FESTUNG EUROPA 6 GIUGNO 1944

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STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO UFFICIO STORICO

JJfcstung

~uropa

6 giugno 1944

Flavio Russo

Roberto Di Rosa

Roma 1994


PROPRfETÀ LETTERARIA Tutti i diritti riservati Vietata la riproduzione anche parziaUe senza autorizzazione © by Ufficio Storico SME - Roma 1994

Fusa Editrice - Roma. Via di Malagrotta, 293 -a- 65000078-65001383-65004980 • Fax 65002426 Finito di stampare nel mese di Dicembre 1994


PRESENTAZIONE

Cinquant'anni or sono sulla spiaggia normanna avveniva la pit1 grande operazione anfibia della storia, lo "sbarco" per antonomasia. La complicatissima e sofferta operazione a prima vista sembrerebbe non interessare particolarmente la nostra stori a, civile e militare, ma almeno tre ordini di ragioni ci videro senza dubbio spiritua lmente presenti all'evento. Il nemico, infatti, saldamente avvinghiato su quella costa, da lui trasformata in una sorta di fortezza, era ormai anche il "nostro" nemico. La riuscita dello sbarco avrebbe pertanto certamente abbreviato la tragica occupazione nazista dell'Italia settentrionale. Ovv io pe1tanto che l'evento foriero d i libertà fosse vissuto dalle nostre ricostituite Forze Armate con vivissima partecipazione. La millenaria esposizione delle nostre marine alle operazioni anfibie, quali incursioni ed invasioni, ci aveva trasfomrnto in espe rti in materia di difesa delle stesse, tanto che in molte opere germaniche non è difficile scorgere una lontana matrice italiana, peraltro insipientemente recepita. Infine il collasso ineparabile e fulmineo cli uno degli indiscussi capisaldi della propaganda nazista la mitica inviolabilità della F esrung Europa -, e della stessa macchina militare germanica, restituiva nuovo vigore a chi si batteva, dovunque, per la distruzione definitiva. Questo volume che tende a fornire un quadro documentario dell' operazione correlandolo alle opere erette lungo il canale della Manica costituisce perciò un indubbio apporto alla nostra storia militare. La accurata introduzione storica dovuta alle ricerche di Flavio Russo, particolarmente esperto nel settore delle fo1tificaz ioni costiere italiane e delle loro vicende evolutive, fornisce la chiave di lettura ciel dispositivo germanico e ne evidenzia i limiti progettuali e le utopistiche pretese. A sua volta la sintetica quanto essenziale riproposiz ione delle intenzioni e delle azioni di entrambe le parti prossime al confronto, esposta con militare chiarezza da Roberto Di Rosa, consente di riscontrare le supposte inadeguatezze. Il volume perciò, singolare sintesi di due esperienze di studio apparentemente incongrue, esula dalla pubblicistica corrente sull 'argomento proprio per il suo duplice approccio di analisi, colmando una lacuna del settore. Il mio particolare e caloroso ringraziamento va a Flavio Russo, peraltro autore di numerose opere edite dall 'Ufficio, la cui appassionata competenza e labora inusitate ottiche di studio. Va altresì a Roberto Di Rosa, debuttante promettente di ulteriori interessanti apporti storiografici.

IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO (Col. a. s. SM Stefano Romano)



Ai caduti sulla spiaggia normanna il 6 giugno 1944



INTRODUZIONE (a cura di Flavio Russo)



INTRODUZIONE

Complanarità storiche Esula dalla normale esperienza di un osservatore militare, anche tra i più attivi, il poter contemplare, sia pure una sola volta ne l corso della s ua carriera, una flotta d'attacco composta di circa 1100 unità di varia tipologia, dai trasporti alle navi da battaglia, con a bordo una forza d 'intervento di 120. 000 uomini , dirigere in formazione più o meno regolare verso la costa nemica. Un singolo colpo d'occhio non riesce ad abbracciare quel!' immenso brulichio di antenne, pennoni e saitiame. Difficile districare lo sguardo dal gan-ire di innumerevoli stendardi e vessilli spiccanti, nei loro vividi colori, suU ' uniforme distesa azzun-a. I tecnici ed i pianificatori, a loro volta, possono tutt 'al più figurarsi l'intenso e frenetico scambio di segnalazioni indispensabile per mantere in precisi limiti la navigazione delJa inusitata aggregazione. I più qualificati possono suppon-e l'immane massa di preparativi e di difficoltà, affrontate e s uperate, per conseguire già solo quella fantasmagorica panoramica. Allestire in tempi sen-ati la maggioranza di quelle unità ex novo, equipaggiarle, dotarle di congrue scorte di viveri e di armi per affrontare il mare e la guerra, farvi confluire nei loro capaci scafi, ordinatamente, i diversi gruppi di combattimento, per giunta non appartenenti tutti alla medesima nazione, costitu iscono appena una frazione degl 'infiniti esasperati ed esasperanti vincoli di improba risoluzione, degni di un mostruoso elaboratore elettronico. Eppure ciò fu compiuto, positivamente, senza un simile apparentemente imprescindibile apporto! Coordinare le manovre navali, sincronizzare ed armonizzare le evoluzioni di tante unità nelle tenebre notturne, ottenerne il sicuro incedere lungo rotte complesse, presume un ottimo sistema di rilevamento satellitare, costante supporto di riferimento degli altrettanto numerosi nocchieri. Ma anche questa nostra corrente prassi, non coadiuvò la mitica impresa. Nè attendibili previsioni metereologiche, suffragate istante per istante dal telerilevamento degli spostamenti delle perturbazioni, agevolarono il dramma decisionale del comandante supremo. Nonostante ciò quelle navi salparono ugualmente, portandosi, nei margini operativi programmati, dinanzi alla sponda nemica! E' arduo ammettere, forti delle odierne risorse tecnologiche, che, nella loro assoluta ignoranza, si sia osato ipotizzare una così grandiosa operazione anfibia. Il condurla in concreto poi, esula dalla nostra più smaliziata credulità. Eppure, ad un ulteriore approfondimento, quella procedura così temerariamente azzardata per le evidenziate carenze propositive ed operative, costituiva la perfetta, e sostanzialmente immutata logica di attacco anfibio, in auge s ul pianeta dagli albori della Storia. E' indubbiamente vero che l'entità di mezzi ed uomini innanzi rubricata va riguardata come, se non unica, di certo eccezionale, ma appare emblematico che [a si rintracci proprio nel primo testo scritto dell'occidente mediterraneo. Trascurando infatti l'adozione degli apparati propulsivi termomeccanici, i sistemi di trasmissioni e ri levamento mediante oscillazioni elettromagnetiche, estrapolando l'annamentario balistico in grado di intervenire dal limite dell ' orizzonte visibile, in concerto con le forze aeree tattiche di appoggio, nella sequenza operativa nulla appare mutato nella conduzione di attacchi da mare dall'epoca della guerra di Troia. Già, perché il sintetico scorcio esposto innanzi non è relativo allo sbarco in Normandia, nel 1944, ma a Troia nel XlIJ secolo a. C. (1) ! Potrebbe obiettarsi che inevitabilmente nelle grandi linee, ogni trasferimento di forze armate su di un territorio nemico compiuto via mare, con finalità invasive, osten-

I. Precisa Omero nel secondo li bro delJ'Iliade che la fl otta così era suddi visa: Arcesilao 50 navi, Ascalafo 30 navi, Schedio 40, Aiace 40, Elefenòr 40, Ereuèo 50, Diomede 80, Agamennone I 00, Menelao 60, Nestore 90, Ancèo 60. Cteato 40, Megete 40, Ulisse 12, Toante 40, Idomeneo 7, Tiepomcno 9, Nirèo 3, Antifo 30, Achille 50, Protesilao 40, Eumelo 11 , Filottete 7, Podalirio 30. Eurìpilo 40. Pol ipct.e 40, Gunèo 22, Protòo 40.


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ti ampie affinità. Ma l' affermazione è soltanto parzialmente convincente. Infatti, la supposta costanza ripropositiva per assenza di alternative - di trasporto - praticabili, non si esauri sce nelle grandi linee, ma permea persino i dettagli tattici , restituendo così credibilità all'asserto. Ci conforta, al riguardo, il seguente minuzioso e competente rapporto sull'istante di atterraggio delle fanterie, nel corso di un'altro celebre sbarco, più vicino ai nostri giorni. "Stabilite tali disposizioni, intorno alla mezzanotte, essendo le cond izioni metereologiche idonee alla navigazione, fu dato ordine di salpare... Alle dieci del mattino successivo le prime unità della squadra raggiunsero la costa nemica. Fu subito evidente che i difensori presidiavano in armi tutte le alture c ircostanti ... che per la particolare formazione geomorfologica del litorale sovrastavano, da breviss ima distanza la spiaggia, tenendola completamentamente sotto tiro in ogni s uo punto ... In conseguenza di c iò venne impartito l'ordine alle navi di allargarsi nuovamente, dirigendosi alla volta di un diverso punto di atterraggio, aperto e pianeggiante, individuato a circa sette miglia di distanza ... La manovra però non era sfuggita ai nemici che contestualmente vi avevano fatto convergere numerosi carri destinati ad interdire lo sbarco. La difficoltà dell'operazione apparve allora rilevante, poiché i trasporti, non potendosi ulteriormente accostare alla spiaggia per l'insufficiente fondale, si videro costretti a far scendere in mare i soldati ad una considerevole distanza ... e questi affatto pratici dei luoghi, impacciati dal peso delle armi e clell 'equipaggiamento una volta piombati giù dalle navi, nel precario equilibrio causato dall'acqua, stentavano a disporsi in modo da sostenere l' urto nemico ... J fanti frastornati eia quelle inusitate difficoltà, per nulla avvezzi ad una simile procedura di combattimento, non ostentavano affatto, in quella circostanza, l' abituale vigoria e determinazione sempre dimostrata negli scontri terrestri. Valutata esattamente la situazione ... fu diramato l'ordine alle navi da guerra, notevolmente più veloci e manovriere dei trasporti, cli separarsi da quelli e di dirigere sul fianco destro dell'ondata di sbarco, dove il nemico appariva scoperto, e di respingerlo mediante il tiro concentrato delle loro armi di bordo ... La pronta manovra an·ecò un istantaneo vantaggio ai soldati in mare, con un sensibile alleggerimento della pressione nemica. I difensori, infatti, terrorizzati dall'intervento di quelle micidiali sventagliate ... iniziarono a ripiegare verso terra. Gli altri uomini ancora a bordo, a quel punto, sebbene scorgessero sempre i loro commilitoni impacciati dall'acqua e resi incerti dalla sua sconosciuta profondità, incitandosi reciprocamente presero a saltare giù dai trasporti in massa... Lo scontro divampò allora con estrema violenza da entrambe le parti , pur rilevandosi che gl i attaccanti , non riuscendo ad assumere una precisa formazione di combattimento ed incapaci di resistere saldamente al proprio posto a causa del mare, mostravano una preoccupante incertezza... mentre dal canto loro, invece, i difensori pe1fettamente consapevoli della variabile profondità dei fondali dirigevano i carri contro i gruppi isolati di soldati appena entrati nell 'acqua... approfittando ciel loro comprensibile s bandamento ... Nonostante ciò appena i primi contingenti riuscirono a guadagnare la spiaggia, ricostituiti i rispettivi reparti contrattaccarono impetuosamente il nemico, costringendolo dopo poco a rompere il contatto: purtroppo non lo poterono inseguire molto lontano ... " (2) . Il brano citato, che in moltissimi dettagli sembra echeggiare il rapporto del gen. Braclley circa le operazioni alleate sulla famigerata spiaggia di 'Omaha' , appartiene invece ad un'altro episod io militare, svoltosi quasi venti secoli prima ed in senso diametralmente inverso a quello del mitico 'giorno più lungo'. Si tratta infatti dello sbarco in Gran Bretagna, con base di partenza in Normandia (3), effettuato da due legioni romane agli ordini di Giulio Cesare - autore del testo originale. Ancora una volta risalta la sostanziale identità operati va, almeno fino a quel 6 giugno del ' 44, delle proced ure di attacco anfibio. Sembra lecito pertanto includerle tutte in una unica tipologia, caratterizza-

2. C. G. CESARE. De Bello Gallico, Lib. IV. XXIII, liberamente tradotto. L'episodio del primo sbarco in Britannia è ciel 55 a. C. . 3. La base di partenza della f1011a romana fu in effetti quello che divenne ltius Portus, presso lo strel\o cli Calais, nel punto di minima distanza.


Introdu:ione

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ta eminentemente da moda I ità estrinsecative ad insignifican te velocità evolutiva. In ciò si discostano nettamente dall a quasi totalità delle altre prassi militari , in incessante aggiornamento, al punto da ricordare, in rari esempi peraltro, soltanto larvatamente quelle del passato anche pross imo. Ovviamente ques ta singolare anomalia , c he giova ripeterlo trovò l 'estrema riconferma in Normandia cinquant'anni or sono, insiste su di una serie di concause, che ci consentono, proprio per la loro abnorme invari anza, d i tentare la ricostruzione di quella improba impresa con una più consapevole sensi bilità. Ma per conseguire un simile intento è ind ispensabile tratteggiare, preliminarmente, le menzionate concause.

Tra mare e terra Per quanto spiacevole possa risultare è indubbio che l' evoluzione tecnologica, e quindi lo stesso avanzamento della civiltà, altro non sia che la risultante ciel costante sforzo bellico protrattosi per mil lenni (4) . E non per una sorta di perversità congenita della specie umana, ma per la più banale ragione che in tale incessante ricerca si sono da sempre profuse ingentissime quantità di risorse, g iustificate con la lapalissiana motivazione della priorità della sicurezza esistenziale. Non è affatto un caso che il 99% dei resti architettonici delle precedenti culture risultino costituiti da due sole categorie: templi e fort ifi cazioni (5) . In que lle infatti convergevano le massi me potenzialità economiche e sc ientifche, dipende ndo dalla prima la garanzia di protezione celeste e dall a seconda quella terrestre. Entrambi perciò facce di una unica medaglia, onerosissima quanto indispensabile. Impossibile per chiunque, in ogni epoca, ignorarle o sottovalutarle. E le due massime espressioni della potenza umana, mate rializza te entrambi da r igidi ss im e caste gerarchizzate, mono sess uali , s i perp et uarono. Paradossalmente la componente religiosa attingeva c redibiltà dalla più assol uta invarianza della sua dottrina, mentre quella militare confermava la s ua adeguatezza dalla più sfrenata e voluzione. Ri sultò chiaro già nella preistoria che la fede degli antenati e l'adoz ione di armi moderne stavano alla base di ogni ragionevole speranza d i vittoria. La tecno logia militare perciò si avvantaggiò di quella pos izione preminente in ogni società umana, conseguendone i noti e meno noti risultati, che ricadde ro su l contesto civile successivamente sottofo rm a di prog resso. Ciò spiega l' incessante avvice ndarsi di armi via via più comples se e sofisticate, di mezzi bellici in continua ascesa distruttiva ed il conseguente pari evo lversi delle procedure d ' impiego, cioè delle modalità operative. Da i truci guerrieri ri coperti di ferro, ai tecnici in camice bi anco: ma questa semplicistica visione pecca di retorica, e basta osservare un contemporaneo campo di battaglia pe r accorgersi che l' e lmo d ' acciaio ancora esis te e che è ricomparsa l'u ltim a versione de ll a corazza . Dove concretamente si registra una progressiva diversificazione delle procedure militari è invece nella ·irrevers ibil e ed accellerata perdita di vali dità dell'esperienza. Esemplificando, le armi e le maniere di combattere di un e roe omerico restavano apprezzatiss ime e perfette anche per i suoi pronipoti. Ma g ià con i romani questa peculiarità

4. Non tutti gl i studiosi del seltore co ncordano ovviame nte su q uesta affermazio ne. Alc uni anz i la inve rtono diametral mente, sostenendo che è la g uerra a ri flette re ogni progresso tecno logico adeg uand ovisi. In realtà anche così posto il problema la sostanza non cambia di molto poic hé è proprio lo stimolo prodotto da ll ' impiego bellico a de terminare la rapida evoluzione applica ti va d i scoperte od invenzion i altrimenti marg inal i. Prec isano R. A. PRESTON e S. F. WIS E, Storia sociale della iuerra, Vero na I 973, pp. 20-22: "Non c ·è bisogno di insiste re mo lto su l fa tto c he la guerra ha s ubi to l' influenza d i mutame nti sociali e tecn ici. Le armi sono prodotti de lla tecnica. G li eserciti rifl e ttono la socie tà da c ui deriva no ... J. F. C. Fuller ha soste nuto add irittura che g li armamenti e ntrano per il 99 per cento nella vittoria militare ... Il successo può d ipendere anche dalla misura in c ui i ca pi militar i portano le loro forze in linea con la società da cu i prove ngono ... La tesi complementare. secondo cui la guerra eserc ita un 'azione costan te su lla fo rm a della società, pone problem i molto più controversi . Alcuni pensatori so no gi unti alla co nclusione che la gue rra è stata un a forza costrull iva del progresso sociale e tec no logico ... " . 5. No n a caso en trambe le ti pologie arch itettonic he sono s tate defini te 'architclture de l te rrore o de lla paura ' .


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si contrasse sensibilme nte, ed allo scadere del medioevo si cog li e in moltissimi autori, tecnici compresi, la loro insuffic ienza a val utare le stravolgenti innovazioni militari (6) . Difficilmente, in seguito, una elaborata ordinanza avrebbe coinvolto due generazioni. Attualmente un sofi sticato sistema d'arma non eccede, nella migliore delle circostanze il decennio. In altre parole l'esperienza sembra assolutamente superflua in un settore che, da sempre, subisce una evoluzione più accelerata di qualsiasi altro contesto umano. Ma la predetta trasformazione non offre, ad una più accurata indagine, una identica velocità di innovazione in ogni singolo comparto. Basta infatti considerare come determinati ambienti, particolarmente aspri della superficie terrestre, si confermino profondamente refrattari ali ' impiego sistematico delle modlerne tecniche di combattimento, ad onta de lla sofisticatissima ricerca che le sorregge. E ' il caso, per tutti, dei teatri montuosi, o fittamente vegetativi: in questi, in ultima analisi, è pur sempre la sforzo fi s ico del singolo combattente ad imporsi (7) . Sembrerebbe perciò che laddove l'ambiente perda di omogeneità morfologica, lo scontro si arcaicizzi e le sue modalità estrinsecative si evolvano più lentamente. E se il treno di rotolamento di un cingolato si snoda perfettamente e velocemente sulle sabbie dei deserti o sulle gelide tundre, non ostenta una pari rispondenza alla comparsa di aguzze rocce o di cedevoli acquitrini. La natura pertanto riprende intatta la sua tenace resistenza-che già al Prussiano parve costituire la primaria matrice di una sorta di 'attrito ' bellico (8) - laddove i suoi connotati si mutano radicalmente in breve intervallo. II perché è abbastanza intuitivo, non essendo altrettanto fac ilmente conseguibile l'adattamento di un quals.ias i congegno, o prassi di battaglia, da un contesto ad un altro. Ed è altresì logico che siffatte discontinuità riguardino esclusivamente la superficie terrestre, essendo gli altri due ambienti, il mare ed ancor di più il cielo, perfettamente omogenei e continui. Se mai è stato proprio al contatto tra due di quei massimi ambienti naturali che la predetta 'ostilità' sembra riproporsi esasperata. E ' il caso in particolare delle coste, il limite tra il mare e la terra, dove ciascun contesto gravava con i suoi specifici modi di combattimento e con le rispettive modalità, sovrapponendosi, senza offrire una continuità di supporto (9) . Questa connotazione, protrattasi inalterata fin quasi ai g iorni nostri comportò una insormontabile indeterminazione operativa, tanto da originare l'asserito ristagno evolutivo. Lungo quella striscia instabile non si registrò alcuna radicale trasformazione di combattimento nemmeno lontanamente paragonabile a quella verificatas i sul mare o sulla terra. Sulle spiagge, dove le onde esaurivano il loro moto, la guerra confermava antiche metodologie militari. E mentre sugli oceani incrociavano navi inconfrontabili sotto ogni dettaglio alle loro progenitrici, mentre sulla terra mostruosi veicoli se ne disputavano il possesso , lì sul cedevole arenile, il soldato doveva saltare pur sempre, come i legionari di Cesare, dai trasporti nell'acqua, e correre verso l ' asciut-

6. Affermava ad esempio Francesco di Giorgio Martini, uno dei massim i tecnici de lla fort ificazione ita liana allorché comparvero le artiglie rie di moderna concezione : " I moderni hanno ri trovato uno istrumento di tanta violenza, che co n tra a quello, le armi, g li st udi, la gagliard ia poco o nie nte vale. e che più è, in piccolo tem po ogni grossa torre s i ruina a terra, e certo tutte le a ltre macchine, vane e superflue si possono appellare". La citazione è tratta da F. RUSSO, La mura: ione aragonese di Napoli. in Archi vio Stor. Pro v. Nap., Napol i 1983. pp. I08- 109. Nonos tante ciò, appena una ventina di anni do po le fortificaz ioni bast ionate e te rrapi enate erano nuovamen te in grado di neutrali zzare quelle a rtig lierie! 7. Su ll'argomen to cfr. F. R USSO, Dai sanniti al/' esercilo italiano, la regione Jortijì'cata del Matese, Roma I992. pp I · 4 . 8-Precisava in senso generale K. YO CLAUSEWITZ, Della Guerra, Ristampa I 982, Tre nto, p. 88: "L'azione in g uerra è un movimento in un mezzo resistente. Come non s i è in grado di compiere nell 'acqu a con fac il ità e precisione anc~e il p iù semplice movimento, quale è lo spostars i, tanto meno è possibile in g uerra, disponendo d i e nergie normali . ..

9. Definisce meglio il co ncetto I 'amm. F. RU GE, La guerra sul mare 1939-45, Milano 1970, p. 18: ··un teatro di guerra partico la re è costitu ito dalle zone costiere, s ulle quali s ia la terra che il m are eserc itano il proprio influsso. La loro estens io ne è indefinita, dipend endo dal raggio d ' azione del le armi impiegate ne lla gue rra marittima e dalla potenzial ità dell'Aviazione basata a I.erra. Tutte le nav i in partenza o in arrivo traversano le zo ne costiere . In esse, s pecie nelle vicinanze dei port i, si adde nsa il traffico ma rittimo, ed esse costituiscono il teatro delle operazioni anfib ie grandi e piccole. L'importa nza delle zo ne costiere è anda ta co ntinuamente aumentando nelle ulti me guerre e , nella s ituazione mond iale determinata dall' ulti mo conflitt o mondiale, costi tu isce una parte fondame ntale nella co nd otta della guerra. "


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to, impacciato dall'equipaggiamento, sotto l'implacabile tiro nemico. Nè peraltro il contiguo ambito della difesa e del contrasto agli sbarchi ostenta parallelamente innovative potenzialità. La procedura per antonomasia contemplava il rigetto dell'attaccante, con le armi del momento ma con la logica di sempre, prima che superasse il penalizzante limite ambientale, ovvero prima che guadagnasse la terraferma. Uno dei perché di quella singolare inadeguatezza bellica potrebbe ravvisarsi forse nell'essere stimato l'attacco anfibio una sorta di ' estrema ratio' di estemporanea rico1Tenza, e comunque di trascurabile evenienza. Tanto da non ince ntivarne sforzi aggiornativi. Giocava inoltre a favore di quella sorta di emarginazione evolutiva la estrema variabilità geomorfologica dei litorali legata per contro alla loro costante, severissima, esposizione agli elementi naturali. Se infatti un qualsiasi caposaldo interno vanta una potenzialità esistenziale, a prescindere dalla sua validità militare, dal suo effettivo impiego bellico e dal suo aggiornamento, spesso anche di millenni, non altrettanto può rilevarsi lungo le coste. L'azione devastatrice del mare, la forte corrosione provocata dall'aria umida e salmastra, disgregano e cancellano, nel volgere di pochi decenni qualsiasi struttura, specialmente se di tipo moderno, implicante cioè l'impiego di elevate quantità di ferro. In molti casi documentabilissimi la pem1anenza di una fortificaz ione costiera è stata il risultato di una esasperante fatica di Sisifo , combattuta tra l'uomo e il mare per secoli, contemplandosi una serie interminabile di radicali ricostruzioni. E' comunque sensato ricondurre in larga massima l'asserita anacronistica stagnazione operativa al diverso stato di aggregazione dei due ambienti, il mare e la terra. Ancora oggi la categoria di veicoli in grado di operare, e combattere, con identica affidabilità, ed efficacia, indifferentemente nei due contesti naturali, appare estremamente limitata e peraltro di scarsa conseguenzialità. Ed i veti elaborativi alla proliferazione di simili congegni derivano daJJa natura intrinseca dei 'supporti'. Infatti mentre la traslaz ione suU'acqua presume un basso coefficiente di attrito, e quindi organi propulsori relativamente deboli, esentati per di più da l farsi carico della massa inerte del veicolo stesso non venendo mai meno l'orizzontalità del 'supporto', quella sulla terra non può affrancarsi da organi di presa robusti ed elastici. Agli stessi è devoluto, non solo lo sforzo trattivo del veicolo, ma anche quello derivante dal suo sostentamento con escursioni di carico rilevantissime in funzione delle pendenze. Basterebbe già questa basilare divergenza a giustificare la rarefazione di una categoria specifica, al di là degli espedienti di adattamento di un doppio sistema motore. Il ragionamento non è una sterile elucubrazione, poiché ne conseguono alcune interessanti osservazioni inerenti al nostro tema. Tornando al mobile sul mare, essendo il suo peso sostenuto dalla spinta di galleggiamento, e non esistendo limiti virtuali di sagoma, l' incremento di potenza e di stazza per le unità militari è avvenuto in modo ininterrotto. Discorso invece totalmente diverso per i mezzi terrestri costretti a cimentarsi con le asperità e le angustie del suolo, senza contare la penalizzante forza di gravità. Ciò in ultima analisi ha comportato che nessuna imbarcazione, comunque costruita abbia potuto operare al di fuori dell'acqua e viceversa. Si è raggiunta, pertanto, al massimo una stentata sovrapposizione approssimatamente operativa sulle coste, almeno fino all 'avvento dei veicoli a sostentamento pneumatico (IO). Costruire un mezzo in grado di manovrare sul mare, in avvicinamento alle coste e magari di risalire il pendio della battigia non presenta soverchie difficoltà. Ma se lo si voleva rendere sicuro anche ai tiri

IO. E' interessante osservare che ta li veico li hanno sollevato perplessità circa la loro appartanenza. Secondo alcuni infatti debbono essere considerati dei veri e propri aereomobili, secondo altri invece come dei nonnaJi veicoli terrestri o marittimi. E' sensato ritenerli veicoli aerei di superficie, avendo la sostentazione aereodi nam ica e la guida, la struttu ra e la propulsione di tipo aereonautico. Ma è altresì vero che a differenza dagli aeremobili la loro quota di 'volo' è rigidamente vincolata al suolo. Ci rca le caratteristiche operativa osserva il Dizionario d'Ingegneria, diretto da F. FILIPPI, Torino 1970, alla voce 'cuscino d 'aria': " La sua efficienza, imesa come rapporto fra il peso totale e la resistenza equi valeme a11 ·avanzamento (rapporto fra potenza istallata e velocità massima orizzontale) varia fra I, 2 e 6, mentre i velivoli tradizionali hanno efficienze di 10-15, e le navi di 40-80.. Trovano impiego per scopi essenzialmente militari di trnsporto rapido e pattugliamento in zone desertiche o paludose... in terreni di ridotte capacità po1tanti... Per tali ragioni hanno sempre capacità anfibie. Ove non si voglia far ricorso a ruote ausiliarie si hanno gravi limitazion i per quanto riguarda la possibilità di superamento di pendenze sia longitudinali (< 10° max), sia trasversali (<5° max) e la frenatura. Altre li mitazion.i riguardano la possibilità di superamento di ostacoli, particolannente se questi sono di natura tale da danneggiare il grembi ule".


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delle artiglierie costiere, da secoli particolarmente celeri e penetranti, essendo destinate a battere bersagli mobili e corazzati, occon-eva fornirlo anche di una discreta blindatura, perfettamente sopportabile in fase di galleggiamento. Discorso completamente diverso al momento del suo atten-aggio allorché ogni peso andava a gravare sugli organi motori, frustrati per giunta dalla scarsissima portanza del particolare suolo. Questa e lementare semplificazione spiega come mai, anche sotto il profilo più elementare della meccanizzazione bellica, non si riuscì a creare altro che una sorta di barcone in grado di avvicinarsi alla costa e di farvi scendere gli uomini, sempre in acqua, ma assolutamente incapace di andare oltre. Nell'antichità il problema si era già posto in tutta la sua penalizzante evidenza ed era stato persino affrontato con una serie di espedienti, sebbene lo scarso tonnellaggio del naviglio da guerra, rappresentato per moltissimi secoli soprattuto dalle galere - che pescavano appena un metro e mezzo - non costituiva un serio vincolo. Discorso diverso per i trasporti che dovettero necessariamente subire alcune vistosi adeguamenti allo scopo. Tipico per tutti il cosidetto 'usciere' (I 1) che ostentava un grosso portellone verticale ricavato in prossimità de lla prua, calafatato dopo l'imbarco, e quindi spalancato al momento dello sbarco per consentire la fuoriuscita dei cavalli già in assetto da combattimento. Le difficoltà restarono comunque e, spesso, il naviglio che veniva impiegato in sbarchi finiva perso iffimediabilemente nel corso dell'operazione, per i danni subiti al momento della presa di terra. Il problema divenne ancora più grave con il crescere del tonnellaggio, sia dei trasporti che delle navi da guerra. Paradossalmente le ampliate capacità di carico agevolavano il trasferimento dell'arma-

uscio

I. Raffigurazione di "Usciere" medievale.

11. J. MARR IEN, La vita di bordo nel Medioei-o, Torino 1973, pp. 138 e sgg. , così ricorda al riguard o: "L'aumento di tonnellagg io dei bastimenti ... fu imposto poco tempo dopo, al momento delle Crociate, dalla necessità di trasportare i cavalli. Calarli ... dal ponte superiore era un problema quas i insolubi le, dato che i boccaporti rimanevano molto piccoli ... per... motivi di sicurezza ...... . fu scelta una soluzio ne molto ard ita: nel fi anco della nave, qualche volta a poppa, oppure a prora come nei nostri mezzi da sbarco, veni va aperta sopra il galleggiamento una gran porta-un <<Usc io», per cui al bas timento fu dato il nome d i «usciere»- attraverso la quale si facevano entrare i cavalli direnamente nel corridoio o nella stiva ... "


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la, essendo possibile caricare in un numero contenuto di unità tanto le am1i che gli uomini, ma al contempo complicavano le manovre di sbarco. Occoreva quindi inevitabilmente avvalersi, nella fase finale dell'avvicinamento, di una tipologia navale specifica, ovvero di una imbarcazione a fondo piatto e dotata di apertura d i prua, in grado di raggiungere quasi la riva e quindi far scendere gli uomini ed i mezzi in pochi centimetri di. acqua. Questo particolarissimo natante iniziò a studiarsi soltanto nel corso del primo conflitto mondiale, ma si perfezionò nel secondo, per la forte ricorrenza delle operazioni anfibie. Sempre in dipendenza dall 'esigenza di guadagnare la riva in massa le sue dimensioni non dovevano scendere al di sotto di certo standard, dettaglio che lo rendeva unitamente alla tozza sagoma nautica scarsamente maneggevole, implicante per giunta condizioni di mare poco perturbato. Inefficace, poi per lo scarso tonnellaggio e per l 'eccessivo rollio e beccheggio di tali mezzi l'adozione cli un qualsiasi armamento, del resto inutile per la brevità dell 'impiego (12) . Curiosamente, sotto il profilo storico, risultavano meno vulnerabili, ed esposti per minor tempo, i fanti fatti sbarcare tramite veloci lance nei secoli precedenti, che quelli della metà del XX pateticamente indifesi sugli accennati tozzi zaueroni. Di contro il presentarsi in ondate serrate di quei piccoli bersagli arrancanti verso la riva, confermò per la difesa costiera antisbarco l 'adozione, come soluzione per antonomasia, di una interminabile catena di minuscole postazioni per artiglierie leggere e per mitragliatrici. Queste per la loro intrinseca modestia balistica presumevano l' immediato contatto con la spiaggia da interdire. Il circolo vizioso si chiudeva a questo punto osservando che s iffati centri di res istenza risultavano, a loro volta, vulnerabilissimi, in assenza di massiccia protezione, ai grossi calibri navali, obbligando perciò all'impiego di arcaiche concezioni fortificatorie, sicuramente tra le più antiche sopravvissute nella casistica militare (13) . E quanto osservato per i mezzi trovava riscontro anche per gli uomini. Se i marinai, infatti , da secoli erano perfettamente in grado di battersi adeguatamente sul mare, come i fanti sulla terra, nessuna delle due categorie si ritrovava a proprio agio in quella rischiosissima fascia di passaggio. A ben guardare la costa altro non era che un tramite insidiosissimo, un inevitabile itinerario da affrontare e superare nel minor tempo possibile, lungo il quale paradossalmente gli attaccanti cercavano di difendersi ed i difensori di attaccare, in unai speculare inversione logica, ma conservando i primi il vantaggio della sorpresa ed i secondi della posizione. Più si abbreviava quell'intervallo, penoso per l' impaccio deU 'acqua, del freddo e dell ' incerta stabilità, più crescevano le probabilità di successo, e viceversa al contrario. Così per i legionari, così per i marines. Una stretta analogia bellica, anch'essa relativa ad un temerario passaggio tra due ambienti di combattimento, si individua nell' intervallo durante il quale le truppe paracadutate rimangono sospese nell'aria. In questo caso la durata del lancio è equivalente alla corsa sul basso fondale fino alla riva, con una identica esposizione inerme. Il presentarsi nel corso del conflitto di centinaia di operazioni anfibie contribuì , appena larvatamente, ad incentivare una modesta sperimentazione di specifici mezzi. Ed ovviamente ciò si attuò laddove l' intervallo tra il mare e la terra si proponeva estesiss imo, come attorno agli atolli del Pacifico. Questi, essendo preceduti da una insidiosiss ima barriera corali ina, non consentivano il normale avvicinamento ai consueti mezzi da sbarco, innanzi descritti, obbligando perciò al contempo le fanterie sbarcate a sguazzare nell 'acqua, spesso per alcuni chilometri , lungo una superficie perfetta-

12. onostante ciò vennero in diverse circoscanze muni ti di banerie di lanciarazzi. particolare proietto già di per sè fortemente impreciso. Il supposto volume di fuoco così erutlato dai mezzi da sbarco. pur risullando sulla carta impressionante, in realtà non trovò mai un significativo riscontro pratico. Avremo occasione di parlarne ancora. 13. Vi è da osservare che il tiro costiero antinave presupponeva una notevole rapidità di punteria e di brandeggio essendo il bersaglio in rapido movimento il che si traduceva. nell'ambito strullurale delle fortificazioni, in feritoie notevolmente più ampie delle tradizionali terrestri . Il dettaglio a prima visi.a marginale lasciava però fin troppo esposti i singoli centri di fuoco, implicando per la soluzione del gravissimo problema una serie di speci fic i accorgimenti.


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mente piatta e priva di qualsiasi protezione. L'ecatombe ipotizzata - e verificata - portò a lla adozione di un curioso veicolo, ibrido tra un convenzionale carro cingolato ed un barcone, meglio noto come LTV, o più pittorescamente, secondo il gergo militare, Amtrack, ed ancora Alligator, ed anche Buffalo. Lungo circa m . 8, alto quasi m. 2, 5 non eccessivamente corazzato, per quanto innanzi ricordato, era in grado di trasportare a riva 40 uomini completamente equi paggiati ad una velocità massima nell'acqua di poco meno di 6 nodi e su terra di un 40 km/h. La trazione, tanto in mare che all 'asciutto, veniva assicurata, e questa forse rappresenta la novità del veicolo, non da un doppio sistema tipo cingoli-elica, ma esclusivamente da cingoli calettati, in grado quindi di eserc itare una sufficiente presa motrice nell'acqua, sugl i scogli e sulla stessa sabbiia, al pari delle decine di zampette di un bruco. Dopo un disastroso esord io, confermò nell'impiego massivo la rispondenza, con tutte le sue manchevolezze, allo scopo. Ma il suo utilizzo restò limitato a quel particolare teatro bellico, ulteriore conferma della scarsiss ima attenzione prestata al drammatico problema ( 14) .

2 2. Ve icolo LVT, dello Amphitrack, od anche pilt brevemente, Amtrack. In alcuni casi fu noto anc he come Alligator: sono bene evidenti le calettature applicate ai cingoli per forn ire la p ropulsione in acqua senza l'ausilio di eliche, e per incrementare l'aderenza sulla sabbia.

14. Un ceflJlo ali' impiego d i quei particolari veicoli da sbarco lo si p uò cogliere in B. MILLOl ~ La f?uerra del Pacifico, Verona 1972, pp. 549 e sgg..


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Vantaggi e limiti degli sbarchi Eppure volendo esaminare con maggiore attenzione il contesto costiero sembra strana la sua marginalizzazione costituendo lo sterminato confine tra i divers i continenti e l'unico 'continente' liquido. Forse una migliore valutazione della inevadibili tà d i quell'attraversamento penoso avrebbe per lo meno generato qualche tentativo di aggiramento della antiquata procedura di s barco. Essendo indubbio infatt i che se il dominio del mare garantiva ed, alla lunga, assicurava la vittoria sulla terra, ne derivava che per la sua concreta materializzazione occorreva comunque valicare quel virtuale confine tra i due contig ui elementi. Ma perché le coste s i configuravano così importanti ai fini della guerra moderna, in maniera assolutamente analoga che nell'antichità? Il mare costituisce i sette decimi della superficie planetaria, ed è, a differenza della teJTa, un s istema continuo, con caratteristiche sostanzialmente uniformi. E ' sempre possibile passare da un oceano ad un altro e da questi a qualsias i mare senza particolari difficoltà. Solo nel nostro secolo i banchi minati , ne hanno appena alterato questa connotazione saliente (1 5) . Circondando tutti i continenti , s i conferma in sostanza come la più ampia l inea di comunicazione, priva di una vincolante larghezza, priva di pendenze, non us urabile, senza limiti di carico, a basso coefficiente d ' attrito, e non distruttibile . Via per antonomasia pertanto, tramite di scambi commerciali e fattore catalizzante della civiltà. Ma al contempo anche v ia per antonomas ia per operazioni belliche essendo in pratica la sua netta interdi zione preclusa per chiunque in maniera tassativa. In forza della accennate pecu liarità fisiche sfruttando la s pinta di galleggiamento fu possibile costruire s u di esso, da sempre, le più grandi macchine da guerra, con l'unico limite che la loro densità non eccedesse quella dell'acqua, tanto per la piroga come per la portaerei. E sempre grazie alla s ua unifonnità e riduzione d'attrito si potettero, per quasi due millenni impiegare, s ulla sua superficie, i più veloci, oltreché grandi, mezzi di trasporto e da combattimento, supremazia che perse, solo per la prima peculiarità, e relativamente al numero dei passeggeri dopo l 'avvento della feJTov ia, mezzo peraltro diametralmente opposto circa il grado di libertà fruitiva. La sommatoria dei requi siti , appena schematicamente ricordati, spiega già di per sè il valore strategico insito nel s uo controllo (16) . Ad una potenza navale nessun nemico di un ce,10 interesse risultava perciò inattaccabile o irrangiugibile, e dettag lio estremamente significativo sotto il profilo operativo, le forze d ' attacco via mare giungevano sull' obbiettivo in massa e contemporaneamente, caratteristica unica e vantaggiosissima sfruttata già ai tempi di Omero. Per valutare a pieno questa potenzialità, immaginiamo l 'avanzata te rrestre, ammesso pure che s ia possibile dovunque, di un esercito di centomila uomini, gravato logicamente dalle indispensabili salmerie. Vedremo così una interminabile e lentissima colonna di uomini , di animali e di carri -o di veicoli meccanici se preferiamo-che occupa nel s uo trasferimento una estensione di decine di chilometri (17) . A parte la facile vulnerabilità, in qualsiasi contesto s torico, di quel sottile serpentone, al momento del1'arrivo in area nemica i suo i organici appaiono estremamente diluiti sebbene in progressiva crescita, implicando perciò una sosta più o meno lunga necessaria per il ricompattamento. Discorso diverso invece negli sbarchi mediante i quali, in alcune ore e su fronti non molto ampi, pervengono quasi contemporaneamente, od in poche ondate consecutive, equivalenti quantità di uomi ni, g ià in assetto di combattimento e non logorati da sfiancanti marce di avvicinamento.

15. Lo sbarramento di alcuni seuori marini con le mi ne è storicame nte parlando l'espediente pi ù recen te di modifica della geografi a. Già ne i secoli scorsi si perseguiva lo stesso scopo tramite sbarrame nti di scogli o colmate di terra, o come nella prima guerra mondiale mediante lunghissime reti, come nel canale di Otranto. Al r iguardo cfr. C. MANFRONL S1oria della marina italiana dura Il/e la guerra mondiale 1914-1918, Bologna 1923, pp. 168- 180. 16. E. BRAVETTA. La grande gue rra sul mare. Verona 1925 . afferma che: "l'amm. Mahan preferiva che si dicesse <<Controllo» anzicché «dominio» del mare. in quan to tale controllo. per quanto efficace, non esclude la possibilità che una nave. od anche una squadra nemica, esca da i suoi poni; incroci in zone di mare pi ù o meno frequen tate; eseguisca de i colpi d i mano sui pu nti indi fes i d'una lunga distesa d i coste; sforzi le linee di blocco dell 'avversario. Anzi egli dimostrò c he la scoria navale offre esempi non infrequenti di operazioni s iffatte, felicemente compiute ad onta di una grande sproporzione fra le forze marittime dei belligeranti". 17. Y. GARLAN , Guerra e sotiecà nel mondo antico, !mo la 1985, p. 225, così ri corda que l problema: "Ques to corteggio, pieno di parassiti, scrocconi e trastu llatori di ogni genere. formava im mensi convogli che appesantivano la marci a dei soldat i, dando ai loro spostamen ti l'andamento di una mi grazione più che di una sped izio ne ... " .


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Per cli più queste ingenti forze palesano oltanto all'ultimo momento non solo la loro esatta consistenza ma persino la effeuiva destinazione d·auacco rivelando i pertanto di improba distruzione. Occorre però per completezza di argomento rilevare che al crescere delle forze d'attacco anfibio. cresce ind ubbiamente la loro possibilità di vittoriosa penetrazione nel territorio nemico. ma cresce a clismi ura il loro fabbisogno di rifornimenti, dai viveri alle munizioni. dai carburanti ai pezzi di ricambio per i veicoli. E', curiosamente, il netto ribaltamento del noto aforisma militare che vedeva più facile mantenere un esercito di centomil a uomini che uno di diecimila!E ciò proprio per l'immed iatezza dell'arrivo nel territorio nemico, per cui, al pari delle forze. anche i loro bisogni compaiono istantaneamente, implicando una indispensabile catena navale di approvviggionamento. tanto più problematica quanto più rilevante è il contingente sbarcato. TI vincolo, g ià nei secoli scorsi di insormontabile risoluzione alternativa, impone quindi una oculatissima cura nella scelta dei settori di sbarco poiché e è lapalL . iano presumere che una grossa formazione anfibia cavalchi agevolmente una difesa costiera di minore consistenza numerica, è meno evidente. ma altrettanto scontato, che in assenza di adeguati rifornimenti la eccedenza numerica si trasforma in tragica debolezza militare, consegnando - e gli esempi non mancano affauo - alla mercé di un nemico, localmente inferiore, uomini e mezzi, paralizzati dall'esaurimento dei rifornimenti. Prende così ad evidenziarsi una prima rigidissima regola delle operazioni anfibie invasive: il settore della costa nemica prescelto per lo sbarco. prima ancora che idoneo geomorfologicamente deve offrire nelle ue immediate adiacenze un porto di discreta capacità mercantile. da riguardarsi come obieuivo primario dell ' impresa. Tn quello, dovranno affl uire si n dalle o re successive all'atterraggio ed alla sua conquista, con andamento accelerato i ricordati basilari rifornimenti, trasportati incessantemente dalle navi onerarie. La ' testa di ponte' perciò ostenta sempre una ua esigenza di caposcalo marittimo. pena la sua rapida eliminazione. Da quanto evidenziato traspare, come ad onta de lla sterminata successione delle co te. il trascorrer dei secoli abbia costantemente decurtato i siti propizi agli attacchi anfibi. Basti pensare al riguardo che una nazione come l'Italia, con oltre 6.000 chilometri di spiagge - delle quali solo una insignificante frazione è di natura rocciosa, q uindi ostativa per ragioni geomorfologiche - abbia registrato il contrarsi, dal XVI secolo al XX, dei potenziali punti di penetrazione invasiva da mare da una quarantina ad appena una scarsa dozzina, per giunta di non oll imali connotazioni. In dettaglio scrivevano nel 1860 i generali Luig i e Carlo Mezzacapo: " ... le fo rtificazioni credute nece sarie sotto il punto di vista della guerra terre tre, sono quelle stesse occorrenti nel caso le offese procedano dalla parte del mare; e non che voglionsi aggiungere alcun i altri provedimenti lungo le coste. La prima necessità che abbia il nemico, nello sbarcare, quel la si è di crearsi una base, la quale. o ltre di rispondere ai bisogni delle future operazioni, conviene che offra un gran porto, o almeno una rada acconcia a 1icoverare le sue navi; ed il terreno circostante deve fare abilità di crearvi un solido punto di appoggio, dove riunire l'occorrente per la gue rra. e dove l'esercito possa rifugiarsi all'occorrenza. Per impedir ciò, voglionsi fortificare non pure i porti militari e gli stabilimenti marittimi (che devono garantire il materiale ed assicurare alle proprie navi i mezzi di rifornirsi) , ma anche i grandi porti commerciali, le penisole che fiancheggiano sovente le grandi rade, non che gli ancoraggi importanti... Qui aggiungeremo che. sulle coste del continente italiano. di grandi porti commerciali non v'ha che Brindi. i, e quello che potrebbe co truirsi aJla cala di Santa Venere, fra Vibona cd il Pizzo, sulla costa Calabre e .. . Le rade importanti sono in picco! numero. Que lla di Villafranca. di là dai monti della destra della Roja, sarebbe di acconcia per sbarcarvi un e ercito ... La rada di Ventimiglia è meno buona della precedente sono il rispetto marittimo ... La rada di Vado presso Savona, riparata da molli venti, è ben altrimenti importante ... per la qual cosa le fortificazioni de ll a rada e della città di Savona vog liono avere lo sviluppo necessario. per re istere agli sforzi che farà il nemico per impadronirsene e farne base delle sue operazioni. I porti commerciali delle due riviere, dall'imboccatura de l Varo a Spezia, se ne esclud i Genova e Spezia, sono picco li e cli nessuna importanza militare ... Lungo la costa Toscana. dal porto di Livorno in fuori, per noi annoverato tra i porti secondarj mili-


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tari , non v ' ha che il piccolo porto di Piombino ... Così pure sulla costa Romana, non v'ha che il porto di Civitavecchia .. . Sulla costa Napolitana bagnata dal Tirreno, s' incontra da prima la rada di Gaeta, che può dar ricovero a molte navi. La peniso la , su cui è assisa la città, potrebb'essere utile per uno sbarco ... TI porto e la rada di Napoli ... [el soprattutto ... di Baia, eccellente per dar ricovero ad una squadra; nonché il promontorio di Miseno che lo cinge ad occidente, e sul quale il nemico potrebbe s barcare .... Da Napoli all ' estrema Calabria , non s ' incontra sul Tirreno altro porto, sibbene parecchi golfi aperti ed approdi poco sicuri ... Nel golfo di Taranto, oltre al grande stabilimento da costruirsi presso la città... v'hanno i piccoli porti di Gallipoli e Cot.rone .. . [insignificanti militarmente]. Lungo la costa Adriatica v'ha il porto di Brindisi .. . Idi notevole] importanza... Più su, sulla costa Pugliese i piccoli porti di Otranto, Bari, Barletta e Manfredonia e s ulla costa del Sannio Ortona ... [tutti di irrilevante interesse militare]. Sulla costa Romana e Veneta ali ' infuori di Ancona e Venezia, porti militari, non se ne riscontrano altri". (18) E ' interessante osserva1·e che la situazione contemporanea in Francia insisteva s u 19 piazzeforti costiere, tra le quali i grandi porti di Tolone, Brest, Rochefort e Cherburg, oltre a 15 porti pesantemente fortificati ed una serie di almeno una quarantina di caposaldi di varia grandezza in corrispondenza della foce dei principali fiumi e presso le maggiori rade . Questo ragguaglio metrico più che testimoniare una differenza morfologica della Francia, apparentemente più esposta tanto da richiedere maggiori fo1tificazioni, dimostrava invece la sobrietà inte lligente del nostro dispositivo difensivo, frutto di una maggiore conoscenza storica del problema. Sempre nel la stessa epoca infatti, l'Olanda pari ad un decimo del l' Italia proteggeva il s uo fronte a mare con oltre una ventina di piazze. La supposta leggerezza dello schieramento italiano trovò inoltre una autorevole ratifica nel Piano Generale di Difesa dello Stato dell'Italia, redatto nel 1871, nel quale così si affermava: " .... Che il territorio d' Italia considerato sotto il punto di vista geografico-militare, costa di due parti essenzialmente distinte, delle quali ... la seconda, cioè la peninsulare, non trovasi in origine esposta che ad attacchi per via di mare, i quali non possono iniziarsi che con un limitato numero di forze ... La Commissione di difesa ... considerando .. . che le operazioni d'una aggressione da mare, per essere veramente efficaci, esigono indispensabilmente che sieno precedute dall 'occupazione di un porto atto allo s barco, ha ritenuto che la difesa delle frontiere marittime si troverebbe abbastanza assicurata, tanto per parte delle forze di terra, quanto per quelle di mare, quando fossero fortificati indistintamente da mare tutti i porti o le rade, in cui una squadra nemica potrebbe trovare un sicuro riparo contro i fortunali del mare, e le truppe da sbarco un facile approdo ... E' vero che in molti tratti, specialmente sul litorale mediterraneo e tirreno, la spiaggia permette gli s barchi col mare calmo e tranquillo, ma è chiaro che in simili circostanze difficilmente un corpo d 'esercito si periterà di gettarsi alla costa col rischio di vedersi l ' operazione interrotta a mezzo da un semplice colpo di vento, con grave pericolo dei primi s barcati; tutt' al più saranno piccole scorrerie, di cui non devesi tener conto in un sistema generale difensivo .. . ". (19) E non fu tutto. Ad un successivo riesame da parte della Giunta della Camera dei Deputati, anche quelle contenute disposizioni parvero eccessive, per cui il piano s ubì una ulteriore vistosa decurtazione così motivata: "Circa la difesa delle frontiere marittime la Giunta della Camera dei deputati si è pure conformata nel suo controprogetto al principio generale oggimai riconosciuto il solo ammissibile da tutti gli scrittori di scienze militari e propugnato dalla Commissione di difesa, il quale consiste nel fortificare verso il mare tutti indistintamente i porti o rade in cui una squadra nemica potrebbe trovare sicuro riparo contro i fortunali del mare e le truppe di s barco un facile approdo.. .

I8. L. e C. MEZZACAPO. Sludi topografici e strategici su l'Italia, Milano I860. pp. 589-592. I 9. Dal la Re lazione a corredo de l Piano generale di difesa deJl"l talia, presen tato al min istro della guerra il 2 agosto 187 1 dalla commissione pennanente per la di fesa generale dello stato instituita con R. dec reto de l 23 gennai o 1862, Roma I 87 1. p. 16.


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L' infirmazione del principio fondamentale non si palesa per il litorale della Pen isola, propriamente detta, che per il porto di Livorno, le rade di Castellammare, di Pizzo e di Santa Venere .. . Si capi ce benissimo che la Giunta parlamentare non si è determinata a queste restri zioni che per ragioni di economia, procurando, per quanto possibile, di omette re quei porti o rade dalla cui occupazione, per parte di squadre nemiche, potessero derivare minori perturbazioni a lla difesa delle più importanti regioni dello Stato considerate sotto i riguardi mili tari e per conseguenza minor danno agli interesi generali del Regno ... ". (20) onostante ciò, la validità complessiva del piano proprio per la costa nte riduzione della minaccia invasiva per le crescenti difficoltà logistiche, perfettamente valutate dai pianificatori restava sostanzialmente invariata. Si conferma in ta l modo che ne ll 'ambito de lla difesa costiera antinvasiva non g iocavano un ruolo determinante le inutili ridondanze fortificatorie. quanto la accorta conoscenza del territorio e delle logiche operative di sbarco. Scriveva, ad esempio , uno dei ma imi esperti del setto re, il generale Brialmont, nel suo trattato s ulla difesa costiera citando appunto il piano difensivo italiano, e la sua decurtazione, che: "La commission de défense de I' ltalie ... La Commissione di Difesa dell'Italia dopo nove anni di s tudi , ha pubblicato nel 187 1 un rapporto le cui conclusion i sono applicabili ad altre nazioni che abbiano da fortificare le cos te ... S i è creduto per lungo tempo che per difendere una costa fosse necessario s tabilirvi batterie s u tutti i punti accessibili e sui promontori eia dove si potesse controllare il cabotaggio e le spiagge. Fu così che la Francia. le cui coste misurano 2750 km, ebbe nel 1754. 622 batterie da co ta armate con 3219 bocche da fuoco. La prima riduzione importante si fece ne l I 890. Fu dovuta al Consiglio Superiore di G uerra che propose di contrarre quelle batterie a sole 300. Mediante quelle conservate si può ancora tenere sotto tiro la maggior parte delle spiagge dove si possono temere s barchi ... " . (21 ) Evidente quindi che la Francia accettò la linea italiana in materia di contrazione di caposaldi costieri, peraltro nel nostro caso incentivar.a dalla solita indigenza nazionale sia pure con solide motivazioni teoretiche al le s palle, quasi venti anni dopo. Ma l'attendibilità di una così rilevante smobi litazione può e ere colta proprio nella perfetta prevedibilità dei settori costieri a rischio. in virtù delle menzionate connotazioni , tanto da fame addirittura prefigu rare modal ità invasive alquanto complesse ed articolate. Pertanto non è affatto stupefacente che i Mezzacapo, tanto per restare in Italia, g iungessero a descrivere, ancor prima dell ' unità nazionale, un simile scenario invasivo: "Se la forza navale ciel nem ico non sia tale da renderlo arbitro assoluto del mare. il possesso della Sicil ia darebbe consistenza e sicurezza alle sue operazioni contro il continente ... Difatti per sbarcare so pra un punto qualunque delle coste d ' Itali a, supposto fortificati i più importanti, ed intraprendere operazioni offensive senza avere dietro di sè un vasto paese ... il nemico avrebbe uopo cli trasportare in una volta tutto l'occorrente ad un grande esercito per un 'immediata campagna attiva... Sbarcando, invece, in Sicilia un esercito proporzionato alle forze che sono ne ll 'isola, ove riesca con le squadre ad impedire l'arrivo de' soccorsi, il nemico può sperare d ' impadronirsi in qualche tempo dell ' iso la e de' suoi porti , quivi raccogliere successivamente un grande esercito, proteggere lo sbarco sulla costa calabrese ed intraprendere una guerra regolare ... " . (22) La difes a costiera antinvasiva perciò sembra assomig liare da dopo la metà del XIX secolo in ogni dettaglio, dalla formulazione alla elaborazione particolareggiata, ad una scienza esatta corroborata da una ampia casistica sperimentale. Il classico vantaggio goduto da ogni attaccante nella scelta del luogo andò per quanto detto progressivamente scemando.

20. Da Sulla D(fesa generale degli s1a1i delf"halia in par,icolare-Esame del con1roprogeno di difesa compilato dalla Giun1 a della Camera dei Deputati sono la data 2 apri le 1873. Roma I 873, pp. 23 e sgg.

2 1. BRl ALMONT, La défense des coles e/ /es 1ètes de poni perma11e111es. Bruxelle~ 1896. pp. 3-4. 22. L. e C. MEZZACAPO. S111di topografici ... , cit. . p. 585.


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Basterebbe soltanto questo fondamen tale requisito a ristabilire una sorta di equivalenza tra difesa costiera antinvasiva e attacco anfibio. Ma in realtà, ad un più attento esame, emergono altre rigidissime difficoltà che confermano come, al di là delle indubbie potenzialità degli sbarchi, tale procedura militare si sia incessantemente complicata al punto da ridurne ulteriormente i ti mori. E' indispensabile pertanto ai fini di una più accertata comprens ione degli eventi che andremo in seguito a descrivere approfondire ulteriormente l'argomento.

Vantaggi e limiti della difesa costiera Ricordata, almeno per grandissime linee, la tematica delle operazioni anfibie, od invasive da mare, ed i loro pregi e limiti militari, tratteggiamo con identica schematizzazione i vantaggi e le difficoltà insiti nella difesa costiera antinvasiva. L'arcaicismo rilevato nella conduzione degli attacchi anfibi, protrattosi fino quasi alla metà del nostro secolo, è individuabile anche in un 'altra sostanziale permanenza retaggio dell 'epoca di Giulio Cesare. Di certo, da quello scorcio storico, la possibilità offensiva rimase sempre ' a vista', ovvero, fatte salve le ovvie differenze di gittata tra le molteplici tipologie di armi avvicendatesi, mai esulante il ristretto ambito dell 'arco visibile direttamente. In altri termini tutti i sistemi vulnerativi espletati in circa venti secoli, e comunque fino agl i anni della Normandia - con 1'unica eccezione del missile A4 (23)

3 3 . Il missile prodotto dall'esercito germanico detto A4, ma sinistramente noto in seguito come Y2.

23. La produzione in se rie del missi le A4, altrimenti nOLo come Y2, fu autorizzata il 22 dicembre del 1942, sebbene i d iversi prototipi collaudati s i fossero rivelati tutti scarsamente affidabili. Su ll 'argomento c fr. D. IRYING, Le armi segrete del Terzo Reich, Ve rona 1968, pp. 32 e sgg.


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tedesco che proprio in quei giorni u. civa dalla fase sperimentale. e peraltro non trovò impiego difens ivo - non furono mai in grado di battere bersagli fuor i dell 'orizzonte dei serventi. dettaglio apparentemente insignificante ma che. in pratica. collocava tanto l'attaccante che il difensore in un ristretto ambito spazio- temporale, vere coordinate cartesiane della battaglia. ln ultima analisi fino a quei fatidici g iorni la guerra conservava la reciproca vis ibilità dei combattenti, con la sola modifica di un aumento di gittata e di potenzialità distruttiva del tiro, affauo stravolgente concetlualmente. La granata navale proveniva da un cannone postato magari a 30 km di distanza ma ancora perfettamente scrutabile. ed il suo danno, per vasto che fosse stato. non eccedeva un cratere di alcune decine di metri di diametro (24) . Ciò implicava che come l'artigliere navale . crutava la batteria a terra, cosi l'artigliere costiero valutava la torre dell'incrociatore corrazzato ed in tale logica si confermavano vicendevolmente vulnerabili, in maniera assolutamente analoga a due combattenti con la spada. i mpensabile 1'an-ivo di un proietto eia dietro l 'orizzonte, da una ba e inosservabile e quindi difficilmente contraltaccabile, o l'impano di un ordigno esplosivo in grado, in un solo colpo, di tacitare un intero ettore, caratteristiche che nei decenni successivi divennero prassi corrente. Ciò premesso, anche sotto questo aspetto, che potremmo definire di 'guerra a misura d'uomo', tanto l'attacco alleato alle spiagge normanne quanto la di fesa costiera germanica delle stesse vanno ad inserirsi, concludendolo, in quel lunghissimo capitolo di storia militare coincidente con la nostra età volgare ed in quanto tale ancora perfettamente riconducibile nella sua dinamica estrinsecativa alla logica ed alla teoretica classica specifica. L'aver pertanto aperto il nostro discorso con le citazioni tratte da Omero e da G iulio Cesare non è affato un vezzo letterario od una anacronistica forzatura, ma un voler sottolineare quella stretta affinità che vide nello sbarco alleato del '44 l'ultimo, in ordine cronologico, di tale prassi invasiva. Anzi di tutti gl i analoghi episodi fu il massimo coronamento: mai più da quel giugno s i realizzarono equivalenti attacchi anfibi, nè forse tornerà più fattibile. o necessario. Ci sembra a que 10 punto coerente impiegare, quali criteri di valutazione circa la studio delle impostazioni difensiva ed offensiva che s i affrontarono il 6 giugno del 1944 sulla costa normanna , parametri desunti dalla trattatistica tradi zionale. inserendovi soltanto gli aggiornamenti relativi alle tecnologie del momento in materia di armamenti. Sarà po ibile così avvalerci dell'apporto di testi acclarati e di e perienze secolari sull 'argomento, evitando al massimo ottiche troppo personalizzanti la ricostruzione storica. La difficoltà complessiva che da millenni affliggeva tutti i dispo itivi di difesa costiera può equipararsi ad un s i tema di pochi ssime eq uazioni con altrettante sc~u·se variabi li da soddifarre. Di queste le fondamentali sono: la pr11na incentrata nell a ignoranza del punto prescelto dall'attaccante. la seconda nel momento e la terza nella quantità di forze impiegate. La loro apparente discrezionale aggregazione sta alla base del presunto vantaggio, che già abbiamo affermato non esistere in pratica. Per completare tuttavia l 'analisi in maniera comprensibile ne approfondiremo le conseguenze.

L'indeterminazione del sito L'ignoranza in merito al s ito prescelto dal nemico obbligò, nell'antichità, a provvedere in egual maniera alla difesa dell' intero perimetro costiero, con un immediato corollario. Non sarebbe stato poss ibile per nessuno disporre di forze militari tanto rileventi da poter presidiare in maniera omogenea grandi estensioni litoranee, mantenendo per di più in ogni singolo settore una s ufficiente supremazia rispetto ad un ipotetico attaccante. Si inizia a configurare il dilemma dispos itivo, asci li ante tra una concentrazione di forze ed una diluizione perimetrale. Se la prima soluzione garantisce il sicuro succe so, dopo il contatto con il nemico, rischia di trasformar i in indicatore di località alternative per lo stesso con risultati intuibi li . D 'altro canto la diluiz ione s i configura come sicuramente perdente in ogni caso. A rendere risolvibile il . illogismo intervenne la fortificazione. Comparsa sin dai primordi per sopperire stati di palese o presuma inferiorità difensiva, si è sempre riconfermata come una sorta di molti-

24. Sul le cara11eris1ichc tecniche dei grossi cannoni cfr. E. BRAYETTA. L'artiglieria e le sue meral'iglie. Mi Iano 1919. pp. 362-371.


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plicatore militare, amplificando con i suoi esped ienti statici gli organici dei più deboli. E suo tramite si potette, ovviamente con costi ingentissimi - ed iITeversibilmente crescenti sino ali 'epoca contemporanea - ipotizzare una distribuzione perimetrica delle forze ed. al contempo, una superiorità zonale delle stesse. E qui il discorso iniziai a divenire complesso. Infatti la fortificazione che si materializza, nella nostra esemplificazione, in una catena di caposaldi pitt o meno grandi o più o meno numeros i, può divenire a sua volta controproducente se approssimativamente e laborata. Una g rossa piazza marittima, ben munita e presidiata, verosimilmente protegge un vasto settore di costa ma, se non è collegata con una teoria ininterrotta d i equivalenti, indurrà semplicemente il nemico a scegliere un 'altra località di sbarco, elargendo per giunta false illusioni di sicurezza. Si origina così la ben nota critica che da secoli imputa alle fortificazioni di sorgere nei contesti evitati e quindi errati. Lo sbaglio, però, riflellendo non è nella loro ubicazione o validità, anzi se mai proprio da questo deriva l'evitarle da parte nemica, lo sbaglio è invece esclusivamente nella non continuità! Ricorrere perciò al la difesa costiera statica con l' impiego di massicce opere foranee ha un effettivo significato quando queste sono omogenee interdipendenti, prive d i cesure, onde non funge re da comodi indicatori di indifese vie di penetrazione . Potrebbe a prima vista sembrare da quanto affermato che il rimedio sia peggiore del matle, richiedendosi per una isotropa linea di difesa costiera una serie interminabile e ravvicinata di piazzeforti o caposaldi comunque fortificati. In realtà però ciò trova nella morfolog ia dei luoghi un ' immediata smentita, non essendo, a sua volta, la costa nè isotropa nè omogenea sia dal punto di vista di accesso navale sia dal punto di vista del collegamento con iI retroterra. Questa lapalissiana osservazione restituisce alla difesa costiera fortificata credibilità e fattibilità, anche in termini economici. A patto però che si sappia valutare convenientemente, e competentemente, la mori'ologia dei luoghi. Affermava al riguardo il generale Ulloa nel suo trattato: "Per la difesa della frontiera marittima non v'ha bisogno di grandi mezzi guerreschi, poiché il nemico non può raccogliere e sbarcare molta gente che con colossali mezzi e grandi d ifficoltà. Una numerosa flotta, correndo gravi rischi può mettere a terra un piccolo esercito ... Il sistema di difesa di una costa non può quindi riflettere che taluni punti determinati di essa, e che sono facili a conoscersi . Poiché il nemico rivolgerà specialmente gli attacchi a quei punti ne ' quali è più agevole l'accesso ... Laonde le disposizioni generali di fortificazioni per la difesa di un paese bagnato dal mare non devono avere altro scopo che q uello di tutelare i punti essenziali che possono decidere della sorte della campagna, cioè: i porti della marina m ilitare e mercantile; le posizioni da cui il nemico potrebbe ricavar maggiori vantaggi e stabilirvisi per quindi proseguire nelle sue militari operazioni. Bisogna però che quei punti sieno forti abbastanza da poter resistere sino ali 'ai,-ivo dei soccorsi." (25) . Risulta quindi ulteriormente ribadito il concetto che la difesa costiera vada limitata alle sole località notoriamente idonee, per le menzionate connotazioni, ad uno sbarco invasivo. In altre parole non è presumibile alcun assalto anfibio in contesti ostativi. Ciò almeno secondo la com une logica. Ma è altrettanto vero che la logica operativa militare è normalmente diametralmente opposta a quella corrente. "Quali sono le operazioni militari più efficaci? In tennini molto generali, sono quelle operazioni in cui il nemico non viene sconfitto eia una maggiore potenza di fuoco, dal numero maggiore, dal coraggio maggiore e dal maggiore sacrificio di vite, ma invece sorpreso, poi disorientato e infine messo in rotta, senza avere mai la possibilità di impiegare, in primo luogo, la sua piena capac ità di combattimento. E qual è il comun denominatore di queste operazion i? L' inefficienza. Prendete in esame la sorpresa. Come la si ottiene? Con l' inganno - a meno che il nemico sia semplicemente apatico o distratto, e allora è già surclassato ancor prima di cominciare. E come si ottiene l ' inganno?Facendo quello che nessuno prevede . E che cos'è l' imprevisto? Un qualche cosa che non sia il saggio, il normale e l'efficiente . Così un' offensiva perfettamente pianificata - per la quale sono ammassate tutte le forze appropriate, e in cui sono stati presi tutti gli accordi per schierare ogni reparto al suo

25. Da G. ULLOA, Del/' arie della guerra. Torino 185 I, voi IL pp. 60-6 l.


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posto - non potrà mai cogliere di sorpresa l'avversario. semplicemente perché cercando di utilizzare tutte le forze disponibil i nel modo più efficiente possibile finiremmo per dare al nemico llllli i segnali possibili delrimminenza di una offensiva. Se si vuole avere la s peranza di riuscire in un'azione di sorpresa. bisogna lasciare v isibilmente incompleta qualche fase della preparazione e a lcuni reparti dovranno restare poco pronti o mal collocati: per dare maggiore peso all'inefficienza. alcune forze e molti . forzi dovranno essere destinati al mascheramento, alle esche. alle diversioni, alle finte e alle manovre destinate a confondere il nemico... ". (26) Per semplificare ed esemplificare !"esposto basti osservare, soprattutto per i non adderti ai lavori, come nel corso di un combattimen to presentandosi l'alternativa di. avanzare su di una oll ima strada, o su di un percorso accidentato e tortuoso, per sorprendere al massimo il nemico. il più del le volte sia preferita la seconda soluzione perché meno ovvia e scontata ed anche meno facilmente intercettabile. Questo banale ca o però non trova una equivalente conferma allorché subentrano fattori operativi non strettamente umani. In altri termini, tornando al nostro esempio è verissimo che l'itinerario arduo comporta un aggravio di sforzo ma que to è comunque sopportato da uomini, preventivamente acide irati. el ca o invece di approdo scoglioso e burrascoso non ba ta la volontà e l'allenamento alla fatica a scongiurare la perdita delle unità. 1 limi ti strutturali dei mezzi , infatti , non rispondono alla logica del sacrificio o della tensione emotiva o dell'inganno e simulazione, ma soltanto alle leggi della meccanica e della fisica, senza alcuna eccezione. Pertanto non è seri amente concepibile per una operazione di attacco anfibio prescindere da tali limiti. Potrebbe. senza dubbio, adottar i una scelta temeraria, a rischio. ovvero tentare uno sbarco in un ettore naturalmente proibitivo, e potrebbe persino a volte riuscire. Ma per la legge dei grandi numeri ciò accadrebbe soltanto per una sparuta minoranza e non per la massa, ricavandosene perciò una certezza di perdite assoluta. Discorso d iverso invece nel caso di raid costieri, una volta chiamati razzie ed incursioni corsare. oggi. nel contesto bellico. missioni di commandos: ma in que to caso essendo l'azione compiuta da pochi imi uomini particolarmente addestrati ed equipaggiati, si possono eludere i menzionati limiti, senza irreversibili esposizioni. Ma non certo avv iare una invasione. In definiti va la difesa costiera antinva iva giovandosi della fortificazione acquistò potenzialità appl icativa e giovandosi delle perfetta conoscenza della geografia e de lle modalità di sbarco acquistò fattibilità concreta ed economica. L'affermare quindi che una qualsiasi lunga co ta fu resa. tramite una fitta scan ione di opere difensive, simile ad una sorta di cortina di fortezza sovrastante il fossato allagato è una affermnazione oltreché assurda, totalmente priva di fondamento, non essendo mai per nessuna potenza comparsa nella storia dell'umanità, conseguibile un imile risultato sia pure per poche centinaia di chilometri. 'essun 'vallo· costiero venne mai eretto. ma al massimo, nei migliori casi , una studiatissima scansione di ostacoli e di opere fortificate. ampiamente distanziate sebbene correlate fra loro e commensurate al livello di rischio teorico supposto. Un . ingoiare esempio di questa utopistica visione la si può cogliere in un progetto ouocente co destinato a trasformare l'intero sviluppo del litorale dello Stato Pontificio in una sorta di vallo inint.errotto così concepito: " ... Ad una distanza da lla sponda del Mare, oltre la quale il moschetto abbia la forza di offendere. si scaverà una fossa della larghezza e della profondità che si giudicherà conveniente. onde il nemico non possa impunemente passarla, quand'anche gli fosse riuscito di metter piede sul lido. Della terra scavata a formare tal fossa se ne formerà un parapetto dell ' altezza incirca di otto palmi, fornito del la sua banchina, quale appunto si osserva su i ripari della fortezza: ma la sua larghezza sia piuttosto eccedente per estinguere la forza delle palle de cannoni nemici contro quello vibrate. Il margine poi della fossa si farà bastantemente largo per ricevere la terra smossa da colpi nemici. Di distanza in distanza si farà prendere al parapetto medesimo la figura d i Balorado, i di cui fianchi si formeranno inclinati alla cortina in maniera. onde venga da essi difesa la fossa. Senza che io lo avverta, è evidente

26. Da E.

. LUlTWAK. /1 Pe111a~o110 e /"arre della guerra. Milano 1986. p. 147.


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4. Progetto di fo rtifi cazione costiera continua, del XIX, da adottarsi lungo il litorale dello Stato Pontificio.

che la distanza degli angoli difesi dev 'essere sempre minore del tiro di moschetto. Tali Baloardi oltre l ' uso che hanno di difendere la cortina e la fossa, possono servire per offendere dalle facce di essi più da vicino il nemico. Da quella porzione di parapetto che resta più prossima a un qualche fiume dall' una all 'altra parte, si può col cannone, o col moschetto medesimo difender l'ingresso nella bocca di esso; ma se mai superato veni sse tale ingresso da qualche nemico naviglio sarà bene aver formati ancora de' parapetti d'appresso le sponde del fiume per impedire con nuovi colpi al nemico d ' ascendere in essa, e sbarcare nella vicina campagna. Tali parapetti si vedono in pianta formati intorno ai due fiumi Cupino e Palidoro. Quanto sia grande il vantaggio di quelle opere, che traverse si chiamano da gli Ingegneri per difendersi dall 'urto delle palle a rimbalzo, e per ritirarsi nello scoppiar delle bombe, è noto a qualunque Intendente. Si dovranno dunque fonnare tali opere in tutti que' luoghi dove saranno obbligati appostarsi i soldati, ne' Baloardi dietro la cortina... Le torri situate alle spiagge essendo troppo alte e fabbricate di muro, facilmente possono battersi dal cannone e atterrarsi onde sarà espediente lasciarle vuote in qualunque caso per non mettersi al rischio di sacrificare al furor de' nemici quegli uomini che dentro vi fossero ; anzi si dovrà tener per massima il non formar alcuna opera militare ne ' siti troppo vicini alle torri medesime, acciò se mai minassero e ne venissero sbalzati de ' pezzi, non possano appo1tare nessun danno ... " . (27)

27. Documento c itato da G. M. DE ROSSI , Torri cosriere del La:io. Roma 1971, pp. 19-20.

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Senza d ilungarci nell'espon-e tutti i dettagliati piani destinati a deviare l'acqua dei fiumi e dei ton-enti per allagare il fossato costiero, ricorderemo solo che di quel vero 'vallo' nulla se ne fece in pratica per manifesta iJTealizzabilità, tecnica e soprattutto economica. Nell'ambito delle puntualizzazioni circa le prestazioni difensive fomite della fortificazione costiera, prima di addentrarci negli approfondimenti delle affermazioni precedenti, va evidenziata una precipua connotaz ione fruitiva, propria peraltro di ogni fortificazione indipendentemente dalla sua specificità, ma particolarmente caratterizzante nel nostro caso: la sua potenzialità temporale. Si legge spesso, infatti , in testi anche eminentemente militari, che una detenninata linea difensiva supportata da opere fortificate sia stata sfondata, scavalcata, annientata, dopo una resistenza protrattasi per alcune ore, per alcuni giorni o per alcuni mesi, stupendosi comunque di quell'esito contraddicente quasi il concetto di fortificazione. Sembrerebbe cioè che una siffatta struttura avrebbe dovuto poter sostenere a tempo indeterminato, qualsiasi pressione d ' attacco. Come dire, tanto per esemplificare, che un solaio debba essere in grado di sopportare un carico di qualsiasi entità per un tempo indefinito. Affermazione questa che trovandoci tutti fruitori di case suscita una pronta ilarità. La fortificazione proprio per i suoi costi e per la sua finalità è sorta, sempre, su di un preciso progetto con rigidissimi parametri da soddisfare p1imo fra tutti quello del tempo di resistenza in opposizione ad un ben determinato nemico, che essendo tradizionalmente noto è altrettanto abitualmente noto nelle sue poten'zialità offensive. "L'errore più comune in cui cadono queste analisi consiste nella tendenza a valutare i sistemi difensivi in termini assoluti. Se una difesa può essere penetrata, si dice che è «inutile», e solo le difese impenetrabili sono considerate valide. Si tratta di una valutazione estremamente ingannevole: è come se, nel caso dell ' offesa, venisse considerato inutile qualsiasi sistema offensivo che non può vincere contro qualsiasi resistenza e in qualsiasi circostanza. I sistemi difensivi, invece, andrebbero valutati in termini relativi, e il costo dei mezzi impiegati andrebbe confrontato con i suoi effetti militari. Inoltre, il valore di un sistema difensivo va stimato in base al tipo di pericolo a cui deve opporsi. Un sistema può essere più efficace contro i pericoli «a bassa intensità» (infiltrazioni, incursioni di sorpresa con sganciamento immediato, ecc. ), un altro, invece, può esserlo contro i più gravi pe1icoli d'invasione. Ognuno va valutato in base al caso specifico, poiché i sistemi difensivi normalmente sono intesi a forn ire una barriera definita solo contro un particolare tipo di pericolo, mentre assorbono, sviano o al massimo lasciano filtrare altri pericoli, la cui intensità è maggiore o minore rispetto a quella dei pericoli contro i quali è stato appositamente studiato il sistema stesso ... " . (28) E ' talmente basilare questo dimensionamento che, lungo le marine italiane per millenni funestate da efferate razzie di corsari e da sbarchi, più o meno invasiv i, si riscontrano ben due diversi sistemi di fortificazion i costiere concatenate. Ad una miriade di torri, reciprocamente visibi li tra loro, strut turate per l'impiego di artiglierie leggere navali , presidiate ciascuna da due o tre uomini, si de legò la funzione antincursiva, ovvero di difesa dissuasiva leggera. Il loro in tervento bai istico e di allarme ottico ed acustico sventò per ci rca tre secoli, i raid turco-barbareschi finalizzati alla cattura di mercantili-con i relativi equipagg i- e di inermi ab itanti , da rivendere come schiavi. Frammiste a quelle molte centinaia di postaz ion i - che ancora scandiscono in grande numero le nostre marine -, si eressero poi decine di piazzeforti marittime, scalo per Ja flotta militare e per que lla commerciale, pesan temente fortificate da terra ed in grado di stornare ogni velle ità di sbarchi invas ivi, fornendo con la loro resistenza il tempo necessario ai cavalleggeri di sopraggiungere e schiacciare gli attaccanti tra l' impeto dei loro squadroni e le mura ancora inviolate . Per l'intervallo storico ricordato ciò sign ifiéò mediamente 4-5 giorni al massimo (29) .

28. Da E. N. LUTTWAK , La grande strategia def!' impero romano dal I al ll1 secolo, M ilano 1981, p. 92. 29. Sull'argomento cfr. F. RUSSO, La difesa costiera del Regno di Napoli dal XVI al XIX secolo, Roma 1989.


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5 5. Tipica torre vicereale del Regno di Napo li, d i grandezza media, erella tra il 1563 ed il 1569 in diverse centinaia di esemplari , lungo l'intero perimetro litoraneo. (Torre lncina, Polignano a Mare). 6. Per va lutare a pieno la rilevanza auribuita alla difesa costiera, basta evidenziare l' eccezionale modernità tecnica della torre ti po della precedente ill usu·az ione : é lampante infatti l'identità formale e funzionale del suo coronamento agettante con quello impiegato quasi quattro secoli dopo in alcune opere della Linea Mag inot, qui riproposte.

Ognuno dei due dispositivi assicurò, nei limiti supposti, di rischio e di risorse economiche, la sua ineliminabile funzione, determinando inoltre una profonda conoscenza tecnica del problema, assolutamente preminente nel settore rispetto a qualsiasi altra nazione, tanto da far adottare persino nell '800, ed alla Gran Bretagna, identiche impostazioni ed identiche strutture (30) . Tramontata nel 1830 con la caduta di Algeri (3 1) la turpe epopea dei corsari mediterranei la difesa antincursiva scomparve, e quella antinvasiva divenne la sola rappresentante per antonomasia della branca. E le strutture fortific ate adottate, nella sostanziale continuità propositiva, si elaborarono per una presunta resistenza massima ad un ipotetico assalto nemico, appena di poco eccedente i tempi richiesti dai contingenti militari mobili per soccorrere ciascuna.

30. Anche in Francia dopo il 181 I fu adottata per la difesa costiera una particolare ton-e quadrilatera strettamente affine a que lle presenti sulle coste italiane, già da tre secoli, con identiche caratteristiche strutturali e funzionali. Al riguardo cfr. J. N. LAMY, Tra/lato teorico e prarico delle ba/lerie, tradotto dal francese da P. Novi, capitano del Corpo Reale d' Aniglieria, Napoli 1830, pp. 208-209. 31. L'episodio è ricordato da F. RUSSO, La difesa costiera del Regno di Sa,degna dal XVI al XIX secolo, Roma !992, pp. 292-296.

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7 7. Planimetria de lla piazzaforte di Pescara, destinata p iù delle altre alla difesa del traffico mercant ile militare.

inalterata restò infatti la logica di affidare a pochi elementi la coriacea linea, concentrando forti aliquote di manovra in posizioni alquanto arretrate dalla costa, in modo da potervi convergere nel minor tempo poss ibile e su ampi settori , una volt.a nota l' esatta intenzione nemica, riportando così un a superiorità offensiva altrimenti impossibile . Emerge a questo punto evidentissimo non solo il fattore moltiplicati vo d i forze della fortificazione costiera ma anche quello amplificativo temporale, fornendo ai difensori con la sua interposiz ione un preziosissimo incremento virtuale di tempo. l n quell ' intervallo, il nemico pur essendo ormai presente sul territorio ne è irrealmente assente, od almeno non dilagante offensivamente, in quanto trattenuto dalle opere ostative, e circoscritto al bagnasciuga in un precario equilibrio tattico. Ebbene proprio quelle ore, al massimo quei giorni, altrimenti detti di resistenza stimata, sono la migliore prestazione della fortificazione anti nvasiva, e costituiscono il fattore su cui fa affidamento la difesa per accorrere in massa, nel punto critico. Ovviamente la prestazione, anche supponendo miracoli di eroismi, non può eccedere di molto i limiti di progetto, ed in assenza di rincalzi deve necessariamente soccombere, pur avendo adempiuto perfettamente al proprio dovere ed all e più ampie aspettative. Ecco al riguardo un s ignificativo esempio storico accaduto nel I 554 a danno di Vieste, nella vivida testimonianza del vicerè don Pietro cli Toledo:

"La armada turquesca pareciò en eslos ... . ... . la fl otta turca apparve in questo mare di Puglia il 18 scorso, e sbarcò [un contingente] su di un litorale del duca di Sessa, che si chiama Vieste e le forze sbarcate la cannoneggiarono, insieme alle navi , fi no al 22. Le fortificazioni del paese erano deboli e pe11an-


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to lo stesso 22 i difenso ri le abbandonarono per rifugiarsi nel forte, che a sua volta si arrese il giorno 24. A resistere un giorno ancora di più, e lo avrebbero potuto attuare, un raggruppamento sarebbe sop raggiunto in soccorso, avendolo appos itamente inviato da Napoli , formato eia mille fanti spagnoli e eia trecento cavalleggeri ... "(32) .

In ultima analisi destreggiandosi sulla sagage dislocazione dei caposaldi o delle piazzeforti marittime, o di entrambi, risultò conseguibile un grande rispannio di forze attive lungo le coste, concentrandole in punti nodali interni. Lo schema enunciato metteva al riparo anche da diversivi strategici, consentendo una oculata valutazione degli eventi prima di sbilanciare le forze di contrasto. Quanto però tutti questi semplici accorgimenti, combinandosi tra loro, divengano poi di enonne difficoltà pratica, lo dimostra il dettaglio che mai nessuno stato riuscì nel corso della sua storia a disporre di un sistema globale di difesa costiera assolutamente affidabile, ed impenetrabile, ma sempre soltanto statisticamente compatibile con un predetenninato livello di sicurezza, a sua volta funzione deUa spesa sostenuta nel settore militare complessivo. Ricapitolando quanto esposto ne ricaviamo come falsariga interpretativa dell'intero arco storico culminato nel '44, che la difesa costiera deve necessariamente diluirsi in organici relativamente insignificanti, per densità chilometrica, lungo l'intero fronte costiero geograficamente minacciabile, recuperando al contempo da siffatta dispersione di forze gli organici per i grossi nuclei d i rincalzo, superiori ampiamente ai previsti potenziali massimi invasivi. Logicamente piì:1 il cordone costiero si incrementa di densità meno uomini restano disponibili per questo rincalzo strategico e meno affidamento è possibile fare sul loro intervento risolutore. Inoltre occorre rilevare che disponendosi di una sola concentrazione di riserve tornava i.ndispensabile incrementare i tempi presunti di resistenza delle fortificazioni, in quanto il raggiungimento degli estremi ciel settore sarebbe stato notevolmente più lento. Quindi un settore costiero, per esempio di I 00 krn di sviluppo lineare, con un unico raggruppamento di rincalzo, presupponendo per le località perife1iche distanze comunque superiori ai 50 km, pari a loro volta intorno alla metà ciel nostro secolo a circa uno o due giorni di marcia, necessitava di un minimo di resistenza stimata per k fortificazioni di almeno tre o quattro giorni. Ora una fortificazione per incrementare la sua durata all'investimento ossidionale, implica o una maggiore guarnigione, o una maggiore pesantezza delle stmtture e dell'armamento, o entrambi. Ma questo non sempre è stato attuabile per motivi economici, per cui non potendosi in alternativa accrescere di molto gli organici per non sguarnire troppo i rincalzi, si imponeva per ovviare a ciò suddividere il raggruppamento in due sezioni In tal modo si dimezzavano i tempi di soccorso 1iducendosi così quelli di resistenza. Disgraziatamente però il frammentare i rincalzi significava non garantirsi più la certezza di una consistente superiorità di contrasto nei confronti dell'attaccante. Abbiamo a questo punto U!n ciclo completo della problematica progettuale da risolvere per il dimensionamento strutturale ed organico di un dispositivo di difesa costiera antinvasiva, sia pure esposta per grandi linee.

L'indeterminazione del momento Al pari delle variabile spaziale anche quella temporale ad una più approfondita analisi non risulta per nulla tale. In effetti si può affennare che in nessun episodio storico rilevante si ebbe uno sbarco in maniera assolutamente imprevista o inattesa, essendo per diversi ordini di ragioni ciò praticamente impossibile. Innanzitutto si è sempre confermato inevitabilmente utopico, per qualsiasi potenza, ammassare uomini e mezzi - a breve distanza dalla costa nemica - con inviolabile segretezza. 1 preparativi infatti di un attacco anfibio sono particolarmente appariscenti, e lontani dalla normale attività mruittima-militare di una base navale in tempo di pace. Dovendosi al contempo riunire i mezzi, le armi e gli uomini destinati ad operare per mare e per terra, con allestimenti che si protraevano per molti mesi ed a volte anche per anni, non esisteva accorgimento o espediente in grado di bloccare la fuga di notizie, specie trattandosi di località marittime e quindi non isolabili.

32. Archivio Generale di S imancas, Estado

apoles, 1046, 57. documento liberamente tradotto dallo spagnolo dall 'autore.


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8. Otranto, scorcio ddle mura in prossimità della Porta erette dopo il 1480, e monumento a i c ivili massacrati dopo la presa della cittadi na da part.e dei turchi . 9. Sorrento , scorcio delle mura sul fronte a mare, completate dopo la conquista nel 1558 della città ad opera turca, conclusa con la deportazione in massa degli abitanti.


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Tanto per attenerci alla .abituale esemplificazione fin qui esposta, ricorderemo che il funesto sbarco turco ad Otranto del 1480 ebbe addirittura un preavviso di quasi 27 anni , concretizzandosi successivamente e delineandosi sempre più nitidamente. Circa quattro mesi prima si conosceva, ormai, con sorprendente esattezza che, nella stessa estate, la cittadina sarebbe stata assal ita dalle forze ottomane sbarcate nei suoi paraggi (33) . iEd ancora la razzia che desertificò Sorrento nel 1558 , era talmente ben prevista - e sottovalutata - che la popolazione, un mese innanzi, inviò al vicerè un ' ambasceria, con ricchi doni. per ev itare lo stanziamento, cli alcune centinaia di soldati spagnoli, stabil ito per la sua difesa, sapendosi imminente l'azione (34) . Innumerevoli altri esempi possono agevolmente rintracciarsi nel corso degli ultimi tre secoli, ricavandone comunque come regola generale l'assunto. Restava se mai incerto il momento esatto del tentativo, ma anche su quello giocavano fattori agevolanti la al.tendibile individuazione. Nel bacino mediterraneo, ad esempio, per motiv i climatici insormontabili la navigazione militare, fino all ' avvento delle navi a vapore, non è mai stata praticata al di fuori cieli 'intervallo maggio-ottobre, essendo le galere imbarcazioni particolarmente fragili ai fortunali sia pur minimi. Le operazioni di sbarco poi, presupponendo un tempo abbastanza clemente, contraevano ancora ulteriormente quel margine temporale restringendolo a pochi mesi soltanto, non per niente definiti tradizionalmente lungo le nostre coste la 'stagione ciel sospetto '. Le rare imprese anfibie tentate al di fuori di quel risicato periodo si 1isolsero sempre in allucinanti disastri. Fu così ad esempio nel 1541 allorché l'armata di Carlo V, composta di 71 galere e 300 trasporti, oltre ad un numero ingente di unità minori, si presentò dinanzi ad Algeri con l' intenzione di conquistarla. Lo sbarco iniziò il 26 ottobre ed al crescere della resistenza da terra cresceva contemporaneamente il cattivo tempo. "Al mattino del 28 il mare pareva impazzito. Le 700 e più navi erano in balia dell ' uragano. Molte rotti gli ormeggi, andavano a frantumarsi sugli scogli o ad arenarsi e a finire sulla spiaggia capovolgendosi. Ovunque si scorgevano rottami e cadaveri di marinai e di galeotti ... Molte le artiglierie d'assedio che dovevano raggiungere l'esercito, andate perdute; perdute altresì quasi tutte le casse con il biscotto e i barili con l'acqua che, caricati sul le chiatte e sugli schifi, dovevano essere sbarcati... All'alba del 30, al segnale dato dall'ammiraglio con un colpo di cannone, fu rono issate le vele e salpate le ancore. I resti della seconda spedizione di Carlo V contro i pirati di Barberia tornavano in Europa ... erano andate perdute oltre 150 navi nonché quasi tutte le artiglierie, i materiali e i cavalli... Ma la tragedia non era finita. Nel mare in tempesta, durante il ritorno naufragarono altri legni e si ebbero migliaia dj vittime ... ". (35) Il fattore metereologico costituì, ed innumerevoli altri casi analoghi lo attestano, confermandocelo, un limite operativo insormontabile, tanto che il tentarlo nasceva proprio dalla certezza che, in caso di esito positivo, si sarebbe conseguita la più assoluta sorpresa: ma ciò in pratica non si realizzò mai. Da quella stasi operativa, pressocché assoluta, ne derivò una singolare prassi applicata al sistema difensivo costiero antinvasivo: l' incremento degli organici in concomitanza con la buona stagione. Ecco l'elenco dei rincalzi 'estivi' destinati alle piazze marittime meridionali adriatiche e ioniche, le più esposte in assoluto alle iniziative invasive, nel XVI secolo:

33. Ricorda P. EGIDI, La politica del Regno di Napoli negli ultimo mesi dell'anno 1480, Napoli 19 10, Arch. Stor. Nap. XXXV, p. 707. sull'episodio che ne l mese d i marzo del 1480 c ircolava la voce che: ' '111I Turco, iI quale se dice ha 20. 000 persone a la Valona per voltare verso Puglia ... ". 34. Cita G. MATACENA, Storia di Sorrento, Napoli 1841, pp. 18 e sgg. il manoscritto di un testimone oculare della efferata tragedia. il notaio Antonio Castaldi che così affermava: '·Nell'anno 1558 venne quasi all'improvviso l'annata turchesca ... e saccheggiò Sorrento e Massa; ed affinché sappiasi come passò l'affare dico, che il Vicerè sospettando che ven isse... voleva mandare per guardia di Sorrento dugento soldati spagnoli. ma dal govern o municipale non si volero ricevere, fidandos i i sorre ntin i al le loro forze ... ". 35. Da R. PANETTA, Pirati e corsari turchi e barbareschi nel Mare Nosm1m , Torino L98L voi. I. p. 129.


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Pescara. .. ........................... fanti Vieste ............................... . S . Angelo (Gargano) ........ . Barlc1ta............................. . Trani ............................... .. . Bisceglie............................ "

Bari ..... ............ ....... .... .. ...... ··

200 200 600 1200

1000 400 500

Monopoli........................... "

500

Brindisi.............................. ..

2000 600

Otranto......... ...................... " Gallipoli............................. " Taranto .............................. . Crotone.................. ............ ·' Lipari.. .. ............................. ··

200

600 600 200 (36) .

L'avvento del vapore (37) non affrancò che marginalmente dal condizionamento metereologico in materia di sbarchi, dovendo pur sempre scendere gli uomini dai trasporti e guadagnare la ri va, quindi avvalersi di unità minori e meno valide. Il che conferma ulteriom1ente l'a erita invarianza. Al di fuo ri del Mediterraneo, nei climi no rdici la legge stagionale appare ancora più rigida ed inevad ibile. anche in contesti storici molto più vicini a noi. Di conseguenza è sensato concludere che pur potendosi in teoria lanciare una operazione anfibia in qualsiasi periodo dell 'anno, in pratica specie sulle coste de l nord, si configurava impresa non temeraria esclusivamente nella buona stagione. E ciò persino nell ' ultimo conflitto. Di più, la ricerca di particolari condizioni di marea e di illuminazione lunare contraevano quel già ri stretto intervallo a soli pochissimi g iorni utili, annullando così ogni residua indeterminazione . Sul piano difensivo ciò sta a significare che esiste una prevedib il ità di larga massima, que ll a relativa alla stagione. e di dettag lio, quella relativa ai giorni. Il dato sommandosi alla g ià esposta prevedibilità circa i siti potenzialmente minacciati , conferi ce alle misure ostative un valore altissimo. Resta se mai da approfondire l' indete rminazione de ll 'entità numerica delle forze , probabilmente la sola vera variabile indipendente dell ' impresa.

L' indeterminazione delle forze La consistenza numerica delle forze in procinto di sbarcare non co tituisce un elemento facilmente quantificabile per la difesa. Potrebbe infatti g iocare al riguardo una volontà nemica di far trapelare, non potendo per quanto visto nascondere, un organico di gran lunga maggiore de l reale, o per identici moti vi di gran lunga inferiore. O giocare d ' azzardo come suggerito a suo tempo dalla illustre citazione. In ogni caso però l' accertamento attendibile è aleatorio. Resta però di supporto la conoscenza specifica de ll a prassi, che garanti ce dei dati ig nificativi. Leggiamo ad esempio cosa scrivevano ne l 1860 i Mezzacapo e ne ricaveremo un illuminante conferma.

36. Da C. PORZJO. Rela:ione sul Regno di Napoli al Marchese di Mondesciar. ,·icerè e capiian generale nel Regno di Napoli. in Territorio e società nella Storia del Mezzogiorno, apoli 1973, p. 45 . I citati organigrammi trovano assoluto riscontro già da lla metà de l XVI secolo nei documenti ori gi nali spag noli. 37. E" interessante notare c he il Reg no delle Due Sicilie ebbe la prima nave a vapore g ià nel 18 18. la · Fe rdi nando I' . Alla sua costruz ione non fu affatto es tranea l' impotenza de l nav igl io convenzionale a propulsio ne eolica ne lla guerra anticorsara. Scri veva infa11i nel 1798 il comandante generale dellla marina da guerra borbonica ammiraglio Forteguerri. nella s ua Proposra di campagna mariuima per i Basri111e111i della Marina di Guerra di S . M. il Re delle Sicilie , Palermo 1798. pp. l l -1 2: "Ques ta verità è dol orosamente più se ns ibi le ne i mes i de ll'es tate. nei qual i regn an do continue calme. la Barberia a remi insorge tutta in folla per venire a infestare il noi,tro C ommercio in qualunque punto della Costa, e i nostri Legni di Guerra immobili. in meao al Mare scoprono og ni momento Corsari nemici, si agitano inu tilme nte per raggiungerli, e li vedono impunemente dirige rsi a flaggcllare il Commercio se nza poter lo impedire. In que lla stagione non vi è Uffi ziale di Marina che desideri comandare Legni da Gue rra. e non detesti la sua professione. perché se per una parte non può ordinare al vento di soffiare. nè ai Corsari Barbareschi di non camminare. per l'altra sente al viv o il ri go re del g iudizio, che s i porta sopra di esso. aspetta ndosi che fac.c ia l'impossibi le'·.


Jntrodu:ione

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"Ora, per operare ad un pajo di marcie lungi dalla spiaggia, occorrono artiglierie, pru·chi e mezzi di trasporto per viveri, munizioni, ambulanze, ecc. ; Ja qual cosa accresce il numero delle navi necessruie per assicurare i primi successi alla spedizione. D 'altra parte, giunti sotto la piazza marittima da assediare, e non avendo in prossimità veruna base o porto dove raccogliere le squadre, nè penisole facilmente fortificabili, l'esercito invasore, per garantirsi dagli attacchi che i difensori ritenteranno non appena riunite le forze che avevano indietro, dovranno cingere di opere un vasto spazio, per difendere il quale occorrerà molta gente. Laonde, perché le prime operazioni, sino all'investimento ed alla costruzione delle linee di circonvallazione, si abbiano qualche ce1tezza di riuscita, e dopo vi sia probabilità cli sostenersi sino all'arrivo de' rinforzi, converebbe sbarcare con 150. 000 uomini almeno, provveduti di tutto l'occorrente per una campagna attiva a qualche marcia dalla spiaggia; non che avere a bordo l'occorrente per la costruzione delle linee di circonvallazione... Ond 'è che per un esercito di 150. 000 uomini, non basterebbero 1. 200 navi ... ". (38) TI dato numerico delle forze sicuramente necessarie non era, con gli scritti dei Mezzacapo, alla sua prima esposizione. intorno al 1840 infatti, ancora sull 'onda emotiva delle campagne napoleoniche, in Gran Bretagna si sentiva il problema dell'invasione e quindi della difesa costiera come quello militare per antonomasia, non evitandosi perciò isterici allamùsmi. Affermava, i.n tale contesto, U maggior generale Sir John Fox Burgoyne, già illustre geniere di Wellington, in un preoccupato memoriale inoltrato alla direzione generale di a1tiglie1ia: "Se confrontiamo le strutture e la disponibilità di truppe dei due eserciti, vediamo che la Francia è in grado, poche settimane dopo la mobilitazione, di concentrare sulle sponde della Manica, mediante spostamenti di breve raggio difficilissimi da rilevare, tra i 100. 000 ed i 150.000 uomini e, sfruttando i suoi piroscafi, i suoi pescherecci e il suo naviglio costiero, di sbru·carli in poche ore sulla costa inglese, mentre l' Inghilterra non ha nè fortificazioni, nè truppe, nè mezzi sufficienti a mettere insieme nemmeno un quarto di questa forza". (39) E ' interessante a questo punto ricordare che lo sbarco in Normandia vide impegnati 185. 000 uomini e 6. 939 navi, cifre che a dispetto degli oltre 84 anni di distanza dallo studio dei Mezzacapo ne confermavano in pieno la sensatezza d ' impostazione, confermando, in definitiva, che anche sugli organici esistesse se non una perfetta prevedibilità, una notoria valutazione limite . Proseguono inoltre i due scrittori militari italiani con significativi approfondimenti al riguardo: "La qual cosa richiede mezzi di trasporto superiori a quelli , che una qualunque delle grandi potenze marittime possa riunire tutti in una volta. Quello che il generale Jomini asseriva nelle sue opere cioè, che una grande potenza non abbia nulla da temere per la via del mare, a cagione che i grandi mezzi navali occorrenti a trasportare un esercito da sbarco, non permettono di trasportare i.n una sol volta più che 30 o 40. 000 uomini, crediamo che fosse poco disfonne dal vero ancor oggi ... Sempreché lo sbarco debba effettuarsi su di una spiagg ia aperta, dove non sia agevole trincerarsi e crearsi una base, conviene poter disporre di forze maggiori di quelle che il nemico possa opporre, nel tempo più o meno lungo di che l'invasore avrà mestieri per rafforzarsi con nuovi sbarchi di truppe; non che essere convenientemente proveduto di cavalleria, artiglieria, trasporti, ecc. , per potersi sostenere ne' primi momenti, indipendentemente dall' appoggio delle squadre, ed operare a qualche marcia dalla costa. Insomma, conviene aver riuniti tutti i dati capac i di assicurare, sino ad un certo punto, l'esito favorevo le di un primo scontro; altrimenti è un 'operazione arrischiata, che potrà riuscire solo per gli errori del difensore e per un concorso d ' imprevedute circostanze favorevol i ... " . (40)

38. Da L. e C. MEZZACA PO, Studi topografici ... , c it. , p. 595. 39. Dal. HOGG, Storia delle.fortificazioni, Novara 1982, p. 168 40. Da C. e L . MEZZA CAPO, Studi topografici ... , cit. , p. 596.


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Europa

Ed ecco quindi ulteriorme nte esplicitato il concetto base: al di sono di una certa entità nume rica. pari alme no a 150. 000 uomini , uno sbarco invasivo g ià nel I 860 non offriva nessuna possibilità di riusc ita, tranne c he per grossolani e rrori de lla difesa. Ma a li 'epoca una operazione del genere non appariva possibile, per mancanza di mezzi navali. Qui è l'unica differenza con il ·44. Tante nav i non le possedeva nessuna potenza, e nemmeno più potenze messe insie me. quindi il rischio di operazioni anfibie fino al raggiungime nto di quelle pote nzialità si confermava irrilevante.

Il fattore aereo L' avvento del! 'artiglie ria rigata e del proie tto ogiva le impresse alla balistica un marcato salto di qualità. La gittata risultò immediatamente a mplificata in modo fino ad allora inimmaginabile e la veemenza distruttiva, non vincolata più dalla geometria della 'palla' (4 l ), si accrebbe in manie ra esponenz iale. Tra i primi effetti rilevati, specie nel settore dell' artiglieria nava le - la maggiore per antonomasia - s i registrò la necessità di blindare i ponti delle unità da battaglia, costituendo la loro superficie o rizzontale il bersaglio di gran lunga più esposto all'offesa. Infatti proprio a causa della estesissima parabola tracciata dal tiro, s i attingevano ormai ordinate massime notevolissime. originanti un impatto del proie tto ul be rsaglio da una direttrice prossima allo zenit (42) . Pertanto negli scontri a fuoco tra corazzate, impegnati da distanze via via crescenti , le murate pesante mente blindate non offrivano alcuna vulnerabilità battibile, presentandos i pressoché parallele alla traiettoria offensiva, a differenza dei ponti. La s ignificativa contromi sura protettiva coinvol e in pochi anni le fortificazioni costiere, destinate a condividere la log ica bellica dei mezzi navali. Si realizza rono così, da quel mome nto, strutture particolarme nte resis tenti alle sollecitaz ioni verticali , costituite spesso da cupole in acciai speciali o da solettoni in conglomerati solidiss imi armati. L'adozione di s imili accorgimenti anticipò di fatto la comparsa ul campo di battaglia del! 'offesa aerea che nulla potè aggiunge re in ma te ria di distruzione alle postazioni costie re fort ificate di nuova concezione. Quello che s i confermò, in ogni settore militare, come il massimo fattore innovativo della dinamica bellica, ovvero l'utilizzo della terza dimens ione in funzione offensiva, nell ' ambito della difesa costiera poco modificò della rielaborata impostazione. Se m ai i suoi e ffe tti scardinati s i colsero nella successiva pras i di poter scavalcare la linea difens iva costiera med iante il trasporto di truppe alle sue spalle. Tale procedura obbligò a riguardare con preoccupante attenzione i dispos itivi fin lì adottati di interdizione del fronte a te rra delle ope re schierate lungo il mare. E parallelamente iniziò ad ampliarsi la profondità della fascia difesa, per meglio premunirs i da possibili a ttacchi da tergo. In realtà neanc he ques ta dispos izione s i configurò come assoluta me nte innovativa. Già a partire dal XVI secolo il territorio italiano meridionale fu punteggiato aUe s palle della linea costiera antinvasiva da uno schie rame nto, articolato e fitto, di o pere fortificate di ma trice privata, ma cooperanti alla s icure zza complessiva. Nella penisola pugliese s i giunse aJla realizzazione di una fascia interde tta della profondità di quas i una quindicina di chilometri, ma anche s ul litorale campano, il più difeso in assoluto dalle incurs ioni , s i riconoscono ancora oggi le fortificazioni s upe rstiti de lla seconda linea costiera, schierate mediamente fra I km c hilometro ed i 3 km, ed oltre. dalla cos ta (43) . Logico quindi c he il profilarsi de lla ta ttica degli aviosbarc hi inducesse ad incre me ntare la profo ndit à delle difese costie re. Nel caso del 'vallo atlantico' ,

4 t. Per oltre quattro secoli la corrispondenza tra il diametro del proietto e peso era stata biunivoca essendo la fonna di quello invariabi lmente sferica. Si fi rù perciò per la maggiore facilità di valutazione ad indicare con il tennine ·calibro· non una mi ura lineare bensì ponderale. Sotto il profilo pra1ico ciò costituiva un limite balistico rigidissimo in quamo per aumentare il potenziale esplosivo di una granala era inevitabile aumena1ame il diametro. il che a ~ua volta implicava un enonne incremento della bocca da fuoco. Con i proietti ogivali invece essendo la lunghezza alquan10 discrezionale ciò divenne possibi le. amplifi cando a dismisura la violenza degli impatti esplosivi. 42. Un proietto da 406 mm.. sparato eia un cannone lungo 40 calibri. con una eleva.tione pro~sima ai 45° raggiunge una ordinala massima cli m. 13. 400 ed una gittala di km 44: i cimi ~ono relalivi ad artiglierie costrui1e negli anni ·20 del nostro secolo.

43. Sull"argomento cfr. F. RUSSO. La difela delega/li. Roma 1994, pp. 192 e sgg.


Introduzione

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inoltre, verificandosi la singolare anomalia di non poter fare affidamento su di una popolazione civile residente naturalmente favorevole alla difesa, come altrimenti usuale, ma forte mente ostile e costantemente impegnata in azioni di sabotaggio, si accresceva a dismisura la vulnerabilità delle spalle. Lo schieramento pertanto si dovette necessariamente organizzme su due fronti, alquanto intervallati fra loro con sistemazioni campali varie, dei quali ovviamente quello verso terra di gran lunga meno armato, ma non per q uesto debole o penetrabi le discrezionalmente. Ma di ciò avremo occasione di riparlarne con maggiore accuratezza nel prosieguo, appartenendo siffatte modalità d ' attacco esclusivamente al contesto storico delle seconda guerra modiale.

Lo sbarco a Dieppe Tratteggiamo ora, per grandi linee, una operazione di sbarco che volle e ludere quelle accorte disposizioni, ricavandone ulteriori verifiche indiscutibili. E' una azione poco nota come 'sbarco ', meglio ricordata invece come il 'massacro di Dieppe'. Fu tentata nel corso della seconda guerra mondiale, nell'agosto del '42 sulla costa nonnanna ad appena un centinaio di chilometri verso est, rispetto alle spiagge del successivo 'giorno più Iungo', nei pressi del piccolo centro di Dieppe. Secondo le memorie dei propugnatori dell'impresa essa avrebbe dovuto configurarsi come una operazione di ' ricognizione io forze' tesa a saggiare le difese nemiche : è però incredibile che per un simile misero risultato mettesse conto sacrificare, cinicamente, tanti uomini e mezzi. Più plausibile invece stimarla un abortito, per palese inadeguatezza, tentativo d ' invasione, successivamente disconosciuto. In quella primavera del '42 l' Unione Sovietica già esercitiva una forte pressione sugli alleati per l'apertura di un secondo fronte in Europa. Ma la potenzialità per una simile evenienza era ben lungi dall' esistere. Si sarebbe al massimo potuto compiere un pesante raid incursivo , con ampio appoggio aereo, mirante ad infliggere al nemico i massimi danni e privarlo di una comoda certezza di impunità. Le motivazioni potrebbero anche essere state di ' provarci' salvo po i sfruttare, nel caso si fosse presentata la buona sorte, trasformando quella raffazzolata avventura in una riuscita sorpresa. Dieppe a ridosso quasi della foce del fiume D ' Arques non lontana dagli abitati di Bemeval e di Quiberville, non era stata trascurata dalJa difesa germanica che infatti vi aveva impiantato alcune batterie costiere in grado di controllare la spiaggia. In dettaglio inoltre un reggimento della 302~ divisione di fanteria con altre sei batterie medie copriva il fronte a mare, ed alle sue spalle si trovavano dislocati ingenti rinforzi. Una difesa quindi di tutto rispetto, e di oculata dislocazione. Da parte loro gli alleati puntarono sul fattore sorpresa, ed il 18 agosto si presentavano le condizioni ottimali di marea e climatiche idonee all ' azione. Su 24 LST, apposite unità navali ideate per il trasport o dei carri , si caricarono i nuovi Churchill punta di diamante della forza di sbarco. 6. 086 uomini tra u fficiali e truppa costituivano il contingente destinato alla missione, con una copertura aerea assicurata da ben 60 gruppi di caccia - per lo più Spitfire e Mustang-, oltre ad alcune formazioni di bombardieri. Sul mare invece fornivano il loro appoggio ravvicinato i pezzi da I 02 dei cacciatorpediniere di scorta al convoglio, i maggiori della formazione, costituita da ben 252 navi di disparatissima tipologia. Basterebbe già l'enunciazione di questa striminzita potenzialità d'attacco per config urarsi l'inevitabile esito: alle 3 del mattino del 19 agosto la costa francese apparve ai soldati. Una illusoria calma protrattasi appena per 35 minuti consentì il perfetto svolgimento dei programmi , al pari di una esercitazione. Un banale scambio di posizione tra una flottiglia di mezzi da sbarco ed una piccola cannoniera, produsse il primo contrattempo di un certo peso. Neanche il tempo di ovviare al disguido che alle 3. 47 delle vivide vampate sul mare, provenienti dalla sinistra dello schieramento denunciarono la presa di contatto tra alcuni pescherecci tedeschi armati ed una cannoniera alleata, trasformata in meno di dieci minuti , secondo il rapporto ufficiale, in un carnaio. Fu allora evidente che l' unico vantaggio degl i attaccanti , la sorpresa, da quello stesso istante non esisteva più, e le conseguenze non si fecero attendere. La scansione cronologica dell' incursione suicida ci sembra di per sè già estremamente eloquente , meritando una riproposizione:


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II I O. Dieppe. stralcio cartografico. 11. Mezzo da sbarco detto LST.

"18 agosto ['42): alcuni dragamine ripuliscono una zona di mare sino a Dieppe e segnalano i corrido i. Nel corso della notte 252 navi salpano e si riuniscono dietro i dragamine.


fntrodu:ione

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19 agosto: ore 03. 00: i mezzi da sbarco con a bordo i gruppi d'assalto per le spiagge Blue e Green vengono calati in mare e prendono posizione dietro le unità destinate a condurli nei settori di sbarco. ore 03. 35: la flottiglia che trasportava il reggimento canadese si schiera dietro la cannoniera sbagliata e si perdono 20 minuti per la confusione creatasi. ore 03. 47: la cannoniera-guida del «commando>> numero 3 incappa in pescherecci tedeschi e viene messa fuori combattimento. I mezzi da sbarco del <<commando» numero 3 si disperdono. Il «commando» numero 4 sbarca e distrugge la batteria Hess . 1 canadesi sbarcano ma vengono inchiodati sulle spiagge da un fuoco serrato e preciso. ore 06. 00: il comandante della spedizione decide di impegnare i fucilieri «Mont-Royal» della riserva ma anche questi vengono contenuti. ore 08. 25: il comando tedesco ordina di stare pronti. ore 08. 30: i «Royal Marines» tentano di sbarcare ma sono costretti a ritirarsi. ore 10. 22: i cacciatorpediniere scortano i mezzi di recupero. Il cacciatorpediniere «Berkeley» viene affondato". (44)

Volendo meglio approfondire questa scriteriata incursione, non fosse altro che per rivelarsi la premessa in assoluto del grande sbarco, ne riproporremo in sintesi alcun i significativi passaggi. Dopo il breve ma devastante scontro navale, l'operazione non subì sensibili alterazioni di programma, quasi che al di fuori della sorpresa esistessero apprezzabil i certezze di vittoria. Quindi i mezzi da sbarco si prodigarono per raggiungere la spiaggia, ma qui giunti un micidiale tiro incrociato inchiodò g li uomini sulla sabbia, e per loro fu la fine. Un unico successo fu colto con la distruzione della batteria tedesca ' Hess' , operato dal solo commando atterrato in perfetto orario e nella giusta posizione. Ormai il fuoco delle batterie costiere non trovava pausa ed assol utamente indisturbato sia dal tiro navale che da quello aereo, batteva inesorabi lmente il convoglio e la spiaggia. Per gli uomini a terra ogni movimento risultò precluso ed il loro organico iniziò in breve a contrarsi tragicamente. " Il tentativo di occupare Dieppe si arenò sulle secche e si esaurì sulle spiagge. L'Essex Scottish e il Royal Hamilton, che stavano avvicinandosi a terra... furono presi sotto un tiro incrociato ... Dopo cinque minuti dallo sbarco ogni speranza era perduta... Il gran numero di uomini, anche se sostenuti da un estremo coraggio, non poteva fare nulla contro la potenza di fuoco sviluppata dalle difese tedesche. Alcuni uomini, superato lo stato di confusione, riuscirono a rispondere al fuoco da qualunque parte si trovassero. Le mitragliatrici leggere e pesanti tedesche, appoggiate da pezzi da 75 catturati ai frances i e da pezzi da 88, stavano sparando a zero su obbiettivi allo scoperto; cannoni controcarri e un intenso fuoco di mortai diretto con estrema precisione da ufficiali osservatori avanzati al riparo di postazioni protette dal fronte a mare, coprirono ogni centimetro quadrato della spiaggia. I cannoni delle batterie medie e pesanti impegnarono le navi britanniche a largo ... «Questo terribile fuoco d' infilata rese impossibile l'occupazione della spiaggia e tutto il seguito del piano di venne inattuabile» .... ". (45) . Come osservato in precedenza infatti iI momento dell'atterraggio risulta decisivo per entrambi i contendenti e fallito anche di poco, non lascia adito a recuperi. Le forze d 'attacco pertanto subirono il primo sanguinoso tributo, che comportò la disarticolazione del dispositivo di penetrazione: alcuni gruppi ormai sbandati pervennero persino nei pressi dell 'abitato, ma ciò non alterò minimamente l'efficacia della risposta tedesca.

44. Da R. W. THOMPSON, Massacro a Dieppe costa .francese 18-/9 agosro 1942, in Storia della seconda guerra mondiale, Rizzoli-Pumel l Milano I 967, voi. IlI pp. 237-246. 45. Ibidem. p. 242.


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Circa i carri sbarcati va segnalato che della prima ondata 17 furono in grado di uscire dall ' acqua e di questi 6 di tirarsi fuori dalla spiagg ia: ma anche per loro i risultati restarono inconsistenti riducendosi ad una modestissima casa demolita! Altri 28 carri, fuoriusciti dai trasporti andarono immediatamente persi. E mentre questa ecatombe allucinante s i dipanava sul lido di Dieppe a bordo delle navi, ancora verso le 8 nessun sentore dell'accaduto si era realizzato, tant'è che alle 8.30 i Royal Marines tras bordarono sui mezzi da sbarco dirigendosi, coperti da un densa cortina fumogena ver ·o la riva, ma dopo poco su di loro i abbattè con intens ità inu itata un micidiale fuoco di sbarramento, che pur non arrestandoli istantaneamente li costrinse, nell'arco di minuti, ad una virala di 180°, l' unica manovra capace di sottrarli da quell'inferno. Alle 9 fu decisa l'evacuazione della spiaggia, e nella tarda mattinata gli alleali diressero per la Gran Bretagna. "Passarono sei giorni prima che fossero calcolate le perdite: secondo il calcolo finale i canadesi avevano perso 215 ufficiali e 3. 164 soldati ... I commando persero 24 ufficiali e 223 uomini, e le perdite totali furono di 494 ufficiali e 3.890 soldati tra morti o dispers i. Tutti i veicoli furono abbandonati sulla spiaggia. Le perdite in mare erano state gravi. soprattuno fra il personale navale che manovrava i piccoli mezzi che facevano la spola continuamente con la spiaggia. La RoyaJ Navy perse 81 ufficiali e 469 marinai, mentre 34 unità, compreso il cacciatorpediniere Berkeley, non fecero ritorno... ·•. (46)

La missione quindi così temerariamente avviata, fidando soltanto nella sorpresa non produsse alcun significativo risultato, nè alcuna interessante valutazione circa la potenzialità difens iva tedesca. Questa per la cronaca, ordinò il primo grado di allarme soltanto alle 8.25 contemplandosi, al termine dei restanti livelli, l' intervento della 1~ Panzerdivisionen e della divisione SS Adolf Hitler. Non fu stimato necessario g iungere a tanto. Un solo aspetto positivo potrebbe ravvisars i a posterio1i in quella suicida incurs ione: l'aver indotto la dirigenza militare germanica a ritenere valida, ed indispensabile, una ridondante fortificazione generalizzata della costa della Francia del nord, dilapidando in maniera ottusa enornni risorse. ln ultima an~ùisi la ricos truzione del massacro di Die ppe c i ha confermato che per una accorta difesa costiera non esistevano significative incognite al fine di erigere un oculato ed articolato schieramento litoraneo, limitato nello spazio e nei mezzi. La proliferazione non relazionata alle concrete esigenze difensive. imposte dai luoghi - cui accenato in generale - infatti avre bbe non solo prolungato i tempi di costruzione ma fal cidiato le disponibilità umane e materiali imponendo per giunta, lungo tutta la linea, una povertà di armamento gravis ima.

Le forze della difesa Continuando la nostra indagine conoscitiva in materia di difesa costie ra non possiamo esimerci dal fornire alcuni ragguagli circa la tipologia delle forze tnidizionalmente impiegate in quel particolare settore militare. Al pari delle guarnigioni delle norn1ali fortificazioni , e fo rse in maniera ancora più marcata in vista della ipotetica ed aleatoria ipotesi d'impiego, il servizio nelle opere foranee restò sempre appannaggio delle classi più anziane e degli uomini più provati (47) . Fidando sull'aiuto eiaxgito dalle strutture e certi della assoluta impossibilità di scontri fisici diretti , mai si richiese al personale di fortezza una pari efficienza di quello di linea. A questa regola 'storica' non sfuggì nemmeno. come in eguito esamineremo, il ' Vallo Atlantico' trasformatosi gradatamente in una sorta di colonia ricreativa per anziani militari e per reduci del fronte orientale. La prassi se effettivamente suffragata da un pronto intervento dei rincalzi, onde non dilatare i tempi di resistenza. sare bbe risultata compatibile con le ridotte enexgie fisiche e morali ma in assenza di tale certezza avrebbe comportato una rischiosissima riduzione di affidabilità complessiva. La validità temporale delle difese . in altre paro le, sare bbe scaduta enormemente qualora affidata e elusivamente ad uomini di carente motivazione.

46. Ibidem, p. 246 47. A titolo di conferma dell"esposto va ricordato che dal 1700 i Savoia isti tui rono compagn ie di inval idi per compiti di guar· nigione . In seguito que lla istitu zione trovò riproposizione e conferma anche negli altri stati peninsulari.


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L'avvento dell'alto esplosivo e del cemento Nelle pagine precedenti abbiamo accennato a come il problema della protezione orizzontale delle opere costiere si fosse già posto intorno alla metà del XIX secolo con l' avvento delle artiglierie rigate e dei proietti ogivali. Ed in realtà le fortificazioni erette dopo quell'epoca si confermavano ai loro progettisti e costruttori praticamente indistruttibi li , protette com 'erano non solo da una coriacea volta ma anche da una soffice coltre di terra di riporto, atta a spegnere l'energia cinetica d 'impatto. Ma nella millenaria corsa tra lanc ia e scudo i periodi di netto predominio a favore dell' una o dell'altro si avvicendano sempre con breve scansione, riponendo ogni volta in radicale discussione le acclarate certezze. Intorno agli anni '80 dello stesso secolo, infatti, nell ' ambito bellico fece la sua comparsa un fattore destinato a destabilizzare in brevissimo volgere le ottimistiche previsioni degli ingegneri militari: l'esplosivo ad alto potenziale, da impieg,mi nel riempimento dei proietti. Aprì la corsa la Germania nel 1888 adottando per i suoi l'acido picrico, lasciando peraltro agevolmente configurare la eccezionale validità dell'innovazione. In realtà non esisteva al riguardo una assoluta ignoranza essendo da alcuni anni perfettamente noto ed impiegato quel particolare agente distruttore in compiti civili, ovvero nelle demolizioni. Ma il trasferimento al campo di battaglia e per giunta alle micidiali sollecitazioni impresse ai proietti dalle cariche di lancio, consentivano poche illusioni circa la positiva fattibilità. Nonostante ciò a partire dal quel 1888 l'alto esplosivo si impose e gli esperimenti di tiro contro opere fortificate di siffatti proietti confermarono, al di là di ogni più ottimistica previsione, la loro inimmaginabile efficacia devastatrice. Quanto costruito fino ad allora cessava così virtualmente di esistere sul piano militare, risultando pateticamente vulnerabile. E come sempre in simili casi si tentò per non perdere contemporaneamente tutte le strutture fortificate esistenti, e di non sobbarcarsi ad oneri di ricostruzione aggiornata assolutamente improponibili per qualsiasi potenza, di ovviare con espedienti più o meno affidabili alla paralizzante esposizione. Una delle tecniche che si impose e per semplicità realizzativa e per validità di risultati fu il rivestimento delle strutture orizzontali, o comunque direttamente esposte alla minaccia nemica, con un massiccio strato di calcestruzzo cementizio. Una sorta di impenetrabile camicia, direttamente ' cucita' sulla sottostante fortificazione, in modo da scongiurare qualsiasi impatto con le zone non rivestite. "In pratica questa 'cintura antideflagrante' che venne adottata, anche se con maggiore parsimonia, dai Belgi e dai Tedeschi, consisteva in una piastra di calcestruzzo di un metro ci rca di spessore che veniva gettata sopra la struttura principale della fortificazione e che restava separata da questa per mezzo di un altro strato, anch 'esso spesso un metro, di sabbia. Il proietto veniva arrestato e fatto esplodere dal calcestruzzo, mentre la sabbia smorzava le onde d ' urto e impediva agli effetti dello scoppio di intaccare le strutture sottostanti"(48) Inizia così a comparire, gradatamente, quella che dopo pochi anni sarà la nuova tecnologia delle fortificazioni, cioè l' impiego massiccio e praticamente indifferenziato del cemento, e nella fattispecie del cemento armato. Il dato tecnico di divers ificazione delle moderne opere realizzate con questa innovativa procedura, è ravvisabile nell'introdurre, per la prima volta, nelle strutture fortificate la resistenza a sollecitazioni di trazione. Fino a quel momento infatti si erano storicamente seguite due sole strade. La prima, in auge ancora agli albori del XVI, tendeva a neutralizzare gli effetti distruttiv i degli impatti balistici opponendovi una dura ed impenetrabile corazza lapidea. E la logica di quel sistema parve vincente per secoli. La compressione originatas i all 'istante della percussione tra la grossa sfera di pietra ed i conci d 'estradosso bastava a fracassare la prima in innuocue schegge. La comparsa delle palle di ferro , immuni da tale limitazione, per le maggiori velocità iniziali che consentivano unitamente alla loro maggiore densità, determinarono un improvviso salto demolitore, atterrando dopo un breve cannoneggiamento quelle apparentemente poderose mura.

48. Da I. HOGG, Storia delfe ... . op. cit. , p. 184.


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13 12. Schema grafico delle strutture fort ificate d i concezione contemporanea. ba,;a1e sull ' impiego del cememo armato. 13. Pal le di granit o e calcare utili zzate dall'artig lieria turca per sfondare le mura d i Otranto. cd ancora presenti in gran numero lungo le vie della ci uadina.


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14 14. Anche le granate, ripiene di esplosivo erano teoricamente in grado di sv uotare con il loro scoppio i te rrapieni, ma la loro forza di penetrazione era irrivelante. Nella foto una grossa bomba di mortaio del XVII secolo, con accensione deua a "due fuochi" conservata al l' Hote l des lnvalidès a Pari gi.

Si originò allora gradatamente la seconda, ovvero la difesa ad assorbimento d' urto, consistente nel favor ire la penetrazione dei proietti in soffici coltri terrapienate, dove la loro energia cinetica residua si smorzava senza danni di sorta. Ed il sistema si confermò unico nei successivi tre secoli e mezzo. In entrambi i casi tuttavia la fortificazione reagiva sottoponendosi soltanto a sollecitaz ioni di compressione. Ma gli enormi proietti ogivali, ripieni di alto esplosivo, spazzarono via quelle elementari barriere svuotandole in pochi tiri: la nuova difesa perciò dovette farsi carico di tornare alla contrapposizione rigida, per stornare ogn i altrimenti devastante penetrazione. Per le accresciute energie cinetiche in g ioco, però, iI semplice ostacolo compresso dell'estradosso non tornava sufficiente. II proietto infatti scaricando, nel solo punto d'impatto, la sua veemenza, la trasmetteva istantaneamente, ed inalterata, alle strutture posteriori che finivano perc iò per essere trapassate agevolmente, non essendo in alcun modo so lidali tra toro. Occoreva per ovviare a ciò distribuire, subito, la forza viva su di una superficie notevolmente più ampia tramite appunto grossi solettoni monolotici, in grado di assicurare, grazie alla loro armatura d'acciaio, la resistenza alle sollecitazioni di trazione che si sviluppavano sul rovescio della loro faccia esposta. In tal modo, non frammentandosi, ripartivano i micidiali carichi istantanei sull ' intera opera senza distruggerla. La soluzione una volta e laborata si diffuse, confermando indirettamente la crescente attenzione prestata alla protezione orizzontale, tanto da far assumere, irreversibilmente, ad ogni fortificazione una so,ta di impianto a ' fun go' , dove nel cappello è concentrata tutta la sua massima resistenza.


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Ragguaglio sulle tipologie della difesa costiera Abbiamo già accennato all 'esistenza nel corso della sua 1oria, e sarebbe più esauo dire nell'arco della sua validità, alle diverse funzioni assolte dalla difesa costiera. matrici a loro volta di diverse tipologie specifiche. Poiché nella interdizione di un vastissimo fronte litoraneo è giocoforza adottarle tutte, per prevenire qualsiasi potenzialità nemica, ne tracceremo un breve ragguaglio, che ci consentirà di valu1arc in appresso con maggiore senso critico la concezione del 'Vallo Atlantico' . Difesa costiera antincursiva Costituisce la tipologia a sviluppo perimetrico ininterrotto, coincidente con l'intera fronti era marittima dello stato che protegge. E' infatti dc tinata ad ostare ogni iniziativa nemica di bas a entità numerica e di scar a rilevanza militare, di tipo cioè insidioso. La sua esigenza si è riproposta in epoca attuale, a differenza del passato-ma con identica impostazione dispiegativa-per prevenire raid di piccoli contingenti miranti, non certo alla razzia, ma al sabotaggio od alla infiltrazione informativa. Poiché la minaccia che deve stornare è condotta con l' impiego di minuscole imbarcazioni, qualsiasi punto della costa può risultarne minacciato e quindi necessitante della sua vigi lanza. E' forse la tipologia più arcaica come dislocamento riproponendo invariata una catena, a vista, di piccoli caposaldi di osservazione, leggerissimamente annati. La sua concezione è ben esemplificata dalle circa mille torri che cingono tutte le marine italiane erette per stornare le funeste razzie turco barbaresche. La loro concezione fu agli inizi del 1800 recepita e riutilizzata anche dall'Inghilterra, e dalla stes a Francia, e diffusa in tutti i continenti, ado1tando un tipico manufatto da allora noto come torre Martello (49) , le cui prestazioni si protrassero fino alla seconda guerTa mondiale, ed in alcuni casi anche oltre. La teoria di punti di avvistamento, segnalazione ed interdizione può così configurar i in prima approssimazione come una sorta dì acutissima scansione di sensori in grado non solo di cogliere le eventuali violazioni nemiche ma di allertare rapidamente l'intero apparato difensivo. O vviamente, pur nella marginalità che un siffatto compito conservava intorno alla conclusione del conflitto, trovò una ignificativa riedizione nel ' Vallo Atlantico'. Difesa costiera zonale Segue quindi, nell 'ordine di importanza militare. la tipologia destinata alla difesa zonale, ovvero la particolare dislocazione di caposaldi, più o meno pesantemente armati, capaci di dissuadere, di stornare o di controbbattere potenziali raid terroristici navali, contemplanti il bombardamento dei centri rivieraschi. Pur non configurandosi alla stregua di una assoluta novità. trovò la sua massima estrinsecazione nel corso della prima guerra mondiale, allorché la minaccia di intimidazione con i grossi calibri di marina contro città costiere divenne una prassi consolidata, rientrante nell a famosa politica delle 'cannoniere'. Per lo scopo ci si avvalse di batterie costiere impiantate in corrispondenza dei siti di maggiore rilevanza strategica, armate a loro volta con analoghi grossi calibri di tipo navale, la cui efficacia distruttiva-notevolmente superiore per precisione di. punteria e stabi lità dei pezzi (50) -bastava a scongiurare le vessan1i iniziative. L'avvento del1'aviazione da bombardamento ridusse grandemente il ricorso alla menzionata procedura, ma non la eliminò definitivamente, costringendo pertanto ad impiegare ancora dette pesanti batterie costiere. Sempre a questa tipologia concettuale può ricondursi lo spiegamento di batterie costiere destinato a proteggere i porti e le basi navali, od i cantieri. o più in generale qualunque impianto costiero di rilevante interesse strategico.

49. Sull'argomento cfr. F. RUSSO. La torre martello di Magnisi, in Memorie Storico Militari. di prossima pubblicazione. 50. La maggiore efficacia delle batterie costiere armate con pezzi equivalenti a quelli navali, nota da secoli, traeva ori gine non solo dalla stabi lità de lle piattaforme di tiro. prive di ro ll io e beccheggio. ma dal la migliore capac ità di va luta zione delle distanze da battere. esse ndo tanto per esemplificare. particolarmente evidente la 'forcella· co nseguita s ul mare al contrario di quella a terra.


Introduzione

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P,n11ta ,{,!_ F,,rtù,t>' &I Cm11a1<!/11:

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16 15. Torre Martello. 16. Portici, (NA), batteri a costiera della fine del '700 destinata a difendere tanto la vicina Reggi a, quanto la stessa c ittà di Napo li da insulti navali nemici.


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Fes1ung Europa

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18 17. Treno armato de lla M.M. in servizio lungo la co:.la adriatica. 18. Tremiti. !"intero bolouo principale fu trasformato nel corso del XV secolo in unica fone1.Za.


Jntrodu:ione

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Circa l'artiglieria del loro armamento è interessante ricordare che era: " fatta impiegando di preferenza cannoni navali ricuperati dalle navi radiate. Queste artiglierie, anche se non troppo moderne, riescono sempre molto utili per la superiorità che possono acqu istare le istallazioni quando siano fatte sulla terra ferma, ed anche perché le batterie terrestri costiere sono molto meno vulnerabili che le navi che eventualmente debbono combattere. Le artiglierie di grosso calibro sono di preferenza accentrate per la d ifesa dei porti militari più importanti e per la difesa delle basi navali. Lungo tutto il litorale vengono distribuite artiglierie dli medio e di piccolo calibro per la difesa contro incursioni di naviglio leggero, o di sommergibili o di aerei del nemico. Concorrono alla difesa del litorale con le artiglierie, anche i treni armati (5 1) . Quando i porti militari o le basi navali sono circondati da alture si g uarniscono queste ultime con batterie di obici, i quali, con tiro curvo, possono offendere le navi attraversandone i ponti corazzati ... "(52) . Sempre nell'ambito della difesa costiera zonale va ricordata quella riservata alle piccole isole, mirante a scongiurare la loro facile conquista da parte del nemico con la successiva trasformazione in basi d'attacco avanzate. Il caposaldo o i caposaldi in questa particolarissima evenienza erano strutturati per una resistenza del tutto autonoma ed autosufficiente con tempi assai lunghi.

Difesa costiera antinvasiva L'ultima tipolog ia, quella che poi assunse la definizione per antonomasia, era l'antinvas iva, finalizzata a respingere gli attacchi o i tentativi invasivi da mare attuati in forza dal nemico. Abbiamo già in sintesi evidenziato le sue caratteristiche generali. Da q uanto esposto, sia pure per sommi capi, si comprende come nessuno stato, pur sentendosi minacciato da una potenza nemica dotata di una grandissima forza navale e con mire esplicitamente invasive, si sia mai concretamente preoccupato di presidiare indistintamente tutte le sue coste. E ciò anche quando l' ipotesi di assalto da mare ostentava incontrovertibile credibilità. La concentrazione difensiva si applicava esclusivamente ai luoghi dotati delle caratteristiche propiz iatorie innanzi ricordate, od al massimo alle loro adiacenze, ritenendole premesse per l' investimento alle spalle. Questo concetto però sembrerebbe essere contraddetto dalla successiva esperienza lasciando arguire che una operazione anfibia moderna potesse compiersi discrezionalmente in qualsiasi settore costiero nemico. In realtà anche sotto il profi lo morfologico naturale ciò non trova riscontro. E' impossibile infatti lanciare i mezzi da sbarco s u di una costa rocciosa o insidiata da scogliere affioranti, come pure alle pendici di alte formazioni strapiombanti, od ai margini di estese paludi. La successione di tutte queste apparentemente insignificanti connotazioni determina una serie di insuperabili ostacoli anche per i mezzi meccanici, o comunq11.le moderni, assolutamente inadatti ad averne ragione. La difesa costiera antinvasiva inizia pertanto a configurarsi alla stregua di una serie, più o meno numerosa, di tanti segmenti fortificati con diversa tipologia, densità e profondità in funzione della aliquota di rischio che la valutazione militare gl i assegna. Vi è ancora da aggiungere che al di là della morfologia terrestre, della esistenza o meno dei collegamenti viari alle spalle e della presenza di un porto, giocava un indubbio fattore attrattivo, o repulsivo, la uniformità della morfologia de lla spiaggia, almeno per estese sezion i. Una grossa operazione anfibia, per una evidente, quanto inevitabile, esigenza doveva presentarsi sulla costa nemica in formazione spie-

51. Precisa N. DELLA VOLPE, Difesa del territorio e prote:ione antiaerea ( l 9 l 5-l 943) . storia documenti e immagini, Roma 1986. p. 57: '"I treni armati furono allestiti dalla Direzione Artiglieria e Armamenti di La Spezia, allo scopo di disporre di alcune batterie mobili che difendessero la costa adriati ca da improvvisi attacchi navali austriaci. Inizialmente furono utilizzati carri delle Ferrovie de llo Stato già in produzione. ma opportunamente modificati e rin forzati: poi per consentire l' istallazione dei pezzi da l 52, furono costruiti cruTi apposit i. Ogni treno aveva da 3 a 5 carri con art iglierie diverse e con mi tragliatrici, da due a quattro carri per il trasporto delle munizioni. e da un carro comando. Il convoglio era seguito da un treno logistico composto da due locomotive (una di testa e una in coda) , da una carrozza per alloggio ufficiali e sottufficiali, due carrozze per alloggio marinai, da un carro contenente la cucina e l'officina riparazioni, da un ca1TO per i material i d i ricambio e manutenzione". 52. Dalla Enciclopedia Militare allla voce '·costiera"


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gata. e quindi su di un fronte abbastanza ampio da consentire l'atterraggio s imultaneo al maggior numero possibile di mezzi da sbarco. Ciò implicava. in aggiunta agli altri requisiti menzionati, una sostanziale omogeneità del lido prescelto, in modo da non ostacolare la navigazione in avv icinamento dei contingenti e non svantaggiare alcun settore, pena la rottura dello schieramento, con la conseguente pericolosissima creazione di ·sacche'. Una operazione che comportasse ad esempio lo sbarco di 50. 000 uomini avrebbe necessariamente richiesto almeno alcune decine di chilometri di spiagge, morfologicamente simili e riparate per quanto possibile da mareggiate, non facilmente prevedibili ne lla loro evoluzione microclimatica specifica. Parlare a questo punto di fortificazione di mig liaia di chilometri di coste atlantiche, superficialmente o artatamente individuate come propizie ad un immenso sbarco invasivo, appare per lo meno incredibile. Si deve pertanto supporre una volontà di estrinsecare, contemporaneamente, tutte le tipologie di difesa costiera citate. Si può altresì ammettere una non esatta percezione del problema nei suoi giusti termini. Ed infine, concausa certo bas ilare, cogliervi un ingenuo tentativo di terrorizzare il nemico, con una ostentazione di potenza che ben lungi dall 'esistere concretamente, finì gradatamente per convincere e tranquillizzare gli stessi difensori. inibendo positive critiche. Forse questa fu la gene i e la logica del mitico Vallo Atlantico.


PARTE PRIMA (a cura di Roberto Di Rosa)


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19 19. Vallo A1lan1ico. Soldato germanico di sentinella lungo la costa. -lmperial War Museum-

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PARTE PRIMA

CON L'ALTA MAREA Limite geogr<~fico Allorché il 4 giugno del 1940, l'u ltima nave inglese-per la cronaca il cacciatorpediniere Shikari-lasciò la costa di Dunkerque, sn-acarica dei miseri resti del corpo di spedizione britannico (1) e di umiliati soldati frances i, pochi alti ufficiali tedeschi supposero che quello fosse un semplice arrivederci. La fulminea e schiacciante vittoria conseguita dalle loro modernissime divisioni corazzate, puntual mente coadiuvate dalla loro formidabile aviazione, la presenza ancora di diverse decine di migliaia di soldati francesi, ed inglesi, che si an-endevano su quella spiaggia non consentivano un simile pessimismo. Il 25 giugno la Francia otr.enne l'armistizio da parte della Germania (2) , e considerando che già l'Olanda, il Belgio ed il Lussemburgo erano stati per ragioni strategiche occupati militarmente (3) , come pure la Danimarca e la Norvegia (4) , l'intera costa nord dell'Europa, ad eccezione della Spagna venne da quel momento a trovarsi sotto il diretto controllo nazista. Nei giorni successivi le forze gem1aniche iniziarono a spiegarsi lungo il litorale atlantico della Francia, in previsione di quello che allora sembrava l'inevitabile ed immediata conclusione della tanto brillante ed indiscutibile conquista: l'invasione dell'InghiltetTa, mediante un poderoso attacco anfibio lanciato appunto da quei porti (5) . Ma la concreta possibilità di una tale operazione, battezzata ' Leone Marino' si proponeva agl i specialisti della pianificazione ben lungi dall'essere a immediata portata, nonostante la insignificante larghezza ciel canale della Manica. Nè peraltro quelle accorte perplessità erano frutto degli ultimi avvenimenti. La sua ipotizzazione infatti datava già dal 1939 e supponeva, quale condizione basilare, la radicale elim inazione della difesa aerea inglese, ed almeno la distrazione della imponente flotta della Royal Navy. In caso contrnrio mai si sarebbero potute concentrare le divisioni da trasportare sull'Isola, e meno che mai il tragitto sul mare avrebbe offerto la sia pur minima probabilità di successo. Da qui iiùziò a prendere corpo il silloggismo cornuto che nell'arco di alcuni mesi dall'evacuazione di Dunkerque condusse all'accantonamento di tutta l'operazione.

I. Le forze invi ate in Francia dalla Gran Bretagna consistevano in 4 divisioni regolari di fanteria inquadrate in due corpi d·annata. Lo scopo era 4uello di estendere loro tram ite. lungo la frontiera del Belgio, nazione dichiaratasi neutrale. la protezione offerta più a sud dalla Linea Maginot. A quelle ùniziali forze altre se ne aggiunsero nei mesi seguemi. fino ad un totale di dieci divisioni. L'evacuazione delle forze inglesi. oltre a ci rca 120. 000 soldati francesi. da Dunkerquc-in codice detta Operazione Dinamo-si svolse in nove giorni, nel corso dei qua li ben 338. 000 uomini furono trasportati iJ1 Gran Bretagna su di una llona disparatissima d i 887 imbarcazioni di tutti i tipi. Nonostante il successo de ll'operazione, l'esercito britannico in que l momento potè fare affidamento per la difesa della madrepatria di una sola divisione discretamente equipaggiata, la 3\ essendos i completamente perduto tutto l'equipaggiamento delle altre. Cfr. B. MONTGOl\1IERY. Storia dC!/1(! guerre. Mi lano 1979. pp. 529-53 1.

2. Le trattative per l'armistizio vennero avviate il 2 l giugno. impiegando per la circostanza la stessa carrozza ferroviaria sulla quale era stata firmata la resa delle Germania al term ine della prim a guerra mondiale. L'accordo fu raggiunto il 22. ma occorrendo per la stipula definitiva anche un analogo armistizio con l'Italia, i de legati francesi il 23 dovenero recarsi a Roma e quindi nella serata del 24 vennero apposte le debite fi rme al docu mento in virtù delle quali alle ore 1.35 del 25 g iugno sarebbero cessate le ostilità. Cfr. A. GOUTARD.11 crollo dC!lla Francia, in Storia delle Il Guerra Mond iale, Rizzoli-Purnell, voi. I, Milano 1967, pp. 3 12-335. 3. L'Olanda costituì la prima nazione de lla storia ad essere attaccata da terra e da cielo. econdo la nuova dinamica tridimensionale della guerra. Resistè complessivame nte sei giorni. Le azioni invasive iniziarono il I Omagf,.'ÌO intorno alle ore 3, cd alle 16,50 del 14 maggio fu diramata la sospensione di tulle le ostilità. A sua volta il Belgio fu attaccato la notte del IO maggio e le condizioni per il cessate il fuoco imposte dai tedeschi entrarono in vigore il 28 maggio alle ore 4. 4. La orvegia venne auaccata da cielo e da mare il 9 aprile ed il 9 giugno entrò in vigore l'armistizio che sancì l'occupazione della Norvegi a. Anche la Danimarca era stata assa l. ita ed occupata lo stesso 9 aprile. 5. Anche gli inglesi. erano in quegli tessi giorni convinti dell'imminenza di uno sbarco invasivo tedesco, tanto più che non disponevano di nessuna forza terrestre in grado di ostacolarlo. Erano nove secoli che un evento del genere non accadeva e nonostante la i.Jnmaginabile angoscia imperante. nessu na ipotesi di resa fu presa in esame. Non sfuggiva tuttav ia alla dirigenza militare britannica che nella resistenza dell ' isola vi era il destino dell'intera guerra.


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20 20. Sviluppo costiero de l Vallo Atlantico. (a-b, settore esaminato)

Se infatti, osservavano molti esperti militari germanici, lo sbarco implicava inevitabilmente la distruzione della RAF, ed il ridimensionamento operativo della Royal Navy, che necessità vi sarebbe stata a quel punto, con un nemico ormai alla mercè dell 'iniziativa aereo-navale nazista procedere ad uno sbarco? E se , invece, tale risultato non si fosse realmente ed indiscutibilmente conseguito, con quali utopiche illusioni si sarebbe potuta avviare l' invasione anfibia? In entrambi i casi l'intera procedura si riproponeva o superfl ua o inattuabile e comunque aleatoria. A titolo, perciò, più accademico che militare i tre stati maggiori germanici presero a studiare, tra quel luglio e settembre, J 'articolazione operativa del progetto, contando-con le pres umibili riserve- comunque sulla promessa ufficiale del maresciallo Goering, comandante in capo dell a Luftwaffe, di annientare in un paio di settimane la forza aerea britannica. Come però i più acuti dirigenti della Wermacht avevano tacitamente supposto, la premessa, con la promessa del maresciallo del! 'aria, si rivelò di g iorno in giorno una infondata smargiassata. Lungi dallo stroncare la combatti vità aerea britannica, la temeraria sfida dissanguava invece le potenzialità offensive german iche, senza alcun riscontro pratico (6) . Fu g iocoforza, superati i primi euforici propositi, riconoscere che esu lava dalla portata della Luftwaffe, nonostante i suoi ottimi apparecchi e addestratis-

6. Le forze aeree d i cui disponeva l'aviazione germanica all' inizio dell'epica offensiva, consistevano in tre grosse fl otte. La principale era la 2J Luftfl ott.e al comando del generale Kesserlino, dislocata tra la Germania settentrionale, l'Olanda, il Belgio e la Francia. Veni va quindi la 3" al comando d i Sperrle, in Fn;ncia setten trionale, e infine la al comando di Stumpff in Danimarca. Complessivamente circa 3. 000 apparecchi di cui I. 100 caccia-in orande maggioranza Messerschmitt 109 E-di ottime prestazioni . G ià intorno ali.a metà di novembre il numero di quei caccia si ~ra più c he dimezzato.

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Parre prima. Con l'alta marea

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21 21. li Maresciallo Goering, capo su premo della Luftwaffe.

simi piloti, l' ambizioso obiettivo. L'asprezza, confermante l'impegno profuso da entrambi i contendenti perfettamente consci della s ignificatività di quei duelli aerei senza tregua e quartiere, può riconoscersi nell'essere ricordata dalla storia la violentissima quanto effimera impresa, sotto la mitica designazione di ' battaglia d ' Inghilterra' . E paradossalmente contro l'apparato militare forse più all'avanguardia sotto il profilo tecnologico, giocò un ruolo di primo piano un dispositivo che nella sua versione attendibile apparteneva al solo schieramento britannico: il radar. Grazie alle sue prestazioni gli stormi dei caccia della RAF vantavano una assoluta superiorità identificativa e di controllo da terra, che unitamente al considerevole vantaggio di operare immediatamente al di sopra delle proprie basi (7), con ottimi intercettori, li condusse all'incontrastato successo. Ovviamente, mentre l'arma aerea si prodigava in quella debilitante offensiva, con una uguale energia, supponendos i ancora conseguibili i millantati traguardi, i cantieri tedeschi si produssero in un gigantesco sforzo costruttivo tendente a fornire all ' esercito ed alla marina, le centinaia di mezzi da sbarco di cui si era sollecitata la fornitura. Nulla del genere, infatti, faceva parte delle dotazioni tradizionali cieli' anteguerra. Già la sola elaborazione progettuale di validi battelli cli tale particolarissima categoria originò esasperate, e febbrili, quanto tardive s perimentazioni. E logicamente le formazioni di bombardieri della RAF non cessarono di martellare diutumamente, sia i menzionati impianti industriali

7. Operando i caccia della RAF al di sopra del la loro isola. godevano di un ulteriore vantaggio: infatti a nc he nei casi di abbattimento i piloti riuscivano spesso a salvars i con il paracadute ed era no pertanto perfettame nte in grado di torn are subito a combattere.


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22 22. I goffi mezzi da sbarco della marina germanica. in corso di approntamento in vbta dell'operazione Leone Marino.

navali, sia i porti stessi che. per i concentramenti di truppe, si qualificavano come altrettante basi di pa11enza. Le perdite di uomini e mezzi, anche in quel la semplice fase preparatoria, si dimostrarono non olo devastanti, ma perfettamente comprovanti la supposta preclusione dell 'operazione in assenza del dominio del cielo. Trascor e così il mese di settembre, data fi ssata, nella velleitaria presunz ione estiva, per la conclusione dell 'invasione. ed , in seconda istanza. per l'avvio della stessa, e persino la sua propugnazione iniziò a di ssolversi. Pochi giorni ancora ed anche le, fin o a quel momento. mai insoddisfatte pressioni del Fuhrer cessarono di reiterarsi al riguardo. Alla metà di 01tobre, perfettamente conscio della impraticabilità dell ' azione, Hitler si vide costretto ad emettere una esplicita direttiva che rinviava all'anno seguente la vanamente tentata invasione. Trascorse ancora un bienno candito di s poradiche, quanto futi li, riproposiz ioni dell 'ope raz io ne ' Leone Marino' , fin ché nel marzo de l ·42, fu pos ticipata indeterminatamente, con preavviso di un anno: in altre parole definitivam ente procrastinata. Tornando all 'autunno del '40 ed in particolare al contesto instauratosi in seguito ,dl'abbandono del piano nella dirigenza militare germanica, va ricordato che da quel momento nessuno si fece più facili iUusioni circa la fattibi lità dell ' invasione e soprattutto circa la volontà di perata britannica di difendersi ad oltranza (8) . La esana percezione della realtà implicò un drastico ridimensionamento degli entusiasmi. trasformando la grati-

8. Le incrollabi li intenzioni di resistenza sembrarono a quel punto confe rmare in pieno le apparentemente retoriche dichianvioni di Churchill. pronunciate all'indomani dell'evacuazione di Dunkerque: ·· ' on vacilleremo e non rinunceremo. Andremo avanti sino alla fine. Combatteremo in Francia, combaucremo sui mari e ~ugli oceani. combatteremo nel ciclo con fiducia e forza crescenti: difenderemo la nostra isola a qualsia,i prcno. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo negli aereporti, combatteremo nei campi e nelle strade. combaucremo sull e colline: non c i arrenderemo mai'', da B. MONTGOMERY. Storia ... . cit.. p. 532.


Parre prima. Con/' alta marea

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23 23. Al tro improvvisato mezzo da s barco gennanico.

ficante contemplazione di una prossima ed assoluta vittoria in una lunga prospettiva di guerra senza quartiere. La stessa costa atlantica non si riguardò più alla stregua di un propizio trampolino per assestare il colpo finale del conflitto, ma come una sorta di frontiera da presidiare attivamente ed incessantemente. Assumeva infatti crescente concretezza che il perdurare della resistenza nemica ed il ricostituirsi accelerato del suo potenziale militare terrestre-e l' ulteriore potenziarsi di quello aereo e navale-, avrebbe consentito ciò che la loro insufficienza non aveva pe1messo alle armate naziste: ovvero l' invasione da mare. Data quasi certamente da quell'autunno, senza dubbio trionfale per le so1ti del Reich, la netta percezione che la grande occasione era irreparabilmente sfuggita e che proprio dallo stesso braccio di mare, dopo un intervallo più o meno Jungo si sarebbe scatenata la fase finale de l conflitto. Sul piano operativo significò il contemporaneo emblematico avvio dello spiegamento delle forze germaniche, lungo la stenninata distesa costiera, in funzione difensiva. Il compito in altri tempi si sarebbe proposto utopistico e risibile: allora per mancanza di alternative praticabili, però, si stimò, senza eccessivi allann ism i ma con fredda logica militare, una valida seppur ancor remota precauzione. Anche soltanto controllare 5. 000 km di litorali, di disparitiss ime connotazioni geomorfologiche, esposti per di più a condizioni climatiche estremamente severe, con un altrettanto disparatissimo rischio incursivo, significava un gravame inostenibile per qualsiasi grande esercito. Ma il dover trasformare progressivamente que lla sorveglianza in difesa dissuasiva, implicava idonee strutture di supporto, coriaceo esoscheletro di un dispositivo immenso ed articolato. E questo, se effettivamente congruo alla prefigurabile minaccia, esulava dalle concrete capacità di ogni forza armata in qualsiasi periodo storico, ad onta della evoluzione tecnologica. Ed i limiti cli una simi le visione, per quanto affermato in precedenza, erano perfettamente noti a tutti gli stati maggiori, già da o ltre un secolo, massimamente a quello germanico restio a 1itenere rassicuranti le difese statiche comunque concepite. Gli eventi sembrarono però quasi costringerlo inevitabilmente all'adozione di quegl i anacronistici espedienti.


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24 24. Tcrrificanlc cannone de l Vallo Atl antico fuoriuscente dalla sua g igantesca casama11a in cemento armato. impiantata nei pressi del Pa so Calais.

L'an acco giapponese a Pearl Harbor, 1'8 dicembre del 1941 , ben congegnato militarmente ma ottusamente condotto diplomaticamente (9) , determinò l'entrata in g uerra deg li Stati Uniti, e dimostrò, proprio nella sua intrin eca dinamica, la paura che suscitava lo schierarsi di quella minacc iosa potenza navale. on si trattò quindi di mera coincidenza che allo scadere di quello stesso anno, Hitl er promulgò una minuziosa direttiva destinata ad avviare la trasformaz ione dell'intera costa nord europea in una sorta di inusitata muraglia impenetrabile, equiparabile-almeno negli intenti-alla sterminata cortina prospiciente il mare di una immensa piazza maritti ma. Ed in ossequio a tale paranoica presunzione si ribattezzò Fortezza Europa il territorio alle sue spalle. L'opera così concepita, che sarebbe stata a buon diritto la prima fortificazione planetaria per rilevanza ed estensione, fu a su a volta chi~unata Vallo Atlantico. Spacciare un ' impre a che, in ogni contesto storico, ha empre significato implicita ammissione di debolezza, in mirabolante conferma di supremazia militare; stravolgere la connaturale precarietà di qualsiasi fo rtificazione in ostentazione di invio labilità; asserire. fornendo a confem1a g li esorbitanti quantitativi di cemento e di acciaio impiegati, la conseguita preclusione invasiva di un inte ro continente, costituirono indubbiamente uno straordinario s uccesso nazista, della propaganda però. Ma finirono gradatamente, grazie forse alla natura germanica intimamente romantica, nel convi ncere più i di fensori che i loro avversa ri sulla effettiva fallibilità-e qui ndi esistenza-di un s iffatto dispositi vo, e largendo perciò immotivate icurezze. Nel la sua demenziale monomania il Fuhrer i convinse rapidamente di essere , in assoluto, il più grande costruttore di fortezze della storia, senza cogliere tutta la paradossalità di

9. Cfr. W. Lord, Le due ore di Pear/ Harhor. Milano 1970. pp. 283 - 84.


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quella affermaz ione, che lo riproponeva, quand'anche esatta, come il più minacciato e vulnerabile tiranno dell'umanità . Ma, ad onta delle impressionanti foto, magistralmente ammansite dalla propaganda del dott. Goebbels, di cic lop iche casamatte costiere, irte di terrificanti grossi calibri navali, apparentemente inv iolabili da cielo e da mare, la realtà lungo le tempestose coste atlantiche appariva lontanissima dal1'essere omogenea, con quelle s parute punte di diamante. La superba fama che avvolgeva il prodigioso Vallo in costante e tumul tuosa realizzazione si confermò a chiunque- con la mente non ottenebrata dai fanatismi dell ' ideologia- potè effettuarne una sia pur sommaria ricognizione assolutamente immotivata. E fortemente preoccupante, con il peggiorare degli eventi militari, la s ua strombazzata val idità difensiva. E' interessante ricordare che nel! 'autunn o inoltrato del '43 il Vallo Atlant ico, rea lizza to dall' Organizzazione Todt, con l'eccezione dei po11i e del settore del Passo di Calais, era ancora fondamentalmente costituito da opere in terra, del tipo cioè delle fo rtificazioni campali ( 10)!

Genesi del Vallo Atlantico La dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, l' 11 dicembre del 1941-conseguente al proditorio attacco giapponese a Pearl Harbor di quattro giorni prima-incrementò indiscutibilmente i timori della dirigenza militare dell' Asse. Del resto per la Gennania già una spiacevole percezione di vulnerabilità dalla estesissima fascia atlantica, si era manifestata e consolidata all ' indomani dell'avvio dell'operazione Barbarossa (1 1). Il 21 giugno di quello stesso fatidico anno, infatti , le armate di Hitler avevano intrapreso, con la consueta travolgente veemenza l'assalto ali 'Unione Sovietica. Pur essendo per il momento l'unico fronte attivo di combattimento, sebbene immenso, il lasciarsi alle spalle quei famosi 5. 000 km di coste nord europee, praticamente indifese, induceva agevolmente a prefigurare la minaccia di un secondo. Il feldmaresciallo von Rundstedt, che per tutto il '41 aveva estrinsecato la sua mansione in occidente, allorché venne trasferito al comando del gruppo di armate sud in Russia, ammise esplicitamente la sensazione di angoscia che gli provacava quella fi n troppo evidente esposizione alle iniziative invasive britanniche. La testimonianza conferma senza ombra di dubbio che persino contestualmente alla conclusiva elaborazione dell' operazione 'Leone Marino', persistesse negli alti comandi germanici un malcelato timore di imminenti ed improvvisi attacchi anfibi dalla Manica. Il che oltre a dimostrare quanto i tedeschi sopravvalutassero le contemporanee potenzialità nemiche, ci attesta quanto poco valutassero le proprie difese del settore. E' interessante per stimare la esatta portata di quel timore crescente, citare una direttiva di Hitler riservatissima, redatta in appena 25 copie destinate al Comando Generale delle Forze Armate Germaniche, del marzo del '42. Essa sembra, infatti, paraUelamente accentuare i rischi di sbarco alleato e minimizzare, o add irittura screditare, la certezze ubicative preventivate per l'invasione de1ivanti dalle analisi militari, stornando così facili presunzioni, premesse per trascuratezze di vigilanza. Affermava pertanto: " QUARTIER GENERALE DEL FUHRER 23 marzo 1942 Segretissimo 25 copie CQpia n° ... Il Fuhrer al Comando Generale delle Forze Armate OKW/WFSt/Op. Nr.: 00 1031/42 g. Kdos. DIRETTIVA N°40 Sogg. Organizzazione del Comando Costiero

10. Sull 'argomenlo cfr. E. Rocchi, Traccia per lo s1udio dellafor1ificazione, campale Torino 1904, pp. 107 - 112. 11. Condivide Lalc affermazione J. F. Fulle r, Le battaglie decisi,·e del mondo occidentale, Roma i 988, voi. lll, pp. 538-539.


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1°) Situazione Generale: ei giorni a ven ire le coste d'Europa saranno seriamente esposte al pericolo di sbarchi nemic i. La scelta eia parte del nemico del momento e del luogo per le operazioni cli sbarco non sarà funzione unicamente delle considerazioni strategic he. Eventuali sconfitte su altri teatri di guerra, impegni presi con gli alleati. nonché moti~azioni di natura eminentemente politica possono indurlo alla decisione che sarebbe estremamente pericoloso supporre di matrice esclusivamente mil itare. Perfino le operazioni anfibie con modesti obietti vi e finalità-allorché il nemico si stabilisca saldamente s ulla costa-disturberanno comunque consiidercvolmentc i nostri stessi piani. Ne deriverà una interruzione del no ·tro cabotaggio impegnando significativamente rEsercito e l'Aviazione, che per la conseguente distrazione risulteranno indisponibili in altri settori c ritici. Pe rieci i ancora maggiori derivere bbero eia una eventu ale conquista nemica di qualche nostro aereoporto. od anche nell'impiantare basi aeree nel territorio così conquistato. Inoltre. le nostre istallaz ioni mrntari e le nostre industrie bel lichc. che sono spcs o ubicate in pros imità della costa, od addirittura lungo la stessa, e che dispongono di importantissim i impianti , possono quasi incentivare incursioni locali. Speciale orveglianza deve essere prestata alla individuazione dei preparativi britannici per s barchi su spiagge aperte, per i qual i si richiedono indis pensabi lmente nume rosi mezzi eia sbarco armati, adatti anche al trasporto cli veicoli da combattimento ccl armi pesanti. Dobbiamo ancora aspettarci operazioni aviotrasportate con lanci di paracaclusti sti ed atterraggio di alianti.

11 °) Istruzioni Generali di Tattica e Difesa Costiera: I. ) La Di fesa Co tiera è un dovere per le Forze Armate, e richiede particolarmente la strettissima ccl assoluta cooperazione di tutti i servizi. 2. ) L'individuazione tempe tiva di qual siasi preparativo, concentramento di forze, o manovre di avv icinamento nemico finalizzato allo sbarco, va riguardato come il massimo successo dei servizi d' infomazione come pure della incessance ricogniLione dell 'Aviazione e della Marina. Ogni operazione d'imbarco di truppe nemiche od ogni flotta da trasporto per attacco anfibio va immediatamente riguardata come il bersaglio prioritario su cui far convergere l'offensiva cli tutte le forze aeree e navali disponibili, con l' inderogabile intento di annientarla il più lontano poss ibile dalla nostra costa. Considerando tuttavia che l'attaccante può avvalersi di diversivi o avvantaggiarsi dalla scarsa visibi lità, cog liendoci completamente alla sprovv ista. è indi pensabi le che tutte le truppe che si trovino e poste a simili rischi debbano emprc es ere perfettamente operative per l'azione difensiva. Contrastando la ben nota tendenza delle truppe a ridurre la loro vigilanza con !"andar del tempo sarà già esplicata una delle maggiori incombenze del comando. 3. ) Recenti esperienze belliche ci hanno dimostrato che nelle battaglie sulle piagge comprendenti le acque costiere entro il ragg io delle artiglierie cli medio calibro la responsabi lità per la preparazione e l'att uazione delle operazioni dife nsive devono inequivocabilmente ed incondizionatamente essere concentrate ne lle mani di un solo uomo.


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Tutte le forze disponibili e l'equipaggiamento dei d ivers i servizi , le organizzazioni e le formazio ni esterne alle forze armate, così come le agenzie civili germaniche nella zona di operazione saranno alle dipendenze del comandante responsabile della distruzione dei trasporti nem ici e delle forze d ' invasione. Tale impegno deve condurre al collasso dell'attacco nemico nella fase iniziale, se possibile, o al più tardi durante lo s barco. Un contrattacco immediato dovrebbe annientare forze nemiche sbarcate o rigettarle a mare. Ogni strumento di guerra-senza alcun riguardo al servizio, o alle organizzazioni esterne alle forze armate cui potrebbe appartenere-deve essere finalizzato s trettamente per quello scopo. Tuttav ia, gli stabilimenti e gli arsenali delle basi navali non devono essere ostacolati nelle loro funzioni precipue, come pure gli impianti terrestri delJ 'aviazione e la difesa contraerea degli aereoporti-non devono essere decurtati della loro efficienza a meno che non si trovino coinvolti direttamente nelle operazioni di combattimento terrestre . Nessun quartier generale e nessuna unità può iniziare una ritirata in s iffatta s ituaz ione. Laddove vi siano militari tedeschi consegnati in vicinanza della costa devono essere riarmati e obbligati a combattere. Al nemico deve essere interdetta la conquista di qualsias i isola che diverrebbe in caso contrario una minaccia al cabotaggio, od alla nav igazione lungo la costa.

4 . ) La dislocaziorne delle forze ed il pote nz iamento delle fortificazioni devono risultare s iffatte che il principale sforzo difensivo ins ista in quei settori costieri ritenuti i punti più probabili per gli sbarchi nemici (aree fortificate) . I settori costieri rimanenti che sono vulnerabili ad un colpo di mano persino di piccole unità devono essere protetti da un particolare tipo di caposaldo, impiegando, se possibile, il s upporto di batterie costiere. Tutte le istallazioni di rilevanza militare od economicamilitare saranno inglobate in tale sistema difens ivo. Le stesse regole andranno applicate aJJe isole al largo. Settori costieri che appaiono a minor rischio andranno pattugliati.

5. ) I diversi servizi stabiliranno una univoca definizione dei settori costieri, se necessario in base alla dec is ione finale ciel comandante di cui al III 0 ) 1. ) .

6. ) Tramite la dislocazione di forze, il potenziamento delle fortificazioni (perimetro difensivo) , e l'accantonamento di rifornimenti, le aree fortificate ed i caposaldi devono essere in grado di resistere pers ino contro forze nemiche preponderanti per estesi periodi cli tempo. Le aree fortificate ed i caposaldi vanno mantenuti ad oltranza. Non dovranno mai cedere alla resa per carenza di acqua, viveri o munizioni (12).

7 . ) li comandante responsabile cli cu i al ITI 0 ) I. ) emette ordini per la sicurezza costiera e

12. La di reu iva iniz ia dal punto 6) a manifestare il suo carattere paranoico. Se è assolutamente log ico c he una fortificazione resista contro forze preponderanti , essendo questo in definitiva il suo scopo. lo è mo lto meno il farlo -e lo abbiamo già evidenziato nella premessa-a tempo indeterm inato contro qualsiasi forza d"attacco. Ma è assol utamente idiota presupporre una resistenza attiva ad oltranza di uom ini privi ormai di mu ni zioni di viveri e di acq ua!


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garantisce una rapida valutazione, collazione e diffusione per informare i qua11ier generali e le agenzie civili delle notizie procurate dai servizi . egreti. In base alle prime segnalazioni di imminenti operazioni nemic he, il comandante è autorizzato a diramare gli ordini necessari per coordinare la complementare ricognizione da cielo e da mare. 8. ) Tutti gli elementi stazionati nelle vicinanze della costa. sia i quartier generali sia le unità delle Forze Annate, sia le organizzazioni e formazioni esterne alle Forze Annate si asterranno dal rispetto rig ido della normativa di pace. I loro acquartieramenti, le misure di sicurezza, l'equipaggiamento, lo stato di allerta, e l'impiego di ri orse loc ali saranno vincolate soltanto dalla necessità di fronteggiare ogni raid nemico con e trema prontezza e violenza. Laddove la situazione militare lo richieda la popo lazione civile sarà evacuata immediatamente.

Il1°} Comando

l. ) Le seguenti autorità sono responsabili della preparazione e della condotta della difesa sulle coste otto il controllo germanico: a) Nel teatro occidentale di operazione (escludendo la Finlandia) i comandanti dell 'esercito designati dall'OKH; b) Nel ettore costiero sotto il controllo dell 'Esercito Lappone, il Comandante Generale dello stesso; c) Nella Norvegia, il Comandante delle Forze Annate Norvegesi; d) In Danimarca il Comandante delle truppe Germaniche in Danimarca: e) Nell 'Occidente occupato (inclusa l'Olanda), il Comandante in Capo Occidentale. Nelle faccende pertinenti la difesa costiera, i comandanti menzionati nelle categorie d) ed e) sono sotto il direuo controllo dell'OKW (13) . t) Nei Balcani (includenti le isole occupate) , il Comandante delle Forze Armate di ud-est:

g) Nel Baltico e nell'Ucraina i Comandanti delle forze Armate Baltiche ed Ucraine; h) Nelle zone Interne g b Ammiragli Comandanti.

2.) All ' interno della comprensorio di difesa costiera i comandanti designati nel ID0 ) I. ) avranno autorità di comando sui quartier generali tattici dei servizi, sulle autorità civili germaniche, co ì come s ulle unità e le organizzazioni esterne alle Forze Am1ate, ubicate all ' interno delle loro rispettive aree. Nell 'esercitare tale autorità i Comandanti emetteranno ordini tattici, organizzativi e logistici nece sari alla difesa costiera, e i accerteranno della loro e ecuzione. Essi inciteranno l'addestramento a qualsiasi li vello sia necessario per adeguare le proprie forze per i combattimenti terrestri. I dati richiesti saranno posti a loro disposizione.

13. E' evidente come nelle zone ritenute a magg ior rischio inva:,ivo, ai comandanti fos~e di fatto sott ratta la libe rt à deci~ionale. fi nendo per dipendere ogni singolo ordine dal Comando Supremo. ovvero dallo stesso 11 itler!


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3. ) Gli ordini e Le misure contenuti in questa direttiva assegnano priorità a quanto appresso: a) Inclusione all'interno delle aree fortificate o dei caposaldi di tutte le istallazioni di interesse militare o per l'economia bellica, particolarmente quelle delle marina (ricove ri dei sommergibili) e dell ' av iazione; b) Direzione unificata di sorveglianza costiera; c) Difesa della fanteria per le aree fortificate ed i caposaldi; d) Difesa della fanteria per le istallazioni isolate esterne alle aree fortificate ed ai caposaldi, quali le stazioni di pattugliamento costiero e le stazioni della ricognizione aerea; e) Difesa della artiglieria contro bersagli terrestri (nella istallazione di nuove batterie foranee e nel disporre quelle in posizione l'impiego per la guerra navale godrà di priorità) ; f) L'approntamento delle difese di impianti fortificati, il loro potenziamento strutturale, e l'accaparramento di forniture di riserva così come l'approntamento di difese e l'accaparramento di forniture in istallazioni isolate al di fuori di quegli stabilimenti (foniture includenti ogni arma necessaria alla difesa, quali mine, granate a mano, lanciafiamme, ostruzioni, e voci simili) ;

g) Comunicazioni segnaletiche; h) Esercitazioni di allertamento così come addestramento della fanteria e dell'artiglieria all ' interno dei comprensori di difesa. 4. ) Una simile autorità sarà conferita ai comandanti dei quartier generali locali [sotto i comandi di settore), dal momento che essi sono stati resi responsabili dei settori della difesa costiera.

I comandanti di cui al III 0 ) 1. ) generalmente conferiranno tali responsabilità sui generali delle divisioni dell'esercito che sono preposte per la difesa costiera ed a Creta sul comandante della piazza di Creta.

In settori individuali e sub-settori, e particolarmente negli stabilimenti che sono stati definiti come basi aeree o navali, i comandanti dell'aviazione o della marina devono essere preposti all'intera difesa fino a quando le loro altre incombenze g lielo consentiranno. 5. ) Le forze navali ed aereo-strategiche sono subordinate al controllo della marina e del1'aviazione rispettivamente. Comunque, in caso di attacchi nemici sulla costa, esse sono obbli-

gate-entro i limiti delle loro potenzialità tattiche-a sottostare alle richieste dei comandanti responsabili delle operazioni cli difesa. Per tale ragione esse devono essere informate dai servizi segreti militari, ai fmi della preparazione del loro futuro impiego. Stretto contatto deve essere mantenuto con i loro qua1tier generali.

IV 0 ) Missioni speciali dei diversi servizi entro le strutture della difesa costiera l.) Marina:

a) organizzazione e protezione della navigazione lungo la costa; b) formazione e impiego dell'intera artiglieria da costa contro bersagli navali;

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c) impeg ni di forza navale: 2. ) Aviazione: a) difesa aerea delle aree costiere. Questa incombenza non modifica il dovere dei comandanti de lla difesa locale a dirigere l' insieme dell'artiglieria contraerea idonea e disponibile per l'impiego contro l'inva io ne di forze nemiche. b) potenziamento delle istallazion i dell 'aviazione a terra e loro protezione contro attacchi aerei improvvisi contro aereoporti non s ufficientemente protetti dalla loro inc lusione ne l sistema di dife a costiera. c) impiego di forze aeree-strategiche. Casi di avvistamenti che s i sovrappongono in que lle missioni speciali devono essere rig uardate come inevita bili. Pe rtanto dal 1 aprile 1942. tutte le istruzioni e gli ordini non conformi con la seguente direttiva sono aboliti. Nuove direttive di combattimento promulgate dal comandante responsabile successive a lla mia saranno ottoposte alla mia auezione tramite l'O. K. H .. Firmato Adolfo Hitler" ( 14) E' ancora interessante osservare che. in una sua conversazione. durante la cena del I 3 maggio del

'42 Hitle r .1ife rendo del la sua visita a lla costa atlantica, espose il seguente epi sodio, conferma de i lavori in corso: " ... un lavoratore civile adibito alle opere di fortifcazione gli rivolse queste parole: « oi non ce ne andremo di qui. non è vero, mein Fuhre r?Sarebbe un peccato averc i lavorato tanto!». Le parole di quell ' uomo. osserva Hitler. conte ngono un ' infinita saggezza e confem1ano che nessuno è disposto ad abbandonare. a nessun costo. la terra per cui ha versato il suo s udore. ulla a l mondo potrà indurci a rinunciare alle po izioni che abbiamo conqui tato con le a nni sul canale della Manica e che l'Organizzazione Todt ha saputo rendere sol ide e s icure; no n ci chiuderemo più dietro il nostro piccolo tratto di costa sul Mare del Nord .. . " ( 15) . Ma in realtà a l di là della solida consistenza che la fervida immaginazione di Hitler materializzava, le condiz ioni de ll a fortificazione del litorale a tlantico apparvero, a von Rundstedt proprio in quei g iorni, lontanissime dalla decantata sicurezza. R ientrato. infatti, il feldmaresciallo, ne l corso del '42. al suo originario comando nord europeo, nulla o quasi trovò di mutato in te rmini di difesa costiera. Le sole pote nzialità di resistenza ad assalti anfibi britannici , insistevano unicamente sull a sessantina di divis ioni alle sue dire tte dipendenze. e sulle casamatte di Calais. Ma quella che su lla carta e mbrava una entità militare significativa. in realtà non lo era affatto. Come già a suo rempo ev idenziato, infatti, anche quelle truppe non sfuggivano alla anric his-

14. G. A. 1IARRJSON, Cross-l:hannel auack. Washington. D. C., 1951, p. 459 a 599. 15. Da H. PICKER. Com·ersa:ioni di Hitler a raw la I 94 I - 1942. Bologna 1969, p. 69.


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sima prassi di destinare il più debilitato materiale umano ai compiti di guarnigione di presidio costiero. Ad una accorta analisi le menzionate divisioni risultavano formate da raffazzolati e scompaginati organic i, provenienti dal fronte orientale, ricostituiti numericamente spesso con l'introduzione di elementi add irittura stranieri. arruolati nei campi di concentramento. Una stima attendibile fa ascendere tali raccogliticce e demotivate reclute mediamente al I 0% dei totali, con punte spesso fino al 25%! Lecito quindi equiparare quella dequalificata armata ad un raggruppamento, di efficienza appena passabile, di so lo una ventina di divisioni. Considerando po i che già le nominali 60, diluite su di un fronte di 5. 000 km, davano una densità difensiva di una ogni 85 km c irca-cifra affatto consistente in assenza di idonee strutture di appoggio-appare perfettamente comprovata l'asserita inconsistenza. Conseguenziale pertanto che da un lato la netta percezione di inadeguetezza susc itasse crescenti timori invasivi e dall ' altro istigasse ad impiegare al meglio le debilitate forze disponibili , dislocandole secondo una oculatissima valutazione delle connotazioni geomorfologiche litorali. Ed ovviamente che si iniziasse a studiare il rimedio che da sempre ha impiegato ogni apparato militare più debole per amplificare i suoi organici: la fortificazione permanente, in questo caso, della costa atlantica. Ma anche per la costruzione sistematica e massiva di opere difensive lungo un perimetro così sterminato, occorrevano risorse materiali ed umane che persino la poderossima macchina produttiva del III Reich era ben lungi dal possedere. Si imponeva, unica alternativa praticabile, la minuziosa identificazione delle diversità di rischio a carico di ciascun segmento dell ' intera fascia costiera in modo da poter più razionalmente distribuirvi, non solo gl i uomini, ma soprattutto le strutture e le armi. E, passando dall'oggettiva intenzione alla soggettiva deduzione, presero ad emergere le prime divergenze propositive. Il primo vincolo operativo a cui abitualmente sottende ogni operazione anfibia, e lo abbiamo accennato, consiste nel cercare di ridurre al minimo indispensabile la traversata da far compiere al corpo di spedizione sul mare, ovvero di giungere dalla direttrice più breve. Abbracciato questo elementare teorema, che pottava ad individuare nel Passo di Calais il sito per antonomasia dello sbarco, von Runclsted vi restò costantemente fedele fino al 6 g iugno del '44, concentrandovi, per quanto concesso alle sue facoltà, la maggiore aliquota delle difese statiche. Sebbene l'opzione risultasse fin troppo logica e scontata, dovendosi comunque fare i conti con la ' logica' militare, trovava ulteriore conforto affermativo in virtù della strategica posizione d i Calais. Rappresentava infatti il sito di sbarco a più immediato ridosso con il corso del Reno, vale a dire con l'ingresso al cuore della Germania. Il vantaggio operativo conseguente avrebbe perciò giustificato ampiamente la perdita di sorpresa implicita in tale scelta eia parte alleata. Ma la individuazione non trovava unanime consenso: lo stesso Hitler non nascondeva un suo maggior interesse nei confronti della costa normanna, tra Cherburg e la foce della Senna. La presenza inoltre del porto di Cherburg e di quello di Le Havre q uali estremi della tratta in questione, avvalorava i presentimenti, essendo sempre sottinteso che alle forze nemiche sarebbe occorso almeno un grosso scalo navale, nelle immediate adiacenze delle iniziali teste cli ponte. Nonostante ciò, almeno inizialmente i lavori cli fortificazione si addensarono eminentemente in corrispondenza del Passo (16).

I 6. La logica di quelle prime batterie costiere armate con can noni naval i, non sembrerebbe essere di finalità antinvasiva od anche antincursiva, ma molto più conc retamente di blocco al traffico navale nel canale. Loro tramite la marina germanica poteva a sua discrezione in te rd ire quella vi tale via d'acq ua. imponendo alla flotta inglese logaranti peri pli. Pe11anto più che d i opere d i difesa costiera sarebbe più esatto parlare di 'dominio' marittimo .


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Del resto già dal 1940 era stata affidata al ! 'Organizzazione Todt ( 17) la reali zzazione di alcune grosse batterie costiere sulle alture del passo di Calais. Tramite le stesse risultava possibile tenere sotto assoluto dominio lo stretto bracc io di mare antistante, garantendosi la protezione balistica per le unità navali destinate all'operazione ' Leone Marino' . La gittata di quei pezzi consentiva persino di battere le propaggini meridionali della Gran Bretagna, ingaggiando serrati duelli con analoghi grossi calibri nemici, di pari concezione e portata, postati all'interno delle 'bianche scogliere' . Le opere di eccezionali dimensioni e ridondanza che lì, progressivamente dopo quelle iniziali batterie navali, si eressero determinarono quasi certamente il radicarsi del mito del Vallo Atlantico. Si diffusero così le immagini di tali terrificanti mostri di cemento armato racchiudenti inimmaginabili cannoni, preclusi alla loro base e circondati alle spalle da intricatissimi 'giardini del diavolo', costituiti da un insuperabile grov iglio di ostacoli passivi e minati , antisbarco, anticarro ed antiuomo. Ma la poderosità di siffatti caposaldi, il cui numero complessivo li confermava piuttosto come singolarità stravaganti che come strutture, a qualsiasi titolo, concatenate, proprio per la loro eccessiva irrilevanza, poteva risolversi in un temibilissimo contreffetto, dirottando altrove le intenzioni nemiche, avvalorando quasi la notissima critica che imputa a qualunque buona fortificazione l'ubicazione sbagliata. A complicare a dismisura le difficoltà connesse con la realizzazione dell'ambiziosissimo programma sopraggiunsero le fobie invasive del Fuhrer. La sensibilizzazione isterica del dittatore subì, al ri guardo, una repentina impennata dopo g li sbarchi alleati facilmente condotti in nord-Africa, agl i inizi del novembre del '42 (18) . Lo stravolgimento strategico ingeneratosi fu amplificato dallo sfondamento delle linee difensive tedesche operato dall '8~ armata inglese attuatosi pochi giorn i prima: lo stesso Rommel affermò successivamente che proprio tra il pomeriggio del 3 novembre e quello del 4 venne sancita la sorte della sua armata in Africa, poiché in quel ristrettissimo intervallo lamentò la perdita di oltre 200 carri e veicoli corazzati, nonché la maggior parte delle unità italiane ( 19) . L'apertura allora di un secondo fronte da mare quand'anche lontano dalle spalle delle li nee di combattimento presso El-A lamein , determinò nei mesi s uccessivi la perdita dell ' Africa del nord , nonostante la tenace resistenza opposta dalle truppe dell'Asse a quella inevitabile conclusione. Lo svolgimento sembrava quasi prefigurare l'es ito del conflitto nel malaugurato caso di un riuscito sbarco in nord Europa. Da quel momento le operazioni anfibie divennero l'incubo di Hitler che fi nì per temerle dovunque dal Portogallo, alla Norvegia, dal sud della Francia all'Adriatico, seminando con le sue continue angosce paralizzanti ordinanze contraddittorie. E' emblematico del resto che di tali incertezze se ne colgano i prodromi già a partire dall ' estate dello stesso anno . In una delle con -

17. L'Organizzazione Todt fu creata dall ' ing. Fritz Todr intorno alla metà degli anni trenta, con il compito d i razionalizzare la costruzione dell'intera rete delle autostrade tedesche, prevista di 3. 000 km. Successivamente si incaricò della costruzione del Vallo Occidentale, acquistando così quella competenza in lavori di tipo militare nell'ambito delle fortificazioni in cemenco armato. Dal 1938 l' Organizzazione d ivenne una struttura paramilitare ed al suo personale fu assegnata una specifica uni forme, con analoghi distintivi delle forze armate. Dall ' avv io delle ostilità i lavoratori ed i tecnici della Todt si trovarono costantemente a fianco degli soldati de lla Wennacht, realizzando ogni struttura di tipo militare c he fosse ritenuta necessaria. Fu la volla quindi del Vallo Atlantico. L'8 febbraio del ;42 l' ing . Todt a seguito di un enigmatico incidente aereo perse la vita, e la supe(visione della enorme organizzazione finì sollo il controllo dell'arc h. Speer che diveITà in breve, da arc hi tetto del Fuhrer, ministro per gli annamenti. 18. Lo sbarco avvenne il giorno 8 novembre del '42. Le forze principali ag li ordi ni di Patton presero terra presso Fédala a 25 km a nord di Casablanca, con sbarchi secondari presso Mehdia a 90 km ancora più a nord ed a Safi, 225 km invece a sud. La logica anche d i questo sbarco ruotava intorno alla necessità d i conquistare il porto di Casablanca, una volta consolidatesi le teste d i ponte, essendo l'unico scalo idoneo al prosieguo dell'operazione, ma che proprio perché tale risultava fortemente difeso. La impreparazione a quel genere di imprese emerse chiara dalle perdite riportate dalle prime ondate che toccarono punce superiori al 50% dei mezzi impiegati, e non per reazione nemica. Il nome in codice d i q uella operazi one fu 'Torch ·. 19. Circa le d istruzioni dei mezzi corazzati patite da Rommel è interessante ricordare che ne ll'Ordine d'operazioni dell'8~ armata per 'su percharge' de l 30 ottobre del ' 42, così esplicitamente si prospenava: ·'Piano dell'8Qarmata- !. -l'operazione Supercharge avrà luogo ne lla notte fra il 31 ottobre ed il l novembvre. L'operazione è d iretta a: a) Distruggere le forze corazzate nemiche ... ·' da M. MONTANARI. Le opera:ioni in Africa se11entrionale. Voi. Ill -ElAlamcin, Roma 1989. ali. 6, p. 1003.


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versazioni serali, quella del 22 luglio, così affermava Hitl er al riguardo: "Parlando del problema di un eventuale sbarco inglese sul continente, Hitler osserva che il nemico potrebbe tentare di mettere piede in Norvegia, in Olanda o in Spagna. Se tentassero di sbarcare in Spagna, gl 'inglesi rischierebbero di trovarsi impegolati in una nuova g uerra civile spagnola. Anche l'Olanda sarebbe per gl'invasori un osso duro, perché il generale Zeitzler, il capo di stato maggiore di Rundstedt, ispeziona periodicamente tutto il territorio olandese, come un calabrone in continuo movimento, prevenendo così il pericolo che le nostre truppe si infiacchischino nell'inerzia causata dalla mancanza di contatto col nemico. Per quanto riguarda la Norvegia, bisogna esercitarvi la più assidua vigilanza, diffidando delle ottimistiche teorie da manuale secondo cui le coste norvegesi offrirebbero solo scarsissime possibilità di approdo. Basti pensare allo sbarco che gl'inglesi fecero a suo tempo ad Andalsnes. Egli , Hitler, ha in orrore il dogmatismo degli ufficiali di stato maggiore che non hanno mai controllato in pratica l'esattezza delle loro teorie... " (20) . Ed infatti riguardo alla Norvegia bisogna aggiungere che il timore di sbarchi, o meglio la loro 'precognizione' , che tanto tormentava il Fuhrer lo indusse a destinarvi, in funzione puramente difensiva-quasi una sorta di pontoni d'artiglieria-le residue grandi unità della Kriegsmarine (2 1) . La solitaria angoscia di von Rundstedt circa l'apertura di un secondo fronte, ormai allo scadere del '42, trovava universale conferma nello stato maggiore germanico, istigandone perciò le opportune contromisure. Come sempre per,ò dopo il parossismo determinato dalle recenti esperienze, la visione tranquillizzante delle coste della Manica, flaggellate dai marosi invernali, riportò una certa ponderatezza nella decisione, non prospettandosi per i successivi mesi alcuna concreta minaccia. Nel medesimo scorcio di tempo si intrapresero delle particolari ricognizioni sul territorio della Normandia e del Cotentin, per individuarvi i siti ottimali per la costruzione di una serie di grossi bunker destinati ad un compito segretissimo: il lancio dei missili A4-meglio noti in seguito come V2-contro Londra (22) . Se i tedeschi dopo gli sbarchi in nord-Africa avevano iniziato a temere quel tipo di operazione, anche gli alleati per le esperienze effettuate in materia, da Dieppe ad Orano, avevano realizzato alcune

20. Da H. Picker. Conversa:ioni di Hitler a tavola , cit., p. 140 21. Afferma l'ammirag lio F. RUGE, La guerra sul mare 1939-45. Milano 1970, p. 243: ''Questo risu ltato poco soddisfacente era stato provocato direttamente dai ripetuti ordi ni di Hitler d i non impiegare a fondo le unità che erano preziose per la difesa della Norvegia. Ben lungi da l riconoscerne le conseguen ze... diede senz'altro l'ordine di disarmare le corazzate e gli incrociatori ... ". 22. Precisa D. IRVING, Le armi segrete del Terzo Reich, Verona 1968, p. 42-43: "Alla fine di dicembre 1942 una squadra di ufficial i e di tecnci di Peenemu111de. alla ricerca in Francia di un luogo adatto per l'attuaz ione del proge tto, aveva fissato la sua attenzio ne sull'A rtois. A differen za delle batte rie mobili ... da lle postazioni del bunker si sarebbe potuto cambiare bersaglio solo a patto di mantenere il collegamento visivo con le stazioni d i ri levamento operanti nell 'entroterra; per questa ragione il gruppo incaricato della ricognizione doveva cercare un posto dal quale s i potesse tenere sotto il fuoco una vastissima area in Inghi lte rra. Dopo un a minuziosa indagine, fu scelta una zo na nella foresta di Eperlecqucs, un c hi lometro e mezzo a ovest di Wanen, che permetteva un campo di tiro di 90 gradi, compreso tra le coste est e quelle sud dell ' Inghi lterra ... ". Avremo occasione di riparlarne.


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basilari limitazioni. Prima fra tutte l'astenersi dall'intraprendere analoghe imprese in prossimità di porti, più o meno dife i. Lì le probabilità di succe so scendevano al minimo. e comunque i vantaggi non remuneravano delle perdite. sempre ingentissime in uomini e materiali. Conseguente, pertanto, la decisione di compiere i prevedibili futuri sbarchi su litorali sicuramente al di fuori del raggio di az ione delle batterie foranee. Soltanto in un econdo momento. a brevissimo interva11o. in stretta adempienza a tale perimentata precettistica. c i si sarebbe impos. essati-ma da terra, con attacco alle spal le-del più vicino porto. E nell'estate del '43. a quel nuovo copione invasivo si subordinò lo sbarco in Sicilia: il I O luglio la 7~ armata amercana e 1'8il armata britannica, impegnarono contemporaneamente un fronte di sbarco di ben 155 km su di una estensione litorale coinvolta cli circa 2 10 (23) . Da Capo Ognina a Punta Castellazzo, eia Punta Braccetto a Torre di Gaffe. la inusitata dispo izione estremamente allargata, scompaginò il di positivo difensivo italo-tedesco, favorendo enormemente il felice esito dell'impresa, e confermando i pianificatori nella giustezza dei criteri adottati per que lla che fino ad allora era la maggiore impresa anfibia della storia (24). E fu anche la prova generale dello sbarco per antonomasia da entrambi le parti dello schieramento ormai percepito come prossimo. intanto, tra interminabil i elucubrazioni , il: "cosidetto Vallo Atlantico, che costeggiava le rive olandesi. belghe e francesi, era stato realizzato dall 'Organi zzazione Todt e nel 1943, con l'eccezione dei porti e del settore del Pa so di Calais, era costituito da poco più che l avori in terra'"(25) . 11 tempo ormai, anche per i più ottimisti stringeva inesorabilmente e fu proprio a partire da quel1'autunno, segnato dal! ' usc ita del l'Italia dall 'Asse, che si procedette concretamente ai tanto decantati lavori di fortificazione ulla costa francese .

., QUARTIER GE ERALE DEL FUHRER 3 novembre 1943 Segretissimo 27 copie Copia n° ...

n Fuhrer al Comando Generale delle Forze Annate OKW/WFSt/Op. Nr.: 662656/43 g . K. Chefs DIRETTIVA N°5 I Negli ultimi due anni e mezzo l'amara e costosa lorra contro il bol cev ismo ha aggiunto ulteriori esigenze alla mole delle nostre risorse ed energie militari. Questo impegno era proporzionato a11a gravità del pericolo, e cieli "intera situazione. Il quadro da allora è cambiato. La minaccia dall'est rimane. ma un pericolo perfino maggiore incombe ad occid~nte: lo sbarco anglo-americano ! ell'est, la vastità del territorio, come ultima risorsa permetterà una perdita delle conquiste anche su scala più ampia, senza arrecare un colpo mortale alla possibilità di sopravvivenza della Germania. on così ad occidente! Se il nemico dovesse aver successo nello sfondare le nostre difese su un vasto fronte. conseguenze catastrofiche si realizzerebbero in breve volgere. Tutti i dati coincidono nel far configurare una offensiva contro il fronte occidentale d'Europa al mass imo entro la primavera se non prima addirittura.

23. Lo sbarco avven ne nelle pri me ore del I O luglio del 1943. Per i deuagli cfr. A. SANTO I. Le opera:ioni in Sicilia e in Calabria. Roma 1989. pp. 137 e sgg. 24. Circa gli episodi storici che videro la Sicilja auaccata dal mare cfr. F. RUSSO. La difesa cosriera del Rexno di Sicilia. dal X\/1 al XIX secolo, Roma 1994. 25. Da J.F.Fl..iLLER. Le bauaglie decisive dal mondo occidenwle. Roma 1988. Voi.Hl. p.539


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Per tale ragione io non posso ulteriormente tollerare la debolezza del teatro di guen a occ identale a vantaggio di altri. Ho deciso pertanto di potenziare le difese occidentali, specialmente nei sili dai quali noi scag lie remo l'offensiva a di tanza contro l' Inghilte rra. Poiché quelli sono i sic uri punti nei quali il nemico deve e vuole attaccare; là-a meno che tutte le indicazioni non risultino errate-ve1Tà combattuta la battagl ia decisiva dell ' invasione (26) . Sono da aspettarsi attacchi e diversioni su altri fronti. Nemmeno la possibilità di una offensiva contro la Danimarca su larga scala può essere del tutto esclusa. Qualora essa dovesse verificars i, ad onta delle maggiori difficoltà navali e della meno efficace protez ione aerea, conseguirebbe un risultato strategico-politico di eccezionale rilevanza. Nel corso dell ' investimento diretto la potenzialità bellica nemica sarà necessariamente indirizzata contro le nostre forze che difendono la costa. Solo il massimo impegno nell'erigere fo rtificazioni, che co involgerà ogni risorsa umana ed industriale disponibile, della German ia e delle aree occupate, potrà potenziare le nostre difese lungo le coste entro il breve tempo che ci appare concessoci. Armi statiche (cannoni cc. , carri infossati ricoperti di terra, artiglieria da costa, cannoni di difesa spiagge, mi ne, ecc. ) fi no alla Danimarca e l'occidente occupato, entro breve tempo dovranno essere massicciamente concentrate nei siti di massimo sforzo difensivo, nei settori costieri più v ulnerabili. Contemporaneamente noi dobbiamo accettare il rischio calcolato che attualmente non siamo in grado cli incrementare le nostre difese anche nei settori meno esposti (27) . Se però il nemico vi tentasse uno sbarco in forze concentrando la sua potenzialità bellica dovrebbe essere colpito eia tutta la violenza del nostro contrattacco. Pe1tanto l'immenso compito, il rapido potenziamento cli uomini e material i, come pure l'impegno intenso, devono trasformare le maggio ri uni tà disponibili in corpi di prim 'ordine, le riserve generali in pienamente mobili (28) , capaci di operazioni offensive. Il loro contrattacco dovrà impedire l'ampliamento della testa di ponte e dovrà rigettare l'invasore a mare. Inoltre, piani di emergenza accuratamente elaborati fino all ' ultimo dettaglio, devono consentirci di essere in grado cli scagliare contro l'invasore ogni uomo e mezzo adeguato dai settori costieri limitrofi e dal proprio fronte. I predetti pesanti attacchi da cielo e da mare devono essere inflessibi lmente respinti dall'Aviazione e dalla Marina con ogni mezzo a loro disposizione. Io pertanto ordino quanto appresso: A) Esercito: 1) Il capo dello stato maggiore generale e l'ispettore generale delle truppe corazzate mi sottoponanno, appena possibile, una scheda inerente allo stato di consistenza delle armi,

26. E' q uesta la esplicita effermaz io ne dello stesso Hitler che ai fin i della determinazione de i siti interessati dall 'onnai imm inente sbarco, giocava no un ruolo pmposi1 ivo e fortemente attrattivo q ue lli desti nati alle rampe di lancio delle arm i V e che la direzione mili tare germanica era perfettamente cosciente di questa importantissima delimitazione. 27. Anche questa affermazione d i Hi tle r è particolarmente interessante in quan to scevra dalla sua abitu ale retorica e paranoia. Non tutti i settori costieri avrebbero potuto essere di fes i con uguale potenzialità e non tanto perché effettivamente a d iverso livello di rischio. ma principalmen te perché le concrete risorse non lo consentivano. Quanto lon tano questo discorso dalla pretesa in violabi lità de llo stesso perimetro costi ero sbandierata l'anno precedente! 28. Avremo occasione alla fine di questo capitolo di costatare quale fosse in realtà il grado di mobilità de lle divisioni preposte alla difesa del Vallo.


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dei carri, dei cannoni d'assalto, dei veicoli motorizzati , e del le munizioni destinate al fronte occidentale e in Danimarca entro i prossimi tre mesi. Tali schede saranno aggi ornate alla nuova situazione. Le seguenti con iderazioni saranno essenziali: a) mobilità sufficiente per ogni divisione corazzata e di granatieri corazzati in occidente, e equipaggiamento di ciascuna di ta li unità da dicembre I 943 con 93 carri Mark IV o cannoni d'assalto. come pure un gran numero di pezzi anticarro. Trasformazione accelerata delle 20 divisioni da campo dell'Aviazione, in una unica effetti va forza di riserva mobili a partire dalla fine del 1943. Questa riorganizzazione deve comprendere la fornitura di cannoni d 'assalto. Fornitura accelerata di tune le armi destinate alla SS Panzer Grenadier Di vi ion Hitler Jugent rln quello tesso mese tale divi sione fu convertita in una divisione corazzata-12~ SS n. d. a. ], alla 2 P divisione corazzata e alla fanteria ed al le divisioni di riserva dislocate nel lo Jutland. b) Forniture supplementari di carri Mark IV, cannoni d 'assalto, e cannoni pesanti aa, di rincalzo alle divisioni corazzate di riserva dislocate in occidente ed in Danimarca, come pure al Battagl ione d ' addestramento Cannoni d'Assalto in Danimarca. c) In novembre e dicembre, con egna di 100 cannoni pe. anti cc mod. 40 e 43 (metà dei quali mobile) in aggiunta a quelli richiesti per le unità di nuova ri fo rmazione in occ.idente ed in Danimarca. d) Consegna di un rilevante numero di anni (includenti circa I. 000 cannoni automatici) per incrementare r armamento delle divisio ni statiche schierate in difesa costiera in occidente ed in Danimarca, e per uniformare l'equipaggiamento delle unità da lanciare da parte dei settori esterni all'attacco. e) Ampia fornitura di armi per combattimento ravvic inato antincursivo alle unità nei settori a rischio. f) potenziamento dell 'artiglieria e delle difese ca nelle unità dis locate in Danimarca. come quelle consegnate per la protezione costiera nel l'occidente occupato. RafforL.amento del GQG dell'artiglieria.

2. ) Le unità e gli elementi stanziati in occidente o in Danimarca, come pure i carri, i cannoni d'assalto e le unità ca, da e · ere attivate nell'occidente, non devono essere trasferiti in altri fronti senza il mio e plicito pe rmesso. 11 Capo de ll o Stato Maggiore dell ' Esercito o l'Is pettore Generale delle truppe corazzate mi sottoporranno un rapporto tramite il comando operazione delle forze armate, non appena la consegna è stata completata, dell'equipaggiamento alle divisioni corazzate ed ai battaglioni di cannoni d 'assalto così come ai battaglioni e le compagnie ca. 3. ) Oltre a simili misure prese nel passato, il comandante in capo occidentale stabilirà tabe lle di tempo e manovre di condotta ed esercizio di posto di comando per le procedura di avvicinamento delle unità dai settori esterni all 'attacco. Queste saranno rese capaci di attività offensiva, comunque limitate. ln tale connessione ordino che settori non minacciati dal nemico siano radicalmente privati di ogni truppa tranne i piccoli posti di guardia. Pertanto i settori dai quali le riserve sono ritirate, i distaccamenti di sicurezza e i posti cli guardia devono es ere separati dalle unità di rinforzo. Le forze lavorative prelevate massicciamente dalle popolazioni limitrofe devono essere similmente organizzate in quei senori in modo da tenere aperta qualsiasi strada che sia stata distrutta dall'aviazione nemica. 4 ) Il Comandante delle truppe germaniche in Danimarca prenderà misure ne lrarea sotto il suo controllo in conformità al par. llI anziesposto.


Pane prima. Con l'alta marea

5) In conformità a ordini distinti, il capo dell'armamento dell'esercito ed il comandante del ricollocamento formeranno il gruppo da combattimenti d i forza reggimentale, battaglione di sicurezza e battaglione del genio, tratti dai quadri di addestramento, reclute, scuole e istruzioni, ed unità in convalescenza nella zona interna. Queste truppe devono essere pronte con preavviso cli 48 ore dello sbarco. Inoltre, altro personale disponibile deve essere organizzato in battaglioni di rimpi azzo ed equipaggiato delle am1i disponibili, cosicché eventuali pesanti perdite iniziali possano rapidamente essere sostituite. B) Aviazione: Le capacità offensive e difensive delle formazioni dell ' Aviazione in occidente ed in Danimarca dovranno :accrescersi per fronteggiare la mutata situazione. A tal fine saranno rese disponibili tutte le unità idonee ali 'impiego antivasivo, cioè tutti i reparti operativ i e l'artiglieria contraerea semovente che può distrarsi dalla di fesa aerea nazionale, e dalle scuole ed unità di addestramento interne. L' insieme di queste unità devono essere assegnate ali' ovest e possibilmente alla Danimarca. L' organizzazione terrestre del l'Av iazione nella Norvegia meridionale, Danimarca, Germania nord-occidentale e nell'Occidente, sarà potenziata e equipaggiata in modo cheattraverso la massima decentralizzazione delle forze stesse-interdirà gli obiettivi ai bombardamenti nemici, e disgregherà lo sforzo offensivo nem ico nel caso di operazioni su larga scala. Particolarmente importanti in tale connessione saranno le nostre forze di combattimento. Le possibilità del loro impiego devono essere accresciute dal la realizzazione di numerosi campi prossimi alle aree di sbarco. Particolare cura deve prestarsi per una efficace mimetizzazione. Mi aspetto ancora che l'Aviazione fornisca abbondantemente ogni forza disponibile, traendola dalle località meno minacciate. C) Marina:

La Marina preparerà le maggiori forze possibili idonee ad attaccare la flotta da sbarco nemica. Le istallazioni di difesa costiera in corso di approntamento saranno ultimate con la massima celerità. Deve essere indagata la possibilità di impiantare batterie costiere aggiuntive, e la realizzabilità di ulteriori campi minati ad esse fiancheggianti. Tutto il personale di scuola, di addestramento o di stanza sulla spiaggia idoneo per il combattimento terrestre deve essere qualificato per l'impegno così che senza indebito indugio possano al momento trovare impiego come forze di sicurezza all ' interno del settore di sbarco nemico. Mentre sta completando il potenziamento delle fortificazioni in Occidente, la Marina deve comunque prendere in considerazione che potrebbe essere ch iamata a respingere simultanei sbarchi nemici in Norvegia e in Danimarca. In tal caso attribuisco fondamentale importanza alla riunione di numeros i sommergibili nell ' area nord. Anche un temporaneo indebolimento dei branchi di sommergibili operanti in Atlantico va messo in conto. D) SS:

li re ichfuhrer SS valuterà q uali Waffen SS e forze di polizia possa concedere per il combattimento la sicurezza ed il dovere di guard ia. Lo stesso deve organizzare uni tà combattenti effettive e forze di sicurezza, traendole dai reparti di addestramento, di rincalzo e da unità convalescenti, così come dalle scuole e dalle altre istituzioni nazionali. E) I comandanti in capo dei servizi, il reichfuhrer SS, il capo dello stato maggior gene-

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raie de ll 'esercito, il comandante in capo d'Occ idente, il capo degli armamenti dell 'esercito ed il comandante del ricollocamento dell'esercito, l' ispettore generale delle truppe corazzate, così come il comandante delle truppe germaniche in Danimarca, rapporteranno a me entro il 15 novembre ogni misura adottata o pianificata. Mi aspetto che tutte le componenti facciano uno sforzo supremo teso all 'impiego di ogni istante che ci resta per preparsi allo scontro decisivo in occidente. Tutte le autorità si asterranno dallo sciupare tempo ed energie in sterili discussioni giurisdizionali e indirizzeranno ogni loro sforzo per incrementare la nostra potenzialità difensiva ed offensiva firmato Adolfo Hitler" (29) Al di là dei proclami però il vero vigoroso impulso all'attuazione del programma difensivo trovò nella volitiva azione del generale Rommel, il principale propulsore. TI celebre maresciallo, infatti, dopo l'epopea africana ebbe l' incarico, proprio in quello stesso novembre del '43 di comandante del gruppo di armate B, con l'esplicito ordine di ispezionare le difese costiere del mitico Vallo Atlantico. Pur essendo formalmente subordinato a von Rundstedt, la sua missione ricognitiva fu ordinata all'insaputa-per lo meno ufficialmente-del suo diretto superiore, con l 'obbligo cli notificare direttamente ad Hitler in persona le sue osservazioni , alla conclusione della perlustrazione, saltando perciò la via gerarchica. Nel suo scrupoloso rapporto, dopo aver espresso la personale convinzione che con buona probabilità l' invasione sarebbe avvenuta nel settore della xv~armata-tra Boulogne e l'estuario della Somme-Rommel non tralasciò cli accentrare la propria attenzione sulla costa normanna, ben sapendo che quella costituiva al momento la località più temuta dal Fuhrer. Poi.ché le motivazioni non mancavano a supporto di tale previsione, che anzi sembravano rafforzarsi di giorno in giorno, sul devastante riscontro lasciato dai bombardieri alleati, in breve ne divenne lui stesso convinto assertore. La continua pressione aerea alleata sulla rete viaria e fen-oviaria della regione, infatti, che stava trasformando rapidamente il retroterra della costa normanna in una sorta di palude delle comunicazioni, e g li attentati continui della resistenza che minavano profondamente il morale dei difensori , non avevano alcun equivalente lungo tutto il fronte costiero. Come se non bastasse l'intero settore era sotto una costante minuziosissima sorveglianza aerea tendente a scoprire qualsiasi nuova istallazione, apparentemente destinata alle fantomatiche anni segrete, ed ovviamente a scompaginarne gli approntamenti ed i rifornimenti. Del resto la stessa ordinanza citar.a di Hitler fa un chiaro riferimento a quella precisa circostanza, evidenziando come ci si dovesse aspettare dalle forze alleate un attacco proprio nella regione delle rampe di lancio.

Influenza della presenza delle 'armi segrete' Abbiamo incidentalmente osservato che già dagli inizi del '43 i bombardamenti inglesi presero a ma1te1lare il nord della Francia, ed in particolare il retroterra della costa normanna, nella spasmodica ricerca delle enigmatiche postazioni di lancio delle am1i segrete naz iste. Sebbene non perfettamente conosci ute, sebbene scarsamente desumibili le effettive potenzialità distruttive e sebbene alquanto misteriose le loro prestazioni balistiche, costituivano ormai l' angoscia per antonomasia dei servizi segreti britannici, e dello stesso capo del governo. Pertanto, temendo di colmare quelle lacune a proprie spese-e troppo tardi-, il comando bombardieri della RAF ebbe l'ordine di intraprendere il sistematico bombardamento di qualsiasi istallazione germanica esulante dalla abituale

29. G. A. HARRISON, Cross-cham1cl attack, Washington, c it.. p. 464 a 599.


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configurazione architellonica o dislocativa. Abbiamo anche potuto leggere. nella diretti va n°5 I di Hitler. come in autunno fosse perfettamente noto ai nazisti che proprio la presenza sul territorio della penisola di Cotentin e della ormandia di tali istallazioni avrebbe finito per farvi convergere lo sbarco. agg iungendo aJle motivazioni geografichestrategiche, già menzionate, pure quelle di difesa preventiva. In v irtù quindi de l loro ruo lo attrattivo sulla scelta del sito di sbarco, ci sembra indispen abile tracciarne una sintetica scheda tecnica-evolutiva. I primi accenni esplic iti a ll 'es istenza di armi 'segrete · non meg li o precisate, datavano al settembre del 1939, e furono espressi proprio dallo stesso Hitler, mirante a piegare la volontà di combattimento britannica (30) . Pochi mesi dopo i servizi segreti iniziarono a notificare a Londra l'ipotesi che si trattasse di ·s iluri aere i' o di b ombe volanti teleguidate, o di cannoni a lun ghissima g ittata. Paradossalmente pur nella estrema vacuità espositiva tali congetture, col passar del tempo si dimostrarono sostanzialmente attendibili in ogni singolo punto. Verso la fine di quello stesso anno si ebbe la conferma, alquanto più dettagliata, della s perimentazione avanzata di un grosso mi ile. propulso con combusti li liquidi, dotato di testata espio ·iva. Dopo di che le informazioni subirono una esasperante battuta di arresto, protrattasi fino quasi alla conclusione del ' 42. In realtà l"esercito germanico stava intensamente lavorando alla realizzazione di un missile, di grandi dimen. ioni e di notevole gittata, già da diversi anni. Sotto la direzione tecnica del giovanissimo dott. Wernher von Braun (3 I) , lo stabilimento militare impiantato s ull'isoletta di Peencmunde, si accingeva ne l febbraio de l '42 al primo lancio s perimentale della avveniri stica arma, siglata A4. Il missile era alto c irca 15 m. con un diametro di qua i 2 m. ed un peso di 14 t. , dimensioni per l'epoca assolutamente mostruose. La sua propulsione veniva fornit a dalla combustione controllata di 4 t. di una miscela di alcool etilico e di ossigeno liquido, con una spinta di 25 t. , stabi lizzato da un complesso sistema di giroscopi e controllato da un apparato di radioguida. Raggiunta una determinala quota-quasi 85 km-spenti i motori picchiava a velocità s upersonica u l bersaglio. sfuggendo a qualsiasi possibilità di intercettazione e di avvistamento. radar compreso (32) . Ma la sua incred ibile sofi sticazione, ed il suo ingentissimo costo. crearono enormi problemi per l'avvio de lla produzione in serie. Il primo lancio, finalmente effettu ato nel marzo del '42, fallì e lo stesso frustrante risultato conseguì il uccessivo, nel giugno. Ma il terzo lancio, avvenuto il 3 ottobre. fu coronato da un assoluto uccesso. Da quel momento alrarma vennero dedicate frenetiche attenzioni e solleciti , coincidendo le sue peculiarità d'impiego con la isterica volontà hitleriana di vendicarsi dei bombardamenti alleati , scatenando una offensiva terroristica a di stanza su Londra. Nel fratt empo pure l'aviazione germanica stava lavorando. nel massimo egreto, ad un 'arma so tanzialmente equivalente, destinata anch 'es a al trasporto automatico di una tonnellata di esplosivo a c irca 200 km di distanza. dal nome in codice Fi. 103. Si trattava però non di un miss ile quanto, piuttosto, di piccolo aereo a reazione senza pilota, alimentato con benzina a basso numero di ottani. La sua velocità di crociera di appena-relativamente parlando-700 km/h e la q uota di volo, compresa tra i 200 cd i 2. 000 metri. ne confennavano l'equiparazione con un coevo caccia. e ne ev idenziavano per contro g li anacronismi rispetto al missile A4. Proprio per que lle ' tradizionali ' prestazioni , ri sultava infatti fac ilmente avvistabile dai radar, già in avv icinamento, ccl abbattibile dagli intercettori della RAF e

30. Per la c ronaca il primo accenno alle armi segrete fu pron uncial o il 9 settembre del 1939 a Danzica nel corso dell'adu nala nazista. Nel suo discorso Hitler fece riferimento sia pure in term ini alquanto nebul osi. ad armi ancora sconoi.ciute quanto terribili. E probabilmente gli unici a prendere sul serio quella affermazione fu rono proprio i servi7i infom1azioni britannici che avviarono di conseguenza accurate indagini. 3 1. Sarà lo stesso scienzato che nel 1969. a capo del progcuo Apo llo. <.:onclurrà i pri mi uomini sulla Luna. 32. Con una terminologia contemporanea tale tipo di missile dovrebbe definirsi balii.ti<.:o-tattico. poiché nella fase finale de lla traiettoria non e:.i.endò propulso dal motore si comportava come un nonnale proic110. e poiché la i.ua gittata non ~u perava i 500 km. ragg io operativo appunto tattico.


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quind i, in definitiva, neutralizzabile con buone probabilità di successo. Occorreva per gi unta una appariscente rampa inclinata, lunga una settantina di metri per lanciarlo. Tuttavia a parità di carico esplosivo trasportato, costava appena la cinquantesima parte del missile. Va comunq ue rilevato che i suo i effetti d istruttivi, per motivi connessi con la velocità d'impatto, si confermarono notevolmente piì:1 modesti di quelli inferti dal missile. Sotto il profilo psicologico, infine, per l'esercito scagliare una tonnellata di esplosivo a 200 km di distanza costituiva una assoluta novità, rispetto ad equ ivalente risultato conseguito dall'aviazione! A partire dalla fine ciel ' 42 le ' bombe volanti ' della Luftwaffe, intrapresero la serie di collaudi operativi. Nel corso dell 'anno seguente i due progetti vennero fanaticamente portati avanti dalle rispettive anni d i competenza, ed iniziarono anche le costruzioni delle postazioni cli lancio. Nella Francia del nord ben 40. 000 operai vennero addetti a quel compito, e per l' impiego delle sole bombe volanti si previde, per i primi del novembre successivo, l' ultimazione di c irca una sessantina di rampe di lancio, oltre ad una serie di grossi bunker. Questi, destinati all'assemblagg io finale ed all'immagazzinamento di tali proietti , furono ubicati lungo la costa della Manica, ed in particolare tra Calais, la Normandia e Cherburg. Ne scorreremo in seguito le caratteristiche e le dislocazioni precipue. Non estranea nella scelta di Calais la volontà di indurre il nemico a sbarcare proprio in quei paraggi-tra i meglio fortificati-sotto la pressione del pan ico dei londinesi decimati dalle armi V che da lì sarebbero pa1tite t

26 25. Dislocazione delle batterie ge rmaniche nei pressi del Passo d i Calais.

O V1 w1 va

26 26. Sili di assemblaggio. stoccaggio e lancio de lle anni V ne l Con1en1in.


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Una simile mole di lavoro ovviamente non sfuggì alla incessante ricognizione nemica, tanto più che ai serv izi informazioni britannici le notizie in merito erano riprese ad afflu ire con crescente fequenza e consistenza. al punto che gli stessi. in quel mc e. poterono affermare. con assoluta certezza. I'imminente apertura dell'offensiva a base di missili e bombe volanti. Perfettamente noti risultavano, ormai, pure molti dei menzionati bunker per le Fi. I 03, e per l' A4, tutti ubicati nei pressi di C herburg, di cui almeno selle apparivano in avanzata fase di allestimento. e di foggia talmente insolita da farli immediatamente inserire nell'ambito del ten·ificante programma. essun mistero peraltro ne faceva da mesi lo stesso Hitler che, anzi, in un s uo discorso trasmes o via radio, affermava 1'8 novembre: ..Anche se per il momento non possiamo raggiungere l'America. grazie a Dio s iamo in grado di attaccare un paese abbastanza vicino. E lo faremo! ... Per quanto tempo la guerra possa durare, la Germania non si arrenderà mai. Non ripeteremo più, come nel 1918, I'errore di abbandonare le armi alle dodici meno un quarto. Potete esserne sicuri !Questa volta la G ermania arà l'ultima a posare le armi. e non lo farà fino alle dodici e cinque! ... "(33) . Appena una decina di giorni dopo le bauerie delle bombe volanti , ribattezzate nel frattempo armi di vendetta numero uno-V 1-, situate nel nord della Francia, aspettavano l 'ord ine di aprire il fuoco su ll'Inghilterra. Ed in particolare si stimava già sensato, dirigere la loro traiettoria contro i porti meridionali del!' Lola nei quali si sarebbe dovuta concentrare, per poi salpare, la flotta d'invas ione. Ma trascors i pochi giorni ancora una serie di ulteriori perizie dimostrò che non era concretamente fattibile l'avvio dell a prevista offensiva, a causa delle fin troppo palesi deficienze tecniche-di progettazione e di produzione-delle elaborate armi (34) ! Nel frattempo, nel nord del la Francia, l'Organizazione Todt s i stava prodigando, e dissanguando, ne l tentativo di ultimare i predetti grossi bunker di lancio, attuando una nuova tecnica di costruzione, ultima speranza contro gl'incessanti e massicci bombardamenti aerei alleati. In pratica procedeva. preliminarmente, alla esecuzione di un enorme solenone di cemento armatodi s pessore fre i 5 ed i 7 m. -, ampiamente in grado di sostenere i più pesanti ordigni nemici conosciuti (35) . Consolidatasi quel la impenetrabile corazza. s i procedeva a scavarvi al di sotto i locali agibi li, uti 1izzando pertanto immed iatamente la sua protezione. Le micidiali 'block buster '-con le loro 6 t. di e plosivo- i incaricarono ben pres to di trasfonnare in utopistica illusione quella s ingolare procedura costruttiva. In conseguenza nel dicembre s uccessivo fu evidente, sia ai tecnicì quanto allo stesso von Rundstedt, che l'accorro espediente non garantiva la finalità, tanto che pers ino Hitler dovette di lì a breve ordinare. suo malgrado. la sospensione dei lavori. Del resto il fallimento fu accettato con sufficiente noncuranza essendosi sperimentato che quegli immensi ammassi di acciaio e cemento non i proponevano affatto indispensabili per i lanci, poiché entrambi le arm i VI e V2, sarebbero potute tranquillamente decollare da minuscole postazioni mobili .

li danno alle erigende opere del Vallo Atlantico patito però con la distrazione di uomini e di materiali, s i dimostrò ingentissimo, comportando un allungamento disastroso dei tempi di approntamento della linea costiera. Unico ris ultato positivo poteva cogliers i nell'osservare che la tenacia di struttiva del comando bombardieri britannico, scatenata su quei cantieri, aveva sottratto una equivalente dose di

33.11 brano è ci1a10 da D. IRYI 1G, Le armi .... c it.. p. 257. 34. Alla fine di quel novembre si dovertero rouamarc componenti difettose per circa 2.000 bombe volanti. con immaginabili ritardi sull a definitiva produzione di serie. 35. Gli alleali allo scopo di d istruggere le dighe che fornivano l'energia ele1trica ag li impianti industrial i delle Germania, avevano realizzato ordigni del peso di circa 6 t. . detti Block buster-ovvero bombe in grado di spianare interi fabbricati- . Queste lanciate da no1cvolc alteua da appositi quadrimotori erano in grado di aver ragione anche di quella immensa corazzatura di cemento armato.


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28 27. Una Vl in volo. 28.U n missile A4-V2- sulla sua piccola rampa-trasporto.


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micidiali ordigni alle vital i fabbriche tedesche e soprattutto alle martoriate c ittà, con vantaggi militari sostanzialmente nulli. Anzi in breve si fece di neces ità virtù : non decrescendo l'accan imento si perseguì lo sfrurtamento di tanto coriacea. quanto vana. per iste nza trasformando quelle inurili immense fortificazioni. cd in particolare le sfuggenti-e o rmai superflue-rampe delle V 1, in una sorta di trappola antiaerea. concentrandov i ne lle adiacenze un fitto schieramento di armi automatiche, destinate a deci mare le formazioni della RAF. Ed infatti con lo scadere dell'anno i servizi info rmazioni dell'aviazione britannica e videnziarono le micidiali batterie postate intorno a quelle fantomatiche costruzioni. Ma des umendo-per !"accorta regia germanica simulante un·invariata attività-la indispensabilità delle s trutture ai fini del programma con le armi V, confermarono ad onta delle crescenti perdite patite, la pri orità già assegnata a quei bombardamenti. onostante le semplificazioni introdotte al le operazioni di lancio, gli incalzanti solleciti ad aprire il fuoco, con entrambi i miss i li, per i primi di gennaio del '44 ricevette ro una nuova cocente s mentita. Anche sollo il profilo strategico perciò l' intera impresa ubì un vistoso tracollo , dissolvendosi progrcs·ivarnente il presuppo to attratt ivo u Calais dello sbarco. indotto dal terrore dei bombardamenti con le armi V. Un ennesimo tassativo termine atravvio dell'offens iva con le V 1 venne fissato per il 15 febbraio del '44. Ma la pressione dei bombardamenti alleati, s ulle bas i dì lancio, mostrò un parallelo insostenibile incremento. Almeno i due terzi degli operai addetti all 'approntamento delle postazioni presero allora a disertare i cantieri, imponendo un ulteriore rallentamento del programma con un conseguente rinvio della rappresaglia. Quale fosse il clima che ormai affliggeva l'apparato preposto alla attivazione delle armi 'segrete' lo conferma a s ufficienza l 'arresto, avvenuto il s uccess ivo 15 marzo da parte della Ges tapo, dei tre mass imi cienziati responsabili dell'A4. tra i quali lo stesso von Braun. è da parte alleata la razionalità embrava avere il sopravvento. di cutendosi proprio in quei frenec i giorni il varo di un piano mirante al rapimento s ulla costa francese, da parte di appos iti commandos, di tutti i tecnici addetti ai la nci. E qualcosa del genere, sebbene eminentemente a livello cli s abotaggio mirato, in e ffetti venne perpetrato confu amente. E mentre le ettimane ed i mesi si consumavano in quelle scriteriate professioni di attacco e di difesa, in funzi one di ordigni comunque ancora non operativi, una te rza arma di vendetta, for ·e meno avveniristica, ma non per questo-qualora perfettamente fun zionante-meno distruttiva, si accingeva ad entrare in campo. con l'ovvia s iglatura nazista di V 3. La sua storia appare meno spettacolare e complessa delle altre due fin qui descritte. Si trattava di una sorta di cannone a lunghissima gittata, altrimenti definito come 'pompa ad alta pressione'. La sua abno,me anima-oltre un centinaio di metri con un calibro di 150 mm-era costi tuita da una teoria di tubi di acciaio speciale inglobati in un enom1e blocco di cemento armato (36) . U na serie di camere di scoppio laterali s i s uccedevano a regolare intervallo lungo l'inusitata volata. e tramite le esplosioni comandate elettricamente. a brevissima s uccessione, di altrettante cariche di lanc io. imprime vano ad un proietto, lungo circa 2 m. , un equivalente numero di acceleraz ioni crescenti fino alla s ua espuls ione dalla bocca. Secondo i calcoli preliminari, la spinta così ottenuta avrebbe dovuto assicurare gittate del!'ordine di almeno 150- 180 km. con sostenutissime cadenze di fuoco, pari almeno ad un colpo ogni dodici secondi. Il curioso progetto, s uffragato eia prototipi sperimentali soddisfacenti, aveva immediatamente colpito la fantas ia cli Hitler che, senza frapporre indugi-e senza che la fase di studio esecuti vo fosse anche parzialmente esaurita-, ne o rdinò la urgente costruzione definitiva. Per la ottimale ubicazione dell'arma fu indi viduata al lora una collinetta, presso Mimoyecques nelle adiacenze cli Calais, ad appena 7 km dal mare ed a soli 150 dal centro di Londra. Lì torme di operai intrapresero con l'abi tuale frenetica laborios ità l'approntamento d i un ennesimo immenso complesso blindato. in grado di contenere al s uo inte rno s ia numero e canne. sia i meccanismi di servizio e di

36. Sull'argomento cfr. D. IRVli G. Le armi segrere ... . cit. . p. 239 e sgg..


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_..,._.,

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29 29. Postazione della Pompa da A lta Pressione - Y 3- di M imoyecques, sezione assonometrica.

sparo di quella incredibile batteria, e non ultimo i laboratori per il caricamento dei proietti e l'alloggiamento del numeroso personale. L' unico indizio visibile all 'esterno, ad onta delle centinaia di mig liaia di tonnellate di cemento armato, era costituito dai piccoli fori di 15 centimetri di diametro presenti sulla sommità della innocua altura, peraltro mimetizzati da covoni di fieno. Nella fattispecie le canne realizzate nelle viscere della collina erano 25, di 120 m. di volata, e suddivise in gruppi di c inque, sistemate ciascuna in pozzi obliqui scavati nella roccia e quindi cementati. Pur ne lla immaginabile segretezza dei lavori non era sfuggita alla infaticabile vigilanza britannica, se non la ragione ultima deg li stessi, almeno il sinistro orientamento delle enigmatiche strutture, inequivocabilmente puntate verso Londra. Tornando alla primavera del '44, mentre si consumavano in vani tentavi le pressanti richieste di attivare i lanci di missili e di bombe volanti , l'allestimento delle opere della ' batteria ' di Mimoyecques si confermava avanzatissimo. Sotto una corazza sommitale di 5 m. di spessore cli cemento armato, a 75 m. di profondità un complicatiss imo intrico di gallerie e di loca li vari formav a il complesso della 'pompa ad alta press ione' . Si erano prodigati per quel risultato ben 5. 000 fra operai e tecnici-tratti in particolare per la comprensibile affi nità tecnologica dalle miniere delle Ruhr- ed una duplice linea elettrica, anch'essa eretta a tempo di record, da 5 megawatt, alimentava la colossale postazione. Le previsioni circa la data di entrata in servizio convergevano a quel punto sulla tarda primavera, facen do ba le nare una diabo lica contemporaneità o perat iva delle tre m ic idiali armi segre te. Emblematicamente a Londra, si affinò il cosidetto 'piano nero' ovvero la totale evacuazione della città in vista di bombardamenti indiscriminati ed insostenibili. Ma, ancora una volta e per motivi sostanzialmente affini alle altre due armi di vendetta, anche il


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passaggio alla fase operativa de lla batteria di Mimoyec4 ues, mostrò una serie di para lizzanti defi c ie nze, imputabili a l la ins u ffici e nte sperimentazion e . I proielli , da 150 kg cadauno. in fa t ti si rivelarono inadeguati al compito e le canne non sopportavano le pressioni di esercizio: anomalie ed insufficienze senza dubbio risolvibili. ma non in tempi brevissimi. La spasmodica ricerca della e ffi cienza o tti ma le prod usse tra l' altro lo scad imento de l segreto, che sebbene in manie ra nebulosa in iz iò a filtrare nelle informazioni alleate, istigando la pianificazione di adeguate contromisure distrut tive. Al riguardo è interes ante ricordare che le offensive aeree contro trutture od impianti, in qual sias i modo collegati alle armi V, tra l'agosto del ·43 e l'agosto del '44 erano state quasi il 14% ciel totale de lle incursion i. Con l'attivazione d i tali ordig ni poi, ovvero ne l corso dell 'estate del '44 quella percentuale era salita al 40% delle missioni: considerando le esigenze imposte dall 'avanzamento dell'invasione si evince la primaria importanza connessa con la neutralizzazione de lla minac cia, che comu nque aveva fatto allontanare da Londra o ltre 1. 500. 000 abitanti! E nonostante g li sforzi sovrumani im posti al persona le industri ale e m ii ilare per l' avv io de ll ' offcnsiva, ancora 1'8 maggio così recitava uno coraggiato rapporto del profes o r Osemberg, capo de ll'Ufficio Programmazione de l Consiglio delle Ricerche del Reich, al rappresentante del Fuhrer c irca que lle armi, ed in particolare circa la 'pompa': .. Considero mio dovere attirare la Sua attenzione sul progetto della «pompa ad alta pressione» che attualmente è allo studio per ordine del Fuhrer. Ritengo sia un fallimen to, dal momento che la costruzione della canna, il disegno dei proiettili e il cons umo de l propellente sono t utt i eia rivedere. L'i mpiego d i un numero così elevato di persona le non è g iustificato dal progetto. Solo sulla costa del canale della M anica circa 5. 000 operai sono ancora impegnati nella costruzione de i bunker e delle postazioni del cannone . Il programm a dell ' A4 di Peene munde e q uello dell a «pompa ad alt.a pressione>> sono i d ue mezzi più importanti per ottenere la cosiddetta «vende tt a» s ul nemico, ma non serviranno a niente a cau a dell 'enorme incompetenza di quasi tutti i direttori del proge tto'.(37) . Ma probabilmente Hitler quel rapporto non lo riceve tte nemmeno . Alla metà del mese di maggio il dittatore stabilì con isterica fermezza. determinata ormai dal precipitare deg li eventi, che l ' apertura del fu oco s u Londra avvenisse, inevadi bilmente per la metà di giugno. In realtà i lanci de lle V l iniz iarono la notte del J 3 cd in parti colare nelle notti s uccess ive . Pe r la Y2 . invece, si dovette attendere 1'8 settembre del ' 44. Per la V 3. infine, mai i tedeschi riu scirono ne i loro inte nti. I bombardamenti alleati con bombe da 6 t. imposero l'abbandono dell ' i tallazione. Quas i un anno dopo, a guerra conclusa, trentac inq ue tonnellate di esp losivo, fatto brillare d ai g uastatori britannici . sig illaro no irrevers ibilmente ogni acces o a ll'impianto p resso Calais. Ne vedremo in seguito i particolari. Per la cronaca almeno un altro paio di 'pompe ad alta pressione' vennero realizzate d ai tedesch i, sebbene non così pesantemente b li ndate. Verso la fine del '44 in fatti due di queste aprirono il fuoco su Anversa e sul L ussemburgo, da una di stanza in feriore però a i 65 km. Entrambe poco dopo fu rono distrutte dagli stes i tedeschi nel corso della loro rovinosa ritirata. In ultima anali i è innegabile che le armi V contribuirono a far pendere in favore de lla costa tra Calais e C he rburg la scelta de l litorale di sbarco a lleato. Sotto il profi lo m ilitare fu forse l' unico s uccesso apprezzabile conseguito dai tedeschi da ll 'avvento di armi tanto m iti zzate e temute.

37. Da D. IRVI G. Le armi segrete .... cit.: p. 3 10.


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I diversi pareri tecnici Del resto g ià il menzionato rapporto di Rommel, in effetti, restringeva in pratica la rosa dei poss ibili siti di sbarco a solo due, ovvero a l Passo di Calais ed alla Normandia, peraltro tra loro approssimatamente contigui. Per la data, invece, da mesi ormai dominava in tutti gli osservatori ed addetti ai lavori una sostanziale concordanza: sarebbe avvenuto tra il maggio e l'agosto del '44. Se l'indeterminaz ione temporale circa le intenzioni invasive nemiche, a q uel punto, appare definitivamente superata, la spaziale invece, quella del luogo, pur ridottasi in assoluto alla coppia di località menzionate, continuava ad ingenerare laceranti disquisizioni. L'affermato dualismo costituiva però ad una approfondita osservazione più il risultato di una divergente logica propositiva che di una analisi strategica-geografica. Non a caso infatti i due massimi ufficiali preposti alla difesa del ' Vallo Atlantico', Rundstedt e Rommel, propugnavano rispettivamente per Calais e per la Normandia. Potrebbe individuarsi ne l contrasto, con il suo intuibile corollario dislocativo delle forze, la loro diversa matrice e la loro diversa formazione militare: più tradizionalista e accademica q uella del primo, più innovativa e pragmatica quella del secondo. La diatriba, per l'eccezionale conseguenzialità implicita coinvolse immediatamente i massimi gradi dell'esercito, Hitler compreso. Infatti se in conseguenza della duplicazione della presunta area di s barco era pur sempre possibile, almeno in via teorica, un raddoppio delle tratte con maggiore ridondanza fo1tificato ria, non altrettanto si proponeva conseguibile per il contrattacco. In merito le divergenze tra i due ufficiali apparivano inconciliabili, e foriere di gravissime implicanze qualora rispettivamente errate, proprio nella dinamica difensiva da adottarsi alle spalle di quelle opere, da entrambi, con emblematica concordanza, stimate almeno al momento affatto ostative. Rommel infatt i, dopo la sfortunata conclusione dell 'epopoea nord-africana, era perfettamente in grado di valutare la superiorità materiale degli avversari, ed in particolare il loro pressoché assoluto e paralizzante dominio dell ' aria. II che non gli consentiva di indulgere in alcuna illusione circa la possibilità di affluenza dei rinforzi-nella fattispecie delle divisioni corazzate-dai centri arretrati di stazionamento fino al fronte di sbarco una volta che gli alleati vi avessero posto solidamente piede. Alla luce della sua drammatica recentissima esperienza si prefigmava, nitidamente, che nessun carro sarebbe riuscito a compiere neanche pochi chilometri, in piena luce, sotto I ' onn ipresente sinistro volteggiare di miriadi di cacciabombardieri , pronti a colpire, in ogni istante, qualsiasi mezzo in movimento. Da tale assunto derivava, secondo la sua logica che, supposta certa la spiaggia di sbarco, le riserve avrebbero dovuto dislocarvisi immediatamente a ridosso, unica speranza d i poterle avere impiegabili con il nemico non ancora completamente disimpegnato dal mare. Lo sbarco per lui avrebbe dovuto tassativamente, se mai ancora possibile, respingersi prima della presa di terra: anche poco dopo sarebbe stato inev itabilmente troppo tardi. Pertanto ogni uomo, ogni mezzo ed ogni risorsa militare doveva impiegarsi in quei primi decisivi scontri. Discorso diverso, ed a sua volta non privo di fon damento, sosteneva il suo diretto superiore: il presumere come postulato di tutto il dispositivo difensivo di contrasto, un unico settore della costa gli appariva fin troppo azzardato. Se infatti, accettando il piano di Rommel, avesse acconsentito a schierare le divisioni corazzate sulla costa normanna, e poi in realtà gli alleati fossero atterrati in un ' altra località, sia pur non lontana, come il Passo di Calais, mai più si sarebbe potuto contare sul loro intervento in tempo utile, anche trascurando la superiorità aerea avversaria. Indispensabile pertanto, secondo lo stesso alto ufficiale, non avvicinare assolutamente quelle forze mobili alla costa, fin tanto che non si fosse, con certezza, riscontrato la princ ipale zona d'invas ione, e soltanto dopo tale acq uisizione, farle convergere sul nemico, impegnandolo in uno scontro campale, dando per scontato che ancora dopo uno o due g iorni la sua potenzialità di attacco fos se agevolmente rintuzzabile vittoriosamente. La proposta di Rundstedt istigando un sensato dubbio cond uceva a sottovalutare o a stimare comunque sostenibile il peso dell 'aviazione al leata, tanto da immaginare fattibile quella altrimenti pateticamente indifesa lunga marcia di intere divisioni corazzate. D 'altra parte come non temere che la ricognizione avversaria evidenziando il concentramento dei cani a ridosso della spiaggia normanna non


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avrebbe finito per suggerire un ·azione diversiva su quella. facendo invece dirigere le ma. sicce ondate di sbarco altrove. dove nessuna temibile forza mobile stava in atte ·a? In entrambi i ragionamenti si coglie un fattor comune. ebbene di diversa gradazione, ma di perfetta irnpostaLione militare: le fortificazioni del Vallo Atlantico non si riguardavano affatto come invalicabi li ma appena ritardanti, ben lontano quindi dal fanatico credo hitleriano. Dove invece si colgono le maggiori diversificazioni appare ulla durata e sulla efficacia del la loro organizzata resistenza. Von Rundstedt infatti. ritenendo comunque assurdo immaginare di respingere l'invasione ulla costa, stimava sufficiente un impegno del nemico pari al tempo necessario per l'affluire dei rinforzi che, data la loro superiore distanza, significava all'inc irca una giornata (38) . Rommel al contrario, proprio perché riguardava utopico l'accorrere dei rinforzi da lontano prospettava, più che una re istenza ad oltranza un contrattacco, appoggiato alle difese statiche. con qualsia i mezzo, divisioni corazzate specialmente, onde annientare ul nascere, cioè sulla battigia. l' invasione. In caso contrario non vi sarebbe stato più null a da fare, non solo per neutralizzare lo sbarco, ma per le orti ste se della Gcrrnania. Quasi a voler enfatizzare il concetto e per definirne i ristrettissimi ambiti temporali. gravidi di irreversibil i consenguenze, attribuì a quelle durissime iniziali ore di combattimenti decisivi la famos iss ima definizione del ·giorno più lungo' per entrambi i contendenti, ma in particolare per i tedeschi. In ossequio ad una simile visione nessuna fortifi cazione costiera. da arcaica a modernissima che fosse stata, gli sembrava inutile o superflua, dovendo cooperare a rendere più coriacea quella demarcazione tra vittoria e sconfitta. Era la materiali zzazione del tutto per tutto: qualsiasi ostacolo, sia pur e lementare e passivo. impacciando ulteriorrnente un nemico già impacciato dall'acqua. avrebbe aumentato non la invalicabilità della linea costiera fortificata, ma le potenzialità della reazione difensiva attiva. incrementando la perrnanenza e quindi l'esposizione al fuoco dei nemici nel penali zzante contesto tra il mare e la terraferma. E ' in questa ribaltata ottica che deve leggersi la sua impostazione rivoluzionaria della difesa co tiera. Nessuna illusione perciò su la concreta fattibilità di un vallo inviolabile, e meno che mai sulla sua acclarata esistenza. Ovviamente però tale concezione di difesa eminentemente attiva e dinamica, faceva perno s ul postulato della predeterminazione del sito di sbarco, non potendosi pres umere di 'attrezzare', con opere, uomini e mezzi. in maniera omogenea l'intero litorale nord-europeo. Ce rtamente sarebbe stato indispensabile potenziare al massimo le fortificazioni perimetrali all'intero continente, ma olo per meglio indurre il nem ico ad orientarsi verso la costa designata, facendo affidamento in questa specie di trappola sulla sommatoria dei vantaggi già posseduti dal fattore di po izione strategica. Si potrebbe leggere in quella rischiosi s ima proposizione la ricerca di un e tremo duello. che quand'anche non risolutivo ai fini della vittoria nazista. avrebbe comunque assicurato, qualora positivamente concluso, alcuni anni di prosieguo delle ostilità. Imprescindibile quindi contare sul massimo sforzo difensivo ed. in particolare. sulla presenza nelle immediate adiacenze della costa normanna delle divisioni corazzate. 1 carri pertanto sarebbero assurti a parte integrante. sia pur dotata di un minimo di movimento. di una difesa statica attiva. Era una tanica chiaramente disperata-frutto della esatta valutazione degli eventi bellici non ottenebrata dalla ideologia-suggerita, o meglio imposta, dalla accertata e s perimentata subordinazione all'offesa aerea nemica, tanto giungere a privare le celebri 'panzer divisionen ' della loro più esaltata caratteristica: la mobilità. Ovviamente quella apparentemente impropria opzione d'impiego non si proponeva per sollevare ondate di entusia mo nei massimi fautori della tattica dei carri in funzione offensiva!

38. E' al riguardo importante ri cordare che i migl iori carri germanici, per l 'esaucua i l Pz kpfw V altriment i noto come Pantera. cd il Pz kpfw V I. o Tigre. vantavano su percorso stradale una velocità massima rispeuiva111ente di 45 km/h e di 38 km/h. La prestazione ~cendeva notevolmente su percor~o misto incrementando per contro i consumi e decurtando sensibilmente le già c~igue autonomie dei predeni mcai corazzati.


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Il piano pur offrendo innegabili attrattive, prime fra tutte il dilazionare Ja conclusione catastrofica del conflitto, presentava al contempo rischi così elevati che persino Hitler, il quale paradossalmente condivideva con Rommel la individuazione della costa normanna come punto di avvio dell'invasione, non riuscì ad accettarne totalmente le implicanze tattiche. Del resto a rendere la scelta ulteriormente ardua contribuiva il parere assolutamente avverso, non solo di von Rundstedt, ma anche cli q ualificatissimi alti ufficiali , tra i quali Guderian-all'epoca ispett.ore generale delle truppe corazzate-ed il generale Geyr von Schweppenburg -comandante del panzergruppe occidentale, in pratica la riserva corazzata. Entrambi tentarono, in success ivi abboccamenti d'indurre l'ardito feldmaresciallo a modificare il suo piano, ma al riguardo Rommel apparve inamovibile. Hitler, dal canto suo fino a quel momento, sembrava del resto tenacemente convinto che fosse la Normandia il luogo prescelto per lo sbarco, tanto più che la vicinanza dei porti di Cherbourg e di Le Havre e la concentrazione delle forze nemiche al di là della Manica avvaloravano quel la intuizione. Ma il trascorrere dei giorni iniziò a produrre qualche tentennamento, con un parallelo rafforzarsi dei dubbi. L' incubo di ritrovarsi ad aspettare in un luogo sbagl iato uno sbarco che ne l frattempo avveniva, sostanzialmente indisturbato ed inclisturbabile, altrove, costringeva inev itabilmente a non dislocare le riserve a ridosso del settore normanno del Vallo Atlantico. Alla fine Hitler optò per una soluzione di compromesso: una minima aliquota di cani, quelli della 21 ~ divisione corazzata, entrarono nelle disponibilità dirette di Rommel, mentre gli altri, quelli della l 16~, della J2i! SS e della <<Lehr>> non avrebbero potuto essere spostati senza la sua preventiva, esplicita, autorizzazione all'OKW. La fatale decisione in breve si confermò disastrosa sotto tutti gli aspetti, poiché esautorò Runclstedt della sua facoltà decisionale di contrattacco, senza peraltro assegnare a Rommel le forze necessarie. E per giunta obbligò tassativamente a potenziare le difese statiche su di un fronte costiero enormemente più esteso, con la conseguente diluizione in q uello supposto prioritario, disperdendo ottusamente le riserve, private così di significativa prevalenza locale. Con ciò in pratica si vanificò il temerario piano di Rommel ricadendo in giubilati ed anacronistici schemi difensivi, assolutamente inficiati dalla soggezione alla terza dimensione di combattimento. Amaramente commentava il celebre maresciallo: "Un tempo l'OKW considerava la guerra di movimento come cosa da cui tenersi alla larga ad ogni costo, ma ora che la nostra libertà di movimento in Occidente è scomparsa, non fa che parlarne ... Grazie alle forze aeree alleate, non avremo niente sul posto al momento giusto. I tempi delle folgoranti stoccate e degli attacchi a fondo di carri armati sono ormai passati da un pezzo ... "(39) .

Tornando al piano di Rommel va sottolineato che le maggiori diversificazioni cli q uello dalla secolare logica antinvansiva, brevemente sintetizzata nell ' introduzione, era proprio nel non richiedere alle fortificazioni alcun margine di resistenza finalizzato ali ' avvicinamento dei rincalzi, sfuggendo così al dominio aereo nemico. Le fortificazioni perciò sarebbero state sostanzialmente equivalenti ad enormi corazzate immobili, non essendo previsto l'inseguimento sul mare, nè peraltro alcuna ritirata. Come se non bastasse Je altre forze arn1ate, la marina e l'aviazione presenti sul medesimo fronte e destinate ad operare contro la medesima minaccia, non furono poste agli ordini del medesimo comandante. Anche a voler trascurare l'eventuale apporto delle unità navali in zona-circa una sessantina di piccole imbarcazioni con compiti costieri-non può invece essere minimizzato il fatto che alla marina competeva il comando ed il servizio, come meglio esamineremo, delle grosse batterie terrestri, schierate tra Calais e la Normandia.

39. Da R. W. THOMPSO , Lafortez:a Europa, in Storia ... , cit., Vo i. V, p. 29.


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A sua volta l'aviazione al comando del generale Hugo Sperrle, pur essendosi talmente assottigliata in organici e mezzi per i massacranti turni di servizio e per gl'incessanti attacch i nemici contro impianti e macchine. da configurarsi asso lutamente ininfluente nei riguardi dell'atteso attacco, manteneva il completo controllo delle postazioni radar e della difesa contraerea. e solo nominalmente dei paracadusti. Ai fini di una m igliore comprensione sull a precedente affermazione va aggiunto che agli inizi di gi ugno del ·44 (40) sulla carta contava circa 400 apparecchi operativi, dipendenti dalla 2" divisione aerea inquadrati nel 4° e 5° stonno da caccia, ma in concreto non superava i 50 aerei, manovrati per di più da piloti privi di esperienza e scarsamente addestrati, il che confermava la totale ed a. soluta supremazia aerea degli alleali. Ed al contempo l'esigenza di una più stretta interdipendenza operativa con il comando delle forze terrestri. In definitiva. e non poteva onnai essere altrimenti, l'intero carico della difesa ricadeva sulle truppe dislocate lungo il 'Vallo' a loro volta scarsamente addestrate, carenti di mezzi di trasporto, tormentate da incessanti attacchi aerei, scarsamente motivate ed angosciate dalla sposmodica attesa della preannunciata apocalis e che immancabilmente si sarebbe abbattuta da c ie lo e da mare sui loro bunker, specie lungo la costa nonnanna, che continuava ad essere la co ta da difendere per antonoma ia. E nonostante il rigetto del suo piano, almeno nella precipua integralità d ' impianto, Rommel si profuse per trasformare il I itorale a lui affidato in una mic idiale scansione di ostacoli di variabilissima natura e consistenza, al limite dell'invalicabile, con una identica logica di schieramento. Poiché il celebre maresciallo non può essere accusato di dilettantismo in materia, è sensato cogl iere in q ue lle sue re iterate disposizioni la estrema e disperata, quanto luc idamente conscia, ines istenza di a lternative efficaci. Pur intimamen te conv into della tragica insufficienza di tal i apprestamenti , -i n assenza delle forze corazzate-non si astenne dal coordinarli in una visione tanica mirante ad un estremo, improbabile, succes o frutto proprio della inusitata ridondanza delle ostruzioni avanzate, destinate ad interdire l'avvicinamento da mare. Fu quasi una sorta di drammatica ultima astuz ia della mitica 'volpe del deserto' . Si spiegano così le anacronistiche ricomparse nel repertorio difensivo statico di soluzioni ed espedienti da secoli ormai disueti, alcuni addirittura di ultrami llenaria invenzione, e comunque affini alle fo rtificazioni campali (ne fo rniremo più innanzi significativi accenni) . Il loro approntamento del resto, proprio per la indisponibi lità di maestranze c ivili o paramilitari-impegnate massicciamente soprattutto nei pressi di Calais-impose l'utilizzo in quelle incredibili ripropo izioni ostative delle stesse truppe. dettaglio che ne conferma la matrice campale delle opere. Mai ne l corso di quei frenetici mesi fece mistero delle sue intenzioni , sfidando la decisione degli alti comandi , decisamente scettici circa le concrete potenzialità di quelle ingenue elaborazioni. Nel febbraio del '44 ad esempio così enunciava una ua direttiva destinata ai comandanti d ' annata del settore, reiterata peraltro nei mesi successivi: "Nel breve tempo che c i resta prima che incominc i la g rande offensiva, dobbiamo riuscire a portare le dife e a tale livello da metterle in grado di re istere agli attacchi più decisi. Mai nella stori a si è avuta una difesa co ì estesa con un ostacolo come il mare. Il nemico deve essere annientato prima che possa raggiungere il nostro campo di battaglia principale. Dobbiamo fermarlo in mare, non soltanto ritardandone l'azione ma distruggendo tutto il suo equipaggiamento finché si trova ancora in mare"(4 1) .

40. In dettaglio lo spazio aereo occidentale ricadeva sotto la lii LuftOone. a sua volta suddivisa in tre unità, il Il niegerkorps cd il IX cli base a Parigi. cd il X basato nel sud della Francia. Gli apparecchi su cui poteva contare la llI Luftflotte ammontavano a 500 di tuu i i generi, ma la sola pres1azio ne di un qualc he signi fi cato ai fin i anti nvas ivi derivava dal controllo delle sue sta7ioni radar. 41. Da R. W. THOMPSO

1•

La f one::a... . cii. . p. 30.


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Ma al di là della involontaria retorica Rommel credeva veramente a quella prospettiva, che in sostanza contradd iceva non solo la logica della difesa statica, ma la stessa recente esperienza tedesca sulle fortificazioni? La scelta di bloccare, perché a suo avviso superflua, la costruzione di una seconda l inea alle spalle del Vallo-la Zweite Stellung voluta da von Rundstedt-sembrerebbe avvalorare quella fiducia, o forse quella disperata professione di fede, essendogli comunque chiaro che lo sfondamento avrebbe vanificato ogni ulteriore resistenza. Come pure che una distrazione di forze operata per annare una seconda linea avrebbe fatalmente indebolito la prima, già di per sè scarsamente valida allo scopo. Ma è altresì innegabile che l'abbandono di q uella elementare precauzione, rendeva il fronte costiero fin troppo sottile, privo di profondità e assolutamente non in grado di sopportare l' immane assalto su cui tutti ormai concordavano. E' in ogni caso Ia conferma che Rommel non abbandò la sua personale concezione difensiva, ma la calibrò soltanto alle fin troppo carenti disponibilità ed alla penalizzante sottrazione di forze . Contava forse in un successivo contrordine al riguardo del lunatico Fuhrer, fenomeno peraltro non raro? Sperava forse in imponderabil i fattori agevolanti il compito dei difensori , qual i ad esempio la copertura nuvolosa, che di fatto avrebbe eliminato l'aviazione nemica? pi certo la s ua azione proseguì, con tutte le ricordate limitazioni, nella direzione del suo piano originale. Ingentissime pertanto le 1ichieste di mine, le sole in grado di cooperare di concerto con i difensori nella interdizione attiva della costa: soltanto però per la decima parte trovarono soddisfazione. Coerente pure l' opzione di impiantare i suddetti arcaici ostacoli, tra i li velli dell'alta e della bassa marea, dove la loro s upposta efficacia distruttiva si configurava ottimale, ed il loro mascheramento assoluto (42) . E' singolare il ricorso massiccio a tali metod iche difensive-complanari all' impiego di carretti a traino animale e di biciclette per i trasporti e per la truppa lì di stanza-conseguenze in ultima analisi della montante indigenza e povertà della macchina militare nazista. E fenomeno ancora più curioso lo stesso esercito, poco lontano, si prodigava ad allestire le piattaforme di lancio per i primi missili balis tici della storia! Sembrerebbe una esplicita conferma della frammentarietà e personalizzazione dell ' intero apparato difensivo german ico, all 'approssimarsi del tracollo militare, testimoniante quasi lo stato di abbandono di ogni singolo comandante, obbligato perc iò ad avvalersi di q ualunque risorsa e disponibilità materiale su cui fosse riuscito a porre mano. Anche di questa insostenibile approssimazione gli ostacoli estemporanei d issem inati sulla spiaggia del bagnasciuga, costituiscono incontrovertibile confem1a.

La difesa antisbarco Abbiamo sinora parlato per lo più di difesa costiera, di tipo magari antincursivo oppure antinvasivo, ma quella che di giorno in giorno, febbrilmente si andava strutturando-per ordine di Rommel-lungo le coste e le spiagge no1manne non sembra appartenere a nessuna di queste classiche impostazioni. Potrebbe definirsi invece piuttosto una sorta di sistema antisbarco armato, in ottemperanza alla concezione del suo propugnatore di impedire a qualsiasi costo l 'atterragg io delle truppe alleate. E d a ottimo tattico si avvalse magistralmente non solo delle accennate scarse risorse materiali-relativamente alla immensità del problema-ma specialmente dei fattori geomo1folog ici, perfettamente asserviti alla logica di quel sistema inedito. U n eccezionale regime di marea con escursioni assolutamente uniche connotava le coste del nord-

42. E' interessante citare il pensiero di uno dei nostri massimi espe11i di fortifi cazione, E. ROCCHI, Traccia per lo studio della forrifica:ione campale, To rino 1904, p. 85, che in merito alle opere cam pali così affermava: "con concetto moderno ... la fo rtificazione campale ... colle os truzioni artificiali [deve] ... trauenere il nemico su quella determinata zo na di terreno, ove la d ifesa è in grado d i far convergere il fuoco intenso ed efficace della fuc ileria. Se lo scopo tatti co delle ost ruzioni è sostanzialmente cambiato. possono tuttavia venire egualmente utilizzati g li stessi ostacol i quante vo lte ven gano fonnati con materia.li di faci le rinvenimento in cam pagna, e soddisfacciano inoltre a tal une condizioni essenziali. Tali ostacol i non devono in primo luogo, paralizzare l'azione di fuoco del difensore, nè inceppare le manovre di questo; devono essere sottratti completamente alla vista per sfuggire alle distruzioni dell'a rti glieria; ed infine devono essere disposti ne lla zona della massima efficacia del tiro". Le disposizio ni, pur previste per aree interne sem bravano perfettamente adattarsi alla visione di Rommel.


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30 30. Mom S1. Michcl.


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Europa e in particolare della Britannia e della Normandia. E' noti ss imo al riguardo il fenomeno che vede con il cambio della marea trasformarsi l'isolotto di Mont S. Michele in penisola, nonostante la sua distanza rilevante dalla costa. Avanzamenti della linea di battigia a volte di quasi un chilometro, in dipendenza dalla variazione di livello della superficie mare- superiore anche al la decina di metri -non costituiscono pertanto a quelle latitudini singolarità eclatanti quanto piuttosto la norma. A siffatta spettacolarità contribuisce ovviamente la configurazione di molti fondali, bassi e sabbiosi, sui quali l'avvi cendersi delle maree sembra determinare vistose alterazioni di esposizione. Le sp iagge perciò, e c iò vale soprattutto per la Normandia, tra le due fasi successive variano di profondità in maniera rilevantissima, originando una altrettanto estesissima zona di bagnasciuga, caratterizzata nella fase emergente da un suolo cedevolissimo ed acq uitrinoso in lievissima salita verso la terraferma, ma assolutamente privo di asperità. Una sorta quindi di vasto campo piatto che in caso di operazioni anfibie prolunga a dismisura l'infido pantano instabile che le ondate d'assalto devono superare prima di poter realmente guadagnare l'asciutto. Per i difensori q uella peculiarità sembrava favorire egregiamente le ostruzioni antisbarco, rendendo agevole da un lato il loro impianto durante la bassa marea, e dall 'altro nascondendole totalmente durante l'alta. In concreto nessuna certezza si possedeva circa l'opzione che il nemico avrebbe adottato, in merito alla marea, per il momento dell'attenaggio. Lo sbarco infatti si sarebbe potuto presentare in una delle due antitetiche connotazioni di marea, ovvero con la basssa o con l'alta ma in entrambi i casi sarebbe stato fortemente penalizzato dalla morfologia dei luoghi e dalle specifiche contromisure. Ma non alla stessa maniera, almeno a giudizio dei tattici germanici, primo fra tutti appunto Rommel. Supponendo che fosse avvenuto allorché il mare ritirandosi lasciava esposto l'esteso ed uniforme bagnasciuga, i fanti avrebbero dovuto attraversare quella superficie sotto il micidiale tiro incrociato di decine di armi automatiche senza alcuna difesa o riparo, impacciati d al peso dell'equipaggiamento e dalla instabilità del suolo, ed ovviamente dalla miriade di ostacoli disseminati appositamente. La fin troppo palese insormontabile difficoltà, in pratica equivalente ad un generale massacro, convinse Rommel-e con lui molti altri alti ufficiali-che una s imile dinamica operativa fosse assolutamente impraticabile, inducendo a ritenere, quale unica alternativa, l'attenaggio con l'alta marea, senza dubbio meno penalizzante per le truppe, almeno apparentemente. Sarebbero pertanto g iunti con l'alta marea, e su tale assoluta ce1tezza si calibrò il dispositivo difensivo definitivo.Ora poiché in q uesta proposizione le uni tà da sbarco avrebbero dovuto avvicinarsi su fondali bassissimi alla riva, non richiedeva particolari capacità trasformarli in invisibili quanto micidiali trappole.Ostruzioni subacquee di elementare concezione sarebbero state perfettamente in grado di squarciare e di dilaniare con i loro molteplici puntoni d'acciaio, per giunta minati, i fragi li scafi. Il corollario di ordigni esplosivi e di reticolati, celati anch'essi dalla schiumante acqua, avrebbero imposto un tributo di sangue altissimo, spargendo un incontenibile terrore tra i soldati, incrementando la confusione generale. Decurtata così pesantemente la propria velocità, costretti a districarsi in quel terribi le labirinto di rottami fiammeggianti e di ostruzioni sommerse, i successi vi mezzi da sbarco si sarebbero trasformati in ottimi bersagli per le artiglierie postate nei bunker costieri, appena più arretrati . Ed anche questi ultimi, nella quasi certezza dell'arrivo con l'alta merea, nella comprensibile volontà di sottrarli al fuoco navale diretto, avrebbero dovuto essere strutturati, in grande maggioranza, per il solo tiro sulla spiaggia. Ne esamineremo meglio la concezione e la tipologia illustrando le difese della sp iagg ia dove avvenne lo sbarco. La traduzione, q uindi, in pratica della visione ostativa di Rommel si trasformò in una sterminata proliferazione di ostruzioni e di ostacoli subacquei più o meno minati, in postazioni in grado di battere quell'ampia fascia di spiaggia ed in innumerevoli altri accorgimenti difensiv i, che sebbene semplici e, come più volte affermato, arcaici riuscivano in sostanza perfettamente a interdire l'avvicinamento a riva ai tozzi mezzi da sbarco. A patto che fossero effettivamente giunti con l'alta marea. Ma su ciò pochissimi erano disposti a dubitare, riuscendo fin troppo evidente che le frequenti ssime postazioni per a1mi automatiche, pesantemente blindate nei loro sarcofagi di cemento armato , avrebbe-


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ro annientato la inerme corsa dei fanti. E stimando che comunque fosse riuscito quel primo contatto, sarebbe inevitabilmente occorso per il suo prosieguo il possesso almeno di un porto, e che i soli nella zona a rispondere a tali requisiti apparivano quelli di Cherburg e di Le Havre, si destinarono alla loro fortificazione accresciute e moltiplicate attenzioni. Premessa per sommi capi la genesi del Vallo Atlantico e le estreme implicanze difensive, con la fatale divergenza, è indispensabile a questo punto fornire una sintetica descrizione delle sue opere fora nee, e della loro dislocazione, tratteggiandone le caratteristiche salienti e la massima potenzialità, ovvero quella disponibile da ciascuna il 5 giugno del 1944. L' analisi sarà però limitata alla sola tratta costiera francese prospiciente la Gran Bretagna, essendo peraltro quella di gran lunga più fortificata e presidiata. Occorrerà tuttavia, per la stretta affinità progettuale delle singole opere fornire alcune iniziali del ucidazioni circa l'altra grande linea fortificata eretta, prima della guerra dai tedeschi, detta Vallo Occidentale-o Linea Sigfrido-dalla quale furono mutuati, con poche alterazioni, molti bunker peculiari del Vallo Atlantico.

La premessa del Vallo Atlantico: il Vallo Occidentale Nel 1934 si avviò la costruzione di alcun i brevi segmenti fortificati, munendoli di ridotte, lungo i confi ni orientali con la Polonia e quindi due anni dopo con opere terrapienate lungo i confini con la Francia.Giocava ali ' insorgere del fenomeno una sorta di 'sindrome Maginot'(43) , che convinse anche Io Stato Maggiore Ge1manico di ricorrere ad estese linee difensive perimetriche. Ma fu solo nel I 938, dopo l'avvento di Hitler, che ebbe inizio l'approntamento propriamente detto del sistema difensivo impostato su numerosi caposaldi concatenati, corrente dalla Svizzera alla Olanda, duplicazione quasi della fortificazione francese. Divenne così il Vallo Occidentale. La propaganda nazista ovviamente ne mitizzò subito la eccezionale portata, affermando addirittura la sua concJarata superiorità, tecnica e concettuale, rispetto alla pressocché parallela linea Maginot. Per gli alleati fu la 'Linea Sigfrido'. Reputata acriticamente, fino alla diretta sperimentazione negli ultimi giorni del conflitto , una terrificante barriera difensiva, alla prova bellica si dimostrò di insignificante consistenza e validità. "I progetti dell'esercito prevedevano una linea estesa in profondità che, come la Maginot, partisse dalla frontiera e si articolasse in una catena, a maglie disconnesse, di trincee e di terrapieni, posti di osservazione, campi minati e reticolati di filo spinato, disposr.i lungo percors i prefissati.Arretrata di 5 o 10 km da questi primi apprestamenti correva una ' prima cintura fortificata' composta da piccole ridotte e da raggiere di bunker, mutualmente rafforzantesi e dotati di cannoni anticarro, mitragliatrici e, qualcuno, di obici in cupola.Questi insiemi erano situati in modo da proteggersi reciprocamente i fianchi e davano vita a un ininterrotto susseguirsi di 'campi di tiro ' , spazzati dal loro fuoco che correvano lungo tutta la linea difensiva.Di fronte alle postazioni, in modo da poter essere battuto in pieno dal fuoco da esse proveniente, vi era una caratteristica tipica della linea Sigfrido, i cosiddetti ' denti di drago' : una cintura continua formata da quattro o cinque fi le, o 'strati ' , di piramidi di calcestruzzo dall'altezza variabile dagli 80 ai 140 cm.Questa cortina si stendeva per tutta la lunghezza della linea, correndo sulle

43. La linea Maginot, consisteva in urna fortificazione innalzata dalla Francia lungo il confine con la Germania compreso tra la Svizzera ed il Belgio. Era lunga circa 460 km e comprendeva, almeno in grande massima tre distime zone. La prima constava di opere avanzate distanti tra loro circa 500-600 merri. in grado di fiancheggiare att ivamente le osu·uzioni interposte, per lo più grovigli di reticolati. fossati anticarro, buche ed altro. La seconda, di sbarramento, più arretrata disponeva di opere più complesse e pesanti. munite di grossi calibri e di rifugi corazzati. Il suo fuoco fu previsto incroc iato e quindi d'interdizione. Infine una terza sostanzialmente analoga alla seconda ma ancora più arretrata e collegata con una se rie di cuni coli e gal lerie. Ogni singola opera era in grado di mamere una autonomia di combatt imento prevista almeno d i tre mes i. Ultimata poco prima de llo coccarc della guerra venne agg irata dall'avanzata de lle divisioni corazzate germaniche attraverso i Paesi Bassi e non prese parte alcu na a i comballimenti, restando una sorta d i monumento all' in utilità.


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creste, nelle val li , nelle alture, interrompendosi solo là dove passavano le strade, che erano invece protette eia spessi cancelli di ferro, e ali' altezza delle ferrovie o dei canali , i cui varchi erano controllati da numerosi bunker.Questi 'denti di drago · costituivano una barriera invali.cabile per i carri armati; ness un veicolo cingolato dell'epoca, o anche successivo, poteva aprirsi la strada attraverso di loro; e, se anche l'avesse tentato, avrebbe presentato in bella vista ai micidiali proietti dei cannoni anticarro il proprio 'ventre ' non corazzato. Questa 'prima linea' avrebbe dovuto poi a s ua volta essere doppiata da una ' seconda linea ' più arretrata, costruita una decina di chilometri più indietro, ma con l' esclusione di qualche s poradica ridotta, questa nuova linea difensiva non fu mai costruita. Venne invece costruita, dietro la prima linea, una serie di piazzole per l'artiglieria pesante campale e per i cannoni antiaerei.In tempo di pace, il Vallo era presidiato da un minimo di forze e del resto, anche in tempo di guerra, l' intenz ione non era quella di concentrarvi tutta l'azione difens iva; come la contrapposta Linea Maginot, il Vallo Occidentale non era progettato per respingere un eventuale attacco avversario, ma solo per rallentarlo e disorganizzarlo, dando il tempo all 'esercito di campagna e alle riserve ammassate per l'occasione di organizzare un risolutivo contrattacco.Benché realizzato in calcestruzzo e acciaio, il Vallo era ancora concettualmente una fortificazione campale"(44) . A titolo cli raffronto ne ricordiamo le principali connotazioni distintive: Epoca di costruzione 1934-1936 Ampliamento 1937- 1939 Estenzione 630 km Profondità da 100 ma 10 km Sbarramenti anticarro 280 km Cemento impiegato 8.000.000 di ton. Acciaio impiegato l.200.000 di ton. Costo circa 3.5 miliardi di RM Uomini impiegati circa 400.000 Passiamo ora ad esaminare alcuni sintetici dati circa il Vallo Atlantico.

Caratteristiche generali ed osservazioni tipologiche 1n ordine di tempo il Vallo Atlantico fu l'ultima delle grandi linee di difesa ad essere realizzata in E uropa, giovandosi pertanto di tutte le precedenti es perienze. " Si trattava di 3 .500 km. di difesa continua che, a differenza di que lle del Westwall [Vallo O ccidentale) , era affidata ad una sola linea costiera-tesa ad arco dalla Biscaglia alla Danimarca-con grosse artiglierie atte a battere anticipatamente quelle delle squadre navali del previsto sbarco nemico. Il tutto distribuito su 1.200 opere pem1anenti in calcestruzzo (spessore da tre a quattro metri) cli cui molte dis locate anche in profondità all ' interno del paese, a s uss idio e a tamponamento della prima linea in caso di forzamento; opere-queste ultime- costruite fuori delle gittate delle navi. La solita rete con robusti ostacoli (caratteristici i nibelungici "denti di drago" in calcestruzzo) , i soliti campi minati, la solita perfetta mimetizazzione integravano la difesa" (45) . Questi i dati per così dire scolastici, mutuati in buona sostanza dalla stessa propaganda nazista: non

44. Da J . HOGG, Swria dellefortifica:ioni ... , cit. , p. 2 13.

45. Da A. CASSI RAMELLI, Dalle ca1·erne ai rifugi blindari, rrenta secoli di archiretrura milirare, Milano 1964, p. 450.


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che il numero delle opere fosse di molto diverso, nè l'estensione minore- che anzi appare addirittura maggiore-ma la logica stessa di in terdipendenza di quelle opere le confermava di deficitaria validità. Parlare infatti di linea continua, quando in realtà la sua omogeneità, a prescindere dai fattori geografici e strategici, era tutt'altro che coerente costituisce una prima gravissima imprecisione. Per di più il Vallo Atlantico non possedeva affatto quei requisiti di coord inazione, concettuale, fomiale e strutturale tipica delle altre linee e meno che mai una indispensabile profondità, propria di ogni fortifcazione del genere. Si trattò in definitiva piuttosto di un insieme di postazioni fortificate, con ampi e frequenti intervalli aperti, frutto di altrettanti diversificati progetti, a loro volta propulsi dalle tre principali forze armate germaniche, in assoluta autonomia propositiva e gestionale . Anche sotto l'aspetto temporale la sua ed ificazione non mostra affatto scanditi e programmati avanzamenti dei lavori, quanto piuttosto una affannosa, quanto tardiva, ricerca di saturazione del perimetro alla men peggio. Iniziò i lavori di fortificazione, nei territori occupati, per prima la marina da guerra germanica: ogni porto che progressivamente veniva da essa occupato si vide oggetto di trasformaz ione difensiva tramite l'istallazione di batterie di cannoni costieri di vario calibro e di altrettanta variegata provenie nza. li risultato di una simile concezione fu il susseguirsi sulla costa atlantica francese di una antesignana sequela di caposaldi blandamente protetti, che solo in un secondo momento si cercò, potenziandoli, di allacciare al sistema globale di difesa costiera. Del resto i compiti perseg uiti possono definirsi d i interdizione portuale, miranti più alla salvaguardia delle unità navali alla fonda, e dei loro arsenali, da eventuali colpi di mano che del territorio da improbabili attacchi anfibi. E' emblematica conferma dell'asserto l'assortita tipologia di opere così realizzate nel corso del '40, contemplanti sia i ricoveri per i sommergibili sia i grandi depositi di petrolio. Per la realizzazione invece di difese finalizzate a respingere sbarchi in massa si deve attendere l'autunno del ' 42 allorché, in conseguenza de l fallito raid di Dieppe, la minaccia di analoghe iniziative di maggior portata si fece più consistente e temibile. Sulle coste della Danimarca, Belgio e Francia si eressero allora le prime opere di fortificazione permanente con chiari intenti antinvasivi.Per rendere quasi tangibile l' improvvisa impennata registrata dai lavori fortificatori basta esaminare un tabulato relativo al consumo di cemento negli anni in questione. Orbene:

1a3 mc di cemento impiegati :

Anno

mese

1940

luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

5 30

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

4 5

1941

35 21 11 7

18 23

10

3 3 6,71


84

Feslung Europa

1942

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

8,2 16 27,3 48,2 110,2 220,4 223,5 252,7 373,7 312,8 378,9 453,4

1943

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

405,2 535 644,8 764,1 634,5 620,5 449,5 435,7 327,8 322,3 257,4 298,3

1944

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio

243,4 386,l 530,6 607,6 251,7 136,9 89,4

Tornando alla fine del '42, si stabilì a quel punto la progettazione d ' intenti del Vallo Atlantico che stando ai criteri ispiratori doveva insistere su almeno 15.000 caposaldi, costituiti da bunker in cemento armato. Questi desunti dai tipi A e B del Vallo Occidentale, con l'intera gamma di varianti, avrebbero a loro volta costituito l' impalcatura portante del sistema, articolato su ben 100.000 altre postazioni fortificate di varia natura e consistenza. Già queste prime cifre basterebbero a configurare l'inattuabilità del faraonico programma, assolutamente esorbitante dalle effettive potenzialità e risorse dell'economia di guerra del Reich .

Puntualizzazioni architettoniche

Scendendo ulteriormente in dettaglio circa la genesi dei progetti delle opere in cemento armato va ricordato che prima di scegliere i menzionati archetipi, l'esercito operò una ampia selezione. Tra le diverse centinaia di quei vecchi bunker, infatti, soltanto pochissimi parvero ancora utilizzabili, e tra questi in particolare il tipo '600', destinato alla fanteria campale.Tanto le sue pareti che la copertura ostentavano spessori di cemento armato oscillanti tra un minimo di m.1,5 ed un massimo di m. 3. Una


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incessante ottimizzazione generò eia quel singolo modello una nutritissima serie di varianti-per lo più elaborata negli anni '43 e ' 44-, ascendenti fino al tipo '704 · che incluse in pratica la stragrande maggioranza delle fortificazioni ciel Vallo. Le varianti non vanno riguardate come marginali. poiché rappresentarono la risposta architettonica ad esigenze diversificatissime, funzione dell'altrettanto ampie connotazioni geomorfologiche e tattiche. Non mancò nella gamma ddle sol uzione anche un tipo di bunker rotondo, per aimamento leggero di derivaz ione italiana, battezzato 'Tobru.k ' (46). E' interessante ricordare al riguardo che la pianta rotonda o comunque poligonale non t.rova altri riscontri nella pur ricca variabi lità formale ciel Vallo. Le batterie costiere erette dalla marina mostravano una genesi progettuale e caratteristiche architettoniche assolutamente inconfrontabili con le descritte dell'esercito. La loro articolazione infatti sembrava riprodurre, su terra, quella che era la dinamica operativa delle artiglierie cli grosso cal ibro a bordo, con un 'equivalente distribuzione dei servizi accessori. Tanto per cominciare la direzione tiro si presentava sagomata a forma cli prua e presentava una retrostante copertura graclonata, affine a quelle del le torri corazzate.In analogia alla compartimentazione raccolta navale, la marina concentrò in un unico bunker tutte le molteplici funzioni che l'esercito aveva distribuito su diverse opere separate. Trovavano ospitalità così, nella stessa grande postazione, oltre ai giganteschi cannoni, ed alle loro stazioni telemetriche, anche i relativi depositi munizioni, e spesso persino gli alloggiamenti dei serventi. Ovviamente q uesta opz ione architettonica, indubbiamente dettata dalla volontà cli ottimizzare le prestazioni dell ' impianto s ulla base delle precipue esperienze operative, implicava sagome esterne decisamente evidentissime e fin troppo vulnerabili. Pe rò pur di non rinunciare alla sua tradizionale impostazione la marina ne ovviò la pericolosa esposizione incrementandone a dismisura gli spessori delle blindature. Un 'ultima osservazione riguarda il rilevantissimo numero delle varianti di simili enormi postazioni: potrebbe parlarsi motivatamente cli unicità d i ciascuna opera eretta dalla mari na. La singolarità è spiegabile proprio per la particolare concezione difensiva contemplata dall 'arma, frutto di osservazioni strettamente finalizzate aU'interdizione cli vasti settori nautici , e penanto necessitanti cli peculiari articolazioni ed orientamenti, mai esattamente duplicabili altrove. Sempre sulle specifiche della marina vennero costruiti i mastodontici ricoveri per i sommergibili , completi di cantieri fortificati e cli ogni attrezzatura necessaria per la manutenzione ed il rfarmo dei battelli. Per l'aviazione invece il ricorso architettonico appare di gran lunga più modesto, impiegandosi il casamattaggio per la salvaguardi a cli impianti radar abbastanza omogenei ed equivalenti , e per accessori di batterie antiaeree, anch 'essi sostanzialmente uniformi. Si riscontrano in pratica sempl ici opere quadrate aperte per i pezzi , e bunker oblunghi destinati alle apperecchiature d i telerilevamento ed ai relativi generatori elettrci . Un discorso a parte, che andremo ad evidenziare cli volta in volta, meritano i bunker dell'esercito e dell ' aviazione destinati all'assemblaggio ed al lancio delle armi segrete disseminati tra Calais e la Normandia.

Dalla teoria alla pratica Al fine comunque cli elargire un minimo di fattibilità a tanta utopia fu prescritto all'eserc ito di fornire gl i uomini ed i pezzi per i caposaldi strategicamente sign ificativi, alla marina i mastodontici cannoni navali per i settori di interdizione, ed alla aviazione di farsi carico della d ifesa antiaerea e della istalla-

46. E' ipotizzabile al riguardo che i tedeschi ne abbiano potuto costatare le qua lità difensive più che nel corso delle operazioni africane, nel corso dello sbarco in Sicilia, e qui ndi a Salerno, ricavandone positivi riscontri.


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zione di sorvegl ianza radar: impianti comunque implicanti un supporto fortificato di disparatissima connotazione, ma di identica pesantissima struttura in cemento armato, esclus ivo fauore unificante del Val lo. L'accennata iniziale tripartizione fu alla base della menzionata caratteristica frammentaria del sistema, poiché operando ciascuna arma-come osservato-non solo secondo particolarissime elaborazioni, ma secondo altrettanto soggettive dislocazioni , per lo più incompatibili reciprocamente ai fini di una difesa coordinata, nessun criterio di interdipendenza superò le rigide competenze specifiche.Si organizzarono perciò, con il tempo, varie aree senza dubbio pesantemente fortificate , per lo più circostanti ai principali porti, ma completamente prive di raccordi fra di loro, intervallate quindi da ampie tratte scarsissimamente presidiate. Sotto il profilo esecutivo si tentò l'adozione massiva, almeno da parte dell 'esercito di poche varianti di bunker, che in pratica però si risolse in una riproposizione costantemente modificata ed aggiornata, nel corso dell'allestimento, dei prototipi standard, dando vita conseguentemente ad altrettanti modelli. Quelli che di seguito andremo semplicemente ad indicare con il nome di ' bunker' erano solitamente una casamatta per artiglieria con un settore di tiro orizzontale di circa 120°, le cui d imensioni massime oscillavano fra i 15-20 m di lunghezza, i 10- 15 di larghezza, e fra i 3-5 di altezza. La corazzatura in cemento armato risulta schematicamente distribuibile in quattro categorie : classe E-spessore di m.5; classe A, spessore di 3, 5; c lasse 8 , spessore di m. 2; classe B 1 spessore di L2. Sempre per larga approssimazione i bunker dell 'esercito risultano compresi tra i 400 ed i 1.000 mc di cemento armato. In generale il rapporto esistente tra calibro espresso in mm dei pezzi e sezioni di cemento armato espresso in m può così collegarsi: Calibro

spes.cope11ura spes.piedritti

spes.basamento:

111

3,30

3,30

2, IO

170 m

2,50

2 , IO

1, 20

155 m

2 , 20

2,00

1, 20

LOS m

2,00

1, 90

I, 00

88 m

l, 90

1,80

l , 00

240

Ciò evide nz iato ci rca la più appariscente connotazione strutturale, va aggiunto che tramite la loro diversa combinaz ione si formava il caposaldo tipo, destinato ad ospitare usualmente una batteria d ' artiglieria. Per schematizzare, tuttavia, si può osservare che ciasc un caposaldo-batteria includeva una prima casamatta destinata alla d irezione tiro, al loggiante la opportun a strumentazione telemetrica e di trasmissione dati , nonché il personale comandante. In d iversi casi la funzione di osservatorio e di posto di comando venne espletata da due distinti bunker architettonicamente differenziati in relazione al compito precipuo. Nei caposaldi più semplici, com unque da quell' unico bunker dipendevano da un minimo di quattro ad un massimo d i sei altre casamatte desti nate ai cannoni, in grado di battere direttamente la spiaggia o i bersagli sul mare. Facevano parte ancora de l complesso tipo altri ricoveri blindati adibiti a depositi munizioni ed ad alloggiamento dei serventi , tutti identicamente prot.etti da mass icce strutture di cemento armato. Nelle adiacenze di queste opere venivano impiantate inoltre alcune baracche per lo più di legno , o in muratura prefabbricata, preposte ai serv iz i. quali cucine, latrine, infermerie, deposit i d'acq ua potab ile, ecc .. L' insediamento militare così organizzato e ra a sua volta difeso da una teoria di alquante fortificaz io ni campali, di


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Parre primo. Con/' alta marea

piccola entità. destinate a respingere eventuali a . alti insidiosi da terra con armamento leggero. Una fascia esterna a qu este ultime postazioni, fi ttamente minata, con ordigni anticarro ed antiuomo, e preclusa da grov ig li di fil o spin ato assicurav a l ' iso lame nto perime tri co all a batteri a, ad eccezione di un paio di stretti varchi. peraltro battuti da armi automatiche e controcarro. Un gruppo di simili caposaldi faceva capo alle stazioni principali di telemetraggio o radar. nonché a postazioni di di fesa contraerea munite di pote ntiss ime fotoele11riche, in grado d i agevolare probabili scontri no11urn i. ed obbediva ai rispe11 ivi posti di comando di sellore. Un part ico lare tipo di caposa ldo fu dis locato in corrisponde nza de i porti e degli aereopo rti , finalizzato un icamente alla difesa contraerea. l serventi, secondo le pertinenze d i ta li compless i, potevano essere tanto della marina che dell'aviazione.Organizzativamente siffatti caposaldi non d ifferivano sostanzialmente dai descritti de l! 'eserc ito . Una direzione tiro-non raramente d ue-comandava da quallro ad o tto batte rie d i canno ni. postati ovviamente su piazzole all'aperto. al cui intorno stavano ubicati i ricoveri in casamatta per i serventi , per le muni z ioni nonch é le piattaforme-bunker per le fotoelettric he, ed i relati v i g rupp i e lettrogeni. Po iché come accennato il Vallo Atlantico si caratterizzava più per l'autonomi a dei caposaldi che per la concatenazione. q uesti ostentavano una capaci tà offensiva c ircolare- sebbene no n isotropica. es ·endo il settore di ti ro dell ' armamento principale di soli 120° . per cui anche sfalsando le

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31 31. Schema copertura balistica delle piazze di Cherbourg e Le Havrc.


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feritoie delle casamatte la copertura balistica non eccedeva i 270°-non vantando per giunta il complesso delle opere alcuna profondità, esclusiva garante della loro reciproca copertura e fiancheg g iamento. Simile peculiarità fu tuttavia minuziosamente perseguita, con l'adozione di un ridondante numero di pezzi, in alcuni complessi-chiave che assunsero pertanto le caratteristiche di vere e proprie piccole piazzeforti a utonome, con un perimetro difensivo chiuso e con un temibi le dominio anche sul fronte a terra. Esemplificano quanto affermato, le d ifese ci rcostanti ai grossi centri costieri portuali, quali Le Havre e Cherburg, ma anche quelle di alcune strategiche colline incombenti su snodi viari, ulteriore dimostrazione della frammentarietà del Vallo e della sua perico lossissima compartimentazione, concettualmente antitetica alla logica di un sistema difens ivo continuo. Un discorso a parte meritano i famosi 'denti di drago' che cingevano le principali opere isolate e munivano di preferenza g li sbocchi delle s piagge a rischio.La loro dimensione appare leggermente maggiorata rispetto a quella del Vallo Occidentale, raggiungendo i 2 m. ed il metro quadrato di base per ciascun elemento troncopiramidale.Completavano il co_ntesto vari ordini di fossati anti carro e di ostruzioni di qualsiasi genere, fisse e mobi li.

La visibilità attuale del Vallo Atlantico Le opere fortificate, specie quando costituite da sistemi di ampie dimensioni e da innumerevoli strutture, diffici lmente sono sopravvissute alla scomparsa delle minaccie che intendevano frontegg iare.E ciò soprattutto dove la pressione antropica, o la suggestione dei luoghi, hanno stimolato la riappropriazione dei siti e dei panorami antecedenti gl'i nte rventi difensivi . Un analogo destino subirono anche la maggior parte delle opere del Vallo Atlantico, peraltro non nobilitate da pittoresche patine storiche o da gloriosi fatti d'armi, nè accattivanti per ricercatezze architettoniche o materiali.La corros io ne del ferro, accelerata dalla salsedine marina, avviò l'opera di degrado già ali 'indomani della conclusione del conflitto, e la rimoz ione di quei tristi c imeli, riecheggianti orrori in cerca di obi io fu riguardata spesso-e non mancano innumerevoli precedenti nel corso della storia-come opera meritoria e liberatoria. Ciò che ci è pervenuto pertanto sembra imputabile più alla scarsa richiesta locale di aree edificatorie che ad una precisa volontà conservativa.In Olanda, ad esempio, l'esigenza di ' bonificare' la fascia costiera da ogni deturpante cimelio bellico, per di più fat iscente, ha suggerito la sistematica demolizione dei bunker germanici, ad eccezione dei pochissimi gratificati di un qualche s ign ificato o preg io. Analogo di scorso anche per il Belgio.Situazione molto diversa invece lungo la costa francese: qui dove la demolizione non si è imposta per pressanti ed inevadibili motivi, non è stata effettuata.Molti bunker perciò, magari mutili o cadenti, privi delle pertinenze e delle opere accessorie, devastati dalle offese belliche ed antropiche, snaturati da reimpieghi fantas iosi, hanno continuato a sopravv ivere, fo rnendoci, a mezzo secolo di distanza, preziose testimonianze. In iziano così ad acquisire quella romantica dimensione propria dei rude ri del le più antich e fortificazioni, guadagnando, anno dopo anno, una specifica peculiarità documentaria e storica, c he probabilmente li salverà da una altrimenti inevitabile ablazione. Del resto gradatame nte vanno confondendosi le coriacee masse di cemento con le più remote masse lapidee di antiche fortezze, assumendo tutte una unica ed indistinguibile colorazione. Una condizione indubbiamente migliore godono le strutture fort ificate presenti sulle isolette dell a costa atlantica francese.E ' qui che si possono osservare le opere difensive più inus itate e meglio conservate dell 'intero schieramento.


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Itinerario ricognitivo La pubblicistica specializzata ha prodotto un consistente numero di ricerche che descrivono in maniera più o meno approfondita, più o meno tecnica e comunque, in generale, con ottima competenza le fort ificazioni del Vallo Allantico nella loro scansione geografica.L'itinerario ricognitivo che segue non ha affatto la pretesa di inserirsi in tale ambito, ma soltanto di forn ire un ulteriore e lemento di val utazione, di tipo militare, ricordando per larga massima le principali opere innalzate soltanto lungo la costa francese prospiciente il canale della Manica.E' in definitiva la riprova dell ' asserita discontinuità del s istema e della sua episodicità d 'impianto: in quanto tale perciò non pres ume cli essere esaustiv a ma sempl icemente esauriente (47) .

DUNKERQU E E' il primo centro abitato dopo il confine franco -belga. TI s uo nome evoca la ep ica ritirata accennata ag li inizi ciel capitolo. Tra la strada costiera D 60 e la stazione si osserva il vecch io forte francese detto delle D une, e presso la spiaggia si rintracciano i ruderi della batteria della marina germanica ' Zu ydcoote'. Quest'ultima venne impiantata sui resti di una preesistente ana loga francese di inizio secolo, il cui piccolo posto cli direzione tiro, invece, fu innalzato tra le due guerre . Il caposaldo s i articolava su quattro bunker per artiglieria-tipo 671-, con un posto di comando-tipo M 162 A-, ubicato in cima alle dune: una passerella volante consentiva l'accesso al suo piano superiore. Nella stessa zona i tedeschi costruirono molte opere similari , ma essendosi registrato nel! ' immediato dopoguerra un fortiss imo svi luppo delle attività connesse con il porto e con le industrie, la loro demolizione fu pressocché totale. E' possibi le tuttavia distinguere ancora una casamatta -tipo 630-destinata ad ospitare cannoni automatici , impiantata verso est quasi alla fine del molo, nonché una casamatta per pezzo controcarro-tipo 631 -ed una torretta munita di sei fer itoie per altrettante armi automatiche. Non lontano dalla stazione marittima permangono i ruderi di due opere di sbanamento e di un ricovero, tutti protetti da un massiccio so lettane di cemento armato: avevano il compito di difendere gli ancoraggi e proteggere l'arsenale di alcune motos iluranti, lì stanziate.

47. A l fi ne di ulteriori approfondimen ti c i sembra utile fornire un e lenco d i opere specifiche selezionate dal ·Gruppo di Studio delle fortificazion i moderne· redatto nel gennaio del 1993: W. G. RAMSEY, The war in rhe Chann.el /slands. Then and now, in riv. After the Battle. 1989, pp. 256. P. BOUSS EL, O-Day beaches pocket guide , Parigi 1974 A. CHAZETIE, Les ba11eries allemandes de Dankerque au Crotoy, ed. Heimdal, pp. 96. A. CHAZETTE, Le Mur de l'Arfamique en Normandie, ed. Heimdal, pp. 96. A. WIRTZ, Les testimoins sifencieu.r du mur de l' Arfanrique, ed. Heimdal, pp. 96 P. FRANCART. La C01e Beige /940-44. Le mur de f'Atlantique, Be lgio 1988. P. GAMELIN, Objectif Oouvres, Nantes 1976, pp. 128. C. PARTRIDGE. Hitfer·s Atlantic Wall. Londra 1976. R. ROLF, Atlantic Wa/1 tipology. ed. AMA, Beetster zwaag 1988. C. RYAN.11 giorno più lungo, 6 giuf(no 1944, ed. Garzanti 1963. J. TANTER, Guide des Musées du debarquemenr et fa Campagne de Norm.andie, Condè-sur-Noireau i 989. R. W. THOMPSON. Lo sbarco in Normandia, ed. Albertelli 1972.


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32 32. Bunker tipo M 262 e M 162, direzione tiro su due livell i.


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Parte prima. Con /'alta marea

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33 33. Bunker 631, con la sua scheda germanica ed il suo archeotipo tipo I 05.


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PETIT-FO RT-PHILIPPE A circa 3 km in direzione ovest lungo la costa, sorgono i resti di una batteria germanica. dalle caratteristiche di quelle schematizzate in precedenza.

GRANDE-FORT-PHILIPPE Sempre nella medesima direzione. un altro chilometro più avanti, s i può osservare quanto rimane di un curioso pos to di direzione tiro, edificato in forma di torre, e mimetizzato in sembiante di pacifico campanile, tramite l ' aggiunta di un finto tetto a padiglione con sovrastante croce.

CALAIS U na trentina di km separano Dunkerque da Calais, moderna cittadina sorta in corrispondenza del punto più stretto della Manica-il cosidetto Passo di Calais.Come in precedenza ricordato costituiva uno dei settori a maggior rilevanza difens iva.Già ad 1,5 km prima dell'abitato , al termine di un lungo arg ine litoraneo si distinguono le opere della batteria ' Waldam ', impiantata su dli un solidissimo banco di roccia. La sua realizzazione fu curata dalla marina che vi innalzò due mastodontici bunker-tipo M 270-in grado di contenere altrettanti giganteschi pezzi navali.Nel 1944 vi venne installata anche una modernissima torre rotante, sebbene fosse in fase di sperimentazione.Non lontano da questa ma risalente al '40, sorge il centro direzione tiro e due ricoveri per i serventi , battezzati rispettivamente 'lrmagard ' e ' Rosemarie'. Percorrendo la strada costiera D 119, appena qualche chilometro più ad ovest, si raggiungono i ruderi di una seconda batteria di grosso calibro, la ' Oldenburg' .Nel 1940 i tedeschi vi postarono due cannoni navali da 240 mm russi, provenienti dall'isola di Borkum.All 'uopo predisposero due poderose piattaforme di e.a., che soltanto nel corso dell'anno s uccessivo subirono Ila trasforn1azione in altrettanti bunker, ciascuno comunicante con un distinto depos ito munizioni blindato.li complesso così formato può riguardarsi come una de lle migliori realizzaz ioni in mate ria della marina. Nella parte occidentale della città, e per l'esattezza all'interno della tenuta Peugeot si trova un grande bunker, detto all ' epoca ' Dombunker' e quindi 'bunker cattedrale', proprio in virtù delle sue dimensioni.Al s uo interno era ospitato un cannone navale, montato su di un affusto a s ua volta sopportato da appositi carri ferroviari.La copertura, o ltre ali ' abituale enorme spessore, fu strutturata s u due falde contrapposte molto spioventi, appos itamente studiate per dev iare, verso l'esterno, neutralizzandoli i micidiali impatti delle bombe sganciate dall'aviazione nemica.Lungo il canale della Manica furono costruiti molti bunker del genere, costantemente armati da identici pezzi su affusti ferroviari, le cui rotaie allraversavano l'opera, normalmente serrata da colossali porte di acciaio. C ANALE DELLA M ANICA

U n discorso a parte meritano, a questo punto della ricognizione, proprio le batterie del canale, impiantate nella sua sezione più angusta.Esse-come accennato in precedenza-rimontano alla prima fase della g uerra, allorché loro tramite s i volle interdire quella vitale via d 'acqua.La g ittata dei cannoni istallati consentiva facilmente non solo tale finalità, ma finanche cli bombardare le aree meridionali della Gran Bretagna.Le bocche da fuoco, del tipo di quelle appena descritte-cioè s u affusti ferroviari-trovavano protezione nei bunke r ' cattedrali ' , dalle cui feritoie con ricorrente fre quen za a privano il fuoco.Noti ssime le quattro batterie ch iamate 'Lindemann ' (48) , ' Grosser Kurfurst ', 'Todt ' (49) e 'Friedrich August ' .In dettaglio la p1ima della serie stava ubicata a circa 4 km ad ovest della città, e costituiva la più pesante batteria dell ' intero Vallo Atlantico.Schierava infatti 3 pezzi da 406 mm., indi-

48. La batteria assunse tale nome in onore de l capitano d i vascello Lindemann, comandante del la Bismark, affondato con la sua uni tà il 27 maggio del 1941, a 400 mi glia ad ovest-sud-ovest di Brest. 49. Tale balleri a, chiamata originariamente "Siegfried ' venne riba ttezzata con il nome del noto ing. Todt. direttore dei lavori pubblici e de l ministero deg li armamenti. deceduto per incideme aereo il 2 febbraio 1942.


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34 34. Bunker M 270.


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cati in ordine alfabetico come Antonio, Bruto e Cesare. Ovviamente le casamatte che li contenevano ostentavano dimensioni g igantesche, con sezioni di e.a. inusitate. Completavano l'impianto la sofisticata direzione tiro, con alq uanti e diversificati telemetri, nonché capienti depositi di munizioni, col legati ai rispettivi pezzi da linee su monorotaia per il trasporto rapido dei proietti: per la truppa nelle ad iacenze si innalzarono, s u tre livelli, alloggiamenti-ricoveri, sempre pesantemente blindati. Logicamente una simile postazione non poteva sperare di passare inosservata, nè tampoco di proporsi minacc iosa impunemente: una reiterata sequela di attacchi aerei s i abbattè nel corso del conflitto sulle s ue strutture. Per quanto poderose alla fine riportarono danni irreversibili: ancora oggi la casamatta Cesare e la direzione tiro testimoniano con le loro devastate e crollanti strutture la violenza di quei bombardamenti! Completavano le pertinenze della batteria alcuni bunker-osservatorio, un bunker radar, tipo Wuzburg, oltre ad una piccola serie del tipo 'Tobruk' destinati alla difesa ravvicinata del caposaldo.

WISSAN Poco a sud di Wissan, piccolo centro ad una decina di chilometri da Calais, si incontra un consistente gruppo di bunker, completati da una barriera controcarro e da una postazione per un pezzo da 50 mm sempre controcarro, alloggiata in casamatta-tipo 600-.

CAP GRIS-NEZ Altri pochi chilometri lungo la s trada costiera D 191, e presso Cap Gris-Nez si rinvengono gli scarni ruderi della seconda grande batteria navale, quella denominata 'Grosser Kurfurst'. Impiantata su quattro grossi bunker, ciascuno armato con un pezzo da 280 mm, venne fatta saltare alla fine del conflitto. Non lontano si trova il bunker radar-tipo V 143 Mammouth-che a sua volta è fiancheggiato da due bunker per artiglieria minore-tipo M 176-.

HARINGZELLES Nei pressi del villaggio di Haringzelles, altri tre km più a sud lungo la costa, si trovava la batteria ' Todt' . Contava quattro casamatte per artiglieria, costituita eia altrettanti pezzi da 380 mm, e da un centro cli direzione tiro. Anche questa subì ingenti distruzioni nell ' ultimo periodo della guerra ed al presente uno dei suoi bunker, il meno danneggiato, è stato trasformato in museo. Continuando a scendere verso sud, a circa 3 km prima cli Buologne. ed ad oltre 1, 5 dalla costa, nei pressi clell ' incrocio fra le strade D 242 e N l vi sono i ruderi dell ' ultima grande batteria, la 'Friedrich August'. Contava tre pezzi da 305 mm su affusto ferroviario, protetti c iascuno in un bunker ' cattedrale'. Abbiamo già in precedenza parlato della importanza, ai fini della determ inazione del sito di s barco, che giocarono le postazioni di lancio delle armi segrete.Nei pressi di Calais incontriamo il primo consistente nucleo di siffatte istallazioni. Per i motivi accennati, ci sembra indispensabile fornirne una breve descrizione, pur non rientrando in assoluto nella logica ostativa del sistema difens ivo. Nella seconda metà del '43, allorché l 'attacco con le armi V parve imminente, la dirigenza militare gennanica scelse quale sito ottimale di lancio il retrote1Ta del Passo di Calais, e solo in un secondo momento vi aggiunse anche quello della penisola di Cotentin in Normandia. Come in precedenza evide nz iato le V 1 presupponevano al decollo 1' impiego di apposite rampe semi permanenti e grandi bunker per il loro stoccaggio in vicinanza del! 'aree di lancio-come pure le V 2-. Uno di questi si rintraccia ancora presso Siracuort: ma la sua mole visibilissima lo trasformò in un fin troppo fac ile bersaglio per l'aviazione alleata, decretandone l'abbandono. A circa 11 km da Cap Gris-Nez, tra i paesini di Leubringhen e Landrethun-le-Nord, lungo la strada D 249, permangono le devastate rovine di un enorme quanto insolito bunker. E' il sarcofago cli una ' pompa ad alta pressione', a s uo tempo descritta. In dettaglio consisteva in 10 gruppi, di cinque canne ciascuno, aggregati al di sotto di una modesta collina e protetti da uno strato di m.6 di s pessore di c. a .. L'impianto però non venne mai completato per i micidiali bombardamenti cui fu sottoposto, e gl'ingle-


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35 35. Bunker cli Watten. presso Eperlecques. destinato all'assemblaggio e lanc io delle Y2.


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si ne perfezionarono magistralmente, ed irreversibilmente, la distruzione dopo la conquista, il che giu stifica le difficoltà di esatta identificazione ed interpretazione delle verdeggianti macerie.

WATTEN Nella non lontana foresta di Eperlecques , ad oltre 30 km a sud-est di Calais, nei pressi di Watten, si rinvengono i resti di un ennesimo enigmatico enorme bunker sotterraneo- oltre 150 mcli lunghezza per 100 cli larghezza, su quattro livelli-. E' quanto rimane della faraonica base di assemblaggio e di lancio delle V 2, fanat icamente costruita dall' organizzazione Todt. Ma anche in questo caso le famigerate block- buster ne decretarono la definitiva sospensione dei lavori. E ciò nonostante che venisse edificata con 1' ingegnosa metodica, descritta a suo tempo, prevedente innanzitutto il getto del ciclopico solettone di copertura e quind i lo scavo sottostante dei vani agibili.

WIZERNES Schiantato il progetto di Watten i tedeschi rivolsero la loro attenzione a Wizernes, piccolo centro a sud di S.t Omer, a sua volta ad una trentina di km a sud cli Dunkerq ue. Ma ben sapendo che mai il comando bombardieri della RAF avrebbe consentito un indisturbato approntamento di un nuovo grande bunker, i tecnici escogitarono un ennesimo artifizio esecutivo. Procedettero infatti a scavare una serie di tunnel fenoviari sotto le colline, una delle quali fu svuotata, dopo essere stata interamente coperta, al l'esterno, da un colossale strato di c. a .. In tal modo potettero così disporre di un ampio locale a prova di bomba, accessibile dalla fe1rnvia e comodissimo per lo stoccaggio e ['allesti mento operativo dei missili. Ma ancora una volta le terrificanti esplosioni delle block-buster infransero la cementizia corazza, imponendo l'abbandono di una vasta sezione del complesso sotterraneo.

ST PAUL-SUR-TERNOISE Un s imilare centro di lancio fortificato, destinato alle V 1, fu iniziato presso St.Paul-sur-Ternoise. Pur essendo 'ricavato' con le procedure innanzi descritte, per il fattivo 'interessamento' dell ' aviazione al leata non ebbe mai conclusione, nè potè mai trovare alcun impiego operativo.

PERDEFAIM E sempre una trentina di km a sud di St.Omer, nei pressi del vi llaggio di Pérdefaim, è possibile scorgere quanto sopravvive delle infrastrutture di un importante impianto radar-tipo Wurzburg-pesantemente blindato e con insoliti bunker circostanti, destinati forse ad altre apparecchiature analoghe, però di tipo Mammut.

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RADAR DEL VALLO ATLANTICO

Una breve parentesi occorre ap1ire, per l' importanza crescente che Le istallazioni radar ebbero lungo il Vallo, circa le loro tipologie e varianti che di seguito continueremo ad incontrare. Sebbene registrassero un certo ritardo tecnologico rispetto agli alleati nell'impiego di una simile strumentazione di telerilevamento, a partire dal '41 le forze gennaniche iniziarono a disporre di vari sistemi di radar (50). La loro efficienza risulta comunque molto limitata a fronte dell ' ecceziona le ingombro, tanto da richiedere appositi supporti basamentali in c. a. di notevolissime dimensioni, di cui abbiamo g ià incontrato alcuni significativi esempi.

50. In realtà lo sviluppo dei sistemi radar in Gran Bretagna ed in Germania era stato impostato su due divergenti direttrici. L 'esercit.o germanico pur sperimentando sin dall'inizio onde ccntimctrichc-50 cm-le scartò ben presto in favore di lunghezze oscillanti intorno al metro, ritenute più rispondenti. La marina dal canto suo sviluppò radiotelemetri che indicavano esclusivamente la distanza e la direzione, sebbene con sensibile approssimazione. In Inghilterra invece dopo un debutto con lunghezze d'oncle di oltre 10 m si passò a quelle centimetriche-9 cm-e per di più si svilupparono apparecchi in grado cli fornire un immagine su di uno schermo luminoso degli oggetti intercettati, quasi come una sorta di mappa topografica. Nel I 940-41 Hitler decretò la sospensione degli stu di su simili apparecchiature, provocandone un ulteriore ritardo tecnologico.


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Le versioni principali possono così sintetizzars i: MAMMUT-FUMG 5 I Gustav - Trattavasi di una apparecchiatura di telerilevamento in grado di coprire una distanza compresa fra i 200 ed i 300 km. Le sue prestazioni consistevano, quasi esclusivamente, nel forn ire la distanza degli oggetti intercettati, su di un settore d i sol i 120°. Sotto il profilo strutturale richiedeva un basamento di c . a .. contenente le apparecchiature trasmittenti, gli operatori, ed i gruppi elettrogeni.Da questo si innalzavano due blocchi, di circa 7 m. di altezza, sopportanti l' intricatissima antenna, sviluppata a rete tra quattro tralicci metallici alti a loro volta 7, 5 m., con una larghezza di quasi 30. Un ingombro complessivo verticale pertanto di 30 m. per I 5, con un peso di 150 t. Esistevano, tuttavia, varianti leggermente meno ingombranti ed evidenti ma pur sempre di incredibile complessità. FREYA-FUMG 80- Anche questo era un radar in grado di fornire la sola distanza del rilevamento, ma non la posizione degli apparecchi nemici. La sua rotazione poteva avvenire tramite comando manuale od automatico, e trovava impiego essenzialmente per la scoperta di caccia notturni nemici . Supponeva un locale inferiore di alloggio delle apparecchiature e degli operatori ed il suo ingombro si dimensionava in m. 6, 20 per 2, 50 oltre ai locali blindati sottostanti, con un peso di 6 ton.La portata utile era di circa 200 km. WASSERMANN-FUMG 402- Era questa una stazione in grado di forni re tanto la distanza che l' angolo di rilevamento e la posizione. La sua portata non superava i 200 km, e trovava impiego specialmente per l'avanscoperta aerea. L' ingombro, tra antenna e basamento, osc illava intorno alla quarantina di metri di altezza e quasi una ventina cli larghezza con un peso cli 200 ton. WURZBURG RIESE-FUMG 65 - Analogamente al precedente questo radar ri usciva a fornire un quadro esaustivo di dati sugli eventuali attaccanti, quasi esclusivamente di tipo aereo. Il suo basamento era costituito da un grosso blocco di c. a. esagonale su cui insistevano tanto le strutture fi sse che quelle rotanti. A differenza dei precedenti disponeva di riflettore parabol ico di 7, 5 m di diametro, con due gradi di manovrabilità. La portata però non eccedeva la sessantina di km. Il peso del solo impianto ascendeva a 12 ton ..

BOULOGNE A 5 km a nord di Boulogne, presso Wimere ux permane un grande bunker dalla singolare storia. Fu innalzato infatti con lo scopo di adibirlo a quartier generale del Fuhrer, in previsione dell ' operazione Leone Marino.Ubicato immediatamente al di sotto del viale, sulla riva sinistra, del piccolo fiume che attraversa la cittadina, fu mitmetizzato accuratamente in modo da ostentare l' innocua apparenza di un agglomerato di casette.Sfumato l'attacco alla Gran Bretagna il bunker finì destinato a quartier generale del settore Boulogne della difesa costiera. Nella stessa località, a 3 km più a sud , verso la città, si ergono i ruderi di un vecchio forte francese, tra i q uali i tecnici della Todt insediarono una ennesima betteria navale. Tre bunker per artiglieria-tipo M 270-si possono pertanto osservare non lontano dalla strada D 940 con un centro d irezione tiro, già francese. Un altro bunker-tipo 611 -vi venne successivamente aggregato finalizzato a battere con il suo cannone la spiaggia antistante. Sul porto di Boulogne permangono diversi bunker, alcuni dei quali strutturati per il deposito dei s iluri.Anche nella vic ina Le Porte! si distinguono le masse cementizie di una batteria germani ca impiantata sui ruderi di un preesistente forte francese. Poco più a sud, quattro altri bunker per artiglieria-tipo 671 -formavano la successiva batteria.


Feslung Europa

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Parie prima. Con l'alta marea

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Festung Europa

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EQUIHEN-PLAGE Proseguendo lungo la costa in direzione s ud , dopo appena 3 km, vic ino Equihen -Pl age, si stagliano le inconfondibili strutture di un bunker mammouth-tipo V [43-per istallazioni radar, con adiacenti postazioni antiaeree.

LETOUQUET E ' la volta quindi, quasi I 5 km più a sud , delle opere d i Le Touquet-Paris-Plage. Quì , di fron te a ll a stazione esiste ancora un bunker- ricovero, mentre in pross imità della locali tà Pointe du Touquet resistono i malridotti bunker di una e nnesima batteria. Dov e però le fortificazioni appaiono più consistenti è sul la cima delle dune della limitrofa spiaggia Stella: numerosi bunker per artiglieria-tipo 671 -ed un centro comando in bunker-t ipo M 162 A-test imoniano i trascorsi bellici.

CAYEUX-SUR-MER A nord dell 'ampia foce della Somme, sulla omonima baia di fronte quasi a Cayeux-sur-Mer, ad oltre una sessantina di km da Boulog ne, s i trovano i resti di una batteria destinata al fuoco di interdizione sulla spiaggia, nonché una stazione radar.

DIEPPE Dopo un'altra quarantina di km da Caye ux, sempre lungo la costa in direzione ovest, si incon tra la città di D ieppe, piccolo porto nel nord del la Normandia diventato famoso per il tentato sbarco del '42. Ad est ed ad ovest dell ' ab itat0 si trovavano al momento dell ' infelice raid alcune postazioni d 'artig lieri a in barbetta: non occorse molto a i caccia- bombardieri de lla RAF per schiantarle sistematicamente . Si confermò proba bi I mente così I 'inevitabilità del casamattaggio per le batterie costiere, e forse proprio da Dieppe prese l ' avvio la realizzazione d e l Vallo Atlantico. Nei mesi success ivi infatti so rsero nelle ad iacenze della cittadina alquanti bunker, e torrette armate, cli cui alcuni sopravv ivono lungo le sue spiagge. Uno in particolare di quelli si osserva riverso, crollato monoliticamente insieme a lla roccia che lo sorreggeva per effetto dell 'erosione marina. on lontano un picco lo museo, insediato in bunker radar-tipo L 479-, custodisce cimeli dello sbarco. Lo raddoppiava un secondo complesso radar, alloggiato in bunker-tipo mammouth L 485- verso l'interno del golfo, dove in direzione sud, lungo la strada D 925, presso Appeville si scorge una torre per arm i automatic he-tipo 632- munita de lle solite sei ferito ie.

ST. VALERY-EN-CAUX Riprendendo il periplo costiero, dopo circa 30 km da Dieppc, nei paraggi di St. Valéry-en Caux , sulla sommità di una collinetta sovrastante la strada D 925 , si scorgono i resti di una batteri a germanica. Impostata orig inariamente su q uattro bunker-tipo 679-con il relativo centro direzione tiro, in bunker-tipo 636-s ubì nel dopoguerra una parziale demo I izione .

ELETOT Proseguendo per altri 25 km , sempre in direz ione ovest lungo la costa, s i raggiunge Elétot dove permangono i rude ri di una stazione cli telerilevamento navale su bunker-tipo 637-.

FÈCA MP Ancora I O km ad ovest, ne i pressi Fécamp si trova un gruppo di bunker, tra i quali uno destinato ad un impi anto radar tipo mammouth, ed un altro tipo freya , nonché un posto di comando in bunker-tipo 636-. Alla base delle rocce che sostengono quest ' ultimo s i scorgono altri bunker per artig li eria-tipo 630-destinata all'interdizione dell'imbocco del porticciolo.

YPORT Soli 5 km, in direz ione sud -ovest, e ne lle adiacenze di Yport s i incontra una batteria d ' arti glieria su d ue bunker- tipo 679-innalzata con il compito di cooperare con la precedente alla chiu sura del porto. Al suo intorno si riconoscono alcu ni piccoli bunker ' tobruk ' .


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Parte prima. Con l'alta marea

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40 40. Bunker radar " Mammouth'' tipo V 143.


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Fes/ung Europa

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41 41 . Bunker per fuoco di doppio fiancheggiamento sulla spiaggia. Var ian ti tipologiche.


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Parre prima. Con /'alta marea

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42 42. Bunker direzione tiro tipo 636 c on scheda ori gi nale germanica e archetipo d i derivazione B 1-20


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Festung Europa

ETRAT Circa 15 km separano la precedente batteria da quella insediata presso Etrat, duplicata da una seconda ricavata all'interno delle rocce a picco del promontorio.

CAP D' ANTIFER Quasi 6 km più ad ovest , nei paraggi di Cap d'Antifer era istall ato un impianto radar tipo Wurzuburg, che ne l febbraio del '42 dopo un assalto di paracadusti britannici, fu dettagliatamente esaminato.Sempre in zona, vicino ad Heuquevi lle, si elevava un bunker osservatorio con un adiacente ricovero in caverna.

La piazzaforte marittima di LE HAVRE E' q uesta la principale città della Manica, situata sulla riva nord dell 'estuario della Senna, drammaticamente devastata nel corso della guerra. E' al contempo il secondo po rto commerciale ed industriale della Francia nonché uno degli scali d'imbarco pe r la Gran Bretagna. ln virtù della rilevanza strategica, analoga a quella di una cittadella costiera di primaria importanza, per le armate del Reich divenne ovviamente la 'festung Le Havre', simmetrica geograficamente alla sua equivalente di Cherburg, con la quale condivise l' onere di essere riguardata come possibile porto prescelto dall'armata alleata. Attualmente la strada D 940 ne attraversa le estreme propaggini. Già presso Octevi lle si rinve ngono, nell'aperta campagna, i bunker che formavano la cintura dife ns iva periferica. A sud ovest del suo aereoporto si rintraccia un 'altra batte ria germanica di rilevanti dimen sioni.Era nota co me ' Goldbrunner ', e consisteva di tre bunker per artiglieria- tipo 688-armati con pezzi da 170 mm, con una gittata di 28 km.A seguito dei bombardamenti alleati, e dei re iterati tentativi di demolizione del dopoguerra , le sue strutture appa iono fo rtemente compromesse. Una seconda grande batteri a s i trovava a la Hève forte di 4 cannoni da I 50 mm in altrettanti bunker, che subirono la stessa sorte dei precedenti. Ma era più all'interno verso est, che la piazzaforte di Le Havre ostentava i massimi calibri, per I 'esattezza presso Bleville-la-Corvée. Qui stava istallata una batteria armata con cannoni navali da 380 mm, in grado di tirare fino alJa foce dell'Orne . Confermandosi pertanto estremamente pericolosa ai fini del! 'invasione, fu contin uamente e massicciamente bombardata, sia prima che dopo il cl-day, alla cui data peraltro uno solo de i suoi pezzi era ancora in grado di sparare. Ovvio perc iò che attualmente sconci ruderi ne attestino l'esistenza. Ancora sul molo delle stessa cittadina si può osservare un bunker per artiglieria da 138 mm, rimasto miracolosamente intatto, grazie forse al suo indovinato camuffamento. Completavano le difese della piazza un articolato fronte a terra sostenuto da una ventina di postazioni, a loro volta precedute da un fossato anticarro corrente lungo l' intero lato nord dell'abitato.Ma proprio il dinamico sviluppo commerciale e sociale registrato da Le Havre nel dopoguerra ha imposto la d rastica eliminazione di gran parte d i tali opere, per cui anche un bunker come que ll o visibile presso Tancarville-tipo 600-ma completo dei cannoni , e con un pezzo controcarro da 50 mm, sulla sommità costituisce una singolarità. Ad ovest dell'estuario della Senna inizia la costa normanna propriamente detta, che, per la signifi catività che assunse al momento dell ' invasione, merita una più attenta ricogniz ione, preceduta necessariamente da una più accurata descrizione della natura e della conformazione delle sue marine. L A COSTA D ELLO SBARCO

Lungo il litorale normanno è possibi le riscontrare tre diverse connotazioni geomorfologiche, ovvero . estese spiagge sabb iose, coste alte e rocciose ed infine coste basse con scogl i affioranti in diversi punti.A voler meglio puntualizzare va evidenziato che, ne lla tratta da Le Havre a Cherburg, un vasto arenile inframezzato da dune, si propone monotonamente in maniera quasi esclusiva.Non mancano, però, di tanto in tanto contesti a falesie, ovvero stratificazioni d i dure formazion i calcaree ed argillose, fortemente scoscese ed erose alla base dal mare.


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VASOUY La prima batteria che si incontra in tale settore è quel la impiantata ad ovest di Honfleur presso Vasouy, di cui assunse il nome.Consisteva in quattro cannoni da I 50 mm, alloggiati ciascuno in un bunker-tipo M 272-con un adiacente centro direzione tiro-tipo M 262-.Ne l corso dell' invasione non svolse alcun ruolo, per ritrovarsi troppo periferica rispetto al fro nte di sbarco.

BEUZEVILLE Oltre una decina di chilometri più a sud , presso Beuzevil le, stava postata una coppia d i cannoni da 280 mm, su affusto ferrov iario, denominata 'Kurze Bruno ', che soltanto il 30 gi ugno aprirà il fuoco contro le truppe britanniche.

HENNEQUEVILLE Ad est di Hennequeville a q uota 140 m.l.m., era in corso di allestimento una piccola batteria germanica su 4 bunker per artiglieria-tipo 671 -.ll suo armamento di progetto prevedeva cannoni da 105 mm, ma non essendo terminati i lavori di costruzione in tempo utile, prima dell 'i nvasione, questi non vennero mai istallati .

MONT CANISY Nelle vicinanze si può osservare la postazione principale dell ' intero settore difensivo, ovvero la batteria di monte Canisy.Constava di 6 piazzole fortificate realizzate a 112 m. di altezza, destinate ad alloggiare altrettanti pezzi da 155 mm. Fu programmata-e per la metà delle piattaforme anche realizzata-la trasformazione in casamatte . Tutte le singole istallazioni risultavano com unque collegate fra loro mediante una serie di camm inamenti sottenanei, lunghi oltre 220 m. e scavati a 12 m. di profondità. Loro tramite era possibile rifornire i pezzi di m unizioni in assoluta s icurezza. L ungo la galleria, su entrambi i lati , inoltre si aprivano divers i locali agibili, praticamente invulnerabili: in essi alloggiava la guarnigione del caposaldo. Completavano infine le strutture funzionali della batteria le indispensabili cisterne per l'acqua, i gruppi elettrogeni ed i depositi di munizioni. Per l'autodifesa il caposaldo poteva contare su di un largo anello corrente ai piedi della collina fittamente minato, attraversato da pochi varchi interdetti dal fuoco dei 'Tobruk', di alcune tonette di vecchi carri armati recuperate e da pezzi da 50 mm controcarro. Con andamento concentrico, ma a quota maggiore girava un secondo anello di ostruzioni, per lo più grovigli di fi lo spinato che compartimentavano anche la superficie della batteria.Il comando del caposaldo dominava le descritte opere dalla sommità de ll ' altura, ed era insediato un bunker-tipo R 501 -, coadiuvato da tre posti di osservazione e telemetraggio.La felice ,u·ticolazione della batteria è confermata dall 'efficac ia della sua azione durante lo sbarco, allorché i sei cannoni concentrarono il fuoco sulla spiaggia, nonostante le bordate-di gran lunga più pesanti-delle artigl ierie delle corazzate Warspite e Ramillies. La batteria di monte Canisy riuscì a sopravvivere a quell ' inferno, tanto che il 9 giugno gli alleati, sbarcati nel settore detto Sword , si videro costretti, per il persistere dei suoi micidiali tiri, ad abbandonare la spiaggia.Ancora attualmente si tramanda in discreto stato di conservazione.

VILLERVILLE Vi sono non lontano da questa, ad ovest di Yillerville, altre due batterie, di cui la prima si trova impiantata presso Manoir ormand, a 125 m di altezza, destinata ad interdire l' imbocco della Senna. Era armata con 4 pezzi da I 05 mm casamattati . L'altra si rintraccia vicino a Mano ir Claire- Fontaine, e schierava, su piazzole aperte, sei pezzi da I 55 mm . Alquanto singolare la direzione tiro d i entrambe, istallata su cli una piattaforma scoperta-per telemetro-antistante ciascuna batteria.

CHAMP RABATS A Champ Rabats, picco lo paese presso Blonville a circa una ventina di km a nord est di Caen sulla costa, ed a quasi l, 5 km dal mare si trovava una batteria di 4 cannoni da 155 mm postati in barbetta.li suo armamento appare defilato all ' offesa navale essendo destinato a bat.tere direttamente ed esclusivamente la spiaggia.Si conservano i suoi quattro ricoveri sotterranei , e depositi munizioni , nonché due piazzole per una postazione da 20 mm contraerea .


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43 43. Bunker per fotoelettrica e Tobruk


Parie prima. Con l'alta marea

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AUBERVILLE Un'altra opera inusuale si rin viene presso Auberville dove s i può vis itare un grosso rifugio sotterraneo con due ingressi, in grado di alloggiare una trentina di uomini, nelle sue molteplici stanze .All a difesa a ttiva provvedeva un bunker 'Tobruk' ed una pos taz ione blindata per m itragliatri ce .

FRANCEVILLE-PLAGE Procedendo verso Merv ille, lungo la costa in d irezione ovest, un paio di km più a sud , presso Francev ille-Plage si inco ntra una piccola batteria costiera dell 'esercito germ anico, costituita da 3 bunker per artiglieria-tipo 612-più uno maggiore tipo 611.Venne attaccata ne lla notte precedente l'invasione dai paracadutist i, r appr esenta ndo i s uoi canno ni una g rave minaccia per lo sbarco.Attualmente è un piccolo museo.

MERV ILLE A Merville, ad una dec ina di km a nord di Caen sulla costa tra la Di ves e l'Orne, s i trovava una batteria di quattro cannoni da 75 mm- requis iti a i francesi-con gittata di c irca 11 km, postati in casamatte.11 caposaldo era protetto alle spalle da un fossato anticarro , oggi colmato, nonché da una mitrag liera da 20 mm contraerea e servito da 130 uomini. La prima di queste casematte è stata trasformata in museo.

BENOUVILLE Presso Bénouville, non lontano da Cae n, sulla ri va destra dell ' Orne, a circa 5 km dalla spiaggia, due ponti che scavalcano sia il fiume che il canale-che collega la città al mare-assicurano il transito viario.Per la storia furono i primi punti ad essere liberati dagli alleati e ne lle loro adiacenze rimane un bunker ti po ' Tobruk ' armato, a suo tempo, con un cannone da 50 mm.

RIVA-B ELLA Tornando lungo il litorale immediatamente ad est della foce dell ' Ome s i incontra la cittadina di Riva-Bella c he conserva ancora i resti dell'omon im a batte ria, tra le più importanti opere del Vallo.Origina riamente l'articolato caposaldo occupava una striscia di terra lunga 1200 m e larga 200 , ed osp itava circa 65 postazioni in e.a., dotate compless ivamente di 22 pezz i di assortite connotazioni.L'armamento principale constava di 6 cannon i da 155 mm , con una gittata di oltre 21 km, postati su altrettante piazzo le . Vi e rano quindi 4 cannoni da 75 in casamatta blindata, ed ancora, per conseguire l'i n terdizione della spiaggia, due particolari casematte destinate al tiro fiancheggiante con pezzi da 76,2 campali.Ben sette cannoni da 50 mm, di cui tre casamattati, due torrette di carro, un a mitragliera da 20 mm, un mortaio da 81 , 4 mm e due torrette corazzate per armi automatiche leggere completavano lo sc hieramento. Ovviame nte il perimetro della batteria stava racchiuso da una barrie ra continua, spesso doppia , di ostruz ioni , mentre l' intero suo fronte a mare ostentava una nutrita serie di micidiali ostaco li antisbarco. A lquanto numerose in fi ne le postazioni, sem pre blindate, pe r fotoelettriche, destinate ad illum inare il vitale settore. Molto inte ressante appare il centro di direzione tiro, realizzato con una struttura alta 17 m. e compren dente 4 livelli , così destinati: 4 ° piano-sala de i telemetri , di cui uno da 2 ,2 m. di base; 3° pianosala degli u fficiali, e de lle carte; 2° piano-sala di comando; l O piano-istallazione ventilato ri e trasmittenti; sotterraneo-gruppi elettrogeni ed accumulatori . Sulla terrazza di copertura trovava posto inoltre un proiettore fotoe lettrico da 150 mm. I bombardamenti che s i accanirono contro il caposaldo non arrecarono consiste nti danni , ma i s uoi pezz i da 155, pochi giorni prima de l 6 giugno furo no dislocati a ltrove, privando il complesso di un ruolo attivo durante l'invas ione . Soffermandoci più dettagliatamente in quel medesimo settore, va ricordato che per la difesa s ia de l piccolo porto di Caburg che de lla foce de l canal e de ll ' Orne il p iano germanico predispose anche alcune altre b atterie, cooperanti con il complesso innanzi descritto di Ri va-B e lla e Me rville . In particolare si trattava di que lle ubicate a Collevil le ed a Ouistreham .


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44 44. Rivabella, centro di rezione tiro su quattro livelli. ln assonometria il 4°.


Parte prima. Con l'alta marea

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45 45. Rivabella, il centro direzione tiro oggi trasformato in museo de l Muro del l' Atlantico.

COLLEVILLE La prima detta di ' Colleville-Montgomery', al momento dell' invasione non era ancora ultimata: la sua quarta casamatta infatti non possedeva l'abituale blindatura di cemento ed il suo pezzo stava pertanto postato su piattaforma scoperta .Le restanti tre invece-tipo 612-ospitavano ciascuna un cannone da 150 mm campale.Appena ad un km di distanza lungo la costa si rintracciano gli scarsi resti di un importante centro di resistenza anticarro, strutturato con l'impiego di una dozzina di opere.Spiccavano tra q uelle, in particolare, d ue bunker-tipo 644-dotati di cupo la corazzata final izzata all'impiego di mitragliatrici MG 34, un bunker osservatorio, a sua volta sormontato da cupola corazzata, e un grande bunker in grado di contenere due pezzi anticarro di grosso calibro, forse dei 75 mm.

OUISTREHAM Ad Ouistreham, invece, si possono agevolmente osservare i ruderi più cospicui dell 'altra batteria, sostanzialmente simile alla precedente. Si tratta di 3 bunker, essendo il quarto ancora in costruzione al momento dello sbarco.Il loro armamento consisteva in altrettanti cannoni da 105 mm , con g ittata massima pari a circa 12 km.In questa stessa località ad est del molo del porto si trova una torretta destinata ad ospitare cannoni automatici, ed una simile si rintraccia pure sulla spiaggia di Riva-Bella.

MONTFLEURY A Mont-Fleury, nei pressi di Ver-sur Mer-si identificano i resti di un'altra batteria, in via di ultimazione al momento dello sbarco, armata con cannoni da 122 mm di provenienza sov ietica, privi di idoneo affusto. A circa un km verso sud- est dal piccolo centro, in vicinanza della località detta Mare


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46 46. Bunker di tipo 644, con cupola blindata e schede ori ginali.


Parte prima. Con l'alta marea

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Fon taine stava impiantata un 'ennesima batteria, costituita da quattro casematte per pezzi da 105 mm. Entram be queste ultime due batterie riuscirono a bombardare con alquanti colpi la spiaggia del settore Gold prima di essere conquistate .

COURSEULLES E' la volt.a quindi di Courseulles, piccolo porticciolo della regione del Calvados, attraversato da un canale.Qui venne realizzato dall'Organizzazione Todt un elaborato complesso fortificato distruibuito sul le due sponde del corso d 'acqua.La parte occidentale appare senza dubbio la più difesa insistente sulla presenza di ben 26 opere di diversa concezione e final ità, tutte comunque solidissimi bunker. Tra questi si distinguono alquanti 'Tobruk ' ed altri dotati di torrette corazzate, nonché alcune casematte destinate al tiro di fiancheggiamento lungo la spiaggia con cannoni da 75 mm , da 50 mm, e mitragliatrici MG 42.Non mancano persino alcune torrette di carri armati di origine francese, impiegate in funzione statica.Nove rifugi invece vennero eretti per la protezione dei serventi, ed uno di quelli-tipo 666fungeva anche da osservatorio. Sull'altra spond a del canale si postarono ope re similari , sebbene come accennato meno numerose.In pratica si trovavano due cannoni da 75 mm per il fiancheggiamento sulla spiaggia, bunker per mitragliatrici, e postazioni per canno ni da 50 mm e mortai da 8 I ,4 mm.A completamento del1' intero complesso, venne istallata nel vicino v illaggio di Moulineaux una batteria di quattro cannoni da 105 mm.

ARROMANCHES A circa 3 km verso ovest lungo la costa, ad Arromanches- Jes -Bains, è possibile osservare ancora i resti di alcune sezioni del celebre porto prefabbricato chiamato Mulberry, rimorchiate ed assemblate dagli alleati per facilitare le operazioni di approvvigionamento successive allo sbarco.Pur essendo stati totalmente rimossi i relitti delle numerose navi che ivi vennero appositamente affondate, rimangono molti degli immensi cassoni impiegati per fo nnare una lunghissima banchina-quasi 12 km- carrabile emergente di diversi metri dalle onde.

AUNAY-SUR-ODON A circa 35 km a sud ovest di Caen, ed ad oltre 40 dal mare si trova il piccolo centro di Aunay-surOdon: lì sopra una collina di m. 365, detta Mont Piçon, l'aviazione germanica innalzò uno dei due maggiori centri di rilevamento radar del settore.Un altro Io eresse presso Douvres-la-Délivrande. Per avere un ' idea della loro imponenza basti ricordare che quest'ultimo copriva, con i suoi molteplici impianti, una superfice di 1O ettari, ed era pesantemente difeso da un anello di campi minati e da ostruzioni int1icate multiple, disseminate per g iunta di opere corazzate per cannoni controcarro da 50 mm e contraerei da 20 mm.

LONGUES-SUR-MER Non lontano, sempre lungo la costa in direzione ovest, si trova una delle più note-e più fotografatebatterie della marina gennanica in No1mandia: quella di Longues-sur-Mer. Postata a m. 65 d 'altezza godeva di un eccezionale campo visivo sull'antistante oceano.Per contro la sottostante angusta spiaggia le era completamente negata.Consisteva in quattro grossi bunker-tipo M 272-per cannoni da 150 mm, con gittata di quasi 20 km, preceduti da un centro di direzione tiro alloggiato in un altro bunker dal notevolissimo spessore di copertura-tipo M 262-e ci rcondati da una seri e d i sette piccoli bunker ' Tobruk' . Sfuggita ai pesantissimi bombardamenti preparatori , da cielo e da mare, la batteria il 6 giugno aprì il fuoco contro la flotta alleata, senza tuttavia causarle significativ i danni. A sua volta però presa sotto il tiro di due incrociatori ebbe in breve distrutta una casamatta e gravemente danneggiate altre due.I suoi 184 uomini si arresero comunque la mattina seguente. Attualmente è ancora visibile in ottime condizioni, e conserva persino i menzionati cannoni, vanamente puntati sul mare . S'impone, a questo punto una breve digressione circa le potenzialità dell 'artig lieri a costiera nel tiro contronave.E ' certamente vero, come gli storici e gli esperti del settore affermavano da secoli , che una


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Parte prima. Con l'alta marea

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49 49. Longues-sur-Mer, vista della batteria.

batteria costiera, a parità di calibro dei pezzi, risulta in grado di aver ragione di una nave da guerra armata con un numero anche decuplo di pari pezzi.Ciò dipendeva innanzitutto dalla maggiore stabilità del tiro non inficiato dal beccheggio e dal rollio. Dipendeva anche dalla più accurata precisione del telemetraggio e non ultimo dalla sua minore vulnerabilità in assoluto. L' adozione poi di casematte in cemento am1ato, prive di virtuali limiti di peso e d'ingombro ha di fatto incrementato tale superiorità. Nel caso però di un confronto balistico con diverse unità da battaglia. contemporaneamente, la batteria a terra inizia a soffrire penalizzanti svantaggi. Tanto per cominciare non si può occultare dietro schermature fumogene, in quanto la sua posizione resta comunque perfettamente identificata. Le vampe delle sue salve incrementano la facilità di individuazione, esponendola, mentre marteJla un bersaglio, ai colpi convergenti delle restanti unità. Nè le è possibile sottrarsi al duello allontanandosi in caso di palese inferiorità. E questo senza tener conto del concomitante intervento aereo. Basterebbero già tali epidennici rilievi per comprendere come mai il tiro della flotta d'invasione ebbe rapidamente ragione di quei mostruosi ammassi di cemento armato, apparentemente invulnerabili, senza subirne scotti devastanti. E confermano ulteriormente il limite concettuale delle opere-e della loro concatenazione-del Vallo Atlantico. efficaci soltanto per finalità antincursive, ma pateticamente inermi per l'interdizione costiera antinvasiva. Le ultime località che abbiamo descritto si trovano quasi al centro della baia della Senna, ovvero tra le due grosse città portuali di Le Havre e Cherburg, estremi strategici-come innanzi accennato-della fortificazione del settore, ritenuto al!' approssimarsi dell'estate del ' 44, iI prioritario obbiettivo alleato.Pertanto proprio nel loro interasse, cioè sulle spiagge intermedie-ed in particolare su quelle della costa di Naere-si sarebbe dovuta attendere l'invasione, prestandosi la morfologia del litorale otti-


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50 50. Bunker per Artiglieria navale ca!. I50 mm, tipo 272. Fu impiegato per i 4 pezzi da 150 mm di Vasouy e di Longues-sur-Mer.


Parte prima. Con r alta rnarea

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51 5 l. Longues-sur-Mer, centro direzione tiro.

mamente allo scopo.Ed ovviamente lungo quel bagnasciuga, esteso per quasi 10 km-che passerà poi alla storia come Omaha Beach-si concentrarono tutte le diaboliche invenzioni ostative, sia pur rudimentali e raffazzolate. La interdizione della spiaggia in pratica si perseguì ponendo tra i livelli massimo e minimo della marea, dove cioè-sempre supponendo l'arrivo delle forze d'invasione con l'alta-non si sarebbero potuti scorgere e quindi evitare. una serie ad andamento parallelo di ostacoli ed ostruzioni così concepite:

Pali d' arresTO La prima e la seconda linea, provenendo dal largo, erano costiluite da numerosissimi tronchi, disposti obliquamente e con una estremità appuntita verso l'alto. La loro base. invece. era collocata in un apposito alloggiamento ricavato in un pesante blocco di cemento, adagiato sul fondale. che gli consentiva una certa libertà di gioco. A stretto contatto con essa veniva ammorsata una mina. o la spoletta di un proietto d'artiglieria.In conseguenza dell'urlo con la carena del mezzo da sbarco, il palo fungendo da leva comprimeva l'innesco dell'ordigno provocandone la subitanea violentissima deflagrazione che, per l'irrilevanza della profondùà dell'acqua. si tramutava immancabilmente nella perdita del battello. Porra Magi11or

La terza linea era formata da una teoria di ostruzioni d'acciaio, alte circa un paio di metri, destinate a bloccare la risalita della 1iva da parte dei carri o dei veicoli meccanici. Vi si ricorse anche per interdire gli accessi alle strade.


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53 52. Longues-sur-Mer. i bunker della baueria. 53. Longues-sur-Mcr. i cannoni da 150 mm


Parte prima. Con l'alta marea

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55 54. Longues-sur-Mer, bunker distr uuo dal fuoco navale. 55. Frammenti del cannone da 150 mm.


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57 56. Longues-sur-Mer. uno dei cannoni da 150 mm. 57. Longues-sur-Mer. le spalle della batteria.


Parte prima. Con falra marea

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59 58. Longues-sur-Mer. cannone ancora puntato verso il mare. 59. Longues-sur-Mer, passaggi sotterranei tra le opere difensive.


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60 60. La spiaggia di Omaha.

Tetraedi di cemento La quarta Jjnea impiegava massicci blocchi di cemento armato.Più in dettaglio si trattava di robusti letraedi, alti da 1,5 a 3 m. ed adagiati sul fondale con un lato, in grado di squarciare con il loro vertice munito di una aguzza cuspide d'acciaio, le carene dei mezzi da sbarco, provocandone il rapido affondamento Ricci cechi

Seguiva la quinta linea, formata dallo schieramento di migliaia di inusitati ·cavalli di frisia'. Tali ostacoli vennero realizzati tramite saldatura intermedia di tre segmenti di rotaia, disposti ortogonalmente fra loro, ciascuno della lunghezza di m.1. 20 ed ancorati a zoccoli di cemento. Cavalli di.frisia Sostanzialmente analoghe alle precedenti tranne che per la maggior robustezza, essendo ricavate da rotaie ferroviarie, e per le maggiori dimensioni, essendo ogni segmento lungo m. 1, 60, queste ostruzioni si schierarono lungo la sesta linea, in modo da interdire l'immissione sulla spiaggia ai veicoli corazzati. Era inoltre la prima linea nettamente al di fuori dell'acqua. Tronchi appuntiti non armati La settima linea mostrava una fittissima scansione di tronchi appuntiti, disposti obliquamente al fondale.La finalità era quella di infilzare le carene inceppando l'avvicinamento e comunque di terrorizzare gli equipaggi, specie dopo la traumatica esperienza con i pali minati.


Parte prima. Con l'alta marea

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Denti di drago Abbiamo già in precedenza descritto tale ostruzione anticarro. Quella disposta sulle spiagge era in tutto simile e costituiva l'ottava linea di interdizione. Muro anticarro La nona linea fu realizzata erigendo una poderosa muraglia in e.a. corrente nel senso della costa, e limitata agli sbocchi verso l'interno delle spiagge. Alta mediamente tra i 4 ed i 5 m., obbligava anche i cingolati ad una micidiale sosta sotto il fuoco dei vicini controcarri del fiancheggiamento. Campi minati Vennero realizzati alla uscita delle spiagge, presso le dune ed erano generalmente distinti in anticarro ed antiuomo. Spesso però furono disposti frammisti, come nelle fasce anulari intorno alle batterie.Costituivano in questo caso la decima linea. Grovigli di filo spinato L'undicesima I inea fu ottenuta disponendo con estrema abbondanza impenetrabili grovigli di filo spinato.Si stesero in maniera tale da riuscire impossibile superarli senza impigliarvisi, tanto più che la vegetazione estiva in breve tempo li mascherava completamente. Asparagi di Rommel Non rientravano nelle Linee di interdizione da mare, quanto piuttosto in quelle da 'cielo'. Rommel infatti ordinò, al fine di scongiurare il pericolo di atterraggi di alianti nemici dietro la fascia costiera, di disseminare i campi circostanti di pali, muniti logicamente di mine. Esaurita questa esposizione di 'rutigianali' quanto efficaci espedienti difensivi, torn iamo al nostro itinerario ricognitivo, sottoJi neando comunque che già quanto fin qui osservato, come più volte ricordato, conferma l'impostazione discontinua, episodica ed incoerente, oltreché di scarsissima densità se relazionata agli spazi geografici.

POINTE DU HOC Proseguendo lungo la strada costiera D 514, dopo circa 40 km da Courseulles, in direzione ovest, si raggiunge P ointe du Hoc. Q ui l'esercito germanico realizzò un altro grosso caposaldo fortificato.L'armamento principale consisteva in una batteria di sei cannoni da 155 mm, con oltre 19 km di gittata, postati in barbetta.Sebbene fosse programmato il loro casamattaggio, mancò in pratica il tempo per lo svolgimento dei lavori, che comunque vennero effettivamente iniziati.La direzione di tiro, invece, riuscì a trovare sistemazione blindata in un bunker-tipo 636-piazzato all'estremità del promontorio e munito di telemetro.A due complessi di mitragliere da 20 mm, istallate in apposite strutture, innalzate alle estremità del segmento costiero della batteria, fu delegata la difesa contraerea.Numerose opere accessorie ed alquanti 'Tobruk', garantivano la protezione del personale e l'inviolabiUtà del perimetro racchiuso dalle solite ostruzioni e per di più segmentato dal resto del promontorio da un ampio campo minato.Dopo i bombardamenti preparatori del 25 aprile però il caposaldo dovette essere evacuato, stimandosi insostenibile la sua posizione, e rischierando le artiglierie ancora intatte lungo la strada costiera.Nonostante la precauzione. abbattendosi sulle stesse, nella fase immediatamente precedente allo sbarco, un diluvio di ferro e di fuoco, da cielo e da mare, non potettero svolgere alcun ruolo ostativo.

Nelle adiacenze della batteria si trovava pure un impianto di avvistamento radar della marina, protetto da mitragliere contraeree da 20 mm.

GRANDCAMP Ancora 3 km più ad ovest si incontra Grandcamp, nei cui paraggi installarono due batterie.La prima, di Maisy la Martinière, composta da quattro cannoni da 105 mm, fu casamattata per soli tre pezzi restando il quarto in barbetta. Due bunker si destinarono alla protezione del personale.Non lontano i ruderi della seconda, detta di Maisy la Pérruque.Il suo armamento consisteva in sei cannoni da 155


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62 61. Bunker presso Pointe du Hoc. 62. Pointe du Hoc.


Parre prima. Con /'alta marea

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63 63. La co~ta presso Poime-du-Hoc.

mm, con gittata di 11 km: brandeggiavano all'aperto su piattafonna, mentre i serventi disponevano per la loro protezione di tre ricoveri, con le relative abituali pertinenze.Alla difesa contrnca1To provvedevano due pezzi da 50 mm. Nella notte dello sbarco quasi 600 t. di bombe, sganciate da oltre un centinaio di apparecchi, sconvolsero la batteria che. nonostante l'immaginabile inferno, riuscì ad aprire il fuoco contro le forze americane e fu ridotta al silenzio soltanto dopo mezzogiorno.

LA MADELEINE Risalendo la penisola di Cherburg, circa l 5 km a nord Carentan, lungo il litorale si scorgono le dune di La Madeleine, dove stava postato il piccolo caposaldo W 5 am1ato con cinque cannoni da 50 mm con 6.500 m. di gittata efficace, di cui quattro instal1ati in altrettanti 'Tobruk'- curiosamente di pianta esagonale-ed il quinto in un bunker- tipo 667-.Dei restanti bunker adiacenti. due-tipo 134-servivano da depositi munizioni, quattro-tipo 702-ed uno-tipo 501-per alloggiamento del personale, ed infine un ultimo 'Tobruk' - tipo R 206- a pianta ottagonale, per un mortaio da 50 mm.

SAINT-MARTIN-DE-VARREVILLE Proseguendo verso nord, è la volta di Saint-Martin-de-Yarreville, piccolo centro marittimo dove si trovava una batteria di quattro cannoni da I 05 mm. postati in barbetta e protetti da un fossato controcarro.Resti di armaggi per cemento comprovano l'imminenza del casamattaggio della batteria, ed il violento abbandono. U terrificante bombardamento abbattutosi nella notte dello sbarco ali' interno del suo perimetro, con oltre 50 t. di bombe. ne devastò i.rrimediabilmente e radicalmente le opere . al punto che attualmente non se ne rinvengono neanche le tracce.

AZZEVILLE E' la volta quindi della batteria di Azzeville, installata a circa 5 km dalla costa, ed accessibile tramite la strada D 420.Comprendeva quattro bunker-tipo 649-per altrettanti cannoni da I 05 mm, dei quali uno


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è sormontato da una piazzola per cannoncino da 37 mm contraereo: oltre 170 uomini prestavano servizio in tale caposaldo.Attaccato dai paracadutisti nella notte del 6 giugno, non svolse un significativo ruolo nel corso dell ' invasione .Contribuì invece alla difesa della vicina batteria di Crisbecq assediata dagli alleati, bombardandone le sovrastrutture.L'episodio costituisce uno dei rarissimi esempi di appoggio recipropco tra batterie, confermando in definitiva l' abituale isolame nto delle stesse. Si arrese il 9 giugno, dopo un duriss imo martellamento di artiglieria ed un assalto con i lanciafiamme.

SAINT MARCOUF A circa 4 km a nord-est della precedente, non lontano dal paesino di St.Marcouf, ai bordi della strada D 69 a circa 2 km dal mare, si osservano i resti del rilevante caposaldo di Crisbecq .Si trattava di una batteria di marina armata con quattro cannoni da 210 mm, di oltre 33 km di gittata.Al momento dello sbarco però soltanto due di tali pezzi stavano protetti in casematte ultimate e pienamente operative-tipo 683-.Quella del terzo 1isultava, invece, in avanzata fase di costruzione e quella del quarto appena agli inizi: impressionante è il loro spessore, oscillante tra i 3 ed i 5 m. Sebbene l'armamento originale del caposaldo fosse stato di cinque cannoni da 155 mm in barbettadi cui ancora si scorgono le piazzole-già nel corso del 1941 vennero sostituiti con i menzionati 210 mm navali. La direzione tiro fu collocata al centro della batteria in due bunker ravvicinati .Disponeva inoltre di quattro cannoni da 75 mm contraerei , e di quattro complessi da 20 mm sempre contraerei, ed infine di un cannone da 150 mm cooperante con la batteria principale. Il caposaldo comprendeva una serie di ricoveri blindati, singolarmente difesi ciascuno da un contiguo 'Tobruk', desti nati ali' alloggiamento dei suoi 300 uomini.Presenti anche depositi sotterranei di munizioni, e l'immancabile ostruzione perimetrale.Nel corso della fatidica notte , prima dell'assalto delle forze av iotrasportate, sulla batteria si abbattè un pesantissimo bombardamento, che protrattosi per quasi mezz'ora pose fuori combattimento i cannoni da 75 mm, lasciando illesi invece quelli da 210 mm. E ' questa incredibile invulnerabilità al i 'offesa da cielo e da mare, senza ombra di dubbio di inaudita violenza e durata, una sorta di fortunata costante delle maggiori batterie del settore: ne approfondiremo in seguito il perché.Nel caso in esame, poche ore dopo i cannoni navali aprirono il fuoco contro le unità della flotta alleata Tuscalossa, Quincy e Nevada, danneggiando però so ltanto alcuni battelli minori. Ancora gl i stessi cannoni, nel corso del giorno 7, colarono a picco un cacciatorpediniere americano, aizzando per conseguenza l' interessamento micidiale di ben tre corrazzate.Ad onta del devastante martellamento uno dei cannoni da 210, sebbene colpito e danneggiato, rimesso affannosamente in efficienza, riaprì arditamente il fuoco il giorno 8, con intuibili conseguenze.Ma soltanto nella notte tra l' 11 ed il 12 le forze alleate imposero alla coriacea batteria l' irreversibile evacuazione dai suoi eroici difensori. Non lontano da Crisbecq s 'incontra il piccolo centro rivierasco di St. Mère-Eglise, il primo abitato ad essere liberato dai paracadusti alleati nel corso della notte.

QUINEVILLE Quasi J I km più a nord nei press i del villaggio di Quinev ille, a cavallo del locale canale si rintraccia un centro di resiste nza germanico.Sulla riva nord era formato da ostacoli anticarro e pezzi da 50 mm , di cui uno realizzato con una torretta di un vecchio carro armato, nonché un posto di comando, ed un rifugio sotterraneo protetto da cinque ' Tobruk ' . A sud invece, i resti di una casamatta per un cannone da 77 mm , un paio di torrette di carri con pezzi da 50 mm , una postazione fotoelettrica da 60 cm, ed una mezza dozzina di opere accessorie, ne testimoniano la consistenza ori ginale. E sempre nelle adiacenze, destinate a battere direttamente la spiaggia, si rinvengono due casematte per cannoni da 155 mm, complete di difese alle spalle con una torretta di carro. LESLANDES Una ultima posizione fortificata fu impiantata in quel settore, presso la località detta Les Landes, destinata ad interdire agli eventuali corazzati nemici l' immissione sulla strada costiera.Era comunque costituita da pochissime opere e da un insignificante armamento leggero.


Parte prima. Con /'alta marea

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64 64. I terrificanti e ffeui del bombardamento a Pointe du Hoc.

ST VAAST-LA-HOUGNE Proseguendo verso nord, p1ima di St. Vaast-la-Hougne, ma alquanto lontano dalla riva del mare, si scorgono i ruderi di altre tre batterie, armate con cannon i da 105 mm . La prima di esse, quella di Crasville, postata ad 80 m. s.l.m., comprendeva quattro casematte per altrettanti pezzi, con un 20 mm contraereo per la difesa.Non potendo scrutare direttamente il mare, il suo centro di direzione tiro fu insed iato presso la batteria di Morsalines, che più innanzi descriveremo. La seconda, innalzata presso il comune di Aumeville-Lestre, comprendeva quattro cannoni, sempre da I 05 mm, ma postati in barbetta e tre pezzi contraerei da 20 mm. L' ultima, impiantata a Mont Coquerel, schierava altri quattro pezzi identici , ma in casamatta-tipo 331-.Ai fini complessivi de:tle difesa l'apporto di queste batterie si confermò insignificante. Presso St.Vaast-la-Hougne, Vauban (51 ) costruì nel XVll secolo due fortezze marittime: il genio germanico a sua volta vi installò in entrambe alcuni piccoli bunker, ed altri ancora lungo l' argine della strada sopraelevata che le collega con la città, destinati ad ospitare cannoni automatici.

MORSALINES Riguardo alla menzionata batteria di Morsalines, va ricordato che era costituita da sei pezzi eia 155 disposti in barbetta, usufruenti di un ampio settore di tiro.La loro posizione e la mancanza di solida protezione li espose a gravi danni nel corso dei bombardamenti preparatori.Il caposaldo comprendeva comunque quattro ricoveri blindati , una cisterna per l' acqua, una fotoelettrica, un deposito munizioni


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65 65. Bunker tipo 667, scheda germanica.


Parie prima. Con l'alta marea

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sormontato da una postazione contraerea da 20 mm, quattro 'Tobruk' e due centri direzione tiro, di cui uno appartenente alla batteria di Crasville.

LAPERNELLE Ancora un paio di km in direzione nord, e presso la Pernelle si rintracciano due batterie.La prima ebbe per armamento principale sei pezzi da l 05, alloggiati in altrettante casematte coordinati da un centro di direzione tiro. La seconda dispose di sol i tre cannoni , ma da 170 mm in configurazione campale, con relativa stazione di direzione tiro ed un a di osservaz ione.Di entrambi i caposaldi ben poco rimane a l presente.Analogo destino per la non lontana stazione di avvistamento radar.

NEVILLE Seguendo la strada costiera, 8 km più a nord, tra Pointe de Barfleur e Gatteville, si perviene alla batteria ' Blankenese', presso la località di Név ille. In vic inanza del moderno faro vennero innalzati quattro bunker-tipo 679- armati con altrettanti cannoni da 155 mm , ed un centro direzione tiro nonché una mezza dozzina di ricoveri e di depositi munizioni. Sulla vicina spiaggia di Néville inoltre si rintracciano i resti di un gruppo di bunker-tipo M 158 ed M 272-che ospitavano quattro cannoni da 94 mm, dalla g ittata di 14 km.Sul lato ovest del caposaldo si trovavano piazzole per pezz i da 50 mm, alcuni 'Tobruk' per mo rta i, nonché nidi di mitragliatrici e torrette di vecchi carri.

La piazzaforte marittima di CHERBURG In perfetta simmetria difensiva con Le Havre, Cherbmg rappresentava l'altro estremo della baia della Senna, la cui costa appena esaminata fu di gran lunga la più munita dell ' intero Vallo Atlantico.Ed essendo indiscusso il princ ipio tattico che a chi invade da mare occorre conquistare subito un porto, come per Le Havre, anche Cherburg subì una pesantissima riqualificazione ostativa, che si venne ad aggiungere- ultima in ordine di tempo di una consolidata tradizione-a quelle che da secoli avevano difeso il vitale porto. Le prime avvisaglie di tale potenziamento si colgono già tra Fermanville e Carneville, dove su entrambi i lati della strada D 612 si scorgono i ruderi della batteria Hamburg, armata con quattro mastodontici cannoni da 240 mm, con una gittata di circa 27 km.Pur essendone previsto, ed avviato, il casamattagg io i pezzi agli inizi di g iugno stavano postati ancora a cielo scoperto.E' cu1ioso, al riguardo, osservare che essendo già eretti i piedritti di uno dei quattro bunker, spessi oltre 3 m, e dovendo, invece, il pezzo tirare molto più verso est di quanto concesso dalla sua feritoia, i tedeschi ne abbatterono febbri lmente una sezione.Gli alleati che ignoravano i settori di tiro di progetto, erano inizialmente molto preoccupati da questa batteria, potendo con estrema facilità battere la spiaggia di Utah: le loro apprensioni cessarono proprio dopo l' avvio del casamattaggio allorché la palese limitazione cancellò la minaccia! Particolare interesse rivestono le pertinenze di questa batteria, dotate di alloggiamenti, depositi munizioni e magazzini vari, tutti disposti simmetricamente intorno a ciascuna casamatta principale.La direzione tiro a sua volta fu insediata in un bunker-tipo M 178-, a tre livelli, finiti attualmente inglobati in una villetta per vacanze! La protezione antiaerea del complesso era fornita da 7 pezzi da 75 mm, e disponeva inoltre di un radar. Dopo lo sbarco, per l'esattezza il 25 giugno seguente, una squadra navale comprendente 3 corazzate, 4 incrociatori e 11 cacciatorpediniere ingaggiò un classico due llo d 'artig lieria con i grossi calibri della batteria.Una micidiale tempesta di fuoco e d ' acciaio si abbattè sui 4 pezzi: oltre 3.000 proietti, compresi fra i calibri da 355 ed i meno devastanti 127, sconvolsero il caposaldo germanico, seminandovi la morte.Occorsero però tredici ore per il suo definitiv o annientamento, durante le quali anche le unità nemiche subirono consistenti danni dal controtiro. Non lontano si rinvengono gli scarni resti di una vecchia batte1ia costiera francese, riattivata dai tede-


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66 66. La Pernelle. posto di comando reggimemale. Bunke r tipo 608, e bunker deposito munizioni. Sostituito dal 607 Schede germaniche.


Parte prima. Con l'alta marea

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schi e ribattezzata 'Seeadler ', ubicata presso Péointe du Brulay.Cons isteva in quattro piazzole in cemento per altrettanti cannoni , ed in un centro direzione tiro. Da Fernaville la scans ione delle fortificazi oni ostenta un drastico inc re mento: su tutto domi nano i ruderi del Fon du Roule, di fattura ottocentesca, ed estremo lembo della resistenza germ anica nel ' 44 . Ad appena 2 km dalle s ue mura la marina innalzò la batteria appellata ' Brommy' .Venne armata con quattro cannoni da I 50 mm alloggiati in casematte, con un posto di avvistamento, una direzione tiro su due livelli, depositi munizioni e rifugi, sempre ricavati nel pend io della collina. Sul forte stesso, e nelle sue immediate adiacenze, s i installarono tre complessi, di cui il primo era un batteria di artiglieria su quattro cannoni da 105 mm , racchiusi in altrettante casematte, innalzate a mezza costa, con access i dai sotterranei dell'antica opera francese. II secondo invece era una batteria della difesa contraerea leggera, composta da tre pezzi da 20 mm a tiro rapido, insediati a ridosso de!Ie mura ottocentesche del Roule. Il terzo infine, all'esterno consi steva in alcune strutture, delle quali una s upportava una cupola per mitragliatrice ed un ' altra una fotoe lettrica da 60 cm. Dal punto di vista operativo l'espugnazione delle fortificazioni brevemente ricordate si protrasse fino al 26 giugno, allorché , riuscendo vani i reiterati tentativi di accedere alle gallerie d'imbocco, un sergente, calatos i con una corda lungo la parete scoscesa, imboccò alcune cariche esplosive nelle feritoie.Da guell 'istante cessò ogni resistenza del caposaldo. Seguono quindi altre due batterie, rispettivamente dette dell 'Arsenal.e -bastione II-e del Forte Centrale, destinate ad interdire con i loro tiri l 'accesso alla rada.Il loro armamento consisteva, per la prima, in quattro cannoni da I 05 mm e in quattro cannoni da 94 mm , per la seconda.Si arresero dopo incessanti bombardamenti alleati soltanto il 27 giugno. Alla medesima logica difensiva, appartevano ancora la batteria, detta York, impiantata presso Anfreville, dotata di 4 cannoni da I 70 mm , tutti casamattati e disponenti di una propria direzione di tiro su due li velli. Sempre nelle vicinanze , nei press i de li 'antica batteria francese denominata 'Tourville ', in località Castel-Vendon, i tedeschi impiantarono una batteria, detta ' Landemer ' , armata con quattro can noni da 155, dalla gittata di oltre 23 km, ognuno debitamente casamattato, in bunker-tipo 272-, con ali ' intorno tutte le ormai solite dipendenze fortificate.Alle sue spalle la marina germanica stava procedendo alla realizzazione di una postazione per due cannoni da 380 mm, dalla incredibile gittata di oltre 57 km, ma i lavori al giugno del ' 44 si limitavano alle sole piattaforme basamentali. Pur avendo con un certo ritardo ipotizzato un attacco da terra alla 'piazza di Cherburg' il comando germanico ne apprestò con urgenza le opportune contromisure, consistenti in due linee difensive.La prima, impiegando vecchie opere frances i, opportunamente ripotenziate, isolava aile spalle il fronte a mare innanzi descritto, e la seconda, più ampia, si avvaleva di appigli tattici natu rali.Entrambe tuttavia non si proponevano particolarmente resistenti ed in effetti vennero alquanto facilmente sfondate, restando la res istenza organizzata affidata alla discrez ione di ciascuna delle singole opere marittime. Completavano ovviamente gli impianti della piazza una nutrita serie di stazioni radar, in special modo presso Cap de la Hague, all 'estremità della penisola.Le strutture ancora visibili compre ndono bunker di tipo ' mammouth •, e supporti per radar Freya, in discreto numero, nonché alcune postazio ni per fotoelettriche.

AUDERVILLE Aggirata la punta più settentrionale della penisola e dirigendo verso sud, poco lontano da Auderville si incontra una ennesima batteria di artiglieria, alloggiata in bunker- tipo 679-con una direzione di tiro anch'essa in bunker-tipo 636-.


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67 67. Alloggiamcnci per ··Tobruk".

JOBURG Circa 5 km più a sud, presso Joburg, ad ovest della strada D 901 si individuano i resti di due grandi piattafonne per artiglieria destinate a sopportare due cannoni da 203 mm, montati su affusto fen-oviario, con gittata di 38 km.il loro diametro raggiunge i 12 m: disponevano di apposite guide di rotolamento in modo da consentire un brandeggio di 360°, e di opportuni locali blindati per deposito munizioni ed alloggiamento del personale. Le ultime difese del lato occidentale della penisola di Cherburg, si incontrano presso 1'aereoporto di le Petit Thot e consistevano in quattro bunker per artiglieria, tipo 671.E' interessante infine ricordare che sulla penisola vennero istallate numerose postazioni di lancio per armi V. con le relative basi di assemblaggio e di radiocontroilo. La costa ovest della penisola di Cotentin non si presenta affatto propizia ad operazioni di sbarco in grande stile, ragion per cui lo stato maggiore gennanico trascurò di fortificarla, ad eccezione delle sole adiacenze di Granville- oltre 110 km più a sud dell'ultimo caposaldo-unicamente a causa del suo portoe di tre punte prospicienti le tre isole deJ golfo di St. Malo, Guemsey, Jersey e Alderney.Le loro ben conservate ed articolate fortificazioni. rientranti pur sempre nella logica della difesa globale antinvasiva del Vallo Atlantico, meritano un doveroso riscontro, preceduto però da una schematica esposizione dei tre caposaldi menzionati.


Pane prima. Con /'alta marea

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BIVILLE A circa 15 km più a sud di Cap de la Haugue, in prossimità della spiaggia sabbiosa di Vauville. fu costruita la batteria detta di Biville.Disponeva come armamento di quattro cannoni da 105 mm. racchiusi in altrettante casematte, col chiaro fine di interdire qualsiasi incursione nemica da mare nel settore.

FLAMANVILLE Ad appena una decina di km più a sud del precedente caposaldo fu impiantata la seconda batteria, sul promontorio di Flamanville.Era munita di quattro cannoni da 170 mm, in grado di battere un arco con raggio di circa 28 km, e ne venne programmato il casamattaggio, peraltro mai eseguilo.

CARTERET Ancora una ventina di km più a sud s'incontra l'ultima delle tre batterie della costa occidentale prima di Granville. quella detta di Carteret.Formata con quattro cannoni russi da 122 mm, piazzati in barbetta poteva intervenire fino a 16 km di distanza, chiudendo balisticamente con le precedenti il perimetro litoraneo, tanto più che alle stesse davano man fo1te due altre batterie mobili, ciascuna di quattro cannoni da 105 mm, capaci d'intervenire rapidamente in caso di minaccia concreta.

GRANVILLE Aprendosi alle spalle del promontorio di Granville la baia di Mt.St.Michel e di fronte il promontorio di St.Malo. si ipotizzò, da parte germanica. un sistema difensivo che fosse in grado. incrociando i suoi fuochi. d'interdire l'accesso alle basse spiagge dell'insenatura.Si costruì pertanto, a cura della marina la 'batteria principale del porto', dotata di quattro cannoni da 120 mm, casamattati, ulteriormente potenziata da tre pezzi da 155 mm, in postazione scoperta, in grado di brandeggiare su 360°.Completava il complesso un centro di direzione tiro, nonché tre bunker per alloggio del personale ed un ultimo pezzo da 76,2 mm, destinato esclusivamente a chiudere l'imboccatura del porto. Una seconda batteria fu impiantata presso Saint-Pair a cura dell'esercito.Schierava quattro cannoni da l 05 mm con un posto di comando ed un centro direzione tiro, nonché con alcuni rifugi, tutti disposti a semicerchio intorno ai pezzi. Infine, in località Roche-Gautier, si installò una batteria per la difesa contraerea leggera di sei pezzi da 20 mm, destinati a proteggere le unità navali in porto ed i depositi di munizioni.

LE ISOLE DELLA MAJ'l1CA Le isole costiere. quand'anche di piccole dimensioni. hanno sempre svolto un ruolo estremamente importante nell'ambito della difesa antinvasiva ed antincw·siva.La 1oro occupazione da parte del nemico significava immancabilmente la trasformazione in comodissima base operativa, ad insignificante distanza dal territorio metropolitano.Pertanto pur non interessando in assoluto ai fini della difesa perimetrica, la loro fortificazione ed interdizione attiva si è costantemente imposta per stornare tale nefasta potenzialità, peraltro difficilmente eliminabile in un secondo momento. Non sfuggirono alla traclizionale precettistica anche le tre maggiori isolette anglo-normanne. unica parte del Regno Unito in mano tedesca- che si videro oggetto di una specifica fortificazione, apparentemente ridondante per la modestia dei luoghi. Giocava del resto a favore della loro riqualificazione difensiva da un lato una malcelata esigenza della propaganda nazista, soprattutto dopo la definitiva soppressione dell'operazione Leone Marino, e dall'altro la 1oro esposizione a presumibili rivalse della flotta britannica.La vigilanza perciò vi attinse livelli parossistici generando una serie di strutture di avvistamento costiero assolutamente uniche e nel loro genere architettonicamente molto armoniche.La tipologia più adottata per siffatta esasperante, quanto monotona, mansione fu quella ad impianto verticale-in sostanza delle tOJTi-. scandite lungo la dimensione maggiore da ampie e sottilissime fessure orizzontali. Anche equivalendo pienamente la precipua finalità alla solita degli altri innumerevoli osservatori


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68 68. Jersey. torre osservatori Noirmont Po int, e Alderney.


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fin qui descritti. quelli delle isole in esame . i differenziano proprio per la volumetria. per lo più cilindrica e leggermente rastremala verso l'alto, e per il numero di ' fessure·, in genere ammontanti ad almeno cinque. in altreltanti ordini sovrapposti.Le inferiori , confermatesi sostanzialmente superflue, forni scono a s iffatte s1ru1tu re una indubbia apparenza terrifica. on può inoltre non rilevars i la significativa somiglianza, frutto di indiscutibili reminiscenze, tra quelle moderne fortificazioni e le loro colleghe più antiche-le torri Martello (52) -abbondantemente presenti: a Guemsey se ne contano ben 20 e 15 a Je rsey.Numerosi pure i forti ottocenteschi , specialmente su Alderney, costituendo l'isoletta una sorta di base navale avanzata britannica cooperante con Portsmouth, destinata a controbilanciare la crescente potenza della Cherburg napoleonica.

JERSEY Le coste volte a sud e quelle ad est ed ad ovest dell ' isola sono alquanto frastag liate ed alte, con pareti a picco inframezzate da calette e spiagge.Dove sensato i tedeschi vi eressero barriere anticarro, e sui promontori maggiori. e più sporgenti, vi innalzarono torri di avvistamento e batterie. L' accesso alla baia di St. Aubin fu così interdetto dalla batteria 'Noirmont Point" .Nella immediate adiacenze della sua direzione di tiro, alloggiata in un bunker -ti po M 120- , si rinvengono le diverse piattaforme delle artiglierie campali .Di fronte ad essa, sull"alta costa rocciosa si scorge una curiosa torre di osservazione ci lindrica, munita di quattro sottili ed ampie fess ure orizzontali, una per ciascun piano.Al manufatto si accede dalla sommità. coincidente altimetricamente con il pianoro sovrastante la parete rocciosa a picco sul mare, la quale, con la sua massa, ne assicura la perfetta mimetizzazione. Poco discosto dalla sponda occidentale della baia si erge dall"acqua un scoglio di granito che divenne. nel XV I secolo, il basamento di un castello elisabettiano: a sua volta l' organizzazione Todt vi ubicò alcuni bunker, destinati al controllo del piccolo golfo. Lungo l'ampio arco del litorale ovest, che fiancheggia la baia di St.Ouen per quasi 5 km-è ancora perfettamente visibile una grandio a muraglia di cemento armato strutturata per ostacolo anticarro, con de i bunker incorporati nel suo spessore.Verso sud, dove essa termina, in localit à detta Point Corbière, si trova un 'altra torre di avvistamento cilindrica. attualmente adibita a stazione radio.Nelle vicinanze si possono osservare tre magnifiche torri Martello ed un forte a pianta quadrata. Alla estemità nord. già all"indomani de lla conquista, vi fu innalzato un solitario punto di avvistamento con una piccola postazione per cannoni antiaerei. Un'ultima struttura appartenente alla medesima sistemazione si rintraccia presso La Haugue Bie, consistente in un inedito ospedale militare sotterraneo germanico.

GUERNSEY Anche questa isola è punteggiata da numerose torri d 'avvistamento germaniche, assolutamente divergenti dai modelli standard degli o sservatori de l Vallo Atlantico. La relativamente più vecchia deve ritenersi quella di Creux Mahie sul litorale meridionale, per la sua sin troppo ingenua e anacronistica impostaz ione . E' infatti i ndubbi amente , tra tutte le consimili, quella che magg iormente si assimila architettonicame nte e strutturalmente, ad una autentica torre Martello, di cui riproduce sia la volumetria che l' articolazione. I suoi due livelli vennero destinati ad altrettanti posti di osservazione. Tre bunker osservatori si rintracciano anche presso il capo di sud-ovest, detto Torteval, e non lontano da esso. sempre sull a costa meridionale i tedeschi innalzarono una enne ima torre d'avvistamento a Gull Bay. Pur o stentando le ormai solite cinque sottili fessure sovrapposte, non s i edifi cò su pianta ci rcolare, bensì quadrilatera su soli due piani: è probabilmente tra le migliori del genere nel settore. Sull ' altro lato della piccola baia si trovava un piccolo centro di direzione tiro, asservito alla batteria Miru s. impiantata più all ' interno.Quest"ultima consisteva in quattro piattaforme di c. a. per cannoni da 305 mm., capaci di interdire, di concerto con quelli di Gréville in Normandia e di Paimpo l in Britannia. gran parte del golfo di St.Malo.


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69 69· Guernsev, , osservatorio . . G ull Ba y, e Plemmont.


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Presso Pleinmont, ad ovest di Torteval, si erge un'ennesima opera d 'avvistamento germanica in grado di sorvegliare sia la costa occidentale che quella meridiona le .Ed ancora s ul capo nord in corrispondenza della baia di Rocquaine s i staglia una antica torre britannica circondata da un gruppo di bunker germanici.Innalzata originariamente, come le numerose consimili, in muratura a conci di pietra, in ossequio al i 'adeguamento alla guerra moderna le s' impose la sovrappos izione di un locale in c. a. destinato a posto di osservazione.

ALDERNEY E' la minore delle isole della Manica e quella più a nord.Lungo il suo perimetro foraneo si 1inve ngono molti porticcioli ottocenteschi, mentre dell 'occupazione gennanica resta una ulteriore elaborazione dei singolari caposaldi di avvistamento già descritti.Quas i alla s ua estremità meridionale, nei pressi della località Trois Vaux Valley, vi fu costruita una batteria costiera da 150 mm, i c ui cannoni vennero postati su piattaforme di cemento, attualmente quasi completamente insabbiate.Non lontano si scorgono i ruderi della direzione tiro. Sul vecchio Fort Tourgis, risalente al 1855, innalzato sul promontorio roccioso tra la baia Clonque e quella delle Saline, s i rinve ngono alcuni bunker destinati alla difesa della spiaggia.Sull 'altro versante dell'isola si rintraccia invece la batteria ' Elsass', dotata, a s uo tempo, di tre cannoni da 170 mm, ed impiantata s ui ruderi dell'ottocentesco Fort Albert.Insieme alla contrapposta, detta batteria Marcks, su quattro cannoni da I 05, era in grado di interdire l'imboccatura del porto. Sul versante orientale permangono alcuni segmenti di muraglia anticarro ed alcune altre torri di avvistamento, ed anche qualche piattaforma per artiglieria. Esaurita la schematica descrizione delle fortificazioni sulle isole della Manica, riprendiamo il nostro itinerario s ubito a sud di Grenville.

POINTE-DU-ROC Nei pressi del faro di Poìnte-du-Roc, si trova la batteria germanica d i quattro bunker-tipo 671 -con il relativo centro direzione tiro fortificato -tipo M 162. E' la volta quindi delle opere di St. Malo.

La piazzaforte marittima di ST. MALO L'avanzata alleata portò le forze alleate a contatto con il porto fortificato di St. Malo il 3 agosto del 1944. Si trattava di una base navale già nei secoli passati oggetto di consistenti lavori difensivi, compiuti dai frances i s pecialmente tra il XYIIl ed il XIX secolo. Spiccavano tra quelli la Cittadella ed il Fort de la Varde, ed i due Fort National e di Le Bey, impiantati s ulle piccole isole prospicienti la città. Tutti subirono una accurata riqualificazione per iniziativa germanica. Anche l 'isola di Cézembre, a circa 4 km dalla costa, fu trasformata in una munita fortezza. I suoi sei cannoni da 194 mm, di origine francese, postati su piattaforme di c. a. dominavano la rada di St. Malo. Numerosi piccoli bunke r li circondavano per la difesa ravvicinata, ed ancora alquante postazioni contraeree. Dopo una serie di violenti attacchi, preceduti da pesanti bombardamenti, la cittadella cadde il 17 agosto, lasciando alla sola guarnigione dell'isola l'onere della resiste nza, che alla fine, il 2 settembre, dovette arrendersi. Presso Pointe du Grouin, un promontorio a nord dell 'abitato, i tedeschi innalzarono alcuni bunker, uno dei quali mostra ancora il suo cannone da 50 mm controcarro. Poco più ad ovest verso Pararne, a Pointe de la Varde, si erge un forte settecentesco dai cui spalti s i domina l'intero settore costiero. Sulla sommità delle sue strutture pertanto vennero insediati alcuni bunke r, di cui uno-tipo 611 -ed un altrot ipo 667-, nonché una piattaforma per un cannone controcarro. Sempre sulle stesse antiche mura vennero impiantate due torrette in cemento con sei feritoie-ti po 112-per cannoni automatici, ed una torre d 'osservazione per la direzione tiro-tipo 120. Presso la Cittadella di St. Malo, altrimenti detta fo1te della città, furono dislocate, lungo la passeg-


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giata, molte torrette armate. Infine in corrispondenza di Pointe de la Garde Guin, alla estremità occidentale della città, si scorgono ancora alcuni bunker d'artiglieria ed un posto di comando collegati tra loro eia una rete di passaggi sotterranei.

BREST Cons iderata già nel XVII la principale base navale francese sull ' Atlantico, questa c ittà subì a partire dal 1631 una serie di lavori incessanti di rifortificazione, culminati intorno al XIX nella e dificazione di un anello di ca po sa ldi c he ci ngevano il s uo porto militare, ed arsenale, proteggendolo alle spalle. Dopo l'occupazione, poiché la marina germanica installò a Brest la sua maggiore base per i sommergibili operanti in Atlantico, alle antiche fo rtificazioni si aggiunsero le mode rne batteri e costiere, facendo promuovere la città a piazzaforte navale, al pari di Le Havre e cli Cherburg. Resti di tali strutture si incontrano a nord del porto, presso Le Conquet e, poco lontano, presso Pointe de St. Mathieu : in quest ' ultimo sito si rintracc iano tre piattaforme di cemento armato per cannoni controcarro-tipo Fl 243-e nelle loro adiacenze cinque bunker pe r artiglieria, sorti su al trettan te antecedenti postazioni in barbetta. Vis ibile pure una stazione fotoe lettrica, destinata ad iJluminare eventuali bersagli sul mare-tipo M 182-. Sempre negli stessi paraggi si osserva un cen tro di direzione tiro, dal quale dipende va la batteria pesante costiera, detta 'Graf Spee', impianta ta più all 'i nterno, con il relativo posto di comando- M 157-. La predetta era armata con tre cannoni da 240 mm , originariamente postati ali 'aperto su altre ttante piattaforme: due di quelle però furono nel corso della guerra convertite in altrettanti bunker, ancora esistenti. Procedendo sempre lungo la costa in direzione di Brest, si incontrano, oltre a vecchie fortificazion i costiere francesi de l XVIII secolo, anche tre batterie germaniche. Nelle vicinanze di Pointe de Portzic, si osservano ruderi di altre due batterie costiere. Non distante da quelle fu costruito un grosso deposito di combustibile finalizzato ai rifornime nti della Kriegsmarine , protetto da una massiccia copertura convessa, in c. a. rinforzato, in grado di sopportare le bombe e le gra nate. Sempre in relazione all 'impiego del porto come base de i sommergibili oceanici, i tedeschi innal zarono a Laninot, il più grande ricovero dell'intero Vallo Atlantico, destinato a tali unità. Si tratta di una immensa struttura lunga circa 320 m e larga 180, coperta con un solettone che supera i 6 m. di spessore. Al suo riparo trovavano posto 15 bacini la c ui ampiezza variava dai 15 ai 22 ,5 m, in grado di ospitare un cons istente numero di sommerg ibil i in assol uta sicurezza e di apprestarvi le ricorrenti riparaz ioni e manutenzioni . Ancora ogg i l'opera appartiene alla marina: fran cese ovviamente. Sul promontorio meridionale c he racchiude la rada di Brest s i trova, presso Lanvéoc, una postazione per cannoni contraerei su piattaforma-tipo FI 243 -. Seguendo la strada I itoranea D 355 si raggiungono Pointe Robert, Po inte de Cornouaille e Pointe Tré met, trasformati in altrettanti caposaldi de l d ispositivo difensivo di Brest. l cannon i cli ciascuna di quelle batterie stavano montati su piazzole di cemento, con torrette armate interposte. Sulla estremità più occ identale del promontorio innanzi c itato sta Camaret-sur-Mer, dove si rintracciano quattro enormi piattaforme di c. a. destinate ad altrettanti pezzi campali da 220 mm, di origine francese. Lungo le strutture di supporto delle piazzole si ricavarono i locali per i depos iti munizioni di notevole dimensione. Più lontano si innalza la direzione di tiro, in un bunker-tipo 636-. Appena più a sud, meno di un km, presso Pointe de Pen-Hir permangono i ruderi di un 'ennes ima batteria, insediata su di una analoga ma più antica francese. Approntata inizialmente con se mplici piattaforme per artiglierie, c uri osamente quadrate, venne in seguito casamattata con quattro bun ker, cooperanti con altri più arretrati e coo rdinati da un posto di comando alloggiato in un 'ope ra di -tipo M 162-. ·


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Le forze armate germaniche schierate lungo la Manica Le fo rze che alla fine di maggio del '44 presidiavano le coste nelle opere schematicamente descritte nelle pagine precedenti, o che stavano dislocate alle loro spalle , r ientravano tutte nelle 7~ e nella 15~ armata, a loro volta facenti parte del gruppo di armate B. Nel settore dell a 7il armata fu costituito il gruppo mobile, (di reggime nti rinforzati) formato da quattro divisioni di fanteria, la 265il, la 2663, la 275~ e la 353~ poste a difesa della costa britanni ca. Nell'eventualità d i un massiccio a ttacco della Norma ndia la 7~ aveva pianificato lo spostamento del gruppo nella zona minacciata. Riguardo alle divisioni i m piegate occorre innanzitutto ricordare c he la c lassificaz ione o riginale germanica le s uddi videva in quattro categorie fondamentali. La prima contempl ava la possibilità d'impiego e minentemente d'attacco s u vasta scala; la seconda sempre d'attacco ma di portata limitata; la terza invece prescriveva compiti di difesa ad oltranza, e la quarta infine una difesa limitata. In perfetta s into nia con le ricordate esige nze di convergenza, imposte da lla dinamica della difesa costiera ai raggruppamenti di forze retrostanti il litorale-già esposte in premess a-, il vero parametro di di fferenziazione delle categorie si incentrava proprio nel grado di mobilità di ciascuna unità . In pratica ogni divisione non dotata di mezzi idonei agli spostamenti, definita perciò 'statica ', rientrava obbligatoriamente nella terza e quarta categoria. Vi è da aggiungere, t uttav ia, che la concezione germanica di m obilità divisionale era ben lonta na da q uella coeva imperante nelle forze a rmate statunitensi. Tanto per esemplificare, infatti, una divis ione considerata ' mobile', sul fronte occidentale, lo era in quanto dotata di biciclette e d i artiglierie ippotrainate-con u n esiguo numero di cavall i peraltro- , e di appena qualche veicolo meccanico oberato da s variatiss imi compiti e fun z ion i no n spec ificatamente determinati ! In ultima analisi il concetto di ' mobilità' s i riguardava come pura capacità ad assolvere i compit i connessi con il mantenimento della posizione assegnata, piuttosto c he come vera potenzialità di modifica di schieramento. Pe r le restanti due categorie è facile immaginare l 'angosciante inamovibilità assoluta. Von R undstedt in verità si era prodigato per tenta re di allev iare quelle penalizzanti connotazioni , contras tanti per giunta radicalmente con la sua concezione di difesa m anovrata a posteriori, ma i risultati s i confermarono marg inali. A puro titolo documentario l'azione espletata in quella direzione, a favore della 709g divisione, trovò una parziale accoglienza, nel marzo ' 44, con l 'assegnazione di alquanti veicoli. Ma a causa dei devastanti bombardamenti alleati alle linee ferroviarie de l nord della Francia, fu solta nto a partire dal maggio s uccessivo c he la 7il armata potè dare seguito alle consegne, inoltrando, lentamente e s u s trada, i preziosi mezzi di trasporto. Troppo poco e troppo tardi! Paradossalmente le frustrant i carenze lamentate da von Rundstedt, agevolarono i programmi di Rommel, consentendogli di dare appli cazione alla s ua tattica di schierare ogni uomo ed ogni cannone immediatamente a ridosso della linea costiera. In pa rticolare, dopo una ennesima ispezione al fronte normanno compiuta in quel febbra io, lo stesso generale non mancò di rilevare c he le riserve s i trovavano troppo arretrate ris petto al litorale per poter s perare di impiegarle al profi lars i dello s barco. Di conseguenza su sua in iziativa la 352~ divisione, di s tanza nei pressi di St. Lo, e la 243il divisione vicino a la H aye du Puits, ebbero o rdine di muovere verso nord, occupando il litorale della penisola di Cotentin: q ui s i sarebbero dovute raggruppare. Allo stesso fine la 71!. stab ilì che le riserve divisionali della 7091!. e della 716~ divisione, ovve ro i btg 795° e 642° formati dai volontari s ovietici, nonché il 352° btg di artig lieria sempre della 7 J6il divisione, s i sc hierassero anch 'essi lungo il mare, agli ord in i del la medesima un ità. Scendendo in dettaglio è inte ressante ricordare che alla 7~ apparteneva innanzitutto !'LXXXIV corpo d'armata, c he includeva la quasi totalità delle unità che materialmente s i batterono nella giornata del 6 giugno contro le forze alleate provenienti da cielo e da mare. Precisando ulteriorme nte, il menzionato corpo d'armata, comandato dal generale Erich Marcks, a sua volta diretto subordinato del generale Dolma nn comandante della 7il, così si articolava:


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243~ divisione rconverti ta da divisione di fanteria statica in una nominale divisione d'attacco. La riorganizzione avvenne sullo standard 1944, con se i btg di fanteria. Di questi quattro vennero dotati di biciclette. IJ rgt di artiglieria e il btg di artiglieria controcarro avrebbero dovuto essere motorizzati. In realtà però la motorizzazione prevista per il maggio '44, si attuò in maniera molto limitata e marginale]. Questa divis ione, era comandata dal generale Hellmich, ed i suoi reparti vennero dislocati lungo la costa nord ovest della penisola di Cotentin, tratta a bassa potenzialità di rischio e poco fortificata. Il quartier generale si trovava insediato a Bricquebec. Si suddivideva in 3 rgt di fanteria- rispettivamente il 920°, il 92 1° ed il 922°-, un rgt di artiglieria-il 243°-, un rgt di fucilieri -il 101 °- un btg di mitraglieri -il 17°-, un btg di volontari russ i-il 561 °-, ed infine un btg carri-il 206°-equipaggiato con carri francesi di preda bellica, vecchie macchine di scarsissimo valore militare. Integravano le forze della divisione i presidi preposti a11a difesa dei caposaldi costieri appartenenti al 126° gruppo di artigl ieri a costiera dell'armata. 91 ~ divisione di fanteria, comandata dal generale Falley. I suoi reparti erano dislocati nella parte centrale della penisola di Cotentin, ed il quartier generale si trovava a Picauville. Anche questa divisione aveva subito una ulteriore modifica strutturale dopo l'inizio del '44, accorpando i 6 btg di fucilieri in 2 rgt, e riducendo a 3 invece che 4 i btg di artiglieria. Pertanto disponeva dei due rgt di fanteria-il 1057° ed il 1058°-, uno di artiglieria-il 621 °-e due gruppi di artiglieria motorizzata-il 456° e il 457°-. Un btg equipaggiato con vecchi carri francesi -il 100°- la completava a sud, come pure un rgt di cacciatori paracadutisti-il 6°-. 719~ divisione di fanteria, agli ordini del generale von Schlieben. I s uo i reparti erano dislocati lungo la costa est della penisola cli Cotentin, ed il quartier generale si trovava a Nègreveille. Disponeva di tre rgt di fanteria-il 729°, il 739° ed il 919°-, un gruppo del 10 1°-, e di due btg di volontari russ i-il 649° e il 795°-. Completavano le sue forze per la difesa costiera due gruppi d' artiglieria di cui il primo della marina, ed il secondo dell 'esercito. Sempre nella stessa penisola si trovavano ancora la brigata Buniatschenko, stanziata sulla costa ovest, immediatamente sotto la 243~ divisione, fino quasi alla baia di Monr St. Miche!. La fonnavano un btg di cosacchi ucraini-il 281 °- , un rgt di volontari russi-il 635°-ed un btg di georgiani-il 797°-. Più a sud verso St. Malo era schierata la 77~ divisione di fanteria, che aveva subito una ri strutturazione analoga alla 9 F divisione con un simile organico. All'interno , alle sue spalle presso Rennes, stanziava la Sil d ivisione paracadutisti. Una breve parentesi occorre aprire circa le divisioni paracadutisti , che costituivano indubbiamente le migliori unità di fanter ia dell'eserc ito germanico. Esse in realtà dipendevano amministrativamente dall' aviaz ione, ma tatticament.e furono poste agl i ordini cie li ' esercito. Erano per lo più dì recentissima costituzione, in quanto fino quasi alla conclusione del '43 il loro numero non eccedeva le due divisioni. Su proposta di Goering, e con la ovvia accettazione di Hitler, venne varato un programma mirante alla costituzione, entro il dicembre del ' 44, di due armate aviotrasportate forti di 100. 000 uomini. Il loro addestramento ed equipaggiamento fu previsto di tipo elitario, pari cioè a quello delle divisioni SS, con analoghi criteri di addestramento e selezione. Delle nuove unità paracacl usti formate nei primi mesi del ' 44 il gruppo di armate ovest ricevette la 3~ es~ divisione, nonché il 6° rgt della 2;i divisione. In dettaglio la 3~ paracadusti comprendeva tre rgt, ciascuno a sua volta di tre btg, con in più in ogni rgt una cpg mortai, una controcano ed una genio.

GRUPPO DI ARMATE B SETTORE DELLA 7~ ARMATA LXXXIV Corpo d 'A1mata PENISOLA DI COTENTIN


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COSTA NORMANNA 352~ divisione di fante ri a, comandata dal generale Kraiss. I s uoi reparti erano schierati alla base est della penisola di Cotentin, e d il quartier generale si trovava a Littry. li suo s tanziamento e ra rece ntis simo rimontando appena al marzo dello stesso anno. La cost itui van o tre rgt di granatieri- il 9 14°, il 9 15 ° e d il 916° - un btg di fucilieri-il 352° - ed un rgt di artiglieria divisionale-il 1352° -. 71 6~ divisione di fan teria, comandata dal genera le Rich ter. l suoi reparti erano schierati imm ed iatamente sul fianco sinistro dell a 352\ lungo la costa, ultimi del settore litoraneo della 7~ armata. Il s uo qu artie r generale era a Cae n. La componevano appena 8. 000 uomini essendo stata fo rte mente decurtata per i continui prelievi destinati al fronte russo. Era costituita da 6 btg e soltanto un quartier generale di reggimento. Pertanto solo due rgt di fanteria -il 726° ed i.I 736° - ed uno di art igl ie ria- i l 1716°- la costituivano. Vi erano tuttavia aggregat i t re btg divolontari russi- il 439°, il 441 ° ed il 642°-. Più a sud stava dislocata la 2 1~ divisione corazzata comandata dal generale Feuchtinger, schierata a cavallo dell'Orne . Poteva contare su 17. 000 uomini e su 170 carri. Il s uo avv ic inamento datava da a prile, allorché era stata trasferita d a Rennes a Caen dove i s uo i battaglioni si distribuirono lungo il fiume, mentre la s ua artiglieria incrementò quella s ulla costa. Faceva parte delle riserve corazzate, di t re divisioni, ed era la sola posta direttamente agli ordini di Ro mme l. Le altre, dipendenti dalla 15 2 armata, restarono arretrate. Per tentare in extremis di stornare la fin troppo palese de bolezza della difesa, in maggio dopo un a ultima is pezione al fronte costiero, Rommel, convinto p iù che mai della imposs ibilità di operare spostamenti di forze dopo l ' invasione, chiese allo stato maggiore dell'eserc ito che le quattro divis ioni di riser va-tre corazzate e una di granatieri corazzati-fossero avvicinate alla costa. Rundstedt protestò immed iatamente, sostenendo, ancora una volta, che il movimento sarebbe riuscito anche dopo lo s barco: la sua tesi fu accettata e le uniche vere riserve mobili restarono praticamente tagliate fuori dallo scontro decis i vo. La linea di demarcazione fra la 7 ~ e la 15~ armata, posta agli ordini del generale von Salmuth, può individuarsi lungo il corso della Di ves. Per l 'esattezza a fianco all'LXXXIV corpo d ' armata stava stanziato !'LXXXI, comandato dal generale K untzen, appunto della 15~ armata, forte a s ua volta di ben cinque divisioni, d i cui però soltanto alcune vennero ub icate nel settore in esame. In dettaglio perciò può così schemati zzarsi : GRUPPO DI ARMATE B SETTORE DELLA 15~ ARMATA L XXXI Corpo d'Armata COSTA N ORMANNA 7 11 ~ divi s ione di fanteria, comandata dal generale R eichert. Era s tanziata lungo la costa tra la Di ves e la Senna. Il s uo quartier generale si trovava a Quesnoy. Comprendeva due soli rg t di granatieri- il 73 1° ed il 744°-oltre ad un rgt di artiglieria-il 1711 °-. 17~ divisione campale dell'aviazione, comandata dal generale Hoecker, dislocata immediatam ente dopo la precedente, tra H arfl e ur e St. -Martin-aux-B uneaux . 11 s uo quartier generale si tro vava a Auberville. La componevano gli uomini in esubero dell'aviazione, e comprendeva due rgt di cacciatori - il 33 ° ed il 34°-rinforzati da un rg t di fanteria- il 47°- , da un btg di volontari russi1'8350-, da un btg di fuc ilieri-i l 17°-e da un btg d i cacciacarri- il 34°-. P iù ad es t, lungo la costa tra Le Havre e Fecamp era stanziata la 346~ divisione di fanteria , alle cui spalle s i trovava la 84g divi s ione di fanteria.


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Alla difesa della piazza di Le Havre contribuiva la marina co n il 266° gruppo di artiglieria navale, ed anche un gruppo cli artiglieria costiera del! 'esercito. Più ali 'interno tra le città di Bernay, Ev reux, Dreux e Gace , stava stanziata la 12" divisione corazzata SS, ed ancora più all'indietro , quasi presso Charress, il 47 ° corpo corazzato. Erano in defi nitiva queste le forze terrestri presenti sul fronte di sbarco, e g ià i loro ridotti o rgan ici, la massicc ia presenza di volontari russi e caucas ici, per non parlare delle fru stranti carenze di mobilità ricordate, con fe rmano quanto a suo tempo asseri to c irca la effettiva validità. In merito poi alle altre due forze armate, la marina e l'aviazione, per la irrilevanza dei loro mezzi precipui in contrapposizione a quelli nemici ci sembra superfluo discuterne.


PARTE SECONDA (a cura di Roberto Di Rosa)


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70 70. La flotta d·inva~ionc all'alba del 6 giugno - La Goèlette.


PARTE SECONDA CON LA BASSA MAREA Contemporaneità Via via che l'ultima nave britannica, stracarica di truppe, si allontanava dalla spiaggia di Dunkerque. l'immenso groviglio di autoveicoli di artiglierie, di munizioni e di viveri sfumava all'orizzonte, nella luce incerta dell'alba. Se a quel punto pochi alti ufficia] i della Wehrmacht erano disposti ad immaginare un ritorno offensivo delle malconce ed avvilite forze appena fuggite, da quello stesso mare, ancora meno se ne trovavano in Gran Bretagna. La situazione mai come in quei frangenti appariva militannente disperata, priva di ogni minima possibilità non solo di attaccare, ma persino di difendersi. Eppure proprio in tale deprimente contesto il primo ministro Churchill iniziò a programmare la rivincita, contemplante quale presupposto iniziale uno sbarco in massa. non lontano da quegli infausti paraggi. Nonostante le crescenti pressioni sovietiche al riguardo, però, la concreta possibilità di avviare tale offensiva, negli anni immediatamente successivi, non potè neanche essere presa in considerazione. Si dovette pertanto aspettare il '43 che si caratterizzò per i primi incontrovertibilj smacchi della macchina bellica nazista (1) . E se le fasi preliminari della pianificazione dell'invasione presero a svilupparsi dalla Conferenza di Casablanca (2) , fu soltanto alcuni mesi dopo, in quella di Washington, nel maggio del 1943, che si gettarono le basi tangibili per il piano alleato, a cominciare dalla sua designazione in codjce: operazione 'Overlord'. Nella stessa circostanza si convenne inoltre di assegnarle la massima priorità, collocandola al più tardi intorno alla metà dell'anno seguente. Ad agosto. in una ennesima riunione, a Quebec, il COSSAC espose il piano di massima, prospettando la principale variabile operativa , ovvero la decisione circa il sito di sb,u-co. Per gli stessi motivi che avevano indotto la dirigenza militm·e germanica ad individuare nel Passo di Calais e nella Normandia i due settori costieri a massimo rischio invasivo, anche gli alleati vi concentrarono la loro attenzione. Oltre agli evidentissimi vantaggi connessi con la minima distanza tra le due sponde nemiche-per Calais-e la vicinanza dell'ottimo porto di Cherburg-per la Normandia-una ulteriore convincente motivazione suffragò la scelta a favore di quest'ultima località. Infatti i bacini di imbarco della immensa flotta d'attacco, nell'ipotesi del1a prima destinazione, si proponevano di minore potenzialità ricettiva e troppo separati fra loro. non così invece se la direttrice d'attacco fosse stata situala alquanto più ad ovest. In tal caso si sarebbero potuti proficuamente impiegare gli enormi complessi portuali di Portsmoutb, Southampton, Poole e Portland che avrebbero assicurato la perfetta coordinazione dell'impresa, sin dal suo avvio. Anche sotto il profilo strettamente nautico, la penisola di Cotentin forniva, con la sua estensione. alle spiagge normanne quasi una provvida barriera ai fortunali ed alle violentissime correnti dell'Atlantico. Ciò significava condizioni di mare. senza dubbio. più compatibili con le ridottissime prestazioni delle tozze unità da sbarco. Stabilita la spiaggia di sbarco. sorgeva immediato ed angoscioso il connesso problema: come mantenere la indispensabile segretezza? Molti espliciti riferimenti, non ultimo la contemporanea febbrile intensificazione dei lavori del Vallo Atlantico che proprio in quei settori ostentavano significative ridondanze, confermavano che i tedeschi già per conto proprio paventavano non solo un prossimo sbarco, ma lo prevedevano prioritariamente o a Calais o in Normandia.

l . Precisano R. A. PRESTON e S. F. W1SE, Storia sociale della guerra. Verona 1973. p. 381: .. L'attacco che tra il giugno 1944 ed il maggio 1945. portò gli angloamericani dalle spiagge della Normandia al cuore della Germania fu superato dallo sforzo ancora maggiore compiuto dall"Arrnata Rossa, che aveva bloccato l'ultima grande offensiva tedesca sul fronte orientale nel 1943'". Fu quello infatti l'anno di Stalingrado, e di El Alamcin. ranno in cui per la prima volta le annate hitleriane non riuscirono più ad incrementare le loro conquiste territoriali ed iniziarono il loro rovinoso ripiegameoto. 2. Nel corso di quella storica riunione fu stabilita la creazione di un apposito stato maggiore ,ùleato finalizzato ad elaborare i piani per J'inva,ione, e la subordinazione del suo capo al comandante supremo alleato definito COSSAC - Chief Of State Supreme Allied Commander -.


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Non era peraltro minimante credibile che tutti i futuri grandiosi preparativi. dall'acquartieramento di alquante centinaia di migliaia di uomini nell'Inghiltena meridionale. ali 'ammasso di milioni di tonnellate di materiali svariatissimi. per non parlare delle innumerevoli imbarcazioni che. in breve. avrebbero intasato ogni attracco. sfuggissero alla ricognizione nemica. Si imponeva perciò, non potendosi negare l'evidenza. confonderne per lo meno le effettive intenzioni. come diTe la destinazione finale, lasciando artatamente filtrare e suppone bersagli alternativi. in modo da diluire, se non ;ùtro, la concentrazione ostativa gennanica. E questa lungimirante tattica fu da quel momento applicata incessantemente. fino a pochi istanti prima del! 'ora X del D- day (3) . Nel frattempo ovviamente procedeva l'incredibile mole di lavoro dei pianificatori, costretti per giunta. quasi quotidianamente, a confrontarsi con gli inediti problemi che la inintenotta ricognizione aerea, lungo la costa nord della Francia, proproneva. Nel novembre di quello stesso anno. i due massimi responsabili alleati della condotta bellica, Roosevelt e Churchill. si incontrarono al Cairo. Nel corso dell"abboccamento. tra l'altro, venne stabilito il nome del comandante in capo dell'operazione, generale Eisenhower (4). e quello del generale di squadra aerea Tedder come capo aggiunto. A sua volta l'alto ufficiale. nelle settimane seguenti. scelse quale suo capo di stato maggiore, responsabile della formazione dei quad1i dirigenti, il generale Walter Bedell Smilh, già suo diretto subordinato in nord Africa. Altre cariche furono assegnate, nell'ambito della stessa operazione, nei giorni successivi, ed in patticolare: al generale B. Montgomery. che divenne il comandante delle forze terrestri d'invasione-XI gruppo di armate-fino all'insediarsi del qua11ier genernle di Eisenhower in Francia: all'ammariglio B. Ramsay, che assunse il comando di tutte le forze navali dell'invasione: al maresciallo dell" aria T. Leigh-Mallory che ebbe ai suoi ordinj le forze aeree alleate del settore. Circa !"entità delle truppe da impiegarsi nelrinvasionc l'originaria bozza di piano contemplava un corpo d'armata su tre divisioni. incrementate a nove. nel corso dei primi cinque giorni. Dopo un rapido esame del documento il generale Montgomery, il 2 gennaio del · 44, rilevò la rischiosissima inconsistenza dell'organigramma, ed anche la fin a·oppo ristretta area di sbarco, proponendone sostanziali adeguamenti. ln pratica. citando le sue parole, così rielaborò il programma: '·Le forze che proposi di usare per la prima ondata consistevano in 5 divisioni avviate via mare e tre aereoportate (150. 000 uomini in tutto) e feci in modo di avere 18 divisioni attestare sulle spiagge della Normandia una settimana circa dopo lo sbarco. Disponevamo di 5.300 tra navi e mezzi navali vari . 12.000 aerei e 1.500 carri armati: potevamo contare sul vantaggio della sorpresa e della concentrazione, le nostre armate costituivano un perfetto equilibrio tra le varie armi e disponevamo inoltre di un'assoluta superiorità aerea che avrebbe seriamente ostacolato il concentramento e i successivi movimenti del nemico"(5) .

In effetti le forze realmente disponibili e pronte in Gran Bretagna per l'invasione erano 17 divisioni britanniche, delle quali Ire canadesi. 20 statunitensi. una francese ed una polacca. Vi erano inoltre quasi 5. 000 aerei da caccia e 3. 500 bombardieri pesanti, nonché altri 2.400 apparecchi per compiti diversi di combattimento, ed ancora 2. 400 aerei da trasporto e 2.600 alianti. Circa le navi ed i mezzi da sbarco la loro entità si discoslava poco dalle 6.000 unità. La pianificazione stabilì quindi, dopo l'accettazione da parte del comandante in capo degli adegua-

3. E' probante al riguardo ricordare che delle molte siazioni radar ge1111aniche destinate al controllo della Mani<.:a in previsione dello sbarco ben 10 ubicate a nord della Senna. vennero deliberatamente lasciate intatte, e dinanzi a loro la Royal Navy si produsse nel corso dell"inva~ione in una serie di falsi echi in modo da ~imulare un avvicinamento: ciò riuscì soprattutto perché la ricognizione aerea gemta.nica aveva virtualmente cessato di esbtcre. 4. Ancora nel 1941 il nome di Eisenhower risultava assolutamente sconosciuto al di fuori dell'esercito statunitense. La maggior parte della camera del celebre ufficiale si svolse nell'ambito dello stato maggiore. dove ebbe se non altro modo di affinare le sue capacità organizzative e pianificatrici. Le sue esperienze direlle di comando prima deJJ'incarico dell'invasione furono estremamente modeste. limitate soltanto al nord Africa. In compenso la sua vi:,ione strategica andò progressivamente crescendo ed il suo parere in merito sempre più ricercare e convincente. 5. Da B. MONTGOMERY Swria delle xuerre. Milano 1970. p. 532.


Parte seconda Cnn la ha.1.\ a marea

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71 71. I generali Eisenhower e Motgomcry - Public Arch. of Goèlcnc

menti di Motgomel). un dettagliato ordine di battaglia che così '>Candiva: ··-Unità paracadutiste: divisioni 6'1 bntannica, 82'' e lOlu <;tatunitense, -F azmata U. S. A (tenente generale Omar . Bradley): VIl corpo d'annata (maggior generale J. L. Collins) su quattro divisioni: 4;i_ 901. 9'-' e 79': V corpo d"annata (maggior generale L. T. Gerow) '>U tre divi..,ioni: 1~. 2~ e 2··:

-il~armata britannica (tenente generale M. C. Dempsey) : XXX corpo d'armata (tenente generale G. C. Buckanall) su tre dh isioni: 50-. 7~ e 493. ed 8~ brigata corazzata: I corpo d"armata (tenente generale

J. T. Croker) su tre divisioni: 3" canadese. 3a britannica e 51~ scouese. 2~ brigata coraaata cana<le-;c, commandos, 4~ brigata speciale, 27·' brigata corazzata, I• brigata speciale e 4·' corazzata. Tra esercito, marina ed aereonautica erano impegnati 2. 876. 439 uomini''(6) . Ma, in perfetta analogia a quanto contemporaneamente affligge"a le truppe germaniche sull'altra sponda, il lievitare dei timori, imponeva la soddisfa1ione di interminabili forniture logistiche, in una sorta di disperato reciproco rilancio. Da un lato, infatti. le opere fortificate aumentavano in concomitanza con l'afnuire delle informazioni circa l'entità delle forze d'invasione. dall'altro quest'ultime aumentavano a loro volta al constatare il proliferare dei bunker.

6. Da J. F. FLLLER. Le batlaglie deciçfre ... . cit. . voi. llJ. p. 541.


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E, se per i tedeschi infittire lo schieramento difensivo significava moltiplicare le esigenze di materiali e di armamenti, per gli alleati l'incrementare le forze destinate al suo sfondamento significava moltiplicare le esigenze di trasporti . munizioni, veicoli ed attrezzature. Ed ad onta della immensa potenzialità industriale degli Stati Uniti, che sopportava Io sforzo bellico con produzioni crescenti, la paralizzante frustrazione generata dall'impossibilità di garantire le pressanti richieste emerse anche per gli alleati riguardo proprio ai mezzi da sbarco. Certamente la marina statunitense-come del resto, sebbene in quantitativi notevolmente inferiori. la Royal Navy-disponeva di diverse centinaia di siffatte imbarcazioni, ma il teatro della Normandia non era l'unico. in quello scorcio storico, a richiederne in consistente numero. Nel Pacifico la loro massiccia presenza si confermava, costantemente, indispensabile, e peraltro anche li se ne pativa la carenza: improponibile pertanto distrarli per l'operazione Overlord. La vessante penuria può raffigurarsi nella sua gravità considerando che si giunse a posticipare di un mese lo sbarco-da maggio a giugno-in modo di assicurarsi le imbru·cazioni che, nello stesso lasso di tempo. i cantieri sarebbero riusciti a produrre (7)! E in cantieri navali si erano trasfonnati tutti gli spazi disponibili nell'Inghilterra meridionale, persino lungo le strette strade e nei cortili: in essi una folla di operai. uomini e dorme, quasi senza pausa si prodigavano per sopperire la carenza. Alla fine del '43, se un osservatore si fosse, per assurdo. potuto affacciare al disopra del canale della Manica, avrebbe scorto un singolare spettacolo. una sorta di alacre bipolarismo. in cui moltitudini di operai da ambo i latì del mare, si affaccendavano intorno a costruzioni antitetiche, le une destinate a chiudere il perimetro litoraneo, le altre a violarlo!

1 conti non tornano Uno dei caposaldi concettuali su cui insisteva !"impianto difensivo germanico del Vallo Atlantico nel nord della Francia, ampiamente suffragato-come esposto nella premessa- dalla trattatistica militare dell · u ltirno secolo-può individuarsi nel supporsi indispensabile per una am,ata invasi va-a sua volta prevista inderogabilmente di almeno 150. 000 uomini-l'occupazione, immedfatamente successiva allo sbarco, di un adiacente grande porto. Senza di quello il massiccio ed indispensabile afflusso dei rifornimenti si sarebbe in breve interrotto con la conseguente tragica conclusione del] 'operazione. Certi della fin u·oppo ovvia affem1azione, Cherburg e Le Havre, i po1ii per antonomasia del settore tra Calais e la Nonnandia. dopo mastodontici lavori di fortificazione avevano assunto. agU inizi del '44, la connotazione propria di allrettante piazzeforti marittime. di improba se non impossibile. e comunque sanguinosissima, conquista. E ciò contribuiva, per molti aspetti, ad elargire fiducia agli strateghi hitleriani. Ma quello che nessuno di loro poteva mai neanche suppo1Te era ciò che al di là della Manica 20.000 operai febbrilmente stavano approntando. Si trattava di singolari gigantesche costruzioni di cemento armato. che nulla avevano però in comune con i tanti bunker prospicienti: costituivano infatti gli elementi prefabbricati, e galleggianti, veri cassoni parallelepipedi. destinati una volta assemblati nel sito definitivo, a formare un'estesissima banchina, un vero porto atiificiale di eccezionale capacità. L'incredibile realizzazione, di straordinaria complessità, fu la prima stravolgente contraddizione alle aspettative tedesche. Tn dettaglio consisteva in 146 enormi scatoloni di cemento, con dimensioni oscillanti fra un minimo di alcune decine di metri di lunghezza per altrettanti di larghezza e circa 18 di

7. In realtà. afferma J. F. FULLER. Le ba/faglie.... cit. . voi. IIJ, p. 537: "La carenza dei mezzi da sbarco non era dovu1a alla produzione. ma alla distribuzione. Alla data del 1° maggio !"ammiraglio King, comandante della flotta USA. aveva a disposizione il grosso dei mezzi da ~barco ma, poiché propendeva per le attività nel Pacifico e non in Europa. ne aveva assegnato solo un piccolo numero all'«Overlord». Il punto cruciale delle difficoltà. come evidenzia Henry L. Stimson, segretario di stato per la guerra. era nel fatto che il comitato dei capi di stato maggiore non era in grado di prendere una decisione con il parere contrario di uno dei suoi membri e che solo il presidente, che era rilunante ad intervenire.aveva !"autorità per far superare i disaccordi. I risultati furono che la data del!" «Anvil» . che doveva coincidere con r «Overlord». fu posposta e che il generale Alexandcr fu privato dei mezzi per effettuare operazioni anfibie su per l'Italia. con la conseguenza che la campagna andò in s facelo".


Parte seconda. Co11 la bassa marea

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72 72. Arromanches-Ies-Bains, resti a largo dei porti artificiali deLLi Mulberry.

altezza, e gli oltre sessanta dei maggiori. Anche alle spalle della loro ideazione sembra scorgersi la lucida intelligenza di Churchill. che già nel '42 aveva sentenziato sull'argomento che avrebbero dovuto galleggiare per assecondare i rilevanti scarti di marea, e comunque sostenere una escursione di almeno 6 m. In concreto però si optò per una soluzione più stabile, conseguita facendo adagiare i cassoni sul fondo, e lasciando la loro sommità di diversi metri al di sopra del massimo livello di marea. Il dettaglio ne fece variare le singole altezze in funzione della loro esatta collocazione. Si programmarono in tal modo due ampi bacini portuali uno presso Arromanches-les-Bains nel settore britannico e r altro presso Saint-Laurent in quello americano. L" assemblaggio dei cassoni consentiva infatti la formazione di un estesissimo arco foraneo. di quasi 12 km, in grado di assicurare al suo interno il fom1arsi di una sorta di tram1uilla laguna, ideale per le operazioni di carico e scarico. da effettursi ]ungo il suo bordo. Collegavano quelle intem1inabili banchine. così realizzate, alla terraferma una lunga teoria di elementi · Whale' da ponte galleggiante, che proprio per la loro ampia ai1icolazione si prestavano egregitunente a sostenere le eccezionali escursioni di marea. Sulle loro corsie sarebbero potuti defluire i veicoli con gli approvvigionamenti direttamente prelevati dalle stive dei mercantili e nel senso inverso. le amblùanLe, adibite allo sgombero dei feriti dalle zone di combattimento. Uno dei primi problemi che si dovette superare nella progettazione dei cassoni del 'Mulberry' era insito nei tempi necessari al loro posizionamento ed all'affondamento: non si poteva infatti suppoITe che il nemico concedesse intervalli di lavoro particolarmente ampi. nè penùtro andava sottovalutata la violenza delle correnti che li avrebbe inevitabi I mente trascinati fuori sede. Pertanto le oltre due ore indispensabili inizialmente per tale delicata operazione si contrassero a meno di venti minuti. Un'altra


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problema derivò dal loro trasporto che, stazzando i segmenti maggiori oltre 6.000 t. , implicò inimmaginabili difficoltà per il rimorchio, su di un mare particolarmente bunascoso. Per valutarne la portata basti ricordare che v i parteciparono un centinaio di rimorchiatori ed almeno 15 .000 uomini! E stimandosi il trasferimento comunque rischioso anche sotto il profilo militare, ogni singolo elemento fu dotato di un suo armamento, per lo più un cannone 'bofors' ed una mitragliera contraerea, con un paio di t. di munizioni. Proprio in relazione ai movimenti del mare, ed alle ben note e frequenti tempeste, si progettò ancora per difesa dei lunghissimi moli, un 'altrettanto estesa barriera frangiflutti, strutturata, sempre in tempi brevissimi, mediante l'affondamento di vecchie navi, per lo più della Royal Navy. Oltre 70 unità, spesso con un glorioso passato, trovarono così definitiva collocazione, allineandosi per 7, 5 km dinanzi ai Mulberry, assolvendo con la loro carcassa ad un estremo compito di difesa. Ma quasi a voler confermare la paventata fama, il mare improvvisamente sconvoltosi per tre g iorni, dal 19 al 21 giugno, assestò contro le poderose strutture dei porti artificiali devastanti ed incessanti colpi di ariete. Ad Arromanchesles-Bains il complesso per quanto scardinato e gravemente compromesso riuscì a superare la prova, tornando operativo dopo pochi giorni. A St. Laurent invece la tempesta ebbe la sua vittori a, ed il Mulberry americano cessò di esistere. Anche così il risultato non deluse le aspettative: 12. 000 t. al giorno poterono scaricarsi tramite il porto superstite, quantitativo comunque sufficiente per i bisogni di 33 divisioni, e quindi perfettamente adeguato alle massime esigenze (8) . Fu questo il primo grosso 'imprevisto tecnologico ' che pose gravissime ipoteche sulla logica difensiva germanica. Non sarebbe stato l'unico, come vedremo, e proprio tali inusitate innovazioni ristabilirono un consistente vantaggio a favore degli attaccanti inficiando i pronostici ed i presupposti teorici. Al fine di esentare le linee di approvvigionamento dal gravosissimo, quanto delicato, compito di assicurare i rifornimenti di carburante che, anche a voler prescindere dai mezzi corazzati, i circa 3. 000 veicoli per divisione-stentatamente contenuti in fase di pianificazione a soli 2. 500 per le prime ondaterichiedevano quotidianamente, fu progettato, e realizzato, un apposito oleodotto. La posa della condotta sottomarina avvenne contestualmente alla navigazione di avvicinamento della flotta, mentre l'attivazione seguì lo stabilizzarsi della testa di ponte . ' Pluto', nome che designava quest'altra grandiosa infrastruttura bellica, collegò perciò le due sponde della Manica, e fun zionò da vero cordone ombelicale dell'invasione. Suo tramite nessuna carenza energetica ebbe a soffrire l'immensa macchina invasiva: e questa fu, senza dubbio, la seconda sconvolgente innovazione. Ma ciò che forse stravolse maggiormente il dispositivo difensivo germanico fu il venir meno della presunzione sul momento di sbarco-in relazione alle condizioni di marea-e di quanto a ciò si collegava strettamente. Abbiamo infatti in precedenza ev idenziato come il piano di Rommel, condiviso in sostanza dalla dirigenza militare hitleriana, contemplasse senza alcuna ombra di dubbio che le prime ondate alleate sarebbero sbarcate con l'alt.a marea. I pianificatori dell ' 'Overlord ', invece, per una serie di antitetiche osservazioni, supportate da appropriati congegni meccanizzati-fino a quei giorni assolutamente sconosciuti-decisero altrimenti. L'invasione sarebbe iniziata con la bassa marea. Lo studio delle incursioni costiere nel corso dei secoli , di cui le nostre spiagge sono state vittime per antonomasia, ha fatto emergere una particolare figura di corsaro: il rinnegato. Lo sbarco insidioso da mare, infatti per godere di una buona probabilità di riuscita, specie con il favore delle tenebre richiedeva, quale premessa inev itabi le, la perfetta conoscenza dei luoghi, dei fondali e delle spiagge. Simili dati potevano provenire soltanto da gente di mare pratica-cioè originaria-di quegli stessi lidi, dei quali pertanto sapeva ogni segreto. La loro cooperazione, frutto di un turpe tradimento alla propria stirpe e religione-da cui il nome alla nefasta genia-caratterizzò le maggiori e più efferate razzie, proponendosi quale invariante obbligata di quelle operazioni, e più in generale di ogni attacco anfibio.

8. Per valutare tale pote nzialità va ricordato che il porto d i Napoli, ancora due settimane dopo la sua riattivazione, ini ziata il 4 ottobre del ' 43, era in grado d i consentire lo scarico di sole 3.500 tonnelate al giorno, contro le 8. 000 ab ituali.


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Nel caso della Normandia non era tanto la peifetta desc1izione della connotazione geomorfologica ad essere richiesta (9) , quanto piuttosto la esatta natura delle ostruzioni disposte dal nemico. La ricognizione ne aveva potuto, infatti, soltanto in larga massima evidenziare la natura complessiva ma non le singole caratteristiche e potenzialità distruttive. Non essendo ovviamente possibi le l'impiego di anacronistici ' rinnegati' supplirono alla esigenza apposite pattuglie di commandos che, operando ne lle più impensabili difficoltà ambientali, assicurarono quelle preziose informazioni. Nelle gelide notti invernali senza luna, lungo le coste flaggellate dai marosi delle Normandia que i singolari incursori atterravano su invisibili canoe, o addirittura a nuoto subacqueo, provenendo da minuscole unità lasciate più a lm·go. Una volta a 1iva, districandosi nel groviglio di ostruzioni, di ostacoli e di mine, procedevano alla loro missione misurando, rilevando e disegnando le disposizioni degli sbarramenti , oltreché la loro particolare natura e pericolosità. In base a quelle ricognizioni divenne possibile escogitare adeguate contromisure alle arcaiche ma efficacissime trappole antisbarco di Rommel. Si progettarono così stranissimi mostri corazzati, per molti versi altrettanto arcaici nella loro ingenua impostazione delle ostruzioni che intendevano eliminare, ma pure altrettanto efficaci. Vennero con notevole arguzia definiti gli 'apriscatole' del Vallo Atlantico, e di certo la loro azione consentì di squarciare con impressionante facilità la terrificante protezione avanzata ideata dal maresciallo, ed a suo tempo descritta. I conti pertanto iniziavano sistematicamente a non tornare inficiando, almeno nella componente tattica, la validità del suo dispositivo.

I mezzi corazzati speciali E' senza dubbio tra le più curiose singola1ità storiche che il carro armato ideato e costruito in Gran Bretagna, e 1ì teorizzato circa il suo impiego ottimale da alcuni dei massimi studiosi del settore quali J. F. C Fuller, e specialmente B . H. Liddel Hart, abbia poi trovato audaci propugnatori e applicatori di tali eleborazioni nel campo avverso, ad opera di generali quali Guderian o Romme l ( 10) . Ma è certamente ancora più stupefacente che proprio in Gran Bretagna, alla vigila dell 'invasione, si approntarono particolari carri, tratti da quelli di normale produzione seriale, per adeguarli ad una inusitata esigenza di combattimento. Riusciva inaccettabile, dopo la scoraggiante visione, sia delle foto che dei disegni, degli ostacoli e delle ostruzioni sulle spiagge, supporre che migliaia di uomini avrebbero dovuto confrontarsi, a mani nude e sotto il fuoco nemico concentrato, con essi. L' unico modo, infatti, di guadagnare la riva, evitando la totale distruzione dei mezzi da sbarco contemplava l' impiego di numerose squadre di guastatori. Questi giunti per primi , con la bassa marea, allorché gli sbarramenti e le trappole apparivano in tutta la loro pericolosità, avrebbero dovuto con grande perizia e celerità, aprire fra loro alquanti corridoi, e debitamente contraddistinguerli, in modo da consentire l'atterraggio, in sufficiente sicurezza, alle succesive ondate di sbarco. La so la loro speranza d ' impunità però risiedeva nell ' ipotesi che la preparazione iniziale, da cielo e da mare, fosse riuscita a tacitare tutti i caposaldi nemici, per piccoli che fossero. E nessuno realmente era disposto a crederlo.

9. Ma anche ne i confronti delle caratteristiche geomorfo logiche dei settori d i sbarco si praticarono allenti sopraluoghi. Ricorda al riguardo R. W. THOM PSON, L'isola è pronta a combauere, in S10ria della ... , cit. , voi. V, p . 7: "Ma tutti questi progetti ... lutli gli imricati piani... d ipendevano per il successo in gran parte dall'att ività di un piccolo gruppo scelto di uomin i che a quali tà di grande ardimento univano quelle di una straordinaria pazienza e ingegnosità. Il successo o il fal limento di pendevano dalla precisione dei ragguag li forni ti da questi uomi ni. La fotografia aerea, per quanto grande sia il suo ausilio. non bastava. Era essenziale poter conoscere. per esem pio, l'esatta composizione geologica de lle spiagge, le rocce,gli accessi per un centinaio di chilometri di costa in mano al nemico,sottoposta al la sua costante vig ilanza e alla sua incessante attività''. E' ad uomini come questi che il generale Omar Bradley rese omaggio nel suo libro ... Temendo che i suoi autocarri potessero impantanars i in uno de i punti prefissati per lo scarico sulla spiaggia d i Omaha, aveva chiesto a l suo ufficiale preposto alle operazioni: " Che info rmazioni può procurarmi sul sottosuolo in quel pu nto? ... parecchi giorno dopo un tenente di vascello britannico ... ven ne alla nostra riunione .... Tirò fuori dalla tasca un tubo di vetro spesso. Si avvi cinò alla carta mural e. "L'altra notte'' spiegò asciutto asciutto ''abbiamo effettuato una ricognizione sulla spiaggia di Omaha per prelevare un campione, in questo punto, vicino al canale natu rale. Po tete vedere dal campione che non c'è traccia di melma. La ghiaia è saldamente poggiata su roccia. non c'è pericolo che i vostri automezzi si trovi no im pa ntanati". I O. Sul! 'argomento cfr. M. HOWARD. La guerra e le armi nefla storia d'Europa, Bari 1978. pp. 251 e sgg.


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L'alternativa però di lanciare tranquillamente le piatte carene su quelle dilanianti trappole. senza tale precauzione, si prospettava anche peggiore. La soluzione trovò nel genrale P. C. S. Hobart, cognato di Montgomery, il suo fautore. Pur essendosi ritirato dalla vita militare agli inizi del 1940, sotto le vivaci insistenze di Churchill, l'alto ufficialecelebre teorico dell ·impiego dei mezzi corazzati-accettò di elaborare appositi carri destinati a sfondare il Vallo Atlantico, ed a partire dal 1943 si dedicò instancabilmente al difficile compito. Nacquero così i 'Funnies', ovvero un assortito parco di stranissimi cani annati specializzati, con apposite modifiche-che comunque non ne alteravano le normali prestazioni di combattimento-in altrettanti ruoli di scardinamento e di forzamento delle ostruzioni. I più noti fra essi, brevemente descritti in ordine operativo, furono: Carri DD, cioè Duplex Drive. cioè a duplice sistema di propulsione. Erano infatti muniti di una coppia di eliche, sistemate posteriorn1ente tra i cingoli, che consentivano l'avanzamento in acqua, alla discreta velocità di circa 4.5 nodi. L'assetto di navigazione, invece. dipendeva da una sorta di grande soffietto di tela. rigidamente fissato al perimetro dello scafo ed innalzabile di circa 3 m .. La sacca d'aria in esso contenuta bastava a compensare il peso del carro e gli assicurava. almeno in condizioni di mare non eccessivamente perturbato. una appena passabile galleggiabilità. La necessità di un simile caJTo scaturiva dalla constatazione che sin dai primi istanti della presa di terra sarebbe stato possibile suo tramite disporre di una sufficiente potenza di fuoco. in grado di battere a distanza ravvicinata i caposaJdi nemici sfuggitj alla distruzione. senza dover soggiacere alla preventiva bonifica della spiaggia. Non risultava del resto possibile per la particolare com.formazione dei fondali, far giungere a riva i carri sugli specifici trasporti: per i secondi infatti l'acqua presentava una insufficiente profondità. mentre per i primi una eccessiva. Pur essendo l'idea indubbiamente valida, la soluzione tecnica si confermò disgraziatamente tra le meno felici, presentando limiti operativi fin troppo ristretti: oltre alle onde anche piccole schegge, squarciando il leggerissimo telone potevano affondare irrimediabilmente il pesante corazzato. nella maggioranza dei casi uno ·Sherman' (11). Avremo occasione in seguito di incontrare tragiche conferme dell'asserto. Carri buldozer-e buldozer corazzati appositamente costruiti dalla Caterpillar Company-, destinati anche questi ad operare immediatamente dopo l'avvio dell'invasione. Loro compito precipuo. ed intuitivo. consisteva nel rimuovere grazie all'ampia lama di cui erano muniti. le ostruzioni, senza temerne eccessivamente le conseguenze del brillamento delle trappole esplosive. Abitualmente fu prescelto per la trasformazione il carro 'Sherman· grazie alla sua potenza motrice ed al suo peso, palesi garanzie di rispondenza. Carro sminatore-o flagello, od anche 'crab'. Una volta raggiunta la spiaggia ed ape110 qualche varco tra gli ostacoli del bagnasciuga, sarebbe intervenuto un ennesimo corazzato speciale, destinato a sminare meccanicamente il terreno. fittamente disseminato di ordigni antiuomo ed anticarro. Si trattava di un

11. Caratteristiche principali del carro Shcnnan: Carro medio M4 Equipaggio: 5 uomini Peso in combattimento: 30. 168 t. (tipo M4 A I) Dimensioni: Lunghezza (media). m. 5. 90 - Altezza m. 2. 74 Larghezza: m. 2. 61. Larghezza cingolo: m. O. 42. Carreggiata: m. 2. 108. Armamento: I cannone da 75 mm. 2 mitragliatrici Browning da 7. 62 mm ed 1 da 12. 7 ca. Brandeggio: 360° Spessore corazzatura: massimo mm 75 (torretta) . 50 mm (scafo). minimo 12 mm. Motore: d iversi tipi in media eroganti circa 500 CV Velocità massima 38-46 km/h Velocità masima su terreno vario: 42-32 Km/h Sospensioni: a molloni verticali Autonomia su strada: 160-240 km - a seconda del motore Guado: m. O. 914 Gradino m O. 6 l Trincea: m 2. 261 Munizion.amenteo di bordo: 97 colpi da 75 mm, 4750 cartucce da 7. 62.


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carro, il solito 'Shennan' (]2). munito di due lunghe braccia anteriori, simmetr.iche e molto robuste, tra le quali stava saldamente imperniato una sorta di tamburo, posto in rapida rotazione dai suoi organi motori. Rigidamente fissate alla superficie cilindrica erano ancorate numerose corte catene d'accaio, di un paio di metri circa di lunghezza, tenninanti a loro volta in altrettante pesanti sfere. Per effetto deUa forza centrifuga, quelle moderne varianti di medievali mazzeferrate, percuotevano il suolo antistante con inaudita violenza, provocando l'immediata esplosione di qualsiasi mina, contestualmente all'avanzamento del veicolo. Alle sue spalle pertanto si formava con incredibile velocità una carreggiata, appena più larga del passo perfettamente bonificata, ed assolutamente sicura. A questo punto, aperti alcuni varchi e delineati alquanti sentieri d'uscita dalla spiaggia. un altro corazzato speciale s'incaricava di neutralizzare il successivo ostacolo, costituito da un alto argine di cemento armato di notevole spessore. Carro ponte-od anche Avre. Era costituilo da un carro, spesso un ·Churchill', recante incernierato sul muso e sospeso obliquamente tramite un massiccio cavo terminante in un verricello. fissato sull'altro suo estremo. un lungo elemento di ponte, in struttura reticolare. La lunghezza di quell'insolito 'corvo' superava i 9 m. consentendo perciò sia di scavalcare fossati di luce appena inferiori. sia

12. Era un aggiornamento di quanto già adoperaIO nella guerra nel deserto, allorché venne adibito allo scopo lo sminatore detto · Barono'. costituito da un carro 'Matilda'. dotato di una identica attrezzatura rotante. mossa però da un secondo motore. La velocità di avanzamento era dell'ordine dei 3 km/h e quella di rotazione del tamburo di circa 80 giri al minuto.


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soprattutto, qualora appoggiato inclinato a 45°, di garantire il superamento di muraglie alte fino quasi a 5m . . La portata massima ammessa s i aggirava intorno alle 40 t. , perfettamente compatibile perciò con la stazza dei carri in dotazione, a l cui ingombro soddisfaceva anche la dimensione trasversale del ponte. Carro fascina-Per il superamento dei fossati anticarro esisteva una seconda tipo logia d i corazzati speciali, detta appunto 'fascina', dal la enorme catasta di tronchi di albero trasportati affardellati in sommità, opportunamente imbracati. U na volta pervenuti sull'orlo del fosso, allentando le funi di ritenuta, se ne provocava la caduta deLI ' intera catasta, che riusciva così o a colmare del tutto o soltanto parzialmente-ed allora l ' intervento di altre 'fascine' completava l'opera-l ' interruzione, consentendo l'immediato deflusso dei veicol i. Carri bobbin o carri stuoia. Proprio per ovviare a deficienze di aderenza del suolo, previsto sabbioso od anche fangoso, venne approntata questa si ngolare tipologia. Consisteva in un carro, per lo più un 'Churchill ', alle cui strutture era saldamente vincolato un complesso telaio recante anteriormente, in alto, una grossa bobbina di stuoia di cocco, della stessa larghezza del carro, e la cui estremità anteriore, all'istante del bisogno, andava posta sotto i cingoli che, pertanto avanzando ne provocavano automaticamente lo srotolamento e la stenditura. A lla spalle rimaneva un sentiero, sufficientemente largo e solido, che consentiva il transito a qualsiasi altro veicolo, senza alcun problema di inceppamento. Carro petardo-Rimossi gli ostacoli, superata la spiaggia e le sue mine, scavalcata la muraglia anticarro, ed i retrostanti fossati , l'avanguardia corazzata si sarebbe a quel punto trovata a brevissima distanza, e senza alcuna schermatura dinanzi alle feri toie dei bunker. Per aver ragione anche di quell'ultimo ostacolo fu allestito un carro particolare, che recava sul s uo scafo una sorta di grosso mortaio in grado di scagliare, a brevissima distanza, una micidiale carica di esplosivo, con notevole precisione, adattissima quindi a penetrare nei bunker ed ad annientarli defi nitivame nte ( 13) . Can-o coccodrillo-Sempre per il medesimo scopo, quello di annientare [a reazione dei bunker o dei nidi di armi automatiche, una volta superata la spiaggia, fu costruito un terribile ca1To lanciafiamme, utilizzando ancora una volta un tipo ' Churchill'. Tanto la miscela infiammabile, che il gas, -azoto ad altissima pressionedestinato ad espellerla, erano alloggiati in un apposito rimorchio, dal quale tramite un flessibile alimentavano una lancia istallata anteriormente in casamatta, al posto della mitragliatrice. La portata dell ' infernale dardo superava i 100 m, ed il volume del combustibile raggiungeva quasi i 2 metri cubi. Esistevano ancora altri più specifici tipi di carri, maggiormente finalizzati ai compiti previsti dal piano di sfondamento, ma non raggiunsero pari rilevanza dei menzionati, nè un equivalente utilizzo. Sotto questo profilo stranamente gli Stati Uniti, da sempre particolarmente propensi all'impiego bellico di apparati tecnologici e meccanici, anche complessi, pur di ridurre le perdite umane, non mostrarono per i 'funnies' , appena sommariamente descritti, un significativo interesse. Ne ricusarono infatti cortesemente, ma con suffic ienza, l'offerta britannica, ad eccezione dei carri DD. Le conseguenze non tardarono ad evidenziarsi tragicamente. Grazie anche a questi mezzi, comunque, divenne se non altro meno angonsc iante pianificare lo s barco con la bassa marea, unica alternativa praticabile. Era infatti credi bile che le batterie di art iglieria principali sarebbero state annientate dai bombardamenti da cielo e da mare, o dalle truppe aviotrasportate . Lo era molto meno, invece, che i piccoli nuclei di armi leggere s ubissero la stessa sorte. Non occorreva molta fantasia per immaginare che tanto gli uomini quanto le mitragliatrici sarebbero stati convenientemente rintanati durante l ' uragano di fuoco, per uscire, subito dopo, in concomitanza con l'arrivo della prima ondata, allo scoperto rimettendosi fulm ineamente in postazione: ma le loro raffiche avrebbero al massimo scalfito la vernice del mostri di Hobart, lasciandoli proseguire indisturbati nella loro opera di 'apriscatole' .

13. Alla fine del med ioevo, con lo stesso renn ine si defi ni va una carica di esplosivo posta immediatamente a con tatto con la porta di una fortificazione, ed in grado.di sfondarla con la sua deflagrazione.


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L'avvio dell'invasione Le for ze armate che , dai primi mesi del '44 , si andavano continuamente ammassando nell ' Inghilterra me ridionale , in prossimità de lla fine di aprile, ostentavano organici talmente rilevanti da creare densità insediative quasi insostenibili. In molti centri abitati, persino di media entità, i civili residenti costituivano ormai una frazione sparuta de lla popolazione. Ad accrescere i loro comprensibili disagi scaturenti da una simile forzata convivenza contribuì il proliferare inarrestabile di immensi depositi di materiali militari. Questi oltre a sottrarre i residui spazi es istenziali, avevano finito per far sequestrare tutti, civi li e militari , all ' interno di una sorta di sconfinato campo di concentramento, rigidamente isolato dal resto della nazione. Un susseguirsi assillante di chilometri di veicoli parcheggiati uno a fianco all'altro, di migliaia di carri armati , di centinaia di migliaia di cataste di munizioni di vario calibro e tipologia, per non parlare degli aerei che intasavano i campi, dei carri ferroviari , dei natanti di qualsiasi stazza e clas se, per citare solo alcune delle riserve da scagliare nella imminente battaglia, rappresentò in que llo scorcio storico il contesto in cui s i trovò intrappolata la vita di milioni di sudditi di sua maestà. Impossibile spostarsi s ulle strade, occupate da inte rminabili convogli in perenne movimento; impossibile utilizzare le ferrovie oberate da incessanti trasporti logistici, rischiosissimo financh e camminare a piedi , dovendo districarsi tra un turbolento traffico e la fitta trama di nervosissimi controlli della vigilanza. All'incredibile gettito di 750. 000 t. al mese la montante marea degli approvviggionamenti per il D-Day, aveva sommerso l'intero retroterra meridionale dell'Isola. A rendere ulterio1mente più complessa, ed apparentemente più caotica la gestione di quei colossali accantonamenti giocò un ruolo, non secondario, 1' impossibilità di fonde re le linee di rifornimento e munizionamento de lle due armate , britannica e statunite nse , troppo diss imili ed incompatibili tra di loro. Nel frattempo si affinava l' addestrame nto de gli uomini, in maniera sempre più realistica. Avvalendosi spesso di articolati 'teatri' riproducenti, in grandezza naturale, alcuni dei settori critici di specifica competenza, molte unità provavano e riprovavano la loro ' parte', tentando di eliminare ogni prevedibile indeterminazione. E lungo molte coste britanniche si avvicendavano, a ritmo serrato, s imulazioni di sbarchi. In ogni condizione metereologica e oraria, truppe in completo assetto da combattimento affrontavano reiteratamente, pertanto, il gelido contatto con il mare abituandosi quasi automaticamente alla terrificante seguenza operativa. Intorno alla metà di aprile, mentre fervevano i ricordati preparativi, fu definitivamente messo a punto il piano d' attacco, elaborato sostanzialmente da Montgomery e da Ramsey, marginalmente potenziato da Eisenhower-come già ricordato- e precisato nei suoi obbiettivi strategici. In sostanza così recitava: "«sferrare simultaneamente l'attacco su certi punti della costa normanna immediatamente a nord del canale di Carentan e fra quest'ultimo e il fiume Ome, con l'obiettivo di assicurarsi una posizione sicura come base per le operazioni successive» . Questa posizione doveva essere estesa quanto più rapidamente possibile, in maniera da include re i campi di aviazione a sud-est del!' importante nodo stradale di Caen nonché il porto di Cherburg. Montgomery intendeva col suo piano creare una seria minaccia di penetrazione sul fianco orientale, al fine di far convergere il maggior peso delle riserve e delle forze nemiche contro gli inglesi e i canadesi. Dopo aver stabilito un cardine che ruotasse intorno a Caen e dopo aver efficacemente impegnato i tedeschi a est, avrebbe fatto irrompere le armate americane di Bradley, che dovevano aprire un'ampia breccia «pe r tagliare fuori tutte le forze nemiche a sud della Senna, i cui ponti dovevano essere distrutti mediante bombardamenti aerei». La I 2 armata americana, formata da tre gruppi d i combattimento reggimentali, avrebbe sfe1Tato l'attacco a cavallo del canale di Carentan per occupare Cherburg e sviluppare quindi l'attacco a sud, con l'obiettivo di Saint-Lo, in concomitanza con l'azione della 2~ armata britannica. La 22 armata britannica, con 5 brigate, aveva il compito di attaccare fra Asnell es e Ouistreham, coi canadesi al centro, per s tabilire una testa di ponte a sud della linea Saint-Lo-Cae n e , svilup pandola a sud -est di quest'ultima località, per impadronirs i dei campi d'aviazione e per pro-


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teggere i I fianco orientale della P armata americana. L'82~ e la lOJil divisione aviotrasportate americane dovevano atte1nre a sud-est e a ovest di Saint-MèreEglise, di qua e di là del fiume Merderet, che era straripato, per assicurarsi il possesso dei punti di attraversamento e della linea del fiume Douve, appoggiando così lo sbarco sul tratto di costa designato col nome convenzionale Utah e impedendo che il nemico facesse affluire le prnprie riserve nella penisola del Cotentin. La 6~ divisione britannica avioportata doveva toccar terra a est di Caen e impadronirsi dei ponti sull' Ome a Bénouville e a Ranville"( l4) .

In sostanza alle forze statunitensi era assegnato il senore destro del fronte d ' attacco ed a quelle britanniche il sinistro: in ciò si coglie già la programmata diversificazione dei successivi approvvigionamenti, inoltrati dopo la conquista di Cherburg, direttamente dagli Stati Uniti, per la i ~armata e dalla Manica per la 2~. Dal piano emergeva pure che nel corso del O-Day si prevedeva di sbarcare 1.500 carri, 5.000 veicoli cingolati da combattimento, almeno 3.000 pezzi d'artiglieria, ed ancora 10.500 veicoli di ogni tipologia, quantitativi ritenuti assolutamente indispensabili per il positivo prosieguo dell'invasione. Vennero quindi minuziosamente stabilite le rotte di avvicinamento che avrebbero dovuto percorrere i quasi 50 convogli, incaricati del trasporto dei mezzi e degli uomini. Contemporaneamente flottiglie di dragamine si prodigavano per tenerle sgombre dagli ordigni disseminati da cielo e da mare, operando, per confondere il nemico, su estensioni marine notevolmente più ampie. Si procedette inoltre alla suddivisione dell'intero fronte di sbarco, circa 80 km, in cinque settori convenzionali ribattezzati con altrettanti nomi in codice, le cui iniziali contrassegnarono le rispettive forze destinatevi , e marcarono vistosamente ogni unità navale assegnata. In dettaglio: -Spiaggia di Utah: obiettivo della Forza U, la più occidentale della baia della Senna. Venne assegnata alla 4~divisione-12°, 22° e 8°rgt-, rinforzata in un secondo momento dalla 9~e dalla 90" sempre di fanteria statunitense, del VII C. d 'A. a sua volta della 1~ A. USA. Il settore costiero era quello prospiciente La Madeleine-Varreville.

-Pointe du Hoc: a questo particolarassimo obiettivo si destinò il 2° btg Ranger. -Spiaggia di Omaha: obiettivo della Forza O, assegnata alla P divisione- I I 5°, 116°, 18° e 16° rct (gruppi di combattimento ciascuno del! ' entità di un rgt di fanteria) e quindi alla 2\ 29~del V C. d ' A. , sempre della P A. USA. Il settore costiero era quello tra Vierville-sur-Mer e Colleville-sur- Mer. -Spiaggia di Gold: obiettivo della Forza G, 50il divisione-23 P e 69il brigata-e quindi della 49~ del XXX C. cl' A. della IIQA. britannica. Il settore costiero era quello tra A1TOmanches- les-Bains e La Rivier. -Spiaggia di Juno: obiettivo della Forza J, costituita dalla 3~ divisione canadese-7il e 8il brigata-e quindi della 5 1~ del I C. cl' A. della 2~ A. britannica. Il settore costiero era contiguo al precedente e giungeva fino a Saint-Aubin-sur-Mer. -Spiaggia di Sword: obiettivo della Forza S, comprendente la 3rr divisione di fanteria britannica-8~ brigata-e quindi di parte della 51 ~ del I0 C. d' A. della 2~A. britannica. Il settore costiero anelava da Lion-surMer a Merville. Avrebbero inoltre operato ai lati di questa testa cli ponte la 4~ e la 1~ brigata servizi speciali. Distribuiti inoltre tra le unità della prima ondata, britanniche e canadesi, vi erano i carri speciali della 79'1 divisione corazzata, appartenenti ai suoi reparti d ' assal.to. Vi erano inoltre due forze particolari dette di 'penetrazione', rispettivamente B ed L, la prima destinata ad operare sulla destra di Omaha, e la seconda sul settore britannico al seguito della divisione.

so~

14. Da R. W. THOMPSON, L'elaborazione dei piani ... , cit. , voi. V. p. 89.


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Mare, terra e cielo L' invasione che, allo scadere cli maggio, si confermava di istante in istante, anche per i meno esperti in problematiche militari, ormai imminente non poteva identificarsi in assoluto con le precedenti storiche, soprattutto per l'acquisizione della terza dimensione bel lica. Sotto questo profilo sarebbe stata infatti la prima operazione invasiva da mare, di tale entità, sostenuta ed osteggiata da cielo, da mare e da terra. Per essere esatti al momento dello sbarco, tutte e tre le precipue modal ità di combattimento avrebbero avuto occasione di estrinsecarsi contemporaneamente, sovrapponendosi, nello spazio delle poche centinaia di metri del bagnasciuga, in un infernale miscuglio distruttivo di inimmaginabile violenza. Occorreva, e ciascuno dei responsabili dell 'Overlord ne era perfettamente convinto, che la forza d'attacco presentasse in ognuno dei tre ambienti un sufficiente margine di superiorità, ed in particolar modo nell'aria, non sembrando realistico ipotizzare un analogo vantaggio anche sulla terra, ancora da conquistare, e ridimensionandosi quello navale una volta messo piede nel territorio nemico. Proprio quello schiacciante predominio avrebbe in breve consentito l'annientamento di ogni resistenza terrestre. La forza aere a, in effetti , si proponeva come quella che avrebbe per prima colpito il nemico, dalla maggiore distanza, e con la maggiore intensità, sconvolgendone il dispositivo difensivo e minandone profondamente il morale. Inoltre tramite le truppe aviotrasportate sarebbe stata ancora la prima a penetrare le sue linee alle spalle. Infine da lei sarebbe d ipeso l' indispensabile appoggio tattico ravvicinato durante lo sbarco, nonché l'assol uta interdizione dell'afflusso dei rinforzi corazzati dall ' interno. In poche parole una sorta di 'cope1tura' globale onnipotente ed onnipresente, sotto la quale operare in discreta sicurezza. Ovviamente per consegui re, con ampia garanzia, simili traguardi si imponeva quale inevadibile premessa che l'opposta forza aerea, ed in maniera speciale la sua ' caccia', fosse notevolmente debilitata, drasticamente decwtata in uomini e mezzi. E questo ambizioso programma, avviato diversi mesi prima del O-Day, fu spietatamente perseguito dall 'aviazione alleata, contestualmente alla individuazione ed alla distruzione delle arm i V. La menzionata priorità d'intenti del resto si evidenziava autonomamente riscontrandosi, ancora nel lug lio del '43 un temibile incremento delle potenzialità degli stormi della Luftwaffe, tanto che il gen. Morgan-già COSSAC-così lamentava nella stessa estate: " La caratteristica più rilevante delle forze aeree tedesche nell'Europa occidentale è il progressivo aumento del numero dei loro caccia; si tratta di forze tali che, a meno di riuscire a neutralizzarle e a ridurle, potranno raggiungere proporzioni così formidab ili da rendere addirittura impensabile un attacco anfibio. E' dunque e soprattutto indispensabile ridurre in maniera radicale gli effettivi delle forze eia caccia tedesche a partire eia questo momento fi no al giorno dello sbarco. Sarà questa condizione che più di ogni altra deciderà l'esito positi vo o negativo di un attacco anfibio, in qualunque momento esso venga lanciato" (15) . La gravissima affermazione sembra riecheggiare le analoghe esigenze prioritarie, sostenute a suo tempo dalle alte gerarchie germaniche, a proposito ciel lancio dell'operazione ' Leone Marino' . E se da quella premessa scaturì la ' battaglia d'Inghilterra ' da questa molto più concretamente, e positivamente per i propugnatori , conseguì l' operazione ' Pointblank' . Con mirata oculatezza gli strateghi dell 'aria, a differenza della boriosa sicumera di Goering, non ordinarono aHe proprie squadriglie di farsi maciullare in uno sterile duello, ma inviarono intere flotte di pesanti quadrimotori da bombardamento a smantellare il complesso industriale germanico, princ ipale artefice della straripante produzione. Ogni fabbrica, connessa a qualsiasi titolo con la costruzione di aereoplani , subì immense devastazioni. Stabilimenti di assemblaggio di motori, di cuscinetti a sfere, di componentistica elettron ica, raffinerie di petrolio, officine di precisione per strumenti di bordo, ecc. ,

15. Da R. W. THOMPSON, L'elaborazione dei piani.... cit., voi. V. p. 56.


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cessarono di esistere, facendo registrare un parallelo collasso delle forniture. Il fenomeno, ovviamente. ingenerò una ulteriore singolare affinità con la logica propositiva della 'battaglia d'Inghilterra': molti alti ufficiali del Comando Bombardieri, furono talmente risucchiati da quella sorta di apocalittica 'crociata', da non prestare più che una marginale attenzione alle pressanti richieste di missioru tattiche, miranti ,ùla distruzione delle fortificazioni del Vallo Atlantico. La giustificazione, dagli stessi addotta, insisteva nella palese inutilità di quelle, dal momento che con il perseverare delle distruzioni strategiche sarebbe cessata la combattività nemica, o per lo meno la possibilità di sostenerla materialmente. Era la ennesin1a utopica riformulazione della concezione assolutistica del bombardamento strategico, stimato capace, da solo, di produrre la vittoria. Tale estremizzazione afflisse a cicli alternati molti degli alti ufficiali delle forze aeree a prescindere dal loro schieramento. Ma costituiva comunque la rielaborazione delle tesi, a loro volta puramente teoriche, della visione del generale Douhet (16). Nel dispiegarsi dell'operazione, tuttavia, lentamente ricondotta negli ambiti di una più calzante partecipazione al programma 'Overlord'. è possibile riconoscere due affini coITenti operative con specifici bersagli elettivi. La prima, alle spalle del 'piano trasporti', riguardava la distruzione di ogni comunicazione, viaria e ferroviaria, come la inesorabile premessa per il perseguito annientamento delle potenzialità reattive nemiche: ne abbiamo a suo tempo rilevato gli effetti evidenziando il blocco delle forniture di mezzi di locomozione alle divisioni di von Rundstedt. La seconda, di poco dissimile nelle conseguenze, e conosciuta come ·piano petrolio·. concentrò sull'eliminazione di qualsiasi rifornimento o deposito avanzato di carburante, la sua terribile violenza. E' agevole osservare che le peculiarità precipue fossero eminentemente accademiche, detem1inando entrambe, in ultima analisi, la paralisi delle forze germaniche. Il 'piano trasporti' però, forse per la maggiore facilità di esecuzione, essendo la trama stessa dei tracciati stradali e ferrovirui il suo estesissimo ed indifendibile bersaglio. riscosse una più sistematica applicazione, attivamente sostenuta dal generale Tedder. Nei circa dieci mesi di frenetica attività l'aviazione alleata. destinata a tale mansione, sconvolse sistematicamente ogni binario diretto al nord della Francia, e quindi si prodigò a schiantare le stazioni di srrustamento, i ponti e finanche le singole locomotive. Un nuovo medioevo si instaurò alle spalle della costa atlantica, contraddistinto dalla totale frammentazione del territorio e dalla progressiva impossibilità di spostan1ento. Tanto per esemplificare, tra il 9 febbraio ed il O-Day vennero attaccati 80 obiettivi ferroviari di rilevanza strategica: 51 di essi furono radicalmente spianati, 25 gravemente danneggiati. sono un micidiale diluvio di 75.000 t. di bombe. sganciate da una inimmaginabile flotta di quasi 22.000 apparecchi. Alla vigilia dell'invasione, per una profondità di 250 km dal mare, i 3/4 delle comunicazioni stradali e ferroviarie risultavano interrotte ed impraticabili, percentuale peraltro di poco superiore a quella delle restanti comunicazioni del nord Europa. Nel corso di quei mesi, tuttavia, gli strateghi dell'aria distribuirono le loro sinistre prestazioni senza apparenti preferenze tra Calais e la Nonnru1dia, evitando attentamente di fornire utili suggerimenti indiretti circa il sito di sbarco. Lungo quell'arco di costa almeno una cinquantina di caposaldi di artiglieria riportarono notevoli danni di varia consistenza. Analogamente al fine di squassare la coerenza e la coordinazione del1a difesa del Vallo Atlantico tutte le sue stazioni radar, tuui i suoi ponti radio e centrali di telecomunicazioni, furono subissati da incessanti pesantissimi raid di formazioni stenninate di bombardieri. Nessun impianto sopravvisse ai devastanti impatti, eccezione fatta per quelli volutamente rispaITniati, destinati-come in seguito preciseremo-a segnalare ciò che il comando alleato desiderava, per trarre in inganno il nemico. E' lecito pertanto affetmare che gli 'occhi' delle forze germaniche in Nonnandia, uno dopo l'altro, furono accecati inesornbilmente. Quanto vasta fosse la mole di danni e quale tremendo arresto arrecasse all'apparato produttivo e distribuito nazista il continuo ampliarsi delle rovine, è testimoruato dal dato che, a primavera, ben 18. 000

16. Giulio Douhet, nacque nel 1869. All'età di 17 anni era già sottotenente d·artiglieria. Proseguì quindi la carriera nello Stato Maggiore, avendo affidato nel 1912 il comando del btg. aviatori di recentissima istituzione. Dopo la partecipazione al primo conflitto mondiale come capo di S. M. della 5" div. lasciò l'esercito nel 1917 dedicandosi assiduamente ai suoi studi. Autore di numerose monografie, pubblicò tra le altre appunto "11 domino dell'aria'· cd '·Aspetti della guerra futura·' nei quali enunciava le sue menzionate teorie.


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75 74-75. Effetti dei bombardamenti alleati sulle fortificazioni costiere nel settore del prossimo sbarco.


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77 76-77. Effetti dei bombardamenti alleati sulle fortificazioni costiere nel settore del prossimo sbarco.


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78 78. Effetti dei bombardamenti alleati su lle fortificazion i costiere nel senore del prossimo sbarco.

uomuù della Todt dovettero essere distratti dai lavori di fo1tificazione - ritenuti di assoluta priorità - per tentare, nei limiti ciel possibile. di riattivare qualche strada e qualche linea fen-oviaria. Ma le condizioni di minima percorribilità così affannosamente ripristinate trovavano sempre una immancabile vanificazione immediatamente dopo, trasfo1mandosi J•intera esasperante procedura in una incessante ·fatica di Sisifo·. Ed alla fine i risultati dell'operazione ·Pointblank' conseguirono i traguardi puntigliosamente perseguiti: la Luftwaffe, nel prodigarsi a contrastare le inarrestabili devastazioni, e nel tentare di proteggere le città metropolitane dalle terrificanti incursioni aeree, aveva riportato perdite ingentissime, in uomini e mezzi-circa 5.000 apparecchi-, entrambi sempre meno rimpiazzabili. La produzione di questi ultimi, infatti. contemporaneamente era crollata di oltre il 60%. e per i piloti non si poteva. om1ai. fare affidamento su personale sufficientemente addestrato. 1 cieli della Normandia si trasformarono in spazio monopolizzato dagli alleati: anche quell'ultima opposizione all 'inva~ionc si era dissolta, per la pianificazione iniziava la fase conclusiva. Il ruolo della Resistenza

Una parte affatto trascurabile sostenne la Resistenza francese nei compiti di disarticolare. scom paginare e inceppare i piani difensivi germanici. Limitandoci a soli ragguagli numerici ricorderemo che tra febbraio e maggio del '44 si paracadutarono per i partigiani circa 76. 000 moschetti automa tici - Sten-, 30. 000 pistole. 17. 000 fucili. 3. 500 fucili mitragliatori -Bren -, 600 ·bazooka', 300 lanciabombe controcarro, 160 mortai. Alla vigilia dell'invasione operavano almeno 150 nuclei di radiotrasmittenti clandestine. che fornivano ai servizi segreti alleati un costante flusso di informazioni sul nemico: nel solo mese di maggio ben 700 dispacci e 3. 000 rapporti vennero così inoltrati. Sul piano dei sabotaggi all'azione della rcsistenL.a va ascritta la disLruzione di 1.800 locomotive. contro le 2.400 delle forze aeree. Innumerevoli attentati e sabotaggi generarono un clima di continua isicurezza per i militari tedeschi, al punto che il muoversi senza scorta riusciva praticamente impossibile. come amaramente dovette ammettere lo stesso von Rundtstedt.


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Gli ultimi adeguamenti Se è mai possibile cogliere una logica informale immutabile nel corso della lunga stesura del progetto dell ' operazione ' Overlord ', questa può identificarsi nel costante incrementarsi degli organici ritenuti indispensabili per il suo successo. Ancora in maggio, in ossequ io al menzionato assunto, si aggiunsero altre unità e si ampliarono gli estremi del fronte di sbarco, portandolo dalle coste della penisola del Cotentin all ' estuario dell ' Orne, quasi un centinaio di chi:Jometri più ad est. Alle tre divisioni iniziali, poi aumentate a cinque su proposta d i Montgomery, s i aggiunsero ancora 14 reggimenti corazzati, di ' commando ' e di servizi speciali. Per le divisioni aviotrasportate si era passati da due alle tre definitive volute da Eisenhower. O vviamente ciò comportò, oltre ad una immaginabile complicazione dei s ingoli piani operativi di dettaglio, un montante fabbisogno di imbarcazioni, e di apparecchi da trasporto , al punto che, alla fine di maggio tutti i porti britannici apparivano assolutamente intasati ed impraticabili, e l' intera superficie dell ' Isola, come scherzosamente facevano osservare gl i uomini delle forze aeree, somi gliava ad unico campo di aviazione! Verso la conclusione d i que l mese di maggio s i stabilì per il 1° g iug no il te rmine ultimo di fissazione della data effettiva dell'invasione. Sarebbe stato il cosidetto Y-Day, il giorno cioè che, con stringente certezza e brevissimo anticipo, il D-Day avrebbe assunto significato concreto. I tempi quindi si confermavano imm ine nti. Ma, per la loro esatta puntualizzazione, entravano in g ioco parametri valutativi esulanti dal ristretto ambito militare e che lasciavano all 'alto comando alleato soltanto la facoltà di adattarvisi alla men peggio. Si trattava dei fattori natura li , quali le fas i lunari, le escursioni di marea e soprattutto le condiz ioni metereologiche: la loro esatta combinazione e infine le favorevoli previsioni atmosferiche , a corto anticipo, av rebbero imposto la data fat idica . Poiché l' invasione da mare sarebbe stata preceduta, ne l corso della notte, da un attacco di truppe aviotrasportate occorreva, per il felice esito dei lanci e per l'ottimale espletazione dei compiti dei paracadutisti, un minimo di luminosità, ovvero la presenza della luna piena per le ore dopo la mezzanotte . L' ausilio dell'astro, nelle condizioni richieste, però non eccedeva appena i tre giorni pe r c iclo , gli unici peraltro compatibili e coincidenti con le indispensabili condizioni di marea. J primi , dopo maggio, ad offrire siffatte concomitanze, risultavano il 5, il 6 od al massimo il 7 giugno, dopo di che si sarebbe dovuto attendere luglio. Come se non bastasse, dovendosi stabilire, contestualmente al g iorno, anche l'ora dello sbarco-la mitica ora H-ed essendo quella a sua volta funzione della marea, nuove difficoltà emersero per l'esatta determinazione . Era previsto che le ondate di truppe, infatt i, toccassero terra tre ore prima del massimo livello di marea, quasi cioè con il livello medio della bassa. Poiché però il regime orario di avvicendamento delle fasi non è affatto uniforme lungo l'intera costa de ll a Manica, ma ostenta un andamento progressivo, da ovest verso est, abbastanza sensibilespecie se raffrontato al centinaio di chilometri del settore litoraneo in questione-, tornò impraticabile adottare una unica 'ora H ' . Si optò pertanto per due di stinti momenti : le 6.30 per le spiagge di Utah e di Omaha, e le 7.30 per quelle dì GoJd, di Juno e di Sword. Superate dopo estenuanti indagini tutte le appena sintetizzate I imitaz ion i e costrizioni, un 'ultima variabile, assolutamente imponderabile, angustiava la mente dei pianificatori , e del comandante in capo in particolare: le condizioni metereologiche che si sarebbero istaurate per il D-Day. La certezza delle previsioni-con le ampie riserve che in mate ria imperavano ali 'epoca-cresceva con il decrescere del! 'antic ipo: la fattibilità, invece, disgraziatamente decresceva con il suo contrarsi. In altre parole, bisognava lanciare l'operazione alquanto prima di possedere i più attendibili bolettini! In virtù della disponibi lità teorica d i tre giorni, sarebbe stato certamente possibile, sebbene a costo d i immense difficoltà per la flotta, ritentare lo sbarco dopo 24 ore, ma il rinvio s i poteva a l massimo ipotizzare per una sola volta. In caso contrario lo spettro di una l unga attesa di quasi quattro settimane, terrori zzava indi stintamente tutti g li alti uffic ia li , inducendoli a ritenere preferib ile azzardare,


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anche con un tempo perturbato. Un mese di proroga av rebbe significato, a q uel punto, l' assoluta perdita di q uel minimo d i segreto che ancora esisteva, un tem ibile conseguente rafforzamento nemico ed un ulteriore infittirsi del le sue fortificazioni. Per non parlare de ll'offensiva ormai prossima de lle paventatissime armi V.

In un contesto di immaginabile te nsione emotiva, il g iorno D venne stabilito per il 5 giugno, il primo dei tre favorevoli all'impresa. Per rispettare la rig idissima scansione de i tempi. l'immensa flo tta iniziò a sciamare dai numeros i porti d ' imbarco nel pomeriggio de l 4, facen do rotta per i punti di raccolta, con discrete condizioni metereologiche . Ma mentre il loro lento incedere prosegui va, ad onta del rassicurante crepuscolo, i metereologi notificarono ad Eisenhower l' imminente scatenarsi di una violentissima perturbaz ione sulle acque de l canale, certamente incompatibile con lo sbarco. Con stoica rassegnazione fu impartito l'ordine di conversione e rientro , che per le intuibili drastiche ordinanze di silenzio radio, si trasformò per i cacc iatorpeclinieri della flotta in un allucinante incubo notturno. Raggiu ngere ne l buio totale, con il mare paurosamente ingrossato , le miriadi di piccole unità, radunarle e ricondurle alla base, costituì una delle missioni navali certamente più ardue della guerra. Ma prima dell ' alba, con gli uom ini vessati dal mal cli mare, ogni imbarcazione si riormeggiò al suo precedente scalo: nulla era trapelato al nemico, riprova de lla riuscita distruzione de l suo apparato di avvistamento. Del resto avendo anche le stazioni metereologiche tedesche preannunziato l' imminente tempe sta, ed il suo sicuro protrarsi nei giorni seguenti, la spasmodica vig ilanza era collassata. Tutti infatti sapevano perfettamente che in coincidenza con la luna piena s i sarebbe scatenata l' invasione, e tutti sapevano perfetta me nte che nei successivi tre giorni tali condizioni suss istevano. L' instaurarsi annunc iato, e ormai ev idente, della violentiss ima perturbaz ione e la sua presunta durata, stornavano quel temutissimo appuntamento, e lo posticipavano almeno di un mese. Quello che invece i mete reologi della Luftwaffe non potevano sapere con identica certezza, consisteva in una sorta cli stretto cuneo di alta pressione che si era inserito, nella massa ciclonica, frammentandola. Molto più a nord della loro estrema stazione metereologica, il fenomeno non sfu ggì ad una analoga alleata, che ne trasmise immediatamente le straordi narie rilevazion i. Il comandante supremo, nell ' infuriare della tempesta con mare forza 5, seppe così che per il g iorno seguente, proprio a causa cli quella interruzio ne, si sarebbe verificata una breve tregua del maltempo, con condizioni appena passabili, ma compatibili con lo sbarco, eia cielo e eia mare. Più che una finestra, lo sbadiglio di una finestra! Tn quelle tremende ore Eisenhower prese la decisione definitiva: le navi sarebbero dovute riparti re subito. Il g iorno successivo, il 6 g iugno sarebbe stato il O-Day.

L'apparente pers istenza del maltempo suggerì a molti alti ufficiali germanici di approfittare clel l' insperata pausa per assentarsi dai rispettivi posti di comando : Rommel s i recò ad Heerlingen, presso Ulma; Sepp Dietrich, a capo del I 0 C. cl ' A. corazzato SS , ad Ulma; Dollman, comandante della YTJil A. a Rennes, questo tanto per c itare i principali. E ' a ben riflettere può cogliersi proprio in quel s ingolare abbandono, suffrag ato dalle pess ime condizioni atmosferiche, previste immutabili per le successive 48 ore, la negazione dell ' asserita sorpresa dello sbarco. Fino a poco prima della tempesta tutti s i erano preparati a sostenerne l' urto eia un istante all'altro, e non appare c redibile supporre la disattivazione de l dispositivo, solo alcune ore dopo. Mancarono indubbiamente alcuni massimi dirigenti ma g li altri, uomini ed armi erano al loro posto: nulla si sare bbe potuto aggiungere, nulla era stato sottratto.

La scansione dei tempi Gli eventi , quindi, dalla tarda serata de l 5 presero a defl uire rispettando un rig idiss im o copione che niente lasciava alla inte rpretazione dei singoli: se mai un limite emerge è proprio indi viduabile in tale assoluta predete rminazione, priva di una sia pur minima flessibilità, necessariamente perciò destinata a scontrarsi con la realtà fattuale e gli infiniti imprev isti pratici.


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In definitiva la tabella temporale così scandiva. per sommi capi. l'azione invasiva: -intorno alle 02.00 avrebbero toccato terra le truppe aviotrasportate ed i paracadutisti. immessi in zona con l'impiego di 2. 395 apparecchi e 867 alianti. Questi ultimi, già utilizzati a suo tempo dai tedeschi per analoghe missioni ( 17) . trovavano la loro ragione d'impiego per la preziosa peculiarità di poter planare sul bersaglio, o nelle sue immediate adiacenze, a relativamente modesta velocità e soprattutto in assoluto silenzio. Poiché pjù che di atterraggio si sarebbe trattato d'impatto pilotato, i famosi ostacoli costituiti dai reticolati e dagli 'a<..paragi di Rommel' si riguardavano utili per frenare l'inerzia dei velivoli. contenendone. per quanto possibile, gli immancabili danni. -Alle 03 .14 sarebbe iniziato il bombardamento aereo della costa, previsto particolarmente intenso e devastante, desti nato a disarticolare la reazione germanica. Alla sua attuazione avrebbero paitecipato 2.219 apparecchi di varie tipologie. -A lle 5.50 la flotta d'invasione. a sua volla. avrebbe aperto il fuoco con tutte le artiglierie di cui disponeva. concentrando il tiro suj caposaldi nemici ancora stimati operativi, e sulle difese in generale. Il marLellamento sarebbe stato sostenuto fino a pochi minuti prima dello sbarco. con un progressivo incremento cli gittata. -Alle 6. 30 le prime ondate di sbarco, esclusivamente dì truppe statunitensi, sarebbero atterrate. a loro volta, ad Utah ed ad Omaha. -Alle 7 . 30 le prime ondate di sbarco, di truppe britanniche e canadesi, sarebbero atterrate tra le spiagge Gold e le spiagge Sword. Durante l'intera navigazione d'avvicinamento dai mezzi da sbarco. appositamente attrezzati. sarebbero state lanciate incessanti bordate di razzi ad alto esplosivo. anch'essi destinati a schiantare le difese nemiche sulla spiaggia. Quesli i tempi nodali del programma: dopo la partenza delle navi nel pome1ìggio, nella Larda serata sulle piste britanniche iniziarono a rullare, tra lo strepito dei motori spinti a1 massimo dei giri, i pesanti aerei da trasporto. ll O-Day era finalmente scoccato!

Il D-Day l primi uomini a partecipare direttamente all'invasione, non furono ad onor del vero, i pracadutisli, ma pochi oscuri ufficiali della Royal Navy che, da quasi 48 ore a bordo dei minuscoli sommergibili di tipo X, stavano appostati innan,.i alle spiagge di sbmco. in atlesa della flolla. L1 loro compito consisteva nel fungere da fari per incanalare le punte d'attacco nella giusta direttrice. Poco dopo la mez.wnotte, dopo una estenuante, intenninabi le. seconda giomala trascorsa adagiati sul fondo. nell'angustissimo scafo, emersero. e si posero accuratamente in posizione operativa. <;congiurando un ulteriore rinvio. Il crescente rombo, sempre più vicino, delle migliaia di apparecchi, che in breve li sorvolarono. confermò inequivocabilmente ravvio dell'invasione: tra poco sarebbero giunte le navi e la loro missione final mente conclusa. Ci sembra, da questo momento in poi, indispensabile limitare la nostra ricostruzione alla semplice esposizione degli avvenimenti di quel memorabile 6 giugno, sin dai suoi primi minuti, nella sequenza oraria di avvicendamento. Eviteremo così di aggiungere una ennesima ricostruzione più o meno romanzata, alla stem1inata pubblicistica sull'argomento, lasciando trarre allo studioso le conclusioni.

17. Il 9 maggio del 1940 poco prima dell'alba. intorno alle 5.25 una formazione di paracadutisti tedeschi comprendente anche truppe trasportate su diver~i alianti. atterrò nei pressi dei forti di Eben-Emacl. in Belgio. con4uistandoli dopo un breve violentissimo attacco di sorpresa. A quella missione sembrano ricondursi i preparativi alleati organizzati per le truppe aviotrasponate nella nolle del D-Day.


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79 79. Alianti alleati dopo 1·ancrraggio nelle prime ore del 6 giugno. - Musèc du Dèbar4ucment d'Arromanchcs.


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-h 00. 15I primi a pre ndere terra in Normandia, furono subito dopo la mezzanotte, g li uomini destinati a segnalare luminosamente le aree di atterraggio alle forze paracadutate. Nel gergo erano definiti 'Pathfinder' e viaggiarono su 20 d istinti aerei. La loro responsabilità si configurava enorme, al contrario ciel tempo a disposizione per identificare il terreno ed attivare g li indicatori. ln dettaglio ai britannic i competeva la zona a nord di Caen, destinata alla 6il divisione aviotrasportata, il futuro fianco destro dello schieramento invasivo. Agli statunitensi invece il settore tra Merderet e Cherburg, nei pressi di StMere-Eglise, il fianco destro, destinato agli uomini della 82~ e della IO I~ divisione aviotrasportata statunitense. In pratica, per la estrema difficoltà della mansione, soltanto uno sparuto drappello assolse positivimante l' incarico: molti attem1rono lontano dai rispettivi obiettivi, molti non riconobbero il terreno e molti altri ancora non riuscirono ad attivare i segnalatori, senza contare quelli che invece convogliarono i lanci su luoghi errati. Sfumava pertanto una basilare aspettativa dell'assalto da cielo: distruggere le batterie costiere più pericolose, sfuggite fino a quel momento alle offese del Comando Bombardieri. Alle spalle degli aerei dei 'Pathfinder' , volava l'immensa formazione di 1.200 trasporti, occupati da 20.000 paracadutisti, e di numerosi alianti, alcuni dei quali, per la particolare missione assegnata, in posizione avanzata. Le forti turbolenze atomosferiche e l'intervento della contraerea, a cui la maggioranza dei piloti non era affatto avvezza, produssero rilevanti vaiiazioni di rotta ed alterazioni di assetto degli apparecchi, dettagli che aggiunsero e1TOri ad errori al momento del lancio. Alla inesattezza delle aree di atterraggio, si sommò la eccess iva dispersione degli uomini, ulteriormente amplificata dal forte vento.

-00. 20Appena cinque minuti dopo, sei alianti , quelli appunto della squadriglia avanzata, piombarono a terra in maniera estremamente temeraria, a ridosso dei ponti sull ' Orne di Bénouville, a meno di 40 m. dalla struttura. Rappresentarono, in quella confusa nottata, i soli a rispettare al dettaglio i piani operativi, dimostrandos i pertanto l'eccezione che confermava la regola. Il loro intervento, di strategica rilevanza, contemplava la conquista ed il mantenimento dei menz ionati ponti , evitandone ad ogni costo la distruzione da parte nemica. Avrebbero dovuto mantere la posizione, ad onta di qualsiasi prevedibilissimo contrattacco fino all'arrivo dei rinforzi , previsti per la mattina inoltrata: da mare. Contestualmente altri segnalatori si attivarono lungo la riva destra dell 'Ome, per preparare il lancio in forza.

-00. 50Esauriti i preliminari ricordati, i pai·acadutisti della 3~ e 5il brigata britannica, 7. 000 uomini della 6~ divisione, la ' Pegasus', g uadagnarono la riva destra dell 'Orne. Raggiunsero così Ranville, Merville, Touffreville e Troarn. Acuni loro obiettivi si trovavano sull'estuario, ed inoltre gli era demandato di formare una solida testa di ponte, tra il fiume ed il canale di Caen, onde garantire il fianco sin istro alle forze provenienti da mare. In dettaglio la 52 brigata si sarebbe dovuta incuneare tra la VII e la XV armata nemica, che lì ostentavano la linea di sutura, impedendone ad ogni costo il ricongiungimento nel corso delle ore successive, od anche il semplice travaso di forze dalla 716ll divisione alla 711 a-loro unità contigue-, attraverso il ponte, da un settore all 'altro, scongiurando iJ prevedibile invio di rinforzi. La presenza alle spalle della 2P panzer, proiettò sull ' intera azione temibili minacce, essendo quella l'unica forza corazzata, di screz ionalmente disponibile, della difesa. La 32 brigata, nel frattempo, oltre alla distruzione dei ponti sul fiume Dives avrebbe dovuto eliminare la batteria di Merville. Quest' ultimo incarico rivestiva un 'assi Il ante preminenza, poiché le sue artigl ierie supposte da 155 mm, si proponevano come la principale minaccia allo sbarco, sulla spiaggia di Sword, della 3~ divisione britannica. Avrebbe dovuto infine far saltare i ponti sulla Divette ed assicurarsi il possesso della cima di Troarn . Gli obiettivi vennero sostanzialmente conseguiti.


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Circa la batteria di Me rville, dopo un sanguinoso ed esten uante attacco condotto dal 9° btg, alle 04.40, subì l'assalto finale. In meno di mezz'ora i paracadusti riuscirono ad aver ragione del caposaldo

costiero, costando amaramente che, non solo aveva già riportato consistenti danni durante il bombardamento operato da alcune centinaia di apparecchi , ma che i famigerati pezzi da 155 consistevano, in realtà, in vecchi cannoni francesi da 75 mm, capaci di tirare al massimo a soli 11 km. Una settantina di loro commilitoni però aveva ormai perso la vita. Un razzo segnalò il consegu ito traguardo.

-01. 30Fu la volta quindi dei lanci dei pacadutisti statunitensi, su ll 'altra estremit~, ciel fronte di sbarco. Gli uomini della 101 ~ divisione aviotrasportata, infatti, vennero proiettati alle spalle della spiaggia di Utah, nei pressi della baia di Veys, mentre quelli dell '82g poco più a nord-ovest, nei pressi di Sainte MereEglise. Dalle ricostruzioni successive si è potuto stabilire che l'area in cui scesero i parà delle due division i fosse all'incirca di 800 kmq. , assolutamente eccessiva per poter sperare un significativo apporto militare da truppe tanto disperse. La sorte di quegLi uomini fu certamente pa11icolarmente drammatica: a causa dei pessimi lanci, molti atterrarono lontanissimi dagli obiettivi d i destinazione alla mercè delle pattuglie germaniche; molti altri finirono negli insidiosissimi acquitrini prodotti dagli allagamenti artificiali: sotto il peso dell'equipaggiamento annegarono miseramente; molti altri ancora, per ironia della sorte, piombarono in mezzo alle allibite truppe nemiche. Basti pensare, per immaginarsi l' asserto che, al momento dello sbarco da mare, la 1O12 dei suoi 5.600 soldati ne contava ragruppati a mala pena un migliaio, ascesi a 2.500 circa nel corso della serata, per giunta tutti privi dell'armamento pesante ed anche di buona parte del leggero. Nè fu possibile, per l'intera giornata del 6 la programmata presa di contatto tra le due unità. E' emblamatico al riguardo che entrambe le divisioni non riuscirono a conseguire il congiungimento nemmeno nella notte successiva e c iascuna di esse presunse di aver riportato perdite dell 'ordine del 75%. Ciò nonostante se l'attuazione ordinata dei piani di combattimento fu totalmente delusa, sotto il profilo complessivo di ingenerare panico, confusione e inefficienza nella macchina militare nemica è innegabile che il risultato trovò piena sodd isfazione. Agendo su iniziativa ' a soggetto ', sebbene esclusa come affermato dalla pianificazione, quegli uomini abbandonati a se stessi, inferirono danni incalcolabili alle comunicazioni germaniche, alla sicurezza dei reparti, al controllo del territorio, amplificandosi proprio per effetto della tota le incoerenza delle azioni il terrore prodotto dalla loro incontrollabile presenza. -02. 00Le unità navali di testa della forza U, quella diretta sulla spiaggia Utah, suddivise in 12 convogli , per un numero complessivo di 865 navi, presero a convergere verso il punto di raccolta, ubicato a circa 12 miglia al largo della costa orientale della penisola di Cotentin, per l'esattezza di fronte alle dune di Varreville. Effettuata la manovra, le truppe, della 4~ divisione di fanteria statunitense, trasbordarono dai grossi trasporti ai piccoli mezzi da sbarco. L'8° rgt avrebbe avviato l'operazione, con il suo I btg sulla destra ed il II sulla sinistra. A loro volta i due reparti sarebbero stati preceduti da due compagnie, ciascuna disposta su cinque mezzi da sbarco ospitanti in totale 150 uomini , oltre ancora a venti imbarcazioni forti complessivamente di altri 600 fant i con due compagn ie del LXX btg cani, tutti costituenti l' avanguardia della prima ondata. Con una cadenza prevista di circa 10 min. si sarebbero succedute, nuove ondate con organici sostanzialmente equivalenti , lungo l' arco dell ' intera giornata.

-02. IOGiusto 40 minuti dopo i loro col leghi de l la I OI ~ atterrarono, come già ricordato, nelle vicinan ze anche i parà dell ' 82° divisione aereotrasportata statunitense. Pur essendo prog rammato il lancio di entrambi i suoi due reggimenti, destinati ad operare accurati rastrellamenti tra i fiumi Mede ret e


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81 80. Le unità navali della tlona d'invasione :.i suddividono in vari convogli. diretto ciascuno verso il proprio settore. -Public Archives of Canada81. La Chiesa d i S. Mere-Eglisc. oggi. Notare il paracadute sul campanile, collocato in occasione del 50° anniversario Jel lo sbarco


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82 82. Mezzi navali trasportano carri. in avvidnamento alla spiaggia. aJraJba del 6 giugno - Public Archives of Canada-

Dove, alla fine soltanto il 505° rgt trovo impiego. piombando a breve distanza da Sainte-MereEglise. 11 suo 3° btg riuscì . nel caos circostante. a prendere terra in maniera stranamente ordinata e compatta. presso l'ormai celebre paesino. dando origine probabilmente all'unica estrinsecazione significativa dei programmati interventi aviotrasportati. Intorno alle 04. 30. le sue truppe infatti, dopo violenti scontri, si assicurarono iI possesso di Sainte-Mere-Egl ise. matencndolo fino al rincongiungimento con le forze provenienti da mare, inficiando i reiterati rabbiosi contratlacchi nemici. Eppure il settore di lancio della 82" era apparso tra i più critici, ad immediato ridosso del centro di raccolta della 9 P divisione germanica, foriero di un possibile allucinante annientamento iniziale.


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-03. 00Anche i fanti della forza O, circa 34. 000 uomini. con 3. 300 veicoli iniziarono a scendere nei rispettivi mezzi da sbarco. a 12 miglia a largo della costa di destinazione. Il piano prevedeva una analoga formazione ad una sola ora d'intervallo. Non trascorsero che pochi minuti e. con la dinamica d"un incubo. presero a manifestarsi i prodromi della tragedia. Martellati dalle anomale grosse ondate i primi dieci mezzi da sbarco furono sommersi da valanghe di acqua. assolutamente eccedente la portata delle pompe di evacuazione. Nella completa oscurità gli uomini martoriati dal violento mal di mare. indotto dall"estrema instabilità di quelle piatte imbarcazioni. dapprima increduli sulla terribile evenienza. poi convinti dal montante gelido contatto, con furiosa disperazione. si prodigarono ad aggottare. 1n breve a bordo di altri 200 mezzi si manifestò l'identica inconcepibile deficienza: in ognuno l'equipaggio da sbarco si sfiancò per stornare l'incipiente affondamento. ln quei disperati interminabili minuti, l'incubo del1e mitragliatrici nemiche parve quasi un irrangiungibile traguardo. proponendosi con ben altra concretezza ed immediatezza la morte per annegamento rra gli oscuri e ribollenti marosi. Come se non bastasse. r imprevedibile gioco delle correnti costiere stava spru·pagliando i travagliati natanti, allontanandoli dai loro trasporti carri e artiglierie. Lottando furiosamente con il mare. squassati da incessanti conati di vomito. separati dalle loro armi pesanti. decine di migliaia di soldati bagnati fradici, si dirigevano. intirizziti dal freddo, alla più micidjalc spiaggia del Vallo Atlantico!

-05. 58Una livida alba rischiarò la supe1ficie agitata dell'oceano. Nel suo spettrale crepuscolo. un crescente terrificante rombo. proveniente da nord. crebbe di istante in istante. fino a trasformarsi in un insostenibile assordante fragore. Migliaia di possenti motori d'aviazione cooperavano al concerto. sospingendo la più grande fonnazione da bombardamento della storia. diretta in ranghi serrati contro le spiagge nemiche. Quasi 1. 200 pesanti quadrimoto1i. stipati di 6. 000 t. di micidiali ordigni s i accingevano al loro devastante compito, concentrato su appena una dozzina di obiettivi, indubbiamente tra i più minacciosi e coriacei. Per gli uomini affranti nei mezzi da sbarco fu una sferzata di fiducia: nulla sembrava poter sopravvivere ad una simile imminente distruzione. Pochi istanti dopo, l'erompere dalla incerta linea dell'orizzante di intermittenti bagliori. seguiti da un cupo continuo terrificante tuono. confennò quella rassicurante sensazione. li protrarsi per circa una quindicina di minuti deJJa attonita contemplazione dell'apocalisse, testimoniata dal sollevarsi di una ininterrotta coltre di polvere e fumo, squarciata da sinistre fiammate, ingenerò nei fanti un crescente ottimismo circa la reazione nemica che Li allendeva. E non era che I· inizio. Perdurava ancora neJraria l'eco dei rombi e delle esplosioni che un nuovo e più sconvolgente insieme di boati, sibili e schianti di inaudita violenza. saturò totalmente il campo acustico della costa normanna. Le innumerevoli navi della flotta avevano simultaneamente aperto il fuoco. Dalle diverse centinaia di grossi calibri che armavano le oltre 140 unità da battaglia eruppero, senza apprezzabili soluzioni di continuità. vividi lampi e paurosi tuoni. seguiti da inconfondibili fischi. te1minanti a loro volta, in altrettanti insostenibili boati. La mortale grandine convergeva sempre sulla medesima tratta litoranea, abbattendosi su ogni singolo manufatto, su ogni particella di terreno. La impentrabile oscura cortina che si innalzava onnai suUa medesima. pur impedendone la vista diretta non consentiva dubbi sulle retrostanti macerie. Eppure dopo una pausa tranquillizzante, la lotta contro l'acqua che insediava la galleggiabilità dei loro fragili scafi. tornò ad ossessionare i fanti di Omaha. troncando ogni altra sterile elucubrazione. Una ennesima tragedia si produsse allora nello stesso settore: nonostante le avverse condizioni di mare, un grosso trasporto carri non si fece scmpolo di abbassare la rarnpa e di far procedere, a 6 km


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83 83. Mezzi da sbarco d'assalto dirigono velocemente verso la spiaggia -US Anny-

dalla riva, i goffi e pesantissimi OD, notoriamente appena in grado di galleggiare, per brevi percorsi, in assenza di onde. Con sequenza suicida, uno dopo raltro 27 carri entrarono in acqua, affondando istantaneamente sotto lo sguardo terrorizzato dei successivi equipaggi. Ma o per fatalistica rassegnazione o per incosciente certezza di miglior destino non si desistette dal demenziale cimento. ed ingloriosamente tutti si aggregarono all'estremo viaggio. Nessuno scampo per la stragrande maggioranza dei loro uomini, risucchiati inesorabi Imente dal mare. Due soltanto. più per incredibile fortuna che per dimostrata abilità riuscirono a guadagnare la riva, cd altri tre scamparono la fatale sorte per un improvviso guasto alla rampa del mezzo da sbarco, che ne bloccò la fuoriuscita. Un analogo disastro patirono anche i trasporti delle artiglierie destinate a fornire, insieme ai ricordali carri, l'appoggio ravvicinato: i pesanti obici da 105 mm sottoposti all'incontenibile rollio e beccheg-


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84 84. Truppe statunitensi in mezzo da ~barco promo per abbassare la rampa dinnanzi ad Omaha -US Army-

gio dell'imbarcazioni, ruppero gli approssimativi vincoli . finendo sul fondo . -06. 00Ai grossi calibri delle navi si unirono a quel punto le batterie di lanciarazzi istallate sui mezzi da sbarco e sulle unità minori. Circondate da un assordante urlo. e rischiarate dalla scia di fuoco degli imprecisi missili, che marchiavano gli scafi dei battelli. incessanti salve si avventarono sulla riva arandone letleralmente ogni metro di sabbia, quasi a volerlo bonificare delle mine. Per oltre 30 minuti.l'inferno prodotto dalle granate navali - comprese fra i 406 cd i 127 mm - nonché dalle mig liaja di razzi regnò incontrastato lungo rintero fronte dell'invasione. Supporre la sopravvivenza anche <li un semplice insetto sembrava frutto del più cupo pessimismo! Alrapprossimarsi dell'ora H f"alzo dei cannoni della noua attinse il suo vaJore massimo, essendosi progressivamente incrementato con l'avvicinarsi dei mezzi aJla spiaggia. Pochi istanti prima delle 6.30. ora H di Utah e di Omaha, lo strepito delle armi cessò contemporaneamente. Lasciando agli stordili fanti, ormai a 1idosso della battigia. la meravigliosa illusione di essere gli unici esseri viventi per chilometri.


Parre seconda. Con la /wssa marea

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85 85. Sbarco da Uiah Beach -US Army-

Ma rincantesimo si dissolse altrettanto rapidamente di come si era istaurato. vanificato da un tremendo. terrificante, ticchettio vicinissimo che, sebbene meno intenso del rombo dei cannoni produceva sugli uomini un effetto paralizzante: I" impatto dei proiettili delle armi automatiche nemiche che percuotevano le lamiere delle rampe. ancora alzate. Per quanto assurdo, inconcepibile e scoraggiante, quel sinistro tambureggiare certificava non solo la vicinanza della motte ma la sopravvivenza del nemico. a <lispeLLo della tremenda preparazione. Alcuni studiosi, in seguito affermarono che. in definitiva ciò si ve1ificò proprio perché la preparazione fu troppo breve e leggera. Il giudizio tuttavia non ci sembra condivisibile. In effetti il bombardamento si scatenò con la prevista scansione temporale. e con sufficiente consistenza. da cielo e da mare, concentrandosi per l'aviazione sulle maggiori fortificazioni del settore-a suo tempo descritte-e per la marina su quelle costiere di tipo campale. Nonostante gli immensi quantitativi di alto esplosivo impiegati, per entrambi i casi i risultati s1 confennarono estremamente modesti. Una plausibile spiegazione potrebbe ravvisarsi per il primo nelle cattive condizioni metereologiche, che costrinsero alla stima strumentale dei bersagli. Ciò provocò. ad onta della esatta detem1inazione dei


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86. Sbarco da Omaha Beach -US Army-

tempi , una lieve volonlaria loro amplificazione, imposta dalla paw-a di colpire le navi in avvicinamento. Le bombe caddero perciò alquanto più all'interno delle difese germaniche, lasciandole praticamente intatte, salvo sporadiche eccezioni. Anche per !"artiglieria navale, l'inefficacia del cannoneggiamento sembra potersi ascrivere ad una identica matrice. Contangiata quasi da un analogo timore, allungò parallelamente all'avvicinarsi dell'ora H, i I tiro, finendo, a quel punto, per martellare zone lontane dal mare molli chilometri. Ed ancora una volta sui bunker costieri si abbatterono relativamente pochi proietti, e per breve tempo. L'inesistente profondità della linea difensiva germanica aveva contribuito ottimamente a tale risultato, riducendosi in definitiva il bersaglio a meno di un centinaio di metri di ampiezza. Circa infine le decine di migliaia di razzi e di proietti di minor calibro che, con spaventosa frequenza, sembrarono abbattersi sulle opere del Vallo, non possedevano i requisiti nè di punteria nè di pesantezza per danneggiarle efficaciementc.


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87-88. Bunker per il fiancheggiamento sulla spiaggja. nel ~euore di Omaha.


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89 89. Bunker con cannone da 50 mm presso Saint-Aubin-~ur-Mer.

-06. 30Allorché la prima ondata di mezzi da sbarco giunse a soli 300 m. dalla spiaggia di Utah, un luminosissimo razzo, segnalò alla flotta l'immediata sospensione del fuoco. Pochi istanti dopo e le imbarcazioni di testa, pervenute al limite di avvicinamento. abbatterono con un tonfo sordo le rampe. Nella crescente re.azione nemica, i fanti si lanciarono in una frenetica corsa verso la riva. Li avrebbero raggiunti. in breve, i commilitoni del 12°, del 22° e dell'8° rgl. che si accingevano ad abbandonare le loro unità: poco distanti avanzavano 28 carri anfibi. che contrariamente agli ordini, e con notevole buon senso, erano stati fatti scendere dai traspo1ti a soli 2. 5 km da!Ia riva. Per quanto impacciati dall'acqua e dal peso delle armi. non ebbero a sostenere soverchie difficoltà per guadagnare l'arenile. Li confortava, peraltro, il goffo emergere dal mare dei familiari Shcrman. pronti a battersi, con ben altra potenzialità offensiva. al loro fianco. ln realtà in quel particolare settore la resistenza nemica non fu affatto significativa: i pochi tedeschi sopravvissuti al bombardamento. stravolti e annientati dal terrore si anendevano rapidamente, ponendo fine così alla loro immaginabile agonia. A titolo cli valutazione della insignificante opposizione. basta ricordare che l '8° ed il 12° rgt di fanteria ebbero a lamentare, alla fine della giornata. appena 12 perdite, confermandosi anche nel prosieguo della mattinata che le vere avversità incontrate provenivano fondamentalmente dalla natura sconvolta. Non così pwtruppo nella vicina Omaha. L'unico elemento comune che univa le due spiagge era soltanto l'ora H. Per il resto dalla confonnazione naturale, alla ridondanza della difesa, tutto differiva nettamente.


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90 90. Dettaglio bunker Saint-Aubin-sur Mer-

Sopra quest'ultima infatti alle spaJle di una stretta fascia sabbiosa si innalza una costa ripida, rocciosa, alta circa 50 m. , su cui sì estende un ampio pianoro. Tre piccoli paesi sono presenti nel suo entroterra Vierville-sur-Mer. Saint-Laurent e Collevile-sur-Mer, intervallati tra loro da circa un paio di km, e non lontani dalla spiaggia più di uno. L'accesso al mare consisteva in quattro angusti canaloni, in forte scoscendimento verso la riva, facilmente ostruibili e difendibili. Soltanto con tali itinerari però le forze invasive sarebbero potute defluire verso l'interno, con i loro 4. 400 veicoli di ogni genere. Vi erano state disposte delle batterie in quattro bunker di artiglieria campale, più diciotto postazfoni di pezzi controcarro da 37 a 75 mm, nonché 36 postazioni di mortai e 85 nidi di mitragliatTici, oltre a 35 lanciarazzi a 4 canne. Nessun danno aveva loro inferto il bombardamento preparatorio. T tedeschi avevano realizzato le descritte opere proprio a ridosso della spiaggia di Omaha e dall'alto la loro artigliera, e le am1i automatiche leggere. potevano agevolmente inchiodare, sotto un micidiale fuoco d'infilata le truppe sbarcate. Le difficoltà per gli uomini della IB divisione di fanteria statwlitense, divisi in quattro gruppi da combattimento di forza reggimentale. per l'esattezza rct 116°, 115°, 18° e 16°, erano sorte sin dall'avvio dei mezzi da sbarco. Le perdite imputabili ad affondamento per cause naturali decimarono il materiale e l'equipaggiamento pesante. Ed ancora molti mezzi da sbarco della forza O finirono, sospinti dall'impetuosa corrente, per arenarsi su bassi fondali. La flotta, come da programma operativo. interruppe il bombardamento allorché la prima ondata distava soltanto 800 m. dalla riva. Da quell'istante la copertura dipese esclusivamente dai razzi: e proprio in quel momento le raffiche delle mitragliatrici inquadrarono i tozzi natanti. prossimi all'atterraggio. Alle mitragliatrici si unirono i mortai e oon pochi mezzi da sbarco saltarono in mia centrati in pieno dalle loro bombe.


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89 89. Bunker con can none da 50 mm presso Saint-Aubin-sur-Mer.

-06. 30Allorché la prima ondata di mezzi da sbarco giunse a soli 300 rn. dalla spiaggia di Utah. un luminosissimo razzo, segnalò alla flotta l'immediata sospensione del fuoco. Pochi istanti dopo e le imbarcazioni di testa, pervenute al limite cli avv icinamento, abbatterono con un tonfo sordo le rampe. Nell a crescente reazione nemica, i fanti si lanciarono in una frenetica corsa verso la riva. Li avrebbero raggiunti, in breve, i commilitoni ciel 12°, del 22° e dell '8° rgt, che si accingevano ad abbandonare le loro unità: poco distanti avanzavano 28 carri anfibi, che contrariamente agli ordini , e con notevole buon senso, erano stati fatti scendere dai trasporti a soli 2, 5 km dalla riva. Per quanto impacciati dall'acqua e dal peso delle armi, non ebbero .a sostenere soverchie difficoltà per g uadagnare l'arenile. Li confortava, peraltro, il goffo emergere dal mare dei familiari Sherman, pronti a battersi, con ben altra potenzialità offensiva, al loro fianco. ln realtà in quel particolare settore la resistenza nemica non fu affatto significativa: i pochi tedeschi sopravvissuti al bombardamento, stravolti e annientati dal terrore si arrendevano rapidamente, ponendo fine così alla loro immaginabile agonia. A titolo di valutazione della insignificante opposizione, basta ricordare che 1'8° ed il 12° rgt di fan teria ebbero a lamentare, alla fine della giornata, appena 12 perdite, confermandosi anche nel prosieguo della mattinata che le vere avversità incontrate provenivano fondamentalmente dalla natura sconvolta. Non così purtruppo nella vicina Omaha. L'unico elemento comune che univa le due s piagge era soltanto l'ora H. Per il resto dalla conformazione naturale, alla ridondanza della dlifesa. tutto differiva nettamente.


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90 90. Dettaglio bunker Sa.int-Aubin-sur Mer-

Sopra quest'ultima infatti alle spalle di una stretta fascia sabbiosa si innalza una costa ripida, rocciosa, alta circa 50 m. , su cu i si estende un ampio pianoro. Tre piccoli paesi sono presenti nel suo entroterra Yierville-sur-Mer, Saint-Laurent e Collevile-sur-Mer, intervallati tra loro da circa un paio di km, e non lontani dalla spiaggia più di uno. L'accesso al mare consisteva in quattro angusti canaloni', in forte scoscendimento verso la riva, facilmente ostruibili e difendibili. Soltanto con tali itinerari però le forze invasive sarebbero potute defl uire verso l'interno, con i loro 4. 400 veicoli di ogni genere. Vi erano state disposte delle batterie in quattro bunker di artiglieria campale, più diciotto postazioni di pezzi controcarro da 37 a 75 mm, nonché 36 postazioni di mortai e 85 nidi di mitragliatrici, oltre a 35 lanciarazzi a 4 canne. Nessun danno aveva loro inferto il bombardamento preparatorio. I tedeschi avevano realizzato le descritte opere proprio a ridosso della spiaggia di Omaha e dal! 'alto la loro artigliera, e le armi automatiche leggere, potevano agevolmente inchiodare, sotto un micidiale fuoco d ' infilata le truppe sbarcate. Le difficoltà per gli uomini della P divisione di fanteria statunitense, divisi in quattro gruppi da combattimento di forza reggimentale, per l'esattezza rct 116°, 115°, 18° e 16°, erano sorte sin dall'avvio dei mezzi da sbarco. Le perdite imputabili ad affondamento per cause naturali decimarono il materiale e l'equipaggiamento pesante. Ed ancora molti mezzi da sbarco della forza O finirono, sospinti dall 'impetuosa corrente, per arenarsi su bassi fondali. La flotta, come da programma operativo, interruppe il bombardamento allorché la prima ondata distava soltanto 800 m. dalla riva. Da quell'istante la copertura dipese esclusivamente dai razzi: e proprio in quel momento le raffiche delle mitragliatrici inquadrarono i tozzi natanti, prossimi ali' atterraggio. Alle mitragliatrici si unirono i mortai e non pochi mezzi da sbarco saltarono in aria centrati in pieno dalle loro bombe.


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91 91. Posto direzione tiro presso Lo ngues-sur-Mer, nelle adiacenze di Omaha, miracolosamente scampato ai bombardamenti aereo-navali.

A quel punto le rampe si abbassarono senza però generare una identica corsa dei fanti verso la riva: annientati dalla sconvolgente sorpresa, falciati dalle convergenti raffiche, che trasformavano le truppe ancora a bordo in poveri resti sanguinolenti, sbalzati nell'acqua dalle vicine deflagrazioni, quanti non cadevano subito, cercavano di raggiungere l'asciutto nella maniera più defilata possibile, confondendosi quasi tra i rottami ed i cadaveri. Pochi, peraltro, della prima ondata ci riuscirono ed una volta giuntovi scopersero l'intera violenza dell'interdizione nemica. Rannicchiati dietro le ostruzioni, dietro le carcasse roventi dei veicoli dilaniati dai proietti, spesso non potevano neanche sollevare di pochi centimetri il capo senza rimetterci la vita. E così scioccati dalle urla dei feriti, dal sibilo delle raffiche, dai continui boati cupi delle mine, soffocati dall'acre odore della polvere, dal fumo degli incendi eruttato dalle centinaia di rottami in fiamme, molti tornavano mestamente nell'acqua bassa quasi a cercarvi un illusorio riparo. La meticolosa coordinazione saltò completamente. Un pazzo ed inconcludente terrore si impadronì di ogni uomo: lungo i 6 km di spiaggia, si contavano, già mezz 'ora dopo l'avvio dello sbarco, un migliaio di vittime. Scomparsa ogni determinazione al combattimento, ogni concertata manovra, sembrava che soltanto una fatalistica accettazione del destino sosteneva ormai le truppe. Conscio del rischiosissimo stato d'animo, così cercò di scuoterne la compromessa emotività il colonnello G. A Taylor: "Non vi restano più che due tipi di uomini su questa sp iaggia! Quelli che sono morti!E quelli che desiderano morire! Allora abbandoniamo il più rapidamente possibile questo campo di battaglia! "


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92 92. Direzione tiro Longues-sur-Mer, dettaglio.

Ma riuscire a rianimare la massa prostrata apparve un compito al lim ite del credibile: si pensò persino di richiamare le navi , per tentare di recuperare gl i scampati! Pochissimi a quel punto si ricordavano del loro compito specifico, ed ancora meno disponevano delle attrezzature per eseguirlo. Spesso reparti che avrebbero dovuto operare in stretta interdipendenza, per effetto dell'avvicinamento, scompaginato dal mare e dal nemico, si trovano d istanz iati da oltre un chilometro di sabbia intransitabile. 1 pochi ufficiali sopravvissuti non sfuggivano all'universale scoramento incapaci di riassumere il comando. Le squadre dei genieri , fortemente decurtate in o rgan ici e mezz i, prive di quasi tutti i relativi comandanti ,avrebbero dovuto aprire dei varchi nella muraglia che isolava la spiaggia. Ma quasi nulla era loro rimasto dell'originale dotazione: riaggregandosi disperatamente dei 16 gruppi previsti a mala pena 5 parvero stentamente ricostituirsi sotto improvvisati ufficiali. Con sovrumano coraggio,e con crescenti perdite lentamente si avvici narono alla fatid ica muraglia di cemento armato,e sostituendo via via i caduti con nuovi vo lontari alla fine riuscirono a far saltare una sezione del micidiale sbarramento,unica speranza di abbandonare la mattanza. A loro volta con il ristabilirsi di un minimo di intraprendenza,e non ultimo con il progressivo quand'anche insens ibile affievolirsi della reazione nemica,sottoposta comunque al fuoco alleato,3 dei 16 buldozer previsti presero a sgombrare l'arenile: ma ben presto bersagliati da un insosten ibile grandine d ' acciaio dovettero arrestarsi con i conducenti ,quando ancora vivi , rintanati dietro la loro massa. E mentre altri genieri ten tavano di innescare le superstiti cariche,finendo spesso di lan iati da premature esplosioni prodotte dai pro iettili nemici,la marea montante iniziò,sempre più velocemente a contrarre la s piaggia,costipando gl i uomini ed annegando i feriti tra pietose, inutili, urla.


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93 93. Posto direzione tiro presso Longues-s ur-Mer, deuaglio ul teriore.

E finalmente, intorno alle diec i,due varchi vennero sufficientemente aperti : altri quattro.per la verità,erano stati praticati più innanzi,dove però non si trovavano forze sbarcate. Per quel modestissimo e tardivo risultato il 40 % dei soldati del genio si sac1ificò! Con la marea che avanzava prese a spingere in modo incontenibile anche l' incessante afflusso delle ondate cli sbarco successive. In stretta dipendenza dal programma,ondarn dopo ondata si abbatteva sulla spiagg ia,a rrestanclos i in un indi s tricabile g rovig lio cli mezzi d a sbarco squartati,di ve ico li accartocciati,di blindati rovesciati,di feriti e cli cadaveri: una bolg ia i nfe rnale,costantemente attizzata dall'artiglie1ia nemica. Le ore trascorrevano scandite dall ' incrementars i dell'orrore e del caos: sembra-


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94 94. Aerei, in rientTo dopo un bombardamento a Pointe-d u-Hoc- -US Anny-.

va la perfetta dimostrazione pratica del piano di Rommel! Alle I O. 30 le perdite ascendevano a 3. 000 uomini,quasi uno ogni due metri di sabbia, per 6 krn ! Ed allora, in perfetta riproposizione storica dell 'antico ordine di Giulio Cesare,citato ali ' inizio del nos tro racconto,alle navi de lla flotta pervenne un perentorio ordine : sospende re l'afflusso de i rinforz i,accostare a soli I . 000 m. dalla riva e riprendere il bombardamento,con le loro artiglierie,di ogni singolo centro di fuoco nemico,senza soverchie attenzion i. Gli effetti non tardarono a evidenziarsi: spinti dal la marea,clai rinforzi e dalla granate navali,che sistematicamente spegnavano ogni nucleo di fuoco nemico,gli uomin i cominciarono a sciamare dalla


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sacca,guadagnandos i g li accessi al pianoro. Mai come in que i momenti l'apport o dei 'fu nnies' di Hobart sarebbe stato prezioso! Un fossato lungo 125 m. infatti interdiceva il deflusso ed occorreva inevitabilmente colmarlo in corrispondenza de i varchi. L'opera che a mani nude e sotto l'infernale fuoco nemico quelle truppe dovettero compiere,sarebbe riuscita in pochi minuti e senza grossi rischi ai mostri corazzati. E su quell'allucinante scenario di morte e distruzione finalmente 8 carri anfibi presero terra,dirigenclo immediatamente il tiro dei loro cannoni,da distanza ravvicinata ed a cadenza serrata,contro le feritoie dei bunker di Vierville-sur-Mer, tacitando uno dopo l'altro i diabolici pezzi germanici. Nel contesto dei tentati vi eroici e sang uinosi di annientare le difese tedesche su quel settore cli costa,spicca l'azione compiuta da 225 ranger contro una batteria di artiglieri.a da costa,supposta armata con sei cannoni da 155 mm. Insediata saldamente in alto sulla scogliera di Pointe du Hoc-promontorio tra le spiagge di Utah e di Omaha-,sfuggita ad ogni attacco da cielo,era ritenuta estremamente pericolosa per lo sbarco. Tramite scale da pompiere e funi, scagliate con appositi lanciasagole,terminanti in accuminati grampini, i ranger scalarono la perpendicol are parete di quasi 30 m . Scontri di medievale ferocia si produssero allora tra i clifensori,che tranciavano le corde e rovesciavano le scale, facendo per di più piovere verso il basso grappol i di bombe a mano,e gli attaccanti che cercavano di assicurarsi a qualsiasi costo il dominio del ciglio della roccia. Alla fine g li intrepidi assalitori ,ebbero ragione dei tedeschi e penetrarono,senza incontrare più alcuna resistenza,nel vertiginoso caposaldo. M a una amara delusione li attendeva: tra le pareti di cemento armato sbrecciate e lesionate nessun cannone figurava,essendone stati asportati,tutti,dal 15 aprile .

I ranger lamentarono nell 'epica impresa la perdita del 60% dei loro effettivi . Alle 11.30,dopo quasi cinque ore di m assacri ,la spiaggia di Omaha fu seppure in maniera mo.lto parziale s bloccata attraverso la completa apertura e transitabilità ciel varco di St Laurent. Le forze compresse nella fasc ia antistante a ridosso del mare,si proie ttarono violentemente verso l'esterno,in modo inarrestabile . In brevissimo tempo dilagarono verso il pianoro, assicurandosene l'assoluto possesso. E intorno le I 3 la testa di ponte notevolmente ampliata, potè considerarsi suffic ientemente stabilizzata e sicura.

-07. 30Nel frattempo,non molto lontano più ad est,procedevano con alacre solerzia le operazioni di sbarco e di superamento della spiaggia nel settore britannico-canadese. Sebbene private dell 'effetto sorpresa, le forze che atterrarono alle 7. 30,non ebbero a s ubire le stesse traversie della P divisione statunitense. Il primo segmento di costa di loro competenza,venne ribattezzato Gold,e destinato alla 50'1 divisione di fanteria britannica. Andava da Arromanches-les-Bains fi no a La Riviere,quasi una decina di chilomelli di s piagge. A diffe renza del travagliatissimo avvicinamento ad Omaha quello dei britannici a Gold,come del resto lungo l'intero vasto settore della 2 2 annata.si svolse in maniera estremamente energica e coordinata. Appena cessato il cannoneggiamento della flotta,in prossimità q uindi della riva,le truppe sui mezzi da s barco,non si accontentarono di aspettare passivamente il term ine del trasbordo,ma si prodigarono per proseguire al massimo la preparazione balistica da mare,attivando tutte le artiglierie presenti sui trasporti. Il cannoneggiamento pe1tanto continuò anche negli ultimi metri di navigazione,sostenuto dai pezzi delle artig lierie campali e dei carri imbarcati,coadiuvato ovviamente dalle ininterrotte salve di razzi. Al tonfo delle rampe dei mezzi da sbarco di testa ammainate nell 'acqua anche su questa spiaggia non seguì la travolgente corsa dei fanti,ma neanche il terribile massacro a bordo. Tra nubi azzurrine di gas di scarico emesse dai motori imballati ,e da colonne di vapore povocate dalla loro massa rovente a contatto con l ' acqua,scesero oscillando i mostri di Hobart,e si avventarono senza alcuna titubanza verso l'arenile. Primi fra tutti i flagelli che,percuotendo le sabbia cercarono di e limaname le mine,e dietro di loro i normali carri da combattimento. I corazzati cieli' 81 ° ed 82° sq uadrone d ' assalto de.I genio,infatti ,erano tallonati dai carri de i Westminster Dragoons,subitamente attivatisi. La spiaggia Gold fu quella che sostenne la magg iore aliquota dello s forzo di penetrazione dell ' intero


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95 95 . Commando in azione sulla spiaggia -Musèe du dèbarquement d'Arro manches-

settore: anche lungo d i essa la preparazione di artiglieria ben pochi danni aveva inflitto al dispositivo germ an ico,e gli effetti si proposero con immediata evidenza. Cen trat i da t iri sempre meglio aggiustati ,dopo poco tempo tutti i carri sminatori si bloccarono,tranne uno,che comunque assicurò l' apertura di un varco. Tcorazzati che si accodarono alla sua avanzata non godettero tuttavia di una identica impunità,finendo in massima pane schiantati dai tiri nemici o dalle mine,fittissime. Le condizioni del mare,mai ottime,presero rapidamente a peggiorare ulteriormente. Numerosi mezzi da sbarchi sbattuti dalla violenza delle onde si fracassarono reciprocamente,molti fiinirono per arenarsi,riproponendo in tono minore lo scenario di Omaha. Nonostante però non riuscisse ancora possibi le l'abbandono della spiaggia,i carri che in numero crescen te la popolavano,si prod ussero in alquanti serrati duelli di arti g lieria con le batterie germaniche,clecisi a vendere a carissimo prezzo la corazza,fomendo così una ottima copertura per le proprie truppe. Ed i risultati non si fecero attendere


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96 96. Carri britan ni ci in azione sulla spiaggia Gold- lmperi al War Museum-

lungamente. Nuovi carri sminatori ,succeduti ai distrutti, completarono la bonifica della spiaggia in un concetto assordante di cupe esplosioni ,per loro assolutamente inoffensive. A quelli subentrarono i carri ' bobbina' che stesero le loro piste,e quindi alcune fascine che colmarono, in pochi secondi,i fossati anticarro,ed ancora i carri ponte che consentirono lo scavalcamento dell 'arg ine,in una sorta di estrinsecazione operativa quasi da esercitazione. L'intero armamentario speciale in realtà consentì,senza rilevanti perdite e in poco tempo,di raggiungere la strada costiera,tirandosi fuori dalla micidiale sosta sulla spiaggia. Discorso diverso per i carri anfibi che,per le sempre peggiori condizioni di mare,non potettero essere adoperati e restarono sui loro trasporti,toccando terra solo in un secondo momento. Non occorse,da stime attendibili,più di un 'ora all' assortito armamentario dei 'funnies' per sfondare il Vallo, aprendo ben quattro passaggi sui sei pervisti per Le Hamel. Assunsero allora la testa de lla


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97 97. Flotta canadese in avvicinament o -Public .Archivés of Canada-

colonna,costituita dalla 2l3ll brigata,dirigendo verso l' interno, in sostanziale concordanza con i tempi del piano. Da quel momento in poi si aggregarono alla lunga teoria di corazzati pure alcuni ' petardi '. Ogni tanto,in prossimità di qualche caposaldo,non del tutto tacitato o chiaramente attivo,abbandonavano il gruppo e si avvicinavano alla fortificazione: indirizzatagli contro la grossa carica esplosiva,e, annientata ogni resistenza,la marcia riprendeva spedita. Anche sul fianco sinistro di competenza della 69il brigata,davanti a La Riviere,Je truppe validamente coadiuvate dai carri special.i ebbero rapidamente ragione delle difese. Aperti i varchi di prammaticaentro le undici se ne contavano sull ' intera spiaggia di Gold, insieme ai precedenti , sette- e tacitati i bunker con i petardi,la fiumana di uomini e mezzi prese a d ilagare,inarrestabile verso l' interno. Strettamente contigua alla spiaggia Gold stava quella di Juno,di circa 6 km di ampiezza. Tra le due non


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98 98. Truppe d'assalto canadesi guadagnano la riva -Musèe du debarquement d' Arromanches.

si interponeva alcuna sol uzione di continuità, per c ui potevano riguardarsi come un unico estesis simo settore. A questa però vi era stata destinata la 3il divisione di fanteria canadese ed in particolare verso il suo fianco sinistro - l'attaccatura con il litorale britannico - la 7ll brigata e verso il fianco destro 1'8\ nel mezzo si apriva la foce del fiume Seulles. Agli uomini che giunsero per primi sulla riva,gli apparve,per effetto della marea montante,notevolmente stretta,e per giunta in rapida ulteriore contrazione. Gli scontri che imperversavano sulla adiacente Gold si percepivano nitidamente,ma il rumore senza dubbio più vicino era costituito dal crepitio dell'armi automatiche che spazzavano l' arenile,infliggendo insosten ibili perdite. I soldati dell'avanguardia dell' 8il brigata si lanciarono allora verso il muro flang iflutti cercando di proteggersi alle sue spalle, in attesa dell'arri vo dei carri.


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99 99. Commando canadesi in azione sulla spiaggia -Public A rch i vés of Canada-

La particolare conformazione della costa, striata da scogliere affioranti, aveva costretto lungo quel1' unica tratta, ad ovest della foce del Seulles, a preferire 1'atterraggio con J'alta marea,imponendo pertanto una snervante attesa ai mezzi da sbarco prima del balzo finale. Allorché le condizioni si verificarono la navigazione riprese, per arrestarsi purtroppo tragicamente subito dopo. Su 24 imbarcazioni 20 si erano sventrate sul le micidiali ostruzioni, rivelatesi insormontabi li. La dolorosa conclusione confermò se non altro la saggezza della decisione di sbarcare con la bassa marea. I caITi prudentemente scesero in mare a brevissima distanza dalla ri va, appena a 700 m. , cercando di procedere nell 'i ntrico delle ostruzioni,di istante in istante, meno visibili e più insidiose: e con una rilevante dose di fortuna la maggior parte riuscì a guadare la riva. Nel frattempo però erano già sbarcati quelli della fanteria che postisi immediatamente all 'opera avevano annientato sistematicamente tutti i


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I00. Sbarco delle tru ppe canadesi -Public Archivés du Canada-

caposaldi germanici muniti di pezzi da 75 mm,ma ancora sopravvivevano retrostanti postazioni per loro irrangiungibili. L'intervento dei mezzi speciali risolse una volta di più la debilitante situazione. I carri sminatori, seguiti dal noto codazzo di 'fascine ' e ' ponti ' e quindi di ' petardi ', in breve prepararono alquanti varchi , schiacciando contestualmente ogni residua resistenza e consentendo anche in questo settore un rapido defluire delle forze verso l'interno. Ad est della foce del Seulles, invece, nel settore dell' 82 brigata, le cose sin dall'inizio si erano presentate notevolmente più semplici, consentendo il quasi puntuale rispetto della tabella di marcia. Anche qui comunque i carri speciali assicurarono le loro preziose prestazioni,ed insieme a quelli dell'altra brigata, nel corso della mattinata garantirono la formaz ione di ben I2 varchi. La testa di ponte appariva, intorno a mezzogiorno, saldamente impiantata.


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I OI. Truppe alleate presso il " Pegasus Bridge" -Imperia! War Museum-

Sempre alle 7. 30 ma ancora più ad est, su entrambi i lati di Ouistreham si estendevano le spiagge des tinate a lla forza S, definita di Sword. Erano di competenza della 3~ divis ion e di fanteria britannica,con la sua 8!! brigata ali 'avang uardia. Nel corso del suo avvicinamento non mancarono episodi di mezzi da sbarco dilaniati dalle mine e centrati dalle bombe di mortaio, ma in complesso l'intera operazione avvenne in maniera di gran lunga più regolare e ordinata. In dettaglio la forza S, mi se in mare i suoi cani a tre miglia da terra, ma vuoi per le condizioni di mare locali meno perturbate, vuoi per una maggiore perizia dei suoi equipaggi, vuoi infine per la minore reazione germanica, le loro perdite risultarono estremamente contenute, riuscendo la gran parte a raggiungere incolume la riva. I carri sminatoti entrarono in azione pochi minuti dopo la sospensione del tiro navale, lasciandosi alle loro spalle alquanti sentieri sicuri. Sfruttando la ridotta resistenza nemica proseguirono senza alcun rallentamento la loro corsa verso g li sbocchi della spiaggia, sparando contro qualsiasi impedimento si fosse


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parato innanzi. Alle loro spalle l 'onnai noto strascico di mezzi speciali, pronti ad ogni evenienza. Ovviamente l'avanzata fu scandita anche da perdite, che con il progressivo riaversi del nemico e con il miglioramento della punteria, iniziarono ad incrementarsi: molti can-i vennero immobilizati dai precisi tiri dei pezzi tedeschi, ma la colonna non si anestò. A sole due ore dallo sbarco i cam speciali manovrati dagli uomini di due squadroni del 5° rgt d'assalto del genio e quelli da combattimento della 22~ brigata,erano riusciti ad aprire ed a controllare 7 degli 8 varchi in programma,esplicita ennesima riprova della validità delle macchine e del sistema. Sfondata la sottile baniera della spiaggia e defluitevi le forze britanniche, l'ondata cli sbarco si trasformò velocemente in ondata invasiva inanestabile,dilagando per il ret.rotena. li paese di Hertmanville a 2.5 km dalla costa fu raggiunto in breve volgere e stabilmente presidiato. Se mai occorre osservare che la considerevole presenza di veicoli corazzati o comunque semoventi sulla ristretta spiaggia nonostante l'ampio numero di sbocchi creava seri ingorghi di traffico rendendo lente le operazioni cli incolonnamento e di direzione dei movimenti detenninando sensibili perdite di tempo. A ciò può ascriversi !'altrimenti inspiegabile ritardo nella eliminazione definitiva della resistenza di alcuni caposaldi . Nel corso di quella rapida avanzata verso l 'intemo non mancò una piccola scaramuccia tra i carri della 21 ~ panzer e quelli britannici,ma le perdite prontamente infflitte ai primi dai canno ni semoventi britannici li costrinsero ad un fulmineo sganciamento. Era comunque evidente che pur essendo Caen a breve distanza l' incremento della resistenza tedesca e soprattutto la minaccia rappresentata dal saper vicino un forte raggruppamneto corazzato, 90 carri, indussero ad una maggior cautela, facendo dimenticare l'ambizioso traguardo di conquistare in quella stessa giornata la città. Quanto in realtà fosse illusorio ed utopistico quel programma lo dimostra un solo dato: Caen fu definitivamente conquistata soltanto il 19 luglio ! - 13. 30 Le forze appartenenti al 4° commando sbarcate a Sword si ricongiunsero con i paracadusti della 5il brigata che presidiavano il ponte di Bénouville. - 14. 00 -

Reparti del genio assicurarono un comodo passaggio per consentire il rapido deflusso dei mezzi da Omaha. In q uella stessa ora Rommel rientrò alla sua sede di coma ndo presso Roche -Guyon: era comunque a conoscenza dello sbarco già dalle IO. 15, tramite una telefonata ricevuta nella sua abitazione. Per una sorta di farsesca ironia lui che ne era stato per molti versi il principale precognitore, e l'artefice della difesa,allo scoccare del suo ' giorno pi ù lungo' si trovava a casa! E il 'giorno più lungo ' appena intorno alle 12 era concluso. Nel corso del pomeriggio le operazioni assunsero un andamento meno esasperato per gli alleati, che si accinsero ad ancorarsi saldamente al terreno,consolidando al massimo I.e loro teste di ponte,indubbiamente stabili ed ampie ma ancora esposte a possibili contrattacchi nem ici , sebbene la schiacciante superiorità aerea non desse particolare rilevanza ali ' ipotesi . Ci sarebbero state certamente molte altre battaglie ma la realtà di un secondo fronte sinonimo di una prossima conclusione della guerra non poteva più essere negata da nessuno. Nè le tanto decantate armi segrete avrebbero potuto alterare gli eventi. Il destino della Germania apparve da quel momento segnato, ed il primo certamente a convincersi di ciò dovette essere proprio l' acuto maresciallo. Sul far della sera gli alleati erano risuciti a fonnare cinque ampie teste di ponte all'interno delle quali si trovavano in totale 156. 000 uomini,dei quali relativamente alle forze terrestri: 75. 200 anglo-canadesi e 57. 000 statunitensi ; per quelle aviotrasporte 23. 000, di cui 7. 900 britannici e 13. 500 statunitensi. Le perdite complessive tra morti e feriti ascendevano a circa 8- 1O. 000 secondo le fonti,e di esse un terzo era costituito dai morti. L'aviazione aveva effettuato nel corso della g iornata oltre 14. 000 sorti-


Parte seconda. Con la bassa marea

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te,perdendo 127 apparecchi e danneggiandone 63. A sua volta la marina su 6. 939 unità aveva perduto due cacciatorpedienere e quasi trecento imbarcazioni minori. Sebbene quella sera le teste di ponte non risultavano congiunte tra loro come da programma, sopravvivendo qualche sacca di resistenza costiera nemi ca,non sembravano affatto precarie. Le massime penetrazioni raggiunte e consolidate si potevano così riassu mere: pari ad 8 km dal mare, presso Bienville, per la spiaggia Sword, - a 9 km presso Cainet per Juno - a 8 km presso Esq uay per Gold - a l km presso Vierville per Omaha - a 8 km presso St. Mere Eglise per Utah. La saldatura dell ' intero fronte verrà conseguita soltanto il 12 giugno, sei giorni dopo.


192

F estung Europa

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102. Monumento ad Omaha.


CONCLUSIONE Terminava così quella,per tanti versi epica giornata, ed a questo punto c i sembra indispensabile affrontare alcune conclusioni. Innanzitutto la validità del Vallo Atlantico si confermò cli scarsissima rilevanza, tanto che molto probabilmente persino senza i mastodontici bunker ma con semplici postazioni all'aperto - considerati anche gli insignificanti effetti dei bombardamenti non attribuibili alla pesantezza delle opere - sarebbe risultata sostanzialmente equivalente. La mancanza poi di una seconda linea significò che una volta sfondata quella fragile corazza nulla avrebbe più potuto arrestare il defluire verso l'interno delle armate nemiche, appena poche ore dopo, come cli fatti avvenne. La logica difensiva pertanto del Vallo, la sua stessa impostazione strutturale e militare, lo confermano eminentemente di tipo anticursivo, lontanissimo perciò da quello che invece avrebbe dovuto essere se realmente antinvasivo. E ciò anche nei suoi settori di massima ridondanza fortificatoria. Una siffatta struttura avrebbe potuto certamente tenere a bada le incursioni dei corsari barbareschi, forse anche meglio delle torri del 1563, ma mai sopravvivere ad una assalto invasivo appoggiato da mare, con i suoi rari cannoni e le sue disperse truppe. La sua possibilità di resistenza ad una massiccia invasione si configurava pertanto, e su ciò tutti concordavano - Rommel compreso -, inesistente, anche per un breve intervallo. Perché allora ancora oggi si continua a parlare delle opere del Vallo Atlantico come capolavori d 'ingegneria militare,elementi per di più di una eccezionale fortificazione continua, assolutamente insuperata ed insuperabile, aggirata soltanto dallo strapotere materiale delle forze alleate? Perché questa mitizzazione trova sostanzialmente concordi, unico esempio della storia dell'ultimo conflitto, attaccanti e difensori? Probabilmente almeno per due ordini di ragioni. Il primo insiste nel vecchio espediente romano di magnificare la virtù e la forza del nemico sconfitto, per aumentare la propria gloria bellica: e di questo sembrano doversene far cai;co gl i alleati che, peraltro, poterono con incontrastata tranquillità vagliarne le effettive potenzialità 'a caldo' e senza bisogno di alcuna retorica. Il secondo certamente più angosciante potrebbe scorgersi nella comprensibile esigenza per la diri genza militare alleata di minimizzare così i molteplici tragici errori commessi durante l' attacco, superati, questi sì, solo dalla praticamente infinùa disponibili tà di uomini e mezzi. Per i difensori, infine, sembra alquanto naturale la mitizzazione del Vallo, dovendo altrimenti ammettere la loro fin troppo ingenua fiducia in qualcosa di assolutamente anacronistica e risibile concezione, palese dimostrazione di stupidità. E per chi credette in aimi segrete capaci di vincere la guerra all'ultimo istante può tornare doloroso. In altri tem1ini l'invasio ne del D-Day si impone certamente quale una grandiosa azione mil itare, senza dubbio la maggiore della storia: ma per quanto affem1ato ed osservato, forse , sarebbe esatto defi nirl a invece che la 'più grande' , la ' più grossa', essendo in definitiva la sua unica ed assoluta peculiarità l'eccezionale schieramento d i forze piuttosto che la loro sagace ed umana utilizzazione.


-


INDICE ILLUSTRAZIONI Raffigurazione usciere medievale .. ................................................................................ . pag. ,, Veicolo LVT, detto Amphitrack, o Amtrack ................................................................. . Missile A 4, sinistramente noto come V 2 ..................................................................... . Progetto di fortificazione costiera continua .................................................................... ,, Tipica torre vicereale Regno di Napoli .......................................................................... . Dettaglio fortificazioni Linea Maginot ................. ..... ..................................................... ,, Planimetria della piazzaforte d i Pescara ....................................................................... .. Otranto, scorcio delle 1nura rinascimentali .................................................................... . Sorrento, scorcio delle mura rinascimental i .................................................................... Dieppe, stralcio cartografico settore di sbarco ................................................................ " Mezzo da sbarco detto LST ............. ............................................................................... Schema delle strutture fortificate in e.a ........................................................................ .. Palle di granito turche ad Otranto .................................................................................. . Granate conservate al l'Hotel des Hinvalidès, Parigi ..................................................... . Torre Martello .......................................................... ....................................................... Portici, Na, batteria costiera del '700 ............................................................................. . Treno armato della M.M., AUSSME ..................,. .......................................................... . Termoli, scorcio delle fortificazioni ................................................................................ Soldato germanico di sentine lla lungo la costa ............................................................... Sviluppo costiero del Vallo Atlantico ............................................................................ . Il Maresciallo Goering .................................................................................................. .. I goffi mezzi da sbarco della marina germanica ............................................................ . " Altro mezzo da sbarco della marina germanica ........................................................ ..... . Cannone in casamatta nei pressi di Calais .................................................................... .. " Disclocazione batterie germaniche presso Calais .......................................................... . Siti di assemblaggio e lancio arm i V ............................................................................. . V I in volo ..................................................................................................................... . " 28 Missile A 4 sulla rampa-trasporto ................... .............................................................. .. 29 Postazione della Pompa ad Alta Pressio ne ................................................................... .. 30 Mont St. Miche! ............................................................................................................ .. " ,, 31 Schema copertura balistica Cherburg e Le Havre ........................................................... 32 B un ker tipo M 262 ed M 162 ......................................................................................... . 33 Bunkertipo631 .............................................................................................................. . " 34 Bunker tipo M 270 ......................................................................................................... . 35 Bunker di Watten, presso Eperlecques ........................................................................... . 36 Bunker per radar tipo L 485, Mammouth ....................................................................... " 37 Bu nker per radar tipo L 480 ............................................................................................ 38 Bunkertipo611 ............. .................................................................................................. . 39 Bunker tipo 501 ,671,679, 680 ........................................... ........................................... . " 40 Bunker tipo V 143, Mammouth ............................................................................. ......... 41 Bunker per fuoco di fiancheggiamento ......................................................................... .. ,, 42 Bunker direzione tiro ti po 636 ....................................................................................... . 43 Bunker per fotoelettrica e "Tobrul<" .............................................................................. . 44 Rivabella, bunker direzione tiro ........ ............................................................................. . " 45 Ri vabella, il centro d irezione tiro oggi ............................................................................ 46 Bunker di tipo 644, con cupola blindata ........................................................................ . 47 Arromanches, panoramica della cittadina oggi .............................................................. . " 48 Douvres-la Dèlivrande ............................................. ....................................................... 49 Longues-sur-Mer, oggi ....................................................... .............. .............................. . 50 Bunker tipo 272 .............................................................................................................. .

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 'I I 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27

12 14 19 23 25 25 26 28 28 34 34 38 38 39 41 41 42 42 46 48 49 50 51 52 68 68 70 70 72 79 87 90 91 93 95 98 99 100 101 103 104 105 108 110 111 111 ll4 114

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51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 7I 72 73

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Festung E11ropa

Longues-sur-Mer, centro direzione tiro. oggi ............. ............................................. ...... . pag. ,. Longue -sur-Mer. i bunker della batteria ....................................................................... . Longues-sur-Mer, cannone da 150 mm .......................................................................... . Longues-sur-Mer, bunker distrutto dal fuoco navale ..................................................... . Frammenti del cannone da 150 mm ................................................................................ Longues-sur-Mer, uno dei cannoni da 150 mm, oggi .................................................... . Longues-sur-Mer, le spalle della batteria ................... ................ .................................... . Longues-sur-Mer, dettaglio cannone........................ ...................................................... . Longues-sur-Mer, passaggi otterranei tra le opere ....................................................... . La spiaggia di Omaha, oggi ..................... ................................................. .. ................... . Bunker presso Pointe du Hoc .................................................... ...... ............................. .. . Pointe du Hoc ................................................................................................................. . La costa presso Pointe du Hoc .. ................... ................................ .......................... ........ . I terrificanti effetti delle bombe a Pointe du Hoc ........................................................... . Bunker tipo 667 .............................................................................................................. . La Pernelle, grafico posto di comando tipo 608 .................................... ........................ . Alloggiamenti per 'Tobruk' ...................... ............. ................................................ ........ . Jersey, torri osservatorio ................................................................................................ . Guernsey, o ervatorii .................................................................................................... . La flotta d'invasione all 'alba del 6 giugno ....... ...... ................. .. .. .. ......................... ....... . f gen. Eisenhower e Montgomery ....................................................................... ......... .. . Arromanches-les-Bains, resti del porto artificiale ......................................................... . Carro Shermann DD .................................. ............... ............... ............. ... ...................... . Effetti dei bombardamenti su lle fortificazioni .......... ..................................................... . Idem ............................................................................................................................... . Idem ............... ............................................ ........... ............. .. .......................................... . Idem ........................... ............................................ ... ............ ................. ............ ............ . " Idem ............................................................................................................................... . Alianti alleati dopo l'atterraggio .................................................................................... . La flotta d'invasione si divide in convogli ...................... .. ................................. ....... .... . . La chiesa di St. Mere-Eglise, oggi ................................................. .............................. .. . Mezzi navali trasporto carri, all'alba del 6 giugno ........................................................ . Mezzi da sbarco d'assalto verso la spiaggia.................................................................. . " Truppe statunitensi in un mezzo da sbarco ............................ ........................................ . Sbarco a Utah Beach ...................................................................................................... . Sbarco a Omaha Beach ........................... .................. ............... ............. ......................... . Bunker per il fiancheggiamento ad Omaha ...................................................... .. ............ . Idem ............................................................................................................................... . Bunker con cannone da 50 mm a Saint-Aubin-sur-Mer .............. ......... ......................... . Dettaglio bunker di Saint-Aubin-sur- Mer .... .. ............................... ......................... ........ . Posto direzione tiro presso Longues-sur-Mer ........... ............... .............................. ........ . Idem, dettaglio posteriore .............................................................................................. . Idem, det1aglio laterale ....... .. ............................ ........................ ....... ............................... . Aerei in rientro da Pointe du Hoc ............ ........................... .. ......... ..... ........................... . Commando in azione ulla spiaggia ........... ......................................... .......................... . Carri britannici in azione sulla spiaggia Gold .................................. ...................... ........ . Flotta canadese in avvicinamento ........... ....................................................................... . Truppe d'assalto canadesi verso la spiaggia .................................................................. . Commando canadesi in azione s ulla spiaggia .......................... ...................................... . Sbarco delle truppe canadesi ................ .................................... .......... ................... .. ....... . Truppe alleate presso il ' Pegasus Bridge' ...................................... ................................ . Monumento ad Omaha .............................................. ..................................................... .

l J7 118 118 119 119

120 120

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INDICE GENERALE

JNTRODUZIONE Co1nplanarità storiche .... .. ...... ........................... .. ..... ... ... ....................... .................. .. ........... .... pag. Tr<.-1 mare e terra ..................... ..... .. ....... ................... ........... ....... ....... ..... ... ....... .......................... '' Vantaggi e limiti degli sbarchi .. ........................ .. ........................ .... .. .......................... .. ......... .. . " Vantaggi e limiti della difesa costiera....................... .. ................. .. ... .............................. ....... . . L'indeterminazione del sito ... ....................................... .......................... ........................... .. .... . L'indeterminazione del momento ........ .. ................. .. ........................ .. .............. .. ............ .. ....... . L' indeterminazione delle forze .............................................. .. .................. ... .. .... .................... .. TI fattore aereo .................. ..................... ........ ............. ............ .. ... .............. .. ..... .. ..................... . " Lo sbarco a Dieppe ...... .. ......... ..... ..................... .. ................ .................... .. .............. .. .. .... ......... . ",, Le forze della difesa ... ................ .. ............. .. .. .. ..................................... ...... .. ..... .. .. .. .... .... ........ . L' avvento dell'alto esplosivo e del cemento ... ............ ......................................................... ... . Ragguaglio sulle tipologie della difesa costiera ......... .. ... ............. .. .. .. ..................................... . Difesa costiera antincursiva ...................... ............. .. .. .. .. .. ... .......... ........ ............ .. .. ............. .. ... . Difesa costiera zonale ............ ............... ..................................................... .. ............................ . Difesa costiera antinvasiva ....... .................................................... .......... ....... .. ............... ......... . "

8 9 15 19 20 27 30

32 33 36

37 40 40 40 43

PARTE PRIMA

Con l'alta marea Lim ite geografico ............ .. ............................................. .................................................. .. ...... pag.

47

Genesi del Vallo

53

Atlan tico... . ... ......... .... ......... .... .. .. .... .. ................ .. .. .... ...... ................. ...... .... ....

Influenza della presenza delle armi segrete ................... .............................. .... .. ............. .. ....... . I diversi pareri tecnici ........... .................................. .. ................ .. ... .. ........................................ . La difesa antisbarco ......................................... ................... .. ................................................... . La premessa del Vallo Atlantico:il Vallo Occidentale ................ .. .......... .................. .. .... ......... . Caratteristiche generali ed osservazion i tipologiche ....................... ....... .. ............................... . Puntualizzazioni architettoniche ............................... .. ... ......................................................... . Dalla teoria alla pratica ............... ........ .. .. .. ................. ...................... ......... ......... .. .. .. ......... .. .... . La visibilità attuale del Vallo Atlantico ....... .. .................................................................. ...... .. . Dunkerque ............... .. .................................................. .. ............ .............................................. . Petit-Fort-Philippe ........................... ........................................... .. ........................................... . Grancl-Fort-Philippe ... .............................................. ....................... ... ........ .. ................. .. ........ . Canale della Manica ........ ............... ...... ........................ ....... ...................... .............................. . Wissan ........ .. ................. ... .. .......... ... .. ............... .. .. .................. .................. .. ............. .. ... ........... . Cap Gris-Nez .......................................... ..... .. ...... .. ................ .. ....................... ....... .................. . Haringzelles ............................... ........................ ............................................ .. ......... .. ......... .. .. . Watten .. .. .. .................................. .......................................... .......................... ........ .. ............ .. .. . Wizernes ................... .. .. .. ...... ........... ....... .. ............... ................ .. ...... .................. ........ .. ...... ...... . St.Paul-sur-Ternoise ............................................... ... .. .................... ........................................ . Perdefaim .. ....................... ........................ .. ................................ .. ............................................ . I radar del ·v allo Atlantico ... ............. .. ............ ... ......... .. ...... .. ....................................... .. .......... . Boulogne ................................ ......... ................................... .................... .. ............................... . Equihen-Plage ............................................... ............... ........ .. .............................................. ... . Le Touquet. ............... ................... ... .. ........................... ... ..................... .. ................. .. ............... .

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66 74

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102


198

Festwzg Europa

Cayeux -sur-Mer ....................................................................................................................... . Dieppe ..................................................................................................................................... . St. Valery-en-Caux .................................................................................................................. . Eletot ....................................................................................................................................... . Fècamp .................................................................................. .................................................. . Yport ........................................................................................................................................ . Etrat ....................................................................................................................................... .. Cap d' Antifer. .......................................................................................................................... . La piazzaforte marittima di Le Havre .................................................................................... .. La costa dello sbarco ............................................................................................................... . Vasouy ..................................................................................................................................... . Beuzeville ................................................................................................................................ . Hennequeville .......................................................................................................................... . Mont Canisy ........................................................................................................................... .. Villerville ................................................................................................................................ .. Cham prabats ............................................................................................................................ . Auberville ................................................................................................................................. Franceville-Plage ..................................................................................................................... . Merville .................................................................................................................................. .. Benuovil le ............................................................................................................................... . Riva-Bella ................................................................................................................................ . Colleville ................................................................................................................................. . Ouistreham .............................................................................................................................. . Mont Fleury .............................................................................................................................. . Courseilles ............................................................................................................................... . Arromanches ................................................................ .......................................................... .. Aunay-su-Odon ......................................................................................................................... Longues-sur-Mer ...................................................................................................................... . Pointe du Hoc ......................................................................................... .................................. . Grand Camp ............................................................................................................................. . La Madeleine ............................................................................................................................ . Saint-Martin-de-Varreville ....................................................................................................... . Azzeville ................................................................................................................................... . Saint Marcouf .......................................................................................................................... . Quineville ................................................................................................................................ . Les Landes ............................................................................................................................... . St. Vaast-la-Hougne ................................................................................................................. . Morsalines ............................................................................................................................... . La Pernelle ............................................................................................................................... . Neville ..................................................................................................................................... . La piazzaforte marittima di Cherbourg ................................................................................... . Auderville ................................................................................................................................ . Joburg ...................................................................................................................................... . Bi ville ...................................................................................................................................... . Flamanville .............................................................................................................................. . Carteret .................................................................................................................................... . Granville .................................................................................................................................. . Le isole della Manica ............................................................................................................... Jersey ....................................................................................................................................... . Guernsey .................................................................................................................................. . Alderney .................................................................................................................................. .

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India Generale

199

Pointe-du-Roc .. ................................................. ...................................... .................................. pag. La piazzaforte marittima di St.Malo ........................... ....... .......................................... ....... .... . " Brest ........................................... .. ....................... .... ..... .. ............. .................................. .. .... .... . Le forze armate germaniche lungo la Manica ............................... .... .... ........... ....................... .

137 137 138 139

PARTE SECONDA

Con la bassa marea Contemporaneità ..................... ................................................. ............................................... . pag. ,, I conti non tornano .... ............. ............. ...... ............................................................................... I 1nezzi speciali ......................................................... ............................................................... . L'avvio dell ' invasione ...... .. ................... ................................................................................... " Mare, terra e cielo ............. .. ................... ........................................................................ ......... .. " li ruolo della Resistenza ......................................................................................................... .. " Gli ultimi adeguamenti ......................................................... .. .... ................................. .. ... ....... . " ,, La scansione dei te1npi .......... .................................................................... .............................. . li D Day ............... ......................................................................................................... ... .... .... . CONCLUSIONE ................ ................................. .................................................................... .

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RINGRAZIAMENTI

Gli autori si sono avvalsi per la stesura del volume delle traduzioni della dott.a Grazia Matera, a cui va un caloroso ringraziamento. Un altro prezioso aiuto è stato gentilmente concesso dai coniugi dotta Palmira e dott. Mario Atti sani per il reperimento di immagini d'archivio e per la realizzazione di molte foto lungo la costa normanna. Ad entrambi la nostra riconoscenza.


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