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PRECURSORI

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PRESENTAZIONE

PRESENTAZIONE

§ 1. La fotografia nacque ufficialmente il 19 agosto 1839, quando il famoso astronomo François Arago presentò al consesso di scienziati dell'Accademia delle Scienze e delle Arti di Francia la scoperta di Louis Jacques Mandé Daguerre (1).

Un mezzo di tale portata non poteva non interessare i militari, per il contributo che esso era in grado di dare allo sviluppo delle scienze militari.

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Già nel 1847, infatti, il gBnerale Ignazio Porro iniziava le sue ricerche per l'applicazione della fotografia alla geodesia (la conoscenza del terreno, ieri come oggi, è uno degli elementi dominanti nello studio sia della strategia sia della tattica). Pochi anni dopo , nel 1855, egli realizzò un apparecchio fotografico , con il quale fece i primi esperimenti di fototopografia (2).

1 - 1855 Primo apparato panoramico di Porro per fototopografia (Museo del Genio)

(1) La paternità della fotografia in verità è ancora oggi controversa; molti Autori, spesso non a torto , attribuiscono ad altri il merito della scoperta. Resta comunque incontestabile il fatto che fu l'annuncio dato da Arago a far conoscere, al mondo intero, la fotografia

(2) La fototopog rafia, come l a fotogrammetria, consiste nel rilevare il terreno mediante la fotografia Il metodo offre due evidenti vantaggi, in confronto ai disegni e agli schizzi: è veloce e. soprattutto, è molto più preciso. Non è solo con la nascita della fotografia che il sistema della celerimensura (letteralmente misura veloce) ha affascinato i topografi: nel 1811 una relazione del capitano Ferdinando Visconti commentava favorevolmente il tachigoniometro di Marzari-Pencatl, costituito da una camera oscura graduata e da un teodolite (TATOLI, Antonio: ,, Circa l'Impiego della camera oscura nelle levate topografiche », Roma, 1903)

L'apparecchio del Por ro era di concezione semplice: una camera oscura cilindrica, con un obiettivo di identica forma, attraversato da un diaframma e vuoto all'interno; al momento dell'uso, l'obiettivo veniva riempito d'acqua, diventando cosi un rudimentale complesso ottico telefotografico. Sulle sue esperienze, il Porro scrisse una memoria sulla rivista "Il Pol itecnico ''• intitolata "Ap plicaz ione della fotografia alla geodesia ''· Negli anni seguenti al 1855 continuò nei tentativi di perfezionare il sistema; purtroppo mori proprio quando stava per tradurre in pratica tutti i suoi studi (1857).

Gli studi, gli strumenti e gli apparati del Porro vennero rilevati dal direttore dell'Officina Filotecnica di Milano , l'ingegnere Angelo Salmoiraghi, che ben presto doveva diventare celebre nella costruzione di strumenti di precisione.

Dopo il Porro , fu l'allora capita no Giuseppe Perrucchetti ad interessarsi di fotografia , o meglio ad utilizzare le fotografie per suoi studi.

Il Perrucchetti infatti, che fu valente studioso e scrittore , versatissimo soprattutto ne:le discipline geografiche , dal 1871 al 1875 eseguì una serie di ricognizioni sulle Alpi ; nelle relazioni che presentò .. di tali ricognizioni , egli fece largo uso di fotografie (a volte completate · da disegni), soprattutto per le zone di interesse militare (3).

L'idea dell 'uso della fotografia , come insostituibile mezzo oggetti'JO per riconoscere il terreno nel modo più preciso possibile , attirava sempre più i militari.

Nel 1875 il tenente Michele Manzi, durante una campagna topografica negli Abruzzi , nell'eseguire il rilevamento del Gran Sasso, corredò con fotografie i dati ricavati con 13 tavoletta pretoriana (4), per meglio "disegnare, il terreno. l suoi la·11ori furono molto apprezzati dal direttore dell'Istituto Geografico Militare, il generale Ezio de Vecchi, che l' anno successivo gli diede l'mcarico di eseguire nuove prove sul Moncenisio, servendosi sempre della tavoletta pretoriana e di una comune macchina fotografica. Al rientro, il Manzi riportò diversi panorami con cui fu possibile eseguire la levata al 10.000 del ghiacciaio di Bard

Nonostante l'indiscutibile utilitt della fotografia applicata alla topog rafia, suffragata da ta l i esperimenti, i risultati vennero in un certo qual modo messi in discussione, tanto che una commissione riunita nello stesso anno (1876) per giud icare i lavori del Manzi , decise di sospendere i rilevamenti fatti con l'ausilio del nuovo mezzo. In verità alcune difficoltà oggettive esistevano: le macchine non erano perfette e adatte allo scopo, i sistemi ottici davano scarsi risultati soprattutto in montagna , le lastre usate erano ancora quelle al collodio umido (5).

(3) Fu a seguito di tali ricognizioni che il Perrucchetti diventò il più tenace propugnatore della sistemazione a difesa dei confini d'Italia, difesa da integrarsi con un corpo spe ciale, per cui si deve a lui la nascita degli alpini.

{4) Strumento classico per il rilevamento delle carte topografiche al 25.000 e al 50.000; è un goniografo costituito da alidada con cannocchiale, ecclimetro e riga graduata

{5) Le lastre al collodio umido avevano l'inconveniente di dover essere preparate sul posto da mani esperte e immediatamente impiegate; per cui richiedevano attrezzatura, personale, tempo e non sempre davano risultati soddisfacenti.

4 - 1873. Strada da Pfunds a Nauders Ricogn i zione del Cap Perrucchetti dell'Alto Adi ge

5 - 1874 Ponte della ferrovia i n Val d ' Eisach. Ricognizione del Cap. Perrucchetti dalla Valle del Piave alla Val Cordevo le

C'è da aggiungere, inoltre, che gli altri eserciti poco curavano, o addirittura snobbavano un impiego così tecnico della fotografia, per cui le decisioni della commissione furono influenzate anche da tali considerazioni.

Fortuna volle comunque che nel 1878 fosse assegnato a capo della Divisione Geodetica dell'Istituto Geografico il colonnello di Stato Maggiore Annibale Ferrere che, intu ita l'importanza degli esperimenti del Manzi, propose di riprendere le prove. Incaricò di ciò l'ingegne re Pio Paganini, dandogli precise istruzioni con l'inte nto finale di studiare la possibilità di ottenere levate topografiche direttamente dai panorami fotografici. La scelta fu indovinata; il Paganini, infatti, servendosi di un procedimento fotografico più pratico (quello al collodio secco) e di un primo apparato fotogrammetrico di sua invenzione (6), fece nel 1878 stesso una prima campagna nelle Alpi Apuane; con parte dei panorami fotografici ottenne la levata topografica al 25.000 delle cave di Colonnata (Carra ra). con curve di livello ogni 5 metri.

Alla prima campagna fototopografica ne seguirono altre, in cui il Paganini si avvalse delle nuove scoperte della chimica fotografica, in special modo di quelle derivanti da lla scoperta di emulsioni sensibili al bromuro d'argento, che consentivano di ottenere immagini di gralì lunga migliori ed erano di pronto e facile impiego (7).

La validità del metodo fu verificata nel 1881 quando, al Congresso Geografico di Venezia, i lavori esposti richiamarono l'attenzione degli osservatori i nternazionali .

Qualche anno più tardi gli sforzi compiuti dall'Istituto furono premiati da due richieste, pervenute dal governo inglese a da quello austriaco, relative a schiarimenti e notizie sulla fotogrammetria.

Si pensi che l'Inghilterra era la patria di Fox Talbot, inventore del primo procedimento fotografico negat ivo - positivo, di Seach Maddox, che sostituì il collodio con il bromuro d'argento, e l'Austria di Voigtlander, il costruttore del primo vero obiettivo a grande apertura.

Inoltre a Londra era stata fondata la prima scuola di fotografia militare, mentre a Vienna vi erano i più illustri teorici di fotogrammetria.

§ 2. La fotografia militare non restò chiusa, come potrebbe sembrare, nell'ambito squisitamente tecnico-scientifico della fototopografia e della fotogrammetria.

Mentre venivano fatte tali ricerche , il Ministero della Guerra si andava sempre più interessando alla fotografia e alle applicazioni che ne potevano derivare.

(6) L'apparato del Paganini era molto semplice; in pratica una comune camera oscura resa rigida e collegata ad un teodolite. Fu successivamente ritoccato e modificato (1884), fino a che i nuovi apparati fotogrammetrici non ne fecero un degno cimelio. La fotogrammetria infatti , si fece sempre più perfezionata e sofisticata, grazie soprattutto alle geniali realizzazioni di due ideatori e costruttori italiani, Umberto Nistri (stereocartografo a proiezione ottica e res tituto ri, 1919) e Ermenegildo Santoni (autoriduttore meccanico, 1920 e periscopio solare, 1921).

(7) A partire dal 1885, con lo sbarco a Massaua. ebbero Inizio anche i rilievi, prima topografici e poi fototopograiici dell'Eritrea e dell'Etiopia (Istituto Geografico Militare, " L'Istituto Geografico in AOI - 1885- 1937 "• Firenze, 1939).

Nel 1863 acquistò in Inghilterra una macchina di Dallmayer per lastre da 18 x 18 pollici; nello stesso anno inviò alcuni ufficiali a studiare i metodi della fotozincografia al Survey Office Nel 1871 l'Ufficio Tecnico del Comitato del Genio Militare (che nel 1872 dette origini all'Istituto Geografico Militare) approntò alcuni " Saggi di fotolitografia "• facendoli precedere da un'introduzione del maggiore Carlo Castelli, che spiegava la tecnica del metodo e la bontà dei risultati.

Si incominciò insomma a ,, fotografare "• a fare nuove esperienze, a tenere il passo con i fotografi '' borghesi "·

Ed è in questa dimensione che la fotografia, da esercitazione accademica, da semplice cronaca o da ricercata testimonianza, acquista il valore d i docum ento storico. Fino a pochi anni fa tali documenti erano poco conosciuti e ancor meno visti, chiusi come erano in archivi e musei; la diffusione dell'immagine ha avuto il merito di portarli alla luce.

Si è scoperto cosi che nel momento stesso in cui la fotografia incominciava a diffondersi, non ci fu avvenimento di un certo interesse o risonanza che non venisse fotografato. Tra gli avvenimenti, quelli che più stavano concorrendo a fare la storia d ' Italia: le guerre.

Salvatore Lecchi documentò i luoghi in cui si era combattuto nel 1849 per l'indipendenza della Repubblica Romana; Luigi Sacchi ed altri nel 1859 fotografarono, nonostante il divieto di Napoleone 111, la 2' Guerra d'Indipendenza; immagini, rimaste anonime, impressionarono il violento bombardamento di Palermo del 1860; Gustavo Reiger e Giorgio Sommer scrissero con la macchina fotografica, e con uno scru- polo quasi da cronista, l'assedio e la resa di Gaeta del 1861; Anton io D' Alessandri, tra le tante, lasciò la testimonianza fotografica di Mentana e di Monterotondo; Ludovico Tuminelli, Gioacchino Altobelli e Achille Corelli chiusero il ciclo delle fotografie risorgimentali con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma.

Tra le fotografie eseguite da militari ricordiamo quelle che furono fatte nella campagna del 1866, durante l'assedio di Borgo forte, a Forte Motteggiana; sono fotografie inedite , sconosciute anche alla maggior parte degli esperti (8).

L'epopea risorgimentale non ci ha lasciato però solo immagini esaltanti della nostra storia, ma anche pagine meno felici, come quelle della lotta al brigantaggio. Un fatto curioso, quasi un'ironia se non ci fosse poco da ridere: da una parte i fotografi, che tentavano in tutti i modi di effigiare i briganti per evidenti motivi di cronaca e di prestigio; dall'altra i militari, impegnati nella "caccia fotografica per essere in grado, oltre che dimostrare di aver catturato i brigant i, di poterli riconoscere in caso di fuga (si codificava un nuovo uso della fotografia: quello segnaletica ai fini di polizia). In questo " bailamme .. i più d iretti interessati, i briganti, facevano tutto il possibile per sottrarsi all'infernale mezzo che poteva essere causa della loro fine.

Ad una finalizzazione così positivistica dell'immagine, faceva riscontro il tentativo di darle un adegua t o retroterra culturale. A Milano, nel 1863, nacque i l primo pe r iodico fotografico stampato in Ita l ia, grazie al colonnello Ottavio Baratti. Intitolato " La camera oscura ••, di periodicità quindicinale, ebbe una vita difficile (9); il Baratti , comunque:, cercò sempre di pubblicare quanto di meglio e di più qualificato vi fosse allora in materia fotografica, avvalendosi di studiosi i tal iani e stranieri. Non solo: sostenne con tutto l'impegno possibile la creazione di una società di fotografia perché riteneva, e a ragione, che solo in una associaz ione del genere potesse meglio confluire ed essere studiata tutta la relativa problematica, da quella squisitamente tecnica a quella estetica.

La sua idea poté essere realizzata solo molti anni più tardi, grazie ad un altro militare, il colonnello Giuseppe Pizzighelli. Di origine austriaca e già direttore della Sezione Fotografica del Comitato Militare d i Vienna. il Pizzighelli aveva al suo attivo numerose pubblicazioni di tecnica fotografica ed il suo nome era già noto in campo internazionale quando , lasciato il servizio militare, si stabilì definitivamente a Firenze Qui fondò, nel 1889, la Società Fotografica Italiana e diede vita al " Bullettino della Società Fotografica Italiana ••, che, dall'ottobre 1889 all'aprile del 1914, fu la più prestigiosa rivista di fotografia italiana, conosciutissima e ricercata anche all'estero

(8) Omettiamo volutamente il discorso intorno alle migliaia di fotografie formato carta da visita " e formato gabinetto che i militari, secondo il costume dell'epoca, si facevano.

L'omissione è dovuta ad evidenti motivi di spazio: ricordiamo però che esse sono una fonte di insostituibile valore per gli studiosi di uniformologia e per quanti si occupano di figurinistica militare.

(9) Dopo qualche anno il Baratti dovette sospendere la pubblicazione della rivista, che venne ripresa nel 1883. da Luigi Borlinetti (BECCHETTI, Piero : Fotografi e fotografia italiana, Roma, 1978).

1866. Ili Guerra d ' lndependenza. Effetto dei tiri dell'artiglieria italiana su Forte Motteggiana (espugnazione di Borgoforte, 6-18 luglio)

§ 3. Al termine del ciclo risorgimentale, mentre la fotografia perfezionava i mezzi e le tecniche di laboratorio, l'Italia si trovava, dopo pochi anni di pace, ad affrontare nuove guerre: la 1" Campagna d'Africa (1885-1896).

Le prime imprese coloniali , oltre a scuotere gli italiani per l'impegno non indifferente che richiesero e per le poco fortunate battaglie, risvegliarono in tutti la coscienza di Ulisse: la paura e il fascino dell'ignoto, lo stupore e l'ammirazione per un nuovo mondo che si rivelava , e non solo attraverso le migliaia di corrispondenze che giungevano in Italia.

Per la prima volta i militari inviavano a casa, con le lettere, poche incerte immagini di luogh i, case.. gente, piante, animali , usi e costumi , che sembravano provenire da un altro universo.

L'importanza di "far vedere, fu così bene intesa dai maggiori giornali italiani che, non potendo essi inviare dei propri corrispondenti di guerra (come facevano alcuni giornali esteri finanziariamente più solidi). fecero a gara per accaparrarsi come corrispondenti gli ufficiali che partivano per l'Africa, dotandoli di macchina fotografica.

A mano a mano che la guerra si protraeva, la fame di immagini aumentava. Le descrizioni non potevano appagare in pieno tale appetito , né i disegnatori riuscivano sempre a dare una fedele riproduzione della realtà.

Partirono così per l'Africa diversi fotografi di professione; per motivi logistici, data la vicinanza geografica , quasi tutti siciliani : Mauro Ledru e Giuseppe Nicotra , Lu igi Fiorillo , Luigi Naretti , che impressionarono in centinaia di lastre la storia di quegli anni. Più tardi partì per il continente nero anche uno degli inc isori più noti dell'epoca , munito di macchina fotografica: Eduardo Ximenes (10)

Intanto la passione e i nuovi mezzi a disposizione (11) incentivavano sempre più alcuni militari a riportare in patria ricordi fotografici. Ta li ricordi sono ancor p iù preziosi , oggi , delle visioni scattate dai professionisti; infatti sono fotografie di prima mano, fatte nel momento stesso in cu i i reparti giungevano nelle localit à che occupavano; sono quindi il messaggio immediato, capace ancora di comunicare la testimonianza o la sensazione vissuta al momento, senza alcun intervento che possa artefare o ricostruire a posteriori.

Tra i militari che hanno lasc i ato una notevole documentazione, merita particolare cenno il tenente Vincenzo Gasdia. Inviato a Massaua nel 1896, tradusse in centinaia di lastre la sua avventura .africana (12), attento osservatore non solo degli avvenimenti militari, ma anche degli usi e costumi , scomparsi per acculturazione. Ed è alla Campagna d'Africa che è dedicata la prima sezione di fotografie di questo saggio. Per un duplice motivo: perché furono le prime imprese militari che l'Esercito italiano si trovò ad affrontare fuori dell ' Italia, e perché l'abbondanza di immagini esistenti ci consentono di documentare tali imprese con una certa completezza.

(10) Nonostante i progressi della fotografia e dei processi di stampa, abbiamo rilevato una curiosità nelle illustrazioni dell'epoca. Nella maggior parte dei casi le foto venivano tradotte, in fase di stampa , in disegni e incisioni. Ciò denota, ancora una volta, il conflitto esistente tra fotografia e altri t i pi di immagini che vantavano, nei suoi conf ronti, origini antiche e più nobili, perché filiazioni della pittura , cioè dell ' Arte Il conflitto oggi è solo sopito. ma non risoluto ; infatti critic i e autori spesso ritirano in ba llo il problema per dissertare se la fotografia sia arte, scienza o tecnica.

(11) E' dal 1887 la trovata di George Eastman reclamizzata dal motto • Voi premete il bottone, noi facciamo Il resto : la macchina fotografica KODAK. la Kodak era maneggevole e aveva un obiettivo a fuoco fisso (57 m m f / 9) ; ma la caratteristica che la rendeva compe ti tiva nel confronto delle altre macchine era la particol arità d i contenere pellicola fotografica sufficiente per cento scatti. Una volta eseguite le fotografie. la macchina veniva inviata in fabbrica , che provvedeva e alla stampa dei negativi e a caricarla di nuovo.

{12) 11 tenente Gasd ia operava con una Lepage a dodici lastre d i diversi formati (9x12, 13x18, 18x24) ; aveva inoltre con sé tutta l'attrezzatura necessaria allo sviluppo e alla stampa

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