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PARTE SECONDA

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PRECURSORI

PRECURSORI

§ 1. La Sezione Fotografica fu costituita il 1" aprile 1896 presso la Brigata Specialisti del 3u Reggimento Genio, a Roma (1 ). Viene spontaneo chiedersi come mai il servizio fotografico militare sia nato a Roma e non a Firenze, presso l'lstiiuto Geografico Militare. ove contava esperienze e precedenti di valore. La risposta è in un nome: Maurizio Moris. Capitano del Genio, pioniere dell'aerostatica (2), fervente assertore e propugnatore dell'uso della fotografia per l'osservazione del campo di battaglia, fu incaricato nel 1895 dal Ministero della Guerra d i stud iare lé.l forma zione d i un reparto fotografico.

Il Moris scelse, fra il personale d ella Brigata, gli uff ici a li che avevano passione per la fotografia (i tenenti Cesare Tardivo e Arturo Malingher, i sottotenenti Letter e Sullam), i genieri con precedenti professionali o amatoriali, i l tecnico più qualificato Luigi Moretti (3).

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All ' atto della formazione, la Sezione ebbe il compito dell'applicazione e della pratica della fotografia dall'aerostato, allo scopo d i corredare con immagini le ricognizioni dal l'alto. La registrazione fotografica sarebbe stata non solo di valido complemento all ' osservatore ma avrebbe anche fornito un documento per controllare dettagli che potevano sfuggire al l 'osservazione a vista

Un compito certamente non facile , se si tiene conto dei mezzi fotografici del tempo e degli ostacoli tecnici in cui l'operatore a bordo del pallone si veniva a trovare : le osc illazioni e i movimenti molto complicati di traslazione, di rotazione e di trepidazione della navicell a, le condizioni di luce non sempre ideali, le turbolenze dell 'aria e la foschia, la lontananza de l campo da osservare (4).

Un elemento che ebbe un ruolo determinante per il superamento di tali d iffi coltà fu il tempo a disposiz ione. Infatti, poiché l'ascensione deg li areostati era un avvenimento che si verificava poche volte nel corso dell ' anno , gli ufficiali addetti alla Sezione po terono dedicare quasi tutto il loro tempo a studiare la soluzione dei problemi a mano a mano che si prospettavano; non so lo, ma ebbero anche modo di estendere il campo di app licazi one della fotografia all'arte mili tare.

(1) Decreto Ministeriale n 24 in data 26 gennaio 1896 a firma del Ministro Mocenni.

(2) Nel 1894 i l Moris fec e costruire a proprie spese un pa llo ne di 1200 m.c. e lo deno m inò " Durand de la Penne, ; 1'11 giugno. improvvisandosi pilota con il tenente Cesare Del Fabbro, eseguì la prima ascensione libera Con questo " colpo d ' a l a, il Moris vinse le opposizioni del Ministero della Guerra, restio a tali esperienze (BORGATTI , Mariano Storia dell'Arma del Genio, edizione a cura della Rivista d'Artiglieria e Gen io, Roma, 1931).

(3) L ' organico della Sezione Fotografica non è noto; neanche la prima , « Istruzione sul Servizio Fotografico , del 1902, lo precisa. Indica infatti, per ogni parco aerostatico, 1 ufficiale, 2 o più genieri fotograf i, un ca rro laboratorio

(4) In guerra, per motivi di sicurezza. l' impiego degli aerostati era previsto a 4-5 chilometri di distanza dalle artiglierie nemiche.

1 - Macchine, obi ettivi, otturatori, ingranditori e rapportatori doperati dalla Sezione.

Nacquero così la fotografia dal pallone e l'aerofotografia, la telefotografia da terra e da bordo delle navi, la fotografia da campo, la microfotografia , la fotoglittografia la fotografia scientifica.

§ 2. Dal momento in cui la Sezione iniziò la propria attività, i fotografi militari non persero occasione per salire a bordo delle navicelle durante le ascensioni , libere o frenate.

La visione dall ' alto accentuò soprattutto l'impiego della fotografia applicata alla topografia; mentre da terra , infatti, era possibile rilevare il terreno collinare e montuoso, dal cielo si potevano formare fotoplanimetrie dei terreni pianeggianti, oltre che panoramiche per l'osservazione del campo di battaglia

L'aerofotografia dava così le origini all ' aerofotogrammetria. Trovava inoltre immediate applicazioni in campo civile: studio e lettura dall'alto dei resti archeologici (5), dell'urbanistica, del paesaggio, della geomorfologia e dell'erosione, degli interventi dell ' uomo sul territorio.

Nei primi tempi furono utilizzate per le fotografie dal pallone comuni macchine fotografiche. Esse però , costruite per altre finalità d ' uso , non diedero (ovviamente) buoni risultati. Un apparecchio studiato apposta presso la Sezione e adoperato per qualche tempo si rivelò di scarsa funzionalità pratica, in quanto, essendo ad una sola lastra, richiedeva per ogni fotografia una ascensione.

La situazione di stallo venne superata dal tenente Gaetano Croceo che , assegnato alla Sezione nel 1900, ideò un apparecchio a sei lastre, manovrabile elettricamente oa terra. Le due caratteristiche insieme risultarono davvero remunerative: coniugavano infatti la possibilità di avere più fotogrammi in una sola ascensione con quella di utilizzare piccoli palloni frenati facilmente manovrabili da terra.

Qualche tempo dopo il tenente Attilio Ranza perfezionò il sistema con l'invenzione del pallone autodeformatore (6), che era molto più stabile dei normali aerostati sferici e quindi consentiva risultati migliori. Cori le innovazioni apportate da Croceo e Ranza fu_rono eseguiti, nel 1903, i primi saggi di rilievo di alcune zone di Roma e del Tevere. Le fotografie ottenute premiarono le continue, laboriose sperimentazioni, appagarono di legittima soddisfazione tutto il personale (7), rinsaldarono i vincoli di collaborazione che si erano instaurati, nel frattempo , con il Min istero della Pubblica Istruzione e con il Genio Civile

(5) A tal proposito l'ingegner Giovanni Gargiolli, dell'Ufficio Fotografico del M inistero della Pubblica Istruzione, fin dal 1896 fu fautore di una stretta collaborazione con i fotografi militari, di cui divenne amico e sosten itore. Nel 1899, Giacomo Boni si avvalse per primo di fotografie fatte da un aerostato militare per la lettura e l'interpretazione dall'alto degli scavi che stava eseguendo al Foro Romano e al Palati no servizi che la fotografia a distanza delle frontiere poteva rendere erano certamente fuori discussione: la minuziosa conoscenza delle opere campali , delle fortificazioni , delle coste , in caso di guerra avrebbe giocato un ruolo determinante nella condotta delle operazioni m il itari. Chiaro che il potenziale nemico mai avrebbe permesso di avvicinarsi alle proprie opere o coste e d i fotografarle; conseguente la necess ità d i disporre di un obiettivo che •• vedesse •• da lontano nei minimi particolari.

(6) Il pallone aveva il cavo di ritegno attaccato al polo superiore, per cui quando perdeva gas non si afflosciava, ma si manteneva sempre turgido e teso perché il cavo, per trazione, faceva penetrare la calotta superiore nel pallone stesso.

(7) L'anno precedente (1902) erano pervenuti alla Sezione, dal Capo di Stato Maggiore, tenente generale Tancredi Saletta, commenti negativi sulle fotografie eseguite alle manovre del IX Corpo. Lo stesso Saletta però riconosceva l'indubbia utilità della fotografia ai fini militari e sollecitava la r icerca di mezzi più adeguati.

Frutto di tale collaborazione furono il rilevamento della zona fortificata di Monte Mario, di un tratto di 50 chilometri del corso del Tevere, di parte della zona archeologica di Roma; seguirono le aerofotografie delle rovine di Pompei, di quelle di Ostia, della città di Venezia con la laguna, della città di Chioggia con i dintorni (8).

Il rilevamento del corso del Tevere, soprattutto , fu una delle più brillanti imprese della Sezione (9).

Eseguito nel 1908, ebbe ampi riconoscimenti prima al V Congresso Internazionale di Fotografia di· Bruxelles (191 0), e poi al l Congresso Internazionale di Fotogrammetria di Vienna (1913). In quest'ultima occasione, mentre i delegati di altre nazioni presentarono teorie irte di calcoli e difficilmente comprensibili sui rilievi dall'alto , il Tardivo fece una succinta comunicazione corredata da fotografie che, per la chiarezza dell'esposizione e per la bontà delle immagini mostrate, ottenne il plauso dei congressisti.

§ 2. Un altro campo in cui la Sezione Fotografica sempre tradur"re in pratica gli studi teorici fu quello della telefotografia, sia da terra sia da bordo delle navi.

Nel 1896 la Sezione disponeva di un apparecchio con un teleobiettivo ideato dal professore Roster di Firenze e successivamente modificato dall'ingegnere Mariani dell ' Istituto Geografico Militare: esso consentiva 17 ingrandimenti , cioè il soggetto fotografato risultava ingrandito sulla lastra negat i va 17 volte , e teoricamente poteva essere potenziato fino a 70 ingrandimenti. In pratica però con il tele RosterMariani non era possibile ottenere fotografie i cui particolari non fossero già visibili con ordinari cannocchiali; inoltre, essendo poco luminoso , richiedeva tempi lunghi di posa complicando la fase di ripresa (10).

(8) A ll' aerostato dopo i l 1910 fu progressivamente sostituito il dirigibile, per la magg ior stabilità che esso offriva e per la conseguente migliore resa delle fotografie dall ' a l to L' uso del dirigibi le fu comunque di breve durata, perché le innovazioni tecn i che fecero dell'aereo, ben presto, il migliore strumento per le levate aerofotogrammetriche.

(9) Dfamo alcuni dati tecn ici del ri l evamento del Tevere, opera del Tardivo con l' aiuto del sottotenente De Benedetti, del capo tecnico Morelli, di Mario Calvelli. Vennero stabi l ite 92 stazioni, una ogni 500 metri circa, con il pallone all'altezza di 525 metri per avere la scala 1:3500. La macchina fotografica usata era munita di un obiettivo Zeiss Protar da 150 mm ./1 9, di un otturatore centrale mosso dall'ancora di un ' elettrocalamita, di lastre formato 21x21

(10) Il tempo di posa nelle telefotografie variava da pochi secondi a diversi minuti e dipendenva da moltepl ici fattori (distanza obiettivo-soggetto, purezza dell'aria, umidità, attin ic i tà della luce, rapidità delle lastre. etc.): un obiettivo comunque poco l uminoso , costringendo l' operatore a fotografare con tempi molto lunghi, influiva negativamente suHa qualità dell ' immagine.

Il Tardivo allora studiò un teleobiettivo partendo da due considerazioni (11): non occorreva un obiett ivo anastigmatico che desse una grande immagine primaria di dec imetri d i diametro e corretta per fasci obliqui, perché dell 'im mag ine primaria si doveva utilizzare solo una parte di pochi m illim etr i di d i ametro ; né tanto meno serviva la correzione per fasci obliqui , che complicava i calcoli e la costruzione delle lenti, perché il soggetto da fotografare era sempre a chilometri di distanza e si utilizzava solo il fascio dei raggi centrali.

La risposta a tali riflessioni diede origine al nuovo teleobiettivo, un sistema ottico di solo due lenti; una positiva , semplice e luminosa, corretta cromaticamente e per i raggi centrali, capace di fornire un'immagine primaria di qualche centimetro di diametro appena, ma con un potere separatore di 400 linee per millimetro. Per negativa, una lente di facile calcolo e di minima curvatura per raggiungere l'ingrandimento voluto l risultati ottenuti in una prima campagna telefotografica furono più che favorevoli e spronarono il Tardivo a perfezionare il sistema. Si giunse così alla realizzazione del teleobiettivo da 100 ingrandimenti (questa volta la Steinehil collaborò con entusiasmo), con copertura di lastre 50x60 , ancora oggi noto come teleobiettivo Tardivo dal nome dell'inventore (13).

La realizzazione di un ' ottica così concepita fu richiesta alla ditta Steinehil di Monaco nel 1897 che, di fronte a una soluzione cosi semplice e rivoluzionaria, si dimostrò alquanto scettica (12), chiedendo conferma dei calcoli teorici avuti per la costruzione delle lenti.

Ricevuta assicurazione, ma ancora dubbiosa, la ditta consegnò l'obiettivo alla Sezione; con esso venne costru ito un apparato telefotografico da 40 ingrandimenti, capace di coprire lastre di 30x40 centimetri.

A titolo accademico e per sperimentazione , vennero costruiti anche prototipi da 250 400 ingrandimenti (14), che per le loro dimensioni vennero in pratica poco utilizzati. Merita menzione. fra le fotografie fatte con il teleobiettivo da 250, quella della Colonna Antonina; eseguita dalla distanza di tre chilometri, sembra fatta a circa 15 metri con una macchina ordinaria.

Numerose furono le campagr.e telefotografiche fatte alla frontiera occidentale e orientale con l'apparecchio del Tardivo: inizi ate nel 1897, proseguirono a più riprese fino alla guerra mondiale.

Durante tali campagne spesso si dovette ricorrere ad espedienti, che conferivano alle riprese fotografiche ora una nota d i colore ora il sapore di realtà romanzesca.

(11) l principi di ottica, strettamente tecnici , che hanno ispirato la realizzazione del teleobiettivo sono esposti nell'opera di TARDIVO, Cesare : Fotografia , Telefotografia, Topografia dal Pallone , Torino, 1911.

(12) Cfr Carteggio Tardivo custodito presso l'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio - Roma.

(13) Sul principio del teleobiettivo Tardivo l'Officina Galileo di Firenze costruirà fino alla seconda guerra mondiale apparecchi telefotografici da montagna e da campo (AA.VV. : Un secolo di progresso nelle scienze militari 1839-1939, Roma, 1939).

(14) Il teleobiettivo da 400 ingrandimenti venne realizzato nel 1898 dalla ditta Koristka di Milano. Era costituito da una camera di 2 metri (con traliccio e solfletto lunghi 4 metri) utilizzava lastre 24x30 centimetri e consentiva riprese fino a 30 chilometri di distanza

82 - 1897 Teleobiettivo Tardivo (M useo del Genio).

83 - Telefotografia del Forte de Tetes (frontiera occidentale), eseguita alla distanza d i Km 16

84 - Te lefotografia del Forte des Olives (fronti era occ identale) eseguita alla d i stanza di Km 7.

In montagna, i fotografi militari furono spesso costretti ad abolire il cavalletto a causa dei forti venti che lo facevano oscillare; allora disponevano la macch i na a terra, si sdraiavano per compiere le operazioni necessarie e , per evitare qualsiasi movimento , ricoprivano la macch ina di pesi e la circondavano con muriccioli di pietre (o add i rittura scavavano solchi nel terreno per ottenere la giusta inquadratura in d i rez ione o in inclinazione). Poi attendevano paziente il momento più propizio della giornata, le condizioni migliori di luce tper lo scatto "·

Talora per non insospettire i confinanti, i l Tardivo ricorreva a tecniche "spionistiche ''· Ai primi del 1900, nel corso di una campagna alla frontiera nord-orientale egli, per f.9tografare i forti austriaci, si mise d'accordo con il sindaco di Pédescala e fece finta di essere un turista (ovviamente in borghese).

Una chiacchierata con le guardie austriache di confine che ben conoscevano il sindaco, una bevuta per suggellare la nuova amicizia, e la foto " ricordo non poteva mancare. Naturalmente facevano da scenario i forti!

Nel 1901 1n1z1arono anche esperimenti di fotografia e telefotografia da bordo delle navi (15), per la necessità di conoscere le numerose opere di fortificazione delle coste disseminate nel Mediterraneo.

Le difficoltà incontrate furono superiori al previsto, principalmente per i movimenti di rullio e di beccheggio cui sono sottoposti le navi. La sospensione cardanica , da sola, applicata alla macchina fotografica non serviva a contenere le oscillazioni, anzi le aumentava per inerzia.

Il tenente Croceo ancora una volta venne In aiuto della Sezione, costruendo un cavalletto speciale, a sospensione cardanica e ad oscillazioni frenate mediante l'uso di stantuffi a glicerina. Il cavalletto venne utilizzato nel 1902 p er la campagna telefotografica delle coste albanesi, fatta a bordo della nave " Dandolo" · Nonostante le poco favorevoli condizioni in cui si svolsero le riprese, si ottennero dei buoni risultati (16).

(15) Tentativi fatti precedentemente con una macchina telefotografica RosterMariani avevano dato risultati deludenti.

(16) La campagna venne effettuata dal Tardivo, nel periodo dal 21 luglio al 14 agosto ; fu rilevato il tratto fra S. Giovanni di Medua e Prevesa Le difficoltà, di cui fa cenno lo stesso Tardivo nella relazione presentata a corredo delle fotografie, furono dovute soprattutto alle condizioni atmosferiche avverse e alla partenza improvvisa, che non permise alla squadra di approvvigionarsi con materiale fotografico idoneo.

§ 4. Pressato dalle continue esigenze e costretto ad escogitare sempre nuove soluzioni ai problemi tecnici che si presentavano, il personale della Sezione Fotografica contribuiva costantemente al progresso della fotografia; il più delle volte in tono minore non per la modestia dei risultat i, ma per l'anonimato in cui spesso ricadono i lavori fatti dai militari.

Nel 1902 l'" Istruzione sul Servizio Fotografico "• oltre a precisare i compiti del servizio, forni molti suggerimenti sull'uso dei prodotti chimici per il processo di sviluppo e stampa dei negativi. Le indicazioni erano il risultato delle preziose esperienze eseguite presso il laboratorio della Sezione , e dell'usc più svariato che i fotogràfi militari facevano dei materiali acquistati in commercio (17).

( 17) La realizzazione del laboratorio venne affidata al Morelli, che non si stancò mai di sperimentare e migliorare i procedimenti di sviluppo e di stampa; facendo con bravura l'alchimista, analizzava e depurava i prodotti chimici acquistati, variava i quantitativi nella composizione delle formu le note ricavandone delle nuove, preparava lastre speciali. studiava metodi di recupero dei sali d'argento non completamente utilizzati. Più tardi il laboratorio fu attrezzato anche per la verifica dei sistemi ottici, perché gli strumenti della Sezione potessero funzionare sempre in modo perfetto.

Lo stesso anno tu attrezzato un carro fotografico da campo , ricavandolo da un carro stazione telegrafico non p iù in uso (18). Un vero e proprio laborator io mobile, in cui lo spazio veniva razionalmente sfruttato per tutte le operaz ioni di sviluppo e stampa. Esso consentiva l'immediata utilizzazione della fotografia fatta a scopo di ricognizione sul campo di battaglia , quando il comandante dell ' unità operante ha bisogno di conoscere subito l'esatta situazione delle forze contrapposte per non incorrere in error i di manovra.

Il tenente Maltese n egli stessi anni traduceva in pratica t eorie sulla possibilità di impiego della fotografia in alcune importa nti misure di balistica, come la velocità iniziale dei proiettili, i moti in punti della traiettoria e quelli all'interno dell'anima della canna dell'arma.

Per poter realizzare i suoi studi, fu necessario ricercare l'esatta determinazione del grado massimo di sensibilità delle lastre fotografiche, costruire nuove camere oscure con movimenti e forme speciali , usufruire di sorgenti di luci molto intense e di rapida durata.

Nel campo della microfotografia furono realizzati apparecchi per ridurre su pellicola il maggior numero possibile di dispacci da inviare con i colombi viaggiatori e i relativi sistemi di ingrandimento per la lettura (19).

(18) Nei primi anni di vita il personale della Sezione si trovò spesso a dover conciliare, ricorrendo ad espedienti, la necessità di disporre di nuovi mezzi con le esigue possibilità finanziarie.

(19) l dispacci venivano fotografati e inseriti in un tubetto assicurato ad una penna timoniera de l colombo; per non dist urbarne il volo però il tutto doveva pesare al massimo 5 gra mmi.

Esperimenti di concerto con l'Ufficio Centrale Metereologico di Roma consentirono lo studio dele regioni alte dell'atmosfera per le previsioni del tempo, di estrema utilità per i nascenti navigatori dell'aria

Il tenente Oreste Pontari ottenne eccellenti risultati con la fotografia stereoscopica.

La Sezione si cimentò con successo anche nel campo della stampa, per la riproduzione di carte geografiche e documenti per uso militare, utilizzando i vari sistemi tipografici conosciuti (fotoincisione, fotozincografia, fotoglittica, fototipia, fotocianografia).

Con il trascorrere degli anni si accumulò insomma un notevole patrimonio fotografico, ricco di strumenti, di mezzi, di studi tecnici, di documenti, di immagini.

L ' esercitazione continua, poi, garanzia di risultati sicuri , permise talvolta ai fotografi militari di distrarsi da quello che era il soggetto peculiare del loro operare, di affinare il gusto estetico, di cogliere altri aspetti della vita militare (20) che non fossero quelli strettamente " guerreschi "· Gli addestramenti, i campi, le grandi manovre, la vita di caserma offrirono il pretesto per dare origine a quel tipo di fotografie , definito oggi di costume itala-turca (Libia 1911-12) fu il mezzi della Sezione , l' occasione possibili applicazion i della foto-

(20) Una valutazione estetica delle immagini sarebbe, a questo punto, un doveroso atto di omaggio verso i fotografi in divisa che, nonostante l'aridità dei soggetti e le condizioni in cui si trovarono ad operare, ricercarono ed inseguirono finalità artistiche La omettiamo solo nel rispetto della loro tacita volontà di adoperarsi per l'Istituzione e non per mietere personali allori.

L'obiettivo si spostò così dal fuoco di fucileria , dall ' assalto irruente, dal galoppo sfrenato, dal rombo dell ' artiglieria, per soffermarsi sulla marcia d 'estate con la sua implacabile polvere sottile, sugli ombrellini delle signore presenti alle manovre , sui civili tempestivi quanto mai nell'improvvisare un " posto ristoro '' per le truppe affaticate , sulla spavalderia di un aerostiere, sul '' cicchetto " alla recluta.

§ 5. Lo scoppio della guerra banco di prova degli uomini e dei per sperimentare in guerra tutte lE' grafia all ' arte militare (21).

Con il Corpo di Spedizione in Libia venne inviato in un primo tempo una squadra fotografica al comando del tenente Cesare Antilli, con un sottufficiale e tre militari di truppa. La squadra si stabilì a Tripoli ave, sfruttando una vecchia casa requisita , allesti un efficiente laboratorio.

Successivamente vennero inviate altre due squadre , una a Bengasi ed una a Zuara; da sola infatti la squadra di Antilli non riusciva a soddisfare tutte le esigenze che si presentavano né ad operare in tutto il territorio occupato. Personale e materiali fotografici vennero inoltre assegnati alle Sezioni Aerostatiche e alle Squadrig l ie di aeroplani.

Le prove sul campo si rivelarono estremament e positive per la fotografia da terra, dagli aerostati e dai dirigibili. Alcune lacune si ebbero in un primo momento per la fotografia dall ' aereo , perché non esistevano , allo scoppio delle ostilità , apparecchi fotografic i adatti alla nuova macchina bellica (22).

Il capitano Carlo Piazza , fin dal novembre del 1911 , convinto della necessità di corredare le ricognizioni sul nemico con fotografie, aveva

(21) All'estero applicazioni della fotografia alla guerra si erano avute in Crimea (1855-56) , durante la guerra di Secessione americana (1861-1865), in Cina (1900). nella guerra russo-giapponese (1904-1905) In Cina alcuni ufficiali ital iani del Corpo di Sped izione Internazionale non mancarono di riportare in patria immagini, molte delle quali, per la loro preziosità, vennero tradotte in cartoline In Manc iuria il tenente d i vascello Filippo Camperio, inviato come osservatore del conflitto russogiapponese, tenne un di ario di campagna corredandolo di numerosissime fotograf i e (SME-Ufficio Storico : "' Documenti italiani sulla guerra russo-giapponese (1904-1905), Roma, 1977)

(22) Ricordiamo le tappe princi pali del volo aereo in Italia.

1905 - Il capitano Vittorio Cordero di Montezemolo vola con l ' aerostave Bertelli, una macchina a metà t ra l'aerostato e l'aerop lano.

1907 - Il sottotenente di vasce ll o Mario Calderara, con una cel lula gal leggiante di sua costruzione, rimorchiato dal cacciatorpediniere " lanciare., compie alcune evoluzioni di volo planato

1908 - Uomini e mezzi della Brigata Specialisti concorrono al volo del francese leone Delagrange a Roma.

1909 - Wright vola a Roma ; contemporaneamente addestra il Calderara e il tenente Umberto Savoia richiesto alla Sezione di Roma una camera Bebè Zeiss, ritenendola, la più idonea, con opportune modifiche, ad essere utilizzata dall'aereo. La richiesta del Piazza mise in moto il fertile ingegno degli ufficiali della Sezione che studiarono un apparecchio a dodici lastre, formato 13x18, funzionamento automatico (tirando una funicella imperniata ad una leva si otteneva lo scatto dell'otturatore e lo scambio delle lastre), otturatore a ghigliottina caricato in precedenza per tutti i dodici scatti, obiettivo con focale da 165 mm (23).

1910 - Si costituisce a Centocelle una Scuola di Aviazione per militari e civil i. Vola per la prima volta da solo il tenente Savoia Seguono il tenente Vivaldi Pasqua e il sottotenente Giulio Gavotti.

1911 - Allo scoppio dell a guerra italo-turca viene inviata in libia la 1' Flottiglia Aerop lani, al comando del capitano Piazza. con 11 u fficiali piloti, 32 uomini di truppa e 9 aeroplani (Biériot, Nieuport, Farman, Etrich).

La realizzazione venne affidata alla Lamperti & Garbagnati di Milano, che però ne tardò la consegna , nonostante i solleciti. Il Piazza chiese allora in prestito e ottenne una macchina fotografica dalla squadra di Tripoli; il 24 febbraio 1912, avvistato un accampamento presso Suani Beni Aden , scattò la prima fotografia dall'aereo in una ricognizione di guerra. Il giorno dopo, il 25 febbraio, fotografò i particolari di alcuni trinceramenti a nord di Zanzur.

Le fotografie, come le successive, vennero eseguite con asse quasi perpendicolare al terreno, perché era più utile ai fini militari avere la pianta delle località che non la v1s1one obliqua (in gergo "a volo d'uccello»). Purtroppo le manovre di pilotagg io non consentivano di effettuare lo scambio delle lastre per cui, fino al mese di maggio , da ogni ricogniz ione fu possibile riportare una sola fotografia per volta. Di aus ilio al Piazza fu il capitano Riccardo Moizo, che adattò al suo aereo un ' altra macchina, pure avuta in prestito. Nonostante le difficoltà, a partire dalla fine di febbraio, il r ientro dai voli di ricognizione era accompagnato quasi sempre da una preziosa immagine (24).

L 'impresa non era così facile come potrebbe sembrare (l'iconografia celebrativa non è capace di visualizzare la «fatica, della guerra); anche la fotografia cominciò a chiedere , in contropartita , il suo contributo in vite umane.

Il 25 agosto 1912 il sottotenente Piero Manzini, partito da Tripoli per eseguire una ricognizione fotografica in territorio nemico, precipitò con il suo aereo a causa di un vuoto d'aria.

L ' evento luttuoso non frenò il progresso. Nella stessa estate il tenente Francesco Vece eseguì il rilievo planimetrico completo di Bengas i; il parco aerostatico del capitano Giovanni Pastine fotografò alcune zone tra le Cave del Eterer e Su ani Beni Aden ; dirigibili fotografarono a tappeto molte località consentendo, fra l'altro, il rilievo topografico del territorio compreso tra Sidi Ben Nur - Azizia - Zavia e il mare , e dell'oasi di Zanzur.

Tripoli , con tutta l'oasi circosìante , fu fotografata in 150 lastre, formato 13x18, fatte a 500 metri di altezza , per ottenere un rapporto in scala di circa 1 :2000.

(23) In seguito vennero apportate, dal Moretti , le seguenti modifiche suggerite dal l'uso: l'obiettivo (perché non si sporcasse in volo) venne coperto con una lamina che si spostava quando scattava l'otturatore, l'otturatore a ghigliottina venne sostituito con un altro centrale e a settori più veloce (1/200 di secondo), focale 180 mm, camera oscura e congegno di scatto più robusti.

(24) Per il diario particolareggiato di tali ricognizioni fotografiche : SME - Ufficio Storico : Campagna di Libia, vol. V, Appendice, Roma, 1927 l fotografi militari furono di valido ausilio anche al serv1z1o sanitario, fissando al microscopio agenti patogeni di malattie dell ' apparato digerente, che nei primi mesi di guerra colpirono le truppe (colera, tifo , dissenteria , spirochetosi , etc. ) (25).

Né mancarono divagazioni << astronom iche "• come la ripresa dell'eclissi di sole del 17 aprile 1912

Al termine delle ostilità furono migliaia le fotografie eseguite. Tra esse, le più interessanti ai fini della documentazione storica della guerra , quelle eseguite dalle squadre fotografiche , soprattutto dalla squadra al comando del tenente Antilli

Ed è ad una selezione di queste immagini che è dedicata la seconda sezione di fotografie, che comprende anche quelle eseguite dai militari partiti per la nuova avventura africana con la loro "tascabi le "• neocultori dello scatto.

(25) Il fisico Foucault è considerato il padre della fotografia al microscopio; Incominciò ad interessarsi di dagherrotipia nel 1840; negli anni seguenti perfezionò sistemi di Illuminazione de i microscopi ed esegui le prime mlcrofotografle

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