-..
),t~~~l~ ·
Coll'i ~orre.nte con la Posta .
GIORNALE MEDICO OKI.
~
~ry REGIO ESERCITO 1., ........
" ,< • '1
l t f~J11''"1•·
r
" ,, • '"' l..n. f
•
l
\1~< ~· _ , • .. i ·,.' ·l
~
•
Anno XLV .
N. 7. -
Luglio 4897
R O MA TIPOGRAFIA ENIUOO VOGHERA.
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del VIa Vèntl Settembre (Palazzo del Ministero
.t...
SOMMARIO DEL LE :'IIATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
Tromllttta. - Tre case rte ascesso dei !eni frontali. . • . . . . . Pag. 6Si Lutarla. - Trauma tlsmo del lobo frontale dc~tro del ce n·ello In un 67i ferito di Abb~·C.uima . . • . . . • . . . . . . • • . Fanchlottl. - Soflra un casv di allacciatu ra della femorale per ferita 696 d'arma da punta e taglio . • . . • . . . . . . • · · ·
aiYI8T.t. • 1 '"lea!W.t.l.l IT.t.Li d l E• E8TIII:al.
RIVISH MKOICA.
Cabftto. - La tossicita del sudore negli epllctlicl . . . · · · · Pag. i lO Cabltto. - Il bagno d'aria calda come mez%o terafleutico di alcool 716 pa.rossisml ~>pilellicl . . . • . . • . • . . . . · · · · • 71l Kfsch. - Sopra un llistnruo nervoso 05$ervato negli ufOclali · • · • ;u Bernhard. - ESllntomi proMomicl e secondari. • . • . · • · · Moller. -Embolie del polmone per le lnie%ioni di preparati lnsolu· 7ll bili di mer~u r•o . . . • . . • . . . . • . · · · i1S Koolhaas. - Coma dispeptico . . . . . . . . . . - · · i • 71616 Goldschmldt - Influenza rtolla elettrlclta sullo stomaco umano Schriider. - Tfslcl febbri ci trulti . . . . . • . . . • · · ili Aro n - Gli aneurismi dell'aorta e i raggi Riintgen . . • · · 718 Lucaa-Chllllplonnl6re. Il ku bigasari . . • . . . · · · · · Wrlght e Stmple. - Impiego dei batteri morti per la diagnosi d~l 13 febbre tiroide e della febbre di Malia. - Metodo f~cil~ per ~= proYvisare una fiamma cannello per fare tubi cap•Uan di 5 men tazione. • • . . • . . . . . . . . . . • • · • • Braner. - Polfnevrite fatale. . • . . • . . • : · · . • • ~ra: Ltrmorez. - Cura dcll'oUte media acu14 nel penodo dJ sapp • %Ione . . . • . . . . • . . . . . • . · · · · • Cad6ot. - La diSilnCa nell'inizio della pericarclite reu matica. Huchard. - L'edema acuto del rolmone. Epicoudila lgia . . . . . . . . . . . RJVISTA CHIRURGICA. f'U!J· ;~
lnnaratone. - Un caso di diverticolo di l\leckel. · · • · 1' Frani. - Perlosllto costalo suppurati va da baceno d'1 Eber Platt. - Trattamento delle ferite delle vie aeree · · · · · Frlls Sano. - Ex osLosis luxu rians . . • . · · · · · · Contributo alla teoria dell'azione del proiettili • · · ·
;t~
;)O ;33 ~
erlìlltJ)•
•, 10 della cOJ1
(Per la conliuuozi ont dtll'illdi ce vtd01i la s• pog•
CLINICA OCULJSTICA DgttA R. UNIVERSITÀ DI TORINO
- --
DIRBTT.\ DA t. Pnm·. REY~!0:-<0
TRE CASI DI ASCESSO DEf SENI FRONTAL Contnhuziooe allo stnrlio delle allezionl dei selli cranio-facciali in relazione coi distu rbi visivi del dolt. Eclmondo Ta·omb c tta, capitano meùico. assistente onotario
Lo studio delle affezioni dei seni accesso ri nei loro rapporti coi disturbi degli organi visivi, ricevette un notevole impulso, in quest'ultimo ventennio, dai pr·ogressi della rinologia e dal perfezionamento de' f;UOi metodi d'esame, con cui fu possibile di seguire, passo per passo, il carrimino percorso da alcuni pr·ocessi infettivi per giu ngere all'orbita, e di dimostrare - come si espresse recentemente il Panas ('l ) - che la llora microbica del cavo naso-faringeo e dei seni cranio-facciali, costituisce una sorgente comunissima delle malattie dell'apparecchio oculare. Cosi avvenne cbe, in breve volgere d'anni , si studiò In. propagazione di tal une forme morhose dalla mucosa nasale alla cpngiuntiva per mezzo del canale naso-lagrimale, e gli intimi rapporti esi stenti fra un gran numero di malattie del naso e certi disturbi oc olari (fotofobia, dolori pal pehral i e bulbari, epifora, astenopia, reslringimento del campo visivo), non accompagnali da lesioni loca li , nè da al terazioni del fondo dell'occhio. Cosi avvenne, che le altre cavità pneumatiche della facc ia, le cui affezioni foron viste irradiarsi verso l'orbita con una freq11eoza maggiore di quanto si sarebbe sospett-nto, diventarono oggello speciale di sLudio; e alcuni 42
658
TRE CASI UI ASCESSO
disturbi oculari, o:>servati sotto un nuovo punto di vista, pre· sero posto fra i l\Ìntomi paLognomonici delle affezioni dei seni; la qual cosa è sopralutlo evidente e caratler i:Hica nelle malattie del seno sfenoidale. Infa tti, essendo noto che il canale ollico decorre sul limite supero- estt'rno di questo seno, e· la parete che lo separa dal dello canale, oltre ad essere molto sotLi le, presenta pure qualch e volla delle soluzioni di continuo , la guaina del nervo ottico può trovn rsi coperta direLLamente rlalla mucosa del seno; il che ci spi ega come un ' infiammazione di questa cavità accessoria , sia causa non rara di neuriti o perineuriti retrobnlbari, a cui il Berger (~ ) di ede giusta mente il nome di canalicolari, le quuli si manifestano con llmaurosi quasi improvvise, ora in un occhio solo, ora in entrambi. Delle affezioni dei seni frontali , di cui mi occuperò piil difi'usamente in seguito, si può dire che, o passarono inossernte, o si t:onfusero con affezioni osteitiche dell'orbit9, prima che si fissasse l'attenzione sui disturbi oculari a cui da·nno origine; e il Panas (3), nel rirerire alla Società fran cese di ofw lmologia quattro casi di asce~so di queste cavità, ebbe a di chiarare che a ciascuno di e~~ i co rrispondeva un antecedente error e di d iagno ~ i: difatti in due s'era diagnosticata una cari e per osteo-periostite del- margine orbitario superiore; nel terzo, nna gomma sifi litica del margine stes~o; e nel quarto una tenonite. Se le affezioni del seno frontale furono spe>so scambiate per processi morbosi dell 'orbita, quelle del seno mascelfare. le quali danno anche lu o~o quasi ~ empre a disturbi ocoh~ri di origine riOessa o infeuiva , si confusero più specialmente cou affezioni dentarie , senza dare il dovulo peso alla faciliti! di propagazione dei processi morbosi da questo seno all'orbita. Pe1· dimostrare, se pure occone, l'importa nza ùi un
DE! SE~! FnO~TALI
•·
6!:>9
esalto criterio diagnostico i n tali affezioni , citerò un caso ri. ,. ferito dallo Zie m ( .~ ), in cui una sintomatologia oculare assai 11 complicata di origine riflessa (paresi dell'accomodazione, midriasi, ambliopia), dimostratasi ribelle ~d ogni cura, scom J parve subito dopo la tr.1panazione del seno mascellare, che era sede di un empiema. E giacchè ho citalo lo Ziem, ricorderò un'altra sua osser· vazione (loc. cit.) circa un caso di ascesso orbitario consecutivo ad 1empiem:l del seno mascellare, in cui egli ammelle che il pus sia stato traspo·rtalo all'orbita per mezzo dei vasi; del qual parere non è per·ò il Berger (loc. ci t.), il quale si mostra piuttosto inclinato ad attribuire la parte d' intermediario ad un'osteo-peri ostite della sottile parete, che separa il canale naso lagrimale dal seno masceffare. Anche i processi infiammatori del labirinto etmoideo, Co()nsecutivi ad· ulcere delle fosse nasali o ad aOèzioni del cavo naso-fal'i ngeo; ma sopratullo i tumori (osteonii , (jbromi, cancri, poi ipi), si estendono in di razione dell'orbita, provoca n do disturbi oculari di varia specie. l n rani, do pochi è i neoplasmi hanno dilatato le pareti del labirinlo - specill lmente I ;L lamina papiracea - ed hanno invaso le cavità contigue , si vede sorgere un tumore sulla parete in tema fl cl · l'orbita ? il quale ~;po s ta il bulbo verso il . lato temporale, producendo la sintomatologia cru·atteristica de i tumori orbita! i. Ques to cenno rapidissimo delle principali affezioni dei seni cra nio-faciali, basta per mettere in piena luce i loro intimi rapporti con gli organi visivi, e per dimostrare che l'osservazione attenta e scrupolosa di certi disturbi oculari, la cni origine si credette, per _lungo tempo, lim itata alla sola orbita, ci può guidare facilmente alfa' diagnosi di talune malatti e delle cavità v11:me, c forni rci, per conseguenza, il
660
TRE CASI DI ASCESSO
mezzo sicuro d' instituire, in tempo uti le, un metodo di cura razionale ed efficace. Ed ora passerò alla descrizione dei tre casi di asr.esso dei seni frontali stud iati nella nostra clinica, i quali mi sembrano degni di pr~ rti co l are interesse per il fatto che, !ungi dall'offrire un inizio, un decorso ed un esito identici, ci perm~ttonv di fissare la nostra attenzione so pr:~ alcune varietia di !ipo non comuni, anzi di rei qnasi eccezionali, le qual i ·rappresentano, a mio avviso, un utile contributo allo studio dell.e a!Tezioni dei seni cranio-facciali. 1° Caso. L. Cesare, di 17 anni, studente, Pnlrò in clinica il 5 dicembre 1896 per g-rave esortalmo des.Lro. Kulla d' impor;ante dal la to ereditar io. L'individuo soff~ rse le malattie propr ie dell' infanzia, e andò soggetto tre volle ud e risipela della fa ccia nel pel'iodo di quattro o cinque anni. È di cos ti tuzione debole : 118 il torace appialLito ; le masse muscolari esi li; le g hiandole !in fatiche cervica li e solto-ma· scella r i ingrossate. Verso l& fine di novembre (1896) fu collo da febbr e alta , as· sociala a rossore e tur gore del naso e di parte delle guancia; e il g ior no seguente avverti una tumefazione del bulbo ocul~u·e destro, con intensi dolori sopraorbilali. Un medico, consultalo dall' infermo, diagnosticò una r isipola facciale e, dopo a ver gli prescritto delle a pplicazioni di compt·esse imbevute di acqua vegeto-miner ale senza alcun risultato, lo con si ~l i ò di r icorre re alla nostr a clinica , avendo constatato l'aggravarsi delle complicazioni da pat·te dell'organo visivo. A ~ suo ing resso, l'ommalato era febbf'icilanle (o8•,5-:l9•). Il fa llo c he colpiva maggiormente l'osset·vato.r·e era un pronunciatissimo esoftalmo: il bulbo e•·a spiato in fuori e al quanto in basso; era impedito in o~ni suo movimento, e vi s i no tava inter:sa cltemos i sierosa ed edema palpebrale. La
•
DEI SENI FRO~TALI
661
pres:>ione eset•citala col dito, provocava un dolot·e intenso: ma non forniva alcun criterio circa la sede pt·ecisa dell'affezione. che era cau!'a dt•ll'f'sol'lalmo.
V = ·:~- in 00. -
C. V. n01·male. L' ampiezza d'accomoda-
zione molto diminuila in O D. Si applicò una fasciatura compressiva, che non venne tollerata oltre le 12 ore ; però, dopo la sua rimozione, !;Ì consta tò che l'esot1almo era alrruanlo diminuilo. Sospettando un ascess o rell'obulbare, il12 dicembre si praticò una puolut·a esplorativa, ma con risultato nullo. Si pensò allora ad un ernpiema del seno frontale , e se ne ebbe la conferma dall'esa me praticato dal pr of. Gradenigo, direLtore della clinic a lariogo-otojalrica di rruesl'uni versi là; ma prima che si pr ocedesse a qualsiasi alto operativo, il pus cominciò a defluire a gocce dalla nat·ice destra, con graduale diminuzione dell'esol".almo. Il 25 dicembre, il so~gt:' llo venne congedato dalla clinica in buone condizioni, dopo esset·e stato s otto pos to a iri·igazioni antisettiche delle fosse nasali, ed a cura r icostituente. Ri presentatosi dopo lt•e mesi per un esame di contrt•llo , si constatò che il bulbo occupava la sua posizione normal e , salvo un lieve grado di s tt·abismo inCero- esterno. La sua motilifil s 'era ristabilita; i dulori erano scompar si: lo scolo ùi pus er·a cessato un mese circa dopo l'uscita del soggetto dalla clinica. f :nn.~idt•l·a ;ioni.
Con tnlln probabilità il momenlo eziologico dell' empiema fu l'eri sipela facciale, come nel caso del Belbèze (5) in cui questo fatto venne accertato con esaltezza ; il che confermerebbe le osservazioni dello Zuccarini (6), del Kern (7). del Gi etl (8), e quelle pitt recenti del Weichselbaum (!)) circa gl'intimi rapporti esistenti fra l'erisipela della faccia e l' infiammar.ione erisipelatosa della mucosa delle fosse na-
•
662 l
l •
l l
•
TRE CASI DI ASCSSSO
sali e dei seni cranio-facciali. Non si può però escludere in modo assoluto che il turgorc e l'arrossamento del naso e delle guancia rappresentassero semplicemente una fase del processo infiammatorio del seno, come nel caso del Becker riportato dal Walter llerger _(·IO), in coi, dopo una affezione della faccia, che aveva l'aspetto d'una risipola della regione frontale e nasale con suppurazione del tessuto cellulare, compane un tumore nella regione del sacco !agrimale destro, che, inciso, diede esito ad un liquido vischioso. Si tratta \'a d'una peri ostile svoltasi al disopra del sacco la~rimal e, con apArLura nel seno frontale. Per quanto riguarda la si ntomatologia, essa non era cosi manifesta e probativa, da non lasciare quakhe dubbio circa la diagnosi. Oifaui, non esisteva la tumefazione caralleristica all'angolo interno dell'occhio; ma un ~ protuberanza in foto del bulbo in avanti e alquanto in basso e non all'esterno; la sua immobililil era assolnta: v'era forte edema delle palpebr·e e della congiuntiva (chemosi): il dolore era intollerilbile alla più leggiera pressione su ogni punto del bulbo. Tale si ntomatologia induceva piuttosto a fare diagnosi di un ascesso retrobulbare; e fu appu nto partendo da questo concello che si praticò una jJUntura esplorativa nel seno coogiuntivale inferiore, che diede esito nullo. Escluso in tal modo il fle mmone dell'orbita, si doven1 necessariamente pensare ad un'affezione infiammatoria acuta dei seni viciniori (non ad un tumore, dato il rapido sviluppo dell'esoftalmo e l'acuzie dei sintomi}, e più precisamente de :>~no fron tale, avuto riguardo allo srostameo!o del bulho m avanti ed in basso; e tale sospetto verme confermato, come ho detto dianzi, dall'esame dei seni fatto dal pl'of. Gradenigo . Ma la maggior singolaritit del caso consiste nel keve de-
DRI
&N'l FRONT.\Ll
663
corso e nell'esito veramente inaspettato della malattia; poie/tè, mentre si stava per procedere ad un atto operativo, il pus cominciò a delluire a gocce dalla narice destra, con simultanea riduzione dell'esortnlmo e degli altri sintomi, fra cui il dolore sopraorbitario, che si era andnto esacerbando n grado n grado fino a divenire intollerabile. Essendo nolo iofalli che nei processi infiammaloi·j dei seni fro ntali , la ohliterazione dell' in{undilmlwn avviene con grande facilità e persiste a lungo, la guarigione spontanea per questa via de,•e porsi fra le eveolualittt più rare; e ciò c tanto vero, che nella leueratura ne trovai riferito un solo caso {Berger) ( Il ), in cui, nello spazio di ono giorni , un ascesso del seno frontale destro, che si era sviluppato in seguito ad una cor·izza acuta, si svuotò dalla narice corrispondente, con rapido miglioramento dei fenomeni locali o generali. Nel nostro infermo, adunque, l'ascesso del seno forma tosi mollo probabilmente in seguito ad erisipela della faccia, si accrebbe in b revis~i mo tempo ed eser·citù una compt·essione sulle pareti, facendo cedere lu più souile - l'orbitaria .la quale, fattasi convessa ver,;o l'orbita, produsse esoftalmo in avanti ed in basso. Sopravvenuto in buon punto lo svuotamento del pus per J'inj'nndibttlwn prima che questa parete fosse perforata, scomparvero ben presto tutti i distnrbi oculari, e l'individuo potè essere congedato dalla clinica qnasi com pl etamente guat·ito , e senza che si fosse dovuto ricorrere ad aLLi operativi. Oi grande imporlanza è pure il fatto già accennato nella storia clinica, e cioè, che all'esame di controllo praticato al nostro infermo tre mesi più tardi, le condizioni locali furono trovate soddisfacenti, senza ulteriore riprodur-ione dell' empiema ; poichè se gli autori ammellono la possibilità d'una guar·ig ion e spontanea in seguito a fuori uscita del pus dalle
66.i-
TRE CASI Dl ASCESSO
fosse nasali (casi di Ollier(12}, di Richet (13), di Kocher{l4), ne negano tuttavia la stabilità, osservando con ragione che, poco dopo l'evacuazione deli 'ascesso. l'infundibulum si obli· tera di nuovo, rendendo cosi possibile un' altra raccolta purulen ta. L'esito favorevole del nostro caso indurrebbe quindi ad ammettere che non sempre questo canale partecipi cosi io· ten samenle e lungamente al processo infiammatorio dei seni, da opporre un ostacolo insormontabile al deflusso del pus, sopralutlo quando la mucosa dell e fosse nasali sia antece· dentemenle integra, come nel caso in discorso. 2'> Caso. B. Dome nico, d' anni 46, contadino, entrò nell'ospedale il 23 marzo 1897 per un tragitto fistoloso lungo la volta dell'orbita sinistra. Il padre morì di 69 anni per cardiopatia; la mad1·e è vivente e sana . Ha un fratello e due sorelle pure st~oi. Non sofferse malaUie d'importanza: contrasse un'ulcera sul solco balano- prepuziale all'età di 16 anni; ma asseJ•isce di non a ver mai avvertita la comparsa di alcuna manifesta· zione sifìlitica. Sui primi d'ottobre dello scorso anno, fu colpito da dolori violenti irradiantisi dal naso ver so la tempia siois tJ•a , seguiti ben presto da tumefazione e da arrossamento di tutta la re· gione frontale, massime sotlo il sopracciglio. Un medico prescrisse l'applicazione di :vescicanli alla tempia e di cata· plasmi sulle parli lumeratte. Dopo due mesi, essendosi manifestata fluttuazione io cor· rispondenza del mar gine superiore dell'orbita, lo stesso me· dico pra ticò un'incisione, dando esito ad una discr eta quantitA di pus misto a ~angue. P ermanendo un seno fistol oso dopo le medicatUI'e successive, l'infermo venne cons iglialo di ricoverare in quest'ospedale, dove si constatò un tragitto fi stoloso lungo la volla orbita•·ia di sinistr a) il cui orificio
= =:::o:;;;;lll- -
-__,(;, -~ -
-
DEI SE.'il FIIO.'iTALI
665
cutane o, situato a pocbi millimetri all'esterno del fo ro del n. sopraorbitale, permetteva allo ~pècillo di pene trare liberamente nel seno frontale. Era vi esoftalmo in avanti, in basso e alq uan to all'esterno: leggiera chcmosi, mobililà in parte conse rvata, midriasi. O D. V =
:~ H p. + 0,75. C. V. normale .
+
R. Legge 0,5 So. da 20 a 50 cm. cort 2. OS v 20H ~ i CVint.sup.est.inr. 40 p. 070 - . . • 80 iO UO 60 R. Legge 0,6 Su. da 20 A 35 cm. con 5. Esame oflalmoscopico negativo. La diagnosi di fislola' conseculiva ad un empiema del seno frontale s inistro non poteva esser dubbia, e l'esame dit·etlo, oltre a confermarla, indicò quale punto probabile di ot·igine la carie dell'etmoide. Il 26 marzo si pr ocedette perciò alla trapanazione del s eno frontal e, ap plicando la corona del tra pano in corrispondenza della pat·te più interna del sopracciglio, e la si fece seg..:ire da inc isione e da allargamento del seno fistoloso verso la parte eslt> rna del sopr acciglio. Si diede esilo ad una discr eta quantità di muco- pus, e si praticò il raschiamento della cavita. Lavature con soluzione di subii malo corrosi vo all'1 p. 5000. Drenaggio del seno, facendo penetr are il tubo di canulchouc dal Lor o praticato col trapano, e fa cendolo us cire dall' ori tìcio fistoloso. M edicazione. Le lavatu r e furono proseguite nei giorni successivi. Ai pt•imi d·aprile, il liquido delle lavature usciva limpiJo; e dopo due setlimane, l'infer mo venne congadato in via di avanzata g uarigione. · Tornato all'ospedale un mese e mezzo più tardi per un esame di controllo, si constatò la completa cicatr izzazione delle ferite e la posizione del bulbo normale, come pure la sua mobilitll.
.. =
··
+'
+
o· s · v = 7iU 20 E app. Refrazion e t·itornata alla norma: C V inl. sup. es t. in!:_ · ·gu 85 606u·
(j(j6
TllE CASI 01 ASCESSO
Consi d1'1·a.:ioni. Qui si ebbe .come punto di partenza , la carie dell'etmoide. (sifilide?), a cui segui empiema del seno frontale sinistro, il quale produsse, in tin tempo relativamente breve, ectasia e perforazione della parete infet·iore, in prossimitit del margine orbitario superiore, qualche millimetro all'estP.rno del foro del n. sopraorbitale. ~lolto pt·obabilmente (e non esprimo la certezza, perchè questa fuse della malauia decorse prima che l'infermo entrasse nell 'ospedale}, il pus -data la posizione mol lo eccentrica del foro di com unicazione - si fece str~da sotto le parti molli della regione frontale, invadendo anche la pal· pebra superiore ; co~icchè, nd un esame superficiale, il processo morboso dovette dare l' impressione di una risipola iiemmonosa, e come tale venne infatti curatu. Quando, dopo due mesi, la raccolta purulenta si fece ben manifesta in corrispondenza della metiL circa del margine orbitario superiore, e venne incis-a con fuoriusci la di una certa q uan titit di pus, r esplorazione della fer;ta risul tante dovette render persuaso il medico che là lesione non risiedeva soltan to nelle parti molli , ma bensì nello spessore dell'osso frontale. L'individuo , adunque, al suo ingresso nell'ospedale non presentava piu un vero e proprio empiema del sen(l frontal e, ma un tragillo fistoloso aura verso la volta orbitaria, del quale non potevasi neppure trar profitto per praticare il rascllia· mento e il drenaggio della cavità, a motivo del suo lume assai ristretto e della sua sede talmente vici na al nervo sopraorbitale, che ogni manovra operatoria in quel punto avrebhe costituito un pericolo.
DEl SENI FRO:{TALt
667
Si dovette procedere, per conseguenza, alla trapanazione frontale, seguita dall'allargamento dell' orifizio esterno del tragitto fistoloso vers.o il lato temporale; dal raschi amento del seno e dal drenaggio fronto ·orbitario, con ~ sito tanto fe lice cbe, come ho detto, sul ~ioire di aprile, ossia un mese dopo l'oper11zione, le due ferite erano 'già compl etamente cicatrizzate. Or.a il punto interessante di questo caso consiste, a parer mio, nell'esito relati vamente rapido di guarigion e di un seno fistoloso attraverso la volta or.bitaria, essendo noto che la fistola del seno frontale, la quale è uno degli esiti piit frequenti dell' empiema, spesso non si ch iude che dopo mesi td anni di cura. Non è improbabile che la guarigione sia, anche nel nostro -caso, soltanto apparente, e che la fistola si riapra in un tempo più o meno lontano ; ma un nuovo el'\ame di controllo, cbe ebbi \'opportunità di praticare pochi giorni or sono nl-· \'indiYiduo, mi induce a credere che l'esito sia propriamente deliniitivo, perchè entrambe le cicatrici, specie quella dell'o· rilìcio sopraccigliare della ·nstola, oO'I·ivano toui i ca rntteri di una solidità perfetta. Come nel caso del ChandeluÀ (10), che io alcuni punti ~ simile al nostro, si sarebbe potuto procedere alla trapanaz.i.one delle lamelle etm oidali , che separano il seno dal meato medio, e praticare il drenaggio per la via del naso, tanto più elle, con.ogni probabilitù, il momento eziologico · dell'empiema er•a stato la .carie dell'etmoide. Ma questo metodo operatorio, già praticato, del resto, dal Ri beri (16) fin dal 1838, non meritava di essere preferito alla sAm_pli~e trapaoazione fr·ontale, perchè produce dei guasti non •odrJTerenti s ulle ossa. e un traumatismo c.ertament e maggiore.
•
6G8
TR& CASI DI ASCESSO
Altri due casi, che hanno q111alche somiglianza con questo, sono riferiti daii'OLLo (17) e dal BtHbèze (18): od primo si trattava di due fistole si tuate : l'una alla radit:ll del naso, l'aiLI'a nel mezzo della fronte, al limite superi~t~
dell'empiema; nel secondo , di una fistola al di sopra dell'arco sopraccigliare. L'esi to della cu ra fu in entrambi ne· gati vo. 3° Caso (1). C. Giuseppe d'anni 45, negoz:anle, entrò in clinica il 31 gennaio dell'anno corrente per esollalmo sinistro associato a no· tevole diminuzione di acutezza visi va. I s uoi genito ri morirono di malattie non precisate. Ha vno sorella afrella da ulcera dello stomaco. Andò sogget Lo alle malattie pro prie dell'infanzia, eri a Ire· quenti corizze, a ssociate talvolta ad epistassi. Ne l 18RI, dopo Uf.l lungo per·iodo di discr eto benessere, fu co'lto d~ una n raoe coriz.;a con intensa cefalea f rontale, e con secreoiane muco- purulen.ra da l la nar ice sinistr a, che durò circa tre mesi, dopo la quale si. accorse, per la prima volta, di un leggiero grado di esoftalmo sinistr o, che aodò aumentando in poche settimane, .fino ad impedire la com· pleta chiusura delle pnlpcbre. Fu diagnosticata una probabile p erioslile dell'arcata orbiLale, e vennero prescritte pennella't ure di tintura di jodio l' cura jodica interna , che fu seguita per sei anni, doran te i f)uali l'esoftalmo andò diminuendo a poco a poco, senza però sparire del lutto. Nel 18!)2 stelle pochi giorni in ques ta clinica, dove gli si consigliò la continuazione della cura jodica, e quella arsenicale. Sulla fin e del 189 1-, l'esoftalmo si rift!ce più manifesto., e comparvero, coi dolori sopraor bilali, gli allt·i sin tomi di acuzie, nonchè diminuzione notevole del potere visi vo. (Il Que~ to caso lu oggetto di una comunicazione latta all'Accademia medica di Torino dallo scrivente, nella seduta del ! 5 giugno 11197.
OEl
SE~ l
669
FRONT \1.1
Sullo scorcio del 189ti, av\·er lendo che que~la diminuzione era stazionaria, si decise a ricor rere a r1uesta clinica. L'individuo non contrasse sifìlicle. Abuc;6 alquanto degli alcoolici. Non c furrHltore. Al suo ingresso nella nostra sezilne, c;r notava: Coslituzione debole · pallore della cutP " Jelle muco~e visibili: segni di vecchiaia precoce. Esoftalmo; rl buloo era spostato io avanti e m basso, ed impeclito m quasi tutti i suoi movimenti: nou v'era traccia di che mosi m> di eùema palpebrale. La pressione sul bulbo - massime dal basso verso l'allo - procura\'O un le:?!!iei'O dolort.', mn uon ri•iuceva punlo l'esoftalmo. La reg10ne frontale sinistra si mostra,·a alquanto più sporgente della d••stra. F.c;ame delle ca' 'ilil nasali negativo. O D. V = !~- R. e C. V. normali.
0 S. V = :~o R. abolila. C. V. = ~~l. :~r e~. i;~·. All'esame oflalmo~copico si rilevarono segni di edema della papilla. ~ febbraio. - Sospett.an·lo resistenza dr un lumot·e orbilale, si praticò - previa clor•o-narcosi - un'incic;ionp sulla pol pebrn inferiore, in cot•t•ispondenza della l'ima genio-palpebrale; si sezionò l'anj!olo esterno, e si afTuudò il Laglio ne ll'orbita, ove non si rinvenne alcuna neoplasia, né traccia di pus. Però il dito esploralot·c avver·ti cho la volta or·bilat·is ers fortemente incur,·ata, con la sua con\'es,..rtu rivolta 111 basso, e, in un punto della vulta stessa. a l 11 cm. di~tro il msrgine orbitale supet•rore, e in pl'ossirnità del suo angolo esterno, incontrò un foro del diametro di circa 7 mm. contoroato da un cercine duro, attraver•so il quale sporgeva una membrana elastica, che cedeva alla pressione del dito. Sostituita al dtlo una sonda, questa perforò la membrana, e penetrò, in una cavità soprastante all'orbita, con sede piu eslerna di quella normalmente occupata clal seno frontale, rianno Psito ad un detrito di color giallo- rossaslro, che venne n.ecollo per gli opportuni esami. 5 febbraio. - Supponendo l'esistenza di un tumore nel j
670
TRE CASI
DI ASCESSO
s eno frontale, o in un seno accessorio, si procedette alla tra· panazione d~lla parete anteriore della cavità. suddetta. (In· cis ior]e e s uccessiva applicazione di u111a corona di trapano sulla regione fron tale, a 1 cm. circa i111dentro della coda del sopracciglio sinistro) Tolto il disco osseo, si cadde sopra una cavità discretamente ampia e vuota, denudata di perio· stio, a pareti scabre eJ usurate, la quaJe - come si potè constatare con lo specillo - era separ-ata dal seno frontale pe1· mezzo di una parete ossea, e comunicava coll'orbita mediante il foro già menzionato. Raschiando IeggermeoLe Je pare ti di tale cavita col cucchiaio, si estrasse una piccola massa d i detrito identico a quello che era già stato raccolto dall'orbita. Nessuna traccia di un quals iasi processo morboso in atto. Lavature antisettiche: drenaggio: medica1.ione joo..loformira. 22 febbraio. - Trapanazione del oero seno fron tale: secondo il processo indicato dal Guillemain (1). Questa cavità s i rinvenne vuota e normale, sia pe1· capacit.è c he per struttura, e separata dalla cavila più esterna per meizo della parete ossea già constatata nella prima trapanazione. Lavalut·e antiselliche ·e medica tura jodoformica. In meno di un mese, le tre r.,rile erano quasi del tuUo cicatrizzate : l'esoftalmo appena sensibilmente diminuito: nessuna modificazione nel visus e nel campo visivo. L'inelividuo si ripresentò io clinica per un primo esame di coJttr·c,llo; ma le condizioni era n Q invar iate.
Considcra:ioni. L'esame microscopico del detr·ito rac~olto dall'orbita durante la prima operazione, avendo dimostrato che questn massa ~ru mulosa era costituita da un gran numero di cri~ stalli di colestearina, e da detriti albuminoidi e grn,;~ r ( l} G CILI.EIIAII'.- J-:tudt SIU'{e! abcis d~$ slt!U$ .(roniOUI.t
cipa lcmeul dans leurs ' omplicationl orbilairu. -
~OII.<Ìfl o'•·;•J prin·
.A rrlliv~ts d'cplllalm. IS9I.
DEl SENI
FRO~ TALI
671
amorfi, ci si affacciò alla mente il sospetto dell'esistenza d'un tumore nel seno frontale o io un seno accessorio attiguo al frontale, e più precisamente di un colesteatoma, • come nei casi del Neumann ( 19), del Oemarquay citato dal Bel'lin (20), del Rohmer· (z l} e dello Schwartze (22). Ma la successiva trapaoazione del seno, e i ripetuti esami microscopici del detrito, i quali esclu~ero in modo assolnto la presenza in esso di el &3menti cellulari epiteliali o di altra natura, ci costrinsero a riconoscere che il no stl·o concetto diagnostico mancava di un fondamento posilivo, quantunque, dal punto di vista dell' istogenesi, on colesteatoma del seno frontale potesse ritenersi come probaùile, ammetlendo, come nel cnso dell o Schwnrtze, una inclusione fetale, analogamente a qunnto si verifica pei colesteatomi della dura madre. [IJostroem (2:3)]. Escluso il colesteatoma, la diagnosi piiJ. probabile mi parve qu_ella di un empiema del seno frontale origina to da una rioite purolenta acuta, innestatasi sopra una corizza a ripetizion e undici anni addietro , epoca della prima comparsa dell'esoftalmo; empiema decorso lentamente fra pareti ossee, senza alcun intervento chi rurgico, senza che il pus si aprisse mai un passaggio verso l'esterno, e guarito spontaneamente, come talvolta guariscono gli asces~ i non aperti, per ispessimento del pus e per degenerazione granulo-grassosa del medesimo. Come l'ectasia della volta orhitaria diede luogo, nel 18X6, all'esoftalmo, che poi andò diminuendo lenlamenle per· la diffusione del processo nell'ampio seno frontale, cosi la perforazione di questa stessa volla con propagazione dell'ascesso nell'orbita produsse, nel 1894, la ricomparsa di grave esof\a\mo e la recrudescenza di tutti i sintomi acuti, nonchè la notevole diminuzione del visus e il restringimento del
,_
6 -~
TllE CAS I DI ASCESSO
campo visivo. T1·e anni dopo questa recrudescenza , l'indi viduo si decisi'! finalm ente a soltomettersi ad un alto operati vo nella nostra clinica; ma allora ogni pt·oc~s so infiam· matorio e suppurativo era già estinto, e non ne rimanevano che le ultime traccie (esoftalmo, lesioni ossee). l.a presenza dei cristalli di colestearioa nel detrito, la ritengo senz'altro una conferma del nuovo conceuo dia !-1"nostico che mi venni formando del caso in parola, poichè tali cristalli, trovandosi ord inariamente nel pus rimasto a loogo in cavit<'t chiuse e negli antichi essudati di cavit.à sierose, ci rappresenterebbero semplicemente l'ultima fase della gua· rigione spontanea di un ascesso racchiuso fra pareti ossee, il quale non riuscì ad aprirsi un passaggio Yerso l'esterno. Ma, ritornando alla singolarità anatom1ca accennata dianzi, esisteva un seno frontale accessorio, come nel caso del 1\ocher (24-), oppure si trattava di un unico seno di ampiezza superiore alla norm;de, come nei casi citali dal llu.' se h (~ii), dal Sappey e da altri anatomici ? Se si ammette l'esistenza di un seno accessorio. ogni consider:nione sulla parete ossea interposta fra le due cavitit è supernua; ma io tal •:aso r iuscirebbe assai dircile, per non dire impossibile, il rendersi ragione della propagazione al seno accessorio di un processo morboso che, con ogni probabilitil, el.Jbe origine dalla fossana sale sinistra. É quindi a~ sai più lo):\ico l'ammenere che si tralla5se. nel nostro caso, di un seno frontale mollo ampio, occupante, cioè, nel senso antero-posteriore, la melà circa della volla orbitaria, ed estendentesi, nel senso trasversale lino all'angolo sopero-estorno dell'orbita ; di cui "il proceS$0 infiammatorio invase dapprima la porzione più esterna, e, in seguito, le parti profonde ed esterme; mentre per un processo di periostile ossificante, si venne formando un sello, che se· parò l'ampio seno in due cavità distinte.
DKI SENI FRONTALI
. ..
r .
'
• ,•
673
• · Mi sono potuto convincere della facilita di formazione di fiUesta parete divisoria, con l'esame di numerosi preparati di ossa frontali, nei cui seni - massime se molto ampii -bo constatato sempre l'esistenza di lamine ossee disposte lrasversal mente fra i due tavolati , alcune ascendenti, altre discendenti, con le estremità aguzze quasi a contatto , le quali mi ~avano quasi l'idea di pareti incomplete; il che era stato l{ià osservato dal Merkel (l) . Resta ancora a spiegare la notevole diminuzione del visus rilevata nel nostro infet·mo ( :
°
), e il restringi mento del 00
campo visivo. Io credo c.be il. primo fa tto si possa attribuire: in parte al rapido aumento dell'esoftalmo, sopravvenuto nel i 89+, il quale, dopo aver fatto sparire la curva normale a forma di S del nervo oLtico nel suo tragitto dall'occhio al foro omonimo, provocò una reazione infiammatoria nel nervo stesso seguita da atrofia ; e in parte alla diretta propagazione del processo nogistico dell'orbita alla guaina di questo tillervo , a cui succede ordinariamente una perineurite (Berger e Tyrman) (26). Per quel che riguarda il campo visivo, la questione è più complessa, e meriterebbe uno svil uppo non consentito d <l i ~tmiti di questo lavoro. Voglio ricordare soltanto che il r estringimento del C. V. è un sintomo càratteristico delle aiTe~ioni del seno sfenoidale, e che s' inizia dal . lato temporale, per farsi più tardi concentrico. Qaest'ultimo fatto dipenderebbe, secondo il Berger (27), d a ciò, che le fibre del nervo ottico, vicine al seno sfe '
( l ) c Nell'interno tlei seni;rrontall esistono ordinariamente d'elle lamelle sporgenti ed agutze, le quali delimitano dei compartimenti in forma di diverti-
o:oll • . IMRREBL, Handbuch der top ographbehe>l Analornie).
43
674.
TRE C.\ S I DI
A SCK~SO
noidale, vanno a fi nire alla parte iDLerna della retina, la quale è appunto quella che appare lesa nella zona tempo· rate del campo visivo. Siccome nel canale ollieo le fibre che terminano nella macula sono situate, secondo le osservazioni del Samelsohn (28), nt ll 'asse del nervo ottico, co~i son quelle che vengono lese per le ultime dalle affezioni del seno, che si propagano dalla periferia verso l'asse. Ora, essendosi constatato nel nostro caso un notevole restringimen to del C. V. sopratollo dal lato temporale sup. est. in f. in h . d b b'l ( 30 60 50 25 , c e avra prece uto mo 1Lo pro a ' mente la diminuzione del V., si potrebbe supporre che data l'ampiezza del seno frontale e l'estensione del processo infiammatorio - si sia verificata una partecipazione parziale del seno sfenoidale al prot:esso medesimo . Comnnque sia, sta sempre il fallo che il restringi mento del C. V. osservato nel nostro infermo, è d'un'importanza verameute eccezionale; poicltè, non tenendo conto del caso del Lawson (29) in cui era preceduto un grave traomatismo, si trova citalo finora il solo caso del Berger {30), il quale Fa seguire alla storia clini ca le seguenti parole : C'est la p1·emière fois que l' on constate nn rétrécissement t/u c!tamp vi..mel dans une affection du, sintts frontal.
t.·)
r tre casi di empiema dei seni frontali che -ho descrilli, rappresentano, adunque, tre forme tipi che diver;;e di questa affezione, e cioè : una forma acutissima terminatasi io on breve periodo di tempo con lo svuotamento del pus nelle narici : una forma subacuta con un esito di fistola, la quale si avviò pure rapidamente a guarigione: una forma a de·
DEI SENI FRONTALI
corso lentissimo, con guarigione spontanea per estinzione di processo. A nessuno poi sfuggirà la singolare importanza del terzo caso - unico nella lelteratura - sopratutto per le partico larità seguenti : 1 . La non comune ampiezza del seno frontale, e la formazione del setto osseo, che diede origine ad un seno che chiamerò pseudo-accessorio. (Nel caso del Kocher (31 ), si trattava di un vero seno accessorio). 2. Il lunghissimo decorso dell'affezione (·l i anni). 3. L'estensione e la gravità delle lesioni ossee (considerevole. ectasia ed usura della parete fronta~e. perforazione della volta .orbitaria , ~olo in parte ripat·ata da una membrana tìbro!'a ; probabile partecipazione del seno sfenoidale), le qual i decorsero senza che il pus si :~prisse un passaggio verso l'esterno . 4. I gravi disturbi visivi (dimin.uzione notevole del V. e restringimento del C. V.) che, nell'empiema dei seni frontali, costituiscono una vera rarità. 5. Le gravi difficoltà diagnostiche presentate dal caso in parola, i sintomi e il decorso del quale deponevano piuttosto per l'esistenza d'un tumore. Prima di chiudere questo .mode~to contributo, sento il dovere di esprimere la mia più viva gratitudine all'illustre prof. Reymond per la benevolenza dimostratami; di cui serberò incancellabile ricordo; e di ringraziare l'egregio professor Gradenigo e i miei colleghi ed amici dott. Bocc i e Pes, assistenti in questa clinica, alla gentilezza dei quali ricorsi più volte per consigli ed ai uto. Torino, l O giugno ·l 897.
l
6/6
TRE CASI DI ASCESSO
BIBL IOGRAFIA
L e role de raulo·in{ecllon dons lei maladiu oeulaires. CArch. d'ophlalm. N. 5, 1897). (:!) 8EaGER. - Rapporti enlre lu maladies de. ymx tt ceUes du ne: ti du cavilés vollinu. - (Paris , 189!). (3) PANAS. - Considér·ations cliniques sur le a bcèl de& si11u1 (ronla u:r;, tu. - (Bull. et Mcm oires de la Soc. frane. d 'ophtatm., 1890). (4) ZIBM.- Jlonatschri{l (iir Ohrenheilk. - (188i, l'i. IO Klìn. Woch. 1.888, N. 37. - Allgem. Med. Ceotralz'litung, 1887, N. 17. - lllid. N. 48-491. (5) BETot:zs. - Gaz. des IIOlJ. 186(1. (6) Zucc ARIIII. Ges icMt·ol lllau{ ìm J'erlalt(e des TYt>liul. - (Wr. med. Woch., 1853). (7) 1\~nN. - Utber d er Beluwdlung des Typ1tu1 n~clt Beobacldungtll ou( d er l mcd. A blh. ìm $1. Kra·nke11/1.. 1u Muncllen. - (Wr. med. Woch., 1856). (8) GIRTL. - In Canstalla Jallrsber. - (1860, ' U. p. 53). (9) WBICHSBL DA U~. - Phlegrnonii&e Entzu ndung der Ne~nhultlen der lt"<JU. - (Wr. Med. Jahrsller. t 87i, p. tt7). (IO) W ALTER Bt:nG BR. - (Jahrbuch der allgm. und jgesammten Medicio. B. 16!, t874). (ttl B~RGRR. - Loc. cii. al N. :!. (t\'!J 01.w:n. - In lhéss de Pitiot. - (Lyon, 1888). (13) RICHF.T. - /t~ 1/iCse de Sonferan. - (Paris, ! 870). (14) KocusR. - In lltli1t de K oenig. - (Berna, t882). (t5) CoANDB~UX. - I n Illese d e Piliol. - CLyoo, t!ISS). (t G) RIBBRI. - Dtu casi di asc,sso dei w~i frontali. - (Giornale delle sciaaze mediche di Torino, 1838). (17) Ono. - D eufsch. Arcll. {iir l:lin. 11/rà. T. XV. (13) BETo~zs. - Loc. cii . (19) N ~u»ANIII. - Ueber Sarcorne mil emlrlhe!ianen Zellen ncbJI BerMf· k1mgera iiber die Sl1 l h4ng der Sarcorne zu dm Carcinomen. - (Arch. ·der Ht~ilk . , t 878, p. 305). (to) 1/andbuch der (/lllamrnten Augeull.el/1:., T. VI, p. 7U). (il ) HOIIliRR. - Bull. ti Mèm . de la Soc. frane. d'ophlalm, 1889). (H) SCBWARTZ&. - Choleslealoma ve1·um squamat o~Sis ternpor um. (Arclliv. fiir Ohr eoheilk. H Band, 1896). (23) BoSTIIOEll. - Uber die pialen EpilùrmoiM, Dermoide und Lipome, duralen Dermoilù. - (Ceotralblatt fùr allgm. Pathol. uml patotogì;che An•· tomie, VIli Band, 1897). · · (\!4) Kocnsn. - hl lhc!e de' 1\oemg. - (lleroa, tSSlJ. ('5) Ruvoc R. - Obser·Vtltionum cenlur·ia. - (1691). ( t ) P.uus. -
""d
lJ;.• : .._ o .... l
•
DEl
SE~I
FRONTALI
Gi7
Dk J.:rankheiletl der KtiltJein-1/iihle und d es Sitbbein-Labyri,•lhel. - (Wiesbaden, t88G). (21} B.s no en. - Loc. eU. (18) Archivi di Grae{e, XVIII, l. 1!9J LA wsoN. - In l h.é3e de Koenig. - (Berna, 1.882). (30) BERGEft. - Loc. cit. (31) K OCUSR. - Loc, clt. Dssca.AXPS. - Traiti du mal.adiu del {oues nasale.;, el de leur1 1inus. (Paris, tSO.'>· WE&LS. - AbiCtU O( (rontal .!intu. - (Laneet, 1870, p. G9,). STBINBR. - Oebc1· clk Bnuoickelung de1· Slinlh6hlen. - (Arch. fur Klin. Chlr., 1 871.. B. Xlii, p. t44). VALBRONt. - Contributo alla Storia clin ica dei tumori dell'orbita. - (An n. di orta lm. 111, p. t i5, 187-'). KLBI!I. - Z11r K01odalik <kr J\'eurorelinilu im Polge von Orbilo/-l umoren. - (Wieo. med. Presse. ìS. :!3, t8i5). R ECKBIIBIIRGER. - Otber BxophtalmtU. - (\\'urzburg, !877). HtGGEK:>. - On clisleMion o{ (rontal dnus.- (Guy. Hosp. 1\ep. T. XXV., pag. 27). Pt:AN. - Fifttde du 1inus (rontal. - (Gaz. !Ics Hop. N. 9, t881). NoTA (Mauriee).- Abeti• de situu (ronlaux. - (Ree. il 'ophtalm. p, 160, !883). KtPP. - Calel o( dileoaea o{ IM (ronlat 1fnua. - (TransaeL or lhe Amer. (:!6) BERGBR e Tvftux. -
ophtalm. 188!). Bt>LL. - Ab"el$ o( bolh {t'~nlal IÌIIUitl, ~cc. - (Transact. or the .~~cr. ophtalm. 1883). RBWE. - ln(lammatiOtl du sinus (rcmtal. - {Caoadiau Pmctitioner : mag-
gao, ! 887). MARTIN. - Contributlon à l'elwle dci lumetii'S des ~inus (rontaux. -
(l'hèse
de Paris. t 888J. &hoxus. - Eo:oplltalmus und Diplopie inl Folge von Empyem cltl rechtsseiUgen sinut (roratalil. - (Kiin. ~onats. fur Angenheilk, 1886). FELTESOB:o~. - Drtl Fallen oo• Biltran1ammluug in Stirn-und Aragtnhtihlt. - !Centralbl. ritr praklische .~n:;~>nheilk. Januar, hl88). ScUAI!FER. Zur lliagnnse tmd Titfrll]llt dtr Erk. clt1· 1\'ebcnh•ih/en der .\'ase, ecr. - Orut~dtc m••t. Woch., t ~90). fiE cC ARIA - D11e ctui eli asceuu dei seni f••onlnli. - (Annali di ortahn-. Anno xxr. t893). 0AKS. - 'fht difTtrtnlial diag•aosis ancl 1'her. o( SttPJHtralion o( ll•e accts· sory caoill~• o( lhe tiaat. - (Med. Ncw~ . 2 setl. 1893, p. i75). GRADIINIGO. - JnltJ rno al qttaot•o clinico detta sinulile {ronlalt ac11la. Comunicazione. - (Giornale dell'.~ccad. mcii. di Torino, fehbr. 189>).
l
6i8
TRAUM!TISVO DKL LOBOFRONTALK DKSTRO DKL CKRULLO IN UN FERITO DI ABBA-CARIMA.
Contribll7JOne alla casulstica per le localizzazioni funzionali del lotto f.ront&le per Il dott. L . .&aria, capitano medico
Mercè gli sforzi combinati dell'anatomia patologica, dell'espel'imenLazione fisiologica e della clinica, si è falla abbastanza luce nelle tenebre delle funzioni cerebrali, e la • corteccia del cervello, tra gli altri, questo organo supremo nel quale si compiono più specialmente i processi psichici, è abbastanza largamente esplorata. ~fa nella carta geografica che tal i investigazioni ha permesso di drizzare esistono ancora ampie zone candide, che aspettano le loro indicazioni funzionali. Il cervello anteriore, i lobi frontali, la regione ritenuta ab antico il recesso 'Più intimo del pensiero, piu particolarmente si erge come sfinge indecifrabile ai tentativi dei ricercatori. Le più disp~rate divergenze permangono sulla funzione del lobo fronta le, e la prova palpabile che è mercé esso che noi ci libriamo nelle più alle sfere dell'idealità, che in esso più particolarmente si eia· borano le più elevate r.oncezioni della scienza, le più squisi te creazioni dell'arte, che in esso si accende la scintilla del genio, ci sfugge, e non di rado anz i si producono documenti che parrebbero parlare nel senso affatto contrario. Ben a ragi(lne dunque il professore Durante nel Xl Congresso della sor.ietà italiana di chirurgia tenuta a Roma nel• l'ottobre del •1896, nel dare comunicazione di due casi di
TRAUMATISMO DEl, LOBO FROXTALE DESTRO DEL CERVELLO 679
lesioni dei lobi frontali avuti ad osservare, eccitava i chirurgi, cui spesso capitano dei casi analoghi, a riferirne. Certo, l'esperimentazione migliore in fatto di intelligenza è quella che si può raccogliere nell'uomo per opera dei processi morbosi e delle lesioni traumatiche. Essa può mancare di precisione perch é non localizza l'opera sua in sfere determinate. può mancare di chiarer.za, parche la sindrome morbosa cui dà luogo ooo è tutta di produzione locale, a zone mute di fronte allo stimolo morboso contrapponendosi le reazioni a distanza. Se è perciò dillicile di poter conchiudere dai si ngoli casi, i grossi gruppi casoislici, completandosi a vicenda potranno diradare il velo ancor denso in fallo di localizzazioni intellelluali. È bene dunque che qual~ siasi documento venga registrato, che nulla vada perduto in tale casuistica. È per soddisfare a questo còmpito, non che per rispondere all'autorevole invito del professore Durante, che io mi ac-
cingo a rendere pubblico il caso di una grave lesione del lobo frontale destro avuto ad osservare in Afr·ica tra i feriti di Ahba-Carima. Ho indugiato alquanto a farlo, perchè è noto che in fa tto di traumi cerebrali i disturbi funzionali maturano spesso a lunga scadenza, nè ancora oggi. ad undici mesi di distanza, può ritenersi questa Il' ultima parola. Per ora non contiamo registrare altro che gli effetti prossimi della lesione traumatica. Se la questione funzionale predomina d' importanza in qllesto caso, l'osservazione non è del tutto trascurabile dal punto di vista prettamente chirurgico, a cui riguardo mi dilungherò in qualche particolare .
.. •* Bassi Francesco. soldato nell'8• battaglione d'Africa, della classe '7 4, nell'infausta giornata del 1o marzo dell'anno
680
TJUUliiATISMO DBL LOBO FROXT.o\LE DESTRO
scorso, ad Abba-Carima, tu ferilo a)la testa da un lenibile fendente di sciabola per mano di un cavaliere Galla. Tramortito, senza perdere intieramente coscienza , cadd~ a terra. Riavutosi potè tentare la ritirata. L'undici marzo, dopo aver sostato un giorno ad Adi-Ugri, ove dopo otlo giorni di stenti e di sofferenze por~ avere la prima medi· catura ed i primi conforti, arrivò all' ..\smara, ed ivi venne ricoverato nel reparto misto a me allìdato. Giovane di sana costituzione, in buone condizioni nutritive, non mostrava altra nota delle sofferenze patite che un discreto grado di anemia. 1n corrispondenza della bozza fron tale destra appariva un ampia breccia granulante e (X)perta di pus fetido, in allo della quale sporgeva un corpo rotondeggiante della grandezza d'un uovo di piccione, anch'esso granulante e pulsante. La regione orbitaria restava cempletamente nascosta sotto l'ampia piaga. Al primo esame si capiva cbe quella breccia era costituita da un vasto lembo abassato dalla fronte sull'orbita, in sollo del quale si scorgeva l'occhio perfettamente integro. Il lembo partiva dal· l'alto della bozza frontale e si arrestava ad una linea che dalla glabella raggiungesse l'apofisi orbitaria esterna; era a tutta spesezza con lo scheletro osseo in molteplici pezzi fratturato. La parte pit'l sporgente della cavità cranica, in corrispondenza della bozza frontale, ne era restata lesa, mercè un foro della grandezza di poco meno d 'un pezzo da dieci centesimi. Da esso protondeva quel fungo cerebrale, mezzo necrotico e granulante. Vi era modico dolore di testa, sensazione fuggevole di vertigine nella stazione eretta. leggiero stato febbnle che nella sera raggiungeva 38• a as· ,5. Quel che più tormentava l' infermo erano dei riolenti e pertinaci dolori di ventre che perdurarono per molti giorni , effetto senza dubbio del genere d'alimentazione usato
':
.. DEL CERVELLO
68t
io quei giorni di peregrinazione : aspri ed aridi frutti selvatici, acqua scarsa e spesso putrida l Stabi l ii~da prima di disinfettare quella breccia suppurante,
e le condizioni generali nei diversi giorni successivi si mantennero quali le abbiamo accennate. Quel lembo deformandosi ogni giorno più, il ,19, benché la secrezione non avesse del lutto perduto il suo callivo odore, in tervenni. Previo energico raschìamento, nella narcosi cloroform ica, si liberò il lembo dalle abnot·mi fissazioni. Si constatò cusi che anche la volta dell'orbita era fratturata comminutivamente. Si asportarono le schegge ossee eh~ non pro mettevano di attecchire, o già morte. A grandi stenti si potè spiegare il lembo recidendl) tutte le corde fibrose neoformate che lo accartocciavano, e, ad assicurarne la forma, convenne fissarlo al labbro superiore della ferita. Fu giocoforza asportare il fungo cerebrale e lo si fece al bistouri, sezionandolo allivello del foro osseo. Fuvvi dalmoncone cerebrale scarsa emorragia parencbimale, che cedè alla compress!one prolungata qualche poco ed all'acqua calda a conveniente grado. Uno o due punti emorragici per vasellini di una certa grandezza, si chiusero alla cauterizzazione mercè il becco di una sonda arroventata alla lampada a spirito. Il moncone cerebrale aderiva tutt'i ntorno all'orlo del foro . osseo. Ci colpi la forte pulsazione che si percepiva sn di esso. F11 tentata invano qualche puntura esploratrice colla siringa del Pravaz. La parte asportata, del volume di un uovo di piccione, del peso da • a 5 grammi presenta va la costituzione macroscopica di una circonvol uzione cerebrale, lasciaodu distinguere la sostanza grigia;dalla bianca. Er·a notevole un certo gr.ldo di secchezza ed una tinta leg-
germente oscura, sia nel pezzo asportalo che nel moncone cerebrale.
683
TRAUIHTlS MO DEL LOBO FRONTALE DESTRO
Messo a posto il lembo con punti staccati , si lasciarono duo drenJggi ai due estremi della base, glabella ed apo· fisi orbitar·ia esterna. La fronte ritornò nella configurazione naturale e l'occhio riapparve libero , per quanto coverto dalla palpebra superiore paretica. Oa un massimo termico di 37", 7 che si ebbe il 18, vigilia dell'operazione, si andò degradando sino a raggiun ger~ 31" il 23. Perdurò il dolor di testa e dopo un giorno di sosta incominciò la secrezione pei tubi a drenaggio ma senza odore. Il 23 però la parte al ta del lembo apparve turgida e pulsante. Vi si oppose una fasciatura leggermente compressiva. Nelle ore pomeridiane del 2.• il dolore di testa abituale crebbe di molto da divenire tormentoso, la fle ssione del capo si riscontrò menomata ai due ter·zi dell'ampiezza normale da due corde nucali di contrazione, la temperatura risalì a 37",4. Si disfece la fasciatura compressiva. Permaneva il turgore pulsante della parte alta del lemlro, ove evidentemente si era riformata l'ernia cerebrale; la secrezione persi:>teva senza odore. Nei giorni seguenti la sindrome meningiticà si accrebbe, il dolor di testa si fece più grave da)trappar gemiti all'infermo; la intelligenza nonostante restava integra, ma nella notte vi erano vaniloquì ; la contrazione nucale di. venne più manifesta e ne restarono meooruuti anche i movimenti laterali del capo. Il lembo, adeso in tutta la sua periferia, cominciò a scollarsi all'esterno in sopra del drenaggio dietro la propulsione retrostante. ll 26 si riscontrò nella medicalura un pezzetto di tessuto cerebrale fetido eco n la secrezione ridivenuta di cattivo odore fluì della sostanza cerebrale disfalla a consistenza di colla di farina diluita. L'eliminazione cerebrale si mantenne abbondante sino al 30 marzo, accompagnata dal corteo sintomatico piuttosto gl'ave di sopra accennato, indi cominciò a decrescere parallelaruenle ai feno-
J
DEL CERVELLO
683
meni reattivi r.pel 4 di aprile cessò del tutto, mentre il lembo scollato in buon tratto del lato esterno si appianò e non lasciò scorgere che la pulsazione di fronte al foro cranico. Ultimi a cedere furono :1a temperatura febbrile ed il fetore della secrezione, il cbe avvenne verso l' 8 di aprile. In seguito non residuò che una pert'inace secrezione pei due fori della base del lembo, secrezione che teneva all'eliminazione di squame ossee necrotiche, ed una leggera dolentia del capo. L'ammalato riacquistò il suo buon umore e la ·mercè di cop iosa alimentazione ingrassò. Il 23 maggio volendola far finita con la secrezio ne, siccome si avvertiva con lo specillo dal foro della glabella qualche punto necrotico che tardava a mobilizzarsi, e d'altra parte dovendo mettere a posto il lato esterno del lembo, scollai questo tutt'intorno nella periferia, scuoprendo in alto porzione dal foro cranico che veniva dissimulato da Oorido connettivo, resecai qualche punto necrotico del frontale e rimisi a posto il lembo. Il giorno successivo vi fu qualche accenno di reazione meningea, che svanì nelle 24 ore, sicché l'ammalalo il 29 maggio potè seguirmi vegeto e contento sul muleuo per ~la ssaua, ove lo lasciai i131 e di dove d opo pochi giorni pt·ese imbarco per l'Italia. Passando per Napoli nell'agosto !'Uccessivo , in quell'ospedale militare seppi dal personale del reparto e da alcuni ammalati compagni di degenza all'Asmara del Bassi, che questi era partito il 12 luglio completamente guari to. Quel che mi sorprese durante il lungo periodo che ebbi in cura questo ammalato fn la integrità mentale nonostante la grave lesione cerel.Jrale. Egli ragionava di tutto con senno da dimostrarsi un ragazzo di svegliata intelligenza. Ricordo fra le altre che due volte S. E. il generale Baldissera ebbe a fermarsi presso il suo letto, e due volte egli raccontò nei minuti particolari la storia delle sue perivezie, •
()8.\.
TII AUliATISliO DEL LOBO FRONTALE DESTRO
serbando sempre un netto filo logico nella esposizione dei fatti , dando assennati giudizi sulle circostanze e colorando al ruopo la narrazione r.ol sentimento di soldato sopraffatto ma non depresso. Un ica nola alquanto scordante era la flemma del suo dire, cbe mi sembrò però costituzionale. In questo mese, pigliata informazione sulla sua sorte ho avnte delle notizie interessanti dal dottor Pelizza di Pancarana, il quale mi fa ceva notare che, conoscendo egli il Bassi da bambino, aveva potuto valutare insieme agli altri di lui conoscenti, nel novembre e dicembre che il paziente fu colà, il mutamento avveratosi nella di lni personalità. Egli dunque ha notato c discreto grado di amnesia: mentre prima parlava spigliato il suo dialello, ura è stentato e di quando in tJUando idee e parole si fanno aspetlare. Non è irascibile ma piuttosto apatico; è mollo triste e malinconico, schiva il chiasso e tende alla solitudine. Ad ogni rumore si spaven ta e man ifesta la sua inqu ietudine palesemente. Avrebbe volontà di lavorare, ma se nè accusa incapace perchè gli mancano le forze specialmente negli arti inferiori, ove riferisce anche di avvertire delle sensazioni dolorifiche. Nell'assieme è angustiato da uno stato di malessere, che qualche volta gli fa balenare l'idea del suicidio :.. Notizie analoghe mi ha recentemente favorite il tenente medico douor D'Amico, direttore del deposito di convale-. scenza di Moncalieri, ove ora trovasi il Bassi. Ha conferm alo specialmente l'amnesia, la impressionabilità ai rumori, gli accessi di malinconia , escludendo però qualunque accenno a ten den~e suicid e. Egli inoltre ba trovato diminuzione della ::.ensibil ità tattil e e dolori fica generale ed alquanto diminuit(} il riflesso palellare.
DEl. CERYELI.O
685
* "'* Dalht topografia dell'ernia cerebrale noi dobbiamo indurre che essa foise costituita a spesa delle por·ziooi adiacenti della prima e seconda circonvoluzione frontale, alquanto prima che riflettendosi in basso vadano a costi tuire il gyrus rectus ed il lobnlo orbitario. La parte asportala, composta di sostanza grigia e bianca aveva, abbiamo detto, il volume d'un uovo di piccione e poteva pesare un .f. o 5 grammi. ~fa consecutivamente avvennero altre perdite di sostanza cerebrale più o meno disfatta per la durata di circa dieci giorni. Che quantità andasse in tal modo perduta ed in che proporzioni tra la sostanza bianca e la grigia non si potrebbe dire, ma certo è che tutto sommato una larga breccia si dovè scavare su in al t9 del polo anteriore dell'emisfero destro. Parallelamente a tale mutilazione la mente abbiamo visto si mantenne integra, il carattere apparve non subir modilicazione. È beo vero che quando parliamo di integrità psi · ch ica, la parola va accettata iu senso largo, poichè non siamo certo ricorsi a quei sottili mezzi d'indagine psichica che la scienza mette oggi io atto a scovrire le lini lesioni dell'edifizio mentale. ~la in quel senso quell'asserzione è pienamente gi ustificata. II Bassi , per la speciale sua lesione, era fatto segno alle attenzioni non soltanto mie ma di tutti i col· leghi colà presenti. Io usavo intratteoerlo a discorrere ad ogni medicatura e spesso lo eccitavo nei suoi sentimenti : a me, come a tutti , sembrò sempre un ragazzo intelligente e di temperamento equilibrato. Nè a !or v·o(ta i compagni di sala o gl'infermieri che vivevano con lui vita più intima ebbero a r iferirmi di alcun che di anormale. Quello che piuttosto in-
686
TRAU~I .o\TI SM.O DEL LOBO Pll O:iT.\LE DESTI\0
fìcia la nostra asserzione è il non aver conosciuto il soggetto prima -della lesione. Ma falla pure questa tara, è evidente che accanto ad una lesione anatomica ragguardevole del lobo frontale destro è venuto a mancare in un primo periodo nn disturbo psicbico grossolano. Nè questo è del . tullo nuovo nella casuistica di simili lesioni. Gettando uno sguardo sommario nella lelleratura ho trovato due easi, in cui lesioni rag· guardevoli del lobo frontale, senz~ però compromissione della corter.cia , non si erano esplicate. In uno appar tenente al G1·asser (1) laddove una cisti della zona motrice di destra si era esplir.ata funzional mente, all'autopsia fu ri scontrata nel lobo frontale corrispondente una seconda ci ~ ti la cui presenza non si era palesata con alcun sintomo. Nell'altro, appartenente allo Czerny (2) trallavasi di frattura complicata del fron tale, ed all'autopsia si trovò nella sostanza bianca del lobo frontale sinistro un voluminoso ascesso comunicante coi ventricoli ma non con l'esterno, che non s'era estrimecato con nessun sintomo. È conosciuta razione compensatrice della corteccia cerebrale. Anche per le funzioni unilaterali, motorie o sensoriali, distruLto un centro corticale ben localizzato, può aversi ripristinazione della funzione r.orrispondeote per la supplenza delle zone vicine. Pare anzi che i centri corticali non siano così precisamente localizzati come sembrava dai primi studi, e che i punti primitivamente segnati cor·rispondano a centri dì maggiore intensità. funzionale, aventi allorno zone più o meno larghe di funzione omologa e confuse con quelle dei centri vicini. Vera supplenza quindi, o maggiore partecipazione funzionale di zone allo stato sano meno auive, le lesioni (l ) 21• Congréa ~oe. allem de chir. In Sem, mCd. 93, pag. IH . (j) Co11lribution à la palhologie el ti la chirurgie du u r oea u p3r BECK (Beilr(i gt z. klm. Chlr., Xli, l) In St m. mid . 95, pag. ~3.
DEl. CERVELLO
687
funzionali consecutive a perdite corticali, che non sorpassano di molto il mantello, sono di loro natura transitorie, foggevoli. Su questo principio infatti è fondata la proposta fatta e tradotta in attoJdai chiru rgi inglesi, di cUI·are l'epilessia essenziale a focolaio con l'asportazione dei centr i motori corticali corrispondenti, e sulla consecutiva ripristinazione fun · ziooale le osservazioni deii'Horsley, di Beoedikt, di Bidwel, di Sberringtoo , di Keen sono dimostrative (l). Una tale legge di supplenza, se è vera per le funzioni unilaterali, deve verificarsi in massimo grado pel pensiero, funzione eminente· mente si ntetica, alla quale concorrono le pat·ti di ambo gli emisferi devolute ad essa. Devesi anche a questo se le osservazioni cliniche, che traltano nella grandissima maggioranza di lesioni unilaterali e parziali, riescono di per sè poco concludenti . D'altra parte è convinzione dei più che la intelligenza non abbia la sua sede esclusiva nei lobi frontali. La corteccia cerebrale, riferisce il Van Gehuchten io un recente articolo (3), si divide secondo le ricerche del Flecbsig io. due zone neltamente distinte: una di proie· ziooe in rapporto con gli organi periferici, ed una di associazione (3). Nell'uomo, mentre alla prima corrisponde circa il terzo della superficie totale degli emisferi cerebrali, i due altri terzi rappresentano es~lusivamente centri di associazione. Tutto porta a considerare che la zona ove termi(t) 8ROCA et llfA UBRAC. -
'flrail. de chir. cet·èbrale, Paris 9G, pag. 557. (i) JournaL de tleurologie et d'liyp11oLogk, 5 janv. 9i. (3) Subito dopo la compilazione del presente artico(o ci è giunta la comuni-
cazione fatta dal Oejerine all'accademia rli biologia di Parigi il iO Cebbrnio ultimo (V. Semaine lllèd. !4 febbraio 97), in opposizione alla teoria del Flechsig, la quale avrebbe secondo il rercrente Il suo punto debole nel ratto ch'! è poggiata su ll'esame .di cervelli di bambini dei quali Il più etev11to in eta contava 51116SI,cloè quando l'organo c'l ancora in via di sviluppo. L'anatomia normale e lo studio delle degenerazioni insegnerebbero invece che anche dalle zone di aasoclazioui, per quanto In proporzioni limitate, partono deHe Obre di proiezione.
688
T RAUllATISMO DEL LOBO FltONTALK DKSTRO
nano le fibre di associazione centripete e ~entri fughe in connessione con le sfere sensoriali sia la sedA esclusiva delle facoltà intelleuual i. El il Bianch i(~) va oltre ove egli dice c non vi è e non vi può essere un sol centro per l' intelligenza. Non solo le diverse ar·ee motrici e sensoriali concorrono tutto alla formazione della personalità psi chica, ma tutto il cervello, ma tutto il sistema nervoso vi concorre », Nell'i stesso senso ebbe ad esprimersi il Luciani all'accademia medica di Ro!Jla (2) in occasione della comunicnzione del Durante su uno dei suoi due casi. Per lui non il solo lobo frontale è esclusivamente :~ destinato .alle funzioni psicbiche, sibbeoe tutto il cervello e magari anche il midollo spinale .
..
• • Se i lobi frontali non devono ritenersi la sede esclusiva o precipua della psiche. analogamente alle altre zone ce· · rebrali, da supporre che siano l'organo di qualche facolta più o meno spiccata. l neuropatologi si sono sforzati aprecisarne la natura. « Tre ipotesi, dice il Bianchi (3), si contendono il terreno sulla natura delle funzioni dei lobi frontali. La prima, sostenuta specialmente da .Munk ed indi da Luciani eGrosgl il(, rir.onosce. ai lobi frontali la esclusiva funzione sensomotrice per la nuca ed il tronco. La seconda, form ulata e difesa da Ferrier, attribuisce ai lobi frontali funzione motrice pel r.apo e per gli occhi e direttamente o indirettamente
:è
•t
(t) Sulle degenerazioni di1cen1Unli endoem'tftrielle ''g"' e "
dei l obi (rontaU. Annali di n~"rol., anno Xlii, raso. 3' e , •. (t) Supp. al Policl., anno 1896, pag. 419. (3) Loc. ·cii.
ll'tllir""~ion• r-
j'
l
DKL CKR VELLO
689
quello dell'attenzione. La terr.a, patrocinata prima dall' Hitzig e con gran materiale di osservazione da me, secondo la quale i lobi frontali presiederebbero a certe più elevate funzioni della mente e sarebbero perciò un centro per la intelligenza .& • Conchiudendo il suo lavoro egli precisa che (( questa funzione consiste specialmente nella fusione fisiologica e nella siotetizzazione di tutti i prodotti sensoriali e motori ond'è costituita una personalità psichica, e nel potere regolatore su lutti i centri ond'esso trae il matet·iale della propria funzione e diventa perciò l'organo più immediato della coscienza e della memoria, cioè della personalità nello spazio e nel . tempo ». , Tale ipotesi concilierebbe le idee di tutti i secoli sui lobi fron tali con quelle moderne sull'intelligenza. Se questa è funzione di tutto il sistema nervoso, l'organo dove tutte le produzioni intellelluali sono sintetizzate ed amalgamate in una personalità sarebbero i lobi frontali : in essi sarebbe come il ti mone della navicella dell'ingegno, come la direzione suprema di tutti gli elementi psichici. Dalla vibrazione degli sfioccamenti terminali dei nervi periferi ci alla percezione di un io, il lavorio del sistema nervoso sotto gli stimoli del mondo esterno procederebbe a mo' di piramide, il cui api ce riassuntivo sarebbe il lobo frontale, il quale meglio di ogni altro rappresenterebbe l'organo della coscienza, dell 'io. in .quanto é sinte.si di tutto il lavorio che si compie nel seno dell'intiero sistema nervoso. Nel nostro caso è mancato qualsiasi accenno di paralisi dei muscoli della nuca e del dor.so, totale o parziale ch e si fosse. Non vi era all'arrivo del malato all' Asmara, undeci mo dalla riportata lesione, nè ve ne fu cenno pei giorni trascorsi innanzi . Lo stesso dicasi per quel che riguarda paralisi del 44
,
t
l' . l
l
690
TRAUMATISMO Dli.L LOBO FliONTAI.E DESTRO
capo o degli occhi. La prima e la seconda teoria non trovano dunque conferma nel nostro caso, avuto anche riguardo che mancò qunlsiasi disturbo dell' auenzi one. Ben s'aceor• dano invece i sintomi diligentemente notati dal dott. Pelizza e dnl dott. D'Amico con la teoria Hitzig-Bianchi_ Lo stento a· raccogliere e ad esporre le idee, lo inceppo frequente nell'aggiustare ali 'idea la sua veste verbale, denota appunto una lesione nella facoltà di coordinare e fondere i vari elementi intellellua li che concorrono allo svolgi mento di un discorso. La incapacità di resistere al lavoro, piu che a vera iposlenia, parmi debba ascriversi a deficienza di ene1·gia di volontà: e lo spavento ai rUmori , l'apatia, la malinconia, la tendenza all'isolamento, stanno tutti a significare la me-. nomazione di quella coesione della personalità psichica con la quale si affrontano e si superano le resistenze fisiche e sociali. Le scimmie del Bianchi private dei lobi frontali di· vantavano anch'esse paurose, sudice, apatiche, ·malinco· niche, fuggenti la compagnia; fenomeni tuili che indicano quello, che con felice espressione il Bianchi chiama disgre· gamento della personalità psichica. Se si facciamo a comparare i·disturbi notati d:al Durante nei due casi di lesione del loho frontale riportati al sovradesignalo Congresso ehirurgir.o (1), troviamo che in quello delle gomme sifilitiche si ebbe malinconin. tendenza ad iso· • l r~ rs i, difello dell a memoria de1 nomi; nell'altro, del tumore, perdita della memoria dei nomi e delle cose, perverliroento religioso, alterazione del senso morale. l punti di contatto nei disturbi dunque in· questi tre casi sono l'amnesia, la ma· linconia, il pervertimenlo del carattere. Una rivista generale di tulli i casi fin'ora pubblicati potrebbe forse menare a qualche risultato, (l) Suppl. al Policl., anno 96, pag. t0~9.
D.EL t:&Jl V ELLO
691
•
* *
lo mi acquieterei volentieri a questa interpretazione, che verrebbe in appoggio di una teoria così seducen te, qual'~ quella coo tanta dottrina sostenuta dall'illustre mio maestro, il professor Bianchi, se .l'insorgere tardivo dei disturbi psichici non mi menasse ad alcune considerazioni in certo modo contradd i ltorie a tale interpretazione. Se l'alterazione mentale di oggi fosse espressione dell'abolita zona corLicale, essa avrebbe dovuto insorgere immediatamente dopo la lesione, così come avviene in una paralisi quando è asportato ·un centro corticale.
Nella costruzione del cervello non si sa se più ammirare gli strati della corteccia, nel cui seno trovansi le cellule specifiche dell'organo, a cosl alta funzionalità, dalle quali scocca la scintilla del pensiero, od il sistema di comunicazione tra le diver·e zone della corteccia e tra esse ed i centri sottoposti. Mer·avi~l i o so intreccio di comunicazioni che fa si che la funzione di ana parte è sel.(nalata all e più diver·se altre. Se la molteplic ità delle cellule corticali spiega la compl essità del· l'animo umano, ed il colossale lavoro compiute! dalla nmanitil, la molt·eplici tà delle vie d i comunicazion e spiega l'unita dell'io. Un :'l l~rga pleiade di nomi eh iarissimi c annessa allo studio di queste vie di comunicazione , che daranno lavoro d'indal(ine a vari e altre generazioni di ricercatori. Ora uno · di questi nomi è quello del Bianr.hi , eir e Ira studiato specialmente le radi azioni del lobo frontale. Eg li è venuto alla conclusione (l) che << esso possiede una vasta corona ra):(giante associativa, le cui fibre si distrihui scono alla zona motrice ed (t l l oc. eu.
693
TRAUMATISMO DEL LOBO FRONTALE DESTRO
alle zone sensoriali, io parti colar modo al lobo occipitale per mezzo del fa:~cio frooto-o ccipitale ed al lobo temporale sopratutto per mezzo del fascio arcuato, della capsula esterna e forse anche per· mezzo del fascio uncinato e della c~psula esterna ~. Tale essendo la costituzione del lobo frontale, il disturbo proveniente dalla soppressione d'un area corticale, può essere non soltanto l'effetto della soppressa funzione dell 'area perduta, ma anche della roua armonia funzionale di tutte le altre aree corticali con essa in relazione, ed è verosimile che questo secondo elemento turbatore venga ad esplicarsi lentamente in un periodo di tempo più o meno luogo. Ma ciò non basta. Le aree io relazione con quella soppressa più o meno tardi dall'avvenuta mutilazione vengono a risentire una nuova influenza perturbatrice per lo stabi lirsi delle degenerazioni nei fasci di radiazione; e la patologia del midollo spinale più specialmente ci fa conoscere di quale entilà sono i disturbi cbe subiscono le cellule della sostanza grigia in contatto con fasci de:.{enerati. D'altra parte la storia dei traumi del cervello ci fa vedere come una cicatrice sulla corteccia possa col tempo acquistare delle proprietà irritanti, che si esplicano a volta a volta, se nella zona motrice, con scariche convulsive. Non potrebbe la cicatrice del lobo frontale nel nostro caso aver acquistato tale potere irritante e proiet· tare influenza morbosa sulle zone circostanti e su quelle a distanza in correlazione di fibre, provocando quelle flu ttuazioni nel carattere dell'i nfermo e quegli accessi di malinconia che risultano dalla storia? E a sua volta le lesioni mentali di ordine più permanente non potrebbero essersi costituite lentamente col meccan ismo dei fattori testè esaminati '! È un'ipotesi che mi par vero~i mi le e che toglierebbe al· quanto di significato alla sindrome psichica del nostro infermo, pel' la localizzazione dei lobo frontale.
1
DEL CERVELLO
693
Comunque, l'abbiamo detto, non pretendiamo con questo caso risolvere alcuna quistione. Lo registriamo, f&lici se avesse a rappresentare sillaba nella risposta che una larga casuistica speriamo non tarderà a dare sull'argomento .
... •
Passiamo alla quistione chirurgica. All'a tto della ferita fuvvi obnubila.zione mental e, più che vera perdita di coscienza; fu avvertito il rumore di frattura dell'osso. Ciò vuoi dire che l'arma era abbastanza tagliente, il che del resto veniva anche testi tìcato dai margini netti della ferita. Fu dall'arma .leso anche il cervello ? Crederei di no per l'ampiezza del foro parietale che non ha permesso al filo della sciabola, procedente tangenzialmente alla scatola era· nica, di penetrarvi abbastanza . E lo induco anche dall'esame del fungo cerebrale, che pareva dovunque rivesti to di sostanza grigia . Non vi era però traccia di veste meningea. Il nostro infermo non ci ha potuto render conto del momento di produzione della sua ernia cerebrale, ma se vi è no caso in cui la teoria infiammatoria pe•· la patoge:nesi di tale ernia trovi il soo riscontro, esso è questo. Un'ampi:n apertura del cranio con probabile lacerazione delle meningi è restata per otto giorni allo scoperto e peggio ancora, infettata dalle mani fl dagli stracci sporchi del ferito. Forse anche vi ha concorso l'elemento meccanico, poichè la perdita di sostanza cerebrale llueme e fetida avutasi per vari giorni non può spiegarsi che con la rottura di un ascesso. L'ernia presentava il doppio ballito, quello cioè dovuto alla pulsazione delle arterie della ba~e del cervello, isocrono col polso, e quello di espansione in rappor'Lo con la respirazione e gli sforzi . Il tumore era assolutamente irreduttil>ile pel
694-
TRAUIIATISMO DEL LOBO FRONTALE DESTRO
voi urne e per le aderenze all'orlo del foro, poco sanguinante ed insensibile a toccamenti superficiali. Quanto al traltamento siamo restati lungamente perplessi sulla via da seguire, volendo con la maggioranza dei chirurgi r ispenare l'ernia, ma ogni gioruo che passava, il vasto lembo si accartocciava e raggrinziva fissandosi abnormomente, la defo rmazione risultante era enorme, la cavità orbitaria ne restava coperta. S' imponeva di spiegare qoel lembo, di ricostit•Jirne la for ma e flssarl o in giusto posto, nè fu opera fa cile. L'ernia impediva assolutamente l'esecuzione di questo compi to. Se oggi l'accordo è pressochè universale sulla pr&ferenza del trattamento aspettante dell'ernia cerebrale, per lo passato la si è largamen te asportata .con le causticazioni, la legatura elastica, ecc. A questi mezzi era preferibile car· tamente l'escisione col bistouri . E forse bene ne sarebbe capitato, senza quello ascesso che un numero piti copioso di punture esplorative avrebbe forse svelato a tempo. Nonostante il nostro infer mo è guarilo, e sta là a dimostrare come il pronostico oscuro della chirurgia pre-antisettica in fallo di ernia cerebrale vada mod ificato. « In Crimea tutti i feriti di PirogofT affelli da prolassa cerebrale soccomberono; secondo Podrazk i, all'accademia Joseph di Vienna, dal i 857 al 4870, quasi tu~ti i casi di prolasso di cervello ebbero esito fatale; Demme, durante la guerra d' Italia, non ha avuto che 5 guarigioni su 2•1; durante la guerra americana, 7 feriti soltanto guarirono su 4-a ~ (1). Òggi del vasto trauma non residua che una cicatrice a V rovesciato, che scende sull 'orbita destra incorniciandoue il sopracciglio, al cui npice a luce tangente vedesi una zona, grossa quanto un soldo, pulsante. (l) FORGU E el RSO LUS, 'l'rai l. elle Thù. cltìr., vol. t", pag. 36.
DEL CERVELLO
69:j
La palpebra superiore ba riacquistalo i suoi mov1menLi
e i disturbi psiçhici non sono poi cosi vistosi da farsi appariscenti ad nn esame superficiale. Se essi non avranno un'ulteriore evoluzione l'infermo potrà dit·si guarilo, non soltanto nel senso chirurgico, ma ben anche, clinicamente, in quello psicbico ( l). Pet·ugia, febbraio 1897.
(l) Da reçenlJssime notizie (luglio t897l mi risult.a che le condizioni psichlche del Bassi, ora riformato, son di molto migliorate, s1 eta sembrare sano mlei· leltualmente ad uno sgiUlrdo superflcinle. Anche In tristezza si è dissipata. Di tanto In t.anto accu:;a. qualche vago dolore lancinante aUn metà destra del capo. ·
\
696
.
.
SOPRA UN CASO DI ALLACCIATURA DELLA
FEftiOiìALE PER FERITA D'ARMA DA PUNTA E TAGLIO
Comunlcazione :fatta alla Conrere11za scientiOca del u gennaio 1897, tenutasl nell'ospedale militare principale di Milano, dal dott. Euae•i• I'U• ebioUi, tenente medico.
Nel mese di dicembre u. s. occorse in quest'ospedale di allacciare in sito l'arteria .fe morale con resezione della porzione lesa per ferita d'arma da punta e taglio. Siccome il caso, per il suo esito felicissimo , è:di speciale interesse per la chirurgia militare, come quello che vale a dimostrare la superiorità di tale mezzo di emostasia definitiva sopra la allacciatura alla Hunter, cosi ho creduto di farne oggeno della presente conferenza. Il giorno 20 di l!embre p. p. veniva trasportato in vettura all'ospedale il soldato del re~gimento cavalleria Firenze (9°) Trivelloni Enrico, colla diagnosi di nemmone alla coscia destra, consecutivo a ferita d'arma da punta e taglio. L'll mmalato è di buona e robusta costi tuzione. Racconta: che il giomo 16 dello stesso mese veniva accidentalmente ferito alla coscia destra con un coltello da un compagno, con cui scherzava ; - che, messa subito allo scoperto In parte, vide il sangue uscire a zampillo dalla ferita, e che egli stesso lo potè arrestare stringendo fortemente la coscia con un fazzoletto piegato a cravatta e applicato sulla ferita; - che, chiamato il medico di servizio dopo un quarto d'ora, questi,
SOPRA UN CASO Dl ALLA CCIATUR A
697
beachè rimuovesse il fazzoletto, non ebbe più ad osser-
vare emorragia di sorta. Ad ogni modo il medico stesso lo fece entrare ali 'inferll)eria, ove lavò e medicò la ferita. L'ammalato soggiunge inoltre che, poco dopo il ferimento, si accorse che la. coscia andava lentamente, ma progressivamente, gonfiandosi, e che diventava pesante tanto da non poterla sollevare da solo. Stette all'infermeria 4 gioroi, finché, per la Lumefazione sempre maggiore della parte, unita a rossore ed aumento di calore e dolor·e, e per la leggera reazione febbrile insorta, il medico lo mandò all'ospedale, giudicando appunto trattarsi di flemmone dovuto ad infezione faltasi strada attraverso la piccola ferita riportata per· opera del compa~no.
All'ospedale il capo-reparto di chirurgia, capitano me. dico Calegari dott. Gio. Battista, rileva i seguenti falli : Temper·atura 37",8; la faccia dell'ammalato è pallidissima; egli decombe sul fianco destro, tenendo l'arto inferiore, omonimo, che dice di non poter muovere, semillesso red appoggiato sul lato esterno. Si nota al terzo medio della coscia destra, e precisamente sul limite tra la regione anteriore e l'interna, una piccola cicatrice interamente consolidata, che non raggiunge la lunghezza di un centimetro; una tumefazione oblunga, fusiforme, il cui massimo dia· rnt!tro corrisponde al terzo medio della coscia, e che segna e~attamente il decorso del sartorio, ne occupa tutta la re· g1one interna. Colla palpazione si rileva sul tumore un senso di pastosità, ma non di vera fluttuazione, benchè al centro VI· s1a · un punto più molle e cedevole. Non SI· avverte assolutamente alcuna pulsazione nè alcun rumore su qual sia~ i punto della tumefazione: la mano applicata al di sotto di essa non riceve alcuna scossa. Il calore
698
SO PRA UN C.I,SO 01 ALLACCIATURA
della parte è au mentato. Colla pressione si ecci ta dolore vivo specialmente nel centro: l'infermo accusa pure dolori spontanei, ma non lanci nanti. In prese.nza di tali fatti, e in base all'anamnesi, si pensò, da prima, che potesse tratlat·si di vasto ematoma per ferita di q~al c he vaso abbastanza cospicuo della coscia e forse anche della stessa arteria femorale; ma poi , per le ragioni che si esporranDG più sotto, si accettò la diagnosi fatta dal medico di servizio, che aveva inviato l'infermo all'ospedale per processo Oemmonoso . E l'andamento sucr.essivo parve confermarla ; poichè nei giorni seguenti si accentuò pi it pronunciato il movimento febbrile, si fecero più intensi i dolori , e nel punto più sporgente del tumore apparve manifesto il senso di flutt uazione. Chiamato allora a consulto il sig. direllore dell'ospedale tenente colonnello medico Randllne cav. Giovanni , questi .io base all'anamnesi e all 'esame obbiellivo propose di procede re senz'altro all'incisione del tumore. La mattina infatti del giorno 25 dicem bre egli stesso addiveni va a tale atto operativo, assistito da me in assenta del .capo- reparto. Cloroformizzato il malato, il sig. tenen te colonnello pratica al terzo medio della coscia un'incisione di circa 8 cen• timetri lungo il margine esterno del muscolo sartorio , che c.omprende la pelle e la sua aponeurosi d'involucro, tanto da mellerlo allo scoperto ; poi colla punta chi usa delle fo rbici tenta di staccare il muscolo dalle sue aderenze cellulo-connellivali colla sottosta nte superficie del vasto interno, quando un copioso getto di sangne nerastro, mi:!'to a coaguli, erorupe dall 'incisione. Riconosciuto allora trallarsi di ematoma, l'operatore introduce le dita indice e medio 111 di
SOPRA UN CASO DI AlLACClATU RA
699
dietro del muscolo, che riescofitl in un'ampia cavità ripi ena di coaguli di sangue, che incomincia a rimuovere colle dita piegate ad uncino ; ma appena estratto qual che grumo, ecco che un grosso zampillo di sangue rutilanle, evidentemente arterioso, sprizza con tale forza al di fuori , da convincere non poter esso provenire che da una ferita dell'arteria femorale. Applicate allora fortemente le dita sopra il punto di emergenza del getto ~angui g n o , tampona tutta la vasta cavità con garza all' iodoform io, e, mercé una fasciatura fortemente compressiva, l'emorragia è prontamente arrestata. Non restava più dubbio sol provvedimento da prendere, cioè l'emostasia definitiva colla legatura dell'arlflria ferita in sito, alla quale lo stesso tenente colonnello Randone procedette due ore dopo. Cloroformizzato nuovamente l' indivi duo, egli applica il .laccio di -Esmarch alla' radice della coscia. Corrispondendo la ferita della femorale precisamente al 3° medio d~lla coscia, prima che l'arteria imbocchi il canale di Hunter, può usufruire dell'incisione già fatta lungo il margine esterno del sartorio, come se si t.raLLasse di legare il vaso nel canale degli adduttori ; soltanto trova necessario prolongare in alto e in basso l'incisione, in modo da farle raggiungere la lunghezz~ di 42 centimetri, per poter spostare al l'interno il muscolo e mettere allo scoperto l'arteria. Ciò fatto, toglie adagio adagio gli zaffi di garza che ranno da tampone, in seg_uito alla qual cosa non si ha che l'uscita di sa ngue venoso, cbe presto spontaneamente cessa. Rimossi quindi tutti i coaguli, in fondo all'ampia cavità , che si estende per tnlla la lun ghezza della coscia in direzione del muscolo sartoria, appar.e l'anello degli adduttori , e, immediatamente al di sopra del suo margine arcuato, si vede, allraverso ad un 'apertura dell'involucro del fascio nerveo-vascolare
700
SOPRA UN CASO DI ALLACCIATURA
della dimensione di circa 8 millimetri, una soluzione di continuo della parete anteriore dell'arteria fem~rale , esa ttamente concentrica alla finestra aponeur·otica, pur essa di forma circolare, delle dimensioni di una grossa capocchia di spillo, e beante per retrazione delle sue pareti. L'opera· tore allora colla sonda isola l'arteria, prima dalle sue aderenze colla guaina d'involucro e dal nervo safeno interno, che fa divar·icare con un uncino, e poscia dalla sua vena satellite per la lunghezza di circa 3 centimetri; passa due fili 'di seta uno al di sopra, l'altro r~l di sotto della soluzione di continuo dell'arteria, che allaccia con doppio nodo, e in-
fine, frammezzo ad essi, reseca per l'estensione di circa 1 centimetro, l'arteria stessa. Tagliati i. lìli, si vedono i due monconi ritirarsi tosto in mezzo alle masse muscolari. Ciò fatto, rallenta prima e quindi toglie addirittura il laccio di Esmarch ; ma da nessuna parte si ha getto o gemizio di sangue, per cui non occorre applicare altra legatura. Ripulita quindi accuratamente l'ampia cavità da ogni coagulo sanguigno, lava con so luzione di sublimato all"4 p. 1000, ed eseguisce la sutura a strati , avendo l'avvertenza di far giungere sino in fondo della cavità una striscia di garza al iodoform io, che vien fuori attraverso ai bordi cutanei della incisione, perchè funzioni da drenaggio, non potendo essere completamente sicuri dell'asepsi, poichè la ferita era rimasta per più di una settimana inaccessibile ad ogni disinfezione. 11 decorso. però fu asetLico nel più stretto senso della parola; tantochè, tolto il. secondo giorno il dreoa~gio , all'B. la guarigione per prima era comple~a ; ed oro, circa 3 settimane dopo l'operazione, non v'è più traccia della rilevante tumefazione esistente lungo la regione interna della coscia, la sensibilità e la temperatura di tutto l'arto sono
SOPRA UN CASO DI ALLACCIATURA
70 1
normali, non vi è edema oè rigidità dell'at·ticolazione del ginocchio; soltanto non si avverte ancora Ja. pulsazione della poplitea, nè della tibiale posteriore e della pedidia. L'ammalato incomincia a camminare sorreggendosi con un bastone, e lagnandosi solo di qualche dolore al ginoccb io (1). Tale è il caso clinico: merita di farvi seguire alcune considerazioni al riguardo, che mi paiono non prive d' interesse. Prima di tutto può parere strano, che non sia stata pos· sibile la diagnosi di ferita di un'arteria cosi cospicua come la femorale, prima di constatarla sul tavolo di operazione; anzi , che tale supposizione, emessa all'ingresso del ferito nell'ospedale, si fosse poi in seguito abbandonata per accettare l'ipotesi del flemmone. Ma se si riflette alla posizione della ferita cutanea, situata esattamente sul limite tra la regione interna e l'anteriòre della coscia, distante quindi per lo meno 8 centimetri dal decorso dell'arteria; al suo modo di produzione, per opera di un coltello ordinario, di cui i soldati si servono per affettare il pane, lanciato contro il Trivello.ni da un suo compagno alla distanza di parecchi passi, cosicché resta ancora ora difficile a comprendersi come il coltello abbia potuto penetrare per il tratto di 8 èentimetri tra le parti molli della coscia per arrivare all'arteria; al pronto arresto dell' emorragia ottenuto dallo stesso ferito; all'insorgere dopo brevissimo tempo di speciali fenomeni di reazione; alla mancanza di ogni pulsazione sopra il tumore e del senso di sollevamento isocrono al battito arterioso, conosciuto sotto il nome di segno deJ Wahl , che nelle ferite delle arterie risente la (t) Il Trivelloni, nscito dall'ospedale il giorno i5 gennaio t897, dopo giorni 90 di licenza di convalescenza, ha ripreso servizio al corpo (~ maggio !897).
702
SO I' I\A U:\ CASO DI AI.LACCIATUH
malllo applicala al di sotto del punto in cui l'arteria è lesa; si dleve pur convenire che non vi era assolntamente alcun dato di pmbabi litil per pensare alla ferita di un vaso cosi . grosso qual' è l'arteria femorale. Non si trallava gi it in questo ' caso di aneur isma tra u mati ~o : poichè l'arteria non comunicava pi ù colla cavità dell 'ematoma obliterata ùa un solido coagulo, che si rinvenne nel fondo della cavitl-t , esallamente modellato sul lume, sulla forma e sulle dimensioni della ferila dell'arteria dall'aponeurosi d' involucro. È vero che dnl modo con cui subito dopo il fa.tlo era apparsa la tumefazione lungo il lato interno della coscia, e dal suo progressivo aumento si doveva pure ri conoscerla in relazione con un ematoma e quindi dipendente da lesione di tJualche vnso della coscia; ma l'emaLOma non . fu negato; soltanto , per la pro· babil ità di uno spontaneo riassorbimento ai utato dal massaggio, si t_ardò ad inciderlo sino a che non apparvero segni rlella in iziata sua metamorfosi purulenta. Oel resto l'i ndugio frapposto all'emostasia defi ni tiva non ebbe alcuna inOuenza nè sul decorso nè sull'esito finale della lesione arteriosa; anzi si può r i te~er·e che sia stato sino ad un certo punto favorevole, poichè permise che si r istabilisse prima regolarmente il circolo ~ollatera le ; circostanza, che . abbreviò naturalmente il proce!\so di guari~ ion e ed eliminò i disturbi di nutrizione funzi?·nali consecutivi alla legatura di una grossa arteri a. E l'intervent o avanti la formazione dell'ascesso fu veramente opportuno;. poichè si possono faci lmente comprendere le conseguenze di una inevitabile emorragia secondaria per il t·ammollimento e la fusion e purulenta del trombo. Nè si può ammettere che il Lrombo si fosse, come si dice, potuto organizzare prima di tale evento, trnttandosi di un'arteria delle dimensioni della femoral e, largamente beante per
l l
•
SOPRA UN C A~O DI AL!.ACCIATUAA
703
retrazione d_elle sue pareti, come infatti si è potuto poi constatare d it·ettamente. Tutti i chirurghi iòfatti insistono sulla n9cessi~à dell'emostnsia defini ti va nelle ferile delle grosse arter·ie per mezzo della legatura; e questa deve essere una norma da segui rsi sempre nella chirurgia di guerra, quando, per la posizione della feri ta e per la disposizione anatomica d~lle parli della regione, si può argomentare, anche nella mancanza dei sintomi più salienti dell'emorragia, che una grossa arteria è lesa, prima di affidare il ferito ai pericoli ed alle incerte risorse d1 un trasporto. Ed il caso presente ne è una prova; giacché viene a conferma re ii fatto che appunto nella coscia è maggiore il pericolo di feri ta di una grossa arteria, com'è la femor ale, mascherata dalla qu~ si improvvisa sospensione dell'emorragia. L'arteria femorale, ad eccezione della sua parte superiore, o femorale comune, scorr e tra resistenti strati aponeurotici e fiue masse muscolari; cosic~hè l'uscita del sangue, specialmente nelle ferite prodotte da strumenti taglienti, ma aCllminati, è da principio ostacolata dalla pressione che queste parti molli fan no su di essa; ma il sangue che vien fuori scolla a poco a poco i tessuti, e cosi viene a formarsi gradatamente una cavità in cui · si raccoglie e chE: certamente deve opporre una minore res~slenza all'urlo della colon na sanguigna, la quale, indipendentemente anche dalle altre cause provocatr·ici dell'emorragia seco~daria , sarà sufficiente
per far staccare facilmente il trombo e darvi luogo. La resezione della porzione di arteria . ferita tra i due fili è un atto complementare della legatura in sito, che ha due scopi: 1" d'impedire il ri petersi dell'emorragia dai r<~m i collaterali che partono dal. trallo di arteria sede della lesione; 2• di, eliminare il pericolo dell'emon·agia secondaria· nel-
704
SOPRA U~ CASO DI ALLACCIATURA
l'evenienza della soppuraziooe; poiché i due capi recisi dell'arteria si retraggono io mezzo ai tessuti e sono tohi dal contatto del pus. Ora nel caso presente l'arteria femorale non dà, è vero, nel punto in cui fu ferita rami collaterali di qualche entita, ma vi era il pericolo della supporazione; e quindi l'indicazione della esportazione di un pezzo d'arteria, per rendere possibile la retrazione dei doe moncuni, era perEintoria. L'arteria venne scoperta ed allacciata precisamente al 3' medio dell a coscia, e l'operazione riuscì abbastanza facile e spedita, quantunque invece di spostare all' infuori il muscolo sartorio, facendo cadere l'incisione cutanea sol suo margine interno, come è prescrillo dai trattati di medicina operativa per l'allacciatura della femorale prima detr ingresso nel canale degli adduttori, si sia utilizzato la primitiva incisione, ed il muscolo sia stato stirato all ' indentro. Si è seguito in una parola lo stesso processo che per l'allacciatura della femorale al terzo inferiore o nel canale di Ilunter. I casi di allacciatura dell'arteria femorale sono abbastanza numerosi . Basta accennare alla raccolta di Babes pubblicata nel quinto volume della Deutsche Zeitschrift fii.r Chirurgie, che ne comprende 8 H , ed arriva sino al 1875. I casi sono cosi riparti ti: 1" Allar.ciatura dell'arteria femorale esterna al di sotto del distacco dei rami della femorale profonda: guarigioni 360; operazioni consecutive per nuove emorragie ~ f; morti 1 H ; mortalità 2 1 "/ •. 2° Allacciatura dell'arteria femorale comune subito al di sopra della sua divisione: guarigioni 65;
SOPRA U;i CASO lH .\LL!CCIATURA
705
legature successive 22; morti 69; mortalità 47 •; o. 3• Allacciatura dell'arteria iliaca esterna: guarigioni 129; legature- consecutive 32; morti 69; mortalità 34 •l o· Risulta da questa statistica che l'allacciatura della femorale comune dà una maggiore mortalità dell'allacciatura dell'i liaca ~sterna; fatto questo riconosciuto da tutti i chirurghi e che si spiega per ciò che la legatura della femorale comune cade immediatamente al di sotto del punto di partenza dell'arteria circonflessa iliaca e sottocutanea addominale. ~la i casi raccolti dal Babes riguardano in massima parte la legatura del vaso per aneurismi della femorale e della poplitea, eseguita secondo il metodo di Hunter·, ossia nel sito di elezione: di più, essi sono di un'epoca tr·oppo anteriore alla -rigorosa pratica dell'asepsi, quindi non permettono di trarne delle conclusioni certe sul reale valore dell'operazione nelle emorragie per· ferite dell'arteria. Occorrerebbe perciò una statistica che comprendesse i soli casi di legatura in sito della femorale per ferita del vaso: ma per quanto è a mia eonoscenza. sin ora questa statistica non è ancora stata fatta. · Si trovano qua e la osservazioni isolate, ma in numero assai ristr-ello, e perciò non sufficienti per servir·e di regola generale. Ad esempio, nel Traltato del Fischer di chirurgia di guerra, non si trovano accennate che tre legature della femorale per lesioni di quest'arteria in seguito a ferita d'arma da fuoco, con due guarigioni ed un motto; ma si deve soggiungere subito che l'allacciatura è stata falla nella continuità. 45
'
iOG
.
SOPRA UN CASO DI ALL.,CCIATUR.,
~el
N ?.? dell'anno 1893 del Sch1vci:rer Corre$prmdcn: Dlatt è riportato un caso del Wiesmann di legatura in 5ito della femorale comune per ferita da punta, seguita da guarigione molto lenta, ma contemporaneamente da paralisi del nervo peroneo, dovuta, secondo l'antor·e, all'azione del laccio costrittore elastico applicato per frenare immediatamente la emorragia. Un altro caso di legatura di quest'arteria io sito per rottura spontanea dell'ascesso di un bubbone con successiva resezione del pezzo d'arteria compreso tra i due lacci, ma però. seguito dopo due giorni da morte, è quello che "i trova riportato nel Boston Me<lical Jottmal del 1892, N. 3,.. Lo Schmidt ne riporta un altro caso negli Archivi di Langenbcck dell'anno ·1895, in cui, in seguito ad una puntura con un Lrequarti di un ascesso congestizio da carie vertebrale, venne lesa la femorale comune. L'a.-teria fu legata in due punti e resecala; ne segui una buona guarigione. Nella seduta del 6 dicembre 1893 della Società di ehirurgia di Parigi, Chaput ha fatto pure la comunicazione di un caso di ferita della femorale all'apice del triangolo di Scarpa, io cui venne fatta~l (legatura dell'arteria sopra e sotlo crJn catgut. Anche qui ne segui una buona guarigione, poichè l'infermo dopo 1t> gior~i potè camminare con le gruccie; dopo 3· me.si comparve la pulsazione della popl itea e della tibiale, e l'individuo potè riprendere le sue ordinarie occupazioni senza più risentirne alcun incomodo. l casi ora citati, bencl.lè in numero molto esiguo, servono a dimostrare i reali vantaggi della legatura in sito delle arterie feriLe e specialmente della femorale, seguita dalla resezione della porzione di arteria compresa Lt"a i due fili ; nè minor valore ha quello testè occorso nell'ospedale e che forma oggetlo di questa mia comunicazione .
.. -
.
!>OPRA UN C.\SO DI A.LJ.AçCL\TUR.~
707
Da qualche tempo però una nuova operazione è venuta a sostituirsi anche n ~l a legatura in sito dell'arteria nei casi di fe6ta del vaso, cioè la sutura dell'arteria stessa. Il prof. Francesco Durante direttore della cli nica chirurgica della R. Uni versità di Roma, nel s.uo Trattato di patologia e terapia chin,rgica testè pu bbl ir.alo (Vol. 2•, pag. 295), riporta due cas! di sutura di arteria da lui praticati nell'anno 1892. Il primo è consistito netla sutura dell'ar teria poplitea ferita Ca$ualmente mentre l'operatore distaccava dalla guaina nerveo-vascolare poplilea un voluminoso osteo-condroma jalino dell'estremo superiore del perone. All 'arteria, feriLa per la estensione di un centimetro e mezzo, applicò la sutura con punti di catgut a sopraggillo. traversando soltanto l'avventizi!J. e la media, ed ottenne l'emostasia completa, conservandosi contemporaneamente il polso dell'arteria dorsale del piede. Il secondo caso fu invece una sutura dell'arteria ascellare che il prof. Durante ferì casualmente durante l'estirpazione di un grosso epitelioma t•ecid ivo della mammella e dell'ascella sinistra. Anche questa volta ebbe un risullato emostatico e funzionale perfetto; il polso alla radiale si conservò normale, lo che dimos tra che il lume arterioso si mantenne pervio. Un'altra di tali opernzioni , seguita da esito favorevole, fu praticata nell'anno 1895 dallo Zoge von ManteuiTel senza che veni,;se menomamente turbata la circolazione nel vaso suturato. Si trattava di un'aneurisma arterio-venoso~dell'a r teria e della vena femorale: nella prima eranvi due lacerazioni della lunghezza di mezzo centi metro che Mantenffel riunì con punti di sntura. L' lsrael di Berl ino nel N. 34. d,ella BerlinPr klinischt; Wochenschrift dell'anno 1895 riferi sce pure un caso di esito favorevole di sutura dell'arteria iliaca esterna, ferita durante
708
SOPR A UN CASO Dl ALLACCI ATURA
un'operazione per suppurazione peritìflitica da un taglio trasversale, che sì estendeva per qua?i i due terzi della periferia d_el vaso. Fatta la chiusura provvisoria dell'arteria in alto e in basso mediante lacci, riuni l' lsrael la ferita delle sue pareti con 5 punti di sutura di seta che •ne comprendevano tutto lo spessore. La guarigione fu completa dopo due mesi. L' hrael aggi unge che, naturalmente, bisog na che le pareti dell'arteria siano sane, poichè, se vi esiste ateromasia, si capisce come la sutura non solo uon abbia alcuna probabilità di riuscita, ma non possa neppure praticarsi. Egualmente l' Heidenhltin (Centralbla.tt fiir Chirttrgie, N. 49, 1895), avendo casual mente ferito per l'estensione di èue centimetri l' arteria ascellare nell' estirpazione di un esteso carcinoma del petto , riunì la fe rita con sutura con· tinua fatta con catgut e l'esito tu completo, perchè non si ebbe la formazione di aneurisma. Questi casi non potrebbero a vere per il chirurgo militare un maggiore interesse, poichè sono troppo evidenti i van· taggi di questo metodo di emostasia defin itiva nelle ferite delle arterie sull'allacciatura falla anche in sito. A noi, ai quali cosi freq uentemente tocca praticare l'enucleazione di ghianilule inguinali o inguino- crurali profonde ed aderenti al fasr.io vascolare in seguito a processi tubercolari o alterate per infezione venerea, può succedere la ferita dell'arteria femorale comune: e il sapere che vi si può rimediare colla sutura senza ricorrere all.'allacciatura, la quale riunisce tanti pericoli, è certo un gran sollievo. Ma anche nelle fet·ite delle vene ha bene corrisposto la su· tura, come aiTerma il prof. Durante già citato, che fu uno dei primi ad applicarla nell'uomo (Vedi Trattato, pag. 270), e come lo prova il caso del Jourdan riportato nel fase. U' dei
SOPRA UN CASO DI ALLACCIATURA
709
Beitdig"' fii·r klinische Chi1·urgie, 1895, in cui per ferita della vena iliaca esterna della lunghezza di un centimetro. avvenuta durante lo svuotamento di nn ascesso caseoso, si applicarono colla seta tre punti di sutura sulla 'vena e due sulla sua aponeurosi d'involucro con pieno risultato. Anche Richard (Semaine Médicale, 1895, N. 54.), raccomanda la sutura delle vene col proce~so che Lambert usa nelle ferite d~ll'intestino, per ovviare ai pericoli della can grena, specialmente temi bile alla coscia, per ferita della vena femorale vicino alla piegatura inguinale. È quindi da augurarsi, che i felici r isultati ottenuti nella sutura delle arterie e <lelle vene per ferite di questi vasi, siano confermati da nltre e piu numerose osservazioni; ciò che è da sperarsi avvenga mercè la grandi'\ protettrice dei chirurghi, l'asepsi, questa benefica Fata, che non solo ne rende possibili i più audaci tentativi, ma che, quale madre pi etosa, ne copre alle voi te gli errori. ~el por termino3 a questa· mia comunicazione sento il dovere di ringraziare il signor direl!ore dell'ospedale Randone cav. Giovanni, il q1~rde, non solo concedette a me la illustrazione del caso , che cosi felicemènte fu da lui operato, ma ancora, con la su a e~perimentata cortesia, mi aiutò nella ricerca delle citazioni dei ~iornali sopra riportate.
RIVISTA DI GIORNALI ITAliANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA La tosaloltà del sudore negli epllettiol. (Rir. speri m. d i .freniatria.. Vol. 23•, fase. 1•, 1897).
CAUITTO. -
Ammesso che sostanze cliniche vel enose circolino nel sangue degl i epilettici, è da presumersi che anche il sudore abbia a mostrar·e propr·iela tossich3. Gli esperimenti pr·atic11 ti in proposito su ricoverati nella clinica e nel maniqornio, di Genova tanto nel periodo pl·odromico degli accessi. qua11Lo nei periodi consecu tivi ad accessi convulsi vi o vertiginosi o ad allr·e lurbe equivalenti, pro,·oC!Indo il sudore col bagno ad aria ~alda e facendo poi iniezioni col sudore raccolto, filtralo parecchie volte, nella vena marginale dell'ort>cchio d i un coniglio. hanno dato per r isultato che il sudore degli epilellici, nel periodo prodromico degli accessi, spiega un'azione tossica, ed un forte poter·e convulsivnnle, il 'luale ultimo aumenta mao mano che l'accesso si avvicina e per·Jt.:ra nel periodo che immediatamente tiem dietro al parossismo, in r•elazion e colla dur·ala dello slaln post-epilettico; che gli accessi sofferti dall'ammalato il giorno innanzi l'esperienza, n<'n esercitano influenza r:>ulla tossicita del sudore, e che n~i per iodi lontani dagli accessi , l'azione del sudore degli epilettic.i non appare diffe ~:ente ùa quella del sudore dei soggr~tti SII IIÌ. le. CABITTO. -
n bagno d'arta oalda oome mezso terapeu-
tloo dl alounl paro•slsml epllettlol. In occasione dP-j:!li esperimenti fatti per 8tudiat•e la tos!!i· cirà del sudore dt•gli epilettici, l'A. studiò aoclre la questione dal lato ler·apeulico. E:.di verificò infatti che i bagni d'arta calda col sempl ice m" zzo termogenetico, ottenuto da tlue
-
:UVISTA •u~DICA
7 11
easselte dove si accende una lampada ad alcool, e che terminano con un tubo piegato a gomito, il quale viene messo sotto le coperte sollevate da due sostegni a foggia di cavalletto (stufe secche dei francesi), esercitano una notevole influenza sul decorso della neurosi (numero e fr·equenza dei parossismi). Al bag no d'aria calda accoppiò in alcuni casi e in alcune circostanze anche il lavaggio delle vie digerenti coi sali di Carlsbad e la disinfezione con cartine di salicilato di bismuto, naftolo e salolo, e con tali mezzi potè ottenere che fosse impedita la comparsa delle più gravi manifestazioni epi leUiche,. elle fosse interr•otta la serie degli accessi, e che fossero dissip!lte le turba postume. Forse l'abbondante diaforesi sottra e una parte dei veleni che, lasciati nel cir·colo sanguigno, andrebbero ad esercitare un'azione funesta sui centri nervosi, e fors'anche il bagno, dilatando i vasi cutanei, allegge!l'endo gli organi interni , H piccolo circolo, la d rcolazione addominale del fegato e della vena porta, eser cita una certa influenza su lla funzio nalità di alcuni organi emuntori, rendendo anche possibile l'eliminazione dei materiali tossici, oltre che per· le vie cutanee, anche per altre vie.
te. Sopra un disturbo nervoso osservato negli utDd&ll. - (Ber/. klin. Wocltens. e Cent r al!J . .fii.r die medie. Wissensclt., N. 22, 18!}7).
E. H. Krsctr. -
In un certo nume ro di ufficiali robusti, dél lutlo sani, nei migliori anni della vita, i quali per la lero posizione · et·ano applica ti intensamente a lavori inlellelluali, il Kisch osser vò il rapido comparire di particolari di~turbi di cuore. Erano accessi di accelerata azione del cuore e in pari tempo di abbassamento (dimostra to con lo sfigmografo) del tono vascolare. Q1:1esli stati erano associati a depressione psichica e a deperimento della nutrizione gener·ale, e pe1· lo più con appropriala cura si dileguavano completamente in alcuni mesi. li Kisch è di avviso che in tali casi si tratti di una for·m a di anes tesia car diaca Yasomoloria, e parti~olal'mente di una
7 13
RIVISTA
paresi del ~entro moderatore del cuore e del cent ro vasomotorio cagionata da ri petuta irrit.azione psichica. In quauto alla cura devesi innauzi tutto consigliare un lungo congedo del malato. È poi molto da contare sulla influenza psichi ca del medico; g iovera pure l'uso moderato dj diverse forme di movimento, le acque minerali che stimolano Jegge1' mente l'atti vita dello stomaco e dello intestino, l'uso cautamente crescente dei ba ~ni contenen ti acido carbonico; la frequente introduz.ione di cibi corr oboranti e anche di alcoolici. Gli ordinari rimedt cardiaci (dig itale, strofanto, ecc.) il Kisch li som minislJ'S solo in dosi molto pi.~cole, e combi· nati fra loro e con pr eparati di ferro. L. BERNBARD. - E•&nteml prodromlol e ••cond&rl. ( Wiinch. med. Wocltenschr. e Centrai&. fiir die med. Wissensch., N. 15, i 8l17).
Alle acute ma lattie infettive possono precedere o seguire degli esantemi. Gli esantemi prodromici occorrono più frequentemente nel morbillo e nella roseola, ma precedono anche la difterite, la pneumonile, la s carlattina e la pe1·tosse. L'esantema non ha nulla di caratler istict> per ciascuna mala ttia infettiva , ma ha un carattere polim01·fo. Talora è un eritema diffuso, talora uu eritema fugace; o sono macchie più o meno g ros!o;e di un ros sore più pallido e più in tenso. Nessuno di questi esantemi dura più di tre gio1·ni. La febbre è lieve o manca affetto, ma i fanciulli dimostrano nei loro alli di s entirsi male. Gli esantemi che seguono alle malattie infettive acute si possono dividere in tre gruppi: ! o Al 10• fino al 21 o giorno, pei malati affèlli da rinile, ragadi alle labbra, ulcer e aftose e angine necrotiche compariscono sul tronco e s ulle estJ·emit.A delle :macchie rosse della grandezza di una le nticchia o poco più. Queste macchie ingros sano ropidomenlt>, confluiscono, impallidiscono nel m ezzo, il margiM rosso sembra sollevarsi a guisa di cercine e la pelle prende un aspetto come di ca1·ta geografica•
Mito l CA
713
La tem peratura è per lo più subnormale. Le macchie durano ordinariamente fino alla morte, che sempre avvenne nei casi osservati dal Bernhard. ?o Alla fine della seconda o al principio della terza settimana di malattia compariscono delle macchietle gra"ndi quanto una lenticchia di color rosso pallido in vicinanza delle articolazioni delle estremità; preferita é l'a~Licolazione del ginocchio. Le macc~ie si estendono verso il centro, skché presto anche sul tronco compariscono alcune macchie. La faccia r imane sempr e libera. Questa forma spesso si presenta epidemica. La temperatura, come nel primo gruppo, non é aumentata. Questi esantemi sono provocati da streptococchi virulenti, che hanno il lor·o punto eli partenza come quelli del primo gruppo da ragadi, ulcere aftose, ecc. 3° Esantemi scarlattiniformi. Questi si mostrano come i precedenti in principio o nel mezzo della seconda settimana d i malattia. La temperatura in questa forma é pe r Io più aumentata. Tutti questi esantemi secondari sono ordinariamente provocati da streptococchi. In un:caso di difterite il B. potè dimostrare il bacillo difterico come causa di un esantema mo r·billiforme manifestatosi al 90° giorno di malatlla. M. M oLL E!\. - Embolie del polmone per le lniezlolll di preparati lnaolublll dl mercurio. - (A reh . .fur Dermat. und S.ijph. e Cent rali;. fùr a :e merlic. Wissensch., N. 23, 18!)7).
In 3835 iniezioni fat.le su !H!'ì mAiali nei musr.oli g lutei con una sospensione di timolacetAto di mercurio nella paraffina liquida, il Moller vide 43 volte in 28 malati delle complicazioni polmonar i. Nel maggior numero dei casi comparve subito o pochi minuti dopo la iniezione forte stimolo alla tosse, che durava una mezzu ora fino a due or·e e anche più ; talor& il primo fenomeno ad apparire fu un senso di ambascia, co n o senza dolore al torace, e in altri casi ancora si manifestarono da •t, a 2 ore dopo od anche il giorno successivo dis turbi da
•
714
RJVtSTA
parte degli organi t'espiratori (dolori punLor i, affanno di re· spiro, tosse) o nello stato gener11le (dol?ri di tes ta, $possa· tezza, nausee, vomito, dia,rrea con dolo ri colici, accessi di svenimento, una volta erpete labiale), spesso si presentò come siu tomo iniziale un brlvit.lo di f1·~ddo che era seguito da febbre. Il ~econJo giorno sopravvenivano g eneralmente dolori di pello, oppressione e mancanza di re!'piro; la tosse, quando es istl' va. frequenlemen LP- òa va luogo al terzo o qua rto giorno a qualche piccolo sputo sanguigno. E ffettivamente mollo spesso nulla s i riscontrava di anormale; in altri casi in una limi· lata zona al disopra della· porzione inferiore di uno o di am· beaue i poi moni !:'i rilevavano rantoli, leggeri s fregamenti e piccola otLusita. Nei casi più leggeri, tutta la malattia io pochi gior ni et•a tet·mi~ata, ma talora rimanevano per più settimane dolori to racici nella pt•ofonda inspirazione. Col Lesser ed aiLt·i il M. crede che questi sintomi abbjano origme ria iu fat·li embolici determinati dalla accidentale iniezione della sospe:1sione mercurica io una vena m uscolare. Que~:; ta opinione è convalidata d~t esperimenU sugli animali, che il M. l t a efl'etLualo iniettando la sospensioue del Li moloH celalo t.l i mercurio nella vena dell'orecchio dei 'conìgli. Alla sezioue ~i riscontra vano embolie nei r ami ter mi nali delle a rtet•i e polmooar i; e fJUesle embolie era no causa di infarti emorragici con im porl~nti ft!nòmeni ÌLTilativi e formazione di più o meno g randi focolai pneumonici. Risultò da questi esperimenti, contrariamente alla opinione del Wastraszewski, che la stessa cosa succedeva sia che il s ale di mer curio . fos~e sospt!SO nella paraffina liquida o in una soluzione goro· m o~a . L'esame micr·oscopico dimos trò ancora cbe sono le partict!lle divise di Li molato eli met'curio (il M. ne trO\'Ò che avevano il diametro di 0,2 mm.) quelle che chiudono i ca· ptllari. Se i sintomi polmonari sono da rifer irsi a queste embolie, la ma~gior pat'Le d~gli altd ft! nomeni, quali i disturbi delle vie digestive, ti pallore, la spo::;salezza, l'albuminuria, de~· bono rig uardarsi come la espr essione di una acuta intossicazione mercuriale in consegueoza della quanlitit del mercurio arrin.\l•l in una \'Oila nel sar.gne.
.. . MimiCA
Per evitare il pericolo di penetrare nelle grosse vene muscola ri, il M. è tornulo al metodo delle iniezioni sottocutanee e d'allot·a in poi non ha piu osservate le suddescritte complicazioni polmonari. M. KOOLIJAAS.- Com& dillpeptloo.
(Centralb. fii r die
medie. Wissensel.., N . 21-, 1897). li Koolhaas ha descr itto un caso di coma dispeptico, cioé uno stato comatoso legato ad una afl~zione dello stomaco. Ques to caso fu OSSP.rvato in un nomo di 50 anni,rche aveva g1·ande dilatazione dello stomaco cagionala da una slenosi scit•r·osa del piloro. Il malato, che non dimostrò mai neppure traccio di zucchero nelle uri n~, si la vava da sè stesso lo stomaco con la sonda e si tro vava relath•amente bene, quando una sera cominciò a parlare confus amente, fu pr·eso da sonnolenza e a poco a poco cadde in uno stato completamente co mato~o. Questo coma durò immutato 14 g ior ni. Il polso e ra sempre fortt>, pulsazioni 60 al minuto, tcmper·atut•a subnormale. I rillessi erano conservati; chiamandolo ad alta ' 'oce apri,·a lentamente gli occhi senza però riprendere conoscenza. Dopo H giorni si r·istabili, e dopo altr·e 5'settimane era perfettamente in sè e di nulla si lamentava. Dopo la quinta settimana che s i era ri messo, ricadde ir1 un accesso comatoso del tutto eguale al primo, il quale do1.•0 una mezza giornata, non oslanle le iniezioni di canfor·a, terminò con la morte. La s ezione dimostrò una e norme dilatazione dello stomaco ed una quasi completa chiusura del piloro per un ca r cinoma c.lur·o. È notevole in questa s toria clinica innanzi tutto il latto di essersi il malato comple tamente ristabilito dal coma c !te durò 1 ~ gior·ni. · In quanto alla etiolo~ia dì questo coma , il K. ammette come certo che si trattasse di autointossicazione pel contenuto dello stomaco decomposto. l fenomeni somigliavano a quelli di un avvelenamento alcoolico.
RIVI STA
E. GOLDSCIIMIDT. - Influenza della el&ttrJoità sullo atomaoo umano. - (Deutsches Are/t Jur klin. M ed. e Ceniralb. jii.r die medie. W issenst:h, N. 22, 1897). Dalle s ue numerose ricerche sulla influenz11 della elettricità sullo stomaco degli uomini !:'ani e malati , il Goldschmidt ha tratto le seguenti conclusioni. La farad izzazione e la gal van izzazione diretta dello s tomaco dell'uomo sano, anche con le forti correnti (distanza del r:occhetto 0,15 - 20 m. a.) ha lieve intluenza o una in· fluenza incostante s ulla attività motoria dell'organo, ma su quella s ecretoria nessuna . In quanto agli esperi menti teraoeutici, essi dettero i se· g uenti r is ulta menti: 1" La elettrizzazione diretta dello slomaco e un mezzo efficace per combattere i disturbi dello s tomaco, ma anch~ nelle affezio ni dello stomaco a base organica pre!'ta buonr servizi. 2° Una di~tinta differenza fra gli etfelli della e!ldogal· vanizzazione e della endofaradizza.zione non esiste; per·ò si raccomanda la endc,galv1mizzazione (anche nello stomaco) più per i dis turbi dolorosi e la endofaradizzazione per i disturbi funzionali dello s tomaco. a• Usando la endogal vanizzazione de vesi avere riguardo a lla forza della corrente, a moti vo della azione caustica dalla elettricità. 4" Il modo di agir·e della elettricità nelle malattie dello stomaco ~ ancora oscuro.
'
Tlalol febbrloltantl . - (Deni. meri. Zeic. e Corresponden:z-Blatt jur Schtcei;er Aert;e, N. 8, J89i).
ScnR oOER. -
Devono o no i tis ici essere tenuti con Linuamente a Ietto? Le opinioni dei medici su questo punto non sono concordi. Così il Volland vuole che i maiaLI non lascino il letto fino a che la temperatur a mis urata neJI'ascel fa rimanga sempre anche la sera solto 37° , e il Wolr r accomanda l'incondizionato ri poso a letto per tu tte le tem pera ture supe1•iori a
37°,6-3i o,8.
\
'
MEDI C.-\.
717
Lo Schròde•· formula il suo modo di vedere nella seguente maniera: Si deve avere per regola di tenere un malato febbricitante s ul principio della cura sempre in riposo a letto, per potere esattamente osserva1·e il corso della febbre. So si vede che la febbr~ declina, sarà bene di non lasciare alzare i malati. Se non si avverte alcun mutamento nel corso de lla febbre e si è acquistata la per s uasione che la febbre ò ben sopportata dal malato e che lo stato generale e poco o punto disturbalo, gli si permetterA di riposare all'aria libera, ed anche, fino a un certo punto, d1 partecipare ai pasti comuni; gli deve essere però vietato il passeggiare. Se fuori dal letto la temperatura non aumenta, si dovra seguitare in questo modo. È mmpossibile stabilire una regola gener~:tle. I migliori risultati li otlet·rà quel medico che saprà meglio adattare la cura ad ogni singolo caso. Tutto dipend.e dal modo come il malato sopporta la febbre. Però non è da la· cere cbe un teoppo luogo riposo a letto ha con sè degli inconvenienti. L'appetito si gua;;ta maggiormente, la digestione si fa più lenta, l'umore dP.I malato, che spesso non si sente alcun male, si deprime. In una parola in molli casi non solo è inutile lasciare un tisico febbricitante in letto, ma può es;;ere anche pernicioso.
••
AnoN. - QU ueurilml dell'aorta. e t raggi Bontgen. (Br it. M cd. Jo urn., 26 giu15no 1897). Aron discul~ la diagnosi precoce degli aneurismi dell'aorta e ne riferisce due casi. 1• Una donna, dell'età di 46 anni, fu trovata affetta da paralisi della corda vocale sinistra e da raucedine. L'esame del torace non dimostrò chiaramente la presenza d'un aneurisma intratoracico o d'altra neoformazione. Coll'aiuto dei raggi X si dimostrò che l'area corri· spandente all'ottusità cardiaca era più ~stesa della normale ~ella vicinanza della terza costola in avanti e della quarta Indietro. Una pulsazione manifesta si notava indietro nell'ombra. Questo fatto fu di grande importanza, poiché la pa-
t
718
RIVISTA.
ralisi laringea era insorta in segwto ad un aUacco di in· flu enza . 2• Il 2• caso fu più concludente. Un uomo di 32 anni avevA, cin(jue anni pr ima, contratto sifilide, la quale fu curala ins ul'flcientemente. Due anni or sono all'ammalato venne Asportato un fib roma dalla plica interar iteooidea: ebbe in :<e~uilo emolli!ìi di cui non fu potuto tr ovare la causa all'e· ~ame ùel torace' : si uolò paralisi della corda vocale sinistra. Quindici g iorni pnù tarùi i raggi. R ò nt~eo r ivelarono la pre· senza d'un tumo•·e pulsante atlor oo all'aorta nella 'Vicinanza della seconda costola. Altre osservazion it confermarono questo fallo e cosi la diagnosi di aneurisma ru resa certa. L" autore richiama l'attenzione dei clinici sull'importanza che hanno i •·aggi X per fare una diagnosi precoce degli aneurismi. Rigual'do all'e tiologia di essi è noto che la sifilide •·appresr nta una parte imp·orLante e perciò un appropriato tratt~;~men to si r ender a possibile ai prim~ periodi. Nel secondo caso ci talo dall'aulol"e si cominciarono subito le fl'izioni mer· curiali l' uso Ileli· iod uro polassico con oWmo risult.atQ. LocAs-CtlAMPIONNIERE. - Il kublguarl. -
(Journ.al de
màlecine et de ehi r urgie pratiques).
Il kubi~asari é ·una malattia endemica, che esiste in alcune località del nord del Giappone. Questa malattia si verifica nella stag ione calda, per scomparire nell' inverno; appare sotto forma di acces si diurni molto brevi, consisleoli in dis turbi Jella vis ione, e paresi muscolari passeggere. Si verifica obuubilazione, g li oggetti appaiono con circoli di difM fu sione, e paiono danzare in circolo davanti agli occhi; sopravvengono antri sinlomi, qua li diplopia e folopsia. Le pares i muscolari so no diver se, ed a diversi gradi; sono costanti quelle della palpebra superiore e dei muscoli dalla nuca; la paralisi della nuca è qualche volLa così g1•ave, che Miul"a ha veduto dei contadini i quali per rimediare alla caduta ùella les ta, la tengono rialzata con una corda fissata in basso alla cintura, ed in alto ad un nastro ehe ravvoJge l'o ccipile.
•
~ROIU
7~ 9
Si osserva in qualche accesso la paresi ùelle membra supe riori, con impossibilità di lavorare: degli ar·ti inferiori, caratterizzata da atussia, tilubazione, fino all'impossibilità di camminare ; dei muscoli del dor so, della lingua, degli abbassatori della mascella (disfagia), delle labbra (con scolo di saliva sul mento), ecc. Se il caso non è molto grave, fra gli inter valli degli accessi, nessun sintomo permette di riscontrare uno stato morboso qualunque. Miura ritiene che il kubigasari non sia altro che la vertigine paralizzante osser vata da Gerlier nel1887 nei dintorni di Ginevra. Un miasma dovrebb'essere l'ori gine di questa malattia endemica ; Nakano ed Onodera credono che possa essere caus a ta dalla malar ia; Miura non è della loro opinione, perchè non vi è ipertrofia della milza, e l'esame microscopico del sangue non r iscontra alcun agente specifico ; egli ·crede che sia dato da un miasma di scuderia. A conferma di questa or igine, diremo, stabularia, egli cita il fatto che la malattia non si verifica che in campagna, e specialmente in qnei luoghi dove si tiene mollo bestiame, dove la ventilazione è insufficiente; ed osserva che il contadino giapponese ha la casa con le sole aperture a mezzogiorno, e che lo strame del bestiame non è rimosso ,. h e una o due volte l'anno. l rimedii propinati contro il kubigasari sono molti : esterni, le sanguisughe, i vescica nti; interni, i purganti, l'iodio, il m ercuric•, ecc. Miura consiglia In soluzione di Fowlcr aggiunta a ioduro di potassio. gr. A .
E. \~1 RIGH T e D. SEMPLE. - Impiego del batteri morti per la diagnosi della febbre tlfoide e della febbre
eU Malta. - Metodo facile per Improvvisare una flamma cannello ~er fare tubl oapUlarl 41 sedtmen · ta&lone. - (Brit. M ed. Journ ., 15 maggio 18!)i).
L'utilità del metodo dell'esame del siero di sangue per la dia gnosi della febbre tifoida e di Malta è ora talmente provata e la sua tecnica è resa cosi semplice che esso sarà sempre
720 •
RIVISTA
usato da quei clinici i quali hanno a loro disposizione culture pure del bacillo ~ifoso e del m icrococco me1ilense di Bruce, m ezzi nutriti vi, s tufe e microscopio. Ma per qullDto semplice, questo a ppar ato di mezzi non è facile Lrovarlo dappertutto. 1 dolLar i Wtig hL e Semple dell'esercilo inglese e professori alla scuola medico-militare di Netley hanno pensato a semplificarlo ancora adoperando invece di batteri vivi culture morte degli stessi le quali possono essere spedite ovunque per posta in capsule dj vetro suggellate. Il W idal (Presse medieale, setl 1896), fu quegli che pel pl'imo suggeri quest'idea. W idal mostrò che l' agglutinazione ottenuta nel siero del sangue d'un tifoso messo tt conLalLu con culture vive di batteri era identica a quella ottenuta mettendo a conlalLo lo stesso siero con culture di balleri uccisi con calore a 60• C. Wright e Semple hanno r ipetuti gli esperimenti di Widal e li hanno confermali pienamente: la stessa cosa banno osservato riguardo al m icrococco melilensis di Bruce. Tanto nei casi di tifo quanto in q uelli di febbre di Malla la misce la del s iero diluito colla cultura mor ta furono esam ina ti al microscopio per accertarne l'effetto agglulinativo e nei tubi a sedimentazione capillare per a ccertarne quello di sedimentazione: niuna dtfferenza si oss ervò nei t·isultati ottenuti colle miscele con culture vive. È s uperfluo far notare di quanta impor tanza pratica sia questo metodo specialmente pel medico militare. È cosa facilissima infatti procurar si capsule contenenti batter! morti di febbre di Malta o di tiroide da un istituto batteriologico qualunque: egli le può tra~porlare ovunque senz;a alcun pericolo né fa d'uopo che egli usi speciali precauzioni per ga· renlirsi da una possibile infezione. Tutto il suo arredamento per la diagnosi del siet•o può ridut•si a questa capstda di b.ttlel'i morti, a una piccola scor ta di tubi di vetro del diametro di ~1 .. e V, di pollice e all'apparecchio descl'ilto pii.J solto. Egli deve solo ricordarsi che un tubo capillare si costruisce r iscaldando un tubo di vetro e tirandolo dopo che esso è stato tolto dalla fiamma. Cannello improooisato. - Dopo averne studiati parecchi Wright e Semple credono di averne trovato uno il quale
MEDICA
s oddisfa a tutte le esigenze. Esso consiste semplicemente nell'uso d'un ordinario polverizzatore dei liquidi, come p. e. quello che serve per Tefrigerazione mediante l'etere. Il serbatoio dell'apparecchio ~ r ipieno dell'alcool metilico e una forte corrente d'aria si fa passare attraverso di esso servendosi del soffietto a mano unito all'apparecchio stesso. U getto di alcool è allora acceso. La fiamma che ne deriva è calda abbastanza da servire per gli ordinari lavori in vetro. È da a vvertire però che l'alcool deve essere abbastanza polver izzato e che esso deve pervenire nel tubo del polverizzatore in quantità sufficiente e in modo regolare : se cosi non fosse la fiamma è intermittente o si spegne del tutto. Pollnevrlte fatale. 29 maggio 189;).
BRANER.
-·
(Brit. Med. Journ.,
Il D. Braner ne discute un caso occorso in un sifìlitico curato col mercurio. Un uomo di 22 anni contrasse la sifilide ai primi d' agosto 1895 e venne curato con un ciclo di 5 settimane di frizioni d'unguento mercuriale alla dose prima di 3. gr. e poi di 5 gr. al giorno. Non si ebbe nè stomilite nè s alivaziooe. Verso la fine della 3' seUimana egli incominciò ad avvertire intormentimeulo alle dita e debolezza alle braccta: le gambe rimasero immuni. Si sospese il mercurio ma l'andatura cominciò a di venire incerta: ti secondo giorno le gambe non poterono più. sostenere il peso del corpo, al 3' la favella divenne inceppala unitamente alla deglutizione. Alla fine di ottobre si ebbero manifestazioni di s ifilide secondaria s ulla cutu : per questo fu curalo colle iniezioni ipodermiche di salicilato di mercurio. l sifllodermi scomparver o ma i sintomi nervosi s' aggravarono. Al suo ingresso all' ospedale esisteva marcatissima paresi delle braccia e delle gambe: i movimenti erano atassici ma nes· su n muscolo era completamente paralizzato: vi era diminuzione della sensibilità ma non dolore: i rifle!'!si patellari erano scomparsi: nei muscoli affetti si notavano repe ntine scosse fìbrillari: i nervi erano dolorabili, in grado minore i muscoli: esisteva par·ziale rea.:ione di dege nerazione. So46
RI VISTA
pravvennero accessi soll'ocativi, il diaframma si paralizzò & l'ammalato mori eli polmonite il Hl gennaio. Notevòli alterazioni anatomiche si trovarono nei nervi costìtuite da degenerazione della guaina midollare e da proliferazione del tessuto interstiziale: le r adici nervose furono trovate immuni: ·cot-1 pur e la piccola arte1·ia. Il cer vello ed il midollo spmal& fu rono trova ti normali. Di queste polinevrile non fu possibile ammellere altra causa lranne la recente sifilide e l'intossicazione mercuriale. Nella sifllide il sistema nervoso può e s!:'ere compromesso o dalla specifica lesione sifililica o da disturbi prodotli dalle tossine nel sangue. Un affezione sifilitica vera e propria potè essere esclusa con certezza: i cangiamenti del tessuto iuterslizla le oei nervi furono prodotti con lulta pro bab1lilà dalla degenerazione degli elementi pa· renchimali. La nevrite si fi litica non si presenta con una forma così diffusa e simmetrica: infine le affezioni sifililiche dei nervi si manifestano raramente in un epoca in cui le manifestazioni sifìlÌLiche stanno scomparendo col trattamento spet:iflco. LERMOYEz. - Cur a dell' ottte media &onta n el perlodp cJl •uppu.r azlone. - (G~etle des HOpilau::c, N. G6, 1887). E~:cc;,
secondo Lermoyez, le regole di questa cura. Conl1n uar·e il lraltamenlo anliseUico locale della gola & del lliJSO. Iniezioni nel condotto, con islrumenti a settici, di acqua borica bollita tiepida, mai fredda. Doccie d'al'ia per il naso mediante la pera di Polilzer. Questa medicazione, iniezioni e doccie d'aria, sarà ripetuta, in meùia, due volte 11 1 giorno, più soveuti se lo scolo é molto abbondante, una volla soltanto al giorno se lu scolo é tenue~ ma lieve esser falla dal medico s tesso. Nell' intervallo deliA medicazioni, il condotto sat•a riempito di f:!licerina fenicata e chiuso con una striscia di garza asettica o borrca. iofossata mollo profondamente per modo da fare dr ena ggio, senza toccare tuUavia il timpano, ed il padig lione sarà ricoperto da uno strato di ovatta borica, mantenuta da un leggiero bendaggio.
MEDICA
723
Nella. notte il paziente dovrà coricarsi sull'orecchio ma-· lato per facilitare lo scolo del pus. Se lo scolo diminuisce, nello s tesso tempo che il paziente accusa una diminuzione dei suoi r onzii ed un aumento nella. facoltà uditiva, senza che ricomparissero i suoi dolori, far& le iniezioni soltanto ogni due o tt"e giorni: sostituire il bagno. di glicer ina fenicata con 'instillazioni biquotidiane di alcool borico tiepido all'uno per cinquanta, e so~pendere le doccie d'aria. Si dovrà però continuare fino alla fine l'antisepsi della gola e del naso . e ciò, anche dopo la guarigione, per prevenire una r ecidiva dit otite. A questo periodo, qualsiasi medicazione esterna deve es~ere sospesa, il malato può riprendere prudentemenle le sue occupazioni; e, cosl, a poco, l'orecchio si asciuga. Ma, allre volte, in pieno perio1io acuto lo scolo diminuisce e cessa; la doccia d'aria non fa piu senti ~e il fischio caratteristico ; conlempor·aneamente il dolore d'Ol'ecchio ricompare cosi intenso come pr·ima della suppurazione. Cbe cosa è accaduto f Vi ba chiusura precoce rlell'orificio tim panico, riten~i one di pus nell'orecchio medio, d'onde atroci rlolori, tume.f~zione:dell'apoflsi mastoide, segni di accidenti cerflbralii, meningismo nei fanciulli . In tal caso si deve ricorrere, ::Jubito, alla paracentesi del timpano: diffe rire di una giornata, anche se si ottenesse una diminuzione fallace con J'applicazioue di vesciche di ghiaccio, é condurre il malato molto preslo alla necessità di una trapanazione masloidea. CAoé:or . - La dlapnea nell'1Dtzlo della per1oar4lte reu-
mailoa. - (Jou rnal de Médeeine et de Chirurgie, apr·ile 1897). ,.!!l~ti i medici non $Ono d'accordo sul
valore semiologico della. dispnea nella pericardite: mentre Potai n considera i disturbi respiratori come rari nell'inizio della malattia, la maggior parte degli autori ammettono, al contrario, che é un fenomeno precoce che può presentarsi anche prima che si percepisca le sfregamento. Il dottor Cadéol ha riunito in
' l
RIVISTA
una sua tesi un certo numero di osservazioni, le quali verrebbero a confermare quest'ultimo modo di vedere. Questi fatti dimostrano infatti che il valor e della dispnea dal punto di vista della diagnosi non è da trascurar si. Il clinico messo sull'avviso potrà trarne soventi preziose indicaziom se egli, dopo aver riconosciuti sani i polmoni, por ta la sua attenzione sal pericar dio. Talvolta anzi egli potra vedere la prima comparsa di questa complicazione, poichè la pericardite segue qualche volta la dispnea a ventiquattro ore d'intervallo. Ci6 pu6 avere una grande importanza per la cura. Infatti , una energica terapia potrà essere diretta contro questa complicazione, e la ri vulsione precoce che si mettet·à in opera eserciterà, senza alcun dubbio, una favo r evole influenza nell'evoluzione posteriore della pel'icardile verso la guarigione o pet· lo meno impedirà che si producano i disturbi còsi g t•avi che si possono riscon trare da parte dell'innervazione cardiaca. Per altra parte, sorge la domanda, quale sia la prognosi di questa dispnea sopraggiungente nell'inizio della pericardite. A questo riguar•do si devono distinguere due categorie di casi. Per esempio, in quelli in cui s i nola un dolore profondo, angosciante, con polso frequente, piccolo, coincidente con la dispnea interna, è probabile che si avrà a far·e con un'iofian,mazione mollo estesa del pericardio. Essa pr odurrà la infiammazione dei nervi del cuore, nello sl~sso tempo cbe agi ra sui filelli pericardicj del pneumo-gastrico producendo dispnea riflessa o simultaneamente sul frenico (se vi sono i punti dolorosi caratteristici) pr oducendo allora direttamente la dispnea. Allora la progoosi é molto grave. Il grande simpatico è cosi inglobato nel processo infiammatorio e può SC'· praggiuugere la morte. Ma se la dispnea corocide coi dolor i lungo il tragitto del frenico, indicanti la partecipazione di que:ito nervo, senza che i nervi cardiaci sieno interessati, la prognosi è benigna. Il distur b.o respiratorio non persiste per lungo tempo. La dispnea cessa con l'infiammazione acuta del pericardio e non dura piu di tre o quattro giorni se la malaLtia si avvia verso la g uarigione o la cronicità .
•
MRDlCA
725
Infine, i casi nei quali Ja dispnea continua a prodursi s ono quelli in cui, !ungi dal guarire, l'affezione procede verso il suo secondo periodo. Sopraggiunge allora un versamento che produce la dispnea, ma il più sovenli i dolori lungo il ne1·vo frenico sono cessati, ed è la massa del.liquido comprimente il cuore che ne é la causa. . Il trattamento della dispnea non prese nta indicazioni par· ticolari. Si deve cercare di diminuire l'infiammazione pericardica per diminuire l'infiammazione propagata ai nervi . l rivulsi vi potranno essere utili. HucHARD. - L'edema aouto del polmone. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, giugno 1897). Huchard ha studiato questa sindr ome che può cagiona re la morte con un'estrema rapidità. Eccone la fisonomia clinica. Ve ne esistono tre forme: le due prime sovracute o fulminanti, e acute con <:~spettorazione caralleristica, la terza di di primo a~chilo broncoplegica, s enza espettorazione. Nella prima forma, realmente fulminante, l' inizio è pressoché subitaneo e l'esito estremamente rapido, . in pochi mi· nuti, come si ver icò nel fatto seguente riferito da La Harpe: un malato si sveglia di soprassalto durante la notte; egli salta fuori dal suo letto, traversa la camera, si siede sopra una sedia, ranlolando ; pochi istanti dopo era mor to e un fiocco di schiuma bianca sortiva abbondantemente dalla bocca e dalle narici. Nelle forme sovracutà e acuta, molto più freque ntemen te osservate, si riscontrano i seguenti fe nome ni: Tutto ad un
tratto o r apidamente, dispnea internà e pr ogressiva, angoscia respira'toria estrema, da non confondersi però con· l'angoscia caJ·diaca della stenocardia ; tosse stizzosa, incessaute, che non lascia alcun riposo; vera pioggia di rantoli crepitanti a bolle molto fine e molto ser•rate invadenti sotlo l'orecchio, come un llus~o, i due polmoni il più s pesso dalla base alln sommità; poi espnltorazione estremamente abbondante (fino a due litri in poche ore) aerea, schiumosa, sovenli limpida, di natura alluminosa, assolutamente come nei casi di edema
•
RIVISTA
del polmone e di espelloraz ione albuminosa dopo una tor:acentesi troppo copiosa. Soventi. l'espettorazione é di colorazione rosea, ciò che indica l'aggiunzione di un elemernto congestivo alla flussione edematosa . Non astan te ciò vi ha piuttosto aumento della sonor ita alla per cussione del petto. Nello stesso tempo la temperatura resta normale. Infine il malato mdore ra pidamente in mezzo a d inlens;ìssimi sintomi di asfissia. Però la morte non è l'esito fatale ed il malato puòJ resistere anche a varie di queste flussioni edemalose. Un punoo sul quale insiste molto Bouchard è che vi ha in quel momento una caduta cor.siderevole della tensione arteriosa, ciò che rende conto dell'asistolia acuta sopraggiungente talvolta mollo bruscamente e della rapidità con la quale s i presenta l'edema degli arti inferiori, di guisa che si possono assegnare due periodi a ll'andamento dell'edema polmonare acuto: il primo, caratterizzato dalla dispnea , da una . espettorazione molto abbondante e dal mantenimento della ipertensione arteriosa; il seco.ndo, car aU.arizzato al contrario dall'asistolia acuta, da una espellora·zioue rara e divenuta anche impossibile a cagione dello st~to broMoplegico, e sopratutto dall'abba ssamento considerevole della tensione a,rternosa che fa contrasto con l'iper tensione polmonare. Huchard crede che questi casi si producono quando vi esiste un'sortite e sopratutto uoa per iaortite con una propagazione in fiammatoria o riflessa sui pl~ssi nervosi cardiopolmonari, accompagnando la nefrite cr onaca mollo spesso contemporaneamente le lesioni. l] ll'allamen~o deve consiste re :>opratutto in un abbondan1e sa lasso, io iniezioni di ·caffeina per combattere il colla~so Ctll'diaco, e sop,·atullo di olio canforato. Ecco la formula di queste imezioni ipoderruicbe: orio di oli-va sterilizzato 40 grammi, canfora 10 g1·ammi. Iniettare tre o rruallr o siringhe di P1·avaz a[ giorno; queste iniezioni, ct.e producono gli stessi affetti del le iniezioni di eter e, non sorto dolorose. ' Contro lo stato par etico dei ·bro nchi, iniezioni di stricnioa. Per assicut•sre la diuresi teobr omina alle dose di 1 grammo e :>O a 3 grammi per ~io rno a regime latteo.
~ÙWICA
Eploondll&lgla. - (Joumal de Médecine et Chirurgie, giu. gno 189ì).
Il dott. Féré, medico di Bicétre, ha pubblicato un int~r~s- saute studio sopra que~ta affezione dolorosa molto poco conosciuta. Essa si manifesta in seguito aJ un ese!'cizio funzionale, ()ra bruscamente dopo uno sforzo violento, ora gradatamente dopo un lavoro continuo. Tolti i lavori, tutti gli esercizi che mettono in giuoco i muscoli epiconrliloider possono provocare fJuesto dolore, pe r cui lo si vede manifestarsi nelle pro· fElssiooi più diverse. Féré ne. ha osservati, nella solo ann~:~ta 1896, otto r.asi a Bicètr e negli uomini e nelle donne che attendono al bucato, sia nello stender·e la bian cher·ia, sia nel portarla in farde lli più o meuo pesanti. Il più spesso, il soggetto sente, in seguito ad un la vor o prolungato, un indolimento vago; poscia, dopo alcune ore, soventi nella notte o all'indomani nèllo sve~liarsi, la r egione esterna e s uperiore dell'anlibraccio é la sede di un dolore spontaneo che si e><a• gera al minimo movimento e r·ende impossibile qualsiasi eser cizio professionale. l casi però non sono d lll tutto identici: in una prima serie di fatti Féré ha notato che il dolore predominante r isiedeva sull'eprcondilo e nei muscoli che vi si inser iscono. In uua se· conda serie, il dolore esisteva uell'epicondilo, ma era mollo più intenso in corrispondenza d~>ll tl part.e anterior è dell'ar·ticolazione e delle inserzion i del breve ~upinatore. L'affezione designala dai malati soltu il rrome di muscolo forzato c truscurato da essi, sfugge il più soventi a ll'osservazione del medico che non la c~r·chi. E<>sa guarisce il più spesso spontaneamente '" due o Lr·e settimane. Però, in so~ getli ch e ne so:1o affelli in se~uito a movimenti violenti, essa può dur·are pet· maggior· te rnpo e uecess ita l'intervento col massaggio e con relettrrcila .
•
•
728
HIVISTA CHIRURGICA ANNARATONE.- Un OUO di
dlvertloolo di •eokel. - (La clinica moderna, 5 maggio 1897).
•
•
Il diverticolo nell'intestino Lenue, congenito, o diverticolo di Meckel è r elati"aroenLe raro, circa nella proporzione del 2 p. 100. Esso é sempre unico e deriva da un difetto di riduzione del canale onfalo-mesenter ìco. La sua sede è fissa; trovasi cioè costantemente sull'ultima porzione dell'ileo, e quasi sempre sul bordo libero dell'iHleslino, in un punto diametr almente opposto all'inserzione del mese n lerio. Il suo calibro è quasi sempre uguale a quello dell'intestino su cui si impianta: la lunghezza varia da due a quattordici centimetri. In quanto alla forma può essere conico, cJlinòl'ico, qualche volta a forma di uncino. Quanto alla strullur a, p1·esenla i medesimi elementi dell'intestino. Spesso é congiunto ad altri vizi di conformazione. Il caso osservato dall'A. fu t·iscontrato in un giovine di 20 anni, il quale da bambino e specialmente duranle l'allattamento, presentò disturbi frequenti dell'a pparecchio gastro-enterico come vomito, dolori intestinali, ventre tumido, disturbi che si fecero piu rari col progredire dell'età ma clJe non cessarono del lullo specialmente quando esagerava nel cibo o nel bere. Fu appunto dopo un disordice di questo genere cbe egli venne preso da fenomeni a ddominali consistenti in dolori violentissimi, alvo chiuso, vomit.o e singhiozzo. Falla diaj, gnosi di occlusione intestinale, si praticò, la laparotornia e si riscontr ò la presenza rli una br iglia, la quale partendo da un'ansa ùel tenue andava ad inserirsi alla ciralrice ombelicale, ed essendo distesa a modo di ponte comprimeva un'ansa intestinale che vi si era insinuata. Distaccala tale bl'iglia, la quale venne r iconosciuta per un diverticolo del tenue dal-
RIVISTA CHIRURGICA
729
l'intestino stesso, fu riunita accuratamente l'incisione di quest'ultimo con una sutura alla Lemberl e si dissecò col bisturi l'inserzione del diverticolo all'ombellico, Fatta uua diligente t.oeletla dell'intestino e ripostolo nell& cavità addominale, si praticò una sutura inlercisa del periloneo t~ dello strato muscolare aponeurotico e si fece la sutura continua della pelle. L'ammalato lasciò l'ospedale dopo 15 giomi completamente guarilo. Il diverticolo asportato si riscontrò della lunghezza di 9 centimetri, d.i forma cilindrica, alquanto ricurvo ad arco, completamen te coperto dal peritoneo, terminante a fondo. cieco, colla base più ristretta dell'apice. La cavi la era r ipiena di materie ingerite, molli, pollacee: la superficie interna era rivestita di fitte e numerose villosilil. La struttura sua mi· croscopica riproduceva esattamente CJUella d~ll'iotestino. te.
Perloatlte ooatale auppuratlva da baolllo 41 Eberth. - (La clinica moderna, 2 giugno 1897).
FRASSI. -
Nonostante che il poter e piogenò del bacillo del tiro si& stato da molli osserva tor i messo bene in evidenza, pure, anche recentemente, vi sono stati autori che hanno posto. in dubbio la possibilità di riscontrare il puro bacillo di Eberth nelle suppurazioni post-lifiche. Impor tanti quindi sono i casi di questq f{enere nei quali un esame batteriologico accurato può stabilire in modo sicuro la · diagnosi . Un caso di questo. genere fu osservato in un individuo di ;,5 anni, il quale ammalatosi di infezione tiroide non mollo g rave, che ebbe la durata di tre settenarii circa , l 5 giorni circa dall'inizio della convalesce nza cominciò ad avvertire in corrispondenza della 5' costa destra, lungo la linea emiclavicolare, un dolor:e acuto seguito da inlumescenza, accompagnato da febbre non molto eltwata. Fatta la diagnosi di per iostite postifica e a perto l'ascesso che erasi formalo, fu poi raschiata la cavità ascessual ~ e zaffata con garza all'iodoformio con esito di guarìgione clopo IO giorni. L'esame batteriologico del pus, le colture in agar, in gelati.na, in brodo, nel latte sterilizzato, le
•
730
RI VI S TA
inoculazion i colle colture in a,g~l' r.el perito.neo delle cavie dìm')strar ono che trallavasì del bacillo del tifo. L ' A. dalle sue esperienze e dall'esame clinico del caso conclude che si deve ritenert} di mostrata la possibilit.A delle suppur azioni da puro bacillo di Eberth, e che vi sono anche cat•atler i clinici speciali ( febbre non m olto elevata, lentezza di evoluzione, predilezione delle os~a, presenza di stracci necrotici nel pus, J'apid ilA rli gu a rì~i o ne) pei quali si può stabilire una diagnosi differ enziale fra le suppurazioni dovute ai comuni piogenì e quell e dovute al bacillo ti fì co. te.
Trattamento delle ferite delle vle ~eree -(Brii. med. journ. , 8 nnt ;:gio 18!,7).
l. E. PLATT . -
Non sembra che quest' argomen to abbia sin quì ottenuto la necessaria attenzione. Fì11o a po~ hi anni or sono quasi tutte le autorit.A chirur·giche sconsigliavano la sutura nelle ferite delle vie rcspìt·atori e: i per icoli del pazicnk' aumentavano grandemenlt.' e l a morte non dì r ado avveniva per bronco-polmonite settica od alt1·e complicuzioni infìammatot•ie: arl ogni m o lo l a convalr.scenza er a lunga e i risullali finali erano o la presenza d'una fi stol a o la stenosi della lar in j!e e della trachea. Pertant(J nel 1892 H enry M or r is pubbl icò un cer Lo n umero di casi iu cui egli usò la sutura e più t ardi il Pùllard la consi gliò pur anco. Resocouti di casi i solati si ebbero in seguito: tuttavia pare ch e l a grande ma~~io ran za dei chìrur·ghi co 1linuino a non im piegare la $utura nel lraLtam enlo di queste l esiOni . Il Pla ll ha avuto l'opportuni tà, tr oYandosi alla Royal lnfirmary eli Manchesler, di curat·e 3;, individui con fel'ite alltt gola infel'le a scopo suicida: d1 essi l O a ve vano ferite del le vie respiralol'i e e gli altri 25 ferite su perficiali . Dei 10 casi, 2 m or ir ono, 7 guarir ono compl etamento ed 1 in complelsmente . Il 1" caso letale avvenne in un uomo il quale aveva una estesa ferila al di sopra dell'osso ioide la qual e aveva aperta la fat·inge. N on furono apposte suluz·e: l'infermo s' inrleboll gratlatamenle e mur i per paralisi cerd1aca 1'8° giorno della sua en trata all'i11ferm erìa. T ran11 e che in questo, le suture fu-
l
CHIRURGICA
73 1
rono applicaLe ~o tuttti gli aHri casi poco te mpo dopo il ferimento. L'altro caso di morte avvenne in un uomo molto de· bole io seguito a polmonite cr·upale 1'8• giorno della sua entrata. La ferita aveva interessato la membrana crico-tiroidea e la polmonite fu causata probabilmente dalla penetraziooe dell'aria fredda attraverso la fer ita. Non vi furono segni di polmonite settica. Il caso di guarigione incompleta riguarda un individuo in cui le s ulur·e che dovevano tener ravvicinate le estl'emita, de[Ja trachea divisa s i lacera rono e cosi dettero campo alla retrazione cicatriziale e alla conseguente sten osi. Nei rimanenti i casi si ottenne completa guarigione ininterrotta: la degenzl! media nell'infermeria fu di 18 giorni: io lt casi si ebbe suppur·azio r!e. Dai risultati ottenuti il Pla\t si cr·ede aut orizzato a formu· !a re cosi la condotta che si deve avere in s imili eve nienze . Quando le condizioni del paziente lo per·mettano egli deve essere anestetizzato, la feriLa dev'essere accuratamente pulita e la breccia delle vie aeree chiusa con s uture. Non infrequentement.e il paziente é in preda allo shock, ma se l'emor ragia primaria è arrestata, in poche ore egl i ai teovera in condizioni di sopportar l'anastasia. Se ha perduto molto san~orue è vantaggioso iofoodergli nella vena •;,-·t litro di soluzione s alina. I l miglior anestetico è certamente il cio· rofor·mio in questi casi. Nei primi momenli la cloroformizzazione è difficile pel continuo passaggio ù'at•ia alll'a verso la fe rita, ma una volla questa s uturata l'operazione procede con molta maggior facilità. Pulita accuratamente la ferita con an antisettico eù Rrrestata l'emort·agia, il chirurgo deve decidersi o a chiuder completamente la breccia o a metlet·v i una cannula per tracheotomia. Su ques~o punto é impossibile da r una regola generale. Se la feritSl è molto estesa, inte t·essanle tutkl o quas i tutta la la ringe e la trachea è meglio adoperar la cann ula ; la medes ima n orma deve seguirsi se la laringe é aperta nell' immediata vicinanza delle corde voQali. I ndi. nelle ferite della membrana crico-tiroidea, ~e la epiglottide è largamente lesa è prudent.e eseguir una laringotomia o una tracheolornia alta prima di chiud er completa meute con s utura le ferite lariogee.
l
'
'
l
J'
l
733
RIVISTA
Deciso l'impiego della cannula, il Plati è assolutamente d'opinione ch'es~a non deve introdursi sulle ferite del suicida, ma bensì attraverso una nuova fe rila verticale praticata dal chir urgo a regola d'arie; non è però necessario rara una ferita cutanea . Se son lesi la faringe o l'esofago le apt!r· ture debbono esse•· c hiuse completamento con fine s utura introòolta mediante aghi curvi. La sutura òelle ferile ricbierle a ccuratezza e pazienza. Aghi a tutta curva tenuti da un portago sono utilissimi e sarà comodissimo me ttere prima lutti i punti e poi annodar!. Le s utu1·e risparmieranno la mucosa ma com pr enderanno g ra n parte dello slralo flbl'oso e cartilagineo dei condo tto. Applicate le sutur e nel numero necessario per chiudere completamente lP. aperture es~e saranno a nnorl ale a cominciare da C(uelle situate nella parte posteriore del condotto; nelle ft>r ite della tr achea s aran no necessarie 8 o 10 suture. Il ma te ria le da suture preferito dal P lalt è la sete sterilizzata di recente co lla bollitura ; es~a ~ for te e sicura ; del catgut non è a fidarsi specialmente quando bi "logna eserciu1r mo lta tensione. Chiuse le ferite delle vie aeree, le al tre vanno trattate coi prmci pi generali. l muscoli sterno-mastoidei e gl' iofraioidei sono più o meno lesi ed è necessario riavvicinar i lo•·o estre mi c.on suture. Le ferite tras versali del pellicciaio producono un forte accartocciamento della cute il quale deve essere corretto prima di mettere a contalto i margini delle fer ile. Orò inpriamente nelle ferite princi pali ne coes istono a t.tre di minor importanza - fino a cinquanta - le quali però le cincischiano e richiedono molta a cconciatura prima di sutural'le. Ordinariamente è necessario mettere un piccolo tubo di dr ena ggio ad uno o ad entr ambi gli angoli della fe rite. È inutile aggiuuge re che bisogna adottare la regola della più scru polosa anlisepsi ; con ciò la maggior par te della ferita ~ua rirà per p1•ima in tenzione. Trattamento consecutivo. - Se .si è introdotto una cannu la per lrachcotomia è bene situar il paziente in una camel·a piena di vapo re per 2.~-48 ore. Tranne l' in sor~enza di complicazioni la cannula può togliers i con fì ducia al ZO, ao o
'
CHII:WRGICA
733
al più tardi al 4• giorno. La medicalura delle ferite richiede frequ enti cambiamenti specialmente nei casi di tracbeotomia addizionale; le suture cutanee si toglieranno, a meno che non diano irritazione, al 100- 12• giorno; togliendole pr•ima si corre il r ischio di vedere le cicatrici riaprirsi. Durante tutto il trattamento, le parli debbono lasciarsi in assoluto riposo, ma non è necessario seguir il vecchio metodo dell'a vvicinamenlo rlel mento allo sterno; é da badar di tenere il paziente in posizione supina, col capo sostenuto da un comune cuscino e fissalo da una fascia che passa per la fronte e con un sacchetto di sabbia da ciascun Ialo. Una delle piu importanti questioni è qaella dell'alimentazione. Il Platt è convin Lo che in mollissimi casi non é necessario -alimentare i feriti colla sonda esofagea e pel r etto; essi sono in grado d'inghiottir alimenti liquidi. Nei casi però in cui la epiglottide è ferits, la laringe e la trachea è completamente divisa o la faringe o l'esofago aperti è meglio adottar per due o tre giorni ralimentazione rellale L'impiego della sutura è anche consigliabile in tutti i casi di fer ite da suicidio clelia gela le quali non banno interessato le vie aree purché però le condizioni generali del paziente . siano sufficientemente buone. Dei 25 casi occorsi al Platt, 21 furono tratLati colle suture primarie e 19 guar·irono per primam, t fu zaffalo con garza al jodoformio e guari per secundam e 3 morirono dopo poche ore dalla loro entr·ata perché in condizioni disperate.
FRITS SANO. -
Ezoato1l1lu~urlana . - (Brit. Med. Journ.,
29 maggio 1897 e Belg. Med. , 10 nov. 1896). Sotto questo titolo Frits Sano parla d'un caso che egli ha presentato alla Societa medico-chirurgica di Anversa. Il pa.ziente aveva fatto un giro in Europa ed er·a stato presentato alle g randi cliniche da Virchow, Raymond, Gowet'S, ecc. · A. ~. nato a Galatz (Rumenia) ha ora 31 anno. A 13 anni ebb~ parecchi accessi di febbre intermittente: a 17 pr'ese moglie, ed ebbe prima dell'insorgere della malattia attuale
'l Ili VISTA
uu fi glio il quale è tuttora vivente e sano. A 19 la malattia incominciò con una tumefazione dolor osa alla spalla ed all'arli col>~zio n e temporo-mascellare destra: poco a poco un nuo vo tumore osseo si formò nell'interno delle parti affette e l~ articola2ioni perciò divennero immobili. Il paziente fu costretto a farsi estrarre dei denti per poter man!liare. Il primo attacco cominciò nell'aprile e terminò nel gi ugno la~; ciand o anchilosate la masc~lla e la spalla. Consecutivamente in ogni primavera la malattia su biva delle recrudescehze: le ef'o~tosi aumentarono invadendo muscoli e tendini e im· mobilizz<mdo le a rticolazioni. Durante questi attacchi le condizioni g enerali dell'individuo. peggioravauo grandemente. Non pri ma del terzo an n<' cominciarono ad essere afftltle le articolazioni del Ialo sinistro. CinfJue a11ni or s ono s'arrestò bruscamente il progredire della malattia. Attuahnente le ma· scelle ed entrambe le spalle sono anchilosale, il tronco é cur vo in avanti e rigido, la respirazione è forzatamente ad· dominale, le mas se lombari sono ossificate: l'anca destra è anchilosala, al perineo notasi una grossa colonna ossea e all'"d luce un'esostosi che simula un dito a ccessorio. Virchow nola che il nome di myo ~"ili s ossitlcans prog ressiva da to a s imili affezioni non è gius tificalo; i l umori ossei muo- · vono in ~ene rale dalle cartila:!ini articolari ed epiflsarie per invadere poi secondariamente i mu!'COli. I n quest'ammalato la neoformazione ossea della !:< palla destra pntè sentirsi partire dalla parte poster iore dello spazio inte rarticolare dirigenòo!-i nel tricipile fino all'olecraoo e lalerJllmente invadendo il bordo Ps ternn del gran dorsale. I muscoli in cui esistono le esos to::i pre.>enlano pt'o:;:-ress iva diminuzione del loro volume: l' eccitabilità e lettrica é quantitativam~nte ma non qualitativam~n te alterata. Fritz Sano nola come l'etJOiogia, la patogenesi e la prollnosi della malattia sono oscure. Schullze in duè autops ie trovò il sistema nervoso completamente in alleralo. L'autore crede che le febbri inteJ•mitteuti pregr esse e l'ar resto della malattia dacché il paziente abbandonò il suolo nAtio debbono far sospettare un'origine infell1 va.
J
·l·,
•.
CHIRUHGICA
735
Contributo alla teoria dell'azione del prolettlll. - (Centralblatt fiir Cltir., N. H , 189i). In una seduta del novt:lmbre· dello scorso anno il proressor Rodolfo Kohler presentò alla socielà chil'ur•gicll berlinese un suo lungo e dotto la voro su quest'argomento la cui lettura illustrata da dimoRtrazioni diede luogo a discussioni e commenti interessaut issi mi per parte degli scienziati che si occupano di tale mate ria. Stimiamo perciò non inutile riportare colla maggior brevità possibile le più note,•oli osservazioni del chiat·o autor e. Il lavoro suddetto tratta f1U8Ur·o principali temi, cio~: t o Un fttllore .dell'aziono dei proiettili fino ad ora poco osservato. 2' La teoria rlell'ur lo. 3• Nuova spiegazione delle cosi delta azione esplosiva dei proiettili. 4" Meccanismo delle fenditure r·adiali e circolari intor no ai :ori e meccanismo della frammenlllzione del bersaglio (con dimostrazioni). L'aJ:ione del moderno proiettile non ebbe ancora la san.zione di una sufftcienle prova pratica. Fino ad ora la nuova arma fu utilizzata soltanto in piccole guet·ee estra- europee, e sulla sua uzio11e 11011 pu!SSI:Idiamo che r elazioni assai incomplete. Secondo le nostre vedute attuali sulla balistica l'effetto dE'l nuovo fucile deve essere differente da quello osservato nelle ultime guerre europLe. Di 'JUesto ci hanno convinto le lesioni O accidentali O volontarie che r1ua e :a si so n vedute, come pure le osset'vazioni di Bogdanik sulla repressione del la sommossa dei lavoratori di Biala. l ce>mpetenti io materia ammettono che ora 'l'effetto del fucile sul bersaglio vivente sia decuplo di quello dell'ultima guerra e che quello de! g rossi pt·oieltili si sia fJuadruplicato. L'azione di un proiettile sul bersa glio dip~nd e dalla sua forza vi va e dalla sua costituzione, come pure dalla r esistenza del bersaglio stesso. La rruantila di lavoro,-l'energia del movimento si esprime nel linguaggio fistco con chilogrametri. Per t'arsi un idea
l
Rl VIS TA
della forza ed energia di movimento che vien rappresentata da un daL<' numero di chilogramelri sarà utile tener pre~ente che la torza di un cavallo é calcolata sopr a 75 chilogra melri vale a dire un cavallo é capace (pe1·ò per bre ve tempo) di elevare un peso di 75 cl1ilogrammi in un minuto secondo ad un metro di a ltezza. Ci6 posto il lavot·o e splicato dall'attuale pr oiettile della nostra fanteria ammonta alle seguenti quantità secondo le var·ie distanze: Distanza 100m. kgm. 2:39 200 Il • 186 "» :300 H5 • 400 • 113 n 500 » 90 )>
..
"
l)
Distanza 1000 m. kgm. 53
..
»
1100
"Il
1200 • 1300 • 2000 n
»
»
49
Il
•
45 ·i2
R
2"J
Da ci6 emerge che il la voro de l proiellile col cr esce1•e delle distanze dapprima diminuisce con eapidil8, poi lentamente. Quindi é pres~ochè indifferente che uno sia fer ito alle dista nza di "1900 o di 2000 metri. Invece vi è una sostanziale differenza tra due ferite avvenute una a IOU, l'altra a 300 metri di distanza . Il proiettile per estrinsecare con segni evidenti tutta la sua energia s u di un bersaglio deve fermar si nel medesimo. Questo fatto non è ordinariamente a pprezzalo come merita nelle osser vazioni sui risul· ta li di tiro : per giungere ad una retta inlerpretazione bisogna tener con lo non solo del hl forza vi va del proiettrle ma anche del tem po durante il quale esso agisce sul berst~ glio. Quando un proiettile perfora un bersaglio e poi ne colpisce un altt•o restaodovi dentr o pu6 avvenire che il pr imo berl"Sglio, non ostant.e che sia sta lo colpilo con un ~:t . maggior forza pr esenti minori distruzioni che il secondo e ci6 perchè nel primo il proiettile si è trovato per una minima frazione di minuto secondo, mentt·e su '!Ues t'ullimo esso ebbe il tempo di trasme tter e tutta intera la r estante s ua energia. Inoltre, se due pr oidtili hanno la stessa fo r•za viva, quello che ha maggior diametro, resterà maggi.. r tempo nel bersatzlio perché in esso ll·ova maggior r~ sistenza da super are; egli dovrà per (juesto motivo produrre anche piil estese les ioni dell"altro, ed un proiettile che s i deforma e si schiaccia l
1
CHIRURGICA
;:
.....·
>'
,.' ;
...
,.
.
'
737
nel bersaglio dovra trasmettere a questo una maggior forza viva di un allro che non soffra allerazioni di forma. Il proiettile di piombo duro si l:>chiaccia facilmente, meno facilmente il proietlile a mantello di rame, e quasi nulla il eompound . Con ciò si spiega chiaramente anche il faLlo in apparenza paradossale che il proie ttile moderno non deformabile a mantello (purché esso no11 penetri di tt•asverso) non provochi nel cranio dei suicidi, non ostaote la sua enorme forza viva, cosi gravi lesioni, quali erano prodolte da1 proiettile di piombo molle che si schiacciava nel cervello; e si spiega ancora la singolare os servazione che il nuovo proiettile a mantello tino a 30 metri di distanza produce in gen~ral e le stesse lesioni, e che soltanto da t OO metri in a vanti si vede una certa diminuzione delle lesioni del cr anio non os tanle che la sua forza viva appunto ne l primo tempo della sua corsa diminuisca ra pidamente. I proiellili a mantello nei colpi vicini non sofft·ono che in;signiticanli alter·azioni di for ma. mentre essi anche a ~ r·andi distanze talvolta si framme ntano nel bersaglio; cosicché il grado della deformazione non ci fo.-nisce alcun criterio per giudicare la distanza del tirator e dal bers aglio. L'azione del proiettile sul bersaglio dipende inoltt·e dalle proprieta fisiche della materia costituente il proiettile s tesso. Supposto che un proiettile di fucile ~ d a~o ed un proiettile a mantello dotati di eguale forza viva e di eguale forma colpiscano uno stesso bersag lio p. es. un tronco di quercia. Il proiettile a mantello può trapassare iltr·onco mentre l'altro proieLtilo .vi resta conficcato. Siccome l'effetto di un proie ttile sopra uu ber saglio non consiste già in un unico urto del primo sul secondo ma di un infinito numero · di urti ripelenlesi sulle molecole (e ciò accade in eg ual modo tanto nel bersaglio come nella palla) le oscillazioni nel pt·oieltile producono una deformazione visibile esternamente se l" stato di coes ione delle molecole sia di poco rilievo come è ntll pr·oidllile di fucile ad ago, ma il bersaglio sia mo.lto solido come lo è il lr•onco di quercia. Un proiettile che si deforma aumenta nel suo diametro e
47
-738
RIVISTA.
con ciò viene ad aumentare la resistenza del bersaglio. Pertanto la pallottola a mantello, difficilmente deformabilf', che essendo di e~ua!e forma é sparata colla slessa fo!"ta viva sullo stesso ber•saglio, deve esercitare un''azione diffet·ente da quella del proiettile di piombo molle facilmen te deformabile. Nu turalmente anche la forma esterna del proiettile costituisce un altro fattore determinante questo effetto. D'altra parte il potere di resistenza del corr•o colpito è tanto più. grande quanto maggiore é il suo peso specifico e quanto maggiore é la sua ela!:!ticita (p. es. un cor·po specificamente più pesante può essere trapassato da un proiettile pio facilmente di un corpo meno pesante che possiede una ma:z~ior elaslicita, come sarebbe il caucciuc. Sarebbe opportuno, nel valutare la trasmissione della forza per mezzo ctell'·urto, imaginare questa forza come una linea retta limitata il cui pr incipio rappresenti il punto di percus~ione della forze stessa, la lung hezza la sua intensiW, la sua direzione la direzione del movimento. Anche il bersaglio ci possiamo imaginare come una linea rella che consti di piccole molecole separate dall'etere e ~;iacenli le une dietro le alt•·e. La molecola che si trova all'es lremita della linea colpiscr la r•·irna molecola del bersaglio dandogli un urto nella direzione della linea medesima. Questa prima molecola r espinge indietro quella che la colpisce, sbalza contro la seconda mellendo parimenti questa in movimento; questa fa lo stesso contro la ter za e cosi via di seguito. Ma tutte queste molecole e1·nno in slaLo di riposo tl per mettersi in movimento deve cs!:'er vinta la loro inerzia che è qua nto dire deve essere consumata della forza, e cosi si diminuisce g•·adatamenle di molecola in molecola la ccle1'ila del loro movimento lino a che tutta la forza si esaurisce e ritorna lo stato di riposo; al lora l'effetto dell'urlo della prima molecola ùella linea é compiuto. Ma non soltanto la prima molecola della linea cl1e aggredisce era dotata di forza propellente, ma lo erano parimenti le molecole successive; quindi immedialttmente dopo il primo urlo, e prima che si esaurisca l'effetto dello sl~sso, ne ha luogo un allro con punt0 di partenza della linea sud-
C:HIRU RGICA
..
~·
-•
739
della; con intervalli di 'empo infinitamente piccoli viene trasmesso con nuovi urti, nuovo movimento alle molecole già moventisi sulla linea dell'urto, movimento che nuovamente provoca dei contracolpi, causa del potere d'inerzia delle parti. · Nel molteplice ripetersi di questi colpi e contracolpi molecolari sta la caratteristica del processo. Con esso avvengono oscillazioni di va e vieni delle molecole in direzione longitudinale, oscillazioni che producono alternativamente un addensamento ed una rarefazione dello spazio che le separa tra loro, di modo che la prima molecola anzi tutto si a vvicina alla seconda ma poi viene arrestata nel suo movimento progrediente, viene un contracolpo che equivale ad un rimbalzo mentre la seconda molecola che si trova in ripo,s o ormai si allontana. Un tale processo costituisce ciò che si chiama un'onda longitudinale. Le ondulazioni \ongitudinali nel bersaglio sulla dir·eziooe della traiettoria si lasciano constatare tanto nei corpi da noi riconosciuti non elastici come in quei corpi che sappiamo dotati di molla elasticita. Se un conoone viene colpito da un proiettile sulla s ua bocca, a seconda delle circos tanze si potranno vedere ~ulluogo colpito guasti io!Signiflcanli, ma intanto dall'altra estr·emità dt:>lla canna che, almeno macroscopicamente è rimasta illesa, salta via l'otturatore. Un altro sperimento ci dimostr'a con evidenza queste ondulazioni. Dopo di avere sparato contro una lastr·a di pietra arenaria, si osserva spesso che la lastra sul punto colpito non presenta importanti alterazioni ma dalla part~ posteriore della piastr·a che dal proiettile non fu tocca si sono staccati frammenti relativamente grandi, mentr·e vediamo rimasta intatta la parte intermedia fra le due superfici anteriore e posteriore. Quando un proiettile con forza morente col"pisce la tavola esterna del cranio,ordin ariamente questa tavola non mostra sensibili alterazioni, eppure molto spesso si vede scheggiata la tavola interna. Ma non vi ha soltanto ondulazione progrediente e re-
74-0
l l
RIVISTA
tro~rada
in Sllnso longitudinale delle particelle che si tro· vano sulla linea della lt·nielloria, ma esisle anche una oscillazione delle molecole che giacciono più o meno perpendicolarmente alla stessa linea di traiettoria; in altre parole t!Siste una ondulazioni' tras versale, Le molecole l~:~teralm enle spostate dal proiettile, nel orio· cipio del loro sp0stam,~nto !Januo la tendenza a seguire il loro primo imulspo ùi movimento in direzione della traiett..t·ia del proiettile . La direttiva principale del loro ul'lo non sarà adu-nque in linea ve rticale alla traiettoria, ma, secondo il pa ralellogrammo delle forze, sarà s u di una linea intermedio tra. l'a ::~se e la pcrprodicolare alla traiettorie, in a ltre parole la propttgazione delle oscillazioni ha luogo specialmente in forma di cono la cui base è rivolta ai forn Ili uscita. · Ma le oscillazioni laterali, f!Uando prodotte da una forza prbporzionalmente nle\'ata si l'anno anclte in altre direzioni; p. es. perpendicolarme nte alla traiellot•ia e pedino in s enso opposto alla di rezione della traiettoria stessa. Questi fe nomeni si possono studiare quando si fa consistere il bersaglio in tante particelle de lla stessa fot•ma, delle quali ognuna sia costituita da un corpo duro, p. es. una cassetta di latta ripiena di pallollolline sferiche di rnar~ m o, o vasi ri pieni di ghiaia. La cassetLa di latta, colpita da proiettile con grande velocità, mostra in tutte le di rezioni, anche verso il foro d'entrala, delle bozze spot·genli s~lle sue p·n·eti. Un urlo attraverso un corpo solido si propaga piti fa cilmente ed a maggiori distanze che attraverso un liquido, perché la forza in (!uesL'ultimo s i trasmette con eguaie inten~ità in lutti i ~eusi (ciò che non ha luogo per il corpo solido) col qual fe110meno l'intcnsilà e l'effetto del colpo a distanza s'indebolisce. P e t• qual r agione un uomo non cade immediatamente a terra quando colpilo da una scheggia di granala dotata di grande forza viva e invece cade benissimo un fantoccip di legno della stessa forma e grandezza e colpito dallo stesso proiettile e colla s tessa forza~ evidentemente perchè il cor po umano è costituito in gran parte da
l
1
r l
l
CHIR UiìGI CA
i -il
tess uti cattivi condutLori dell'urlo, ricchi di liquidi e di diversa s tr uttura. U u carro con carico pesante passando sopra un ter reno umiJo e molle non tramanda le oscillazioni da esso prodotte alle case vicine, ma questa tras miss ione avviene certam0n te se H terreno s •1 cu i possa il ca!'ro ~ las tricato oppure asciutto e congelato. Un esem pi o classico che dimosl1'8 l'enorme quantità d i forza che facilm ente vien consuma ta per a ttr ito dai cor pi che sono spostabili tra loro ci viene otl'erto specialmente dalla sabbia; i proiettili dotati della più gra11:de velocità s i arrestano dopo brevissimo pe1·cor so in una massa di sabbia, e colpi sparati c0nt1·o cranii ri pieni di gesso in polvere oppu re el i segatura producono nella scatola ossea lesioni relat iva mente lievi. Le molecole dell'acqua sono parimenti mobilissirnP, ed è o rmai un fa llo constatalo che il proiettile per la g1·ade e ~o l leci ta perdita della sua energia attraverso i miliaJ·d i di molecole acq uee s i arre;:tn assa i presto . Il r r oit'l.tile attuale !'Jln•·a to nell'act1ua con 200 chilogrAm elri ù'energia dopo nochi mel!·i s'a r resla nella s ua col'sa e n on è capace di r·omper·e una leggera r ete metallica imml'rsa a HO cm. di distanza dolla s upe1·ficie. Se invece si riempie d'acf')ua un vas0 chiuso e vi spa· riamQ contro un pr oiettile animato da g ra11dP velocilà il vaso scQppia, come e nolo, in tu ll~ le dir ezioni . O ra come s i Jevono spiegare le speciali lesioni del cor po umano che corr isponderebbero ai suclùetti sperimenti e che furono qualificate col nome di c0lpi esplosivi 1 È ral!>fl l'opinione clw lA r otazione .JeJ proiettile e la sua for za rentl'ifugn possa produrre gli eiTetti in qllestione, e cosi suno da rigettar:>i le altre teorie poste s ucces>:i vamente in campo per spieg-arli, come la teoria della pr essione d'aria, del l'iscu ldam.P.nto e d•· lln Jpfonnazioue del pr oiettile. P e r molti anni ebbe Cl'P.dito l'opi nione che q uelle singolari Rlte razioui si do ,•essero Atlr •buir-e allu pr éssion.e idr·aulic:a, il qual fatto fisico ha il suo prototipo nel lOI'CIJio iJra~;~lico. Ma la pressione idraulica presa in questo senso non può
•
RIVISTA
• mai esplicarsi per mezzo dì una forza che agisca in un
tempo incomm ensurabilmente breve sopra un recipiente c hiuso ùa ogni parte e ripieno di liq uido, bensì può solo farsi a condizione che questa pressione continui ad agire per tanto tempo quanto se ne l'ichiede perché le oscillazioni e le controscillaz:ioni pr·odoltesi nell'acqua C'ntt·o ad uno spazio chiuso entrino in r qui11brio. Se l'idea dei sostenitori della pre;;sioòe iùraulrca concepita sulla meccanic8 del torchio idraulico fosse giusta, avverrebbe che una pressione della d~rata soltanto di una tremillesima parte di s(•conJo ese1·citata suH:Scqua di un piccolo tubo comunicante con un serbatoio di un chilometro cubico di capacita do"rebbe essere sufficien te per eser citare una pressione ovunque eguale sulle pareti del grande recipiente; il che è impossibile percbe vi occorre un maggior tempo ad otten ere un tale effetto; prima che la pressione t'a ):tgiunga le pareti de l vaso l'energia dell'onda prima r esta esau1·ita dalla proprietà d'inerzia delle molecole che reagisce contl'o l'onda sudde llu. Ma nemmeno la pt•essione idraulica nell'altro senso che specialmeute si basa sul concetto del r estringimr nto di spaziù può essere tirata in campo per spiegare le enormi distruzioni provocate dni colpi esplosivi. Infatti noi vediamo gli stessi fenomeni es plosivi anche nei cr·anii lraplinati, cioè in condizioni nelle qua.li resta e scluso (juesto restringimento non es:sendo il liquido conte· nuto rinchiuso per ogni perle. P erchè le pareti di un vaso _scoperto si spezzano dal mom.enlo che all'acqua r ester ebbe spazio bas tante per sfuggireCome è po!C'~ibil e che l'acqua la quale preme con tro un co1·po solido lo rom pa? Le onde del mare agitalo rompono il legno della barca i la pistola ca ricala con acqua squarcia il cranio d d suicida. Quale ne è la ra~io oe '? Se una forza inle11sa a gisce repentinamente sull'acqua e tende a sp~stBre questa, le molecole dell'ac(jua non hanno il tempo necessario per spostars i, esse in questo caso per·dono la propri eta che per noi costitu lsce la caraLlet·istica del
.
•
f
l
CHIRURGICA .L
..•... .,
!:'
.. "' .. l '
...
.
''.W
':
,.
...
.•.
.-·
.·' •.l
74.3
liquido, vale a dire l'acqua di fronte alla potenza che la aggredisce perde provvisoriamente la facoltà che noi concepiamo associnta all'idea di liquido. La !abilità delle sue piu piccole parti non può eslt•insecars i. Perciò l'onds dell'urlo va attraverso l'acqua come a tlra verso ad un corpo solido incomprensibile, colla differenza che questo pnssag~io a vviene in modo mollo più sol lecito ed intensivo, poiché non vi ha alcun altro corpo cosi omogeneamente costituilo quanto l'acqua. Ma non soltanto la istaotaneilil d'azione della potenza può provocare questo s tato, anche il secondo fattore della fo i·za viva d.i un corpo in movimenta, cioè la massa può dar luofo:o allo stesso fenomeno, quimdo questa massa colpisce !'In di una grande superficie. Se un uomo sellando nell'acqua da una notevole altezza batte colla superficie del dorso o del ventre, avviene che le particelle d'acqua cot•rispondenti al centro della superficie che colpisce, sono meno capaci di spostarsi che qu&lle colpite lateralmente; la porzione mediana delilt superficie che colpisce il corpo dell'individuo, agisce s ul corpo cadente come una massa s olida e nel punto corrispondente del corpo colpito può produrre gravi lesioni. Le molecole acquee si trovano in questo processo in condizioni analoghe a quelle delle palline di marmo fortemente colpite in un vaso di !alla, le quali palline non r·a ppresent.ano piu un conglomeralo costitu ilo di parli fa cilmente sposlabili l'una dall'altro, ma in grazia della pt·essione subita banno perduto la f1.1cile mobilita loro di modo che anche l'onda dell'urlo s i pt·opaga pure in esse come attraverso un corpo massiccio . Una alterazione dello stato di aggregazione dell'acqua nei sopracennali processi non a vviene, precisamente come non avvie ne pe1' le palline di marmo, quando sono compresse tra loro in modo da assimilare il loro aggregato ad un masso unico di marmo. Un proiettile dotato di una cer ta velocita, percuotendo nel· l'acqua non permette che eolri in azione la proprieta di que~t' ulLima, cioè la facile spostabilita delle sue molecole (senza che il suo stato di aggregazione si cambi). l n prova di ciò
74-4.
RIVISTA
valga il seguente sploloimento: Contro una tavola Ji legno immersa nell'acqua ma non molto distante dalla s uperficie del liquido si spar i con una pist!)la il cui projeUile abbia uoa piccola forza viva: il proiettile attraverserà l'acqua e perforerà la tavola. Se si aumenta la forza viva coll'aumentare ad esempio la cal'ica di polve1'8, il pr eiett1le penetra bensi nell'acqua, ma non è più capace di perforare la tavola. Con una velocitA massima esso projettile si scheggia e si deforma al primo urto contro il liquido. Questo sperimento ci fA vedere in modo classico come la s p• ,stabilità delle molecole acquee entra sempre meno io azione coll'aumer.1tare della velocità del projettile; per contro, la loro forza d'inerzia si accentua sempre più fìnchè cresce a tal grado da d istrugge1·e la forza di coesione del piombo. Con;:ludendo adunque: I colpi esplosivi del cranio provengono da distt·uzione, per cosi dire, cuneiforme p1·odolta dal pr ojeltile dotato di elevatissima veloci Là. Questa pro..:esso si verifica perehè di fronte alla velociità della corsa del corpo sparato (il projeltile trapassa il cranio in un quallrornillesirno di secondo) le molecole acquee del suo contenuto non possono spiegare la lo lm·o mobilità. Con questa teoria ci spieghiamo nel modo il pit't evidçnte tutti i fenomeni provocati dai colpi esplo,;ivi sul cranio; ma non certamente colla teoria della pressione idraulica e nemmeno coll'altra più moderna accettata e stabilita dal111 sezione sanitaria de l ministero delltl guerra prussiano, cioè la teoria della pressione idrodinamica. Questa teot'ia si basa sul seguente concetLo: · Le molecole dell'acqua che si trovano più dappresso al projettile ricevono una velocità che é dello stesso grado della velocità del projettile. queste molecole trasmettono adunque la velocità stessa alle loro più vicine e così di seguito, di modo che da una notev0le quantità di acqua riceve una straordinaria velocità. Il lavoro ad unque di un projettile consister ebbe essenzialmente nel cedere la sua velocità all'acqua che lo circonda e precisamente su di una zona d'acqua abbastanza esltosa.
' '! '
o
•
o
l l
CHIRURGICA Questa teoria inoltre ammette che dapprima si fOI'rnano i fori d'e ntratA e d'uscita, i quali fori (e questo é accennato nell'opera succitala quale un fenomeno tipico). si lasciano poi vede re cir condati da fenditurP radiali e cir cola1·i ; soltanto dopo cJ1e il projettile ha obbanòonato il cranio si effettua la seconda lesione 'del cranio stesso per effetto della presl!ione idrodinamica. Dunque noi abbiamo già, prima che questo effetto si faccia palese, due piu o me no grandi aperture nel cranio. Pet·LanLo é accèr(.ato che il contenuto del cranio coi colpi esplosivi sla solto una pressione che s pesso sorpassa le 40 atmos fere. Non si può imaginare cne questa enorme pr essio ne dimostrala dal manometro, sin dal momento che la base del projeltile ha ollrepassalo il fòro d'eutr-ala, non debba far sgor gat·e fuori da quel foro l' incompressibile liquido, giacche ogni lit]uitfo che sta sotto una pressione sfugge dalla pat•te dove trova minor resistenza, ma ciò a vviene e deve a v venir e necessariamente se le molecole acquee possono spiegare la lot•o mobilità, adunque non si può più parlare di propagazione di forza viva per mezzo di velocità trasmessa sull'interna pat•ete della scatola cranica, e tanto ineno lo s i può dire se vi sono gia due aper ture pr·ima che ques to 1:lffe llo entri in allivilà. Tornano qui a proposito cet'le riflessioni cl1e troviamo in uno s critto del 180 ) di Ou-Bois-RPymond: (( Noi abbiamo veduto, eg li dice, che non possiamo stabilir e che una ben limita ta definizione dello slalo di agg re- . gazione dei cor!Ji. Un pezzo di cer·a lacca s i Ii•Iuefà s e è sottoposto per lun~o letnpo ad uoa pressione uniforme e si fr ammenta iu piccole ed a cute scheggia se con ~n colpo di m arte llo vi si eseJ'cita un' azione che misurata in chilogr·ammi rappresenta appena una piccola parte della pr ess ione subita dappr ima io modo continualo. ,, Il pezzo di cera lacca ci offre adunque l'esempio di uu corpo solido secondo tutte le appar enze, ma che si rivela come corpo liquido lostoché fa cciamo agire su di esso una Jo rza con :sufficiente lentezza a persistenza. Le note pr·oprietit dei g hiacciai ci dimostr ano che anche il ghiaccio si compor ta nello stesso modo. E·l a conclusione di queste r i-
7~6
RIV ISTA.
flessioni Du-Bois-Raymond dimanùa se un cranio pieno di acqua di fr·onte ad projetlile moderno non sia per avventura da considerarsi piutlo~to come un cor po solide,. Se noi osserviamo i preparati fornilici dagli esperimenti di liro, l'ia che si tratti di colpi esplosivi oppur no, ci troviamo sempre di fronte ad un determinaLo lipù nella forma della lesione del 'bersaglio, dalle aper·ture d'entrata e d'uscita, come pure dalle pareti del canale noi vediamo praticarsi ed estendersi ne! tessuti un maggiore o minor numero di fenditure r adiali. Vediamo inoltre in molli di questi preparati un cer to numero di s trie interrotte cil'colari, che circondano le aperture. P er qual causa questo tipo si ripete costantemente? U na spiegazione del fnnomeno non é stata ancora dala; eppure la genesi meccanica del medesimo e ollr·emoùo semplice, come é un semplici' proce!:so la completa distruzione del bersuglio. Ogni p1·oieLlile penetra nel ber saglio come un cuneo e non solo vi penetra in questo mot!o il moderno pt•oieltile colla sua punta arrotondata ma anche la palla sferica che si usava una volta. Non accade mai che il proiettile penetri dapprima col s uo piu grande diametro·vale a di re non come un cuneo, nemmeno quando colpisce trasver salmente. Per ciò in ogni e qualunque circostanza E•.cl in qualunque bersaglio entr·a in gioco l'azione di cunèo che é quanto di.·e si esplica il principio del piano inclinato, la cui propriett\ consiste in ciò, che una gran parte della forza viva agisce non già in direzione del colpo, bensi in dir·ezione laterale. Il modo e il gr·ado di questa azione dipende dalla fo1·ma di cuneo più o menomarcata del proiettile. Il proiellile moderno agisce come un cuneo smussa to. Supponiamo ora il bersaglio costituilo da una sArie di dischi di eguale g randezza e forma situati l'uno dietro l'altro. E raro veramente che il bersaglio abbia una simile forma; spesso egli ha p. es. la forma tubolare come nella diafisi. P er esaminare separatnmente l'azione di un proietlife sopr·a tali corpi noi dohbinmo imaginare il bersaglio non solo costituito da dischi posti l'uno dietro l'altr'O ma anche sovrap·
1
l
l
~
CH!IIUIIGICA
i~7
posti l'un l'altro. Le stesse leggi secoudo le quali i cambiam enli del bersaglio hanno luogo nel suo piano verticale va lgono anche per le lesioni del be~saglio stesso nel suo piano orizzontale; per6 il punto di attacco della fo rza é diverso; nel primo caso esso punto giace più o meno nel centro del bet·saglio, nel secondo alla sua periferia. Per questa ragione la eventuale strutlur·a del ber saglio de ve esercitare una grande influenza. Per es. se nelle ossa tubolari ·quei dischi giacenti orizzontalmente vengono compressi dalla forza del proiettile dall'innanzi all'indietro ed il loro diarnt>tr o trasversale viene stirato con questo meccanismo (da destra a sinistra) oltre il possibile, allora si manifesta una lesione di continuo (fenditure) la quale non s uole avere alcun rapporto colle lesioni di continuo prodotte direttamente dal pr·oietttle. Bastera illustrare razione del cuneo sopra il primo disco, perché lo s tesso pr·ocesso si imagini svolto nei dischi l>uccessivi. Il proiettile cuneifor·me deve penetrare perpendicolar mente nel mezzo del disco che noi per render la cosa più facil mente intelligibile ci figur iamo circondato da una serie di ci rcoli p. es. in numer•o di undici. La figura cuneifot·me del proiettile fa si cbe già fin dnl primo momento di sua penel!'azione nel bersa~lio viene esercitata una l'orte pre'>sione laterale con spostamento sulle pareti del ca nale che si dilata coll'avanzare del pr·oietlile; p et' questo fatto ognuno dei supposti anelli o cir·coli vien dilatalo. L'anello 6 p. es. prende il posto che dapprima occupava l'anello N. 5 di maggior i dimensioni; ma siccome il numero dellé .sue molecole non è aumentalo esse devono venir distaccate le une dalle altl'e e q!Jindi s i alloolanano vicendevolmente. Se la coesione delle molecole è s ufficienteme nte forte, o ppure Lra ttas i di un corpo molto elastico, gli anelli non cambiano nel loro a spetto; in caso contrario si manifesta in uno o piu pun ti una soluzione di continuo. La più grave lacerazione è so/Ter·ta dall'anello che circonda immediatamente il proiettile; ed insieme alle soluzioni
l
ì Rl\'IST.4. CUlllURGICA
si devono s ubito mostrare le scheggia o frammenti; la fen· ditura in questo ca so è radiale all'asse del proiettile. Contemporaneamente però ha luogo una compr essione delle molecole in direzione dei piccoli circoli verso i circoli maggiori. La compres!:'i.)De si fa per urlo producendo nelle particelle solide un m ovime nto ondulatorio, alla guisa di una piett·a che gettala nell'acqua pr oduce dal punto di caduta Yerso la periferia il noto movimento. Quant,o più g rossa é la pietra cioè q uanto maggiore è la massa e la velocità con cui la pietra cade nelt'acrrua, t,ant,o più forte è l'urlo che l'acqua riceve è tanto più forte è il contr:acolpo. Ciò si vede sensibilmente osservando il punto più elevato d~ ll 'onde di acqua le qu1:1 li per r esll·ingimen to ùi spazio si eleva·no e le molecole che sl$\nno sulla lol'o ct·es ta perdono la coesione e vengono lancitlle in aria. In analogo modo decorre il mo,·imento ondulatorio nei corpi solidi benchè naturalmente e;:so non si manifesti. Se la violenza di un proiettile è grande e la resistenza put·e notevole, anche qui oll'acme dell'onda dove s i fa nelle molecole la massi ma condensazione di modo cJ1e per esse non vi sia spazio sufficiente, deve avvenire una soluzione di continuo, e questa do vrà essere non già radiale alla traiettoria ma b ensì circolare come n ell'onda liquida e in questa forma dov rà circondare l'ingresso del canale. Il fenomeno si esplica in ogni sorla di corpi elastici e non elastici, molli e duri quindi egualmente nel fegato, nella pelle, nelle ossa, ecc. Soltanto è da ricordllire che in una fet·it,a del corpo umano il qua le è inegualmente costituito non dobbiamo aspettarci una grande r·egolarilà in queste fend iture. L'ipotesi imaginata dall'autore per spiegar·e il meccani!'mo dei colpi esplosivi tende ad abbattere la teoria della pressione idraulica ed appone serie obbiezioni alla dottrina del· l'azione idt·odiuamica s volta da v. Coler e da Schjerning nella loro opera pubblicata per cura della sezione sanitaria pr·esso il Minis tero della guerra prussiano.
•
lt
l
74.9
RlVISTA Dl OCULISTI CA !
MoRAX.- L& dlagnoal mloroacoplo& delle congiuntlvltl. :.._ (Rer-. d"ophtalm., giugno, 97) . .,
,.
L'esame microscopico della secrezione congiunti vale nel! e i~fiammazioni della mucosa oculare offre un grande interesse dal punto di vista della diagnosi e dell'eziologia, e dAv'essere uo complemen.to all'esame clinico. Tecnica delle ricérche. - L'autore raccogliP. un po' di secrezion e congiunti vale col filo di platino dal fornice inferiore, la spalma sui velt' ini, fa seccare e fissa col calore; poi procede alla colorazione col met.odo di Ziehl (dieci gocc:ie di fucsi.la di Ziehl in dieci cc. d'a.<!qua, per ottener e il liquido colorante; vi immerge il vetrino, lo lascia per 10 a 20 secondi, indi lava ed essicca). In alcuni casi per differenziare altre forme microbiche, l'autore ricorre al me todo di Gram (fa agire il violetto di genziana i m soluzione fenica per mezzo minuto, la soluzione jodojodurata di Lugo! per un alleo mezzo minuto, c decolora con alcool assoluto). Queste manipolazioni esigono da due a tre minuti al più, e con un poco di esercizio si r iescono a compiere con gr.ande rapidità. Quanto ai risultati forniti dall'esame microscopico di queste preparazioni colorate, dal punto di vista istologico non vi sono segni importanti; il carallere differenziale di ciascuna varietà di congiuntivito è fornito dalla batteriologia, che rileva la presenza o l'assenza di alcuni micror ganismi messi in evidenza dalla colorazione. L'autore quindi stabilisce la seguente classificazione :
7~0
III VISTA
CO~GIUNTIVITI
Ad esame microscopico positioo: Specifiche (ad eziologia nota, ~ c. blenorragica ; ) c. acuta contagiosa; ed a microzoi ben conosciuti) ( c. subacuta o diplobacillare. Non specifiche (i cui microrga- ( c. a pneumococchi; nismi non provocRno inflllm- ) c. ozenatosa; mazione congiuntivale, che J c. a s treptococchi ; { c. difterica. io dale condizioni). Ad esame microscopico negatioo: c. primaverile ; c. erpetica; c. infettiva; c. granulare. A) CONGIUNTIVITI AD ESAME MICROSCOPICO POS ITIV O . -
t• Gr uppo: Congiuntivite blenorragica. -
Il gonococco di Neisser si trova sempre facilmente, lihe1·o od incluso nelle cet:ulc; ha la forma schemalica di un granello di caffè, ed il suo carattere pill importante è quello del decolorarsi col metodo di Gram; questo fatto lo distingue far.ilmente dai pneumococchi o dagli slreptococchi, coi quali potr ebbe confondersi. Congiunlioile acuta contagiosa. - I l bacillo di Wechs, che produce questa varietà di congiuntivite acuta, è un piccolo bacillo mollo fino, che esiste sempre nella secrezione congiun tivale, e cile sparisce quando l'infiammazione è guarita. Lo melle in evidenza colla colorazione semplice, ma è difficile a trovare, per la sua piccolezza; e forma~o da piccoli bastoncini , i quali, quando la colorazione è intensa, si presentano nettamente cilindrici, colle estremità arrotondale; invece quando la colorRzione è meno forte il colore si fissa soprattutto alle est•·emilà, e lo spazio centrale più chiaro gli può dare l'apparenza di un diplococco mollo fino; ma questa appar enza non può trarre ad inganno, giacché si trovano sempre, vicino a (]uesta, delle forme nettamente bacillari. li numero
J
' t
l l
DI OCULISTICA
75 1
dei .bacilli di Wechs ~ sempre considerevole, i bacilli sono liberi od inclusi in cellule, non subiscono la reazione di Gram. Congiuntioite subacuta o diplobaeillare. - Non dà luogo in genere che a scarsa secrezione, in ispecie al mattino quando l'infermo si sveglia. Si riscontra, col me todo solito, il diplobacillo, in grande quantità; sono dei grossi bacilli ad apici arr otondati, fatti da due elementi separati da uno spazio chiaro; si trovano frequentemente in catene di due o tre; sono un po' piti grossi di quelli di Wech!', ed un po' più spessi di quelli difterici; non reagiscono al Gram , ma non si ha mai bisogno di ricorrere a questo metodo per stabilire la diagnosi. 2• Gruppo: Congiuntioite '1. pneumococchi. - È relativamente benigna; la si vede coincidere o precedere una corizza acuta; la durala dell'infiammazione varia da sei a sette giorni. Si riscontra il diplococco, in cui ciascun elemento ha una forma leggermente ovalare, e disposto a catene di due o tre, e ciò che lo caratterizza è l'esistenza di una capsula, facile ed osservarsi, specie attorno ai pneumococchi che sono inclusi nei leucociLi. I noltre subisce la reazione di Gram, e questa reazione è utile, specialmente quando si tratta di una congiuntivite d'un neonato, in cui si potJ•ebbe confondere il gonococco col pneumococco. Congiuntioite o:~enatosa. - NeU: ozena si osserva spesso una congiuntivite, nella cui secreziol'\e si rinvi••ne nn grosso bacillo capsulato, identico al pneumobacillo; la fo rma meno nettamente bacillare, e la minore lunghezza lo differenziano facilmente dal diplobacillo della congiuntivite subacuta. Congiuntioite a streptococchi. - Ve ne hanno due varietà; l'una si sviluppa nei malati affetti da una malattia lagrimale; le secrezione è poco abbondante, e questa forma cort'isponde o quella che una volta si chiamava eris ipela della congiuntiva. L'altra si osserva esclusivamente nei bambini, specialmente durante le malattie eruttive, la perto.:;se e le eruzioni impetiginos e della faccia e del cuoio capelluto; in questi casi ha l'espello di una congiuntivite purulenta, e spesso si complica in lesioni corneali e forma essudati pseudomembranosi. In quesLe due forme si riscontrano dei diplococchi e delle catene che si colorano col Gram.
'""'.) Ji)...,
RIVISTA
Congiunlioitc difterica. - I bacilli difterici si riconoscono con molla facilità dal loro aspetto irregola r~; sono bacilli più o meno allungati, e con un'estremità spesso rigonfiata, il loro numero non è mai considerevole, ma è sufficiente perché possano esser·e rinvenuti e r iconosciuti. Sarà sempre utile in questo caso di fare un esame col m etodo di Gr a m; il bacillo resta allora forteme nte coloraLo, e si distacca nettamente dal fondo pallido od incolore della pre-
J ~
parazion~.
B) CONGIUNTIVITI AD ESAME MICROSCOPICO NEGATIVO. - L' SU· tore non esclude che studi ullel'iori perverranno a far ricouo-
s cet·e l' eziolo..>gia delle infiammazioni congiunti va li di questa seconda categoria. La congiunti v ite flictenulare per esempio nou offr·e alcun elemento microbico speciale nella sect•ezione; cosi pure l'e· samc del secreto è ancora negativo nella congiuntivite pr i· rnaverile, nell'el:'pete congiuntivale, nella congiuntivite infettiva, cd infine in quella g ranulosa. Intanto J·assenza dei micr•organismi può costituire. nei casi dubbi, un elemento di diagnosi differenziale fra le malattie della prima e della seconda delle cal.egol'ie.
gr.
•
J EAN T r::KSON. - DeU'enoft&lmla e 4ell'eaoft&lmla alter· nantl. - (Journal de Medecine et de Cl~irurgie, mag· gio 1897).
Jean Terson studia solto questo nome un'afTeziooe rara e singolare ca1·atterizzata dalla presenza successiva di due staLi inversi nella siLuazione del globo oculare per rapporto all'asse antere-posteriore dell'orbita. L' enoflalmia è lo stato abituale del Ialo leso; l'esorta lmia non le s uccede che in certe circostanze e scompare appena la causa (sforzo, inclinazione della testa in avanti, ecc.) abbia cessato. Di più, l' eoortalmia, pochissimo accentuata nel l' inizio, finisce per di vantare cosi pronunciala · che l'occhio è profondamente infossato nell'or bita. L' enoflalmia costi-
l ~ l
l l
l
DI OCULISTICA.
.-v3 /iJ
tuisce quindi il fallo permanente e l'esoftalmia il fatto passeggiero. Si tratla dunque di certi casi di enoflalmia la cui caratteri-· stica è di potere trasformarsi subitamente e accessoriamente in esoftalmia. L'osservazione più curiosa e più completa di questa affezione è stata pubblicata ùa Sergent che l'ha denominala esoftalmia a volontà. Si tratta di un uomo di 44 anni, il quale fin dall'età di 7 anni si accorse che il suo occhio sinistro faceva una sporgenza anormale in certe condizioni; fin da quel momento egli notò che il fenomeno s.i produceva frequentemente, e che gli ba::;tava di abbassare la testa per provocarlo. Cosi egli si divertiva. sovente a spaventare i suoi amici ripetendo davanti ad essi detto esperiroento. Ha notato inoltre che il fenomeno si produceva egualmente quando egli faceva sforzi violenti e specialmente durante la defecazione. Gli accade soventi, quando egli porta nel do1·so un pesante fardello, di risentire nel lato sinistro del collo. della faccia e della fronte, degli stiramenti molto dolorosi che l'obbligano a deporre il suo carico. Egli constata allora che racchio sinistro è in istato di procid~nza. È permesso di supporre, benchè egli non abbia mai avuto l'occasione di notarlo, che la stessa cosa debba avvenire in tutLe le circostanze che sono accompagnate da uno sforzo violento e prolungato. Sergent ha potuto assistere all'esperimento seguente. Il malato fa sforzi come per defecare. Dopo quattro cinque secf•?di di sforzo, egli fa segno che egli sente qualche cosa, e nello stesso istante la fenditura palpebra.le si apre ed il globo oculare comincia a scivolare dolcemente, avanzandosi con un movimento continuo e lento senza la minima scossa. Quando lo sforzo cessa, il globo riprende molto presto la sua posizione, soprattutto s e il malato è c·o t•icato sul dorso. Non ostante queste modificazioni e l'antid1ità dell'affezione, i disturbi oculari sono lievissi mi. Un malato osservato da Terson presenta un'esoftalmia alternante con un'e noflalmia in condizioni del lutto analoghe. 48
l. 754-
•
RIV lSTA.
Solamente l'affezione non data che da tre mesi : s i è scrivendo e abbassando la lesta che egli si è accor to che uno dei due occhi tendeva a far prominenza. La causa dell'affezione é delle più vaghe ; in certi casi venne segnaldlo un traumatismo, ma il più spes so essa è sopraggiunta spontaneamente. L'evoluzione della malattia è stata fino ad ora male indicata; pare che la sua prognosi non sia grave. La sola malaLa osservata per luogo tempo da Panas, e ch9 presentava un vero tumore venoso intermiltente, dimos tra però che l' enoftalmia t ende continuamente ad aumentare con la retrazione e col riassorbimeato progressivo dei tess uti orbitari, al punto da diventare es tr·ema. Pare che l'affezione tenda sènza posa ad un:enoflalmia progressiva. La s ua pa togenia é ancora mollo oscura. Ciò che sembra ce rto, si è che le vene sono dilatate, ma molto meno pro· babilmente di quanto si potrebbe credere, poiché l'occhio è in gene rale allo s tato di enofl.almia. Non s i tratta quindi di vere varici dell'orbita, tanto più che le venulc periorbitarie, non sembrano s ubire una dilatazione anormale. D'altra parle. è certo che il tessuto grassoso dell'orbita é in gr·an parte scomparso qualche tempo dopo l'inizio della malattia e che esso te nde a scomparir·e progress ivamente ed indefinitamente. In ques te condizioni si può ammettere che si tratti tli una trofonevrosi orbita r·ia unila terale interessante le pa rti innerva te dal gr·ande s impatico nell' orbita. Sotto questa influenza, le vene s i lasciano dis tendere nell•> s forzo ed in cer te posizioni , mentre che la scomparsa del tessuto cellulo-adiposo orbitario favorisce l'enoCtalmia nelle posizioni nor·mali. L'Alrol ln oftalmlatrla. - (Bull. della Reale A ccad. med. di Roma - Anno accademico 1806- 97).
V A L E NTI. -
Il lavoro è sper imentale e clinico. Nelta prima parte si ftl cen no di esperimenti praticati s ulle cavie, alle quali si producevano delle abrasioni corneali, m9diante un ago scana-
l
l
DJ OCULISTICA
755
lato intr iso in una coltura pura in agar di slafilococco pio gene aureo, meltendo a confronto la medieatura eon insufflazioni giornaliere di p'o lvere di Airol con quella all' iodoformio, ~l dermatolo, ai calomeiano. Nella seconda si riferiscono i ris ultati della medicatura all'Airol nelle alterazioni della cornea (cheratiti fliltenulari, ulcerazioni semplici e complicale ad ipopion, cheratiti secondat·ie a tracomi) e in alcune malattie della congiunliva. L' A. viene alla conclusione che l'Airol è un prezioso rimedio per alcune affezioui oculari e specialmente nelle forme di congiuntiviti tracomalose, nelle forme purulente e i o quelle ulcerative della cornea, e che si può dichiarare superiore all' iodoformio ed ottimo surrogato del calomelano e del dermatolo. te. Dell'e•ame mioro•ooploo delle aeorezlC!nl oongluntlvall dal punto dl vl•ta ollnloo. - (Jour nal de Médecine et de Chirurgie, giugno 1897).
AUGI ÈRA.S. -
Il dott. .Augiéras ha letto alla Socielà di oftalmologia una memoria, nella quale egli ha cercato se un esame microsco-
pico rapido, dop'l colorazione della secrezione congiuntivale, concorresse utilmente a determinare il posto di una cheratocoogiuntivite o di una congiunti vite, nella classificazione basata sull'osservazione clinica. ~ giunto alle seguenti conclui<ioni: L'esame microscopico, dopo color azione, della secrezione congiuntivale, è utile alla diagnosi delle affezioni della congiuntiva e della cornea. La presenza di microbi é la regola nel catarro congiunti vale (84 per 100); e10sa è l'eccezione nella congiuntivite eczematosa (3-i- per 1.00). Nel catarro congiuntivale dei neonati s i trovano il più so· vente cocchi e diplococchi. In quello dell'adulto ~ specialmente nei casi cronici e nelle esacerbazioni acute o subacute dei casi cronici, s i trova il più spesso (fì5 per 100), un bacillo di aspetto ben carattarizzato, voluminoso, generalm e nte disposto per' articoli di due elementi, talvolta in lunghe catenelle, talvolta incluso nei globuli di pus o negli epi-
/5G
1\l VISTA
teli, ora liberi nel!a secrezione. Questo bacillo si colora facilmente col violetto di metile. I n alcuni casi in cui l'autore 'l'ha misurato, gli articoli avevano, in lunghezza, 4 a 5 IJ. in media; la larghezza e1'8 press'a poco il quarto della .lunghezza. Questo bacillo corto e g r osso presenta tutti i caratteri morfologici del di pio- bacillo della congiuntivite acuta, di cui il Morax ha fatto lo studio balleriologico. Un aspetto tìbri· noso del muco-pus indica uno stato eczematoso della mucosa. Le secrezioni eczematose cherato-congiuntivali sembrano spl'ovviste di proprietà infettive e poco favorevoli allo sviluppo dei microrgaoismi. In una parola, esse son o battericide ad un certo rrrado. Questo fallo risulta: t• da ciò che nei catarri congiunlivali degli eczematosi il numero dei microrganismi é stato in ragione inversa dell'intensita delle manifestazioni eczematose; 2• dall'osservazione clinica che dimostra che occhi affett.i da congiuntivite o da blefaro- congiunti vite eczematosa possono subire tra.umatismi con f~rile, accidentali od operatorie, senza infezione consecutiva; 3° dall'assenza or·dinaria di microrganismi nella secrezione w:cherato-congiuntivite manifest!lmente eczematosa e dal fatto osservato da L. Bacb, e da lui male interpretato, come l'hanno dimostrato esperienze di controllo, che se si possono riscontr are i microrganismi, ospiti or·dinari della cong-iuntiva in corrispondenza di fl ittene alla loro compai'Sa, non li si ritrovano mai 2 o 3 giorni dopo la comparsa della cherato-congi unti vite eczematosa L'aspetto fibrinoso del pus e l'assenza di microbi nella secr ezione, sintomi di congiuntivite eczematosa, si ritrovano, con l'assenza di irite plastica nella cherato congiuntivite ulcerosa ecz<•matosa grave. Questi cal'alteri la distinguono dall'ulcera infettiva corneale alla quale l'assimiglierebbe, in opposizione con la clinica, l'interpretazione di Bach. Senza essere patognomonici, questi sintomi hanno una pre· cisione sufficiente per permettere di diagnosticare l'origine diatesica od esteriore di una cherato-congiuntivite nei casi in cui l'insieme de~li altri segni lascierebba nel dubbio un medico C!lercilato nella pratica oftalmolcgica.
l
DI OCU LlSTIC ...
'i 57
Se non ~ assolutamente dimostrato che le affezioni eczematos e dell'occhio abbiano un'origine esclusivamente diatesica, è poco probabile che esse abbiano per causa un'infezione locale della cornea o della congiuntiva. L' ipotesi più p robabile è ancot·a oggidl quella che Chibrel ha fo r mulato nel 1891, compr ende.ndo solto il nome di eczema della congiuntiva tutte le affezioni div-er se di questa membrana che s ono pr ovocate o mantenute da uno stato diatesico di rallentamento della nutrizione e ammettendo che l'eczema è una nevrite periferica risulta nte da una intossicazione di o r igiue epatica od intestinale.
RIVISTA DI MALATTIEVENEREE E DELLA PELLE CoLOMBINI. - Bulla patoge:neal del bubone venereo. (lstit. dermos ifil. della R. r:nioersità di Siena, 1897). L'A. fa una rapida ma completa enumerazione di tutte le teor ie chs dagli antichi tem pi fino al presente si sono a vute cir ca alla patogenesi del bubone Yenereo, e distingue le opinioni dei diversi autor i su tale ma(.eria in quattro distinti gruppi; 1<> Coloro che, considCI'ando l'ukera venerea come il risultato d i un infezione piogena comune, non ammettono in e ssa a lcun carattere specifico, e perciò r itengono ch·e la distinzione fra . bubone s emplice e bubone ulce1·oso non abbia r agione di esser e; 2<> Coloro che ritengono che il bubone vene reo sia sempr e di na tura intìammaloria, non potenòo òh·enlare ulceroso che conseculi vamen Le per l' anoculazione del prodotto ulcer oso sui labbri dell'asce:>so a perto; 3° Coloro che credono vi sieno due distinte specie di buboni, l'uno di semplice natura infiammatoria o s impatica con pus non inoculabile, l'altro d i na tura ulcerosa con pus inoculabile come fJ uello dell'ulcera ;
l RIVISTA
4° Coloro infine che ritengono possono aversi tre s pecie di buboui; uno essenzialmente virulento contenente il bacillo specifico dell'ulcera venerea, uno infiammatorio prodotto dai comuni piogeni, ed un terzo non cantenenle alcun microrga· nismo. Viene poi ad ee~pot·re i metodi da lni usati per studiare tale controver!:'a questione, coi quali si propose di andare a ricercare in ogni singolo caso: se nel pus o anche nei frammenti dell& glandola suppurata, esistevano i bacilli del Ducrey ; se con questo materiale inoculato sulla pelle, accuratamente preparata, si riuscìva a provocare sullo stesso paziente questa s tessa lesione; se colì'esame microscopico ed anche colla coltura era possibile dimostrare la presenza, in .questo pu~ del bubone, dei comuni piogeni o di altri microrganismi soli od accompagnan ti il bacillo di Ducrey. Tutti questi esperimenti furono condotti colla pii.t scrupolosa osservanza dell'asepsi, per evitare ogni possibile causa di errore. I buboni impie·gati pet• queste indagini furono scelti in ogni stadio di loro sviluppo e fra le forme cliniche l e più diverse. In un primo gruppo di casi si esperimentò su buboni non ancora aperti, aprendoli poi con speciali precauzioni e applicando una medicatura del tutto indiffe rente, ma tale da impedire ogni possibile inquinamento della soluzione di continuo da parte del focolaio ulceroso. Un altro gruppo di casi fu dato da buboni già spontaneamente aperti e non curali o proetlti. In un terzo gruppo di casi, si trattò di buboni escisi prima che subissero la fase suppuraliva. l casi della prima serie furon o 52: quelli della seconda 18; 2 quelli della terza. Le conclusioni alle quali è giu..n lo l'A. dopo aver sottoposto al più accurato esame critico il risultato delle esperienze da lui praticate, sarebbero le seguenti, che riportiamo quasi testualmente: t • Tutte le leor ie fino ad oggi enunciate per spiegare la formazione del bubone venereo non reggono ad una serentt critica basata su osservazioni sperimentali e cliniche; 2• Limitando le r icerche allo esame del pus del bubone, dopo la incisione di que!'<to, non si riesce a porre io evidenza fatti diversi da quelli che già osservò Ricord ;
j l
l
DELLE MAI.ATTIE VENEREE E DELLA PELLE
759
3o L'esame del pus mostra in alcuni casi la presenza del bacillo di Ducrey al momento stesso dell'apertura del bubone, in altri la sua comparsa nei giorni successivi all'incisione dell'ascesso; in altri infine non si riesce a dimostrare la presenza di alcun microrganismo nè al momento ùell'apertura, né successi va mente; 4• Malgrado i differenti reperti che si hanno per riguardo al bacillo di Ducrey, non apparisce razionale la distinzione di bubone infiammatorio e di bubone ulceroso, dovendo considerarsi l'adenite venerea quale prodotta da una stessa ~ausa, sempre eguale, e di identica natura; · s• Le presenti ricerche dimostrano che non i comuni piogeni, non i prodotti tossici del bacillo dell'ulcera venerea, possono essere la causa della formazione del hubone; So 11 bubone venereo deve ritenersi sempre primitivamente :virulento e prodotto se mpre dallo stesso microbio, dal microbio specifico dell'ulcera venerea, essendl) stato questo riscontrato unico in buboni escisi prima che la loro completa fusi one purulenta fosse avvenuta, in buboni suppurati o al momento della loro apertura o successivamente a questa, ma protetti in modo da impedire ogni esterno contagio; 7• Il fatto di mostrarsi talora il bubone venereo &virulento al momento della sua apertura e di vederlo divenir virulento nei giorni successivi, deve ritenersi dipendente da ~iò che il bacillo di Ducrey è morto nel pus, ma continua invece a vivere ancora nelle pareti della gianduia suppurata; 8 . I casi di bubone venereo nei quali non si riscontra alcun microrganismo, sono da ritenersi quelli in cui il mi~robio dell'ulcera ha già compiuto la sua evoluzione e la virulenza sua è estinta al momento dell'esame.
RIVISTA DI TERAPEUTICA HEINz e SCHL()SSER. -
8 maggio, 1897.
L'olooalaa. =- (Brit. Med. Journ '
Heinz e Schlosser danno il resoconto dei loro esperimenti fatti con questo nuovo anestetico locale il quale é il cloruro'
760
RI\"J STA
della p·ilietossielenildifenilamiùime e perciò affine alla fenacetina. Il sale e in forma cristallina e di reazione neulra, solubile con difficoltà nell'acqua fredda, facilmente nell'acqua calda: ricristallizza però da una soluzione s u periore al 2 per JOO. Una scluziooe al1'1•per 100 instillata nell'occhio di un coniglio non produce irritazio ne: in capo a Jf>-20 secondi si ottiene anestesia compiE<ta la qualè dura da 12 a J5 minuti. Nei cani l'anestesia completa si ottiene in 40 s econdi e dura 20 e piu minuti. L' anestesia é dovuta alle par alisi delle termina1.ioni nervose e non gié. all'ischemia. L'olocaina non ha azione n è sulla pupilla né sull'accomodazione né su i vasi sanguigni. È nociva alle forme inferiori degli es seri viventi (protozoi) a r restando i loro movimenti e dimostrandosi un veleno del pr otoplasma. l medesimi effetti produce sui batteri. Se la soluzione calda è messa in un vaso di vetro dopo alcune or·e si forma un depos ito dovuto all'alcali mes!:o in libertà dal vetro mediante l'azione dell'acqua calda : ciò non avviene se il vaso è lavato prima accuratamente con acqua distillata: la stessa cosa s i otlit!ne con vasi di porcellana. Poiché la ~oluzione é di per sè stessa antisettica non è necessario sterilizzarla coll'ebollizione. Assorbita, l'olocaina ha i medesi;ni effetti velenosi della strienina. La ùose tos sica per un topo é di O g. 00 1 ipodermicamente, per un co· niglio ùi media grossezza 0,01 o 0,05 gr. Nella pratica oftalmoiatica si raccomanda una soluzione all'i per 100 e una o due gocce di essa producono analgesia in 40 o 50 secondi: se vi si aggiungono dopo altre una o due gocce la cornea diventa completamente insensibile in 30 secondi. Dapprincipio produce un certo ~enso di bruciore che passa in 30-40 secondi e una lieve iniezione congiuntivale che si dilegua in 1-2 min1.1ti: l'anestesia dura almeno IOminuti. Una soluzione all'l per 100 colorata con blu di meli lene é stata in iellata nella camer& anlerior·e d'un coniglio senza produrre irrttazione, infiammazione od Hltri effelli spiacevoli. Il suo poler·e anestetico s_ull'iride sembra esser·e altre ttanto completo quanto sulla cornea e non si é osservato alcun fenomeno tossico dopo il suo r iassorblme uto. Non è s tata iniettata sotlo la cong iuntiva. Come la cocaiua essa produce una cer-ta ine-
~
l t l
DI TERA PEG TICA
76 t
gua glianza s ull'epite lio corneale mn ciò non si è mai osservato nell"uomo. L'olocaina sembra essere meno nociva della cocaina all'epitelio corneale poiché non r estt·ingendo i vasi s anguigni, la circolazione linfatica non viene ad essere disturbata. La prontezza dell'azione pa rla anche in suo favore.
RIVISTA Dl TECNICA E SERVIZIO M~DICO MILITARE Kedlolllall ba tavolette compresse per uso delle truppe tu pace ·e 4 lu guerra. - (Deut sche mililiirilrztliche Z eitschrift, Ber·! ino, giugno 1897).
D oTT.
SALZMANN.
-
L'autore dopo aver fa tto rilevare i vantaggi che pre~en , tano i m edicina li solto quella for ma, ~pecialmente per uso di tr uppe in campagna, dimostra la convenienza di fabbri carli ad economia negli ospedali màlilari. Ne11893 il dtlposilo sanitario delle guardie dP-1 corpo acquistò dalla ditte. Hennig-Mar tin di Lipsia una macchine. di modello americano (Muldor f) per le. fabbricazione delle tavolette compresse . Questa macchina può funzi onare tanto a br accia d'uomo quanto col vapore e può comodamente produr re 2ti00 tavolette in un ora . Il materiale da introdur si nella macchina deve essere perfettamente asciutlo, in j)olvere uni forme e piuttosto g rossolana. Le ta voletle poi devono essere sufficientemente secche per ché si possano, senza fran tumars!, riunire in pacchi, conser vare, spedire e somministrare ag li infermi, ma non troppo st:cche da non spapolar si in br eve tempo nell'acqua. Per a vere questi requisiti si deve es clude re l'aggiunta di gom ma arabica, di gomma draRaule e simili, mentr e l'a ggiunta di amido, zucchero di latte, talco rende la polvel'e piu leggera e soffice e favoris ce lo spapolamento della tavoletta nell'acfJ ua.
762
JUVIST A DI TECNICA
Per la sollecita essiccazi~ne della sostanza è indispensabile una spec.iale ed adatta stufa a secco. Al rlepo!!ito sanitario si fa uso di una .stufa a secco del dott. Chrisl nella quale si può mantenere costante la temperatura a 700. La polvere poi dev'essere preparata in modo che possa uscire facilmente ed 'Uniformemente dall'apparecchio a scuoti mento e passare nella matrice della macchina e con una moderata pres<>ione formare una tavoletta che abbia le proprietà sopra descritte. Le prescrizioni mediche esperimentate al d!eposito sanita· rio sono le seguenti: 1. Acido citrico 0,6. Acido citrico. gr. 600 n 125 Lattosio . . Talco . . • p. 1000 tavolette di frr. O,i. L'acido citrico viene essiccato ln una capsula di porcellana prima nella stufa a secco da 30• a 40" poi a vapor d'acqlla a 100• fino a peso costante. La perdita di peso imporla circa un decimo della quaotit.A impiegala. In seguito l'acido viene bagnato con alcool assol uto, asciugato passato attraverso un forte setaccio di crine. Alla polvere cosi ottenuta si mescola il talco ed il laltosio.
+
Una o due di queste tavolelle ed una o due di bicarllonato di sodio suppliscono le polveri ~:~reo fore. 2. Acido salicilico 0.5. Acido salicilico. . Lattosio . . . . Amido di frumento Talco . . . . . p. 1000 tavolette di gr. 0,65.
rl
l
l
gr. 500 »
100 2f>
"
25
n
Si inumidisce l'acido salicilico con alcool, si secca e si passa per setaccio. Poscia vengono aggiunti il lattosio, l'amido eù il talco preventivamente e nello stesso modo seccati. Una tavoletta di acido salicilico ed una di carbonato di sodio vengono prescr·iLte invece del salicilalo di sodio che fino ad ora non si è l'i escito a comprimere.
1
l
...
---~
.---
163
E StRVI7.10 )IKDICO• MILITARE
3. Acido tannico 0,06. Acido tannico Lattosio Amido di frumento Talco . . . . .
gr. 60 " 400 ,, 20
"
20
p. 1000 tavolette di gr. 0,5. La miscela non ha· bisogno di alcuna ulteriore lavorazione quando il zucchero non è in polvere troppo fina. 4. Antifebbrina 0,3. Antifebbrina . . . Latlosio Amido di frumento Talco . . . . .
gr. 300 " 160 " 20
"
20
p. 1000 tavolette di gr. 0,5.
L'antifebbrina e lo zucchero vengono mes~olati, inumiditi con alcool assoluto, seccati e passati al setaccio. Dopo vengono mescolati l'amido ed il talco. 5. Antiperina 0,5. Antipirina. Latlos io .
gr. 500 » 200
p. 1000 tavolette di gr. 0,7. Come al N. 4 però senza l'amido ed il talco. 6. Solfato di chinina 0,3.
•
Solfato di chinina . gr. 300 u 11)0 Lattasio . . . . . Mistura s olforica acid.a (i) " 15 • 50 Amido di frumento . • 50 Talco. . . . . . . p. 1000 tavolette di gr. 0,5. La chinina viene triturata colla mistura solforiea acida, seccata, passata per setaccio. Poscia vengono aggiunti il zucchero, l'amido ed il talco. La miscela non si deve l'isealdare ulteriormente percbè si colorirebbe in giallo. (t) La misora solforica acida della farmacia germanica corrisponde all'Elisir
acido deli'Haller.
764
RrVISTA DI TECNICA
7. Protoclor~ro di mercurio 0,2. P rotocloruro di mercurio . gl'. ::!00 Latlosio . . . . • 250 ~ 165 Amido di fr umento • 80 Talco . . . . Cinabro . . . . • p. 1000 tavolette di gr. 0,7. Il cinabr o viene finamente triturato coll'amido o collo zucchero e poscia seccato. La miscela secca viene prima mescolata col talco, poi col calomelano, in ultimo passata al se taccio. 8. Cloridrato di morfina 0,01. Cloridrato di morfina gr. 10 , 465 Lattosio . . Talco . . . . . . • 25 0,6 Bleu all'a c'lua 6 B extra . p. 1000 tavolette di gr. 0,5. Si mescolan o intimamente morfina e zucchero, s i colorisce poi coll'anilina sciolta nell'alcool. A Ila miscela seccata e se· tacciata viene ag~iunto il talco. 9. Bicarbonato di sodio 1,00. Bicarbonato di sodio. gr. 1000 Lalloflio . . . . . .. 100 p. ·JOOO tavole tte di g r. 1,1. La miscela non richiede a lcuna speciale lavorazion~, Si eviti solo di essiccare troppo. 10. Carbonato di sodio 0,5. Carbonato di sodio anidro. gr. 500 T a leo. . . . . . . . . ~ 50 p. 1000 tavolette di g r. 0,55. Ciascuna tavoletta corrisponde a circa t gr. di carbonato di sodio cristallizzato. 11. Oppio 0,06. Oppio polveralo g r. 60 ,, 400 Latlosio . . Amido di frumento » 20 Talco . . . . .. 20 p. 1000 tavolette di gr. 05.
·, 11 l
••
l
.
t
. l
E SERVIZIO MEDICO MILITARE
765
La miscela seccata bene non richiede altre ,manipolazioni 12. Fenacetina 0,5. Fenacetina . . . gr. 500 Latlosio . . . . » 100 Amido di frumento • 50 Talco . . . . . • 50 p. 1000 tavolette di gr. 0,7. Come al N. 4. 13. Polvere d'oppio e di ipecaquana 0,6. gr. 0,6. Tavolette di . Come al N. 11. 14. Poi vere d' ipecaquana stibiala 0,65. Tavolette di . . . . . . gr. 0,65. Qu'esta polvere (ipecaquana 19, tartaro emetico 1) prescritta dalla direzione del servizio sanitario militare si può · comprimere in tavolette senza alcuna manipolazione preliminare. Due tavolette corrispondono alla polvere vomitada prescritta dalla direzione suddetta. 15. Rabarbaro 0,5. Rabarbaro gr. 500 ]) 20 Lallosio . ]) 30 Talco . . p. 1000 tavolette di gr. 0,55. Come al N. 1i. 16. Tavolette risolventi. Cloruro d'ammonio gr. 200 » 200 Estratto di liquirizia. » Lattosio . . . 80 » Talco . . . . . 80 ,. 40 Amido di frumento 10 Benzoino poi v. p. 1000 tavolette di gr. 0,6. Come al N. 1'1. Si aggiunge il benzoino per correggere il gusto. 17. Fiori di camomilla. 500 grammi di fiori di camomilla vengono per due volte esauriti con acqua bollente al residuo evaporato a consistenza di sciroppo. Si aggiunge tanto lattosio da avere grammi 1000 di prodotto, si mescolano 5 gr . di essenza di ))
766
RIVISTA DI TECNICA
camomilla e cosi vengono confezionale le tavolette che trai· late con acqua bollente forniscono un infuso, che per aspetto, gusto, profumo per poco si distingue da un infuso fatto con fiori freschi. 18. Foglie di menta piperita. Si preparano nello stesso modo delle precedenti, si aggiungono gr. 5 di essenza di menta. Le tavolette hanno 12 millim. di diametro. Tavolette di sublimato non vengono fabbricate nella ma~ china automatica, ma con altra ideata dal farmacista Bernegau; la formola in uso è la seguente: Biclorut•o di mercurio . . gr. 10,0 Cloruro dì sodio . . . . » 3,8 Soluzione di eosina • . . 10 goccie Alcool diluito Q. B. p. fare 100 tavolette. La piccola macchina consta di due lastre di gomma in-· durita, ~,;na con 100 fori, l'altra con 100 cilindr etti a quelli corrispondenti. Questa macchinetta fu fabbricata dalla Hanno· verschen- Gummi- Kamm- Kompagnie. Le tavolette vengono asciugate in stufa a secco a lla temp. da 20° a 25° . Le tavolblte di fenolo. Si fondono 100 gr. di fenolo cristallizzalo O. a B. M. od a fuoco Jirello, alla massa fusa si a ggiungono 10 gr. di sapone di stearina agi~ando con un pestello tino ad avere una massa pastosa cristallina, che si
riduce facilmente in tavolette che a bassa temperatura si solidificano e si conservano in tubetti di vett·o come quelle di sublimato. Contrassegni sulle tavolette e loro impacchettamento. Per evitare pericolosi scambi é necessario indicare stllle tavolette il contenuto. Uno stampo con indicazioni a t•ilievo oltre di intralciare la fabbricazione ~i deteriora presto e lo scritto si vede malamente. Migliore l'impressione io colore sulle tavolette e questa operazione era desiderabile che fosse fetta dalla stessa macchina automatica. La Ditta Kilian di Berlino ha risolto ingegnosamente il problema; il congegno usato ha uno stampo di gomma indurita ed un apparecchio automatico per r inchiostro e per spingere la tavoletta fuori della macchina.
•• •' t'
l
.l
..
~~.~~.~~------.--------------------
E SERVIZIO MEDICO MILITARE
767
La formala usata per l'inchiostro é quella. indicata nel manuale Dietrich, cioè: Bleu all'acqua. gr. 3 Destrina . . • 15 Acqua . . . » 15 Glicerina . » 70 Per l'inchiostro rosso si fa uso di fuchsina od eosina, per il nero, di nero di anilina. Allo scopo di occu!)are il minor spazio possibile celle dotazioni sanitarie si è rinunciato alla conservazione delle tavolette in tubi od altri recipienti di vetro che presentano anche l' inconveniente di non impedire il frantumarsi delle tavolette e si è adottato il sistema proposto dal dott. Lutze di riunirle in rotoli di 10 avvolte in carla pergamana coll'indicazione del contenuto, luogo e data di fabbricazione. Conservazione e rinnovazione delle tavolette. Le tavolette o!Lre l'involucro di carta pergamena vengono nei depositi sanitari conserv11te in scatole di carta speciale fabbricate dalla Dilla Paul Harlmann di Berlino. Dopo tre anni si é constatato che le tavolette custodite in locali asciutti ed a temperatura possibilmente uniforme, si mantennero in buono stato d'uso. ' Il cons•1mo poi delle tavolette è tanto rilevante che il rinnovamento di quasi tu.tte le qualità di qualche importanza, si effettua più presto di ·qtlanto si era prima presupposto. M. C.
RIVISTA BlBLIOGHAFICA T. VntoiA, capitano medico. -llCouulente s&Dltarlo, guida pratica per conoscere e curare le malattie in assenza del medico. - Rocca S. Casciano, tip. L. Cappelli, 1897. ·- Lire 3. L'autore ha compendiato in questo volumello tutte le cognizioni che un prç>fano può e deve avere in fatto di medicina. Vi è falla larga parte anche alla chir.urgia, alle fasciature, agli avvelenamenti, al modo di amministrare i medicamenti e ai limiti massimi delle dosi.
.
•
768
Rl VISTA BIBLIOGRAFICA
L'autore s i é s tudiato di evitare il difet..Lo in cui così spesso incorrono gli scrittori di scienza popolar e, di intercalare, cioè, parole e frasi tecniche che oscurano il senso per chi non è addrmtro !llella terminologia scientifica. Numerose fig ure rendono d el resto I]Uesla lellul'a facil e a chiunque, anche nelle descrizioni anatomiche degli organi interni. Non dubitia mo che ques t'opere tta rius cit'à utile a tutti co· lo t' O che si trova111o in Jocalrta lontane dai medici, e in par· ti colar e ai nostl'i ufficiali nei piccoli distaccamenti, e più ancora a quelli che sono di pl'esidio in Africa.
Dell'anestesia ohlrargloa. - (Ricerche s toriche); del doll.or E u uENIO CASA ZZA. Un volume in- 8 di pagine 200 circa: lir·e 2. - Milano, 1897. Casa lipograflca editrice. Dilla Giacomo Agnelli. Il 50' anniversario della prima eterizzazione commemoi'&Io lo scorso a nno, diede occasione ai gior-nali scientifici e po· litici d'o~tni paese di rammen tare alla r iconoscenza nostra i n omi di Jackson , di Morton, di Simpson, che nella prima meta di questo secolo avevano fatto la mit·abile scoperta. Da ciò indubbiamente nacque nei piu la convinzione essere l' anestesia chirurgica cosa affatto moderna e quindi ig norala in· tieramente dalle precedenti generazioni. Ma come la chirur gia, l'anes tesia ha dala antichissima, e l'su· tore di quest'opera ba voluto perciò raccogliere e documeo· tare lutti i tenta~ivi di anestesia anter·iore a noi, e di cui la notizia ci venne tramandala dai maes tri di un tempo. Confidiamo che questo lavoro istruttivo sarà per riuscire g radito a quanti prendono inter esse allo studio del progresso scientifico.
AVVISO Unloalque suam. A pag . 552 dell'ullimo fascicolo fu stampato che il maggiore medico Bacchia aveva eseguilo tre operazioni radicali d'ernia. Invece ru maggiore medico Bocchia dnveva essere scritto: Capitano med ico Boccia. Il D1rettore Dott. ETTORE RICCIARDI, colonnello medico ispettore. I l Rede. ttore
D.• R IDOLFO Lrvr , capila_no medico. GiOVA~NI ScoLARI, Gerente.
RIVISTA DI OCULISTICA. Morax. -La dia:;nosi miscroscopica delle congiuntiviti Pag. 749 Jean Teraon.- Dell'eooftalmia e dell'esoftalmia alternanti . • i5:1 Valenti. - L'Alrol in oftalmiatria. . . . . . . . . . . '~' Auglèraa. DeU 'esame micro~copico delle secrezioni coogiuntìvali dal punto di vista cllnleo . . . . . . . . . • . . • . • . 755
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Colomblnl. -Sulla patogeoesi del bnbone venereo . . . . . • . Pag.
n1
RIVISTA DI TERAPEUTICA. Heinz e Schlilaaer. - L'olo.:aina . . . . . . . . . . • . • • Pag. 759
RIVISTA Dl TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE. Salz.mann. - Medicinali in tavolette compresse per uso delle truppe m pace ed In guerra . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 76l
RIVISTA BIBLIOGRAFIC.~. Virdla - Il Consulente sanitario Dell'a\)estesla chirurgica . . . :
Pag. 167 • 7~
AVVISO.
UnicuJque sunm . . • . . . . . . . • . . . • • . • • . Pag. 768
GIORNALE ~IEDlCO DEL
ESERCITO
R E G IO \
Direzione e Amministrazione: presso l' lspeHorato di Sanità Militare Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra!
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gi<lrnale ,1/edico ael R.• Esercito si pubblica una volta al mese in !a;cicoli di 1 togli di stampa. L'abbona mento è sempre annuo e deGorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dci fascicoli separati t\ il seguente.
Altbona· mento annuo
Re;;oo d'Italia e Colonia Eritrea . • Paesi dell'Unione postale (tariffa .~) Id. id. id. ili. D) Altri paesi . • • • • . . . . .
L.
131517!0-
. Il
Un rasc1CO oj sepllllltO
-l !O
l Il
l.
t 30 !50 l 10
L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende rinnovato per l'anno sue· ces.~ivo.
.b l signori abbonalì militari io elfettivitil. di servi.zio possono pagare J'im porto dell·a • booamento per mezzo dei rispettivi comandanti di eorpo (anche n rate mensili). Agli scrittori militari é dato lo massima un compenso in danaro. Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, fotografiche, ecr., chi! accompagnassero lo memorie, sono a carico degli autori. . . . . Lile Gli estratti costano L. 7 per ogni rogllo di stampa (t Gpagine), o !razione m~J\'isl . di foglio, e per cento esemplari. Il prezzo é eguale sia che si tratti di 100 esemplatt o__dl un numero minorB. l manoscritti non si restituiscono.
.
t :
Il / -· l
'?
rrente con la Posta. .,'
GIORNALE MEDICO \
ili:: l.
REGIO ESERCITO
Anno XLV .
~. 8-9. -
Agosto-Scltembre f897 . .,.,-~--r: ;:--·~.
.. .... .... .- -
... *: ··, .• Jf:' ' .,A \: ~ .. i!. •) ,• ~ .... ') (• ' ' '.' . ' ,.,.,.
ROMA TI:POG.I.t.U'fA. ENRICO VOGB.EBA 1
Gli abbonamen'· si ricevono dall' Amministrazione del giornale Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero
ll. Oli
~
SOMMARIO DE LLE MATER I E CONT ENUTE N EL PRESENTE FA SCICOLO
HIEMORIIE ORIGIJ1iALI.
Faralli e Ragnlni. - te successioni morbose ctì una ferila pouctrr•ulc •lei cuo re . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. Llvi. - Dello S'' lluppo d••l corpo (statura e tWimetro toracicu) in r:oflJlorl<> colle professioni e colla condizione sociale. . . . . • Mang ianti. - Un caso rl 'aorta angu$ta r.o n):tcnita. . . . . . . . Carratil. - Usu tlcJ clo•·oror mio contro la tenia . . . . . . . . Luualll. - Alcune note di otologia in rapporto colla Jlratlra lt>ga te militare. . . . . . . . . . . . Rl't'I~ 'I' A
1•1 c;IOKIIAI.I
i69 8~6
:>13 lill<'
8S6
I 'I'AI. IA:WI l&n EII1' 1F.RI .
IIIVIST.\ l\I~:DIC,\.
Denys " Meu nes . - L:• surte tlei con igli infettati si mnltancamcnll' '"'"" sLr~(ltocncco ,. •·olio pneu rno·:orco e traltati •·oi rtlativi ~•eri ~i:\ SCJ'nralamente, ~ia uniti assieme . . . . . . . . . f'ag. 906 Cardarelli. - Vili l i~:iuP d'origint! tll' r•cosa . . . . . . . . . . • 9tli Cozzollno. - Le otopntiP uella parottle idiOJlnlic.1 c n~lla 111enin:;itc 91li ct•reh ro-spmai rJ OJt irlcmica . . . . . . . . .• . . . . . . 909 Malocchi. - Dìascopìa e fanero:;c·o r m . . . . . . . . . . . . 910 Abadìe. - Natura e trallamenl•l del ~ozzo usuflnlmiro . . . . . 911 Cavazzanl. - Snlln polcnon•te p nls~u ·te . . . . . . . . . . Jalta. - Sulla rt:,:encrazionP rlelt' epitelio nel rene so lto posto nd 9tJ :tll•min lPillflOranra . . . . . . . . . . . . . • . . . Bonhof. - ~;~pcrienzP <ult:1 1'""-<thilit.~ dì L•·:csmis~ione del contagio 913 dt>ll~ morvn nw•liantc il sioro antidifttwico . . 911 Janowski. - Sulla ••ziulogin oella dissen.t rna . • . • . . . . .
•
Il i VISTA CB IHUilr.TCA. Klemm . - ~'crilc dci ''a"i . . . . . . . . . . . . . . . J'ag. 911i Bonnet. - Le scarilio:a?.i uni Sli!Jerllciali nssociaiP al taxi; nel trall:l· 91~ mHnttl tiPI paranmosi. . . . . • . . . . . . . . . . 9!9 Oppenh eim. - La dingnosi <liiTcrcnziale tlt'fili a.~cessi c~rebrali . 9'H Deshayes. - Della distorsione pPivica. . . . . . . . . . . . Peters. - Stecca in ferro di Afkln rnì:tliorata per le fratture del· l'omcro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · • ~i· Federicl. - Studio $UI rene mnlul<', cun lribulo operativo altnrlotiO ~1!7 cii Tuflicr . . . . . . . . . . . • . . . . · · · · · Mikullcz. - llìcerchc allo SCO)Jo rli perfeziona re la cura asettica delle 9!9 r~rilc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IIIVI STA Ili OCU USTICA. Png. 93.1 Dent i. -· ~ourlr.azionc cri c~cn l(•razione rlel bulbo oculare . 936 Castex . - li apporto patologico fr:t il uaso c• glì occhi . . • m Barde t. - AZiono dP.i t·ag;::i X ~ulla retina . . . . . . . . . · UJ9 Oor. - l.a corrt•ziono totale drlla miO!Jia. . . . . . . . . · · tacovides. - L'itìolo ne l trattamento delle congiwttivlti e tlello tJic~39
raril i .
.
.
. .
.
. .
.
. .
. .
. . .
. . . . . .
De Wec~er. - L11 cura dell!} ~mbllopie tos~iche (nevri ti retro -tcul· hart) con lo tnlezJOill d• s1ero. . . . . . . . . • . . · · Gi euro. - 11 massaggio ne Ila .:ongtuntt,·ltc granulosa. . . . · ·
•
(Ptl' /,, conli!Hiazione dell'indice vtd.asi la s• pagina della copertina).
~~~ ~~~
M:BlMOR.IE
ORIGINALI
CLINICA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROJ.fA DIRETTA DAL T'RO F.
GIJIDO 0 .-\V()EI.I.I
LE SUCCESSIONI MORBOSE DI
UNI\ FERITA PENETRANTE DEL CUORE''> ConstMrazionl dei dott. f'ele~~tino Faralli e Ronaole Bagnini c.1pit ani medici, assi stenti onorari
Vt~lnerato corde non potest homo t:ivere nisi miraculose,
sentenziava Falloppio. E prima di lui Ippoctate fu d'avviso che lulle le ferite del cuore, senza distinzione, fossero mortali. Galeno ebbe opinione di versa secondochè si tratta va di ferite penetranti o non penetMI.nti, ritenendo le prime come istantaneamente mortnli; ammettendo che alle seconde si potesse sopravvivere, ma solo di poche ore, quante cioè potevano occorrerne per lo sviluppo della flogosi reattivn. Apparisce da ciò come le ferite del cuore non fos:>ero pa'Ssate inosservate ai primi cultol'i della medicina, e le loro opi' nioni può dini che non subirono varianti di sorta sino a che lo studio dei reperti necroscopici non mise in rili evo dei falli per la cui interpetrazione erano necessarie differenti vedute. (l ) Allo scopo di raccogliere clemenu per uno studio sul cuore, consigliatoci dal pror. Baccelli, abbiamo esteso l~ nostre ricerche anche al ili fuori della clinica, e dobbiamo a lla gentilezza del pror. Virginio Ptlnsutì l'averci permesso di seguire e studiare il presente caso. Siamo lìetl di potergli qui esprimere la gratitudine dell'animo nostro. E porgiamo in pari tempo rlngrav.iamenti anche al prof. atarchiarava, il quale cl ha concesso di ctisegnare Il pezzo patologico, che tr0\'3Si ora nel suo ga llme tto.
49
-- -.
···~-:- ._ .. " •: -;t \. ··;:) l ' , ,. •~ C :v'. !.. ~ '\;..; ~ .... ,
(•.- .:.,.11 ,!\
-~
.
•
770
LE SUCCESSIONI MORBOSE
Fino dal l 682 Van Mèckeren fece conoscere al pubblico medico di aver trovato in un'autopsia il processo cicatriziale giù iniziato di una ferita penetrante del cuore. riportata ·l:.> giorni prima. Occorse al Durande nel 1709 di osservare un uomo che dopo essere stato ferito in duello, rimase per qualche giorno esposto al freddo in istato di asfissia. Raccolto e curato, mori dopo due seuimane, e d~l decesso fu attribuita la causa alla gangrena delle estremità inferiori . La ferita cardiaca fu trovata cicatrizzata. Altri aveano casualmente riscontrato qualche cuore che mostrava le stigmate di una lesione patita molto tempo innanzi, ma· senza conoscerne gli antefaui per poterne dedurre delle conseguenze .ir.refutabi li. Il \'olpeau nal'rò di un uomo .che dopo aver riportato una ferita penetrante del torace, con sintomi che dettero ragione a creder leso il centro della circolazione, guarì completamente dopo non lungo tempo e mori 9 anni più tardi per malattia medica. All'autopsia fu trovata sul cuore una cicatrice. interessante tutto lo spessore della parete anteriore del ventricolo destro. Le osservazioni erano coscienziose, gli uomini che le comunicavano erano degni della massima fede, e quindi cominciò a farsi stracla l'idea che non tulle le ferite del cuore
dovessero essere necessariamente letnli. Qualcuno anzi, come appunto il Yelpeau, ammise la possibilità della gùarigiooe anche nelle ferite penetranti; ma la generalità dei chi rurghi, mentre fece buon viso alla p:ima parte di questa opini one, non accettò la seconda ; e cosi l'asserto galenico venne modificato nel senso di doversi ritenere le ferite non penetranti come suscettibili di rara, ma possibile guarigione; aversi però sempre per mortali quelle che aprivano una. qualsiasi cavi tit del .cuore. Il Puccinotti, riassumendo le idee che si averano in pro-
DI UNA H:RITA PENETRANTE DEL CUORE
77 J
posito al suo tempo, dice: « Le offese di quest'organo difl'eriscono tra loro rispettivamente alla parte di esso che ledono e alla loro profondità. Sotto quest'ultimo aspetlo si possono dividere in quelle che penetrano nelle sue cavita e in C(ltélle che non interessano che una pnt·te della grossezza delle sue pareti. Le prime sono necessariamente mortali per emonagia, non cosi le seconde :.. E il Ranzi nell e sue lezioni di patologia chirurgica. mentre incomincia daii':IITermare che ((oggi non vi sono più chirurghi i tfuali c.onsiderino le ferite del cuore come assolutamente mortali », dopo avere esaminato tutto quanto allora si conosceva su questo ar~omento finisce per dire: · (( si conchiude adunque che le ferite del cuore non sono tutle as~olutamente e i5tantaneamente mortali. come lo credevano gli antichi ; che quelle non penetranti non sono necessariamente letali; qnelle penetranti si possono considerare come necessariamente~ letali tutte le volte clte non vi sieno ostacoli alla emorragia· come sar~bbe, per esempio, una piccolissima ferita, come quella praticata con un istrumento sottile, simile ad un ago da agopuntura, ç>ppure una ferita con un corpo estraneo che facesse barriera all'onda sanguigna, e siccome tali circostanze sono straordinarie, così le ferite penetranti si possono ritenere come necessariamente mortali ». Tale era l'opinione generale dei chirurghi nella prima metà di questo secolo; ma nessuno, a dir ve•·o, aveva. studiato l'àrgomenlo in modo completo. Fu il prof. Ferdinando Zannelti di Firenze, giil chirurgo in capo dell'armata toscana spedita in LomlJardia nel 1849 per le guerre d' indipendenza, che dette alla luce per primo nel 18iH· uno studio veramente classico sopm i ferimenti del cuore, contenente un a n umet·osa serie di casi propri i ed altrui, corredati per
772
l.t: SUCO:SSlONI llOKIJOSE
la massima parte di dellagliate notizie tanto sull'andameolo delle ferite che circa i reperti necroscopici. « La guarigione delle ferite penetranti in alcuna cavità cardiaca - con· eludeva egli il dottissimo lavoro - è ammessa come possibil e, ma a dir vero i fatti addolli a provarne l'effettivo avvenimento, e che si sono basati sopra r.icatrici . incontrate nel cuore di individui, nei quali in altro tempo fu diagno· sticato ferilo il detto centro circolatorio, per eventuale occorrenza non sono per ora nè tanti , nè cosi-limpidi perchè sieno esen ti da ogni eccezione e perchè poss:~no far cambiata
la prognosi o far mutato quell'esito che disgrazill tamente ha seguito e segue quasi costantemente le ferite del cuore con penetrazinne in alcuna cavità cardiaca, o, quando non penetranti in queste, con lesione di diramazione considerevole delle arteriose o venose ». E in tutto il suo libro traspllre una certa incredulità per la guarigione di questo genere di ferit e, più ancora di quel che non apparisca dalle sue parole conclusionali, do~e qnel quasi costantemente sembra messo apposta per dare un po' di elasticità alla sua vera opinione. che è in fondo quella di non èredere alla guarigione delle ferile del cuore penetranti. E difatti quando riporta la narrazione del Fagel riferen· lesi ad un uomo che 6 anni addietro aveva ricenllo un:\ ferita di spada, e nel quale alla sezione cadaverica fn trovato il cuore avente sulla parete anteriore del ventricolo destro una cicatrice ben formata clelia lunghezza di "- o J linee, egli esclama: « senza osare per certo parola che possa porre in dubbio il fallo, ne duole che come fu tenuto conto della lunghezza, non si tenesse ugualmente parola delia profondità della cicatrice. E si che questa cognita urgeva più dell'altra per esser~ aulo1·izzati a riguardare questa ?Jro-
diyiosa cicatrice quale indubitata riprova di solida guari·
••
01 UNA FERITA PENETilANTE DEL Ct.;ORE
773
gione di fe rita penetrante fin entt·o al cavo del ventricolo destro ». E in un altro punto della classica opera, riferendo come il fìglio Chastanet lasciasse scrillo di aver riscontrato sul margine destro del cuore, a un pollice di distanza dalla punta, una cicatrice interessante tutta la densità del ventricolo destro, esce in queste paro!~.>: «qual '~ l'i storia circa questo fatto? Nessuna. Ora una traccia bianca sul cuore , è sempre ed infallanlemenle l'espressione di una ferila? »
Un anno più lardi l' illustre scienziato non avrebbe più tanto insistentemente espres~o tali dubbii. Nel 185i:i ii.M uhlig ed il Brugnoli, quasi contemporaneamente, illustrarono due casi di ferite penetranti del cuore, con istorie cosi circo stanziate e con descrizioni cosi diligenti e minute della sezione cada\·eri ca da non essere più autorizzati a dubbii di sorta. In quello riportato dal Muhlig la sopi·avvivenza nlla riportata ferita fu di •IO.anni, durante i quali l'individuo patù come prima auendere alle proprie consuete occupazioni.
Mori per endo-pericardite, e all"autopsia, oltre alle note caratteristiehe dell'affezione che aveva provocato il decesso, si trovò un aneurisma parziale nella parete del ventricolo destro e una perforazione de l sello interventricolare nella stessa direzione dell 'aneuri sma e della cicatrice e:;istente nella parete toracica. Per cui non solo il ~uo re era stato indubbiamente ferito, ma l'arma era penetrata in ambedue le cavi tà ventricolari. Molto somi glia ntù a ques ~o ù il caso descritto dal Brugnoli. Pietrù De Luca, calzolaio b ol ogn e~e, venne ferito il 23 agosto 18:15 nella regione cardiaca con arma da punta e
7'i.1.
U: SUCCESS IOXI MORBOSE
taglio. Ricoverato allo spedale ne uscì dopo 78 giorni colla ferila cicatrizzata, ma con gravi palpitazioni cbe lo obbligarono a rientrare allo spedale pochi mesi più tardi . Presentava difficoltil grande di respiro, debolezza ~eoerale, un fortissimo soffio che copriva ambedue i toni car~iaci , e nella regione precordiale una doppia pulsazione, l'una fra la Y e la Vl costola, l'altra in un'area di maggiore estensione èomprendente il III e IV spazio iotercostale. Aveva inoltre un tumore di notevole volume, in corrispondenza del giugulo, che scomparve in seguito a gravissima emoftoe. Sottoposto per otto mesi alla cura lattea, usci dnllo spedale guarito e potè non solo riprendere il suo mestiere di calzolaio, ma si dedicò alt resi a quello di campanaro. Vi~se per 20 anni "senza mai ricorrere al soccorso del medico, se non chA negli ultimi tempi di sua vita , e mori nel 481>1> per ipertrofia car·diaca. AIJ'estispicio fu trovato il cuore eccentricamente ip~rtrofi co con estese e solide aderenze pericardiche. Sul torace una larga cica trice in corrispondenza del rn spazio intercostale sinistro; e corrispondentemente un'altra cicatrice larga 3 cm. nella parete anteriore del ventricolo destro, e nella stessa direzione forato il setto interventricolare e forata pure per un certo spessore la parete posteriore del ventricolo sinistro, nella quale si era formato un piccolo sacco aneurismatico. Insomma, senza trascr·ivere la lunghissima e minuta descrizione che fa il Brugnoli delle resultanze necroscopìche, diremo che lo strumento feritore, penetrando nel tùr:~ce pel JI( spazio intercosta1e sinistro, con una direzione obliqua dall'alto al basso, dall 'innanzi all'indietro, aveva perforato non solo la parete anteriore àel ventricolo destro, ma eziandio il setto interventricolare, giungendo fino a ledere la par-ete posteriore del venlricolo sinistro, cosicchè poco mancò che il cuore non venisse trapassato da parte a parte. E nemmeno
Dl
U~A FERLTA PENETRANTE DEL CUORE
775
l'apparecchio valvolare rimase senza esserò tocco, dappoichè la valv o la. mi trale venne divisa in due sino alla base. Eppure con questo cumulo di gravi lesioni il De Luca potè s opravviver·e per 20 anni !
.
** • I\ Fi scber nel •1868, giova ndosi largamente degli studii accuratissimi e coscenziosi del dotto italiano , illustrò con rara maes tri a le ferite del cuore e ri usci a metterne insieme 4.52 casi, dei quali .U. da punta, 260 da punta e taglio, 72 da arma da fu oco e 76 tra contusioni e rotture del cuore. N o n possiamo dispensarci dal riprodurre qui la sta tistica da \ u \ compilata, che ha senza dubbio un valore grandissimo per l'abbondanza de~li elementi che la compongono, e più ne acquista dal corredo di particolari .coi quali egli ha cercato di illustrare i fatti raccolti, sia per ciò che ha r iguardo alle cause, sia per ciò che attiene all'andamento ed esito delle fer·ite. Ma noi siamo obbligati dall'indole di questo nostro studio a !imitarci semplicemente a stralciare le sole cifre statist iche.
•
•
l
ll
<: ~
~
"' c.. "' c:
S E DE
l
flrile dJ puoi• -c:
g ;:
l
z'Q òl ~-
l
c:.
c: o
'è;,
-.:
"'"
t:)
.."' - .. l ;;; o-
c:
o. "'
Z"'
~ l
~ 1._:: , ~ !3E j-O ~
-..
(:j
AmbetlUC .
Arteria coronAria . l nrl e t.e "m i na le Perica1·dio. .
"'"
o; c..
t:)
t:-
~;n -
C":S
-
1
Q
i:
o
::;;! ....
'i:
Z"'
::;
o
c.
'~ 1 :3f
l;; ., = c; '
c
::!:
~ .2
·~
~~ ·=~ ,;::: v.~ od~ E ~ ,;;,. l c= (O
~" l
t '
,.. _,
t t; . ~~ Lo
.e.:
·;:
c.
o
~
-
i
!::
--
·E ~
o:~
o 12e- -~c o ·!! . ~ t '5'N ~
~ ,_ -~
..c
1 ~ ·-~ ,:,...="' , .::n
.::.._1_:.: ~ - - -l'
o- -:!
o.
~ ,. ., -, l ~ ·-~"' 1~ -:.le:-;:;
o
l ~ 1': e= !E .. '-o
'- ))l QJd
o -
~" .i ~~= ~ in
- ____
r
!>l
v: c:
(')
(')
m l l 3 1 4 2 - 72 21 2 4 H l 1 l 5 - 5 11z 3 53 .... 2 2 4 - --- 2 1 j_,_ 2 Il- - - - '19 - 11 - Jg - - - -
sinistro
sinistra Se llo ve n tricolare . A pice . . Base. Cuor·e intero. » s inistro . . J) d estl·o . . .
.E - - _:E _ - I-
l_.::
l
l
Veulr·icolo desi l'O
»
~
-l
C>
c
c:
o
~
'i:
~~us
;t~
_ _ _ _ _ _ _ _ _!._l
OrecchieUa destrn.
c
·~t
-l
ferile ptr tOaluslooe t I'CliUrl
- ...," ....c..,.. - .., (5~ , z .. ., ., "'"' ""'
.."'
'.:;
g
l
l
!trilt d'JrllJ dJ fUOCO
l
~
~ , .,~ 1 :;::~g~ s._ c: ~ ~·- 1 "' t0 1 s.:. ~~ ~t , ~·~ · ~ o o , . ·~ =!'- s ~=-·~Vi 5 ;a : t" ;::. '· o :;:?. :; _tv .. :-l .e c ~ !:--:E Q>c ' o t ' ...... C ~ .t =--::: .::
~l "•
n.1
»
l
fulte d~ ~UllJ l laglio
'l
Ul
.\ - ~- -
2 -
u,
f> l
4 -
14
o
l J:l
2 -
2 -
-
1 -
-
-
-
11
1 -
Il:
o
, ,- ,- - , - = =1--1=-_,-l -_~ - - - -11 1 -- -- --11- -- 3--2- - - · - - 7- 3 .,
-,1- - 1_,_--,1 --- -- --,-1 - ;) -- - _,_ -
-l - - - -l l
~ -
::0
o
3 -- --
~-- -- - -- - ~ - ·
8- - · 1 -- - ,- - 1 - - 4 - -- - - -- - , -- ·- - - - 3 _ l _- - - - - _ l_ l - - - -l - , _ - - - - - - l - - - - _ , _ - - - - ·, - ., 'l ~ - l 2 17 1 G 5 6 - - - ;1 IO P 1 l 1 2 2 l !"> l :! 2 Il 2 - 1. 4 r; - 4 '• 't
~(jt)
.,,,
·-
';(j
V'l t"1
Dl UNA fiF.RITA P E :-iETRA~TE DEL I.UO RF.
Ti/
Appena ci permettiamo di osservare che sarebbe forse necessitat.o un modo più razionale di classiucaz.ione per vedere a prima giunta quali guari~ioni appartengano alle ferile penetranti e quali all e non penetranti , ma quello che ad ogni modo salta subito ag li occhi di chicchessia è che due soli casi
di ferita penetrante in ambedue i venlricoli, quelli appunto da noi riassunti dal Miihlig e dal Brugnoli, avevano fino a quell'epoca avuto esito di guarigione. E da allora ad o:,rg i non sono numerosi i casi di questo genere che abbiano terminato· felicemente. :'iel ·1869 Serauno Biflì di ìtlilano, narrò di un lipemaniaco il quale s'i nusse nella regione C<Jrdiaca un lungo ago che in seguito ai movimenti della persona non fu più possib ile estrarre. Dopo 22 mesi alla necroscopia fu trovato l' ago che perforava ambedue le cav ità carllinche sinistre. 11 Tillmanns ha racco lto dal Connen {Cincinnati) un caso di lunga sopravvivenza a ferita penetrante del cuore. Si trattava di una ferita da arma da fuoco attraversante ambedue i ventricoli, che guad dopo conveni ente trattamento. La morte dell' imlividuo avvenne 38 mesi più tnrdi. E co n questi arriviamo al nostro soggetto.
* *iJ Onofri Sebastiano d'anni 37, nato e dimorante ad Anagni, non ha precedenti morbosi di ril ievo; non infezione malarica, non reumati:~mo arti colare, non sifilide; non è mai stato bevitore. 117 luglio •1895 fu aggredito di nolletempo e ferito con due colpi di coltello , uno ali V spazio inLercoslale sinistro, l'altro sotto l'arcata cos tal e dello stesso lato in direzione del.la mammil\are. Dice che dall a ferita superiore perdè san~ue in gran copia e che ebbe per tre ore a bol izione completa della cono-
LF. 5lJCCESSIOI'II )IORBOSE
scen1.a. Med icata la frrita , tullo procedette regolarmente per i primi 6 giorni, in capo ai quali, e preci ~amente n ~lla notte dal ·13 al •l .i. si destò di soprassalto co n gravissimo affanno e profuso sudore. In tale occasione perde nuovamente per qualche ora la conoscenza. Nei giorni successivi C•lntinuò l'affanno , ma piti leggero e gradatamente decrescente, tantochè al 45° giomo fu licenzia: o dallo spedale con tulle le appa· renze della guari gione. E diciamo colle apparenze della quarigwne, perchè ~sserisce J'Onofn che, ad onta di un relativo benessere, da allora in poi non ha piu potuto allendere alle sne occupazioni come per il passato e che ad o~ ni movimento un po' brusco , ad ogni sforzo tornava a r is vegliarsi l'all'anno. Nei primi giorni del novembre ·1896, a .i mesi appena dall 'epoca dell'aggressione, si accor~e che il ventre gli si faceva voluminoso e pesante. Nel febbraio dell' aono successivo compar vero anche gli edemi alle gambe e l'ascite raggiunse un tal g!l'ado da rendet·si necessaria la paracentesi. Da allora (16 feLb raio 1896) al giorno del suo ingresso nello spedale di S. Spirato la paracentesi fu ripetuta 1i volte e sempre con evacuazione di abbondante liquido avente i caratteri del siero. li giorno 4 marzo p. p., epoca in cui fu accolto nella sez ione medica diretta dnl Prof. Pensuti, l'esame obiettiro era il seguente : Individuo di regolare srih1ppo scheletrico, con mediocri masse muscolari e scarso panni colo adi·poso: il colorito del volto rosa-pallido , pallide le labbra, e le mucose visibili. Le vene del collo turgide, specialmente la destra: ambedue pulsanti con evidente anadicrotismo. Gli organi del respiro pri·vi di apprezzabili differenze dal tipo n·iologico. Nella regione cardiaca si avverte alla ispezi one un doppio
-
. Dl UNA. FE filT A PENin RANT E DEL CUOR r:
779
impulso molto vivace, uno in corrispondenza del IY spazio in tercostale, subito al di soLto della papi Ila mammaria, l'altro nel III spazio intercostale, 4. centimetri circa dalla paraster·nale sinistra. l\Ja le due pulsozioni rion sono isocrone. Nel momento in cui si verilica il vistoso rientramento del lV spazio, s i nota invece un sollevamento del [ Il , e vi ceversa mentre si ha un forte impulso ne! l V spazio intercostnle, il III r ientra notevolmente. Di questo movimeuto antagonistico può aversi un' idea nel tJ'IICciato cardiografico che abbiamo ottenuto ponendo contemporaneamente due c::u·diografi nei punti sopra accennati.
Alla palpazione di delta regione si avverte un doppio fremito, il secondo più manifesto del primo, specialmente in corrispondenza dello sterno. La percussione mostra completamente scoperta la zona pulsante e l'area d'ottusità assoluta è più del normale estesa verso destra. t'ascoltazione ad orecchio appena avvicinato, metodo d'esame ideato per primo dal Baccelli, fa udire un breve
LE SUCCESS IONI YORDOSJ; 780 soffio in primo , ed uno più prolungato in secondo tempo. più sensibile alb base del cuore ed evidentemente non influenzato dalla pres~ione dell'orecchio. Se però si ascoiLa verso il distrello aortico, nell'acme dell'inspirazione il soffio quasi scompare; ed ascoltando un poco in alto ed all'esterno dell'area pulsante, invece dei soffi si odono due toni parafoni ci, dei quali il primo sembra diviso in due. Xel ventre ascite, c.h~ ne rende difficile l'esame. L'urina non presenta traccia d'albumina. Il 16 dello stesso mese viene eseguita la paracentesi e vengono estratti litri 6,200 di liquido sieroso, citrino chiaro; dopo di che ripetuto l'esame fisico non si trovano differenze apprezzabili per ciò che riguarda la regione cardiaca. Il fegato si palpa alquanto indurito, a margini taglienti, a superlicie discretamente liscia, di forma e di volume press'a poco normali. La milza è alquanto indurita ed aumentata di vol ume . Il ~U marzo si eseguisce una nuova paracentesi con estrazione di litri 6,500 di liquido sieroso. Sulla fine di aprile l'Onofri è colto da polmonite. Il 3 ma).!g io l'esame microscopico dello sputo pneumonico fa rilevare la presenza di numerosi diplococchi capsulaLi. Il 4 incominciano a manifestarsi si ntomi di peritonite acuta - slìtichezza ostinata, ventre meteorico, dolorabilissimo, sing-hiozzo, grave abballimento. Il 15 maggio viena estratto dal periloneo del liquido torbido. col quale vien fatta una iniezione di 5 centimetri cubici ad una ca via, che muore dopo 1O ore dando un copioso reperto di diplococchi capsulati. Il 20 ma~gio si estraggono dal peritoneo pochi centimetri cubici di pus, che esam inalo al microscopio dimostra contenere numerosi diplococchi.
Dl UNA FERITA PE:-IKTIIANTE DEL CUOIIE
i8'1
Essendosi stabilila leggera febb re con profusi sudori , diarrea e grave abbatti mento, vien passato il 24 maggio in una sala chirurgica, dove prontamente vien praticata la lapa• rotomia, ed ove il povero Onofri muore il 6 del successivo mese di giugno.
•
* * Trentasei ore dopo la morte esegui scesi la necroscopia. Ometteremo la descrizione delle generalitit e toccheremo di volo tutti gli altri organi fermandoci A preferenza·sulla parte che ebbe a subire la le$ione. Cervello- Nulla di notevole. Cuore- Aderente in tutta la sua estensione al pericardio, il quale è a sua volta cementato allo sterno. Essendo stati prima della morte se){nati i due punti nei quali si aveva la pulsazione, vi si inlì )!go nc~ due n~hi e si trova che il punto segnalattl come rientrante in vita durante la sistole corTisponde alla cuspide cardiaca, la quale è formata dalla ultima sezione del ventri colo sinistro·. All'altro punto (Il [ spazio intercostale) corrisponde la sup~rficie anteriore del ventricolo destro, 2 centimetri sotto la base del cu,,re. Vi è ipertrofia in ambedue i ventricoli , più accentuata nel sini stro. Nella parete anteriore del ventri~olo destro (vedi figura 1•) a a 4 crntimetro dal setto intraventricolare si tr·ova una cicatrice. Fra i due ventricoli vi è comunicazione per un canale che si porta nella parte anteriore del setto interventricolare e che è 2 centimetri al disotto dell'istmo della polmonare nel ventricolo destro, e nel ventricolo sinistro (vedi figura 2•) interessa la valvola aortica sinistra: perciò si ha insufficienza aortica. l due ori li cii sono orlati da essudato fi brinoso che si riscontra pure nei lembi valvolari tanto delle sigmoidi aor-
782
LE SUCCI~S~ 10NI l10!lDU S~
tiche come ciel la lricuspidP.. AH' esame microscopico questo ess udato lascia vedere numerosi diplococc hi. Non si può dnbit ~ re che questa lesione sia in relazione anteriore del veocolla ferila ricevuta, guarila nella parete , tricolo destro, e che ha interessato il setto, non guarendo in questo punto e costituendo il tramite descritto. Diagnosi anatomica - Ferita del cuore - Pericardite adesi va - Comunicazione tra il ventri colo destro e sinistro - Polmonite da diplococco - Peritonite da diplococco Depositi fìhrinosi nei bordi della ferita del setto intervenlrico lare - f;euicoemia.
... * * Dunque anche in · questo caso il cuore era stato ferito profondamente sino ad aprire ambedue i ventri coli e la ferila erasi cicatrizzata completamente nella parete anteriore del ventricolo destro, mentre era ri ma ~ta beante quella del sello interveotricolare. Il fallo non è di poca importanz:~; ma non è soltanto per a.(!gi ungere una cifra alle fer·ite penet ranti del cuore andate a guarigione, che noi abbiamo voluto illustraro il caso presente, il quale ha. una gr·aode analogia con quelli del Mi.iblig e del Brugnoli tanlO per la parte di cuore che venne lesa, quanto per l'esito di guarigione , sei.Jbene la sopravvivenza del nostro soggetto sia stata più breve e meno feli ce. Ci ha consigliato appunto a render·lo pa lese questa grande rassomiglianza, per Lrarne motivo a considerazioni che possono essere non all'atto prive d' in Le resse. In tuili e tre è stata ferita la sezione destra del cuore; 10 tutti e t1·e la ferita h:1 interessato il sello ioterventricolare; in tutti e tre si è avuta la gua rigione della ferita
01 UNA FERITA r E~HliANTE DEL CUO RE i n tere~saote la parete
i83
veotricolare, rimanendo pervia queUa del setto; in nessuno dei tre si è veri(icato il fenom eno cbe suole comunement~ accompagnare la comunicazione fra le due cavità ventri cob ri, la cianosi. · Dall'essersi verificate tolle e tre le guarigioni per ferite del cuore destro, parrebbe quasi dovesse inferirsene che le lesioni di qnesta parte del cuore sieno meno diflìcilmente sanabili di quelle del cuore sinistro; o, per lo meno , sembrerebbe che il ven tricolo destro dovesse esser molto pi1ù frequentemente ferito del si nistro, e quindi anche le gua rigioni, pur rimanendo proporzionai i, avvenire i n esso in numero maggiore. !\la che que~ta seco nùa ipotesi non sia da prender$i in grande considerazion e lo dimostra la statistica del Fischer, dalla quale emerge che le ferite del ventri colo destro rappreser1lano il 27 p. l 00; e il 23 p. ·l 00 q oelle del ventricolo sini stro; difl"ereoza, come si vede, no n molto notevole. E difatti non ci sarebbe una ragione pe ~· chè succedesse diversn mente. Poichè se è vero che il cuore, anatomicamente consideralo, presenta piu facile bersagli o alle offese il suo ventri colo destro, che forma circa i '/ 3 della sup~ rli c i e cardiaca in diretlò rapporto colla pareLe toracica; ~ pur vero che il cuore vivo, fisiologico cnmbia di posizione e di forma in ogni rivoluzione e viene quindi a modificar9 sensibilmente i suoi rapporti cogli organi vici ni, parlicol:u·mente colla parete anteriore del torace. La sproporzione cui abbiamo accennato esiste in un grado assai m::~ggi o re tra le due orecchietle, per le quali si ha che su 22 casi di ferite , ·l G appartenevano all'orecchiella destra, 6 alla sinistra; nè ciò può re,:ar meraviglia, data la situazione tult"aiTauo nascosta dell'orecchi etta sinistra. L'altra ipotesi, quella t;ioè che le ferite del cuore destro sieoo meno pericolose, se non più fa cilmente sanabili, di
..
784
I.E SUCCESSIONI ~lORBOS E
quelle interessanti il cuor·e sinistro ebbe i suoi sostenitori , tra i quali il Dupuytren, che lasciò in proposito le seguenti parole : « ..... di queste cavitlt le une ricevono il sangue che ritorna dai polmoni , che è rosso, che circola rapidamente ed è in tutti i momenti necessario alla vita ; le altre ricevono il sangue ricondotLo da Ile vene dalle d iverse parti del corpo e quindi meno necessario al la vita». E in ciò egli credè trovare le ragioni per cui Eorico l Y feri lo da una pus:nalata al cuore sinistro cadde e spirò come colpito dal fulmine; mentre il Duca di Derry ferito al cnore destro pott"l vivere parecchie ore. Nè era mancato prima di lui chi a>esse espresso nna simile opin ione. Le ~gesi nel Afo1"1)ftgni che « una volta di stnrbata la funzione del ventr·icolo sinislro, questa deve portare turbamento ci rcolatorio tale, qnale non deve aversi nelle ferite del ventricolo .destro ». Ma riflettendo poi che l'esito letaiA non è tanto l'effetto del disturb~to e(Juilibrio circolatorio, quanto e più della perdita del sangue, sog;::i un ge che essendo l'emorragia la causa più frequente di letalittt nelle ferite penetranti del cuore, deve ritenersi l'aper·tura del ventricolo destro più grave e più prontamenLe mi cidia le per· la sottigliezza delle sue pareti, in confronto al ventricolo sinistro, nel quale appunto lo spessore delle p1reti e l'energia delle contrazioni possono piu faci lmente porre un freno all'emorragia. Sembra quasi che il sommo anatomico non abbia Yoluto formulare un giudizio concreto riconoscendo in ambedue i ventricoli ragioni ugualmente potenti per spiegare le gravità delle ferite che possono interessarli. Ed infatti lo Z10netti riporta esempii numerosi dai quali emerge che se abbastanza frequentemente è avvenuta la morte subitanea, o quasi, per ferite anco semplici del ventricolo destro, ·non può d'altra parte negarsi che alt ret-
01 lJ:'\A FERITA PF.~ETRAì'iTE DEL CUOIIl'
/85
spesso siasi Yerilica to il medesi m. o accidente per il ventrir,olo sinislro. E co~i pure cita l'alti non rari di piil o meno lunga sopravvivenza alle ferite del ventricolo destro, comparati ad altri ugualmente frequenti e con so miglianle andamento relativi a ferite del ventri colo sinistro. 11 Fi sc her nella sua opera ci tata, in nno specchio indicante la piit lunga sopravvivenza alle ferile penetranti o no di ogni singola regione c:.u·diaca (ben inteso di <)Uelle che, non hanno avuto e.>ito tli guarigione) riporta i dati seguenti: per le fE~rite da punta al ventricolo destro , 18 giorni; per le ferite da punta al ventricolo sini stro. 2·1 giorni; per le ferite da punta e ta glio al ventricolo destro, ·18 giorni ; per le ferite da punta e taglio al ventricolo sinistro, 9 settimane ; per le ferite d'arma da fuoco al ventricolo destro, 2 mesi e 6 giorni ; per le l'eriie d'anna da fuoco al ventricolo sinistro, ''O setlimane; per le contusioni e rolture del cuore al ventricolo destro, •12 gior·ni; per le contusioni e rollure del cuore al ventl'icolo sinistro, 8 giorni. Dal che resulterebbe una maggiore sopravvivenza per le ferite del ventl'icolo sinistro. ' [a quando invece fa la statistica delle guarigioni, repat'Lita anch'essa per ogni singola regione del cuoreJ trova che le fet·ite del ventricolo destro, sono guarite in ragione del 9,7 p. 100, mentre quelle del ventricolo sinistro hanno raggiunto appena il 5 p. 100. Anche qui i rèsultati sembrano in contraddizione. È vero che egli riunisce nel suo quadro statistico le ferite penetranti e le non penetranti, ma forse non senza una ragione, t an Lo
50
i86
LE SUCCF.~SIO'it loiORIIOSE
la quale sta, ' secondo noi. nella e~igui tit de l nn mero delld fe rile penetranti guarile, che non pi>rtnPlle ::udtlivisioni ulteriori dalle qual i pOlPI' 5erii1mente i'Or!l1t11Ut'8 delle ipotesi o stabilire delle leggi.
Quell o che si può dire con una certa sicurezza (corui • derando sempre la gravitit delle ferite r ispeuo alla loro ubicacione) ~ i è che tJuell e della sezione auricolare, pene· tran ti o 110 ch'e:;se siano, dimostrano sempre una maggio re gravità in confronto di fJitelle della sezione ventricolare. Opinò il ::\enac es~e r se mpre l ~ tal9 qnal ~ ia s i ferita dei seni. E il Pi geaux 1:-asciò scrillo che ~ essendo ritBcite co· swntemente mortali le fe rite dei snni e non esistendo e5cmpii di cica trici trovate nelle loro pareti Il pronostico deve es•er sempre g ravi ~s i m o. Ed an che da lla cita la stati stica del Fisc her dore si trovano racwl te 22 ferite delle orecchielle appa risce che nesw na ha potuto guarire. ~r a con tuttociò non bisogna anche qui essere assol uti ~ t i è seote nr.i;tre chl' qualsiasi ferila dei seui ùehlJa riuscire wstantem ente mortale. Xel Compendio di ChirurqitL compilato sulla storia m edi co · c hirur~ i ca della guerra di secessione ùi America dal compianto generale medico Barollio e dal tenent e co lonnello medico Sforza si narra di un :>oldato che, ferito da una p:~l la di fu c.ile al IOt'.lre si ni stro nel maggio 18tH. pole rito rnare guarilo in ::eno alla propria fa miglia dove morì im provvisamente dopo ~ anni e:; mesi . All'autopsia si co nsl;llò che il proiellile era entrato nel petto tra la l V e V c05lolo , dircllo in alto ed ind ietro, ed uscito Ira la clavicola e In scapola ledendo la superfi cie anteriore deli' ore cchietta de-tra dove si vederano i segni di una cica trice.
DI U:\'A F~: R!TA l' E:\' ETR .\~T " DE L C UOHE
"787
Questo per ciò che riguarda le ferile non penetranti; quanto alle penetranti, racconta il Leronge che un uomo feri to di coltello nel co~l: t to sinistro ebbe sincope ed un :1. serie di fenom eoi tali da far credere che il cnore fosse stato leso. )Ja tutto si c1ileg!IÒ in ureve tem po e l'infermo considera ndo;:i guar·ito .usci di casa al deci mo giorno. \ ell'undeci mo, ri pre~e le antiche abitudi ni, se n'a ntlò a ll' o~ teri a d o v e mori iw provvi~ame u te . Alla :sezione cadaverica fu tr ovata ferita la parete an teriore dell'orecc hietta d e~ tra e dell' aorta. L'area di ùctta discontinu ità era ot;cupata da un ~r urn o , che vedevasi distaccato rla uno !lei margm1 per dove erasi verificata l' impron-isa e~o rr agi a. Xessuno può as;;icurarA che se il malato avesse guardato il !ello più lun ~a mente e fQsse rirnnsto in un riposo assoluto, la ferita sarebbe cicatrizzata , ma il fatto di una si lunga sopravvivenza tron ca ta da caustl non inerenti all'andamenlo della ferita, e pìu ancora l'avvenimento che abbiamo narrato in pre· ceùenza , autorizzano a fo rmulare un po' più dubitativamente il ~iud izi o ~m ila nece::sa ria letalitiL delle ferit e dei seni; gi udizio che è 5lalo sempre portato da tulli i patologi e chi rurghi , Cl) tnpreso il Ftscher, il quale fidando , rorse un po' troppo. sui dati forniti dalla sua statistica, di'ce che (( pet· ciò che ri g-narda la prognosì, qualunqu e sezione del cuore e del pericar·dio possa venir ferita, permette la guari gione tranne l'atrio destro e sin'istro ».
* "* È anche da considerarsi l'abnorme comunicazione tr·a i ventricoli rimasta in tutti e Ire i casi e che pure non fu dia gnosticata dUT·ante la vita. Ometteremo di esaminare ques to fatto nei due soggetti del l\1 ùhlig e del Brugnoli, perchè
188
--
L E SU CCESSI OX1 MORBOSE
potrebbero le sto rie, per quanto minuziose e diligentissime, e~ser manchevoli sotto questo riguardo, avendosi avuto principalmente di mira oai due citati autori, anzi in modo quasi esclusi\'O, la guarigione della gravissima ferila cardiaca. Ma nel ca so nostro avevamo noi r1ualche indizio che potesse farci sospeLtare la t:omunica.zione fra i due veotricoli? Parrebbe che una fun:t ione tanto importante per la vita, qual'è quell a del cuore, non potesse compiersi se non a patto della cvmpleta integritiL di quest'organo, e che in ogni modo, per la sua fine e delicata struttura, dovesse tanto ri ~e ntirsi di ogni più piccolo guasto da non poter più funzionare regoh•rmente e pal esare con sintomi costanti e precisi ogni sua alterazione congenita od acq uisila. Esi,;te, è Vt:I'O, un fencm eno che può fa r so~pellare ralt(;razione ,)i cui andiamo ragionando e che un ito ad ;~ I tri può anc he farla diagnostic:~ re con qualche sicurezza. E questo fenomeno è la cia nosi del la pelle e delle mu cco~e, costituente il mo·rbo ceruleo degli anti chi, che le moderne ricerche anatomiuhe stab ilirono aver I.Jeoe spesso ragione io uua qualche comunicazione tra le cavità ca rdiache di destra e quelle di sinistra. Splendidi esempi di un simi l genere di diagnosi, lascia rono il dott. Gatti di Milano e I'Hardy di Parigi, i quali in base all'intenso color ceruleo della pelle e delle muccose, alla di..;pnea abituale, al cat diopalmo, al senso continuato di freddo e nlle conv1tlsioni di agnosticarono felicemente l'apertura dei setti cardiaci in adul ti . .E non meno fe licemente diagnosticava il Baccelli una comunicazione inlerauricolare, in una bambina di 1~ anni che sino al l o• anno di etù non aveva mai presen tato il più lieYe feno meno morboso. A quest'epoca essa cadde da un'asino e circa un mese più tardi cominciò a manifestare alla pell e e alle labbra una colorazione
DI (.;'\-\ FERLT.\ I'E:'\ETIL\NH DEL Cl:ORE
·.
... :!
.. .....
.• f
••
t 1
'jt{g
violacea che si ra~eva sempre piu int(>nsa, mentre intanto comparvero le vertigini ed un grave affanno ad ogni piu li,~ve fatica. E se questo complesso di fatti avesse rivelato il nostro Onofri, anche in lui !'areLI•e stato ovvio pen:;are ad una simile alterazione, tanto piu .che vi saremmo stati indotti dalla grave ferita precedentemente soll'erta e interessante il muscolo cardiaco. Ma questo importantissimo indizi o, la ciano;;i, in lui faceva difetto; mentre che le palpitazioni, la dispnea che lo tormentavano, e il fremito che si · avvertiva alla palpazione della regione cardiac.1 avevano ampia spiegnziorie colle altre entità patologiche esistenti. E diremo di più, se anche la spie:;(aziune di cotali f~no
meni fosse rimasta oscura~ ne:ìsuno certamente sarebbe stato •
autorizzato a giudicare ferito e non cicatrizzato il setto interventricolare, una vol ta che non si era palesato il color cianotico della cute e delle mucose, unico sintoma sictir·o su l quale poter basare una diagnosi. « L'e sa t~ezza di un g iudi~i o, osserva sapientern ente il pro f. Murri, q1rando non sia razionalmente stabilito, proverit la molta sagacia del suo autore, o, meglio, una favorevole congiuntura; ma all'arte dia"' gnostica ciò nulla profìtta, chì; <Jnesta non può essere la~ciata alla variabile ispir:~zione di og:nuno , ma deve invece risultare da e~alle e certe no7.ioni le quali possano da tulli applicarsi nei casi analoghi . ~ Vediamo piullo$tO com 'è i\ccaduto che, pure esistendo comunicnzione interventricolare, !llon si è avuta la ci(lnosi della pelle t! delle muccose. Fu il B.unberger il primo che dimostrò come la non completa chiusura dei setti potesse rimanere inosservala, quando angusto fùs~e il forarne residuo; e dopo di lui il Craigie addusse a con ferma numero.,;i esempi probativi.
LE SUCCESS I0:'\1 liORllOSE
Portata l'allenzione su questo fallo le O!\servazioni si moltiplicarono e meritano di e~ser ricordati a tal proposito ona memoria del prof. Cesare Tarullì di llologna sulle ro ~latti e congenite e sulle anomalie del cuore, e uno sLUdio nnatomopalologico del do ttor Giuseppe Colombo di P~dova sulle alterazioni di conformazione òel cuot'e. AmbeJue questi autori riferiscono cal'i di com unicazioni tra le cavità auricolari e ventricolari , ampie tanto, che necessariamente doveva essersi fatta una certa miscela tra il s01nl':ue arte rioso e quello venoso, senza che durante la vita si fosse manifestato nl' cianosi, nè palpitazioni, nè altri distudli cardiaco-vascolari: ma soprattutto diciamo se nza cianosi e fermiamoci a que~to feno.meno sulla cui produzione non sono concordi le opinioni. Il Friedreiclt sostiene che « a torto si t.~ voluto attribuire la cianosi alla migtione del sangue venoso coll'arterio.:;o me· di:1nte aperture dei se lli del cuore, mentre come causa di essa non può arnmetlersi che la stasi meccanica pro vocata nell'interno del sistema venoso e capillare dall'ostacolo che il sangue incontra nell'arteri<l polmonare ». Jl Gerhardt dice che: « la cianosi è sempre la conseguenza di accumulo di s~ogue nelle vene del corpo, non delressere contenuto il sa ngue venoso nelle arterie >>. Rosenstei n asserisce che « la esistenza o la mancanza della cianosi dipende sempre dal grado della stasi nelle vene e nei capill~ri ». Il Leberl e il Jaccoud esprimono la ste:;sa opinione e ciò specialmente per la considerazione che non sempre esiste ciano ~ i ne).!!i indi· vidui in cui riscontr·asi comunicazione tra le cavità cardiache, anche quando qnesla comunicazione sia abb;J.stanza significante. Il ~1urri .inrece, mentre riconosce il valore rrraodissimo che ha la s1asi ll6lla produzione del color cianotico, non ne fa l'unico momento causale, ammettendo che essa possa dil)
DI
n A FF.RITA P E.'iET R.\:oiT E DEL Cl:OIIE
~~ l
pende1·e anche dalla rne5colanza dei ùue sn n)! ui ; e pare a lui non senza imporlanza a qnesto riguardo la slntisti ca compilata da Still è e Peacok, dalla qu:1 le apparisce che su 19:j casi di c iau o~ i , ·178 presentavano anorma le comunic:nione ·fra i due lati del cuore. Il fatto di non verifl ca r5i costantemente il color ceruleo, quando esiste un'apertura. nella parete che di vide hl cavità cardiache, si spiega faci lmente ~er.ondo il cli nico di Bologna, coll'ammettere che per la produzione della cianosi non è su ffi ciente che i due sangui si trovino a contatto, e nemmeno che la mescolanza si l'accia in piccole proporzioni , come deve avvenire, anche in éa~o di ampii fori di com uni ca?:ione, quando uniforme sia la pre~s ione nei due lati del cuore. ~l eni re invece se nel cuore destro la press ione sarit in aumento, una notevole quantità di sangue sn rit obbligata ad uscire per l'apertura anormale cl1e trovasi nel sello e penetrerà nell'albero arteri oso; c In quanti liL di questo sangue .penetrato, che si farà in tal modo ca usa del color cianoti co, saril. in ragion composta dell'ampiezza dell'apertura 6 della pressione che si verificherà nel cuol'e destro. Nel nostro so)!getto, se ben si ri corda, la comunicazione fra i due ventricoli si faceva per un canale situato nella parete anteriore del setto interventricolare, .che dalla parte del ventricolo destro trovavasi a 2 centimetri al di solln dell'istmo della pol monare 6 nel ventri colo sinistro andava a interessare la valvola aortica sinistra, facendosi causa d' insunicienza. In tal modo l'aumento di pressione si ''erificava nel vcntricolo sinistro, e quindi se durante l'allo siswlico si . s tabiliva una corrente fra i due ventricoli, questa doveva necessariamente farsi dal ventricolo sinistro verso il destro e non in senso contrario; e quindi poteva si avvenire la miscela dei due sangui, e fors e avveniva di fatto , ma non poteva natura! mente far3i causa di cianosi.
J.E SUCCESS!O:-ll MOHDOSE
11 prof. Baccelli non ha mai consentito·, nemmeno al suo preci ile tlo d iscepolo che fu il Mut-ri , la mistione dei due sangui come causa di cianosi. Egli aiTerma che non solo esistono casi di not evole apertura dei selli interauricolar-e e
interventricolare senza cianosi, ma che pnr& ~si s tono cianosi notevolissime senza la menoma comunicazione lra le ca vità card iache. Causa unica di cia nosi, deve, per lui, ritenersi la stasi capi ll are; e qu esta si verifica nelle ferite del cuore co o abnormi comunicazion i, e anche nelle comunicazioni abn ormi congenite tra le ca vita cardiache; solo percile a cotesta specill di avvenimenti succede indefeuibilm ente una grande restrizione del cono dell'aneria polmonare, da che la stasi capii· lare ùill'usa e la conseguente cianosi. Oramai su cotesto fatto l'armonia dei clinici è quasi completa e forse sola eccezione potrebbe additarsi in que~ti ultimi tempi il ~Turri. ~l a il clini co di Roma va an ~J il e più innanzi aiTerrnando che sino a tanto che la stasi venosa capillare esiste senza SO\'erch ian te stasi dei tronchi venosi si ha c.ianosi co5picua ma $enza edema, ed Egli ne spiega la ragione co~j: i capillari non hanno guaina linfatica; i vasi linfatici percorrono a contallo dci cap illari un'andamento parallelo ma indipender.te: solo quando la guaina linfatica si forma attorno al lral cio venoso, e la pressione nel tronco ve noso gran rleggia, allora al fenomeno della cia nosi, che è il prodotto della stasi veno~a. si può aggiungere l'edema che è il prodotto della pressione intravenosa aumentata oltre il grado che bastereobe a produrre la stasi capillare. Egli ha fallo prepttra. zioni anatomiche macroscopiche e microscopicho, le ha seguite con grande amore, e da molti casi di cianosi che Egli ha potuto osservare, per qualsivoglia CilUSa avvenuti, ha s~ m pre mi surato dalla cianosi sola, o dalla cianosi congiunta all' edema il grado di pr~ss ione di tutto l'albero venoso.
UI U~A FI::I\ITA P E :H:TIIA ~TE DEL CUOR E
/ ()3
Tra i numerosi casi osservati nell a Clini ca da lui diretta e che determinarono nelran imo suo 'luesti convin cimenti , ve n'ebbe uno eccezionalmente irnport1nte, pubbl icato per le stampP. germaniche, nella persona di un cvcchi ere elle subì dormendo una pre~:; i o n e i:.tantanea grave, che si fece poi progressiva . Senza tornare all 'analisi di quell' istoria, per la quale fu fatta diagnosi di rollur·a lineare dell 'aorta e di aueurisma spurio consecutivo, la pressi one subita dalla cava dìscendente portò istantaneamente una gravissima cianosi della fa ccia , del collo e del petto senza presentare, in principio, tr:,ccia dì edema. E sicc.o me vi sse, e non per bt·eve tempo, que;t' infel ice, l'osservazione clin ica mise in ril ievo che l'edema segui lungo tempo dopo In cianos i e fu pre,·al ente nel lato de.s:ro della faccia e del collo. Lo elle agevolmen t(l spiegavasi st11di ando la direzione délle vene superiori rel:ltivamente al massimo emissario rappresentato dalla vena ca1•a discendente per lo scari co del sangue nel cuore. lu una par·ola l'andamento parauoli co della vena> innominata , messo a ron fron Lo coll' andnmen to q unsi retti lì neo deli c vene destre del coll o. Da que~ Lo fatto sorge lnminosa la prova che basta la stasi capillare per produrre la cianosi senza ancora l'edenra e che per costi Lui re r edema ~ i richi ede un aum ento di pressioue endovenosa superiore a quello che basta a pi·odurre la stasi rapi Ilare ed il suo fenom eno rivelatore che è la cianosi. Qualunque però delle opinioni si voglia accellare, è sempre abbastanza ovvia la spiegazione del perclr è nel caso nostro no !li si avesse eia nosi. ... •...
Una lena considerazione eir e emerge rn(llto naturalmente dalla istoria del nostro suggello è la seguente. La morte
LI~ ~lJCCt:SSIO~I ~I ORBOSI.::
òei i'On ofri e t>.•>a aVI'CIIuta iu ùipe11denza della riportata fertta? ~oi uon e$Ì liamo a ri.-pondere aiTerm:llivam enie. La pericnrùite ades iva ed estesamen te, furt emente adesiva che abbiamo trovato alla ne>croscopia ha naturalmente incominciato col processo di cicatrizzazione della ferita, e forse è stato con tem poraneo anche l'inizio della endocardite; difalli a pochi giorni di di stanza ne incominciarono i primi si ntomi. Poco più tardi , appena quattro mesi, I'Onofri ·si ac1 cor5e che incominciava a determi narsi l'ascite, segno evidente che anche il periton eo era stato colto dallo stesso proc.e5so,. stabilendosi cosi quel la polisierosit e che ha recent emente_ studiato ed illustralo, con nuol'e Yedute, lo Schupfer. In tal modo il diplococco ha trovato nelle sierose ·cosi ammnlate 11 n terreno a dallo alla sua prop:1gnzione, dopo aver fatto la sua prima comparsa negl i organi dd respiro. Forse, anzi possiamo ·quasi dirlo con certezza, se non fos&e ~o praggiunta la polmonite diplococcica il decesso deii'Onofri non sarebbe avvenuto cosi precocemente, solo per dato e fatto deli'an·ezione peritoneale ed endoperìcardica, ma nessuno che nvesse Yetluto l'infermo anche prima che s'iniziasse il processo pneurnouico avrebbe aaardato un pronostico felice a suo riguardo. E d'altron de i feriti del Miihlig e del Brugnoli non sono essi morti l'uno per endo'pericardite, e l'altro per ipertrofia ecce ntric~ di cuore? E il soldato ferito da palla di fu cile all'orecchiella destra non mori per ro~tura dell'oreccl lietta =-~e>:sa nel punto dO\'e erasi formata la cicatrice'? Il Tillmanns non ci fa sapere per quale mal alli a venisse a morte il so;!gello r-icordato dal Cl)nnen, ma la sopravvivenza di soli 38 mesi, mentre è abbastanza lunga per provare l'al'l'enuta cicatrizzazion e di una così grave ferita del centro circolatorio, lascia ingenerare il sospeno che realmente la c.ausa mortis
DI U:-<A FERITA P E:\"ETRANn: DEL Ct; Oil E
jQ:)
fosse in relazione colla primitiva lesione. Altri si limitano ad accennare che il feriLo dopo a\·er sopranissnto lnngamenle morì per malallia /t/l'(lica, ma dai pochi casi nei quali la cagione del dec es~o è cono:;ciuta e da altri più numerosi, dei quali si sa che pure awnùo sopravvissuto per un tempo ahbnstanza flilO)(O, ma senza giu n ~e re all a cic.atrizzazione definitiva , soccornbeltero per una qnalche complicazione co me il feri to dd Senac, il quale sopravvisse :!3 gior-ni , in capo ai qu ali mori per suppnrazione del pericardio; o come quello del Lietaud che dopo li) giorni . terminò la vita nella maniera medesima; o come il facchino del Dupuytreo che dopo 25 g iorni soccombette per cardite e pericardite ; o come tanti altri che per lwevit it omelliamo, ma che morirono non per emorra_~!ia , nè per compre5sione, ui• per lesione dei nervi ca rd iaci, ca u~e tu Ile di una morte più o meno immediata; da tulli questi falli , diciamo, trae origine l'idea che non raramente i feriti di cuore, terminino i loro giorni per una forma morbosa in slre\la dipendenza di causalità colla ferila cardiaca . Ma dunqu.e ci domandiamo noi, quale significato e quale e stensione dere darsi all a p:~ rola guariyiont• adoperata nei casi di ferite andate ad esi to fortu nato? In un a parola deve intendersi la guarigione della feri ta o del ferito? Noi propendiamo per darle il significa to rnentl esteso. Mentre cio~ riteniamo che il caso da noi descrillo e gli altr:i ri epilÒgati costituiscano prove non dubbie di guarigione di gravi ferite penetr·anti del cuore, !<iamo anche d'avviso che la maggior parte di co loro che ebbero ferito il nobilissimo viscere sieno destinali a soccombere per nna iofermita in dipe ndenza della r·iportala fe:;ione. Lo compi ica1.ioni e ~mc· cessioni morbose possono essere svariatissime e ci teremo, come le più frequenti , l'endocardite, la pericnrdite, i vizii
796
u: SUCCESS IO!"l MORBOS E
valvolari, la pleurite, la peritonite, l'atrofia ed ipertrofia cardia ca, gli aneurismi. Questa nostra opini one porterebbe a delle considerazioni medico- legali di un l]ualche rilievo, ma, poichè ciò sarebbe un esor bitare del còmpiLo che ci siamo prefi ssi , ci aster· remo dal farle. Non possiamo però tralasciare la considerazione relativa al quanto bisogni e:;sere prudenti e circospetti nel pronun· ciarsi circa le prob;1h ili conseguenze vicine o lontane di una ferila cardiaca , e quanta oculatezza sia necessaria nel· l'esame di qualsiasi lesione dell a regione precordiale giacche non esistono segni patognumonioi che possano far pronun ciare con sicurezza una diagnosi. La direzione della ferita è una guida non inditrerente sapendosi i rapporti tra il cuore e la parete toracica; e una volta ritenuto che il cuore poss1 essere stato raggiunto dall'istrumento feritore. si abbia sempre il sospetto che e:;so sia penetrato in cavità poichè insegna l' esperieor.a che di ~79 ferite del cuore solo 4-0 non erano penetranti. Un fenomeno che può far la luce e che si ri· scontra abbastanza di frequente è la formazione di rnmori che hanno presentato le più strane apparenze - rumori di sega, rumori metallici, ecc. Ma bene spesso soltanto la riunione di tutti i sintomi rende possibile la soluzione del difficile problema. E fa d'uopo non lasciarsi ingannare dai sintomi iniziali: una diag11osi oscura nei primi momenti , può farsi chiara e deci.sa dopo qual che ora. Gi acchè è bene a sapersi ch e la morte immediata non è l'esito più frequente di queste les ioni: essa oscilla dal20 al25 p. l 00 e può avvenire per svariate cagioni, quali l'emorragia, la compressione, la lesione dei nervi cardiaci, la paralisi del cuore, l'anemia cerebrale: le prime superano di gran lunga in frequenza tnlle le altre , e fra
-
..
.. :
le due quella che determina il maggior numero di decessi è la compressione, poichè perdendo5i co n facilitit il parallelismo tra la ·reritn esterna e l'interna, il saugue si raccoglie nel peri cardio, dove non ne occorre grande quan titit per produrre la CClmpressione del cuore. - Nel gennaio del corrente anno Novè .Josserand presentò all'accademia medica di Francia il cuore e la parete toracica di un infermo morto all'HOtel Dieu. Quest'incl.ividuo si era dato una trincettala al costato si nistro verso le 9 del mnttino. Trasportato a_ll'o· speda le all e I l? vi mori all e 3 pom ., senza presentare nè emorragia, ne dispne:~, ne cianosi. All'autopsia venne ri~con · trata in corrispondenza della V costola una ferita netta che attraversa ndo la cartilagine costale aveva ferito il cuore alla pu nta del fentricolo sinistro per l'estensione di l '11 cm., penetrando nella cavità ventricolare. La l'acca pericardica conteneva soli 400 grammi di sangue, e la morte egli credè non poterla imputare nd altro che a falli di cornpre,;sione. Quando le ferite sono penetr·anti e benelico avvenimento ·che l'individuo cada subito in un profon do coll asso, ciò che renùe probabile una più o meno lunga sopravvivenza essendo questo stato favorevole alla formazione di gru mi che ostacolano una uJteriore fuoruscita di sa ngue. È principalmente per questa ragione che il sondaggio è da evitarsi, quando non si sia deci5i ad un immediato allo operativo. Sino a poco tempo fa era sconsigli ata qual siasi operazione chirurgjca salvo la remozione dei corpi estranei ; oggidt le audacie della chirurgia hanno manomesso, e felicemente manomesso questo muscolo principe, ed anche qui da noi un giov~ne chiru rgo della Consolazione, il Parrozzani, ha recentemente eseguito in due casi la sutura delle pareti del cuore, in uno con esito fortunato. ~ella seduta della società Lancisiana ·degli ospedali di
LE ~U CC ESS IO~I
~ nn n OS~
Roma tenuta il IO del p. p. luglio , il Ferraresi rivendi cando a sé ed al Williams la priorità dell'inttrvento ch irurgico sul cuore, espresse l'opinione che l'unica sp!!ranza di sah·ez.z;l, quanùo la fe rita è pen etrante nell e ca vilit card ia"he, sta nel t~ ntativo della sutura tlella soluzion e di co ntinuo. ~oi , pure ammeuendo in alcuni casi :;peciali la necessita dell'i ntervento chirurgico, non lo seguiremo completamente nell'ardita affermazione. La stati stica di tali atti oper.ttivi è ancora bambina, e per rigogliosa e fortun ata ch'essa cresca non arrirerit mai a distruJ,!gere la storia del pa s~a to, la quale ne ammaestra 1:he un'altra via, spesse volle assai sem plice, conduce a cicatrizzazione anche le ferite piu gravi. L' uomo del l'ane ùovr~l tuuociò tener presente e scegliere volt<t per volta la via da seguire . ~ei casi in r.ui la stiLura del cuore non sia reputata neres · saria, sono da consiglia rsi la chiusura della ferita esteriore, la legatura dei vasi accessibili, il ghiac::io sopra il torace e i'a:;!\ol ut<t immoi.Ji litit del paziente. Sono anche stati riconosci uti giovevoli. immediati eli abbondant i salassi . ..
...
..
Il ,· i~lo so rienlramento si~ tol ico elle si nota va alla punta del cuore è un fa: to ahhastanza comune a verificarsi tutte le volte che è imped ila la mobilità del viscere : nelle quali cir· co;;ta nzc. per il raccorciamento che si produce dur:mte la seco nda fase della sistole nel diametro longitudinal e. ·la punta de,·e necessa riamente tendere a scostar:;i dalla parete ante · rio re del torace ed, essendori aderente, stirarla in dentro: o, se non vi è aderente, provocare il ri entramento per mezzo della pressione che esserci ta la colonna atmosferica sulla parete del torace. Ma nel nostro caso non si a,·eva il solo
l}[ t::'i.\
FER ITA.
I' E~ ETIU:\T J::
DEl. CU OR E
'",l'l (\ :Jil
rientramento sistolico alla pu nta, se ne nveva bensì anche uno nel terzo spnzio intercos tale corrispondente al corpo del ·ventr icolo destro e mani festantesi anta ~o ni ~ti came nte. Questa d uplici tit e qu e:;to anlat;onisnio gli acq uistano un carauere singolare per cui merita di essere notato, mentre poi trova la sua spiegazione nelle le).!gi che regolnno la normale dinam ica del cuore. Qui ca lza, a parer nostro, un a larga parentesi, per dar-e spiegazi one di l{uesto fenomPr1o del rientramento sistolico, serondo la Teoria Cardio-din amica della Seuola Clin ica di Roma. Già fino dal 11n9, nei Prolc!JO!Ilt'tti alla. sua classica opera sulla Patologia del cuore e dell'ao rta, il Baccelli formul ò una teoria che Egli disse G[lpOg!]iuta alt'autorit,.i dci nost·ri pculri e qltindi nata e confermata in [talia . Oi questa egli fece una nuova esposizione e difesa anche recentemente nell'\[ Congrcsw lnternazionale di Med icina, e diremo anzi che in tale occasione espresse piu chiaramente il 5 110 pensiero, concretandolo i n queste parole per la parte che si riferisce all'impulso ca rdi;ICO : ~< l'nrto della pun1a aro iene nel mas.~imo delln diaslule e all'ini::io della sisto/e. l> In tnl modo ci paiono brevemente, ma chiaramente enunciate la can;;a e il momen to della ri voluziono cani inca in cui l'urto della punta, secondo lui , si vcrilica : due questio ni intorno alle qu'lli si sono affaticate le menti (}egli sturli osi, e sulle quali forse non si è ancom della l'ultima parola. Secondo il Baccelli dunqne, l'impulso cardiaco è dovuto alla massima distensione del cuore ventricolare e all'immediato indurimento che questo suhi sce per prepararsi alla proiezione del sangue nell'al bero arterioso . Durante qué::ti lun ghi anni, dal ,1859 ad oggi, i con. contradillori non furon o ne poch i .nè di scarso valore, ma
Lr: Sl:CCESS!OXI )IOllBOSE 800 giova om notare con vera sodisfa1.ione di lui, che ebbe nllora l'audacia di opporsi alla int(•mpaante creazione delle iput1:si, che si emettevano per spiegare il meccanismo del circolo o l'urLo della punta, e di chi se ne è fatto seguace, che l'odiamo muvimento scenlifico torna di appoggio alle anti'cho convinzioni del geniale Clinico romano. Prima di arrivarP. ad un'accordo trn le vedute di questi ultimi tempi , e quelle del naccelli, crediamo necessario dare un rapido sguardo alle varie teorie che hanno dominato in proposito. Incontrerebbe non lieve fatica chi volesse descriverle tull e q11 nnte, ma noi riteniamo più semplice e più pratico divider-l e per· gruppi, accennando di ognuno, quella che l'i scosse il plauso maggiore . Omelleremo completamento quel gruppo di teorie, secondo cui il cuore sistolizznndo ~i allunga perchè ormai non ha più seguaci al giorno d'oggi. « Si conosce nno dal OOG l'osservazione di Lancisi sul cadavere di uno sventurato che parve morisse ad un Lrnllo per crampo cardiaco -
cor etat orlJicnlatnm mncrone ad !Ja$Ìtn 1;iolmtcr et pertinaciter contrae/o. - Questa osserva~ione fu riportata dal sommo Morga_gni , cosicchè Lancisi e Morgagni giudicassero che (( cor acl/mc in systole di.ris.~es ~. Evidentemente i due grandi Italiani avevano la convinzione che la forma conoidea del cuore diastolico, divenisse, contraendosi, rotondeggiante. L'Arnol d e il Ki\lisch co nferma rono l'osservazione del Lancisi e il Ludwig completò la teor·ia, la quale andò poi col suo nome, ag~iun~endo l'osservazione eh ~ durante la sistole l'asse longitudioale del cuore cambia direzione e viene a mettersi perpendicolare alla base: d'onde l'urto della punta. Qu esta teoria fu poi difesa dallo Chauveau contro coloro
Dl UNA FtmiT A PE~ETRA:\'TF: DEL CUOR~:
.·
.,
.. :
.. ..
80 l
che obiettavano come in consegu~nza del raccorciamento che viene a verificarsi durante la sistole nel diametro longitudinale, deve naturalmente prodursi un'allungamento in quello antero·posteriore, e quindi la pressione conu·o la parete toraci ca dovr·ebb e essere esercitata nel senso di questo diametro. L'impulso cardiaco dunque dovrebbe percepirsi in corri:;pondenza del corpo e non alla punta. Lo Chauvenu aiTermò in difesn, che l'ict11s con/i~ si sen te non solo verso la punta del cuore ma ezia ndio su tutla la regione precordial e p o~ta a sini stra delio sterno. Però se questo può verificarsi qual che vol!a , ognuno avrà potuto agevolmente os ~e rvare che nella massi ma pnrte dei casi l'impulso mnnifes t.a~ i solamente alla punta; e anche quando vi è scuotimento di tnua la regi(\ne precordiale, questo si vede essere prevalente nella regione della punta. - Il Friedreich tentò darne una spiegazione con dire che questo sollevamento non e prodouo dall'apice del cuore, ma da un punto più elevato del ventricolo. che il Onsch pose a dne centimetri dall'apice stesso. Però la osservazione clinica fece vedere la poca atteodibilita di questo argom ento. Come si sa il cuore assume forme diverse nei differenti stati patologici, e la parte che sopratullo ne risente gli effetti è il suo apice, il quale è obbligato a seguire i cambiamenti di direzione dell'asse longitudinale secondochè trovasi ammalato il ventricolo destro o il venlricolo sinistro . Orbene la clinica ha dimostrato che l'impulso cardiaco segue perfettamente i cambiamenti di sede della punta. E non trascureremo di osserva re come sia oggi mai eh iaramente assod~:to che la percussione la più accurata non fa rilevare altra parte di cuore all'esterno del punto dove notasi l'impulso. L'aggiunta del Ludwig riferibile al cam 51
802
LE SUCCESSIO~I l!ORBOSE
biamento di direzione nell'asse l o n~o: i tud in ale del cuore portò, a questa teoria un qualche sussidio, ma più apparente che reale, poichè una volta prorato, scHI O parol e rlel Dac<·elli. clte il diamelro longitudinale dd cuo1·e si acc01·cia nella sistf'Jle, la ra!Jione wnana ,,a,.reube acconcia1·si a ciò, che la pu.lsaz ion•· dell'apice di ctmtro le costole non pot1·ebbe ·i n questo mome11tu an:enire. E r.osi abbiamo dello del primo gt·uppo. Nel secondo si comprendon o lfuelle teorie che attri buiscono l' urto della punta ad un vero e proprio colpo che la cuspide cardiaca farebbe risentire alla parete toracica me· diante un movimento di loco mozione del cuore in basso ed in fuori, che si en·etluerebbe durante I'ittlo sistolico. E due sono le cause credute capaci di produ rre queslo movituento del viscere. Una , !'econdo la teoria emessa dal Gutbrod, sostenuta a Yienna da llo Skoda e presentata a Parigi da Hi!Telseim colla nota formula « le coeur bat par ce qu'il recule », sareblte la relropulsione del cuore dnrante l' uscita del sa ngu e dai ventri coli. Argo mentando ana l o~a mente a quel che succede nel fu cile che si scarica, e alle leggi che regolano il mo· vim0nto della ruota id raul ica del Segner, si è r itenuto che il cuore duranJ.e la sistole debba ricevere una spinta in direzione opposta agli sbocchi arteriosi . Il radd rizzamento SÌ$to lico ùel l"arco aortico, nel quale l'rl u· fredl l t:redè trovare la sola ra~io n e dell"impulso c;1 rdiaco, fu da altri portato soltanto co me causa sussidiaria del con tr:~c· colpo. ~l a i resultati ollenuti dal lo Chaureau , il quale, esper imentantlo sugli a~ in i, vide conservato l'impul5o rardiaco anche dopo legale le veno cave e co mpre_s~e l'arteri a polmo· n:a t·e e l'aorta, ~e non sono completamente riusciti :td :.~h battere la teoria del rincu lo, hanno dato però un col pn
DI U:'iA FEll lTA PF.i"iETitAXTF: t:EL CUOIU:
803
addirittura mi.ciùiale a quella del radd rizzamento sistolico ùell'al'co aortico . E per quao lo riguarda gli es perimenti dello Chauvean abbiamo dello non esser riusciti ad abbattere in modo assoluto la teoria dt•l contracco lpo, pcrchè fu fnll o osservare che, non le,.;antlo le vene polmonari, il ventricolo sini ·tro i'egu itava per un ce rto tempo a ri cevere sa ngue da es~e ; e vi fu anche ch i dimostrò, dice il Murri. rhe una volta l e~ ate auche queste vene, cessava pure l'impul so cardiaco . .\l a noi ci crediamo autorizzati ad aggiungere che una volta occlusa •[nalsiasi via 1li iogres·o e 1li egr·esso al sangue, tolta insomma qualsia~ i ra ~ i o n e di essere :alla pompa card iaea , non do ve va esser d iili cile veder cessa re l'urto della punta, e neanche possiamo e~se r d'avv iso che es p e rim~nti praticati in s illalle condizioni po!;sano riuscire molto di · mostrativi. Appartengono al ter1.o ;.:ruppo Lutti coloro che, ri conosce ndo l'impossibilità di S!Jiegare co n una sola delle accennale cagio ni l'impul so carJ iaco , ammt!Hono che es"e agiscano cumulativamente. « Una semplice rillessioue, dice I'Eiclthorst, c'insegna che questi movimenti debbono avere scambievole influenza l'uno ~ull"altro e ci sernbra un grave sba~ lio l'aver voluto atlrihuire all'uno piuttosto che all'altro l'urto della punta. Sicc:ome in condizioni morbose può mancare alcuno di e~si e nondimeno persistere l'urto della punta, se ne deve conchiudcre che l'urLo stesso dipende da molle ciscostanze, delle qnali l' una può sosti tuire l'altra». Costoro rendono, senza volerlo, il migliore dei servizi a ll a teoria del Clini co di Roma . Se m :d non ci apponi amo ci pare che il ragionamento del (Eotto clinico di Z ur·igo non perderebbe un capello della sua logica, anzi è nostro parere che ne aCiluistt!rebi.Je se dicesse: siccome in
80~
LE SUCCESS IONI liOllDOSE
condizioni morbose può mancare alcuno di essi movimenti e nondimeno persistere l'urto della punta, ~e ne deve conchiudere che l'urto st~sso dipende da altre circostanze. L'argomentare diversamente ci p1r fatto me!!lio, come dice il Baccelli, )\ « a cu l!are le intelligenze che si beano nel credere, anzichè quelle che s'incaponi sco no nel ragionare 11 . . « L'impu lso cardiaco, dicono Fredericq e Nuel, non è punto dovuto ad un movim ento di locomazione della punta del cuore, che sep~rnta dapprima dalla parete toraci ca . ,-en::a poi ad urtarla in un momento della rivoluzione cardiaca >l • .l'\0n l', per dirla col .\lartius, « che l'apice cardiaco urti la pàrete toracica, come potrebbe farlo un dito che percuot e : il cuore sti1, fin dove non è coperto dal polmone, in lulle le fasi deJia sua allivitn, ermeticamento addo~~ato alla parete toracica, e nell'urlo della punta non si tratta di un colpo ma di una pii! energ:ica introduzione nei ce ievoli spaz_ii intercostali ». Il ventricolo che col suo segmento inferiore costituisce l'apice eai'Cliaco, aggiungiamo noi, disteso al piu alto grado nel massimo della diasto le, s'induri,;;ce all'inizio della sistole, ed in questo tempuscolo, ~:he diremmo truasi un momento di trausiziooe dalla DHl:--sima distensione diastolica alla fase sistolica, preme piit foriemente contro la parete toracica deter·miuando i: feofJmeno rlell'impulso cardiaco, il quale si maoife:.ta preftlriLilm ente alla punta perchè, come Scheiber ha dimostrato, il cuore gii1 nel mas=-imo della diastole viene a mellersi nella po,;izione voluta dal Lud" ig per la produzione dell'urto canliaco . A rJ ucsto punto non possiamo dispensarci dal riportare alcu ni brani di nn recentissimo ed elauorato studio sperimentale che lo Scheiber ha fatto intorno a nna nuova ripartizione dei movimenti delwore e intorno alla teoria del Lud" ig. « L'essenziale effello, egli dice, della si·tole auri-
DI U~A FERITA PE~EIR!NTK DEL CUOJIK
803
colare, che precede n eces:~ariamente 13 sistole ventricolare , consiste principllmente in questo, che mediante la medesima il veutricolo si riempie il più pos;;ibilmente pr~ sto e forte , ed ai suoi muscoli vien data una considerevole distensione. « Questo vuoi dire, che il ettore non r.ambia la sua forma solo ai principio e durante la sistole come dice Ludwig, che cioè la forma ellittica del cuore addormentato, molle; pastoso, prenda solo nella si stole la forma rotonda, circo· !are, e che la punta del cuore solo nella sistole si metta perpendicolare alla base; ma invece tutto questo a cc:-~de g:à nello stato di completa diastole, quando il cuore ha raggiunto la maggiore sua di:>tensione ed è pi eno, gonfio di sangue . mentre la sostanza de l cu0re è ancora molle, pure avendo ricevuto un certo grado di tensione. È dunque chia ro che in una simile fase di completa diastole la base cardiaca C:ts:o:u me gia la forma rotonJa, ed evidentemente anche la punta deve mettersi perpendicola1·e r.lla 1Jase, proprio r,ome succede in una qualunque borsa coui~a, la quale venga riempita di un liquido, di grano ecc. : essa non ha nella l.J.ase una forma ellittica, ma una forma r.otonda, e la punta della borsa non po3a sulla tavola come se fos3e in stato di vacuità; ma rialzata da questa si trova più o meno perpendicolar.e alla base della borsa ». E pitL avanti continua: « Dalle mie sopradette analisi su ll 'andamento della vera diastole ne segue che duranLe il rapido ri empimento di ~:-~ngue del corpo del ventricolo nella sistole auricolare, os~ia durante 13 vera diastole veu tricolare, il corpo del ventricolo s' ingros$a in tutte le sue dimensioni e veramente tanto, che anche il setto atrio-ventricolare vi ene spinto indietro e la punta del C110re ritoma verso la parete toracica, come gii1 asseriva il Burdach e come ognuno può osservare.
806
L E SU 1;CF.SS fO;\"f )J QRDOS E
La punta del cuore durante la vera diastole non solo viene spinta in ;nanti , ma si inalza subito dalla sua posizione distesa e va a mettersi perpendi colare alla base del cuore, proprio come il Lud'' ig ritiene essere necessario per la produzione dell'urto cardiaco durante la sistole ». E l'ammellere che il cuore pulsi nel massimo della dia· stole e all'inizio della si stole porta non solo una d iffereuza di causa ma sopratullo una differenza di tempo; dovendo:>i ritenere colla teoria di Gutbrod e Skoda e con rruella del Ludwig che il cuore pul si dur·ante l'uscita del sangue dai ventri coli, ammettendosi invece colla teoria della Clini"ca Romana che l'impul so cardiaco abbia luogo pt ima che incomiuci In proiezione del sangue nelle arterie e quindi prima ancora r.he incominci il raccorciamento del diametro longitudinal e e il rotondeggiare della cuspide del cuore. Veduto come lo Scheiber ammette che il cuore giit nello stato di co mpleta diastole trovisi nella posizione voluta dal Lu dwig per la produzione dell'urlo cardiaco: ammesso, come non è possibile altrimenti , che il cuore gia in quello stato possieda un certo grado di Lemione passiamo all'esame di un altro importantissimo lavoro di questi ultimi tempi appartenente ad un eletto ingegno che si è lungamente adoperato ·a rischiarare l'oscurità dei fenomeni cardiaci. Vogliamo dire il l\JarLius competéotissimo nella materia pei numerosi ed importanti studi i falli sul cuore sano e malato. Egli ha minutamente analizzalo la ri voluzione cardiaca, e, ne ha tracciato il seguente schema:
Systole ventric. = Kontraktionszustand
Diastole= Erschlaffung = Zeit vom 11. bis I Ton
= Zeit vom I. bis Il Ton Austroi llung;;zei t
c:
...2
VerltarVerschlusszeìL
....
Cl
Pause
rungszeìt
'T1
Syst.
l'l
""
.....
atrior.
o-l
>
.
~
t'l
a
c
b
.d
e
f
Il
~ o-l :=>
>
z
o-l
A. d. l. Ton.s. Atr.-Ventr.klappeuspannung.
OIT'nung d. semìlunarkl.
1\lappensto Il un g.
Il. Ton
:"::
K lap)Jens p an n 'u ng.
Cl
:» ::-'
n c: o := r:l
Rivoluzione cardiaca secondo il Martius.
JO
o
-l
808
LE SUCC KSSIO~l MORBOSE
Lo schema, co me :1ppariscc chiar·amente, abbraccia una completa rivoluzione cardiaca. Il :.Jartius amrneue dunque come contemporanei l'espl icarsi del r• tono e il cominciare del la sistole. Se si pone mente cl1e lo schema deve rappresentare un circolo, poichè laddove finisce io una riroluzion e carJiaca, ne incomincia subito una nuova, e quindi il punto ed il punto a vengono a sovrapporsi , allora è chiaro che si può prendere qualunque punto di esso come punto iniziale di osservazione; ma per gli scopi dell.a clinica e principa \mente per r interpretazione dei vari' momenti nei quali la rivoluzione cardiaca può veni re scissa e considerata, e~li trova utile, per non dire assolutamente ne,:essario, incominciare dal t• tono, che rappresen ta benanco l'in izio dell a sistole veutrico lare. Della intera ri so luzion~ cardiaca egli considera i due alli fondamentali , la sisLOie e la diastole dei ven tricoli : la prima va da a sino a d e comprende tutto il tempo durante il quale le fibre del cuore ventricolare entrano in tensione (n-b), si raccorciano (b -e) e rimangono in ist;llO di con~ ra zione (c-d) . La seconda va da d sino ad /, e comprende tutto il tempo durante il quale le fib re muscolari dei veotrico li cominciano n r·ilasciar:>i e a distendersi (d-e) o rimangono nello stato di r·ilasciamento (e -f). La divi5ione assai netta di queste fasi della rivoluzione cardiaca, sistole (a-d) e diastole (d-f> è falla dal brere Lono delle valvol e aortiche. Quindi come giit aveva sapientemente osservato il Volkmann è chiaramente dimostrato che tullo quanto succede dopo il jO tono e innanzi il tono aortico deve ascriversi alla sistole dei ventricoli; tutto ciò che si verifica dopo il secondo tono e innanzi del primo deve ascrirersi alla diastcle ventri colare.
r
r
1)1 UNA FElliTA I'ENETflANTE DEL CUORE
809
Questa divisione co~i ovvia egli trova nece ·sario pre mettere, poichè pt:lr bene intendere il lavoro del cuore è assolutamente indispensabile di non comiderare più, come prima si faceva, l'allo sistolico come allo unico, ma occorre invece dividerlo in fasi ben determinate. Egli trascura completamente la questione se la parte :1Liiva della sistole ventr·icolare debba ritenersi essere una lenta contrazione o piuttosto una contrazione rapitla, tetanica; però non gli è possibile ravvisarn akuna rassomiglianza tra il lavoro del cuore e quello di un muscolo qualsiasi . 11 cuore non può considerars i semplicemente un muscolo lungo che lavorando si raccorcia, ma è in vece un muscolo quadricavo di memvigliosa an;hitettura e di una costruzione molto compl icata, di cui fa parte un de licato appa recchio valvola re e cui spetta più propri amen li:' l'appellativo di organo muscoloso. Esso, riempito di sangue durante lo stato di rilasciamento, invece di raccorciarsi p·er sollevare nn peso, come succede ad un muscolo ordinario, deve spingere il suo contenuto nel le arterie che trovansi solto forte pressione. E perchè ciò possa aver luogo oece::;sita che entri in giuoco il meccanismo val volare, il quale durante l~ diastole protegge il vent.ricolo solloposto dal la grande pressione dell'aorta mer·cè la chiusura completa delle valvole sigmoid~e: e tale chiusura si eiTellua solo allorquando le delle valvole siano· bene rigonfiate e occlu dano co.si completamente il lume arterioso . Perchè poi si renda possib ile l,l espulsione del saugoe è necessario che la pressionfl endo-ventri colare r.resca fino al punto da superare la pressione esistente nell'aorta, ed afTinchè esso possa giungere a superare questo ostacolo è naturale debb:l occorreru un certo tempo, sia pure questo di brevissima durata. Dopo tale considerazione em erge immediata la conseguenza
8 111
LI:
~l"CCESS I 0:-11
)IO IWO~E
che la propulsione del ~;w ~ue nelle nrterie non deve considerar~i avvenire immed iatamente all'inizio della sistolt, il che è rl! granùissima importanza, specialmente ryuando si deb bono prend ~ re in esame i I'{JIDOI'i e i movimenti del cuore. Ri levasi dallo schema del ~l a rtius, che abbiamo precedentemente tracciato, come all'inizio della si stole sia coin cidente la mnnifestazione del primo tono, che si deve ripetere precipuamente dalla brusca tensione delle valvole a vela le quali si ravvicinano pet· impedire il r eflusso del sangue nelle orecchiette. Ed è a questo punto che apparisce della m a~sima importanza notare come la chiusura delle valvole atrio ventricolari non coincide colla apertura delle valvole !'emilunm·i, la qnai e, sia pure di pochi centesimi di seconJo, pure avviene un poco più tardi, quel tanto cioè che occorre ai ventricoli per raccogliere tutta la loro forza mu;;colare ed impiegarla allo scopo di ottenere un aumento di pressione tal e da vincere quella delle arterie e poter cosi svuotare in esse il loro contenuto. 11 Martius ha denominato Verschlusszeil o tempo di chiusura, questa piccoli ssima frazione di tempo, valutato da 7 a 1O centesimi di minuto secondo, e ne ha fatta la prima fase dell' atto sistolico. Durante questa prima fase tutte le valvole del cuore si trovano chiuse c da qui il nome di tempo di chiusura. Per ben comprendere il meccanismo del cuore e la genesi dell'urto è appunto di grandissima importanza In esatta interpretazi one di questo stato di chiusura di tutte le valvole del cuore durante la prima fllse della sistole. Assodato questo fatto è naturale osservare che l'impiccolimento del volume del cuore, necessario a verificarsi durante la sistole. non può aYVenirc immediatamente nll' inizio di questa giacch é durante 1:1 fase di chiusurn può il muscolo
DI
•
u:lìA .Fl~RJT.\ PESETRANTE DEI. CUORR
8 11
cardiaco indurirsi , può lutto il cuore cambiare la sua form a e la direzione del !'UO asse longi tudi nale, ma la sua grandezza ed il suo volumf:l generale non possono subire camùiament~, poicltè il sangue non è compressibile. Soltanto quando dall'aumentala pressione interna del ventricolo le rigonfiale valvol.e semilunari vengono costrette ad aprirsi, e vi en data cosi libera usci ta al sangue, soltanto allora le fibre muscolari del cuo1·e possono racco rciarsi e può. aversi effettivamente il rimpiccolimento sistolico del volum e complessivo dell'organo. Secondo l'erudito tedesco l'urto della punta cadrebbe dunque nella primissima fase della sistole, ossia nel tempo di chiusura di tutte le valvole . E noi coucluderemo a nostra volta: ritenut.> che il cuore ventricolare passa in sistole dal massimo della diastole, ossia che si inizia il processo sistol ico quando i ventri coli si trovano nel massimo di loro distensione operata dal sangne; quando siansi accettate le conclusioni dello Scheiber, il quale, come abbiamo veduto , ammette che il cnor·e, giit nel massimo della diastole, si trova nella posizione voluta dal Ludwig, per la produzione dell'urto cardiaco; quando sia ammesso col Martius r.he il cuore pulsa prima che il sangue venga spinto dai ventricoli nelle arterie, ne avremo a su fficienza per dare ra gione al clinico di Roma il quale fa coincidere l'urto della punta col massimo della diastole e l'inizio delle sistole. Questa ipotesi non .è in contraddizione coi fatti sino ad ora osserva~i in fi siologia e in patalogia, ed anzi li esplica. Difatti togliamo ad esempio i vizii di stenosi dell' orificio aortico, o quelli di insufficenza delle valvole che lo chiudono. Se l'urto non avvenisse nel momento in cui lo ammette il Baccelli, ma, nella fase di espulsione, come dovrebbesi ammettere colle r~ ltre teorie, nel le accennate alterazioni
812
u : SUCCESSIOXI li ORDOSJ~
cardiac!Je, esso doHebbe coincidere col fremi to e co t rumori caralleristici di queste lesioni, mentre invece la cl inica osservazione dimostra che non sono sincronici, ma, sebbene con un tempuscolo di differenza, pure si succedono e si :-;eguono. li .Noordeo r·iusci anche a dimostrarlo graficamente ; e il Baccelli, ogni qualvolta se ne presenla l'occasione, fa rilevare questo fatto colla contemporanea ascoltazione del di..;tretto aortico e l'applicazione dell'apice di un dito sulla punta del cuore, In quale è retralla <1unndo il rumo,re si verifi ca. Ed anche sui cuori sani il Baccelli fa egual mente porre l'orecchio sopra il distretto aortico e contemporaneam ente il dito sulla regione della punta per constatare che quando si sente il tono aortico, l'apice è nel massimo di sua retraziooe; ed io conseguenza, poiché il tono aortico si verifica alla fine della sistole ~entri colare , noi abbiamo che al massimo della contrazione 5istolic.a dei ventricoli. corrisponde il massimo della retrazione dell'apice cardiaco. Ponendo invece l'orecchio alla punta ci si può a.;evolmente persuadere che que.;ta preme contro l'orecchio nel momento stesso in cui si fa sentire il tono delle valvole atrio-veotricolnri. Ora, Lenendo sempre di mira questi falli , analizziamo il baltito r.arùiaco, quale lo si percepisce alì 'ester no della parete toracica. A chi lo consideri attentamente esso presenta tre fasi bene determinate: 1". l narcameuto della parete tor:acica. generalmente al 5" spazio intercostale, un po' all'in dentro della linea mammillare: ~·. Rilasciamento piu o meno brusco di questn stessa re o·~iune >· 3•. Una pausa, dun1nte la quale non si avverte nessun movim ento.
Ol U~A FER ITA PEXETilANTJ:: nEL CUORE
813
Dopo tali osserra7.ioni, riprendendo in esame lo schema che ha tracciato il Marlius della rivoluzione cardiaca, e comparativamente la teoria tlel Baccelli , noi vediamo che, nna volta riconosciuta la coincidenza fra il prevalente tono aortico e la eYicleote retrazion1e dell'apice cardiaco da un lato, e dall'altro la quasi simultaneità dell'urto col primo tono, la pr·ima fase del battito deve corri spondere al momento di massima distensione diastoli c:J , in cu i inizi andosi l'inòurimento del muscolo cardiaco e non avendo ancora abbastanza forza da vincere la pr·e.;:ìione dell e valvole aortiche, e quind i da rimpiccolire il suo diametro longitudinale, che in questo morrwnto viene n mettersi perpendicolare alla base, premerà colla sua punta con tro la parete toracica a!la quale trovasi addossato. E durante la fase di espulsione si ver·ifi cherit la ~· fase del battito card iaco, o di rilasciamento della pareto lOt'.lCica, che attingerà il suo massimo grado, nel massimo della contrazione sistolica dei ventricoli, vale a dire, come abbiamo sopra notato, al manifestarsi del tono aortico. E difatti se noi ammelte,ssimo che l' inarcamento della parete toracica succede nel periodo di esp ulsione. e il rilasciamento alla fine della sistole quando manifestasi il primo tono, le due fasi sarebbero troppo ra,·vicioate; e troppo lun ga dovrebbe essere la 3" fas e, o di pausa, mentre l'osservazione dimostra chiaramente che cosi non accade. E vi hanno anzi non inrrequentemente delle condizioni nelle quali i moti cat·diac i si presentano così for·ti ed eguali da non riconoscere più la pausa, e le due fasi di inarcamento, e rilasciamento si succedono qnasi con uguale intervallo. Mercè què:>ta ipotesi si può col semplice esame delle fasi del batti to cardiaco sussidiare la diagnosi di ipertrofia cardiaca c ompens ~ ta e differenziarla da quella insufficiente.
r 814
LE St.:CCESSI0:-.1 ~ORBO~I:
Quando infatti si abbia uu cuore ingrandito con pareti iperlroliche, e la quantiti1 di sangue espulso sia in grado di sostenere la circo lazione ad una tensione suOìcienLe, al· lora la dilatazi one, dicesi ed c relativa, ed in questo caso ù visibil e lo inarcamento dello spazio intercostale con un urto rinforzato, seguito da notevole rilasciamento. Quando per converso vi sia ingrandimento di cuore con part<li sou ili , ed abbiasi perciò insufficienza, allora non tutto il san;;ue contenuto nel ventricolo può venire espulso e il cuore indaroo si all"atica non potendo espel lerne che una parte, e per tale ragione succede che ad un urto cardia~o ùin"t1so sag ue un lieve rientramento della regione dell'apit·.e. Esi.>Le dunque anch e normalmen te un rientramento sistol ico corrispondente alla fase di espulsione del sangue dai venlricoli. Solamente nei casi fisiol ogici esso è reso meno visibi le dal falli) che il polmòne s'insi nua nello spnio ri masto vnoto u·a il cuore e la parete toracica. Una volLa impedita la mobi lità del cuore, e quella degli organi respiratorii, è naturale che que ~ l o rientram ento si man ifesti piu accenluato specialmente rJuanrlo, e~istE>ndo aclerenza pericardica, questa si estenda all'api re c:mllaco. ~l a no1 avevamo nel II05tro Ca'$0 no doppio impul::o e un doppio ri entramenro i quali si alternavano nel modo che a IJhiamo de,;cri 11 o e cioè, me nLre si verirì ca va l'urto della punta, avevasi il rientramenLo del corpo ven tri colare e Yiceversa all'urlo Jel corpo corrispond eva il rientramento dell:t puhta. r ediamo come colla teoria del Clinico di Homa, può inLPrprctarsi questo duplice fenomeno. Abbiamo giù dolio ehe per la manifestazione J.eiJ'rl rLO card iaco insieme alla d istenzione ventricolare per opera del sangue, e al quasi cont empo raneo irrigiJimenlo muscolare è anche
\
Dl UNA FEHITA P EXETRA~TE DEL CUOIO~
815
necessario r.he l'asse longitudinale del cuore venga a meller,;i in direzione perpendicolare alla base, e quindi mentre la pa1·te più bassa e più esterna tendeva ad avvicinarsi e premere contro la parete toracica, doveva ne~essari ame nle la porzione pi it alta e pitt interna tendere a scostarsene. E viceversa nel periodo d' espulsione raccorciandosi il diametro longitudi nale e la punta r.ssendo aderente alla parete toracica doveva quest<t essere stirarta all' indentro, e contemporaneamente doveva il co rpo del ventricolo pr·emere contro la parete Loracica cui era aderen te per l'aumento che durante questa rase si verifi ca nel diametro antero posteriore. Enunc;a ta in tal modo la interpretazione che ~ eco ndo la t~oria del clinico di Roma, dove\'a darsi al doppio ed alternantesi rieotramento della regione precordiale nel nostro soggello, ci pare quasi una nece.;.sitil di p as~a re brevemente io rassegna le varie i pote~ i emesse dai diversi osservatori per ~ p iegare i cosi detti ri entram enti sistolici, o segni rli Hope e Sckoda, e dire qua lche parola ci rca il signilicato se m t~j o logico c.he può li)l·o attri buirsi. Sono essi sempre indizio patognomonico di cemen tazione del cuore al pcricardio e alla parete toracica come nel caso nostro, e come lo Sckoda aveva fermamente ritenuto? ~oi abbiamo giil espO$LO a questo riguardo la nostra opinione col di re che esi;;te anche nei casi normali un rientramento sistolico della punta co rrispondentemente alla seconda fase dell 'a llo sistolico - Austreibungszeit - o tempo di espuisione del sangue dai ventricoli nell'aloero arterioso . Soltanto abbiamo osservato che nei cas i fìsiologici questo rientramento è poco visibi le e può anche non esserlo all'a llo, perchè la funzione degli organi respiratori e quella della circol nzione ::ono talmente co llegate l'u na col -
'
816
u : SUCCRSSI0:\1 MORUOSE
l'allra che mentre il cuore muovendosi abbandona un punto della cavi til toracica, questo viene immediatamente riemp ito dal polmone che colle sue :1ppendici linguiformi può facilmente insinuarsi anche nei piccoli Yacui elle. il cuore lascia tra sè e la parete anteriore del torace. Ma purtroppo, come giustamente osserva I'Ebstein, assai raramente si h:t che fare nelle nostre ricerche con or~aoi perfettamente lisiologici ed ::tllora quando per un a rngione qualsiasi , è pru o meno impedita la libertà dei movimenti del cuore o dei polmoni, de,·e nece~sariamente render5i piu o meno manifesto il rienlt';lmento sistolico della regione dell'apice. e po;;so no ·a nche comp:u·ire rientramenti della parete toracica in allri punti della re~ione precordiale, con scomparsn o no tlell'impnlso cardiaco, a secondn delle alterazioni che ne sono la causa, come abbiamo giit veduto MI nostro Onofri e come anemo occasione di vedere in appresso. Per cominciare dai meno recenti scrittori sull'argomento noi trov iamo il 13onillaud il quale nel suo Tratt.ato clinico delle malaaìe del C'Wre dice: « .Te ne connais ancore nucun « signa certai n qui puisse faire reconnaitre en parliculier « l'e~i s ten ce de:; adhereoces du peric;trJe. » Accenna in nota le parole di S:1nder ,-ul propo~i lo, che si riducono a rlesignare la e.~i.~ll•n:;a di un morimmto JJPr· 1)('ti!O di una f'o1'tissima ondulazione che si mostra pirì in basso di l]ltella ·che si sente natw·almente nella 't e!Jione dd cuon• e ne d:\ rnginne con alquante parole scritte cosi : << Peudant la conlraction simultanee des ventricules. la poiote « du coeur· s'eleva en avant, el doit entrainer en haut la « partie inferi eure da peric:-~rde :wec le diaphragme et tout « ce qui lui est ndherent, et en meme temps se dessine •< un enfon cemenl sous le cotes gauches de la regio n su.: perieur du Yenlre; dans le mouvement sui vani, les ven-
IH UNA FERITA P E'\~:TIIA~n: 01':1. cr; Oni·:
X 17
« tricu)es se di latent, la poi nte du coeur ~e met subitement
c en has. et n'etant pa~ dans un espace Ii bre, comunique
« actuellement au pericarde ndherent, nu diaphragme ~L '< aux autres parties, le choc qui est sensible a l'e,tedeur «: par une petite elevation qui se dessine rlans le meme « endroi L, on peu auparavant c'etait formée la concavitè, (Il et qui s'entend pourtant UOJ pen plus bas . >> Bon illand p <>raltro dice di non an~n· VUCOntralO lt• OSSt'I'V.IZi oni di S nnder. Accenna piulloslo .il Cli nico dell a Carilil ad una de1ms-. ;<;ÙHte. che acca,la ~nlla esten~n ·reyionr precordiale, allorq ua ndo abbiavi il caso dell'aderenza; non altrimenti di ciò c he si conosce intervenire nell'aderenza pleurica di ant ica ~aLa, e racconta averne osservati ci nque n sei casi. Trovasi dllnque si no da q nesto momento una certa dispall'itit d'opi nioni, circa il valore da attribuirsi ai ri entramen ti sistolici per la diagnosi delle aderenze pericardiche. Lo 'S tokes alu·euanto competente nell'acuta disami na dei fenomeni ca rdiaci , cosi esprimesi a que:;to rigua rdo : < lo dubito fortem ente che esista qualche segno fi sico delle aderenze del pericardi o. }> [l Baccelli trattando dell' ipel'trofia cardiaca nella gii1 ri·cordata :ilHt opera sulla Patoloq iet del cno re e dell'aorta pone i rientramenti sistolici della ref!ione basila re tra i sint?mi ·d ella ipertrofia del muscolo cardiaco: « al che vuole a~
giungersi, egli dice, come nell a lot:o mozion~ del cuore iper· trofico notinsi talvolta notevoli infossamenli negl i spazi intercol\lali superiori , in pros~ imità dello sterno, da l secondo insino al quarto. II qual fatto con molta sagacia clin ica venne pure avvertito dallo Sckoda. » ~la oltre all' in fossamento de~l i spazi intercostali supeoriori, lo Sckoda areva purL' ossen·ato il rientramento sisto-
Rl8
l, t: SUCCI::SSLO:'il )1 0 RDOSE
lico della i·~g ione d~lla punta nelle aderenze del cuore col peri cardio e rispettivamente del pericardiu col tess uto connettivo dello sterno e del diaframma, delle quali alterazioni In aveva ritenuto come sintomo pato~nomonico. nopo di lui il Traube notò, contro l'opinione Iii Sckoda, che quando l'avvallamento era lim itato alla sola regione della: punta non poteva ne doveva sempre . ritenersi un indizio suOiciente per la dia~nosi delle aderenze pericardìche avendo potuto moltepiici volte constatare che anche ~de renze incomplete del sacco pericardico, o solamente briglie conneliÌV;l li e perfino semplici duplicàture con ~e nite del pencardìo stesso, potevanl) essere snllìcienti a determinare il rientramento sistolico della regione della punta . E il Weiss , quasi a complemento delle osservazioni del Tr11ube staltili che per la produzione dì qnesto fenomeno potevano essere sullìcienti anche aderenze tuu'aiTatlo parziali, quando esistesse contemporaneamente una abi.Hlstanza solida lhsilit delht base del cuore; nei quali casi essendo impedito. o per lo meno fortemente ostacolaLo , il movimento di disce3a della base card iaca durante la sistole, òoveva render·;;i ne~essaria una piu valida e sensibile escursione dell'apice cardiaco verso l'alto, e conseguentemente In parete toracica essere spinta indentro dalla pressione atmo~feri ca per il vuoto lasciato dalla punta del cuor·e anormalmente ritralla. lu conclusione un rienlramenlo sistolìco limitato ad un tlualsìusi punto della· regione precordiale era interprerato dai clinici in modo vario e spesso anche assolutamenLAr,onlraddittorìo per· cui non poteva in massima ritcuersi come sintomo dì serio valore. Il Friedreich era anch'egli d'accoròo in questa opinione nell e linee generali , rireoeudo però che il fenomeno divenisse indice caratteristico di estNe aderenze card io-peri ca r,J iche e insieme extra-per icn rd i··he
fil UNA FEIUT.\
qu:~ ndo fosse
PK~E'I'RA 'In: O El. CUOn~
8 1\l
esteso a parecchi spazi intercostali di SIOIstra, quando cioè si verili cas~e il rientr.lmento di I')UaSI tutta la regione precl)rdiale. Apparisce in tal modo che delle svariate interpretazioni di questo fenomeno deve ricercarsi la causa nella non uniformità di concetto che ha guidato i si ngoli osservatori e Htl ll a variabilitit di ~ede, di estensione e di forza del ri entramen to medes.imo. Occone dunque considerarlo diversa mente secondochè esso si manifesta limitato alla region~ della base, a quella mesocardica, a quella della punta, o e~teso a tul!a l'area cardiaca. Oi ~co rriamon~ brevemen ttl accennando le svariate ipotesi t:he furono emesse, in special modo per qu:~ nto si riferisce alle cause . l rientramenti ~; istoli t: i della re:.:ione basilare secondo il (;uumann si riscontrano MI III e lV spazio intercostale, tnlora nnche a cuore perfeLLnmente sano, specialmente quando è aumentata la sua attivitit; pilt comunemente però in nn cuorP. ipertrolico, il quale avendo risospinto indietro il margi ne anteriore del polmone sini stro si trovi in maggiore contatto con la parete anteriore del torace. O:>servazione qne:>ta fatta già dallo ~ckoda , e :1vvalorata pilt ta rdi, come ahh iamo precedentemente notato, dagli studi del Clinico romano. Il Cruttman n osservò inoltre d1e il fe nomeno si vArificava più frequentemente negli individui giovatii, ed anzi ~ peci:dmente nei hambini con torace molto soLtile, nei quali, IJuando il cuore agisca con forza , vedesi ad Ol!ni sistole un moro ondulatorio •:h e r·npid:Hnente trascorre dall'alto al hasso con avval\amento rlel Il [ e l V spazio interco,;tale; e di lJ UP$tO fallo egli trovò la spiegazione nello ammettere r.he mentre l'api ce t:ard iar.o, si porta verso lo innanzi òeve o:ontemporaneamente
.. •
8~0
Vf\rili car;;i UO movimento della ha;;e dt>l t'UOre \'61"~0 rio· dietro. An alo .~ lt o o,;sena:~.ioni fece il De Heuzi ;;o pra indi\'it!ui adulti co n pareti toraciche molto sotti li nei quali si poteYano osservare considerevoli rientramenti serpeggianti dalla bn..;e alla punta del cuore che ave,·a no termine coll'impul:;o cnr· diar.o . La spie~azione che ne dette òiiTeriva co nsiderevolmente da quella del Guttrnann, ritenendo che l'infossamento degli spazi iulercostali verifl ca nle!>i in modo succes::im dall'alto ver.~o il basso, fo sse dipendente da_l mov,merllo di discesa cht.' compie la base cardiaca Yerso la pun ta. ~ o n e chi non veda, come per menar huooa qu e:'ta interpretazione. ,;arebbe n ecl'~s:nio ammeltere che lo spo ·tameoto clelia ha~e dovesse verificarsi prima dell'urLo della punta, essend o questo il fenomeno che il Oe Henzi u;;servava per ul ti mo. mentre oggi gli studi piil recenti e piu attendibili hanno dimostrato il coutrario; avendosi ormai per fatto indisc uti hilmente provato che mentre l'impulso cardiaco avvi ene prima che incominci la proiezione del sang-ue nell'alberò n rt er io~t• . il movim ento di discesn della base del cuore non può mnnife::ta mente incominciare finché non si;1si iniziato il p:h snggi o del snngne dal \'Bnlricolo nelle arterie e rc•nse)!nen· temente fin chl' rwn siasi iniziato il racc.orciamento del d in metro cardiacCt long itu di nal e, r iò che costituì sce . secondo il t\lartius. la seconda fa se dell'atto si~ to li cn . Io altri casi in cui lo stes,;u llt\ Henzi notò il rientr:t· mento ,;istolico della punta , volle cercarne la s pi e~azi one nella inelastici tir dei· m::u·gi ni poi monali e quindi nella io sullicieuza lo r·o a co mpensare il vuoto prodollo dall.1 con· trazion e sistolica ~per ialru e nte n ~ i c;~s i di ipertrofia . E ,:eneralizzando questa s:ra idea ammise che ogni qual Vtllta il Lns:>uto polmonale e alter-at o ed Ila perduto la wn espan,:;ihi·
III t;;'U Ft·: IIITA l' E~ ETII .\NT E OI•:L LU OII~:
82 1 l ità, si può risco ntrare il rientramento :;istolico tanto nella 1·egione dell'apice, · come di un altro punw qualsia~i della r·egione precordiale. ancordtè n.on si<t minimamente alterata la meccanica del cuore. Her.eotemente anche il \1ollard in sostegno della ioterpretazione giit data dall ' Edl efsen ci rea alcuni ri ~ntramenti del (([' e 1 V spazio intercosta le in vicinanza nel margine :;i nistro dello ~tern o, pubblicò vnri casi di rientramento sistolico della regione hatiilare nei quali esi· ~leva soltanto ipcrtrofia di cuore e ca usa del fenom eno doveva ritener"i sempli•;emP.!He la co mpre::$ion e cui il mar·;~ioe polmonale era souoposto e per la quale non riusciva nd e~pander.;i e a riempi re lo spazio che la base del -cuore la• • :>ciava lil>ero durant e la sua discesa nella seconrla fnse dPlla sistole ventrico lare. E tra i nostt·i citeremo il Silve;;trini e il Livi eralo i quali pure dividono quasi completamente questa opinione, ritenendo che il fenomeno di cui tP. n;am•l parola ~ia frequente andte nei cnori normali, molto di pii1 plli nei cuori ipertrofiei. f1 Widmann stabilisce tassativamente le condizioni che e~; li repnla necessarie per la produzione dei rientramenti_si· stolici quando non esistano a(lerenze pericnrdiche e cioè: mpertrofia cardiaca, retrazione del polmone sinistro, contrazioni ener~iche del ,cuore. ~laggi o re importanza attribuisce il Guttmann al ri entramerito sistolico quando ma neh i completamente l'urto della punta o per meglio dire quando lo sostituisca. Questo fenomeno non c molto freqnente, ma la sua e,;istenza è da questo autorevole semejologi sta, co me lo fu giit dallo Sd.;oda , ritenuto sintomo patognomon ic~o delle aderenze del cuore co l pericardio e di que~LU colla pletar'a wstale . Anzi egli si ;;pinge ancora piit nvanti dello Sckoda, as-
--
89 :)
l.t: SUCCES S IO~I MOIIBOSP.
serendo che r intensitit e l'estensione del rientramento possano dare una misura appross imativa del grado, della sede e della estensione delle aderenze stesse. e questa opin ione fu di visa da uomini valentissimi come Oppolzer, Kii rner ed altri. Ma contro di essa furon o pl)rtaÙ innanzi casi altuastaoza numerosi di rientramenti sistol ici che sostituivano r t mpul so cardiaco e nei quali pure mancò completamente non solo l'aderenza tra la parete toracica e il pericardio uut anche quella tra il pericardio e il cuore, taolocltè vi fu chi crE'detLe poter dividere i rieu tramenti sistolici in veri e spuri: chiamando veri quelli che tengonò essenzialmente ad anomalia di locomozione del cuore, e intendenJo per spt~Jri quell i che non hanno a che fare con l'ilio cardiaco. Dal che chiaramente risulta che non è possibile dare uua risposta sicura al quesito che ci siamo proposti, diremo solo essere provato che la semplice aderenza del pericardio al cuore può in moltissimi casi non manifestarsi all'esterno col sinLoma del rientramento sistolico in al cun punto della regione precordiale; ma che la produzione· di questi l'ienlramenli è grandemente favorita dalla simultanea esi stenza di aderenze anormali cogli organi vicini specialmente colla parete anteriore del torace, come appunto . era il caso che noi· ahhiamo preso arl illustt·are .
Jl
"
l
'l •' •l
! ' l
..
* * l
Non po,siamo chiudere questi hrevi cenni ::enza ricordare il casr• riferito da M. W. (~. Spencer alla soc ietà clinica di Londra il 9 ottobre 189;> . E~so è sen1.a ci ubhio meno intere,-:;ant e di quell o da noi descritto ma appartiene pur sempre a quella cr~t ej.:Oria di ca:>-i non comuni di ferite pe -
•
'
\
Ot li\A FERITA I' E~ETIIANTE OEL tUnrn:
823
uetraoti n ell~ cavitit cardiache andate spoolatteatnente a :.ntarigione, e tauto più \'Olen ti9t'i lo l'ipot·ti ~tmo in quanto sNve anche di dimostrazion e Jel! e ditTi coltil non lier t che ~i ineontrano nelle diagnosi delle ferite della regione precn rdiale. Un uomo r.he in una rissa av ev:~. riponato 4 ferile di coltello, una all'nlttlzza rlella (l[ ca rtilagine cos tale , ùue all'addome e una alla faccia fu rondoll!• all'o:;pedale senza [pOlso e senza conoscenza ma senza perdita di sangu e. Tanto la ferila del costato come quelia dell'addome furono giudicale non peuetran~ì e quindi l'azione del chirurgo si limitò al la -semplice med i ~ alut·n òelle ferì te estero t> . Dopo qualche giomo dalla lesi·one Lomr.ica :-:i eb~e un'ahhondanle emorragia che fu frenala col tamponamento. Al -1 7• giorno ;;i ripE-tè l'emor~a)!i a che fu nuovamente frenata col tamponam ento , dopo di chè le perdi te di san).!ue non si rip e l e~o no e la ferita si Mviò alla guarigione. • Ma hen altre infermità minavano la vita del povero ferito -che mori 1lopo 79 J.:iorni da chn trovavasi all o spetlale. L'autopsia, oltre alle cause che ne avevano determinnto l' esi tv leta113 e clte erano preesistenti alla ferita (tubercolo~i pnlmona re, cirrosi epatica, asce~so retrovescicale) mise an c he i n r ilievo che il coltello feritore aveva leso a Lulla sostanza il ventricolo destro suhito al di~ollo delle ~igmoidi pnlmonari. La ferita era complètamente cjcatrizzata e quin di , ove non fossero esistile altre cause morbose di mag).!iore importanza, la lesione cardiaca, ormai pa.ssala a i""uari"ione avrebbe 7'1 ' permesso la continuazione della vita.
I. E
SUCCE..;SLO~I
~OROctS E
B IBLIOGRAFIA
H,,;o;zJ. -
Lczz"r,,,i di p at ulug .a chù-urgi c(!, pubblicate per cura det
prof. Marcacci. Pisa, l 8153. Put'CINOTTJ. Lcziold di medici11a lego/e Firenze, 1852. SP.~AC. TraiU stw la struclurc du coeur. Paria, 1'749. a,:atARO. - Essai sur la letltaliU des plaies pb;étt·antes du cocur. Strasbourg, 1818. z,.:-;;:o;ETTI. St udi sopt·a i .ferimenti del cuore. Firenze, 1854. BR!iG ="Ol.J St"da nJgùmata di un ferimento di cuore cotl lesione d'ambp i venlt•t'coli an([(llo a gtwrigioll/:. Bo logna, 1855.' 1\I URRI A. Sulla diag110si d'aptn·tu;·a del Getto itlfe1'Ventric1Jlare. ({}azzeÌ.ftt mcriica i taliatra). 18'ìi M t: BL IG. Ferita peuet1·ante al cuore. (Gazzetta medica italttnlo fom bat·da). 1855 . JA.MAJX Des p laics dt~ cocur. Paris, 185i. f'Jl'rH en GF:ORG. Die H'undetJ dt'S Berzens 1m<l dcs Herzòt lllels Arcltiv {iif· k linische Chtru,·gie). 1868 Bll'~'J. Caso d'in.fissiiJIIC di Ull ttgo m'l cuore d1 1m lip emaniaco. ' .t1rcM vio italiano delle malattie •w~·L·ose. Milano, 1869). BA <.:CEJ.Ll G. Pt•olegomeni alla p((tologia d1l cuore e dell' a(Jrta. Roma, 1859. BAOCELLI G. Patologia del cuore e dell'aorta. Rou1a, 186ì. ElCttORRT E. Jfamtaltt dei metodi fl sici di esa me. ~lilano, 1895. FREDERJCQ E'l' NUEL. Physio/(Jgie etc. Pa.ris, 1896. FRED ERICQ. Tt·avaua; tlu laboratoù·e. Par is, 1888. GERHARDT. Lekrbuch du· ~"slwltation und Pe1·kunto11. 'fub in~en, 1816. FRIF. DRE:JCR. J',·aiU de.~ .1Ialadies àtt coeur . Pari~, 18i3. MARTtUS F. Der H crzstoss del! gesu11det1 u11d kranke11 Jlfenschm. Lei pzil!, l 894.
LE SUCCESSIONI MORBOSE DI UNA FERITA PENETRANTE DEL CUORE (Do t tlRAoann e Fu.u.LJ Ca.pi Medi)
F ig. I.
A------ - B
l .
A
B
Oicatrtce della parett anl-.riore d.•l vwtricolo destro cOJt formaciOfte di u n piccolo atleuril11>tl. Or(ft:lo della ferita del setto " interoentrico lar~ nel t~entricolo deltro.
LE SUCCESSIONI MORBOSE DI UNA FERITA PENETRAN TE DEL CUORE (Do t ti R.o.ownn e F.o.a.u.Lt Ca.p! Jded~)
Fig. li.
c: Ferita fltlla valvola aortlcn eìt~ietro.
Ul
U 'IA FERI l'A l' " 'll·: rHA 'i'TI: Il EI. CUOitE
f.!;!:j
ScHEIBE.R ::;. H. -
(Jeber d nc 11tue Bintketlu ng de-r Herzbemegungen :S tsltJie, Diastole) 1111d die Lud1cigscke R erzst08slkeorie- Zeitschr,ft fiir klinische Medeci11. Bd. XX.\' Ili, § 402, 1896. BA ROFFIO e SFORZA. Cullipt:lldio tli chu·urgia compilato sulla storia 111t:dtco chu·urgica della gue ,·ra di secess1011 t: d' America.
Roma, 1886 R. T!LLMA~>l":< \1 W . SP!::.:'>CER
J.ehrbuch der specit'llm C'ltiriH'gic. Lcipzig, 1891. Oes plcies du coezu. l Stmai~~e utt!dìcale). 1895. ERICHSE:o;. Trattato di chirurgia. ISSO. FISCHER H E!tMANS. T raité de cltil'lu!lie. Paris, ~ ~~·t. :\o\·~ Jos,;Jmu:-;o. St!maint~ mtdirale. 1897. SC!iCPFER F. $up''" le asci/i rhe .~i vuijìca,,o liti malati t'oll sineccMrt 1tel perical'(lio. IPolic/iniçol. 18!17. F EIIRARE<:I P. R~soto11to di Ima seduta della LaJ!Cistana. PIJlirlilllrQ, supplemento, );. 37, anno 189": 1•
826
DELLO SVILUPPO DEL CORPO (51' ATURA E PERll\JJ::TRO TORACICO)
IN RAPPORTO COLLE PROFESSIONI E COLLA CONDIZIONE SOCIALE
Cootrihuto ~ t:ttìstir.o, ~om1Jilato o!al l!ott. Rioto tro L h i , capitano m erhro. m llase allo SJlOJrlìo rfeì r••:;li sanilnriì, l!ell,, cla;;i tS:i9-63, eseguit o rl3ll'lspettorato di sa nità militare.
(la•·oro presentato al Ili congresso medito inter11uìonalf in Mo1ea, td alla VI smione dell'Istituto inlt rnuionale di statìllica in rìetroburg-~1.
l . Statura c 1'eritnctrt> to1·acico come indici dello sc iltt/I}W tlt·L ct•rpo. - Fra le tante questioni cile rendono ardua la
le:,:islazione medica del reclutamento, una delle piu ).{r:tvi e delle più dibntl ute, anzi la principale fra tollt>. è quella del grado di sviluppo generale corporeo da esi)!ersi d:d coscrillo. Ben è vero che uon occone nè scienza. ne studio per comprendere che quanto più l'uomo è alto di statura, e nello stesso te mpo complesso e proporzionato della persona, tanto maggiore sa rà la sua atti tu di ne al servizio militare. C:erto, se si potesse misurare iu ~Jrndi matematicamente determinabili l'aLtitudine al servizio risultante dal comples.-o di lulle le q•JaliLit (ìsiche, e si lacesse la classi(ìcazione di un intero contin:.(ente di soldati, grado per grado, in serie decrescente tli attitudine, e :-e poi si potesse calcolare per cias~un grado la morbositit o la mortalità, si troverebb~ senza dubbio che la morhositit e la mortalità aumenterebbero regolarmente dai gradi più alti di attitudine lino a quelli più bassi. Ora il dilncile sta nello scegli ere il punto di delim itazione, nella serie dei varii gradi di attitudine, al disopra del quale il co~crillo possa esser dichiarato idoneo, al disollo del quale debha esser rigellato. Quanto ma~~iore è l' esi~ en1.a iu robustezza, di tanto aumenta la dillicoltil di com-
• OJ::l.L(J
~I"ILt;I'I'O
DEL CORPO. ECC.
-.';)-
o- 1
pletare il co ntiu~ente; e quindi la diminuita m ortali tà ~ la maggior attitudine che si vengono ati ottenere sono controbilanciate dalla deficienza di numero. l pi ù importanti criterii che presso Lulle le na1.ion i militari sono in uso per la rleterminazione della attitudine e dello sviluppo corporeo, sono la statura ed il perimetro toracico, che ~ono le ·m1sure che si po~so n o oLtenere col la mng· gior faci litit e semplicitit di mezzi. e rappresentano in certo modo l'uno lo sviluppo in lunghezza l'altro quello in ampiezza del. corpo umano. È quindi nalllrale che numer o~ i s simi studi , e anatomi ,;i e statistici, sieno stati intrapresi per la determinazione del limi te minimo di queste due misure. Che la questione non abhia nncora itvuto una definitiva soluzione hasta a provarlo il fatto che, per non citare altro che l'ltali;r, dalla COiòLitu7.ione dell'esercito nazionule ( 18() l) fino ad oggi, si sono avnte ben 6 legislazioni di verse relative al perimetro LOI';Jcico minimo da pretendersi per l'idonei tà, cioè: 1° Fino al 10 ouobre 188•1 nn li mite mi !l'imo unico di 0,80 per tulle le stature. 2• Dal •1O ottobre ·1881 al 5 oLLobre 1882 un l imi te minimo di 0,80 per le stature di 1,60 e meno; per tutte le altre stature, il perimetro toracico doveva essere eguale alla metà della statura. Però al disopra della statura di m. t .80 ril perimetro di 0,00 basta v;\ per qualunque stal ura. 3• Oal 5 ottohre 1882 al 13 maggio 18R8 il perimetro toracico minimo di 0.80 fu adottato anche per le stature che non ra~?giungooo 1 ,G2. Oa questa stalura in su , a o~ni due centimetri di stalura clovt>va corrispondere me1.zo centi · IDdtt·o di perimetro toracico • .~• Dal 13 maggio l R~l'! al 21 ma.r·zo 188!) le restrizioni riguardanti il tontce furono anc.ora meno rigide. I l perimetro rli 0.1-!0 h.1stava per tutte le ·;tature di 1,63 e
8~8
DE LLO SVIL UPPO DEl. COHI'O
meno. Per quelle da l ,63 a t , n fu fissalo un mmtmo di 0 .82. per quelle da l , 72 a t ,8-i- un mini mo di 0,84-, per quelle da t ,84· in su un minimo di 0.86. Il minimo di O,~U era il solo tassativo; pe_r gli altri era ammessa la tolleranza clì f centimetro in ~oeno, quando concorressero gli altri caralleri d i sulliciente robustezza. ?>'' Dal '2 1 marzo t 889 fino :11· 4 maggio l 896 si ritornò al re){ime di cui al ~. t , cioè di un minimo di 0,80 egu:~l e per tutte le stature. 6° Finalmente dal .i maggio l 896 in poi si è nuova- · . mente adottata 1111a scala proporzionale, con un minimo di 0,80 per tulle le st~ture inferiori a :J ,65, e coll'aggiunta di l centimetro di perimetro toracico per o~ n i !j centimetri di stlltura fino a raggiun~ere il perimetro di O,M, che vale per qualunque statura al di sopra di metri l ,80. Uno dei motivi principali che indussero il Ministero della guerra. secondando la proposta del dott. Guida, ad istit.oire il Fvylio sanitnrin fu appunto quello di raccogliere materiali sullicienti per lo studio dei rapporti tra la statura e il perimetro toracico, dal punto di vista dell'idoneiL~ militare. Terminata col l o volume dell'opera Antropometria militare, pubblicato l'anno ;;corso, la prima parte dello spoglio del numeroso materiale rllccol to, resta ora , elemento principalissimo nella seconda parte, lo studio di questi due dati. Al momento attuale lo spoglio non è ancora arriYato al punto veramente più importante della que>stione, cioè di vedere se e di quanto la mortal ità o la morbositil sono maggiori tra gli individui di ::;tatura alta o bassa, di perimetro toracico stretto o lar:.:o. o in altre p;H·ole di comparare tra loro il perimetro Loracico e la statura dei morti, dei riformati , di coloro che si ammalarono parecchie volte, di col oro che non si ammala rono mai , e via discorrendo .
. \
\
l\ H.\ Pl'ORTO COLL.\ . l'ltOH:' ~ Illi'il!
Abbiamo perù qu asi completo lo :;po~ l io di questi dati in rfipporto alla professione ed :1lla condizione sociale; punto di vista, che se è di immensa importanza dal lato della deruogrJfìa e dell'igiene ~e nerale. è pure tuu'a ltro che intliO·erente anche nei rapporti col reclntamento. Il totale comple . ;sivo dei fogli ~anitarii pre:;i in esame senza alcuna distim:ione di etia. fu di 299,31).'). ~1:1. per avere a disposizione un materiale uniformemen te comparabile, limitiamo per ora le nostre rice rche a~li individui che entrarono ..-otio le armi all'epoca · ste~ sa della .:hiamata della loro classe, cioè ~enza anticipazione (volontar·ii. allievi degli i ~ t ituti d'educazione) e ~enza ri tarrlo (re n iLenti. rivedihili, carcerati, ere.) Cosi il totale delle ossenazio ni viene ridotto <1 2·16, 166 individni. la cui etù media "i pu ò calcolare in 20 anni. ed 8 mesi (poichè in genere furono lutti visitati tr.1 il gennaio e l'april e dell'anno s u c.ce~s ivo a quello in cui compirono il ~o· anno), ma che per lwevitit chiameremo rmtl'llni. l I. Cla.vvifìca::irme- deLle lll'ofessioni. - La cla::si licazione delle professioni e 1lfllle conri izioni L' :;empre una seria bisogna in unn stati stica , tanto più poi nel caso nostro , poiché si è dovuto fare la clas::i fìcazione in ba~e alle conci~e. e spes~o insufficienti o troppo ~eneri clle · i.ndicazioni contenutr nei fog li originali. Del resto in una sta tist;ca ~i'l nitaria. anzichè classificare le profess ioni , come si fa nelle statistiche ammini!'trntire e demo).(r•afiche, secondo il prodollo dellavor·o, o ~econdo il mAteriale adoperato, conviene piuttosto distinguerle seco ndo le influenze esercitate stall 'organismo, o direttamente dalla profession e ste~~a o dall'ambiente in cui e~sa t~ e!>ercitata. Cosi per e;;empio la profes:;ione di orologiaio e quella di scrittur.de. che in un 1 :>tati~tic 1 in du.;tria le anderehberoa iTauo
l'Oli
•
O&UO S~'JtUI'l'O DEl. COllPtl
separare, 111 una stat1St1ca sanitaria possono benissimo far parte dello stes~o gruppo, perché ambedue comportan'o una vita sedentaria in luoghi ch iusi, una condizione so~iale ge· ne1·almente modesta , ma anche compatibile con una certa agiatezza, un grado d'istr-uzione presso a poco eiJ uival ente. Viceversa lo sped izioniere, che sta tutto il giorno seduto in un ufficio. e il barr-occiaio che pa!'sa la maggior pllrte della sua vita all'aria libera, i quali in una ~tatistica amministrativa entrano ambedue nella stessa categoria, quella dei tr·asporti, nella nostra statistica furono naturalmente tenuti separati. ~ella monumentale statistica del Gonld sugli individui arruolati nell'esercito degli Stati Uniii del Nord durante hl guerTa di secessione (l), si ha la classificazione che riportiamo testualmente: r• Agricnltum(-zo ~fechanic. 3" Conunercial. ~~·Pro fi•s.~ion al. i)• Printers. 6• Laborrrs. 7° .Jti.~cellaneous . Que!'ta classificazione ci parve aver il merito d'una grande semplicità, ma altresì lo svantaggio di comprendere in uno stesso gruppo professioni e condizioni di s p :~ratissime. sia per il grado cii agiatezza, sia per l'influeqza loro propria. sia per l'ambiente in cui vengono esercitate. Per es. ~li orologiai ·e i calzolai, che vanno confusi insieme nella voce mechaniral; i rnerciai ambulanti, che vanno confusi coi grandi negozianti sotto la rubrica commrrcial, ect:. ecc. Un'altra classiricazione !'ha data il dott. Beddoe in un la· voro ormai già antico, ma non per questo meno import~nte (2): l •Lnbounws(comprende tanto i contadini quanto tulli i mestieri eli fatica, e perciò non solo i lavoratori delle campagne, ma
- ----------
(Il lnve.~ligf11ions in lite mililary a.W anthropological st/UiJiics o( Amtriean ~oldier$, hy llRNJ. APTUORP Gouw (Sanitary m emolres o( lh.e llebellion, collec· t'il ""'L Jllthli.<l.-rL by tl~e Unilell Slalu sanilary· cmnmiuion. - New York, Pl•l•lished fur the LI. S. sanitary co 111mis~ion hy llar<l and Houghson, J869. (t) On lh.e slalu>·e m1d b11/k o( man in 1/td /JI·ftisll is/es IJ!J JonH B~oooB. London, Aslr~r ancl r.u., 18:00.
l
l~
IIAP I'ORTO CO LL .\
l'llO I~ ESSiù:-IE
anche quelli delle c!llit). ~u Clerks (C<lmrnessi d i commercio). 3' h·onworke?·s (lavoranti in fer ro) .i.o rvoodtco?·ken (bi voranli in legnami). ~o ffasnns (mnr;llori ). 6° tltiners (minatori). 7° RakeN {fornai). g• f;rooms (pa (;,frenieri). o• Taylo,.s and shoemake1·s (sarti e ca lzolai). 10• .1/iscPllaneous, distinti in out-door, ossia el'ercitanti la lor·o professione all'aria aperta (es. lastricatori , pompier:i, giard inieri , ecc.) e in' inrloM·, ossia esercitanti 1:1 loro pr·ofe~s ione in luoghi chiusi (es. ~ Lampalori, pittori, sellai, ecc.) . .\t a, come l'autore stesso osserva, si trovò moltu spesso nell'imbarazzo, essendovi delle professioni esercitate indill'ereutemente all'aperto o in luoghi chiusi. Il dott. Roberts (l) e la Commissione antropometrica della Societit reale di Londra hanno un'altt·a classificazione più sistemat ica , che riportiamo qui sotto alquanto rias:>unta. Classi non lavoratrici - nntri.:iont•: Molto buona: classe [ - Pro{Msionisti (d i campagna e di cilià); Buona: classe Il - Commt•rcio (compresi i commessi e i maestri elementar.i). l.:lassi lavoratrici - nutrizione: lm perfettn: classe III - Laonratorì (rli cnmpagna e di città). Contadini, guardiani, portieri, guardie, marinai , minatori, ecc., ecc.; lmperfetta: classe IV - Arti!Jiani (di città). Lavoranti in legno, i~ met.llli, ' in pietre, in cuoio, in carta , ecc. , fotografi , stampa tori , ecc.; Cattiva: cl:lsse V -- [a oori st~dentari nelle {abhrichc, san i, ca lzolai , ecc. (l) ti manual o( anfh1'opometry, 01· a yuide lo t/le physical ea:amìnalion anc.L menaureme11t o( the human body, ecc. by CHAR LilS RuDKRTS, F. Il t.:. S.t oudon, J . :•n•l A. Cllurchil l, l8i8.
8T:?
DE LLO S VII .l' l•t•O DEl. COfH' O
Classe speciale (St>lertt'd rlasses): classe H - Po!ice man. pompi eri , soldati . Come si vede, anche qui i contadini si tro,·ano mes col;~ t i con professioni affatto diverse: i fabbri. i fale gnami. i muratori si tro,·ano confusi in una stessa cate ~o ri a . Noi nbh iamo credut0 d i rinunziar·e a una classifl..:.azione pi i1 o meno sistematica, ma di prendere in con siderazione soltanto le professioni fo i gruppi di profe5sioni e condizioni sociali) più importanti per numero. mellendo nella categoria dell e varie tulle le altre, che, non avendo aflìnitit con alcuna delle più numerose, non poteva no ad Psse a~ ~ regarsi . e d'altra parte non avrebbero potuto dare r·is ultati snddisf:tcenti per lo scarso numero dei loro rappresentanti (per es. marinai , minatori , lavaodai , ecc.), come pure tulle quelle a cui, per la indi cazione troppo generica, non si poteva trovare un po>Lo propriamente adeguato (per es. operaio, lavorante). Abbiamo cosi faLLa una serie di '13 gruppi . la quale certamente presta il fì anéo alla critica. ma che riteniamo pos~a in massima corrispondere allo scopo . ·t· Gruppo. Comprende: Stlu fenti. professioni:-ti, n e~o zi;mti , possidenti , lJUiuùi Wtti gli individui appanenl'nli alle classi più colte e più abbienti. Naturalmente non devono essere state infrequenti anche in questo gruppo le ioesatlezze: specialmente per la interpretazione spesso troppo larga ~:lla, nella compilazione del documento ori ginal e. alla parola studenti. Parecchi coscrilli che veramente esercitano una professione mannai e o vi sono avviati, si dichiarano all'~ ll o dell'arruolamento come studenti, benchù non abbiano fatto che le prime classi el ementari. Yi sono pure parecchi contadini eire, essendo possidenti del loro terreno, preferisc.ono di fJunlifi carsi co n que.;t'ultimo titolo. A que3to si è rimediato irr parte Q:Jettendo nella ca tegoria dei contadin i i po~~ id e nti analfaheti.
-~
IN RAPI'OliTO COLI..\ I'RO HSS I O ~E
8:13
~·Gruppo. Questo gruppo è uno dei più in determinati dei l :J
cJ te abbiamo fati <•. E ~5 0 rappre;;euta come una transizione 1ra il l" gruppo e qnelli dell e profe:'sioni ma nua l~ . Il tipo piiL o umeroso d i questo gruppo sa reb he costi tuiLO da coloro che e~c t·citn no il tJiccolo r.ommacin; ma vi abbiamo anche compr~so, lutti quelli individui che vivono rli una vita rliscretamenle igienica, con alimentazione surflci en te ed anche esu • barante, con fatica muscolare o nulla o moderata. ma nei quali C[tll!S to genere Ji vita non è c:osi permanenle e assicu ~ l'<llo, come e il caso nei pro fessionisti e negli stndenti . Cosi io (fUesta categoria sono comprese nlcun e ~peci e di professioni nelle qual ~ si può trovare, da una part e la più squallida miseria, dall'altra tutti i vantaggi della vita agiata, quali sarebbero quella di musicànte, so.llò il qual let•tnine po:>sonu ess ere andati confusi tanto il suonatore ambulante , che VÌl'e elemosinando, quanto l'artista a coi la propria abilità ha ns· sicurato Lutti gli .agi delta vita. In questo gruppo sono stata an che classificate quelle arti manuali che comportano o una maggior cultura e iotelligenz:~ , o che rich iedendo per essere esercitate il po~sesso di qual che capitale, danno a ritenere che gli resercenti menano una vita piit comoda del sempli ce proletario·. Tali sarebbero le professioni di gioOielliere, dro~ hi e're, macchinista, incisore, miniatore, orologiaio e simili. Vi sono anche incluse •Juelle professioni e r.ondizioni, che nel momento io cui sono esercitate mantengono l' individuo in una posizione materiale superiore a quella del proletario, come cuoco, cameriere, usciere, guardia ecc. Finalmente vi sono incluse tulte quelle profes sioni (e sono le più numerose) cl1e corrispondono al titolo generico di pi ccolo commercio; e specialmente: merc iai, bottt~ga i, taoaccai, viuai, t:quoristi, caffettieri, osti, pasticcieri, ecce tera. 53
'
l
~
83'·
DELLO SVIL UP PO DEL COR PO
Il 3• gruppo è per contro il più naturale, nello stesso tempt> che è il più uumero;;o, IJnello delle profe::;;ioni a).:rico le. Oltre ai contadini, vi :-ono compresi lnt li )!li individui esercitanti professioni affini, come ortolani, vignaiuoli, giardinie1·i. ùosc.aiur>li. Vi sono poi compresi anche i pastori, bov:1 ri, ca r · bonai e simili, nella consideraziont~ della comunanza dell'ambiente e31erno, ed anche 'che molto spes$0, se la professione principal e di tali indi vi dui è quella indicata, essi esercitano anche non di rado quella fondam entale del contadino. La 4• ca tegoria è co;;tiluita dai fabbri e da coloro i n genere che esercitano profess ioni faticose sui metalli: calderai, ottonai , magnani, e po i col tellinai, chionaiuoli ecc. t a ~· com p re nd e i {alegnwni e professioni affini, ebanisti. se:? gioiai, carrozzieri, sega tori , inta r:;iatori, torni tori. La 6• comprende i m.uratol"i e l ~ professioni attin en ti alle co~truz io ni: scalpeli in i, marm isti , lavoratori di pietre, l<tstrica · tori , stuccatori , imhianch ini ; esclusi però i manovali. che fann o parte della 12" catego ria. La 7• comprende i sarti ed i calzolai, e in generale le professioni poco fa ticose, sedentarie, ed esercìtate in luo~hi chiu-;i; quindi ;:tnclle i sellai , i gua ntai, gli urnbrellai, i cappellai , i cenciaiuoli , i p:~n iera i, i pelli cciai, i valigiai, i tappezzieri. L'8' ca tegoria è numericamente la piti. limitata di tolle, comprendendo i soli bm·bieri. La o· è pure ahhastanza limitata, ed altresì ben c:1J'atteriz· zata, e comprende i macellai, i pizzicagnoli e mestieri affini. La l o• comprende le professioni relath•e ai trasporti animali , e principalmente i r:arrrttieri, vetturini, barrocciai e poi i cavallai , i mulalli eri e gli staflìeri. L' H • co mprende i fornai e professioni al'fini: mugnai, pastai .
•l •
IN R .\Pf'O!\TO COLt .\
PROFE~S!O:\'E
83J
La l :t e la 13' categoria ~ono le più indr terminate di tutta · la ~r ri e. La 1.2•, so tto il titolo generale di braccianti, doHehbe comprendere gl i inùiv irlu i che vivono di lavoro manuale, senza però e.;ercitare alr.nna arte speciale. Tali sareb ltero i manovali, i facchini e tutti coloro che lavorano alla giornata . Senonchèil senso delle parole: ltrncciar1lP, giornaliero, oprante e sim il i . è molto vasto e vnrial,ile anc.lre secondo le \'lirio regioni cl' ft nlia. Cosi nell'Em ilia e in To:;rana i co ntad ini , che non lavor.1 no permanentemente il proprio terreno o quello che hanno in mezzadri:~ , llll\ \':1nno a lavorare presso altri mediante retribu7.ione giornalirra, sono generalmente indi c:;ti col nome eli hr:accianti. giornal ieri e simili, venendo cosi compresi in sieme ngli altri braccianti non cont:1dini. La ·13" cate~o rìa (Prnfì:ssioni variP) finalmente acr.o)!'lie tutti gli indiridui che no.n hanno trovato po:>to nelle categorie precedenti. Qui ven,t!ono comprese anche alcun~.: prores:;ioni che sarebbe invero stato intere~~anti$simo di studiare ~ep=~ratamente, t:ome per esrmpio i marinai, i minatori e zolfatari, i tipografi , i saltimban ~ hi ed altre professioni eire hanno per il genere ste.;~o del lavoro o per l'ambiente in cui sono ese rcitate, inlluenzt~ modificatrici molto sensibili sull'organismo. :\l a il desiderio di far posto anche a queste categorie fu sop raiTallo dalla considerazione che e<;!:e sarçbbero state r:rppresenta te da piccole ci fre , e che oltre a ciò alcune di esse sarebbero state scar~i~sime, o nulle a!Tatlo, in alcune regi oni , come i marinai nei com partimenti non mariuimi , e i minatori e zolfntari nei compartimenti sp rovvisti di miniere ; allnlchè diffi cilmente si sarebbe poi potuto giudicare se le differenze r·i..;con t rale t m queste e le altre categorie dovessero essere, piuttosto che alla d itTerente pro ressione, a ttrihuite alla ùiiTerenza di r·nza. Cer·tamente la classificazione eire abbiamo adottato non t)
8:36
IDEU.O SVILUPPO DEL CORPO
perfetta, e noi stoessi per prima cosa ne abbiamo mes;;i in rili evo i difetti. Ma, giova ripelerlo, non si trattava di fare una classi !i cazione sociologica ed econom ica delle profession i, ma soltanto riunirle secondo le loro azioni fisiche o secondo l'amhiente a cu i sono sottoposte. Nella seguente tabell a n. 4 è indicatr per ciascu na profes sione il numero delle osservazioni rac:olte. TAD~UA
N. l. TOI(\Ie iii'IIC ossefl'a:tiolli rf)II\IÌI'e
PHGFESSI O~ I
slalura
l'Il toracico perim~Lro
1. Studenti e simili .
18211
18136
2 Piccolo commer cio e simili.
9~0}
!)280
'l ·H 060
1ft3783
5968
5!)32
5 F alegnami e s i m ili .
8023
-, !)·3') :..
6. Murator·i e simil i.
·t3!)f'>:l
l :l/21
7. Sar'li, calzolai e simili.
11!121
11 !l07
f>. B arbieri e simi li .
1262
1261
H. M acellai e si m ili.
17';6
177l
10. Carrettieri e simili
92 12
U l 7~
11. Fo!'llai e simili .
5137
5128
12. Braccianti c simili
11U fl
·t t 038
13. Prof'tlssioni varie.
15:J50
'l 52 H
251)166
255181
3. Conlt<d~n i e simili
4. F.qbbri e simili
.
.
ToTALE generale
al la
..
III . Sratnra. secondo le professioni . - Ecco intanto , o ella tabella n. :?, i risultati complessivi dell e nostre investigazioni per riguardo alla statura. Questa tabella porta soltanto i valori med ii. La seriazione per ciascuna professione è data nella tavola numerica 1\'.
-- .
TA UEI.J.A
N.:!.
Slurl<•nti
e ~imill
CùMPARTim:NTI
s• Pkcolo corm· uacrcio c simi 'lì
U 6~
16i-,8 17211
!65,1
3G9~
165,5
. Lombardia . .
5!)1 J6ì,:3
271 1116,0 llS5 10:> 1 8H 9't8 189 67 9(i'
Abruzzi e Mol.
IS i ~l 167,0 15~0 1 168,2 16:)3 Hi7,7 'l ~~~ 167,6 518 166,6 :l2G 1 ~7,1 6:1:1 •167' 1 65 ~ i 66,-;
Campania
237~1
Toscana.
.
Marche .
. Lazio . . .
Umbria •
Puglie.
. .
.
Basilicata • Calabria .
.
Sicilia
. .
Sardegna
.
TOTALE.
JG6.9
va~ioni
!3-8
. .
3° Conta<lini e ~imi li
vazion i
Piemonte.
Veneto Emilia.
-
l
°
I':IZIOOI
Liguria
-
5o Muratori 7 • Sarti Fabhri 5° Faleguami ' e silllili e simili c simili c simili ' 1'o~ T o tai o Sta tura Tolal <• IS Totnle n talo statura T•Hale ~~W~c 'statura tlt' Ile nelle Statu r.1 rlell e tatur:a doJ l 1 Statm·a tl~lle Statura To· rl el lc 0SS(1l'· • OSSt.'!l"· • ossere oss.t'r·. l media osser· media o;;ser· J m •-ra o,; media vnioui rocdm var.ioni medta 1 ; media {0
165,7 108:!1 '166,6 :l62 10~1,9 9'13 166 •l ' 24:5t 166,R 388 164-,i
1 ~2U
~~ o 1
t:·t
w-<> ;.-> ,_ 176-iO
l
165,:3 16(-i<,:3 1'"9h.) , i 166,!) 16 t-,5 "11 799 1 f 65,·1 165,5 '1092~1 165,() l 1!li-,8 62't81 16:1/· ! 6~.,.,!) 37b0 1!ì3,~ Hi5,3 3793 163,: 25-! 163 9 8(i~5 ·163,0 ' 11 51 164-,2 114!Jl 163,1 324 16'1-,{) 8230 1U3,1 u1 l tG,~,:.l 3 10li 16'.> <) 230 !Il i-, l 52l8 162,1l ·t i62,H 891 16 't,8 ·1.r61.
- ti
vazìoui
8 H HH,6 2 l:l •! 65,:{ 9 l5 Gi:! 3 li 5 17, 2 ;~
165,1 166,5 165,!! l f'5,R 16-1-,4
)5 1(l5,-; ~!)
164-,8
1()
I GV~
4 7l 1 ;-;
16 i-,2 1o3,!J 16:1,( 2 IO '168,: 5' ìR 164-,!l
,.. -·-
tH ·JG2,7
390:1 !H l ,\l
166,91 930 'tl 165,0 l H U60, 161-,:l
l~
1 62,~
59 38 . 1C.5,0
1
2272 164,7 2&9 1(15,4 532 16<), l '1250 16\5 2:390 105, l 10W 1G0,5 1372 167,0 598 105,R 90J 1Gio,:1 899. 165,6 550 J65,fi ·H5 Ha.~ 372 '164- :l ' 92 16::>,8 11 7 •161,ti :.!!)() 1fi4 :l ·1Vl 16i,'l 297 'lli-i,O 215 JG:l,R !) li l6:l, i l :3tl:l 1G3,'' 387 16},7 ~96 1G3,7 tHI 163,1 174 11'3 J , '-> :l3:J t6:l,!) 35!J 163,6 78 1 HH,!l 158:J l G3,G . 9f> 162,7 l !lO J 6'J_,,.., 1032 '165.1
--
~--
'115fl •164,3
....
~
35 1 161-,!1 ::0 :.19'JR 161-,7 "':;
--· 9:8
102 1 SUD
4-iO 178 27~
5911 1581 627 39t{ 79()
Wl2 141
105,8 16;),:3 1G:J,.4 164,0 J6 -1-,!J 164-,~ 163,5 163,7 161,5 1(33,0 163,8 'l G-i ,2 162,4
8023 165,1 13953 164,8 'liS2 1 i 6-i-,5
""
o
::0
...;
o
r. o r
~
..,
::e
o .,., l':
v. cr.
o ::-:
l'l
cc
cv
-l
l~Il" ('.mrt\tC~ ~- ~·orn!ti l t~ ;r~r~·o:~nti
Srgut TAaf:Lt.A N. _'!:: . =,...-="":.""""=-=-====--:---==-'==-:=---====:--.,==-===-~ go 11° 13" l'rr.fe-;-;o oui l Tulale geuerale e otnull e >nnoll o slmtlt e >tallh \"3rt<' e ~omolt
ll:~rhi•'-r~ -- ~ - ~ M~r~llai
COMP.-\nT IM ENTi t To t.al r IStntnra clrlle
Totale· clellt) Statura
O'Sf' r· o, ..er·. media va1.ioni l media \'n7.t01ll
163,6
Piemonte.
.
I O~
Liguria .
.
29 165,9 113 163,7
Lombardia
76 165,6 95 1 0~>,1
Veneto • Emilia • Toscana .
'102 165,5
Marche
221 163,1
Umbria . Lazio . .
11 . 163,:) 21 162,1!
Abruzzi 1 Mol. Campania .
r. 't
To·rA t. F. .
.
~-
~
-
lli-\,:1
lo:ul:l
217 i t<~
16:>,:!
2011 l ll5,7
!):)
166,6
1i:t IG6,i l
121 166,( 2/i 163,:> 80.
J(j:), (J
1K\ 16:!, 1fl
12!12
n "'' "
tGi-,G i41 1G4,!l
2 1r,~,o
231
o<,N·
V,ll.ÌOIII
40[ 16-i,l 35fl 166,2 252 166,9
l6i, ~
Sicilia . Sardegna
me l:l
V37.ÌUI1Ì
Tl!t:th• ~t·ttnra delle • ·
:lO-il 165,1
47 l G5, \ 1 8~ 1Gr,,R
11
l
(i6fll 16),5
51 W2o l
102
111 " l:\
Tolnl c Statura •l~lle o"er· d"
11081 IG:J,2
3 ~, 1H5,4 20fl JGi,ù 60 l 66,1
Puolle. . Basilicata Calabria .
\:17,Ì011Ì
l
1 6~1)
20~
J63,0 1G:J,c; 165,2 1G:l,r,
208
To tale 'st·ttur:~ delle · · u«er•l'
1~
17ìll
Hi3,~
11\:o,i l
2)~.
f>63 166, ~ i;41
165,~
--
--
Tol~l·• .SI·ttur:~ ckl le ' • o~<t'r·
\':IZIOilÌ
Il
tr l 1'a C '
208i- 16 4-~!)
l
::.0
:.J
::.0
To talt• ' Statur:l clclk O<$t'r· mt.. lia
\'3ZÌOIII
'
~.9 2~1a.~HI ·w:.,o
WG :l l
iO W l 1 6~),0 r-~
s
165,1 705 166,1 2005 WG,: 2532\ IUG,n ~< l 35(i 165,1 228Gj 16},H l17i 'l GG,O 2172~ ~ l ...t"' 161-,11
.,_., 1 GG,~
8181 16:i,'l
2521 16:>,5 32156
!,')•1
16:}J c: 151. 16G, i 2415 165,1 122R 1G:J,8 2ll·IR 165,7 ~ 1i0 ·JG3,8 J 17 IG5,·• 321 1 1113,~ 3:ln HH,fi o 1031 16~.~ n2:15 1G3,H ~ Gt 1 6G,~
5G2 16\~
3.:'!i4.-H 13i!! Hl()l 15i.
161,6 103,5 16:l,R IGi-,0 W2,fl
3!17 IG3,0 llOG I(I:J ,!l 7:, !1::!12
IG:I,iIl:\.\
289 1G ~/i
82 j I G5,';
2031 1Gi-, l G2~
2 14
16:l,li IG:I,>l
5i
Hi:2,c;
137 1G3,6 GO!l 16:V, ~!!1 IGI , I 1
t; l :l ;
t n '.. ,'7
t>l !)!) 16~.~ 52 U 164,~ ~ 1ì l 'IGi-,:J 2!) J l (i4,1l G5fJ:1 16 ),4 ~ 3!)0 16i-,0 3ìOI IG3,q J 23:HI 163,i- 0 I l i ì 163.!) IS:lì HH,OJ 2 ~:lQ;, 16:l,; :!!1:3 1 1G:l.R -i-fi!l Hl l, l l :t!J(j:! l fl3, t 1lWI 1GI:ì l O!l 1Ga ,:1 i-S!Ii- IG2,7 13121 163,0 307 164,21 ·1O:Ho 1 63,4 !)!J!} l Hl3,9 21R; t G:I,5
.,
I:!!J
lfll ,:-
!!70H! •
( li:l
t f'l:l,7
l H l,fl
tt:iu 1
11; L {
t r. ~ , r.o
f U:?y l
l I IIR!I
1 nr•. t
•r .n 1 (:n
IN RA PPOitTO COLLA PllOFESSJO NE
Osservando qu esta tabella, salta per prima cosa agli occhi la differenza tra il grllppo degli st udenti e tutti gli altri, sia considerato individualm ente sia in blocco. In nessun compartimento la statura media cle~li studenti è superata o raggiunta da qualsiasi altro gruppo. Altrettanto notevole è la costanza con cui il gruppc, dei contadini e sempre al disotto della media generale del rispelliYo compartimento. Unica eccezione è il Piemonte. Esaminiamo più nccuratamente le cirre )!t·uppo per gruppo. Gli .~twlenti, considerati nel totale del Regno, superano la media generale, di una quantità media di centimPtri 2 .3; superano i contadi ni di unn quantità media di cm. 2,G. Ecco queste dill'erenze di stinte per compartimenti : TAilf:I.LA
N. 3. in cm. ' frallifTer.•roza la ~lalnra ITH'fl ia CO~IP.-\ RTIMENT!
degli sturleu lì tì
Qt~ ella
•leltorar.,
t ICI
~wnrr:alc
ront~rlini
Piemonte. Lig uria. . Lombardia Veneto. Emilia . Toscana
1,9 1,7
1,8 1.8
22 J
'>3 -,
'l 'i-
1'i
C) ·~
-,·
2,6
1,9
'>O -,
Ma l'che. U rnbria.
Q-·l
3, L a'> ,-
Lazio . Abruzzi e Molise . Campania. Puglic . . Basilicata. Calabria . Sicilia . . .. .
~UF3egna · '
2,7 2,7 :1,3
2,0 2,9 3'> ,Q-
-·' 2,9 2,0
3,4 3,7 2,6 3,5 3,7 3,3
3,7 2,2
84-0
DELLO S\'JLUPPO DEL CORPO
Qui è evidente che nell 'Italia su periore, compresa la Tuscana, le dill"erenze di statura tra gli studenti e la geueralità della popolazione, come pure tra gli !òludenti e i contadini, sono assai minori che nel resto d'Ilalia. Questo conferma i risultati già ottenuti nella I parte dell' AntroTJOmctria milital"c ( l ), in base soltanto ai fogli sa nitari degli sturlonti e dei contadini di mandamenli capoluoghi di provincia. Questa dill'erenza, di cevamo fin d'allora, dipende da due cause : 1° che le condizioni di alim entazione e rli ambi ente dei contadini sono più misere nell 'Ital ia meridionale ch e nella settentrion:de ed io Tosca na ; 2° che, e;;sendo la categoria degli studenti quella piu facilmente spostab ile da un Lerriwrio all'altro, la statu ra degli studenti dell'Italia inferiore è resa piu alta di tJUel!a clt e spell erebbe loro per razza dal fallo che sono tra loro mescolati elementi provenien ti da altre provinc1e di statura più alla. Comunque sia, resta confermalo che la buona nutrizione, la vita agiata, l'esercizio muscolare modera to favoriscono enormemente lo sviluppo in statura. È certo che se tulla la popolazione si trovasse in con · dizioni di ambiente altrettanto bu0ne come quelle degli ~In denti, la statura media generale dovrebbe alzarsi in l tali a di due centimetri almAno. La categoria piccolo commercio dà, ·~vme era da pre,·eveJersi, una statura assai più bassa di quella degli studenti , m ~ però superiore in genere alla media generale, Lenchè si:.t spesso superata da altre categorie di professioni manut~li. f.-1 categoria contadinì pre.;enta dovun~ue una slalura molto ba ~sa, e se la din'erenza tr:t qu esta statura e quella del comples5o delle professioni non è tanto notevole, ciò (l) Pag. ~6 e ;;eguenti.
8). l
IN RAI'J>OI\TO COLLA 1'1\0FE:-SJO'iE
r
r
si deve a che i contadini formano più del 0G p. l 00 del tota le delle osservazion i. Ad elimi nare questo int:onvenienle, qni solto (Tabella n.~-) diamo la statura media dei contadini in confronto con l(Uell:t delle altre professioni .
!
Statura media tutte 1 ni l~ ali re
di tutte le altre prolo's.,iou i
l
gli studenti
1
CO~~ARTI~E:-<TI
dei conta clini
Piemonte .
Hi5, l 165 5
(e!:sioni e corHiizioni lef\rocoudizionil esclusi
IG5,0
1(.;~ i
' 165,:3
Hl5,8
' 165,1-
1()5 ;,
16:),2
Veneto .
1t,C,;)
166,8
·IGG,5
Emilia •
165,1
16\7
J(j;) :1
'f <>Scana.
165 6 ' 168,5
IG:3, l
165,8 16t,7 165,5 Hl5,:3 16-i,3 '164-,1 Hi.l,6
·16'> 9
-.~
•J63 6
163,1
162,8
.'
16~.0
103 ;,
l6:2,!J 161 ,o
164,5
16 .,,O
162,!)
162, ~
16't,3
165,1
'1 6 ~.8
Liguria . . LombarJia.
Marche . Umb1·ia. Lazio. . Abruni e Molise Cam pania Pug lie . Basilicata Calabria. Sicilia SaJ·dc~gna
T otAle del R egno.
·163 \) ' l(j:{,7
Hi:J ' o 163 t '
'
' ·tU5,"> HH,:~
165,0 IIH,7 1 6~{,8
1U3 8 '
16~,2
'
È e vidente anche in queste cif1·e come lo svi luppo in stntum dei contadini in confronLo con quello delle altre ca-
DELLO S\'ILU PPO DEL CO I\PO
Qui è evidente che nell'Italia superiore, compre:;a la Toscana, le diiTerenze di statura tra gli studenti e la ganeradità della popolazione, co me pure tra gli studenti e i contadini , sono assai minori che nel res to d' Jt.alia . Qu esto conferma i risultati già ottenuti nella I parte dell' Ant?·opometria militari' (l ), in base soltanto ai fogli sanitari degli st t~~lenli e dei contadini di mandamenti capo luoghi di provincia. Questa difl'eranza, dicevamo li n d'allora, dipenile da due cau5e : 1° che le condizioni di alimen tazione e di ambi ente dei contadini sono più misere nell'ltalia meridionale che nella settentrionale ed in Toscana; 2° che, essendo la ca tegoria degli studenti t[ltella più facilmente spostabile da un territorio all'altro, la statura degli studenti ùeii'Jtalia infe rio re ò resa più alta di quell a che spellerebbe loro per razza dal fnuo che sono tra loro mescolati elementi provenilenti da altre provinc1e di statura più alta. Comunque sia, resta confermal o che la buona nutrizion e, la vita agiata, l'esercizio muscolare moderato favo ri:;cono enormemente lo svi!uppo in statura. È certo che se tulln la popolazione si trovasse in çondizioni ùi amb iente altrellanlo buo ne come quelle degl i ~ tn denti, la statura media generale dovrebbe alzarsi in l taliu ·di due centimetri almP.no . La cate){oria piccolo conwu•rcio dit, ·~om e ~e ra da preveveJersi, una statura assai più ba~sa di quella degli studenti, m ~ però superiore in genere alla media generale, hench& sia spe;;;;o superata da altre categorie di professioni manu <~ li. L't ca te~o ria contadini pre.-enta dovun11ue una statura molto bassa, e se la di ll'erenza tra questa statura e quella del compl esso delle profes sioni non è tanto notevole, ciò ( l ) Pag. 46 c seguenti.
,-
IN RAPPORTO COLLA PltO!'E:'SIO'iE
8 ~l
si deve a che i contadini formano più del 5o p. l 00 tlel tota le delle osservazioni. Ad eli minare questo inconveniente, qui solto (Tabella n . .~) diamo la statura media dei contadini in confronto con quella delle altre professioni. TAOELL,\
:'i. 4.
Statura medin \
COl! PAIITDIE:'iTI
dei contadini
,tj tulle l~ altre
l profession i eprof•~~~loni condizioui c co udizloni
l Piemonte .
Toscana.
Mar·che.
16:~,5
Umbria .
163,!)
Lazio.
16\7
Abru1.zi e Molise
Hn,o
Campania
163,1 lù:3, l 162,2 162,8 IG2,9 161 ,l)
Veneto . Emilia .
Puglie .
Basilicata Calabria. Sicilia
.
Sar·degna Tot.nle del Regno.
e;;d u~l
gli studenti
16't,3
165,0 165,8
1Gi ,7
'165,~)
'16\2
166,8
166,5
1G~,7
J 6f>,:l
16:),8 16P ' 165,5 165,:3 164,3
1li5,'>
16 ~ . 1 l.<i4,6
l
165,'~
161-,3 165,0 IIH,7 16:3,8 16:3 8 ' 16~,2
163,6 16l,O 164,5 1G2,!)
1G3 l '
165, t
164,8
H.i:l/>
16\.,0 1G2,~
È evidente anche in queste cifre come lo svil uppo in
statura dei contadini in confronto con quello delle altre ca·
L d ;·· .
i. \ •
1G5..J 165,5 165,:3 HìC,:> 1G5, l 165,6
Liguria . . LombarJia.
di tnlle le nltro
l•• • l
OEI.I.O S I"IU.: I'I'O OEt COill'O
tegorie di prufe5sioni , è molto pi 1'1 adùietro nelle provincie meridio nal i d1 e nelle settentrionali d' llalia . fn queste anzi (e vi comprendiamo anche la Toscana) la ~ La tura ùei con taù ini è quasi sempre maggiore di quella di tulle le altre professioni manuali. La 4-a categoria, fabln·i c simili, presenta oscillazioni non po..:he. Confrontando la sua statura con quella di tutte le professioni manuali (esclusi gli studenti e i contadini , ma compresi i fabbri stessi) si ha che essa li supera in totale di due millimetri. Esaminando per comparti menti , si trova che i fabbri sono alqua nto più bassi delle altre professioni manuali nell'alta halia che non nella c~ntrale e nella meridionale . Infatti la statura dei faburì è inferiore soltanto nel Pi emonte, in Liguria, in Lombardia , nelle Pu glia ed in B:1silicata ; eguale nel Veneto e negli Abruzzi; superiore in tutti gli altri comparti menti. I {alegnatm: (5° gruppo), che per condizi oni sociali e di ambiente possono considerarsi come molto similari coi fabbri , ne differiscono infatti assai poco, anche per la statura, cioè appena di un millimetro in più nel totale del Regno. Soltanto nel Lazio e nella Campania i fal egnami hanno una statura inferiore a quella di tulle le professioni manuali non agricole. Nel Veneto e negli Abruzzi l' banno eguale ; in lutti gli altri compartimenti superiore . Il gruppo dei mm·ato?"i ha una statura media generale identica a quella di tutte le professioni manuali non agricole. Secondo i eompartimeoti, la statura dei muratori è eguale in Piemonte, Emilia e Marche; inferiore nella Liguria, neii'Umbria, nel Lazio, in Campania, Puglie e Sicil ia ; maggiore in tnlli gli altri compartimenti. l sarti e i ral:olai (gruppo / 0 ) hanno una statura media genera:e di 1 ,6~a , inferiore di tl'd millimetri a quella pur ge-
l:'f RAPPORTO COLr.A PROPESSIO:'iE
89·3
nerale di tolle le professioni manuali non agr·icole. Secondo i compartimenti, questo gruppo supera la media generale soltanto nel Lazio, in Puglia, Calabria, e Sicilia, la eguaglia nell'Emilia e in Sardegna, le sta al disotto iù tulti ~ li altri compartimenti. Riguardo al gruppo dei lHtrbirri (8") la ùi!Terenza colla media generale è anche piit sensibile ; ma, considerala ne: vari compartimenti territoriali, questa classe di professioni da risultati alquanto oscilla nti io causa dello scarso numero di <•sservazioni. lnfatti soltanto in G compartimenti il numero dei barbieri supera, e di poco, il centina io: ed in Sardegna se ne hanno soltanto ùue, i quali danno perciò una statura media che non può ne mmeno esser presa i n con-
siderazione. l macellai (gr·uppo 9°) sono alquanto piti num erosi dei barbie!'i, e òanno risultati più !issi. Questo gr·uppo, dopo quello degli studenti, è quello che presenta la statura piu alta. E in ciò devonsi ri conoscere a nostro credere due generi di inlluenze: quella della selezione, per la quale fanno i macellai soltanto individui roi.Ju,;ti , e quella della abbondante nutrizione. Il gruppo 10° (car-l'e/lien} presenta una statura alquanto più bassa della generalitit delle altre profe~sioni. An che considerati per com parti md nti, i carre LI ieri non su perano la media statura delle altre professioni manuali non agr·icole che nel Piemonte, nell'Emilia e in Sardegna, e la eguagliano io Campania; negli altri compartimenti sono al disotto. Il gruppo dei fornai ha una statura media eguale a quella dell'intera popolazione, ma leggermente inferiore a quella delle proressioni manuali non agricole. [ fornai sono superiori di statura nei seguenti compartimenti : Veneto, Emi l ia,
84.4 .
DELLO S\'ILU l'l'O DEL CO !t PO
Toscana, Umbria, Lazio e Calabria; sono inferiori 10 Lutli gli nItri. La categoria dei bntccianti, sulla cui composizion e alquanto irregolare abbiamo già precedentemente parlato , presenta pure una statura alquanto bassa. Considerati per compartimenti, soltanto in Piemonte, in Liguria e negli Abruzzi essi superano la med ia delle professioni .manuali non agricole . In taluni compartimenti sono anche al disotto dei contadini stessi, cioè in Lombardia, Veneto, Emilia, Toscana, Basili~ata e Sarde~ na. L' ul timo gn1ppo, quello delle professioni rarie, necessariamente il piu eterogen ecr di tntti, ha , dopo gli studenti e i macellai, le stature piu alte. Però neii'Umuria, nel Lazio, negli Abruzzi, in Sicilia e io Sardegna presenta una statura an cora al disollo di quella dell e professioni manuali non agricole. IV. Perimetro toraàco, suo 1·apportv colla slatm·a. Fin qui abuiamo consideralo soltanto la sla lura. Ma la statura non è che un dalo; e se essa, a parità di razza, è per lo piu un segno di sviluppo fisico più completo, oon deve pero credersi che essa sia l'unico o il migliore indizi.o per giudicare della robustezza e della resistenza fisica degli individui. A Cjuesto giudizio è di valido concorso lo studio del perimetro Loracico, del qua le. rapidamente ci intratterremo nelle pagine seguenti. Prima -però di esaminare il perimetro toracico in r·apporlo colle professioni , è necessario di considerarlo in relazione colla statura. Come una gran parte dell e mi sure del corpo, il rapporto tra il perimetro toracico e la statura non è costante, ma varia col variare della slatura stessa. Vale a dire,
•• ·~•
•L
l~ RAPPO!lTO COL LA PROFESS JO!\'E
8-'-5
mentre na via che si va dalle stature bl\sse verso le alte, aumenta anche (assolutamente parlando) il perimetro toracico. il rapporto tra questo e la ~tatura va inrece regolarmente diminuendo. Questo fatto non è punto nuovo: dovette essere ril evato in qualunque tempo da ch iunque ~i occupi delle proporzioni del corpo; e lo hanno pure ben messo in evidenza i nu merosissimi lavori statistici e antropometrici fatti in qnesto secolo. Ma siccome crediamo che nes~ una statistica alluia raccolto sn questo soggetto o;;servazioni più numerose di quella dei fogli sanitari , cosi ci pare opportuno di comunicare i nostri risultati coi maggiori dettagli possibili, ciò che è fatto nelle tavole .annosl'e I, H e I li , le quali danno .tutte lo combinazioni osservate tra ciascun gmdo di statura e ciascun grado di. perimetro toracico, centimetro per centimetro. La tavola l dà 4neste combinnzioni in cifre assolute. La tav. [( dit per ogni statura la distribuzione seriale dei perimetri toracici, fatto e~uale a cento il numero degli individui osservati in ciascuna statura. La tavola III infine dii la frequenza relativa (per l 000) di ciascuna combinazione di statura e di perimetro toraci~o prendendo per base il totale genera le delle ossPrvazioni. Il perimetro toracico medio spettante a cia!;cuna statura è dato nella tabella n. 5, nella quale si è anche aggiunto per ciascuna statura il rapporto tra e<;Sa e il perimetro toracico relativo, rapporto che chiameremo indice toracicu. Da circa 5.} e più per cento, per le stature più basse, questo indice va con gradazione regolari s~ ima diminuendo fino a 50 e meno nelle alte stature. Fintanto che il numero delle osservazioni si mantiene sufficiente, non si trovano due gradi
,
8\.G
DELLO S\'1 LV PPO Uf:L COli l'O
di stllura con identieo indi ce toracico, ma ognuno lo ha, :>ia pure dà una picco:a frazione, minore di quello della statura
Totale
l'enmt>tro l n•hn•
~
Tot.tlc
d~ IIP
lnracit"••
::::;
olcll••
()"Sff\'tl.ZIOrJi
mcolio itora•·oro
rn.
120
:. _=~-io_r_u 1.7G
2i!l7
8fi,H
51,f
l ,i' i' l ,-;'8
J;~:,
911,~
51
1:m; l'i j.;,
HO.G 00,5
50,'l
.o
8~••:!
:,:,,l)
7174
s:d
:, \..,lì
!1 }12
s:•.:l
,.. ,
•J
1'7!!
1,5R 1.:.n
11 6(i1
85,1i
5\.,2
1,80
!) l l l
1:!006
t<:, ,8
5t.,O
1,8 1
91,1
l fi822 l li82!l
R6,11
1,82
!Il ,:>,
1/ìfl
l ,-;:~
15\.
.w ,!>
l .lì~ i ,G:l
1 93~8
~~;.:,
1,:'11-
l 12
!H .:l 91,9
18860
RG,i
tM
187~8
Rfi ,!1
i 9,1 4S,!l
1,65
l!IHii
J.fi{;
1705t
J ,li";
t:,j.~o0
Ri , l 87,.1Ri' .li
l ,lì8
13fi j.:l
~-;.~l
l ,li!l
108!! 1
!o:R,l
:,2.5 :,2 :l :-,Z,I
l ,iO
10751
8R,5
:;z ,l
l ,i l
!o!OS7
88,7
j
-' l l ·':.. 1ti::
()5/:!
X!l, l
:,J ,8
4R:n
1 .7 ~
:mot
t\!l ,:l 8!1,:,
51 /ì 51.\.
:t2i' l
8!l,!J
1,51; J ,5-;'
l,lil
•
85,0
Perometro l nd•r" turariro 10 i,_m _ ed-io-:--- -ra-ri_c:o
~J ......
··~. ;).),0
.., '
50,6 h0,6 50,:l 50 •l
.-
49,9
:>.), t
l 85
5:t,O
1,xG
!JJ,U 9fl,!l
.- ) 8
1,81
9J,o so.o
I ,R8 1 ,'(!l
P1.1
l
):..,
r. .• .)_,,
l ,!lO J,!H
12
!Il ,!l
1-8,5 4$,6
-
92,0
.\s, 1-
f.IS.:~
iH,2
!13,8
48,9
92,0
47,i
t~s,o
:Jo.~,
.... l
1,02 1,!)3 J.!H
·>
1,95
1
86,0
·i t,!
51,} TOTALI
2&:d8 1
8i,L
52,!:1
l ,!l
•
IN llAPPORTO COUA
l'll0Fii:SS IO~E
84.7
immediatamente inferiore, maggiore di quello della stat ura immediatamente superiore. Questo, mentre fornisce intanto una prova palpabile come noo sarebbe nè razionale nè pratico il pretendere come criterio per !"attitudine al servizio militare un rapporto qualunque tra la statura e il torace t>guale per tulte le stature, dimostra anche che, nello studio della questione che ora ci interessn, l' enunciazione tanto dell' indice toraci co, come del perimetro toracico stesso, non è sufficiente da sè sola per carauerizzare lo sviluppo del perimetro toracico proprio J i ciascuna professione, ma occorre .;empre ch e sia contemporaneamente indicata la statura. Cosi per es. l'indice toracico di 0 l si può ritE:nere come caratteristico di suflìciente sviluppo.per un ind ividuo di alta statura; deve ritenersi come insufficiente per un individno di bassa statura. Allo scopo di facilitare il confronto tra le varie professioni , per _quanto riguarda lo svilu ppo del torace, abbiamo nella tavola. numerica IV, per ciascu n gruppo di professioni , centimetro per centimetro ( 1), indica to il perimetro medio proprio di ciascuna statura non che il t•ela tivo indice toracico. Le 1i- ligure poi della ta,·ola grafi ca annessa rendono ancor piit manifesti e palpabili i risultati. Prim[l di tutto è bene osservare come quanto più un gruppo~ numeroso, tanto più le rispettive linee sono regolari. La curva dei barbi eri , il gruppo meno rappresentato, è it-r,egolarissima; quella del totnle del Regno, come ant:he quella dei contadini, sono invece di nna regolat·ità straordinaria. li confron to dello sviluppo loracico tra le varie calegorie di professioni si fa paragonando l'altezza delle linee tanto del perimetro toracico , come del(l) Per le stature al di>otto di metri 1,56 e JlCr quelle al di
lil di metri i ,8() risl!l\latì so no st;\li messi io lllocco, a ttP.S:l la scarsezza di tali st."lturc.
•
\
.
'i
. i
8i-8
DELLO S V!LIJ P.rO DE L CORPO
l' indi ce toracico. l e categ-orie che hanno le linee plll in aho sono quelle che hanno uno s ,~i lu ppo toracico maggiore. Oaila irregola rità delle curve basate su poche osservazi(lni si dovre bbe concludere che se non si ha a d1sposizione un numero molto forte di osservazioni , sarebbe impossibile addivenir~ a un confronto fra determinati gruppi di dillerente sviluppo toracico. Abbiamo però ricercato il mezzo di confrontare anche i semplici val ori medi tra loro, in modo da permette r·e un para,!.(one allendibile anche quando le osservazioni, pure essendo sufTicienli per stabilire una media) non lo sono per la seriaziooe . Ed ecco come abbiamo proceduto. ~ CoosideranJo come tipo di regolarili1 e di natur;llezza la :;:radazione ottenuta pel totale generala delle osservazioni (V. tabe lla n.:) e l'ultima fi gura della tavola grafica), abbiamo !'Celio questa come termine di confronto. Calcolato, per. maggiore esallezza, a Ire deci mali il perim etro medio proprio di ciascuna statura, abbiamo poi dedotta la difTereoza tm un centimetro di statura e l'altro ; poi questa differenza è stata di visa i o parti eguali tra i dieci mili imetri costilueOLi l'i n· tervallo tra le due statu;e. Cosi acl esempio, trovalo che il perimetro toracico medi o per la statura di met:·i 1,61 è di c rn.86 ,~ 13 e quello della :-tatura di metri 1 ,62 è di cm .86,~91.> {differenza = cm. O,r:?82), aggiungendo una decima pl'ltte della dill'erenza, cioè 0 , 0~8:?, a ciascun millimetro di statu;a oiLre 1,61 , si viene ad avere: per ·la statura di metri ·l ,61 1 un perimetrò medio di
t
1
86,'?4 12;
per la statura di metri 1,61 ~ uo perimetro medio di 86, 2694-; per· la statura di metri l, 613 un perimetro medio di 86,'2016 ; e via discorrenào .
'_j
' COLLA PROFESSIONE lN RAPPORTO
84.!)
Con questo semplice calcolo aubiamo costruita la tabella n. 60 nella quale le cifre dei perimetri toracici sono state ridoue a un solo decimale, o::;sia a millimetri , e sono state escluse le stature inferiori a metri ·l ,6 1 c superiori a l ,68, come l{ nelle che nelle osservazion i che Cl interes:>~ no , non li~urano mai come valor i medi i. TADELLA
N. 6.
., li
o .,
l e~ ~E~ ~ E-oo
o::
.:::E~ ·f Q) e~
STATURE
STATURE
.§ c 8 1!
... o-
, ·~. ~-a Q:~u
~:;;;::i li
e
E
11
"
'
da161,0 iocl. a 'l61,1 iocl. 86,2 !!da 16~,6 incl. a 165,0 incl. 86,3 Il11 l) 165, l
.,
))
8M !1 " '165,i:
162,2
l)
86,5
162,6
!)
#
161,2
»
161,4
))
&
161 ,5
l)
161,8
,, 161,9
))
• 162,3
))
• 162,7 ,, 163>2
,, Il
163,1 1(ì3,6
))
l)
165,7
86,6 1, ., 166,1 86,7 l ., 160,6
o
165,3
)l
87,2
))
16ò,6
l)
87,3
))
166,0
))
87,4
))
166,5
l)
81,5
))
167,0
))
81,6 8717
))
86,8 ~
'167,1
))
161, l
l)
>)
163,7
o)
1ù<i;t
)l
861(1 : )) '167 ,5
l)
·167,8
n
" 16i,2
))
161-,5
))
87,0 J ,, 167,9
))
168,2
!)
Il
87,1
87,8 "o- 9 ~~,
Mediante questo specch ietto, possiamo ora meglio e più esauamente apprezzare le differenze di svi iuppo toraci co esistenti tra le varie categorie di professioni, poiché, data la statura media risultante per ciascuna categoria, si può vedere a colpo d'occhio qual'è la differenza tra il perimetro toracico che le spetterebbe se essa fosse perfeLtameote coofor·me alla total ità della popolazione, e che chiameremo normale, e quello che elfettivamente 11ao Lo specchi ello se6uente (n. 7) porta infalli questo confronto, fallo per tutti i ol 3 groppi nella totali'tit del Regno. 54
DeLLO S\"ILL"PPù DEL l:••II PO TA BELLA X. ;,
l ll ___ _
Per•mP tro t.-racico me<1to
::ilatura
GRl:PPI DI PROPESSIOXI
-
l'
.. ouerenza 0 1
l tnPrlia ( l)
normale
ciTetth·o
·centimetri
1• S tudenti
j 66.!)
87,6
86,:~
-
·[ 3
20 Piccolo commer·cio
165,0
87,1
RG,2
-
<1,9
~· C0ntadini.
·t6i 3
1
87,0
1<7,'1
+ 0,5
4• Fabbri.
' 16},9
87, l
8(;,5
-
so FafPgnami
1G'>,O
87,1
8ti,6
- 0.5
Go Mu ra tori .
l G~. 7
87,1
87, l
7• Sarti, calzolai
IGU
87,0
± 0,0
8\6
l'~
go Barbieri
16 ~.2
87,0
1,3
!)• ~1ace llai .
165,7
87,}
85,7 8-->
-
J0° Carrettieri
I!H,}
8':',0
'·87,6
!t• Fornai
16t,7
87,1
8-' ,:.9
+ 0,6 + 0,1
12° Brac;cianti
16 1-,}
87,0
87.2
+ 0,2
13• Profe!"~ io ni varie .
165,0
87,1
86.9
-
.
O,G
0,·~
·-
Q·>
Volendo estendere questa man iera di co nfronto anche all'e.same delle professioni in ciascun compa rtimen to, occorr.ereb be fare per ogn i co mpartimento l'opera1.ione preliminare che abbiamo già fat to per il complesso del H.e ~no. )la siccom Pper la lu~ i r,omparlimenti la f]U:lllti là ùelle osservazio ni (l) Per qua lche gruppo le ci fre di •ruesla colonna non concorclan o !per minime diiTPrenze) con quell e della lalwlln N. '.!; quelle d~lla tahella N. ! sono ottenut~ dal totale gener;~le delle o;sen ·azioni; (JUPll e della t,1be ll~ i dal
tota le rte~ li individui del quali, oltre nlla statura , era indicato anche ìl perim etro
torndco.
l 'i HA P POli TO CO l.L.\ 1'1101-"ES~IO:\ E
k:.J J
non è t roto forte da permettere di ùeùurne una gradazione
• r~~olare ùi medi e, abbinmo prcferit11 eli attrihuiro a cia;run comrartimento In sle:-sa gradnzione del totale del 1\egno, t~ncndo però co nto dell a din·eren?.a tra il perimetro mediv di ciascùn compartim en to e quello dd totale del He.:oo . TIBEI.LA ~.!t
Sta:ura
GOMI'AIITIMENTI
PPrllllt' lro l OJ'al'IC()
lJIIf~·
nw•lca
~ho luormale
nìn;a
PiPmonte
I G5.0
87,1
87,1
± 11,0
Li~ruria .
l fl5 ,G
87,6
8i ,:l
LombM.Iia.
l fi!;,~
Ri,4
87,:{
+0,3 +O, t
renetn
tlìri,G
I'R,O
87,6
+ 0 ,4-
Emilia
Hi5, 't
87,:}
+0,5
To>eana.
tG;;,;
87,8 8"' .)
~Iarc-htl .
l(j'> ·J,•C)
87,1
6,9
+0,2
Umbria .
16i, \
Si,O
+o.:,
.
l!H, 't
87 5 ' Si ,'t
Si,O
+ 0,1-
l(j:j, l
8i,2
sn.s
+o, 't
Hrl, i
!'16.6
8li,9
-o:~
Pu~lie
Hi3,7
8-l,.'l
• 6,0
+O, i-
Basilicata
162,i
86,3
R6,7
- O.'t
Calabria.
.
163, 't
86,0 l 86,8
-08
Sicrlia.
163,7
sn,5
8G,9
-O, i-
162,1
85,7
116,51 - O,S
---
Lazio.
----
Abruzzi e Molise
l
Campt:mia
Sarrlezna
.·- Si ,i -o·>.-
'
'
l
CO$Ì per il Premontc, (r . tabella
n. R) il quale con una $lattlr:t media di l ,G50 ha un perimetro medio di 87, l , resta la medesima gr·ndazione che per il totale del fi egno. La
DEI.LO SVILUI'PO DEL COIII'O
Liguria invece, con una staltLra med ia di '' ,656, dà un perimetro medio di 87,6, mentre il perimetro che spetterebbe a questa statura secondo la tabella n. 6 sarebbe di 87,3. Occorre quindi per la Liguria aumentar·e uniformemente di 3 millimetri il perimetro medio normale indicato nella detta tabella.
Y. Sdlttppo del perimetro toraci co secondo Le p1'o(essioni. - Stabi liti cosi con suiTiciente approssimazione i termini di confronto, presentiamo i volori rnedii relativi a ciascuna professione in ciascun compartimento, nelle due tabelle seguenti , g• e l O•, delle q ur~ l i la prima dà, per ogni compartimento e per ogni professione, la statura media (1), e il perimetro toracico medio efl'ell ivamente ottenuto, non che quello normale, che spetterebbe alla statura relati va giusta la tabella n. 6, aumentato o diminuito secondo i casi della quan tità indicata dall'ultima colon na della tabella n. 8. La tabella n. 10 dà poi il riassunto delle differenze riscontrate. In questa si è aggiunta anche l'indicazione della differenza tra la sta1ura propria di ciascun gruppo di professioni e quell a media del rispettivo comparti mento . A questo morlo, coll a scorta della tavola seria le n. IY, della tavola grafica, e delle tabelle !> e IO, possiamo ora farr-i un' idea delle differenze di svilupp<? corporeo pre~en tate dalle varie professioni. Esaminiamole una per una:
( ! ) Dovesi notare che 11uesta statura media
e quella degli individui dei qua li
era indic.~to il perimetro toraclco; mentre quella indicata nella tabella N. s si riferisce a tu tti gli inllividui di cui si conosceva la statura. Però le difrerenze sono n!Tnttu lrascurabili. Gli indi vidui con perimetro toracico nora indicato furono in tutto 985 sopra 256,1GG Individui.
.'
_
J\:. 0. ·--- "
-~
'fAUifl.t.A
--
0
· ....
"""ili
morc•o o s•mlll
.
3"' Cnula~Hni 0 ,;111 ;fi
4 o Ftlhhrt
. --
6"' porcg[l ttll1l 0 .•fllld 1
c •l mlli
6'1 ~h,1rt1r9r1
e sun1h
,=
7° ~arL1
l
e >llfllll
Pcrimel•·o ~ P~rimotro 'Pe rimetro ;rorimetro pe rime tro Porimotro PerlmNro .~ Sta.lura .= l .~ starurl 1 : .~ Slatuu ~ ! Statt~ra : -~ statur-a ~ .~ Statura : -~ 1 mcdin S mr<fm g ::: media E .u L.. ~ 1 o'- C::::., mo.1i.o , .oE. j t::c,) mrtlia lJ "'e.... c: mcuia l l'1co :::c:c> media , ao~ t:::::"' oC&o. è: o J è: 'IU C <:,> Ccv C:~ C ~ CQ.l Cc.,
COliPHITI\WI\'Tl l ·
~ Picvolo ~OHl·
4,.. :- lwl<"llti
sta tura J ~
,
l: : '
•
•
'
•
•
1 l
l :::
l :::
l
•
•
G)
..
•
•
•
•
•
- -
Piemonte. Liguria . . Lombardia Veneto Emilia . Toscana . . Marche Umbrla Lazio.
161i,9iR7,(i 85,8 161,8 87,1 ~6,3 LG5,0 87,1 87,4 161,6 87,1 8G,G l65,0 ~7,·1 86,6 164,6 87;1 87,2 1 64,:~ R7,0 86,0 lù7,:3i88,0 il5,8 Hi5,!l87,7 86,8 165,flin,ri 88,0 6:',3 87,5 8G,8 IG~·,·Pl7,6 87,2 165, 187,5 87,-1- IG4)Hl7,!t86,3 167,6,S.7,H 86 ,~ 165,2 87,:1.~o,:. LG5,:l87,:i ~7 ,9 1ti\ l 87,3 86,7 Hi5,5 87,-i 86,11 165,3 87,:187,4 l6-1-,'i 87,2 8;),8 1H8,2jS.8,3 8i,O 10G,3 ~7,!187,2 IGG,:J -<7,!1 88,4 !l;(!, 't 87,!1 S7,4 166,5 87,9 87/• WG,!l 88,0 88,0 165,8 x7,8 86,7 1 G i ,~ ~~S,:~86,\ lli4,587,! d6,9 Lli5, 187,i88,' W::i,987,!187,0 165,187,!187,4 1Gf>,287,787,31G5)l87,7 86,4 ll)ì,6 87,fl 8G,5 165/l ~7,1 8G,I 165,!i 87,1 .~ /,!i 165,7 87,:? :<6,4 165,6 ll7,l 86,: 165,5 87, 1 86,6 Hiv,~ 87,0 8:),9 1 IG6,GI87,8 SG,2 lu't,8 i'l7,:J ~Ci, t 16:l,5 8i,O 87/• Wi-,3 .,7,2 86,5 161-,'i 87,:l 86,ii 16~ ,2 87,2 86,8 16~,0 &7, 1 ~5,5 167,1 88,2 87,1 165,(1 87,!1 ~6/ 16:1,!: B7,·'t 'K7,7 IG5,7 8'7,!1 87, 1 105,8 87,'J S7,11 1 6 ~,0 87,6 87,4 L6't,O R7,6 86,0 IG7,dS8, 11lG,5 Wr>,:3 87,ti 8!),5 163,7 X'ì,:i 87,8 1fi4,R 8t ,5 86,:3 IG't} ) 87, ~ x~,7 lli4,3 87,l8u,8 IG't,K x7,5 8ti,2 Abruzzi e Moi. IIG6,7 jt:8,0 x6,G 163,!) 87,:18li,:2 16 1,0 87,-t R7,4 IG:J,!l 81,:1 ~H, l 16:1,8 :>7,3 8!i,! HH,O 87,3 87/• IG:3,5 ~:',2 Si'l,iCampania . . 16:),i S7, 1 8o,l 164,2 86,~ 8:.,,:! 16:3,1 146,4 87,:2 !Gi-,2 86,~ ~5.~ lti3,4 8Ei,S ...;(i, l LG3,5 86,5 86,5 1()3,7 ·6,ti 85,1 1 Puglie. . lGG,6 88,0 80,5 164-,:, 87,41if.l,~ 163,1 87,1 87,1• !G3,9 87,:186,2 l6l-,7 87,5 8G, I 163,7 87,3 87,0 LG!t,5 ki ,-1-85,4 l Basilicata • 165,9 87,C R6,1 1G~,:l86,6 85,: 1()2,2 :-:6,1 8H.ù 16:1,0 86,:3 8},!1 1 6:l,~ 86,4 S!i,t 163,·1 So,:~ 86,-1163,1! 86,3 85,0 l Calabria. . ltiG,1 ,~6.~ 85,7 161.,1 86, 1 85, l 1G2,8 ~5,!1 x6, 1 16:1,7 8G,1 ·'5,5 163,! 86,1 R5,! t IG3,U 86,0 85,9 IG3,8 H6,l 8't,(i Sicilia W(j,f> 87,! 86,1 IGi,S x6,7 il5,(J lll2,0 ~6,:; 87,~ l(i4,5 86,6 86, 1 16},8 .>l6,7 85,fJ 163,5 R6,4 86,5 16+,2 86,G 85,0 l Sardegna 16 t,1J8H,I 85,11 162,7 8\!l S't,!) IGI ,H8::>,7 85,1- 1G:!,3 85,8 85,:_ , 162,7 ><5,!J 86,2 1(;2,5 ~;,,t-; 8G,2 lii2,1 85,>' 81,~ ToT .\LE.
lti6,U . ~7.fi 8(),3 16\0 K7,1 86,2 16},:187,0 87,5llU4-,!l!R7,1IR6,HLG5,0I87,1 l86,6l 16-1,7!87,1!8i,1 Jl64,i-l87,0!8:),6
- . ·--
---·-
z
i:: :; ~
° ~
!;:: ~
~
t'l
~
~
:xJ
o·
;..;
...-·. - .-· ·-· - -
--· .. -···- ·
~
-
s~ll''" ,.,,nF.t.t.A !'i. -
~
9 --
nnriti l'l'l (\ . .. IJ111 11
8• CO~ll' AliTI MEo'iTI
-i O" c., rrr.llli'ri -
--
llliWJ lllètlia
9° \(:lC•'II~ l
e srmil1
l'crimetr,., o
...
"'
-...
~
'-
~
o c:
u ' " '"''
Pt>rimetro
P~ritne Lro
Slil" a mct.lia
::;-
- (..
sr.t~ra
g... l ·~e: mrdia g l ~ g i ~
- - - - - --- - - - - -- ~ ---
t ~·
t t• Porn~•
e >lmill
Rra•·danli r ~l uoili
t3• P rof~<Silllll ' aru•
-~
-- -
Tolal•• ~Pt tcrale
-~ rur•lìa g....o e- ruPrtia "E... l'~"' ~
è
l g "'
>
:::!
c:
c
c:
Qj
g ...c
l llf't)Ja
t:
-
.
(
-
~
,'
l
l
""''
~-
j
.
.
.
.
1
1
~ - t)
l
..
....
= "'
..
W:l,G -;6,8 ~5 ') 16't,fì ~7, 1 R7,:: W:>,O ~7, 1 87,7 1n),1 ·' ÌÌ,o R-r Piemonte. . l' lli\ 1 ~~~:!. 87,1 [(j} .~ ili' l '""fi,~ l li5.(1 R7,1 R7. 1 ' l fi5,!) >j' 7Liguria 'l ><G,!l IG ~, I :-l7,-<) Sì ,!J 1 6 ~,6 s-l ' ,l •x"'l • 9 IG5,i ~7,5 K-;) t ll );>,(i ~·- l-1S,:l IGG, l -;-l,.f; l-!7,2 l (i5,(i x·l ' lì ~-• ' f'l ,. l ,... !113 - 8i,O H5,:2 166,:2 fl7,n l'i7,: l(a,!l ~ i" J:J ,: l 87, ~ x(; ,R lti5,4 R7,l -:-: i ~ lombardia . ) 'l ,- :-; l l l IIH,!J x"l ' ~ K,, 1 tn\l Si,!l H7,6 w· ' Veneto lfl\ti 87,i x" !) 166,!) KH.O 87,~ lù6,:l R:',!) 88, l l Gli .r. tx-t,., ~H )lj(ì' l 87,!1 81' ,O l (i(),ì 'Ì~ ,(i 88.2 lliG,Ii l'-8,1' SR,O ' K-J ••(J li\511 K7,)o. 8:' .fì tn:i,l i7 ,~ RR, l Il i l.,! l R-; ,l, 8H,O 10~..!) l,.,, -<7,ì l!i:l,lt R7,H Ri.R Emilia . . . lli511 s ~l ' l Sli,G lfiG,G KR. I ,_ 'J ') X7,2 Toscana . 165,1 87' l Sfi, ~ 16G,-i X7,:1 ~ì ,li W5,'t '17' l ~l,. ((ili, 't l' 7 ,:) ~!i,!J 11:5.1 '7 ,Il R7 ,:l W:.,l x7,-2 x·:,; l (i5,7 x-,,_ . . 16:ll l sn,!' Rt ,fì 16G,1 'i7,ì 88,1 lrG:3 ,H 87,1 .., / ,(i l (;5,:1 K'i ,i RR,n u;:J/• 87 ,fl Rì 1 111 \)i ..r; J:{ Kli,fì 1():1,!1 87. 1 !lì' l Marche 16:1,:1 s-l, .·1 K5,:J lG3,:i 87 ,:l 87l ~ l{j i,8 87,1i 88 (l l t;G,:: '8,0 XH,7 (() l)i Ki ,li 87 ,<l lf:i,k X.71f, X{i •i' HH,I Xi ,r, "'7 .s Umbrla ' . IG2,R i 7' l sn,o !fi5,1 ' rl-7 /> 87,:! 11a ,fi ~7.~ KH,O ((jl)'i x-l ,R• i)ì,;l l (j },:' x7, 1 87; l l''l t rR Si,;, 3G/' lfa ,l ~7 . ~ il7,,\ Lazio . . Abruzzi e Mol. l(;:l,O 8 7,1 8\!l 165,4 87,1 87,1 l ():3,5 S/,2 xR,I IIH, I S7: s~l , ·1. l li 1t,U s-l,.·1 87,5 l li3,t Xi ,:.! 'u;; l G3, i i·- 8ì.2 llr1,!i ~G,;> '{•)' ,.,., 16~ ,6 .~(') ~ tl{i' l l G:J,f; t.8(', , ('' 87,1 llì:l,(i ... ~;,:. SH,Ii l l'lV> xl),;, :-)6,'1 l (i 1,11 X(i,li Xli l 1 l li: ll 7 *i/i Sii /i Campania s-.,.., '\7 ,3 ).,)-l • • l l< :-li'.:~ H7.f, (IH, ~ R7 , ~ Xì , l l t"' . . 1(;5,2 S7/i ~f./t l (jl i' l 87,!1 :-:n,~ I<H,O 87,:1 SR,II I li:\,~< "' ,:l :-li ,l J(l'l Pugile. Basilicata . l(j:l,!'l SG, ~ x.~,.. lli3,:l 8u11 137 .~ l lì::! ,!l xn':< 811,!) l G:!,:. ~n~~ Rli,5 lr. l ,ì K(ì,t. I)U, l l ("l) , ,.. X(), l Xli, l l lii,ì Kf,_.:t 8U,:l l) 86,-i 111-l,::! Xl'1,-·> llli,2 l GV~ l'((ì,ll r-;O,O , _ , l •5 8 8:1,8 IG ;),. 5,4 8ti,5 85,!1 l G3,0 15,!l 8G,f> 11':3 h J(' H6,0 HG 11 IG:l,O x. l t'•)(' Calabria l Sic!lla . . 1G't,4 81i (o ~:d' l(ì~) .l-' i<i ,n Rfi '!l Jli:l.!l ~n ,:; x-l ' ,l lll3,f> X(i, $ 8fi,n l li:l,!) ~G,f1 )<(i . l lli:l.&.~lì ' l Hli,li l (i:l,i ~n,:. HG,5 Sardegna 158,0 8 \..X 8:1,5 l (ì:2 ,'l r~r.. ,~-o '5,8 l ti:l,-i Hl i,o ~f)_.:) lfi l.'t H:,,:, Xl;,; Ili l ,>< X5,1i ~~l,\ dii .~' lol5,i 'ili,::! l G::!, l i'l5,ì ~fl,7
-
oc
<;. :
1•cr 111\t,• trn fl.-'rlmPtrn l 'f•ri nw1ro IP••ritur·tm statura <. s tal~ra SIJim statura j .;. c o ~ ;. IONii;t
.. l ... l g ~
r
~
1
c
r::
r-
r
o Vl
--:
:-
c::
.,"' c
c
1:10
,.,r-o ::c
o"'
,~
.
l
1
T oT ,\\.E.
. H_ii- .~ ~7.0~fi ,'i Uì~l.7 Ri/1 ~J.:! UB \. ,\ Kì ,O~~ .fi: IB~ .: ~7, l :47 ;~~ l H't-, 1 :-47,(l)'·r;.~ tn:, ,u.~7. 1 xf; ,!, Hli-,7 ...:7' l "17 . l ---~ · J
=·-
----
T4ntu.r.A
N . H).
--== ---..- ~-:J;jcc~ f~~~:u;- J ·3; r.outu•lint 1° Stw1t:ntl 1non'hJ 6 HllniJJ H x lrnlli o ~ lmUi
CQ U p \ fl ..
•
J
f
Tf.U EN J
- --·---Piemonte. Liguria Lombardia
Veneto Emilia. Toscana . Mar che Umbria
Lazio . Abruzzi e Mot. Campania Pugile
Basilicata Calabria .
Sicilia
..
Sardegna T oTA LE.
l
u lfftor -
:;o ,..;,,o;f-~ 1~ 1 1 -
- - <~ • F nl• t.-rf o_ .-:fmllf _
o :.:l rudl
Go-1\Jur~,t~ri c ~fruilt
l
7° Snrrt
o shnìti
~-· l·-..-1,. _. . /·-··· t,. _. l·-" l,. ' " 1--··',..... '·-· ,. _,./-.... ,__,.l ·-· " "''"'"ç"....,
l•;tr._., ,.n~
'"'"'"""
colla
t'IJI
~4111-"
t nl
•taCU I'il flll'dl•
J lf'r11114"Lro
IUIIIUn
rworlu ...
l(l'rorlroQ
w.-.lla
lllrnr;ro
r,..,
J lllro•r-.•"'a
wl
c-vlla
t•JI
rvU!t
#IIIIUrA m('tlill
fl"I"Ìilll'lf"' t••r·IC'It'"
Jlo)HII'II
f lfM nll't i"' l-'t'AriN o
...... , ....,. ut l'oll,,
uh:·dlil
l •ìtfe.r~nra
l l•fr..f't!u.t••
tvUa
1
t:" l , ............ ,.,.., h•ntt'•l"•'"
Uhlf!nnu.lll
rul~•
rt~ l
,.!)Ila
~tll
t llo iUN• fllf',1,.,
P".l'illtl'lf'\)
J,tl'lltlrt:l
fll' t itfu'l!'C)
lt•radr. .
tu,.din
h•rllc:lc-G
1
dd rìspett. comp.,tla. J 411 rispetl- compullm. J d1l rispott. cotlpiililll . Jdll rispett, COJIIP•rtim. del rlspell. tompartim. drl rispett. comp•rliii. J del ris~ett. comp.,lill.
+1,;1 _ .1~ - 0~2~ --=-~~ -+O,t +O,; - 0,11-o.:) +o,li - o: - o,~~~; -O,ì - 1.o :o
;..:
+t,7 - 2,2 + 0,4 - 0,9 - 0, 1 -!-0,2 - 0,:! - 0,7 -0.2 - 0,4 -U,i - 0,1 -0,7 - ·1,1 ;.. + 2,2 - 1,5 - 0,2 - 0,8 - 0,1 +O,G - 0,:1 -0,6 -j-0, 1 - O,li ±0,0 +O, I - 0,7 -1,i- g"'"" ,..; +1,6 - ·1,3 - 0,3 - O,'i - 0,1 +0,5 - 0,1 -0,5 - 0,1 -O/ti +O,} +0,0, - 0,3' - 1,1 o + :?,3 -1,4 - O,~l -O,G - 0,3 +0,.1 -j-0,5 - O.~J +0,4 -0,5 -0, 1 -O,i - 0, 1 - 1,3 g 1 :-j- I,V - 1,1 -0,2 - 0,7 - 0,1 +O/r -l-0, 1 -0,8 -0,1 -0.8 - 0, 1 -0,5 -0,:3 - 1,1 r;:... + 2,7 - ·l ,n +O,!l - ·1,2 -O,'t -j-0,5 +o,:'~ -0,7 -j-0.9 - 1,0 -j-0,-1 - 0,4 +O, I - I ,G .., -l-2,7 -1 ,2 + ·1,'> - 1,4 - 0,5 +0.3 + t,:l - 0/ -l- l,'t - 0)1 +0,2 -0,2 +0,;) - 1,6 ..,., ~ + 2.7 - 1,6 +O,!l - -1, 1 - 0,7 + 0,5 +0,4 -1 ,2 +0,1 - O,i - 0,1 - 0,6 +O,-i -J ,:l 17. <r. +3,3 -1 ;i -l-0,5 -1 ,1 - 0,4 -l-0,:! -l-0,4 - 1,2 +O,'t - O,i -j-0,6 +0,1 +O, I - 1,8 o ,-: -j-2,0 -1,0 + 0,5 -1,5 -1),() -l- 0,8 -l-0,5 - ·1,0 - 0) - 0,4 - 0,2 ±0,0 ±0,0 - 1,5 (» -l- 2,9 - ·1,'> + 0,8 - 1,6 -0,6 -j-0,5 +O.~ - 1,1 -l- 1,0 - ·1,4 ±0,0 -0,$ -l-0,8 - 2,0 -l-3,2 - 0,9 + J,Ii - J.;t - 0,5 -l-0/> + O,:l -1 ,4 -l-O,ì +0,1 +0.5 -l-0,1 +O,:.l -1 ,:3 + 2,ì - 1,0 + O,'i - I,C• - O,Ii +O,:! -l-0,3 - 0,6 +o .~~ -0,~ +0,2 - 0,1 +0,} -1 ,5 -l- 2,!J -1,0 -l- 1,1 -1,1 - 0,8 -j-0,4 +O,il - 0,5 -l- 1,2 - O,R -0, 1 +O,l +O.~> 1 - l, L t -l-2,0 - 1,1 +O,() -1 ,11-0,2 +0,1 +0,3 -O,fl -j-O,u -l-0,:1 +O,G -l-0,4 +O,~ - :1 ,0 -j-2,2 - 1,::1 -l-0,:1 - 0,!1 - 0,'• +0,5 +o,:l -O,ti
,_
. ·--·-- --- -- ·-------
-j-0, ~
-0,5 +O, I ±0,0 - 0,2 - 1, t
... ' . ··- .. .·-·-··-... . - ·--·-··---- . . ·- - .....
Srgur T~ I•KLI.~ ;'\ IO
-
--
:-.• B3 rlti~ri fl,rf.. ...,.nu
.......,,.. cl ~Il'AliTI li E:'\1'1 ......
--
!l' Mnrt•ll~t
o 'lllllh
- ~-
,
---
100 C:arro• tt.eri
l' "IIHil
e '1111111
11° f'ornai c '\inuli
IHf· U'fU1
lhfT,·r,..,n
l),rf.,.f'I'"Rl;t
(o
ti
(••lb
rt·•••u~tn•
ltl" l m
........,.., -,,
tl •tur-~
l'"'"'' ,jlr
n.•r.. talr
ar·u·r~lo
1111' l•-'1
("lb
"'''
l '"'
1~• ilw-lfl'
t•tr,.
tlltflll
l('
ii01~U f>l
t nnl111
11-f'• t• r:•'r
,... '"'' ''""'''l 1•·1 l• l• ti Hlltllll\/f'
,.th
---
-------"-
ti• nr~r··mnti o 'ltllth
n,tf. , ..•, ,
,..,,,
f't•ll'l
......
h •IHtrU
..,,.,l,a
,,,,,,,.r..
l""""'""tnt
tiM"tltll
h•fittU' Q
n••rm•lr
F.•' rtrt"fr
n••rm.• lr
l'~'''~"'·''~
llt•JIIHlll'
""'''·--
lo·I·•(IC'to
.... ...
''"rnt.:tlr
Cf'llf'folk'
.~
.....
•tal tU-.
l""'•fl•l'lnt
h•ll>l
1'oL:1Io ~:rneralc lhfT,·renza
(W'ftottrllu
r..J prruno ,,,.
,.,,,,,,,,,
1:1< Prnr··~<i ont \arul ....... ,_.11,;11 r.-u.. .,.,, ..,,,
\l.ohu a
,:rurr.sl"
.-
00 v: c;
- ----
dii rup1t1. COOlpUIIlll. del rlspoll. commll11. del risplll comp~rtim. d1l risFtll. compuhm. dtl rtlplll. COIIplrlill. dol1ispo11. c omp~ rllm. del ris~oll. colllpHIIII, 1
p emonte.
.
- J,i l - 1,3
- o.:-,1 +O,:? +0.~l + 0,1· - o.:,
± 0,11
. . +0,3 -08 -1 ,5 +o.- - 1 () +o,:. - 0 l +O. i ' '
+ 0,1 -O. l -0.11 -O,:! ±0,11 ±0,o c
-1- O, l +o::- J...O - -O.Il ' o.:1 +o.:~ +O.I -O .li L'1mbardia . . - l -; - l i{ +O.X + O, l - 0,5 + Il.~ -0,5 +O,<! ' v aneto . - l •o - l '8 +n,:l - 07 -O·>,... -f-0,2 ± O,IJ -0,1 -o,;. +O, I +O. i +O.~ ' E nili a . . - 0,:1 -'l'l + 1.:! -0,2 ± 0,0 ± O,Cl ± 0,0 + o.:~ -o,:, +O, i + O,(i - Il,:! ' T 1scana . - 0,-'> -07 +U.i +O,:{ - 0,:1 +o.~ +0,7 - 0,1 -o fj +O,:I +0,1 - 0,5 Marche . . - 0~' - 2,3' + •) •J + 0,1 -0,1 +O.: + 1,\ +O,• - o.' ~ + 0, 1 +O:; - 07l u nbria . . . -0.!1 _ •1() -, - 0,!1 +O.=> +O,i +O,l + l,!l +0,7 +O;! -o •l +<U -o~ L 1zlo . . . . - 1/i - 11 +O,Ii - o.:t +O.~ +o,:. + t,:{ - o,:, -01 -o·) .- +O. l -0,7 A1ruzzi e Mol. -0~ - l '> __J_ ·) o ±0,11 +O, l + 1),! -'-o 7 ~o.u + O,li +O.: +02 -o.:, ' ' ·c 1mpanla. . -0,1 -1 ,0 +O,!I -07 O, l + (1, l -o·• -ol 1 -l-O,:l -0/1 +O. l -l-0,7 • p 1glie. . + l,fl -!'>,- -1- 2/~ - l ,-• l +O,:t + 0,7 -l- O, l - O,:t -l-0, 1 +O.~ +O,i -0,:1 B lSilicata -j-O,R - 0,0 + O,li -J-0.~ -'-o . ,-•J + 0,(; -0,1 -l-O,:t - t 'n -1- O, l + l),(i - O,:l l ') (l c llabrla . . - o.~ +n; -!- O,R ±0,0 U,ti - O,t +O,li + fl.~ J...(l1 - 01- - 2.11 ,l ' s oilia . . . -'-o i - l ,-•) +2,1 - (),1 +O,:! +0.!• - o.-·l -!- 11,2 +O,:! - 0,1 - 0,:! -!- 11,:? s udegna . - ·i l - J,:t -0,. ±IJ.ft + t,:i +o.:. -07 + l,:l -0,:1 -0/1 - 0.~ +n.:, ' ' ' TOTAI.F.. -o. ~ - 1,:1 + 1,o - 0,:! - o,:t + o,r; ± 0,1) +0, 1 - o.:t + (),:! +O,\ - 0,~
L guria .
J
•'
l
-·-
l
J
l
.
•
l
.-
- ,
-.
.
·-
l
±0,0 ± 0.0 ±0,0 ±0,0 ±0,0 ± 0,0 ± 0,11 ± 0,0 ± 0,11 ±0,0 ± 0,11 ± o,u ±0,0 ±0,0 ± o.n
±0,o ~ ~ ±0,o o v; ±0,o ;:; r±O,0 c: "" ±0, o"" ±0, oro> r±0, n o ::> ±0. ., o ±0, ±0, ±O, ±0, ±0, ±O.
±o,
±O,ol ±O,
--
.~ i
.r
•
l~ RAI'PORTO COLLA PROFESSIONE
8 ijj
TI gruppo degli st1~denti, che, a tener conto sol tanto della statura, si presentava come di gmn lunga il più favorito, e invece per il perimetro toracico all'in fimo posto, presentando u~a difl'erenza in meno di ·13 millimetri, superata soltanto dal gruppo dei sarti e calzolai, che l' ha di H. millimetri . L'abbondante nutt·izione, la vita comoda e indubbiament~ , in una certa misura, anche l'ereditit spiegano l'alta statura di questa categoria; mentre la ristrettezza del torace è una diretta conseguenza dello scarso esercizio muscolare, della vita sedentaria, del soggiorno molto prolungato in ambienti chiusi. La categoria che abbiamo denominato del piccolo commercio préseuta anch'essa, ma in minor grado della precedente, lo stesso fatto; statura superiore alla media, perimetro toracico inferiore. Infatti in questa categoria sono numet·osissimi gli individui, che, pur con alimentazione ~llffi cie nte od anche abbondnnte, esercitano professioni sedentarie in luoghi chiusi. La categoria dei contadini oll're in tutti i com partimen li, meno il Piemonte, una statura inferiore alla media generil le; ma in compenso ha dovunque un perimetro toracico assai superiore alla medin. Nella media generale del regno il pel'imetro toracico dei contadini ~ sorpassato soltanto, e appena di l millimetro, da quello dei carrettieri. A far si che la statura dei contadini sia ..:osi bassa concorrono da una parte la insuiTiciente alimentazione, non solo come influenza generale che agisce tanto sui gracili che sui robusti, ritardando in tutti l'accrescimento, ma anche come causa efficiente o indiretta di malattie e di cachessie, che anch'esse hanno per elfeuo di ostacolare lo sviluppo; dall'altra anche le precoci fatiche, e soprattutto l'abitudine contratta fino dalla più tenera età di caricarsi di grossi pesi.
8:JR
DELLO SYIU:PPO DEL f ORPO
L'e:>ercizio muscolare con ti ono. special meu le degli nrli superiori, la vita quasi perrnanentement~ passnta oli' aria aperta fanno ~i d'altra parte. che lo sviluppo del torace t·a~giun~e uno dei piLt alli gradi. La 4.• r~ la :i~ catPgoria (fabbri e falegnami), che, come nbbiamo g~i1 veduto, si assomigliano molLO pe1· riguardo alla statura. mantengono anche la stessa somiglianza per riguardo al perimetro toracico. M&ntre la statura è alquanto più vant.=tggiosa rli qrtella dei contadini, e ciò si spiega con una alimentazione alquanto migliore. e con una condizione economica in generale meno infelice, il perimetro Loracico è invece molto al disotto. Anche qui entra in campo l'ambiente per lo più ui'LHlDO, l'esercizio del mest iere fallo raramente ail'aria aperta, ma qua:;i sempre in locali chiusi, spesso mal ventilati , c male illuminaLi. La G• categoria (11utratori) ci dà infaLLi, con una statura alquanto piu bassa di quella dei fabbri e dei falegnami, conseguenza for.se del più frequente oso di trasportar pesi sulle spalle, uo perimetro Loracico eguale alla media generale. Qui è evidente l'azione dtll'nria libera, poichè tal mestiere si e~ercita appunto in massima parte in piena aria. La categoria 7• e 1'8" (rispellivamenle sarti, calznlai e barbieri) si presentano come le peggio favorile tanto per riguarùo alla statura che per il perimetro toracico. Specialmenlc è n•1tevole la deficienza del peri metro toraci co, che è massima nei sarti e nei calzolai. Infatti nessuna professione manuale. lra quelle prese in esame, è esercitata io generale in peggi~ri condizioni di ambiente. Il lavoro sedentario, con esercizio muscolare quasi nullo, In posizione curva, il soggiorno permanente in locali chiusi, spesso mal ventilati e poco illuminali, ditnno ragione di questa insuflicienza del torace. A dar rag10ne poi dellaJ
'
1:"1 IUI'PORTO COtLA PROFESSIONe
8 v~u
statura, anch'essa al disotto della media, non basta, a p:1 rer nostro, la !\O la io sufficienza dell'a lime nlazio ne, po ich è q ue$ta può ritenersi press' a poco eguale anche nella categoria dei murator_i, dei falegnami, dei fa ltbri , i quali hanno una statura, benché di poco, pur superiore alla media. Qui entra in gran parte l'i nO uenza dei vari stati patologici che arrestano lo sviluppo della statura (rachitide, scrofola, tubercolosi) , e che in questa classe hann{)'indubhi :tmente predominio, non solo perchè favoriti dall'ambiente infelici), ma anche per selezione, poichè si dedicano più facilmente e più volentieri a queste professioni gli individui grncili, e che hanno gia soO'erLo qualr.una delle suaccennate mnlallie, anche quando la gracilità e la importanza dei residui morbosi non sieno tali da motivare l'inaL iliLi.t al serviz io militare. La categoria dei um·bim·i, dovrebbe a dir vero presen· tare una statura un poco più elevata di quella dei sarti e calzolai, se si considera che, almeno nelle c.itti.t, questa professione è esercitata in ambienti alquanto migliori ; ma bisogna tener con to da una parte del numero delle (lsserva· zioni, come gi:t abbiamo fatlo rilevare, piutLosLo scarso, e poi che nelle campagne il mestiere di barbiere è esercitato per lo più come mestiere sussidiar·io, e specialinente dai sarti e calzolai , e che giungendo sotto le armi. il coscrillo che sia contemporaneam~nte sarto e barbiere ha più interesse a denunziare quest'ultima professione anzichè quella di sarto, onde assicurarsi possibilmente 1'- impiego di barbiere della compagni a. Nella categoria dei macellai, di fronte a una statura molto elevata, troviamo, contrariamente a quel che sarebbe ùa aspettarsi , un perimetro toracico in generale poco sviluppato, e al disollo della media generale. Qui bisogna ricordare da una parte che il numero delle osservazioni non è
'
860
DELLO SVILUPPO UEL COR PO
tanto forte, e poi che quel cospicuo grado di embonpoint che cosi spesso si vede negli esercenti queste industrie non è ancora raggi un Lo all'epoca della coscrizione; e che mol ti tra gli indicati come macellai e pizzicagnoli non sono che semplici uomini di fati ca. I carrcttie1·i (l 0° gruppo) sono forse la professione meglio di tulle favorita. Se la statura è di 3 millimetri al di sotto della media generale, è però al disopra di quella dei contadin i. li perimetro toracico poi è ancora superiore a quello dei contadini. Tale notevole sviluppo della cassa toracica è certo dovuto all'essere IJUeslo mestiere esercitalo, ancor più di quello del cuntadino, all'aria aperta. La statura è poi alquanto più vantaggiosa che nei contadini perchè lo sviluppo ne è meno incagliato da precoci fati che eccessive. dal porto di pesi, ecc . ; ed anche l'alimentazione è meno deficiente. La catego1·ia dei fornai h~ una statura identica alla media generale, e un perimetro toracico leggermente super iore; e tnle superiorità va attribuita al grnnde e:.ercizio muscolare degfi arti superiori. Per il gruppo dei bmr;cianti, dobbiamo ricordare anzitutto la sua composizione molto eterogenea per cui in taluni compartimenti vi è evidentemente compresa una più forte proporzione di cn mpagnuoli che in taluni aìtri. llerò è certo che per tutli i compartimenti è qni compresa la mnggior parte di coloro che lavorano alla giornata, e quindi che si trovano in peggiori condizioni di alimen.tazione. D'altra parte il perimetro loracico alquanto superiore i"llla norm :~le si spiega coll'esercizio muscolare molto attivo, e col la vita all'aria apert:t. Circa la 13• categoria, che accoglie tullo ciò che non ha potuto entrare nelle precedenti categorie, sarebbe troppo
, l ~ llAPPORTO COLLA PROFESSiONE
86 1
azzardoso indagar le cause per cui essa presenta una statura media alquanto superiore, e un perimeLro toracico alquanto inferiore alla media. Però si può osservare in genere che da questa categoria possono considerarsi assolutamente escluse le professioni agricole, ed eliminati per quanto è stato possibile i mestieri di pura fatica. Perciò l' amhiente prevalentemente urbano spiega la insuffìcienza del torace; mentre la minor pr·oporzione dAgli inrlividui a scarsa alimentazione spiega la maggiore statura. Hiepilogando, appare chiaramente da queste nostre indagini la varia influenza dell' ambiente, dell'eredità e àella sel~?zi o ne sullo sviluppo corporeo a second.a delle professioni, anche limitatamente al perimAtro toracico ed alla statura. ~= manifesto che talune condizioni socinli sono nello stesso tempo favorevoli allo sviluppo del! ~ statura e sfavo· revoli a quello del perimetro toraci co o viceversa. Nel primo caso si trovano tuHe quelle condizioni, nelle quali l'accrescimento della statura è favorito da nutrizione abbondante od anèhe eccessiva, da maggiore difesa contro le inlluenze morbose generali portata dalla maggiore ri cchezza ; mentre lo sviluppo del torace è impedito dalla vita sedentaria, dallo scarso esercizio mus~olare , dal soggiorno p"rolnng-ato in luoghi chiusi. Prototipo di questa categoria sono gli studenti ed i professionisti. 11a che il solo esercizio muscolare, sia pure dei museo li dell'arto superiore e quindi anche del torace, non ~ sufficiente per otl enere un huono sviluppo toracico, è dimostralo dal fallo che i fabbri e i falegnami danno un torace molto al disotto dei contadini (mentre l'esercizio che essi fanno dei muscoli brachiali e toracici è maggiore che nei contadini), e al disotto anche dei muratori, i quali f,rnno essi pure un esercizio muscolare molto più limitato. Ciò avviene perchè a differenza dei conta-
862
DELLO SViLUPPO DJ::L ((JRPO
di ni e dei mnmtori, i fabbri e i falegnami soggiornano nt)rmnlmente in luoghi chiusi. Sono all'opposto condizioni sfnvor·evoli alla statura e favorevoli allo sviluppo del. torace; Lnlle trnelle celle quali a una ttlimeotazioue insulliciente, n una maggiore acces-sibilità alle influenze morbose, si associa un forte esercizio muscolare e ~oprallullo il so).!giomo all'aria aperta . Quindi i contadini, e soprattullo i carrettieri, sono il prototipo d i questa cnte~oria . Quando poi all'alimentaziouo insulliciente, alle cause morbose generati, si associa anche scarso lavoro muscolare, e soggiorno in luoghi chiusi, allora abbiamo la combinazione piiL sfavorevole, cioG ::.carsa statura e scarso sYiluppo del torace, quale l! il caso tlei sarti e calzolai e d'ei barhieri . .Manca un:t categoria di professioni nella quale tanto la statura quanto il torace sieno veramente al dhopra della media. Poichè se i muratoi'Ì ed i fomai, che presentano quelli llln pPrimetro toracico eguale, questi uno superiore di un millimetro al normale, hanno pure rispellivamente una statura superiore di un millimetro od uguale alla media genera l e, devesi LP.ner presen le che a forma re quesla rnèdia concorrono per piil della metà i corllaùini, che hanno statura più hassa. Sottraendo dal cakolo i contadini :;i ottiene una media generale che t\ ancora ~uperiore a quella det muralori e dei fornai. È specialmente doloroso che le classi piit culle e privilegiate della societil , se sono. quasi loro malgrado. favorite dalla nulurn per ri~peLLo alla statura, sieno poi cosi infelici sotto l'aspeuo del perimetro Loracico, e non per cause naturali, ma tutte artificiali. Aumeutnre nelle classi più elevate l'esercizio muscolare, svii uppare la passione per In ca mpagna, per gli esercizii all'aperto, ec<'o la via che porterà
1:-i llAPPORTO COLLA. PIIOFESSIO~E
863
anche la cate~oria dei professionisti e degli studenti a un sufficiente sviluppo toracico. Probabilmente il miglioramento è già in attuazione. I dati da cui abbiamo tratte queste conclusioni si riferiscono, gio'va ricordarlo, ai coscritti nati· negli anni '1859 a 118G3. È sperabile, è probabile, che la maggior parte che in oggi vien fatta nll'educazione fisica nelle scuole e nelle famiglie abbia a quest' ora già cominciato a dare i suoi frutti ~ ~ siamo certi che un'indagine simile condoua sui giovani ventenni del di d'oggi darebbe risultati meno gravi . Comunque sin, le cifre esposte possono valere di ammaestramento e di stimolo a perseverare.
-- - - - ·-
~li~
T," ou l. -
de
~I
'··ITI'· 7; ,,.a
n 78 79
31
BO
551 320 6' 82 4:37 IO' 125, 670 1:! 151 i92
BI 82 83 84
85 86 87
88 89
Classifica:: ione dei ~5.51 81 imlit>idui. di cui fu indicato il pe1·ùnetro toracù·o. secondo !et ~laturu e ~ccowlo il perimetro toracico, centimetro per centimetro.
l 1,62 , 1,631 1,64 1 1.66 1 1,66 l 1,67
1,61
JT~~
71
6
26
16 :38
wj
s'l
11;l
i2
4i
3>9: 391 j 388 578 605 585
4RI 723
:<39·
6 18 , 16
51
),68 1 1,69 1 1,70 , 1,7 1 1 1,72 1,73 1,74 - -.- - , - - - 1 .
:l
2},
6 H
16
202 i61
178 260
157 264
116 203
758, 879: 03:3 1082 110511106 980 950! 819 661 934 1229 1219 1519 146> 15}8 1377· 1292' 132> 1029
479 8>9
39> 661
40
:H
111 28
377. 7261 687
292 556.
201 45/
12
),94 1."95
·l 5
101
151 286
•l
l
5'
l
5
:lO
21
li
J:l'
!)
60 '177 119
43 76
:JI
21
218 5l 427 276 203 162 101 596 114 288, "19 159
·>B
9 30 40 7R
94 U2
45
S>
"• 8 8
3
Si
»l
3
15'
8 8
;)
>2
2>
24
l'.
10
t 1291 2122 20:>6 17:30 ll79 1220 98:JI 3;;:; 57:J o92 2:,q 176 I62, I:J6/ s2 55. 66 ~~ 167 881 1116 1395 1524 2022 I iJ.ii 22H 2156 21aa; 2086 18>5 wao 1371 1015 988 708 580 :]:)9' 258 202 165 102 12 1:l71 . 61-2 965 1!511 1366 17~6 18>5 2107 2035 2061. 2150 IR39 1i02 1196 1152 1148 829 611 }61 :380 283 215 !24 96: 118 5>8 762 1010 u:.2 1021 1613 t8G7 W:W' ·t986 19:15 1859 1721 1 Hl 11571 1100 891 698 467 392 ~291 230 159 1131
26
15
51
21 21
IO
lO
61
36
26
IO 21 17
,l ~· no
,.,i "" ""
OM
""l
WU " "
H~
"'' ' " '
O" <On
58 !)9
19
2~1 186' 891 1239, 15~2 1675 2071 19>8, 2241
86\ :m 520
1
G72
81
53
:39
ID
314 262! lìl
143i
84
53
:31
727 IO:JI I 1112 138;' 1'189. H78 1656. 1512 144> J:l71 1160j 1 WG 871 718 5.% H7 3651 26'31 231 40> 57fl' 6:H 827 8~2 1 912 992 1006 iJ63 9:l0 815 822 630 5l6 >H 39i 287 252 166
155 11!1
89 96 90'
886 114G 1211l 1536 1551 1600 1749 153i 1158 1301
10821 1068 780 6G1 462 378
e.~
6 3 13 •12
78
H:>
79
'l
4205 7173 12010
80 81 82
:/
17:20!1 22297
83 84
•l
26274
85
1
27057 26751 26296
86 87
21201
89
•l
J'i
'l
"
::1
,, 2
n
·l
•l
l
:l
"
2
4
HO 2()1;
:l
•l
»l
~l
39
465 691
l-co ~~
l
5
15 23
18. 2>1
-~TOT AL>:
1,75 11,76 11,77
l
1
2
2
o
31
6
7'
,, 21
88
1
90 91
61 1 303 >351 572 37 161 2>3 303
92
16
94
95 100' Jo 48 71 1 3, 19.
95 96
JO 8
93
d
16! 8.
97
98
1
201 1 255 1131 139 u8, 77
3871 416 1 609 198 255 36> 115 1811 224
6:W
:l7l H· vi
·16 26 12
81 3:3 21
901 1101 1 50 SO 82Ì 29 39 37
Hl 176
5
IO 5
171 6
:l
:)i
99
1
15 Il 1
427
n)
22 71
696i 820 >Il 520: 27!1' aJO;
712 512 :lu3
769 ·>~J8, s:l7
708 497 360
37 17
·>6 H
15 ·JG
1991 2>8 21:3 206 167 161 130 135 101 i~· 85 74 78 85 H 62 42 56 45 2i 26 2l 22 !9
11
Il
18
20
202, 2261 260 220 126! H2 1151 HO 5!l G6, 11 79
82 11 2~ 1
26 15 1
Il
571 712 5.'\2 185 :388 t98 2:11 2091 116 1191 473 397 347 293 253 228 173 135 310. 35> ;t:J6 299, 225 196 209 J.}2 110
126:
127 H81 105 97 86 75 su 60 37 41 4:3 26 15 18 u
21 16
13
•11
83 6:J :li
R>
118: 88, 87
<16
61 61 >9
581
iO
74 49
41 :)6
28 :39
3> :)21
16
22
si
8
15
5
~~
44
:l31 22 22 I>
12
291 l:l
H
25
271 20 26 7
12 10
13
'li>
9
13 16 7
9 IO
5
a:,
38 21
l
8
71
•1
:J
»l
•l 5 5
5 3.
Il li
5
»l
l
100 102 103
...
"j .., 1)
))
" "
'
5 l
1 »l
,,
:l
"l
6!
nl
10, :)
,,"l
IlO Teule
•l
l
"
·l
)) l
'i »l
•i D
l
"l »l
• »
11 4
l
~
'
l)
n
jl
5
»
q
5 :J
''l "l
'·l"
,, l) f
»>
>~ l
:i
1
•l
1
"l
•l
,,
95 96 97 98 99
»
2VI 103 R: 105
•i
107
»l
»
109
"l
21 110
»l
»
3313 2051 1178 70s 33(;
s' 106
•l
.. ,
91 92 93 94
18: 104
"·
»l
90
253 100 661 101 ~i 102
.
!l
207!3:1 1:Jsoa 10131 7081 5051
»
'
»i
4 2,
»;
Il
Il 108
•l
l
l
»l
20
l
'l
'i . ", 1.!
20
2
•l
»
l
15 4
,,
l·
·l
:: :1 !1. ,,
16
2
1:
:j
6
2
"i
"i
16
5
t!
1811 106 107 108 109
a
2' 2
•l
2
1
IDI
,,
(i
1201 143617 171 9> 2, 11661 13006lt 6822j J6829jt93>8Jt88601 18728j19l97j 170M t5490i 13643 t 0891 1075118087\1;572 482213991132711249711785 1316 8451 615 343 2551 154 112\ 521 391 371 261 12
4
2
255181
EY ,~ ;;
X6i T.\YOLA
Proporzione percenNtale dei ]Jeri111etr·i tm·acici per ogni cento inditidui r/i ciaswna .Y/Itlura .
Il . -
:r. . R··•a ... , 1~1 1.87 1 ····r···9 11,90 , 1,91,1,92,1,93r;.~.,- ..95rPF.R>HE:
u
.:.moii.S41155 1,56 1,67li,S8 1,59 1,60 1,61,1,6211.63 1,64 fl,65,1,61 i .. 11,68 1,69 1,70 l1,71 r~01,73,,1,7~ ,,:/1,77ll.78 1,79 ..
n
0)
0,1
o,1
o,t. 0, 1 / o,, j
78 79
O,S
0,1 O,U
0,1 O,i
0,2 0,2 0,5, O,:J
•81
'>. 5,0 .),l
o)
o,ol
"
o,o
o,o
o,o
•l,,
0,1 0,1
0,0 0,!
0,0 0,0
0,0 0,1
0,0 O. l
0,1 0,1
0,0 >1,1
1,7 3,1 5,5 7,7
l,., 2,9 4,8 7,5
1,4 1 1.0 2,6 2,0 4,3 4,0 6,3 5,5 1
Ofi 1,0
" 0,9'
o,' "' 0,9 0,8
2,2 :!,4 5,1
1,8 3,1 4,4
1,() l,l 3,i 2,6 4,5 1,1
o,o o,o
0,1 0,2
0,1 O, l
0,1 0, 1 0,1 O, L 0,1 0,1
3,1, 5,i 8,0 9,9
-.~
- .4
82 83 84
6,1 6,1 "·~ 4,o 4,.1 4,3 8,3 3,7 !),:1 8,1 7,5 7,2 6,1 6,6 10,8 10,5 11,0 9,9 10,5 9,4 U,O 8.7 10,0 12,5 12,0 12,7 ll,9 11,6 10,9 10,6
95 86 87 89 89
20,0 t:l,O 12,4 13,2 13,1 12,!1 12,:1 11,6 11,6 11,:1 11,:1 10,7 10,1 9,5 8,9 !1,0 8,0 7,1 6,0 6,7 11,6 12,3 11,9 12,0 11,7 12,0 11,!i 11,> 11,'> ll,i 10,9 10,8 10,:> 10,0 9,6 9,2 ~.8 8,8 10,0 n,5 R,!l :o,:l 9,9 10/> 10,6 11,0 110,9 10,8 11,0 11,2 10,8 11,0 11,0 10,() 10,7 10,:) (),:) 4,2 i.2 7,6 8,1 R,n 8,0 !1,6 9,6 9,C 10,2 10,6 10,1 10,9 11,1 10,6 10,6 10,2 Il ,O 10,6 ·\8 S,O 5,2 5,5! 5,8 ~ ~ ~ , ~ ul~ ~ ~ ~ ~ n,n 9,9 9,6 10,1
90 91 92 93 94
4,2 ;),3
0,8 0,8 0,8
95 96 97 98 99
" " "
·d '·' "·' '·' ·~ '·' '·" '·' !·' · ~ :··4.:l, '·" '·" " " "'
i-,2
4,2
4,(>
4,9
5,1>
2,6 1,1 1,0 0,2
2,2 'I,:J 0,7 0,3
2,6 2/i 1,1 1.7 0,8,1,0 0,5 0,6
3, l 2.0 1,1 O,H
106 107 108 109
IlO
o,ol o,t
,
.. /
•
"
.j "
0,0 0,0
0,1 0,!
•
•l "
" •
" •
• •
" •
o,, 1,5 1,8 3,0
o.. 1,2 1,6 :l,l
o,.
0,5 0,5 1,1 1,8
0,9 0,~) 0,9 2,8
" 1,3 0,8 2,3
o,.) O,H 0,3 2,9
" 2,0 1,6 0,8
0,6
4,6 l,2 5,7 5,0 6,9 7,3 8,9 8,6 0,(' LO,n
3, l (i,O 7,6 6,:1 9,9
:~, 13,1
4,41 2,0 2,9 3,? 7,6 3,9 5,5 j 8,2 H,O H,7
.
J
0,0 o,o
1
0,1
2,:~
·1,2 0,7
3,8 2,:> 1,5 1,1
,i,~ 3,,
f),~ 5,9 i,.l 1,4
6,2 5,0
~~:
:J,l
4,7 :J,I
1,9 1,2
1,2
t,5
J,H
2,2
l,:l
4,5 5,0 5,l 6,6 6,2 G,6 n,7 8,7 8,(j 9,7 10,0 _10,1 !1,2 9,6 9,i 10,5 10,5
l,L
2,~
2,-1
~,c
7,5 5,2
-;,6 6,6
~,8 6,8
8,:) 7,1
9,0 1~,~ 8,0 ,,6
2,6
2,9
a,:l
't,~
4,4
1,7
8,8 LO,~ 7,1 8,t
9,: S,c
!),O 11 ,~ 9,0 10,7
6,4
6,2
Gli
~ ~ ~~~ ~ U ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ 2,1
:,~Q
;,n n,3 ~.f;
l)
O,G 2,G
"
"
0,9 0,9 0,9,1,9 1,8 5,8
)) l
3,8 3,8
)) l
5,7
6,!>
o,o
0,2 o,o
0,2 0,3
0,3 0,1
o,o o,1
o,t
))
"i
l " "' »l
0,1
0,1
0,6
o,1
0,7
o,2
0.8
0,3
0,9
o,:!
1,2
o,1
1,8
o,;;
1,3
o,1
o,6
1,5
0,6
2,1
2,6
o,9
u
»
o,o
0,0 •
0,0 0,0 ., " " l 0,0 "
o,o • ,,
'l
o,6
,.
.. ,
3,8 1 8,:1
.t
" 33,:! 9,9 10,2 8.6 H,l 7,1 1:~,~ 1~,1- '16,2 :,7jl6,7 " 33,3 50,0: 9,0 11,1 11,> 8,1 R,O !3,-> 11,9 10,8 .).8 " 14,3 ,, 14,3 " ' 25,0 50,0 l ~ ~~~~~~~M W ù,5 7,3 110,2 't-,5 8,9 :J,8 5,1 \i- 3.8/ 8,3 14,3
:),6
2,0
1,7
t,5
3,9 ' 3,2 o,8
3,2
1,5
0,9
1,9 ,
»
"
: 2,1
2,6 13,:> " 2,7 , 2,7
8,~
3,81 3,8 !6,1 3,8 3,81 8.3
" 100.0
'l "
" 50,0, , : ."l "
.,
. . ' "i " 25,0
"l "
"
lJ
»l
0,0
0,0 0,0 • • l 0,0
ool ' ooi '' o,o 0,0 0,0 j
11
. Il
li
Il
,
»
0,0 0,0
0,0 0,0
0,0 0,0
•
,
•
"
>l
11
li
))
»
»
»
0,0 0,0 o,o
0,1 0,0
" 0,0
0,1 0,0
0,1 0,1
0,0 0,1
0,1 0,1
• 0,0
"
,
"
n
o,o 0,0
•
11
n
••
))
))
»
J)
Il
))
b
~
»
»
»
n
"
" "
l
"l
»l
"l
"l
"l
"l
"
•
•:
"
»l ••
'l . "l .
M
•'
•
•
• • o,t
0,2 0,2
"l
0,9
»
"
,,
, 2,6
,
"l
:),8 ,1
• 14,3
··l o,3l
l)
100 101 102 103
"l"
,• o,6
2,7
·"
,l
!05 106 107 108 109
~l
»
.Il
90 91 92 93 94
104
)) l
.l . .
85 86 87 88 89
95 96 97 98 99
. , :1 l ~: !100:~ )f
l)
78 79
80 81 82 83 84
"l
l
l 0,0o,o 0,0o,o l 0,0o,o o,o0,0 o,o0,0 0,o,o1 o,o0,0 0,1o,1 0,1o,o 1 0,2o,o 0,00,1 0,10,2 0,2o, t l 0,2o,:l o,2O, l 0,2O,'> 0,6o,9 o,9"l .." "• ,
. " " " " " ' " " " . "l »l
1,~
l
•
Il l 5,1 2,71 3,8 1 8,:) 1,31 1,8 't,:) :>,>1 7,71 2,6 l 5,{ l 7,7 5,8 2,7 ,5,8,5,1 5,> 3,8 8,3 14,3 » 28,6 8,1 R,O 3,8 7,7 5,1 11,5 7,8 5,4 9,6 17,91 5,41 7,7 "
.\,1
1,8
'l 'l "
"
1
0,0 ,
))
»
0,5
,l
l , o,o o,o o,o o,o o,o o,t o,o o,1 o, t -o,1 0,2 0,1 o,2 0,2 0,3 0,5 o,u o,;, o,6 o,; o.8 0,8 0,91 o,s · t,312,7 l "l , 12,7,3,81 8,3
o,o
0,2
"l
)) ' :l3,3
8,1
o,o
o,o
O, l
2,~
"l
2,7
l o,o o,o 0,1 0,1 0,1 0,1 O, l 0,1 0,2 0,3 O,:l 0,1 0,5 0,6 o,9 0,9 1,1 s,:l t,O 1,2 2,\ 0,9 1,3 2,0 2,0 1,91 5,> 1,9 o,o
0,1
"
0,0 , o,o
:1 "
l
•
l 6,1 6,6 7,2 7,9 7,n 8,6 8,!1 9,:1 to,o 10,1 10,8 10,8 10,9 11,1 l1 ,6 1 tt) 10,5 12,9 tt,8 10,5 t:l,:J 12,8 112,9 14,:J 10,7 3,8 7,7 :!,4
,i .1 " .1 ·· "' "l n
"l " "l " " " "l '
· ~ "·! "; "·' " •.• : ./ ~ . • • • • ..,
\2 7,0 9,fl
1,~
"
• '
l,) :1,9 u,9 6,0 8,5: R,l
o,1 0,1 0,0
t
,
l " r-·· 1815 i
2, . ;),2 5,1 7,3 6,9 9,8 ~.~
l
o,~ o,0,1 0,20,1 o,a0,1 o,:0,2 0,50,2 0,3o,~ o,G0,1 l 0,8 o,9 1, 1 1,311,~ l 1,6 '·'l t,! 2,6 3,1 :li> 3,:1 >,5 4,2 l,6 ~·~ >,~ 4,6 ~,8 5,9 5,818,0 9,6 2,6 0,1 O,i 0,7 O,A O,• 1,0 1,2 1,6 2,1 2,1 2,6 .l,O ;J,5 3,• G,3 .l,S 3,5 2,6 4,5 9,6 5,1
0,2 ' o,t
100 IDI 182 103 104
o,o
0,0 0,1
o,o
0,0 O,:J
0,1 0,2
o,o
o.olo.o
o,o
O,l 0.3
"Il "l "l " .l " " '
"l . "l "l 'l
IlO
'l
•
Totale 1oo,o too,o\ loo,ol 1oo,oJ1oo,o too,o too,o 1oo,o/1oo,oltoo,o 1oo,o 100,0 1oo,o'1oo,o 100,0 too,o11oo,o11oo.o wo,o too.o 100,0 too,o 1oo,o, 1oo,o1too,o 1oo,o too,o 1oo,o 100,0 1ooo'1oo,o 1oo,o too,o 100,0 1oo,o1too,o 1oo,o 1oo,o 1oo,o t oo,oroo.o:1oo.o
869
Frerfllt'll::fl rrlali~a di citutl/lla combilw;ionr dd pl'rime/rn toraci!'o e rlella statura . in rapporto al totrtle rtmrmle delle osserv11:ioni.
III. -
TA \ 01..\
=-=;1,77
u ul~ ~ ~:~ ~~~ ~ ~ ~ ll.O ' 0,1
0,1
O.l j 0,1
0,1
78 i 0,0
o,o
O, t
0,2
0,2
O, t
l 0,2
0,0 0,2
0. 1 l O, t
80 ' 0.11 81 : 0,0 82 o,o 83 1 o,t
0,2 0,:~
1,~
1,'>
~,2
t,:! 2,8 i-,3
3,i
1,5 2,'t 3,'" 4,8
1,!1 ~,R
o,G
1,3 l,i 2,0 a. t
n,o
~>,7
84 ! 0,1
0,7
3,(i
't,7
5,4
7,:!
7,0
7,5
0,7 0,"7
3,r, 1.9 3,:}, i-, ~
~.I
7,(i 7,H
8,8'
87 1 0,1 0.5 88 : 0,0 0.5 • • 0,0 0,3
2.'> l 3,8 2,1 . 3,0 J }l ; 2,f)
1
o.:>
l
2,:3 :l,O
1,5
2,:3 3,7 i.8 5,9
l
6,0 ~ 6,6 ;,,5 ! (i,O 1 -i.,5 iJ,i. i, l ~,5 2,G 3,::.
:-,9 7,h
l
0,0 0,0
l
0,0
0,0 0,0 0,0 l 0,0
0,0
o,o 0,2 Il 0,0 0,1 trl nn l 0.1 0, 1 0,0
o,1
o.~
o,2
0,1 1 0,1
0,4
0,3
0,21 0,2
0, 110,1 0,0 l 0,0 0, 1 0,1 0,0 0,0
o,fl
o,; o,sl o,:l 0,21
(i, t 1 5,4
0,6 1,1 1,8
1,7
1,1
O,X
O,()
l). l
7,2:
n,n
2,7
2,:~
1,(',
1,1
O,n
3,!1 4,1 4,5 4,:; l,2
:J,I 3,!1 1,5 4,3 4.2
2,2
1,5 , 1,0 0,7 n,n 0.5 n,1: 0,2 0.1 1 0,1 0,1 11,0 0,0 0,0
2,8
2,3
1,3
:1,2 ~.:;
2,i
l ,8
3,1
2,6 1 1,8
1,5 (,:l
1,6 3,2
:1,1
2.RI 2,1
1.~
a,l'\
~,:l
8,7
8,:)1 ~.3
k, ~~' S,l R,O 8,1
7,2
s,:ll
·(t, ~
fi,:t
7,:)
4,~,
i,ì l fi,O
b. l
n,:J
t.o
5,~
5.R
li>
:,,2 1 a,:-,
3,(;
:~,2
:-.:.l 7,~
n:i 0,1
2,!-) 1,6 1,0
2.:~
0,2
o.~
o,s
Il,"
ht 2,5 l ,fl 1,0
o,:~
o,:J
0,5
o,; o,n o,n
1,7
t,o
1
O,:l 0 .1 1 0,2
1,!)
o,o l o, t l 0,1 0,2 o,:l : 0,1 0,0 0,0 0,0
5,4 , ~J
~,;)
2,7
I.i
1,7
I,G 1,1
0,5
0,11
0,7
0,1 0,1 0,1 : n,2 O,!l O,:J li,:J l 0,0 0,0 0,0 0,0 0.1 ' 0,1 0,2 0,1 0,2 0,0 0,0 0,0 i O, t O, l O, t O, l 0,0 l 0,0
0,0
0,0
0,()
0,0
0,0 0,()
0,8 J,R :l,i 5,1
1,1 "2,7, 2,2
2,2 1,2 0,8
1,2 06
0,0
0,0
2,7 ' 1 ,H
0,0 : 0,0
2,2 t,6 1,2
:?,:; 2.R 2,2 1,9 1,6 1,1 ~ l,:l
0,7 0,5
1,0 0,()
1
o,~
0,5
0,0
0,2 0,1
0,2 0,1
0,0
0,0
n,fJ l
·j o,o, o,o o,n o,o l o,o ..
'l
0,0 l
•
0,0
0,0
0,0
0,0
•
•
•
::: o·~
.
n,t n,o o,o
0,0
0,0' 0,0 0,1 0,0
0,0 0.1
' 'l 'l ·j "i .
'o)
0,0
11,0
0,0
0,0
0,0
0,0
u
0,0 0,0
.~~., , •.l "il • • •~~ c :;;,.: ·~·· $_1
..
l
..
0,0
j '·" 1,:1 o.n
(l,ll
11,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
0,0
(1,0
0,0
•
o,t n,t o,tl o,o n.o oo 11,0
l>,o
1,0
0,7
o,•;
u
1,0 0/)
O,H
0,3
0,3
0,2
0,1
0,1
n,t o,n o.o
1,1
1,n o,:
o,~,
o,~
o.2
o,t
n,t
o,t
(1,0
0.0
1,2 0,9
o!~
o,;
0,1
0,2
0,1
n,t o,t
ll,fl
u1 1.0 o,•J
0,7 O,H
n;t
n,:J
t
0,1
l '·": t,:,
l,i
1, 1
t,t
o,!l o.slo,s
O,"'i O,',
O, i O, l o,~
0,1
Ol> O,fi O,iO, l 0,3 ' 0,:1 0,2 o,~ o,t 0,2 o.~ o, t 11,1 0,1 0,1
O/; 0,5 O,t
l o,2 · o,1 u,t o,
0,0 0,0
0,0
0,0
o.o1 o,o
f,fl
u,o
0,0
c,n o,o
t 0,0
.,
.. ,
0,0
.•
'l
0,0
o,2l o, t 0,1 o, t o,o l o,o o,o n,o o, t 0,2 o, t o,o o,o o,o o,n o,o
l
~.2
11,2
0,1 o, l 0, l
0,1 0,1 o, l o,o P, l • 0,0
0,1 0,0 0,1
0,1
0,0
o,o 0,0 0,0
0,0
0,0 0,0 0,0
0,0
0,0
0,0
o,o 0,0 0,0
•
l
•
•
)•
,. o,o
l!
0,0
l fl,l) ~
l 'l • • •
':
,t
86
0,0
10\.s
0,0
w•.t
87 86 89
8:1,1 0,0 0.0
•
0,0 0,0
0,0 0,0 ,
O,C)
0,0
(1,0
0,0 0,0 O,IJ
0,0 0,0
o,o
0,0
0,0 0,0
5:!,~
0,0
10,9 27,8
92
0,0
l !t,~
94
1:1,11 8,0
95 96 97 98 99
o,o:
n,o
'l
2,8 t,:! t~
0,0
.,
0,0
·'
:l
0,0
o,o ,
0,0
.. .l
..
l
!l,S
7,01 \21 3,:1
., i
i 2,i l t,:).
1,0
0,6,
93
0,3
100 101
~~
102
~t
l~
~t
IM
n,o tos 0,0
o,o•
90 91
0,0
I,H
• o
81,'•
• 0,0
0,0 o,o (1,1)
•
. 0,0
0,01
85
0,11
o.3 o.~ 0,2 i o, t 0,1 o,o l o.o o,n o.o l·,o o,o o,o o,o
o,:l' n,:l
O,n
0,0
c,o
0,0
tO:l.O 106,0
0,0
0,0
JII3,5,42,7142,1 ,31,7 1 25,8I IH,H · 15,~It2,~ "
M
0,0 0, 1
~l 0,0
~
~~
0,0
(l,ll 0,1
l
0,0 l
~
~~
0,1 0,1
o,o ~ o,o o,o 1 o,o o,o n,o u,o o,o n,o •
~t
0,0
n,o u,o o,o
n,2 0,2 0,11 0,2
1 ~5
o, n
11,0 t
O,fl 1 fl. ~
1,7
77 78 79 00 81
o,o
'·'· 1,1
·l
·~
28,1
0,0
0,0
.,
11,1)
0,1
o,,
'l
• c,o : o,o
T OTALE
• l
()l
0,0
0,0 i 0,0 , 0,0 f o,H
:
0,51 :,,61 28,1136,8 45,7 51,0 1 6~,9 : 65,9 75,R j 73,9 73,4 7S,l
0,0 0,0 0,0
o. t o,o o, t ' o, t 11,1 o,t o,o o,o: o,o o,o o.o o,o o,o o,n o,o 0,0 11,0 0,0 0,0 o,o 0,0 0,0 i 0,0 0,0 0,0 • • o,o o.o o,o o,o o,o o,o o,o o,o o,o n,o l' o,o o,o o,o o,o •1' 0,0
.l
,...k
0,0
o,o 0,0
o, i- ~ o,:J 0,2~ 0,1 o.x o,r,. o,J. n;l 0,1
0,1 ' 0.1
0,0 ,
IlO
0,0
0,2 i O, t
l
.. 1
..
0,0
l
·l
)>
0,0
2,1 1,0
0,2 0,1
0,0 0,0
.l
1
O.lì
1,0 0,8
o,3 o,:l o,:l o,a o,a 0,2 0,1
o.~ 0,1 1),2 ' 0,2
•
o,u Ili, i o,:tl 11,~1 o,t
l IO
l
o,o 11,0 n,n o,n
0,0 . 0,0 0,0 0,0
0,0 0,0
-l l ---.-.-
.r . r
0,1
i
85 O. t 8& 1 fi,O
. l 0,0
l O, t 0,0
0.0
1,831~14 •••~ fl,81~1~7 1,88 • 1,89 1.80 11.11 . 1,82 11,93 I,U , 1,15 ~
1,78 1,79 1,80 1,81 1 1,82
0,0
106
U,Cl
107 108
(1,1)
109 »
nl
o,~ l 0,2 : o,2 J,tl o,1 ~~~~~~ ~· ®l~ '
l
0,0
1000,0
110
Si i T\IOI.A
1\'. -
Saia::io1u' di'ila .~/aluru. c pe1'imrii'O /omcico mrdiiJ JWI' nyni r·mtÌinl'lrn di s/alura.
-
=--~--
l• Studenll
l~
=~
STATURA
~~ ~-;
~~~
~:e;;
••• l
1.56 1,51>
t,=l7 1,58 1,!>H
s,r.o
1,61 t ,ti'}.
'·'1.tì5 l,lil'l
~li
.:.
==~ e--::
!.L o
i=
.:. ~iHI ~ ,:) 1' ~.. ~~ " :E§~
"co -= = .,.
!.J. O
1
-=a
e
0..
s··:~:i:.:..
2:....
~
.=
"§
3
~u
:35
O. i
aalfH,sJ
21S :H:> 40!) 58:l 748
1.:? 1.!1 2.:? :l.:?
21X 8:1,9 5:1,S :1\:, 8>, \ 5:l,~ ~o~ 8>,2 5:J,3
1!)7
2.1
~j~
l!.!)
u
81-,6 5:3,2
~36
.i.J
7i3 H't,S 5:1,0
633
6.8
1!17 Xl,:? ;,1,0 278 s l,:l 53,7 :mG ~1.7 :,:J.fi 4:1() )o.:!", ,l ;,3,5 (i:l:t ~:;.z '•3,2
829 1051j 1101 11!!7
i.5 f>.R 6.0
~2R
GlO
6.7 7.3 7.1
1373
1,70
1012 1058
1238 12:36
87:) ';j;!
(j.fi ';()
G.8 6.8 H.7
:-•.n :J.R ·~.8
u
6:12]
:l.5 i79, 2.6
~,s:J
S't8 5~.7 105'i 85:1 5t/l l!Ilo 85,2 !>2,:: ! l !l:? x:,,6
:J!)ti
682
661
~~:g
703
12:12 86,0 ~~J~
665
J:l7:J j)!:jl
!'<5,S
H6,:3 ,J ! ,t
IZOI 81i,5 51,5 1003 ~6.8 5!,i 10:;2 Kì ,O 51,2
Ra ~~·~ :.1,1
70~
u
i.6 7.6
t ,Il)
127
Oi
119
0.7
...... 1,&1
2UI
t .:l
2101 00,21 i9,3
Totale
182111100.0
88,3 i9,fl 89,7 50,i 89,2 i9,8 89,6 i9,8
i57;, :;'Hl 720H 7!HO
:t2
~;);51 85,i-
51-,i
152
:2-;)
t r.~ !'~.i ;;~.1
:-,~tH 8:},6 7201,85,9 78.l!J 86,1 \)!JLU 86,:1
:)1-,5 51,1 ;,1,:? !\:l,!l
176
2:10 281 390
~-H
::.t
6./-
17fi 8~,2 5:3.6 2:30 81.~ r.t,ì :l~l 85,1 5:),5 :)l)!) 8\2 5'3,:!
~.1
4.1
lf)5 :H5
W5 Xl,7 51,:1 ~ir1 8i,i 5:J.n :)36 R't,8 :,:1.7 :J29 85,:! :,:J,fi i-7:3 X5,2 !):l,~
98G8 86,6 5:!,X 1 1:32~ 86,!! ~:J,O
:187 151i
1].5
:tHi
i'G
~53
H:l
ili
r..:l
:!70 Hli,i -,2<> 1 t02 8(i,!J :31l:l 8~.~ ~~:~ 2!17 8f,t 280 88,0
9~1 :1
~:1>7
500
5.l
7:108
5.0 5.1 fi.!J G.~
7.H 7.5
3.9 lt.i
7.~
I08H 8 - •) :_>:J,~) '·10~1:1 s- ·1 ·•3 •)
H
lff>%
s7:6 5:3;1
·Hl H3
H.9 7. ~l 7. ~
6.6
!)127 87,8 ;)~,9 X:J2:, :iX,I 8 72!):1 83,1 52'6 :;'\fi:, 88 G 52:i ;jijfjf) 52,i
:lH '•08 :16:3 299
6.8
58 r>.l i l
'•l!
6.1
3flfl
4.:3
;!!!6
){7,0 :,1,5 HiJ :,t,l
:>8Rf> 56\lfj
:li:,
H 2.7 2:1
:lll 8i,5 51,~ 2i!l "'!,Il 51,2 211 87,!) 50,8
H92 :H:lll 2>68 :!00~
:u 1.7 u
125 RR.5 :,0,6
I!H6
1.1
12R2 !ili 653 419 2!12
0.6 0.5 0.3 o2
1275 90,:l 51,:1 !107 90,8 ;,l,:l 647 !)1,1 fl l ,2 H~ !ll ,l 50,!1 291 !12,0 51,1
41!,,1
o.:l
48il 92,11 ~9,8
211 O.'t
!JZ~olsu,2Ì '•2,2 t4I060IIo~~ H~78lj sd 53,:1
:,!)681100.0
07
2!12 :?06 125 119
ti l '~.RI 5t,ì
9>'18
1-.1
:J~~
a:, 8~.:1 :)o;;
i2
0.5
28
0.3
!17 H9,2 :,017 ()7 SR,\J rJ0,2 i.~ !IO,fi :~1,8 ~2 1\!J,R 50,2 2~ 90.7 50,1
:>()
0.5
r.o 90,6 l!J,i
1.0
o.:,
181:l61 86,:ll 51,7 . 9:Jo1ltOo.ol
l
0.::.1
~·)u
:l8~
:s
=~
EE 13 l .t ]~-E~ ~e ~
>2
~~.n
!l7 (i8 ·i 5
1.1; l.1
I
"
·~~ .~ l~ .... l
o~,.~s
j
2!! 81,9 ::.;,:l
(;7:1 Rti,t
:m 88,5 50,3
1.9
293 2()(;
]~
e~
0.5
U:H 86,8
1.6 l. 'o
3H
È
iii~ Ul i ifl! ~~ ~
:é.=
:W
7.2
126
1,76 1,77 1,78 1,79
~v
:;
~
~
10211 8:>,51 51/i
6.8
250 211 Hi
-i671 2.6
3 ·s
-~
o~
-
6' Muratori
0.7
(;.IO
;r,5 Ht,, 51,ù 62!J X7,6 ;>O,h /•77 88,3 50,7 'tG! 88,5 50,(;
1,7~
~
5' Falegnami
1(}21
fi l!) x:;J 5!J,O 9868 671 S5,fi :.2,1'1- Jl:l27 ~)2,11 fiGI X\7 108~ 1 701 ~5q 52,4 IO:>:,:, 707 s~;;~ :;2,2 10600
.i!J8 HO,i !-)i;6
;!.
~-~
_-..:..c>
i3 8>.7 ;,},7
~=
-~ e-:
§
0.2
1210
1,71 1,72 1,73 1,74
=·~
4• Fabbri
3• Contadini
~·~~~ ~f ~ l I liiill l! l ! iU i ]:Sf~l E i Ui ! ;ml;!j 1
i,61l 1,6i 168
ùo
2° Piccolo commercio
i.O 2.H
0.!)
so;rJ
ilfl!J 89,:) s·> ., :li03 8~1,6 ;,2'1 2't:J:~ !!0,0 r-.2:0 1HH7 90,1 51,8 16.15 no,1 51,8
283 207
50 4.7 :).5
161
"1.:;
106
1.8
101 83
1. 't,
.
1.7
W M Bi
HfJ
H2
g~,,5
:;:)l
su'ii ~J:~ 8fi •)
SIÙ 5:Ui ~()~~)
f):!: 't
:,2'0
;j:tr;
u
:t:?!) \7:1
5.0
1%
H.:!
;,t;5
7.0
ti:!fi
i.M
7.:-,
fj~)2
7.:1
:,;6 R7,1
581
521
n.;:;
~1;8
:167 :lfl!J
-'t.fi
20:2 xs,o 515 1 157 88,5 51 5 lf):l s~·> :,t;o 100 8~;~ ;'")0,7 8:1 88,'> :.o,u
287
:w
216
2.7 1.!1 l. i 1.5
1'>6
!Ili 120
8i
~
~ ~
31i !l0,8 ;, l ,O 20 !JO,O r,r}.:l
:,2
12
~2
li! !12,0 51,7
i5 22 Il
},(j
1.1
o.n
0.6 f).:l
o.,
i3,8
ul o.r;
59:3:! 86,5 5:2,5
802:liiOO,o
~9,2
s·),i ;):!.U XG,l :;~.R
8''
li. l
2i
x~.> :.3.0
5!JS
.}91
'o!) 89,:1 50,7
t9!) 56S fili 59>
ur;s
:H R!l,:l 50,5
u~
\.~
Sii,:/ 5~,fj xn,i- r)l,i :.~.;.
510 X7, 1 ')·)·) i8\ Xi',:\ :,~:o :J:,s Bì,n 51,R :l62 Si",() ;,l,j 277 ~~.7 51,!1 :!07 X8:! :;s,:t 151 ~S;!I ~l,) Il 1.>1,0 118 8(),7 ;, l,:~
'" "]~
7• Sarli. Calzolai
.!.-t~
~ ~fi! !o ~ o
1
~~~
=5~
È;:~
~~ ~2fl
Wl 575 G!)l
!12\
~
e~ ,~~~;!~~~ ;~d~§~ -E=
o.
="l; a..~ ~ 3
ili ~:..11 si,U
~-..
:J;?!J 85,2 5 't/i
a.3 4.1
5.0 G6
'tu! 8:..2 5>,:l 57··) ~5,1 5-t,t GO l 85,7 G:l,H !J:?'t 85,H 5:),fj
G. ~
K70 85,!)
tn:Jo
112~
10:37 !122
(i.{i
7HX
;,.()
ll02
4 :J t.1
576
~
o.sl
7.1 7.1 l(. l
871 1018 1038 10>3
~ ~
;,;,
ì.'t
ifJ9 :17i
:u
2~:~
l.X
~.7
u
ss.'
201 167
1.2
85 R!I,O :.u,n 51 !11),2 51,0 ·hl !)l) :1 =~),7 21 oo';, :>o.n
132 !Jl
0.!1 1).7
IO~'ì
s~•.:-, ~6,fi
~:!~~
o)·•, t
;,:u
lfl:?!J ~f),s 5::!,~) I l IO 8-., •.~ 52,8
s-.,
:-,-) 5 1012 !JOI ~7:3 :)2;:i 7HI 87,9 ::;·>'l :)-;"{) 88,0 !)~''t ;,Go 8~.:, 52:1 ~).f) 'IJ'\,!J ~2.!J :l:,>j ~9.3 vl,.l ~:i!) 88,7 :;1,3 l !l~ kH,3 51,:) I:)X fiO, l Gl ,5
:li
o.;; O.:l
H 89:1 i!J,5
2:1
0.2
128 !J'I,I !IO !I(J,X O:l !li,O :ti !)(),:1 2:1 H~.:!
iO 9 1,1 19,7
401
0.3
Wl !Jl,lj 't!l,8
1395:JI10•J.O
l :1721 1 87, Il !li!,f)
79321 8fi,li
!j~,r;
(j5
:;1,2 51,:1 51,1 51),~
51,1
.....
~==
e~
--~
.;:o lO
~·~~
.:-c::?:
,I~m: it ~
7:!
:w,
1:10
l
o. r., 2.A ;j(j
u
7:11 ~SUl 5~,3
:115 !la,!J 5:l,S
4:l0 ~'t.l ;,;~,6 52fJ Si,l r.:l,2 fi2:J t!UJ :,:J,2 8:11 8},!) !)2,8
52;, li:?:! R:lt
!"i2
Rf)7
li.S
!I:I!J !lO')
7.!11
807 Xi,( 52,6 !l:l! l 8l.!J ;,2,i
7.ft
~kJ7
Hli5
i.7' R.1
!J~O Xf>,:l 5~,0 !}65 ~5.1; 5l,H
~n:J
7.2
iO! l
G.O
K,5 RHII ;,l,!J iiJR RG,2 5l ,G G'tl HH,:! 51 ,~
!);!()
UH i!JI t:-..n
7.1)
''·~ t. l :I.!J
R5,2 :,:2,a
iX!I Rn,n 51,2
156 t!O,R 51,1
3!!1
;).:l
:l!J:l HH,!, :-)(),8
~H7
:H
171 Ili:l
1.}
28ì 87,8 51,0 171 X8,2 Gl,O W l HS,I 51J,6 11X s~,i 50,7
I l~
!14
1.} l.O
o.x
H~ s~.
1150,2
ì(j
0.6
il :12
o.:l O.:J
w o·'
71\ Xf!,H 50,1 41 8R,!l i!J.!J :l2 88,!11 1!1,7 1!1 8!1,7 4!l,R
:H
o.:J
:J11 !1(),21 49,3
11!!211100.01
119071 8:>,61 52,1
Srgue T.nm..\ JV. -
--------
9' Macellai
C!:
STATURA
-~ l ~~ ~
o~
-
~
~
__ 11; ,... = o~
~~E
~~~
l' .
;::
o ~ ~~~g ;g 3-c,g~ ~
Seria:im1e ti!>//a .~tatum,
"
~
--Il• Fornai
-~ l == l ·ge ~~è~ l : -~~§" ~~~~~ ~ l -~ ·~
--
o
=~
·c~ ~v
:...~
]-c
e:. - ·:;gd
"'"'
Jlfi"ÌIIICti'O tOI'rJtim medio per oy11i crntimctro di statura.
l(lo Carrettieri
-~
liU~ l iU l Ili~ 11
o
l'
--
~=
ot.
~
,E
i
"
·:c
-o~
~-~3
;.::<..;~
2~~
~
"" .::
~ 2 "-
ml t l~ ili! nI 1
·~
"::-c;
e-= o
~-~§ ~~7.
~
l
""o '§ "-
t
~~e
~r:
-=~-~
Jm
TOTALE
13' Professioni varie
12' Braccianti
§ t:]
§~ ~E
==~ l -~:: z-c s
I
•J
~-~~ ~~i;
~-:::-:;;
~
1·;!, i~ E ' ~ . ~<: ~:
:;
l
o
§
nm =~~
:!:.::
l ·"
:~
e-=
f ili~ i! i u o
~
;:
~
~
3
o o
~~ EE
~o
è:\.1·
-
'51,6"·'
lllfor•• 1,56 1,56 1,1>7
'•1,3
!'a;!
,,,,1)
1,58 1,1)9 1,60
53,~
5'!,5 51,1
1,61 1,62 1,63 1,64 1,6(1
M,2 o:1,u
.,
5·)~
52.i M,S
1,66 1,67 1,68
5~.3
!i:!,l
1,69
5~.1
1,70
:.1,9
1,71 1,72 1,73
51,S ill,fl
51.1
1,74
òl,l
1,71>
51,1 51.0 50,9 50,6
1,76 1,77 1,78 1,79 1,80
:,o,G W,i
...... 1,80
52.f1
Totale •• ~. ~. ~··~wo~, ,..
.....
"~~(_'(~··'
PERIMETRO TORACICO IN RAPPORTO COLLA STATURA SECONDO LE PROFESSIONI. Of•li•ctn d1 A
,,.,.,.,.o
~
....
873
UN CASO D'AORTA ANGUSTA CONGENITA. Comunic;~zione del maggiore medie~ E. llan~:iauti
alla R. Aetademia di medicina di Torino (Sedut~ del 7 maggio !897).
Il mattino del 29 marzo o. s. una recl uta del '13• fanteria, già contadino, senza cause apprezzabili, senza precedenti morbosi prossimi o remori, - il che '"venne rigorosamente accertato anche dal padre sovraggi un Lo poi, muore d' improvviso in piazza d'armi durante le esercitazioni ed è ponato cadavere all'ospedale. Ho l' incal'ico della dimostrazione anatomica ai colleghi, presenti, come di regola, all'autossia. Trattasi di soggetto ven tenne, armonicamente sviluppato, ben nutrito, e senza alcu no di quegli stessi minori difetti, ~.ho vengono ritenuti compatibili con il servizio militare. E alto m. , ,7'1 '/ 2 • - Ha m. 0,86 di perimetro toracico. -"Pesa kg. 60 . L'autossia mette in chiaro l'integrità, senza restrinzione, di ogni organo o viscere per rispetto a qual5iasi altera~ione acquisita e con particolare ossenranza alle ragionevoli Ipotesi di una morte violenta. Per converso, già alla ·sezione dell' aorta ascendente, estratta unitame_nte al cuore, - essendo questo normale anche per volume e svolgimento dell e coronarie - debbo rilevare una certa angustia di calib1·o fuori di rapporto con l'età ~ la costi tuzione del soggetto, perocchè il diametro 55
874 dei vasi cresce, nella ::pede umana, 10 ragione appunto dello svii uppo organico. Sulla guida di questo rilie>o , esau ri ta l'autoiisia generale, procedo allo scouimento di tuLLa l'arteria e del suo sistema, il che svela un'nona cosi uniformemente ristretta, quale i sa rebhe poiuto attendere in un ragazzo: in altri termini un'aorta ·portante un calibro regolarmente decrescente, ma di circa un terzo inferiore alla norma. Ciò è fa'C ile rilevare anche ora rapportando le misure del preparato, che presento questa sera all'Accadem ia, alle medie date dagli anatomici per gli adulti (ved i tavola); ovvero, più speditamente, confrontando il preparato stesso co n i due esemplari di aorte norn);)!i, che ho pure qui disposto sui lati del reperto anomalo onde ne spiccasse wbito la diJTerenza . Le due aorte normali appartengono ugualmente a due giovani soldati morti nello scorso mese, quasi subito dopo gra,·e traumatiiìlno, che li coglieva nel pieno possesso della loro salu te. Si noti che entrambi questi soggetti present avano statura, perimetro toracico e peso sensibilmente inferiori a quelli della recluta di cui si tratta. ~1 algrado ciò l' ao rta anormale è anche più corta delle altre. Proseguendo pertau to nell'esame di essa si riconosce ancora che lo sue pareti sono l)ensì sane, ma più sottil i, e che il gruppo dell e inter·costal i - in numero soltanto di sei - atl eccezione di una copia, in luogo di nascere in seri e bi naria, secondo la regola, sorgono da un sol tronco: il q•ral rilievo fu appunto già osservato, e riteo uto anzi caratteristico in r.ns i analoghi di_re~LringimenLo aortico con genito. Di più vediamo che diversi grossi rami si òi~wc cano con diametro origi nario inferiore ai corrispo ndenti esem plari. Debbo no1ifica re però che nel restante ca mmino non Lutti questi rami oiTi·irono poi una differenza di vol ume
o''AORTA ANG USTA CO~GENITA
875
in meno veramente apprezzabile ; invece lo stesso fatto mi é risultato di nuO\'O per alcune arterie minori , e particolarmente per il circolo basilare, che apparve esile, di ev ideuza difficile, ed associak>- dico questo per chi avvisasse di collegare i due fatti - a scarsezz.a di liquid o cerebrale ed a ventri coli laterali quasi vuoti . Tal e intere5sante contributo nl.rolla nunHirose r i fle~~ i oni ch a ordinerò in più completo lavoro di distinto interesse per la 1nedicina militare. Due però s'impongono al momento. La prima spella al rapporto tra l'anomalia anatomica e l'improvviso deces~o . Penso che questo sia dipeso essenzialmente da subitaneo al'l·esto, o de!icienza, nei centri o nei pl essi cardi omotori , della rispeltiva circolazione già ostacolata, ri stretta , infine già compromessa alle origini centrn li e comprometLente, a sua volla, da lunga mano, le forze disponibili del miocarJio . In altre parole penso sia avvenuto ad un dip!·es$0 quan10 accade nelle vertigini e nell e ischemie card iache, ovvero nella claudicazio11e intrrrnittente dei vecchi cavalli in ca u~a di slenogi delle iliache; ed anco1·a nel l'endoarterite obliterante sililiti ca cerei.Jrale. tlove i territori del cervello, che non ri cevono il loro oormnle 'afflusso di sangue , attestano qnesto loro sta to di (Jatirnento con emi o monoplegie a tipo soven te apopleti co. Se poi si risale la letteratura delle stenosi arteriose congenite - disr.retnmenle ricca quanto a stringimenti localizzati, mol to pnvera quanto ad an gu!;tia generale dell'aorta e del suo si;;tema, come invece ne è e5empio l'attuale - • s'incontrano due punti che meritano d'essere ricordati, perchè a venti qualche riscontro coll'argomento. Essi sono : tm ca.so d' imp1'0t~isct paraplegia da stenosi dell'aorta, nar-
8i6
'
UN CASO
rato da Gull nel Guy's Hopital Il.ep . Vol. Ili 1855, ed una memoria sulle paralisi del cavallo per obliterazione dell"ao1'ta poste?·ìo?·e di Gaubaux , accolta nel Recueil de méd. rétér. pratique, 184·6 T. 1. Tale parmi dunque essere stata la patogenesi della fa lale sincope; la quale sincope però ebbe senza dubbio come causa determinante anc:bc il cumulo di parlicolarilà nuove e speciali dell'ambiente militare e del lavoro, che ne costituisce il servizio. A questa veduta si potrebbe opporre che pure il contadino - clailse cui apparleneva la recluta - lavora ed anzi, aggiungo io, si affatica piu del soldato nei primi tempi. Sta hene, ma uon è meno vero che il contadino con l'incosciente senno derivalogli dalla esperienza di decenni, equilibria, fraziona, rompe a piacere, secondo cioè il bisogno, la sua opera con brevi e liberi riposi. Trenta quaranta colpi di fa lce, indi egli si arre:>La per rimanere qualche secondo dirillo ed immolJile, nel campo, come una verticaiQ fissata sull'oriuonte. D'importanza mag~iore poi è il fatto che il cooladioo si Vl adaltilndo alla sua rude esistenza passo passo fino dai primi anni. li suo è un vero allenamento: «o pagare o correre ~. immunizzarsi cio~ contro un ordine pesante ma immutabile di fatiche e di disagi che diventano da ultimo vere abitudini. In queste condizioni giunge sollo le bandiere d.ove tullo è improvvisamente mutato. Lo stesso vitto, senza eccezione più vantaggioso, gli è però ugualmente nuovo e d 'altronde deve concorrere a riparare la perdita del soggiorno alla grande aria per quello confinato dei dormitori collettivi. Egli era uso, appena dopo l'alba, aggravare IJoccon boccone il suo ventricolo nell'avviarsi- tento 11ede- a quel lavoro, che poi senza ;~lcuna sorveglianza rigorosa, soleva eseguire
D' AORTA A~G USTA CONGE~ITA
8i7
a petto libero e discinto, stabilendo cosi per l'uno e \'altro moti vo una deter.m inata e costa nte ci rcolazione viscerale. Divenuto recluta all'opposto va all'istruzione del mattino quasi digiuno, chiuso al collo, a~li omeri, alla ci otola e sempre vigilato dall'istruttore, che, per necessità, deve alternare l'ammonimento alla minaccia. La consr.yna aleggia intorno al neofìta, fìn chè lo coglie in un momento di distrazione del pensiero, sostatosi in nostalgico ohlio sulla croce del patrio campanile. Di questi fattori morali e fisici devono però aver influito, nel caso attuale, in particolar modo certi movim enti elementari con cui cerchiamo subito nei primi giorni del servizio di snodare presto le poco agili memLH·a e approfittando a t;d uopo di ogni ritaglio di tempo. Sono slanci di braccia, inclinazioni del tronco, passi o pi egarnenti sugli arti in~eri o ri, che richiedono iperallivilil c:-.rdiaca, e che determinano congestioni ed iperemie in talune zone, direttamen te, ovvero tndirettamente a causa dello sforzo. ALLi con prevalenza ginnasticì, mercè i quali miriamo appunto ad allenare le reclute per gli altri maggiori esercizi e fatiche ; perocchè il principio dell'alle namento, mi s i intenda Le ne, è pure cardine di ogni istruzione nel servizio nostro. Soltanto che egso principio deve regolarsi sull e ferme brevi, e sopralulto pres upporre sceltezza fisica ed integrilil rli organ iche funzi o~ i. Di questi attributi la legge tende ad accertarsi con l'opera di selezione affidata al vaglio di tre visite solenni - al consiglio di leva - al distretto- al reggimento . S'al!giunga inoltre la facoltit di in vio in osservazione all'ospedal e nei casi dubbi, ed nn margi ne di due mesi circa , durante i quali le deficenze di attitudine ai vari esercizi del giov ine soldato hanno occasion e di essere demmciate e messe in evidenza: il che, val la pena di ria lfermarl o, nella recluta in argomento non avvenne m:ti.
Si8
tN C.\50
È precisamente questa circosLanza, che schiudé la seconda
considerazione riferibile cioè al contrasto del narrato reperto anatomico Yerso le ragioni di clorosi, di infant1lismo, di cardwpatie funzionali ecc. con le quali, secondo autorità d'alLa fama. dello reperto dovrebbe sempre consociarsi, mentre invece IJUCSta volta 6$SO è risultnto compati bile con lo sviluppo regolare dell'organismo e con apparente integrità abituale di salute. Primo a segnalare le ragioni teste citale fu il Hokitanscki, ma chi realmente, almeno per lo clorosi, ne fissa,·a i ter· mini fu il Yircho" nel '8i0, io una comunicazione alla Società ostetrica di Berlino, quando appunto sopra nomerosi rilie\·i di coi neidenza ponera alla des"critta anomnlia anntomica. che f. Mnza dubbio congenita- come lo pro· vano le irregolarita d'ori~ioe delle collaterali - il nome di aorta clorotica. Egli disse allora che l'alterazione Yasale originaria, nelle clorotiche, rimane latente fino alla pubertit, qui ndi si manifesta in questo momento di evolu1.ione organica· con un ordine dì sintomi e"primenti tutti difetto di ''ascolarizzazione c di irrigazio'oe dei tessuti. Per tal modo la nota òiscrasia sanguigna, e per dire più chiaro, la speciaie de· colorazione delle emaz.ie. non sarebbe causa fondamentale, ma conseguenza secondaria. App re~so altri
osser\'alori cowe Deoeke (1), Ku lenkampf,
Knoevenagel, Kuessner, Besan~on (3) misero in rilievo ancora che la stessa anomalia, vale a dire, l'angustia aortica congenita, indipendentemen te dall'esistenza o meno della clorosi, conduce seco una serie di manifestazioni fisic!Je A funzionali, che permellono di riconoscerla in vita. Tali sarebbero: accessi di cardiopalmo, teudenr.a a deliqui, asistolie, insor(f) CuAnCOT, ecc. - Troité de médecine. (!) t'ICphrile lice à t'aplaaie arlérlelle. These. Pcris t889.
. .
<'DDALP c -:..-.,
D'AORTA ANGUSTA CONGE:-! ITA
8'79
genza di nefriti, associate, tutte od alcune di lJUeste manifesraziooi, al quadro compl esso dell 'infantilismo, o comunque,
immancabilmente; a due segni caratter·istici di esso, e ci oè : l'imperfetto Slliluppo del sistem a peloso e dell'appa1·ecchio genitale. F acci:~ , ascelle, pube rasi - verga e testicoli incompleti - tali .dunque risu lterebbero a norma dei precitati autori, le stimate patognomoniche dell'angustia aortica ~ongeo ita. Ora nulla , assolutamente nulla, di tutto ciò si e verifi· cato nella recluta perduta; onde la sua storia rappresenta, di fronte ai termini qui elencati, un'interessante, chiara e mordente eccezione. Suoi dirsi eh ~ « l'eccezione la regola con· ferma,; in realtà però essa la scuote, onde il mouo ci appare il più delle volte un'assurdità, la quale si lascia benevolmente circolare, o per difetto di mi gliori ragioni o come complemento eufoni co alla sua ben nota premessa che c ogni regola ha la sua eccezione ». Dovremmo dire invece e con maggior verità che più il gran libro dei feno meni biologici si illustra, più la parola fine si infosca, come da esso efl'etlivamente si allontana.
880
USO DEL CLOROFORMIO CONTRO LA TENIA • Comunicazione fatta alla Conferenza scientillca del 5 maggio 1897 all'ospedale militare di Pallo'a dnl magg, medico lloll. Cetu tiao «:arrat ù
Se non vado errato, fu nel 1888 che in unu dei giornali medici italiani, che solevo leggere e che orn non ricordo bene quale da potf'rlo r.itare, vidi riportato, come semplice notizia, che un giornale americano dava com~ ricetta contro la tenia Cloroformio Sciroppo .
gr·ammi
.1-
»
35
da somministrare in .s, volle con una cuc~hiaiata ogni due ore, incominciando dalle prime ore del malti no; e poscia, un'ora dopo l'ultima propinazione del cloroformio, Romministrare un purgante d'olio di ricino. Era consigliato che qunlche giorno precedente a quello destinalo per la cura si tenesse il malato a dieta moderata, in cui si facessero entrare di quei cibi ritenuti capaci di disgustare gli elminti. Allor·a ebbi occasione di vedere un sergente d'artiglieria da fortezza reduce dall'Africa. Io appartenevo al medesimo reggimento come capitano medico. Il sergente aveva preso la tenia in Africa due anni innanzi, e per liberarsene si era assoggettato alla cura col cusso, col felce maschio, ecc.; ma sempre invano. Si rassegnava ormai a tenersi
l
. ..•. uSO DEL CLOROFORliiO CO:'\TRO LA TE:'liA
88 1
il suo verme e non era più disposto a Lentart! altre cure, nause-ato come era di quelle già praticate. Io l'incitai a provare questa col ~Jioroform io e riuscii a persuaderlo. Lo tenni p et· un giorno a dieta moderata, consigliandogli di mangiare in quel giorno delle acciughe, aglio, cipolle e simili. Il ~iorno seguente gli somministrai il cloroformio ·nel modo· innanzi detto, meno r.h e, invece di 4 grammi ne diedi soltanto 3, essendo un poco dimcte-nte sugli effetti generali e sulla tolleranza del medicinale, usandolo per la prima volta in tale maniera; temevo specialmente che esso, passando allo stato gassoso rapidameme all a temperatura dello stomaco, potesse produrre una molesta distensione di questo viscere. Invece tullo andò bene. Jl sergente non ebbe a sofirire il più piccolo disturho; ed in una scarica dopo l'olio espulse circa sei metri di nematode. Per oltre un anno io seguito non vide più perdita di proglottidi, e poteva per ciò ritenersi definitivamente guarito. Della tenia non mi riuscì di vedere la testa. Probabilmente dovevn. appat·tenere alla specie medio-cannellala, es sendo t{uesLa la tenia che molli acquistavano in Africa coll'uso delle carni di bovini d'Abissinia. Dopo rp1esto primo caso non mi si presentò altra occasione d'applicare il sistema di cura in parola che cit·ca tre anni fa in un allievo alla scuola militare di Modena. ottenendo anche allora la guarigione. Piu tardi fu adoltfllo in uo sollufficiale allievo della medesima scuola. Il verme ven ne fuori a grossi pezzi i n piLL volte, nè fu possibile vederne la tesla. Però l'infermo in se~u ito non ebbe più a son·ri re gli incomodi che il verme prima gli produceva, nè avvertì piu la perdita di anelli elmintici; e ciò per lunga pezza, in modo da potersi ritenere confermata la guarigione.
• 88~
l SU UEL CLOJ\OfOR!ltO COXTRO L l rF.SI.\
~ello scorso anno scolastico Hm:j-9(), nella :;cuoia ~tessa ,
un allievo. degente all'infermeria per orchi te Llenorragira ed aùilUalmente sofferente di cronici disturbi gastro- enterici, mi mo~ t rò una manina alcune proglouidi di nematode emesse in una defecazione. Senz'altro ~li somministrai il giorno seJ,tuente il cloroformio e l'olio di ricino. ~on nacquero dist~rùi superiori all'azione del purgante, ma in una sola YOila il malato espulse un grosso gomitolo di elminto nastriforme della lunghezza misurata di niente meno che 23 metri. ln un quin to caso si trattava di una signorina quiodicenne. Per riguardo all'eli1 ed al se.oso rolli so mmin i~trare soltanto grammi ~ di cloroformio, ed ebbi un insuccesso. Lo ricordo perché fornisce insegnamento ci1·ca la dose utile. Altri due casi li ho traltati in quest'ospedale. 11 primo nel soldato Lampugnani Luciano della compagnia permanente del distretto militare di Belluno . . \'ennero espulsi dei pezzeui un poco piu lunghi e più numerosi dell'abituale nell'infermo . Non oso assicurare quale sia stato il risultato definitivo: ma temo si debba considerare come non falla la cura per la ragione che il cloroformio fu t·itirato dalla farmacia fio dalla sera avanti ed era contenuto in una bottiglia grande e non bene tappata, sicchc si deve essere in gran parte volat1lizzato. Il secondo caso è dato dal soldato Rossi Emilio del 3" bersaglieri. Sofl'riva questi di tenia da 6 mesi e non aveva ancora praticato nes:;uoa cura. Rimase due giorni colla dietetica ospitaliera del quarto vitto col vi no e caffè !alle con pane: e poscia il 22 dello scorso mese pigliò 4 grammi di c\oto· formio in 40 di sci roppo iu quattro riprese, cioè utu cuc-
USO DEL CLOI\O FO IU{IO CON'TI\0 LA TF.NIA
883
chiaiata per volta alle ore 'i, !), ·Il e '13 col seguito di 25 grammi d'olio di ricino alle l ,i-_ Comi nciò a cacciare co lle prime evacuaY.ioni nella giorna ta stessa piccoli frammenti falli di 5-6 proglotlidi ; ma il mauino seguente espulse in una volta un verme lungo da 5 6 metri, che fu riconosci uto per tenia mediocannellata. Sfot·tunatamente non fu riscontrata la testa pet· potere dare garanzia di guarigione o.ttenuta. Ma è da sperare bene, tenuto conto degli altri casi dichiaratisi di completo successo . Anche quest'ammalato non ebbe dalla medicazione praticata alcun disturbo nè immediato oè conse~uti vo , come ebbe a dichiararlo egli stesso al collega maggiore medico cav. Cnradonna che lo vide ed interrogò. Non bo mancato di raccomandare al soldato Rossi che passato un mese m i avvisi con una cartolina se a buia o no perduti ancora degli anelli dell'elminta per avere l'as$Ìcurazione o meno della guarigione che è sperabile sia avvenuta (l). Qui non è inopportu no dire, come tra parentesi, che è sempre dovere del medico cercare la testa del verme per assicurare l'ammalato dell a ~uarigione senza dubbio conseguita e per riconoscere di quale tenia si tralla, utile cognizione in rapporto alla profi lassi. È desiderabile perciò vedere la ~esta, che rappresenterebbe un trofeo pel medico ; ma nel caso non si trovasse, non bisognertl perciò d isperare ~ella guarigione, giaccbè quella può sottrarsi all'ossenazione 10 tanti modi: o percbè non bene raccolte tutte le evacuati) Trascorso il mese, posteriormente alla fatta conferenza, mi fu mandata la nor · · lltn dt guarigione confermata. In seguito fu trattato un altro ca~o colla ~ora in Parola con esito c-onfermato di guarigione. Anche in questo caso la enta ru emessa disgregata a pezzetti: dunque pur non vedendosi Il verme 1.utero "oò es• • lOta1e. '" .crue avvenu ta la morte e l'espulSIOne
, • .._ • •..
884.
US O DEL CLORO FOitMlO CO ~TRO LA TENIA
ztont dell'infermo o perchè non si è pensato a tenere pronto uno slaccio per non lasciare sfu ggire i più pi ccoli frammenti , o perchè possibilmente la testa distacca ta , siccome si trova nella parte più alta dell'intestino, può venire fuor i con evacuazioni tardive, non più esplorate. Bisogna mancando il criterio del Caput morttmm aspettare dal tempo il responso sull'esito della cura fatta. Ed in parecchi casi fortunali l'atteso responso è stato favorevole, malgrado sia stata negativa la ricerca della lesta della tenia. Jnt:mto dai casi riferiti è lecito dedurre che il cloroformio io dose sulnciente, cioè di ·• grammi, alle volte anche di 3, ma non meno, riesce ellicace ad uccidere la · te:nia, compiendosi poi l'espulsione della medesima mediante un purgan te d'olio di ri cino ; che non e necessaria la previa preparazione d!ell'ammalato con dietetiche nauseanti o col completo digiuno della giornata precedente la propinnioue del r·imedio; e che la medi cazione non desta nel malato particolari disturbi oltre a qu elli propri del pur,gante , ed oltre qualche visaccio che gli individui eretistici sogliono fare all 'odore del cloroformi o. Sicchè, masso in confronto il cloroformio col cusso, che r iesce grave e nauseante, colla corteccia di grana to e colla pelletierina , che producono gravi fenomeni d' avvelenamento ; col felce maschio, di cui anche sono riferiti casi d'avvelenamento, bi sogna fare buon viso all' uso del cloroformi o e valerseoe a preferenza degli al.tri anlelminlici contro la tenia , tenendo anche nella dovuta considerazione il vanta~gio che dopo non riman e un periodo di malessere e di disturbi gastro-enteri ci, che fanno dire agli ammalati - si stava meglio quand o si stava peggio . - E non dico che per efficacia pa re vin ca gli altri rimedii o per lo meno non è inferiore a nessuno.
,• ..... USO DF.L CI.OROFORliiO CO~TllO LA T F.~ IA
88;)
La cura è dunque ellicace, r.omoda, scevra di conseguenze. Si fa, come è deLLo, con 4 grammi di cloroformio io .iO di sciroppo, dato in 4 riprese a due ore di distanza, incominciando di buon mattino, oggiungendo un'ora dopo l'ultima presa 25 o 30· grammi d'olio di ricino. Un giorno o due prima si tiene l'ammalato a dieta moderata e non digi uno. Fare altro per diminuire la vitalità del verme previamente può essere utile ma non è necessario. Giova avvertire che il cloroformio sia messo in botti ~lino piccolo, ermeticamente tappato: e che siccome esso non si scioglie nell o sciroppo, ma vi resta emulsionato, cosi è bene che ad ogni somministrazione sia il bottiglino bene agitato per evitare che si dia colle prime propinazioni solo sciroppo e colle ultime solo cloroformio, giacché questo più pesante si raccoglie nel fondo. Era utile padarne? Credo si. ~e è giù una prova il de· siderio del signo1· direttore. Per altro tale medicazione sebbene non nuova, non è molto nota n(} diO'usa ('l) e parecchi medici and1e colti ed al cotTente delle novità l'ignorano. (Il Nell'Enciclopedia bii.JIIogranca pubblicatadall'urftcio ùel Surgeon genera i dogli Stati Uniti (/nclex Catatogue o{ lhe library o( lhe Surgeo11 General's o({ice) all'articolo: Cura del tenia nel quale sono riportati i titoli tli cir~a 3GO articoli e memorie su queHo argomento, non si trovano citati cb e quattro articoli sulla cure col clororormic: cioè uno di APPLBWHITE nel 7 exas Mecl.·Recorcl, tBSi-85, uno di BBN~f:T nel ,!ftdical Reco>·d. di New- York del t885, uno di BENTLI!Y nella Tllerap. Gaz. di Oetroit del t886 ed uno di BHAt;J>WSK nel ,1/ecl. ancl Surgical Report di Fi adelfia dr l t 883.
\
'
886
ALCUNE NOT.E DI OTOLOGIA IN RAPPORTO
COLLA PRATICA LEGALE l\IILITARE
Conrert•nzn scientallca per il dott. A . l .n z zatti sottotencnte medico di compi.
Come in LuUe le associazioni di individui piit o meno numerose, anche nel corpo umano che è costituilo da un assieme di organi, da un associarsi di funzioni distinte fra loro. per quanto miranti tnlli ad uno scopo finale unico, la lotta pel primato ha avuto i suoi campioni ed alcuni organi banno agsunlo su~li altri un predominio, che li rende più importami e piu necessari agli occhi nostri. Nella lotta per la supremazia fra gli organi dei sensi, l'occhio ha avuta la miglior fortuna, ed ha lasciato molto all'indietro i suoi colleghi ilestinati agli altri sensi, anche quello che forse non dovrehhc esserne cosi lontano. l'organo dell'udilo. Anche nella pratica legale militare l'esame del ''isus costituisce lo studio nìit importante e minu1o, mentre il potere acustico ~ lasciato in un dimenticatoio solenne. Cosicchè, mentre il perito al con~iglio di leva crede suo ùovere l'accertarsi che l'individuo cla esaminare possegga all'ingrosso almeno un'acuitit visiva suflìciente, non pensu neppure di ~isurare, anche molto appro5simnti\'amente. il potere acustico. E non è n dire che le malattie dull 'oret'chio siano rare: tull'altro. La slatistica concordante di molti cultori della otologia, ci ha porlalo n slai.Jilire che '/3 almeno degli
-.
r
AI.CU)IE NOTE DI OTOLOGIA , ECC .
887
mdividui presentano alterazioni diverse dell'orecchio: delle quali pochissime vengono accusale dai soggelli , a cr~ u sa dell'in izio e del corso così suhdolo che è proprio delle an·ezioni croniche dell'orecchio. In uno studio ch'io feci nell'ospedale militare di Torino su una grande quanti tà di soldati apparentemente normali, onde determinare la forma del campo uditivo nello spazio, ebbi occasione di notare una grande difl'erenza nella distanza di percezione pel mio orologio nei vari soggetli : talora anche una grande diminuzione passata inosservnla all' individuo, e solo poi riconosciuta durante l'esame. Ora, data I'imp<Htanza della funzione uditiva in tutte le relazioni sociali, io ammetto hensì che venga concessa una grande parte all'esame del visus nei soldati: non vorrei però fosse dimenticata per altro l'acnità nditiva. Il regolamento medico militare · dell'Austria, la nazione che fu la vera cuiJa della otologia, dimostra che venne infatti compresa l'importanza di determinare almeno co n una certa apprnssimazione il limite dal quale comin cia l'alterazione uditiva da prendersi in considerazione. Tn esso esistono difaui alcuni articoli che servono almeno di schema abbnstanza precisG agli ulliciali medici periti, articoli che io credo conveniente di riportare qui sollo. N~n tolgo no l' itloneità al servizio: l) Di minuzione dell'udito bilaterale lìno alla distanza di 6m. per la voce arona; z) Diminu.zione dell'udito da nn lato fino a 3 m. con udito normale dall'altro. Determinnno il passaggio nel la riserva: ·l) Sordità bnlaterale con distanza uditiva fino a 3m.; 2) Sordità di un lato fino a ·l rn. con udito normale dall'altro ;
••
888
A LCC~E
NOTE DI OTOLOGIA
3) Perdita completa di un padiglione. Determinano la inabilità al serrizio alli ro : 1) Sordit;·, bilaterale con dista nza uditiva al di solto di 3 m. ; 2) Sordità uni lnterale con distanza uditiva al di solto di ·l m.; 3) Stenosi totale congenita od acquisi ta del condotto uditivo esterno; 4.) Perforazione permanen te della membrana timpanica, sia il procesw iniziale auivo o gia compiuto; 5) Tulle le forme di inliam mazione purulenta cron1ca dell'ore cc hio medio e loro complicazioni . Determinano la inabilità ad ogni serv1z1o: Sordità bi laterale completa. Se noi passiamo al la Germania, troviamo di giit una minor chiarezza e concisione di regole : il legislatore, volendo lasciare ona part~ maggiore al giudizio ind ividuale dell'esaminatore, ha rtllarga to i cr·iter-i su cui l'esame doveva esser compiuto, abolendo le disposizioni quantitative che abbiam visto esser in vigore nel codice austriaco. Ecco del resto la traduzione degli articoli corrispondenti : 1• Al terazioni permanenti che escl uliono la partecipazi one ad un sen·izio attivo: a) L egg~ro grado di sordi tà bilaterale ; bl Sorditi1 compieta di un orecchio, dopo decorso il processo morboso. ~· Alterazioni che rendono permanentemente inabile ad ogo i servizio : a) Mancanza di un padiglione ; b) Sordità notevole ad ambo le orecchie; c} Perforazione permanente della membrana timpanica, ed altre gravi erl insanabili affezioni dell'orecchio.
IN RAPI' ORTO COLLA PRATICA LEGALE MILITAH E
889
Come vediamo adunque non abbiamo più delle cifre : ma ·degli aggeuivi: leggero, notevole, grave, i quali sono ben !ungi dal darci una n()rma anche solo approssimativa su cui basare il giudizio. Da noi, nel regolamento unico sul reclutamento dell'esercito, si è voluto segnire l'esempio della Germania: si è dato l'ostracismo alle cifre: e queste vennero anche qui I'Ostitui te dagli aggettivi· piuttosto indaterminati e che lasciano il perito molte volte in dubbio sulle decisioni da prendere. Ecco gli articoli riguardanti le affezioni od alterazioni dell'organo dell'udito del nostro elenco. Art. -i-7. Mancanza totale del padiglione. Art. 48., Le lesioni tutte del padiglion e dell'orecchio pro·dncenti notevole deformità. Art. 49. L'otite secretiva cronica, se sostenuta da carie delle ossa o da altra causa di difficile rimo:r.ione, accertata in uno spedale militare e permanente oltre il periodo della r·ivedibilità. Art. 50. La sordità e la dimi nuzione notevole, doppia, ac: certata in uno spedale militare , persistente oltre il periodo della rivedibilità e, nel militare, dopo infruttuosa cur n.
•
** Se noi lasciamo per ora da parte le malattie dell 'organo uditivo che consi~ereremo più tardi , vediamo che la diminuzione dell'acuità uditiva è contemplata da un solo articolo, il cui significato non è perfettamente determinato . Ed anzitutto: la sordità dev'esser bilaterale: è esclusa allatto ogni sordità unilaterale anche completa. Questa uni · lateralità è però solo raramen1e realizzabile io pratica : come in altri organi doppi, esiste fra le due orecchie un rapporto
890
ALCUNE NOn; 01 O'fOLOGIA
simpatico, per cui un'afl'ezi one di un orecchio, specie se con sordità. grave, s'accompagna per lo piu (Urbantschisch) ad alterazioni dell"altro orecchio. L'elenco prescrive inoltre che la sordità sia non solo doppia, ma anche d1 grado note!iole. Ora quando è che la sordità può dirsi di grado notevole? A dir il vero mi pare che la cosa sia alquanto oscura , e poco determinata. Nell 'esame del visus questo dub6io non si può avere, giacchè venne matematicamente stabil ito il ~ rad o di visus inabilitante al servizio : noi sappiamo cioe che la diminuzione del visus deve superare 1/ t't. in tt.n occhio, oppur,. •; 3 in ambo gli occhi. Non potremmo noi cercare di far pet· l'orecchio quello che si è stabilito e che serve di cosi buon criterio per l'esame della vista ? Vi !'>OD O veramente dell e difficoltà, degli ostacoli non piccoli : non parm i però che siano del tuuo insuperabili. Una delle dif!ìr.oiLà sta nel non poter con precisione sta bi lire una gradazione dell'acui tit uditi va coi mezzi ora esistenti d i investigazione. Tutti gli apparecchi più o meno complicati, diapason, metronomi , acumetro, orologio, ecc. ci danno dei dati mol~o oscillanti anche nei normali, e quel che è più grave, non comparabili fra di loro ; d'altra parte in pratica è la voce che ha la maggior importanza, e ad essa dobb iamo rivolgerei per aver un ' idea della sordità - la chiamerò cosi - prali ca del ,;oggetto. Ora bnsterà a priori pensare quanto sia difficile 'l'ouenora noi di versi esaminatori una intensità di voce che si po:;ga co nsiderare anche grossolanamen te costante, per comprendere come di oecessitiL si debbano avrre dei risultati mollo variabili. Noi siamo quindi costretti a contentarci di medi e, pure ricordandoci 'del valore mollo relativo di queste. Ordinariamente ci si giova di 2 !'orta di voce: la voce afona (ooi.r clmch.ott!e-Flustcrstimme), che è la ern is-
R
.
o
. ..
IN II.H'I'OIITO COLLA PRATlCA LKGUF. mLITAU E
891
sione senza partecipazione degli organi di risonanza, la voce laringea non modificata: 2° la voce ordinaria, o di conversazione; la quale, aumentando l'intensità, ·può cambiarsi in voce forte o gridata. Le medie che sono date per queste due sorta di voci dai diversi autori var~ano, restando però comprese in certi limiti, a secorrda che l'ambiente è tranquillo o no; a seconda delle lettere- pronunciate. Secondo Hartmann la voce afona sarebbe udita ad una distanza media di 20-25 m., Chimani, generale medico austriaco, in diverse misurazioni • eseguite su soldati, avrebbe trovato 2·1 m. , Bezold n -20 m. Per la voce media di conversazione la distanza :'arebbe di t10-60 m. \n tali condizioni non è certamente facile lo stabilire i limiti in cui deve venire compresa una sord ità per la voce, che possa dirsi di ~rado notevole. La pratica però ci dimostra digitt che individui con una distanza per la voce afona di 5 m. vengono abbastanza freq uentemente agli ambulatori accusando disturbi uditivi, che impediscono loro di compiere bene il loro urficio. Quando poi l'audizione per • la voce afona va al ili sotto dei 5 m. fino ai 3 m. la condizione uditiva del soggetto diventa naturalmente sempre peggiore: in modo che essi confessano di non poter in alcun modo esser sicuri di intendere sempre gli ordini che loro possono venir dati. Io credo quindi che il limite fissato dal Regolamento austriaco in 3 m. per la voce afona possa esser accettato, e anche con una certa larghezza: tanto più quando si consideri che la distanza udiLiva di 3m. per la voce afona ('/7 circa del normale) è intesa per un ambiente tranquillo ed in genere per parole isolate, e non per· una intera conversazione, come richiede la pratica ordinaria.
....·.. 892
AI.CU:'\E MTK 0 1 OTOLOGIA
•
* *
Il fatto che il Regolamento prescrive una diminuzione dell'udito bilaterale, escludendo a!Tatto le alterazioni unila· terali, produce un effetto costan te : ed è che anche la simulazione si fa solo per la sordità bilaterale. l Tedeschi e gli Austriaci, · i quali invece ammettono come causa di ri forma la sordità imilaterale, si trovano assai freq uentemente di fronte a simulazioni unilalerali. Ed ecco la ragione per cui si sono da essi inventati una grande quan tità di metodi che pt·endono il nome dei loro inventori (Erhard, Chimani , Tschudi, t.:oggyn) , e che diventano da noi perfettamente inutili. Io credo quindi superOuo il .riprodurre tutti questi sperimenti, che hanno per noi un valore semplicemente teorico, e che d'altrn parte sono descritti in tutti i tratt ati tedeschi di otoiatria. Malgrado l'opinione non concorde del Politzer e deiI'Urbantschisch, la simulazione bilaterale, se l'i ndividuo simulatore è intelligente, se egli ha su ffi ciente abilita e fermezza , può certamente mellere a dura prova la pazienza del perito. I trallati , anche più diiTusi, non accennano che di volo il caso di simulazione di sordità doppia grave: e in tali condizioni consigliano per scoprirla di ricorrere ai vecchi mezzi di sorpresa, sui ~uali mi tratterrò più a lungo più tardi. Per me, a parte questi piccoli stratagemmi , di una ingegnosità più o meno discutibile, la questione non è diversa che per l'esame di qualunque altro sordo. Noi dobbiamo partire dal concetto, che se l'individuo è realmen te colpito da una tale diminuzione del potere uditivo, esso dovrà all'esame ~ia anamnestico e soggettivo, che
.,
.,
·l
IN R.o\PPORTO COLI,.-\ PRATICA LEGALE MILITAIIE
893
obbiettivo, pre:;entare dei segni di un'affezione dell'orecchio, sia essa in corso, sia essa già condotta ad esito .
..• • L'esame minuzioso e metodico del soggello non può mancare di darci un concetto sulla m~ggiore o minore probabilitc\ della esistenza di una simulazione : ed allora contro di questa potremo rivolgere il no3tro studio; le nostre armi. Credo qui ndi mio compito di descrivere sommariamente il modo con cui dev'esser fatto l'esame metodko dell'individuo, basandomi essenzialmente sulla pratica· qnotidiana, ed evitando tutte quelle ricercatene di diagnosi che costituiscono una necessità per lo specialista, ma sarebbero inutili e forse anche impossibili a raggiungersi per il perito militare, fornito di pochi strumenti. L'esame completo dell'organo uditivo risulta di una parte anamnestica e soggettiva, e di una parte obbielliva. Comin· ciamo dall'esame soggettivo, il quale, benchè fondato su dati fornitici dal simnlatore, può di già mP.tterci sulla via di una diagnosi di simulazione. Ricordiamo innanzi tutto che talvolta basta il mestiere o la professione del soggetto in osservazione per mellerci in guardia contro una possibile simnlazione, occonendo per essa un grado di i1dito maggiore di qut>JIO che viene alle· gato dal paziente. Venendo ora alle alfezioni che più frequentemente attaccano l'organo dell'udito, distingueremo anzitutto le forme purulente da quelle non purulente, le quali, lo dirò subito e lo dimostrerò più tardi, hanno una influenza più grave sulla perdita dell'udito. Di queste ultime i sintomi pr·incipali si riducono a pochi :
•
89i
ALCUNK NOTE DI OTOLOGIA
Rumori delle orecchie - vertig;oe -di minuzione dell'udito. I rumori dell'orecchio sono, si può dire, il sintomo capitale che accompagna quasi tutte le malattie dell' orecchio. Sarebhe troppo lungo il descrivere i vari carntteri che e:\~i possono assumere: ricorderò semplicemente che essi. quando sono di Lonali til acuta. e con tinui, :~o no, se non patognomonici, almeno spesso concomitanti ad una otite interna grave. nata adunt1ue la frequenza grandis~ima dei rumori come sintomo piu o meno precoce di una aiTezione cron1ra ddl'orecchio medio. l>intomo che poi non manca mai quando l'affezione va invadendo anche il laberinLo. noi dovremo innanzi tuuo, presso l'individuo elle allega una sorditit, insistere su questo fallo. E senza fargli alcuna domanda suggestiva e direua, da cui il paziente potrebbe ave1· luce sul modo di rispondere, cercheremo di conoscer·e se egli ahbia aVYerti to e quando rumori soggettivi ; ron <[ual i cnratteri si presentarono. quale ne fo;se il tono e la dura ta. Di un individuo il quale. pure alle}:ando una sordili1 grave e,pro· gressivo. non faresse cenno alcuno 1lella pret'sistenza di rumori alle orecchie, qunndo non 'i fossero altri smtomi oggettivi in suo favore. si potrebbe d1 giil avere qualche soo;petro. Risogneri1 pPrò tener conto del fallo rhe coll'aumentare della sordili1 i rumori possono. sebhene non frequentemente. cPssare quasi compl,..tamente: dimoclochr non ci tluvrit parere strano che alcuno asseri~ca. rome. mentre la sordità ahlua sempre progredito. i rumori ~ono in\ ece andati scemando fino a l'Compar ire. La rerli!Jint i• ahbac;tanza frequente. banchi· menn dei rumori; assume quindi in ragione di ciò, e anche perchè si riscontra in altre affezioni diverse, unn importanr.a mi-
•
IN RA PPOliTO COLLA l'HA TI CA l.EGA I.E Mfi.ITAR E
895
nore: quando però si accompagna a rumori ed a sordità, è un buon criterio per giudicare della propagazione della affezione all;lberinto. Quanto al terzo sintomo, che è la diminuzione dell'udito, ~mtra nel campo dell'esame oggettivo, di cui costituisce la parte più importante e ne parleremo quindi più tardi. Esaurito cosi l'esame soggettivo dell'individuo , dal quale avremo già potuto ricavare qualche dato approssimativo che ci possa guida~e al sospetto di una simulazione, passeremo all'esame oggettivo. . Le sole parti dell'organo dell'udito che possano venire direttamente esaminate sono il condotto uditivo e il padiglione. la membrana Limpanica, ed è questo il segmento più importante ed il cui esame richiede una pratica abbastanzrl lunga. Il padiglione non ci potrà interessare che per riguardo alle sue deformitil, e di queste non è duopo di tener qui parola. Per quanto riOette il condotto ci interesserà di osservare come si comporti la se crezion~ cerumi nosa, la quale normalmente riveste le pareti d~l condotto : nelle forme di olite catarrale·, e ·specie sclerosante, la secrezione è quasi nulla, probabilmente perchè le ghiandole ceruminose hanno subito una specie di atrofia. - Mentre l'esame del padiglione e del condono si fan no senza l'aiuto di alcun strumento riflettore, per l'esame della m. Limpanica occvrrono _alcuni strumenti ausiliarii che si riducono a due: lo spec.ulum ad imbuto, lo specchio riflettore. Non posso, pet· lo spazio concessomi. estendermi molto su dei particolari. Come speculo raccomando quelli univalvi di Politzer-o di Luca e; come riflettore uno specchio concavo di l ~-15 r.m. di distanza focale. con ::mnes!:o nastro
896
ALCUNE NOTE DI OTOLOGIA
frontale; preferibile ~ertamenLe allo speculo di Bruntoo, io cui l' illuminaziona è difficile a farsi, e non si possono avere ambe le mani libere come adoperando lo specchio front.ale. Come sorgente di illuminazione è preferibile la luce dif· fusa solare, che non altera il colore della membrana; io mancanza di questa, la luce d i un hecco Auer. I l colorito normale della membrana è assai difficile a determinare; si può dire che esso tiene un po' del grigio bluastro più o meno carico, a cui ~i mescola una tinta gialliccia data dal trasparire del promontorio, specie alla' parte posteriore. Sul fondo bluastro della membrana spicca nella parte superiore ed anteriore un punto bianco, sempre visibile anche quando la membrana è uniformemente arrossata od opacata: il lwe11e processo de.l martello, il quale serve perciò di guida per orizzontarci sulla posizione della m. tiropanica. Sulla membrana si notn pure il manico del martello, diretto obliquamente in basso e indietro; il triangof'() luminoso colla base arrotondata verso il cercine ti mpanico; essi hanno una importanza minore, perchè molto sovente sono invisibili senza r.he da questo fallo si traggano dati importanti . La patologia della m. timpa.nica è cosi vastu ed estesa, che occuperebbe da sè sola un intero volume; io non intendo qui che a riassumere le alte1·azioni principali che si presen tano e che hanno un valore diagnostico sicuro. Ed anzitullo il colore potril esser grigio biancastt·o, più o men() opacato, e seminato qua e là di placche bianche calcaree; alterazioni queste che dimostJ-ano come esista od abbia esistito un'affezione ca tarrale cronica dell'O. medio. Altre volte invece vedremo la membrana timpanica trasparentissima, assottigliala, traverso a cui è visibile il promontorio
•
l;"i R.o\PPORTO COLLA PRATICA LEGALE )lll!TARE
897
e talora la catena degli ossi,cini, senza alcun' altra alterazione; quadro questo sintomatico della forma sclerosante della otite media. Il processo breve del martello potrà presentarsi assai spiccato, ed accompagnarsi ad una notevole obi iqui là del manico del martello; il ·che ci indica l'esistenza di una retrazione della membrana ~:on info'>Sameoto della stall'a nella finestra ovale ed aumento della pressione endolabirintica. Una doccia d'aria raua col metodo di Politzer (su coi non credo di insistere perchè a tutti nota, fin troppo nota) ci dirà se tale retrazione è un fatto temporaneo, oppure se persiste anche dopo l'aereazione della cassa, essendo dovuta ad abnormi aderenze degli ossicini nel cavo del timpano. Anche questo quadro è sintomatico di una otit~ catarrale cronica. Sarà importante l'osservare se esistono diversità di tinte nelle diverse zone della M. timpanica, giacchè quando si forma un accumulo di essudato nella cassa, questo si raccoglie naturalmente :llla parte inferiore, cui impartisce un colore giallastro, distinto dalla parte superiore più chiara, ed a tinta normale per mezzo di una linea di livP.llo che segna il [pelo del liquido raccolto nella cassa, ed è variabile a seconda della posizione che si fa assumere al capo del paziente. Quando noi troveremo tale differenza di tinta, possiamo esser sicuri di trovarci di fronte ad una otite m. C(itarr-ale con versamento :~bbondante. Nelle diverse forme di otiti acute la M. timpanica si presenta arrossata più o meno intensamente; il punto da cui comincia l'iperemia è il manico del martello, da cui si irradia poi tutto all'intorno. Nelle forme più svariate di otiti purulente croniche noi potremo avere i quadri timpanici più curiosi e interessanti;
l 898
ALCU~E
NOTE DI OTOLOGI.\
perforazioni varie di forma, di dimensioni, di numero: si riconoscono ai hordi callosi, bianca stri, auraverso cui si Yede la mucosa della cassa per lo più iperemica o granuleggiante; si riconoscono pure al rumore di perforazione ottenuto col la prova del Vansalva, oppure colla doccia di Politzer, sempre che si abbia pervietà della tromba; per cui basta che le In bbra di questa siano un po' tumefatte, ed il lume occluso da qualche zaffo mucoso. perché non si possa produrre alcun rumore di perforazione; nel qual caso sarebbe erroneo il concludere per l'integrità della membrana. Talora le perforazioni potranno essere occluse dalla prolifera1.ione della mucosa della cassa , che dà origine a polipi talora di una grossezza notevole, e che possono sporgere fino al di fnori del meato uditivo e~terno. Del resto le otorree, anche croniche, non sempre l:tsciano
Il
perfora;dooi permanenti i talorn la M. ritorn n perfettamente integra, tanto che è impossibile il distinguer·e le traccie del
processo eh~ ha avu to luogo; altre volte invece abbiamo la chiusura per un trallo cicatriziale, riconoscibile al colore biancastro, splendente, con un riflesso Iumin_oso, alla maggior solligliezza e mobilita alle insun1azioni d'aria. Ed eccoci giunti alla vera questione, alla misurazione cioè dell'acuilà uditiva, la quale, pur troppo, si deve fare con mezzi dipendenti per buona parte da risposte so~geuive, le quali però l'osservatore è in grado di controllare, quando nbbia molta pratica nell'eseguire gli esami, e nell' interpretare i risullali che essi ci danno. l o non farò che accennare qui ai soliti mezzi di ~or presa, gli unici usati dai nostri vecchi. e di cui si è cercato di moltipli care il numero; specialmente, come già dissi, in Austria, dove il campo era assai più vasto, essendo pure presa in considerazione la sordità unilaterale grave, la
l
l
IN RAPPORTO COLLA PRATICA LEGAL E mLITARF.
899
quale meglio che la sorditit bi laterale si presta .alle prove più o meno ingegnose proposte dagli autori. Con ciò non voglio dire che questi metodi non possano esser anche utili ; l'innocuo po~tal~llere, chiamando per nome il pseudosordo, è più volte riuscito a svelare una simulazione di sordità; le ingiurie, proferite vicino al so~getto ed al suo jndirizzo, ed altri simili artificii hanno potuto talora sortire no esito buono. Tuttociò però è fuori dal campo medico, e dev' e~sere lasciato alb maggiore o minore ingegnosila dei singol i periti il cercare quegli stratagemmi che potranno credere meglio prestarsi allo scopo, dato l'individuo e dato il tipo di sordità. In ogni caso io vorrei che !:i passasse a tali prove solo dopo aver esaurito in modo co mpleto l'esame del soggetto ; il che richiede naturalmente che l'acui là uditi va venga accnrn tamente misurata coi soli ti metodi (1). La trasmissione dei suoni al nervo acustico si fa tanto per la via aereo-timpaoica quanto '•direttamente per la via ossea o cranio-timpanica; e di nmbedue conviene tener conto, anclie in patologia, influendo sulla prima pitL specialmente te affezioni dell'O. medio, sulla seconda quelle dell'O. interno. Passiamo brevemente in rivista i mezzi piu comunemente adottati per l'esame dell'acuità uditiva. Diapason.- Oi questi è necessario avere una piccola serie, che comprenda cioè dei suoni che appartengano alle diverse ottave, cominciando da quelle bassissime, fino ai toni più acuti: ba ~ tereb be nd esempio la serie òal do 1 al do~. l'eri Il) Dello strumento proposto da Che1·at per la diagnosi di sordi là simulata non parleru ~ui, perchol non ancor;t abbastanza nota la sua utili ta. percho'• molto crow,s... comr>licato e (lerchè serve principalm~nte per ~or•1ita unilaterale.
900 toni acutissimi serve invece assai bene il cosi detto fischietto di Galton, il quale consta essenzialmente di una piccola pera di gomma , colla quale, comprimendola, si scaccia l'aria tr.tve1·so all'imboccatura di un cilindro le cui dimensioni possono venir a volontit cambi ate, e graduate, con una v ile~ naturalmente variando le dimensioni del ci lindro si hanno i toni di diversa acutezza, da 646 ~ a 84000 vib.razioni. È uno strumento molto semplice, inge~noso ed anche di poco costo; 13 preferibile in genere ai1 cil·indri di Koenig, destinati pure a darci i toni ncutissimi da 20000 a · l 00000 vibrazioni : essi coustano di una serie di cil indretli pieni di acciaio, s~spesi mediante fili. e sui quali battendo si ottengono i diversi suoni. È importante l'esame colle diverse scale di toni , giacchè per queste non vi hn lo stesso comportamento nelle sord ità dipendenti da nffezioni dèlle varie parti dell'orecchio I toni bassi, ad esempio, vengono ad essere percepiti mollo meno per via aereotimpanica, quando esista una affezione degli organi di trasmissione; la perce1.ione dèi toni acuti è invece dim inuita od anche abolita nelle affezioni labirintiche: quanto a i toni medi , benchè la cosa non sia ancora del tutto provata , pare che la loro percezione sia abolita nelle affezioni del nervo acustico. Tutto ciò serve sempre in tesi generale, e colla considerazione che rara· mente si trova una dimi nuzione od abolizione neuamente form ulata alla percezione di una sola scala di to ni , appunto percbè di frequente le affezioni dell'orecchio medio e dell'interno si associano; la nostra diagnosi dovrà quindi hasarsi sul difetto prevalente. Possiamo noi da tutto ciò ricavare qualche dato importante per il nostro argomento? Cerchiamo di analizzare qualche caso.
-
l:'ì RAPPORTO COLLA PRATICA LEGALE )[ILITAII K
90•1
Partendo dal principio giit espresso, che le sord;tà di grado notevole sono dovute ad una affezione che assale prevalentemente o unjcamente l'orecchio iotemo, dovremo io questo caso trovare una diminuzione nella percezione dei toni acuti, mentre quelli bassi potranno ancora venit· percepiti. Se invece trovassimo vhe i toni acuti saranno soli a persistere, dovremo dedurre che l'otite ha invaso solo l'apparecchio di trasmi ssione, ·ed in tal caso non giunge pet· lo più a dare dei gradi notevoli di sordità. Un'altra prova che si collega coll'esame precedente, riguarda la durata· della trasmissione del suono di un diapason per via aerea, o per via ossea. È questo l'esperimento del Rinne, che consiste nel vedere se il suono di un diapason è trasmesso meglio per via aerea (R. positivo) o sulla mastoide (R. negativo): quest'ultimo più pt·oprio delle otiti medie, il primo delle inteme. - Le eccezioni s~n o però troppo fre quenti, per non menomat·e assai il valore della prova. ~teglio ci serve la prova del Weber , consistente cioè. nell'osservare se il suono di un diapason vibrante sul vertice del cranio, venga localizzato più fortemente ad uno degli orecchi e sia questo il più malato (otite media) od il sano (otiti interne). Sebbene il valore di questa prova non sia assoluto, può però servirei per la simulazione di sordità. Supponiamo ad esempio che l'individuo accusi una sordità completa da un lato, e molto accentuata, ma meno forte, dall'altro. Egli localizzer~. basandosi sull'idea che un snono dev'essere percepito meglio dall'orecchio migli ore, il s.uono del diapason da quest'orecch io. -Chiudiamogli questo; allora se si tratta di un simulatore egli dirit certamente cbe non percepisce piiù alcun suono, oppure che lo percepisce dall'altro, mentre invece la percezione dovrebbe esser :~ncora più forte dall'orec-chio chiuso, essendosi aggiunto un ostacolo
902
ALCU~E
NOTI-: DI OTOLOGIA
alla trasmissione. Bisognerà insistere specialmente per far lateralizzar·e il suono del diapason, che il paziente avrà tendenza a dichiarare non percepito in alcun punto: e qnando si trattas5e di simulazione, non sarà difficile, mostr-andosi molto increduli e :;ospellosi, di avere la lateralizzazione del diapason dall'orecchio che egli ammette meno cattivo .
.. * * L'orologio, che sarebbe il metodo, a pnma vista, ideale per la misurazione dell'acuità uditiva, dandoci dei suoni sempre uguali, e di cui possiamo conoscere la distanza normale di percezione, è già nella pratica ordinaria di poco valore, giacchè dalla percezione per l'orologio non si può per nulla inferire sull'acuità udi1iva, ad esempio , della parola, che sarebbe la vera acuità pratica pel soggetto. Contro un simulatore noi siamo del resto, per quanto riguarda l 'orologio, perfellamente disarmati, e nelrimpossibilità di controllare i suoi dati : e lo stesso possiamo dire degli acumetri, anche più complicati e perfetti, strumenti di diagnosi fine, i quali sono del tullo a la merci della buona fede del soggetto. Non mi fermo quindi su tali esami. Quanto alla voce afona o forte , rientra bensì nella serie dei metodi soggettivi, ma :;uscelti bili di controllo per parte dell'esaminatore. Si dovrà sempre bendare gli occhi al soggeLLo, e provare alternando la voce.ora afona, ora forte, ora di media intensità, e segnando in centimetri successivamente le distanze a cui vengono percepite. Si ricordi però di giovarsi in ogni caso delle stesse parole per con· frontare i risultati, e di tener conto delle variazioni dovute al tempo, alle ore diverse, all'umidita atmosferica più specialmente.
•f
i...•••• "....... •.. -.
IN RAPPORTO COLLA PRATICA LEG ALE MI LITARE
!)0:J
Ci servir·emo pure della voce in un altro modo: col tubo acustico o portavoce. Si tratta semplicemente di un tubo elastico, lungo l m. •l ,50, munito ad un estremo di un'oliva che si pone nell'orecchio del paziente; men tre l'alt1:o estremo è fornito di un grosso imbuto entro cui il medico parla. Con questo strumento, che si può applicare senza che l'individuo lo sappia (avendo gli occhi sempre bendati), si deve ottener un miglioramento di grado diverso, a seconda della gravità del la lesione oti tica. La man(:anza di qualsiasi miglioramento dovrit porr.i in sospetto; mentre se il pazientP-, senza nulla sapere, avvertirà un notev~le miglioramento nella percezione della voce allraverso il tub~ portavocer questo sar·ù un elemento in suo favore. Della voce come strumento di diagnosi potremp pure servirei in altro modo. Si tratta cioè di utilizzare la _lettura della parola sulle labbra, lettura che costituisce la base dell'in:;egnamento orale nei sordomuti, e che si trova, anche senza istruzi.one apposita, nei veri sordi tanto più accentuata quanto più grave è la sordità. Ponendoci dinanzi al soggetto invitandolo a a lìssarci bene in viso, colle orecchie chiuse, vedremo che il simulatore non avvezzo a servirsi di questo ausiliario dell'audizione, si troverà imbarazzato, e non dimostreriLalr.un miglioramento nella acuitit, mentre il vero sordo intenderà anche ad orecchi perfettamPnte ch i:tsi, la voce afona. Con queste prove ripeLULe abilmente, e confrontate fra di loro non è difficile al perito di fare la diagnosi eli simulazione. - Una volta però ammessa l'esistenza di questa, ricordando che il finto sordo è per lo più un esageratore di una sordità esistente real e, bisognerit continuare ancora , l'esame dell'acnità uditiva del soggetto, che è per lo più as~ai inferiore al normale: l<J lora raggiungendo il grado inabilitante.
... ,. 904-
.
ALCUNE NOT~ 01 OTOLOGIA
••• E venendo ancora brevemente ;dle aiTezioni purulente dell'orecchio, per cui il regolamento pre3crive eh' esse siano S()stenute da carie delle ossa od altra causa di difficile rimozione, non insisterò sui sintom i diagn osti~:i della carie ossea, che si possono trovare in tutti i traUati di otologia. Voglio invece riguardare l'ot ite purulenta in rapporto al disturbo uditivo provocato. Una volta, ed anche ora da molli, le lesioni della M. ti mpanica. venivano considerate come assolutamente fatali all'orf!a no dell'udito e portanti seco incondizionatamente l'a· bol izione del potere acustico. A questo principio sono informati i regolamenti militari di altre _nazioni,~che stabiliscono la inabilità per ogni individuo portatm·e di t~na 1Jer{oradonc della ,[. timpanica. A questo riguardo però le idee degli otologi si sono modificate assai , e si andò diminuendo l'importanza acustica assegnata alle lesion i della M. timpanica; ed a ragione. Si è appunto basandosi su queste idee, propugoate più caldamente da Kessel, che si andarono ideando ed eseguendo le operazioni più delicate, e diremo anche più ardite sulla M. timpanica e sugli ossicini, che dalla semplice miringotomia si andarono perfezionando fino alla ablazione ed alla mobilizzazione della staffa, e che hanno in molti casi dato degli splendidi risultati . In genere si può dire che una affezione purulenta dell'O. medio si esaurisce· per cosi dire in questa sfera dell'organo dell'udito senza propagarsi all'O. interoo; i prodotti di neoformazione da essa provocati non hanno tendenza a retrazione forte, e possono più facilmente venir riassorbiti; e la complicazione più graYe, qttod ad functionem,, che è
(sa;x:·. IN lì!Pf>OI\Tò COLLA PliATtCA LI::GALE MIUTAni1
90:}
appunto la otite interna, costituisce la eccezione; mentre le otiti, sia catarrale che sclerO$anti, hanno per loro compagna in un periodo più o meno lontallo la infiammazione cronica del labirinto. Conseguentemente l'udito giunge assai difficilmente nelle otiti purul ente ad un gt·ado di indebolimento cui può esser in vece frequentemente portato da uri a oti te sclerosante. lo non mi difi'ondo più oltre . Jo sper·o di aver dato ai colleghi un indirizzo generale sul modo con cui deve esser esaminato un supposto simu latore; nè altro era il mio scopo. La patologia dell'orecchio è troppo vasta e multi forme perche io potessi darne in breve un'idea più chiara; p~r quelli che non hanno occasione di veder molti ammalati, non mancano atlanti di otoscopia; e tra questi mi è grato il ricordare quello del Poli tzer, uscito recentemente, che è forse il più splendido esempio dell'infaticahil~ attivitit dell'_illuslre
professore, di cui ho avuto l'onor·e di esser per qualche tempo allievo. .
.
•
57
•
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA A1EDIOA DENYS e MEur-=ES. -
La sorte del oonlgll infettati atmulta.neamente collo atreptocoooo e c ollo pneumoooooo e trattati oot relativi sieri 81& aeparatamente, sia uniti assieme. - (Btdlet . !le l'Aearl. Royale de médee. de BelyifJuf!, 189i)
Gli AA. si so nn pr·opo~Li di studim·e rl lrallamcnlo delle jnfez.ioni miste per· mezzo ùer sieri curali ,·i. Le e!';per·ienz.e fut·ono divi><e in qunllt·n !!rurpi: 1• inoculaztonP dello sh·eoLococco e del pneumococco in due località difTereuLi e iniezioni di l'iet·o nnLipneumococcicu; 2• 111edesima inoculaz.ione, 1118 iniezione di siero anlislt•eplococcico; :;~o inoculozione di !';[reptococc/J e di p:1eumococco nello medesima localltù con init>zione di sier o antipneumococcico; t• medesima tnoculaziolle con iniezione di sit> r o antic;Lreptococcico. D~:~lla smle!>r gener·ale delle r·icerche falle l'i rileverebbe che, inoculanrlo in un t~onigl io una mescolanza di stt·ep~n· cocclu e pneumococthi, sia !'<epat·ularnente, sia nella medesima localil1i, questi or·ganismi r~::.lano annientaLi dal l uro sier o, Sl>nza essere influP-nz.ali dal siero C'Onlrario. Secondo
il siero elle si i niella. si può impr·imet·e alla iniezione l'andamPnt0 che l<i vuole. 1° Se non si dà 1:llcun siero, il coniglio :;occombè all' iufeziot:e doppia; 2• se esso ri ceve del ::.im·o anltpneumococcico, esso è ucciso dagl i sll'cptococdll; :{o se r icevi:) del stero Aotislreptococcico, esso è ucciso dai p11eumncocclli; }• infine, se riceve i due sieri, esso sfugge alle due iul'eztoni. TuLln questo vel'ifìcantlosi con una cer tezza quasi mnlemalica, gli AA. pensano che allo stato presente 11011 vi posM es~et·e una dimostrazione più evidente della specirictla dci sier•i. · • te .
•
r
.• «
:IIVISTA l!E DICA
Pl'of. CAnDAR ELLt. - Vitlllgine d'origine nervosa . clinica moder na, ·16 giugno 1897).
!)07 (La
Tr-attasi di un ammalalo, atl't}llo anche da stenosi esofagea di natura neoplastica. L'alter azione del colorito cutaneo avvenne in seguito ad un pel'lurbamen Lo nervoso, il quale consistette i n offuscamento di vista e caduta al suolo con per·dil!t dei semi. Traspot·tato l' individuo a l.;tto, ri acquistò dopo poco i l seosorio. ma r i mase a dorm ir·o quasi tutta la J:rinrnala, e il giorno dopo ritornò al suo consuelo lavor o senza che rosse r esiduata alcuna paralisi. Se non che in quello stesso giorno ~ i accol·se che gli strati superi ol'i dl:llla pelle cadevano a brandelli, e,la supedicie cutan ea restava disotto <:on colorito diver .;;o dAl norm ale, fenomeno che si ri petè subito rlopn i h quasi tutte le altr e parti del cor po, assiem e all'imbianchi mento dei capelli e dei peli del pube. L 'accesso in seguito al quale l'individuo cadde a tena pr ivo di sensi, fu ritenuto epilettico e 1~:~ vilili ginr. comparsa il giorn o dopo tro va lo analogo con quello che suc.:e le in molli epilellici i quali dopo la convulsione si trovano coper·ti da piccole ma-::ch ieLte russe spar se per lutto il cot·po. In quanto nlla concomitan1.a della vitiliginc colla slenosi esofagea è ben difficile tr•ovar e un nesso r eciproco fr·a le·due affezioni.
te. Le otopatle nella parotite idiopatica e nella. menlngite oerebro·spinale epidemica Lezione.
CozzoLrNo. -
-- (.'vfalpighi, Ga:u. med. di Roma, 1• giugno '1897).
Queste due infezioni col piscono specialmente la s!'era in'terna dell'organo uditivo, dando luogo quasi sempre a sot·dilà compl ><la e dura tu ra. N ella parolile idiopa uca od epidemica si osserva, in quanto a frequenza, dopo le note manifestazion i ai te~ lico li. al le mamrnPIIe, all e ovaia, e può manife!>larsi prim a dell'inizio obbiettivo della par olile stessa, qua!'i come sintomo pr·ecursor·e dell'infezrone generale. Or tliuariamenle questa complicazione ha l uogo tra il terzo e l'ottavo
908
RIVI STA
giorno con una sind•·ome a uricolare labirintica che consiste in ini~io brusco che dà luogo, anche in poche Me, a completa sor dita accompagnata Ja moltissimi rumori subbiettivi, dolore front~:~le e uucale, nausaa e dislul'bi di coot•Jinazi()ne motrice. Ordinariamente la lesione è biauricolare; se è unilaterale, pt·evale il lato destro, come accade dell'affezione • tes licolarP. L'esam e della srem esterno é sempre negalivo, mentre la percezione dei suoni sia ossea che aerea è in tutte le sue qualitli completamente distrutta : quindi la sorditA qua$i sempre co:slanle, è incurabile. I n quanto alla pato~orenesi alcuni aulot•i vogliono che la lesione auri colar~ s ia uu'aii'eziflne locale dovuta a diffusione collaterale pet· semplice co ntiguità dalla pat·olide A per formazioni metaslaliche. L'opinione però più generalmente Accettala è che s i tt·atti di azione del virus, .come accade per gli ollt•i or:;rani,~>u l tron co dell'acus tico e s ulle sue espansioni intralabirinlicho. In alcuni casi si osservano fonne ft•us le ndl ~ quali t·imangono sco uosciuli i ~in lo mi della paro ti te, ove!Jdos i invece gra ,,i rorme di aff<;~zioni auricolari, le quali possono venire erroneamente messe in conto di altre affezioni. Ad onta dell'infelice pronostico delle olopalie da parolile1 è per·ò sempre da cons ig liarsi la cura delle iniezioni ipodet·michc di iùrocloralo di pllockrpina associata all'uso interno dell' ioduro di potassio. In quanto allu mcningite cerebro-s-pinale epidemica è dessa che dà il ma g~ior conti n g~nte Ilei r icovel'ali negli i!>lituli dei sordo-muti. Le l'orme di me ningile clte danno per l'ordinario la SOI'dilà sono la fulminante e l'abortioa. Le lesione è d'ordinario bilaterale e quasi sempre si svolge contempo· raneamenle. All'anestesia del l' acuslico può pr·ecede 1·e un periodo di audizione dolorosa, di ipt:lr<!sLesia, e in quanto al· l'anestesia essa può trovarsi auclte nei te;;suli comuni del· l'0recr.hio medio e può essere permanente in morlo da · permettere la miringolomia senza dolore. Questa neurolahirinlite accade a preferenza nell'infanzia, ma si sono osservate anche, nelle ultime epiùC'mie, in giovani ed anche in adu!Li. Il sintomo che resta costante ed immutabile in queste la-
, l i &DlCA
,
909
biriotiti meningiti che é la sor·dHà, m entr•e i di:;l urbi vts1v1, l'atassia. la vertigine, la tendenza al vomito, in breve tempn scompaiono. Più tempo impie~a a risolversi il sintomo dell'incoordinazione, il quale però si giova sensibilmente delle iniezioni di pilocRrpina. le. l
Dlasoopta e fanero•oopla . L ezione. (La clinièa moderna, giugno 1897, N. 26).
Prof. MA lOCCHI. -
I dermatologi si servono fl'equentem ente della compressione digitale per discacciar.e l' iperemiu e mettere in evidenza le modificazirmi stabili di colorito cht• l' ipe1·emia stessa nasconde od altera, m etodo però ch e bu l' inconveniente di impedire, durante il momento della compressione, la vista della cute, e di permeller·e il rapido 1·ilorno della ipe1·emia appena levuto il dito. P er ovvitH·e f!. (1ue:-li iuc:unvenit:mLi ~i é pensato di sostituir e al di lo una lastra di cristallo la quale permetta. lo visione attraverso di essa e può al tempo stesso, se l'attn co11 arte e su una superllcie abbastanza estesa, ritardore alcun poco la compa1•sa dell' iper emia. Questo strumento che chiamasi diascopio è costituilo da lastre di cristallo terso, abbastanza Hpcsse, di var·ia f01·ma, di val'ia grand ezza che si appoggiano sulla supe1·fìcie cutanea da esplorare comprimendo con pressione gradatamente crP.scenle e con movimenti d'altaleno . Quando sia discaccialo lutto il sangue dai vasi si fa l'ossePvazione ad occhio nudo, o col sussirlio di una lente semplice; anzi vi sùno lastre diascopich~ che tengono uujta una lente aplanatica spostabile m uno o diversi piani pel' accomodarsi alle differ·enze visive dei diversi osservatori. L'illuminazione deve e~se~e data dalla luce solar<~ diretta; si puo usate però anche il fascio luminoso di una fiamma a g az o di nna lampada elettrica. Questo strumento fu imaginato d<.d Liebrei ch al quale spetta pure l'in vem.ione del faneroscopio. Sullo stesso principio ed al medesimo scopo il M oiocchi cosll'usse un apparecchio più semplice e leggero che denominò pifua elettro-diascopica la quale é costituila infatti da una pinza metallica a branche rncrociate, i cui estremi po r·tano ·d ue tamburi di metallo, di
9 10
•
RIVfST \
forma cilindricR, cavi. In uno di quesli s'introiuce una piccola lampada elettrica, nell'altra sta un vetro piano ed una lente spostabile. Comprendendo ft'O i due tamburi una piega ai pelle, c stringeudo la pinza con ul'la vile a pressione si ha uu campo d'osservazione abbastanza vaslo ed una sufficiente illuminazione pet• vedere con sufficiente chiarezza le lesioni introdermichc. Tanto la diascopia che la faneroscopia pos:;vno giovare in certe lesioni cutanee, a mettere 10 evidenza llelle altera· zionì che a!Lt'Imenti passerebbero inosservate. È utile l'epplic~zione loro io tutte le iperemie accompagnale o meno da eclasie capillari e da piccoli ver·samenti !"anguigni, nei processi essudativi parenchimali rappresentati specialmente da infiltra ti parvicellulari superficiali, i quali tulli compaiono uel campo come punti giallicci o giallo- brum di forma diversa. Assai meglio poi giova il diascopio nei processi uoJutar1, e più ::;pesso nell'esame di piccoli noduli non palpabili, ~opratuttn nel lupus specialmente nei cosi di l'ecidiva, dopo cu1·~ mediche Q chirut·giche, e nelle pigmenlazioni, specie in quelle di recente formazione e primitive.
te. A BADIE. -
Natura e trattamento del gozzo eaoftalmloo. (Ga~. des Hòpit., 8 luglio 1897).
Tre sono le teorie pl'incipali cir ca la genesi della malattia di Baserlow, la teo1·ia ematica, la teoria nervosa e la teoria tireogena. L'uiLima, che ha il mag-gior numero di partigiani, ha avuto ptli'Ò le conseguenze più disastrose dal lato tera· peutico, giacché gli interventi sul corpo ti1·oide sono stati e sono ancora giornalmente mortali. L'A. vuol dimostrare che gli interventi stessi sono inutilmente dannosi, che essi non pre'>entano alcuna gAranzia seria di successo «.> eh~ non si indirizzano alla vera natura del male. Esso rifiuta l'origine del gozzo esortalmico da una ipeJ•l.rofla del corpo tiroide, ricordando che nella malattia ia parola l'intensità t~ccessiva dei batL1ti arLeriosi resta limilata nei Lert•itorii innel'vati dal simpatico cer vicale, che se si lratlasse di una intossicazione
liEDTCA
911
generale dnll'economia per causa cl el succo liroideo esc1'el o in troppa quantità, tulle le gr·andi arterie dt' l cor·po dovrebbero ugualmente ballere in modo esaget'aLo, e eh ~ non si risconlr·a proporzionalità tra il vcolume del gozzo e l't-so l'lalmia, quest'ultima potendo essere eccessi "U anche CJuanùo l' iper trofìa della tiroide é insignificante, e vice ver·sa. A questa teoria Liroidea, egli ha sostitui ta. quella dell'eccitazione per· manente dei va>:o- di laLaLori ùel sim oalico cervicale, conclu· deudo che bisogna r·inunciar·e a qualsiasi tentativo chirurgico sul corpo tiroide ed agire invece su l simpatico cervi cal e, praticando la sezione tr·a il gangl io cervicalu supet•ior e e il ganglio medio. I fatti sono venuti a confermal'fl qut.!s tn teoria, e tutti i chirurghi i quali, dopo .Tal.Joulfly che pet' pl'imo fece questa operazi one. pralicar·or1o la lesioue del simpatico. eb· ber·o ad ossel'vare la r iduzione del gozzo e dell'esortal mo. T11gliando il sim patico cenricale tra il gan~l io superiore e il medio, si fa cessar·e la vaso-lilatazi one dei vasi J'elro- oculari d11 cui la scomparsa dell'esoftalmo, e la vaso-dilatazione dell'~sr·Lcria liJ'Oide !<Uperiore don le la riduzione del g ozzo. Alcuni hanno praticato l'estirpRzione completa d P l cordone e dei suoi gangli, ma sembra qu~sla una optlrtlzione inutile git-~cché non si ll'alla di una l esione material e in te r•~ssante il C01'd011e cer vicale e i suoi gtmgli, mt1 semplicemeute tli una eccitazione anormale pa1·lita dai centri della par·te SUJJCr i ore del midol lo e del bulbo ed agente per l'intermediario dei vaso-dilatatori sui vasi della testa e del collo. te. CAVAZZA:"oll. -
Sulla polmonite pulsante. -
(La clinica
moclema, 1897, N. 21-, 25, 2(l).
L' A. fa la storia delle osser vazioni riliellenti la comparsa di pulsa?.ioni siucrone coi m ovimenti cardiaci in r egioni toraciche lontane dal battilo della pu n la del cuore, pulsaz.ion i che furono distinte in negative e positive e, circa queste ultime, fut·ono falle dipendere specianmeote dalla presenza di raccolte purulente nella pleura e da alterazioni parenchimali del polmone. Cita le diverse teorie in proposito di queste ultime forme e si ferma specialme11le a quella del Graves. E~pone quindi la storia clinica di una ammalala da lui os·
912
•
RlflSTA
servata la quale assieme a fenomeni di affezione polmonar e di natura luber~olare localizzata specialmente all'apice destro e al lobo inferiore del polmone sinistro, fu colpila da una polmonite fibt·inosa ùi questo lobo medesimo. Questa polmonite al momento della crisi, io luo~o della risoluzione dei falli locali, pt·esenlò la compar·sa della pulsazione loracica in.,ieme alla persi!>fen1.a dell'ollusità, del fremito vocale, del !':OtTio bronchiale, della broncofonia, pul~azioue lor.acica che si estAl<e a Lulta la regione del lobo epatizzato e che diede luogo ad un tracciato sflgmog'rafico uguale a 'fUello del cuore. E"clusa ogni esistenza di raccolla liquida, o purulenla, o gazo~a si venne quiudi ad ammellere !lssere la pulsazione dipendente dalrepalizzazionc polmonale. Non e1·a il ~1so però di ascrivere al proces!>o polmonitico per sè stesso il fenomeno, ma dovevo.nsi prendere in considerazione altr i faltr11'i fisici i quali vennero in luce studiando l'inferma dur ante la sua convalescenza. Al risohersi della polmonite fib1·ino:sa rimaser <) i segui di un ampio focolaio di ispessimenlo nella re~ione dell'angolo clelia scapola, nella parte centrale del quale esisteva un'escavazione po)monare. Si può 11uind• supporre che, preesistendo alla polmonite acuta tale escavazione, es:~::~a fosse la cau!"a della propagazione dell'urto del cuore al lobo epalizzalo agendo come un cuscinelln elastico, ammesso però cbe l'escavazione stessa non avesse Jibe1·a comunicazione coi bronchi. Il ratto della compar,::a imprflvvisa del fenomeno potrebbe spiegarsi appuuto cotla imprc>v,•isa chiusura ùi ogni comunicazione della caverna coi bronchi Al tre condizioni fisiche possono aver contribuito alla comparsa del fenomeno. fra le quali anche una certa diminuzione di resistenza delle pareli loraciche dovuLa al eoesisteule p l'o cesso di pleurite secca che pqlè Yerifìctlr.s i nel primo pe1•iodo della malattia. L'A. conclude che, dato il concorso di oppo1•luni momenli paloi!enetici, può aversi nelle polmonite, come in cerle forme di pleurite, una pulsazione posiliva diffusa del torace, senza però che questo fallo autorizzi a parlare, nel senso ·voluto da l Graves, di una vera polmonite pulsante. te.
-
...,... . ••
•
.r.• -.-
.
913
lli\OICA
Sulla rlgenerazlone d -.ll 'epltello nel rene sot· • topoato ad anemia temporanea.. - (Boli. rlella Società
JALTA. -
nrecl. chi r . di Paoia, 1897, N. 1). L'i\. in se~uilo ad esperimenti aLli ad accer·Lare sa, sot-
toposto il reue ad a nemia completa e dopo qualche tempo ristabilita la circolazione, !'<:stino epiteli capoci di rigenerare, e nel caso che ciò aceatla' dopo quante ore di anemia, si possano nncora trovare nel rene epiteli con processi di cariocinesi, è venuto alle se~uenti t:onclusioni : l• sottoposto il r ene a completa anemia restano in es.si epiteli capact d t t·igenera r e, anc he se l'anemia è prolungata lìno a 2 01·e e mezza; 2' dopo tre o r e ti' anemia non si r iuscì mai a trovare epiteli io mi tosi; 3• i processi rii ri~enet·azione si manifestano conte1Uporaneamente e nella elessa inlensita tanto nella sostanza cot·· !icale che nella miolc,llare; -i· dopo 48 ord dalla t•islabilita cit·colazione, le fvrme di mitosi si manifestano in discret~:~ quantilà, dopo tre giot·nt esse sono c<fi>Lanlernente mollo diffu;.e nel parenchima del r·ene. te.
.
Esperienze sulla. poaslbllltà. d1 trasmissione del contagio della morva mediante Il siero antldlftertco. - (Centralulatt ]t.'tr medie. Wissensch., N. 2:3
Bt)NHoF. -
1897).
Benehè per m assima si ritenga che nel sangue degli animali affetti da morva la quantità di ge rmi infettivi sia minima, tuttavia essendosi o ra generalizzalo l'uso del siero antidifterico, non possiamo libet·arci completamente dal so· spello che col s ier o d i un cavallo atf<!tto da morva latente si possa trasportare nell'organismo umano il bacillo specifico del mor·bo. Bonhof intanto stabili che il siero di sangue d i due cavalli morvosi, LrasporLato pet·· via ipodermica o periloneale sopra
!
Oli
ltlr!STA
cavtt>, animali, c0mf' l'>i sa, moll0 ,.:u«cellibili a conlrRrre la m ttlRltia. non provocò alcu n f~;~nomen o mor boso. T ult.a via no n italende con ciò il Bonhof di nep;at·e la possibiltlil ù~ lla Lrasmi,;sione quanolv al sier o non sieuo u;;gi unte delle sostanze th sinfeltanti. Ora uel s iero chs si prepara in Get·roan ia si s uole , a scopo di conser vazione, aggiungere 0,5 per cento di acido fo nico, oppure allt•i disinfellnnti. Ques to s iero cosi pt•eptu·ato (coll'acido fenico) fu op;geLto delle es11erienze dell'au· to re, il qua le , dopo introdotta in quel siet·o g t•ande qua ntità d i bacilli della malattia. tt·ovò essere sufficiente 4uella piccola quantità di a ntisetltco JH!t' agi re nel periodo di 2-4 ore s u i bacilli in modo che essi, p0rtati sopra terreno di coltura, non s i molti plicano più, e,i il sie ro cosi tenuto per 2~ o re perde ogni ra colta di in fd lare le cavie sulle q uali viene trasportll to. In base a lle sue esperienze, crede l'autor·e potei' sosten ere eh!:', quando il siero a ntidifterico del commercio sia Lenuto pe e selle giol'ni almeno esposto all'azione de ll'acido fenico, si. può esser e in certo qual modo garantiti dall' in fezione, a nche se il c~l vall o da cui il s ier o fu esli'atlo sia eventualm P.nle affeUo da la tente morva. C. P .
Bulla eziolog ia. della cU11enterta. tralblatt fù r medie. W issensr:/1., N. 22, 1897).
J A NOWSKI.
•
-
Ce n-
Janowski in uno s tudio a ccurato su q uesla mala ttia fa una cr itica ras seg na dei la vor i compars i fi no' ad ora nella letleralu ra medica s ulla ez iologia de lla disse nteria, e r ife t·endo in aggiunta le osser vazioni propr ie, clte e gli ebbe occa sione d i fa re nell'epiJeroia disse nte rica di Varsa via negli anni 189il-9·h \'i.ene a lle seguenti con clusioni : Si devono d is li11g uere due specie di dissenteria: La lr opica.le, c he si osserva nelle Indie, nell' Egitto e11eii'America del Nord, e quella che è spesso r.o m plicata ad ascessi epa tici. P e r quesL'uiLima furono supposti di ff~re nti batterii quali causa della ma lattia , la maggior pa r•te della s pecie del 8 . coli, ma a nche altri bacil li, vibrioni e cocchi, i quali sempre o fre -
llRDICA
913
quentemenle si presentano nell' intestino anche in condizioni normali. L'autore, di fronte a '1Llesto fatto. afferma cl te uon esiste punto un gener·e spe~i lìco della d•sse11teria epidemica, rna che solto cer·Le condizioni , <i i rul l tH'a nou anco•·a IJene C'lnosciut.a., si ori gina t:ua elevata virulenza in una o più specie di battMii in seguito a<l una simbiosi con altra ;;pecie, virulenza che poi è cau;;a tli g'me rale infezione più o m eno intensa. l micr·organismi fino aù or·a scoperti, anche quando essi mediante iooculazioni . su animali si sieno mostrati vir·ulenli, non devono essere considerati come or ganismi specifici della malattia, perché nessuno di essi, fi11o ad ora, non si i' lt·ovalo costantemente in lutti i casi nè in lulle l e ra si della malattia, perciò egli cr ede, che nt)n esi stendo nulla di specifico, questa forma di dissenteria sia l't.. fl'etlo tli una i nfezione mista nella quale ora l'un o, ora l'altro dei baller•ii ehe si trovano nell' intestino, acquista proprietà to~s iche. Le amebe uon si son mai vedute nella dissenteria epidemica, e l 'autot·e stesso afferma di non ~;~verle mai lro,·ate. Ben diversa è la cosa per qua n lo r iguarda la dissenteria tropicale. Io que~ta forma si son tro vate l e amebe da K och, da Kartulis ed altri osservatori nelle deiezioni , nelle ulce· razioni della mucose intestinale e negli ascessi epatici. Si sono pure fatti esperimenti su animali in par·te colle feci, in parte col pu.s il egli- ascesi epatici, introducdnòo pel r eLLO i maler·iali infettivi, e spesso si è provocata la dissentel'ia. Ma l'autore non riconosce questi esperimenti sugli nnimali come molto rlimostrativi; colle feci o col pus, oltr e le amebe, furono introdotti betlerii o per l o meno tossine, l e quali possono aver ratto ammalare gli organi coi quali venivano in contatto, menlr·e le umebe si sono innestate soltanto più tneJi, di modo che esse non possono ri g uardarsi come i priucipii eccitativi della malattia. E nemmeno quando si sono adoperale culture pure di amebe negl i sperimenti, l'aulor·e crede che con ciò si sieno acquistate pr·o ve più convincenli, per chè l'infezione nell'intestino, causa l' inquinamento del Ll'ssnto che ne è il substrato, costituisce un esperimento impul'o, che non ci permette di venire ad alcuna ri gorosa conci usione e di
916
RIVISTA MEDJ9
decidere se il proce~so morboso eventualmente eccitato nell' inle~tino sia un risultato delrazione esclu"iva delle amebe. oppure delle amebe e dei ballerii che incontrano le prime oell'intel>tino stesso. Pet·tanlo l'autore conchiude che fino ad ora non si ha alcuna pt•ova sicut·a che le amebe sieno realmente i principii generatort della dissenter ia in certi paesi. Quesla prova si potrebbe ollenere sollanto quando si riuscisse ad avet·e unA coltura as!\olulamente pura di amebA, e questa coltura, rlata a mangiare all'animale incapsu· lata (le forme non incap~ulate vengono di9trutte nello sto· maco), desse origme alla malattia. Quindi la dissenteria uon sarebbe una malallia' di natura eziologi<.:amentc unica; essa sarebbe non provocata dall'a· zione di un solo para--~ita, ma dall'azione combinata ,Ji piti varietà di paros9ili. Ma una delle sue forme che !'Olto il punto di vista clintco ed anatomico si dislin~u8 dalle a!Lre, la cosiddella dissenlel'ia l1·opicale, sarebbe pt·odoLla dall'azione di una determinata specie di amebe in concorso con quella di batterli.
C P.
HIVISTA CHIRUHGICA --·.aee--
P.
KLEM\1. -
Ferite d el va.sl. -
(Brit. Med. Journ.,
26 giugno l iì!Ji).
Il dott. Klemm, clelia clinica di Bergmann, parla special-
•
mente della cura di que~te lesioni. 1?: ben nolo che la roan· canza del polso non é indizio sufficiente d'una ferita d'un vaso. Cosi quando una gl'ossa arteria é divisa, il polso può •
RIV!ST.~
CIHHURGIGA
9 17
rapidamente ricomparire· a causa della c ircolazione c ollalcra.le. Nei casi di ferita pa1·ziale della pal'ele vasale s i pu0 sentire sul vaso un •·umo1·e rude o soffian te sinc•·oname nte all'ictus cor:dis. Questo può coetituire l'u11ico segno che consigli l'immediata ope razione. L'autore fa menzione d'u na ferita della carotide in cui questo rumore ebbe s ignilìcato diagnostico. A causa dei risuHali poco soddisfacenti che s i ottengono dalla !Pgatura nelle fet·ite dci vasi alla radice de l collo1 sor~e la questione se la s utu ra de lla parete vasale non sia da · sostituirsi ad essa. L'aulo•·e ric ol'da un caso c.li ferita della vena s ucc lavia al disollo della clavicola. Si scoorì la vena e s i rinvenne una fe J·it» lunga 7 mm ., i mal'gini della l'et•ita furono a ll'errali c11r: una pipzclLa e vi s i applica rono dei punti di s ut.ura. L'emo rragia ce~sò e l'ammalato guarì. Questo s embra essere l'unico caso di fe1·ita d i questa Yena senza quella dell'arte ria. Nelle fe•·ite delle> vene tre metodi rli trattamento s i possono adottare : la do1)pia legatul'a, la legatura laterale- o l'uso te mpo•·aneo delle pinze lle emostatiche, la sutura della parete vasale. La legatura della ven a è un procedime nto corretto: pertanto è Tn('glio evitar e l& chiusura completa de l vaso, il che s i olliene co lla l t>~n tura lale•·ale. Blas ius notò con ques ta una mor·ta lità dd 7 l ,5 p. 100 in ·16 casi di fc •·ite di vene; Br·aum d'allra pm·te dimos trò che la morte no n è impu tabile al metodo; dimosll'ò pur e che negli animali la leg atura laterale è eflìcace, che il vaso rimane pct·vio e che il timo re d'una tn·ombosi 11 00 è fo11dnlo. La legatura doppia é q uella che trova la più fr·eq uenle applicazione : la s i ese~ ue facilmente e produce certame nte la chiusura del vaso. È indicata nelle ferite d•!lle grosse ve ne e là dove v'é peri colo d'i nfe zione. La chiusura late rale d'un a vena ferita mediante lega tura o sutura è indicata nelle fet•ile piccole e a margini netti. Schede ha recentemente peroraLo l& causa delta sutura : essa è applicabile nei casi di fe ri te venose durante le ope1·azio ni. Ne lle ferite venose da punta e da taglio in cui non s ia im ? licato più d' un terzo della circ~~f~re nza del vaso e in quelle che i·nte•·essano rami molto VlCIIlt al tronco principale. la leg atura late rale de lla parete vasale è ~i ten uta più efficace. G. G.
-·i ..
9 18
Ili l'l STA
Bo~ :-I ET. -
Le soarlflcazlonl superflolalt &lloolate al taxls nel trattamento del paraflmosl. - (Jou r n al r/e
.\1/édecine et de Chi r ur gie, giugno l 9i J.
Il dott. Bonnet pas!'a i n ri vista i tl i ver si processi p r eco nizzati p.-r la ri duzrone dd pa r afì rn o!'i e concl uLle che il pr ocesso delle scar ifì cazi oni sul-'er ficiali, condannato da molti ciJirur ghi , associato al taxis, è quel lo elle deve pr eferi rsr, percht·~ ùa dieci anni gli Ila sem pr·e da lo t>CC'.}!Ien li r·isultati. QuAndo B onnel e chiamato pt·esso un malato a ffe llo da pa J•aflmosi, egl i comincia sem pr e con un t en tati vo di laxis. Se q uest'ultimo fallisce, ciò che accade spesso, perchè frequen tem ente il m edico 11011 è chiamato che troppo tar di , egli prat ica sul prepuzio, gonfio, edematoso, e con un bislori alcune scari flcaz ioni !'uper fìci ali - in media dn due a cinque e im pasta l e parli ingor·gale per la durala eli tr e o 'JUSltr o m inuti ; sco la una siero:::ité abbondante, poco o n ullu san guinolenla, e tosto i l egumen ti précedentem ente l u mefatti, lucenti, pr onti per· cosi ùi rl' a scoppiar e, diventano molli, flaccidi. U n lt:ggier·o laxis r imette a llora ~li or g a11i nella lor o posizione ab• Lua le. Questo metodo gli ila ùalo su!!CPSSi coslnnli in Lutti i SO!!~et li O!'Ser vati: fanf'iu lli (parafì mosi sem plic·emente i ufiammator ia) ; adulti (para fìmosi semplice o causa LA da un'ul cera) . Egli non Ila avuto bisogno di r icor r or e all'anestesia locR ie iu ue,.sun ca;oo. Le l"Cn r ilkazioni sup~ rficial i, qua.:du si tratta
di pnraf:itno~i volumi noso e doloroso, dim inui:::cono le solfe· re11ze del pazienl'"' ~: l a du rn~a degli sfor zi del ta xis. Per cui Bonnet cr ede couvenienlt>, dopo dil'ci l'Inn i di pr atica giornaliPrR, di CC'lnc:igliar e qu,..slo m odo di cura. Para gontJ lO agl i altt•i pr ocessi , é loro certamente m olto super ior e. Il pt·oct:sso di Desru elles . che consiste uel passare il di to fr o il pr o>puzio ed Il :..dande, e sovenli diffi cile acl applicat·e. e !>etnpt·e dolot"oSP. Quello eli Al fonso Guérin, lenclenle a r icondurre lo pelle della ver aa sul gi And<', a fTI!r r·ancl o il membr·•J vi t·ile al la sua rndrce. lalli scc· rr equentemen te. L o sbt·iglinmenLo è penosn ed accom pagnalo da soffe,·eoze. La compt•essione é un metodo lento. Il pr ocesso di M tùgaig ne (sbt·i -
r
C HIRURI~ ICA
919
gliamento e scollu men•.o Jelle adel'enze con un l enolom•)) é uo'op<!t'azione dolorosa, l unga e de l ienta . ,,l Mnlrario, le scat·itìcazioni a~>:ociate al taxi>; !'=O.Idisfano a lutti i rle.>iderata nel L rnnam~nto del pat·nfi rnos i.
La diagnosi dlfferenzla.Ie degli aaoesal cerebrali. - (Central'Jletll.fùr Clu r, N. 9, 1897).
0PPENuem. -
L'autore ci comu nica co11'01H~t·a che portA questo l i lnlo il ri:::ultalo dei suoi stud i ed esperi r nze in Argom ento ed enu-
mera le dif'lìcollà della diagnosi degli a~cessi del cervello. Nell'orbita di questo studio egti comp t·ende g li ascessi cer ebralt di or igine traumatica e d i or·i gine o lillca, m en tt•e ne prali ~a g li ascessi m elaslalici i qua li h nnno uu'impol'lanza e::.cl udl· secondaria . La diagnosi de~r li asce'iSi ce rebr·ali tr·aumatiei ; leve calcolare sopra i se~u e nti slnli morbo!':i : m "!ni nçri te, apoplessiA, specialmen l e l'apopl essia l a ed i va, l'encefali l~ tra o ma ti w non PUI'ulenta, tumor i , epil essia, neur o,;i. q uaudu tali aJT~zi on i abLiano per base l 'eziologia traumatica . Cosi Bollin ~en Ila limo~lr·a to cltc l e cc,nlusi0 11i del crani•J sono talora sc~uilo Ja emorragie !e quali possono det r spgno di !':è soltan to d0po giorni ed anche dopn ~e lli on une e quind i dare occasioni ad .ert•unea diag-nosi di ascessi cer ebr·ali. Secondo Oppe11 ileim è g rant!is,;i mo i l numero dei casi 1wi . quali la d1a ~ u os i pende incer ta tra l'>lpoplcssia meniut:t•a traumatica con formazione di ci,.:Li o cicatri ci e l'ascesso llll'divo traumatico. l n ~i m ili OJS Ì egli ù d'A v viso che la dia ~r n o:;i d'ascesso cer elwale sia da sta bi l i t·si soli A n lo allora ciii' non solo sia po<;si bile esclurlrn·e la pr esenza di un tunwre m a v i siano ancor·a fenom eni .I i suppurar.ioue oppure d i cr esc\•nle compressione cerebrale. Che i traumi possano pt'o voc~:~ re unn encefali te non suppurutiva lo cl imoslr·a il fallo ac('A.ftM> ad ITa!tn, il 'JUale opet·ò un caso J:er asCO:"-"O cer ebt•All', •n eulr e d11l!'opel'azi0ne risultò le cliagnosi assoluta m ente l'l't'o nea. Ma anche nri casi nei quali at1 una l esione del ct·anio si a:=<socia la t•i sipolo. Ptlò irl.Sò l'ge r·~ lauto unll L'ncef't\li te nu11 purult>nla quanto un
no
RIVI STA
asce!!so cerebrale , C()me raulor e stesso polé osset·Yar <>. In quanLo alle neut·osi traumatiche, egli fa rile vare che qui i s intomi obietli"i di compressione cerebrale mancano e che f sintomi di ir'l'ila7.io ne e ri spettivamente di paralisi si trovan o
s empre s ul IaLo della ·lesta ove ha sedè la lesione. lnvllre egli fa menzione di ca s i che venner o d iagnosticali per ascessi cerebrali e che so llopos~i all' operazione o a ll'aulop!!ia non diedero alcuna spie11azione dei sinLomi osservati durante la vita ; in allri invece avvenne una guari gione cosi rapida immediatamente dopo la tt·apanazione che si dovette esclude re il diagnos ticato ascesso cerebrale. Di fficolta ancOI'B maj!giori incontr a la diagnosi di asce ssi cerebrali olitici. L'autore distingue in d ue p·uppi glt s lali mor bo;si clte qui pos~ono essere considerati r·elalivamenle a questa d ia gno ~ i differenziale, cioè, a ffezioni cerebrali e sintomi o togeni ed t~fl'ezion i cerebrali e s intomi analoghi che nulla hanno di comune con malattie d'or·ecchio. Al primo g ruppo egli ascrive: i sintomi cer ebrali dell'olile media non complicata (inclusa la vertigine di Mèt•ière) l'a::;ccsso extt·adnralc, la trombo~;: i dei seni, la men!ngite cerebrospinale purulenta, la meninl!ile s ierosa, lìnalmeule i simomi cerebrali che insorgono doro la trapanazione dell'apofisi masloidea e dopo allt·e s imili operazion i. Il secondo grup po abbraccia i tumori cer ebrali, l'encefalite emonagica non purulenta, le meniug ili che non pat•lono da aff~zi on i d'orecchio, malattie infettive (tifo, febbre intermittenli), l'arleriosclerosi collo sue conseguenze, le psicosi , l'isterismo e le neurosi c he hanno parentela coll' isterismo. É difficile evi tat·e un errore di dia gnosi quando coll' a scesso cet•ebr ale esis te 1!1 mening•le. L'aulor~ ripol'la due cas i, nei quali oltre l'ascesso diagnosticato esisteva una mening ite diffusa, che e ra completamente mascherata dai fenomeni dell'ascesso, mentre mancava .qualsias i segno caratteristico della meningile s tessa. É di una maggiore impor tanza, come gius tame nte osse1•va l'autore, il tener conto dei fenom eni spinali nella diagno3i delle meoing ite purulenta da o liti ; essendo che la meningite otilica può talora limitarsi alla meuinge spinale. La contr·azione spastica dei muscoli della nuca ~ delle
'l
'
'l
'
'
'. ~
l
'
J
l i
l
CHIRURGICA
92 1
estremità, i dolori irradiantisi nel lenitorio dei nervi intercostati e delle e stremità, la condizione dei fenomeni tendinei, della funzione della vescica e del retto, la paraplegia sono sintomi il cui complesso mer·ita qui una osservazione
accurata. Qualche leggero colpo dato sui muscoli lombari produce una vivace contrazione che obbliga la colonna vertebrale ad incurvarsi anteriormente. Questo fe nomeno lombare é di un tr·istissimo pronoslico se esso prima sparisce da una parte quindi da ~uLli e due i iati, lo stesso si dica per it fenomeno. rotuleo. È da tener presente poi una circostanza a cui fino ad ora si é prestata poca attenzione, cioi:l ·che oltre la meningite cerebrospinale universale può ve rificarsi una meningite sp{nale circo>'critta d'origine olitica, e questa meningite può retrocedere (Wernick, Jansen, OppP.nheim). In quanto alla questione sul m odo di comportarsi della temp('ratura nell'ascesso cerebrale, nella mening ite e nella trombosi dei s eni non esiste ancora uniformità d'opinioni. Oppeuheim, in base a proprie osservazioni, dice che la febbre non appartiene a i sintomi re golari dell'ascesso cerebrale; dovremo piuttosto stabilire la d ia g nosi anche nei casi in cui l'aumento della temperatura non sarebbesi constatato in alcun tempo dell'osservazione medica. D'altra parte un aumento notevole c persistente della temperatura rende al sommo grado probabile che manchi ascesso cerebrale in genere oppure ascesso non complicato. Nel l'allentamento del polso Oppenhim ripone uno dei più importanti sinLomi dell'ascesso cerebrale. Certamente la puntura lombare in casi a pprop!"iali potrebbe somministrare criterii per distin g uere l'ascesso dalla meningite. Però l'autore rivolge qualche serio appunto contro questo processo. ollt•e quello della sua fpoca sicurezza, ed egli non si azzarderebbe a praticare l'operazione poiché con essa le condizioni di pressione nell' interno del cranio e dello speco vertebrale mutano così essenzialmente e d' improvviso che ne potrebbe con facilità a vvenit·e la rottura dell'ascesso. Oppenheim richiama l'attenzione sul fatto che anche .1' alite no:~ complicatn, specialme nte nell'e tà infantile tl8
.
-~
RIVISTA
offre talora sintomi cerebrali clte possono esser creduti fenomeni di una affezione cer·ebrale; egli •·i ferisce inoltre due casi i st~·ulli vi tratti dalla sua p1·atica , nei quali l' encefalite emorragica s imulava il quadro s intomatico dell'ascesso cerebrale. In entram bi queste f0rm e morbost>, l'influenza costituiscP- il momento e;:iologico, tutte due furono ripetulamenle osservate in individui ammalali d'orecchi. · Qui per differenziai'<.' la d ia ~ nosi trarremo aiuto dalla eziologia, dalla localizzazione e dai fenomeni paralitici menlr~ la peptonuria come momento cliagnoslico no!1 avrà in questo caso alcun valore perché essa s i osserva anche uella s emplice encefaltte. Le osservazioni ora citate di Oppenheim si basano sopra35 casi. Su 14 casi egli diagnosticò giusl.ameote a scesso cer ebrale, tre volle e~Ji fece diagnosi erronea, fuor viato da una fal sa anamnesi. Dei 14 a scessi cer ebrali 4 si 1nostrarono in un tempo nel quale il tr.a llamento operalivo non era ancora venuto in ques tione; cinque casi non erttr1o piu operabili, it1 altri cinque s i ese g-ui la t1·apazione e in questa operazione due volt~ mancò l'a scesso, tre volte l'ascesso fu trova to nel luogo supposto. In questo caso una sola volla si ebbe g uar'ig ione du1•atura; un inf~rmo mo1·i di meningite, l'altro morì pel' a scesso rec.idivo con successiva me ningite pur ulenta. Questo ris ultato uon può chiama i·si pun to brillante, tuttavia J'autore propugna la CUI'a Ope!'ativa ud J'ascessO cel' ebra le ed e;.prime il desid er io. ctie assieme ai ris ulluti pos itivi di g ua1·igione sieno portali A conoscenza del pubblico anche gli ins uccessi e g li errori di di a ~nosi. In quElslo modo si arrivarli a conoscere s in dove l'arte chiruq~ica polr·à iu tfueslo campo spiegare In sua attività ed i limiti ai quali dovrà ar·resta r si. HENR Y DESH A. YES. -Della dlatorslo4e pelViC&. -
(Journa l
de médecine et de chiru rgie, aprile '1897). L'autore ba dalo rJUesto nome ad una lesione dell'ar ticolazione !!acro-iliaca, la quale non è !!Lata fin o ad ora descrita
r
iFP
•• •
•''
CHIRURGICA
923
benchè si presenti abbastanza frequentemente, avendone egli os!1ervalo in quattro anni sei casi. Ecco i sintomi abituali di questa affezione. Generalmente un uomo di fatica, un carrettiere, fino allora vigoroso e senza alcun precedente morboso, avverte, lavorando e hruscamente, nell'occasione di uno sforzo per sollevare o spostare un peso, masso di pietra, legname, un vivo dolore nella r egione iuferioro dei reni, talvolta con sen_ sazione di schricchiolata. Talvolta, e gli cessa immediatamente qualsiasi !avoro; altre volte, se egli è molto coJ•aggioso, vuole continuare il lavoro, ma dopo alcuni momenti è costretto a rinunciarvi. Alcune volte egli può rit0r na1·e a casa a piedi o piutlostro trascinandosi sostenuto da uno o due camerati, :t.opoicando e col corpo incurvato, altl'e volte il camminare gli riesce del Lutto impossibile ed è necessario condurlo in vetture: questa impotenza è naturalmente magl(iore IJUando le due sinfisi sacro-iliache sono lese. Il ferito non può r.estare sopra una sed}a ; gli occorre il suo letto; egli si corica, ma soffre ancora, talvolta anche piit che al m<1mento stesso dell accidente. Egli rimane immobile, perché qualsiasi movimento del tronco per voltars i da un Ialo sull'a!Lro o per sedersi cagiona vivo dolore. Il dolore è causa d'insonnia. l sintomi spontanei, malgrado la loro intensità, non sono tali da permettere la diagnosi. I ferili si lamentano sopratutto ai reni; essi dicono che hanno fatto uno sforzo, una stretta di reni, ed è questa la diagnosi che generalmente vi si fa. Ma é necessario ricércare i sintomi provocgti, precisare la sede ed i caratteri del dolore, e per ciò fare mettere, con pazienza e dolcezza, il ferilo sul ventre o sul Ialo Messa allo scoperto la regione dolorosa, che cosa vi si ri· scontra? È inutile cercarvi una sporgenza anormale, un diCelLa di simmetria od anche un'ecchimosi; ma fa d'uopo rammentarsi che la configurazione normale di questa regione presenta un segno importante che i trattati di anatomia lo· pografica non segnalano e che é indicato solamente in alcune opere di ostetricia. Sono due dep ressioni, due fossette situate simmetricamente in a llo e rla ciascun lato della re-
92}
RIVISTA
giooe sacrale. Esse s!loo pii.t pronunclale nell'uomo che nella donna. Esse corrispondono esaLlamenle alle due spine Iliache posteriori e superiori. Ora, in questi maiali, la palpazione é perfetta mente sopportata in tutta l'estensione dei glutei e della massa comune sacro-lombare; é anche beo tollerata sulla line~;~ mediana della spina lombare o della cresta sacrale, .na diventa dolorosa a misura che la mano si a v vicina a quella fossetta. La depressione del dito iu questo punto strappa un grido o per lo meno un )amento al paziente. È di una nettezza, di tJ.na ,p!"ecisione del tutto caratteristica. I n molli casi questo dolore 6 unilaterale, destro o sinistro; in a!lri casi esso è bilaterale. L'Importanza di questo segno sembra paragonabile a quella del dolore localizzato nelle fratture senza spostamento. Ma vi sono segni complementari indiretti più !!ignifìcalivi e più imporl.anti. Se la lesione é unilaterale, una scossa, un leggiero pugno applicalo dal di fuol'i al di dentro sulla cresta iliaca del lato sano è sopportato tanto bene quanto allo stato normale e non provoca dolore ne nel punto colpilo né allt'ove. Al conlt'Ario, questa percussione esercitala nella lo malato risvegl ia a destra della sinflsi sacro-iliaca lesa un dolore vivo al pari di quello prodotto dalla pressione diretta della fossetta sovt•aindicata. Il dolore nella regione saci·o-iliaca può tal volla essere pure risvegliato da una pressione esercitala dall'avanti all' indieLI'O sulla branca orizzonLale del pube del Jato leso.
Infine lo stesso dolore nello stesso punto è provoca~o da una scossa brusca, da un colpo applicalo di basso in alLo sull'ischio del Ialo malato. Pet· quest'ultima esplorazione fa d'uopo coricare il malato sul Ialo sano e flettere le coscie per modo da rendere la luberosità ischiatica per quanto più si può accessibile. In questi malati qualsiasi scossa impressa dell'osso coxala del Ialo malato si ripercuot.e dolorosamente nell'articolazione sacro-iliaca di rrueslo lato, come se si trattasse di una saCI'O coxa l ~ ia; ed in reallà essi hanno una sacro-coxalgia
•
r
·. CHIRURGICA le~giera, passeggiera, che guarira presto, perchè essa é ac-
cidentale e traumatica. Inoltre, siccome le sinfisi del bacino non sono indipendenti l'una dall'altra, così la distorsione sacro- iliaca, per poco che sia intensa, dovrà ripercuotersi sulla sinfisi pubica. Si esplorerù quindi a sua volta, e la si riscontrerà, se non se m pre, qualche volta almeno dolorosa alla palpazione od alla pressione esercitata sia al disopra della verga, sulla sua faccia anterior·e, l'ia al ùisotto, avendo cura di sollevare fortemente le borse in avanti. Si tratta I'JUindi di una lesione complessa talvolta bilaterale posteriormente, accompagnata, anche qua ndo è unilaterale, da una lesione inte1·pubica; essa perciò merita il nome di di· storsio ne pelvica. La diagno!;i si deve fare soprattutto conia strappata dei r'eni per rottura muscolare o tendinea; ma, in questo caso, non si riscontrano le localizzazioni dolorosP. così precise della distorsione pel vi ca. La prog nosi è generalmente benigna ed i feriti possono camminare od anche lavorare dopo dodici o quindici giorni. La cura consisterà soprattutto nel porto di un bendaggio a corpo molto serrato.
Stecca in ferro d1 AUdn mtgllorata per le fratture dell'omero. - (Brit . Mecl. Journ., 5 giugno 1897).
G.Eo. A. · PETERS. -
Il materiale della stecca di Aikio é l'ordinario fer'!'o in lamine, quale si trova da ogni negoziante di ferrarecce. Pei bambini una lamjna della larghezza di 1 pollice è sufficien· temente forte, per gli adulti una larghezza di 1 'ft·2 pollici basta allo scopo. Lo spessore della lamina è ordinariamente in proporzione della larghezza. Di norma, il mater iale può essere lavorato colla mano pi~gandol o su d' un tavolo ecc., ma torna utile avere delle pinzette o un .Paio di chiavi inglesi come pure una lima, un m•:~~·tello, ecc.
' RIVISTA
S cello il materiale, esso viene piP.galo e torto in modo da formare un arco sulla sommHà della spalla Il ramo anterio t•e di quest'arco raggiunge in basso la parte anteriore del tor ace nella direzione dell'ombelico e può avere una lunghezza di 8-12 pollici. Il 1·amo posteriore col'ltituisce la porzione verl.icale della stecca, e passando per la r egione dorsaae della spalla e del braccio giunge a circa un pollice al disotto della punta rlel gomito piegato. Di qui la stecca s i piega n uovamente in direzione oblif!ua, in modo da passare al disotto dell'avambraccio dirigendosi verso la linea mediana del corpo. ILa stecca forma quasi un triangolo i cui lati p~rò non ~iscciono nel medesimo piano. Non è necessario che l'arco si modelli perfettamente sulla spalla, snzi esso dev'ess er e tal mente gener oso da !asciarla completam~nte libera, altr ime nti si produrrebbero delle dolorose pressioni sulle p r ominenze ossee. La s tecca può essere coperta da colone in fa !de. !Per la sua applicazione, il paziente dev'essere, se possibile, in ·posizione assisa col dorso e1·etto. Se è obbligato a lelto, eg li dev'esser e alquanto voltato verso il lato sano, o ppure un cuscino resistente dev'essere messo al di solto della spina dorsale e della spalla sana. L'arco viene applicalo sulla spalla ed i vi assicurato molto bene con una o due strisce di sparadrappo adesivo larghe circa 1 1/ 1 pollice e lunghe tanto da raggiungere in basso la regione anleri.o r e e posteriortl del torace . Per maggior sicurezza una o due strisce di sparadrappo possono mettersi attorno al l.orace orizzontalmente per abbracciare il ramo anteriore dell"arco. Ciò fallo si prepara co:n ogni cura. UDB stecca me>dellata per la superficie superio,·e dell'avambrabraccio (cuoio, guttaperca di Gooch, ca rtone), la ragione di questa cura speciale s ta in ciò, che qui è do ve deve esercitar;;i la maggior pressione poiché l'estensione si ottiene fissando l'avambraccio al ramo orizzontale della stecca: la controestensione è fatta dall'elasticita della pe~ le Cùi è fi ssato l'arco che contorna la spalla. L'omero fratturalo é r idotto e mentre un a ssistente eser-.
r CHI RURGICA
927
dta una pressione costante sul braccio col gomito piegato ad angolo re tto, colla palma in su, ed. avvicina la stecca modellata a quella di ferro, il chirur~o ne assicura la posizione con u·n paio di lun~he strisce di sparadr-appo. Si possono anche applicare su OJ!ni lato dell'at•lo delle corte stecche d i coattazione, a ssicurale alla porzione verticale della stecca di ferro mediante bende <' cerotto. Esse soddisfano le esig:enze dell'ammalato; ma il Pelers ha tt·attato molle fratture col semplice apparecchio descritto. In casi di fratture multiple, compliç:ate, la fissazione e l'estensione prodotte da questa stecca possono essere aumentate da apparecchi inamovibili di gesso, amido, ecc. convcoieniemente fent>slrati per aver libero accesso alle ferite ecc. Colla po~sibile - benché dubbia - eccezione dell'avul sione della grossa tubProsilà, il Pelers crede non vi sia frattura dell'omero - dialisi, estremità superiore ed inferioreche non possa essere, tratLata soddisfacentemente con questa stecca e non esita un is tante ad anteporla a tutte le altre tì11 qui proposte. Essa inf'alti ha i seguenti vantaggi. Ha in sè stessa i mezzi per produrre l'estensione efficace dei muscoli del bra ccio; è fresca, leggiera e permette di esaminare le parti durante la guarigione col minimo distut·bo; permette l'applicazione diretta di embrocazioni e la vescica di ghia ccio se ve n'è l'indicazione: nelle fratturs complicate l'accesso alle ferite è Jibe:-o, e se il fel'ro della ~lecca viene spalmato di Paraffina fusa esso può essere reso asettico prontamenta e le secrezioni non possono attaccarlo. G. G. FEDER!Ct. -
Studio •al rene mobile, oontrlbuto oper&-
tlvo al metodo eU Tllfder. - (La H{fvrma mec1.ica, 1897,
N. 137, 138, 139, 140) .
L'A. , a proposito di un caso di r ene mobile operato di nefrorratìa dal prof. Rot nella Clinica chir urgica della R. Univ.;>rsilà di Sassari, fa uuo stL•dio sulla essenza, sulla l!intomatologiH, sulla prognosi di tale affezione e, passando in rivista i diversi mezzi curativi incruenti e cruenti, viene
9:i8
•
BlVISTA
.
a discutere i diversi melocli operativi circa ai quali dà la preferenza a quello del TurJìer. R~'ne mobile o migrante, spostamento o dislocazione del rt!ne, lus~a:ione del rene, eclopia o filosi. renate sono termim che ~~ equh•nlgono e servono a designare quella condizione anormale per la quale può .il rene Lrovarsi ad intervalli o sempre, spostato in un punto più o meno lontano della sua loggia naturale. Può essere congenito od acquisito, unilaterale o bilaterale; può avvenire io allo o 1n basso ed essere solo o accompagnato a dislocamento di altri organi. I disturbi ai quali può dar luogo sono dovuti in parte alle allerazioni consecutive che esso subisce o alla siJa lesa funzionalita, in parte alla compres~ione od agli stiramenti nuovi ed inusilali che subiscon() gli organi vicini, in parte ancora alla diminuila pressione per quegli organ1 che normalmente stanno a conlallo coi reni. Nella sinlomalologia del rene mob1le prcdomioan() quindi ess<'nziulrnenle tlue ordini di falli, neroosi e digestioi. e da ciò la divisione del rene mobile in due specie: rene mobzlP. doloroeo e rene mobile dispeptico. Il reTte mobile traumatico ha rapporto coll' eziologia. Le cause del rene mobile si possono dividere in cause intrinseche al rene, e cause estr·inseche acc1tlentali od orgaoic.he. Le prime sono tutte quelle che aumentandone il ''olume ne aumentano il peso. Fra le seconde, sono cause accidentali i traum1 direlli o ind1retli, sono cause organiche l' iperlrofia della milza e del fegato, uno sposta mento dell'utero, la gravidanza, il dimagramento, la rilassutezza dei tessuti molli. In quanto alla diagnosi a Lutti gli allri sussidi e mezzi della semeiotica, é utile aggiungere l'esame cis losco pico il quale ci pormeLlo di verificare se dall'urelere spellan\e al rene suppO!'lO dislocalo, l'urina scorra in vescica con pari facilitA e fl'equenza come dall'altro urelere. Circa alla progno~i, Il rene mobile può guarire spontaneamente, ina in certi casi può acquistare molta gravità tanto per le conseguenze che produce su~li a ltri organi e quindi nell'organismo in generale, 'luanto sopra sè stesso. Venendo ora alla cura, è da osservarsi che le cure mediche non poseono essere che palliaLive e sintomatiche.
•
9?!.1 La guarigione della malattia non può as pe ttarsi che dall' intervento chirurgico. Considerando il rene mobile come una condizione assai grave, tal volta come una minaccia di morte per !"organismo, diversi autot·i hanno ct·edulo giustificata la nefreetomia. Ta le operazione è da. consigliarsi soltanto quando la vita d(•ll"ammalato sia in serio pericolo . In tuili gli altri casi si tleYe ricort·ere alla nefro rrajìa la quale procura con speciali sutut·t> la fissazione del rene alla sua loggia n~l!a rejJione lombare, Tale operazione si può fare per due vie: intraperitoneale od e:x:l raperiton eale. La prima che si deve a Rosenberget·, n0n c ptù usata. Lu seconda ha subito diverse fa si dopo le e~pe rienze tod i metodi proposti dall' Hahn, dal Wilcox, dal Tenillon, dal Bassini, dal Lloyd , dal Duret e da ta nti. altri, fino a che s i venne Al· l'esperienza del Tuffier il quale dimostro che per ottenere aderenze solid e nella fissazione del r ene, occor-re cht> la c_apsula fibrosa del medesimo sia levata e che la sostanza renate sia messa allo scoperto. In questo modo le aderenze sono resislenLi e si può ollenere una fìssazion s permanente dt>l rene meglio che coo qualunque altro m etodo. In quanto al punto ove si fissano i lacci che hanno altra versato il rene o la s ua capsula, alcuni autori usano fis;;ar·li alle ultime costole, altri a Ile parti molli. Quest' ultimo processo e da preferirsi o nde impedire la sovet'cllia trazione del rene e il pericolo di ferire la pleura. te. ~111\ULicz. -
Bloerohe a.llo •oopo 41 perfezionare l& cura. uettloa. delle ferite - (Ueuische medici n. W oclumsçlt., N. 26, 18!11).
Dopochè ne lla cura delle ferile preferimmo il metPdO cosidelto asett ico a ll'a ntisettico, dobbiamo confessare ch a i risultati de lle nostre cur·e non sono stati migliori di prima. Da un cer to lato anzi, chi scorre la lellerotu!'a chirurgica di questi ultimi almi, può trarre la convinzione che e ssi abbiano peggiorato. Oggi noi non possiam(l fare assegnamento sicuro, come per il p11ssato, sul decorso a~etlico di una ferita in seguito ad operazione. Si avranno 10, 20 operazioni in cui
•
930
•
RIVIST.\
il risultato sarà sotto tal riguardo completo, e a queste seguiranno casi spor·adici o anche gruppi di operati in cui si vedrà comparire la suppurazione. Ora è un punto di sutur·a, ora è tutta una sutura profonda che suppura, senza pre~iu· dizio a volte della vita del paziente, ma compromellendo l'esito dell'operazione, come per es. in un'operazione radicale di ernia, o in una sutura della rotula, ecc. Tal volla anche accade che una ferita già nelle prime 2~ o 48 ore si presenti decisamente settica, e ch.a la vita dell'.operato sia seriamente minacciata se, riconosciuta in tempo l'infezione, noi non provvediamo a mellere a giorno e tamponare convenientemente la ferita. Durante il decorso anno l'A. ha dovuto lamentare ùue casi di ta l natura, che costituiscono ancora un doloroso ricordo. Il primo si riferisce ad un operato radicalmente di un\~t·nia inguinale, il quale mori in se~uito a sepsi a cuta, il secondo caso rig uarda una riposizione cruenta di una lussazione dell'anca irriducibile, alla quale segui una profusa suppu.·azion'e con piemia, in s eguito alla quale l'ammalalo mori dopo molle sellimane. Fdice quel chirurgo a cui venne r1sparmiata questa tt•iste esperienza ! Bergmann, la cui clinica noi consideriamo con ragione la culla del metodo asellico, conta un gt•an numero di casi operati per lussazione cDngenila dell'anca in eui si verificò suppurazione della ferita. HoiTa e Loreoz riferiscono di inconvenienti simili, che li induss er o a non sutut·are in primo tempo . La sutura della rolula, operazione tecnicamente abbastanza semplice, ha dato luogo a suppurazioni dell'articolazione del ginocchio all'autore ~tesso, a Kooig ed allr·i chit·urghi. Ma l'operazione dove non Yi ha chirur~o, come s i esprime il Kocher, il quale non abbia visto seguir e tal volta s uppu· razione, è quella radicale dell'ernia . Koclter osset•vò sùppurazione nell'8, 9 p. 100 dei suoi casi, nei quali la cura fu ritardata del tt·iplo del normale. Cio lo indusse a drenare le ferile rn s E<guito a operazione di ernia come nel massimo numero delle altre oper·azioni; pt·ova questa che egli a p r iori dubita della s icura asepsi de lle ferite. Altri operatori hanno avuto io casi di ernia risultati peggior·i di Kocher.
•
... r
CHIRUfiGICA
93 1.
L' A., dopo aver accennalo come la questione della insufficienza della tecnica nell'asepsi, sia stata oggetto di studi e ricerche per molti chirurgh i e non chirurghi, massime nel decorso anno; - una prova questa che Lulti qua n li lavorarono suJl'argomento non erano contenti dei risultati della tecnica da loro seguita: - si ferma a discutere due punti essenziali della tecnica stessa che gli paiono di capitale importanza: la suppurazione da catgul e la disinfezione delle mani degli operatori. Dopo i metodi introdotti da Lauenslein noi possediamo un catgut completamente privo di germi e comodamente adoperabile. D'altro lato non bisogna dimenticare che noi adoperiamo il catgul da oltre 20 anni e che seropt•e \'edemmo, salvo qualche rara eccezione avvenire il suo t•iassorbimento senza reaziune locale. Parchi' dunque ot·a, coo una sostanza meglio stet•ilizzata, osserviamo le suppurazioni? L'A. ritiene che il catg ut, in genere sterile pt·iroa di esser adoperalo, sia stato infellalo durante l'uso dalle maui delroperalore o da quelle dei suoi assistenti. Il calgut sta nella ferita come un corpo stranitJro, che pero, non appena s iano riassorbile le piccole quantità di sostanze antisettiche che gii aderiscono, costituisce un eccellente mezzo nutritivo per i batteri, reso anche più adatto dal pic~olo focolaio emorragico che ogni legatura provoca. In tal g uisa o::rni tìlQ di legatur a cosliluisce un focolaio di infezione per la ferila. Cosi si spiega come siasi incolpato il calgut di esser la causa prima dell'infezione. È la disinfezione delle mani il fatto di maggiore importanza per il principio della asepsi. NumerQsi lavori istiluili sullil questione hanno dimostt·ato quanto sia difficile otte nere la completa disinfezione (lelle mani. Si pensi ai numerosi condolli ghiandolari della. pelle, alle solcaLure dell'epidermide, alle ripicgature attoruo le un ghie, ove possono anni<iarsi gli epifili dellu pelle, e si riconoscerà come difficile sia ottenere una completa s terilizzalione delle mani coi mezzi di cui attualmente disponiamo. Le mani dei chit•urghi, ginecologi ed ostetrici, cos't spesso infette da batteri virulenlissimi, possono annidare nei loro
932
RIVISTA
pori non solo secreti batterici ma i batteri stessi, cacciativi dalle diverse manipolazioni a cui essi s! assoggettano perla disinfezione. Eppure tali mani solloposte a ricerch,e con
mezzi nutritivi di cullura possono apparire sterili, mentre poi nel decorso di una lun~a operazione, gli sfregamenti, le pressioni che esse subiscono fan sl che ricompaiano atla superficie i batteri già occultati, dando luogo a g1·avi infezioni. La disinfezione delle mani coll'alcool, di cui siamo debitori a Fi.irbringer, é certo efficacissima ma essa ci gar antisce soltanto pet· le porti superficiali, ma non per rassoluta slerilizznione. Nella clinica di Mikulicz, Gollstein ha istituito sistematiche ricerche s ulle mani di tutti gli individui partecipanti ad ogni operazione, l'affrontandone poi i risultati cogli esili delle operazioni stesse. Ha potuto constatare che alcune mani si disinfettano con r elativa facilita, ed altre difficilmente; che le mani di uno stesso individuo danno diversi risultati in giorni dive rsi. Senza eccezione c1·ano maggiormente sterili le mani degli aiuti impiegati esclusivamente nell'armamentario e negli apparecchi di sterilizzazione. Tra gli operatori quasi mai trovò le mani prive di germi. Ordinariamente era lo stafilococco albo, ma qualche volta trovo anche l'aureo e si potè constatare in seguito infezione delle ferite per lo stesso ballerio. Eppure si trattava sempre di pratici e coscienziosi a ssistenti, sulla cui cura nel prati care lo disinfezioni non poteva nasce1·e dubbio. L'A.., preoccupato di questi l"isultali , si propose di· portare ancora un contributo all"esecuzione di una meùicalura asettica, prote)!ge ndo le mani di tutti i p!!l' lecipanli ad un'operazione con guanti di filo sterilizzati. Adopera guanti dii filo della miglior qualila , da sterilizzarsi a vapore come si fa pd mate1·ialc da medicazione. Dopo adoperati sono fa cilmente la va bi ii e possono sePvire anche dodici volle. Si inte nde c!Je l& mani dell'operatore sono preventivamente disinfettate preferibilmente all'alcool-sublimato. Ne lle operazioni di breve durata basta un paio di guanti; ma se l'operazione dura a lung o e i guanti si sporcano essi
, CH IR URGICA
vengono cambiati. Nelle operazioni sullo stomaco o gli intestini procede in questo modo: urr paio di guan ti sino alla apertura dello stomaco o dE~gli intestini, uu secondo paio per applicare i fili, ed un terzo paio per terminare la sutura. Occort·e una pratica di pochi giorni pet•ché operando coi guanti sia il taLlo 'come lutle le funzioni de lle mani si eseguano senza inceppa mento alcuno, anzi l'afferrare e fìss11 r e i tessuti vien reso più facile e sicuro. Nelle operazioni che si eseguono io tessuti già infetti od esposti all'inftliiooe sono inutili i guanti, coi quali anzi non si farebbe che favorire il trasp01·to dei batteri a contatto delle ferì te re ce n ti. L' A. esperimenta questi guanti nella sua clinica da oltre un lrimeslr d con risullali sol'prendenti, poichè non ebbe più a lamentare casi di infezione delle ferile. Un altro per icolo minaccia le fet•ite per parte deg li operatori, ed é proveniente dalle loro cavit.a boccali o nasali. Flùgge ha dimos trato sperimentalmente che anche nel parlare calmo possono essere lanciati ad una certa distanza dalla bocca dell'individuo, insieme a finissime bolle liquide, anche !>atteri. La cosa è più evirl t'nte se si tosse o slarnuta. Ad evitare il pericolo di contaminare in tal modo il campo operativo, M. adotta una henda des tinala a ricoprire la bocea e le narici, compt•endente anche la barba in chi ne è fo t·nito, formata di seinplico mussolo attraverso la quale si t·espira 1l0me fa una s ignora attravers o il velo del suo cappello. Questa !bendo é 1 11aturahnente1 s terilizzata. Studiando ancora quali altre sorgenti di infezione possano -ostar.olare il compimento di una completa medicatura asettica, l'A .., coadiuvato da Flilgge, ba preso in consider·azione la peiie dell'operat:ldo e l'infezione dell'aria. Quanlo sopt·a è stato dello circa la disinfezione delle mani, vale anche per la pelle del campo operativo. Una completa disinfezione della medesima é difficile ad ottenersi, però ordinariamente essa ~~ abitala da innocui epiflti e relativamente con frequenza ospita negli strati profondi dell'epidet•mide uno Slafilococco bianco. Che questo slafìlococco possa a gire come patogeno in tutti
•
Rl\' ISTA CUIRURGICA
i casi, é molto dubbiu; for•se concorr·e a provocare quelle tenui secrezioni molto rare dei canali di s utura. Ad ogni moùo, é convinzione dell'A. che la pelle del campo operativo, se è bene lavata, non costituisca quasi alcun pericolo per l'operazione; a ciò si aggiunga che tal pelle non viene in contatLo in ti mo della ferita operatoria come succede per le dita dell'operatore. Quanto alla infezione per mezzo dell'aria, possiamo considerare come caus a principale della contaminazione di essa quei ba tteri eh~ noi emettiamo dalla cavità buccala col par lare o tossi re. Non vi ha duhbio che tali germi sospesi in ambiente umido sono molto più pericolosi delle impurità contenute nell'aria sotto forma di pulviscolo secco. Talché noi possiamo og~i asserire: Il mass imo pericolo per ra pporto 1\ll'infezione dell'aria é dato dagli individui presenti nella sala delle operazioni. Onde segue che, volendo operare veramente in moJ o asettico, convien limitare il nume ro degli astanti alle operazioni e a questi pochi concedere l'accesso pt•evie determinate cautele. Questo s is te ma viene seguito dall'A. anche nella cl.inica, ove alle antiche sale d'anfiteatro ove si operava co r am populo, ha sostituite sale appartale per le operazioni o ve gli studenti hanno accesso in numero non maggiore di dieci, e sotto determinate cautele. Conchiudendo l'A. espr·ime la convinzione che al medico pratico convenga attenersi, in quelle operazioni che sono alla sua portata, al metoùo antisettico, non potendo il me todo ase~lico, per le innumerevoli s ue esigenze esser applicalo che nei l o~ li ove esistono dei seri e completi impianti. F. C. M.
035
RIVISTA DI OCULISTICA Enucleazione ed esenterazlone del bulbo oculare. - (Getz.z. med. lombarda, 7 giugno '18U7).
DE:'ITI. -
L' A. enum.~ra i vanlap-gi che l'esenlerazione preseo la in con fron to dell'enucleazione e quel!i altresì che ha a sua volt.a l'enucleazione in confronto all'esenterazione. N on disconosce eh~ anche per l'esenterazione si SOilO avuti casi mor·tali e ne cila uno pr opri o, ma non attl'ibuisce all'operazione la causa •l~>lla morte, g iacché l'autopsia. tanto nel suo caso quanto in uno anaiOf.!O dell' Alfieri, dimostrò l 'esistenr.a della endocardi te e de:la meoingite purulenta, e tu~to fece supporre che tanto 11 fatto suppurati vo ocular·e, quanto il fatt o supp11raliv.o melli u~eo, ebber o la lor o orig1ne da embolie settiche per parte 1lel diplOcocco di Fraenkel., Espone una statistica delle op·er·azioni di enucleazione e di esenter azione da lui eseguite colle relatille indic'lzioni , e ne trae le seguenti consider azion i: t• :\ella panoflalmitc è bene ri corr ere esclusivamente all'esen· Lerazione; L'enorme frequenza dell'esenlel'BZÌOne nei bamhmi in confr onto all'enucleazione, si spiega colla maggiore fl'~'!uenza in essi ùi pr·ocessi suppur ativi cor neali' pr ovocanti lo sfacelo completo del!a cornea e la procideuza totale dell'r·ide colla wccessione o meno della panoftalm ite; 3• Nei lraumetismi gl'avi oculari che abbi ano lar gamente squar· cialo gli inv<•l ucri dell'occhio con fuoriuscita parzial e d ei mezzi diottrici, nei qual i casi è a priori impossibile spe· I'Dre m una fJUal siasi super stite capacità funzional e dell'occhio leso, é bene passare in primo tempo nll'esenler azion e, essendo e!>so il procedimento che assicut'a nel minor tempo r:uurigione completa e garantisce l'ammala to ùa ogni soprav venienza simpatica nell'occhio superstite. Il pr'ncedimento seguito dall'A.. nell'esentcr azione é il seguente. Con un coltello
z·
936
RIVISTA
di Graefe incide il seguente bulbare anteriol'e in cOl'rispondenza del diametro trasverso cor neale con puntura e contro apertul'a della sclerotica a 3 millimetri dal limbus: afferra successivamente i due lemhi con pinze uncina.le e li escide con forbice a cucchiai, procedeado conce ntricamente al margine corneale e tenendosi sempre sulla sclera a 3 millimetri dal li mbus; svuota il contenuto bulbare con balluffoli di colone idrofilo avvolti su specilli ruotati e str.ofinati lungo la parete interna scleroticale. in ce1•ti ca;;i completa lo svuotamento col curettage della cavil.à sclet·a le ; lava accuratam ente con soluzione al sublimato alr l per 5000 e all' l per 1000; applica t1·e punl.i di sutura nodosa avvicindndo la congiuntiva sulla breccia sclerale tranne qua:ndo il processo infiammatorio e esteso anche ai tessuli perib"..lbar-i e la congiunti va è notevolmente infiltrata, d'espello gelatinoso, fra gile. In quanto all'~tnestesia, ricorre soltanto a quella locale, mediante una iniezione sotlo-congiuntivale di Cl>caina al 3 •/. nella proporzione di 1,'1 ad 1 siringa di Pravaz. le.
&apporto patologloo fra ll na•o e gll ooohl. ·- (Jou rnal ile Médecine el de Chirurgie, maggio 1897).
CASTEX. -
Riniti acute. -
Esse possono p1·esentar'.!, quali complicazioni, dacr iocistiti, congiuntiviti, anche tenotiti (Jacobson) e ascessi orbitari ~Schater e Ha1·tmann). Se il coriza P. infettivo {morbilloso, scarlallinoso, da influenza, blen·o rragico, difterico), un processo della stessa natura .compar ira nel cui-disacco della congiuntiva. Sourdille ha pubblicato l'osser.vazione di una blefarite difterica bacillo-str·eptococcica sopraggiunta in seguito ad una difterite nasale. Il semplice reuma dei fieni può anche agire sull'apparato visivo; al punto cbe esiste una varieta oculo-nasale di riuile spasmodica (lagrimazioAe, dolori oculari e perioculari). Rinite cronica ipertroflca. - Ques ta forma di rinopaLia è talvolta accompagnata da dacrio-congiuntivite. La congiuntivite fliLtenulare dei fauciulh dipenrie sovenli da una rinosi ipertrofica che esplica anche la sua influenza con desmiopie <congestioni del tractus uveale, Landoll), con l'astigmatismo
J
DI OCULISTICA.
93i
spasmodico (Bales), con l'astenopia (Trousseau) cd anche con la cataratta (Ziem). Il gozzo esoflalmico ha potuto essere attribuito a r iflessi emanali dalla piluitaria iperlroflca: non devA quindi recare meravigl1a che in un caso riferito da Semon le galvano-caulE'rizzazioni di questa mucos a abbiano fatto comparire la malattia di Basedow. Per altt·a parte, la rioile iperlrofica non é essa stessa un'abbondante sor~ente ~i riflessi vari? Rinite cronica atro.fìca (o:ena). - Panas, Terson han!lo richiamato l'altenzi•me sulla dacriocistile degli a l'feti i da ozena. Il rtJslringimento atr0ftco che colpisce in questo caso Io scheletro può diminuire il lume del canale nasale, ciò che spiega la stesi dell'escrezione lagrimale. Ma ecco due fatti di un orJine differente: Sulzer ha visto due volte l' ozena essere complicalo da nevrite oltica parziale senza che si potesse conoscere l'intermediario, Mnza che i seni fossero manifestamente interessati. L'azione noci va dell' ozena· trova la sua spiegazione nelle rice1·che di CuéoocJ., di Te1·son e di Gabrielidés, .che hanno dimo~tralo la presenza del r ino-bacillo di Loewenberg nelle vie lagrimali d~gli affetti da ozena allo stato di microbismo più o meno latente. Co3i si spiega anche la gravezza delle piaghe della cornea nei soggetti affetti da t•inosi atrofica. In essi, una disinfezione rigorosa s'impone pt·ima di agire chi rul'gicaroenle sul globo oculare. Prima di operare la loro cataralta, Eversburg lega provvisoriamente col catgu l i canalicoli lagrimali, come altri tnc~ano col galvano- caulerio i punti lagrimati. Rinopatie dioerse. - Se la sifilide nasale rispetta abitualmente l'apparato visivo (Ber·ger), lo stesso non può dirsi del rinoscleroma: Wolko witsch ha notato qualcJ1e propagazione 6 volte su 85 casi. Le su ppurazioni nasali possono essere complicaLe da flebile delle vene oft.almiche (de la Personne) {) da iriti. I polipi mucosi sopr attutto sono una causa molto efficiente di riflessi oculari. L'osservnzione seguente riferita da Gaston ne é un esempio molto dimostrHltvo. Una donna, dell'età di anni 65, presentava grossi missomi 59
938
RIVISTA
con suppurazione na~le. Da qualche tempo avvertiva dolori nella r egione fronta le e lraflLLur& dolorose net globi oculari. Ioollr(• punti bt•illanli" passavano davanti i suoi occh i, per modo che un giorno le accadde di scuotere i suoi abiLi c redendo vi fosse una scintilla che mmacclas!:e di bruciarli. Tu tti gli oggetti gli parevano iridescenli . Di tanto in taolo avvet•liva diplopia o emianopsia. Appena che ti naso fu liberato dei missomi e disinfettalo, tutti i clislurbi vist vi cessarono; solamente i dolori per sistettero per (jualciJe tempo ancora. LP deformazioni dello scheletro nasale possono produrr & dacriocistili ove le lagt·ime si infettano e determinano io seguito complicazioni var ie. Quinlau ha osservato un caso di str·abismo cnn diplopia attribuibile aù una frattura del sello~ questo essendo s tato rad,Jrizzalo con l'operazione d'Adam .. tuUi i disturbi scompa t·vero. Quest'operazione richiama aUa mente le esperienze di Ziem, il quale ha potuto produrre le> strabismo ne,:;cli animali obliterando una delle loro fosse nasali. In seguito alle operazioni mtra-nasali furono oolali alcuni disturbi infettivi o nervosi (congiuntiviti, malatlie di Basedow, cectlà). Ziem lta rinunciato alle galvaPo -cauterizzazioni, perché egli le crede capaci di ftw refluire troppo bruscamente il sangue nei pr·oces;;i ciliari.
G. BAI\DET. -
Azione d el raggi X sulla retina. -(Pro-
g r es médical, N. 26, l8U7).
t·autore aff~rma nel suo lavoro l'azione, finora a ssai discussa e controver sa, dei reg~i X sulla retina. Ma perchéil fenomeno ::i manifesti occorre che il soggello sia nell'o· scur ilà assoluta, e che sia separato dal rocchetto e dal tubo medionle un tramezzo di tavole, essendo il legno permeabtl& ai reggi X; ed inoltre le par eti della camera oscura dove trovasi il soggetto non uevono esser dtpinte, perché gt·en numero di colori diventan o fosforescenti coi raggi X, bensì coper ti di stolTa spessa e nera. l n tali condizioni un occhio posto a bt·eve distanza dal campo d'azione ciel tubo risen l&
Dl OCU J.lSTlCA
939
una impressione luminosa assai viva, analoga a quella che si prova pel passaggio di una flamxpa d~:~vanti all'occhio chiuso. L'interruzione della corrente sopprime il fenomeno, che si riproduce col riattivars i di essa : lo stesso s uccede se si sposta l'asse del tubo in modo da volgere altrove la direzione delle radiazioni. Tutti i mezzi permeabili ai r aggi X, come cartone, legno, lastre di allulninio, eec., permettono la produzione del fenomeno luminoso, mentre questo é impedito dai mezzi opa chi a questi r aggi; anche una las tra di vetro in ter posta diminuisce note volmente l' impressione luminosa. A. C.
La. oorreslone totale della. mtopla.. - (Reo. gén. cCOpht., giugno 97).
DoR. -
L'autore consiglia di correggere sempre la miopia compie· lamente, contrariamente a quello che d'ordinar io si pratica; egli diminuisce appena di lfs il numero r iscontra to, per tener conto di uno spasmo d'accomodazione frequen te nei giovani. Questa correzione, in vece di 11umentare la miopia, procura un miglioramento nel vizio diottrico (coll'eccezione che tutte le miopie aumentano sempre da 1 a 2 diottrie dai dodici ai venti anni). Nelle miopie legger e da 1 a 2 dioltrie ha constatato la guarigione. . Sopr a 68 cas i ha notato 27 volte miglioramento, 38 volte uno stato s tazionario, 3 volte un peggioramento. gr.
L'lttiolo nel trattamento delle oongluntlviti e delle blefa.rlti. - (Ree ueil d'ophtalmologie,
G. S. I ACOVIOES. N. 5, 1897).
L' illiolo, per le s ue proprietà antisettiche, vaso-costriltive ed analgesiche era designato a rendere in oUalmologia utili servigi. Esso infalli venne adoperato e con buoni risultati nell'eczema palpebrale (Schlen); nelle congiuntiviti, nelle ble-
•
... RIV ISTA
feriti, nella cheraliae infettiva con ipopion, nella e pisclerile r ecidiva (Luciani); nel tra coma (Eberson). L'A., seguendo i consigli del s uo maes tro D. Panas, l'ha usato in vari malati dell'Hòlel-Dien, affetti da congiuntivi te catarrale, da congiunti vite liiUenulare, pustolosa, da queala follicolare, da tracoma, da congiun\ivite purulenla negli adulLi e nei fanciulli in uo' tempo lontano dalla nascita (per queste ultime congiuntiviti occorre la diagnosi balleriologica). l r is ultati sono s tati sempre soddis facenti, confermando i successi ottenuti in precedenza d:ai pratici. L' iltiolo è s tato adope rato in soluzione ed in pomata, nelle p roporzioni seguenti:
,
.
SoluziOne debole , Soluzione forte Pomata debole Pomata forte
~ I Ltiolo
30 g rammi
Aequa d.JS t'Il l _ 1 a a 10
»
50 grammi · » Acq·ua dis tillata 50
~ Ittiolo
l tliolo
2,50 g1·ammi
~ Vaselina pura 100 lltiolo 5 g rammi ~ Vas elina pur a 100 »
))
Cf] .
M . DE WecKER . -· L& oura delle ambllople to1dohe (n .. vrltl retro-bulbari) oon le lnlezlonl 41 1lero. - (Recueil d'ophta lmolog ie, N. 5, 1897). l n una delle sedute del Coo l{resso della Società francese
di ortalmologia - maggio 1897 - l'A. ha r iferito di avere us ato .questo trattamento s pecialmente nelle ambliopie tossiche, nelle quali i disturbi trofìci del nervo ottico sono dovuti ad elemen ti noci vi trasportati dal sangue e dalla linfa ed introdotti nell'organis mo per la via dello s tomaco, per inalazione, per assorbimento cutaneo. Le iniezioni di sier o (siero di Cher on) abitualmente non hànno ollrepassa to i 60 od i 100 g rammi di liquido. Desse dttTeriscono dal vero lavaggio del san~ue e dalle piccole iniezioni stimolanti ; la loro a2:ione è cosi pronta, che l'ecutezza visi va dopo qual cuna di
94 1
DI OCULISTICA
esse è subito risalita da 1/~~ ad 1/ , e più. L'A. cr ede che queste possono servire in qualche modo come r eattivo per confermare la di~tgnosi dell'intoss icazione, appunto per la prontezza d'azione. Desse dovrebber o pure adoperarsi nelle em orragie post-operative ed i n quelle dei giovani soggetti ; in questi casi pero occor rendo di rialzare la te nsione vascolare, senza s pingere l'ipoteosione alla ipertensione, bastano dai 40 ai 50 g r ammi di siero. L'A. non ebbe a deplorare a lcun accidente nei casi, in cui ricorse a cosiff11tlo trattamento; evitò per ò di adoperarlo negl'individui a venti un'affezione renale.
cq. Il mau&gglo nell& oongluntlvlte granulo•&. (Recueil d'ophtalmologie, N. 5, 1897).
GJ EURE. -
L'A. ha a vuto occasione di cur·are per lo spazio di sei mesi '
nell'ospeclale internazionale vari casi di congiuntivite grantJlosa, a pplica ndo il processo de l massaggio delle g ranulazioni. Egli ope:ra nel modo seguente: in una prima seduta scarifico lo congiuntiva irta di granulazioni a llo scopo di limar queste e farle sa nguinare; nel giorno·s uccessi v o fa una prima ~eduta di mass a ~gio con l'acido borico portìl'izzato; negl i ultimi massaggi adoper-a la pomata gialfa. cq.
RIVISTA DI MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE Delle uretdU non gonooooolohe. - (Journ. de méd. et de cllir. p rat., 10 luglio 1897). · In un articolo del suddetto giol'nale è fatto un riassunto <li un interessante s tudio del Guiard s ulle urelr iti non gonococciche. L'autore ammette che oltre agli scoli nei quali
.....
942
RrviSH
non esiste il gonococco, ma che sono gli ultimi sladii di una affezione gonococcica, ve ne siano di quelli che non sono mai stati gonococcici anche nei periodi iniziali. Tali forme sarebbero classificaLe nel seguente modo:
, legale a uno stato generale patologico (ure! da causa triticosliluinterna zionali) U re triti nongonococciclte
ab ingestis
{ traumatiche da causa ) estet·na 1 \ veneree
orecchioni febbre tifoide paludismo diabete sifilide tubercolosi reumatismo gotta artrilismo ed erpetismo alimenti bevande medicamenti passaggio o soggior no di corpi estranei iniezioni irritanti er ezioni masturbazione coito
1
l
! ! l
Le ur etrili da causa interna, be ochè possibili, sono estremamente rare, quando si eliminino Lulli i casi nei quali sia permesso di incriminare il risveglio di un'aulica blenorragia e un coito recente più o meno sospetto, e sopratutt.o quando si utilizzino i dati preziosi fornili dall'esame batteriologico. La forma più comune data da causa interna sarebbe quella dovuta all'erpetismo, il quale può esser capace di localizzarsi nella mucosa uretrale con manifestazioni analoghe a quelle da;.e dall'herpes preputialis. Sono frequentissime invece le uretr ili non gonococciche da cause estel'De delle quali se ne osservano due specie principali. Le prime sono date dall'intr oduzione o &aggiorno di corpi estranei nelruretra, e sono· frequenti dopo il cateterismo, quando questo è faLLo con strumenti sporchi, in seguito al soggiorno di calcoli o corpi estranei, in seguito ad iniezioni irritanti oppure prolungate
j
l DELLE MALATTI E VENEREE h: DELLA PELLE
943
troppo a lungo. Le s econde sono di natura venerea, fra le quali si possono notare delle uretriti consecutive ad erezioni prolungate nor\ seguite da coito, e alla masturbAzione. Questi falli sono però assai rari e discutibili. È certo però che vi sono delle uretriti senza gonococchi che risultano, se non da erezioni o dalla masturbazione, almeno da rapporti venerei e sono quelle che già da tempo Diday aveva conosciuto, chiamandole cot nome d i blen.orroidi e distinguendole in uretrite erpetica ed uretrorrea. Attualmente la battet•iologia perme~te di stabilire delle distinzioni fra queste uretrili : le une infatti sono microbiche ~enza tuttavia contenere il gonococco, le altre sono asettiche. Le urett•iti primitivamente mi. crobiche, senza per ò che in alcun momento si riscor.tri il gonococco, sono r are; i microbi che vi si riscooll·ano sarebbero: diplococchi di.versi, colibacilli, ecc. Esse si distinguono d inicamente per una tncubazione di corta durata e per t'attenuazione dei sintomi, pur conservando, in certi casi, il carattere di contagiosità . Mollo più frequenti sono le ure triti .asettiche, le quali possono suc::edere a delle uretriti blenorragiche più o meno m etodicamente trattate, oppure soM dovute alla presenza di corpi stranieri o ad iniezioni ioutilmenle pr·oli•atte, oppui'e possono esser e di origine contagiosa o anche d'origine spontanea. In quest'ultimo caso si sarebbe condotti ad accusare la costituzione del soggetto. L'osservazione però di un g ran numero di casi ha fatto so· lamenta notare che si tralla quasi Rempre di neuropatici ed ipocondriaci in allo grado. te. ·FouRNIER. -Trattamento del alflloma. - (Journ. de méd. et de chir. p rat., 10 luglio 1897). È tanto l'requente che il sifìloma iniziale venga inopportu-
namente medicato, che non è senza importanza il trattare questo argomento. Il principio dal quale si deve partire nella cura del sifìloma, è che esso tende alla risoluzione spontanea, e che perciò occorre po::a cosa per guarirlo o meglio per non impedirgli di guar il'e. Quindi, in a s senza di ogni complieazione, delle cure negative, l'allontanamento di ogni causa ir-
9U
IU\"ISTA
ritanle, la pulizia locale, la protezione della les ione con un& medica tura semplice, con un corpo g rasso, p. es. la pomata al calomelano all' 1/10, bastano per la guarigione. Souo stati proposti topici in gran numer o, ma é bene aste nersene s pecialmente se irritanti come l'allume, :acido fenico, il solfato ùi rame: quanto all'iodòformio, è inutile nelle forme ordinarie. Si deve anche evitare la cauterizzazione col nitrato d'argento la quale è da usarsi solo quando l'ulcet'a sifilitica pseudomembranosa ta·rdi a detergersi, quando è torpida, o quando vi sono granulazioni sovrabbondanti. Un'altra pratica da abbandonarsi per le stimmato più o meno g ravi che ne rimangono e che possono essere origine di nuovi iodurimen Li, è quella, allorquando il si filo ma è cicatrizzalo e resta un indurimento più o meno p•·onunciato, di trattare quest'ultimo con cauterizzazioni, scarificazioni, oscisioni. Sono da osservarsi certe particolarità relative alla sede d el sitìloma. Il sitìloma del mealo, per es.empio, cile è uno dei più difficili a medicarsi ed é il piu esposto al fageùeois mo, richiede ripe tute lavature, sopratuttt• dopo ciascuna minzione e una medicatura fatta con ovatta e un cor po grasso. Il sifiloma intrauretrale viene irritato dai topici e bisogna quindi contentarsi di bagni locali e generali e di bevande diluenti. In quanto alle complicazioni le tre }:H·incipali sono le seguenti: intìammazione, gangrena, fagedenismo. Il sifiloma intlammalo che è spesso il ris ultato dell'eccesso delle cur e locali, si tratta col I"iposo, coi bag ni generali e locali ripetuti assai spesso, con applicazioni umide e medicazione metodica colle sostanze meno irritanti possibili. Se vi è fimosi completa si farà dell'antisepsi sollo-pl'epuziale e delle iniezioni di nitrato d'argento all'l p. 200. Se 11 fìmosi é incomp.leto e si può facilmenLe scoprire il glande, ~: i fora uua medicalura a piaUo, ma se vi è il pericolo di parafimos~. si medicherà come s i trattasse di fìmos i completo. Se esis te una balano-posti te con tlmosi, serviranno gli abbondanti lavacri seg uiti da un'iniezione di una soluzione di nitrato d'argento all' l-2 p. 100. In caso di bal.a no-po_s~ite g•·ave sarà neces~ario !!Paccare il prepuzio e meùicare poi dire ttamente. Infine, se vi è parafimosi, si potranno presen tare J ue indicazioni: se la cosa é pos~i -
DELLE MALATTIE \"ENEREE E DELLA l'ELLE
9"-i:>
bile, si farà la r·idtlzion e; se rruesla é impossibile, Mrà meglio contentarsi di mezzi palliativi, giacché, in generale, questa parafimosi non conduce allo strozzamenlo. Se però esiste un ms•·cato impedimcmlo nel c1rcolo, non bisogna esilar·e a fare lo sbrigliamento. Nei casi nei quali esiste gangrena .e fagedenismo, le indicazioni sono press.) a poco le medesime: importantissimi sono specialmente i bagni quotidiani du rante la prima seltimana, prolungati per tre ore almeno, a una temperatura tiepida e costante. l n ({uesti casi poi l'ioùoformio p~ò rendere i più grandi servizi. Occorre però fHre una distinzione. Se la ~angrena é tollerata, si può usar·e l'iodorormio senza timore l11 r ga mnnu, ma se il fagedenism o é rosso e infiammalol'io, l'iodofo1·mio deve essere allora asso· ciato a un corpo grasso nella proporzione dell' 1 p. 10, tu !Lo ciò pcr6 sotto la riserva di ce1·te idiosincrasie, giacché Yi sono dei casi nei quali il fa gedenismo non tollera nulla e non si può ricorrere che a un cor·po g rasso o. all'acqua fr·esca. Il Fournier insiste poi sulla necessità éhe vi è di non cercare di distruggere il fa gedenismo, e sulla proibizione d i toccare e levare le escare, gi"l.cchè spesso si possono avet'<l delle emor ragie gravissime. te. B1zzozzERO. - L'infezione gonorrolQa. Sua. gravità. Sua prevenzione. - (Rio. d'Igiene e sanità pubblica, 16 ago· sto 1897). L'infezione gonorroica non é CO!:'a di poco m omento. Colle accurate ricerche cliniche cd anatomo- palologiche, e colla applicazione clelia ricer•ca dei gonococchi allo studio clelle ol· te l'azioni che :;i so spella vano dtlri vate da tale inrezione, s i potè conoscer~ elle la malattia, per quanto incominciata in un punto circose.· i tto, può largamente diffondct•si sia pet• contmuita, sia per me tostasi. Nell'uomo può dar luogo ad infiammazioni della prostata, della vescica, delrep1did imo e in certi casi aggraval'si con una pielile o una pieEonefriLe. Nella donna può dar luogo a d infiammazione delle ghiandole di Bartolini, ma più spesso si localizza al collo ulerioo, ove può r imane1·e ostinata per lunghissimo tempo, dando luogo
94.6
RI VISTA
qualche volla alla gonorrea a scendente Jiffondentesi cioè alle tube , alle ovaia, ai parametrii. Nell'uno e nell'allra poi può pt•odur re me ta s tasi, non di r ado mot·tali, ad organi lon· tani. e dat• luogo a . infìammazio!'li delle guaine tendinee, asce:5si, pleur iti, per icarditi, miocar Jiti , endo~rditi, specie !!'Otto forma ulcerosa. I danni prodotti dal gQnococco sareb· bero meno gravi se i gonococchi che s i trovano nelle forme c rQnicbe o, come si s uoi dire, latenti della malattia, foss ero meno virulenti, ma l'esperienza dimostra quotidianamente che anche quelli provvenienti da ca si affatto cronici, spno virule ntis simi; ad ogn i momeuto in falli occorro no casi di gonorree croniche della donna che danno or igine a con· giuntiviti purulente acutissime nel neonato, o ad una ur~ trite pur e acuta nell'uomo. Un'altra cit·costanza di grave momento si è che la malattia non colpisce soltanto la per sona che si é esposta volontar iamente al conta gio, ma si diffonde e in· c rudelisce anche s ull' innocent.e ; ed infatti le osservazioni r ecenti hanno dimostrato la ::rrande frequenza con cui la gonorrea cronica e flUSsi dimenticata del marito si di/Tonde, colla cosi pericolosa forma asce111dente, alla sposa. Da quanto si è dello risulta, che, quando si voglia limitare la diffusione della malattia e impedirne le consegnenze più fun~ste, con· vien saperla t·iconoscet·e in tutti quegli sta dii in cui ess a• per la presenza dei gonococchi, é infettante, il che è essen· ziale per poter impedire i contatti fra la persona ammalatu e le per·sone sane, e pel' poler decidere se la cura fatta abbia avuto un buon esito e, :ave ndo fatto scompar ire del tutto i microbi, possa venire sospesa. L'esa me microscopico dei gonococchi r ichiede pochissimo tempo per• chi v! è eser citato e bas ta per la diagnos i ; non è necessario passare ai lunghi e complicali metodi delle collur·e. Bisogna per ò e~a minare il liquido secreto preso da tutti que i punti che possono essere sede del pa t·assi ta ; nell'uomo esaminar e il muco urelrale, o i filamenti uretrali nuotanti nell'urina, nella donna es tendere l'esa me all' urelra, a i s eni e alle pieghe circondauli to s bocco uretrale, alla cervice ule t·ina, ai doni escretori e al secreto delle ghiandole di Uartolini, al retto. In lutti i casi poi non bisog na contentarsi di un solo esame,
r
...... DiLLE MALATTIE V&XEREE E DELL.\ PELLE
9 '~-L'"'I
ma ripeterlo parecchie volle e far uso anche delle cosi dette irritazioni provocatorie chimiche o meccaniche. La profilassi delle affezioni gonorroiche deve quindi consistere : 1o in un esame accurato dell'uomo, al quale si impediranno i contatti sessuali e specialmente il matrimonio, fino a che sieno scomparsi completamente i gonoqocchi; 2· in un esame del pari accurato della donna, specie delle prostitute, ·che rappresentano il principale focolaio di infezione, le quali non debbono essere licenziate daH'ospedale se prima non sia accertalo che in tutte le regioni delle mucose e numerale sopt·a, sia scompart>a ogni presenza di gonococco. A tale scopo le visite debbono essere rigorosissime, e:l in ogni caso, come da alcuni anni si pratica a Breslavia, la visita delle prostitute deve essere accompagnala dall'esame batterioscf>pico. In Italia non si fa questo e per di più il numero di letli negli ospedali per accogliere le donne affette da gonorrea sono ·insufficienti al bisogno, talchè la maggior par te di queste ammalate sfugge ad un severo controllo. L'A. fa voti perché nell'interesse dell'igiene profilallicA, si ponga riparo a questo grave inconveniente ricot·dando, giacché è questione di denaro, che il denaro meglio speso è quello che si spende per slar sani. te. Prime ricerche 1ulla to1aloUà urlnarla ln alcune dermato•l - (lst. dermosijl.l.· della R. Unio. di Siena, 1897).
CoLOMEHNI. -
Le conclusioni pr incipali alle quali l'A. giun~e in seguito a delle prime ricet·che sulla tossicilà delle urine neg li individui affèlti da alcune dermatosi sono le seguenti : La lossicilà della urina di affe tti da eczema rubrum madidans é grandemente mioore di quella della urina normale. L' urma degli affetti da eczema acuto dà luogo negli animali a fenomeni di depressione generale. Generalmente colla guarigione dell'ecze ma acuto la lossicilà urinaria ritorna nei limiti normali. È probabile che l'eczema stesso non sia che il prodotto della elim~nazioue troppo grande che in casi speciali si t'a
~48
RIVISTA DELLE MALAtTIE VENEREE K DELLA PELLE
per la via cuLaoea, dei veleni dell'organismo. Nelle malattie cut.anee invece che conducono alla ritenzione di una serie di sostanze cbe. la pelle c normalmente incaricala di eliminare (t!czema papulo-squamoso diffuso, icliosi generalizzata), la tossicità urinaria è notevolmente aumentat.a. Questi fatti provano l'importanza grande che ha la pelle come via d• eli m inazione dei veleni dell'organismo, e ci mostra quanta cur8 debba aversi nel manlenerne integra la funte. zione.
RIVISTA DI TERAPEUTICA Prof.
EICHHORsT:-
L a. orlofina. -
{Deut. med. Woclt.,
17, 1fi97).
li prof. Eichhorst ha sperimentato nella sua clinica questo nuovo antipir·etico. Esso é un prodotLo di condensazione
della fenetidina e dell'acido metilglicolico, analogo alla fenacetina la quale è un prodotto di condensazione della feoetidina e dell'acido acetico. \V. Oslwald ha dimostrato sperimentalmente che gli acidi alchilglicolici rappresentano degli acidi più l'orti dei glicolici e dell'acido acetico sicché gli eteri degli acidi alchil~licolici sono più facilmente saponificabili di quelli dell'acido acetico. Come è noto il sur.co gastrico acido e gli alcali del duodeno saponificano queste sostanze e perciò cia;~cuna delle specie sunnominate deve reagire differente· mente sull'organismo. Partendo da queste considerazioni Leoriche e ra cosa interessante studiare l'azione antipiretica delle criofiua e paragonar!& a quella della fenacetina, della laUofenina ecc. Ciò ba fatto il prof. Eichhorst, spel'imentan· dola nell'ileotiro, nella pleuropolmonite, nella sepsi puerpe-
l
. ,. RIVISTA DI TERAl'EUTICA
949
I'llle, nella nefl'ile postscarlalinosa, nella risipola facciale, nella lisi, nella difterite da slreptococchi: alla dose di '!t gr. la criQfìna provocJ i medesim i e ffetti di 1 g r . di fenacetina. Nei casi in cui la criofina non ebbe nessun'azione, anche ta fenacetina, la lattofeoina e l'anlipirina si dimostrarono inefficaci. Effetti seconda ri notevoli non si ebbero a notare fin qui. In alcuni ammalali durante la caduta della lemperatura si ebbe profuso sudore, cianosi: il medicamento aumenta la pressione sanguigna. In alcun! casi di sciatica recente ed in un caso di polinevrite alcoolica la criofina agi da anestetico aUa dose di '/1 gr. tre volte al di: meno attiva si mostrò nel r·eumalismo articolare acuto e ct•onico. La criofina é in cr islalli bianchi, inodori, insapori. È solubile in 5:! parli d'acqua bollente e in 600 parti d'acqua ft·edda. In soluzione concentrata ha sapore amaro e pizzicante. G. G.
RWI~TA DI T~CNlCA E ~ERYiliO M~DICO MI LITARE V. MASSON. -
'sulla. oon•ervazlone del cloroformio llelle Provvllte per 11 aervtzlo di aanltà mUltare. - (Archioes de Médecine et dc Pharmacie militaires, Parigi,
giugno 1897). Il MinistP.r o della guerra ha dato incarico alla farmacia centrale di rettificare il cloroformio riconosciuto alterato delle dotazioni sanitarie di guerra. Nello scor so anno vennero sottoposti alla rettificar.ione kg. 1473 di clorofo r mio, dci quali una parte presentava segni di alterazionl3 più o meno visibile, un 'altra era stata versata p et' vetustà o per parziale evaporazio~e nei r ecipienti. Il processo seguito per rettificare una cosi ingente quan-
RIVISTA DI TECNICA.
tità di clor oformi o ha dato degli o ttimi r isullati operando tanto d'estate come d'inverno. ·
I ùiversi tempi di questo processo si ripartiscono cof:ì: P Filtrazione per carta e la vaggio con a cqua distillata giorno. 2• Tra ttamento con acido solforico puro o p. 100, 2 a 3 giorni. 3• Trattamento con lisci via di soda -i- p. 100, 3 a 6 giorni. 4• Tratt.amento con clor uro di calcio polver izzato 3 p. 100 (2 a 3 ore) poi con olio di papaveri 5 p. 100, 1 gior no·. 5• Distillazione. l tre primi s i eseguiscono in un a pparecchio speciale messo in movimento dalla macchina.a vapore duranlt• tutta la giornata. L'agitazione col cloruro di calcio si fa in bottiglie or· dinarie ed a braccia d'uomo. Ciascuna operazione s i fa per 40 kg. di clor oformio e dura otto gior ni in media. l prodotti di testa e di coda rappresentano i 1/ 10 ci rca, per cui si otteng-ono da 30 a 32 chilogr·ammi di'clorofo rmio rettificato. Il trattamento colla soda é esse nziale e dev·essere prolunato. Questa non solo neutralizza l'acidità pr·ovenie nte dal tratta mento coll'acido solforico, ma decompone a ncora tutti · prodotti clorati estr·anei trasformandoli in cloruri e for. iati. Numerose esperienze hanno tlimos lra.Lo, dopo questo rattameato, sufficientemente prolungato; che_il cloroformio e ra assolutamente puro, qualunque fosse il suo grado di ale raziooe anter iore. Dopo il trattamento colla soda il cloroformio può venire eccato con sole due o tre ore di contatto col cloruro di calcio polverizzato, poscia addizionato, di olio di papaveri e ollomesso il giorno dopo· ad una sola distillazione che dà n prodotto costantemente puro · e mollo s13cco, non intorbiandosi a -1 5•. L'_olio di papaver i si oppone all'alterazione del cloroformio, er rnette di operare tantv d'estate quanto d'inver no, sempre Ila stessa sicurezza, in un anno non falli una sola opezio ne. l
.......
\
E SIUIVJZlO MEDICO lHLIHHE
951
Del c:lorofol'mio ben $ecco addizionato ùell' 1 p. 100G d i olio di papaveri esposto per venti giorni alla rad iazione $0· lare diretta non s i è punto alterato. L'olio aggiunto sembra saponifìcato in pat·te dopo qualche giorno di insolazione, perché vi si riscontrano sempre lJ·accie di glicerina. Sembra che l'olio o gli acidi grassi provenienti dal suo sdopoiamenlo, facilmente ossidabili, presèrvano il clororormio nello stesso modo dell'acido gallotannico, ùell' acido i pofosforoso, de ll'alcool, ecc. L'alcool etilico non cambia l'aspe tto del clorofo1·mio, ed in proporzioni cosi insignificanti '/ 1... é senza azione fisiologica. Se non si oppone in modo a ssoluto all'alterazion ~ del clo· roformio si combina però coi prodotti risultanti dalla sua decomposizione, questa poi avviene lentamen te alla l uce diffusa, mollo meno fuori dell'azione Jella luce, condizione questa che si verifica per il clorofo rmio delle dotazioni sanitarie che viene conservalo chiuso in casse.
Conservazione collo zolfo. - Secondo alcuni l'azione pre!'ervotiva dello solfo è dovuta all'arresto dei raggi foto ge nici, ~er·oudo allri alla
s ua azione riducente. Questo processo non e~sendo an•:ora sufficientemente es perimentato, la àirezione del servizio sanitar io non l'ha adottalo.
Conservazione colla glicerir~a. -
Uno S\rll.to di glir!erina sul cloroformio. impt>disce l'azione deli'Os!<igeno dell'aria e previene le perdite dovute all'evaporazione. Alla ditllcoltà tli ~!!parare i due liquidi si l'nnedia applicaouo alla bottig lia un di sposi~iv o mollo semplice, analogo a quello delle bottiglie a gett0 dei laboratori.
Perdita clel cloroformio per eoapora:o,:one. -
Delle boecelte della capacita di 250 c.c. con tappo di vetro a buona s merigliatura, ho ono perduto g r. 15 di cloroformio in un anno. Divel's i espedienti furono provati d'ordine de l Ministe ro per rimediare a questo incomeniente: Conservazione in tubi chiusi alla lompnda (1 R91).
9o.. ..'i)
III VISTA DI TECNICA.
Conservazione colla glicerina (189-i). Chiusura dei tappi delle bottiglie con carla alla gelatina bicromatata (189!-95).
Tubi o fiale chiuse alla fampada. - Questo processo, applicato in graocle, presenta più inconvenienti che vantaggi. La pat·te affilala del tubo v della fiala è fragilissima, per verificare il contenuto bisogna sacrificare il vetro, la r iempilura é lunga e difficile, la chiusura alla lampada é estremamente delicata arrischiando di decomporr·e il cloroformio co l ca l ore. Cappuccio spalmato con {Jelatina bicromatata. -Non corrisponde, la carla impregnala di gtllatina b:cromatata diventa rapidamente friabile anche coll'tlggiunta di glicerint1. Luto di gelatina bicromatata. seguente: 1• Colla .marca oro. Glicerina . ACrJlla
.
.
2o Bicromato di potassio Acqua . . . . . .
La formola in uso è la g rammi 100 »
20
»
300 20 200
" 11
Prender e 42 grammi della prima soluzione scaldata a bagnomnria, aggiunger vi 22 gt•ammi della seconda; applicare a 60'. La gelatina bicromatata forma un luto molto ader ente che chiude ermeticamente e per aprire) l.s bottiglia basta solleval'lo con un coltello. Questa gelaliua nùn l1a azione sul clot•oformio nel quale è assolutamente insolubile.
Chìusu.ra con tappi di sughero. -E da condannar si, l' AulOJ'd ha constatalo che 5 grammi di sughero cedono al cio· r oformio fino a grammi 0,14 di materie solubili. Versamenti del cloro.formio. - Nel 189;> il ministero francese ha ordinato alla farmacia centrale di rettificare Lulto il cloroformio che le vieoe ,-ersato per manifesta allerazione, per vetuslà, per constatata p6rdita nelle bottiglie dovuto. ad evaporazione.
. .· r ..
E SERVIZIO MEDICO MILITAI\E
953
1 • La fornitura del cloroformio, la sua retliflcazione e la sua conservazione allo stato puro nei depositi sanitari sono oggidì assicurate nelle migliori condizioni possibili. 2' Le perdite per evaporazioni sono sufficientemente diminuite col luto di gelatina bicromatata; per questa convie ne continuare le esper ienze. 3 Nella revisione delle tabelle di carico sarebbe bene di ridurre il numero delle botti~lie per semplificare la manutenzione e diminuire. le perdite. M. C. Conclusioni. -
RIVISTA D'IGIENE ... !1"'4 ...
M. NOEL, farmacista di 4• classe . - Anall•l del latte. (Archioes mèdic. Belges, giugno 1897). Crediamo utile dare ur:. cenno abbastanza este!.'O su questo l~voro per l'importanza dell'argomP.n to e perché io esso sono rtassunte le cognizioni più utili sulle falsificazioni ed alterazioni del latte ed i metodi ed i proressi più pt•ecisi e pratici sul modo di scoprirEe. ' Le alterazioni e falsificazioni del lalle sono numerose e varie. La più semplice falsificazione è quella di scr emarlo 6 di aggiungervi acqua il che sar ebbe il meno male, se non fosse eh~ per rendergli la densità normale, lo si mescola alle volte con materie gommose e feculente, con destrina, ~n zucchero, con creta, con emulsioni oleose, con bianco e gl&l\o d'uovo ed anc.he perfino con cervello d'animali. Per ~nservarlo e impedirgli che inacidisca vi si aggiungono ~e~~i ag~nti antisettici ed alcalini quali il borace, l'acido satclhco, ti bicarbonaLo di soda e, in questi ultimi lempi, l'aldeide fOI'mica. 11 latte. diluilo con acqua prende una tinta
60
'
Ili \'I STA
ma11ifestamente bluastra; questa tinta si modifica con materie coloranti estranee: la carota, lo 1uccnero caramellalo. la lifJuerizia. Alcune pianle mangiate dalle vacche, l'ancusa e il trifoglio p. es., colorano in bleu il !alle che esse forniscono; allre, come la robbia, gli dànno una tinta rosea Si sono osservate anche ncllalle delle colorazioni bleu e gialle dovute alla presenza del vibrio cyanogenus e del vibrio xanthogcnus. Abbandonalo all'aria il JaUe finisce per fermentare sviluppandosi acido acetico e acido laLtico che precipitano la caseiua. Alla fermentazione lattica seguono delle fermenta zioni butirriche e vischio&e e piu tardi la fermentazione putrida. In qualche caso può aversi la fermentazione alcoolica. Il latLe può essere contaminalo da pus, da sangue e da germi patogeni provenienti sia da mancanza di pulizia, sia da animali malsani o ammalali di malattie infettive. Il colostro o latte che precede e segue immediatamente Il parlo, é un liquido giallastro, denso1 di un sapore sgradevole, improprio all'alimentazione abituale. Infine possono tro,•arst nel latte eli versi princip1 di vegetali acidi, amari, aromatici, le sostanze medicamentose {cloruro di sodio, joduro potass1co, arsenico, mercurio) e dei sali di piombo, di ziÒco, di rame provenienti dai recipienti nei quali i! contenuto. Nell'analisi del !alle si comincia a fare l'esame dei suoi caratteri organolatlici: colore, sapor·e, odore, consistenza. Esso deve essere opaco, di un bianco leggermente giallastro o bluastro, di sapore grasse•, gradito, un po' dolciastro, di odore debole caralleristico; la sua reazione non deve essere acida. Guardando al microscopio una goccia di latLe diluita nell'acqua, si scuopriranno facilmente i grani di fecola e di amido, le cellule e gli avanzi di cet•vellò, le goccie oleose di natura straniera. l globuli del !aLte sono piccolissimi, a superficie liscia, regolare: sono solubili nell'etere, insolubili nella soda caustica al contrario delle cellule .di pus le qualj, oltre ai loro caratteri morfologici che le distinguono, si sciolgono nella soda caustica e !-Ono insolubili nell'etere. Il colostro sf distingue per delle cellule, dette globuli di colostro, granulose e ùi forma irregolare. È bene in questi esami microscopici, aggiungere a una porzione di lalte un certo
955 volume d'acqua: in tal modo le materie estranee discendono in fondo al vaso dopo qualche ora. La tintura di iodio dà a freddo, nel latte precedentemente bollito o coagulato con qualr.he ~occia di acido acetico e filtralo, una colorazione bleu scura colla fecola e l'amido. L'acqua iodata da luogo colla destrina alla medesima rea· zione. Le materie , gommose precipitano abbondantemente aUorquando si tratta coll'alcool il siero ottenuto dopo la coagulazione della caseina. Le materie coloranti estr·anee passauo pure nel siero dove si possono facilmente riconoscere. Il bianco e il giallo d'uovo formano colla bollitura dei grumr e dei fiocchi abbondanti. Il latte addizionato con zucchero di canna o glucosio, dà alla temperatura di 25° a 30°, uno sviluppo rapido di gaz in s~guito alla fer·menlazione alcoolica. se lo si insemenza con un poco di lievito di birra. La ricerca delle sostanze minerali si fa nell'estratto incenerito . Il borace si riconosce per mezzo della carta di cur·cuma o per la colorazione verde della fìammn coll'acido solfor ico e l'alcool. Quanto al bicarbonato di soda, urla quantità dell'i 1/ 1 p. 100 dà al !alle un sapot•e alcalino marcato: la s ua presenza è palesata ùall'efl'ervoscenza prodotta cogli acidi nelle ceneri nelle quali il sier'O è evaporato. Per trovare l'acido salicilico si a~odta il Ster·o coll'etere, si decanta, si la· scia evaporare e ::;i fa cadere sul residuo una goccia o due di percloruro di ferro diluito: una tinta violetta caratterizza l'acido salicilico. Si ricerca l'aldeide formica distillando 100 c.c. di latte in modo da raccogliere 20 c. c. di liquido distillato, si addiziona questo liquido con 5 goccia di nitrato d'a rgento ammoniacale e si lascia nell'oscurità per 12-18 ore. In prC:. !Senza dell'aldeide formica si ha un precipitato nero o una colorazione nera secondo la quantità. La densità del lalle puro varia generalmente da 1.029 a 1.03:3; allorquando é scremato la densità aumenta e oscilla fra 1.033 e :1.036.' Si misura la densità per mezzo del laltodensimelro di Queveone . La determinazione con questo apparecchio é pronta e facile, ma bisogna avvertire che non si ba alcuna nozione sulla natura degli elementi" che compongono la densità, di tal guisa che un latte scremato e
.
956
Rl\'lSTA
anacquato può accusar e una dens1là normale. Per determinare approssimativamente la quantità di crema nel latte, si fa uso di differenti cremometri dei quali il più semplice e conosciuto é fJUello di Chevalier. Mancando però questo cremometro di esallezza, lo si rimpiazza con apparecchi a forza centrifuga di diverso genere, chiamali controllori, che r~n dono più seri ser vizi. Si valuta anche la ricchezza del laUe in burr o col mezzo di strumenti e di processi speciali, fra i quali il letto-burrometro di Marcband, la lactocrile di Lavttl, H metodo areomekico di Soxhlet, il processo dosimetrico di Quesneville, il ga.laclotirntlLt·o di Adam. Il grado di opacità dando ancora delle nozioni sul valore del latte in materie grasse, furono ima ~inali i latloscopi fra i quali quello di Donné, e quelli diversamente modificati di Vogel, Haser, Feser. Tutti questi mezzi però sono lontani dall'avére il valore che ha l'analisi propriamente detta o analisi chimica cbe è la seguente. Dopo aver preso la densità per pesata o col !allo-densim etro e ben mescolato il campione di lal~e. si evaporano a bagno-maria in una capsula di platino a fondo piallo 10 c. c. di latte e ~i secca l'estratto a 1000 In una stufa flno a peso • costante. L'estratLQ diminuendo in proporzione della q•Ianlilà d'acqua agginnla, si può fare il calcolo del grado d'acqua cbe contiene basando<>i s ull'estratto medio fornilo dal latte di buo11a quali La, 13 p. 100 circa. La forrno!a è la seguente: 13 100 E= :;- nella quale E rappresenta l'estratto trovalo, :r: la quantita per cento di latte corrispondente a questo estrallo. 100- ;r: indica dunque la quantità d'acqua a ggiunta. Si calcola nel medesimo modo la scremalura prendendo per base la quantità media di burro o 4. Si dosano i sali minerali, incenerendo l'estratto secco fino a elle Je ceneri sieno bianche. Si prepara in una medesima operazione il dosaggio del burro e dello zucchero di IHtle nel modo seguent.e: si ve•·sano SCIpra un filtro posto in un imbuto a rubinetto o munito di una pinza, 90 c. c. d'acqua coll'~tggiunla di 5 a 6 goccie d• acido acetico e si fanno cola•·e lentamente in 11ueslo liquido 10 c. c.
D'IGIE:-lR
957
di falle. Si lasciano cosi le co5e p~r urr certo tempo, poi s i apr•e il robinetto o la pinza. La caseina o la materia grassa coagulata restano sul filtro, lo zucchero di latte passa nella soluzione. Si scaldano in una capsula, a ebollizione mod~ rata, 10 c. c. di liquore del Fehlin g diluito, e vi si lascia cadere goccia a goccia, da una buretta graduata, il liquido zuccherato fino allo scoloramento del reaLLivo. Il numero di centimetri cubici impiegato fa conoscere la proporzione di zucchero contenuto nPI latte. Biso§!na soltanto ricordare che IO c. c. di liquore di Feltling corrispondono a 0.0635 di laltosio anidro o 0.067 di latlosio idratato, e tener conto del grado ùi diluizione del !alle. Il fìllro che contiene il grasso e la caseina si secca all'aria e si pone nell'etere; quest'ultimo scioglie i corpi grasòi e li lascia poi come residuo per evaporazione. Si secca e si pesa. Avendosi coi suddetti melodi dHl peso totale dell'estratto il peso dei sali minerali, dello zucchero e della materia f(rassa, la differenza che ne risulta rappresenta il peso della caseina. Siccome è difficile che l'etere sciolga tutta la materia grassa senza che vi siano delle perdite, si consiglia di f~:~re assorbire il latte da un inter·mediario appropriato, la sabbia, il carbone, la pietra pomice. Dopo il disseccamento si w>lverizza la massa e la s i introduce in un estratto1·e. Questi .apparecchi a estr·azione souo però complicati. Allo scopo di evitar•ne l'impiego, il Duclaux ha indicato il metodo seguente. Si prende un pezzello di spugna, che si lava dapprimH nell'acqua fredda, poi nell'acqua calda. S i secca poi all'aria libera e la si mette nell'etere pet• s~rasMrla. Quesla piccola spugna è introdotta in un tubo di vetro a due branche. La più piccola branca ~~omunica con un tubo a tre bolle coutenente dell'acido solforico, l'altra pi\1 larga, in fondo alla quale si trova la spugna, è unita ad un aspiratore. Si produce co.si una corrente d'aria secca destinata ad Rccelerare l'~vaporazione. Si secca dapprima la spugna mettendo il tubo in un bagno-maria. Si tara il tubo allor'luando la spugna é ben secca e si fanno assorbire dalla medesima 10 c. e. di latte comprimendola più volte con una bacchetta di velr'o. Si J•imette l'apparecchio in posto t) rl db:seccamenlo é terminato allorr(uando tutto il
958
RlVlSTA
vapore d'acqua si è condensalo m un recipiente interposto lungo il passaggio deiJ'aria. La spugna non contiene allora che l'eslrallo perfettamente secco. Non resta che riempire,
in differenti riprese, d'etere o di solfuro di carbonio, il tubo
•
che è stato di nuovo pesa to, di lasciare scolare in dascuna volla la soluzione per la piccola branca e di scuoter e viva· mente per toglier e gli ultimi t•esidui. Si pesa il tubo e la differ Pnz,, indic1:1 il peso del corpo grasso levato. Per la ri· cerca dei microbi patogeni, è necessar-io r icor rere all'analisi batteriologica. Vi sono per ò due saggi, quello pet· fermentazione e quello per coagulazione, coi quali si può scopr ire se il latte i> sano o alteralo. Col prtmo, si sterilizza una serie di Lubi chiusi con un lampone d'ovatta, in una s tufa ad aria calda e dopo il r affreddamento si ver sa il latte nei tubi e si chiudono il piu rapidamente possibile, poi si portano in un bagno-maria a 4Qo. Il !alle sano sì rlecompone fra le 12 e le 18 ore, mentt·e che il !aLLe alleralo si decomporrà prima delle 9 o dopo le 18 ore. Col secondo. si esaminR l'aspetto del coag ulo oLt~nuLo col presame. Si scioglie in 50 c. c. di acqua, una tavoletta di pr esame compresso conosciuto nel commercio col nome di presame di Hansen: si aggiungono 2 c. c. di questA soluzione a 100 c. c. di latte posto in un vaM di Berlino e si mette q•1esto vaso con molti allri simili nell'acqua scaldata a 35°. Il Jalte non alterato dA luogo, dopo 10 o 20 minuti, a un bel coagulo, spesso e uniforme.
te . •
LeMAIII - La dlaJnfezlone del locali mediante U for· molo. - (Progrès médical, N. 27: 1897). L'autore preconizza per la disinfezione dei locali il formolo a prerl'r~nza di lutti gli altri disinfettanti. Per lungo tempo si ritenne di ottenere un risultato perfetto colle polverizzazioni di sublimato seguite dai vapori di zolfo, ma il microscopio ha dimostrato che i mict·obi, spesso solo cosi assopiti, uon tardano a riclt>starsi, P LIJveran e Vaillard han potulo asserirtj all'accademia di medicina di Pat•igi che le
•..• ,....-. rfl·· 959 polverizzazioni anche copiosissime noo danno spesso che una disinfezione incompleta. E quale disastro sulle carte, vernici> ecc.:; tantochè si va a gara dq. tutti per evitare tali disinfezioni. Lo studio comparativo dei vari antisettici rece riconoscere la superiorità dell'aldeide fllrmica ? formolo: i primi apparecchi ideali pel suo impiego fut·ono difettosi od insufficienti: ma ora l'autoclave di Treia t funziona teue e da una produzione abbondante e rapida di vapori come era necessario ottenere. Tal e autoclave di 2\ centimetri su 36, é messo in poco tempo sotto pressione da una forte lampada a petrolio; assAi pratico, facile a Jirigere, non richiede un meccanico e mette così la disinfezione dei locali u portata del pubblico, di una intera città, ove qualunque persona convinta ed intelligente potrà occuparseoe. Le esperienze fatte in molle citta di Francia, ed in Italia, a Milano e Venezia hanno dato risul· tali not~voli co!ltrollati da micrografi competenti: a Lilla, sotto il controllo di Calmelte, una sala di 480 metri cubi fu totalmente disinfettata con due litri di liquido, in tre quarti d'ora, compreso il tempo occorso per portare l'apparecchio in pres§ione. Questo è il solo apparecchio che abbia dato si bei risultati, e nessun apparecchio finora ha prodotto effetti più completi: se si aggiunge cbe il formolo non deteriora né carte o stoffe, né dorature, vernici o metalli, che l'autoclave pr oietta i suoi vapori da uh tubo quasi capillare che può passare dal foro di una serratura , che una disinfezione praticata al maltino permette di dormire la sera nell'appartamento, noi possiamo bonsiderarci con tal mezzo bene armali contro le epidemie. Molti municipii ha~no già ricorso a questo autoclave, e pare che A mslerdam e Berlino stiano per ::;eguire tale es>!mpio. A. C.
•
960
RIVlSTA DI STA TlSTICA MEDICA Annuario stattattoo lt&llano, 1897 . - (Pubblicato dalla direzione f:!enerale di statistica - Roma 1897).
•
Dal capitolo relativo all' Igiene e san ità di questa interes-sante pubblicazione to,:diamo alcune importanti notizie sulla statis~ica delle cause di morte. Dal1887 al 1896 il numero dei morti è andato gradatamente scemando, e precisamente da 828,992 a 757,993. Il vaiuolo da 16,219 morti nel 1887, è disceso nel 1897 a 2039, il morbillo da 23,168 a 11,515, la scarlattina da 14,631 a 32i2, la febbre Woidea da 27,273 a 16,364 la difterite da 24,637 a 6379, l'lpertosse da 11 ,l<lO a 5680, la fl·bbre e cachesia mal erica da 21,033: a 14,017. Le malattie tubercolal'i in genere da 62,23i a 59,i67, l'eclam psia infantile da 23,833 a 19,858. Viceversa aumenta· r ono la sifilide da 1893 mol'Li nel Hs87 a 2307, il ma1·asmo senile da 2G,2H a 37,708, i tumor i maligni da 12,631 a J5,477, la bronchi te acuta e cronica da 63,853 a 72,586. Vi furnno pui altre malattie o gruppi di malattie che ri· mASBl'O press' a poco stazionarie, o che presentarono nei vari anni del decennio cifre così var1abili che non si può ben vedere se hanno tendenza ad aumentare o &. diminuire. Come si vede la diminuzione più forte fu nelle malallie infetti,·e f> contagiose, prova incontestabl!e dei miglioramenti avvenuti nell'igiene pubblica. Diminuirono anche le morti accidentali, da 11,180 cioè a a 9630; non però i suicidi che salirono da 14i!J a 1!>83. Gli omicid1i scemarono leggermente da 15li a i l5t Sc~marono anche considerevolmente le morti per cause ignote (da 21,937 a 13,68'>) segno della sempre maggiore ac· curalezza con cui i dali originali vengono compilati.
r
···w:·: .
.
961
RIVISTA Dl MEDICINA LEGALE
-----
S. 0TTOLENGHI. - l delln.quentt neU'e1erolto •tudlatl ID 285 prooeul ortmlDaU. - (A rchioio di psichiatria, scìe~e penali ed antropoloyia criminale, fase. l V, 1897). Secondo l'A., tra le princ ipali cause della delinquenza militare va menzionata la presenza nell'esercito di numerosi delinquenti nati e di epilettici, palesi o latenti. In cosiffatti individui la disciplina militare, la vita di caser ma solo in via eccezionale e pe r fenomeno di suggestione possono impedire il mal fare; invece abitualmente favoriscono in sommo grado le manifestazioni delle attitudini immorali. La presenza dei medesimi nelle file dello esercito cagiona un gran male: il contagio, per cui si moltiplicano i delinquenti. L'A. in proposito ricorda tipi di camorr isti, coperti di tatuaggi osceni, che egli studiò mentre erano sold.ali; questi durante il servizio anzichè migliot•ar e, diventarono peggiori , se pur era possibile. Ricot·da pure un tipo d' indjviduo precocissimo al reato, vero pa zzo morale, che finì delinquente e la cui anamnesi remota fece conoscere come fin da ragazzo nel collegio militare a vess·e dimostrato tendenze al mal fare. Molti di questi delinquenti sono epilettoidi od epilettici e la minima cauM - non rara nel set•vizio - può 1lare ori· gine a lle manifestazioni di rP.ali ben gravi, come l'hanno di· mostrato ad evidenza Lombroso, Mot·selli, Brancaleooe-Ri· bauda, Roncoroni, Marro, Borri, F rigerio, Cognetti, Agostini, Cristiani ed Oltolenghi stesso. L'A. appunto tra i casi da lui esaminati r icorda quello di un soldato di cavalleria, nel quale l'accesso di epilessia psichica raggiunse il massimo di violenza e poco mancò non desse luogo ad uno di quei reati, che oggi dai soldati stessi diconsi m isdeate e che. di quando in quando gettano il ter.. ror e nelle caserme. L' individ110 io parola dopo vari alli impulsivi gravi, dopo esser e r imasto in preda a vero furore, fei"endo di lnncia e di coltello un fu·
•
96~
•
nrnsrA
riere ed il proprio capitano e tentando infine di suicidarsi. più tard1 non ricordava più nulla; anzi r improverato per gli alti commess1, d1chiara'\"a non essere possibile cbe egli avesse fatto quanto r.tli si addebitava Si sospettò di simulazione; l'ind1v1duo venne studiato da Pt•igerio, il quale dimostrò tanto palesemente la natura epilettica dello accesso, che ~li stessi giudici militari pronunziarono il giudizio d' it·respoosabilità. L'A. ricorda ancord altri tre casi di militari con epilessia psichica palese, un caso con Ppilessia moturia e p~ichica, un altro con tulle le forme di questa nevrosi. Quest'ultimo, sempre ln!:'ubor.lmato, venne alla fine condannato per diserzione e dopo espiata la pena, raStgiunto il reggimento, un giorno durante l'ic;truziooc fu collo da accesso furioso e se non si fosse sta.li pronti a disarmarlo avrebbe commesso chi sa quale reato. Il primo accesso fu susseguito da altro più violento, tanto da dove1· le~are l'individuo. Ebbene nel processo per diserzione questo so~geUo fu dichiarato ep1lellico, ma non venne sottoposto a speciale osservazione, come ben fecero rile,·are i dotl. Lombroso ~ Carrara nelle relative perizie medico-legali. J ratti esposti reclamano ser i provvedimenti, giA invocati da Brancalenne-Ribaudo (1) e da Cognelti (2). Secondo l'A., nell'esercito non solo non dovrebbero ammellersi quelli, che giA furono epilettici, ma neppur quelli, che presentano i caratteri epilelloidi e che danno la certezza scient:flca di una natura epilt.Ltica. La leva militare non dovrebbe esser ratta sollanlo allo scopo di sceglier·e quelli, che sono fisicamente meglio organizzati, ma òovrebbe anch'essere unaleoa morale. Perciò non sarebbero da ricevei'St nelle fil~ dell'esercito individui, che hanno gié dato prova di delinquenza più o meno innata, a meno che non s1 volesse fare di costoro - secondo il concetto t.iella simbiosi, svolto dal pror. Lombroso nella conclusione della sua opera l'uomo delinquente - una schiera armata speciale da utilizzarsi nelle guerre coloniali, ma da non disseminarsi tra quelli. che si mantennero onesti anche cq. prima della loro chiamala sotto le armi. (t) BIIAliCALBON&-RmAUI)O. -
Studi antropoloolct s11t militare dtUnquenle,
Bocen, t893. (il CoGNBTTI. -
Il marll~alo epile/Uco e la !VItnqtltn::o, Bocca, •896.
DI MEDlCI~A LEr.ALE
963
Nuova oontrlbuslone allo •tudlo delle nevrod traumatiche. - (Progres médieal, N. 27. 1~97) .
H. 0PPENIIEIM. -
L'autore prende per punto di partenza del suo lavoro la ~loria di un operaio che, caduto da un tel'ZO piano riesce a scampare, ma presenta da quell'epoea dirturbi nervosi varii, fra cui parestesie varie, a cceleramento di polso, che ~la due medici vengono attribuiti ad alcoolismo cronico: l'infermo, incapace 'di lavorare, domanda la pensione, pe1· infermità dipendenti da accidenti sul lavoeo. L'autore interpellato conchiude affermati va mente; tr·e mesi dopo un secondo perito • negativamente e il consiglio accella queste ulconchiude time conclusioni, che l'aulor·e combatte, ma invano: perciò, egli dice, quando in tali casi vi ha disparere fr·a medici egualmente competenti, il giudizio dovrebbe esser deferito ad un collegio• di periti di mer ito superiore. L'a utore dimostra diffusamente l'esistenza di una nevrosi traumatica. Si r iscontrano: rigidit.a. funzionale a lla nuca, dolore provocato du qualsiasi movimento, frequenza di . polso, accentuazione di respiro, tremito fibt•illare dei muscoli,. e spesso anche disturbi vasomotori, tutti segni obiettivi del dolore: dovrassi anche ricercare l'esagerazione dei riflessi tendinei, l'indebolimento muscolare gener·alizzato. Lo Strilmpell, in un suo recente lavoro sull'argomento, pubblicato nella Milnchen mecl. Wochenschr(fl, N. 49 e 50 del 1895, emise delle nuove vedute sulle neurosi traumatiche, diverse dalle precedenti, e l'autore le discute e le combatte. Lo Str umpell dice che il trauma é un fattore accessorio in questi casi, mentre quello predominante sarebbe la preoccupazione del paziente, ansioso di sapere se e fino a quel grado sara reso incapace al lavoro, se e fino a quale somma sara indennizzato o pens;onato: tali preoccupazioni agiscono palologicamente. A ciò l'autore oppone l'asserzione che il trauma h11 una parte importante nella genesi della . nevrosi traumatica: ammette l'azione morbi ge na per su~gestione dal timore di rimanere invalido, ma non quella dell' indennizzo: c.i'altl'onde il colpito spesso non percepisce che assai meno di quanto gli produceva il suo la voro, per cui il ti-
96&. RIVISTA Dl MEDICINA LEGALE more Jella miseria distruggerE>bbe invece l'effetto della sug-
gestione della rendita derivata dall'accidente. In ogni caso persiste la questione se vi sieno oppur no, dei sintomi obiettivi rilevabili: Strum peli non li ammette, sostenendo che essi sono tutti sugger iti, anestesia, restringimeolo del campo visuale, acceleramento del polso, aritmia, sintomo di Mannkofl: ecc. ; ma allora, con simile ragionamento, non sarebbero sintomi obiettivi neppure le manifestazioni di uno stato me ntale patologico, quali l'accesso di mania. Non sono obiettivi che i s intomi delle alterazioni organiche: eppure nulla di più obiettivo c he l' anestesia, l' analgesia dolorosa, e le perturbazioni sensoriali messi in evidenza coi procedimenti che s fidano qualunque sugges tione, s uggeriti e dimostrati dalle s coperte di Charcot. Lo stesso scienziato aveva dello già in passate> che la nevrosi traumatica e un complesso morboso caratter islic.o , la cui simul.azione non può r iuscire cosa facile, ed or a annunc.ia l'impossibilità eli scopl'ire e dimos tr.at·e la simulazione cosciente, o l'esagerazione voluta, tlalo il genere di ognuno dei sintomi presentati, soggiuogendo però che i'aodame nto mobile, incostante di tljluni sintomi non implica assolutamente che vi sia simulazione cosciente e volontaria. E nel1893 lo Str·umpell aveva gia asserito: Non s i potrà mai S!.!ppor·re che un semplice operaio, o un soldato, alle cui ot:ecchie difficiltnente giungerà notizia delle nostre scoperte s cientifi che, immagini di s imulare una paralisi del gu~ to e dell'odorato, od una emianesteaia tipica. Tutte le malattie poi del sistema nervos o, eccettuate solo quelle ch e assumono un andamento francamente acuto e mollo ra pido, sono appunto caratterizzale dai notevoli cambiamenti nella intensità tl nella forma svariata delle loro manifestazioni, e le nevrosi funzionali più di tutte: ma tale mobilità ed incostanza di manifestazioni e di audamento non deve mai confondere la mente del medico, nè intralciare il giudizio del per ito chiamato a pronunciars i in simili casi oscuri, di fficili e delicati. A. C.
l
••
965
RlVlSTA BlBLIOGRAFICA PAUL MYRDAcz.- l allltiibgesohtohte der l'eldziige 1884
UD4 1888 In Dilnemark, Béihmen und ltalten. -
(Wieo, Josef Safar, 1897). L'e:>imio collega dell'esercito austro-ungar ico continua la pubblicazione del suo Handbueh fur k. ztnd k. Militiiriirz te, e questo che ora ci presenta é il X fascicolo, ed esso non è agli altri inferiore per importanzA ed esattezza di notizie e pel modo ordinatissimo col quale vi sono esposti i numerosi avvenimenti che si sono sciolti in quelle memorande guerr~. Fatto un sommario schizzo topogratlco delle r egioni degE avvenimenti, e data la forza e la dislocazione degli eserciti combattenti, il dott. Myrdacz si fa a descrivere le disposizioni prese per assicurare la tutela degli ammalati e feriti, pei quali in verità nulla venne trascurato per rendet· men triste la loro condizione, benché la Convenzione di Ginevra non avesse dato ancora che i primi vagiti. È un libro di cui raccomandiamo la lettura ai colleg hi. Dott. MrNossr - Le malattie infettive. -
Roma, 1897
(Società edi trice Dante Alighieri).
Fra i diver si compendii di igiene popolare che vanno per le mani del pubblico, questo del dott. Mioossi, che riguat·da le malattie infettive, merita di essere accdlto con mollo favore. Esso fornisce nozioni chiare e pt·ecise sulla natura delle malattie infettive, sul loro modo d'agire sulla loro protllassi. Un piccolo codice sanitario atto a rendere più precise e quindi più utili le norme profilattiche contro le malattie in parola, fa seguito e chiude mollo opportunamente la tralta· zione dei singoli quesiti che l'A . si propone. Il libriccino è veramente utile e si r accomanda in modo specia le alle fa-
966
RI\"JSTA
miglìe e agli istituti di educazioni:', come alle a~~ociazioni di soccorso e in p;enPre a tuLli color o a i quali l'la a cuore il grave prcbiPma preven re nel miglior modo possibile, la diffusion~ tlelle malallie infellive le quali minacciano cosi e:eriamenl~ le famiglie e la soc1elà. Ollre all' Importanza del· l'argomento, il libro del doll. Minossi ha questo di particolare che é sc1•illo in fo1•ma piana ed accessibile a tutte le intelligenze, non solo, ma anche in forma tale da riescirne la lellura ollrPtnodo attraente e piacevole. te.
JUoerohe al1ll'&natom1& normale e patologica. delle termlnaztonl nervoae nei m.uooU atrlaU. - (Supp. ann. di medie. naoale, 189ì).
C lPOLLONE. -
Il chiaro colle~a della 11. mar ina ba fallo delle interessantissime ricerche sulla anatomia e sulle alterazioni dellP. fibre ner·voe:e nei muscoli striati esaminandole in di versi animali: •·a ne, lucertole, piccioni, conigli, lento nel laglio, quanlo io quelle otre<~e dei nervi periferici che non portano la sconlinuila anatomica tlelle fibre nervose, eJ 10 seguito a lesioni del midollo spiuale. Il lavor o, corredato da belle tavole litografiche dist>gnalP dall'A. stesso, è inlere<~!>anle anche per delle speciali ricerche sperimentali ratte sul gruppo di fibr e chiamalo rascetlo d1 Weissmann, o bollone muscolare di Kolhker o ru~:~o neuro- muscolare di Kùhne, che egli ebbe campo, durante 11 corso ùei suoi sludii, di osser vare molte volte valendosi ùi uuo speciale metodo di color azione col cloruro d'oro. Un bravo di cuore all'egregio collega per L'ollimo lavoro analomo-palologtco che ha ~apulo presentare al pubblico medico cnn IJUeUa d1ligenza e competenza che lo te. distinguono. A.
CouSTAN. - Alde- mémolre de Cblrurpe mllU&lre. (Paris, l. 1:3. Bailliére et fil~, Hì!Ji).
Il dott. Coustan ha passato lun~hi anni nell'esercito lanlo io Francia quanto in Algeria ed alle Colonia. Ha pubblicato uumerose memorie sulla medicina mililal'e
•
•
o
•
-..:;:
967
BlBLIOGHAFlCA
premia le dall'Accademia deli~ scienze, da quella di medicina e dal Ministero della g uerra. Er·a ben g iusto quindi ch'egli scr-ives!ie un Manuel du médecin militai11e di cui ha già pubblicato i due primi volumi. Questo Aide-memoir e de Chirurgie militaire che abbiamo sott'occhio tratta del!& malattie esterne e dei traumatismi profesRionali in pace. Il 1~ capitolo è consacrato alle malattie dell'apparato locomotore, cagionate od aggravate dalle cal· zature, dalla fati ca, du,gli s forzi: Il 2° ca pitolo alle malattre dt:!ll'apparato circo lator-io e digestivo (varici, ernie, ecc.). Seguono le malatpe oculari e dell'ore~chio, le malattie cutanee, gli accidenti delle ferile, le punture di animali, g li accidenti prodotti da influenze meteoriche (insolaziooi, ecc.), infine g li accidenti allegati o provocati dal solduto. Nella 2• par-te, traumatismi prefessionali, il doti. Couslan passa in rivista i diversi fattori traumatici, armi, cavallo, gin na ~ Lica, ecc. poi i di versi Lramnalismi professiona li. Il Manuale del m edico militare sarà tra non guarì completato da un Aide -m~moire de Chiru rgie de guerre.
Dott. FRANcesco D ENTJ.- Jleaooonto ollnloo d~l comparto ottalmiol nell'ospedale maggiore 41 Mllano.- (Biennio 1893-94 Suppl. al bollet. della Poliamb. di Milano, N. 5-6, 1897).
1\bbiamo ricevuto e 1etto con piacere l'accurat.o ed interessante lavoro del chiarissimo oculis ta dell'ospedale maggiore di Milano. Il lavoro ollre ad essere impo r tante dal lato statistico, lo é poi in modo speciale per la ricca casuistica clinica e per le considerazioni di allo valore scienlilìco e di notevole importanza pr a ti ca che si r' isconlrano nei diversi capitoli, specialmente in quelli sulla cataratta e sul glaur.oma.. A tale r esoconto fanno seg ui lo una memor·ia sull'acromegalia nei suoi rapporti coll'or gauo visivo, del qual levoro fu fa~to il riassunto al numero 6 dell'anno in corso di questo giornale, ed una nota sull'o~lalmia migratoria o simpatica studiata sper·imentalmente. te.
--
...........\"',L\.,. .... , ,,..•' •: ,..,l, ·' " .. ( I) Q f\,\A
l , ... , ·
.. ,
•
..
1
• ..._' ..,.v •...,. r · ~ ·
"'
•l
----=.......: -""- :.:.. ~
..- •• o 1 ~""* ,
968
VARIETÀ E NOTIZIE Cong re81o ed e•po11slone 41 me41olna.
Il comitato esecutivo, presieduto dal pr or. De Reozi, ha stabili to che l' Vl !l congresso della Societa italiana di medicina interna t>t tenga in Napoli dal 20 al 24 ottobre prossimo e l'annessa E8posi~ione medica na.;ionale dal 20 al 31 dello stesso met>e. L'uno e l'altra avranno sede nel grandioso palazzo della Nuova Borl'la a piazza Garibaldi. gentilmentè concesso dalla benemerita Camera di commercio. I signori mediri, che desiderano prender parte al congresso, sono pre~ali di mandare prima della fine del mese cor rente i titoli delle comunicazioni che intendono fare, e la quota d'iscrizione, al sef{retario del comitato esecutivo. professore ALFREDO RUAINO (via Alrj, 23, Napoli); al quale del pari debbono essere dirette le schede di ll"Crizione di quegli espositori che non ancora le abbiano spedite.
CORRISPONDENZA Egregio signore, Mi permetto, col mezzo dell'autorevole per iodico suo, di rivolgere calda pre~hiera a quanti colleghi curarono infermi di tubercolosi col sie1'0 mio, di volermeoe dare notizie, quanto piu dettagliale è posl'libile, qualunque siasi il risultato avuto. E gradisca, per la cortesia sua, i miei piu vivi ringraziamenti. Genova, settembre 189i. Prof. E. MARAGLIANO. Il D1ret.t.ore
Dott. EtroRK RtcCt ARDI. colonnello medico ispettore. I l Red.at.t.ore D.• R IOO LFO Lrv1, capitano medico. GtoVANNI S cOLARt, Gerente.
RIVISTA DELLE }lA LATTIE VENEREE E DELI..~ PELLE.
!IellA uretrlli non gonoetlcciche . . . . . . . . . · . . . · Pag. ~4t Fournìer . - Trattamento del sinloma . . . . . . . . . · · · 943 Bluouero. - L"infezione A"o norroica. Sua graviti•. Sua prevenzione 945 Colomblnl. - Prime ricerche sulla to:<sicitil ·urlnaria in alcune 11erntatosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 9'•7 HlVISTA Ul TE II.-\ PEUTIC.\. Eithhorst. - La criollna . . . . . . . . · • • ·
Pcl[J.
948
RI VIST.\ 1)1 TEC:>; ICA E: SE IW IZIO ~IEOIC\J )III.ITARE.
Nas~on. - Sulla con•ervazione dr l cloroformio n el! ~ provviste I'Cr 11 servizio di sanila milit are . . . . . . . . . . . . . Po(l. 9>9 RI VISTA D' IGIENE. Hoe!. - Analisi dPI lati~ . . . . . Lt~nair. - L:l •lisinlezione dci locali nieci iaiue· il. formolo
Pog. 953 9il8
IUVI:)TA DI STATISTICA MEDICA.
Annu:,rio sL1listico ita lia no 1897 . . . . . . · · ·
. . . . Pag. 960
RIVISTA 01 MEDICINA LEGALE. Ollolengbi. - l delinquenti nell"o•sercito stud iati in -:!65 processi cri-
. . . . . . . . . Pa~.
monali . .
Oppenbe.lm. - Ntlo,·a ~oritritJUziÒn ~· ailo. studio delle nevrosi t-raumatiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
•
961
963
RIVISTA DIBLIOGRAFICA . MJrdacz . - .~aui tats!(eschi~htc ller Feldzuge 1864 und !.1166 in UàneNI myk, Bohmen 1111J llalien . . . . . . . . . . . . . Pag. 965
c·110.51 · - J,e malattie infetti vi! . . . . . . . . . · · · · · • Pollone..- Ricerche sull'anatom ia norm;1le o patologica delle terCo ~naz1ool nen·ose nei mu scoli striati . . . . . . . . · · • 08 us.1 n. - Alde-mémoire r:e Chirurgie mlhtairo . . . . . · · · • "' • - .Resoconto cli nico Ilei comparto otta lmici nell' ospcdaiP roagg1ore d1 Milano . . . . . . . . . . . . . . . . • •
965
906 966 96i
VA RI ETA' E NOTIZIE. Clmgres;o ed esposizione ;H med icina . . . . .
. .
. • . . Pao. 968
COCIR ISPONDENZA . Prof. f:. !113ra"'iiano o .
.
.
.
.
. . . . . .. . . . . . . . Pag. 968
GIORNA.LE J\tlEDl CU DEL
REG I O
ESERCIT O
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanità Militare Via Venti Settembre ( Palazzo del Ministero della guerra!
CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Giortrale .1/edico à t l 11.• Esercito si pubblica una Yo>ita a i me:lc iu fasciroh •h T ro~li di stamiJa. V abLQ IHlmPnto sempre an nuo e de(orre dal t• genna1o .
o
•
il 1•rr:uo tlell"ahl,onam~nt!l e ctei r~scìcoli sejlarali <: i l se!; ncntc.
Re:;no tl"ltalla l! I.:Oioula t:ritrea . . Paesr dell ' Unione po3tale (La ri Ira A) Id. hJ. irl. ici. fl)
Altri paesi .
1/aiJhonameoto uon dL~rteUo prima t! el 1• die.crn br~ ~·intende rinnovato per l'anno ,uc· ces~ r" o .
1 si~nori abbonali militari in effetti vita di sen•izio possono 11agare l'importo dell'ahbnna:nento per mezzo el ci rispetti vi comandanti di corpo (;mche a rate mensili). .\glr s•· rilluri militari è rlato lo massitna un com[lcnso in danaro.
Lt\ sp•Jse pèr gli es tratti e quelle per le tavole litogralldtc, lotograllche, ecc., rl• ac~ompa~nassero le memorie, sono a
ca rico degli autori. Gh PSlrulti coH.m o 1•. 7 per ogni IO[<(lio di stampa (16 pagine), o C~;done imil11•1t • di ro~:tio, u per cento cs~nwt;~ri. Il prez1.o ti eguale sin <:lte sì tmlt i oli 100 esemt· ' o di un nunwro mìnoro. l mauo~crìt1 1 nou ~~ r~slitul.s•·otH) .
ì
l
Conto corl'en.te con l a Pos ta.
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO
Anno XLV.
N. tO. - Ottobre 1897
R O MA
t
TIPOGR AFIA ENRIOO VOG.EIE.RA.
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministra ione del giomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Minist ro della guem .
l2.NOV.9'i'
SOMMARIO DEL L E MATER I E CON T EN UTE NEL PRESENTE FASClCOLO
Perassl. - Cistomioplastica sperimentale. . . . . . . . . • · P ag. 969 Motta Cooo. - Studio clìni co eJ eziologico su alcune febbri di ori998 gine intes tinale . . . . . . . • . . 1011 Plspol l. - Sedici ca;;i di difterite delle ferite . . . . . ·
RIVISTA ~U:DICA. Calderone. - Contributo clini co a llo ~ tu.:lio de.IIa ereditarietà della lepra . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · · · · Pag. tOJS Posner. - Sull 'intorhidamento delle orine. Contributo all'esame clì· nico dell'orin a . . . . . . . . . . . . . . . . . · · ·~ 1031 Cardarelll. - Cirrosi a corso rapido . . . . . . . . . . · · Grece. - Il rosso di Congo come sostanza indicatricc nella emoalca· IOJJ lìme1ria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · Armstrong . - Le tossine gastro-intestinali ; loro significato clinico e I03t indicaz ioni terapeutiche . . . . . . . . . . . t 035 Jaworschl . - Trattamento !Iella ipera~ldità stomacale . . 1036 Soupault. - Lillasi biliare : suo trattamento. . . . . . tOS1 Behrlng. - Sulla terapia eziologica baRala ~ull'es perienza
.
RIVISTA CHIRURGICA.
Leutert. - L'importanza della puntura lombare per la diagnosi delle Pag. IOU complicazioni endocraniche dell'otite. . . . . . . • · · · tOU Badestock. - La narcosi nella chirurgia di guerra . . . · · · • Coler. - Il valore t erapeutico delle tossine dello streptococco della rislpola unite con quelle del bacillo prodigioso nella c ura dea !04i tumori malign i ìnoporn bili . . . . . . . . . . · · · · 1018 Stolper. - l ffisturbi psichi ci in seguito a lesioni della tes ta • · · tOOO Boennlnghaus. - La mcningite s ierosa acuta . . . . . . · ·. · Scheler. - Sull'app licazione del raggi Rùntgen in nn ologia e lann· t051 gologia . . . . . . . . . . . . . . . . · · 6 • • • •. Durau. - Trattamento della perttooite tu berco lare co lta paracenteS• 1053 seguita da insuffiazìone d'aria nella cavit.iJ addominal e · · · · 1051 Marcr. - t tend ini di kanguro adoperati nella sutura delle !erite · . . l c""'trlina). ( Per la çonhnua:none dell'indice vedali lo J • pagina del a ""'
-
l'
l
1
CJSTO~JIOPLASTICA S PERBlE~TALE POSSIBILI APPLICAZIONI ntll'iosufficiema e distensioue della 1 mifa con ingws;amcnho prt•slatico
\)(• ) dott. Antonio P e ra,..,; , capil~uo -:~dico nel collcgoo milil~re rli lluoua
Le- tre grandi conquiste moderne della chirurgia, rappre· ::.eu t a te dalla cloronarcosi, dal perfezionamento dell'emostr~~ia e da i J'antisepsi ed asepsi, sono i principali fallori per cui notevo l mente si moltiplicarono gli interventi operativi, e co n ardi ::mento prima sconosci uto si esegni rono demolizioni e modilìc azioni conservati ve sopra visceri, un tem po consideraiì lllacc::essibili alle cure chirurgkhe. Si rese inoltre possibile l'attuazione dì numerv~e opera·ùl)t\\ di ortopedia cruenta e di pla::;ticn , in special modo diTI!\\~ a llo scopo di migliorare permanentemente imperfezioni c stati morbosi ostacolanti l'attivitit funzi ona le di un arto. o di qua le!te organo importante. 1'·' que~ra serie d i atti operativi Occupa un posto distinto la cura mdicale dell'ernia illguiaa l e col ~et~do del pro r. Bassi ni, che, cor1 singolare genialit à, dimostrò come medi:~ nte una semplice nppl icazione di plas L ica muscolare, si ollengano di regola stabili guarìgiooi d i una frequentissima malattia, insidiosa per la vita degli ;~ .fermi. 6J
U/0
CLSTOlUOPJ~\S'IIC.\ SPERl liR:STALE
•
** 1'\el campo della chirurgia sulla vescica, io seguito alle ardite innovazioni intraprese favorevolmente, rimase invaliòato !"aforisma ippocratico cui persecta -cesica lethale. In· falli oggit:iorno è generalizzata la convinzione che l'epiC'Istotomia, per dati sicuri desunti dall'anatomia topog•·afica, e da una tecnica piit razionale, alta a conseguire il tute a preferenza del cito, sia da ritenersi superiore a tutti f?li altri metodi operativi, ognivoltachè si debba intervenire sulla vescica pe1· calcoli o per neoplasmi . Lo scopo di cagionare lesioni minori di quest'organo, scegliendo la via perineale. cioè percorrendo un tragitto piti lungo ed indiretto, era aiT•llto illusorio, poichè non tonto di rado st determinavano estesi maltrattamenti della vescica e dei suoi slinteri, con successi ve manife:Hazioni d'incontinenza dure,·ole e permanenza di fistole perineali: postumi operatori e,·identemente demoralizzanti, e talvolta aggravati ancora dai tristi etreui prodotti dalla lesione dei doui eiacolatori e del rello intestino. Oramai è accertato che, con urina a reazione acida, la vescica incisa nella regione sovrapu.bica per estrazione di calcoli o di tumori circoscriLLi, si può suturar·e immediata· mente con catgul, pr-aticando un doppio piano di sutura inLerci:;a, coll'avvertenza di non comprendere la mucosa a tutto spesso1·e, per nou porta1'e a contatto superfici rivestite di epitalio, non suscellibili di adesione,· e p~r non far penetrare nella cavità vescica le le a ose dei fili; poleodo esse dar luogo a precipitazione di sali contenuti nell'urina. La ferita della vescica di solito si rimar~ina in pochi giorni,
CISTOli!OPL.\STI CA SI' ERI.l! E \'TAl. E
Oi l
senzachè rimanga disturbata In sua funzi one, nella maggioranza dei casi, nrppure nella s te .~:;a giornata che segue all'operazione. La relativa innocuiLit dell'incisione di quesl'or;:~ no in corrispondenza dello spazi o di ReiiU!', fece ~o rgere l'idea di stabilire un mento ipogastri co tempo rnneo o pertnanente nelle ri tenzi oni r ron iche con ingro:;sam enLo prostatico, in cui il ca teleri=-mo si sia reso impossibi le o male tollerato, nei casi di false strade, nelle ci:;titi dolorose con emorr·agie ostinate od associa le a lente infezioni uremi clte. Il Poncel., colla sna scuola, è dal 4>:'88 il sostenitore più ronvinto dell' utilità di quest'allo operativo, che nei casi più fortunati, nou solo procura una nuova via per l' emissio ne dell'urina, mettl}ndo in riposo In vescica, ma ancora può dar luogo alla formazion e di un'urelra contro natura, talvolLa continente. Fra le osservazioni cliniche, oramai numerose. sono registrati parecchi risnllali favorevoli , essendosi ollenuta una novella m·etra, co ntinente perfino da ,S. a 6 ore, anraverso cni ell'ettuavasi, sotlo l'impero della volonlil, il cr,mpleto svotamento della vescica . Alcuni epicisto~tomizzati nvvertivano il bisogno qualche i>tante prima che l' urina uscisse, analogo all'invito normale di mingere. L'interpretazione dala reiati va mente &Ila ··ontinenza della vescica, co n fistola ;;onapubica, è che si sviluppi uno sfintere a fibre iiscie, fomito dal detmsore, e:l uno a fibre striate, appartenenti ai muscoli retti dell'addome, oltre ad un canale inlermediario. L:operazione piit fac ilmente è seguita da huoni risultati quando si pratica secondo l'importante modificazione consigliata da WiLzel, che ottiene una Ostola a decorso obliquo colla stessa . tecni ca usa ta per la gastrostomia. L" angolo che si ~tabilisce nel nuovo canale rende piu eiUcar.e l 'appli cazione di mezzi protetici, c~i quali se ne determina la chiusura
..
CISTO.\UO PLASTlCA. SPERllllL'iTALE
coll'identica modalità con cui sono contenute le ernie oblique esterne libere per mezzo del cinto. L'epicistostomia è pure indicata nei casi, poco frequenti del resto, in cui sia possibile rimuovere la causa prima del ristagno urinario, mediante la pro.>Latectomia parziale, cioP. coll'asportazione di quella parte della proslata che fa da tappo sul collo vescicale. Però Jevesi :wer presente che l'apertura della vescica non è immune da grav i pt'ricoli, conoscendosi che il serbatoifl delle urine salvaguarda gli ureleri ed i reni, per le cui alterazioni muoiono moltissimi malati di prostatismo. E quando un tale atto. operati\O venga praticato in exlrt•mi.~, sono da attendersi unicamente risu ltnti palliativi , poichè il processo morboso non ri~icde solo nella prostata. nè l'ingrossamento prostatico rappresent:~ un semplice ostacolo meccanico, ma le alterazioni anatomiche e funzionali, di cui si considera l'artero-sclerosi come el emento causale prevalente, sono dif· fuse a tutto l'apparato urinario e segnatamente al muscolo ve,;cicale. con eiTeuo di progressiva diminuzione della sua potenza. Anche da recenti ricerche fatte da Genouville e Pasteau t·i;;ulta che nei prostatici esiste un rappot·to costante e sensibi lmente proporzionale fra lo stato di tensione artet·iosa e quello della contraltilità vest:icale: forse havvi pure una relazione fra la con~rallilit à dello strato mu ~co l a re della vescica e la tonicità dello strato muscolare delle pareti arte· rio se ( 1). I n sostanza queste osservazioni tendono a dimo· strarc che nella patogenesi cleJriscuria senile l'ingrossamento prostatico non costituisce il momento etiologico principale. A conferma di ciò sembrami opportuno citare l'opinion(l (4) Sèmaine médicale nnno ill1l7, pag. 283.
CIST0)110PLASTIC.\ SPF.II DI E~ TALr;
0/3
espressa da Socin (l), secondo cui rso p. l 00 degli ingrossamenti prostatici si riscontra no :1 rciden ta lme nte alla autopsia di soggelli, che Miamma i furono col p iti da d isturh i urinari durantf\ la vita. Quando si svi luppa la sintomatologia propria del prostatismo, anche ques.L'autore ammelle .la coesistenza di nno stato :1normale della vescica. Contro tali estese e permanenti allerazioni riesce insuffl ~ ie nte l'operazione del Poncet, oramn i considerata come una ralvola di sicurezza, che, procurando un'infermitit nuova, vale talvolta a $Congiurare imminenti pericoli. Spesso il benefizio ~ solo temporaneo , po i c lu~ negli operati di fistola rescico-addomi nale, abbandonati a loro stess i, possono riarf~cciarsi i fenomeni d'infezione urcmica, e le urine rendersi fetide, così po;;sono formarsi calcoli di fosfati ed aggravai'$Ì le complicazioni reuali. Si ha per di più una ioferrniti1 ripu~nante, che la protesi non riesce sempre a rendere soppol·ta iJ ile. Per que~ti motivi, quando le vie urinarie sono nuovamente permeabili , di regola si proce,le all a chiusu ra del canale ipogastri co, dato che ciò non anren ga in modo spontaneo. In genere nel prostatismo cronico tutto si ri duce alla cnr:l sintomatica. Il cateteris(Tio praticato coll e sonde nessi bi li d i :'i elaton, l'eleLLricitù , diretta a modificare lo stato d'inerzia del muscolo detrusore, e, qualora si manifesti iscuria con rateterismo reso impossil1ile, la puntura sovrapubica d(:llla vescica falla con un apparecchio di aspira?.iooe, costituiscono infatti le usual i t·isorse terapeutiche, da cui il clinico diflicilmente si allontana, se non dopo averle ri conosciute inefli,~aci. È hen ''ero che il prostalismo, qnosi al pari delle. (Il Semai11e m•'dicale, ttnno t$~7. pn~. 156.
CISTOlD.OPLASTlCA SPERUIEI'lT.UE
•
manifestazioni di n11tura tubercolare, fu comballuto con mezzi fra loro di~parati, e finora nessuno di questi ba piennmeotd corrisposto allo scopo. Anzi nella molleplicità e disformità dei trauamenti curativi si rileva un sicuro indizio che dJmostra l'incertezza relativa·at valore dei medesimi. Per formarsi un cancello della con~iderazione in cui è da tenersi la cura tentata mediante la somministrazione di luvolelle di sostanza prostatica, è suflìciente ricoròart il fallo narrato da Socio: alcuni malati avrebbero dichia1·ato di essere soddisfaai dell'uso del rimedio, cbe erroneamente era stato sostituito da altra so~tanza. La legatura delle arterie ipogastriche. praticata in tre ca;i dal Bier, prima con metodo exlraperitoneale, poi per via transperitonl'ale, non è raccomandata dallo stesso autore, a causa della gravità di tale intervento. benché abbia determinato un notevole mi~lio•·amento, dovuto ad una sensibile ùiminuzione nel v-olume della ghiandol:1. La cnr·a colle orchiellomie bilaterali e colla resezione dei dotl• rleferen Li, per quanto sia a ppoggiata da osservatori valenti. tol.lal'ia è ancora considerata quale mezzo empirico, il coi effetto certo c quello di cagionare una rattris(ante mutilazione. non compensata sempre da stabili ed utili miglioramenti nella lesa funzione vescicale. È opinione del Socio e del prof. No\'at·o che la castrazione non provochi l'atrofia della prostata, ma solo determini una diminuzione dei dolori e del Lenesmo vescicalc, e modiiìchi lo slnto congestizio della ghiandola ingrossata. Si tentù pure di produrre il rnggrinzamenlo della prostnta con iniezioni pareochimatose di iodio o di ergotina, oppure coll"eleltropuntura, senza perb conseguire risoltali soùdisfacenti da queste curo, che non sono innocue. Le r.ante•·izzazion i coll' i nciso1·e termo-gaiYanico del pro f. Bottini, ed i dive1·si metodi di prostatectomia, tutti abbastanza lesivi e pericolosi, sono cCJnsiderati quali me;:zi direlli piu
•
CJSTOmOPLASTICA Sl'cB JME~TALE
raccomandabili, sempre quando l'ingrossamento prostatico prodnca un rialzo carnoso nel lume uretrale, ovvero rn:::ginnga considerevoli proporzioni. Ma gli astensionisti m1et· tono in dubbio anche l'ellicacia di questi interventi, poic hé ritengnno ogni operazione chintrgica sistematica come un conttosenso ·fisiologico, e riponentlo nella deficiente rousco-
latura della vescica la cagione principale del ri stagno delle urine, vengono alla conrjlnsione. cl1 e, sa lro indi':azioni speciali e limitate, debba prevalere il trattamento col cat eterismo (l). Manass~ propose di far portare ai prosl:Hic'i un zaiTo rewde, che sollevan(lo il segmento posteriore della vescica permella a questa di vuotarsi completamente, e con nna continua pressione elnstit.a sulla prostala impedisca il sonariempimenlo delle vene dilntnte [:2). Si vedt•à iu seguilo come questo mezzo palliati1·o di cura teoricamente corri sponda 'rud nn concetto esatto, dedotto dalla modili ca ~a sede e sfrancamento del IJasso fondo della vescica, al> itualò nei prostatici con ristagno urinario. I vantaggi piu o meno durevoli che si possono ottenere dat menzionati metodi curativi, radi cali o sintomatici, sono· specialmente da meuersì in rapp orto colla gravitit ed esten'ione maggiore o minore delle lesioni , che già si sono verificate nell e vi e nrinarie. Oillicilmente si conseguin't una completa guarigione nel pr·oslntismo complicalo a cisti ti e pielonefrili: in vece le prove comparative sul valore dei vari ffi P.lodi dlovrebbero intraprenèlersi quando la malattia ancora trovasi nei suoi primi stati ì. D'altra parte l'ideale, a cui tende la chirurgia operati\•a, è quello di prevenire le ~ravi manifestazioni moruose, arnzichè reprimerle dopo aver (l ) G sNo~;,·u.Ls. - Lt~ coutractilile du muscle vé;icnl, pag. H i. 12) Riforma medi ca, anno 1896. pug. :iG:;.
976
' ClSIOlUO.PLASTfC! SPERillE:.TAU:
as~istilo ad un
.
ulteriore loro sviluppo. Il 7wincipiis ob$ta è sempre una massima terapeulica indiscus~a. Or bene, se si prendono in esatne i disturbi della funzione vescicale, tanto frequenti a manife~larsi nell'età inoltrata, risulla che la causa dei medesimi, come dianzi bo dello, non è so!ll legata all'aumento nel ''olume della prostata, ostacolante l'emissione deii'UJioa perchò la porzione dell' uretra corrispondente a della ~h iandola. pur essendo di calibr·o pressochi• normale, resta spostata e compressa, ma ''i pnrtecipa per tempo la diminuitn attività del muscolo detrusore. Le sue lihre musr.olnri, secondo le osser·vazioni del Guyon. suhi~cono dapprima 1.10 processo d' ipertrofia compensatrice, che ~i fJUÙ c:on~iderare quale sforzo LJeneliCO della natura per controuilaneiare l' insorto impedimento nella minzione. In seguito si sviluppano processi regressivi, il muscolo vesct· cale è progres:;ivamente sl)ppresso dalla sclerosi, la quale conu·iuutsl:e a sua \'Oita. come elemento ausiliare. ad aggrnvnre il ri:;tagno urinario cd a favorire le distensioni passive dell'organo, reso insullìciente ed atonico. Sopra cpte$L' argomento il Ci viale aveva espressa l'opinione che le modificazioni anatomiche e fisiologiche del dcLrusore nei lli'Oslatici fossero primitive; e ~uesta insunicienza di funzione primitiva avreuhe, pel meozionalo autore, una parte preponderanle nel determinare le ritenzioni urinarie e le lesioni renali. Anr.he SLein ( l) ritiene che l' impossibilità di svuolare completamente la vescicll possa mettersi in relazione coll'atonia delle sue fibre muscolari. eansala da una insu lliciente contratti liLà del clt•trltSOl' u1·inar. condizione questa di solito passe~giera, oppure con una perdita della forza del delrusore per· atrofia o degenerazione (l) Supplcme~tlo al Polirlithco, anno t89i.
•
CLSTOlliOPLASTlCA SP F.Hillb::'iT Ali':
grnssa delle sue fìbre; stato che si rende persistente. Differenzia poi tale forma di r·i tenzioue da quella n e rv o~ a. effetto di nlterazioni organiche o funzionali dei centri nervosi, e da quelle spastiche o riOesse, dipendenti dall'ec.cilazione ~i organi vicini. Per altro l' inerzia id iOpatica, senza le~io ni nervose, prodotta da primit iva diminuzio ne della co n · t r~ LLi lit à del muscolo vescicale, che si rende in:;ulliciente, non è amme~sa dal (~uyo o, che la ritiene in\'ece secon-
daria a restringimenti org•1nici o atl ipertrofia prost:Hica, favorita pnr·e dallo ~viluppo di ristiti e conseguente cdemn infiammato rio, diffuso allo strato mu scolare. Un ar·gomenLO convincen le addotto in sostegno di questa lesi è che giammai nella donna si sono osservati casi di inerzia primitiva; e l'immunitit può i:olo spie!!arsi coll'esiHeoza di nn a hre,·e m·etra reua, che non . si modilìca col pro~re dir e dell' etit, ed è raramente colpita da re5lringimenti {1). Accur:lli esami anatomo- patolo~-:ic i , praticati dal lo stesso Gu.\'on , hanno dimostrato ciro mentre la ve:<:cica , nei casi di re5triogimenti organici dell' uretra , si trova generalmente ~oco distesa , con spessot·e un iforme e regolare, invece nei prostatici il serbatoio delle urine è quas1 sen1pre più in~randito, e l' i pertrolia muscolare è irregolare, form andosi numero5e colonne, separa te da solclti molto accentuati. Quivi la parete vescicale si assolliglia, non rimanendo fra mucosa e peritoneo che un sottile strato ùi te:;sulo cellulare. Queste alterazioni spiegano come le contrazioni dei fasci muscolari di s~iunti diano luogo ad un'i ncom pleta em i:;sione del liquido urinario. lnollre! per causa dell'ipertrofia prostatica, il collo della vescica è spostato in avan ti, lll Gurol>. - Leçons cliniqctcs su1· les maladies tles voies w·iwlire.~.
978
CISTOlLIOPLASTl CA SPU J liE:'iTAL8
ed al cambiomento dell'asse dell'or ifizio d'emissione segue un progressivo sliancamento del basso fondo. Riassumendo. • nel prostnti!'mo, anche nel periodo che precede la comparsa di processi infiammatori della vescica e di complicazioni renali, giit possono ~ssere avvenute modìncazioni sostanziali nel muscolo vescicA le; ed il debilitamento o l'impossibilitata sna funzione sono i!l stretto rapporto collegati colla struLturn anatomica deteriorata, colla distensione associata. a ristagno. e col manifeslaLOsi dislivello fra il trigono e l'ori lizio uretrale interno. lnd ipendentemente dall'esistenza di alterazioni delle vie uri na1·ie. mentre nel neonato il collo della vescica si trov:t nello stes!lo piano orizzontale del margine superiore della sinfisi pnhica, col crescere dell'età la vescica si abbassa sempre piu nel bacino (Lobker). A determinare questo abbassamento contribuisce la diminuita rt~sisteoza del pavimento pelvico. rappresentata particolarmenle·datla minore potenza alliva e clalla dia:;tnsi dei muscoli elevatot·i dell'ano. ~e al rilasciamemo del pavimento pelvico si uuisce una minore azione compressiva sui visceri addominali p€>1' parte dei muscoli formnnti la cintura elastica dell 'addome, come si osserva nell'enteroptosi generale, l'eiTeuo comples· sivo si manifestet·à con un piu sensibile rallentamento nella funzione mo1oria della vescica. Tulle queste cause possono agire da sole, ovvero con altre concomitanti, qnali le~ioni nervose, processi infiammalorii, calcoli, neoplasmi; ed in rapporto ai vari elementi eliologici sorgono speciali in!licazionj pe1· gli interrenti curativi. l n f}Uei casi in cui si ar.certa che l'incompleto svotamenlo della vescica r determinaLO, in modo prevalente, da insnrflcenza non transitoria, con ùistensione del detrusore, è da attendersi che la malattia col tempo sempre più si
'l
CISIOl!IOI'L.\Sl'lCA Sl'Efii)[ E~TALE
a~gravi. In tale
stato di ·cose, ft1nzionando i ren1 nonnalmente, sarebbe util e in th1gnre ~e non ::ia ,possibile con un intervento chirurgico :wmentare la potenza del detrllsore . e contemporaneamente favor ire la ridu7.ione ed il soli C\'<1mento del serbatoio uri narìo . Lo scopo in gran parte si raggitmgerelJbe, qualora si r iusc i ~ se :-id adattare la vescira alla mutata sede e curva della porzione più interna rl ell'm·etra, la quale pel so lo efTetto del prostati smo,' non i:
mni colpita da stenosi vera e propria, conservandosi di regola permeabile coi ~a t e le ri menallici del massimo cnlibro, in special modo con quelli aventi il becco a1l an golo reu o (.\lercier); conformazil)ne che megl io si presta per superare lo spostamento verso la sinfisi pu~ica dell' nretra pros ta.tica. La qu ~sti o n t: , secondo quest'ordine di idee, non (· stata finora studiata ; di fronte quind i acl una via inesplorata giom proce11ere co n pt·u ùeme eirco:;pezione . Anzitut to conveniva conoscere se qu:~ l c h e tentalÌ\'O nna logo, so pr., altro viscere cavo, fo sse gi:'t stato intrap re~o . Ri sulta in· fatt i che il Du n~t di Lille (!) , in un ca so di gaslrop to, i considet·evole, gi ungendo lo stomaco lìn nella regione souoombelicale, li.ssò quest'or~a uo al la regione epi ga!'ìtrica co r• sutura e5tesa sul piloro e sulla pi ccol a curvatura tb una parte, e sul peri toneo e t es~ nlo nbro~o sotto:>tanle dal l'altra . Il ri sul l alo ottenuto fu so dd isfacen Le, lo stomaco rimase fis~ato nella norma le posizione, e le sne funzion i ~ i nvvan tagginrono notevolmente. S ~ n o n c h è Le-Dentu (:!l melle giustamente in dub bio l' utilitit di quest'atto operati\'o pel fatto che la gastroptosi coin cide di regola coll'enteroptosi e coll'ectasia gastri ca, contro cui riesce in eflìcace la (l) Gazelle des 1/ripila tt.c, a n no I S!l ~, pa!::. 1068. !~) lìa:elle midical e rl e P:rrls, a nno 1!!9.), pn~. 137.
!)80
<.:LSTOli!OI'l•. \STlCA SPElli li EXTALE
gastropessia. lnoltre le aderenze fra lo stomaco e le pare.ti non S•JnO senza inconvenienti, essendosi molte volte constatalo che sopprimendo aderenze patologiche, cessarono i di sturbi fnnzionali da esse prodotti. Le Oentu concl ude che, per ottenere ell'etti vantaggiosi, l'organo dovrebbe solo essere spostato. Altre modifìcazioni eh iru rg iehe fn rono proposte ed nt tua te sullo stomaco ectnsico . Uircher, partendo dalla considerazione che diminuendo la caviLit dello stomaco ~e ne possa aumentare la dinamica, esegui la piegl1eLLaLUr-a delle paret i gastriche con IJuon risullato. \\'eir, malgrado una gastro-enterostomia, sufficiente come lu me, per abolire gli sfondai ~ non svuotati aura· wr;;o all'apertura anastomotica, praticò in secondo tempo In gastrorralia od aiTardellan)enLo dello stomaco (·l ); pia· !'Lica che dai Brand ebbe la denominazione di gast?·oplicatio. Tricomi (2) modifìcò il metodo operativo, eseguendo introOessioni multiple, e ritenne cbe quesL'iuten ento, detto gasLroslenoplastic:n, sia da considel':-lf'si quale operazione di scelta per le ectasie gas triche. Egli venne all a conclusione che col sollevamento del fondo stomacale re:;ta favorito lo Holamento nell'intestino. Come nelle gastrectasie atoniche ribelli , anzichè colla gastro-en teroston1 ia, si cercò d'intervenire coi mezzi plastici accennati, così nei casi in cui la vescica sia distesa ed insufficiente, in segu ito ad ingrossamento prostatico, parrebbe razionale l'indicazione d i praticare analoghe operazioni plastiche, allo scopo di ab olire gli sfondati, e conseguentemente migliorare la funzione motoria di quest'organo, dotato di
H) GronDA!'iO. Allllltlale di mtrticina operativa. p11g. :!~.
(9) /l Potir.linico, l luglìo t896.
CIS TO.\! l 01' I.A STICA :-.1' E Ili )l E:\ l'Al. E
una attivitit fisiologii;a assai meno co mpf e:; ~ a che non sia quella dello stomaco. Avendo presente la topografia della vt>scica , ri esce fa cil e t:oncepire l' idea di poter modificare ILtilmenle una cau:;a principale Jell a sua. affievolita potenza, fa cendo scomparire il dislivello formatosi fra il basso fondo ed il co llo vescicalt:! , mediante una ben diretta trazione esercitala ùa un fascio preso dallo stratÒ muscolare antistante, ed innestato sul detrusore stesso. È noto che le operazioni di rui oplastica si praticano coll.t ~utura dei museoli e loro nponeurosi eli ri\'estimento limitanti ' una regione difettosa, ovvero con lembi di muscoli trasportati sulla parte da rinforzare. L'esperienza ha però dimostrale• che se questi lembi mu scolo-aponeurotici sonu ~ottili, o vengono troppo ùepnupernti degli elementi oen ·o5i e nutritizi propri, di regola le fibre muscolari scompariscono e sono sostituite da nn tessuto connettivo. Altro mezzo per corre~gere la mancanza ùi funzione di un dalo muscolo consiste nell'inu estare il tendine appartenente ad un muscolo allivo, su quel lo di un muscolo paralizzato: ed è con tale ri.sorsa terapeutica che si ce n~ò di curare alcune forme parai itic.: he del piede. Anzichè eseguire operazioni spe1·im entali di. cistoplicMio, volli prima studiare fa cistomioplastica prati cata con ra~c i mu~colari pre.si dni relli addomi nali . Questi muscoli a ·.sieme ai piramidali costituiscono due valide co lonne, che per azione mediata giù favoriscono la minzione, comprim~ndo i Yist:eri addominali. È possibile rendere quest'azione imm ed iata, ~ i da essere par11gonabile a quella che i muscoli ele~·n tori dell'ano spiegano col produrre il rilasciamento degli sfìnt eri anali e la fuoruscita- del lJo lo fecale, coaclinvando le fihre muscolari proprie del retto intestino? Se realmen te s1
CI:-;TO'IIOI'LASTIC.\ S I' EB I~f.\T..\I.F.
Yerificnsse che all'attivil~l del detrusore si può accoppiare la sinergia funzionale della parte mediana dei retti addominali, l'innesto, perchè riesca mf.'no lesivo, dovrebbe eseguirsi in quella porzione della faccia anteriore o delle laterali, 10 cui la vescica è priva. del rivestimento p~ritoneale. Queste regioni sono nncbe quelle, dove lo spessore della parete vescicale è minor·e, oscillando nell'uomo ira i 3 e 4 mm., secondo lo stato di ripienezza dell'organo. mentre in corrispondenza del trigono del Lieutnud sale da 6 a l omm. (Lobker). È presumibile che si possa ouenere un'azione di qualche importanza senzachò il fascio da trapiantarsi abbia dimensioni cospicue. Infatti dallo studio dell'anatomia nor.male si ritrae un esempio appropriato per dimostr·are come sia surfìcienle un esile fascetto muscolare, inserentesi sul prolungamento superiore della sinoviale del ginocchio, per corrispondere all'ullìcio di tirare in alto lo sfondato della sinoviale, impedendo il suo pizzicamento durante i movim~::nti dell'ar· ti colazione. Qualora l'esperimento confermasse che l'innesto mu:;co J,tre attecchisce e permane, è da supporsi che, per la tensionè atti\'a esercitala dal fascio trapiantato, si modifich i la forma altorata della vest:ica ectasica, coa successiva diminuzione degli sfondati, e sia in modo utile corretto il soverchio abbassamento dell'organo nel baci no. Verosimilmente ne conseguirà un miglioramento nella forM espulsiva propria del delrusore, da riferirsi in special guisa al minore dislivello fra corpo e collo vescicale. La questione relativa alla possibilila che si determini pure un rallentaménto nel tono di contrazione dello sfintere, durante l'atto del mingere, è troppo ardua pe1· risolverla con semplici induzioni teoriche. L?orse quest: presunti risultati, da ottene1·si colla mioplastica, sono troppo belli per esser veri. I nfatti riesce assai
•
CISTOlriOPLASTrC.\. SI'ER DIENTAL E
l
r
l
9/i3
facile obbieltare che la vescica, essendo un organo cavo, se viene stirata in un dato senso, pel principio dell ' incompressibili tà dei liquidi, avverril un mutamento di forma , ma la distensione non potrà, nè punto nè poco, essere modificata. L'efiìcacia dell'aggiunta di. una forza viva vicariante al detrusore io preda a processi di degenerazioHe, è problematica; e benchè esista consenso funzion ale fra l'azione del mu5colo vescicale e quella dei retti addominali, tuttavi a, dipendendo la funzione muscolare dai centri nervosi, questi dorrebbero adattarsi allo scambio parziale di e n er~ ia, artilìcialmente prodotto •.Altri gravi dultbi si alfacciarono Stlll'atlendibi lità di queste prove fatte ~opra animali con vescica allo stato fi:Siologico. È ovvio d'altra parte come sia impossibile riprodurre sperimentalmente lesioni della medesima nattlra di quelle che si riscontrano nei proslr1tici. Asportando porzione del le fibre muscolari della vescic<t, o recidendo i rami nervosi cbe ad essa si diraniano, si possono, è vero, determinare stati patologici persistenti, non paragonabili però a quelli consecutivi al prostatismo. Si intuisce pure facilmente che gli innesti praticati sulla vescica in stato di tonicilà nor·male siano soggetti, in un periodo di tempo più o meno lungo, a processi degenerati vi e ad atrofia, poichè, per una legge biologica costante, si verifica la scomparsa di qu elle • parti, che non rispondono ad un bisogno fisiologico. Un'altra osse1·vazione, relativa all'utilità finale di queste ricerche. è che, sottraendo i fasci muscolari mediani dei relli, ne ri sulti nn debilitamento nella forza compressiva, fornita dall'insi eme dei muscoli costituenti la cintura elastica della parete addominale, e qttindi sia per· tal causa danneggiata la funzione motoria della vescica. Risu:ta dalle ricerche dapprima intrap~ese da Mosgo e da Pellacani, e poscia ripetute dal Génouvrlle, che la pressione addominale rappresenta un contributo
CI ST0)110J>LA STJCA S PE Rill EYf A LE
solamente ausi liario nel determinare il tono massimo del muscolo veseicale. Mentre il rinforzo• dato dal la pressione adJominale non riesce che a far salire il manometro di 50 centimetri, la contrazi one del detrusore lo può far salire a due metri (1). Per la sottrazione · di una colonna dei muscoli relli e pel successivo restringimenlo del piano muscolare addominale, sempre quando esso sia dotato di tonicità ancora valida, e si verilich i la guarigione per prima intenzione. non è da lemersi una diminuzione nella forza compressiva sui vi·ceri sottostanti , anzi è da supporsi che per l'aumentata tensione delle fibre muscolari, esse agiscano con unn contratti litil più atti va: fenom eno questo che pure si osserva qua ndo si fa ccia una piega ad una calza elastica,
applicata sopra un arto. Premesse queste molteplici avvertenze , tendenti a mettere in ril ievo quante riser ve sia necessario stabilire prima d i accogliere le conci usion i, che potessero emergere da risultati sper·imenlali , espongo ora in qual modo iniziai gli studi di mioplastica vescicale. Pri mieramente praticai in tre cn ni l' cpici stostomia di Poncet, al lo scopo di verificare se era da ritener·si un'operazione breve ed inoocu;1, e se col tempo avveniva la formazio ne di un' uretr·a ipogastrica contin ente. Per conseguire qnestu risultato ebbi l'avvertenza d'incidere la vescica in prossimità del collo, nel qual punto è maggiore la distanza ehe separa la ent e da ll' organ o so lto st:.~ ote. Questo spazio sarà percorso òal-
l'u retra contro ontura, che si mlintiene beante suturando la mucosa della vescica ai margini cutanei della ferita addominale. Nei pri mi giorni dopo l' operar.ione avvenne la elimi nazione totale dell'urina aura verso il meato sovrapubico; (l ) GEXOU \"ILLE, La conll"actililé du ffl'U$Cle Vtlical.
CJ S'l'O'MIOPL.\ STICA. S I' ERIME~TAtE
io segui to una parte fu emessa dall 'uretra pervia, e parte dalla fistola , che si restrinse alquanto. O:;servai poscia
che questa, dopo un mese dall'operazione, si I'ese continente per piccole quantità di urina, malgrado che la slatica dei cani costituisca un momento sravorevole per la buona riusci ta dell'esperienza. Colla fissità della vescica alla cute dell' ipogastrio, e coll'emissione piu frequente dell'urina, l'organo si canalizzò nella direzione della nuova apertura, facendosi prevalente il diametro antero·posteriore. La formazione del nuovo canale m etrale e bbe luogo a spese della parete vesr.icale, e un fallo importante a ril evarsi, si èche le fi bre mu scolari liscie della vescica si unirono fittamente alle fi bre striate dei l'etti addominali contigui, risultandone una specie di sfi ntere volontario. Sperimentalm ente l' epicistostom ia è da considerarsi un intervento innocuo'? Se in un quarto circa delle op01·azioni fatte sull'uomo si eùbero esiti letali nei primi otto giorni, gli insuccessi furono messi a carico dell'aggravarsi di piel o -nefri ti preesistenti. Però anche in uno dei tre cani epicistostomizzali si manifestò infezione ascendente con formazione d' incroslazioni vescicali, e la morte avven ne in decima giornata , coi fenomeni propri della cachessia uri no3a. È bensì vero che l' operazione del PonceL è consigliata, di solito, quando giil il paziente è travagliato da infezione uremica, più o meno grave; c.iò non pertanto J'obbiezione che l'allo operativo peggiori le complicazioni renali ha un valore indi scutihile. Ma dalla prova sperimentale che confer mò essere possibile lo sviluppo di un'uretra ipoga~lri ca cominente, per erreuo di un a mioplaslica, sorse spontanea l' idea di usufruire per ah m scopo dell'innesto di porzione ~dei muscoli retti dell'addome, portandoli a contatto della vescica, lasciata nell a sua normale giaci tura. Pensatamenle praticai innesti muscolari 62
986
•
CISTOlUOPLASTICA Sl'EllllJE~ULE
senza imn10bilizzare in pari tempo la vescica, e senza l'uso di sonda a permanenza, è ciò allo scopo di rendere l'operazione, il più che fosse possibile, semplice, breve e poco lesiva. Jn una serie di esperimenti, rispettando la membrana pcritoneale, eiTettuai l'inserzione dei fasci mu· scolari mediani dei retti suturandoli alla faccia anteriore della vescica, la quale nei cani è completamente rivestita dalla sierosa, fin verso il collo, essendo l'organo, a forma di pera, aiJnuo mobile nel ca,·o peritoneale. Nell'eseguire la sutura del piccolo lembo muscolare ebbi cum di non ledere la mucosa della vescica, condizione questa necessaria per non mettere in pericolo resistenza dell'animale. Ecco in sucl:into enumerati i vari tempi del metodo operativo dapprima praticato : a} incisione cutanea che parte dalla spina pubica, e sale in alto di fianco al pene pe•· ci rca dieci centimetri; . IJ) preparazione della parte inferjore dei mnscoli retti addominali, lasciando inlalla.l'aponeurosi di rivestimento; c) nt1 uguale distanza dalla linea alba. e verso la metà del diametro trasversale di detti muscoli, divido, in senso longitndinale. l'aponeurosi ed i fasci muscolnl'i per quasi tutta la lunghezza dell' incb;ione cutanea. Quest.u porzione mediana dei muscoli retti viene disinserita dalla sinfisi pubica, ed allora osservo che In parte terminale cle: fascio, resa mobile, subisce una sensibile retrazione; d) unisco il tendine disinserito con un sufficiente numero di punti di sutura da materassaio alla superficie antera-inferiore della vescica. Se si divide il fascio muscolare mobilizzato per breve tratto, lungo la linea alba, sì oLLiene un muscolo a capo libero bifido, i cul esLremi, senza esercitare stiramenti, possono solurarsi alle faccie latera li della yescica ;
C!SIOliiOPLASTit:,o\ SI'EKUI E:'\TAL F:
•
987
e) la hreccia operatoria viene colmata portando a contatto sulla linea mediana 'le restanti porzi oni dei retti. Le anse òei Oli passano al davanti ùt•l rascio mu scolare innestato, e prima di essere annoùnte, i capi liberi sono fissali provvi$oriamente ·con pinze emosta ti che: in tal modo non restringendosi i l ca m po, riesce piit fa cile ed e$atta l'appl icazione dei punti di sutura. Per motivi facili a co mprendersi l'innesto cosi praticato può fallire, oppure non essere durevole; sono element i contrari alla buona l'Ìuscita da un lato la retraltilitil ed i prt,ressi regressivi che possono colpire il fascio muscolare trapiantato, dall'altro i continui spo:::tamenti della vescica , in rapporto alla sua funzione. ~lalgrado que~ te condizioni sfavorevoli , il risultato sperimentale riuscì positivo nella ma5sima .Pat·to dei casi. fn un'altra serie di prove eseguii la mioplnstica, praticando l'ioneslo della parte mediana dei . retti addominal i, disinseriti dal loro altacco superiore, e t]uindi· rovesciati (cs5endo aperto ampiamente il cavo peritoneale) snlla vescica, a cui li fhsai con sei punti di sut•tra da matera!': saio. Avendo ~osi a dispo>;izione un lungo 'lembo, con triplice strato di elementi anatomici, è possiLile rivestire una estesa superfid e della faccia posteriore della vescica, senza esercitare stiramenti di sorla. Per altro questo metod o di plastica ha l' i!flconven iente di ledere le diramazioni nervose ·e vascolari del fascio muscolare da trapiantarsi, e ciò per un llatto molto estes{). L'e!Teuo presunto delia tensioue auiva ùei tessuti innestati è che sia favorilo l'avvicinamento della parete posteriore della vescica all'anteriore, in altri termini venga spiegata un'azione concordante con quella fisiologica, :a quale, secondo i ri:;ultati dt>lle osservazioni cistoscopiche, si inizierebbe col sollevamento del basso fondo.
988
CISTOM10PLAST1CA. SPERDIE~TAL!o:
Il primo attecchimento lo constatai in un cane di media
taglia, sacriflcaLo dopo appena· venti giot•ni dall'opera-
•
zione, falla col primo metodo. In questo periodo di tempo non rilevai alcun disturbo nella miozione, sempre effettuatasi con getto di volume e forza apparentemente normali. Preparata la vescica col fascio muscolare innestato, trovai che nel limite d'unione l'aderenza formatasi era mollo resistente. e costituita da tessuto di aspetto bianco-perlaceo. L'esame microscopico fece riconoscere cbe il tratto interposto fra le fibre liscie della vescica e quelle dei retti si componeva di fasci connettivali, e che le fibre muscolari del fascio innestato, conservavano distinte le strio.Lure trasversali ed i nuclei del sarcolemrna. Pel relalivo breve tempo trascorso dall'allo operativo, non era possibile stabilire se le lìbre muscolari nella porzione trapiantata fossero, oppu1· no, permanenti. Occorreva un'attesa maggiore per còostatare risultati definitivi. Ilo ripetuto perciò gli esami in altri ca ni, open;tti col metodo intraperitoneale da oltre due mesi, ed ebbi cosi modo di osservare che il muscolo inserito sulla vf:scica manteneva inalterati i caraltet·i macroscopici proprii della sostanza muscolare. Il repj:~rlo istologico con· fermò l'assenza di processi degenerativi nelle fibre muscolari innestate. Queste si estendevano, con struttu..a microscopi-
camente normale, fin contro le fibre proprie lisce del detrusore, da cui erano separate da un sottile strato di tessuto connellivale (l).
(t) l l doLlor Buschi, :ISslstonte della Cllnìra chlrurglcn di Bologna, scegliendo alcuni casi meglio nnseili di mioplaslicn vescicnle, rece prepMati microscopici. coloriti col carmallume, nel quali, in modo evidentissimo, si rileva che le Obro muscolari Inserite SitUa vesclro conser~ano integre tolte me parUcolaritfl !stologiche pro[lrie delle Ol!re striato normali.
r
CISTO:\IIOPLASTJC\ SPERUIE~TALI\
98!>
Per quanto rigunr·da le modilìcazioni di forma della vescica, consecutive alla mioplastica, ho coostntato camb iamenti spiccati, da mellersi in rapporto col grado e dire1.ione delle ·trazioui, prodotte dal lembo trapiantato e retratto. fn latti in un cane operato da un mese di cistoplasti ca intraperitoneale, la vescica, pure avendo sempre funzionato regolarmentl3, aveva assu nta una forma cilindrica, con manifesto spostamento verso la cicatrice omhelicale, e ciò per l'azione tensiva del fascio muscolare innestato. In un altro cane, in cui la medesima operazione datava da due mesi, la cupola della vescica, più che nelle cond izioni normali distante dalla sinlìsi pubica, era così alterata da riprodurre in modo approssimativo la conformazione fusata, conseguenza evidente dello stiramento e retrazione del lembo inserito sul detrusore, in questo caso rimasto poco provvisto di elementi muscolari. Per effetto della tensione, la meta superiore della faccia posteriore delta vescica, ove si era praticato il trapianto, fu la p:ule che mnggiormente ei.Jhe a subire il verilìcato ::;ollevamento. Questo fatto non è senzn importanzn, poichè lascia intravedere la possibilità di olteneroP., mediante la mi oplastica , la riduzione di volume della saccocci~ , che si forma nei prostatici in corri~pond enza del basso fondo vescicale. R.e.<;lava a studiare lo sta to di toni citil. del muscolo vescicale, qualche tempo dopo l'esegu ita plastica. Con tale intervento operativo essendosi determinali spostamenti e tensioni nuove, è verosimile che perciò le fibre muscolari proprie del detrusore non possano come prima estrinsecare la loro funzione~ Ma il su pposto di sturbo funzion nle polr~bbe renir compensato dall'en ergia vicar·iante spie~ata ~a 1 fasci muscolari innestati , ed ormai facenti parte dellor~ano. messo in conclizioni sta liche e dinamiche artiOciali.
9()0
CISTOlUOI'LASTICA l'PERlan;STALR
Qualora iorece il tono del detrnsore fosse notevolmenle inileholilo, perchè alteralo nella sua strull o-ra, e pet·chè disteso a permanenza, specialmente nel suo segmento posteriore a causa del ristagno urinario, se si pratica l'imhr·iglinmento operatorio, essendo qnesto dotato di una azione elastica aLLiva, è presumibile che reuha sollevata e ridolla la porzione eclasica della vescica, e conseguentemente ne sia favorita l'energia motoria. Allo scopo di constata re se dopo la cistomioplasticn il tono della ,·escica si mantiene in condizioni normali, presi per le opportune ricerche un cane t·obusto, di taglia supet·iore alla media, operato col metodo i11traperitoneale da ~i.> giorni. e guarilo per prima intenzione. Dopo aYer situnlo l'animale in decubito dorsale sul comu ne tavolo di operazione, a cui è leg<tlo convenientemente, inietto per mezzo di nn catetere di gomma, introdotto in vescica dall'uretra, circa 180 grammi di acqua alla temperatura di 20•. Pratico poscin non breve incisione alla regione ipo~a strica per mettere allo scoperto la vescica in vici nanza del collo, al disopra del quale. :tLtraverso ad una piccola apertura, inlrodnco un catetere metallico da donna, il quale melle in comunicazione la cavità vescicale. con un tubo di gomma, innestato ad una buretta di vetro, avente la luo.~ hezza di un. metro e mezzo ed il diametro di otto millimetri, e fissata verticalmente Rd un sostegno. Nell'istante in cui si stabilisce la comunicazione, il liquido vescicale si solleva nella buretta con o::cillazioni continue, io rapporto ni moYimenti respiralorii, ed alle contrazioni muscolori del cane. Per avere nn termine di confronto uni~o cerco di provocare la lensione massima del delrusore, sia roll'iniettm·e nuovo liquido in vescica. sia eol favorire le agitazioni dell'animale. ilo cosi campo di osservare che la
..
CJSTOl!lOPLASTICA SPELIDIE'1TALE
0!) 1
eulonna di acqua giunge fino all'altezza di un metro e mezzo sopra lo zero: stabilito a livel lo della sinfìsi pubica. rn seguito pratico un'ampia incisione clelle pareti :nrldomioali, Liberando pure la vescica dalle solide aderenze formates i col trapianto mus~o lare : l'ovoide vescicnle, fallosi prominenle sulla ferita di sbrigl iamento, è cosi in condizioni di sviluppare e~c lusivamente la forza propria di contra;.ione. Stimolando in vario modo e ri peLutam en te l'animale, osservo che il tono massimo viene segnato da una colonna liquida, ~olleva ta si a soli ottanta centimelri sopra lo zero. 1\ipeto le med esime prove !'>op ra un cane della stessa taglia, ma no·n operato , e riscontro che il tono ma ssimo del detru:sore, a pareti acldominali intatte, corrisponde pure ad una colonna liquida alla un metro e mezzo, menLre a pareti addominali incise, 1it eifra mnssima è t·appresenlata da una colonna alla un metro. Oa ciò risulterebbe che il tono del muscolo vesci cn le, dopo la miopl astica, si CO ilSilrva normale non sopprimendo il C(tntributo d:t lo dalla pre$siooe addominale; in,·ece diminuisce alquanto, all.orchè non è più iofluenzato dalla pressione suddeua , di CtiÌ una parte agisce · dir·ettainente sul detrusore pet· mezzo del trapianto' mnsc.olare. P en~hè si possa nmmeuere l' intervento immediato di questo nel determinare modilìcazioni tlel tono vescicale, necessitavano altre esperienze ben più convi nce nti. A tal fine scelgo una cagna di piccola taglia, opern ta da 25 giorni di mioplaslica inlraperitoneale e guarita per prima intenzione. Con un catetere metallico da donna faccia penetrare in ve:>cica 'l 00 "t·ammi di acqua alla tempen·atura d.1 o o o ~o · Il catetere quindi è messo in comunicazione col tubo di gomma, che all'altra estremità si innesta colla 1mretta manom etrica. Essendo sta ta praticata all'animal e una
L
993
CISTOliiOPLASilCA. Sl'ERlliE\L\LK
iniezione di un centigrammo di morfina, ottengo uno slaLG di quiete notevole, poichè la colonno. manometrica subist:e oscillazioni lente e poco pronunziate. Senzachè si producano spiccati sollevamenti posso incidere estesamente le pareti addominali in corrispondenza della linea alua; ed allora si rende manifesto il rialzo della vescica moderatamente distesa, e snlla cui cupola consta persistere l' [onesto di un fnscio muscolare cospicuo, costituito di llbre che si continuano con quelle dei relli addominali. Mentre la vescica sta co~i allo scoperto c per·dun1 lo stato di calma dell'animale, il tono del detrusore ò misurato da una colonna alta 40 centimetri . .\d ogni stiramcnto che pratico sul fascio muscolare innestato, osservo un lcggiero rialzo nella colonna manometrica. Isolo quindi il fascio, in via ollosa, fino a. tre d1ta trasverse oltre il punto ùella sua salda unione al detrusore. e verificato che l'animale continua a non muoversi, con un colpo di forbici taglio il neo-muscolo in senso trasversale. in modo da interrompere istantaneamente ed in toto la continuitit coi reui addominali. La colonna manometricn subito discende, e la diminuzione si rende pèrmanente: misuratala constato essere di sette centimetri . L'interpretazione ovvia del fauo osservato è che il neo muscolo rap(>resenti, nel determin:~re il tono medio vescicale di 40 centimetri, un cont1·ibuto pari ad una pressione capace di far innalzare la colonna ma- . nomelrica di selle centimetri. Non ritenni supel'llua una prova di confe1·m;l, istituita sopra nllpl cagna, di media la~lia, in cui da due me;;i ernsi praticato l'innesto intraperitoneale sulla faccia posteriore della vescica. )lisut·o anche in questo caso il tono della. vescica, dopo U\'erla distesa con 120 grammi di acqua, alla solita temperatura, e dopo avere incise ampiamente le pareti addominali, rispellando però il grosso filscio
CISTO.IflOPLASTIC.\ S P ~: liDI EnALE
9D3
muscolare, che unisce la parte più alta dell'organo ai relli addominali. L'innesto conserva l'aspetto proprio della sostanza muscolare fino a contatto della parete vescicale, a cui solidam~nle aderisce. Fatto passarè un dito sotto il ponte formato dal neo-muscolo, e lasciato l'animale nella massima quiete, osservo che il tono è misurato da una co lon na alla 50 centim etri. Recidendo con una forbice il fascio inMstato, in più tempi, constato un progressivo abbassamento nella colonna manometrica, ed allorquando la divisione è completata, la diminuzione massima verifir.ata ra ggiunge i l o cen tim etri. In <li tro ca ne operato di c i stom i o plast i~:a intrnperitonealc da due mesi, li bemta la vescica dall'in fl uem~a della pres·!ìÌone addominale, ri~pettando però il ras~'io muscolare in~ ne$lato, slnd io q un le az ione spieghi su lla vescica la corre nLe faradica, applicata sui tessuti trapiantati. Rilevo che l'aumento determinato con tal mezzo nel tono vescicale è assai poco pronunziato; inoltre l'ell"ello non è molto sensibile, ancl111 fJuando sono stimolate direttamente. le fibre proprie d(.;l detrusor~ .
*"* Per esam inare micn,scopi camenLe la struttura del mu scolo trapiantato, sottoposi alcu ni cani, da qualche tempo operati, alfasportazioue dell'innes to assieme ad un trfltlo della cupola vescicale. Pral ic.ni poscia un d•Jppio piano d i sutura cc.u catgut allo scopo di chiudere l'ampia aperturm falla nel serba toio delle uriue. Il risultato ollenulo in tre c~si, anche senza l'uso di cateteri a permanenza , fu soddisfacentissimo. Trascorso un mese dall'eseguita resezione, con~tatai elle la vescica, ridou a assai 'nel suo volume e
ClSTOmOI'I. \STrCA SPEROIE:\TALE
,
con for·ma alterata, era libera completamente da aderenze. Il tono massimo del muscolo vescicale cosi mutilato, era misurato da una colonna manomelrica alla ilO centimetri, e~sendo però le pareti addominali estesamente incise in cor. rispondenza della regione ipogastrica. Da questi risullali sper·imentali si può dedurre eh~ in seguito alle resezioni di st>gmenti co:;picui della \'escica, per cui sia notevolmente ridolla la sua capacilà, si manifesta una diminuzione della funzione motoria, non però di tal grado da ostacolare la minzione. Qualora la riduzione della caviti1 vescicale derivasse da u·n nddensamento dei suoi fasci muscolari$ praticando la cistoJTalìa o pieghellntura della vescica, è da attendersi. come efTeiLo definitivo, che il tono dell'organo rimanga inalterato. Pe.rchè queste esperienze di cistoplicatio diano risull:lli conci udenti sarehhe opportuno eseguirle sopra vesciche pre' iamente ridoLLe in istato d'insufficienza funzionale. Quest'argomento studiato con tale obbiettivo, richiedendo allre pazienti e lunghe ricerche, sarà riservato per una tr\HtaziÒoe succes:;iva. Per· ora quanto ho esposto c sufficiente a dimosu·nre cho eziandio in un organo ca\'O, · mobilissimo nel cane, nella più ~raode cavità del corpo, e dotato di fibre mnscolari liscie. si possono produrre notevoli modificazioni nella forma, nella posizione e nel modo di fnnzionare, per mezzo del tr·apianto di un lembo prevalentemente costituito da fibre muscolari slriate. Per allro ritengo prematuro CJnalnnqne tenltllivo di applicazione nei casi di prostntismo, in cui risulti spiccata In manifestazione d'insutTicieoza e distensione della vescica per· ristagno di urina. Necessitano ulterior·i riprore e segnatamente maggiori studi comparativi
CISTOmO l'LASTICA SI' F:IUll ~ \H l. E
circa la funz ione motoria della vescica prima e dopo la operazione di cistopl astica musco lare. È del pari indispensal.Jile uno studio completo sugli ell'etti prodot ti da un tr(Jpianto mu,;cotare sopra un d etru~o re, ad ane ridotto in cond izioni patologiche,. col ledere gli r lementi nervosi d tè ad esso si di ra mano . Queste prime ricerche fnrono intraprese allo scopo di contrapporre alla pratica penosa che sopprrme la fu m ione geni t:~le per la eura del proslatismo, i risultati di illllervenLi sperim enta li, che forse meglio armon izzano co ll'indirizzo eminent emPnl e consenatiYo della moderna chirurgia .
• • \"olendo r·icordare somnHni:1men te i capisaldi sn cui si basa lo svolgimento del la qu estione, secoml o il nuovo oubicui,·o, cosi si possono riassumere : i• L'ingrossamento della ghiandola pt:oslatica non de termina stenosi n~·eu·al e, nel vero senso della parola. 2• L'ostacolo' prudoLLO da ll a pro~t:ìta ipertrofica e, nel massimo numero dei casi, ('!Tetto in modo pr·evalcnte, del so llevamento dt>lla porzione più inter.ua clell' uretra e succesSi\'O abbassamento del seg-menLCi poMeriore della vesc i (~a. 3° L'autorevole opinion e del Socin, secondo cu i quattro volte s11 cinque r ingrossame nto proslatico, lino al cessare dell'esistenza, non dit luogo a di:;lurbi nella minzione, conferma che la principal causa dell ' iscuria senile è l~<> ll ega ta all' insuHicienza del musco lo vescicale. I noltre giova tener presente che allorq ttando sono aumentali gl' impedimenti all' emis:sione dell'urina, gli sforzi della natura medicatrice si estrinsecano colla moli iplicazio ne delle fibre muscolari del delrusore, talora bastevole per vincere
996 CISTOmOPLAS TlCA S PERIM EN TALE l'ostac'olo. Tenendio per guida quest'atto naturale di compensazione, e sapendo che l' ingrossamento della pr·ostata muta il rapporto che normalmente esiste fra l'asse della vescica e quello del collo, ne consegue che ogni intervento razionale per la cura del prostatismo, deve corrisponder·e il più che sia possibile alle indicazioni che emergono dallo studio dell'anatomia patologica. La proposta del M:masse di far portare ai prostatici, affetti da iscuria, un zalfo r ellale, è basa to su un pri ncipio esatto ·; e teoricamente almeno, un i.ale mezzo ortopedico incruento soddisfa all'indicazione di modificare le svantag· giose conseguenze prodotte dall'ectasia ùel basso fondo vescicale . O'altra parte non bisogna disconoscere che pur esistendo gravi ed eslese alterazioni organiche e funzionali della vescica, il cui norm.ale ufficio consiste nel raccogliere ed espellere il secreto renale senza punto modilìcarne la com• posizione, tuttavia, nella grandissima ma ggioranza dei casi, si può favorire ·lo sviluppo di utili processi spontanei di ripa· razione all' infuori di qualsiasi cura cruenta, ma unicamentt' col mettere in r·iposo quest 'o rg~no , medi ante il cateter·ismo. Oi fronte ad un mezzo cosi semplice relativamente innocuo ed efficace, in particolar modo se ·con severo metodo si pratica 11 cateterismo lento , graduale ed asettico, come consiglia il Guyoo, non godranno mai il favore dei pratici gli altri interventi pericolosi o lesivi, e riservati pei casi di eccezionale gravezza . Ciò dimostrerebbe la poca utilità di aiTaticnrsi nellà ri-cerca di innovazioni operative, quando nel prostatismo di regola fo5se indicata l'astensione. Ma perche tal e massima terapeuLica sia accolla con discernimento ri got'osamenLe scienLilìco, occorre prima cbe le osservazi oni cliniche e gli csperimenli condolti senza
( CISTOmOI>LASTICA SI'ERBIENTALE
~·.
..
:.
.l
997
preconcetti, mettano il pratico in grado di scegliere con esattezza quei casi speciali in cui realmente possano giovare !e risorse dell'arte chirurgica cruenta, applicate colle modalità meglio corrispon4enti allo scopo. Con questi principii osservati spassionatamente, si riesce a preparare durevoli e benefiche conquiste alla chirurgia, della quale, come savia mente ammonisce l' ollimo mio maestro, il prof. No· varo (( se si vuoi tenere alta la bandiera, non la si deve compromettere in imprese azzardose, non basate sui retti dettami della fisiologia e della fisiopatologia :.. ·12 settembre 1897 .
998 OSPEDALE MILITARE PRINCIPALE DI NAPOLI
STUDIO CLINICO ED EZIOLOGICO su
ALCUNE FEBBRI DI ORIGI.l';'E INTESTINALE Per il doll. A l ito ~lottR «:oeo, sottotene11te medico di complemtnto
•
Insieme alla gara iniziatasi tra i batteriologi circa il valore patogenetico da assegnarsi al bacillus coli communis e a quello di Eberth, circa la loro genesi ed il loro consecutivo sviluppo; la clinica ha portato largo contributo di osservazioni con lo studio di quelle febbri raggruppate per l'innanzi nel capitolo delle elflmere, valutandone i quadri clinici e din'erenziandoli da :tllri ad essi simili. Con l'epidemia di Kloten nel 1878, con le febbri d'Algeria del 1889 s'iniziò il primo periodo d'iovesti~azioni; ed il Lavernn, che giudicò queste ultime, separò nel suo
studio le febbri climatiche propriamente dette d:lllo altre comuni modificate nella loro eYoluzione da condizioni del climn. Riscontrando la letteratura, trovo che il Roger nel 1884, nelle sue « Ricerche clinich e su le malallie .dell'infanzia)) ammise e classificò tra le febbri eiTimere quei casi più « ordinari nei bambini che negli adulti, e più comuni anche in città che negli ospedali,. in cui un movimento febbrile in· tenso si manifesta senza che sia possibile ligarlo a qualche alterazione di organo. :. Questa febbre dal Somma, che la
•
STUDIO CL INICO &D EZIOLO GICO SU AI.CU.' \E FI~ BBIU , ECC.
~\)\)
studiò sollo il rapporto etiologico , fu inclusa nel capitolo delle feburi comuni continue e semplici. Il Borrelli tentò dcercare le cause determinanti delle febbri intermittenti che si verificano io luoghi non paludosi, e sostenne che esse si devono a foco lari ll ogistici laten ti e subdoli, posti sia nell'apparecch io bronco ·pulmonare o nel gastro- intestinale o nel gPnito urinario. Il Napolitano con· tinuò e riconfermò le ricerche del Borrelli, e nel '1883, nella Rivista clinica e te?·ap<'!J,tica, riportò talune stori e eli· niche di fe bb ri intermiLten ti sem plici dipendenti da disturbi ~astro intestinali , ed espose i c1·iterii per difl'erenziarl e con le fellbri palu stri. Queste note le detr-asse da condizioni to· pografiche e climatiche, dal tipo della feub re, dal tumore di milza, dall'esame chimico delle urine e dai criterii curativi con i sali di chinino. Il Giulfrè, nel 1887, riferi sopra alcune febbri infelti ve anormali, e che egli , per il compl esso di fatt i clinici, de · nominò fe bbri subconti nue ad accessi parossistici. Le distinse dalle febbri tifose, n"on avendo mai potuto dimostrare nè il bacillo nè le nlterazioni anatom o·patol ogiche di questa malattia: le sepa1·ò dalle cosidelte febb1·i tifo-mnlnriche sia per Cl'lterii cl in i•:i che dopo ricerche balteriologiche, e sem· pre rilevò alcune note diiTerenzialr con le febbri pioemiche, con le quali si erano da alcuni confu se le febbri infettire anormali. Il De Reozi riunì queste febbri per la loro natura colle tifoid i e le denominò febbricole. Le studiò in rapporto al lot·o agente specifico e le ammise nel gruppo delle febbri tifoidee modificate per la coesisteot:a o di un'i nfezione pa · lustt·e o di disturbi gas lro-iotesliHali. · Il medico di marina Pasqual e prese in esame i morbi febbri li più comuni a Massaua nel 4888·9 1, e degli 85 casi
1000
ST UIIIO CWìl CO ED EZI OLOC:tCO
che studiò a bord,o della nave Garibaldi, ne osservò 71 cas1 sul tipo dell e feubri comuni continue ed il resto come malariche atipiche e tifoidee. Qu est'osservatore, dopo le sue ricerche batteriologiche sul sangue, sulle feci e sull'intestino, sulle urine e sui ren i, sull'ar ia e sugli alimenti , sull'acqua e sul suolo, escluse u n'enti~it morbosa disti nta col nome di febbre remittente climatica e l 'ammi~e come una forma meno lieve delle fehbri comu ni continue. Nelle sue ricerche il Pasquale, non ha potuto ri scontrare e di mostrare un microorganismo specifìco delle febbri comuni conti nue, avendo sempre notato ora il Tri cocephalus dispar, ora forme di Ascaridi, la Tenia saginata, la Trichi na intestinale ed altri parassiti dell'int estino ed uova di elminti. Il dott. F. Rbo studiò l'argom ent0 , e, dopo avere accennato al micrococcus melitensis: ritenuto dal Bruce e Malle come l'agente dell'accesso febbrile, discute sui nomr poco esa tti che la feb bre ha avuta. Iliunisce queste febbri all e al tre dell 'infezione tifosa, non crede bene scelto nè il nome di felJbri tifoidee atipiche, nè quello di febb ricole tifoidee, dalo dagli italinni , o feubri mediterra nee dato dai tedesch i; e nella confusione della nomenclatura, u·ova mol lò esatto il nome di febbr·i atipi ch<: indefìnite-ati piche per la curva termica variabilissi ma, inde· linite per la durata molto lunga dell'accesso. Il dott. F. Pad ula comunicò, nell'ultimo congresso medico internazionale, su una forma di febbre esti va romana . non malarica. Egli la separa nettamente dall'infezione malarica e tifìca, e la giudica come una nuova individualità patologica. E descrive minutamente l'andamento della curva termica, il succedersi degli accessi, la durata ed il mòdo di risolversi, e la di stingue per tulli questi caratteri , per la sua mitezza e per la dura ta dalle febbri pal ustri e t ifìche .
l l
SU ALCUN E FEBBRI DI ORIGINE 1:'\Tf:STINALK
l 00·1
Plehn Klichel e Studel hanno osservato, nelle truppe coloniali tedesche nell' :\frica occiden tale, un'affezione caratterizzata da una febbre ora intermittente ora remillente, da emissioni di urina ora di colorito rosso bruno ora sanguigno, spesse volle accompagnato da itterizia e quasi sempre con dolori localizzati all'addome. Ri ferendo intomo le loro ri cerche batteriologiche, questi autori descr ivono come agente patogcoo specifico uua piccola ameba, racchiusa nel corpucolo rosso e la differenziano con l'agente malarico studiato io Europa. Per tutti i caratteri le danno il nome di febbre malarica t1·opicale. Il Loschi iniziò al cune ricerche nelle feci di ammalati con febbri a forme tifose dominanti nella guamigione di \'erona durante la stagione estivo autunnale, ed ass icura che mai gli fu possibile dimostrare la presenza del b. di Eherth. Ha in molti casi riscontrato il b. coli associato al b. proteus vulgaris, qualche volta il b. subtilis, il b. lluorescens, il b. di Emmerich e raramente delle amoebe coli. Da tali risultati concluse che il b. coli communis sia l'agente patogeno, ed insieme al Viva!di opina che sia il proteus vulgaris a determinare modificàzioni tali da rendere palogena il b. coli . Altre osservazioni sono state riferite sullo stesso argomento, ora per descrivere i sintomi, ora per interpretaroe la patogenesi. E dopo del Tommasi, che la considerò come una varietà della febb re tifoide, vennero successivamente memorie del De Dominicis, Tomaselli, Schron, Jaccoud e tanti altri. Con tante opinioni differenti sull'agente specifico di queste forme feb brili, si accordano le diverse descrizioni che si son fatte per il quadro cli nico di esse. D'altra parte le opinioni so n sempre contrastate in ordine a certe altre af63
1002
STUOlO CLl~ICO ED EZlOLQG!t:O
fezioni con le quali queste febbri si vogliono confondere, e son sempre vive le quistioni : lo in orcline alla malattia, se da. considerarsi un'individuali ti!. patologica a sè o una variazione di altre cono· sciate: ~· in ordine all' insieme sintomatico, al suo decorso ed al suo svolgersi; a· in ordine all'agente specifico di queste forme. A tal fine ho avvi:llo il mio studio; e le osservazioni che ho fatte si r·iferrscono per 24 casi a reduci d'Africa, ricoverati nel reparto tifosi; per aiLri 5 casi ad ammalali di chirorgin ed appartenenti alla gmarnigione di Napoli .
•
** Espongo dapprima l'insieme del quadro costitutivo e caratteristico del morbo, dirò dopo qualr.he cosa dei diversi sintomi importnnti, del loro valore e della l<1ro interpretazione. . 11 passaggio dello stato di sanita alla mnlallia non ., preannunziato da alcun sintomo prodromico. La malattia sorge hruscamente, e prima ad osservarsi è una temperatura non mollo elevala, un arrossimento vivo della faccia e del petto. una prostrazione dell'infermo, un perturbamento psichico, un tremore de~li arti inferiori molto più raro che dei s111· periori e meno della lingua. Nel piu dei casi si nota tumore di milza, qualche volta ingorgo del fegato, spessissi mo costipazione. È impossibile la divisione della malattia in periodi, pereh(} è fallo quasi coslaDLe il suo corso irregolare, carauerizzato dal succedersi senza ordine di periodi ben delimitati ora di fenomeni gravi ed o1·a di sintomi leggieri.
SU ALCUNE FEBURl DI OIUI;INE INTESTINALE
1003
Corrispondono ad alcuni di questi periodi, stadii nei quali si ha quasi totale remissione della temperatura, senso di ben e>sere, e gl.i ammalati penserebhero alla loro guarigione se non fosser·q molestati dn pochi decimi di temperatura durante le ultime ore antimeridiane. A questi periodi, cl1e possono in certi casi rappresentare l'assolversi del pro· cesso, fa nno seguito altri di relativa gravità e nei quali all'elevazione della temperatur:1 si associano altri fulli .
..
* ,.
La temperatura ha un'importanza speciale, e l'osservazione della curva termica in queste feb bri s'impone per conoscere la natura della malattia. L'esordire della elevazione termi ca è brusco; mai è preceòut:~ da brividi. La febbre as,;ume ben presto il tipo dellé contiOite remittenti, lasciando osservare le più basse temperature nelle prime ore della mattina, le piu alte nelle ore antimeridiane e le medie dal pomeriggio alle ore vespertine. Le remissioni [anno ra••rriun rrere al mattino la temperaiura N'l l'l a 38•,5-38°,7 e qualche volta a 37",1)- 37•; aumenta n·pentinamente e raggiunge, dalle ore dieci ' e mezzo alle un dici della mattina, 40°-40°,&; incomincia a rimettersi due ore dopo mezzogiorno e nelle ore della sera raggiunge 39°- 39°,5. Sono quasi costanti le for'li remissioni mattutine, mentre nelle ore di sera la temperatura dise!ende di poco in rapporto a quella delle ore antimeridiaoe. )lon di rado lungo il decorso della malattia seguono ce!' t i Periodi irregolar:i, cho per le c~rve termiche potrebbero r~ffigurarsi al periodo. nnfìbolo del Wunderli ch nelle febbri tifoidee. In questi casi la temperatura si abbassa, e cer te volte nelle ore della mattina raggiunge la normale, mentre
•
400t
STUDIO CLINICO ED KZIOLOGlCO
nelle ultime ore antimeridiane si eleva di un grado o meno, per .ridiscendere nelle ore vesperti ne di un decigrado a. due. Questo periodo di transazione dura 4-8 giorni, e poi o si continua con quello di definitiva defervescenza, o preceàe !"esordire di un altro uguale in tutto e per Lutto al primo. Questi periodi possono mancare, ma possono rtpelersi pareccb ie volte lungo il decorso della malattia. La temperatura cade sempre bruscamente e repentinamente - la defe;vescenza per crisi è quasi segno costante della malattia. Ua alti gradi nelle ore antimeridiane e ve· spertine del giorno precedente, presenta la mallina seguente remissioni tali da fare ritornare la temperatura alle cifre normali e non rammenta al di solto di esse.
•
~ell' esordire
della febbr·e ed in tutLi i periodi di acme
la cute diviene scottante, intensamente arrossata e l'attività cardiaca aumenta progressivamente. La defervescenza brusca, rapida, accade sempre senza sudore, e solo per due casi ho notato la pelle leggermente umida un'ora prima circa che la temperatura si era abbassata. Il periodo d'ipertermia, nelle ore antimeridiane, cioè, quando la temperatura raggiunge il suo massimo grado, dura da un'ora e mezzo a tre ore, ed allora non vi sono oscillazioni di sorta nella curva febbrile. Riassumendo sul decorso della temperatura, possono di essa detrarsi i seguenti caratteri distintivi: 1o la temperatura si eleva bruscameole; 2° raggiunge il max.imum nelle ore anlimeriàiane; 3° cade bruscamente.
..•* Da parte dell'addome ho trovato io undici casi tumefa· zione di milza. Sempre però che bo constatato questo fallo, eravi ostinata costipazione. In questi casi ho costantemente
SU ALCUN·E FEDDIU DI OlliGlNE f~TESTI XALE
4 003
notato, che scompariva il tumore di mi lza dopo due a tre deie1.ioni . Quest'ingrossamento di milza l'ho osservato nei primi giorni della malattia, o insieme al suo ini1.io quando era stato preceduto da nn certo periodo di stitichezza. La milza ingrossata si notava tanto alla palpazione che alla percussione; si osservava maggiormente ingrandito l'organo lnngo il suo ;)Sse lon gi tudioale, con un bordo di· scretamente ingrossato ed una resistenza quasi normale. Il fegato l'ho ri scontrato ci nque volte ingrandito di vo lume, in modo da sorpassare nella linea parastcrnale e mammillare da 2- 3 centimetri il bordo costale, nelle altre linee da due a tre dita trasvcrse quel limite. Il fegato si riduceva nel suo volu me normale, allora che con purgan ti $i vinceva la stitichezza. · I caralleri semiologici, i criterii terapeuti ci e gli altri , raccolti con l'esame continuo degli infermi, sempre mi han ratto giudica re di natura congesti \'a l' ingrand imen Lo di questi organi, e quindi dipendente da faLLi meccanici più che da localizzazione essenziale di germi infettivi. E ciò tanto più ho pensato, sapendo come i due orga ni siano eminentemente vascolari e alnuenti di sistem i vusnli e in tanti rapporti anatomici e fum;i onali con altri organi. Ed in effetti i disturbi della digestione, come scrive il professor Cardarelli, posso no favori re l'ingorgo di quelle due glandole; (( '1° o perchè, durante l'allivilil. digestiva, si ha iperemia dello stomaco e de~li intestini , epperò acceleramento circolatorio, aumento nel contenu to della vena porta, iperemia epatica; 2• perchè, duranle la digestione, si aumentò il conlennto , della vena porta e delle sue ramifìca1.ioni per l' assunzione in essa dei prodoui di ge,;tivi; 3o per l'azione di tal uni ingesti, che vengono assorbiti dn l sistema delh porta.»
1006
STUOlO CLT~ICO f.D EZIOLOGICO
*•.. Un altro sintoma importante e il tremore. Esso si manifesta sin dal principip, accompagna il processo morboso in tnllo il suo decorso e non raramente lo segue per qualche tempo dopo la sua guarigione. » Non è facile ridurre ad un unico tipo questo tremore, sia perché si presenta sotto varie modalità, sia anche perchè nello sLes~o indi,•id uo, lungo il decorso della malattia. cambia caratteri. Ho studiato questo fenomeno, raccogliendo in discreto onmero ùPi tracciuti in tempi diversi, e òal Loro esame e dalla più o meno co~tanza con la quale essi si presentano. ho potuto trarre le ser-'11enti conclu;;ioni: 1 o .Si ha in molti casi un tremito rappresentato da oscillazioni ntmiche, che rao ma n mano crescendo nell'unitit di tempo, si no a raggiungere uno stadio di oscillazioni non interrotte. Il tremore compariva prima negli at·ti superiori , dopo parecchi giorni in quelli inreriori; si osservu·a tanto nell'acme dell'accesso ft-bbrile che nelle sue remissioni. Qnesto tipo di tremore, che ho riscontrato con prevalenza e frequenza ~ ugli altri che or ora descriverò, COITisponde grandemenle a quello che si ha nella paralisi agiLante. 2° Certe· volle il tremore comincia dalle braccia, per estendersi in seguito alla lingua ed a~li arti inferiori. Si hanno oscillazioni disordinate, interrotte da lunghe pause - ~aratled tuiLi che richiamano per la loro analogia gli altri del tremore da alcoolismo. 3o In pochi casi si è avuto il tipo del tremito intenzionale Era allora un tremore costitnilo da oscillazioni lunghe
su ALCUN E FI:UORI DI OHif:INE I~TESTI NALE : o.· .• r:
1 OOi
e aritmiche, che subivano modificazioni sino alla loro totale scomparsa tosto che si distraeva l'allenzione dell'infermo. Qualehe volta ho potuto osservare contrazioni fibri!lari dei muscoli; ma perchè le ho constatate o nell'acme dell'acCe$so febbri le o in seguito ad un 'impressione di freddo od nd un eccitamento qualsiasi, non ho creduto mai che avessero importanza speciale. *"'*
.. l
• l . l
• !
l
A ridurre entro limiti precisi e determinati il quadro eli ~ nico del morbo, concorrono altri fatti importanti. Il rumore di gorgoglio nella fossa ileo -cecale, quasi patr,gnoruonico dell' infezione tifosa, manca sempre, e con esso pure il meteorismo, assa i comun e in altra infezione. Accu ano gli infermi quasi sempre dolori addominali diiTusi, ma circosc1·iui con mnggiore intensitu in corrispondenza dei due ipocondrii. Questi dolori scompaio no o si mitigano dopo parecchie evacuazioni . Il polso si mantiene frequente, raggiungendo nell 'ncme della temperatura. 136 pulsazioni al minuto, sempre r itmiche e discretamente energiche. La pelle fa notare con una certa frequenza l' erpete lahiale e l'orticaria . Il sistema nervoso presenta frequ enti alterazioni. È facile il delirio - gli ammalati parlano a voce sommessa, sembrano immersi in profondo sopore, da cui si l·isvegli,lno di Lrano in trall.o per ripetere a bassa vore frt~si spezzate o parole inconcludenti. La coscienza non raramente viene ad esset'e d i~turb:1ta. TuLLi questi distur·bi nei·Yosi sono spesso preceduti da una depressione melanconica, che apre 1:-t sce na morbosa e la se~ue nel suo decorso.
1008
STUOlO CLINICO BO EZlOLOGJCO
•
** Le unne sono state analizzate chi micamente, parecchi& volte lungo il decorso dì ciascun ammalato. I risultati ottenuti sono: l o La quantità giomaliera varia da l 000 a 1600 c.c., avendosi la maggiore diminuzione nelracme del periodofebbrile. Il peso specifico si mantiene io rapporto alla quantità, oscillando tra l O14 a l 030; la reazione è sempre acida. 2' L'urea oscilla tra i 16 a 24· grammi per litro, con la sua quantità massima immediatamente dopo l'elevazione della temperatura. Cosi come l'urea si comporta l'acido urico. · 3" È sempre abbondante la presenza di indicano. \. scoprire questo pigmento mi son servito del metodo comune dell'acido nitrico e cloridrico, e dell'altro SafTè modificato dal Bianchi. • 4" Assenza d1 qualsiasi principio patologico, quantità normali o poco variabili dalle cifre fisiologiche di Lutti gli altri principii che normalmente risconlransi. ~ell'esarue delle feci, nella poca quanlilil di muco che esse contenevano, tanto nel periodo di costipazione che dop() la somministrazione di un purgante, bo cosla.ntemente trovato il bacillus coli communis sempre associalo o a streptococchi o n stofìlococchi piogeni. I bacilli coli si ossen·avano corti, torpidi nei loro movimenti, quasi sempre isolati o raggruppati in contallo degli streptococch i e stafi lococch i. Con il metodo Lofllet' comp1iono colorale le ciglia, che si osservano in numer() assai minore che nel bncillo tifoso.
SU ALCUNE FEOfllll 01 01\I GINE INTESTI~ALE
JQQ\)
Con ago di platino sterilizzato , alla temperatura di 37°, ho seminato sn tubi di lallc dei coli-bacilli , e sempre fJll el liquido si coagulava in uno spazio t.:he oscillava tra le otto alle ventiquaLLro ore.
•
* *
Dopo quanto ho rilevato, si presentano alla soluzione due ordini di quesiti ; in rapporto, cio~, della natura ed entità dell'infezi one, e dell a sua pntogen esi se si consi!lera come forma clinica autoctona. 1 criterii, secondo me, che dovranno gu idare il medico, occorre riferirli : a) in rapporto alla curva termica; . b) ai dati anamnestici; c) al compl e~so dei sintomi che o si modificano 111 pnrte durante la malattia o si renùono incostanti per llt loro presenza. E pe1· incom inciare da questi ultimi, è ovv io come per il tiro e la malaria, con le qnali infez ioni si vuole <la certi anche ora assimilare questa forma intestinale specifica, sono segni importanti ssimi il tumore di milza, il meteorismo, il gorgoglio sulla fossa ileo-cecale e la roseo In _ Ho dianzi rilevato l'assenza di quest' ultimi l'atti or ora . enumerati, e se m'intrallengo per po1:o sni caratteri del tumore di milza, si è per rilevare quelli che lo rl ist inguono da ingorghi spleni ci di aiLI'e rormP. morbose. Nella malaria, spec ie nelle forme croni che, la milza si estrinseca qun si sempre in basso per il ri lasciamen t() del lignmento frenico-splenico ; il più delle volle non ha mobilitit nei movimenLi respiralorii per avere raggi un to le ossa del bacino, si presenta spes~o di consistenza dura per l'ipertrofia connettivale che è resìd uata ad un processo allìvo.
IO IO
STODIO CLI~ICO ED EZlOI.Ot;ICO
~el
tifo la milza non ha perduto la sua consistenza: si estrinseca, è vero, in alto e indietro, ma non è men vero che questo tumore splenico accompagna quasi costantemente l' inre1.ionc tifosa e la segue sino a dopo In scomparsa dei sintomi della malattia. li tumore di milza chè ho studi:tto non è un sintomo co· stante: si esplica come il precedente, ma, a differenza di esso, non resta immutato in tutto il decorso della malattin; che anzi scompare dopo abbondanti scariche nlvine, e o non più riapptu·e, oppure si riosserva con gli stessi caralleri ed esiti. Nell'esame delle urine ho notato sempre la presenza dell' indicano, così come in discreta quantità era stato riconosciuto dal Rummo ed associato ad urocrono dal Reale in tale affezione. (Juesto segno, lungi dall'essere patognomonico, trovandosi con ugunl freqoenza nel tifo, ove, come notò il Pt·imavera, :;i pt·esenta proporzionale per quantità ai diversi stadii dell' infezione tifMa, dimostra nelle mie osservazioni le condizioni del tubo gastro enterico. Questo perchè è l\tato dimostr~to con ricerche chimiche, cliniche e :;perimentali da Kuhne, Iaffè e Reale che l'indicano ha origi ne intestinale
per la trasfor·mazione di alcuni principii della set·ie aromatica. Ciò che diviene necessario per la diagnosi è la conoscenza della curva Lennica, e la sua importanza è stata riconosci uta da tulli quei clinici che nello studio di essa ba n cercato trarre il segno sicuro e specifico della diagnosi. Quasi tutte le osservazioni si accordano nel definire il ciclo febbrile quale proteiformc, irregolare e sempre indistinto nei suoi stadii. Cosi il Moor·e, in quella febbre che chiamò climatica indefinita, riscontrò come carattere distintivo il graduale ed il p~ìt delle volte improvviso elevat·si della temperatura, le re-
SU A!.C U\"E FRllllHI DI ORI GINE INTESTI ~AtE
'l 0 Il
mi;sioni r.be avvengono per· lo più ogni nove giorni, la dur;lta del perio~o febbrile che da 9 a 3 sellim ane si può estendere anche sino a ·120 giorni. Il Chaplirn , descrivendo la sua tifo.iden malar·ica, tracciando le differenze tra e:>sa e la forma tifosa genu ina, assegnò ~ra n.le importanza ai bizzarri ed irregolari salti della temperatura, oltre a tanti altri sintomi in rapporto al sisLern;u cutaneo, ghiandolare e nervoso . g co.>i pme il Tomasell i osservò come nota caratteristica, la speciale ed irregolare curva term ica dP.IIa malallia, con i suoi starl ii inrl istinti e le non rare cri si che sflgliono intercalare tntto il proce~so morboso. M e~l itJ determ inato rinsd il ciclo febbri le descritto da ~ 1\ummo, che notò il maximum di teròperalura nel pome riggio, meno spesso verso. la sera; ed il Giu!Trè che osservò diversi rialzHmenLi nel co rso delle ':?4- ore. Non ripeterò qui ciò che am piamente sopra ho trattato: circa la d ·~sc rizion e del ciclo febbrile; dirò >;olamente che non ho mai notato l'in certezza ed in delerminate:r.za della corra termica, come altri ha detto. La feùiJ,re è sintom.o principal e e forse uni co in tullo il corso della malattia, ed es~a , sebhene non appaia sin da principio sotto un ti po unico e costante, pure si mostra tale per eh i la segue in tutlo il suo decorso. ~ vero che non sempre si ha il regolare alternarsi nei periodi di mi:rlioramento e peggioramento ; ma è vero d'altra parte che gli s-tadii di remittenza o apiressia , noo rari a verificarsi, ~i svol ~ono sempre secondo un uni co tipo. E r.osì pure ~i hanno note sempre uguali in tutti i periodi di acme della temperatura, allora quando, per il suo andamento grosso lano e sommario , fnoi le è l'errore con la curva term ica che preS1'nta o il tifo o la malaria o l' infe7.ione mista til'o-malarica_
1012
STUDIO CUNICO .ED EZIOLOGICO
.. "' .. Si collega alla soluzione del problema di patologia speciale, l'altro non meno importante e difficile della etiologia e patogenesi della malattia. Non sono state nè meno disparate, nè meno discusse le tante o~inioni che s i sono emesse da tanti osservatori. Ed è stata una nobile gara tra batteriologi e clinici, che, reciprocamente aiutandosi, han cercato assicu1·are risultati certi. Le ricerche batteriologiche che ho prati cate, come sopra di ssi, mi han mostrato con assoluta costanza la presenza nelle feci del hacterium coli; ed a questo microorganismo allribuisco un'azione patogena specifica.
Questi risultati per·derebbero valore, se scompngnatì dagli altri circa la genesi del h. coli e di qnello del tifo; essendo molto viva la disputa tra coloro che credono uguali i due microorganismi e gli altri che li differenziano. È lungo ed arduo ricordare la storia di questo argomento, mi accontenterò piuttosto eli riassumr re le conclusioni secondo le diverse sc·.uole. Di fronte a Rodet, Vallet, Roux , Arloing, Dubien·, che asserirono che il bacterium coli assume in condizioni speciali di temperatura una eberthizzazione, da dargli i caratteri tutti del bacillo tifoso, o alle conclusioni di Cesaris-Demel ed Orlandi, che constatarono equivalenti i prodotti del ricambio materiale dei due microorganismi, o alle altre di Denys e Marte, chA affermarono che il pneumol>acillo di Friedlii.nder assume i caralleri del bacillo del ti f() dopo una · seri e di trasformazi oni; di fronte, dico, a quèsti risultati ne stanno allri in apert o ant;~gonismo. Cosi Chantemesse. Widal, \Vurtz, Taval, Franld e Simmonds, Fabe1· Lun scl1, Terni e
SU ALCUN E FEDilRl D l ORlGI NF. lNTESTI ~ A LE
10 J :l
tanti altri proclamarono la specilì cità del bacillo tifoso, detraendo le loro conclusioni dai caratteri culturali, dallo sviluppo io certi mezzi di nutrizione, dai caratteri distintivi nei movimenti che i due Latterii presentan o. Ed a riconferma di questi ultimi risultati , son ven:J te a tempo le conclusioni dell' Elsner, riconfermate dal Lazarus, che, ~on un mezzo speciale di cultura, ha ottenuto coloni e di coli-bacillo in tempo minore di quello occorrente per le colonie del bacillo tifo:;o nello stesso mezzo. Da tullo quanto ho riassunto emerge chiaramente che le ricerche sono per volgere al loro termine ed a favore di coloro che sostengono la genesi di versa dei du e microorganismi. E tanto più si è portati a questi giudizi , in quanto sono state isolate, oltre al bacterium coli, una serie di bat:illi simili al tifoso, cosi dal Maschek, Weichselbaunn, Santori, Germano e Maurea, e dal Pasquale, che insieme a due varietà di bacilli tifogeni , ha constatati altri bacilli simili al rifo. Con tali risultati non è strano assegnare a ciascun microorganismo in patologia e clinica un quadro special e, cosi come io batteriologia hanno avuto ciascuno il loro capitolo ben distinto .
...•
L'ullimo quesito risponde ~ Ile indagini di quelle cause che valgono a determinare l'azione patogena del colibàcillo. Volendo interpretare, senza ipotesi ardite o strane, i risultati delle mie r icerche, dovrò aLLri buire allo staulococco ed allo streptococco piogeno, che bo sempre trovati associati al b. coli, la proprietà di apportare a questo microorganismo modiflcazioni tali da cambiare la sua azione abitualmente in· nocua.
.....
IOl .i
o •
STUD IO CLINI CO ED EZIOLOGlCO
Questa concomitanza di altra causa .onde ottenere efi'etti morbosi di questo bacillo era stata riconosciuta, e mai potuta precisare da Lesage e Macaigne, che avevano notato r..he il bacill us coli com rnuni ~ normale somministrato a dosi moderate non è patogeno, mentre acquista tale proprietà tostochè si ha nell'uomo dianea o una qualsiasi altra malattia intestinale. In questi ultimi tempi si sono in iziati studi su questo ar· gomento. Vivaldi prima, ed il Losch i dopo, che riconfermò le sne ricerche, stabi lirono che il proteus vulgaris sia quello che induce modificazioni al bacterium coli; Ingbilleri dimostrò l'nzione che ha il colibacillo di scindere la molecola com. .plessa del glur.oside in quella più sempl ice di glucosio e cianidrato di aldeide benzoica, quando esso si coltiva in un mezzo addi1.ionato di amigdalina, e così ottenne, ollre che un criterio diagnostico difTe1·enziale con il bacillo tilìco, la spiegazione di tan ti av ve l en a m~nt i per acido cianidri•:o dovuti all' ingestiune di amigdalina. Cito in ultimo il Serafìni , che con le sue ricerche concluse che il bncterium coli . perde mollissimo della sua virulenza, qualora venga· coltivato anae· robicamente, nella stessa guisa che perde la sua proprietà riproduttiva. Questi ed altri risultati provano che le mie conclusioni non sono nè azzardate e nè partigian e, e conseguono piuttosto ad esami ballerici costantemente ripetuti ed a reperti sempre uniformi pe1· il loro contenuto .
••• t
Dopo tullo quanto ho esposto, due ordini di falli scaturiscono degni di maggiore importanza, cioè: I. Esiste un'entità patologica a sè, rappresentata da un
1
' l
f l
SU ALCUNE FEBBIII DI 0 1\IGINE li'ITESTlN.-\l.E
l
complesso sintomatico speciale c difTcrenziaLa per moltepli ci caratteri dall'infezione tifosa e dalla malarica. II. La causa di tale malnttin è da attribuirsi probabilmente al b. coli communis, che acquista proprietà pato~ena per la presenza dello ~ treptoco cco e del lo stafìlncocco patmgeno.
B IBLIO GRAFI A
E. DE R:EJ'm.- Lezioni di patologia speciale mulica. Casa editrice Francesco Vallardi. A. CARDARBLLI. - Lezioni sulle malattie del fegato e delle vie biliari. Napoli, Domenico Cesareo, 1890. A. CESARIS DuMEL e E. 0LANDI. - La séroterapìe et le bacte1·ium coli. .J.tti dell'XI cotlgres3o medico 1894. F. PADULA. - Una forma di (ebbre estiva romana t1on malat·ica . .Atti dell'XI cot1g1·esso medico 1894. GJUP'FRÉ. Sulle febbri continue cpidenn'c!le clte li sotiO osservate in diverll! parti d'Italia dal1872 ad oggi. .& tti dell'.&ssocia,;ione medica italiana. Cougresso medico tenuto a Pavia nel 1887. G. R.!.TTONE. - Dei microorgam'smi. Torino, Rosemberg e Sellier, libreria interna.zionale, 1894. D& GRA7.1A. - La colibacil/osi. Riforma medica, pag. 87-1895. Roux. - I/. baclel'ium coli. Riforma medica, pag. 103-1895. ELs~.eR. Zei tschrifl fur Hygietle und lnfectiomkrankheiten. Bd 21 1 H 11 1895. S. SERAFINI. Sullo sviluppo del bacterium coli comutle coltitJato at~aerolricamente. Riforma medica, pag. 501-1 897. RUWIIIO. Nuova forma di febbre infettiva. (Patologia e clinica medica di Lave1·ar~ e T essier}. Napoli, ] 886. Losmll. - Giornale medico del R. esercito. Anno XLIV. Pw:aN KucHEL e STUDEL. Sulla febbl'_e melanurica osservata flelle truppe tedesche tltll'.&frica occidentale. Giornale medico del R. esercito. 1891 settembre (rivista).
•
l() l 6 STUOlO CLlNLCO ED EZIOLOGICO SU ALCUNE FEBBRI, ECC. Patologia di Massaua. Roma, tipografia Nazionale di G Bertero, 1894. Rao. - Malattie dei paest caldi e temperati. Torino, Rosemberg e Sellier, libreria internazionale, 1897. S. JAccouo. - 'l'raiU cle pathologie -Interne. Paris, lSSS. ROGEn E. .Ricerclte cliniche sulle malattie dell' infan#a. Napoli, 1884. DonELLt. - Due articoli sulla febbre 11apoletana (.Rit#sta clinica di Bologrta, 18'1'7). TOMASELLI. Fe!J!Jre continua epidemica dominante in Catania. 18'19. CaAPLtN. - On malarial tuphoid fffDer « Lanect •· 19 sep. 1885. DE DOMINICIS. La feiJ!Jre da fogne, Napoli 1885. DE DOMINICIS. Anomalie della tUge~tione, loro rapporti con le malattie dell'apparecchio digerente e con lo 11tato ge11erale del· l' organi11110.
A. P.t.SQU.\LE. -
\
l
1(}17
SEDICI CASI DI
DIFTERITE DELLE FERITE ( C011tri!Juto alla etiolo{lia ed alla terapia).
Per il dottor Ratracllo PiMpoli , tenente medico
La di fieri te delle fer·ite fu in addietro con fuga con la gangren~ d'ospedale. Ollivier per primo, ne fece un'entitit morbosa a parte, e Pitha combattè l'idea che si trovasse solo nei nosocomi. Hei ne , Wolf, trattarono la stessa questione ; Fi schet ne dimostrò la infettività; e Roser, Billroth, ricercarono poi se sia identica alla difterite della gola. Oggidi mercè \'antisepsi si è resa rarissima. Tuttavia, spero non sarà giudicato fuor di luogo, questo mio mode.;to studio i fatto su 16 casi vcrificatlsi nell'ospedale militare dii Messina, sulla fine del '95 e i primi del '96} non sul quadro clinico, ma sulla etiologia e sulla terapia delia malattia, poiché in questo campo l' indirizzo moderno diversifica dall'antico. Fra il far dipendere la dillerile delle ferite da medicatura fatte male, oppure dal le condizioni di ambiente di alcuni ospedali, od il crederla dovuta ad influenze epidemicomiasmatiche, questa terza opinione è, fra le passate, la più ricioa al vero. Bill rolh, Pitha, Fischer , Fock, Vaite, Curt.is ed altri la giudicarono appunto epidemico-miasmatica per averne osservati dei casi contemporaneamente e nella pra64
, o18
SRDJCl CASt
1ica ospednliera e privata, e per a\•er nolalo che la matauia si presentò di un Lralto e di un Lrallo spari, senza che nell'o:;pedale fosse nulla cambialo. Col miasma però si viene ad ammAtLere un elemenlo che entr·i nel circolo, che porti intossicazione di tollo l'organismo, e che quindi la localiz· zazione sulla ferita sia l'espressione dell'infezione generale. Non credo che nella difterite delle feriLe avvenga così, per varie ragioni: 1° perchè negli ammalati con fer·ite difteriche i primi sintomi sono affatto locali, e i sintomi generali o non si hanno, o si presentano solo quando per estese alterazioni della superfìcie della ferita; si producono in essa sostanze putride, che entrano in circolo; 2• perchè io un ammalalo che abbia due o più ferilll', se una si ammala per difterite, possono restare immnni le altre, se ben pt·otetle. ln una ferita di proiettile a canale complelo, se si ammala ad esempio il ford d'entraLa, la difLerite attacca anche il foro d'uscita, dopo avere inva~o Lullo il canale; percorre un tratto per portarsi da un punto ad un altro. Ciò non avverrèbbe sa si trattasse di un'infezione generale; !3° perchè nel sangue degli ammalati (sebbene questo non abbia valore assoluto) non rinvenni mai il micrococco, che sotto descriverò, e che crado essete la causa della mnlauin : 4- 0 pei'Chè la cura efficace è streLLamente locale. L'infezione si trasporta con l' icore, gli strumenti, le mani del chirurgo; ciò appoggia la tesi che la malallia sia batter·ica, contagiosa, innestabile. Hueter, e poi K.lebs, trovarono nell'icore un batterio. che non ben definirono. Volendo rintracciare il microrganismo vet·o, che ne c causa, feci delle ricerche sul secreto
' l
DI OIFTEHITE Ofo:I.LE l' ElliTE
101!)
delltl piaghe infelle. sulle psendo-mem bra ne bianco- 6ngie, cht>, come si sa, ne sono la nota caratteristica, c sui tessuti soltostanti nIla p.>euJo- memhr:r na pre;;i da Ila infi ltrnzione dirtericn . Haccolto l'icore in un vetrino coproggelti, con le so lite rnaonalitit l'eci due preparati a secco, colorando co n le orrlinarie soluzioni alcooliche çlei colori ba,;ici di anil ina, e mon tando io olio di garofano . Alle;;tii altri preparati, variando la soluzione colorante. Rin venni pochi stn filococchi , piti streptococcbi e molti mir.rococchi i so la~i. All'esame delle membrane, con molte difli coltà distact.:ate dai souo~taoti tessuti, , riconobbi essere esse diverse negli strati SU· perficia li dai profondi. So oo fatte da una coagulazione dei liquidi dei tessuti della ferita malata. Superficialmente questa membrana clifterica ò omogrnea, linamente granu lnre : poi viene una lilla rete di fili di librina coagulata, cJ in altri punti maglie piit larghe di fibrina. Con un mag)tiore ingrnndimento nello strato grnnulare, fra i liui granuli , rinven ni stafìlococchi e streptoc?cchi piogeoi. rna quel che pii1 a me importa, numerosi mi crococchi isiJiati , e solto di questi molti corpuscol i purulenti disfalli, in ma:-s ima part·e ripieni di micrococchi: nello strato più profondo entro la rete fibrinosa , ritrovai pure gli ste;;si inicrococchi isolati , e r.orpuscoli di pus. Oi questi micrococch i otten ni la colora zione co11 i colori di anilina , co me ùi lfllelli giit trovati esaminando l'icore. Esaminando i tessuti circostanti ai punti difterici, li trovai ri pieni di corpuscoli purolenti, per modo da essere irricoooscibili le cellule normali ; questi corpu· scoli di pus si approfondiscono lun go il connettivo interstiziale. Anche t!UÌ tro,•ni i micrococchi isolati descritti sopra. A conferma che qnesto micrococco sia l'elemento specifi co l!ella difterite. delle ferite, praticai degli inn esti sui topi.
•
10~0
SIWICI CASI
Falle in questi animali delle piccole ferile cutanee, alcune a bordi nelti, altre lacere, vi depositai dell'icore, in allri ca:;i delle pseudo-membrane difteriche, in altri casi dei detriti di tessnli, tulli elementi riconosciuti contenere i micrococchi isolati: sempre si riprodusse la difterite delle ft>rite, dando lo stesso reperto microscopico. Nel sangue degli animali innestati non ritrovai mai il micrccocco. Volli P~perimentare anche la resistenza di questo micrococco all'azione del calore, sia del calor secco, che dell'acqua bollente, che del va por d'acqua. A tale scopo esperimentai sull' icore e sulle pseudo-mem brane. Esposto questo ma Leriai e difterico all'azione del calor secco, mercè tubetti di vetro contenenti icore o pseudo- membrane, posti entro stufe metalliche riscaldate con la fiammn, io modo però che i tuheLti non accostassero alle pareti di queste, cominciai ad esperimentare da ;)O r.•. Dopo aver mantenuto questa temperatura per tempo variabile da 10 minuti ad 1 ora, praticavo con il materiale supposto sterilizzato, l' innesto su fer·ite falle nei topi. Non vidi svilupparsi la difterite, dopo che l'icore o le membrane erano state mantenute a 130 c• t! i calor secco per 1O minuti, oppure a 115 co per quasi mezz'ora, segn~o non dubbio che il micrococco era morto . L'acqua bollente rende sterili sia l'icore cbe le membrane in 8 minuti. Anche a temperatura inferiore all'ebollizione si può uccidere il micrococco, basta però cbe vi si manten ga per un tempo maggiore; per es., anche ad 85 co per· 20 minuti. Un getto di vapor d'acqua, uccide il micrococco in 5 minuti. Presi in esame anche l' analogia di questa forma di difterite con quella delle fauci, analogia amme~sa da KJebs. Kussinn. che nella guerra turco-russa ebbe luogo di vedere !>7 casi di difterite delle ferite, la nega. Si narra
DI DI FT f. IUTE DELLE F"ERIT E
10.:? 1
r.he Heine, curando nn caso di difterite delle ferite fu contagiato ad nna m<~ no; lo sostituì Weber, che morì di t.lifterite delle fau ci, presa trattando lo stesso infermo. Cosi , operando di tracheotomia soggelli aiTelti da crup, si è visto nel campo d' operazione svilupparsi la difterite delle ferite. Credo che 3Ìano coincidenze di fatti. Il baci llo di Lè"tffier, che presenta rigonriamenti a r.lava al· l'estremitit, che si rinviene a focolai nelle pseudo-membrane crupali delle fauci , è luLL' altra cosa . fl baci llo di Loffier iniettato nel sangue riproduce la difter ite della gola; io in· trodussi ripetute volte cl eli' icore a diversa diluzione nel torrente ci rcolatorio, e vidi fenomeni d' into:;sic:\mento generale, e gli animali morire di febbre cl' infezione in 'l O ore o in un .tempo mnggiore, secondo la quantità e la diluzione dell'icore iniettato (se pur non moriYano rapidamente per embolo), ma non vid i mai riprodursi la difterite delle fauci. Di più se nello stesso nnimalc cui avevo iniettato dell' icore • molto dilu ito (per non avere la morte rapida), praticavo un innesto su ferita cutanea, vedevo comparire tosto la difterite delle ferile. Un'altra questione che presi in esame, è se questo. microrganismo intacca la pell e sana. Reclus dice di aver visto comparire la difterite sulle cicatrici recenti. D'An tona asserisce che questo morbo ammette una soluzione di continuo della cute. Credo alla seconda opinione, perchè raso il pelo :1 dei sorci, e sulla pelle sana adùossato 1e mantenuto, e icore e membrane, non vidi mai svilupparsi la difterite. Così per le r.icatrici. Dopo tutto credo non errare a concludere: 1• che la difterite delle ferite è una malattia infettiva altamente contagiosa; 'i• che l'elemento specifico è un micrococco, il quale
1022
s~:DJCl C.o\Sl
si rinviene isolato nell' icor·e, nelle pseudo-membrane, e nei sottostanti tessuti presi dall'infiltrazione difterica; 3" cht• questo micrococco ha le seguenti proprietà: a) innestato nelle ferite riproduce sempr·e localmente In difterite: b) introdotto direttamente nel sangue, uccide pet• l'infezione genemle che produce per sua natura l'icore, ma non dà il quadro clinico della difterite delle ferite; c) é colorabile con i colorà d';milina; d) non si ritrova nel :sangue nè degli ammalati, nil degli animali, cui si facciano innesti sperimentali: e) muore al calor secèo a 130 c• in W minuti, nell'acqua bollente in 8 minuti , col vapor d'acqua in 5 minuti; 111011 ha il potere d'iutaecare la pelle sana; 4° che la difterite delle ferile è essenzialmente diversa dalla ùiflerite delle fauci.
n
•
* * La cura deve coroincinre coll'i:;olaroenlo degl'infermi infetti. l nfaLli, riaperto per ordine del Signor Direllor·e. dell'ospedale il reparto chirurgico (in riparazione perchè danneggiato dnl terremoto), rimesso a nuovo, corredato di mater·iale nuovo o mai usato nel reparto ove si sviluppò l'infezione, traspor· lativi gli ammalati ~indicati immuni dopo accurata disinft!zione, assegnatovi altro pet·sonale, proibita ogni comunica· ziooe con gli ammalati infelli (isolati cosi nel vecchio locale), nel nuovo reparto non si verificò caso alcuno di difterite. L'altr·o concetto curativo, è quello che si deve combattere nou un miasma, ma un contagio locale; dunque CJI'a locale. Negli ammnlati primi colpiti si fecero lavaggi con ~uulimato
l
DI DIFT ERITi: DELLE FERIH:
·l 0!3
corrosivo ~ ""/001 acido fenico 3 • ·. , olio di trementina, alcoolato di canfora, acqua di cloro; causticazioni con potassa caustica, cloruro di zinco ·l O"/., nitrato d';lrgenlo, tintnra ù'iodio, percloruro eli ferro, acido nitrico; rasch iamenti con cucchiaio. Gli ammalali guarirono tutti, ma in un tempo ~$sai l11ngo . ( Riepilogo nello specchio n. [ i risultati olle· nuti con questo trallamento). Allùra pensai di e~ pe r imentare il guaiacolo, in vista della sna già d imo ·trala azione battericida energica. Preparai due soluzi oni di guaiacolo in olio rli maudorle, filtrato e sterilizznto , una al i>O ",'., l'altra al IO •;•• ·Usai la forte per le prime due medicatnre, la debole per le successive; lo applicai mercè batuffoli · di garza imbevnti nella soluzione, posti e manten uti nelle ferite, cùn l'rJrdinaria medic:1Lura a:;etliea . La prima p1·ova la feci in due ammalati già tr.Jtlali con i mezzi predelti , nei qua li non ostante, il proce.;so difterico accennava a durare a lungo (specchir> n. Il ). Ottenuto fa vorevole resultato, lo usai senz'nltro in altri 7 ammalati (specch io n. I II). Confron l11ndo l[Uesti tre specch i il vantaggio della cu ra col guaiacolo ù chin ro, dappoichè abbreviò la durata del processo difterico, e con questo la degenza nell'ospedale. Furono neces sarie da 3 a 7 medicature per o~n i ammalato ; dopo la seconda medicatura le pseudo-membrane si distaccavano; er.1 diminuita la secrezione e l'infiltrazione, e In piaga prentleva buon aspetto; nessun incon veniente per l'uso del lliedicinale. Credo quindi che il guaiacolo sia da raccomandarsi molto per la cura di que$la complicanza delle ferite.
...
.... ~ ....
SPBCCBIO I.
c
:a" ~ :..:.
.... o
RIMEDI COI QUALI CASATO E NOME
Corpo
INFEIUUTA' E CURA PR.L\IA fu t.rattuto il processo difterico
a " z
v.
l
l G. Antonio . . . . . 14• cavaU. l Antrace sottoascellare destro, incisione, Cloruro di zinco 10 p. 100, olio di raschiamento, medicatura al sublimato.
2 l F, Giuseppe
Adenite inguinale destra. idiopatica, incisione, zaffamento, medicatura al sublimato.
171 38
t1·ementina, rascbiamento, sublimato al 2 p. 1000, medica. tura antisettica al sublimato.
~
CD
Nitrato d'argento, olio di tre· l 161 51 meotina, rascbiamento, acido fenico al 3 p. l 00, medicatura. antisettica.
. , R. cara b. l Adenite lnguinale doppia. idiopatica, incisione, asportazione di gangli degenerati, rascbiameut.>, medicatura.
Cloruro di zinco, alcoolato di canfora, acido nitrico, acido fenico, medica.tura antisettica.
46
4' l A. Aut.on\u • • • . • l R. cmro.b; l Adenite lngulnRic &iulstra ldloputlca, tp.o..l<>Aih.~~l~on\o, mecllaa\UI'Q.
di
48
3 l F. Domenico . .
~
...n
\1
u. Uo~~~" ..J.. , . . . ';!;l·· nwL.
SUIJ/
J
._fl•.fJ li'O JIV.. sfumi nel a donlte, lncl.. lotw, rllsc !tla· rueuto, meùicatu1·a. l"-'tOI ONI
Jtlllftl g'U /11.,
!i<Jfa><~" causlictt., cu:iJo uitr·ku
~t>Il 'i~l
ncqm< di c loro, olio di tremcn:
tlna, mcdicutura antisettica.
Adenite inguinale sini11tra, incisione, asportazione di g landule, escisiono enccessiv.l dei bordl infiltrati, ra· schiamento, medica tura al sublimat.o.
Tintura d'iodio, percloruro di ferro, acido fenico, medicatura antisettica.
.251 53
7 l B. Luigi . . . . . . Ilo granat..l Adenite ing uinale sinistra, incisione,
Cloruro di zinco, percloruro di fcrro,raschiomeùto, olio di tre mentina, medicatura antisettica.
22, 77 o
(j
F. Raimondo . . . . l 22° faut
asport.azioue di gla ud ulo, medicatura.
..,o >-l ;r.
:= >-l !":
o
l'O
;:: 1.YJJ'. -
L.a mcdkaLur~\ al s•1hliHl ato veniva.
f:.Lla co n so lu ziono ac•tuos" l p. 1000 e garza o co tono al s ublimnto.
~
NB. - Le sostanze t·nuunc ntalo s'intnmlo che non furono usate con lcrnporanenm~nte, ma riusci ta inulilo h• prima, si tontò l'alt ra ltcllc succes· sive medicalure.
'r.
r-:
;:
...;
rr.
c
1.'<>
~=
~.
-
SPECCHIO N. 11.
o
I 'Ò)
O)
~~.~==================~.==========~.r===================================r,====~================,==~~====~,' Giorn~t~=d =e=l~l~ ~==
"'c
;; ...
o
RDlEDl COl QUAU
"'.,..o
Corpo
CASATO E NO)J"E
INFER.Ml1'A' E CURA
d
M
lo
~
~::.s~
fu lr~Unto il processo dift~rico
CL. :::
.~
-;E·: - ; o : ~-r,;:a,.-- ~Cit f!ll;g . l ... ;_ j
l - o-"' i .. -
o
~
l
l D'A. Luig i . . . . . 149° fant. l Adenite iuguioale sinistra, iocisione, raschiamento, medicatura. al sublimato.
2 l G. Pasquale . . . . j 49o fant. l Adenite inguioale sinistra, iociraschiamento, medica.. . sione, tura al sublimato.
.
Cloruro di zinco, tintura di iodio, olio di trementina, medicatura antisE\ttica. Guaiacolo, medicatura asettica.
l
~
IU
~
~
~
~ u
u
c
g
18
-
-
lO
20 . Cloruro di zinco, acqua. di cloro, medica.tura antisctti ca. Guaiacolo, medicatura aset- l - l ti ca.
.. ~
-t! --= D
:::
~
.. -• .!!
e ~e
u
CL..!:! ~
E
l
= e ~
_o
-
Ul
54
n :.v:
l
- ·
-
81
49
~
o n
NB.- Usando il guaiacolo per ({iu dicnrne meglio l'nzione, l~tsckll di medicare con gnrza e coloou t~l ~mblimal·O.
ma adoperni f;!Lrzn. c co l<Jno so \tan lo nsettioi.
. .. . .. ... ,. .... '
,
..
~-
SJ>BCCUIO N. Il[.
-
..
=·~
-.. s. ' r
--
--.=:· ~ ~
. . .. -
-
-~
...,e
CASATO F: NO~!E
o
t"
---· -~-~~""'::.·.~ - - . _ - - -
-
-
Oio rnMe dPila
:a..." o
.;;,
-
I NFERMITA' E GURt\ PRnrA
Corpo
nr~mor
cor Q.U.\l. J
l'u lratt:~.to il ioroccs,o dli'tcrico
--- ~-=-= -~
-·-l~ i .-v
Q~
-o
~-0
~=
:.-." .
o
l;)
o
l
C. Teo<losio
•
o
••
Distretto Messi na
Ad enite ing uinale s inistra, incisione, ra schinmento, med icatura.
2 l S. Lni p;i . . . . . . . n. finanza Adeni te ÌDI<'Uinalc dcs: tra, incisione, l
s hl. Bartolomt'o . . . n. carab. 4
10!42 ::::
(;uaiacolo, mùdicatura asettica .
SI 65 o
Guaiacolo, mcdicatura asctt.ica .
13 (ì5
Guaiacolo, meùicatu ra ast'Uka .
8 35
l'l ~ [r.
l
Guaiacolo, mt>ù icaturn asetti ca .
11 '13
G ].J_ Yito . . . . • . - !iOo fa nt .
Adenite ing uinale i:liopatica sinistra. incisioni', en ucleazione di glaudulc, raschiamento, ~Led icatura.
Gu:~ iucolo, mPdicatura a settica.
10 !15
Di F. ~anti . . . . . 49° fant.
Ad enite inguinale cles tra , incisione, raschiamento, medica tura.
Guaiacolo, mecli<'alura :JS<'ttica.
10 30
7
- ...
•
•
o
••
:::0 ~ ~·~
Adcnit•l ing uinale sinistra, incisione, raschiamrnto, medic:~tura .
M. An gelo
::p,
R. carab.
5
..
C. Nicola . . . . . . 49" fant.
raschiamento, medicatura. Aden itc inguina le destra, incisione, raschiamento, medieatura. Adenite inguinr. lc sinistra, incisione, cnucleazioMdi glandule, medica tura.
...,
Gurdacolo. medicaturn asettica .
..., 'l
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA c., L OERO NE. -
Contributo ollnloo allo studio della ereditarietà della lepra. - Cl in icS' dermosif. R. Un iv. di Me:::.si na. - (Bull. delle scienze med., Bologna, setlem· bt · ~ 18()7).
L"A. ha avuto oc-casione di studiare in pochi mesi 19 casi
di lepra nei soli din torni di Messina, la qua l cosa fat·ebbe pf"nsare ad una ma g~io re di tl"usione de!la medesima di quello chf• si c reda. Egli ha s tudiato la malattia specia lmen te dal pun to di vista dt•lla eredità e della conta giosita. Le conclu· sioni alle quali è giunto sono le seguenti: 1° Clinicame nte si J eve ammettere che nella disse mi r.azione della lept•a l"e1·edità ha la maggior e iunueoza; 2° Allo s tato alluale della batteriologia, può J"iconoscersi nel con tagio un fattor e della tras missione della lepra. L'A. r itien e però c he l'im pt1rla nza di questo dalo eziologico sia sta ta considere volmente es!lg"et·ata; 3° Può da rs i eh·~ i casi di lepr a cons iderati come sporadici, s ieno dei casi di lep1·a o ereditaria, o contratta per te. contag io.
Bull'lDtorbldamento delle orlDe. - Oontl'ibuto all'esame ollDloo dell'urina. - Deut. med. W oc:hcnschri( t, 1897, p. 63='>).
Pos:-< Er.. -
Le orine posson presentarsi torbide all'esame clinico per cause divE- r se. Ot·a pet·cbè co nten ~o no in sospPnsione dei sal i, ora per la pr•esf' nz~:~ di 1bsueri; ma sopratutto per la comparsa di elementi cellulari, sianoe!<Si corpuscoli sanguigni o cellule epilelitìll di dive,·sa specie ed origine . Un 1n·imo esame, con l'a iut o di qualcb ~ r eazione chimica, bas ta già all"osse r \'al(IJ'C sptl rimentato per di f'ferenziar'e queste
.' '·
'
lliVI STA MEDI CA
10~!)
diverse cause; llelle quali, una essenzialmente in ter essa l'A. in questa comunicazione, ossia la p1·esenza d i pus, come quella che per la pratica ha la ma~gior-e impù!'tanza in casi di cistite o di pielite. L'esame quotidiano delle orine in questi casi ha il massimo peso, poichè ci se1·ve ad appr ~zzare il decorso della malalt.ia. Ora, servendoci delle esp1·essioni, o torbida, trasparente ecc non solo non pOS$:iamo rlar e un'esatta descrizione delle g i·avità della malattia ma non possiamo fissare carattel'i ta li che ci permettano di distinguere da un ~Zio rno a ll'altro ce rte leggere modifica zioni. La p1·alica del racco~lie1'e il sedimento spontaneamente l'orii)Ulosi o l'a iLra, migliore, del cent1·ifugare le orine non é s empre e dappertutto appl icabile; bisogna anche l'ifletler e <'he la formazione di un sedimento non è sempre in l'Hg ione dir etta del numero di corpuscol i purulenti, ma inte r vengono varie cnuse, conosciute solo in par te, pe 1· determinarlo ; per es. il peso specifico, la viscosità , - in seguilo alle quali solo una parte del pus p1·ecip1ta al fondo. Nella clinica dell'A . i s ig nori Hottiger e Galdberg, numerando i eorpusco!i purulenti per m ezzo del g lobulimetro d i Thoma- Ze iss, hanno ottenuto dei ris ultati molto interessanti dal p~nto di vista pratico per la qualifica della ma!'giore o rninor·e gravita dei cata rri. l sempl ici catarri da,·ano sino a f1000 cor puscoli purulenti per mmc. Catani di me lia intensila 10-20000. Forme gr·a vi salgono 11 50000 ed ollr·e. Queste cifre con piccole oscillazioni , che possono <Ieri va re dalla più o m eno uniforme s uddivisione del pus nelle orine, dal corite~gio di un n umero maggiore o minore di campi visuali al microscopio, si possouo r·itenere costa n li. Ciò che vale per il pus vaiP. anche per i corpuscoli r·ossi. sul valot·e dei q uali, ri spe tliv~m e nte alla reale quantità di sangue elle essi rappresenta no, l'A. rimanda ai peegevoli lavori di Goldbcr·g. Una capitale importanza hanno queste ;1umerazioni t•ignaedo ai rappo1·ti esistenti tt·a piu1·ia ed albuminuria. Bene spesso il medico s i li'Ova a dover r isolvere il quesito se in un determinalo ca so l'albumina constatata nell'orina cor risponda alla quanti là di pus esistentevi.oppure provenga da allra sorgente.
10:10
RIVISTA
M erlianle la numerazione uoi abbiamo potuto stabilire. che ~p~-;s:o un'el .. vati,:;sim\) numero di leucociti non da che scar~n nlbumina (lrucci,'); cot:i pet· 80-JOOUOO l eucocili per tnm :c. si hn 1 pe r· 1000 di albumina. Certo queslo semplice esame non ci Jira onde provenga l" albumina ecct'llenle tali pr·op01·zion i e bis:ogna anzi guat·· dur·si dal cond u · l~· re elle c>ssa rappl'C!:'emli una neft·ite,- ma ci m ette in gr aJo di distin guere una albuminuria spuria da 11118 Yf'1'8.
Ma l'e;:;arne delle o:·rne col Thoma-Zeiss, ollr'e che è alquanto lungo, presenta ~e r·te tlifficollil. tecniche che si oppongono a!.'trso rwlla pr·atic<~ comune; per·l:iò l'A. pr opone un metodo di es:!l me per· tl'a"'l•al'enza basato sullo s tess:o prin cipio che l'l'gola la dPter·mi nnzioue d<;l sanl!ue e del !alle. CoUle per qu.:;:;ti lif]uidi noi ci valiamo dl'llo spesst,r e al 'JUale può giung-ere lo strato liquido interposto tra la nostra visla et! un segno di controllo, senza che questo scom paia; C08Ì anche per l'urina noi possiamo stabilire in casi di inlorbidtlmento Ja pus:, quale altezza può ra ggiunget•e es:sa per es. in nn bicchiere pl'ima che scompaianoicaralteriJi stampa s:opra t!ni sta il bicchie1'e stesso. Ecco i l metodo dell'Autore: Un ordinario bicchiere a fondo piatto, sta sopra una car·!il ;:;u cui sono impt·essi g1·ossi carttlleri di stampa. L 'altezza ùel bicclrir-re è di vi sa in cerrtim etri. Si vpr•sa in esso l'urina si11o H tflnlo che i caraLLeri siano am:o ra visibili; quando • ru e~Li !"Compaiono 8i legge l'altezza d{'Jia colonna liquida. L 'e!«perwnza l:a dimostralo che l'urina compl etamente nor male non ollr epassa gli 8 cen timetri. Questa altezza diminui:sce di 1<ià per lievi intorbiòamenti e negli in to1·bidamcnti d i l'or·te grado pu.O discendere sino ad ' /1 centimetro. Si iodico traspa renza t• - 2" - 3•, ecc , quel grndo di intorbidam enlo i n cui la colonna sia arrivata ri sp.etlivamente a 1, 2 · o ;l cenl!metri di altezza. QuP.~Le cifr e si possono gior·na lmente trasportare su cnr·La mill imetr·ata e servono così a di~egna1·e un gra fico in cu i si può ~e).!ui t·e il corso della malattia coi re! ali vi mig lior amen ti o pPg ~iot·amenti quotiJiani. Da esami pratica ti in un gr·an numero di casi pe1· tra-
,,
•·
1031 ~parenza
e contemporaneamente mediante la numerazione dei leucociti si sono ottenute delle curve parallele, io guisa che, valutando le difl'el'enze avute uei vari compuli, si può asserire che: Trasparenza 1/, - 1 cor·risponde a 40000 ed ollre leucocili per mm. c. Trasparenza 2 10 - 20000 Traspar enza 3 = 8000 - Trasparenza 4 = 600.J Trasparenza 5 = 3000 Trasparenza 6 = l 000. Colla scorta di quesli dati si può formulare un giudizio se un'albuminuria sia vera o spuria. F. C. M.
=
C.\.ROArtELLt pt·of. A. - C irrosi a oorao rapido. - Lezione clinrca. - (La Clinicct moder na, 8 sellembt·e ·18Uì). I l caso è interessante per· tre falli pr incipali: 1° mancanza di ogni elemento eziologico; 2• inizio brusco della malattia; a· corso rapido, e r upida r·rpl'oduzionc dell'ascite. - ~ella inferma infatti (don11a di 30 anui) non si Lt•ova nè la malaria, ue l'alcoolismo, oè la si.filide che sono le cause ritenute più ordinarie dello cirrosi . Forse si può prmsare a qualche altro momento eziologico che gli studii più r <.>centi pare vogliano prend(•r e in considet·azione, ciné a dire la primitiva allerazione, come punto di partenza del processo, Jel per·iLuneo circum-epatico e dc·! connettivo glissoniano. Quanto all'inizio brusco della malattiu, si deve intendere piullosto inizio br·usco dell ' uscite, poichf\ la comparsa dell'ascite nella cirrosi uon indica il pt•incipio della malatlia. M et'ita per·b considerazione il corso t'apido drll11 medesima rivela to specialmente dalla rapitlis sima riproduzione dell'asci te, tanto che, nel caso attuale si era costretti a svuotat·e l'addome ogni 15 o 20 giot•ni per evitan~ al l'infermo i pericoli dell'enorme tensione endo-scldominaiA. Le cir rosi a corso r apiùo sono l e più per·icolose, e sono quelle che più facilmente producono fen omeni nervosi come dolo!' di capo, insonnia, vertigini, anche forme convulsive in m ezzo ai quali disturbi accade ben lJreslo la mot·te . Tali disordini dipendono dalla mancata azioue depurativa del fe!=falo e della intossicazione consecutiva dell'orgilnismo per prodotti digestivi che non sono elaborali dal re galo. te.
103?
Rl vx::rA
v. GRECO. -
Il ros so eU Congo oome 1oatanza indioatrloe nella emoaloallmetrla. -(La R(forma mediea, 23 settem. 1897).
A delet·minare 1"<11calescl:'nza del san~ue s i é usato per molto tempo il tornasole , e recentemente si sono p1·oposte la fenolfl~l e ina, la tJ·opeolina, il lacmoirle, l'er itrosina. L'A. ha voluto studiare se Yi sono altre sost~;~nze le quali meglio od ugualmente hene di quelle conosciute, possano impie· gat·si come indicatt·ici neli·emoalcalimetr ia, ed ha trovato che il rosso di Congo è sensibilissimo e ri:;:ulla la sostanza più ada l ta allo scopo. Il r osso di Congo, già usato da parecchio tem po per la ricerca dell'acido cloridrico dello stoma co, •\ rosso in un mezzo alcnlino o1 diventa azzurt·o in pre~unza di alcuni a cidi, fra cui l'acido clorid!'ico, il solforico, l'ossalico. Esso può adoperarsi tanto in soluzione, quanto in car· tine. Per pr~parare queste ultime bisogna però che la soluzione di rosso di Cougo sia leggerissimamente acida, di un colorito cioè rosso-lilla oscuro, giacché la carta da fìllro che si usa a tale scopo i: di r eazione a lca lina. te.
Le tosaine gastro-tntaatlnall; loro atgntfloato olluloo e tndloazlonl terapeutlohe. - (Dal Brit. Med. journ., N. 1909. La Clinica moderna, 29 seltembt•e 1897).
WM. ARMSTRONG . -
Sono comprese sollo il nome di auloinlossica;ione quelle manifestazioni m01·bose prodotte dall'eccesso di formazione o dalla deficienza di eliminazione di prodotti i quali dipendono da processi che si svolgono continuamente nel nostro corpo. Le r icerche di Gautier most1·arono che l'economia animale é spesso avvelenala dai suoi sles~i prodotti dipendenti, cioè, dalla decomposizione degli albuminoidi nel canale intestinale durante il processo della dige~:<tione , e anche nel sangue e nei tess u~i per il metabolismo dipendente dalle alli vità funzionali. I pt•odotli n0rmali della digestione sono v eleni ùi potere considerevole, e se per deficienza delle funzioni organiche, si introducono in notevole quan tità nella
,,
MEDICA
·1033
-circolazion e, danno luogo a s intomi sp~sso pericolosi. Le 1ossine che si sviluppano nel corpo umano sono : t• Alcaloidi, che comprendono: a) Ptomaine derivanti dall'azione dei bacteri o dei fermenti sulla sostanza albuminoide dei tessuti morti; b) Leucomaine, elaborale dall'energia vitale delle cellule dei corpi viventi. 2° Protlolli primarii delle decomposizioni digestive, com e .i peptoni. 3• Acidi acetico, butirrico, valcr·lanico, solforico. 4• Ammoniaca e composti ammoniacali. so Leucina, tirosina, indole, scatolo, cresolo, feno lo. 6• Sali di potasse. i' Acidi biliari. g• Sostanze coloranti della bile e in special modo bilirubina. 9" Varii gaz, fra i quali il più tossico è probabilmente l'idrogeno sol foralo. Tutte queste sostanze per eccessiva formazione o per deficiente eliminazione, sono capaci di pt'odurre un complesso ~ i sintomi mo1·bosi, s enza . che esista alcuna affezione orgauica. Non s empre per ò ciò si verifica, il che é dovuto a ll'Azione del fegato, e all'azione antagonista dei veleni stessi. Le cause principali dell'eccessiva formazione di questi veleni "~m brano essere: l'azion e deficiente del sis tema nervoso che produce un'alterazione dei pl'Oc-essi digestivi; l'iugeslione di cibi in quanlilA troppo grande, di cattiva qualilA, o mal combinati; la dilatazione J i stomaco; la dispepsia o atonia •luorleuale ; l'atonia dell'intestino tenue e crasso. La difettosa eliminazione dei veleni sle!>si dipende sopralullo dalla cattiva funzionalita dei r eni , del fegato e della pelle. l reni però -souo i più importanti depur·atori eliminando due terzi alme no dei materiali solidi; secondo Bouchard selle sostanze tossiche si trovano nell'ul'ina : una sostanza diuretica, una sostanza narcotica, una sostanza s cialogena, una sostanza che pro -duce miosi, una sostanza che a bbassa la temperatura, una sostanza organi<.., convulsivante, una sostanza inorganica -convulsivante Le autointossicazioni ponno divide1·si in acute
65
IO:H.
RI\' I S'I' A
e cr onichP. Fr·a le acute, esse si osserYano in Cf'rle fasi del la l'ebbr·e tifoide e del colera, e in certe forme gravi J i ut·emia. Fra le croniche, esse si osservauo e sono un impor·tante fallo r e ot> lla goLLR, nel reumatismo, nell'ur emio c o~salu ria , nell' irritabilità ncr"osa in rappo1•Lo colla dispepsia, ed ht-~nn o anche impor·lunti ra pporti coll'ar·tri te r·eumatoide coll'asma e dio:pnl'a, con cer·ti disturbi vasomotori, coll' urli · caria, ('ol tetano, coll'emicrania e insonnia, coll' ipocond1·ia e con al<:uni di slucbi m enluli . lmpol'lallli sono Le i ndicazioui terapeuticlte. I n gr an numer o dei casi, il punto fondamentale ò da ricercar·sì nelle condizioni del sisl t' ma nervosn. Vi ene poi in seconda linea l o stato dei r eni, del fe:<alo, dell' intestino, dello pelle, dei polmoni. Il bere acqua calda a ~tornaco vuo to (~ una p1·atica eccellente per chè in tal m odo si pr oduce un' abb•>ndante eliminazione per· la via r enale. l 11 molti casi è I'iclliesla la sti.molazione del fegato e per ciò non vi é 111i glior in•licazione che la somminislrazione ogni due o tr e ore di 6~> milligrammi di calom elano seguita da una forte dose di solfato di soda in acrrua culda, la mallina dopo, a digiullo. L o stato dell'intestino deve e~'<~e re accut·atamente sorvE"gli!ilO. Un pur gante sal ino al mattino é una buona pr atica abituale: cc: istendo però atonia, S(HI O indicate picco li~ dosi di eloina e casca ra sag r·ada con stricu i n a e belladonna. Nella dilatazione g astri ca sono stati usati il creosoto, il guaiaco10, il iodo for m io, l'acido fenico, i solf'o-fenati. E preferibi le lllll) soluzione debole di acì.lo clorirl •·ico. Contro lo ferm entazione duodenale i più utili antisettici sono il calomelano e il belolo. Quali disinfettanti i ntestinali sono opportuni i prepa· r uti poco solubili che passa no inalter ati attra ve t·~o lo storonco e il duodeno. Bouchard raccomanda larghe dosi di io-Joformio mescolato con carbone. Più utile è lo nnllalina allu dose di 20 o 50 centigrammi. Come tonico nerv oso é assai utile lo cut·a i dt·oterapi ca e cosi pt.:t'e il doppio sena· pismo il quale, applicato allo nuca e allo stomaco e f'egu to per r1uindici minuti ogni due gior ni stimola e rinforza il !'istema ner voso del sirnpalicu, specialmente la pa!'te connessa al sis le ma digcr cn te. lJ Lil i pure sono : la fa!'aùizzozionc generale, l a ginnaslica svedese, il r egola1·e esercizio cot·porale,
MIWICA
o:3o
1
l'inalazione di aria compressa o di ossigeno. Nell'uremia sooo spesso assai utili i bag ni d! aria c!llda secca ap plica li Hl letto coll'apparecchio ArnolJ; così dicasi del salassa. In t[uanlo alla dieta nell'autoin tossicazione, olti mi rìsulta li si sono ottenuti sia colla proibizione assoluta della dieta carnea, sia coll'uso esclusivo della carne e dell'acqua calda. Quando hanno luogo evide nli pulrefaziooi nel tratto inferiore del canale intes tinale, o quando esi;;to no se~ni precursori dell'uremia, allora è indicata una r·igorm::a dieta di J a~te, koumis e rarinacei. È da e vita rs i l'alcool. Sopratullo s i deve evitare di mescolare varie sor·ta di cibi in un pesio. Nella dilalazion~ di stomaco i pasti non debbono esser·e né troppo frequenti, né troppo rari e i liquidi debbono esser p resi nella miuor quantità possibile assieme al cibo: la qua nli tti necessar·ia di liquido si prender·à un'ora dopo il pasto. te.
Tf&ttamento della tperaclclltà •tomaoale. - (Semaine médicale, :22 settembre 1807).
V. JAWORScrrr. -
Si beve troppo e si mangia più del bisogno: ecco i due principali fattori dci numerosi catarri el i s tomaco che tormentano la nostra gener·azione. L' ipet·aridità è del catarro gastrico il sintomo forse più comune, certo il più molesto. L'a utor e, professor•e d i clinir.a medica nella università di Cracovia , t fa prendere all' infermo una miscela di sali di soda (bicarbonato, salicilato e bibora to di soda), al du plice scopo di neutralizzare l'acido cloridrico in ecce~so e di impedire le false fet•menta:t.ioni ga.::tr o-inteslinali che s i verifì· ca no nelle lente digestioni dei sofferenti cotarr·o di stomaco. Egl i pl'escrive due difl'er cn ti ~oluzi o ni di questi sa li, una più forte che contiene gr. 8 di bicarbonato di soda, g r. 2,50 di salicilato e gl'. 2 di bibor·ato in un litro di acqua; l'a llra più debole che contiene gli stessi sali nelle proporzioni di 5-2-1. Ogni mattina a digiuno l'ammalato deve prendere un mezzo bicchiere della pri ma soluzione, e mezzo bicchiere Jella seconda dopo ciascun pasto . Ove si ritenga più comodo usare i sali non disciolti, si polra pt·escrivere le due miscele in ca r tine che contengano i sali nelle proporzioni
l
·1036
Rl V!S l'A
sudd~ tte equamente
divise, e cioè quelle forti conterranno gr. 0,60 di bicarbonato, g r. 0,20 di salicilato, gr. 0,15 di bibot•ato; quelle più deboli t·ispetlivamente g r. 0,40-0,15-0,10. L' auto1·e ha esperimentato su lar g a scala questo metodo di cura e ne ha sempre ottenuto vantaggi pronti e d uraturi, anche in casi che erano sl.ati ribelli ad altri trattamenti, comprese le a cque minerali.
.f. c. Dott. SoUPAULT. -:- Lltta•t bWare: •no trattamento. La malattia diviene più frequente coll'avanzare dell'ehi, più nelle donne che negli uomini. Contribuisce alla produzione di essa il portare busti troppo stretti , la mancanza di eser cizio, l'abitudine di s tar troppo curvati in avanti scr ivendo. Tutto cio pr ovoca naturAlmente un ristagno della bile, e se esis te contemporaneamente un certo gra do d' infiammazione, o una degenerazione della muccosa della cistifeElea , s i avrà la formazion~ di colesterina in eccesso, d'onde quasi ine vitabilmente un precipitato di sali biliari, e quindi il calcolo. Il trattamento profìlaltico deve mirare ad impedire il catarro gdstrico e il rischio d'infiammazione duodenale rimontante per le vie biliari sino alla cistifellea ; quindi un regime dietetico semplice, composto di carne f1·esca, di legumi ve rdi, di frutta e di pane ben colto; molla acqua , pochissimo vino e niente liquori. L·alcool ò un ve leno per questo genere di ammalati; su cio lutti sono d'accordo. Sono da evitarsi tutti gli alimenti che possono ir ritare lo s tomaco, le salse co mplicale, i cibi troppo gr.assi o tt·oppo condili. Gioverà il moto sotto tu tte le form e e quind i sono indicalt tutti g li esercizi corporei, specialmente l'equitazione. Riuscirà pure utile u na dose gio rnaliera di 4 g l'. di fos fato di soda in 4 g r. di g licerina presi di buon mattino. Quando il calcolo è fo rmato e si ha un acc9sso di colica epnlica, s' inietti, pr eferibilm ente nella regione del fegato, da 1/ , a 3 centg. di mortìna con l'a ggiunta di 1/" milligr·. di alropin81; si a mmimstrino da 15 a 30 goccie di cloroformio
..
31EDICA
1037
nell'acqua di lauroceraso; si applichi un lnrgo cataplasma di lioseme sulla regione epatica mantenendovelo per parecchie ore, e se le sofferenze perdurano, si ricorra all' immersione del paziente in un bagno ben caldo. Dopo l'accesso, quando il calcolo non sia stato espulso, l'autore cr ede utile l'amministrazione di 60-300 gr. di olio d'oliva per favorire il passag gio del calcolo altraver·so i canali biliari. Egli r eputa affatto inutile tutto ciò cbe può venire amminis trato per bocca o per iniezione ipodermica a llo scopo di diminuire il volume del calcolo, o pt·omuovere la secrezione della hile, che aumentando la pressione nell' inter no della cistifellea debba spingere il calcolo innanzi a sP.. Nei casi meno felici, in cui le coliche si r·ipetono Lroppo fr·equenterriente, nell' iperlrofta della cistifellea accompagnala da grandi sofferenze, nell' empiema della cistifellea, nel· l'ascesso della cisltfell ea o dei condotti biliari diviene necessario, e prontamentt3 necessario, l' intervento del chirurgo . .f. e. Sulla terapia ezlologloa ba•ata sull'e sperienza. - (Deut. Militarar.;tl. Z eilschr., N. 7 , '189i).
Pror. BellRING. -
Dall'eslcso resoconto delle varie letture fatte al 15o_Con gresso di medicina interna, che si tenne in Berlino dal !) al 2'2 giug no 1897, riportiamo in coinpenJio la interessa n le conferenza del pr·olf. Behring , col titolo sopraindicato.
La terapia eziologica sperimentale \slu in antitesi colla farmacoterapia fio ad ora in uso. L'antica medicina aveva creato i suoi principi tet'a peulici a base di osservazioui fatte sopra gli uomini e sopra gli animali sani, ed ì• un non piccolo merito di Hanemann, di avere colla sua teoria omeopatica dimostralo per· il primo l'ins ufficenza di questo m~ todo. Nell'aforisma simibus similibtts la sua dottt•ina ha un punto di contatto colla moderna terapia eziolog-ica, e dovesi notare, che se essa è diventata una ciarlatener·ia, lo fu s oltanto in causa del modo con cui fu praticamente applicata. La sentenza poi degl i allopatici contraria contrariis non é punto migliore di quella.
RIVI STA
In b11se a ~ln dii Lossicologici la lùrapia fisi ologica fontl<i la leor·ia del n -'IPno, e contl'ovelt:: no e cercù di debella l'e con fa r· macln il !'inlomo morbMo più sal ienle; così oppose gli anlil<>rmici conll·o le malallie d'infezione; ma in questo m odo veri mezzi cur·ati vi se ne so n trovati b en pochi. Ben diver·sa é la tera pia eziologica, la quale nrende di mira i11 ogni malattia l a causa morbosa e non i sinlomi, e con questo obiettivo s i propone di trasporta re sugli animali m alattie eziologican11enle identich e. Guarir e poi q11esli animali a rtilìcialmenle ammalati è pe r essa la pri ma pietra di par·a· g11ne per accertare i r·isultati. "Ya lur a sanat. Nella d iller·ite s i è per la pr ima volla veduto che il pre:::irlio cur·aLivo contr•o tale malattia é quello medes imo che l'organismo malato produce pet· s ua dift::sa, Fl si é vedultJ anc.,ra che coll'a t·tificia!e traspo rto di questo me::zo di fens ivo soprA alt•·i individui si pub ottene re, non solo l'etre llo profilaltico c he li pt•ote;.rg-a dal conll'arre la malallia, ma anche una vera guar·ig io11e tlella rnal a llia già in a tto. L·or ganismo possiede in :;è mozzi di ùife~a contro l'azione dei pr incipii iufeltivi ; tali m ezzi ><ono q uelli principalmente che si trova oo uni ti ag li !'lementi is tologici ; la fagocito!"i, r e liminazinne delle mate t·io in f'etlive per m ezzo dalle feci, de ll'uri na, tiel s udo r e. lo !-\Lrato pr otettivo fornilo dall'epider· rnide e dagli epiteli i. All"incuntru, indipendentemente dall'organis mo vivo e colltenu te n el .sungue e nel sier o, a giscouo Il• materie an liballeriche, le a l es~ ine (Buchner), le sostanze ~he producono ra ~glulinazi one e la balleriolisi (Pfeilrer), ma sopra tutto le antitossin-e. Ora la mela a cui tende la terapia ezio· log-ica è quell a a ppunlo di trasporta re queste l'o rzi' tolle dal siet·o delranimale per fe ttamen te immun izzato sopra l'organismo di gia in fermo. Fra le antitossine fi no ad ora a noi note il sie ro anlidifte· r ico ha già comprovala la s ua effi cacia. Dalla an titos!'ina del te tano s11n da at tenders i buoni effetti, purch,"> essa sia sempre cou~er vata negli ospedali, per potere es~e re sdn· pera la immedialarnenle quando ne sorg e il bisogno. Il siero de lla peste lt·ovato da Yers in è ùra sperimentato nelle Indie; il valo r·e del siero anlis treptococchico di Marmoreck
.l
( }ff:O!CA
•
10:-ltl
è dubbio, ed il sier·o unlitubel'..:olare di ~laragliano non contiene alcuna antitossina. Cosa sono le anlilos.,ine? Quali sono le Iom proprietù? 1° Esse per l'u0m0 !'ìano e per· l'uomo malato l'Ono asl'O· lut.amenle innocue. Miglìor·ando lA tecnica dellA l oro prepa· razione si P. sempr e megl io riu sciti ad evitare alcuni lo ro erTetLi nocivi seconrfnrì, per es. l'orticaria. ~ L'antitossina introdotta n<-'ll"orgauismo a~iscc esclusi \·amente sul veleno specifico che l'i nascnnrle nell'orga ni s1110 sles~o, non aF!isee sopra alcuna altra materia con tenuta nr l corpo vivo: essa è di nuovo elim inata se l'organismo non è affdlO da quella tale matallia specifica . Contro l'ipotesi che l'antitossi na agi;;;ca non sul veleno ma sulle cellule viventi, sta il fatto che essa si rinvi ene inallerata nel sangue. Quale è la natura fi sica e chimica della antitossina del san;rue 1 Tutti i tentativi drretti ad otlenel'la rhinsicamenle pura lnmno fallito fino ad or·a. Si puù dire anche che non si riu· scirà ad otlencrl a neanche in evvenire ,:~iacchè non trattasi punto di una soslauza chimica ;;pecitìcamente antitossica ma bensì di una forza aulitossica. Nello stesso mo,Jo chA il sier·o, quando Yien circondalo da una corren te elotlrico, divenln il veicolo della forza magnt>lica, così l'albumina normale del sangue, col subire uu camb'amento nel suo stato fi sico (rolarizzazione), diventa il substrato della forza antitossica. Per rrunnto concerne _la proveoienz.a della antitossina l';lecifka sono pme falliti gli sf<>rzi falli nell'intento di ottener·e dir ettamente la trasfor•mazione della tossina in antitr,ssina mediante l'eletlrolisi; per ottener ciò vi ha bisogno dell'organismo vi ~ o . l metodi per ottenere le Antitossiue sono conosciuti; alla immunizzazioue altiYa sta di contro la passh·a. Entrambe IJUe>le immunizza1.ioni ottengono l"immunil<ì alte tossi ne, colla differenza che l'immunità passiva s' inùebolil'ce e si annulla presto per l'eliminazione. Behring crede che la causa di ciò
..
1o.\ o
RIVJST.o\ MEDICA
s tia n~l siet·o estraneo, e che un l'liero proprio della specie animale mantiene pii.! a lun go il potere protettivo. In quanto alla pro babilità di riuscita della sierotera pia nelle altre malattie infettive, dobbiamo per ora escludere dalla cura lulle le malatlie i cui principii infettivi sono s conosciuti o lu cui azionò venefica specifica ci è tuttora ignota, quali per es. la setticemia, nella quale l'elemento dell'infezione a gisce sollanlo per mezzo della s ua stessa sostanza. Nel carbonchio, nel tifo, ne l colera il vele no è ancoJ'a troppo debole per permetterei di render(' praticamente attuabile la sier oterapia, che t~oricamenle é possibile.
!l
La stessa ce ndiziooe durò per lungo te rnpo riguardo alla
,
tubeJ•colosi. Ma, dopo che si riusci a preparar(!, es traendolo dallo s tesso corpo dei bacilli, un veleno tubercoloso eminentemente concentralo, anche la preparazione di un siero lubet·coloso si fa piu probabile. Il punto di pnrtenza dei no!"tri sforzi ci è indicato dalle culture secche e mollo viruleuti di bacilli tuber·colosi, contr·assegnando la minima dose mortale per un grammo di peso di una cavia con 1 t. m., il Behrin ~ (in compagnia ùi Lingelsheim) é riuscito, dopo eli miot~ti tulli gli elementi iuerti, a procurarsi una tossina tubercolare della forza di 2:),000 t. m. Secondo lo s tesso metodo viene deleJ'minalo il valor e tossico della nuova tubercolina di Koch soltanto = 500 t. m., cioè cinque volte più debole della vecchia tubercolina. Nei bacilli tubercolari si trovano sostanze di ver se; Behring ritiene probabile che tra quelle sostanze vi sia un unica tossina tubercolare. In base a questi t•isultoti eg li é convinto che s i riuscirà n ricavare dal si~ro di animali immunizzati un siero tuberco!are curali vo, ammesso pure che abbiano a passare ar.oco1·a molli anui prima che questo siero abbia la concentrazione n ece.ssaria pm· Pss et·e adoperalo con s uccesso. C. P.
·l
.l ,l
,, l
'
1 o~ 1
RIVISTA CHIRURGICA -
... oa>&9e-<o -
L 'importanza della puntura lombare per la diagnosi delle oompltoa.zloni endoora.nlohe dell'otlte. - (Cenlra lb . .f. Chiru r., N. 2~, i 89ì).
LEUTBRT. -
La trombosi dei seni c la meningile purulenta in seguito ad otite non s empre si possono distin guere l'una dall'alll'a coll'aiuto della lo ro sintomatologia clinica. In particolal' modo la trombosi dei seni, complicata ad ascesso cerebrale, può p1·ovocare fenomeni molto somiglianti a quelli della meningite. Quindi è un vantaggio possedere nella puntura lombare un mezzo che ci ponga in grado di 8labilire uno diagnosi più p1·onta e più sicura. Veramente l'bperazione non è del tutto immune da pericoli, poich è tanto nei ca8i avanzati di tumore cerebrale come pul'e nc:lla mcningile, essa può esser causa di mor te impro vvisa, come fu osserva to da Lichtheim, Fi.il'bringcr, Kronig , Quincke , Lenhartz, Wilm e dall'autore stesso, il qunle riferisce che fra 11 puntul'P. lombari una ebbe ~sito l c tol~ . P ero, avuto rig uardo alla somma g ravità dC'lle mnlattie nelle quali come a J esll·emo rifugio si ricorre a quesln operazione, non dobbiamo annetlHe al cara ttere pericoloso della medesima una esngerata importanza, tanto meno poi se l'allo ope•·ativo compiuto a scopo diagnostico può somminis trarci un importante in,lizio per la t.orapia. ~otto questo punto d i vis la Leulerl ci da dei cenni preziosi, in quanto che egli ci fFt vedere che dai r eperti negativi dei liquidi es ll·alli colla puntura si possono dedlll're conclusioni abbastanza elòalle sulle condizioni in cui si trova l'interno del cranio. Piccole quantità Ji liquido lombare, quali possono essere ottenute qu11ndo é inltlrrotta la comunica1.ìone tra g li spazi vasali soltoaa·aenoidei ùel cer•vello cogli spinali, hanno un s ignificato per s tabilire la diagnosi soltanto col I'eperlo positivo dì elementi cel lulari flogistici nel liquido. Quantità. maggiori che sgo rgano
Hl\'ISTA
col la puntura dimostr ano che la comunicazionè l!·a l' i nterno del cr·anio ed il cannl verlehrale non ì• di sturbala. I l liquido oLlcnulo adunque, sr· <>sisl e meniugite pur ulenta, de,·e co:~le11ere ma f!~io rc o minore quantità di leucociti speCil'tlmcnte polinucleari. Se questi el ementi mancano io un lirruido oumenlalo, questa mancanza ci dà la prova che non esiste mcningite put•ulenta; e cio per la diagno'ii é importante in doppio :'lenso. In pl'imo luogo uoi siamo in gTado di c~cludere le tneningite nei casi diagooslicali di trombosi dt•i ~eni o di a:;;ce~so cer eb!'ale e quindi siamo autorizzali o procedtll'6 immcdiotam enle all'operazione; d'altra parte possiamo dabilire con certezza la diagnosi, altrimenti impossibile od impt•ohshile, di trombosi dei seni con febbr e eleYata che deve e~se l' attribuita ad una afTezione dell'or ecchio, giacche, s,•condo le O'-'Servazioni di L eulert, uP. un empiema dell'apofisi ma~toide né un ascesso cerebrale senza complicAzione non sono pE:lr l un ~o tempo ac,..ompagnali da febbre t>ll)va ta . P er l e diag-nosi di una compl kazione di trombosi di't ~en i con »!'cesso cer ebrale la puntura lomhsr e può avel'e una utilità indit·etla col suo r eperLo di aumentala racc.>l l a oli liqui.lo senza elementi. cellu lari nella ca vita cranica, i:1 quanto che, dopo riu scita l'oper azione sul seno, i sintomi òi compr essione cerebrale, col cader della febbr e, si fann o più accentuati. Nell'ascesso cerebra le rruale unica complicazione di una mal ntlia d'oreccl1i0 la puntura lombare può se1·vire solo come elem,nlo coadiuvante della diagnosi. Rigua r·do alla diR~no>< i difl'erenz;a Je tra l 'asce,.so cerebrale ed un tumore, l a puntum non può portare alcun aiuto. Nel ~uo studio, compiuto sopra il punture lombari, l'autore non ha lralasl"iato le r icerche batteriologiche dei liquidi ollenuti con questa oper azione, che co:1tenevano elementi ct>ll ular1, e ri fpr·endosi al ri sultato delle medesim e egli ciice elle la sempli<.:e osservazione mict•oscopica è da pr eferi rsi agli e~perimenti di cultura e di i noculazione, i quali OJ'dinari amente falli st:ono. I n un ca;;o di men in gite tubercolare di 01·i~in e otitico, che egli aggiunge agli aLtri a modo di appendice, si è p otute~ stabilire una esatta diagnosi colla punzione, il cui r eperto fu una aumentata quantità l'li liquirlo opal escente con asse-nza quasi assoluta di l eucociti. C. P .
l
C U I IIU R lòfCA
B ,\OESTOCK, ma ~gi ore meùico. - L& n&roosl nella ohlrurgl&
dl guerra. (Deut. mt:liiii.r ii r.dl. Zeit., N. 7, 1897).
La tesi che !;i propone di svohrere l'autore nel suo es teso ed accurato lavoro, di cui pos~iamo solo riassumere in compendio i principali cancelli, è dì non piccolo interesse per il medico militare. Traltas i infatti di fa1· vedere che per le eccm::ionali condizioni in cui si t1·ovano e il mate riale saniLario ed il chirurgo ed il ferilo, alla clnroform rzzazìone come sì fa or a deve esse1·e sostituita un'altra eon moda lì la prop1·ìe e .speciale, che sieno più adatti alle condizioni suddette. Ed egli appo ggia il suo asserto con u na lunga ::serie di consi derazioni, confo1·tate anche da citazioni storiche e s latistìcl1e. Sì pr emette intanto che in una gueera futura le narcos i non saranno per nulln più rare che nelle g uer1·e passate, perché se è vero che l'epoca de! piccolo calibro sarà contradistinta èa una natuJ•ale climinuzione nel numer·o delle demolizioni, resta d'altJ·a parte il fatto che le risorse della moderna . terapia banno anche allal'gata la cerchia de lle operazioni g ra vi ed ardite. Ma nella chi1·urgia di campagna la narcosi e praticata in condizioni ben diverse, che nella calma de lla pratica clinica. Qui abbi11mn cloroformio, preso al m0mento dalla fat·macia, di pur ezza garanti ta, là in vece !'i mettE< in u so dopo settimane e mesi di trasporto. In campagna le controindicazioni della clorofor mizzazione po!Osono srug:zire al chirurgo, causa il lavor o affrettalo che g li è imposto. Il ferilo s tesso è in condizioni inf'èl' iOI'Ì di un infermo or,iinaeio per a ffrontare i pericoli del cloroformio sia per la emorragia sotfc rta, sia per lo shock, ccc. Il clor oformio non é sollanto pericoloso per la morte improvvisa cile può cagionare per sincope cardiaca; esso e ancora più pericoloso per le alterazioni che induce in cer li visceri ghiandolari, compresa la de~en e razione adiposa del fegato, tutte quelle malattie insomma che inducono la morte dell'operato in un periodo più lontano. Le stor ie cliniche di degenerazione grassa del fegato. prodotta esclusivamente dal clor oformio e -confermala d all'autopsia, da poco tem po in qua s i vanno moltiplicando.
1o.i-.\. La stessa relazion ~ sulla g uerra franco-tedesca è t'icca di storie cliniche di ascessi postoperatorii che col reperto necroscopico alla ma no erano bensl attribuiti a complicazioni della ferita, ma che nello s tato attuale della scienza devono riferirsi all'azione del cloroformio. Ma assai comprovanti s ono poi le esperienze di Bandler sugli animali, nei quali sperimenti fu constatato che tutti i cani e conigli sottoposti a cloroformizzazione, mostrarono alrautopsia la degenerazione g rassosa del fegato, e, fatto del più a llo interesse per la chirurgia militare, r1ues ta degenerazionè era assR.i più spie· cala in quelli animali che prima della cloroformizzazione ~i erano pri vaLi di una certa quanti t~ di sa n gue. Messa adunfJue fuor di dubbio dalle esperienze di Bandler questa azione sinrst ra tanta decisa del cloroformio sul fe· gato, ecco che le di fficoltà della sua rella applicazione in g uerra sono di molto ingrandite per la impossibilità di riccrcar·e con minuto esame in og ni ferito se pec parte del fegato esiste qualche cont1·oindicazione. Tale controi ndicazione può essere dala anche da individui in apparenza sani, ma che pure hanno leggere e poco apprezzabili alter·azioni residue a malattie sofferte. Questi individui devono essere esclusi dalla cloroformizzazione, ma per fare questa esctusion~ in modo esatto, occorron minuziosi esami somatici ed anamnes tici, solo possibili nella quiete delle cliniche. Pe r queste considernzioni l'autore vorrebbe bandito dalla chirurgia di guerra il clorofo1·mio. Ma con ciò la questione non è pun to risoluta, dovendosi ricercare un allro mezzo che lo sostituisca. A tale scopo Badestock e~amina il pro e il contro della proposta di Bandler, di sostituire alla clOI'Oformizzazione l'eterizzazione, e pone subito il quesito se quest'ultima sia adatta per la chirurgia di guerr·a. Gié i dati s tati!';lici parlano in favore dell'eterizzazio ne, giacché da essi l'i sulla che su 1900 nar cosi rli cloroform io, si conta un caso di morte, mentr e che questa stessa mortalità appar·se sopra 26000 narcosi d'etere. L'etere aveudo il potere ùi r inforzare l'azione del cuore, può essere somminis trato anclre ad un cal'diapatico, all'ammalnto in preda a
f CBlRUI\GlCA
shock, ad anemia acuta; si sa ancora che l'etere non aggredisce né i reni, né il fegato, per cui non é controindicalo nemmeno per chi soffre di affe zioni, di questi visceri. Altro vantaggio dell'etere sta in questo che la sincope cardiaca viene dopo la respiratoria, la quale ultima si riconosce facilmente e subito, e si combatte coi soliti mezzi, e poi l'altro vantaggio che non produce fJuasi mai il vomito, sintomo che disturba tanto l'operazione e ne può anche compromettere l'esito .. Ma anche l'etet·e ha i suoi punti oscuri, che devono esser tenuti in maggior conto che nella pratica de lle cliniche. Per esempio i medici militari son poco familiarizzati colla tecnica della eterizzazione, che essenziaìmente differisce da quella della cloroformizzazione. L'etere poi non può e·ssere applicato per le operazion i alla faccia ed al cranio, perché vi occorre una mas chera troppo grande e perchè l'infermo si sveglia immediatamente dopo lavato l'apparecchio d' eterizzazione. L'eter e è troppo infiammabile, e ques ta qualità lo rende più pericoloso nella pt·atica ·di c ampagna, dove In· lora si é costretti a valersi di mezzi d'illuminazione punto adattali per evitar·e il pericolo di una esplosione. Dunque neanche l'etere, non ostante la sua innocuità fisic· logica e gli altl'i suoi vantaggi, sarebbe raccomendabile nella chirurgia di guerra.
In quanto agli altri mezzi narcotici, come il penta!, la cocaine, la morfina, per il loro diverso modo di agire e per il loro valore r elativo, non possono qui entrare in questione come succedanei al cloroformio e all'etere. All'incontro meritano di essere discusse due antiche misture di clor oformio per la loro efficacia ed utilità nella chi· rurgia militat·e e sono: la miscela di Billroth (3 parti di cloroformio con una di etere e di alcool) ed una miscela di cloroformio con 3/5 d'etere. La mistura di Billrolh si guadag nò molto favore nella pratica civile dapprima e poi diventò d'un uso quasi generale anche nell'esercito austriaco. Suoi vantaggi principali sarebbero una maggiore stabilità cbe le dar·ebbe l'aggiunta d'alcool, quello inolke di offl'ire le qualità fis iologiche del-
l !liti
RI\"JSTA
l etere, non producendo mai la sincope cardiaca pr·ima riamente, bensì dopo la paralisi rC'spiratoria. 11a recentemente anche a '!Ue!:ita mistur·a fu imputa'to qualche decesso per alterazioni delle cellule epatiche e per albuminuria. P c3r' ques te considerazioni !"autore rifiu ta anche la mistura di Billroth e passa da ultimo ad esaminare se meriti d'essere prerer·ita ai mezzi an es t~> tici sopr·a citali, una mistura di 2/5 da cloroformio e di 3/5 d'etere. Ques ta mif::lura, va de tto fin d'ora, pre~enta tutti i vanlag'g i ,Jel clor oformio e dell'eter·e, s enza produrre alcuno der !oro mconvenienti. Somministrata ()uesta mistura colla solita maschera d'Es marcii, IR narcosi s'inizia placidamente; manca ()uel s en so di softocazione che è proprio all'etere nelle prime r·espirazioni. Non si è mai osservato nè cianosi, né rant•)lo rracheale, al contrario la forza del polso !<i eleva e la frequenza rimane normale. Lo svegliarsi dalla nar·cosi avviene pochi mmuti dopo levata la maschera, però non troppo presto come coll'etel'e. Non si sono mai veduti vomiti. Non v'ha nemmeno bisog-no di riscontrare il polso, ma soltanto di fare attenzione al respiro, essendo esclusa dall'azione di que!'<ta mistura la sincope cardiaca primaria. Il rilasciamento muscolare s i fa, è vero, un po' a rilento, ma r egolar·mente. Non e a temersi un''esplosaone per la s ua poca infiammabilità. Ma ciò che r ende veramente raccomandabile, anzi preziosa, questa miscela a scopo di chirurgia iu guerra, si è lo sua nessuna azione nociva sugli organi interni e la sua azione eccitante sul cuor·e e sul sistema muscolare, per cui la si può, senza timore, applicare ai feriti colpili da shock od indeboliti da sofferto emorragie. Il solo appunto che fu mossù, e con ragione, a questo anestetico si rifer·isce a lla sua grande aller·abilita. Ma a questo difetto si a·imedia ben facilmeo~e mantenendo i due componenti separati e pr·eparando la mis tura al momento dell'operazione. L'autore termina il suo lavoro ria!:'sumendone cosi le sue conclusioni: 1• La narcosi cloroformica è pericolosa per i ferili g ravi, e quindi è da rifìutarsi;
..J
CBII\UHGIC\
2• La mis lui'a di Billr•oth ci garantisce dillla sincope cardiaca, ma per il resto ha tulli g li inconvenienti del clorofOI'mio; a• L a e terizzazione è a ssolutamente innocua, ma, p er la chirurgia di guerra non sarebbe del lutto opportuna ; 4° Una miscela di 3/5 di eter e e 2}5 di cloi·oformio pe r esser e afft~Uo innocua quanto !"etere, met·ita la preferenza su tu lli gli allri anestetici. C. P.
CoLE v. - Il valore terapeutloo delle tosslne dello streptoooooo della rlslpol& unite oon quelle del bacillo prodigios o nella cura del tumori mallgni inoperablll. (Centralblatt .fi.ir Chir urg ., N. 21., l 897).
Coley, il nolo sperimenlatore della guarigione dei tumori per mezzo d'inoculazioni di ris ipola, tentò r ecentemente di rinforzare l'azione della t.ossina d i quest'ultima malattia combinando esse tossine con quelle del bacillo prodigioso non patogeno. La mescolanza, in proporzione di una parte di lossina de l bacillo prodigioso con quattro fino a cio11Ue parti di tossina di streptococco, verme a ppr estata immediatamente prima di esser e usata. L'in iezione soleva pro vocare una r ea · zione più forte che quella dell'ordinario siero della risipola. brividi, febbt·e, vomito, ce falea, che duravano fino a dodi o.:i ore, e spesso questi sintomi erano accompagnati da un erpete labiale. L'azione di questa mistura sopra i tumori malig ni e ra, secondo l'autore, piiJ intema di quella della sola LIJSsioa della risipola. Coley in ques ti sper imenti fece raec ua pro~res~o nella tecnica J i tale cura, in quanto che egli, per consiglio di Buxton collivò entrambi i batteri nello stesso brodo. Le iniezioni furon o falle secondo i casi o per via ipodermica oppw·e nella sosta nza del tumore; parimenti varial'ono le iniezioni per il numero e per la quantità del materiale impiegato. Al g rande meteriale statistico offP.rto dalrospedale di New York, tutti amma lati di tumori maligni, l'aulo1·e a ggiun~e non meno di 167 osservazioni, tra le r1uali troviamo 9 i- sarcom i, 63 carcinomi e 10 tumori di diagnosi dubbia; 18 cas i di pt·opria
·l 04-8
RIVISTA
o ~se!'vazione accuratamen te s tudiati furono io parte fotog•·a-
fali p1·ima e dopo l'iniezione. Per alcuni di questi casi troviamo l'annotazione del r isullato con queste parole: " tumore completamente scomparso; • per allri si fa cenno solo di un mig lioramento. Le conclusion i dell'autore sono mollo prudenti: 1• Le tossine combinate della r isipola e del bacillo prodigioso hanno un'azione antagonistica e s pecifica sopra i tumori maligni, azione che in certi ca~i può condurre a g uarigione ; 2• Questa azione è mediocre nei casi di carcinoma, molto spiccata nel sarcoma, od è varia in g rado secondo la qualità dello stesso. Il sarcoroa a cellule fusiformi parP. che r isenta quest'a zione in modo piu disliuto; 3° L'azi<•ne delle tossine non deve riguar·darsi come una azione locale; ma bensì generale; 4° Le toss ine dev·ono essere a doper ate soltanto nei casi veramente inoperabili, (lppure dopo l'operazione per prevenire le recidive; !)• 1 resultati variano sensibilmente a seconda dell'intens ità del preparato. Le culture piu vir ulenti danno i r isultati miglior i. C. P. I cllatarbl ptloblol tn 11gutto a lealonl clella testa.. - (Centralblatt fiir Chir ur ., N . 21, 18!)7).
S T OLPER , -
Basalo &ullo studio della medicalelleratura r elativa a questo· oggetto e più specialmente appoggiato al ricco materiale !';taLislico di 10 anni offerto dall'ospedale Knap pschafl in Ki.inigsl1i.llle, Stolpe1· t t·atla la questione del r apporto tra h~ lesioni del capo e le alienazioni mentali. In quell'ospedale e nel suddetto periodo di tempo vennero sotlo operazione e cura 98 1 lesioni della testa (escluse le òcultU'i) ed 888 lesioni d'occhi. Nelle 98l lesi oni d~l capo si annoverano 12 disturbi mentali attribuiti alla lesione ( 1,22 per 100). Nelle 888lesioni oculari non si osservò alcun& psicopalia. In i1 delle12 alterazioni mentali si trattava di lesione grave. Calcolando la proporzione tra le lesioni g ravi del cranio e le psicopatie,
=
CII!I\U RG! C,\
.
'' '
.. .. :
.. l
~
f l
n
" ·a
l·' l
·l ol. !l
tro\·iamo che queste ultime fìl!urano per l'ollo per cento delle prime. Stolper divide CJUeste psicopalie in traumatiche primarie e traumatiche secondarie. l casi corrispondenti alle pt·ime non sono stati tino ad ora frequentem en te tlescritti. A d ogni modo 9 dei casi raccolli dall'autore appartengono alla prima categoria. Ora tutti i nove infermi avevano subìlo l't<zione di un trauma molto violento. L'arterazione mentale 1!u r6 al mal'isimo a lcune seLli ma ne, qualche volla si ebbe <'ome affezione residua e un indebolimento d'intelligenza. Le psicosi traumatico-secondarie sono dall'autore distinte in 4 gruppi: 1• Forme g ravi non complicale dalla psicosi sopravvenuta a lla lesione della testa; 2' Disturbo mentale in seguito a neoplasiedi origine traumatica nell'interno del cranio; 3o Psicosi riflesse; 4• Psicosi concomitanti, pel' lo più in seguito ad epilessia lt·numatica ed isteria. Rigua rdo al primo grupro, ~da osservarsi che per regola, i siutomi di indebolimento mentale fanno Passaggio alla vera c propria alienazione meutale, e questa categoria è iEius trata rlall'aulore colle o:sservazioni raccolte all'ospedale Knappschaft. In quanto alla seconda forma di psicosi, in se!luito a tumori cer ebrali d'ori g ine trnumalica, egli dà parimenti u11 interessante esempio otfeil'to~li da osserva zione propr·ia: dopo un violento colpo sul lato smistro della testa sopravwnne cefalea, amnesia e pr·og•·essivo indebolimento psichico. Mor·te tre mesi ùopo l'accidente. All'autopsia si trovò nello ~trato corticale dell'emisfero cerebrale sinistro cioè da quel lnlo che aveva ricevuto il colpo, un sarcorna a cetlule rotonde grosso, quanto un uovo di gallina. La psicosi r iflessa prodoLla da irritazione di cicatrici peril'eri~he, psicosi descr itta dn K5ppe, non fu mai osser vata dall'autore. P ar·imenti l'alienazione mentale dopo l'epiles~ia traumatica non fu ùall'autore osservata nella sua forma tipica; in due casi accennati nella raccolta d'osserva zioni l'epilessia e la demenza si manifesta rono !>.imullaneamente. Per quanto limitata sia ques ta casuislica essa non é pr·iva
66
10:)0
1\IV!ST.\
di una certa importanza dal punto di vista medico- legal f', poiché se pure, come osserva giustamente l'autore, un cervello ben costituito e sano difficilmente verrà danneggiato nPile sue funzioni psichiche da una l esione legger a al capo, trattandosi d'altra parte di porta r e un giudizio sulle con:::egueuze di l esioni gravi, le psicosi che talvolta compariscono in un periodo lon tano dall'accidente m eritano d'essere JII'I'SC dal per i to in qualche considerazione. C. P. La menlngtte siero a&aouta. - (Centralblall fiir Chir rl t'ff, N. 21 , 1B9i).
B OENNINGII AUS. -
L a malattia, che non é delle più fr equenti, ebbe il nome da Billrolh, c ru pal'ticolarmenle descritta da Hu g-uenin e da Quincke. Ora il Boen ning hau;;, valendosi di un caso di sua propr·ia os!"ervazion e eri utilizzando un materiale di 27 eMi eli non dubbia diagnosi, poté fare uno studio completo su questa malattia, r accogliendo ed or di nando i r elativi fatti clinici. l risultati di questo studio si riassumono come segue: Il cosidelto idr ocefali> acuto idiopatico, quindi l' iòr•ocefalo che non i nsorge secondario in seguito a stasi per malattie di cuor e, per tumori del collo, per' trombosi dei :;eni o per idr·oemia g-enerale, è sempre un processo essudativo non mai transsudati vo. Le ragi oni perchè da alcuni si cr·ede che esso si a di quest'ul tima qualità non reggono alla cri tica; né una i peremia flussionaria nè una azione esagerat1:1 1lel cuor e possono, secondo r., leggi anatomiche e fisiologiche, cagionare un aumento di liquido nel cervello. Piuttosto questo aumento di liquido si manifesta per fatti inflammatorii in seguito di una meningite e precisamente di una m eningite si erosa. L 'essudato fl ogistico è chiaro, puramente sieroso e non purul ento, sia perchè la m orte è avvenuta troppo presto perché esso avr.sse potuto aver tempo a trasformarsi, sia per clrè l'essudato sin da bel principio non avesse tendenza a cambiamenti. Dal punto di vista analomo- patologico tratla si di due im· por·taoti fo1·me, distinte anche clinicamente: nella prima, la
.l
,.
CUIItUR GlCA mt~ningo-encefolile siei'Oso
·l 00 1
ac ule, il cervello e le meningi sono imbevute di siero, i ventricoli sono assolutamente o relativamente liberi ; nella se<·onda, la meniogile s ier osa interna acuta, il cervello e le menin gi sono poco infiammati, all'incontro i venlricoli souo distesi più o meno da essudalo sieroso. Acquistano una speciale J ist inzione quei vari casi che decorrono acutissimamente, e nei quali l'autopsia non lascia constat-are che ipere mia generale eleva\issima s enza speciale essudato. Quei cas i ::;o n da riguarda rs i co me l'espr·essione del p r imo staJio molto pronunciato di ;una infiammazione, e probabilmente anche dell'azione di tossine esll'emamenle attive. L'autore trHtta di preferenza in mouo speciale della meuingi\e sierosa interna acuta r iguar·do olia sua maggiore importanza clinica. Ques ta forma non s • s viluppa subito primariamente nei ventricoli, ma incomincia ad invadere la pia meninge eslerua, Si'!-' Ue poi lA vi1-1 de lla introflessione Ji questa membrana, cioè della tela coroide e fin isce nelle espansioni capillari dei pleR~ i coroidei, producendo colà uno sll·avaso nei venlricoli. Lo stra vaso medesimo può anche trovar ostaeolo ol suo deflusso ne llo s pazio so ttoaracnoideo e.ciò perché colla sua presenza automaticame nte comprime i ll!llurali apparati di deflusso cioè l'acquedotto de l Silvio ed i for·i di Magendie e di · Luschka che immettq no rispettivamente nel 3° e nel 4° ventricoio. Questa forma di meni n g ite, in opposizione nlla prima, che è da r iguardarsi c.o me una mollo virulenta forma ·della menillgite purulenta, va controtlisli n la da una cer·ta indole benigna. Es sa ha un decorso mollo protratto. Può avet·e es ito letale per• compressione del cervello, ma può anche terminare colla guarigione . Sfortunatamente per ora non è possibile, al letto dell'infer mo, ditle r enziar·e le due malattie tra loro e lt·a le due altre forme di meningiLe, cioè la purulenta e la tubercolosa, come pure non è possibile disting uel'le dall'ascesso e dal tumore cerebrale. Nella forma benig na la diagnosi si può solo s tabilire dall'esito, e pr·ecisamenle da un inatteso decorso benigno, che viene in s cena spesso improvvil;amente nella notte.
'l 032
RIVI STA
La diagnosi e s icura in quei casi nei quali in seguito a svuolamen to chirurgico del liquido cer ebrale i più g ravi e miIIRcciosi sintomi cerebrali si dileg uano d'un tratto e non ritornano più. La diagnosi sarà dubbia io singoli casi di decorso favorevole ma meno pronunciato, cd io altr i casi fi nalmente essa non è possibile che coll'autopsia. La re~ola pratica che ema na dal suesposto sarebbe che, nel fare la distinzione diag nostica tli una roe11ing-ile purulenta o tubercolare, dell'ascesso e del tumore cerebrale, si deve aver sempre presente la possibilità di una meningite sierosa ed eventua lmente p ratica re la puntura. Nei bambini colle sutur·e ancora apel'te e nei c ranii trapana.Li potr·à essere indicata la puntm·a dei ver1lricoli o la semplice puntura della dura madr e; in allr·e condizioni s arà indicata la puntura lombare; questa sar à surfìciente quando non vi sitt ostacolo al deflusso del liquido dai ventricoli cer ebrali. C. P. Sull'appllcazlone 4el raggl BOntgen ID rinologla e laringologla. - (Cen tralblatt .filr C hirurg, N. 21, 1897) .
ScHEtER. -
Impiegando i rag gi R on t~e n ne ll'esame del naso, l'autore trovò la porzione cartila gi n e~ del naso quasi affatto trasparente. Una sonda metallica iç trodotls pe t· le narici era chiaramente visibile a cinqùe o sei centimelt•i di distanza. Corpi stranieri introdotti nella cavità nasale si vedevano più o m eno distintamente s econdo la lor o qualità; p. es . i noccioli di frulla si vedevano poco ciliari, molto dis tinte invece le perle di vetro. Delle cavi tà accessorie si fotogt•afarono molto distinti i seni frontali che pr esentavano la forma di un tt'iangolo t•et<tangolo beu cbiaro; l'antro d' Ig rnoro si vide pure ma meno dislintameuLe. Negli individui affetti da em· piema dell'antro, la pal'te malata ap pari più oscura; osser· vata quella stessa cavità dopo estratto il pus si r iconobbe la sua ombra un po' più sbiadita. Non, ostante ques ti utili reperti l'rmlore non vuole assegnare a questa applicazione un valore troppo elevalo, in ()uanto che t>gli nncho negl i individui san i trovò delle differ enze di ombre tra le due ca vità
•J
'l
'
CHIRUI! CICA
1053
mascellari. Anche il seno sfenoideo s i lascia riconoscere con questo mezzo, dando esso a vedere ombre più chiar·e in mezzo ad ombre molto più opache. In un caso questo mezzo esplorativo rese un prezioso servi:t.io, cioe fece evitare l'inutile apertura dei se11i frontali in cui si sospettava innicchiato un proietti !~ mentre s i riconobbe che il corpo estraneo giaceva nella r·egi•me della r occa petrosa. Anche l'illuminazione della laringe è vantaggiol'amente a clt~lla per riconoscere la presenza dei corpi estranei in quell'organo. La cartilagine della larinp;e non si lascia completamente attraversare dai rag~i Ròntgen per la lunga esposizione che richiede la lariu ~e; nell'osservazione di quest'or· gano e meglio far uso del diafrttmma fluorescente. Questi primi tentativi sono sufficienti per incoraggiare i pratic i ad ottenere ulleriori e più completi risultati. C. P .
D. DuRAU. - Trattamento della. perltonlte tubercolare colla. pa.ra.oentesl seguita da lnsotua.slone d'aria nella. cavità addominale. - (Sémaine médicale, selt. 189ì). Mentre è inconles labilmc11le dimoslt·ato da numei'OSi successi che la laparotomia r'· Ull otlirno mezzo di cura della peritonite tubercolare, r esta ancora a decidere in qual modo essa agisca per provoca r e la guarigione. Tuttavia la ra:.!ione c gli esperimenti tinducono la persuasione che l' ingresso dell'aria nella cavitil dell' addome provocbi nel peritoneo una l'eazione incompA tibile colla vita de l bacillo tubercolare; e quindi il me rito s arebbe da attrihuirE<i non all'Apertura dell'addome. ma all'aria che per questa apertura può venire a contatto del peritoneo. Partendo da que!<lO concello, l'au tor e ritiene che si possa eliminare la sezione delle par eti addo minali, t:l che debba essere su,rt'iciente, una volla praticata la paracentesi, l'insufllazione d'aria nella cavità del periloneo, in mod•• che que;:ta sierosa si trovi coll'aria largamente a contatto. '• l successi ottenuti con que.oto sistema provano che io tutti i casi di peritonite tubercolare con versamento, l'operaziouH da preferirsi ù la semplice ins ufflazione' d'aria nella ca ,·,tu
l '
1
o:j i·
111\"IST A CllllìUilG I C.~
pPr ilunNile; dire a ver r Rgio11c di cr r.dere chn lo ·tc:;:o;o trattamento cnn\'<'llf!fl alle pcritonil i tubercolari a rnrma secca. ,, llflll p~r·luric che pM:sa ef'ser giovevole anche n P:..d i e::;sudati p··r itoneali di 11al tJra l<Clllplicun1en Le inllammatot·io.
r. c. tendini dl kuguro adoperati nella autara delle ferite.- (Semai ne meclicale, settembre-18!)7).
Il. MARcv. -
I
St>condo l'autor e, per ch•-. si pn"Sfl ollen er·e la riunion e per pr ima inlenzi•Jne delle ferite, oltre ad una grand e n ettezza deìle mani dell'operatore e degli st rum enti, ed oltre all'asepsi cornpleta del :cR rnpo d'oper·azionc, occorre [a o~clu s ione errneti•'a della soluzione di con tinuo,. il che egli non cr ede pussibile ollener·e !>e non colla sutura a pun ti prrduti rAtta con tJJlA sostanr.a che pos10a venir l'iSS!':OI'bi lfll. Non cr edt· eh<' il ct~t;::u t corri"roodl1 a questo scopo, ed ha (jUindi pe11Sill0 f.l servirsi di fìli pre~J8 rati COn tendini di ka11gur o, cl1C' sono allrellanto facil i ad e::::o:er e ria ssorbi ti, rna mul to più I'e!'is tenti e m ollo più facili ad esser e di.::i nfettati. E;.rli consiglia di abhandonare la) utura a punti ~laccati, la qual e non provoca la coallazione altro cl 1e a livello di ciascun punto; mentre po i la CO="lrir.ione d·•.i pno ti ste!':~i nuoce alla vitalità dei Le!'suti. Propone i nvece eli praticare l a " ulura cont in u~ parall ela a pt·efer enza di qurlla a s"pra ggitto. Cornpl l·~ tata la su lura e ~li ricopr e la f'e ri la bene asciutta con un !':Olti le strato di cotone imbevuto di cl oroform io, e dice rhe ec;~a •·imaue indefin itamente asettica e guar is.·e sempre per prima intenzione. Sopra c in(juerento casi di ln paralomia. nei quali ha SJ)pl i· cn to il suo metodo, non ha avuto un insuccesso, e non ha mai v eduto rormarsi erni~;~ viscerali. E ~l i e!'pt•ime la con vi azione che il suo metodo, sia per cii> che ri guarda il material e impiegato nel far la sutura. sia re•· cin c he si atliene al modo di e"ep-uirla, non tarderà ori es"ere general izzato. .f. e.
..l
RIVISTA DI OCULISTICA Osservazioni ollntohe su varie applloazlonl delle tnlezlonl sottooongltmtlvall. - (Hull . de lle scienze merl., Bolognn, !::ielt. 1897).
Prof. V. GoTTI. -
La casnisticn clinica sull'impiego dell e ini ezioni sottocon~JUnlivu li io vari(:! affezioni ocular i va arr·•cchendosi di ~iO I'no . in EZiOrno. I mportanti sono i casi descritti dall'A. nei quali l'esito fu brillantissimo. Trallasi di un caso di grave ulce1·a mre ttiva della c.ornea a decorso rapidamente invadente nel •1uale dopo una sola iniezione soltoco n~iuntival e di una intera sirin ga di Pravaz della soluzione al mezzo p. 1000 di sublimato corrosivo si ehbe subitaneo miglioramento con ~ua rigione dopo selle giorni appena; di due casi di distacco di r etina nei quali con. cinque iniezioni di cloruro tli sodio al 2 p. 100 si ottenne l'adesione della l'etina scollata con notevole miglioramento del la funzione visiva. e di due casi nei quali si ri corse alle iniezioni sollocongiuntivali di una solu7.iOne di cocaina al 4 p. '100 e si ottenne la perfetta anestesia del globo oculare in occasionE\ dell'operazione dell'enucleazione. l ri sulta ti brillanti olten u ti i n tutte queste ci rcoslanze invogliano l'A. a prosep;uil'e n e ll'impie~o di tali iniezioni, l'itenendo che questo m odo di inlr odu1·re di rellamente nell'occhio sostanze med icamentose possa in avvenire adottar si te. nnclu3 per altre malattie e per oltt·i farmachi.
•l t
•
Le lenti llometropt - (Bu ll. della R. Accatl. di med. di Roma, anno accad. '1896- 97).
P1•of. FoRTUNATI. -
Da un anno ci r·ca la r asa Fischci' di Pari gi ha m e~s o in commer cio nna sorta di l enti tagliate da un vetro speciale ltJ composizione del quale è ancor a un !::'egl'elo. Questn vetr·o ~opra i comuni vetr i da lenti fin0ra adope1·ati, il Cl'O Wn-gla s~ ed il tlint- g:lass, SVI'ebbe i notevolissimi van taggi: di una maggiore bianchezza e limpidezw, di .una perfetta omoge•
IO:JG
fil VI STA
neiti1, di un indice super iore di re frazion e. Alle lenti tagliate da q ues to vetro la composizio ne del quale sarebbe stata trovata dal si;:nor Mo ntois direLLure della velt'e t•ia scientifica J i Parigi, il s ig nor Montois s tesso ha da to il nome di isometropi. Essend•>si il mondo oculistico poco occupato di tali lenti le quali s arebbero s econ.Jo i dati dell'in vento re, cosi preziose, il prof. F ortunati ha voluto s tudiarne il valot·e diottrico sludiando ne l'indice di refra zione, misura ntlone il ra f!gio di curvatur a, an alizzandon e la de ns ita e la durezza, esaminandone la c hiarezza e limpidezza. Da questo esame risulta che il ve r·o pre gio de lle lenti is ometropi s i compendia nella meravigliosa chiarezza, nellu immacolata lim pidezza, nella a ssoluta omogeneità della materia cile le cos tituisce, pregi che no n ~i lt·ovano in così alto g rado anche nei più fini cr own fin ora ado pe t·ati. Un gra ve inconveniente per ò si ha nel fa tto che, crescendo il potere dispet·sivo di un vètro cui c rescere della ùeos ita e dell'indice di refrazione della ma· leria, que,.le lenti producono un'a berrazione cromatica dannosa alla nettezza delle imag ini. Fincl.lè s i h'alla di numeri bassi (fi no a i d ) l'aberrazione cro matica non é sens ibile e le ima gin i co nservano una mira bile ne ttezza ; ma quando si snle a i numer i più a lli della ser ie, il difetto non é più tras cut·abile . te.
E . GALL E MA ER rs . Un ouo dl ol•tloeroo •otto-oongiun· ttvale. - (Bctll. d e l'A cearl . J'O!Jale de médec. cle Hel · gique. Anno 1807, N . 7). I casi di cisticerco sollo- congiunliva le sono a ssai rari. È sembrato q ui ndi interessante all'A. il farne conoscere uno che egli ha ns!>el'vato in una bambina di 7 anni. Il tumore ap pena era visibi le a ll 'esterno ; rovesciando la palpebra in· fpJ·iot•e e facendo t·ivolger e lo sg uardo in a llo, si scuopri \'a nel cui di sacco uno tumefazione della grossezza di un P" !';ello , ovoide. a graude asse trasver sale, lungo mezzo centimetro circl:'l, d i color gt•ig io r ose o, non traspar ente, con qualche g rosso vaso s ot.to- congiuntiva le che ~:<i dirigeva alla ~u a ho~ e. La tume faz ione era dura, le!!germentr elflslica, u n poco mobill' e se !!n i,.a gli s posta menti del globo ocu lat·e;
..
DI OCUllSTICA
1057
lo sviluppo suo erasi fallo insensibilmente e non accompagnato da dolore, da lacrimaziooe, da disturbi nei movimenti dell'occhio e nella visione. La diag-nosi non era facile, non rassomigliando questo tumore né a una cisti sierosa, n è a un dermoide, nè a un sarcoma nè a un lipoma, e non presentando il punto giallo caratteristico indicato da Siche l come propr io del ci~licerco. Aù ogni modo, l' A. pr'ocedetLe all'estirpazione del tu more e solo all'esame islologico si conobbe lratlar~i di cisticei'CO. È da notar·si che la d i&gnosi fu falla non per la presenza della testa e degli unciui elle in ~eguit(\ alle manipolazioni alle quali furono soggette le diverse sezioni del tumore andarono perduti, ma per la struttura della parete cistica e piir specialmente per la presenza nell'inviluppo dd corpo del parassita dei corpuscoli calcari desct•itti dal Leuckart e che sono car·atleristici dP.I ci::;licerco. In quanto all'eziologia l'A. inclina a l'ile nere che in questo caso si tralli di auto-infezione tanto più. che si trovò nelle feci l:a presenza della tenia. In quanto al trattamento egli dice che sebben ·~ qualche volla la guari gione si faccia spontaneamente, qualora il tumore resti stazionario, occor·t•e intervenire ehir ur·gicamente. Circa il metodo operativo non crede suffìceote ia semplicA puntura, ma ritiene più opportuno il trattare la cisti come se si traltasse di un tumor•e, 8$pOl'l11ndola cioù completamente. La sola precauzione da p r·ende1·si consiste nel rispettare il tendine del muscolo vicino e nell'evita l'e la pecforazione della scler·oticu. te.
RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE R. PANTALEONE.- Noma per alflllde. - (fJull. della R. Accacl. med. di Roma, anno accad. t896-9i). L'A. descrive un caso di ooma segui ta da morte in una bambina affetta da sifilide ereditar·ia. Dopo aver esaminato la questione se tale malattia siasi sviluppata in causa della
10:)8
111\'l:'T.\
sifilid•' o della mercurializzaz.ione. e dopo ave•· esdusa q~:es ta tdlima Migine, l'A. dimostra che il morbo in parola !'<i sviluppò pPr una endollebite ci rco!"crilla ed endo-arterite o bli lerAHLe di ualu r a silìlitica In quale produsse la morte par·:r.i~le d i IHI tessuto molle. Que!'Lo, putr~->face ndn, fu causa di tulli i proce>;si sctlici locali e generali di cui può essere cBpace un te ssuto animale in pulrefazione, per gl i agenti di que!'la e per le pr ote111P. venefiche nnte dalla merle~ im:l, sopra un te~sulo aninlllle viYcote. le.
La terapia de\ bubboni ool me · todo 41 Lang. - (Centrallilattji:i.r m cd. Wissen.sch, 18 se l·
Ba;Kov:-;ct t v e Sc t iiSCHA. -
lembt·o JS!);). Com!'! é n olo il trallamenln dPi bubboni secondo il metodo di Lang consiste 'nella iniezione di una soluzione di nitrato d'a•·gento da 1/ 9 a l p. 100 e successiva fasciatura com pres!' iva. L'aulor·e ha esperimentat0 questo m etodo nel la eli· ntca Jrl prol'. .lanovschy di Prag-a, eJ ha oltenulo su 115 ca~i ~ l:l ~um·ig ioni !'OIIeci le 0 complete senzA ulter·iot•i l'rovvcdilllèllli. La dn•·ata del l1·atlamenlo curativo ba oscillalo fra i (i t• i :1~. giorni co n una m edia di 15 giorni cir'ca. Nep-li Illiri CliSi che hauno avuto esito meno fortunato, ciò i· dipe"O da cil'co:::tanze acces!<orie e da sval'iate. complicazioni. Nel grandi nscessi raulore ha praticato rlue aper LU r e in due punti diametralmente ''i>PIJSli fAcendo allravet·snre il rnvo nscessuale da un tubo " drenllggio che ho aùoparato per le irrigazioni, e t'Ire h!lman tenuto in sito fino alla cessazione della supp11raziono. A. ~chischa ha adoperalo per la cura dei bubboni, nella clinica dermololo;xica di Graz. la soluzione di benzoato di mer c urio, non sProndo il concello di vVele.ndet', cioé pe.- ollettet'ne .Jpgfi eO'<~lt i abOJ'lÌ\·i, ma solamente per iniezioni da pt'lllicH si dopo la punzione del bubbone. Egli ha insomma sostilllito la soluzione di benzoato ùi mercurio (1 p. 100) a qul'lla di nitrato d'argento nel melùdo di Lang . Questa inieziune, a cui se~uon o Ol'dinariomanle 2-3 OJ·e di dolor i o fehhre, non vien e t•ipelula se non nel caso che la
DELLE ~L-\LATTIK \"&:'<ERRE E DELLA l'ELLE
1 O:J9
suppt11'1l7.:one si protragga ollr·e ii ~e ltimo giorno, mo lo t:n,·ita deWASC'"~~o de"e essere CJ I'Olid i ~mamente lavnta con una l:iOiuzione di ><ublimato corrosivo (1/~ p. 100). Sopr11 2ì casi lrallali c.on questo metodo, uno solo ha avuto bisogno di un ulter iore inter•vento chirurgico. La d ur·ala media della cura è s tata di circa 22 giorni. l vtmla;;!-!i del vero metopo di Lang, come di questo seguito dallo Schischa, il quale non è $6 110n una legf{era modificazione ~lei primo, consistono ne lla sern plicilà, nel poco rfoiOJ·e che si provoca, ne lla guar·igione generalmente t•spiJa, e sopratuLto nel preservare da cicatrici defo rmi e da s piacevoli conseguenze che po~::;ono tener dre t.ro alla estirpazione ~ei bubboni. .f. c.
G. AL)tAN. - Un' infezione generale da gonococco. (Centralblatt, .1 ~ cl. rned. Wiss. :!5 sellembrA I ~!Ji) .
• Un giovane che sofl'l'iva grmorrea da parecchi m c~ i ebbe in \'arie riprese, e sempre cnn forte febbre e con tutta la sinlom~lol ogia. dell'infiammazione, una. polim•trile, una ne f'rite Nl una tendosinovite del libiale anteriore sinis tro, nel cui e~sudato muco-purulenlo fu riscontrato il gonococco s ia a mezzo del mic.r·oscopio s ia a mezzo di culture. In uuo dei periodi febbrili l'autOI'e aspirò mediante la siringa del P ra.valz, un c. c. rli sangue, e se ne servi per farne clelle culture in agar, le qual i detter o ~viluppo a colonie, che Lraspo1·tate nuovamente in a gar si addimostraro no per colonie ùi gonococchi. Volendo ottenere la maggior sicul'ezza possibi lE>, egli si servi della quinta generazione della cultura pura per fsr·ne l'innes to in un !!iovanc, che si pres tò volonteroso all'esper imento, t> nel quale non solamente si sviluppò una gonorl'ea tipica, ma più lardi anche un'affezione pol-
monare, una lendosinovite con essudalo purulento contMenle gonococchi ed una epididimite. Tutlociò ·crede l'autore sia suftìcien le per dimo;:trare la esiHenza di una infezione genera i ~ da gonococco.
f. c.
~OGO
IUVISTA
La molttplloltà delle manlf'eatazlont •1111tlohe prlmltlve. - (Centralblatt, f d. med. Wiss. 18 sdtembre t89ì).
A. SACK. -
Un giovane ammalò in seguito a coito siiìlitico mentre era
pure affetto da scabbia, che aveva prodotto numerose soluzioni di continuo alla pelle degli organi genitali. Sopra queste !li svilupparono non meno di 15 sclerosi iniziali nel glande, nel prepuzio e nella pelle del pene e dello scroto, le I'JIIBii non comparvero tutte nello stesso tempo, ma Lra lo sviluppat·si d•!lla prima e l'apparire dell'ultima passarono tre settimane, p~>r cui, ne conclude l'autore, é da rite nersi che le manifestazioni venute successivam ente dov.essero attribuirsi ad autoinoculazione. f. e.
Quando deveal lnoomlnolare 11 trattamento ouratlvo della lliflllde? - (Semaine médicale, 22 settembre 18!!7). L'argomento è stato disr:usso al Congresso medico inteJ'nazionale di Mo ~ca e la sua ecce:.dou~le importanza, nonché la competenza dE'Be pe1·sone che hanno preso pat·te a11a discussione ci hanno deciso a riass umere le idee che sono state espresse. Il dottor Schwimmer di Budapest è decisamente partigiano di un trattamento precoce, che cr•ede sufficiente prolungare per lo spazio di due anni. Il dottor Watrachew scky di Varsavia è invece assolutame•tle contrario a questo sistema, e ritiene un er1·ore l'uso troppo sollecito del mercurio, il quale non ha azione !'ulla forma latente, e sel've solo a chiudere la via per la quale si potrebbe eliminare l'agente morbigcno. Eg li ritiene che non si possa amministrare il m er curio se non in presenza di manifeste:z.i oni sicure, mentre nei casi di diap-nosi incerta sa1·ebbe addi1·iltura una pazzia e nou avrebbe altro scopo che I')Uello di garantire il medico. J ullien sostiene, come già ebbe occasione di esporre an cb e al Congresso di noma, che il trattamento precoce della sifì. liJe ha oggi mai fallo mc• Ilo commino e molti la vori basali su numerosi esperimenti pnrlano in suo favoee.
''
'.1
~
DELLE MALATTI E VE~EREE E Oh:LLA PELLE
•1061
I risullaLi poi che si ottengono applicando a questa cul'a i metodi moder ni, specialmente le iniezioni di calomelano secondo il metodo di Scarenzio, sono st1·aordinari e tali che col sistema pillola re no11 si sarebbe osato sperare: e vilata la roseola, il cicao della malattia è perturbato, i periodi soppressi o diminuiti. In conclusione egli cr ede necessario che, non appena comparsa l'ulcera infettante, sia subito intrapresa una energica e severa cur a antisifìlilica, poiché tutte le osservazioni falle ltanno indotto in lui la convinzione che il vero tJ·atLamento della sifilide deve farsi prima che esplodano le manifestazioni secondarie. Il prof. Barlhelemy di Parigi è d'opinione che, prima d'intraprendere qual~iasi cura specifica, è necessar io esser ben sicuro della diagnosi : nel dubbio astenersi, ma una volta accertata la diagnosi, intervenire il più energicamen le che sia possibile. Il dottor Caspary d i Kiinigsberg ritiene conveniente di cominciare il t t·attamenlo antisifllilico alle prime manifestazioni da par te delle mucose, e cre~e pt·eferibile il metorlo delle iniezioni ipodermiche che deve esse re prolungato per qualche tempo, anche dopo scomparsa qualsiasi manifestazione. Non si dovrà ripetere la cura se non al comparire di recidive. j'. c.
L'ulcera •emplloe oont&glosa. e l'uretrlte oronloa.. - (Bull. della R. Accad. med. di Roma,
M. MAZZARINO. -
anno accad. 1896-9ì). L'A. con osservazioni cliniche e con esperimenti dimostra quanto sia vero il fatto osservato dal prof. Campana delt•apporto ~~ioè esistente tra alcune varieta di uretrite cronica, e l'ulcera semplice contagiosa. Io tutti i casi infatti citati dall'A. trovaronsi le notizie delle successioni dell'ulcera all'urelrite o cronica o acuta. Inoculando agli animali tanlo il detrito dell'ulcera molle, quanto l'essudato della blenorragia si osservò un'alleraziooe sempre simile la quale se non riprodusse esattamente la forma morbosa originaria dimostrò
IOGJ
lllVJSTA
però che lo slessu stimolo rie sce a pr·odurrc quella qualsivoglia it•rilazione tanto se derivato uall'ulcera molle quanto :<e dcri ''8L') Ja Ila blenOtT<lgia. Balleriolot:icamen le si troval'OliO quei m ede!'i mi eletnenli pal'a:"<~i .lari che si riscontrano nelle comuni infìammaziont settiche. Colle colture si videro --v iluppare tAn to coi pr·odolli dell'u lcera mollE', come con qu<'lli hlenot•r·agici, le l;tCs!'<e vat'iel.it di schizomiceti, per lo più lo l<Lafilococco pio;:cno aureo, di rado, ralb o, una voltA uno !'LJ·ertococco, e ciò semprP. in quuslo mod'). che cioè nelle colture, tanto dei derivali àell'ulcera co me in quelli della blenor·:·a;.da, pri rne!:giò sempre, in ciascun caso, una .!Pile dette forme, in entrambe l e se1·ie di coltur e, pr ovenienti da germi di pt·odotli blenor·rogici Ja una parte e ulcerosi da traltr·a. Co11 ciò l'A. non vuoi dire che quel<~a sia la prin· ci pole son:enle delle ulcer i semplici routa;:iose. Certamente per ò Pssa si deve t·itenere quale una delle cagioni ùel mOI'bo in pa r ola. le.
P. RJCIITEH. - Cara della lpertdro•l piantare e palmare. - <Semaine métficale, 15 s~ttémbre 1f!97). Quando una malattia conta molti rimedi è seg-no certo che rwn ne possiede alcuno di efficace. Questo è antico aforis111a in mtldicina, e qut•sto possiamo rip eter·e per la_iperidr osi plau· lat·tl e palmare, per la quall' si sono proposti un'infinitA di rimedi cile sono riusciti setnpt'e in:>uffìcienli allo scopo. Il dottor Riciller· di Berlino ha suggerito un proce~:oso teJ·apeutico semplice e fi'Jcile ud appltcar:;i. Egli si serve dell'acido larlat'icc' in polvtjrO, Jel fJU81e fa port•e :;:dOJ•nalm ente un pizzico n t Ile calze e fra le dila, avendo cura di t·iumpire, con del colone imp r·e~ nalò di vaselina borica, le e.;;co riaziolli che pet· avvwìtut·a poles!>er o el<!>ersi formate. Per ottenere una :;ruarigione dU['8lura egli cred e necessario ciln le srar·pe dc•bbano esser e disiofellate. e a questo scopo propone di ver·so rvi dentro una soluzione di formalina (1111 .;uc:cltilltO da tavola in un lilr·o d'acqua) o una soluzione fcuit:ala al 3 l'· 100, che deve rimanet·vi per parecchie ore, clupo di che si versa la soluzione che t•imane e si lasciano
DiLLE )IALAHIE VK,Eili!.E E DELL... VEI.LF:
asciugare l e scarpe sponlaneam enle. È nulurale che occo t·r ono almeno due paia di sca rp e. Per l'iperidrosi palmare J'autot·c propone delle pennellAtura con una soluzione di acido cromico ol 10 p. ·100, che ss debbono rtpeler·e Ol-'ni 5 ore tanto su l palmo della mano che sulle superfici inte rd i~i tali , lasciando che la es:;iccazione si rac<:ia spontanea. La colorA7.iosse giallo da la dnll'aciJo cr omico spar·isce factlmenle lavandosi le mani poco dopo l'e:;<~iccazione del rimedio, il clte noo nuoce alla buona riuscita della cura. Egli rili elle che basti t'ipelere le penuellalul'e una dozzina di volle per ollenet'e ID ~uarig ione, che (•gli As::>icura Ctllllplela e durevole. Anch t: per la i peri tl r osi planlaro il Richlel' non mell e dubbio che si debba o ttenere una :..:uarigione radicale, e noi ci lusitsç!hiamo ch e sia ver o. Questa inrermila, non infrequenle tra i noslri soldati, è bene spe>sso una cle!le più gravi mole~liù del medico che segue le lt·uppe in marcia , per 1:ui se l e as ~erzi o ni del Richler sono veramente fondale sull'espHimcnlo, 4'gli avra reso un servizio nrm iudi fferente alla m edicina mili la re. r. e. PANtcm R. - La trloorre..l nodosa. - (Cl in. clermonL oli Firenze. - La seti. med. dello St1eriment., ·J8 ~ellc rn bre 1897. È un·anezione dei peli del capili izin, della barba, dei botTi o del pube costituila dall'apparire di piccoli noduli bianchi else in vat·io num~ro e in varia distanza l'uno dall'altro invadono il pdo dallu eslremila libera verso la 1·adic(' e dAl tt·oncar si del velo in corrispondenza dei uoduli. .MicrosCOf.!icamenle il nodulo appt~risce formalo dallo sfibrat•si del pt'lo.
In quanto alla g-eMsi di questa malattia, si rilenne ùapprima h·altarsi di un distu t·bo di nutrizione, poi di lesione traumatica. Allualmenle si pensa ad una origine parussilat'iR. ' L'A. nou e'elude che vi sieno dei casi dovuti a semplice fallo .lt·a um~ lico: cila in falli il caso di uno studente il quale soltome~!'>O a fl'izioni energiche del cuoio ca p ili i zio pee se bo t'rea cronica con sapone e sostanze fortemente antisettiche quali il
1064-
RIVISTA
sublimalo corrosivo e !"acido salicilico in soluzione alcoolica ossia nelle mip-lio l'i condizioni per evitare un'invasione mi· r robica, pr•esentava i cape!E cosparsi di numerosi noduli bian chi in corr•i!«pondcnza dci quali il pelo fatto friabile ca· deva con g rande facilità. In generale però la tricroressi no· dosa per l'apparire in alcuni luoghi e difficilmente in altri, per il fAllo di prefrrire in certe località i capelli e in altre i peli della barba e dei genitali, p~r l'insorgere rapido dell'effe· ziono, pel suo decorso e sopralullo pel r·isullalo delle ricer· che di alcuni autori, può ritenersi quale malattia originata eia uno ~pcciale micr·or~anismo che studii ulLeriori mollo probabilmente co11valider·auno. te. F. SPRECHER.- L'Hoàng-Nàn nell& cara della lebbra (Clinica dermosilil R. Univ. di Torino. Gazzetta 'medica di Torino, 2 settembre 1897).
L"Hoà ng -Nan é una pianta dell' l ndocina la cui corteccia poh·erizzata ed unita a realgar e ad allume, costituisce da g ran tempo per gl'indi~eni di quel paese un rimedio contro parecchie malattie costituzionali e nervose. come contro la lebbra, la r abbia e le morsicature dt>i ser·penli . È una pianta r·ampicaole simile alla vite e appartiene al genere strychnos. Il rimedio intr·odollo in Francia vi ebbe varia fortuna, usato in casi di paralisi, di clorosi, di affezioni interne. · Lori+ Bara! L eù Hillairet Io sperimentarono nella lebbra. L'A. lo esperimentò in due casi di lebbra usandolo solto forma di pillole secondo la seguente ricetta tonkinese: Corleccie di hoàn~-nàn polv. centig. dieci: Real7ar naturale; Allume; E.!cipienle, ana centig rammi cinque. Durante la cm·a furono prescritte ai malati bibite alcoo· liche e cibi eccitanti; la somminislrazione delle pillole fu sempre accompagnala da una piccola dose di ac~to. che scio· glierAhhe mAgl io i princip ii attivi della corteccia medicinale, e ru flltta alla dose di due pillole nel primo giorno, aumentando poi di due pillole al g iorno per i primi cinque giorni,
,,
._,
..
.~
..
r--.."..
~,
DELLE l lALATTI E VENEHEE K DELLA PELLI'.
·l OG:.>
poi t'i prendendo ne la somminislrazione nel modo indicato dopo tlieci giorni di ri poso e cosi di seguito. In tutto g li ammalali presero 168 pillole vale a di r e circa 17 grammi dei rimedio. Di~graziatamente i t'isultuli furono completamente negativi.
te. M. C.\RRUCCIO. -
Pleomorfl1mo e pluraU•mo trtooflttoo.
Le cooclu:sioni olle quali aniva l'A. in questo suo studio speciale clinico e sperimentale, sono che l'agente patogeno .tella malattia detta trichoph!fliasi é dalo Ja un parassita uni.!o, sempre ~imi le a s6 slnsso, nei caratteri principali di morfologia e di sviluppo, che le varietà inorfologicbe di volume sono dovute, non al parassita, ma alle éondizioni di terreno in cui esso si trova, che tutte le altre variazioni morfologiche le quali non possono deri vare dalla fortna del gonidio o dalla disposizione varia di più di essi, si devono t'ilenere come variazioni dl'generative che si r iscc.otrano in ogni r.o!lura sperimentale di antica data o passat.a su tereeni te. <li coltura inadatti.
RIVISTA DI TERA PEUTICA Pt:sCJ E. - Bloerohe battertologtohe 1opra. alounl me4l0&11lentt.. - (La clinica moder na, 1• settembre 1897).
Gli esperimenti fatti dall'A., nel laboratorio eli materia medica del R. Istituto di studi superiori in Firenze di r etto dal prof. Bufalini dimostrano che si deve usare la massima cura e sorveglianza nella prepaeazione di medicamenti d' ot•igine a.nirnale. Egli ha tr·ovalo infatti., che l'emolo di Koberl in gelatrr.a, due volte su tre, ha dato luogo a sviluppo di A spergillus glaueus, che la (er ratin.a in collur·a in gelatina ba dato sviluppo a colonie di due specie, l'una polimorfa e l' altl'a caratterizzata da bacilli mollo grossi e lunghi, mentre nella coltura in a gar· si sviluppano solamente colonie caralLe riz6i
·l 0136
IIIVISTA
zate da bacilli corti e grossi, che colla trejusia al t imola per mezzo di coltur a in agar ed in ·gelatina ha luogo sempre • una sola e meuesima specie caraHerizzata da bacilli corti e sottili. Esperienze di controllo pratica te su animali con in iezion i fatte nel cavo peritoneale, mentre hanno dimostrato, usando una emulsio!1e di ferratina, la presenza di ascessi spar•si a. distanza dal punto ove fu praticata l'iniezione a lla coltura (lei quali si osservarono i medesimi microrganismi r iscontra ti nella coltura di ferratine [in pia stre di agar, banno dalo riHillato negativo usando uoa e mulsione di trefusia. Io quan to alla natura delle colonie ottenute dai medicamenti sopr·acitati, l'A. ritiene c he esse sieno for nile di ca ratteri palogeni perché fluidificano la gelatina e resis tono ~1 Gram. :e.
L'ortoforme - Un nuovo ane1tettoo. - (Réper toire de Pharmac ie, s ettembr·e 189i). É una. polvere cr isLallina, bianca, inodora, insipida e poco
solubile nell'acqua; però la quantita che se ne scioglie è.sufficien te per comunicare alla soluzione delle proprietà ane· steliche. Essa non ha allatto poter e lossicoJ per c ui ~;;e ue può metter e un& g rande quantità sopr·a una piaga senza timore di provocar e alcun accidente, e questa innocuità é un g rande vanla!!gio cbel'ortofor me possiede sopra la cocainA, a ~giu n to all'altro non meno importa nte di provocare una inse nsibilità di più lunga durata, ci6 che ris ulta dalla lentezza colla quale é assorbilo. I dottori Tintor n ed Heinz Io hanno ottenuto dall'a cido amidoxi benzoico. Trattato · con acido cloridrico e con all1·i acidi, esso forma dei sali solubili,~che hann o propr ietà ca us tiche e elle non possono quindi essere adoperati, t"pecialmente nella pra tica oculare. L'ol'loforme si pu6 amministra re anche per uso inter no pet· calmare i dolori del cancro e dell'ulcera di stomaco, e si pu6 darne più grammi a l giorno in dosi di 0,50-1 grammo f. c.
l
DI TEIL-\PEUTfCA
·1067
Un deodorante dell' lodoforme. maine méclicale, settembre 1897).
(Se-
A. CouSTAN. -
La inutilità colla quale sono s tate espet·im<>nlate numer ose sostanze pet• toglier·e dalle mani l'odore ve rflmente sgradevole dell'iodoforme ave va orma i persuaso i chirurghi alla rassegnazione. Il clottor Coustan propone di lavar·si le mani con acqua di fiori d'arancio che, egli a ss i~ura , ser ve mera vig liosamente per· fare sparire in modo r apido e completo l'odore dell' iodoéorme. .(. c. DASSONVJLLE. - Il Cordolo. 28 setlembre 1897).
(Gc;,z.-etia degli o.~pedali,
Il cordolo è , secourlo Dassonville, un narl!otico assai efficace ed utile. riuscendo a provocare il sonno qualunque sia la C!lusa dell' insonnia. E g li dice di averlo es perimentalo con effetti sicut•i nell'ins onn·io da cefalea e da coliche saturnine . Il Ros~mbet·g cita il fallo di a ve r potuto provocar e il sonno in un a mmalato fortemente a gitato da un cocente prurito di orticaria. È un tribromuro di salolo, eù ha l'aspetto di una polvere cristallina di co.lore bianco, senza sapor e e senza odore; è insolubile nell'alcool e ne ll'etere, solubilissimo nell'acic.lo acetico e nel clorofor mio. Si pr escrive in cat•line e n ella dose media di 50 centg. a 2 g rammi. Quest'ultima dose pare che sia sufficiente per provocare· il sonno in qualsiasi caso. f. c. Dottor· T tSON. - n T.raumatolo - Un auccedaneo dell 'lodoforme. - (Conu resso· Medico di Mosca , 1897). Questo nuovo medica mento é s tato ollenuto dal dottor
Krauss facendo reagire l'iodio ~ul cresilolo insieme con dell'iodocres i na. Si presenta solto l'aspetto di una polvet•e di color violetto con un debolissimo odore di iodio. Non è solubile in acqua, alcoo l, etere e cloroformio. Si scioglie pochissimo nell'olio. La den-
,_
1068
................. ..._.
IUVISTA DI TERAP.EUTICA
sità di questo preparato è lre volle minore di quella dell' iodoforme, e quindi di une magg iore economia. Messo in contallo di varie cu!Lure di micr obi patogeni ha valso ad arrestarle. Può adoperarsi tanto per qso in terno che per uso esterno neg li stessi usi nei quali sino ad ora è s tato impiegalo l'iodo· forme. L'autore cr ede che questo suo pr eparato possa e debba col tempo soppiantare l' iodoforme, del quale non ha l'odore n a u~eante, menL•·e ne possiede tutte le buone qualila m edicamentoae. Noi glie lo a ugur iamo, e s iamo s icuri che egli potrà conta•·e sulla riconoscenza dei chirurghi. f. c.
RIVISTA DI TECNIGA ~ SERVIliOMEDICO MILITAR~ . Il materiale 4l unltà dell'e1erolto della Bepubbllo& Ar-
g entina. - (Establ. t1pogr. de la Agricoltura, Buenos Aires, 1897). Abbiamo ricevuto una memoria del dott. Francisco de Veyga sul materiale sanitario in u ~o pr"sso l'esercito della Repubblica Arg entina. Una commissione apposita fu inviata dal Ministero della g uerra in Europa allo scopo di a cquis tar e questo materiale sanitar io per un corpo d'esercito di 30,000 uomini. Essa potè e saminare i depositi. sanitari di a lcune nazioni, specialmente quelli della F'rancia e s ul materiale sanitario di quesl'ullima uniform6 l'organizzazione del pr·opl'io. Il detto materiale fu acquistato ed ordinato in base alle seg uenti formazi oni s anitarie: servizio reggimentale, ambulauze, ospedali da campo, ospedali da campo temporaneamente immobilizzali, ospeda li d'evacuazione, infermerie di stazione o di tappa, Lrasporli di sgo mb~:~•·i, depositi s anitari. depositi tli conva lescenza, ospedali permanenti, ospedali au siliari.
r
l
RIV ISTA DI T ECNICA E SEIIVIZIO ~E DICO )!ILITAHE
~ 0()9
Gran parte del materiale in par·ola non differisce mollo da quello in uso negli altri eser citi. Fra re partic(llar ità più flegne di considerazione noteremo: un tavolo d'oper azioni•, modello dell'ispettore di sanité. militare generale Costa, composto eli uno schelc tt·o pi eghevole di ferro tubulato sul quale poggia una grande l astra di alluminio, una sterilizzatrice modello Adnet, il maler·iule di medi cazione prllferibilmente preparato all'aciclo ft!nico, un prwla·barelle modello Dujat·dinBcaumetz e Strauss destinalo a tenere alla la barella in m0rlo da per metl!'re Al chirurgo di facilmente curare il ferito, un pacchetto di me,dicazione costituito da un batluffolo di stoppa involta in un pezzo di g-arza, da una 'compressa di garzn, da una fasc:ia di colone materiali sterili zzati e trattati con una soluzione di acido fenico poi con una 1li sublimato, da due spil li di sicurezza, i l lutto in voi lo in un pezzo d i ~la imper·meabilc preparata con caucci ù disci olto in benzina, un bAgno da campo rormALo da un ~argo pezzo di tela olonA impermeAbile conven ielltAmPn te adattato su di un sostPgno di legno, una cucina Congo costituita da una cassa di .forma cubica ciro contic•rHl tutti ~l i elem on lì n P.cessari per prepà!'àré un rancio pér :25 unmini. una lalr·iJìà Ìll (~d ora pnr·-· 1 tt'llile. l o quanto al malPriol e· sper~iAlP. dn campo ;:;nno da notarsi uno zaino dì sa11ìla per l a fanter ia che sì apre in due par·ti a guisa dì l ibi'O, una spccia.le bisnccio. di sani ta per la cavalleria che si cornpon<! di due zaini artaloghi ai preceden ti appaiali e che si l eng-ono fissi all'Mcione del la sella per mezzo di una rorreggin mentre una cin!2'hin di cuoio li tienA fissi ai fianchi dell'onimole, fJÙattro specie di tenrle, o:::s1a la tenda pel sor'vizio reggimen tale la qual e sta collocala entro i l carro sanitario dello truppa, la Leuda T orloisc, la tenda-latrina la quale comprende un vaso, una sedia .li le~no pel medesimo, ut1 deposito 11ei r esi,d ui non escr emenlizri, tre bacinelle, una tendA per· operazioni chirurgìclrP. l diversi medicamenti eci utensil i sono contenuti in cnnPstr·i é nel servizio delle truppe di montagna ~n scaltole di olluminio. I n quanto a l materiale da trasporto si nola11•1: il corr·o sanitat·io per la truppa d e::~ linat0 a trasportare Llttlo il ma leriale necessario per l'organizzazione ed il funzirJrtarn ento del posto di soccoi'SO nel campo di battaglia il ' lu~d e è a due
1070
1\IYISTA DI TEC NI CA k: SERVIZIO MEDICO MILITAUE
o a quallr o t· uote ~ seconda che deve s ervire per truppe a 1 ied i o a crwallo, il carr·o di c hirur g ia . il carr·o d'ammi ois tr·tuione, il ca t' ro - fur~o ne o fu rgone Tortoise. i furgoni ordina ri, i ca rri per trasporto d i feriti cha costituiscono l'ambulanza o sezione dj sanità: tutti questi ca r ri a seconda del lor·o numet•o e del loro aggruppamento entrano a fa r par te dell'ambulanza di bt•iga la, di quella di divis ione, di quella di corpo d'at•mala. Il carro per ferili é analogo al nostro ca1·ro r egolamentare : distinguesi però per il'modo col quale si fa nno e ntrar·e le barelle, giacchè invece di farle scorre r e !'>u telai di feero, esse da una parte si sospendono coi manici a dei ganci siluali in una specie di car t·ello che si s pin ge fino al fondo del carro s u delle apposite guide, mentre dal· l'altt•a pat·te si sospendono i manici ad altri ganci speciali collocati all'entrata del carro . . La barella adatta la pel trasporto dei fer ili é quella sist ema Ft•ank, e per il trasporto dei fe rili in montag na si usa un'altra bar ella sistema F ranck· Ecot. In mancanza di carr i speciali d'ambulanza e dovendosi utilizzare ùei carri di uso pt·ivalo, !'a parle del male· t•iale sani ta1·io l'apparato dj sospens ione per barelle sistema F ranck. Pel traspor to in fetTovi a si usa l'apparecchio di sospensionE: Bréchol-Desprez- Am?line . Senza entr·are in merito sulla maggiore o minot·e praticità di a lcune di queste dotazion i san itarie, può dirsi che in genere questo materiale r1sponde bene a llo scopo pel quale é stalo acquista to e ne va lode a gli organizzator·i i quali, come appa!'isce dalla Je ttura del lavor o, non hanno mancato rli studiat•e la questiont:J nel modo più accurato e completo. te.
RIVISTA D'IGIENE L'isolamento nelle malattie trasmlsslblll. (Semaine médicale - Ottobre 1897).
A. N ETTER. -
-
È una s tor ia ana litica delle vut·ie gt•andi epidemie per de-
d urne come siasi lentamente fatto st1·ada il concetto dell'iso· lamento nelle malattie trasmissibili, a qual punto s ia oggidl ; come e quando debba a pplicars i.
, ..
---L..-------------------IUVISTA o' IGIENE
'l Oi l
l l~bbrosi furono i f)l'imi amma lati contro i quali si pl'esero delle misure di segregazi one. M a la VP.J'Il istituzione di ospedali speciali, di misure quarllntena1·ie. di pr-atiche di disinfezione, dell'obbligo ai sanitarii di denuncia 1·e g li infermi aù un Consiglio di sauili.t, e di far traspot·ta1·e gl1 ammalati, a que~lsiasi ceto appartenenti, negli ospeduli a tale uopo desti nati . l' i;.tituzione inso mma di tulla una ,·era e propria legge di sanità intesa ad impcdi 1·e la diffusione di malattie tra!'missibili, <ieve t•i tenersi come un gl'ande m er•ito di Francesco II Sforza DucA di Milano. che adotto tali misure per la sua citta nel i6• secolo, qunndo la peste bubbo;Jica dilagava per tutta l' Italia superiore. E !:'e le ~ag-gie disposizioni che egli dette non valsero a tener !ungi da Milano il terribile fla gello, esse non r estarono certo senza resullato, poichè i\'Iilano fu la città più tardi attaccala, e quella che pagò il tributo minore alla m ortali là. Difatti mentre a Milano si ebbero 17,000 morti, VenE-zia con una popolazione minore ne ebbe 50,000, e 20,000 Brescia, che di Milano aveva un numero di al:iitanli 5 volte m i not·e. Lo stesso fatto si ri pet~ a Roma nel '17° secolo per opera ciel cardinale Gastaldi, il quale fece adottare le stesse norme che si er ano praticate nel secolo precedente a Milano, e diceva che cont1·o l a peste i rrmt>di poli tici erano piu effìcaci der medicinali e delle pr egh iet•e. R oma ebbe 1 't.OOO decesl:'i, Genova 60,000 e Napoli 20u,OOO. Nella seconda metà del secolo 18' si pensò di estendere r isolamenlo, anche ai vaiolosi e fu1·ono i p l"imi a propugnarne rio-an Rast, L e Camus e Paulet circa il 1768. - Dieci anni più tardi Zeno n, che faceva par te di un a cornmi:>sionc incar icata di stu.diar·e 1' organizzazior1e degli ospedali, r·ifed sui danni della promiscuil.à degli affetti da malattie contagiose cogli altri pazienti e propose i t·imedii gia suggeriti dai suoi predecessori. Ma nulla ru fallo sino al1~ù't, ocila quale epoca il Vidal provò coo documenti i r r efutabi li che molle malatlie venivano contratte negli o":pe iali, e che di sol o vaiolo 11011 meno di 800 casi all'anno si verificavano per contag10 interno. Adesso parecchie malattie hanno a Parigi degli ospedali speciali: m olti pr·og1·essi s1 sono fatti, ma mollo riman e an-
..1
·ton
IHrJ STA
core da fare. Bisogna per ò convenire che gli I nf!'lesi, i quali più lardi hanno a ccettalo ridea dell'is ola mento, hanno fallo molto ma g~i or cAmmino su q ues ta via. Difa tti nel 1746 vi era gtti a Londra u n ospBda le per i vaiolosi, e nel 180 2 ne sorse uno pet· le febbt·i infetti ve. Attualmente vi sono 5 ospedali per le malattie infeLlive ed uno per i convalescenti. I vaiolosi sono ricoverati in apposill battelli sul Ta mi gi ed hanno uno specia le ospizio per convalescen.ti. Il ser vizio è com pleLato dn sLazioni di ambnlanza riun ite·lelefonicarnenle a g li ospedali, ed una posta centrale r iceve le dichia r~:~zi on i dei medici ed insieme il trasporto deg li ammalali c be si compie in media in 'h d'ora. A Copenag hen, ci sono due ospedali d'isolamento, n'Orescura Hospita l per il vaiolo, il colèra e ti tifo, e il Blegdam Hospila l per la sca rlattina e la difterite, e questo secondo può essere ci talo come modeUo. Non si cr eda per ò cbe non esistano i contrad• ltori de ll'isolamen to. Si é detto cbe il t·iunire dei soggetti attaccali dallo stesso male può e umenlare la virulen za dell'elemento rnorbigeno, ~ che si può verifi car e una morta lità maggiore che tra ~li infet•mi isolati, ma' una quaulita di osserva zioni tendono a provare il contra rio. - Pe r il morbillo s i era r ealmente osservato una mortalità maggiore nei padig lioni d'isolamen to, ma pr esto si a ccorsero che l ~t recrudescenza era data d~:~lla compar sa di bt•onco- polmonili che si lrasme Llevaoo da un ammalato ull' altro, & bas tò i!:> olare tali amma lali per dimi.nuire la cifra della mortalità. Un' allJ•a accusa cbe si é mossa a q uesti ospedHii è quella di costituire un pericolo d'infe zione per il vicinato, ma anche ciò non è vero per la maggior parte delle mala ttie e solo qualche r iser va deve farsi pc t· il vaiolo. L' aulore passa quindi in. rassegna le malattie aiJe quali deve applicars ì l'isola mento, e pone in prima linea la drfteritf'.\ e le feblwi eruttive, poi la r isipola e la pertosse L'isolamen to della lubet·c:olosi s 'impone ; la questione si sta s tudia ndo e presto s a rà risoll« . Per la febbr e tifoidea e per la poln1onile vi è aucora discussione, percha il lot·o potere contag iosll è de bole; perù i lit'us i sono isolati a Londra, a Sto,
J
.
O IGIE~E
•
\
)
1073
colma e in altri par.~i, P.d è clr.~iclernbile che quP.!'lA misure si estendano. Alcune malattie cltit·urgiche e le febbri pue rperali richiedono l'isolamento. che non sarebbe male estendere ai casi di coebonchin , tetano, ra bbia e morva. Inestimabile poi riesee il beneficio dell'isolamento nelle malallie epid•!michl:j ad appat·izioni inlermiltenli, come il colèra, la p este, la miliare, il tifo esanlemolico, ecl allora é ollimo anche un ospèdal~ speciale per i con,·al e~ cenLi, che delle ottimi r esullati ad Anìbnr~o. La costruzione di padiglioni speciali negli ospedali comuni non ha dalo buoni risulloli, e quindi é m ef'l i0 costruire drgli ospedali speciali almeno 300 met1·i lontann Llnll' abi tato. Ciascuna malattia contagi o~a dovrebbe avere uno speclale a sé; ma ò possibile riunire alcune delle più miti, purché abbiAno paJigliooi separati . Il personale curante ùeve s empre ù i~in fe ttars i prima rli u»cire. A Lond ra !'Ono proibite le visite dei parenli, e solo pei maiali in pericolo si conC'ed(! u nn s oln visita al g iorno, segultada di sinfezione. A Parigi si è pt'Pgo recentemente la uecisi.,ne di pr!Jibire le visite ai difterici. permeLLendo ai gen itori di vedere i fi gliuoli ntll·aver so l~ fines tre. Per il Lt·asporlo dei malati conla!!iosi a Parig i funzionano già le cAnozze sp,ciali che vengono o~ni volla disinfettate. Quando l'infermo è stato tra::-portalo in una car·rozza da nolo, non la si lascia ripartire senza averla pr·ima disinfettala ro n polverizzazioni di subl imalo corrosi vo; e dovrebbero esse1·ci m isure severe conli'O coloro che, sapendo ùi avere una malattia contagiosa, s i fanno lra:::pOI'tare in vetture pubbliche . Una legge inglese considel'a ciò come un deli tto pussibile di multa sino a quaranta sterline. Ma se queste misure pl'ecauzionali sono facilm ente 8(Jpli· cabili ai mala ti elle vengono r1covera ti negli os pedali, no n PIIÒ dirsi allrellanto di q~.t elli che vogliono curars i in casn propria. In Fr·ancia si ·crederebbe di meno ma l'e la libeJ•tù individuale non rispettando la Yolontà dell'ammalato: in l nl!llillerra l'autol'ita si riserva il dirilto ù'impon'<' il ricov<'ro uell'ospedale. I n ogni modo deve essere rig-orosa m eu le pr o iLita la presenza nella catnC'rn ddl'an)mall3to di qualsiasi per ·
•
1074
ltlVISTA
sorHI non ad dalla alla . cura. Le deiezioni debbono essere disinfettate, come anche le persone che escono dalla camera dell'ammalato. Nstturalmen le l'isolamento de ve es s ere protratto anc be du rante la convalescenza e poscia disinfettati i locali. Per le scuole si e sige che l'allo ntanamento sia prolungato 40 giorni dopo il vaiolo e la scarlattina, 2 settimane do po la per tosse, ·16 giorni dopo la r osolìa, t O f!i Orni dopo gli vr ecchioni. l tubercolosi in genere si allontanano fino a g uarigione completa. 1n I ng hillerra la dichiarazion,e delle malattie lrasmissibili c obbligatoria per il medico e per le famiglie. In Germania fu pr esentata una legge per la d ichiarazione obbligatoria fi no dal 1893, m a non é stata ancora votata. l 11 Ila li a e in Danimarca , essa é gia in vigore. l ris ulLati di ques te m isure pr ofilaltiche s()no :soddi ~ facenli poichil la m or·talita per malattie infetti ve va progressivamente diminuendo. Abbiamo g ià dello che r agglom eramento di malattie iof,.ltive in un os pedale d' isolamento non è dannoso per le R!Jilazioni vicine, ma devesi far·e un'eccezione per· rl vaiolo. P l·rò (]uesla cosa é sempr·e discutibile, per•chè non è pr·ovato che il numero dci colpili nei dintorni dello s pedale sia pr·oporzionale Al numero dei r icoverati. Di più devesi tener conto de! contatti col pel'sooale dell'ospedale e coi convale· scenli. senza conlar·e che anche la miseria dei quartieri non è estranea alla moltiplicazione dei casi. .e olio ha fallo osser· vare c he nellH g uerra del 'lt<70, mentre i voinlosi erano ricover ati a Bicèlre, ;ta gual'lli ~io n c del forte, che è in co ntatto collo s pedale, non ebbe più casi d elle altre caser me. In og ni rnodo è ben e tener lontani gU ospedali dei vaiolosi com e del resl o rli tulle le malaLLie contagiose. U na precauzione m olto importante è la vaccinazione eri· vaccinazione di lutto il personale dell'ospedale. Nella scar lattina é difficile stabilire quanto deve dura r e l'isolamento dopo la malattia. giacché si è visto che 4 o ò settimane non sono s ufficienti. La scompar sa della desquamazione non è una garanzia sicura ; perché a volle si ha nno delle diS I"Jiramazioni successive. :si sono verificati cas i di
o 'tGIE~E
r.ontagio anche dopo 77 giot·ni dalla guarq~·one, però esisteva qua !che suppurazione alle oJ·ecchic o al na ~o. In con· elusione bi so~na t enere isolati i con val('SCeltli di scarlallina almeno 50 giorni, e pr olungare la quat·antena fino a 2 o 3 mesi qu.ando e~ istono suppurazioni. In molti paesi non segt·egano la t•osolia, giacché si ritiene contagiosa !'ìOltanto prima dell' eruzion e. Però tla una statistica de Ila Società Clinice di L ondt•a resulta cbe su 113 casi •li trasmissione di r osolia 7 volte il contagio veniva da am · malati in pieno periodo eruttivo e 15 ùa conval escenti. In ogni modo, se n on si isolano i motbillosi quando la malattia decorre benignamente, è necessario isolare quelli elle hanno una complicazione di bt•onco-polmonile, per non veder e, come abbiamo già detto, un'epidemia di questa complicazione. L'ideale sarebbe risolamcnto individuale. La difterite è una malaWa nella quale, mal ~rado tutta la vigilanza possibile, non si può ottenere un i solamento com· pleto, percbè molte volte la dtagno ~i i· incerta : bisof!na perciò h•olare anche i ~ospetli, ed iJ anche necessario po.:>sede r e lllt apposito stabilimento di convalescenza p~rcltè la pct·sislenza dei bacilli nella gol a dei conval e;,centi di difterite è. g.•neJ·almente molto lunga. Nell e epidemie di colòr1:1 è della rna~si ma imporLanza l'isli· tuzione di un apposito ospeda le pei c~lsi sospetti.
Poco c'è da dire per le altre malattie : ,basterà rico1·dare che nella pertosse, come nel morbillo, è pericolosa la complicazione defla bJ·onco-polm on ile, e quindi deve esser e evitalo qualunque centallo di quelli che presentano questa complicazione con gli altri ammalati. · Gli orecchioni uon coslituiscouo una malattia sel'ia, specialmente pei bambini; ma per adulti bisogna usare alcune precauzioni, perche non è rat'a la complicazione dell'ol'chite e consecuti va atrofia testicolare. Il tifo esanlPmatico, come è nolo, si trasmette per contagio dit'elto, e quindi de vono essere più sevet·e le misure d'isolamento e di disinfezione per tutto ciò che r.irconòa l'amrn&lato e per le pe1·sone che l<l assistono.
gli
f. c.
..
·l 076
RlVlSTA
Dott. J OHA NNES FIBIGER. - Sopr& Il modo 41 comb&ttere le epldemle dlfterlohe. - (Berlin.er klinische W ochen· schr ift, N. 35, 36, 37, 38). L'ar gomento é dì capitale importanza e l'autore lo ha tra ttato con un corredo di falli e di ar gomenti cbe. lo rendono veramente ammi revole. Affinché il s uo studio acquistasse maggior e chiaren a gli ha dalo una forma m ollo estesa incomincianrlo dalresporre dellaglialamcnte le s toria ~ le critiche delle epidemi e di cliflerite da lui ossel'vate in Cl"ìsliania, Sloccolma, Herlul'sholmer, nelle quali fu chiara· mente dimostralo che molti individui ap parentemente sani por tava no nella gola i bacilli dello. difterite. E più nolevule ancora il fatto c he le dette epidemie cessaJ•ono pr·onlarne nle dopo che fut·ono isolati uon solo gli ammalali ed i convalescen ti di difterite, ma anche tutti color o che, avendo avuto commer cio con diftet·ici, quantunque con tulle le appa renze t! ella salute, pure dimostravano di aver e annidato ne lle fauci il bacillo di Loffier. In una scuola di HP.rlufsholmer essendosi vel'ificala unn e pidemia di difterite, Lulli i colpili dalla m a lt~lti a veni vano immediatamente r icoverati in una casa di salute e i locali da loro abitali e gli oggeLLi a d essi appartenenti ve ni vano ripelutamenle lavati e disi ufetla ti, ma non s i potè o ttenere la completa scomgarsa del mal e lìnchè non venner o esaminati tutti coloro che frequeula vano la scuola e segregati fJUelli che avevano bacilli di fterici nella gola . Quando adunque si sviluppa la diftertte in un locale fr'equentato da un g ran numero di per sone no·n basta segr·ega1·n. i maiali e disi!lfellare i locali e gli oggetti ad essi apparle· oenti, ma occorrerebbe s ottoporre ad esame 18 bocca, le fauci ed il naso di tutti coloro che ft·eque ul.a no il locale ed iso lare quelli che vengono r iconosciuti infeLli. Ma contr·o la pratica applicazione di questo metodo st s ol• levano numerose e g ravi tlifficolttL Pt·ima di tutto la 11ecessità di isolare una troppo g t·ande quantità d'individui. Le ricerche dei bacilli difterici richiedono lungo tempo, e nalurahuenle anche un numer oso per-
1077 sonale, tanto più che una sola ricerca con esito negativo non ha valore assoluto per dimostrare l' mdivid uo immune da bacilli, e quindi occorre ripetere la prova per due ed anche tro volle. Le l'icerche si praticano facendo delle culture del. muco che si pl'ende dalle fauci degli individui sospetti. Durante il tempo che occorre per lo sviluppo delle culture !:'arebbe necessari'> che i ùiversi individui fossero, oltre che segregati , anche separati l'uno dall'altro, per impedire che potes!:'ero tras mettersi i bacilli tra di loro, ed evitare che potesse ·verificarsi il caso di giudicar e immune un individuo che lo era realmente qua ndo la cultura è stata falla, ma che potrebbe già non esserlo più f'(UallLIO questa viene esaminala. Un'altra dil'ficoltà consiste nella gra nde quantità d'individui elle dovrebbero isolarsi e nel la necessità di prolungare l'isolamento, il quale, se è sempre difficile ad attenersi, tanto piu lo diventa nel caso speciale, inquantochè all~,t maf{gior parte della gente questo riesce incompr ensibile, non potendo persuader si della capacità a trasmettere la malattia sentendo di possedere tutte le carattel'istiche della salute. E tutte queste difficoltà si moltiplicano in ragione del tempo che l'isolamento dov1·cbbe essere prolungato. I bacilli della difterite non durano in 1·egola fino a 3 mesi nelle fauci, però bisogna convenire che possono l'imaoervi per un tempo più lungo di quello che fino ad ora si ritene"a, e quindi hi ~.ogna essere preparati a fat·e un isolamento molto lungo s e si vuole ottenere una relativa si.curezza. Asser in Cristiania lo protrasse fino a. 4 settimane; nella epidemia della scuola di Herlufsholmer esso fu generalmente oscillante tra uno e due mesi e mezzo. Veramente l'autore é d'opinione cb' esso avt·ebbe dovuto durare anche più lungamente, ma invece dopo i due mesi e mezzo fu preso il provvedimento di tenere gli alunni lontani dalla scuola, o di rimandarli al propri paesi. Queste dirtìcoltà non per'me ltono un'attuazione completa de! metodo nel senso di una rigorosa eliminazione di tutti
1078
RIVISTA D'IGIEN E
coloro che pos sono ave1·e bacilli difterici nella ~ZOla o nel naso. ma la cessazione delle tre epide mie ricordate prova, secondo l' autot·,.., che il metodo lta lllt serio valore e che r iesce a.! impedir e la diffu sione della malattia, aucbe se qualcuno degl'individui avenli bacilli s fugge eccezionalmente alla st'gt·egaziOn e. Cosa dunque si deve fare ? -· domanda l'autot·e. - Abbando nat·e ogni cosa al suo andamento natur ale non lo trova a mmis~ibile, e crede più conveni ente scegliere una via di nw zzo, quale sarebbe quella di ottenere una r~laliva segregat.ione c prescrivere dei gargarismi anltseltici e lavature della bocca , della gola e del naso. L'osservazione che i bacilli della difterite muoiono se s viluppas i contemporaneame nte un'angina da cocchi o str eptococchi potrebbe far pensare a provocare una tale angina per innes to, ma questo proce,Jimento bisogna riguardarlo come pericoloso, perchè potrebbe svilupparsi una forma settica. D' altronde non é neanche sicu1·a la scomparsa completa dei bacilli del la difterite in seguito Ad una tale angina follicolare, poicl té qualche volla si è osservato che essi sono scomparsi so lo tem poraneamente . . Le conclusioni alle quali il dott. Fibiger vie ne n el suo do tto la vor·o s ono le s eguenti: 1. Le epidemie di difterite possono co mbattersi con sue cesso isola ndo tulli gr individui so~ pe tti portatori di bacilli in gola e dis infettando g li am bienti; . 2. Molle difficoltà o ~La colan o l'esecuzione metodicg di questo metodo, p e1·chè solo dopo ripetuti e sami si può rico nosc.ere le persone c he hanno bacilli in faringe, perch~ troppo grande è il num e1·o delle per·sone da isolarsi e troppo lungo il te mpo che dovrebbe durare l'isolamenL0. Questo , · che chiame1·emo isol amento ideale, non é ancora stato fallo; 3. I bacilli del la difterite fur ono dimostrati nella fa ri n:;:!e di un fanciullo di Jli a nni, nove mesi dopo superata la malattia, e tullo1·a nella loro completa virulenza; 4. I bacilli della difterite scompaiono ta lvolta dalla faringe se svilu ppasi un'angina da cocchi o streptococchi. f . c.
1079
CORRISPONDENZA ill.mo signor direttore,
'•,
Ho letto che nel N. 3848 dell'anno cort•ente d ~>l The Lancet, il dottot• Murray, seguendo i sugget•imenli del prof. Delepine, ha adoperato un processo d'indagine, mediante il quale, rende assai fl:lcil e l'applicazione del metodo di Widal a lla diagnosi della febbre tifoidea . Egli ricerca il fenomeno dell'agglutinazione dei bacilli del tifo direttamente in una goccia di sangue, estratta media.nte puntura dallobulo dell'orecchio o del polpaslrello di un dit() dell'ammalalo e raccolla sopra un vetrino copri-oggetto. Al poco sangue aggiungo una quantità maggiore di cu ltura in bt·odo del bacillo tifoso ed os:>erva al microscopio. Il ri· sultato, meno qualche r itardo nel)a comparsa della reazio·nc, fu positivo. Nell'ospedale militare di Napoli è gia da un mese che io, di propria iniziativa, ho adotlato questo processo rapido di diagnosi batteriolog ica della febbt•e tifoidea. Dapprima inca· minciai la t•icerca quasi neUo stesso modo che usa il Murray, poi preferii di aggiungere al sangue un blocchetto di bacilli stemperato in poca acqua distillata, in ultimo modificai il processo in quesla maniera. Pratico, mediante un ago sle· • rilizzato, una puntura sul polpastrello di un dito del paziente e depongo una g rossa goccia di sangue sopra un vetro porta-oggetto. Dopo due- tre minuti, servendoroi di un'ansa tli platino, raccolgo diligentemente sulla superficie della goccia un poco del liquido sanguigno il quale in queste condizioni è abbastanza sieroso, con pochi e, qualche volta, aoehe senza elementi corpuscolari, cosa che concede non poca ~".hiarezza alla ricerca. A que.sta gocciolina di siero, deposta sopra un copt·i-oggetto, a ggiungo la cullnt·a di bacilli ed osser vo a goccia pendente.
!080
CO IIR IS PU~D E:'iZ:\
::\ei pochi cas i di tifo nei fJ Uali qu~sla prova fu ap plicala. IR pr opri eta a~glul1nativa .-i verificò prontamente ; in alcuni poi i movi menti dei tacilli 81-!~lutinati cessarono immcdiatAmentP- e non dopo 5-10 minuti come ha osserva to il P fuhl (reni ralblatt j . B a/derioloyic, 1897, N. 2) ; e g li esami di contr·ollo, falli cun su nl'ue non L1foso, confermarono con. la maucanza del fenomeno il valore di tale mezzo di d iagnosi. L'e!<attezza Jel ris ultato fu mos trata a nche al nostr·o di· r ettore tenente colonnello medico cav. Alvaro ed il sottotenenle medico dottor P ezzullo, il quale la vora io questo gaL inetto batteriologico, ri petè più vo!le lo esame con eguale I'Ì SullalO. Ora concP-da, signor· d irettore, che io La preg hi di pubblicare questa mia nel Gior nale Medico del R. esercito da V. S. tanto degnamen te diretto, assicura ndole che tale pubblicazione é scevra , come è na turale, dalla idea di una questione di prior i tu, trattandosi di ben poca cosa; ma che valga come no la preventiva a quelle ultet·iot•i ricet·che che pott·ei far e per r endere a ncora pi(t facile, al letto del malato, tale indagine dia gooslica. Il g rande deside rato sarebbe quello di toglier e la necessita di adoperare una coltur a pura la fJUO ie non sem pre s i trova pron ta el a disposizione del me· dico pt•a lir.o, ma di questo, se a vr6 tempo e mezzi, ne ripa1·le1·emo. Gradisca, ecc.
• 1
l l IJ
'1
"'
Dall'ospedale militare di Napoli, 28 ottobre 189i. Dott. z. DE C ESARE Capitano medico.
Il D i re ttore in Led n al o
Dott. PA:-iFi tO PA.NAR A, colonnello medico. I l R edattore
D.• R IDOLFO LIVI, capitano medico. GIOVA :>~NI ScoLAR.!, Ge,.ente.
l'
RIVISTA DI OCULISTJC.6,. \
Gotti. - Osservazioni cliniche su varie applicazioni delle iniezioni sottocongiootivall . . . . . . • . . . . . . . Pag. !055 Fortunati. - Le lenti isometropi . . . . . . . . . • {055 llallemaerts. - Un caso di cisticerco sottocongiuntivalc . • {056
RIVISH DELl-E MALATTIE VENEREE E DELL.A PELLE.
Pantaleone. - Noma per sifilide . . . . . . . . . . . . . . Pag. t 057 La terapia dei bubboni col metodo di Lang. to;iS Al111111. - Un'inCezion() generale da gonococco. . . . . . . . • l059 • {060 S1ck. - La ll'IOltipllcitil delle manifestazioni sifllitiche primit ive . Quando devesi incominciare il trattament{l curati\'O della siRiìde? • 1.060 Mazzarino. - L'ulcera semplice contagiosa e l'uretrlte cronica t06l Richter. - Cara della iperidrosi piantare e palmare • t06~ Panlohì. - La tricorressi nodosa. . . . . . . . Hl63 Sprecher. - t.'Hoàng-Nao nella cura della lebbra . lOG4 Carrucçio. - PleomorOsmo 6 pluralismo tricoOtico. • {065 Bukonclly e Schllcha. -
..
RIVlSTA DI TERAPEUT!CA.
PeSGI. - Ricerche batteriologiche sopra alcuni medicamenti L'ortoforme. Un nuovo ane.statico . . . . . . . . . . Coustan. - Un deodorante dell 'ìodoforme . . . . . Daseonwllte. - 11 Cordolo. . . . . . . . . . . . Tison. - n traumatolo. Un succellaneo clell'iodoforme.
Pag. !065
l066 • •
l 067 1067 t 067
RIVISTA 01 TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.
11 materiale di sanìta dell'esercito della repubblica Argentina. • . Pag. l068
Rl VISTA D' IG IEl\'E.
1Jl/'l1 ~:~r.
-
'fllr. -
L'ì5ola~ento nelle malattìe trasmissihilì • . . . . Sopra 11 modo di combattere le epidemie difteriche
Paa.. t 070 l 07tl
CORRISPONDENZA.
Dottor Z. De Cesare
· · · . . . . . . . . . . . . . . .. . Pag. t079
1 l
.l
..
GIORNALE MEDlCO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanlti Militare VIa Venti Settembre ( Palazzo del Ministero della guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gi or n ale Jl edi co d.tl n.• Bserciw si pubblica IIJl3 volta al mese in raseicoli di 7 rogii di stampa. L' abbonamento è sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo dell 'abbonamento e dei rascicoli sepa rati e il seguente.
Regno d 'Italia e Colonia .Eritrea . . Paesi dell'Unione posta le (tariffa A) Id. id. id. id. IJ) AItri paesi . . .
.
.
L.
Abbonamento annuo
Un rasclcolo
li -
t !O i 30 t 50
15-
. •l l
l.7-
. . l :w-
separato·
l 70
L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende rinnovato per l'ann o sue· cessivo. l :signori abbonati militari in effet ti vita di servizio possono pagare l'importo dell'ab· bona mento ()èr tilèzZo tlcl rispéttivi èOnlarHianti di oorpo (anehe n rate menSili). Agli scrittorì mìlitari ò dato in massima un compenso in danaro. Le spese per gli estra tti e quelle per le tavole litografiche, rotograftche, ecc., cb~ accompagnassero lo memorie, sono a carico degli autori. GLì est ratti cost:lno L. 7 per ogni roglio di st.ampa (16 pagine), o frazione in1Uvislbila di foglio, u per cento esemplari. 11 prezzo e eguale sia cbe si t ratti di 100 esemp lari o di nn numero minore. l manoscritti non si resti tuiscono.
Uonto corrente con. la Posta.
GIORNALE MEDICO DKL
REGIO ESERCITO (_. Anno XLV.
N. ti. - Novembre 1897
ROMA TIPOGRAFIA ENUIOO VOG.BE.R A
Gli ~~oamen~ si ricevono dall' Amministrazione .J!.U~_!lle Venti Settembre (Palazzo del _Ministero dr lla ~uerra).~ t5
fJ 'C !)"'l l
.
SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
Panara. - Sulla operosita del cor po sanitario militare Italiano duran te la campagna d· Africa t896 - Riassunto dì U8 relazioni mediche. . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . Pag. 108t
SULLI\ OPEROSITÀ DEL
CORPO SANITARIO MILITARE ITALIANO DURANTE LA CAM PAG NA D'AFRICA 1896 ~ .• i ··~·
/..: . .. l'-o • '\ '
t.: - -
,... :--:--. .., r.,.
RI ASSUNTO DI
lSB
R.EL.tAZIONI
MEDICHE
COli PILATO DA L
Colonn. medico Dott. P Al't'l'ILO PAN ARA Segretario dell ' !spett. di Saoita militare.
,.. ·., ~.,.
-~
-,r\
Il
.·
.. l
l . l
l l
'l 1
4
1
L l
lniSTKRO DELLA GUERRA SBGRETARIATO GEN&RALE
Roma, addì 3 1 ottobre ·1887
Al Signor Ispettore Capo di Sanità t'Wilitare ROMA .
Nel resti tu i re alla S. V. la relazione medica sulla campagna d'Africa del. 1896, sono lieto di espri meri e il mio compiacimento nel rilevare ancora una volta l'ammirevole operosità che gli ufficiali medici spiegarono in quella non fortunata campagnn, ispirandosi sempre al più alto sentimento del dovere. La prege... ole memoria lrasine:\sami dalla S. V., accuratamente redalta sulle numerose relazioni degli ufficiali medici che presel"o parte a quella campagna, oltre al merito di avere brevemente riassunto tutto quanto poteva tecnicamente interessa re sulle ferile e le malattie che furono osservate, e co~tenere degli utili e pratici apprezzamenti sui fatti slessi, meLLe in pi~na evidenza la saggezza con la quale, dati i mezzi limitati di cui si disponeva, il servizio sanitario era stato preordinato, e le necessità ineluttabili che lo fecero modificare durante l'azione. Consento quindi ben volentieri alla proposta della S. V. di pubblicare questa Memoria nel Giornale medico del R. Eser-
cito, nella piena lìducia che tale pu bblicazione, mentre riescira di legiaima soddisfazione agli ufficiali medici che ne fornirono la materia, sa rà di utile ammaestramento agli altri per le deduzioni pratiche che possano trarne, e di sprone per imitare l'esempio de' loro colleghi, quando il dovere facesse nuovamente appello alla loro opera umanitaria. ll .lfinistro -
P.ELt.onx.
t
'
SULLA OPEROSITA
DELCORPO SAN ITARIO MILITA REITALIANO OUit.\.NTE LA CA MPAGNA o· AFHICA. ·1896
RIASSUNTO DI 138 RELAZIONI MEDICHE Corn1•ilato dal colonn. mcrlico P a nara, segret. dell'ispruorato di sanità mi li t.
PROEMIO. ~arra il
tenente medico Costa, che la sera del 2 dìcemiJre 18n5 il 5• bauaglìone ind igen i, al quale apparleneva, forte dì l •l 00 uomini, e rinforzato da una sezione di artiglieria da monta~na e dal le bande tigrine di d egi;~c Fanta, partiva da Adua a marce forzate su Macallè, vi giungeva il 5 dicembre, e ne partiva la ~era assieme al 6° indi~enì, per andare a sostenere il glorioso 4° battaglione del maggiore Tosellì, ma che il ~:iorno seguente incontrava il nemico presso .\ derà, e lo fronteggiava per alcune ore, afliue di pt·ote)!gere la ritirata dei superstiti di Amba- ..\la l.! i, dove col maggiore Tosellì era perito un gran numero degli ufficiali del battaglione, compreso il tenente medico tacopetti. • In quello scontro l'a~ca ri Agos Ali fu colpito all'occhio destro da un proi~ttile, il quale distrullo il ~lobo oculare e sfondata la cavìtit orbitaria, dirello in basso perforò la
1086
SU l.LA OPKROSLTÀ
volta palatina , p enetrò nella gola, e si potè palpare nella
regione so tto ioide:~ . Il proiellile fu espulso dopo un mese io un accesso di tosse, ed il ferito guarì senza av er mai avuto molestia da quel corpo estraneo. Dalla relazione del tenente medico Mozzelli sui fatti di Am ba-Aiagi e Macallè, pubblicata nel Gionate medico del R. Esel'cito nel 1897, si rileva parimenti che la colonna Arimontli nelle ore pomeridiane del 7 dicembre incontrò gli avanzi del b:lltaglione Toselli pre:>so Aùerà, che il ~1 oz zetti ed ;1 suo coll ega Costa medicarono i pochi feriti iocontrati, ma che la mattina :-;egueote nel forte di ~1 acallè Mozzelli ne medicò altri 2 .~. dei quali 2 1 trasferì in Adi grat, e che IJ P.i giorni successi,•i la 1~ifra dei feriti elle al la spicciola ta ricover·araoo nel forte asce3e :1 1·?9 , ~ di questi 106 e r<~ no col piti da armi da fuoco, ' ' da armi da Laglio, 4. da armi dH fuoco e da tagliQ, ed 8 da corpi co ntundenti . Di que5ti 12!) erano colpiti al capo 1 O, al collo .:?, al torace t 5, all'addome 3, alle est remità superiori 44-, alle inferiori 37, e 18 erano lesi in d ne o tre re~ ioni del corpo. Si ebbero ?H feri le fratture delle estremi ti1 superiori , 3 delle inferiori, 4 delle ossa del tronco . Questi fu ronu i pochi che poterono sca mpare alla ferocia del pa e~e · a noi ostile, e sopportare un lungo e disagevole viag)!io senza mezzi eli soc,:orso, e che perciò giunsero al· traverso l' lenti inauditi in pessimo stato , rruasi tulti suppuranti, con fe tore dell e piaghe verminose, con ascessi e fl emmoni da infiltrazione. Si giorarono tatti di ull impacco al sublim ato prùlello da gullaperca laminata, mezzo al contempo detersivo ed an· ' tisellico. Fu questo il pr·incipio .del lungo e penoso lavoro dei me· dici militari io quell a malaugurata campagna , e credo che 1
,
DEL CORPO SA~ITA RI O MILITARE ITALIANO
f087
mella conto di riepilogare da lle 138 relazioni di questi medici , $uccessivaroente pervenute al Ministero della guerra, tutto l'operato del corpo sanitario i vi raccolto, acciò emerga la sorprendente attività da tutti spiegata in ci1·costanze di estrema diflì coltà, ed acciò dalla soiTerta iattura si possa tnrre ammaestramento per l'avvenire, sulla qnal ità del nostro material e da campo, sull'impiego di esso, sul funzionamento di tutti i serrizi sanitari in guerra, sul -genere di lesioni chirurJ.:iche e sulle malattie che la guerra produce, sulle ri sot·se tcra.pi che che alle ferite ed alle malattie si possono opporre durante e dopo la guerra. La meravigliosa concordanza nella descrizione dei fatti, ~a consonanza di queste relazioni scriue dai medici militari dopo la guerra , qliandu molti di essi erano già in cong.edo e l-(li altri sparsi in tulla Italia con le rispetti.vc guarnigioni , dan no affidam ento di un 'approssimativa esattezza, e della veridicità di qnesta ctolente istoria. Ma.ca.llé.
Mentre i superst1t1 di Amua-Ai agi prendevano respiro nel forte amdati alle cure del tenente medico Mozzetti , cominciarono gli assalti, e ~i ebbero 4 feriti il 7 ;renoaio 1896, t:5 1'8 gennaio, .{. il 9, 8 il IO , e 38 1'11 gennaio che segnò l'attacco piu vi olento. I da~ ter~i di questi feriti, che facevano fuoco dietro gli spalti , erano naturalmente colpiti alla testa, al tronco ed alle estremitil superiori , ma essendo il forte dominato a Ler,go, si -ebbero anche feriti delia estremiti\ inferiori. E la meta di questi erano feriti di mitragliatrici e di cannoni con lesioni vaste , irregolari , con lacera~ioni e strappamenti di tessuti. llodici erano italiani, ed uno ne morì per ferita penetrante
·l 088
St: LLA OPKRO SIÙ
il torace, uno per ferita al capo con lesione di sostanza cere· brale, uno per tetano sopravvenuto. Degli indigeni ne mor·irono 6 a poche ore dopo le rip()l·tate ferite -al capo ed al torace, e morirono nel forte 2 dej. ferili di Amba-Alagi per malattie sopraggiunte. Per l'ingombro di ·198 feriti, per la scarsità di materiale sanitario, si d1•vè ricorrere a fìlaccie fatte di tela nuova ed impregnale di subli malo, perchè questi feriti giacentt
·1
·l
sulla paglia e mnl coperti, avevano bisogno di frequenti me· dicazioni. Pur tu tt.avia, il risultato finale della cura fu soddisfacentissimo. Oltre a molle estrazioni di proiettili, di schegge ossee e disequestri, Mozzetti eseguì 2 disarticolazioni di falangi, di metacarpi e metatarsi. Piu tardi si a!!giunsero alle altre sofferenze dell'assedio quelle della sete, fin che nelle ore pomeridiane del 20 gennaio, elfettuata l'uscita dal forte, si ebhe acq ua potabile a discrezione, i feriti si rian imarono e poterono so:Henere il viaggio che durò dieci giorni , parte a piedi, parte su angareb e barelle indigene, parte su sedi e a portantina costrnite dal genio militare, e &.4- su muletli. Cosi dopo lu n~o e penoso tragitto, raggiunsero incolumi l'infermeria di Adigrnt. Materiale e servizio sanitario.
Il tenente colonnello medico Mosci. tornato a Massnua i• 7 gennaio 1896, un mese dopo il disastro di Amba-Aiagi, con savia preveggenza vrocurò di fare assegnare ad ogni
battaglione due s1.11balterni medici, un caporale di saniLà e quattro portaferiti , ed un capitanò medico per ogni reggimento. Modificò l·e 18 coppie di cofan etti alpini che eran() nei magazzini, perchè ogni coppia potesse contenere suffi-
.. ,
.-·
Diii. t.:OI\1'0 SA.'ilfAIIIO )[IJ.ITARE ITAI.IA XO
l 089
cien te quanti tà di sostanze medicinali e di oggetti da medicazione per 150 feriti, aggi un se a questo materiale una coppia cofani di sanitit, e provvide nel seguente modo al corpo d'operazione. Distribuì una coppia di cofani a ciascuno degli otto battaglioni indigeni ed al baLtag lione cact:iato ri , dette ad ogni batt~glione di rinforzo ~ ad ogni brigata d'arLi i!lieria ·un co· fanello per nlpini , una ca:"'seua di riserva, una coppia di borse di sa nità, tre tasche e tre borraccia. Formò tre sezioni di sanitit per le tre brigate, con un capitano medico, 4- subal terni medici, 1 uffic iale contabile, 2 sottuffi ciali , 3 caporal i maggiori o caporali aiutanti di !'anità, compresi i laureati in far·macia, 3 caporali infermieri, ,f6 portaferiti, 14 inf~rmieri ed 80 portatori indigeni . e dotò ogni sezicme di 4 cofanelli da lu i ridolli a dimensioni compatibili con le strade a n ~uste e scoscese dell'altipiano etiopico, e di due s:1cchi di tela, reci pienti Lutti ben ripien.i di strumenti chirurgi ci, medicinali , oggetti da medicazione e viveri di con forto. Forni queste sezioni di 8 bal'ell e pieghevoli . 2 cofanetti per acq ua , 5 tasche di sani tà e 4 bora ccie d;~ portaf~ riti, di 8 muletli per caricarvi su questo materiale, e di 80 muleLLi pel trasporto dei feriti. E siccome le barelle pieghevoli non resisLevnno ai lunghi trasporti, si affìdò al senso pratico dei medici, consigliando loro d'improvvisare all'occorrenza barell e con stanghe e sacchi di tela, di acquistare degli an~are u nei villaggi , P.d i medici ben corrispo~ero all e sue r.spctlative, come si vedrà io seguito V'erano a Massaua t O ambulanzette della benemeri ta Croce Rossa italiana, servite ciascu na da un medico e due infermieri , e formate rti 12 colli di fa ci le trasporto. Il .'\J osci stabili che, raggruppate a tre ed a quatlro, fossero asse-
10\JU
SULLA Ol'&HOSLI'À
gnate 1n riuforzo alle tre sezioni di sani1a. )13 per la poca stcurez7.t delle retrov ie dopo la rihellioue delle bande di ras SeLath e di A>:Os Tafari, le 1O ambulaozellc e la 3' sezione di sa nità non poterono ra~giungcre la loro destinazione. La direzione del servizio sanitario presso le lruppe mobilitate ru affidata al maggiore medico Selicorni , il quale parli per Adigrat, ma vi rimase bloccato, ed in sostituzione di questi fu destinato il ca pitano medico Orefice. Non solo le 1 O andJulaozelle della Croce Rossa e la 3' sezioue di san ità, ma ffi iJILo materiale spedito ai corpi e nei luoghi di cu ra. per mancanza di suffi r.ieuti mezzi rii trasporto, pet· le ennrmi dislanze, per le difficoltit di co municazioni :>t raùal i, o ;.:iuuse con gr.to ritnr.lu, o ;.!iu11se der.imato od arariato, o non giunsea iTatto. ~ el la secon tla quindicina di genn aio e nella prima di fehhraio furono fatte dieci grosse sped izioni per Adigrat. Vedremo in l>Cguito dalla relazione del maggiore medico Selicorni le condizioni di quell"infcrmeria. Intanto il capitano medico Lastaria, di servizio in Enti ~ci ò, ebh~ dal t:apitano medico O.relice due cofani di sanità, una ('a;;sa di viveri di conforto etl un a cassetla di material e da medica~ione che da Massaua erano state spe dite per Adigrat, ed ebbe una 1enda di medicazione, che trovò poi poco resistente al vento. Il cai)itano medico Tavazzani della t• sezione eli sanitil ebbe Lullo il materiale spedito dal Mosci, con la variante che invece dei due sacchi di telrr impermeabile ne ebbe uno , ed una cassella da medicazione di ri$erva. Ehhe 6 ba relle pieghevol i invece di 8, ed in aggiunta ebhe dal maggiore medico Selicorni 4 altri sacchi di lela impermeabile. Il cnpitann meJico D'Ai benzio comandaule la t• sezione di sanità ebbe oltre al materiale gi i1 stabilito, una cassetta di riserva, 9 tasche di sanità invece di 4 e '18 borrarcie
01!1. CtlHPO SA:'IITARIO &IILITARR ITALIA:'<O
•1091
mvece di '~· Le '2 sezioni di sanità furono quindi abbondantemente provviste di materiale di soccorso. Le bri~ate di artiglieria eubero tutto il materiale a loro destinato per 400 fe rit1, meno la 2" della brigata Da Bormida, che secondo il tenente roedieo Cotelessa, al pari ire l'H feburaio per Entiseiò, non aveva che la cassetla di ri.~erva, insufficiente ai bi~o;.:ni di una b1·igata ò'a rli J.dieria. Parimenti il sottotenente medi~o Sanna della !}" haller·w artiglieria ebbe il l o fehbraio un materiale improvvisato, tullo diverso da quello prestabilito. Fra i medici dei diversi battaglioni il tenente medico Couafava del 6° fanteria, il tenente medico Vijuo ciel 5", i tenenti meùici Cheleschi e Madia del 7• eà il tenente medico De Gincbmo del 4", . avevano· in caricamento due t·.ofani di saoitit per cia:>cuno, due l.mr.·llo pie)! hevol i, due barilolli per acqua, du e borse di sanità, tre tasche e tre borraccia. Il ten ente medico Paltrinieri del 110° ebbe lo stesso materiale, più una cassetta contenente generi di conforto. Il tenente medico Nardini del 9° ehlte in aggiunta a questo materiale una cassetta di medicinali ed una cassetta da medicazione in Adi Ugri, il tenente medico Perrusio del b1ttaglione indigeni aveva par imenti i due cofanetti ridolli eù i due cofanetti per acqua ; il sollotencnte medico Zanna del 13° hauaglione aveva rlue cof11netti, due borse, due harelle, tre tasche ed una cassella di riserva, il sottotenente medico Mazzn ùel H 0 a vera lo stesso materiale del precedente; però a questi ultimi ùue mancavano i muli per poterli trasportare. Il sotlotenente medico ].arich ciel i' Il o battnglione ebbe una coppia di horse da cavall eria, tre tasche e quallro uor' racce, ma prima di partire da Massaua comprò una cassetta, la l"iempi di medicinali, e ad Adi gra l ollenne due
10 9~
SU l. LA OPEIIOSITÀ
barelle pieghevoli, un barile per acqua, molto materiale da med1cazione, e due muli pel trasporto. Il 25 febbraio poi ebbrl anche ooa cassetta di riserva. Il tenente medico Luciani del 7° indigeni ebbe in Eddaga Hamus una cassetta improvvisnla con medicinali, a Saganeiti un sacco di tela impermeabile con materiale da medicazione, ad Amba-Amaleitil una coppia cofanetti, un piccolo barile per acqua e due barelle pieghevoli, e così, poco per volta, fu fornitu meglio degli alt1·i. Dei baLLaglioni che non presero parte alla baltaglia di Abba-Carima perché giunsero a Massnua dopo il 1° marzo, molti ebbero oltre alle tasche di sanità, alle borraccia ed allo zaino, anche un cofanello alpino ed una casseua di rifornimento; alcuni ebbero una coppia di borse, alcuni due barelle, altri dovevano contentarsi di tasche e di zaini. Nel seco ndo periodo della campagna iniziato per la liberazione di Adigrat, fu ricostituita una prima sezione di sanità con 4 cofani e 2 sacclii di tela contenenti st rumenti chirurgici, medicinali, abbondanti oggetti da medicazione,
.
viver·i di conforto, ed aurezzi di cucina, e fu dota ta di otto
barelle pi egbevoli e di due cofanetti per acqua, di quattro tasche e quallro borracciP. Ne fu nJndato il còmando al capitano medico Boccia, il quale parti il 3 aprile per Umheitò con la sua sezione. La 2" sezione comandata dal capitano medico Jorio parti per Ghinda, la 3a dal capitano medico Schizzi fu costituita in Asmara, entrambe queste ultime fornite di materiale simile a t1uello delia 1" e dotate tutte di due subaiLemi medici, un caporale, nn soldato aiutante e quattro infermieri. Fu assegnata a ciascun:\ sezione un'ambulanzelta della Croce Rossa, e fu nominato direttore del servizio sani tario del corpo d'operazion e il maggiore medico Bocchia.
·. ·'
• IJEL Clllti'O S.I~ ITAIIIO )IILIHIIE lT.\Ll.-\l\0
IU!t3
Ecco ora le osservazioni dei diversi medici che ehbtlro 10 consegna il materiale delle se1.ioni di sanità e dei corpi. Il tenente colonnello medico Mosci loda la cassella di rifornimento modello Guida pel suo contenuto, ma si lagna delln fragilità, delle dillìcoltà di caricarla sul mulo non avendo maniglie, e della mancanza di un paio di forbici robusta per tagliare le lamiere di zinco in essa contenut,e, le quali rimasero inutili, e non furono usate che dal tenente medico Cotelessa. Il Tavazzani per le sezioni di sanità da montagna preferisce i cofani ridoLLi dal Mosci ai sacchi di tela impermeabili aggiunti dal Selicorni , perché i cofani si possono aprire senza scaricarli 1 mentre i sacchi si devono meuere a terra ogni volta che occorre qualche cosa, e si lacerano pel confricamento della corda che li lega, e dei ganci del basto con i quali spesso s'impigli ano. Lamenta in quel materiale la mancanza di una baci nella e di due marmitte di ferro smaltato per la bollitura degli stmrnenti chirurgici e degli oggetti da medicazione. Il maggiore medico Bocchia loda come molto pratici i cofanetti con · medicinali ed oggetti da medicazione, ma osserva éhe i viveri di con forto sono mollo scarsi. Considera utilissima la coppia cofanetti per acqua perchè non si guasta come i barilotti , non si deve scaricare dai muletti come accade dei barili , ma trova che la provvista d'acqua è insufficiente. Encomia la tenda Roma e la tenda da medicazione modello Guida. Il Cottafava ed il Tobia rilevano la scarsezza dei medicinali nel materiale da battaglione per truppa che debba stare in campo per qualche mese lontana dai .magazzini di rifornimento, e si lagnano dei portaferiti non istruili.
l ou .•
S t:LLA OPER U:O: ITÀ
Il Cotelessa, che ha potuto usare le lamiere di zinco della casset ta Guida, le ha trovate u1ilissime, odia però le fasce di tela ruvida che gl i son toccate, e che mettono di malumore il medico . Chiama buoni, ma suscellibili di miglioramento, i cofanetti dati alle balleria da monta).!na. Il tenente medico Tonielli lamenta l'inutilità di alcuni oggetti del cofaneuo di sa nità, Ct>me la stagnata pel the, il vaso per fare i decotti, certi medicinali che non si usano mai, e la lanterna che non fa lume e s'i nsudicia. Desidererebbe che dei due cofanetti, runo fosse as!'egnato ad uso medico, e l'altro ad uso chi rurgico per non doverli Sf?JDpre nprire tutt i e dur, e che il mulo che li porta. non fosse mai in colonnnto fra le salmerie . Il sottotenente medico Orsini trova insurticiente il material e d ~i cofanetti di sanitit, specialmente per la mancanza deg li strumenti chirurgici di minore importanza. che però occorrono molto spesso, ma trova utili~sima In cassetta Guida , per i molti oggetti da medicazione che contiene. Intorno a questa ca ssetta però il so ttoteoente medico Mosso dice che aveva poca soliditit, che nelle lunghe marcie notturne i muli spesso cadevano e la cassetta si fracassava, quindi propone che sia cerchiala di ferro, e che abbia una doppia chiave pel caso di smarrimento . Il sottotenente medico De Giacomo e molti altri, perduto tulto il material e alla battaglia di Abba Carima, fanno l'elogio del pacchetto da medi cazione del soldalo, col quale hanno potuto medicare molti feriti , che altrimenti sarebbero rimasti senza soccorso. Molle di queste osservazion i inlomo al materia le delle sezioni di saoita ed alle dotazioni sanitar ie dei battaglioni so11o ripetute da molti medici che presero pnrte a quella campagna , ma tutti in coro si lagnano delle barelle pie-
.,
DEL COHPO SA~ITARIO li!LIHHE ITALIANO
gh~:voli, che
l 0():)
sj son sempre rotte, e non hanno mai p·esistito ai lunghi trasporti. E se da un disastro si deve trarre ammaestramento per l'avvenire, auguriamoci che l'l ::;petlorato di sanità militare, edotto dai lamentati inco nvenienti,. possa in brev i! tempo .risolvere il complicato problema r·ivedendo, emendando, correggendo tutto il materiale sani tario del nostro esercito, e mettenùolo· al caso di corrispondere ad ogni esigenza di guerra. All'apertura delle ostilitit esistevano: un'infermeria di -IO letti in Adi-U~ri, l'ospedale della Croce Rossa pel ricovero di :.so amma lati in Asmara, l'infermeria di 50 letti a Che re n, il deposito di r.onvalescenzn di Ghinda per ·12 soldati e .s, uaìciali, l'ospedale di Massaua per· 150 ammalati, l'infermeria di Adigrat. Il tenente colonlleilo Mosci propose di aumentare ·il numero dei letti in Adigrat, di istituire un'infermeria di 300 letti a Sa~aneiti, una simile in AdiU~ri, una di 500 letti in Asu1ara, di portare a 150 i tìO letti della CNce Rossa, di convertire il deposito di Ghinda in un' infermeria di :100 lelli, d'ingrandire l'ospedale di Mnssaua per· far front e arl ogni evento, di unpi nntare. nel campo cintato di Adì-Caiè un'infermeria di 300 letti, 'di ridurre la vecchia nave Sn.ati ad un ospedale galleggian te di 300 lelli. · Jn tal modo per le vie di Adi-Caiè-Mahio-Archico, di Adi-Caiè-Saganeiti-Asmara-Ghinda e di Adua-Adi-GualilAdi-Ugri, gli ammalati e feriti avrebbero potuto trovare un(} scampo in Massaua. · Non tulte queste proposte , dice il Mosci, poterono avere immediata attuazione.; vedr·emo trattando dei feriti quali di esse, e quando furono attuate , ma fin da ora possiamo assicurare il lettor·e che, per quanto grave fosse il disastr(}
~t: LI.A OI'Ettu:;I TA
lO%
che colpi le armi italiane in Etiopia, la preparazi one dei mezzi di soccorso si può dire che fosse completa al ·1° marzo 4896, grazie all'energia spiegata dal teneute colonnello Mosci, dai m::~ ggio ri medici Selico!'ni e Bucchia. da tutti i medici e fnrmacisti che furono incal'i ca ti di allestire materiale mobile, infermeri e, posti di medicazione ed osperlal i, e degl i ufficiali del genio militare che in quella campagna hanno riscosso il plauso dell'eserci to. Se.età -
Alequà -
Mai -Mare t.
Il ~:iorno 1 i febbraio il maggiore medico Selicorni mandò il soltotenente medico Nucci da Adigrat alla tappa eli MaiMerquaz perchè v 'i mpiant as~e un po::to di medicazione. Il ~ 6 febbraio la compagnia del capitano Moccagaua fu· assalita sul colle Alequà dalle bande òi Ras Sebath e di Agos Tafari , che il giornò li avevano defe.zionato. l feriti del16 febbraio fu rono trasportati alla tappa di Mai- Merquaz e medi ca ti dal Nucci, mentre i pochi avanzi · del plotone De Conciliis, massacrato dalle stesse bande a Saetà il giorno innanzi, furono trasportati direttamente in Adigrnt. La manina del 17 febbraio il 7" batta~lione indigeni mosse da Nefasit verso il colle Alequà. ebbe un combattimento con le· bande ribelli , ed il tenente medico Luciani medicò una dozzina di feriti con occlusione e iodoformio. Fra le feri te, le più notevoli erano una perforante la coscia, una alla gamba de~ tr·a con parziale ::;cheggiamento della ti bi a, una n canale cùmpleto dalla fossa sopraspinosa si nistra alla regione anterior·e della testa dell'o mero destro , attraversante la cavi til toracica. Il Luciani regolò il r npido trasporto dei feriti a braccia , sni mul elli, su harelle impr·ovvisate con rami d'alberi, e quando fu occupato dal bauaglione indigeni il colle Aleqnà
• 'J
., "
Il EI. CORPO s,~;'liTARIO )fii.ITAlll!: l I'AI.I.\~0
l 0\:li
vi trovò alcuni soldati italiani feriti il giorno innanzi, che medicò ed adagiò su paglia ivi raccolta. Nello stesso giorno il Nucci a Mai-Merquaz costruì due barelle con sacchi di tela e bastoni di tende, vi adagiò i feriti più gravi , fece montare gli altri sui muletti degli ufficiali e su quelli che trovò alla tappa, si avviò col comandante della tappa per la via di Entisciò, ma avendo saputo ·~he quella via era intercellata dai ribelli , tornò indietro e pernottò a ~Jai·Merquaz. Al mattino del '18 gli uomini del Chitet gli portarono i. soldati Carbone, Oe Paola e Cetro'ne, tutti denudati con ferita frattura de' femori. Egli improvrisò apparecchi di contenzione ~on bastoni d1 tende e baionette, immobilizzò le frallul·e, ~lasciò per quel giorno i feriti alla tappa. . Alla sera si portò sul colle Alequit , trovò il Luciani, assieme al quale rinvenne molti cadaveri d'italiani colpiti alla testa ed al peuo, e fra questi riconobbe il tenP.nte Negrolli. Rinvenne anche dei cadaveri che dai ribelli erano stati brucia:i, ed ass ieme ul collega pron ·ide alla sepoltura di quelle misere spoglie. l due medici costruirono sul colle Alequà ·13 barelle con sacchi e pali delle ze1·ibe, rimasero li il f(iorno t9 per la cura di quei feriti, e di altri che successiramente Yi furono trasportati su mulelti. Verso sera giunse da Adigrat una carovana con quadrupedi, barelle, viveri di conforto ed oggetti di medicazione, condolla dal sottotenente medico Romano, e con questi soccorsi i feriti poterono raggiungere Adigrat, dove ben presto morirono due colpiti alla testa. e più tardi un feri to allo. coscia per tetano. In quei giorni f1i riferito al comandante del forte che in un prossimo vallone giacevano due feriti italiani impotenti a muoversi. 11 'sottotenente medico Ambrogetti si offri per 69'
I1Hl8
St.: I.I.A OPIWO~ I TÀ
andare in cerca di quei disgraziati, e parti co n sei infermie:·i e pochi uomi ni di scorta. Il pi ccolo drappello fu accol to a fucil:tte, I'Ambrogetti dispose in ordine i ~uo i uom ini, rispose al fuo co e mise in fuga i ribelli, ma non polè rintracciare che uno solo dei feri Li che cerca va, e lo fece trasportare nel forte. Il ca pitano medico Marrocco, che parli dal forte in ~oc · corso dei feriti di Aleqnà, elogia la coraggiosa opera del Nucci, che al po:;to di Mai-M erq uaz fu assalito dai ribelli, ma si ~ eppe difendere e seppe compiere il suo ufficio umanitario; elogia I' Am brogetti, che dai r·ibelli fu preso a fu ci late ma li mise in fuga, e co ndusse in sal vo d ferito; elogia il Romano, che insieme agli altri riesci a sa lvare una trentin a di feriti, facendo fuoco su gruppi di abissini che armaLi ~co rrazzavan o per la campagna. Il '20 febbraio la colonna· Steva ni mandata contro i ribelli gi unse a ~l a i-~l areL, ed il tenente medico Marr·i ebbe l'in· carico d' impiantarvi un'infermeria col materiale dei co fa n i del batlaJ.!Iione. Il 'Z 4- febbra io la compagnia Vertl elli del 7° indigeni, al quale apparteneva il Marri, esè)! UÌ una r icognizione, e la centuria del Lenente ~o rn ero io un o scontro con i ribelli ehbe diversi n;;cari morti e feriLi. Il :?ii fehbraio alle 6 anL., cs:;en,Jo i ribelli tornaLi alrattacco, vi fu un combattimeu to sosten uto da due compagnie del i• indigen i, e dal ·l 0 e !Z" battaglione bersaglieri. [( fu oco durò fin o a m ezzo~.: i o ru o, il posto di medicazione fu ~ta bilito dal ;;otLotenenLe med ico Tohi n nei pressi della truppa coroba ll~nte per mancanza di bar·elle e di portaferiti, e fu circondato per riparo da i rn ul elti degli ufficiali, e da i cofani di sa nita. Jl 2" baLtaglione ber~nglieri ebbe due morti e 16 feriti, e 16 fer iti ehbetro le due compagnie indigeni .
l
l
l
'l
,.... .,
...
J ~. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .~
ORL CORPO SA~lTAH IO 11!LITARE lTALIA~O
11)99
Primo dei feriti fu il capitano Mlu!':;o colpito in una coscia, e fu medicato dai tenenti med ici Rugani e Ma~:lio. Furono poi feriti e medicati un furiere ma.f!giore colpito in un piede, un caporale trombelliere all'omem·o sinistro , il bersagliere Musciani all'addome, un altro bersagliere alla regione epatica, che mori subito, un terzo al petto che pure morì, in complesso 30 feriti oltre i morti, che furono medi ca ti sul cam po da questi due medici, i q uali eslrasser·o proiettili , eseguirono suture, resezioni e disarticolazioni di fa langi, •ed applicaro111o apparecchi per frattura. Tulli questi feriti, trasportati poi ali ' infermeria di MaiMaret, furono curati dai tenen ti medici ~l arr i e Resti'Vo del '18° battaglione fanteria. Abba-Carima.
All'alba fatale del 1o marzo il 1o battnglione indigeni comandato dal maggiore Turillo e formante parte della 3" brigata Al hertone aveva np pena o lt rt~passato il monte Semeiata, quando si vide salire sul colle Zolodà una massn imponente d'armati, chtl dagli esploratori fu riconosciuta per nemica. Al monte 8ernei ata , giit occupato dalle bande del ten ente Lucca, accorse la , . compagnia di quel battaglione , e menLre la 2" e 3" erano ancora di fronte ad Abba-Carima, la .i" di estrema avanguardia era già tagliata fu ori dal nemic:o. Sotto il monte il tenente med ico l'ace istituì il posto di med icazione presso il pozzo Adì- Beechi , dove incontrò il tent~nte medico Gimelli del 6° i n d i~ eni, cbe spostato prima col suo battaglione su di un'amba a destra dì Abba-Carima, aveva dovuto rimuovere il suo posto di medicazione, e si era trovato in linea di .battaglia all'estrema destra . Entrambi provvidero alla medicazione di molti ferili, che sui muletti degl i ascari furono avviati ad Enti sciò. 1
1100
SU L!..\ OPER OS I Ù
Più tardi , invaso il monte Semeiata, i medic.i Pace e Gimelli procurarono di portare indietro il loro posto di medicazione , s' imbatterono in un altro posto impiantato dai sot.lotenenti medi ci Cucca e Cupelli del1'8" indigeni e medicarono numerosi feriti, fra i quali il ma ~g iore Cossu, il capitano Bonetti, i tenenti Giardina e Petlini, i fu rieri Marri e Garofalo. Cucca e Cupelli erano giunti sul colle Mariam Sciavitu con 1'8" indi ~eni , quando l'avan~ua rdia da quasi un' ora aveva attaccato il fu oco, avevano im piantato il posto di medicazione a poca di stanza, vi avevano medicato, oltre a molti ascari , il furier~ De Feo ed il tenente Sanarelli, quando Pace e Gimelli vennero ad unirsi a loro. Il Sanarelli fu avvialo verso Entisciò in barella, ma sopraggiunto dai cavalieri Galla, fu ucciso assieme ai portatori e ad un furiere che lo accompagnava . Il tenente medico Luciani dei 7• indigeni dal fondo della valle sentiva gi à il fu oco nutrito del 1• battaglione mentre il ~u.o occupava l'estrema sinistra. Stabi li anch'egli il po~to di medicazione a pochi metri dalla linea del fu oco, e con i du e porta-feriti ed il caporale com inciò tosto a raccogliere feriti ~d a medicarli, ma già il rombo del cannon e era soprafTallo dallo strepito della fu cileria fragoroso da ambo le parti; già non era piu po ssibile udire o dare alcun ordine, i fer iti si affollavano numerosi intorno a lui , e siccome il posto di medi cazione non aveva riparo, parecchi feriti furono colpiti da allri proiellili , ed una gran massa d'uomini che coronava la cima di un colle a destra, fulminava dall'alto. ~lentr e il Luciani medi cava i feriti che aveva d'intorno, fu chiamato dal suo maggiore per alcuni uflìciali anche feriti ; il mulello che portava i cofani ebbe una schioppel·
j
:..
.l
'l
.,
DI!L CtJRPO SANITA IHO MILITAl\E ITALIANO
Il 0 l
tat:~ e rovinò in
un burrone col carico; il Luciaoi collocò il capitano Verdelli su di una coperta sorretta ai lembi dal furiere Castellani e da due ascari e lo indirizzò ver,;o i mnletti da sella. Il VL\rdelli colpito al l'ipocondrio destro aveva l'aspetto gravissimo e la paralisi dell'arto inferiore destro. In questo mentre la tromba squi llava il se:;nale dell'attacco alla baionetta, ed il Luciani tornò nella linea dei comballenti ma non trovò gli altri ufficial i feriti; tornò al suo posto di medicazione. ma i feriti erano scomparsi. i più leggieri avevano preso i più gravi ed avevano cerca to di pon: i in salvo. L'aggiramento a sinistra diveniva completo, i pochi reduci dall'attacr.o alla baionetta formavano dei gruppi isolati, l'arti~lieria da destra :.:ostretta a convergere i pezzi verso sinistra continuava a far fuoco, ed alcuni shrappnell scoppiavano a pochi metri dai nostri. In questa impossibilità di ulteriore resistenza alcuni gruppi di ascari fuggivano , l'artiglieria caricava i pezzi sui muli, ed il Luciani recandosi in mezzo ad essa ritrovò il posto di medicazione dov'erano riuniti i medi ci Pace, Cupnlli , Cucca e Gimelli. In quel posto verso le 'IO '/'1 i proiellili grandinavano, un porta-feriti ebbe una palla nel pello, e più tardi essi videro torma di scioani che sbucavano dietro il monte Semeiatn e tendevano a ta~liar loro la via. Con l'arti glieria v'era il sottotenente medico lacono, che dalle 3 del maui no medicava feriti. Poi coinvolto al 6° indigeni ia ritirata, si ritirò anche lui •
••• Alle 8 del m;, ltino il ·l" reggimento della brigata .\rimoaài era sulla spianata del monte Raio. l tenenti medici Pistacchi e Maglio ed il sotlotenente medico Tobia avevano
1103
SULLA OrERO SITÀ
piantato un post o di medicazione sol limiLP- della spianata a 'l 00 metri dal quartier ge~eral e del governatore, dove ben tosto aflluirono feriti. 11 capitano medico Tavazzani della ·1' sezione di sanilà, che co l comandante la brigata veniva da Saurià, arrivò sul posto del combattimento quan do verso le iO antimeridiane era gii1 respinta L• brigata Alherlone, ed il nemico coronava gi;"1 i monti all'i o ~i ro ed inseguiva nella vall e i nostri a~ca ri, attaccando vigorosamente il 1° re)!gi mento ed accennando ad avrolgerlo sulla sinistra ch'era scoperta. La 1- sezione di sanità che av~va dovuto cedere il passo all'artiglieria e ad un ball:\glion e, era rimasta ~i piedi della salita del colle Haio col soLLotenente medi co Micela. Il TaYazzani accompagnò al po~ to di m ed i c~.zione del tenente medico ~la g l i o un Len ente dei bersaglieri gravemente ferito al petto, ed "in quel posto furono med icati altri l O feriti. Sull'altura a destra salivano due compa ~ nie di bersaglieri alla corsa , ma s'inco ntrarono col nemico ch'era salito dall'altro versante, s' impegnò una mischia micidiale, nella quale il tenente colonnello Compiano fu ucciso a colpi d i scia boia, ed i pochi bersagli eri snperst iti si ritirarono verso il posto di mcdic.:azione r.he perciò divenne bersaglio del nemico. Il soltotenente medico Sanna , ch'era con la brigata artigli eri a, dic.e che le batterie furon o presto sfasciate, e che il material e di sa nitit in coda alla colonna dei le muniZIOni non giunse sulla linea del fu oco. 11 tenente motli co Mozzeui. che s1 li'O\'ava in quel momento alla 2" sezitme di sanit.à fra i halla glioni più av anzati della l.trigata Arimondi, descrive qnel movimento avvolgent e esegnito dall'i ntero e~e rcito di l\J enel i~ sul nostro corpo d'operazione, che per manèa nza di collegamento da
.. ~
., ·;
DEL COUPO SANITARIO llll.ITAIIE ITAtTANO
1·103
parte nostra, divenne a sua volla parzialmente avvolgente dei singoli nostri reparti, talchè una compagnia d'i taliaoi si vedeva co mpletamente circondata da un numero di uomini tre e quatlro volte maggiore, i quali si frammischiavano cosi intimamente con i nostri soldati da esser· presi per nostri ascari piutLosto che per nemici. TI 3° ua.ttagl ione in digeni , al dir del teoente medico J,ertnsio) dopo una faticosa marcia notturna da Sauria giunse alle 8 del mallino fra Rebbi- Arienni e Monte Raio , qn11 ndo giil la brignta Alhertone da più di un'ora fronteggiava il nemico con fuoco di artiglieria e di fuci leria. Alle 8 '/ , il balla~li o ne Galliano s'impegnò in una lotta accanit<l; ii Pertusio mise il posto di medi eazione fra alcuni ce,;pugli a 200 metri dalla linea del fuoco, e vi medicò pel primo i;l tenente co lonnello Galli ano d'una sftoratura di palla al braccio sinistro, preludio di più triste. evento, che non gli impedi di correre alla sua eroica fine. Poco dopo medicò !•aiutante nwggiore Partini, ferito all 'nrticolar.ione metacarpofalangea dell'indice destro, poi fuwno colpiti i due poru~ fériti indigeni, uno alla natka destra, l'altro alla gamba dlestra e per tre quarti d'ora molti feriti medicò, dei quali non potù prender nota. Il nemico avanzava, ed egli traspol'lò nella valle fra alcuni tucul il posto di medicazione, ed aiutato dal Lenente meù ico Pistacchi del 'l o reggimento, continuò a medicar Ceriti fino a me1.zogiorno. Il bravo Pistacchi si allontanò. per andare sulla collina a soi!COI'rere un capitano ferilo, e v'incontrò la morte. TI 4" bauagliooe del 2° regg imento entrato in azione contemporanea rnen te :li 3o indi geni, circondato rapidamente dal nemico, fu presto decimalo. Il tenente medico De Giacomo verso le 'I O pom. fu colpito da una palla alla tibia
l'
l l O.i.
· SUI.f•.\ OPEIIOSlTÀ
sinistra e vide cadere i suoi due porta-feriti , ed i muli eh& portavano il carico. Il batt::~glione si portò su lla cima del colle, e mellendosi in difes~ dietro i ripari delle rocci& obbligò il nemico ad allontanarsi, e cosi i feriti poteronoriunirsi al ballagliont>. Il De Giacomo vi si trasci nò con la gamba ferita e fasciata alla meglio , e con i pacchetti . da medicazione individuali fasciò quanti feriti potè. Alla cima di quel colle trovò il sollotenente. medico Zanna della brigata Da Bormida, che per fortuna conservava il materiale sanitario. Zanna si diè a medicare i più gravi. La presenza ' 1 di spirito di nn medico ferito, e la disinvoltura dell'altro rincuorarono i soll"erenti , ed una ventina ne furono convenientemente medicati ed avviati verso la valle. Il tenente medico CanegRIIo, che funzionava da capitano medi co del 2° reggimento, impiantò un posto di medicazione dietro il 2° battaglione unitamente al sottotenente medico Dorato. Da quel posto molti soldati ::tppena medicatt tornarono spontaneamente in rango. Pi u Lardi il Canegallo dovè spostarsi verso il W battaglione, medicò altri feriti, senti !>uonar la ritirata, raccolse più mnteriale che potè, cercò col Oor·ato di seguire il reggimen to, vide il generale Baratieri che tentava ra~g ruppar le forze per un' ultima resistenza ; ma il nemico ingrossava, caricò sul mulo un ulficiale ferito , perdè di visra il Dorato, che non ri vide mai più. fu aggirato da una massa di uomini e tatto prigioniero. Il 9• battagl ione della stessa brigata Ar·imondi , che la sera innanzi era partito da Adi-Oicpi :d segnale di trom ba senza lasciare un sol uomo, e che al mallino saliva lentament& l'erra del Monte Rnio, si trovò al suo posto contemporaneamente agli altri. Il tenente med ico Nardini segui il battaglione senza mezzi di soccorso , perchè un mulo che por-
OI:L CllliPo ::;\:'l lT.\II b l mUTARE tr·Al. l.\~0
l fQt)
tava un C;ln none era cad uto, e l'altro che portava i cofani di sanità rimasto dietro al p1·irno non potò pro~eguire. Il Nardini andò inn:10zi con i porta-feriti, e cominciò a servirsi d·~ lla tasca di ~ anità per medicare un tenente ferito ad un piede, un furiere d'artiglieria, il capitano Serventi con una ferita perforante il torace. Era a breve distanza da una balleria che accerchiata tentava invano di ricari care i pezzi su i muli quasi tutti feriti, mentre il generale Arimondi imperterrito dava degli ordini . Piu tardi il Nardini { ebbe il braccio destro perforato da una palla , fu preso a l' sciabolate e fallo prigioniero, e 'vide il capitano Serventi 1 che , moribondo per la ri portata fer ita, era sciabolato anche lui.
• La brigala Da Bormida entrò in azione quando giit la sorte delle nostre armi era seriamente compromessa. li sotLotenente medico d'Amato della 2• sezione di saniril dice clte alle 6 del mattino} a 9 chilometri da Ad~a, fe~e un ctlt di un'ora, poi si mise in marcia seguito dalla brigata Arimondi , mentre la brigata Ellena rimaneva in riserva. Poi la brigata Arimondi segui la sua marcia di fronte , e la brigata Da Dormida volse a destra verso il monte Semeiata. e si trovò in una valle chiu:;a da alte co lline ai lati ed a tergo. Il tenente medico Vijno del 0° ballaglione del reggimento Ra~ni riferisce infatti che alle 9 ant. la maggior parte della brigata era nella conca di ~fari am Sciavitù. e che più tardi si trovò d'u n tratto esposta al fuoco senza potersi spiegare. Entrò in azione verso le l O, avanzando da Rebbi-Arienni verso destra pel sentiero che conduce alla valle} e la se· zione di sanitit col capitano medico d'Aibeozio, con i sot-
Il 00
SliLI..\ O I • Rn O~ ITÀ
totenenti medici D'Amato e \'iglione, .tvanzò per l'opposla falda del moo1e Ruhaia .-\:;sa, poi pel moute Semeiala, senza perdere' il cootallo con la truppa. Fin dal primo momento riesci impossibile al Vijno lo sgombro de· feri ti per lo scarso num ero di porta-feriti, per l'insufficienza de' mezzi di trasporto, e per le diìllcollit del terreno. ]l tenente medico Santoro, che funzionava da capilano medicu del re):!gimento, polè impiantare un posto di med icazione a .}00 metri dal 1oo battaglion e nl riparo de' proiellili , ed in quel posto r.1ccolsc molti feriti del reggimento. AHenuto il diradamento degli ordini e lo spostamento della mas'a in varie direzioni, il Yijno procurò di seguire il gruppo pilt num eroso, e si limitò a curare quelli che cadevano vi cino a lni. l a~c ia n do li nei ·po5ti piu riparati . All '4 porn. anche il riparto più grosso ch'egli avea seguito, dopo violenti e ripetuti allacchi fu costretto a piegare indietro ed a sinistra, ed allora, con i tenenti medici Cottafava e Pallrinieri dello stesso reggimento , si spostò guidando il ma gg ior numero <lei ferili che potè trascinare verso la stradn che avea percorso al mattino , per poter più fa cilmente ~gombrare il campo. Il Couafava a quell'ora aveva giit impiantalo un posto di medicazione dietro il suo 6° battaglione. avea già medicato e fatto portar via una ventina di ferili , poi aveva ricarica to il materiale e segui to il battaglione nell'avanzala; avea falto trasportare sul proprio mulello un ferito grave e l'aveva, con un altro porlato in ~arella, avviato verso la sezione di sanità, quando si trovò col Yijno e col Jlaltri nieri. Ed anr.he quest'ultimo aveYa ver$o le ·fO impiantato un posto di medicazione immedial rnnente dietro il l " bauaglion e e vi aveva medicato una ci nquantina di ferili, ma
.·
..
.,'
llEL CO RI'O SA:'IlHHI O Jlll.ITAU~: lTAb!A:'IO
"IIO'i
essendo quel posto preso di mira dal nemico, molti feriti tiravano innanzi senza fermarsi per essere medicat i. Allo rchè questi tre medici dell'istesso reg)!i mento si riu· nirono allo sLocco della via , l'l 3• compagni :1 del 5° ballaglione col roaggiore Giordano e col ca pitano Cicerchia in un poggio poco lontano comhalle va strenuamente. Qttest':d tro posto di medicazione fun1.ion ò lino alle 4, non ost~ nte il fuoco vivissimo che di front e e dai lati lo molestava . Un proietti le colpì nel dorso della mano sinistra li il ,.ijno, ma oon lo t·it.enne dal corllinuare la sua opera. Il Saotoro, ch'essendo più lontano dalle fil e dei CQmbattenti aveva poiluto ·med icar feriLi senza inconveniemi sin verso le 3 po110 ., udendo suonar ripetutamente la ritirata si mosse, vide da lontano il colonnei lo Ragni ed i~ gener~ le Da Bormi da, procurò ùi rai!giungerl i, ma assal ito da un forte nucleo di scioani ebbe un co lpo d'arma da fuoco • al polso ~ ini s tro , e fu !atto prigioniem. Neli' altro re~gi mento della bt:iga ta le sorti non correvano migliori. Il 14-0 bauagl ione Solar·o del reggimento Airagh i marciava nella va 'le Mariam Sciavitù, do\'e il soltolenentA medico .Mazza accorse per medicare il maggiore Bella ferito al gom ito destro, e dove a breve distanza dal I.Jattagl ione impiantò il posto di soccorso. 11 bnttnglione se ne allontanò per una carica :dia ba io netta , e nella valle giunsero ben presto i feriti , uno dei qua li raccontò di 11ver visto cadere il :;ottotenente med ico Miccichè mentre medi- \. cava un ferito. Il capitano medic\O <ì.'Aihen7.io ed il sòltòlenente medieo d'Amato della sezione di sanitiJ, dopo aver med icato un ferito al collo con emorragia e iliversi altri, so~ten ne ro un attacco da gra n numero di scioani} contro i quali medici, infermièri e pochi soldati combatterono per mezza ora. In '
1108
SUI.I..-\ OPEROSlTÀ
questo frattempo i conducenti indigeni abbandonarono i muli che si .sbandarono col matet·iale che portavano ; il D' Albenzio fu ferilo in una mano. il sotto tenente medico l Viglione fu ucciso a pochi passi, il sergente Palumbo ed i due attendenti uccisi; il D'Amato procurò di trascinare un unico mulo rimasto col carico di snnitit, ma gli andò a finire in un burrone e si spezzò una gamba, egli scese nel burrone, prese dai cofani quanto materiale potè, si mise presso la batteria del Moutini della quale ammirava le gesta, e protetto da un albero medicava feriti, ma anch'egli fu t ferito al collo. Medica losi alla mPglio estrasse proiellili , disarticolò il pugno di un soldato che aveva la mano in sfacelo, medicò molti altri feriti ; ma il nemico incalzava, tentò di ritirarsi. ma il sangue perduto lo avea stremato di forze , fu rag· giunto, gli ammazzarono tulli i feriti, gli vibrarono un colpo di lancia sul viso, e cadde in deliquio. Quando si rieobe si avvide de' soldati scioan i che lo soneggevan(), chiese da hcre e ftl dissetato, poi fu spogliato , trascinato verso Adua, e per via vide lo spettacolo misernndo dei suoi compagni d'armi. Vitle il colonnello Airaghi ferilo ad. ambo le gambe sanguinanti ; il colonnello gli rivol se parole d'incoraggiamento , ma quando il d'Amato era già passato, gridò furiosamente. Il D'Amnto si volse a quel grido, e vide che eviravano il proàe colonnello ! Si fermò a quello spettacolo atroce, . e si mi se alla posizione del saluto com e dinanzi ad una bara , ma ebbe un colpo di scinbola al pol so sinistro , e fu spinto nvanti per la vi a dolorosa sulla quale vide evirar vivi una ventina dei nostri soldati. Il d'Amato nella sua relazione elogia il contegno dei suoi collegh i, del tenente medico Mauri , che pt·ima di arrendersi ebbe un vero du ell o alla pistola col Degiac Birradu, nipote
.1
,· •i
...
••
• l
..
DEL (:()IU'O S .~~ ITAI\1 0 )JIJ.ITAIIE Tr \1.1 .\~ t
1109
di Maconnen , di Marsani cl, , Cnnegallo e Zarieb , che furo no presi quando la stanchezza per le sopportate ferite li nvea afTrnnti, di Dorato, Altamura e i\ticcicllt\ feriti · mortalmente nella mischia, ed evirati mentre erano agonizzanti. Ed il capitano medico d'Aibenzio, anch'egl i ferito, sfinito di forze, fu fallo pri gioniero. Il tenente medi co Mozzelli della stessa sezione, mercè In guida di ascari a cpgnizione dei luoghi, trovò scampo per dirupato sentiero inaccessibil e alla cavalleria Galla inseguente, e grazie all'aver potuto raccogliere e trattenere una ci nquantina di di spersi, potè raggiungere Addis-Aridi, superando a mano annata le grandi ostilitù che gli abitanti dei villaggi, già co nsapevol i della gran vittoria di Menelik , op·ponevano agli italiani fuggenti. Una parte dell' 8" Lwttaglione fin dal mattino in coda alla hrigata era andata ad occupare un piccolo colle della conca Mariam Sciavitù, sosteu endo gravi perdite. Il sottotenente medico z,. nna trovò snl colle il 4° bauaglione de Amicis della brigata Arimondi già decimato. htitui il posto òi medicazione io una insenaLUra di terreno, e vi medicò molli feriti che poterono giungere fino a lui , compresi quelli del 4° battaglione, perchè il De Giacomo a quell'ora era giù ferilo all'estremo inferiore della tibia destra. Mandò porta· feriti a raccogliere quelli che non potevano muoversi, regolarizzò i lembi a due asportazioni di arti, fece parecchie suture, ed una tt·entina di rasci:t LUI'e. L'altra metit del bawiglione era di scorta all'artiglieria presso alla quale faceva servizio il tenente medico Cotelessa , che a principio del combattimento trovò il sottotenente medico d'Andrea ed il tenente medico Cottafava in una vasta fenditura mentre collocavano in barella un ferito diligentemente fasciato in un braccio ed in una coscia.
- -
l l lo
SL: LL \ OrEROSI1À
Alle 9 il Cotelessa vide il battaglione di milizia mobile ruggire alla dirotta gridando che i nemici ernn troppi; le palle granùinavano, il muletlo ch'elo(li montava fu ucciso, prese qnindi una tasca a pane da un soldato. vi mise dentro cotone, fasce e garza, e si diè a gambe per rn;;giungere le batterie che operavano maravigl iosamenle. Medic.ò i pochi fer iti del mezzo bnllaglione di scot·ta e si mise a lato della 5• batteria ad ~ mmirar la giustezza dei tiri. Alle 2 vide il ~otlotenen t e medico Lombi venir su di un muletto verso la lì' batterin presso la quale era il l!enerale Da Bormida. Lombi era ferito al petto da una palla , scese di sel la, ebbe due o tre s!1occhi di sangue e mori l
••• Del la brigata El lena abbiamo notizie molto incom plete; ma la morte di 13 medici in quella battaglia spiega chiaramente questa lacnna. · 11 tenente medico Rngani dice laconicamente che pre~e parte alla ballaglia del 1• marzo con la brigata Ellena nel ,,. reggi mento della brigala ~tessn, ed al la consecu tiva ri· tirata. Dopo una marcia di tulla la notte senza riposo il 4° reg · gimento , coma ndato da l colonnello Homero. giunse al mattino su di un'altura ad un'ora di di ~tanza da Rebbi- Arienni. riu tardi il reggimento partì di corsa verso il rombo del cannone e giunse sul colle. Il tenente medico Chelcschi del 3° battaglione . preoccupato dal timore di perdere il contatto con la trn ppa, distribuiva strada facendo il materiale dei cofani ni porta-feriti, giaccltè i mu li nella celere avanzata restavano indietro. Giunto il reggimento in posizione, egli fece percorrere dai por·ta-foriti lo fi le dei combattenti, cd in
.-,
breve gli portarono dietro nlcune acacie unn ventina di re-
•'
DEL COill'O SAXIfARIO MILITAilE lL\I.lA~O
Ili l
riti che medicò, ain taLO da ! capor·a le Assom, che segnala per prova di coraggio e di abnegazione , e dai due por·ta-feriti che ne imitarono l'esempio. Affidati al caporrde Assoro cinque feri ti, segui il suo battaglione che andava in aiuto del ballaglione Valle, incalzato dnll'enorme mas:;a di scioani che già avevano successivamente rolle le colonne Al berto ne ed ..\ rimondi . Questo 3• battaglione avviluppato, l'OpraiTallo dal nemico, fu in breve tempo distrutto, lasciando superstiti il tenente medico ed il souoteoente Rossi. L'intensità dell'urto di quell'immensa innnita orda che li avvolse, fu tale da dividerli , dis~olverli, e rendere ciascuno inconsapevole della sorte dell'altro. II ·l· battaglione alpini verso le IO del mallino ebbe ordine dal comandante la brigata di riserva di mandare due compagnie su di un colle vicino; il tenente {Dedico ~lauri le se_gui col suo attendente, due portaferiti ed un conducen te col mulo carico delle coppie cofnoi. Nell'ascendere il colle seppe che il tenente medico Barmaz, funzionante da cnpilano medico, era morto. ~loltis simi ferili allluirono in torno a Mauri , il quale ne medicò molti , e li nvviò indiet ro. Dopo mezz'ora le due compagnie che nrevano sali to il colle, ripiegando si unirono alle allre due, e l'intero battaglione guidato dal tenente cvloonel lo Meoini fu dal generale Bnrallieri di retto ad un altro colle, ma ne fu presto scacciato da un'orda inilUmerevole di cavalier·i Galln, ed il Mauri, seguendo gli avanzi del proprio battaglione in ritirata , fu fatto prigioniero. Il sottotenente medie() Zarich dice che il sole era già alto sull'orizzonte quando il suo •I l " battaglione arrivò sul col le Rebbi-Arienni ; che quando le batterie ed alcuni reparti erano ancora nel fondo della valle, il 4" reggimento era già a mezza costa; che all o sl,occo della spi .tnala giunse alle
loro ore~chie l'eco del comb:ntimento lontano, ed allor-.1 tutti accelerarono il passo, ed il reg~irnento entrato in azione, fu fatto bersaglio ad un accanito fuoco di fucileria. Jl tenente medico Madia, che funzionava da capitano me· dico di questo 4° reggimento Homero, avendo lasciato il servizio del suo so battaglione .al tenente medico Pucci, concordemente agli altri racconta che il reg~imento prese posizione verso le 9 del mattino e ch'egli, coadiuvato dal Pucci e dallo Zarich , impian_tò un posto di medicazione dietro le file dei combatlenti e vi medi cò il tenente colonnello Vio· tante ferito al gomito sinistro, il caporale Elia con ferita alla regione lombare penetrant e in cavitil, il caporale Garafa con ferita frattura del gomito destro, il sergente Sola ferito al piede destro, un ascaro con ferila penetrante il torace, un secondo con ferit.a attraversante torace ed addome, un terzo con ferita frattura della coscia sinistra. Estrasse molti proiet· tili grandi, non rivestiti, aiutalo dai caporali Assom e Spada e dai portaferiti Azzari, Pipitone e Guerrini che gareggiavano di zelo ed abnegazione. Il giorno antecedente alla battaglia il capitano medico de l\1icheli ed il tenente medicQ Saotoli non avevano an· cora ricevuto il materiale sanitario della 3~ sezione alla quale erano addetti, avevano lasciato in En tisciò il tenente medico Gallo ad attenderlo ed erano partiti all a volta di Adua , se· guendo il re~gimen to I\omero. L'11 • battaglione era riuscito a dominare la valle da un altipiano, ma era dominato n sua \'olia dal nemico che co· ronava due colliM adiac:enti più elevate; a destra e più in alto vi era l' 8° ballaglione, nel centro ed. al riparo di alcuni margini rimaneYa l' 11•; a sin istra ed alquanto più indietro il i 0 • Il posto di medicazione, a 200 metri dalla linea del fuoco
OKI. CIIIII'O SA 'i iTAIIIO MILITA IlE IT:I.LIANO
i 11 3
~ra complet~ mente scoperto, e gli indigeni della brigata Al-
bertona vi gi unsero per i primi, poi quelli Clelia brigata Arimondi, ed in ultimo i .feriti della brigata Ellena. Il sollotenente medico Zarich da questo posto di medicazione si recò sulla linea del fuoco per raccogliere i fer·iti, e vide una lunga schi era cl' indigeni che si ritirava a gran corsa; era la b ri g~ta Albettone già disfalla . Vide le compa-
gnie bianche resisleJ·e accanitamente, vide una di queste ser.peggiare per una collina a lui di fronte, raggiungerne la ·Cima , venire a contallo col preponderante nemi co, ed essere dislrulla sul posto. L'41° battaglione che aveva attaccalo il fuoco ad 800 metri, lo sospese per ordine del colonnello Homero, lo riattaccò più nutrito a 400 metri ; e mentre lo Zarich andava e veniva dal posto di medicazione alla linea di combattimento, fu chiamato dal colonnello per un trombettiere ferito alla gamha destt·a; egli lo fece trasportare nl posto di medica.zione, ed intanto fu testimonio di una lotta acca nita corpo a corpo del suo bat .taglione r idollo appena ad una compagnia contro il nemico preponderante. 1 Tornato indietro vide i porla -feriti che si caricavano sulle -spalle i più gravi, dando' commovente spenacolo nell'adempimento del loro sacro dovere. Il lugubre con voglio procedeva in ritirata, ma Zarich dovè .tornare indietro per un ufficiale ferito senza poterlo trovare, perchè il nemico incalzava. Verso le H suonò . la ritirata.. il tenente medico Madia si trovò nella confusione dei soldati di tutte le brigate. Il sol· totenente medico Tohia, i dottori De Micheli, e Santo li della sezione di sani là, assieme ed in frella med icarono un sol,dato, fecero montare sul muleLLo di Madia un furiet·e che .ad un secondo colpo morì, caricarono su di un allro muiO
111 .}
SULLA OPRROSI rÀ
letto un terzo ferito che parimenti morì dopo pochi passi,. poi mentre Madia si ritirava, appena al lontanatosi dai colleghi, fu circondato dai nemici, tirò due colpi di rivoltella. 1 ma fu avvil uppato e preso. . Zarich in quella confusione trovò l'attendente che lo r,ercava col muletLo, miracolo di fedeltà l Segui la ritirata che· gli ufficiali cercavano di ordi nare con ogni sforzo, vide un, gruppo di ~o ldati che da una altura facevano Cuoco ed anestavano per uu momento il nemico, tulli tentarono di raggiungere quell'altura, ma quando furono lassi1 non trovarono che cadaveri l Allora la ritiratil divtlnne piu precipitosa, più confusa ; Zarich e pochi uffìciali impugnarono la rivoltella , tirarono alcuni colpi, Zarich· cadde accidentalmente, un amhara gli puntò il fuci le nel pello, ed egli, visti trucidare i compagni , fu fallo prigioniero. Narra il Santoli che alle 12 ',", la ritirata della brigata. Ellena era già iniziata. A mezzogiorno le alture del monte Rebbi- Arienni erano. ancora · occupate dall ' 8° bauaglione Alpini e dall'~· balteri& da montagna, mentre le alture del monte Raio erano gremite òi sr.ioani e di amhara, i quali disr.esero a prPcipizione llt~ valle, ed imbaldanziti dalla viLLoria rivolsero tulte leloro forze sugli avanzi della brigata Arimondi e della brigata Oa Bormida che ancora combattevano. Cheleschi verso l' l pom., mescolato ad un grup po di su,perstiLi, uscì dalla fatale conca del Raio, s' inoltrò nella valle dell' Incha sempre inse:,:uito, sorpassato dai c:nvalieri Galla, ~ parlando con i compagni seppe che il capitano medico Oe Micheli ed il tenente medico Pucci erano stati massacrati. l! tenente medico Pertusio caricò sui muletti il capitano VignoiH. il tenentd Parti ni ed il soll<•tenente med icoTohia della I.Jrigata Arimondi feriti, e segui il maggio re Salsa.
.
J
r
.·
.. ·:
DEL COIIPO SANITAIIIO ml.lTAilE ITALIANO
H 15
ed il capitano Spreafico con una colonna di circa 500 uomini fra biançh i e neri. Il Tobia aveva comi ncia to a caricar sull'unico muletto rim:~sto vivo il materiale s·anitario, m:~ l'onda dei nemici lo travolse, i pochi soldati raggruppati da lui e da altri urfìcial i riuscirono a montar su di una collina, ma dovettero slog~iare, e su quella col li na morì il tenente medico Pistacchi. { Jn queste dure condizioni il Tohia affidò li l porta-feriti Cameroni il mulo che avea cari cato, inforcò un muletto abissino senza sella ~ senza briglia, ma non riuscì a mandarlo innanzi, montò sul muletto del capitano Fiore già prigioniero, ma aveva la bardatura fracassata e dovè abbandonarlo. Gli si disse eh~ in un luogo poco discosto giaceva un ufficiale gravemente ferito, si diresse a quella volta per soccorrerlo, ma una palla gli traversò la coscia sinistra, e dopo poco trovò il Pertusio che lo caricò su di un mulo e lo portò via. Il tenente medico Marsanich del •16° battaglione aveva appena impian tato il posto di medicazione a 200 metri dalla linea dei combattenti , e vi aveva medict~ti pochi feriti quando il nemico irruppe da o~ni parte. Per mancanza di mezzi di trasporto non potè che condurre seco il tenente Sostegni ferito ad ambo le co scie, aiuta ndo l'> a seguire il battaglione in ritirata, ma poco dopo, raggiunto dngli scioani, malgrado la sua disperata ·resistenza, fn fatto prigioniero. Ritirata.
Gli ordini erano già confusi, le unità tattiche scisse, mescolate fra loro, i diversi gruppi agivano per impulso proprio, la ritirata suonava da diverse p~rti, ma non tulli a quel segnale lasciavano il campo ; gli avanzi delle brigate Arimondi e Da Bormida resistevano, pugni di eroi si ag-
l l l t)
SULLA OPEIIOSI T À
gruppavauo in disperata Jifesa, manipoli dì ufficiali s' immolavano alla morte. Il tenente medico Chelescbi col Santoli alle 12 '/r seguìvano da presso la bandiera del Governatore che si allontanava, ma accerch iati da molti feriti , raccolsero una quarantina di pacchetli da medicazione, medicarono una ventina di soldati, il capitano Scotellari ferito al petto , il tenente Palm ieri che perdeva sangue da una coscia. e che fu fasciato con la sciarpa come alle crociate, ed a sera inoltrata raggiunsero il Governatore, e Sanloli medicò il generale Ellena ferilo alla
.·
COSCia.
Il tenente medico Gallo eh' era t·imasto in En ti sciò ad attendere il materiale della 3• sezione, di sanilit, verso il mezzogiorno, non vedendo nulla , si avviò verso Adua, ma oltrepassato Sauria incontrò i primi ferili. Tornò con essi in Entisciò, e col capi tano medico Lastaria comandato alla tappa, e il tenente medico Du c~~esc hi medicò feriti fino alle .( '!. , poi lasciarono la tappa e si avviarono a l\1aiGnbetà. Il Lenente medico Costa del 5° indigeni, che dal 24. febbraio era con le ·bande del Seraé a;.rlì orJioi del ma ~gio re Amelio, richiamato al suo bauaglione il ~!) febbraio , non giunse in tempo alla battaglia, ed a 'faì-Agamè, a tre ore da Entisc iò, a sera inoltrata ebbe notizia della disfatta. Attese a raccoglier feriti che s~ortò ad Adis-Addi sul Mareb, e durante la marcia medicò il tenente Ver.•ace per ferila di palla al polpaccio, il tenente Boruto a cui uoa palla era passata sotto il tendine d'Achille della gamba destra, il tenente Longagnani con ferita di palla sull'osso parietale sinistro , il caporale Carpesano coperto di ferite da taglio ed evirato. 26 italiani e ·f 8 indigeni tulli feriti da arma da fuo co .
.l
.·
..
..
•
DEL COIIPO SA\ITARIO ~IILITAIIE ETAI.IANO
1117
Fra i superstiti della ur·igata Aluertone v'er·ano ancora sul campo gruppi d'ufficiali con la rivoltella in pugno , fatti bersaglio al fuoco nemico, gruppi d'ascari che spa ravano a brucinpelo le loro ultime cartuccie, quando i tenenti medici Pace e Gimelli, seguendo il mag,..:iore Coss u, si avviarono per Ghidane-Marel. Lil giunti, il m·tggior.e tentò in· vano di riordinare gli ascari che li seguivano, il · tenente medirò Luciani si uni con loro fino ai pozzi di Saurià e di Zalà; il sottotenente medi co Cupelli che lino all'inizio della ritirata era stato loro compagno, non fu più visto, mai più l r.imelli giunto a Saurià accompagnò i feriti ad Enti sciò, dove due medici della Croce Rossa avevano un posto di medicazione, quindi con la sua comitiva prosegui per MaiGabeta. Il sottolenente medico .Jacono a Sauriit preoccupato dei
molti feriti in rilirata, impiantò nn posto di medicazione, medicò il tenente Giardini con ciue ferite al braccio, moltissimi dei battaglioni indigeni; medicò il maggiore l~ arofalo pure ferito al brnccio, poi si unì al tenente Poggi, entrambi raccolsero un pl otone di fuggiti vi, e rag-gi unsero ad Entisciò il battaglione Angelotti, che verso le 4- da una buona posizione pro()leggeva la ritira ta. C(}ntinuarono il fuoco fino a notte, qnindi ~i ritirarono in Mai- " aret. ras~ato il pozzo ai Maì-M aret trovarono bande armarP., combatterono di nuovo, ed infine arrivarono a Senafè. Il 4-• battaglione dell:l brigata Arimondi ridolto a miHime proporzioni, avea combattuto lino alle ~1 '/.quando 'si ritirò. Il tenente medico De Giacomo zoppicando, perdendo sangue dalla ferita, aiutato dai compagni , si trascinò fin alle 9 di sera, finch è potè trovare un mulo da mùntare. Il capitano medico Tavazzani della stessa brigata oltre·
j ·~
~
t l 18
SULLA OPEROSiTÀ
pa:ì:'Ò il piccùlo ripiano del l andapta, trovò Micela che aveva con sè 4· feriti; con questi arrivarono presso una sorgente dove trovarono altri feriti , ne medicarono 12 di J esi~mi al capo ed agli ani superiori, ma sopraggiunse un'orda di Scionni che prese Lulti a fu cilate, e tutti allora ripresero la loro via. I medici avevano ancora il loro materiale sanitario, ' ma cominciarono a lasciare presso il torrente Unguià due muletli in un pantano, a perderue un altro che precipitò io fondo ad un ~un·one , uu altro che lu abbandonato dal conducenLe perchè non cammi nava, e sui due che rimanevano fecero salire due feriti che non potevano più reggersi. CntLafava, Vijno e Paltrioieri dt-1lla brigati\ Da Bormida alle 4 pomerid iane erano ancora al loro posto di medicazione sul cam po, quando si avvidero che la poca truppa rimasta in piedi tendeva a ritirarsi, sentivano sempre piu vicini gli urli selvaggi dei vincitori, caricarono in fretta sui pochi muli disponibili i feriti più gr:avi, e li avviarono ad una col lina verso la quale si compiva la ritirata, ma la mag· ~ior p :~ rte dei feriti rimase in un'insenatura di terreno in b:dia del n~mi co. 11 piccolo convoglio che ri esci a salir l'erta faLicosa fu coinvolto nella confusione dei reparti io rrw·nta; i cavalieri Galla raggiunti i disP.ersi fecero fuoco su loro a bruciapelo infierendo sui caduti; il \'ijno peni~ di vi~ta i feriti , s'inerpicò su di un colle vicino sul quale alw ni valorosissimi raggruppati dal colonnello Ragni avevano organizzato un'estrema disperata resistenza, e com· batt '3 udo Lutti e sempre in riLirata per· sentieri scoscesi sotto una fi Lla gragn uola di proietti li, iusegui ti a breve d istanza, fur ono finalmente protelli òal favot· della nolle, eire in quelle reg ioni tropicali cade sènza crepuscolo, e stende ra· piùamente il suo velo sulle umane miserie.
~l
"l
... ....
...
.
•l
., '
..
DEL CORPO SHIT.\1!10 M:ll.lTAHK ITALIA NO
1119
Cottafawa, che all'inizio della ritirata si era indugiallo a medicare un caporale gravemente ferito alla spalla con ab-bondate emOJT<lgia, fu circondato dagli scioani, si difese .a colpi di pistola , ma fu preso, battuto. denudato, e trascinato al campo del Negus. Paltrinieri . si co ndusse dietro per un' ora il materiale sanitario del battaglione, poi sopraO'atto dal nemi co, che uccise un conducente e ferì gravemente l'altro, ebl.Je oppena il tempo di ra ~gi ungere la colonna Rngni con 9 feriti. e ·la se~ui fino a nolle avanzala. Gli avanzi del 6° reggimento Airaghi alle 3 ',.", ripiega 'Vano, il sollotenente mellico -'1 azza sloggiò da l sicomoro sotto il quale aveva collocato il posto di medi cazi one, e dov'erano radunati il ca pitono L\lenarini fer·ito all a spalla, il tenente Bresciani ferito alla testa, il tenente Gentilini e molti soldati. Cominciò a discerndere per un hurrone, si fermò di etro un macigno per soccorrere un ferito al braccio destro, uno scioano si precipitò contro di lui , ma egli ebbe <:ampo di stendfii'IO a terra con un colpo di rivoltella , e
scendendo sempre per sentieri imprati cnhili, guadagnò la spianata sollostante fra M,,i-Gabetà ed Entisciò, · medicò un ufficiale ferito al la coscia, e giunse a notte inoltrata sul colle Tsa na , ove il. co lonnello Ragni riuni a rapporto 5 o 6 ufficiali che guidavano un centinaio di soldati. La metà dell'S' ba ttaglioue press'J la quale facr,,ra servizio il solloteoente medico Zanna iniziò la ritirata alle 4 '/ , ed
incalzata da presso, ridotla ad un pugno d'uomini tentava pure riunirsi al col o nn~llo Ragni, quando nn Uuluk del 1>0 indigeni, a.notte inoltrata , scami.D iò quei soldati per nemici, fece fuo co su di es~ i e li sba r:;1gliò. Lt> Zanna si fermò per soccorrere il caporale .Masanero ch'era caduto. perdiè il contano con la sua gente e si unì con quella del ca pitano
1120
SUI.I.A ClrEROSIT;\
Pavesi. L'altro mezzo battaglione di scorta all'artiglieria presso la quale faceva servizio il f.otelessa, si può dire che alle _. non esistesse più. Il Cotelessa a. quell'ora medicò il capitano d'artiglieria Ragazzi, il tenente di fanteria Del Vecchio e tre soldati. Il capitano Agliardi avea riunito una piccola colonna di feriti che affidò al sollotenerlle medico Tobia, ferito anch'esso. Ma per istrada il "'fobi a continUiò a perdere sangue e svenne. Quando r itornò ai sensi si trovò al fìanco il caporale maggiore Lanzara, al quale chiese del materiale affidato al conducente Capparoni, ed il Lanzara gli riferì che il mulo era stato ucciso, che il !:apparoni, avea tentato di caricarsi gli oggetti da medicazione per i bisogni dei feriti, ma che anch'esli era caduto colpito da una palla. Poco prima della mezr.anoue, questa colonna di feriti e spossati , fra i quali era anche il ma~gio:re Vi olante, ripresa alquanta lena, sm rimise . in cammino. Cosi ebbe fi ne la lugubre ~iornata del 1° marzo 1896 rischiar-ata dal pi ti fulgido sole tropical.e, e seguita dalla più squallida notle che abbia mai contristato cuori italiani. Ma con quella notte non fini la iattum dell'eserci to scoofiuo. Esso non ebbe tr~gua fin chè l'eiTet·;no nemico non si stancò di perseguitarlo. Il 2 marzo il capitano medico Tavazz11 ni s'imbattè col 5° battaglione indigeni, e ginnse io Aùis-Addi, donde a tappe per la via di Adi-Ugri arrivò il 5 marzo ad Asmara. Il Lenent(3 medico Vijno segui sempre gli avanzi della brigata Da Bormida pel colle Zalà, Mai-Gabetà DebraDamo, Mai-Maret, Guoa ·G uni , Barar.hi u e Senafè, sempre mol estato dagli insecutori o .dalle bande di ras Sebath. La colonna io ritirata subì altre perdite al Passo della mM·te sotto il ciglione di Mai-Maret, ed i più gravi fra i nuovi
UI!.I. CUIIPO :,),\ì\lTAIIIU li!LIH!IE !T.\ll.\NO
11 21
feriti furono affidati ai Cicca di Deura-Oamo e di Barachit. Quelli chP. potevano prosegnire il viaggio erano una trentina ; raggiunsero Adi-Cajè e furono consegnati nl capi tano medicù Gurgo. Fr·a la ses~antina di feriti medicati dal Vijno in quella gior·nata, egli ricorda il Lenente d'artiglieria Bassignana ferito al collo, etl il sottotenenre Guniberti ferito alla coscia. Il Lenente medico Marri racconta che la sera del 2 marzo giunse a Barachit il re~gimento di Boccard in ritirata su Adi-Cajè, il qual.e dopo due ore di sosta riprese la marcia. Nella conca di s~nafè verso la mezzanotte era al colmo la confusione dei cammelli, muli , gente mggranellata, ed egli fermatosi un istante per· dissetarsi ad una pozzanghera, penò piit di un'ora a rintracciart3 gli uomini che avea in consegna ; ma non potè trovare i cammelli sui quali avea caricato le tende, il poeo materiale sanitario rirnastogli , ed il proprio bagaglio. In- Adi-Cajè rimase a coadiuvare il capitano medico Gurgo. Ver.>o il mezzogiorno del 2 marzo il dott. Paltrinieri salì sul colle Zalà occupato già dalla sua brigata prima del combattimento, e vi Lruvò viver·i, munizioni ed Of!getti da medicazione, con i quali pot è medicare il soldato Felica di una con tusione ad un occhio, il Martini con una pnlla al poplite destro, iJ Soldan i con ferita perf~rante lo scroto, il Sinarra con forita di palla alla mano destra, il Gasperini col gomito perforato, il Fantini con una palla nella coscia sinistra ed una sciabolata in testa, il Finarelli con ferita penetrante sino al femore sinistro, ed il Brombutti con ·una ferita perforante il braccio destro. · Il tenente medico Santoli,. dopo due giorni e due notti di marcia faticosa sem pre disturbata dai ribelli, si trovava il 3 mar"I.O in Adi-Cajè. ed a sern, per ordine del capitano
..
·11 9:)
medico Gurgo parti in accompagnamento di una colonna di feriti, la qual e per via s'i ngrossò di un al tro centinaio e giunse a Ma~saua il 6 marzo. Il tenente medico Cotelessa giunto ad Adi- Ugri il 3 marzo assieme al San na ed al De Giacomo ferito al malleolo, ne riparti p'e r accompagnare 40 feriti ad Asmara. Giun sero parimen ti il 3 marzo in AdiCajè il Tobi a ferite,, ed il Rugani ammalato, che fu dal capitano medir.o Gurgo avviato all'ospedale di }Ja:::saua. Il Pace alla ser a del 2 marzo a .Mai-Aimi prosegui pet· Saganeiti, dove finalmente poti! trovare materiale da medicare e <~onfortare i feriti che conduceva, e cosi potè guadagnare Asmara. lar.ono, per la via di Senafe, giunse il 4. marzo a Maltio e fu medicato cla un collega che accompagnava una cart>vana di feriLI, coi qùal i dopo lunghe marcia riposò a Massaua . Paltrinieri, dopo il rifornimento trovato accidentalmente sul colle Zalà, continuò la suJ mar.;ia, raccolse per istrada 2:3 armati, e verso l'una pomeridiana del 4. marzo respinse una banda di circa 80 uomini che cercava di guadagnare l'altura. In quel combattimento il soldato Vizio fu ferito al petto, e mori dopo 20 minuti. Paltrinieri prese la direzione di Saganeiti; il ii marzo si unirono a lui 25 ascari disarmati e fuggiti dalla prigionia, e sttll' imbrunire arrivò al Bel esa. Singalli, il fratello di B:li- Agos, gli contendeva il passaggio chieden do armi e munizioni, ma al l'energico rifiuto si contentò di !asciarlo passare . Nel pomeriggio del 6 marzo era a Mai- Ha imi, si mise a dispo·izione del capitano Cantoni comanda nte il piccolo forte, ri rima~e tullo il giorno 7 assieroe al dott. Muzioli della Croce Ro,sa, medicando assieme al collega una sessantina di feriti
OEL CORPO SA:'\ITAiliO mLITAR E ITALIANO
11 23
tuui portati :)Il rouletti d<1gli abitanti dei vicini villaggi. Jl giorno 8 col dr appello raccolto per istrada e con 80 feriti parti per ~1ai-H aimi, e trovati in Adi Ugri altri 20 feriti, in quattro tappe giun~e ad Asmara e consegnò la carovana alla infermeria dd la Croce Ros-sa. ~essuno dei redu.ci da qttella b:lllaglia fa menzioue del capitano medico Oreoct-, direttore dei servizi sanitari del corpo d'operazione. Fu visto nel luogo del comballimento, poi non se ne seppe piu uulla . Nessuno ha potuto dar notizie del tenente medico d'Andrea . . Ed in quell:l sciagura nazional e, nella quale combatterono eirca ·14.,000 uomini, di &.0/6 indigeni della colonna Albei·tone, tornarono feriti 1396, i morti non si poterono contare. Su ·10.450 soldati italinni presenti alla battaglia ne morirono ~316'; dei feriti parl eremo in seguito. Di L>uO u!liciali ne son morti 262, quasi la metà oltre dei feriti e prigionieri, e su 4':? medici mi litari , 13 lasciarono la vita sul campo , 8 furono feriti, IO rimasero in potere del Negus. Ed i mal evoli di ssero che gl'italiani non ~ i erano l>alluti ! Monte Mocra.m e Tucruf.
II 7" batta~lione indi}.(eni dopo la battaglia d'Abba-Carima si riordi oò in Asm:tra. Yi furono assegna ti nuovi ulliciali , ed il 21 rn,_rzo parli per le operazioni intorno n Cllssala. Il te~en te medico Luciani , cile non aveva più materiale sanitarin, si rifur·ni alla meglio ad Asmara ed a Cheren, e la notte de l •1° al ':? april e era col battnglione sotto le mura del forte. A.\\'a\ba il6•, 7• ed 8° battaglione ind igeni mossero contro i Dervisci che occuparano la gola fra ~l onte M ocr<~m e :VIonte Cadmia, e primi ad atLaccare il fuoco furono il 7° ed il 6° giunto da Sabd erat r,Q( leoenle medi co Gimelli. Piittardi
·Il ~4-
SUI.l.A OPEROSITÀ
entrò in azio ne 1'8° battaglione, aJ t.jUale era addèl!O il SOltOtenente medi co Cucca. Il sotlotenente· medico Pertusio racwnta che il combattimeo lo durò 4 or(>, che il nemico preso fra due fuochi nella gola dei due monti dovè ritirarsi , i asciando molti cadaveri. Luciani e Gimelli medicarono una trentina di feriti rac· colli durante il co mbattim ~ nlo, mentre altr·i che ca devano a distanza erano velocemente trasportati nel forte. Il sottotenenLe medico Cocca metl icò per primo il maggiore Amadasi, ferito di palla alla mammella destra con fo ro d'uscila alla ~capola sinistra, contrattura e paralisi dell'arto inferio~e sinistro ; e quando il maggiore fu traspor·tato nel forte, il tenente medico Gualdi trovò oltre alla par:~ li s i di molo del· l'arto inferi ore si nistro, anche la paral isi di senso del destro. Lo stesso Gualdi, che era rimasto a curar gli :~ mmalati nell' infermeria , dice che i malati leggieri d'ambo i colori abbandonarono f~ettolosamenle il !ello per reca rsi al loro posto di comballimento. La mattina del 3 aprile il 2°, 3°, 6° , 7• ed 8° ba tta~ ! ione indi geni disposti in quadrato mossero contro il trincer:11nento de' Dervi sci a Tucruf; i medici Luciani , Gualdi. Gimelli , Cucca e Pertusio assieme agli ufliciali dei battaglioni erano nell'interno del quadr·ato, il quale giunto a 200 metri dalle trincee fu ricevuto da un fuoco su tullo il fronte, i soldati ~ i gettarono a terra, e dopo pochi istanti molti feriti si trascinarono indietro. Gimelli in quest'attacco pott: pre:ìtar soccorso al tenente Pagella e ad una venti na di ascari, Gualdi medicò sul campo alcuni feriti, e qunndo suonò la ritir ata acc(•mpagnò nel forte il tenente Bellotti-lloo ferito al peuo, due furieri , il caporale zappatore e 11 3 ascari ferili , lasciando sul terreno un uffi ciale e :)() ascari morti.
·.
..
..':
j
l
'•• f
OEl CO RPO S.\~lrARIO mL!TAIIE lfALIA:'< U
11 ~.:;. -"
Il Lociaui medicò prima due feriti alla sua portata, poi due altri ridottisi dietro un cespugl io, indi verso il centro del quadrato un attenderne ferito alla coscia destra, e non molto lontano vedeva il Gimell i affaccendato nella cura dei suoi. Parecchie compagnie furono lanciate all 'n~salto delle trincee mentre il nemico dirigeva i suoi colpi sul quadrato . producendo gran r.umero di feriti e di morti, quindi fu diato per due volte il segnale della ritirata , e le truppe si raggruppat'Ono indietro. Dopo un po; di sosta, e mentre l'artiglieria, al ritirarsi delle colonne che avN1no dato l'assalto. batteva vigorosamente le trincee, i fèriti furono avviati verso il forte con tutta i mezzi possibili, con moletti, a pied i, su pertiche foggi ate a uarelle, fiochè dal forte non vennero gli angareb per i gravi. Oltre al maggi ore Amadasi, al tenente Pagella , ed al te neote Bellotti-Bon, rimasero feriti il capitano Brunelli ed i tenenti De Rossi, Ca:ntù, Trignani, Bernardi e Ferrari, il fu· t·iere maggiore Ferrantini e circa 400 ascari. Giunti i medici Luciani , Cucca e Gimelli nel forte di Ca~ sala con i feriti, trovarono Gualùi e Pertusio 'che avevano intrapreso le medicature pi it urgenti. Due medici rimasero all'i nfermeria del forte, gli a ltri tre cercarono nel forle stesso un altro ambiente, e cosi divisi poterono , lavomndo fino a sera, medicare più di -~00 feriti dei quali nlcuni morirono nei primi giorni , per f~rile penetranti nel cranio e nello
addome. Si fecero medicazioni occlusive, si estrassero proiettili, si posero apparecchi immobilizzanti le frallure, e ne! giorno seguen te si scelsero quei ferili che potevano marciare n piedi e sui muletti , e quesli il 6 aprile furono avviali a Cheren, ac· compagnati dal Gimelli e dal Pertusio. Dei più gravi 1'8 aprile ne par'lì una parte accompagnata
Il ?G
Sl'tLA O I'IWOSJTÀ
dal Cucca, e gli ultimi l Oparti vano il giorno ·Il con Luciani , in barella e sugli angareb. I tenenti medit i Luciani , Pertusio eGualdi dan no nelle loro relazioni l'elenco dei feriti e le prtrlicolarità delle ferite, ma siccome Lutti i feriti furono trasportati a Cheren, li prenderemo in esame quando tratteremo dell'operato dei medici nei diversi luoghi di cura, per evitare ripetit:ioni e confusioni nel ragguaglio statistico. Il tenentu medico Longari , che dal luglio 1895 er<l addeuo al po:;to di medicazione in Agordat, vide passare it 3•, 6°, 7• ed 8° indigeni che riordi nati dopo la Lattaglia di Adua erano diretti a Cassala. [n quei ·giorni il termometro ad Agordat segnava nn massill}o di 48° ed ogni battaglione che passava lasciava una quarantina di malati e fer·iti d' Adua, che sfìduciati non volevano pilr marciaro, e tentavano di disertare. Pure quando si son trovati al fuoco si son condotti egregiamente. ~ razza agguer-rita, tenace e resistente, che va presa in seria considerazione lJUando si traua di affrontarla . Il Loogari sul po:>to di Agordat medicò poi i feriti che pro· venivano da Cassa la , li ristorò per ::J giorni , e li avviò verso Cheren dove giunsero il ~ 9 aprile percorrendo circa 30 chilometri al giorno fra mattina e sera, con i mezzi dei quali si disponeva a Cassala pel loro trasporto.
'
;
.,
Il
·.
Agaié-Seba iè.
Il 5" bauaglione indigeni nel 2° periodo della campagna, e precisamente il 2 maggio, ebbe uno scontro ad Agaiè, con le bande òi ras Sebath. Vi furono 3 morti e 12 ferili. Un altro scontro l'ebbe il 7" indigeni a Sebaiè, e ne l'isullò un morto e 6 feriti. Il tenen te medico Costa ed il sottotenente medico C.uarnieri,
J
.:, ,, .,
081. COUI'O SA:-IITARIU :llll.ll'A ilE JT.-\IIANO
'·.·~
.~.
d.~
;·,
• ;,1
:.1
. b. l.' ..,
..
··~
~ • i
!",
·~
.. ·
, . )o
·'· .
11'3/
ch'ernno al posto di medicazione di Barachit, l'un dopo l'altro medicarono : •1., Un indigeno con ferita a ca nale sotto la cute dell'anca. 2' Un indigeno con ferita a solco Ili costato sinistro. 3• Un indigeno con ferita a ~ ol co al costato destro. 4' Un indigeno con ferita penetr<1nte il torace destro. 5' Un indigeno con ferita d'entrata all'inguine sinistro e foro d'nscita alla coscia destra. 6' Un indigeno con ferita a canale, foro d'entrata ,allo ipocondrio destro, foro d'uscita alla regione lombare. Morto all'accampamento. 7' Un indigeno con ferita strisciante nel pello. 8" Un indigeno con ferita-frattura della 'gamba destra . 9° Un indigeno con ferita del pollice destro. JO• Un indigeno con ferita all'addome. Mor·to durante il trasporto. 11• Un indigeno con fe ri ta al piede sinistr·o. 12" Un indigeno con ferita al polpaccio destro. Seppellimento dei cadaveri.
l/'''
'
1.'
l'·
,.
Il 27 maggio il sottolenente medi co Basiti partì da Senafè, seguendo per la via di Barachit le due compagnie del genio militare, che col permesso del Negus si recavano ad Adua pel seppellimento dei nostri poveri morti. Le compa~nie attendavano il19 giugno a Gondapla, luogo alquanto discosto dal campo di bauaglia e fornito di buona acqua pot11bi le. Ernno provviste di abbondante vitto, avevano una distribuzione individuale giornaliera di rhum, e da Gon· dapta trasportarono seco loro la provvista d'acqua, per· non dover ricorrere. a quella del campo di battaglia che poteva esser·e inquinata. Il farmacista militare Martini preparò sul
II:?S
l'GLI . .>. 0 1'1!1\t•S I rÀ
luogo abbondante soluzione di bicloruro di mercurio al 2 •-;.. perchè quelli che raccoglievano cadaveri potessero spesso lavarsi la mani, ed a quest'ufficio fu rono addetli i più ro· busti e volenterosi. riservando agli altri l'incarico di scar~r le fosse e trasportar le pietre. Quando si trovavano cadaveri in putrefazione s' inaffia· vano abbondantemente con soluzione d'acido fenico al 5°/o e con soluzione di sublimato al 2 .,/•• come s' inaffiara il terreno sollostante o circostante. Si trovarono cadaveri completamente mummifìcati dalla lunga azione del sole, col ventre llperlo dallo· sviluppo del gas di putrefazione e brnlicanle di scarabei e coleopteri di tulli i colori. Molti cadareri erano ischeletriti, ma non pochi conservavano i lineamenti del volto in modo che si sareb· bero potuti sicuramente identificare. Quelli che ancora erano vestiti, e sui quali i raggi solari non aveano agito direttamente, come quelli che giacevano su roccie poco permeabili e poco porose erano circondati da una poltiglia che emanava un fetore nauseabondo . Si trovarouo • anche mucchi d'ossa calcinate appartenen.ti a cadaveri che erano stati bruciati non si sa da chi. Tutle queste reliquie furono pietosamentR raccolte in pro· fonde fo~se ~he furono poi colmate di terra , e sulle fosse fu innalzato un cumulo di pietre sormontato da una croce. Quanti radaveri furono seppe! liti 1 Il Basili non lo dice, ma con 2 compagnie non era possi bile rintracciare i 4-000 e più morti seminati su grande estensione di terreno in quella sanguinosa battaglia del ·1o marzo. Durante questa operazione, gli abitanti del vicino contarlo consegnarono al medico quallro feriti da loro umanamente ricoverati.
'
1:
.. .. ' l
•
l
:~
·,
•..
l:·
..... .q
...
'~·
t
...
. '
' ....
,,
..• ;
Il
•
..................................
-· ~
~
DEL CORP O S.\ ~ ITARIO )JILITARE l TAI.l A;o(O
if l '?9
Feriti.
Del numero dei ferili soccorsi ai posti ùi medicazione, no!l si è potuto dare che un'idea approssimativa desunta dalle relazioni mnemoniche dei medici presenti a1 di vet·si fatti d'armi . Per quanto l regolamenti sanitarii del servizio in guerra degli eserciti europei siano rimpinzati di modelli e st.atini particolar eggiati, che i me~ici dovrebbero riempire durante l'azione, io credo che queste sorgenti della statistica sani~aria di ,guerra sieno poco pure, e che poco da questi modelli si possa trarre quando si voglia rendet· conto dei feriti (non dico dei morti) di ogni singola battaglia. La nosrtra e stata una guerra stranamente eccezionale, i registri tenuti dai medici dei corpi e delle sezioni di sanità. sono andati tutti perduti, e ciascun medico invitato a render conto dei feriti curati, ha dovuto affidarsi alla propria memoria per darci un' idea certamente non .esatta del proprio operato. Ma poste anche le condizioni di una guerra cbe si svolga molto re,golarmente, il egli mai possibile che, con le armi moderne e con l'odierno modo di combattere, un medico possa vedere tuili i feriti del proprio bauaglione durante fazion e'? E se ·pure riuscirà a vederli, poLri:t egl i medicarli con venientemente, e al contempo riempire un lungo registro nel quale sieno notate le generalità. dell'individuo, la sede ~ qualità della fer ita, il trattamento di essa e ta n ~e altre particolaritit messe in testa a quei lunghi t•egistri ? A mio ~redere i medici dei corpi dovrebbero in campagna avere un tacwiuo tascabile sul quale nn caporale od un ai11tante di sanità. possa scrivere durante l'azione del medico e sollo 71
SULL\ Ot'ltRUSIÙ
dellato il numero del reggimento, il grado ed il nome det ferito , la regione ferita, la medicatura dle per lo piu si ridurrà ad una parola, o due , occlusione, bendaggio, estrazione di proiettile, ecc. -ecc. Con questo taccuino potrà dar conto al comandante del corpo de' feriti che avrà medicati, ed il suo compito dev'esser fini to. E la statistica 1 Deve allingere a più ampia sorgente, etrascurare questi rigagnoli se vuole dissetarsi di verità. ~e i feriLi non muoiono per via , ciò che li ·rarit presto classificare fra i morti o dispersi, devono approdare ad una sezione di sanità, ad un ospedale da campo, ad un luogo di cura qualunque. Da questi luoghi di cura deve aver& origine la statistica, se vuoi dire qualche cosa di vero, perché solo in questi luoghi si può avere agio e mezzi per raccogliere tulli i dati che la scienza esige, senza trascurarE> l'e.ssenziale ch' è iì soccorso urgente del ferito. Di questo m<:zzo statistico mi !iervirò dunqu~:: per ritrarre con la maggior pnssibile approssimazione l'operato dei medici militari durante questa malaugurata campagna, per riferire snl numero e sulla qualità di ferite da essi Lraltate, sull' e5ito fin ale delle loro cure. · Essendo avvenuta la ritirata da Abba Carima nel modo innanzi dP.:>critto, la di:;persione de'feriti fu spontanea, tumultuari-a, non certamente ordinata dai medici, non regolnta da alcun criterio di chirurgia di guerra. Nel generale sbandamento, nell' incessante inseguimento, i feriti che po. terono sfuggire <1lla ferocia del nemico assetato di sangueed 11vido di uccisioni ricoveravano dove prima credetlero· di trovare scampo, e molti di essi lasciarono la vità in. quelli! Ambe desertè preda della più efferata carneficina. Già dopo il fallo d'arme del 35 febbraio contro la bande ribelli) i feriti non poterono tulli raggiungere Adigrat, ma
1
OBL CORPO SANITARIO ~ILITARE ITALIANO
1131
una trentina di essi ricoverò sotto le tende degli ufficiali a Mai-~1aret, assistiti prima dal tenente-medico Marri, poi anche dai sottotenenti medici Restivo e Maglio ivi recatisi col reggimento Di Boccard. Le ferite delle quali ci resta la descrizione a fian co del nome dei feri ti sono le seguenti : l e Ferita da taglio sul parietale sinistro e braccio sinistro. 2" Ferite mulliple da taglio al cuoio capelluto e labbro con perdita d i de nti. 3• Ferita da taglio al torace. 4° Ferita da taglio al pollice sm1stro. 5" Ferita da taglio all'anulare destro. 6• Ferita d'arma da fuoco a solco sulla fronte. 'i• Ferita d'arma da fuoco a solco alla coscia destra . 8" Ferita d'arma da fuoco a solco alla gamba sinistra. 9" Ferita d'arma da fuoco a canale alla spalla sinistra. ·10• Feri ta d'arma da fuoco a canale all'avambraccio e braccio sinistro. 11• Ferita d'arma da fuoco a canale alla mano sinistra con frattura ossea. 12" Ferita d'arma da fuoco a canale all' ipocondrio sinistro. 13" Ferita d'arma da fuoco a canale nella regione glutea sinistra. 14" e ·15• Ferita d'arma da fuoco a canale alla r.oscia destra. ·16" Ferita d' arma da fuoco a canale alla coscia sinistra. 17" Ferita d'arma da fuoco a canale alla gamba SInistra con frattura. 18• Ferita!d'arma da fuoco a canale al piede sinistro.
~1 3?
SU LLA OPKROSlTÀ
Erano 18 feriti, che assieme a ·t ' indi:::eni feriti alla battaglia di Adua. furono il 2 marzo per ordine del colonnello Di Boccard riuniti dal Marri in una carovana che trasportava sui cammelli anche il materiale sanitario. La carovana parli prima di giorno, quando i fuochi di gioia de' paesi ribelli risplendevano sulle colline, e le valli erano assordate dal lugubre frastuono dei negarit festeggianti la gran vittoria del Negus. Sul muletto del dottor Marri montò il caporale trombettiere Ma){gi esangue per le ripetute emorragie, t1 dopo una marcia faticosa e piena di trepidaziooi il Marri giunse con la carovana a Barachit e vi trovò il dottore Dalmazzo ed il maggiore Cossu ferito .
.l
•
·-·
In Adi-Caiè era stata previamente istituita un'infermeria per disposizione del tenente colonnello medico Mosci , e vi erano addetti il capitano medico Gurgo ed il :.eoente medico Paschetto. Il reggimento Di Boccard coinvolto nella ritirata vi giunse il 3 marzo . ed il tenente medico Marri , reduce d:t Barachit, nei giorni :l e .i marzo coadiuvò i due colleghi nel ll'IVOI'O inct!ssante imposto dall'arrivo continuo dei feriti . Il 5 marzo ebbe una scorta di 50 bersa~lieri , formò un'altra carovana di 150 feriti raccoltisi in Adi-Caiè, prese la via di Mahio. pernollò al sereno ad Ua-Ha senza tende, senz' acqua, senza alcun mezzo di medicazione per i soiTerenti. li tenente medico Restivo nella mattina del 5 marzo parti da Arli-Caiè con un sottotenente medico, 7 porta feriti, 40 muli ed a!cuni generi di ristoro , recandosi pel Senafè sino ad Amba-Terica alla ri cerca di feriti, ed alla sera ne riportò 15, due dei quali in barella per frattura degli arti
··i
.•,
l u
DEL CORPO SANlTA Ritl MILITARE ITALIANO
.!:·
·113:~
inferiori. In quei giorni si trovò in Adi-Caiè il sottotenente medico Pertusio che coadiuvò i compagni eù il 9 marzo medki e feriti sgombrarono Adi-Cai è per Sagan.,iti, dove trovarono il capitano medico Sr.hizzi ed il sottotenente medico Viale occupatissimi .
•
**
.• t
·r ,, f 1 ~ ·
!t' ~ r.
'· :1
,.
ù 11 1
Fin da.l 37 dicembre 1895 esisteva a Saganeiti un posto di medicazione di 40 lelli, situato in un traversone in muratura del forte. Per aumento di mal.lli , il tenente medico Coppola fece erigere baracche di paglia, piantar· tende coniche e tende fulve , ed il \J febbraio fu inviaLo dal Mo sci il capitano medico S~:hizzi con l'incarico di trasformare quel posto in un ' infermeria di 300 lelli col materiale di un ospedaletto da campo e con altro materiale inviato da Massaua. Ma per molte diflìcoltà locali, quando il 3 marzo ~:ominciaro n o ad arrivare i fer·iti di Abba Carima, l'infermeria •non .era ancora in ordine. e dal 3 al l O marzo l'affluenza di questi feriti divenne imbarazzante per i medi ci. Furono medicati in quell'infermeria 6 ufficiali, ·188 soldati italiani, e 4-2·1 indigeni. u:a per· manca nza di locali vi si ricoverarono soltnnto i più gravi, gli altri dai tenenti medici Ton ietti, Arzano e Viale dei bauaglioni che presidi n va no il forte, erano curati sotto tende e sui pochi angareb che si poterono avere. Fra gl i ,,scuri mutilati , il Ton ietti riconobbe il giovanello interprete del generale Albertone. A Saganeiti continuavano ad arrivar feriti dispersi anche nell'aprile, quando il Tonietti fece un grosso sgombro su Asmara con muletti, barelle improvvisate e con qualche angareb portato da 12 uomini.
,
1134
SULLA OPEROSITÀ
~
.
•
Nel piccolo forte di M11 i-Haimi , comandato dal capitano Cantoni, durante la ritirata il tenente Paltrinieri trovò un posto di medicazion·e tenuto dal dottor Muzzioli della Croce Rossa, e lo aiutò nella medicazione di molli feriti. ~1a la benemerita associazione della Croce Rossa italianr. aveva impiautato un altro posto di medicazione in Adi- Ug6, il quale funzionava come di stacr.amento del ~9~ ospedale da campo eretto in Asmara. l vi trovarono i primi soccorsi il tenente Lori ferito di palla alla gamba si ni stra, il furiere Cornelio con ferita frattura del gom ito sinistro, e ·19 fra caporali e soldati ch'erano feriti · nelle regioni seguen ti: Ferite multiple d'arm a da fuoco . i.l Ferite multiple d'arma da fuo co e da taglio ed evi raz10ne o Ferita d'arma da fuo co a solco al torace . ·l 1 Ferita d'arma da fuoco a solco al piede . Ferita d'arma da fuoco a canale con frattura della spalla . Ferita d' arma da .fuoco a canale del braccio SI· nistro . 1 Ferita d'arma da fuoco a canale del gomito sinistro con frattura . 1 Ferita d'arma da fuoco a can ale della coscia destra. Ferita d'arma da fuoco a canale del cal cagno sinistro . •l Ferita d'arma da fu oco a cana le del pi ede destro. 1
·1
..J ,l · l ' 1
u
"
Totale.
19
l soldati indigeni curati in Adi-Ugri fino al mag~i o 1896, avevano riportato ad Abha Carima le seguenti lesioni :
~l .,
•
,,
DEL CORPO SA:SITARIO l!ILITARE ITALIANO
Ferite multiple d'arma da fuoco compresi 3 mutilati . Ferite multi pie d'arma da taglio . Ferita d'arma da fuoco dall'apofisi mastoide all'oc~bio sinistro e mutilazione • Ferita d'arma da fuoco perforante le guancie e mutilazione . Ferita d'arma da fuoco a canale all'avambraccio destro. Ferita d' arma da fuoco a canale all' avambraccio sinistro Ferita d'arma da fuoco a canale al polso sinistro con frattura Ferita d'arma da fuoco all'anca destra e mutilazione. Ferita d'arma da fuoco a canale rlll'anca sinistra. Ferita d'arma da fuoco a canale alla coscia destra.' Ferita d'arma da fuoco a canale alla coscia sinistra. Ferita d'arma da fuoco a canale alla gamba destra. Totale.
1 ·135 7 l •1
l
l
1 ·1
..
Q
20
Questi furono 1 rrcoverati e registrati · nel posto di meeazione di Adi-Ugri; ma il maggiore me~ico Bocchia nella sna relazione fa uno splendido elogio del douore De Castro della Croce Rossa per· aver provveduto alla medicazione ed allo sgombro di un migliaio di feri ti.
•
..* ,. Fra Adi-Ugri ed Asmara , a Schichet il tt>nente medico Zoncada, che vi accampava col ~9° battaglione, istituì un piccolo ricovero per gli amma.Jati giornalieri verso la fine di febbraio, e nei ginrni fune sti della r·itirata vi potè medicare molti feriti che da Adi-Ugri erano diretti ad Asmara. l
t l :}6
SULLA OPEROSITÀ
Il capitano medico Gasole vi si recò ai primi di marzo coD una brigata form3ta dal 1o reg~imento bersaglieri, e dd ''O fanteria, e converti quel piccolo ricovero in infermeria facendo costruir capanpe con pali e frasche, e servendosidel materiale delle coppie di cofanetti di sanità, e delle borse e dei zaini dei battaglioni. Dai primi di marzo alla fine di aprile prestarono serVIZI() a quell' inf~rmeria col capitano Gasole i sottoteuenti medicP Cimino e Tesio, i quali medicarono molti ascari mutilati. Poi il Gasole ammalò, e la direzione della infermeriR fu arfidata al tenente medico Nota del ·1 o· fanteria, che dal 17 m :~ rzo in poi vi medicò 26 fra soldati evirati ed ascari mutilati, e molti feriti d'altro genere che transitarono per que~ luogo in cerca di cura, e che per mezzo di carovane eran() spediti in Asmara. Nessun registro però è stato conservato di questi feriti. perchè in quell'infermeria non t·imanevnno che i piil grav~ per uno o due giorni, stante l'insufficienza del locale. H 19 aprile il corpo mobilitato per la liberazione di Adigrat avanzò, e l'infermeria fu sciolta e sgombrata su A5mara_
l,
·'
• l
...., .,
~
i
Adigra.t.
Il maggiore medico ~elicorni giunto in Adigrat il 18 geo· naio, vi trovò il posto di medicnzione gi~t trasformato in infermeria presidiaria prima dal capitano medico Tavazzaor che v"era dal 7 dicembre, poi dal capitano medico MarcoGiuseppe che vi era giunto il 13 gennato. Quest'ultimo aveva già ammanni to 400 posti a paglia a terra sotto le Lende Roma, e •l 00 fra brande ed angareb sotto tende coniche, ed aveva occupato una parte di questi posti con i feriti di> Debra-Ailà. Il Selicorni richiese all'ospedale di Massaua strumentt
..
....
~.--
DEL CORPO SANITARIO )IILITARE ITALIANO
'1137
chirurgici, oggetti da ruetlicazìone, medicinali in abbondanza, ma sappiamo perchè le l O carovane spedite · dal Mosci non giunsero in AdigraL. Giunse solo parte del materiale dei 300 letti richiesti, ed il Selicorni ouenne dal comandante del forte altre 7 tende Roma e 40 tucul ciel· l'accampamento del bauaglione cacciatori, ntilizzò due camere in moratur·a, tre baracche di paglia, le 9 tende coniche già impiantate, ebbe dall' Intenòenza altre 4.0 tende coniche, e dispose cosi pel ricovero di 800 fra malati e feriti. Dovendo però formare le due sezioni di sanità pel dislocamento del corpo d'operazione da Adigrat ad. EddagaHamns e distr·ibuire sei coppie di cofani ai riparti di truppa, rimase ancora pit.i sprovvistQo di materiale, malgrado la mezza sezione di sanità della Croce Rossa che rimaneva pel servizio del forte, ed intanto gli amrnahti nl 3 t gennai() sommavano a 400 l Vedremo trattando delle malauie quali fossero le condizioni igieniche del forte di Adigrat in quell'epoca, ed a quale gravoso carico di lavoro e di responsabilità si s0obbarcasse il maggiore medico Selicorni. Il sollotenente medico Nucci, che v ~ giunse il 4 febbraio, trovò impiantata fuori del forte un' infermeria per gl' indigeni nei tucnl , e dietro il forte, a sinistra della porta princi pale, l' inferrnaria per· i soldati italiani in sei grandi tende Roma. Queste inf~rmerie avevano prossima la cucina, lontana e scarsa l'acqua, scarso il basso personale; i malati erano in gran parte sulla paglia, riparatti da una coperta di lana. Il personale sanitario fu ripartito nel modo seguente : Capitano medico Marco Giuseppe, direuore dell'in · fermeria, e del 2° riparto di medicina; Capitnno medico Ceccbetani, 1° riparto med icina, assistente tenente medico Cuoco ;
.
StiLL A OI'EROSil;\
Capitano medico 1\tarrocco, reparto ch irur~i a it;~liani;
· Capitano medico Cusma no, reparto chi rurgia indigeni; Tenente medico Licari, reparto medicina indigeni; Tenente medico Vespasiani, servizio presso il batta· g!ione cacciatori. Il dottor Quallrociocch i della Croce Rossa faceva servizio agli altri reparti di truppa, e concorreva al servizio di guar· dia e di assistente uni tamente ai subaltemi medici. Il mag~iore medico Selicorni riserbò per sè il reparto ufficiali, ed il servizio più importante della sorveglianza igienica del forte. l feriti di Saetù ed Aleqnà gia medicati alla tappa di Mai-~Ìerquaz dal douor Nucci, furono in Adigrat affidati alle cu;·e del dottor 1\'larrocco per le ~egu enti lesioni: 1° Ferila d'arma da fuo co a canale nella coscia sinistra con frauura dell'isch io, scottatura estesa del piede sinistro. Sbrigliamento del canale, estrnzione di schegge ossee. Morte per setticemia. 2• Ferita a solco alla coscia ~inistra , ferita a canale nella regione sinistra del 10race, con evidente les ione poi · monare. Guarigione. 3• Ferita a solco nella mano destrn, fenden te al pnrietale destro. Guarigione . .\• Ferita n canale nell'articolazione tibio-tarsi ca si nistra, nell'alluce destro e nella mano sinistra. Guarigione. 5• Ferita a canale nella coscia sini stra, e braccio sinis tro. Guarigione. u• Contusione con strappameoto da calcio di fu cile alla fronte , scopertura e scbeggiamento del tavolato esterno dell'os-so rrontale, estrazione di scheggie e sutura . Guarigione. 7• Ferita a solco della regione srapolare destra. Guarigione.
1
....
. •·
l DEl. CORPO SANITARIO MILITARE ITALIANO
1139
89 Ferita a canale del braccio destr·o. Guarigione. 9° Ferita a canale con frattura comminuta delle ossa del gomito sinistro, resezione. Gunrigione. 10°, H •, 12°. Ferite a canale della spalla destra con frattur·a dell'omero. Tre resezioni, tre guarigioni. i 3" Ferite a canale dell'avambraccio e mano destra con frattura. Guarigione. u.• Ferita con spappolamento dell' indice sinistro. 1
Oi~articolazione.
Guarigione.
·t 5" e 16" Ferite a canale alla coscia destra con frattora commi nuta del femore. Estrazione di schegge, apparecchio. Guarigione. 17" Canale a fondo cieco nella còscia si nistra, sbrigliamento fino all 'osso, estrazione del proieuile. Guarigione. ·18" e 19" Ferite a ca nale alla coscia si nistra. Guariglone. Dopo il 1• marzo il dottor Marrocco curò le seguenti lesioni : 2i" Ferite da taglio alla faccia, all'orecchio destro, alla parotide. Estrazione di schegge ossee. Guarigione. 22" Feodeute al parieta le destro con fratturi! del tavol ~ to esterno, evirazione. Estrazione di sche)!ge ossee, sutura. Guarigione. 23" Ferita a canale alla spalla destra con frattura del capo dell'omero 5 resezione. Guarigione. 24." Fet·ita a canale dell'articolazione radio-carpea. Guar1g10ne. 25" Ferita a solco nella mano e polso destro con sr.heggiamenti e distruzione di tendini, estrazione di schegge e di un proiettile di pietra, sutura. Guari gione. 26• e :!7° Evirazioni incomplete, con testicoli residuali scoperti, ope1·azmoni di plastica con buon risultato.
·Il iO
SULLA OPEROSITÀ
28• e 29° Ferite penetranti nel cranio. Morte con fenomeni di meningo-encefaliLe . :~0", 3i •, n· Ferite a canale passanti sotto lo sterno· cleido-mastoideo. Guarigione. 3:3° FeriLa penetrante nel tor·ace con frattura della eia· vico la. Guarigione in due settimane senza postumi. I l dottor Marrocco parla dell'evirazione dei nostr·i soldati con una erudizione letteraria e chirurgica tale da far rimpiangere che l'indole di questo lavoro non consenta di ri· portar per intero le sue osservazioni. Nel soldato ferito all'articolazione radio-carpea ed incompletamente P-virato, si servi della pelle di un nero fucilato per tradì mento, e fece degli innesti cutanei alla Thiersch, che attecchiti dopo breve tempo , facevano risaltare sulla pelle bianca del soldato Tocco i pezzi di pelle del nero In altri due evirati, Nucci ed Arnbrogetti fecero innesti di pelle presa dagli stessi infermi, ed in altri tre mnle evirati 1\brrocco procurò, e riesci con la plnstica a conservare i testir.oli. Fra le tante r·agioni che lo persua:Sero a tentar questa conservazione, è certamente la più preziosa quella che scaturisce dal concetto che « il testicolo. r.ome le altre gian« dole del corpo, abbia un'importanza ben altrimenti ca« pitale per l'economia dell'organismo che non sia quella « conferitagli dalla secrezione spermatica , avveguachè l'uomo « privato dei testicoli vada incontro ad un deperimento, ad ~ una senescenza psico-fìsica non dissimile da quella pro« dotta dall'esportazione completa della tiroide. La cura del << Brown-Séquard non riconosce nllro fondamento. » Il capitano medico Cusmano che dirigeva il reparto chirur~ico degli indigeni, lasciò nell'infermeria di Adigrat il regi sti'O ùelle cure ed operazioni da lui ese~uite sui ferili di Amba-Aiagi e Macallè, intorno ai quali ba riferito il Moz-
,
.
.... .!
•j
(
DEl. CORl'O SA~ITAillO MILITARE iTALIANO
·l l~ 1
zetti, ed il registro de' feriti di Saeta, Alequà ed Abba Ca, rima, che sono l'iepilogati nel seguente quadro : 1°, '2", 3" Ferite multiple da fucile carico a mitraglia. Guarigione. 4? Ferita a canale cieco nlla regione laterale sinistra del collo, sbrigliamento, estrazione del proiellile e di un brandello di vestito. Guarig~one. 'l° Ferita a canale al braccio d~stro. Guarigione. 6" Id. id. al gomito destr·o. Guarigione. 7.. Fr·auura comminuta delle tre prime dita della mano sinistra. disarticolazione. s• Frattura comminuta della terza falnnge dell'anulare sinistro. Guarigione, 9° Frattura comminuta del 2" e 3" metatarso, e del 3" dito del piede sinistro. Disarticolazione. Guarigione. 1o• e 11 • Frattura commi n uta deli a ,, . falange del medio sinistro. Disarticolazione. Guarigione. '12• Frattura comminuta delle due falangi del pollice, della terza dell'anulare, della 1" del medio, con lesione delle parti molli dell'indice. Disarticolazione del medio, conservazione delle altre dita. Guarigione. 13• e 14• Due spappolamenti del polpaccio de!Ea gamba per proiettili di balistite a breve distanza. Esportazione delle lacinie necrotiche, antisepsi. Guarigione. '15° Ferita a solco al torace sinistro. 16° Ferita a canale alla natica sinistra. ~ 7° e 18° Ferite a· canale alla coscia Guarigione. destra. 19• Ferita a canale alla gamba destra. 20• Ferita frattura della gamba sinistra. Morte. 2~· Ferita a solco al piede sinistro. GuarigioM.
SULL.4. OPEROSITÀ
Il maggiore Selicorni riepiloga nel modo seguente i feriti curati nel forte Adigrat dal 1' gennaio al 5 maggio: Italiani feriti al.!' assedio di Macàllè . 3 Id . nello scontro sul colle Saelù 3 .. 36 Id. id. Alequà. 28 Id . nella battaglia d'Adua 420 Indigeni feriti ad Amba-Aiagi e Macall è 23 Id . nello scontro sul colle Alequà Feriti italiani ed indigeni nei vari scontri nei dintorni. 50 Totale dei feriti curati in Adigrat.
., ·l
'l
-1
963
'
Fra tutti queùi feriti morivano il tenente Capoto per selticemia, un feri to al cranio con fuoriu scita di sostanza cere· brale, un ferito con frattura del femore per tifo, un evirato per la stessa mal.atLia, ed il ferilo con frattura della gamba per tetano . Alla metà di marzo il tenente med ico Longari ricoverò all'infer meria di Agordat 7 indi geni feriti di Remiogton io uno .scontro coi denisci, che avevano tentato d' impadronirsi della gola di Sabdet·at . Dopo il 20 marzo passavano di là i ùatLaglioni indigeni diretti a Cassala e vi lasciavano alcuni ferit i di Abba Carima. Ai primi di aprile, dopo i fatti d'armi di Monte Mocram e Tucruf, passarono per Agordat carovane dei fer iti , vi fecero so~ta, ebbero i necessart soccorsi per la giornata, e proseguirono diretti a Cheren.
le
Oheren.
Per i malati giornalieri del presidio si era fin dal 1895 istituita in Cher·en un'infermeria presidiaria, dove per molto tempo si erano avvicendati nel servizio diversi medici e dove il 5 febbraio fu mandato il tenente medico Passa-
. l
'l
.,
D.f.L COHPO S.\:'O IHRI O MILITAHE 1 fALlANo
l 143
rella, t.he ammalatosi di febbre tifoide, fu sostituito dal tenente medico Cotelessa. Il giorno i aprile il Cotelessa ebbe avviso del p~oss1mo arrivo dei feriti; quindi fece vuotare e disinfettare due baracche Roma della capacità complessiva di •l 00 letti, fece pulire ed imbiancare un vasto padiglione in muratura nell' interno del forte , capace di altri l 00 letti, restaurnre e disinfettare una baracca di 40 leui, sgombrare degli ammalati leggieri una bnrncca per indigeni che conteneva altri 20 lelli. Inviò ad Agordat 8 barelle pieghevoli , 2 barelle rigide, IO borraccia da porta-feriti, fa~ce, cotone e garza. Dal laboratorio del genio ollenne la costruzione di mna vasca da bagno, di vaschette di latta per bagni alle braccia ed ai piedi, ebbe delle lamine ·di zinco ed un p3it> di forbici robuste per tagliarle, fece adattar rubinetti a dei barili per le sol uzioni antisettiche, prelevò quanti oggetti di caserma~gio potè, fece confezionar delle fasce e 30 camiciotti con della cotonina acquistata sul luogo, e cosi fu pronto a ricevere 1!)8 feriti. che giunsero il ~ 5 aprile accompagnati dal sottoteoente medico Pertusio , ed 89 il 19 aprile accompagnati dal tenente medico Longar·i. Dal ·15 al 19 aprile il Cotelessa rimase solo ad assistere i pri rmi •19~ feriti, il 19 consegnò 3i dei 'nuovi arrivati alla Croce Rossa, assegnò gli altri al dollor Longari che rimase a t:heren, e ritenne so t Lo le proprie cure i primi 198. Alla fine di aprile gran parte di questi erano guariti, Cotelessa potè sgombrare i tu cui e le bnracche Roma . e riunire i rimanenti nel padiglione del forte. l'da ben presto dovè riattivare baracche e tucul per i mutilati di Abba Carima che continuamente affiuivano a Cheren.
... IJ .U.
SULLA OP EROSITÀ.
Verso la metà di ma~ gio furono destinati a quell' infermeria il capitano medico Aprosio ed il tenente medico Scalia, il tenente medico Longari partì per Massaua, ed il Cote!essa lasciò all' Aprosio il servizio del forte e prese quello della tappa. La lesioni curate dal Cotelessa e dall' Aprosio sui feriti di Cassala nell'aprile e maggio , sono riportate nel seguente specchio, ma dei ~98 feriti non ne sono regi strati che -130, ~ 62 ne figura no nei registri nell'ospedaletto della Croce Rossa. Vuoi dire che durante la cura avvennero altri passaggi dall ' infermeria di Cheren all'ospedaletto, e che molti feriti non sono stati registrati, fo rse perchè più le~gieri, ., così invece di 287 feriti di Monte ~Jocram e Tucruf, ne troviamo nei r·egistri nominativi solo 225 di cui possiamo render conto esatto: 2 Ferite multiple da arma da fuoco Ferita d'arma da fuoco al capo con penetrazione nel cranio 4 Ferita d'nrma da fuoco a solco nella regione cervicale, 4 >> » » alla ,;capola destra . 4 )) )) » 4 sin istra • • ,. )l 1 all 'avambrnccio destro . )) 1 » :-. sinistro )) ~ gomito si• • 3 nistro. . )) » ~ al dorso della mano destra. 3 )) )) sinistra 4 • )) l) 2 » alla regione dor·sale » 4 » glntea . l) » ~ nlla parete addominale. )) )l 4 nIla piega dell'inguine . )) i) » alla coscia destra
•
..
•
,.
..
..
))
u
))
A riportarsi
. 31
.,. l
.,., '
l~
.· ::t~
DEL CORPO SAXITAIHO liii.ITAI\& IHLIA ~O
ll.i5
Riporto 31 4Ferita d'arma da fuoco a solco alla coscia si nistra ., al ~ ino cchi o destro . 1 ... • ., )) sinistro 2 .,. l alla gamba destra . sinistra . 7 » )) ) al dorso del piede sinistro 2
•
,.
., •
..
))
.,
..
48
-
Per le seguenti ferile d'arma da fuoco a canale furon o eseguite, oltre a molte estrazioni di proieuili e di ,;che~ge, 4 sequestrotomie, l resezione di acromion, 2 del capo dell'omero, i di un metatarso ed i arlrectomia rlel gi:nocchio : ~ Ferita d'arma da fuoco a canale alla :> palla destra ~ » con lesione ossea .. ., al braccio destro )) ;,) l) 2 con frattura ~ l) ~ al braccio sinistro. '3 ., » 2 con fr attu ra )) ·l • al gomito destro . *~ .,. sinistro . ~ .. all'avambraccio destro 3 .,. » si nistro » » sinist. con l frattura . ., )) alla mano destra con frall. 1 l) )) » sinistra » *.,. )) al torace non penetrante. 1 ., )) ~ penetrante .,. )) )) alla regione glutea 4
..
,.
.. •
•
•
..
))
• ,
•
".
•
•..
))
*
.
•
..
" "
,
.4 riporta1·si
. 33
7~
•
4H6
SULI,A OPEIIOSII'À
Riporto 3J Ferita d'arma da fuoco a canale alla regione glutea con fe· , rita del pene l) ·l() alla coscia destra •)) )) i con frattura J) l) » » sin istra. ·l ~ ) ~ nlf'aJticolazione del ginoc... rhio sinistro )) J) alla gamba destra . s » 3 con frattura l) )) )) & sinistra ., ., con frattura ~ ) ) )l f al piede sinistro
•
..
•
•
•
•
•
,
))
•
))
l)
82 -=-
Furono curati nell 'ospedale della Croce Rossa le seguanti lesioni riportate dagli indigeni a Cassala: Ferita da taglio alla spalla si nistra . 1 Ferite multiple d'arma da fuoco con frattura
.,
2 =-
Ferita d'arma da fuoco a solco alfa Lesta. '6 ~ al labbro con perd'ila di denti 2" )) )) )) alla faccia con perdita di un 2 occhio. 2 )) » » al collo 2 )) )) )) al torace . 2 l) » » alla spalla destra 2 al braccio destro f )) ~ » al ~omilll si nistro ) )) )l al dorso del la mano destra · ~ . ·l ~ ;l riportarsi
•
•
•
•
t··
.,•' , 14-7
DEt COR!'O SAI'<UTARIO )fiLITAI\E ITALIANO
Riporto 15 Ferita d'arma da fuoco a solco al dorso della mano si nistra i )) :. » alla regione lombare 1 )) )) all'addome . 1 )) )) » all' inguine sinistro . 1 )) )) 1 alla natica destra )) ~ alla coscia destra )) )) ti » sinistra )) » » sull'asta •. 1 )) )) ~ » alla gamba destra )) )) sinistra . 2 )) )) » al piede destro .: • ·1
•
..
•
•
r
.. (
..
o
•
•
3'1 =-
Ferita d'arma da fu.oco a canale al torace )) )) » con frattura. )) )> alla spalla desLra . )) » » sinistra. )) )) )) )) con frattura )) al braccio de~tro )) )) » sinistro . )) )) al gomito sinistro . )) )) all'avambraccio destro )) )) )) )) t con fratlura. )) l) )) sinistro ))
• •
..
..
, ,
•
•
)
))
)
))
))
))
» »
))
l)
))
» :.
1 ·1 6
·l 3
3 1 t 1 4
con
frattura. ))
3
·l
alla mano destra . all' inguine destro. alla natica destra
1 ti
A 1·iportarsi
. 30
2
..
'
1H8
SULLA OPEROS ITÀ
Riporto 30 6 Ferita d'arma da fuoco a canale alla coscia destra. ~ 7 » sinistra )l » ~ al ginocchio destro (morto) )) ) » con li frattura. )) ) » sinistro 9 » .. )) i) » » alla l"":lmha destra )) ..,. )f) » con frattura. 4 ,. sinistra . 3 )) con » frattura ~ 1 al piede destro .
,.
,.
..
..
..
, ,
,. )l>
..
,
6g
·,
=
Dopo la battaglia d' ..tdua, fra l' aprile, il maggio e la prima metà di giugno, arrivarono all'infermeria di Chereo 35 mutilati di mano destra e piede sinistro , dei quali 3·1 furono r iamputati di gamba e .\. di avambraccio , dal
maggiore ·medico Ferrero di Cavallerleone, dai capi tani medici Tavazzani ed Aprosio, dal dottor Fiaschi ( 1), e d:1i tenenti medici Maggiacomo, Viale e Martinelli.
.,
Asmara..
Il 1• fe bbraio fu mandato ad Asmara il capitano me· dico Bozoli per l'ampliamento di quell'infermeria secondo le istruzioni date dal tenente colonnello medico 1\tosci, e richiese subito materiale sanitar·io alla direzione dell'ospedale di &lassaua, comprò della mussola e fece far molle bende. U) Il do tt(Jr Fiaschi, medico esercente in Australia, attratto da lode••o/e spirito patriottico, si recò a Massaua per cooperare alla cura del nostri feri ti.
.,
( DEL CORPO SA~lTAHl<O MILITARE ITALIANO
·J ·149
L' H febbraio giunsero i tenenti medici Od dera, Be· nati e Como la, ed al 1o marzo erano pronti 300 letti nel forte Baldissera e 200 nella caserma Toselli situata ai piedi del forte, era impiantato il servizio di f,,rmacia per cura del farmaci sta De Paoli, la cucina ed i servizi accessori. Il maggior·e medico Bacchia vi giunse il '23 marzo è vi trovò tln osped<tle della Croce Rossa di 100 Ietti, trovò che i letti erano al~ati su br·ande per i più gravi, fatti di pagliericci a terra per i meno gravi. Vi era anche un ospedalello someggiabile da 50 letti, cofa ni di sanità con strumenti eh irurgici , ed oggetti da medicazione a sullìcieoza; ma bentosto per le richieste che venivano dalle infermerie di Saganeiti e di ldi-U gri le provviste vennero a mancare, quantunque la direzione dei servizi di Massaua corri spondesse con abbondanti spedizioni alle richieste telegrafiche. Ma il servizio dell'impresa ll·asporti lasciava molto a desiderare. Il .i- marzo, secorrdo il tenente medico Oddera, giunse ad Asmara il pr~mo ferito di Ahba Carima, e fu il tenente Yersan con un proiettile alla gamba sinistra . Il giorno 6 ne giunsero 300, compreso il tenente medico De Gi:1como. che con la gamba fasciata contrib ui alla cura degli altri feriti. L'arrivo di questi continuò nei giorni st-guenli, e vennero in :1iuto dei medici di A sm ;~ra i capitani medici Perego, Tavazzani, Lastaria e Schizzi, il lflnente medico Mozzetli ed altri. In pochi giorni i ricoverati arrivarono a 600, adagiati su materasse per terra od alla meglio su paglia sotto tenda, o nelle scuderie, che previamente erano state sgombrate e disinfettate. Nella infermerìa indigeni entrarono nel mese di marzo 401 feriti, in aprile e ma~gio entrarono altri 300 mutilati. Gli indigeni che avevano ferite leggiere erano lasciati
~1 5 0
SULLA OPEROSITÀ
alle loro fami gl ie, ed andavano a farsi medkar·e nell'ambulatorio , e quantunque quasi tutli i feriti fos sero stati già socco rsi ad Ad.i-Ugri, Adi-Caiè e Saganeiti, il tenente medico Coppola notò molte piaghe suppuranti o coperte di crosta. Nell'infermeria del forte Baldissera giacevano 26 feriti d'ar.ma da taglio e 108 d'anna da fuoco, l'ospedale da campo della Croce Rossa ne aveva ricoverati 88. Il maggiore mP.dico Bocchia, che il 23 marzo as!!unse la direzione dei servizi, riparti il personale nel modo se-. guente: Capitano medico Bozoli, direttore dell' iofer·meria, caporeparto della 2" medir.in ~ ; Lenente medico Oddera, assistente: Capitano medico Schizzi, caporeparto della f• medicina; tenente medico Benati. assistente; Capitano medico Lastaria, caporeparto chirurgia ; te· nenLi medici Gallo e Comola, assistenti ; Capitano medico Tavazzani, caporeparto indi ~eni ; Le· nenti medici Mozzetti, La Cava e MarLinell i, ass istenti; Tenente medico Pellerino, se~relario del direttore; Servizio di farmacia , De Paoli cov. Antonio .
C1·oce Rossa . Medici capireparto, dollori Del Prete e Supern o; as~J stenti dottori Nin ni, CmTin i, Denzi. Bardano e Benvenuti; Posto di medicazione 10 Adi-Gualà, dottori Vi,;cardi e Muzzioli; l 1 osto di medicazione di Adi-Ugri, dottori De Castro e Call ari ; Posto di medicazione d' Illalia, dottor Lugli. Il maggiore med ico Uocchia encomia tutto il personale
., l
... ... ..
·. t'l
.. l
l1
,, 1
DEl. CO RP O S ANITARIO MILITAII E ITALIA~O
115 1
sanitario, ma fa speciale menzione dei capitani medici per ~e incessanti premur·e rivolte ai loro malati e feriti, del ·tenente medi co Mozzelli che coadiuvò mollo attivamente il caporeparto , del tenente medico Oddera, che oltre alle funzioni d'assistente disimpegnò quelle di aitttante maggiore e d'ufficiale contabi le, e del farmacista Paol i per la grande allivita spiegata in difficili circostanze. Segnnìn fra i medici della Croce Rossa il dottor De Castro per av ere disimpegnato molto l odevo~mente in Ad!-Ugri la cu!l'a e lo sgombro di un migliaio di feriti. Gli indigeni mutilati di mano destra e piede sinistro, esclusi quelli che già erano stati r icoverali a 1\.eren, furono secondo gli elenchi dell'infermeria d'Asmara 326, e ne furono ria mpn tati n scopo di cura e per l'ada ttamenlo del pi ede di Beaufort 110, la massima parte dal maggiore medico Ferrero di Cavallerleone, com'egli stesso narra nella sua relazione pubbli cata in questo stesso giornale nel marzo f897. Le al tre r-famputazioni furono eseguite dai dottori Tavazzani , Schizzi, Mozzelli, Mar·tinelli e Fiaschi. Molti di quegl i ascari non vollero saperne di riamputa-
ziooi di gamba e preferirono il loro moncon e deforme ooo coperto da lembo mus1~olare o cutaneo, ma più lungo. Avevano poi tutti i torti'? La prole3i chirurgica è sconosciuta in quei luoghi, ma anche concesso ai muti lati un buon piede di Beaufort, quanto tempo durerà fra quelle balze e quei dirupi ? E chi ne fornirà loro un altro quando avranno consumato il primo r . E quando s'incontreranno due mutilati, uno riamputato che avrà perduto il suo piede artificiale, ed un altro che avrà saputo proteggHe i l suo luogo e deforme monco ne con sLracci e con cuoio , chi dei du e camminerà meglio ? Por fac endo plauso qui ndi alle buone ra}.'(ioni tecniche
l
•
SULLA. OPEHOSITÀ.
e$poste dal Ferrero di Cavallerleone nella sua pregiata memoria , bisogner~t convenire che ci troviamo in presenza dt uno di quei fatti nei quali il senso volgare ha il sopravvento sui dettami della nostra scienza. Manca un elenco nominativo di tulli i feriti italiani entrati nell'infermeria di Asmara, forse perchè molti di questi avevano già fig uralo fra i ricoverati in Adi-Ugri, Mai-Maret,. Saganeiti e Cheren. Esiste solo un elenco di t.{. evirati ed uno amputato, e l'elenco degli atti operativi eseguiti d a~ mag~iore Ferrero di Cavallerleone per le seguenti lesioni; ·t •. Ferita d'arma da fuoco alla mano sinistra con le,;ione delle ossa del carpo, ed edema infiammatorio di tolta la mano. Disarticolazione delln mano con re:sezione de' capi> articolari dell'ulna e radio. 2•. Ferita d'arma da fuoco alla coscia destra con penetrazione del proie!Lile presso l'anello degli adduttori ed incuneamento di esso nell'articolazi one del gi nocchio , dopo aver scheggiato il condilo interno del femore. Incisione prof<fnda fino alla cavitit suppurante, esportazione con la 1sgorbia e l() scalpello del condil o i.nterno del femore e della rotula. 3•. Ferita d'arma da fuoco all a gamba destra con lesioneossea . Sequestrotomia. dalla tibia • .s.•. Ferit a d'arma da fuoco al piede destro con lesione ossea. Esportazione con scalpello e sgor bia dell'estremo superiore del 2° e 3° met11tarso e del 3" cuneiforme . 5". Ferita d'arma da fuoco al gomito sinistro. Sequestrotomia. G8 • Ferita d'armn da fuoco alla gamba sinistra con lesione della tibia al 3° superiore. Sequestrotomia. 'i". Evirazione e chiusura quasi completa d'ell'uretra. Uretrotomia esterna e consecutiva dilatar.ione graduale.
.. .-
·-.
1:
r:
l
.-
.,
l•
DEL CORPO SANITARIO MILITARE ITALIA~O
11 53
... * *
Le séguenti operazioni furono eseguite dal capitano medico Lastaria : 8•. Ferita da taglio alla gobba frontale destra. Asporta· zione di sostanza ossea e di un grosso fungo cerebrale, abbassamento del lembo cutaneo·periosteo. 9•. Ferita ai genitali. Riparazione dell'emiscroto destr() mediante plastica. ·l o•. Ferita d'arma da fuoco al gi nocchio destro. Sequestrotomia resecando il tendine del quadricipite, su tura del tendine e della cute. H •. Ferita d'nrma da fuoco alla spalla sinistra. Riduzione della lussazione sottocoracoidea avvenuta per ferita periarticolare. 12", 13", H-", H>•, '16", 17", 18•. Disarticolazioni di falangi per fe1·ite d'a1·ma da fuoco. 19" . .Fef·ita frattura del braccio ed avambraccio sinistro . Apparecchio gessato fine strato. 20" . .Ferita d'arma da fuoco al gi nocchio destro. Amputazione della coscia. 21". Ferila d'arma da fuoco al gomito sinistro. Artrec· tomia del cubito e dell'omero. 22" e 23". Ferita da taglio alla faccia. Riunione per scorcimento e sutura. 24•, 25", 26•, '37' , 28", ~9· ., 30•. Ev-irazioni. Riunione per scorci mento e sutura. ,
...
* * I fer iti indigeni ricoverati in Asmara presentavano le seguenti lesioni:
11 5.
SULI.A O Pf:IIOSITÀ
-
'
13 )l » » e da taglio . 2 » da tal! lio 2 1 ferita da taglio al piede sinistro • ferite mul~pl e d'arma da fu oco
•
2S
Delle seguenti ferite d'arma da fuoco non è specifìcala la forma, se a solco od a canale. Ferita d'arma da fuoco al capo » • alla faccia. ) )) con frattura . )) )) J) c1m perdita di un occhio. ·l 2 » a l collo. 7 alla spalla destra. }) l) sini stra 49 al torace senza penetrazion e 4 » al braccio destro. » sinis~ro 3 ) » con fralt.ura. }) al gomi to destro. ) » con frallnra. )) 2 sinistro » » con frattura . 3 2 all'avambraccio destro . ll » ,. con frattura. 2 )) ) sinistro. )) ,, con frattura. alla mano d E.'~I ra. ))
))
A riportm·si
. 55
l· D&L CORPO SANITAIIIO MILITARE ITALIANO
Riporto
1155
55
Ferita d'arma da fuoco alla mano destra con frattura. 3 sinistra » ,. con frattura. ~ alla. regione lombare 1 1 al pube l) allo scroto. 2 alla cresta il iaca . 3 l) all'anca. 1 alla t•e•7ione 2 n ncrlutea alla coscia destra 11 con fra.ttu ra. 2 l) » sinistra 15 )) » » con frattura. '2 )) al ginocchio destro . • 4 ,. )) ~ coofrattura. 2 )) sinistro. 1 ll » con frattura. ·1 )) » alla ..gamba destra ·13 )) con frattura . 9 .p )) sinistra • . ... • )) con fnlllura . 5 3 al piede destro . )) l) con fratlut·a 1 Il 2 sinistro . l) » con frattu1·a
l
•
))
))
155
Oi questi feriti uno morì in seguito ·a lesione del ginocchio. Fu eseguita una resezione della cresta iliaca, una della spalla, furono estratti molti proieuili, furono fatte molte sequestrotomie.
•
t J.lj(.)
SU LLA OPEROSITÀ
Ghinda.
Il tenente medico Vasilicò istituì il 19 feb braio l'infermeria di Ghinda capace di 4.00 letti secondo le istruzioni ricevute dal tenente colonnello medico Mosci, provvedendo con indigeni del Chitet alla sicurezza contr·o bande di !adroni assaorti ni che infestavano i rlintorni. Alla metà di marzo l'infermeria ricoverava già l 00 sol dati fra malati·e feriti , che alla metà di aprile arrivarono a 230, ed alla fine l'infermeria fu piena per pochi giorni. Ad assistere questi sofferenti non vi era che il capitano medico Perego che giunse il f 3 marzo e ritenne per assistente il Vasilicò. Qu esti due medici eseguirono 7 riamputazioni ad ascari muti lati, dne innest i cutanei ad evira ti. estrassero schegge ossee e proiettili, eseguiron o sut ur e, fecero medicnioni, provvi dero ad emostasie, applicarono apparecchi per fratture ai feriti di passa)!gio, curarono nell 'infermeria 50 ascari mutilati e molti soldati evirati , e sgombrarono successivamente su Massaua ·l ~'00 fra malati e feriti ·fino al 43 maggio. • t A quest'epoca il capitano medico Per~ :.:o nm malò di adenite cervicale, ricoverò all'ospedale di ~1assaoa , ma prima di lasciare l'infermeria di Ghinda volle tributare un meritato elo~io al Vasilicò, che rimaneva a sostitu irlo, ed ai sottotenenti medici Bono e Trovanelli per l'operoso ed efficace :;ervizio che compirono in un posto di medicazione da loro • impiantato presso il comando di tappa. A rilevare il Perego fu mandato il capitano medico D'Ajello. ma ammalò pres.to anch 'egli, partì per Massaua ed a Ghinda rimase il Vasilicò . Sulla strada Ghinda- Asmara v'era un altro posto di medicazione, dove il sollotenente medico Marcone durante l'apri le medicò 7 evirati, e visitò in media 50 soldati aJ
•l
1:
DSL CORPO SANlTAlllO MILITARE ITALIA~O
115/
giorno fra malati e feriti , ed in Archico il tenente medico Tortora nel febbraio impiantò una piccola infermeria dove dopo il i' marzo potè accogliere un centinaio di feriti. Oltre ai 50 ascari mutilati, fur·ono curati nella infermeria di Ghinda 15 indigeni, le ferite dei quali non son descrilte nel registro. Vi erano poi indigeni con le lesioni seguenti. ~·. Ferite multiple d'arma da fuoco . • 2 2•. Ferita d'arma da fuoco a ·solco alla coscia sinistra. 1 3°. Ferita d'arma da fuoco a canale alla coscia destra. 1 4•. » » ~ alla gamba destra. 1 ' 5•. ,, » » » sin istra 2 6'. '' >> • all'avambraccio destro. 1
8 l feriti italiani avevano le seguenti lesioni: 1•. Ferite multiple d:arm~ da fuoco. 1 2". Ferite mul~iple d'arma da taglio. • 2 . ·' 3•. Evirali. 2 4•. Ferita d'arma da fuoco a solco al melleolo interno si nijstro. ~ "o l>. J ~ a canale alla radice del naso. 1 )) 6'. » alla spalla destra . '1 ,. 7•. » » all'avarnbr. destro. 1 . s·. )) J » alla mano destra . 1 g•. )) ~ » alla mano sinistra. 1 1o•. ) ) al toractl non penetrante 1 , H'. )) » all'inguine . 42". )) J » alla coscia de.sLra . 1
•
•
•
H =
1158
SULLA OPEROSITÀ
Ma.ssa.ua.
Dopo la battaglia d' Amba-Aiagi, il maggiore medico Selicorni aveva disposto pel ricovero di 350 amm:1lati nell'ospedale militare di Massaua, disposta la costruzione di padiglioni per altri 200 infermi, richiesto in Italia ufficiali medici ed nomini delle compagnie di sanità, medicinali, materiale da medicazione, oggetti letterecci in gran copia, e con mussola ncquistata sul luogo, ave\'a fatto preparare gran numero di bende dai soldati. Aveva inviato in Adigrat •l O coppie cofani e molti viveri di conforto , quando nella prima metà di gennaio rimise la direzione dei servizi sanitari al tenente colonnello Mosci tornato dall'Italia, parti per Adigr:ll per prendere la direzione del servizio sanitario del corpo mobilizzato, vi giunse il 18 gennaio, e vi rimase bloccato. Dopo l'arrivo del Mosci il la~Vorio òi adaltamento e di ampliazione continuò, e con l'occupazione di uffici e di maga;r,zini, con la costruzione di nuove baracche, l'ospedale raggiunse la capacità di •1300 letti. L<t vecchia n ave Saa'i fu dal genio militare ridotta ad ospedale galleggiante di 300 letli , e le antiche baracche di Ras-Mudur da tempo abbandonate furono riattate al segno da poter ricovera.re altri 300 infermi. Tutti questi locali all'epoca dei fatti d'armi descritti, erano già capaci di ri coverare •1900 fra· malati e feriti. Fu qui dove si svolse la massima attività chirurgica, dove per la preveggenza e per la prodigiosa attività del Mosci era stato preparato un impianto che fu capace di accogl iere tutti i malati e feriti che affluivano. Detraendo dai ricoverati in Massaua tutti i feriti che erano già stati registrati negli nltri luoghi di cura della colonia,
: o
l
.'·
··
DEL COili'O S.\~ITAIIIO liiLITAR.E lTAI.IANO
·t 159
si ha il numero di 36 uftìcinli e di 465 soldati ivi curati per l~ seguenti lesioni : Ferite multiple d'arma da fuoco . 65 26 » d'arma da taglio . 13 :t d'arma da taglio e da fu oco. 104Ferite d'arma da fuoco senza fot·ma detet·minata: » » alla testa al collo. )) al dorso )) » all'addome. ) )) alla spalla destra al braccio destro • )) >> sinistro alt'avambraccio destro )) all'avambraccio sinistro )) alla mano destra. )) alla mano sinistra » )) )) alla coscia destra )) )) alla coscia sinistra )) al ginocchio sinistro alla gamba destra • « \) si nistra al piede sinistro .
3
))
..
•
l l l 4
2·
•
l
3
5 l
3 •
2
35 li
Ferite d'arma da fuo co a solco alla testa )) alla faccia )) al collo .
.·i riportarsi
8 1 •
r.) ~ ~ ·l
,.
noo
SULL \ OP EROS ITÀ
Riporto
21
Ferite d' arma da fu oco a solco al torace . » » • all' addome )) alle regioni ~ lutee alla spal la sinistra al braccio destro.
»
))
))
l)
sinistro
~
6 2 2
t
al gomito destro . f » sinistro 2 all'a vnml.lraccio destro i all'avambraccio sini· Sti'O •
))
))
))
• »
alla mano destra » sinistra alla coscia destra » sinistra ~ al ginocchio destro al ginocchio sinistro 4 alla gamba destra • 3 » sinistra al piede destro . • sinistro
Ferite d'arma da fuoco a canale al crani o » >> • con lesione ossea » • • alla faccia. )) 1t co11 lesione ossea . t alla faccia con lesione di un occ h io
A 1·iportarsi
-i ~
2 3 3
-13
DEL CORPO SANITAR IO MILlfARE ITALIA l'iO
Ilo l
Riporto 13 }'erite d'ar ma da fuoco a canale al collo 6 al torace 7 • )) )) con penetrnz. 8 ]j al dorso 'con lesione ossea. alle regtont _glutee 15 all ' addome 5 ai genitali 2 alla spalla destra 7 n alla s pali <~ con lesione ossea . alla spalla si nistra lO * con lesione ossea . 3 al braccio destro . 7 )) )) al braccio con lesione ossea . 3 al braccio sinistro . 6 )) » con lesione ossea 1 al gomito destro » con lesione ;_; ossea . al gomito sinistro 2 l)
• •
))
• •
•
,
-
• •
• ))
))
con )l
•
lesione ossea l all'avambraccio destro t O con le· • sione ossea 3
A riportarsi. 73
·131
H 62
SU LLA Ol'EROSITÀ
Riporto. 131 Ferite d'arma da fuoco a canale all'avambraccio sini6 siro . • l) all' avambraccio con lesione ossea. 3 ) :t alla mano destra. ~ l& "l) :t :t con lesione ~ ossea )) l) 4 :t alla mano sinistra » :t :t con lesione ossea 6 » alla coscia destra u. » )) ) alla CO•SCi:l sinistra 30 al ginocchio destro . 1 » • )) » con » ~ lesi one ossea. )) a( ginocchio sinistro 5 • 1) alla gamba destra. . i}.. :t » sinistra . H :t )) con )) » » 4lesi one osseo . )) )) ~ )) al piette dest ro · . ) :t con lesione ossea . ,. l) al piede sinistro . • » :t • con lesione l ossea ))
•
))
))
))
..•
•
• •'!
..
•
,
))
))
'l
..
.•
l)
..
..
..
'' ri
•
..
~
~60
Ferite da taglio al capo . )) )) con schrgge ossee
A rìporlar.~i
-
9 2
..
.11
·.
'
1· •
DEL COIIPO SANITARIO lHLITARK ITALIANO
11 63
~
H 1 ·l ·l i
RipOf'tO
Ferita da taglio nIla faccia . alle regioni glutee ) alle regioni inguinali alla gamba sinistra )) all'avambraccio sinistro Evirazioni . •
., .,
1
10 o.
26 ~
Su questi. feriti furono eseguite all'ospedale di Massaua suture, raschiature, estrazioni di proiettili., sequestrotomie, operazioni di plastica per sconimento negli evirati, due plenrotomie per penetrazione di proiettile nel torace, una allacciatura dell' ascellare destra, una disarticolazione del pollice destro, una del mignolo col 5° melacarpeo, due am-
putazioni del braccio destro ed una del sinistro, tre rese· zioni nel wvolato esterno delle ossa del cranio, una resezione del masce!lare inferiore, tre resezioni del capo dell'omero destro , una resezione della clavicola destra, una resezione di costola, un' :~ m pulazione di coscia destra, una resezione della cresta iliaca destra, una resezione del cubito si nistro, ona resezione del perone sinistro. . Fra tuui questi feriti non si ebbe a deplorare che un morto per ferita penetrante nel torace, malgrado la pleu' rotomia per empiema consecutivo.
... * * Dei fer iti ind igeni non registrati previamente in altri luoghi di cura, troviamo la descrizione senza specificazioni intorno alla form a delle fe rite d'arma da fuoco. Non si sa se fossero a solco, a canale o penetranti, ma sono notate le regioni colpite e l'esito della cura.
t
i
iULLA OPERO'iiTÀ
Negli indigeni si ebbero: Ferite da taglio al capo. » » alla spalla destra . ~ all'avambraccio destro » » sinistro . » alla coscia sinistra .
3
3 2
,
Ferite multiple d'arma da fuoco . » » e da taglio . d'arma da taglio.
fi
. 3 •
1
21
-
l a" Ferite d'arma da fuoco alla testa . 12 ~ » alla faccia. » con lesione ossea . • con perdita di un occhio ~ » al collo. 41 al Lor·acA 6 l , penetrante . 7 al dtlrso 13 ... alla spalla destra si nistra 16 » con lesione •l ossea H al braccio destri) 13 » » sinistro 8 al gomito destro . H » sinistro !) all'avambraccio destro
,.
.4 riportarsi.
-HO
'·'
D&L COR PO SANITARIO MILITARE ITALIANO
Riporto.
11 65
HO
Ferita d'arma da fuoco all'avambraccio destro con les1one ossea 9 all'avambraccio sinistro. 7 )) » • con leSione ossea. 21 » » 15 alla mano destra • ,. sinistr·a 20 ) » • con lesione ossea al ventre 5 • all'inguine. 2 » al pubu t » allo sr.roto l » alle re~io ni gl utee 12 alla coscia destra • 40 » » )) con lesione os~ea » a Ila coscia si nistra . 35 )) :. con lesione ossea 2 t al gino('.chio d~stro . 9 t » sinistro )) alla gamba destra 20 » con lesione • ossea 4 )) 31 alla gamba sinistra . » )) » :. con lesione ossea )) al piede destro . H 7 • sinistro.
• •
•
397 =
1166
SULLA OPER03ITÀ
Su questi feriti indigeni furono eseguite suture, estraZI One di proiellili e di schegge, sequestrotomie, raschiamenti ossei, disarticolazioni di falangi , furono applicati apparecchi immobilizzanti di fratture, e fu falla una trnpanazione del cranio. un'amputazione del braccio sinistro, una resezione parziale del mascellare inferiore, una resezione del capo dell'omero destro, una resezione della scapola destra, una della cresta •iliaca sinistra, un a resezione del gomito sini$tro, un· artrotomia del ginocchio sinistro , una re~ezione del calcagno, ed unot del tar·so per gan~otren n.
Escluse le lesioni descritLe dal douor Mozzelli sui fatti d'Amba Alagi e Macallé, quelle riportate in tutte le altre battnglie si possono raggruppare nell e seguenti grandi caregorie: Ferite multiple d'arma da fuo co . da t:~g lio . » , » e da fuoco ~5 )) d'arma da fuoco a forma indeterminata 587 ~ uniche da taglio . 35 » d'arma da fuoco a solco ·t 68
506 • Totale Su questi U.95 feriti s1 devono deplorare 16 morti (l). Erano ferili che con stenti indescrìvibili poterono raggiungere i luo~hi di cura nei quali furono soccorsi. l fe(t ) secondo la relazione del Mosci, morirono due italiani per ferì te del cranio con ernia cerebrale, 3 per ferita d'arma da fuoco penetranle nel torace, du e per setticemin consccu ti\·a a Cerlte multiplo, t per tetano. 3 per sopraggiunta feb lore tiroide. 1\on si dice rruali fossero le peculiari cagioni di morte dei sei feriti In· digeni e solo se ne accagiona l'eccezlonnle gravezza de11e forite, c le sopraggiunte complicazioni morb()sr.
DEL COUPO SAìlilTARIO .lllLlTAIIE lTALIAXO
l i 67
più gravi che non potevano aiutarsi in alcun modo, furono trucidati sul luogo della loro caduta, « E co1·tesia fu loro esse t villani n, . perehè eh i sa qua n ti ne sono stati abbandonati a più dum e lenta morte l È stata così speciale, così eccezionale negli anna l i della ehirurgi<l militare questa guerra d'Africa, che la statistica· ha poco da spigolare su questi feriti. Ad ogni modo l'esiguo numero di 16 morti su '14.95 feriti. segna il trionfo dell'aotisep3i, ed onora il corpo sanitario militare che ha saputo atLuarla in cir·costanze cosi diffi cili. Fr9. questi feriti figurano 30 evirati, compresi alla rin fu sa fra le ferite multiple d'arma da taglio e da fuoco, uno dei quali mori per febbre tifoide in Adi grat. La proporzione esagerata fra le ferite multiple e le ferite uniche, è facilmente spiega bile coll 'ingente nlllmero dei nemici che non trovavano nei nostri bersaglio sufficiente alla ioro aLLività. Il grande numero delle fer·ite da taglio in proponione con quelle d'arma da fuoco é auribUtibile ul modo di guerreggiare degli Africani , la massima parte armati anche di sciabola, ed alla numerosa cavalleria di cu i l'esercito del Negns disponeva. Fra le ferite da taglio non sono contemplate le mutil azioni di mano destra e piede sinistro degli ascari, che furono cur·ati in numero di 37 all'infermeria di Cberen ed in numero di 326 in Asmara, giusta la relnzione del maggiore medico Ferrero di Cavallerleone. Altri 43 ne furono ricoverati a ~l'a ssaua, Adi Ugri, o curati ambulatoriamente, cosicchè degli ascari falli prigionieri an Ab ba -Cari ma e muti · lati, ne ricoverarono nei nostri luoghi di cnra 406. Nuova forma di supplizi non notata ancora nelle guerre moderne l Altra divisione nnturale dei feriti registrati è quella che corre fra gli italiani e gl' indigeni. l primi sono 6i 5, i ser1t1
,t
fl
1168
S ULLA {)PltROSITÀ
condi 880. Essendo stato il numero degli italiani molto mag<giore di quello degli indigeni in quella guerra, non sarebbe altri menti spiegahile questa proporzione, se non si conside' rasse che su ol tre 10,000 italiani morirono alla sola battaglia di Adna 4316, ciò che vuoi dire che gl'italiani feriti non pratici dei luoghi, non <~datti a camm in~re per quelle balze, non poterono ritirarsi e giungere a salvamento. ciòche in maggior proporzione fecero gl'indigeni. In fatti da molteplici relazioni di medici si rileva che non fu ad alc un ufficiale possibile lo arrestare gl' indigeni nella loro precipitosa fuga. Essi gridavano son troppi, non è sperabile H vincere, è inutile il comballere. È il fine senso pratico della cosa che li guida, e quei popoli ripongono il loro onore militare nel vincere e nello sterminare il nemico, non nel resistere e morire, tanto più che conoscono le leggi ed i costumi d'Etiopia, e );anno che chi è preso è mutilato. E pare che non sia loro risparmiata l'evira1.ione, perchè dopo la battaglia di Abba-Carima , giunsero a Massaua 6 ascari coperti di ferite ed e"irati. Il Lenente medico Costa ed alcuni altri, che nel marzo ed aprile prestarono servizio negli ospedali della colonia, dicono che lA ferite degli asl:ari cicntrizzavano più rapidamente che non quelle degli italiani, che le granulazioni erano più abbondanti, le suppur11zioni più moderate. per la maggior resistenza al dolore che si riscontra nei neri, e per l'esposizione coutinua della loro pelle al sole che r>~nde il loro sangue microbicid:L Il lenente colonnello medico ~Josci dice però che le ferite decorsero benignamente tanto negli italiani che negli indigeni, ma che la cicatrizzazione delle ferite era più rapida a Massaua che nell'altipiano, per la temperatura piu elevn ta della costa del .Mar Rosso, che favorendo r irrignzione sanguigna e lo scambio dei mate-
-·
.,
,, ·.1
·l
Il G9
OKL C.ORPO SAXITA IIIO li!I. ITAIIE ITALIANO
riali organici alla superficie del corpo e nelle soluzioni di continuo, rende più aLtivo il proeesso di riparazione.
..
-
**
Valutando le ferile d' ar·ma da fuoco uniche secondo le grandi rP~ioni del corpo, ne troviamo i l 6 nella testa, faccia e collo, •l 60 nel tronco , 485 nell e estremi tu superiori, 550 nelle inferiori, e fra le ememitit superiori le destra colpite 235 volte, e le sinistre più esposte perchè la mano sinistra regge il fucile; la differenza non è molta, essendo stati colpiti gli arti superiori si nistri 250 volte. Di maggiore importanza per la qualità delle armi abissine può essere la ricerca delle ferite da arma da fuoco accomp:1gnale o no da lesione ossea, e l'esnme delle singole ferite ci porta alla concltbione che le lesioni ossee si verificarono 232 volte su 1261 ferite, ma questo dato non è molto sicuro, perché non si può essere certi che tutte le lesioni ossee sien o state registrate. Nei diversi· registri i feriti sono portati o come usciti guariti o come rimasti in cura, ma nessuna notizia si trova riguardo al modo di guarigione, specialmente delle lesioni ossee ed articolari . Potremo però ricercare, almeno pei feriti italiani, tutte le lesioni funzionali postume alle ferite nel registro dei processi verual i delle sedute dell' Ispeuorato, nel quale è scrupolosamente notata la lesione per· la quale ogni soldn to ferilo ha otten uto la pensione. Ottennero il passaggio ai veterani, o a l9ro scelta una gratificazione di un anno di paga, quelli che per le loro ferite non erano divenuti completamente inabili ad un servizio militare sedentario. Ebbero la pensione di 3• categoria gli inabili a qual um1ue servizio militare, la pensione di 2'' r.ate!;Oria quelli che avevano perduto un membro o l'uso di
1 l 'j o
SU LL.~ Ol' F. IIOS I I À
esso, od avevano le:;ioni tali elle potessero nel danno equi· pararsi alla perdita di on membro; ehbero la pensione di 1" catego ria gli evirati , quelli che avevano perduto due membri, ed i ciechi d'ambo gli occhi. 1\ipartite fra le grandi regioni del corpo le diverse le· sioni, si ha il seguente prospetto : Lesione degli occhi .
.
Lesioni alla faccia Lesioni al tronco . Evira li . .
.
.
. .
Le~io~i ùegli arti supe r 10r 1.
.
Passati ai Veterani a• categoria .
6 9
) 2"
))
:)
t•
o
t
1 Vel eram
2
t 2• cntep-ol'ia.
6
Veterani . .
4
~
. ) 2•a• categoria •
·l
Vetetani
3 2 28 9
3" categoria.
27
2~
))
24
1"
l)
1"
n
Veterani
1 4
»
4 5
Lesion i degli a r li in fe- ~ a• categoria . rio r·i. ( 2• Totale
. t 3i
I n q uesto specchietLo so·•o compres i 6 solda ti che ti por · ta ro no lesioni oculari per malattia.
Fra questi che ottennero pensione od altro compenso sono compresi mol li reduci dalla pri gionia. che o non eiJbero alcun soccorso e guar irono spontaneamente,· o furon o curati saltuariamente e spesso di nascosto dai nostri medici prigionieri, come si vedrù quando traueremo le relazioni dei medici reduci dalla prigionia. Cosicché quelli cbe dovellero essere amputati , che subirono resezi oni di articolazioni importanti , o che ).(narirono con q•Jalche difeLLIJ stru-
OEL COIIP O SAN IT ARIO ml.lTARE lTALlANt)
~ i7 J
mentale residunnte, sommano ad un centinaio, su 615 f:er!ti, cifra che potrebbe sembrare elevata a chi non riflettesse al gran numero di ferite multiple d'armi da taglio e da fuoco , che naturalmente eleva il numero delle lesioni ben al di sopra dei 615 feriti . Malati. ·
Non mancarono in questa campagna le influenze deleteri e di tulle le guerre, e specialmeota di quelle combattute da europei in paesi caldi, dove invece del carreggio bisogna ricorrere al someggio, e quindi ad un numero infinito di quadrupedi, doYe l'approvigionamento è diflici le, l'indumento e l'alTardellamento del soldato insopportabile, dove le inlluenze del luogo sono aggravate dall'agglomeramento insolito con allogginmenti ed accampamen ti quali la necessità impone, dove si son dovuti sostenere a!>sedii di due fortezze, dove la man:eanza di acqua potabile è all'ordine del giorno. Non sarà Juori d'opera il riportare qui le osservazioni dei medi ci !'ull'afl'ardellamento e sull'aliruentazione del soldato, che tanta influenza hanno sull'igiene degli eserciti. Il Tavazzani osserva che la tenda con la mantellina a tracolla , la 1asca a pane e la gibei'Da piene di viveri e munizioni opprimono il soldato in marcia più che non faccia lo zaino; ed il D'Amalo asserisce che in Etiopia il soldato non può sopportare altro carico all'infuori d~lle munizioni , e che hi mantellina e la coperta lo spossano. A prova di ciò adduce che ;.:li artiglieri non abituati alle mai'Cie, ma che potevano depositare il loro fardello sui muli che portavano i cannc•ni, han resistito meglio dei bersaglieri. Il te nente medico Vi:;alli a;!gionge che qnest'alTardellamento era cagione di un rapido deperimento dei soldati.
~U I.LA OPEIIOSITÀ
Zarich, nelle marcia per Adigrat, ha notato molte escoriazioni ai piedi nei soldati di fanteria calzati con scarpe da alpini. M:tssarotLi lamenta la mancanza dei muli pel tra:;porto d'ammalati in marcia, la mancanza di posti di soccorso nelle tappe per quelli che ammalano lun~o la via, e dice che l'affardellamenlo del soldato costituito dal sacco da tenda con la mantellina, coperta e scarpe , togli e il respiro. Romano dice che nel gennaiò per la via di Dogali-GhindaAs mara molti !'Old:lli appena giunti dall' Italia restavano indietro per mancanza d'acqua, e pel soverchio carico. Quell'afTardellamento, oltre che asfissiante, spesso si scomponeva in marcia, perchè le cordicelle e i legami che lo tenevano unito si scioglievano. D'Amato fa notare che nelle moltissime marcie dei prigionieri che ci erano restituiti, i nostri soldati scalzi facevano 50 chilometri senza inconvenienti , mP. ntre i pochi provvi:-ti di ·scarpe ebbero delle escoriazioni ai piedi. Che i uo:;Lri soldati si adattano bene ad un vitto poco azotato co n~er va ndo la loro resist~nza ed anche la buona nutrizione quando non hanno gran peso da sopportare. Anche Zarieh :amenta gl'inconveni enti dell e scarpe alpine, delle quali furono fornili al cuni nostri soldati al ritorno della prigionia, e di ce che le marcie fu rono eseguite senz'aiLri inconvenienti , malgrado la stag ione calda. Tobia, nel febbraio, sull' altipinno rilevò una fìac chezza generale che oon poteva attribui re al clima od alla sla~io n e, e ne accagionò la rarefazione dell'aria, la mancanza di verdure fresche, l'insutlicienza d'acqua, le marcie faticose con molto carico addosso, tuue cagioni per le quali molti rimasero indietro, ed il baLlaglione si nssou igliò. Il tenent e medico Hea le che dal '?'3 febbr;~i o al 18 maggio
.l
'!
r DEL CU!Il'O SA:'\ITAIIIO .l iii.ITA!IE ITALIA:-10
Il i :l
co121• ballaglione fu quasi sempre in mar·cia, tranne una sosia in Aù i-Ca iè per i lavori del forte, di 542 soldati ne lasciò 1 5~ nei diversi luoghi di cura , e di questi ammalati 43 appena rientrarono al corpo in tempo utile. I l tenente medico Visalli di un battaglione ne mandò 200 nei luoghi di cura, e 20 a Massaua pel rimpatrio. E questo soverchio an·aticamento dell'europeo nelle regioni tropicali conduce facilmente a risentire gli effetti micidiali dei colpi di sole e dei colpi di calore. Ed infatti, già nel fel>braio, Colucci per la via di Asmara e Resti vo fra Saati e Saberguma notarono i primi casi d'i nsolaziooe ancora guaribili; ne notò di leggieri anche Margotta ai primi di marzo fra Scichet e Gura; Lo Bianco per la via di Saati, Tesi o e Nota per la via di Scir.het, ed il capitano medico Nubila assistito dal tenente medico Riva ebbero un bel da fare durante una marcia notturna per tre casi di colpo di calore occorsi nel loro reggimento. !.\el maggio poi Castellano durante una marcia di ritorno ad Ua-Hà dovè soccorrere due colpiti da insolazione che fortunatamente guarirono; Verdoliva dovè accorrere da Saati per la via di Dogàli, dov·erano rimasti per terra •13 soldati colpiti dal sole del mezzogiorno. Fece spiegar le tende, de· nudare i pnienti, li fece ventilare finché arrivassero acqua e medicinali , ma quando gi unse il soccorso un bersagliere era già morto. Allora potè rovesciare sulla testa e snl corpo dei caduti acqua in abbondanza, fare a Lutti delle iniezioni di clor-idrato di chinina , ma dei soldati che l'aiutavano parect;hi caddero spossati, tal chè fra gli atterrati dal calore e dalla fatica sommavano a 20, che per la persistente energia del Yerdoli va furono tutti salvi. Erano bersaglieri da poco arrivati dall'Italia. Ed anche il dott. Brunello nei nuovi giunti, no11 abituati a quel clima , passando per Santi nello
tn4-
SLILLA OPEROSITÀ
stesso mese di maggio, ebbe 20 casi d'insolazione con Q • _ mort1. Il capitano medico Maccagno narra la morte del capitano Moscenaro, addetto al comando, avvenuta nel giugno a Massaua per colpo di sole, e Cotelessa che nel luglio assisteva all'imharco di un battaglione che rimpatriava, e che fu tenuto ad attendere sulla spiaggia per due ore, dovè appena imbarcato assistere 45 soldati colpiti d'insolazione, e con tuili i soccorsi. che potè trovare a bordo ne vide morire tre.
Il D' Amato osserva che nelle lunghe marce di . ritorno dalla prigionia i nostri soldati a capo ~coperto e seminudi non pativano insolazioni, perchè non avevano peso da por· tare. Tanto l'affaticamento ed il pesante fardell o predispongono il soldato a risentire i mi cidiali effetti del sole dei tropici 1 E quando l'affaticamento, l'incongrua alimentazione sorpassa no un certo ljmite, tutte queste cagioni ·di malattia di vengono più micidiali delle palle, e decimano inesorabilmente la truppa che dovrebbe esser pronta a combattere, riversando su di essa quel triste vaso di Pandora pieno di tutti i morbi che atlliggono l'umanità. Nel gennaio Coppola ricoverò sul posto di medicazione di Saganeiti un centinaio di ammalati fra le truppe appena giunte dall'Italia; nel febbraio , durante la costruzione del forte di Adi-Caiè, il tenente medico H.ugani assistè ad una epidemia d'influenza che colpi gran parte della truppa. Nello stesso mese Lastaria in Entisciò verificò presso i soldati italiani nn predominio di reumatismi articolari, e presso gli indigeni quello delle affezioni bronchiali, e Zarich nei tre :;dorni di accampamento presso Adigral eseguì una scrupo-
losa visita al sno battaglione, e mandò nel forte una ventina
.· ·'
,
DEL (;ORI'O SA~IfAR!O mLIT..\IIK !TAI.IANO
..... l'
i. ~··
.
,,
~·
)
'
H7o
d'uomini non atti alle fatiche del campo, perché durante le marcie erano stati presi da febbri· reumatiche o da catarri intestinali . Nè mancò una fugace visit:t di morbillo notata nel febbraio ùal Tobia, già prima che i soldati sbarcassP.ro. da Massa nell'istesso mese a Saganei 1i, da Bozzi a Saberguma, e dal Colur.ci sul campo di .Marahano in marzo, e dal Lo Bianco nel maggio. E già nel mllrzo il Castellano curò fra Saati e Ghinda presso il 4° alpiui molti c:asi di febbri malariche con vere perniciose, e Brunello le curò a Saati nell'aprile, e Darra ' nel maggio durnnte le marcia per Adigrat. C:tstellano ancora in ma~gio, nel Zehan presso Kerseber curò molle forme reumatiche per la differenza d i.temperatura fra il giorno e la notte, e Camboni•a Mai Serao molle febbri climatiche e catarri in testi nal i. Mentre nel marzo a Snati, secondo ~larcone, crescevano le fe~bri malariche, Margotta a Scichel vedeva infierir LOosillili, bronchiti , polmoniti. In questo mese il capitano medico Perego ed il suo assistente Vnsili cò tennero in Ghinda un reparlo di medicina che il 20 apri le raggiunse là cifra di 400 ammalati, ed essendo sprovvisti di personale di assistenza, divisero i malati in leggieri , gravi e gravissimi; ai più leggieri fu affidata l'assistenza dei più gravi, ed i due medici fe.cero da farmàcisti e da infermieri quando il bisogno lo richiedeva. Il maggiore medico Bocchia dice che dal 23 marzo al 10 maggio furono curati all'infermeria d'Asmara 550 infermi di malattie mediche, 13 oftalmici ~d 89 venerei, e quando nella seconda fase della campagna per la liberazione di AdigraL dirigeva a Sa~a neiti i servizi sanitari del corpo mobilitato, a quell'infermeria comandò il tenente medico 1
H76
SU LLA OPEilOSITA
Sotgiu, perché vi erano 250 ammal;tti curati dal solo tenente medico Pizzocolo ; a quando il corpo d' operazione tornò dall' Oculé Cusai al forte di .\ di·Caié , dovè ricostituire nel forte un'infermeria di iOO letti in 4-0 tende coniche, 4- tende Roma , qualche edificio in muratura e parecchi tu cui. ~1a la malallia che mietè vittime gareggiando col fucile fu
l'ileo · tifo. Già il tenente colonnello medico ~losci prima della guerra avea notato una recrudescenza di quelle infezioni che per mancanza di un nome adatto si chiamavano a llassaua febbri climatiche, come in Italia si chiamano fe bbr icole, una ricorrenza di catarri intestinali che si auribuivano al mancato ac· cl imatamento delle truppe giun te da poco in quei luoghi , alle fatiche che precedevano lo stato di guerra, alla mancanza di riposo ristoratore, essendo divenuti insuflì cien ti i giacigli per i soldati che continuamente arrivavano, all'alimentazione irregolare per le difficoltà di approvvi gionamento, ma ertlvamo in ~ennaio e la. febbre tifoide che lìn dall'autunno antecedente aveva fatto capolino, crebbe in seguito al ppnto da rappresen tare la forma morbosa più diffusa e micidiale che dal dicembre 1895 al giugno A 896 contribuisse gradatamente a riempire gli ospedali della colonia con 124-90 italiani e 352 1 indigeni. A fomentare la diffusione del mor·bo contribuirono carlamente l'agglomeramento di truppa reso necessario dalle ope· razioni militari, e la considerevole moria delle bestie da soma, che verificat:tsi in tu tte le zone della colonia, ed iniziata dai mulelti italiani che mal resistevano a quel climn, si estese ai muli abissini ed ai cammelli , e finì per infettare il terreno e le acque del sottosu.olo. E la diffusione dell'ileo-tifo fu rapida e violentB. Già nel febbra io il tenente medico ftlazza sul colle Tsala notò en-
•l
..•
DI::L COIIPO SAN!fAIIIO lÌILITAIIE H ALIAN O
·Il i7
teriti ed ileo-ti O. e Za1·icl1 nella marcia da ~lassa na ad Adi grat avvertì il predominio di diarree, e Coppola vedeva ·venire da Adi-Cai~ e da Halai tifosi a Saganeiti. Zoocada dice c he nel marzo in Adi-Caiè il numero dai malati ·del sno !>atLaglione andò pro;.:ressivamente crescendo fino a raggiungere la cifra di 2&. al gion1o per febbri climatiche e
.tifoidi. L'acqua benchè limpida aveva sapore> di pantano, ed
.l
egli fece costruire un Oltro a carbone, ma non potè ottenere .più di 20 litri di acqua al giorno. Cimino nelle marcie da ~ta ss aua a Scichet trovò da per tuuo acqne fetide e malattie tiluiJi ; il 5" ber.>aglieri acca mpata in tutto il mese .<Ji marzo nella valle di Scichet ebbe molti tifosi, perchè sol colle presso le sorgenti v'era un alt1·o accampamento -che con le lav:~nde rie e con l' abbevera La inq'.linava le acque. Si trasferi il campo della brigata a (;ura, e migliorò subito la salute della truppa. Procacci di riilorno dalla bat<ta~:lia ùi Adua, nell'accampamento sul ~lareb ebbe molti -casi di tifo , fìn che il 1• apri le cfllpito an ch"esso ricoverò all'infermeria di Saganeiti, e dopo due mesi di malattia rim · .patriò. · Nell'istesso mese Sanna acl Asmara curò molti tifosi . Lo Bianco verificò ,casi di tifoidi a Saberguma. Pizzocolo fra -Ghinda e Saherguma cominciò a veder tifosi. Bozzi accampato a Saberguma col 2° reg.~ im ento ,\fpica mandava i malati d'ileo-tifo a Ma:;sana, poi i l reggimento si allontanò da quei '{lOZzi infetti , e si ouenne un miglioramento oella sa lute della truppa. Come si vede, ùa tutti i punti della colonia a misura che il terreno e l'acqua si rendevano propizii allo sviluppo dei germi, sorse l'epidemia non trasporl.clta da uo punto all'altro, ma prodottasi in modo autoctono nelle diverse località abitate .dalla truppa. Perchè questo in sorgere di ma lallie tili che non 74
11 78
SU LL A OI' EKO S!TÀ
si verilicò solo in riparti di truppa frn loro vici ni o che si trasportav ano da un luogo ad un altro, ma fu avvertito contemporaneamente in punti svariati e distanti della colonia. Il tenente med i.;o Longari infatti riferisce che fin dai primi dell'anno 4896 il paese di Agordat si popolò di ( ~00 oO Omini del cMtet che con le loro famigl ie provenivano dai paesi dei Beni-Amer, Baria e Barca, e di numerosi pastori con i loro armenti che timorosi dei Der visci si erano rifu giati nelle alture sopraslanti al fì umr. Barea. I n questa ci rcostanza si sviluppò dall'altura, ed io breve sr.ese in Agordat una fi era epidemia di tifo , che uccideva la metà dei colpiti in 7 od 8 giorni. Lon gari fece perciò coslr-oire fuori della. cin ta del forte due lunghissime l.laracche e molti tucul d'iso lamento. Il Cotelessa che nel marzo era a Cheren assistè allo sviluppo del tifo che cominciò con due vittime, poi rallentòper riprendere forza alla fine di mar·zo col sopr·aggiungere di un battaglione di bersaglieri. In iziato cosi l'il eo-tifo in tutta la cololllia, crebbe nell'aprile, ed i lenenti medi ci Ri va, Brunello e Castellano lovidero dominare ai pozzi di Hat·e~a su~ 4' alpini negli accampamenti dr Mara hano ed Ada-Ausciit; Tesio a Scichet sulla truppa e sugli ufficiali, e presso i poz.zi di Guda·Gudi dove l'acqua era poca e fetid a, e da Baresa trasporlati gli ammalati a Ghinda , Perego curò in qtwsta infermeria 90 ammalali di tifo oltre i leggieri , e vide nei gravi manifestarsi· ponfi e bolle ripierne di siero sanguinoleoto, eritemi e vaste piaghe di decubito io breve tempo, ascessi metastatici, parotiti suppurate, delirio furi oso, e Yasilicò a Ghinda usò eoo vantaggio !e aspersioni di acqua fredda fiochè giunse il ghiaccio dre fu elli caci;;si mo. Il teuente med ico Oddera riferi sce r he ad Asmara, in·
Ce
e
DEL CQitPO SANITA IIIO MILITAHE ITALIANO
1179
un locale slogAiato dall'artiglieria furono nell'aprile ricove· rati 80 tifosi affidati alle cure del capitano medico Bozoli presso il quale egli era assistente. Quando si costituì la divisione Del .~aino, i battnglioni erano scaglionati su eli una collina presso Barachit. Il capitano medico Abello dice che il maggior numero di malati si ebbe nel 26" battaglione che er·a in fondo alla valle, e che senza attender l'acqua mandata a pr·endere in botti sulla vena del colle, beveva facilmente quella della valle. Durante questo ~econdo periodo della campagna il Tonietti faceva servizio nella ricostituita infermeria di Adi-Caiè, dove ven ne portato da Asmara il materiale di un ospedaletto di ;)0 lelli. E;.(li asserisce che nelle vicinanze di AdiCaiè l'acqua aveva odore di zibello, indizio dell 'inquinamento in~.:onsciamente causato dagli indigeni con le loro lavanderie. Queste acque dovevano essere infette non solo in Adi-Cai è, ma a Saganeiti, a Senafè, a Barachit, a Mai~Jaret, a Kerseber, focalitit nello quali accampò fa truppa nell'aprile e maggio, poicbè dopo la liberazione di Adigrat, il Tonielti trovò da Adi-Caiè a Massaua per fa via di Mahio innumerevoli carogne di muli e di cammell i che ammor· bavnno l'aria, e De Gaetani ch'era all'infermeria di Saganeilì diretta da Pizzocolo, di•:e che ai primi di mag ~ io era piena di tifosi. E Pizzocolo asset'isce che fra l'aprile ed il m~ ggio, malgrado lo sgombro continuo su Asmara ricoverò nel posto di medicazione di Sagaoeiti 900 iorlividui fra malati e feriti, la metà dei quali erano atretti da ileo ·tifo, e che il solo reggimento Di Boccud forni '180 tifosi. Bozzi per la strada di Mahio trovò le stesse carogne descritte dal Tonielli, le videro anche il sollotenenle medico Corbi ed il capitano medico Maggesi, il quale dice che le febbri raggiunsero alte temperature, erano accom-
1180
SULLA OI'P.ROSJTÀ
pagnate da fenomeni enterici , da grave collasso, e che per la via di Saali mandò durante le marcie 200 ammalati a Massaua. Ed il tenente medico Marini nel maggio impiantò arl Ua · Ha un posto di medicaziontl per le truppe che tornavano da Adigrat, in tre grandi baracche di stuoie, e fra il maggio ed il giu~no vi ricoverò 1500 fra mi! lali, convalescenti di tifo e di febbri malariche, che dall'altipiano sgombravano verso Massaua. E siccome i pozzi di Ua-Ha erano infetti , si spedì per mare ad Un-Ha ghiaccio in ab· bondanza ed acqua del Serino. Ma dove la patologia castrense si svolse tutta nelle forme più gravi e micidiali, fu nell'assediata Adigrat, mettendo a dura prova l'instancabile energia del maggiore medico Selicorni, e di tutto il suo personale. del quale egli si loda senza eccezront. lo non potrei meglio ritrarre le dure condizioni è i quell'assedio, che ri portando Ìl)tegralmente la descrizione che ne fa il capitano medico Marrocco. Eccola: l( n problema dell'acqua ditlicile e minaccioso s'impose fin dal pr·inci pio . Ad un chilometro e mezzo dal forte neiL1 direzione l'i. E. , a Gual it, erano le sorgù;t• de-i boschi sacri, alle quali si · dovè rinunciare anch e prima della batlaglia di Adua, perchè. il paese era in mano ai ribelli. Ad un chilometro a S. O. sulla via dì Edda~a-Hamus, trovavasi una voluminosa vena d'acqua corrente, ritenuta lmona malgrado che a monte esistesse un piccolo cimitero di cammelli, ma fu abbandonata nel primo mese del hloccò per le stesse considerazioni, e vi si tomò solo quando le tristi condizioni sanitarie delle truppe fecero passare in seconda linea i dettami della prudenza. « V'erano poi :'Caglionati attorno al forte nel fronte nord
.
• 'j
ORI. CORI'O SA~ITARIO MIUTARE !TA!.l \~0
1118 1
a 200 o 300 melri cinque pozzi precedentemente scavati dai soldali , ed a breve dislanza dalla cin ta l~ pianura era solcata da un fosso, il cui contenuto veniva alimenlato da piccole sorgive, ma soprattntto dall e pioggia e dall'acqua del sottosuolo. « Unico reperto analitico possibile era la ricchezz:1 di quelle acque in r.loruri, specialmente d i magnesio, rivelata daJrabi.Jondante precipitato bianco che dava col nitrato di argento. L'acqua rlel po~zo n. ;) si rivelava già inquinata all"olfauo, ed il permanganato) di potassa l'accusava ricchiss ima di sostanze organiche. Si tentò di risalire verso la vena sorgiva quanto più si potesse vicino al forte , ma il disegno fu abbandonato p"rchè a pochi metri la si trovò suddivisa in diversi r.1rni minu:;t;oli . E siccome la ll)aggior parte dell'acqua dei pozzi e del fosso era ar.qua d'infiltrazione del sollosuolo , ba~la con siderare che pet· coltre un mese nelle pi:-. nure fii Adigrat avevano piantato le tende più di 20,000 uomini, che IG deiezioni di tuua questa ma>sa v ivent-:~ vi si er.1 00 liberam<>nte disseminate, che numerose erano le carogne dei muli , asini e cammelli ~ parse qua e li1 , e voluminosi i rei1idu i della macellazione, che le poche ma torrenr.iali pi o~gie del pir.colo Ker im avevano lavato lo strato permeabile d'un suolo inquinato in mille maniere ed erano andate ad accrescere la ma~ sa liquida dei pozzi e del fosso, hasla considerar lullo ciò per comprendere cosa dovessero es;;ere quell e acqu e. « Venne regolarizzato il fosso, scavato, prote11o con terr.1pieno al lato" norrl , riveslilo di grossi muri n secco, sperando che quei muri dovessero funzionare da filtro, ma in realtil non ne erano che un in ganno simulacro. Entro il forte, nella parte più bassn, vicino alle cucine si scavò un pozzo di nn metro quadrato· di apertura, e lo si portò a
·11 82
20 metri di profonditi!., nell'aspettativa d'imbattersi con qualche vena d'acqua. La roccia in certi strati era cosi dura da non lJermettere che l'avanzHia di 30 o 4-0 centimetri nelle 24 ore con l'aiuto delle min e. Non si ebbe altro risultato che il vedervi cader dentro uno dei minatori , il quale riportò uoa ·forti ssima commozi one addominale, term inata bene per fortuna. « Il maggiore medico Selicoroi fc\ceva bollir l'acqua per i malati e pnr i 5ani. ma durante il giorno, mas::ime quaudo si andava fuori , il S•ll dato, manco n dirlo, r·ibelle a tuili i consigli, delle diverse ·acq ue di cui poteva disporre, scegl ieva sempre la p e~ l[ i ore. Persin o ai malati ~rav i era diffici le imporre l'uso dell'acqua bollita ; trovavano sempre modo di procurarsene dell'altra ch'essi preferivano. <c f)i latri ne ve ne erano due lun)!'o il muro di cinta di sud -est, sempl icis:>i me, quasi alla tu rea, con quattro o cinque buchi scavnti in un piccolo rialzo in muratura appoJ!giato al muro. I buchi si apri vano nel vuoto, e vomitavano il loro prodotto luugo la roccia tagli ata a pi cco da quella parte. Era un fluire di fetidi ed a!Jbonùanti rivolelli c.he costituivano. al dir di qualcuno, un 'otlima dife~n acce s ~ oria contro il nemico. •• È inutile il dire che tali latrine diven nero ben presto insullicienti per la truppa rinchiusa nel rorte, · ma s~ im e cnn le forme diarroiche serpeggianti fi n dal marzo, che lascia• rono ben pochi immuni . « Fra una tenda e l'altra Lorrei!}:Ìava nei primi tempi un enorme callhrcse. ma il numero limitato di quei caralleristici recipienti , e J'addensar:>i sempre più degli ammalati indussero il genio militare a costruire lit presso una lntrina che meglio pote>a dirsi uno sterquilinio. f.ou sisteva in una teltoia al cui riparo si allungavano dei sedili di tavole fo-
l
DEL COIIPO S.\N IT.\11!0 -'UI.ITAIIE ITAI.IA~O
•11 83
rate da una diecina di huchi equidistanti, e, solto ogni buco una cassetta rettangol:1re che accoglieva i residui di .quel che l'uomo traii(JUgia.. « È ovvio il comprendere come siffatlo sistema dovesse riuscire esiziale. Insufficienti le cassette pel numer·o degli avventori che tormentati dalla diarrea vi accorrevano in folla; i sed ili , il suolo, erano permanentemente riboccanti di quel sozzo liquame di cui Dante riempie la ser.onda bolgia del cerchio ottavo. ~e era impregnato il terreno , ed .ammorbata l'ar·ia. c Si ollenne di veder distrullo qu esto fomite di malsania, -<ju:tndo le coudizioni sanitarie del forte erano spaventose. « [n sostituzione si cbhe r·icor-:So ad una ventina di mariniue fuori d'uso , munite di un coperchio sedile forato nel mezzo Si aveva cura di vuotarle tutti i momenti , ed era il meglio che si potesse consigliare. 11 Fu necessario destin;Jre un'area vicina ad uso di cimitao quando la cifra dei decessi crebbe dolorosamente. Lo costruì il povero tenente Paoletti del genio, e doveva (lSsere uno degli ultimi a trovarvi riposo l « Prescelse una collinetta a dolce pendio verso S. E. a tre o quallrocento metri dall'opera staccata. Il suolo era .appena ondulato, ed inclinato sull'opposto versante, quindi nulla erav i a tem_ere per l'inquinamento dei nostri pozzi durante le pioggie. Però lo strato di terra era scarso, presto s'incontrava la dura roccia, per cui lo scavar le fosse riusciva faticoso, per non dire impossibile. J cadaveri, che negli ultimi tempi per mancanza di casse si seppellivano avvolti in un semplice lenzuolo, restavano poco protetti , malgrado si :n·es~e l'avvertenza di sorrapporre loro un alto tumulo di pietre, ed i venti di N. E. dominanti in quella stagione, portav:mo tutto il fetore verso il forte.
1 18.1-
« Dagli scartati dei batta~lio ni , che mobi lizzali verso Adua
passava no per Adigrat, si formò una enorme compagnia dr ·l 000 uomini. 'full a questa :::ente già indebolita, unita a quella che pre:;idiava il forte, fu esposta a continue emozioni, a lavoro eccessi vo per mettere la piazza in istato di difesa , fu alimentala con razione ridotla S€'n7.a vino o liquol'i., fu di s~etata con acqua certamente inquinata ; le malattie che a principio serpeggiavano , beo presto divamparono , e la prostrazione delle forze, la de nulr izio n ~, la dis•enteria, l'ileo-tifo, lo scor buto, il morbo maculoso produssero i loro tristi effetti che si concretarono dal gennai()
al 5 maggio in una cifra di 1500 ammalali con G3 morti , secondo la re l;,zio ne del maggiore med ico ~el icoro i. E la scarsezza dei medicinali , il mancato rifornimento d' Of,!ni genere di conforto, resero più penoso e meno efficaco i~ compito dci medici rinchiusi in Adigra:.,.
•
* * In tuili i luoghi ili cura della Colonia entrarono dat • 4<> dicemb:·e 1895 al 31 maggio ·1896, i seguenti individui che secondo il rendi conto nosologico del tenente colonnello l\l osci sono ripartiti per malallie. Per brevitt• stralcierò dal quaùt·o le colon ne dei rimasti al 1• dicembre ed al 1• giugno, quelle che indicano le traslocaziooi e le· guari,:!ioni, laseia ndo semplicemente quelle degli entrati e dei morti, che danno 1' idea esatta del movimento avvenuto negl) ospedali della Colonia di quell'epoca. Entrnti
MAL.\ TTIE MEDICHE
Febbri effimere e reumatiche lperemie cerebrali : Meningili cerebrali . . . . Malattie acute spinali .
.
.
A riportarsi.
2124 8 3 5 2140
Morii
a 4 7
118=>
DEL GOIIPO SAN ITARIO li!LITAR E ITALIA ÀO
Ripor to.
Frenopatie . . E nilessie , con vulsioni Nevralgie. Bronchiti . Poi moniti . P leuriti. . Tubercolosi Pe1·ica rditi Vizi or{laniri del cuore Ton ~ i Il iLi . . . p 81'1) liti. . Catarri gastro-enterici . Elmintiasi. . . . Ilterizia catarrale . P eriloniti . Nefr ilt . . . Re umAtismi . Ileo-ti fo . lnll uenza .
~
2UO
l
1 41
4:3 2:11
. .
H 3'13
2
l
8 4 l 1
15 !JG '1 0i 1682 6
17
22 5 10
a 'l
74i (>66
:H~
10 2
Vt~iuolo
:-r.
Morbillo . Ri!:>ipo le . Febbri malariche . Dissenterie Scorb ut() . . . .
An e m i e. . . . . A vvel.enamenlo di vipera . Alcoolism o . . . . . . I osolazione . . . . Malaltie non dia gnosticate Totale MALATTIE CHIRURGICHE
F oru ncoli . . . . Scabbia . . . . Malallie della pelle Oti ti . Ozene . Stomali li
42
1 1
332:{
ll
30 1H 2't2
:t 2
'l 2 :W
l
!)
·>-!)
Entrati
Morti
40 \6 55 74 6 t7 A riportarsi.
-·.
• 96~2
268
SL'LLA Ol'EIIOSIT\
R ipor to.
268 100 3 2:3 23
Adeniti· Tumori. I drartri. Un ghie incar:1ate . Paterecci . F lemmoni. A scessi Piaghe . F lebiti . Ernie . Emorr oidi Ragadi e fistole auali Cistiti . . Slrin).!imenli urelrali. Balano-postili . F imosi e parafìmosi . Orchiti . . Idroceli Per iostili e osteili Ct~ rie e necrosi A t'trocace. . Con tusioni, escor iazioni Commozione viscerale . Scoltatm·e Drstorsioni Lussazion i Frallure M alattie non diagnosticate
29 60
93
1
173 1
41 H ·i
3 !)
29 15 27 3 :35 15 4
236 1
13 i9 2
Hi 31
T otale
H 50
t Entrali
MALA TTlE OFHLMICHE
Congiunti vi ti sem pl ici . • granulose • purulente Cheraliti . l riti Emer·alopie . Ambliopie Malotlic degli onnes~ i.
119
l
10 18 1 3 l
IS Totale .
'Iii
DEL CORPO SANI T.-\IUO .lllLTTARF. ITALI:\.~0
MAI.A TTIE VENEREE
1 ·18/ Entrati
Blenorraf{ie. . . . Orchiti blenot·ragiche Ulce!•i ·veneree . . Adeniti veneree . . Sifilide costituzionale
:319 84 370 300 208 • ·t28l
Totale . RIEPILOGO.
Entrati Morti
Malattie medicl1e . . . . . . . . . U682 MalatLie chirurgiche (esclus.'l le ferite in guerra) . . . . 1350 Malattie of\almiche 177 Malattie veneree ~ 1281
279
. 12490
280
Total e
1
Ecco la prod uzione morbosa che in sei me5i forni il piccolo eserci to italiano, il quale variò così frequentemente in numero in qnel breve per·iodo, che dillìcile se uon impossibile riuscirebbe trarne la forza media. Erano poche migliaia in di cembre, arrivaron o a 2::> o 30 mila ai primi di maggio, ma alla fin e di maggio gran pnrte era rimpatriala, senz~ contare i morti in battaglia ed i prigionieri. Ed a questo largo conti ngente d'ammalati, pagò, come era naturale, il suo tributo anche il personale medico, che per le fati che sop~ortate e pel continuo contallo con i malati, era piu di Lutti esposto alle cagioni morbose dominanti. Ammalarono d'ileo-tifo i dottori Sotgiu, Procacci, Manfrida, La Cava, Darra. Pa s~a rella , Gasole e Rugani . Contrassero fl'b:Ori malariche Romeo, d' Ajello , Militello, Sca lese, Romano e Giuffrida. Maccagno dovè rimpatriare per vertigini, Colucci per una grare contusione, ){ ivn ebbe nna ri sipola facciale, Cimino un colpo di sole, Pereg(l una linfo ·adenite
11 8K
SU I.LA OPEROSITÀ
,;ervicale; ammalarono di congiuntivite Zanna nella colonia, D' Ai beozio; :'iardini e Zarich durante la prigionia, e fra i prigion ieri fu molto sofferente il dou. Marsanich. La prigionia.
Stanchi, ;;possa ti dall'immane fatica di quel giorno fatale, umiliati dalla sconfitta, battuti , denudati, spinti dal feroce nemico, invid1ando i morti per la santa band iera della patria, i nostri medici, gli ufficiali , i soldati salivano l'erta dolorosa d'Adua, e .\fadia vedeva allerrare con una fu cilata
all'occipite il povero tenente Sironi che non poteva più camqtinare, vedeva i molti, molti morti nemici che coprivano il ca mpo di ballag lia, udiva da lontano lo squillo delle nostre trombe ed i colpi di fu cile dei nostri che a notte comballevano ancora. Veuivano da diver,;e direzioni, ed a misura che salivano si riuni vano sempre in maggior numero sulla vella d' Adoa, fin presso l'acca mpamento nemico . Si su:;urrava fra le file dei prigionieri che in quella sera i capi abissini mettevano ai voti la decisione di fu ci larl i tutti ; furouo uditi :~ l cuni colpi di fncile, ed il tenente Pin i gridò: l'i r•n la trtorte.1 Ufficiali e soldati risposero a quel grido invocando l'n Ili ma Dea ! La mattina del 3 m:1rzo molti ufficiali pri gionieri furono condoni davanti la tenda del Negns, tlove li allenclevano due spettacol i co;;i tr isti e r.tccapriccianti da spezzare o~ni Libra umana. l no,;tri cannoni schierati dinanzi al trionfa tore, i nost ri poveri ascari mutilati dalla m:mo del caruelice al cospello d'una folla irritlente ed impassibile l In una gran tenda capace di l 00 persone, impiantata pn;sso l' accampamento del ~ eg u s , furono riuniti il c.<pilano medi<:o D'Aibl'nzio, i tenenti meJici Mau1·i , Couafava, Madia,
-· -·'
ORL COlli'O SA~IT .\H!O MILIHIII\ ITALI .\~0
l
t
•118!J
e Caoegallo, et! i sottotenenti medici Marsanich. D'Amato e Zar·ich. l n quella tenda era giù raccolta gran copia di strumenti chirurgici e di Ol(getti da medicazione tolti al nostro campo, e mollo materiale da medicazione era giiL ,;tato àistribuito ai ferit i abissini, i quali lo portavano con loro quando andavano a farsi medicare. Miracolo di organizzazione dove comanda un uomo solo, e dove senza una pagina di regola mento si sa trarre profitto dalla preda di guerra in cosi breve tempo l Nei primi due giorni questi otto me!lici curavano moltissim i feriti, e non si presentavano i gravissimi che non potevano camminare, nè i molti leggieri che non badavano alle loro ferite. Ma nei giorni seguenti l'affluenza continuò sempre crescente; al terzo giorno furo no trasportati in quella tenda gravi feriti all'addome ed ul torace, sui qual i furono esegui te importanti t~ perazioni, secondo riferisce il D'Amato. .Madia calcola i medicati nella tenda d' Adua a 4000 nei primi cinque giorni. ~auri a 5000, ma le loro rebzioni sono puramente mnemoniche, non avendo essi potuto conservare alcun registro delle loro med icazion i. Era severamen te proibito al principio di curar feriti italiani, ma dopo le insistenti preghiere ri volte al ' Ne~us, dopc il rifiuto deciso di alcuni medici di continuar l'opera loro se non si permetteva loro di curat·e a'nche i compagni di pngionìa, la situazione migliorò alquanto. li Mauri f-ece intendere al Negus che la missione dei medici in paese civile era tulla umanitaria, che dopo la guerra non si dovevano più distinguere amici da nemici, ma si do· ve vano soccorrere con i' istesso amore tutti i sofTereoli, che in Europa esisteva una grande associazione della Croce Ro5sa, intenta a ~occorr·ere i feriti in l"rruerra di tutte le nazioni
1190
SULLA OPEl\OS lTÀ
belligeranti , ed il ~egus compreso da tali teorie permise che dopo i feriti abi s:;ini fossero medicati anche gli italiani, ma con gran parsimonia dei mezzi di medicazione, che come preda di guerra appartenevano al vincitore. Il giorno 7 marzo i prigionieri , seguendo l'esercito del Negus, partirono per Adis-Abeba, e sia durante fa marcia che nella delì nitiva residenza del Negus, i medici continua.rono a prestar l'opera foro. Col Negus non partirono tutti gli otto medici a lui presentati . Il capitano medico P'Albenzio ed il tenente medico CoLLafava, dopo una tappa, furono di nuovo mandati in Adua, e l'indomani il Couafava fu spedito ad ..\.xum per la cura dei ferili intrasportabili. Al D' Albenzio in Adua fu affidata la cura di 800 feriti gravi fra tigrini ·e scioani, di oltre 500 dci nostr·i ascari mut ilati , e gli fu concesso di curare un centinaio d' italiani sparsi pel paese, non maj medicati e seminudi. Ottenne che i più gravi venis$ero raccolti in una casa, ne ritmi :i?i>, gli altri dopo alcuni giorni di cura furono sparsi pel Tigrè, giacchè in Adua mancavano i viveri. Al D' Albenzio, dopo vive sollecitudini e proteste, fu concesso di recarsi ad Abun, per soccorrere il capitano ~obis, ferito di palla all'articolazione coxo-femorale ed alla fronte, ed ebbe il triste co nforto di poterlo sepellire il ~.i aprile. Fu concesso di recarsi a Segli, ad Addis-Addì , e portare al tenente Vece e ad altri 20 feriti i conforti e gli oggeni da medi cazione che avea ricevuto in Adua dal tenente colonnello Mosci, :il quale non perdevn occasione per fnre spedizioni di soccorsi ai nostri leri ti. Trovò ivi presso i prigionieri una ricorr-enza di diarrea molto diffusa, che auribuì alla cauiva qnalità dell'acqua, ed una forma morbosa coogiuotivale suscitata forse da venti impetuosi dominanti in quell"epoca e
.. ·l
·~
•1
J
· a )e . .....
DEl. CORPO S:\:"' ITAil!O mt.ITAitl! lTA LIA~ O
11 9 f
fomentata dnll' impossibilità d'isolamento dei primi casi, dalla mancanza d'ogni mezzo di ·cura. Dei 95 feriti italiani da lui curati in Adua e nelle vicinanze 74 avevano ferite d' arma da fuoco, 2 1 d'arma da taglio, 55 erano gravi, 40 leggieri; ne morirono 5, ne perdè di vista '13, che si dispersero; gli altri 77 alla fine di aprile erano guarì ti e molto migli01'ati. 11 tenente medico Cottafava in Axum ebbe la solita proibizione di curare i prigioni eri ferì t1 fino a quando non fossero guariti tutti gli abissi ni , ~iò che voleva d.ire quando tutte le provviste fossero esa ~n·ite. In Axum trovò ~00 fer·iti da curat·e, e di IHlscosto, come meglio potè, soccorse di viveri e di medicazione il tenente Lori prigioniero di ras Alula, con una ferita d'arma da fuoco alla gamba destra con scheggiamento della tibia, e cinque soldati che potò riunire in una chiesa . Il Cottafava si riunì al O'Aibenzio il 26 aprile ad AddisMelalè, e con 89 prigionieri furono entrambi i medici inviati ad Adigrat, e liberati. I sei medici che nel giorno 2 m,. t·zo erano rimasti alla cura dei feriti nella gran tenda d' Adua partirono con gli al tri prigionieri il 7 marzo seguendo l'esercito del Negu s che tornava ad Addis-Abeba, dopo aver medic~to secondo il Mauri un centinaio dei nostri feriti, fra i quali il tenente medico Nardini, il tenente Pini ferito di palla alla spalla si nistra, il tenente Balbi, il sottotenente Pìccinin i ed il capitano Loffredo. Il doli . D'Amato descr·ive le faticose 57 tappe da Adun ad Addis-Abeba, lungo le rrnali perirono di stenti più che di ferite una cinquantina di prigionieri fra ufficiali e soldati. Mor-i il sottotenen te Piccinioi, 1;he avendo riportato una ferila da scheggia di cannone nel polpaccio della gamba.
SU I.I.A OPEROSlTÀ
destra, aveva la piaga cangreoosa ed a brandelli, ed una feritaccia da taglio sul dorso della mano sinistra. Il tenente Golfello giil del Lnllo ischelett·ito , che non potendo più sostener la marcia, era stato legato col corpo allraverso il dorso di un mulo, fu dal Mauri slegato e depositato all'ombra ove spirò. Il tenente Benini per dissenteria, in vano assistilo da Madia e Marsanich, lasciò la vita durante quelle marcia, nelle quali morirono di esanrimt~nlo il tenente Ferrari , il capitano Fiore, ed il capitano M11rri appena giunto in Adis-Abeba. Tre soldati morirono avvelenati da un'erba che somigliava molto al sedano comune (forse la cicuta), due per colpi accidentali d'arma da fuoco. Dopo ci nque o sei giorni di marcia, nrr ivò una carovana della Croce nossa italiana con materiale sanitario ed abiti. Il Ne~us fece chiamare il tenente medico Canegallo e gli altri merli ci, dette loro degli ab:ti e degli oggelli da medicazione, e di s s~ loro che qualora durar\te le marcie avessero avuto bisogno di medicinali, li richiedessero, ma fu invece mollo difficile il poterli ollenere Ja chi li aveva in cus.todia. Erano • concessi con molta parsimonia per qualche capo abissino, ed i medici ne profiuuvario di nascosto per i nostri ammalati. ' maggio, Giunto l'esercito abi ssino ad Addis-Abeba Il Ù traendosi dietro altri 5000 feriti medicati per via dai nostri medici , questi videro la necessità di dare un assetto stabile alle loro fa~cend e, e persuasero il Negus ad istituire una farmacia con tutte le medicine ed il m ~ teriale da medicazione portato allo Scio:1 dal dottor J\agazzi , dal dottor Traversi , dal conte Antonelli e dal Comitato della Croce Rossa I taliana. Il Negus fu talmente attratto nell'orbita di civiltà traeciata dai nostri medici col lot·o contegno e con le loro premure per i malati e feri ti , che li volle sempre presso
·· r
·i
( ·'.,
.: J.
."'' 1l 11
11
•1 ., ·l
- --..... DEL CORPO SANITARIO :Utr.IT:\RE TTALTA~O
'··
'1
•.
:l
11!)3
la sua dimora, li alloggiò convenientemente nel recinto imperiale, e là andarono malati e feriti bianch i e neri per essere curati , là fu istituita la farmacia data in custodia al B i~ioson ti Bascià (minis!ro del tesoro\, e due medici per turno facevano il servizio della giornata; agli altri era concesso di andare nei vicini villaggi a curare malati e feriti, amici e nemici. Così i nostri medici poterono soccor-rere senza altra contrarietà gl i italiani solfereoti, ed ottenere delle faci litazioni pel maggiore Gamerra, gravemente ammalato, pe l capitano tie Baillon, per i tenenti Beflto, Reale, Balbi, e per ~olti soldati gravi che r.icoveravano nella loro tenda di medicazione. Allora ebbero l'incarico di distribuire la posta agi i italiani e di redi gere le prime note dei prigionieri, che spedirono in Italia per la mediazione dell'ingegnere llg e di monsignor Macario . •:ome questi medici giovassero ai feriti abissini ce lo dice la venerazione che li circondava da ogni parte, l'alta estimazione del Negus, che spesso li visitava e li confortava • di soccorsi e di parole amorevoli . Come giovassero ai sofferenti compagni di prigionia, ce lo dice il maggiore Gamet·ra, il quale ha voluto esprimere ad essi tutta la sua riconoscenza con queste parol e. « Dei medici italiani pri~ionieri di ;.:uerra serberò sempre cc la più grata, la più car·a memoria. Essi furono per molti « di noi una ver·a provvidenza, ·e se non sempre riesliirono ~ a sollevare le nostre miserie ed i nostri patimenti, si fu « perchè essi stessi erano prigionieri come noi e trattati « come tali , nè si concedè loro, tranne in casi specialissimi, ._ di curare gli italiani ammalati o feriti. Essi si mostrarono cc ben degni di appartenere a quell'eletta schiera di generosi c che su 4·1 individui ne lasciò ·t 3 sul campo di batlaglja, i5
1 l !)4
SULLA OPEROSITÀ
« mentre l O caddero prigionieri , o per arer dato prove « non dubbie di virtti guerresche, o per essere voluti ri·
« manara saldi al posto loro assegnato d:ll ùovere e dallo « spirito di carità. Non faccio distinzioni perchè tulli hanno « portato con O!lore sommo la dirisa del soldato, come « tutti si sono resi benemeriti dei loro compagni di sven· « tura allo Seioa. Ci to soltanto· il nome del tenente medico « Jl au ri che, prima di essere sopralfallo dal numero. com· « battè a colpi di re,•vi Yer co ntro un capo scioano, e quello « del soltotenente mcti ico di complemento d'Amato che. ~t ,;ebbene ferito d'arma da fu oco, continuò l'opera sua li< !antropica a pro degli altri feriti, fìnch ~ colpito di lan •·1a c e sciabola venne fauo prigionier·o. ~ Il tene11te med ico Nardini, fer ito e pri gioniero, fu condo1111 al campo di ra-; Mawn nen, ed il giorno ::.e:,:uente benchè :ili nrto dal la stanchezza. dalla fame e dal dolore che gli cagion:.va la ferita al braccio. fu condotto in giro pel campo a med icare ·150 feriti. Agli ultimi di rnar1.0 era stato riunito ati altri prigioni eri sul campo di )l angasci il per es~ere ~pP· dito all o Seioa, ma per le tristi condizioni in cui \'Crsara. fu manda to presso tina fam iglia a r'a ras ,\1ai, alla metit di ap rile fu rnanrla to di n11ovo al C<tmpo di M r~ nga , c i :l : a[ ~7 aprile fu col colon nello Nava ed altri prigionieri conli nato nell'Amlm Am harà, dove ri mase li no al l::l mngg11•. ed al 17 del l' isLes::o mese fu resti tu ito a l ca mp o del ve· oerale Buldi ssera. 11 tenente medico Santoro fallo prigiooiet\J no n Liecliuò la sua qual ità di ruedrco, e fu perciò unito a SOO altri pri· gionieri diretti a Socota 11ssieme alla colonna di Yuncsirn Gang-nl. Al primo vil laggio, vedendosi contornato da nn c.elllinaio di nostri fer ili, raccolse dai pri).(ionieri molti pacchetti da medicazione, ebbe da una donna un barattolo
J
.-
T[
~ ij
UKI. cnupo SA:-I ITAHIO murAR" HAUAXO
Il !)5
di sal icila to di soda che gli servi per lavaggi, e si diè a medicare i feriti , fra i quali era il capitano d'Agostino ferito di palla io una mano, il sergente Paschettini ferito di lancia ad una spalla, e moli i altri . Tutto ciò era suffi ciente per rivelare agli abissini la qualita del Santoro, onde il Vuacsim-Gangul lo fece chiamare, e gli affidò la cura dei capi. feriti. Allora il San toro ollenne materiale da medicazione ~~ n che per i suoi compagni di prigionia, ottenne vitto in abbondanza, ·che potcl ripartire agli altri, ed a compenso della sua opera impose che i prigionieri fossero ben trallati . La colon na di Vuacsim si separò da questi 800 prigionieri , che accompagnati da poche guide raggi unsero la colon na del Negus presso Adis-A beba, dove il Santoro si rioni agli altri medici, e segtù la loro sorte. Il sollotenente medico di complemento dottor Zarich, giunto con gli altri ad Adis-Abeba, segui per la via di Harrar ras Maconnen ; ebbe prima di parti•·e da Adis-Aheba molla chi nina da Leontief, e per via molto materiale da medicazione dallo ste::so 1\toconnen . All ' Harrar lo Zarich conti nuò a curare malati e feriti abissini e italiani; poi ammalò di C('ngiuotivi te, ed in no ve mbrA rimpatriò con lo scaglione di prigionieri condo l to dal dottor Nerazzin i. Le malattie predominanti presso gli italiani durante la pri}!ionia erano i disturbi gastro-enterici provenienti dall'irregolare alimentazione e dagli !:bilanci di temperatura fra il gio rno e la notte, seminu~i come si trovavano, le oftalmie mollo diffusibi li fra quella gente accatastata e priva d'ogni mezzo di nettezza, la sca~bia e qualche caso di sco rbuto indicante la miseria organi ca inseparabi le da quello stato di cose. Il Mauri ebbe a curare anche qualche caso di tifo grave. i5'
l , 96
SULU OP.EilOSITÀ
Bisogna dire però che le of1almie non avessero nulla di comune con quelle che in altri tempi gj denominarono belliche, egiziache. purulenLe, perchè con semplici mezzi quasi tutti guarirono quei malati, e sette soli ollennero in seguito la pensione per postumi di malattie oculari. Erano al dir del Canegallo blefariti, blefaro-congiuntiviti molto diffusibili, ma non molto virulente. Alla scabbia provvide l'instancabile premura del generale Albertone, il quale non tralasciò mezzo, non risparmiò sacrificio della sua persona per soccorrere i compagn i di prigionia. Egli trovò modo di acquistare dello zolfo che i medici ridus~ero in pomata, insegnando agli infermi il modo di usa1·lo. Sul genere di ferite curate dai nostri medici tanto negti italiani che neg li abissini, molte pregevoli osservazioni SOD() sparse nelle loro relazioni, d1e valgono la pena d'essere raccolte. Ma siccome la questione delle ferite è intimamente connessa con quella delle _1u·mi che le producono, non sarà inutile far precedere qualche idea sullo stu.dio che dai medici militari delle varie nazioni si va facendo sulle armi moderne, che Bruns chiamò umanitarie, forse per non cbia · marie pietose col Tasso. Molti esperimenti di queste armi si sono falle su animali domestici e sui cadaveri a distanza normale ed a carica ridotta, e molte conclusioni sulla loro azione si son volute trarre da questi esperimenti. Ma nel carlavere il sangue non circola, la contrazione muscolare non ba lno~o. l'elasticità dei tessuti non è la stessa, il bersaglio è immobile. Si è voluto imitare l' elasticità dei tessuti facendo bersagli con lamine di caucciu, ma tulle le altre condizioni del vivente chi le imita? E si
'.l
.'
..
-~
.l
DEL CORPO SANITAIIIO mLITARE ITALIANO
11 9"7
1
è ricor:>o agli animali dome:;tici; m:t quali ili essi hanno le
masse muscolose ed ossee eguali all'uomo? Le pecore e le r.apre le hanno troppo piccole, i cavalli eli i buoi troppo grandi, e se variano di tanto le condizioni del bersaglio, le conclusioni non potranno aver·e che una lontana approssimazione al vero. Ed alle esperienze di von Coler, di Demostltène e di altri è subentrata la meccanica a far delle previsioni sugli efTetti delle armi moderne. Cosi Kocher ha profe:izzato che. di mi· nuendo il calibro dei proiettili ed aumentando la loro velocità iniziai e, n eli' urto sarebbe accaduta la l:lcerazione dell'involucro, la fu sione del nucleo, e l'esplosione del proiettile. Dalle sue esperienze però è risultato che il fènomeno dell'esplosione non dipende dalla deformabilitit, ma dalla ''el•,cità del proiettil e, e quindi dalla· distanza alla quale esso colpisce il bersaglio. Ed oltre all'esplosivitit del proiettile per fusione del nucleo e per rc1ttura dell' Jnvolucro, :-i sono studiati fenomeni di esplosione relativi alla qualità del bersa~iio. Si è dello che un proiettile il ttuale penetri con molta velociti1 nel c0rpo umano C(IStituito in gran parte di sostanza liqu~da, deve spingere questo liquido C(lntemporaneamente in tutte le dil"ezioni, e produrre lacerazioni, esplosioni della parte solida che lo contiene, e che io questo senso l'azione esplosiva dei proiettili si deve verincare tanto maggiormente per quanto maggiore liquido conterrà la parte colpila. Cosi il cranio, Ja vescica, il polmone, i vasi, che · non han tempo dì spost·rrsi .al passaggio rl el rapiùu proietLile, devono piit facilmente risentil"e dell'azione idraulica esplodente, le ossa spongiose presso le grandi epifi si devono so.bire scheggiamenti minutissimi , tritu1·azioni se son colpite a breve distanza: e siccome la velocitit del proiettile è sempre in
t 198
SULLA OP EROSITÀ
rapporto della distanza alla quale colpisce, a g1·ande distanza le esplo1o:ioni saranno meno importanti e frequenti, gli scheggiamenli meno comminuti, le scheggia meno scom-
poste, .e più unite dal periostio. Bircher atlribuisce i tristi efl'cmi · delle armi moderne, tri sti in rapporto ai bersagli sperimentali, non tanto alla velocità del proiettile, quanto all'inclinazione assile secondo la quale colpi sce il ber5aglio, e 1oecondo la quale si possono avere ferite di diversa forma ed entitil. Riconosce gli effett i della pressione idraulica in ragione della quantità di liqui1lo contenuto nell'organo leso, ed a seconda delle diverse combinazioni di questi due elementi, classifica le ferite in nette soluzioni di continuo con perforazione e fen· ditura delle ossa, in per·forazioni con fenditura e scheggiamenti. ed in va~ ti canali fino allo );pappolamento dei tessuti e degli organi . .\Ja con questa teoria dell'inclinazione torniamo dolcemente a considerare non tanto la velocità, quanto la grandezza del proietti! ~, perchè è naturale che un proiettile moderno ; il quale venga a contlltlo del corpo umano non per la punta ma pel suo maggiore diametro longitudinale, produrrà una ferita quattro o cinque volte più estesa , ed :dlora non si potrà più parlare di umanità delle armi mo · derne, perchè alla vasia superficie della ferita aggiunge· ranno l'efTelto della velocità iniziale. Ed eccoci alla nuova, o meglio rievocata, teoria del Kohler, il q11nle nega la pressione iùraulica. che non ha tempo di manifestarsi nell' instantaneo passaggio dd nuovo proiettile attraverso il corpo umano, restitui sce al proieLLile incamiciato la sua minore alterabilità in confronto dell'anti co proi ettile di piombo, e quindi la minOT potenza devaslatrice, e ristabilisce nn principio che s11 sia di buona meccaoic:1 io non
.,
..
.l
·,
J
r !>El, COI\PO SANJHIIIO mLITARE ITAI.IA;';O
Il ~9
so, ma eh~ e ce:rto del mi glior senso comune. Il proiettile più grande deve tro'Oare maggior resistenza da .~uperarr, deiJe venire a contatto· di maggior superficie corporea, quindi deve produrre. pi lÌ e.çtese lesioni. Ed ecco la pratica che potrà rovesciare mille teorie scientifiche, ma non smentisce mai i tletiami del buon senso. Il proiettile fucile inglese Lee-)l etfl)rd, del calibro di millimetri 7,7 , produsse nella guerra del Cb itrai ferite piccole, nette, ~on lievi alterazioni delle parti vicine, con piccoli fori nelle ossa; ed i colpiti da cinque o sei proie ttili poterono sostenere più ore di cammino. Dugal Ch1·istie,, nella guerra chino-giapponese, osservò che i proiettili di piccolo calibro producevano ferite piccole, pontiformi, senza contusione, non trascinavano nelle ferite brani di abiti, non v'era differenza tra foro d'entrala e foro d'uscita, le ossa erano più facilmente perforate che frntturate, l'effetto esplosivo non si è mai verificato . [ vecchi fucili chi nasi invece producevano ferile grandi con foro di uscita irregolare, con ossa stritolate. E qui trovano luogo opportuno le osservazioni dei nostri medici militari sulle ferite , e qu indi sulle armi degli abissini e degli italiani. Santoro e D'Amato dicono che lo shr'appnel produ sse effetti disastrosi. Marsanich dice laconi~amente che i proiellili dei noslri fu cili avevano multi->sima penetrazione, r·nrissima defur· mnzìone. Cottafnva ha curato molte ferite di !'cheggie di gra nata eon numer·ose e gravissime frattur e, ed esportazioni quasi complete di arti, ha estratto numero:-i proiettili della nostra fucileria , penetrati profondamente nei tessuti molli, ed incunen Li nelle ossa.
, o ~o
SULLA OI' I::IIOS IÙ
Canegallo ha osservato ferite da cannone sui nemici molto vaste, molto contuse, con perdita di so.;tanz,,, e fe rite dei nostri fu cili a pro ieu ile inca miciato C(In miai ma distruzione di tessuti, 1-on frntlure delle o~sa poco comminute, mentre le ferite curnte sugli itnliani avevano cattali larghi, con notevole distruzione di tessuti. e con frattu re comminute. Dice il Mauri : La scarsezza dei mezzi ci éostringeva spesso a far sulle ferite degli Abissin i delle medicazion i con.si::tenti in un lava~gio co n acqua qua si sempre torbida, corretta con cloruro di mercurio, in una spolveratura di iodoformi o tan to gradito da quella gente, in fascia.tura con stracci lurini o con lemui di ~ciamma beo sudici , eppure le guarigioni fu· rono sollecite, e veramente meravigliose. Fer iti portati in barella con gravi lesioni interne ed :~ r ticolari medicati in ta l modo, guarivano in breve tempo, giacchè i no3tri proiettili con ca micia di oLLone producevano .ferite piccole e regolari. Eguale risultato non :ji ottenne nei feriti italiani , perchè i proiettili di piombo detli aLissini, qua~i Lutti della fabbri ca di St. Étienne, spesso resi più mi cidiali da sulcatore suJ vertice, producevano ferite esterne dilaniatl'ici e fratture comminute delle ossa. Il Santoro lamenta la cattiva prova fatta in Ab issinia dal proiellile incamiciato del fu cile Wetterly 1870, il qual e non si deforma, e quindi produce ferite J!Uaribili in pochi giomi, mentre quell o del fu cile nemico clte non ha ar·matura meLallica , fa dell e feri te lacere con largh i forami d'entrata e d' u~cita. )ladia ri corda che quas i 1'80 p. 'l 00 dei feriti nemici si presentavano al posto di medicazione senza al cuno aiuto, e che i feriti gravi trasportati sovra speciali barelle abi ssi ne. presentavano \'aste lesioni prodotte da proiellili d'a rtigli eria.
... .l
., ·1
:1 ~
DF.t CORPO SANITARIO MILITAR F. IT.HTANO
130 l
Egli ha vi sitalo feriti di fucile Wetterly al terzo o (JUUrto giorno della battaglia con perforazione del torace, senza la minima reazione, senz'altra alterazione obiettiva che una o due croste ematiche di forma netta ment~ circolare, e senza che potesse sco1·gersi alcuna diiTerenza fra il foro d'entrata e quello di uscita. Ha osservato ferite all e nrticolazioni delle ginocchia guarite in tempo relativamente breve. Gli a~issini, allorché tro vano nelle proprie carni un proiiHtile a poca profondità, con nn piccolo rasoio che Lulli portano in tasca fanno un taglio, asportano il proiettil e e con
un cencio fasciano la fer ita. D'Amati) asserisce che le migliaia di feriti abissini sono guariti dal 1 o• al .?0" giorno, ma che le ferite simili nei nostri non ebbero esiti cosi felici , perchè l'uman itario fucile Wetterly pl'O!luceva piccoli forami d'entrata eguali a quelli d' uscita, mentre i proi ettili del Gras e del Remington abissini si deformavano producendo fori di uscita di gran luo ~a superiori a quelli d'entrata , e spesso con direzione opposta alla linea di tiro. Gl'indigeni ai quali era stato distribuito il nostro fucil e, ne corressero subito il difetto facendo con la lima un taglio a croce sull' incamiciatnra. Ecco come si esprime Z:~ ri c h a rigna1·do ùei nostri proiettili: « Le cartucce Wetterly in Abi ssinia valgono meno di quelle dei fucili Gras e Remington , e le armi prese al nostro campo sono state dal Negus distri buite ai Ras di minor r.onto. Estrassi grandi quantità di proietti li del fucile Weuerly (modificazione Vitali) con serbatoio e balistite modello ·1870. Es~ i non erano in verun modo deformati, e solo quelli che aveano percosso le ossa lunghe presentavano un leggiero appianamento all'apice. Una sola pallottola confitta nell'omero era deformata , e pure non ayea pt·odotto che una frattura parr.iale con pochi framm enti.
SU LI,A
or t:ROSITA
Ricordo una ferita al si ncipite con lieve lesione della so· stanza cerebmle, con paresi dell'arto inferiort! destro, guarita in pochi giomi. Un'altra con sostanza cerebrale allo scoperto e suppurante presentava fenomeni gravissimi ; rividi il ferito due giorni dopo; era alqu:~nto migliorato, poi non ne ebbi piil notiz ia. « Ricordo un ferilo con foro d'entrata presso il margine anteriore dello stern o-cl eido- ma~toideo destro , e foro di uscita pre5so il margine esterno del cucullare destro all'al· tezza della prima ver·teh ra dorsale, che medicai con soluzione iodofo rmica. Perdei di vista il ferito, e negli ultimi tempi della mia prigionia lo riconobbi quando con ~rande effusione di riconoscenza venne a baciarmi le ginocchia, dicenrlomi che era guarito in una settimana. « Le ferite toraciche a eanale compl eto ed a canale cieco, con emottisi. e ·con certa lesione polmonare, non presen tavano negli abissini gravità alcuna, la guarigione avveniva in pochi giorni , senza neanche il bisogno del leuo, e di questi casi ne ho visti più di venti. « Le frallure delle ossa, erano a nurosse schecurie on , e ,rrli abissini si con~egna van o da loro appa recchi con stecche legate intorno nll"arto con uno sp<~go , e costituenti un manicotto completo. ma da que3tO genere di cura rimane\•aoo fistole che per rnanc:1 oza di strumenti non ho potuto ne esaminare, nè curare. « Uno dei capi importanti del Negus, che. medicai assieme al Mauri, aveva una ferila di palla con foro d'entrala alla parte interni! del ginocchio, foro d'uscita alla parte esterna, e canale completo nel c:~po della tibia. Al quinto giorno dopo la battaglia v'era suppurazione moderata de11e due aperture, il canale fu accur·atamen te lavato con soluzione feui ca, e l'arto medicato con impa•;co um ido.
...
.•
•..
DEL CORPO SANITAIIlO MJLITArl E ITALIANO
!"
o.
o
1203
« Venti P."iorni dopo era ~uari to con lieve r igiditil articolare. » Ecco come l'esperienza, cioi:, la cognizione che si acquista per mezzo di buone osservazioo i, rovescia le conci usioni dell'esperimento, e magari le deduzioni della scienza pura, ed oramai dopo la guerra del Chitral , la guerra chinogiapponese e l'italo- abissi na, nessuno più dubiterà che le ferite dell e armi modern e non sieno più lievi di quelle pro· ((otte da armi di Ol<l}(gior cali uro . Ma è giusto giudicar le armi moderne alla stregua del danno che recano a i si ngoli individui ? alla stregua della maggiore o minor gravezza delle singole ferite? E per questo che si son modilì cate le armi, per renderl e più o meno micidiali ai sin g<~li combatten ti"? O non piuttosto percbè esse fossero più maneggevoli, ave,;sero una maggior velocitit inizial e ed una maggior portata, una maggior celeri lit di tiro, e quindi potessero mandare contro il nemico un ma~gio r numero di proiettili in un dato tempo con maggior probabilità r.he essi colpissero il bersaglio, ed il soldato potesse portare in dosso maggior numero di questi piccol i proiellili ? Abbiamo vedulo che di feriti abi ssini fra gravi e leggieri , nostri medici Ile hanno medicati 5000 in Adna. 800 in Axum, altri 5000 nelle marcie ed in Adis-Abeha, e due mesi dopo i medi ci della Croce Rossa russa ne han trova to ancora 958 'in Ad is- Aheba, 198 in Entoto, e 00 nell'Harrar, secondo il loro I"apporlo alla conferenza di Vienna. All'ingrosso 4 2, 000 ferì Li. Secondo il D'Amato, i signori Stevinin e Trouillet, residenti in Abissinia, asserivano che il numero dei morti abissin i, per notizie allinte alla Corte, ascendesse a 25,000, ma che il Negu:s si ostinasse n dire che erano ·18.000.
1204
SULLA OP!!:ROSITÀ DEL CORPO SANITARIO ECC.
l nostri medici concordemente assicurano che dopo la guerra· lo Scioa era spopolato, che la metà dei tucul di Adis- .\beba erano vuoti ; ed una canzono popolare chiedeva al Negus cosa avesse fatto del ,;uo esercito. Zarich senriva dire dagli abissi ni che gli italiani non sanno far la guerra, perchè al fuo co stanno fermi in piedi fin ché non sono ammazzati . È il pi Ll bell'elogio che di un esercito possa esser fatto dal nemi co vincitore. In conclusione, 14,000 fra italiani ed indigeni ne han messi fuori combattimento, a dir poco, 30,000 fra morti e ferili. Che si può chiedere di più da armi e da armati1 E questo piccolo esercito di 10,000 italiani ba lasciato sol terreno 4316 morti l Qualunque apprezzamento si voglia fare su quel fatt o d'armi, risulterà sempre che dal patito disastro l'Italia ba perduto sangue, vite, denaro, ma l'onor militare è rimasto inviolato.
.
, ,. ... l',v . "' ,.. ,.. ',\
. v
(.:
... .
n l\ l "'
•
~-
11 O i ret.t.ore int.erinale
.
Dott. PANFILO PANARA, colonnello medico. Il R edat.t.ore
0.• RIDOLFO L1v1, capitano medico. GtoVANNI ScOLARI, Gerente.
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: preaao 111apettorato di Senltt Militare VIa Venti Settembre ( Palazzo del Mlnl11ero della guerra)
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. 11 Gion1ale Melltco del R. • Eserci to si pubblica lUla volta al mese in fascicoli di 1 fogli di stampa. L'abbonamento é sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati è il seguente.
.
Regno d'Italia e Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione postale (tariffa A) Id. id. id. id. B) Altri paesi . . . . . . .
.
Abbonament1> annuo
Un rasc.icolo separato
L. •
tit5-
•
!7-
t !O t 30 l 50
!0-
l 70
L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende riono-rato per l'anno suecessi vo. , .b· l signori abbonati militari in effetti vita di servizio possono pagare l'iml>orto della bonamento per mezzo del rispettivi comandanti di c:orpo (anche a rate mensili). Agli scrittori militari è dato in massima un compenso in danaro. cb Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, fotografiche, ecc., ~ accompagnassero le memorie, sono a ca rico degli autori. . . ile Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (16 pagine), o l'raZione tndlv•slb rl dì foglio, e per cer&to esemplari. Il prezzo è eguale sia che si tratti di tOO esempla o di un numero minore. l manoscritti non sì restituiscono.
~ .,
l
\.
Lont o corrente con la Posta.
~,' ·; - ì •l
:
'
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO ,....-
~
( '
Anno XLV .
N. 12. - 51 Dicembre 1897
/
ROMA TlPOGRAll'I.A ENniCO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
SOMMA RI O D ELL E MATER I E CON TEN UTE NEL PRESEN T E FASCICOLO
JIEMUnl•~
OBI.. II'IAI. I.
Gerundo. - lntarventi chi rurgici economici nei morbi articolari. Chirurgia conservatlra del pie•ie . . . . . . . Pog. 1~5 Glanl. - Appunti dJ anatomia patologica . . . . 1m Natali. - Sulla tubercolosi articolare del ginocchio. .• l~
RIVISTA M ~:I)ICA.
Lumbroso. - Sopra un caso di miopalia atrofica progressiva con par· tacipazione di un muscolo oculare. . . . . . . . . . . . Pag. l f71 Polli. - Di un sintomo raro in un caso di litla.si biliare . . . · liiS
RIVISTA CHIRURGIC.\.
Scalzi. - Intorno all'ernia dell'intestino cieco . . . •. . . . . Pag. 13i9 Dupont. - Frattura della base e della volla del cranio per colpo di arma da fuoco, ricerca del proiettHe nel o:er~ello - guarigione. • • Lexer. - La eziologia dei microrganismi nella osteomielite acuta Belln. - Dell'ano Iliaco nella cura del cancro del retto . · · · · Gigl i. - Valore pratico del lllo·sega . . . . . . . . • · · · Wolfl. - Arthrollsis cubiti . . . . • . . . . . . · · · · · Llndemann. - Un nuovo meno di cura della frattura trasversal~ della rotola e dell'olecrano . . . . . . . . . . . . · · • ttSi
RIVISTA DI OCULISTICA.
Baudr1. - Dimostrazione di un processo facile e ctlrto per provocare la diplopia monoculare per mezzo di un prìsma sempli«:· - ~ua applicazione per la ricerca della si mulazione della cecita UDJia- P ttsg • • • ag. tera1e. . . . . . . . . . . . • . . · · · · · · f~!ìi Voskressenak1. - Trattamento della dacriocistite acuta co.l roassaggao • A 19t! xentald. - Congiuntivite cronica da diplobacillo . · · . · : · t~ Vassllenko. - L'i odor o d'argento allo stato nasce ote Jropaega nelle rorme tracomatose gravi • . • . . . • · · · • • · ( Per la conlillua.ziotle dtll'illàice vedasi la pogina 3" clelia coptrliual.
CLINICA CIIIRORGICA OPERATIVA DELLA R. UNIVERSITA' DI GENOVA PfRcTTA D.\IL PROF. AZZIO CASELLI
IXTERY~NTI CHIRCRGICI ECOXO)fiC~ ~gJ
:MORBI ARTICOLARI
n ' -,
~...
\ · ,,
CHIRURGIA CONSERVATIVA DEL PIEDE (;~· .
'
• l
./
·'
Studio clinico del cap itano medico dott. GinliaDo Geruado, assi>t. onora~
Le malattie articolari sono 'le più frequenti fra le all'ezioni chirurgiche, e non costitui scono un privilegio di qualcuna delle diverse età, nè risparmiano on sesso piuttosto che un altro. Cosi le troviamo nei primordi della vita, come nel declinare di essa, tanto negli uomini, che n ell~ donne. La ragione forse dovremo ricercarla sia nella vari età e
molteplicità ·degli agenti e3terni , cui tanto facilmente, sono esposte le articolazioni, s ia nella costituzione anatomica di esse. Fra le cause, dobbiamo annoverare le lesioni traumatiche, come le più frequenti sollo qualunque forma esplicano la lo1·o azione, dalla semplice contusione, che determina poi una sinov.ite, alla più grave ferita penetrante. In moltissimi casi il trauma costituisce il punto di partenza, la c~~sa occasionate di un processo tubercolare in individui gra predisposti. Altre cause sono le cosi dette reumatiche, quindi le infettive, le discrasiche, ecc. 76
J ~06
1:'\TERVENTI CHII\URGI CI ECOXOl!ICI
Relativ:1mente alla costituzione anatomica di m1'articolazione, possiamo asserire che sullo sviluppo di un p r·oc~s so morboso in essa può influire la diversità dei tessuti che la compongonoi cosi principalmente si avvera che la malattia alcune volte comincia dalla capsula sinoviale, altre volte dallo scheletro e qualche volla è comunicata da lesioni dei tessuti periarti colari. come un ascesso, che si sviluppi in con tallo immediato di un' ~rrticolazione, può aprirsi nell a sua cavità. Interessante sollo il punto di vista tera peutico è la classificazione delle affezioni articola1·i , ed Ol!gidi l'analisi clinica ed i progressi dell'anatomia patolo~ica hanno smembrato io specie nnmer·ose ciò che prima costituiva un gruppo. Come base di una c l a~siftcazione generale possiamo tener conto del !aro andamento acuto o lento e qui ndi div iderle in m·triti acttre ed artriti croniche. Ciascuno di qnesti due gruppi comprend e poi forme e vari etil differenti, co~i le ac1tte comprendono la sinovite t.ranmatica acnta, la in{e/./Ìr'a acu ta, la renntaticc~ acuta., ecc . .. Le croniche comprendono le sinoc·iti e~;1iudati ve (idrartrosi) le ipt:rplastiche, le tubercolari, ecc. Basta quest'accenno di classi fi cn zione per lo scopo che mi soo prefis:ìo; e chi volesse saperne di più non avrà che acl aprire un trallato di chirurgia moderna. Credo di non anda re erraLÒ, asserendo che la cura delle malattie articolari sia vecchia quanto l'uomo, una volla che esse possono verilicarsi lino dai suoi primi p:~ssi e che la loro lesione può influire tanto potentemente sulla. locomo~:ione; il ripo:;o quindi, tanto raccomandato anche oggigiorno, dovetie certamente sorgere col rpl·imo caso che si veri!icò, quale consegLtenza del dolore, che il movimento suscita in queste afTezioni. Al riposo tenue dietro la. com-
; -,
·t
..
·~
~El
)101\81 AIUICO I•.\RI
1'207
pressione, cui io seguito si a.;sociò la immobilizzazione, mercé l'appl icazione di apparecchi , che in tanta copia vennert() inventati , e cosi la cura rivulsiva, il massaf!gio, le ignipunture, lo svuolamento e più recentemente le ini ezioni endoarticolari dlello SchNle e qnelle pen-i -artico lari clel Durante, ed il metodo sc lerogeno del Lannelog ne. Tralascio di occuparmi singolitrmente tli c i a~.; uno tii qnesti presidi terapeutici, che costituiscono la cura ro~i d ~> lla aspe!ltante, compre;;e le Ì).(nipnn ture, lo sruotamento e le in ie?.ioni, per tratlare est;lusivam ente degl'interrenti operativi che hanno lo scopo di mettere allo scoperto l'nrticolazion e per eseguire quel le manovre, che lo stato pato logico di esse richiede . Prima dell'èra nnti5elli r.a l'apertura di un'articolazione costituiva lo spauracchio dei chirur)!hi, perchè le supp Ltrazioni erano interminnbi li, accompagnale rla infezioni set· tiche, che nella magg ior pa1·te dei casi riu~c ivnno mortali. L'amputazione quin•l i r<1 p pre~ o n t:.nra l'operazione ordinari a in tutti i casi di tumori bianchi , nei quali le svariate cure incruente erano fallite c co=-ì pure nella mag:,: ior parte delle ferite delle articolàzioni ,. clte producevano les ion i piullosto rilevanti. I primi operatori che si azzard:1 rono ad eseguire operazioni più conser-vative doYeLLero sostene re lotte a.;canite contro la •:riti ca e le dogma l iche dottrine dei pi t't. Se consultiamo le stalistidte ùi yarii :l.l ttori , corrne Larrey. Anr\\el , l versen, ' lorg;tn , Gaujo1, l[irmis"o n, .Jalaquier, si vetle che dai tagli articolari dcll'èra pre- antisettica, racco lti dal l arrey a qnelli della moderna chirurgia, la cu rva <!el la mortaliLà ra una .cad uta dal 2 1 °/o a meno dell' l •; •. EJ :1 mi sura che l'anlisepsi diviene più conclta , si va accentuando la discesa; e ~ e in <{uesta curva la s l<~ ti s ti ca di Gaujot segna
'l :?0~
l NTEII VENTI CHri\ UIIG!Cl ECONOlllCr
una novella ascensione , dipende perchè a lato di casi trattati antisellicamente, ve ne sono di ttuell i, nei quali fu usata la medi c.a tura ovattata, moòilìcata, e per nulla aotisellica. Consultando poi le sLatistiche della ch i rurg~a di guerra, troviamo che la massima parte delle ferite d'arma da fuoco penetranti nelle articolazioni e specia lmente in que!ld del ginocchio, che ne rappresenta il numero maggiore, vennero trattate col · l'amputazi one o primaria o secondaria, dando per risaltato una mortalitit spaventev(1le. L'apertura delle artico lazioni o~ gi non incu te più timore ed è il metodo di scelta nei casi in cui vi è la precisa indicazione. Il nostro secolo innovatore e rivoluzionario portò la rivoluzi one anche nella cl,irurgia, mercè le scoperte del Pasteur e del LisLer, di cui ben presto si approfittò per la cura dei morbi articolari. Nncquero in tal modo i veri tipi della chirurgia conser· vatrice, che andlarono man mano perfezi onandosi, a misum che venivansi all argando le cognizioni anatomo-patologiche dei processi morbosi. Abbiamo cosi tre atti operativi tipici, che si possono praticare sulle articolazioni ammalate e che
t•appt·esentano u·e gradini di unn scala ascendente, e sono talmente in correlazione fra loro, che dov;e finisce uno, comincia l'altro. Ess i sono: l' a.1·trot01nia, l' artrectomia e 111
1·esezione. Artrotomia..
L'artrotomia consiste nella larga apertura di un'articolazione e nella disinfezione di essa. Quanto più un'articolazione ò inquiua.ta, Lanto piu larga dev'essere l'apenura e più completa la disinfezione. . La tecnica operatoria dell 'artrotomia varia, naturalmente, secondo la conlormazione anatomica dell'articolazione sulla
NEl :UORBI ARTICOL\fll
1209
quale ~i pr;l Lica; in gene1·e le in c i ~ i oni vengono fatte in quei punti , dove la capsula sinoviale è piu acces~ ib i le. Cosi il ginocchio verrit artrotomizzato con due incisioni ai lati della rotula, il gomito con due incisioni post ero-l aterali, il pugno con l' inl!isione dor;;alc e~ t e rna fra il lungo estensore del pollice ed i tendini dell'indice , !"anca con l'incisione posteriore. detta di Langenbeck, la spalla con un'incisione posteriore, discendente verticalmente dall'angolo dell'acrom ion. La disi nfezione della cavitiL articolar~ dev'essere molto accurata ed energica : med iant e spugne tli ;zarza imbevute di soluzione di su blimato si pratic;1no fre~a gioni sulle p:1 reti sinoviali, e ;;e vi esistono dei lnssureg)!iameuti , se ne farà il raschiùmento. Alcuni , invece della soluzione di suLiimato, adoperano quel la di clorm·o di zi nco al decimo. Dopo la disinfezione veng-ono praticate le suture, le qnali però non sa ranno mai complete e vi si lascerit in corri spondenza del centro della l'e ri la una piccola apertura per !"introduzione di uno zaiTo di garza. Una volta erano usati a questo scopo tlei tubi da fogna tu ra, ed alcuni li usano ancora ades5o, ma la perman enza prolun_gata di essi in un'articolazione in r~lcnni casi ha contrihuito a determinare un'anchilosi. L'artrotom ia in generale ha la sua ind:cazione in tulli i casi, in cui il contenuto dell'articolazi one ammalala è di natura puru len ta e la di1Tìrolti1 della sua indicazione precisa è data dalla dillìcoltà clinica di cogli ere il momento, in cni la natura sierosa del liquido endo-articolare va cambiandosi in pus. In questi casi la puntnra esplorativa chiarisce la diagnosi, ed essa deve sempre essere praticata con tutte le norme di un'nnlisepsi completa, s'intende, prima di nccingersi all'apertura di un'nrticolazione, anche se Lutti gli altri sintomi clinici non la mettono in dubbio.
r
•1210
J~TE III"E:XTL t:ll iRURI~lCJ ECO'\OlflCI
Il Lister, in uua comunicazione al XXXIX Con gresso an· n uale della Bl'itish Mrclical Aswc. rad unatosi i n P l~· mùutlt nel t !SI I a rcva detto: « Siccome poss iamo aprire le articu la.zioni senza pericolo. ci è permes~o di fare larghe incisioni prima che si sta hi· li:;ca la s ~tppur;~zione : ora, ho notato r.he questa maniera di cura c e:;t remamente· etlicace per prerenire la trasformazione purulenta. •> Cosi da quel teropo cominciò a l praticare artrotomie per sempl ici si uo,·iti sierose, ed il suo esempio però fu seguito da pocl1i, i (m ual i poi in fondo non videro altro vantag1-! io in que.;t'uperazione. che quello di ca lmare il dolore eccessivo in una arti col:n ionc rapidamente diste5a. l'ero se l'apertur" d'un'artic.olnzione, f.,ua da uo ·chirnr~o espeno e con tutta la piu rigorosa antisep·i, non è peri· colo~a. non è men vero che noi casi di se mphci sino,1 ili siero,;e una puntura semplice seg11ita ·da lav::tcn·o . come nel metodo di ~ r.: h ede, rie:;re più inoiTensi "'' ed ncce:;sibile n Lutti. E cosi vediamo che qnesto metodo eli cnra viene preferito nelle ,;inoviti sierose con risultatr soddisfacenti, come ne fann o fede i nnm erosi CG;SÌ trattati da Hager, Heidenhaio , Volkmann , ecc. Soltanto in alcuni casi di artrite acuta a sinoviale fìLrinosa e la etti natura sia st:~la dimostrata da una puni ura e~ pl o rat i\'a, il )] ori e lo ,Jalorquier votTehbero ch e fosse pralicata l'artrotomia , come il Nicaise la vorrebbe anche usata nelle artriti bleuon ag ichc acute anchilosanti . .Es.' a trova poi anche la sua indicazione in quelle forme di sinoviti sierose croniche, nelle quali ripetute punture han no dato poco fa\'orevole riwltato. Come l'artrotomia invase il campo della puntura articolare nelle l'orme =-i erose acute. cosi questa fu· da alcuni preferi ta nelle forme purulente. Hanno riferito casi di guarigione di
NEI MORBI ARTICOLAitl
suppurazion i articolari co ila puntura a la ''acro il Yol kmann , il Rinne ed il Kammerer. Però non bisogna accordare un credi to troppo allo a questo metodo di cura in materia di artriti suppurate, poichè quando in un' articoliiZione vi è vero pus, ·il cliirurgo prenderà sempre un bistori e non · un lrequarti. Re;;ta cosi decisamente stabilita la indicazione dell' artrotomia in tutti i casi, nei quali siasi dimostrata la natura purulenta del liquido siooviale. È permesso praticarla un una sinovite a decorso cronico ed a contenuto sieroso, solo quando la puntura, varie volte ripetuta, e le altre cure sono t· iusci te in fr·ulluose. Come risulta dalle varie statistiche finora pu bblicate, gli esiti dÌ questa operazion e, relativamente al la mortalità ed alla qnalità della guarigione, se cioè perfetta o con anchilosi incompleta, sono var·iabili secondo le tliverse suppurazioni articolari, ed i più · favor·evoli li troviamo nell e forme idiopatiche, mentre nelle forme d'infezione gen erale troviamo le ci fre più alte della mortalitil . L'ineguaglianza dei risultati terapeutici può es~ere anche in relazione del tempo, in cui ~ i è inte1·vcnuti; cosi le artriti Lraumatiche lìniscono molto spesso con anchilosi (33 •; . di anchilosi completa e 9 °/. di incompleta); ciò el i pende dai g11asti articolari già avvenuti pel ritard o dell'artrotomia. Il campo del!'artr·oLomiZt resta in lal modo enlro certi limiti, oltre i quali bisogna fare qnalcos'aiLro che una sem plice apertura di un 'ar'li coiazione. Essa però ha sempre un gran valore anche come operazione esplor~ t iva. Artrectomia..
Se coll'artrotomia ci l imitiamo alla semplice apertura e disinfezione di una cavità .articolare, coll'ar'Lrectomia facciamo
a reseziome della capsula articolare ed asportiamo tutto
1212
l~TERn: ~n CHIRlJRGICI RCO:i OlllCI
ciò che trovasi di patologico, senza però toccare la parte se helel rica. Dopo un periodo ùi resecomania , effettuatosi si no a pochi anni fa, specialmente in Germania, il Yolkmnnn introdusse quest'operazione in chirurgia, dandole il nome eli arlrectomia che in seguito I'OIIier ha cambiato con quello di sinorectomia. E~sa fu praticata in casi di sinovite tubercolare, limilala a:la capsuJa e senza lesione ossea. Qu e~to tipo di operazione conservatrice ha dato luo~o in quc;;to nlti roo decennio a nn merose discussi on i sttl ,·alore della sua applicazione, e ciò specialmente in rapporto al la dillicolt:"r clinica di potere locali7.Zare nlla sola capsu la sinoviale una lesione tubereolare in un'articolazione; alla possibililit di poterla praticare completa mente in Lulle le arlic(l la'l.iooi, e finalmente in rapporlo al ri sull:tto terapentico di esso. ~ei tumori bianchi le lesioni limitate alla sinoviale, cioè le sinoviti lnberco!ari, sono molto rare ed il più spesso incuntria mo le forme di osleo- sinoviti c;on for·.ol:1 i ossei, che molte volte possiamo scoprire solo coll'apertura dell'arti· colazione. È vero che il dolore localizzato in un punto, una viva soll'erenza, che si esacerba coll'urto delle superfici articolari , un rigonfi amento epilisario circoscriuo, ecc., sono da ti clini ci, elle, in una certa misura rivelano i :.:uasti ossei, ma di rado l• rivelano in maniera categorica, da po1e1· decidere irrevocabilmente il modo ed il grado dell' intervento. Un altro dato Ctl l'all're il 1\onig, il quale dit-e: « in generale i bambini lranno forme osteali; gli adulti forme sinoPiali, ma se consultiamo le ::; tati ~ tiche , che riguardano l'argomento, troviamo che la proporzione tra le forme osteali e le sinoviali varia, a sec:onda dell e di ver..;e articolazioni, così per
.· .. l
NEl li OR BI A1\TJCOLAil l
l '3 1:3
l'anca la forma sinoviale è una r;nità , mentre al gomito ed al ginocchio è molto più frequente, per cui si comprende come in queste ultime la sinovectomia possa dare buon risultato. Si è detl(), che non tulte le ar ticolazioni si prestano per l'asportazione completa della capsula sinov iale e dei prodotti pato logici 1 e perciò i ri:Htltati ultimi dell' artrectomìa non sono lusinghieri a causa della recidiva non infrequente del processo morboso. È certo che non riesce comodo nel le articolazioni :;errate, come al pietEe eù al pol so, questa losatura della sinoviale, che sembrerebbe anzi i1Dpraticabi le, a meno che non si facciano sbrigliamenti legamentosi, che com promettono lu solidità dell"articolazione . .\ la in questi casi ciò che non può co lpire il IJistot'i. colpil'it il cucchiaio ed il termoli 1uterio; del re3lO in nn tessuto fungoso non tutto è consacrato alla fusione tubercolare, e sotto l'innuenza di un'infiammazione so5titutiva, le parti non degenerale possono vol ge re verw le sclerosi. L' artrectomia sinoviale IJuindi completata colla calt;;Licazione sarà sempre un ellicacissi mo intervento, qualora però le lesioni sieno esclusivamenle de Il a capsula. I risultati immediati di que.st'operazione sono molto lusinghieri al solito, la riunione avviene per prima e la runzional ità dell'articolazione si va lentamente ri pr·isti na111do, ma ~o venti si han'no reci di ve in nn tempo piuttosto breve. Cosi Augerer sopr.t 48 casi ebbe. 28 rer. idive, 3 morti, e :1 volte do\'ette praticare l'amputazione secondaria di co:;;cia. ~è miglior·i sono i risultati avuti da altri qperatori. La tecnica operatoria dell' artrectomia consiste nel praticare incisioni larghe, in modo che la cavità articolare resti bene aperta. Abbiamo diversi metodi circa la sede e la forma da dare a queste incisioni secondo le varie articolazioni, e
! , l
•
121 ~.
CHERVE~TI ClllRURGICl ECO,O)IICI
per qunlche articolazione, come quella del ginocchio, non è stato sempre lilnico il metodo seguito. Tn genere possiamo dire elle le incisioni po~sono essere praticate co~e nell'artrotom ia, e con esse ,:aranno risparmiati i tendini e gli apparecchi lega meni osi . La capsula, a!Terrala ·con una pinza, viene resecata, tulta o in parte, con bistori o anche me;!l io colle forbici, e le fun gositit ven~ono allontanate col cucchiaio e col tenno-cauterio. Le suture saran no fat te a strati, cominciando da quelle sui tesw ti immediatamente a contallo dei capi articolari per finire a quello della cute, e si applica pei primi giorni un piccolo tlrenaggio di garza . li hilaocio di lJUest'operazione C quale finora l'ho esposto, l!d io credo che allualmente non si può dare un giudizio deliniti,·o sul ''alore di essn, perchè di data troppo recente, ne c1·edo che sarà sempre un'ope1·azione forzatamen te incompleta e di poco v:tlore. Credo in,·ece che ad essa ù riservato uu avrenire migliore, se invece di volerla applicare in lutti i casi. d limitiamo alle sue indicazioni speciali, li· mitandola specialmente a quelle articolazioni, che maggior· mente si prestano alla completa esecuzione deW atto ope· rati,·o, e non pretendiam o invece d:~ essa quello che non può dare, come sucèede orclinariamente di ogni nuova ope· razione. l sur1i insuccessi dipendono in gran parte dall'uso che se n'e fallo dai più esclusivamente nelle forme tuuercolari, do,·e, come ahlJiamo visto . non c sempre f.ocile poter dire :'e la le>ione è limitata alla sola sinoviale, e dove le recidive sono piu facili, sol che sia rimasto in sito nn piccolo focolaio di infezione. Invece in qur~st'oper.azione bisogna tener presente maggiormente i risul tati funzionali dell'articolazione artrectomizzata, i quali finora furono sod!disfacenli , poichè casi di anchilosi furono ecccziouali.
'J
.,
li
NEI ~lOHUJ ARTICOI.AI\1
121 0
Con questi auspi cii rla qualcuno si è pensa to di nl)n limitare •Juest'inlerventQ ali~ s())le sinoriti tubercolari, ma di estenderlo anche a que)l e a ltre forme, che, non essendo tali, co mprom ~ ttooo la funziona\itit dell'articolazione a!Tetta per il loro volum e e per la loro lun ga durata, e doYe una sempli ce artrQtomia è in sulli ciente. Il prof. Caselli l' ha applioua, e con successo, in quelle forme di sinoviti lente, ordinai·iamente di origine traumatica, nell e quali l'essudato 0 scarso, o quasi nullo e dove invece la tumefazione dell 'articolazione è dovuta ad un'abbondante pro liferazione conn e ttiva ! ~ della capsula sin.oviale, la cui cavità è tappezzata di fuo gositit e di depositi fibrin osi, e che va sotto il nome di sinnvile iJ•erplasLÌCCL, 1fllilllclO , s' intende, sia stata giil messa iQ atto Lulla la terapia aspettante, dal riposo e dall'im mobi lizzazione, fino alle ignipunture. senza averne ottenuto risultato alcuno. Ed a conferma degli eccellenti r isultati che possono ottenersi in quest' operniooe, mi piace riferire la storia clinica di una donna, operata dall'e;:!regio professore, durante l'anno in corso appunto per una forma di sinovite iperplns ti~a del ginocchio sinistro. Resezione dei capi articolari.
L'ultimo gradi no della scala ascendente degli interventi chi rurgici economi ci delle articolazioni è rappresentato dalla resezione ossea, la quale, come è chiaro, avril la sua indicazione, in genere, io tutti i ca~ i, nei quali esiste una lesione notevole nello scheletro di un'artir.olazione, sia per processi patologici delle ossa ,. sia per gravi ferite penetranti , specialmente quelle per armi da fu oco. Le resezioni ossee, rappresentano il tipo della moderna chirurgia conservativa; non già che esse fossero sconosci ute agli anticl1i, ma perchè con !"applicnione e perfezionamento
l ::? 16
l'iTER VENTI CHli\URGlCI EC O~O){ICI
dei mezzi antisettici , il chirurgo moderno ha potuto realizzare ciò che e!·a sempli ce aspirazione di altre epoche, cioè ·~o n servare qnanlo più t: possibile del co rpo um ano, senza lasciare nulla di amm alato. L' oP,erazione della resezione delle estremità anicolari rimonta ai primi.<;:;i mi tempi della chirurgia e noi ne troYiamo fallo cenno nelle opere d' I ppocrate, Celso e Paolo d' E~in a, ma es~ a cadde completamente in rlisnso, e sembra essere ::lata del tullo dimentica ta lino alla metit del secolo p a~ s ato. in cui .~ i \·ede qualche volta seguita. La sì usò in fa tti nei ca~i di frattura compo,ta e di lussa· zion i e più di tuuo nella pratica militar.a, senza pog,.!iare però sc)pra alcu u principio di cu ra, e;;;;endo sem pre state operazioni imperfette 1li co nvenienza e di nec.esstlà, e~eg ui te s:tl ca mpo di ha tta.~ li a . In segui to l'open11.ione dell:t resezione dell e estremitil artico lari ùelle os>:l in ~>as i di lussazìone e fratture coropcJ~Le delle articolazioni diventò nna pmtica stahil itn. e fu e:;P-guita su lat·ga :;cal::t tlal Percy !n Francin , il quale nel I H/.} prese ntò a Sahati er no,'e sold3ti nei quali areva eon buon esito re.~ec atò il capo dell'-omero per ferite tl'armi da fuo co . L'operazione continuò in uno :> Lato languido frno verso la metft di •iueslo secolo,. perchè i chirurghi le si mostrarono in gra:n parte contrari ed il suo incremento si ùeve al Syme, al Fergu:;son, all' Heyfelder e in Italia al Larghi di Vercell i, cui in s~guito seguirono molti altri, fra i quali non ulti mo il Caselli, che co minciò ad eseguire resezioni prima dell'i!ra :~n t isetti ca. Dalla metit del secolo ad og~i succedettero rarie fasi e mentre fra noi si e!Jbe la prioritil nello ;;volgim ento della scienza e dell'arte del l'iser.are, si videro sorgere cultori nell e altre nazioni , i quali, p11r· contrilwendo in gran parte ai perfezionamenti dell'ope-
,
......................................
~
~IO
..
l'
&JORfll AfiTICOI..\RI
raz1one, dimenùarono quello clte si doveva all'Italia. In alcune nazi oni e specialmente in Germania la scienza cedè al fanatismo e sorse co;;i l' epoca della 1·isecomania, quando cioè il desiderio dell e statisticlw numerose fu anteposto alla necessità ed alla vera indicaz.ione dell'allo operatorio. Cosi questo periodo !:egna una prevalenza di alcune nazioni sulle altre e specialmente sulla nostra, dove ~ i ri:>ecò solo quando era d'uopo ri:>ecarc e dopo esauriti tuiLi gli altri .me.zzi in cru enti, ed anche o}(gi la nostra statistica regge senza tema e senza rimpinn10 al confronto del mondo scientilico. Oggidi la rese1.ione ossea si è sostituita all'amputazione , che nei morbi articolari, e particolarmente nelle sinoviti tubercolari, lino a pochi anni fa I'appreseotava l' operazione di regoln. Prima di accingersi ad eseguire una resezione in un :11 articolazione, bisogna Len discutere le condizioni del successo relativamente alla funzional ità di qu ell'arto, nel quale si opera . l o generale fio d'ora possiamo dire, che bisogna muovere da qttesti priocipii , cioe nell'arto superiore è preferibile la mobilitù dell'artico lazione all'accorcia mento 'dell'arto ; nPgli .inferiori è sempre da unteporsi una anchilosi retta con minimo o senza accorciamento, poicht' • qui la fu nzione ha bisogno dell'eguale e simmetrico sostegno del corpo. Certamente un piccolo accorciamento dell'arto inferiore sa1·à corretto da calzature speciali e da un'inclinazione del bacino o da un'incurva tura vertebra! e conserv.atrice, ma se l'accorciamento er.cede di pochi centimetri, non ci sono apparecchi ortopedici nè inclinaz1oni compensatrici, che possano impedire la claudi cnione o l' impotE:. nza generale; negli arti superiori invece l'accorciamento importa meno, e con una neartrosi solidale e mobile, la funzi one soffrirà poco, e solo la forma ne rin,arrh compr·omessa. l e
l~ 18
I~TEllVENTI CIURURCICI KCOr\O:UICI
resezion i possono essere tipiche ed atipiche, ovvero totali o parziali. Que. te ultime sarebbero rappresentate da sempiici abrasioni ossee, come il raschia mento, la sequestrotomia, ecc. Sarebbe troppo lungo ed anche fuor di posto voler descrivere tutte le rese1.ioni tipiche o totali delle singole arti cola7.ion i coi ris j)ettivi e svariati processi operator·i; e5si sono noti e trovano il loro posto in un trallato di medicina ope t~atoria. l'otrei solo rico rdare che attualmentP. nella esecuzione di esse ~ i cerca in tutti i modi di conservare il perioslio, le cui proprietit osteo-genetiche lo rendono importante nel processo di riparazione. Le rcse1.ioni atipiche o parzial i invece sono in diretta dip.:!ndenza dell'estensione del proces~o mo rboso ed il chirurgo si re:~o la :>econdo il proprio criterio in ogni singolo caso. Fin dal 1 ~l) l il professore Caselli pubblicava parecchi casi di resezione parziale del ginocchio da lui eseguita ed il cui risulta lo fu l'anchi lo!'i retta senza "ccorciJtmcn to dell'arto. Essa, secondo il precitato professore, ~a reb h e applicabi le specialmente in quei casi di si novite fun gosa secondaria ad una cn rie snbcondrica, o ad una carie cerHrale epiflsaria, e consiste nel risecare quella piccola pon.ione ù i epifisi fe· morale ammalata, più -una so ttil e lancetta della tibia, per mettere a contatto due superfici cruentate. Lo stes!'o metodo trova la sua applicazione ancl1e nelle altre articolazioni, li'tnndo, s"intende, il prucesso morboso abbia l imiti così •·istretti. Fra le resezioni parziali od incomplete dobbiamo annoverare Lutti quegli alli operativi, che hanno lo scopo di risparmiare il più che sia possibile lo schel etro; quali sa rebbero il raschiamento , la sequestrotomia, ed in generale tutte le abrasioui ossee, che si limitano ad agtre esclusivamente sulla sede del processo patologi co.
:\".ET )101\Bl AllTlCOI, AHI
Queste oper·azioni di parsimonia però non hanno ~P- mpre probabìlitit dì riuscita, poi ~ hù il pìu delle volte vi lasciano in sito focolai d'infezione, che presto o tardi, rlaranno una recidiva, per la quale poi non sempre è sullìcìente un a resezione in condizioni sfavorevoli; e quindi biso).!:na subire di necessità l'amputazione ; come pure la riparazione è lenta in una cavitit di svuotamento e non è molto improbabil e una auto· infezione tubercolare. È sempre preferihìle quindi una vera resezìone ni grandi raschiamenti ed ahrasiooi ossee delle articolazioni, per~hè l'ìnten·ento ha ffifl l!giore proba· bilità di riuscita, trovandosi i tes.mtì pcriarticolari e specialmente i muscoli ancora in buono :;Lato di nutrizione. A IJUesla regola Si pUÒ fare er.ceZÌ OII8 per Je JesÌOOi traumatiche dell e articolazioni, nell e quali, quando ne sia il caso, è preferihile pralrcare delle operazioni economiche, come . per e;;., togliere s~h egg e. regolarizzn.re superfici ossee, ecc. senza pericolo di avere gl' inconvenienti accennaLi poc'anzi. Per la scelta trà una resezione completa ed un'operazione economica, molte volte è d'uopo tener calcolo anche delle condizioni .sociali dell'amm:~lato; cosi nei ricchi , i quali possono goùere tutti i vanta)!gi di una buona alimentazione, cambiamento d'aria e diligente assistenza, non si praticherit una resezione prima di aver tentato tutti gli altri mezzi per ottenere la guarigione; negli ammalati d'ospedale invece, nei quali fanno difetto le condizioni anz!deue, una resezìone puu essere praticcrta. cvn vantnggio anche nei primi periodi della malai ti a. Una questione non del tutto completamente risolta ri· guarda l'età dell'ammalato . Una buona parte di operatori si astiene dal risecare un'articolazione, anzi vi pone un veto assoluto, prima dei 12 o H anni di etit, poichè, col portar .via la cartilagine di con giunzione, viene ad arre-
1 2 i? O
I:'>TEl\ VBNTI GBfi\UR C ICI r:CO NOlllCI
starsi lo svii uppo longitu d inale deli'osso. Altri im'ece praticano le resezioni in qnalunque etit, poggiandosi sul risu ltato di esperimenti eseguiti su animali e sulle osservazioni cliniche, per l ~ quali pare dimostrato, che per il successivo sviluppo Jongitudinale di un osso risecato in un bambino vi concorre l'attivilil osteo-genetica del periostio ed in parte anche della midolla. € ce1·to però che nei bambini il chirurgo pr·ima di decidersi a res.ecare un'articolazione, userà tutti gli altri mezzi che ha a sua disposizione per ottenere la guarigione dell'nrtic:olazione ammalata, anche con un'an· chilosi, non esclusi gl' interventi economici, i quali hanno in questi casi la loro giusta indi cazione; se per necessità fus ;;e obbligato al la resezione, cercherit, possibilmente, di lasciare in sito, se non tulla, alm eno una parte della cn rtilagine di congwnzrone. Relativamente all'epoca della malattia, nella quale bisogna intervenire con una resezione, è prudenza mantenere una certa aspettati va, specialmente se le condizioni generoli dell'infermo sono buone. Certamente non si andni a risecare un'articolazione, nella quale la lesione morbosa man· tiene ancora un certo grado di acuzie, né si aspetterà che siano avvenuti tali guasti, per i quali forse una resezion e non potrebbe essere più sufficiente. Praticare sollecitamente una resezione nettamente indic:.ata e non fare resezion i sollecite, ecco la for·mula. La Friiltreselctìon è stato un errore dei Tedeschi e degli Inglesi, che fortunatamente è andato scomparendo. Operando presto ci mettiamo certamente nelle migliori condizioni per ollenere il piu perfetto risultato ortopedico e funzionale; i muscoli sono ancor·a ben nutriti e vigorosi , la guaina capsu lo-periostea è press'a poco intatta e si può sperare la ricostituzione del tipo arti colare normale.
(l
r;
.. :
l"l
"1
•· )
..•
.,, ••
NEI ~IOIIBl ARTIC OLARI
~la l'arte per l'arte, dice Ollier, non è
..
affatto una divisa -chirur~i ca, e ~ o n si deve cercare di ottenere nuove artico.)azioni, se non quando le antiche sono irrimedìabilmente attaccate. Dal punto di vista della chirurgia conservatrice :v' è qualch e cosa dì meglio di una 1·esezione, anche seguita da ~ n ccesso, ed è di nou farn e. Non che la co nservazion e ad oltranza sia la gius ta misnl'<t : si li'<tlla rli pesarne Je indicazioni, i mezzi, i risultati ; è lfUestione di diagnostica e di tatto clinico. 11 r·isul tato finale di una resezione artir.olare può essere tanto un'anchilosi ligamentosa od ossea, quanto un a falsa artico.lazione o neoartrosi. li chirurgo cercherà di fa voQrire l'un ione più utile in o~ ni singoQio caso; cosi nelle resezioni dell'arto inferi ore, e specialmente in quella del gi nocch io, è sempre desideraoile l'anchilosi rettilinea, poichè l'arto inferiore ha oi sogoo di soliditit. << 0uando io vedo crescere ed inve<:chiare i miei operati, dice Ollier, non esito a ri conoscere che gl' infe rmi, i quali hanno il femore saldato al b;tcino dopo la resezijone, e che hanno bisogno di un lavoro faticoso per gmtdagnarsi ·la vita, possiedono un arlu più utile di coloro, di cui l'anca ha riJ.luadagnato i movimenti ».Nell e resezioni invece de).(li .arti superiori è più desidera.hile una neoartrosi, percll è la. mo1Jiliti1 giova più della soli d ìtil. La cura successiva all'atto operatorio è di massima imporlanza e dev'essere oggetto di dilig-enza ed attenzione da parte del chirurgo per ottenere il ri sultato che si è prefisso nel migl ior modo possibi le ed è necessario specialmenle di limitare :11 minor tempo possibile l' uso degli apparecchi immobilizzai i, q1wndo si vuoi ottenere una 1woartrosi.
ii
1 "?.~~
J'iT I\ 1\VE~TI CHLI\ UI\G it:J 1\CONOMICI ti '
Riepilogo.
Dopo quanto ho brevemente esposto relativamente alleoperazioni conserrative che :;i praticano sulle articolazi oni ammalate risulta che noi abbiamo tre operazioni tipiche, le quali hanno la loro indicazione determinaLa. Esse sono: l'ar~ trotomia, l'a-rtrectom·ia o smorectomia e la 7·ese::ione ossea. L'artrotomia è indi c~ ta specialmente nelle sinoviti a contenuto purulento, ma può essere praticata anche nelle forme croniche di sioovite sierosa , quando lutle le altre cure sia no riuscite infmuuose, compre,;o lo svuotamento con !a pu ntura nspiratrice, nelle emarlrosi, quando il versamento ~a n ;; u igno non accenna a riaswrhirsi. come può pratiearsi a sempl ice scopo e~plurativo nei cn~i tii dubbin diagnosi. Ali 'artrotomia deve se mpre '>oguire la di si nfez ione della cavitit articolare. L' al't·rectom i a o sinorectomia è indicata nei c:l si di si no-· vite tuberco lare limitata alla capsula si nuviale e nei casi di sinovite ipm·plaslica, riuelli a tutte le altre cure. La capsula sinoviale può ~ssere riseca ta tuua o iu parte. La 1·esczionc ussea è indicata in tutti i casi, in cui originariamente o secondariamente sia avvenn ta una lesione dello scheletro di una rtrlicolazione. E:>sa può essere totale o parzia le. Non si può a p1·iori stabilire l' indi cazi~ ne di un o piuttosto che di un altro dei tre alli operativi accennati; la decisione è in diretta dipen denza della n:Hura e dill'u5ione del processo patologico . Clinicamente non è sempre possibile affermare fin dove arrivi la lesione, e molte volte si può soltanto constatare coll 'apertura dell'artico lazio ne, e perciò può succedere che s'i nco minci con la semplice nrtrotomia per finire· in una resezione compl~-: t a . .
..' ìl
.,
,, •:l
.n
.
'
NEl llOIIBI AlnlCOLAIII
Qneslocapilolu òi chirurgia deltutfo moderno. è òi somrno interes~e pratico , sin nella comttne pratica chirurgi ca, come nella chirurgia di guerra, dove le ferite articolari sono piuttosto num erose e dove un intervento co nservativo praticato in tempo, può mettere in salvo un arto , che forse era destinato ad essere demolito. Io l'ho espos~o nel miglior modo che ho potuto, evitando le lunghe discussioni e mettendo in evidenzrt quanto m'è sembrato più pratico, al solo sc«;>po di potere in minima parte concorrere all':1pplicazione.degli interventi chirurgici conservativi, che servono a rendere sempre più rare le grandi operazioni demolitrici . Chirurgia conservativa del piede.
La chirurgia conservativa del piede, in questi ultimi anni ha r·icevuto nn' impronta lntta propria, per opera principalmente dell' illnslr(~ chirurgo di Genova , che vi pr ~ li ca resezioni speciali , delle quali ho creduto opportuno parlare separalamenle in questo capitolo special e. Il piede nell'organismo umano costituisce l'es tre mo suo lim ite inferiore e mppresen ta la base, su cu i posa il peso di tullo il corpo, concorrendo così all'equi librio di esso .. Da ciò si desume quanto la sua conservazione sia preziosa e quanto la sua mancanza rlebba influire sulla regolare esplica-zione della vita ~i relazione dell 'uomo, sulla locomozione. Eù e per la stessa ragione che rin da epoca remotissima, i cultori ùella chirurgia si sono affatica ti ad escogitare alli operativi, allo scopo di salvare dal coltello del chiruq.:o una parte anche minima di piede, che potesse però servire sempre da buon sostegno del corpo. Cosi sorsero le classiche disarticolazioni nei varii segmenti dello schel etro del piede, cl1e vanno solto i nomi di Lisfranc, Chopart, PirogofT,
Syme. ecc ., le quali , se attualmente costi tui3cono un lusso scolastico, sono sempre delle operazioni geniali , rel&tivamente all'epoca nella qu ale vennero applicate la prima rolta. Og!-(i la chirurgia del piede non può seguire i metodi dogmati ci antichi senza risentirne immenso danno, e perciò essa si è spogliata di lullo il convenzionalismo. ()uando si pensa, o ~serva il Ca selli , che per· la sola resezione tibi11· astra)!alea sono trentasette fra metodi e processi, è facile immaginarsi la confnsione che avviene nella mente di ch i stuoia, e in quale imbarazzo egli si trovi sulla scelta della loro applicazione in Oi!ni singolo ca>o. Oggi. merce l'antisepsi coadiuvata dal doroformio e dalla fascia elastica. la chirur·gia del pi ede si è del tullo trasformata e noi non abbiamo più bisogno di andare ad attaccare le ossa esclusivamente alla loro estremità epifisaria. mediante le disarticolazioni, poichè non è più da !emersi l' in sorgere di un osteo-mielite, mettendo allo scoperto il canale midol· lare con una resezione sulla diafi si . Soltanto la sede e la esten sin ne del pl'Oces.so patologico costi tniseo no pel eh iru rgo moderno la norma per nsportare quanto v'ha di p ~ tologi co. senza badare di qual.i ossa ed in quale parte di esse deb· bono cadere i suoi tagli. Le lesioni del piede sono mollo frequenti, specialmente le form e di natura tubercolare. perchè mentre e,;so è molto esposto ai traumi ~ deve sop· portare il peso del corpo, dall'altra, per la conformazione anatom ica delle sue molteplici articolazioni . il processo mor· boso tende ad estendersi rapidamente. Il novello indirizzo della r.hirurgia conservatrice del piede fu iniziato in Italia dal prof. Durante di Roma fin dal t 874. il quale cominciò a praticare delle enucleazioni rapide delle piccole ossa del tarso, allll scopo di allontanare dei focolai cenlrali prima che si estendessero alle parti vicine . Lo segui
l
1
n ~
l
NEl ~lUilUI ARTICOI.Aill
';):) :)· l --·
subito il Caselli, il quale, ispirato dal concetto della rapida e larga di struzione, co mio ~: i ò a farsi il ca mpione della chirur~ ia conservatrice, dedicandovi tullo il suo stndio e la sua opera, e sostenendo lotte contro gli avversari i allora numerosi di questo genere di operazioni. Oopo le prime en u ~l eazioni pr:l.ticate, eg li si accor:>e clte quel vuoto lasciato dn e;;;;e costituiva un nido, nel qur~le con tutta facilitit. in indivi.Jui predi.~posti :dia tubercolosi, si rinnovava que.~ ta forma morbosa, pcrchè ivi raccogli endosi granulazioni fla ccide, poco vitali, la resistenza offerta al hacillo tubercolarE', è minima. Allora pensò che, co n ~i derando il piede co me costituito da uo os~o so lo, si poteva con due grandi littee di sezione, cadenti ~ ul sa no, a~portare parecchi e ossa del tar50 e poscia raiTrontare le d11e superli·~ i di sezione, come se fosserc1 du e su perlìci di frattura. Il primo caso, che operò in questa maniera era un hnm· bi no di 4. anni; -fece un'incisione rtd S italica sul dorso del piede , scopri i tendini ed il fa scio nerveo-vascolare, che sollevò, conservandolo integro, e portò via un tl'altfl corrispontlente ai cuneiformi e acl una partt- del cnboide. Questo ragazzo operato da i anni é attualm ente in condizioni ot time, e munito di una scarpa specia le cammina beni ssimo , ciò che prova pure che la tuberco losi chirurgica può guaguarire definitivamente. Tale proce$SO operatorio però fu òa lui motlificato, col praticare, in ve<:e della incisione dorsale, d Uf:l incisi oni laterali e staccando poi tutto il ponte superiore dei ll essori dorsali col fa scio nerveo-vascolare. Trattò a questo modo i primi sette casi, che ri ,;po~e ro pi enamente. rn seguito t1·a i molti cnsi oc~~o r;;i gli se ne pre.sentaronn di quelli nei quali le le ~ioni erano tali da non potersi so11opo1Te alla tipica resezione tib io -a~ tr:1galea con vantnggio. se~u e n tlo i
'1226
l.'fri!:I\VE'ITI Cfl lllUil GICI Et.:O:'\OYI CI
precetti di Bardenheuer, ed allora egli r icorse ad un allro metodo di resezione tibio -astragalea, ne lla quale , come giù aveva fatto pet• l'operazione del Pirogofr, der.ise di estendere l'asportazione per quanto gli parem conveniente. Egli opera a questo modo : con un' incision,e che dal mal leolo esterno gira ad arco, discende in basso ed in avanti, scopre il malleoin e lo nuncca direuamente. come J,!iil aveva fatto 1 ' .\. lh~ n ese uel suo metodo di resezione del piede. Rovesc ia il piede all'interno, alrerra ed enuclea lo astragalo,, e quindi aspo rta C!Jtelle ailrl! ossa, che trova_ ammalate; in ba;;so la linea di resezione ossea cade su l calcagno, ed anteriormente fino alla base dei melatat·si. Hallronta quindi la superficie tibio-peroniera con la calcanea, ra la sutura in a1·7ento o in cat~u t e com pleta la medi cazione. Que:>l'operar.ione venue esegu iLa in c.•si mollo sfa vore\'OI i, nei qual i era reclamata un· amputazione, giacchi} la conservazione dell'arto appariva improbabile e quasi teme· raria ; eppure i risultati ri sposero perfellamenle allo scopo . .M <l ciò non bastava e bisognava spin gere la conservazione all'estremo limite del possibile, ciò ch e egli fece in quest'anno, in due casi di osteo- sinoviti tubercolari del pie.le, che gli occorsero in clini ca, openllldo io modo da asportare, oltr·e aHla pat·te scheletrica, anche la cute e tulli i tessut i dell a regione, compresi i tendini ed i vasi. ~ el primo caso che operò, temeva per il feli ce esi to dell'opera· zione, a causa de~ La).(lio dell'arteria pedidia, ma il timore svan ì presto , poichè si formò subito un circo lo collaterale e l'ammalato andò a guarigione. E.~li dun'lue ci presenta due tipi di resezione conser· vatrice del piede , cioè la ta'r.st·crom.ia linP.are e la ta?·.sectomia cunP.iforme. Colla prima egli aspo1·ta parecchi e os~a del tarso in.;.ieme a due grandi linee cadenti sul sano
DEl )10 RDT AIIT!COLARI
I C)"- Z: l
·e rafTronla le due superlici di sezione co me se "' trnttass" di due superfici di frattura; colla seconda aspoi'La un ·Cuneo, che comprende lutti i 1cssuti della regione, compresa la cute. Condizione esse!lzia!e per la prima è l' iutegriti\ della cute, mentre la seconda si applica nei casi nei quali la cut e ·è sol cala dai seni fi stolosi con focolai d'infezione. Gli opedti col primo metodo raggiungono attualmente un bel numero , quelli co l seco ndo sono rappre:;entati da due soli casi. Nella seduta del 23 febbraio 189i della n. Accademi a medica di Genova, il prof. Casell i. parlando appunto su ·queste nuove operazioni di chirurgia conservatri ce del piede, presentò ai colleghi intervenuti parecchi dei suoi operati, ,allo scopo di f<tr constatare l'es it o oli en uto e la persistenzn di esso , sia per la funzionalitit clte per la static~. ln que'll'occasiOne il prof. Sacchi, prendendo la parola, volle porl:J r•e un contributo personal e, asserendo di avere operato quattro casi col processo Cnselli e di averne ottenuto risultati o~timi . La prioritit di questo genere di operazioni co n servativ~ fu in principio contestata al Caselli in fav ore del Grilli di Milano, ma, trovandosi amuedue al Congresso chirurgico di Bologna, poterono assodare che senta sapern e l'uno dell'al!ro, essi avevano esegui lo lo stesse alto operativo, però il !:aselli lo aveva preced uto di qual che mese. Oi quanta utilitit pratica possa no riuscire questi alli opera ti vi a nemmo è ignoto, ed io col farne ogveuo di questo bvoro. noa ari altro ho mirato se non a portarli a conoscenza dei colle.~hi, sia per..:hè es;; i possano f;trne l'applicazione, nei casi indicati, sia per rendere un omaggio al chirurgo itali ano, che tanto co ntributo apporla co n~inuamente al l<l eh i rurgia conservatrice . Genova , sellemb:·e l S97.
.•
ISTITUTO ANATOMICO PATOLOGICI) DELLA R. UNI VERSlTA' DI NAPOLL DIRETTO DAL PROF. SCHRtiN
APPUNTI
A NATO)flA P AT"OLOGI CA ' Por il dott. Pietro Giani, capit.~no medico assisteate onorario
Eziologia del cancro.
Senz t entrare in merito e citar·e le diverse teorie cb& tennero più o meno il r.ampo nelle v:lrie epoche a seconda della autorevolezza di chi le sostenne, delle idee dominant~ io medicina e delle rruali or non si serba che il ricordo, ucl l"aspellazione che nel ciclo degli anni forse altri le esumi· e le rivesta a nuovo, quelle che oggidi· più sono accette si compendiano in due·: cioè la teoria di germi preesistenti e In parassi taria. La prima che ha per strenui fautori il Dorante fra noi, ed il Cohnheim in Germania, se ha lato seducente per la sua ragionevolezza, e se può per taloni casi come vera essere ritenuta , maoca per la maggior parte di ogni dimostrazione. La second;l, benchè giovanissima. ha giit dato luogo ad un numero comiderevole di lavori, e tale fehhrile-" a!lività c spiegata dal fallO· eh~ l'idea par·:mitaria è. r·iuscita· a chiarire grandi problemi di patologia generale. e che una .volta conosciuta la causa, più age,'ole riuscirà il combauere-
AI'I'UNTl DI ANATfl llf..\ PATOLOGICA
con rimedi rnionali un'all'ezione cosi grave e con1ro cui l'arte è per Lo piu impotente. La teoria che ammetteva essere l' agente patogeno del cancro uno schizomicete, secondo il Rapin un diplococco e secondo Scheuerlan, Rou bassofT ed altri un bacillo, fini sce col Baumgarten, e nell ' ultimo Congresso internazionale di Londra tutti si. accordarono di non dare a ques1i agent~ che nn valore !'econdarin e per null a eziologico·. I parassiti che furono trovati nel ca ncro vennero diiTerentemente descritti a seconda de' vari autori , per cui Fabre Domergue li di vide in cinque )!ruppi cioè : a) coccidium di Darrier, b) di Albarao, c} di Hussel, rl) di Pl'ei[er, e) di Thoma e Sjobring. È CJUesta la teoria psorospermica, dei proto~oi che fu la più fe conda. Il coccidium che Darrier avreube trovato sopra una particolnr:e malallt.ia della pelle. da lui chiamata psorospermosi folli colare v e~e ta rlle, fu dal suo allievo Wickham rinvenuto nella malattia di Paget e Korotneff l<? considerò come una fase del suo Rhopalocephalus ca rcinomatosus. Tali coccidi hanno lig11ra rotonda, sono intracellulari , sia isolati , sia a gru ppi in tutta l'altezza dello strato di Malpi ghi con una membrana spe;;;;a e rifran ~e nte che si può paragonare solo alle cellule cartilagin ee dai vertebrati superiori ; però essi, a ser.onda di altri o .~servatori hanno subito altri cambiamenti ed oggigiorno avrebbero invece ora aspelto rolonàeggiaute, ora allungato, membrana a doppio contorno e talora ne sarebbero sprovvi sti , omogenei con gmnuli colorati o no nell'interno, mgguppati in modo vario, fuori o dentro · le cellule dello strato malpighiano e spesso nello strato corneo. Poco dissimili sono quelli descritti da Albaron; la massima parte di questi psorospermi con forma per lo più ova-
·1~ 3 0
Al'l' U:-iTI or ANATOmA PATOLOG ICA
la:·e, sono forniti di un solo nucleo centrale con nucl eolo ben distinto ; incapsu lati da una membrana cistica, ia l i n ~. di spessore vari abile, che talora si applica direttamente sù di es~i, talora ne è separata da nn piccolo ~p.•z io. ~l o lti però sono ~provv i st i di cap.sula, on·rono ~pesso e::.crescenze mllmmellona te, hanno protoplasmagrannloso, ed oltre il nu· eleo co nten go no corpi rifrangenti più o mepo numerosi e con form a allun):nlla ; certi psoro::permi pare ahbi:1 no nucl~o doppio . però in altri es~o non è ben di~tinto. Avrebbero molto più aspett.o di panmiti , quelli descritti da Sjobrin~ e Th oma ; l 'ar~co rdo tra i vari osservatori è per altro lu ngi dal.l'essere perfeuo, e mentre il Thoma li as· somiglia a microorganism i da 14. a ·li) 11, che possono mo· strarsi con parecchi metodi di colorazione, formati di un protùplasmn, un nucleo e talora pur un illucleolo1 r.he si tro· verebbero in numero da quattro a sei ent ro il nucleo dell e cellule epiteliali le quali perderebbero pressochè completamente il potere di cu lorar:;i, cosi invece li des.:rive il Foi1: Il para~~ita sarebbe r.ostituito da nn granulo cen trale minuto, circondato da un tenne strato di protoplasma chiaro. omogeneo ; lim ilato da una capsula; piu tardi ingrossando il co rpu~ co l o . il protoplasma si farehbe più ahbondante, cosi da riempi re tullo lo spazio esi stente tr.1 il corpicci nolo e la facc ia intern ~ della ca p~n l a, subirebbe quindi alla pP-ri· feria una regol:we segmentaz ione, donde le lìgure a ro!'etta e coccarda; fruuanto il corpuscolo centrale andrebbe piit ingros.;ando a spese òal protoplasma c he lo circonda, cosicchè il co t·po ~tlln fin e sa rebbe r·idollo ad una cisti, la cui membrana appn rirehbe regolarmente stri ata per i resid ui della segmentazione subita dal protoplasma: il grande co rpuscolo centrale darebbe origine in ultimo a granuli omogenei. ùebo.Jmeote colorati. che potrebuero aYere il signilì
APPUNTI DI ANHOliiA PATOLOG I CA
·Jz3'J
ca to di spore. ~ o o avrebbe a che f 1re c0i prodotti di degenerazione propriamente delli 1 nè colla fagocitosi di elementi inclusi; il diverso grado poi di H iluppo. la particolare strullura. il modo di rea~ ire al le. sostanze coloranti ed in partico lare l'affiuità loro colla emato.>si lina depongono per l'interpretazi one di parass iti . L' impos~ ibilitit di isolarli non infirmerebbe la C( IJestione del parnssitismo, perchè un isolamento ed una cultura non venne neppur pratica ta per 11ltri mkroor:;:an ismi sul cui signilìcato non poteva sorgere du hbio di sorta. L'alterazione del nucleo , continua l'ùsservatore, non può qui e ntrare in questione, per il comportarsi differente aiJ,e materi e co loranti e nell e alterazion i del nucleo mai :-i osserva prol iferazionc di nuove cellule, si ha al contrario nna fase regre.~si va . ~ o n si posso up tali corpi cc iuoli co nfondere coi paranuclei, primierarnenLe per la reazione ·diversa alle sostanze color·anti . in secondo l'nogo pe1· la struttut·a e la composizione difl'erente; anzi e5si posso no trovarsi conlenll· poranea mente in fasi varie nelle ce llul·~ stèsse; le fì;.{ ure cariocineti che poi simmeLriche ed asimmetriche, si J·i conoscono si:~ per la colorazione, sia per la delimitazi one netta del corpo incluso sia per la in cipiente degenerazione del nucleo e del protoplasma. Tali parassiti si troverebbero più facilment e nel c.ancr{) del seno e rispetLi va mente delle ghiandole linfatiche ascel· lari , e tanto più quanto essi sono meno esulcer·ati od in degenerazione ~rassa ; diffi cile è pure trovar! i nell ' epit e lioma , ~ i a es~o piatttJ o cilindri co : irregol;1rmente distribuit i nel tumore, :-e mpre si trovano nel prulopl asma cellulare, mai con sicurezza nel nucleo, anche nei casi in cui il pa.rassita era piccolissi mo, quasi gra nul o~o e se la fase endo'· .nucleare ha lu ogo, come a mmettono Hun·er e 'l'limmer, de\'e
l ?3:?
ArPU~TI DT A;{ .H OlliA 1':\TOJ.ot. ICA
es"ere a"sa1 rara . Oove i parassiti si osservano in maggior numero , quivi è meno difficile vedere figure mitotiche ed al con trar io dove queste abbondano. non si incontrano d'ordinario parassiti: tale conclusione sarebbe opposta a ciò che hanno pubbli cn to Podwyssozki e Sawtschenko, i quali li avrebbero per di più rinvenuti, quanto maggiormente il tessuto si mostrava succoso e tendente a degenerare; quindi i loro pretesi parassiti sarebbero del tullo diiTerenti da quelli che in un coll'osservatore hanno riscontrato Ruo·er e Borres. Sarebbe eziandio difficile il dire quale importanza abbiano i corpi parassitari nella diffusione del cancro, perchè si vedono nodi recenti ssim i nei quali essi non sono punto dimostrabili. È la comparsa del parassita, scrive il Korotnelf, che cagiona e produce il pericolo del cancro. Senza il parassita, il cancro è un tumore innocuo che solo per fatti locali e casuali può rendersi pernicioso. Il prolozoo che per la sua strullura, il difello di pseudopod ì, fu cred uto una gre~ari n a monocistica, venne ch iamato Hhopa locephalus; esso si presenterebhe sono tre form e di stinte, come ameba, come gre ga riua, Chme coccidio. La prima olTre importanza maggiore dal lato patologico ; ha protoplas mr~ .granuloso con nucleo chiaro; per la sua mobilità facilmente emigra da un punto all'altro del corpo nei nu·i organi di individui ammalati di cancro e segre;:a una Lossina ch(l origina la speciale cachessia canceri gna: in un ultima fase diventa stazionaria , assumendo la forma di una cisti circondata dalle celluledel cancro ; qui incominciano i suoi momenti riproduttivi , 10i divi'de il nucleo, il protoplasma , si addensa per la -disgregazione dei nuclei e si formano le larve, che divcntannlihere per la peneLrazio ne dei leucociti nell e capsule. Le larve si dividono in r.ooiLi e :;porozooili e mentre i·
Al'l'V'TI Ol A:\AT0)11 \ 1'.\1'\JLOGIC.\
l :!33
pnm1 sono ovali , senza capsula e con un cumulo ò.i gra·nuli nel mezzo, i secondi invece sono corpi o!Jiungh i, muniti di c;~psula e nucleo; la sporozooito lasciando la capsula diventa nuovamente ameba, lo zooito all'opposto gre!-(arina o coccidi o, che in favo revo! i condizioni di vita cosi si in grandisce ed aumenta che per la sua forma speciale fu chiamato Rhopal ocephalus; questi non entra più in s viluppo racemoso, ed in casi poco propizi di nutrizione, penetra in una cellula e vi si incista cosi da assumere lo aspetlo dii un coccidio con un nucleo nel mezzo. lo seguito l'accresci mento del coccidio si eompie nello ,;tesso modo che per l'ameba, cioè per disfacimento dei nuclei. inspessimento del protop!a~ma, formazione delle larve e cosi via. Lo zooito prima di incistidarsi può aumenta•·e per div~ sione diretta, e le cellule che lo circondano saranno da lui comp1·esse e formerannt> una perla epiteliale; perciò secondo Korotr.eiT nel mezzo di ciascuna perla epiteliale si troveranno sempre uno o più nuclei Kurl oiT descrive un parassita che asso mi~lia molto a quello or ora descrillo. PfeiO'er suppone che una serie di cellule che sono · considerale ,come epiteliali e quelle del tessuto connettivo dello stroma non sian0 che parassiti; questi in una.data fase del s·uo sviluppo aumenterebbero l'aspeuo di elementi i5Lo lo~ìcì e come essi c re~ce rebbero per divisione indirettn. Le piccole cellule che cosi fretrnentemenle si incontrano nel cancro, e che sono considerale come letJcociLi immigranti, non sarebbero altro che zoospore che infeltano i tessu ti. Per Adarnkiewi cz invece la sostanza del canct·o non sat·ebbe altro che nn conglomerato di una infinità di elementi parassitari', i quali segregherebbero un veleno capace di produrre la infezione dell'organismo e quindi la morte: ma tale ~eoria non ha fondam ento alcuno, perchè la morte che si
1234-
.\PPiU NTI DI A~ ATO~fiA PATOLOG I CA
pi·odnce negli animal i in seguito ad esperimenti
~u e~st
praticati con inn esto di parti cancerose si deYe allribuire a null'altro che a processi settici sviluppatisi nello stesso atto operati,,o. 1\ahane trovò nel sangue deg li indi vidui con ca rcin oma e nelle cellule neoplastiche del tumore, un ematozoo che avrebbe molla afflnirà con qu ello descritto dal Laveran nella malarh; ne enumera cinque qualità div erse, clte avrebbero lor sede ora nei corpuscol i sa ngui gni ora nelle cellule, altri invece sarebbero liberi nel sangue. La forma piu gran de e cl alla •ruale to lte le altre si originano è coslitoita da un para ssita della grandezza da 8 a Hl fJ. , rotondo . od ovale, con protoplasma ot· granuloso ed or chiaro, si trova li bero nel sangue : raro nelle cellule del tumore, è in numero grandissimo nello stad io della cachessia. Secondo l'osservatore è posgibile che i p ar:~ssiti penetrati dapprima nell e cellule epiteli ali n.e provochino il germogliamento, emigrino in seguito nel sangue ; di qui la comparsa dell'an emia e rlello stato cac h ett~co . Però nè i parass i ti e tanto meno le varie loro forme ed il modo di riprodursi, vennero osser· vati dn altri. Gli elementi parassitnri nel cancro, come vuole il Nepv~au si troverebbero come spore, cellule spor oidee e f•,rm e specinli di cellule : la descrizione però fatt a da lui , propende a far credere che. nei casi riferiti , siasi piuttosto trattato di proce~si di ca riocinesi, di divisione atipica del nucleo e nucleolo, di · processi degenerativ i, tanto pi ù che lo stesso
autore non esclud e che oltre l'istozoo altra fo rma bacteri ca possa dar origine al ca ncro. L:1 teoria bla st.om icetica fondata da Hu s~e l cù i suoi corpi a fuc5ina, che non sono dovuti che a dege nerazione ial in a del protoplasma, >-egtlila da Hiesser colla scoperta del suo
APPU~Tr DI A~ATOl>lA flATùLOI;ICA
l :2:li)
Cladosporium cance rogenes e da OLio Busse, trovò ai nost ri tempi un fervid o sostenitore e propugnatore nel Sanfelice, il quale rica,•ò tal parassi ta dal succo di frulla in ferm entazione, ed inoculatolo negli animali da esperimenti potè co n s la t::~ re neoformazioni ora di origine connellivnle ora epitel iale. Men tre egli eseguiva tali esperimenti ~l a iTu cci e Sirl eo trovarono casualmente un altro fermento: all'autopsia di un :-~ nim a l e morto in seguito ad innesto nel connettivo ~ottocutaneo di nn fpgato di embrione proveniente da madre tubercolosa, nell'apice del polmone sini stro e nelle ghian dole mediastiniche clt e presentavano special i lesioni , osserv.1 r.ono elemerHi , alcuni dei qual i avevano l'aspetto di cellule epiteli ali rigon fie, altri quello dì leucociti; alla periferia delle cellul e epiteliali notnva nsi nuclei compressi, della grandezza gli uni di un leucocjto, altri as:;ai più voluminosr, con disti nto doppio con torno, co n nucleo granuloso e colorito in nero ed una zona ialina. separata dal protoplasma da uno $pazio chiaro ; molti drgli elementi a doppio contorno giacciono liberi tra gli istologici . I sostenitori di questa teoria, dopo una serie di esperienze sugli animali, vennero nella conclusione che vi ha un blastomicete patogeno coltiv~1 b ile sugli ordinari mezzi di coltura
(saccharomyces niger). che ha la proprietà di desta1·e la comparsa di neoformazinni a decorso cronico, i cui prodotti cellulari .sono ca paci di penetrare dal luogo neoformalo nelle ghiandole linfati che: egli vive sia fuori che dentro gl! elemerni cellulari ed emigra solamente con gli el ementi neoformati . Un tale parassita pn ò ò istruggere le cellule nelte quali si annida, come può da esse venire anni entalo, cosicche si può trovare un processo pat o l og i~o dove esso più non esiste; però menu·e Mofl'ucci e Sirleo non credettero opportuno per le loro ricerche di pronunziar.:;i i n quale re-
L
API'I: ~ ·n DI A:'iATIIliiA PATO LOG IC A
laz:ione !'tanno i prodotti tli degenerazione del carcin oma con quelli da alctmi descritti come parassiti , i.l Ron c.ali tnli li stima da un suo preparato per la rassomiglianza con quelli trovati dal Sanfelice e per il loro colorarsi nello stesso modo. Tra le altre teorie ammesse sulla genesi del cn ncro fe .JJe ha ancora una che crede l'infezione nnn ~ia dip endente, o provenga piuttosto, da uno che da un altro parassita, ma le cellule stesse abbiano potere infeltante e, secondo .l ules Feli'\, il cancro sareb!Je caratterizzato dalla i pertrofìa ed ipergenesi delle cellule epiteliali e dalla loro degenerazion e; -.le prin cipali cause del ca ncro dovrebl.,ero ricercarsi nella irritazi one e nel trau.mati;;mo che per i ca ncri intemi hanno .per precipuo agente la diatesi urica, il deposito d'acido urico neì tessuti e nelle ghiandole ; la tra5missione e la generalizzazione poi avrebbero luogo lt:otamente per con· -tinuittl di tessuto a mezzo dei vasi linfatici e sangui~ni . ~ inutile il dire che teorie siiTaue non hanno nlcuna .base sperimentale; sono semplicemente ipot esi. Venendo ora a studiare il signifkato dei vari elementi ..che or dagli uni ed or dagli altri, furono tenuti in conto di parassiti propri del cancro ed in special modo dei coccidi , i lavori di Corni! , Schiitz, Unna, Borr·el, Fahre Oemer.gue ecc. dimostrarono cho molli di essi si erano confusi ·sia con sempl ici prodolli di degenerazione cellulare, sia con prodotti di fra gmentaziooe irregolare del nucleo e del nucleolo, sia ancora con inclusioni cellulari; e tale opin ione .fu divisa e confermata riguardo ai coccidi di Wickham, di Korotnew, di Podvyssotki. Perciò che concerne le produzioni osservate da Soudakevitch, un gran numero di elementi da lui ritenuti come parassiti non rappreseolérebbero · che modifìcazioni nucleari, le quali furono studiate su forme inegolari di divisioni cellulari indirelle dei c:1ncri epiteliali.
·"'PU:oiH 01 A '\ATO)I!A l' ATOLOGICA
·.
'•
,, ·'
,..
..
.. "'
..
i'
l ~3/
:per altro alcuni avrebbero apparenza speciale ed in parti~olare alla periferia loro presenterebbero raggi uniformi ò rigonfiati alla loro estremiti1; è. a questi cui si annette una grande imporLaaza nella descrizione dei pseudo-par:tssiti, parendo una tale disposizione a raggi come carat· teristka e capace di di[erenziarli per sè stessa dalle cellu le del cancro. Ma se esaminiamo le ricerche di Bt·ault sulle modificazioni Cèllulari negli epiteliomi di ori~ine ectodermica, i'ieesce facile di convincersi che semplici modificazioni dell'apparecchio lilamentoso delle cellule dello strato di Malpighi possono dar luogo a figure al tutlo simili ai corpi a l'IJSeltn <> rnggiati sopradescrilli. TI Pianese poi , mercé i suoi metodi speciali di fissazione ~ colorazione, mise in evidenza le fot·mazioni non solo dai differen ti osservatori descritte, ma altre svariate che lo tlanno guidato ad altre interpretazioni. Egli studiò i modi e le fasi della moltiplicazione de:lle -cellule cancerigoe per divisione indiretta o mitosi, per divisione dirella od amit<>si e per moltiplicazione nucleare endogenaJ e trovò che nel cancro il modo di moltiplicazione ·cellulare più fre(Juente ·è il primo, meno il secondo, rarissimo il terzo. Gli accadde ancora di vedere :~pesso cellule io mitosi .atipica nelle quali la nucleina e la paranucleina si polarizzano -sollo sLranissime furme e che non corrispondono ad alcuna di quelle che si riscontrano nelle cell ule in divisione dei iessuti normali ; è io tali cellule che si trovano uno e talvolta anche tre di quei corpicciuoli da Foà ritenuti quali parassi Li. Ne è d ifnci le osservare ah re cellule dove la cariocinesi è rimasta allo stato òi tentativo puro e semplice, perchè nel loro nucleo è evidentissima la nucleina pei· la sua colorazione speciale; in tali cellule questa non SQio s~ 78 l
l ~
l 2 :J~
.-\l'PU~Tl DI A:>IATOlff ,\
PA1'0LOC.ICA
polarizza nel modo tipico , ma non prende neppure l'aspetlodi grosse granulazioni, presentnndosi ad amma ssi irregolari sparsi senza ordine alcunu nella S{)Stanza del nucleo. e la. paranucleina forma d'ordinario con la linioa una massa spessa ed omogenea ; il nucleo è ingrandito, il protoplasma. disposto n strati concentrici , prendendo aspetto il più disparato ì1uale può assumere appunta per le cellule stipai.& le une verso le altre , tantochè da Kul'loA· e Clarke furono queste figure strane prese quali parassiti e per tal i furono giudicate da Korotnew grandi cellule fuse con altre e disposte per lo piit nello stesso asse. che nei punti di contatto,. avendo perduto quell'addensamento del protoplasma chesimula una membrana, hanno finito per formare una cellula sola grande rotonda od oblun?,a e souile. l vari nuclei spesso si fondono e ne risulta uno gigantes-co, ·che ar.quista parvenza strana come fosse fornito di prolungamenti; altre volte però possono mantenersi separati glt uni dagli altri ; il protoplasma di tali cellule specie alla · periferia è addensato e disposto concentricamente cosicchè appare come zigrioalo. Le giovani larve del Rapbalocephalus. non sarebbero che cellule degenerate incluse in cellule san& ed una tal degenerazione chiamai~ dal Piaoese lucidifìcazione si inizierebbe forse nel protopla!>ma e procederebbe io modo· centripeto. Per tal fallo il protoplasma si fa omogeneo, molto rifrangente e reagisce alle colorazioni speci ali come lo <;trato lucido dell'epidermide ; nello stesso tempo il nucl eoingra"ndisce, diven ta granuloso , perde la sua parete e le granulazioni cosi diventano libere nel protoplasma, la cellula da ultimo non ha più il suo aspetto tipico ma si fa ovolare· o rotonda. ~ ell'"occuparsi il citato os ~enal o re della degenerazionedelle cellule cancerigne , cioù tlella metamorfosi mucosa e-
J
.\PI'U'iTI 01 :\ 'i.-\TO)JIA PATOLOGICA
1239
" della de~ enerazione colloidea, seguendo metodi conosciuti e processi speciali, intraprese uno studio comparativo su pezzi di tessuto ove queste alterazioni più facilmente si osservano e su pezzi di carcinoma specialmente della mammella,
e spinse le sue ricerche anche sul midollo spinale, in questo caso per vedere se i corpi cosidetli amilac~i cho in es$0 si trovano reagiscono allo stesso modo dei corpi cbe Foà ed altri hanno riscontrato nel cancro. Egli avrebbe osservato che tanto i corpi amilacei del midollo quanto i blocchi di sostanza colloidea della tiroide ed i corpi del Foà mostrano la identica e precisa reazione alle colorazioni speciali; parrebbe quindi doversi ascrivere tali forme che assomi ~liano ·a pseudococcidi alla enorme ed atipica produzione di materiale segregato il quale o può versarsi in un lume ghiando lare preesistente od in una cavità cistica neoformata ed acquistare l' aspetto più vario; il più delle volte però · rimane entro la cellula stessa e subisce tutte le sue metamorfosi dalla pseudomucosa alla ialinn, alla colloidea, disponendosi i~ modo ditrerente ed elegante. Questi fatti potei io stesso oss.ervnre e studiare io un carcinoma dell'intestino proveniente da un operato nella cl inica del pro f. D'An tona ed in altri esempl ari . . )la se anche gl i studi del Pianese ed altri non avessero apportato luce sulficiente sulla natura dei corpi cancerosi , basterebbe a tenerci sospesi nel nostro giudizio l'assoluto disaccordo che regna fra i vari autori sia per ciò che riguarda il modo di riproduzione (perchè mentre Foi-l e Soudakewitch ammettono la formazione di spore, benchè tra loro dissentano circa il modo di formazione di queste, Rouffer e Plimmer ammettono invece la moltiplicazione per scissiparità) sia per la sede esatta di questi corpi pseudopal'assitari, par-
anucleare per gli uni , intranucleare per gli allri. Dopo questi
. ·12.j.Q
APl' UNTI DI A:'iATOMI .'\ P.H OLOCò!CA
falli la conclusione che se ne può dedur·re è che oggidì è ancor luogi la dimostrazione della ipote:.i parassitaria del ca ncro, e se parassiti si troveranno non saranno probabilmente gli sporozoari. Nè la teoria dei blastomiceti ha finora base tale di esperienze e di falli da potersi senz'altro accettare; l ~ ricerche del Sanfelice sono ancorapo che, e tali che possono lasciar dubbi sulla loro natura e solo da picco! numero di osservatori venner·o fin qu i con fermate: come non sar·ebbe improb:~bile che i' pretesi blastomiceti entrino a far parte di degenerazioni cellulari; così i cor·pi a fucsina di Russel, che avrebbero una certa identità con essi, oltre l'essersi ti'Qvati in tessuti non cancerosi sarebbero dovuti a degenerazione ialina del protopla sma. I metodi inoltre del Sanfel ice non sarebber·o veramente speci fì ci, pereh è il D'Anna, in uu lavoro sui Blastomiceti negli epiteliomi, avrebbe dimostrato che <1 l pari dei bla!>tomiceti con tali metodi reagiscono pure gli epiteli cornei e quelli in via di cornificazione, le emazie degenerate ed altre produzioni patologiche irregolari, che trovano riscontro nelle form e cromatolitiche di Arnold, Flemm ing e sue. e parimenti il Pianese trovò una tal reazione in tagli di tiroide in degenerazione colloide, in qualche ci lindro colloideo nei reni con nefrite interstiziale cronica e nei corpi amilacei , specie in quelli di più antica formazione, di un midollo spinale fissato in bicromato. Il comportarsi poi della sostanza collo idea con gli acidi e gli alc:1 li. cosi. come i pretesi blastomiceti del cancro, dii anche all'argomento chimico addotto dal Binnghi una forte scossa; cosicchè anche la teor·ia l>lastomicetica è ancora .mb Jt,dice ed abbisogna di altri dati piu sicuri fl numerosi per essere acceuata . Parallelamente alle ricerche micrografìche sul parassitismo
APPU'iTI DI ANATOMIA PATOI..OGICA
l :241
canceroso, vennero fatti tentati vi non meno n umero~i dal punto di vista della sua trasmissione. La questione dell'origioe delle neoplasie maligne e quella del contagio di queste affezioni stnnno a dir vero in strello rapporto, potendo essere la di mostrar.ione della contagiosità dirella del cancro un ai uto potente per la teoria parassitaria; non si può disgiungel·e quindi l'eziologia del cancro dalle conclusioni alle quali si è giunti in que5ti ultimi tempi coi fa tti sperimentali. Numerosi tentativi vennero messi in opera per dimostrare se il canc1·o fosse trasm~ssibile da uomo a uomo, se una parte ammalata di cancro potes~e sullo stesso individuo in fettaroe un'al tra sann ; se potesse trasmeuersi dall'uomo agli animali, d:1 nn animale ad un altro della sle$sa specie o di speciu difrerente. La maggior parte de)!li sperimentatori fu concorde nei risultati . nell 'ammellere cioè che il cancro non e trasm issibile, e se in ricerche giit antiche alcuni hanno credu.to di aver ottenuto risultati posi ti vi, tali osservazioni solto poste nd una an al isi e critica ri !~-(O l'osa non re}!gono e nessuna ·è provata snfficientl;lmente da potersene tener conto. fer altro ultimamente vennero pubbl icali come riusciti i risultati di iuoculazionP rla uomini ad animali, cosi que!li ni Frankotte e Rechter nei topi IJianchi, di Firket nei ralli, di Ei selsberg nei topi e di altri nei cani e nei galli; però dalla descrizione che ne fanJJo questi osservatori, pare che in tali espe1·imeuti non si fosse riprodotto un vero e proprio tumore, ma processi ulcera ti vi, s"ttici, infiammatori, cosicchè non sono pe1· oulla dimostrati vi ed abbisoguano nuove prove. Ma da alt1·i, come :1ppare da recenti lavori, si esita a considerare come dimostrato il contagio dirello d~l uomo a uomo, appoggiandosi a falli di osservazione clinica; perocchè i falli espel'i mentali, contrariamente ad un'idea og).!iòi assai co-
1zi2
APPUNTI DI .\NA10lll .\ PATOLOGICA
mune, non ;.;iustiftcherebbero tale opinione. E, per non tener parola di osservatori antichi, si deve riconoscere che le ricerche di Oemarquay, Langenbeck, Czern ~· , nurante, Hrouardel. i quali videro uomini ammalarsi di concro al pene, perché avevano usato con donna affetta da carcinoma Ulerino, non sono di poco interesse, al pari di quelle di Andrè e Richard Budd , che ebbero ad osservare una donna amm:-alata di cancro all'utero, mentre l'uomo soffriva di cancro al pene e cosi di molti altri. Ma, benchè questi •>sservatori gii1 diminuiscono l'impor·tanza delle loro asserzioni coll'ammetteJ·e
che il contagio direuo del cancro esige sempre condizion i di ri ceLLivitil poco frequentemente realizzabili (donde In sua rarita) basterebbe il vedere la sproporzione degli individui con canao all'asta in confronto delle donne con concro all'utero e viceversn. Quattro casi si conoscono di trasporto di pezzi di tumore da una parte ad un'altra. dell a stessa pe1·sona ; tre con risultato positivo, il quarto riuscì negativo; gli s te~~ i esperimenti falli in patologia veterinaria non riuscirono a Candiot , Gilhert e Ro~er; a parte che nei casi ):Opracitati il traum a abbia potuto de3tare il processo dal quale l'organi smo era di giil inquinato. non è infrequente in clinica 1' osservare nei c::~n cero~ i l'ins(lrgere spontaneo dell 'innesto del carcinoma, il qual fatto può e ~sert; addotto come argomento dagli aV\'ersari della teoria psorospermica. Per spiegare ~ li in ~ u ccess i della inoculazione del c::~ n c ro ad ind ividui sani. i partigiani degli sporozoari, hanno dovuto ammettere che la trasmi ssione deve effettuarsi in modo indiretto per l'intermediario di questi parassiti. dopochè essi avessero compiuto al difuori dell'organismo nmano uno stadio non ancor a cono:;c iuto ; ma una tale ipotesi ca de dava nti ai s uccessi otten11ti coll 'innesto sui cancerosi òi fra mmenti de! tumore
APPUNTJ l)! ANATOli!A I'ATOLOGI CA
124.3
·cile portavano, seozachè i pseudo-parassiti incriminati abbiano potuto compiere al di fuori dell'organismo ammalato .alcun stadio Intermedio~ In vr.olisei esperimenti una sola volta ~ Weht· sarebbe ·riuscito di riprodurre ~l tumore su animali della stessa specie, a Novinsky duP. volte sopra quindici ed ultimamente Jlannu di San Gallo ottenne nel ratto tre risultati po5itivi , quali ebbero put·e Pfei1Ter1 Morau, Arloing, ed altri. In p3·esenza però di un gran numero di esiti ne~ativi, è permesso di dubitare se quelli positivi dai vari osservatori -citati si son dovuti a vet·a e propria riproduzione del tumore· oppure a processi imfiammatori scomparsi poi col tempo, c.omA ptlre di pensare che una trasmissione non si ~ffellui che in condizioni specialissime e nelle quali la predisposizione ereditaria sia la più importante. Alla stregua dei falli nulla ci autorizza ad ammettere come dimostrala fin qui .la contagi,osità del cancro, nella -stessa maniera che il microscopio nulla ha risolto finora circa la sua eziologia. La teoria parassitaria, che è la più verosimile, . rinfrancata da nuovi metodi d' inda~ine e d:'l nuovi tentativi speriment3li modificati a seconda le varie -cit·co5taoze. riuscirit, tutLo lo fa supporre, vitLoriosa, come già lo fu in niTezioni al pari del cancro gravissime. Alterazioni del fegato nell'arteriosclerosi.
Essendo occol'so di eseguire nell'anno un numero non esi,guo di sezioni di cadaveri, con processo di arteriosclerosi ed avenùo avuto pure l'opportunitil di fre quentare il corso di clinica fallo dal professore pàreg~iato Paolucci, in cui parecchi ammalati furono studiati con simile affezione. come potei ·seguire te varie fa si deUn malattia , notnl'e le alt~rnzioni dei -singoli organi , per ·lri grande partecipazione che in 1aluni
l:?~.$.
APP UNTI DI ANA10lHA I'.HOLOGICA
cast vr ave,•a il fegato, volli esam inare i processi patologi·~ i che in tal organo si riscontrano, traendo profillo da ~ materiale raccolto e da quello che si sarebbe volla per volta. presentato ; rimandando le esperienze io animali a quando mi si fosse otfer·ta occasione piit propizia. In taluni preparati che mi venne dnto di fare, osservai il tes5uto interlobulare con infiltrazione di leucociti , in maggior numero attorno ai canali biliari ed ai vasi ; molti di questi elementi invadono più o meno il campo dei lobuli epatici, si intromettono nelle vie:capillnri e dentro di queste .al cuoi si trovano ·in mi tosi aggru ppandosi in àiver·so modofra loro , mentre in altri punti è succeduta ur:a formazione di tessuto fibr oso con Moprodnzione di vasi sanguigni alla periferia degli acini. Il tessuto epatico, conservato in alcuni, mos trnsi iu altri preparati con degen erazione dellecellule epatiche , dove il nu cleo è spinto alla periferia ; in uno stadio pi il avanzato d~l processo Lutti gli elementi nobili sono scomparsi e sostituiti da vescicol e di grasso, di volume variahil e, contornate da detritus granulare. Dove il paren' chima epatico t! pressoché distrutto, si \'ede farsi atLiva la produzione di connettivo, che circonda e si estend e non solo nelle vie capillari, ma occupa il posto dell e cellule epatiche stes~ e . tanto chè oblitera i canalicoli biliari, erl osservansi gmnuli fortemente pigmentati, dovuti al ristagno della Lile per r alli vi ti1 di alcun i el emenl i non ancora disfatti . ID> ultima an a li ~ i mentre in alcune sezioni predomina il disfa cimento del parenchima neHa form azion e di connettivo, in altre questa ha il sopravvento con integritù relatiYa dellecellule epatiche. Le osser·vazi oni fatte , mentre pos$ono ~piegare l'azi one di fferente del veleno che ha agito :sull'or,-;ani smo a seconda
della sua natura e della via di entrata, danno pur ragit>ne·
l AI'PU~ Tt
DI ..\:'iATCtlll \ I'ATOI.OGICA
dei fatti cl inici nt!i qual i non in lntli si mo5tl'a un'egualpartecipazione del fega to al proce$SO. Sarebbe neces5ar io che esperienze falle su animnli venissero qui in aiuto per appoggiare i dati del !'epertu patol ogico, ma. come dissi, non man- · cherò di occuparmene, essendo l'argomento di non piccolo interesse : però in un lavoro di Siegeobeck von Hekue lom di recente pubblicato, ed io seg uito a risultati sperimentali · del Oe .Tos~elin de .Ton·! , si venne alla conclusione che dati · a~e n ti introdoll i per la ''ia ~astri ca danno luogo a gravi alte· razioni parenchimali del fegato, mentrechè altri immessi sia sottocutaneamente che per il tubo gastro- enterico .più.. facilmente interessa no il connettivo; dontle da Boix vennero queste sostanze dnstinte in due classi e chia m:~te steatogene quelle che ledono le cellule, sclerogene invece quelle che danno luogo alla prod uzi one di connetLivo. È sapu to og;.:igiorou che le vat·ie intos-; icazioni, le malallie infettive e specialmente l:t sifilide: la ma•laria, la tu- · bercolosi, hanno parte importantissima nella eziologia dell'arterio-,;clerosJ; ebbene i loro vari prodotti circolando · nell 'or~a n ismo faranno sentire l'azione in modo più dura· turo e costante. ed indurranno le.;ioni più cospicue ed ap· prezzabili , là dove più delicata è h stmtlura del tessuto , più alta la sua fu nzione, dove e meno resistente e la quantità · del virus trasportato maggiore ; così noi vediamo che, nella fatti specie, il cuore ed il feHa to sono i primi a risentirne. Se · consideriamo che l'or·gano epatico è un luogo di modifica· zione dei veleni, come lo dimostrano gli studi di SchifT, Bouchar.l e Roger, e se meuiamo in rapporto la via d' introduzione, la na'tura specia le, di essi, colla quantità che giunge · al fegato, osserveremo che le sostanze nocive introdotte per la via gastrica o in quc;L~ fo rmata si, più facilmente ed in numero ma)!g;ore per i rnmi della vena porta intaccheran no .
't24.6
APPUNTI DI ANATOMlA P.HOLOG-IC:\
·le cellule epatiche, proiuceodo In manifestazione cli nica dell'epatismo di Glenard; quale consiste dappri~a in dir;bnrbi dispeptici e intestinali, indi io acolia, urobilinuria, glicosuria alimentare, e man mano che avverrà prolifera·s;:ione connettivale, edemi, versamenti peritonitici, ecc. Se all'opposto ' altr·a fu la qualitit del vel eno ed altra la sna ~orta di enlrélta, e specialmente quella dei vasi sangui~ni, il quadra morboso ci si presenterà sotto un differente nspetto; chè se noi non arriviamo coi mezzi d'indagine a sorprendere i primi sintomi che sono tradotti ron manifestazioni cui il pazj.ente non bada, tnnlo sono fugaci e di poco rilievo (ad es., facile stanchezza, dolori angiooidi, irregolarità nel polso, qualche vertigine) giunge poi il momento che si 11ppaleseranno lesioni da parte del cuore e dei ~rossi vasi da una parte eJ alterazioni in altri organi dall'altra ; ed è appunto in questi casi che l'alterazione del parenchima 'epatico, si proòuce in modo ''secolldario dietro la neoformazione del connellivo. Tali stimoli per altro non sempre si fanno sentire con egnnle intensità e nello ste~so modo in tutti gli or-:,ranismi, perocchè allora se ne potrebbe i n ferire. che oassuno ne andrebbe esente; ma qui en1r.1 in campo la disposizione speciale, la suscettibilità maggiore di parte di .alcuni, che trova la sua ragion J'essere per lo più in falli ereditari o nell'alterata funzione del ricambio materiale. Istologia. del sistema n"rvoso.
Si può dire senza tema di errare che il sisterna nervoso rappresenta la parle su cui ~i affatica di più la mente degli studiosi moderni , e talmente incalzano e si succedono ·i lavori che è cosa ardua e dillicile il tener dietro a lutti. ],'\ l'Cuoia italiana, capitanata dal Golgi, è quella che tiene
l
APPUNTI 01 A:\"ATOmA PATOLOGICA
12.5-7
11 primato ed i suoi la v ori segna no il pi(l gran progresso -<:he siasi fatto finora in tal genere di ricerche. Le indagini falle, e r.he richiamarono la mia attenzione, vennero praticate sia su cervelli, cervelletti e midolli -tolti dai cadaveri sezionnti all'Istituto, sia da quelli di animali all'uopo sacrifit~ati e previa la fissazione nei mezzi comuni e speciali. Si adoperò in preferenza la colorazione ed il processo Weigert-Armanni, che diede sempre eccelleuti risultati , a difrerenza di quella di Weigert-Pal modificata dal De-Michele e ciò, suppongo, in dipendenza della facile .alterazione che subisce l'acido solforoso in soluzione. Col meLOdo di Nissl e sue varianti, come colla fi ssazione speciale coi sali di cobalto e colorazione specifica, Lrovata ·~d usata in quest'anno dal f'it10ese, le cellule nervose appaiono, specialmente con quest'ultimo metodo, con tulli i ·loro prolungamenti; non raggrinzato e chiaro spicca il nucleolo con lo spazio nucleare ed i, corpi del .Nissi, eh~ si an-ici nerebbero per la costituzione lort', secondo il nominato osservatore, a quello del nucleolo. In alcupe cell ule e particolarmente dove detti corpuscoli sono in minor numero, si vede un reticolo con maglie nssai lìni, con punti •nodali più appariscenti alla periferia,· ed io mezzo il protopl a~ ma si presen ta più omogeneo, più uniforme. lrn!>parente, e sembrerebbe sia il corrispondente del reti colo di sostegno della mielina nella fibra nervosa. A di!Terem-:a del ·Golgi, il Pianese col suo metodo avrebbe riscontrato che il reti colo delle libre, non appena abbandonato il m ~dollo, ·costituirebbe una maglia strètta con disposizione quadrangolare, e non sarebbe (li sposto a spira colla forma ad · im·buto. li prolungamento inoltre delle cellule nervose. sia <nelle corna anteriori come nella corteccia eerehrale e nelle ·cellule del Purckinje, si delinea nettamente in tulle l~ mi·
l !4.8
APPUNTI 01 ANATOlllA I'ATOLO GIC.\
n1me ramificazioni, ed è possibile seguire ogni suddivision& come nei preparati eseguiti col processo del Golgi. Però mi è occorso di vedere e notare che i tagli colorati colla tionina, lasciano assai presto il colore, cosicché, esaminati dopo un tempo relativamente breve, gli elementi appaiono· sbiaditi , scolorati. Per ciò che riguarda il contributo che questi vari metodi, hanno potuto sinora portare all'anatomia patologica, credo utile accennare che, avendo avuto opportunità di vedere alcuni preparati mi cr·oscopici del Colucci , coadiutore al Manicomio, il quale ha studiato le alterazioni. microscopiche delle cellul& nervose nei dementi epilettici e nei dementi paralitici, mi riuscì facile osservare le alterazioni da lui rilevate, cioè la vacuolizzalione del nucleo, l'atrofia e la disgregazione granulare; quelle dei corpi di Nissl che sarebbero i primi a partecipare al processo, per cui si spezzettano , a s ~ umono aspello pulverulento, hanno vacuoli o si ipertrolizzano: ed i primi a risentirne danno, appunto sa· rebbero quelli sitllati in prossimità del nucleo , gli ultimi formati. La sostanza fibrillare inoltre si disaggrega, i gra-
nuli si ragJ,!ruppano in modo diverso, le lesioni dei prolungamenti delle cellule avrebbero grado più avanzato di quelle del corpo cellulare stesso e perciò essi appaiono spezzetlali , rigonfia ti. Golgi avrebbe pur trovato col suo processo in un caso di ~orea, nei prolungamenti protoplasmatici delle cellule nervose della corteccia, alterazioni che descrive solto il nom e di awofia oaricosa e che altri hanno impiegato con lo ste:;so metodo nello studio della paralisi ~eneral e: cosi il ' eni potè egu:llmente constatare tali lesioni nella corte~ cia ce1·ebellare dopo la sezione ed emisezione del midollo· spinale ; però stdla interpretazione e natura dei rigonfia-·
.......................................
~
Al'l'UNTI DI ANATQMIA PATOLOGICA
'l ~49
menti situati sul tragitto dei prolungamenti protopla smatici eonviene tenere la massima ri serva , perchè vari osservatori avrebbero tali particolarità riscontrate nelle cellule nervose della corteccia cerebrale del neonato ed in grado meno accentuato nel cer·vello degli adulti. Le esperienze ulteriori istituite da Monti e Coen negli animali tenuti a digiuno, i reperti del Ceni nel sistema· nervoso centrale in uomini ed animali morti di difterite, mostrano la costanza e persistenza di queste alterazioni, ed invitano ad insistere sulla via tracciata dal Golgi e della quale non si è che a'i principio.
..
...
l ~;)"o ·J
CLINICA CHIRURGICA DELL,A R. UNIVERSITA DI PALERMO DrRE TTA DAL PROF. l. TANSINI
--- -SULLA
TUBERCOLOSI ARTICOLARE DEL GINOCCHI() ( Dirf•rs•· f urm e clinie/t e -
7'tTapiu}
5torie cliniche del dott. F . lWatoti, eapitano medico, assisten te onorario
A chi prendes~e la vaghezza di consultare i libri ippocralici per avere notizie sul tumor hiaoco resterebbe delus(} e solo· dovrehbe contentarsi· di qualche nozione incidentalmente scritta sugli ascessi articola>ri di l1mga dw·ata, che spesse volte veàonsi complicare le lussazioni spontanee. Nè maggior luce troviamo nei commentarii arabi del libri di medi cina dell'epoca greca. Essi lasciarono vaghe nozion• sulle artriti croniche dei fanciu ll i Q ue l ~o che per il primo diede le spiegazioni sulle lussazioni spontanee fu Asclepiade, il quale scrisse che ess9 si devono ad nn a produzione carnosa nell'interno dell'articulazione. A questa produzione carnosa descritta, nel l 757 dal Reimac e dal Brambil la, fu dato il nome di {tmgus art icl~ lor ntn, denominazione conservata sino ai nostri giorni. Circa un secolo dopo Riccardo Wisem:mn col suo ingegno creatore, denominò col nome di tumor-bianco, (w ite s1cel-
, SULLA TUBERCOLOSI AlfflCOI, ARE DEL GI~OCCHIO
1'2i.i'fi
ling), una serie di malnuic cronicbe delle articolazioni date· da una peculiare diatesi interna come per tanti i.tltri morbi .. Descrivendone minutamente i sintomi clinici e facendo suo prò delle conoscenze sulle fungosità, fece del tumore bianco· una entità J>.atolog~ca ben defìnita. In seguito, colle conoscenze ed i progressi dell'anatomia. normale e patologica, si venne a vedere che le fungosità· non si sviluppano esclusivamente nelle articolàzioni, ma· bensì in altri punti dell'organismo che hanno una struttura quasi simile a quella dell'nrticolazione. Nei primi anni di questo secolo, gli anatomo-patologi descrissero la sinovite fungosa ed i cli nici si sforzarono di· dimostrare collo studio dei di versi casi la relazione del tumor bianco con ~l i stati diatesici ,qenerali. Di q~i una confusione di linguaggio e il moltiplicarsi· infin ito delle circostanze etiologiche. In seguito, mercè i lavori di Boyer, Velpeau, di Lurres e di Cruveilhier, il tumor bianco, entità morbosa ben definita e caratterizzata dal· Wisemann, si cominciava a s·cin-· dere; l~nlo che nel 1845, il celebre Bonnet, si presentava con un lavoro originale, in cui descriveva tre forme diverse: l'artrite fun,qosa, gii ascessi freddi m·tìcola1·i, lr. artropatie tnbercolari. Il gran clinico di Lione, come egli stesso scrive, aveva osservato che un certo numero di malati non presentavano nè la distensione dei tessutiJ nè la fluttuazione degli ascessi freddi, nè i nodnli elastici e sporgen,ti delle {tmgositd e che quest'infermi erano per la maggior parte affetti da tisi poimonale; quindi egli descrive tre forme di artrite tubercolare. Nella t• il processo tubercolare si limita alle sole· pal'li molli - nella 2• la lesione risiede nella epilìsi e nella 3• la tubercolosi invade tanto la sinoviale quanto le 'ossa.
SULLA T UBERCOLOSI ARTICOLARE DEL Gll\OCCHIO
Io quel tempo anche il Bazin discorre di tubercolosi articolare. Fu Rokitansky il primo che. cominciò a menzionare una sostanza caseosa che trovava depositata alla superficie della sinoviale fungosa , che caraueri1.zò come so:-tanza tubercolare - però non riu ~ci a lt\lvarvi i norluli tubercolari. Nel 1869 il J\oster, pel primo, dimostra nelle fungosità di un tumor bianoo, i noduli tubet·colari a cellule giganti simili a quelle che il FriedHinder aveva descritte nel lupiLs. L'anno appresso questi noduli tubercolari situati nelle fungosità, sono descrilli dal Cornil. in un caso di sinovite granulo-fungosa dell'articolazione omero-cubitale destra di un uomo di 54 anni. Egli con preparati microscopici dimostrò che i tubercoli rinvenuti nelle sinoviali erano perfettamente rassomiglianti a quelli che s' incontravano nei polmoni dei ttsici. Nel •1873 Oebove fece r.ouoscere un caso simile a quello del Corni!. Nel 1874-75 Powel e r\aux, nelle loro tesi di laurea, e nel •1876 il Laveran fanno rilevare che i tubet·coli possono situarsi e svilupparsi nelle articolazioni. Erano a questo punto le conoscenze scientiliche sull e affezioni tubercolari delle articolazioo i, quando si pose il quesito: La presenza dei tubercoli è necessaria per delìnire questa entitit morbosa, oppure ,.i possono essere dne specie di nririti , una che devesi chiamare tubercolare per la presenza dei tubercoli e l':lltra f11ngosa dove tubercoli non se ne possono rilrovat·e ? I lavori di Brissaud, di Paulet. di Kiener, di Lannelongue, .di Volkmann, di Konig, d'OIIiet· ecc:. vengono chiaramente a di mostrare che nella costituzione dei tumori bian~hi, la stru ttura è sempre identica, è data dal nodulo tubercolare; per · cui non vi è che una sola varietà di artrite fungosa, la tu-
SULLA TUDKRCOLOSt ARTrCOLAR~: DI':L GINOCCHIO
JQ"3
' l ~·)•
bercolare; tanto che il rolkmann potè sanlionare nel l 870: che la fungosità articolal'e (> tnbercolosa, che essa si p1·opaga iltnctlland'l i t1•s.wti ricini, e puù in fin dei conti dar luogo all'infl'::iont: meta.~latica. Essa fa dunque la sua prngre8sl:one comr nn tumo?'l' maligno, di cui ~i Lrme ltt trapiantazimw. Nè valsero a deLr·onizzare questi concetti anatomo-patologici e clinici, i lavori d' Hippolite Martin e di Laulonie, i quali r.redevano di aver dimostralo che la struttura anatomica dei tnbercoli non ha nulla di specifico , asserendo che la presenza di essi si deve ad un a reazione dei tessuti sani stimolati da corpi estranei o da prodotti patologici. Per cui alcuni autori. non avendo potuto rinvenire il bacillo, ne fecero una catE:goria a sè, fondandosi $pecialmente sul decorso spesso benigno di questa alterazione morbosa. Fa duopo di ricordare a questo proposito che in alcune forme decise di flrlrite fungosa, non è poi molto facile ritrovare i bacilli tubercolari, e spesse volte è necessario fare diverse sezioni e molteplici preparati per venire al microscopiO. Le esperienze poi del Conheim, Koenig-Hliter, MaxSchuller ecc. non lasciano piu alcun dubbio sulla natura tubercolare di queste granulazioni, ed il Koenig conclude che l'esistenza del tessuto t1tbercolare specifico in nn' articolazione o in un osso coi ~e,qni mi cro~copici della t"l/ercolo8i , sono wta prooa pitì. che snffìcùmte dell' esisten.;:;a della malattia. È appunto in questo periodo di tempo che viene annunziata agli scienziati la grande scoperta del prof. Koch (•l O aprile 1188t) in una comunicazione della Società fisiologica di Berlino. L'insigne patologo descrive così bene e con tale precisione i caralleri del bacillo tubercolare, da rimanere ancora oggi la descrizione la piìr comple ta .
i9
'
~" L I -·J'I'
~on
SULLA Tt:BERCOLOSI ARTICOLARE DEL Gl~OCCHIO
per diminuire l' importanza della ;:(rande scoperta fatta dal prof. Koch, ma solamente per la croni5toria, dobbiamo ricordare cbe prima di lui molti altri scienziati avevano intraveduto l'qrigine microbica di questa entità morbosa, descrivendo dei micro-organismi di diversa forma e natura, i quali, a loro credere, avevano la proprietit di determinare la ti si. Così nel ·1850 il nostro Tigri scriveva: « che la Lnbercolosi e indubbiamente di origine parassitaria. » Nel l 873 il Bubl ed il Wolf credettero di dimostrare che la tubercolosi era dovuta a bacteri contenuti nella sostanza tubercolare. Nel Hn.i il J\Jeus ci fa conosce•·e un micro-organismo che denominava Homa.s titbercolorwn, e cl1e a suo giudizio era il germe dei pror.essi tubercolari. Molli altri insignì cultori delle scienze mediche studiarono alacremente la questione come lo Schiiller ·sopra ricordato, il Deutscbmann , I'Eklund, ma quello~he veramente de· scrisse il bacillo della tubercolosi, non sapendone o non poteodone dare una esatta spie~azione, ru il Baumgarten. E.:iologia. - Ammesso oggi indiscutibilmeote cbe l'agente patogeno della tubercolosi in qualunque organo o tessuto esso si trovi, è il bacillo del 1\.och, pur tuttavia non bisogna trascurare altrj elementi eziol ogici che sono intimamente legati all'eredità, alla costituzione individuale degli organismi, al modo di vivere ecc. Eredità - Tra questi elementi eziologici prima fra tutti si presenta alla nostra osservazione l'ereditd. I ppocrate lasciò scriuo che ogni tisico nasce da ti.sico, e tuui i medici dell'antichità come Silvius, Fracastoro. Van Helmont, Ferme! ecc., non ammisero altra causa. In seguito cominciò a ventilarsi l<t questione che non solo tutti i figli da genitori tisici non devono fatalmente
.1
,...
.l
l'
... '
'
.
,,
'l
SULL:\ TliBEIICOLOSl ARTICOLARE DEL GI~OCCHIO
1~ 55
divenirA tubercolosi, ma che In ma lattia può colpire anche individui nnti da ~e nitori sani. A questo proposito, in tempi piu vicini a noi, il Boerhaave lasciò scritto: la tisi erditaria è molto pitì gral.le nel suo decorso di quella acqllisita. Anche Laenneè e la sua sruola sostennero calorosamente l'importa nza ·dell'eredità. Al .giorno d'oggi sotto In denominazione di eredità non si vuoi comprendere la trasmissio ne direlln della tubercolosi, ma bensì una menomata resistenza organica, una debolezza di costituzione dei tessuti, per cui sono disposti a contrarre questa malattin ; insomma questi esse'ri portn no dalla nascita un terreno fertile per feco ndarvi il germe. tttbercolare. Noi non conosciamo al giorno d" ogAi quali alterazioni chimico-fisiologiche offrano questi tessu ti per essere piò. vulnerabili, e quindi presentare una più o meno marcata · recetLivi til per alcune date malattie infeLLive ;. ed il Villemin di ce: che la sola in~aen::a che si può riconoscere all'ered.it<Ì nella tube~· colMi è la trosrnis.s-ione d''llna proclivit.<ip i lÌ o meno mm·cata a contrarre la malrutia. Qnesta ricetti!·itcì non ha leggi fisse; e8sa, t'arieL llall'nno all'altro organismo. Giulio Dollinger, su 250 :~fl'etli da tubercolosi ,osteo- articolar~, ha notato che in '153 si aveva avuro la tubercolosi negli :1 scendenti , però spesso la causa della morte non si conosceva : in 97 il nonno, la nonna erano morti di tubel'colosi; in 32 casi i parenti più prossimi , padr·i, madri, fratelli, sorelle, erano :::tali Lisici; in 60 gli avoli soli; negli altr·i vi erano dei dubbi circa l'eredit~l. Età. - Un altro fattore eziolo).!ico secondario importante lo abbiamo nell'età. La tubercolosi colpisce tutte le età; però è più frequente nei bambini e adolescenti, che non nell'etiL adulta e nei vecchi.
•l Ìi)6
SULLA TUBJ,RCOLOSI .t.RTICOI..-\ IIE DEL GINOCCHIO
La malattia caete·ris plwilms, ~ sempre meno grave nella prima età, però i tessuti, perchè giovani, re!:istono di meno :d i'azione distruttiva. della malaLlia. II Lan oelongne ha poi dimostrato con apposite statistiche che la malattia per / 3 colpisce i ranciulli e adole;;centi e per /. gli adu lti e i vecchi . Il Croq, su •14-0 casi d'nrtri te fungosa: ne ·conta 50 nei ranciulli di ·IO anni; la media diminu isce sempre sino a 30 ann i e oltre i 50 la malattia si presenta rarissima. Secondo Panas il sesso non ha alcuna decisa in fl uenza. Sesso - 'fentpcramento - Costit.u..:ione. - Questi due fattori contribuiscono moltissimo allo sviluppo della tubercolosi . Cosi ub antiq1t0 si conosceva che i temperamenti scrofolosi e q·uelli deboli di costi tuzione erano più facilmente col piti da qnesta malattia. L'insigne clinico Bonnet, sem;a conoscere il nesso anatomico-patologico intimo che esiste fra la tubercolosi e la scrofola , studiando le dwverse manifestazioni d.el tumor bianco in rapporto alla costituzione degli individui colpiti, denominò questo stato speciale diatesi funrJosa, lasciando scritto che : i tnmorif u.ngosi si manifestano o1·dinm·iamente nei malati, che presentano i caratteri cste·rni della costitu::inne scrofolosa e coesistono con lesioni della stessa natnra o con asce.rtsi glancl~tlari o nelle os.~a. Altre cause, però di m'more importanza delle sopra esposte, sono le abitazioni malsane, prive di luce, poco aerate, umide, il vivere in comune, scuole, brefotrofi, orfanotrofi, carceri el!c., il vi tto insullìciente e malsano, ed in ultimo tutti gli eccessi che prodttcono debilitarnento, esaurimento di forze e quanto altro la mtseria pot·ta con sè. Traumatismi. - Fra le cause occasion.ali i traumatism i occupano il pr·imo posto, come ha potuto 13sperimentalmente
11
SU l. LA TUD EHCOl.OSI ARTICOl.ARE DI! l. 1:1NOCCHIO
·l '257
dimostrare lo Schilller. Il Giordano poi avverte che le artriti tul.ler·colari seguono piit facilmente a Leggeri che non a gravi lraumatismi. rn ul timo è duopo menzionare che si son viste delle sinoviti fungose seguire a dinfezioni morbillose, scarlattinose e vaiolose. Descritta a sommi capi l'evoluzione storica e !e cause che producono questa malattia entriamo ora a parlare più particolarmente delle affezioni tubercolari del gi noccllio, oggeuo del nostro tema. Ttwwr bianco. - Colla denominazione di lwnor- bianco, LlWl01" albus, si sono. per molto tempo, voluto comprendere tutte le lesi oni tubercolari che si localizzano nell'articolazione del ginocchio. Coi progressi dellu scienza e colle nozioni più esalle dell'anatomia patologir.a . si sono studiati vari tipi di quest'alfezione, tipi che trovano il loro riscontro nei diversi casi cli nici . In fa tti, alcune vol te il proçesso morbo~o s'inizia nella sin oviale e più specialmente là dove essa si estroflette, cioè lateralmente ai condili femorali , intorno alla rotula ecc ., dando ìuogo a del le granulazioni di aspeuo fun goso e costituendo in questo caso il vero tnmor bianco, la sinovite granulo-fnngosa. Al tre volte si presenta sotto la forma di versamento sinoviale, e questa membrana è tappezzata di piccole granulazioni, come tanti grani ~i miglio di natura tubercolare, 1:; costituisce l'idrarlrosi lttbllrcolare: A.ltre lìate il processo morboso ,;'inizia dal tessuto osseo, invadendo primitivamente o la rotula, o i condili femorali, o l'estremità superiore diafisaria della tibia (tllbercolosi delle ossa propriamente detta). Prima di descrivere queste trt- principali form e della
•12;)8
~U I.l.A TUUERCOLOSI ARTICOLAR E OJ!L GINOCCHIO
tubercolosi articolare del ginocchio, non crediamo fu ori luogo pre.;eutare i seguenti dati statistici, cbe ci indicano maggiore o minor frequenza dell e forme sinoviali o ossee in rapporto all'età. Il Villemer dà il seguente IJuadro stati st1co: Tubercolosi E T A'
sinovlali
ossee
Al disotto di 10 a nni.
J9%
59 "1.
Dai 10 ai 20 anni .
.}.9 °/o
51 •; ,
Al di là dei 20 anni
33 °/o
65 ·t.
Il 1\oenig ha stabilito che nell'etit giovanile la proporzione è quasi uguale per le due forme; mentre nei vecchi le forme ossee sono tre volte più num ero~e di quelle si• noviali. Io IH· preparati del Museo di Berlino rinvenne: 691esioni appartenenti alle oss~; 33 sinoviali e 12 dubbie. TI Watson Cheyne riferisce che in 63 casi sottoposti alle sezioni microscopiche, egli trovò •16 forme sinoviali primitive e 5 quasi certe e 2 dubbie e 20 lesion i primitive ossee. ln queste ultime, eccetto in due, nell e quali riscontrò piu di un focolaio, il focol aio era unh:o con •l i raccolte caseose e 7 sequestri. Benchè le affezioni tuberco lari delle ossa e dei tessuti molli delle articolazioni segun no ordinariamente un decorso cronico , si sono descritti dei casi , nei quali la malattia si · è presentata sotto forma acuta ed anche acutissima, per coi qualche volta furono scambiate col reumatismo articolare acuto (il caso di La\'eran descritto nel 186·1); però anche quelle forme , dopo nn certo tempo · cambiano il loro decorso in cronico.
1
SULLA TI:BERCOLOSI ARTICOLARE DEL GIN~OCEUO
1 ?J9
Forme chirn?·gidll'. -
Senza perderei nella divisione di Soci n, che ne distingue· ben einque diverse [orme: 1• La tuber-colosi genernlizzata alla sinoviale e con idrartrosi; 2" La tubercolosi diffusa della sinoviale con produzione di corpuscoli risiformi; 3• la tllbercolosi nodosà circosct·itta; 4a La piartrosi tubercolare; 5• La tubercolosi diffusa fungosa; nè a quella di Koenig, il quale ne descrive tre: 'l" I drartrosi articolare; 2" L'artrite fungosa; 3" L'nscesso freddo articolare ; perche, come è facile a comprendersi, la prima troppo è complicala e la seconda manca, poichè anche alla terza varietù di Koenig può accompagnarsi tanto la prima che la seconda forma, non costituendo l'ascesso freddo che un accidente fortunato, che può manifestarsi durante il decorso del processo morboso delle due prime forme , noi, tanto sotto il I'iguardo anatomopatologico quanto ·solto l'aspetto clinico descriveremo tre sole forme di artrite tubercolare del ginocchio: ~ • L'idrartrosi tubercolare; 2° La si novi te fnn~osa propriamente detta (tumor bianco); 3° L'osteite tubercolare. Tdrartrosi tubf.rcolare. Cenni di anatomia patologica. Fu il Koenig che pel primo richiamò l'auenz.ione dei chi-
rurghi su questa forma clinica, che ordinariamente non indica che l'invadere del processo specifico nell'ai·t icolazione del ginoochio. La sinoviale la troviamo parzialmente o estesamente tappezzata da piccole granulazioni, tubercoli. Essa ha perduta la sua rucentezza, si mostra turriefatta, di aspetto vellut.ato.
•
1260
SULLA TUllERCOLOSI AUTICOLARE DF:L GI~OCCH lO
Il liquido endoarticolare è aumentalo sensibilmente; e vi si rinvengono alcune volte nuotanti delle piccole granulazioni che sono caratteristiche di questa affezione. Esse van comunemente sotto il nome di granulazioni risiformi. Ordinariamente il liquido vers :~ to nella cavità artkolare non è molto grande e può essere assorbito; ma però torna a fo rmarsi su bilo; pnò prendere l'aspetto torbidi ccio simile a muco-pus. Questo essudato è sempre ricchissimo in fibrina , che depositandosi sulle villositit della lamina sierosa della sinoviale, dit luog-o alla formazione dei sopramenzionati corpuscoli ri,;iformi che contengono dei bacilli tubercolari . .\otc cliniche. - La malattia comincia in modo insidioso, subdolo , non suscita dolore nell'ai·ticolazione, i moviment anivi si eseguono nbbastanza bene, massime guand o l'essudato è poco. Coll'aumentare del liquido l'articolazione del ginocchio si mostra r·otondeggiante, ha perdute le sue sporgenze e i suoi solchi naturali . Il recesso superiore, nelle raccolte di una certa importanza. si fa manifesto. Se si pratica una puntura evacuatrice il liquido subito si rinnovn. ~el liquido emesso alcune volte possiamo vedere i caratteristici granuli risiformi. Da questa succinta descrizione dei sintomi clinici dell'idrartrosi tubercolare del ginocchio, facilmente si com. prende come questa forma morbosa può confondersi colle sempli ci raccolte di liquido endoarticolare dovute ad altre cause morbose e particolarmente a quelle reumatiche e traumatiche. Diagnosi. - Ma il sorgere subdolo della malattia; il riprodursi rapido del versamento, quando questo venne evacuato o riassorbito spontaneamente, il sentire la sinoviale molto inspessita nei punti ove è fatile toccarla- l'ipotrofla
SULU TUBERCOLOSI -~ ll TI CU LARE DEL GI~OCCHIO
•l :26 1
relativamente precoce dell'a1·to e gli altri sintomi generali che soglion o accompagnare le afJe1.ioni tubercolari, basteranno nella maggioranza dei casi a stabilire, con relativa certezza la diagnosi . Se poi coll'evacuazione del liquido, si sono r invenuti in e!lso i corpuscoli risiformi, questo è un segno patognomonico, che non ammette più dubbio sulla certezza del h diagnosi fatta. Sinovile (nn_qosa . - Essa dà. luogo, come sopra abhiamo detto, a quello che veramente si chiama tnmiJr bianco . Nel principio della malattia, la si noviale si mostra arrossata, i suoi vasi sono più sviluppati, costi tuendo una più fitta rete; è tumefatta. fn seguito, perdendo la sua lucentezza, si mostra ingorgata e t1·asformata in tessuto molle di granulazioni fun gose, di aspetto grigiast1·o, tempestata di tubercoli, illcuni allo stadio grigio e altri in quello di fu sione. Prnticando un tagli o su questa membrana, osserviamo che i tubercoli si vedono sempre numerosissimi sulle ripiegature laterali e superiori della si noviale, cioè nel sito dove essa si ribatte sulle ossa e nel recesso superiore. 11 contrario sono poco numerosi e si presentano altresì meno rigogliosi sotto la rotola e nel tessuto adiposo degenerato. In molti casi non si riscontra traccia di suppu1·azione, mentre altre fiale, perchè le granulazion i fungose cadono in isfacelo, son prese da processo necrobiotico e per la presenza dei piogeni si constata la formazione di pus. Esso può invadere l'arlicolazione, dando luogo ad un piartro, un vero ascesso fr·eddo in trarticolare. Altre volte il pus si fa strada, aLtraverso ai tessuti paranrticolari, all'este1·no, lasciando dietro di sè dei tr;1gitti fistolosi, le cui pareti sono tappezzate di granulazioni tubercolari.
1262
SULLA TUBEitCOLOSI ARTICOLARI•: DIL GINOCCHIO
}Juò la malattia nel primo per·iodo ed anche io quelli avanzali risolversi. Allora in vicinanza delle granulazioni fungose, giit in via di disfacimento, pullulano delle granulazioni di buona natura, che danno luogo ad un tessuto connettivo , che distruggendo ed incapsulando la sostanza caseosa ed i tubercoli , conduce alla guarigione spontanea. Solamente per la retrazione e le aderenie del tessuto r.oonell ivo di nuova formazione, colle diverse parti che concorrono alla formazione dell'articolazione residua l'anchilosi. Questo esito fortunato è rarissimo. Ordinariamente il processo segue il suo fatale andare, intere;;sando e distruggendo tutte le parti componenti l' at·ticolazione, e cosi da una sinovite tubercolare possiamo avere una osteite tubercolare e viceversa. Sintomi. - Il ginocchio colpito dalla sinovite fu ngosa si presenta più ~··osso dell'altro sano. l a pelle che lo ricopre ha un colorito peculiare, da cui il nome di tttmor bianco. Sono ~eno marcate e scomparse le sporgenze e gli avvallamenti naturali. L'arto dopo un certo tempo che è stato colpito dal morbo, presenta la caratterilltica forma fusata. Se poi il processo tisiogeno ha in.vaso e distrutte le parti molle e le cartilagi ni, troveremo 'le divet·se posizioni viziate del· l'arto, specialmente la flessione, e le sub-lussazioni, in cui pr~domina il tipo a leva descritto da Volkmann; raramente si osserva la lussazione completa. Coll'esame de tactu sentiremo una paslosità e non la fluttuazione, eccettuato il 1:aso che non siasi formato l'ascesso, nel qual caso possiamo apprezzare anche una elevazione di temperatura. Non vi è ballottamento della rotula, la quale ordinat·iamente è appena spostabile, si può coi · movimenti impt·essi oll'articolazione sentire In crepit~ziooe. La malattia esordisce lentamente, insidiosamente, senza
SULLA TUBF.RCOI.OSf ARTICOLARE DEt GIXOCCHIO
,..
)
1263
dnre gravi soll'erenze, tanto che gl'infermi possono disimpegnare le loro ordinari e occupazioni giornaliere. Manca • la febbre e la reazione loca le o generale. Trascorso un certo tempo gli ammalati com inciano ad avvertire un dolore al ~inocchio, ma piìt ~pecialmente in corrispondenza dell'interlinea articolare : il dolore spessissimo si propaga al piede. Colla deal'l}liulazione, o quando l'infermo è obbligato a rimanere per buona pnrte della giornata in piedi , non solo il dolot·e cresce, ma l'arto si fa pesante, irrigidito e gl'infermi acquistano un'andatura particolare, trascinando l'arto. Se si sono formati degli ascessi periarticolari, o endoarticolari allora l'ammalato è febbricitante. La febbre si accompagna agli ordinari sintom i generali: malessere, anoressia, cefalea ecc. Essa è preceduta da br·ividi, massime quand.o vi sono ascessi in via di formazione. Conserva nei primi ~empi un tipo intermiLlente, il mattino l'infermo è api r~tti co, anzi la temperatura si può trovare più bassa della normale. ln seguito il tipo è remittente. Colla (ebbre si accompagna una marcata denutrizione d i tutto l'or·ganismo e l'ammalato si presenta deperito e mnraotico, per avviarsi, qualora non è ioterveoula una sosta nel processo tisiogeno, o la guar·igione spontanea o l' intervento chirur~ico. ail'esaurimento ~enerale, alla cachessia, alla morte. Dia,qnosz. - L'esordire insidioso della malattia, il dolore localizzato e che si esacerba coi movimeuti attivi e passivi, la forma fusata dell'arto, la consistenza carnosa del tumore, il percepire la crepitazione; il colorito .tutto suo partic<'lare, la lebbre prima a tipo intermittente, poi remittente; i seni ti stolosi ; le false posizioni prese dall'arto. nonchè le malaltie pregresse. specialmente la scrofola. la partecipazione di altri organi al proces~o tisio~eoo; l'ere-
1,264-
SULLA. TUUKRCOLOSI At\TICOI..\KE UEL GlNOCCHlO
di tà e infine le culture con so~tanze caseo3e e l'esame .batteri oscopit:o non lasceranno rlubhio alcnno sulla nntura della malattia. Osteit,. tnbt>?'colare. - La tubercolosi delle ossa che concorrono alla formazione della articolazione del ginoct:hio, si può presentare a focolari unici o uwlt.ipli. Tanto nel primo quanto oel secondo caso, l'osso s i presenta con una perdita di !ìOStanza , di forma rotonda o rot o n de~?gia nte. Il vuoto lasciato dalla necrosi ossea è riempito da granulazioni tubercolari e da sostanz;1 caseosa. e alle pa't-eti di ~uest:J. escavazione si rinvengono dei tubercoli ; nell'interno poi vi si ti'Ovano dei sequestri d i grandezza variabile. Altre volte è difficile rintracciare queste note di anatomia patologi ca, se non si ha cura di segar·e l'osso là dove si vede una lineab ianco-pel'lacea, che fa subi to contrasto con l'altra di colorito roseo , appartenente all'osso sano. Da qu esto taglio si porta via il sequestro e si r·accoglie la sostanza caseosa. Se poi solto al taglio cadono dei vasellini, possiamo vedere 111 microscopio auacca ti alle loro pareti i tuùercol i. Anche lini , in un tempo più ·lorHano , e quando il processo morboso si è trapi antato alle parti molli dell'articolazione, possiamo avere le altre note anatomo.Jpatologiche studiate nella si no vite fungosa; cioè il piartro, gli ascesst periarticolari, i seni fistolo si ecc. È accaduto ad esperti clinici, dopo diagnosticata un'artrite tubercolare del gi nocchio, di essereintervenuti , indi dichiarare guarito l'infermo ; e dopo uon molto tempo vederlo rito rnare per reclamare un'altra ''oha l'i ntervento e. operaudolo di resezione si è scoperto un focolaio osseo, punto di pat·tenza della m:1latlia articolare. Noti! cliniche. - Jn questa forma di tubercolosi le- note
SULI, A TUB ERCOLOSI ARTI CO I.AHE Ot:l. l;INOCC IIIO
· ~6'' ·•.J
cliniche non sono così manifeste come nelle altre che abbiamo sommar·iamente descritte. Il ginocch io conserva nell'inizio la sua forma e le sue dimensioni, se si eccettua la meno marcata ap pa renza, in alcuni casi, delle fossette. Manca spessissimo la reazione gen erale , anche a malattia inoltrata. e l'infermo si presen1a in loderol i condizioni ).!enerali. Egl i però accusa forte do· !ore al ginocchio malalo, per cui lin dallo svolgersi della malaltia non si è potuto piu muovere, senza appoggiarsi a qualche tutore. T movimen ti impt·essi all'articolazione risve ~ lian o acerbe sofl'erenze. Alcune volte possiamo ~ processo patologico molto inoltrato, cioè qunudo vi è distruzione dell 'epifìsi. risentire il rumore di s{1·eyammto. Ma quello che colpisce maggiormente in questi infermi , è il grado precoce d'ipotrofia dell'arto ammalato che ra un vero con trasto colla nutrizione dell'arto sano. Si comprende di leggier·i che se la malattia si trapianta alle altre parti dell'articolazione, veni{ono in c:1mpo altri sintomi , giit da noi descrilli. Diagnosi. - Il dolore che qui ordinariamen te è fo rtissimo, a differenza delle altre due forme, la sua localizzazione, l'i m· possibilità precoce di potersi, anche limitatamente, servire dell'arto ammalato, e la precoce ipotrofia; e nei periodi più avanzati lo sfrega mento, sono i soli sintomi clinici su cui dobbiamo fondarci per· fare la nostra diagnosi. Se poi a C[ueste note cliniche si accompagnano, come per le altre forme, stigmate indelebili di pregressi proce.;si Sl:rofolosi, o l'er·editit o la concomitanza· di 'Processi ti siogeni in altri organi, la diagnosi diventa di una certezza matematica . Nel terminare questa succinta descrizione delle tre forme di artt·ito tubercolal'o, ricordiamo a noi stossi che moltissimi casi di tubercolosi generale hanno avuto origine esclu-
f 26(3
SULLA TL"BERCOLOSJ •.\IITICOLARE DEL GINOCCHIO
si vamen te da focolai ci rcoscritti nell'articolazione del gino cc hio. Questo fallo è di capitale importanza per la terapia, perchè giù noi sappiamo che da un focolaio locale indovato in qualche parte del nostro organismo, se il chirurgo non interviene, può difl"ondersi la malàttia a tutto l'organismo e uccidere l'ammalatu per infezione generale. Pruynosi.- Se noi non dimentichiamo mai, che in alcune forma di artriti fungose del ~inocchio, specialmente nei bambini e adolescenti, si può avere la guarigione spontanea, massime quando non vi sono processi tubercolari in altri organi, allora di leggieri si comprende come il nostro pronostico, benchè riservato, non sin sempre infausto. E le speranze su una guarigione spontan ea. saranno tn!lggiori, se l'infermo si pre::enta in buone condizioni w~nerali, se manca il dato anamnes1icu della eredità e se il malato do· manda i nostri soccorsi in un periodo ancora recente della malattia. ~l a non bisogna poi fars i delle grandi illusioni sul valore rlelle cure mediche e di quelle aspettanti, primo, percl~~. come beo dice il Koenig, in nesswt caso la tnbercùlosi a-rticolare segne un'e"COln::ione tipica; in secondo luogo è molto difficile, nella maggior parte dei casi, precisare il ponto di partenza della malattia, e terzo infine, perchè non si può indicare, anche approssimativamente, il tempo in cui J'osteosinovite tubercolare sarit colta dal processo di suppurazione. Se poi si sono formRti degli nscessi endoartico lari se vi sono J.ei tragitti fistolosi, se l'ammalato è molto deperito, se la febbre e i sudori lo minano lentamenLe, in questi casi il nostro prognostico è grave o gravissimo. Tera.pia. - Nei casi in cui possiamo ammellere una guarigione senza l'intervento chirurgico, la terapia generale si
r.
l'
il
'l
1
SULLA TUBERCOLOSI ARTI CO LAR E DEL GINOCCHIO
·l :?67
riduce alla soli ta cura tonico- ricostituente, per rendere l'organismo più forte e quindi in grado di coml>attere con il pro· cesso morboso. mancandoci sinora un ritrovato terapeutico, un rimedio, che abbia la proprietà di uccidere il bacillo della tuber·colosi , oppure modificare il terreno di cultura in maniera che la vita di questo deleterio microorganismo non possa svilupparsi. Ma finora questo compenso terapico, 11uesto rimedio, questo clesideratwn del!a scienza , per quanto illustri clinici abbiano studiato e vi studiino tullora, com· preso. il Koch e il ~1 arag liao o, non si è rinvenuto. - Se qualche caso di tu be rco lo~i sotto que~te cure e principalmente col sussidio di qut!lla tunic.o-ricost.ituenle. sia miglio-rato al pun to di considerarsi guarito, questi casi a mio credere si tievono ann overare fra quel li che p ot~ano guarire spontaneamente. Come cure generali agiscc no i diversi preparati ferru ~i nosi, l'olio di fega to di merluzzo, l'idroterapia, i bagni di mare, l'aeroterapia ecc. Localmente poi la cura può essere c1·uenta t•tl ùtm·nenta. Tncruenta. - Prima fra tutti i mezzi e quella che ha dato più sp~cialmente favorevoli risultati è la immobili;.:('ziorw del yinoccltio, preceduta, quando ce ne è il bisogno, dal raddrizzamento sia [Jt·adnale che forzato, fallo con speciali strumenti o megl io ancora colle mani del chirurgo. Il Bonnet, a questo proposito diceva: che i l raddrizzamento immediato e segnito da tttlti gli altt·i rnez.:i complementari, è dt:!Jno di ammit·a.:ione per la sua bontà negli esiti e per{ettn nei risultati. E per mezzi complementari , il dotto chirurgo voleva indi care gli apparecchi , di qualunque natura essi fossero, applicati all'articolazione malata raddrizza'la, pet· mantenerla in detta posizione - quindi gli apparecchi amovo- inamovibili e quelli inamovibili fallo col gesso,
l ?()8
S ULLA TUDEitC OLOS L ARTI COLAnE DJ~L GTNOCCUJO
col silicato potassi co. colla destrina, colla guttaperca, col cartone, co l cuoio, con fili di ferro (doccia alla Bonnet) ecc. Quelli che più ordinariamente si adoperano sono gli aP.parecchi al f!es so e al silica to potassico. Però nell'applicazione di qua lunque apparecchio sopramenzionato, bi sogna ricordarsi che la compressione sull'articolazione ammalata dovrà e:>sere egualmente fatta, pe1· prevenire spiacevoli incidenti. Questi apparecchi , oltre immobilizzare l'arto, agiscono favorevolmente per la compressione. Alcuni hanno fallo uso del massaggio. Se questo !llezzo terapico può io principio della malattia portare qual che giovamento, si è sicuri che in secondo tempo, come asserisce il Koenig, agevola il rammollimento delle granulazioni e la camparsa della suppurazione. Fra i risolventi locali bisogna menzionare le pennellazioni e specialmente le iodiche, le varie pomate; quella al nitrato d' at·gento, alla veratrina, al tartaro sti biato, l'unguento mflrcuriale ecc., e i vescicanti tanto preconizzati dal Velpeau - il mox.a, che, se dobbiamo credere al Ger·dy lo guarì di un'artrite tubercol are al ginocchio (?) . Ma oggi quasi tutti questi pr·esidi terapici, sono caduti nel dimenticatoio in massima parte. Un'era più fortunata , e in dati casi- con vero vantaggio, l'ebbe l'ignipuntura nelle articolazioni ammalate. E si comprende facilmente che con questa cura, penetrando nelle parti malate dell e articolazion i~e distruggendo le fungosità, accoppiata alla medicazione antisettica e alla immobilizza· zione abbia dato dei buoni risultati . Che cosa possiamo dire dei tanto vantati risultati delle iniezioni medicamentose, sia intraarticolari che in altra parte del corpo '! L'Huter credeva di poter guarire la maggior parte delle
' SULLA TUB ERCùL'JSI ARTI CO LARE DEl. GINOCCHIO
1269
sinoviti fun gose inieuandovi qualche grammo di soluzione feni ca al 2 "/. -il Le Forl in Fmncia raccomandò una soluzione di solfato di zinco ad / ,., e più recentemente si son praticate le iniezioni all'etere iodoformizzato o sostituendo fetere colla glicerina e col l'olio. Altri han menato gran van to per le iniezioni di guaiaco!. In fi ne il prof. Durante dice di aver ottenuto delle gua ri ~io ni di artrite tubercolare colle iniezioni iodo -10durate. Noi per conto nostro, pensiamo che tutto qnesto lusso di med icinali , ci rap presen.ta la miseria dei ri sultati, e che se i diversi autori col le v11rie •:ure impiegate hanno avuto delle ~ u arigio ni , si ha fondato dubbio che questi casi pote,·ano gna·rire spontaneamente, con . una cura toni co-ricostituente coadiuvata dal lungo riposo dell'arto ammalato, e quando principalmente il processo morboso non si è tanto esteso da distruggere le p.1rti ossee dell'articolazione e i tessuti paraarticola ri. Infine altri autori hanno sperimentato l'azione del freddo , del caldo, dei raggi solari (elioterapia), dei raggi ultra-violetti , di quelli di Rontgen, dell'elettricità ecc. Ora tutti questi tentativi non sono riusciti ad altro che a far conoscere l'imoo'lenza assoluta di questi agenti fisici nel modificare la vitalita o la virulenza del bacillo di Koch {Lnonelongue}. In questi ultimi tempi, il Bier dice di aver oueouto qual-ehA J•i;;ultato colla sua cura - stasi ,·enosa - e precisamente quando il processo era incipiente, e il Lannelongue , nell'ultimo Congresso medico di Mosca, accennò ai favore-voli risultati ottenuti c'olia cura sclerosanLe. Terminata questa rapida rassegna dei mezzi di cura in-eruenta, adoperati nell e affezioni tubercolari del ginocchio, {larliamo adesso di quelli cruenti, cioè: L' artrectomia - la resezione e l 'amputazione. 80
.
1-=>-10
SU LLA H i BKRCOLOSI AR'I'ICOI. AHI!. DEL C l~OCCHfO
In una bellissima lezione falla in quest' nnno scolasticoriguardo all' intervento chirurgico nelle afTezioni tubercolari del ginocchio, l'illustre prof. Tansini cosi si esprimeva: « Nei casi gravi è assolutamente inutile ogni indugio 7 « è reclamata l'operazione chirurgica cruenta ,. Però questa indicazione tnssa tiva varia nell'applicazione del processo operativo secondo la forma clinica con cui s~ presenta. Cosi quando il processi) morboso iniz-iandosi dall'osso l'invade e lo distrugge, rispettando per alcun tempo la sinoviale, allora il dotto professore mette in opera la rese· zion e tipicn. Se al r.ontrario il punto di partenza del processo tuberco · lare è la sin()viale e il tessuto osseo é poco o punto interessato, allora si fa l'artrectomia. Infine, altre volte, per precoce processo di oaseifica:ionee per associa.=ioni microbiche si sviluppa abbondante la suppurazione e il processo morboso non solo ha interessato i tessuti paraarticolari di~truggendoli , ma le condizioni dell'infermo sono mollo deter·iorate per l'alta temperatura e la copiosa suppur<tzione. [n simili casi il mae:~Lro dice: « che« per quanto gli ripugni il demolire un arto, siamo costretti« a capitolare ed eseguir·e l'amputazione della coscia se vo« gl iamo !Salvare la vita del nostro infermo. ,.. He.w:zi01te al ginocchio.- Benehè ab antiquo si conoscesse la pratica eli resecare parte di ossa nel le frallure aperte o nelle lussazioni mal consol idate, pur tuttavia le resezioni· per processi patolog ici cronici delle articolnzioni non furono praticate che Yerso la fine del secolo scorso. Fu il Filkin di ~ o n\i ch che pel primo nel 06? fecela resezione totale del ginocch io per carie. L' ammalatO• gua n.
SULLA TUBERCOLOSI .~RTICO L AR B DB L G I~OCCHIO
i '?71
Passarono diversi ano i senza che questa operazione fosse conosci uta, quando nel 178·1 il Park di Liverpool pubblicò la nota storia del marinaio scozzese di 33 anni , che resecato del ginocchio per 1umor bianco, non solo guarì perfettamente, ma potè riprender e il suo mestiere di marinaio, scampando due volte i pericoli d' un naufragio, senza che per questo il gi nocch io operato ne abbia risentito delle tristi conseguenze. Il Filkin nell'apprendere la resezione praticata dal Park, pubblicò subito il suo caso, facendo osservare, per mezzo dell e date, la priorità dell'operazione. Non per questo viene ad essere offuscato il merito di Park, il quale, sconoscendo il caso di Filkin, fu il primo a tracciare un pr~cesso operatorio per questa resezione. In francia il )Joreau, padre, eseguisce nel 1792 una resezione del ginocchio in una ùonna, che muore p~r dissenteria epidemica. Nel ~1 809 il Mulder, e nel 18 H Moreau Cìglio operarono la resezione del ginocch io , il primo in una donna, che mori poi per tetano in seguito a parto gemellare; il secondo ~n un uomo, che guarito dell"affezione tn bercolare, non essendo avvennta la sinostosi, dovelle poi camminare coll'aiuto delle grucce. Il prof. Rou x nel 18i 6 esegui questa operazione, però l'ammalato morì. Altri operato1·i avevano tentato la resezione del ginocchio, ma crm risultati sconfonanti ; per cui questa operazione praticata. con esito feli ce da Park, cominciava ad essere dimenticata , e bisogna venire sino al 18.i0-50 per vederla r imessa un'altra volta a quel posto di onore che gi ustamente le competeva. I chiru•·gili i n g l e~ i . primi fra tutti il Fergusson e il Jones ,
1272
SU LlA TuBERCOLOSI AliTICOLARt: DEL GlNOCCHIO
operando in amb!enti salubri, ottennero felicissimi risultati. Dei cinque operati da .Tones quattro guar irono completamente. Dimenticata quasi in Francia la resezione del ginocchio per aiTezioni tubercolari, fiori va in Germania per opera del Textor, Fri cke, ecc. In Italia il Larghi e in Francia l' Ollier fecero poi conoscere i vantarrrriosi risultnti ottenuti colle resezioni solnn toperiostee. Fin almente il Lister·. colla sua grande scopena , coml'ibui moltissi mo, come per altre operazioni chirurgiche, al dif· fondersi di questa operazione. Bisogna confes sarlo , colla medicazione antis.ettica essendosi ovviato alle gr·nvi complicazioni infettive delle feri :e, si eccedette nelle resezion i in generale e in partir.olare del gino,;chio. Furono dimenticate le amputazioni , t\ OCID si guardava per il sottile all'esito fi nale dell'operazione e alla vita dell 'operato. Furono il Volkmann e il Konig, che alzarono alta la voce contro questo invadere sistematico delle resezioni del ginocchio. e il primo al Xlii ·congresso dei chirurghi tedeschi stigmatizzò quest'operazione nei fanciulli, che liber-ati da un terribile male, rimaneva no deturpati dalle conseguenze di disturbi trofici . Cosi egli si esprimeva : c La resezione del ginocchio nei bambini , è un'opera« zione che deve essere eseguita quanto meno è possi bile, << e. che spesse volte non è necessaria. H(l sperimentato i « diversi metodi e mi son sovente rallegrato degl i splendidi « risultati operativi ottenuti. Però dubito ora, dopo 10-1 5 « anni, che non pochi dei miei operati, dimessi dalla cliu nica con arti diritti e servibili , divenuti adulti, vengano « un giorno o l'altro a far bacca no sotto le mie finestre, « mostrandomi i loro arti di venuti corti a retratti . • Per
SULLA TUBEII COLO ~I AllTICOLAIIE DEl GIN OCCtllO
l :.?73
alle resezioni tipi che del ginocchio nei bambini e adolescenti, co minciò per opera del Koni g a farsi strada il principio delle resezioni economièlte. F.gli infalli nel !'.UO aureo lihro di patologia speciale chirurgica cosi si esprime: « Una delle principali cautele da usarsi nelle resezioni « del ginocchio. è quella di sacrificare il meno possibile « l'epifisi: esse devono essere demolite a poco a poco; della c tibia è d'uopo asportare soni li strati. « ~on sono le resezioni piane che permettono subito (( l'adattamento di gra ndi superfici i ossee; ma è il liberare << parzialmente i tessuti malati colla sega, il coltello o il « cncchiaio tagliente, che costi tui sce la miglior pratica per c la resezione clei ginocchi dei bambini. » Un'altra quistione si agitava ed era quella se le resezioni, per processi tubercolari al ginocchio, ~ovessero essere sol· toperiostee. La maggior parte dei chirurghi , per non dire tutti, oggi non fanno più resezioni sottoperiostee per questa malallia. Infatti non desiderandosi che l'anchilosi, e per ottenerla perfetta essendo d' uopo mettere in contatto il più che sia possibile le due superficii di sezione dolle ossa, la resezione souoperiostea non aveva alcuna ragione scientifica per praticarsi. Di più ordinariall}ente il pet·iostio è invaso dal processo tubercolare, e quindi è gio•:oforza di asportarlo. A rtrectomia. - Giuslamen te impressionati i chirurghi dagli esiti poco o punto soddi sfacenti delle resezioni nei fanciulli e negli adolescenti, e d'altra parte il processo tubercolare potendosi iniziare dalla sinoviale. lasciando libere le ossa per nn dalo tempo, oppure attaccan dole in min ima p:~rte , si cominciò a pensare se in questi casi non fosse più opportuno estirpare la capsula fungosa. Fu il CUI
..,_.
~
42i.i
!òULI.A TUBERCO LOSl ARTICOLARE DEL G I~OCCHIO
Voi kmann che pel pt·imo chiamò quest'operazione a1:trectumìa sinotiale. Il Konig e lo stesso Volkmann stabilirono che questa operazione devesi sempre ese~ uire quando la sinov iale, i ligamen ti e i tessuti pnrasinoviali soni) pr~ ncipalmente colpiti dal processo morboso e che le ossa vi partecipano poco . o punto. Anche o~gi questo concello, espresso dai due sopr a menzionati dotti clinici , ci guida nell'esecuzione di quest'operazione, qualunque sia il metodo che si :adopera. Le circoscritte lesioni ossee, dopo estirpati completamen~e tessuti molli , vengono rimosse collo scalpello o col cucchiaio. L'artrectomia fu propnsta d~l Yol kmao u per l' articolaziooe del ginocchio; o~gi la si esej;!uisce, e con splendidi risultati , per le ~ ltre articolazioni, specialmente dell'arto superiore. Il Kt)nig, e più ancora il Volkmann, ebbero nella mag· gioranza degli operati a lodarsi dell'e;;ito di <)uest'operazione: e il secondo cosi si esprime : « Art i· non act:orciati, articolazioni norma! mente confor· « male e, Lencht': rigi,le, pure nel loro sta'LO anchilofko piit <1. so lide che non si~no di solito dopo le resezioni. coi slituiscono il risultato dell'arlrectomia. • Molle volle l'artrer.tomia non rappresenta che il primo tempo della resezione o dell'amputazione. Giunti a questo punto, spontanea viene la domauda: quando noi operiamo e quando no? Per r·ispondere a questo quesito fa d'uopo farci guidare da di versi criteri. Nelle forme iniziali, e quando le condizioni generali dell'ammalato sono !'oddisfa·centi, e l'anamnes.i remota e muta
m
o
SU LU TUDERCOLOSI AB.TICOLARE DEI. GINO CC HIO
·12'7()
per quanto riguarda l'erediti•, e ancora buona è la costitu zione organi ca, e la malauia è solamente limitata al ginocchio, e l'infermo può so ttomeller~i per lungo tempo ad una cura tonico-ricostituente, al riposo, ai bagni marini, .all' immobilità dell'arto, ecc., allora si può tent~re la cura -a.1pettante, beni nteso vigilando sempre su quanto può ac-cadere per subito intervenire, quando insot·gessero sintomi tali, che mellano in pericolo il buon risultato d' un tal e regime curativo. Non' bisogna dimenticare però che le les ioni tubercolari, -essendo consideraLe al giorno d'ogl!i corue aiTezioni maligne, facili ci o~ a distruggere e trapiantarsi nei tessuti vicini. -quando non uccidono per infezione generale, ne viene per -conseguenza che non bisogna indugiarsi nell 'intervento ope· ·rativo, indipendentemente anche dal fatto che, quanto piu presto si fari• una resezione, .tanto meno di ossa e di parti molli si troveranno distrntt.e dal processo morboso, e quindi s-i possono mettere in atto le resezioni parziali , massime -che al giorno d'oggi valenti chirurghi condannano , in tesi .generale, le resez:ioni totali. lnftne non sara inutile fa r conoscere una particolarita del trallamento post-operativo dei resecati. messo in opera -dall'illustre pt'Of. Tansini . Nel resoconto del triennio scolastico 1893-95 , cosi è detto in riguardo alle resezioni : . « Delle rcsezioni n furono del ginocchio, e sopra queste « chiamo la vostra :!llenzione per la parti colaritit del trat« tameoto, che ho potuto notevolmente abbreviare in con« fronto di quanto ordinariameot(l si praticava e si pratica « dalla maggior parte. Io permetto agli ammalati di alzarsi « dopo quindici giorni circn; dopo un mese coll'aiuto delle « grucce li faccio muovere , così che possono giovarsi d'Oli-
1376
SULL\ TUBERt:OLOSI AllTrCOLARI!. DBL GI8 0CCUfO
« l'aria liber·a e favorire la nutrizione general e: dopo
« quaranta giorni circa permetto all'ammalate di poggiare il c piede a terra liberamente, cosi che a ferita chiusa e ad « ossa saldate, l'ammalato si trova già avanti nella conva« lescenza. Il risultato funzionale fu sempre perfelto come « vedete dagli operati che vi presento. »
ln tutti gli operati si praticò la cloronarcosi, l'ischemi& preventiva e la perfetta aotisepsi della regione. Il materiale di medicazione, di sutura, ecc. adoperato era perfettamente asettico. Da notizie assunte sugli operati negli anni precedenti e dall'osservazione obbiettiva fatta su quelli di Palermo e che al mio invito si sono fatti vedere, posso assicurare che a qna~i tutti serve benissimo l 'arto operato ed alcuni si sono espressi con questa caratteristica proposizione: signor dottore, io mi sento bene dopo l'operazione e il mio arto mi sembra che sia fallo di ' ferro.
•
-
- =---=
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RlVISTA
~IEDICA
pr•of. GIAC0:\10. - 8opr& UD 0&10 dl JDiOp&tl& . atrotloa progre11lva oon parteolpazlone di un musoolo ooulare. - Lezione - (La Clin ica moderna, 6 ottobr e 1807).
L UMBROSO
Iu una lezione su di un caso di miopatia akofica il pr·ofessore Lumbroso riassume le uote principali di auesta malattia,. la s ua dustinzione in due forme, una miellopatiea do vuta a lesione s pinale ed una miopatiea dovuta a sola lesione muscolare con integrità del s istema nervoso fra le quali si può· meltere una ler·za form a, la m ista. Dopo aver des<·.ritla la sintomatologia del caso attuale , egli fa notare che la malattia appartiene alla forma delle atr-ofie muscolAri pro~?ressive da causa miopatica. Questa diagnosi si fonda sulle consid~rozioni seg uenti: t• Lo malattia ha aYulo un lungo e lento decorso (data· da circa 13 anni) ; 2° Essa si è iniziata agli arti infer iori, l'i è localizzata solo in questi per molto tempo pr ima di colpire i s uperiol'i ed ha preso piu le radici che le estremità degli arti; 3° Manca la partecipazione per parte rlèi nervi bulbari; 4° La malattia si è sviluppata nell'infanzia; 5• l muscoli non sono fl osci ma duri e resisten ti ; 6• Persistono, sebbene in piccolo grado, i r iflessi tendinei in proporzione di 11uel poco che é res tato del te&suto mu-scolare: i 0 Manca la reazione di degene razio ne. Hanno fallo difetto invece altri elementi diagnostici quali: ; la simullaneita di altri casi in membri della famiglia o la ereditarietà, la presenza delle contrazioni fibrillari, la presenza simultanea di alrolia e di pseudo-i pcrtrotla, come èmanca to il ris ultato dell'esame islolog ico in vita, essendovisi ·
1278
III VISTA MIWit:A
i'ecisame nte o pposto il paziente. In quanto alla forma Rpecinle di alr(lfìa musco lare PI'O~ressi va, il caso attuai~ non appartiene al tipo g iovanile di Erb, né 1t q uello facio-scapoloomerale di Landouz y e 0Pjerine, nò a quello di Zimrnerlin, né a qu ~ llo di Le ,·den-Mobius, ma piuttosto al tipo Eichhors t. . ' L'ammalalo poi presenta un fa:to deg-no di speciale nota, e cioè la paralisi del retto esterno di sinistra eh~:~ in m odo ind ubbio s i è svolla subdolamente durante lo sviluppo della miopatia. Questa compartecipazione del muscolo retto è mollo rara, forse unica. È interes sante ancora notare che l'infermo non ba mai avuto di plopia. Il fatto de ve dipender e da ciò che il malato stesso é anche miope, e si sa che i miopi, per evi· !are gli sforzi di conver~renza, si abituano di buon ora a g uardare con un occhio solo alternativt~rne nte. te. Di un •lntomo raro In un oaso 41 Uttasl blllare. - (/l Moraagni, ottobre 1897).
"PoLLI dottor F. -
L'autore in un caso di colica e patica da colelitiasi che diagnosticò per la dolentia della regione epatica, per l'aumento di volume del feg-ato, pe1· l'itle1·izia incipiente, per la storia del paziente, e pel decorso della malattia, avendo praticato l'ascoltazione della regione addominale, avverLì in corris pon· denza del prolun~amento della linea pararternale, un s offio isocrono colle pulsazioni radiali l'inlensilà del quale non modiflcavasi "affatto se a scoltando collo stelo sco pio si · faceva pres sione sulla parete addominale. Con ciò egli dimostra . quanto torni utile l'ascoltazione anche nelle afl"t3zioni e patiche e come non valp;a più. l'asserzione dell' Eichhorst qunndo scrisse nel 188i che l' a scolhuione del fegato ma nca qna!'i a ssolutamente di fenomeni dingno~ti ci ori ~dnali. Queslo snffio nella colelitiasi fu oso::er,·ato prima dal Gabbi ed allre volte venne os:>er•vat0 dal pt·of. Fecierici, dal dott. P lazza-Mal'lini, e dal prof. Luzzato. E!'SO dipend erebbe dall'incunearsi d'un calcolo voluminoso nel dotto cislicn per cui !'i esercita una pressione sul ramo destro dell"Mleria e patica. P ersiste na· turalmen te fì nché il calcolo ,., ma ne i ncnncato : ~co mpare · qnnndo il medP-;;imo ve ng a eliminalo. te.
·1379
HIVISTA CHIRUBGICA
----
prof. FrLIPPO. - Intorno all'ernia dell'lnt·e•tlno oleoo. - (Est.ratto della Gazz. rned. di Roma, i89i).
:SCALZI
L'ernia del cieco è un falLo abbas tanza raro : più ft·equente è l'ernia del cieco strozzata. Le osservazioni più conosciute sono quelle del Guinar d, del Nasse, J el Reynier. L'A. ne os·servò un caso in un individ uo affetto da idiozia ricoverato nel manicomio provinciale di Roma. Presentava nella regione inguino-scrotale rli destra. un'intumescenza di fo rma ovalare, g rande come un gross o limone, che cominciava in a Ilo un poco al disotto dell'arcata pubica e scendeva parallelamPntè alla piega ing uiuale fino in fondo ~tllo scroto: il tumore e1·a .irriducibile, di consis tenza elastica, a supel'fìcie lis cia con limiti dis tinti nei suoi marg ini inferiori e laterali mentre continuava in allo lungo il canal•} ing uinale confondendosi C•' i te ssuti limitrofi: invitaudo l' mfermo a tossire non si aveva sensazione alcuna di scos sa od urto speciale: la lumefe~ione ·era indolente o alla percussione presentava riso nanzà ottusa ·in basso, che diveniva più chiara e tendente alla timpanica nel terzo superiore. Ris ultando che l'infermo sotft·iva dolo re neiiB parh~ fu decisa l'operazione, durante la quale s i riscontrò la vaginale enorme mente ispessila fino a t cent:metro e mezzo, e contenente il c iec0, che s ubito ~i fect~ ·conosce1·e per la s ua appendice vermi forme, mentr·e in fe rior·mente e posteriormente si tro vava il testicolo, di cons is tenza dura, fibrosa, completamente atr·oftci. Il distacco dell'intestino .da lle s ue ader enze che e1·ano molle e as:;a i spe;;se fu ollrem od o difficile e si dovette ricorrere a ll'entei"OI'afiu per u11a .piccola lacerazione che no n s i potè evitare dut·anle la lunga -e d ifficile manualità . Il decorso post-operalorio fu nondimeno d e i mi gliori e !tOrmalissimo. È interessante questu cas o per·
.. -1280
RIVISTA
la rar ila delle e r nie del cieco, per la difficoltà operator ia eper le condizioni anatomiche del sacco che all'esame clinicorendevano molto difficile anche la diagnosi. te.
DuPONT. - Frattura della ba•e e della volta del oraDto per oolpo d'arma da !uooo, rloeroa del protettn. nel c ervello - guadglone. - (Cenirablatt.fur Chir., ~.
27, 1897).
Un soltufficiale, A scopo di suicidio, si sparava un colpodi revolver in bocca. Il proiettile altraYer sò il palato osseo sulla' lineA mediana, a livello del primo dente molare, perforO. la base del cranio, percol'se il lobo cer ebrale destro e fral· turò la volta del cranio, dove a d un centimetro a destra presso la sutura sagittale, un po' sul davanti della linea d'unione delle due orecchie sull'osso temporale. vedevasi una piccola apertura . L'emorJ"agia dal naso e dalla bocca fu gra· vissima ; si dovette piegare la testa mollo in basso per evi· t11re la soffocaziont>. Il ferilo non perdette la coscienza. Al cranio la reg ione l'ronto·par-ietale destra e ra coi'Jel·ta da uu grosso ematoma. Ris pondendo alle varie dimande il pa· ziente, mos lrasi convinto che la palla gli fossP- uscita dalla lesta <;l che ave sse lrapa'ssato anche il soffiLLO della came ra ; invece si .:ons.tatò che il proiettile stava entr(l il cervello. Dopo che fu messa• allo scoperto l'a per tur A alla regione superiore del cranio a che furono allontanate le scheggie e la materia cerebrale fuo riusrita, si senti nel cervello il proiettile, che si estrasse sèuza difficoltà Esso era molto sformato e pe::>ava 14 g1·ammi; era · un p1·oiettile di revolver d'ordì· nauza. Dopo un'accurata .disinfezione della ferita, fu applicata una medicazione con fra rza all' jodoformio e fu amministrato per gargarismo acido bor ico con mirra. L11 ferita di'corse senza r eazione ; per molto tempo continue') ad uscire dalla bocca liquido cerebrale. Un ftlllo me1·aviglioso si fu la ma n· caoza assoluta di d1sturbi di moto e delle funzioni in tellettualir mentre il proiettile aveva perforato io totalità l& parte an-
CHIRURGICA.
1981
tero-laterale del cervello da sotto in su. Dopo l'estrazione <ielle scheggie e regolar·izzazione della ferita, r estò una lacuna ossea grande qu.ant<> un pezzo da 5 franchi; che dappri ma si copri con placca d'alluminio e che poi fu I'irnpicciolita mediante operazione plastica. C. P.
La ezlologla 4el mlororgam•mt nella nteomielite acuta . - (Centr!llblatt fii r Chir .• N. 2}, 189i).
LEXBR. -
L'autore, già noto pP.r le sue belle ricerche sull'ol'igine <Iella osteomielite acuta, in una sua J•ecente memoria si é proposto il compilo di dimostrar·e la esattezza dell'opinione, avanzata fin da ·10 anni fa ùa Kraske, che og ni mrcrot·ganismo dotato di pr opri eta riogene è capace di provocare il processo osteomielitico. In ciò ep:li si !ap po~gia non solo ai risultati dei suoi pr·opri esperim enti e a quelli di altri, ma anche al copioso materiale di nuove osservazioni cliniche, in specie quellt\ della clinica di Bergmann e ci descr ive ltl diverse forme rnor·bose della o~teomielile tanto prodotte da singoli microrganismi piogeni come quelle prodotte da infezione mista. Ecco quali suno in proposito le sue conclusioni. L'opinione di Kraske ha avuta una conferma, per quanto ri guar da gli str eptococchi, i pneorilococchi e i bacilli del tifo, benché le forme tli osteomielite non sieno tipiche, e non è probabile che con ciò !-<ia esaurita la serie dei microbi che possiedono il potere di eccitare la suppurazi one nel sistema osseo. Ma siccome oltt•e l e facoltà piogenc di un microrganismo ha irnpol'tanza anche il modo di comportarsi dello stesso nelle inftlzioni generali , cosi si dovrebbe ritenere che quei microbi piogeni i 'luali possono provocare in genere infezioni metastaliche. Yale a ùire inf~zioni in cui dal cir·colo sanguigno si oper·a uua. diffusione nell'organismo in for·rna di fo colai multipli, pos:>ano immigr·ar e Anche nel sist<~ma osseo e dar orip ine a suppur·azioni o diffuse o a focolai, alcuni più di frequente altri piu di t·aro, alcuni cun sede pr·eferita nel midollo, altri nella sostanza corticale e nel periostio, ed ora in luogo ove abbia agito in prect~deuza un trauma, od un& infezioun locale abbia preparato il terreno.
1283 In quanto alla differenza del loro modo di comportarsi, sembra accertato che g li stafilococchi, specialmente l'aureo, trovano negli or~anismi g iovani le più favo re voli condizioni pet· loculizzarsi nel s isLema osseo e colà eser ciLare la loro malefictt azione. Pel' gli streptococchi ed i poeumococchi le localizzazioni ossee ~ono molto più rare, fo rse soni) più frequenti le flogosi a rticolari; p>-~rò tutte e due le qualità di microrganismi si sono mostrBte capaci di provocare a sres!!i metastatict come pur e periostite, osteite cd osteomielite nello stretto senso. La localizzazione tifosa uon ha per regola la tendenza ad una ulterior e diffusione del processo infiamma· torio nel tessuto osseo fin tanto che nessuna infezione secondaria sopravviene cogli ordinarii germi piogeni. Sarà poi riser vato all'ulteriore osser vazione clinica il compito di determinare più sottili differenze tra le singole fot·me batteriche della osteomielite. C. P. R. BEI..IN. retto. -
Dell'aDo lllaoo Della oura del canoro del (Prog rès médieal, ottobre 1897).
Multa fJuae jam ceeidere resurgunt. L'ano iliaco nella cura del cancr o rettale, praticato ~ià da Lisfra nc, Velpeau, Verneuil. Péan e Denonvilher s, cadde in discredito dopo che fu conosciuto l'a rdito manuale operatorio di Koèhet· e Kraske, il quale per mette va, dopo l'ablazion e del neoplasma, di r istabilire le funzioni rettali mediante la confezione di un ano artificiale o nella sua sede normale, o Rlla r egione coccigea, o alla sa crale. Ma il tempo ha r eso giustizia al metodo an· ti co, e le numerose operazioni praticate dimostrano l' inanila · di questi tentativi, poichè l'ano così rifatto, ol.lr e a l favorire le r ecidive, le tistoiP. e le suppura1.ioni d'ogni genere, ridovantava quasi sempre disperatame nte inconlinE'nte. Allora l'ano iliaco ebbe nuovi par tig iani, quali Gaulier, il Qué nu, il Ricbelol, ii Boecbel, e il Reverdin, il quale ne affermò l' incontestabile ulilità dicendo che • !;isogoa conside-rare il retto cancet·oso coma un organo iudegno di compiere una funzione qualsiasi, e sopprimerlo d'auto rità estir·pandolo, come un Lumot·e maligno, il pi ù largamente possibile. •
1 l
CHI RUUGICA
La tecnica operativa s ugg-erita da Revet•din è la seguente:
fare una grande incisione sul fianco siuistro per poter tirat' fuor·i facilmente l' S iliaco, che devesi sezionare tr a due allac· ciature, cere8ndo di ottenere l'obliterazione definitiva della por:..:ione inferiore. La porzione super·iore deve es~et·è fissata all'angolo superiore della ferita, non pr·ecisamente ·a livello· della sezione dell'intestino, ma circa 15 cm. più in allo, affinchè rimanga pendentd fuori della ferita un tratto d'intestino alla cui estremità fissare un tubo di v~tro lungo 5o 6 cm. a fine di rare staccar~ le materie fecali lontane dalla fer ita. Ed allo ,;;copo di condurle il ;Jiù lontano possibile devesi ricoprire il tutto con un lnngo manicotto di caucciuc che va a pescare in u nu bacinella piena d'acqua posta' sotto il letto. Il dottor Belin ha seguito questo processo operativo in una donna di 57 anni affelta ùa cancro del r·e tto. Egli ha t~r minato l'operazione estirpando il tumore alla maniera di Kraske ed ha impiega to complessivamente 2 ore e 5 minuti. Egli è d'opinione che un tale processo sia perfettamente regolato e di t'acile esecuzione quantunque ne cGssiti uu arsenale molto completo e un'assistenza speciale. Esso ha fot·se · il torto eli pr·olun gare un'operazione che è di per sè già lunga, ma questa obiezione catle se si ha l'avvertenza di praticare l'ano iliaco qualche g iorno prima dell'amputazione del rello. Esso al coHlt·ario ha il doppio vantaggio di per mettere una perfetta esplorazione della cavità addominale e di pr•eserva re la ferita dell'addome e del r etto da qualsiasi infezione post- opet·ativa. c. I
Valore prauoo del 81o-•ega. (Cen.trallJ. f . chir., 24- luglio 1897) .
Oott. LEONARDO GIGLI. -
.
Nel "1894 il doLt. Gigli fece costruire, dietro le sue indicazioni, dalla CnSt1 Hiirtel di Breslavia un nuovo sll·umenlo chirurg ico al quale egli pol'e il nome di filo-sega. Questo strumento è fallo dn uu semplice filo d'acciaio il qu11lc con una speciale Javot·azione vien munito ùi finissimi de nti. rn entrambe le estremità esso presenta due occhielli ai quali si possono adattare i piccoli manichi della sega a
428'-
RIVISTA
catena. Devesi far nolare che questo slt'UrtMnto non hu nullo . 1\ che fare
coi te nt11tivi falli finora per sostituire la sega a catena, giacché la sega di Kusy, costruila da Hayek e Mar· coni di Vienna, la sega di Thomas come pure il cosi detto serpentino amel'icano seguono tutt'altro principio. Fin dai suoi pri.mi esperimenti, il dolt. Gigli s'accorse su· bilo di quanta importanza dove vt) -essere questo semplice strumento pe1· la chiruL"gia. La sua sottigliezza, la faci lita . colla quale poteva circondare qualunq1Ie osso dello scheletro, la possibilità di segar le ossn ad angolo acuto ed in ·tutte. le direzio ni, la precisioue del taglio, la facile ed assoluta disinfeltabilita, tutltu ciò re nde questa sega uno sL1·umento id ea le per la pr·atica chirur·~i ca. Rimaneva a supe1·are una sola dirtìcollà, quella cioè di costruire un fìlo-~ cga di tal resistenza da p_?ler con esso · esegui1·e lutle le operazioni. Le prime s eghe infatli si spez· znvano a cor,laUo del duro mMcellm•e inferiore e superior·e; ora invece la Casa Hartel é r iuscita A costruirne di tale . honta da poter segare R qualunque profondità le ossa piu dul'e del col'po umano. I n questi lre anni il dott. Gigli ho m.an m~n o esteso il campo d' uso del suo filo - sL~ ga che il prof. Del Greco di ..Firenze, chiama un ve1·o passe-partout, e dalla semplice resezione d' uua costola è gi unto alle ope1·azioni più g ravi dello schelell'o eccettuate, ben inteso, quelle sul cranio. Anche nelle amfJulazioni e re8ezioni do ve pr ima. si usava la comun sega a dors(l mobile, il prof. Del Greco ora impiega esclusivamente il filo-sega, non per tlmor di novita, ma perché esso effettivamente presenta dei pregi .c he invan si cercher ebbero neg li altri s trumenti. Il tìlo-~ ega lag!ia le parli molli cosi come fa rebbe il coltello, sicché non é necessarro scollarle prima dalle ossa. La s ega si applica esattamenll' sul punto in cui deve cader la sezione dell'osso e perciò non lascia di questo alcuna parte allo scoper·to. Olt•·e che il nuovo strumento s ega in tutte le direzioni e in ogni sua parte, esso non r imane mai incuneato come spessissi mo accade colla sega comune s e questa non è . ben prepal'ata o non si è ben a ssistiti. Se nelle t·esezioni
CHIRURClCA
1285
costali bisogna aver l'avvertenza di tener ben fisse le ossa con una forte pinza; il Del Greco fa uso io simili casi d'un Farabeuf, poiché altrimenti le ossa son troppo mobili e la sega vieue cosi ostacolata nel suo lavoro. L'amputazione ddl'avambraccio col fllo-sega viene di molto facilitata perché si può fare a meno Jella sezione preventiva delle carni nello spazio in terosseo; si tagliano solo i lembi e le parti molli sf!pediciali, si segano poi le ossa contemporaneamente unitamente alle carni interposte. Piu evidenti sono i pregi del nuovo strumento nelle operazioni sul piede. Le operazioni si compiono con straordiuaria celerità e il piede può essere demolito in qualsiasi punto ed in qualsiasi dir ezione senza por mente alle linee classiche. Questa tecnica resa tanto facile diviene altamente importante per la chit•urgia di gu~rra come l'ha fatto rilevat·e anche il tenente colonnello medico prof. Imbriaco. Il filo· sega è stato già adottato in molte cliniche e in molti ospedali e il prof. Bardenheuer lo ha recentemente adoperato nella resezione dell'osso iliaco. C. P. ArtbroUIWI oubltl. - (Dl. med. Wochenschr~(t, 1897, pag. 190).
WoLF F. -
L'Arthrolisiscubiti é un'operazionee.seguila più volte dall'A.
e dallò stesso raccomandata in luogo della resezione, in tutti i casi di anchilosi del gomito dipendenLi da lesioni tra umaliebe o affezioni periarticolari. Il processo consiste nell'incidere, scalpellare, ed all'occorrenza asportare tutte quelle briglie fibrose od Qssee, essudati od altro, che sono di ostacolo ai liberi movimenti dell'articolazione, senza resecat·e alcuna' parte di essa. Di sei casi operati sinora da lui felicemente l'A. ricorda un ca~o seguito a grave flemmone para-articol~re con forte anchilosi librosa, ribelle a tutti i trattamenti incruenti tentati, ed un'altro proyocato da g rave infiammazione reu-. matica. l n Qntrambi i casi l'opel'azione fu seguita, con decorso asettico, da completo ripristinamento delle funzioni articolari. 8'1
~ 386
RIVISTA
Xè l'eventuale manifestarsi di suppurazione in seguito all'alto operativo è di ostacolo al raggiungi menlo dell'esito finale, come lo dimostrano altri due casi riferiti dall'A. ste~;so, in cui, malgrado una protratta suppurazione. si raggiunse la guarigione con sufficiente mobilità dell'arto. Questo fatto mette in evidenza ·1a superiorit.it. di quest.o pro· cesso sulla resezione, la quale se seguita da suppurazione non poteva avere per esito il più favorevole che una nuova anchilosi e talvolta dava luogo a un'arto passivamente ciondolante. La storia clinica seguente, da noi riassunta in breve, si J'if~risce all' ultimo caso operato dall'A. Donna di 37 anni, assunta in ·cura nel gennaio 96. Riporlò una grave lesione al gomilo destro per caduta da una scala nell'agosto 95. Anchilosi completa del gomito ad angolo molto ottuso. Movimenti attivi dell'articolazione nulli; passivamente si otteneva un movimento di flessione di &•. Avam-braccio in pronazione, nè riusciva di supinarlo per ol~re 5°. L'olecrano sporgeva fortemente indietro, il processo cubitale dell'omero era mollo allargato, sopra gli epicondili si palpavano acute sp01·geoze callose, il dito indice, spingendosi or dall'alto or dal basso, poteva percepire una linea trasvei'Sale di frattura sopra gli epicondili stessi. Fatta diagnosi di frattura multipla con dislocazione .dei frammenti trocleari all'indietro procedette all'operazione del.J'arthroli.sis nel modo seguente. Lunga incisione lineare lungo il bordo esterno del trieipile sin dentro l'articolazione lltricipite venne accuratamente -stacca lo dAlle ossa. Indi, mediante il distacco di tutta la capsula e aderenze llgameotose, venne messa a nudo l'estremi~ superiore dell' ulna e ltl parti posteriore e laterali del processo ~ubilale dell'omero. I n tal modo la giuntura era fa cilmente ispezionabile, libere essendo le due parti che la compc>ngono. Fu così constatata la esistenza della frattura a T dell'o. mero. La fossa sopratrocleare posteriore era scomparsa sotto il voluminoso callo. Questo fu asportato collo scalpello è ridotta in tal modo la sua for·ma alltt accennala fossa, fu .possibiltl ottenece la completa estensione del membro
, CIHRURGICA
1287
Per facilitare la fless ione fu necessArio scalpellare anche in avanti, non solo, ma as portare a nche il pror.esso coronoideo del cubito, il quale si opponeva ana libera flessione. Finalmente, mediante disla_cco di numerose briglie fibro se nei J intorni dell'articolazione radio-cubitale, fu reso libera la s upinazione e la pronazione. La ferila f11 suturata lasciando nel mt!zzo una piccola apertura. Il decorso fu alquanio lun go; si ebbe un'emorrap-ia seconda ria ed un seques lt·o. La cura fu completata con movimenti passi vi incominciati presto e col mas saggio seguiti per lungo tempo. Il ~isultato fu il seg uente. L'ammalata flett e il braccio s ino ad un angolo di 7:)•, lo estende sino a 135", può supinare e pronare l'avambraccio con escurs ioni di circa 100•. Mentre prima non poteva s ervirsi della mano per mangiare o per pettinarsi, n i~ poteva portarla sul dorso e le era non dì aiuto ma di ostacolo nel vestir si, ora può giovarsene per tutti questi usi, ed è in grado di sostenere in alto una sedia per molli minuti. L'articolazione presenta inoltre un' aspetto abbas tanza buono. Lan~enbeck, mediante t0tale resezione. e recentemente Kocher mediante resezione parziale avevano già ottenuto, in casi consimili, buoni risullati, ma l'A. stima che sia più r ispondente ai postulati della chirurgia conservutiva l'arthrolisis, la quale é operazione piu semplice e sicura e conserva all'articolazione la sua forma normale. F. C. M. LJ NOE MANN- Un nuovo mezzo 41
oura della frattura tn,. ~~Venale della rotul& e deU'oleorano. (Deut. med. Wochens., pag. 196·97).
Dinanzi la socie~ di chirurgia di Uerlino, l'autore ba des critto un nuovo modo di applicat'e l'apparecchio gessato alle fratture trasversali della rotrula e dell' olecrano, f(Uale viene• s eguita da parecchi anni con bu~n risultato nella clinica del prof. Wolff. · I mmediatamente dopo avvenuta la frattura s i applica di-
RIVISTA
rettameule s ulla pnlle una fa sciatura ;;essata, la qualr dAl calcagno vada sino alla piegaturll tlell'inlluine. L·art.o è prima distest• completamtln Le, l'rl un assistente valendosi degli in· tiici delle sue mani applicllti l'uno alla base della r otula e l' altra all' apice, ne avvicina e ne tiene a contallo fortemente i ft·amtnenti. Giuuti coi giri dellll fascia a contatto delle dita, quest(' 11011 s i spostano .ma re~ lano a fissare i frammenti dell'ossa ment1·e si ha cura d1 rafforzare e rendere più strette le volul~ della fai::cio che ad essi aderiscono. Ver· rebbrt·o cosi a r il'<ultRrne due cuscini ben aderenti e ba::tevoli a impedire Il div11ricameulo della frattura. Le dita si allontanano allorquando l'apparecchio è completamente in· durilo. In r·t•gola J.?enerale l'autore è contrario alla puntura ar· ticolare per togliere il versamento acuto che di soli lo si forma, anzi soggiunge cbe i frammenti si lasciano più facilmente av· vicinare sn nu0tano in un versamento acuto sanguig-no Dopo unA settimana e mezzo, o due e mezzo al massimo. si rimuove IR fa !:'cialura e d'or·dinario si constata l'avvenuta aderenza dei frammenti in modo che non è necessario altro nuovo apparecchio. Si ricorre presto al rnassa:zgio e faradizzazione del ginoccr.io e del •1uadricip~te, g ròduale deambulazione. Mediante '(Uesta cura si ottiene semprt· guarì· gione pe r callo osseo. L'autor·e enumera otto casi cur·ati in Lal modo col più sod· disracen w risultato. Questo metodo non é che una variaale di qu~llo già proposto dal Mazzoni, e l'autore lo riconosce, ùichiuranùo però preferibilu il proprio, perchè nel mentr·e col Mazzoni, l'in· dice ed il pollice applicali sia alla base. che all'api re della rotula, si spostano ad ogni giro· di fascia. lasciando cosi liberi i fr·ammenli di !:'epararsi, col tenere fisse le dita invece, come t> gli pratica , si impedisce assolutamente tale divarica· mento. Quanto si è detto pèr la rotula vale anche per le frallurtl trasversc dell' olecrano. Qui si applicano i mignoli dell'es· sislenlf\ sulla punta dell"olecr·auo che tende ad allontanarsi. mentre, il braccio co mpletamente esteso, si applica un ap· parecchio gessalo dalla mano all'ascella.
CHI RURGICA
1289
L'autore riferi!sce un CtlSO curato felicemente in tal modo. La fasciAtura venne rimossa dopo otto giorni, però non essendo completo il saldamente della t'l'altura, ru rtapplicata per tl'edici giorni ancora, tra"cot·si i quali fu tolta definili vamente e com!>letat.a la cu•·a con fasciatura al cartone in flessione rdtangola re per 7 giorni e :-. giorni in t1essione acuta, indi massaggio, movimenti passivi, faradizzaziooe. F. C. M. Guar igione completa.
RIVISTA DI OCULISTI CA· Prof. BAUDRY. - Dimostrazione 41 un prooesso faoUe e oer·to per provocare la dlplopl& monooul&re per mezso dl u prisma aempltee - lua appUoaslone per la rloeroa della slmulaslone della oeoltà unUaterale. - Conuresso medico interna.oiunale eli •\losca e Heone yénérale cl'ophtalmologie, 189i. Certamente non mancano nè mezzi di sorpresa, nè apparecchi per svelare la simulazione della ceciLil unilater·ale e tutta v ia questa questione resta in qualche modo ancora a perla. La raginne sta in ciò che per il loro uso continuato, i processi anche piu ingegnosamente immaginati per is~uoprire la frode finiscono col far conoscere il loro meccani~mo ai simulatof'i intelligenti, sopratutto a coloro che posse~~ono qualche no· zio ne di ottica. Pe r tali ragioni l'autore ha proposto una nuova modificazione alle prove col prisma, la quale potrà sconc-ertare anche r inLt!ressato piu istruito e più diffidente. Già fi n dal1867 Alfredo Graefe rnoditìcò utilmente la prova classica di von Graefe dando al simnletore la nozione preliminare che si può vecler doppio con un sol occhio, e trasformando, a sua insaputa, una diplopia monoculare in una diplopia binoculare. Ma perché tale prova r ie sca è necessario che la ùiplopia monoculare sia ev~dente, che il !>erito posl!a provocerla im-
1290
RIVISTA
mediatamen le, sicuramente e senza tentennamenti. Però da molti anni, cioé fin dal 1881, rautore ha dimostrato con una serie di lavor: che è relativamente difficile di provocare la diplopia monoculare con lo spigolo del prisma, posto dinanzi alla pupilla, mentre è facile di produrlu nettamente e senza tentennamenti servendosi della base dello stesso prisma. A. Graefe, sebbene avesse riconosciuto che è più facile provl)care la diplopia monoculare con la base, anzic~é con· la sommità del pr·isma, pu.re non pare che vi annettesse grande importanza. L'autore dimostra che è più facile prC'vocare nettamente la diplopia monoculare con la base. anziché con lo spigolo o colla sommità di un pri~:~ma. Dall e sue considerazioni teoricqe risulta che, per riuscire a produrre la diplopia monoculare con lo spigolo df:l pritoma corrispondente al diamett·o dPIJa ·pupilla, occorre che questa abbia un diametro medio superiore a 2 mm.; che l'esaminando sia intelligente; che lo spigolo del prisma, acutissimo, sia portato lentamente e sopratutto vicinissimo alla co·r nea ; infine che rocchio osservato t•imanga tantò immobile quanto la mano dell'os!iervatore .che dirige il ;prisma Invece se si pQrta direttamente a qualche centimetro dall'occhio la ba!<e del prisma in cort'ispondenza all'ot•iftcio pupilla re si ottiene facilmente e ne ttamente la doppia i~agioe. L'autore parla di altri mezzi per ottenere la •diplopia mo· nocularc (Galezowski) oppure a volontà la diplopia e la triplopia moaoculare (Monoyet•), oppure alternativamente la triplopia monocuiHre e la triplopia binoculare (C. Fròhlich), ma que'lti apparecchi, oltrecl1è complicali non, sono scevri di cause di error i. Il processo dell'autore sopprime quasi completamente i divPrsi inconvenienti e produce immagini doppie assai simili. di modo che il simulatore non può distinguere l' immaszirae vi1·tuale dallH r-eale nè riconoscere se la tioppia immagine e l'effetto della dìplopia monoculare o della diplopia binoculare. Inflne la· disposizione dell'i strumento che serve all' esperienza é tale che il simulatore non pu6 decidere se; innanzi all'occhio dichiarato sano egli abbia, la sola base del prisma o il prisma intero, anche se possegg~t conoscenza del meccanismo delrap.rarecchio.
Dl OCULISTICA
Reco come si procede : si colloca avanti la fiamma della é.andela, che é posta ~ 2-3 metri, un vetro ·rosso cupo, di colore del tutto omogeneo. La colorazione delle immagini virtuali essendo prodotta dalla decomposizione della luce bianca attraverso il prisma, se invece di luce bianca si impiega la luce rossa, come quella che attraversa un vetro rosso colorato d11ll'ossido d~ rame, non può aver più luo~to decompo10izione e pertanto ~e immagini reali e virtuali sono identiche. L' interposizione di questo vetro rosso cupo rende appena sensibile la differenza che esiste ancora fra le immagini, nella diplopia binoculare e nella diplopia monoculare. Di falli, nella diplopia binoculare i raggi luminosi penetrano attraverso tulto l' orifieio pupillare, mentr~ nella diplopia monoculare ciascuna delle immagini é formata d.alla metà dei rag~i che sono penetrati per la metA dello stesso oritìcio. Ne risulta che l'intensità della colorazione di ciascuna delle immagini nella diplopia binoculare, é due volte più grande che ciascuna delle stesse immagini nella diplopia monoculare. Si rimedierebbe facilmente a questa causa di erl'ore restr~ ngendo di metà l'apertura e il diaframma nel momento in cui si fa succedere la diplbpia binoculare alla diplopia mo· noculare, ma per ciò sarebbe necessario di armare l'occhio . dichiarato difettoso di un diaframma. Facendo supporre all'esaminando che si è convinti de11a realtà della sua malattia, si ricuopre con una mano, senza comprimerlo, l'occhio supposto cieco e s'invita l'individuo a guardare la fiamma d'una candela situata a 2-3 metri e davanti la quale è un vetro rosso cupo. Si colloca allora l'apparecchio devanti all'occhio sano, in modo che l'esaminando vegga due immagini della fiamma della candela; Allontanando l' islrumento si muta istantaneamente, ad insaputa del simulatore, la linea di separazione delle due · porzioni del prisma e si colloca di nuovo l'épparecchio davanti all'occhio sano, dimenticando, ad arte, di chiudere !!occhio dichiaralo malato. L'esaminando dice ancora di vedere due immagini? È completamente tradito, poiché la diplopia monoculare ha dato luogo ad una diplopia binoculare.
1?9~
'
RIVISTA
Può essere che l' individuo si apprenda al partito di negare ostinatamente l'esistenza di una diplopia. In q1.1esto cAso si ha la l'isorsa di invertire a più riprese le due parti della prova e di cogliere cosi il simulaLore in fallo. L'apparecchio è di piccole dimensioni, semplice, di facile applicazione, di modico prezzo, circa 25 lire, e in certi casi può rendere utilissimi ser v1gi. Esso è stato costrutto dai signori ottici Van Ackere e Brunner, Lilla. C. S.
TrattameDto 4ella 4aorloolstlte aout& ool IDUa&l'giO. - (Semaine médicale, settembre
O. VosKRESSENSKY. 1897).
Un uo;.tro cnllega russo, il dntlor D. Vo~kressensky ba esperimentato il massaggio in tre casi di dAcriocislite acuta suppura tA, e sempre con ottimo successt). In due casi il pus erasi accumula to nel canal no~ale e nel terzo si "ra fatto strada attraverso una fistola cutanea: il massag~io ha prodotto in Lutti e tre un miglioramento fino dal giorno succe:r si vo, e nessuno impiegò più di tre gior ni per la guarigione completa. Il n'lallsaggio de.,e essere pr'llicato sotto forma di fregagioni sulla parte ammalata,. fatte colle dita spalmate di precipitato giallo, o di unguento meJ•curiale, o anche sem· plicemeote di vaselina. - c; f, Dott. AXENFELD. - Oo~UDtlvlte oroDlO& 4& 4lplobaolllb. - (Be,.Uner klirt. Wochen., settembre 1897). L'Autore ha potuto osservare in B1·esta via numer•osi rasi di questa forma morbosa, che g-ia prima di lui a ve·v ano studiato Morax e Peters. Egli non esita ati as~'>erire cha la malattia è mollo più fraquente e più estesa di quello che comunement e si cred.., èome pure è di f~tcile riconoscimento e di pit'j facile cura per l'effetto ~ti'aot•dinario che ba su di essa la zincoterapia. Crede quindi del massimo interesse, per il medico pratico, darne una minuta de~riziooe, tenuLe> conto in modo speciale della sua couta~iosità. La forma clinica, tanto secondo le sue personali osserva-
• 01 OCULlSTlCA
1 ~93
zi<mi, come secondo quelle del Mora x e del Peters, è la stes!C'a r!ella congiuntivite cronica, ossia arrossamento della congiuntiva tanto a~li angoli oculari che 3i margini palpebrali. Non è escluso però che ~ssa possa presentarsi anche acutamente, con intensa infiammazione della congiuntiva e secrezione copiosa. Questo egli ha osseJ'Vtlto in una donna di 30 anni, fino allora completamente !C'ang, che ammalò pr·ima a J estra, poi a sinistra. d1 una t'orte congiuntivite con rile· vante ~ontìore della palpebra. viva iniezione deJla mu~osa palpebrale e bulhare, nonchè abbondante secrezione purulenta, nella quale potè dimostrart:: numerosi diplobacilli che nelle culture in siero di sangue cr ebbero nella loro forma car'atteristica. Co~ì p11re dice che molti infermi sapevano indicargli il giorno preciso in cui la malattia era incominciata. Anche Morax ba descritto qualche caso rli congiuntivite acuta e subacuta da diplobacillo, ma nellt1 più gran parte dei cusi essa ha un andamento affatto cronico, e se non curata convenientemente si prolun)la moltissimo. Accenna poi alla possibilité. eli avere, durante il decorso lento, alcune acutizzazioni; alla facilit.à del contagio che può menare ad este~e epidemie, nel quul caso la malattia assume più spesso la forma acuta. Rat·e sono le complicazioni di flittene eù ulcere corneali. Egli le ha osset•vate solamente in individui scrofolosi. Due pe1•sone di una s tessa famiglia, fratello e so1·ella, il primo gra cile e scrofoloso, la· seconda robusta, ammalar·ono di congiuntivite da diplobacillo. La ragazza guarl presto e completamente: il fratello ebbe varie riacutizzazioni e sempre con eruzioni follicolari. Raris!!imi gli esiti spiacevoli, come in altre forme di congiuntiviti croniche. La diagnosi può farsi anche dalla sola forma clinica, ma l'autore insiste perchè venga ricercato nella secrezione il di· plobaeillo. La tecnica per questa ricerca è semplicissima. Si dietend·e un po' di secreto, preso dall'angolo oculal'e, in un coprioggeUi, si esamina al microscopio e i diplobacilli vi si vedono chiarameute.
f29.{.
Rl\"ISTA or OCULISTICA
La zincoterapia ha sopra questa infermità un'azione sorprendentP.. Basta instillare, due volte al giorno, nell'occhio poche ~oece di una ·soluzione di solfato di zinr.o di gr. 0,50 p. 100. Può essere guarita anche col nitrato d'argenLo e il sublimaLo corrosivo: il Protens r·accomanda una pasta fatta con zinco e ittiolo, ma uu.la é cosi adatto a combatterla come il solfato di zinco. Le recidive, quando la cura siA stata protratta con,•enientemente, sono rare: egli le ha osservate in due soli casi in c. f. cni vi erano complicanze follicolari.
S. L. V ASSILENKO. - L 'lo4uro 4'arsento allo 8tAto D&808Dte Impiegato nelle forme traoomato•e graYl. (Semaine médicale, settembre 1897). Asserisce l'auto1·e che con un tale trattamento anche le congiuntiviti granulose più g ravi g uariscono in un l.empo relativamente bl'eve (da uno a due mesi) e senza gravi cicatrici. Ecco il procedimento che egli segue per ottenere l'ioduro d'argento che si forma in ,oontallo clelia congiuntiva. Si preparano due soluzioni cosi compo~te,: l oduro polassico; • · " '" ·• • Acqua stillata ana F:rammi 6; Glicerina grammi 12. P. nitrato d'argento cristallizzato. Acqua stillata anagrammi 6; Glice rina grammi 12. Si versano s ulla muccosa congiuotivala arrovesciata tre goccia della prima e della seconda soluzione che si mescolano insieme per mezzo di un pennellino di Vajo. In tali condi· zioni si forma l'ioduro d'argeuto allo stato nascente, che si lascia agire sui tracomi per un minuto circa, dopo di che si lava la congiuntiva con uoa soluzione borica al 3 p. 100. Il dolore che si provoca é legiZer o e svanisce rapidamente. L'esistenza di una che§atile non controindica l'applicazione · di questo rimedio. c. .1:
1295
RIVISTA DI MALATIIE VENEREE EDELLA PELLE P rot. DoMENICo MA.JOCCHI.- D ftuter aU'lodolo lettino .telle seien3e mediche).
(Bol-
Nel numero di maggio di questo stesso anno abbiamo dato di questo metodo di mfldtcazione un cenno, che per necessità di spazio dovette cs~ere bx·eviS!simo. Considerato per.ò come il medico militare si trovi spesso, troppo spesso, alle prese con malattie veneree, crediamo rare opera non completamente inutile A desumere alcuni cletlagli della importante memoria del prof. Majocchi. La medicazion e faUa mediante i \'ari pflasler é divenuta ormai di •uoa pratica molto estesa, specialmente in derma· tologia; ma per cio che rigua1·da il ptlasler iodolico, crede il Majocchi di essere stato il primo ad usarlo nella cura di alcunP. affezioni veneree. Egli fu l'n dotto a ciò' dalla consider azione che :a tintura alcoolìé'a di iodio serve solamente a pr ovocare una rapida dermite, la quale rimane sempre superficiale perché la desquamazione che ne consegue agisce s favorevolmente per l'azione ulterior e del rimedio. E se d'altronde essa può giovare it1 qualche raro caso, per la r·eazione che provoca, più spesso invece, o pel' il grttdo leggero di que!'ta può riuscire inutile, o talvolta riesce addirittura dannosa per la sua violenta azione irritante. Le pomat~ iodiche e iodo-iodut'8le riescono di pochissimo vantaggio per lu loro breve permanenza sulla parte malata. Il pflaster invece applicato sulla pelle impedisce,, grazie alla sua impet'meabilità, la dispersione dei liquidi e vapori, diminui!lce la secrezione grassosa e quindi la pelle diventa piu molle, più sottile, più pe1·meabile e più adatta alEa penetrazione delle sostanze medicamentose. Cosi è che il pflaster iodolico, sciogliendosi a contàt.to della pelle, cede a q uesta lenlamenLe il suo iodio, che mercé le
11!96
RIVI STA.
accennate condizioni della relle può giun:xere fino ai te~suti ammalati, e In cP.ssione avviene in modo completo a differenza di quello c:he accade con gli ordinari cer·otti, i quali tenendo troppo fortemente incorporato il rimedio no,n lo cedono completamente. Il M~tjocchi ha esperimentato questo genere di medicazione sopra 67 casi tra adeniti e perin.feniti, e 4i tra epididimili ed orchioepididimiti ottenendo quasi sempre il risultato di una completa guari~i one, come e~li dimostra in uno !ipecchio annesso alla s ua importantissima memol'ia. Fu soltanto in pochi· casi di periadenite subacuta che, non ..stante !"applicazione, del pftaster iodolico fallii sino dall"insorgere dell'innammazione, ebbe la for·mazione di uno o piu ascessi. Pur non ostan~ anche in tali evenienzP- poco fortunate. si fecero pale!'\i i vantagci di siffalta medicazione poiche, cont'inuando l'applicazione del pftaster dopo lo svuotamento degli ascessr, egli ottenne la riduzione completa dei tumori glanùula1•i r·esidui. L'insuccesso completo lo ebbe in due soli dei 67 casi di adenite e periaderrile curati. ~elle epididimiti e orchioepiùedimili il risultato fu sempre tavoreYole. Egli ha applicato il pftasLer in qualsiasi stadio della malattia, nè si é"arrestato dalla applicazione quando vi e ra idrocele acuto, eiJema dello scroto o er•itPmA della pelle di questo. Tutti i malati hanno sempl'e dimostt·ato una grande tolleranza per questo genere dì medicazione, anche quando la pelle dello ~eroto era stata sede pr·ecedentemente di eczemi, e la sua azione si dimosh·ò costantemente benefica, riuscendo ~empre a calmare il dolore che accompagna le epididimili e le orchioepideòimiti bleuorral("iche. Egli· dice di aver curato col pflaster iodolico anche altre mals Uie, Spt!cialmente adeniti speciHche, ma con meno buoni res ull.ati. In conclusione il Majocchi ritienA il pflt~ster iodolico un
ottimo rimedio, di a.;ione rapidamente anti)logistica e fortemente risoloente, la quale !.'i svolge in due distinti periodi, separati da un periodo di sosta. Esso conviene nei tumori inflHmmator·i tanto recenti che cronici. - Mercé la sua proprielit adesiva, es~o pu6 esser mantenuto io srto sénza il
DI ~IALATtrE \'E :"lBREE B DKLLA PELLE
1?9i
SU!"sidio di alcuna fasciatura; !>ebbene questa può es~ere giovevole pet· la sua azione complessiva. - Si può applicara lauto tA gliato a str iscie, come ricoprendo la parte con un pezzo intero. Da esperimenti comparativi che egli l•a instiluito risulta che esso ha un'azione più determinata e alq uanto differ ente dal ptlaster idrar girico, il quale è più indicato nelle affezioni specifiche, ment1·e quello iodolico conviene di più nelle infiammazioni semplici. c . .f.
RIVISTA DI MEDICINA LEGALE
----
D1 M A TTEI. - I orlatallt del Florenoe nella 4lagnoal me4loo-legale dello sperma. - Istit. di patol. gen. della R. Uni v. di Catania. - tL'ufficiale 8anita1'io, otto b. 189i).
I n vista delle difficoltà che !'pesso s'incC\nlr~no nella r i- . cer ca medico-legale dei nemaspermi, il Flor ence cj!rcò un metodo semplice e r a pido pér mezzo di una reazione microchimica, e lo trovò col r ea t ti vo ·seg uente: · - ·Iodur o di potassio puro . . .. gr . 1,65 lodo (previamente lavalQ) . . • 2,M Acqua distillata . . » 30 col quale trattando una goccia di liquido ottenuto dalla macerazione per due ore d.i un tessuto imbrattato di sperma, nell'acqua distillata, osservò la form!lzione di cristalli molto eg uali a quelli d'emina , ehe sarebbero proprii dello sperma umano e si formet·ebbero per mezzo di un principio speciale che egli chiama vir isper mina. l l dott. Di Mattei non si è contentato delle conclusioni assolute del Florence, ed ha voluto istituire degli esperimenti allo scopo di studiat·e !'e tale reazione sia esclusiva dello sper ma umano, e di determinare a q uale dei principii costituenti lo sper ma si debba attribuir e, sapendosi che lo sper ma é costituito, oltre ai nemaspermi, da parecchi liquidi che lo diluiscono, alcuni dei quali secreti
1298
RIVI SH
DI MEDICINA LEGALE
da glandule acces~orie, oppure dalle vie di eliminazione del mf'riesimo. In una prima serie di esperimenti egli ha studiato la reazione nello sperma umano e in parecchi animali, quali la cavia, il cane, il coniglio, il topo, il cavallo, il montone, il porco, il vitello, il toro, il pollo, la lucer tola, la rana, il pesce ecc.; in una ~econJa ha istituito esperienze isolate sulle varie secreziòni costituenti lo sperma, quella cioè rlelle vescicole seminali, del testicolo, dell'epididimo, della pr•oslata, del vaso deferente e delle glandule bulbo-urelrali, r ipetendole ~ ui diversi animali sopra citati. Da questi esperimenti l'A. si ritiene autorizzalo a concludere che la reazione del Fiorene~ non pnò avere un valore di re~zi oue specifica per lo sperma umano perché, si conseg ue anche con s perma di animali diversi; cha la formazione dei cristalli non è devoluta al liquido spermatico nel suo complesso, in quanto che alcuni dei vari secreti che lo costituiscono, trattati separatamente, dànno ug uale reazione: che la reazione in parola però, s ebbene non specifica, rimane sempre un eccellente mezzo di o rientamento nelle ricerche medrco-legali delle macchie te. di sperma.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA PARLAVECCHro dott.
gloa. -
G. - Istltusloal dl •emlotlo& obtrar(Soc. Edit. Dante Alighieri, Roma 1897).
L' A. lamentando la mancanza di libr i di guida completi eh ~ s i occupino della sèmiotica chirurgica, ha colmalo questa lacuna col s uo trattato, nel quale valendosi di lutti i più recenti mezzi d'indagine e di tutle le r icerche fatte nel campo chimico, fisico, microscopico e baUeriologico,. si propone di indirizzare il chir urgo nella retta interpretazione dei fenomeni pei f(Uali si svela un'a ffezione chirurgica. Il libro é di· viso in quattro parti: parte fisica, parte chimica, parte microscopica e parte par assitologica, le quali sono precedute da alcune considerazioni generali s ul modo di compilare le
RIVISTA BIBLIO GRAFI CA
1299
s torie cliniche. Nella prima parte, r A. passa in rivista l'esame Eteneral e dell'amma lalo ed i segni dati dalla ispezione, dalla palpazione, ·dalla percussione, dall'ascoltazione, dalla odorazione , dall't:same elettrico, dall'esame sop;gettivo o funzionale, dHlle operazioni esplorative. Nella seconda, tratta dell'esllme dei liquidi (sangue, lrasudali ed essudati, liquidi orali, contenuto gastrico, feci, liquido nasale, espettora to, spel'ma, liquidi genitali femminili , s ecreto mammario, urina), dell'esame dei solidi (tartaro dei denti, p ti a loliti, rinoliti, enteroliti, colaliti, pancreoliti, uroliti, tofi gott{)si). Nella terza, espone la tecnica dell'esame dei liquidi e dei solidi e stuJia la microchimica, lr·att.s dell'esame micr oscopico dei liquidi e dei tessuti. Nella qua1·ta parte, che egli chiama parassitologica e non batteriologica, perché i parass1ti chirurgici appartengono a diverse specie zo':\logiche e filologiche, esamina la tecnica relativa, studia i' car·atteri diagnostici dei diversi parassiti chirurgici ed espone l'esame parassitologico dei liquidi e dei solidi. Il libro é corredato di tavole dimostrative, e raccoglieudo quanto di piu interessante e ,fi più utile è da conosr.ersi nel campo della semeiolica, costituisce un 'utile guida all'esame dei malati di affezioni chirurgicho. tf!.
CORRISPONDENZA A propodto della oura della teD.la mediante l1 oloroformlo . A complemento del breve articolo del maggiore medico.
dottore Carratù, inserito. in un fascicolo precedente sulla cura della tenia col cloroformio, siamo ben lieti di pubblicare 'JUaoto ci scrive il dottor R. Ap r osi o, capitano medico: c Sin dal 1886 io tenni all'ospedale militare di Torino una conferenza sul cloroformio contro la tenia, e fin d'allora me ne dichiarai pat·tigiano convinto. La mia conferenza é citala nel nume ro di d•c~mbre del Giornale di medicina militare
1300
CORRISPoNo~:'iZA
del1'86, tra i lavot·i scientifici pervenuti durante quell'anno al Comitato di ~anita. (( In 'luel temp.o prescrivevo (come ora (1r~crive il siguor maggiore Carratù) ltt formula del Thompson, cioè: cloroformio g r. 4, scit·oppo gr. 30 (da prender si in 3 volte e da farsi seguire da un purgante oleoso), e. per vari casi di ;>e· guito, ebbi completamenLe a loda r mene Cons tatai però 10 seguito qualche i nsucce~ so , e si fu in questi casi che mi decisi a r ipeter .., dopo pochi ~iorni, la somministrazione del cloroformio, facendone pr·endere in. un.a. sola oolta 4 grammi. Potei cosi con grande soddisfazione accertare nelle deiezioni del malato lo scolice dell'elminto, nè mai ebbi la dolorosa sorpresa di vedere sopraggiunger e per· tale Jose feno meni gastro enterici o d'irritazione renate. « l cns i di LE'nia da me cut•ati col clor oformio gia oltre· passano i 60: posso, quiudi, su lunga esperienza, a ssicurare che ne~li adulti non solo 4 grammi in una sola volta, ma neppure 6-8 g rammi dali in 3 volte, de terminano fenomeni genet·ali apprezzabili. Non ho neppure notato quello stato di eccitazione piacevole, s.i mile al primo stadio dell'ebbrezza alcoolica, di cui leggesi nei trattati di materia medica. Se , per contro, si oltrepassa di poco la dose di gr~mmi 10, allora con molta frequenza si notano allerazioni dell'allività psichica (allucinazioni, illusioni, delirio, ~cc.) sempre però di carattel'e allegro e ùi fugace durata, alle quali tiene dietro uno stato soporoso più o me no lungo. L'osservazione che anche nei casi in cui propinai oltre a grammi 10 del ri medio, mai vini apparil'e gastriti. ematuria. albuminut•ia , cili ndruria, ecc., mi fa ritenere che tali fenomeni s iano assai più facili a verifi carsi quando il cloroformio è inalato, anzic hè quando è at'.sun to per altt-e vie. • Si intende che ne: mio s istema di eura non guardo s olo alla dose del rimedio, ma cerco prima di ·preparare scrupolosamente il malato, !asciandolo per 2i ot•e ad esclusiva dieta lattea, e facendo~li praticare uno o due enteroclismi, allo scopo di vuota re il canale intestinale e rendere cosi più sicura l'azione del vermifugo sul cestode. ,, A mio modo di vedet•e il cloroformio assopisce e ne>n
CORRISPONDENZ.\
•
1301
'l.ICCide il parassita, e rrtengo che identica azione abbiano •l'etere (già vantato co:ne Leni fugo dal Gubler, dal Lorlet e dal Bourdier) e l'estratto etereo di felce maschio, oggi tanto in ·voga. Siccome però il cloroformio nel nostro corpo con molta facilità si volatilizza e con altrettanta pront~zza si assorbe e sì elimina, così é lo~ìco arguire che la sua azione sul ce-stode sia dì breve durata. Da ciò ne viene la pratica di somministrare immedia'tamente dopo ìl cloroformio (e non mezza ·ora od un'ora dopo) una dose generosa di olio .di r ìr.ìno; .qualora flt)ll s ì pre ferisca (come consiglia il K~iser) uni re assieme i due t•imedi, aYvalorati da una goccia di olio di
croton. " Per il buon f~Sito della cura non devesi neppure trascurare di costringere. l'infermo a defecare in un mastello ri·colmo dì acqua tiepida. Senza q uesta precauzione ti par as-sita viene emesso a brandelli, le proglottidi per il lo ro peso -si staccano dalla testa, questa non fuol'iesce, e , cessato lo -stato di torpoN, pt•ontamente e tenacemente si riattacca colle sue ventose alla mucosa dell'intestino. Ciò e'·identemente -costituisce un'allra causa di insuccesso.
V!\RIETÀ E. NOTIZIE Colleglo- oonvltto per gll orfani del unitari italiani in Perugia. - Questa istituzione, che conta appena quattro a nni di esistenza, comincia già a dare frulli benefici, ed a consolidarsi in modo da ritenere che ben presto assumera r importanza dì un vero istituto nazionale. Il numero de i soci contribuenti è di 480, troppo es iguo in confl'onto delle diecine di migliaia a cui a mmontano i sanitari italiani (farmacisti e veterinari compresi). Non astante, l'istituto, per o ra annesso al collegio di Sant'Anna, accoglie ;già 5 orfani di medici, che vi ricevono un lratt.amento sano, ·13 abbondante. una educatione fisica, morale e intellettuale ·completa. 82
1302
l' ARI ETÀ E i'iOTIZIX
Per es ser contribuenti, e quindi lasciare alla propria par ~ in c aso di bisogno il diritto dell'ammissione, basta paga reu na quota annua di 5 lire alme no. Per ull~riol'i scbiarimenti e per programmi dettagliati rivolgersi alla Commissione amministrativa in P erug ia.
A41Ulanza della Commtulone Beale per l'e•ame 41 al.'o1Ule que•tlonf relative alla Cl'ooe
Bo•••·
Nell'adunanza del t• del corl'ente mese il Commissal'io del Ministero della guerr11, colonnello meùico comm. Salvatore. Guida. presentò il fascicolo del mese scor so del nostro giornal e, contenente il resocooLo sull'operato del Corpo Sanitar io in Africa con alcune parole che ci piace di qui ripOI'btre : Des idero offl'ire all'Ill.mo signo1· Presidente e at vari membri della Commiss ione Reale il numero ieri uscito, del Giornale Medit:o del R. E11ercito , nel quale vi é la Relazione Su:t'operosilà del Corpo Sanita rio militare italiano du rante la campa!fna d'A.ti·ica 1896; e domando mi sia concesso Jiaggiun~ere all'offerta poche pal'ole, non affallo estranee a i la vot'i della Commiss ione. Dell'operu della Croce Rossa in Africa, duraule e dopo la. campagna, si occupat·ono molte pubblicazioni, specialmente de lla s tampa periodka; e fonte principale furono le corrispondenze, che gli addetti a quell'associazione mandavano· di1·ettarnente ai ~i o mali , alla propria famiglia , od agli amici. L'operato della Croco Rossa t\.1 meritameute lodato anche da ulli ciali generali, che colà ebbero coma odo ; i quali, non impedili da nessunA <·onvenienza mi litare gerarchica, stimaron<> allre ~ i dove1·e di gratitudine e di cor tesia fai'Oe l'elogio in comuuicazi olli ufficiali, che dall'Associazione, o dag l' inter essati furono pubblicati. Sia per questi elogi meritati, r ipeto, s ia, e forse pi ù, per quel continuo succedersi di notizie , a ccompagnate nella stampa, da illus trazioni fo tografi che , o oltrimP.nti fatte emrrg ere per motivi per s onali, venne nel g rosso pubblico la credenza che il servizio sanilal'io in Africa fosse sta to lutto fallodalla Croce Rossa; e , am plifictlndo i concetti e deducend07
VARlEÙ E :-IOTIZIE
1303
fu scrillo e detto, ed io ho letto e sentito in conversazioni di caffè e di r.ircoli, che si poteva far di meno nell'esercito del Corpo S a nitario milita1•e, sos tituendolo con la Croce Rossa. Date le nGn liete condizioni economiche del nostro paese e le idee non nuove e abbastanza sparse di democr(ltiz:sazione dell'eser·cito, la proposta si presentava seducente; tanto più, che in Parlamento e fuori, su per i giornali, vi fu chi con veste e rag ioni militari sosteneva, se non l'abolizione, una riduzione quasi equivalente del Corpo Sanitario militare. E s u questo altre particolarità potrei aggiungere ; ma cr edo più dignitoso tacere. Er·a quindi desiderio, gius;to e viviss irno, degU ufficiali medici e curios ità no n vana della gente equanime, che fosse resa nota r opera del Corpo Sanitario militare in Africa; ed, a mio avviso, era neces!;a rio, perchè dal non sapere che cosa si è t'atto al c redere che nulla s i sia fatto ii passaggio psicologico è sdrucciolo pel grosso del paese, che poi costituisce la cosi deLta pubblica opinione. Il desiderio è stato soddis fatto con la presente pubblicazione, che è il riassunto di 138 relazioni di ufficiali me.dici che servir'ono in Africa in quella campagna, richieste dall' Ispettore capo di sanità militare, generale medico Regis, il qual e, merftamente, )ncaricò di esaminarle e compendjarle il solerte s eg r etario dell' Ispettorato, colonnello medico Panara. Ho detto - meritamente - per ché il colonnello Panara é il primo veterano d'Africa Jel Corpo Sanitario militare, avendo accompagnata la spedizione, che nel ·t885 prese possesso di Ma!>saua; e su quella spiaggia, che fu detta l'in· femo del ~ar Rosso, egli, a capo de l servizio sanitario, diede esempio indimenticabile di energia e di zelo indefesso, quRndo tra 'iuei primi arrivati, impreparati al clima, il sole, che era allora l'unico, ed era ed è sempl'e colà il più g rande dei nostri nemici, uccide va fisicamente o moralmente s oldati e ufficiali, non pochi dei nuali, e dei maggiori, si sottrassero col suicidio ai s uoi fieri tormenti. S. E. il Mini::llro della guerra ba ùalo licenza che la relazione del colonnello Panara fos se stampa ta e pubblicata; ed io mi onoro rli off'rirla a Loro; pregandoli che vogliano
~ 304.
VA.RIET\ R SOTIZIE
scorrerne le pagine. Non ne dirò, quind1. Vi troveranno anche encomiata l'opera della Croce Rossa, i reparti della quale, però, non presero parte (e, a mi<• avviso, non poleano pel retto impiego che n alla guerra devono avere) alla battagl ia di Abba-Cal'ima. Essendo lutt~via stata questa battaglia lo apogeo dell'eroico sagritizio dell'esercito e specialmente del co1'po sanitario militare, mi sia permesso di ricordare clte vi presero parte 42 ufficiali medici, dei quali alcuni, ollre al lo1·o compilo professionale, ebbero a combattere come soldati, o comandare come uRiciali, per difende1·e i ft!riti ad essi affidali. Come fecei'O il loro dovere? Ve lo dicano queste cifr e; dei 42 presenli sul campo di bstt.aglia, 13 vi lasciarono la vita (1); 8 riportarono chi una, chi piu ferite ; 10 andarono prig-ioni con due mesi di esodo, per te~·re inospitali, p1·odigando ai prigionieri italiani e o migliaia e miglia ia di nemici ferili le loro cure fratern e ed umanitarie. Concludo con una domanda not• esll'anea, come di><si in principio, ai lavori che qui ci uniscono. Sa1·ebbe st.atf\ possibile con un organismo composto di elementi, ai quali mauca !'abitudine giornaliera della disciplina. il prestigio del gr·ado e del comando, e lo stimolo potente dello spirito militar·e, che sì acqui ~la s oltanto nella vitn vissuta f1·a i soldati, sarebbe ~talo. possibile il compiet·e gli eroici sfo1·zi che fece il corpo sauitar·io dell'esei·cito aù Abbn Carima? Qualunque siA, ed é gra nde, il mel'ito professionale della Croce Rossa, a vrebber·o essi potuto col pet·sonale r accolto all'inizio della guerr·a, non fortificalo da quei potenti legami che ho accennati, sostituire sul campo, in un giorno dì batta;;lia gli ufficiali medici?Giudicatelo voi. S . GurnA. (l) Noto che il corpo sanitario tlerdé ad Ambn·Aingc un teuente medico, e un capi tano e un altro tenente medico a Dogali.
Il Otret.t.ore inte r t nalc
Dott. PANFILO PA~ARA, coionn ello medico. I l Aedat.t.ore
0.' R JDOLFO L1vr . capitano medico. GIOVANNI ScOLARI, Gerenle.
INDICE G E NERALE DEL L E MA T ERrE "PER L ' A N NO 1897
MEMORIE ORIGINALI. RAL iu Nu Alwnt:A, ma:;~iore medico.- Un nuo~o meno di misura del· l'acuita \'is iva per 1 sospetti simulatori •lei l'amaurosi o della am· IJiiopia monoculari . . Pag. 376 BAnf;ONI ATTILIO, capitano medico. - Sul trasporto del materiale sanitario nel reggimenti d'arma a cavallo . . . . . . • 433 BoNOliO l..oat:Nzo, capitano medico. - Sulla gastroenterostomia . Studio criti co sprrimcntal e sui vari meto<li e sul miglior trattamento del grande omento . 13 Bo:-:o11o LOR EN?.O, capitan o medico e Gnos GIUSB PPI!, tenente medico. Sull'azione dCI ra11gi Ront~en su i microrgani~mi. ll icerche sl_lerimentali eseguile uel gabiuetto uattcriolo)(ICO dello spe<lale militare Lli Roma • 568 CA nuATu Cto:Lt:sn~~:o, maggiore med1co. - Uso ùd clororormlo contro la tenia . . • . • . . . . . . . . • 880 FANCIIIOTTI El•GENIO, t•mentc metlic:o. - Sopra tm caso di allacciatura della femorale per ferita cl 'arrna •la 1>nnta o taglio . . . • 696 FARA LLI C&I.ESTtNO"e RA•;NoNI IIOli OLO, capitani medici. - Le succe-ssioni • i69 morllose di nna r~rlla penetra nt" tlel cuore . FORTUNATO \.ARI.O, lenente medit·o. - 01 un ca~o di meningo-mielite tra· ~vtJr.<a acu t.~ di onf(one sifl litlca . . . . . . . • !!63 GIANI Plr>'rno, cnpitauo rul•lic•>. - ·' III•UIIli di auatomia !)atologica . • li48 G&ltU:>t•o GIULIANO. c:avitan•J lnt••1i~o. - lnten·eo ti chirurgie: economici nei morui arlleolarl - Chirurgoa couser vat im ucl pielle . . . • t 205 GRos Grus s~I·B, tenente medico. - Con tributo alla curn dcii() congluutivlti hlenorr;,gidoe . . • . . . . . . . . • 467 hiBRIACO l'oliTIIO. teueute colonne llo noedico. - L',.splorazione rtcllc lerite nolle guerre motlcr ue e•l 1 nuovi nwzzi pèr pratìcarla . . » S! G LAST AKIA f'RANc~:sco, C.1ttitano medico. - Traumatisn.o del lobo lrvnLaiP. <lestro •lei cervello in uu ferito oli A l1ha Cari ma . 678 Ll\'l RtoOLFO . .:apitaolu medico. - D'ello sv1 lup po del corpo (statura e perimetro toracicol In rapporto col le proressioni e colla condizione
soc1ale .
• 8!6
l..uzu TTI A., ~ottotcnen te medico di complemen to.- Alcune note di otologia in rap110rto colla prat ca legale militare . . . . • 886 ~IA :-<G IA NTI 1!:1.1 0, maggiore medico. - Silllide ereditarla tardiva cd Idrocelalo . . . . . • . . . . . . . • :IU MANGIA NTI E?-10, maggiore medico.- Un caso d ·aorta angusta congenita • tl73 AI ~NOINI GwsK~PE, capotano medico, - Sull'apparecchio per disinfezione ed emostasia co l vapore d 'acl] ua sotto pressione del dotlor Matteo Giancola . . . . • . . . . . . . • 136 Ms:-rNEI.LA ARCANC&r.o, cavitano medico. - Anl ilr rmicl ed antipireti ci • 97. 3il e 446 MOTTA·Coco .\LPIO, sottotenentè mc-dico di c~mplem entll.- Studio clinico crt eziolo!!ICO su alcunt~ teuhri di or1gine inte; tinJ ic . • 998 M07.7.1!T TI ELISI>O, capitano medico.- Relazione !\fÌnitarla sui r.. ri ti di .\ m ba Alagi e di Ma(:all•· cura ti a Maoc:ollc durantu l'a~sert io del torte. • 3 ~ATOLI F., ~al'o tano mt·d ocv. - Sulla tuhercolosl articolare del gin occhio • 1250 PAXARA P•~~u.o, colonnPII•I me<l1co.- L:t cura ratlic:o le rtell'rrnia negli ospertn li nulit:m (!' lta li:l . • 045
1306
I~fHCE
GE:H: RA!. E
PANARA PA~PrLo, colonnello medico. - Sulla operosìta del corpo sanitarin milrt.are Italiano du rante la ca mragna d'Africa 1896. Ria55unto di t 38 relazio:ri mediche . . Pag. 1085 PBRASSI A NTONro, capitano medico. - Cistomioplastica sperimentalePossrbili applicazioni nell'Insufficienza e di!ttlnsione della vescica con ìngrosumento pros tatlco .
• 969
PERSICHETTI CARI.O, maggiore medico.- Contributo alle neurorolle. Sntuu tlel nervo radiale destro. Guarigione . . . . . . • !a8 PrsPO~r RAFYAE~Lo, tenen te medico. - 5etlici casr di dJrterite delle rerlte. (Contributo alla etiologia ed alla terapia) . • . . . • lOti TRO!IDETTA EuiiONoo, capitano wedico. - Tre casi rU asC<JSSO dei S<'lli rrontall. . . . . . . . . . . . . • 65i TROVA :SELLI EooAn no, capit.ano medico. - Di un ca:<o lli ascesso cercbral• corlicale acuto secondario . . . . . . . . • !18.'
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI. Rl VI5T:\ MEUIC.\ . Alhutninuroa (la rrognosi dell'). . Pau. ' 9 .~lìmenta7.i one (intorno all') per la via sottocutanea - A. Corradi • 601 Aneurismi (~li) dell'aorta e i ·raggi Roontgen - Aron . • • Ol'i Angina err•otica vurn. trt~li' imrier::o rtPI solfato di rame come mezzo di trattamlln lo rtell') e della sua avplìrnzione alla dtagnosi difTercnziatr d elle angine errPtiche Jomplicate - uur~ur! • 473 Angina rti l.ndw ig (sulla patogenesi- d ell') - 1. Gasser. 600 Appenrticitc (delle surtpurazionl a dìstaor.a nell ') - Emi!·· i>iard. • 147 .'.ppenflicolari (contrihuzionl\ allo sturtio <l ei calco li) - Rochar. ~. ISO Aria cnl•la (Il haano •1') come me7.Z'> tcrnpeulico di alcuni rarossismiefli· lcltlci - C.tbitto. . . . . . . . . . . • 710 ArteriosciProsi (il bag11o idro-tlleltrico nel trnttamento dell') - Mo~lie • 4918 A:<llCrgil losi (l') o psemln-tuherr.ntosi - !'iaccrlll'one 599 Auto:scopi~ (<.tmtrihUt'l all') ttella laringe~ trach~a- Oioni.;io. '-''i 8roca (lesione del centro d •) •~nza ar~•ia in donna non n:anrina- l.e,·i • 38! Cirrosi a corso rapido - Cardarelli A. • 1031 Coma disrrertico - M. 1\oolha.-u • 710 Oiascopia e rnneroscor>ia - Malocchi ~n. Difterite (la s.eroter~• pia naltn) - Fe•terico l'ri,;o 3'S Disturbo nr. rl'oso (sopra unl osser vato negli umzi:r li - t:. 11. 1\isch. 711 Ert ema acuto (l') del poiClon e - Hucharrt • a ;; Edemi eli origine nervosa - Potain . 389 Elolltricità (iolluenu r1 PIIa) sullo s t.omaco umano - E. Goldschmiolt. i16 Emorra~ia ren:tl() - 1\lemper•er. • S9i Euteml ~iA c~onslrterazioni dia~:nostiche e ratogonicho a proposito di Ull caso di)- Giuseppe De Fìcrr . . . . . 4&; Epico ndilalgia • i!7 Esantemi prodromìci e seconllari - L IJernhartl . . . . • i l! Erniu esterne limrortnnzn delle) nella etiologl-: dei disturhi g3strointNii· ualr - E. Schutz . . . . . . . · · • 476 Febbn• tiloi<lt!a (sicro·r1i agnosl della) o la reazioo~ a;:glutinAnte del si,ro 6/J dPi ti fo,;i . , . . . . · · ' 6' Fchhrc tiloirlra (su lla olo:tgllu!i de!h)
1 ~07
J ~O! CE G.E~·EII.UK
1Febbr.• tiloi.too (a lter<~zioni cl'inten~ita del primo to no del cuore ndln) C. Bernard . . . . . . . . . . . . Png. 16':! ;Feb()re tiroide (impiego etei b~ttcri morti per la diagnosi della) e della lehbre di Malta. - Metorlo raci l ~ per improvvisare una llnmma cannello per rare tlllbi capillari di ;e,1 imentazJOnc - .\. E. Wright e u. Semple. . • . . . . . . . . . . • il9 Gozzo esoltalmico (natura e trattamollto del) - Abadie 9i0 •l drocelalo congenito l:am1glìare con pal~sll innu~nza rtell'ereriitarict.1 Alya
•
•
•
•
.
.
•
.
•
.
•
•
.
•
153
Ileo-tifo (sulla sierodiagnos tica dell') - Pennnto . • 39i 1 nnuenza ( Distu rbi cagionati dall') nella lunzione dci lega to - Mounon • :SG ·(peraciditb sto macale ·(trattamento della) - V. Jaworscl d . • 1035 1sehialgia (la cura tlell 'l ~olia eom prc~sione strumentale- Arullnni. • 383 Kubigasari (il) - Lucas·Champio nnitire . • i iS l epra (con tributo clinioeo allo studio della ereditarieta della) - C'..altlcrone • 10~8 L itiasi bìliaro : suo trattam Anto - Soupault. • 1036 l iti:ui biliare - F. Poll1 • Ui~ ,Liliasi i ote.~tionl e (la) - G. Foot.e . 3S6 Malaria (forme larvat.e della) - V~rtigine malarica - Triantaoph~ liti e~ • 387 Malattia inietti va (una nuova) .. .. 5~ Meralgia para3letica e t.~be dorsale - N. Buccelli. • 300 Midollo spinale (le alt'3raziooi del) o"i c~ni operati di estirpazione delle ghiandole para!irOidcc- Vas;ale e Uo nagl(iO . . . . • 27il
Jliopatia atrofica progressiva -:- G Lumbroso
• l~ii
Morbillo (tlia:z nosi prococ~ del) :_ " oplik. :~t Morbillo ecc himotico (il) - A. no ngtlr . • 496 Mor bo di Bnsedo" (cu ra <i el! co lla galvani7.7.ati ono e co ll 'allmen tazio nr di timo Cresco - Domenico Ventra . . . . . . . • 15~ llorton (due casi di malattia di) - C. Tarutn 47~ Mo rva (asperien7.e sulla po~s ibilità di tr:~s misslono del con t;~gio dP.lla) med iant~ Il s1ero an tidi ltorieo - Do nhor . • 913 Neurollbromatosi (~ull.aJ generalizzata - Fein<lel . • 493 Nevralgia cpico nliilea {della) - Mo lle 489 Otoematoma (a proposito della o rigine 'lull') d~i Jl37.Zi - PdliZli ~0 1 .Otopatie (le) n •~lla parotite idiopatica e nella meningit&. ec~ebro -srinnle e pidemica - Couollno . . . . . . . . . • !lù7 Orine (;;ull' in to rbidamento dd le)- Cnnlrilmto all'esame clinico •lJII'uriM t•o~ner . " IO!Jl ·Ozena (sulla cu ra dell' ) - Gradcni~to • 38'! ·Paralisi generale (alcuni casi di)- Raymonll. • 100 Paralisi a sccnd ~nti acmte (le) - Leooco Bolli•1 .. 391 Perieardi te (la tliJpnoo. nell'inizi o della) r~uruatica - Cad~ot • H l .Peste bubhoolca (su lla ~iero·tcrapia rtella) - A. Yersin • 16:; •P leurite siero<a s terile come unica manifestazione <li as,,eJ;o lidi fega to tla stal\lococchi - Do~liotti . . . . . • . . . • 5!16 •Potincvrlte laL1Ie - Braner • Hl Po lmone (o.mbolic del) flèr lè iniezio ni rl i r•rrrarati in$olubili di mercurio M. M.. ll er . • il3 Polmonite (sulla) pul!tante - Covazz~ni . • 911 Pneumonite (iniezioni erutoven tJ.>e rli ;;kro ortrllciai•J nella) - Casarini • H6 Raggi ll o.ints~u (,;uli'lmvnrtan za dei! t>cr la medicina int erna- E. r.ruo· rnach • • 395 •Reazione speci li ca imAluniu.ante rt~i bacilli tilìd - PlciiTer e Kolle . 67 Rene (sulla rigenerazi one rtell'eJtitelio nell ;ottoposto ad anemia temporanea - - J.11ta • 9 13
Rosso di COngo Iii) come sostanza indicnt rice nella emoalcalimetria - \ '. Greco . . . . . . . . . . . . . Pag. 103~ Rumori pericardiali (sui) e sull'apprezzamento dei medeolmi nel cuori apparentemente s ani - nuttersack • 151 Salasso (il) del piede nella nefritn - Schupler • 398 Snlu sso (sul) - Krijnig «i35angue (ricerche batteriologiche nel) specialment e dri·IJOimooìtiei- Hans 1\.ohn . . . . . . . . . . . . • ta Sareomatosi cutanea e \'isccrale, di !Tusa al «'n 'ello - C. Bozzolo • U' Setlicemia mucosa (la) - V. Dabès. • 481 Sler \1-terapia (sulla) ontidlrteriea • 59 Sincope clororormica (patogenesi della) - Leonard Hill • 594 Sinusite frontale acuta (Intorno al quadro clinico della) - Gradenrgo • 38~ Sistema ncr vo~o !dell' innuenzn che esercitano i disturbi del) su lle inle:&ioni tlall'arparalO bronro polmonare - Hcnri ~leonier . • '83 !:-istema nen•oso (studio sui ritlessi rupiltnri uclle mala ttledt'l) - Frugluele • Sordita (nuovo modo di cum della) - Cuhen-1\ysper . • 4i9 Stetoscopio (nuO\'O) - Montolucci l 99' Streptococco (la sorte Mi ··onigli in fettati si multaneamente co llo! c collo pnPumococco e t rnttati coi relativi sirri sia St'llaratameute. sia un iti 906 assieme - Denys e ~l eunes Su7cO ga~trico (sulla tosslcità ciel) dPi pellagrosi alienati - Oolzini. • :rH Sudore (la toss ici ta del! r.egli epilettici . i lO Tahe (slntomatologia generale rlellaJ - Morsrlli . • 153: Tabe dorsale ( trntt~mento del l'a tassia nella) per ffiPUO M ila r iedura ziot c _ M1 movimentr . . . . . . . . . . . • !tl Terapia eziologica (sulla) basnta sull'es per ienza - Oebring • 1037 Tetania nella peritonite perfora toria dello stomaco p~r cancro- nernaiJt'i • ~99 Tifo addominale tricerche ~PPri menlllli nell'uomo sulle inoculazloni prPventive cont ro il) - Pfei trer e Kolle . . . . . . • 65 Ti>icl febbricitanti - Schrotl~r . • 716 TonsillA (i. distur bi cagionati da lle piccol e le.,ioni delle) - Bouley e A. )lartln . . . . . . . . . . . . • 49-.t To~sfn~ gastro-intest inall !teJ ; loro signlftcat n clinico e indica7.tOni tcrarou· ttcl1e - W m. Armstrong . . . . . . . . . • 103tTuhcrcolosi Ilei sncco erniario e peritonite tubercolare - Ernes to Curti • 598 Tumori mnfigni (<Iella diagnosi dei) primari della pleura e del rolmonc Zagari . . . . . • . . . . . . . • 50 Uremici (accidenti) negli art ritici- Lene,•en • ~91 Yitlligine d 'or igine ner vosa - (Cardarelli) • 90r
u•
fiWI:' f.\ CHifi URGICA. Achillodinia (s ull') - R•JS$ler . Pag . 6t3 • 50~ J,ddome (sul miglior modo di chiusu ra dell') - 1:a Torre . Anastomosi intestinale (un nuovo metodo d') ·- Cherle; O. llall • 60~ Anestesia (sull'Impiego dell') per innltra zlonc sc~ondo li m~todo di Schleich - Got tstein. . • . . . . . . • . . • mAno iliaco (nella cura <1~1 cancro del relto dell'l - n . Bel in • t!SS AntistJpsl Osica nella cura delle ferile - Preobragensky • 60!1 Antrace (cura razionale dell') - Tillaux. • 61!" Appendicite (s ull'opportunita dell:intervento chi rurgico uell')- B.1hacci • Gl ()Arth rolisrs cubiti - Wo l!T. • 1~ A;cessi cerebrali (Ili diagnos i dìiTcrenzi:tlè degli) - UppPnheim. • 91~ can cro epil~liale (la guangione del) - Lancli • 607
I:XOIC E GE'lERHE
130fl •
Catoteri ela~tici (sterilizzazione dci) mediante i vapori d'ahleide rormica - 1'.•\jl1Jier . Pag. 6Q!· Contusioni (disturbi di cuoro cooseculivl a) delle pareti tornciche- Oums • ~9 Corpo estraneo simulante la cosidlletta rioite c~seosa - Zapparoli • • 406 Craoio·encefaliche (contributo anatomo·clinico a tatunc lesioni)- O' Evant • 409 • Cranio (contribuziono allo stu•lio delle re~ite penetranti del) P<lr arma da punta - Choux. . . . . . . . . . . • 168 Cura hSP.ltica dPIIP- rcrìle (ricorche allo scopo eli perfezionare la) - Mi· kuhct . . . . . . . . . . . . . • 9!9 Cuore (ferite del) e $11Lura del perlcardio, guarigione - H. Willinms • 6lt Oenti (gangli cervi ca li tubercolosi in relnzione coi) cariati - Hugo Starck • iO Dita (la cura dello schiacclamento <Ielle) - Tlllaux • 6 1! Dissenterin (•ulla eziologia 'iella) - Jnnowsk i • 9t ~ Oistorslon•• pcl\·ica ltlclla) - Henry llt•s h~ ve> • 9!! .J Disturhi p;ichici ti) in seguito a le~ioni ·l~lla test;1 - Stolper • 4048 Diverticolo di MeckeJ (un caso dii - Annara tone. • 718 Endoscopia nasale (~ul la) - l. Dionisio . • 406 Enfisema (un cnsQ raro di) sottocutaneo 11enerale - 1 ecce • ·' 03 Epile~sin (trattamento cieli') parziale - Saehs e Gerster • !9~ ·. Ernia rtell'ìnt.estloo cieco (intorno All 'l - F. Scalzi • tii!lEt.eropla<tlr.a (contributo alla) nelle oerdite di sos tanza os:<ea del cranio con piastre di cellul oide - J,ink . . • filO Evirati <gli ) rti Abha-C:Irima- Lastaria. • 61i ' Exo>tosis luxurlans - Frits Sano . 733 Fegato (i traumntis ml del) - Tcrrio e Anvray !!85 Ferita da nnnt'l (caso di) pen ct1ante nel veotricolo destro, sutura rlel cuom - O~hn . . . . . . . . . . . . • !95· • 182. Ferile d'arma da fuoco (ricerch~ sull'lnre1.lone dello) - ProJ.sk. Ferite (lraJt,,mcnto delloJ dello '''Il nerce - l. E. Plau • ilO Fllo·sega (valore pratico del) . » 1!83 Fra l tura <1 ~lla has<> c rtell:1 volta rt el cranio per col p Q rt 'arma da fuoco ; . • USO· morca .Jel proiettile nel ccr1 ello - guarigio ne - Oupont Pratlura travPrsale della rotula e dPII' olecrano (un nuovo mezzo rh cura • li87 della) - Llndemann . • !96 Fratture (s ulle) ~pon~anee nei milìlari - Oiims • Fratturo til mn ssng;;io nel trattamento rlelle) - Dav1s. • 399· Frattura (sopra 1111 ca~o ram rli) <h•ll't min•nza capitata dell'omero destro iu ilulividuo aflulto, in seguito a trauma - Bastianclli • 40~ Gar1., (la) con cr.lluloirle per 31lpnrecchi immobilizzanti - Landerer • 178 . (;hianrlolo oaratiroidee [sugli eiTetti de ll'e~tirpazlone tlt'lle) - Vassa le e Generali 79 ldrartrosi (llell') intermittcnw - t e M!lme • ~07 taparotomia precoce nelle contusioni dell'addome - Aime GuinaTII. • 7i. Laparotomla (la) nelle perforazioni ln le$tinali rta febbre tHoille - Price • '03 Lingua (gomme tnb erculvse della\- l.n Nndan • 169 Lingua (lipomi della) - De1·è~nauconrt . • 503 J.omba~gin e (il meto. lo di H ~l,1e ui.J e rg (d1 Ganrt) per la cura rtella) da distoroiono ~acro-ver te lira le. . . . . . . . . • ! 83 J,ussazione (un l'aso rtl) laterale interna della articolazione med io tarsica Alfreo lo Ramoni . . . . . . · . . . . , • 279 Mastoiolite (la) purulenta e la trapannzlone dell'apollsi ma:;toidea Bonivento . . . . • . . . . . . 71 • 105(} Meningite siero;a acula (la) - lloennlnghaus. Narcosi (statistica della). Quinto rapporlo 1894-95 - E. Gurlt • 61~. Narcosi (la) n~l la chirurgìn di guerra - llade:;tocl.. • 10411-
43 lo .Drecchio (i corpi estranei nell e cavita auricolari) - Cotzolino . Pa(}. 69 Orecchio (un nuovo metodo di cura tlel catarro cronico dell'l m('()io Cohen-Kysper . . . . . . . . . . • !91 • 1!81 Osteorniellte acut.a (la eziologia rlei microrganlsml ne lla) -' Le:~:er OLite media (cura doli') a cuta nel periodo di s nppurozlone -
'
Lern:oye•
7fl
Pancreas (trattamento chirurgico della infiammazione e rlella neerosi del) - W. Koerte . . • . . . . . . • . • SQ7 Parall mnsl (le SCll riOca7.ioni s uperficiAli a.<soclate al t•si~ nel trattn mcnto •lei) - Bon net . . . . . . . . . . . • 918 Perforazione Liflca (t'intervento oper.1tivo nello)- .~rmstrong .. • 613 -Perlostlte costale suppurntiva da bacillo di Eherth - Fras•i • i!9 Periostlte tipi ca della tibia nello reclute - Ldtenuorf. • t98 rerltonlti (opport~nibt dell'mtcrven to r.hirurg~eo nei le) della febbre lifoidl':l - 01eulafo~. . . . . . . . . . . . • i5 •Peritonite tu bercolare (trattam ento della) colln parncen tnsi sPguita da in· sn ffiazione d'arl:l nella ca vita addominale - O. Ourl\u . • • 1053 Poriurelrall (infezioni) e loro cura - Vigneron i4 Plemia (con!A"ibnto alla dottrina dolla) e· dt•lla ~e~si - Hentschol li7 ;3;; :Proiettili (contribut o a lla teoria <lell'azione dei) . Psentlo-rioit(l caseosa - Martnscelli. • 506 Puntura Iomb~ m (l' imi)Ortanza delln) J>Cr la ltiagnosi dcii~ com plicar.ioni end ur ranicho rtell'o tite - Lcutert . . . . . . . • IOU • 16i ' RI\I!A•Ii anali (cura flellcl colla cocaina e l' iUiolo - Cheron ·Ra,zgi Rnntgen (snll'allJIIIcazione tlei) in rinologia e larongologia - Scheier • 103! Rene mobile (st udio sul) , contributo operatil•o al metodo di 1'UOI('r - Federici . • 9!7 •Resczione e sutura delle arterie e clelle vene - J. D. Murphy . • t ()(l Rlslpola fil valore tcr.1 jlAntlco rtelle tos.<inc doli o s tropt.o-.occn della) unite con quelle olel h:.cillo prodigioso nella cu ra dd tumori maligni inopcra bl li - Coley. iH Rocchetto porta-Ilio applicabils al porta-aghi nelle s uture chi rurgiche Al bertotl.l . . . . . . . . . . . . • 609 Sacro-co::cal gla (la); forme anormali - O. Naz ti l Spina bi01la (enorme). Cura radicale con metodo osteoplaslico. Guarigione - Soave • 616 Stecca in rerro di Aikln migliorata per. te fratture dell'omero - Geo. A. Pelers . !l'!S ·Stomaco (un caso di corpi es tranei n~llo) - Fricl.cr . &1:; Struma coll oideo In n caso di) alla regione glutea in una donna a trott.a d:• gozzo -
Mu•io .
• 610 l. 405
Tam(lonamenlo (nuovo metodo pel) t.lella cavita na,ale colla j!art.a Oionl•io Tendini di kanguro (1) adoperati nella sutum l'Ielle ren te - H. )larcy • t 05> <ron;illite acut.a (sul t•attamP.nto do·lla) medianLe le iniezioni parenchimatose d 'acido fenico - W. Hofer • ~i • 50t Trachea (resn.lone e sutura della) - FO•liiCrl. Tubercolosi (~.oprn varie formq. clinichO •Il) cl oll'artieola7.iorul del ginQcchi? - Tnn~ml . . . . . . . . . . . . !i06 Uretra (~opra alcuni ostacoli nel catelerismo dell') ma~chile- K ol m~no • t73 Vssl (ferite dei) - •P. Klemm . 9t6 'Vnso .teroren te (!:1 resezione del) per la cura ·J~IIa ipertroOn prosL1ti ca Albert Koehlcr . • W •VcM femorale (legatu m della ) - Oouman • l 81
1 ~ 11 RIVISTA DI OCULISTICA. Acromegalia (l') nei suci rapporti co ll'organo visivo - Dent i . Pag. Airol (l') in oftalmiatrin - Valenti . • Amblioplle tossiche (la cura rtetle) con le iniezioni di siero- De Wecker • capsu la surrenale (l 'uso di estratto Il i) nell'occhio - Bates • Cateratte (sulla mntarazione artificiale delle) di l ~nto decorso- Businellt • Cheratocono (la cura chi rurgica del) medlantB il taglio della cornea
nossalino
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
•
619
754 940
300 6!2 62'-~
Cisticerco (un ça~o di) sottocongluntlvale - Gallemaerts . t 036 Congi untiva :catarro acuto ed ematoso epidemico della) - Gelpke • 4t O Cvngiunti vlli (la diagnosi microscopica dolle) - Morax. • i49 Congiuntivite granulosa (il m:assaggio nella) - Gieure. • 941 ·Congiuntivite cronica c!:t diplabaciilo - Axenfeld . • t~9~ Corpo vitreo (influenza !Iella innervaz ione e della ci rcolazione rlel ~nngue nel) - Ga tti . . . . . . . . . . . • 513 Dacrloci~lilt~ acutn (trattamento della) col ma~saggio . • tm Dipl opia monocularc (dimoslrazionn cii un processo facìlt\ e ~erro per pro· vocare la) per mezzo rli un pri~ma semplice- Sua app lic:11.1one p~r la ricerca •Iella simu l~zioue dd l• cocita uuilateral ~ - Raurlry. • t!89 Enoftalmia (dell ') e <lell 'e~ofl almia a lternanti - Jean Terson • 752 Enucleazione ed e.ienternione del huiiJo oculare - Denti . ·. • 935 Iniez ioni sottor.on11inntivali (os~cr vazioni cl111iche su varie appl ica zioni d•·l'el - Gotti . . . . . . . . • . . • IV5S !odoro d'ar~oten t;o (I'J allo s tato nascente impiegato nell e forme tracomato~e g rav1 . . . . . . . . . . . . • U93 lttiolo (l'l nel trattamento delle congiunti1•iti e delle lllerariti -· lacovirles • 939 Lonti 1.-omctrool (le) - Fortnuali . • 1055 J\liopia ( la cura chir urgica della) - Panas 414 Miopia (lA c.Jrrezione totale della) - Dor • 939 Naso \rapporto patologico fra il) ·r. gli occhi - Caste x. • 936 Pupilla (tfilatazione volontari" della) - v. Bechtercw . • :1~ Raggi X (azione dei) sulla r etina - Bardot • • 938 Raggi X (la sen~ibililà dell'occhio ai) - Gémrd . • H3 Raggi X (la seusibililà dell'occh io ai) - Oor. • 411 Rtltiua (alterazioni rl ella) nella anemia pernldo>a - Rond!. lSfl9 S~crezion i congiuutiva li (dell'esa me microscopico t1elie) d:tl punto dì vi~ t:l · r.linlco - Augièras . . . . . . . . . . • i55 Str:.hismo p3raliUco !causa rara tli) - l.:tl!ley7.~ . • 30! Velocipedismo (innuenza t1el1 sull"urgano visivo - Mirov itch 509
RIVISTA DI AN.\TOMIA K FISIOLOGI.\ NORMAI. F. E PATOLOG ICA.
Corpo vitreo (iunuenza !Iella innorvazione 11 della rircolazione del ~angue
nel) - Gatti Paq. Cris talli organici (sui) - Schriin Materie battericide (esis tenza di) n~i leucocili - Schattenfro h . • Ossa (io spes~o re delle) della 1·olta cranica a ll o stato normale e allo stato patologiCO - Pean . . . . • . . . . . • S.,nguo (metodo rapido per fissare e co lorare i preparati di) • Lo veli Gulland •
514 183
5t 5
303 4 16
RIVISTA DELLE MAL.HTI K VE~EREE E DELLA PELLE. Acirlo picrico {l") in a lcune dermatiti - Maclennan Acq ua calda (impiego terapcut1 co dell') - Rosen tllal . Actino micosi cutanea - Raingcar l .
Pag. 307
6!5 •
t93
131 2
INDICE GE~ERA LE
Blenorra::ico (della cli!Tosibilita 11•1 proresso) tlatrun•tra a1.teriore alla pos teriore e di una nuo•·a raunula p~r le iniez•oni ure tra li totali t;olvmbmi . . Pug. 517 Bl ~norragla ttl bleu di metileoe nella) James Moore • 30& Bleuorra gico (dell'al huminurla nel processo) - Colombini . • Ul Hu t.. bo ni (la terapm dei) col metot1o di l.ang - Bukovschy e Schischa • 1058 Bubone veo~reo (sulla patogenesi del) - Co lombini • 757 Esantemi mercuriali (g li) - Rosenthal . • J06. t;onococco (un'infezione ll:Cncralo cla l - Almao. . • 1059 Gonorroica (l'infezione). Sua gra,•ìtà. Sua pre•enziooe- Biu.o~cro. • 9~ Hoang-~itn (l") nella curn della lebbra - ::iprech er • 1064 Jlioma per siOlide - Pantaleoue • 1057 PI Pomorflsmo e pluralismo Lrieolltlco - Carruceio • 1065 lperidrosi (cura della) piantare e palmare - Richter . • 106!POasLer all ' iodolo Ciii - Majocchi • 1!95 ProsLatlte, (della frPquen~a r!Pil:t) della vescirolìte, della deferenti le pelnca ndla uretrite bl~norraf:lca - Colombini . . . . . . • 191 Pus blenorragico (sulla reazione rlel) e della muccosa uretrale e sul rapporto rll tale rea~ione con la ,·ita del !!Onococco - Colomhint 189 Sitllitiche (la moltiplicita delle maniftlsta zloni) prlmiti\'e - Sack • lllliO S inlide (sicrotcrapia con tro la) - Tarnowski. " g1 Siflli.Je (sul ''alore !Iella cura m~rcuriale precoce della) - Colombini e Simonelli . 190 Sillliole incipiente e sua cura operativa - Delogu . • 6J3 Sifilide (quand o devesi Incominciare il trattamvnto curativo della) 1060 SHIIoma (trallamento del) - Fournier . • 9~3 Siringa (uso della) nell e grandi la\'ature ure lro-vesclc:tli - Guiard 80 Tossictt/1 urinaria (primo ricerche sulla) in alcun e dermatosi - Colombinl • 9'7 TricoOzie umane (contribuzione allo studio delle - Ducrt>y e Reale . • 188 Tricorres>i nodosa (la) - Panichi • 1063 Ulcera venerea (il valore del subllmato come pr~servativo dell') - Giovannini • 191 Ulcera semplice (l') eontagiosa e l'uretrite cronica - ~azzarino • 1061 Uretriti (delle) non gonococciche 9U RIVISTA 01 TERAPEUTICA.
Aci•lo glicero-ros rorico (Rime.li nuovi) Pag. 5H' Air,>lo il') - Vele! • 5~1 Anlitosslna Ti7.ZOni (caso di tetano guarito coll ') - Casali . • 195· Bicloruro di mercurio llrattamenlo della memASitc cerebro-spinale epidemica con le iniezioni lp odermiche <li) m ttto. . . . • t 95 8i~muto tribromoren tco (Il) nell'antisepsi chirurjl:ica - Cnm•ton • 4~4 Clorato t! i potass~ (cura dei tumori .:a neroidi della boera col/ - Dumontpnllier c RPclus . ' • 4'!7 Cordolo ( 1!) - Dassonvillo . • 1067 Criollna (la) Eich horst. • 9!8 Eucaina e eocaina - Reclus. • 519 Euchininn (!') - Noon1en . • 309 lodoform c (Un deodorante dell ') - r.oustan • 1067 Jodnro tl i potassio tflell'azlooe dell') suglì olcmenli dei sangue normal e Colornbini P. Simonelli. • . . . . . . . . • 5U lod uro Ili potassio (rlell'~tzione dell ') s ul san gue dei sillhtici - Co lom bmi e GPmelli . . . . . . . . . · · . • 5t3 Malattie di cuore (sulla cura delle) - De Rcnzi • 4U Olocaina ( l') - Heinz e Schl..sser 759·
o·"
l:iDICE GE:\'ERALE
1313
Ortoforme (l") llu nuovo anestt•tico . • P(lf). t066 Pn~tP r all'Jodolo (•lei) nella cur.a di alcune malattie venPrce ~ silllitiche Maiocchi . . . . . . . . . . . . • 5t9 P1locarpina (applica7.ioni esterne di) nella cura dell e nefriti <' llel loro eiTello dmr~tico in particolare - Molliere . . . . . . • $20 Ricerche ba tteriologiche .sopra a lcuni merticamenti - Pesci • 1065 Salicilato di metile (cura del reumatismo collll apJ,~Jicmdllni locali di) l..anntlls e Linossier . • 89 Salicilato ìlì ~ooà (èoìl troind ieotioni del) nel reumàti~mo - J:1e~out1. • ~26 Tavolette contro la disfagia - Treitel • 627 Tmumatolo (il) Un succedaneo deli 'iodoformc - Tisou • t 067 RIVISTA DI MEUICINA LEGALE Delinquenti (i) neii \Jsurcito studiati in !6$ proce,;si criminali ·Uitolenghi Pag. 96t Disturbi visi••i (la oliagnosi deiJ con particolare riguarùo alla simula1.ione • 3U - Roth . . . . . . . . . . . . Epìlessia (una stimmata rermanente della) • 8t6 ·Inversioni splancniche e ;;orvizio militare - Tecco • 4'!0 Nevrosi traumatiche (n uova contribuzione allo studio del!~) - Oppeuheim • 963 Situs vìscerum in,·ersus (un caso <li) diagnosticato in vita e confermato . . . . . . . . . • ~iO all'autopsia - Tecce. Sperma (l cristalli del Florence nella diagnosi mP.dico l~gale dello! - Di Mattei . . . . . • . . . . . . . • U8i Tubercolosi (simulazione della). • U9 RIVISTA TECNICA E SERVIZIO MEDICO MI LITARE Cloroforrnio (sulla conservazione del) nell e prov•·iste r er il servizio di san ila milil:lre - Al as~o11 Pag. 9&9 Spedizione di Mapa (la) (lt-t7 maggio t895) - Quiuson • t96 Materia le di sanita (il) dell'esercito della Repubblica ,\ rll'entma. • f068 Medicinali in Lavolett~ compre:.~sl' per uso dell e truppe in pnce ed in ~ucrra - ~a lzmann . . . . . . • 76t Servizio sanitario mil l t.~re russo Cii) - Myrdacz . . 533 e 6'!9 Soldato ferito til diritto del) - Port. • 5t8 Tenda ltipo tlil rer ospedale da campo di montajlna - Marzocchi e Della Valle . . . • . . . . . . . . . • 5U • 4~i Zaini san iu-.ri (nuovi) nell'esercito austro-ungarico RIVISTA D'IGIENE J.cttua potabile (un metodo per s terilizzare rapidamente 1'). Pog. 651 Alimentazione (influenza rteil') e del lavoro sulla tossicil3 dell'urina umana • ~O~ - Casciani . . . . . . . . . . . . Latte (ar.ione venellca dei batteri peptomzzanti del) - Li:tbhert 91 Climi d'altitudine (valore igienico e terapeutico del) - Dumarest. 93 Cocainomania • 3ll Disinfezione (nuova pompa r er la) degli ambienti del sig. De F'ranccschi - Randi . . . . . . . . . . . . • M3 Disinfezione (la) dei locali mediante il formolo - Lomair . • 9:;8 Epidemi~ difteriche (so pra il modo lli combattere le) Fi biger " f 076 Estratto di carne (Importanza dell ') come nutrimento e come nlìmento • 6~9 nervoso - Voli. Latte (analisi del) - Noel . . . . • 953 Malattie trasmissibili (l' 1solarn~ra to nellf') - Netter • f070 Pavimentnzlone tli legno (la) lla'l punto di vista d ell' igi,,ne- Rodete i"i· colns • 96 Peste (la diffusione della) - C;mtlie. • t9i Raggi Riintgco (i) est! reitano Qualche Influenza s ui bacteri ? - Sormanl ,. 310
13 14-
l.'lOICE I~K.'lEilAL&
Tos3e convulsiva (la cliiTu>ione della) in Italia- Montefusco . Pag. % Ven tilazione !In) naturale degli ambienti a mezzo dei vetri perforati del· l'A ppert - Rndtli • 431 RIVISTA DI S fATISTICA MEOIC.\. Annuario statistico italiano. t897 Pag. 960 Stntlslik der ~an it.iits- verhtiltnis;e der Mannschnft cles k. und k. licercs im Jahre 1895 . • • . . • • 6M E,;~rcito rmncese (sl:ltistica s:111itarin dell') p~r il t89~ . • 85 Esercito bavnrese (statistica sl\nilaria dell') f)(ll' H periodo t• aprile 1891 31 mal"lO 1893 • !05 ~.:sercito f•·ancese (eonrlizioni sani tarie dell') nel 1895 e nel !896 • • 653 RIVISTA BIBLIOGRAFICA. AÌIIC·m émoire etc Chirur~io militaire- A. Coustan Pag. 966 Anestesia ehh·urf.(ica (olcll') - Eugenio Ca~az7.a • • 768 Consulente ~anita rio (il) - T. Virdia •. 767 Das italienlsche ~lilit.iir-Saniliitswesen - Gescbichte und gcg~n" arti~,;e tleslall\lng - Pau! My•·dacz • • . . . . . . • 4':!9 Elctt l'icita mCJlica (mauuale eli) - Sgobbo . • 654 Guerra (la) nello diverse razze umane - Carlo Letouruenu ~~ MalatLi~ IHedomlnaoti nei paesi caldi e temperati Filippo Rho • 318 :.lalatlie infetti1·e (le) - Uinossi • 965 Nevrosi 1101 militari (llelle) considemte precipuamente sotto il rapporw me. . . . . . . . c 317 clico-legale - Paolo Pucci Q(;Chio ~s tudio medico lcgalo s ui lmum:ttismi dell') e dei suoi annessi S. nau.rry . . . . . . . • . . . . • 319 Ollnlmiei (resoconto clinico del ~omparto) nell 'ospedale maggiore di Milano - Francesco Uent1 . • • • • • • • • • • 967 Sanitlitssccschichte der Fcldziige 186\ und 1866 111 0.\nemark. 8ohmeo und Jlallen - Paul MyrdacL . . . . . . . . . • 96~ Sem10tica chirurgica lislituzioni di) - Parla1•ecchlo • lt9S Tcrmina?.ioni nervose nei rni13COii striati (ricercho sull'an:<tomin norm&le e p~tologica delle) - Cipollone . . . . . . . . • 9S6 CONGRESSI, Xli Congresso medico internazionale Pog. 4~ VI li Congresso della Socicta ita liana di med icìna lntcma ed E;posilione medica nazionale , G35 r.ùRRISPOl'\DENZE. Corrispoudcn7.a Corrispondenza A proposito della cura dell.o. tenia. rucclia.nte Il cloroformio .
Pag.
968
• t 07!l
• tm
VARI ETA' E NOI'IZIE. .-\dunanza della Commis$ione reale per l'llsame eli alcune questioni rela• . . . . . . . . Pag. lSOt tive alla Croce Rossa . Colleglo·convilto per gli orfan i dei sani ta ri Italiani in Perugia • 1301. Congresso ed esposizione di medicina • 968 Ese•'i:•to ge1·man ico (il medico di divisione dell') • m NECROLOGI A. Rossi Giovanni, maggiore medico.
. Pag . Ut
Indice generale delle materie per l'anno 1897
• 130~
Elenco dPI la,·ori scientifici pP.rvenuti all'ispettorato Ili Sanità mìlltare du· rante l'anno 1897 . . . . . . . . . . • • tal $
, t l
ELENCO DEl
lavori scientifici pervenuti all'ispettorato di Sanità Militare.. durante l'anno 1897 '''
Ah·aro GiuMcpp~, tenente colonnello medico. - Symbiosi malar iccrtinca. Balda!IAarre Gere mia, mal!'giore medico. - Sull'Articolo 93. del Te~to . unico. della legge sul reclutamento. Baldaparre Gere mia, mag~::iore me11ico.- Tre ca5i di emiA inl(nlnali. Considerazioni etiologlche e medico-legali relative al servizio m 1litarc. Barbat~lfi Ettore, maggiore m crtico. - Un erro re di rtiagno$i -o meglio · - una diagnosi completala post mort~m. Bellati Angelo, sottoteneote medico. - Osservazioni intorno a d11e casi di inreziooe tifoidea seguiti da morte. Berauce i Giovanni, capilano medico. -Considerazioni mediche sulla zona di reclutamento del li" reggimento alpini. «:aatarora llieo la, sottotPncnte medico. - Paralisi labio-glos.so-laringea ist~rlca.
C:antarora "ieola, tenP.nte medico. - Un caso di lnb~rcolosi della testa· dell'omPro con immunità rle~< l i apparecchi interni. ()aredda F e derico, capitano medico. - Su <Il on caso di sarcoma del piede simstro con metaslasi o produziQne <li altri neoplasmi sul midollo lombare o sue vicinanze. ().e flrola Giullf'ppe, capitano metlicu. - Note di clinica operat iva. ()erone t 'ranee Meo, tenente med1co. - Un C.1SP di poli-orro·mcnite rcmmatica. o ·.t.agelantonio Ettore, capitano medièo. - Il moderno indirizzo nell;1 Clinica ch ir urgica generale dell'università di Pavia Domen iei OUnto, sottut.P.ncn te medico. - bi un caso di pioncrro;J. FaaebiC»Ui Eugenio, tenente meolico.- Sopra un caso di a llacciatura della remorale rer renta da punta e taglio. Faralli e Bap;nini, cnpitnni medici. - Fisiologia e patologia del cuore. Favre Giovanni, tenente co!OIIncllo medico. - Sul trattato del~c r~rite da proiettil i d i piccolo calìhro. FrigoU Le onardo, capitano medico. - Resoconto cliniro·statisliro Gallo lllieltete , sottotenente medico. - Un caso di sifilide cerebrale. Galloni Enrico , sotto tenente roedicn.- Stor ia clinica e considerazioni sopra 'un caso ifi silllide. Geruado Giuliano , capitano medico. - Un caso di lamineclomia. G e rundo ( àiullano, rapilano merl ico. - Resoconto delle operazioni prati<~11e durante l'anO() scol<~~tico i 896·97. Giani Pie&ro, capitano mcùico. - Ricerche sperimentali sopra due casi di scarlattina. l.a.. &aria Fraoee8eo, caritano medico. - Traumat ismo dei loLo frontale des tro del cervello.
(l ) .:\'on sono compresi in questo elenco i Ja,•ori giil puiJblìcati nel giornale.
-~ 316
ELF.~CO
DEl LAVORI S dE:'\TIFICl, F:Cf..
• ·••tario •• rance~Jeo, cnpìtnno rnel1ieo.- Sull'alla~ciatura e ~ulla compre;. ~lune te!UfJuranca •Ielle arterie.
' l ,ucciola Giacomo, fn[litano medico. - Un nuovo astigmometro Lucd ola-
Cianciolo.
Loc.,iola Giacomo, capitano mcrtiPo. - l troumatismi deJroccllio con.;iderali dal punto rli vista mediro-i el!'ale. Mae •trelli Domenico. tenente colonnello medir.o.- Anrtamento ert inten·
sità dd suicidio neil't>ser•·ìto.
Mae11tre lli Dome nico, colonaelio medico. - Sopra un caso di paralisi del
facciale Ili destra.
Maot'ini Ge oero•• , solt!Jtenente mertico. - Un caso flinico di poli-orro-
memte.
liiRrri Ezio, tenente medico. - Della folgorazione ntll'uomo. lllelam1•o taiu11eppe, tenente medico. - Ferita eon emorragia lnfrenabile
e allacciatura della carotide e~ terna. Il tatuaggio nei soldati nella 6' compagnia dì ùiscil>iina. • M e mano 8ah·atorc, tenente meolco. - Brevi considerazioni sulla tul.>ercotosi laten te. '1\'ardooi Luic i. sottotenP.nte medico.- Su di un caso di tetano corato metri· l' uso dell 'ncido salìcilico. OrHini Ge ita, sottotenente mertico. - Mas,;nggio e mobiliz7.1r.iooe nello rratture. ·racnozzi Ilo ton io, sotto tenente medico.- lJn caso di rottu~ di milza per trauma. · Palo• ie ri Fraoee seo, sottotenente medico.- Un raso di pollmiosite reumatica. Ph•pico Gio. Leonardo, so ttotenente med1co. - Un caso di paralisi Isterica gusrito colla suggesti one. Pi•pieo Gio. l .eonarllo. sottotonente merti co. - Pnralisl bilaterale del faciale da silllide. Quaraota Ange lo, sottot11nente m~cllc\l. - Emiparesi da embolismo ma· larico. Quarauta llor;elo, sottotenr.nte medico. - Intorno ad un caso di atrona muscolare progreSSil'a. · aabiUi .tugu•to, sottotencnte mediro. - L'acido cromieo nella • hypcridrosis pedum •. - aavà IE,.ne01to, maggiore medi~o - Comunicazione sopra un ~aso rlf 3 110· · matin 1lelln rapilla ottica. aiceono Martine, sottolenente medico. - Eziologia del reumatismo tl..rticolare acuto. aivera Giu11e ppe , sottotenente medico. - Su di un caso di reumatismo muscolare con manifestazioni tetanlche. ausecia lliebe le, sotto tenente medico. - Di uo en.so dì tumore santtuigno in corrispondenza della protuberanza occipitale çsterna. · 8aoaoin etti CJarlo, capitano medico. - Rivista •:linica- Operazioni e studi! ratti durante l'anno scolastieo 1896-91. 8aaor;a Pietro, sottotenente medico. -Del gonococco e dei suoi rapporti col proceJSo blenorragico. 8or&ino 8ah·atcn-e, capitano medieo. - Contributo all'opP.razione della 0mosi. i'iuo vo processo mediante la pinza emostat1caportaflll do fimosi. S&ra&i Domenico, tenente medico. - Sopra un caso di corea minore. . · Tartaro Giuseppe, sotto tenente medico. - La Jitolapa.~si nella clinica clu· ru rgica di Palermo. · Yocaturo Geniale, sotto tenente medico. - La paranoia rudimentale. lle lampo Giot~eppe, tenente medi co. -
,
RIVISTA DELLE ~l.~LATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Majocchi. -
Il POastcr nl l' iodolo . . • . . . . • . . . . . . Pag . 1295
RIVISTA DI MEDICINA tEGALE. Di Matte i. - l cri~UII I i.del Florence nella diagno~i medico-legale dell o sperma . . . . • . . . . . • . . . . • . . . . . • Pag. t :l97
RIVISTA BIBLIOGHAFICA.
Partaveoohlo. -
Is tituzioni di semlotica chirurgica . . . . • . • Pag. 1:!98
CORRISPONDENZA. A proposito rlella cura tlclln tenia median te il cloroformio . . . . Pag. U'.l!l
.-
VARI ETA E NOTI ZIE. Collegio-convitto per gli orfani ilei sanitari ilalinni 111 Perugia • . Pag. 1301 .o\•l unanza della Commissione renle per l'esame Ili :tlr.unA que.•lioni relative alla Croce Rossa . . . . . . . • . . . . . . . • t30~
. . . . . . . .
•
Elenco d ei lavori scientifici per venuti all'ispettorato di Sanita Militare durante l'anno tl!97 . . . . . . . • . . . . . . . . .
•
JnJice generale delle materie per !"anno tS\17 .
t 3t 5
r1
GIORNALE J\!LEDlCO DEL
R E G I C>
ESERCITO
l
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanlt• Militare
l
Via Venti Settembre (Palazzo del Minister o della 11111rrt l
l l
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. li Giornale Medi co deL R .• E1ercito si pubblica l'n! timo giorno di ci3ScUn me.;e io
fascicoli di 1 fogli di stampa. L'abbonamento é sempro an nuo e docorre dal t• gennaio. Il 1>rezzo dell'ahbonamonto e dei fascccoli separati è il se~uan te.
Abbona-
mento annuo
~ t; o faseccolo l separato
l
l'
Regn o d'Italia c Colonia E r itre{l • .
L.
Paesi dell'Unione postale (tariffa A) Id. id. id. lrl. R) A Itri paesi . . . . • . . • . •
li -
l IO
17 -
l 30 1 50
!0-
l 70
~~-
l l
L'althonameuto non ,fl~dl'lto 11rcma del t• dicembre s'iotcnllf rmoonto 11er l'anno <ut· cessho. l silltJori abhooatc m ilitari in eiT~ttlvita di servizio possono papre l~mporto dell'ab· bonam ento per mezzo rlol rcspoltlvl comandanti di corpo (anch e a rate mensili). Agh scr itto ri militar~ é doto in m~scma 1111 compenso in danaro. f,l' spese per ~li e~tratli e ct uelle rer le tavole HtograOche, fotografiche, ~ce. , che accompagnassero le memorie, sono a carico dejlii autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (tGpagine), 0 l'r;Uioue lo ~lvislbfi~ Ili foglio, e per cento ese mplari. 11 prezzo ti eguale sia che si trAU I di 100 esemplare o di un numero minore. l manoscritti n on si restitu iscono.
•
,
l 'l
'
1
l •J
.,
l
·1
l
'