Conto corrente con l a Posta.
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GIORNALE MEDICO DKL
REGIO ESERCITO
Anno XLVI
~. t. -:::-
at tìeonaio t 898
ROMA TI POGRAFIA ENUICO VOG tiERA.
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Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti SeHembre (Palazzo del Ministero della guerra) .
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SO MMA RI O DEL L E MATERI E CONTENUTE ~EL PRESENTE F A SCI COL O
IIIEIIORIE ORlfòl!'liA.I. J .
Lucciola. - l traum~tismi dell'occhio cousiderata ol:al punto (!i ,·ista medico-l egale con annotazioni t.erapeutll'lae. 1'"!! · 3 Fara ll i. - Pol monlt~ c sal~sso. . 37 Alvaro . - Simbiosi mal~rico-tiflr.< . . . . . 41
RU' I 8ii"I'A. DI GIOR!'IiA.LI I TA. I . IA!'Ii l IEit IEiiiT IE RI .
RI\"IST.\ MEOI CA.
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Pag. Sull"ileo tift> neJJ"eser<·ilo ;;ermanico. . . . . . . . . Oueirolo. - L'a limrn tazionc d ei tifosi . . Chatzky. - Tra ttamen to dP Jia Jombaggmo reuma laca ro ll ' cl ~tlrirlla st;lti •·a. . . . . . . . . . . . . De Pieri. - Elmln tia,j a d ec•Jr>o tifoid •J . Mairet c Vlres. - Un sintom~ po rmau ente olt•ll'epilossaa . . . • Agostini. - Il trauamento hromieo ed :mlito;sico •lrlla epilcs~i:> Hugues. - J.a r,•hhr~ oHcill anl e o mPditPrrttnca, o fPhhre tli Ma lia
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lli\1STA CHIB URGII; A. Dstmann. - Com unicazioni d~ l riparto o tojat rico llcll'ospe,fa lr militare rli 1\•Hligsberg. . . . . . . . . . . . . . . . . P·10 . G9 Laue nsteln . - Sul trattamenti) dell o fratture della mand ibola • . 70 it Ha bara. - Piccolo •·alihro Pd aseps i an gn~rra . . . . . . . . Boe h r. - Un ca~o di riform a di un militare in seguito a M reo ·i cloroformica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i4 Ricci. - Su ll"estrazione dci tamponi dl ~erume . . . . . . . . • Schliffer. - Contributo alla diagno;i ed alla terap ia delle ferite di a rrua da fuoco dell':addorne. . . . . . . • . . . . . . . • Magrassl. - J: asep.;i chirurgica in rapport o colla suprlurnziouc della i6 >'C la. . . . . . • . . • . . . . . . . . . . . . . ii S urdl. - Contributo alla ca.:;uistica degli ascessi rn etastatici. . . 77 Parrozzanl. - l primi due casi di ; utura del ven trico lo si ni; tro . 78 • Cateterismo degli ure te ri . . . . . . . . . . . . . . . . Oblci c Bollici. - AJtphcazionc dt~i ra,:!gi X alla tliagnosi di sede dei 79 • . . . . . corpi estranei della wsta " dei tumori intracran aci Jounesco. - J.o. resezione del ganglio cer vicale superiore nell:> cura 80 del gozz(j esortalrn ioo, dell'epilessia e o1P.l g la ur.o ma ' . • . . Casclno . - ?iuo1·a teori;~ sull'azione mecranica rlei proietti nella pe· SI • uetrazlo ne. . . . . . . . . . . . . ( P(r In colllìllu(l:iotle dtll'iutlia vetlrui lr1 p(lgi11a J• della coptr/illil).
GIORNALE MEDICO O El.
REGIO ESERCITO
Anno XLVI
l<:<'I RICO VOii lll':UA fiP~ IIAF O
OF:LLI; 1.1 •• lolll . Il. ng K ~A RKGI I<A
l 1'\\A mlAT\S ~ll DELI/ OCCHIO c;SIDERATI DAL PUNTO 01 VISTA MEDI CC- LEGAl E A~~OT A7.Iù~ l
TEIL\ PE(;TICII E
•lei ,J.,tt. G . l .ureiola. \':lt•itauo tnP<liro
CAP. I . L esioni tra umatiche dei tessuti molli peri-ocula r i. ,l) -
LESI0:\1 D E L :SOPR.\CClGLTO.
La regione sopra.-cigl iare, per la sua specia.le sporgenl:a sulla ca\·ità orbi.tale, n. facilmente soggetta. n. svariati trauruatismi. A :>econda dell'agente vu lnera.nte possono riscontr<trsi: ferite da taglio, ~.:o n tuse, lacero- contuso e da :>trappamento. Non riesce sempre facile però giudicare con sicurez:~.a clalra::;petto della. ferita la natura dell'agente vulnerantE> d&c la produsse; in vero certe lesioni. che hanno !"a~ petto di ferite da taglio, sono state prodotte im·ecP dal margine sottile dell'arcata orbitale, il quale, urtando CQntro un corpo duro, Sll?.iona. dal di dentro al di fuor i c m una certa nette?.za. i te:;suti soprasta.nti. La sede, l'estensione e la for ma della cicatrice residuale d i ogn i tranmatismo meritano, dal lato medicolegale, speciali considerazioni per la deformazione più
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I 'fHAUAIATISMI DEI.I:ocCIIIO
o meno sensibi le, che può risuharne. Co:>i u11 trauma el1e interessa per piccola estensioue sol tanto la pPIIe ed il tessuto cellulare sotto-cutaneo, r esidua di solito uua cicatriee poco visibile, perchè ricoperta dai peli del so· pracciglio; se iu ,·ece lede profonrlamen ttJ t u tti i tessuti. od oltrt•passa i limiti d el so praccig lio allora, oltre le p os,;ibili complicazioni che ra <~d ono sempre più riservato il pronostico, può cagionare una cicatrice p iù ampia, più visibile, che altera in ,·ari o g rado i lineament i tl el volto. Fra le complicanze, la snppnra~ione e la resipola sono le più facil i ad av verarsi, perchè non sempre si ri esce a rendere asettica la ferita. L ' infiammazione su ppurati va può dii·Iondersi al tessuto cellulare della palpebra .~. talora. anche a qu ello dell"orbita e, nei casi più g ra 'i ancora, a causa di una estesa mortificazione dei tessuti, può uagionare cicatrici assai deformi. Alle volte il n ervo sopra-orbitale. o qualche sua l'a· mificazione, viene o reciso, o contuso, o resta impigliato n ella cicatrice che va a formarsi, ed allora p ossono deri· varne n evralgie tenaci, lesioni trofi.che n ella zona del fauc iale (!>miatro(ia pw·:.iale) e n ei soggetti ner vosi, financo uonvnlsioni epilettiformi. I n seguito a ciò il globo oculare pu ò andare incontro oltre che a disturb i troJiei, anche a d istnrbi fnnz ionali quali: as/('nopia a c· I:Omllllalira, f'olo('obia, ecc. In rari casi un traumatismo, apparentemente non gntYe, dell'arcata sopra-cigliare od anch e della regione peri-ouulare, può cagionare, immediatamente o dopo qua lche tempo, la perdita totale o parziale della v ista. P èr spi egare tali alterazioni funzionali prima dell:t seopert~l dell'oftalmoscopio, dalla maggioranza degli oftalmologi si ricorreva a li' ipotesi che una irritazione t raumatiua, partendo dal punto leso, si propagasse, per vie più o m eno diritte, al nen·o ottico dando luogo ad una
CO:"'SLDERATL DAL PUNTO DI VISTA )!EDICO-LEG .~ LI':
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amaurosi simpatica o riflessa.. I risultati delle acunmte autopsie, delle nevrotomie sperimentali e l'esame oftalmoscopico han no dimostrat<• invece che i suddetti di· sturbi visivi possono dipendere da. svariate cause, cioè: a emon·agie e ck~tacchi cletla ?'elina, b) ?'Oftw·a clelia co,·oirle, c) eiriOi'l'agie nelvif,·eo, d) nevrite r elì'O·uu.Umre: questa può essere, consecutiva a frattura diretta od indiretta del canale ottico, onde il nervo omonimo v iP-ne irritato dall'attrito con qualche scheggia ossea; oppure può dipendere da compressione pri mitiva extra od incra\'aginale del nervo, o da compressione secopdaria, dovuta ad nn ca.llo. ad una periostite. Anche l' infezionR resipelatosa della ferita può mLgionare nna nevrite, e l" atrolia della papi Ila consecn ti. va a. lesion i in tra-v agi nal i od intra-craniehe. Se i distnrbi visivi sono di. minore importanza, temporanei, e non si riscontra alcuna. delle :< uddette alterazioni, allora possono mettersi in rapporto di una commozione della retina o dei centri 11en·o:;i. Il medico perito è chiamato spesso a g iudicare di una ambliopia ocl amaurosi allegata da individui che anela· rono incontro a trauma.tism1, per i quali chiedono il risarcimento dei danni, eù .iu cui l'esame oftalmoscopi co non fa rilevare alterazioni apprezzabili. Va qui r icor· dato che i casi di amaurosi e di ambliopia, consecutiv i a traumatismi anche lievi, senza apprezzabili lesi on i anatomiche, sono sopra tutto frequenti nei soggetti is terici, ed in generale, nei neuropatici. In questi indi\'Ìùui si può verificare sinanco un 'ambliopia unilaterale iutermittente con assenza di dati oftalmoscopici, mentre insieme a disturbi oculari pitl o meno variabili, è facile riscontrare un restriugimento concentrico del campo visi\·o per i colori. Il perito, i.n tutti questi casi, ad evitare errori diagnostici, deve osservare l'ammalato per un perìo1o pintto~to lungo, per dar tempo alla lesione retro- bnlbare
l THAUliA'flSlll DEI.I;OCCJIICl
J ' :ntluire sulla ,nutrizione della. pupilla e rend··r ::;i uo,;i tnanife;:;ta; e sop ra tutto deYe fonda re il suo giuJizio sui dati che può ò ~s nmere dagli esami del campo Yi sivo e della percezione dL·i colori, ripetuti ad iutcrntlli più o m eno lunghi. L'e;;ame del campo visiYo per i colori serve in i..;peci[d moùo a suopr ire la simttfll~ÌOIU! o /' esagi'J'Ct:.ione. poiuhè r individuo non potrò mai evitare le coutrad izioni quando, Hella ste::;sa seduta, si r ipete più volt.e r e;;pe rimento per determinare sia l'este n sione dE'Ila \'isioue per i singoli c:olor i, si<.L l'e:::i:;tenz<t, la sede, la forma e gr<lndezza di pu,;siuili s<:otomi. t~ua n do \·iene simnhna un'amaurosi si r iesce più fliuillllento a suoprire hL frolle: merci; i n oti mezzi Ji SPr· p t· esa. Per le altr0 7.one peri-oculari Yalga tutto quello uhe al>Li<~.1no delto per i t raumi del sopracuiglio. I n qnauto a ll e suottiat.ure poi basta C)UÌ ricorcl<Lre che i! te· r it:>, a :st•condo del grado ddlc mede,;i nw. Je,·e b:ner couto sopra tutto del d•}turpamcnt.o risnll<tnt.P da uiL,aLriui più o meno estese e vi?.iose. s· inttl ude f~tei l meute che la terapia n elle lesioni del sopr<lCuiglio mdl presenta nulla di specia le; essa :::i riduue all'accuraLa disinfezione della pa r te) alla su'tnra d e i tessuti molli, all ' <~.pplicazione del fr Nlclo in alunni ca:< J, ecc. Le pos::: il! i l i lt·sioui eudo-oculari Yauno cnrnte uon le 11orme proprie a ciasuuna di e;:;.:e. eli cui fa rùmO rnenzluue iu seguito.
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L ~-:sro:-r tn:r.t.E 1'.\LI'JWRE.
l Ji!lì.uilmeute un tranma eli 1111a cer ta entità, data la ::;pcuiale coni'or mazioue e topogratla del globo oculare, in te r.:ss~t le solè palpebre senza ledere contemporaneamente più o meno anch{' il bulbo.
CO:-<SJDF.RA Tl UAI> PUNTO DI VISTA MEDICO-I.EGAL"
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Le lesioni delle palpebre più frequenti sono le contusioni. Ad esse suole seguire un' ecchimosi peri palpebrale che sovente si di ~l'onde sino all'altro ocoh io, essendo il tessuto connettivo della regione a larghe maglie e molto vnscolarizzato. L'ecchimosi d'ord inario sparisce in pochi giorni senza la.~ciare alcuna traccia. Qualche volta, il sangue stravasato coagulandosi in un sol punto forma, invece dell'ecchimosi, una bozza sulla palpebra. In alcuni casi però r ecchimosi può manifdstarsi qualche tempo dopo il traumatismo, e ciò quando sia av,·euuta. nna frattura del tavolato o:;seo esterno od uua l~s ione dei vasi del f0ndo dell'orbita. Il pronostiuo a llora è sempre riservato, perchè tale ecchimosi è conseguenza di una lesione abbastanza grave. Le ferite da taglio, ordì nariamente guariscono molto prasto La prognosi pt3rÒ va fatta sempre riservata per il deturpamento ed i vizii funz ionali a cui possono dar luogo. Cosi una ferita interessante il margine p alpebrale, non essendo sempre possibile la ?·eslilul io rtct inleg,wn della parte, potrebbe dar lungo al co!oùoma, all'r>ctl·opinn, all'enb'opion ed alla {1·ichiasi. Parimenti una ferita che recida il legamento pal pebrale interno puù ostacolare la funzione del sacco lacri male e, nei casi in cui interessa anche la congiuntiva oculo·palpebrale, possono formarsi dei simblefari , i quali ostacolano la libertù. dei movimenti òel bulbo. Inoltr e una ferita che interessi trasversalmente l'elevatore della palpebra superiore può produrre la ?Jlosi, nei oasi in cui una sntura non riparasse perfettament;e l'avvenuta reoisione_ Le ferit,e da punta interessanti le sole palpebre guariscono rapidamente senza lasciare tracce manifeste; ma bisogna qui ricordare che in molti casi, corpi aguzzi oltrepassano le palpebre, senza, danneggiarle grande-
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l TI1AUMAT!Slll DEI.L'OCC IIIO
me n te, e penetmuo nel globo oculare, al quale pos.:;ouoarrecare gravissimo nocumE>nto, specialm-ente quando riescono iufettanlii. Uua maggiore importanza hanno le ferite (an'l'o·c-ontn.'W speuie per le pos-;ibili complicazioni, cioè : la ?'C· sipeftt, ]a t·anCi"I'IW, la [l•r;mùo ·flt•l!i/C, rambliopia. !"amaurosi, ecc. Le cicatr ici poi che ne risultano possono produrre, oltre il detnrpamento, l',•c[J·opioll, l"t•nh·o,JiOn, la fl'Ù.:l!iosi e distnrbare sia la prott>zioue d 0l globo ocn· !are, sia la canalìzzaz;ione delle hwrime. Può arrche accadere che un corpo estraneo resti incistato nel tessuto cell u lareddla palpebra, originando uno stato infiammatorio persistente o ricorrent-e. Le scottature superlìciàli in g enerale s i guariscon o rapidamente, senza lasci<lre gravi conseguenze. I granuli di polvere pirica non rimo::1si :in tempo generano delle macchie nere, persistenti, accompagnate. quakhe volta, da notevole tumefazione. L e scottature d i terzo grad "), se m p re g r a vi sotto <) ua · lnnrrue aspetto, perchè la loro guarigione p orta per conseguenza, cicatrici retrattili che danno luogo alle soli te deformità, (r>cf?'OJ)ion, e,I(I "'JJJion, simblt•{twfJn l possono talora cagionare anche la distruzione completa delle palpebre. Speciale interesse hanno le lesioni dell'angolo iuterno. L"angolo interno topografioameute più riparato delle altre parti peri-oculari, viene ad essere m eno frequen· temente leso. Nei casi in cui non sono state troppo Yiolentement& disorganizzate le sue parti non è diillcile ottenere, colla sutura, unèt riunione per prima intenzione dei canalicoli lacrimati, od anche del S<tcco; in ogni modo la conseguenza
più facile è la. d isturl.ntta canalizzazione delle lacrime. Quando uno dei cannJi hlcrimali viene reciso perpendicolarmente, la sntnra con fìli d'argento è da prefe-
CO)(SJOERATI DAL PUj~;TO DI VI5TA lJEOI CO-l,EGA LE
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rirsi e bisogna por mente ad in trodurre uel nauale uno· spillo od anche altro sottile stiletto metallico d a lasciar e in sito per po::hi giorni. Così praticando si o H:'re un sostegno alr intiero canalicolo e la sua. normale direzione vien mantenuta durante il processo d i cicatrizzazione, In quattro casi di ferita dell'ango.l o in terno d ell'occhio, con divisione >erticale dei canalicoli, neg li anni 1895 e 1896, nella R. Clinica Oculistica di Tori n o , s i ottenne, pro:.:edendo nel modo su indicato, una perfetta ?'eRiifntio ad inl!·grwn .
La porzione superiore della glandola lacri mate ed il sacco omonimo, sebbene difesi dalla sporgenza del mar· gine orbitale e n asale, pur tuttav ia non è diHic ile che rl:'ngano lesi . La .fistoli. lacrimale, o.d anch e la comp leta distruzione della g landola, cagionat:t da un'infez ione, potrdbbero derivarne; DOJ.l di meno la lubrifi cazione del globo in quest'u ltimo caso, non viene gran fdtto disturbata bastando le g land ule accessorie a com pier la. (_,'1 - · L ESIO~l DELLA CONGTUN T lVA.
Le ferite inooressan t i la so la congiunti va SO '.lO , a cau::;a ddlla sua speciale topog rafia, rei ati v11.mente rar0. Se un corpo tagliente od aguzzo, d i piccolo Yolnme, penetrando obliquamente tra la sclerotica e la conginnti··a. produce una ferita ù margini più o meno netti con leggèra infiltrazione sanguigna, la guarigione suole verificarsi in breve tempo, senza apprezzabili conse· gnenze, con una semplice medicatura an t isettica. Q.uanclo però da un trauma la congiuntiva viene d istac~ata a brandello con pecl uucolo molto stretto, allora. è fMi le la mortifìcrtzione di quello, lasciando S<.;O perta. la sclerotica, onde si ha. nn a tardi va guarigione con re~razione cicatriziale della cong iuntiva. quando poi la feri ta in teressa in punti corrisp011.denti la congiuntiva palpobrale e bulbare, all01·a si può
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l TRAUMAT I S~II OP.J.I.' OCC IIIO
a Yere la fo r mazio ne di un simbl efar o, 0"-:>1<\. la sn l dat u n \. d.:>lle due congiunti,,e, eh!' li m ita e rl i:>tu r ba 1 m o,.j mi' n ti d el bnl bo. 1·: as:;ai frel)thln te il caso in cu i piccoli corpi estra,Ji ei restano fìs:;a,ti u f> lla conginnti,·a dando l uogo, per l'irritazione che producono) a bletiuospasmo ed a laurimazione. la q uttle pnò poi, da ::;e -,ola, b·.1sta.re ad allou- · tattare il corpo estraneo, onde tosto ces:::auo i dist urbi !'UrldetLi. 8 i è ,·e rifica.to a ncora che c 1rpi estranei. relati ·•amenti' voluminosi, sia no rimasti pe r nnni impig liati fnt ri piegature i per t r ofìzzate della cong iunti va. cagionando clistn rbi r elativame nte li evi, 'Ìnal i: r{!)/ enlùt all i,ifl?l 'l)tt l/ i. murlico grm(iore p11lpel)J'a/c ed uu t·tt/lt? ','Ot·on.gin,I/ÌI,·tle t·r rmù·o con secre;,in11e mncfJ pw·ulenta. ~·raen ke l tro\·v, nel cn l d i sacco couginntiva.le di un ind ividuo. una scheggia eli J..gno d el la supt<rfi cie ùi l3 millim etri q naù rati, che ora rimasta qnn~i inno· cna. per ben U anni. Parimenti sono freq uenti le o:;:wn·a:.-:ioui di granuli di piombo. pezzettiui di v etro ecc. in cap~ nlati ne ll a congiuntiva sen za arrecare gravi mo lest ie ( l ). Quando - - - - - - - - - - --(l) 1\o•llo ~~orso me<c di ~prilo 1•enn •' a eon<nlt:l rtrli un !'ìnv:we coula•lino pP. n· h •. ola circa un ;o uno e nwzzo . s••n·za rausa .1 lui nula . a l'Ieri il a dellr IliO· 1\' .<lltj a ll'oc·•·lliu l'l~;:tro, ron<ì~t,•nli in liev•' dol enlia, fu lof•Jlu~ lncrimat.ione e >err~zion c mnco-rnrul .. nta. A ll 'esa m~ oltloirl tiv•l rHron trai u u:. Sf•mpl1cc ip~r t rona papi ll;~ro della 11alpelo ra snp.• ri•lrC r,, l iiiClÌIJllC lll •Hiio'a •Iella cu n~i unti,·a hutiloarr: p ~rò, rovP.<Ciau tln In 1 •:•l p~lora <tt·l•l• lla r l invi lantlo l'ir11li1•iduo a ~uar· rb r<' ro-l<''llratt• in b:1sso, inlril l itli, in un a plic:l ro n ~iuuti1alc, un rurpo e.- t ra · nrn eh•' p .. tclli ••slra1·rc fa o'ilmcnte con una piuza. E~<o •'r.l un JlP7.7.ro Il i stelo oli r..gha rli ,;o m ula ·co. l nn~" h~ n 2 c~nlimotri o ,Ici el ia metro rli un millim etm
:->•> In t loro l' c• p •r t 1zione l'lllfo•r nl'> s i <IJ\' I'Pnno che circa un ann·1 c mezzo trchhitu·p Il ;;ommnrcn, ~i SPilli re rirr I' <JrchiiJ fiC:<lro da un coq,o r;Jr:mco . ondl' rn ,, hl>hgal iJ a " meli Cl'< ' Ll:lllavoro; ma non ri tenne rh e quello ro~<e ppnet r:llo e rirna.<t•) nr•ll'o ·.r luo c pert'i6 non rirorsc nl lll"•ll•·o. l 1li,turhi o~ ulari sopra c•tati ;i anolarl'no arr.rn luando solt:>nto parc ~c l lie s•• tt imnnr dopo In prnet razionc del ct•rpo es tran~o p~r cui egli non SCJII'C in1111 "'" la VN'a r.1u, a , p ,,clli Ui»r11i •lop o l'~~trnzionr h' conrlizio ni de lla rongiu ntiva rr.~n o rilorn:tt e n•w ma ll r l'lllr,!rniO non :ww;a1•a piu akuna molc<lia. )II'Ì II13 , m••ntrc allcnd••\':1 :l
CO.SSI DEllA T I DAl.. l'UlSTO Dl VLSTA ~t J::OICO- I.IWAI.I;
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piccoli corpi estranei colpi:;cono diretta.ment,e la cou giuuti\·a con qualche violenza, oltre alla contusione possono produrre un' etfusìone sanguigna. che in cer&i casi si estende a tutta la congiuntiva bul ba re e può compromettere talora la nutri?.ion e della com ea.. Si intende facilmente, che se la violenza ùi tali corpi estranei e ancora maggiore, oltre alle suddette lPsioni po;;:;ono atTecarne altre pitt o meno gravi al bulbo. Un'ecchimosi che si manifesta prima nel cul di sa~;co congiuutivale inferiore e poi in.vade u poco a poco la congiuntiva bulbare è sovente sintomo di una frat· LU t'a della base del cranio od anche dell'orbi ta . s.) un'ecchimoii _sub-uong inn.tivn.le ma:;chera una lesione della sclerotictt, i sintomi obietti vi e funzionai i che insorger anno saranno s uilicienti a chiarire la diaguosi. Le scoLtature preseut.mo una maggi ore gravitù, e speèialmente r1uelle prodotte da agenti chimici, pereh•\ int•;rcssauo quasi s.;mpre anche altre p;nti del globo Ot.:ulare. Le scottttture lieYi, cnme quelle pr odotte da pxrtiC<-lle incaudesceuci, di solito guar iscono senza gra\·i conse~uenze, eon le sole appli0azio ni di compresso fredde. Le piccole goccie di metalni fusi a bassa temperauua come il piombo, lo zinco, lo stagno, l'ant-imonio. non produeouo d'ordinario g ravi lesion i ; assai. più p<!ricolose sono qnell•• arrecate dal ferro, dalla ghisa e dall'acciaio ed in g eneral e dai metalli t-utti che fondono ad alta temperatura. Oi poea. importanza sono pure quelle prodotte dal Yapore acqueo e dalla fiamma cl el l'alcool; ma n on pnò clir-<i ugualmente delle s<;ottature causate da agen~i chimici di più energica azione, quali: gli acitli fin·ti, il re/;·iolo, l·~ ,.,,_b. vi ra, la J>Oiassa Cllttsliea ec1·., che di solito. interessano simultaneamente le palpeùre, la
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l TRAUMATISMl DELL'OCO..:HIO
sclera, la cornea. In questi casi pnò e:>sere financo total mente com promessa la funz ione visiva. Le scottature da cake spentn, assai fn'CJnenti, gnart· :;cono rapidamente, se la calce pel g rndo d i sua id r atazione ha perd uto molto della pr0prietà. cttustica. Quando la mucosa è scottato. profondamente, o l tre alle altre <.:omplit:a:~;ion i , s i de,·e temere l'aderenza ci· cat.riziale fr a le due 1:ougi un l; i ve bui bare e pal pebra lo, ossia il simblefaro, il qna le può talora essere di tale grado da aboli r e il cui d i sacco congiun tin1.le, nrrecando, <.:om e abbiamo giU. detto. u n g rave impedime n to alla mobilità rlel hnlbo ed alla uanalizzazione rl elle lacri me. La cura d e ll e ferite della congiunti va non pre,:;euta n nlln. d i speciale, l imitanclosi all'accurata di si n fez ione della, parte; alla sutura. dt>i margini della lesione nel migli(Jr modo possibi le, anclle nei -::asi di a.:;portnione di p iccoli brauùelli congiunti\·ali; a.ll e ~pn l verizzM:ion i di iodoformio snlh parte lesa ed all"appli r~n zion n di un adatto bendaggio. D e lla cura Li elle seottature i n gencntle e dei m Pzzi adatti acl impedire i s im ld~;:l~tri ci occu peremo in ap· presso, a proposito delle suottatnr e si m n l taneA della congiun ti va e dell a corw'a. F 1 L r.:-;ro:>r D1,:c 'l'E'>SlJ'l'L )IUr.r.r or:r.r, O HBITA.
S pesst) volte :'iLH:uode che un agente vn lnerante, ~fug gendo il globo oeulare a causa della sua ster icit~L ed <..!h· :Jti c iti~ vada a leder e i tessuti molli retrostanti, senza i 11 reres:;ar e g ran fatto il bnl bo. Le fente dei tessuti molli Je! l'orbita non hann o una gr1wità immediata pe r la vita tlell · inclividno, se non quando, a t:ì\n:;a dell"infezione, ne uonse~ne il tlemmone d ell" orbitn. Perù :Je vrngono lP:=;i il nervo ottico, un nen·o motore od i mnseoli estrius<:!ci è ch iaro che dPbba •
CONSIDERATI DAL PUNTO Dl VISTA MEOICO·LEGALE
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se~uirue, nel primo -~aso, uu disturbo più o meno grave
della facoltà visi va, sino alla cecitò. completa, e nelle altre evenienze una limitaziolle nei movimeuti del bulbo. L'emorragia consecutiva ad una le~ione dei vasi pnò raggiungere il carattere di un vero ematoma, e ne è sintomo prin0ipale l'esoftalmo. Il suo prognostico non è grave. e la cura deve limitarsi ad una modica compressione, associata all"appliea.zione di una vescica col ghiaccio, oppure di compresse imbevute in soluzioni antisettiche ghiacciate. Si sono però verificati casi nei guaii la compressione esercitata dall'ematoma raggiunse tale intensità, da produrre la tisi del globo (Berlin), od un'amaurosi definiti va, a causa dello svii u ppo di una nevro-retinite, seguita dall'atrofia del nervo ottico. Le ferite dei tessuti molli dell'orl>ita sogliano es~ere accompagnate da rigonfiamento delle palpebre, da chemosi congiuntivale, da ecchimosi che si manifesta sia nella congiuntiva bulbare, sia sopratutto colà, dove la fascia. tarso-orbitaria acleri;;ce al margine dell'orbita. Talora però una semplice feriW: delle pa;rti molli dell'orbita può produrre l'enfisema orbitario. Non di rado si verifica pure la così detta SLt(JrJPllazio,Je simpatica (ArumonJ o rnirp·atrice nelle palpebre dell'altro occhio, dovuta, come giù. accennammo par· lando delle contusioni delle palpebre, alle speciali. condizioni anatomiche della regione. l corpi estranei, anche se alq-uanto voluminosi, quando dopo la pene trazione nell'orbita, non procl ucono infe· zione, sono generalmente ben tollerati, limitando,s i sovente a causare una lebaaera. esoftahnia od una lie,re o deviazione laterale del globo. Al riguardo il Proose fa menzione di un militare, ferito a Sédan, ·che, senza avvertirsene, per 22 anni portò iu fondo dell' orbita una palla di piombo lunga 2 centimetri e mezzo, pe-
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l TKAU M,, .fiSlll DEI.L 0 \.:C IIIO
sante grammi 0:2, e P ttnn.s (l ) cita il ea:;;o eli un ufficiale cbe, per dodiei anni, portò a sua in:;<1pnta, n el fondo d dlrorbitn nna palla cilind ro-con ica. 1~: inutile poi diro che n ei suddetti ca~i la cura nou pre:;enta n ulla ùi speciale. r iducendo.;i alr e:strazione, '}nanùo è pos,;ibile, ùel Cllrpo estran eo. al l' accurata autisep~ i , all' app li cazione loeale ciel freLldo, <l lla. callalizzazione de l pus se Sfl llf' fc, rmnsse ecc.
CAP. IL L esio ni d e lle pa r e ti orbitarie.
S empre una graviss ima importanza. ha una lesio ne delle pareti orlritarie, vuoi per la. funzione visiva, vneoi per la vi ta stessa dell' indiviùuo. importanza poi cbe aumenta sempre più, quauùo l'agente vnluerante pe ~ n et ra n d la cavità. cmnic·nse, IC?dt<ndo s ia solo le m e· uingi, sia. anche il cer ve llo. Una contuo;ionn li eve dell e paret.i orbita li può pro· d n ne delle effusioni sa.uguigue più o m eno abbondan t i, le quali si diffondono verso lo palpeb re st inmdole, e ver;;;o la t~~cci~, giungendo ta.lvoltl'l. ::;ino al lat0 opposto. Unacontusioue più gmve pnt') produrre emorragie piìt o me-no abbondanti tra. r os.so ed. i l perios t io. eh t) po::;::;on o
arri\·are a l grado di costituire nn vero ematoma sotLO· per iosteo, il quale il più delle volte si rias:;orbe facilmente senza residuare co usegueuv.e, ma in altri ca.si invece può dar luogo ad un certo indnri mento dr~ l p t!riostio ed a qualche n evralg ia. I l pronostico sani più sfavonwole quando il t rauma a~po r ta un tratto d i periost io, oppure eontnnde fortemente l'osso.
CO:\SlllERA TI DAL. PU:\TO Ul VI 5TA )Il,; O l~ O LEGA LE
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La manifestazione di un'ematoma Ol'uitu.le, in seguito ad una contusione del margine orbitario, impli c.;a sempre l'esistenza di una lesione della CM'Ìtà stes,;a, n è la sua. comparsa si potrebbe attribuire alla propagazione di. un'effusione sanguigna superficial e, perchè la fasda tars<rorbttale, cbe si tro,·a fortemente aderente nli'orlo della cavità, impedirebbe i l passa.g g io del sangue. Di leggieri ~'intende che t.ntto qnello che abbiamo 1lelto circa i disturbi funzionali del g lobo oculare, conse. cutiYi alle ferite delle parti moli i peri-oc ulari, pu ò riscon· trarsi con maggiore frequenza e gravità. in <)UL·sti casi. Le fratture dell'orbita hanno sem pre un prono.:;tico riservato e SO\'entc infausto, per la possibilit;L d i gravi comp[icanze, cioè : el'isip el~, flemmone orbitw·io, mcningo-ence{alite, l)!;teo- pe;·ioslile, ea,·ie, nec-r·osi, neaal!JII' Pt:C. Per maggior chiarezza parleremo p t·ima delle frat~u:e dirette e poi delle indi rette o per contraccolpo, le f1Ua\i ultime, come si sa, sono Cl nelle che si veri ticano nelle ossa dell'orbi ta Renza che que:;ta sia stata direttamente colpita: così ad esempio un co l po sul la fro n te, :nllr occipite ed anche una. caduta su i piedi possono. per contraccol po, cagionare la frattura delle ORsa d ~> l· l'orbifa. a~ Fl·attu,·e di?·ette. - Nelle frattur e dirette i! ta\·ola.to esterno dell'orbita. è quello che maggiormente vien ~.:ol pito; la. parete interna invece si frattura pi\1 rara.·
mento. ~elle ferite d'armi da fuoco il proiettile può per-
forare r orbita e s pingere l'occhio in dentro od iu avanti. ledendolo più o meno gra.vemeut o e, seguendo poscia la sna traiettoria, può usci re cl alla te m pio. o p· posta o da altre località. Dn corpo agnzzo, un frammento di legno, può perforare con facilita l'orbita e penetrare nelle cavità vicine.
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l TI!AU~l.\1'15)11 neu.'OCC !IIO
QtH~:-te fratture
presentano i sintomi comuni a tutte le altre; però è da notare che ht deviazione dei framme nti può restringere il cavo orbitario e f~. re deviare l'occhio. Inol cre di solito si osser vano altri sint-.omi locali :;peeiali, cioè: e~Jchùnosi buluw·e e palJIClJi·ale, 1'igonfiao~wnto llelle palpeù1 ·e, della èOliOittnliva, e(l anclt1' rb•i fr>s.~ t ti i ~·el1·o - m·bituri. L e frattu re poi del tavolato in terno si sogliono associare a scolo d ì sangue dal naso e dr:.lla bocca e ad enfisema. orbitarìo, e ciò perch(· i l tavolato su peri ore limi ta il seno frontale; 'l nello inferiore l'antro d 'Igmoro, e la pa.rete inter11a, formata d.~ll'er.moide e dall' unguis, sta iu diretto rapporto cou le cavità nasali . 'Gn frammento distaccato dalla porzione nasale del margine orbitario può cagionare l'o t tu ramento della par t~ superiore del canale nasale (De \Vecker). L' eutisema orbitario manifestatosi rapidamente, la protrusione in avanti del bulbo acl ogni espirazione d'aria per le vie nasali, lo scolo abbondante di sangue dal naso stanno a con valida re una lesione della parete in terna. I n tale genere di fratture si può avere la morte istantanea per ferita della carot ide interna o della parte anteriore del cervello. Possono anche verific.usi: la lileningo- enr:efa l ile in(efl iL·a, la u·ombo-jlebite, il flemYume, i l tetano, la cer:itrì completa, lo stJ'ItUis;no pm·alit ù.:o ,.o,t diplopia, ecc. Una. ferita che in teressi la carotide, 11el seno caver· noso, può dar luogo ad un aneurisma artero-veno;;o. U na. frattura del margine orbitale superiore, propagau tesi a Ila volta dull' orbita, presenta un grave pericolo a causa della Yicìnauza immed iata delle meuìngi e dei lobi anteriori del cervello. Tuttavia nella statistica del B &rlìn si trova che su divhnnove fratture del margme orbi tale si ebbero sedici guarigioni; meutre
CO~S!DEll AT:l DA L PONT O D I V l STA l!F.DI CO -LEGALE
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che in cinC}uantadue fratture isolate de lla parete orbitaria superiore si ebbero quarantuno esiti letal i, e (;iò forse perchè nel primo caso la violenza traumatica viene attutita dalla Tesistenza dell'arcata orbitale. La cura si. limiteriL a ridurre in sito, quando si puù, i frammenti; ad un'accurata dis infez ione; all"applicazione del ghiaccio; e, nell'enfisema orbitario, si eserciterà una compressione permanente e debole sull'occhio, evitanrlo gli sforzi espiru.torii. b) Prattw·e incli?·etle. - L'orbit.a è la parte più fre· <1uentemente lesa nelle fratture della base del cranio: ed infatti l'Holder sopra 86 casi di fratture basilari ba t.ro ,~ato 73 volte interessata 1a volta orbitaria; 53 volte la parete superi ore od interna del canale ottico; 42 volte lta constatato un 'etfnsione sanguigna sub-vaginale; 27 ,-olte una cecità nnilateraJe completa e 4 volte una in· completa. Tutte le parti della l>ase d el cranio possono fra t tu· ntrsi, ma sono più facilmente interes:;ate quelle che met.. tono capo ai larghi forami della base, ed a quest.:> pro· posito il }Ic:rkel parlando delle fratture indirette della bas~· cosi si esprime : ,< .Velia ptwle anteriore la jìJsxn ~;rrmiC'n le f?-rrl/ w ·r• vam11tiuano alf,·avr'1'SfJ la l a mina r;,·i/wosa e, lrtil•ralm tM ie, ira glijuga cerelJI'alitt, lermiuanrlr, nella fossa u, ·bitw·ia supm·io,·e e, ,·ù) <Jhe è tJi!Ì. f,·,.qlwl/lt>, ~tr>f ca11af,, ollico ».
Dai numerosi casi di fratture indirette della basfl del emu io, riponati nella letteratura medica, dovute a fe· rite d'armi da fuoco, a cadute, a colpi ricevuti snl Cìtpo ed anche a traumatismi sperimentali, diretti a promuoYere fra~ture artificiali per stndiarne le leggi più im· portanti, si può venire alle seguenti couclusioni: l" Le frattu re della volta che si ditl'ondono alla base, pa:>sando per rosso frontale, ordinariamente interessano nel loro decorsv la parete s uperiore del canale ·>
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l TRAUMA 1'151\1 l DELL OCC IIl O
ottico dello stesso lato ove agì il trauma, raramente possono essere interessati entrambi i canali ottici o quello del lato opposto solamente. Il loro decorso è quasi ~em pre costan te: dal punto d'origine si dirigono iu basso, raggiungendo la porzione iuterna del bord o or bitario superiore, meno resistente dell"esterna, contin uano all'indietro eol all'interno interessando mau mano la par te interna dell'orbita, la lamina cribrosa dell'etmoide, la parete superiore del canale ottico, il solco cavernoso, e vanno a terminare in uno dei fori della fossa media, ordinariamen te nel for-o orale o nel lace-t·o anlel ·i,n·e. Quando la frattura interessa la parte superiore del canale ottico del lato opposto, vuoi d ire che. dalla porzione inter na de l bordo orbitario sn periore dello stesso lato ove agì il trauma si dirige all'indietro ed all' interno, lede lirasversalmen te la lamina cribrosa, ragg iunge la parete superiore del cauale ottico opposto e va a terminare in uno dei fori della fossa media.. Quando la frattura interessa enlira.mbi le pareti s uperiori dei canali ottici v uoi dire che si biforca in corrispondenza della lamina cribrosa, di\·ergendo a destra ed a sinistra; 2• Tutte le fratture della volta che si irrctdiano alla base, attraversando invece l'osso occipitale o l'osso temporale, nel loro svariato decor so non sogliono ragg iungere le pareti del canale ottico; 3• P er un trauma sull'occipite può a vve ra rsi la frattura per an·achemenf dell'apofisi clenoidaa. anter iore dovuta a t razione dal tentorio. I nteressa qui notare come nella porzione superiore del fo ra me ottico la guai na durale dal nen·o omonimo aderisce solidamente al periostio ed alla. guaina piale. venendo in immediato con tatto con i fasci nervosi , giaechà ch1lla pia si st;accano dei sapimenti che formano la tessitura interstiziale del nervo. Quindi le conse·
CONSIDERATI D.•L PUNTO DI VISTA M EDl ..: O- LEG .A LE
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guenze di queste fratture, oltre alla gravità delle lesioni cerebrali, saranno tanto più dannose per l'organo visivo, quanto più il nervo ottico e la sua guaina saranno stati lesi. Sintomo principale delle fratture della parete superiore del c~nale ottico per le descritte lacerazioni del nervo è l'amaurosi per atrofia del nervo stesso. E si può dire che quando l'atrofia colpisce tutti e due gli occhi è certa la frattura trasversa della sella turcica, cosicchè entrambi i forami ottici sono stati interessati. Un'assoluta. cecità, constatata dopo cessata la commozione, con o senza i segni oftal moscopici di una stasi papillare, di uua emorragia della r etina e del corpo vitreo, impone un pronostico infausto; mentre la conservazione di una parte del campo visivo periferico permette di sperare nel ritorno di nna r elativa funzione dell'organo. La pa.ralisi infìne di uno o più muscoli motori depone per una lesione della fessura sfenoidale.
CAP. III. Lesioni traumatiche del globo oculare.
A) -
LEsiONI DELLA conNEA.
Siccome la cornea è la parte più esposta del globo oculare cosi va frequentemente soggetta a lesi0ni trau-
matiche. Corpi taglienti, aguzzi, smussi, sostanze chimiche possono lederla interessando parte o tutto lo spessore di essa, penetrare -nella camera anteriore ed estendersi anche all'iride, al cristallino, al vitreo, alla retina ed alla coroide. Le punture, le sezioni lineari a margini netti sogliono guarire rapidamente, pnrchè non infettanti, a
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l TRAUMATIS.\11 DELL'OCl' lliO
causa. de ll'accentuato ricambio materia le e della faci le. riproduzione dtjl l;ess uto inten.:s5a to. Non di meno s i possono verificare dei postumi d i r1ualche e n tità, come la t:hl>l'a(algia f,·awnatica, talvolta ricorrente per m esi ed anni in seguito a s uperficial i escoriazioni (Art!, Grancl?ment), ed un certo g r ado di astigmatismo, il quale però suole attenuarsi col tempo: e di c iò deve tenere conto il perito pri ma di emett••re il sno giudizio defi nitivo. La fe rita prodotta dalla punta di una penna da sL:rivere, f requente nei fanc iulli, deve riteners i sempr e di una cer ta g ravitù., non ta,nto pel tatuaggio prodotto dall'in fi lt razione delr inchio:;tro ne l te:>.:;uto corneale, I)Uanto per il ±~tcile svilttppo eli cheratite suppurati\·a, iridite, ec..:., che hanno conseguenze di non poca impo rtanza per la funzione visiva. Quando l'atti vi tà d el r ie11m bio materiale della corn ea \· iene a scemar e, cosi come succeùe per l'in voluzione sen ile, per morbi esaurienti, cliscra;,ie, ecc., non solo la guarigione tli ferite anche piccole non si verifica con la solita rapidità. ma sono sempre da temersi ac..::iùenti molto p i Lt pericolosi dei s o pra at:uen nat i. In vero la gravità che a~snmono spesso lievi fet·ite della ~:o rn ea., n elle ma.th·i o uelle nutrici, prodotte dalle unghie de i bamb ini Ja&tanti. Ùe\·e sopr<.Ltlutto attribu ir;:;i allo stato di depauperamento specia le cagionato rlal pnerperio e dal l'allatt.a.mento. Il m ed ico, per la prognosi, dovr à in tali casi tener conto delle condizion i or ga.niche del ferito . :-se poi la fer ita; stata infdtati11, :;ia dall'agente vulnerante, sia dalle secrezioni pa.l1wl.lrali o dalle lacrimo o per r1ualunqne a ltra causa, le conseguen ze potranuo esser e a';:,ai più gravi, e ne può derivare anuhe la perdic~L dell'occhio per panofta.lmite. L e ferite protìmrle, irregolari, anche se n on compii-
Ct~);SIDERITIUAI. PUXTO 01 VISTA 11SOIC 0-L I::G ALE
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cate, sogliano guarire lentaJUente r esidnando un tussuto cicatriziale opaco (leucoma.), che è cnusa di una diminu· zione di acutezza visiva, tanto più pronunciata, quanto più estesa sarà l'opacità permanente e quanto pi\1 sarà alterata la normale curvatura della cornea (ast igmatismo irregolare). Tale tessuto cicatriziale inoltr e resiste meno sia agli agenti vulnerauti sia a quelli infettivi, donde la possibilità di complicazioni tardi v e : sla{ìloma, pel'/;m,;ione della <·ornea,· p:moflalmilf', eco. . Il perito, nel 1\UO giudizio definiti v o, deve tener presente che sitratte opacità tendono a. diminuire col tempo, soprs.tutto nei soggetti giovani e d i buona costituzione, e chl.l le conseguenze causate dai le uco mi hanno un· importanza relativa alla. professione d el paziente. Le ferite contuse od a margine irregolare, special· mente nei soggetti di debole costituzione, hanno g rande tendenza a suppurare dando luogo sovente al cheratoipopion, le cui conseguenze posson o essere addirittura e5iziali per la vista. ed a.nche per la semplice conser· vazione del bulbo, occorrendo, in non pochi casi, a causa di sopravvenuta pnnoftalmite, proceder e all'esentera· zione od all'enucleazione. Le ferite penetranti di una. certa estensione, special· menLe se periferiche, ad y o ad arco di cerchio, si complicano assai spesso a sinechie anteriori (aderenza. dell'iride a ferita corneale) od anche a procidenza dell'iride attraverso la ferita; accidenti che possono a vere conseguenze gravi, quali: il le , ~coma ade1·en1e, il glaucoma SP•·onclaì'io,·l'il'ido·cOI·oiclite seguita dall'at?·ofìa del globo, stafi lmAi cliP fìnù·anno per impor·re l'ennrlea:;io,u .
Ad evitare i suddetti esizia li accidenti il medico deve intervenire prontamente cercando di evitare la sineohia anteriore con l' istillazione di eserina, se la f~rita è p~ riferica, ed al contrario coll' istillazione di atropina se la ferita è centrale, e / facendo tenere a permanenza per
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l TRAU MA TJSMJ DELL'OCCIJIO
i primi giorni un bendaggio compressivo con scrupolosa. medicatura. antisettica. Quando esiste la procidenza dell'iride si cercherà, in primo tempo, di ridu1·la spingendola in dentro con una spatola, attraverso le labbra della ferita. ed instillaudo, secondo i casi, atropina ocl eserina con"i criteri dinanzi espo::;ti. Se non si riesce a ridurre l'iride si esegue il taglio netto della procidenza, facendo instillazioni cl i atropina od eserina a secondo i casi, ed applicando il b~:~ndaggio compressi v o. S'intende di leggeri che, in tali evenienze, prima. di ogni altra cosa, occorre praticare un'accurata disinfezione della parte, preferendo una soluzione al Y. "/ . . di sublimato per le parti esteme del globo ocu lare e, se v'è sospetto d'infezione della camera anteriore, se ne può tentare con grande profitto il lavaggio, facendovi penetrare sulla guida della scanalatura di un cucchiaio di Daviel, introdotto nei margini deila ferita c0rneale, una. soluzione di sublimato all'l per cinquem ila e. pro· t raendo tale irrigazione per pochi minuti. Se si forma una sinechia anteriore bisognerà ricorr ere, senza indug iare molto, alla sinechiolomia o pure all'ir.idectomia, e nei casi di estesi leucomi aderenti, è necessario il più delle volte, eseguire due iriùectomie, in una o meglio ancora in due sedute, sui bordi del leucoma, allo scopo di eliminare le aderenze dell'iride le quali, come si sa, sogliano dar luogo col tempo ad accidenti glaucomatosi a causa del turbato ef}uilibrio della circolazione endo-oculare. Noteremo inoltre che una ferita della cornea può dare origine ad una ·fistola permanente della medesima, onde in seguito, per la presenza di germi infettivi, può in.>orgere la suppurazione dell'occhio e financo lo sviluppo di nn tetano mortale; accidenti ri portati dal Pollok e dal Rust.
COI'(Sil)ER ATI DAL PONTO DI VISTA MEDIC O -LEGALE
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Può anche avvenire che un trauma nel produrre una
ferita penetrante della cornea stacchi parecc hi e ciglia dal margine libero della palpebra. e l e s pinga nella camera anteriore dove sogliono ftLre l'effetto d i corpi estranei 5ettici. Se il trauma agisce con molta violenza le ciglia potr<l.nno sinanco incunearsi nell'iride, in cui posl'ono incapsularsi, dando origine alla c osì detta cisti parlata o dermoidea. , La contusione della cornea attrave r so le pa lpebre chiuse, non presenta. per se sola gravi conseguenze. P erò è da tener ben presente che la scossa comunicata al g lobo intero può produrre importanti lesioni delle pa rti più interne: sgblw;sazione o lussazione clel,yislallino, r ottura o distacco sia. della coroide che del!a retiua, emorragie ecc. Le rotture della. sola. cornea sono rarissime, a causa della sua elasticità, e, quando an·engono più d"ordinario si verificano nel limite sclero-cornt>ale. Un urto moderato, più che la rottura della cornea, suo! produrre una distruzione limitata del suo epitelio, tacilmente constatabile subito dopo l'accidente, e che
guarisce il più delle volte senza lasciar traccia.. Quando però il trauma agisce con violenza o se avvie ne l'in fezione della. fe rita, che può essere causata anche dalle secrezioni che bagnano la. congiuntiva, allora suole verificarsi l'infiltrazione purulenta, la necrosi degli e lementi corneali, seguita dall'ulcerazione ·ed anche dalla p erforazione della membrana; si formano per ciò vasti leucomi aderenti o sta.filomi, con perdi t~ più o meno completa della vista, È possibile inoltre che a lla cheratite suppmativa segua la panoftalmite dovuta soven te a l diplococco di Fraenkel ·Weichsebaum (1).
Il) LucCIOLA. -
Sopra un cMo di pano(talmite da diplococco di Frtltnket.
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l TllAU~IAl' !Slll DELL'o <:C II IO
Per quanto si è detto sopra. ilmedi...:o deve nella prima medicatura por soprattutto mente ad evitare riufezìoue che può derivare dal le secrezioni oculari, e per ciù, in tesi generale, la cura delle fe rite recenti della cornea ÌnL'ominuia col trattamento ant isettico rlelle vie lauri mali e della. congiuntiva . ~ e non si presentano uompl icazion ì allora bastano ii uomuni metodi antisettici, la.vatnre d ella congiuntiva uou soluzione di sublimato alr l p . . r 5000, strol:inatura. della congiuntiva tar:;ale con nn batulì'olo dì cotona. bagnato nella stessa soluzi one, indi spolverizzazione dii iodoformio e bendaggio. Quand o vi siano delle malattie delle vie lacrima lì, se aUla compressione sì presenta un secreto, sia esso d i natura mucosa o pu r ulenta, è necessario fare subito l'incisione del condottino lacrimate, e dopo avere fì.t,tto una fondam en tale rlisinfezioue del medesimo, si de,·e tocuare la ferita cornea-le col tenno-cau terio, Nei casi in cui vi s ia irite, non so lo è necessario instillare a tropina, ma de,·esi anche osser varne l'azione, guardando più tardi se sia avvenuta la dilatazione della pupilla, il che spesso si ottien e dopo la p1·ima instillazione: N ella prima giornata di una ferita corneale bisogna g iungere ad u na midriasi completa con ripetute instillazioni d i atropina; nella seconda e nella terza g iornata. può essere già troppo tarcli; ciò è specialmente pericoloso nei casi in cui oltre alla complicazione delle sinech ie posteriori si abbia anche u na catarat.ta traumatica. Questo è un fatto al l) uale da.i pratici non si dà tutta l'importanza che merita, ma che può essere fatale per l'occh io. P e r...:iò è assolutamente necessario osser vare il fer ito almeno ogn i mezz'ora od ogni ora finchè non si sia sicuri che l'atropina abbia agito, e che quindi sia avvenuta una buona midriasi.
CO:SSIO ERATI DAL PUJSTO IJI VISTA llE(liCO f.EGALE
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I corpi estranei della cornea, dopo avere ist i!lato c ocaina ed &v~>re fatto delle lavature con soluzioni di s ublima.to,si rimuovono o coll'ago da cataratta, o col cucchiaio di Davie\, indi si spolvera iodoformio e s i ta il bend aggio. l corpi estranei che penetrano profondamente richiedol!o rintervento chirurgico. Se essi sono di ferro o di acciaio si estraggono di pre ferenza con l'elettro-calamita. A tale scopo l'elettro-magnete più ada tto è quello di Hirschberg, uhe s'introduce attrav erso la ferita stessa o si colloca al di sopra dell'ubicazione della scheggia 'd i ferro. Non bisogna estendere le ricerche fino ad attra · versare il vitreo. I fi li di catgut in soluzione fenica al 4 p. 100 adoperati per la sutura non d evono .attraversare la sclera, ma infiggersi nella congiuntiva., altrimenti la sclera. si ragg rinza. per un'estensione troppo vasta. In fine si spolvera iodoformio e si fa. il bendaggio, il quale nel primo giorno sara cambiato due volte. Nel giorno c onseunt.ivo invece l'ammalato sarà lasciato completamen te m nooso . • Circa il so:>petto di un' aft'ezione simpatica bisogna r iJe,·are attentamente che in tutti i casi di ferite profonde d elrocchio, e specialmente in quelle del margine corneo-sclerale, devesi prendere ripetutamente il visus ed il campo visivo, anche ~olto tempo dopo, per poter su fficientemente in tempo conoscere se essa si sviluppa. Accade spesso, negli operai di stabilimenti industriali, d i o;;servare la penetrazione di piccoli corpi estranei nella cornea, che possono anche perforarla e fermarsi. sia nella camera ar.teriore, sia in altra parte più profonda del globo oculare. Non è raro il caso in cui la reazione provouata è talmente l~ggera da passare quasi inosservata al paziente ed i piccoli frammenti rimangono incistati per mesi ed anni (Velpeau, Grand, Yvert. Knapp, ecc.).
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l TRA UHATISM I DELL'OCCHIO
Nell'anno scolastico 1895 fu ricevuto nella R. clinica oculistica. di Torino un giovane mug naio il quale, circa tre anni prima, durante una delle solite battiture della pietra da macina, fu colpito alrocchio destro da una scheggia di silice lunga circa ò mm., che perforando la cornea in pr ossimitiL del limbus inf<:riore, si arre:;tò ed incistò n ella parte più bassa dell'iride senza produrre apprezzabile reazione flogistica. La facoltà ,·isiva del· !"occhio era quasi normaln. L 'estrazione, che a prima giunta si sarebbe giudicata facilissima, fu assai difficoltosa a ca n sa delle aderenze coll'iride, non di meno fu seguita da buoni risultati. Se nei casi sud1let.ti di p<metrazione di corpi estranei nella cornea se ne pratica l'estrazione, tosto il pazient.e può completamente guarire in pocll i giorni. : quando però la cornea viene fortemente contu::;a, o :::uccecle una in fezione della ferita potrà der i ,·ame un a cheratite n lcerosa. grave, il chemlo- ipopion, eec. A. produrre tali gravi complicanze coutribui:>cono ah;nni a ltri fattori, la cui infl uenza patogeua non è sempre constatabile; a questo riguardo, fin dal I;;7rJ, il Baudry notava l'influenza sfa· vorevolo eserci ta ta in sitfatti t rau matism i dalle eonco· mitauti malattie delle vie h t.:rimali e della congiuntiva e clal deperimento organico d ell'individuo. La natura. e la fo r ma dci corpi estranei vulnerauti esercitano pure la loro influenza; i frammen ti di pietre con angoli it·rego h:~.ri ed ottusi, le scheggie metalliche a frastagliature angolose producono con:;eguenzo mol to pii1 gravi delle schegge metal! iche a su perticie l isci.a ed a margine tagliente. La cattiva funzione e la cattiva tempera d egli arnesi da lavoro aumeutauo la facilità òel distacco di scheg ge metalliche, e eli ciò deve tener conto il per ito. I corpi sol idi in incandescenza che colpist.:ono la cornea sogliono limitare ad essa sola la lor o a:.::ione, mentre
CONSHIBilATI DAL PIJN 'l'U DI VISTA MEU ICO·LEG ALE
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i caustici liquidi d'ordinario ledono contemporaneamente anche le altre part i vicine: pa lpe bre, congiuntiva, sclera, eco. 11 pronostico delle scottature i solate della cornea. varia secondo la. loro estensione e secondo la natura dei corpi comburenti. Dalla semplice desquamazione epiteliale si può giungere a.ll' ulcera.zione, alla necrosi pi ù o meno estesa, alla perforazio n e d ella cornea, e talora può avverarsi la. perdita. definiti va d ell'in tiero globo oculare . Spesso le lesioni sono più profo nde di quello che a prima vista non si giudicher ebbe, ed a l contrario si può avere la restit·t,tio ad integr·u dt d ella cornea, in casi nei quali le les:oui avevano apparenza molto più grave. La prognosi perciò è se mpre difficile ; tuttavia, se la. cornea presenta solo una leggera perd i~a epiteliale od tm· opacità diafana d i un grigio pallido che non occupa. il campo pupilla.re, qualche settimana di cura potrà essere sufficiente per la completa guarigione. Gl i acid i, il vetriolo, l'acqua. bollente, i gas infiammati producono eft'e tti variabili, dalla semplice ulcerazione alla necrosi della cornea, onde :;e l'occhio non viene distrutto da una. panoftalmite, formasi un leucoma semplice od aderente che può esser seguito dal glaucoma, dalla perdita dell'occhio, dall' ofta.lmite simpatica ecc. Le scottature limitate prodotte da particelle di fosforo, da granelli di pol vere infiammata, da scintille o da scaglinzze di metalli incandescenti, sogliono decorrere benignamente e solo eccezionalmen te possono dar luogo al che1·ato-ipopion e sue co~seguenze. I metalli in incand escenza. od in fusione, a. secondo della loro natura. o del loro diiferente grado di fusione, producono lesioni superficiali o profonde di varia intensità. A questo proposito è utile tener presente che la ghisa. fonde fra. 1500 ed i 2000 gradi, il ferro tra i 1500° ed i l 6W, l'acciaio tra i 1300" ed i 1400•, il rame a circa
l THAUliATISlll OELL'oce HIU
11.)0•; i punti di fusione invece d ell' antimonio, del piombo, dello zinco, dello stagno ,·ariano fra i 230 ed i 4GO gradi. Le scottature profonrle, prodotce dai metalli fondenti ad un grado molto elevato danno lnogo d'ordinario ad u n· escara grigio-giallastra, la cui caduta suole e::;ser e q nasi se m pre seguita dalla perforazione della cornea, e da panoft:1l mite ecc. Quando la scottatura è superficiale l'epi telio corneale si solleya ed assume Ltpparenza di una pellicola bian· castra, simile nell'aspetto all'albume d ell"uovo cotto; ciò potrebbè far credere ad una lesione grave, ma basta nn lieve strofinio per staccare la pellicola, q nando il movimento stesso delle palpebre non sia stato sufficiente ad eliminarla. QnaJche volta si osserva solo una piccola zona d i colore g rigio-azzurrast.ro, privata d'epitelio con forte ipe· n:•mia congiuntivale, fotofobia e lieve dolentia, sintomi -che cessano in pochi giorni con la guarigione. Le scottature prodotte dalla calce viva, nel momento che si stempera, producono distruzioni a zone della cornea, e, se la calce agisce con molta energia può arrivare a trasformare la cornea in una polt iglia. Nelle scottature con calce spenta il fenomeno più notevole è l'infiltrazione calcarea nella cornea, eon distruzione d elle sue lamine, ad una profond ità variabile secondo l'intensi tà della scottatura. Le infi ltrazioni leggere, eliminatasi rescotra superficiale, possono guarire ref;i duando, a. secondo della sede, conseguenze più o meno lievi. Nel maggior numero dei casi, finchè non è guarita l'ulcera necrotica, persiste un'infiammazione intensa e la conseguente ,·ascolarizza.zione può arrivare ad inva· .der~ l'intera cornea, che diviene per ciò sede di un panno di diffici le guarigione.
COliS!l)ERATl OAL PUNTV Di VISTA !\1 EOICO·LEOALE
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Le lesioni profonde, estese minacciano non solo la cornea, ma anche l'org ano intero. ~eU' esplosione della polvere pi rica., la cornea vi eu e ad essere offesa tanto dai gas che s i sviluppano, i quali ne p OS$0110 cagionare fìna.nco la rottura a tutto spes:;ore, quanto dai granellini di polvere che schizza.nJo producono incrost.azioni d i un grigio- azzurrastro, se· gnite non di rado da ulcer azioue e da perforazione della membrana con esiziali conseguenze. I granelli della polvere da. mine, essendo più Yoluminosi d di \!omposizi one più grossolana di q uelli d ella pohere delle armi da fuoco, subiscono una combustione meno completa e perciò oltre al lo scottature producono nn tatuaggio pronntlci a t itisimo. La hruciatura delle sopracciglia o dei capelli , r esislenza. di una zona biancastra che circonda i granuli di polvere incrostati nella congiuntiva rossa ed infiammata indicano che l'accensione d ella polvere avvenne a breYe distauza. dall'occhio. Le iucrostazioni d ei granelli di polver e solo ecce<>iO· nalmente non sono seguit~ da reazione infiammatoria, mentre d'ordinario produco no tiogosi intense -della cong iun tiva con suppuraz.ioni circoscritte. ascessi corneali, irite, ec,!. che impediranno per parecchi mesi il lavoro al paziente. ::r m tende che se i granelli d i pol vero sono dotati d i una t'o ne velocità., possono atcra versare la. cornea, la derotica e l'irid e e colpire il cristallino, cagionando co~ i una cataratta traumatica. Altre volte arrivauo ancora più profondamente incuneandosi nella retina o nella coroicle, dando origine a fenomeni :tlogistici com· plessi che finis cono con la tisi del globo e quindi con r as:;o uta. cecità. Inntile dire che in casi più g1:avi di esplosioni eli polvere, dinamite, ecc. si possono avere lesioni sì. intense
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l TltAUliATISlll DELL.OCCHIO
da disorgauizzr.re completamente il globo oculare. e sovente in questi uasi vi è complicazione di pe netra.zione di corpi estra11ei di natura di versa, onde. ancorchè non insorga in primo tempo una intensa ed esiziale reazione infiammatoria, tuttavia in seguito processi flogistici interni e complessi più o meno lenti (iridociclite, corio-retinite, euc.) oltre a produrre la cecità completa, e>pongono al pericolo dell'oftalmia simpatica. La terapia delle scottature var ia. alquanto a seconda degli agenti produttori In g enerd.le. devonsi i n primo tempo praticare abbondanti lavaggi ed a.ppliuare delle compres-e imbevute ìu una soluzione borica al 4 p. 100 ghiacciata. P er calmard i dolori si prescriveranno le ìstilluzioni di cocaina a.l 2, 3, 4 ed an eire 5 p. 100 a seconda dei casi. Se vi è presenza di corpi estranei conviene asportarli subito; però quando essi sono molto numerosi ed incrostati nei tessuti, riuscendo troppo dolorosa ed irritante la loro a;;portazione in primo tempo, è oppJrtuno att~nderne l'eliminazione spontanea. ~uando la scottatura è pro lotta da una base caustica: potassa, calce, ec ·. si netterà quanto più si può la parte oii'esa e C)Uindi si praticheranno instillazioni eli una so· luzione acida m,>lto d ilui ta, allo scopo di neutralizzare la base. Consecutivamente si applicheranno compresf;e imbevute in una soluzione borica o fenica ghiacciata. Se la lesione e prodotta dalla calce riescono u tili i lavaggi con ac!]ua zuccherata, perchè così formasi un saccara.to .:ii calce solubil e e quindi facilme nte eliminabile. Se la sco~tatum è dovuta. ad nn acido si procurerà di neutralizzarlocon istillazioni abbondanti nel cui di sacco conginntin.le eli una soluzi one alcalina di bicarbonato di soda all'li). 100. Nella scottature prodotte dalla pece boll ente si praticheranno istillazioni d'olio di mandorle dolci.
CONSIDERA TI DAL PUNTO D l VISTA MEDICO -LEGALE
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Se la. reazione infiammatoria è molto acc~ntuata si può fare uso di compresse calde, le quali agevolano la circolazione dei tessuti, e calmano alquanto il dolore. Allo stesso scopo può giovare il sanguisugio alle tempia. Quando, dopo la caduta delle escar e si formano d elle ulcerazioni corneali, si ricorrer à alle istillazioni di un collirio di eserina allo scopo di diminuire la tensione e si applicherà una. fasciatura compressiva. Se l'ulcera poi minaccia di p erfor are la uornea, bisogna prevenire quest'accidente, toccandone il fondo con la punta di un galvano- cauterio. Se l' aspetto dell" ulcera è torpido, le compr esse calde varranno ad agevolarne la. guarigione. Infine per evitare i simblefari, è opportuno spalmare la congiuntiva bulbare e palpebrale con sostanze grasse, le quali fanno r ufficio d' isolatori e, con la punta di una sonda, si staccheranno le aderenze a misura che si andranno formando. Si può anche con buon risultato evitare il contatto e quindi le aderenze fra. le due congiuntive, interponendovi laminette di alluminio, sottilì placche di vetro o pezzetti di vulcanite laminata, ecc. Alcuni adoperano allo stesso scopo frequ enti stiramenti della palpebra inferiore. La. legge sugli infortuni del lavoro fa acqui:;tare a tutti questi casi una grande importanza per il risarcimento dei danni che in seguito invocano i pazienti. E non bisogna mai dimenticare come delle leggiere ustioni che non presentano difficoltà alcuna a guarire in breve tempo, possono essere trascurate ed ingrandite, e si souo dati anche dei casi in cui la. guarigione è stata protratta di molte settimane, per ottenere un risarcimento di danni, come pure bisogna tener presente che un piccolo simblefaro produce ordinariamente diplopia, caso ancor previsto dalla legge.
l TIIAUMATIS.\11 Ot;L!.'I)l'C IIIO
lJ) L~:S IOSI DELLA SCLF:Hv'l'ICA. La posizione topografìca de lla sclera e la protezione che le assicurano in alto ed all'intorno le ossa. della. ca.Yit~~ orbitale, ci s piegano il perc hù le lesioni ùe lla mecl e~ ìma non sono molto frt>q ue n t.i ed in teressauo pe r lo più la sna porzione inferiore. Le lesi oni della so la sderotica si ve rificano molto raramente; esse im·ece, sogliano associarsi a feri te d ella cornea e delle altre membran e sottostnnti, coroide e re-
tina, e presentano per ciò nn pnmostico graxe, RO]n·a,tutto quando vi è penetra.:1.ione di corpi estranei. L e sc hegge metalliche, i framme nt i di vetro, di pietre, ecc., in cuneatisi n ello sp essore della sd erotica. conviene estrarli al più presto; 1 granuli di poh·ere. invece, massime se nume rosi, non sempre è OJl['Or tuno as por t•trli. pe rche ciò produrrebbe maggior danno del t ;ì.tua.ggio che risulta ]asciand oli in s ito. Il pronostico delle feri te rla punta della sclen1tica, snole esse re l~euigu o e, molt..: volLe. non s i ha. Jl tHn me no a.bbassamento dell'ncn tezza vi:;;iva: se perù l' agente vnlnerante ha le=-o anche il cri stallino ori il corpo ~.:il i are o se avviene infezione della terita, allora sarauno da temarsi compli<.:azioui gravi com e : ca tarat-te traumatiche, irirlo-<.:oroidite, pauoftalm ite, ece. Le com plicazio11 i delle fe rì t e p en etrant i della sclerot ica, possono essere irm11l'diafc e tw·tlice. L e prime sono costituite da fuo riusr:ita più o meno abb()ndante ciel Yi t reo, da e morragia i ntmocnlare, da a tre:> ia dell' iride, da lussazione e da opa cità. dt•l crishdl ino. da. distaeco de lla n•tina, ùa permane nza di un corpo estraneo noli" i n terno dell'occ.;l! io, ecc. L e seconde in vece sono ra p.
preseutart:l dalla su ppurazion e, dal r irido- coroiJi te, da un distacco tardi\·o dell a retina, dall' atrofia , dagli acci-
\:OlìSIOERATl D.\ L P OJ ~TO DI VISTA MEDlCU -LBGA LE
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den~i simpati..:i, ecc. L e fe rite pene tranti, se po..:h issimo
profonde, possono guarire c o n uua certa rapidi ta, pnrchè fiOìl siano infettanti e non abbiano cagionato una uottlvole perdita del vitreo. L a prognos i però de\"6 farsi sempre riservata per la funzione v i si va, perchè la re trazione della cicatrice scler oticale può più tardi produrre un esiziale distacco della r et ina e della coroide, onde ne segue una diminuzione del visus, uhe può arrivare ':)ino alla cecità completa. · Le ferite irregolari, a brandelli, interessanti i tessuti profondi ed in particolar modo il corpo ciliare, oDtre ad essere della. massima gravità., fanno temere la p erd ita delr altro occhio, per l'inso r gere d i un' oftalmi te si mpati ~.:a.
Il Ca.ppez, trattando r a rgomeu to dell'intervento chi· rnrgico nelle ferite penetranti dell' occhio, riporta una litatistica di 720 casi, d e i quali 9G erano complicati a permanenza di corpi estranei; in 421 casi l'ot:chio si do\·ette enucleare, in ò2 si v erificò, col tempo, la perdita completa. della funzione visiva delr occhio leso, e gli ac0irleuti simpatici raggmnsero l'enorme proporzione di l su 7. ~ el quinquennio 1892-96, su 153 fer ite penetranti delr occllio, curate nell'ospedale oftalmico di Torino, si otten nero i segue~ ti dati statistici: N ~l 17 p 100 dei casi eravi complicanza di permanenza di corpi estranei nell· occhio, nel 30 p. 100 si dovette praticare l' exeuteratio per gravi infezioni, iu primissimo tempo. Nel 38 pBr ceu to si dovette praticare l'enucleazione in secondo tempo per lente infezioni e complessi prot:essi flogistici cl1e non lasciavano alcuna speranza per la funzione dell' organo leso ; negli altri casi l'occhio conservò un' acutezza \' ÌSÌ va variabile, ma che, in più della meta, fu inferi ore ad 1/ 10 della normale. È da rilevare però che i d :~ti statisti ci del visus si riferiscono alle misurazioni 3
l TI<AU)I.\T IS~I J Of.J.L,OC..: II JO
lasciarono r ospedale e che par ecch i d i essi andarono incontro a dei peggioramenti pei quali doverono nuovamente ricoverare alr ospedale e ·sottoporsi talora. financo ali" enucleazione. Gli ac0identi simpabci si verificarvno soltanto nel 4 p. 100 dei casi e ciò si deve al fatto che vennero in tempo asportati gli occhi giudicati irreparabilu1ente perduti. L' emorragia iutra·ocu1are a.hboudan te e l'uscita del cristalli no sono accid enti assai pericolosi, per cht': pussono essere seguite da un processo flogistico più o meno intenso e dal distacco dell a coroide e della retina. L· espulsione com p leta del cristallino, prodotta da un violento traumatismo, solo in qualche caso eccezionale è stata seguita da un parziale ricupero della vista. Come facile conseguenza si può avere un'ernia voluminosa d ~ ll' iride, che può contribuire a formare con una porzione ectasica della cornea nn esiziale stalì Iom a ir idocorneale. Il d ista.c..:o immediato della retina, se sarà prodot t.o dall'agente vulnerante stesso, potr~t essere limitato, mentre, gnando è conseguenza di un'abbouclanta usciGa àell'umor -.;·i~reo, suole essere total e e ne segue per 1;iò la perdita completa della vista. LE\ complicazioni che si verificano molto più tardi, oltrd a compromettere l'occhio ferito, minacciano anche r altro. Questi accidenti tardivi, per la loro importanza e per la loro molteplicitù, impongono al perito di non pronunziarsi mai, subito dopo l' avvenuta lesi · n~. ma Ji aspettare il tempo neces,;a.rio perchè sia allontana1.o il pericolo d elle suddette complicazioni. La fuoriuscita, anche minima, del corpo YÌtreo, può spesso cagionare uu dista.c..:o parziale del suo segme.nto pr~se allorchè i pa:r,ieuti
posteriore (Iwanoft', de Gauvea) s~guito a s na volta da
un lento dista cco reti ni co, donde la p : rdita. dalla visione. Inoltre il corpo vitreo, nel punto delh1 ferita si
CO:SSID EllATI DAL PUNTO 01 VISTA :ll € D1CO -LEOAI.J::
~nole organi1.zare facendo parte d el tessuto
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cicatriziale, il 'tuale contraendosi pui• distaccare la. r e tina n ~ l pnnto opposto, parecchie settimane od a n ch e parecch i me;; i dopo l'avvenuta lesione. Rottw·a ddla ~~cle,·otù:a. - L a r ottura. deJla :>cleroti ca è tanto più facile quanto maggiorme n te è menomata la sua elasticitit. com~ nei vecchi: un pugno, nn colpo tlato con r estremità di un bastone , con un oggett,o :.mns~ato qua\sinsi, può produrre tale accideHte. Lt~ lt}sioue si presenta quasi costantementù a margini nett i 1;0me una ferita da. taglio, o a forma di arco di cerchio. Es5a secondo il g rado della vio lenza traumatica. può interessare una o più membran e o culari e si verifica ordinariamente nella patte supe riore interna, a due o tre millimetri dal margine corn eal e, vicino cioe al ~·a· nate dello Schlemm; punto ehe offre una minimn. resistenza. La congiuntiva, a causa dolla sua e lasticità, suole renare intatta, impedendo \" infC'zione della ferita SOLtO· stante e, nei casi i n eu i èSSa venisse lesa, per la stessa ragione, è utile prat.icarne la immediata sutur11, pre,·ia accurata disinfezione . ~e la coroid~ non è compresa nella lesione, lo pnrti intt>rne dell'occhio si spostano ,-erso la soluzion e di c:onLinuo. e;;sendo rotto l'equilibrio fra la pressione interna e r <lSterna del globo oculare. L. iride e la coroide, pro· tnudendo sotto forma d i un cercine di colore d'arde:<ia. sogliano concorrere a lla. formazione di uno stafi Iom n sclcrotiéàle con tntte le sue conseguenze. Il cristallino, :-pinto verso la ferita in seguito sdla rot· tura della zonula. dello Zinu. si opaca. e. comprimendo r iride ed i corpi ciliari, d ett!r mina tah·olLa u n i rido· oi~lite che può minacciare r al tro occhio (Ari t). La retina alle volte n on e uompresa nella !oRione, però frequenteme nte suole distaccarsi.
l TIU Uli.ITI~lll IJI!:I..L'O CC III0 1 E t:t: .
L·,·spulsioue completa del cri:::tallino, come abbiamo detto, in certi casi non arrec:a la perdita imm ed iata de lla vi;:;ta.. Il più delle volte però le rotture de lla :'lclerotica, aceo mpaguate dall' espnlsione totA le clt> l cristallino, si com p l ica.no con lr:;ioni multiple che fin iseo no con la t.iJ;i del l'occhio e qnindi con l'abolizione completa della fuuziòne vi:> i ,·a. La terapia delle les ioni della. sclerot;it.::a il più d ~: ll e volte è impotente ad impedirne le gra,·i conseguenze. t)e si tratta di grvsse rotture, come quelle proclotte da corpi ottusi o sm us:>i, e si ha procidcnza rlelle mem· brane interne e ferita del corpo ci liare, allora. è iurl icaLa l'enucleazione del bul bo. In genere. n elle piccole ferite, previa. accurata di~in f~zioue, :>i deva praticare la suturadellasde rotica. oppure tenLare eli avvit.::inare i margini della ferita suleroticale eseguendo, in cO tTi:>ponde uza eli questa, uua sutura con· giuuti,·a le, la quaJe da molti è preferita peruhè di più facil e esecm:ione e meno espone a l periuolo d i ulteriore u sci ta del vitreo durante r atto operativo: però anche il buon ris ultato della sutura n on scongiura gli sfaYOrc,·o l i esiti sopra menziomtti . L' appli ua:-~ ione del f re<lùo può gi oYare in primo tem po sopra tutto por lenire le sofi't>renze, in S• •gu ito la te· rupia Jovrà mod ifica rs i a seconda delle sncce;:;,;ioni morbose : così si adopereranno le sottrazion i sang ui g ne per moderare la r eazione infiammatoria, si prati uh,~ rà la e,;trazione del cristallino se d i ,·en u to catara t toso, ecc. I u ultimo ricorderemo che nou bisogna mai tralascia re di prendere fr equentemente il ,·i:Hts ed il campo visi,·o del l'ouuhio sa no. pe n~h è, come nelle fer ito p erforanti delllj corne<t, si de,·e sempre p ensare al peri colo d i u na of.. t<dmia :>i mpatiua.
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REGIACLINICA IEOICA 01 ROM~ DIRE TTA DAL PROF. GUIDO BACCELLI
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.\ lil•nuti •l ··l t:t.p1tano IHP 11c:u (:"clt• .. tinn • ""'n t·nlli . ;,..:o..;i .. \ t•lttf! (1 1\ur;HI•,
Ll:tll•• I ~Lloul <1•' 1 Pror. Gtll ol<l Bar•·••ll tl
Dagli onori a cui lo avevano innalzato i fanatici del principio di questo secolo, il salassa e ra caduto nel più •:ompleto discredito per opera di una. r eazione natnralo e ginstificuta dngli ecce~s i a c ui si er a lasciata tm=-portare, in l talia, la scuola. di R asori a Tommasini. :\la se mal si appon evano coloro che del saln.sso ave,·ano fatto il principe d oi medicamenti, non meno irragione,·oli furono le esagerazioni di coloro che voll ero a.<~~olutamen te proscritta l'aportura della ,·ena, nou solo clai presidii terapeutici, ma. eziandio da quei compens i che servono a mitiga re g li effetti disastrosi di talnne forme morbose sul sistema circolatorio. Non è quindi dn. fa r meraviglia se qua e colà ricomincia, per opera di valentis:;imi cl inici. una campag na in favore del salasso; e.\ i: qnP•ta una vera sodd i~ fazi one per il clinico è i H.om<l, il quale, mentre nei s uoi giovani anni, ha lott,ato, e vigorosamente lottato contro la man ia salassatrice dei snoi contemporanei, ecl anche dei propri maestri, non ha pni so~ni to nei suoi eccessi la scuola ri voi uzionaria. é non ha mai abbandonato in modo assoluto questo soccorso clell'arte. che in tal une contingenze gli è ri uscito un·armn. preziosa e salvatrice.
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P IJ U IONITE t; S ..lt.A•SO
l \'èCt:hi tnedici, partendo dal concetto clte il substratn eli ogni infermi tà fosse l'infiammazione. era.no l egitt iJllamente condotti ad opcnu e una d~' pleziona sanguigna p·~ r trionfar e del processo m c,rbos0, e tan to più ess i ritt•Ue\·auo di poter ragg iullger e questo seo po, quanto più a\·.~,;se ro potuto sorpr.:mdere la malattia nel suo esordir e e ,;oll:ocarla. T utti sa ppiamo come neanche i più i lln· tniuati anrlasscro eseu ti dal peccato de l momento . e. venendo all.t fattispecie, tutti s1tp piarno in che cosa. cousi::;tes;;e fi no a. poch i 11.u ni addiet ro la cnra de lla polmoltite. Si ,.;a\assava lino du.l primo giorno e piuttosto ~enerosa me u te. s i sala::>sava ne i giorni sncue~sivi . e ,·ia di :>•:guito sala-;si. a. rime obbligate fin ch (> il sangue, che si t rae va da lla vena d im ostra,·a co lla orm:ti famosa co· t e nna. la per;;isteuza. de lla iuJiammazioue. O~gidì che come elemen to caus.lle di Clgni infermità s i ri(;onosce nn principio infctt.i,·o, la clinica. nou trova più, o ulmeno si è detto che non clovrelJbe più t roYare. la ind icazione pe l sala:-so. Vediamo quanto ci s ia di at: t e ud ihile in s i tl~tt.ta manie ra di argomentare. Gli esperime nti de i fis iologi hanno d imostrato clte il salas~o a dd uce r ea! mente nn abbassameu LO della tensione saognigna, ma q uesto l'l.bhasst:.mento, dicono essi, f. tn.l· m e n te fugace e leggero cbo q nel m cd ieo i l (} uale si pro· p on esse d i ottenere da lla 1iebotomia. effett i r eali e duratnri dovrebbe ripeter e a brevi in terva lli l'incisione del la Yena. Le espe rienze di l\farey ha nno dimostrato che ad tlll salasso abbondante segne costantemen te r allentamentP d .~ ! po l:;o, il gu<tle itwece s i acce lera in segnito ad nu a sottrazione sanguigna leggera. Ha.yc m ha st.t~di ato le ,·ariazioni che s i veri fit.:ano do po i l s<dasso negli <> le me uti figu rati del sa~tgne, e d ha ri· suon traLo che k e ma."'ie diminuiscono dì u umrro e conl.engono m inor f)ll llntit.ù di emoglobina. Così pnre carubia
i •tli.M0N l T Il E !'A LA<-SO
la c.:o:1tituzione ch im i~ A. del ;;;angne per aumento della qMntità delraequa e per conseguente diminuzione della pt>r..:entuale delle materie albuminoidi. delle sostanze escratti ve e della fibrina. Si verifica se m p re un più o meno sensibile abbassa· mento della temperatu ra, e con pari costanza si deter· lllÌna nn a umento della eccitabilità nen osa. Tn uomplesso l'ett'etto più manifesto e più importante dt:l salasso sarebbe p~r i fisiologi uua considerevole de· nntri<:ione dei te;,~snt i e q uindi l'impoverimento d i un
orga nismo, che ha inYece bisogno di tutte le sue forze per poter lot tare contro il la v orio d ist.rngg i tore degli agt'nti pategeni ; e di tanto più ne a vrà bisogno q uanto J,Jiù sarà gra>e l'infermità, per cui in nessun caso ammeaouo la necessità di un inter vento colla lancetta, alla <Jnalt: hanno dato ac0auitamente l'ostracismo. \·edia.mo ora quali sono i n•sponsi dellu. clini ca. Io ho assistito aqualehe caso di salasso in polmon itici, coronato da fel ice successo, ed il Baccelli colla sua lunga esperienza h corda. casi in nn merevoli che si presenta· va,no con una. solennità fe nomenica. imponente, nei quali una sottrazione sanguigna, pratic:ata. al momento opportuno, ha permesso alrammalato depresso e sfi nito di riprender lena a lottare ed avviarsi alla guarig ione. Le resultanze sperimentali dei laboratorii non si pos~ono mettere in dubbio perchè sotto l'autorità di uomini fededegni; devesi però sempre tener presenle che la condizio11i in cu i gli esperimenti sono stati fatti non sono quelle ste..;se nelle qual i possono trovarsi g li iuferm i cui la s..;uola. di R oma crede u tile il salasso. E d·altronde agi i esperimenti cb e i fisiologi hanno fatto su cani e su conig li possono contrapporsi g li stndii sp..rimenlali che i clinici banno istituito sull'nooo. Quale più nobile animale in esperimento! Il Robin, per esempio ha ce rca~o di determinare le
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P () LMO:SITE E SA LASSO
modificar-ioni che il salasso induce n C'gli atti della nutrizione stndiando le orine ed il chimismo re;.:pi.ratorio, ed e venuto alla conclu;;ione elle dopo un a piccohl sott razione sanguigna s i fa più attivo il ricambio genera le, cresce l'azione ossidante, aumen ta la produzione di acido ca r boni~,;o, di viene maggiore la quantitù delro;;,;igcno consumato e d i quello che viene a;;sor bito chti tessuti. Conclus ioni, comi" si ,·elle, molto differenti, pclichè mfmtre per i fis iologi il ,;alas:;o non ha che un"azione d epletiYa fngac i:~:;ima e pa r conseguenza di poco o nessun '·alo re, ('se r~;ttando nello stesso tempo nn "azione ùepaupemnte n el l'org•lnismo, il che den:>si anzi con s id erare co me l'eiT'etto più importante ; pr r il R ob in in ·:eet>, oltre al r.~tto indiscutibi le del l'azione dE>plt'ti\·a, esso fa.,·orisce le ossidazioni, g razie all"anmf'nt<lta n.t t.ivi tà che induce nella n utrizione.
Quali le ragioni di re~ ult<tlii così uontrarl[Ltorii ? ~o n pare ditli~,;ile t ro\'arle nella. dilferenza grandissima di co,;tituzioue organica t ra i soggtiltti in esp.•ri mento; nella ,Ji,·er;;a cond izione fìsiua in cui ciascu n soggNto s i t ronwa al mo men to dell"espor ienza, gia~,;chè ~ o,·,·io :mpporre che alt ri s iano g li et-l'etti del salasso in un sog~etto sano. al t r i in un ~oggetto malato : e fina lmente nella f]Uantità. di sangue cue si è fatto s uorrere i all<l vena, i tnperocchè non si possa nega.re · eh e una esagl' mta sottrazione sangn igm~ pt·oduca gli elf~tti che i fì,;iologi lamentano. ) fa l)nale r agione obbliga il mediuo a sala;:;sure :\bbonda ntemt·u te. q nando l'esperienza cl in ica d imo~ tra ~,;h e è snllicien te u na modieissima. sottrazione d i sangu(;} per pro<l urre efFet ti mera vigliosamente salutar i? La el inica deve t'ai.r tesoro d i tutti gli alls tlii che le porgono i laboratorii. ma non può, non deve acc9ttaro ~,;oudusi on i ~;he s i tr o,·ano in contradizione con ftìtti
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POLliO NlTE E !: ALASSO
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cbe la pratica. ha. dimostrato ,·eri f"icarsi da secoli. Non si può, non si d eve gettA.r e in un attimo il patrimonio di osservazioni can d idamen te coscienziose dei nostri Sommi, specialmente q uando ved iamo te r esultanze dei laboratorii contraddirsi a breve intervallo di tempo, mentre alcun i p recetti d€' i n ostri maggiori intelletti, tracti dalla osservazione dint urua e pazie11to degli iuferm i, hanno t ra ver aa to i secoli giungendo in a ltera ti fino a noi che li lasceremo tali e quali in eredità ai uo"tri nepoti. Il snltt s.~o non cw·a la polmonite : e ,.a b ene; ti no a quesr.~1 punto anche il Clinico d i Roma è d'a.ecordo, ma può esserne an presidio stupendo nelle fasi dolio svolg imento. La cura della polmonite nella clinica romana è regolarmenta incr uenta; ma quando le diffico ltà d el circolo assu mono un as petto minacJioso, nessuna esitazione t rattiene ùa.l praticare una sottrazione sanguig na . che aiuta a. traver sare felicem ente u na cri~i ; e se qnesta si ripre;;E>nta colla stessa. impo nem~a di fen omeni non devesi avt'lr t imore di sor ta a ripetere l'operazione. Il l\faraglian o ha sostenuto recentemente che il sa· lasso gioYa pere h è serve a scaricare l'eccesso rl i n• leno t:he cì r~ola nel torre n te sanguig no, ma lasciando al tempo di risolvere quanta parte del benefi cio che s i ·ottiene debba attribuirsi a. q uesta cagione, quanta all'a lt ra ~.;he ha posto in luce il R obin. por i l clinico d i R oma l'effetto principale e più sen sibile devesi all'az ione fle· pletiva, la quale fa. risen tire la sua benefica iutlu en za sul cuore e specia lmente sul cuore destro, cui so11o a.p· portate le mag giori iattnre. . Esaminiamo da vicino quali sono le con d izi oni che reclama no un'azione cruenta nella 1 olmcnite. Prendiamo un esempio. - Un polmonit ico n el vigore degli ann i. d i robusta costituzi on e ed a cuore integro si
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I'OLllll:\11'., E SA LA :'~O
tront grarltttamente in questa siruaziune: Lu turia polmonare, dopo il suo bifon:amento, ~i t r OYfo' rà innanzi nl blocco pneumonitico. in t1no stato di tensiooe accresci uta. pere! tè uella. zoua invasa dal processo 1~ \Jgist i co la circolazione è resa stentata e diJii.cile. La. tensione s i propaga nelle \·ie retrogrado, nel vflntr icolo destro, nel seno r elati\·o e anube sul le duo C11ve, le CJnali pre,;so i l uuore han no un 'anJlatura m nscohtre poderosa. Jlentre ciò accade i grandi sistemi che ripor tano il sangue alle foci del cuor de;:;tro. trontus i tutti in uno stato d i pie n ezza relativa. Il d eH usso im pedito dal cer\·el lo prepa ra da lontano i fatt i di na r cosi carbonica , mentro" il dellns"o im pedi~o clal sistema delle azigos, che è nn sistema d i stupenda compensazione tra le due cave, genera una stasi nella cir co lazione del!a p ~' r ife ri a. to· ntuica, s in golarmenhl nel le vene inte rco5tali che poi!· sono accr escere il danno nelle t.;avi&it plt:luriche, prin-
cipalmente a de~tra, p(' Ì trasud<~.me nti da. ~tas i. Cosi lo searico delle ven<> sopraepati.che reso difficile pre· para. specialmente nella polm oni te tlestr a, i f enomeni distasi biliare, che po;;sono a,ggiunger H al quadro pneumon it.ieo un conti ngent•~ nou lie\·e ù i aggravamento. :'Ifa se 11uesto è il danno c he si veri1ica. sommariameme e nei punti più cosp icui dei conHuenti venosi , s~,;a r io:antis i uelle due cave. d~:~ ll 'altra parte in torno al blo.::uo pneurnonitico !.t pressione col laterale gene ra J'r,dema, che può ess.-. re il ter reno d'attecchimento all' ul· ter!oro s\· iln ppo · d.;l d iplococco di Fraenuk!:'l e a i dann i che ne d eri vano. Ghi non ,·ede da, CJU~sto quadro lo msorgere e\·eutuale non so lo dell a ut.ilitù,, ma d ella neeessità del sala,;;:o ? :\è r1ue,;to è tutto : ht crasi flogistica anmenlante la cifr:1 della fib r ina.. il circo lo lento e stentato daf c uor cf,•:::tro per l'art.eria polmnnare, presen ta tutti i peri coli
1'0Ll10t'ITE E S ALA SSU
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dt'!le trombosi autoctone e d i quell e progre.ss i\·e e r e· tro~rade.
È vero uhl~ il cuor destro non cade sotto l' apprez· zamento immediato dei fenomeni relativi al circolo ar · t.erioso periferico, m a molti compensi ha il clinico per misurare dalle distensioni fo rzate del s3no e dP.I ven· tri~.:olo de:;tro la minaccia della par ai isi che può 6:-\Sere ~cong iurata a tempo da una deplez ione sanguigna. La polmonite cruposa, f r anca, genuina è una malattia onlinariamente ciclica, che t ende alla risolu zione: tulri gli sforzi del medico oculato debbono esser rivolti a tenere in vita l'ammalato fino a ll' inizio del periodo risolutivo. Una polmonite fiera ed estesa in un individ uo a cn,Jre integro può .paragonarsi ad un 'asprct e difficile tra\•ersata, nella IJ. uale tutte le s perauze sono affidate a Ila saldezza della maccltina, che d eve v incere la furia delle onriP e t rarre a sal va mento: il m e d i co è il pilota. che dne sempre aver d i mira il c:eutr o automotore, se vuoi cond urre a guarigione il sno infe rmo.
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SDIBIOSI )!ALARH'0-TIFI CA. Comunacazinne (alla nt•ll.t ,·unfea\'llì'.a rO t1dt.:o- St'leuti llt':\
d~·l
mese dJ UO\ r· au.
l•r<' tS:Ii dal t ~·u~ut1· •·ohHliJ••llo lllC•Iit'o d••ll. (;inJII't' lfltt• .lh·uro. din'U~ta·~1 rl•• ll"n<p••· l~h· molit • r~
prollt'ÌI•:d•• •lì ~apto lo.
Rifen: ndomi alla mia relazione già pubblicata sui malati e feriti provPnienti dai presidii d" Africa., ricLtiamJ l'attenzione dei colleghi sr>pra un gruppo di malati t:U · retti nel nostro speciale nei pa;;slìt i mesi da agosto a.tl ottobre, che preseutarono sintomatologia tli uontemporan~·a mfezione mahu·icn. e ti tìca. Partendo dal fitttu a tutti noto che nell'Eritrea figura come malattia pre>domiuante la malaria , <tff'e rmai in qnella circo,;tanza che l'aria non era il veiuolo esc:lusivo d t) l pam:;si ta ma. la rico, perchi· a nùhe in I tali a r ac'l n a rappresenta va una via d 'i nfezione free} ueHt' d t'l gL~nt're, H soggiunsi: (( son tt' nnto a ritent•t·e clw in Afr ica si:\ proprio l'acqmt (Jltelia. che diLla piùageYole via di trasporto al germe specifico della malaria, che ]Wrcir', la lftafrtc(J/Ifl è l'alleata della malaria. e che ,;i pul1 .:were bHnissimo una contemporanea infe<~ione malarica e tifica per lo stesso veicolo, cioè 1wr l'acfjna ». Dalla clinica, colleghi, bisogn~ partire ed alla clinica s i <leve ritornare t13acuelli }. Se noi ci portialllo a rieercare nella miniera de' \'0lnm i che ntppresent.auo la sapienza medica dei nnsl ri padri vagliata da sneoli, t roviamo de,:;crizioni di si1,1hiosi in t uite e mirttbi lmente deseritte: non è fJUindi nna novità clinica parlare di una doppia inf,•zivne malariea e tifìca, ma nn' affermazione prati(ja convalidata r.la dimostrazioni posi ti ve, eon tnt ti i mezzi scientitì1.:i che 0gg:i st poss..ggooo.
SIMBIOSI MALARI CO - TIFLCA
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Proveniente dal poligono di Minturno, e dopo m1a fer mata. di due g ior ni presso Sparanise, il 3 agosto rientrava. i.n questo presidio il r eg g imento bersaglieri. Nei giorni successivi ali" arrivo, un numero straordinario di malati entrati all' ospedale rie:hiamò l'attenzione d ella direzione e dei. capi-reparto, ed assieme studiando sui singoli casi, si n otò una sindr ome sintomatologica comune delle febbri malariche a tipo quotidiano, che insorge\'ano con br i vi do, cui segui va ele\·azione termiea e ca~uta o semplice discesa con sudore, e, con la particolarità, nei primi g iorni, di poco apprezzabile tu more splenico e di sensib i li disturbi da parte delle vie digestive. Al concetto clinico in primo tempo rispose il t ratta~ento torapico con i chinacei, e l'esame batteriologic.;o del sangue avvalorò la diagnosi con la presenza d~ ll e amebe numeròsissime in via di sporulazione. 1Ia in prosieguo la sintomatologia si è modificata sopra un esteso numero di casi; la febbre cad uta si ripresentò nelle ore della sor a, e, se non caduta, :;i elevò maggiormnute; i chinacei mal risposPro a ll'appello, ed alla lingua impaniata, al gorgoglio della fossa ileo-cocale, a lr ingorgo splenico; sopraggiunse un treno sintomatologico completo dell'ileo-tifo, turbato in fot·ma assai singolare nella curva term ica. E ra obbligo nostro stndiar vi l'elemento patogenetico e la con-ettezza delht diagnosi. Avevamo a n ostra disposizione molto matPriale di lavoro, mezzi e persoHale adu-.tatissimo per le ricerche, ed il nostro carissimo collega De Cesare, non che il distinto g io,ine Pe?.znllo, ci analizzavano con cosciente pazienza scientifica il sang ue dei nostri malati, e non manca,rono le pr ove positive della, presenza degli ematozoi malarici nel sangue dei più gra\·i tifosi, nel mentre la r eazione agglutinativa avvalorava la diagnosi d i tifo, appoggiata dalla diazoreazione delle urine.
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)J AJ.AKICO - TIT'Il ' A
Molti d i voi hanno seguito in quest'osped~ole g li stuJi fatti in proposito, e, per chi non ha potnto tt·ner vi dietro, sono qui a disposizione dei preparati per potorli osservare. K oi convalescenti d i tifoi<.le la presenza del paras;;ita attivo malarico fu r iscontrata part·c~.;hi o YOir.e nt~l sangue, o ,; j trovarono le forme cosi. dette mortn nel sangue di un con ,·al•~st;ente che mori per esaurimento, ed in cu i la necroscopia dimostro.) ulceraz ioni tifose nell'ileo in ,·ia di cicatrizzazione. I dati clin ici, le os;:;ervazion i micro· s..:opiche et1 i r eperti anatomici conconE'ro t n t.ti ad aJfer mare la diagnosi, e ci duole dnver denunr.:i:tre, sopra 13l cnra ti, 11 necro:;r.:o pi e, che fn rono oggetto eli ricen·he · a nato m o- patologidw. Come si è verifi~.:ata C)nesta doppia infezione che si è svolta parallelam ente sopra gli stPssi ind ividui? La fPbb re d i malari a ha per nome di battesimo l'aritt alterata, e n on si p otrebbe dire che nella lor.:alità dove il reggimento es~'g nì i tiri al ber:;agli o non si pote,;sfl assolutamen te contrarre tale infer.i.one; ma il fatto che non si erano verifieate pioggie nè d issodanwnti in qnel s ito. che ::dtri r eggi menti di I'J u~>:=:.to stes::~o p re:: id io nnd;lti prima ed altri dopo non contrassero tal v t'orma morbosa epidem ica. ci spinse a r icercare altra via, altra. lo•.:alit,à, altra porta d i entrata per ta l ~;~ doppia infezione. S eguendo il re.~gimento n elle marce di rit.orno dal poligono alla g uarnig ione, abbiamo notato che i prim i easi d i febbro in numero multiplo si verificarono aSpa· ranise, e che lo scoppio del morbo sotto fo rm(l. Ppid•'mica si avverò dopo l'arrivo a Napoli. Ora se noi pas:;iamo a ras:; ~gna tutti i minuti par tieo lari e t n tto qu~: l che ::;necedi' quando nn rcgginwnto si tront in marci<t, o si ferma in un a r.:campa mento d urante i calori estivi, tro,·iamo numerosi venr.litori ambulanti di ac1na e di fru tta, cho campano la vita ali•~ spalle ctel sol da to . e sappiamo r.:he qnest,i g rossi para:<siti umani, per iugorJ igia ed av id ità
S J)IB IOSI liiALAH ICO -TI FI('A
di danaro, attingono acqua in qualunf!ne sito, vendono so"tanze alimentari d ì qualsiasi specie, e non vi e attività. o vigilanza di sorta, ~;he p ossa impedire in forma assoluta tale strappo alle pitt comuni regolo igieni che. In quel periodo di tempo \"ospedale succu rsale di Caserta teneva. in cura. nelle sue sale individui affetti di'l. ileo-tifo, e nella p op olazione di detta. città.. come nelle altre vicine dì ·santa Maria Capua Vetere, Capua, Ca;;siuo e borgate limitrofe, non man cavano cas i sporadi0i dell'an·ezione i n parola. Il Volturno, che lentamente si muove in detta plaga, raccogli e in sè tutti i ri f:ìnti della popolazione del luogo, ed i R egi L agni che partono da l detto fiume, ricolmi di liquido IJlHtsi immobile. di:;rri· buiscono \"acqua per r irrigazione e servono anche per la. ruacera;.,ìone della canapa, che in quei terreni rigogliosamente si sv iluppa. Lungo Ja. via non vi sono sorgenti di acqua potabile, ed i. pozzi, come è naturale, ri· sentono l'impuri tà. del movimento idrico della plaga. L'inquinamento massimo di clementi infettivi si trom in I)Ue;;te dighe, ed i vendi tori ambulanti, ricch i più d i ignoranza che di mal vagì tà, attinge uno d i nasco:>to i n tali siti liquido avvelenato e lo vendevano. Io qui non intendo fermarmi sulla vasta te:;i delle infezioni miste, che tanto mi seduce. per difetto di tempo disponibile, ma voglio r.chiamare la vostra attenzione sul campo clinico di questa doppia infez ione con decorso parallelo e diver,;ita nel periodo e\·oltltivo dell'elemento infettante, pereh è la d i versi ta del periodo d i evoluzione maschera il prima ed il poi, cioè permette ad una delle due forme infettive di presen tarsi come unic~ entità morbosa in primo tempo, e come conlplicata ad altra infez ione i n un snccE\ssivo periodo. (1ui non si tratta di associazione miorobica. impiantatasi sopr<l un fondo di alterazione organica. che favorisce il c:iclo evolutivo, fatto troppo comune ad os,;crvarsi in
• SDIBIOS! MALAll! CO ·Tll'lCA
clinica, ma bensì d i nua classica forma di si"tbiosi. t;he il nost.ro speciale ha il merito di aver confermata e dimo:;trata con il dupl ice appoggio dei fatti sperimentali e cliuit;i. Spetta al nostro Golgi la Sl.:Oper ta del c iclo biologico delrematoz?o di Laveran, ma fuori d ell'umano organi:~mo positivamen te nulla si conosce della forma e delr evoluzione di questo parassita; e se uelracgua dei terreni inq uinat i uou si è ancora rin \·euuto, può anche d ipendere rlal pewhè racgua riten uta infetta non era, tale: com unqu~j.;, la clinica in date circostanze l'ail'erma, ed(. lo studio biologico che dovriL ancora progredire. n fJ n adro cl in ico dell' infe7.ioue da noi studiata ci per · mise incontra re nel sangue nel più alto culm ine d ella gravità dello stadio acuto, le forme più numerose e pro· lifere dell'ematozoo, e, contemporaHeamente, la presenza delremotossine del bacillo di Ebertlt col me7.Zo della r eùzioue a.ggln t inativa. Tale indiscntibile t'atto ci spinse alla r icerca del dottrinale processo nosogenico ed etio· logico.
P er l'etiologia vi richiamo a ll'acq ua inft:tta ed all'in· t.roduzione nell'organisnw dell'emutozoo malarico per la via dello stomaco. G r insetti, fra t:ui le zanzare, opino che pos:,;ano ctif. fonde re le am eb ~ malaricLe come qualsiasi elemento infettivo, agendo come veicolo infettante, e ritengo che non mi si vorrà obbiettare che il parassita arrivi nell'organ ismo umano col solo mezzo dell'aria e che fin· fe zione si contragga per le sole vie polmonari, specie dopo le geniali espèrienze d i Baccelli, Bignami e Ba· stiauel li, r ipetute da tanti, con la r iprod uzi one speri· mentale della lebbre, mediante l' iniezione del sangue d'indiYidui a !l'e tti dai diversi tipi di febbre malarica. l htte le coudizioni di temperatu ra (lG•-20•) e di per· si~teulie umiJità, relemeuto malarico in un terreno in-
49 l'et lo si :;\·olge e si molti pli~.;a rapidamente, specie quando il Lerreno è rit'CO di sostanze vegetali in decomposizione. ~elle spiagge colme di detriti vegetali, sulle spo n de di fiumi a. lento corso e sngli argini d i a~.,;quedotti e ca· nali, la produzione malaric~ può rappresentare un in· dice molto elevato. Nei terreni malarici non palustri, la produzione ema.tozoica nella stagione calda è limi · tata agli strati profondi eè umidi del suolo, e gli sr.rati n1perficiali disseccati impediscono la. d itfu sion e dol pa· ra~ · ita nell"aria ~ciò vi eu dimostrato dal fatto che quando si rimuove uu tale terreno per coltivazioni profonde, o per sc.wi, si verifica imma.ntinenti r infezione malarica s ugli abitanti del sito, e lo stes~o fatto si avvera quando gli strati disseccati ridivengono umidi per caJuttL di pioggia, o per irrigazione, dimostrando cosl che il germe non muore col disseccamento. Con tali couos~.,;enze riesee facile comprendere che un pozzo scavato in terreno malarico può benissimo tro· Yarsi con racq ua. inquinata dal parassita specifico, perclai· J"aCclUa che filtra da. l terrenO infettO puÒ trascinare SeCO 1~ ~unebe e rappresentare cosi l'incosciente veicolo di es-.e. ~~risaputo che nei terreni nou p~lustri, ma malat"ici, si può andare quasi impunemente nei tempi di siccit;'~ d uraute le ore calde del giorno, percbè con i vapori a ~.;q uei si eleva nell'aria r ematozoo infettivo. Ed () delliL rugiada che maggiormente temono g li abitanti di elette lo~alità; molti ripetono che persino l'uso delle fr utta, raccolte di buon mattino, trasportate e mangiate iu luogo sano può causare la febbre. Io conosco parecchi proprie· tari di terreni malarici che non si ammalano di ft~bbri, evitando di bere acqua dai locali pozzi, e, relativamente, proteggono i loro coloni fornendoli di acqua di uistorua per uso di bibita. Allo stato presente delle nostre COllO· scenze scientifiche ritengo che, chi apponesse che con. l'acc1ua per l'atrio dello stomaco non potrà arrivare n~lSnllnOSl MALA RICO·TII'! CA
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SI)IBIO:'I MA!,A Il! CO-T I FICA
l'organismo umano r ematozoo- malarico, direbbe cosa non rispondente all'esperien7.a clin ica e dimQstrerPbbe non completamente maturo il suo opiuameuto . Sulla febbre tifoide nou dist~ uto dell'elemento specifico; dicono i molti, e ben dicono, che il bacillo clell"ileotifo arri ya nell'organismo umano per mezzo dell' auqna, essendo noto che può vivere una vita saprofìtica, che può vivere nelracqua e che si può dimostrare la sua presenza in (] uesta. ~el caso nostro la presenza dell' ematozoo ma lari co nei tifosi 0hit~ra.mente dimostra che gl'inferm i da noi studiati avevano fatto uso di c1nell' actlua in(]uiuata, ciò che avvalora la nostra tesi etiologica sul modo di provenienza di tale parassita. 11 bacillo clPI tifo può pe· netrare nell'organismo umano anche con gli alimenti, ma è indiscutibil e che arriva nell'ileo, sua seJe prediletta, superando la barriera dello stomaco, eù è cJ:;Ì che il modo d'infe ?.ione può essere favorito od impedito òalla funzioue fisiologica più o meno attiva di questo viscere, donde la di.~posizÙ)Jie indil·idttale. L 'acca.mpameuto del reggimento presso Sparanise sa non escludo, non sodista por ammettere colà. l'infezione mnlnrica. special mente perchè non si spiegherebbe l'in· vasione ti11ca,: tntti questi dati confermano e rassodano la nostra maniera di vedere cioè: che la ~~wlw..·rJUCt è l'alleata della mrtla>·ia e che si pno avere ' la contf'm pomnea in t'ezio ne malarica e ti fica per mezzo dell' acl')na inquinata da ambo gli specia li germi morbigeni. La grande imporLanza clinica d i qn.esta doppia in· fezione sta tuUa fondata su l concetto che noi abuiamo del proce:>::;o nosogen i co. ~e lla i 11\'asione malari0a si hfl. la. distrnzi0ue progressiva dol glouulo r osso del sangue prodotta. CÌall'elemento causal e prtrassita cho vive a suo ca rico, più l'al terazioue della crasi saugu ig111t prodotta dalle spore e materiale di scissione che dalla distru-
SJMI310S! )fALAfUCO · Tl'P'ICA
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zioue dei globuli si versa nel plasma del sangue; abbiamo perciò una emod iscrasia morfologica ed una amodiscrasia chimica. Questo è in poche parole tutto il èOncett.o etiogenico della malaria. Nell'invasione tifìca è noto che il bacillo specifico, penetrato nelt' organismo umano, appena superata la barriera deJlo stomaco, si spinge nell'intestino e si ferma sulle sue pareti, esercitando la sua attività dannosa, specie nell'ileo e nella parte superiore del cieco, dove ~i localizza nei follicoli solitarii e nelle placche del Peyer, le quali divengono presto considerevolmente in· grossate e dopo ulcerate. Questi elementi iufettiYi, con la corrente Enfatica arri vano nelle glandole del mesenterio ed indi neHe glandol e linfatiche più lontane, raggiungendo poscia il circolo sanguigno. In tal modo i bacilli t ifici penetrano in tutti gli organ i e tessuti, fermandosi con preferenza nf'tla milza e nel fegato e, come è naturale, assieme al parassita penetra nel torrente della circo lazione il prodotto elaborato di tali bacilli nei centri di localizzazione. Si ha in tal modo, come risultato della infezione uel decorso della tifoide, una deglobulizzazione con accentuazione nella seconda e terza settimana, e la emoglobina diminuisce in ragione diretta della diminuzione dei globuli ross i. Abbiamo cosi per etfetto della tifoide come per la malaria emod iscrasia morfologica e chimica. Ed ecco\·i in una frase il concetto odierno, ma pienamente scientifico~ dell'umorismo dei passati tempi. Q,ueste doppie infezioni sono molto interessanti per il medico pratico, perchè presentano eccezionale ditlìcoltà diagnostica, pronostica e curativa, e di tanto, come di altro, sarà oggetto lo studio dei nostri valenti col · leghi addetti al gabmetto batteriologico ed alla cnra dei malati nei reparti.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RLVISTA
~IEL)IOA
S ull'Ueottfo nell'esercito germanic o. - (Sanitr'its·BtJ ricllte iil,et· rlie Mini!flich Prert.~s iselte A rm ee ecc. 1RS H8!H) . Hntrofi.- Dal 187;!-74 al 18!13-!h le cifr·e as!"olule 1lei malati d'ileotifo oscillar ono nnnunlmen le fr·a 3:!5~ (ISii-75) e Rl8 (IR!I:!-!H) cnn un lol.nle d r 3!1~00 nP-1 \'t•nLunennio ed una medta annuu lo 01 18U6. Le proporzi•mi per miil e dello fot•za media variaro:1o fra 10,7 e 1,8 n e~tl i stessi anni in cui si ebbe il massimo e il 111 inimo d i molati ell'ctlivi. Hdali va111enle alla pr opOl·zi.,lle p t> l' mille di morbusi ta ~i ossC'r\' 0 il massi1110 di 15.:; nel 1875 -76 e il minimo d r 2,0 nel 1f\!J3-9i 111 genera le a rlullfJUP J'i-;ulla eviolt • nl~menle clw gl i l'nlrali pe1· il eoti lo nedi slabil im!'nli sani lar·i militat·i l edes('lti sono an-IHii di g-r an J uu ~a d11 r1inuendo n ~ l ci tato ,·en lunenni.:> . .\forli. - Il numero dei rn ot•li nel dello peri odo di L1•mpo osci ll•1 fra 108 ( 1/C5-IIi) e f)ll (1 88!1- UO) c:on un lolale di 31-l43 ed una n1Pdin annua di 18:3 in cifr e etlellive. Le pr·op ot•zioni [lt.ll' mille <h·lla r.,rza tneolio VHt·iarOIIU fra 1.20 ne ll'anno Hr:·;l-ifl e 0 ,:.>() n ell'n11110 'l 8!t:l -!H, qHè'I IB J1P l' mille di mot·bosi là fra 12,0 ( 1 ~71-ì .'l) e 6,0 ( t l->~9-!JO) . .\1c:si. - Dail'anuo t S:-t } al 189} i l n m~:;imo degli enlrflli pet· m e ~i ( l) avve n11e eosluuleme nle in seli Pmbt·t" (:!); il miuimo Ire volle in a pr·ile (:l); ùuo voiLP in mar·zo (4); eù una
( l) Pe r '! li auui l$1l'•·~S la m•~ lìa ,. rompl<>;,;i ,•:t. ( ~l ISS~·SS l~.~ •t.,.! : IJ<SS-89 (P,•iH 0 '.,,): 18~~•·!10 10 ,63 °t 0 . ): 1 ~9·1·~ 1 (0,79 °/..,1: l:ì:>l !12 t•U I "/..,); l$~1 !·9:l (0.6~ ' t ..•: ~~~13-!H (11, ';3). (:1) 1 ~$~-,,~ (Il, Il 0 ; 00); t S~iJ ·91 10.0!1 "t"0 1; IA9 1·!lt (11,08 °',.,). (I l 11'~\ ·S~ (1.:1 ''/wol; 1 ><9~-!13 (0.07 0(,.0 1.
53
RIVISTA MEDICA
vo\lu rispettivamen te i!J a prile e maggio e in dicembr·e e marzo (1).
Gli numenli s i manifestarono cinque volte in luglio-ollobre, una volla in luglio- novem bre ed una volta in a~oslo nnvembr e.
Com[llica:.:ioni e malattie con~e c utice. - Dal 18ili, a l 1 89~ ;.u l t51)8 UJOiali di ile(olifo si cbher•1 le se~uenti corn !•licaz iQni P. u1alallic conseculive disposte pe1· serie decrt~:::cente : l. G1·avi nl<llallie poi m o -
nAl·i
. .
Rfi7
., Gravi cmor l'agie inle-
slinali. \7 -'• :l T1·nmbosi . :H·~ ~. OtilL' dell'orecchio m edio. . t 3 '171. PerrorAt.iflni inte~tinali . 1?.'1rj. Gr•avi malattie lal'ing-'~ (2)
78
ì. Gravi escare da comp rès~ionn
lu
8. l ntìamlllazioni del teslèssulo cellular e, a -
;:.ce;:;!>.i. !1. Pcritonili .
IO GO
IO. P leuriti. Il. E111rll'l'<.1gi- nasali,gen gi vali, delle fau ci (3) 1:!. P è ri nstili etl osteili t:l. Nefrili . 1~. P~:~ rali:;i e pal'esi 15. Ris:i pola \li. PaMlili. l 7. Artriti
4~1
18. l)rchili e periorciliti .
l5l Utoa ,·olta ascesso del r~gato.
evrn l ~i e e
nevrili .
13
2:{. Catarro della ,·e::ctctt .
12
2~.
11
Itlerizin
2~>.
Encet'tditi e men in gili 26. l n~ull idt!nse val vola ri 2ì. M~:~letli •• men tali :28. De in· i 1!1'8 v i~s i rn i :W. Ga n !!re n a. :JO. Enlcrili (•i) :li. A sres:>i della m ilza 32. Infìarnmazione Jel canale udilivo e!'tl'r no. :l3. Febbr·i di malorin. 3 i-. E p ol i t i (5) .
12 ll
a5. E .n boli e
.-j.
36. Porpora e morrag ica .
!t
IMe :38. N e vror;:i ce r.t iaea
26 39. DissenleJ·ia . 2~ ] !)
(l) \ 889·00 (0. 11 •/ .,); 9~ (0,05 °/,,.1. 1:!1 Lnrin ~olnmiP sP.i volt(l.
t3l l'" ' frc•ptentcruen te epistassi.
H
dito. 1
17 lì
x
7 7
6 (i (j
(j
5
:17. Dl•perimenlo museo-
--------(4) Tre volte tilliti.
Hl. R eumalismo arti,·ola · r e acuto. 20. Difteri te '2 1. Sordita e du rezza d ' u-
l-0. Adeniti. 4-L A poplessie cdebeali .
4 4
a
.,., 3
tOVJSTA
41. Inll uenza t:l. Srorl<•LI i 118 4 J.. EnHilnma muscola r e. !~5. ~ l'H>llf!i•· fll' l icola!'i 4ti. Cilll\ r a·o drlln ~lOII18t.'O 47. NOU I H \.~ ~l ughelln cun a!lceri AII H mu • O"'ll boccnle. -i~t. Tu be reo] Mi :)u. lkti11iti. f> l. U l•···ri olia I.Joct:u e all a f>Jt•i Il J.!'' :.~ . 0-<lewnielili 5:l. Piemia . :.}. Oala LHziont• <'d i • • ~r •·os su u~<·ntoo del r·ato rl• . [ì:1 . C r>~u1 pu del diarrammtt ~.H. Clternlili 57. Vol vulo 51< T etano . 5!). S•·orbuto GO. Disturui dd nervi gu~lali\'i.
til . fout'Ullcl)losi
:1 )
l
R:2. P.·lin~i t·eumatica . . ). . •"'.. p t. , ''""'a
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(''l
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G\.. A sce:-so cen}lJI'ble H5. Dep-eu ... n)z.ione bruun del 111i uca r dio . Gfi. Fle b ili ()7. A tll'llr ismi dell'aorta . Gx. P ulref>~zione dellta
2 ~
2
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1
bnt:(·n . fi!'l. A ..c·e:-;:n r•·lt·o rflri ngeo. EIIH>~Tngie
2 2
70
•l
7 1. Supput'flzior•e del testicolo. 72 S•'lli<·t>mia . 7:1. 1\evralf!:ia ddla pArte sup•·t·i·n·e di ambedue le ci•SI'ie 7k A smA nervoso . 15. p ,.. ricard i t e /(i. :\.lal!!tli•· 111U3CCJI!lri l l . Blcnu rm gia .
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T otale :WH5
Hiuuendo le complir:Hzioni t> le malalli-' consecu ti ve in !,!I'Hndi g ruppi pel pe1·iodo IH'38 - I~! I~ si <Jllengono. su 7\li~ u1a l<tLi d i lt·otifo, i t·isullati "<'!"ll"'lli: l. .\>l ;drttlie deii'Rppar'~ccldo r.•spi r·aLMio
~) l ~
.. :\lalallie ddl'appar eccllin diger e11te. 3. Malattir, deii'Apparerchio cir'colnlot io. f.. M alalli~ degl'inlegua .. enli culnnt'i r>. :\ll'llallie dt>ll 'on·cchio. G. i\lalnllie d ~l si<>t•·rna nen·oso. 7. :-olulnlli• · gener·oli K. ì\'l alallie dell'Apj•ure,~ch i o uro- :ret.il;de !l ;\JnlRll i P. deli'>q•par·t>c·ch io Jocotnolu r e . Il). :\lftlatl i0 d1~1.di OI'Chi Il . ;\hllalli" ,·ent•r·,·e
317
a :-< J(J:I
!H ~d
~12
liiEDiCA
.\lecodi di cn r a. - Oatrann o 1 88~ al 18!)) sopt'A 8070 malnli di ileolifo ne morironc 6J6 co nigpo nclenli a 78,81 o ·••• I n qll"~to periodo cii tempo la p r oporzione de i morti fu posta in rappor to ai ,·ari metodi di cur<'~ ed i J'i"-ullali ottenuti snno di<po5li in serie &!':Cende nle nel !"ejlllenle !<peccltietto : 1'\U-\II<:n O f\1':1
MEI'ODO ni
NUMER O
CUllAT I
DE l
&1 01\T l
CU~ A
l. Con la cura dell'acqua f1·edda moùìticat« St·condo la rn•tu ra :; p e eia le del mala to e cotJ antiff:'l>brili interni . 2. Con me'6Y.i ,·ari non determinati. 3. C(ln acqua fredda (metodo rigo· roso di Brand~ 4. n ba~ni caldi co ntinuati jlf\1' lt:n~o t.empo 5 Cura aspettan te s in tomatica t\. Con antifebbrili inte rni (cbininn, antipirina, ecc. ). " \on la cura dell'acqua fredda modifi ca ta secondo la natura specia le del malato 8 . ('ul me todo eli Brand e antifebbr ili interni . 9. Co n bagni freddi e antifebbrili interni . l O <"on b;tgni fre cl.di secondo Li eber-
c.•
meister 11. Con bagni caldi e antifebbrili interni TOTAI.l
6,0 95,2
l 3<1
20,83
1502
186, l
80
53,2G
182 25:3
'22,6 31,3
1o 54,0·1 15 59,:?8
4161 l
51 ,G
:3397
421 ,O
63(\
'iS,9
"161
94,2
89 11'7,95
8
1,0
l 125.00
~ 8
12,1
19 193,17
8070 1000,0
63G '18,81
4<1 .~0
299 88,00
l
Le tnsg..riori os,-erv llZioni (.Ja 42'1 ,0 •j,. a 51,6 %.) ful'ono falle ctJi s1•gueu ti m etodi: co n l!! cura dell'ac'iua f•· edda modi ficata Recondo la speciale nalul'a del mal alo (~21 ,0 °/,); col m etodo rigoroso di
56
Rl \'I$TA
Bnlnd (IS(l, l
•t..); Ct>ll hn~ni fr erldi e antifr·ebb r ili interni
(!lt,2 °/..); rol m etodo di Hrand e antifebbrili iuterni (i8,!J "/.,); con antifebbt•ili inltwni (ill,li o;••l. Fuccndo a<:Lrazi0nl' d!lllt.l p1·oporz.iflni dPi malati sotlnpo,.li ai \'ari m ~todr di cur·a t>d eliulinando la propor·zionp dei curali ç•)n m elcld > in leterrn i nalo e di qudli cur·c:~ri Ct)l nH•totlo di Liebermr• islOr, [li' l' IO S<'RI'Si <SÌII)O IIIIIII Gr O di OS>"P r\'fl zioni (8), le IH'Opor zio·ti mi .ri inri C'i"è t'JUrlle inferivr•i alla media ~Zent·rdle di rr. orta lita (78,Rl •; .,). !'ii sono ollenutP: ('•JII In curo. t!el!'acl'jua fred lo mo.lilkata seconrlu In spe· cisle natur·» di'l nla!Hlr• e con onli!'r·hbrili inter·ni (:!0,8:1 • .,\ col metud•J ri ~o roòo di HrAn·l ():l,:W %o); Cd ii bAgni caLli conlirlllati 1•er ln n!!O l•' mpl (5~.!)\ •f .•): con la cura a<:pnllan k: ~i'll<J il1 •tti ;a (:1'1,:28 'f••\; C••ll ~li Hnlifehb rili intc•rni ( iO,Il:J "/• •) . L<! propor zil)ni nr11g-~inri di mortalita inq·ce si sono swute: cnn lA cur·a dell'arqna l're.ltiR rn odilicu la S•'cnrrdo la speciula natut·ll del llla!alo (K~,o·t. 1; c0l metodo di Bra •td e anlil'···hiH·i li i<ller ni (•l!),()j'f,o); con 03gni fre Idi e anli''ciJIJrìli tn · l er·r•i ( Il i,% 'f.,,); ('nn bogni caldi e él'rtif'..l.Jbrili intcrn i ( l!l:l,i7 '/..). c. s.
Qu ~:moLo . - L 'alimentazione del tifosi.- ( \'fil Congres80 clr med,cina 1nterna, :'\a pol•, 1:--i!Ji') . ~ :.> ll'olltl\' O con!-{r'e"''"O d i nwdir inu inler·na lenuto 11 NApoli
lo scorsn otl ohr•e il pr nl'. Qrreirol o l'e<·e una d ollH r·••lu;d••ne ~or r·t~ il rndo lo prù adallo per olirncntMe i molati di l'e bbr e li l'ordeu. PMiendo Jal concell0, oramai da tuili ri cqno <ciulo, eire il f,·bbrir·ilanl•' 11011 deve es..;er·.: ccu rdnn n<ì lO Al dign.rro. ~~ eir e il Lrfl, •o i11 i spPri~ deve e~set'•' gerr•·rosAmerrl<! lllllrilo, an;:i ipc>r·nulr·ito, ~l'condo alcuni, spcc·iAlrnrnle R•r,. si, per• C\'tlat'e l'enonll'ni d•·pr e5si,·i e di outoinLossicaziorre; e riten endo elle m al si rA ggi unga lo S!'O('O coll'alimenlazinne pt>r le ,-j .~ ordinarie, Ira c r·e-lul·l più c•ppot·Luno nutr·irr~ • 111 ~""' genr•r'<' d• l:lllltnalali p•:r la via del r Btln. OoJI'iltllC. il PIWSI> dr 11118 f,..blll'l' lifni.:ea !' Ì ,-erilìnJrro spr•:-«o d··i pr·or··~sr di auloinlossi· ·oziorre di (:ll ll •·si putr·..ratti ' '8, diIH'rrdellti dal l'ntln eire le !'e•-ret.inni ~a-<tl'ir lre t'l ll••t•n te non p0rmettono una r·,·~o lM·e dizc.. lio·H· tl••lle !'tJS!anzc rn;t~"rile. Sono ge : r<•rl-l l m .~ nte 'luesli prnt: e:::l<i di aul<~intn!':-i ·nzrorre eire a;,!gra,·auo le con liziqni de!.!li inl'er·mi, cd è appu nto n rpre;:;li
l!EOICA
57
eh> il prvf. Q ,l(~it·ùl o ha Cl'~d ulo Ji t·ime.l ia r~ l>Oppr imeu do adùirit lura qu~h:iasi iuge-;lione di soslanz ~ alimeutari per la ,.,Adello :<lomoco. Egli ha cspPI'Ìm'!nlalo il suo metodo S<Jprtl 2·i ammal11li, e•ltul o• t~nuto 26 guarigioni. l cas i scelti p e r l'e~perime11to ~rn no i più gl'avi e i piit sicuri l'ra q ue\1 i p r csenlati!'i all o sua cltnica. Sin dall'inizio dell'alimenta:;:illne per la via del ri!lh, e 'llliflùi .lei t•i po<o,o dello stomac o e ,\egli inte:;tiui, ('gl i lta vcJu·o conRid ... revolmenle mi g- lio t·at·e lo s lnlo tifos o, d imi w i t· e il m et~ot·isroo e la c\iarre11 et! i n se~uito la l'ebht·e R\'\'iat·si r apiclam€-nle alla del'er\•esceaza. Co:ne abbimno dello, nort ha avuto alcun esito letale e,l it1 ~~~~'I•JllO ~li è capitalO t!ì 0""1'1'VIIre n è 81llCrOrragie, Il e pCI'· f•troti.ÌOni i nh:ol in t! i, n l> allt'i i nC<tll venienti d t :"Ot'lll, 11WII tre in nll ri &ttlmaloti C•• n rurm" tiroc:e tneno g r Avt, ma c-he fu · ron" nutri t. per la ''i 1 clello s toma co, !'ia appunto per ché eranll ptu legt.:er i, siu oncht per s tubili t·c un c<•rto confr o nto , elth~: qual ·hc g t·av•J <.:>mplicazio ne ed an c he qualche d··-
La tol let'"nza d egli in fermi pct· questo ~enet·e di alimenillli"ne i· sl~tl•l grt~nùi·HimR, tanto che nlcuni, spociulmen te bambini, 11111 si rac:srgna r o.10 a l abbat~tl o na l' la !ptando enlrat'•IHO t' l conva les:enza. 1 cli slort ttu lriti d ch e ho U"ùlo S••M quelli di L ~ube, in num et'ù di t al gior no, c prima d i inlt'Ot\Ut'lt lill rttllO Og'I1 Ì V•>llS pt•.:ceder C Ull ChSlèl'C di 18· ''8.!.!0 P~ r evitare che il clt..;tet·e nutritivo potesse veni t• rhttluit• v1 ho, n ei primi poi )l'Ili, agogiu l'l l•> rpt n lr he goccia d i lauln·u,, eh,•, in s~guito polo,·o. os8ere ::~oj•pre~"O, lu ll llt e ran o trattenuti con fa cilità : mol l~ volte erano lrallenuli troppo. e a!l 11·a :1 o ~ ore do po che eruno stati intr·odotti l'act•va sel?ltH·e un'nllr<) cltslet·e d i lava!!!.(il) IB I' !"~ombra re l'intc~lino d•i re«id 1i alimentari prioltll ch e anJa"<.;e ro incttltlro 11 putrefflli.,ne. Cnndu<lrutlo, ò opiui·1 ne d t l Qut: iroln c he la via t•e llale ll t.'ll'alitn'n tatione degli ammRIHlt dt r~bbrP lifoidua 1<ia nss •lutamento da pt•ef·!·t·i t•si a quP.lla ~a<;lt'tca perclté, ol tre ad e\·1tare i prnce3;..i di d eco mpo ~it.i i'JtH~ dc l!li alimenti e quindi l•' aut ,• in ' ··~~icazi oni , Ferv ono m egli·) n nutrire ;!li infermi e 8 ' 0 ~l<'nel'li contro la minoccianle t:Hlinamiu, poicl11\ c ome ltatutn ditn'>'lra to Voa l e B&Ut'r , possono assut·bire pe r il retto :w g rammi di albumina in pnclte or·e, il rlte non ,:;a. r!'l•l:te cer lo po!'sibile oll~net•c dallo s to maco c·m f'ltel'altl se-
Rtl IST.A.
c • c·;innc dPi ><LH~;!Ji ~ll • lric1 li' '('11 11 li i •;cd >t !l• • 11!1,, di ~··><l o 1e. l! dn.:li ltll<''t lf11 llll;tCt;<l[i oin i l' t'O 'c• .;<:;() IÌ I'Il"' • C <(liÌII d l Ì' lll dll1\t All'u ;;.::nt·ltitll1't tl". c l.
Trattamento della. lombaggine reumatica ooll'elettrloltà. statlca. - (Senwine ."vfé,/icale, ~•'Llr m
CH AT Z"Y
-
h•·e 1Rfl/).
Sem:a pt'f'OCCIIPtli'Si di qnal nnlura ~iA l'flg ,·nle palnp-òiiO di qne<:lA infermtlà, i l Chatzky ct·ed•' poll'r dP~IIm'· r e dn i ;;:oli !<Ìnt.. tJ) i c linici eh~ nel le.-suto m u::<colu l'e d"ve pro.Ju•·~i u n caJnbiamento di rtu l l'it.i " ne, Ji pPIHielfle, rt1 ollo pr nb .h d mP.nle ol<tll'influenza no ·i ,.a rft•' e"e •· ci~a lA L<>m prra l ura ;;:op 1·n le l'li m i ricAzinn i n •' rv •H•e: una !'ìfl.:lC'iA i ll!'ìnm mA di auloinlo<:siCA'l.Ì•>rH', rlalln qotale dipP tHic • r~>bbe J'O i dolori c he l"i t'"ACerbnno cc d m o v i cll e 11li del la peJ·;;ona. l3isngna dunque t>ltb l i,g~t t'e
i mu;:roli u l!n ortlt'e, Nl a qu•~sl" :o<coro r ie~ce per l'••ll••me nle 1'1-'lelll'ic:ilù slnli•:a pr.n·oca11dn del le cnntr uzi•l'ti mu ~cola ri enPJ'~:tich~>, ed e::<les" A piir ::r•·uppi ùi mu;;roli . E.:li pt'A i ica dn tre anni quc-<l 1 ~r·allamento Cll l'll li,·o df'lla l q mbn~::i ne r e nmali c·a, d ... ! in quale lll'l !'em r •·e trionfa to i tt :l n ~ ;;:ol ·· sr• Iute. c. J .
DE Pt ~. ru. -
Elmlutlasl a decorso tlfol4e di scic n. ~e m"dich ·, 15 Ollu bre l:-1!)7).
(llir. oe n.ela
L·A . cr.'de clte a lor·ln l"i t•ilc>ng<~nn OJ.:!!i arft~llo Ln'l:::curabi li certe mala ttie qua'-i ~<'MO JI'I rSI' pei lllOde•·ni prolgre.;•i de)J'igiene SOCill iC. (ìllll11Lo11H)l18 i C8l"i di elmi'l tia;:;i i fjU Hii dinno lu0go n ft'llom eni "Prcin l i ùi li IIft Cf' r•ta f!l'll' ili'! siano Ol'lllfli qu1.1:::i ~rn n o~dnti . non devc · ~i pet·ò di on••nlica r·li dr• l lull•1. I l CHSO in pili'Oi tl ri p rociLJ "S~ i 11futli il •fll!ld t·n di •JI IPII e AfT •• zi nn i ch ia ·n ale fchh 1·i ga!'lrn-vl'rmino•e ne l l"eco lo sror·s., , e r·ic.;OI'•Ia la fel>hl't< pu tl'ido-Y•'rntin ol"& dP:;.crilla nel 1770 da L r•pc• r cq da hJ Clt\Lure. T l'lllla!'i di un !Zinvi11e di ~:!an ni il qua lr. dopo esser :::i oc ·upa lo in lavo t·i di sle t·ram cnto n ~> l T iro lo lcdc ·sr.o, co m inciò a depc1· ire ed in hre,·e fu CO!'lre\ln nl l ~llo pt•ec:f'nt a nrlo l utti i ~egni di una f'ehh r e lifoli·le ati Pc·crzinne clelia lill;.!ll8 c:lte 11•111 Cl'll quell t1 Ji un l ifo:::o, e clf' lln mancan za di r.ll"enlt~ . Cnll'ammini.::tr azionc d i cAiom eln no. enti->e un primo lombricll: pi i1 ll't l'.li ne omi!'t! al tri du e . rd uno Vt>nn r e me..:~() col vnmiln . PralicA LA ;;IlA r eg-n lnt'c'
MEU ! CA
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cur·a an1iel111int k a. per mezzn della ~ IH 1l011 in a, v 2 1111 er·o e:<pu l!>i in ~"!!uilo alll'i I<Jmbrici, in l11llu ~R in ollo g i o r11i , e col c·es~a re della febhee, ce<ssa rono lutti i sintomi ~aslr·o· entet·ici lìno alla guar igione completa. L'A. osst> rvfl c-he l'i11fez ione c.levc essere avvenuta per le calliv e conJizi•mi i ;..delli ··lre 11 elle l(uali !>i el'a tl'ùvalo il g:i• lvir•e, spec ialme11Le !Jer IIJ <~!!Ltiva 'lltalilù tlellll acque potabili . e giudi •:a cl r ~ nel <'A~o aLLuale, oltre la ittft>zione du l ombri<'i :-i !-' iH avuta anc he un 'altr·a infèti••ne gaslt·n·inteslin.ale, !>ia ammelt<•ndo clte il verme abbill p0rlalo 1IPi germi infelli vi dall'e s l~ rno, sia ammettendo Ut!'azione infell i v~ n •~lle secrni •>ni d ei l mnbrici. >'ia ri tenendo che pe r l>~ pt··~ serna dei me·lesimi f-iasi semplicemente aurnt::ntata la virulenza colibacillat·e dell'i ntes t ino . le :'.l Atf\ET n l Vu11;:s.- Un slntoma permanente dell'eplleaaia. - (Rioi:sl::. di J>alo/ogia ne rco.~a e mentalr! , n. 2, 180/). ~ <' ll'ac.;ce sso epilettico ~i
hanno sq~n i d i g t'<l nde i m porLanza pE>l cltnrco, onde po!>sa fnre una di&;!nosi "'icura e i'icon0~ce re ancl1e i rasi di ;;;imula7.ione; mer-itano speriate menZiu lle le mothficazioni ut'g1 i ;:ca mbi or g-n nici, •1uelle · nel poteJ·e tossico dell'urina,. le var·ia zioni della temper·aturil. Or· l ~o• ne ~I L AA. pur·e all'iL tt't!Ot'i tlello scce~>'o convul si,·o avrebLem tro vAltl che 11 potere to ssico d<.'ll'urinH i• !>emp1 e bas~i;;:simo . È vero çlle ' l uesto sin torna della ipotp;:!>icita deiJ'u _ rina si rio; conlra nneora nell' i!'ite l'i:<rno ; ma ci ò non tol!lie eire de!'!!>•> rton ra ppl'P!>enti un l'allo de~no di e,;set· pt·eso in ce>u~iole r·u zi o ne quar~tlo si hanno da !:>LudiH re i molteplici casi di ,(ubbi a dia;:;nosi, per e!'lempio cptt~\1 1 di epil essiA Jarvata. La COIIIISCenza pi>Ì di queSIO rutto, ch " , ${' ·oot!o 1tli A A' r appre sC'uta unfl ddl e sL11nHie perman enti deli'Ppilessia , l oà la s ua i m pn1·1nnza ne! la pra tica m edic<>·lPirtl le militare, !<pecralment ~ nei casi di sospcLia simul nzione di •tuèsta nev•·osi ; mertta per·c.: iil di richinmarl~ l'ullenzione dd medi co militare. CIJ .
C. AGOSTINI. -
n trattamento bromloo ed antltossloo
della eplleula. - (El manicomio moc/et·no, N. 2, :1,' 18H(i). L'A. in seguiln agli studi di Voisin, Pelil e P1er-ret ed alle r tc::erche suo pa rl•coJari sul cltimi '<nw ga:<lr'ico, sulla tossicrtil di'l succo gastri co c della ul'inn dr>f.(li epilettrci ammette che
GO
RIVISTA
l e aulo iuLo~sicazion i spiegH nO uu'11zione impOl'La nle nella produzion e dell'aeC<!SSO convulsi v o. Dc ·sst> i n flllli valgono a ~0praecci la 1'6 fino alla sca1·ica con vulsi va gli el eme n l i nervosi , p1·ecl isposli alla cnn vul sionc 1wr ton dizione ùegP 1;eral i va e r ed!lMin. Ciò posto. du ur1a lungu se t'ic· di PS JWI·i enz~ t- indollo a CJ•etlPre che la Clll'a br omica ni'I IA epilessia non può esSCI'c> so~lilu1ta dal la ten1pia anlil OSl'ka, ct~ m e vo t' l'el·he Vuisin; pw'c i nv,ce nntP.vn i Jnente .a,·vAnla!!giai'SÌ co n lu m Pdesima. F o1·mula fjllirtd i le ~t:>gueuli conclusion i : t·. A li A curi\ LJrn mica nella epilessia vu associa l a Vllll · tag-~io:>amc•rtle lu <:U I'a nnlitos~iL:a; 2'. Qnesln deve basa1·si sullr. nJotl ifìcazilln i, che sr 11111nlf(•slano a carico dc•lì'APJ •8J·eccllio dii-'P. t'•~ nle in p t'cl!-'Si rrulù de ll'ac;cesso, e dove> consi.,l cr·e nel t'i muo ver c i m~ll ·t'ill li lf•S· siri l'isla!!r"lllli II PII'o1 ga ni ~ mo rul'clian tc pu;· ~n tiYi. cJi.-ter·i sAlin i, lavunde g-a::<tricl!e C•>ll acq ua su lfllfl, diu r·Piil'i, ~pecilll · 1114-'lll•' il lal LOl'in, dinf'•Jt'elici; :{•. La dirla deil'ul'ilelli(·o cl!•ve es~e r'<' micota con ab)),)ndonle O;!P i trillA di l alle; 1-•. l.n dt,;.e th•l h1·nm ur o pola::::::ic<1 puc·c v»nir l'id<•llH e lo ~'< un so nuni rri~ll'flZÌ"' ''~ pu c\ e• sert· l'nlln Ad inten•A IIi più o m eno lun l!loi . l'ec"ndn i l tipo ~ In fr'P.quenza rl••gli Rcr.t•S!-i C'/ ·
La febbte osc illante o mediterranea., o febbre dl Malta
H u, ;t: f:S . -
Solto (jll f'~lu lilolo, pPi Lipi eli Mar l\ l illn n el C. Lonùon , l1a 'e,lutu la luc·e al jJl'incipiv d.-l l'anno Ulr •·lep-unte volu me d•·l dtJllot· L ouis H ugues, cnpilann m rdil'o ti,.JJ'e"er·cilo inf!lC$e r esident e a Malltt , al prt:>zzo rr(•tlo di "cellin i 7, I J2. La l'c bbre m ed,le JTa n eH è una pil'e"sia Prldcrnir. a cl1 e talvolla diviene epitlt•ru ien. rl1 c11 r >'O IUllf.!O. lll•i,.filnlo ecl it•t·egolart>, con I<'IIÙI' r>'la a t·icadu ta atl ondotc. ron cop1·o8ln>'i, J ll'Ofn ~o sudore, silllllllli di Clli'A llt> t't' ne\THI!!ico, i>pesso eon g01dìnri e v t·I'S<IIllell li 81llCOl <ll'i. L'nnlto[Jf'la m~· pochi Cal'i d1 n JO r·Ie r i vela illgr os;:am e11l0 e ra mn1ol l in wn to della 111ilza, <'11111-!P;:lione di divrt·si oqrs ui, rntc:..oTil!'1 dc•llr i r>l e;:tiua e rlc•;Je g la ncJ. ol ~ del P cyo• J' . P t> t· In ~>uppo;:Lu ~>omi;:!liu nza con l'ilPo -ti fv e con lu f~bbt·o mala rr C"a è Sltrli.l dtianwln febb r icol11 lil'oidel'l (Grilnalcli), li faid e i11Ler ruiltente ( Barr e! l!) , IHJenc-:ifo (l :~11 rtau i ) , febbr·rcnlu
MEDICA
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tifo•n (De flenzi), febbre tifoidea atipica (Ca pozzi), ileo-tifo a forma sudorale (Jaccoud). pseudo-ld'o (Guiftrè), rebb1·e tifomalarica ('Muclt~an). ricorrente tiroide (Rho), febbre froco-malarica {Oonoldson), subconlinua ma larice, (Bacc elli, Drummontl) tiroide sudorale italiana, tJaccoud) . Pl.'! suo carattere inlt>rmitlenle è ~la la delta 1·emi Llente gastrica (Martson), remillenle biliosa (Charlres), febbre r emitlt!nle (Boi leu u). Pei sintomi gastrici che accompagnano la febb1·~, si é chiamota !!SSlr ica r em illenle medilerrauea ( Mortson), fclbbre gMlro- biliosa (Giulia) , febbre su<IOI'ale (T o 1nnselli), febbre mtliar e {FP.dorici) febbre complicala (Veale), febbr tl bilio«a continua (T ypaldoi>), biliosa de' pMsi caldi ( Autho1•). Pel corso lento e per la durala indelìnita fu della subcon tinua c\al Forti e dal Baccelli, comune continua du Hennen e Davy. continua epidemia dal Tommnselli. P~ r la sua distribuzione geografi ca fu della mediterranea dal Burnell e dal Gui ffré, mediterranea g-astr·ica remi Ile n le dal Mar·l~on, f(• bbr~ di Gibillt>r-ra dal T u1·ner·, f.-,i>bl·e di M alta da O SYt!l,J- Wood, febbre napoletana dal Borrelli, dal Fazio e dal Galussi, febbre delle fogne dal De Dominicis, ft'bbre urbana, f~bbre di Cipro, di Levante, di Cr·eta, di Siria. Da ultimo per supposta orif!ine ebbe '.i nomi di fu~ co-ma181·ica. infettiva, atipica, pio-setticemica, cl imalica , m efìtica, idrotionemica, innominata, febbricola nostrana. La malattia é clinicamenle caratterizzala da 1·icor si rebbrilr di una a tre settimane con inlervalli apirettici di due o tre giorni. Raramente la remi:;sione 1\ c-osi dt'cisa da dar· carattere intermillente alla curva febbl'ile, é chia•·acnente distin ta dalla febbrtl malarica per l:'hè non inflnenatla ùai prepaJ·aLi di chinina e di arsenico , lalvol la mollo p1·olun g"ala, di clura ta v~:~riabile da due a ~ei mesi, associata n stilic lcezza, debolezza ed anemia, complicata a for·me uev1·algiche uretrali e per .fericlce, ad essudazion i sic rose delle ac·ticolazioni, ad infiammazioni de· tessuti fibrosi , a g0ofìore de' tc~s ticoli. Un microrganil"mn specifico isolato d~:~ i l•~ssuti de' morti, ed inoculato nelle scimie, ha r iprodotto identiche condizioni febbrili, e ripreso in cultura dalle sclmie morte lca r•iprodotlo la malallia in ullre scimie, con forma id enlcca a quella dell'uomo. Con vasta copia di erudizione e di argomentazione _l'autore distin gue la febbre di Malta dalla febbre enteri ca de~li
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lt!VISTA
i nglr>;:i, pt> t' lt> mancate le'-ion i rlt>IIE' ;.!ln ndole del Pe.yer, P"' '' A;: ;;r~II 7..A dPI l•a•·•llo d1 El•t-r'L!• e G1-1IH;y r il'er·cato invniiCJ in 1 ~ morti tl i febbr·e oscillante, rrH'Jilre ill\' I'C~' é ~lA lo rill\·euuto da Br uco• . da (. 1pps e dal r uulore Ull miaor;.rani~mo !'Jwrilko nellA milza di 25 ca~i l..tAII, i l qu11 le ollo:H iuln in cu!Lur a purn, ila riiH'odollo la tnfllattill nelle ~r i mie. L'rurlo r·e di ~ting 11 6 llllrcsi que~tfl f,...hb r e dal la feb b re rnal n•·•ca po•r una ce r·tn irnmunita chP confr> risce l'l i cnnvnlr• scente. per l'n~se nza dell'emalo fìllo di L11ver•an, ver·i Jic-otu da lui e rl a Thin, pt' r J'inellicucia d• pr'E'jliH'fllÌ di CliÌIIÌIIO. L n ,-a;::la lellPrlllurll f'1Wf11LA dni rn Pòici i11g-lr>;:i, fra~t cf':<l ed il ulillfli ;::u qul'!'IA f'l?hllre v~l!'l fllllrnle òennrni nala comrn··il'l col ~ecolo. divient> Ahh"lldAnle di rlocumen Li e di uw moril' Rll 'e poca d t• IIH g uer ra rli Cr·i r'llt'fl (JIIAI1do l\Ia lla ;:i L•·s>:formi) 111 d ~>po::;i lo ce.ntr·alt' do·lll3 trupp e di s ped izi o n~", si sviluppa ancora più d>ll 11lì0 iu poi per ope1'f.l de' ITI•'dici in!!le;::i re l'<ldt>nll in M ultA, Gibillerra n Hock, e co;:i la ft> bhr ~ m editerrune <l in IJIIC"li u ltimi Anni ac• ruista Ufl'in.Ji\'idunlité ~pic CAll:l n ~ lla Jerter11lura mPdira . pt>t· op ~ ra di Quuin, Allhutt, Maffel, Dllvi.Jsu n. Tomma!ìi, Ca pozzi. Gnla«sr, B<n·ell s, FA'l.ÌO , De Rem.i. Rho, Rummo, T ommaselli, Guiffré. :\ el tx6ti Oa,·id Bruce. m »!-!'!!'IUr tl m•·uico, a!<si:;tenta alla coltecl ra di pnlol11~a nella Sl' uoln d1 Ncli P,\' in 1111 nH•r lo di rehlwe oscillante in Iii" ginrnnln, n"\'!' OI'P. dop" IR lll ll l'lA rinvem•e nclln rnil t.A un'eno rm e I(Uillltilil tli O!!C't'ococ<·hi, t' nel 1na g;,!io dell'An r10 se~uen w, assieme A l d n'l. Clll'lll'lna S<•clunn fece unn qnnr·untina •li cullu1·e ~~~ ngnr <:n l snn!.!IJè pr·<·so dal di to de' J'ehbr-ici l an Li, rnn ~en zA al<·un ri...; IJiluto. Da un cndaver r, un'l)ra dopo la m rwle per fr·blwe oscillante. pre••· i l ><Angue d PIIIl mi!zu che inoculò in l 1:hi di agRI', <'d ol to~ nll. nllll Lt>In pPrntu rA eli Ti 0 deliA rPionit> òi '"' n•irrn•·:;::-o11ism•1 che chinmò M icr·ocnccn:< M ··li len::is. Ripe l é l'es net•imento in alld nnve ca>:i ollerll'nolo sempl'e i meri P~ irni r il'lultali, e nel 189 1 cnlli\'ò tlnA \'Olle lo ~te~~~~ rni cr·ocot·co da l ;::anr:ue tl!'=JlÌrnlo dAllo. mi lza d·! · cadaYer·i. Da qHrll"epnca ehher o principin g li ~lu·li dell'Autore. Et!li di'><CT'iWJ m i nulunwr1LP Il t·i ~o roc:.o m r lodn IJAtlt•J·ioll!l!ico i'(c!!!llilo ùn llr·uce, da tòipps e dA l11 i n e ll'1 ~nln re dA liA rml zn, dal re11 11 e·l Ullll ,·olta dal cerrPIIo in C'Uiltll'l\ Plll'8 in aga1· o in br oJo il micr'ncncco mehlenst· dello fln cli e Mirrococ•·us Br·u .~ii, il quali? cr esce bene in ma.lt> r· i~l:i r!r un'~tl ca lill i là pocn i rd'•· r-i or·e a cruelln del sangue umano, L'd olia lern-
"MED ICA
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peratura di 3~· a 38°. Da 40' a ~2· lo svilupro della cultura si ~ospendt>, "'d al di:>opra rli qnesta tempera l ura il microrgunisrno muor e. E~ualmente é sospe;:o lo svi \11 ppo al di solto di 18' in aml>i<!nte asciutto, ma si conser v a in ambiente w nido anche a l ;,• ,5. Sulle piasll··~ d1 vetro covcrlo di agAI' 11eptonizzato o :n• le c••lon ie divengono visibili a.~t n~:chio nudo ùopo 120 o l;r; ore comrJ minute ~occie tr asp»renti e.\ incolor i. D opo a lli'e :36 ore diYen~ono tlel colo!' d'ambra. r re!;'cono. e dal -~· al ~>' giorno si fanno opache come perle !:'ulla superticie delrA;.rar. A p1ccolo i 11granùim~nto appaiono lisce, levigate, di colore aran ciato, con 111orgine gra11ulo!"O. Col t empo cr esc:ono nn<'O !'a, si fnnno confluttnli, ed ai te1·mi r• e di tre m esi si sollevaii O nel cen tro , conser vando il colol'e aranciato, e •·n;..:goungenùo la gt·anol•'Z7..n di un viscllo, senza mai fluiJrflcAre. Ualle pia•tre !'-i può fut· l'111oculazione in altr e piastt·e e ,·edere appa ri1·e le colnnie al terzo g iorno, e presto r·iempi1 e tulla l a pia>- \ra, ma la r ipetizione della cultura in tal modo uon (• i mJP(ini la. Sr.: l'alcalir:ità dell't~~a•· è superio r e a quella Jel !:'Sn;,!u e umano, o se l'ag-ttr l~ ttciJo, 11011 si hanno cullure, n1a il microrgnnistlJO c<, n cultu1'e successive in crescerrle alcalini la può accomoJAI'!;i ad un mezzo mollo alcalino, pl't'Ò la compa r ;;:n delle colorrie rilllrtla, e le colonie stes><e sono più piccolE>. Jl micrOl'l!anismo cre~ce mE>glio in aga r prepnrsl{) ùi fre,seo r h n su agar secr.o, mt1 il miglior m ezzo nel <lUHie ~i ottie11e la pruna c ullU!'B é il bro.to 1.eptonizzato, dal qual e s i fanno poi le i no..:ulaz.ioni in agar. Il mict·ococco cre!:'ce len t amente in g~;:lalina senza liquefll rla. ere!'< Cf' i 11 lwoJo rmp-arlendo ad esso una cresceu te opacilò clte ct-mincia a manifcslet·si fra rl 5' ù G• gior11 0 , dOIPO di cliP- si forma un pr e<:ipitato hian1·o senza pellicolA ;.!ailt·ggiante . )\on cresce nel l<l patate. l u goccia penden te a ppaiono minutissimi cocchi ov oidì dì 3:{ f.l in 1·apido movilnento bruwniano, molli se ne. vetl .. no accoppiati, pochi in tempowtnree caLenelle ùi quattro. Nè prepa rati però non si vedono cntenell e. Si color ano r·apiJamente con tulLi i colori d'anilina, ma si scolornno facilmente con ralcnol o con altre sostanze decoloi·anli. Il pr of. Wright !tu l!-ovato che il siel'o òel sangue de' pazienti l'ecentemenle colpili da l'ebbre oscilla nte, o 1uello delle
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!H VISTA
s<:i11\ÌP inorulalt>, hn llllll llZiOole n~glutinali\'1\ sulla cullura put•a deU micr ococc·o meliLen!"e i11 m Pzzo lifJuìd0, azione clié non si \:erifìca c-ol sie1·o del ;::~11gue Ji persone SOli(', né con quello ddle scim :e non inoculate. C•lratleri di trcr·rllzinli di (jll8"10 micl'Oc.occo ~nrebbero dun · qne la lenta tu llura, la peculiare appan-enza delle col onie i n ll!.!'lll', la picciolt·zza de' micrococC'hi e dE'Ile cullut·e, e la pl'onV·zr.a cnn la qnnl e si cnlo!'IHlO e f"i di~co lol'ano. Il r•·imo e;::, .erimt>nlo d'inocu lazinne ru fallo da Brnce n!.'l 18X7 !>ovra uno sci 111iotlv della specie Bonnet nE- IranL1b raccio d•':::lr o cn11 nnn r ullu i'tl pura di un mese, pt'r nwzzo dc una sirin;..ta di P1·avaz ste r ilizzata. L'a11imal e all'nllo Jell'iiiO•'UIazinne e ne i 15 :;rinrni anlece.l<>nti era appa 1·enternente sano, la cullm·a era dilnita in IIJ ~occie d'ac•1ua ~terilizzAia , nel giorno succes~ h· o all'inotulazione fa le m pet·uturs C• 1m i nc>iò t~d elevar·si, d11i :Jxo l'l'l ~gi un-;t" i H.,~, ed al 21' gior n(> dopo l'inoculaz10ne avvenne lll 1110!'t". L'nutopsia non rinvenn e tu· bcrcnlo,.,i, non nlcerazioni intestinal1, ma ingr·ossa mento del l'et: alo e deliA m i lt.a. C0n le soli le precauzioni s'inocul<ll'Ono !>ei lubi di Agar· col llll"ll(' l'iaGe ùellu lliÌ IZfJ, e 2 CO l i quel lo d.el rt>gA LO. 11110 de' du e t ubi inor·ulati col f'e;.mlo r imase ::;e nza t>ll'etto, tlPgli all r i ì tubi ,.i sviluppa •·ono cu l ture pure di mif'r ococco melitense. !'\l'l 2o e;;perinH·nto Br·uce i noculò ur1a scimia che morì al ! :3° gi01·no , inoculò conigli e topi cl1e vissCI'O senza dn1· seg1111 di malattia. mn dalla milza di un co111gli~ Uf!(' Ì" O il 2:l 0 g iorno e di un fJltro ucciso al 2(,0 gior·no ottenne la t•iproduZitJne d•· l!e c1dtu r e . Però da molli altr i coni:.:-l i non olLenne cullut't>, e Ji !J t<~ri inocul ati uno m ol'l e videntem ente di se t tic,•mill, ed in un altro sullanto si potè t·intt·ac-ciure il mi<ToCO~'CO mcli tense. L'inoculazione di due cuvie non detlP. alcun r i,-:ullalo. Da 'JIIel tempo I'AIIlore ri re tè tt'•' volle gli e:::prr·imenti sulle srim ie, pr·e!>e an che il san;:ue dal cuo r1', ottenne i meùP!'im i ri s ullnti o l t•'llllli da 13rucP, o:: \'enn e alle seguenti conclus:oni: chP le cullut•c pu1·e oll•·nule dolla milza d!.' !l'uomo mot·to pe !' f'ehb r·e oscill;wle t'lpelnno la malallitJ il \'nlle morloll' nellf' sci 1nmi•·; cl1e dAiln milza eli que>-te come dal sangue tl0l cuore ;. i f'Uèl coltiv~•·e il micro<:occo mclile11se i l CjUale l r a sport!'llo su diwrse crdturH succ•·S!"ive 1·ipete la malattia nPI Ie sci11de; P ('be e:=:se!l{lo il miCI'ncocc<' mclilt-~ll !"e ben ca· r ottrrizza10, e t 'i~"pond ,,ndo alle !eg:gi stabilite da Koclt, k) si
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può t•ilenere come l'agente specifico della febbr•3 mediterranea. In quanto al ml)do di diffusione della malattia , l'aulor·e con minuta analisi d e ' falli scagiona l e ac•1ue po tabili e minerali di Malta e di Vallella, le bir•rerie e le botteghe di liquoristi nelle quali spesso si river!<ano le r esponsubilità militari. scagiona i cibi, il ~h ia ccio, e !"i fl:! rma a lla contaminazione dell"aria. E dopo aver ri portato l'Òpinione di lutti quei me-dici che alll'ibuiscono la febbre m ed ilerranea al sudiciume, alle fognl', alla mancanza di conveuiente drenaggio e nellez.za delle strade, delle latrine, delle abitazioni p1·ivate e delle caserme, esamina m olti casi occors i in Malta e Vllllelta , nei quali evi,\enlemenle la febbr e ebbe orig ine dalle latrine tlellc ca~e, dalle lol'Jure de' po r ti che fare"ano !>enlire la loro infez.i one ai mar·inari de' legni i vi ancorali, aiutala e fomentata dall'alta temperatura es ti va. La massima influenza nello sviluppo delle fe bbri l'ha il q\lore estivo, g1acchè g li entrali all'ospedale segnano una scala ascPndente dal maggio ol luglio, con decrescenza da ll'agosto all'ottobre, e con un miniroum di r ntrati dal novembre all'npr.le. Le pi0gg i~ mitigano lo sviluppo delle febb•·i, il caldo asciullo le favori~ce. Sono i dP,lrili t!E> lle deiezioll i alvi ne secondo l'a utore, •[uelli che •Mscolati al pulviscolo aL•.. os ferico peneL·an o nell'organi!;mo umano con la rcspi raz·ont"; è quesla l'infezione dell'aria. Sono i ga7. delle fogne che lrA ;.porlano con la loro corrente ascenclenle il micror{SB ~ti;:mo che allecchisce nelle bocche e nelle narici umane. La forma clinica è cosi descritta: Nei casi gravi con un'alla·fehb re s i accompagna la cefaleo, u n senso di dolorabil•Là generale, l'inappetenza, la nausea, la se lf', il vomito. L'aspetto dell'infermo è soff'e r·en te, la lingua e impalinata , Pd ai lali porta l'impressione dei den ti. La te mperalur·a ~ai e a 3()•,5-40", v'è dolor·e all'epigastrio, alla m ilza eu al fegato, alito fetido, ingrossamento dell'area splenica. Al 4° o ;,• giorno insorge una congestione polmonare basica con r nntoli bron~hiali per lutto 1l petto. Il polso e forte, la mente è limpida, le orine sono scarse e car iclte di sali , Je fecce s ono fetide, e se sovrsggiunge la d iarrea, questa è profu sa e frequente, ed aggra va le condizioni dell' infE'r·mt•. Dopo alcuni giorni la febbre discende alquanto, ma rimane a 3()•, il po lso si fa debole c J intermiltenta, la re :: pirazione 5
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RIHSTA
all'u nno!'a, i l vomi to o:'linAlo, lA linp-ua bnmn ~ scu t·a . i deuli ft~li~JilO!>i , !'i !'tabili!>Ce d pe1 io.lo lilirn, ::opra~;riung~ il Jr·liJ·i.,, Il comu, la pr1·dito i uvolon tar iu J..Jic reccie e dell'nJ·ina. 'JIIÌ r•di la lt>mpert~llll'll l?Ì l·le\'A d r nuovo fino a 4 1"\ e 1"111 ferlliO n•uore d'iper·pi r e"sia fr a il :!o• r·d Il :23" gior no Alle voìte co11 lu fuhbre <"Ile n• m !'Orp11i'SI:I i :1!1° ms<• r gono feunm t> n i ner \'n!'i ed adi n a mia per i n lo;;~icazinne, a Il re ,.,j te dopo una rr>rni!'~ioue l• ornA l'ipel'fli r el'"'ill, altre ,·oll.e rlopo •llll'::<ln SI 1111\lllf',..sta un e!'Au riuienlu !'egtlllt• dn lliii•VIl ip.;>r p•r e,.,.ia ll.• lale, in alll'l rn;;i lo lu nga dur ata dt•lla rebiJrt! e le nwlle J·icadule pr oducono la l! Jn r lt' pHI' pu ra lisi .. ar Jiuca, ]H" r e~sudazioni pcricn •·dich·· r pll'u1·itidw, per ~.tt r·r succco:sioui mor bose. A parte 'lue!';ti ra!>i di l'Jl€<"Jnle (! r a \'CZZa "l"~ non >'Ono fJ'•'IJUenti, In IIHll~;~tl i A hn d'o rdirJ!lJ'IO il t1po os··lllanle brni!.!llfl. Dopo t~lcuui gior·n i d1 male:<s• ,.,,e d'inoppdenza con leg:-:1e ra fehlll'e !'el ol1na. ~i ~ tal• i lio:ce un n r ernitl,•nzn febhnle cnn ct>falua, do.or i allo nuca el dorso ed nlle mt•mhra, l in~wa tumi4 1n eol i HrpAluwla, dolor i nll' t>pi ,.:u>'LJ'IIJ e ~lrtJchez7.a. o uk11ni g1orni Ji qut•;;tn feb!Jl'e con ll1B!'!'Ìma ~>l•' ''azinnr. o :1() 0 -10">-egtJ(HJO ol!.:uJJi g inl'lrì d ' api rt~"'!'Ja e di bPJJCi"~e re, •1uintli una r i.::adul8 mc11n l ungo e niù rnit», Hlltl q11ole tien d1<"lr o llrJI.l ~··cHJrdu rose di calllla, f]llindi ha11nn luo;w allJ•e r ici clu l e ed all r•' 81'i r e!:-sH• di qualche g"Jn r nn, la o:lJ tkhèi.Za tamfH'ggia se111pr e bt>nrlle qunlcl,e voltn si o;::;:en·i discJ·ela diarreA, ed o~ni r \' lllÌ>-!'ioue f<•bi)J'ile è Sf'g-uilu da IH''Iruso suoiC>re. L 'll ltemia !'i n<.'CPillUA, i n~or)-'ono nen·i ri e nev J'Bil!ie ~pe <"iaiJu.•ule la ::;cìatiea c l'in lPrCO" lnle. a vol l e i n que>'lo per iodo !>i lllflnife,.t auo sintomi d1 l··;:ione ner·vo!'a cen trale e de' sen>'i spPcilìt·i, spesso !!'i hunno veJ·!"amenli i n una o piil ar·licolazi•1n i , e doiOI'ol'e or cldti. L'i'lfer·mo r mncin to eri nnemico •'• !'og"gt'Uo n catarri br OJJchia li, a polmoniti lobula1'i , a pa l pitazion i Cll r rliodH>, filu:h,·· alla li ne del :~o mt:'se, con piccole t·ecr udcseem:l' febbrili ser oline m•>l lo irregoilt J'i, eut r·a linttlmenle i n h111ga e !-llenlnla conva lescenza . Il :1o Lij.IO di f'Phh r e è l'inlermitl<!IJlf', coralt~rizwla dolln l'tt'!'>-8 CPI'oleA e dngli stes«i dnln•·i llllll'C• •IA r •, dalle sle:::::oe !'nffe r enze ni SlOillOCO, •JI\g-Ji !'lf'S!'i e::;>;ud:~li articolari, ma la f,•bIJr e che r tll'nmonte soq>ll!"!'A i 1 0~. tornn alli! temp(•r atura 1101'mnle 0~11i mutllua ·_OJne in una ft>hb r e r l iefl , e pn•i dura r Jei me!!'i !'Cilz'alll i ~i11L0mi el1e il meles~ere pome1·i.l i eu0, il su-
o.. ,
67 dnrn nollurn11, la s ti tichezza, l' a11t- mia, e la Jrbi l ila zi one ~e nm·al~ .
1mnvi de' ti pi irr egolari che r i;;ulta no dalla eo m bi 11az ione •l••'tr e descritti, ~:i ace h è n essuna malallrn i• co;; i variabile e CMr polimorfa come l a 1\-:h bre oscil lante. M a rr ella ~r·an va rit·h\ •le' sintomi pr edo m ina i l car alle•·e d~:: ! la febb r e ad on · .\ula. a liolti, curne si é pn l t:lo stab·l i re con molle scA le tcrW•:!ratiche. mi;;ur an.\o la t em per atur a d'o ra i n o r n per •nnltr !!H •r ru Ji Se)!ui to . Ln dur ala del pr ores;;o n tLiv o rl••l mor hn i11 :r;~ Cll:"Ì o;;;;.:er ,·au rlnll'nulor e si o-;te::.e da:~() a 160 giorni . Ln mo rtali lù 11on ~ · •·pa:;~ù il Z% i n 800 r~a :< i . Do!'o le •·egoi P (!enerali d' i l-! iene da osc:er va r si m·i paesi raltlt. l'autore insiste sull •> l"rHdicArnenlo de ll e rn·en infe ttive com.: principale nor mA p•·oli l ntli c·a . T enendodif' tJ·o al luog-o nel quule r,gni caso s1 è verrfì ca to, e:zl i è più vo ll e r· •··;;cit•> a SC<I· vn re 1111 fo ruile d'infl:!z.ion r>. ed a con l'<:: l'ffi & r~ i 11elrid•·ll che q ue• ln l't>I.JLr e "Ìa .ro1igine feea l e. E ad ov viar e la dill'usione del mal• ·. 111 polizia n•c••hca d<·ve pr eoccup!t!'Si dei l nnglr i Ìlrl mondi prnlcipalm ., nte, deve i m pNii ee che g li amma!uli l':pAl'gano do•nrr•flltl i ltti'O escr enwn t i, de ve sorvegliar e le lalr·in e e g li ori• nah11puLbl ici, cle ve C\11' 81'•! la pevi mentazione e la nel l ezzn dell·· l':\J•m\e, tl•·,·e lerrl'r d'oci·l 11 o In por osil o d r?l te n~no ~re dal mr·nle nei CO I'Ltl t. e rf'men l èl i'li o sr·lcin !'li . Nt>1 pllei'i in pendro, spt>sso i venli lau .r i clell e IHtrine the ' I'OI'!!<Hln ;:.ui telti si trova no di f r on te allf! fi nest r e delle eMe clw lrar1 110 d 1 rimpt'll o, t' le 11 mmo r ban r• con l e COI'l'enli al':cenu.•ntr rlt lf8S mefitici. A ll ro fomite d'Infezio ne sono i l ul'idi p(ll'li e le «piaggie 1li'll e popolol'e ci l tù nt•lle 'f USii sbor·eano l<' ro~ne ed Pgn i r;o J'l A di coll et tor i di sostanz e fecali. I l pr n f. Wrighl di ì\ etley sL11 tl ia la cura Jli'C~ vc i J li va cl l'l la fchhr e rla M alta merCI'· le inrJCUIHz.ioni di vecch ie cultu1·e di nwr (•cocco m elitense, lr •1ual i par e •·encl ano immuni le sc:imie fiRII't>ll't'lto dt'lle ÌIIOCillflZ.I<oni tiÌ culture l'r'eSCil• :. Que;;ta »ierO· ('I'OtiiH!'"Ì ~fl l'ebbe di gr anJe utili tà po•r le truppe che de l'ono l•· mporo Il t'il me nle :o;o~~do ru u re nei cl i mi <.:o Id i. :'>/•·11'1 lPa clic la cau!:'a dd mo•·bo sia l ll l mir' ro •· ~nn i ,.: m o d'ori· :!In<• fer·H\e d!lfuso n ~>ll 'al'ia , l'autor e co n ~ i gl i n pe1· prim o t·imedio portar vin l'infe rmo dal luogo nPI qual e co tJLra;:;!'e la tMilltliR . i n un o;;pr.dal e, in un'abi tazione ~alubre e bPn garenlila da impr ov visi col pi d'ut·ia, e con pavimento che no n far cia pulver e la '\Ualc dan neggia gl i or gani del r e:::pir o. È
GB
Rl\'ISTA MEDI CA
necessa1·io tenere in !ello l'inf€.' 1'mo durante lo stadio feùbri le, e l'i può ~olo pe rmell e r~li di levarsi pe r qualciH' ora, e respi r·ar huP,t'Aria nei ~<iomi di api l'ef'sia. Sono molto utili dunwte lu mtllallia e nella convale!:'cenza lt• lh:tnt·lle che assorbono il sudore senza 1'81freddar la pelle, e gar antiscono in cer to modo daiiP nevralgie C'd ar tralgie cosi fr·equenti in queslu malallia. L n d1eta liquirla usa ta nell e f o:: bb1·i tifoidi è la più adalla nella r.,bbr·e medite1·ranea, e solo quando l a lin gua é umida, nei gior·ni di apiressia, é permesso d'1t1terrompe!'la con cibi sol idi ben ùigel'ibili. La lungltt·zza del pr·oct>sso morboso ri chi ede ::<timolanti per sostener l e forv• del cuor e, ed i migliori di tutli sono l'alcool solto tutte le form e, la digitale e l'ammoniaca. La stitichezza va co•·retta col calomelano, l a diarl't'S. con la dieta sever·a, col bismuto e l'oppio. Cf111tro le sudam ina e le er uzion i pruri gin ose giovano le lavande d'acq11a ed alcool, d'a equo t' sapone, ed il fl'equente cambiamento di biancheria. Bisog11a sor·vegliar e la pelle per le faci l i piflghe di rlecubito, e lr~;~llar l e congesti oni polmonari e l e nevralvie con m ezzi adatti. Contro queste ultime giova no i bagu i caldi l ocali , i l bromur o di potassio, l'oppitl, cont1·0 i gonfio t·i a t'licolar·i gl 'im pacchi d' unguento di belladonml, l'immohili tAzione ed il prudPnle mASSAl!gio. Quan do l a Lemperalur a sot·passa i 3\) 0 é necessario mitigarné i tristi ellalli con ablusioni f'r·edd e per rn euo di spugne, con impacco freddo e con bA:,rni freddi secnndo i casi . La vasta bibliogt'afia italiana r iporta ta in quPslo libro del doli. Hu ~u es basta rla si! n dimof'lr at·e la ll iffusione di ques ta febbr e medilert·aneo nelle nOI'Ire r ef!ion i, e quindi l'importonza del libro per i medici i ta liani. PA N.\R.\.
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R\V\ ST À CH1HUHG l C~ --~Osnt A :-~:o~. -
Oomunlcazlolll dal Tlparto otojatTlco dell 'ospedale mUltare dl Konlgaberg. - (Ce ntraliJla tt fii r Chi r., N. 9 e Deuts. milit. Zeil.).
Oslmann riferiscè !:'Opra una serie di lesioni de ll'orga no uditivo; dapprima egli descrh•e due perforazioni della membrana rlel timpano provocatAc.on un ago. I n tutti e d ue i cas i lralt.asi di perforazioni in punti diversi da quello in cui o rdinar-iamente !:'i vet·ificano le les ioni accidenta li, ch e è il rJuadra nlR p..s teriore s uperiore, mentre esse r isie.levano uel quadrante inferiore anlet·iore. In un caso s i potè r iconoscere che l'a go da pp rim~~;_ ave va c:ol~ilo la mem brann nel primo quad ra ntP, ma po i essendo scivolato innanzi ed in bPsso aveva pr o lotto solo in quel punlo una perfol'azione. Sopra i fori s ta va un picco lo grum o •li sang ue; le perforazioni fut•ono a ccertate soln colla in s uftlazione !l'a ria mediante un cate tet·e, la (juale operazione fece percPpiee un lE'ggero soflio. l due pazienti guar irono medJnn te la sem plice occlusione a sellica. Analoghe condizioni pr esen ta no le lacet•azioni della m embrana prodotte da un trauma, c lte colpì la r egion e dell'or ecchio (pt-r es. uuo schia fl"o; ma lo s tesso effetto può avere un calcio d i cavallo, ed una volla la causa fu Utn colpo di s tarnu to). In fJ uesti ca ~ i la lacer a:tione ha difTt~ re nte ~ ede. Un cos o é inte J·rssa ule per avet· mos trato un lembo triangolare de ila mom bra na pendeule all'esterno e r be s i e ra fa t lo ,..demR lo~o; in questo caso t l lembo aderì, do po che fu introd olia nelrapet·lura una sonda e la fu tenuta a posto e fermata con dellA garza s teril izzata. ~I olto g ra vi c persistenti danni riportò l'o1·ecchio di ur1 inYiduo che fu col pilo m olto da vicino e lla t·e ~io ne mastoi,lea destra da uno s pet·o a sal ve. S enza che in apparenza vi fosse una lacerazione ùella. membt·ana, soltanto per la gt·ave commoz ione soiTerla. dall'osso che dà ricello all'orecchio interno, si m a nifestaJ·(Ino s us urri a ll"or ecchio e s en so òi verli{!inr!;
ra \'IS1'A
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in JW.tiiCif'tn ed imnwcliAiamenLI:' dop(l In le~ione si nlfutif,' ~t~:~rnno anclte YOtniLi. 0-trmllln sptega i fenornr>ni colla cnmrnozioue d··l n .. rvn a•·u>'Lico, c rn nnlat·è il rutto che nei l t'aumi che colpisc:\!110 l! crauio viene i11lcres~nta a;:s<Ji spes,o la roc.:cn p el t'osa . :'\egli indtYidui con cond .. ll ·l u.!ttivo di Mdinar·ia conforlila zinntl c.:lte >"ftltAtiO in piedi IH·II"acrptn, !"ariA e;oistenle dt> l cnndotto non pun !<fu7~ir·e cotnplelmnenlf', e quindi per 11"1 pe:lelrazinne dcll"tll'lfliA non puc\ ftH·o::i alcunn Jpo::inne ·ct ... lla m••tnl•rAtta. lnvt•ce en·de l"aulorf' cltP ')lle«ta lc'sion•' pol"<:à nver luog-o in 'JII'"' i !<O~gelti clu~ han no un condollo udith·o lArgo e dire>llo. All"inconlr0 nua IA CP l'IIZit)ll'"' rli llletnhruttl1 ~i fa IJU8tHlO culla l•!><la si bA tte lal··raltnertle nell"ac.•IIIA . pc•rr lw allora la memhrann Yier1e per ro""" d»ll" aria che l'i lt'<l\·a nt>l c0ndntlo e che \"iene cnmpr·e:<:::a dall"ncq11a. C. P. LA t EN:o; rr-:r N, lll "t !..!"!:ÌOre
burgo). dibol a.. -
m t> di r n (tt:;;pPd·ll i di 1111"11'1118 di Atn-
S ul trattamento d elle fratt ure de lla. man(Cencrn/1,. r. Cltir~tr., ~ . ~}, ! :->~lì).
Lo sutu r a n~·ea uella ft'8llUI'il cl··lla llllllldiloolil ru lìno ati rll'/1. lrn i var' Ì 111t!7-7.i di (i-<:-l:lZÌoiiP, l"ulli•·" proreB>:n colqufllo ><i polt'S!'e ollerwr e unu si1·11ril illlmobi l dit dc1 l"rantmenll. Ci<i llt)tl nslanlH il p r oc·e!<F;O non è >"r·omp~1!-(1lnlo du un inr.. n,·.-nrl"!nl t~, f11 tta An che astt·nzione d,..JIA r elativA gr'A\'ilà dell"lllto opert1t ivo. il quflle a;rg-Jun!!e Ullfl nuova l't•rJla a fllll'lia de lhi l~sioue pt·irnitivll, e che per di più r icl11ede uc ce~~o. l"iault'n le la CI<JI'OfOI"IllÌZ7tlZi<Jlle; e J"itiCI)"I VCIIIelllC 11181-(g"iOrt' sta i11 CiÒ che i11 n•111 podn cast il rilo, o p··t· r·e!:iduo o p••t' fo t·rna7.ione di Hllll fi"l•1la, dc ,·e p•ù lur•di es!'et·e Al l n rltfl ltHLo. Pnr· lr·oppn 11011 in Lutti i CS!<i in cni !"operato ln~cia l"ospPdole cnlla f,~~ ·i La pPt'fetl.amcn Le r illlflrginala uobhiumo 8!ipellar·ct che il fìlo Aubra a J·intwlere tn :-ilo a JH'r mauenza !'t.>n.la dar r't•azi!ltlt'. Sjlesso i11 Ye..:e 1111 !'CCundo cltirur·go, molto lontano dtd J uo)!o della p t'i mi li va le'-ione, racco g-lrc l" e t'e• Eti.t del pr·i m o cin che si o;;-<PI'\"8 >;pet.:iRinwrltP tra i !:'oli ati di mn r ina ed ~obbligato a l!bPrllt'e il pazi~nle dall11 B('JlOSl!l !'ulura tneLHIIicu. elle .rrli l• ùivenuta in!<Oppot"Lahile. AliQ sr·opo di con!"c·!'Vare i ,·anta~~!' dt:ll la ~utura m etallica (•d l'limi11arnc f!li ac•:cnnnli itJCOn\·enienli, Lnuen:<lèil t i11
CHiltUIIOI• ',\
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•tll<''ll ulltmi nnui, nel trallamf'Hlo di •tlle""la ~~ ~io ne, a tlollù il ~··~mente pl'oce"so. ·~nn gl'ande \'Anlag!.!io •' con so 1 ~\tsl'a zione d·•i st~e~ i pazienti: E~li pr·atic·a ad ogni lnlo dt>lla s<'onlinuilà os~·· a, p r ecisntn•nle lrR du >! d••nli !'{IIIÌ e \'... rrni. 111\ fOJ'O di lt'8 p80 1') ÌlnmeÒ!·•latO(Ill(O >'Opra il limiL•! ù••lle g•'llflive; fltlr·averso i due fr~r~ ltrtl un filo Il" cui f':'ilr t>mitl\ e~li Allor·ci!-!lia all'eglcr·no finn 11 drc i framm~'nti "en!!ono n cnmbacia r·e ed e!'l~e r tenuti i 1 po.::iz10ne fìRsA; l' estr.•mila d ·l filo allorci;.!liela Yi c•n ri. \' •Ila Hl olirnione rlellu hrnncn oriuonlak d ... lln mand ibola, in tll() lo che ti pazif'nte ne ri ~e nla il minimo in comodo. Il malttlo non ha hi.:o~n o ,lj nar·cnsi, e do po ..appli c ata lo !'\Ulut·u p•rr\ rnuovcre in tolo IR mnso;-ei!H. Dopo~ S<ctli mane !'li lo~lie i liln LR •tPII •l~> in crl'de in CJIH'!>-IO metodo, o\lr,'ch o'· to lti gl' in cotl· ''Cttienti, ra;.::::iun to nnche uu pr.) g:re,;~o. iu quanto chr l'anl'ca nperaz10ne. di stlorr i)!liat· ~ il fìl o all0 l'f"}(• ai J e nl r, l'l'O pnc:• ibil .. !':nllnn l" I'JIIRnrlo e!:' Ì >' ~.-! \'8 una lnc una o r ichicJ~,·n l'e,•razrnne •li nn <leutc e non ot lrnl' va moi una !'Ulu ra suffi ~l e u l c• menlr fpr·ma . C. P. H \1: \R r. - Pioeolo oallbro ei &lepal tu g t1 erra. traf/J/nlL f!i r Cllir., N 2::!, IS!Ji ).
(Gen-
C· .n 'Jil l'Slo lilnlo r illuc;lr•e clllrllrgo pubblicn un 1111()\'0 ed inq,•rlnntP ~lnd ro di cl11rur _da mlli lsl'e, ònl fjUale flO"Riamo trarrt' in cnmpcni io le "cg<~cnli conclul:'ioni pr·nli clle : Neon é lA pri ma m edicHzin n•~ . ht> n!'i il JH'Imo tr11c;po·'Lo q uello cht' <lec·1.t•' della !"OI'le dei l'e1·rti. Agli nppMccc hi antio:.:etlici di og-n i f]llnlitl! ""n da pt···fr'rir!>.i tipi d'Apparecchi semplict, g-ili appn>.:'ali, di mRte1·iale l'terilizzalo e <li variA grandeu.a, poiclré <'lìll ~'l'~i : t• r<';:tnno e•rl usn certe operazioni non !"revre eli pe c·,colrJ , rome i m •JILPplici mHnc:;:!!i chP orco~•·ono t•cr imJl i'Cf!nn r e- il m~tlet·iu iP di ;:o,.;lf\07.1) anlisdliche per nl'<ciu :.rar lo e PPI' 11npaccarlo; 2' la s l<>I'Ìiizzazione può es;:Pre fncil m!!nle fl sul\o>rilH m o~ ;lnle allualu prima della marda dc>llc truppe o anr·he du r a n te lt1 stes;.a mnr.!ia, oppure anc hl' rinnovata sul <>amp0: 3" coll'afTollnr :=<i dei fer·ili in un luo;:ro c dopo esaur·i•o tutte. il materiale t·· · ~·,lomentare ;;i posson0 ri r nvare l·••·m i apparecclri .t n ;;ostnnze f!r<'f{~i ·· coll'aiuto dell'acqua bollellle e col l'a!!)!iunla di ;;oda o clonn·o ;;odico, m ~ ntt·e n elle a ·cennate c·md1zioni no11 si può 8'$~olulam <' nle fare alcun
72 u~segn anH~n t o
Iii VISTA
:;ull'ag::iunla di t.lllli:o;etlici. In que-;to tn l ld 1 soltanto si potr à aprire la via all'inno ,·azione, g ià ùa tanto tempo reclamata d,.lla societa clelia Cr•)ce Rns•a, clte é l'uni formi tà della m ed icazione i:1 g uùna c la 8i;;;tpmazione regolamentare di un tipo unico inleJ·nM:ionale di medil:a?.ione d ~ llc f~1·ite; i 0 l'avere disponibi li cueine da campa;.('na, utensili da cucina e forni da cu111pagno ci pone in ::··ado di improvvi;:a,·e il materiale ovun•111 ~ coll'aiuto del le pot enze termi che quando i l rifornimento è ri tMdato, inlt>ri'Oilo oppu1·e afl'atto perduto. Pa1·imenti un materiale avari alo o in alli'O modo r esosi inSPJ'\'ibil e potra e~se 1·e nuova mente t'lprisli nato nted1antc la sle1·i lizzazione; 5• Dacché glt O!"pitali da cam po orm ai veng.m o spinti in pr i ma linea e l e om hulanze di ùivi-;Jone (•ezioni di sanità) sono ril e\'fl le Al più presto pol'si bi le, i fe r ili ven ~:on o p ::t· tem po so ll>l la r egolare cura di 1:11 ospedale, e colà pol"sono atlunr :::.i t1 tem po le 111isure antisettiche di venventate eventualmente n ece~"8aJ·ie, c:inè J'a ~ep!' i polril e!<sel'e co mpletAla òall'a n li sPp~! o so:;titu :r la; uo La med1cazionc antisettica d'urgenza é do attuar si pel' nuts;:;ima nei posli rli medica zione e twlle ambulanze dRgli ufficiali medici, men tre il persùnale ganilario di li'U PJ''fl de\'e m:cuparsi specit~ l lllen le del trasp('wto dei f1' r i li . La suturA dell <! lt'J'ile conl'ig·l taiA da Lan genbucil é da t•ifiular .;;i come dannosa; 7° L'asepsi di guC'rra melle in prima li1wa tr·a i suoi mez;d la poh'nZ!l ter·mica qual e la più eflì cace llL'I tJ•nltarnenlll della ferila d'arrna da fuoco in campagna; ed i' per que;:;l l) clte f!'IJ !"lllhi lllnenti sanilAt·i de,·ono essnl'e provvi!"ti J ei rre ce<:sa ri u tensil i, e pn?cisnnw nlc g li stabilimen ti sn nilari di visiu11ali , com r. di,.tncca · cnm enli di sanità ed t~ m b ul n nze, con ute11sili ::maltali , ~l i ospedali dR c!l mpo cn 1t r·ecipi enl i boll 1l0f'i p ~ r g li st1'ume11ti e sL..,riliz zal OI'i a ''upor·e. i quali ulti mi po--;:;o:-ro Pss~> re ;:;Mll tuili da steJ·ilizzal ori a secco i n ca"o di bisogno . .Ma 'l ue;, ta a<sep'i non l'inuncitl all'11 iulo che pub pre,..lar ..: l'anLi5•' p5i , epperciò essa si vale, oltr·eclté dei m ~ zzi m eccan ici, co m ~ !>pazzole, sapnne, ecc., di pa':iliglio di sul.llirnalo di ele1·e, di ah;oo l per la disinfpzione dci)!} msni e del campo opel'alOI' io. Pal'im '3nli es!"a l'a uso clell'jndof•wmio , il fju ale, Lnnln in fo rmrt di polver e come incorporaln al la ;.!arz11 ~"Le rile, co::li lui:iC~ un valido> oiuto dell'asepsi: 8' ì·: assnl utnmrnl•• co nlnrl'io nlle attu Ali wdule d i chi rurJ!ifl di ~HP rra ÌITigat·e le f••ritP- cn n sotu zioni bnllericirle, Cl'plornn• colla sonda o colle Jtla, est J·ar·uo C•)l'pi sll'ani el'i e proJidlrli nella pritna l i nea, o pl·aticnt'C f\pt> -
CHIRURG ICA
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razionilunghe nelle ambulanze, dove non sono perme ssi che gli alli operativi imposti da imminente pericolo di mor t e , la vera allivilù operatoria deve spie:,!arsi negli ospedali da campo, dove puo essere alluata la pura asepsi e questa combmala. coll'anlisepsi; \)0 Le lesioni av venute f~.:ori del dominio della prima zona reclamano una cura speciale e in parlicolar modo nelle fratture per arma da fuoco deve il m edico fare g t·ande attenzione onde evila1'e la infezione sellica e la m inacc ia di f!&n ~ r·ena per mezzo 1lPllo sbri ~liam en to preventivo, otLenere l'a~ersi della cavità ciel cranio coll'aiuto della lrapanazione eseguita in tempo; pet• quanto è possibile !Si d o vrà anche lelltar di salvare i ferili al ventre. Siccome si prevede da una pat·te un g•·an numero di mot•li e dall'altr a un nume r o puPe ra~~rua rJevole di ferili r alaliva mP.nte leggeri, i feriti gravi potranno fruit•e del vanta. ~gio dell' aseps i ; 10° Sulla prima linea , causa la mancanza di veicoli pet· il primo trasporto, le frallure tro veranno il miglior modo di lrallamento nelle fer ule e negli &pj1arecchi ge!>Sali; Ilo Le ten de por lalili dell e tru ppe, le tende pei l'er ili e le baracche m obili offrono per i! ricovero dei ferili condizioni igieniche a bbasla n za fa vortlvol i. C. P . BoEn R. - Un ouo dl riforma dl un mWtara In seguito a narooll oloroformtoa. - (Deulsclte mililiiri:irztl. Zeit. Cent ralb . .f. Ch irur. , N. 2~, 189i') . Il ca::;o non è privo d'interesse presentando e sso un esito rt~ ris;; im o d <"lla narcosi cloroi'ormica . Un sof ,la to apparentemente sano venne cloroformizza to P~'I' una piccola oper·azione . ~i consumaro no 31> gr. di cio rvformio per ottenere la n~rcosi, òurante la quale n on s i r•ssc rvarono l'eno!neni anormal i degni di nota. Soltanto il paziente s i risvegliò un po' a stento, però egli pote'·, so•·rello, ragg iun gere la sua caserma. Più lardi egli cominciò a lagnarsi di sussurro agli ot·ecchi, di ve1·tig ini , e n el g iorno succe,si vo s i manifestò completa perdita di sensi. Le pup:lle reagivano, respirazioni 120, t'O 'l polso da 53 a !iO e con norma le lemper alurn ; al cuore P.d ai polmoni null n s i riscon trò d'anormale. Nel g iorno s uccessivo scompar ve lo slalo :nconscien te, ma si lr,)Vò compieta sordità a sinis tra e no tevole abba!;samenlo d. udito a dest•· a, c ben che ma n~ casse la febbre si vi•le un singolat•e t·os sure alle ~uan cie .
Hl\'t:>TA
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:\eJl' prinn tlt'l":-u nn l t·nr·cia di /.ucclact•o t' ti'nllmmina. Di l t•;tllO in trAI W I'C!<pt t'llZÌO!l i p r e,fnn.lc•, tlllet'IHliOte cl n r8."1'11'0 !:'lljlCI'fic•ia l ~; lo [!l'l t'O la qun;;i <l fon A. Gradnlnllll'lllt! !'i ft>r•rr·o ><.<' tll j't'•' più pale:- i i "'·g-ni di arrt•ut·i •m o dell'rJr·co dc·ll'ao rla. in st•gu ilo a cl11~ l'lltdtvi.fuo fu licellt.ia lo dAl l'<Ct'YÌZi •J . L'uulore po11c il quesil11 come ~ia da !<ptegat·.si que:-IR l<tlldt·nmc m r)t't.n~n. Cl1c un IW::O:<tl cau,Al•• es:isl a tra qllt·:-lo !'-ll'llo mor·bn;:;o c lu !<UlJi'a n;~rcnl"i è t·lt iart), 111R rnl'por ti n1u !<lr·elli Pd rmmrdiali ~rug~ouo od ogn i !'v i··~aZI O'Ie . A 11zitullo ~ cer io cl1 e fl llll rtllt'CO!'<t "CI{tti uno i'lnto ci i deh•>ll'7.l'.a cnrdiaca pE' r .,:i..;lt·nlt· IH'I' più go!lr ni. ti 'liiAle dil•dc• o rigine lìttRimerale 11 l uua embolia ct> r ebralt>, r.lte o• l tl~t• pet· ell' ttr> la p11r·al i;;i del cen lco url itivu. i·: tl ol o c ile pPr clli·llo ciel clor.,•o t·mio , in luogo d1 lll!·acuiR pat·nli:"i Ol rdHli'A mot·lnl••. può lnl nt·a f;~t·~i una dehof.-:ast cit cuol'e t-ro11ira . I li 'lutlll!O all'ai!Pll rÌ -<Illll f'l-tli [Or P tfiCH SI pO-:SI)IIO l"IIJ'Pf'lri' O due l'nllt po.,-:ihili : o l'llttl'uristll8 esi.:;tevn ;.:-iù in l'l'l'I:E'dt•ttzo allu !<lnl•> inizi ale. e ~ollanlo 11011 pql(· e~s,· t't! dJA~m,slicn to n·•ll' ... ~a tn e cl1e precedette 111 narcosi t! suloi pot 1111a uculiz.7.111.ione per J' influ~liZfl del dor·,,!'nr mio ,..ul c11or e c sul l"i!.'lenlll vascnlnt·e; Oj' Jlll r n !=\otl" tfilC!<lll l"le'-l"ll i lllittenzfl S•1pr avvrnlle in molo Rculo ll i!U ulern•i Ò-'lle lll'l••ri e. che l'avot·•La dalla cleholeun c<lt·d • n •;t~ die,l<' luo~l) All'au eurisma. l n Lulli ' m od 1 la spt•·!!·~zione n nn "'''Idi!' fu pien:'llll"'nle, rir't 11•111 0'\lill ll•' d•J\'C'<i l'l l:111 11J;<CCI'~ Ch<' i[ C<l~O l' ttUIJ8"l<l:tZ8 Ìttl E'I'I'"-"811lP e d eg-no dt uota C. P. RICCI.
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Sull' e 3t ra.'lliong dei t am poni dl cerume.
(H Jl lr·ttino delle maf.lttir• rlel/'nr<tcCitio, !lt~llrt !J(Jia e del nn<o, Fmn1Zc, ,..clle,nht·l-! l x!J~). :\ ell .P i'l rA 7.ÌtHIC cf e i l >llllflOII i l(j CC I' IllliU dt•l t'<lll ·lnlltJ !<i tf t• V(' itl~t--ler·e
soiiJ in quull·· J'r>~li che le l(llali in tttorlo fll"SIIllllO aii •JJ•lnnino il per tc.. lo d t poter pt•.. ,·, car·~~ uttit qunl-.iast 1·~ si.,ne; pc r ciù bas ta in " Ì.;ler •' ..; u ll'u~o dell't nit·zionr l!1·pic1c di '"''I"H "etnplicc r I P!-(~et·menl· Alt•rtlina. Ali ~ volle p ·t·ò il lnmputw CO"-i Crltnfll'lllo, e CO"Ì duro, V<ll 'l lll Ìil>l!'.O, Cfllll8 ad P>'Ptnpt0 l<Ucced•J r•t'i \·ecciti , cltc. per (jiiAtlh• si (R('Cin, !Wl' CJUAIIIO Si r Ì)•t'llllll) le ÌlliPZiOni, 110!1 ;;j I'ÌC!<Cc~ n Slllllii\'Ht'IO. S p<.:""O 'lllindi ~n tniene cle,..i-,l ere dH n~11i '''lllllli\·o, »r·cortlriiiRrsi di p:·e"cr·ivet'•· nl pa7.icnlc l'u-n g ior· ttllli•• r o di un emrrllio•nlt> e !<Oh'CIIl•' da inlt'••dur:>i nel cn~tdolll\ ron ogn i
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CIIIRURGICA
pr·Jhahilitu che il pm. i ~nle ;::t<'S"'O, o pPr 111 lttn g iH'zzR d··l la CU I'8, o perché diviene p1ù sordo in c·au"R del :-:-oTtlinr."i del l ampone imbevuto della ;.;nluzion c erno Il Ìl'lllP, 1'" J'd 1-\ o u n i li iucill nel 111edi• ·~< e n"n s i pl'<>Senti più n l nwdt'>: imo pei' Jtb .. rar::i •lèl g1·avc tn r·omo~'l•). Ad ,.,·itare ciò SA •·ebbe c••sll utile p t·o~t'der<! tino dalla p rimn ;.e,Juta nll;.~ eslt'HZiorte CO IIIplelA e i fl"';.;ieme wnot.:ente del l<'ppo re ru1u i TII)'-O. L'A nPI l't·Pquen tar e lo cli nieu e s"z ion• · otoi11Lric M d•·l P o lio:llllio.:<J di Torino, diretln tlal prof'. Gr-adenit-!O. I1A VT~lo u c:are f·ou ,·antn~gio 1111 1neu.o che e).!li rt~ crOT tiHrt d A. Cfl.loiA m enle. E~~o C<lli"'Ìi"le ne11'ntl1'0 ltu·t·e l'nlro i cnn to l t i ndili,·i l'ac• jua ··~:;i!!ennto. QuPsl<:~, olli'e tld es:<e r e un "lliutO di>'ird'.:tlnrlle, è un 111 ~1:zo clw e;.;ert'1la un'encr·!lica n%1011e n1ec~anica di • Ì1,~re~nzione. Infatti rome f>tPz:r.o ener!.'i •·au1 cnlo• O!<~idanle •jllttl\•!0 vi l'HP a C••nlnll" con ~oslan ·l.e o t· ~An i cl te, r11 •l ted •' I'I' J,.m :'m:;.;kl!euo. "' alt t'l'li nei lnt·n PIC111 611 li 1·id ucentlo le :::o!" lanze terunri(•, per cui dit 1110;.!0 in u1Li111o Ri b1 fot'mazione d1 <ICtt!o C:Hrboni•·n tlte !'< i prt~sen la ,..otto f .rma di piccolt' J>.,tte. Qne;.;t'ullimo iu pnrl e l'tiiJI'e::ce, in p111·tt- ponelt·a llOf.:li iuL•·r:"LtZi of!c!ln mnle1·ta nr;,.! nnic·fl. h• I'tllll l ll••ll t~>t.:<:l, la dist-!rega, In <>urlltvide eMi <In rerltlet·ne poi eslr etnamNlle l'aci!" il ùi-tn .:e•• e la lt ~>ci ln. L11 ~tp.:;::o ovvit' n" quando ,., me":::a l'l t·o tJ Hlllo co n tll1 lfltupo n•~ tl i Ct'rume uel •tuale a llhnndnno a ppunl0 h· :::o;lanze l•'I'JIArie. l nlr0dt1Ct: ntlo •JUillli nel eoutlnlln l'Hl:' JIIIlo:::"'i!.!C'Jl:olliJ , !<i ntleudc •Juaklte mir11tlo JH' r clol! e«erci ti In !<•ta llZi0ne, pfJi, ve· tlULr1~i t\•rtn!lrl' nll'•Jrificio un Ainil)a,;:::o più o !fl-"110 ,·o lumi no:::• • di :'<J'U IIIfl, L!81ll:rulnH~nl~ rli t.:olor ilo )!ialla;;tro, vi l-'i di r il!t' 11n 101ln gt•llo d ' a t:' 1'18 c011 uno .,ch it.zl'llo o ('OO una sirn•ga i~l:.rl esl' , Pd il lantpone ~~~cii·il a pez:r.elli. te
Co 1trlbuto alla dlagnosl ed alla terapia della ferite d'arma da ·fuooo dell'a.ddome. - (Cen-
Sc11.\Fr-ett. -
lra/IJ/atl ,/'iir ('hi r, N . ::!:>, ·18!l7). li1 1 ""ldHlr, di ft~~tl"l'ia, stnnolo a ppo<!lal<) nl hero:a~lio all1:1 d1~lanz.a di :200 metr·i d1:1i lirl:llOt'i, l'u fo•r ilo ('ì tll pl'oiell de di fu cile mndello 1 8X~ al ventre, in m oti" rl:~ ovcrne Iii rAvilà. a • ld o minal•~ l'a~;-81» da PHI'le 8 parte. lnl'alli il foro d'!•ntrata Hl/lvi'l immeuiaiAtueutu l"Otlo l'arro ct>>'<lah~ •m Cl'ttltmf'lr o Vt!r~u J'i11lerno do·l1•1 l111eA rn anunillar <l , il fo t·o cl'u<:c1 la a li~'ell• •d e il a p ri 111tt v<J r· ~·~ bra lotnba•·"- di:>tanl•~ due d1 1 n lt'ù"""' r >-e
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dal la linea m Pdiana. Mancavano del lullo sintomi di ~h or.k e di emorr'llf!iA . La ferila fu coperta con materiale antisetti co, quindi l'infer mo fu lr11sportato all'ospedRie. P er la mancanza di o~ ni sin tomo inquietante non si venne ad !llcuna operazione cruenta od incruenLH; questa cura aspellantr. si con tinuo nei g-icn·ni ~ucce~sr vi (ì ne hè il paziM te gua ri. I n •]Ueslo ll'sionP, e h ~ all'a ppa r er:za <lo ,·eva presentar·si grAvis· sima. probabilmente i l !'Oio r·ene de:-:LI'O pAre sia r ima sto lt•gge r·rn enle inlttCCA LO, come lo fttceva presumer e il dnl01·e ltJcAle e l'or'll)8 un po' sanf!uinolenla. A l la des(' ri ~ ione di que::.to ca so e<·rezio nalna.. nte felice l'aulort' fa st·guire alcune rillr•s· ~ 1 oni . Dice intnnlo eon rA gi one che •rui il picr:oln prnietlil e l'iusci in qnf's la delicAta r Pgione quasi innocuo, non fl\'endo {pr·ita nlcuna ansa in iPl't innle. f.or·sp si r<,tr•t·bbe anche ArnmP.llere cl te lA r... r·rla dell'inlPslino non nltbia mAnifc•sl »la 111 sua e,;isli'nza pPr ehé lu nHrCO'<O, l'i p i t>~H r lt lo s t int'uorr d1rl piccolo I'<H·o . put'J aver· fo r rnal•) utr ta ppo su f'lkienl e ad impedire l'uscita del co nl~;> r rnlo inl\' !"li nale sinn alln fot·mAzione oli !"Lnbi le es!" uda to. Ma t'gl i l'i !"pin~e tnnt'oltre nell ~> l'Ue dedtrzio ni pratiche su l Lr·altnmentn d!l vol er· qua!<i gHIII'rali zza re l 'astension e da lla la pa r·, tornio i nnm~rliflla rw Ila cur a ùf'l l e l'ertle cf'trt'JI1 0 rltt fUOCI1 del Vt~ llll'e. 0nll OSt811l8 il deCnr !<O f>l r lU n alo del ClìSo l:'udrlesnitto, r o'!< ltr sernpr t' il fatto c hP pin d el 3 p. 10f) di LuiiP lr• fMrle penel ran l1 del vc rtLr·e pr·es•'nlatr o p<· r•forazi• ttri d 'in tnsli r10 Hd a l tr e gr n vi s;.:t me ft.·l'ioni vi!',·e ra l i. c. fl.
n. MACRAgsr. - L 'uep•l ohtrurglca In rapporto colla •uppurazlone della •eta. - (Gn•~ecta m><rl ca dc Tvri11o, 30 ~;P.lle m. IS!li) .
L•1 conrltr"'on i alle I( LiAii giun"e l':\. . colle ;olll' e«perien ze, sono c he le ntan i di citi oper·n lrauno pocn innuenza sullfl sellicila dt>lln seiA onando essa !>ia slolll :-<ollnposta aù 1111 m !'lo.lo rAzionnl e eli !'IP.ri l izzm.iouP, cliP. l 'uz1nnt~ nan r•bi!.!t'llfl d<·JI·o ri a u n1 bien te si de v n nello n rHf!ginr n nzA dei ca si e;.:r:l ude r l", rlte In cn 11~11 pria frt>quent e cJ,.IIa !"liPJ'Hrnzione Altornn ai (ili di :oeLA ~i devr. ric~> r'r Are nri nlir ror !!nnismi r i lll nc: ti atti v 1 SII! CA rn ]Hl opHt~lo rio. I l lr·ov!lf';;i poi genc>r·almt•r t 1<• la SIII'J>Hrazion e ]o('a]izzata attorn o Al punti di ~eto è dt•v nln a ciù che il filo per· lt~ fMzA di rl-lpillna- i la si imbev e di l iqn1di or'gflnici della ft• rila oll'r·endo cn·'l ura ter-reno nHlt·itizio allo
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s viluppo dei microrgani s mi, e che g li elementi dei tessuti situati allorno a f(Uesti corpi estranei offrono un locu.ç minoris resislentiae all'atti vita dei medesimi. te. Dott. G. SuRol . - Contributo alla oasultloa degll ascessi metutatlol. - (La R~(or·ma medica , 10 settem. 1897). Trallasi di un ascesso m etastalico profondo clelia coscia conl';ecutivo ad un pater eccio dell'indice. Non es s endosi riscon tra to nel paziente alcun fenomeno morboso 1la parte dei polmoni, ed in vista della contcmporaoe1ta delle due affezioni, devesi ammettere che si s ia trattato di uno di CJ_uei rari casi in cui la trombosi vdnosa non produce ascessi nei polmoni, rna in altre parti del cor po. La genesi di questi asce:<si venne d~:tl W eber spiegata colli: talune specie di e mboli cosl1tuiti s pecialmente da fiocchetti di pus e da micrococchi possono, senza ostacolo, altraver sai·e i capillari dei polmoni, discendere per le vene polmonari nel cuore sinis tro, pervenire nella grande circolazione e di la e;;se re traspor tati nep:li or gani i piu svariati. te. Dott. P ARROZZANI A. - I prlml due oasl dl sutura del ventrloolo •lnlltro. - (Holl. ciella R . A ccad. med. di Roma, 18V6·97, fase. 4• c 5•). L'autore fa precedere alla storia dei suoi due casi di sutura del veutr icolo sin islt•o, uno dei quali seguilo da guarigione. alcune consider~zioni generali sulle ferite del cuore, facendo rileva,·e che se auLicamente esse r ilenevaos i incondiz iona tamente m orta li, non può piu di rsi cosi oggi che è dimosll'a lo che in alcuni casi, per certe condizioni speciali rif~ renles i alla località l'erita, ai rappot•li della ferila coi tessuti e cog li organi cir co sta nti ed altri falli d'indole generale, l'esi to letale è molto ritat·dalo e lascia quindi tempo alle risor se detrarle. Da lo perciò c he in alcuni casi la vita dell'in· fe rmo possa pr otrarsi, tenuto calcolo d'a ltra parte delle g ravi condizioni nelle quali egli si trova, semb,·a g ius tificato l'in· tcrvento operativo il quale può esse re seguito da es ito brilla nte. l casi di s utura dei venlricoli del cuore finora cono sciuti sono quattro: uno del Far ina con esito letale, uno del Rben seguito du g uarig ione, e due d~ ll'tiUlot·e. Di C]Uesli due ultimi casi, il primo in cui tt·a tta vasi di fel'ita alla punta del
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cuore nel Yenlricolo l"ÌI•i!'ttr o lanm due cenlim•·lJ•i C'i l'CA, ebbe e<-ilo di f!mH ·i !!ÌOIIP., i l ;;er·onrlo in (:lli LraltA V<l5'i di r.wi la II•·II A pa1·etc auteJ·io re dP I veuli'ICOIO ~ini:-lJ'o nel punto medio f ra la ha:<e e la punta ,JireUu tra!',·ei'SAhnenle all'as!:'e •lei cunro, l ar~a un centim etro e m ezzo, ud onln ch e le condizio11i gener <d i ,.;oddisra .. euti dupo l' o pe1·azione d e~"e L·o a b··no .-:pe•·ar·•', ebb :~ cl"il•l infun;:;Ln. ftw:>e in can<:n eli l"f1t>cial i condi· zi oni J•8lnlogic!JP (pi Pu1·ile f:'. ier clflhrillOf:'.a ><inislr·a, l"ililidP epaticn, poSLUOIÌ di endonwlrite). I n atnho i cH::;i non l'n prulicaLu la narcosi 11e1' le c•11 •dizioni g l'a"i dei fe r 1li, ed in qua11l0 al prnce!'\>:o ope t•ali\'0, fu j)l'ali<·})la una hll'!!l\ brt!c<·ia triang'l)lare CIJlaneo-osl•·o·miJS•·nlare, fu ll:-:!>fllo i l cum·•• introducen do il dito mi !:1111 lO Att.ravPr :-:o la f<'I'ÌIH cnl doppio VUIIl8!!!!iO di fr enare l'itnp<H IPIII•l ' 'lltOTT81!ia e di li!'\:::UT'e quella pOi'ZIOne dt'i miocnrdio C~> JTi:>j•Onden te pPI' pote1· pnsl"a J'e i punti di sulll1'8, fu pralicatn la sutura a lullo spes::orr: t'l!'< jìlll'llliando però l'endocAr dio, ru sulural•l il pcr icar·dio e chiuso il lembo culaneo-nsteo-muscol nee pel' l eutaT'e una p1·ima in l~"J IZi one o venn e e:-;clu>:u i l d reuag!!in dd peric'IH'dio II!'.H lo dal Rt!IJn in •ruanlo che esso ol lJ'e ad agi1·e llli'Ct:l'lnicnm••nte sul enn1·e produceuct o co nliuur, e pnl~>nle Himolo irr·ii HLivn, pur• r iu!'.f·ir P come dit•ella via J 'inf,•zione, si fece >" t'g ui rc~ inlnwd1alamenle alla ~ ullli'H del mioCA J'dio l'ipodet'muclisi, J';:wlo·LI'H!>I'u:-ionc P le iniezio11i eccilA11 li. C·tlll'iudn dicendo c h" i11 tal i cùf'Ì l'inten·eulo clii J•ur~i C• J ,-. ;.:iuslitkato . OIJClw come !';• ·ru p!it-e lt·ntali\'O.
te.
Ca.teterl•mo degli uTeteri. tob. 18Ti).
(Gn<~ .•.
m eri. di Torino 7 ol·
Nella Prr'.<;.~e nH:c/ i eafedt-11' 11 l"ell. 1 ~97 ('> r·il'el'ilo 1'11·• il dottor Albal'r·au di P nri!.! i ila ft~llo CMl J·urt•e da Cullin 1111 nuo vo c i:-;lo::<cnp io, clt è per111etle d i p1·u1 ir·o n 1 l'Il ci lmenlc nel! 'nnmo e nellu dortlt l:l il c»l elel'ismo de~li urelP ri. Co11 qu e~ Lo istrunwnlo il ca mpo dell8 vi><U tJie largo in modo Ja pet·mel.ler e di vPdei'P r~lcil men le l'orifizio nreln'lle e l'esleemiLA dc·lla l"O ndR al la quoiP >'i pol"sono im p1•imere lulli i tllovirn eH ti che !'< i de· sider a. A scopo di tl iaw wsi si u sa una soutiH n. R della liliera fmn ce:-;e ; q u;mdo :;:i Lralla d1 opet'l'l ra ~ l'an di la vnlu r e del bodno t··~ nal-·, o fJIIIlJJdo si desidet·n B !"!' ictn·nr· ~ il libe1·o ,;colo dei li'(u idi t·ilenuli rtt·l la idroue f•·osi n nPila pionef't'n!"i
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CIIIRU!lv! CA
ser"ono rlelll} ;:onde dal 11. n al 11. 12 ad estrelllilù ln!.:liuln int t'O\lolle ~ui•landt'l !• su òi un lnn !!l) mn no!rino di bale11n. L'autore ha pratica to cen tinuia di vollt3 il rat ete1ismo in pa· rola ~ia p~t· fat·e ricer~he li~iolo l-!iclie , ~ia a scopo dia;.rncslicc',l'ian scop<J curnlivo . Dal punto oli vi;:La d··l a cura puo SPI'I'ire p~r la dilatnzione di r e;.:trill gim•"n l i, pc~ 1· In lavatut'•l clè!!Ji UI'Pleri , ole\ bacinO e dri CuJiri, Jlt' r l'evllt.;li87.Ìc)lle dei liqu idi nell'id rone t'1·o~i e n el la pioneft'Ol'i l 'ar·e !lf'l'o che la 1111\;!~ior impor tnnza l'abbin l li'iln d iagno;.: i, pn tendo~i con esso t·i<coutrar e re:-:lrin~ìmenti 11on i"Uppo;;li df~ll'u retet·e, diil!.!IIO· ;:Ji,·at't' l'idt·,nefro;:i, l',..m atonefru;.:i E' la piOnf'l t·osi, pr ed<:a r e r·on crr tet.Zll lo stalo anHlom i~o e.l il vnlore funzionale clc• i clue r<'ni, rirono;.:rere cAlli ut·elt•ali e dinp;no,;tieare la tubet·colo!'i t·enalo unilatPt·ole nel suo inizin.
le. OtHCt e BOLLICI. -
A.pplloa.zione del raggi X alla dlagnoal dl aede del corpi estranei della testa e del tumori lntraoranlcl - (Uio. eli ,,at. ner ro8Ct e mentrde, otloh. 1897).
i~ un IAvo t·o il tler essnn le, al •tuale gli anlori pr omellono di
fA I' >-O:.!uire I•Ìtt ampia ~erio di o<:servaz io11 i Pcl t>,;pe t i ,..nz•·. Essi paJ·torH> dal concetto d 1•· esanlirw ndo o>r l i cile t'>JCcli iurlouo a ltr i co t·pi , come una l\}"l<l cln• r nccl, i ude cerve llo, coq•i esl1·am·i o tum ore, si ole ve indurre l:t esi;;Lenzn dt?i coq•i i nteJ·•ri dalle ombt·e che 'lll!:'>'li )'t'<oiellono sull'ombt•a del cor po che li dncbiuJe, e che :;e nellu t·ndiogndìa di leste norwal i la rnng!-!iore o nlinCII't~ ,:olli~liczza dell"! ossa , lo ><pcssor e o re"i:-tenza d eli•~ var·ie parli .lell"ence falo, dimno una tos l~ nte, norm ale disposidone di chiari e sr;u t·i, quesli si dell· hono modificare twll e llll'o fo rm e , dimen~ioni ed in lensitu fJUando l"i a J!p:iun~a o nelle pareti osM·e o nel cerv ello lll l cor·po estran l'o oJ un lumorc~ . Con q uesl i conr.eLI i :; e nera l i. !!li Autori sottoposer o ad esuma le teste di t re indi' idui i qnali, per ten tuto !ìuieidi0, avevano do mol to tem po i l prciellile nella cA,·ilù cranica . ed f'bbet·o flllimo r isull::tl,,, in un llllat to ca~o In r atlinf!rafin conferm o la diap:11osi di !<ede di un tumore inlract'811 leo del '1 uale l'Il 11 Lopsitl d i mostrò eS!:i l ti i risultati cJiagnnst i<:i e t•nding,·a fìcì. Gl i autor i hanno prose~ui lo ' !U6!'Li !'ituùi pr alicnndo es1 •er ienze su l este di cada veri, fuC"tHione primo la ra·liogralìa normale, poi, dopo stol le,·alP. la
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volla pt·u,·iomen le re!:'ecala, inlrodurettdo twlla ca,·i ta ct'8· 11 ico lumot'i di divet·>'e i'(Wri t• , di diversa gt•andfzza, nelle va1·ie re!:ioni, e prod ucendo con mezzi speciali nelle vnt·ie parti del cet·vello le co ndizioui Ulfuali a qu<-lle che si hanno rwll'asf'Csso, nei versn m,~ nli emot•t·a gici, nell'idrope dei v entri ~.:ol i, ecc Se le conclusioni alle quali ~i t·ipromel l uno di ar·r ivar·e g-li aulor i c~lf.tli ulteriori t>>'pe1·imanli in proposito, avranno or·ipine da ri su ltati positivi, ben cet·Li e pr edsi, la ~rave f)u eslione della craniotomia esplo rat i,·a po l t·ù essel'e lt·oncala. Ma per· otl,.n ere questo, occorr e che i r isultati sles!:'i siano vern meute po>'ilivi e che l'ombra anormale risco ntrnto n·~ lle ra.diogt·afl e non abbia as"o lull.imen te altre or·igini che la lesione polologica. T ale s icurezza non si polt'ù o l tenet·e cha radio!{rafando il capo del molato in d.h·ersP pc"izioni e pnra::r•m<lndo le radiografì ù tr·a lor o e cnn altre di test e normali poste nelle iden tiche po~izioni e nelk ste::>:e condizioni di espet·imen to. le.
J o :-::-~ EH:o -
La. resezl one del ganglio cervicale •npe-
riore Della. oura. dd gozzo esoftalmloo, dell'epUe.ala. e del glaucoma.. - (Senwine médicale, ollobr!" 180:-). L'autore rivendicando u sé l'idea della sezione totale e bi· lat..,ral e del simpali<'o cervica le nella cttra del m orb o di Ba,.edo\\', d ice di a vet•e este~o il meolesi m o lra Ila mrnln all'epilessia essenziale, e anche i n questa con felici t•e>;trltati. l n un solo an no el!l i ha prali calo rru eStA opet·azivn e 2!J volle eù ha osservato che od es;;a srguiva fJUS"i ~.:ost~;~ ntemenle resLrin girnen to i m mediato d~;lla pu p i t la, la~.: r·i maz io ne ed abbondante "ecrezion e na -:aie. Ou rr•r e;,li folli egli flt indo tto a pr·nsar e rhe il ta ~l io del simpa lic1, pol·~:>se avtwe un'innuenza su l modifìcat·e la l ensin•tc i 111 rn ocu la r e e si decise ad es peri montare f)Uesta apel'azione tH' Ila cura del g laucoma , che fìnot·a verli va consideralo come incurabile o C')uasi. Il ·1• ollobr e si accin;;e a tentare •JUeslo esperim ento in un uomo che aveva ormai >' UpPralo la cinquantina, che da sri tlnni era all'etto da g laucoma ad ambedue gli occhi e da du ~ ar111i cit·ca aveva com ptdamenre perJuto la vista. La t ensione oculat·e diminu't rapida mente il g io r no ste>:!:"O del· l'opera;don e ce ssarono i forli dolori da cui l'infermo era
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tormentato, e nel g iom o successi v o egli pol e va cammina 1·e ti& ~olo e distinguere a 2 m e tr i di dis tanza le dita di una 1118110.
In alll'i duP. glaucomalosi operati poco appr~'!';SO olt:~nn e pure ;oJdisfacenli r ieullati, per cui. è d'avviso e h .-~ la sezione debba estendersi, oltre alla cura del g ozz.o esoftalm ico e tlel l'el'ilessia essenziale, anche alla cura del ~lau•:o ma e che in tutte quesl l:l inl'et·miLa non d•:we praticar si l a resezioue parziDie alla manier a ct i J aboulay. ma la l'esazione com· ph:la ch'egli ha pel primo esegu ita e racc()mandala, e che è lu ~Il la r azionale per t•aggt u11 p:e t··~ lo sc,po. cf
11fnova teoria aull'azloue meooanlc a del proietti nella penetra~lone .
:\. C"sctNo, capitano d'at·tiglier·ia. -
Il capitano d' artiglieria Ant0ni no Ct~scin o, prorcsso1·e di • Anni e Tiro " alta Scuola 111tlilare di Modena, Ila lesto puubht.:at o un libro (l) n el quale svolge ampia men te tulle lu '(uestioni , si meccaniche che balistic he, relativ e al va sto !)l'O· blema della penetrazionc . Scopv prin cipllls d~ ll'up era è •tuello tli f~:~t· no ttt la nuo\·u 1e1Jria delle oi/.Jrazwni, colle qual1 r A. vuole spi egar·e l'azioue ru ecra ni ca Jei proietti nel la penet razione. L'ot·ig i na l ità della Leoria ci inv o~lia a farn e un bre"e sunto . Q11ando un proielto !'enetra in un be t·sa~lio qualunque. ne dista.:ca alcune molecol e, le sposta, si apre un varco attr·aversn ad e:;se e produce un canalè. Ma i dann i proJolli dal pi'Oiello nel bP.rsuglio non ~;onsis lon o soltanto nell'apertura tli •Juesto canute, poi ché, all'inl'uori di esso, vicine o l o n ta u ~, ma tanto pi ù g ravi •Juanlo più sono vicine, si hanno altre lesioni ( sc!tef{~e, fesl; ur~. rollul'e, contusioni , ammaccature, ecc.), in direzioni e posizioni assai VArie A quest'azione dis trutti va del pr otetto all' inruo ri del canale prodotto, si è ·lato il nome di a;ione esplosiva, pet· analogia coi fen o m ~~ui Jt esplMioue, perciH'~ la della azione è slata par·agn11ala a Il l Armi da fuoco portaliti. - La penetra~ione . Part.: t• l.n ~e.netr:;zione nei IJersa:: tì animali. 2• L'azoone mecc:o nica dt'i proietti nella pcnd razione. 3• 1.;~ tlenelraztOne nei lJersag li inani mati. - Editore Voghera. Roma, 189i.
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fJuella di Ullll mina che scoppi nell' inter·n0 del !JPr-!"aglio, cosicch6 il pi'OIPUO genera devastazioni an che la do,·e 111)11 passt~, a ucl1•~ t1 coonsudere,·ole di!::tanza del cana le che pr·oduce. si compt·ende sub1t0 come e perr hè si debba lit~·ma1·e il canale, non si comprende bene co111e e per·ché si ,lo•bbano pr·odurra !il l re devastazioni, cioè l'ii<:WIIee;; filOsi \'8; per· la qua le il proietto. ad esempio, attraversando un ct•anio lo sconquas;.:a. allt•aversunolo un osso lt, fJ·&tilutna e lo l'eude in molli sen;;i . attr·aversando un muro lo scl'o!'ta, allr·aversando una lamiera vi produce ùelle conlu$ioni, dr>lle pr·otu lwr·anze e de ll e fes!'ut·e, P tullll ciù in pros<"imitil del canale. Per spi Pgai'e questo fenomeno sono state eme::;se numerose L1•orie elle ve11n •• ro delle della fusione, dell'a.;ione del/'a.ria, ciella percus.~io n e c contusione, dt!lla rola.;ione. e d<'lla Jl r'~l.lsione irl ratd i ca od idro.~iatiea e 'l Ilei la del Dr. Kohler. L'A. pc:pone queste varie teol'ie e le crilit·a tutte, dimosl r'andole ~cientrfìrnmente e !'perilllt'nlalnwnle inaccellabili. In questo su n lo ci Ot:C'upiar no sollan to della Cl'il i ca al l'ultima ler;rra. quella che c11·a è gem• r·alm r~111e ammes>:a, E!::sa è IJasata sul lll'incipio dell' incomprc•ssibilitit ùei lifJIIÌdi, eJ i ~uoi !"ostelillor i sora o per leo ptù chir·ur:.rhi mililai·i (Heger , K oeher , B11·clrer, Banlelehen, v. Coler, Sclrjerning-, ecc.), i cJIWii hanno slud r~<to e::::senzia l men te la penetl'azinne 11ei bei'SHgl i a ni rnati. l•:ssi di cono che b1so~na considerare il curpo umano siccome un v11 o chiuso r1 p ·eno di l rqu 1Jo; quando il proietto l o allraver!:'a rl liqUidO incompi'essihiiC:l e,;c,·cila una pressione sulk• parl•li del vaso nel qrrale é contenuto, le qual i, quundo non hanno r Psistenza sullìciente pèl' r esister e a questa pi·es.5iOile, si r omrono o si derorrnano e si ha cusi come uu t:lffelto ùi !'COppio, c iué l'u1ione esplosi va. A r·ipt'Ll\'8 ùi questa teoria si cita l'e!'ptwio•nztl dr tu·o esegtnla conLI·o un c ranio) pieno ed uno YU0to; nel !Jrimo ca,.;o )',..ffello esplosi\'O ~ manire"lo, 11el secondo 11 nn e,.;iste. Dunque, si Jice, e al contenuto irnbt> mlo di lirplido rlel Ct'AIIio elle ~i deve l'elft'llo d! pr·odurr e lesrnr11 fuor·i del CIIHl:lle aperto da l p1·oietto. Cou numet·ose nllre e:;per·ienze (le pill inleressa 11t1 SOIIO quelle del K oche r·) ,:a cer ca di co nvt~lidare questa LPO!'ia . Il Casc111o elice eire essa ~~ contt·aria ai principti òi m eccauica, e che le 1:~p~ rir~nze elle vorreubei'O sutfraf!o rla , C\mvinconP a prtma vista se esaminale super fi cialrnP-nle, ma nun t'C~!!"no ad 1111 l'igoro!i'O e:<u me scieutirico. La sua ci·itica si può cosi ureYemente riassu n1t:lre:
s. .
CBIROilGICA.
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e
l'Non vero che i liquidi siano incom pre >sibi li . Ciò è stato dimostralo sin dal 1761 da numet·osi fisi ci (Canton, Per kins, Oersled, Despretz, Gr~ ss i, ecc ) ed oggi non vi pos sono pii! essere dubbi in pr opostlo. I l Gr assi trovò che Il coefficien te di compr essibilità dell'acqua a 0 ° è 0,000053. Il Pasca! slabil'l il segu en te pt•incipio : <• I liquidi trasm ettono "'gualmf!ntc• in tutti i sensi una pressione eser citala in un punto qualunfJue della l oro massa. " Ques to pr i11cipio é fon· dato sulla compressibilità cl ei liquidi , le cui molecole mol to mobili tendono ad allontanarsi con lanla mal!giore for·za quanto piu sono state ra vvicinate dalla compres;,ione. Se il liqutdo non rosse co m p re ~sibile ed elal'tico la pressione non si potrèbbe trasmettere . Dunque, dir·e che l 'incom pr essibilila dei li!Jui•Ji è la causa pet• cui si tt·asmette la pression e idro · !l-lalica è contrario alla scienza, anzi per ché la della presStOIIe si trasmetta è nE>-ce~sari o ammelter c che i liquidi sono {!O m p re~~ ibili.
2• l fenllmeni esplosi vi nella prnetr·azione non avvengoao soltanto nei corpi r ipieni di lir1uido, od umidi , o sempl icemente imbevuti di liquido. Essi si riscontrano benis:> imo in tutti i corpi soli li ed asciutti ( ossa secche, pietre, legni, lamiei e, lastre di vetN, ecc.), anzi in fJUesti corpi detl.i reno meu i sono ancora più intensi che in quelli. E nei cor pi a:s,~iutli non può e!;servi , evhlt.mlemenle, una pressione idrostAt ica. Per spì e~a re fJUesto fenomeno il K ocher ammi~e lapressione ed e11plosione secca, per cu i il pr oietto nell'alto di percuoter e il bersaglio, subisce un tempo di ar1•esto (?) e cosi l'i Pl'tE'r cila una scossa che é appunto l' azione esplosiva. Ciò nnn è conform e al vero, perchè il proietto nell'ur·Lo subisce un rall en tamen to istantaneo non un arresto. Ed in ogni caso nn n si può cerl!lmente ~te nerar·e una press·o ne idrostatica <) uando non esi ste liquido dr sorta ; eppure l'effetto esplosivo si ha egualmente. 3• La pressione idrostatica non spiega il fenomen o espio· Si\'O neanche in tutti i cor·pi umidi. Infatti ques to fenomeno cile i· intenso. ad esempio, nell' intesttno pieno e nei vasi sanguigni, è quasi nullo nei muscoli, nei quali esso vario eolla direzion e del proietto rispetto a quella dei l'asci muscol ari. Questa diversità rli elfelli è inesplicabile colla pr essione idroslò ti ca. N è l'elasticità. di\Ila sostan za (che secondo alcuni dovr ebbe venire in aiuto 1lella pressione idr aul ica) basta a
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RIVI STA
spiegare i Jiffer·•·1 1ti fenomeni, pel'chè la dilfer·cnr.a di eiastic1ta tra i muscoli e g-li iutP.stini, al esempio, non è g ran de , t>ppurtl è g r tHl.le la diff,~ r·t•ftZ8 del fe nom eno esplosivo uei due c a ~ i. An zi \' intestino e i vasi sanguig ni che, ;;ono più elastici dei muscol i, dovrebhe1·o subir·e un effetto espl osivo m inor e ed invece avvi•' ne il contrario. 4.• Il consi•l<'ra r e il corpo umano come un va;.;o chiuso ri pieno di liquido per SJ•i~> gHt'~' l'azione esplosiva nella perw · trAzione è con tr·ar io alla real l<i, per·cltè iJ corpo umano non è nè chiuso, nù ripieno di lif!uido. Dopo 11 umerose a l tre con:::icl erAzi on i eh e il Casei no fa pei' di mostr·are l' in atlendibililtì dcii n kori!l della pr es;.;ione irlrol'< tatica e per· dare ai r·i sultali sperim entllli la loro spi~>gazione puram ente scie ntifi ca, cosi egli conchiude : u Ci semhra d• aver chia rtlln e nll~ dimO!'l1'8lO che la teo ria della p1·essione idt·oslalica - fondata !'Il \ principio dt• ll'in co mpn~ss i b il il~i ùei liquidi - i• in sufficiente 1t spiega r J i r. . no rneni espl o::i vi nr lla penetrazione dei vari t)l'~ani e tessuti umani come dei ''ari m ezzi r·esislenlì. A ()Uesla in !'uftke nza s i re r·ea di suppl i re ri cor r·f• ndo all'esplosione S•'cca, all'elasti citu drì cor pi, alfa percossa teasver·sale, ecc.. appog~ranolosi spesso a falli contr~ri ai pr rnci pii della tìsìca, tlella m ecca mca e della l>a\islìca, e casca ndo in un c-ircol o vizioso ed in contradd izio ni, per cui a ciaseun Ca!'n bi>-o,!.!ne i'Cbbe da re una spiegazione s peCII'Ile, e que!'t e sp i e~;azìon i sono il piÙ! delle volle in opposizione i'J>u di loro ed in opposizione co l i::~ teor·ia ori gr uàt'J9. Razionalmen Le l'azione esrl o~ iv a n0n può esf<er e, in ogni caso, che l' e fl ~> llo di una medesi ma causa. QuC's l 'effeLlo è pii1 o mt•r10 iuten so a sec.onùa dt•lle cir costanze di fatto di pende nti da l proietto del ber·sefrlio, ma esso deve s~>g-u ir·e sPmpre le m~~ tlesime ll:';:tgi fi siche. Non si può ammettere che queste l ep-g ì cambino caso per caso, che quando un f enomeno è incomprensibile si cer·chi di spiegarlo emellendo nuove teorie e nuove ipotesi c he, !ungi da ll' essr r~ d inws~rabili e dall'avere una base scien l ifìca sono spesso contraddi ttorie o. T eoria delle l'ibrazit n i. - I l CMci no comincia da l pr emelt~ re a l c un ~ n01.ioni tli fi sica (~u l l'flrus li f'a, su lle leg"gi dei movimenti vibr·aLori, sulla st r·ullura, eiAl"lici la, dultililà, fragil ita dei corpi, f'ull a loro r·esistenza alla l'Ottura, l;ull ' Ul·lo dei cor pi sol irli e su::!li allrilt) indispensalJil i a ben f·Om pr ende re la nuoYa teoria ; ed !'~li di ce che le •• nzioni ~ le lt>~gi Jisiche r iportate sono intOI'AmPnle applicahilr al fenomeno
CIIIHURO!C t\
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Mila p~nelrM.ione, gu!dano a lla rh:er cn delle ca use cl11' ~p ie a:hino scienlifìcamenle l'azione m eccan ica dei pruielli e ci re n.lono quindi ra ~ione de ;.ti i effelli esplosi vi. L~> nsc•lla1.ioni delle molecole clei corpi, quando sono n1olto r• ·cole e mollo rapide . si chismnno oiura.zioni. Esse non pos'"0110 manifl'Sll.ll'si che n1' Ì co t·pi (•la~ li c i. Nei cor·pi SIJiidi la el~.::ti.·ilà può sviluppar s i per flessione, pel' compl'essiont- e l!! u~ione e {'('r lOt'!'ionc. \'i sono dunque tre manip r e di fat• \' l.rare q••P;;La specie di corpi, cd es~• pos~ono dat·e vi brazioni p~>r ti•'S"Ione o ,·ibt·azionl lt·asversali, vibrazioni per compt·es::-inne e tensioni o vibrnzioni \ o n~Jludinali e vibrazioni pet· tar · !'iOH•' o v•ht'87.ioni r olanli. Le vibrazioni di ciascuna specie~ !len•'rano diverse specie di o nole : inc1denli, r ifles>'e e t•ifralte. l e ros1zioni di riposo dPile m olecole di un cor po vibl'anle si d•conn po!'izioni no1ali. Il centro di una pal'le nbrante chiama:>t 'e n tre cii vibra1.ione. l e vibrn1.ioni si propn)!ano a òis tanzn colla 'elocità ùel suono nel meno vibra n\~ Lo mole· rt~le non ~i lra,..portauo coll'onda rnn io la pr·e:::sione elle !'i propfl!!a. l.e ,\iYer;;e vibrazioni cOt>l'i~tono sen1.a modifkars•, ~->con 10 nn prindpio ciel St!ruoulh. Tu l te le voli~ che un ror·po è urlato, le sue molecole ''!brano. Al lt·e modi di ~vllupparsi dt!ll elasltrilé rlf'i rf'I'J'Ì cnrr·ispondono A!tretlanle rcsi"lenze alla r o llu r!l. Powc ia l' nul<we !'ludia i tre moti del proietto (lrasltninne, rotazione, conico) e fornisce una Lahella tli dali relaliYi ni due Ml"lri f'uc ih Moà 10-R7 e Mod !ll per spit>gare lA magt,;iore P"nell·ozione della pallottola 9 1 e il fallo cbe la differenza fra le du•• penetrazioni é tanto maggiore quanto piu grandi" é la d1!'ltt nza . P al"sa quindi a l"ludinro le oiura ;irmi nel uer.<~aglro, e dim••stra che, pet· eff>'liO de• due moli di tral"lazione t• rotazione eli c ui il proiello f> animato, si de,•ono produt·re numerosi urti i;:tanlanei della superficie ester na del pt·oiello coiiP m olecole Jel bersa~lio e dello mc,lecole fra di lor o, per cui si l1a nno nume•·osi centri vibt•ttlori ; da questi parlo no vibrazioni tanto l" u!.!iludinali che trasver sali e rotanli, che aLLt·ave• so al mezzo r ,;:,;::tenlo propagano a dista nza le varte pressioni prodotte; E-ntra no in gioco le Ire specie di elac;ticilà e le cot·rispondenli lt·-; ;::pPcie di rollur·a del mezzo, e si svrluppano l'atlrilo ùi slrt;,cio P quel lo di rotolumento. Studiati separalamenl~ i singoli fenomeni, cosi li riapiloga: « l l p1·oiello animalo da due grandi fnt•ze vi,• e (lra:ola1.ione e rotazione) per.::uote violente-
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RIV1$TA
mente il ber·saglio e tanto piu violentemente fJUanto maggior; SI)IIO le sue fui'Ze vive e la resisten za tlel mezzo ; u n CD naie s i apre, l e molecole del cor po acfJuis tano m ovim~nt1 vi br·atori m ollo intensi e r·apidissi 1ni, per cui le pressioni sono trasmesse is tantane61llenle a distanza dal canale, e la pr·opagazi one avviene per rompr essioue. ,.er flessi one e per· lor«ione; s generano ond e incidenti, onde r·i tlesse eu onde rifratte, onde l ongitudinali, tr·asversal1, rotanti, dr var ia ampiezza , rh varia lun gl•ezza, di vttria veloci tà, e queste o11Je !". i 11con trano, s i int~rseca n o, si so mmano, si solll'a)!go no, si urtano; in questo turbinio di m uvim enli vibratori alc.une mol ecole r imangono i n ri poso - qudl e che si trovano nelle re~ion i nodali ; tut te l e pr opr ietà della mater ia hanno intlu('nza rlirelta sul fenomeno, e le le;.rg:i della m ecca nica P. della fisica tr ovano la l oro 11pplicazione; si producono lesioni Iii do ve il lAvor o mecca11 ico c.li questi movi men ti ,·ince l a resistenza elasl 1ca e la r esistenza alla r ottura del mt•zzo, e le lesioni si r·i scOIJtranonell e posizioni noduli , come for·se nei ventri , u ~ ll e superfi ci o linee secondo cui l e varie onde si urtano, e nelle di r ezioni !>econdo cui il cor·po pr·<:>senta minore r csis tPnza. E.!Jetli delle viura.;ioni. - I ~as ed i l iq uidi non ser•vono eh~ come tr a!òmellitor i, co me vt>ict•l i dei m oli vibr·alori, e la modifì cazione rnolecolare, c he Ps~ i per·c1ò subiscono, non ha allr o <> ft't-tto che di comunicare le ,·u rie vibraz1oni alle par·et i Jel r ecipiente in c ui sono con tenu ti. Le vibr·azioni si pr opagRno nell'aria colla veloci lit di 3;l:l m. al m inuto secondo ('·elocila del suono}, nel l'ac(jua a 15° (in u11a massa illimitata) colla vel t•cita di J.'t37 m. al m 1nuto secondo, nei solid i, pr endend o per· uu i là la velocità del >' UO II O uell'uritt, es!òa ,·a da i 1ft nel lo· !:;ta ll'no (m. ~·i-!l7,5) a 16 '/ , nel veL J'O, ferro, acciaio (m. 5518). La di ver·sa veloci con eu i a v v iene la pro p11 ~azi one dc Ila pr essione spil•ga benissimo la dtiTer·enza del fenomeno esplosivo nel cranio vuo to (con tenente arit~) nel cranio pieno (cnnlen~ nte !òOSL:mze liquidP ed umide) ed in un cor po asciutto 9 dur-o come le ossa secche ed il vetro. L e defoJ'mazioui no n sono da att ri buirsi sollauto Il ila ,·eloci tò di pr opagazione delle onde di pressione ma anch e all'ampiezza di queste n nde. La tripli<:r f, )r'mazion<' dell e vibrazi oni dett> r·m i na la tr·iplice dim ensione M lle scl>rp-g.-· e degl i al tri framm en ti : altezza, l ar·glrezza , spessor e. 1\nalof.!'he considera zioni si possouo far·e per· le ,l il'ezioni del le r~~s ure, le quali c.l1pe nc.lono dal le dir ezioni de ll o~ lr•• speci e di vib t·azioni.
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CHIRURGICA
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Azione meccanica del proietto. - L'autore decompone l'azione del proietto nella penelrazion e in tre azioni paragonabili: ad un mar tello che percuote vi olenlemP.nte la superficie del m ezzo l'esistente, produce uno schiacciamento ed ori l{ina le vibrazioni longiludinali, nella di1·ezione del moto; ad un I'Uneo clte, spinto da una rorza i stantanea , si addentra tra le lll O I~cole del mezzo, e si 11pre un varco atti·averso ad r~sse, ~rn s La nclole e comprimendole in direzione n01'male alla suo superfici e e pr·o.tuce le \'ibr11zi0n i trasversal i; ad un trapan o che mta I'apidissimamente allorno al suo asse, che facilita la penet1·azione e che produce n elle molecole del cor po una torsione, lA qual e genera le vibrazioni rotanti. Quinrli al tempo il'tesso il pr·oietlo fa tla martr llo, da cun eo e da trapAno. e le tre azioni non si possono ~compa g narr. Prnpagazione delle J>T'Pssioni. - L 'R ulnre rli cP. non P.!':<P.re t• solto parai!0081'e l'azi one ec:pl osi va dei pr oietti nella penelrazione a quella di una mina che scoppia nell'inter no del COI'P''• IJerché in questo caso la propagl'lzione della pr essione avviene pt>r mezzo dei gas s'"i lnppali dall'esplm:ion e, epperciò !:o lo pt>I' r ompr essione; mentre nella prnetrRzi OIJe la propagazione av,·iene in tu lli e tr e i modi: per co mpr·essio n~, per fl essione P. per tor sione. perché i mezzi allraverso i quali avviP.ne la propagazione sono lauto g Azosi, che l iquid i e r;;olidi. Seguouo num er osi esempi p1·atici che cadono fret'juenteml:ln le solto i no;;tri occhi e che dim ostr•ano come le onde si propap-ano, la grande facilità con cui avviene la propa·::razione, e come te vib1·azion 1 pos~ono produrre fenomeni di rottur·a. A r i gua r do dei quali fenomeni bast a r i<·orda re il caso di un t~ rremoln, nel qual e le onde, dett e si ~m ic he in brevi ~s i mi i!'ta11ti percoJTrono centinaia di chilometri e producono immense r o vinP. Il capitano CRscino conch iucle clicendo che il n0me di a..ione r·.<tdosira J irlro~talica cleve ceJer e il posto a quello di ÀZIONF: 01 PRil PAG AZlr>NE, alla quale devl'no e:o!'et•e rivolti i futuri esper imenti ed i futuri studi per bene spie)!are l'azione meccAnica dei pr oietti nl:'lla peneli'azione. De.formnzionc dei proiPlti. - L'autore Hpplicfl la sua tt>oril'l alla derormazione dei proietti e dimostra che nel p roi~>llo le par ticelle vibrano anolo~a m e nte a f[Uelle clel bersaglio. Al momento dell'urlo il pr oietto - per effetto della r esist.enza istantanea che incontr a lun go la sua tr aiell<;ria - è sog,::retto ad uno schiacciameoto, ad una fl essione e ad una toJ·"iono.
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RI VISTA GIIIRORG ICA
Studia pose i a la d t' lormahililit cl ei ('l'nielli di picc·c•lo ca l ihrfl incamiciali iu cnnfronlo a quella dr>i proiPlli di calibro ma~ giore senza incamil.:ialura. L a ::;pconda pa1to Jel l!bro ciel cnpilano CMdno si chiude con bre \'i con;; id.-r azioni f';ul r ,.treno del calot·l' ne Ila per! <-1r az i" ne. Secondo l'aulnre la leoria d··lle vibrazioni ,·. appl icabile. in li1tlo <1d in pH!'le. ad ogni raso in l'Ili un co rpo quAIIIIIIIIle rSO!!!!•' llo aiJ';lzi" nc di una 1'0rza i:"lanllliiC<J . ' F111• •ra HS><ai incon1plete so ••o le nnl izie clw si hanno sulle• \ ibrazi on i di' Ile mc ~ le cole cl.-• i cnrpi. e l'autor e ha dovuln lilnitarsi 11 rla1·e una di lllO f' lrazionP o nwglin 111111 spi•';.:a7.ione meccn nica del fo! II()ITICOI), fH'end encin per hl'l><P dr l SI IO 1'8;!ÌtHH)rnenlo n ku n i p1·i nei plÌ scie ul i fi ci. È da !=<pera r e che n UO \ ' J !"lurli porlino nuo\·a luce a q11esta. leorin . Il :;1111ln CII-' Hllbinmo d~:~ lo, )'et· quantç, fedele, non puo dare elle u• •a i.l cu s•nmnaria tiPIII:l l r·onu dPIIe vibrRzioni, e]'percif• Ìtl\'i liHIDO COlO!'() cJue oiC!'idt> rfi!",<HO ll)'profond i r•e J'argonwnlo e r i!'olvPr t> i rlubbr c he pole$'f';E\ro na$'cer·e riRII» lettura di qut>~to sunlo a leggere i l lihro del rApitArw CA!;;cino .
.
1-tiVISTA Ul OCUI.ISTICA • Dlfftooltà nella diagnosi d ella parallal generale al suo Inizio; lmrortanza del sintomi oculari. - (J ou rnal de m i>d. t:l (l e chi,.ury. pratiquc,
JoFFR0 Y. -
Clill . !) , I !{!J7).
Il pro {·. Jnlfro.v nel pre,;..-nlare un amma lalo, d t>~•·nle nel nlllllicomio ( A~ i ~~~ Sn•nt<· ·Anrw) .la I l· anni, ;•r •>nd (' OCCASione pt'r in ~ i ~le re ;. ulle diiTicolla d•agnosliche eH IR 1arali~i ge net'a l e al !'<ttn inizio fl ~ u lla impor tanza dei si nlorni oculAri. E ~!l l r icnrola c he in questa malatti A, c·omP in fl ll t' IIA di Parkinson ed in altr e l l6Vl'Ofllllie la dta;tnO!=<Ì e faf•ile fin dall tt pr ima visita d ~> l l' i nfermo , quando si ha unii si11d r ome cnm J•Iel a; •JUandol invere es i~l e llll sol sinlumn, !"pesso m tll d•··
RIVISTA Dl OCU LISTIOA.
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fìnih), le diftir.oltà pO"'ì"onn P-ssere i 11!-;0rmontabili. Cnnfe1•m a il ~uo a;;!>et•lc) con vari esempi di m aln Llia di Parkin;:on, d i pat•uli!>i labhio·p;l os<>o-faeingna, di ra r Al.isi gener-ale; anzi a proposito rli quesl'uiLi ma fa vedt• t·e c ome non di r ado se ne faccia la diagno;:i cln ;:inlnmi transitori dovuti A >'pecia li condiziwli de lramm ~<l;1lo. CMi. ad ~;:e m pio. ne;:.d'i 11divi dui arfl'lti da alconlismo in se;:..(uitn ad ecce..:!<i insMgono il tremolio d<'ll:r~ li O!!IIH, M Ile la h bra, dell e ma ni, la d i flicn llR noLP.vole nel parln1·r. quakhe voli n ~~~ disnguaglia11za delle pupil le P.d llrt 'certo wado rli Agitaziollr~ maniiH'A. Or hc•ne in hn:::e 8. questi fall i si crede eli potet• fo r mulare ·11 nn clia!!nm:i re i'l<~ eli pnrali c:i ~eue1·ak e.l i nvece basta attende1·e qualche giol'nO per veth•r a !;[lRI'ire tutti i sint o m i indic ... l i e l a cliu::r11o;:i sfumare. Altre volte si i ndctLli a fnrmuhu•~ la stessa diagnosi in Rlcnni inrhvidui con disturb i m t:ll lali. prr·va.l entemenle con irlel' ipocontlri oche; ed é JH'Oprio in qnesti ca;:i che bi!;o~na. por m rutl' al sinLOlll8, cui l'A. dii molla impot·ta nza pet· la clia~no::<i pt·ccor:P. dt.>lla pnr alisi g-ener·ale. QuesiA infntti r arnmente colpisce l"enzll nrl'ecai·e crr ti di!'lud,i oculnd cat·ntterisl i ci. che posRono r•ur r isconlr arsi rw;:di akoolisti, ma nei quali spArisc·ono in !'l'f!U ilo ad 1111n a:::tinell:t."' più o meno r r olu n)!aln. D essi cr,n!'i!':lOrH) nella di su~llflg-lra m:a delle pupi lle, ns!':ociata a midriAsi od A minsi. nell'abolizion e dPI rill es~o lumnto<>n, in quellR rlrl rill e;;so nrcomodntivo - cico(', rJ .. Jia facoltà che ha la rupillR di contJ·arsi nella vis i on~ deg-li oggetti r nvvicinati. Nella ta be pure ;;pesl"o é nbolilo ilJ•i fl l"l"!;O luminoso, m entre pP t·:::i;:t e •t uello dell'acc'lm0dRzionP.; l'd é app1Jn lo rtue~lo rontrastn l 1'n i rlu e t'ifll's;:i, che vA sotto il nrm11· d i seg n o di A r ri!/11 -Roberlson M a nel ln paralisi ç;~ ner l'!le per· lo ccm tra1·io quasi sempt· e i rtu.~ 1·illessi sono con l c mpo ran ~>llm P nlc> Aholili (' l'nmmnlt~ I O, !n vrtnto H p;11 ar ,IHI'I' un o:;rg~ttn l 'Avv J cin<~ln, •iopo avPr lo g-uar. lt~to da lontano. addamo3lra IH imm0bilità della pupilla. Dun1fue in og-ni caso, in cui !;i so;;pe.Lla la p>irali,-i generale. ~ono dn l'iccrcarsi i Ire sintnmi oc;u lari indicati, r icorrlanùo che i muscoli eslr ius<>ci dell'occh io sono eccezionnlmenle c·olpil i (percic) la ptosi è rara l e che la :::tessA r etina funziona rel!olllrmen te ~ l'ueutezza visi va è consei·vFtta. LA !•r ecoci\.8 t~ei tre sintomi S0111'ace nnal• é caralleri slica nella mt\lAllia in llisco i'~o. e se 'luesli fosser o stali ricer cati nell'am malalo, eh~ fcmnn il so<,r~ello della lezione clinica dell'A.,
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RIVI STA
forse non ~i sarebbe messa inn anzi, come ~i fece, la diagno;:i di paralisi generale in al"pellnliva. L'A. dimostra poi come nel suo malato si avt>ssero altre parti colarit.a notevoli dal punto di vi i'la dello slato mentale, tan to da furio cl!lssifìcare fin dalla giovAn'l età nella calegoria dt• gli alienati. f'. IJ. A. TaousSEAU. - Le oomplloazlonl ooularl del morbiDo. (Jou rnal de mèd. et de chirurg. pratù1ue, ral1. 9, 1RHi). Tt·a le febbt•i erullivt! f. il mOI'billo quf'llo. ch e o::o lpiscl' con maggiore freque11za e l in!Pnsilà l'organo olelia visla, dan do luogo a gt•avi accidenti. L'A. non teme di alferm at·e che, ~e clur·anl<' il decrit·so del morbillo l'occhio è rigot·osa menle ;:orvegliato: s11 la mo•tvnna irt·ttnione viene !!i udiziosamenle comhallula, può evilHr::i quats1asi triste consel!ut>nza. Il morbillo colpi~"ce l'occhio in lulli i periodi del suo rlecot·sn, e se lo t•ispa rmia t•elHli vamentr1 nel peri od n erutti vo, lo rolrisce più gr ;wemenl•' durante In convll le;:cellza . Ammalano di preferP.nza le parti e;:lerne (pAipPbre. congiunl i va, cornea), IJUCIIP. che sono più facilmt•nln e~p l o r·Abdi; pt>r eccezione sono colpite le parti intern e e l'A.' nellA ;:;ua pr11lica alla clinica dei Quinz<'· \'in gl"i 11011 hn mn i o~Re t'\"f'l l o r elinr li o cort~idil i , rifc rihili al ;:;olo rnnrbilll). N el peri odo d'inrasion'' re«lfl colpitR lA :;oil'l cont!innlivn, comP le o l ~rf! mucMe; si ha la currjlillnlivite ~emplic .. , o f!Uella catarrale, Anrhe muco-purulen la. È della maR~imu irnpOI"lanza il cornha tto •t·e fin doll'inizio la contrinnlivile mot·· biliosa, foRse anclr e legg-ern; e cio ~ia prt·che lù fo t•mu P'l' benigna in appat'•'nzA può rApidamente A!"RIImere un clec.:c'r~o gra\"e; sia per·chi', !"econrlo la convinzione dc·II'A ., la ma;.q::-i,)r pArte dei !'CI' i rlislul'bi, t:he in,.OJ'gono nel per·inolo di slHlO dPI mor'billo 1' nell A ronvalp;:cenza, ~o no l'lppllrllo dovuti alla p1·opn !!R7.ione del pi'Oce;:;so in l'el li v o illiZII'IIe ai cnl -di- sacl' h i pn l rw br·nli ed aiiH cMnea. Quindi l utt i ;tli ~rorz.i rir•l rn edi ro debbono es;:;f'r'e t•ivolti aol assicur ar e i'MCr>'<ifl deiiH ron g iun· t r,·i te. 1.' A. con;:;iglin all'uopo le lavande ron '<nluzione tie pida di acido bori<:o (4 per 11)0) nei rnsi 1li ;:elttplice iperPrniA; quelle con s<~luzinne di cianuro di m er curio (0,10 per ·IOùO) n ei cn • i d i scolo catn r'raiP, a Ile rpta i i ~"Ì po~;:;ono a::rgtun ~e re le pen n~llfl~ion i quolid i!:l ne con !'oluzimw d i nil rnlo di arp:1•n lo ("! per IIJO•. 'JIIIIIl•IO si l'ilen'l la pre~enzn del muco·pus.
DI OCU LISTICA
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~~gli altri periodi del m orhillo la congiunlivJle puo eternarsi, S•! non fu vinta fin dal principiO; può pur diven Lar·e purulenla, massime se esiste nel malato od in sua vi c inanza uno sorgente d'inrezione Il r ossore, l'edema intenso deliA palpebre. 1\ color ver daslro rlel pus fanno facilmente ricoOO$Cere q11esta grave complicAzione, per la quale occor·re, secondo l'A., molliplics r e i Java ~gi anli!'eltici c far•e u ru\ od nnche diii' volle al giorno I n cou .. licAzioni con soluzioni di nitrato Ili argento (2 - 2 1/ , per 100). Può anche avet·si la con~iunlivile flillenu\are, sopl'allulln frer1uen1e nella con val<>scenza ; può aversi parimenti la bi efar• le eritemetosa, che, n o o vinta, div~>rrà pio tardi el·zcmatosa ed anch~ ulc c r osa P erciò l'A. consiglia di flpplicar·c sulle palpebre nppena a rro~!'ale rompresse di colone idrotìlo bagnate nella so luzione bor ica tiepi!la giù menzionata (mattina e sera per un venti minuti); che se poi i mar;::ini palpebr·ali sono mollo it·r·itali, si applicher anno sugli occlri, durantr la notte , cataplasmi di fecola. Anche complica.zioni da pot•Lo della cor nea poss•mn inf'or·~Pre duranle i vari peri orlr del morbillo; ma I'JUP!'Ie sono prù comuni n~lla conval<>scenzo. È durante 1>1 con.ralescen;a che i disturbi oculari rall:;iun~'"'" il mol""imo .-li f•·eqnPnza e d'inl o-:n!'ilà. La forme di •:on~mntivite più comune è la Oille~tulare, per· la quale biso~rr a insi lere s u i IRvaggi borici P sull'uso di una pomata •li vo;;1•1ina e di ossido grallo dr mercur·io (0,15 deliA seconda in ;) ~~·. della prima). A u che la forma dil1erica può irrsorgcre con la ctisgraziata conseguenza dello necrosi della corn•·l'l. L'A. Co11sigha di aste n e r si, com'è pr·ecelto, da qualsiosi causticazione e d'insisle t'e solo sulle In va nde fenica l (! e r esor· cinate (0,50 per 100). Possono pur r iuscire giovevoli leini<'zioni di l"iero, massime se si confePme la presenza del vero bnnrJio di Loeffler. Alle v o lle è In conj!iunlivite pseudr)-membrano«R, eire com plica il m o rbilln: congiuntivite con essuclt~tn "Upel'fìciale, fRcilmeole a sror·tabile. accompagnata da moderato. edrma delle palpebre e che si vince con i<' lavanriP entrseLtiche, R'5lt!nendosi da qualsiasi trallamenlo ir·rill'lti vo. Da porte delle pal pebre l e complicazioni, che si osser vano nella convalescenza del m or·bi llo, sono le blefar iti oczernAlose, q:Jelle ulcerose con caduta del le ci~lia, i piccoli nsces~i Alln base dei rollicoli. Valgo:lO per e~se i cataplasmi d i l'ecnla nelle notte, le compr esse bagnalt• in soluzione boricll, l e lo-
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RIVISTA
vHnole di cian111'o .li merru1·io. come pncfllrzi è slalo irulicalo. N" Il P fOI'Ille torpide Clf'PIIl'~ f'Pr com pleln re l11 f!IIRI'i~ione di unn blt>fArrlP in via di llliglioramenlo I"A . Ita lrovalo utile l'u>-n c!t•llll pornlllA di OS!<ÌriO 1'0!<~0 dr mPr,·uriO e \'ll"'"linll (0.115 H 0.10 SU 5) . !'lli<!JiHndn p•·I'O (•r imA 111 l olle rfllli'8 dPIrindivuluo con l"lldopernre rn principio !<nlfl vusl'linll sl•>rili!.ZillH e pni va'-'elinn ed O!'Sido di zinco (0. 10 - 0,:20 per 5 di vns(')ina) ed inlin3 lr~ pomata !<uddt•tlll. I.R che rnt•l e !liltPnulnre è pur fr<>rJirenlf' e si cum cnrn t:l la co1r ~i unti vile dello sle"sO nome. l'e1· le clrer11 tili su per!ìciali ~iuvmw le compres"t:l cAlde e la i::;trllazione dell'atropina; pPr l·· ulrr• l'azi .. ni e g-li a•ct•ssi olellfl cornea- sn,.:pelltobili ,.:emp1·e quando esiste vi• •l eli ta fotofobia - com presse ca l .lP ha:.:-n11 te ru·lla soluzinnr l•cwica, ln,·al!f!i di cianuro di m<'r cmio, instrllazioni d1 sAiicilato di est>rina (O 0:1 in f> dr Ac:rrun distillal-i e sterilizzalA); per r ipopio puntura di· Ila corneu ed in~lill11zin n e di el<erinll. I l pratico non rltwe poi dirnt>nlic•ar·r che il 11'H)I'billo, dopo la l'IlA cornplcla ~·•nrig-in n e, gode del ll'iste prh·ile~io di fa ,·orire lo svilupp0 delle malau ie dell"occhio e le lnr o reeiolivr, cr·eando in quA,..lr ca~i una ve1'a precli~posizione ed a~gr·a nlndo notevolm"lllf' le aiTezion i ncul~ni t•Si"len Li p1•i ma del ,.:un !'viluppo.
:\n:L - L'ambliopia almpatloa. - (J<mrnal de mM. el de chiru r {l. pr(l/ittrte, Cflh. N. 1:1, tR!'l7).
i·: 111111 formA di oflal111ia >-impAliCR, poco coliosciula, su lla qu~ole
L\. ric'•inmll l'Attenzione dt~i prAtrci. l lrnllnli piir cornpleti ammettono d11e formt• di oflnlmia !<ÌillpAiirfl !>enza c·onle!>lAZÌOIIe Alcuna; l' iridocic]ile, più fr•el(ll<'llle; la 11evrile nll oc», mollo più rorA. L'una e l'Altra sono c·onscculivc: a fPrite perforanlr dell'occhio, mao;:!"ime se con perm••nerrza di un corpo st raniero; no•llo pri ma l"ull'ozione simpatica d'or dinarin comincia 1-2 m e!"i dnpo il sofiel·to tr·aulllAt snro e r·appr esen la la fornw più mali~na; la seconda in,·er·e pu r· non aven•lo lo steSf'O :zrado dr gravezza, mo!>lra gr'Anole tendenza nl l11 perdila compl eta della vi !> la. Ora f;econdo l'A. e;;:i:::te una ler·za for·ma di oftt~lmra silllpalrc~'· intr avista e st>~ naltll8 dR lernp(), ma lascinla da~ ! i aulor·i lll'll"oblin perdtè ne olifl ida no, cnme diffidano di allr e forme
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DI OCULISTICA
' ~irnpatiche oflalmiche più probtematiche; è l'ambliopia s impalica, <"11e ~i svii uppa senza segui oftalmo!;copic•. Oe5sa può originarsi sei mesi o più dopo un lraumati smo •lelrocchio. L'ammalalo in principio non soll're, che oscurll•nenli passeggeri della vi sta, ma~sime applicandosi a qualche lavOI·o; l'esame clinico nullfl rivela in questo periodo iniziale e perciò si-sospe tta con facdilit la &imulazit)l)e. Ma i di~turbi pe1·sislono; l' i ndivi.luo ri corre al m ed ico pt·rcl1e non può la v o r a r è, come per lo passato; soffre di pr . s~utezza di testa, di dolo1·i frontali e tempo•·ali. ln questo periodo l'esame funzio nai~ ùimo;tra liP. ve riduzione ùdll' A . V. e del C. V. Si consiglia il riposo e questi di~lur·bi poss<. no migliorare, senza otlP. n er si la guar1gione. Che anzi ora più p1·esto, ora p·ù tardi, d •>po altcrnat1ve di miglioramento e di p eg~ioramenlo, l'A. V. scende fino a 5/ 36 e! anche a 3/ 60 ; qualch~ volta l'ammalato non può conl&l'e le dita della ma110, che aJ un metro di dis tanza ed anche meno; il \.. V. si · ffill!;l!•a r iSll'eltO, spe:;<SO fi110 a :30° du lutti i lali. Finora non si è ancora avuta l'amauro:::i. All'esame ortal· moscopico può r i:;<co ntrarsi un le12ger grado ùi atr·ofia P di sclerosi ùel ue1·vo ollico, mollo tardi pPrò, uno e qualchf' volladue anni Jopo !'·inizio dei di;;;Lurbi sop•·aindicali . Com13 trallamento ùell'amblio(Jia !'itnpatica, non pare che l'enuc!eazione dell'occhio, che ha subito illraumatismo, abbia etfello bene apprezzabile; secondo l 'A., in lutti i per·iv di dell'atfe7.ione si ha uu certo miglioramento con l'uso delle frizioni mr~ rcuriali, adope •·ando pure gli occhiali oscu1·i. L'affezione in discorso ha grande importanza sotto il punto di vista ddla responsabilità in seguito ad accidenti sopravvenuti nel lavoro. Oessa, a differenza delle fo1·me classiche dell'ortulmia !'impalica, appa1·e lardivamente, meno anno e più dopn il traumatismo patito. I l perito, che non ha pr esente 'lllt!sta ci r cos tanza ; che non pensa al decor·so insidioso della malattia, attraversalo da migriol'atnenti e da peggioramenti per·iodici transitor i ; che non ri~cunrr·a ,;egni obbietti vi be'l manifesti può andare er-ralo nel suo g1udi:r.l(l, giacche, Pl'lma che la mal att ia sia ben manifesla, è h'asccwso un anno e più - quanJo, ci flé, la responsabilità dell'accidente fu gia tla lungo tempo r egola r izzato. L a diagnosi quindi dell'am~llop1a ~impalica, massi ro e al :sn.o inizio, e del la rna:ssi1na Jmpo,·tanza auche dal Ialo rnedico-le gole. Cfj.
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RIVISTA
GAT.EzowSKI. Del raggi Bontgen in ottalmologla per la ac:operta del corpi e•tranel nell'ooohlo. - (Recue il ti'otdi{alrnr>logie, N. 2 1897). È possibile utilizzare la rad iog ra,l1a per scopri re i corpi eSll'nneJ nell'nccllio? È questa la domanda, che fa l'A . dopo i ri sultati o ll t• JJUli da Bouch urùl, F'ourniel', Potain ed . 11ltr·i con l'applicAzion~ clei ra ~gi Ri.i ntgen per la diagnosi delle di ff.:reuti lesioni Je Ila pleura. per l ruella dei deposi li fo!'falici o d'altra natura nelle arlicolazioni , nei muscoli ecc.;· Jopo le esperienze di Hemy e di Contrem oulin per lo studio del sistema arteri oso e venosa (1) . Egli c1·ede poter L'isponJere oJl(•rmaliv amPJite. Finorll si erano avuti r eal i vantaggi nella dia;:nosi d••i co J•pi esll'anei ncll\•cchio per la consecutiva estrazione quando eran" di natu1·a metal lica e quando avendo Altra· Yer:::ato lu cornea c l'i1·ide l'estavnno infissi nel cristallino, nel t:o!'po vJli'Co. nella retina, pu1· lasciando tJ'aspa1·enLi i mf'zzi diottrici nltl'aveJ·suti. All ora la diagnosi era r esa possibile con l'e>'ume oflalmoscopico accoppiato a quello Jei d ist u1·bi funz iona l i. CIJ•' i n (J uanto alla esll'azione dei corpi 111 etl~sim i l'A. nn dal 1881 aveva dim ..s !r ato g l i utili l'isullali ollen uti urlopenlndo SLI'UJuenti calamitali pel' i corpi me· lall id di accioio o di l'erro. Anzi Be1·g:er a Berlino aveva r ipori11LO quaithe fallo ana logo e lo st esso H Lr sclJbei'g aveva adoperalo allo stesso scopo una forte elettro-magnete, ca· pace di ravvi cina r e i e<•t' pi me tall ici dal fondo dell'occhio ai mat•gini della re t•ita; il galvanometro di Thompson ed il magnometeo di Gér&l'd possono esser•~ utilizzati allo stess" e/l'ello. Ma se i cor pi esti'8Hei sono cosi situati nel fondo dell'occhio, da non potPr esser e scoverti; se !"OllO di ta l natuea, pei' cu i la calamita non ha su di essi Alcuna azione - per esempio un palli110 d i piombo, una scheggia di ram e, un pezzeltino di vetr<J? In questi casi la loro estrazione non è po~"'ibiiP, SA non •Juando è s tato rinosciu to con precisione il sito. ove des~ i sono ri1nasl t inflilsi; e sono appunto i casi, in cui la r aclioarnjia può r·endere utdi se1•vizi. ( l) Furono annunciali aii'A ccnrlemia tli merlicinn eli P~rit::i. Gli .~A. !niella vano nei vt~si di 1111 auim3le lioJ uidi coutcncnli cliiTt•renlf polveri in sosttensiùnc è poi IO l'(ltliO!)I'(I{al>tiiiV.
Dl OCULlST l CA.
t\.vel<~ un corpo e;;traneo di
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fer ro o d i a cci aiO, r imasto infi~so nel fondo dell'occhio e cir condato da spandimento sangmgno? No n è po!>sibile pr eris srne la . posizione, anche se i ml'zzi diottrici sono in parte lras par en ti ; eppure per estrado occorrerebb e penpl!·at·e con s t r umenti calamitali attraverso unu incisu r a scleroticea, fAlla Il più possibilmente vicino al posto occupato dallo stesso. Ebbene non vi sono che i r ot!gi Rònlgen , i quali vi possono riprotlurt·e fol ogralìca.menle i l sil•J occ upato dal corpo. Un pallino di piombo - caso frequente durante la stagione della caccia - , una scheggia di ram e sono penetrati ot ll"vcchio, r·iman endo infissi nel cristallino oJ anche piu profondamente? Ma nel primo caso essendo rimaste integre lP membrane intern e dell'occhio, occorrerà !!l più presto procedere alla estrazione della cataratta lraumali cu una al corpo estt·aneo, perchè non si conoscl:l con precisione la situazione di questo. Nel secondo caso !"intervento chirurgico ~·impone anche con maggiore prontezza, onde ~ iano evitate disastrose conse guenze. Ora tanto nell'uno, quanto ne.ll'altro caso la est1·a zione riu!lcit•ebbe f~Jcile, se si potesse conoscere in precedenza la C!"alta situazione del pallino : non cnnoscend·lla, l'opt>ratorc esil a p~·rch é teme di !<poslat•lo soltanto, facend o po1 susse:ruire accidenti flo gistici ::n·avi e per fino il llemmone dell'occhio, l'atrofia del globo, donde la necessi tà della enuclt>!l ZIOOe. L'A. conforta queste sue asserzioni con tre os~er vazio ni cliniche parlicolan, nelle quali trovandosi nelle condizioni sovraesposle o r estò dubbioso ci r ca l 'a llo opel'ativo pe1· la estrazi one del pallino, o vvero dové conLPntursi rlella cura &~peltanle, comballendo soltanto gli accide11li flogistici susse~u•li alla pen etrazione del corpo estraneo. Egli og~i si occu pa dell'applicazio••e dei raggi Rijnlgen per la scoverla dei corpi estraoei nell'occhio ed i ri sultati Olttmuti finora gli p~rrneltOOO di bene sperare per l'avveuit•e. .\nche L ewkowilsch a L ondt•a recentemente ha ratto gli stessi leolllli vi; si è servito però di un m etodo complesso, di di fficile applicazione e spesso con r isultato in certo, adoperando aghi speciali, cl 1e introduce nell'occhio e di cui poi provoca r ombra o r imml\gine, come se fosser o cor pi estranei. L' A.. co n clu d~' spet·ando clH' un giorno si arrivi a far 1•e-
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IIIVISTA
nelt'Bt'e i r a;.!l!i R iinl~en tìno in l'onrlo dell't•cchio per· ùat·e UIHl Ìllllll ti;.!Ìil ~ l"ql!lgt'8rìt;tl d~i COI'pÌ 6Sli'8 111:~Ì, in ~!:'l:'U fJ!:! Il t::lrati. La ùiajrnosi in situ dfti col'pi est rane.i nell'occhio, tanto ne<:essar·ia per la con!'eculiva lnl'o estraziont>, sat'à r esi:l l'acil e a misu ra che la cosL•·uzione dei tubi di CI'OOkt::~:< verr à perfeziona ta; pc'rché, secondo osserva Bt!ll•>i>1L, l u opacità dei dilfet'enli cor pi va diminuendo sia col per·fc·zionamenlo d·•i tubi, ::<ia con la selezioni' nei r agl!i atluflli. CrJ,
LE•·R'' Ncors. Prouoattoo delle ferite peuetrautl dell'ooohio. - (Jourrwl de mrJcl. et de r.hir llr!J l'raliq11 f') . L'A. ha pubblicato rrelln sua le!'i una stHli ~li•'R pt>rsonale nellt'l fer·ile pet·foranli deJI'ncchi0 m ollo inlere;::'Sanl~:~ pet· l'mmarsi un' idt' ll e." alla cir·ca ti prouo!'liro delle medesime, quasi !'empr e consider ale più 1.cravi, che non siano in r ealtil. Su 00 cMi, os,erYRti nella clinica del dott. Fuye ,Ami en!'), 1'.\. nun ha mai ri le"alo la completa restilutio arl inleyrHm della vista; rpteslo r isu ltato è possibile nc•lle ferile cJ,irut·,:riclre. che sono regolari ed asetliclw. ma in quellt• accidentali costituisce l'eccezione. Pel pronostico bisogna .li$linguer e l e semplici puntu re cl alle l'et ile da t~;rlio o contuse. L e pr·irne, se fl!> t>llidre. danno lungo aJ un pr·"no!'Lico più l'nYorevole; le• sPcnnrle in vt•ce, se t·e~t>lari, cicn tt·i zzan" rapidam en tr; se i l'regolat·i, Iran no poca tendenza a l'iunirsi, !'uppnrano pili l'acilrnenlt' e perciò $0110 piu g-ravi. I n gt!rrerale può Jir si, serondo l'A., eire nelle l'er rte poco e!:<le:::e, non cotnplicale possibil e Sjlt' l'tlre un'A. V . ~llpe t·io re ad 1/ , . li pr·or.oslico vAria pnt•e St•cowlo la pat·t.t} lr·sa. L e ferile della cnrrJt•a possono, i• vPrO, dar1~ come esito un leucomn, l edente piu o rn eno la funzione visrva ; pet·ò assai di r ado cag10na11o le let't·ibili consej:(uenze dell'atrofìt1 e d('lla i11 fezione, forse pel'CI•è lo scolo dell'umot· acq ueo nel momBnlo del traurnalismo impedisce fino ad un ce t'lO punto l'inoculazione settica. L e f,>r·ile pel'l'·>t'arrti della "clernlica, clr" inter·essnno le allt•e rrr embrane de lr.,cclriu, s0no gt·avr, specinlmenlP. per la fuot'iu scila l'reqn~nte d'unn quartlil.:t piu o meno gnwde rli urnOt' vitreo, cau:;a poi tl••llo scollantenlo retinico e dell 'att·olia del b ulbu oculttf'e. Pl.' t' In contra•·.o le fe!'ilc J•'lltl ~o la ~clcn1Licn,
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per ver ità eccezionali, dan no un pronostico beuigno. Quelle sclero- coroeali sono le più geavi, sia ptwch è intet·essano costantemente il corpo ciliare, l'i ride, il cris tallino; sia perché più frequen temente delle altre si complicano ad ir ido-ciclite ed a fatt.i simpatici. cq.
P. OTTO. - Oaaervazlont aulla mlopla eooeaalva e aul ano trattamento operativo. - (A. oon Grae.fe 's A re h. t X LI II, 189i - Reoue y6nérale d'ophtalmologie, seltembt·e 189i). È un lavoro importante, di cui il dottor Oswalt fa un ac-
curato esame e del quale t•iferisco alcune considerazioni pr11liche interessanti, oggi ~pecialmente che il trattamento opera tivo della miopia f'levatt~ va acquistando sempt·e magg1or e diffusione. Il doltot• Otto studia 9i casi di miopi a fot·te, operalia Lipsia dal 1893 al febbraio 1897, solto il punto di vista delle obie· zioni falle all'oper11zione di Fukala. È specialmente lo spellro delln scollamenlo retinico postoperati vo, chP- gli oppositori agitano. Ebbene negli opet·ati di Lip.;;ia non se ne sono avuti , che quattro casi, di cui un solo nel quale possa a mmetlersi con qualche probabilità un ra ppùt•to tra lo scollA mento e l'allo operalivo. E s iccome da una statistica di 4302 ca ~i di miopia, osservati a Li psia dal 1B9 i al 1896, e di cui 476 sollanlo erano superiori alle 'IO D., si r ileva che lo scollamenlo t•etinico si é verificato 0,52 a 0,66 p. 100 in tutti gli occhi miopi e 4,62 a o,RS p. 100 in 'luelli fortemente miopi; cos·• é lecilo concludere che il numero degli scollamenli relinici è sens ibilme nte lo stesso tanto pel' gli occhi miopi operati, quanto per quelli fortemente miopi non operati. S i parla put·e della perdtla dell'accomoda zione; ma questa non ha alcuna parte ril evante; anzi il miope addivenuto araco dispo ne di un percorso di pseudo-accomodazione (Thier) molto p;u importante eJ utile pel soggetto, che non sia l'accomodazione pel miope non operato. L'opet·azione non avrebbe poi alcuna influenza sullo slaftloma postico, sulle emorragie cot·oidee, sull'atrofia della cot·oide; tulto al piu potrebbe avere un effetto favorevole per l'abolizione dell'accomodazione e dello sliramento della coroUe, dovuto al muscolo ciliare. 7
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RI'I'!S'I'A
La obiezione che la miopia prog r edira nono;:lante la ope· razione non può esser pPesa itJ sel"i>l consitlt>razione, g iacché essa non fa r ebbe che g iustificare l"iuler·v en to anche nei casi di miopia mrn•) ro 1·le. D~ l r esto 11011 si è potuto rilevare negli operati òi Lipsia una p•·og,·essione della stessa, quantunrlue il dolliJr Oswalt fa cda notaee che il tempo trascorso dall'nperazionc :-ia tr oppo breve. Il pvr·icolo dell'allo operativo in sè stesso neppur·e può essere sostenuto, massime quando si è prescelto, qua le processo, la desci><sior1e ener gica, susseguita da una o piu ~ s lra zioni linea1·i, e, ;:e occorr e, dalla desc issione della cnleralla secondar ia. Cosi si opera a Lipsia, evilnndo le lesioni della cristalloide posterior e in vista dellt> estrazioni lineari ulteri ori. Se si verifìcano lievi sintomi glaucomatosi , occorre p•·ocede!'e senza rilRrdo alla estrazione linear C'; alt1·imenti e meglio allentkr·e fino al terzo l!iorno dopo la descissione od anche più , per· dar· tem po al r r i stallino di divental'e su!Ticien lemcnte opaco. L a pupi lla deve r eslar P- scmpr·e sotto la ener·gica i nfluenza dell'atropina. L'A . fì sstJ inoltr·e cnme limite inl'~> rio re d~lla miopia oper·abile 1-1 0., eccezionalmente 12 O. Nei C«('i operati a L ip~ia il mi ~dio rs m enlo o Uenuto nell'A. V. do po l 'operazit1ne fu 7 vol le nullo; 8 volte insig!lifìcaute; ug uale a 3/ , 'lunsr in il CHsi ; a 3/ 1 in '13 casi; a 2 in 23; a 2 1/t in 6; su pe ri or e a 3 (fino a 5 1/ 1) in 4; e so'o in 3 c,al'i si ebbe una di minuzione del visus. Circa il quesito se debbano opera1·si contcm por·aneamenle tutli o due gli occh i od uno so flan lo, l'A. fa notare elle ;:ic_ come le persone oper·nte in amendue gli occhi r iacq uislano sovente una visio ne binoculare perfetta, così a L ip~ia possibilmente si pr·ocerlé alla duplice oper azionP, però il secondo occhio fu oper ato dopo la guarigione del p r imo. A fJuesta regola van no falle due eccezioni; la prima, 'JUanrJo uno dei due occhi strabico ed &mbliopico; l'altra, quaodo v'è pu re strabismo, senza ambliopia ma con la impossibilita assoluta di pr o vocare 11'1 diplopia prima dcll'oper·a zionC'. Negli alt1·i c1t::i, in cui si v e1·iticano di ~ tu1·bi Ju•l l'e• 111ilibrio dei muscoli oculari, si r·i m ed i a con o per·azio11 i pr ei i mina ri (l~ nolom i a senza o con avanzamPnlo).
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~1ARTKO FF. -
Trattam.ento della nevralgia oculare . (Ree. d'opht, N. 9 del 97).
Il trattamento della nevl'algia oculare dev'essere causal,•, in 1·elazione alla ma\allia fon damentale, 1:1 .sintomatico, che consisle essenzialmente nel " calmare il dolor e n . Il LralLamento sintomatico si compendia Lullo nell'iustillar·e una so uzione di cianu1·o di potas$iO ed una soluzion e di chi nino. L a morfina sula infatti agisce, o nulla uffallo, o ben poco; la cocuiua ha un'azione momentanea; inoltr~:~ determina una pai·alisi artificiale Jelle lerminazioni nePvose che si considt~ I·a precisamente come la causa dell'aflezione neurop81'alilica della corn ea. L'A. somministra il cianuro di polt~ssio in soluzione tiepida di •; . nd 1/, p. 100, cinque a dieci ~occie (lA ~oluzio nf! dev'essere conser vata in luogo fresco ; quando pen l e Jl suo odore carallerislico perde pure la l;Ua azionP). Il clor id rato di chinino si usa in soluzione di 1 p. 100, prepa1·at0- condizione sine qu.a non - senza acido; in C8!i'O contrario può bruciare l'occhio, od almeno iJTitarlo fortemente: il miglior mezzo è quello di combinare il chinino alla morfina: P1'. Cloridr. di chinino . Cloridr. di morfina . Acqua . . .
Cl•nligrammi 10 ,, 5 grammi 10
(inslillat·oe ri.a 5 a IO gocce). Secondo l'A. non v'ha nevl'algia ocu lare che re sista aù una o due di ques l·~ inslillazioui. La malallia fondamentale (che intanto si deve curare) può per$iJ::tere, ma la nevralgia sparisce immediatamente.
BRANDT.
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Azlone del raggi X aulla retina. -
(Ree.
d'opth, N. 9 del 97).
Branùt di Balle ha fatto un'inter assante comunicazione ci 1·~ l'azione dei ra)lgi Rtintgen sulla retina umana. Partendo dal principio che ciò che soltrae l'occhin all'impressione dei raggi X è sopralullo il cristallino, cercò un so; getto afachico di un occhio solo. Una ra gazza che offri va I'(Uesta particolaJ•ità fu sottoposta all'espemnenlo. Si osservò
.
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RlVIS'rA DI OCULISTICA
che nwntre l'occhio !>ano era cie~.:o per i l'aggi Riin l gen , l'al tr ,, vi l'ra granrlemente se nsibi le; si c hiuse allora la testa dellu ra gazza in una scatola di lt>g-no ~o tlile, affallo oscura, ed all'estern o si collocò il tubo dt Crooke s. La r agazza av· vet·Li subito la luce Ronlgen , e vide all t•aver so le pareti della cassetta tulli gli oggetti che furono inter posti fra Ili sot·gente luminosa e l'occhio ; l e immagini le apparvero uguali a qu,•ll e delle radiografi e. gr.
RIVISTA DI TERAPEUTICA C11. Gt; NUATAS. - L' aoldo olor14rioo nella oura della 1olatloa . - (Semaine médicale, oltobr e 189i) . Finn dal 18fi0 il Leg t·oux propose per la c urA della sr.iatica l e cauterizzazioni fatte con acido solforico nei punli dolorosi. Poco dopo il Saliège usò le pen nellalur·e di acido cloriJri co lungo il de~.:orso del net·vo, ma il sistema non pare che avesse numerosi seguaci. Il Genualas ha vol uto riporre io onol'e il metodo del Sa liège e dai re~ ullal i veramente soddi~ fa cenli che ha otten uto l t·ae ls convinzione che·JI'acido cl ori tlt·ico sia dest inato ad essf're lat·J!amente impiegalo nella cura del la sciatica. Egli lo ha esper i men tato in 12 soggelli ~:~mrnalal i di uevral gia sciatica eci l ta a,·.uto 12 g-uarig.oni ra pide e complete. Avverte cile non ha potuto esperim enl tH't: lo stesso lrallamento nella nr vt·i te scialica per cl1è glie ne i• man cata l'occasione e quindi si astiene dal pronunciar si sugli e!felli che in tale f<~ rma si possono sperare. L 'appl1cazione dt> l rimed io è sempl icissima: un pennello bagnato in acido cloridri co otlìcinale put·o vien passato tre o quattro volle sul ùer•ot·so del nervo, a preft:rem:a nei punti dolot·osi c subito dopo s'involge l'AI'lo i nter o in ovatta mantenu ta dn una fa scia . Quest'applicazione non pr esenta i nconvenien ti ad eccezione dello svil uppo di vapori irritan ti dai quali bisogna pr eset·vat·e il malttto copr·endogli l a faccia con un pannolino, e dai fJuali deve g'11 ran tirs t anche chi è incarical o di far·e le pt' nnella lure mttnlenendo una posizione ta le che l o pong a in grado di r espirar·ne il men o possibile. Quundo la pelle è i nlegt·a l'actdo cloridri co non p rov oca
RIVISTA Dl TER ... PEUTICA
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affallo dolore, ma semplicemente un senso di pizzicore facilmente tollerabile sul principio, e più tardi un arr·ossamento della pelle che è stata bagnata, noncbè un aumento della temperatura locale: 1·aramente vi è formazione di flittene, che in ogni caso spariscono nello spazio di 2 o 3 giorni. Il beneficio che l' infe rmo risente fin dal pr·imo giorno di cura non deve essere sprone ad ulteriori applicazioni troppo ravvicinate se nnn si vuoi corTer·e il r ischio de lla fllrmazione di '(Ualche e..:cat•a. 01·diuariamenl':\ bi~op;nu lasciar pas;;are 2 o 3 giorni prima d i fare nuove pennellalure, anche f(Uanùo non siansi formate flittene, nel qual coso bisogna attendere che esse siano guarite o per lo m eno evitare tli rtloruarc sopr a di esse coll'acido cloridrico. Il tempo necessario per la g uar·igione completa, stando a quanto l'autore ha potuto osservart>, varia tra i 7 e i 15 cf g ior·ni.
L'urotroplna nelle otatltl. Wochenschr., ottobre l k97).
CoRN. -
(Berliner klin.
L'autor() comunica i r dsultati di alcune esperien7.e fatte ll·allando varie for•me d i cistiti colla urotropina, che già dal :\icolajer era stata preconizzata come di sicura efficacia in siffatte ftJ rme morbose, avendo essa la proprietà di sopprimer·P. la fermentazione ammoniacale dell'orina ((uando ven~a amministrata per• uso interno. Il Coho ha voluto vedere cog li occhi proprii la verità ùi queste asserzioni, ed ha esteso i suoi esperimenti a '17 casi di cistila, reparti li uel mo.lo seguen te: 6 cist1ti con ipertrotia Jella pros tala; 3 da gono rrea; 2 a base tubercolar·e e 6 da cause ignote. E~li ba somministrato l'ur0tropina nella dose giornaliera ola 3 a 6 gra mmi , appunto come consiglia il Nicolajer. Nei primi 6 casi, in quelli cioè dipendenti da iper lrolia della pr·ostata, ha realme nte osser·vato una diminuzione del catarro vescicale, ma in tutte le oltre forme il suo e ffetto é sk'llo presso che nullo. Fa inoltre rilevare che anche quando otteneva e tfetti favorevoli, com e appunto n elle cistiti da ipertroRa prostatica, non ò mai riuscito ad ottenere una guer·igione completa e duratura . Il catarro vescicale che diminuiva durante la somministrazione del rimedio, tornava a riacquislat·e la s ua primi ti va intensità non appena questo ve n i va sospeso. r,f.
l O&
RIVISTA D'IG IENE Bra.ozn:rw. - Le altlme rtoerohe sulla. peste. cl'irtiene e sanità Jl(li.Jb. sellemo. t R!l7).
(l?iai~La
É Llll rJa:"sunlo dei ri ~ul ta li ullimumenle avuti cogli ~tudi l'<ulla pe;;te tanto dalln Commis»inne tedesca dol'o cile questa v encw cumplelatd dall' an-r,,·o 111 l ndia del suo presidente pror. KociJ, come dull'opern>'llà del prof. Lusli7 e del suo a;;;::isienle dott. Galeolli. La Commissione suddeLLa confermò, anzi luLlo, il fallo cile i bl'lcilli della peste ;::onn pochissimo resistenti, bastando ari ucc iJerli IIIW tempe1·atura di 5~1 g rA di 111 di('ci m111ut1, una di Ho i11 5 minuti, una ;::oluzinne ùi !isolo, di HCido fenico all'l p tOO, o di subli mato all" l p. 1000, o di n ~.: iolo snJf,,l·ico Ali" ! p. :!IlO in dieci minuti. la ho lliturn ist~n taneAm ellld; co;:i ÙÌCASi 1ieJ ta 101'0 e;;posizinne ttJ snJe OiSf<t•CCRLÌ in S11llile strato sul vPtro che li uccide in mezz'ora. Uagl i e;-;p~:r i tnenli falLi median L'~ i nnculazi11ne a bbondan Le di m ate1 ial e pestil't.. rn in anirn!lli òi divM;;;a specie, ri~tillb elle i colombi, lP galline, le oriJe , i rnai td i, i cani, i gnlli e i ra· valli sono immuni o quasi ,·et·so l'in f'1•ZiPne, che il' pecore. le c~1pre e le va cche pr esenLHno semplici fe11nmPni lucali, che le scimmie 1nvece pr ese11lano una grande l'l'Cetltvità. Sensibili ssimi all'infezion e sono i •·alli l anlo all' iniezion", quanto all'in fo{PSlione di qua11tità minima di collut·a del bacillo, t:o1ne alla !"emplice d epn~iti on e della 11l<:!d•·sima sulla congi unti,·a oculare o sulla mucosa del na~o. Si constalò anche che le pu!<"i trovate su ralli mo•·ti di peste, schiacciate r·d inoculate nelln cavia, le t:rasmt:,;et·o la mAlattia. Uu 'osservazione impot·tante fu falla nr·lla ciLtù po>l oghese di Oamaon dOVè la pe;::te da •(URi che tempo er A violentissima. La ma_ lallia scoppio nelln parte settentrionale della c~llà di visa da un l'iccolo fium e i11 due p!H'ti, e vi ucciSI.. ci r ca ~500 (Wr sone. nH~Illre las:·io i llesa la pa 1·Le meridionale. La rA~io ne di ciò non si lro,·o r he nel r·i go r·oso cor done posto frA la pal'le illfella e la pe rl e illesa della cillà che impedì ogni rapporto fra di l oro, il che dimostra che la malattia no111 ;::i diffonde a dis tanza dall'aria o dall'acqua. Un'altra ca r·atteri stica della
RlVIS'l'A o ' IGIENE
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pesle fu riscon lrola in ciò, c·he 4?S"a 110n suo'e diffo11dersi ~alluariamen le, ma p1·ngred i <sc~ man mano da una casa all'allra invadend0 prima tu lla una via, poi un C{uarlier·e ecc. Pr·obabdmenle una parte non ultima in questo fenomeno è ro pprcsct~ lu.le. dai rotti. I n 'luonln a\l 'enicvcio dt' lio in ocula 7.iOni pre\'en live praticate dal dolL H atfldne, non si poler·ono trarTI.l conclusi oni decisive su quelle pr·aricale in 300 P!lt'Si; ::i riconobbe invece un cer to valor e nelle allre inoculazion i pratirate sugli l ndu. Ci rca agli stud i del pr•of. L uslig, da rrolflrsi che questi noro p0tl'l c;;per•imentare il suo vaccino ~u l l'uomo, giaccllè In gran m eg-:rioranza della popolazione dala da~ l i I ndil e dai Mu;:u\mani, imbe\'ula di pregiudizi r eligi·Jsi, si ribella assolutamente a quAlunque idea di cur a pre,·enlivo , mentre i Parsi eù i Cr·i $liani, più colli ed ag-iali, rom· lascianù0si vAccinAre, rron possono for·ni r e alcun dalo attendibile, slanteclrè vengono as«ni rarAme11te col pi ti dnila aualallia. Le esperienze furono ft~lle quindi ~ulle scimmie, In fJuali pr esentano u na g r ande r ece tlivita per la peste, ed ebbero esito soddis ·arenlc, in quan to che l e scimmie vaccin ate una o più volLe con piccole dosi del la !"0slarrza a la le scopo pr<'pnr'll la, resrsletter o, ~enza e(·cez.ione, all'inoculazione per l'{ttRI;oiasi via di grandi e violenti!';sime do~<i di colture di bacrllo. Ri!!'uardo poi alla cura •Iella peste medrante il siero di cavall i immunizzati, essa fu fatla prima sulle ~cimmie con ottimo r isultato, poi sull'uomo, nel qua l P fu effi ·acissima tr·anne nei C<'l<;i a varrzati dellA malallra quando l'Azione ca rdiaca è dt'bole e i reni furrziona no mtllc, como anche nPII e forme ~t'IH i ed acu tissime dr setticemia senza bubboni. Dei 30 malati cur ali col siero de! pr of. L usli5-t ne mo1·irono soltanto quAlla·o. t da au;u raa·si che questa sinroter apia possa venire applica la su larga scala, ta nto J•iù che quella prali cala dal Yer,.i n pare non abbia confer mato quelle speranze che aveva snscilalo nell'anno pl'eceJente. te.
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11 oh,noaolo impiegato nella oonaervaztone del' cadaveri. - (Deulsche medicinisd.e Wo chenscltrij't, sel t l 897).
ScmEFERDEC"ER. -
Il cltinosolo è una polvere gialla, aromatica. facilm en te :;;olnbile nell'se 1ua, il cui vah)re disinrettanle già mollo van- , ' Ialo per la medicazione delle ul ceri e delle ferile, fu dal pro-·
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RIVISTA
fessor e Giovannini di T or ino, dimostr ato infer iore non solo a quPllO del subl imato, ma anche a qnello doJII'acido fenico. L'autore comUJIÌCa ora degli esper imen ti falli nella sal a di di ssezione allo scopo di vedere quale a sse~namento possa farsi sopra di esso, · impiegalo nella conservazione dei caùa· veri; ed ecco i r isulta li dC>llc sue os~ervazioui: Egli si ,:. ser vito di una so luzione di chinosolo , nella prr.· por·zione di 25 grammi su qua ttro litri d'acqua. Dopo d'av.er·e inieltato per un'arlel'ia lulla questa soluzione, raccomanda Ji spi ugere ancora dentro l 'arteria .nperla un altro mezzo litr o di ar qua sempl ice, allo scopo di fa r progredi r e il piu possibde fin entt·o ar piccol i va~i la soluzione di chinosolo. Il liquido si spende bene per lutto il cot•po ad eccezione della testa che ne ri ce ve in propot·zione m inore. ma tan to che bai;li per· ft1r assum et•e al cervello u na colorazione giallastra. L e al tre parli del co r po non cam biano col ore e per sino i vasi e il sangue in essi contenuto han no appat•enza norm ale.. I musc() Ji odorano di cilinof'olo. I cadaver·i \~O!'Ì tt·allali pOS!'iOno r esistere alla putrefazione per due settimane ed anche più; ~ol lanlo. dopo i pr im i gior 11i, la pelle comincia a ca mbiare ·un poco il suo color e, e quu!clle volta il vo' nlt·e assume un col,1rilo ver J aslro, per ché il contenuto degli i nte!<tini non pu ò esser e Abbas tan za Ji sinfetla lo; ma gli i n Lesti n i non ha n no brut lo aspetto. Ed un altro effetto ben pi(t importante, cr ede l'autore che polrù Rllend t>r si dHI c hi nMolo. Poiché la l')uanlilà del disinfettante iniettato sla al peso m edio del cada ver e come l : 2500 o 1 : :lOOO, e poic hè una soluzione acq uosa in <[ueste pi'opor zioni é cupace di uccidere qualunque germe, così potrebbesi facilmen te ammetter e che i cadaveri riescano ver amente disinfella ti ed incapaci qui ndi a pr odurre i11f'ezioni per le ferile tanto fatili a veriOcarsi d ur·ante le autopsie o gli eser c izi anatomici.
(!,_/ .
- Breve •guardo •ulle odierne oondizioni unitarie dell' Indt&. - (Rio. d'igiene e sa n ità pu bbl. 16 ottobre 1807).
L uSTI G pr of. A
È un inlerl:'s;;:ante sc!J i;.zo sulle co ndizioni igienicc-sani taria · - di questo paese, il quale, se ha molliplicali sul suo suolo i jliu bei doni della natu r·a, ha il tr iste privi l<'gio ùi esser e la
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pah·iB di due fra i p1u tremendi flH gelli c he di con tinuo minacciano I'Eut·opa, il colera e la peste. ~ella sua •·apiùa •·ivista, l'autore esam ina le condizioni socio l i del pae~e. le quali risultando da un complesso o1·dina mento a base di fanatismo religioso dei seguaci di B r altma, di M aometto e di Zor oa!!LI'O, costituiscono una insor m ontabile barriera ad ogni ci vile progre~so, di<;cute l e drfticoltà alle quali coolinuamente va incontr·o il governo inglese, il f!Ual e, pure conoscendo perfettamente gli usi e i CO$lum i l ocali, de"e procede1·e colla massima circo~'~pezion e nell'ini ziare qualsia!'i movimento civile che semhri Ul'tare in qual che m odo le pratiche reli giose e le costumanze tradizionali di qu ella popolazinoe, Psamina le diverse malattie che re g nan o spaventosamente in quelle re!!ioni: la malar ia, la lebbra, l 'aclinomicosi , la peslP, il colera, ra notare le diflicollà, q oa l d1e volla insor·monta bili, eire si oppongono a stabilr re un numero, anche appr ossimativo di malati della tale o tale altr a malattia, le difflcolté che si inconh·ano nel prescr ive1·e no r m e i gieniche a quelle popolazioni, che pe1' le l oro cr edenze e pratiche religrose sono in continua opposizinne colle m e Jesi m~, che hanno ospedali proprri nei 11uali l'igiene è lasciata comple tamente da pa1·te, che hanno medici pr op!'ii i quali, pur dovendo conoscere almeno le pl'incipali nozioni al ri g uor.lo, le ignorano o almeno llnf!nno di i~nortl rl e in omaggi o alle credenze ed ai coslumi dei loro corr·eligionari. Il g n verno i n gl es e prese m i su re en er~ich~ rrella recente epidemia peslifera. Ma non basta. Lo discordie fra le va 1·te r a z ze i ndigene, che mal si compali· scono una coll'alt1·a, In l o ro u niOII<' l'IO! nel difendere i loro rndvrli pregiuùrzi , fo•·se anche l 'influenza depr imen te del clima sugli europei che le amrn i oislr ano , sono tante cause che co11lribuiscono o mant enere in I ndia condizioni i gieniche tali da essere una continua m ina~ria pe1· l'Europa.
te. Ialene nelle botteghe del barbieri. - (Rioista d'io iene e sanitti pubblica, 16 ollob r e 1897). Quando si pensa al con li nuo pericolo al quale van no irrC()ntro coloro i 'IUttli affidano il pr oprio mento o il proprio cuoio cupelluto alle mani del ba•·bier e, è da-vvero incomprensibile come non si sia mai pensato a dettare uor·mc i ~<ieni che sul riguardo. È con piacer e dunque eire leggiam•> come
lfl6
RIVISTA o'101.1;;;<;E
a Par·i gi. su domanda del Con>' ig l in d'igi••ne d t' l dipa r•l i rn eu V> dPila Serrna, il Prefl'lllO rli polizin abu1a invia to a- tulli i barbieri pA r igin i un'i;.lruzione !"lllle mi~ure da pr·l!ntler!"i contro l e mA ialtre lrasrnrssibili nelle bo lte~he d.-i b1l!'bieri, ra cco rnandt~rrdo: Jo di immel'!!ere, subiln dnpo l'riSO, lulti g'i'i s tr·umenti di metallo in un r eci pi .. nle conl>!nenle a cqua sapr•nala eire si fara bollir·e almeno per IO minuli; 2° sosli tuir·e i pdti ni di COI'no, J i avo ri o, di celluloide o di bufalo con pettini di melnllo piu facili a r·ipuliJ•si; 3" rlisillft>Llnre !'pazznle, for·. bici, rA sni, ecc. len eudoli JWr mezz'or·a in una slul'a ri'Sca!dall1 a IQQo C. oppuN in un r ecipiente chiu >'o 1 sul cui f•IIHlo sia una soluzi•>ue Bt;quo.;a ùi 50 g r·. di formal .l t>idl'l e 21l0 g r. di cl orrn·o di so lio; ~o itnm P r ~e J'<: i pennelli, prima dell'uso, in acqua hollenle; 5• sostituire con un picc•Jio soiTielto o con un polw•rizzalore a secco il piumi 11n dt>lla ~i pria. Per·clif'> non si poli'P!Jbe fare •JUalc he co~a di simile anche presso di noi?
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Statlettoa I&Ditarla dell'eeerolto franoe•• per n 1896 . (P a rr gi, I m p r1 rnet•ie N atior ral e 18!)7). I. Fo rza metiia. La fo rza mediA è n •~II A sln lisli<;8 sanitaria frnn r.e~ e calcolAla ira due m 0d i: e,{Tecti/ lo/a l e effect~f'flrt!sen t.
Non è dello c;;plicitarneute come l'uno è l'altro efl'~tlivo sieno o ttenuti ; ma si r.om prende enme quell o d,.tlo prc;::e!lle J ebba compr e11òer <! ;::olttm lo i pr r!"enti sollu l e armi; m e11t1'e quello detti) lolole, o llr·e a •tursti, comprende g li a~~c nti per licenza o per· altt·i moli vi: EC('O i tlellagli della fnr•za media: Uflìr'iali. SotluJliciali
Forza totale
Forza presente
21,105 37 ,:li 4
17 1i41 ' 3J.nJO
con più rli un anno 2i0,2!l3 di ser·vizio . c con m eno d'un anno soldati ( 213 •687 di ;::er viziu l
Capon:l li \
T otale
5 f l ,.t5!l ( l )
---( l ) Il lolà le delle ci(r·c pnrT.inli è di 512-159; mA abbinmo
238,9!)~
199, 160
---
4R9,i85 pr~rcri Lo di
ripor-
In re le cifre tali o <ru!lli si lrO\'IIM nel tcslo. non potendo sapera ~e l' orror;; st;>. nelle cifre par1.iali o nel tolHI•··
107
RIVISTA Dl STATISTICA lllEOICA
Il. Malati o à la ch a m br e " · Furo no cur·Ati nelle ca m erate 61°,Po9 indivi lui cioè nella proporzione di 1312 per 1001) preseuli. Questi ammalali corris p ondono su per· ::riu ai mala ti 'l ri[IOSo del uostro eser cito. L a loro r·iparlizione per· armi non può llvere alcun significato, poic llè si compt'I:!IHlè che anche con uno slato sanila 1·io effelli va mente. m i:zlior e, un corpo sprovvi sto di inferm eria avr à sempre più ammalHlt curali in ca•crma di un al tro che alJbia l'inftlrmeria. 111. Molati all'infermeria. Ne c nlt·ar·on o 19\N)2 pal'i a 412 pre ll)l)l) ole\l't>ffdlivo presente. O ~n i !'Oldato 8 0tl0 ! H armi ebbe in merl \a giorni 4,6 d'infermeria dnranll'! l'anno; e la degenza media di o~ni ammalalo fu di gio1·ni ·to,; .
IV . Malati al/v spe<iale. NeJ,!l i Mpedn li entrarono 118,!)87 uomini,cio/>219 per 1000 dell'e ffelliv o lotale.Si ebbero G,O ~ior nate di cura allo ~peti a l e pe r ogni sol olato; e la degenza media t.li ogni malato fu di 26,0 giornale .
V Morbo;; itri aenerale rlell'ese rcito I l l o tale degli entrali ne;.rli slabthmeti di cura è di 313,r>7H, c lte da una mor bosila g:...u•'r'Al f>llili3 1p \OOO.Quesla m orhosità è ca l col ata sommando fjUella delle infer·mcri e, oltenul a in base atl'elfetlivo presenle, C(lll fJuel l a degli O!=:pedalr, oll~? nula in base all'effet.tivo totrtfe. E~,.a e quinrli !"Oilauto appros!'omaliva ; ma si pr esta !Jert'l e~ualmenle ai co: tfronl i. Riguardo a lle condizioni di grado c di anziani La si ebbe una mor bosi là generale:
i'ìt>gli ufliciati. . .
. . del 45 p 1000
:-lei solluffic iali. . ~ 207 Ner ca/orali cou più d i un anno rli servizio • <}ç)3
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!<Oidati l cou .meno di un l:llll t O di servi1.io. • 88 ~ » La m orbo!'i t à r·i s u lt~:~ nle l'er gli uffbali è, com e b~>n !"i comprende, m o lto lontana da quella r·ea le, poichè una gran parte rli ·~ssi si cura al [H'O[H'iO domicilio e sfugge alla slatislir.a. Lo siN>so avvi eue fJPr buona parte dei soltuffi.;iali, sicché la ciir·a ad essi r elalrva Jeye a 11cora COII!'ider·at·si come infet·iore alla rn orbos.là r eale. Il numero m edio delle giornale di infermeria e rli ospedale fu per ogni uomo d i 10,0. Le gior·nale di cura per ogni malato: 16,7. La morbosi La generale distinta per Cllrpi d'armata nou dà una distrtbuzione guogrljfica regolar e. ! due 1\or•pi d'armata
108
RIVISTA
che hanno !r. più ~ cal'sa mo rbosità sono ai due estremi del territorio (Lilla e M onlpellier). l due meno favorili sono nel cenlt·o (T out•s e Or lèans). Le tre divisioni dell'Alger ia e quella della Tunisia presentano una morbosilà n on mollo supet•iore alla media; e inf~ri ore a (jtwlla del Govern o mili tarfl di Parig i. V I. Mortalità generale. lll0tale det mo n·ti fu di 3736. Quindi una m ortalità generale di 6,86 per IUOO. Da parecchi anni la mo t·talità dell'eset•ct to fl'ancese può dit·si stazionaria ed osci lln rra il 6 e il 7 per ·t000. l u falli:
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Per ò la pat•le dP.II't>sPt'Cilo stanzinta in Francia ebbe !!O ltnn to Ur18 mortalità di 6,08 per 1000 (per ò sempre supel'iore a quella del 189i, 5,29 e a quella del l 8H3, 5.2:3 per ·1000). Invece le truppe stanzi ate in Al ~eri a ebbero il 12,27 per H!OO e qudle in Tunisia 1'11 ,14 per lOilO. Per rt spt=!llo ai g ra di e all'anziani là si el>bc: N .. gl i ufJiciali una mortnlità d i . 5,07 p. I OOO 1'\ei !'SOllulficiali " 4,04 Il N ei caporali con piu d'un anno di se t·v izio . 5,97 u
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soldati
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con meno di u n anno ùi servi zio 8,61-
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V II. M alattie e raus~ eli mor·le. La .(ebbre t ~fv ir/ea ha dato luogo a 1875 casi, che dan no una morbosi là di 8,!15 p 1000. Pet·ò, non conlt111dO l'Al geria e la Tu ni~ia, che ebbero ri spellivam enle 2!),4~ periOOO e 20.79 p~r 1000 t'f>Sla per l'interuo tlellll Francia una morbosità d i 6.12 per IOOtJ.
Dl STA..TISTICA lfEDICA
109
Riguardo al g rado e all'anzianità della truppa si ebbe: Nei sollufficiali una morbosità tifoide di. 2,35 p.1000 Nei c:porali ~ con piu d'un anno di servizio . 8,42 1 soldati
t con m e no di un anno di servizio 11,52 •
La distribuzione geogl'arìca di I'"{Uesla malattia m ostra che essa si è sviluppata soprallulto nel mezzogior·no e in parecclrie guarnigioni della zona oriuntale. L'es tremo nord (corpi d'ar·mata di Lilla e di Amiens) ebbe uua minima diffusione. Il massimo dei casi sr ebbe in ottobre , il minimo in marzo. All'infuori di un aumen to appena sensibile dovuto a ll'lwrivo delle reclute, l'andamento per mesi della malattia fu esclusivamente climaterico, tanto in F r·ancia come in Africa. t,; n paragone della mor·bosila tifica fr•ancese co n quel la del nostro e ser·cito non si può fare esattam ente, allesorhé nella nostra statistica non si trova il numero esatto dei tifosi cur·ati ne•gli ospPdali civili. P Prò tenuto conto che nel 18H5 entr·arono negli s pedali militar·i 934 tifosi su un totale di 76,:3 12 entrati, si può calcolare per analogia che sopra gli 11,679 e n· trati negli ospedali civili ve ne siano stali 109 tifosi.'Quindi si avr·ebbe un to tale ili '1043 tifosi, che in rappùrlo alla fo rza media (202,915) dar·ebbe una mor·bosità di 5,1 per 100. Quanto alla m o rtalità si cbber·o nell'eser·cito francese 826 d t!cessi in lutto; ma di questi soltanto 483 !' i ve r·iflcaroao nelle truppe stanziate in Fr·ancia. La mortalità gener·ale (compr·esa l'Algeria e la Tuni!:lia) fu di 1.52, p.1000; quella del solo terl'it(•rio francese fu di 1.02. Nell'esercito ilalit1oo nello stesso anno 1895 si ebbe una mortalità per febbr·e Lifoide dell' 1,15 p.1000.;1n comples:::o la febbre tifoidea ha conttnuato in Fr•aocia, come anche in Alge ria e io T uni-,ia. quella regolarl:l diminuzione che !'i osser·va già da pa recchi anni. Nel 1880, i morti per febbre tifoidea, nel solo terriLorio francese furono !835, nel '1895, 4831 L'i~Ji uenza ebbe nel 1895 una r·ecrudescenza no n piccola. 2~, i07 malati trt1 iofer·merie e ospedale, e circa 90,000 curati in quartiere. I decessi dir·ettame nte attribuili all'intlue nza furono ·~8 ~, senza con la r e l'aum"!nlo che questa malattia ha appol'tato aliti mortalità per· le co muni malallie polmonari. L'immensa mafrgioranza dei casi si ebbe nei m ~s i di gennaio, febbraio e mar·zo, col massimo in febbraio. Se<'o ndo il g rado e l'anziAnità si ebbero le seguenti pr·oporziooi di entrali n egli ospedali e nelle infermerie :
110
RI V ISTA
Sotlufficiali Capo1·uli ~ con più d'un anno di servizio
!l.09 p. JOOI) ;r ·)8 -
j
1
,-
t1
soldati con meno d'un anno di serviziro. 68,01 " Su 48i d~>cr.ssi attribuili all'intluPn:r.a, pe1· 3:~!) non è fallo menziom' dì alcuna localizzazione pal'licolo r e; 10:1 sono alll'ibtuti alla bronco - pc,lmonite, 12 alla meningilt• Cl' rebro spinale, 20 ali» polmonite rr·an ca. 4 alla COilf.<r~stìone polmonm·e, 4 alla 11leu1'ile e 2 al la nefl'lt\': Il oajuolo, compl'I'Sa la vaiul)loide, ha da l o nel 1R!l5 la cifra più bassa OS'<ePvala finora; <Il m11latì in tutlo, de• 'IU»Ii soltanto 17 in Frllll cta . l morti furono 6 solla11to. Il morbillo, rispetto agl i anni dell'ultimo decennio, dette cifl'e abbnstaoza ravOJ'('voli: casi con 38 mol'ti. È pero d el'!llO di nota lo str·a r10 antlatn1•nto ùi questa mulattia nell'ult imo w•n lAtlltio. Cumt! risul ta dal IL• seg-ue11li cifre, una ve11l111a di anni fa il morbillo era as;;ai m eno diO'uso. Dal 188 1 a11dò aumentando d'an no in onno fino a ragg iullg•'re nel 1891 gl i 8078 cosi: Nel ·1875 si ebber o casi di m01·billo :W27 1222 • 1876 • l) u •JOi:l 1877 ,, l) 1878 1721
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1880 1881 1882 l K8:1 P<8.}
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I n rapp or lo al la forza meùia la morbosi là g<'net·ale fu di 5,6!> pe!' 1000. l n r apporLo poi nl gl'ado ed all'anz1anila si ebbero le proporzioni seguenti :
111
DI STATISTICA MEOI CA
1,60 p. 1000 3,9t •
SrJltufficit!li. . Caporuli \ con più d'un anno Ji s ervizio.
f\ ' soldati ( con meno d'un anno di set·vizio . 9,15 '' Anche la scarlattina, c he una ventina d'anni fa era rat·issi m~t nell'eser<:ito francese (nel 1877 .H casi), é ora dive ntala una dt>lle malallìe più importanti, avendo raggiunto nel 18!J5 la cifro più alla !in ora o"servatu tanto per il nume ro dei maiRli c he per qut>lk1 dei morti, rispetti va men te :H53 e 155. Essa :>uperò quindi per diO'usione il morbillo stesso, menl.re nell't>ser·cito ilalinno si e bbero, per esempio, nel 1895, 6iJ casi di mnrbillo e soli 62 di scar lattina, 51 mot·ti per mo•·billo e 2 pet· scarlattina. Que sta malattia fu t•arissima nelle truppe dell'Alge ria e òella T unisia; nel territorio francese, a somiglianza del mol'billo, prefer ì il vet·sante atlantico met·idionalo e la zona cent1·a le. In rap pot·Lo al g raòo ed olia anzianità la morbosilà fu la seguente: So\lurtìciali. . 1,47 p.11JOO Caporali ~ con piu d'un a nno di st•rvizio 3,88 »
sol~ali Ì con rneuo a'un a nno di servizio.
10,87 n Di oreec.: hioni si ebber·o 723ù casi, ossia il 13,29 pe1· 1000. Questa malattia, ancor più delle allre malattie e piJemiche, pt·edominò fra i giovani solda ti. I n fal li si ebbe. nei su lluffkiali . 2,4 1 p. tOOO nei capol'ali \ con più d'un anno di ser vizio . 8,06 "
~uldali
( con meno d'un anno Ji servizio 2:1,02 • La risipola medica fot·ni 1394 casi con 23 decess i. La meningite cerebro- spinale i>~ casi e 35 decessi. La clifierile ·i30 Cdsi e 2~ decessi. La tube rcolosi in tutte le sue fo1·me motivò 38·~6 ing r essi, e 618 morti. Interessante è il quadro delle pert~ ile causate dalla tubercolosi nPgli ulli mi anni. Anni
Riformati
Morti
Tott\la delle perdite
1888 18R!J
4,30 4,94 5,70 6 10 ' 6,55 6,33 6,55 8,31-
1,18 1,05 1,08 1,3:3 1,04
5,48 5,99 6,78 7,43 7,5() 7,27 7,56 9,48
l i\00 I R9 1
18!)2 189:! h!9 ~
1895
O,U4 1.0 l 'l H
'
112
RIVISTA DI STATISTICA ME DICA
La propo1·zione dei mol'ti é !'\lazionaJ·ia; mentre quella dei r iformati é in continuo aumento. l Ca~"i di palurlismo furono in Fl'ancia 11 7~ , e di questi quas i la metà (5\7) appa1·tengono al X V corpo d't~rma. la (Marsiglia e Corsica); in Alge1·ia e in T uni sia furono f>7&2. D i poi monile, &ronco-polmonite e uronelt ile capillare si ebbero 33J6 casi, con 31H morti; di pleurite 3:119 casi con 106 morti. Di sijìlide, si e~b e ro -~355 casi, compresi :HO di racidivi: l' ulcera molle, colle sue complicazioni motivò 311H, ingressi (recidivi 71) 11na lrn\' 11le la "lenorragia ne molivò 1298i (1·eci· divi 3~8). In complesso le malattie vene1·ee forni1·ono 20533 cas i, pari a una morbosi tà genel'ale di 3i,5 p. 1000 a ssai infe· l'iore a quella dell'esel'cito italiano, che fu, nel 18% di 85 per 1000. Le ~uarnigiooi piu colpile fu r·ono, come sempre, quelle dell' Algeriu e della T unisia. Os~"el'vando l'andamento delle m t'l lattie veneree nell'ultimo ventennio, si trova che l'ulcera m oll e e la bleno1'ragia hanno js ubito una regolar·e diminuzione. L'ulce!'a molle da '15,1 per 1000 r.el i882 è discesa nel 1895 a \0: la blenorragia da 42,5 nel 1876 e 42,8 nel 1877 é discesa nel 189.j a 23,8 pe r 1000. Invece la sifilide pl'eseota una cifl'a qu11~i ~lazi o naria ; 7,~ pe1' 1000 nel 1!!95, mentre nel l R77 a v eva t! alo !i,8 p E. l' 1000.
Il Direttore intet·inale
Dott. P aNFLLO PANARA, colonnello medico. I l R edattore
D.• R JDOLFO L IVI, capitano medico.
GIOVANNI ScoLARI, Gerenle.
Rl VI ST.\ 01 ç>CU LISTICA. Jotlroy.- mrucolla nella diagnosi della paralisi generale ~l suo inizio : mwortanza etei sintomi oculari . . . . . . . Pag. &! Tro~~tseau. - Le complicazioni oculari de l morbillo. . . . . . . 90 !l:! Muli. - L'ambliopia simpatica . . • . . . . . . . . . . . . ,. talmwskl. - Dei raggi Rontgen in ott.almologln 11cr la scoperta dei corpi estranei nell'occhio. . . • . . . . . . . . . . . • 94 !l ti Letrançols. - Pronostico tl elle ferile penetr~nti dell 'occhio . . . . • 0114. - u,;servazlool sulla miopia eccessiva e sul suo tra trnmeuto operativo. . . . . • . . . • • . . . . • ~~ •arlllolf. - Trattamento della ncnalgia oculare . 8rn41. - ,, zione !lei raggi X snlla retina . . . . •
..
• RIVISTA DI TEIIAPEUTICi\.
Genuatu. - L'acido clorirlrico nella cura dello ~clatica. Cohn. - L'urotroplna nelle cl~tlti . . . . . . . . .
. Pag. 400
•
401
RIVISTA D'lr. IEN E. l iutzmo - l.e ullime ricerche sulla peste . . . . . . . . . Pag . t O! Schlefhrdecller.- Il chinosolo nnplegato nella conservazione dei ca· • 103 d litri. . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . 401 lllslla. - llre1·e sgua rdo sulle odierne condizioni S;Jnitarie dell'ln!lia. lg•eut• nelle botteghe dei barbieri • . . . . . . . . . . · · · • {03
RIVISTA lJI STATISTICA MEDICA.
St.1tistica sanitaria dell'esercito rranceso per il t 895 . . . . . . . Pag. 40G
GIORNALE MEDJCO DEL
REGIO
ESERCITO
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SOMMARIO D ELLE MATERJg CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
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Lucciola. - l trnumatbmi dcll'oc<·hio con<irlerali ria i li\Hllo eli vista ITiediCO lcg;,l~_ ciJ! I annot.aziun1 t~rn lwii!Jr!le . . .• . • . : . . Pag. liJ Cros. - Ap~ltraz•vm clurur;!u;l"' rle1 r•J!:-:1 X escgu1te nel !(IIIJinctto ~~ ~ rh rarllogr:.lla d ell ·o,~r<'dal r• nul1larc rlllhuna . . . . o· Angelantonlo - l"•1l8 r11 tccni.;:, <·h irurgir:a l :>li Cedrola. - :'Iute rli chil'u•·gia opr•raUI'a. . . 161
Rl't'I8'1'A ltl GIURlW.\1, 1 I 'I'AI.IAIWI F.lt ElitTF.RI.
RIVISTA ~mHI CA.
Einhorn . - La rJic ur Orli tlispr' ftliri. . . . . . . . . . . . . . Pag. 168 Tunnlcllfle ~ Rosenhei m - 1\'url'o 111Pl11<10 11' :rnailsi vo lnmetrici del· l ili l'arrrlo 11rko nell 'orina . . . . . . . . . . Iii Simonelll. - :>t•tl'alllumii1Uria ll>lolo;:lo·n . . . . . 4•• t. Gazzar ini. - t:vnu·ihul•J allo slnrlio d~lla malaria . . 173 Metchnlkotf. - Sulla peste bul.lhoui~t . . . . . . . li5 Serrate Muntets. - i>alof:Pnia rlell:. dl>·unt~ria. . . . 176 Riva. - Sulla otlol•>~i:o del r~umntismo arllr" lare :•culo\ . . . . . l i7 Fischi. - Sull'inllur· nza ricl frerl•IH u ~ l precli st,Mre alle infe zioni . . Rosenhelm. - Sulla dis pepsi;J ncn <Js:t c i HIOI rapporti colle nel'rosl 177 11l Kt'nt•rale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ga lvagnl. - lln ,., S•l di fellhr.• glan•lu laro recidi va in un adult o . . 178 Jung. -Un. !lral'e •·aso tlì ri.q>ul:• r:tcialr1 lrat talo col s ieru anlistrcli9 lll•••occtt•• . . . . . . . • . . . . • . . . . . . • . ISO Robl~. - l.a 1:ura d•'ll'atlit•••si . . . . . . . . . . . . . . Auché r.: Carrlér e. - l.a :Splenn·polmonito IIPIIa fohiH'e lifoirle . . . • !SI l~ Deddl - t:oulrilonlO atl'nnaurmw patolo;.:ica dr•lla rabbia ne ll'uomo. Lapasset. - ti tratt:un~ntu ~JI~~~tlcu del ll~ludismo seconrlo la hio1~3 lu;;ta dclrcmalo70;trlu. . . . . . . . . . . . . . . . . Peti! - Le lun;ztu: lre!!ue llt• lla tu hercorlosi ~ Il •·is,cglio rli quest.a ts:; tJt>t•O un a t t.;u;cu d'mllueuza . . . . . . . . . . . . . . 1~6 Zoj a. - ::illt;zolan ta olol cra ni•! rlt una <ltlnna di 94 anni . . . . . Levy·Oorn. - l.a •1i.•gntl:<tic.1 dt!IIP malntlw gM tri chc a ini•}Stinali lb'7 m•••liaulc i ra)(!(; tlt llu utgen . . . 159 Flechsfg. - 'l'raWunc nllo •lr· lt'ol•il•••,ia.
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R1 VI ST.~ CHIH UIIG IGA . Tonssaint. - Oella p~riosLilc della tihil'l tla sfttr-1.n . . . . • • . Pag. 1911 Rosalì . - Le r~nte d'arma da fui>C•J rlell'on•cchlo e l;t r esist-enza ,1~1 ~no sch~letro a!l:l penetra.zìone <lei proi~Uili . . . . . . . . l !'~ Catteri na. - Il n ca.i o et' ~nflsema un i •·er~ate •hllla cuto in seguito a trp.twra $OtloculatW:l costa lo Toracotomia : 7.1\llauwnto: guaril!tune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Demoslhen. - Contriltntn allo studw dello f··rite nell'uomo vh' ~lll~ IJI'Odotte òal proleLiile incam••·iato <li IJI•:colt> calibro . . . . • Desp raz . - ::'Ofl l•rcs.~ione 11 01 ololorc e de:unllular.•one prectJco nel 1r:.ttan lcnto •Ielle rrallu•·e Ilei! a ga mb~ modì.rnte le fascir• dì ~uttapcrca • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gigli ,. Baroni. - Suture pmfonde in:unovihili. - Cum radicato d elle o• rni~ ln~ninali ~ertzi'l liti poniti Li. . . . . . . . . . . . . Ferraresi. - Ul/la rQto min per rcr1ti'l ti' arma rla fuQco c• m lls te.-;.1 ln,·~•<•Zione Il e la prrma porzione riti cotnr1 rlisc<'noiCnll' . . . . . Villar. - l nuol'l 11rntwssi •li cura rarlka le delle ern ìtJ mguinali . . Stecchì. - trtrocclc c sna c ura . . . . . . . . . • . . . . .
( Pu· l1l conli11uazione dttl'illdire vf.dasi U• pagi11a ~ · dr lla cO]Jtrlìnal.
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l Tl\A UMATISMI DELL'OCCHIO \
CONSIDERATI OAL PUNTO 01 VISTA MEOICO- LEGAl E CO :'l Al'\ NOTA ZIO t'\ l TEIIAPEUTI CHE
del do tt. G. l.uceiola, capitano
m ~dtco
(Conlin ., vtll~ fase. N. 1).
C) - - LESlONl 1'RAUM,ATICHE DELL' IRWE E DELLA CA~lEllA AN'rERWRE.
a ) F t'l'ile dell"iricle per contusione. - Un urto sull'occhio prodotto da un agènte contundente qualsiasi, od una scossa del globo oculare, conseeutiva. a colpi o cadute sulla regione peri-orbi ta.le, possono produrre disordini profondi, fra cui: rottura dell' iride od il suo distacco parziale (iride-dialisi) o totale (iridemia). specialmente se nel momento del traumatismo lo sfintere si trova fortem ente cuntratto, o se il margine pupillare è immobilizzato da sinechie. L· irido-dialisi poco estesa, che non devesi confondere con un piccolo coloboma dell' iride, non presenta grandi iuconvenienti, tranne che in certi casi, fu nzionando come una seconda pupilla, dà luogo ad una molesl.a. diplopia monoculare. L'irideroia suole essere seguita da un abbagliamento spiccato della. vista e da forte òiminuzione dell a medesima, sopratutto se l'occhio ferito presenta un vizio di refrazione. L 'iride completamente staccata, quando non 8
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v iene espulsa insieme a l cris t~ lliu o per una contemporanea rottura della selerotica, s i raggrinza nella camera anteriore e si atrofizza, mentre con l' oftalmoscopio si vedono le t este dei processi ciliari risaltare in nero sul fondo ros:;o dell' oc(.;hio, sintoma rilevante per la d iaguosL Aceidente meno frec:tnente ùei proeedenti è il ro\-e::; ~ iamHnto dell'iride in seguito ad un urto che spostr cont~ mporaneèlmen te il cr istallino; esso si distìPgnerà facilmente dall' .irìdo-dial i::;i e dall'an iride traumatica, p3rchP. san\. im possibile vedl' re all'oftalmoscopio i prolDssi ci~liar i nas0osti dall' iride ro ves)iata_ I n casi eccezional i si possono veri fìeare non solo f'essnre radi ali della piccola circonft>rèn za seguit e d a i poema, dtt midriasi, da paral isi persistentedell'aecomodaz!oue e d~lla formtlzione di qualche si n ecuia, meL anche rotture d ·~ l muscolo n el la sua continuità, in gu isa da formare pupill e supplementi'Lri che simulano una policoria congeuittL L'anamnesi, r ipoem!!., la midriasi pantl itica e la presen za d i s inechie impediranno d t conf0ndere qneste diV•~rs :~ les ioni col coloboma congenito. il qu,;,le d i soli to è bi httemle e riseontrasi per lo più su lla parte media ed in fe riorè d•"lr irid0, e si associa a coesistenza di altri vizi t:•) llgeuiti, cioè a colobomi delle l'a lpebre, dell l:l. coroide, a catartttta zonu lare, a microftalmia ecc. Le sopradette ltHioni, se non sono associate ad alt ra profonde, non sogliono compromettere g ravemente l'occ!tio, cag ionauùo solta n to d'ordi nario: abbagliamento variabile della v ista, dip lopia mouoculare e d iminuz ione, più o meno ril evante, del l'acutezza v isiva_ La t\•azione infiammatoria nei tranmatismi semplici dell'iride suole e;;sere h•gu;eris:;i ma, e l'effusione sa ognigua sparisce rap:dame11t.e, quando non si hanno cont em poran('amen Le altrè altQrazion i patologiche.
COlSSil>EIIATI DA l. PUNTO DI VISTA MEDICO LEGAI.E
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n medico-perito se nelle prime osservazioni a cau:;a delle emorragie, non può eseguire un completo esame oftalmoscopico. non deve escludere mai la possìbilit~t di lesioni profonde, quali: la lussazione e l'opacità del cristallino, emorragie nel vitreo, rotture o scollamenti della retina e della coroide ecc. e perciò deve essere gu:1rdingo nel pronunciarsi sull'esistenza e gravità di dette complicanze, diagnosticabili solo <lopo il riassorbìmento del sang11e. b) Fe;·ite dn ptt,ta i' (lrt lrrglio. - S e lo strumen to t'eritore è molto acuminato. come nn ago, una lesin<l ecc., e la le,.;ione è limitata alla sola iride, i danni arrecat i non ,.;0gliono essere gravi; purchè non avvenga un'infezione, cl"ordiuario non si ha che un leggero i poema, il quale si ri a~,.;orbe con molta facilità. Se però l" agente vnluera.nte presl:'uta un diametro ancora maggiore può produrre nna seconda pupilla. Nei casi poi. i.u cui verificasi l'infezion-3 della ferita si IHmuo a temere gravi conseguenze, CJmtli: il· i te, irido-ciclite, pll.noftalmite ecc. ~uando il trauma non si limi ta aJr irid e soltanto, ma Interessa anche il cristallino, come accade nella maggioranza dei casi, si aggiungerà allora la complicanza Ji una cata.r,ltta traumatica. Ll• ferite da taglio, nei casi ecce?:ionali in cui interessalto soltanto la cornea e r irid e. lasciando illeso il cri:>t<d l i 11 o, pu rcbò non a vvenga l'infezione, non presentiluo molta gravittt, avendo grande somiglianza col tran tna Gbe si produce ese~uendo l'operazione di iridectornia, la q naie co me si sa, non suole esporre l'occhio a funeste conseguenze. Una deformazione della pupilla, una fenditura o coloboma. con diplopia monocula.re ed altri disturbi fun zionali di poca entità sono le conseguenze ordinarie cile sogliooo tener dietr o a tal genere di ferite. [l pronostico sarà invece molto riservato nel caso di
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l 'I'RAU YnT ISM I DELL'OCCHIO
i ufez ione della ferita per le conseguenze più sopra aucennate. La principale indicazione nelle ferite dell'iride e della camera anteriore si è quella di e vitare r infezione, e perciò si ricorrerà ad accurate lavature con soluzioni di snbli mato al mezzo per millr•. N e i casi in cui la ferita corn eale lo permette è u tile disinfettare la camera anteriore con una irrigazione, all'uno s u uinquemila, di sublimat.o, prati ca ta con le norme E-sposte nel paragrafo seguente . Per arrestare un'infezione già iniziata giovano so v ente le inir zioni sottocongiuntivali con la sùluzione d i snlilimato all'uno su cinquemila. No n essendovi speciali controindicazioni, e soprat utto la mtuaccia di un incuneameutu d' iride, si istillerà un col lirio di atropina all'uno per cento. P er calmare i dolori si pnò fare nso del collirio eli cocain<1, del sanguisugio alle te m pia ed infine, occorrendo, si potrà ricorrere in primo od in seco ndo tempo a q negli atti operativi richi esti Jai s ingvli casi: taglio di proui · rlenza. iridectomia, sinechiotumia. estrazione di cataratta ecc. Queste manovre naturalm en te si fanno dopo avere instillato atropil1èl, cocaina e praticato per un pot:o il massagg io, ment.re si cerca a ttentamente col cucchiaio da cataratta di distendere l'iride in modo c.:he r esti liscia. Quando la procidenza non è di d1~ta recente. conv ien e as pettare ancora q ul\.lche tempo per potere praticare i n segui to r iridc<'tomia. Nei casi gravi di ferite periferiehe che interessano la sdera ed il cristallitw, e nei quali e perduta complet<t m ente la vista, i1 migliol' m ezzo per mettoro al s icur o l'alt ro occhio d n nu' irido-ciclite simpatica è l' enucl1•azione. Inut ile ripetere che in tutti i casi b isogna proteggere l'occhio con adatta. med icaturaantisettica e relati'o b endaggio.
CO~SIOERATI DAL PUNTO D I VISTA blEDICO-LEGALE
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D) ConPr Es·rnA.NEr NELLA. CAMERA A~TF:RIORE E NELI; lRIDE
Frequenti sono i casi nei quali corpi estranei dopo di ·~ve re attraversato la cornea o la sclerotica, si arrestano nelli\ camera anteriore o nel tessuto dell' iride; oppure talvolta il corpo estraneo s'infigge nella cornea o nell'iride in maniera da sporgere nella camera anteriore nella quale in seguito può cadere. Alle volte il corpo estraneo s· 1ncista sia nell' ir ide che nell'angolo irideo senza provocare gravi molestie. Se il corpo estraneo è costituito da una piccola. scheg· gia metallica può, in casi favorevoli, ossidarsi e sciogli •1rsi ; però ordinariamente esso suoi cagionare 11 n a suppurazione acuta e grave della cornea e delr irid e, che puù propagarsi con rapidità. al corpo cii iare e talora al bnlbo intero; se poi la r eazione è meno violenta può dare Ol·igine ad uu' irido-corio-ciclite plastica con le sue esiziali conseguenze. L 'esito finale in entrambi i casi, quando l'occhio non sia. stato distrutto da una panoftal· ruite, suol essere la tisi del globo col pericolo dello sviluppo di un'ofta.lmite simpatica. L'enucleazione sollecita o l'esenterazioue s'impongono quando la suppurazione ba già invaso le parti profonde. ~e r infermo si presenta al medico quando la suppurazione circoscritt.a abbia già. eliminato il corpo estraneo, oppure se la cornea è solo parzialmente distrutta, si pnò sovente risparmiarci il globo oculare, ed in seguito una iridectomia può migliorare la vista minacciata da un lr>nooma o da. uno sta.filoma. Quando l'estrazione del corpo estr<~.neo, che di norma deve essere tentata in primo tempo con ogni prec.:au7-ÌOne antisettica, riesce, allora la guarigione può avere luogo in breve tempo, e dato anche che occorre~se per tale estrazione praticare un 'iridectomia, le conseguenze
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l 'fRAUMATISMI DELL'OCCHIO
si rid nrrebbero alla leggera deformazione della pu pillèl, con di:;turbi insignificanti della funzione vi:;iva. In qu ei sti easi è sempre utile eseguire il lavaggio d ella came- ra. anteriore, facendovi arri v are per la scanalatura di un cucchiaio di Daviel, introdotto nella fe rita curneale, una soluzione all'uno per ci nquemila di bicloruro d i mercurio. IJuando la su ppurazione non si è d ii fusa sensiì.Ji 1men te al di là della camera anteriore, allora pnò spararsi di salvare la fuuzioue visiva iJra~;icando il lavaggio di essa con la soluzione all'uno su cinquemila di bicloruro di mercurio n el modo testè accennato. assouianòovi le ini ezioni sotto-eo ugiunti ,·ali dQila s tessa. solu zione. le rJmt.li devon,;i ripetere per parecelti giorni di seguito. Rino a che ciO(• l'infezione non sia COmpletamente elin11 nata. N 0i molti feriti osservati nella Clinica oculistiea di 1'orino la sudde tta, pratica \'alse quasi sempre ad atTestare il prouesso d'infezione ed in t re casi, in cu i il corpo estraneo aveYa leso aud1e il cristalli no, l'estrazione i m-
mediata di quest'ultimo, eseguita con le suddette norme antisettiche, valse ad arrestare d 'i ncanto la su ppurazione ed a salvare l'organo visivo che a prima v ista si sarebbe creduto fatalm ente perduto. La guarig ione si ottenne senza consegu enze di sorta, sicchè i pazienti si tro,·arono iu fine nelle cond izioni ordinarie degli operati eli c.:a t ara t,ta.
H l LE::;IONI TltAU .I lAl'lCHB IJEL COUL'O Cfi.IARB E DELLoA COROIDE .
a) Lesioni l,·a~,,;wtiche tf,,f t'01'pn c;ilia1·e. -Le lesioni traumat iche della regione ciliare sono sempre di g rave i mportanza. Esse oltre alle fun este cons,>guenze che producono all"occLio fe rito. minacciano l'altro occhio per il facile sviluppo dell"oftalmia simpatica.
CO:\ SlDERATI DAL PUN1'0 DI VISTA ~fEDilO -LEG .\ LE
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Le statistiche cliniche ci dimostrano in vero, come l'oftalmia simpatica si Yeri fichi con maggiore frequenza quando vengono l esi i corpi c iliari ed in special modo -se vi è penetrazione di corpi estranei; allora, salvo q ualche rarissimo caso d'incistamento o di estrazione imme<iiata del corpo estraneo, è q uas i immancabile la perdita as~oluta dell'occhio, s ia rapidamente, per irido·coroidit.e "Suppurativao per panoftalmite, sia lentamente per irido-cid ite-cronica; e le accennate complicazion i simpatiche manifestansi con m aggiore cos tanza (Coppez). Tuttav ia quando l'individuo è d i buona costituzione e la ferita si p resenta a margini n etti con r impiego razionale degli antisettici, con le cauterizzazioni profonde (Abadie), con le iniezioni sottocongiuntivali di una soluzione di snblimato all'uno per cinquemila ecc. , si può riuscire sovent~ a scongiurare i suddetti accidenti funesti, come dimostrano le statistiche d ell'Ohleman. I traumatismi dell'emisfero posteriore dell'occh io d"ord inario souu meno esiziali; purcLè la fe rita uun sia infettante e non sia uscita molta quantità di urnor vitreo. b) Emor·ragie della coroidea. - Le emorragie della -coroide possono essere causate da agenti contundenti che colpiscon o il globo oculare direttamente od attraverso la. palpebra chiusa, dg. urti sul contorno orbitale (sopracigli, fronte, tempie) cont ro un curpo resisten te non che da ferite prodotte da strumenti di varia natura, le fJUali più d'ordinario interessano la parte anteriore d ella coroide (O'l'il ser; ·ala). Gli individni affetti da forte miopia., da. vizi cardiaci, da artero-clerosi, da -::loro anemia, e le donne nel per iodo delle perturbazioni uterine sono predisposte a tale emorragie p er traumi relativamente lievi e di ciò de,·e tener conto il perito. IL sangue stravasato può espandersi nello spessore d ella coroidea, e si ha allora l'emorragia interstiziale, op-
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l Tl'tAUMATISMI DELL'OCC!IIO
pure può raccogliersi tanto sulla superficie anteriore. quanto su quella posteriore; in que:'\t'ultimo caso lo stra· va,;o n on si vede direttamente, ma. si può intuire dal fatto che la coroidea si scolla, e forma una prominenza immobile senza rifles:;o bianco-ceruleo su cui veggonsi i va.::;i retiuici de,·iati, caratteri questi pei qualii si differenzia dal distacco retinico. I versamenti alla superficie in terna d ella coroidea sono riconoscibili a.ll'oftalmoscopio, ma non è facile distinguerli da quelli retinici. Per la diagnosi ditrerenziale :-'algon o i seguenti cri· teri: le chiazze di emorragia coroideale sono uniformi, mentre quelle di emorragie retinid1e sogliono app<t· rire costituite da un insieme di strie o di punti ros~astri: sulle chiazze emorragi che coroidea li possono ta· !ora scorgersi dei vasi retinici, i quali ivi appaiono di un colorito rosso più carico. Depone anche a favore di un'emorragia cor oideale il riconoscere che i vasi retinici non presentano apprezzabili alterazioni, e cl1e la diminuzione visiva è rilevante : nell'emorragia retinica invece la vista suole abbassarsi meno, p erchè mP.no sogliano essere danneggiati gli strati esterni della retina. In fì ne n eli" emorragia reti n ica sovente si riesce a vedere il vaso che ha dato luogo allo spandimeuto sanguigno. L a fuori11scita, del sa.ngne può essere tanto &bbondante da scollare la retina o da perforarla. e dilfondersi n el vitreo. L o scollamento retinico è più faci le, <Jnaudo il versamento sanguigno si verifiea nella por· zione posteriore del bulbo, perclte qu ivi la, retina è più spessa e non si lacera fauilmente; quando invece l'emorragia si prodttce nello spazio ·compreso fra l'equatore e l'ora serrata, essendo in questa regione la retinR. più sottile, si perfora più agoYolmente; ed il sangue
sì di tf.·,nde nel vitreo. Se la quantità di sangue che si
CO:\SHH:RATI UAL PUNTO JJJ VISTA MEOICO·LJ::OALF:
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spande nel vitreo è scarsa, allora. all"osservo.zione oft.'\lmoscopica si ha dal fondo oculare un riflesso rossigno uniforme; :;e invece il sangue è abbondante, la pupilla appàre del tutto nera, anche guaJ·daudo late · ra.lmente il fondo dell'occhio. L'emorragia interstiziale si riassorbe lentamente e suole residuare delle rcacchie pigmeutate disseminate, contornanti altre macchie biancastre cui ~egue l'atrofia p ìt o meno estesa d ella parte lesa. In generale però tali emorragie, tranne i casi che siano molto estese ed abbondanti, come può avvenire, per lesione di un 'arteria cigliare e quando non han sede verso il polo posteriore, possono guarire senza 1\lterare notevolmente la funzione visiva. tluando l'emorragia si genera dai processi ciliari, può versarsi del sangue nella camera anteriore (i poema 1• All'esame oftalmoscopico, se il perito non ha avuto occasione di osservare in primo tempo l'ammalato, deve tener presente che un focol<1io emorragico più antico si distingue da un altro più r ecente dal colorito, il quale in questo tende al rosso oscuro, in quello iu vece al rosso pallido, giacchè col parziale riassorbim€1nto lo strato di sangue effuso è divenuto meno spesso. L'elUOITagia coroideale eli antica data si potrebbe talora confondere colla coroidite centrale; però questa si riconosce facilmente dal vedere che il focolaio morboso è localizzato esclusivamente nella regi'one della mac:ula /t,(t:a, e che attorno ad una chiazza rosea esistono minuti a.ccnmuli di pigment.o grandi, di solito, quanto
una punta d i spillo: nell'ulteriore corso dell'atfezione poi la diagnosi è resa più agevole dal manifestarsi la atrofia coroideale. .d. l distacco emonagico della coroide, consecutivo a lesione di un ramo cigliare importante d'ordinario tien dietro l~ tisi del globo per complessi processi tlogisti<.:i
l 'rHAU JI ATIS~II DEI.I .. OCCll lO
lenti delle memlmtut3 in terne e quiudi si ha la perdita completa della ,·ista. De \Y ecker asseris~:;e che il sa ngne puu i n ntdere il corpo vitreo senza <.;a.gionare rottnra della retina. ma aprendos i uu passaggio verso i contorni della pupilla spostando le fìbre del Mrvo ottico. Il p ronostico de lle emorragie sottoretiniche è abbastanza grave. Pnò dopo qualche tempo rias:>orbirsi il saugne ~ la vi::~ta. r itornare pa.rz ialmente dopo il dileguarsi progressiYO d i uno seotoma, d i mosche volanti e di altri cl istn r bi funz ionali . Se il ferito è giovane e J"etfu:;ione sangu igna è li· witata, la vista pu.ò ricnperarsi qua::~i totalmente. Non è però infrequente il caso che la fu nzione vi:;iva si perda repentinamente eu irreparabilmen te fin dal primo momento, e ciò q un,ndo l'emorragia cagiona un brusco ed e,;tpso distacco della retina ed anche del vitreo. L'effu:;ione sanguigna nel vitreo può sparire per riassorbimento in bre,·e tempo ed allora suole migliorare cii pari passo la vista; però ordinariament9 restano nel vitreo opa.cità fiocconose, durature, dovute o a residu i el i coaguli sanguigni o ad alterazioni di struttura clol vitreo stesso, ed è natu rale che in CJllesto caso la vi:>ta n on ritorni al pristino stato. Non di rado av\·iene che la funzione visi\·a rist,abilitasi in primo tempo dopo il ria~sorbim e nto del sangne stravasato diminuisca o s i estingua completa mente in prosieguo a causa della. retrazione cicatriziale della re· ti ua lacerata s distacl:ata e d ivenuta perciò sede di un pro· cesso flogistico. Ciò impone al peri to, prima di emettere il suo g iudizio definitivo, d i attend'!re il tempo nevessario alla evoluzione compl eta del processo morboso, onde possa escludere ht comparsa di possibili complicanze. In akun i casi più grav i, quali conseguenze de ll'amor· ragta della coro ide po_ssono verific<trsi oltre al d istacco
CONSII>ERATI OAL L' UNTO Ul VISTA l\f EDlCO - U ;G AL!,;
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retinico, l'opacamento del cristallino e complessi pro· cessi flogistici delle m embrane interne, che finiscono coll'atrofia del bulbo . Per la cura delle emorragie traumatiche della coroide si terranno presenti le seguenti prescrizioni: al paziente che deve rimanere in riposo alletto, evitando le emozioni morali e tenendo ubbidiente il Yentre, si applicherà un be11daggio compressivo ed in pri mo tempo potrà giovarsi dell'applicazione d el freddo; in secondo tempo, per agevolare il riassorbimento del sangue, si ricorra all'applicazione di t·ivulsivi sulle tempie e sulla fronte, aiie in iezioni ipodenniche di pilocarpina, alle iniezioni sotto congiuntivali del l per 100 di solfato di soda ed alla cura interna di jodnro di potassio. Non bisogna trascurare di prendere in considerazione le concEzioni interne dell'ammalato ed esaminare se in lni esista qualcuna delle cause predisponenti alle emor· ragie e ciò allo scopo di adattare le opportune misure igieniche e terapeutiche. C) Rolttwe della <:O?"Oidea. - l traumatismi n ella sezione anteriore del globo oculare raramente produ· <:ono rottura della coroidea in corrispondenza del sito direttamente colpito; invece le lacerazioni di essa si verificano d'ordinario fra la papilla e la regione della mac,,la lutea. L 'ipotesi che tali rotture avvengano per contraccolpo non darebbe spiegazione sempre plausibile della l oro speciale localizzazione nella sede suddetta. Più verosimile è invece la seguente opinione del Becker: le contusioni, i traumi del bulbo ·comprimono questo nella cavità orbitaria; il nervo ottico per la sua rigidezza obbliga la sclerotica ad introflettersi e l'introfiessione avviene sopratutto nella porzione compresa tra il forarne ottico-sclerale e la regione della macuht, pel fatto che il n ervo ottico s'innesta a l bulbo non in perfetta corrispondenza del suo polo posteriore, ma nn
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l TRA U MATJSm DEI..L. OC CITI O
poco all.interno ed in direzione da dentro in fuori . La coroidea fortemente distesa sulla sclerotica introtiessa subis.::e una lacerazione per lo più in forma semi·lunare con la concavità verso la papilla, condizioni queste che beue si spiegano con la suesposta teoria. Alla rott ura della coroidea suole seguire un abbassamento della vista attribuito in mass ima parte a commozione retinica; però talora esso di pende anche da coucomitante emorragia della retiua e della. coroidea; anzi il sangue può esser tanto abbouclante da invadere il vitreo e ]a, camera anteriore, e cagionare fin a n eo la per d ita della percezione qua.ntitativa dnlla lu..:o. S e rosservazioue ottalmoscopica non è impedita da emorragia nel vitreo, la lesione Jella coroidea, subito. dopo prodo~tasi, appari rà come una striscia r ossigna od et.:chimotica : ma col tempo riassorbendosi il sangue, il sito della rottura most rasi come una striscia gialliccia tra la macnla e la papilla, d i forma più o meno semilunare, colla concavità rivolta al nervo ottico, lunga sino a tre volte di più del diametro papillare, ma relativa· mente molto stretta e che termina d i soli to a punta sovente biforcata o suddivisa in più striscia o lacinie. Talora olt re la lacerazione n ella sede su detta se ne trovano altre verso l"e<1uatore. Nei margini della. rott ura si determina nn processo flogistico, e mentre in principio es;;i sono rossi, diventano in segnito neri per ac· cumu lo di pigmento e più tardi possono apparire anche sfumati; il colorito della rottura invece diventa sempre pitl bianco a misura che progredisce il processo atrofico. ({uaudo es!ste anche rottura della r etina, si diagnostica dal vedere interrotti, spezzati i sno i vasi. Succede so· vente che il processo Jiogistico della rott.ura si propaga alle vicinanze. e che la striscia bianca primitiva si vada allargando in seguito alla retrazione cicatriziale dt,lla coroidea. In tale eveni en za la vista che poteva
CONSIDERATI DAL PUNTO Dl VISTA MEDICO-LEGALE
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essere migliorata in principio, va nuovamente diminuendo. L a prognosi quindi di questa lesione dev·E\::!· sere sempre più o meno riservata, dipendendo essa dalle lesioni simultanee delle altre parti dell'occhio, e specialmente della retina e del vitreo, ecc. SA le lesioni sono multiple sogliono essere seguite da perdita completa della vista. In vece conseguenze della. rotturc~. semplice della coroide sogliono essere disturbi nella visione diretta, e compar;;a di scotomi la cui importanza varia a secondo d ell'estensione o rle.lla sede della rottura. Gli scotomi do vuti alla compressione degli elementi retinici a r.ausa dell'effusione sanguigna si ma· nifestano rapidamente e variano sia nella sede che nel· l'estensione. La loro pers isteuza associata ad ambliopia, indi ca che la retina e stata lesa contemporaneamente alla coroide. Nei pr imi giorni il paziente può non ar· rivara a contare nemmeno le dita avvicinate all'occhio specialmente quando vi sono emor ragie endo-oculari; P erò il miglioramento suole essere rapido ed in qualche caso veramente eccezionale si è verificato il ristabi limento completo della funzione visiva . Quando l'oftalmoscopio ci fa riconoscere la com plicauza di una rottura o di un processo fllogistico della r etina la prognosi deve essere ancora più riservata, giacchè allora di solito suole seguirue la cecità rno· noculare consecutiva all'atrofia della retina ed anche del nervo ottico. La terapia po.:!O può II elle rotture della coroidea; essa si riduce a consigliare: il riposo a letto, all'applicazione di un bendaggio compressivo ed a qualche sot· trazione sanguigna, se vi sono segni di disturbata circolazione coroideale. N e i casi d i coesistenza di ~morragia, si ricorre alle prescnzwni indicate a proposito delle emorragie della coroidea.
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l TJUU&IAT!Slll DEI.I.'OCCtliO
P') -
L!!:sJOYt TRAL'Mà'rrC'RE DELLA RETINA.
Trattando iuuanzi delle fe1·i te peu~>tra uti d··l g lobo o.;ulare, vedem mo come le lesioni poco estese de lla ret ina. e del la coroide, prodotte da agenti nou infettanti possono guarire con una certa facili tà e come d ella. le· ;;ione r,1tiniua. non snole rimane re che una cicatrice pigmenta.ta ed aderenti alla cor oide. I traumatismi del bulbo, al pa.ri de lle suossa ad es;;o comunicate per contraccolpo, p ossono produrre : c;tJIÌt· 1Ìw;io11i, ellttliTar;ie, rlisfw·chi r> rolfw·1' della ret ina. L a r:, ,mml/::. io}le della r e tina è stata m olto ben e stud iMa dal B erlin, sia clini çam ente, sia s perimentalmente. E g li all'esìtme prat icato imm ed iatamente dopo l'ac· <:idenre ha ri lt> vato i seg uenti tatt.i : inie:.wne pe1·ù:lte· 1"alica pront'-n:;ialrt, rlolni'e a linl'llo delltt. n '(] ione I'Ìlùu·e,
/O(tJ(obia inte"sa, r·esisten ::.rt gJ'ltlldis.~ima della pupilla (.l/ /'a:;irme i{e{.falropi11-a, r'cl a/.)])r'.~•WiiYU;i t/0 !fcl{a ViSiOni~
r·enh ·afe .~en:::rt ,·esfringimenfo (lj)p,·e;,;,(lbilr' del cam]Jo visiro; quando l'osservazio ne oftalmosct'pit..:a fu possibile. consta tò SO\'el!te i p!' re m ia de lla papi Ila e del la
macula e, n elle loro d c inan ze. edema della n'tina che talora si prese ntava invece in a lt re zone, su quelle, c ioè 1love maggior men tu si e ran o e::;plicati gl i eHetti df'l tranm<t. L ' edema r et.iuico appar e sotto t'or ma d i 1(>-.:olai u ebulosi, g rigiastri, da\·aoti ai q uali passano intatti i va.!'i de lla retina: ordinariam en te, d(lpo i l terzo g iorno al massimo, te appare nze oftalmo;;copicbe de ll' edema ret inieo non si osservano pit1. Queste osservazioni fu rono confermate da lle lesioni prodot.te anch e in vi<t s perime nta le cùn l"aggiunt.a d i qualuhe s ulfus ioue sanguigna sulla r egione ciliare e fra le m e mln·aue endo-ocu lnri.
CONSIOER ATI DAL PUNTO DI VISTA MEDICO ·LEG.~LE
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I pazienti accusano sovente disturbi visi vi i q ua.l i, al pari dell'edema, sogliono sparire in pochi giorni. Tali disturbi che alcuni attribuiscono a semplice perturbazione delraccomodazion E', secondo Berlin invece
sono sopratut,to dovnti ad <~.stigmat ismo irregolare del cristallino, consccuti v o a defor mazione della lente stessa, prcdotta dati a pressione esercitat<L dai fol.:o la.i emorragici della regione ci l ia re . De W ecker però cita dei casi nei f)Uali, in seguito ad una contusione del globo senza apprezzabile lesione del fondo dell'occhio, si verifico ratrofia della re ~ina e del n e JTO ottico. Talord, dopo ferite della testa o semplice commozione dell occhio, si può riscontrare un'ambliopia transitoria, discumw/op.<:irt (\Yi Ison, E in dal, Fan ie ecc.) senza che scorgansi all'esame oftalmoscopico apprezzabili lesioni eudo-oculari. Tali disturbi vengono attribuiti ad ane· stesia transitorir. prodotta da scosse mol ecolari della r eti ua; però è dovere d el medi co-perito di accertarsi
se llfJU si tratta invece di ambliopia istero-traumatica o tos;;ica con disturbi di parai i si e d i contra7.1one del muscolo ciliare. Va qui ricordato che la rapida e vio· lenta espansione dei ga;; nell'esplosione delle armi da fuoco può cagionare, quando l'individuo si trova molto vicino al luogo dell'esplosione una semplice commozione retinica se l'urto non e troppo violento e, se q Lte sto è intenso, si possono verificare lesioni complesse quali sub- lussazioni e lussazioni del cnstall iuo, emor· r agie nel vi tre o ecc. L'alterazione o perturbamento della vista, consecutivo acl una emorragia, varia non solo a seconda dell'estensione di questa, ma sopra tutto a se con d!~ della :ma sede. Cosi mentre una piccola emorragia periferica può pas· :sare inosservata al contrario, se essa si produce verso la tilrwula lulea, può cagLOnare l'abolizion e della visione
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l Tl t AUlTATISlJI DF.LL'OCCJH O
cent rale. Se l'emorragia. circonda la macula tutta 11ll' intorno, puù aversi un'ambliopia od uno scotoma centrale
più o meno note\·ole. Talora il pazi ente, dopo l'emorragia, percepisce il co · lorito r osso del s:mgue stravasato. In altri cas i, subit:.o dopo avvenuta l'emorragia, si p uò avere sia perd ita istantanea della vista, sia nn semplice offnsc:amento, ov \·ero si generano degli spettri oculari. Sovente l'infermo accusa melail101'{njìsia (vistll defor· mata. degli oggetti) oppure comparsa di mosche volanti sul campo visivo che dipendono da opacità del vitreo. I n genemle i focolai emorrag ici possono essere tanto limitati da apparire come piccole linee o cltiazzettiue, e tanto graudi da superare tre o CJUattro Yol te la superfi· cie della papil la. Essi, in primo tempo, sogliono apparire di colorito l'O$:>O·oscuro o roseo chiaro; nel primo caso t rattas i di emorragie recenti e dense, nel secondo di emorragie il cui strato sangu igno è molto sottile e che in parte si asi riassorbi to, il che indica che r emorragia non è recenti ssima. Questa r egola vale solo per le chiazzo emorragiche di una cer ta esLeuz ione e non per i piccoli p unti e morragici il cui colorito, essendo ::;carso il sangue etfuso1 appari~ce roseo anche in pri ruissimo tempo. Lo stra vaso per lo pitt avviene nello strato delle fibre nen·ose d ella retina le quali, senza lacerarsi si divaricano in maniera che il sangue s'espande lungo il loro decorso, ove trova minore re:-;istenza. Per ciù le elllorragie piccole di solito sono lineari e le più grandi pi ù o meno striate; fJ ne::; t'n l ti me sovente presentano alle loro estremità stn scie di lunghezza dilferente. Questi caratteri, come pure l'esistenza di vasi retinici che si approfondano nei fo ~o la i emorragici, dai <)nati sembrano come interrotti, r esistenza di chiazze emorragiche lungo i
CO:\S!OKRA T: t>AL I'U:-<TO DI VISTA MF.DI CO -LF.G II!.E
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vasi ed alle loro estremità valgono molto per fare differenziare le emorragie retiniche dalle coroideali, le 11na\i appaiono come se mplici sutì:'nsioni uniformi a contorni netti. Il sa.ngne ':!tra. vasato si raccoglie talora tra la jaloidea e la retina senza espande r si nel vitreo, perchè la ja.loidea rimane intatta e cio è pi1.\ frequente nella regione della maGnla, ove remorr tl.gia spesso pnò apparire come una chiazza ovale o 1·otonda. Il colore delle emorragie varia ussai col tempo. Qnando ·~ono più o meno r e~.:enti tende, siccome abbiamo detto innanzi, al rosso-bruno od al roseo· chiaro, in seguito poi diviene qna'li n ero; p erò è da tener presente che riassorbendosi il sangue effuso, in ·m periodo varia· bile a seconda della quantità di esso, le emorragie danno "o\·ente luogo a macchie bianche, le qual i possono cominciare a manifestarsi nel centro del focolaio emorragico, auclte pochi giorni dopo la sua formav.io ne, e si al· lar~ano sempre pìtl a misura che il sangue si riassorbe; ma la chiazza bianca finale non raggiung~ mai l'intera e.-tensione del campo occnpato dal sangue stravasato. Al riassorbimento contribtlÌS~Jo no , secondo Langaus, le c;el lule linfatiche le 1fUtdi prenderebbero nel loro in· rerno i detriti dei corpuscoli rossi, e le macchie bianche t:he <:n m paiono nel mezzo dei focolai emorrag ici sarebb •rn appunto costituiti da queste cellole. A ltre volte si vedono chiazze bianche adiacenti al sito u.~cn pato dall'emorragia. Es:;e possono apparire granulose i}uando sono pic<.:ole, come membrane allorchè sono larg he, e si credi'! dipend ano probabilmente da degenerazione grassa. o degli ele-11 enti del sanguE> stravasato, o degli elementi retiuici alterati. Le chiazze bianche in un periodo di tempo abbastanza lungo sogl iono scomparire, r~siduand o talora per lunga p~zza. dei g ranuli bianchi. !l
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l TRAUl!A'l'l:il\JI O!•: l.l.'OCCIIJO
All'emorra.gia può altre~ì tene r dietro una deg rueraziouc pigmouto:;a cd in questo ca:;o fo r mausi chiazze nere irregohni, le g ual i ra pprese n tnno t:i~o:atri~.:i d eli a re-
ti na maltrattata. ed a.i margini di esse ,-eggousi al microst:opio tratti fibrosi , che si t.:-ont'oudono col le fibre raggiat t' uon n etti val i cost it;uenti l" i 1t1 palcatu ra della retina e t:lte alla lo ro volta s ono divenute iper t rofiche. f: super tluo il dire che in tal i ~.:ondizioni è impossibile ht r t•Ìiltegra.zione de!Lwutezza visi va. Altre volte il focolaio emorragico si organizza dando o r i~ine ad un tessuto conn ettivale pigmentato che retrat·udosi suole prodnrr<' !"at rofia d ella retina. B erlin , PoncAt (d e C lnng). Lapersnuu e e Vossan:( bamto notato un 'i nH !trazione pigmùntaria della retina molto somigliante ali ~ lesioni speciali d ella retiuite. uome ~.:o nseg u euza tardi,·a di alunni t ra umat is mi dell'oe;chio e spee;ialmente delle ferite del nervo ottico e chi Yasi che lo t:Ìrt:ondano. Il saugue stra vas;.~. t o puù inoi t re d istaccare la ret ina o pertèn·a.rla e spa11dersi nel ,·itreo. I focolai umorrag ici. in uui si r iassorue il sangue stra\'èlScl to, possono guarì re se m a lasci<l re a pprezz ~ bi li per· turbazioui della fllnv.i one vi:.;iva. Nei ca->i di distl\.•;co re&iuico il f,.rito nota immodi<\tn.men te r iduzione dP ll"acntezza visiva, di grado Yat·iabile a seconda dl:llla sede dello suollamento; se CJUe:;to è periferico P poe;o esteso la visi one centrale può in principio essPre normale, ma in seguito suole diminuire. La vista alle ,-olte puu migliorare alquanto dopo alcuni giom i non osLante e;he p ersistano segui di astenopia o di torpore retiui co. Il senso lu minoso in questi casi, misurato col fotometro di F òrster, trovasi ridotto da '/,,, ari '/"0 • In principi o quando la le;;ione n on è g ra,·e. gli iliformi son'nte vedono solo la meti1 di nn og getLo, come
CO:'\Slii'EilA'n DA L PUNTO DI VISTA l\IEOlCO·LEGALE
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la metà del volto, la metà di una persona e si lagnano ordinariamente di -;netmno1·(opsia, di comparsanel campo visiYo di chiazze rosse, bluastre o di altri colori, molto fltsticlioso, di scintille anche ad occhi chiusi, di corpi
lucenti o di un anello o di un semicerchio luminoso avente talvolta. colore giallo o bleu. Il campo visivo naturalmente presenta una limitazione corrispondente all'estensione del distacco e nei ca.si antichi può anche riscontra.rsi cecità per i colori. Coll'esame obiettivo si rileva quanto segue: la pupilla suole reagire lentamente allo stimolo luminoso; talora è deformata. con sinechie posteriori e non ri'>ponde ne agli stimoli riflessi, n è ai movimenti associati. N ei casi di data remota può riscontrarsi cataratta, atrofia del tessuto irideo, quale conseguenza di sopravvenuta irido· coroidite ed anche aumento di profondità della camera anteriore per una retrazione indietr o alla ba.se dell'iride. La cataratta suo le in questi casi presentare la sostanza corticale molle e residui di pigmento dell'iride sulla sua faccia anteriore. Nei casi gravi. può seguire atrofia de1 bulbo e quindi si riscontra ipotonia e talora si os:-:ervano anche sintomi di ciclite. In un precedente lavoro (l ) facemmo notare come l'astigmatismo corneale vada incontro a variazioni di curvatura e di grado durante il decorso di un distacco r etinico. Negli individui che avemmo opportunità di osservare quando il distacco era recentissimo, l'ast. soleva essere di grado rilevante: in due di essi era contro la regola. Ripetendo le OSSE\rvazioni ad intervalli risultò che rast.
(Il L~cclò . A . -
0Herva;loui cll11iche st,H"IJSiig. CONleaLe e sue va .-ia· Giornale medico del R. Eserc•to - Di-
::~ni "' alcu11 e a/feziolli oculari. -
cembre ! 896.
l TRAU:\!A'fiSl\11 DELI..'OCCI!IO
so\·ente varia d i gr~tdo per lo più scemando, ed in uno da l:oucro la r egola di \'~n ne secondo la regola. I n due essendo aumentata l'estensione del distacco, si ebbe un aumento di ast. corneale e \·iceversa il grado di questo in un indi\'iduo in cui la retina perforatas i potò ritornare a contatto con la coroide rasli. che era di 2.:)0 D. scesE- a 0,75 D. Il distacco retinico si può osser vare tanto ad immagine diritta, adoperando a preferenza lo specchio con· ca\·o per illuminare meglio il fondo oculare, quanto ad immag ine rovesuittta, sen·endosi d i una lente obbietciva di l 2 a. 2 pollici allo scopo di rendere visibi le una g rande estensione del distacco m ed usi mo. L 'esame ad immagine di ri tta è preferibile nei eMi in \·eterati e quando il vi t re o è p i t1 o meno intor biJato: cos i s1 ved rit nel fondo d ell'ocJ!Jio risaltare nn colorito blua:>t ro o bianchiecio, osci llante, 1Ùentre nelle vicinnn:t.e il culorito è rosso. Per apprezzare pe.rò l'estensione del distauco ed i particolari di esso è preferibile r esame ad immagine ro\·eS<;iata. Allora si ricon oscerà che, se è scarso i l liquido sottostaute alla porzione di retina distaccata, f)nesta apparirà bianca; se inve-ce il liquido è abbondante, appar in't blua~tra u grigio vlnastra, n on uniform emen te, bensi come so lcata da strisce di colorito più car ico o più eh ia ro, :o; i mi le agi i o m breggiamen ti della stoffa cosi detta ;,wif·e. t~uesto strisce. corrispondono alle p ieghe formatesi nei la retina distaccata, ed in par te dipendono an~he da opacamento della medesima. · La m e mbranadistac~a.ta p no a pparireoscillanleq nando si fa m no vere r occ hio al pazien te I va~ i retiniei, che possono ricon oscersi o te nenJ o conto della loro caratteristica div isione dicotomica o segnenlloli dalla papill.:L Yet·so il distacco, appaiono interrotti, contorti, più oscuri e sottili, po idti~ tro\·andosi av\·ici-
CO~SlDERAT l DAL PUNTO D I VISTA MEDICO·LEGALE
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nati alla lente obiet,tiva, questa li ingrandisce meno: alla periferia del distacco i vasi veggonsi come spezzati. Il limite fra la parte sana e q nella scollata risalta per la differenza di colorito. Sopra tutto negli scollamenti recenti è possibile vedere una rottura o lacerazione della retina sollevata. In un punto cioè della zona di retina distaccata e ad un livello inferiore alla medesima si osserva una chiazza che · ha l'aspetto ordinario d ella cor oidea con i suoi vasi e spaz'i intervascolari, ed a.i margini di questa chiazza sovente esiste qualche lacinia che si adclentra nel vitreo. S e però il distacco è poco esteso e scarsa la quantità di liquido ad esso sottost1mte, allora coll' ofta.lmoscopio si sugliono 1;redere solo delle strisce biancastre corrispondenti alle pieghe della retina. I vasi nel campo di tali pieghe vedousi contorti ed ai l i mi ti delle medesime piegati, il loro colorito è di un r osso più fosco; lo stroma coroideale infine è meno ap· parente che alla periferia del distacco. Se poi il distacco è poco esteso e periferico, non sempre si riesce a scoprirlo. D'ordinario il distacco suolsi riscontrare nel segmento inferiore dell'occhio, giacchè in qu ello superiorA, per legge di gravità, non persiste a lungo: esso può essere p o..:o esteso e periferico, e può altresì giungere sino alla papilla ed invadere il segmento posteriore della retina. Può anche prodursi nelle altre sezioni del fondo oc.ulare; tuttavia è più raro si verifichi nella regione della macula, percbè quivi fisiologicamente la retina è più ader en te alla coroidea: e quando ciò nonostante, si produco i n questa sede suol essere poco esteso e la {n/Jeol a ce n· h·ttlis assume l'aspetto di un punto emorragico, aspetto che verifì.casi anche nell'embolia dell'arteria centrale; ciò dipende o dal perchè la retina in corrispondenza della fovea non è staccata, ovvero dall'essere lo strato
l TR.\U~!ATISlll DELL'OCC'll!O
del li'J.nido più sottile in corrispoHc.lenza di essa, ed in· fine potrebbe attribuirsi al rosso retinico. Gli esiti fle l distA.cco sogliouo essere i seguenti: al ll liquido può spostarsi e quindi la parte di retina già scollata aderisce di nuovo alla uoroidea, r ia,}quistando più o meno la sua fun-.:ione . b) La porzione staccata della retina può perforarsi ed i l lig nido sottostante di tfonc1e.rsi nel vitreo; allora la retina ritorna quasi alla sua naturale posizione, r estando per ò di so lito più o meno pieghettata. La vista in tale evenienza può presentare miglioramenti n el solo caso ube la perforazione avvenga presto, prima cio~ che la retina staccata si al t eri profondamente. c) ll distacco può scomparire spontaneamente, ma ciò è cosa tanto rara da non essere nemmeno ammessa da aleuni oftal mologi. d) Il più del le vulte il distacoo o rimane stazionario o seguita ad estendersi associandosi a cataratta, ad atrofia. del bulbo ed a moleste sensazioni luminose subbiettive. IL prognostico adunque può essere molto vario ud è tanto più gra,re f)Uanto più grande fu la lesione. In fine la r etina può pure rompersi sia per coctusione che per altro traumatismo diretto del globo oculare. All'esame oftalmoscopico, fatto immediatamente dopo raccidente, le rotture si presentano come chiazze di co101·i to cretaceo contornate spesso di pigmento. Se la rottura è stata completa si vedono spezzati anche i vasi :;anguigni, ma se la rottura intet·essa soltanto gli strati esterni della membrana s'intende che i vasi ved onsi intatti. Un' immediata diminuzione dell'acutezza visiva, la comparsa d i scotomi variabili eec. n e sono i sintomi snb· biettivi. Il perito nel pronostico delle rotture deve tener presente che i disturbi vi::;iy.i i quaii gli inferm i d' ordinario
COl'~lDERATl DAL PU="TO DI VI S TA M EOIC O·L EOA LE
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accusano subito dopo l'accidente : d iminuzione dell'acutezza visiva, scotomi ecc . p ossono diminuire o sparire a mano a mano che il sang u e strava;;ato· va ri assorbeudos~ ma che può al tr esì la funzione visiva in secondo &~mpo peg~iorare ed a nc he estinguersi a causa della re· trazione ci'"atriziale d e l tessuto lacerato, la guale st irando gli elementi re tinic i ne disturba. ed abolisc'3 lc1 fnnzicue. La cura della commozione r e ti n i ca si riduce : al riposo alletto, all'applicazione di 00m presse fredde e di un bendaggio per pochi giorni, saranno in qua lche caso indicaLe le derivazioni intestinali e qualche modico sangni· s u~gio alle narici. P.;r la terapia. delle emorragie r etiniclte ci riportiamo a quanto abbiamo detto a proposito della, ~,;ura delle emorragie della conidoa. Per lo scollamento d alla retina quando il trattamento medico, il 11uale conviene sempre tentare in primo tempo, non ha dato buoni risultati, si ricorre al trattamento chirurgico. In principio si terranno presenti le seguent i prescri· ZIOUI:
'')S i obbligherà l'infermo, munito di una fasciat.ura. t;Ompressiva, a. stare in assolnto riposo a letto per parecchie settimane, iu decnbito prevalentemente dorsale: in una oscurità. completa o relativa a seconda dei ~~ d a tener presente però che il bendaggio compres· si,·o è da proscriversi quando vi è ipotonia del bulbo, poichè allora potrebbe favorirne l'atrofia. Gli si prescriveri~ ancora una d iet a lattea per la durata d i due settimane cuca. bi La somministrazione periodica di purganti può riuscire ancora utile, ma non bisogna abusarne, perchè a causa d ella depressione che producono ne l circolo,
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l TI( A Uli!ATISlll lH:Ll.'OI.'CIII O
specie negli individui deboli, possono fa,·ot'Ìre la sta::;i negli organi peri fHrici e cluindi nelr occhio. t·) Il salicilato d i soda alla dose di 2 gr. al giorno <.: ou tinuato per3--:l: sett imane è stato riconosciuto an<.: ora molto utile: e qualora r azione d el salicilato fosst: debole, si pro~.; urerebb e di aumentare la diaforesi con altri mezzi. cl ) ::le le Yene rctiniche sono turgide e se l'infermo prova. sensazioni luminosn-subiettive, riescono giove voli le sottrazioni sanguigne, ecl a tal uopo mo.lti preferiscono all'appare<.:ubio eli H eurtelup l'applicazione di UUèl mignatta per ciaseuna varice . e) Quando le con d i?:i uni d el cuore io com;entono, si rictJtTe alle iu iezioni ipod ermiuhe alle tempia d i p i locarpina, cominci<mdo da mt?z:w centigrammo e spinge11do la do;;e a 2 o i:l uentig rammi a seuonda d ella tolleranz<L (J Possuno dare ancora un buc>n risultato le frizioni mercnriali alle tempia ed alla fronte continuate per un paio Ji St:> ttimane e [" US O in terno prolung ato di ioduro d i potassio. g ) Molto utili riesc.;ono talora le iniezioni sotto con· giuntivali di una soluzione al 2 p. t;ento di cloruro di sodio (Angeluc:ci). Il trattamento chirurgico è sopratutto diretto ad ot· tenere l'evacuazione d eli iq uict o raccolto al disotto della retina. Molti sono i metorli a tale iute n to escogitati. ma noi accenneremo soltanto i principa.li, dei quali n essuno pur troppo raggiunge con sicurezza lo scopo. De \v-ecker aveva consigliato il d renaggio con un filo o con una pfccola canula d'oro nella regione dello sc;ollamento, ma tale metodo poco razionale venne da lui stesso abbandonato. Grese tentò l'evac.:uazioue del liquido attraverso il vitreo per mezzo di un ago da cataratta e Bowman teutò lo slesso processo servendosi di due aghi. Nessuno per ò ottenne risul tati molt.o soddisfucenti .
CO:-ISIDEHATT DAL P UN1'0 Ot VISTA )IJ'.:OICO-LEGALE
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~: preferibile invece praticarò con un coltello di De Graef un· incisione alla sclerotica ed alla coroide nella regione equatoriale d e ll'occhio per non ferire il corpo ciliare (oftalmotomia posteriore) ; dopo, quando lo si crede necessario, si fa la sutura della sclerotica e si applica un bendaggio compressivo. · Weber e Grassmann hanno r ecentemente raccomandato le iniezioni nel vitreo di una soluzione al ' ., p. cento di cloruro di sorl io. In quest'ultimi tempi D eutschman, per compensare il vnoto formato dalla fuoriuscita del liquido sott.o-retinico. ha proposto un metodo, che egli chiama incisione della retina e del vitreo e che consiste uell'eseguire subito dopo l'evacuazione di det.to liquido, in una iniezione di umor v itreo di un coniglio ucciso all'atto della operaziOne. Molto utile può riuscire talora l'elettrolisi, la quale fu introdotta nella pratica pe~ch è nelle esperienze sugli a nimali si è osservato che per l'aziona di essa l'albumina precipita coagulata. A tal~ scopo Scholer si serve di una batteria ad immersione d ' Hirschman, infiggendo n ella parte periferica del bulbo un coltellino largo millimetri 2 '/. e lungo 2 a 3 od un uncino curvo con l'aggiunta di un ago di m m. 2 ' ',, facendo corrispondere il polo n e~ati vo al meridiano verticale ed il polo positi vo al meridiano orizzontale, e facendo agire prima un solo elemento ed aumentandoli fino a 2 -3 al massimo per un tempo non superiore a • ,, di minuto; Abadie usa una corrente di 5 Ampèr~>s. È rimarchevole il fatto che, mentre Abadie introduce il polo positivo, Won Mol si serve del negativo e Scholer introduce entrambi i poli. Chevall errau consiglia di provocare una rivulsione ed nn a coroidi te à.desi va praticando sul bulbo delle nansticazioni puntiformi col galvano-cauterio o col termo -cau· terio a livello del distacco. Questo metodo, oltre ad
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l TRAUl\.IATISMI DELL' OCCiliO
es:;ere spesso efficace, è scevro di perit:oli inerent-i a tutti gli altri. La cura infine delle ro ~tu re della retina si riduce al riposo a letto, alrapplicazioue del freddo e del bendaggio leggermente compressivo, a qualche sottrazione sangu igna, se vi sono indizi di disturbata, circolazione endo-oculare ed infine a combattere i sintomi flogistici a misura che si andranno manifestando. G) - Co1~PI ESTRA~Er :\'Ef,LA .RETrNA E NELLA COllOIDE. Corpi estranei e specialmente pezzettini metallici piccoli A taglienti, pallini di piombo, frammenti di piatra, ecc., possono penetrare nel globo oc•llare ed arre· starsi nella ret iun. o nella coroide. Siccome poi quesce due membrane sono molto sottili ed intimamente col legate fra eli loro, accade il più delle vol te che l'agente vnlnerante leda contompora.neamente entrambe e non di ratlo interessi anche la. sciMotica; perciò tratteremo qni in generale l'argomento del la peuetrazioue dei corpi estranei in detti inviluppi. La penetrazione di corpi estranei nella coroide e nella retina 0 assai rara. Il Coppez infatti nella sua statisti ca su 70 casi di corpi estranei nell'emisfero oculare posteriore, due sol~ volte verificò che essi si erano incuneati nblle sudette membrane. Sui 153 casi innanzi citati di ferite penetranti nelrocchio curati nell' osped1de oftalmico di Torino nel C)Uinquennio 1892-96, sei volte si ebbe a constatare la penetrazione di corpi estranei nelle membrane oculari profoude. Q.tHl.ndo i corpi esl;ranei sono asettiGi e specialmente se di metallo non ossidabile, possono incistarsi in tali involucri e rimanervi per lungo tempo. Da principio sogliono provocare una lieve rei:lzione infiammatoria; in seguito nn campo visivo preso con molta accuratezza potr~t farci rile ,·are soltanto qualche scotoma con-
CO~SIOER.l.Tl DAL PU:-:TO 1>1 VISTA :U~: oh:O - LEG .ALE
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secutivo a focolai circostr etti di reti no-co ro id ìte t raumatica, o a distacchi parziali della r eti na sen za ch e si t~, però gran fatto alterata la vi sione centrale (Hinschberg, Meugin, Landesberg, Hosch, Houreubach, R oy, ecc.). La regione maculare n ei casi di penat,razion e d i corpi estranei nel vitreo, suole assumere un aspetto marmorizzato, g iallastro, caratteristico, di cui faremo più diffusa menzione a proposito d e lle lesioni traumatiche del vitr eo . ~o n sempre però il pronostico si può fara così benigno per la conservazione delracutezza visi\·a ; la g raviti, come facilmente s'intende, dipende sopra tutto dalla. via perc0rsa dai corpi estranei e per conseguenza dalle parti che sono state lese. Così è meno g rave il caso. allorchè l'agente vulnerante s i fa strada perforando la sdera. a livello della zona equatoriale, auzicltè quaurlo penetra attraverso l' iride, il cristallino, l' umor vitreo ed i corpi cili ari. Anche dopo formatosi l' inci:ltnmento, gli a.ccideu.ti temibili non sono pochi. Infatti, la r etrazione del tessuto stesso che forma la membrana d' incistamento talora può produrre un secondario d istacco della r etina e d ella cor oide. Inoltre li" involucro che racchiude il corpo estraneo addentrandosi nella coroide può infil trar s i di sali calcarei e d ivenire centro d'infiamma· z ione. Può anche avvenire che una successiva con tus ione del g lobo oculare faccia rompere l' involncro del corpo estraneo, il quale viene perciò messo in liber tà dando luogo a processi flogistici più o meno gravi. I pericoli poi sono assai maggiori quando i corpi e stran ei, anzichè essere levigati ed asettici, sono ango· losi ed infettanti, gia.cchè fatalmente producono altera· zioni gravissime che cagionano la perdita d ell'oechio s ia p e r panoftalmite, sia. anche per lt3nti e complessi processi flog istici (corio-retinite, irido- cicliti, ecc.) che finiscono con l'atrofia del globo.
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l TRAUllATIS)IJ DELL,OGI. IIIO
Inutile dire che in qnesti casi s'impone l'enucleazione dell 'o<.:t:hio leso allo scopo di prevenire accidenti simpatici uell'altro. Le esperienze del L eber, relati ve al razioue chim\ca d i pezzettiui meta!l ici non infettanti penetrati n eli" occhio, sono state confermate dagli studi anatomo-patologici del K asten itsch. Le sch egge di rame. anche se asettiche. per la loro azione chimica, sogliono determinare una suppuraziont> tanto più acuta quanto più si trovano vicini alle parti maggiormente vascolarizzate ; e la reazion e iufiamrna· toria raggiunge la. sua mass ima intensità allorchè esse si arrestano n ella retina in \·icinanza della papilla o del corpo ciliare. Quantunque il Leber abbia sperimentalmente pro· vato che il rame spieghi una d elle iuHuenze più n oci\e sull'occhio, tuttavia non lo si deve giudicare esiziale in modo assoluto, giacchè il R ipp, i l Meyer ed altri hanno pubblicato dei casi di const>rvazione non solo J ell'oJchio, ma anche di una rela tiva acutezza visiva. in seguito a penetmzione di frammenti d i ume nella r etiua Devesi però tener presente che anche quando il visus dell'occhio ferito non viene g ravemente perturbato, so· glionsi d'ordinario riscontrare degli scotomi dipendenti o da ch iazze di corio-retinit.e circoscritte, o da. un d i· stacco della retina e coroide consecutivo ad effusione sangmgna. Devesi però tener presente che il distacco retini00 n on sempre si verifi ca in primo tempo, bensì può insorgere in seguito a. retrazione cicatriziale ed arri,·are a l punto da produrre la cecità completa. Infine è da notare, per la p rognosi, che l'ofta lmia simpatit:a è una delle conseguenze che si avverano fr e· quen temente in seguito alla penetrazioue di corpi estra-
CONSIDERATI DAL l'UNTO DI VIST.-\ llElllCO Lli:GALE
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nei uel globo oculare; e ciò impone l'enucle azione a tempo debito dell'occhio leso. Nei ca.si di penetrazione di corpi estrane i n el l'occhio e specialmente SEl mE\tallici, un intervento chirurgico pronto e razionale può riuscire sovente a salvare l'organo. Trattando l'argomento dei corpi estranei nella camera anteriore e uell· iride, facemmo menzione dell'utilità dell'intervento chirurgico nei casi in c ui era avvenuta financo r infezione della sezione anteriore dell'occhio. Le stesse norme terapeutiche iu generale vanno applicate per la pene trazione d i corpi estranei nella se· zione posteriore del globo oculare. Inutile dira che i pezzettini di metallo sui quali agisce r elettro-calamita, devono essere sollecitamente estratti pet· mezzù dello speciale apparecch.io elettto·magnetico fornito di punte di varia grandezza e direzioni da introdursi dentro l'occhio a s2conda dei cas i sia. pel foro praticato dal corpo estraneo, sia attraverso un taglio corneale. Di norma il ci rcuito si deve chiudere soltanto quando la punta si è già introdotta nell'occhio nel modo giudicato opportuno per !"estrazione. ~ella clinica oculisti ~a di Torino, durante gli anni scolast;ic i 1895 96, occorse di operare quattro indi vitlui di e~trazione di schegge di acciaio penet rate profondamente nelrocchio. Di essi due ricuperarono '/ 3 dell'acu· tezza visi va, uno •:. ed uno ' i u ' Queste misurazioni però si riferiscono all"epoca in cui gli infermi furono in condizioni di lasciare l'ospedale; s'ignora quindi se col tempo le loro condizioni visi ve migliorarono o si ag· gravarono.
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APPllCAZ.O~I CIII R~RGil'II E UEI HHG l X
GABIN ETTO DI RADIOGRAFI ADELL'C1SPEDALE MILITARE DI RO!H l'rr 11 tl oll. ~ . G . Gro11. t~uen te mètlJc"
l\lìo compito è dì riferire sopra ah:uuì lavori eseg uiti n el gabinetto di rad iografia del 1wstro ospedale militare. Nel g abinetto, impiantato sotto gli auspicì del r allora direttor e tenente colonnello medico Chiaiso, che ne as:;n nse la personale di rezione. furo no tenute 150 e più seù nte radiografkhe, ed n n abbondante matt>r iale ci " enne fornito da lrospedale nostro, e da lle varie clinidle della capi tale. I nostri Ja,·ori fu rono riYolti in ispecie alle applicazi oni d i chirurgia. P er la diftgnosi med ìca la radiografia n on è au0ora d'uso comune; la tecnica non ancora completa mente conosciuta e d i,.uiplinata, la diftìcultà. dell e installazioni. il fa~; il e guastarsi del ffi<tcchinario, non pennet· ton0 ancora d i ottenere risu ltati sut-licien t i per giudicare dello stato e dei rapporti dei ''isceri; nel no:;tr o caso aggitmg<1s i la difticolta di gradnare la corrente che a noi era sommini ;.; t m ta da nn impianto d i pile B nnsen.
•• La chirnrgia, ed in i~pecie la chir nrgia ossea. C}uella dei t raumatismi e òei corpi t'stranei si è ,·alsa in larga misura de Ila rad10gratia.
APPLICAZIONl CHIRUROI CH& DEI RAGGI X
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Credo di far grazia al benigno lettore della bibliografia, gia.cchè non dovrei che ripetere quella, assolu · lutamente completa, raccolta da I mbriaco nella sua dotta prolusione al corso della scuola d'applicazione di sanità. militare (1). Piace però ricordare , che oltre ad Imbriaco, altri medici militari italiaHi si sono occupati ed appassionati al la nuova scoperta. Ferraro di Cavallerleone ne ha fatto per primo una relazione (2), ed Alvaro ha istituito al riguardo lunghi studi ed esperienze, deducendcne os::;ervazioni ori · gina.! i (3). Fr~& le radiografie ottenute ne ho, per consiglio del colonnello medico Chiaiso, scelte alcune, che ho fatto riprodm;re in zincotipia,· per maggior chiarezza, sebbene il reticolato del cliché non riesca che in mi n ima parte a riprodurre le gra.rlazioni dell'oro bra, che si ottengono colla fotografia, e che sarebbero pure cosi importanti nella valutazione delle lesioni. Fw. I (fi·atlura dei melavw·pi) .
L a figura rappresenta la mano del soldato Q. R. r e· duce dalla battaglia di Abba Carima, dove un proiettile g li fratturò il 5°, il 4•, e parte del s· me~acarpo. Curato a Massaua, traslocato in seguito all'ospedale militare di Roma, presentava degli ascessolini al dorso della mano destra, i quali con buone disinfezioni si chiudevano, per riaprirsi dopo qualche tempo; uno spe· cillo penetrava per 2 cm., e faceva percepire la sensa( Il I» RRIACO. - L'tsplora;il>ne delle {e.-ile nelle guenc m oderne, ed i nuori me;;i p n· pratic.trla . - tGwrnalt medico del R. e1ercilo. N. 3 del I 8Uo1 . (j ) F ERIIRRO 111 f:A\' AI.I. Iirti. IWN S. - la &(OpPI'IIl (!i f/tintgen in rapportO (ltlll medicina t chi rurgia - (Giornale w eà ico !lei R. est•t·ciltl, N. :! rlel t 89f>). (3) AL\' AllO. - l vanlo.ggi pratici dtll!l SCUJIU/!1 eli R6nlgell in chi rJII'.'I ifl. (Giornale mtdico del 11. e~ercltv, N. :; del IS96, e 1/ivisla interna::;. d'igiellt, :'>. 9 <lei 18%).
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APPLICAZJO~ I Clllftl!RGIC.IE DEl IIA GGI X
zione del rugoso osso scoperto; però la diafisi dei metacarpi, rotta ma non completamente, non dava scricchiolio, nè 1asuiava. comprendere la grave lesione che fu poi riscontrata co lla radiografia. Fu con questa guida che il chirurgo, maggiore Capo· ra:;o, potè opportunamente estrarre i sequestri, rasch iare le parti necrotizzate, in modo che in breve tempo la. lesione, la quale durava da mesi, fu condotta a guanglOr.e. l!'r<t. II (/1·aftu,·a dell'epifisi i"/'ei'ÙII'e clel;·adiu).
La frattura dell'epifisi inferiore del rndio è molto frequente, e di massima importa nza dal lato della pra· tica; la si considera a ragione come tipica, perchè i suoi sintomi sono caratteristici, e vengono osservati in ogni caso di yuesta specie. l\Ia. gli autori per frattura di epifisi inferiore del radio intendono la rottura Jel prouesso stiloideo, sopra· coucliloidea , uioè con sede di linea di frattura cit·ca l /. a. i cm. al disopra del la sttperficie articolare ini-'e· riore, là dove il tessnto compatto della d ialisi passa. nel for te strato spugnoso dell'estremo ~rt.icolare. Gli autori non aecen nano a lla frattura de.ll'epilìsi inferiore inle1·rw del radio, do,·e si articola col cubito da una parte, e col l'osso semi lunare dall'altra. Infalti per quante ricerche abbia fatte, non ho trovato in bibliografia accenno a questa ~esioue. S i t ratta di un carabiniere, che nel saltare un fos:;o cadde, battenùo della mano a terra. Presentatosi al l'ospedale. colla mano a dorso <li (o1·· c:/l.ella, con dolori in tensi, fu esclnstt la frattura, giacchè è maLerialmeute impossibile a. diagnostiuarla., per la vicinanza dei molteplici ossicini del cat·po, e per r abbon· danza di legamenti periartico lari ed interarliicolari, e si ri tenue che si trattas:;e di un~L distorsione, alla quale
API'LII.: .\ZIOlSl CHII<URG IC IIE DEl RAGGI X
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però l'aspetto di dor so d i fo rchetta dav<L un a pro\·a diagnostica molto stran~l.. La radiografia stabili la sede e r en tità de lla lesione, abbastanza chiara n el clù;hé, chiarissima nella prova fotografica, e nuova in scienza.
La fignr;;~. rende in modo evidente la frattura (e:;posta, co mminuta ) dell a Libia, col perone che fa cJa ferula. Trattavasi di un soldaco di ca,·alleria, co lpito da calcio ùi cavallo. La frattura era nel terzo medio della tibia, c<)U grave lesion e delle parti molli; la rad iografìa ha •limostrata. la posizione dei framm en ti, e la presenza di ~eqne;;tri che concorrevano a mantenere a.pertrL la so· luzione di continuità.
Fto. IV (fi··alltti ·a de l pe1 ·o,,e). Un carabiniere, rincorrendo dei malandrini m ca m· pa~na, cade
in un burrone, col piede in adduzione. r: risaputo che una cad uta. di tal genere produce la di:;tra.zione rlei legamenti laterali esterni , fino a g iungere alla distorsione ; i legamenti distesi esercitano un'azione sul m!l.lleolo esterno, e possono strapparlo n t~i vari punti della sua altezza (fra ttura del perone) . :\la la lesione può aggr11varsi ancora, fi no a lta fr attura doppia del peronEl e della tibia, quando la potenza cont• uu i ad espi icarsi. La pro\·a. radiograficll, è d'a vere il dirlo, non r iuscì in qnesto caso, come in molti altri, che a confer ma delta diagnosi fatta dal chirurgo: ma riuscì pure, in un arto enrmnemente tumefatto per .]a grave lesione, a stabilire che non v'era fra ttura basale della tibia., che difficilmt-nt~:~ si riesce a stabilire, e della q uale Tilla.ux dice: « L· ho ottenuta parecchie volte s ul cada vere, ed ho la. IO
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AP PLJC,IZIOI\ 1 I:I I IRU !! GIC II E 1>1::1 RA UGJ X
convinz ione (non d ico la cer tezza, perchè i malati non sono morti) di averla tr oYata anche nel ,·ivo. » D ella lesione r ifer ita abb ia mo a v uto uua completa ?·eslilu.lio acl i ,i/egn!rn. mentre si sa. che in seguito a frattura. malkolare s i produce molto spesso. anz i t r oppo spe:;so, il piede ,·a lgo t ranwatico' FJl;.
V e VI (c,n·pi es/,·twei).
I mportanti furono le applivazioni radiografiche per la diagnosi dei corpi e:;trane i incuneati nelle pa r t i molli od anche fra le ossa. Le due tig ure rappresenta no due aghi, infissi nellt, mt~-ni , il primo fra lo s;.;afoide ed i l semilnu ar e, i l se· eondo nel pe riostio del ,!'' metacarpo, ina n rer t ib ili al· l'esame esterno, e che fu r ono estratti con g ra nde fa0ilità . Si estr as:;er o pure dalle mani dei pr oietti li d i re ,·olYer, ed in un caso, coll"aiu to della radiografia, il 0hi· r urgo, tenente medico Cor bi, riu;;ci a togl ie re dalla mano di nn maestr o ele mentare, un pe:~.:;r,o di ,·et ro, iniìsso da quattr o a nn i, d i c ui i l paziente ignor a,·a l'esisteuza, e che ave,•a C<lll"ata una p iag<:~. enn r ehtti,·o seno fistolo:;o . N atnralmentc, tolto i l corpo estraneo, la guarig ione si ottenn~ in cinque giorui.
Fw . V H ed V I II (!'arli''!/I'Ufie alh·w;e, ·sn U.}J}Illi'en·!t i ùn.m•,ùili.:. ::.n/i J.
E' molto utile l a r adi ogr afia d i .\'01Tegfian:::n e di cO,Ll~·ollo; questa che vi gara n ti:>ct> dell'esattezza colla. qnale sono stati ranicin<lti i fra mmenti, quella che ci assicur a ehe nel pr ocesso d i r iparazione i frammen ti noo s i sono, pe r un a causa accidentale, all on tanal i. L a fig. V H r appresen ta la frat tura d i u n rad io mal ridotta, riconosciuta. attraver so un a ppar ecchio proYvisor io, costituito da car tone, cotone e fasce dello spessor e complessivo rl i H cm . ; n Alla fig . VIJT e:;Agnita.
APPLICAZIONI CH IRURGIC U E U HI R AGG I X
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pure sull'apparecchio, sì veggon o i frammenti messi a contatto regolare, dopo la riduzione operata in secondo tempo.
**.;.: Lo spazio, e necessità tipografiche mi hanno impedito di illustra:re alt ri casi; ogni lesion e riferita rappresenta però quasi un capo-gruppo d i altre lesioni osservate, talora colle prove fotografiche, talora col solo fluoroscopio al platino-cianuro di bario, e che si possono riassumere nel seguente quadro: Artrocaci . l Contusioni (e postumi) 40 F erite Yar ie . 8 Distorsion i (e postumi) 48 10 Lussazion i Fratture (e postumi) . 27 Corpi estranei . 7 Radiografie di torace . 8 (le prime, negati ,·e) Radiografi.e di testa 2 (negative) . •
• • .-\. conci usione di questa relazione mi s1a permesso di formula re una proposta, che cioè « l'appar et;chio Rl)utgen debba costituire la dotazione d'ogni ospedale militare (almeno dei principali) td i l gabinetto di radiografia debba formare parte integrante del reparto chirurgico. » UrJìti lesione trattmatic:a deve es.wwe ?'adiogm(itta: è un controllo alla diagnosi, è una diagnosi in casi d i incertezza - e quante volte il medico coscienzioso ed onesto è rimasto incerto d i fronte a certe lesioni chir urgiche! E quante volte nel corso di consolidazione di frattur e, non avrebbe il bisogno di d:are una. guarda.tina a.i frammenti, allo scopo d i assicumrsi se ade-
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AI' PI.I CAZI0:-.1 CJIIR UilGICIIE DEl RAGGI X
riscouo, oppure se per avventura si sono allontanati, t:iiiscuno per proprio conto! Accade s pesso di osservare gambe o b rac~;ia deformi, c.:htl :;ouo prtl:>tm Late c.:ome (1·u({ twe g narile: q uesLtl so m • pinttosto deformità tipù ·hr in seguito a frattura; o sarebbe uno studio veramente curioso quello del rad iografare tutti g li storpi e gl i sciancati rim<lsti tali per fratture guarite. Il progresso della scienza, i nuovi mezzi curati vi hanno oggid i diminuiti assai questi infelid; ora che colla scoperta d i R ontgen a l tatto si è sostituita la vista, l'organo d i senso per eccellenza, ora che colla nuova lu~;e p ossiamo vt>tle,·e, queste deformità non hanno piìt rag ione d'esi:;tere. e la radiografia dell e lesion i s'i m pone sovrana. In n oi med ici militari poi è doppiamen te necessaria r esattezza della diagnosi e lo scrupolo nella cura, giacchè siamo chiamati, dopo la cura, a decide.re SLt lla capacità di lavoro dei nostri ammalati. :\la v'ha d i più; il no:::tr0 g iudizio n on è soltanto sopra i nostri in ferm i; fra le nostre numerose attribuzioni v'ha pur q nella di v isitare e di decidere sopra militari, od ex-mi li tari, od aHche non militari, maschi ., fem mine, i q uali accnsano impedimen ti funzionali per antiche lesioni. In que,;ti casi, due interess i si t ro\·ano d i fron te : '}Uello dello Stato che uon deve accordare pensioni o s ussidi a chi è capace al lavoro; quello del visitando, che ha diritto a che la sua lesione sia ben conosciu ta e valutata nei suoi effetti legali. E ciò costituisce le d elicatissima posizione (purtroppo non apprezzata.) del medico militare, solo giudice in casi di così v itale im portanza. In questi giudizi. oggetto delle nostre g iornaliere visite co1legial i, ogn i mezzo dt diagnosi è cercato, valutato ed aualizzato.
r. Frattur:> del 3•, -t• o :;• rnetncnrpo. r
-
II. Frntturn dell'epifisi infe riore. del radio.
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\'. Coq>o c<lrun oo (n go) fra lo <cafoide ed il scmilunnro.
VI. Corpo e9traneo (ago) nel -t• metacarpo.
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!H. Frattura della tibia.
lV. Frattura del perone.
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\'1!. Fratlura d•l r&dlo (riduzione ..-iziata di frammenti). ~ --
V In. FratLnrD. del radio
(coi frammenti ridotti e-altamente).
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APPLICAZIONI CHIRURGICllE DEl RAGGI X
14S
Appare qui ndi evidente, come sia do,·er e nostro, interesse dello Stato, a che tutto si compia colla maggiore e.•a.ttezza. e precisione; ma è pur necessario che, a farci av\·icina.re a questo ideale di perfezione, ce n e s iano dJti tutti i mezzi. Per finire, cito brevemente un caso verificatosi nel nostro ospedale: Un cubito fratturato da alcuni anni avrebbe dovuto cagionare disturbi tali, da non pote r venir guarito che con l'applicazione di una. delle tre categorie del regolamento sulle pensioni! Or bene, la radiografia ha.lumiuosamente dimostrato la perfetta int~griti~ e continuità delros!lO, persino la quasi scompar;;a del callo! • •
La radiografia delle le;;ioni ossee, articolari e dei corpi estranei, che diventa una necessità al letto dell"ammalato, quale controllo alla diagnosi ed alla cura, s'impone assoluta al medico militare che deve pronunziarsi sull'idoneità al lavoro di tutLa. una falange di p dr..;one che le leggi gli nffidano. L'avvenire è per i raggi Runtgeu, i quali, col perfezionarsi. degli apparecchi, ci spiegheranno il meccanis mo delle più svariate lesioni, e varranno ogni giorno m eglio ad illuminal'ci nelle più ardue e delicate questioni d i medicina leg~~ole militare, nostro pane quotidiano.
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CLI:\"ICA CIIIRCRnJCA DELLA R. C:\"IYER:'i!TÀ lll P.\DOYA liii< F.TTA t>.l t.
P ruw. BASSINI
~OTE DI TEC~I CA CHIRURGICA
Mater iale per sutura.
N ellct clinica è in uso uu met0do speciale (Bassini ) di bolli tura. in glicerina del comme rcio, col (}naie s i raggiunge, alla perfezione, il doppio scopo di ave re un filo indubbiamente sterile e ch e consen ·a lf' sue pn me qualità d i re::;isteuza e di pieghe \'olezza. La seta, dal n. O a .tO, è provvista dalla di t ta Hartronnn e Gua.rnieri, e In. glicerina, dalla ditta Dalla Ba· ra tta di P ado,·a : essa ha una densità fra 1,:2l0 acl 1,215, e bolle d.a 12:)" a 1:27°.
•
Cl ) Il lil vurll 1r:t ... ulf\:N o tf.tl m :u ;!i· H'tl lfl••dt .·o U'..\n~l'l:, nt o nio ,.. :1.:-.·1i piu \to lu"""'""' ed c1 l 11 l col.>IO: fJ , ,ndPr!ltl iutltl'i:. zo ut'llt! rlt!H( II r hiru!·yiw g(ut rnle tl• ll' l'tuve•·~iJ, di P•ttltt t'n E«o " d 11 1·o ne olu •• p;crri: 1.~ 11r m~ Lr~liH <l••lla te~·uit-a :.:1\llf'r:,J c. 't' Ila sn t:1 H •Ici tn•t• •rt:1IC d'o p P.r';lZHIIH', , Jci mPlotll t!C'U ~·r.tli rll l'l'•'l':tf'.ll.lllnc tl·· l "J .tal , . "' tli <iur1•z•o:1 •' •1··1 dlincr;:o c <le ll'opc·rnto l' dcl l ':'luc: ~t.- .. ta. S•·l1 a :itl,·ouda :o\(11 10 tr:t rt a ti rttu lnr;t:\ f';, f\l):ii 7.iOIH"' d1 slorif" d ìnit ht" i nc rcr a r f!Qilltlll lc .< ptcral i: A111j 1111.1Zilllli. d i;arli r.o laz io ni ~ rr~~ziuni - Er nio· l tHili(• - l.apa ro tuuw~ e .. ti:t;: urJ ~i •l,·i tum ori a !tlmnm:di - Cur:• d lirull'i!IC.1. •l l'Ile ••morr•n•l• - ~:t•ici -tnt.. mb - Cura rad e!" all' ti P:,: li idn>c••li- Or·, hi,•ccnmit• Arl roCOIJ\11' - fr:o ll:t <ncnto rlt-llc :lrl rc»illm' ili - Allll•lll a zr•>nc tlt Ila lirc;ru a e •fel ~en o - Ascc;sr c adPn ctl - Cur3 tlc ll:c s le no<i '"'~ lr.de - Cur.t ca •i re>> ll)
r.ura rll'll ~ n Poarlr-:.~i. rfi tullo prc loh lic;.re , la •lìrezinnc hn ~rl'llo intant o il pres ,·nll' l.ra no , m o llo rnldrt'S:':I II IC (lér la IH'.I I it'a 0>1•il:t l h•ra . .~ n dte le mcmor1c rf••i r apilani mP•Ii .-1 flr:J ni " fl••rnrvlo ,. •l··l llM ~::. m,..rfwo ~:ato li. tfCI (i' quali fU I JI Sel'tiO \111 ~:\~J.!iO lll'l (:l"l' h' Oifl di d irP IIl lJrfi th•l ll) $1.:0f!~O. annn, do,ctl •· rro ,nftln• ror"i111 ili rioluzionr I•Cr mnn~:llc?.a di ~p nZII.I.
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NOTE Dl TEC.'\ICA CHIRURGICA
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Avvolta la seta in matassine fra le dita della mano sinistra, si lava ben bene· con acqua calda e sapone, sotfregandula per più tempo tra le mani, e poscia, per sgrassarla completamente, la si lava in una soluzione di soda all"l " "' infine si risciacqua in acqua ùistillata ,;lerilizzata e si asciuga sprernendola in una comprassa di garza sterile. Dopo qnesta preliminare operazione, che va eseguita, beu s'intende, in recipienti e con le mani preventiva· rneute sterilizzati e disinfettate, il filo si avvolge in un rocchetto e si annoda. Perchè la sterilità riesca completa, è necessario che il tilo circondi gradatamente le aste del rocchetto per r.utta. la loro lunghezza, e che le volute si soprappon.· gano non più che d ne o t re volte a quelle fat.te innanzi. Preparati così una serio di rocchetti con filo di di\'er.ia grossezza, vengono prest uno per uno cou una bacchetta di vetro, foggiata ad uncino, (infilandola al furo centrale della testa) ed immersi diritti in un pentolino di ferro smaltato, contenente glicerina in quan· tità su1fi.ciente a coprirli. II riscaldamento è fatto· con corona a gas, montata sn treppied i. La ebollizione della glicerina, che è necessario proceda uon tumultuariamente, ma adagio adagio (scoprendo perciò il coperchio ed abbassando la fiamma appena la sia incominciata), deve durare non più che f) a. 10 minuti, fino a che la temperatura sia elevata a 135°-140' e non olt;re, per non diminuire la resistenza del filo. A tal grado di calore si e sicuri che ro:;ta distrutto qualunque germe parassitario. :3 pento il gas e 'raffreddato il liquido, con l' istessa baechetta di vetro (tenuta immersa in soluzione di snblimato) si levano i rocchetti, uno alla volta, e si agitano in un catino contenente una soluzione di acido
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NOTE DI TECKI CA Cll lltUKOII..A
fen iuo al 5 p. 100 percll.è si sciolga la gli ceriua ri ma>:ta a::lerente a.l filo. e poscia sf immergono diritti, nell o istesso modo. in u n.a soluzione al f> p. 100 di acido fenico che è in nn grosso vaso, il quale Yien chiuso con tappo smerigliato e ricoperto da um~ cuffia di gomma. Il fi lo si consen·a cosi sterile per lnngo tempo, ma prima di essere adoporato dovra subire, come vedremo in seguito, nna. lunga boll itura nella soluzione di acido sal ici lico. La seta, prepn rata uella m~m iera sndùetta, se n uu è facile ad essere .assorbita, è però incontrasta.bil mente steri le, n on pro vo0allllo la benchè minima reaziooe nei tessuti, in g rembo ai quali, come corpo asettico, è tollerata benissimo an che dopo prolnngata permanenza. I iili che n·stano dopo roporazion e possono essere di nuovo adoperati, subendo una seconda bollitura nella soluzionE> snlicilica, senza che perdano di res iste nza. La glicerina può sen·ire una seconda ed una terza volto, ap;giungendo"i tanta acqua disti ll at.a, qnauta ne oceorre per ridona rl e la primiera den si ttt. I rocchr>tti già usati si serbano in al t ro recipiente. [ 1'0Ccflelfi per anroltare la seta sono di porcellana fabbrica Ginori , della lunghrzza di cent. 5' •. ed hann o l t> d ne teste, forate nel centro, congiunte da C) uattro aste. Con una bauchetta di vetro, che passa pei fori mediani delle teste, essi ,·eng0no iufilat.i in N. di i3 (uou se/a sottile, me;;~row e (}?'Ossa) . La verga di vetro è retta da d ne piastre d i porcellana messe Yer\.ical men~e, facendo penetrare gli estremi d i quella nei d ue iuua\·i circolari che sono al centro di g n este. Di:;posto così il tutto vieue allogato in una bacinella di porcellana. di forma par<1llelepipeda, munita el i copt>r..:hio. Questa, a sua volta, scoperta, dovra essere. al· l" ultimo, ~Lncora sterilizzata nella pentola n. 1, con1e sarà detto i.n segu i to. La bacinella è lunga cent. 2:2 1 , ~,
NOTE DI TECNICA CHIRURG I CA
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alta 8 e larga 9 ' / 2 • Il coperchio ha un bordo alto 4 cen· timetri. Il <;atgut all'olio fenico, della ditta Hartmann e Guarneri, si prepara nel modo seguente: sgrassatolo ben bene Stropicciandulo con g arza. o cotone in alcool messo in una. scodella, si avvolge in matassine che si lasciano per tre g iorni nell'etere e poi si mettono in una boccetta., a tappo s merigliato, cou soluzione alcoolit.:a di aeido fenico al 5 p. 100. N ei r ari casi, nei guaii possa occorrere, è usato cosi. Compresse, salviette e fasce di garza.
Le comp~·e.~se di garza, per il considerevole potere as· sorbente della stoffa con cui sono fatte, costituiscono il materiale d i medicazione che, dopo il fi lo di sutura, è a più immediato contatto con le soluzioni di continuo e perciò richiedono anch'esse una ped etta sterilità. Se ne preparano tagliandole di forma grande e piccola; quelle, lunghe m. 1,10 ed alte cent. !.:10, sono raddoppiate in 8 ; queste, di 68 cent. in lunghezza e .27 in altezza, sono piegate una volta. per l'altezza e t re volte per la lung hezza. Cosi piegate e disposte una sull'altra n ei ce.stelli cilindrici di ottone nichelato si sterilizzano nella stufa Bergmann a vapore, per un'ora. Sterilizzate giorno per g iorno, P.sse vengono tolte dal ch irurgo solo al momento opportuno, essendo il cilindro sostenuto da un infermiere, che colla mano sinistra se lo appoggia al p etto e colla destra ne apre. p er mezzo della. mani g lia, il . coperchio esterno obe si solleva in uno all' interno, facendo penetrare in due scanalature del primo e due gan0i infissi nel secondo. Oltr~ queste che, proteggendo la ferita, formano il l'rimo strato della medicatU?"a asellic;a rtsciulfa, vi sono altre sa/ viette, di un m etro quadrato ci rca, ripiegitte
N<lt'E 1>1 TECNJr.A C HII<UI!GICA
iu 8, destinate a coprire il campo operativo. T agliate e preparate in certo numero di 20 per es.). si fauno bollire per un'ora e mezza in acCJUU. dist.illa.tèl stE-rilizzata e quindi pongonsi in una soluzione fenicata al 5 p. 100. in un vaso con tappo smerig li ato co pAr to da cufiiadi gommtL ove si custodiscono fino a con,;nmazione. Da questa so· lnzione son o poi tramutate in q nella di a~,;ido salicili,;o, che è nella pri ma pentola Ji porcellana e sterilizz;tte ancora, come oltre diremo. Fasce di garztt. - SP ne preparano, tagliandole da. diversa altezza. dalla pezza, e cioè di 5, 10, 15 ceut. ~ della lunghezza di 6 metri, a rrotolandolo in cannell i vnoti di zinco. Si slerilizzano anch'esse nei cestelli cil indr i~,;i a lla stnft~. Bergm:111 u. con,.;erva.ndole ed usa ndole ne]!' ident ico modo detto per le COIU presse. Altre consimili, non ster ilizzace, seF ono per le medicatnre orci inarie. Per nettare ed asciugare Ie ferite si usano esclusivameli te Ùttl uff'oli eli <:'Jlo ne salù ·ilù.:o, ri ,·es ti ti d i garza, sLrotta. ed anuor:l,~ta, alla base delle sue ripif'g ature, da doppio giro d i tìlo resistente di cotone (reso sterile prima. colla bollitura e mantenuto in soluzione fenicata a.l 5 p 10)) . Se 11.) preparano di grandi (con gr. l() d i cotone), e pi~,;coli(con g r. 7). I baturroli v1w poisottopostiatmttamen to uguale a quello delle sal viette d i garza, sopra cl e· scriLto, e fan parte ~,;ou q ue,:te del materiole a.<:c/1 i co umido. L e spugne, perch~ dillì.~,;ilmen te possono rendersi sterili e pel loro costo, non es istono in cliniea. Cn/,me. - li cotone è l'unico materia le di medicatura che è impiegato tal qua~e come proviene dal la Casa Hartmaun e Guarueri, senza essere ulteriormente sterilizzato. 8 all'acido salicilico, in proporzione del!" 11 e del 4 p. 100. Quello si sovmppone imm ediatamente sulle compresse di garza. sLcrili, e questo sul primo. formando
:\OTE DI TRLNICA ClliRUROJ CA
due o tre strati sostenuti cla più giri di fascia d i garza 1 sterile. P er quanto il cotone, così. adoperato, non possa ap· pagare le esigenze di una rigorosa asepsi ed offrire garanzia di sicura sterili tà, pure il nome della Casa che lo prepara ed i bnoni successi che se ne ottengono ne raccomandano l'uso. D'al tra parte è a considerare che esso non è mai messo a contatto diretto colle soluzioni di continuo, ma mediato, al di sopra cioè delle numerose compresse di garza, ser vendo, oltrechè come mezzo di assorbimento, anche come protettivo della ferita e delle parti vicine, che dovranno poi esser contenute colla fasciatura ami data.. S i dà la. preferenza al salicilico, anzichè al fen icato ed a (JUello al sublimato, perchè conserva più a lungo i"a?.ione antisettica dell'acido con cui è preparato, senza che questo si alteri, e perchè non produce fenomeni g enerali d i intollerCJ.nza per afisorbimento, nè toca.li di irritazione sulla. superficie del corpo, effetti nocivi che sempre si hanno dal cotone preparato all 'acido fenico, od al subl imato. Il cotone, giusta le norme date dal Thiersch, che introd usse i n prat ica, con felice esito, la medicatura salicilic a, dopo i cattivi eventi di quella fenicata (Lister), al s n blimato (Kiimmeil, al timol (Rankel, ecc., si pr~ pa ra con due dosi, una al 4, l'al tra all' 11 p. lùO, secondo le fot·mole seguenti: ..d..c iclo salicilico gr. 750 A.lcool >> 7500 litri ! GO A cqua Immergi kilog. 25 di cotone sgrassato ed imbiancato. A cido salicilico g r. 1000 A.lcool l itri 10 )) Acqua. GO
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DI ·n;CJ\ IC: A. ClllltUILOl CA
I mmergi kilog. tO di cotone sgrassato ed imbiancato. Il cotone è tolto dai pacchi, ta.gliato in falde e ri · po:>to, con le note precauzioni, nella cassa di zinco già descri tta. Tovflgliuolo pe1· copi·h·e il tavo lo dct operazioni.
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Per meglio garantire l'asepsi completa del tavolo da operazioni lo si copre, prima di disporvi sopra quanto è nece.;sario per l'atto operati v o, con un tovagliuolo di tela di lino, lungo m. l , lO e largo cent. 90. 'fali tovaglie si preparano precedentemente, facen · dole bollire in s ufficiente numero (5 o 6, per es.) in una pentola chiusa, per un'ora e mezza, e poscia, ar· rotolate e spremute, immergendole in una soluzione d i acy na. fenicata sterilizzata al 5 p. 100, contenuta in un vaso di vetro, a tappo smerigliato, e coperto da cuffia di gomma. I l Hbi di gomma per· la (og11.alw·a, d i diverso diametro e lunghezza, d i caucciu semplice, vengono lavati per bene con acqua calda e sapone, poi iu una soluzione a l st1blirnato al 3 p. 1000, ed indi messi in vasi d i vetro, con tappi smerigliati, contenenti una soluzi one al 5 p. 100 d i acido fenico. Cosi conservati, prima di usar!i, si fanno bollire, per un 'ora e mezza, 10 acq ua distillata. Cm·ta impermeabile. - A'! silk, al mackintosh ed a lla gutta.perca. in fogli, la clinica ha sostituito, come mezzo di protezione delle ferite e per impedire cbe le secrezioni arrivino a lla. superficie di med icatura, o per mantenere umido nn fomento semplice o medicato, i fogli di carta impermeabile, o car ta pergamenata (car ta di iHo t rattata all'acido solforico). bagnandola pri ma dell'applicazione, in una soluzione di sublimato a.! 3 p. 1000. La ca.rta a.l prezzo d i lire 0,30 al m. q., si trova fa.ci!men te nelle carto l ~ ri e.
::>~OTE
DI TECl'iiC .~ CHlRUIWlCA
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Sono tagliate dalla pezza, di varia lunghezza (daS a 10 m.) e di differente altezza (da 5 a 10, 15 cent. l; se ne toglie l'orlatura e poi si avvolgono su cannelli vuoti dì zinco. Per usarle, è neces. sario bagnarle da prima, per mezz'ora, in ar.qua. molto cald~. indi, spremute, si pongono in una soluzione di acido fenico al 2 Y~ p. 100, o ve 1 imangono fino al momento del loro impiego. Dopo qualunque operazione è pratica. costante in clinica stringere e contenere la ferita e le regioni vicine, anche per molta estensione, con parecchi giri di bende amidate, che, essiccandosi, costituiscono una solida fasciatura dì sostegno e contentiva, la quale agevola la riunione delle soluzioni, impedisce che la medicazione possa spostar:~ i e protegge, dal contatto e da. l l'azione degli agenti esterni , la parte operata. Tele ùnpe1·meabili. - Allo scopo di coprire le altre parti del co':po ed isolarle da quella ove cade l'operazione si usano tele impermeabili rosse (alte 90 cent. e lunghe m. 1,301, che sono le più rdsistenti, e che sono provviste dalla casa Pirelli di Milano. Lavate per bene con acqua e sapone, si tengono, a permanenza, in una soluzione fredda di sublimato al 3 p. 1000, nella pen· tola ù i voroellana N. 3. Di regola, per un 'operazione ne occorrono quattro. Snlu::inne di sublimato. - L'uso generoso, ma necessario che si fa. delle soluzioni antisettiche per le disinfezioni che precedono l'operazione e specialmente di quella al sublìmato, della quale si consumano in media da 25 ai 30 litri per ogni atto operativo, richiede che se ne fttccìa, a tempo, la preparazione a dose concentrata. È noto che le solu"ioni di sublìma.to, conservate per qualche giorno, sì alterano, dando .luogo ad· un precipitato biancastro. Bende amùlale. -
NOTE DI TECN I CA Cllll\URG I CA
L'alterazione. giusta quanto risalta dagli esperimenti fatti tlal dott. Robert;i, farmacista militare. (V. Giom. M edico del R. Esen~ilo e della R. Mcwina, giugno 1895) non dipende nè dall\tri1.1., nè dalla luce, siccome dubitò il sig. Vignon (.Jow·nrtl de 11hm·macie et de Uhimie. gen· naio 1894), ma dalla presenz:1 di materia organica contenuta nell'acq ua usata come solvente; e sì ba molto limita~a se al sala men:urico si aggiungono !"acido cloridrico ed i cloruri al calini, mentre manca aft'atto se l'uc(jna è ridistillata sul permanganato potassico. Oltre · a ciò è pur provato che raggiunta dell'acido cloridrico rende più etfieace il potere antisettico del snblimato, impedendone la scomposizione in contatto dei tessuti, e quella del cloruro soclico ne modifica sensibilmente !".azione irritante. In base a questi principi, in cliniea si u:;a la formol:J. seguente di preparazione: A.t:g ua ridistillata sul permanganato potasstco. litri 5 Cloruro mercurico . gr. 500 Cloruro sodico puro. >) 2~5 Acido cloridrico puro » 50 Anilina q, b. per la colorazione, avvertendo eli sciogliere prima bene iu poca acc1ua (un litro \, in un mortaio di poreellana, od in un recipiente d i vet,ro (da 5 l itri ) sali ed at,;i.do e quindi aggiungere ra0q ua resi duale (1). Per ultimo si passa il liquido per un filtro di carta bibula, e si conserva. Alla mattina del r operazione, riempite quattro o cinque bocce, della capacità d i 5 litri l'una, di aoqna
(IJ ;.;,.) men tre si fa la solu7.ÌilOC r la me«·nlan7.a rwl mortaio. •· ut ile lur;•rsi le nar'ici con u11 1•0' di roJI'In~. po: 0\'Ìll\re eh() i l'aporr t'li suhlirllj lO proolticano uua rtT.l;tztonc 'ltlla s··lulUidcriana.
• :"liTI:: DI TECN IC A CHIRURG lCA
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distillat.1., in ciascuna si Yersano 150 grammi della eletta soluzione. Si ha. in tal modo una seconda soluzione, conten entt> approssimativamente il 3 p. 1000 di sale, che è appunto il titolo usato, di norma, per le lavature antisettiche esterne e precedenti !"operazione. Soluzione di acitlo fenico. - Si scioglie a bagnomaria l'acido fenico puro e si mescola con eguale quantità di alcool a 90(). Si filt.ra e si conser va in vaso con tappo smerigliato. La detta soluzione, aggiunta in pro· porzione del 39 p. 100 ad a cqua distillata-sterilizzata, si usa in clinica per sterilizzare definiti va mente gli stru· menti ch irurgici e la seta. Quest'ultima miscela ha luogo nella 2• pentola di porcellana durante le operazioni preparatorie per ratto eh i ru rgico. Solu:ione di acidf) salieilico. --- I n un litro d'alcool a 90" si sciolgono 225 gr. d:i acido salicilico puro: il tutto si filtra e si conserva in una bottiglia con tappo smerigl iato. Contenendo 4 cm. c. di liquido l gr. di acido salicilico, è age,·ole farne la soluzione acq uosa a l 3 p. 1000, nella quale viene bollito il materiale di medicatnra e la seta posti nella l ' p entola. L'azione antisettica., oggidì bene accertata. dell"acido salieil ico, il suo minimo potere tossico e la mancanza d" irritazione nei tessuti coi quali viene a contatto, ue giustificano e ne raccomandano l'u~o che se n e fa in clinica per detergere a.ncbe il campo operalii vo a per irrigare le ferite. Soit~~ione di cw·bo,talo di sorta. - Per sterilizzare gli strumenti si attua. il me/orln di Schimmelbu:.ch. della bollitura cioè nella soda :in soluzione, che evita la formazione della ruggine e ne conserva bene il taglio. Il carbonato di soda deve esser puro.
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NOTE DI TECNICA ClilRUR GLGA
La sol uzione dì soda, in proporzione dell'l p. 100, pre· parata da prima, facendo cioè bollire la soda nell" acqua distillata sterilizzata e filtrando, si versa nell"apparec· chio dello Schimmelbusch. ·"'oluzione doro-nitrica (Bassini) al 3 p. 1000: Acido c loridrico . Acido nitr ico . Acqua distillata sterilizzata
g r. 7 jlg ))
7 l/,
» 5000
è utilmente adoperata in Clinica come detersiva, antisettica e modificativa in tutte le forme morbose suba· cute o croni uhe, dipendenti dai vari processi infettivi e specialmente dalla t ubercolosi. Solnzione d i cloruro di ~i neo all' 8 p. 100 (aggiungendo q. b. di acido cloridrico per sciogliere) è usata, con vantaggio, come caustico nelle lesioni infette, per ne utralizzare il materiale infettante, e come emostatico . .Soluzio~le di wiclo assalivo al 3 p. 100. È utile a toglier le macchie, specie di sangue, tanto sulle vestaglie, che sull e mani.
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ClltliCA CHIRURGIC~ DELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA DIRETTA DAL PROF. E. BOTTINI
--- NOTE 01 CH\ RURGIA OPERATIVA (C!tl'll mdicule tle/l.· ,•ri!Ìt•, wra del/'ip•·rtrufia del/'1 pros/t!la).
pl('r il dottor Gim•e t•t•e «:e drola, ca1oitano mcdko. as~i;tcnte onvrario Hl
Cttm ?'aclicale dell'ernie. - Il Bottini, come disse nslrVIll adunanza della Sucietà ~taliana di ch irurgia in Roma nel 1801, parte dal principio, che nello studio anotomo-patologico d'ogni er11 ia addominale, vuoi congenita come acquisita, si trova un itinerario, in cni si pnò d istinguere un or·ijicio i nle1·no, un lnnnite e un fJrificio esle1·no.
Quando code la resistenza dell'orificio interno, il viscere imprencle il suo fatale cammino, perchè la resistenza del tramite e delrorifìcio esterno non possono, in alcun modo, reggere alla resultartza co llettiva d i tutti gli impul!li e d i tutti g li urti. Emerge da ciò, che ogni ernia ba la sua r agione d'essere in un difetto di resi:;tenza dell'orifi.cio interno del propr io canale, che s i sfianca, si dilata e schiude un varco ai visceri. Epperci6 la terapia d ~v · essere rivolta a chiudere il primo ial(), cioe rorificio interno. L a ch iusu.ra più con-
--------(t) Il lavoro tr:linlès,;o dal capita no methco Cc•d rola c assai [liu voluminoso c cvmprerulo•, <Jlt re al la r :•rle gen;•ra le, altri ca1Jilnli sull'csportazioue d·•l )(ozzo, sull'ampu tazi one ridia lin{(ua, sulla lararotom ia c una tlettagliata e,; posizione tlci 11\lllH'ro,i.;St mt C<t.1i nn lni o~ser va ti ll~ lla clinica. Nella iOIJlCISSihiiita Ùl puiJbltcar~ rer intero il la rom, In l>ir;nione ha r rc<luto bene di o.<t rarne i •l ne capitoli che hanno la ma z~io re importanza 1•~r la l"'alka mecl ic ..-militare.
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NUTE 01 CHlltUitGIA OPERAT!V ....
veniente consi:;te nel rinserrarne i margini nella normale misura, in modo da ridonare all'orificio interno sfondato il proprio lume naturale, lasciando a posto, come nell'ernie inguinali, il funicolo spermatico o il ligamento rotondo. Il procedimento operatorio non segue varianti, tanto se .l'ernia inguinale è obliqua esterna, tanto se è obliqua interna. La quistione del sacco erniario, col processo del Bottini, è secondiaria: si può escidere, spaccarlo, o !asciarlo in sito. Lo stesso procedimento si applica alle ern ie inguinali libere, incarcerate e strozilate. Fatta accurata emostasi, il Bottini dice che si serve raramente del dreuaggio. Io però debbo confessare che ho visto usarlo in quasi t utte le ernie operate dal l " assistente dott. Marconi. N ella descrizione del processo operatorio, il prof. Bot· tini prende a tipo l'ernia inguinale nell'uomo. A scopo didattico, divide il processo operatorio in f)Ua&tro tempi: l " scopertura ed isola-mento del sacco erniario; 2• rl"stit uzioueo, nel cavo addominale, dei viscori fuoriusciti, apertura eventuale ed escisione del sacco; 3• chiusura dell'orificio inguina,le interno o addomiuu,le beante, mediante uno o più punti di sutura JlOrlosa; ±" metodica riunione dei margini della ferita. Messo il paziente supino, sollevato alquanto il bacino, si rota l'arto corrispondente all' infuori per mettere in pi ena evidenza la regione inguino-crurale, precedentemente rasa. dei p eli. Con un'incisione lineare si diYidono le parti molli nella direzione e per tutta la lnnghezza del canale ingninal e, allungaudola verso lo scroto. quando il vo· lume dell'ernia lo richiede. Sulla guida della sonda scanalata s i di vide l'aponenosi da.! m. grande olbl iq no,
NOTE IH CIIIRORGIA OPEilATlVA
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si scartano in alto i lacerti muscolari del m. piccolo obliquo, e così si mette a nudo il collo de; sacco erniario, che viene accuratamen te e diligentemen te iso· lato, per tutta la sua lunghezza, dai tessuti circostanti. Si pa.ss&. poi al 2° te m p o, restituendo nell'addome i visceri emigrati, incidendo od escidendo il sacco, a tenore delle cir costanze, o anche senza toccarlo affatto. S i passa al 3° tempo. P er la metodica chiusura dell'anello inguinale interno, il prof. Bottini si vale di due aghi di Hagedom, armati di appropriato filo di categut. Prima passa il superiore dall'interno all'esterno comprendendo il margine libero dei muscoli piccolo obliquo e trasverso, nonchè l' aponevro~i del grande obli11 no. Ripete la. stessa bisogna con l'ago i nf~riore ~pingendo lo addentro nello spessore dfJl Iigamen to di Puparzio. Disarmati gli aghi, solleva, tirando sui capi, l'ansa di categut, e con la punta del dito indice impegnato nelrorificio interno controlla il grado di chiusura, che potrà fare l'ansa. serrata a nodo. Con le stesse cautel,e ripete, quando occorre, r applicazione d'una seconda , e, se talenta, anche d'una terza ansa libera, indi ne solleva le estremità stira.ndole fortemente in alto, e si assicura che chiudono bene l'orificio senza premere sul cordone spermatico. Se l'atì'rontamento risponde, chiude le a n~e con doppio nodo, ed escide i capi dei fili. ~ual che volta, alla fine di questo periodo, lascia s\·egl iare il paziente, e lo invita. a tossire, controllando co l dito indice la resistenza. della pratica,ta chiusura., e se occorresse si dà un altro punto di sutura nodosa , ma in que:>to caso dall'esterno all'interno. Prima di procedere al .J:• tempo, bisogna ottenere una completa emostasi, e detergere per bene la soluzione d i continuo con ripetuti lavacri al solfo- fenato di zinco al 3 p. 100.
Ili!
NOTk: DI CHI !WIW IA (ll'ERATlVA
La meto•lica riunione cldla soluzione di continuo (-J• tempo) si pratica con ,;utura intercisa, fatta con fìli di seta couYenil'utemente sterilizzati. · Cicatrizzata la ferita, s i fa alzare !"ammalato, :;enza munirlo di ciHto o di bendaggio. h'1'11Ùt t1'WYt/,•. - Nell<t cura radicale di gne:::t'ernia, quando si è giunti al 136 tempo. si rinserra dal basso all"alto r orificìo interno snlla linea del ligamento di GimbL•rnat, e cosi si chincle completamente rapert-.nra. Bast<~. generalmente un solo nodo. r:w ·a dell'ipe,·/,·1Jfitt clrlll1 p1·oslalu. - Per la <.:ura di l)ttesta malattia, segnatame11te (]uando cagiona iscnria. il pruf. B ottini usa :;e m pro la. dieresi termo-galvanica. I sn()i stud i assiJ ui e diligenti su tale argomento sono notissimi, e sono pnre molto conosciuti i risultati spleud itl i, che si ottengono col suo metodo di cura (l). Per la produzione del la eorrente elettrica. egl i si sen·e d i nna batterièt ad aceumnlatori, tipo del profes sore Bottini, e cosLrnita dal sig. E. Campostano d i :Mi lano. 1·: una batteria sul sistem~t Faure, con akuue mod erne Yarianti. Ha lastre ::;paciali, clte preseuta 110 u na capauità non ra.g~iuu ta finom da al~un tipo. i!; e,·itato qna.l:>iasi contato colle lastre. per impedire lo scaricarsi della battoria, la quale perciò può essere trasportatn a grand i distanze; sen;.;~a clw la sua funzioue. Yenga a mancare. 1•: un'cll'gante cassetta dP.l peso di circa 15 ].;g., ed ha la ca pacittl di 1·:10 ampl-rtls. e 4 volts. Serve per l'illuminazione e per LuTo,·entamento dei più grandi stromenti. La batteria, si d ispoue per catena e per c·olOtlnrt, e ciò viene indic<~to da una piccola mano d'arCl • Prt~r. E. Bo r 1'1~1. -· l sml'i•• <hl it'e1·t··r•/ìc• jii'Q~I·tluu- C111·n cou lu di••1'es·' /t?"moyo/r(~tdr,L- llll~u1o 1t\'hì. Ct:-\a t'tlltrwe (ltJll. Fr:tiiC\'~''l' \"a lt:a rd1.
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NOTE Dl CHIRUROIA OPERATIVA
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geuto. È munita dì reostato segnato da O al 4 con fra?.ioni intermedie di decimo di grado. Il reostato è per modo frazionato, che sì puù riscaldare nn cauterio dal calore sopportabile dalla mano fino a quello della fu.;ioue de l platino, passando dai gradi intermedi. La batteria rimane attiva per di verso tempo. e =-i può ricarica.re con una piJa di Bunsen, con una dinamo, ovvero con un filo dei comuni apparati cl" illuminazione elettrica. Le eombinazioni a catena vengono usate per incendiare le piecole armature di platino. Per la ansa libera . è meglio servirsi delle combinazioni a colonna, che hanno maggior potenza. C:H i stmmenti adoperati del Bottini per la combustione termu-galvanica dblla prostata sono sempre il suo cauterizzatore e il suo incisore. r n pas:-;a to preferì q~o la cauterizzazione, ora in vece usa q nasi sem p re r incisione. Prima dell'operazione - cauterizzazione o incisione bisogna evacuare la vescica con una siringa di Nèlaton, e poscia spingere n elr m·etra una soluzione di cloridrato di cocaina all'l p. 100 e la~ciarvela per cinf}Ue mi unti. Per la cauterizzazione s·introdnce in vescica il cauterizzatore galvanico, ·e inve:;tiga.ta la. sporgenza prostatica, si capovolge il bcc0o dello strumento, e lo si por ta contro la promì~enza che si vuole distmggere. Allora la si afferra uncinandola, apresi il varco alla corrente refrigerante, e quando sì sente g elata r a:;ta rlello stromento, si chiude nel manubrio il circuito elettrico, e così s ·incendia il cauterio al colore ros JOciliegia, ma ogni 20 minuti secondi, devesi accrescere la temperatura di un decimo di grado, La cauterizzazione normale non deve d urare più di un minuto. Terminata la cauterizzazione, si spegne il cauterio
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1\l!TE UJ CJJ lllUJtG lA OPERA TI VA
aprendo il circuito, e si tenta delicatamente di rivolgere il beceo dello strumento. La corrente refrigeran te deve funzionare fino a che lo strumento non sia ritol to dall"uret ra. L 'operazione è asettica, e pereiù il decorso è apiretieo. La cura consecuti Ya uonsiste nella siringazione ripetuta per quattro volte nelle 24 ore con siringhe di Nèhl.ton, e in lavacri ve:;cicali giornalieri con soluzioni boriehe al -:1: p. 100, quando comincia a stacc..:arsi l'escara. cosa che di reg ola succede al 10-12 giorno. Staccata:-i l'e:;cara, l'operato eomincia ad orinare da sè a piccole quantità, ed allora convi ene diminuire le siringazioni, e sospenderle quando il bisogno sia cessato. P er rin· ,-igorire l'atti ,·ità d el d etrusore della vescica, riesce uti le la so m m inistrazione d'estratto di noce vo mica. Per la incisione o fenditura termo-galvanica della prostntta, l' incisore va in trodotto in vescica con le sLes:;e regole date per l'introduzione del cauterizzatoro. Uncinata per bene la parte che si vuole incidere, si apre la corrente refrigerante, si chiude il circuito, e mettendo il reostato all'unità termic11. prima segnata, si rimane in attesa per 10 a 15 secondi per dar tempo al ft>ndente di arroventarsi. Trascorso detto tt~ mpo, si anima il fendente termico con un movimento gradnale e progressivo di avanzamento, e com piuta la sezione dPila. prostrata n ~ll a misura voluta - ciò che si r ile ,·a da uu indice metrico po;;t,o snl~' impugnatura- si accresce di due decimi di grado la temperatura del ft>udente, e si ripete la cauterizzazione a ritroso fino a ricacciare interamente la lama nel becco dello stru· mento. Si apre il circuito coll'interruttore, e spento cosi il cauterio, si estrae l'ist.rumento dalla vescica.. Si pos:<ono allo stesso modo praticare fenditure multiple. La cura consecuti ,.a non rid tiede la siringazione, come nella cauterizzazione. giacchè gli ammalati comiu-
NOTE DI ClllRURO lA OPERATIVA
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ciano subito ad orinare spontaneamente. Sono utili le lavande vescicali boriche e la somministrazione dei prepara.ti stricnici. L'oper azione tanto della cauterizzazione che della fenditura termo-galvanica della prostata, tecnicamente parlando, non presenta difficoltà; ma esige una serie d'accurate cautele, le quali, come insegna il Bottini, potrebber o raccogliersi sotto tre distinti obbiettivi: 1• esame minuto e diligente dell' istrumento che dsv' essere provato e riprovato prima di adoperarlo ; 2• vigilanza continua alla corrente refrigerante, e ove mai venisse ad arre~tarsi o ad affievolirsi nel getto, spegnere immediatamente il fendente termico; 3' sorvegliare attentamente col reostato r intensità della corrente galvanica, e tenerla continuamente appropriata allo scopo.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA ~fEDI CA
l\IA"X Et:-:HOil:-1.- La dieta del dlspeptlol. corri, ::•·tlnaio 1898.
( .Hedieal ne-
Gi:!net·alruentc pat·lando s'i rrtentle prt' d i«peptic•J un · intli\'iduo che so ffre twll'app8t'l'Ccltio di~e;o:ti\·o, !:lenza dre que,lo pt•e,oerdi fi iC'UIItl Ollt>t'IIZiOne Ol'g'811ÌCO. Tali 811llllll lllli SOIIO !li'f~lli da disturbi l'un<~oionnli o rr et·vo"i: soffl·ono di ntancanzo d'a ppetito o rlcl te due co"e inl"i · tfiP, e quindi prendon•> nn nulrirrtenlo g••neralttlenle i11;o:ul1ir·ientc. Alt-uni YiYono di l"Pnlplice Ielle, di !Alle P•'(llnnizzato, di !>U,!!O di C(II'Jre, di lirplidi pel'tonizzali. l'Cc. E!=<;;i adet·i;;cqno volenli··t·i od una dieta r igoro;;arllenle r•istrella, e adagio Adagio coucepi"cono nna ;;prcie di avver ;:;ione o di JHlu t·a fl" l cibo, unu w r a silof'tlbia. I n tal l rtodo dcp•Wi"<cOliO di giorn•J in gior no, ;,i Accentuano i fennrn "'ni dispepli•!i e si tnanil'el'tOttO spesso sinl011li di inanizinne con1e src,·l tezza drlln p-ola, tnal di capo, vel'l igini, sen>'o di debole:lza, inl•!rl!':<l an<• Jnia ed a neli ~ Alll' J1\ia per niciosa. »è !;:i creda che il 11UJ118l'O rli questi Allllllalali >ia piccnl o. L'uulor e !òlrakia .ta una laq~a r a1'ui;;tica due casi clte ~ono di unu 8ingolnr e iutpol'lanza. ~la pt•ittta rli parlnre .li rti .::pepsia ocr ol'r e oliJII"lsLrar e ct.l' nel:'sunA parte rlell'orguno di,:.!·estivo é nll'eltfl da uJalallia. L'e:<al w· dt>l con tenuto gai'lr ico non é a~solultHn enle nec<'~ ~a r io. tna é una guidA p t·eziol"a pet· il tralln rnento. l medir·Am enli sono di poco \'8 101'<' e non hanno che una parte ><ubordinalA Il pt·irtcipaltl falloro di cura deve. e!'ser e un Hllll'i rnenlo adallo. I paziPnti che !'i sono aqenuli pe r pnrecchi s uni da 11roiLe qualità di cibi debb .. JJO r icouJiJwiRre a HJan!liat·li: il lol'o sln trtaco e i l"ro intestini presto :-i Hdallerauno a qu»sla
TUV JSTA
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llEDICA
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nuo,·a r onolizione di vita. Unn d ieta lar :z-<1, Jtta f'sclu'-'i va, COlite per es•'tnpin di pur o laltP. o di solo bro:lo, non é .la se~ n i r~i per ur lungo pet·iod o di tt'llt po, g iacché un 1111 genet'C di regi ute presP.nta una ptwziale IHCl1118 di cc>rle soslttnze n • ·Cf'~ S< tr·ie pee i l benesl"eJ·e d ··l l' orgu 11 istttO, e c iò puèt \'>-e r citm·e un'azione deleteria. P P.r' 111i::tliornre 111 nulr iz i'l ll " due genPri d i ribo, r lte fin ora ~ono s lali ,.pP.<.; so b811dit i dall' aliJur ntazione dei dior;pPplici, hAnuo una pRI'll' illtpol'lanle: il pane e il burro. il pl' iltlO c he for1na ci r ca la terza parte di tutto il cibo di un· indi viduo sano. oltre ad avere grA11de ,·alore unlrili vo, l"el'\' e An cl te ad AU tn ~ uta r··~ i l flus;;;o della sa l ivuziono du r an te la lltasticllzione. Il secondo non solo Allll tetlla il g-usto pr 1· un J:!roncl e ll lllnl'l'O d i r ibi, IIIR è es!'O S ll:' :« <o ali ltl 811lO di !'OitlltiA i111p0rtanzn: l'nltH d fra di calori -1 clt e è capaci-l di >;v iluppnl'è In diHw;::u·o clt inrnu, .. nle. Si Cllpi-;ce fa cillnent e con te non !'i po:-:sn cosi at.l un trnllo pertn etlc·r e qualunque sot•la di ci bi, anche gJ·ossuiHIIÌ, a per;::one eh·' per- lAnlo Le11q'o ;oe n•3 sono cn t11pleLntu ente n!' lettUll'. lin cantl.tiatttenlo brusco potrebb e es.,rr cauo:: a di sinlt:tl tlÌ S[dac!evoli, e qui noli deve esset• fallo gr·adala111 ente. l n pl·i nctpio >-i posson(J pertnetler e latte, tttine;.tre, uo va s h~t l· tut..., quind i i l IJianco del pollo e la carn e ra sc•lti ala, poi le carni J es~ale e arrostile, in ulli tno fJ'Ullll ed erhatr;..:i. Un punto essenziAle é la puntualila dei pn~ti. Jn tH oiU casi in cui è della massima importanza un' a111uento di peso, sono con,::igli obili i pasti fr equ ·nti (5 o 6 al gior no): per ò non seu1. bra vantn ~g ioso presc.;ri ve1·e A~ll amlltaiAli la quantità dc i dbi in pe$;0 e!'o llo, g i >lCelté col"i facendo si ricorda IOI'o troppo ;:pe:-so l'abil ità od inabilita che !!anno pe1· la digeslio n·e, 111a llt:>l lelltpo stesso è nece;.sario dtlr lor o delle indicoz.ir) ni Ap· pr·o::;sitll at i "e s•;lle quantilit di cibo elle po:;:sono prender <> , sp•·cial1nente circa i lintiti clte non debbono o ltt•epAssarE' . Bisoj!na dare a tali infer'JIIi delle spi ..g ozioni gene riclt P., ma una volla edotti sui punti piu iutpor lanti bisogna lasciai' ai pazienti g rAnd e l i ber tà sui pari icolari. E necessa1·io liH' di tu tto per fa millia.t•izzarli coll'idea cile una nult·izio ne ab· bl)n.Jante rortifìch er il il IOI'O slontaco e i loro inte,.lini, e .Ii!'trufl!!Pre io IOJ'n •1uella specie di paura dPl cibn da cui sono inva1;1. Il mas:;as:rgio può esser·e adope1·aLo co11te un olli11to l ttt'Z ZO suo;sitliurio. Il l avor o g iornaliet'O deve essere t•rgola to nel l"enso di 1u0ùerarlo a chi ne ho troppo e di p1·ocu -
II IVJST,\
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r ol'lll' a citi v!v f! Abitual111enl~ nell'ozio. l nSOII IIIIS é sollan to Cllll un 111ndo r flzionnle .J i vive1·e cile si pun p1·oc:ura1·a a questi pnzienti 1'11ppetito per un villo abboHdnnl•· . Nei casi in cui IR cOIII J)o5:izione clinica del succo gastrico è co n o~ci ultt deve l"r>guir si la re~ola ùi òa1·e 111 01ta carne ne Ila i l'e1·clor iol ria, 111enlr e nellA i poclor iol ri a ed ucltil i a ga~t rira deilbnno preYa le1·e i farinacei ed i veg-etilli. c . f. Tu~ NICLIF FE e
Ro~J·:rntEIM. -
Nuovo metodo d 'aua.llal volumetrlol dell'aoldo urtoo nell'orla&. (Br ii . M ed. J ourn., 5 r... bbl·aiu 1891!).
In una comunicazione pr·eventiva (Brit. M eri. J o11rn., 27 feb b r·aio H~97) il clnll. Tunnielille ri chiamò l'allenzinue dei medici sullA l"Oiubil ita dell'ur ato di piperullna, l"flle formatn dall'azione d1:' Ila pi 1•erid i na sull'acido uri co. Appunto questa proprietà deliA pipel'itlina è •Juella che fo1·1nH il fo ndam ento olel nuo vo m ... todo . Se !'i separa dttll'orina l'ac. urico c01 1 uno dei lanli or oce~si ora in uso t• lo si sospentle i n acqua cui si ai!'gi ungono poche f!Occe d'una soluzione Alcoolica rli fenol ftal eina, non si avr à alcuna colorazioorHl coll'aggiuta d'una sol uzione di pipet·idina fìoclté tutlo l'uc1do non si sia disciollo. C1ia ndo un a soluzione di piperidina di Lib 1lo noto, la quantità che rli essa bi"o~na ap:giurrp-ere per produn·e la ch iarificazione del liqui lo e la col orazione por·pora cla con un 5:emplice ca lcolo la qua11tità rlell'ac. urico pr esente. Il m etodo r i chiede le t r e sezuenti opet'87.io ni : J• Preparazione della soluzione normale di piperi d ina; 2• Preparazione dell's e. Ul'ICO a llo !>l.alo pur o; :~· Rigol uzione dr esso colla soluz 1one no rmale. J• Gli 11utori del m etodn indicano come opportuna una soluzio ne th 1/ , 0 N eli piperi dina. Questa può e~se re con r•·ol· lata calcolando la q unn l ità necessa 1·ia oer neutralizzare una certa qunntita d'tur a !>Oinzione acida • iO N. (Ai non esper ti n elle ch imiche mani p.,lazioni gli aulon consil'liano di acqui ~lal'e questa sul u1io n ~' bell' e prepar·ata da una Cas(l eli p•·odotti chi mi ci, p. e ., dnlla CAsa Baird and T l.lllock di Lo nd1·a). i' L'acido urico pu0 ollenersi dall'ori !In in pa r ecchi m odi. Quello che es.si consip:lian o per ché il mr p:lior·e fra l utti è il m etodo di H opkin!> che consi ste nel pr ecipilare l'acido urico mediRnle il cloruro d'ammonio, cioé. S'lllo fvrma d i sal e
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ammoniacale e in seguito scomporre quest'ultimo m ecl iante l'acido urico ottenuto dA 100 .c. c. d'orina é .accuratamente lavato rla filtro con acqua finché l'acqua di lavag~io non dà più alcun a r-eazione colla carta a l r osso con ~o. Per questo scopn gli autori hanno trovato che bastano 15-20 c. c. d'acqua se non è slata aggiunta una poca ra gionevole quantità d'acido cloridrico. :3o L'acido urico co'=i pu1·iflcalo è f11llo cadere mediante 20-30 c. c. d'acqua CAlda dal filtro in un piccolo vaso. Benché l'uralo di piperidina a 15 C. sia solubile nel la proporzione del 5,3 p. 100, pur e gli autori consigliano, pe1' aver·e una più marcata r eazione finale, di porta r·e rl liquirlo du titolare alla temperatura dell' t>bollizione. Si B$Zgiungono poche gocce di soluzione alcoolictt di reno l rtal eina e da una buretta si lascia cadere la soluzione noPmalt:l di pipericlirna, mantenendo il liquido sempre molto caldo. La saturazione completa delracitlo urico è dimostrala e dalla comparsa d'una colo r·azione rossa la quale permane coll'agitazione e dalla scomparsa dell'acido m·ico stesso. Poichè l c. c. di soluzione 1/'!0 N di piperidina corrisponde a 0,00~25 g. di peridina e questa è eguale a 0 ,008'1- g di acido urico, li numero di c. c. richiesto a produl're la r eazione fina l e moltiplicato per 0,008} indicherà la qua!llit.à di acido urico:a. I n quei casi in cui sono impiegati 100 c. c. d'orina, è chiaro che il numero co~ì ottenuto 8ar à la percentuale dell 'acido urico nell'orina. Gli autori chiudono il l oro articolo dando una tabella comparBJ.tiva della I]Uantità d'a~ido urico ottenuta !"i». per pesata sia col lor·o metodo. La diff~renza é di '/10 di 111~. in meno, la quale é cosi piccola che beo può tr ascurarsi in pratica . Probabilmente questa drtferenza itipende dal fatto che nel metodo per pesata, i pip;menti orinari sono pesali a!"sieme all'acido urico, in quello volumetrico invece essi non sono altacesti dalla piptlridina: fl così non alterano il risultato.
+
G. G.
SIMONELLI.-Sull'albumlnurla. ftalologloa. - (Rivi sta clinica e terapeutica, diretta dal prof. De Renzi, N. 12, 1897).
L 'A. ha compiuto le sue esperienze sulle orine di 204 individui apparentemente sani, e certamente esenti eia qual siasi alterazione delle vie genito-urinarie, cosi ri pRrlili: 66 pompieri, 56 soldati, ~9 individui di oltre GO anni, 40 individui &<lulti tli clif-
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RIVISTA
f'er enli pr ofeso;ioni o mestieri , 'I :J bambi ni dai 5 ai I O anni. L t! cu nclu~ i o 11i delle i111pni·ta ntiss i•n ~"' e>'peri.-nze sono l~ SPgut·uU: 1• Concnr dt> IHOnle alle Oo;!'er vazinni anl•' ri rwi, esiste una alburnilluria lisiol•lgicR. :\ e i :20 ~ individui ef'nminati dall' A. essa fu rinvenulR nel 70 p. 100. Pet· r i>'frelto all'el:'!, la si é risconl l"tlla noi bambin i nel I!>,::!H p. 100, negl i Rrlulli uel ì0,:!'1 p. 100, nei vecchi nell'86,2 p. 100. Cèi rRllere essem:ia lt· di .,ue;;L'!llbuminm·in è IR lr'llnsilor it'lu. 2° Esi:•te u11o stretto r npportn fra inol ica rntt'ia rtl a1buutinu•·iR. ne l senso che gl'individui , i •1ua li pr esf'nlnnonote,·ole quaulila d' indicano,. in ~ene ral e di eler·i s..ll'o1·ici rwl le or i ne, sono costan t.-r t••· rrte allmminuric i. 3° Dopo str ap»zzi rnuscolt•ri, marce, esr t·cizi rli p:inriAst ic11, ecc., la me. IrA ti!:' i soldati e pum pi el" i a l bu111 in uri ci si elevi, olnl ì5.:r; p. 100 al !)li p. ·1u0 4• Ln dit.testior re ha una note,·ole in Ouenza sull'albuminuria . f:>";;;a compllt'isce in •1u~ll i cl w uon J'ave\'811 0 in pr ecedell7.a, e Allllll:l !lla in 'JU•' l li chr la presentavano prit.t a. 5" La qunnlilil ma,si ma ol"ullmrninlll·ia (g l'. o.:,s r 100!1) fu ri 11vcr ru ta in qul'lllt'o pompieri dopo~ un<'~ ;:ri rwn!'licn m ollo aLLrvo, e in due solda li dopo ••nu ma1·cia di 30 chilo mett·i. E. T.
Contributo allo stndlo della malaria . (Rivistrt ven• ta di !'leien.•e ntl'cliche. fnsc. lfJ del I R~'lì) .
Dott. G .\ZZARI:-o r. -
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Gli e~pe rirnenli pr utirnli rlall"e!!t'Cç:io collrgR sono di ;.!1'8 11dissimo iulcre:::,.e e vai J.{n no a risc!ria1·are alcun i punti non del t ull(l ben definili dd l·ar~nmt:nlo della malaria, !'iU cui la scienza d i •presL'ultiutr"J •pta r·to d i :<ecu lo ha portato cosi va sto con lribnlo eli studi e di e~pe rienzR. L n condusioni del l" A . "'i po!i'so no ri asf'tlf ller e cosi: 1• l r i"u lla ti Hi 'lll''"'i esp1·riJuenli confer·utnno pienHJneniR, il fallo cl inkarnenle contestalo: Che la c/unina. sorte
mifJ/iore e.!li!lto se .~omministrata nell"immin(:n.<a rlell'accesso .febbri le. pere/ti• in wl e m Jnl'!l' to ay i!ice d i preralen::a sui Jdasmodi li/Je ri neltdrtsma sanyttigno, , .rima che nuora ~~tenie si annirl i no nelle e m o; ie. rio ce con mcrr,y i o r dU.ficoltit sono raggi unii dal/"a~iun.e dello -'~fiPCI)ir:o .
2° Spie~ano abbR slanza ce t•te r ecidive nel la malaria mite (t,•rzan!l e quar'lllll fl) a cau;;a drl la p rt>;;•>rrzt~ di più ;.renef'azioni di <·lllètlOt.Oi a oli v• T80 grnd" di 8' iluppo, pe r· la ' flltll
MEDI CA
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cvsa. uua •) anch~ 1\ue for~i ~~Hnt n ini«lrazioni di clrinin0 pol':sonu llisl1·ug::zere completamente una o due g•·ne razi~Hai; rna puio sop1·avvivere qualche elemento di una terza che ~i trovava meno esposla perché annidAta nelle r•ma1.ie (Gnl!!i). 3° Spie~uno in parie lA 1na!!gio1· •·esistenz11 alla cltini na delle form ~:: di malaria i nlensa. 1-• Questi· esp••1·in1en li SJ'nabra elle co ntraddicano l'opinion,· di qur~li oss" rvatori che, nella fase di segm entazione degli e1nalozoi, vogliono vedere una vera e propria sporulazirane. Se cosi ros"P, bi"~tgn ereiJbe ammettere per l<' meno. che in essi vengA a mancare il caratle1·e c il e dilfrrenzia in !!enerale la formi! ~pO I'ale dPlla vep-elativu; cioè la ma~:..dore. re ~isteuz11 .
fJ• !\E'Ila ciJ·co:;;lanza di tali espel'inwnli, conw seu qt~·e . l'A. lu1 dovuto constalaJ'e clte, anche 11 ella pralica, in preS••nza di casi di malar·ia, il micr·oscopio è sempr e utile, spesso nPcessario, e qualche volla arriva •love pu!'lr·oppo l'o~!:'l't'va zione clirdca non è arrivala.
E. T. Bulla peate bubbonloa. - ComunirAzione folla al Con~rP.S~<) di :\losca. - (Anna/es rle l' lnstifal Pasleur, ;:ettembre 1807, N. 9.
M~::TcH :-~rKOFP. -
La pe~le bubbonica conside t•ala quasi come spenta, sor gH pnr l'igot!liosa che mai. Quando nel I R!H scopp1ò 8 Caulon e a H ong-1\on!! In pe;:te, la Pranc 8 inviò Jer·sin ~ul lungo del llttgello ed egli p-iuntovi, pot:o dopo Kilasato, ,. indipend<'ntemnrrle cla que;:to scopri i l 111 icrobn dd lA pe!'-le. Ln forma del I>Hr illo r as!'OIIriglia ad una m ict'O"COpica spo ltl c Yege ta nei hu bilo n i, m o si lr·n ,.a p ul'e negla escr·<'ali, n ell'urina e nelle deiezioni clei mAlati Fu pure tr•ova lo nel snngue e n egli Orj:!aui 'in terni dei malo ti, nella milza, nnl f"' ~alo. nei ~fln:,rl i CC!.: . Qualche ,·orto prendA lo fol'lna di baltet•io quo<>i sl'er·ic·n ed anche quella di ca ten·~l l (~ più o meno lunghe. Si coiOI'I• ftl ci lmenle c01 colol'i di aui lina basici e non conse1·,·a la colrJruzione col pr• we;:so di Gl'a m. Si sviluppA uei wrl'i mezzi rautl'itivi pel'ò con dirlìc0llé e non vi si cons1-rva eire poco ternpo. È patogeno pPt' l'uo mo e per· mol ti animali spectialmenle rnamn11feri. Poco o purtlo sensibili sono gl i uccelli. l r oditori
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invece e pat•licoliH'Inenle i topi, i r al ti , poi le ~'a v ie e i conigli sono sp.•ciniiHente d1;:;posti alla 111alallia. Eprtl e11 11e d i topi e di ratti precedono la pcsle umana ed i rei a t ivi microrgani;:;mi pt•net rati i n delli animo li conser vano ed Oll1111~ 11tan o la lor·o virulenza Lo sv ilu ppo del bubbr>ne tanto nell'uom o quanto n•~gl i anim nli <., do vuto alla r~;:; i s tenza delr or gani s1110, ed il bubbone non si sviluppa f{uando la malnllìa ter·mina ra pi.Jamenle con lA m orte. Seco ndo la Commissione r·u ssa la scimmin inoculAta con ;:;cm plict• puntur ll di sp illa inf~. lla contrae la malattia qua;;i analog-a mer1te all'uor <IO f1·a 2-7 g-ior·ni. Se i micr o1·gani suli !'Ono di"'lrutli dtlile cellule u •acr ofa gh e do•i gan g-li Jinliltici ( bubbon i tfelfa p••Ste) J'un1110 e salvo, ma "e odia lolla le superAno, allora penetrao tl ne lla lin fa, nt>l l':'an:.:-ue, i nvadono il co1·po i ntiero e pr oducono la mo rte. Le tOS:' in•' acr.umulnte nel cur·po di}) baci llo e diffuse nei tessuti e nei l iquidi dell'or•ganislllo, pro vocano feiJbre alta con tumefazione dei !1:a 11;!1 i l i 11 l'alici. Houx per ottenere la los~ ina rnccltiude i I>Rci lli della p••ste ent r o saccllelli d i c·ollodion oJ introduce •1 uesti nlll periloneo di conig li. lvi i ger1111 si svil uppano libera111 ente negli lliiiOri c he attr·aversa no la pardl~ d~ l sacco e di vengono vir·u lenl i"ò'l mi. Le cullu J'e succesl':'h·e in brodo col 1/ , p. -JIJI) di gela tina, fil trate a t1·a ver so la canJeln Charnberland, uccidono in poco te111 po g li animali di labor atori 11. La v1rulr m.a aumenla ancni·A se ~ i r i1·opre il li•tuido di coltuea ro n uno st rato ditoluolo, e quandtl 1 l!''t·uli sonn mor·ti l':'i precir·ila dai r·elal ivi liq uiJi nutritivi il veleno ~;o l solfato di 81<llnOrJiaca. La p11lver e cusi oLLtm utu r·a ~;c hiu .J e la lose:i nu ,. può l'sSeJ·,. con farililu conSHI'vata. T ènulo conto della poca r esi,tenz.a dd micr obo A~li a.!.!:enti eo:;ler·n i an cor a no n ;;i comprende co111e fnori dell'or·;.:anismo po!<-<A conser·va1·~ per qualclle l e111po lu sua virulenza . I l sier·o di ca vallo imrnun1nato col pr·ocesso di 13uhring acqui sw una certa nzio r111 imm uuizzllnle e cur·aliva, eù i prrmi r i:>ulta ti nella cur·H. ùe ll'uonw fu r·orro splerrdi,j i per c il e nel 18!1li, a Ca nton e ad Aru oy, YPr sin su 26 malnti rrnn ne per·deLLe c he~ ; ma i sier·i pr·t•pn rati in app1·r;;;:;o do Yer sru a N ha- Trang e da H· 1LJX a Gal't; hes vicino a Pa r·ig-i espr r i111enta ti a Bowbay hanno dalo r isulta• i w eno lieti fH'r chè la mortalità é stata in 111eùia di '1!1 p. 100. È se111pr e uu vnnlu ggio no n indill'er ente
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perché all'ospedale di Cutch-;\lanJoi negli i.nJividui non curali col sier·o la mortalilà raggiunse 1'80 p. 100. Ma~~-rior polere ha il ~iero quale mezzo immunizzante poichè IJUasi sicuramente preserva ùol 11agello. Perchè la profìlassi sia completa è necessa rio però ripelCI'e le inoculazioni ogni 10-15 giorni. Il siet·o conll·o la peste non ha potere ;.:·erlllicida mo antilot<l'ir.o. Se il cavallo è immunizzato co11 colture vivE\ e virulente. produce un siero che ha potere an ti tos~ico più forte di quello che si ottiene con tossine pure ed ancol'a queste producono un ~i et·o antitossico superi ot·e a quello che si ottiene con los~ine altet·ate dal calol'e o da pt·oces~i chimici. I sieri preparati a Parigi da un cavallo che fu sottoposto al processo speciale per un inliero anno dette ottimi risultati in Chino; menlre gli animati immunizzali nell'India per soli 3 mesi pr odusSt' r O eff..-lli non r aragonabili. coi pl'imi (::13 p. 100 di mor·i-Jiila col :::iet.·o preptu·alo a Garchf..~ , Puri;.:-i; 72 p. 100 col sier·o meno allivo preparato in fr·etta a Bomboy, ecc.) Il sier o del ca vallo immu nizzato aumenta l'atti \'i là del le cellule ma crofaghe, desta quel.la dei globuli bianchi de l ~ongue, le une e gli altri inglobano e distrug-gono i germi vivi e virulenti che penetrano nell'or~anismo. La scnperta del micr·organismo dL•IIa pe:;le •· di capi tale impor·tanza per la solleciti:! ed esatto dial!nO~i e per· le J·elati ve mi su t'e profìlaltiche. U lilissime ed efficacissi me sono pure le inoculazioni preventive in tempo di cpidernia eseguile in coloro che si ll·ovoHO piu specialmente esposti al pericolo. Più drllìcile è la ·guarigione specifica della pesi e: ma il certo che i buoni risulta li o ttenuti saranno an che miglior·i se si riuscirà ad ottenet'e sier·i più etncuci. L a IP.:bra e la peste non sono spente COill.e si sper·nva e la vitlol'ia ultima spella alla scienza nuo,·a ed alle razionali misure proftlatticbe. C. S. DoLl. L. SERRATE MuNTEIS. - Patogenla della dl..enteria. - (Reoista de med !/ cirug. prat., f> ottobre JR97). L'A . dopo avere esaminale e di!i<cu~se le divet·se teorie sulla patogenesi del.la dissenteria, Yiene alla conclusione che r infezione dis~enterica non è specifica, ma poliballerica e <-h e i microbi che la producono v1 v ono nel L'aria, nel ·suolo,
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nell'aN1ua e pMsono enlrme n el no;:.tr o or "ran iSHIO sia per l e '' ie respìt·at.. l'ie. che per le vie dige-:LiYe. Da~li. sludi l'ulli da. di ver si balluriulogi ~ i é dimM LI'Il lO che tll'IIP rnatPr ie ft •cali dei di;;:;;:,•nlel'icr si t•iscontr a u11 i.Jacteriwn coli c he alobnncla in nalu t·a in tnllc quelle ltJcalitù dove e;;i .. te ag!..:louw ramt:lnto) è i llei'S"ne, il i.Jaci/lo t•iudan ico ;:;i m ilme nte molt•• ubhontlante e che si ri;::c.. nlra ).!'tlllerAim ente nell'acquèl, il ciurione sellieo, co mpa ~ n o del tetano, cl1e si incont1·a nel ;,uolo, lo su•etd(lcoccu piouenu cile normul •nente vive nell'intc;:;tino, lo sca;l/oc eco pi()(lf!no c-!1e è il più ab!Jondant<>, vi\'e in l utti g li elen1enti e si i ncontra i n tulle le ca\'i là del noslt'O COI'IJO Ù0\"0 put\ ri mano:J·O ;::jJenziOSO JJ t' t' Jungu le m po nnchi · unR causa qualun')ue non l o r enda alli,·o e ;::-li f11ccia S\'iie. luppa •·e le stao Jli'OI•t•ielà palog-.,ne.
..
Sulla etiologia del reumatismo arti· colare acuto. - (13()/l. dellrt Soc med. clli r. di Pncia, JH!l7, n. 2).
RI VA
prof. A . -
T r·11llantlosi ùi ntaiHltia a d<·co t"so clinico sicuramente in l'ellivo. l 'A. ha P"llSfl l(J elle 11:li tn successi finora Rvu ti 11ella r ice•·ca ch·ll'ageulo pA to:.:-t- no siano tltpesi d,,IJ· inopportuni ti! rh:i rn ezzi Ji collut•a ed ha ce t·cato (jtl ind i di mnc!Jficflrl i ll'nendunc gl i elementi da rtuegl i sle!"SI le!"Suli nei 'lunli il micr o r g-anistno, se C"iste, "i ve e ;:;j fìss<• a prefel'enza . Ha fallo per·d•'• bolli r e dPIIe Ar ticolazioni d i cavallo. f't•e;:;che, cons er vnndo con cul'a an r·he la r elativa sinnvia; al bt·ndo concen tra to ha agl.!iut tloJ pr.plone, clor tu·o di sod i" e g elal111a di pesce, oppu r e l'twus c r•i ;;pus; e •Juindi aua pio.:cola quantità di g-luc•J;:.io o lnnlo ncido lallio.:o •1uanl o basta p<' t'l;IV•·r e una t·eazione le)!g-rr'nt enle a<: idn . Ila usato poi anche il solo brodo, opput·e l11 sola SIIIOvia. od i l li•tuiclo sle>;so tratto dAll e ar·ticolazion i inlinmtnnte. o il sa n ~ue degli stess-i utnmal!l t i di r eutnal •s•no. Fn tle lr oppMlune ;:;e mi• •~• g-io ni con tutte l ~j cautele pi it r·i~o ro!'e tl i U5•'P"i. u;;twdu i JHezzi di coiL11ra sopra i ndicnli si ebbe s n l u ppo d i uno speciale " ti •TOI'!:W· nisu10, usando i C•Hllltni lllezzi si ebbe sviluppo dei mede, irni solo in un caso o du~ . L' A . per ò si r·iser va a dare più Ulll pie e dellagliHte rw lizie sul pr0po~ito •tu audo avrù e!"te;:;o lllaggi(ll'lner:lP le sue r·i··et·clte e quando avrit ttteglio assoolnto i ca r!lller i ttro t·l'oi ·J~Ìt' i e !Jinlngwi del nuo,·o mici'Or )!a n i~ r 11 o .
te.
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:MEDICA
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8ull'ln1laen'Za. del freddo nel predt•porre alle lufezlont. - (Deu.ts. me ~l. Wochen., gennaio !8!l~).
E. F1scnL. -
Per ~l r espe1imenti l 'autore si é servito di una cultura di ~lip lococco
pneumonico, il quale ha di sua natura una virulenza cosi oscillant~ ehe da una infezione arti ficiale si può avere tanto una inrezione generale che decorre rapidamente, come anche uno malattia locale, o semplicem ente rH dislurhi pas;:eggeri. Gli esperimenli che e~\i ha fatto sono in numero di 30, ed ha infettato contemporaneamente conigli sottoposti atl un forte rA ffretldAmen lo, e conigli eli controllo tenuti in un ambiente non rafft·eddato In 10 cnsi non ammalarono né gli animali raffredrlati, né quelli •li contrullo: in 2 casi quelli raffl'et!dali ammalarono di !'<elLice mia e qnelli tli contr..\lo rimasero SAni: in 3 casi i primi mori l'Ono eli SPllu:emia diploco.:cica. ~li Altri r i mAR-ero sani: in 10 casi gli animali raffreddati mori rono di setticemia, ·quelli di controllo ammalarcno ma t.ruarirono: negl i ultimi 5 ca~i Agli a11imali raffreddati si sv iluppò l'infezione in un t em po molto piu hr e\·e che agli animali eli controllo. Da tutte qneste prove deduce l' autore che il raffred darn e~>tn c1·ei nell' or~an i smo una disposizione per 1· attecchim anto dei germi patogeni comparar1<lo i suor con g-li espef'Ìm -' rlli dello stt>sso genere fatti <la L 0de.
c ..f.
R · .sE~mec\t . -
Bulla dl•pep•la. nervo•& e l •noi ra.pportl oolle nevro•l tn gen,e rale . - (Progres méllical, N . 3i d PI 18!:17).
I l pr of Roseuheim considl:'ra la dispepsia nervol:'a cnme \lna ent1tà m orbosa speci ale, individualizzai.A, e la definisce una r.eor osi della sensibilità tattile dello stomaco. I n quest'i forma morbosa pos!i'ono esseN ai Lerale la fuuzione motrice e quella secr·etor·ia dello stomaco, può es!:'ervi iperacidita, ana·: iditA, atonia, ecc., ma tali nlterazioni mater·iali non sono co!'tanti , né caratteri stiche, possono anche mancare: se esse St)n•> considt!revoli e pei'"'islenti in g enere tale fallo dipen<lerà non da una srmplice dispepsia nervosa ma da qualche altra affezione gastrica, da gastt·ile , dilatazione, ecc , che avrù anche potuto sviluppar:oi sul roudo di una dispepsia ~ret·v o s a.
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KIVISTA
Tale f'o•·ma di di"PL'p!'ia è •·elali vamente rara; anche negli intlivi•lui nervosi . l'autore cita 50 casi eli neuraslenia, 27 dei quali non 8Yevt~no r!ipporto colla di spepsia ma con alll·e a tr~zinn i stonaacal i; i sintomi d('lla dispepsia ne ..vosa erano t•i scont•·abili in undici casi solauarnte, pe1· cui non si puòatnn a ~ tle rc c he que~la forana morbc•sa !:'ia una utanifestazione delta neurac;tenin o di alt1·e neut·o:>i, !".ebbene ~pe-.so anche talune fo r1ne di nevrlrSi dipendano dalla nc>vrosi dello slouaaco, e spari:::carao cora essa. An ch~ i l Sim~on t.li Lond1·a, occupatosi dellu stec;sa Cfuestione sotLo un alt•·o punto di vista, ha ricono sciuto c '•e la tac hicardia ad acces!:'i, od accompagnala da segni clelia malattia di Basedow è fre•1uentemente associata a cr isi di dispepsia, mentre non lo é la lachicardia se mplice . L'aritmia cardiAca si acco mpa~n a pur·e sovente alla dispepsia, ciò che non accade se vi ha irritazione i ntestinale, e nei casi in cui l'a r itmia si verifica invece deliA laclt icAr dia nella malattia di BaseLiow, gli accessi di d i ~peps ia sono frt•quen ti e gravi.
A. C.
Un oa•o 41 f•bbre glan4ulare reoldlv& in un adulto. - (La clinic2 mo(lertttL, 3 no-
GALVAGNt prof. E. vetubre 18\)ì).
F i lalow ri ferì per ii pri1110 nel 1887 su alcuni casi rli lrnfoadenile acuta C1•rvicale, O!;'Ser' vati nei ba1nbini, che si ri5:o). ser o nella seconda o terza settimana di malalliA, e nei t'jlla l ~ lo febbre P.ra dur>~la da ci nque a ùier i gio rni. Dopo di lui il Pfeiffer descr·i sse, sotl o il nom e di l'ebbre glandulare, unaaffezione cnnp;enere, ma più g r ave e ad e~i lo lal"olla !etnie, caratlerizzuta do l'ebbre co n ingro!';;antento ra pidrl di tulle le glanò ule del cor po, nonchè del feglllo e della rnilza. inoltt·e da dolor·e all'ombell ko e alla !'infisi pubica attribuito a tumefazi nne delle g lanLiulr. m e>-enteri che, e da r ossore delle fauc i, gonlìore delle tonsille e sti molo alla to:s;;e. Casi analogh i furono osse•·vàli dtt alt1·i con t-l ri AI N t•un aann , dal Muggia, dal Ri cci, riai Bellotti, dal Ca t·ini . .. Questa nalllallia fu Mservaln qui nei bambini, e tutti. gl i aulo1·i sono conco a·di nel rilenerla una malattiA infet tiva dovuta a qunlche micr nr gan i!>nto la r ui por·ta di entcata è ancora i ::rnota, ma c11e, ;;econtlo t-l u ~;: ia, pot1·ebbe essere la mucosa bnccale o naso-farin geA . Il cu;;o atlunre fu o~ servatO in un u•>rrtO di trentacinque anni, di r obusta cosllt uz.ion~
nn
M EDICA
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fisica, di ottima der i v azion e, senza precedenti mm·bosi degni di nola, e, salvo in qualche punto non essenziale, olfri l'imagina clinica delle duo l'orme iul'anlili del Filato w e del Pfeitl'er·. OfTt·i però alcune dissimiglianze e cioè: 1• si tt-attò di un individuo adulto: 2• la malattia ru t·ecidiva giocchò parecchi anni prima si osl'ervò la medesima sindrome fenomenologica ; ~· la febbre ebbe una durala assai piu luuga che negli altri casi. L'A. crede che si possa a vvicinat·e questa formo a quelle f!ia descritt.e r itencndo la quale forma di passaggio ft•a quella del Filatow e quella del P reifler . l sintomi eh~ p resentò l'ammalalo furono i seguenti : temperatura subfebbr·il e della durala di un mese (38° o poco piu alla sera, 37° e qualche volla meno s.l maLti no); milza mediocr em ente ingranrltta; glandule ingro~sa te, mobili, indo· l ~>nli alle ascelle e alle r egioni sopraclavi colari, al lato destro del collo e alla regione par olidea a sinistra ; sangue normale Ulnlo chimicamente che battet·iologicamenle; ut•ine normali; null a di anormale al cuoio c11pellulo, alla facr· ia, nel cavo bueco-faringeo e nella dentatur a. te.
Un grave oa1o di rlllpola faolale trattato ool siero antlstreptocoocioo. - (Brit. M ed. Jour. ,
GnF.GOR J u NG. -
dicembre 1897). Riferi sce l'autor e di aver OS!':ervato un caso di ri sipola faciale in una donna di 52 anni, nella quale la faccia divenn e rapidamente m ollo g-onfia, rossa e sformata con palpebrA e lemalt>St', labbri gonfìi ed un gran numero di fli ctene. La Le1nper atura raggiuu l'e ben presto un'altezza con sider·evole e le glandule vicine parteciparono al processo infiammator io. Al a• giorno insieme all'aumento di tutti i fenomeni si manifestò nella paziente un delirio furio so. Egli allora ab· baudono i soliti rime<.lii t!he eran0 rimasti inertlcaci e si decise a iniettare 10 cm. c. di sier o antislreplococcico solto alla punta della scapola destra. Dopo poche ore la temperatura divennP. nor male e non si elevò mai più dm·anle tutto il cor:>o della malaltio. Al ma t tino seguente i feuomeui locali erano assai mitigati, le Oiclene erano asciutte, gli occhi liberi. il pol so re golare e cominciava gia la des·ruam azione, per cui non cred è oppor tuno ripetere l'iniezione di sier o.
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Dopo I"JUnlt:hç giorno, quando g ià il pr·ocesso di guarigio11e era inoltr ato, la sua attenzion e f'u allirata da una nuova inftlZlOne eire mcomi nci11va a manifestarsi sulla nuca . Evidentemente si trattava J i un' auloinoculaziune per trauma un · g ueale di cui si veùe,·a no lt· l r accie. Questa nuova infezione sembra va decoJ•rere in modo benig11o, ma egli rip etè ugualm en te l'iniezione rli 10 cm . c. di !'ier·o, ad onta della qu!l.le però la r il"ipolu segu itò ud c~lend~rsi fin sopr a il punto stesso dell' ini ezi•)llC. E ~li allora circosc1·isse. l' nrea infet ta con una pennellatu r a di linluJ'a di iodio e la malattia gua r·i ra pidamente. Quanto rn et·ito d<·bha rlt~ r· s i in tutlo cio al sier o anlìstn~ · plococ-"ico e m ollo dìll ic·ile a d·~cide 1·s i. Cer·lo la ri soluzione di unn J•isipola facìnle al :y• g ior no 110n .~ cusa comune e il fa!L(J d i una r ein l'ezìone in un punro 11 uovo senza elr:vazione di temperatura e !'enza imp·~d i!' e il m i~l i o ramento tl •·lle condizioni generali parlano in favor e del ~ìei'O: ma d'altra p»r·te può e deve osseJ·va1·sì che la prima iniezione non ha dalo l'immunità contro una nuova infezione, e che la seen11du i11iezi one non ha i mpedtLo alla seconda for ma J'i~ìpel alo~a di propagarsi fin sr•pr a il pu nto stes::o dell' ini ezione, dovl:l questa, com' e naturale, sehhene (alta pro fondamente, a v l'ebbe Jovulo sopr accaric11re i lìnfAlìcì del sìeJ'O batler·ic irla. c . .f. AI.t·lE ilTO RO BIN.- La oura dell'adiposi. -
(Corresponden•-
Blatt Jur Schweiz. Aerzte, ge nnaio t 8lJ8). Trctilctm enlo metlic o. - Le indii·nioni per l'ampiegc, di pt·epar alì lìroideì, a sc•Jpo di cura dimagrante, non su11 0 ancot•a brn dete1·m inate. Essi trovano la loro applica zin11e snlo in alcuni casi spccioli, poiché non possnno adope1'81'"' senza dann o se non in chi abbia il cuot··: pel'fcllamenLe ><an<.>. L'iod uro dì sodìo e di potassi•> porta col tempo la sco mparsa pnr·zial(! del g r 11sso, m3 pura ar.che pMtare elf el l i spiacevoli speciahnenLe JH·Ile donne. La t ct•a pia delle Acque rnin eJ•ttlì hH erticocia soltanto per i l tempo h cui i pozìen l ì bevon o le acq ue. Sanlenay e Britles in F1·ancia, Marir.nbad in Au stna gotlono dì quc!'<ta ftnna . Trattamento dietetico . - PìutLo!'lO l 'autMe CI'Pde utile re{{OIOr<! la dieta, che dovrebbe <•S8er·e composta u P I rn•Jdo serruenle: 5 pa!ll i al gìoJ•no: t• la mallina alle 8, 1 uovn a
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bere, 20 grammi di pesce o di carn e magra fredda e senza aggiunta di condimenti o salse, 10 gramu1i di pane e una tazza di the o caffè, possibilmente senza zucchero. 2• pasto <:~Ile 10, tlu<'l uova a bet·e, 5 g rammi di pane , ·t;:,Q grammi di vi no. acqua o .the senza zucchero. 3• pasto, ossia pranzo n mezzogior no, carne fredda e magra a volontà ma senza pèi ne, o se il paziente ne sente un bisogno irresistibile si può concedergli ene al più sino n :m gnwHui; insalata cotta o verdi'\ in quantità da 100 a 150 grammi; cosi pure frutta fresca da 100 a 150 grammi ; i fal'inact:i sono assolutantenw banditi ; la h•;vandu non deve supr rare i du e~ bicchiet·i tanto se si tratti di acque che di vino ; dopo pranzo può concedersi una tazza di the o caff•! ma senz~:~ zuccher o. 4o p11sto, alle 4 una taz7.a ùi the senza alcuna aggiuntn. 5°, la sera alle 7 una t•efezi•Jne sitHile nl 1° pasto con aumento di un centinaio di grammi di car·ne o pesce. 1n conclusione la caratteristica di r1ue~ tfl dieta è la pt·evalenza della carne e tit::lla vet·dUI·a con p1·oibizionr. dei fa· r·i11acei e degli zuccherini. Ig iene yenerale . - Dopo og-ni pasto una passeggiata da 1 1, ora a si" idrolerapin con frc ;;a~ioni, bagni a vapore, tnassa g~i o ~en e r·ole . Il sonno non deve supP.rare l~ 7 ore per g li adulti, 8 per ! ragazzi nella notte , con ass0luto divieto d t d0rmire dur ante il giorno. e . .f. Auc11r:: e CARR!ÈR" . - L& spleno-polmonlte nella febbre tlfoide.- (Archio . clin de Borcleau:.c, settembre 1897) . Fra l e diverse varietil di congestione polmonare ve n' e una cht:l in questi ullimi anni ha attirato l'attenzione dei clinici ; essa é la spleno-polmonile, o malattia di Grancher. Ad eccezione di un caso osservato dal B onicli e comunicato agli A A., invano si riscontrano nella l elleratura medica esempi di questa complicazione nelle febbri lifoide, e gl i stesl.'i tr·attali classici non parlano della spiano-polmonite come complicazione della t'ebbre tifo!de. È perciò che gli AA. studiar 0no con interesse un caso a loro presentatosi, nel quale cercar·ono di s tabilire il quadro clinico della complicazione in p~; t·o la e di couoscerfl quale sia la causa immediata, t)uale l'agente microbico suscetlibrle tti produrla. Dalle osservazioni e dagli esperimenti praticati, essi giunsero alle s e~uenli conclusioni:
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·t• L u spl eno polmonite deve es!"el'e classifìcala nel numero ùellc complicazioni possibili della febbre tifoide, ma ddve ritenersi poco frequentP non e"SC11do fin ora stati segnalati cl11~ due casi; 2° questa compltcazione ha luogo a un pet·iodo avamato dellu fcbb•·e tifoitle ; i primi sintomi sono stati nolati il Jiriassellesirno o ùiciollesi mo giorno dal pt·inci!JÌ<> della febbre nell'osservazione di Bt•nicli, durante il decor so di una leggiera ricaduta nell 'osservazi one personale; a• la sua mucia può essel'e t'apidamente fatale, oppure può sP.guit·e l'evoluzione leuta e pr esenta1·e il pt'onostico ordinat·io Jella malattia di Grancher ; 4° le al tcraziooi analomo-patologicl te consistono in una co ugestione pol monare; ;,o quanto alla patogenesi, essa é oscu1·a . Sembra frattanto, dopo l risultati oll~nuti dalle colture, che il bacillo di Eberth non debba ritenersi quale causa dirella di questa comJJiicazione. Gli AA . hanno ottenuto nei loro esperimen ti colture pur e di st<Jfilococchi bianchi, i quali potrebbero ri tener!\i quali flgenti patogen i; ma non J'os<~ no alfet·mar·e per la graude abiN ntlanza degli stufì lococthi specia lmente alla supedìcie della pelle che può r endet• vane tutte !P. prt>cauzioni pl'ese duraute gli esperim enti in quanto all'asepsi. te. DAuur G.- Ooutrlbuto all' auatom~a patologloa della rab-
bia nell'uomo. - (Boll. della Soc. merl. - chir. di Paoia, 189i , N. 2). L'A . ha avuto occasio11e di s tudiut·r~ le alleruzioni anatomopalologiche in li'e individui morti per l'tlbiJia. Egl i ha l'i,.con l ralo: nel ceroello e nel cer oellelto, altet·azioni nè mollo estese nè molto ra gguardevoli ; solo qualche cellula contenente piccoli ~Zrani ueri, C• presen tante nell'interno alcuni vacuoli ; nel m idollo spino{e, infìllt'<JZione di leucoci li in vicinanza dei va:;i ptlt nella sostanza gr·i gia, meno nella bianca, in qualche puuto piccol e emorra gie, infiltrazione put·e di leucocili attor·uo e dentro al canale centJ•ale, cellu le all cr ate tanto nei corni anteri ori che nei posteriori, tanto fra l e gl'anrli che fra l ~ piccole cellu le ; n ei n eroi per'f~trir:i, costante alterazione della pa 1·te morsicata in fo l'lllt\ di neurite pat•enchimatosa ; nei yan yli spinali raccol ta abbondanti si ma di pigmento tanto nelle grandi clw nelle piccole cellule, pr·otoplasma gt·anuloso, qualche vacuolizzazione. Dalle lesioni r iscontt·ate, l'A. conclude: che anche nell'uomo nell'idr ofobia l e all m·azioni rlcl
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sistema nervoso rivestono il carattere di infiammazione parenchimatosa; che le lesioni, almeno in un certo numero di -ca~i. non a•·rivano a quello stesso g1·ado di gravezza e di diffusione che si osserva nE> gli animali resi sperimentalmer.le idrofobi, che le alterazioni hanno a prefet·em.R il carattere di essere ditl"use e che non sempre si può dire essere maggiormente let>i i centri di sen!"o o quelli di moto, che il non a ver vi~lo allerazioni nelle fibre centrali è sufficiente nei casi os~ervati a dimostrare che n on hanno servito per la -propa gazione del processo sistemi l'lpeciali, che la neurite, la qua le si trovò sempre nelle par li lese, può presenlat·e cos picue differenze In quanto al mo.lo di propaga rs i. L' a,·er ·però vis to che la neurite esis te sempre ed é più g rave nelln parte morsicata, pat·e sia sufficiente a fare esclucler•e l' ipotesi che negli idrofobi il virus l'i trasmetta pe1· mezzo delle vie venosa. te. M. LAPASSET ma~;;iore medico di :2• classe. - Il trattamento SJ;eoUloo del paln4llmo 1eoondo la biologia dell'ematozoarlo. - (A re h io. de méd. et de pharm. m ili t., dicembre 1897). L'A. in una rivista generale sulla tet•apeulicn del paludismo, •lic hiat•a che essa deve basarsi su nozioni palogeniche più pt'ecise di qu ello che non siasi fatto finora, ricavandole dalla biologia dell' ematozoario, la r1uale se ha Ancora dei punti oscuri, può dirsi però al lliot·no d'oggi fondata su cognizioni molto più precise che per lo pa ssato. Crediamo utile dare un sunto delle principali conclusioni alle quali .giunse l'A. in i:JUes lo s tudio, il quale, sebbene in qualche punto disseuta alf!Uanto dalle vedute in proposito della maggior parte dei nostri clinici e naturalisti italiani, ha il merito g rande di cercare ùi dare un indirizzo il piu possibilmente scientifico alla cura dell' infezione palustre. 1° . Il chinino ha un'azione lo!';s ica specifica, ben netta, sull'ema lozoario del palurlismo. 2•. L'azione distruttiva del chinino sugli emalozoarii è l'aramcnte comple ta e decis iva. Gli accidenti palustri, sospesi per un tempo più o meno 1nngo della durata minima di 6 a 7 ~iorni, tendono a ri prodursi se la cura non è continuala. 3•. L'accesso febbrile dell'infE>zione palustre coincide collo
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studio dì riprodu?.ìone dell'ematozoario. Es:::o ha luogo quando· le forme f!ìovani del parassita si spandono nella circolazione: cade nel momento in cui esse scompaiono. ft•. Il pa1·assila non può essere distrutto dal chinino chenelle sue forme giovani e lìbe1·e nel plasma san;:uigno. E specialmente nel momen to in cui i corpi sferici emettono i fl agPlli, o in quello nel quale i co1·pi rosacei, giunti a lllaturita, si I'Ompono nel torrente ci1·colutorio, che il chinino eset·ci ta. effìt:acem ento il suo poter e batlet·icida. 5°. È imm"ld iatamente p1·ìma dell'tic.:esso febb1·ileed anche nel corso dell'accesso che i sali di chinino pu!'<SOno dist r ug ger e nel sangue le for·me giovani del parassrla a mìsur·a cbe si {)I'Oducono pr·ima che ubbiano il tempo di introdur~ i nei globuli rossi o di accu mula r si nella milza. G0 • Il chiuino devr. esse1·e prescr ìllo non allo scopo di troncar e l'uccesso fl!bbrile sint0matico, ma a quello di di· str·ugg ere i l parassila nelle sue fo1·mo giovani, al principio dell'accesso e durante il m edesimo. 7°. Non è dul'ante l'apiressia, nè dopo gl i accessi che biso~na pt·escri vere il ch inino, ma a p1·eft!renza poco tempo p1·ima d•·ll'accesso febbril e. F inchè dur a lcl febbre, non i· mai tt·oppo tat·di quanti" si r icor·re al chinino. Volendo un elfetlo t'api <.lo sì r icor r e alla via i podermica. Nei casi d i ucccsso. prolunl!alo, di febbre continua o di pel'lliciosa, il cltini no si <.leve d81'e a dosi successive dì 6 in 6 ore. 8•. Allorquando non é possibile prevedere in m odo sicur o. il momento nel 'lua le scoppierà l'accesso ed attendere il momento prop1zio, il trallaml'nto cur·alivo dovrà continuare per• almeno 15 giorni consecu tivi. Il sale di cltìnino sa1·à assot·bito giOI'na lmente in due dosi uguoli e l ogni 12 ot·e, in m odo. dR man tener e costan temente il san~ue colle sue pt·oprietù batter icide. no. Il chinino come pt'onlattico agi sce, non oppone ndosi all'infezione, ma uccidendo gli amaLOlO!H'Ii nel momentn i n cui ti l'l'ivano al lo1·o stadio di riproduzione nell'organ ismo. E;;so può in questi casi non pl'escrh·et•si che molli gior ni dopo la prnna infezione ((.i ~iorni d r cfl) . Il trattamento d ove e!'<sere in seguito continualo a ti•)S•· sufficien te e biquotidiana pet· un pe1·iodo almeno eguale a quello del ciclo di e,·ol uzione completa de l pal'ussita. In quanto poi all'opportunit.U dì un inter vento lerapeutico. basato su questi dati, l'A. osserva che il termomett·o da solo.
185 è un criterio insufficiente. È il microscopio che deve decidere a fine di seguire lo sviluppo dell"ematozoario, di accertarsi della sua scomparsa o rlella sua persistenza dopo un periodo prolungato di apiressia, per prevedel'e, con mag giore certezza, l'imminen za di un accesso f ebbrile ed agire all' istante propizio. te.
Le lnDghe tregue della tnberoolosl 8 n rl1V8• gllo 41 questa. dopo un'attaooo d'loftueoza - (Bullc-
Pf.:l'IT. -
tindeL'Académie Royale de Méd. de Belgiqae, N. 8, 1897). L'autore non intende colla suo pubblicazione di porlar·e un nuovo contributo al fatto oramai nolo delle perniciose con!':eguenze che i tuber colosi possono ri sen tir.e dall'influenza. ~umerosi lavori sono stnti pubblicati sopra tale questione e nessuno più ignora comè questa infermità, per la sua grande
azione delibilanle, per le bronchiti e per le con~eslioni polmonat·i più o meno inten se che provoca. aggrava lo s tato dt>i tubercolosi, non solamente di quelli eh~ da poco tempo ha nno raggiunto un'appar·enza di gua ri~ione, ma piu ancora di rruel!i che presentuno focolai tubercolosi in allività. Egli vuole invece dimostra1·e come l'influenza sia perni cio" a anche per coloro dhe da lu11 ghissimo tempo hanno sofferto un attacco di tubercolosi, ri svegliando la malallia, che assume in tali casi un andamento celermente sinistro: e si propone in pari tempo di ri cercare le cause tanto deile lunghe tregue chP- di questo l'isveglio. L'autore riporta un ce1·to numero di osservazioni cil'ca le 'luali fornisce i più estesi •Iettagli, avendo seguito i soggetti cui si r iferi scono, per il corso di mollissimi anni . Tutte rrueste oss-ervazioni hanno tr e punti a comune, e cioè: L0 La comparsa della tubercolosi nelle pr-ime età, seguita da uno sta to di benes!'er e generale pr~sentan te tutti i caratteri della guari gione, ed un secondo attac-co della malattia venuto molto l empo più lal'di quando nulla faceva pensar·e ad una recidiva; 2" Un periodo intermedio assai lungo (fìno a 3:3 anni) di buona salute: 3" La ri comparso della tubercolosi in segu ito ad un attacco d'influenza con un andamento insidioso, per modo che non è stata ricon o sciuta se non quando aveva fallo grandi pro g t•essi.
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Quale è adunr1ue lo causa, e~li si domanda, di coi'i lun>.!ln• t1·egue dopo il p1·imo attacco: Q'Jal e del suo r isveglio in ~e guito all'influenza? La pr·ima Sf:'mbra al Petil doverla ri crrcar e nr lla co-, tiluzione artritica dei soggetti, come ha potuto risf·nntra1·e in tutti quelli che sono caduti snllu la sua osser·vaziOIIO. E OI'atnai conosciuto l'antagoni smo che esiste fra l'at·Lritismo c la tubercolosi : se si aggiun;;e a questo la vita r e:;olnla, la buona aria, le buone condizioni ig-ieniche. un v1lto sano e abbondante, si capi l'a com e un individuo pos~ a trionfar e di un 1:1lLacco di tub ~ rcol osi . Ma quando per il !'O· pr·a ggiu ngere dell'influenza, le condizioni organiche divengono me110 resislr>nli, si cos titui .~ce, ad onta dell 'e:!i!'Ll"nle arlr·itismo. un l t> JTeno adattu per· l'allecchi mei!lo del bacillo della tubercolosi, e si ha cosi un nuovo attacco della malattia. Alcuni hanno pensu to clio i g~ rmi dell'influenza circolanti nel sulll!lle vadano ad annitlnr">i negli antich i focolai tuber·colosi ~li r avvivino, m a e opinione Jell'autor c che la cagione sia i nvece più complessa e che si trat ti r•·obabi lmcn te dr una nuova infezione in un soggetto r e!'o edo tto a ri ceYer·la dall'azione debi lilan le ' J.oll' influenza. Il r itorno della tubercol osi <leve essere sospetrato ogniqual volla l'influenza si pt·olun~a al di là dell'or·dmario , la l.o!'~ e r nn tinnll, lo spn r g<l r idiYiP.ne pu••ulent.o, l e f'or1.e ùimi· nuiscono, e il dimagrim ento si fa abba~tnnza r apido. All or·a un accurato esame Jcl petto fs ;rià t·ilevare dei guasti polrnona r·i e lo spu r·go pr·esenla in abbondanza i l ha· cillo caratteri stico mi;<tO ad allr•i microbi. 1ns!lm mR qualu nque spiegazione si accel li, o).!ni a ltacco d i influenza in un soggetto cht~ fu già tuber coloso, anche se guarito du lun~o tempo, offr·e una gr avita tutta sp<'ciale, ed è m Pslit•r·i sot•vegliat•e Allerrtampnfe ogn i ammalalo cl' in fl uen za che abbia tali pr ecedenti . nonché adoperare tutti i m ezzi di antisepsi pol monar e, coi qual i aver e un cr' t'IO affì . damento che si possa riu sci r e a sc~ng i u rare questo sin i:;lr o accidente. C. F. ZOJA . Singolarità del cranio di uoa douna di 94 annl. - (13oll . della Soc. med. - chir. di Pavia, 1807,
Pro!'.
N . 2).
Singolare è questo cnso, n el quale all'autopsia si osser\'6 u na m ancanza as,.;olula delle or dinar·ie sutu r e sagillal e, larnbdoiJ,•a e cor onule, pt•r cui le os;.a craniche r imanevano in-
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dipendenti da legami ossei, congiunte solo a livello delle s uture per mezzo di tessuto fibroso r esistente, ma abbondante alla regione lambdoidea, il quale separa va completamenlH le ossa e per metteva alle s tesse di allontanarsi l'una dall'altra, abbassat·si alternativa mente l'una in senso opposto a ll'altt·a, ed anche accavallarsi per un l!·atto più o meno es teso, come si osserva alle volte nel cranio del neona to o meglio del feto. Questa mancanza a ssoluta delle s inartl'osi della volla del ct·anio al g t•arlo osser vato nel caso attuale, può di rsi unica e forse non ha riscontro che in quelle alterazioni che vennero osservate nel ct·anio del celebre Pasca! e che vennero riportate in una biografla f11ttane dalla sua sorella i\fme P ùrier. In quanto alla spiegazione di questo fatto singolar e, non sembr<lllO possibili che due supposiziuni: o ammettere che esso dipenda da una mancati! formazione d i tutte le g randi suture dentale del cl'anio e quindi r itenerlo uno stato fetale conservatosi m per'mRnenza; o ritenere che e!:'so sia l'effetto di un assorbimento da atrofia manifesla tosi e locatizzatosi esclusivamen te alle.regioni sutur ali . L'A. pro-· penùer·ebbe per ta prima ipoitesi, quantunque confessi che no n sia a gevole sostener·la contro forli obbiezioni. LEvv-DoRN. - La 4lagnoatloa delle malattie gaatrlohe e tuteatlnaU mediante l ra.ggt d1 Bontgen - (Deut. medici n. Wochenschr~ft, g.mnaio 1898). Fino dalle pt·ime applicazioni pratiche dei raggi Ròotgen s i tentò di ricercare la posizione dello stomaco, e riempiendù ques to viscere con soluzioni difficilmente permeabili ai raggi stessi, o pt·ovoca ndooe la distensione per mezzo dell'ar-ia, ma i ris ultati furono mediocremente sodqisfacenti. Per gl'i11teslini poi mancava assolul.amentP. la possibil ità d i prAticare delle ricerche, anche limitate, se ~i fa astrnzione dall' ideA pereg rina di portare del mercurio metallico negl'intestini pet• rin· tra cciar~ una stenosi, che poi non si sarebbe ugualmente trovata, a meno che non fosse al g rado di vero e propr·ia o cci usione. Uno studio in questo senso et·a dunque d i una gl'ande pratica uta! ilà, s ia per il t·iconoscimeuto delle oeot'ormaziooi, sia per giudicare dei cambiamenti di posizione e sopt·altutto di lume di qualsiasi lraLlo del tubo gastro- en ter·ico.
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Ma pur tr oppo re•· ciò cile I'iguarda le neofoJ•mazioni siamo ancol'a l'imasl i ad llll pio desider io, mentre c1·ede l'autor E> di esser riu s~ito o qualche cosa di utile nella determi nazione dei cambiamenti di forma, di attivilit, e nei restring i m enti dei vi!'iceri in questione. Il metodo che egli propone, e r.he ha seguito in 14 casi con r·isullati soddisfacenti, é quello di fal'e ingerire delle capsule ~e l alinose con tenenti una sostanza il piu possi bile impermeabil t! ai raggi Ri.intgen e ri coperte da ullr a so!>tanza che ~ ia in"o lubile nel canale di~estivo . Eg li si ,j se1·vito di capsule g~ l a tinose lunghe cm. 2 1/t c spc><sc c1n. l •;,_ r ipiene di bi'> muto metallico, ricoperte di cellulosio e colo1·ite con una materia colorante innocua allo scopo di poter le faci lm ente 1·iconosce•·e nelle feci una volta che siano state espu l!'ie. Il peso di ogn i capsula cosi confezionata è di l2 g rammi drca. Tutti i soggelli sui quali egl i ha fatto l'e!'perim ento le hanno i ngilioLtile senza cli ffi coltà e non hanno poi avuto nessun di '> turbo. Per tali l'icet·che sono necessarie corl'enti mollo for·ti e ra ggi. molto potenti, ed occorre c he ancl 1e i soggetti in esperimento abbiano le volu te qua lità. Cosi nelle pHr so ne g rasse, an ch ~ dopo m olti tentativi, ha sempr él avuto l'isultati nulli. N elle IJer sone mag re o;..::nuna di qul.!sl e capsule si vetle come una
ombra nera della quAle si possono segui r e i varii movimenti nel lo stomnco duranlP gli Alli •·espira torii, nonché i mov i1nenti im pr essigli dalla peri ~ tal <' i gl.l skica e intesti nale. Resta cosi abolila la fotografia che ol tr e ad esser e d ispPndiosa non m elter ebhOJ io g rado di seguire i movimenti cui abbiamo accennato. :'-:aluralmcnt•• non ù l10ssibil e delerm ina1·e se non l'altezza e la prdondità di una capsula nell'adcJome, e non si può quindi deler·minare in quale pnr le d' inteslrno essa si trovi se n on valendOSI di l'icordi anat omi ri, ma ciò non deve presentare pe•· il medico alcuna diffìcolt~ speci al 111ente l'lpetendo molle vol le l 'l'sperimen to Ot·dina 1·1amente l e capsuh- sono arrivate nel ceco dopo 48 o r~ rlalla in g,~slinne, soggiornand o 2} or e nello stomaco e per correndo nelle altr e 2.} or e tullo il tenue. Quando il piloro é l'istr elto esse rim angono nello stomaco vari i g iorn i (l ino a 1- o 5), come egli ha v ed uto in due casi di slenosi pilor·ica pe1· ca nc1·o. Da ciò conclude che m ediante il suo l tlelodo si pu··~ verifìcar·e In slenosi pilor ica: e ciò non è
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<li piccola importanza nelle dilatazioni d i stomaco, delle quali ~ i può, con questo metodo, stabilire se siano di.pendenti da sem plice indebolimento della sua tess itura muscolare o da r e8tringimento del piloro. Fino1·a ha adoperato delle capsule ri coperte di una sostanzn insolubile, ma sta ora studiando di ricop•·irle con una materia -che sia inattaccabile dai liquidi gastro-intestinali, ma che si
possa render solubile a volontà dell'espel'imentatore coll'in· troòuzion e di altra sostanza che ne modifichi la composizione chimica, e ciò per evitare che nei ca!';i di stenosi pilo•·i.:a o intestinale essa non possa venir·e espulsa. E cosi è detto naturalmente come lo ~te;,so m elol'lo possa servire anche per le stenosi intestinali, ma non avendo avuto -oppcu·tunila di fare esperimenti non crede di pote~si pronunziare in modo definitivo. Egl i è ft11almente d'opinione, che oll1'e a riu sci.1•e di un potente mezzo diag nostico nolle ster.osi , può sei·vi1·e di valido a1uto nel controlla •·e l'efficacia dei r i medi che si annmini><tJ'ano, al111eno pe1· ciò che riguarda la meccanica dello stomaco e degli intesti'ui; si potl'à ci oè v edere come la noce vomica e i suoi alcaloidi , il mas:saggio, l'elettricità ecc. agiscono su l movinrento degli ot·gani digestivi e se agiscono piu in una che in un'alll'a sezione di essi; si potr·à infine avere una rnisuJ'a obiett iva tlel punto a cui trovasi una g uarigione. C. F .
Trattamento dell'eplle81la.- (Co rresporul.cn,;Blatt .f. Schw. A erzte , ft' bb r~< i o 1898).
FL.ECIISir.. -
Ha osservato l'auto re ('he, nei ca;,i i11 cui l'epiles;:ia non cede .alla cur·a dei bromuri, si possono spe rare ottimi resultati da un trattamento misto di e!>si coll'oppio. L'uso di fJueslo deve incom inciarsi prima tlell'impiego dei bromuri con dosi pie· cole sull'inizio. (g. 0,05 di oppio in poi vere due volle al g iorno), che vengono col tempo innalzate fin o aò 1 grammo pPt' tlosc. Queste dosi vengono amministr ate per 5 6 settimane, in capo alle fJUali, !\<>spe"o l'oppio improvvisamente, si fa pt·enclere ai pazienti il bl'omuro alla dose di 5- ì g rammi pro do::;e. N on io tutti i casi però si puo fat·e questa cura poicht~ l'oppi!J può qualche volla r !chiamare lo stato di eccitazione spe<.'ialmente nei casi venuLi in seguito a scuolimenlo del cer vello. Il Rumpf d i Amburgo ha avuto dalla terapia oppio-bromica ottimi r esullati. Il Flechsig ha trattato con questo me•
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RIVISTA MEDICA
lodo 56 casi clte avtwano resistito ad una lunga cui·a bromi~ ed ha potuto ollener e 8 guar igioni comr•lete. A riscontt·o pe1·ò di questi r esullali fa,·orevoli debbono citarsi gli esper imen ti del Jolly di Berlino, clte non ha potuto constata1·e se n ~ibili differenze dal tr attamento bromico !òemplice. A d ogni 1110do però l e f.(uari ~ioni ottenute dal Rum pf e òal Flechsi::t debbono inco1·aggiare a spe1·imentere questo nuovo metodo di cu ra di una lll8lattia cosi ribelle ad ogni lraltamt.! n Lo.
c. r.
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Touss.uNT. - Della perloatlte della tlbla da sforzo. (Journal de médecine el de chir urgie, novembre 1897). Il d()llor· Toussttinl ha fallo una couuimca7.ione r elali va ad un'affezione 1110llo rara e r"itl' egli deno utiua la periostile della lihia dn ~ l'o rzo. Eg-li ha rifer·ito i n Appntrgio quattro osser vnzioni di g iovani dell'età di 20 anni, i quali, nel rnomC\nlo def{li e~c·r·cizi militari ddti d'allennmenlo, hanno presentato in CM ri sp()u.tenza del terzo supe1·iore dPIIn Libia una r eazione in fìa lltlll>\ l or iA l n uno ùi essi, l'affezione si è ri!;Oiutn i n quindici gior ni ; mo ne.~ li alt1·i due la per ioslite SI é nll'ermala. E !:'isteva una r accol ln 11uttuanle so llo-peri osl ea, perch l! la pr es!òione di~i tale prol'onùa , in corr i!<pondenza del punto cent•·ale di rtuesla r accolta, perm etteva di Sc' nlil'e la superfi ci e ossea. Questa sen !'azione non poteva esser e par agonata a quel la ottenuto nel decor so di unA periostile est<>rn11, che l'i vela ~~ 1 dito espio· r 11torò una superfi cie ossea ricopet·la òa un perio slio spesso , to111entnsn, geru 10gliante. In queste quattro osser"azi0ni, l' insc,·zione t1lla facria posterior e dell n Li bia dei muscoli wlt•i, popliteo. e soprallullo
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•lrl flesso1'e conwne delle di la, è stata primilivau1 •nle la sede 1lcl dolore subi"!lti v o e ;\ obit!tli vo alla pr·essione dif(itale protonda. È i n quel pun to t~he avvenne il l i ramento periosl eo , per determinare in colla r eu o un'ir·ritazione del per ioslio vicino e l"essu1lazione !'10 ll0 pPrioslea si i> l imi tata in cort•isponllenza del t erzo su peri o r e della faccia ante1·o-in tema della \il! ia. Già Dlims, nel 1 89~). aveva slud iaLo questa perio,t•te della ti\,,a cla sforzo nel sol dato tedesco. E pr obabile che il passo 1\i pnrata sia u na cansa pred isron entn . In fatti, dopo a,·cr Ji. scu«sa la 1\iagno si d1ffer enziale di questfl affezione dall'edema ar.uto essenziale l ocalizzato senza fenomeni gener ali, e dall'e- · dt'l118 isterico. dopo aver ri freltate le cause palo~re niche di natura diatesico (arlr·itismo, sii"ilide acquisita ocl er edi taria, bl~ norrAp;ia), infia111maloria (fu1·uncolosi), <'ircolato1·ia (malattill di BrighL, varici, calli esuber·anti, pit:di piatti dolor osi), l"!lutore dichiara il mici'Ol r aUJn>1 , dovuto al ti1·amento periosteo per la cr111trazi~Jne mu!;colare, com€- la sola ed unica causa orca!<ionale della pe1·iostite. Le inserzioni posteriori Jella ltbia stir ano la ~ua lll t- JnbJ'ana di inviluppo e vi pl'Ovocano 11n'avoria super·fìciale. Il lav1wio di formazione O~!<ea òefìniliva non essendo perfello u 20 anni, questa periostrte da sl"nrzo ha dovuto essere fn,·orita nelln ~u a compar sa dn lretà dei giovani soggetti oss••r vati. La conser ,·Hzione ù<'ll' inte!!rit a o•sea è stata co nf~nn ata in uno delle quaLlt•o osser' ozio n i dalla prova radiOI-(rafieA. Otto nwsi dopo l 'i nizio della periosli le, la libia 1ualuta non present8 V8 più Al eu n a alter az ione n :- sulla supel'fìo;ie. ni' nella sua pr nfolrHlltil. Quest'nff.:zione 1net·ita di r-i cltia1nare l"~ll<>rtziorte dei m e· dici. consi der·ato che due dei 5:\"iovani in discorso, allievi del pri rno anno della Scuola specia le n1 ilitare, lta11110 dovuto ri. comi nciare il loro primo anno scolas,icn a cngione della mole•tia dolorosu con:>ecutiva appt•rlala, anche ;;olamenle duranlC' la stazione in piedi . T oussaint ha le1·minalo la sua com unicnzlone con le se~uent i concl usioni. La Libra, nel ~; u o terzo supel'ior'e, é tal volla la sede di una perioslite speciale, delt11 da sforzo. E~~a l· provor-ata dallo sli rom ento delle lìbr e muscola l"i che prendono di r ellamente inserzione sul periostio (oopliteo, soleo, nesso•·e comune delle dtta). Questa per·iostite, abitua lmente di breve Òlll'Sla, 'l;> giorni
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RIVISTA
CÌJ'Ca, di,·enla Lalvolta essudativa ed anche suppura tiva . E ssa si Osl'er,·a nel peri odo attivo d(•gli eser cizi militari nPi ~io vani, in cui i l lavor io d'ossifìcazione non é ancora ultima to. È npces;,arin d ia~nOi< lica1·la pr E\slo per polel'la curar e con medicamenti r isolvenLi che basteran no per g uari1·la.
Dott. RoS ATI, 1n edico di t• classe nella R. M arina. - Le fe-
rite d'arma da. fuooo dell'oreoohlo e la. r ..laten·u del •uo •oheletro alla penetrazlone del prolettUl. (A r chicio italiano eli violo:; i a, rase. l', 1 8~13). La r isl•·el tezza dello spazio non ci permelle neppu1·e ol i r iassumer e l'importante lavoro che il nostro ep-1•eg10 colleg11 nella R. M arina puiJblicò per inter o n ~> l fa;;cicolo di dicembre <le;.-li A nnali di medicina naralr . e, pil'1 in b•·e ,·e, nel fascicolo 1° dell'Arcltirio italiano di ololo{Jia del corrente anno. Ci limill'l'••mo perciò a tra;;;cr il'ern e le conclusioni la cui impnrtanza non srup-;.:-irà di CPI'to ai cul tor i del la chi•·m·;.!in m li i tar e. t• Pet• la str aor dinaria r Psi« lt•nza d f'llo sch eletro dell 'or ecchio, i pi'Oielli li di ri\' ollclla os"<a i difficdmenle perl f'tra no nel c•·anio. 2' L'i nle•·,·enlo chi!·uq:!ico pPt' la r icerca dPII a palla preSOi lla, nella m~~ ~~i•JJ ' pa1·te dei casi, st•r ie diflìcoltà, per ,,, ince •·LP.zze d•·l uunt•) di arresto, pPr la dr•formnzione della pal la ;;t••ssA, o per le condi?.ioni gravi dt!l ferilo. 3• In o;:ni orcasione il chi rui':!O 11011 de\·e mancare di aco: er tat·si con d i l itrenza e p1·ontezza della po;;sibi l i là d (>Jiu esl r1j'/.ione immediata, per· e"'eguirla i n quPi (·asi in r·ui nc•u si oppo 11gono dil'ticolla, u;.a ndo le J>r ud,•nza di non insi;;Lf'l'e in lull i gli altri cHsi, e dilfl·I'P.Tid•l l'llllo opc•r alivn a quano!., sopralutlo l'i siu m eglio stabili to i l punto p l'obnhil~ d i Hl'rcslo della pulla. 4• La I'Adioifr·alìa (r ap-;:ti X) nl'lla ri ct' rca dei [H'oie lllii nelle o::sa <·r·ani•;lie non si •' rilcv~tlu efCicace come alcuni li»nuu alfern1nto. mn non ;;i e>'cluole che pos;oa dare i suui aiuti. 'f!• L'orgono dell'udito re sta pt•r (]ur•ste fer ite sem pr e pli1 o meno gravemente leso, e la sua funzi rme va ;;llgg:ella ad alternzioui di va1·i o gr utl•1, fìu o nlla completa sordità, ed in mnsl'ima pt>rmauellLi .
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6• La chi l'urgia e l'otoiatria possono molln pPr ollonta · nare ~li effelli della pel'manenza del cot·p•> e;;traneo, o per impedire o ft•enat·e prc)ces~i tli ero;,ioni ossee e di supput·azioni secondarie e larclh·e: tnn non si possono ritenere ugua!menle e rrìcoci, per influenza diretta , a nlif!liorare perlut' ba· m enli autlillv i. E. T. Pro f. ATTILIO CA'11ERJNA, dire ttor e della clinica chi r·urf!ica n e ll' univ (' t'~ itit di Cnmerino. - Un calo d' enfisema
universale della onte ln 1egatto a frattura sottooutauea costale. Toracotomla : zaft'amento: gaatlglone. - (Rioista veneta dì s c ien.:.:~ mediche, fo sc. 12, J8!J7).
Per fluanLo •·iguarda il lrattamento, que!':to caso sat·t> bbe •unico ne lla letteratura. L' A. inc:i"e a111piamente la cute sbrigliando i tessuti s0 ltostanli e con;,talò che il lt·auma avevn rotta e~lesame n lo lo pl eura cosla.IA. Non fece nessuna ~u tura, zaffò mollemenle per impedire la •·apida coarlazioue dei lembi, lasciantJr, nello slrsso tempo s fogo su ffì cienle all'a ria atl1·a \· er~o lo za fl'o. La nalura stessa rigell6 a poco. a poco que;,t' ultimo ('he l'A . tin i di logliel'e in sellima giornata. L'amma lato ~i avviò rapidamente a guarigione. S ono degn e di attenzione le conclusioni che l'A . pone in in fine al s uo la voro: t• Nt-i casi di enfisema generalizzontes i e minacciante l'e~istonza, pet· frattura soltocu lan Pa Jello scheleli'O Ln•·a ckCl. è neces;:ario assolutamente intervenire . 2" L'o perazione da pt·eferir> i in questi casi ò la tot·acotomia ampia al punto sospello con la zaffalura m olle della ferila, pe1·chr!: a) E possibile col suo m ezzo ispezionare ln"fdio le parti, rimuovere schegllie, coa g-uli, ecc. , e ;:ulurare anche evenlun lnu'!nte il punto leso del pol mone ; &) È di esito pi·o~olCl, più efficace della lorocenle ~ i e •le lla fognatura; c) É meno pericolosa, perchè é più difficile cosi l' infezione dell'esterno, e l'ar·ia che entt•a rd esce, J'esta, per cosi dire, fitlrata dalla medicatura; d) Attraverso gli ampi lembi della ferita può, con l'ai uto c!el massaggio, eliminarsi l'aria contenuta nei tessuti soltocutanei, special mente prossimiori (mediasl in Cl, ecc.). t~
IC l \"l STA
:3° È po:;sil>ife nve1·~i l"enlì:5a11111 univer!=<ale prr frattu1·& soltocutanea dello st.:helel r o 101·actco . senza che il polmone!;itl atlere11lo 11el punto leso. E. T .
Pr•Jf. DeMOSIIIEN. - Contributo allo atudlo delle feritenell'uomo vivente prodotte dal proiettile tnoamlclatodl ptooolo calibro. - (Ucrisla sanitaria mililara, nucaresl. '1897, N. 4). Il dnllo p1·ofessore di Bur aresl pr·emelle che fin dal ·18~J4nel suo sludio sperinwnta le sull'azio11e del proielLde di mm 6,5d!'l fucile l\liirwlicher rumrno, prima ancoro che fosse compers a l'opel'll di Yon Coler e SrltjPrnin;:;, dimostrò elle il prc,iellile dì piccolo calibt·o non lta la quillilà umanilat·ia accordatagli tlngli spel'tmenlulori elle lo precedettero nello studio di questa at'dua r1u ~stione. E gli dimostrò cioè che co) fucile eli piccolo cal1hro s i hanno più fertti e piu ferite "enza che queste ultime sieno meno g-1•avi che cogli antichi proiellili, che le emoi'I'ogie sarann o più gravi e spesso anche m ortali, clte le ferile della les ta e delle o!"sa lunghe, nlla distanza abituale dei combf\llenti, avranno la m edesima gravità d~ C]ttelle pr·odolte da pr·oiellili di g ros~o calibro, che i pr·oieltili arrestati nel cor po Jcll"uomo, pc;· lA r·esistenza dei pian i o~ sei, benché rari, SSI'Onno l'oli i i n una quantità di framm enli puntuli e taglienti che l'CII deranno impos>'ibilc l'estrazione del proiettile cO:'B che spesf'o pr·atil'uvasi nelle ierile colle antichi:! palle di piumbo. che l'estenstonc della zooa pP.r·icolosu sul campo di hatlaglta ~arù asl'ai 1nag-giore e pe r consrgunnza l'a ~s i s lenzH chi t·ur!!iCtl di ,·er1·à la1·diva e piO. tfillicile. Ciò nonoslunlc' in l nghi lleiTa, dopo l'ultima guerra deiJ"Egtlto, si afferma an"orn ('lte il prc,iellile òi piccolo calibro nou arrivo u 1nellt.lrt' fuori di combaltirnento che un· ristretto numero di t'erti i. :"laluralmente le ferile proòotle ne~li animali viventi, e sopi'Alutlo nell'uomo vi v ente, coslitui:>c<'IICJ delle pl'tlve piu convincenlt che le ferile di cadaveri. ogni quAivolta si t1·atle1·ir òi dimo::<lr !Jre gl1 c> ffetli J•eali di un proietlile qualunque. E perciò che l'A. lta credulo bene dj. tener nola di fJII&llro 08SE'rVAzioni di ferile nell'uomo v ivente. di cui due p1·odotte dal p1·oieltile del fu cile M i.iunliclter di m m. 6,5 cii calib1·o, e due prodolle dall"antico fucile MarlinyH enry rnod. 1879 di m1n. Il ,4 di calibro. Lo studio pa rall e l~
CBIRU!lG!CA
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delle fet•ite prodoLLe da questi due generi Ji proieWii permelle di fare dei paragoni e constatare se vi sono grandi dif'rerenze nei loro effelli. Il ·1• caso fu osservato in un mililarcl il quale tiralosi a scopo di suicidio un colpo nella bocca col fucile Mannlicher mod. '1893, ebbe il cronio lelleralmenle fraca~sato con 3~ frammenti •>ssei, la mas>ta cerebrale completamente disteulta e po•·zioni di questa lanciate contro i muri ed il sofrìlto della stanza assieme ad alcuni frammenti della volta cranica. li 2° caso fu osservato in un soldato il quale essendosi addormentato nella fo~sa del tiro al poligono di Cutroceni, svegliatos i e d uscilone senza al cuna precauzione, rice vette un proiettile tirato ullu distanza di 600 m. Caduto a terra, tu portato poi all'ospedale dove si t·isconlrò L'aper· tm·a d'entrala del proiettile ad un dilo lrasverso dietro il bordo p9slerior~ del gran trocante•·e ~ iuistro, e l'aperlura d'uscita alla parte superiore ed esterna della coscia destra. Dopo parecchie emissioni di urina sanguinolenta, in seguito a !avatura della vescica, l'urina stessa si fece limpida. I renomeni genera li e locali si mantennero sempre miti: quando pel'ò l'ammalato potè alzat•si e cominciare a camminare, si r isçontrò la paralisi dei muc;coli entero-esterni della gamba s inistra L'esame comparativo p1•aticato sul cadavere corroborato dai sintomi clinici osset·vati fece comprendere che la palla •. era entrata nel piccolo bacino pel foro otturatore sinistro, aveva toccato tan~enzialmente la parte s uperiore del col!o della vescica oppur-e de l corpo della medesima nel caso che al momento della ferita essa fos~e stata piena, era pAssAta davanti ai vasi iliaci esterni e finalmente era sortita all'in· fuori ed in basso della spina iliaca anteriore e superio1·e des tra ; in fJUesta marcia esso aveva, dietro il g rande trocantere s inis tro, sfiorato il grande ne1·vo sciatico producendovi una superficiale perdita di sostanza causa della paralisi suddetta. Circa alle due ferile pl'odolle dal fucil e Martiny- Henry , nella prima si trattò di un proiettile che colpi il braccio destro entrando per la faccia anle ro-interna all'unione del terzo superiore col terzo medio, un po' più all'intuori del bordo interno del muscolo bicipite, eri uscendo alla parte postero-esterna del braccio al medesimo livello del foro d' entrata, senza ledere l'osso, nel secondo di un proieltile che penetrò nella iossa !òolto-clavicola1·e sinistra, a 4 centim. al disotto del m e zzo della clavicolare ed usci nella fossa sotto- spinosa
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IUVbTA
corrispondente a ~ c·pnlim. al disollo del mezz.o ùf' lla spina dell'o~nophlla, perfor ando nalurRimente d polmone; nel primo ca!"O, ad nn La che la fe1·ita fnsse O!:'!'A i inf't}lta, la ;:ruarq.tione si ebhe Cltmplela; nel se<'OIIflo il fet•ilo era gié in ollime cond•zioni :;:1•i ~io rni dopo dall'accidentP. L'A. fa nolar e la te l·l'ibile azione di!"lr ulliva esercitata dnl pi'Oiellile nel 1° caso, i l buon esito dt>lln Stoconrla ferita doYulr- al fo r luni'I LO raso elle la pAll a non i nconll''·· n el suo cammi no ni· piani os:;:ei. ni-> vasi, nè all1•i or g:ani imporlnnti, o:;:«enan tlo pPro che mAl grado il car·oLLI'J'e Je;.rgi et·o di ques ta f(witn, il ferito r. cn.h;to imm edia tamente a ter1·a senza polPrsi 11lzure, cosa che ftw:;:e non si Stll'Pbbe verifkala co•• una w<·chia pnll11 di p;ombo, l'esito di p-uar igionc con funzi onalità per fetta dell'at·lo nel :.~• caso quantunque si avesse infezione della fm·ila, l'esito l'elice nel }• ca"o sebbene si trallasse di ferita gTav~ intere>~:;;a n t e il pol mone. Conclude poi ùicendo che questi quollro casi sono mollo ist1·ullivi nella questione allu&le sui pt·oieL· tili rli piccolo cal tbro. Del re~to in qu esti ultimi tempi, Huuvi falli ~ono venu ti e confermar·e l'azitlnc dil'tr uUi\'a dei pi'Oiellili mode1·ni, ved t l'i mror·tante lavoro .lei dott. Haga sui fer ili della guerra cino - giappone~e, e la memoria del capitan o Casciuo sul la peneLrAZIOne dr,lle at·mi tla fuoco por tatil i.
te. Soppressione del doloro o deambulazione precoce nel trattamento delle fratture della gamba mediante le t'asole dl guttaperca.. - 1Pro!Jri:s M édicat, N. 4i- dl'l 18fJi').
M . Dr:St>lll·:z. -
I l .lo~lOI' Ot•Spl't'Z, ch ii'Url!ll in capn dell' J-1<'1Lei- Dit·u tli
St. Quentin, nella l'ua memoria l'ulla cu1·a delle fratln re in genere, c di quelle della ;!amba specialmante, med ia111e Jl sislen1a delle bende di guttaperca viene alle seguenti concl usioni: ·t • L e bc·nde perrezionale, c.li gnUnpe1·ca (sistema Desrr ez) assicurane> l'immobi l ità in mocloassolutG, e costituiscono nella cul'll delle f •·alture delle m embra special m&nte, il mezzo più efficace di sopp1·i nwr•e il dolore; 2• Questa forma d• medicazione mentre fa scomp<H'ire i tlolori cnusati dal L1·auma t' dalla mobilita dt'i fr·amm enli. asl'icura In {.ruat·igione più rapi da e nelle migliori COiltlizioni, se la ritlu.:: iulle e/e lla ,{r((tlur a ji1 /,. ·nfnlta e uen. mantenuta
CIIIRURGICA
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du r ante l'applica• ione 1lttll'apf1ar t celtiv, clte tlel re~ to, !òi fa a;:;sai t•opidu meo te; :l• Appena compt ula la f~scintura l'appa t·ecdtio è abbastanza so l ido per non do\·crsene ulleriormenlo occupal'e, e mezz'ot' a dupo il ferito pun esser lra,portato, senza dolore in un veicolo odi11a t·io; 4" Questo trattnml·nto ha i noltre il vanlag1-!iO be11 considet·evole di renJerc , nel le frall ut'e di :zantba, possibile la deambulazione molto pr esto, senza cn mpt·omeltc'rt'' m enomamente la co11 solidazione della lhtltura; 5" A ppl iCi1lO ai IUiltOI'i i> iAnclt i que;;lo l t'llll8 11tC11lO Ila iJ pr ivilegio di t idurli nlla lut'O più semplice e!<pressio11e e di rend ern e posl<ibile la t't!sezione quontlo quesla é necessaria; 6° Nei grandi tt·aumatismi tllle pt·oce;:;so è ttrt agen te di con;;et·vazi orae i11apprezzubile. i\. C. l.tGLt e BARONI. -- Suture profonde Inamovibili. -
Cura radicale delle ernie tngulnall •enza 1111 perdlltl. (Ln Settimana merlica di'Ilo SfJe r intl-nlale. l(i ollolor·e 18fli).
L'ideale in un'ope r·azione é ,q ri11nire i di \'0rsi strat i clelia feri!a c.on un malet·iale t•igid•> cile li krt!!tl H run lalto net r appot·ti naturali per il tempo neccs;:at·io a cl •e ayvcn!!H i l coa lito, c cile possa venit· tollo senzA che r imanga nella rel'ila alcun coq10 estran eo, senza tlover ri cla iedet·e alln nal11ra un la\'ot·ìo di eli m inazio11e eh•• può ri uscit'•' e scapi to del pro tes;;.. t'ipat ntivo . A llo scop" lj Ui tadi di elitninn r e J'inconveni.. nte delle suturo per ùul", il doll~Jr Gi::rli Ila imu)!inalo un g•'nert'· di sutura cl 1e menlr1! fu ader·ire l~ pat·li prorortcle di llitA ferilu, p11ò a suo h'tnpo e~se r· e tolla cnn fu<~i l ila . St pr ende lllt 8J!O Ot·dinnrill da ;:utllrO pi utlo!' lo cut'\(J m on tato !'opra un lilo dt l',..l:l di metlia~ros;;•·zza, fot·te, e;:ullil:enlemente lu11go e Cl)n qu~~l o ;:i g-et ta nei tes-su ti pro ronrl i 1111 pu n lo, come tlo v esse lllltlare perduto; se uon che inve,·e di annoda rnn glt est rem i, si in!'rociano semplicemente; poi ~i atlravc't·;::ano di nuo,·o col punto i lt'!'suli pt•Mnndi tlall'illdenlro all'illfuori fa~"etttloli Pnssat·e a t utto spcs::;o re fuor i della cnle e ri porland oli co;:·, u punr i sup .. rt i<:.iu li. Qne;:li J.!Ullli che p:li auloa i , chiarna110 aù 8 ht cirt·a cltiutlo11o rwJron;;n fnt·matn pl'ofon.lalllente i les!!uti costrin~t>ndcl li Rtl a.lallar:o:i f'ra 101'0: :zi i e:o:tt•emi del lì lo che vengono ru o t·r dal la cute, ~i lc~o11 0 poi c:onre J'oS!'r> r o pu11li superficiali Dopo B o ltl giut'IIÌ il filo ~i )e\ n l •èrai-;> imo c
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RJ'\"I$TA
senza difficoltà. Questo m ezzo Iii su tut•a usato nell'operazione radicale dell'ernia col metod o Bas::-ini ho dolo nella Clinica chit·urgica del ~rof. D<!l C:reco a Fu·enze ri "Uitati brillantissimi. te.
F ERR \n ESI. - Laparotomla per ferita d'arma da fuooo oon eateaa laoeraztone della prima porzione del oolon cUaoendente. - (Esl rll!LO dnl Bullellino ddla Società Lancisiarw degli ospedali di Roma, dicr 11li.H·e 1897). l casi di lnpnrotm11in pel' ferila rl';n·ma d<• fuoco ::-ono Sf'III[H·e interesl'anli pelt •••'dico militare. E per.:.i6 che cr ediat11o degno di nota riR ssumere con una certa diffusione il caso del dollot· F enare1<i, OSl'<'l'\'lltO in un individuo il rJIIale presentava una ferita d'art Ha da fuoco in col'l'ispo11denzo tlell'ipocondrio si nis lro, lun g-o h.1linea IliSIItmillare. E :-:send0 eccr.llenti )p cOlidizioni del fet·ito, ed Ol'!"Cndo nvve11ula l a lesione da uu'o:·a, fu cloroforutizzato il paziente, "ln·igliata la ferila longitudirud111enle lung-o il nuu·g-ine el'lerno del rrlto di s in istr a, procedendo a strali fino al pe•·itoneo, dnvH si cnnslatò una pet·rornzionf' e sollo il qu<d~ si Lr0vt'l, nelln pri11 111 porzione rlel colon disrr-ndente, un; t va sta l neerazione ol r.!lla parete int(>slirlllle fino n l IIWRocolon, con a111pia p<'rdila di soslanzn , t!: dia quntt~ el'a fuorinscitn pc•chissinw qunnlilà di ferì solirle. L'nmpic>zza d eli: t le,;ione fnlta "" llll r •·niettile di cnl ihro 9 fu spiegata tl•d t'Hl venire al disotto dt•li;l cute, nella r egione lotnbut·e, un bottone dP.IIil ;.tr:~nd ezw di unn m onetn da due centesimi che In pall11 nvevn lnncinlo con se. Ri puliln la cavilli peritoneale delle feci, fu :dtttl';.{tlta IIIICOra J'npl!rlura \Iella pA rete nddntninn le in modo dR forrnnt·e un lem bo t•ovescinbile ;!ll'infuori, ·~ >1i con1<talò che la pet·ditn di sostanzA deliA pni'Clt~ intestinn l,· era !"Lntn tnle che appena i tlu" mo ncon i potevano veni re A co nlnllo, eJ era impo s~ ib de una n·ct~ntazione dn1 mHrgi ni intestinali contusi d11l proiett.ile. Si lentn dnppt·ima di e:=:el!uire umt ent.eroplnslir·;t, mn, non polendo;;i pt·ol un;.:are l'n lto o per R. ti vt) senzn peric•)IO pet• .•l fet·i lo, il l[ Uni e prese11lH v n i segni di una le;;ione cnrdia ca, l'i limrlò l'atto opemlivo ntla cruenh•zione li mttulissi 111n d~i m1t r gini del col on e al ht sutura dei due monconi cnn due pinni, uno muscolnre, ed 11 110 si••ro!<o, .o nel dubbio cl! è I]Uestn suturo f<J::."e rn t'n iln di ~utli cien te stabdila, ~i re~e er-:lrnperiJc•nc.'•tle cp1esto tra tto di inte!>lino, SUIU I'IIIHIOI!I i •d i' intot•n o il pet·itoneo alla distnnz11 di
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CHIRIUROIC A
~irca un centimetro dnlht
linen di sutura. La sutur i\ intesti nale, come l'operatore aveva pr evisto, non resse però e si -stabili un ver·o e proprio nno artifìcinle sul mnr.:.:ine ester·no dello r egione Iom ba re si :r istr·~r. Quest'ano a l'ti fìci11le funziono senza inconvenienti p er cire<l un mPse, ma dopo, comp11rsi i -segn i cJell'inlìltrazione feco le nel piano mu~colare con consecu tiva i nfezione, si uov etle r icorrer e <1d al tro in tervento chi -
rurgico, ricercnndo i due monMni inleslinilli completamen te .allt'lltfmati senza r iapr ir e il pet•iloneo, sulurnndoli n uovamente -dopo d i a ver cscissn la mucosn er rtroflessa e cruentnt11 leggermente la tunicu muscolure·, ed clseguendo un legger·o lami)Ouam ento con gar·za ioùoformi ca sulla sutura, lasciando ,jjperto il piuno m uscolo- cutaneo sovr astan te. Questa volta la sutura r esse completmnente, le feci cominciar ono !ICI emot~r5i per l'ano e la guat•igione fu completa. Le concl usioni che dn questo cnso trae l'autor e sono le seg 11en ti: nei casi di ferita d'nrma da fuoco penetr anti nel l'nddome, meno controindicazioni :::;pecinl i , si deve sempre intervenir e cltirurgicamente; l'inter·vento deve essere i l più pr·onlo possibile; lo sta lo tli collasso può spesso r i sollev11rsi con iniezioni eccitanti, col hrvagg10 caldo qe l peritoneo, coll'au tolt'èl sfusione e con l'iniezione endoveno~n di sieri artificiali; la sede della rer·ita esterna fo r n isce solamente pre sunzioni di probabili l esioni '"scemli e quind i solo una lapar otomin esplor ativa può stabilir <! cou esntlezzn l' ubknzio11e delle l esioni viscerali; dato un for·te v e r~ilmenlo di feci o un inizio di per iklnile, val m e!!l io lnscilwe aper·to completnme11te o parzialmente il c.wo nddominale, ponendo delle slriscie di !!a rzn bol · IHn fr11 le anse intestinali, per impedir·e la dif'f'usione dt:'l processo peritonitico e per· dim iuuir·e l'n;::sorbirnento <iei lltaterillli settici.
te. Dott. VrLLAR Fr. - l DUOvl prooe1Jtl 4l oqra rllodicale delle emle ingaluall - ( Prov rès M é Jicat, N. H dé'l 18U7). L 'autore, nel suo lavoro presentato al Congresso fran -cese di chinrrgia di Pari gi uell'ottob;·e scor so, a s~e r·is ce che all'epoca presente ciò che car·attet•izza tutti i nuovi pr ocessi d i cura radicale delle el'nie inguinali è la cura posta rwlricostruire in modo> razional e li l ca11al e inguinalP., ad imitazione ~el Pl'Of. Bns!>ini e Berger· .
Il!\' I:,T .\
1Jura11 lo: tJ<t viAp-f!iO 111 Ilo! in l'uulor e ebbe occasione ti i ve·.lèl'tl nperarC' i l clti rur ~o di P>ldov!l, rdal suo ri lor11 o in Francia si alfrPllò a mettere in pralicn ci ò che aveva appreso e cii\ che a ,·ea ve Ju lfl, e d>l qu.. ll'epocn egli ha p1·aticato molle volle Lui e oper nzit me con g t·anJe succr>r.so. Ocl po AVPt' desct·itto i l m odo di pt·ocecl•~ re del 13assini , il \'illar a ~.!:!iu11 ge c.he una sola tnojilk a7.ione de ve esservi rulla, IJUella ciot• di pone il COt'done dielt'O ICI parP.l·~ adJomi rtnlr, pnlt- ndo cosi d i" l t'ugget·e il cana le i nguinnle e soppr,m et·e J'ori lìc1 0 profondo. La que~tinne dell e !=:ulu t·e falle sema tìli per du ti ~emh ra ohhia fallo un ;;ran passo, ma non può l'i wne esi ancv t'a risot·ta delimtivarnente Il d•tl l or l"imiet· invece sostiene che n e l l'~ lullo é partit:.olarnH'Itl e da t•acco,nandat•si il mell•do scl er og-eno colle iniezioni di clo t·uro di zinco alk•rcltè lrallnsi d'una punla d'et't tia, ol'un hubbonoce le; mentre amm ette· come conlròindicaz ion i In di:::ccsa tiell'inte slino nello scroln, l'a nello inguinal<> m ollo d ilal atn, la JHll'ele ud.J c,min ~:J i e debole, cd infine il difetto di vtln l 1lù dei tessu ti , ùetc 1·minalo in ta luni f! iovani da l111l'aliti .:;mo esagt> rato. ~ ~~~~~ l flle pi'or.esso il Nimi •~ r· avJ'el.be •·ecca le men le oper olo ùodi ·; i milita ri con nov1• SIICCe!':!':i immPd illti e tre soli i 1!'UCce;s3 1: rg-;i ri <;erva però per ta li l'i~u l l ali !a sanz1onc del tempo .
.-\ . C. DoTroR STEcc nJ R E~II GJO. - Idrocele e aua cura. sta. r•eneta di gcim~~e ltll'dic!te, fosci colo 12, 18H'i) Bnsn ndo~i
(Rioi-
in ptl rle ;:ui pi it r et enli Ja ,·oJ·i into r no n q u rsl o argot11 enlo, e !n pa t•L•' sulla sufl espe1·ienza po'J'snnale, l'autor·e sn~t i enc clic l ulli i tll elodt ùl'lle iniezio ni i rrilnnLi de\'o:t () esser~ ebhandonn ti, sia per i loro inconveni enti, !'ia pel' gl i t>si li non Sl'lltpre sicut•i. N rgl'id r·oceli semplici a pa r r ti !'Ollili, <.li r ecente da ll', l'aul o1·e p1·opone Il pl'Ocesso Jttlli!i t'..!T IJier sclt, cl 1e COIISi"ll' n ~>li 'l' ~t:.iùer• ' pa l'ltl dello Ya;ri nn l e isolata, l osciand one lll11 lo q na ulo bnsln JWr t·ic.:oprire il l es l tcol o. N ep:li id r o ·eli Vl'C(;hi, con pareti all,•I'IlLt' , illg"l'ossale, cnpcl'le di st ratifi cflzi oni Obri nose, c d1l\·e Il tef:.ticol o ha gici ~ullito profonde tlt odi rì eazill:ti, l'a utme consig liA i11vece l'opet'll7.toll e d e l B er glllen n, c he ì• In pill r adical e di lu llr , per c hé a:::pnt·tn l&
CIIIRURGlCA
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vaginale in tJIO, fino a qual punto in cut st rt ptega sul testicolo, al quole vien cosi creata una nuova loggia. Segue l'enulllerazione di 15 casi operati da ll'autore, di cui 5 col pt·oces!'<o del Bet'fi!mann, e 'lO col proce~so J ulliard-Th ien.:ch, lutti seguiti da gua ri g ion e per prima intenzione. E T.
RlVIST A DI OCULISTICA t" = Dott. M. MoN DEJ .• R v F'EnNANDF~ z.- Un nuovo perimetro registratore. - (Ueoisto r{e l'dec1. !J Ci,.ug. t'ract., 15 gennaio 1898). Questo nu~tvo perimett·o cons ta di uno !?upc t·fìcie emisf'et·ica metallica, di 60 centime tri di di ametl'o ti nta di nero in ambo le f11ccie. N el cen tt·o della medesima e del i>1 sua pa rt t· concnva "i ha un cet·chietto bianco di 8 mi lli mell'i di diamett·o. Oall'equa tor e dell'em isf.... r o e nella d i!•ezionP. d i cia;;cun meridiano partono dalla perifel'io al centro :H fen di ture entro le qunli po;;so no scorrer e allrcllau li bolloni bianch i o di culot·c: <:iascu no di questi é prrovvedut0 ùi una ~ollile asta che passa attr avrrso la fenditura e tE'rtni !ta uella pflrle posterior e o superficie convcs~a con un altro bottoncino. L'appareccltio tiene al davanti un soHegno ~u l quale si appoggia il H1ento dPll'os;;et·\·rnlclo. Il pet·imetro è diviso nella sua faccia posteri or e in :160•. Per usarlo si 111etlono i bulloni all'l'l'juatoeo dell' erni sfet•o, ~ i fissa il m ento dell'o;:ser"vando sul SMlegno e si invila a !!Utt rdat·e il centro dell'apparecchio, m e~l lt·e l 'os~cr·,·e to!'e po!:'LO lnter al menle "a muovendo i bottont dalla pe rifet·i a al centr o tìno a che ~ iano veduti. In tal modo ri sulta marcata unn figura lanlo dal Ialo an leriOI'f\ ch e ~al ~~t? .Posteriore dell'apparecchio. L'apparec~ltio può co~ truust tn metallo, legno, cart on e ecc. I botlont possono essere dt cr istallo binnco o cnl ornto. Di etro all'apparecchio deve Porsi una superfi cie nera pet·clu., non pas!! i luce allraYerso le fenditure. 1 vantaggi di que<;to perimetr o sono secotHlo l'itwento r e : 1o La sua g t·ande sempl icità la quale ne
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IU \'JSTA
peru telte l'applicazione anche ali e persone p1·o ranealla scienza; 2° La I'A t•idi l ~ì del !< IlO i mpi<>go ba"l~ndo t!ue a fJUalli·rJ minuti por eia scu n esa m·~; 3• li poler si segna l'e gTaficmnen Le la figura del perimell'O che si ricerca .
te. G. FLE\IMr - o ..ervazioDi ollnio'he suglt elltl delle lealoni d el vitreo. - (Co r re.~ponderu- nlat t. f. Sc hu:. Aerzle., 1° .hliluar IS!)R). Il l11vOI'O si r iftlri'lce sollanlo agli el~'l'lli nwccaniei dPlle le~if> ni del vi~ reo, senza cnlr al'e in con~irlel'Azioni spec1ali cir ca l'inft>zi•HlP, la Gll i importanza è di ~Iia ben nota. L'autor e consu l tò le stor ie cliniche di 20 tm riale successive dd la clinica oculislica di Zu1·i;:•1, e vi tt·o,·ò 20 1 cAsi di lesioni del vitrùo, di cui lA con~e~ruenza più irnpo•·Lonte è il distacco della t't>tina. Son di~poste l'una rl opo l'all•·a 17 >ilOr ie, le qunli dimol'lrano chP. a l uu ~hi in l-~ r valli it-regolori dopo la l esione, può illSOI'J.!er e ({Ue-"l'esilo f1111P.~Ln; i n A!Culli cusi, subito o poco dopo il trauma, in alt ri , molli anni più l:=ll'tli L't~ulo re sosti 13n~ qUtndi che nel pa t·rr·e espt·esso J111l' H i I'Sch ber'g: " N es· suna opet·azione nel vilt'CO deve essere re~is lrala con esilo buono se non rlopo un anno di o!"set•v:lzione "· l a d ut't~la è Auro ra inferi or e al vero. T r a i cusi ci lati dell' aulot·e ve n'lta 11110 in cui il d J!\lacco Jcl'a r etina avvenue 4- l anni dopo il trauma ope t'alivo. L 'auto re conchiurle cou la C•)ll'-'irlet·aziOtH' clt•1 in ter apia oculare il vil t'l!ù tl e,·e essere. pe1· rpwnlo è pos"ibtle un" Noli me tang-er e , .
E. T .
C . GK A. \\'EHI\ (d i Ba!"ilet~). - Contributo alla oura. della che · ratlte parenoh!m&tosa - (Co,·responrlen.; · B latt f . S,.fw•. A er.:te , ·(• Jonua1· I R!).::). LA ma ;:~iot• parte de::li aulot•i lta e~p resso i l pat•ere cl te non ~iA, in t•egola ~enet•ale, da ra c·~o matt dt1 rsi Uttl:l cut·a an · lisifìlili ~a. bencho'· la lue et·edilHrill t'llppt·esenli la pa r te principah~ n·~ll'ezi o lo;:t a di IJUe!< l'all'ezirw e. Bene spesso le rondi· zioni ù"i fnnciulli AIT~lli da r.lteralite pnrenchimalosa sotw Lolmenle deprt·ilc, c ltr' i l mer cul'i0 e l'i od ut·o di potassio sono conlt·oindicati: ne si rl·~ve om•'lleJ'e che, unche in in.livirlui
DI OCULISTICA
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in migliol'i condizioni di nut1·iziolle, la li sostanze medica· mentose non di t>dero alcun l'isullato Dopoché le esperieuze del Biirri har.no dimostrato c he il d istacco dell' endo tel io corneale pro voca lo con diversi mezzi può da r luogo aol una affezion e perfdtam enle simile alla cher·stit<' parenchi matosa ,Jell'uomo, in Bas ilea si ricOJ·se all'a rsenico (soluzione del Fowler, da dosi piccole fino u dosi medie) per ten tare tli agi re r igenerando l'endotelio. Infatti ques to metojo di cur a si mos trò di etretlo indubbiamente fav or evole uei 25 casi esposti dall'a utore nel suo lavor o, nei q uali il decorso fu ab· breviato, e mig liore ìl ri!;ultalo visivo. · Quanto più recenti sono i casi, tanlfJ più favor evole e sicura è l'Azione dell'a•·senico, menll'e manca del lutto o è appena sensibile ne?:li int01·bitamenli co1·nea li invele1·ati e gia stazionari. E. T.
RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE Foui\~I ER. -
Le alflll4l Ignorate - (Journal de mddecin e el de chirur{Jie. gennaio ll:\98).
Il professu1·e F olll·niel' iosrsle fl'equenlemenle sul fallo seguente, che si presenta incessnnte111en te nella clientela civ ile come nella clientela O!'pedaliera. Un malato è aflello da uoa gonuna la cui natura s ilìlilica non se1ubra dubbia , e uontl im eno r~gll rwga as!"oluLamente di essere stato contagiato : ciò non oslanle si pratica la cura antisifìlilica e la le;.:ione SCI)ffipare con una r api.Ji tà l'ignifìcativa. Accade infalli, '1Uanlunque lo. cosa >'emb•·i skao•·dina•·is, che molle persone ab biano In s ifìlid e sen1.a saperlo. Sono s~al~ fatt~ , è \'eJ·o. a questo mod0 di vede1·e nlol lc obb •e· z•om ed il stato detto, od esempio, che :n n10lti casi vi era s~alo ert'o1·e di di nguo~ i per !)arte del m edico o dissimulaZIOne per pa1·te dei Inalali. Ma (]uesla obbiez ione non é esa lta che per ce1·ti fatti lllOlto rari . É vPro che tt1l volla la dissi-
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RIV ISTA
11aulazione dt·i maiali i• olellb più sin~olaa i. Fou rn ier ha avuto rocrasinne di cur11 r e un mnlalo vPnulo dalla pro,·iucia per liHlllifeslazioui ~ifìl ili che seco n.!a 1·ic. Egli lo l'i\'ide vari a111ai dopo con una enaiplegia che datava dt1 vari m e!< i e clte no n e1·a ~tota curata: orA quel:' lO ll talato co nfe!"!'<Ò 11i Hvet· negato CJHal:::iasi silìl ide al !<Ilo mt>dico. che l'aveva in terTo~ato su CJUI'sln RrgOitlento, e che in vista dei !'<uoi dinieglti assoluti non 11veva voluto pi'C!"cri,·erc la cu1·a SpPcifìca. Per ò, CJUesta di:<!"i111 11lazinne, SO!Jratulto "pinla a t11le punto, é ecr·t•zi cl nofe. l>ro ve!:'i puro tener conto dei falli dipeudenti dalla siliJide erediln1·ia tardivn e specialla~<•nlè ùei ca:::i di :::ifìlitle di ;.;econcln goalet·Hziont•, vnf e a di1·r1 di CJUelli 11ei quali la sirilid·~ si t r asmt'lte dall'avolo al n i potino, passtwdo bo>n inteso pet· il figlio. Ec('o un ca;;o di IJIII.'Sltl genel'(• . CnH do11nll i• curaln nel '1 8~l4 fWr sifi lide: nel !Su i essa pa r to1·i~ ce unn ba tuuina eh•• é c·urutn per la ;;ifi l ide ereditaria, e 28 anni dopo 'JUf!Sl'ufliula s i un i!lce in utalrilll<'nio con un IIOiliO suno e m r lle afln luca> un bn111bino che de,·e essere• curalo pe1· fa sifilide ere· clilarin. Le cJSSet·vnziOIIi di questo l{t'ller e sono 111olto r a1·e, pcr d tè er c·Pzionnlme11le accade <.:11e un 111etlico sia C'ftiAtllalo a Clll·are tre genei'IIZi<llli; 111a, essendo fllllltiCSSit che il :::ifìfilic·o er c.litario pO!<Sa genel'81'& a suo turno un sililitic.o, é po~~ihilc che qne~ Li l'tl l li :::inno !'iù nnmf~J ·o~i di 'lnnnto s:i cr c•dn 'l'ttl lav i .. , se e::-;:i poi'isnno P.ssere pre:::i in cO ttsiùHBzione per spiegar<• <'"' r' l•· ~ilìlidi ignorAle . c~ssi non possono esSt·r·e aniiii<"Ssi che in viu ecce7.ionale Ma tltOILo fre' luenLenlo·nte la silìlido< è ignornlu. Il dott. CltuquC't, anlieo interno di l'ou rni,•r. lttl osservulo in c·i ll'ltte m esi . ::el servhdo clell"ttspt•dnle, :2:! cn;.si eli silifid·· i!.!ltornla. Nei consulti 111 cittù, Fnut·niet·, lrnend11 Ct•llto di tutti i ca::i .Ii !"ifì liJe ter ziario clte egli ha osse1·vnti. n~ lm riuanli 411-2 cn1' i, e su questo l ntn le, l i3 Vtìflt• fa ~ilìl1dP era ig11orola, val e> n dil'e, se si l'a il per ~.:enlo , che questa ci i'Co!" lnnzn si é ri sconLrala nel !t ,li5 p. "100 d<-'i ca·i di ,..ililide l t•1·zinria. I n CJU<'i<lo npprezzviiiC:IIllO ;:i tlcvP per,·, tener co nt o eli certe call'gorie di tnala ti. Il futiO SI l'isconl1·o m olto più ~ovenle nclln claS!".t! operAia, fa que l cnsa si ;:pi··:.w fnc ih lle11te pc!' moftepl k i ru ~i•Jn i. ~~Ila stessa gu i "8 l t~ d o n n a, clte non è al Cl) t'reute d~>lll'l ~ifili.le e delle su~\ ttt<'nire~lnzinni come l'uo111n, ù nlli>lln mnhn più !"OV<'IIli oli ltti senzn :::npe1·lrt. Dnlle slo.li" l ielle di Clctll(ltel c Ji Fournier rt f'ul la eh t• "'<lpr·a tUO donne che VAilt10 o c•tnsttllnre il uae.lico pt'l' una si fil ide ter-
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zllu•in, ve 11u sono '1 8 o 19 che negn11n t-Sse r e !>lnte C0n l n· ginte, per 1110d0 clte se si tencs!':e cou lo n><!"nl ulo dell u lt'r" in.dicazion i , non si soLtopor•J•ebbero al lraltamcnto specifico . 1\icer cando per quali ragioni In sifilide sia co~a spesso i:.;noi·ala, si ril eva che queste I'A !lifJni !'Ono di divt<r•so or·d ine. E dapprima è la frequ ente compar sa clell'ukera ru o r·i drgli or gani f!enilali , n1entre l e per :::one che godouo il mondo r·ilengono la sifi li ·le sempre d'or·igine venerea: cio n on pertlH1lO su 100 ulceri !'i fìlili che, ve 11e sono R o IO cl10 sono exlra-::reni tali. Si c0111 pr·ende quindi che vi sia ig-not•anza per pn rle tH pubblir.o su ·questo punto l' che mol l e !':icno sconosci ule. l con ta;::i clomes lici, infantili, pr ofessionali so no mollo spe--so male itJl Crpr elati ed i med ici stessi li lasl'ia11o sovente passare inosservati, Ell1che quanclo essi vi !<ono tl iretlnmenle inler·essati: cosi Four·uier ha ossen•alo sei medir i o lf·~ lli da manifestazioni terziarie, nl'i quali l'a ~cide nlo pt•imil ivn er a passato C<)ll1 pletamenle i ua v verlilo. Per altra parte 1110lte sililioli re~ tan o ignol'ate per c.: hè l e manifestazioni della malallia souo disconosciu te ; non solarnen te l 'ulce1'a, quando è larvalfl , non è ri cono!'<ci ula , ma le ~ifilidi rutanee sono di::sconosciute, la ros.-ol!\ non é veduta, le !'ifili.ti della bocca e dellA gola ~<ono considt! ral e come angine SPr nplid, le pla,..ehe dell'ano com e Clllorroiùi, le cerulee crnne emicronin, ed i dolori 1wl icolari come r eu1110tis n10. Cii • che pr ova, d'allrnnde, 1· ignorRnza di cer·li malati . 8i c che, ne!:ando assnlul!\mt>n te l a sifil ide, essi danno sulle ma nif~ lòlazioni che hanno avuto le particl!lar itù più. minute e più ca raliC'r·is liche Infine vi è una ra;.:ione !<peciale per la donna pPr cui la sua sifilide è ignol'8lo da es~a stessa eù é che spesso si è fallo lullo il possibile pe1· celargliela. Quando un uo1no ha infettato sua moglie, previene qua:::i senqu·e il medico SUIJ· plicandalo di non rivelarl e null a, ed il t1r •>dico si trova spesso suo mal 11rado impigl ialo in questa cospirazione del si lenzio. Co•ì in questo caso, la conse~ucnza di questa igno!'anza è che la sifilide che si svolge in questa 111aniera non é curata. Se ~i tratta sollanlo di accidenti cutanei, questa i gnoranza puo essere compensala cl alla perspicacia del medico; !Il a se essa è viscerale o cer·ebr ale, g li acciden ti no n sono ~ 111 abbastanza caratteri stid pe !'~o:llè la d it~;nosi possa e:;~ere alt~ s~nza. il socco1·so degli ana.lllneslici, ci ò cl te r ende la malatlta 111 ~Uilamente più g r ave quan•Lo essa non ò più vi.:;ibi le.
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Rl \'!STA
P er cui, nei CètSi di 'JIIesto :;rener·e. non é necessario, per· agire, allender·c la cer·LezzA. R ic01·d eli ce va inces!!'antemenle c h,,, nei casi dubb;, si doveva sernprd lasdarc un piccolo posto alla sifi lide. Fournier lo ripPle ancoro di più, perché il dominio del la sililide si è esteso in una pr·opor·zione enorn re. Nostro dt~ver e e f)Uindi di aç-ir·e nel !"COM dell'i~)o tesi la più favorevoiA ul malato. l casi nei fJUali questo 1110rlo di Bl!ir·e ha 1lalo buon i r· i~ultati sono slr'aordin ~:~ riameu te nunwrosi. Uu caso dei piil carat teristici a questo rignardo è stato O!"~e n·11to da Feulat•d: si tl'atlova di un mulalo, il quale ne· ~tna in modo as;;oluto qualsiasi anlec"'den te sifì liLico ed er-a niT~tlo da un enorme tumore alla coscia che sembl'ava necessitare l'amputazion e: questo malato ~uarì completamente co u una semplice cur·a anlisifìlilica.
L1::vY. - DegU aool4entl nervod nel oorao delle artropatie blenorragiche. - (Journal de M édecin.1? et de Chir u rgie. drcernbr e 1897). L"osservaziooe ha dimostralo che non é t·aro vedere sopr aggiunl!ere dopo la bleno!'ragia, soprattutto consociata .a<l ar·Lrile, certi di><l urbi n e rvo~i caratterizzati eia coxalgia con atr ofia muscolar e che si g<·neralizza r8]Jidamente, do disturbi trof.ici e da impotenza funzi onale più o meno pronuncia ta. Secondo gl i stu,Ji di L evy i diiTerenti disturbi che costituiscono la poliu enile blenol'ragica si manil'esterebberu abituai mente nel seguente modo Un individuo affl'tlo dn blerHwra;:ia vien collo consecut i,·amenle da al'lropnlie ed anche da lailtlpia . I n quest'ul timo caso l e bor~e sier ose del ca l ca~tno e rle lla lesta dci m el.nta r Fe i sonn interes::;a t e e ne r isulrano fenomrni dolor·osi ogni volle che il malato pClsa il piede sul suolo. Ma ben tosto sopr·ag;:iungono alterazioni rJ cr•vose mollo più gr·avi. Alcuni giomi dopo l' inizio ,Ielle artropatie, il malato avverte formi colii, trafìtlure negli arti affell i; se sonn inter·eossali i suoi ar ri superiori. <'gli no la che e più inello di prima; rwgli al'ti i nft>rior·i, questi fenom eni si esplicano con un' impos~ibilita quasi totale del la deambulazione e della stazione er e l! a. Tutta via. i n al eu n i casi, qu e~< li pr odr om i non esisto no ed i l malato urr·i va br·useamenle al pet·iotlo di stato ok lla sua
a tfr z ione.
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Jl malato 1·isentc un vero dolore, che segue il tragitto delle branche nt>t'vose; esso è sponlaneo, sotni(,:lia tnlvolla alle cri--i rolgoranli delle lobi, può essere pro\'ocato dalla palnazione pr ofonda. . l r i:f/(;.ssi tendinei in co rrispondenza de i membri affetti so11o ot·a abolili, ora esagerali, ma il più sovente aboliti. l ri llessi cutanei son o nelle medesime condizioni La sensi&il,tci al lallo é n o r m a le alla supel'lìcie, la palpa· zione delle mas;:e musco lari profonde essendo molto d olorosa. In due casi fu nolr.~ta la n e vri l~ ollicn. Si t·iscontrano quast sempre distu rbi trojlci. La pelle diventu secca; to!vo li A ' ' i sono escar e; le un ghie si l'Ompono. Le mosse muscolar·i d i ventano r apida mente fla ccide es i atrofìz. zano i11 breve lempo. Le bo rse sierose e le sino via li sembra no distes~ dalla sie r ositli; però con la puntura non s i r ies ce ad estrarre liquido, e con un a ccurato esame s i riscontra elle pr imitivamente l'ipiene .ti li'!Uitlo che si o rias!';orbito, esse per .::isto11o in mezzo a mosse atrofizzale e !!embrano es!'er e aumeulate di volume. F u nolala in un caso la t·elrazione dell'aponeurosi pslmare. Le ar ticolaz ioni sono talora affette da distut·bi trofìci. Il ma ll\lc, accusa una sensa~ione di rreolùo a lle estremità coincidente con sudo ri piu· o -~eno localizzati: io un caso, essi Pi'ano limitati nl CHicagno. Il malato sta in piedi e cammina con molla difficollà; talvolta vi ha impossibilità totale. In allri casi egli cammina, ma col cal .-a~n o s0lle roto. :'\el!li a rti s uperio ri i movimenti !:'ùno piu o meno con-
servali. \on ~i nota a lcun r~nomen o da parte ,Je~; j sfì nlet•i. L'e~ame dt>l le reazioni el ettriche è im po rtame. È diffi c ile ricet·care se l'eccitabilità elettrica sia diminu ila, perché manca il termine di po r ll g oue, essendo le lesioni fJUasi sempr e bilaterali. T uttaviA, si p r opende pe r r affermali\·a. Quanto alla r eazione di degeneJ·azil) tte, essa ha sopra tlullo un g"antle valore per la pt•ngnos i. Il malato, ~ e l'aJl't>zion e in teressa i quattro arti, as>ume ben PN·sto un a spetto cac hellico; in gener-nl e non vi ha iret·ter mia; l'appetito s compare, la nutrizione diminui::;ce; i dolori turbnn •• 1! sonno. LA malallia Art·iva ben p!'eslo in poche s e ttimane al suo apog•'O. l n questo momento, con un trallamento 8pj.wopt·ialo, coll'•gienc, il malato può ripre nd('re gradatamente
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l e fMzo e la !"alul('. Rariss11namen te l"afTvzionc ha e!"ilo letale: in questi cosi si Jralla di inf~zi011i soprag~iunll', consecutive il più ~ovenle alle e sc111"C. In tulli i casi la g-uo ri j!ione e l enla e J1P I' mollo tempo pel'· sistE'rannn i r~~••om ,. ni dolor .JSi, pl'incipolmenla la lalal!fiA . A fìunco di quesln foi'J IIIl, denOIIlinnla ncorite blenorraoita, ve n' Ila una più Lenip:na, pii1 fa ciln•" nle Ctll·alJile, la nenal!!ia COIIOSciulo da lll· tllo l6l ll il01 la '[UAI•~ OSSUitle SOf>1'8llullO la foJ·u•a di scialrca, di nevralt1ia crurale. In quPsl» for1ua l'ini:do é identico; Il dolt.J·e è l o stesso. M tl 11011 !"i notnno d•stm·bi l1·ofici; le Tllasse Jnu;;eolaJ·i conse,·vano il lo1·o volume, non 1n·esenlano IIIOdifìcazioni dal punto eli vista eldll'ico; e sovenli è l'a«senza di a1ui t•·ofìu e di •·eazinne di deg-ene•·azione cl•e p!:!1'111Clle di fu•·e la d1 agnosi d ifl'e•·enzia le. Dal punto di \'isla d ... ll'eziologin, il punto illlportante è sopt·altuLlo la prnfel"::i one; i tn Aiali sonn qua:-i setn pre in.Jivi.Jui le cn 1occupnzioni ri chi~·lono una pt'Olung-Rla stazione in piedi. F o d'uopo nfl'g:iun :.:ere lo stt·apazz'ì. lu fn·a vidMza e la cit·coslan7.a cile la blo~ ll ot•ragia non sia slala curato . Infì ne, g~>tw t•ahnente ~tl i accl,Jenli ne1·vosi cotttpari;;cono il più spesso poco te11tpo dopo l'inizio Òt'lle artropatie e •(HOsi seu 1pre nell'at·lo conispondente. Nei casi in cui l'utt·ofìa e la par Alisi sono concou11tanti e che presto si •·iscont1·a con l'esU111e eldt•· ico l a t·eazione di d ~>genel'llzione>, la pl'ogno~i funzionale de,·e essel'e tnollo t·iservata. Du1·anlt:l il pr>t·iodo in cui i dolut•i sono piil vivi si dov•·à lene1·e illltalato a letlu; gli si ~ottllnini~treJ•à salicilolo di soda inlernaltl enl•~ e si cerclic •·ù di cal111at·e i ft"11 0111eni dolot·osi con ft·izioni lllwl•tnizznte. Appena saranno diu 1inuili i dol ot·t1 si rica tTerà al 1nassa ggio quoti.) i ano , bagni sol l'o l'osi, alle docci a solfut·ose eol all'o•lellt•ieila.
J. ZA '''ADzto e L. E . B ERG~IAN:"'. - Endocardite gonorroica con embclla dell'arteria della foata di SUvio, dolori C9ntrali e edema. - (H'iene r medicin. 1-Vo · chenschr , n. 8). Nel caso coll\unicalo si lt•atla di un'enolr)cM.Iite con embolia dell'at·Leria destra della scissu ra di Silvil), insorta dopo una gonort·ea, nella quale fu po!>.!" ibilc dit1108lrare la pt•esenza
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·di numero8i gonococchi del Neisser nelle l.'porgenze della valvola ut·etrale. L'emip!e):!ia de~>tra che insot·se in !:leguilo all'embolia, durò otto giorni, men tre l'emianestesia che s'et·a pt·esenlat.a contemporaneamente, t> rn pia scompa t·sa ir1 capo .a cinque ):!iorni. Degni di speciale menzione sono i dolor·i vivis~imi e perl-istenli insorti nei giot•ni consecutivi nella parte già affetta da paralisi, la quale ero. iperestesict~, e presen tava inoltre un edE>ma rircoserillo all'interno del tendine di Achille. L'autoptoia fece rileva re un rammollimento del c01·po s triato e della parte interna del nucleo lenticolare, mentre la capsula interna e il talamo ottico apparivano integri. L'ipcre!'tesia e i òolo!'i nella parte già alfella da paralisi vennero riferitj ai fenomeni irritativi di questo focolaio di rammollimento. Si cer·co anche di spief!Rre l'edema coll'it'l'itazione de i ·c~ntri o delle vie vasomotorie . E. T.
Le lalezloDl endovenose dl •ubllmato oorroslvo nella oura delle looallzsazlolil llero•• ed &t tloolarl del virus blenorrag ico.- (La R. i l'or ma
LEvt pt·of.
LEoNE. -
meri iea, 9 o ttobre 1897). Iu vistn degli eccelleu ti t·i:::ultuti avuti con questo !11t!lodo di cura pr<'cnn izwto da l Bnccelli io ulcune mnlnllie infettive come In sifilide, la meningile cet·ebro-spi•tHIP, la risipoln, lu setlicemin, l'endoclìl'dite mnlignn, In febbt•e pueeperale, le f01·me gt·;wi Ji influenza, l'nutot·e Ila voluto teuuu·lo in un ca~o iutC' re~!'n ntissitno di infezione gene t·tlle hlenot·t·ugku. Il m11lalo sotl'riva t!n un ceeto tempo di uretr·ite blenorrngicn In. qunl ~ nonnrreCIWfl 12rl1vi tlistul'bi, nllot·quando cominciarono n mnmfe!!l<lt·si fenomeni rli riocutizwzione , poi !"Ì a rre:>tò nìpidameute la secrezione pur·ulenl.'l, vt>n'lero in sren11 fencmeni generali r\ i nbbfltlimento, stunchPzza, innppelenzn, coP<l compar!!n, otto gio1·ni dopo, di un dolore intenso nlln t•otlice della cosciA dP.Stt·a ed ni mus~oli d .. lln doccia vet·lebr·ale di tlt>slt·<ì, al qmtle si ng:giunse um' intensn dolot·obilità a l piede deslt·o, che si tumefece e moskò in breve i cnt·nlLet·i di una inflommazione oculu. lutto ciò nccompflgnn to da cefalea intensa e febbr·e. Fotlil dingnosi di nrtr·ite e tendo-va,.,inite blenot·t'il."'icn l' t"J t> , nulo1·e pe n~ò di r·icorr·et•e n.lle biezioni endovenose di sublim nto nven,to cul'a eli fnr p l'a ti care simultanenmente una t• i "'0 a osa l\isinft-zione urelrnle onde evilure ultet·iori nssorbim~nli H
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RIVISTA D I MALATTIE VI!NEREB E DEL LA l'E L LE
di uw ter inli settici. L 'effetto di uua pt·i ma iniezione di un mi ll i~nunmo d i subli mato fu veramente nteraviglioso. Tutti i fenollleni locali e gener al i che a vevnno nssunlo una certn grn· vità m iglion11·ono rapirlomen te. Unu seconda i11it> zione di clue utili i g rammi t·ese l'ammnlulo com pl eta mente 11 pir·ettico. I ncot·n)!g ialo pet·l.imlo dni t·isultati ottenuti. l'aul•!l'e t•ipelé nei ~iot·ni succes~ivi l e iniezioni i n J'Ul'Oin, ct·escentlone gt·adatnmenld In dose fino n 5 tnilligt·mnmi per g-ior no. L 'mnutnlnlo nudò graùntnmeutc tnigl iot·nndo, ed in lìne ~i ebbe In guar igione completa coucliuvatu •hd t·iposo e du poche upplicazioni l ocali di ceJ•ollo di Vigo, tli unguento c inemo, di tinturn d i iodio, unil.ntuenle a l tnnssng;.;io, 111ln scopo di ncceler·are il J'inssoJ"bimento di quel poco di e:;sudulo arth:ohu•e che anco t•a eru r imnsto. Questo r isul tnto pm·e all'aulot•e nbbastnnza inco· raggiante pel' indur·lo nd applt<"nrlo in ulke simi li ci r·cos tnnze e cosi nelle locn l izz~tz ioni ùelht inf.,zione bl enOJ'I'ugicn non solo n elle sier ose nt·ticolnri, 11111 anche 11 elle al l i'è siet'ol:'o.
te.
RIVISTA DI TERAPEUTICA JovANE A. -
Il calomelano oon l olorurl, gli a oldl, eoo.
(Resoconto dell'VIli congresso di medicina inter•na~ u Giornale inter nazionale delle stien;e mediche," fase. 23
-
Jel 189;).
L' A. conclude dalle sue espe ri enze d 1e é ormai lt'mpo di no n presta t· pi ù fede al pr e:,!iuJizio ùc ll' incompnt1bi lità del colomelauo con i cloruri, gli acid i e le albumin~. Dopo Al cuni esperimen li pratica ti ne l tubo da sag-gi..>, e pnscia praticando la fis tola gastri ca ad un cane, l'A. sommin isLrò a 60 ba mbini il colo mela11o con: 1. limonea clor id1 ica;. 2. limonea cloro- peplica; 3. bt·oùo ~alato; .}. cloru r o d'om munio; 5. limonea ci l t'icn; 6. lirnonea la rtat·i ca ; 7. sucm di at·ancio; 8. lnlle. Or a, i11 tu lLi gl' infet·mi si ebbe la massima toller anza; mai ;;angue nelle l't!CCC ; solo i n a lcuui distur ba lo l'appetilo. l
ltlVISTA DI TERAPEOTlOA
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Vista l' innocuita della contemporanea somminislrazione del calomelano con i cloruri, acidi eù albumine, l'A. volle vedere sui cani quali alterazioni si potessero vedere all'autopsia riguardo al tubo gastro-enterico, e non trovò nulla d' importante; nè trovò lesioni nell'autopsia di 2 bambini sifìlitici, a cui negli ultimi giorni si era somministrato il calomelano con limonea cloro-peplica. E. T.
H. DESSAN.- n valore dell'acido feDloo lD alcune af!ezloDl catarrali del faDolullt. - (Mcd. Record., '1897, ~ 371).
Contro la bronchite da influenza t.lei ragazzi, accompagnata da lo!'se asciutta e squillante, l'autore raccomanda, come molto efficace, l'uso dell'acido fenico. Si prescrive una soluzione all'i p. 100 con l'aggiunta di un po' di glicerina o ùi sciroppo. Ai bambini solto i 5 anni, si da un cucchiaio da lhe della soluzione(= 1/ 1 - '/, ùi goccia di acido fenico puro), i r. principio ogni ùue ore, poscia, quando è cominciato il miglio..amento, pil1 di rado. L'autore alfer·mR ùi non a ver mai osservato azioni secondarie dannose, neppure sugli organi ~r·inari, con il suo melodo di somministrazione. L' ~ut9re soggiunse che ~i ripromelte pure dei buoni risultati nella risipola ed in alcune altre molallie infettive.
E. T.
RIVISTA DI MEDICI NA LEGA LE
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Doll. ICAI\D. - La morte reale e la morte apparente. (A reltioes medirales belges, N. 6 del 1897). È noto come indizi sicuri della morte sieno unicamente quelli dati dalla incipiente putrefa1.ione del cada vere ; ma essi sono remoti, ta1·divi, e spesso occorre poter diag-nosticare la morte assai più presto; ad esempio, sul campo di
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RIVISTA
balla;:lia, dove dirtì\'.oiLà mai <Jr iali ed esi:.renze igieniche non permettono di altPnder·e per iniziare le inumazioni che i cadaveri, lalot·a numerusissi rni. accumulali in numer o considerevole su uno spHzio assai r·i streLto, abbiano cominciato a pu Lt'efarsi. Di tutte le cause di mol'te appat'en le le più comuni ed importanti sono la ;;inGopc, la commozione cerc>bral t>, le varie l'orm e di asfist:ia e l'azione del fl'eddo: l'autore ne cita num .. l'Osi esempi, !ratti rlal la sto ria di g uerre antiche, di quelle Napoleoniche, e di qu ella della secessione Americana, as<;er eudo che lr' a tanti soldati l asciati p<'r mo1·ti indubilalamente p8l'ecchi erano anco r' A viventi, e avrebber o potuto con opportune cu r o esser richiamati alla vita. La queslione dP-lla diH;:!'IIOSi della mor·te è di un i nteres:!e capitale pel m edico militare ; a lui r·et·ciò potrà tol'naJ• utile una breve esposizione dei procedimenti c he l ' I card preconizzn pPr ri conoscei'C la mOI'le co11 sicurezz(L Dopo un lun ~o esame cr'ilico dei set:ni di mor·Le finora co· no-.ciuLi, l'autot'e conclude che i due soli c he oll'rono ga ranzi e indiscutibili sono ra ssenza p r ollm{fata dei battili del cuore e la putrefazione. Questa, come si sa, e troppo tat·diva. L 'arr esto prolung ato del cuore è diJTici le a con statar·e, e l'ascoltazione vi é insufficiente: un c uore che pilt non si senti', colla cardiopuntura, m e~so a nudo si vede che continua a l batter·e r egolarmPnte. Mn il primo di questi m ezzi è peri t·oloso r~ s pesso impossibile o non pr11tico, l'altro è addir ittura omicida, e di piu esso vale ad indi cat·e la vita solo in quanto indica la persisl enza della ci t·colazione, giacclrè nei decapitali. ad es., il cuor e balle anror·a, dopo la morte r eale. La /'rora infa lf i bile é ? nr>l/a sola che d i mostra /'(lrresto de tìniti ro o la fJCr.~isten:;a dfllla ci r co la$ione. Pat·Lendo da questo pt·in<.:ipio, l cnr·d cer ca qual sin il mel odo più semplice, l'aci!~ ed in nocuo clte ci sveli lo stato della ci i'colazi onc. La béJSe dPI suo metodo<' che assor bimento vuoi dit'l' cil'colazione: rHlll vi o assorbim ento sema ci r colazione: nn cAdaver e no n ass •rbii'Ò mai una parte per quanto minima di ()tralsiasi ;:;ostanza, con ·()ual siasi melndo , per qualunque via, mentre pt>r quan to clt•bol e sta la cit·colazione, ra ssMhimcnto ossia il tr·aspol'to nei tessuti ;. sc>rnp1·e po~sibile massime per l a via endo veno;;a cd ipod<'t'tnica: ciò è ;iimoslt•nto. Occrwr eva pntanto tt'O\tlre una sostanza solt:bil r~ Hel l'ac1) ua, c !te 11011 esis lt~ norma l me n Le nè arei dc nt.a l m "!n l e nell'or-
DI IIIEDICINA LEGALE
llani~mo, non caustica, innocua
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alla dose necessaria per la prova. e facilmente riconoscibile, a dose infìnil.esimale colla sola ispezione, o con reazioni facili e semplicissime. Taluni joduri, il ferrocianuro di sodio o tli potassio, i sa li di lit.ins, talune sostanze volatili e la tluorescina olfl·ono le qualità richies~e; tutte si diffondono t·apidamente e facilm ente in tutti i liquidi e tessuti, tulte si t•icun o!';conv con facilità e prontezza, ma tutte richiedono manipula.zioni e reazioni che per quanto poco complicale rend ono nondimeno la loro ricer ca rne11o pl'alica; la sol a Jluorescina fa eccezione e questa è la prescelta dell'aulor·e. La Jfuor·eseina è la ftalcina Jcl la resnrcioa: poco solubil ·~ nell'acqua fredda, alquanto di più nella calda o acidulata, essa è so~ ubilissima nell'alcool e neg-li alcali: le soluzioni alcaline diluite hanno una ma~nifìca fluorP.scenza ver·de carallerislica, ed il suo potere colot·ante è tole che la tinta ver·de è ancora appariscente nella soluzione di un qua t·antacinque milionesimu, un milli~t·amma in 45 litri. Nulla di più facile, dil'e l'anlot·e, che il riconoscere la lluor escina nell'organi~mo in cui fu iniettata, e !:'enza biso~no di ~eatlivi, basta la semplice ispezione, basta guardare: e se la tinta verde caratteristica si r endo v (sil>H~ iq un punto qualsio ~ i dPII'or ganismo si avrà la prova che la lluorescina l'u assorbita. Si esamineran(\o di preferenza la cute, l'occhio. l'urina e il san~ue. Due minuti dopo l' inieztone la pelle e le mucose sono colorate a tinto piulto;;to fl'ialln che "er·de, come da intensa itte6zia. L'umore acqueo e il vitl'eo dopo ,·enti minuti dall'iniezione sono imbevuti della sostanza colot•ante, e l'occhio pr·ende una tinta ·caril:ll verde di !<meraldo, che per rapida eliminazione in poche ore scompare. Del pari una goccia d'urina, o la minima quanlita di sangue tratta da una puntura, diluite, dànno egualmente e dopo pochi minuti, una bella colorazione vèr·d e. Dai ri.~ultali ottenuti sugli animali; l'autot·e ammelle che ~na iniezione di GO centigrarnmi di fluorescina basta nell uomo per ottenere la colorazione caratteristico, e ciò senza alcun inconveniente o pericolo, non essendo esso nè velenosa, nè nociva neppure a dosi molto più elevate: la form<1la proposta sarebbe: Fluorescina . gr. 5 Carbonalo di soda ., 5 » W Acqua distillata
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RIVISTA DI )IEDJCINA LEGALE
In lullr gli esperimenti csc~u iti questo m elotlo non avrebbe mai fallito: :sempre la cnlorazione si è protlolla se l'a11imale iniettato era ancora in vil i:!, sempre è manciJ la se esso er•a morto, nel qual caso solo ullorno al punto iniellalo si manifestò una l ieve tinta ~i alla. Tale metodo per o non venne finora esperimentalo nelruomo: <'p pure esso é ori gi nale non solo, ma cosi pra tico e semplice che merita di esst>rlo; ad ogni m odo lP- ricerche del doll l ca rd offr·ono un ,(:p•ande i nleresse e ci sembrano di tale n atura da se~nar·e un gran passo alla questione si importante della diagnosi precoce della mor·te. A. C.
RIVISTA D'IGIENE Dott. LAvt::RAN - Deparaslone dell'aoqaa per bevanda ad DIIO del•oldato In oamp~Qa . - Hqppr.rto sopra un lavor .l del facma cisla pr·i•reipale Lapcy r é.-e della marina fran cese. - (Bulle/in d'J l'Acad<!mie rle médecine, dicembre 1807). L'autore consigl ia di aggiungere a ciascun litro di UNJU8 impura o sospetta da 25 a 50 centigramm i di una polver e cosi composta: Ca lt:e "1 vA seta cc i nl» A ll ume. Car·bonalo di sodio . Permanganato di pol<•ss io
parli 8 • :l n
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Dovendosi depur·are di'ile SC'JIIC rnolto impure si ollrepAs8Crà la dose indicAta lì11n a che In r.olo J·nzi01ie r·osea dell'acqua !òill per!'istenle p<'I' quakhe mi11uto. Dopo si rìllra l'acqua per chia rifì ca!'la e sbara7.zar la d ell'ecce!'!'O di permanganato. Pe1· appa1·ecchio lìllranle fa uso di Ull piccolo tubo di metallo llit.:ltelalo co11Le•wnte nell' i11ter110 una spugna od un l:a·
RIVISTA
o' IGIENE
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tuffolo di lana . Ad una dell'e estremità d.,J tubo metallico si unisce un tubo di g omma e si aspira l'~:~cqua contenuta in un recipiente tenuto alzatO tanto che il tubo possa funzionare come sifone. L'allume, d~componendosi in pre~enza della cale~. dà del solfato di calcio, per cui alla poi vere ve n ne aggiun lo del carbonalo di sodio per sbarazzare l'acqua del solfato d i calcio Ptodotlosi: si forma per doppia decomposizione del carbonalo <li calcio insolubile e dd solf~:~to di sodio. LavérRO ha constatato che i micr·obi patogeni (bacilli della febbr·e lifoide, spirilli del colera) sono distrutti nelracqua depurata con questo processo; tal uni micr obi come il B. suulilis re~i$tono, ma si tratta rruasi sempre di microbi non patogeni. La materia organica non viene ridotta così rapidamente eome dice l'autore, per cui il r·elatore domanda se no n sia il c·aso di preferire a questa polvere complessa il solo permanganato di calcio o di potassio. _Nelle acque ricche di bicarbonato di r.aleio il grado idro· llmetrico viene diminuilo. Il rel!l lOre poi non rilienA pra tica la proposta dell'A. di lasciare all'iniziativa inrlividuale la depurazione dell'a cqua. c~oé di aggi unger a la poi vere nella borra ccia del solda to e di Applicare a questa il piccolo fmr>o più SOpra descritto; ma C!Je quest'operazione ~ i de bi>& J'are ·s olo in grande e sotto speCIIlle so rv egl i~t nza. M . C. ',
Dott. MARCo MoLINARI. - Salla provenienza del germi. del te~no - (Giorn. d ella Reale Soc. Ital . d'igiene, gennaio 1898). L' A ha voluto porta1·e un più largo contributo sperimentale alla r icer ca dell'azione tetanigenil delle feci de gli animali sani onde convalidare l 'idea emessa dtil Sormani fino <lei '1890 che lo stra to superficiale del suolo nei luoghi abitati e no>i campi concimati sia Letani geno in quanto riceve feci ricche di germi tetanici. Come animale di prova ha s~.:elto il coniglio al quale Inoculò sempre le feci in una tasca sotlocutanea chiusa poscia in modo da farne un ambiente anaerobico. Le feci provate furono qu elle di bue, cavallo, maiule, pollo, coniglio, asino, gallo, lepre , oca. anitra, a g nello, rana, pesce e uomo. Gli esperimenti furo uo tutti positivi tr·anne
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RIVISTA
colle seguenti feci: feci di vitello a cui per lun~o tempo aveva. falltJ tene1•e una museru ola con fondo di cuoio acciocché non toccasse nulla col muso, feci di agnello otten ute nello stessomodo, feci umane, w aterie intestinali di rane e p1•sci. L'A. ha potuto cosi confermare sperime!llal m enle i risultati annunciati dal prof. Sormani, e dei Sanchez-Toledo e Veillon aggiungendo guulche altro fatto nuovo. Resta quindi, secondolui, dimostrato che l e spor·e del tetano, che esistono nel ter I'eno una volta peneli'ate nell'inlcsliuo dell'ospite cogli alimenti spor chi di terra, per la l oro gr an,le r esistenza agli aci-ii , non subiscono attenuazione dal succo gastrico, ma si lrallen>!ono e vivono a lungo nell'intestino, e probubihnenle vi si mollinlicano, mantenendo a lun go alle feci uno stato specifico di vir·uleuza. Gli animali poi spar gono in ogni dove il r.IOiliphcato bacillo palogeno, che tosto spot•ilìcando, pr<:!nd e di nuovo forma di maguior e re sistenza nel suolo. In tal modo si compi·ende come i couttJdin i e le p1•rscrH.' che atleudono alla custodia di corti animali sor10 particolarmente sog-gette al tetano, e si ~pi,ga l'infier·ire d d l t!tano in queu:li an1mali che più degli alll'i sono espost i a ferite o sog~el ti alla castrazioue. Qual e fatto fondam entale della teor ia fecale devesi; considerare l'intestino .degli animali come l uo ~o di conservazione, di moltiplicm:iune e forse ùi ritorn o alla vir•ulenza d·~l vil·us tetanico in opposizione all'azione aLLenuanLe delle influenze m elerenlogiche dell'ossigeno e della luce solare,
te. Pr·of. G. B1zzozzERO..- n vaiolo e la vaoolnazlone a Milano. - (Giornale della R. Soc. !tal. cl' ig ie ne, i\'1ila no, :31 l!ennaio 18!)8). Nessun allro argomento poteva esser e più int~ ress ante di quello trattato dall'1llustre professore per una conf~reuza tenuta presc;o l u R. Sociel!l italiana d'igieue il 28 novembre 1897 in Miluno, stan techi> in quella città non era ancor a spento a quell' epoca un dibattilo svnllosi nei giornali milfll1es• r i;:uardo alla opporlunit.à dl·lla vaccinazi,Jnc. Troppo lungo ~arebbe il ria ssumel'e anche in poche ri ghe le dvltc conclusiolli all e qunli gi unse l'oratore per dinwstrar'e la efficacia g•·andissima della va cci nazione. Ci basti notnr·e quanto segue:
D'IGIENE
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L'oratore comballe vittoriosamente le obbiezioni che fanno i ùelraltori della vaccinazione, e cioè che l'innesto, anziché essere una operazione innocente, può talora produrre gt·avi danni ed anche costare la vita agli innestati, e che la vaccinazione non dà quegli effetti ultli, che vengono affe r maLi dai suoi sostenitori, dimostrando come si può evitare la prima di queste spiocevoli e ventualità coll'adoperare per l'innesto strumenti sterilizzati e facil mente sterilizzabili come il vaccinostilo di Marèchal o la lancetta di Lindenborn e la seconda coll'uso esclusivo del vaccino animale. Passa poi a discutere la principale affe rmazione d~i ne mici della vaccinazione, che questa cioè non produce lutti quegli effe tti utili che si proclamano dai suoi s os tenitori, e qui dopo di avere accennalo alle condizioni che una esperieu:t.a ormai secolare la considerare come necnssnrie, pet·chè la vacdnazione producn il suo effetto venefico, e cioè, una buona riuscita dell'innesto e !'obbligatorietà sia della vaccinazione che della rivaccinazione, esamina g li argomenti tt·alli dalle s tat•stiche t·igunrdanti l'Italia, l'Inghilterra e la Prussia dove la vaccinazione è obbligatoria e dimostra eh~ le stalisti~he in paroln, qualo ra sieno ben iuterpretate e studiate, shmno appunto a provare quanta sia l' effì ct~cia della vaccinazione E se non bastassero gli argo men ti tratti dalla.t·etta Interpretazione dei dali s tatis tici, egli si rivolge all'esame di falli più comuni e cita il caso del cardinale Mtts~ aia il quale, in un soggiorno di 35 anni nell'alta Etiopia, seppe colla pratica della vaccinazione acqui~tarsi l'affetto di que i selvaggi, i quali in breve a pprezza1·ono altamente l'importanza di questo mezzo prufilattico correndo fiduciosi ed in gran numero a farsi inoclllur é. Enumera in seguito ciò che si è f11UO c ciò che si deve fare per s radicare comple tame nte dalla ciUà di Milano, dove purtroppo diede anche r ece nte me nte gravi epidemie, ()Uesla let-rìbile m!llallill, e prende occasione dell'argomento per inculcat·e la perfetta osservanza delle regole i)!ieuiche alle a combattere altre malattie contagiose non me no temibili, quali il morbillo, la tosse fe rina, la dill.erile, la febbre tìfoide e la grHn nemica del genere umano, la tubercolosi. Fa voli infine che l'opera ~ià iniziata dalle autorità sia sorr etta dalla spontanea e valida coopel'azione dei cittadini. le.
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Con4tzlonl •anltarte dell' e1erotto degtt Stati UDiti. (Ueporl oj lhe Su r geon !Jf'fle ral o.f' th e A rmy t o the secretary qf W ar , Washington, 1897).
Sopr a una forza media di 25,119 individui (dei quali 23,0 14 bi11nchi e 2105 di colore) si ebbero 27,0!)2 ammissioni nei luoghi di cut•a, pn t·i a 1.,110 per 1000. l binnchi Amtnnlnr·ono piu doi neri (11 3.! conlt·o 869). La mol'lnlilà gener·nle fu del 5,44 per 1000. Quelh1 del 1895 er n slaln del 5,16, m entre In me.lin del rlecenr.io preceden te er a slnln di 5,71 per 1000. Dinmo qui sollo In mor bosilà m ed in par alcuna delle malaltie più iuteressanti per il decennio 1 ~R5-9~ e pet· gli non i 189;l e 1896 : · F t> blwe tifoidea. . . l n fez ione mah1ri cn T uber colosi polmonare. Sttìlirl e . . T ulle l e malattie veneree. Alcooli :;mo Bronch ite. . Pol mon ite. . Tulle le mal<tllie . L esi.:mi tr·aumali c:he .
. .. l ••
.
To tale l!enet·a le
.
1885 9~
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Vatuolo e vaoolDazloDl nell'e•erolto germaDloo -
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(Sa -
niliils- B er ichte, 1884-1 8!>~) .
Vaiuolo oero. - Dal 1 884-~5 al 1R93- !l4 sopt•a una forza m e· dia annuale di 41!).576 n on si ebber·o che Lt·e soli casi di vu iuolo ver o, uno dei quali terminò con la morte. N el venlunesimo poi dal 1873- 7-i al 189:3- !H il numer o lotale dei vai uolosi fu di 15 con 2 morti Tele splendido risutlsl0 è dovuto indubbisml"!nte alla vacci nazione obbligatoria ed alle vaccina zioni ~ rivaccinazioni
RIVISTA 01 STATISTICA MEDICA
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che si eseguono ne~l'inscrilli d1 le va, ed in ~e n e ra le in lutti coloro c he per qual$iasi ra gione entrano nell'esercito, immediatamente dopo il loro arrivo e s "nza dilazion e rli so1·ta. Vaiuolo modificato. - Nello stl:'sso ventune nnio dal 1873-74 al 1893-9i i m alati di vaiuolo modificato, cioè varicella e vaiuoloide furono 306 e tu tti sorlirono esito feli ce. Il nume r o massimo di 26 si osservò negli anni 1874-75 e 1891-92, e ù il minirno di 5 ncll'auno 1887-88, con una media di 14,5 °/o nel ventunesimo. Vaccina.; ioni. - Nel decennio '1884-85 al 1893-91 furo no e segu ile t ,660,081 vaccinazioni (1) di c ui 1 ,2~5 .387 vale a dire 74, t 0 /o ebbero esito posilivo. N ello stesso periodo di te mpo fu r o no ri vaccinati 408,H6 individ ui eli cui 162,629, cioè 39, 8% con ris ultato posilivo. Le p r o porzioni per cento delle pritne vaccinazioni oscillarono fra 61, O (1885- 86) e Si, 7 (1893-9~) , con una m edia nel decenn io di 74, 1. Riu nendo gli esiti po~itivi delle vaccinazio ni e delle !';econtle e te rze r·ivaccinazio ni s i ha un totale di 1,396,016 esi li positivi con una proporzione di 8~ . O •; •. La percentuale mi nor'<! d i 75, 2 e la maggiot·e di !H, 4 c:oi ncide tle ro naturalmente co-g li s tes:>i anni in cui si ebbero le pt•opo1·zioni mino ri e maggiori dei primi vaccina ti. La media gene r•ale compl0ssiva degli esili posili vi è perciò di Si, l) "f.N atura della linfa. - Àd eccezione dei prirui anni, fu costante m e nte -usa ta l!llinfa animale pr eparata dai vari is tituti vacci no~eni dell'i mpero .
.\1alattie cagionate dalle vaccinazioni e rivaccina; ion.i. Nei rendiconti statistici pre,;;i a d esame pr obabilmente non fueono nola te che le malattie più importan ti dov ute alle vaccinazioni e riva cci nazioni, cioè: Linfangioili 13; risipole i' ; eruzio ni pus tolose 3 ; ndeni ti ascellar·i 4 di c ui una con perdita dell'uso del br·11ccio in un indi\'iduo ; 1 a scesso profondo delle pus tole le cui cicatr·ici cutanee e muscolar·i re>'er·o inutile in un altro individuo l' us o del braccio ; da ultimo l caso di piernia prodotto da iuf~z io ne della pu s tola vaccinicn, c he terminò con la morte.
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c. s.
Il ) In rptesto numero non sono compres1 gl'in.icrit.ti che furono riformati prima che lùSSC verificato l'esito della vaccinazione.
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RIVISTA BIBLIOGHAFICA M osso.- La riforma dell'ecluoaztone.- (Milano, Tre,·es, l il!l~).
Àì'GEW
1~: un libr'o di apostol ato. L'insi gne autore sta in prima fila
lr·a i co tuballen ti per U118 g iusta e degna cnusa: la riforma dell'educazione fì!>ica nell•! nostr e scuole. Eg li dir ,toslra con r1uesto \'Oiurnetlo i danni pr·eseuti e quelli futuri del sisterna alluAle, i l quale può co flt r eu dit~ r::: i cosi: poco o pun t0 i 11 Lel'e!'samellt o per· l'ed urazione fisica, tan l•) nell e scuol e che nell e fatniglie, e quel poco che ~i fa, re so inutile o <i USl"i da l falso sistema d'ino;e~tnallle nlo. Bisogna sostituire alla g in nas tica scolastica agli atla·ezzi 1 tanto in favo r·e. fino a po ; hi anni fa. in Germania, fatta quasi ;;t> t11pre in locAli chiusi, noiosa ed invisa ag li allievi ed alle famigli~, pr ess·a poco inutil e pe.r lo svilu ppo fì sico, quando non è dnnnosa per· la insalubri lù dei locali, bisognu sosliluire a ryuesla ginnaslica i liberi esercizii all'a1'i8 li b~ l·a, la cor ;;a, i111uoto, il ctH)(Jllnggio, il pallone, ilfoot- i.Jall, il latontennis, ecc. L' A. diruostr·a come é appunto a questo sistema eli educazionl' che il po polo in~ l ese ed arne1·icano di o~ni clfl;;~e deve quell' amo:·e, <.:he nlla ~efl ~l'uli la tl!-gli ituliaui ~e mbra fino eccessivo, pet· ~li eser·cizi del cor po, B cl •e sollo que•to pun to ol i vi;;:ta lo r·entle eguale agli antichi r omani e g r·eci, e cile ho per ri sultato di~ ve1•n e falla la ra zza ntoder•na pi ù r obusla di cor·po e di mente. I l l ibr o é scri tto per il gmn pubblico e destinalo ad illurninar·e, l"U ryue!' ta cosi capitale ques lione, i parlr·i e le rnadri di fa miglia e i l corpo in l"egnant~ : ma la sua l ettur·o è int~res sante a nel• " pet· i l uted ico e l ' i~ien i s ta , che vi tr oYer.anno
inoltre un im portante riassunto deiiH ques l i o ru~ dell'ed uca· zione fì :>i ca !'pccinlllten le in Gel'lltania, in Fr·ancia e i n Italia. Un inter esse speciale per i m t>d ici militari ha il capitolo do,·e l'A. si Ot:eupa d·~lla l!t'flCil itll c rnscen tn e trelle l egg i t11ilitarL E ~ l i tro va che le J.~g!!i attunli danno troppe facilita· zio n i per H ser·vi zio militar·e al le c lassi cittadine, :;pecialm enle allt• class i abbienti; cosi qaell i che avl'f'bbero bisogno di passar·e tiiO§rgior len 1po solto le armi, per cor·r egger e coll'e;,er·cizio fì~ico l ' i nOupnza nociva della v itn urbana , ' ' i r e-
RIVISTA BlBLIOGR.\FlCA
2~1
-stano mi nor tempo dei contadi11i, i quali non hanno alcun bisogno di irrobustirsi. Certo non si potrà mai ottener e clte i o studente faccia la stPssa vita fi sica dell'al"tigiano e dello agricoltore ; ma le statistiche diwostrano (e l'A. cita lat·gameote i r·i sultali dello spoglio dei nostri fogli sanitarii, '(!sposti nell'ultima memoria tlel dotto!' Livi Sullo soilufii'O del corJIO in rapporto colla professione), che lo stuJente italiano travasi agli infimi gradini per lo sviluppo del lot·ace, e clte s0no sopr atullo l e professioni eser citale all'aria li bet'U quelle che danno le migliori complessioni . Ari a dunque, e m ovimeuto, rna movimento libet'O e alleg r o. l toraci si allargherann o, lo stud io sarà più proficuo, il caratte t'e e la tuorale comirtcer anno a l"isalire Jal basso livello dell'ogg-i.
F&1llla e fiora meclio& ed Industriale della oolonla Eritrea. ( Napoli ,
.Oolt. L urGt Cuoco, lenente medico. stabilimen to ti p. Raimondi, 1 80~) .
Con piacer e constatiamo che non solo l'operosità degli ufficiali medici si 1 i vela in quanto concern e la prati ca medico chirur;!ica, nta si estende anche alle altre branche delle scienze ualurali. Il collega si professa cultor e di:'Jie scir•nZL' naturali e come tale ha m esso a rrofitlo· la sua p~r111an en zo in Africa, studiando e classifìc.anrlo i cam pioni della fauna e della flot'8 della colonia Eritrea più inter essa nti dal lato rur•tlico e rla quello industriale. Come egli stesso dicll itna nella pr efuzio ne al suo libro , la r icet·ca e la conservazi one d ~ l materiale !:!Cienlilico in parola ~li coslat'ono non poca fati ca e gran parte delle collezioni sue andò perduta, dopo i fatti di Atnba Al ~:~g i , per l a rapida ritirata da Adua vet'SO A dif! ral. Ciò nt•n ostante, specialmente pet• quanto concet'n e la llora, l e specie studiate e descritte sono abbas tanza numerose ed interessanti. Deg li an imali, si fa cenno solo ùi ')Uelli che possono essere noci vi all'uomo e l e specie sono per necessi tà limi tate a fJUellanto che può inler·essare in proposito . Il lavoro, cor·t•edato eli fi g ure le quali, specialmente per la parte botanica, òanno una buona idea della specie descritta. ha lo sua utilrtu non tanto per le nozioni più estese che il letto re può fat·si sui prodolli naturali cl elia colonia Eritrea, quanto per l"utilità pralica che d alla conoscenza stessa l' in.luslria ed i l commer cio possono ricavare.
222
RlVlSfA
G. V,\IRO. -
La neurutenla -
( BenevE>nto, li p. De Mat-
t ino, 18!J7).
È uno studio sin~l'lico sulla neurasteniA, la quale in 'Jtt<.'Sl& fin e di ,:;ecolo fa tante vittime specialm ente nelle classi pii.! S!!iate e colte. L'A., dopo alcune consideruzioni ,gener ali, passa a studiare le dh•erse lllanifestazioni della malattia, le divisioni cliniche della medesima, la ~ ua natura, f!li stati nllìni, la cura. In quest'ultima passa in ri vista tutti i mezzi lerapeutici ecl iJiil•nici lìn qui usati, fet·ntAndosi specialmente a considet•a t·e la cura di \\'t>ir i\ l ilchell, consiste-nte i n riposo assoluto, isolamt>nlo, >"Ovralimenlazione, lli8SS8g%!iO, elettricilà, l' ipodermia antineurastenira, ed alcuni prepllrati m oder ni , fra i quali l'anticloros del Ciaburt"i. Il lavoro é ricco di nozioni utili e di consi.terazinni pratiche sull' at·,gnmenlo ed é completalo da una este~a n pregevo le bibliografia sull'argomento.
t• Tre oaaJ eU aaoeaao del aent frontali - Oontrlbulione allo •tudto delle aB'ezlonl del aenl oranlo- faoolaU ln relazione ool dlaturbl vt•lvJ. (Gior,nale medico del R. J.:Ser eito). ;!o Un ono dl emplema del aeno frontale aJntatro Operazione tardiva (Giornale dell'Accademia eli medicina d i Torino, fu sci coli 7-!)). - 3• Stato enoftalmlco auoolato ad eaoftalmo latermtttente (Gio rnale del-
Dollot· EoMo:o~oo TR o~tHETl' A. -
l'Accademia di medicina eli Tori no, fasci coli 7-9. \ 0 Le lnlezloDl pareDohlm&to•• dl jodlo nelle a.ft'ezlont ooul&rl a fondo 1orofoloao. (Il Policlinico, Vol. I V-M. 1H!)i). Sono i lavot·i che il no>'lro colh>ga capila110 medico dolLOr Tt·ombt>lla ha C(lmpiuto lo ~corso anno nella Clinica oculili~ tica di T ori110, in •fUP.Ji tà di a ~s istente onorari o. I nt•stri lettori ~ia conoscono, il primo dei suddetti lavori (N. 1), che fu pul>blicato nel fascicolo di agosto 1~97 di questo giot·nale, e che cont1ene lo st udio di Lt·e ca!=>i f1bha!'lanza t'ari eli ascesso dei ~e ni rronloli, in r elazione coi dis ~ur·b i v isivi. Uno di tali ca>:<i, v t> ram en l e inlet"tlS><tln te, ed unico n ell a l etteratura, fu o~ge llo di una comnnicaziMte all'Accaòemia di med icina di T t,rino (N. 2•.
BiBLIOGRAFICA
223
Nella terza pul>blicazione il dollot• Tr·omhetta cer ca di dimostrare, colla scorta di l'atti studiati in un caso di esortalmo trans1 tori o occorso in clinica, che - conll'ar·iamente al concelio che se ne ebbe fìn qui - lo stato enoftalmico costi tuisce l'es5enza dell'atl'ezione morbosa, e che es~o presenta tali e tanti punti <li contatto coLI'emistrofla facciale progressi va da indurre alla pet•<;uasione che ' entrambe (juesle fo r me morbose siano la risultante Lli una causa unica (trofonevl'osi del simpatico cPrvicule). Il quarto lavOI'O offre uno speciale interesse, per ché in esso l'autore presenta una statistica eli b<>n 55 casi 1li affezioni oculari a fondo scrofoloso, t r•att11te colle iniezioni 1li jodio alla Dur ante, e seguite 1la es.ilo molto favorevole; la quale statistica é la più ri cca che si sia pubblicata sull'argomento. Questo lavor·o, accollo m olto favorevolmente dalle cllniciJC italiane e stranier e, e riportato quasi per intero nel fascicolo <li dicembre 1897 del Recueil d'Ophtalmolog,:e d.irelto dal Galezowski, fa onot·e aliA clinica oculistica di T orino dir·etta ola quell'illustrazione della -scienza, che è il pro f. Heymond. CLAUDIO SFORZA, tenente colonnello medico. - Profeaslontt
' arti e me•tterl degli ln•orlttt dl leva ln ItaUa., e lol'o gradi l'elatlvl d'l•trazlone - (Estratto dalla RiIJista d' i[Jiene e sa n i.tà publ1lù:a, anno IX, n. 3, 18U8). ' Questa breve memoria, che fu dall'autore comun icala alla sezione medico-militare del Congr·esso internazionale di Mosca, è basa la sullo spo~lio dei risultati delle leve delle classi 18i.2 a 1874. In un primo specchio l'A. •la la composizione media della massa dei coscritti distinta per professioni. Natu1·almente sono le classi agricole che predominano (52,97 per· 100, di lutti i COSCI'illi). In un secondo specchio è dalo il grado di isti'Uzione Jegli i11scritti secon1lo le professinni. I pastor·i e gli allevatori <li bestiame tengono il primato, col 70,62 p. 100 ,li analfabeti. mentre la media g~nerale fu di 47,89 p. 100. Un terzo specchietto ofl:re la diminuzione ril evata in ciascun gr·uppo eli professioni tra l a proporzione d'analfabeti avuta nella classe 18l8 e quella avuta nella classe 1874. Un quat·Lo specchio da la classificazione delle 79 pPovincie secOJlllo la pr·oporzione degli analfabeti.: Essa coincide assai esatlamenl~ colla classificazione simil e fatta nelle statistiche dello stato
fil VISTA BIBLIOGRAFICA
civile dell a direzione gen era le dello statistica e basata sulla pr op0rzione degli !'posi che sottoscris sero o non sottoscris!'l'I'O l'at to del matrimonio. Questi dali sono poi I'iAss unli per compartimenti nel 5• specchietto. Un sesto ed ultimo speccltietlo da la di minuzione nel numer o degli analfabeti riscontr ato in ci Ascuna provi ncia dulia classe 18i6 a quella 18ti9. Nt:l co ~t~ ple!'SO tlt31 l'ep-no gli ana l fabeti di minuirono nella conside•·ev11le pr opo•·zione del t0,51 p. 100.
Gulda pratica per determinare la refra'dooe oculare mediaote la •ohia•copla. - (Casa
Dott. P . S•JMSSO . -
editrice dotl. V. Pa;oquol e, N apoli. -
P1·ezzo L. 0,50).
Sol to qneslu ti to lo il pr or. P . Sg r osso ha pubblicato un li br-i cci no da servi r·e c0m e guid o a tulli i m ~>.! i ci, che vogl iano e!'set·e in ).!'l'ado, con questo se mpl ice e preciso mezzo di indag ine, di del ~ rmina ra e co1-re1!ger e i vili d i r e frazione oculare, !'enza t>sse•·e for nili d1 lanli appa r·erchi, che l'oculhta in tal i occor enze ha o SIHJ dispnzione. È un libricc i no di massim o inter e!iSt\ pra tico, !-<peci e nella canier a rli medico m i li tar e e di m edico generi co bo 1·~ h e se, sir. pet• la sua br evitll e c hiar ezza , a cui non manca J'il lu 'ltrazione con esempi p 1·atici dei prin cipii teot·etici, cJw devono guidare questo eso me, sia per ché i mezzi li milAtis8imi occorrenti ad espl etare un tale esame sono olia portata di o;.:nun0, e, pe r la sPmplicitu P fa cil itù con cui si appr ende nd adopet·arli , per· rnel lnno nel piu br Pve tempo e c-on la tllO!'l"ima pr ecisione, di t•iu!'ci r e nell'intPnlo in qua lunque luO;!O ed occal'-ione occo t-ro fat•e un t11le esmne.
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Il Dtre t.t.ore inlCrlll!:'tlo
Dott. P AN FILO PaNAn.A, colonnello medico. I l H o d a t. t.o r e
0. ' R IDOLFO LI VI, capitano medico. G IOVA:-<NI Sc0L,\RI ,
Gerenu.
RIVISTA DI OCUL!STICA.
Pan. 20 f
Mondejar y Fernandez - Un nuovo perimetro r••)l i~tra.loro .. . . Flemmì. - Ossen·azi,oni clinich e ~l·gh esiti rlell<! lo•s10111 d.cl v1treo. Grawehr. - r.outrilonto alla cura de lla cheral1te parenrh1nutn'a. .
20\l -202
lliV lSH Ut~:LLE M.\I.HT!E VE:'lEBEE E 0~1-LA PEI.LE. F~urni er. - Lo sil)lirti igll <lrat~.. . . . . . . . . . .. . . . . Pr1g. ~03 lev1. - llegli acc1dent1 nervos1 nel cor;n •Ielle artropatie IJ!eour· ra;!iche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • ~6 Zawadzkl e Bergmann . - F.nolm:ar•fite ~uno rNir.a con emholia del l'arteria rteh:t fos~a eli :ìilvio.• t,Jiori rentrali o Pllema. . . . . 208 levi.- Le ioit' zloni omloveOI\sc <li sul>timato corrosivo nella cura delle lncahzzazitllli s1eros~ ed artil:olari del vir us hlcnoro·agico 209
RIVISTA DI TEI\AI'EUTICA.
Jov11ne. - Il calomelano con i i:l(>ruri, gli acirti, er.c. . . . . . . Pug. ~Hl • Da~san.- Il l'alore dell 'acido fenico in alcune aiTe~i oni catarrali dei fanciulli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 21 1
IIIVISTA DI M&DICI NA LEGALE. !en d. - ta morte roal~ e la morte aprarcntc . .
.
• .
.
. f>ag . %U
la~~ran - Oepurazioue dell'acq ua 11~1· bevanda ad uso ol el :;ololato
IO campa;;nn. . . . . . . . . . . . . . . . Mollnarl. - Sulla vrovenieuza ctèì JlWmi rlcl tetano . Blzzozzero. - Il raiolu c la vaccina1.ione :~ Milan o .
Pag. 211 •
~W\
\'Ici
Rl VISTA DI STATISTICA MIWIC.-\. ~·~~1rli1.ioui sani.tariç c ltll 'es~rdlo cl.egli s~, ti Uniti . .uuolo e va~cmaz1on 1 ucll escrc110 germnnic•l . .
. Paq. 218 • • ':!18
lliVISTA IJIRLIOiiiUF ICA.
Mosso. - l.a riforma dell'educnzinne. . . . . . . . . . · · · Paq. 220 2'.11 ~~~00 · - rauna e llora me.lica cd industrial e della colonia l!:ritrea • T~rob. -tt ,a neurastenia . . . . . . . . . . . . . . . . . ~~2 •• m e a.- t• Tre c.~~i di :tscesso clèi Slllli frontali. - Contribuzione jll~ stnd!f.! rlellc atrezionl dei ~eni cranio rar,ciali in rola1.ione coi 1 !S ur 1>1 VlòiVI. - 2• Un caso !li emplt!ma tlel ;enu frontale si· n~sl ~o - Opom10ne !Ardì va. - 30 Stato enortnlmi~o associato ne! j;;/·101 a1m{' mt!lrm1 t~ente. - 40 Le inioz:oni parenchimatose d1 Sf ne te :.Oe7.10n1 owlari a ron<Jo scrufo losc:- . . . . . . • • or:~· Prof~ssioni.• !Jrli o-me~ tierl degli inscrittl di lel'a in I talia, r oro gra!l.' d'istruzione . . . . . . . . . . . . . 22~1 5 g 0 80·t-l Guu1arelaUv• pmt1ca per del cnniloare la refra1.ione o eu l are me· 1"11 e a schiascopia. . . . . . . . . . . . . . . • . .
J.
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GIORNALE MED1CO DEL
R E G I C>
ESERCITO •
Direz ione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Setttmbro (P~!!Il!c!:O do! Mlni&tero della guerra)
.-
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il GiornaLe ,1/cdico del n.• E$ercìto si pu bhlica l'ultimo giorno di ciascun mese in fascico li di 1 fogli di stamjla.
!;abbonamento ti ~cmpre :.nnuo c rlecorre ual t• gennaio. Il prezzo dell'ahbormmonto e •lei r~sr.i eoli separnti il se~tuente.
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Re~n•J
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d'llali11 c t;olonia k:ritrea .
Paesi dell'Unione [lo<tale (tariffa A) ili. id. Id. i•l. B) ~I tri rae.~i • .
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Abhonnmento annuo
l Un rnseicolo
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L'abhonamcoto non disdetto prima del t• dir.embrc s'intende rinn ovato per l'anno ~uc· ccssivo. I signori ah !lonati militari in tJfTettivita rli servi:o:io possouo pagn re l'importo dell'ab·
bona mento per 10euo dci rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Ag lì $r.rittorì milìtnri é datn in ma,;sima un compenso ìu ol3nart}. !.e srese per gli e>trn tti c quolle per le ~~~·olo litogr:\flrltc, rn t11graflche, ecc., che accompagnas~ero lr. memorie, sono a c:~rico rlegli autori. Gli estrarti costano L. 7 per o~nl roglìo di sta mpa (16 pagine), o fra?.ione int1ivisibile di fogli o. P per celliO e~•·mplnri. Il prezzo t} es:-ua le sia che si tmlli Ili 100 esemplari
o •1i un numero minore. l m:urosc riUt non si restituiscono.
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~ ~~~v corrente con la Posta. ---------~
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GIORNALE MEDICO REGlf) ESERf:ITO
Anno XLVI
N. 3. - Jf Marzo f898
R OM A TlPOGRU'U ENUICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Minisetro della guerra).
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SOMMAR IO
Strati !>oJ•ra 1111 r:t>u di ll·t,tno ;;uarit•> •'ùlln cura dl•l llal'telh. . f'n(l. ~~; ~~~ lprosfo. - ~t•ll'n•t1 tic• ~uanli oli :romma uella fll'atica rhirurgu·a . Baldassarr e. l.c.iou• nf,.·ate iu uu raola\Pre per SUll'Idio> •·mt 1111 l't>IJIII dJ hto'lfC rl! 11110'0 IIIUdé lfO. . • • . Lucciola 1• Ciancial o. - Un nuuvn a<tìgmonJ~ln • . . . . . . . .
Ili \'IST \ ~lEI tiC.~
savatler . - l.'n•tt'Qlni•·lile tirv<~ . . Ted ena t - 1.1 uCHi!l!l•:• otri tc..•lìml•• Caso •Il trnfon~u,·usi ;.:<•m·rnliZ7.11!1 . . llessl - Conlt'IIII II O all" ~tn•lìu ""' ri•·:uuhio ticl .
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lrs lan . - Angma t' nnll•' pscndoohflcnc~ mfetll\O·COnt:Jj:lv.>a da h~· ~illu delln ~t'Lticom uo <Ici s uin i . . . . . • . Ceni. - Aicert'lw hallcrfok•J.:wh~ uel delirio arulo. . . . . liberi. - H• una \'aru•tn Ili ~lom:llitc t•pldemic;• . . . . • 8rown -- lln:1 f11rmn tlì no•vral;:ia rlll' >i o><>o•n a nei o:il'i•sti . Robin L'nru·•IL'l;tiiOSÌ •!Pila f~hhre llfOlllo· • • . . • • . C:allum. - tlnflflOrlo 11rchnunare ,ull'azlottt• dPI ~icr" do llchriug nelle tnalnll h' non OLIV nto• ;ol lo:tdllu o1i l.odllo·r. . . . . . . • . . Slrot. - llia:;:uo<i prro·uro• olcll:'l tuhrrrnltosi flO intOn;Jro' met.lian tr lt• tlllrtiout •lt >tem arlttll'ialt• . . . . . . . . . • . . . . lurgonsen. - l. 'tolrolcrapm n<'lla ~r;trbllina l) nel mcorbillo. . • • . • Sgobbo. - t..a rorrP.nlo rar~<tira nell a cuw o!PII'opi lt•S$ia . . • • • Cris1ophers. - i\nta -ull' azi<lllP 'IH'Ctlk.l <Jet ~•no umano ""''tml~ ~opra il bacillus coli romrnun•s . . . . . . . . . Abba - Sull:• dura la tl~l potrrr tossicu ~ antito,sico llPIIa los:<i no r . . • . . . . nrll.1 ntttit•h•ma tllftPrira
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111\'IST A Clllllllllr.II:A.
Campo - $atl'oonHt <Iella f•>S<a rr:wira posteriore •fr,fra con utruce· Poo. 301 fulo <· sroln oli lit ptlo.lu cerrhm-spi u:oll' oln l nn<o • . • • Corvln c Vicol. - II<'SOrnnto <ti 2110 oopernzinni ra.ltr;~li di l'l'nio• a<1·1o· mutalì pr,,I J<':tll' nll'uspPdalr uuli11ro• di Ja"~. . • :\Il~ • 303 Spellanzon . - noli :o ciOI'I)0/11'".11<1 no•i ral'thO(la tiri . . . . :!04 Soupart - llauni <Iella l••::a1ur:o o!ell'arl•·ria nscrllar" . • 30~ Zapparolf. - l.'aciolu rmnuco nelle fMmr ulc<'r·""'" nasalt 30:; Schlelter - fo:slirpaziomc to lale oiCIIt> SlllllHlCO Grazzl. - Cnn tributoo aiiJ 'tull:o olt-i o'MflÌ e<lrnn~i •l••iln c;t S'ill 11<'1 ltlllf0:\110 •
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Dionisio. - SUfl(' cmorr:o,.nc na~nll p!lst·ulwratono
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(Pn· In cottlt111w::fone dtll'intl•rr veda~l lt~ Pagina
301 3' tlel/a Ct)Jlerlìlla).
SOPRA l'\ CASO DI TI~TA \0 GUAHITO COLLA CURA D~L BACCELLI
Lettura fatta alla confcrr nza sri~ntilka ciel mesP di gerUJaio 1898 tl•• llu -perlalr militare •li Ale>.<andria, 11:11 tlotlor Domo oieo @illr·nti , tenente rnediro.
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Le conquiste batteriologiche dell' ultimo decennio avendo tolto il tetano dal gruppo delle n evrosi e col· locatolo tra le infezioni, hanno aperto due vio alla. ri-cerca della cura causale, q nella della siero - ter:tpia e quella degli antidoti chimici. Kella prima via. dopo la scoperta fatta dal B ehring nel 1890 suì poteri antitetanici del siero di sangue dei ~onigli artificialmente i mmunizza.Li dal tetano, il p i Ìl tmpor.ta.nte contributo di stud i sperimentali ci ò venuto dal Ttzzoui e dalla Cattani, che da quel siero seppero estrarre una. spec1. fi. ca. antttossma. . . Q uesta, se e· uue · · tta t a. . . · · 1·1. .pruna . o s·teme colle tossme tetamclte neg l'1 a.mma unpedtsce 1 . . . . . . O S\'l 1uppo del tetano: resta matti va, se e tUJettata a "1euomeni tetanici già comparsi. · L' app1·ICa· • ztone del\ a an t'ttossina o del siero che la contteue · a 11a cura dell 92 d _a malattia n ell'uomo, tentata da loro fi n dal . a. Pl'llna con risultati incoraO'gianti decadde ìu seg u•to a.H . . . o . , ' . Ger . e osservaz1om rtpetute su p!U larga scala tn in F rancia in Iuahilterra. e anche in Italia. Ed manla., og · . • o zion g~dJ, per quanto si speri prossima la ver~t sol n· : del problema, le iniezioni del siero antitossico 1 lll.
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SOPRA U:-1 CASO DI TETANO
del Tizzoni, non godono più fid ucia nella pratica terapeutica. Sull'altra via della ricerca di sostanze antisettiche~ che abbiano valore profilattico e terapeutico di prefe· renza. contro il tetano, s'è approdato a migliori risultati. Il Baccelli è stato in questo indirizzo di nuovi studi uno dei primi e più fortunati. Serbo ancora gli appunti d'una sua lezione clinica sul tetano, ùel dicembre 1887. In essi non ritrovo parola che accenni alle ricerche batteriologiche, in quell'anno già menate a buon punto. Egli allora diceva. che per giungere a capo di qualcosa. di posi ti vo sulla genesi della malattia bisognava mettere a raffronto la natura. e il grado dei di versi stimoli nervodi con le varie forme di terminazione dei nervi periferici, cioè a scopa, a ventaglio, ad arborizzazione, ecc.; e determinare quale di questi rapporti vi è nel tetàno. Ma l'anno seguente dall'aereo campo di simili ipotesi metafisiche, in cui il suo ingegno spaziava come aquila in ampi ma infruttuosi giri, scendeva alle minute ricerche nel gabinetto annesso alla.. sua clinica, ove suole imprendere esperimenti di controllo sulle moderne conquiste scientifiche: e, mostrando pari forza di ingegno in questi studi positivi, nell'88 comunièava al primo congresso di medicina interna a Roma la efficacia. curativa delle iniezioni ipodermiche d'acido fenico, che da sole, o associate ad altri rimedi sintomatici ave\·ano operato delle guarigioni. E fu davvero in questa scoper ta fortunato, perch& fra tutti gli antidoti chimici del tetano in seguito studiati e oommcnta.ti: - illisol, l'o.ntipirina. e il cresol dal Sahli, il salicilato sodico dallo Striimpell, la salipirina e l'acetauilide dal Pirroui, il bicloruro mercurico dal Calli - ora t.ien sempre il primo posto l'acido fenico. Di questa sostanza fu fatta l'applicazione terapeu· tica in un caso di tetano avveratosi nel luglio ultimo
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passato nel riparto di chirurgia dell'ospedale militare princ.; ipale di Alessandria, diretto dal capitano medico dott. Re, ài cui ero assistente. E la presente memoria altro valore non vuol a vere che quello d'un modesto contributo alla casuistica delle guarigioni con questo metodo curativo.
Riva Natale, soldato nella 4'' brigata artiglieria da fortezza, il 23 giugno 1897 riportava una gravissima contusione all'alluce sinistro per l'accidentale caduta di un pesante tavolone, ch'egli trasportava. a spalla. Dopo circa dieci minuti era. curato con lavature e impacco di soluzione di, sublimato all'l 0 / 00 e con la sutura di molte lacerazioni dei tessuti molli, i quali tre giorni dopo, quando l'infermo fu ricoverato nell'ospeda.l·e, apparivano .ancora tutti pesti, con la cute in molti punti staccata e annerita, con l' unghia allogata ancora nel suo letto, ma appianata e nera. La contusione era così grave, che nei primi giorni di degenza, non ostante si fosse continuato a tener raccolti i tessuti molli con impacchi al sublimato strettamente applicati, vi fu timore che i tessuti cadessero in necrosi. Subito però il timore dileguò, essendosi iniziato un processo di riassorbimento della imbibizioue emorragica e di completa reintegrazione. Senonchè il 3 luglio l' unghia cominciò a staccarsi per suppurazione dei grumi sanguigni sottostanti. L 'indomani essa fu esportata, fu raschiata. la. parte suppurante del letto ungueale e il processo suppurativo, prima che si propagasse ai tessuti molli cir-
costanti in via di reintegrazione, fu spento.
n 12 luglio le lacerazioni cutanee erano tutte richiuse; sc·omparsa. l'intumescenza, il letto dell'unghia ricoperto di tenue sostanza cornea : il processo di. cicatrizzazione compiuto. Si progettava l'uscita del paziente con qualche giorno di riposo, quando il 15 egli cominciò ad accusare irri-
tazione do: lla muco:;a Or<.tle e dilliuoltà n~i mo,·iUleuti del mascell:tre interiore. Il dì seguente. essendosi prodotte per in,·olontaria morsicatura delle lacerazioui n ella li ngua, si procedeva alla. causticazione con una soluzione di nitrato d'argeuto. Sotto questo stimolo do· lorifico si detérminù istantaneamente e di sorpresa una contrazione touica prolungata dci masseteri, e pochi momen t i dopo una ::;imile uontrazioue dolorosa. d e i mu· scoli della nuca e della spalla sinistra. Alla sera, di quel giorno era evidentissimo tntJo il quadro sintomatico d el tetano, che non lasciava più aluun dubbio diagnostico: r igidita continua dei masseteri, dei muscoli della nuca e dei mimici, con accessi di contrazione tonica dolorosi, propagantisi ai muscoli }Wttorali e via via del dor:>o, dell'addome e dell'arto iufcr iore sinistro. Al t risma, a li'opistotono, al l'accen tuarsi d ei solc!li uaso-labial i eon espressione di riso sardouico anche nel magg ior dolore, presto s'aggiun· ge,·a lo spasmo dello sfìntere vc:>uical0, con sudore a ri,·oli del viso e del t.ronuo, r ele>aziun e ternli0a dai 37".5 ai 38", l'aumento di freq uenza dei battiti uardiaci - il tutto con perfett.a cosuienza e con assenza di fenomeni cerehral i. Dopo aver ovtempcrato alle prcscri?.ioni generali dell'assoluto riposo in una camera appartata da ogni ru· more e nella penombra, con lenzuola distese sul suolo, con batu tl'oli di cotone applica ti al l'apertura dei con· dotti uditivi esterni, coll'evit.are ogni scossa psichica, coi bagni caldi in sui 30• prolungati, colla propinazioue di iclt-a.r.o di c lorf.ll io, proposi al ca.po-riparto la cura causale d el Baccelli, l 1 quale t'n subito iuiziata. Il 17 lug lio, p l'l m o giorno (E cura, si praticarono ott.o ìni<'zioni intramuscolari di un centigramma di tenolo e 4 di uu ec>ntigramma di idroclorato di morfina. Aggra\'andosi i siu~om i , il giorno successivo si porta-
Gl:AlllTO <.: OLLA CtRA DEL BACCELLI
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rono a 10 le prime e a 5 le seconde. Nel terzo giorno gli spasmi tonici divennero più frec1nenti e pt·olnngati: la. rigidità invase i museo l i del !"addome e gl i i uten.:ostali" con respirazione d ispnoica, talora sospesa, cianosi lieve del viso, spuma alla bocca, ambascia. Il carattere g• 'nera.le degli attacchi e ra l'ortotono. Comparve il sintomo ritenuto da alcuni dello stesso valore patognomon ico del trisma e dcll'opistotono, il dolore cioè violento dell'epigast.ro spiegato col crampo d el diaframma. Essendo in prevalenza attaccat':l. la metà sinistra, ove avvenne la introduzione ~ la propagazione del virus tetanigono, a volte il corpo sì incurvava su questo lato assumendo la torma del pleur ostotono. Il 19 luglio segnò il ~muto eu]minan te della malattia: in esso furono rispar miati i muscoli laringei, quelli degli arti su peri ori e il miocardio, il cui battito non superò mai le 110 pulsazioni; ma si aggiunsero nel piede e nella gamba sinistra un senso penoso di stiramento e in corrispondenza della cicatrice, ove non v'era sintomo alcuno di tiogosi, delle fitte di dolore folgorante, che provocavano costantemente un attacco tetanico generale. P er tanto il Hl lug lio si aumentarono a 12 1e iniezion i fenicate e a 6 le morfìniche: e con guesta proporzione si con ti nuò sino al 5 agosto successi vo. La violenza degli acces;;i e l'estensione dei territori muscolari invasi si mantennero inalterate il 20 lug lio; ma dal g iorno seguente cominciò a discendere la curva parabolica dei sintomi. Gli accessi divennero più rari e meno violenti: nel bagno éalùo prolungato per delle ore e molto grad ito a l paziente ritomò il mingere spontaneo; d iminuì il crampo diaframmatico. Tale miglioria venne rapidamente aumentanùo sin o alo agosto, g iorno in uui cessarono per se m p re la. comparteci pa.zio11e agi i a c· ce:;si del diaframma e dei muscoli in tercostal i, i l dolore e il senso di stiramento della gamba e del piede sinist.r0.
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SO PRA UN C:ASO DI TETA NO
P er questa evidente miglioria, caparra di fausta prognosi, dal 5 all' l l agosto si diminuirono sino a 10 al giorno le iniezioni di acido fenico e a 4 quelle di morfina: il 12 agosto si ridussero a sole 5 le prime e a 3 le seconde: e cosi si venne gradatamente diminuend o da 5 a 3 e da 3 a 2 sino all"nltimo giorno del mese, che fu pure l'ultimo della cura. Le iniezioni di morfina fu· r ono tralasciate dal 22 agosto. Il periodo acuto della malattia si svolse adunque in 15 giorni circa. Il 13 agosto cessò ogni accesso convulsivo: restò per qualche giorno la rig id itÀ. della nuca e quella dei polpacci. Il 16 l'infermo cominciò a discen· d er e dal letto e a camminare sorretto dal piantone con inoesso a forma paretico-spatica: il 20 non ebbe più bisogno di appoggio. Il piccolo aumento termico, mai su periore ai 38• cessò di conserva colla g ravità degli accessi. Frequenti analisi d ella urina per la ricerca dell'albumina, del glucosio e dell' indicano fu rono sempre negative. Fatto degno di nota fu la diminuzione della sensibi· lità tattile e dolori fica, ohe dall 'inizio d egl i attacchi con· v ulsi vi durò sino alla scomparsa d ·ogni sin tomo tetanico. E fu provvidenziale, g iacchè !"infermo sopportò senza molto fastidio le parecchie centinaia d'iniezioni ipodermiche e intramuscolari fatte nel periodo di circa. 40 giorni di cura, senza che esse, ad eccezione del periodo acuto. provocassero accessi. Altro fattJ degno d i menzione fu il seguente. l! 23 agosto, quando g ià il Riva si alzava da letto e poteva camminare da sè senza appoggio, ricomparve in corrispondenza della cicatrice un dolore irradia.ntesi lungo il dorso del piede sitio al polpaccio, e talora, con minore intensità, sino alla faccia interna della coscia.. E sso era avvertito come una sensazione di l!lOlestissimo for m icolìo, che. ad accessi, converti vasi in senso dolo-
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GUARITO COLLA CURA DEL BACCELLI
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rosrssrmo di ustione, vietando il sonno al paziente e strappandogli persino le lagrime. Si inclinò da prima a credere causa di questi disturbi locali la cicatrice retratta e callosa dell'alluce, ne' cui elementi parevano frammiste e come involute le cel-
lule cornee proliferanti dalla matrice per la. rigenera.zione delrunghia staccata, e nel cui reticolo connettivale si supponevano imbrigliate e compresse le terminazioni nervose del letto ungueale, sede di squisita sensibilità. Furono perciò fatti bagni tiepidi prolungati del piede e massaggi a impastamento per rammollire il tessuto di cicatrizzazione. Questo infatti si attenuò e rammorbidì considerevolmente: ma, tolto il piede dal bagno, in cui i dolori si attutivano, essi tornavano ad esacerbarsi. Essendo sopraggiunto un leggiero arrossimento edematoso dell'alluce e del dorso del piede, abbandonata la prima idea, si adottò il ·c oncetto che presso il luogo di innesto del virus tetanigeno perdurasse un residuo del processo infettivo per l'estrema vitalità delle spore: e pertanto si aumentò per qualche giorno sino a 4 il numero delle iniezioni feniche, sino allora disceso a 3, e si applicarono topicamente impacchi di soluzione di sublimato al 2 p. 1000, alternati a massaggi-frizioni di unguento mercuriale e dii belladonna. Scomparvero così di conserva in pochi giorni edema e dolore. Il Riva tornato il 14 dicembre dalla licenza di convalescenza di giorni 90 asserisce di aver risentito a periodi irregolarmente intervallati lieve dolentia· del dito g rosso e della piega del ginocchio sinistro, specie dopo cammino prolungato e dopo la corsa. Ma all'esame obbiettivo di queste regioni ora non appare alcuna anormalità anatomica. Il letto ungueale è per una buona m età ricoperto da una nuova unghia di fo rma e pro· porzioni normali. Durante la licenza il Riva non pre-
SOPR ,\ UN CASO DI TETAr\0
sentù alcun fenomeno paralitico, n è r ecidiva di contrazioni tetaui ~;he. Il Baccelli fu indotto ad applicare l"acido fenico per la via iporlermica nella cura del tetano dai successi lusinghieri da lui ottenuti nella cura con la medesima sostanza delle neuro-mialgie su p poste d'origine infetti va, a. forma acuta, subacuta ed anche a fo rma cronica ribelle agli ordinari mezzi terapeutici. Nella cura contro il tetano il fenolo era da lui impiegato simultaneamente e come antispasmodico, 00 me mod era tore cioè del pote re di rillessione del mid ol lo s pinale e come antisettico. E g li usò nei primi esperim enti nuu soluzione acl)nosa eli l a 2 centig rammi per volta, ripetuta più volte lungo la giornata in proporziona diretta della gra\' ità dei sintomi, e sorveg liando sempre !"insorgere di segni di iutolleranza ·e di intossicamen to, cioè dolori improv visi al fron te e nei bu lbi oculari, annerim ento delle urine, disturbi circolatori e respiratori. Anch'egli sin dalle prime prove constatò che nei tetanici v'e una grand issi ma tolleranza per questo veleno e che le n umerose iniezioni quotidianamente ripetute non recano soverch io distu rbo agli infermi ( 1). Associò la morfina al feno lo solo come complemento, non con1e parte in t.,grale della cura, 1xn· l"inrlica zione cion puramente sintomatictt dei disturbi accessori, che accompagnano l"iufezioue tetanica, in sonnia, ambt\scia, ipercstesia; e infatti la mor fina coad iuva potentemente l'azione del fenolo nell'attutire l' flC<JÌtabiJitù. esaltata dei centri nervosi spina li. Il Baccelli afìidò all a terapia. il suo metodo con la !iCorta della sola pro ' a clinica e con una esigua, benc:hè confo r tan te, casnistica accerta.ta nelle sale dell'ospedale t l) ~t•l IS!IG n•' Ila dtnka rl~l Barr,,•lli furo~o ili 3 ICI~ n id, cio~ ~ uarironù, in iHI'>II ~~ r~uli:;:l'amm t di fenu l•l al ~iO"It • ~e nr.1 inc•HII enlcn ti, "'' <lt-l n rJ,i.
GUARITO COI.LA CURA DE!. BA CCE\. Ll
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di S. Spirito. Alla sua casuistica però si è venuta man mano aggiungendo in un decennio quella ottenuta da molti medici italiani e stranieri, che esperimentarono buona la cura nei singoli casi loro occorsi e che furono premurosi per debito di riconoscenza e per interesse seieutifico di darne comunicazione al maestro. Dall'esame d i questi fatti raccolti si rileva che la. cura sortì esito buono ant:he nei casi di tetano estre· mamente gravi, A persino a stadio inoltrato dell'infe· zione, quando non v'era più speranza di salvezza. Cinque anni dopo il batteriologo di Bucarest, Babès, per mezzo dell'esperimento sugli animali sanzionò nel gabinetto il felice risultato ottÉmuto sull'uomo. Egli ottenne infatti la guarigione di cani resi tetanici, iniet· tando più volte al giorno una soluzione all'l p. 1000 di acido fenico nelle regioni muscolari ove si scaricava·no piò forti le contratture spasmodiche. Simile prova ripetè nei piccioni e nelle cavie, inducendone che il tetano in animali cosi recettivi può esser vinto dalle iniezioni fenicate solo quando non è molto forte, nè molto avanzato. Egli tentò inoltre ottenere un siero immunizzante dal sangue di animali inoculati d i tetano e poi guariti col fenolo. Vi riuscì; ma i risultati di questo nuovo genere di siero-terapia non furono superiori in efficacia a quelli delle se m pl ici iniezioni d'acido fenico. Col siero d i sangue d'una vacca immunizzata col metodo di Roux, cioè oon tossina tetaniea attenuata. da una soluzione di Gram, iniettò cinque individui tetanici, ottenendo la guarigione soltanto in tre. Questi risultati, nei quali" sorride l'alba della. sieroterapia antitetainca, non sono stati sostenuti nè continuati in una larga esperienza. Ciò parmi derivi dal fatto che nella pratica medica individuale manca ancora la fiducia assoluta e di conseguenza il coraggio della siero-
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SOPRA UN CASO DI TETANO
terapia, i cui pericoli incutono sempre al professionista non ancora rassicurato da una lunga pratica di gabinetto nn giustificato timore e gli impongono una oculata prudenza. Nè mancano fatti disgraziati, che han disarmato la mano dei più ardit i (l). In conclusione, essendo caduto il tentativo dell'applicazionetE~rapeutica. all'uomo dell'antitossina del Ti zzoni, di cui feci cenno nel principio, e rimasti se m pre allo stadio di semplici tentativi da gabinetto gli esperimenti di sieroterapia del Babès, resta oggi come il miglior rimedio contro il tetano quello del Baccelli. Esso non solo ua ha un valore di fatto abbastanza comprovato ormai dalla clinica, ma presenta inoltre il vantaggio pratico d'essere un mezzo, cui non occorrono le lunghe e delicate preparazioni dei laboratori batteriologici e che può esser sempre a portata. della mano del medico in qualsiasi luogo e tempo, quando sul primo insorgere dei sintomi tetanici non v'è da frapporre indùgio od esitazione, se non si vuoi mettere a repentaglio la vita dell'infermo. Essendosi mostrate insufficient i nella cura preventiva del tetano le prat iche comuni della disinfezione listeriana, riconosciute efficaci nella profilassi della pioemia, ed essendo stato questo speciale insuccesso della medicatura antisettica oggetto di discussione nell'accademia medica di Parigi, ove si lamentava che dopo l'introduzione uni versate delle medicature alla L ister non fosse meuomamente diminuita la statistica del tetano, nello st.esso anno in cui il Baccelli annunziava
- - - - - - - -------- - (l) Nel m"~.: io u. pa~s. il ~:ir~•anc assiste nlt' Monti l~rn~.< l o. nel gabinetto di rroretle uli ca, seziono ball··rio lo~:ic~ . olel 1u·or Sih·a, pe r loJ ~corr•iu accidental e dell'apparecchio di 1\ tll(lt! svu l~:enl~ idro::eno , nel c ui amuicnt ~ , i coltivavano piall o rli tetano. ripo rt o varie ferii" al vbn e 111 una mano evo so<rello rl'infe7.i onc lcl mica. E<<Cn t.>gli s t t la iuil'llala dupo due gi(lrrti pe r preca uzio1ne l 'ani ilo,sina rlel Tirznni, gia d•'l'" qua khc ora e ra colt o da tnswa e da acccS«i convul<i,·i, d ovuti ..;en7.a tllll lbio alla ino.· nlazio'nr tlclla antil<J>Sina.
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al mondo scientifico il risultato curati v o delle iniezioni feniche, il Sorma.ni imprese a Pavia molti ingegnosi esperimenti per determinare l' azione neutralizzante contro il tetano di ciascuna delle sostanze ordinariamente impiegate per la disinfezione nella pratica chirurgica. L'anno seguente, 1889, pubblicò i risultati in due note successive nei rendiconti del R. istituto lombardo. Egli prese le mosse dall'idea che un solo agente chimico non possa esser e il disinfettante generale di tutti i microrganismi e dalla preconcetta persuasione che per ogni microbo pa.togeno giovi studiare sperimentalmente l'azione di vari agenti, per r itrovare quale di essi agisca. potentemente sul vir us tetanigeno, e a quale degli agenti riconosciuti attivi spetti la preferenza. Prima di iniziar e queste indagini, egli dovette eliminare molte difficoltà in quel tempo ancora insormontate sulla maniera di isolare il bacillo capocchiato di Nicolaier in colture pure, il che gli era necessario per poter essere sicuro sulla natura pur amente tetanica del materiale impiegato nello esame. Egli cimentò in questi esperimenti moltissime sostanze, tra cui la soluzione acquosa allO p, 100 di acido fenico, q nella al lO p. 100 di solfofenato zincico, quella di acido cloridrico e di acido solforico, la soluzione alcoolica al 5 p. 100 di acido salicilico, di creolina, di permanganato di potassio, l'etere, l'alcool assoluto, ecc.: e potè constatare che al disopra di questi agenti chimici gode azione neutralizzante del tetano lo iodoformio e l' iodolo, dei quali il primo già cadeva nell'89 in dispregio d·al primitivo onore. E ssi possono essere adoperati allo stato di polvere o in quello di soluzione eterea e alcoolica. Subito dopo lo iodoformio gode efficacia neutralizzante con il tetano la soluzione di sublimato corrosivo, non inferiore però al 2 p. 1000.
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SOPr<A UN CASO DI TE 'r J. !'\0
P en.:iò nella profilassi chirurgica del tetano il Sormani consigl ia di medicare le ferite insudiciate di terra, e per conseguen:.::a tutte le ferite dei piedi, con lavaggi prolungati e a getto forte di soluzione di bicloruro mercurico al 2 p. 1000, di sbrigliarle, di asportarne accuratamente ogni corpo estraneo, e di imbottirle da ultimo o largamente spolverarle con iodoformio o con iodolo. Eguale ·pratica consiglia pure sul cordone ombelicale dei nèOllati, il cui trisma e stato indubbiamente riconosciuto d'origine t.etanica Con altri esperimenti egl i ritrovò pure che l'idrato di cloralio e i l cloroform io mostrano spiccata azione attenuaute, non neutra! izzante, del virm; tetanigeno: ed ecco la ragi.one del fa vore che godono questi due farmaci nella cura generale del tetano. La mcdicatura all'iodoformio, quando il tetano è sviluppato, non giova più ad arrestarlo, limitandosi il suo potere al h~ sola neutralizzazione della· piaga. Nel caso clinil.lo da me descritto fu rono bensì prati· cati lavaggi con soluzione di sublimato all'l p. 1000 circa dopo di eci minuti dall'av\·euuta lesione; ma essi rimasero i ne.lhcaci. Opino che questa. mancata virtù profìlattica in parte sia da attribuire al basso titolo della soluzione di sublimato, la quale acrptista azione neutralizzante solo al 2 p. 1000, in parte alle ci rcostanze peculiari della lesione, giacchè nei tessuti moli i dell'alluce, pesti e screpolati in moltissimo parti, diffi.ciiissimo fu il penetrare della corrente disinfett.ante, impossibile l'esportare ogni più pic0ola partieella di terreno o di al!-.ro materiale infetto della s:;arpa. Non è perciò imputabile solo all'insufH~;ienza dPIIa prima medicatura, nè tanto meno a I)Uelle pratiuate in prosicgno nell'ospedale, se il virus tetnnigcno ebbe agio di penetrare nei piccoli recessi
GUAHITO COLLA CURA UEL BACCELLI
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della. pelle contusa, for.se nel letto ungueale, e di là d iffondore le sue tossine sino ai centri nervosi. E non sarebbe valso neppure dut·a.nte il ricovero nell'ospedale l'esportazione chirurgica dei tessuti lesi a prevenire l'infezione già. inoculata e che maturava le spore. A chi concepisca. il dubbio che l'infezione possa essere provenuta da medicature improprie o dall'uso dei ferri uou bene disinfettati, mi pet·metto di far considerare: 1.. che gli impacchi al sublimato furono continui e che d.a questi non può venire infezione tetanica, perchè quando per avventura questa esista nell'aequa della soluzione, in poche ore ne resta neutralizzata; 2• che i ferri adoperati nell'esportazione dell'unghia e nel rascbiamento del letto ungueale erano stat disinfettati nella stufa a secco; 3° che nel riparto chirurgia non si è da tempo immemorabile avverato alcun caso di tetano; che non se ne è sviluppato alcuno in seguito a quello descritto; e che in quel torno di tempo furono eseguite tre disarticolazioni con esito di guarigione perfetta per prima intenzione; 4• che l'intervallo fra l'ino culazione e lo sviluppo del tetano può talora sorpassare il decimo giorno. Da quanto sopra è detto risulta che la profilassi locale colla soluzione al 2 p. 1000 di sublimato C:' collo iodoformio importa praticarla il più sollecitamente possibile se si vuol avere speranza di prevenire il periodo couvulsivo. E il Sormani consiglia all'uopo di aprire, ampliare la. ferita, dilatarne il seno prima di imbottirla di iodoformio: e di scrostarla e raschiarne abbondantemente il fondo, quando essa flia per cicatriz7.are e desti nel contempo i primi sospetti dell'infezione tetanica. Dall a clinica. chirurgica di Padova il dott. Borgonzoli nell' 89 comunica va che su 300 infermi medicati
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collo iodoformio non s'avverò nessun caso di tetano: ma proscritto dalla medicazione lo iodoformio per un caso disgraziato d'avvelenamento, si ebbero subito nella clinica chirurgica stessa tra i feriti due casi di tetano, entrambi seguiti da morte. L'infiuenza delle medicature antisettiche si è dimostrata in gener~ benefica nei feriti in guerra. anche per riguardo al teta-no, la cui statistica è subito scemata. Nella guerra franco-prussiana su 7182 feriti del corpo d i W erder si ebbero solo 45 casi di tetano, mentre statistiche precedenti avevano dato 30 casi su 810 feriti: dal 3,8 p. 100 adunque dopo le pratiche antisettiche listeriane si discese al 0,62. E si consideri ohe la morta· lità. degli attaccati da tetano fra i feriti in guerra e fra gli assoggettati sul campo a importanti operazioni chirurgiche è stata sino ad ora quasi del 100 p. 100. Gli studi adunque del Sormani sulla profilassi e quelli del Baccelli sulla terapia del tetano ho fede che aumen· teranno i benefici risultati listeriani sui campi di battaglia. E giova a noi medici militari sopratutto il seguire ogni progressivo sviluppo in queslio studio.
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SULL'USODEr GUANTI DI G0~1alA NELLA PRATICA CHIRURGICA l'iota del dott. aob e r&o Aprot~i o, capitano medico
È dogma di chirurgia. che un'operazione asettica deve avere la precedenza su di una operazione settica, e che, per logica conseguenza, an atto operativo praticato su persona affetta da suppurazione deve vietare al chirurgo di mettere subito, o poco dopo, le mani a contatto di una ferita asettica, sia. essa accidentale od operatoria. Nella chirurgi!:!. rurale, però, questa legge non è sempre di possibile attuazione per motivi facili a comprendersi, - ed anche nei reparti ospitalieri occorre con una certa frequenza di dovere apprestare soccorso a feriti gravissimi (nei quali qualsiasi indugio potrebbe riuscire fatale) immediatamente dopo aver praticato un riscontro rettale o vaginale, o dopo aver ultimato una operazione, ovvero una medicazione su parti in preda a seps1. P er queste considerazioni W . Zoege von Ma.nteuffel (1) è venuto nella determinazione di tenere sempre in pronto nel suo reparto clinico un certo numero di guanti di gomma, sterilizzati mercè la bollitura in acqua, per potere in ogni fortuita evenienza sostituire (l) GummìhaiUUclluhe fn der cllirurgisclien Praxi1 (Centralblatl (ùr Chi-
rurgie l897, n. 20).
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SULL'USO DE l GUANTI DI OO~Uf A
con questi le sue mani non sterili. Constatata la bontiL del metodo, a poco a poco estese ruso dei guanti d i gomma nel suo esercizio chirurgico, ed ora li adopera non solo nell' intervento crurgeuza in casi di feriteasetti ~: be, ed in tutti gli accid enti improvvisi, ma ben anco in tutte le operazioni su parti settiche, e n elle operazioni asetti\.:he che non possono essere diffdrite ad altro tempo, quando le sue mani, a causa di accidentali malattie (come, ad es., foruncol i, eczema, ecc. ) non sono in condizioni da poter es::;ere efficacemente disinfettate. W oll-ler (1), in C<Lmbio di guant i el i gomma, a dopra guanti di pelle (di foggia militare) che consen·a in glicerina fenica al 3 p. 100. Fa nso dei guanti in presso~hè Lutte le operazioni. L :Mikulicz (:2) si è preoccupato, più che d'ogni a ltra co nsiderazion e, dall"aver constatato che Ja disinfezione delle mani coll'alcool (che egli sempre pratica, secondo il metodo di Fii.rbringer) non gat·antisce una assolnta sterilizzazione, ed ha pensato di proteggerle durante le operazioni con guanti di filo, della migliore qualità, sterilizzati a vapore. Raccomanda. però che, prima di calzare i guanti, le m a.ni siano disinfettate coll'alcoolsublimato. Georg Penltes (o) in vece di guanti di filo adopera gnau ti di sot.tile ma ben com patto tessuto d i seta, i quali risalgono snlravambraccio s in quasi all'altezza del gomito. Li sterilizza alla stufa, e li calza solo dopo enargica disinfezione delle mani. L'uso di tale mezzo protettivo è dal Perthes limi tat o alle sole operazioni asettiche.
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( l) u,•/J pJ'I)w rnl "'"'•tllld<rlllll!l'( ll.•i l r .tur ~ul'lilill. f.l.h·ILr!Ji•.ll·l . IX, liri. l) . 1~1 V. Dculscltr me lici11. \l'ocllrn sch. lilli, n.!;, c "· Cmlmlbltllt (u r C!li-
,.,.,.gie t ~!li, n. ~6. (3l IJperllliOIISII'llldsrlulllr ( Ceul r'fii/Jiflll (•ir Chirt"'(/ie !897, n . 2G, Jl3g. 717).
NElLLA PRATJCA CllJRURO!CA
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A.i guanti di gomma usati da Zoege von Maur.enll'el furono fatte, e giusLameute, le seguenti ouiezioui ; SOllO alquanto pesanti e perciò faci lmente stancano le ma n i, fanno perdere alle dita quella sq uisitezza di tatto 0he - r endono luno-he e è indispensabile per il chirurao o ' o stentate certe importanti manovre, come ad es., l'an· nocla.re un filo da sutura. I guanti di pelle del \VoiHer presentano gli ste~si inconvenienti, e forse in modo più a0centuato, avendo essi una maggiore spessezza. Non potendosi sterilizzare co l calore, ma dovendosi limi tare a disinf~ttarli chimicamente (e con soluzioni di titolo non molto elevato) lasciano molti dubbi sn òi una pos,;ibilP loro asett.icitn . Sono, inoltre. abbastanza permeabil i, e quindi, tanto attraver;;o la. loro compagine, quanto attraverso le molt e plici cuciture in filo, possono permettere a.i g e rmi annidati sulla onte delle mani dell'operatore d i g iungere a contatto del campo operativo. N e conseguita che, prima di calzarli, si dovrebbe far precedere (come g iù. è stato consigliato per i guanti di filo e per quelli di seta) nna rigor osa disinfezione delle mani stesse. Ora, se per adoperare i gnauti del \Volfler, o del Miknlicz, o del Perthes occorre una preli minare anti· sepsi d elle mani, e~si, evidentemente, non possono avere per ufficio di servire solo in casi pressanti, nei quali l'intervento attivo non può essere meuomamente pro· crastinato, - ma possono solo considerarai, a mio debole parere, una semplice superfluità n ella pratica dell'at>epsi. E dico ciò perchè sebbe ne le proYe culturali add imo· strino in qualche caso che, anche dopo una rigoro:;a disinfezione delle mani, queste non possono dirs i completame nte sterili, pure lJUOtidianamente ,·ediamo che allorquando tale pratica è stata metodicamente eseguita n ~ i suoi varì tempi e come dai moderni a n tor i è con Jl;
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SU J.L,l1SO DEl OU ,\;\TI !)! GO )IMA
sigl iata (cioè : m in uziosa cura de !la nettezza delle unghie, lavaggio protratto con spazzola in aoq ua calda e sapone molle. d isgrassamen to della eu t e co n alcool od etere, immersione delle ma,ni per p och i secondi iu soluzione acida calda eli cloruro mercu ri co a ll'l p. 1000), se n on si è pretermessa alcuna. a lt ra norma di asepsi per ciò ch e rig uarda lo strumen tario chirurgico, i piumacciol i, i fil i da legat ura e da sutura, ecc. ecc., la guarigione avviene sempre per prima intenzione (b·en s'intende in un'operazione. asettica). I g uant i perciò da q U3sto lato non ci offrirebbero nessun maggior Yantaggio. Dirò p er incidenza che nella c linica chirurgica generale di Padon.1., d ove n on ho ancor visto una operazione asettica essere segu ita da una guarigione per se· conda, si fà anche a meno per lo sgrassameuto delle man i sia dell'alcool che dell'etere. i quali vennero sostituiti con rile vauti:;sima economia da una semplice solu· zione eli soda al 3 p. 100. l so li guant i, adungne, che .essen do aifatto impermeabili, malgrado i loro g ià segnalati difett i, possono p ermettere al chirurgo di intervenire per frenare, ad es., una emorragia grave o praticar e una qualsiasi operazione (jHOral rilum urgente, senza la perdi ta di guel tempo che sarebbe indi:>pensabile per una efficace antisep!'i dellfl man i, sono quelli di g om ma elastica proposti Ja Zoege von l\Ianteutfel. P er gue<>to loro eminente pregio io amerei vederli sempre pronti non solo nelle camere destinate ai m edici di guardia. negli ospedali, ma anche negli arsenal i, n ei grandi opifici, ed, insomma, in tutt i gli stabilimenti industriali ove i gravi trauma&is mi - tutt'altro che infret]uenti - possono da un momen to all'altro richiedere la sollecita, anzi immediata,
opera cl\}lla pursoua dell'arto. E n e lla chirurgia di guerra potrebbero essi guanti trovare un'u tile applicazione? Il Zoege vou Man teuf-
NeLLA PRATICA CHIRUltGJCA
fel (l) dichiara di non essere in grado di rispondere a simile dimanda. Io esprimo invece la mia convinzione cL e potrebbero riuscire di incontestabile utilit~L sul campo stesso di battaglia e nelle installazioni sanitarie più avanzate, là, cioè, ove per un cumulo di circostanze sfavo· ro,·oli (tra cui non ultime la somma dei feriti da soo· correre, la necessitit di far presto e la scarsità. dei mezzi occorrenti) le mani di chi medica non sempre possono dare affidamento di assoluta innocuità messe a contatto di una ferita per avventura asettica. Con tali guanti, volta per volta sterilizzati colla bollitura in acqua, ed all'occorrenza cambiati durante lo stesso atto operativo, si potrebbero nei posti di medicazione eseguire quelle poche operazioni che sono indispensabili per la salvezza dei feriti, o per facilitarne il trasporto, - e con essi guanti si dovrebbe sempre procedere alla medicatura di quelle gravi lesioni per arma da fuoco che l'esperienza c'insegna più delle altre facili ad un inquinamento microbico, prime fra queste le ferite penetranti dell'addome, che sinora hanno dato la cifra più alta di mortalità (1'87,2 p. 100). I guanti sui quali mi sono ora intrattenuto sono quelli a cinque dita, in foglia segata (preferibilmente bianca) che hanno un paramano alto m. 0,20, e che aclopransi attualmente nei laboratorì chimici per la ma.· nipolazione di sostanze caustiche. Sopportano la bol· litura, anche più volte ripetuta., senza menomamente deteriorarsi, e possono dopo la bollitura essere conservati sterili, sia. tenendoli immersi in una debole solu· z ione di sublimato, sia avvolgendoli dapprima in due compresse di garza. pur essa. sterilizzata e poscia in un foglietto di guttaperca in lamina. Sarebbe consigliabile che ai paramani fossero aggiunti due tiranti sui quali ( l)
Loco citato.
2-t~ SU!.t.'usO DE l OUH< r J DI GOli)IA :\"L l.A P lt-\ Ti l:A CI! IRURr. Jo; A
ess r eitare la tmzione neiL1Lto rli calzar e i guanti senza d o ver tocca re <1uesti con mani in(] n inate . N o n bisogna d imentiuare che ~nando sono t roppo la rg hi ed hanno le d ila troppo lunghe impacciano assai nelle manualitn operalorie, e che quando :;ono un poco stretti ischem izzauo ben presto la mano. la gnale, non solo perde af: fatto la. sensibilit.à , ma anche facilmente s i stanca., t>d inolt ro possono in nn at,to eli energica contrazione del pngno ln.cerarsì in q ua.lche puuto. Yenendo così meno al precipuo loro scopo, che è quello d' i~o l are le ll1<lui del uhir u rgo da lla lesione di continuità do! ferito. La ditta Pi r elli e C. dì Milano ne falJbrica att;ualmente di <) uattro d i verso dime nsioni. ed in 11 uesti qua ttr o numer i ogn uno pnò t r ovare il paio che più gli con v ie nP. ( l ). Ogn i corpo o grande r eparto d i t r nppa dovrebb\'. a m io an·iso, a\'er e una certa dotazione eli simili gnnnti da a llogar s i nel le coppie-cofi.m i di sanità: e trovertli pur<' opportuno che gli ullieiali medici iu sen ·izio pres::o le t r uppe. tanto alle manovre, quanto snl cam po di bat· taglia, ne clo,·essero portare almeno uu pfl.io (giù st-er ilizzato e conser\'ato in nno dei modi sopra indicati) entro la pr opr ia borsa di pell e unitamente al prescr itto astuucio di strnrneuti chiru rgici €-d a.! prescr itto sch izzetLo i podermieo. Nus;;baum e Volkmanu scutPnziarono cbe « la sorte. anzi ]a vita di nn ferito sta nelle m<wi di chi lo mPdica la prima v olt.a , , Coi guanti di gomma noi ora in ogni triste e venien~ siamo sicmi di poter disporre d i una mano ver amcni,e asettica. di una mano bollita. (Il !'io ho visl•J ~n··lo(llii otti mi fornili ol~lla ra<a ~l:trlin \\'a ll:•rh :Xaclifol!(er. (Ruma, Via clr·l C:tor30, )'~l~zzo 0d<'3ralrl• il.
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LESIONI RILKVATE IN U~ CAHAVKf:fi PKil SUICllliO CO~
CX COLPO D_l EC"CJLE D I XU0\'0 l\IODELLO
:'ivra Iella all:t conferen za srio!n lllic>t <!~Ilo speiJalr rni liL di Chio!! i nèl gcnn. 1898 dal rlott. Gert•ruia Dalda~t~tarre~ m ag~iur•~ medi•·o
Il giorno 3 gennaio 1898 Rola.ndo Giiovauni Battista sergente nel 65 fanteria, del dù:;tretto militare di A.lessanflria, alle ore 12,30, ritiratosi nella camera dei sottufficiali della. compagnia, si suicidò con un colpo di fucile nella regione del cuore. Ness uno si trovò presente al fatto. Si corse alla detonazione dell'arma, si trovò il sergente cadavere. .II capitano medico del corpo, che immediatamC:'ute sopraggiunse, non potò far altro che ac· certa.re la morte. Giaceva il caùavere nella posizione supina sul pa.vimento. Era stato trafitto dal proiettil e, che penetrato in corrispondenza della 5• costola a sinistra, trapassando cuore e fegato, era uscito posteriormente, perforando la parete toracica all'altezza dell"8" costola a destra. In corrispondenza della ferita posteriore si t rovò una piccola chiazza di sangue per terra. La sera verso le ore 21 fu trasportato il cadavere in questa sala mortu'l.ria. E ra stato notificato dal comando del reggimento che si erano espletati gli iucumbenti di procedura da parte delrautorità giudizial'ia. Il cadavere fn trasportato vestito degli indumen ti che avova in vita al momento in cui si uccise. Il giorno successi vo verso le ore 14,30, cioè 2G ore circa dopo il decesso si procedè n.ll'a.u topsia.
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LESIONI RILEVATE IN UN CADAVERE PER SOJCifJIO
Era ben conformato, in buono stato di nutrizione, con pelle palli1la e provvista di pel i, con larg!Ie maed1ie dct ipost,asi nelle parti decli,.i. special mente nel tronco, discreta rig idità uadave rica, ventre e1bbastanza prowinente per abbondanza di g<tz intcs!;inali. Nella regione preuordiale. e propriamente in corrispondenza della 5' costola, in un punto medio tra la linea ascellare anteriore e la sternale a sinistra, si notava cna piccola ferita con margini leggermente e limitatamente anneriti, peneLrautr in cavità. Altra ferita più appar iscente s i r iscon t rava sulla parete poster iore toracica a rlestra, in corrispoudenza dell'S" costol a, in un punto pressochè mediano tra la sporgPnza delle apofisi spinose della colonna vertebrale e. la linea ascellare po:::teriore d i de~ tra. N o n poteva r ca.lmen te dirsi se i margini di dette ferite fossero rovesciati in dentro od iu fuori . E:-;si si presontav;lno di piccolissime dimensioni, qna'ii direi senza perdit1t di s•lstanza, e sen7.~ traccia di ustione. La cavità t •1racica ent ripiena di sangue bruno Hnido; n umerose e iitte erano le antiche adPrenze pleuriche; sulla superficie interna della p<trete anteriore toracica la ferita era piit apparente; essa interessava la Ò" costola, in vicinanza alla sua ìus,'rzione cartilaginea sternale; era d ella grandezza di nn grano di ler.ticchia, e nella sua parte late rale esterna si n otava una fe=-sura della costola, di due ceutimetri circa, uhe s i portanL obli(]namente in alto a ragginngere il margine snperiore della costola stessa. Essa. non aveva origine dalltt ferita, pcr chè si tro\·ava poco al clist,pra di essa e presentava una scheggia a fo rma di triangolo scalano acutnugolo, il cui apice in alto ed in fuori della ferita corrispoude va al m;~rgine snp,~ riore di'Ila costola nn lato : era rappresentato dallv stel:i:W margine snperiore, l'al tro lato iuferiore dal la fe,;snra dell'osso. e ltt sna IHtso in massima
CON UN COLPO DI FUCILE DI NU01' 0 MOD E I, LO
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parte dalla ferica. In piccoli ssima parte la scheggia si continuava. col rimanente osso. P er questa condizione e per non esser menomamente a lterati i tessuti molli e le altre membrane proprie ed aderenti alrosso, la scheggia era appena mobile. Quasi della stessa dimensione e forma era la ferita della parete an teriore del pericardio, la quale presentava nelle adiacen:~.:e del mar' gi ne circolare forte ecchimosi sanguinolenta. In vicinam~a del mucrone del CLtore e sulla parete anteriore del suo ventricolo destro si notava una ferita più grande, a forma circolare, con margini leggermente frastagliati, come se i fasce t ti delle fibre muscolari fossero stati disgregati tra d i loro, senza tracce di contusione o sch iacciamento, nè ·q uelle d i rovesciamento in dentro od in fuori d ei margini medesimi. Più picco la e quas i del l'ist'3sso aspetto era la ferita che interesstwa la parte in feriore del setto in terventricolare ; mercè tale ferita il setto è rimasto perforato, ed ha 'messo in comunica zione il ventricolo destro col sini:;tro. Nella parete po· st.~ ri ore del ventricolo destro, in vicinanza d ella punta, si uot.tva. invece una fessura nel senso dell"asse, la quale_, per la d irezione accennava, ad una leggiera spira, lnuga circa tre centimetri, con margini irregolari, senza tracce di co ntusione o schiacciamento, come se fos~e ro
stftti strappati. I margini riuniti comb[tciavauo.perfetta rn ente tra di loro; non appariva perdi lia eli sosta nza. Il uuore si è trovato Yuoto di sangue e di grumi, con endocard io liscio e levigato, nessuna alterazione valvolare; il suo volume era normale, nè la sua dissezione ha, fatto rile vare alcuna apparente infe rmità del mio· ca.rd io ed epicardio. N ella parete posteriore ed inferiore del perica.rdio, in quella parte ader<.> utc al diaframma, fJna:-;i in corrispondenza del centro di quest'organo, si nota va. una ferì ta di forma e g rande!lza pressochè ug uale a q ne lla della parete anteriore del pericardio, con mar-
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LESI O NI RII.EVA 't E IN UK CADAVERE PER SUICIDIO
gine circolare ecchimotico-sanguinante. In corrispondenza della predet~a fe rita, se ne notava un'altra leggermente piu grande sulla superficie superiore della piccola ala del fegato. Nella cav ità addominale non si è trovata alcuna raccolta apprezzabile di sangue, di siero o di bile, uè sp&.nd imento di materiali contenuti neiPapparecchio· gastro-enterico. Sulla superficie superiore convessa del fegato si n otavano due ferite; delle quali, una quasi nel mezzo del lobo sinistro, dianzi detta, l'alt ra molto dappresso al lllargine poster iore esterno dello bo destro. ~ncste d ne feri te avevano pressochè ugnali dimensioni e forma; erano leggermente più grandi di quella che i nteressava il pericardio e diaframma insieme, anche eon margini ecchimotici e sanguinolenti. Queste due ferite erano tra di loro r iunite mercè un tramite discontinuo rettilineo, più vicino alla superficie inferiore concava del fegato. D etto tramite non era rappresen· tato da un cilindro eavo a pareti continue, come si è d ianzi detto, poichè gua:; i nel me7.zO della concavità del fegato la parete inferiore del tramite era disCOI\tinuata per mancanza di mas:;a, a causa della concavità. dell'organo; qu indi il proiettile in questo punto aveva seguitato una traiettoria radPnte nella parete superiore, per riconficcarsi a sua volta nella massa del rimanente fegato, ed uscirne dappresso al suo margine posteriore destro, in conispondeuza di un punto q nasi mediano dell'ottava costola tra la sporgenza della colonna vertehrale e la linea ascellare posteriore destra. Il tramite nelle parti complete dava nella sezione un foro più grosso di quello riscontrato nella parete anteriore del ventricolo destro del cuore; alla superficie si notavano i granuli epatici scontinuati, come se il fegato fos:;e stato non tmfitto da un grosso puuteruolo che av~'sse di sgregato e schiRcciato gli elementi della sua
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CON ON COLPO Ul FU CILI:: DI NUOVO MODELLO
massa in quellu. parte attraversata da ferro, sibbene strappato; in guisachè la superfirie c.:ava della feri ta era non liscia, sibbene ineguale per rilevatezza d ei gra· nuli epatici. Lungo la ferita non si è riscontrato leso alcun vaso sanguigno d'importanza, nb la. cistifellea.. L'ottava. costola era perforata nel suo corpo, èd il foro era sensibilmente più grosso di quello riscontrato dalla parte della cavità. toracica nella 5• costola.. Es::~a. era di forma circolare con margini pleurici sauguiuolenti. Delle ferite cutanee, g nella anteriore era piccolissima con margine circolare limitatamente annerito, di dimensione da lasciar passare una testa di spillo di media grandezza, corrispondente al foro della costola ; q nella. posteriore un po' più grande, con margine circolare annerito, della dimensione di una lenticchia. ~e l cappotto, precisamente nella parte ch t~ corrispon· deva alla ferita anteriore, si notava un fòro circolare della grandezza di una lenticchia senza tracce di ustione; sulla partè di rincontro alla ferita posteriore un foro della grandezza pressochè di un centesimo, con una fe~sura di circa un centime&ro. Tale fessura era come una st.rappatura senza perdita. di sostanza. I fori della camicia e d ella maglia (che erano di cotone) si son tro· vati molto più larghi di quelli del cappotto, sempre però proporzionatamente più grandi quelli di rincontro alla ferita posteriore, che quelli dalla parte della ferita anteriore. •
• • Dai fatt i rilevali emerge che il tragitto della ferita risulta diretto da avanti in dietro, da sopra in sotto e da sinistra a dest.ra, e se fosse stata tirata tra le due ferite cutanee una r At.ta, e<;sa avrebbe percorso il tragitto fatto dal proiettile. Le ferite cutanee sono state trovate più piccole di quelle degli organi ca\·ita.rii, ci0
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LESI0:'\1 RILEVATE IN UN CAIJAVl(HE PER SUICIDIO
che senza dubbio è dovuto al la proprietà della grande distensione ed elasticità della ente, la qualE> facilm ente ad un urto ced e per ritornare subito allo stato n ormale; molto più poi in quelle r egioni ove al rlisotto del la cute, anzichè un osso dllrO resistente, si tro~:ano tessuti mo lli, oppure strati di tessuti di varia natura (come la parete toracica) che forma un tutto cedevole ed elastico. L a ferita della massa del fegato è stata la più grossa, ed è quella che presentava maggiore pt~r dita di sostanza. P erò la ferite della snasnper fìcie conv essa rassomig liavano per forma ed apparenza a quelle del pericarJio e del di,tframma. Tal fatto è dovuto a che gli organi dianzi nominatj sono stati trafitti dal proiettile in si ti ri\·estiti di si"lrosa a simiglianza della superficie del f~gato. L e ferite di quest'organo erano più grand i perchè la sieros<LiU\·olgeva uJJa massa molle, friabile , quale è quella. del fe gato. Val la pena eli soff,)rmarei un poco sullq feri te d el cuore. (~uesforgano preseuta,·a tre fer itfl, tutt'e in vicinanza del mucrone, delle guai i una interessava il setto, una la par.:Jte anteriore, e l'altra l;J. parete posteriore d el YeHtricolo destro. Le ft'rite delle pareti si tro\·avan o nella traiettoria del proiettile, m entre quella d el setto ne rimaneva fuori a sinis tra. L e ferita della parete anteriore del ventri;olo e del selito presentavano quasi lo ~t.esso a;;petto, mentre la fl:}rita della parete posteriore rassomiglia\·a ad una lacemzioue del miocardio senza p erdi ta di. :;ostauza. EssE• ndo il cuore normalm ent~ si· tuato nel mediastino con la punta rivolta a :::inistra. e con la p<tn•tc posteriore del vcutricolo destro ri \'Ol ta a d estra, in dietro ed in bas:;o. è facil e immaginare che il proiettile penetrato dalla parte ant~' rio re del ventricolo abbia trovato la. SUjH'rficia della p<w ete posteriore adagiata per nn uerto tratto snlla <>nperfh:ie conYessa fatta
CON U:'\ COLPO DI FUCJI,E DI NUOVO MODELLO
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per opera del soLtostante diaframma e qu indi la parete del ventricolo, p er quella parte ferita, si fosse tro\·at<L nella traiettoria del proiettile; da ciò la ferita lunga. Ma la ferita del setto? In questo caso bisogna invocare un altro fattore. Si sa dalla fisi ca che l'urto comunicato in un punto della massa di un liquido contènuto in un recipiente, si comunica rapidamente ed in tutte le di · rezioni della massa: e perchè i liCJuidi sono poco compressibili, i movimenti bruschi e violenti si ripercuotono a scapito delle pareti che, secondo la loro natura, non hanno il potere di disperdere o di comunicare ad altro corpo il movimento ricevuto; quindi , superando la forza dell'urto, l' ind ice di resistenza di esse è vinto ed il r ecipiente si rompe. Quindi il proiettile avrebbe dovuto colpire il cuore nella diastole ventricohLre, ~ la massa del sangue contenuto n el ventricolo destro. ricevu to l'urto, per energ ico e rapido movimento comunicato au ebbe proclotto la lacerazione della parete veutricolare po,;teriore e quella d·el setto. P erò in questo caso avrebbe do vuto lacerarsi il \'entricolo n elle parti meno resisten t i, n on già in vicinanza del mucrone - avrebbe dovuto lacerarsi i l setto interventric0lare a prefer enza e t rovarsi rovinato l'apparecchio ostio- veutt·icolare ciò che non si è verificato . La lacerazion e potrebbe esser stata prodotta dal gaz sviluppatosi dalla combustione della polvere che ha accompagnato il proiettile. Allora i guasti n on avrebbero dovnti limitarsi alla parete posteriore del ventricolo; pe,· lo meno sulta p areti> an&eriore del vent ricolo stesso avrebbero dovuto t ro\·arsi magg iori gua:>t i. essendo essa della medesima struttura d i qnella posteriora. t ralasc!ando i guasti che avrebbero dovuto t rovar:>i negli organi adiacenti. Nem· meno qnesta ipotesi spiega il fa tto. I nfine fo uu"altra considerùz ione. ed è qnella clte il proiettile abbia dovuto colpire il cnora nel momento ·
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LESIONI I!ILE\"ATE Ili UN CADA.VEI!E PJ::R SUICIDIO
;;ua massirntl. contrazione dei ve ntricoli (sistole).
In •1ue,;to caso, scomparsa la cavit~t veutricolare, il setto avrebbe do\·uto tro\·a.rsi ripiegato nel senso della !un· ghezza, col margine ottuso v orso il ventricolo destro; e perchè il cuore è pog g iato con parte della parete po· st.eriore sulla covessitù del diaframma, e nella. sistole, pe r esser un po' raccorciato il diametro longitudinale del cuore, quintli spostata ~n alto la punta, il proiet.tile trafiggendo in q nesto momento il veutri.colo destro del cuore dell'avanti ali" indietro in vicinanza dùl suo mu· cr(me, ha potuto ferire anche il setto, ed apportare le lesioni riscon trate in quel viscere. È vero che il tessuto muscolare ull'rl:l puu<l. resisti;!UZa all'a;r.ioue J ei pruitlLtil i, ma le ferite del cuore e:;sendo state riscontrate di climen· sioni notevolmente maggiori di quelli d egli altri organi, questo fittcu ùeporre a taYore che il cuore fosse stato ferito nel momento del la massi ma contrazione delle sue fibre muscolari. Come e avvenuta ht s~.:heggiatura della ò• costola in v i cina.nza. del foro cl i eu t rata, ri::>con t ra ta nella disse · zione del cadavern? Essa non ha potuto esser conse· guenza del proiettile, perchè si trovava al principio del la sua velocità iniziale; nè tampouo d ell'urto del gaz prodotto clall'acceusiono d d la polvere, altrimenti avrebbe dovuto essere, se pure ù ammissibile, la frat· tura d ell"osso in modo di\·erso o por lo meno la fessura iucomi nciara dalla ferita della costola fatta dal pruiettile. P t> r potersi dar ragione di tale lesione bisogna tentare di riL:ostru ire il fatt.o per vedere come ha potuto il Ro· lando far e:;plodt>re c.;outro sè stesso !"anna, producendosi ht morte per le lesioni desuri tt.e. ~ ·ssuno si) trovato presente al fat~o . Delle iuformaziou i a;;suute, nemmeno uno ha potuto spiegarmi come il proiettile a\·e;.;;:A potuto an~ rG la direzione tenula nel
CO:" UN COLPO DI FlJCI!, E DI NUOVO l!hJDELLO
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trt~.figgere il corpo dell' infelice R olando. P ercio mi son
recato in quartiere per esaminare il luog,) ove è avve· nuto il suicid io. Aiutato dalla cor tesia del maggior<' del li'l fanteria. Richard cav. Luigi, ho potuto far rimettere la camera nell' istesso modo come era prima del fatto. La camera è la parte est.rema d i nn corridoio, che si trova al l " piano, separata dal grosso mercè un paravento in muratura. Di questa camera tre lati sono interni, un lato guarda la strada ove corrisponde la facciata del quartiere; in questo lato hav>i una finestra. Il casermaggio è fatto da brande, ed in questa camera erano tre brande, per i tre sottufficiali della 5" compagnia (alla. quale apparteneva il suicida) . Le brande erano ricomposte, ed in una di esse, situata perpenàicolarr.oente al muro interno di nord-ovest e parallelamente al lato della finestra, distante da questa più di due metri, si trovò a.l suo estremo pendente r arma fatale. ·L a correggia del fu cile era impigliata tra i giri della catenella che servi va a tenere la branda chiusa - il grilletto era agganciato ad un gancio d ella branda. Da questo gancio il fuci le pendeva. Ho fatto mettere un uomo in ginocchio e fatto puntare l'arma in tal modo fisso alla branda di contro la sua 5'' costola di sinistra, tenendosi avvicinata l'arma istessa con la mano sinistra. Indi ho t eso una corda secondo il prolungamento della canna del fucile fino al pun to del muro contro cui il proiettile si è conficcato (venti centimetri circa dal pavimento nel muro esterno di facciata verso il lato sudest) essa tagliava obliquamente l'asse lungo della branda. Da silfatta disposizione ho potuto constatare che la corda tesa rispondeva perfettamente alla traiettoria ottenuta dal proio}ttile fl ris:;ontrata nella autopsia. Se per poco l'ind ividuo si allontanava dalla bocl!a del fuc ile la corda attraversava il corpo in una sezione più bassa di quella riscontrata.. ~imilmeute la corda tesa non era più ri-
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L E~ l 0 1\l RILEVATE IN UN CADAVEI~E PER SUICI DIO
spondente alla. dir ezione deUa ferita. se r individuo si a.lza,·a, si abbassava oppure se prendeva altra posizione. Stabilito dunque che lo scatto del l"arma sia a\venuto impugnando l'estremo della canna con la mano sinistra e tirando l'arma for temente contro il petto, è possibile ritenere che l'ur to della bocca del fucile avesse potuto produrre la frattura della costola un istan te prima che • fosse partito il colpo. Se si considera anche 0he nello stato d'animo e nell'agitazione in simili circostanze gli a tti volontarii del movimento non sono effettuati con la misurata en ergia e coordinazione n ecessaria, è facile comprendere che il suicida abbia tirato con un colpo secco, e che in con:>egnenza r urto della canna abbia potuto c:msare la riscontrata scheggiatura della costola. Il fucile e la car tuccia adoperati sono stati quelli di modello 18tll. Quindi proiettile di piombo rivestito. Il
proiettile dopo aver t.rafitto quel corpo e prodotto tutti i descrit ti guasti si è conficcato nel muro per oltre sette centimetri. n muro è formato d i materiale misto, cioè di mattoni e piet ra. Il proiettile ha attraversato lo strato di mattone (come si è. potuto constatare dall'incrostazione rimasta aderente al piombo) e si è arre· stato di contro ad una pietra. Dalla irriconoscibile deformazione in cui è stato trovato il piombo, denudato dalla. sua cam icia., e dal modo sconciamente aggrovigliolato comt~ è stato rinvenuta la camicia stessa, è da ritenersi che il proiettile in quel punto di penetrazione si trovasse ancora in possesso di molto movimento ; movimento repnlso dalla pietra, e p erciò trasformato in calore - il quale calore ha portato la fusione del piombo, che a sua volta ha lacerato la camicia e se ne è liberato. In questo modo la pallottola si è t rovata deformata e l'incamiciatura squarciata e malamente aggrovigliata.. Il peso complessivo del proiettile rinvennto è stato trovato di grammi otto e cinque centigrammi. La massa. man-
COl\ UN COLPO DI FU CILE DI NUOVO MODELLO
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caute forse è dovuta ai piccoli frammenti fusi o andati dispersi. S enza entrare a discorrere della composizione della polvere delle cartuccia, nè della forma dell'anima del fucile 1891, tenendo presente la direzione del proiettile, cioè l' incidenza. molto obliqua e direi quasi tangente sul centro tendineo convesso del diaframma, e l'incidenza c~m l' istesso angolo sulla superficie convessa del fegato, senza che il proiettile sia deviato d ~tlla sua trai'3ttoria, si deve convenire che la forza penetrativa della pallottola sia stata potentissima. Per gli organi lesi e per la specie delle lesioni riscontrate, specialmente nel cuore, se si fosse potuto contare gli istanti della velocità del proiettile nella sua breve e micidiale corsa, si dovrebbe ritenere essere avvenuta la morte d ell'infelice Rolando prima che il proiettile avesse completato la trasfissioue di quell'organismo.
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LX NrOVO ASTIG~lOi\IETRO !lo' l •l Oli. Giacomo I.UI't'ioln c:tp olnno llled. c olo'l l' lllj:t. Cari ~> CJi81l<'iolo .
Dopo che l'ottalmometria clinica si ebbe da.l genio di H t: l mho l tz il più -val ido incr emento, soprat:.utto mercè la costruzione del suo classico ot talmometro, è stato incessn.nte il lavorio degli oculisti per risolvere il pro· blema eli una pronta ed esn,tta valutazione dell'astigmatism o corneale a scopo precipuamente clinico. 8 noto come, ad eliminare le non poche difficoltà che esige r uso rlell' istmmento d i Helmholtz, molti altri ottalmometri furono costruiti posteriormen te, o
di e,:;si IJ.Uello di Jn.val-SchiOtz, di Dnbois-Leroy e Reid sono i più perfet.ti e d ' uso pitl comunt>. Però se per il l oro im piego nella pratica senza dubbio de \' Ono es· sere considerati quali istrumeuti preziosi, giacchè il piccolo errore, cui possono dar luogo, per quanto r iguarda la correzione cilindrica dell'as tigmatismo oculare, è trascu rabile, tuttav ia era sempre des iderabile r iso l vere il problema della costruzione di un istni· mento, che potesse con un ll!aneggio sempl ice e con una sola lettura inùicarci con precisione la natura ed il grado dell'astigmatismo corneale. J ava l nella « Introduction aux mémoires d'ophtalroométrie » cosi si esprime : << Notre rùle est d'indiqu,e r les fìnesses de l'ophtalmolll(~ tri e : non nous hàto ns d"ajouter que, pour ceux I]Ui veulent se resigner à commettre cles erreurs d'une damid ioptrie, toutes les fiuesses d isparaissent, et l'ophtalm om~trie 11e pré;-;ente ancune ditliculté. »
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U!S NUOVO ASTIOMO:IIETRO
Questa. considerazione dell 'illustre ottalmologo francese giustifica il nostro desiderio di una misurazione più esatta dell'astigmatismo corneale, e speriamo essere riusciti a tale intento costruendo il nostro strumento. Come è noto, l'enunciato del problema da risolvere si riduce al seguente: Data una superficie corneale qualunque, determinare i raggi di curvatura dei due meridiani principali. La superficie corneale esterna, considerata quale uno specchio con vesso, deve necessariamente rispon·dere alle stesse leggi, a cui rispondono gli specchi c::onvessi nella formazione delle loro immagini e per conseguenza, l'iagPanclimenlo, ossia il rapporto dell'immagine alroggetto, è dato dalla espressione
_A' B' _ ,, s - 11 s- 2p
f
_
+,.- ·a:
la quale, giusta le cognizioni fisiche, ci dice che ringrandimento non è che il rapporto tra la distanza focale e la distanza a p r dell' oggetto al foco : q principale. Esaminia·~· mo ora se detta farmola può servire al n ostro intento. È noto che gli. elementi che ci possono condurre alla cognizione del raggio di curvatura (1·) di uno a ./ specchio convesso so· Fig. I. no: l'oggetto AB, l'immagine di detto oggetto A' B', e la distanza tra l 'ogg~:~tto e lo specchio (p) (vedi fig. I ). Or nelle stesse condizioni noi ci troviamo di fronte
r
li
2.) 8
0:-i NU0\0 ÀSTIGHòliETRÒ
alla superficie corneale; dtmque se avessimo mezzo di conoscere simultaneamente questi tre dati, avremmo facilme nte ottenuta }a risoluzione del problema. Supponiamo (in seguito vedremo come) di avere i tre elementi A B . ...l' B' e p come termini noti, e riportiamoci alla espressiOne
A' B'
,.
_
(
S= ; tB -2p +1-- a -t' B'
I n essa troviamo uoto il rapporto ·A B , e della espres-
p+
p
r se togli 1' raggio, il 2 è noto perchè rap2 presenta la doppia distanza tra lo specchio convesso e
sione
l'oggetto, ovvero tra la superficie esterna della cornea e l'oggetto. Però tanto l'uno, quanto l'altro dei due rapporti· A' A B'- ed
8
r d f' · · d e11' 1stesso · • essen o unz1om p+ 2 1
coefficiente d'ingrandimento, possiamo ricavare la equaZIOne A' H ?' A JJ nella quale la sola incognita ci è rappresentata dal A' B' r raggio J', e quindi risolvendo si ha A' B' 2 p = A B ·i ', e passando al 2• membro A' B' 2 p = A B 1' A' B' 1· , cioè A' B' 2 p= 1' (A H- A' B' ) e quindi
+
?' =:
A' B' 2p AB - A'B'
questa è l'espressione di,. che ci è servita per la costruzione del nostro a;;tigmometro. Dal l'esame di essa, espressione risulta che il valore di 1' potrà ess~::rci noto sempre che potessimo conoscere i valori di .4' Jt, di 2 p e di A li.
UN NUOVO ASTIGMOMETRO
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Ora ..t' B' rappresenta l'immagine che un oggetto esterno forma sulla cornea, A B l'oggetto stesso che la dà, 2 p la doppia distanza tra la cornea e l'oggetto. Di questi valori però solo il variabile è l'A' B' perchè i" A B, oggetto, e il 2 p, distanza doppia, saranno a priori stabiliti; resterebbe perciò solo la determinazione di A.' B' che è appunto ciò a cui lo strumento dev-e rispondere. Disponendo innanzi alla cornea un oggetto qualunque, è certo che si formerà su di essa una immagine, la. quale sani più o meno piccola, secondo la distanza p dell'oggetto stesso dalla cornea, e sarà virtuale .a diritta. È questa immagine che noi cercheremo di raccogliere e 1msurare. Descrizione dello strume nt o.
Veniamo a descrivere lo strumento. Riassumendo il principio su cui esso è costruito, e che abbiamo algebricamente esposto precedentemente, noi abbiamo voluto: Dato un oggetto, raccogliere e misurare l'immagine che esso forma sulla cornea, misurare la distanza inter posta tra l'oggetto e la. superficie corneale, e da dettii elementi ricavare i raggi di curvatura dei meridiani della superficie riflettente. L'istrumento è cosi conformato (vedi fig. II) : Ha una tavoletta di sostegno rettangolare A-A-A-A lunga m. 0,60 e larga m. 0,40; lungo l'asse mediano longitudinale di ddtta tavoletta è praticata una scanalatura dentro cui viene convenientemente ad allogarsi un regolo E il quale, esse11.1do fermo dalla parte superiore allo zoccolo C, e presentando, dalla parte infer iore, i denti di una cremagliera agli spazi di una ruota dentata, potrà, a mezzo della. vite 1, scorrere a. sfregamento dolce dentro la scanalatura. Allo zoccolo C è fermata
2 ò0
Ul\ NUOVO ASTIGMOMETRO
oltre il regolo H la colonna D che, movendosi lo zoccolo C avanti o indietro, sarà pure trasportato nell' istesso modo. La colonna D sostiene un cannocchiale F fermo allo anello G, il quale è alla sua volta fermo ad un asse
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Fig. Il.
di sezLOne quadrata che si trova. adattato dentro la colonna. D scavata nella sua lunghezza, con una. sezione quadrata uguale a. quella dell'asse che vi deve scorrere dentro. Una vite 2 a mezzo di ruota dentata e di corrispondente cremagliera potrà far salire o scendere l'asse, il quale trasporterà nel suo movi-
I!!N NU0\'0 ASTlGMO~IETRO
2Gl
mento verticale t'anello G ed il cannocchiale F. L'asse d ella colonna D è disposto perpendicolarmente al piano ..t-.L-1-tl, ed il piano che l?assa per detto asse e per l'asse ottico del cannocchiale, piano che per brevità noi chiameremo colla lettera .L:, è normale al piano il·A-11-.A, eu à disposto nella direzione della scanalatura; vuol dire che l"angolo A H I dalruna. e dall'altra p arte è d i 90•. B chiaro da quanto si è detto che i clLle movimenti di ava.nz11.re e retrocedere della colonna D o di sollevamento del cannocchiale avverranno sempre nello stesso piano normale al piano 11-A.-A- A e sempre nella. direzione della mediana H .H. È questa una condizione molto importante nel nostro istrumento . .-\.d uno dei lati della tavoletta di base A ·"l-:l-A è fer· mata normalmente una. seconda tavola B· H-1~-B delle dimensioni di m. 0,40 di larghezza per m. 0,60 di altezza. Detta tavoletta essendo normale al piano A .-1 /l A sarà pure normale all'altro piano .r· passante per l'asse della colonna D e per l'asse ottico del cannocchiale; in essa all'altezza di m. 0,20 dal piano .l ....1 A A. è aperta una finestra quadrangolare di m. 0,30 di lato e disposta in modo che i suoi. assi verticali e orizzontali collimino con i piani verticali e orizzontali passanti per l'asse ottico del cannocchiale. Dalla parte interna di detta finestra, e nella direzione dei due assi mediani, sono disposti degli appoggi ab,. tl, i quali mercè le corrispondenti viti esterne, n ella figura indicate, possono avanzare verso il centro di .tìg. O della finestra od allontanarsene. Attorno all'obbiettivo del cannocchiale è concentricamente fissata una calotta sferica L di ru. 0,20 tli raggio cou una base di m. 0,15. Essa è diHposta in modo da pre~entare la sua. concavità al piano B B B U ~ a.uvere la sua
base sopra un piano parallelo allo stesso piano B B B B e normale all'altro A A .l A.
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ON NUO VO AST IGMOf>IETR(I
Nell'interno di detta calotta, cioè sulla superficie concava, concentricamente all'obbiettivo è· disegnato un quadrato bianco con le sue diagonali corrispondenti ai due piani nor mali passa nti p er l'asse ottico del cannocchiale. L a descritta calotta potr~~ a mezzo di vite micrometrica rotare attorno all'asse dello strumento, ed essendo dalla parte posteriore munita di un carchio gl·aduato con corrispondente nonio, potremo facilmente leggere i gradi d'inclinazione dei dne assi diagonali del quadrato bianco sopra i piani norma! i e fiss i del cannocchiale. Finalmente sul bordo destro della scanalatura longitud iuale del tavolo .4 è incisa una grad uazione in centimetri, che ha la sua origine ze1·o dalla faccia interna del piano JJ B 8 B, e viene indietro per tutta la lunghezza della tavoletta A A A A, in modo che con l'avanzarsi od indietreggiare della colonna D, il regolo E scorrendo nella gradua:.r;ione, potrà. indicare la distanza a cui il piano normale, che passa per il lembo di detto r egono e per i vertici d dl quadrato descritto nella calotta, si trova dal piano parallelo passante per la faccia interna del tavolo ferma-testa 1~ B B B. Ved iamo ora come lo strumento va usato, e se si può da esso ricavare gli elementi della formola A' B' 2 p i' = A lJ - A' lJ'
in cui ,. rappresenta il ragg io, A' B' l'immagine, A B l'oggetto, 2 p la doppia d istanza tra l'oggetto e il vertice della sn perfìcie riflettente. Be noi supponiamo che il centro della cornea di un occhi.o si trov i disposto al centro di figura O della fine:>tra dello strumento e guardi al centro dell' obbiettivo, certo che compor tandosi la superficie esterna della.
UN NUOVO ASTIGliO&IETRO
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cornea come uno specchio convesso, sopra di essa si formerà per riflessione P immagine del quadrato esistente sulla calotta L. E siccome la parte di superficie .corneale su cui l'immagine si forma è piccolissima, e noi perciò la possiamo considerare con poco errore come superficie sferica, così le due figure, l'oggetto cioè e la sua immagine si possono ritenere come figure omologhe, e tali effettivamente saranno ogni qua.lvolta la superficie corneale sia normalmente conformata. Però noi sappiamo che la cornea effettivamente presenta una superficie non perfettamente sferica, ma allungata secondo il meridiano orizzontale, così da formare una superficie raccordata. fra due archi di raggio differente incrocian· tisi tra di loro in un punto che travasi sull'asse centrale della cornea. Or quando la differenza. fra questi ragg i è molto piccola, allora la visione avviene regolarmente, quando però tale differenza è considerevole, la visione resta disturbata per l'esistente astigmatismo, ed è necessario allora potere determinare la differenza di curvatura fra gli archi meridiani per un'opportuna correzione parziale o totale, a seconda i casi, a mezzo delle lenti. ·· Ritornando ora allo strumento con l'occhio in ·osservazione, e richiamando l'accenno ai differenti raggi di curvatura degli archi meridiani della cornea, vediamo che cosa avviene nella formazione della immagine del nostro quadrato, e precisamente come avviene la formazione delle immagini delle due diagonali del quadrato. Per quanto si è detto, ordinariamente la cornea (vedi Fig. m. fig. III) ci presenta l'arco AB di raggio minore che l'arco CD, or quando detta cornea disposta come dicemmo precedentemente nello stru·
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UN NUOVO A STIG MOMETRO
mento, sarà rivolta al quad rato della calotta, i piani nor mali passa,nti per l'lrSse ottico del cannocchiale e per le diagonali del quadrato passeranno pure per gli assi A B- C D della cornea (sempre chè questa abbia i suoi assi normali secondo la verticale e la orizzontale). Come si formeranno allora. le immagini delle dia-
gonali? Per facilitù, di ragionamento supponiamo che, stando fermo il piano verticale passante per l'asse de l cannocch iale, per la diagonale e per il meridiano verticale della cornea, raltro piano normale passante per l"a ltra diagonale e per l'altro meridiano della cornea,
F i l(. t\".
giri a mò di cerniera nell'asse del cannocch iale per 90° e venga perciò a r ibattersi sul primo . .Allora, come vedesi nella figura IV, noi avremo in A li sovrapposte le due diagonali del quadrato, in V il vettice comune dei due archi meridiani della cornea l' uno col centro di curvatura in G, l'altro in F'. Allor;l. è chiaro che contemporaneamente si formeranno sulla con1ea le immagini di una stessa re-tta AB runa in A' B' l'altra più piccola ed in un punto diverso ab. Come vcdesi dalla figura, l'immagine maggiore è data. dnlrarco di raggio maggiore, appunto percbè le imma·
UN NUOVO A:>TIG~fOlfETRO
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gini sono direttamente proporzionali alla lunghezza del raggio. - Or quando lo astigmatismo ha luogo? Appunto quando la distanza tra le due immagini è troppo grande, ovvero, che è lo stesso, quando la di1ferenza di dimensioni fra le due immagini è molto forte. E ditatti se noi spostiamo il centro F della curva più. piccola ver;;o C, centro della curva più grande S. V. T., facilmente si vede che mentre la s. V. l . tende a. confondersi
con l'altra S. V. T, la immagine ab tenderà a pigliare le sttlsse dimensioni della .4'.1:J', e la distanza fra esse due immagini a diventare zero. Come si vede dunque è la differenza tra i raggi che noi dobbiamo poter determinare. L'osservando sedut;osi su di uno sgabello di altezza variabile disporrà il capo nella finestra dell'appoggiat·~sta. dello slimmento, adattandosi in modo che l'occhio da osservare corrisponda al centro di figura della finestra (centr o che sarà determinato tendendo due fili secondo gli assi mediani) e guardert~ il centro dell'obbiettivo; si è quindi sicuri che per la costruzione dello strumento la cornea si troverà normale all'asse del can nocchiale, condizione necessaria questa perchè la immagine che vi si forma sia una figura omologa al quadrato della calotta. Ciò fatto si avanzeranno per mezzo delle viti gli appoggi a,b,c,cl, (fig. II} sino a fer mare la testa dell'osservando, che resterà perciò fissa nella posizione voluta. Allora spostando, a mezzo della vite l, il cannocchiale avanti o indietro, cercheremo la distanza a cui la immagine del quadrato si forma più nettamente, e trovatala. fisseremo la colonna D al tavolo A servendoci di una vite di arresto che si trova al lato opposto della vite 1. Dopo ciò mettendo a fuoco l' oculare merce la vite 8 e certo che, funzionando il cannocchiale come un microscopio, scorgeremo ingrandita la immagine formatasi sulla cornea.
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U.:\ NUOVO ASTIOMOliETRO
Il cannocchiale, che in seg uito descri veròmo, è munito di un micrometro il cui rapporto di iogra.nmento essendo per costruzione noto, ci darà le d imensioni diametriche della immagine, uioè le dimensioni a b e A' IJ' della fig. IV. Ved iamo dunque se dallo strumento abbiamo ricavato gl i elementi voluti per la ricerca di 1·, e torniamo alla nota formola.:
.-1' B' 2 p r = A B - .rl' B'
A' B' l'abbiamo dal micrometro, ;1 B la conosciamo per costruzione, perchè è la d iagonale del quad rato, e la sua lunghezza sarà segnata nello strumento, :J p, cioè la doppia distanza tra il vertice della superficie riflettente e l'oggetto la poss iamo leggere sulla gmduazione del t9.volo .i iudieandocela il regolo T E. Inutile dire che noi con una sola lettura al micrometro abbiamo riuavato anche raltra dimensione ab, ed allora facendo nn esempio s upponiamo di aven·e avuto
li' B' == 0,003 a' b' == O, 0025
AB=: 0,12 2 p= 0,60
non ci resta clte introdurre questi valori nella formo] a ed anemo per .l' B'
0,003 x 0,60 . . 0,0018 o0154 ?' == 0,12 - 0,003 CJOe ]'== O, 1170 = per a' b' 0,0025 X O,GO ,. = 0,12-0,003 cioè: 0,0015 ,. =o 1170 = 0,0128 ' quindi la ditferenza in questo easo tra 1 due r aggi sarebbe di m / m2 fl 6 dPciuìi. l
UN NUOVO ASTlGMO!IETRO
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Giova qui fare osservare come questi due risultat i non fanno che confermare ciò che geometricamente abbiamo ricavato dalla fig. IV, ed è questo un risultato molto importante al nostro caso. Infatti noi abbia•110 fino ad ora ammessa la ipotesi che i due meridiani principali della cornea osservata segnino le direzioni della verticale e della orizzontale. Ciò potendo non sempre essere, cerchiamo se col nostro strumento sia possibilè sempre l'esame oftalmometrico. Premettiamo alcune necessarie considerazioni. Siano M-N ed S-T i due piani normali passanti per l'asse ottico del cannocchiale,' e supponiamo due casi, il primo, fig. V (l), quello che abbiamo considerato, ed il secondo, fig. V (2), quello che ci resta da considerare.
(l )
(2 1
l'ig. \".
Per ciò che abbiamo precedentemente detto, risulta chiaramente che nel caso (l) della figura V l'immagine del quadrato non ci si presenterà come tale; ma ci si presenterà sotto la forma di un rombo, non avendo noi una superfici~ riflettente perfettamente sferica. Or quale sarà la forma della immagine nel caso (2)? Per potere detarminare ciò consideriamo nn momento le figure seguenti, nelle quali cercheremo di studiare il modo di formazione delle immagini nei differenti casi ohe per migliore comprensione riassumiamo cosi:
U:" :'( UO V O ASTir.iiiiiMETRO
i •) I m magi 11 ~ riti essa sopra uua superficie con vessa
perfettamente sferica di un f)ttadrato come quello del nostro strumento. ~·) Inunagine ritles.;a sopra una superficie convessa non perfettamente sferica, ma r:elle oondizi.oni ordinarie della comea, di un quadrato come quello dello strurueut.o, ed in modo che le diagonali e gli assi normali di figura della cornea corrispondano su due stessi piani normali. 3") Finalmente, il caso 2'' della fig. V, senza che vi sia cioè la corrispondenza. delle diagonali del quadrato e degli assi norma! i di figu ra della cornea sopra due stessi piani normali. Esaminiamo per ora la fig. VI (l ) e (2) che risponde al l" e 2• caso e d iciaruo: a A'
A
B
- (l} F i~;.
\'1.
N el 1•, sicco me si tratta di una calotta sferica ;l C 13 D, è chiaro che comunque ruoti essa ottorno al suo cen tro o presenterà sempre alla calotta dello strumento archi me· ridiani di ragg i uguali, e quindi noi avremo che i due archi coincideranno l'uno con l'altro, e quindi le due immagini d i .l H - C D si formeranno contemporaneamen te in n no stes:;o punto, e saranno delle stesse dimensioni; la figu ra della immagine sarà quella di un quadrato disposto come quello dello strumento, e finalmente
Ul' NUOVO ASTIG110l!ETRO
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le immagini dei punti corrispondenti ed omologhi dei lati del quadrato reale saranno pure omologhi e simmetricamente disposti rispetto alla immagine dei due assi A B - C D ed al centro O Nel secondo caso la figura della !immagine non sarà quella di un quadrato, ma quella di un rombo in cui le immagini dei vertici A' B' C'D' non sono equidistanti dal centro o, perchè formantisi sopra archi di raggio di .-'ferenti, ma che pure rappresentano i due raggi limiti di quella superficie; difatti tutti gli altri archi meridiani che noi possiamo concepire, ad esempio (vedi figura VI, n. 2). a., b, c, d, sono archi di raggio che crescono verso il meridiano C'D', decres.cono verso A' B'. Così, se chiamiamo con R il raggio dell'arco C'D' e con R-n il raggio dell'arco A' B', tutti gli altri infiniti archi che noi possiamo immaginare, naturalmente raggiantisi da o, a.vianno per raggi una serie crescente o decrescente i cui limiti sono R ed R ·n, e CJ.Uesta serie, se si osserva il modo come si comporta, ci spiegherà il perchè della formazione del rombo. I quattro punti A' B' C'D' sono, come abbiamo verificato, le immagini dei quattro vertici del quadrato reale; abbiamo visto come esse si son formate, e certamente con le stesse leggi si formeranno le immagini di tutti i punti che costi tuiscouo i lati del quadrato, e quindi sup ponendo (fig. VII) l'anB' golo A' O E = A' 0 M, gli J..'ig . \' li. archi che si trovano :.;opra i piani passanti per E O ed ,11 O :;aranno archi di raggio uguale, e perciò le immagini E P - .iJtl N dei corrispon· denti punti omologhi dei lati del quadrato saranno pure
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UN NUOVO A5TIGM Ol'IETRO
omologhe e simmetricamente disposte rispetto ai due assi ..1' B' - C'D' ed al centro O. Lo stesso naturalmente deve avvenire per qualunque altra coppia dì punti dei lati del quadrato; ma siccome questi punti debbono co· stituire delle rette che uniscono fra loro i vertici A' C'D' B' così noi verremo ad avere un rombo. Ora, dopo quanto si è datto, è chiaro che lo stesso non· avverrei. quando si tratta del 3• caso. Come precedentemente si è veduto, la formazione della immagine è avvenuta regolarmente, poichè l'immagine delle diagonali formandosi sopra i due meridiani principali della superficie riflettente, tutti gli altri punti banno immagini simmetri cameute disposte. Ora supponiamo (fig. VIII) che ; i B C D sia il quadrato dello strumento, e che l'ellissi interna segnata in questa figura sia la superficie dflettent~ corneale disposta in modo che gli assi E F - HG F ig. Yl Il. non siano sugli stessi piani delle diagonali AB - C D, ma cadano sulle mediane del quadrato reale. Per quanto si è detto si ha, che le immagini dei punti E F - HG, che costituiscono le sezioni più piccole, che si possono avere sul quadrato, si formeranno scpra l'arco di raggio R e sopra l'altro raggio R-n, cioè sopra gli archi massimo e minimo della cornea, mentre l'immagine dei p un ti A B - C, D 1 rh e costituiscono invece le diagonali, verranno a formarsi sopra archi compresi traR ed R - n; quindi senza venire ad una lunga ed imltile costruzione grafica per determinare dove la immag ine dei punti avverrà, possiamo dire che essa avverrà in modo da formare, non come nel l o e 2• caso, una figura quadrilatera, ma poligona, come dalla figura
UN NUOVO ASTIGMOMETRO
27 1
si scorge, e con i lati, corrispondenti agli angoli opposti al vertice, uguali e paralleli. E difatti l'immagine dei punti .·l B - C D, essendo gli angoli A O H - H O D uguali tra loro, ed uguali ai loro opposti al vertice BO G - GO C, è certo che si for merà sopra archi di raggio uguale, e quindi i punti A' B'- C'D' saranno equid istanti dal centro o, e la figura data dalla. immagine sarà, geometricamente parlando, un poligono regolare, quantunque. come chiariremo in seguito, noi vedremo una linea continua e non la spezzata della fig. VIII. Da ciò risulta chiaro che se noi facciamo girare il quadrato AB- C D attorno al suo centro O, tenendo ferwa la el issi iuLerna, ci verremo a trovare n~n~ eondizioni del caso ~·. e la figura diventerà un quadrilatero. Or è appunto questa rotazione del quadrato, che noi possiamo ottenere con lo strumento, poichè come abbiamo detto, la calotta è dotata di un movimento di rotazione concentrico all'asse ottico del cannocchiale, e perciò a tutto il sistema centrato che viene a fvrmarsi quando la cornea da osser vare si trova piaz· zata al centro d i figura o della finestra (fig. II). Gi · rancio quindi la calotta di tanto che basti pE;~r avere nella immagine un quadrilatero, noi siamo sicuri di avere ottenuta la. collima zione dei piani, e siccome alla. parte posteriore della stessa calotta si ha un cerchio graduato col suo nonio, pot.remo non solo apprezzare le dimensioni diametrali della immagine, ma vedere di quanti gradi gli assi principali della cornea sono inclinati sulla orizzontale, cognizione questa indispensabile per ottenere poi la correzione dello astigmatismo. s· intende facilmente che se il diametro orizzontale della immagine risulta maggiore del verticale l'astigmatismo sarà secondo la 1·egola, e viceversa sarà. cont?·o la ?'egola se il diametro verticale è maggiore. Prima ora di passare alla teoria e descrizione del can·
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U:\ l'UOVO ASTI GMOMETRO
nocchiale, ·vorremmo fare risultare alcuni vantaggi che il nostro strumento offre, a parere nostro, sopra gli altri, e precisamente sopra quello di J aval-Schiotz, che essendo quello più in uso, abbiamo preso a studiare. Certamente, perchè la immagine fornita da uno spec· chio eur vo, rappresenti una figu ra omologa a quella del· l'oggetto, condizione non solo sufficiente ma necessaria, si è quella che il piano (fig. IX) Jl N passante per l'og· getto, e q uello P Q normale al vertice della superficie riflettente siano parall eli , e che l'asse Y X , passante per il centro di figura dell'oggetto e per l'asse principale della superficie riflette nte, sia perpendicolare ai due piani M N - P Q, poichè diversamente noi avremmo una riflessione obliqua, la quale non ci darà, tra le dimensioni delroggetto e quella della immagine, quel pre· ciso rapporto necessario ottalmometrico da noi cercato.
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:# Fig. IX.
Ora nel nostro strumento guesta condizione si verifica completamente, e difatti il piano, passante per i vertici del quad rato della calotta, pctssa pure per il ta· glio del ~rego lo E, è n ormale a l piu.n o A, ed è parallelo al piano della tavola B; come ancora l'asse ottico del cannocchiale passa per il centro dì figura del qua-
UJS" NU0\"0 ASTIGllOMETRO
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drato e per il centro di fignl'a o della finestra, che è precisamente il punto dove la cornea si va a disporre. Queste condizion i si mantengono in variate sia nei movimenti lougitudina.li del cannocuhiale che in quelli di rotazione della calotta. Non può dirsi altrettanto dell'ottalmometro di Java.lSchiiitz. I n vero nel caso nostro, fermato l'occhio, siamo sicuri guardando dal cannocchiale di mira.re sulla cornea, e altro non ci resta da fare, che portare avanti o indietro la colonna D sino a che l'immagine si formi il più not· tamente possibile, e mettere l'oculare a fuoco sino ad a vere il completo ingrandimento; mentre eu e adoperando l"otta.lmometro di J aval-Schiotz, fermato l'occhio, noi dobbiamo spostare il cannocchiale in tutti i sensi per mirarlo alla cornea, formando così. il pit\ delle volte delle rilles:Sioni oblique. P er chiarire ancora meglio questo nostro concetto bisogmt notare guanto segue. L o :;trumento di Javal-Schiiitz psr etfetto della sua costruzione, avendo le due mire disposte s:>pra un arco di cerd.J.ÌO, darà delle ritlessioni oblique. .Ma questa obliqnit:i., che non avr~l..>be ne3suna importanza, se l'as:>e ottico d el cannoc~hiale si mantenesse perpendicolare al piano PQ tangente della cornea (fig. IX), diventa una ragione di inesatto apprezzamento, quando, co me nello strn mento in parola, quest'ultima condi:r.ione non si verifica. Difatti, CJUanti movimenti di spostamento in avanti ed indietro e di lateralità non subiso::e il cannocchiale prima eli essere mirato? E quando sarà mirato passerà sempre il suo asse ott.ico per il centro di figura e per !"asse principale della cornea? Certo che no, ed allora vengono meno l'omologia voluta tra l'oggetto e la sua immagine. ed i rapporti matematici, che fra. loro si vogliono trovare. IR
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UN !':00'\() ASTIGli OM ETRO
Al t ro vantaggio, 0he r iteniamo avere ottenu to, SI e PJUelto di potera si mul taneamente sopra '"tut stesso campo ed in tempo breve detf'rminare g li elementi metrici della immagine, elementi che provengouo da una unica' ed i n variabile posizione re lati va dd lo strumento e dello osservando, condizione anche questa indispensabile. perchè si abbia t ra tutti gli elemen t i quell a relazione i:natematica concorrente ad un unico risultato, o come di-· r ebbesi fare in modo che: essendo unica la causa si possa tro,·are la legge che regola i diversi effetti. Questo vantag g io non si ha col r ottalmometro d i J a \"a lS ch iotz e. nemmeno con g li altri sinora ideati. Ed in vero, fatta la prima osservazione e dis poste le due "lnire in modo che si abbia il comhaciamento dei bordi delle l oro immagini n oi dobbiamo g irare l'arco di e vedere se il combaciamento si ver ifica a ncora in questa seconda posizione. Bisogna qu i fare r ilevare come fra queste due posiziOl•i dell'arco n on esiste la condizione di concorrenza sopra accennata, poicht- fatta la prima osservazione (che d 'altronde uon è matematicamente esatta perchè obliqua) la second<l. n on aV\'!' JTà n ell e stesse condizi oni della pnmn. Supponiamo inflttt i n ella fig. X la proiezione ori zzon tale dello strumento di J aval-Sd1 iotz nella prima osS ·~ n·azio n e, col suo arco eli ci r\Jolo TL e col cannocchiale .\[ JI, G ;:upponiamo che sia O il punto dove a \·viene il co111baciameuto dei lembi interni delle immag ini d elle mire A e JJ. Se si considerano i due t riangoli .l OE e a O Il facilmente si scorge che essendo le due linee A e - a Il l'uun maggior<! del ral tra, consegneutemen te si rieava che l'iwgolo .-t O E è maggior e di a O JJ, vuol dire C'iò che le due immagini d i A e l J si sono fo rmate sotto angoli differenti r ispetto alla corda l!-, mentre cbe riportaudoci alle formole stesse s u cu i
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U.N NUOVO ASTIGMOMETRO
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Javal si è basato, formole esatte e vere, esse ammettono il caso che i punti 0 .-t C formino un triangolo isoscele SÌlllJUetricamente disposto rispetto alla XY; quale con· dizione si può solo verificare nel ca.so oho gli n.ngoli in O dall'una- e dall'altra parte siano uguali, cioè nel caso in cui le mire si trovassero sull'arco simmetricamente disposte r elativa'mente all"asse X}~ e come dalla figura
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F ig. X.
si vede, supponendo che il pnnto C cada in F e perciò la mira invece che in B si trovasse in C. Dopo ciò chiaro si vede come girando l'arco l L dì 90o si farà una se· conda osservazione, la quale avvenendo nelle stesse condizioni, non matematicamente precise, non potrà, con la prima, avere nessuna matematica r elazione, ma di semplice approssimazione.
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UN NUIJ\"0 A '>T!Gll(HIETRO
Cannocchiale.
Il llC:>GrO ealli10CI;hìaJe e l ungo <:tn. 30 ed eeuSÌ fo rmato : 1• Un ouhiet;ti\·o acromat.ico con vergente f~ corto fuo co, cioè del!st dìsta uza fo .::ale dì l LO mm; 2" Un oculare di 60 mrn. di distanza focale, :nuuito dì uu diaframma reticolato, cioè di un micrometro fotografico il cui reticolo ù d i un quarto di millimE:tro. l due _sì:;temi eli lent i s i possono avvicinare od allontanare, affinehè l'immagino reale prodotta rlall"obbiettivo cada olt re il fnoco dell"oc nlare. Il diaframma col mi crom etro e l'oculare s i possono p ure al lontau,tre o avvieinare tra di loro, per ottenere che il reticolo nmga a Yeder:;i nettame nte dall' osservatore. La fig. X.I chiarirà il ;;istema.
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f:> ia r o"·'·etto rl/J situato tra il centro di cun ratura () ed i l fuoco Ti' dPII'obbietti n l con \·ergente .lf .V . Esso du.n\ nn · immagine reale ed ingrandita .tl' B' . ."':):"')
UN N UOVO ASTlC:llOmn'RO
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L'oculare P Q l)Otendo avvicinarsi o allontanars i da J1.V, sarà tàcile per l'osservatore metterlo in posizioae tale, da trovarsi la immagine A' JJ' tra i l sao fuoco F' e il primo nodo V. Allora cer to si fo rmerà in .-1" IJ" una seconda immagine r eale ed ingrandita ancora. P erò abbiamo detto che con l'oculare QP forma pure sistema un diaframma reticolato. Or è chiaro, che se noi mettiamo prima a fuoco pel reticolo l'oculare f> Q, e poi dopo avere fissato questo primo sistema, lo mettiamo a fuoco per r immagine rt' JJ' certa,mente ne consegue che il piano del micrometro e rtnello dell' immagine .1' 8' saranno con iugati e cadranno sulla X Y, e quindi la loro immagine si formerà contemporaneamente in .-1" B". Perchè ciò avvenga. il tubetto che porta l'oculare pttò scorrere a sfregamcnto entro un se· condo tubo, ov' è collo0ato il diaframma col microme· tro, e questo è poi scorrevole in un terzo tubo più grande portante l'obbiettivo, e che forma il corpo del cannoc · ch iale fermo alla colonna D del nostro strumento. Il micrometro nostro, come gli alt ri, sarà fotografico, e sarà costruito in modo da presentare delle quadrettatu re d i un quarto di mi l! i metro, essendo inutile delle di· viswui piìt piccole, e tutt.a la superficie fluadrettata, non sarà che q nella data dalle dimensioni della i magi ne ,1' B'. Trovato prima quale è il rapporto di ingtand imento che a\~vien e sulla. X Y, f'. conosciuto il totale verificatosi iu A'' H", indicazione costruttiva che sani data per ogni strumento, noi potremo ricavare quali sono le dimensioni vere dell'oggetto AB. Prima di finire cred iamo utile ritomare sopra alcuni argomenti della nostra r elazione, per chiarire ancora meglio alcuni concetti. P arlando innanzi del modo d i fo rmazione delle imagini, considerando il 3• caso, abbiamo accennato a delle immagini ch e n oi clùami amo poligonali (fig. VIU),
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UN NUO VO 1\STIG~IOMETRO
Questa con~..: l nsione, che a prima giunta potrebbe sembrare un paradosso, non è tale, se si considera che noi per facilità di rag iomtmento e per più esatta eomprensione, ci siamo arrestati solamente alla considerazione di ciò che singolarmente avviene (fig. VIII) nei meridiani A JJ, C D, E F, HG, e ciò perchè, ammessa la legge di formazione delle immagini, essa deve sempre verificarsi per qualunque altro meridiano, anzi per la infinita altra quantità di meridiani che si possono concepi re passanti per O. A noi eiò che bisognava era di fa.re risaltare come in una cornea, per guanti infin iti meridiani si possano concepire, essi saranno sempre degli at·chi dne a due di raggio uguale e formanti con i meridiani principali, cioè con gli arehi di raggi limiti H ed R - n, angoli uguali, e per meglio esprimerci: mostrare che la im· magine che si formerà, in f1ue.;;to terzo caso sarà defor· mata rispetto al quadrato rea le. ma la sua formazione avverrà se mp re in maniera regolare, rispetto ai due assi priuci pali E F - li f; ùella cornea, in modo da poterei se•npre fi:tr vedere la inclinazione di questi ultimi. Come veclusi la nostra espressione di, immagine _poligonale, non è pnmdosS<lle, ma è nu mezzo di ragionamento e di cumpreusiune. E poi fa eilUJente Ri uapisue che nel caso vero, siccome noi percepiamo contemporaneamente la infinita serie di immn.g ini delln, in fin ita quantità d i punti che formano i lati del CJnadrato. co:::i noi non vedremo che una linea continua. e nou la spezzata d ella figura VIII. (.J_uesto abbiamo voluto dire per prevenire I)Ualche appunto, che sul proposi~o potesse esst>re h1tto. Altro schiarimeuto dobbiamo dare sulla c!l.lotta dt>l!O strnm euto. P er 0hb l'immagine di un oggetto, sopra uuo spec· chio cnno, si<L una figura simile a f1uelln. dell'oggetto
UN NUOVO ASTIGM O ~IRTilO
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stesso è necessario cl_le quest'ul timo si trov i descritto so· pra una superficie concentrica a q uella rilietten te ( l ). Il perchè d i ciò facilmente si vede, e difatti , se noi immaginiamo il nostro quadrato descritto sopra un piano pn.rallelo a quello passante per il vert iue di una superficie sferica riflettente, i quattro vertici, potendo benissimo considerarsi come gli estr emi di ·d ne corde che sotten· dono archi di raggio ug uale e concentrici collo specchio, formeranno le loro immagini simmetrica.mente disposte, rispetto agli ass~ principali clelia superficie ri fletten te e rispetto agli omologhi vertici del quadrato. L e i m ma· gini però dei lati del quad rato, n on trovandosi i punti che costituiscono detti lati ad ugnale d istanza tutti dal centro della superficie ritlet.tente, è chiaro che non ci presen teranno delle rette ; ma delle linee com unque cnrve1 e pereto le due figure non saranno simili . Ciò cred iamo giustifichi la calotta. sferica del nostro strumento. Qui, siamo sicuri, nasce la osservazione : Com e fate per d isporre concentricamente le due superficie quella c ouca\·a d ella. calotta e la convessa della contea?
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ll l llall~ gNuuclri:l sì rica,·a che. a,·cn•lo (f ig. Xli) una circo ulcrcnza (( U:llunq uo Ili ragg•o O C c rluc pu ni i .~. Il rli<pO> ti in moolo da fll rmarc fOI ren·
F ig. X Il.
tro O c col prolungamento del r:t:;~io O C, """ tnangol1 A C O-O C O ;;i I•Otm per olet ti punti AB fttr (la;sn r<l un nr,·o conc~ut rl•·o acl S V.
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UN NUOVO A STIG)IOMETRO
}ì'oi f\;u.:ciamo osse rvare che rigorosa mente non possiamo in Yerun modo raggiungere Cjltesta ul tima cond izione della concentricitiL; ma certamente l'errore, n ella. formazione delle immagini dei Iati del quadrato, sarà n el nostro caso molto minore di quello che sarebbe se invece di una calotta noi aYessimo un disco piano. E d'altronde l'errore derivante da questo inconveniente è maggiore sug li altri ottalmometri. Nel n ostro caso, come risulta da quanto abbiamo espost~ innanzi, basta la nozione delle immagini dei vertici, le qual i, ginsta q nanto abbiamo detto e per come dalla nota (l ) viena dimostrato, si formeranno sempre in modo da fo rnirci g li element.i voluti, tanto che, se non fossimo anche n ella cond izione d i dovere determinare la incl inazione dei meri dian i pri nei pali della cornea., e avessimo la sicu rezza che f]uesti si mantengano sempre e per tutti g li individu i nella direzione della. verticale e della orizzontal e, noi avremmo potuto nella nostra calotta descrivere una sempl ice croce greca, e 3aremmo sem pre pervennti a lla determinazione di r. Però come già. dicemmo innanzi studiando la fo rmazione delle immagin i l!el caso te rzo, la in c liua?.i on~ dei meridiani principali della cornea noi la poss iamo scoprire sopra i lati della fi g ura- immag ine, poichè in ogni caso, sia che g li ass i meridiani principa li siano inclinat i o n o, la immagine dei vertici del quadra,to si formerà sopra. due arcbi, che pur n on essendo quelli d i raggi limiti R ed R- n, sopra cennati, formeranno l'immagine a fig ura sempre eli uua croce. Ed allora dove potremmo no i trovare gli elementi di dtJtta i ndinazione, o meglio come potremmo detormina.re la direzione de i meridiani principali R ed H-n? Ecco quind i la necessità di un f]Uadrato che secondo la defor mazione dei suoi lat i ci darà. il mezzo di determinare la detta incl inazione.
UN NUOVO ASTJGM OMETRO
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In quanto poi al raggio della calotta lo tl.bbiamo stabilito di m. 0,60 per la ~>eguente ragione : La esatta formazione della immagine è un risultato della completa illuminazione dell'oggetto. Ora è noto che. quando dei raggi luminosi incontrano senza. una g rande obliqnitiL una superficie riflettente couca':a, ess i si riilettono fo rmando un angolo uguale a quello d' incidenza, e vengono a riunirsi dando una caaslù'a, cioP. un punto dove si ha la massima intensità. di lnce,.e che si pnò con poco errore ritenere trovanJÌ a metà Jelraggio di curvatura dello specchio. Ora è certo che perchè l'immagine del nostro quadrato si formi bene e nelle migliori condizioni di luce, bisogna. che la dist1.1.nza tra la calotta e la .::ornea s ia maggiora della focale, e che perciò rocehio capiti oltre la caustica, altrimenti si troverebbe in un punto meno illuminato. Or, perchè la nostra calotta raccolga una sufficiente luce esterna per rifletterla, è necessario si trovi ad una distanza di 0,30dalla tavola poggia-testaB, e quindi assumendo questo piano, come piano focale della calotta, ne consegue che il raggio deve essere di 0,60.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Rl V ISTA AIE DICA
S .\VATIEll
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L'oateomlel\te tlfos&. - (./r)l(rnol rle .Hilde -
C'in e e l dc C!tir u r y ie , di cem hrc
l ~!l:-).
Solln il nome> di osteomiel ite lifos.:n, fautore com prPnde le al ler·azioni del tesl>u l o osseo che s r manift•stnno sia nel cor~;:o. sia clu ran le la con Ya lt>!<CCma della relJbt'e Li ro:Jna. Egli rrola inl'olli l'IrA il peri o.• tio . il l ~·::;ulo Q!::_;,eo c la m idol la han no lra lor·o una conn•'!'!'ione i ntima e che. secondo J'e;:. pr·e~s io n c di Cor·nil o Hnli\'ier·. dal P•' r·io«tio a l canale cenlr·ale I'O!i'!'O è immer so nella miù.,lla. Quindi. le lesioni non sono limi ta te e ~ i O!<Sf'l'\' fl sempr·r, nel le i n fìa111 ma'l. io ni del tessuto osseo, un'al terazion e pl'im i livu chr r i.:: icd >" nel l~>ss uLo midollare e si pr opa;:tt per· vil'inanza nl pcr·i oslio eù all'osw pr·opria. m l'nle dello. L' n;:.Leomio>lile dc•lla febhr e li fnidea, la cu i palo~a n es i r·isi ~dr nell'infezion e cl el lo rni dnlla o-:;l>ea pmdolla dal bacillo di Eber·Lh, solo od associato ai micr obi ~· iog~>ui volgari, o dn questi 111i ~rilh i pirlgcni soli, si osser·va sopra luLto in se;.ruilo ali ~ form e r· ecidivan li etl a l i ~ for·me pr olung-nle. In ogni caso t•ssa si ma n i fe:; ta Sl' m pr·e cii i!' L! n te la con va lese<' nza e si pr·esenla so LLo rlue forrn e JWirH·i pa li: ·to una fo rma acula che ter·mina . or·a co n la r·i soluzion e spontAnea, tll'A cnn lA SllflfHII' IlZÌ <II If> ;
2• una fo r ma lenta, a de.;or·so cr rH rico, che l .:! r·mina , sia c 0 n la >~ u ppu raz io ne, sia con lo fo rma zione d i .~sos LMi. L'o;;tcomielile lifo;:.a <·n m•1 ma lallin acuta o corne malnllia cr .,n rca u-<sume rrum er·o:::i o:::petti :::econ io l o g r avezzA tlell e !e.-ioni ll;:.see del•'r·mrmmlo clall'inf••z inne. Delrn e M nucltlire h!lnrro des,·rilln un'osl,.,omielite tii'•H'8, alla qual·· e;:.;:.j hanno dalo il rll) nr e di r· eumnlni •le.
UI\ISTA MEDICA
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l n questa forma. nel momento della defervescenza od an ~'he duran te l' evoluzion~ della febbre tifl>idea, il malato nccusa doloci epiflsari, dapp1·ima vaghi, poi esacerbant isi co•• la pressione e soprattu tto con la s tazione ve rti :n le E ~is te co ntemporaneamente inJolori men to d <:l Ile regioni pet·i-aJ•ticolari. Questi dolo r i scompaiono rapidame nte. La tempe r·alura , che a\·eva subito un movime nto ascen siona le, ritorna normale e gli accidenti non lasciano a ltra traccia che un accrescimento esa~et·a to della s tatu ra del malato. N ell'osteomielil•~ tifosa acuta il quadt•o cl inico ò il più spe:<~o il Sl'guente: In gene rale, nel mome nto della convalescruza, due "i ntorni costanti ri~hiamano l'attenzione del medico: i dolot•i e la febbr e. I dolori si rivelano il più spesso quando il ma lato m e tt e il piede a lena o quando si alza va gia rla vari gior ni. Quest i dolod sono: t o Cos tanti ; essi so:10 il SP,!:!'no dell'inizio dell' osleomieli te ; 2• Di pr imo accbito lr>calizzali ne l punto leso, tr allne qualche t'a ra eccezione in cui essi sono d i~seminnli; 3• Viole nti ssimi; il minimo movime nto. la più legg-ie ra p1·essione li esacerba no; la s tazione vert1 cale aumen ta ancora le !"Offerenze e ca ~io na ede ma della regio ne a l'l'e lla : 4• Aumen tano d'inlPnsilà dura11le la noLle, e quindi sono stati parago na li ai dolori o:-;teocopi della sifilide; 5' Procedendo pet· pa ros!>ismi, essi diminuiscono, scompaiono anche pe1· 'JUalt:he istante, pel' qualc he ~io r no. pe>l' un me:;e, pe t· ri w mpa t·it·e con ma g~iore in tensi tà . L'aumento della temperu tur·a avvi e ne ordinariamenlt• con esacer bazioni p ro~ ressive ; da 3R.,8 o :38°.9, lempet·alura c he co r ri~pondeva alla compa t·~a dei prim i dolori, il te rmometro sale a 3!J• ed ancue a -~O· . Beo p resto com pare il g•m fìo re , dappr ima limilAlO e forma nte uua leggiera lume1'~1Zio ne elle fa ~o r po con l' os~o. Alla palpazione si sent.~ che que:> llì picc•)fo tumore 6 nellame nte lim 1t.ato, duro e resis tente. l n Clìt'I'ispondem.a di e~so, la pelle hn conservtl lo la sua colot•azione e la sua mobilità normale. Il tumflt'e aumenta lt-> nlome nle, mn p rogre!'<~ iv11m cnte ; la feLIJ re mggiunge il s uo massimo ecl il dolore è al .uo apOf!>:!o. I n qU·!SlO m ome nl•J, vala a dire d<J s· o 10 f!lO l'IIÌ a quallJ'O
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!H VISTA
~e ll i rnan e dnpo l•' comparsa dci dolori. le prlle dh·P-nta r ossa,
l iscia, edema tMn: colla pal pnzionP., le dita percepiscono una sensazione di ll utluazione pr·ofondo, !"ensazione mol to diffici le a per .·ep ire n•'tlamente, e;;~e nJo i dol or i molto vivi. In tal m omento, o l'asce!;=SO solltìperi osleo é inci;;o, o l a pelle si a«;;ottiglia e ;;i ulc1'ra e l' a;;:cesso si scr.o~ ta per· questa ape r tura spontanea . All or·a diminuiscono i dol ori e cade la f'ebbr·e. Tu tta via , !>pe:sso Il malato non é gi un to al termine dPIIc sun sotrer·enze. Per·sisle una fi stola che dà esi to aò un po' eli pus; Io spet.:illo t'a c0nstatore che l' OS!"O è denudato, ii'pe~silo, fJUa:;i sempre necrosato. Sol tanto dopo l'eliminuzi<>ne spontan ea o l'a bluzione chi l'urgica di unu o p iù sequestri. !>i arresta la suppur·nzione ed il malato ~uarisr·e definitivamente. se pero r all'azione non si ript·oducc sopra un altro punto òel lo scl teletro. Il pw; dell' ost eomi el ile ti fosa é di quan tità var iabile, da poche ~!O ece fin o a due o ll'ecento g ramm i ; è un po' cr·emo!"O, hen l c~a to, bian co o triall o, senza odore, talvolta brun o f(uando contiene gl obu li :::ang-uigni , e pr est>nla bacilli d'Ebet·th o bacilli dt->lla suppur azione . A fianco cl i CJUesta fot•ma acula, :>i riscon trano CtlSÌ di O!>lromicli te tifosa co n evnluzioue es:oenzialmenle l enta e Cl'O Il icn . L n t't'bbr a ruò mancar·e rld lullo. i sintomi ~·~ ner·nli non !'Oil<> appr·ezzabil i, o la le;::ione sr sv!tl!!e nel per iodo di m esi ed an•:he di pii1 t! i un unno solto I'Appar·t-> nza di un'o;::teopalia 1;'-itìlil ka 0 d1 ascl'ssi fr r ddi rlel la Lul.>cr colo:oi. L 'osteomiel ilo> li fosa cr·o ·ti ca é ca1·a tter·izza la ti alla pr esenza di d•llori e da ll'a;::;::enza di fc·hbre. I l dolot·r. è un !:'eg no cn;::lan l e. La :oua intensità ''aria; pu6 esser e fJilSSI nullo o mol lo vivo. Poco lt>mpn dopo In cOlllfHl rst~ dei pt•imi dol or i si nola in corri;;pnwl•·nza del punto dolor oso la pr esenza di una piccola tumefazione che non aumr nta (·he con eslr P.ma lentt>zza. La pelle cou!":t> t'va il ;::uo aspetto nm·n1ale. M auca completam eute la fcbll r f>; sovt'nti la lt'SiO:l• · si svolge senza c he il mniRlO se ne diH pensit> r·o, n on f'S!':enuo modifìcn t11 il suo !> la Lo !!•·ner11l e. L' esrlo riPI!' o>:leomil'litc ti foM (· r or.ic-a J•llÒ nver· IUO!-!O in due modi tlill'er enli : siA per H tppurazione e nect·osi; !'ill per fO I' I118 Zione eli o•;,<Q!>.l<>S L L'e,·nluzione rli 'JIII'!"l<-> lc"-ioni l! lerl li!"sima . Bu;;:hcke ha l'i-
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fet·ito un' osser va zione di o~te omi e i1Le ti fosa sop 1 ·a ~g-i u11 ta nella olefervescenza della febbre ti foidea elle non di,·e nne clolor osa elle 7 anni dopo ri leolifo. Ch ante me~se e Wtdal hanno citato casi nei (juali si è s,·olla 18 m esi e,I anche più tar,Ji dopo la febbre tifoidea . La durata delle l esioni v11ria secondo l a loro ~ l'l)vezza e \11 loro estensione. La forma acuta non dura che due o tre setti ma ne in general e, mentre la f0rma c r onica può :;o veuli durare sei o selle anni e far soccomber e il malato per la suppurazione e per la suo influem:a .;ullo s tato g enet·ale. N oncli1neno, la prognosi genet·al menle i· beni goa, e la guari gione è quasi r egolare, sapratlutto ;;.e ~ i può i nlet· venire per tem po chirut·gicamente.
-La nevralgia del testicolo. - (JuurruLI de ì\1édecine et cle Chiruraie, dict> mbr e 1897).
'f& DENAT.
Il p ro f~sso re T edenal creJe c he la nevral gia del te;;.licolo, considerala sovente a torto com e essenzial e, sia il pi it spesso i n ra ppOI'lO con qualche lesione latente e h ~:: è necessat·io saper scopri r e allo scopo di isti tuire una cu ra efficace. un esame diligent e perme tter à so vente, in (l:l tli , d1 trov are la causn di una nevralgia del l esl 1colo i n r1ual cho l esione del testicolo o dei suoi annessi, dell'urett·a posl et'i ùr e, della pr oslato, del t•ello; e si ar river à certamente in tal m odo a dim inuire il numet·o d~ll e nevr algie cielte esl:'enziali. Gos· sel i r. l e nega quasi assolutamente, avendo potuto ri scon trar e sempr e una ca.usa carace di spiegar·e i dolor i . Hocher è pr ess'a poco dello stesso parer e. Cionondi meno Charco l , T er r i llon lmrmo ammesso n.evralgi •l del te:.:t ieolu cl'ot·r::i ne isl~ ri ca . QueRli so~gel li so no nervosi e pr· esentano. più o meno svi luppate, le slimmate dell'isterism o. La pelle dell o sct·olo, del la verga è dotata di una sen sibili tà mollo Yiva, super·fì<'ia le. l l pi ù. l eggero loccamento provoca spasmi ri peluli del crem asle.rc che possono dat· luogo ad una vera da nza del l e· slicolo (Loe ver·) o ad attacchi di n ervi. l tesliculi sono sensi bil issimi; non é possibile esaminarli sen za c he i ma· l ati sfuggano, serrin o l e coscie o che i testicoli si fì:<si no A.l· l'anello i ngui nale pet• un t empo variabile. M ol ti di questi indh·idui hanno una sensi bilità esagerala dcll'ut·etra. Essi si
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RIVISTA
af{itnno appena vienl' int•·odotta una sonda; pe l' la mtn1ma em ozione essi vanno sog~e tti a pollachi ul'ia od a t•il enzioni passeggiere d'orina. Alcuni non possono or inare in ur1 ori natoio pubblico. Essi so no poco o punto padroni della l oro vescica. Sotto l' influenza di un'emozione, nell'occasione di uu t•·aumatismo vanno soggetti a ritenzione d'or ina od a bisogni fre•{uenti ed irJ•esisti bi li. La r itenzione é l 'accidente più comullè, sop r·atullo in seguito a traumalismi o ad ope1·azioni inte•·essan ti gli <:ll' li i nferi o1·i. Questa debolezza iiTitabile della r egit)ne profonda dell'ur et ra si ri scon t1·a più frequPntem en te nei soggetti che hanno sofferto n t> l l'in fanzia l'incon tinenza di orina. Essa é consociata sovenli ad un· i nsufficienza del mu.~co l o orbicolare della porzione m embranosa, e gli individui sembrano p1·edisposti alla cisti le bl enorragica. Trousseau in sisteva sui rapporti dell' iste1·ismo e dell'epilessia con l'incontinenza di orina. T ulti quesli acciuenti sono in l'ealtà sollo la dipendenza uell'et·cdité ner\'OSa solto tutte le sue forme, ner vosismo c degenerazi one a tulli i gradi l n alcuni ca~i, In nev ralgia del testi colo segna l' inizio dell'atassia locomoll·ice, coincidente e no coi disturbi della minziore, co:>l comune nel per iodo preatassico e nel pel'iodo dei di~Lurbi motor i caratteri stici. Allora le cri si dolor ose possono manifestar~i C"ntrmporM eamente nel testicol o e sul pene. sull'ano e su l r etto (spasmi, Lrafìllm·e, sensazioni di scoLlatura, tereiJI'azioue). I ll istut•bi m otol'i possono pr·ese11tarsi molto tempo dopo gl i accidenti dolorosi dei plessi lombo- sacr·ale e ipop-aslrico, od ancl1e non sop1·açrgiunl!er e mai. Pa1·e che il processo scier oso si limiti ad alcuni punti della porzione infe!'ior e della midolla od anche ad 11 l cuni fil elli n e rvo~::i . ì!: possibil e pure che la nevl'ite peril'eri ca guat•i;;ca completamente o che la scomparsa dei dolori divenga definitiva. li tra ttam ento t: difficile, e deve naturP '' 'l•' ll te esser e dire tto cn nli'O la ~Ausa dellA nevr·al~ia qunudo è possibile sco· pr i l'la. Siccolll•! fJUPsla causa é il piil ~pcsso un' infi ammazione dt"ll'urelro p(lslcriorP, le in!'Lillazioni di ni tra to d'a•·gento, fnlte r·egolam1ente ogni due o t1·e gio1·ni, costituiscono il mezzo pi u eflìcacr. Lo soluzioue all' 1/ 50 basta nel la maggi or pat'Le dei casi, mn, ~e l'ur elri te po~ler iore non ha ct•duto d0po allo o tli~c i instillazioni, si aumenta il gr·o do d··lla soluzione fino
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all" 1/to• 1/ 10 . lnoltr·e l'uret•·a sa.1·à dilalatn r.on le sonde di B•~· nir1ué o coi dilatatori di Oberliinder. Nei casi in cui esiste prostatite o spermatoci slile, si aggiung-erano alle instillazioni clisteri caldi e semicupi. Augusto Tripie t ha vanta lo i suppositori iodo-iodural i, ma pare che la loro azione risolvente sia poco accentuala; essi inoltre irritano la mucosa. Ca.~o di trofoneuroal generalizzata. -
(A M erl. eonlemp.
Lisbona, 2 gennaio ·t8!J8). Trallasi di un uomo di una tr entina d'anni, allo m. l ,17, che a p1·imn vista ha l'apparenza di un ragazzo, ma elle poi, esaminato più allentnmenle, h11 quella di un vecchio mollo depe1•ilo c dimagralo. La pelle è aderente in lulla la sua estensione ai muscoli ed é ati'Ofizzata 1:.! punto da essere come un rivestimen to duro , nel quale è impossibile fare alcuna piega; in qualche punto ha l'apparenza di uno cicall'ice li•cia. Le orecchie sono mal formale, coll'elice piano, jJ lobuio in pa rte aderente. Denti buoni, ma mal piantati. Faccia asimmetdca. Msucanzo assoluta di peli per lutto il corpo ad eccezione del cuoio capelluto e dei bo1·di pt~lpebrali. Grande apertura delle braccia, m. 1,05. Testicoli atrofici come il pene e contenut i nello scrolo. l nlelligènza bassa. te. Dott. ALESSI URBANO. - Contributo allo atudlo del ricambio materiale negll epllettlol. - (Rifo rma medica, 7 rebbraio 1~9~). L' A. ha studiato in 9 casi di t! pile~sia le va•·iazioni quantitalive dell'acido urico nelle urine pr ima e dopo l'accesso, ado perando il metodo volumetdco del Bai'lley. Dalle sue •·icel·c he risulta che dopo l'accesso vi é aumento noll'eliminazionc dell'a•~ido urico e che questo aumento é maggio1·~ quando il periodo convulsivo è stato più lungo. In quanto all' iolerpr·etazione di que;;to fatto, bisogna faJ•e due ipotesi: o dm·ante l'accesso con,•ulsivo si ha maf!'g ior produzione di acido ur·ico, oppure questo nel tempo cl•e p1·ecede l'occesso si a ccumula lentamen te nell'organismo pe1· esser e poi elin•ioato dopo l'accesso, nel quale ultimo caso si potrebbe suppo r r e con l' Haig ch e l'acido uri co insieme Rd altra causa posso c o 11LI·ibuire a prJùur1·e la convulsione epilettica . Nessun
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Rl \'!S'l' A
l'allo i11duce o n r der c che dut·an te l'acce<:~o aumenti la forlllaziolle d•}ll"aci ol •> Ut'l c n , nt'• s1 può invo!ar e la r·ipetula contrazione mu><colat·e g iacché si é avuto ques to aumento a11 clte nei casi ol : sem pli ce pet·dili:l della co:.ci enza senza m ovimenti muscoltii'Ì. L'A. ritiene più pt·obabile l'opinione appof!giota d•1g l i e >pel'im·m li del l" t·ain-<ki, r he si abbia u na t·ilenzione d i acido urico pt·tnw de~ l i acce5si, nel qual caso l'epilessia, Cc>nle oltr e IICUl'08i, inclu let·ebbe J' idl'a eli llll diSlUI'hO del ri cambi11 malt'rillle. n i ti e11e poi che questi falli poll'anno Lt·ovr.t·e utle;,! ua ta iu let·pt·etazione quando siR fallo l'esame c.lell'acido ur ico nel sang ut' nello stesso tc•tnpo che l'i fa la l'icer ca nelle or ine e qua 11 do si stu tino i ra ppot·li f1·a l'aumento dcll'acidtl ul'ico dopo l'accesso e l' iperto~ sicité delle urine ri · sconlt·ata tlu l V oi ;;in. te. A RSU:-1 . -
Angina e rinlte p•aadodU'terloa tnfettlvo-
oonta.glosa da baolllo .della •ettloemla. del .ulnl. (B o/leU. delle malattie tlefl'orecc!tio, della. yul a e del naso, f<::bur . 1~!.18, l\. 2).
L'A puiJbli co uo lavoro su 'flle3la forma di an frina e t•inile co nl a;,!iOsa Mli"Arcl«i cio italiano 1l'otoloyia, vol. V1, f!lsciC•Jii ·1-3, lf::!'J7, ed ora t~J,!gi un ge una nuo va loSSèl'vazione di quc;:.la l'ormn m orboso im pnrlanlissimo, la rrual e può e s~ ere l'ncil menlt' conl'u~a colla difterite se non s j r icort·e all'esame mic!'oscopico dili ~e11lo e detlaglin to. I casi dell'osset·,·azione in pat·oll\ flll'on o risc,Jntr·att in quattro bam bini eJ una dom e,olica appal'tenenli tulli nlla st essa fami g liR e c l1e amm alurono s uccessi vame11le pr·e~t' nlA i t do in m odo più o meno marcato i seguenti :::intom i : febbr e a Lipo it•t·egolat·e, mal di <="·da, l um•· faz ionc dolle g landole soLLoma scell.lri, essudalo m t•mbran oso nelle to nsille e nella mucosa nasale dr appa· ren za d i ftHi ca. Lt. d l rr<!ren ze cl in ielle dalla fpJ'ma di fl er·ica coni'istc ltero nella ;;comJ18f'>'8 più lfl r di va della tumefazione glandulare, nella r <lJ•i tù delle nat·a l isi con secutive lo quali rnam.:ar o1H1 in questi cinque casi ma si presen tat·ono in due dei cusi oppll r loenenli olia l'rima sl ali slica, nella pr•ogno:::i buOtHl s~et i a lm e nle rruando l'intervento si a pronto. Del mater·;ale tll'e:::o dagli ammalal i l't: fall o lrtn lo l'e$ame diretto, qu ant" a mezzo di cullur·e. Il m icr ,il';m nism o che si J'i lt\'enne costantemente ru un corlo lm.cill o, piccolo, colle esll'emilà l eggerm ente in ;.:t·os!'alt·, che si coiot·a b(WO coi colori d'ani -
MEDI CA
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1ina e a•iclle col metodo Gram. Nt>i ca:;i ultimamente de scritti l" A. non polé trovare il nesso d11·etto fra l'insorgenza di questa forma di angina e la selticemia dei suini sopravvenuta negli animali appartenenti alla famiglia di cui trattasi. Questa malattia però esisteva nel paese e nei suoi cit·con<lari. È da notarsi poi che n~gli esami batteriologici succitali non fu mai dalo di r·isconlrare il microrganismn specifico della dirlerit.e nè al l l'i quali lo str eptococco, l o staftlococco, il bacillo dell'influenza, i quali, secondo i recenti studi, possono dar luogo a processi difteroidi della gola. L ' A. quindi non esita a dichiat·are che esiste una fot·ma di angina e r·inite pseudomembranosa infettivo-contagiosa prodotta dal bacillo della s ~ tlicemia dei l:mini, o per lo meno eguale in tutto e pet· lutto a quusto. te.
Bloerohe b&tterlologlohe nel dellrlo aouto. - (Rio. sperim. di / ren., vol. XIII, fnsc. 4, 1897).
C ENI dott. CARLo. -
I n bnc;e al quadr o morboso ed ai t'epel'ti anatomo-palolo~ici, da qualche tempo si è concordi nel ritenere che il deli••io acuto rlebbasi •·if'erire ad una nllet'a7.ione umornle acuta consecu ti va si& ad un·aoto-intossicuzione, sia ad una infezione. BriHnct per il primo ammise In n;1tura infettiva del delirio acuto, poi Bianchi e P iccinino, Rasori, Potts, Mnrtinotli riscontt·at·ono bncilli nel sangue e nel liquido cefalo-rachidiano degli in l! i vidui morti di clelirio, mentre re cen Lemente il Cnbitlo non polé mai risconlrat'e nlcun miceorganismo nel sangue. È dn uotarsi poi che sPcondo Bianchi e Piccmino la forma bacillare sarebbe specifica. I n tale divergenza di opinioni l'A . volle studiare qunnto <li vero vi fosse in questo delirio acuto bacillare del Bianch i e n e ebbe l 'opporlunita in due casi che presenlurono segni non dubbi di delir·io acuto·genuinn. Fatte seminagioni in agnr -e gelatina, tanto col sangue che col liquido cefnlo- mehidiano, si svilupparono colture pure di stajilococco pioueno albo che et·a stato riscontrato pure all'esame culturale fallo in vita. P oche goccie di una coltura fresca in brodo, iniellata solto l a dura madre di un cune, l o l'ecer o morire in due giorni con tutti i caratteri di unn meningile tìbrinoso- pur·ulentn . All'esame istologico dei pezzi di ce•·vello e del le meningi si riscontrarono piccoli n~cumuli di stafì lococchi disseminati specialmente sulla cot·Leccia cerebrab e sulle m eningi, i quoli
1fJ
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Rl\ISTA
si riscontrorPno anche sull'endocardio. Questo o::set•vazion r verrebbero a dimostrare come non sempre nt'l delirio acuto pri111ili vo sia costa nte il 1·eperto dell'agente bncillare specifico desct·illo da Bianchi e Picci nin o, men tre invece é po5:sibile cons t;~la t·e nel ~n n;:we ci r colante la p1·esenzn d1 nl tri ger mi comuni. L ' impo1·tanza poi d i questi germi, comuni abito to ri dell e ca vitò natu1·ali dell'organi smo, deve essere pr·obabilntente d'o1·dine secondul'io. L'A.. p•·opende quindi o ritenere che non sem pre nt!lla fl)rma di delirio acuto che clini cn mente COJTÌSf-OIHirl a quella che Bi;ut chi e Piccin iuo chiaJlllliiO delit·io acu to bncillare, si puo r iscontrare nel ~Hn!!ue i l bacillo specilìcb da loro descritto. Amm eltendo f1U i ndi un del i1·io acuto inl'etti\'O, l 'eziologia non sat•ebbe unica, e potrebbe es!'<er e probabile che q uesti vari miCt'•H'ganisrui pato;._"6ni nnn r<~ppr·csentino che Uil. inf~zionc st'condaria eventuohnèrlle d'origi 11e inlestinnle. te.
E. AL BE111', mr dko ai utante Jllflg",!4ior e di t• t'lHs~e .- Dluna. varietà. di atoma.tlte epidemica.. - (Archio. de méd. el de t•harm ., febb. 1808 ·. L'A. Ila osservato nella gunr nigiona di Vincennes (nrti-
gl ieria) una forma di stomu tile assai comune, d'ordinmio epidemica, che pal'e Jh·l•rsa dn rtuello comunemente descrilte. È cal'ntl er izzata dn ulceJ·nzion i superficiali dell a mucosa delln bocca che si manifestano in tre r egioni costanli: l abbra, lin;.:ua , pAlato. Da l punto di vista clirdco si tlislin~ue pe1· la s11n rapi.!itu e bcnignilli. 0;11 punto di vista ~pidemir lo:;ico, si d i:-ti n ~ue )l('J' In sun locnlizzazio ne sotl,) fo1·rna ,Ji pir crole rp1rlenlie acl lltlll o a poche cnnwl'nle e pe1· la sun <'Ompn r >'a abituale in primavt~ ra o eslnte. L'A . no l1<\ viste parecchi epidemi•~ dall'anno 18!) 1. In l ullo ha esrnninato uno sessantina di casi, ma qu(!s tu crfr·n é lonlann dall'ùspr i u1ern il numer o l"tale dc~li HJnnmlflli, perchè l'atre1.il'lne e!'l;:en dn l e~giPJ·n, nnn impedisce a molti di presta1· se1·viziu sotLJ·oendos i cosi all'eMme del medico. E;.!li r ilicne che lu ntnlattiR sia assai più comune ed esteso di CJuello che non si c1·eda. In quonto all'ezio),Jf.<Ìil, o i onta di part·cchi esperimenti e ri · cerche b<llleriolol!iclle, non r iscontl'ò nulla di speciale. La ttJalallia può e:;s..: re dt:!'ig-11nla col rromc ùi stomntite epiteliale eJiidelllica, che J'ICII inJ)Ia i Slllli cltJ'ilLLeri più inlportanli_ le.
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Una forma dl nevralgia ohe al osserva oel olclhtl. - ( Brilish .\1/ed. Jrmrn , fel,braio 18!J8).
W. H. BRow:-.. -
Ollt·e i danni finora imputali a ll'uso dd la biciclella l'autore ha •lovuto, in questi ultimi tem pi, pot·tare la sua attenzione ~'Opra una speciale forma nevr·algica che f.!li occorso di osservare non inftequentement\3 in per sone decl i:e a ques to genere di locomozione, di venuto ormai cosi popolare. E tanto più volentieri egli si è posto a studiare quest'argomento,· pet·ché parlandone con vat·ii Colleghi ha sentito ch e ciascuno di loro a veva, pet• proprio con to, oss er va to qualche caso consimile. Eg:i fe~e la sua pt·ima OS"ervazione in un g iovane di 20 anni, il quale dopo una lun ga. corsa di resistenza mostrava una s traordinaria s ensibilitil della pelle dello sct·oto , nonclH\ i tessuti della reg ione perineale ed i testicoli rnolli e pastosi. Naturalmente Lr·attandosi di un primo caso non g li elette gran peso, ma poic hé questo fu seguito da molti a ltri della sle~sa natura, con sintomi che a ve vano una generale rassomig lianza , egli pensò di trovarsi dinanzi aJ un disor dine non ancora stu.Jiato, al quale, in mancanza di meglio, elette il nome •li neurosi ciclislica. In un in•lividuo ch e aveva fatto una corsa esagel'alamento lunga ebbe a co ns tatare delle ecchimosi nella regione perineale. Un altro fu a consultarlo perchè dopo ogni cor·sa la pelle clel pene gli diveniva in sen~ibile al punto da pote rla pizzicare senza provocare alcun dolo r e. Spesso questa insensibilita era accompagnata da dis uria; e questa e quella scompari vano in lui dopo 4 o 5 or·e do l>O che aveva lasciato lèt S(•lla , ma in nllri casi consimili l'anestesia 1lel pene è stata accompagnata da altri ronomeui do'or'o:>i che hanno obbligato i pazienti a guardare il letto per· varii gior·ni, fino ad un mese. Questi falli più gra vi, é vet·o, g li è occot·so di vederli rara mente. ma Agli è d'opinione che anche quelli rwmo gr·avi, e che or·dinoriarnente scompar ivano dopo poche ore, polreb· bcNJ uive nire petma nenli quando s i r ipetessero con molla freq uenza. A nche in alcune donne ha osservnlo la com parsa di fenomeni nevralgici alle pudencle e a'lle r eg ioni per ineale e per·iana le, anzi in una ha osservato i dolori este ndersi a tutto l'intestino t'ello e dopo ogni cor sa la defecazione 61'8 dolorosissim a , senza che csiste;.:sero ragodi o abrasioni di sorta.
ttl V t S'l'.\
Egli cr ede c he la causa di l utlo nn M b ba t'icercat·si nella pres1:1ione che eserci tA una !i<ella di propo rzioni lnnto ri !-ìlrelle sulla r egione pP rin e~:~l e . Per la cura dei sin ~oli rlanni basta onlinarintnenle r cmuo vere la cau!<a e tutt'al più ricorrere alle sostonze ralm anli o al l'applicazio ne l•>pica del cn ldournido ~eco nd o i casi. Della cura, c.lit·emo così, profì latlica, crede inu tile parl Are, per chè a vend·l già accennalo aliA sua opini•m e circa la c:a u ~a cr·ede ~ uffki e nle invocar·e il noto pt·inci pio: Uemola can.qa tollilu r e,t1'ecl11s. Tutt'al più, a chi non vunl e abbandonare qu esto gener e di sport , si può consigliare l'e.;;perim ento di selle di proporzioni più grandi.
c. .f. R onr :-~ . - L 'uro-dl&gnoal della febbre Utolde. (Reperioire de Pha rmacie, febbr uio 1898).
ALH EH T
M olto si e pnrl ato e m nltn si parla tullodì delle propr ietà che possi ct.le il siero dei ti fosi di a ~:.clul i nare i bacilli di E bet'lh. ma per la rna g;::ior par te dei m edici, che non po::.sono a w r e a loro disposi t.ione un labOt'alorio e quindi una cullut·a di questo bacillo, un simile m ozzo d' indagine r·i escc as~olu lam rm te impossibile a praliettr si. Il dott. Robi n cnrn pl ela ndo alcuni studii g ià iniziali dal Merciet· sulle o t'ine dei ti fosi ha rìc•JJiosci ute in queste spe cialt car·att er·i, P"'i quali é dato, nella g l'an maggiOJ·anza dei CAsi, cllferenziar e la f~bb re ti f•>iol e d i! altre m !lltlllie, con eu i è possibil e con f'onol et·lu, CO l tte la l ubet·col osi m il iare acuta, la poltnnnile a forma li f'oidea, l'influenza. Ecco ad unque i car·utteri clte p1'e~ en tn l'orina dei l i f'osi: 1. Colo re di brodo di mn n~o con rt) lessi oerclaslri, aspetto
torbl,lo e .'!en~a tinta u roùilin ica. 2. Pre8,•n ;;a eo.~tante d ell'albumina in 't uantilà moderata. :~ . S comparsa dell' uroemal in n . 4. Pre.sen ;;a co~tan le rlt'/l' indicano 5. Pe rslstenza o a u mento dell'acido ~t r ico. 6. ti sst• n ;;a rli ttroer ilrina . i. Dimin u~-ione notevole rl••i fos fati te r rosi. Ba!<la il sentplice esa me clell'nri na nel vRsn nel quRie ì> ra c·.cnlta per cons ta tm·ne il c0lcw e e per· g iudic&l't\ dell'assen za clell' ur·oer·i tt•ina che è r·i ,·c lal a dall'assenza di un ce1·chio t'DS"'8"l r o c:ol or·a111e i l vaso .
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La •·ice•·ca dei fosfati lerrosi non s1 può es.•gui••e al letto del malato, ma questa, secondo l"aut0I'e, è piuttosto accessoria e può essere t•·ascurtJt A. Gli altri ca•·altei·i si posM no facilmente conslatat·e traltanJo le orine, in un bicchie•·o di forma con ica, 111ediante acido nitr ico. Con tale •·eallivo se l e ol'ine in e'3ame apparlt>J·ranno ad un tifoso, lasceranno vedP.1·e in allo un diAframma di acido Ul'ico, sO\lO A cui si troverà un disco nello di albuminn e più in basso il colore vel'rlastro o violaceo che é dato dall'indicano in simil i cond izio11i. Le colo•·azioni prop1·ie dell'uroematina e del t'urobilina che in tal m odo non appariscono, per ché maschc ..ate ùnll' indicano, si possono ricer care con spel'iali pl'oct>ssi. coi quali sara possibile assicurarsi anche della più o meno quantità d'indicano. In un tubo d'assat:rgio nel qua'e ~i11110 stati vPrsali !1 c. c. ,Ji Ol'ina :;:i versano 20 gc,ccie di acido nit1·ico, si ~calda ag itando, ~enza •·aggiunge•·e l'c;bullizione e si ottiene cosi una colorazione violacea, bleu o ne•·ac:;tra secondo la 'luanlilà dell'indicano contenuto. Se pe1· avventura esi ;:tcsse•·o dei pigmenti capaci di nt a~cherArd la reazione si aggiunge un po' d'eter·e o di clOI'ofor·mio che discioglie l'inùicnno dando un color e bl eu-r.;allido o "io! etto. S(} poi l' ol'i•1a contiene uror matina, uroe•·itrina o emafi na, ollora ai 5 c. c . di orina \'ersoti nel tubo d'assaggio si ap-giung-ono solotnenle 6 gocrie di acido nitrico, invec·~ di 20. Pe•· la ri cerca dell'ut·oematina si prendono'> c . c. di ol'ina filtrAta, la si fa bollit·e e vi si Bl!g"iungono 10 goccie di acido clor idr ico, il quale ne ri vela l'esistenza con un colore che dal rosa-;ntlhdo può arrivare siao al r ossc-vino:;o secontlo la quantità che ve n'é conlenutn . Che se questa J'eAzione nnn riu scisse abbastanzo chiaramente pBr la presenza di emofei na, ~ i dovrebbe agl!iun~el'e ni 5 c. c. di orina all•·ellanta ne-q ua distillala e ~ i oller rebbe in tal caso una tinta rossobr·umastra. La presenza dell'urobil ina in quantità ancmnole è riv elata nd vaso stesso da un rolot·ito giall o car·ico il qual e passa in oc11jou carie() mercè l'ag-giunta di acido nitrico. P e1· le ttl tre malallie che abbiamo l!ià ricordato e che possono confcmder si colla febbre tifoideo il Rol•in ha trovato le se~u erll i differenze. N eli a t ubf' rcolnsi milial'<) aeu la J'OJ·infl è ~e nera Ime n le li m-
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RIVI!:ìl'A
pida e d1 un col<we r osso-car i ca cor1 dei riflessi d'amb1·a, i fusfati t~ITOS i souo i•1 aumento. e co~i pure l' uroemalina, r uroer;l iiiH e J'uJ·obilina . N ella poi monile a forma l i f.,i·loa l'or·i n a ha mi) Ili ca r alter i si111ili a quella dei Lif0si, 1118 v i ~i ll·ovano in aumento l'uroenwtinfl, l'ut'Oel i ll'ina e l'ur obil i na . Nell'infhteJIZR l'ol'ina À limp1da, non conti ene al huwina. i fosfati SIIIIO in aumento e vi si t ro,·a sempr e abbondante Ut'oematina . Questi CtJI'eller'l dilftlr·enziali non sono di una sicu r ezza as· sul ula, 11111 essendo stflli r iscontr ati esatti nollu grandissima ma;.rgiol'anza dei casi, sat'llllno di una guida n•ollo in1p01'lanLe pet' la •haguosi della f,,•bi.JJ•e lifoidl!a, ed é ta le la se1 1tplicità dei nw zzi occOI'I'enl i per scopril'li rhe qual-"iasi medico, i 11 qual· siusi loca litù. potrà mellerli in r•·atica.
c. (.
C .\LLI 'M . -
Rapporto preliminare aull'&'lllO!le del alero dl Bebrlng nelle malattie non dovute al bacUlo di Loffler. - (Brilish .\lletf. Jou rn., dicembt'l' 1R!!7)
PHI'lelld" dal concPLto che la Lollel'>lltza possibile a c;.;sere ind" t tn uell'org-ani:-:I JIO pel' c•·rle sn~La n zH to!i=siclie o IIIOI'bige~te J ebba esse1·e n •'CI!~!"Sl'i(l nwnle uo lungo lovoJ·ìo di m c!li e non di Ol'e, nlcuni lll eolici si !>OliO opposLi ;tll'usCJ del ~ie ro di Behl'hg nella diflet·ite. contro la quali' é nece-sH rio un r imedio pr onto e !:'icur o. Ma poich•'· il fatto della sua rapida e bl•nefit:a nzi o1 1•~ tn11tro que;.ta malflll1a el"iSlt• i n modo illdisculibde, così l'aul<H'e ha penl"alo c l1e La ltl azi•> IIC p<>>'S8 essere dipewl en te dall'aurnenlo di allivita clt' e!=:~O induce in lutli i polet·i v11ali; il che 11on é in contradizione roi più ele· 111enlu r i III'IOt'iJ •ii d1 Jued ici ,ta, pei quali l' iperaltiv1tà d ... g:li s(;/lmhi oi'I!SIIio:i cnslitui.::ce uno tl•·i principal i mezzi di di fesu contro l e invasion i mol'big.•ne. Da lla e!=:pulsiPne di nt·l• cal'lfl c·he suole gel!er·nlin·•nle tenet• didro allè i niezioni di s1ero egli ,·. ~Lnto contlullo 11 I'ÌLPnere che e~;.;o ecciti un t·api.Jo Sl:O IIt!J o nplla circ1daziono linl'utica, ossia che agisca c e nH~ linfo!fCJ!fn. E poi ciii· una volla antm1·;.;sa quesL'IlziOtlt' sempl ic;eme11 le eccilall'ice cle).!li scAmbi or gan 1ci, è nntmal·~ l'ile.nere che debba ess.. r e ~<'llel'tJie anziclit> speciaiL-:zala, cosi t.a vol uto e:::perimelllAI'io in 111olle e svuriale mnlaltie.
!Il E ()JCA
E~li
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ha incominciato dal trattare col sie1·o di Dehring un caso di tubercolosi polmonare e gli effetti fa vo1·evoli che ne ha ottenuto lo hanno incora)!giato <1d es t~n rk> J•t• i suoi esper imenti, ed ha so:loposto ad un tale trallamenlo 8 casi di tuber colosi p l lmonare, 6 di tube l'col osi ossea e glandular e, 1 di cancr o polmonare secon•lario, 1 di febbr e tifoid ea, 1 di splenomcgalia ed altri molli lra i tfliali alcuni casi di malattie d'' utero e suoi annessi Alcuni di tali infermi sono guariti, al tri rni:;tlioJ•ali, altri infine ancora solto trattamento . L e osservazi on i cliniche da l ui falle hanno dimostralo che il si ~ro in parola a gis~e SU(Jli oruani cligeslioi aum entando la secrez10ne della saliva, detergendo la lingua secca e impatiuata dei lifosi ed aum ~ntan do cosi il ~us to e l'appetito, diminuendo e tal volta facendo anche scom pai'iJ•e la costipazione, nonchè &'.Jmenlando la secr ezione della bile e disponendo il tubo gast1·o-intcslina le ad una maggior potenza digestiva per il !alle: s ui reni p1•ovoca l'aumento delln secr ezione urina1·ia; nef cuore pro luce un rallentamen to dei battili e c1·esce la tens ione artei·iale, i l che ~ pi ega in pa1·te nnche l'aumento del l'ori M pr·ecedentemenle no tato; sul s1ngue determina un .aumento dei leucocili e del po-iere coag ulan te ; neyli orrJani g.mitali, ~pecialmente femminili , mitiga le infiammazioni mollo più di quello che non facciano altri medicamen ti ; su l l a pelle scema il senso di prurito, e dà ottimi ri sultati netile ulceri atoniche, le ' l uali vengono pron tam ente modi fica te; sul JJisiema ner voso ha un'azione favo!'evole calmando l'insonnia e di;;:sipando, o al meno mitigando f!l i effetti deleterii dell'auloi ntoss ica zion e. L'autore ha voluto fal'e questa comunicAzione preventiva per eccitare anche altri ad inlrapJ•endere analoghi esperimenti. non potendo oggi dire se gli stessi effetti non si potessero otteneJ·e anche con un ~ier•o or dinar io di cavallo. Il p1·of. Richet di P arigi u~a vo. già n el '1889 il siero di cavallo n ella tubercolosi. Il dott. CoiP.Y di New York ha dimostral o cile malat\. di cancro si sono mollo avvanla~gi a ti di iniezioni di slt·eptococco. Il T r eill e dichiara il sier o di Behri ng curali v o della malaria. Il \ Villiams menziona i benefici
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Rl YI STA
effelli d t> l ~ i er o an Lisi r eptococcico nei d~ l i rii e nell' insrmnj a <Iella feb br e seplica. Il si ero antitetanico è stato dimostrato da Calm etl;, e F r aser com e speci lico conlt'O i l veleno dei S•' r· penti . H o " ar J L ilient hol ri cor da un caso di gangr ena di ospedale ed uno di sepsi guarili colle iniezioni di siero dt Behring-. L ' autor e non vuole espr im er e un giudizio defin i tivo ~ u que!'l i falli che, oltr e a eli mostr are la v er i lA della sua tesi, secondo la quale i siet'i non hanno un'azione specill lilzata, e non agiscono pr ovocando la tolleranza dell' Ot'ganismo per l e sostanze tossiche, ma per un 'altr o poter e che e:.:-1i cred e debl,a esser e l'ecci tazione delle allivi ta vital i dei tessuti , incora g;.riano a proseguire gli sLudii pet· questa via che dovra condurre a tr ova t·e un siero col quale poter combatlC'r e con successo un gran nu m,~ ro di mal alLie. c.J .
Dlagno1l precoce della tuberooloal polmonare m ediante le tnlezlonl dl alero artific iale. - (Se m. Méd.,
SJRO T. -
dicembr e 1891). Si compt'ende fa ci lmente di quale immenso va n tag~io debba l'iuscire il po tet· fur e unfl dia gnosi di tubercolosi allo stato laleutP non solo pet· i nLI'apr t!ndet·e sollecitame nte una cura appt·opri ala, mo, qu<·llo che più it upot'la, per evilar~ eh~ uo tuber coloso possa esser e sottoposto a gravi fatiche !'O I pet·· chè mancano i segni della tnalnltio, che r ealmentE\ esi !'l e i n po t~nza , Hla che è solo poss ibili• so~pe lla r e per pn•ceùenli m r.r bosi o gent i lizii. A lla tuber'col ina, già pr oposta in pt' i ncipio come el emento curaliYo, fu in segu ito assegnato il cò111pi to di s<>rvire appunto a tale scopo, ma l e opposizioni che incontro e che ioco nl t·A lullaYi A fanno uisperat·e che la sua apJ'Iicazione possa g e n e !'t~ lizzars i, poich<\ l t·a le al tr e cose. lentesi ancora che possa l'iuscit·e di danno c" l destare processi ri111asLi fi nora inalli,·i, o ri deslar nc alLt'i che pAre,·ono ~op 1ti. Polra il sier o at'liriciale vincere l e dlllicoltà incontrate tlalla tuber colina? L 'auloi'e lo spet·a . sp<·~· ialrn en le pet'chè la r eazione che esso pr Qvoca è l !'j::~e ra . A ~Li cke r di B~> l'i i110 e 8 Vellesen di Chl'istiania :=-i d•· bbono i pr 1111i e ~ peri m e n ti i n pt·opnsilo. Il Sir,t l i ha contin ual i e co munica or8 i·~ t'esu lta nze otten ute su 10 i uft't'llti nei •1uali ll\'e,·u precedenhl tn enle e per molli ,::ior·11i constuta ta l'opir e•si8. In ~> di ossi , che poi il
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ii!El>ICA
tempo ha conf~rmalo tubercolosi, la iniezio ne fu seguita da reazione febbrile; negli a!t!'i 5, non tubercolosi, non ebbe alcuna rea zione. La composizione tlel sic•·o artificiale può essere varia ed il Siro l si é servito indifferentemente delle ;(ue seguenti:
·t• Cloruro di sodio.
g rammi
Solfato sad ico At:qua distillata . ·>• CloPuro sadico l) So Irato Solfato magnesiaco Aequo clistillata .
'10 1000 • gram111i 6 10 •
-
5
J)
J)
2
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·1000
In tutti i suoi esperimenti egli ha praticato la iniezione nelle pareli dell'addome, nella misura di 2 c. c. tanto per g-li adolescenti t:.he per gli adulli. La febbre, nei casi posilivi, è comp11rsa uelle 9 o r e successi ve all'in lezione, raggiungendo un massimo di 39,6 e con un completo ritorno allo sl11lo normale entro 2} ore. L' i1ù!1 io ne dunque, co11clude il Sirot, è inoffen!"iva. c. f . luRG ENSEN. -
blllo. -
L'lclrotera.pi& nella aoarlattlna e nel mor(Biiiller f . klin. Heilk., tii;e mbre 97).
N on è la sola anli pil·esi fisica r[uesta che l'aulo•·e pl'Cipone e raccomanda, ma un sistema id r o tera pico vero e propl'io diret•o contro le malattie e•·uf tive, principaimenle la scul'lallina e il •uorbillo. N~lla prima di queste info.:rmilà consiglia di non intervenire iu quei ca~i che hanno un andamento leg_c;ero. QuanJo la tempe•·atura giunga ui 40• o li s01·possi deves i imme•·gere l'infermù in un bagno a lla te111peratura di 20• per gli aclulli e di 15• pe1· gli acloloscenli, tenervelo per o minuti e ri r ete•·e l'ope razion i', se occorre, avendo semp1·e come guida il te rmomell-o. Se pe1·ò conte mpo•·aneamente alla elevazione di tem per·alura l'ammalato avrà la pelle fredda e il s e n,.orio alquanto dt!presso, allora in vece del ba finO a 20• o 15° rispelli va mente, si fnrò. addi rittura il bagno caldo insieme a f•·eg11 g ioni di lutto il co •·po. e se sotto questo trattamento la pelle si 1·iscalda e le co ndizioni del senso rio migl io rauo, si avrà cura tli far subito •Ielle abluzioni fredde alla tes ta e alla nuca. Così pm·e si farò il bu g no col<lo insieme alle abluzioni
Hl VISTA
ft•edrl e al la testa e alla nu :a •JuAn-lo !'irJlorpidimento del sen~n rio P-ia accompagnaLo da una l e111 pel'alura piu bs s!:'a del no nna le. In ogni caso non !'i perda mai di vista il centro circola· L11rio e si nhbia no come con lt·,>i od icazi0n i lo slt~to pa1·elico ùd cuor e in g r ado consider evole, ratrann u pro veni":lnle da st enosi delle vie respiratorie, l'epistassi, l'a•·Ll'ite. La nefrile sca J·Ialli<I0!'8 potrà anch'e!<!;:a venir IJ·altata eon bagni cnldi (31}') della durala di un quarto d'01·a e seguiti da inviluppo c,ll tutto il cor po in un l enzuolo bag nato in acqua cai Ja e copPrle di lana Potni un si mi iflia nte lrallt~lllenlo appli CI)l'i'i anche al m r, rbillo, evita ndo ci oé qnalsia;:. i inlt>r vunto n ei ca ~i l e~geri , o facendo lull'al più un bagno lepido nelle ore della sera allo st•.opo di cnlnHli'C l'agitazione c he in tal genere di amme lati suoi far3i maggiot·e durante la notte, e combattendo eneJ'g icam ente co n acquA cnldA o fredda, scco:1d •J i casi, l'altezza della temper atura o i fe.wmP IIi d'ind•>l ~ ner·vo1sa. Cosi pot1·annc> fur•i d~l ln Rb!uzioni fre Jùe di pochi minuti ('!-1) dirPlli specia lmente \'er·so l a test~t per combatler•e lo stato P-opor·oso, il dèlir·io, l ·~ convulsioni (li g ra do leg;rero, e si farà invece il b:tgno g~ne rale da 20•-25• se i detti fenom eni sar·anno abbastanza ~ ravi o se conLJ·o di essi le selllplici 8Uiuzi1ni fJ· edde llOIIaVl'8nllO proJOllO J'elfe ltO cJesicJer alO. N elle compl ic(lzion i di UJ'Oncld l e sia il termometro l 'unico gui·la per· ra,.plicazione del bagno: nella stenosi ltl!'ingea si appl ic hi l'in viluppo aliR Pri ->s~uitz, 3 volle in :H or e, co n acqua cnldissim'l, appe11R lollt.>J·abi le, e se cio è insufli ~i ·;nte si r·ico•·r·a ai ba~ni caldi con fregagioni. Nell'ipot.er·rnia >;i cli r•ig.n·a un gallo d'ncqua fredda nel la •·e· g i on~ rlel m idollo ntl ungato evitando eli bagna r e il petto cd i l cl •H'RO. N ell'iperlermin, anche se esista bJ·o ncl tile capillal'e si fal'anno abluzioni fr edde, avendo cura di ammini -strare pt·i ma e dnpo o;.: n i obluzrono una ce1·ta d i)5<C eli eme1i ;o ed e\·itando di insi!'>ler troppo nella sotlr·azione di cal ore. Come nel la scal'lal l i lfa, anche nel n•ot·billo, J 'tlccomA r ~> la l'autor e di aver SOlllJWè ùi mira il cuor e in ngn i upplicazione idrotera pica e di so::>lenerl o co11 qualche do!'e di vino geneJ'O!'>O, di cnffc•ina, di cAnfo t•a ed alt1·i c•cci •a11ti clc:oll'azion e carclinctl . (! . .f.
!IEOICA PROF.
Scoauo. -
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La corrente faraclloa nella cura del- (Giornale i nterna;;ion ale delle sc ien~e
l'eplle••la mediche, t'8sc. 2, del 1898) .
dive1·;,i m e torli tli CUI'O elettrica >'perimentaLi n ella epilessia sono : la ft~ l'adizzazi oue generale. lo gRlvaniuozione del capo, del sim pa tico al collo, 111 dr> ccia elelLro- stat ica. T enendo p1·esenti le sue ricerche sulla ~ limo lazit'l ne elettrica dei nerv ii del collo, la quale mud ifìca potentemen te, a differenza ddU'elell rizzozione del capo, la cir colazione cei·e bra!e, l'autore volle p1·ovare se la farll dizzazione della 1·egione anle1·iore e laterale cJ.,l collo riuscisse efficace n ella cu1·a del · l'acce>'so epilettico. Ecco il m etodo usato: Un largo eleltrode (differ ente) ben umellalo e curvo, di ci t•ca cq. 70 viene applicalo in corrispoudenza della ca1·Lilagine tiroide, in modo da raggiunge re con i ùue estremi il bordo anteriot'C dei due mu:::coli stel·no-clei.Jo-mas toidei, l'altro P.lbltrode (inditferenlt\), umido ed anche abbas tanza lal'f('o, i· tenuto da l paziente in mann o sullo !;le1·no. L'autore si é ser' 'ito st'm pr e in gior·ni alterni della corrente farodica di In edia iul'!nsilà e pe:r la durala d i ·t :J Jni nuLi primi. Dalle l f> ogservazioni raccolte e riferite dalrautore s i può de durre che la cura elettrica anzidetta ::;uole apportare dei benefici risullll li, g iacch ~ quasi costa ntemen te, dopo poche sedute, o fa diminui1·e il num ero degli accessi convul!;i\·i, o ,·vero li fa SCOIIl ?arire del lutto, o pe1· un lungo period" J i tem po. All1·i D ini't::rmi non sottoposti alla cura elellrica , prese1·o del bromuro d i polassi•l o di sod10 a do!;i alqua nto eleva te, e genera lmente non ebbe ro un notevole miglioramento. E. T.
- Nota •ull'azlone spe oUloa del•lero umano ~ormale 10pra U baolllu• ooll oommunt.. - (British Meri. Journ., g~ n11aio 18\lf() _
C ai STO P IIERS
L'a ppl icazio ne Jt\lla siern-Jiagnosi nel senso di diffe renziar e il bacillo di Eberlh dal bari llus coli communis non è stata fino ad o1·a sodd is fa'ceo te come s i ave va J·a~?i o n e di sperare P eckllom h li esperimentato l'atione del siero umano tifoso sopra 70 cullUI·e di bacilli d1 Ebcrlh, ed a ltr-:t tanLe di bacill us
30:)
RIVI ~TA
col i communis ed lta sempr e r isconlr(llO la proprielil agglutinaule del dello sier·o anche sopra i bacilli della seconda speci e; ricorda anzi un caso che gl i ha dato una r eazione cos·r com pl eta cor ne non aveva mai ottenuto colle allr·e culture eli baci lli tifosi. Ziemke asser·isce che usando il baC'illus coli come controllo per· confermare la teoria ùi W iùal ha riscontr·ato che esso era fr·Pquenlemenle Hf!glutinato nel siero umano Lifoso. Beusauùe sl'iega questi fa tti ammettendo una relazione biol o):! ica lr·a i due micr or ganismi. L"a:-.ione palese del <' ier o ti foso sopra il hacillus col i communis dovrebbe naturalm ente infirmare la natUJ·s specifica della r eazione tr·a il sier o tifoso e il baci llo ù il Eberth Ma l'autor e crede poter trovare le spiegazione di r esultali cosi imbarazzanti nel fatto che lulti hanno usato ~o me lermioe difTer enzial e li sier o di tifoidea. E da alcurri esperim er. ti che egli ha iosti tuito e che ha concretalo in due tavol e, ;::i può veder e come il sier·o umanv nor·male ha quasi generalmente sul bndllus coli communis la s tessa atione specifica Jel sier·o del lo ti foidea sul bacillo tifoso. Qui ndi sem bra a lui naturule di au1mcliP-r e che il siero <l P~Ii infer-mi di tifoidea abbia probabil men te due distinte azioni specifiche, una, come sièr o ti · foso, sul bacil lo di Ebflrllr, ed un'allr·a che è quella del siero normale la quale si t•·over ebbe sempr e ugualm ente pr esen te tanto nel sier·o dei non tifO!;'i rhe dei lifos:i. Ossia, pe•· di rl a con alll'e parole, é opinione dell'autor e che i l !"iero umano passando òallo stato normal e allo stato tifoso non per da l'fli~ion e specifica che gener almeoLP, possiede sul bacill us coli comm unis. c..f.
Sulla durata del potere toasloo e antitossico nella tosalna e nella antltoulna dlfterloa. - (La rifo rma medica, 26 fèbbraio ·JS!J8).
ABBA DoT T.
fR ANCEsco. -
L 'autor e, facendo esper i111enti sul pr oposito, ha constatalo che la los:o: ina difterica, conservala allo scuro, a bassa tem per atura e sotto l'azione di un disi nfe ttan te che l a m an· t enp-a sterile, conser va per ol tre due anni il proprio polt-re tossico, il qu11le per·ò può diminuire l egger·mente, per modo cbe si r•ende necessarro i l saggio della dose minima mortal e ogni qual volta si ùr·bba pr er i sare lu unità iumwnizzanle di
un siero antidiflel'ico. Q•1esta constatazirme ha un'iul portanza tutta da labor·atodo. Piu importante da l Ialo pratico, è la constatazione che egli ha fatto, circa al siero a ntidifterico, che cioè esso si mantiene atlivo anche dopo un anno e mezzo dalla fabbr icazione, e può essere con fiducia inoculato nell'uomo contenendo tutte le unita immunizzar.Li che possedeva quando fu prepar·ato. Questi) mantenimento del potere antitossico si riscontra anclte a d onta che siensi modificati i caratteri fisid del siero, pei quali da limpido si s ia fatto torbido o sedimentoso. C.
RIVISTA CHIRURGICA Dott. LurGr C l~1 PO . - Sarooma della fo ..a oranloa posteriore destra oon ldrooeralo e soolo di liquido oerebro· spinale dal naso - (Rio. sperim. di .freniatria. Volume XX II , fase. -1). Nella letteratura medicn sono noti cinque soli casi ùi idrocef!llO con stillicidio di liquido cerebro- spinale dela naso, due del Tillaux, uno di Nothnagel, uno del Leber , uno r ecente del Fontana. L'infei·mo, osscrvalt · dall'A. nella clinica medica dì Bol<>gna presenta va, per quaulo rig uarda il sis tema n ervoso : cranio macrocefali ~o prevalente mente brachicefalo; una legger·a sproporzione fra il c ranio e la faccia a scapito di quest'ultima; paresi del facciale di destra ; lingua tr·emula ; arcate palaline, durante la fonazione, più mobili nella metà sinis tra; esoftalmo bilaterale; nislagmo; movimenti del tronco atassici specialmente nel psssaggio della posizione supina o di fi11nco a quella seduta; scosse ritmiche durante i mo vimenti degli arti supClr iori ed infer•ìot•i; fot•za diminuita neg li arti s pecialmente nei superiori ; riflessi rotulei esage· r a li d'ambo i lati; c lono del piede; vista le~ germente indebo lita cd annebbiata d'ambo. i lati; udito lef!germente indebolito a sinistra, abolilo a destra, ma solo per la via aer·ea; stillicidio di un liquido limpido del naso; stazione ere tta a ssai difficile; deambulazione impossibile se non ce> n valido a p-
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tU VISTA
po~gio
nel •lURie caso si compie mediante un'andatura aLa ~ sica cerebeiiAt'O tipi ca; intelligenza disct·etamenle pronta quando Io scolo dAlle narici è libet·o, l orpida quando lu scolo si anesla. OuPante la sua degenza in clinica l 'infermo pt•eseutò pat·ecchie osci llazioni di arresto e di ritorno dello stillicidio nasals. Più lar di compa1•vero accessi convtllsivi con forli scosse t:loniclae in tutta la metà sinistra del corpo, poi sopt·sg~iu nlo i l coma, la respi razi one assunse il tipo distinto di Cheyne-Stokes e si ebbe esito letale Alla nect·oscopia si r is ~o nlrò : nella rossa crani ca posterior·e destra un grosso ltunot·e ovoide, bitorzoluto, di colot'd r osso cupo, teso, fluttuan te che ru diagnoslicato quale snrcoma cistico di ori gine endotdl iale; nel condotto uditivo ies ~ro un grosso zalfo di tumor·e co mpr·e n dent·~ nella sua massa i nervi che vanno nel dolto; altro tessuto neo plastico al disotto dt-lla dura madre che rive.::l e la doccia basilar·e; for·te di latazione degli spazi linfntici per·ivascolari e dell11 lAcune perice.llulari nelln cort eccia cerebrale e nei nuclei della ba!;'e. Allo scopo di esaminare come usciva il liquido cerebro-sprnale si praticò una sezione sagillale della metà del fr·ontale nttr·nverso l'etmoide e il co t·po dello sft!noiol e, e ~i vid ~ l'e;.istenza di un foro nel l11Vo lalo iuterno dell'osso fro n tale c omunicante col sen o frontale tlove la mucosa era integra. Penetr·ato il liquido per questo for·o anormale nel seno, di là per l' infundilmlum sgorgava nella conca nasale medi11. Siccome poi la sostanza ner•vosa era sninta contro quel fot·o e ridotta allo spessor·e di pochi millimetr·i, il liquido dal cor11 0 SHle•·ior <! Jel ventricolo sinistro veniva spinto olalln pr·essione inter na, dializzava atlr·avr rso la sosl anza nervosa e, passato nel seno fronlille per· In via suddesCl'ilta, giungeva nel la fossa nasale m edia. L' A. fa seguire alla tlescrizione del caso in par·ole par·ecchie osservnzioni sulla natura e sulle pr·opt·iel8 del liqui!lO cefalor·achillinno tln lui r accolto, e sulln eziologia del processo mm·boso. te. CoavrN e VrcoL. -
Resoconto eU 200 operazioni radloaU dl ernie addominali praticate all'ospedale mUltare dl Jassy (Rume.n la). - (Jassy, '1897).
Que.::;to resoconto fu presentato al Xl I C0ngresso internazionale di mPdicina lenutosi in M osea, dai si gnori colonnello m ed ico doLI . C•11·vin e capitano dott. Vico! dell'ospedale mi
CIIIRUICGICA
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!ilare di Jussy. Cred iomo utile ripor·tare alcune cil"t·e de~unte dal resoconto stesso. Il numero totale tiPgi i erniosi os~er vati ed ope1·ati fu di :200; di f(uesti solo uno Pl'esE:>ntò un ernia crur·ale ed un a ltro un ernia ombelicale. Tutti gli altr i Hl8 erano afl'elti da ernie del cnnale. ing uinale e tr·aune in1L casi, in cui r e•·nia e ra diretta, in tutti i rimanenti tratta vasi t!i ernia obliqua esteron. Pa recchie ernie inguino- saotali si presentarono in condizioni speciali; così tre ernie intes tinali non congeni te erano associate all'idrocele della vaginale, ùue ernie epiplo:iche congenite prese ntavano l'ectopia inguinale del testicolo atr·opizznto, ed un'all1·a aveva un idt•ocele a bisaccia che montava davauti la parete anlet·iore llel canale in gu iuale. ln due casi fu riscoutrata l'ectopia inguinale del testicolo con accorciamento d el co•·done: iu altri due fu osservato il cis toce le. Alcune e•·nie presentavano parecchi sacchi: l:? ernie erano doppie. l metodi operativi usati furono due. Il primo consistette nel lasciare intatta la parete anteriore del canale ihguin nle elle non venne incisa e nel praticare soltanto delle suture sia all'ol'ificio anterio1·e del canale, ~iA su tullo il canale dopo a ve1·lo cruenta lo all'interno. Questo me todo però 110n diede risullali mo lto buoni csponenòo alle facili recicl iv~. Si l'ico r~e quindi a ll'altro m etodp elle nelle grancii sue linee rappresenta quel lo del prof. Cllampionniere. In 1~8 operazioni gli autori non usarono per l'anestes ia che In coc&ina secondo il metodo . d el pr o f. Reclus e se ne trovarono contenti. Gli accidenti operatori furono insignificanti. 4 furo n<1 1 ioperali per I'ecidiva. Non si ebbe alcun caso letale. ! JJ complesso questa s ta tis tica é assai brillan te e fa onore al corpo sanitario militat·e t·umeno. te.
Jotl. LuJGr. -- Della. olorona.rooli nel cardlopattol. - (Rioista cene t a d i scienze medich e, 15 febbraio 1898).
SP BLLANZON
L'aulo•·e vuoi combutle t'tl un p•·egiudizio che, secondo lui, anche molli medici hanno, c he cioè lo clor·onar·co ~ i ~ ia controindicata nelle cardiopatie. Dopo alcune cons iderazioni sull'argomento ed accollando rienamenle la teor ia già da tempo es pos ta dalla commissione di Hyderabn l elle cioè per l'azione MI clo1·oformio s i avvpri primn In paralisi respira tol'ia e solo in secondo tempo quella cor·d inca, la quale non sn1·ebbe che una conseguenza delln pl'ima, egli c·itu, oltr·e a tanti allr·i, tre
30!
Hl\'lSTA
casi d1clo,·onarco::;i in cordi opalici, e p1·eci!:'amente in un vizio aortico, in un vizio mitt·alico con degenel'azione del miocardio ed in un ateroma diffuso. In lulli i casi si usò la nat·c osi ntista ossio prima rlella cloroformizzazione si fecero 1!ue iniezioni di un centigrammo di cloridrato di mol'l'ìna ed un n1illigrammo t!i solfato di atropina, e si a~giunse , trattandosi di cardiopatici, un'iniezione 1li tintura di digitale e spartcino. Cit'costanza deg-na di n ola si è che questi tre individui furono cloroformizzali nella posizione delttl di Trendelenbm·g ossia su di un piano inclinato o colla testa in giù. L 'autore n on avendo riscontrato alcun inconveniente come in tanti altt·i clorofot·mizzati nelle medesirne condizioni, conchiude che non è lecito abbandonare o se stesso un malato òi mal<1llia ch ir·ut·gica pel fallo Ili esser·e cardiopatico e che l'intet·vento può in tatune c irco stanz~ essel'e doveroso anche quan(lo esistano fenomeni di scom:1enso corne erasi vet·ificato in uno dei casi succitati. te. SoUPA RT. -Danni della legatnra. dell'arteria aaoellare. (B11llet . de l'Acad. royale de méclecine de Belgiqu.e,
N. 1, 18!J~). L'nutoJ•e ricordun fh un coso di sfacelo del membro lo,·acico nvvPnulo in segui to nlht l egatura dell'arteria nscellnre, pl'nlicntn per unu r ollur'a di questo voso, e che necessitò l'nmputnzione del membro, conferrn;a la tesi che dn lungo tempo hn sostenuto nel suo corso di mediciou opet·ator ia, e cioè che In l egnlurn del tronco arterioso compreso lt•n l 'or igine della scnpolnre inferiore e quel hl dell'onternle prof,,ndn deve esset·e prosct·ilt.n dulln pmlicn chirurg icn, giacché, contrnriamente o ciò che esiste su tutto il percorso dell'nlbcro arterioso sul quale avviene clte l e arterie collnternli originale da un tronco vicino Hi nnaslomizzano frn loro, in questa regione vi é difetto di nnastmnosi fm l e collnlet•n li che nascono doll'ascellnre e quelle che nascono dall'omerale. l di versi casi e le stalisliche sulla leguturn dell'artet·ia ascellare, specialmente quella ui V el pr.au, L o Fort e N éln ton sono piene di incet·lezze e sprovviste di p1 ·eci~i o n e sul punto esatto delle l esioni per· le quali l'illlet·vcnto ch inn·gico ha avuto l uogo e su qual punto è slatn falla la l cp-utum del vaso. L'autor e quindi si augura che questo punto della pr·ntica chirurgica ' 'enga più chiaramente ~ snminalo e ~turliato e fratla11L0 rias sum e le sue idee sul pr·o-
CRIRUUGIOA
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posito in queste p1·oporzioni: io La legalurn dell'al'leria nscella re nello spazio compres(, fra In scapola r e inferiore e l'omerule p1·ofonda a lla loro or·igine, dà luogo fatfllmente alla gangrena del membro toracico pel' assenza di circolazione coliRterale, e deve essere bandita dalla pratica chi1•urgica. 2° I suc~essi dovuti alla legatura praticata.in questo punto sono dovuti nll'anomAlia assai frequente della divisione del tronco a scellare in due branche che costituiscono premalur·amente le nrterie radiale e cubitale. 3° Nell'incertezza di 11uesta bifo1·cazioue e del luogo preciso della lesione, il chir·urgo non può azzardarsi a legare l'fu·teria al punto indicato per il suesposto pericolo. 4° La leg<ltura dell'nscellare al disopt·a della nascita della scapolare inferiore benchÀ possa essel'e pt·aticat.n, espone all'emorragia consecutiva in causa del poco spazio esistente fra es!;a e le collaterali vicine. 5o In ogni caso nelle lesioni dell'artel'ia ascellat·e, é meno pet·icoloso e più utile legare la succlavia nelln fossn sottc-clavicolar·e, che legare l' nscellal'e stessa. te.
L 'aol4o oromloo nelle forme uloer&· tlve uu&ll. - ( Terzo Congres.~o biennale della. Sociefa italiana di larin.gologia, otologia e rinologia Seduta del 30 ottobre 1897).
Dott. ZAP PAROLJ. -
L'O. riferisce i risultati ottenuti con l'applicazione dell'acido cromico in 11 forme di ulceri tubercolar i, 18 s ifiliti· che, 42 catarrali o semplici, 7 cancroidi, 24 eczematose, e conclude che la cura diede notevoli vantaggi. Fa poi osser· vare che l'applicazione dell'acido cromico anche mollo di· lu ito non è né facile nè priva d'inconvenienti, e che egli l~ r·iuscito ad ottene1•e i buoni risullali' da lui ricordati studiando pazientemente e delicatamente il modo d' usarlo. Aspettismo adunque ulteriori comunicazioni dell'autore, in cui egli esponga, in ogni suo parlicolaN', il metodo di applicazione di I'JUesta sostanza. E. T. Scui.ETTER. - Eattrpa'lolone totale dello stomaco. - (Correspondenz Blat~f. schw. Aer~te> 1897). Eseguii<'\ In laporotomia in una donnn di 56 anni che pt·esentava tutli i sintomi di un cancro di stomAco, il professo•· Schleller si t1·ovò in pr·esenza di un neoplasma che intìlt•·ava
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RI\"ISTA
talme11 te tutte l ~ pa•·eli slomacali dn •·ende •·gli impos$ibile la gosLroenterostou1ia. In tali condizioni piuttosto che •·ichiuMre la breccia p•·aticnla, stimò miglio•· con~iglio aspo•·ta•·e tullo lo stomaco, il che fece difatti, ~utu•·ando poi l'e~ofngo all'intestino tenue stirato in alto e obliterando iJ duodeno che non si presta va a tale manov1·a. L 'operatn guar1 pe1· pri111n, e dopo tre g iorni potevo. già esse re alimentali\ pe1· la vin bocc11l e. Dopo 2 mesi aveva già guadu~na to 3 chilogrnmnli di peso e non si lnmentRva di alcuna solfe1·enza. I n prmcipio non le furorno amntinisll'flli che c1bi l i(juitli in piccol is~ima quantità per ogni voltn, ma coll'andare del te111po le fu possibile p1·endere anche della ca1·ne come se lo stomuco non le mnncnsse. I l d0samenlo delle materie fecali dimost·r ò che l'infet·ma ass;i 1n i lavu sufficien lement~ te sostaoze azot11~c. N o n i nJ i cii no nelle orint.>, non li'Hcce di putrelhzione illleslinalt', il clte di mostra che i fermenti pancrealici possono surplire la pPpsina.
C. F. P r o f. GRA zzr. - Contributo allo studio <del oorpl eatranel
della oa1aa del timpano. - . (Ter.-o Con ~1 resso biennale della. Società italia na eli la ringologia, olologia a r inoloyia. So:: duta del 29 ottobre 1!!97). Dopo a ver p1·emesso alcune notizie sull'i mportanza e sulla fre(]uenza dPi ca8i <li co rpi estr anei dE'l condotto uditivo esterno e della cas8a del timpano, l'O. r .iife ri sce il falLo occorsogli in una bam bina , la quale si era int•·oJo llo un cannellino di vetro nel canale auricola•·e esterno destro. La mae8tro dello scuo la dove si trova " a la paziente, volle E'Slrarre colle fL'rbici il tubello che 8i e1•a I'Ollo den tro l'orecchio, e.) invece lo spinse nella cassa Jel ti mpar.o. Il Gr·azzi, dopo di essersi assicuralo con uno specillo bott onato e fles<'ibile dt->118 presenza del corpo estr aneo .JieL•·o una l act::razione che e~isleva nell& membrana del timpano, r esa bene anestdica la perle, con un timpunotvmo ingrandì la pt:rfo•·aziotte dissecando in ba:sso e do dieLt·o i n avonU la membra na Limpanico, c poscia con un paio di pinzelle adatLoti:>s ime p et· la felice curvatura e sottigliezza delle branche terminali, riu ~cì ad afferrare il corpo eslt aoeo e ad esl!·arlo per la via del conùlJLto uJilivo esterno. La ~ua rigione fu contpi~La, !!enzo alcuna conseguenza dannosa f!P I' la fnnzionl' uditiva. E. T.
CHIRURGICA
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Dott. DIONISIO. - Bulle emorragie nuall po1t-operatorle. - ( Ter.;o CMg resso biennale della Societa italiana dl laringoloyi1., olologia e r inologia. Seduta del 30 ot-
tobre 1897). L' O. afferma che il tamponamenlo con la ga!·za, come attualmente si pratica, produce notevoli molestie ai pazienti i quali concordemen te asseriscono che, più dell'alto operativo, r iesce di grande fa stidio il sop-giorno prolungato della gar za nel naso. Ad ovvia re a onesto inconveniente, il Dioni~io pensò di sostituire alla garza un batuffolo ed un tubo da drenaggio di gomma elastica del diametro di 8 mm. per gli adulti, avvolto ùa uno strato di g arza. P er l' introduzione, il tubo viene disteso sopra un mandrino di acciaio, lo si porta in sito, si ritira il mand•·ino stesso, ed il tubo avvolto nella gat·za, ri prendendo il s uo diametro primi livo, com pt·i m•~ la mucosa sanguinante. L'O afferma :::h e ebbe sempre a lodarsi di ques to mezzo, col quale non rimane a ffatto impedita la respiralione nas ale.
E. T.
RIVISTA Dl OCULISTICA -8
=
Le tntezlonl jo4o-todurate •econdo 11 metodo 4el prof. Durante nella oura 4ella cheratite parenchlmato•a •crofolo•a. - (Bullet. della Reale Accademia me!l. di Roma, anno XXII I, fascicoli Go, i• e s•).
T ,, GLIAFERRI A. -
L'A., consapevole degli splendidi r isulla ti ottenuli con le i niezioni iodo-iodurate alla Dur ante in varie forme di tubercolosi chir ur gica, volle appUcare questo tt·atta men lo anche nella cura della cher atite scrofolosa. Le iniezioni furono fatte iotramus colari nelle regioni soUosca polari e glutee con soluzione al litolo dell'i p. 100 di iodio che fu elevato però in alcuni cosj fino al 2 e 3 p. 100. Il numero minimo di iniezioni praticate ru di 12, il massimo di 40. L'a nestesia locale fu eseguila coll'eleJ"e solforico. l risultati furono ottimi. Il primo effetto b~>n e fico che ven:te riscontrato fu la diminuzione dei sintomi fl ogis tici !~ca li e della fotofobia. Seguirono
308
RIYISTA
poi , successivamen te e grt~da tamontl!, In diminuzione del dol o •·~ loca le, della lacr imazione e dell•' spasmo pa lpebrale, l"a•-resto dell'in (i(trnzione cellulare, i l rif0rmarsi dell'epit~ lio co•·neu le, il ritorno della normale levigatezza della co1·nea. Il cor:;o genet·ale della malattia ftt con questo mezzo di cut·a ridotto ad un minimo di 2i g-io•·ni con un massimo di n, r isultato impork1nlìssimo quando si pensi alla Lenacia e lunghezza rli questo processo morboso che da sei m esi può andare ad un anno e anche p ù . L 'A non ha fino aJ 07~i riscontrato r ecidiva alcuna negli infermi da lui curati e pensa che l e g-uari f!ioni po;;sano rilcmer.si liut·nture tanto più che, ollr e alla guarigione della malatlia oculai·e tu!.li riportarono un migliommento nolevolissimn nelle condizioni gene1·ali di l'esistenza or _ganica. È da notaJ·si che in due infermi nei quali erano evidentis;;imi i segni clelia sinli-l e ei·edi Laria, la cura in parola non diede alcun ri sultato nù g-enrwalc, né locale. Du•·anle l a cura tutti gli infe1•mi fUJ·ono sottoposti ad una nu· tl'izione conveniente. ma non eccessiva. te.
Dl un riflesso puplllare dl orlgloe aurloolare. - (Atti e rend. dell' A cccul. med. chir. di Per ugia, vol. IX, fa se. 3°).
PISEN TI. -
Tr attandosi di pr alicar·e il cateterismo della tr•omba d'Eustachio in un caso di ot ite media cronica suppurati va, l'A. non appena fa tta scorrere la sonda sul pavimento delle coane, osservò che il pazien_L•3 e1·a pt•eso da un lieve attacco di li· potimi a e che la pupilla , la quale erasi fatts prima miotica, presentt~va dei movimenti oscillator·i abbastanza vivi i quali arrestatisi dopo qua!che seconJo riprendevano con min01·e intensità. Questi renomeni si t•ipett>rono, anzi si aggravarono nei succes8i vi tentati vi eli cateterismo tantochè si rio v ette !'<Ospendere la cura. L 'A. ritiene che sia imr.>ortante In conoscen za di questo fatto giacche è anco1'a scar·sa In casuislica che r i . flette i r apporti funzi onali f1·a orPcchio ed occhio. L 'inter preta zione però di r1uesto fenomeno non è facile, giacchè se f~ lu<.>l'i dubbio che si siA trAtta to di fenomeno di arigihe riflessa, il rluhbio sor ge perfJ fJilllndo si voglia deter minHre le vie seguite dalla eccitazione meccanica per produrre fJuesl o <ìtlo t' ill esso. Si polrebbei'O avanzare sul proposito :3 i potesi: 1° che l'allo riOesso d1penda dalle anastomosi della branca nasale del 5° paio che inner·va il pa Yimento dellt:l fosse na ·
Dl OCCLISTIUA
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sali cogli elementi del ganglio oftalmico per mezzo del la lunga radice del ganglio stesso; 2• che esso dipenda da una eccitazione dei nervi etmoidali posteri0ri e iuf'erio1·i i qualft pi'Ovengono t! ai nervi palalini originati alla !or volta dal ganglio ~>feno-palalino, propagandosi l'eccitazione dal ganglio oftalmico al 5o, e dal gtmglio oftalmico ai rami dell'oculo-molorA; :{o che i fatti osservati dipendano da un fenomeno tli inilazione ampollare e de l relativo nE<rvo che fa parte del tronco vestibolare il quttle ha tre nuclei d'origine bulbare dei quali uno, il nucleo di Deiters, s i anastomizza cui nucleo dPI Go puio pP.!' me zzo di un fascio diretto di fibt•e. te. Dott. DRANSART. - Cheratite pseudo-membranosa prlmltlva oronloa. - (Società qftalmologica di Parigi. Seduta del 7 dicP-mbre J89i). Le osservazioni riferite dall'O, confermano quelle pubblicate dal dott. Thiébaut di Algeri, e provano ug ualrnente l'e;.iste.nza della cheratite pseudo membranosa primitiva co t ne entità morbosa. Qul!sta cheJ·alile può esse•·e dovuta escl u~ivamente ai bacilli della difterite; ma può anche essere prodotta da llln'associazione micrubica di bacilli del Loefller e ùi pneumococchì. Ulteriori osser·vazioni dimostreranno che la cheratite pseudo-mernb1·anosa pr·imìlivo può essere ùovura parimcnle a colonie di stafllococcbi o di s t1·eptococch i. La cheratite pseudo membranosa primitiv@ ha più fol'lne cliniche: t o La forma acuta. la cui evoluzione ~i ftt in tre seUimane; 2° La forma cronica con tlelle esacerbazioni acuta che insor gono irr·egolarmente nel corso ùelll\ malallia, la cui dural~ può es~ere di parecchi anni. La pL·ognosi di quest'affezione sembra essere benigna ne lla rnagg ior· parte dei ca~i (l1'6 su qualli'O). Havvi lultavia una forma maligna che può produrre la per·dila completa della ·vista. La cura razionale con~iste nel t0glìe1'e la psendo·memllrana P. nel poi ve rizzare la s uperficie ulceraln d P. !la co•·nra con airola o con jodoformio, cop!'endo l'or.ch io con una fasciatura antiseU.ica e compressiva. Da un altro lato porrebbe opportu no fare il più pr•eslo possibi.le un'iniezione di s iero di Roux. Se vi é corn pli~'azion e d' irite cor1 !"inecil i", è in,licata l' irideclomia. E . T.
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RIVISTA DI ANA TO,IIA E ~'IS IOLOGI A NORMALE E
PATOLOGICA
Sulla alterazione degli elementi del 1lstema nervo1o centrale nell'ln1onnlr. lperlmentale. - (R io . rli palol. nuo. e ment., gennaio 18!18).
DAnni dott. ALBERTO . -
In tre cani a lulti i rruali mo1·iJ·ono dopo un periodo più o meno lung0 d'msonniA, fu1·ono t1·nvate al ter azioni piu g1·avi sul lobo antet·iorc, poi sui lobi occip:tale e sfenoidale, quindi sul lobo medio del cet·vello, sul cel'l•elleli •J e sui gangli intel'vertebrali. Si può concludet·e •.l ll queste I'Ìce•·che che la veg l ia e l'eccessiYa atLivilà del si:stema uervoso ope•:ano uella par te color3bile ed in quella incolora del prot0plasma e nel nucleo delle cellule nervose un cOnl'\lnlO semp1·e più g-l'ande pe•·modo che si ba un'alt·ofia vacuolil'or me delle cellule stesse. Sell)br a inoltre che lE~ ri0er che in pa•·ola cont•·ibuiscano a ùimostt·a t· vera l'opin ione tli P(lii,!!er, il quale supponeva che durante la veglia tanto fosse i l consum'1 dolle sostanze componenti il sistema nervoso che non vi avvenisse una cot·rispondenle t•ipal'azione, la l"junle dovt·ebbe es~e re operata dut·ante i l Ronno. Qu ~>sle ric"!rciJe furono tenta te la prima volla dalla siguora Manaceine (Il rchioes italtenne!l de Biologie, vol. XXII, 18!H) su cani pl)ppa nli. te.
L. T AR ULL.r e D. Lo Mo:Hc o. - JUoerohe aperlmenta.ll 1111 timo. - (Rttllet. della Reale Arcadflnia m"cl. di Roma, anno XXIll , fA!'Cicoli ()•, io, Rn . Gli autol'i allo scopo di indagfl r e l"juale !'Ì>t la funziuue dl' l littlO sul l'or;.;nn ismo, hanno es;)g-uito una serie di esperi enze sui cani e sui pulcini, t·ist> t•bando!'i di fare in srgu ito nuove r ic.:et·che sopra altri animali . !'pecialm enle negli er bivol'i nei qu11 li il limo assuuw uno svi luppo muggioi'P. Queste espel'it•nze· sono iutporlanli giacche lo stwl ir) della ~l nndu l a in pat·ola, dopo le espet·i enze del Fricrlel eben ha avu~o pa t·<Jcchi cull ol'i fOt'!'e pee le non l ievi di lfìcol tà inerenti a questo genet·e di esper ienze. Gli autori pt•ali ~'at·ono l'~<' lit·pa7.ione del lit no, I.HnL" nri cn ni I(IIRnto nl'i pul d ni, incomincit~ n ùo da
RIVISTA DI AWA TO ltiA E FHLOLOGIA
31L
pochi g iot·ni dopo la nascita e pt·oseguendo poi a d i v~rse epoche di sviluppo e t•ivolset·o specialmente l'allenzione sulle m'lditìcozioni del sangue e sulle var iazioni del peso dell'animale opcPalo non l1·nscurando di notare ogni alli'" fenomeno che potesse essere in rappot·to colla mancata funzione della gianduia in pal'Oia. Uguali J·icel'~he ve nnero compiute in aninHii normali tenuti in identiche cond izioni di espet·imento, nati dalla s tessa m1dre e della medes ima età. Ri portiamo le conclusioni alle quali sono giunti gli autori dopo questa pt·ima s er·ie rlelle loro esporienze: Il limo non è indispensabile alla vita dei cani; la sua aspot·tazione pt·ovoca, soltanto nei cAni gio vanissimi. dislut·bi generali di null'iLio:1e, diminuzione della for La rn uo;scolare, diminuzione delle ern nie e d ell'em 1globinli con aum ~ nlo di leuco::ili. Questi dislud)i però sono di br,we dut·ala e scompaiono col ct·escel'e dell'animale. Nei pulcini l'estir·pazionP. del timo nei pr imi giot•ni dopo la nascita pl'ovoca in quasi lutti la m ·'ll'Le preceduto da segn i di debolezza, da Lt·ennri, da allet•azio1i del san g ue analo,!he a quelle osservate nei cani, e da 1.1no stato coma toso più o m ono p1·onur1Ciato. L'estirpazione di una parte !òOla rlel lim'> rill'e volle produc•3 In mot·le. te. L .\:-~ouccr doll. A. -
Au orblmento delle oloatrlol oute.nee. - (La clinica model'na, 23 febbraio 181:18).
L'A . rifet·endosi ag:i slu·li fatti i 'l qu esl~ ullimi lL•mpi s ull'as3orbim ~nto cutaneo, specialmente pet· opora del p1•of. Fubini e del d Jll. Piet•ini, i quali portano a conchiuder·e che la pelle normale assot·be le sostanze volatili, talot•a le non vola li ti put·clré entt·i in giuoco od un solvente volatile, od una sostanza gr·Assa, o il m<Jssaggio, o l'azione eleLlrolili'!S ctella corrente, Ira voluto ricercare come si comportino le cicatrici cutanee rispetto all'assorbimeulo &lesso. Egli l1a studiato l'assorbimento clelle sostanze volatili (iodio, a cido salicili'!o, acido fe ni ·~o , guaiacolo). quello del le sostanze no :1 volatili sciolte in a cqua (idroclot·c~ltt di cocaina, ioduro eli potas'>io, salici lnto di sodio), r•iservandosi di fat·e allri e s perim~nli colle sostan ze v olatili unite a g1•assi c colle soslnnze non volatili sciolte in acqua, col conc'lr5o dell'elellricila. L'A. conclude rln questa pr·ima serie di espcr ionze che le cicatrici cutanee si cotnp o r·tano, ri guardo oll'assorbim ento c!c lle sostanze citale , in te. m o do a nalo~o alla pelle normale.
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RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE DE A~IICIS, •ncd ico di
t• cla s:::e 1WIIa R. Marina, assistente
onorario nella cli nica dermosifi lo)patica di Napoli . -
Ooualderazloul oUnlohe e teraplohe au di un caso dl aUillde maligna preoooe. - (Giornale inlerna.~ionale delle scien :.e mediche, fa se. 1· del 189~) . Si tratta di un c~:~so di sifil ide maligna p1·ecoce, car atterizzala dal rapido succeder si oli foPme ulcet·anti necr otiche nella maggior parte della superficie cutanea appena pochi mesi dopo la comparsa della l es10n e iniziale, associa te acl una rapida n prOj:(I'essiva denukiz.ione generale. L e considerazioni con cui il nostro egt·egio colle~a nella R. M a•·ina chiude il suo interessante lavoro, sono oltremodo i stt•ulliVf.>, perché dimostr ano il gt·ande valot·e delle iniezioni di calomelano nella cura delle sitìlidi ad evoluzione maligna, e ci fann o conoscer e che anche in que s t~ for me gravi non si deve disperare del trattamen to jodico-mercut•iale associalo ad una cura tonico-J·icoslituente, massime quando l ~t cura specifica é stata detìciente nell'inizio. N el caso in parola si preferil·ono le iniezioni del pr ofessar Scat·enzio col calomelano (10 cenlig•·ammi) e si prescrisse conlemporanc>amenLe l' jorluro di potassio, la decozione di china e la ti nLUra eterea di acetato di ferro per u ~o interno. Dopo pochi giomi dalla pri111a iniezione, cominciò a notarsi un r apido migl ioramento oli quasi lulle le ulcerazioni, le quali ben presto si deler sero, pr esl'nla ndo un buon usp~lto g ran ula n le. Alla mi glioria delle lesioni segui anche quella delle condi zioni di nutrizione gener·a le, per modo che. dopo appena quattro iniezioni di calomelano è con l a somministrazi one quotidiana di tre gP11mmi di j oduro Ji potassio, nel bre,·e spazio di venli :tiorni , l"infe•·mo usci dalla cli nica quasi completamente gual"itn. N on si può quindi ritenere a priori - osserva giustamente l'A. - come alcuni hanno \'Oiutn, che in qualunque caso di si!ìlid~; mHiigna e gAloppa nte cnn uolevole depe•·imenl o delr oq::ani'imo, il m ercurio e l' j nduro rie scano AS!"olu lumrn le noci vi, p<!r chè inde!wliscono ma ~gio rm e nt c r or gnnisu w.
E. T.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA Proprietà ecl usl terapeutlol dell'o•sloantora. -
(Ga:~oetla
m ed. lombar da . An. L V, N ..-)3).
L'ossicanfora é il primo prodotto di ossidazione dalla caufvl'a ; ossia i: canf01·a in cui un atomo d'idrogeno è sostituito dal gruppo id1·o~silo. Quantunque mollo afllne allo confora. pure ne è l'antagonista, e l a sua azione consiste nel diminui t•e l'ecci tabilità del centro respiratorio: da questo Ialo somiglia alla mol'fìna, ma é - riva de' suoi effetti secot 1dal'i dannosi. Speri mentando con questo farmaco su due inferllli con dispnea cardiaca, H P.inz e Menasse ottennero i seguenti r isullati: di minuzione notevole della dispnea: :t·imat·chevole euforia, con fenomeni di leggiera ecci tazione. Il miglio!' modo di sommiuistr are I'ossicanfo1·a è in ostia alln dose di gr. O,i:>- 1 dal O Ire \'Oite il giorno.
E. T .
S MBSTER
-Trattamento della oorha. - (Repertoire de
pharmacie, febb1·aio 1898).
L'autore liu poLulo guarir·tl rupiùamenle un nu111 ~ ro r!lgguorclevole di malnti di coriza acuta mediante abbondanti lavaggi delle na1·ici con un1\ ~oluzione disinfellan le. Egl 1 ha ottenuto gli stessi r·isul lati soddisfacenti sin facl'n do usa1·e una sol uzione di p<'r cloru1·o di fet••·o all"1 p. 1000, sia d'acido fen ico all'l p.2000, sin infìnedisublimatocoiTOSivoall'1. p.5000. l~ i ndifferenteadope1·a 1·e pe1· quesli la vuggi la d occit~ di Esmat·ch a il sifone di Weber. Gener ailnenle é sl<•to sufficiente un pr i1110 lavaggio abbondnnte pel' fare scomparir·e la ceftllalgia frontale e per diminuir·e sensibi lme:1ld la secr ezione nasn le. Con poche altre applicnzioni delln solu,i one disinfeltant•~ si può l'ilggiungel'e In ~ UIII'igionrl complr·La. C. F .
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RI ~ISTA DI TECNlLA E SERVIliO M~DICO MILITARE Ordinamento ed elfettivl del 1ervlzlo unlt&l'lo dell'e•er· olto romeno 1nl plede dl guerra - (Monitoral ostei, 18U7, n. 23). Pel disimpe!Xno dei ' 'ari compil i artìdali i n campagna al se rv i~io sanitario, questo si di vide in due r eparti generali: A) del ser vizio di i " l inea (Ser viciulr.l'inain te) ; B) id id. 2" id. (Serviciul din. u r ma). Il se1•viz.io di t · linea com pr ende f{li elemen ti sanitari che seg-uo.1o il cOJ•po d'armuta; quello di 2• linea consla degli el ementi sanilar·i, i quali, pUI' facendo parte dell'eser cito di operazirme, non seguono il corpo d'arma ta , e dipendono pe1'ci6 dal dir·etlo1·e general e dAlle strade ferrale e delle tappe, e del capo di !"Ialo mag~io r·e g •.merale. 01 1• L •NEA - Esso consta di -i- scaglioni. 1• Se r vizio r egrtimrmtale (Serviciul r egimentar), destinato alla cura dei maluti e feriLi dei corpi di truppa elle stanziano, mar ci ano e cornlJallono, è disimpegnato dai medici e dal per·sonale sanitar io di tr uppa dei cor pi stessi Ali 'i nizia r si del comballimenl n questo ser· vizio stabilisce posti cl i f>rima medica~ione ( Puslurile de prim njulo1') i n pr ossirn ila e a ter go delle 1· serv e del r~gg im e nlo, cioè a 1000 metri dl' l la li nea del fu oco, al coperto dAi tiri del nemiro I carri d'ambula nza r eggimentali, deposto il m ·~teriale (la· scbe di sani la, barell~, earrelli porta -bar elle, ecc.) pres~o i posti di pl'ima m edica~i o:1e, si r ecano in pr ossirn là ciel po· sto d'ambul anzH divisionale e prendono parte al ll'aspor to dei fer·iti del corpo d'a1·mata. Il per sonale sanitario !'eg11 imenlale disim pegna il set•vizio snllan to nella zona compr e•a Lra la l i nea di fu0co e i posti di pr·ima medicaz1one, inclusivamenLe, coadiuvalo in questi ultimi riai pe1·sonnle d'amhuht iiZO divosio:lale . 2• 3ml,ulan.:a dirisionale, destinala a completa re il Ber· vizio sa nilal'i o r eg-:;r1mentale, stabilisce f'Osli d ' aml>~tlan;a ; \ ) SE RVI ZIO
RIVISTA DI TECNICA E S.mVIZIO )IF.I.HCO ~IILITARE
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dioisionale, in pr·ossimita delle riserve della divisione, cioé a 1800-::!000 metr·i linea di fuoco e presso le vie di comunicazione. I carri d'ambulanza della di visione, lasciato il matel'iale sanitario ai posti d'ambulanza divisionale, si riuniscono ai carri dell'ambulanza reggimentale e trasportano i ferili da questi posti all'ambulanza di corpo d'armata. Parte dei medici e degli uomini di sanita dell'ambulanza divisionale si riunisce ai posti di prima medicazione colle barelle, portobarelle e col materiale di medicazione, per coadiuvarvi il personale reggimentale e tr·asportar·e i feriti &i posti d' ambu· lanza divisionale. Presso questi . posti si completa la m edicazione e eventualmente si eseguiscono le operazioni chirurgiche indispensabili per assicurare il trasporto dei fo:witi. 31 il mbulan.;a di corpo ll' armata, è destinata a sussidiare il trasporto òei ferili, a completare la cura di questi, a Ll'aspor tare e consegnare all'ospedale mobile i malati e ferili che non devono esser·e sgombrati ed a sgombrare i t'e· stanti. L'ambulanza di corpo d'armata si stabi lis::e al\'infuor·i del tiro delle ar tiglierie nemiche, in prossimità delle g1·andi linee di comunicazione e dei centri abitati. I carri, deposto il materiale sanitario, si riuniscono ai posti d'ambulanza divisio, naie e concorrono al trasporto dei fe1·iti. Il personale d'ambulanza di corpo d'armata presta esclusivamente se1·vizio in questa ambulanza. 4° Ospedale mobile, in caricalo di curare l'lUI luogo i ma· lati e ferili non sgombrati, fino a che vengono consegnati al servizio di seconda linea, si stabilisce in pr·oss•milà dell'ambulanza di corpo d'armata. I l suv personale sanitar io presta iv i esclusi va mente il s ervizio, ma il carre,2'gio concorre al trasp01·to del mater·iale e dei feriti dall'ambulanza di corpo d'armata all'ospedale mobile. Negli ospedali mobili s i curano i malati e feriti leggermente e quelli il cui stato non per·mette lo sgombro. B) SEHVIzro or 2• L't:-~E -L
Esso cn nsl~ di due g-ruppi di
stabilimenti sanitari. 1• Gruppo, comprendente: a) Osped().li mobili, mobilitati temporaneamenté nella zona d elh• linea per la cura sul posto dei malati e ferili che non poss<•no essere trasporta li;
z·
RI VIST A
ù) Ospeclrtli e rr·rooeri per manent i, disposli lungo le l inee di concen tramento o sui territori occupati; c) Ospedali ausiliari, C03l i luiti ùa società pel soccor so dei fl·ri ti , della Cr-oce Rossa e di particolari; 2• Gr u ppo, compr endente: a.) Ospeclal i di sgomb r o; dove sono curali, fino al rnO· vi mento, deg-li uomini destinati allo sgombro; /,) lr~j'ermer ie di tappa!· c) Colonne creno pe1· lo sgombro; d) Staziotti- maf!az:Jino; e) D epositi d i conoalescen::a, stabiliti lunf.:O le linee di m ar cia e d i sgomber o, oer l a cura dei con valescen ti i quali devono esse1·e r ilnpa t1·iati ; f) Depo.~iti di spedali e per ciò temporaneamente inetti alle ma r cie. i quoti abbisognano Sl)ltanto di un breve riposo. Il m ateri ale sanitario itn pie~tllo in cam pagna è il seguen te: A) SERVIZIO DI MEOICI::-!A, a) Sacche! lo indiv iduale di m edicazwu e, M od. t8D6; b) Tasca di sanità da solda to, M où . 1877:
T asca di sani ta da :;er gente, Mod. 1806 ; d) T asca di ~anilà, Mod. 1897; e) Bar el la P..-1·cy, M od. 1874-1896; .1'! Car rello por ta- barella, M od. 18!16; y) Barella Lipov;:ky, M od. 18H·1 896; h ) Co fano pico.: olo da medicAlu1·a , M od. 1896; 1) Cofano d1 legno pe1· m edici, M od. 1877: .il Cofano di ,·i u1in i per medic1 , Mod. 1877·1896; k) Cesta piccola da mcdi calu1·e, M od. 1887; l) 11 grande ,, , M od . t 887; m) » con sostanze di confo t·Lo, M od. 1897; n) » .la !!hi l·ur gia, M où. 18!16; o) SemicanA ii di gr ontle pet· ar· ti, M od. 187ì; p) B u~la chirui'Jdca rl a cau1pagna, i\lod. 1896; 'J) Ca~s l' lta piccola di legno con Sll'll ll1enli di chir ur gia, M od . 187-l : r) Cassetta grande di ll'gno COl i strumenli di chi rurgia , M oti. 1887; 11) Casset ta con slcumenti P'' l' autopsi~. M od. 187-i ; l) T avolo da oper azioni e med ica zi011i , M od. 1896: u) T entla per operazioni, M od. l l-l!l7; c) Tenda per amiJulan za, Mod. tfl!)fl; c)
DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MI LITARE
3 l7
w) Corredo da osped!ale, Mod. 1877 ; .r) Carro d'ambulanza r eggim entale, Mocl. 1800; !J) Ca rro per ambulanza, Mod . 1874 e 1874 A; z) Furgone pet' ambulanza, Mod. 187't; z t) Fur).!'One, Mod. 1890; .:u ) Carr·o da !"Ussislenza, Mod. t88R; ;t11) Carl'o- bolle da cucina, M od. 1896 ; .al'') Ct~ rru da fat·macia, Mod. 1874; ,:v ) Furgone con medicinali, M od. 189(): .;'·•) Cart'O da bagag·lio. Mod. 1883. B ) SERVIZI•> VETERINARIO
a') Ta sca di sanila da soldato infermiere· di cavalli,
Mod. 1896; l/) Tasca di s anità da secgen•.e infermier e d i cavalli,
M od. 1896; c', Tasca di sanità per infermiere di cavalli, MoJ. 1897 ; cl') Cofano piccolo per veterinario, Mod. 1896; e'i Cofano grande • , Mod. 1f!96; l'> Cesta piccola >> , Mod. 1896 ; a') Ca!"sella di legno con strumenti da autopsia veterinaria, Mod. 1896 ; · h' Tasca per maniscalco. Mod. 1896; i'; Ca no per veterillal'io, M od. 1897 ; /") Fucina per cavaller ia, Mod. 1897. Il personale delle unita d~:~i servizi sunto nella seguente taballa.
e brt• vemente rias-
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D) f • di corpo d'armato: a) Stato
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G) Divisioni di colon nn di munrz1oni. B ) Colonna munizioni d'artigliel"ia d!i corpo d'armata . . . . I ) Parco d'artip;lioria di corpo d'armata J ) Colonna d i sussistenze, ovve ro de· posito mobile di corpo d'armata K) Quartier g-enerale d'una. divisione fanteria . . . . . . . L ) ::;tato mag-giore d'ambulanza divi sionale . . . . . . J[) Sezione d'ambulanza divisionale N J Amb ulanza divisionale (s ta to mng. giore e 2 sezioni) . ·O) Quartier g-enerale di divisione cavalleria . . P, Quartier !!"enerale di corpo d"a rmata. Q) Stato maggiore d'una ambul::u rza di corpo d'armata, ovvero di nn ospedale m<lbile . . . . . R ) Rezione <!"ambulanza d i corpo d'armntn.
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.S) Ambulanza di corpo d'armata (stato
matrgiore e 2 sezioni d'ambu lanza). T \ S<'zione mobile d'ospedale di corpo d 'armata. . . . . . . . . . U1 Ospedale mobi le di corpo d'armata (stato maggiore dell'ospedale e ·l sezioni d'ospedale) VJ Qunrtier generale dell'esercito . Il' Ospedale di tappa, ov,·ero di guar nis:rione .
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N OT E allo Specch io tld pe1·:::onale e materiali! ddle unit& e clei St> t'\'i7.i. Pe r.~onale . -
Nella colonna « t.:fficiali !;anitari " sono compr e:::i gli ufficiali nwJici, farma ci sti e vete1·inari, inoltre: nellf• letter e L, N, O, Q, S e U é com r r eso u11 cappellano; nelle l ~tlere .\/, N e R è compt·eso l'u ffidale del ca rreggio; twl !a lettera S sono compr es1 2 ufficial i del carreggio; n e lla lellet·a U sono co mpt·esi 4 ufficinli dd carreggio; Nelln colon11a << Uomini di san ità » per i c01·pi non di fantet·ia e pei srrvizi, ol t1·e agli uomir.i di sanita \' i sono comPI'e:c:i sottnftìriali, capMal i e soldati maniscalchi-infermieri di cnvnlli, e n••lle lelle1·e da :\ 'a n· (inclu si) qualche soltuffi cin l.; e capor ale o soldato scJ'i ltut·al e o d'amministrazion e, tro,nbettien', cuciniere o opet·aio. N l'lla colonna <• Cai'ri "s'i ntendono a Curri ambu lanz.u di r C'ggimen to M. 18ì'i l), fJU elli i nd icati negli specchi da .4 a•! F , in clusi ; " Ca t·ri bal!aglio M. l88:! • qul'lli degli srer chi !(, P e V; « Carri farn1acia » quelli dello specchio L ; carri vnri rtur lt i de;;li specchi M, .v, O . (J, H, S e T, cioè promiscuamenle: .\faler ia/e. -
Carro ambula nza, !\1. 187.1- "• « Fu1·~:rone d'ambulanza, M. 1874 o, • F urgone l\J. 189C • , cr Carro da far· JIIada, M . 18H "• " Car ro da veter inar io, M. 1887 << (so ltan to in .\',O e Q, " Cal't'O bagag-lir,, M . 188:3 "• << Carro-bo~le •la cucina, M . 18!l6 • (soltanto N, O, R, S~ cc
T e l'J. Nella col nnna « T asche di sani ta " sono comp1·esean che quell e da infel'mier e ci i cavalli e da maniscalco. L e /,arelle :::ono tutte del sistema Percy, m eno quelle contrasse~nale cun un aster isco (• ), le quali sono sis tema Li· powsky. N ella colonna cofan i sono compresi qu«:lli da m edico e d:• voter i nal'io .
DI TKl:~lCA E SERV IZIO M ED I CO liiLJTAltE
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M. NtMIF.R. -
Degli apparecchi più pratici pel primo trattamento delle fratture prodotte da arma da fuoco . (1\rchio. de m1H. et de pl!arm. m ilit., nov.1 ~97) (l).
Fa r ~ndo astrazione dalla
terapia gener·ale dell e fratture coruplica te, le. fral~ure prodotte da ar·ma da fuoco presentano certe indicazioni speci<di in rapporto alle condizioni nelle
quali lrovansi i ferili nella Z011a che decot•re fra il campo di battaglia e lo stabilimento sanitat·io ove saranno Lt•altenuti in cu1·a fin o alla guarigioue. In particolare ha un importante intere~!"e di stud1o la fJuestione dell' i fil mobili~ ;a ~ion.e delle mem&r a f ratluralt' e la ri cercu quindi di quei mezzi od apparet:chi che possano veramente merilat'e la 'JUalilica di apparecchi di campagna o di trasporto in opposizione agli appareeclti da ospedale o eli cura. Per essere pr atici, qaesta distinzione è di una importanza capitale giaccl té nel primo trattamento delle ft·attu•·e per armu da fuoco non si può conLare su tulle le comodila di una r egolat·e ospital izzazione. Il pt·imo trattamento di questi tr·aumalismi ha pet' teatr o il campo di battaglia e deve esso ste~so essere decomposto in due tempi distinti: 1° il f•·atturato riceve i primi soccor si dai porlaferiti incaricali di condurlo alla più pl'ossima formazione sanit.aria; 2• egli si tr·ova nelle mani dci medici militari che debbono metlerlo in istato da poter essere trasportato all'ospedale sedentario. Conviene dunque cercare: t• quale appa recchio convenga lasciar applicare ai portaferili perchè il ferito possa essere trasportato alla sezione di sanilit; 2• quale apparecchio il m edi co militare possa utilizzare per l 'evacuazione a grandi disLunze del ferilo stes~o . 1° /mmoùilizza<ion.e delle frattu re sul campo di battaglia. Apparecchi applicati dai porla,[er iti pc/ trasport o dei Jeritr: a.ffdl i t!a .fractura. L 'A. si fa questa prima domanda: deve il porl.aferiti esset•e munito di mezzi necessari pet· la confezione estemporaneu t li appar ecchi di lrattuea1 A questo propo· sito egli r·itiene che non ve ne sia il caso giacchè il portafet·iti
(l) R•tenlamo utile daro uo sunto ablJastanza csi0$0 di qu ~s la J)rrgevol!!
cri import.1IJte memoria, certi di ra re cosa grata ai lettori del no:; lro giorna le. In qualche punto, per essere fedeli il più !IOSsibilmente a rJuan to sc rive l'egrrg io pro[e>sore di Val·de·Gr:ìce, abhiamv crccluto ben e tli tradurre q u:1 si h•llt•ral· me nte, fa cendo perù le •·ariantt necessa rie per ciò c he rt:;uarda alcuni term ini tecnic t in relaz ione al nostro esercito.
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trova nPIIe vesti e n ell"eq u ipt~g-giar'nenlo del so!Jato i l moteriHie suflicienle per l' i mmobilizzruione lkil a frat tura. I porta ferili poi dehbllnO a ppl icar·e questa •rnmobilizzazion e senza m cltPr'e a nu,lo la r.?~inne fer·ita. Salvo il caso d• emorragia, questo in terv ento d"J ve e;:ser e, i n r·e~ola l!encrale, lo r·o i nl,.. rd·~ Llo. È po r licolarmen tc per immobilizzare le fratture del m emb ro superior·e che bisogna ulilizzar·e le vesti rlel fer·ilo. Se In sp;dla , il br·acci •), il go mi Lo o l 'avambr accio sono fratturali. d pazi13nle stesso av vicina i l membro ferrto al tr onco. lo ti••ne fì:'lso ad an golo r etto, il ~omi to sostenuto dalla mnno ci el lHLO sano, e l'avambraccio soppor ta to dal suo corrispondellle. Nessuna posi zione può essere m igliore di questa, e tutlo si riduce a sostituir e il m embro sano che sostiene quello fet•ilo con un allr·o sMtPgno. A ta'e scopo o si tì~ !ia la mnnica del cappo tto o ùella tunica al corpo per m ezzo di due gr ossi spilli dr sicurezza l'uno a li vello del braccio, l'allro a livello dell'ava m braccio e la mano si intr od uce sot to le v esli di cui s: lascer·anno sboLLonali un numer o conven ien te di bottoni , oppur e si sbottona il cappo tto fino a l ivello del •ncmbr·o fraltnr·ato, si r ialza al davar 1ti rlell'urlo offeso il l embo inferi or e rlel cappotto ste;:;so, lo si ri volge sulla spal la, l o si stira sulla nuca e infìne lo si fissa al botlo11e della cont•·o-spallina del lato sano (1). In cer· te truppe pro v viste di l'asce di lana, questi\ può usat·si nel molo solito co l quale si U"a il fazzoletto lt•ia 11golare. L 'i mmobi lizzazione delle ft·atlure degli ar·ti inferiori oiTI·e ma~g: ori dlllìcol tà ai por taferiti. Pt•r· g- iun ~<c r·e alla soluzione del pr·oblema conviene ammettel'e il segueute priu cipio: la base dell'apparecchio d'immo·
biliua;:ione clelle / rattnre del membro infe r iore deoe essere la barella. L a barella deve esser e preparata secondo lo scopo speciale al IJllalt! deve nllendo•r e; ch/3 la frattura pet'Ò interel"si la gamba. il gi nocchio o la coscia, per maJ.?giot'e semplicità, basta insegnare ai pol'lofcrili un. .sol mflclo di pre-
para.:::ione. L 'equipag!.{io del ;:;oldato può fot•nir·c due o tre cnrreggie !'ul'lìciHnlement'l lunghe pet• conlo rnare e unire ins ie me le due mc rnbr·a i nfer ior i. Queste correggia saranno poste, a una certa altezza. trasver salm13nle sulla bar·ella; al disopra (l/ :'\o n c>i~ten•l o nel ··appoll n 1lel nostro soldato •1 uoslo bottonn, si pno fi ssare
il lemho elci cappo lto stcs>o alla spali.• PL'r mezzo di un ~rosso st•illo eli sicu-
rcua.
01 TEt:NICA E SE RVll. IO M EU i t:O mLITAHE
3:25
si daspone una coperta, in modo che, convenientemente ri piegata, una volla che il ferito vi sia aJag,ato sopr·Ft, cos titui ;:ca un involucr o avvil uppante il bacino e le due m embra inferiori e. di pi(t, una strcca estern a per ii membro fi'Blluralo. In quanto agli apparecc hi pr ovvisorii citati n"i r ecenti manuali pei por·taferiti è bene no tt fa r i<i i llu;,;ione sulla faci li tà di costruzione di questi apparecchi. Sul cu m po ol i balloglia essi sa1·a•mo o mal rutti o mAle appl i ~ali, giacd te l'obbiettivo p10:ncipale rlel ferito, co1ue dc i suoi po r tatori, sorà d i allontanarsi il più presto possibila dnl teatro del comballimcnlo.
Semp i!Jicare il piu possibile l'azio ne dei J>or·toj'eriti all'infuo r i del loro dooer~ di portatori, limita re allo sfrfllo necessario la loro pr e;:en.'a sul cam,,o di balta!tlia, ecco i due pr indpii che guitiano queste constdel'azioni. N Pila :1uerra di monlortnet l' immobilizzazio tw cl t!lle nu:•tubl'a inferio1·i frattura te r ecla!lla un'Atten zione tutta purticolare, e non è esa ~e1'8Zione i l porre ques to principio che cio•'· nella scelta deyli
apparecchi di trasporto destinali ai .feriti delle lrllfi{Je di montayna, si deoe prendere come base l' ttlilità piu o meno g rande che essi o.[!rono aifratturati dell!t coscia, del ftinocchio, della ~tamba. L'apparecchio di ll·a ;;:pot·to de ve !>e1·vi1'e nel 1nedesimo tempu 'lttale appar ecchio per fr atlUI'Il . Qui è da o ...sc r· va r si un l'a llo, cioe c he meutr e nell e f{ ran di battnglie in piunu ra la mnd icalura dUJ·anle o dopo il comi.Jatliment'l è da condannar!:'i , nei co tnbaltiltl ettli in JuontAgna ·leve 8!'i<Cre 11pplicata per·ché i f··riLi sono poro tllttlterosi. JH'rchè la configu razi one rlel ter·reno permette ai fer iti e ai l roro portatori di metter si presto al J·i paro. e per la lunga di stanza che ~pe sso devono rwrcor t·C'r e i ferili P(' I' at·r ;vat·e aJ un posto di m edicazi<)ltC. A ppli~:a ta quinJ i la p1·ima 1nedicalu 1·a. l'e~ La al porlAferi li da imll1obilizzAre la frattura, os~ ia, seconrlo il pr incipio sopra en uncialo, di fissa re il fe r ito sul me.>zo di trasporto. l 11 Francin "i l'i getta iltra.~porto a rlo rso per me~••o di un solo uomo acl onta dei meriti iner enti ol l'apparecchio di Froc lich. Si dà q uindi la pr eferenza !.1 118 ba1·ella, cd attualm ente vi sono due tipi allo sludi0, l'uno del mAggiore medico Eeot i ;.pi rato tlalla Stcthluare di Port, l'~llt·n cn~a to dal magg i or e llled ico Mal gal. La pr ima,dl'Lto anche t1nrelfa·amaca, consiste in una tela fissata olle aste, la 'fuole può esset·e l'ilasci ata an modo da fol'tna1·e ~o llo il pPso di'l fet ilo una an1aca , che una lt'avel'sa di legno, posta all'altezza d··llll pie~alur·a dell l' gino('chia, Lr!'!SI'•lriiiO in oloppiq piFIIIO ir>clinolo . La ~e-
326
RIV ISTA
conda pres••nta la tela del fondo divi sa in due pa r l1 ben di ~l inle, l'una Blff!Hnciala ad un Le>IA iO mobili' susrelli hi le ad essere alza to ed abbassalo pet· f'ù riHar si l'llppo~g i o al do1·so. l'a ltra di vi sa lon ~il udinalmen te n el suo m t-zzo, che si 8 1'1'0 tola in du e doccie attorn o al le m e111br a infer iori e si fi ssa alle aste d eliH bat·ella. 2. Tmmo&ifi~.,az ione d elle .frallure. nr!l fe .fo rma~in ni sa ni ta rie del/'arnnti. Apparecchi tlflt liica ti dai mf'rlici m ifiia r i per l'eracua~ione. - Si può disculel'e tror icamen le sui danni che presenta J'eva cwlzione a ~randi distanze per le frllllurC'; però le infezioni che mina cciano i fvrili in vicinanza al ca111po di batla;.d ia, l e dillìcollà di i n1pillnlo e di funzionamento de; grondi ospednli Ìl llJ1I'OVvisa ti in pn r ecchi luog hi , im pongono CJUcsla mi,.;uJ'a com• ~ re~o l a gener·a le. Per ciò i m ed i ·~ i milita ri debbono persuatl eJ'si c he nelle f,H·rnozioni ,.;an i tar ie di prima linea, il l< >r o obbiellivo snrà qut> llo di nt ~ ll(' re i fralluJ·oli i n condi zillne da poter es~·· 1·~ ev8 c u11 li a pi ù o meno gran.l i (listanze. È da do lllan.JR J',.;i quindi Sl' p•'l' immobilizzare le fr atlut·e occ0rrono appar ecchi speciAli, o bastino l e medicn lu J·r>. Nei casi di fralluJ'a del cranio, del r acltide, dell a ca>~sa !o racica P dt> lla cintura (lelcicll., la IJar·ella a">sicm·a la protezione della rc• g ione fr altur·a ta, 111a nelle f ratlut·e d··lle estJ·emit.à divPJ'so è il ca>'<o. Un a med icazillnr che poLJ•ebt>e p••rJn eller e un lungo tr·aspor lo f'OJ'•·hbc quella ovallatn di All'. G·H\r111 combinato coll'ocdn-<ionc Allli;:elt ica cl elia fe ri ta, mo in pl'i ma linea é dillicile c hP. il med ico militar·e abbia tanl11 ovatta e tanl o l empn cli-< ponibi ll'. An clrll l'estensione cnnlinua preconizzatn d ~:dl'Esrna r·ch duJ·ante rl lrMpnrto dei f;•J•ili ha i suoi i cc..:on \' eniPcJli e non !)IHr ebbc e>'<scre ulilinnta elce a lil.olo eli compl,.m•mt o Ji un iJflJHtrecchio di frallura es:::o stesso i ns111li· cicnlt>, nppl icatn od UJIO coscia l'··r ila. Quest i 1nezzi nou ri solv ono il fi i'Clbll'Jica. LJi-. .. gna qui11cl i al:r!'ltaJ·e una J'c·gola <!Cnerale che l'immo· [,ili_· ;rt-~illltr! delle fr a/Ltt re per arma da ,l'uOt'O reclama /' imptego di qnei m e.;::i di C•Jttlen.:ione cftc si c:hiamrtllO al'lmr er·clJi per ..'"r a ltu r e. A ' llll'~lo pt·oposiln pe1·ò d.- ,·e ""sen ·a1·s i cile il clli r cu r·;to mil itare de" e e"~ere erleftico c in ogni <'8">0 in ~.:ui l e r isorse reaotamental'i \' eng•HIO a l'n1· dcl'ett<J, de,·e utilizzaJ'e tutte l <! risorse t r ooaie sul f if!3{o. Si dov rù 111lanto appl ica r e un atJtm r ecchio che r esti in pn.slo ((fin o pi1i !Jiorni e' ilau.Io lu l l1 gl i incon,·tmi~nli che pt~S-"0 11 0 na;:cer e, sfJecial m ercl·~ ;:.:-li stro;,rrmonéi : questo a cc id ec ct·~ JH'r t'lpo li'H evita r,;i cun ur1u Imo 1a 1ned icalu !'fl.
DI 'l'ECN!OA E SERVIZIO !I E DICO liiLITAI!E
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Gli appa1·ecchi per fratLure, lascianùo nel coso attuale da rparte quelli a stecche, si r iducono a due lipi: a in,·olucro comp~ eto e a doccia. Il primo, tt·altanclosi di immobilizzat·e articolazion i vicine, é ulilis~irno; espone però allo strozza· me n lo ~e la medica tura e l' imbotl ilura non sono ben falle. La doccia al contrario stringe meno, p et· qua n Lo anch'e~sa non sia esente da inconvenienti. In couclu!:<ione si può usare l'una o l'altt•a specie eli apparecchi a condizione però: 1• clte
siano facili da costruirsi seduta stante e facili da traspor.t arsi rtualora sieno preparati; ~· che sieno .facili eta applicarsi senza imuoltitura mollo mam;iore di (tttella data dalla medicatura; 3• che sieno solìdi una volta applicali, sebbene poco ingombranti e poco pesanti; 4• che siano amoco-inamo.Qiuili. I modelli d'apparecchi dell'un o e 1lell'altr·u sistema sono numero~i. Le sostanze piu m:ate pe1· la confe:>.ione di <JUesti apparecchi sono: il fieno, la pag-lia, le canne , il bambu, la canna d'India, le cor·teccie, le bacche tte, i truciOli, le as~icelle di legno, il car·ton~, il feltro, il cuoio, i me talli (fogli, fili, tessuti) , lo zinco, il ferro bianco. il fet'r·o ga lvanizzato, l'alluminio, le sostanze solidifìcabili come il gesso, ·il silicato di polassa, l'amido, la destrina, la g elaliua, la gomma ara bica, la gommnlacca, la paraffina. Il pr·imo posto oella scella di questi mate••iali speua alle tele e alle lamine metalliche: il r1esso viene in seconda linea. In flUanto aiiPaiL•·e sostanze solidifkabili, esse non snran no mai usote che in cnso 1li n ecessità assoluta I t ralicci in ./ili metallici forniscono dei mezzi di improvvisazione non cli~p rezzabi li. Med iocri mezzi di con tenz ione t~ oli tra!:<porto sono le doc cirt eli Mayor in tela m e tallica. Gli apparecchi di tela metallica di Sarasin. s i ritengono infe riori agli afl!•arecclti in. lamine me.talliche . Qu<!sli ultimi, preconizzati ~p,~c ialm e nle da RaoultDeslongchamps pieni o finestrati, ri.~pondo no meut io d i tutti allo scopo dell'evacucuione clellejralture per a rma. da .fuoco. Essi sono facili a trasporta rsi, •·el ali va mente facili a confezionarsi seduta stante, non hanno bisog no che rli poco imbottitura, sono di una gt·ande solidità senza esset·e tro ppo pesa n Li, possono modi fica r:> i a seconda cl elle in d icazioui pa rticolar·i, non espongono allo s trozzamento. Mer·ita attenzione la scelta dl}l metallo ; in genet·ale ~i utilizzano le lamine di zinco, me~lio la lamiera perforata: utilissim o !:'ar ebhe l'a!luminio. Accanto a (jucsli apparecchi sono da segnalar~i gli appa•·ecchi in canna d' India dPI Moyj, che hanno mo lli pregi,
3:3!;
RIVISTA DI T ECNICA E SERVIZIO MEDI CO mLITARE
m a c ..~tano anco1·a assai ca l'i e non si pre~tano alla conf'czione estem poran e11. In qunnlo ull' im p i e~o del car·tone sono da cilat·si ~li atrparecchi a va/ce del .\1erch ie, i quali però, se non sono verniciati, si alterano rapidamente per razi one dci l iquidi, oltr o di c he, q,Iantunque leggeri, pe1· la l oro for·ma sono molto ingombt·anti . I n quanto alle stecche, esse non possono cosliluit·e da sol e un appttrecchio di con tenzione per un ce t·to tempo. N el caso, rlebbono usar si fl essibili in m odo da pNet·si m odPI!at'P !'UI nwmbro frallut·sto coperto dalla sua medi calUI'ù. Con delle !'tecche di legno fl essibile, di metAl lo o tli tela metallica si pui • rinfo1·zare un appat·ecchio avallat o di ri gidità insutìicienle, mn in questo caso il ITIPIIlbi'O ferilo viene ad e!'sere chiuso in un canale olillicile da leYat•si. Sim ile r improvero non ;;i può f'a t·e ~1l'clt•Parecchio a tlue stecche di Laurencel. L t~ nece!;!'ilti della irn p1·ovvisazione obbl i ~a alle volte, senzo dubbio, di usur·e an cora i fan oni tli A. Parè e di Lur r ey. Con del fieno, dPlla paglia o delle cann e s1poso::ono rabbricat•e eslem po1·an eArnente. L' i ll lpr ov ,·i!'uziOIIC tuttavia ha dei l im iti che una so~~:ia amm inistr azione deve sl'orzar·si a r·esLI'illger·e nella più la l'!-!& 111i!"ura. dotando lm·gar Jl t> nle l e I'OI'InaziOili sanila1·ie chiam ALe a pr e!" tare i pt'illli socco1·si ai feriti. te.
RIVI STA D'IGIENE ROilERTS ON, GrllSON e :\IARTI:-1. -
n bacUlo del tifo nel
terreno infetto. - (!Jritish M ed. Jvu rrwl, gennaio 1808). Si cr<>devn sino a .p10l che tempo 1'<1 clw i bacilli della febbre lifoidPa non vives,.:el'o nelle feci o nel l er·ren o più a lu ngo d i H-16 giorni, ed al eu n i eSJ>I'I'i mcn t1 di la bora Lo ri o sembl·avano o..:onfo rlt~ re questa rre lenza, che è stata poi ab· boltuta dn;:li slud r sperimental i di Rober l!>Oil, Gi bson e i\Jar lin. Gia K lein c.l UfTl·lt nnn uvevnno pal'lato delht possi bilità che essi potesse t·o 'ivt> 1'e fino a 60 -70 p-io1·n i nelle condizioni an ziùetle. ed o ve n~ no sopnli u llo i nl'i"tilo nel fnllo. che per f!U&nto il bacillo non pos!>n lnol liplical'::<i twll'ac'lua, pur e g li è possrbile di viverci .., di conservare lungam ente il suo potcl'e morbigenn.
n1 VISTA o' IO IENE
32\1
John Rohe1·1son e GibS<Jil hanno r ilnvalo elle un ~J·an numePo oli fattori, a pri1na "i'ìlA inco ncludenti, ese1•citano la IOJ'O intluenza sulla biologia d.:>l bacillo tifoso nel suolo, ed hanno dimostralo che 50lto ce1·te condizioni e~so può vivere sino a 315 giorni e moltiplica .. vi ~i l n una Pt'ima snri e di esperimenti essi tro vArono che il bacillo dell a tifoidea continuava, nel terr eno non inl]uinoto, la sua moltipl icazione fino a 143 giOI'IIi; pe1·ò non appeutt incominciavi\ il rigord dell'inverno ed il ter1·eno rimaneva non inquinato scompariva ogni tl'accia dei bacillo. l n un'alll'a ser ie di esperiluenti il terrer•o fu prepal'ato in filtr·andolo d i sostèl nze o •·gan ielle, per meLLP-I'IO pr ess'a poco n1-lle condizioni in cui si trova un suolo contaminato da feci . L 'esame di questo tel'reno dopo 88 gior ni n ella stagio~ e inve•·nale, non fece l'il~vare la presenza del bacillo, ma non appena venuto il Ctildo esso vi si moltipl icò lal'gamente, il che non Ara succl'S!'O nel te1-reno t11loperato per la prima Sl't·ic di esperienze. Questi falli pt·ovano chtl menll'e sotto certe condizioni il bacillo può facilmente scomparire, i11vece quando le condizioni del1.erret10 sono fa voì·e,·oli esso può sopra v vi ve l'e l ur) gom eil Le ad onta delle stagion i e delle vicissitudini RLmosferi clre. Sidney Mat·li n oltre n coll f.:rmart3 gli esperimenti ?recedenti in una mani e rt~ ancot·a più intere;>sante e più esalta ha pur e dimostrali• che il troppo umido nel :>uolo non ì> una condizione l'avor·evole all' estensinne del bacillo tifoso da un'a1•ea infetta: ed ha t•ipetuto glr esperimenti anehe per il bacill us coli cornun is, il qual e ha dimostrato di 8 \'e1·e le stesse proprietù. Risulta inoltre dalle esperi enze del Ma1·tin che la lu ct~ esercita un'azione sftl VOI'evole sulla moltiplicazione ùi ambedue le varietà di bacilli. c . f.
BIVISTA BI BLI OGB AFIC A E.
In dlfes& del ploooll. ( E~tratlo daliA W vista militare italiana, 1808).
MAN GIANTI, maggiore rn<'d ico. -
-
L 'A. propugna l'idea ùi abbassare il lintit~ minimo di stalura neces•al'io pe1· l'tdonL•ità tnilitare. Cita l'esempio degli al tri stati europei, Francia, G~ rma11ia , Hu--sia, Au:;lria, Spugna ed ancl te lnghillerro , i qunli Stati l rnn110 un mitlilnn di sta-
\ 330
Ili VISTA UIOLI OG RA FI CA
tura più ba~so del no::<lro. Qut•.:;la d•tl r r cn za per taluni Slali
é as8oluta (F1·anciA: 1,!H, Au!'<Lria: 1,5-J, Spagna: 1 ,50) per alt1·i è r elativa ; os,;ia il1nin 1mu reg.l lam e nlar<~ e più alto del nostro, ma è mol lo ma ggior e la distunza elle lo separa dalla staLU1'8 m edia. Così in Ger.nania il minimo è di ·1,57, ma la statura media del coscritto è 1,67, 111entre in l La lia con un m inimo di 1,'>5 si ha una slalut·a ml'dia rli 1,62. L'A.t1·ova inollreche se il soldato piccol o ha i l pf.lsso piu breve, ciò è compen~alo dalla s ua capacita Loracir:a , che, in propo1·zione, è maggiore di fJuel la de~li individui alti. :\è ~~ da li'HSCUI'arsi il ris!Jarmio n ell'abbigliam ento, e fo1·se an che nell'alim entazione. Ciltl la opinione de~li ig ienisti mililn ('i Arn ould. Mo1·ache. La ve1·an, Vit•y, i quali 11pprovan o l 'abb•lssamento u 1,51 d e l limi te di slalUJ·a in FrAncia. In Halia poi le diff,•r enze di statura portata dalla ra zza so no ancl1e mnggiori che al trove, e vi sono delle 1·egioni (Sa rde~ na , Basilicata, Calabria) dove le basse stature, anche al di sotto di l />i sono perfettautente normali, e corri~po nd o n o ancont a un buon tipo 111 ~dio di robustezza. Inoltre si possono ancora fttre m olte l'iduzioni sul peso lotal<> che Il soldato deve pOI'lar e, sin mediante la sostituzione dell'alluminio agl1 altr i metalli, sia c.,lla t'iduzione della quantita di og~e ll1 da L1·usportarc. lnfìne si potr·ebbe pure, per ov vi ar·e alle obiezion i di ot·.line lattico u strategico d~stinare gli uo mini più bassi a determi nali r <>{.!gimPnli .
~T ARIE1, ~\
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NALHAi i BREITt:n . -
La stretta di mauo propagatrice delle
malattie. - ( .\ lelli cal Hecord, dee. 07). F orse n p1·imo aspel!o la tr•n tlazione di un a1·gomento cosi umi le polra scmlJJ•are di poca impo1·ta nza, m!l invece la ' lueslione l'ivesle un carattere medico-socialè nell e sue ca use, n ei suoi elfetli e nel suo l rallllrnento. Ci sono dei fatti cita hanno un'origine antica ('.,l anche razi onale. ma che poi segu itano senza una I'f1 gione e sn l lanto per l'uso. Va g n<•P in un suo libro sui \'ari costumi dice clte la str·etla di mano ha la sua orig-ine nclln p1·atica <~lllit:n ed univer sale d i strin gere la mano al'mala dell'avvel'sari o durarne una treg ua, quasi una p1·ccauzione con tro il t1·adimento. Da cio è passata a si-
331 gnifìcar e l'intenzione di non vvlet• lradir·e, e fina lmente è divenuta una forma banale di SRluto. ì\Ja se ciò era compa tibile ed aveva anche la f'Uil r agione d'essere in un'epoca di oscurantismo; se ha segu ital•l poi come una cosa ct·edut'l del tutto innocua, oggi chP- l a mieroscopia e la batteriol o~;i s hanno aperto gli occhi, 11 !asciarla continuare senza una parola di protesta SHt'ebbe, seeondo l'autore, un ver o delitto. L'autore ha fatto degli sturlii sulla pelle delle mani, eci i suoi resul tali non solo hanno confermato fatti g ià ~ tabilili , ma sono riusciti a mellerd più in luce i d i ~asl rosi t•aprol'li che esistono fra questo costume sociale e le malattie contagiose ed infettive. Il prof. Welch, in un suo scr itto sulle infezioni chirur~iche. dice che essendo la pelle esposta alla con taminazione delra,·ia e di al tr e sot•genli, non c'è l imite per le specie di bot· tet·ii che pos~ono in e~sn trovarsi; e la rp1ahtà Pcl il numero di baltel'ii che si trovano sulla pelle delle mani di un indi · viduo è in acco!'do colle sue abitudini di vita . La superficie del co,.po umano è un let•reno adatto per la propagazione delle 7 randi var ietà eli m1cr·organismi e lo hanno luminosamente p1•ovalo Furbt•i ng-Pr, M illucan, Bizzozzer·o, Meg-!!iora ed al tri. CPl'to che occor·re generalmente la presenza di un !'attore pr edisponente, ma anche senza di qucfllo le malollie sono pr·opagA t~ per m •JZZO del contatto. Lr~ moderna chi rurg ia si ronda su rpresto pr•incipio: l a cur·a colla quale si praparano le mani, l-! vr•sti e gli strum enti chi r·urgici ne é una dimostrazione. l or q11est'epoca di pr ofilassi scientificA, c•lllseguenza della intro,luzione del micr'O"COpio, della batler·inlogi>l e d••gli antisettici. tutti abbiamo r·iconosci uto una dimirnrzione delle epidemie sin all'interno che all\~sterno degli ospedali. L'afor•iflma che un'onciA di pt•evenzione é meg-lio dr una lrbbra di cura é or mni leg~e sacrosanta rli o,.:ni r amo della medieina. Pe1·ò dell•1 aeci .lent<Jli inoculazion i d i tubercolosi, " ajuolo ecc. ecc. avv engono ttncora e drmostrano o una cosA sconosciuta, (l meglio uua <l~liciente o><o;ervanza di qu(\sl.c nOt'111'l i~•eniclte. La ldteratura medica h& fornilo ciAs!' iche descr izioni delle malattie c he sono conse~ueuza di alcuni usi r·eli;.~iosi, ma contl'o questi nulla si può consi~l!are all'infuori di una mHg· giore pulrzi>l. l mar ti r i della reli ~ione ci ~on scmpr·e stati e sempre ci saranno.
332
VARIET.\
N o·i cn!-\luini sociali prr ò qualcosa é pos;<ibi le otten er e. Alcuni cambiamC' 11Li delle l'oggie di vesti1•e sono avveiitJti i n seguito all'a ~itazi o n e dei mcù ici. Il bu!':IO, pe1· esem pio, che nella sua or igine bn1·bai'ica era una vera gabbia metallica, è passato per vari stadi ed ha finilo per divemre O~?gi meno nocivo e sarebbe for se sco mpa1'SO senza le disc1·epanze e le discussioni che ha sollevuto fra i gi necologi . Il p1·incipe Enrico III di Frt~ncia, tlo·sidPJ'nSO di riv~de g:riare in ornamenti col sesso gentile, cominciò a po1·ta1'e gli orecchini: lo se::ruirono prima i suoi cor ti f!ia•IÌ e cavalieri, si ditl'use l'esemuio in tutto il pubblico, e l o st es:-<o i•nmoi'l<lle Shak e!>peare non fu immune da questa t·idfcol a u;:;a nza Ma vennero presto degli uomini superi ori , i qual i fecero abbandonar e questa sciocca ablludine, che r e!':tò al !'-esso debole e che ha lll'udotlo nel Yolgcr degli anni malattie infetti ve della pelle ed anche vere e pt·oprie malattie costi tuzionali, che avendo una causa conosciuta e facilmente eliminabil e coslitu isci •IIO un rimprovero alla m ode1·na civiltà . La mano, ('he nella vi~a st rve a tanti usi, si trova spesso e 1li necessità nelle condi zioni di pora nellez7.a. E si~to no infermi di I"(l ala tlie inconr... ssabili cui la società tenta chl uder·e le por·Le e i medici danno l'o:::traci sm o : quar1te volte una stretta di mano di costoro può porta1·e ol t~ nni incalcolabili 1 N t>i ~u n i P.!'perim enli l'RnlorP ha tJ·ovato nelle manr di per · $Oue che nolfrivano di blenorragia il gonococco di N eisser, nei tubercolosi il bacillo di Koch e nC'i difteri ci quello di Loeftl er·. Se11za dul•bio ogni malattia può avere nella mano il suo r apf'res en tante pa lnge n!). I casi di autointossicazione per mezzo delle mani sono frequentis:<imi; ma, se bbe11e meno frequ enti, S Ol IO stati dimos trali cosi di co ngiuntiviti g ononoiche, tu1Je1·colosi locali e J.!"neral i, malattie infettive della pell e, silìl ide, risipola ecc. ch e hanno avuto come mezzo di trasmissione la man·o . Racconta l'autor e che fu consultato dn due amici, uno con blenorra giR, l'tdtro co11 congiun tivite bl e n orra ~ica senza ble· nor1·agia. Il gun o~o cco di :\'eisser· J'u lr·ovato in ambedue i casi , eppure non vi era s tato SCil mbio di asci ugamani nè di altro oggetto d'uso: l'unico contullo fl'a loro era stato l'abi· tua le str·elln di mano. Ha<.:conta J.IUI'e al tri falli co nsimili e spe· c i~:thnente !'-i !'t•J'J il!l a par lat•e Ù•'i tuhercolo!':i, le cui mani conten)tono s<'m pr e b!lcd li in grnnde l'jUa11tità. Alcune mlwi re,.tazioni Si fìli tiche si localizzano alle mani e son<J i11dolenti ~ 1llO="i inv1c;ibili; lu Lu ber • olo"i della mano
VAIIIET.\
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senza clolorcJ non é infrequente; la scabbia ha una ma1·cata predileziona per la mano ed i ge1·mi del favo e della volulico hanno quivi :l loro nido. Anch e i germi della febbre tifoidea, della difteril•1 e del colera asiatico possono esset·e trasportati dalla mano, la quale si melle di sovente in comunicazion.e colla bocca . Le abluzioni frequenti possono attenuare questi da nni , ma ilOD impedirli totalmente. Egli é quindi d'opinione che tut ti i m ~dici dovre bbe1·o bandire una CI'Ocinta cont1·o l'uso a ntig ie· nico della stretla di mano. Non si dissimula le difficoltà elle necessa1·iamenle debbono incont1·arsi, ma é d'avvi so che, una volla l't~lla entrare questa idea nella migliore societa, essa farebbe p re~lo cammino. In tulli i tempi.~ s uccesso così. Quando Alessa ndro il Gt·ande soffriva di to l·cicol lo Lutti i col'ligiani credevano conello e doveroso portare la tes ta piegata da una parte, ed in breve divenne moda di Lullo il pubblico, il quale l'abbandonò non appena il R e fu g uariln. Lo stesso fatto si é ripetuto 20 anni or so no pet· la pt·incipessa di Gall es, la f)uale essendo ammalata ad un :zinocchio zoppicava. T ulle le sue da m e cominciai'Ono a zoppicare e col te mpo l'uso si estese a tutto I'Inghillerra. La facoltà imitativa esiste anche oggi, come esisteva ai tem pi di Al essand ro il Gra11de. l ncomincino i medici una buona volta, siano concordi nel vole re, ne scrivano s ui g iornali medici, tiu questi passerà nei giornali p olitici e col tempo tutto il pubblico s i convi11cera di a bbandonare questa abitudine. c. .f'. "-==--" - -
N O'riZI E Il Bollettino delle nomine del 1:3 mu1·zo hn parlato le ricompense accordate da S. M. ai valor osi che presero parte alla b a ttaglia d' Adua. C on legitlimo orgoglio il corpo snnilario ve.te ricompen-sa ta l'opera dei propl'ii colleghi. Ai colleghi cui brilleranno sul petto le nuove e mer itnle distinzioni mandiamo le th>str e vive congratulazioni; m entre v o l g iamo un mesto pensiet·o ugli allri decorati che più non torner anno !
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:-;QTIZIE
Diamo '!ui solto !"elenco dei pl'erniali colle r odati ve molivnzioll i :
Jlledaglta d'argento al valor militare
t ALTA~I U HA FnAKCEsco, soltolenente medico. Preslnva con amudr·evole serenila le prim e cure ai fer·iti solto vh·o fuoco nemico, finch1~ htscinva la ' 'ila sul Clllllpo. BAH~ I AZ TEOTDro, Le11ente medico. Pr·eslava con ummirevole ~e re n i là le prime cure 11i fer,li solto vivo fuoco nemico, finché lnsduva lu vita sul campo. t CuPELt.r PA!;I.JUALB, tenenl~ medico. Per l'ammirevole abr11:;.tuzione ed impet·turbubilita, con cui si dislmse nel pr·eslar·e le prime cure ai feriti sul campo di battaglia (morto). t O(oRATO E~rJLIO, sollotenente med it·o ùi complemento. Sprezzante del pericolo cur11 va i ferili ~ollo il fuoco nemico, l asciando In vi ta sul campo. i 1\hccrcHÈ: GAETANO, sotlolenenle medico di complemento. Con serenità e cnr nggio di:>irnpegnò le sue flLtr ibuzioni dur·a nle il combnltimento, lnscinodo la vita sul campo. t PISTACCHI GruSEPPE, Lenente m edico. Sprezzante del peri· colo cut'a va i ferili st•llo il l'uoco nemico, lasciando la vita sul campo. t Puccr PAOLO, tenente m edico. Si distinse per l'ammir·evole ser·enilà e co ra ~gio con cui solto il fuoco nemico pr estò l e cur·e ni ft>rili (morto). A~ATO NICOLA, soltotent·n le m Pd ico di complemento. Disimpegnò con esemplar·e lm perlur·babili là, le sue funzioni sollo il fuoco nemico, flnchè dugli Scioani venne ferito e l'atto prigionit>ro. CoTTAFAVA ENHTCO,lenente medi co. Non cur·anlt:l del pc1·icolo, prestò con umrnire,·ole s;•r enità d'animo l'opera sua durante i l comballirnenlo, linclrè, circondato e sopraiTalto, rimase prigioniero. CuccA SEnASTtANO, sottolenente m erlico di complemento. Per l'o mmirevole abnegazione ed imper lur·babililà con cui, sollo il fuoco nemico, pr odigò le prime cure ai feriti. Or GiACOMO L uiGI , tenente medico. Fer·ilo continuò a disimpegmlro i l suo servizi o cora~giosam e nte e con eflicacia sotlo il fuoco n emico. MA URI L L1 IGr, tenente m ed ico. Disimpeg-nò con an i mo lrnper · tul'bauile le sue funzio11i sollo il fuoco nemico.
·r
NOTI ZII::
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MA DIA G1ustPPE, lenen te med ico. Diresse e disimpegnò il ser vizio ~;:anitario del l'eggimenlo cr111 ammirevole coraggio e con r at•a abnegazione durante il comball imenlo. Ultimo 11 r·itir ar .::;i dall'azione, lottò come solùa to nella l'iti rata, finché, ~opraffatto, venne tratto pl'igione. MARSANJCII ARTURO, lenente medico. Si di stin se per calma eu imperturbabilità ammirevoli nel curar e t fer ili sotto il luoco nemico, finché rimase pri gioniero. NAnDINI GIULIO, tenente medico. Del 9° battaglione fanlel'ia d'Africo, compi ron coraggio il suo set·vizio sotto vivo fuoco nemico, rimanendo fer·ito e prigionie1·o. PALl RINIERt U MBERTO, tenente med ico. Dopo aver ben disi mpegnato le sue funzioni sul campo tli battaglia, rimasto nella ritirata con molli fe1·iti e con numet·oso drappello di soldat i di vari r eparti, ne prese il comando; combatté al colle di Zala contro gl'insorti il 4 marzo 1896, guidando poi in perfetto ordi ne a Mai - Haini il di·appello stesso ed i ferili. SAN Tono Glt;SEPPE, tenente med ico. Duran te lutto il combattimen to pr estò con ammirevole serenitit ed amore l e cure ai feriti, finché, circondato e sopraffatto, catide pri gionie1·o. ToBtA dott. ARTURO, sottotenenle medico. Disimpegnò con animo i mper turbabile le sue funzioni solto il fuoco nemico (ferito).
lllledagUa dl bronzo .
t De MICilBLI A NTO:-<rC', capitano medico. Si distinse per set'e n i là e cor aggio n el prestare le pt·ime CUI'e oi fedti sotto il fuoco nemico (morto). t D' ANDREA Ai''rONIO, lenente medi co. Ferilo durante il comballi mento, mentre attendeva alle sue fuuzi on i, fu poco dopo ucci ~o . t LOM BI GIUSEPPE, sotloten enLe medico di compl emento. S eguendo il gener ale Dabormi,1a ove più grave ern il pericolo, cadde fra i primi moi'Inlmente feeito. t MAGLIO ANGELO, tenente medico. Disimpegnò lodevolmente du rante il combattimento i suoi doveri pr·efòso i feriti. Cadde nella J•itirnta. 'f' ORE FICE cav. M AURIZIO, capila no medico. Disim pegnò Ctll1 se r'erJità e cora~gio l e sue funzioni durante il combtìltilllenlo (morto uella r ilit·aln).
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NOTI~I.E
t VJGLIO:-IE GIOVA:-INII, sottot.enenle medico. AJI"inizio d,; l combnt.Lirnr>nto, e~sen Jo sl<1 la att.acca ta la sezione di sanità , si difende va va l ot·o sam e ul~> , lasciundo In vita sul ~ampo, CA NEGALLO LonE:-~zo , t.enonlù m edico. Curò con imperlu r bnbile co1·a ggi0 i ferili !:'OlLO il fuo co nemico, •·imanc odo po1 tw i::dnn ie1·o n·A LBENZIO Mieli EL.~: , capitano medi co. Ali" i nizio del comballim euto disimpegno cnn amor e le sue funzi oni sotto il fuoco nemico, fin ché dagli Sc ioan i venne ferilo e fallo prigioniei'O. I Aco :-<o FRANcEsco, sotto tenent.·~ m edico di comp l ~>me nt.o. Si di stin:oe pe1· l'a bnegazione e l' imperlu•·habllila con cu i prestò le p1·ime cu re ai fel'ili solto il fu oco nemico . M AnA ALESSANDRO, soltol<'JHmte medico di complemento. Per l' imperlnl'bllbih tà con la quale sotto il fuoco nem i co prodi gava l e pl'ime cure ai feJ•ili. PAcE L L:1c1, t.en~mte mPdico. P~ •· l'impertur lìabilit.à e l'abn egazione cnn lu quale, solto il fu oco nem ico, prodigò le pl'itne cure ai fHili. P ERTUSIO CARLo , so llo ten e:-~ t.e medico di con1plemenlo. Per l'irnpe1·Lurbabile cal ma con cui pr·esto l e p1·ime cure ai fe1·it.i sollo il fuoco nemico VtJNO LUIGI, l<?nenle medico. Disim pe,:rnò con zel•l ed amore, :-;otlo il fuo ::o nemico, il suo sen-izio durante il comballi 111 en l o. Z ARICll A LFREDo,·sollotenen te m~ ò ico d i com ple men Lo. Dura n le il combaltimgnto prestò con ser èn ilà ed amore le cure ai ferili, fin ché, ci r couJalu e sopr affallo, cadd(~ pr igioniero nelle mani dei nemici.
Eaoomio. GDI ELI.I E UCE:-110, l enente medico . Pdr r imperlurbabilita con la quale, 8olto il fuoco nemi co, pl'odi;..rò le prime cu1·e ai fe•·iti . L uciANI LAVI:-110, tenente medico. Per l' i mperlurbabilita con la quale, solto il fuoco nemico, pt·odigò le pr·ime cu••e ai ferì ti . Il D1re t.t.ore interinale
Dott. P ANFrLO P .A.N ARA , colonnello medico .
. A·-. 'G·'u4)':\ Il R e d a t.t.ore ,·:'.. ___ ,..nOf·:\d»JlR JDOLFO L ivr , capitano medico. __,.. ~~·----------------------------------------. ~:~~~~\.~
__
GtOVANNr ScoLARI, Geren te.
Rl VISTA l\ l OCL' l.IS'I !CA.
Tagllaferr l. - l.~ inie1.ionl jot.lo·ioduraLe sccon•lo Il metodo tlel tJro· !o•ssor Durant~ nrlla cura ol~lla cheratite r>arendtim~• tosa scro!o· . . . . . . . . . . . . . . . . . Pa[J. 307 lo,:\ . . . . Pisenll. - DI un rifiC'l.~O puf'iliare di nrigin(' andcolare . . 30S Dratsart. - l:hcratittJ r•seut1o-mernhrano;;a primiti\a cronica. 309 RIVISTA Ili AN ..\T0:-11 1 E FISIOLOGI\ ~ORM A LE E i' ATOLOtj lG.\.
Daddi. - Sulln al ternionr ol!'l(li oh•rnenl• tlt•l ~~~ lf'nta n•'n oso c.•nPau. 3t0
tralc nell' itl!>onnia <JlerinH•ntalc . . . . . . . . Tarulll e lo llònaco. - Ricerche ~re run entah sul timo . l anduocl - As:<o rhimonto •Ielle cirnlrki cutnnec. . .
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311
Ili VIS rA OEl. l. E M.\ 1..\TTIE VEXEREE E OELLA PELLE. De Amicis. - Con<ider:tzioni clinirhe r ter:tpio'he .;u oli 1111 ra'o rli sitllule malign• pr4:'coee . . . . . . . . . • . . . . • . Poi). 3B Rl\'l:)r A DI TEIIAI'EUTil:.\ .
• Pag. J t 3
l'rOI•rocL:I ed u~i ter.L(JCU ii •i olell'ossican!ut'ol . Smester . - Tr:tttanwutu -l~lla corix:t. . . . . . .
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lliVIST.\ DI TECl'ilC\ E SER\'IZIO lliWICO llll.ITAIIE. Ordmnmento cd ellettivi del :;cr vizio sa nilal'in !lell'c~crdto r,Jmeno Aul lli••t!P di guerr3. . . . . . . . . . . . . . . . . • . . P OI). 314 llimler. - OeJ-:11 apt.tarecchi J.llll IH:ll iri twl primo tr~ttatnPnto rtellf! !rntture proololle da a rma rta !uocv. . . . . . . . • 3i 3 !Il VISTA lJ 'lt~I~: :--.E. Robertson, Glbson ~ Ma rtin. -
Il hactllo o1el tiro n~l terr.•no tn!èllo . l'ag. l !l!
RIVISTA lllHLIOGR,FIC\.
Mantl anll. - In ctire,a dei pkcoll . . . . .
. . . . • . Pclg. 3~
\'A BIETA '.
l rtlter. - LA strett,, oll m3noi pro(la!-!at ricr llell•' malattit!.
•
• f'(l l). ;130
:->oT!ZtE. Ricorn1Jens~ aceorilato da
S. ~1. agli uffir lnli di•l co•·po sa nitano chll Presero parte alla battaglia d'.\ tlua . . . . . . . . . . . . P•l'J. ~33
GIORNALE MED1CO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre ( Palazzo del Ministero della guerra!
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale .1/edico del 11.• Esercilo si puiJtJiica l' ullhno giorno di cirtst·tm me..o;e lo (a!;cir.oll tli 7 fogli oli ;;tampa. L'abhnn:tmento è semp re annuo e •lecorre <131 t• gennaio. Il pro•no •lell'abbonamcutQ e olei rnsricoli s~pnra ti t: il se,::uente.
1\e):nO d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi dell'Unione postale (la ri [T;~ .\ ) Id. irt. id. iol. Il) Al tri paesi . .
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L'nb iJOMmeuto non disdetto prima del t• dicembre ;' intenti~ rinnov;ltO per l'anno sue· eessh·o. l si(!uori aiJbonntl militari in cfTetlivita di servizio possono pagare l'importo dell'abbonamenlo per meno rlei rispclli\'i comandanti di CO!'ilO (anehe a rate mensili). Agli ~erittori rnilitnrt C dntcJ In ma$SiJUn un conlr)en~o in danaro.
Le spe$e Jler rzli estrattt e <fUei iP per le ta\'ole litografiche, lotograllche, ecc., che accompagnassero le memorie, sono a carico tlcgli autori. . . . · ) fra~ìone inilil'isibile Gb estratti costano l.. 7 fler ogn1 foglto di stampa (16 J•nsme • o ' . di Coglio, e per cento eserojllari. 11 11rezzo 11 c_gu~l,:"sia cho si tralli tli 100 esemp/at• o di un numero minore. l manoscriltl uo11 ~~ restitui~rono.
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GIORNALE MEDICO DKL ., • .,.
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Anno XLVI
N. 4. - 50 Aprile t 898
R. O M A TIPOGB.A.Fu. ENniO O VOG BERA
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abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Mlnlsetro della guen-a).
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SO M M A RIO DELLE MAT ER I E CON TENUTE NEL PR ESENTE FA SCICOLO
.II EMOBI IE O & l G I II-' 1.1.
Lucelola. - l traumatisrni dell'occhio considerati dal punto Ili vista . Pa!J. J3i medico· IPgale con annotazioni Lerapeutiche. . Mangianti. - Due casi di paralist traumatica 365 Trombetta. - La determi nazione dell"aotigmalismo • 378
Rl VISTA r,u:ntCA.
Foà. - :lui ltacìl lo ilterodn . . . . . . . . . . . . . . . . Pa!J . 398 Ebstei a. - Smdrome poritonitica nello ~lallio llnale del morlJo di Atl<liSOli • . • . . • • . • • • • • • • • • • • • 399 Beverley. - Conlaj:;io, proO tassi () trattamento della polmon ite . . 399 Braun. - Un sinLoma acll" insnffiricnza lri ~ustli dale. . . . . . . !03 Fillpowicz. - Oì un reuomc11o che si '"serva nell'i leo-tifo, alla palma 40~ nelle mani cd alla pianta dei piodi . . . . . . . . . . . • Harvey Cook. - No nuovo meto1lo vr r la valutazione doll"a.cido urico nPilc orine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 406
HIVISTA ClilllUIIGICA. Pag. 408 Sajous. - Cura dr.l ca ncro wlle iniezioni intcr~tiziali di alcool • W9 Kallenberger. - lmtJiego dell"orto!onnu nella pratica chirurg ica 411 o· Connor. - Trattamento chirurgico del ret•mati•mo articolare acut~ 41~ Oemons. Chauvel, Mlchaux. - Sulle lesioni addominalì . . . · · · Kahleyss. -Contributo all a conoscenza delle frali"Jre della estremità mfcriore rtot rntlio . . . . . . . • . . . . · · • · · ·
RIVISTA DI .~NATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOG ICA.
Salvloll. - Alcune OSSijrvaziooi sul potere agglutinante del siero san~;uigno di alcuni animali. . . . . . . . . . • . . . . . Pa!J. 413 Rosenberg. - Sulla glicosuria alimentare nei sani e in alcuni avvelenamenti. . . . . . . . . . . . .
· · · · · · ·
(Pet· la conlit~uazioru dell'indi ce ved~ai la pagina 3" d ella copertina).
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' l TR AU U ATIS~ll DELl/ OCCHIO 'CONSIDERATI DAL PUNTO O! VISTA :VIEDICO- LEGAL E .\'\:'\OTAZlù:\1 TEIIAI'EliTl\IIE
!le\ dt, tl. G. t .n <'e iola, t':lpit;u,o mr-•l i•·o
(Co•tli,., e fine. 11. [a$C. iV. 2 ).
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L EStO);[ TRA U ~l.-\.TlCHE DEL Clli~T.\.LLl~ O.
Trattando l'argomento delle lesioni traumatiche del 'Cristallino dobbiamo occuparci della commozione, della lussa.zione e sub-lussaz[ona, della cataratta. traumatica -e della penatrazione in esso dei corpi estranei. a) Commozione del c1·islallino. - Una scossa violenta, sia. dell'occhio direttamente, sia del cranio o del <lOrpo intero tras messa. a.l g lobo oculare, pnò cagionarA un intorbidameuto del cristallino, senza che a vvenga rottura della cristalloide o della zonula; però tale rott ura. devesi escludere solo dopo nn esame accuratissimo. Se un traumatismo p1·oduce indirettamente la. rottura della cristalloide anteriore, in genere ne segne lussazione del cristallino. . L_a. rottura della cristalloide posteriore si verifica ra~lSSt ma mente. l traumatismi producono sovente la distensione o la r~ttura. parziale della zonula, cui tien dietro nn aumento .d 1 convessità. della lente, il quale si manifesta con la
-'N
3:38
l TR.\ Uli ATISll l DELL,OCCIIIO
comparsa eli miopia e Ji astigmatismo di var io grado (h• l eristèll linu . .Può inoltnl formar=<i nua. cataratta, pure re;;tando integra la. capsula.. non già, per la commozione, bensi per la lac2razione t.raumatica della coroide e pt r le cousogtteuze di tale lacerazione, qua li: l'emorragia, lo scoli amento re Li n ico, la corio-retinite, ecc.
tAr! t). I n tali ca:; i, il giudizio circa l'or igine traumatica della camratta. si può fondare sul dato deli<L sua unilateral ità, sull'ambliopia ed amanrosi concomitaut~·. sulla possibile es istenza di rammollimento dal vitreo e di sineclrie poster iori. con scoloramento dell' iride, ecc., sintom i tutti eire sono l'esponente del processo Hogis~ ico proYouato dal trauma. ~ ei ca,-i di co mmozione la cura si limita al r iposo a l~ tto per alcnni giorni, all'applic.-'1zione di un bendaggio, all'istillazione di qualcl1e goccia d i atropina quando si ritt!11ga nect'ssa.ria, e s11 insorgeranno delle complican ze, si provYederÌL opportunamente a seconda della loro manit'.~stazione . ~e la leute si opaca, in sec..;onclo tempo bisognerà praticarne l'est:;razione. · b) Lussa~ io ,te e sub-lu. ~sa:;iol/l' dl'l cristallino. - Le lussazioni del cristallino do\'nte a canse trau matiche, co111e c1uelle spontaneo, pos;;ono essere ··oììiplele ed inc:o" tplete: in qne;;t'ultimo c..;;~;; o chiamansi anche sub·lu.s-
sa:. ÌIJiti. La luss;tz ione d ic•·si ~.;o m pl eta qua udo la le n te abban<.lon.a la fossetta ialoidea cadendo o n ella camera anLe· r ior,:;, lassa:;ione p1·p-i1·ùle11, o nel vitreo, h~s.c:a~irme ,·e(l·o·il·ith>r~, o portandosi sotto la ~.:o nginntiva, tu.~sa :; io 1te sottu·c·,i il(} i 1t ,,[i ral P. Per lussazione inco mplt>ta, o snb- lussazione, intenclesi invece una posizione anormale del cristall ino nella fos;;a. ialoid ea, sia sporgendo iu •tmtlche punto dal bordo di
CO;\ SlOERATI DAL PUNTO DI VIS't'A li E OI CO-LEGA LE
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essa (decentrazioue semplice), sia subendo una decentrazione associata ad inclinazione del suo asse sull'asse ottico. Le lussazioni si verificano per effetto di lesioni traumatiche, le quali ·producano lacera7.ioni più o meno estese della. zonula. Quando poi la zonula si trova in istato di atrofia, così come suole avvenire nella. buftalmia, negli stafilomi della regione ciliare, nei gradi elevati di miopia, sia per la distensione che essa subisce, sia. per i disturbi n utritivi cui la espongono gli stati morbosi del tratto u veale e del corpo vi tre o, allora può andar soggetta a delle rotture anche per accidenti d i poco rilievo; basta, per esempio, talora che l' ind ividuo subisca. un lieve urto o che s'inclini semplicemente in avanti. Nei paesi dove abbondano le nevi invernali, sono assai frequenti, nei ragazzi, le lussazioni ·e sub-lussazioni del cristallino cagionate dalle palle di neve che sogliono lanciarsi per trastullo. È degno di speciale menzione il fatto che i proiett ili di armi da fuoco, passando a grandissima velocità, in immediata vicinanza dell"oochio, possono <;agiona.re la lussazione del cristallino pur lasciando illeso l' in· divid uo. Nella. lussa.zione incompleta. della lente osservansi s intomi variabili, a seconda del g rado di spostamento della medesima. P er la lesione della zonula diminuisce e rendesi ineguale la tensione della cristalloide: e perciò il cristallino diventa inegualmente più convesso; si ha così mio pia associata ad astigmatismo. Inoltre vien meno l'azione del muscolo ciliare sulla lente e quindi scompare Ì'a.ccomodazioue. Se il cristallino prende una posizione obliqua spinge
3-JO
l TRAUMATIS MI DELI.- OCC HH)
col suo bordo l'iride in a\·anti e la camera anteriore appare di g randezza ineguale : r iride può ancora divenire tremuJa. per esserle ma.uuato r uuiforme SOStl' gU0 della lente. Se un solo segmento clelia lente. uscendo dalla fossetta .ial oidea. Yiene eol suo equatore ad oucupare parte del campo pupilla.re, :;i ha diplopia monoculare. T alora il paziente vede gli oggetti che gli sono Yici· nissim i pei raggi i quali attnt\'NSano il cristallino. e vede quo>lli lontani pei raggi che pas;:auo nel la parte del campo pnpill a.re non occupata dal medesimo (parte af'aca). L'osservatore i n \·ece, per Yedere il fondo oculare a tt.ra\·erso il cristallino, de\'e adoperare una lente biconcava e per vederlo per la parte ;it'at.:a del cam po pupi Ila re d e\·e i n terporre n n a lente biconvessa. All'ill um inazione obliqua. si~.:come l'equatore d el cristallino ritlette molto la luce. co;:ì esso appare come un menisco brillantt> ; se ìnveue lo si illumina èOllo specchio oftalmoscopico, vedesi come un meu isco osuuro, pel fatto che i ragg i riH e;;si dalla retiua incontrano il margi ne della lente sotto una f'ort·' inciden za e ~ubi scono una rifl t'ssione totale. Il cristallino in alcu ne e\·enienze consPr va la sua trasparenza, pu r non cessando i ~udescri tt i disturbi funzionali; altre ,·o lte si opaca o si lussa completamente. ed alle volte, agendo come u n corpo l'straneo, irrit.a la r egione cil iare pro\·oeando i sintomi di un 'i rido-cicli te e persino di uu'oftalmite simpatica. Può ancora una sub -l ussazione dare or igine ad u n g laucoma croniuo con o senza alternzioue dell'angolo di fil trazione. E saminiamo ont i sintomi rlelle lussazioni complt~te. Se il cristalli no si lussa nel vitreo, dopo riassorbitosi l'e\·eut uale stravaso di sangtn•, la camera anteriore
CO.-;SJDERATl DAl. PU);1'0 DI VISTA )JEDICO · LEGALE
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suole apparire più profonda, l'iride infossata e tremula.. Coll'oftalmoscopio rilevasi che la refrazione è fortemente ipennetropica e, se la lente è trasparente, ritletterà la luce e dipingerà sul fondo oculare come una macchia rotonda, nera alla periferia, grigiastra nel suo centro; se poi è opaca, ciò risalterà ancora. di più. Di solito il cristallino lussato occupa il segmento inferiore del vitreo ed è mobile. Coll'esperimento del Purkinje, quando occorra, si comproverà la assenr.a di esso dalla fossetta .ialoidea. In generale la lnssazione dl:ll cristalli no nel vi t reo può non provocare nessuna reazione per un periodo di tempo abbastanza. lungo ed in tali condizioni rocchio può funzionare siccome afaco; ma altre volte, a causa della grande mobilità della lente stessa, non sono rari l'irri tazione della zonula, rirido-ciclite, il glaucoma, e fina neo dopo un periorlo ài tempo abbastanza lungo può aver luogo l'oftalmia simpatica, eome nel caso pubblicato d11l Dermett, in cn i tale incidente s i verifi·~ò dopo 3i) anni da ~.:he era tw,·e~tuLa la lus:>azione. Qnando insorgono le snddette compliGanze, oceorre provo:.lare la midriasi e tentare di far caderfl la lente nella eamera. auteriore, percuotendo leggermente l'occhio a testa. bassa, o poi estrarla; se eiò non riesce si estrae dal vitreo col encchiaio di P<tgensteehor. lu un uostro precedrnte lavoro (l) facemmo rilevare come l'otta.lmometro di Reid o.tfra il vantaggio d i permettere di misurar•' le curvo corneali in varie posizioni del corpo; e ~;o::tì venimmo a conoscenza che l'astigmatismo corneale nei casi di lnssazion e e snb1nssazione dd cristallino, va soggetto a delle variazioni di grado e di natura, a seconda della posizione del pa( I l L rc1:10L A. -
aprile, IS95).
.\'ute di nllalmomef1·ia. (Gio•·•wle medi'u del Il. esercito,
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l TRA UAI AT! Slll DELL'OCCHIO
zieute, e C) twsto fenom eno ci aiuto a ri ~.:onoo: cere dellt:mb-lus::azioni lie,·i e perciò d i d illieile diagnosi ( 1}. In nove su ùodici individui con lussazione del cri· stallino, ho potuto notare che l'astigmatismo m isurato faeenclo mettere il paziente in posizione supina, see· maYa in grado va.1·iabile da mezza a 2,50 D. In due soltanto esso aumentò di ci rca mezza diottria, ed iu uno divenne eontro la regola. Negli ulti mi sett.e indi· vidui presi le osser vazioni facendo sd raiare il paziente sul l'addome in modo che egli a,·esse la facci a rivol ta. iu g iù. R ipor to qui i risul tati di queste ul time osservazioni: l " Franco Giuseppe; lussazioue in diet ro del cristal· l i no, dell'occhio destro: As. in posizion e seduta - l.òO. As. in posizionf' sd raiata su l dorso - 2,50. As. in posizione :.draiat.a snl ventre a faccia in giù - 3.50. 2• B e ton .Alberto; lussazione in dietro del cr istallino dell'occhio sinistro: As. in posizione sed uta. + 1.25. As. in posizione sdraiata sul dorso - 1,50. .As. in posizione :::.draiata sul ,-entre a fa<:cia in gitì - 3.2G. s• B ois l~ l eonora; lus:=.azione in dietro dd cristallino dell'occh io destro: As. in posizione seduta + 1,76. As. in posizione sdratata sul dorso + 1,25. As. i11 posizion e sdraiata sul Yentre a faccia in giù l.
4" Colombato Pi P-t.ro; lt t ~;;;az i mw del cri:;lallino destJ;O in dietro : As. in posizione seclnta L 1,16. As. in pn;;izione sdraiata ~u l dorso -j 1,50. (l ) L n:c•I'LA - O.<$eo·v11:iuni clin iclir ·'"'l""s1Jf/11lflli.<lll<l coo·uca le ( ~ur r•nria ;10111 ili 11/Ctlllr 11/fc;IOIU Oru/,n·i ((;iOf/1111<• mf.fir(l ol•l /1. (Sfi'CÌIO, tl)g6) .
COi\S! ORRATt VAL PUNTO DI VIST.~ ME DICO ·LEGALF.
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As. iu posizione sdraiata sul ve1~tre a fa ccia iu giù - 0,50. o• Morello Giovanni; lussazione posteriore del cristallino: A.s. in posizione seduta 2,25. As. in pos izione sdraiata sul dorso + l. As. in posizione sdraiata. sul "entre a faccia in g iù 1,50. ' 6" Vaudano Luigi; lussazione posteriore del cristallillo : As. in posizione seduta 2. As. in posizione sdraiata sul dorso 1,50. As. in posizione sdraiata sul ventre a faccia in giù
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7° Fascia Girolamo; lussa.zione posteriore d el cristallino : As. in posizione seduta 1,75. As. in posizione sdraiattLsul dorso -1- l. As. in posizione sdraiata sul ventre a faccia in g iù 1,50. Dette variazioni delle cur ve corneali avvengono pure nelle semplici sub-lussazioni d el cristallino, anche se d i grado assai leggero. e nei casi di difficile diagnosi dell'avvenuta snb·lussazione mi g ioYarono ad accertarne l'es istenza. Il cristallino lussato nella camera anteriore vi si può mantenere per qualche tempo diafano, appar~ allora di un colorito giallo-pallido, fld il suo bordo riflette fortemente la luce. I l più delle volte però si opaca molto presto. Esso pnò restare mobile od aderire all'iride, oppure alla cornea., la quale però, sul pnnto di coutatto, si opaca e talora si ulcera. L' iride suole reagire tuttora bene, ma sovente insorge l'irido·ciclite, con sclerite a livello dell'iride; l'oc· chio si deforma, assumendo alle volte l'apparenza d i nna
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l TRAUli ATISMJ DF.LL'OCCIII O
pera, la sua tensione aumenta, ed all'irido ciclite tien dit>tro il glaucoma. S 'intende che nei suddetti cas i conviene tent.are la estra2ione della lente in primo tempo ed anche in seconr1o tempo, ma allora i risultati non sogliono essere se m pr e favorevoli a ca usa sia. della faci le uscita dell' n m or vitreo, sia delle diverse lesioni concomitanti,. specialm€'ote del la sezione p rofonda de ll 'o~ch i o . J~ opportuno in q uesti casi p raticare l'operazione sottouna narcosi cloroformica completa. ~el caso eli lus:>azioue sottocongiunt ivale si vede un piccolo t u more rotondo, appiattito e trasparente, se la lente ha consen'ato la cristalloide; se poi ne è uscita;. il tumore è irregolare ed opaco, per lo più esso ba sede pre:-:so una soluzione d i continuo della sclerotica., a pre· fè renza nelht parte superiore od interna d Pl g lobo, pcrchè l' occhio il pit\ delle volte è colpito in basso ed in fuori; la tensione ocu lare trovasi d im inuita, la cornea appiattita, l'iride spesso lacerata e si rilevano inoltre i sintomi dt>l l'afachia. In tesi g enerale, com·ielle praticare l'estrazione di nn cristallino lussato: n ei easi per ò d i l ussazione compl eta nel vitreo è preferibi le non ricorrere all'attooperativo se non IJUando venga imposto dalle condizion i succitate; nell'età tenera è facile provocare if ri assorbimento della lente ruercè· la semplice discis·
swne. c) Ctt{w·alla f1 ·mtmalica. - Si è provato sper imentalmente e clinicamente che la semplice commozionedel uristall ino è suflicien te per clelerm inare in tutto od in parte, transitoriamente od anche stabilmente, l'opa· citiL del m edesimo, originando cosi una cataratta t rau matica, st>bbeue ordinariamente si dica che la ,·era catara.tta. traumatica si produce quando, per l'azione diretta di un corpo v'nlneranLe o per la penetrazione di un
CONSIDERATI DA t. PU:-ITO DI VISTA MEDICO -t.EOAt.E
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corpo estraneo nell'interno dell'occhio, il cristallino venga leso od anche semplicemente lussato. ~elle comuni statistiche la cataratta. traumatica rappresenta dal 3 al 5 p. 1000 delle ordinarie affezioni oculari: tale percentuale però si eleva al 7 p. 1000 quasi nella statistica dell'ospedale oftalmico di Torino il cui movimento annuo raggiunge il cospicuo numero degli 8 ai 9 mila infermi, con una media di circa 200 lesioni traumatiche al l'anno. Questa proporzione, certamente rilevante, è dovuta sopra tutto all'esistenza di molti stabilimenti industriali ed officine meccaniche nella città. I pezzettini met!!.llici che arri vano con granùe violenza nel globo oculare, i granel li di piombo, le pun· ture di aghi, di penne da scrivere ecc., le contusioni del bulbo dovute a pugni, a palle di neve, a corpi elastici lanciati su ll'occhio, le forti scosse del cranio o del corpo vitreo che possono determinare la rottura della uristalloide e spesso anche la lacerazione del legamento sospensorio, sono le cause più frequenti della cataratta traumatica. Quando si verifica una stretta ferita della cristalloide anteriore, si snole formare una così d etta calaralta cap·"ula,·e cicalt·i:;irtle. La ferita della capsula, in pr imo tempo, suole essere ostruita dalle fibre del cristallino rigonfìate, e, quando queste si ram moli iscono e dissolvono, quella si trova già chiusa da una proliferazione dell'epitelio capsulare. Si forma così una vera cicatrice che appare come un'opaci tà biancastra ora a strie, ora stcllata, che mentre nei g iovani può diminuire di spessore e d"estensione, nell'età inoltrata invece può essere causa di opacamento di tutta la lente. Non sempre però l'opacità si verifica immediatamente dopo l'accidente, ma può prodnrsi anche molto tempo dopo, tanto da riten0rsi spontanea una cataratta dovuta. a tranmatismo passato inosservato.
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l TRAU ~IA TJ ~)IJ J)ELL'OCI: HIO
Il Becker ed alt.ri autori hanno richiama to dll. molto tempo l'attenzione s u qtwsto fatto, impor tan t issimo dal lato medico- legale. E gl i dice: basterà osservar e l' iride con molta accuratezza per riconoscere sovPnte una piccola perd ita della l"tta sostanza, la quale indicher à il ca m mi no del cor po fe ritor e. Le ca ta ratte tra n matiche si possono di vid er e in catarn.Ue pur.ziall: e (fJ/ali, .•;eì,tplici e wmplicate. L e catera.tLe se m p l ici t! p a rzia.li d ovute a scosse od a contusioni. senza r ottma dd guscio sr.lerale e senza gravi lesion i intra-ocnlari possono guarire lasciando talvolta un'acutezza vìsi ,-a non fo rtemente a lte rata . De W eeker ( l ) ha rile,·atl'\ come nn certo numero di ca tara.tte tran matiche se m p l ici, nou infettf', non dolor ose, verificate f ra i lavoratori degli stabilimenti indust,riali gnarisca.no senza r in tervento chirnrg ico che può SO\'eute n on e:;;;er ,, tanto profhmo, quanto una grand~ sorvegl ianza senza r operazione. Allo stesso proposito l' F:Ioltcnboff. nella s ua r elazione Sul tral/etdwnlo delle uatm·al/1' (,·aumutù ·he, riferisce il caso di un meccanico il cu i cristallino, in seguito alla p(•netrazio nc d i un pezzet.Lino mrtallico, s i opacò ed un mes ~· dopo sem:a atto operativo l'individuo riprest' il ht Yo ro avendo rit.:uper.tto nn'acnti'Zza visi\'a normale. E qn i è opportuno ri corda r e come ilrìsnltato delle operazion i delle catar <\tte t raumatiche è f}uasi sempr e m certo ed il Tn'•lat cosi. s i r~ prime sul pr oposito : « La modit.:ina operator ia delle <:atar atte tntumatiche ripo r ta n ei suoi uil au~.;i soltanto semi sucl'ess i ed il più dt·lle vol~e ìu,-nccl'ssi. >> D :JTida.te a.duuq ue de lle catar~ttte traumatiche, perclt(· essf' im plicano il t raumatismo con tutte le s ue ,·arietà t> le suP cons..gnenze. Al lo ;;tesso ( l ) l);; \\' v.'-~•:u -
Ilo/l llilli ~ III~JIIIII'Ìf d·llll .ltlCÌI'Irt {l'rlltctJ<' " i n{lttllllo -
lo.Qia, p:.~. 3~. P., ri!-! 1, I SY~.
COl\S!t>ERATi l).\ L Pl"l'iTO 01 VISTA MI!DICO -LKOALE
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propo~ito D e Arlt:. seri Ye: «
Ogni ferit:.a del cristallino deve essere considerata qual serio pericolo per l'esistenza delrocchio. » L e cataratte traumatiche int'a.tti sono molte volte, accompagnate da complicazioni variabili in ogni singolo caso, e che esigono nella cura profonde cognizioni e molta abilità; ben s'intendo quindi perchè il pronostico debba farsi molto riservatò. Il riassorbimento della sostanza opacata del cristal· lino sarà tanto più rapido e completo quanto più gio· vane è il paziente. Però nei casi in cni la ferita della capsula è molto stretta, e specie se trovasi accollata all'iride, può verificarsi una cicatrizzazione troppo rapida della. ua.ptmla, p~;r cui venendo a mauuare il cuu-
tatto dell'umore acgneo coll.a sostanza d el cristallino, si arresta il riassorbimento di questa e si residua così una opacità parziale capsulo-lenticolare, clw disturberà la visione diretta tanto maggiormente quanto più occnp•' rà il campo pupillare. Un'apertura estesa d ella capsula di norma viene seguita da un totale opacamento della sostanza del cristallino, cui tiene dietro il suo riassorbimento, il quale, come già acceunammo, suole esserd rapido e completo nell'età giovanile; lento ed incompleto negli adulti e ne i vecchi. Però bisogna ten~r presente ch e in a lcuni casi il riassorbimento della sostanza opacata s· iniziò soltanto alcuni mesi dopo l'avvenuta lesione e fu se· guito. sebbene tardivamente, da un ricupero quasi com· pleto d ella vista. In tesi generale ad unque devesi ritenere che una cataratta traumatica semplice, non infetta,, in nn individuo giovane pcssa, dopo qualche mese, riassorbirsi e la vista ritornare in eondizioni relativamente buone, ed al contrario, se il paziente è di età avanzata, il totale riassorbimento della sostanza opacata della lente può avvenire solo i n casi eccezioualissimi, qual i sono CJnelli a ccertati
348 da Sbetl'oru in un individuo di 69 anni e dall'Holtenhoff in n n altro di 58 <mni. Dd W ecker riguardo alla prognosi delle cataratte traumatiche, giustamente at tribuisce somma importanza a lr iufe:6on e t raumatica o chirurg ica. L'infezione poi è tanto più facile e pe.ricolosa quanto più in tensa è stata la con t usione o la lacerazione dei tessuti. Però anche una semplice puntura infettante può essere seguita da cheratite, da iridite, da ipopìou e da panoftalmite, l'iri d ite poi pu0 clegenerare con relativa fac ilità in iride-cicli te- cronica. L 'edema palpebrale, la chemosi, r in lì. l t ra zione puruleuta della cornea, sono il più d e lle volte indizio dt una infiammaz ion e profonda e delr imminenza di una panoftalmite ; veri ficatasi questa bisogna procedere subito alla exanteratio od all"enucleazione per scong iurare acciden ti simpatici n ell'a lt ro occhio; e cosi l' infermo potr~~ anche pÌLL presto riprendere le proprie occupazioni. .Nei casi favorevoli, in cui il processo suppurat i vo si arresta senza apportare la perdita difiniti va dell'occhio, prima di ricorrere ad un atto operativo: irid ectomia, ir itlo-dia.lisi, e..:c, diretto allo scopo d i migliora re le con· d izioni visive, fa duopo a.>sicur!trsi che il processo infiammatorio s ia del tutto finito, che non esista nè ipertonia. nè ipotonia e che la percezione luminosa sia buona in tutte le d irezioni. Un in ter vento precipi tato può produrre un' irido- ci<.:l ite insidiosa cui pnò tenere d ietro la ostruzione pnpilla.re e l'aboli zione completa. della vista. Pres<..:iudendo dai s uddetti accidenti infettivi, la cataratta tra umatica può (;Omplica.rsi con il glaucoma, con la l ussazione della len te, con la presenza di un cor po es traneo con èmt.i gli acciden t i consecutivi alle ferite del le V<lrie part i del globo ocu lare. (.~uaudo negl i ind i vidui inolt rat i 1wgli anni una larga aper t ura. della ca psnla permette la penetrazione del-
CO SSIDE RATI DAL PU:-\TO DI VI ST A !IED! CO -LEGA L~
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l'u'(llore acqueo, nelLt sostanza del cristallino, questa si g onfia subito e for tement~. provocando sin tomi glaucomatosi: questi sono in tal caso favoriti da lfetà avanzata del paziente, i cui inviluppi oculari sono per ciò meno elastici, dall'abuso dell'atropina e dagli spostamenti del cristallino, r efJ.UlttOre del quale puÒ irritare la zona cigliare. Nei casi in cui verificasi l'ad erenza della ca psula all6. cicatrice della ferita corneale, sono faci li ad insorgere squilibri della circohtzione oculare, onde ipertonia, ac· cidenti glaucoma.tosi, ecc. La maggioranza degli oftalmologi è oggi d'accordo nel ritenerA che un tardo intervento appropriato ai differenti casi, dia ris ultati relativamente buoni, nelle suddette manifestazioni glaucomatose. I risultati statistici dell'operazione della ·c ataratta traumatica sono relativa mente molto discrepanti fra loro. Mi limiterò al rig uardo a citare che il Copp~z. su 45 casi trattati con raspirazione. riporta -±2 sucee~s i con acutezza visiva. variabile da'/ , ad '/. : il Gayet invece, su 12 operazioni di cataratta traumatica sempli.ce, ottenne i seguenti risultati: una volta racntezza visiva fu ug uale ad '/, . due volte ad '/. , quattro ,·olta ad '/ ,• • due volte a -di '/,u, tre volte si ricuperò un.a debole percezione luminosa. I risultati, rispetto al Yisus, neg li ultimi 100 ope· rati di cataratta traumatica sino al giugno U:!!16, nella clinica oculistica di T orino furono i seguent.i: Nel t> p. 100 si ebbe un 'acutezza visiva uguale ad '/ ,, nel 10 p. 100 ad '/,. , nel 35 p. 100 ·ug uale '/ ,. , nel 20 p. 100 ad ' /~ , nel 15 p. 100 ad ' r. , nel -± p. 100 ad '/, , nell' 11 p. 100 ad l. La rilevan te differenza di tali dati statistici si com prenrle facilmente quando si consideri che l'evoluzione e le conseguenz(> di una cataratta traumatica Yariano
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l TRAU MATISMI DELL'OCCHIO
a seconda del l" e:;tensione della fe ri ta del cristalUno, della più o meno asetticità. dell"agc>ute vulnerante, dello :>tato delle altre parti dell"occhio prima e dopo il trauma.tismu, dell'età del ferito ecc.: ed a tal riguardo bisogna. anche tener presen te uhe i casi più gravi sono sempre IJUelli risultanti da contusioni e da feri te contuse delr emi::;fero anteriore, g iacchè in questi evenienze la cataratta su oi rappresentare una lesione di secondaria. importanza. ri;;pctto alle altre gravi alterazioni prodotte nel bulbo. A maggiore delucidazione della influenza. delle sudd ette Yarie concli?-ioni sul decorso eò esito di una. catarn.tta traumatica, basta ricordare come nell'età g iovanis::;ima di norma suole verificarsi l'assorbimento totale e spon taneo della sostanza. del cristallino ferito e, se in tali casi la capsula r etraendosi lascia libero il campo pnpillar<", il paziente per la vista può paragonarsi ad un operato di cataratta senile semplice; parimenti nei giovanetti un'opacità parziale ha tutte le probabilità di sparire com pletamente in poche settimane. È inutile dire che se l'opa.cità è poco estesa e periferica ha poca influenza. sulla funzione visiva. Al contrario quanto più il paziente sarà avanzato neglt anni tanto più l'assorbimento sarà lento ed incompleto, e siccome sovente la lesione del cristallino si associa più tardi ad infiammazione dell" iride ed a fenomeni glaucomatosi, si avrà la formazione di una cataratta aderente con depositi capsnlari più o meno estesi e densi, le cui conseguenze sono assai pit\ esiziali per la funzione visiva. Quando poi dopo una ferits. dell'occhio si manifestano segni d' infezion e o glaucomatosi, il cui esito finale suole essere la. perdita del l"organo visivo, dopo lunghe soffer enze, ed il consecutivo sviluppo dell'oftalmia simpat ica, allora, siccome abbiamo già detto, con viene praticare l'ex an terat io o l 'enucleazione precoce.
CONSIDERATI DAL PUNTO DI VISTA IIIF.DICO-U:GAI.E
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Accennammo [nuanzi come nei traumatismi profondi e complessi del g lobo oculare la cataratta traumatica, per sè sola, abbia un'importanza aft'atto secondaria, dipendendo l'esito finale sopratuLto dal decorso delle lesioni stesse. Si è perciò che la maggioranza degli oftalmolog i opiua che in tuli casi l'operazione della cataratta, se non si manifestano in principio sintomi d'infezione o glaucomatosi, si debba farla molto tardivamente dan dv la preferenza a q nel metodo (discissione, taglio lineare, estrazione previa. iridectomia) che si crederà più indicato a seconda delle varie circostanze. Giova qui ricordare quanto già dicemmo nel paragrafo della penetrazione dei corpi estranei nella camera an· teriore e nell'iride, cioè che per combattere l'infezione in primo tempo riescono efficaci le iniezioni sotto congiunti vali di una soluzione all'uno per 5 mila di sublimato, il lavaggio della camera anteriore con la stessa soluzione, l'estrazione immediata del cristallino leso quando la suppurazione non abbia ancora invaso le parti profonde. 'rale estrazione immediata associata ai lavaggi antisettici. fLl in clinica seguita da risultati quasi sempre ottimi, e valse a salvare la funzione visiva di occhi, che a prima vista si sarebbero giudicati irreparabilmente perduti per l' imminente pericolo di una panoftalm i te. d) Cm·pi es/Tanei nel c1·istallinfJ. - - Conseguenza della penetrazione di un corpo estraneo nel cristallino si è la. formazione di 'tna cataratta traumatica parziale o totale, la cui co tuparsa sarà tanto più rapida quanto più estesa sa:rà la ferita della capsula e I}Uanto più pro· fondamenta il corpo sarà penetrato nella lente. Bisognerà in tali casi osservare attentamente il ferito per precisare la diagnosi, non sempre facile, onde de· durue la cura più opportuna. L· illuminazione obliqua, previa provocazione della
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l TRAUliATISMI DELl.'OCCliiO
midriasi , permt!tte di constatare la presenza di un corpo estraneo fìs,;ato nella superficie della lente fintanto che la ~raspare.nza di essa non è molto alterata. La diagnosi inoltre può essere age,·ol<lta dall'esame con la lente binoculare di Z ehender. L'opacità stessa del cristallino, la posizione troppo periferica del corpo estràneo. l'esistenza di sinechie che impediscono la dila.tazioue della pupilla sono cond izioni che rendono pitt difficile il riconoscimento d el corpo estraneo. Una tinta tendente al giallo - oro che abbia il suo massimo in un punto della cataratta, cot:>sistente con una ferita o con una cicatri<Je recente corneale è un segno probabile della presenza nella lente di un pezzo metallit;o ossidabile, il quale si rende maggiormente riconoscibile dopo il riassorbimento della sostanza opacata ( 0. Becker, Samelson, Ousin). s· intende facilmeute che il corpo estraneo può attraversare il cristallino e fermars i nel vitreo o andare piit profondr11nente. Iu tali casi l'uso razionale del l'elet.trocalamita ed anche un campo visivo, preso con tutta accnratezza, possono illuminare la diagnosi di presenza e di sede del corpo estraneo. In rare evenienze si è anche verificato che un piccolo corpo estraneo, dopo avere urtato con una certa violenza sulla faccia anteriore del cristallino, sì da produrvi una lesione, rimbalzando sia caduto nella camera anteriore donde, urge estrarlo per evitare gravi conseguenze (Stellwag von Carion). Può anche accadere che un corpo estraneo poco voluminoso e non infettante s'incunei superficialmente nella parte periferica del cristallino e vi rimanga quasi innocuo producendo cioè soltanto una. leggera opacità con relati,·a lieve diminuzione della facoltà visiva. In tali evenienze però è da rilevare che ha nn' importanza straordinaria la natura del corpo estran eo, perchè mentre
CONSIDERATI DAL l'UNTO DI VISTA MEOICO-L EO ALJ::
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potranno essere ben tollerate piccole schegge di v t>tro i pezzettiui di rame invece sogliono determinare aecidenti infiammatorii con le relative conseguenze. La suddetta innocuità. d i tal un i corpi estranei però può anche essere temporanea, giacchè alle volte, dopo un certo tempo, insorgono inaspettatam~nte sintomi flogistici, ed in tal caso può anche avvenire che il corpo estraneo tardivamente cada nella camera anteriore o dietro l'iride, cagionando sintomi irritativi dell'1-ride e del corpo ciliare od un irido-corio-ciclite, segnita non solo dalla perdita delroc~hio, ma anche da una oftalmite simpatica. Concludendo adunque, il pronostico della penetrazione di corpi estranei nel cristallino deve essere sempre molto riservato, ed un giudizio definitivo non potrà darsi finchè non sia stato estratto il cristallino afl'etto da cataratta e con esso il corpo estraneo: operazione molto delicata e di risultato incerto. I corpi estranei in generale si possono estrarre con le pinzette da. iridectomia; però se sono costi tu i ti da pezzettini di ferro .o d'acciaio è preferibile l'uso delrelettrocala.mita, i cui punteruoli di varie dimensioni si introdurranno, quando sia possibile, aLtraverso il tragitto percorso dal corpo estraneo, ed in caso contrario att.ra· verso un t,aglio corneale praticato a tale scopo. Giova qni ricordare come sia sempre necessario disinfettare accuratamente non solo l'occhio, ma anche la camem anteriore, facendo in questa arrivare, sulla scanalatura di un cucchiaio di Daniel introdotto nella ferita corneale, una corrente di soluzione all'l 3/ 00 d i sublimato corrosivo, po3cia s i instilleranno alcune gocce di nna soluzione all'l p. 100 di atropina, pnrchè ciò non sia controindicato dal pericolo dell' iucuueamento
del l'iride, e si spolverizzerà ìa cornea ed il sacco congiunti Yale, ove lo si creda opportuno con j odoformio 23
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ed infine sì applicherà il bend<lggio. P er combattere la. infez ione si rieorre. cnme g ià dicemmo innanzi, alle iniezioni sotto- cougin nti,·ali de lla soluzione di l ' / 00 di sublimato. I ) - LE:'I0:-11 THAU:UA T !CHE DEl" \'l1' lll-:O.
a) Fe1·ite dd COI']Jfl viln!o. - L e feri te del corpo vitreo devono in g..:merale ritenersi gravi ed il prono· stico è sempre più infausto quando avviene contempon•neaLn(•nte lesione del corpo ciliare, abbondante fuori uscita dell'umore vitreo, emorragia in tra- oculare e profo nda penetrazione del corpo estraneo, il quale, se infettante, può per se solo dare origine ad una iali te suppurati va e sue conseguenze con perdita dell'occhio in brevissimo tempo. Al tre volte lesioni prodotte da strumenti aguzz i o tagl ieuti, complicate o no colla presenza del corpo estraneo,. danno origine ad una ialite plnsti..:a, le cui c0nseguenze apparentemente lie\'Ì in primo tempo divengono esiziali in prosiegno. In queste even ienze, se il corpo estraneo produce in principio un'irri tazi one poco intensa, si renderil. appariscente all'esame oftalmoscopico un'opac ità Jattescente lungo il tragitto dal medesimo seguito, che è più accentuata ed in tensa attorno al corpo estraneoL'opacità è dov uta ad abbondante immigrazione di elementi cellulari. ed in principio appare di carattere sieropurulento, ma termina con la trasformazione in. tessuto cellulare biancastro, denso, membranaceo, che avvi luppa e maschera. il corpo estraneo. A..lle volte puòosservarsi un'aureola. tra;;parente che persiste a lungo a ttorno al corpo estraneo. Detto t t>ssuto cellulare d'ordinario si forma anchelungo il tragitto percorso dal corpo estraneo, cosicchè infine vedesi dal punto d i entrata del medesimo una. spe0ie di cordone cicatrizia le, elle quand o è diretto dal
CONSIDERATI DAL I'U:\TO DI VISTA MEDICO -LEGALE
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basso ali" alto appare come un legamento sospensorio, il qua le imp"ldisce all'oggetto di spostarsi facilmente nel vitreo. Questo tessuto, come tutti i tessuti cicatriziali, ha molta tendenza alla retrazione, per cui ne seguono distacchi del vitreo della retina e della coroide, che ap· portano la tisi del globo oculare con pericolo di fenomeni simpatici nell'altro occhio. Se invece l'irritazione provocata dal corpo estraneo in primo tempo è intensa, allora nei suoi dintorni formasi tosto un'opacità, la quale s'irradia verso il cristallino, e può quindi essere appariscente tanto all'il· luminazione laterale, quanto all'esame con lo specchio oftalmoscopico, dando un riflesso giallastro che è indizio d'imminente formazione di ascesso. Dobbiamo qui far rilevare che le ferite prodotte da proiettili o da schegge ossee~ da essi spinte, sogliono com· plicarsi assai sovente all'oftalmia simpatica. Secondo l'Otis tale complicanza raggiunge la proporzione del 17,32 p. 100. Dalle statistiche della guE>rra franco-prussiana risulta che più della metà dei suddetti trauma· tismi oculari furono seguiti da accidenti simpatici, e tale proporzione si elevò air80 p. 100 nei casi i quali erano complicati a permanenza di corpi estranei nell"occhio. Il sangue stravasato nel vitreo in seguito ad una commozione del globo con rot tura della coroide ed in seguito ad una ferita penetrante, sia dell'emisfero posteriore sia della regione cigliare, produe:e disordini anatomici e funzionali, che stanno in rapporto con la. sede e la quantità del sangue stravasato ed anche ai possibili precedenti morbosi dell'occhio. Un"emorragia abbondante quasi sempre è esiziale per rorgano visivo, cagionando la disorganizzazione e quindi la r etrazione del vitreo, seguita a sua volta. da distacco retinico e, se in qualche caso eccezionale la funzione
J Tl!AU MA T ISlll IIEL:.'ùl'CIII O
dell'ocehio uou Yi,..ue completamente spenta, nel campo visivo non mancheranno mai estE>si scotomi. ì.;. inutile di re che fii" si verifica uno scollamento simultaneo della rt>tina e della coroide il pronostico è sempre più infausto. Quando pr r& un ' emorragia non molto abbondante ba l nogo in un occbiv antecedentemente sano di un gioYanu di buona costituzione. può Yf' rifìuarili il rias<'orbi-
men to d el sangue e, dopo un tempv r e lati va mente l n ugo. può rieupera.rili la vista sempre perv con la persisteuza di qualulte scotoma. N e i casi d i emorragie l i mi tate il s;\ ngue pu<'J ri assorbirsi in pochi giorn i ed il vit:.rE'O r isehiararsi ::;enza residui di corpi mobili o mosche \·olant:.i e la vista f)nindi ritoruaru in buono stat-o. Il perito adunque deve in ogni caso. prima d i ell1ettere un giudizio difinitivo, attendere il tempo necessario per l'e\·olu:>.ione del proeesso morboso. N on vogliamo tralasciare di ricordare cl1e talora gra Yi emorragie del vitreo sono state cagionate dalla rapida e violenta espansione dei gas sprigionato;;i n ello sparo delle armi da fuoco. A tal r iguardo Ligues r iferisce il caso di un art igliere che al momento dello sparo di nn p ezzo da. l!J, <wver tì una forte scos;;a ed un vi,·o dolore all'occhio destro, la cui funz iono visi\'a fu immeditttameute abolita. All'esame del l'occhio fu constatata un'emorragia totale del corpo Yitreo rimanendo intatti cornea, camera anteriore e cristallino. l u alt ri casi l'emorragia del Yitreo era associata a sub- l ussazion·~ o lnssazione compl<:La del cristallino. b) Uo;·pì eslr·a nei nel. t"ifreo. - Parlando· delle ferite del vi l reo abbiamo giù. accennato alla. penntrazioue in e:.so di corpi estranei: aggiungeremo ora. che questi o si depositano nelle parti più decliYi del medesimo o vi re,.;tauo ::<ospesi C' cio a s~concla del pPsO, do.>lla forma e dPlla loro forza d ' impulsionE'.
CO:\SIDERATI DAL P''NTO DI VISTA llEDICO-LEGAl.E
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I corpi estnmei che più comunomente penetrano n el vitreo, salvo eccezione, sogliono essere eli piecolo voI urne e costituiti da scheggie di acciai c•, di ferro, di ra.me, di legno; da pallini di piombo, da pezzetti di vetro, eli silice, ecc.; in I}Ualche caso i corpi penetranti trasportano seco anche delle ciglia. Quando resame oftalmoscopico non è impedito da concomitanti alterazioni: cataratta tranmtttica, emorragia, distacco retinico, ecc., si può riuscire facilmente a scuoprire il tragitto e la sede dei corpi estranei. I disturbi che accusa il ferito possono essere mnltipli, quali: scotomi, restringimento periferico del campo visivo, diminuzione più o meno accen tuata della visione centrale la quale, ben s'intende, può esser e fin da principio abolita a cagione di abbondante emorr agia, di. gravi lesioni del cristallino, d i distacchi retinici, ecc. Quando poi non è possibile l'esame oftalmoscopico, allora la diagnosi di sede del corpo estraneo diventa assai difficile: le circostanze in cui avvenne l'accidente, la direzione della ferita corneale o scleroticale, la lesione del cristallino, un 'emorragia in tra-ocu lare abbondante, un esteso distacco della retina, l'abolizione rapida della vista, la presenza di bolle d'aria nel vitreo tHirschberg, Hildebrand) sono indizi soltanto probabili di pennanenza di corpi estranei nel vitreo, mentre che esso può es$ere p enetrato più oltre, perforando non solo la sclerotica, ma anche lo scheletro della cavità orbitar.ia.. Quando il corpo estraneo è costi t uito da un metallo che risente l'azione magnetica, atlor11 se ne può diagnosticare non solo la. presenza ma, fino ad un eerto punto, anche la posizione, servendosi di speciali apparecchi con ago calamitato. Ottimo a tale scopo è il magnetometro di Gerard, la cui sensi bili tà. è tale da permettere di riconoscere la presenza di un corpo metallico c ho abbia un peso minore di'/. mmg.
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l TR AU:\IATIS~ll DELL'OCCiliO
Quantnn!)ne in questi -ultimi tempi Hirs..:hberg, Hayweg, Hildebrand, Alaab ed altri abbiano migliorata la tecnica delr intervento operatorio in tali evenienze, tutta\-ia i risul tati non sono sempre soddisfacenti, ed il pronostico perciò e so m pre g rave, anche q nan do il corpo estraneo sia asettico; che se C}llesto è infettante allora il pericolo è di grau lunga maggiore_ Pari me n le concorrono ad aggravare la progunsi la coe:;istenza di emorragie abbondan ti, la fuoriuscita del Yitreo, le lesioni delr iride e sopra tutto del cristallino, il quale rappresenta un terreno di coltura molto fasor e\'ole pei germi in fettiv i. De \Yecker a questo proposiw giustamente tit osservare che l'uso dei rimed i non sterili zzati può riuscire, rispetto all'infezione, più per i· coloso dello stesso corpo estraneo. Nella letteratura sono riportati casi eccezionali d'incistameuto nel vitreo di corpi asettici, non ossidabili, a superlìcie l isvia con la conser vazione d i una buona avutezza vi:;iva (De C+raefe, P eluget·, Hirschberg). A questo riguardo però il Yaret fa ossen·are, che da tali casi clinici si sono vol uti, in ge1wrale, trane delle conclusioni troppo favorevoli, giacchè assai spesso il corpo estraneo rimasto per lnngo tempo inolfensivo, in prosieguo, sia pel solo tatto dt:'lla sna presenza, s ia per eventuali spostamenti può dare origine ad un'iri do-corio -cicli te, a fenomeni g-lancomato;;i, a .ialite cron ica plastica seguita da retrazion u del vitreo e disLac,·o della retina; lesioni che oltre ad arrecaro la perdita completa, dell'ocohio pos;;ono cagionare f'e nomPni si m patì ci e tal ora financ.;o con v n bi o n i epildt itormi. Il Le ber ba cercato di dete rminare sperimentalmente la >;pecitdc inllnenzel c.;be esercitano sull'occh io ferito i eorpi e;;tranei a secoudo cle!l,, loro natum, sede e volume e del loro stato a:;L't.tico o pnr no_ E così le particelle metallivltL' non o,;sidabi li, non iufi.'tte. nou so-
COl'iSHJEilATI DAL PUNTO DI VJS1' A MEDICO-LEGALE
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gliono determinare infiammazione sensibile. I pallini di piombo di piccolo volume, sterilizzati quasi nel momento .dell'esplosione, penetrando nel vitreo o nelle membrane endo-oculari, possono soventi rimaner vi senza provocare fenomeni esiziali. I metalli ossida.bili asettici, ad eccezione del rame e <iel mercurio, non sogliono cagionare suppurazione, ma producono, a seconda della loro sede e volume, processi flogistici, più o meno complessi, distacchi della retina, ecc., e quindi la tisi del globo. Il Leber inoltre afferma che non ebbe mai ad osser vare oftalmie simpatiche causate dalla penetrazione dei frammenti di rame o di latta, e che Je lesioni prodotte ,da questi metalli sogliano essere asettiche. È degno di speciale menzione il fatto, che la regione maculare pos:~iede una sensibilità tale che basta la pre· senza di un corpo estraneo asettico nel vitreo o nella retina per determinare alterazioni di apparenza variabili della retina in corrispondenza di essa, dopo un tempo brevissimo. A tale riguardo Haab riferisce i seguenti casi clinici: rl) Cinque giorni dopo la penetrazione nel vitreo di una scheggia di bossolo di rame, la regione maculare presentava un aspetto marm0rizzato assai caratteristico, che in seguito all'estrazione del corpo estraneo, scomparve completamente dopo circa_ d ne mesi e mezzo, e la vista ritornò normale. b) In un'altra evenienza anche di penetrazione di u n frammento di capsula. di rame nel vitreo che non venne estratto, la suddetta appariscenza marmorizzata si r ese col tempo sempre più ac.;centuata, ma· ciò non di meno, undici anni dopo l'accidente, l'occhio conservava un'acutezza visiva eccezionalissima di ' '3 • c) In un caso di penetrazione di una scheggia di a cciaio nella retina. che venne estt·atta con nn· elettro ·
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l TRAUMA TISMI DELL' OCCi l!O
calamita., la macnla in priucipio acquistò una tinta. marmorizzata-giallastrn, la. q na le d ivenne grigiastra dopo cirmt tre mesi e l'acutezza visiva si ridusse ad '/w ~ el marzo ultimo scorso ebb i a visitare un operaio di una fonderia, il quale presentava una scheggia di acciaio incuneata nella. sezione anteriore esterna della retina, che si poti} estrarre t'aui lmente con relettro-calam ita : la macula. nel terzo giorno presentava l'aspetto marmorizzato-giètllastro snccitato, che nello spazio di due mesi ~.:irca , divenne grad<ltamente grigiastro. L·acutezza visi.va, che nei primi giorni dopo l'accidente era di' ,, si ridusse in tale periorlo ad ' 3 ; non ebbi però occasione d i rivedere r infermo per segui re le ulteriori modi ficazioui dell·occh io. Come abbiamo d1·tto antecellentemeute, se il ~.:orpo estraneo è costituito da pezzettini di fe rro o di acciaio, se ne può facilmente praticare l'estrazione con l'elettrocalam ita e l'atto operativo avrà maggiore probabili tà di succes:;o, quando lo si pratica in primissimo tempo ed a llorcbè il corpo estraneo è v isi bile all'ottal moscopio, onde s i può più facilmente rlirigere verso eli esso l'istrumento adoperato. Pur praticare tale estrazione. la maggioranza consiglia di pr eferire l'uso di forti elettro-cah1mite, che agiscono a dista1u:a. anzichè ricorrere a quei metod i che obbligano ad aprire il guscio ocu lare ed a penetrare nel vitreo per evitare non solo le possibili infezioni, ma sopra.tutto il maltrattamento dei tessuti, che può dar luogo ad esiziali conseguenze. L. Haab ed altri intatti sono riusciti ad estrarre dalla ferit<t di entrata pezzi eli ferro che si erano conficcati nel \'Ìtreo o n~lla. retina, avvicinando al globo oculare nna potente elettro- calamita. l~muH.lo poi non si può riconoscere la na~ura e la sede del corp•) estraneo. e sopra tutto se il ferito non
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ricorre al medico in pri mis:> imo tempo, allora con viene in ~ervenire soltanto quando si giudica minacciata l'esistenza dell'occhio. L e estrazioni ben riuscite e praticate in primo t-empo contano dei successi completi, immed iati; però è da rilevare che spesso coll'andare del tempo, sia per la fuoriuscita dell' umor vitreo e pf\l tranmatismo da esso subito, sia. anche per la retrazione cicatriziale che si verifi ca nei dintorni della ferita scleroticale, insorg ono g ravi a lterazioni, le quali apportano la per dita dell' occhio che si giudicava g uarito. L e statistiche circa i risultati ottenuti riguardo alla eonservazione della vista nei suddetti traumatismi sono disparate e poco sodd isfacent i; in ,·ero Suelleu, Horuer, S chiess- Gamuzeus, Hirschbt>rg riportano una media di cir ca 10 o 15 casi per cento .in cui la vista rimase snf· fic iente. Hildebrand avrebbe ottenuto risultati più favorevoli cioè del 31 p. 100. Nell'ospedale oftalmico e clinica oculistica di Torino la conservazione re lati va della vista raggiunse la media del 33 p. 100; beninteso con gradazioni assai variabi li , giaccLè nel 15 p. 100 il visus risultò ridotto ad '/.10 , nel 7 p. 100 ad '/,. , nel 5 p. 100 ad ' . , nel 3 p. 100 ad ' 3 , nel 3 p. 100 ad'/, . Tali risul tati però si riferiscono in g enerale alle osservazion i prese all'epoca. in c iii gl i infermi lasci~~ovano r ospeda le, ossia poche settiimaue dopo l'avvenuta lesione, e ce r tamente in alcuni di essi le condizioni v isi v e col tempo poterono peggiorare per le ragioni d ianz i esposte.
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l TRAUM AT IS:Ul DEl.L 0 CC lll0
OA.P. IY. Contusione, lussa zione ed avulsione del globo oculare.
Quantunque degli etì'etti delle uontnsioni del globo oculare ci siamo g ià occupati innanzi, parlando dei traumatism i dei tessuti molli e dello scheletro dell'orbita, tuttavia crediamo qui opportu no riepilogarli per . . somrnt capt. Uu colpo dirrtto sull'oc<.:hio, od ancl.Je una scossa ind iretta a questo comunicata da un traumatismodi altra parte del corpo, puù proJnrre una serie di disturbi funzionali, la cui gm.vità è proporzioua.ta non solo alla Yio lenza trau matit.:a, ma anche a pecu liari cond izioni dell' individuo, e cioè alla ,;ua etit, ai pret.:erlenti morbo::;i, alla sporgeur.a più o meno auuentuata dei glob i o.;n lari ed al lo stato eli reii·azionc, giac~;hè ad es. la miopia d i alto grado rende l"oct.:hio più suscettibile di g randi alteraz iuui. In genera le una contusione leggrm snol prod urre soltanto un abbassamento de lla \·ista af"::;ocinto a mite dolore. Se la contusione è nn poco più intensa può cagio. nare: dilatazione paralitica del la pupilla lirido pkgia), od anche più d i rado mio;;i, paresi o paralisi aceomodativa, e leggera diminuzione dell'acutezza YiSi\·a centrale e periferica.. Tali frnomeni d'ordi11ario spariscono in breve tempo, però non d i rado persiste a lungo la midriasi e r iride non risento l'azione delrcserina. Ad nna contusione tmcora più forte, a seconda della violenza, del Yolume, forma e natura del corpo con tundente, possono tetwr dietro lesioni del contorno dell'orbita e delle palpebre, e~:chi mosi. es pn.n~ioni ::;angu igne sotto la congimlti,·a. ne l i~L camèra antf' riore. n el \·itreo,
CONSIDERATI DAL PUNTO DI VISTA MEDICO-LEG ALE
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retina e coroide, lesioni della cornea e dell' iride di varia intensità, r otture della zonula dello Ziun e della cristalloide; onde si verifica la 1ussazione e ropacità del cristallino, come pure rottura della retina. eo· roide, ecc. S'intende facilmente che non sempre tu r. te le a v ve· nute lesioni potranno essere diagnosticate subito dopo l'accidente, perchè le eventuali emorragie nella camera anteriore e nel vitreo, L'opacità dd cristallino, ecc. non permP-ttono, per qualche tempo, un esame completo dell'occhio. I n ogni caso è necessario che il perito prima di emettere un giudizio definiti vo attenda un tem po sufficientemente lungo, e talora dei mesi perchè anche un traumatismo di poca entità, può, a lungo andare, dar 1uogo ad accidenti abbastanza gravi. In fine, quando r urto è violen tissimo, come per un colpo di pietra, per una cornata di bue, ecc., allora il globo oculare, for temente compresso, si rompe lasciando sfuggire il contenuto. L 'occhio così disorganizzato suole andare rapidamente incontro ad una pano ftalmit~ , ed in ogni caso deve considerarsi come perduto; onde conviene procedere fin dal primo momento all:esenterazione od all'enucleazione, sopra tutto per scongiurare fenomeni s impatici. Può anche accadere che l'agente vulnerante, penetrando attraverso le ossa dell'orb ita o fra la super!icie interna dell'orbita ed il globo oculare, facendo leva sn di esso, ne produca la cosidetta ln:>sazione: il globo oculare cioè si vedrà pendere fuori dell'orbita, sostenuto dai muscoli, dal nervo ottico e dai vas [ fo r temente stirati. L ' int~nsità del traumatismo può giungere al pun to da strappare il ner.,·o ottico ed i muscoli d~l g lobo, il quale si vedrà allora pendere fuo ri dell'orbita, soste-
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l TRAU:UATISll! DELL 0CCII10 1 EC C.
unto solo da q ualche filamento muscolare e congiunti vale, e ciò costi tui:;ce l 'a vulsioue. Facilmente si comprende che complicazioni assai gravi possono accompagnare queste lesioni, quali: rottura del globo, lacerazione delle palpebre, frattura delrorbica, traumatismi corebt't1li, ecc. Nella lussazione semplice, purchè il nervo ottico sia stato soltanto disteso ed il globo oculare sia. rimasto qua:::i integro, il ricollocamento in sito del bulbo, previa accurata d isinfe:.:ione, potrà essere seguito, d opo la ci· catrizzazione dei tessuti molli lacerati, da un ritorno più o meno perfetto della vista e dei movimenti; però il pronostico deve farsi sempre risNvatissimo, perchè anche nei casi più favorevo li è sempre da temersi la &citit consecutiva a nevrite ottica-retro-bulbare, ad a trotia del bulbo o ad altri processi flogistici. Alcuni traumatismi infine agiscono comprimendo violentemente dall'avanti alr indietro r occhìo nella caYit<t orbitaria, onde esso vi si vet..l e affondato per diversi millimetri (enofculmia), e va perciò incontro alla perdita totale o parziale della vista per complesse lesioni interne. Cio si verifica. spes ' o nelle miniere e nelle gallerie per le fnwe che colpiscono direttamente le regioni ocu lari e negli indivirlu i, ai quali l'occhio è stato colpito da un calcio d i ca\·al lo. da uu colpo di pietra, ecc.
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DU~ CASl Dl PARALISl TRAU~IATICA
(Piesso ascellare deslro - Nervo muscolo-culam Jel piede sioislro) Conferenza clmi~a t enui~ ntr ospedale mill ta r·~ di T•m no ìl 30 nov~mtJro 189; dal du ll. E . llan::ianti . magg iùrt11 m,•,Jir ..l.
Vi presento due casi di traumatismi comuni segUttl da. eccezionali ed ammaestrative complicazioni. Il signor tenente T. dell'Accademia militare, che ringrazio per aver aderito d'intervenire in rtnesta nostra riunione, due mesi sono cade con il cavallo di quarto e contrae lussazione interna - sotto caracoidea <Iella spalla destra, che vieue ridotta fac ilmen te dal medico di guardia, un'ora dopo l'accidente. Ind i fornito di fasciatura immobilizzante, eg li entra nel mio repart o. Al secondo giorno di degenza, sono attratto dalla insensibilità, che ril evo agli estremi d elle dita precid enti dall'apparecchio. Preoccupato da l fatto tolgo la fasciatura e !?COvro che le zone d'anestesia si estendono in vario senso sulla mano e sovratntto che difettano i movimenti di essa e dell'avambraccio. Naturalmente, avanti l'imponenza di questa sorpresa, rivolg o ad essa le maggiori attenzioni e, senza d imenticarle, metto in sfondo le esigenze riguardanti il t rattamento della spalla. Trascorsi alcuni giorni, i segni tard iYi rifc rentis i al grado di simili paralisi - particola~·meute quelli di elettro d iagnosi necessari per le previsioni - r aggtungon o la loro de fi ni ti va com parsa.
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DUE CASI DI PAR.\LISI TRAUjl!ATICA
Posso così stabilire ravvenuta. oft'esa simultanea del plesso ascellare, e piLL precisamente: paralisi completa dei nervi radiati, mediano e cubitale, non uhe paresi del muscolo-cutaneo. Tale complessa acinesi è caratterizzata: da abolizione totale d'ogni movimento volontario nei distretti muSt:olari dei primi tre nervi, con anestesia ben manifesta alle regioni estensorie dell'avambraccio e della mano. noncltè della parte volare di questa. Quanto al distretto d' innervazione del nervo muscolo-cutaneo, era. chiara soltanto r immobilità. quasi assoluta del bicipite, la quale tuttavia si dissipò presto con i primi trattamenti. Per gli altri dne muscoli, il coraco-brachiale ed il brachiale interno, r indagine della. attività volontaria, in quei momenti, riusciva ostacolata dalle condizioni della spalla. Ora, se da uno stato paratico dovettero pure essere compresi, esso fu, come nel bicipite, di breve durata. Ricorderanno molti di voi, cui ho fatto seguire il caso. come dolorosamente colpisse in quei giorni la posizione dell"arto, all'atto abbandonato in estensione passiva del gomito e del carpo. Quando invece si solleva\·a e si sosteneva l'avambraccio, la mano pendeva fredda, violacea, talvolta coperta di sudore paralitico, n el l'attitudine caratteristica della paralisi del radiale, che vediamo riprodotta figurati va.mente in q nasi tutti i manuali di patologia. Quanto all'esame elettrico- escluso il tricipite, innervato dal primo ramo del radiale, dove la eccitabilità normale per le due correnti r ilevavasi soltanto diminuita- essa risultava interamente perduta n ei tre distretti neuro-muscolari sopra distinti, con apparizione, successivamente di R D, in particolar modo manifesta n ei muscoli di tutta. la faccia volare, ed oggi ancora. in parte rinnov:tbile per qualche gruppo: come ved rem o.
DUE CASI DI PARALISI TRAU3L-\TI CA
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A proposito della R D vogli o metter in rilievo un carattere diagnostico ausiliario, che osservai ripetutamente anche nel corso di questa cura, mentre non lo trovo distinto - almeno negli stessi miei termini anche dai buoni autori di elettrodiagnostica, compreso rErb, le cni pagine sulla R D sono o mai divenute, con tutta ragione, classiche. Voglio dire dunque che la contrazione della R D, oltre alle note qualità oggettive, che comunemente si elencano: di comparsa cioè anche per deboli correnti, di pigrizia, di movimento vermicolare - ornai oggi noto e temuto dallo stesso nostro ammalato - ed oltre alle stesse eventuali deviazioni dal tipo consueto, sulle quali mette in avvertenza ancora l'Erb, essa dovrebbe considerarsi, io direi, come piuttosto « vista » dai pazienti che « sentita » inversamente di ciò che appunto avviene invece per le contrazioni elettriche normali, siano pnre quasi impercettibili obbiettivamente. Ora a me parebbe che il qui accennato modo di affacciarsi della contrazione nella R D, non si debba collegare tutto quanto a debolezza. poniamo, di tono nei muscoli colpiti ed in via di atrofizzarsi, ma ben anco, almeno iu parte, a difetto della sensibilità ele/t1'0-mttscolare le di cui leggi e manifestazioni in realtà costituiscono un capitolo eli elettrodiagnostica tuttora oscuro. Conseguenza frattanto di questo stato fu la flaccidezza e l'atrofia, prima dei ventri muscolari alla radice dell'avambraccio, quindi dei muscoli della mano, particolarmente delle eminenze palmari) trasformate, per riprodurre una felice espressione del volontario dottor Gino, cui ho affidato le pratiche di massaggio, a due molli e vuote bisaccia di pelle, concorrendo così nel dare alla mano stessa il caratteristico tipo di man~) da scimmia, che osserveremo ricordare tut.tora. Innanzi dunque a questo quadro di una paralisi cioè, imponente per gravità ed estensione, come me, ognuno
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IJUE CA SI 0 1 l'ARALI $! TRAUMATICA
di voi aneuue \·eduto l'obuligo di gran riservo circa la reiutigrazioue completa delle funz ioni e, nella miglior·e ipotesi, quello pure di preYedere nn trattamento prot.ratto per parecchi mesi, da fondarsi, nat ura! mente. di massima sopra le pratiche elettriche. l\la in qual modo? Vediamo. Le particolarità meccaniche del tranmatismo, la di· sposizione anatomica dei nervi colpiti, nonchè il parteciparealla paralisi, comUJH]Ue incompleto, dei muscoli del braccio, additaYano all'evideun cbe il tratto di simultanea offesa dei nen·i paralizzati doveva trovarsi in corrispondenza del cavo ascellare. I n quei pttnti dun()ue si ordi,·a la decomposizione, forse lo sfacelo. dell e rispettiYe fibre nervose, distratte, contuse, con· torte. I loro ruderi era mestieri sgombrare solleciti per accelerare il rinnovellarsi dell e giovani fìbre e r istabilire co::;ì. la viabilità n en ·osa al più presto, perocchè ogni ritardo, come sappiamo, torna di maggior danno, n ello stesso m0do che quall(lo uua frana od u n rovescio q ual:>iasi sopravviene ad una linea ferroviaria è n ecessario ripararln tosto da ogui impedimento, onde prevenire i magg iori di:>capiti diretti - ed anche indiretti per le località limitrofe - deriv.mti da un prolungato n on fun:;:ionamento. O t' dtm()ue, ditemi voi: cou ve n i ,-a aYviare la squadra di sg ombero, sotto forma del potenziale elettrico, su i cordoni n er\'osi da monte dell'ostacolo, ovvero da Yalle, o per le vie riflesse? .Meglio forse valeva forzarle con la Yirtt\ uniforme e continua della c. galvan ica, O\·· vero mercè g li impul si << saccad_és )) della faradica? Od altriment i, pareva per aY\·entura miglior consigli o mettere a provà, direttamente sui punti d i;;organizzati, l'azione dissolutiva, alterante, in fine la complessa azione catai i ti ca, che si assegna m particolare alla corrente continuaì
OU!o: CAS I Ili l'A HA l.l!'l TH.\ l'~ll 'lll'.\
TI quesito non era. :;emplice, come uon lo i-> ma.t m elettroterapia. '1 ua.udo si presenl;a n un. lesione uen·osa, appena d.i rilievo; pereltè suppia.mo che se in mate ria di elettrodiagnost,ica. la Yia è <li~tiuta, \·ari et:~ cl'apprez· za.menti e coutracldizion i attenrlono snlle a ltre vie d'ap· plicazione, oudù è dovere, ogni vofta. eli ben ponderar·~ mwbe con criteri personali, fondati, re,;ta intPso. sulla co noscenza delle leggi elettriche e d Pila rispetti va tec n ica. .È •.lovere, in aJtri termini, che ogni pmtico parta nella ~.;unt ùa. una specie di programma proprio, mi~1.uato e scevro di illusori& esagerazioni. Quanto al mio, che come spero applicheremo praticamente nelle nostre istruzioni invernali, ec..:olo: n ) ntlore eccitante nel catodc, <> per solito opposto uell'anode; V) virtù « ~.:atalitica » d.~lla u ..:ostante più vale,-ole ne l risvegl iare i pro~.:es,;i osrnotici; c) risenra della- sna applic;n.zione bipolare direzione della corrente) ad un ristretto ordine di sintomi e di inJ'ermit~t . sp0cie dt'gli organi nervosi centrali; cl) assegnazione in genere alln. c indotta di propric>tà cnrative nnaloghe al ma.s.3<=t.).(gio ed alla ginnastica modica. (t_uanto al potere << antiparalitico » dolle correnti, n o i sappiamo che a pr escindere dall' 1~pparente scotti~.:ismo discretamente est••so - derivante clct considerazioni supe1·ficiali o peggio, osso \'iene anuora tenuto in debole conto da nomi accreditati come il :Moebins t'cl il Deprat, i quali tendono aù as~.:rivowe i successi antipar alitici delle corronti più di tutto alla sngge· stione. Questi nomi però rappres~ ota,no una umile minoram:a, pe1·ocche nn numero no tevo lm~ n te più ricco di auto· rità, come l'Erb, il Vulpia.n, i l R ose nthal, il Remak fì oal io , l'Haed~make r e cento altri, obliando i classici, pen.-;ano tntto l"O!Jpos~o, con cospicua messe di casi, fra cui e;iterù le t1i3 osservazioni raccolte in Yenti anni dal :24
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IIUI:: CASI U l l'AHALlSJ THAllliATI CA
Remak, di pcualisi del ratlia le, naturalmeute di di,·erso grado, dove per f)-:1: cas i l'elfetto felice della. c galvani co cat.oda le stabile apparve immediata, rilevandosi già alla prima sed uta un miglioramento considere,·ole dei movinJenti ( Dettf.~·r:he Zei/.~chl' ;: S en;enlteilk, 18fH). Orbene anuhe il ri::ml tato ed il raffronto Jei due casi. che vi S(•ttopongo oggi, clini a voi, meglio d 'ogn i mia pa· r olll, il coucorso portato a questo ultimo ordine di \"e· dute favoreYOli sunza re:;trizioni all'azione antiparalitica delle correnti. :-;egLwudo pertanto i urilc ri di elettroterapia soprad et.Li, in principio mi giovai dell 'azione catodale stabile, applicata prrima n ~lla fossa sopraclavicolare per 4'- 6', n on superan do I ::= 2 - 3m A . e quindi, per lo stesso tempo e misura, portan(lola nel cavo ascellare. L a via apparve, dopo le prime sedute, scelta con fortuna perchè si ail'auciarono (J nasi tosto albori di motilità v olontaria al h to 1lessorio ddl'aYn.mbraccio, ed ancor più dìstiuti, come già a<;cennai, n el braccio, c be rÌS\(>· g liarono speranze ben necessarie davanti a condizioni co;;l cleplore,·olì ed i uquit.Jtauti. Presto aumnutai rin Lensit.à della 1:. c. e la durata delle sedute, portando il catode anche sui punti mo· tori dell 'arto, e :stim olawlo ulteriormente forti A n. C. C. della R. D. Con ciò ottenni una progressione nel ricu· pero cleli a mobilità vol on taria. molto v ivace e molto atti ,·o per u na diecina d'altri giorni. Al ri::veglio poi delle ecoilabil ità elPttriuhe normali a l teruai r uso delle due correnti. Segui. però nn periodo di circa un mese con miglioramenti meno distinti, mantenendosi particolarmente ostinata l'acines i degl i estensori, dei cubitali e dei mnscoii della mano. In ta le periodo si svolse l'atrofia dei ventri muscolari, che raggiunse pure i suoi limiti e;:;tremi , malgrado l'ausi lio di diligenti pratiche di massaggio.
DUE CASI DI PARALISI TRAUlf,\TICA
Ma però pervenuti alla settimana ora in corso, navemmo nuove rapide, e salutari conquiste fino a wcç~re le condizioni attuali, che, a,ntorizza.to dalla gentile adesione dell'ammalato, esamineremo subito insieme. t
•• Trascur iamo l'esame della spalla e del braccio che, come è evidente, ornai presentano integri&à d'apparenze e di funzioni e veniamo a ciò che interessa. La nota e consueta ·forma anatomica di cono ro,·esciato, nell'avambraccio paziente, è ancora sensibilmente meno accentuata che nell'avambraccio sinistro: ed in realtà la circonferenza alla base del cono destro difetta di circa un centimetro e mezzo : tuttavia queste masse muscolari vi hanno riacquistata la loro consistenza, il loro tono. Ugualmente avviene dei muscoli palmari, perocchè, se vi notiamo ancora ipotrofìa e circonferf'nza di un uentimetro minore in confronto della mano sinistra, il rivestimento cutaneo però a lle eminenze è già abbastanza ripieno e sostenuto. Comunque, se vi ponete ad osservare questa mano, nel complesso e"sa vi ricorda ancora, secondo dissi testè, la. caratteristica mano di scimmia. 'futtavia ogni specie di sensibilità è compie· tamente ritornata e salvo il grado - perocchè la dinamometria della mano destra è solo uguale ad ~ della sin istra- e le eccezioni che metterò fra breve in rili evo tutti i movimenti dell'avambraccio e della, mano sono reintegrati. Così pure vi è reintegrata l'eccitabili tàelettrica normale per le due correnti, secondo potete rilevare negli attuali esami elettrici, che amo prolnngare onde abbiate appunto a farvene una convinzione chiara e precisa. Come eccezioni noi osserviamo soltanto: un certo limite nei movimenti estensori delle dita; incompleta
111'E l'ASl 1•1 PAHAI.l ~J TH.Ill\1,\Tlo '. l
riudi,·idtutlitit lll()toria de l mignolo; s ilenzio a:::soluto della rrg-ione i potenare ali" eceitamento fiu·auieo, do1·e i n· vece è se m pre pale:::e la H D. E ppPrÒ, a proposito di q nesta, i più vieiui di voi potranno meglio notare, ciò che vado rilt\\'audo io pnre giit da p<trecclti giorni, cioè : che appli· t:autlo snceess ivamente al palmo ùelle dae mani il polo uill'ereltle. CJUitllrlO ancora UOll Ottengo per i l Jato sano CO Utrazioni evidenti, esile, sono bensì rigre, ma già di~tinte, qnantuHrJne in un ri;;tretto s~: nso liessorio, per il lato paziPnte; e quaurlo in qut=>llo, appare una contrazione H(Jnnale, valt> a cl ire seatt.aule come lampo, in questo essa si svolge, il più so,·ente sempre tarda e prolungata. Uiò vi dice che malgrado il ritorno di tutte le particolarità Jisiologiche, e pre;;ente ancora una R D parzi«le, per fJlHdc.:he muscolo anche delht tàceia flessoria del fanunbra.CCÌO. Il CJUI1l fatto, pur eS:>eudo ben Uffi!U 6:'i>'O dagli autori, è sempr0 .eosa degna di venir presa in con· siderazione ed annotata. Un' a ltra buona ossern'lzione verificatasi auche in qtwsto caso e merit.e,·ole di ris,\lto, gli è (]nella 0he come la, pttralisi proc~dotte dalla radice dell'arto alla pe riferìn.. cosi vi procedette pnr e nello stesso ordine ancha la. "n a. gradnalr. scon1 par,.:a. ~la ::;ovratatto couYiene n uta.re che la condncillilità, e per dire più chiaro, l'ap· parizioue della motilità volon~aria, nei rliYersi distr etti UPttro-mnscolari, ha pr e0ed nto sdn::;i bihuPn te i l ri ,·egl io d<>ll'eccitabilitil. elettrica. (~uesta particolarit<'L, abbastanza comune per le pa· t·alisi ann.loglte all'attualt>, ehe fn not<L dall'epoca del Dncht·nne, e ehe può spingclr:>i sino ad a1·ere ripresa integrale det moti volouturi già da tempo mentre manca ancora quasi ogn i funzione elettrica, non ebbe in so· stanza si no ra una luminosa. ed indiscntibile spiegazione. I meno esigenti s'aecontentano di <'lmnwttere somma· riamente !Wl uen·o d ne qualit(L di;;tinte. cioè : una ecce!·
()l'E C.\~1 D I P .\ I!AI.ISI THAL'liAT,CA
:si::)
lenteefacile attitudine a, condurrè gli stimoli volomari, ed una tarda facolni invece d i avvia re le stimolazioni elettriche. Vo i C<Lpite che queste sono parole. Esse in sostanza d icono nulla. e non potevono bastare per i più rigorosi, i fJ ua li di conseguenza. prodt:ssero !'empre delle ipotesi - ma fondate però, in par te al· JOt~ no, sopra b uone esperienze e indagini istologiche. Di esse, malgt·ado le obbiezi(1ni di Kiihne e di Steiner, sewbrami più dt'gn.a ancora r1uella tl i Erb, che tende ad ammettere h~ couducibitittt volontaria nel cilindro dell'asse, il C)Uale ò primo r.. ricostituirsi e si trova audte meno espo:>to - potremmo aggiungere - all'azione trauwatizzante, per la posizione sna. più ceutrale: meutre invece la c;,m<l uci bi li tà. i l r i:;entim eu t o elettrico. si e· dendo presnmibilmente nel la gnaiua midollare, fa,reul•e la sua comparsa tardiva, perchè appunto questa è iu rea! t:~ più tarda a ri prodursi, ed inoltre C)naudo si trova nel periodo giovanile mancher ebbe a.u(.;ora di aLtitmliue a tale nliicio.
Ora passiamo al secondu a,mmalato. V erso i primi di l uglio questo giovanotto, soldato del 72° fanteria, i ncorre in una lieve d i::; torsione del piede sinistro. Dopo qualche giorno di infermeria entra nella mia sala lament.a ndo solo, del leg gero e recente trauma· t ismo, nn vivo dolore alla r egione distorta. ~ulla a1l'attc più si rileva in realtà all'ispezione se111plice. bensì t ro,·o poi anestesia ecl anal gesia sulla metà dorsale esterua dello sttlsso piede sinistro, dove la pelle è anche fredda, lucente e talvol ta pure madida.. Il dolore porge le perio· d i che alternati ve della n evralgia e si d imostra par ticolarmente insediato nel d istretto del n. muscolo cutaneo. Di più, qualche giorno dopo si svolge paresi, indi paralisi,
OUI': C.~SI DI PARALISI TI{Al)llATIC A
e:>senzialmente, dei muscoli perouei, con corrispondente gotfa ed abbandonata posizione del piede in adduzione e con abbassamento del bordo esterno. Osservo inoltre diminuzione dell'eccitabilità per le due correnti, ma so>nza, almeno in quei giorn i, traecia di R. D. Evidenliemente mi fu facile diagnosticare una nevrite con manifestazioni di senso e d i moto più chiaramente localizzate uel distretto del n. muscolo cutaneo. Vi d i l'ammalato soltanto in quei primi giorni avendo lasciato, giusto allora, il reparto per licenza. Circa tre mesi dopo, sah·o la remissione della nevralgia, lo r itrovai in condizioni identiche, senza però mai segni positivi di degenerazione neuro-muscolare. Essendo prevalso fino ad allora l'elemento dolore. si era naturalmente fatto pre\'alere l'uso degli analgesici e dei rivulsi\•i comuni. Orbene in meno di una tren tinu. di sedute metodiche altemate delle due correnti, anehe ogni t raccia di paralisi scomparve ed il pazi ente potè liberamente a suo agio camminare con reintegrazione della eccitabilità elettrica al grado pari della regione opposta. Inveee il campo d'assoluta anestesia e d'analgesia rimase tale anche dopo il trattamento ulteriore. In fatti oggi voi osser vate il soggetto ca. m minare spedito. e d isponendo, anche nei peronei d i sinistra, di contrazione fararl iche ugualmente intense che a destra; ma. però la cute del la r egione dorso-laterale esterna del piede sinistro rimane insensibile al tocco d t> l dito, dello spillo, e d ell'estremo eli gnesta bacuhetta di \'etro riscaldata alla fiamma. Quale sarà la sorte futura di tale insensibilità cutanea non è lecito pronosticare con grande fondamento; tuttavia crederei di non allontanarmi dal vero prevedendo in senso pess imista.
DUR CASI DI PARALISI TRAUli.\TI CA
A nessuno di noi la conoscenza delle complicaz ioni che tennero dietro a questi due casi, può non riuscire d i elevato interesse. Tuttavia particolarmente la racco· mando alla considerazione dei giovani colleghi esordienti nel nostro ser vizio, dove i traumatismi qui verificati, sono all'ordine del giorno. Queste due storie loro additano, in pri~ao luogo, la 1·ettle possibile evenienza delle complicazioni stesse. E dico questo perchè mentre esse si leggono qua e là accennate nei libri, per fortuna però nella pratica, meno poi con la particolarità del primo caso, accadono assai di rado. Ho risalito in questi giorni la analoga letteratura casistk:a d'un trentennio e per i diversi paesi; ebùeue, a prescindere. naturalmente, dalla più comune paralisi del circontlesso, per lussazione omerale, rinvenni bensì un buon numero di storie di paralisi del radiale, in causa pure di tranmatisroi congeneri all'attuale, ov vero per pressione nel sonno, 9 per le grucce, o per la professione; el i più tal une altre paralisi del mediano, o del cubitale isolatam en~e; ma con la simultanea offesa di più nervi dell'arto superiore, la messe di osservazioni trovai molto s.:;arsa. Posso ricordarvi soltanto che la letteratura alemanna conta 11 osservazioni di paralisi del p lesso bracchiale; 3 delle quali dovute a Remak; 4 ad Erb ; 2 a Haedemaker e 2 · a Beruhardt. Cinque di esse paralisi sono di origine traumatica. Qualche altro caso porge la letteratura francese, fra cui uno del V el peau, per compressione eli gruccia; caso complicato, se ben rammento, a distinta paralisi vasomotoria. Un secondo ammaestramento scende dalla d imostrazione delle sorprese che possono ordirsi sotto fasciatn re
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111.:~: c A~l
l> l 1'.\1<.\I.ISI TR.\01.\ l'ICA
od uppare~.:ulti irnmol,ilizz~tnti, 1>131luhe àpplit;llti con pt:·rf~;:tta tecnica e seuuo, in e,·enl.i <lJlpntll·O di distor:'itHti, lus,.:a~.:iOJti . fr<ttture. ecc. .:\la l'importanza. aJ o~ni altra mag,jiur c. deri,·a da lle ntgi(lui rl i •:onforto e di f,·ùu ut~lla Lerapi<l elettr ioa. 50na. tutto inonline:.1.ll'azionPantipa r alitica.. che \7 1lolsi inwce da alènui an~.:oradiseutd1ile. B:'sa panni i o •ptest.i <lue ca-<i 1 impi1b. P\·itlPniP. innppugnnhila. Tnfarri n ... ll'ultimn pnruli,.:i >:o·gnita alla distorsione bastano circa. t nmta sedn!.e a ritornan·i ogni mobilita e l'c<.:citabilità elettricaassenl.ida tre mPsi. N'el p r imo un so poi d ne mesi di trattamenti ris<>rgono a Yita. nn metuhru colpito d<l una grave 0il'esa, eh~ ='!\'8\"i:l. in modo si111n ltaneo inter amPute truH<.:<ltO i suoi movimenti nella. loro triplice fonte nervosa. uucle og~ i Ùon n•sta più eh.~ oritmtare ogn i cura a l completo r i:<tor o dellt:> sole C;<•ns<>gnenze tronche. uome i> cla r ipr o· metlersi :~ar:\ p•~ r a\'vuuire in bre\'8. ave n do gii1 ottenuto b uon i:~:;itue a tresrazion i. :\\·an ti pena m o a Ile part.iuolari tà der i ,·ate da questi docum•:nLi tori u na~i, si eleYa s.·m p r e p ill il doYere di fa. m i~ l iari zzarsi con 1, · pra ticil l• e loLtri cb L• e son a t n rt o di propor:>i uome Cjnn.si una nor ma, uel la Sl:elta de!le cor renti. il par tir e da punto opposto all'u,;o più @:Snera.ltl ; vu l g~' l':l~ c ioè p r i:ua alla<.:. uo-;tante c q u indi a lla far aJ iea. L 'e,;sere Cjnestll più snp;:_;esr iouanLe e d i più fac ile maneg~iu u ou buona mgt<me per dtt· la s i dehba preferire alla g;tlvauica, uome iudiua la uu nsuet.nd ine. La I'IIUiint · è ca.ttiv<~ uou,;ig liem anuhe in uircosttulze m(llto p iù sempli~.:ì . più a lla mano. p iù e ,·id em i t1 i f!Ue llc in parola. sebbene stJtLO il punto di Yista uausale e d i a lt ri mom enti aneora. esi,;tano dei termini d i contatto. P oni amo. por es., l'en•uto sompliei.;simo di un tnuuua che uoutnnda part i molli in regioni gros,;olaue . .i.\l.•totli0amente :-uol pre,;cr i· v ersi qua:>i sempre. appP1H1 Yisto il ~,:olpitu, la v eseica di ghiaccio. o uomnnCjne cpitemi fr edJi : anz i :-emhra ur ,"are
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Dl'E t:ASI Lll I• .~H.I LI.<l TI;AUJI.ITIC':\
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un'inquietudine se non sono subito sotto mauo i mezzi per tale applicazione, che senza dnl>uio il più delle volte rie:-:ce indicata,. Essa però uou può esseri o sempre. omle ù necessario - e vedesi inveue soveute questo sfuggire - tenere in calcolo la potenzialità del trauma, l'età e le uondizioni del soggetto, lo stato prt>"inmibile tl Pi tt-ssttti più profondi e via, porocchè sotto le pi1:t insignificanti apparenze sono real izzabili eccezionali ti:mom~ni di stupore. di esaurì mento 11ervoso locale. cl i arresti circolatori, infine di incompleti souotimeuti uellulou·i, le di cui conseguenze, da una precoce ed inoppo rtuna. apposizione di freddo possono essere so:;pinte lino ad agevolare la disorganizzazione eorupleta di te:;suti. ,~ltrimenti aucora e,·itabile. Ora se tutto ciò è pos,;ibile innanzi a fatti cosi d i comune e g iornal iero incontro, pensino i giovani la ponderazione, la misura, gli as:;aggi prevcntiYi e le no· zi oui che incombono per chi si accinge all'uso dell'elett ri~;ilA verso ri le,·abili a1f,•zion i cl el sistema nervoso; elemen~i entrambi el e~trici tà e s i st~;~ma netToso tutr.ora avvolti da numerose incognite, le <)uali è fi.1rU1 eonvenirne, costringono a lasciare. in tali cure, anche una porta aperta all'empirismo. Ebbene sia que:>to nn empirismo sorretto almeno Jai criteri e dalle ri flessioni, che può dare, ogni Yol ta. il r icordo dei processi biologici più as,;odati.
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378 CL!r\ICA OCL"LISTIU DELLA R. C~I YERSJT\ DI TOR!l\0 IIIKf: TT~ MI, PROI' . REYMONO.
LA TIETER~IINAZIO~E OELI/ASTIGJUTJSliO P••r il llo ll. Ed rn o n olo l 'o•o mhctt n , .:<o )'itauu rncdio·n, :,,.shl'' fl 1C onn ra.no
~l
medico cui è atJidato l'incarico di csammo.r o In.
funzione visiva degli alunni dei colleg i e delle scuole, dei giovaui aspirant,i alla carriera militare, del personale ferroviario, ecc., s'impone bene spesso la necessità di una rapiL1a determinazione deli'Asm., la. quale fo rnisca sulliciente garan7.ia di precisione, non essendo poss ibile, in ta!i casi, di esam inare i soggetti con quell'agio che sarebbe desiderabile. e trattandosi di un giudizio che, ben raramente, può avere più tardi il bene· ficio di un controllo. Infatti il perito deve non di rado restringersi a detonninare e, in certi casi, a correggere Il e Jl con l'applicazione di lenti sferiche. attenendone
risult.ati poco sodcli~facenti (~g-
;g);
il che, del r esto,
si compreude e si spiega quando si pensi, che non si richiede quasi mai al perito di fare una diagnosi esatta. fino allo scrupolo d'un vizio di refrazioue allo scopo di applicare la correzione più oppor tuna , ma bensì di pronunciare un giudizio circa l'idoneità. o l'inabilità. di un individuo ad un dato ufficio o ad una data carriera. Tuttavia- parlando in special modo degli aspiranti alla carriera militare - essendo da qualche anno ammesso nell'esercì to r uso delle lenti-:sferico·concav~ per
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l.A DJ·:TERll lNAZIC) :'\ E UI;LL ASTICHIATI .:i lJ O
il 7fl
gli uomini di truppa, mi sembrerebbe conveniente di sottilizzare maggiormente la diagnosi dei vizi di refrazione, e di stabilire per ogni caso se, per avventura, l'incompleto effetto delle correzioni non di penda clalrassociazione dell'Asm con H o con Jf, e di studiare praticamente la questione clelrammissione degli astigmatici nell'esercito con l'opportuno adattamento d i lenti ciii ndriche. La grande frequenza dell'Asm. associato o no agli altri vizi di refrazione, risulta da tutte le statistiche ; ed il Martin, al quale siamo debitori di lunghe ed interessanti ricerche s u questo argomento, dall'osservazione di 3000 occhi (2000 miopi e 1000 emmetropi ed ipermetropi), conclude nel modo seguente : l. Un decimo soltanto non presenta Asm. corneal e misurabile. 2. Nel 29 p. 100 circa di casi, l' Asm. corneale è nullo o inferiore a 0,50 D. 3. L'Asm. più frequente è di 0,50 D. -!. Gli Asm. corneali di 0,50 - l D (compresa) deformano quasi la metà degli occhi (48,4 p. 100). 5. Gli Asm. corneali di l - 2,50 D rappresentano circa un quinto dei casi; e quelli superiori a :2,50, un venticinquesimo. 6. Gli Asm. corneali che superano 5 D sono rarlSS iml.
E riguardo a ll'associazione dell' Asm. con II e JI, lo stesso autore ha trovato: l. Che gli Asm. di 0,25- l D (com presa) non n\ggiungono che il 57,2 p. 100 negli occhi miopi, :neutre negli altri sono nella proporzione del 77,6 p. 100. 2 Che gli Asm. superiori a l D fig nrano nel la p r ima categoria (1"1} pel 43 p . 100, a so lam 1~ nte pel 22 p. 100 nella seconda (E e H.) : si ha cioè, una d i ffe renza del 20 p. 100 circa all'attivo dei miopi.
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lH.TI::I!~tJ.'\.\ZIO~E
llata (juincl i hL rapidità negli eS<L m i non e:;eguiti a scopo ri gorosam<'nLe eurretti\·o, e datala frer1 ue ure mauC<LIIZ<t di un mezzo pratieo erl a~evole per la uotazione delL·bm. & t:.1eile il compreuder e come nn discreto nnme ro di astigmaLiei passino inos--ervat i. o r ientrino ne11•1. ca,t13goria eli ()nei miopi e di r]Ueg li iper llli'tr opi
la cui neutezza v~s.iva, dopo l'npplienzione di li-•nti ::l'o?-
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40 Come s i donà allnnq ne proçerlere per la determina· zione dell'A.;; m. nelle \·is'1te sudrlett.e e <1nale sarà il nwtodo t'!it preferirsi in tali casi? E, anzitu tto, come d o n iL compor tarsi il peri t o di f ronte alla '] UC'st.ioue del1'.-\.sm . d61 cristallino? O, in altri ter mini . drHTi·~ tener conto cle ii ' Asm. totale (eom eale e de l eri;:tallinol o dd ~o l o Asm. manitesr.o? Fu il D ob ro wolscky clte e:; po,.:e per il primo l'idea ehe gl i astigu!atici pote\'ano eorregge re in par te i ll trr o difetto protlLH:enclo una deformazione de l eristalliuo in senso opposto, me diante una con t razione irregohtre del mnseolo ciliar e; ed ammi:>e l'esistenza di un Asm. laten te cb e pote vasi r endere manifesto con r iustillrtzione di atr opina. Più tard i il Ja\'a l riferì d i aver trovato nn Asm. Ma11i(es/o (e non fotrtlc, secondo l'opinio ne de l ]Jondersj, inferi ore a ll' .-\sm . corneale; il q nn le fatto Yenne confer mato dal X o rd e nsou nPlle snd riuerdte fatte alla Scuola al:;aziana. A conci usio n i anohc più avanzate w nne ro il Yauher ed il :Jia r tin. il quale ultimo ha eJ evHo a dogma lt~. t M t'L!\ dell.~ coutrazioni renitenti l'd elnsti~:he dPI muscolo ciliare. :Jit~ in f]U esti ultim i anni . e spPcialmente ìJe r opera dell'Eriki'f'U. del Rulzer, d el Dull e dello r:l\0heming, J'accomorla;~,ione astigm;ttica ha perduto m ulto del suo valore e s i sono audati diradamlo a poco a p (,CO i parttgtaui delle teor ie (lel :Jl a r tin e d e l \"ad1er.
L l DF.'I'I·. Il~II:"A 7 1 0 ~ E DEI.L. A S'rlrlMA'J'IS ~I O
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A chi ha qnaluhe prat.ica d i osser vaz ìon i oftalmometrì clte occorre frt>q u en temente di constatare i segna n ti fatti : a 1 L ·esame coll'oftalmometro nou dimostra aknua asimmetria corneale. mentre que,-ta e rivPJata da ll'eS<llll6
soggetti vo. /J) Il valore t rovaLo coll"e,-ame soggetti\·o supera CJ nello oftal mometrico. c) Il valore oftalmometrico supera que llo rile vato nell'esame soggetti v o. E inoltre : d) Se l'A.sm. oftal mometrit:o ù in verso (contro la r egola i. quello soggettivo è, in generale, inverso e di valore su peri ore . e) S e l"Asm. oftal rnometri.co è diretto (seuoudo la reg ola l, e d "un ndore intenncd io fra l e 3 D, L\sm. soggettivo non clitl'erisce che di poco. (J S e l'oftalmometro dà nn Asm. diretto e superior e a 3 .D, l"As m. soggettivo ò pat·imr> Ht i dire tto e tah·ulta superio re. '~nes ti rappo r ti fra i valori deli'A.:m'l. soggettivo (Asm.t) e l"Asm. oftalmomctrico (Asm.,), :>i possono espnmere con la formc,la seguente cho dobbiamo al Ja\·al: As m., == k Asm.,
+p
In questa fm·mola., h ~ p sono due costanti , ossia k == 0,5 D i uv. e p == 1,25, osse r vando cho k corrisponde forse in parte, secondo le ricerch 0 del lo 'rscher· ning, all"influenza d ell <~ superficie po:;teriore della cornea. Ecco ora il rapporto che verrebbe dato da lla suddetta formola:
rlir··lto
Le suddette Yariazioni fra i valori d i A,;m., e quelli di A:<m., :;ono spiegate, t:ome bo già accennato, da al· cnni autori per mezzo delfaucomodazione a::;tigmatica. fondandosi print:Ìpalmento ,sul fatto che, iu seguito ad
iustillazioni di atrop ina. si notan o variazi or.i di Asm. le quali darebbe ro a tal<.' accomodazione un valore osci l· laut.e fra l - l ,o D. L o TscLerniug, il q ua le e;-;egui una lunga serie di mi·mrazioni dei ra~gi d i cun·atu ra del cristallino col suo oftalmot~wom e tro, rilevò che. salvo rare eccezioni, l'asse del cristall ino non co incide mai con la linea visuale. ma che il bordo della lente sarebbe portato alquanto indietro, come se a\·esse subito una rot azione d i 3- 7 g raùi intorno al suo diametro verticale. Qne"ta obli<]uità del cristallino darebbe luog o ad un liM·e g rado d i Asm . orizzon ta i~ d i 0,25 - 0,75 D. Ma alr iufuor i d i l) uesLi risu l tu ti che d i mostrano r esistenza d i un Asm. sr,atico del crist<d lino, lo 'fsuheruing si schiera fra gli opposi tori dell'accomodazi one astigmatica. e in vece di parlare ùi un vero e proprio Asm. del crist.a,llin o. am· mette un Asm. SI!Jipleu~enfw·e che egli fa dipendere da vari fattori di cui i principali sarebbero: la già accen· nata obli()uità dd cr istallino, la defor mazione delle su· perJici interne. la distanza della le nte corretti,·a da.lr oc.:;hio e la variazion e dell"Asm. nelle diverse zone della cornea. Su l primo fattore non può cader dubbio : il secondo prosenta i l fianco all a cri t ica perchè r isulta dalle ricerche fi'l>tte in tre casi soli : il terzo n on può ess<.'re considera-to come principale e costan te : il quarto, invece. è eli gran lunga più importante, e le ricerche che ad esso si riferiscono e che furono eseguite dall'an· t ore coll'attometro del Young, confermarono pienamente i risultati che già aveva ottenuti il Sulzer dalle misu· razion i delle parti periteriche della cornea; e cioè, che queste par ti prL'Sentauo nn valore e talvol ta anche u n a
LA O E'l'E RbllN A7. 10:'iE DELL'AST I O MA TISli O
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direzione più o meno dilferente da quella delle zone centrali. È quindi evidente che il fatto delle variazi oni dell'Asm_ osservate dopo l'installazione d ii atropina, che era il capo saldo della teoria dell'accomoc1azioue astigmatica (Dobrowolscky) perde molto del suo valore, poi. chè se l'area di una pupilla d ilata ta misura in media 50 mmq. mentre quella di una pupilla or dinaria non ne misura che 12, pe.netra nell'occhio una q uantità incomparab ilmente più grande di raggi luminosi per le zone periferiche della cornea; e per conseguenza non si può n egare che un elemento nuovo intervenga a modificfLre i risulta.ti deg li esami fatti a pupilla non dilatata. D el valore di quest'elemento mi sono pot uto convincere nell'osservazione di alcuni astigmatici di questa Clinica, nei quali l'esame soggettivo replicato dopo una instilla.zione di atropina, mi diede risultati talmente con tradditori e discordi da quelli dei precedenti esami (esitazione fra una lente cilindrica convessa ed una concava , o fra diverse inclinazioni df,gli assi) da farmi dubitare che, invece di un Asm. totale (il quale, del resto, s i S<-tr ebbe dovuto fino ad un certo punto correggere, allo stesso modo come si corregge _l'H totale), s i trat tass3 piuttosto di uu perturbamento di ord ine d i verso, avvenuto nell'apparecchio d iot trico del l" occhio. e dovuto in gran parte alla diversità di rifrazione delle zone corneali perifer iche, che entrano in campo per la dilata zione della pupilla; e in parte a ltresì, come io penso, alle variazioni di aberrazione di sfericità che a v vengono nell'occhio in seguito alla midriasi, ed a que lle che subisce la. luce incidente sulla cornea. Questa, come è noto, si divide in luce utile, la quale forma !"immagine diottrica. che serve alla visione:; in luce JJC' ·cl Hla per riflessione sulle superfici; e in luce nociva, che, dopo aver subito due riflessioni, ritorna verso la r etina
dove disturba la twttczza c1 .... lrimmagiue •liottrica. Ora, pPr la dih1taziune de lla pupilla con;:;<>cuti\'a alrinsLillazioue dei midriatici . io rit!:'ngo che la somma. d t>gli eff,·tti d ell!t hwe perdnta e rlelb luce nociYa, d t>bba con s irlerarsi eomo notevulntL'Ute aume n tata a s~,;apito della luce uti le e, per conseguenza. della chiar ezza. d0ll'imlll a t; i ne d io t t riea. :-\e me !t) p~-'rmettes'•·ro i limi Li eh c> ho im post i a <]U••sto la,·oro. d1>vrei qu i :::ofl'•·rmnrmi su lle g t:Jniali ricer che ddl'illn::;tre mio nJat>stro prof. Reymoud cm~a la COITezio ne d in a mica nel la Yisione astigmatica, ch•3 illumina no di lll1(1\' a llwe un argomento che diede e dà tuttora l uugo '~ t.u u t.e con tn•Yersie e discussioni. lfa non p otP nrlo ,·a.runr e qu esti limi t i. mi ristringerò a dire che nua lunp:a seri0 dt e;;peri!:'nze l~a iud otto il H.eymoud a cotwludere cht: la. correzione ù iuami(.;a dell'A,;m. è sog . yellira. no n ?·eale dal puntt> di ,·ista ottico. e ehe essa ò il risultalo .l i un snecl·dt>rsi rapido sulla retina di impressioni nettt~ e ditfuse. (~nes~o modo assolutamente origina le eli uousiclera r tl la 'Jnestione, questa conclusione che si slal:etl. d,,l tutto da quellù a cui furono i nrlotti gli altri ossPrvatori. n on possono es:::ere comlllt?lltati eù illustrati in poche righe, p e rchè sono il co· rollario di numot·osi cspl'l·imonti cho s i annodano gli uni agli al~r i come gli andli d'una cate na: sono perciò eost retto d i ri manùar e i lt?ttori alla magist ralo IDt'moria d e l R e_,-m0 nd .tn,w!u;,illlte .o.:tdla risùme nsliymafit:n. e la .~ua co,·,·e::cio,w r/inamica pnbblieata n egli Atti d el Cu ngresso oftu.lmologico d i Palermo del 18! ~ ~ ( l ). La. C)Uestione dell'aceomod a.zi~>n e astigmatiea è oggi a r1nesto pu nto; e fra i pareri discor di d egli nutori, uui dovremo, m pratica. lasciar~.;i guidar e dalla es<lLta
( l) Cfr. [IIH'h~ Lll perrl•jl(j)lt' tl··lf·· (ormr ili 1'11/IJlOri•J C(JI/'urufr~: a n.<iUCl ,r.::•ll,-,. , , ,._i~O auhJre. - (t liJti r" nt•,dt)'rw, i' C\n o 11 l\. iJ).
osservazione dei singoli casi, senza trascurare, ma, senza neppure dare soverchia importanza ad un fatto che specie nelle visite a scopo d i semplice determi'nazione - ba un 'importanza puramente seconcla.ria. Ciò posto, occupiamoci dei metodi più usati per la determinazione dell'Asm. dei quali far ò uu brevissimo esame critico, per fissare in n l timo la scelta sul metodo da prefe rirsi secondo i casi speciali. METQD[ SOOGETTIVI.
l u Jletoclo del punlo l nm inoso. - Fu rimesso in onore recentemente dallo T schern ing nel laboratorio d i oftalmologia della Sorbona. Non v'ha difetto ottico delracchio che non si riveli nell e figu re risultanti ; ma, al dire del citato autore, queste ftgure sono talvolta di difficile interpretazione. L 'individuo sottoposto ad osservazione, fissa u n piccolo punto luminoso (del diametro di 2 4 millimetri l posto alla distanza di tre o quattro metri, attraverso ad un piccolo foro praticato in un g rande schermo nero. Se l'occhio è astigmatico, il punto luminoso non apparirà con la sua forma r o· tonda, ma allungato in una data direzione, secondo che la l uce è pitl o meno lontana dal punto d'ac'.!omodazion e dell'occhio. .tt un metodo eccell ente per le esper ienze di ottica fisiologica, ma non è da. consigliar:> i al m e dico pratico ~ tanto meno al medico perito. 2° 11tfetodo della fesswYc. slenopeiua. - Si pone il soggetto a 5 metri dalla. ::;cala murale e si cerca prima di tutto la lente concava o convessa che migliora la vis ion e. Per determinare quale è il meridiano principale che questa l ente corregge, si passa dinanzi alrocchio la fess ura s teuopeica e la. si fa girare fino a che la Yisione 5 1a distinta. In tal modo si è tJrovato il meridiauo cor•
retto; i L meridiano difettoso gli è perpendicolare, e se ne determina pure la rifrazione per mezzo delle lenti ,.;t'eriche e della fessu ra stenopeica. La tli/l'el ·en~rt f m le cltW lenti esprimA il grado dell'A.sm. In mancam;a di altri mezzi d i d iaguosi, la fessnra steuop.eica può dare ri·mltati rli dis..:reta approssimazione. 3" Jff'lodo llel qlwtb·ante-OI·m·io. - S i può praticare con le sole lenti sfèriche, ma preferibilmente con le cilindriche. Se il soggetto, posto dinanzi al quad rante, vede chiaramen te uno de' suoi diametri , si può dedurne che uno dei merid ia ni fa g ià il sno fnoco snll<1. r etina. Si conosce ugualmente la d irezione di questo merid iaHo, e basta correggere il merid iano perpendicolare difettoso ponenclogl i dinanzi delle lenti cilindriche conca\·e o convesse, fino a che siano viste distintamen te tutte le linee del q uadrante. 8 inutil e l'aggiungere che bisognerò.. sempre disporre rassa della lente ·· il ind r ica correttrice in una direzione perpendicolare alla linea che è \-ista. con maggiore C'.hiarezza. Dei quadranti per tal metodo d i e:>ame ,·e n'ha di vario modello, dalle figure stellate d ,~l Greeu all~ lettPre del Fray composte di linee para.llele e diversamen te dirette in ciascun car~ttere; ma. sono da preferir,;i il quarl ro-vent[tglio del :\Llrtin(edito dallo t)tein heil) e la tavo la dello S nellen, con cui si puo rilevar e contemporaneamente la direzione dei meridiani principali e l'acutezza visiva del soggett.o. Lo Snellen stabilì un rapporto tra la dimensione delle linee raggiate e le sue tavole ottotipiche; e dispose delle l1 nee conceutriuhe tinameute p unteggiat.e lù. do ve lo spe;,:;orò d i queste linee con·i;;ponde ai nnmeri 2-1, 1:2, O, lì, d i
detti ottotipi . Si ha quindi u u cri terio per valu tare l'acutezza visi\'lt uei di,·cr:;i meridiani, g iudicandola dal punto iu cui questi diversi gruppi. a partire daJ ia P'~rif.~ria, ces~ano di essere veduti di:;tintnmeute.
Allo scopo di rendere più precis i questi limiti dell'acutezza visi va, il Gallenga ha apportato la seguente modificr: zione alla tl1\·ola. dello Snellen. In v icinanza dei punti corrispondenti a i nnmeri 18, 12, 9, 6, i gruppi d i linee raggiate sono interrotti. e nelle lacune cosi risultan ti, sono intercalate delle lettere o d ei segni, le cui aste hanno dimensioni precisamente uguali a q nelle dPlle lettere dei numeri 18, 12, 9, 6, della scala di Snellen, e di quel tratto del le linee in cui sulla tavola murale di questo autore è ,:;egnata la linea pun teggiata concentrica corrispondente. La distanza che separa la lettera dal punto in cui i gruppi di linee sono interrott i, è uguale a un Cjninto delraltezza totale della lettera,, sia verso la parte periferica che verso la parte centrale. Della descritta tavola del Gallenga si t'a uso g iornaliero iu questa Clinica ocn listica a complemento della determinazione ogg ettiva dell'Asm., ed i risultati che se ne ottengono sono oltremodo sodrl isfwenti. Estendendo i li miti el i questa t.:wo la :;tessa ed in tcrc<tlanrlovi cielle lettere o dei segni corriseondenti. agli altri numeri della scala dello Sn ellen, io penso che si avrebbe un buon quadrante per uso medico-militare. All'uso di questi quadran ti si può associare quello degli ollomeh·i, onde a vere una val ntazione più esatta della refrazi.one nei due meridiani, e fra tali stru menti è da preferirsi quello del J aval, il quale si compone d i dne rl ischi, l'uno dei quali porta dBlle lenti sferiche, l'altro delle cilind rit:h e ; e l'asse eli queste ult ime pnò venire orientato n ella direzione che si vuole, per mezzo di nn meècauismo sp<>cia le. METODI ùG!J l!:TTLVI .
l " f 'he, ·aloscopin del Placido. - Sen·e tutt'al pm ad una dPter m inaziuue g ros,;olana clelL~sm . , benchè, con 'JUalche esercizio, si possa giungere con esso a
;;., ,.
L A IH:TEJOI I :\AZI0:\1: DJ-: 1.1.' A ~T I G l1A1'1 S~!(I
r icouo::;eere la direzione dt'i meriuiani astigmat ici, ossernmdo a ttentamente i cerch i riilessi s ulla cornea. i fjna!J appariranno allungati od accorciati uella dire7-ione cki mer id iani in cu i vi è> il mass imo o il minilllo di curvatum. Per mia persona.le esperienza posso perù alf'ermare cl w i risu ltati che si ottengono con q1wsto st,rumt•uto sono molto int:.ert.i, bastando una leggiera ed inavvert ita inclinazione del d isco per far v arian~ i risultati dell"esame : d 'altra parte la deceutmzione della cor nea ose rcita un· infl uenza così importa.Hte, uhe non d i rado il d i:>co d i Placi1lo vieu riil es,:o - nella pos izione centra le dell o ;;guardo- sotto l"a,;patt.o di nna delle i mmagini laterali de lla cornea; per cni la. r ef'razion e corn eale di viene astigmatica (j ttrlll· l ttnttt~e 1W1~ sicL lecito di n/f(;, ·rwo e in lal caso che la COI' trea e asliguwliw. Sia p er C] Uèsta o per altra cagione, più d i nna. volLa il contr ollo rlell'ofto. lmometro mi dimostrò as=-~l l utame nte errata la uetermina.zione di A~m . f att<L nwdianLe il uheratoscopio (l). ~· A sl Ì:Jitlome/I'O del li ·f'c/l('l· e .lfasselon. k da prefcrirsi al ch eratoscopio di Plaeido p er la possiui lità d i determinare i meridian i principali con maggiore approssimazione; ma ba gli s tessi iucouvenienti del lo >;trumento pre-c edente. 3" Of~almo~t~ct, ·i. - S Limo inutil e i l parlare dei ,·ari modelli di oftalmometri, poichè qu ello ideato da JaYal e Scb iiitz sod òisfa.a tutte le esigeuze eli un' esatta de· terminazione dell'Asm . nei limiti de l possibile. Kulla d i piit :-;em plice che il maneggio di tale str umento, ed ho proYato pt'r esperien:m la Yerità eli qu<Lnto aiferma il Motai!', che, cioè, in un me3e eli prat ica si pnò age-
111 l <l.,ll••n ll ui•Prl e Pr1•11ll ,,.,.,.,.,, ~'"'''·uir" llll c· ll· •r:tiMCill'i" ••fil 'lll:tlc•. •':-''· ;;1 ~itt ll:.!'••r,•llh'' :. •l ••lt l'tuir•.u·,• 1111 A~m. di n.-.-1. :'P ta.. Jln" 1• ·;::-:,·rr l:l dt''''rt 7.tlll (' n•--ll:t /(l'P (l(' t lllll'l''" d'uo;/Mltrfue. ll!:t:,!;!Hl i ~~H, Jl:l i!. t tO 'l\•·on•l~•
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,·olmente impanu·e a determinare uu A·nn. in gnalcbe minuto e ~en?.tt. esitazione. Tr::tlascio la dc:;crizi o ne d i q uest' ol"talawmet.r o uue. del resto, è troppo noto: mi limito a ricordare d1e il tub o b mllni to di clue obl>iottivi acroiiHttiei fra cui si t ro Ya ii pri:;mn. di \\.ollastou, posl,o iu modo de'l. sdop· piare le immagini dt~lle mire in u na Jirezi<JUP p:l.rallela a.l piano ÙPII";ln:o su eui seotTOIHJ le min, StP.;;se. Ogni grado d i gne~t"an.:o co rris ponde ~o1..d urta diottria, e twrcl ,è ciò avvt>nga. lo sdoppiamento del pri:::rna deve es;;ere eli mm. 2,9±; a ll a ' lualf-1 cnncl izione S<idJist'a ri g-orosamell te l'ap pan~cuh i n . S e s· impiegano de lle mire trasltw ide illuminaw da la111 pndine elettriche collocate postPriormeute. si pnù g iu11g e r e. con qm'sto ~trnmento, fino a circa un deeimo di diottria ; ma andJ•' a lth.;f' natnrale, un o:;sprvatore disersta mPn\ e CSL·rei tat.o fur:'è 11on conunett.erà. nr>ppnre un errort> di un •J nìl.rto di d iott r ia 1' ,, di millimt>tro di errore per il ra)!giol; e::mtt.ezza o.:he non er a :;tata raggiun ta dai pr~cede n ti ofralmo1netri. Si pnò beu clire che lo stndio clinieo clell'A:;m . è co· mino.:i;tt.o soltauto dopo Jit comparsa dell"oftillmonu'tr o d i .)aY<tl e Schi iiL ;~, : o giovtt riconhtre a q uesto proposito che i l C h i bret, i l q nala nel 10'3, pri nta d i serv irsi del l"oftalmometro>, non t rovav,t cl te l" L,7 p. l Ot) di ast igmaLi:..i. nel l k.')!J, d•JlHJ l' uso di qne,.Lo strnment.o, constatò che la t:ifra. dr-i casi di Asm. ra~giungeva il ti ..) p. 100. Il Luccio la c he. in q nesta sLessa c l i n it.:a, ft>t:e nul 11-;!)i) degli e;;ami comparativi lllolto in teressami t.:On g li oftalwometri tlell· H elmoltz, clol Lero.v-D nbois, d.d Jantt e S o.: hiiitz e del R eirl. conelnde che qnest"uttirno suolo d<tre d ei risultati ultr. s uper ano di una lieve frazione •tuelli dPl l"oftal r.nornctro di Javal e S uhiutz, e chl'l ri,·ela dei lie\'t g radi di Asm. contro h~ regoln la o.:ni esistenza sfng·
giva al lo rieer0he iatle ~.:ou quest'ultimo strumeuLO: il che ho pure constatato io ;;tesso : ma non cr edo c..:he lo of'talmonwtro del Reid possa vauia~giosamente sost.itnire f)Ucllo del Javal e ScuiGtz. se 110n quando sia n e· ce,;sariu e:wgnire degli esami in di\·er:>e posizioni, come, per e~em pio, nei ea:si di lus..:azioue d1'l eristalliuo; (Wl"·
chr u~ il suo maueggio, n~ la ehianw:zu dPlle imm:1gini mi sembntno Pseuti da difetti. S'chiascnpia. - t-l,uesto metodo ecJelleute e;he si pmtic..:a con grande sicurezz~t e pr!!~.:isioue in tmti i no,:tri o=-p~dali milit,ari per la deter minazione di II e di .lf, non mi risul!a ciao sia. cosi frequentemente im· pie~tl to per la d iaguosi dèlL-\.:;m. E p pure si p uv giungere con es,;o tino alla detet m inazione d i 0,25 D, ed il Chihrot. al l)nale dobuia111o esperi cnr.e ed osservazioni acuuratissime al riguardo. non csit.<t di all"t!r mare chP se la prec..:i:>i011u della. sdtias~.:opia t>guaglia il proces;;o d~l r imrnagint- diritta pur la r efrar.i one sferiua, la supura di molto per la refmzione astigm<ttit:a. L "o=-st>n·aLort:'. se ametrope. corregge il proprio difetto di r ifrazion(•, e ponendosi a 80 cenLimetr i Jal sogg~tw, delt'nnina e corr~gge rapidamente la refrazio ue di uuo de i meridiani con ad,ttta lente sferica. (proee;;so a imffi<tgiue diritta del Parent). A questo punto si fan no e~e guire allo speechio degli spostameuti alternati nei due meridiani princ ipa li del l" occhio: se la correzione sferiea è e,;atta per uno dei mer idiani. si pr>rcepisce tuln. lcggiera. diffcreur.a d' in1 eusiti~ lumi nosa nelr ombra dei clue meridiani r;urmr/o r;ur•sfi diJJ"r1'Ù:t:OI!O di 0.2D D. S i potrebbe eroder e, dicd il Chibret, elte sia iuter essante prat;icare l'esame delle ombre .al di là di SU cen· ti metri; ma ciù non è, perchb non è già la difJ"t'1 "t''l ;;a (ti <lii·e~io,,e (l/'lle om/J;·e che si cle\·e ricercare, ma ben::ì la diff(•,·en:;tt d'h2fensilò l1~111ino.~fl f;·a le omb1 ·e si ('S.<::(' . -:.1:''
Dc.terminata ];t differenza d" i nteusil;à lnmiuvsa fra i due mer idiani principali, l'ossen-atore fissa. la sua attenzione sul!" inclinazione delle ombre in rapporto ai due meridiani stes:>i e. dopo averla valutata approssimativamente, pone una lente cilimlrica conca.va debole il cui asse corrisponda allo spostamento dell'ombra nel meridiano più rifrangente, e cerca l'uguaglianza delle ombre nei due m.e.ridiaui col cambia re la lente o col modi fiuarue l'in eli nazione. Si direbbe co:;a n on v e ra alfl:lrruando che un tal me· todo è pratico, facile e alla. portata di ogni osservat.ore, perchè mi è parso, ad esempio, che la va.lutazioue de!la. diversa intensità lurniuosa delle ombre riuhied~t un gin· dizio di un"estrema delicatt!zza, e dichiaro che, solta.nto eccezionalmente, mi riuscì di non uommettere errori di 0,50-0,75 D. Ma siccome al p erito non sempr e è necessaria la :;ot.· tigl iezza diagnostica d i 0,25 D, così. egli potrà fi:;sare unicamente la direzione delle ombre. ponendosi a metri 1.20 dal soggetto, e servirsi d t> Ilo speuchio piano elle, a detta distanza, dà ancora un· illuminazione più che sufficiente. La successi va applicazione delle lenti cilindriche dinanzi all"occhio osservato, lo porteranno a can· g ia re la direzione delle ombre nei meridiani principali, e gl i daranno così, molto approssimativamente, il grado della loro ametropia. Bisogna ricordarsi che ne !l"esa me schiascopiuo ùi un meridiano qualun(]ne, si può avere un'ombra pe1-pendi· cnla1·e o un·ombra obliqua sulla direzion€1 dei nostro d isco luminoso, secondo che il fenomeno schiascopico si prod u0e o non sopra uno dei meridiani principali del· l'Asm.; per cui la comparsa di un· o m bra obliqua nel campo pupillare indica l'esistenza di un Asm . obliquo. 5" Angioscopia. - Già quasi del tutto abbandonata. fu riproposta nel 189() dal tenente colonnello medico
)fonLi, il quale ,.i. in t,rodus,;e però nn 'e;;s~ nziale modi-
ficazione cousisteu te nel far fissare e !tceompagnare con lo sguardo dall"ossenaro HU ogget.to teout.o da q uella multO dalro::;,;ervato che n on r•·g~e l"oft<llmoscopio. In tal murlo lo spec<.:hietco conca,·o si cambia in uu proi~ t· to re (i.~sn di uu rl iseo conico d i luec. il <.:n i apice, pa rtenolo dal fuoco dello specchio, si purta - tangònzial· m elllt: a l cercl1io iriùeo - sul fondo delrocchio, mentre i particolari di jnesto fondo po:;,;ouo sfilare da Yauli a l campo illuminato seguPndo i mo,·imeuti clelia mano porta- oggetto, in s e u,;o diretto ne lltt miopia eù iH,·erso uell' ipermetropia. X e lla detenniutl.zione clell'.-bm. si Sfl-
gnr una progressione metodic.:a e co u1ple~u. e si uo111iueia l'e,;;une, per ese m p iu. dal mer iù i ano Ye rt ica le passando ma.n mano sul porta·lenti le varie hm t i co nca,·e o con· v e:>st · fiucltè si giunge acl inver tire il mo,·imento d e l V<L~O, n on dimenti<.:andu <.: he tanto l'os:<ernttore qnanto l'o:;:<m·,·:LlO tlecOIIfJ l<'JIP,·e il Cllf'O br•n (e1 '111n. t'i passa proi a. corre0 gert' il HH: ridiano urizznHta.le facendo e=-o· guire al bulbo delle rolazioui iu C)Hl'sto senso, cui mo· vimeu t i omologhi d~ll'oggetto di richiamo. Per qne:<to esame è pn'fe rihile lo spe0chio eoncauo a. fuoeo di <.:eu· timetri a.:J- 40 pe rclt~ si puu utilizzare r illuminazione diretta ad una d istanza media Ji uentimrtri 40. La lam· parla vieue collouaLa dio•tro la testa dell'osst:rvando, onde otreu,•re il f: w ile conrrollo dei dne ocehi senza doverla sposta r e . (ino~:;LO metodo d e l :\(umi e Yt! I'U.lll t> llt,p fu.•.;ile e pratieo e pu•'> r insl.nre prezioso sopmt•ltw ai periti militari . flll:tll< lo li O Il 1tl •biano a d i,;po.:;izioue J' ot'ta 1Jll0111 et l'O . l)q Dia!} Il(}.'; i nf~ rt liii.IJS('tlJ) Ìt•f( (t.: O! r o t'ca l m OS<.:Opio a ri . frazione!. 1:; qnella a cui si ril'orre di pre ten,oza iu qnesLa clinic<l, a c omplemento d e lla notazione vt'tu.lmometri..;a e de l l' e:>ame so!.!~··tti \'O ; t' :;e n e li e prime pro ve e~sa si lH'('~''Il ta ~ULG.a.ltro che a.gl3n)le, lllll:'isime per lH.
l.A lll\ l' EitiiJC>At.)()l\1·: IlE I.!; A$Tit.JI AT I$lJO
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ditlicoltà di rilasciare l'ac..:omoda.zione e quindi di valutare ~satta meute ]a nettezza. del!•' immagi ni ofcalmo:;c.:opicbe nei due m e ridiani, e però indnbitato che essa fomisce più tardi dei risultati che sodùistanno cornpletaJol·nte l'osse r v!~to r e, sia per r esattezz<t che per la rapiditù dell'esame. Per q Ltesto m etodo ,;ono par ticolarmente nwcomandab ili gli oftalmo:;copi del .llorton, Jel .Parent e 1lel Landolt. Trala-;cio d i descriver e i metod i di Javal e GJraud Teulon, de llo Suh,,·eigger e del Bnwais, poichè no n banno oramai che un interes::;e storico, e non selTOUO che a grossolane dt>termiuaziom . Dopo avere così. brev~meute des..:r itti i principali metodi di. determi.nazione de ll'A.,;m., più non mi. re,.;ta, per esaurire il mio modesto còmpito, che di e::;porre le m ie idee c irca la con veuien;::a di adottar e un metodo piutto;;co che un altro ne i ditl'urenti esami che il perito pnò es:>ere c.: h iamato ad e::;egu ir e, e ch9 d i virlP rÒ in t re g ru ppi. l " gruppo. Esame clelia {un::io,1e oisica a st·opo essen· ~ialme11le cOlTe/livo. - ~i pparteugono a questo gntppo le v i:;ite agli alunn i di collegi e scuole, e le v is ite tlella pr<t(,ica g iornaliem. In q n es ti casi, qna.nclo s i sia con· statato c.:olle prove del D ouders cl1e il soggetto non possiede l'acutezza visiva n ormale, lo si e,.;ami ni all'oftalmometro, e se realmente s i tr atta di A.sm., si proceda a lla prova sogget tiva col q uadrante- orario o col ')lla· dràute-ventaglio. Soltanto quando r A.sm . ot'talmometrico è molto debole, si t ro,·erà nua dillenmza non trascurabile fra la direzione indicata. dall'ofralmometro e . quella rilevata. coll'esame soo-o-etti ,-o·t ma n ella ma."·Ob :':) g tor parte dei casi, i risultati delle dtle prove sono appros:;imativameute concor d i, e p i it no.u rimano che corregger e il difetto a-stigmatico contempo ranea me11te al la
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I. A I!ETI.IDII~.IZ!O;\E DELJ, . A<i'~.n)J •TI•MIJ
awetropia, sferic.:a. se YÌ è associata. Si potri1 aneora. dopo tali vro,e. riuorrere al controllo della schiascopia o rlell' ofcalmos<.:opio, pen.:hè l>isogua persuadersi che - tratLandosi ,Jj cor ro•r.ioue - - la miglior leute ciliu · clril!a si puù uon~irleruro come nna speei.; di m.-.dia che n è l"of'talmometro uè ~li altri mezzi rli esame suno iu grwlo di indicare con esattezr.a ( 'r scht>r itin~ l. L e rli llicolt:t che pt·e.;l!nta l'esame sog~otrivo uou sono poche nè· Lie\'i. spe..:ie quando si esaminano i ragazzi. t1ai l}nali e as:;ai dillieile ottenen· dt>lle ri spo~t·~ chia re e precise. e mettono a dura prova hl p;tzienza dell'o::;servat~>re: tnttnsia so1w di avviso che CJnest'e,;ame non si dulJba mai trala'!ciart!, e che non sia snflkiente ricorrere alla corrE~zi one uoi soli dati torniti dai metodi oggetti vi, se non nei ca" i in cu i L'esame soggettivo riesva assolutamente i m po:,;si bile. Trattandosi di almmi di coll0gi e tli scuole. sarà non solo utile, ma n ece"sa.rio di pren1lrre u11'e:;atta annotazione del risultato del primo t-samv. e proceJe re di quando in quando nd ulteriori esam i, poi~;hè, dopo le os"er vazioui dt:l Javal. del Chibret, del Martin Pcc., non esiste più alcun dubbio ci r ca po::;sibili aumenti o dimiuuzioui dell'.\sm. uoruea,le, iurlipendentemeut.e cla ogni variazione del l' Asm. del cristal lino. 2• gruppo. H.wuai n scOfW eli at ·cel/a:.i,J?ze e <(i eli"zi.,,a:,i,llle. (\'i:;ite di incritti Ji lo'Va in osservazion<~ Ul>gli ospeda li, eli aspiranti a rl impieghi, a lla carriera, ferroviaria ecc.). - Nùn trattandosi in (jne:;ti cvsi di deter· minare L\sm. uolla maggiore esattezza poss ibile nè di presurivere lenti correttive, ma beu:sì di t.:oustatare fino a gual grado es:;o inHuisca. suLla diminuzione di acu· tczz:t ,·isiva, nO\'l'<Ì tlarsi i] primo po;'tO all'esame COl quadro- ventaglio del M<'lrtiu o dello Snellen-Gallenga, con t: n i si anà rapidamente la mi !'ura d·~l visus. pre\'ia corr<'zione approssimativa colle le11li cilindriche o, per
I.A liETEI! ~II:'< Al'.IO:\E UELI.'ASTIObiA1'1!'MO
;J\l.)
usare la felice espressione del Martin, si avrà. il grado dell'ambliopia limitata e quello dell;ambliopik. gene1·oli~ ::.ala a tutti i meridia.ui. Se si dubitasse della buona fede de-ll'esaminando, si dovrà controllare il risultato dell'esame soggettivo mediante le prove oftalmometriche o oftalmoscopiche, poscia ripetere l'esame coll')uadrante. 3" gruppo. Esami a s~.:opo di elirnina::;irme e di cm·1''e:;;ione. (Visite ai giovanetti aspiran t i all'ammissione nei collegi e nelle accademie militari). - In questi casi, dopo l'esame generalo della funzi one visiYa, con· siglierei d i sottoporre tutti i supposti astigmatici alla prova del q uudrante ventaglio, la quale permetterà d i dividerli i11 due categorie: la prima, ehe comprende gli astigmatici in cui la riduzione del visus raggi unge il grado stabilito per l'inabilità: la seconJa, gli astigmat.ini il c ui vizio di refrazione non abbassa il visus sotto i limiti dell'idoneità. Mentre gl'individui appartenenti alla. prima categoria possono essere messi seuz'alt.ro da parte, salvo a sottoporli per puro scrupolo medico-legale alle prove schiascopiche od oftalrooscopiehe, quell i np partenenti alla seconda, dovranno im·ece essere sottoposti all'esame oftalmom etrico, allo scopo di determinare esattamente il grado deli'Asm., di cui s1 tenterà ...ooi la correzione dinanzi al quadrante con la successi va applicazione di lenti cilindriche associ!Lte alle sferiche, se il caso lo richiede. Anche qui sarà opportuno tener presente il fatto già accennato della variabilità dell'Asm . corneale e, dopo aver preso 11ota del risnltuto del primo esame, procedere più tardi ad altri e~am i, onde constatare se non sia il caso di modificare la pre· scrizione delle lenti correttive. Da questo rapido esnme critico dei vari metodi di che servono alla determinazione dell'Asm. credo di poter concludere:
3n," 6
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1•..\ DETbfi)IIXAZI0 :'\1-: DEl. !.' .\::'TI(HlATlS~I O
l • Che l'nftalmometro lli Javn.l e S chiiitz oifre il r11ezzo più rtt.piclo, più comodo ~più e->atto per la rleterminaziuue d.:d i'Asm.: e che è cla desirlerarsi che il suo uso si estenda a tutti gli o:>peda.l i, collegi e scuole sia. ci,·i li che milita ri. in cui al giorn o d"o,!:igi. l'e,;ame rlella funziona visivtL ha a.~.;c1uistato Ltu grandiss imo vnlore, ta11to per rigua,nln ùll' igiene oculare, eosì t rascurat.a. no::gli auui rlecor,.;i, <Jllanto dal pnnto di Yi:;ta purameULe nu':lieo-lt•gale. 2• Ol1e la sc.:hia.scopia, praticata :; e~o udo le n onne da.(e dal Ch ibret, e u n IUP ZZO sup c~ riu r e a tu tti gl i alr.ri 1w r det.:ormitHt.re i yl'luli cf,•boli d ... ll.A,;m. o" Che ran~ios uopi a colle tllOrliJicazinni del :\I outi è nn metcodo f,wile e rapiJil cln<tllto la suhia;;copia. ma fo r,.;o meuo dt>lic.:ato. 4" Ghe la diagnosi oftt~.ltuoscopimt offre es:>a puro dfli g raw!i \' au wg~ i . mas-;ime qnauclo non ,; ia uece;;sario di seentlere a lle~ sottigl iez7.e ùia.gnost.i~he rli uu <JUarto d i dioLtria: e l Ì' tuta buona pt'O\'a d i uontro llo degli e"ami ot'Laiiuom<:tri··i t~ sogg1'tti\·i. :)• Uhe il uh.·mtv:>•.:opi() di Placido e l'astigmomt>tro rlt>l \\. et:ker e .Jiass»lc)U non ci diut IlO l ma:;si me il pr imo) che r i,.;ultati ineer r.i ed appro;;sima.ti\·i. e dov reub~ro perciù e;;sere a bbandou at i. n· Che fra i mez7.i soggetti,-i, le prove cql IJ nadrante.veu taglio d el .Jl ar t in o ùcl lu Stte lleu motlilicato dal <-hdlenga, hauno il vantaggio di iÌn·u irt.!i appro;;simar.ivatneute la dit·oz ion~ eJ il \·a.lorr delrAsm. insieltle cnl vi:;us clell"e:;amiuando. D Alla corre zione r! Pli'A;;m. ,.;pero ,Jj pnr... rml ocnllpare 111 un pro.,simo lavo ro. T orino, S tnfl.rzo J, !1.' ).
1HBLJ < H rH .-\ F l A
uo:-:uER:-:. - A sligtllat 1smus u11d r!tl rndri.<rhe 0/(leser. Brrlin. 1R82. KoRut::Kso:-:. - Rerllercltes vf/alululilt:li'I•JIIt?S s ut· ( asl igmolf,<•lle dc la cortu!e. fAnn. ({ocul.\ 1~H:I. Sci1Ji., T7. . 0]Jlitalmomctrfsdte Utld op/IJidelrisclte Unter.qtt'ltiiii!J t•on !JU!J A u getz . (Arch. f. Aug,·nlt.l. 11;~5. ~L· r.zEn. La jur111e de la cut'tl t:e ltumaitle et so n in,llueuce su r la 'l'lSiOII. (A1·ch. d'o)lhf ). l l'\!Zl ERtCK8EN . I lot'Tthmde mallliuf!C1'. Aar hus, 1 ~!'J:J. TSC H I·:RNIKG. B ci/rao•ge Ztl r })ioptri k d!'.~ A ugrs. (Zritsclli•,ft f,'ir P.<!Jcltulogie de1· Si11nesorpaur ), 111. p. 4:!\l. Bt;LI •. L'osllu!nopie d<s a.<ti[JIIIate.<. 1JJu/lettn de la .\'ocù!liJ .f,·atl<;. d'o]Jhtrtl~t~ .).
18!'18, p. 12S.
JJemuir es d'oplttalmonu't 1'ie. Pa1·is, 1:-~~ll . PFALZ. Oplttalmome/rischc Otzter .<tt rllzwgcn tebet· Cornralastigmatismus. ((h'af,/'e's A.1·cll. f'iir ()Johta l m) . 1!-iS.), p. 201-228. A:-:GELt:CCJ Sulla refraziont! e cvrre=ione df'lle cOI'nce couiclte ed ectasiclte. (A nn. d i IJ,(talm .). l 1'48<1. SwAN M. RunxETT. - .A'a a lt·omdry. - .d tlieoretica/ and )lt'actical J'natise 011 Astigmnlt-•m. ~nint - Lo ui ~, IH!:lì. HuJ..t•. - S ur l'e:rome11 opfltoiiJWm<'tnlfUI! t'l optomet,·iiJUC de fJ:! l y ru.r asttOfi.IOtiq uc.• t Sucit!ltf frall~·- d opltf ) 1A\JO. G. ì\l ;d!TIN. - Et udcs rliniques d'oplttalt,/Oiilt!( ne. CH!UI<ET. Aslig matistne se/o11 et cont t·e la t·IJgle. (.drcllit:es d'opht.). 1890. P F t.u EU ER . B inigt! R~sultote Kl i n ischer Op hl tlfmomelrie. ('fil! t'. des X inter11. COII[Jt'.) Ilel'l in, l t;!tù. T ,:cnER:--:1:-<G . - Opli1Jue phisiologiqne. Pnris l ~(JS. I n. - 1/tt!orie de t'oplltoiiiW?IIll r ie de la t'OI'IIée . R Eni OXI>. .dnnutaziotle su/la l>isiOIIe asltftma t if'a e lo sua cot·rezioiiC din .?ntica (.liti i del Co11gt·. oftalm. di PalermrA l k\1:!. l .n. - L a pe1-cezioue delle j'o1'1ne i11 raJJporlo colt'acutezza vtstt' rt. l Cli n tca modet•na). Armo I, 11. 6. B tnos. - L a skiftsco)lie. Paris, l 8!)::1. J(iiN IGSTEJ:-: . ·c:eòet· skia.•cup1e ( Wicllet· med.l . 1H!Jl, n. 15-18. F J~;~;, Scl,atlenpi'(Jbe, 18!11. i\l o:-:TJ - Nuuro processo vMietlìi'O pc1· la dct,•rm iua -riOIIe dell'astigmalt'smo, ecc. (Gior?w/e deii'Acr(lde111to d1 medicin a di Tot·ino;. Yol. 11, anno LIX. r;~sc. tJ•. L ucciOLA. - Nole tli ottalmometria. (Giot·nrtle medtco del R. eserCito). 1805.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Rl VISTA A1E DICA p,·,.f. l'w Fo.\ . - Sul bacillo ltterode. - (Gi()f'lwle ddlrt N . :\ t:cwl. tli m c:d. di Torùw, !.!t:IIIL- f...:bh . l~!J,"~J. L'A. ha fulto ec:pcli'ÌIIICIILi ,:::uJ ln1ei lln ill,.. rnd•· es,.end" in lH•"~e"'~•• di rollt~ rP rlt>rÌ\'nle d<~l lipo 11 1'11-{l rl<ll e invifltogli rlal tlnllnl' Sllii!HC!Ii. l l !l con l'ermA lo i 11 tftlanto Hllfl lliOrli>lo)!ill e alle prnpril'lò ctti!U rHii del lmll»1'Ì<J in !]uasi lull1 i lli'II'Li (·olal'i ~in clte ru dee: r1 tln tlal Sa111welli. cctello la ll gu1'tl tlulla c<~l lurA a timl,ro rli cr~ra . il d1t~ può <:pte!!'n1·si pel fatlt• elle le delle coltll l'e <:Oilfl pn:-::Ofllfl tn• •lte volle alll'a'·e r,;:n il crwpo de)!ll lliiÌII'lnli. Hn c•HH tnla to chu lP c.:avu', i con ig-li e i cani !'.OccombtHIO Lutti m•l m ndo e;;atl•l tles.:rit Ln dal Sanar elli, d1e il hRt:illo itlerorl<.' " 11110 dei più potenti balte1·i f!"ln,ge• •i cl 1e c:i abbinno uei lulwr·aln!'Ìi e 'JUindi uno, dt>i pill p1·eziosi t! C'Jlll"li l'a lli <:in ol'o•·.. pP l' 111 l'flloJ.,~ia ;-p··rirn.,ntnh• ; ha <.:0111plelnlot !!li c:ludi l<:lopatnlo~ici 111111 d•'"CI'Illi i11 tutti i pa r licolnrl 11PI l,n·oro or•tri lt Aie d ... l :->amlrelli. stud iAndo le l(•sinoli dellu 111Ìl7.H e do•i l'l'Ili. del tniolollo d··lle o:..;;a 111'1 POiligllo . ,Jt•lla tn ilz~:~ e d~i gangli l111f'i!lio·i nella cnvi<~, d,..J fe!.!uto. dell'al'pnru tn gn:-;Lr O-•'Itlè l'i co P .le1 1'éni 1wi t•tJni: ha venfìc11lo h1 prnp1'li'IÙ Rl!glnlinunlP del ~i·· 1·o ~ul hacillo itternde, prnpt·ietà do•lln 'luale <:ono prÌI·l i !"ÌCI'i normnli di C" IIÌ).:l•o . di Cfl\ Ìn P di rane: 11~1 l1·ovato c.:lie l cc. di >' i er o i11i»llulo a kune ore pi·ima .della iut'o>ZÌ01ll! ha VHlso a prec:.•rvarP oleiÌI IÌLII'tlrneltl8 In CliVIa. e n 1'ilt• rdar ': da 2 a t'i giorni la morte del c01IÌ gl in; hu p r··~HIIl tllt7.iato che Il olnll. Ce..:u ri"- Demel, suo a~si"'l•·nte, ha 11'0\·nto 11e;.di llltillll'lli 11101'li p•• l' infezione da luwdlo i tl<>t'ode. deilr prof.,n<Ì•' e lltnlto e<:tcse nlle•·azi()ni del :;:i:"t<'lllfl lll:ll'\'il'lO ('elll1'all'. L'A. 8!-"l!illllg'C eh•! l'o·sallezz:n con cut i l doJll. Salla1'l'lli Ila descritto le prineipali propric·lù morft•lot.:icltr, cnllu rnli n ~pe r iuwntali del !=uo bac1llo, non g-li con"enl0 mo1·nlnwnle di duhilat·e ~ull ' ec:altezza del re pe1•too
!11\ISTA )I EDICA
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ola lui oLienulo e de;::cr itto !<ull'unmo t•tediante l' iniezi'lll•1 del In lo-"r;ina o:;sia della per· f~:~L lu ~inllltJrHLtJiogia delln rehbr e ~!ialla . E quintti drt desideror:-i elle f\l t r·i i"ltrtl it,,.: i . cnn11• ~ià fr>cero i l dott. Lace1·da e il dott. Lu tz. ~onfermino nei pa~si d•we r eg-na la f,.bbr·.- ginlla la SC(}perla del doll. Sanar,.ll i laidO iru porlante dal lnto profìlallit:o <> Cltr81ivo. le. \V. EasTEJ:'-1. -
Sindrome perlton!tloa nello stadio finale del morbo dl Addlaon. - ( Dent.~che merl. ll'm·llenscltrift, N . H)).
I n tr~ individui all'etti ,Ja •noJ·bn di Arlli!'<on :se.!<Ui la OJOJ·te co i i"inlomi d i per·itonilH (vnJ tlili, dolori colici, cnnlrallura r igida dei muscol i Addominali). È diflicile il •lire, os~er·va l'A. pC'rchè n ella fo1·ma morbosa l i piL:a d·~l m n J'I)O d i A c! d i::o 11 lnlvol la irrsorg nno akuni si11Lomi che tH'drnnriall rE'nlc mancano, e l<~ l allPa manchino, invece, i ~i r rlom i patogrromoni ·t. Jnf'Rlli può per si no mancar·P. la c<n·atlt::rislrca allerazione del colnrito della peli~>, per· c•IÌ è permt~S!<O di par·laJ·e di un rr A. dtlisr>n >'enza A ddison . " Per •1•1HI clr·· t•iguar da i non rar·i do lot·i articola 1·i di cui si log••ano i ma iali All't~Lli da questa m!llallia. l'A. crede ei re Sllìll<l si11l010i pur ·um •~nte funzionali. o, in qualche caso, ~;:iano drp .. nù ,.,nt i dalle :-:'l'l'lVi alterazioni an t~lo mic!J e, le •ruali posi"Ono pl• r sino por lu r·e Allo scambio del mor·bo di Addic:on col r eum!ltismo 81'Ltcola l't>. L ' A . fa nsser var·e finalmente eire le M1'ezioui nc·vral giclre arlicoh-t~•i e i ;;intouJi perilonici nel mOl'bo ùi A.d.lio;;on, si posson0 l'ur ;se cun,.i let'RI'e come pal'alleli. Non e!:'send•)si cnn"'LI'ìl>tlfl In l"· r ilon ile nll' autopsiH, i pr.•,ldli sintomi debbono eSi"PI'e n!LJ·ibuiti o CAusa ner vosa, rom e le cr t;.i ga s lr·iche n c~ llu tube dor:o:flle: nr·· é improbabile che e;::::; j direndano da caui"e Lns:<ielte. E. T .
Contagio, pro81aall e trattamento della. polmonite. - ( \1erlical Uecurd, febbraio J ll!'l~).
B EVER LEY.
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N o n c'è forse malnLLia, eire, come la polmonite, pre senti diflìcollà per 1<labilir e una noJ'mn gener ale di lrall.;llnenl.o, potendo rlir·si chn Lutti i casi niJbiano fm di IOI'o C(Unlche differenza; i l cht>. si spiega i n par·Le colltt di\·ersn grnvilà, che la t tlalattia può ossmnct'e in r apporto all'epiLI•; m ia dominanle,
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ltl\'ISTA )I E lll CA
in pai'l~ colla VtirialJilila di tO!' l i!u'liono e d pnte 1 ·~ d1 t'• "'Ì sl··n;.a di cin>"run <llnnHllolu. ;\Jtt :<e non c! possibil e !;lnbdtre ur: Lntlt&ruentn ,.:••nei'ICO per l11ll 1 i renOIIItln i. crò !'i l'liÒ 1"'1' un !.!ruppo d r l'alli ei re sono cc.rnunr a lulti qliC>'1i HIIJm;ilali. :\t)n e l tlll.:OI'/1 ~nlrH!a nella Co>II\'Ìil/.10118 !!81181'tl l8 l;t Cf11llòt;.rio"ÌIÙ d o•lla p111!110illlP . llt•lufieJI p ,f Ailri COII,-i· l~rl\ 11 11 la ' lti ...S:Ii0118 C'll tn e 11011 CS<lliI'ÌIH. l dotto r i Slur;,!es l' (:oupluuJ ""P" fl\'81'8 arlidizzalo le d i ver"e :-or:!HIIli, c·lle si l'O n volute flllriiHii l'e a quPsla malntlin. l'OIIc1Ud011f) dlCf' ndt) Cil e c' lll81l11 evid l'llZ.8 Cli nica II PÌ ca!<i tll p1 1eumonia nsr.r illi <1l conlHJ.!iu, di quauta uon Cr! ne S1H i n cptell i per· f'!;pu:<izione vile i nle 11lpe1·ie, p81' J.!ò iS di !'•·cere. per 11181H'Il11Z.O c.J a c1ho, nd ancl1e p•·r dr.pro;o.;s•one f·isir a e p>=icllic<~: e, una volta !ll111118"so clu~ lulli qne::ti a !!•~ nli po>:sauo inlluire >=ulla ::0 1111 prml uzionl" ,·. dubiJitl !':l' !':ia nPccssaJ·io 1'~1J·e IIIIH lar;tn J'Hrle anche al contugio. N ell<t valutaziorw dei CllSI che ocro r1'111JO in u11a L'Jlldentiu , esis ll' St'lll !>l"e il dubb:o !"e es>=i dipl·lldllno da una cflu " a ei'lil'i ... ule ch e tlgisce nell" !'le!<"<O Le1npo, o "e s1ano slnli C01 tlliiiÌCali da un amnHda lo all'a l lr·o. Il T ow n;:entl 1•U1'e avendo l'eri.~ nella na1 u1•a inf.,lli va d··lla polrt~onile pcn::n c l1e debl>an" cuncoi'I'<"I'e Bila suu P''Ot!uzioJne ;rlt r·i fattu r·i, !!ti alfe1'1lltl che iu tu tti quei cosi 11t'i quali piil meudlr• di una SLP:<Sa falllilfli a el'uno colpili , ha sl'mpr e trovato ,.favor·evoli condiz.iou i snuilarie dl'eribil i o olia cas a, o a i MJOi nhilnnti, o a luLL' e •lue i nsieme. Si è anche pensato che i l !Jn8Uli 10COcco, i l qua le si trova sem1m~ p1·e~t'nte, ptll'e esst> nolo i l ver o fALlar e clelia pneumnnile, 11011 plì'!'Sa ~empi'e t<d i n luHi p1·odurre l a malattia, ma clte tlP!ohn rw inte1·venire rerti l'olli \';•somolor ii, i •tunli s•~rvOIIO a r·idu r rc il polm t~ne un terronn Abbastan za ada tto pe1· i l suo Allecrhiuaenl•). L ' A utf\ r 3 vu oi dimostrnre la natu1·a rontngiosn della m;llallia, ed in appoJ!gio di quesln flu n idea r i l a al cuni cnsi, nei qua\1 la n111lnll ia C:: Hola indubbia111ente con tra lln assi!;lt!ntln l't1narna!alo . R•tiene pe1· 7iuntn che il contHgio ~ ia piu fJ•eCfUen te J i Cful'l rlie 11011 appiti a, llllllllettendn che certi distu r bi ine$plicnbi l i . Ct'rli 111aleS!':81'1 dA cau"n i~not;'l vel·ificRnli 5'i in epo,·a di epide1u ia, o nell e cor sie d•>,•e si trovano pohnonil ici, o nelle fa111iulie dove llll m c1n hro è colpi lo t!nll a pneumonia, nlt •·o non :<i>'~no che fO I'1 ne ru uimen l tl li eli i nf··zione pncum ococci(·a
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RIVISTA MEDICA
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Le investigazioni falle per inca 1·ico del iA Bricish Medico/ .Association hanno dalo pe1· r i:;otlltnlo che sopr·a 100 I'i"P•t!"Le sull<1 etiologia delln polmonite, 9 di 1nosl1·ar ono t~ l l' evi!ienza la trasm i;.sionc dn un me11 dJI'O all'~<llro della fttl tliglia. A nche Zimmennan ilu ccntnbu ito con in te1·e;>santi oss..-rv azio nl ad illusll'nt'e il carnllere contagioso del l<t malallia. Osle r· dice che ha visto m nl le volle es:;oe1·e Slll l il ~S!'e nell'ospedale 2, 3 ed ancliP 4 per son..- dt'l l11 slessa fa1n ig1 ia amm alate di pol monite. Mfl siA COJnunl'(ue, domnndn l' au lor·.:~, n.. n è l'or·se sap-gio i mpedir·e l' inl'ezione con la pl'oCilassi, come si fa nelle epidem ie tlirte!'iche, U!<811cln l e so l uzit~ui disi nfellanli cont1·o ogni lieve catarro del naso o della gola, che possa l'enclerc qut·lle pu 1·li più disposte All' fl llecchimenlo dci ger'1 11i inl'ell i vi ? Il lrall<tmento pr ofilutlico della pnli11onile è ba;;nto pr·lrlclpnlruenle sulln sua ori gine micJ·obica, mn non vi lta tlubbiu, per lui, che la malallia possa essere llisserninala dnl co ul<1llo, e pr·asa faci lmente rlalle p~>I·,;one eire n~sis l on o l'ammalato, l e quali respiran o più o lìleno costantemen te l'ariì1 conlammata ùella stanza, e, pe~~io HIICOt·a, si espongono direttamente alla espi razi one dell'in ferm o. Per prevenire il conlngio t'l!lì c1·ede necessario allr ell111 1lO isolamento elle per In searlnl tina e pe1· il tifo. Il pet icolo sa t·ebbe maggiore per le pet·sone ilt famiglia elle per gli iuferrni er·i sin per·ché quelle si "spongono più dir·elfame11le, sia per la più g r·ande nmorevolezza delle cu r e, sia per la r'n af!g ior fa cilita colla r1uale avvicinano la bocca a quella del l'r11fermo, sia infine p ~ rcltè l<J continua tensi one dell'aninto c g li eccez1onali str·npazzi ne rendono l'o1·gan ism o meno l'esi stente ull'invasione dei genn i Da ciò emer·ge chiara la necessità di escludcr·c d•tlla !Sl ut•za del l' i nfer•mo ogni persona che non sia s lrcllameute uecessaria, raccomandare a co iOI'O che ne hanno Cl:ra di prendere s ufficiente cibo e r iposo, di cambiar·e ariu il rrù spesso poss i bile e quintli nvvicendnrsi nel l'n ssislenza, di non r espi•·are direttamente l'aria espira lu dall'nmmalat•). La libera Vbnlilazione ed una tem perntut·u non l!·oppo elevata nell a sta nza tlell' infermo sarann o ugualmeJtll' giovevol i n lui e a chi lo assi ste. A l eu n i c!i~ inl'e llanli vapor izzati nd l' ambiente l;Hrl1nno utili tanto per· il vanta::g io che potrà derivarne all' ammalalo, qua11t o per prevenire l'estender si della m alattia. P er· moslr·arc il va.lot·e ù~II P. disinfezioni
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ll!V ISTA ~IEOIC A
cil a il fnll11 J'ipo r lalo da l-: 111lneric h cd Pccm·;:;•J n·:lln l•r if!iouc di A mb .. r· ;.: , Hella quale in pochi :rinr ni furnJHl ct•lpili l ~l iudi ,·iollll con 10 1 CH~ i di mor te: nelle •!I'Hh ·n ••c p n euu.oniclw
appPllfl falln una t•iglll '•l~ll di, inl'oziOIIP In malnllla ce~sò co m l l li' [Hillt! l IlC. L'nuloo1·c 1i pnne lnlln la suu lidllcltl lll'l c r···o,uln, d 1e ò facll•nclltl' v.. latiiJzt.flllll t>, che l•a iudublli ••nw•1Le tli J !" l '~tllde p•de l'l> attti~l'lllct ., l1n orlo1·e ÌII IIIIC'\11) <' llfllt ~!f raùebole, t' ili'IIP ~'P''>'!'O AJ T t>!'lll l A lo>'se ·~ le i t'I'Ìhlt.i•)lli hr on clnali i n Llll 1110 In m •· ro. VIJ..din::-o. E g li ripMlu qnalr·lle caso d• pulu.nnite, :-:peci!llmcnte cn JJs••culiva a in ll llCIIZa, in cui qu..::<l\' vapOl' JZUlZÌ!liJi l nHIJIO i'l'll!"ibi l rnente .JindnuilCI la lo"'e e tll lldil ir·ato In spuq:{o: e c t·e le <'iH' in q uc<.:li !' l ••s!';i ca~i ;•hhi u ~en•JlO n pre venire l a l r a;; mi"':-:inne ciP ll'n ll'o•zinn e prill 181'il1, JlC •n c hi\ d eli e com plicazi•llli dt•lla pto il u t~ u itc . Q U•'Sla :-u;~ opin io n e è cou ftlJ·tota dal fHllo eh~' colle di!"inf'•'ZHlni d>'l le cn r.~it~ dell'o~petiAI•>. IHJl•'! C"'l in;.ru••1·e un' epi,Jeuda, t'h·· pl'illln 111111 l nn>:ll'!l \'ll nessuna ten ol•·nza n di1ni n uir·e. B i.:ngna d sinfell OI'P lo SfHII'J.!o dPi 11n•:unronici e 11011 p ·r·lll l'l l •·r lo l'O d i ~f•11LA I ' fuol'i dell l' sputnccbie re, che do \'r·anno e!'!<t'I'O dl!'-i n fe l lnl•·. come tlO H Ù r'!';i<• •r ,• di:'inl',~ tlalo O:<n i 0!!gelln du ndnperillo; iii~CI II IIl l èl ii"II I'C le SlPsc;e (li 'CCil llZ inJIÌ t·IH· :-i Uf'l1 110 'roi tulwi'I'Oiosi . E si•TIII II!' i p ueu utococchi !'-i n nnidarro i'Acilr u ~nlo urlln bocca. co'-l UII\TBJ trHJ pn1 l ir·a1 ·.~ i nl!hn ndauti ~ci r • t:qui C'Ol i sv li •t.i •ni «nlil'etliciH' tli ocido 1!0· 1'1('0 ~:~1 ~l'· IO(Hl, o d i liurnln Hl 1 p 1110(), eh·· è com:i g l i11bi lo• d i co nlilllal l'l' fH' l' qunlcbP l Pm po nurlw do •Jif• la g'llfi i'Ì!.don H. Uunnlo u l li'ElllH Jneu to cu r u tivo Pgli uc:nmiua Lutto f(uc llo che è Sll:l lO len lCJ lO !'1 110 ad flt'8 , r lf'ol'dfl (Jl'ÌIIcipallllC11le J' e !'fll'rÌ t'IIZO dr•i f1·ntell i K c m piPI'er·, F oa. ;\Jn:-n y cd alll'i, i quul 1 pol•· r·oun Cllii i'<'J·ire l'inllllllllitù pt'l' la J<Oiruonile wl nni me.li , cnn in iezi•ud dì ~iero ~Hn:..:u i !!I I O pl'e~o da conval e;;c<••Jl ì della s ll'!'-~n uwiAllln. Lu ::;copPiln d t>ll'nnl•J)Jil'UIIIOloss!lla ci fu ~pel'li r•• cl•" ('nl r <'ll iiJ CPI IPt11po ('Oiillire :-:npr A un r·i rn t•ùio clw Hrl'tl"li In II IOiallin 11el !"llll cor ;;:o O\'t~ltlli \'0. l 11lan lo fH' r Ù al•l, i..:q!.!IHJ IIO uller in 1i ~lu ol ii pt>r )!i un!!t·•·c a Qlii'Slo dc~ide r alulll. i~ npinit>ll•' deii'O>:Ie•· e di al ll' i cl•e 111 p1·ogllosi dell:1 polmunite "'•a prù tlip.•tHientl' dal grado dr tnx it'rllifl elle tla ll'n:::la c·o ln ltW•···nnicn clell:r circ~>lazu'lne c d··llu J'G"J•i r·a zi·••w. l t'l'llll'i t'lll'dio- r r!'('i l'a tor i i !'-on o ~PJtzn dul,hio piu o 1111' 1111 l'50J''.;itali d Hl ,.,.1"110 l•:ll' UliiOi li CO, cd é fll'i JII'ipn l mcnle Il lj ll l!~lO
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RIYlSTA ~! I::DI C.\
403
che tl,.hb1•n~i !:Il r,:-i1i leltl li th'll n malallia, IHB serondo eo· !<lor o non e!"isL0n0 ancn rn i mezzi f'Pr pt·evenir P o an null at·e questi danni. L'aulon~ crede eh e dò sia poo:;r-ibi iP olleMt·e e ricot·da un pre).!evole lav••ro drdlo Smilll su l la polmouile, nel quale é dello elle i rna)..'g iori ;::fot•.d della Lr·ntpeulica tlebhono ess1·re direlli a r enc.let·c gli e;:::>udAli flogistici madatli allo s.viluppo Ù~-'1 mict•o~;occn, il che si può fRr•• a;.rendo ;::topra il sangue, ma 1neglio ancOJ'a direllamPnlc sui poltnoni colle rli imdazioni vapori metl icamento~i. L e lllltnel'Ose f!Uèlri~Ìolli Ollenul·· co•lle inalazioni di Cri'Osolo, assoc•ale, in quale]~~:, ~:aso, al l'u><o interno dello !<lesso rimedio lo a.utorizzauo a procltJmarne la l!''andissima efficacia. Ne;::sun alLn) medicflmt>n Lo possiede infH Lli un m agp-ior potere ger micida, nessuno è pill facilmente adoperabile per vafJor izzuzioni o fJOive r izznzioni, rli ne~~un altro pu6 ammi11 istr arg,..ll e u11a dose maf!gÌOJ'e SPnza per icoli. L' ammalalo deve tr o"<JrSi in un' ambienlt! pt•egno dt vapol'i di creosoto, e ciil, per quanl<• é pos~ibile, all'ini?.io della malattia, per cht'' se pur·e è pOS!<ibile ar r·••slar·ne il co r~<o ron 1uesto mezzn, lo é solo 'l liAndo non sia ant·o ra comincialo il peri0do di ('palizzazione. quondo eioé I'Ol'f!Hnn r·espira torio ;::ia ancora per meabile ai vapori nwdicamenlCISi, i quali pos>'OnO percorl'er·lo in og11i sua par·le. 11itiene per·ò clw nrtche in que='>la »econlia rose i l r r eosoto l'iesca di giovamento. poiché lw l'nnslalnlo ch 'esso pronr~10ve un aumento di secr·ezi one nelle muccol'<e br·on•:h io l i i nliamrnale e modifica il car attere vi schioso dello spu 1•go, col che s1 facilita la espettorazione t: si ll im inui!:>ce la disp11e.a. N o n lutli guar i r Hnnn cor r IJUeslo metodi); 111<1 ':Ire impor·La ? L e sue slalislic:he sono buone e debbono i11coraggiare a seg-ulrlo. Forse che si è mai pensato a non adoper ar e il siero di Bhering nella drfleile, flt>I'Cht'> non tulli quelli che lo u"ano, indislinlantente guariscono 1 c. /.
L.
Un alntoma dell'lnaufdolenza trlc uspldale . (Cen.traliJlatt fi{r d i e m N[. H· i&s ,, ap l'i le H<tJ;{).
BR ,\U:-1. -
-
J.'auwr·e r·ipor tll un cas0 d' i:,!'<ufficienza della ''alvola lric uspj.l e CO' ' !>intomi molto mar cati (l'ot·li pulsazioni delle vene dPI collo) nel qual e os!Oer vò ver·so la line della vita una
RI\"I.H .... lii'.DiCA
olnppia pul,azil)lle 11el 2o e :l" ;:pttzio i itl e r cn;:lHie. tll'i-:tlll d t p!.trlintl<tre rili~' ''·
l"<:li ele"a i.ÌI)IIÌ t' tiiiJicile tt t>t dut• ~pazi iult>t'co::;Ltdi 1':1 f.!~.!iun ge"nno ti lc>ro JOa:çirnu tn du rnut· la ;: ;:Lol l' \'f\lllr•cnla rl' . Pd P l'tollO di > fllf'~lu JIÌII o•:-;lt•!'P, t'ÌOtl COI IIÌII C ÌRV>IIItl Jll'iiiiR e iÌIIÌ \'1)110 piu ta r .li. Il punto ··uhnimtll le pa r .· vH 1:\:=:<~lLH IIl ellle dt•-
l•· rnlinato da un ll lllltll' tt lfltt <'ll r inf· •r7.0 d•·l 11 \0 \'i m eu lo . :\ el :10 ;:pllZi tt le !"l'ti""'' ;:j ;>••!:UÌ\' !HIIt ('O tt 1111 J'itmo (',[!llllfC, lll ll ••.!!IIÌ J'illltfJ cctl tlfH't' llole,·a due c·t~lpi, c ilr. u ece .-~u r inme r 1te f1 !l di h •l'(\ lll t' ll O tl i:-llmli d1 quel ciii' 11t• l1 lo fo"='•' r n di'li dut• c0lpi ~tH•c·rs5=i vt . 0 5=:-iA , dirento ('C l' 1118!-(1-!iOt' illlt>}f Ì;!•'IIZA, Cite llg'tti 5\COSSa della parpf,~ lo l'Ile i• a P t'A co me stlop }•Ì•· Lil i n due. delle qwdi la p r i iiiA, cltl' f'ra un po· più nlta t' ('ili HlllfOÌ», coilldd,· ,·n ,·oli' urlo della j'llillA, l';d tra }ti l'f:'I.!UÌVfL L' ascollflzio 11e rwl la p11 r te inft' l·ior·e dello ;:lc1·no e 'icin •1 A lfl•l.l:-lo Ilei :3o e 4° !=:pi'IZÌ() llll C I'CO ~lal e >'ÌiliSli'O fOC€' \"8 udi1·e ;:j !'l'!.!Ui VIIIIO C t:f11• CI ' BIII)
il t• l r• ll n ll ltflll·l lll\l par·aforticu. !. 'at~ l<We l'Ìliell l' t lle la df'sr·t·tlla pul,.:azione ~>'Ili rlu e spaz.ii inltf t't·osiHli dehlta c:rH I!"i.ierRrs i eor alP palognomonir.n o•·l la itt!<-nllio.: if'ttZill t'iCn"piolulr. ltl>l li ~ltc feuorlleno po~;:;a solo ,.eJ'ifkfll'"i in optt.·i ca'i ttei quali la ùi laUlzione de l v en lri..:ol" d··,tr·n i• i~t~l'n r tAIIl(· e l'Alr·in d,.;:t ro ;:ia Sf•O!" lRlo in mo•ICI c·ltP il ;:uo 1novimontn po;::::R P;o:!=:en· l!'a "pn rlnl o in una par te Ct'de' n le della paro> l e lorAricA, 11s;:in da ::Otlt) lo s te r· uo sin ~po-..[ tt lll a ~ini<:t ra in lltOdO t.: ht-' }a ;:un ru i "BZÌOII•' pO!>S8 es::<er e 8 1•i•r o•z.zRla a ' ll'll \'t•r·-o gli spfl7.i rnl t'rtos l•lli. cf.
Dl un fenomeno ohe al osaerva nell'ileo-tifo, alla palma delle maul ed alla pianta del piedi. - crcrtlr(l//ii ttt fiir rlie medicin if.:c/len
D iti l. '"· 1-'ILII'O\\" IC:Z.. di u.l e S>'8 . -
\\'is~Seltschafte n.
N. I l , 1898).
La diiTiL:ollù del la clingnn'-i drll'ileo-ti fo dipt•~tde C!=:!=:r·nzr<'!l· nw111e dA iltt liiHtto·anza di 1111 ;:inlll tn•• clin ir·u ::<iCni'O, che ' '11lca da sot}(l tl gnt'Anlirca ur.a l'<'ioll\'8 ,.:irtt r·ez zll ;:ul gi udii'.io, anche ;:enza i l !'-U:"-:r•lill della s1nrl r o1tne fenonwnolo;:ic.tl corll pl t>IA. P o>t·lantn o~n i uuo"o l'<inlo mo od O:.!lli nuovo m l'todo di esame c!H' ci dm IR pr•!""ibi ltlil di fAt'r u nn dia gn o~i e;:alla . d e "c e!=:"~' l'e a •·r·ollo t::n n !"OJJisl'm:: innP. da tutti i medici. e a (}tu•l !=:oln l'tifU8 r do ,.:i cottlpre ndc l' i~ttere - ~t> t·he de!=:l<ll1o l't·!"ame dt·ll~ r~d e lu r cnzione del s tenJ tl!!.l \\' idnl.
RI VISTA ~II::DlCA
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40.)
Tuttavifl questi m etodi di •:~>a 11 w r·ichiedt>JtO !"per.inli flppar ecclli ed un'abili tà lt•C'J ti cu C'Ile si ncqu tsla soltanto con l'P ~·'rdzio e col tr·rnpo; re~· la qua l cosa m nn·cH ad e""i •lu .. l la facil tla d1 appl icazioue che in tnl i rn"i é più che m~ 1 de;;.ider'a uile. (.)ue.;:to comple::::so ùi fAt ti inrlu::.!'e l'autore a t'Otnlflt i c<~ re ni collei!lu ;dt•unA sue os-er\'nzio11i in pr opns:\n . ;\o• ! 1 ~83, A\'etldO Cl-!ii la di i'PZÌlìiiC dr! l'Pp:li'IO tlei tifo!"i nello !"prrlalfl ci d lc rli O.le:;:!"a clll l'Htllc lln ·~·pide m ia di iiPoli!'o, fu Cl>lpilo da l l' o:-st' l'\' 87.1(111C che l lt'l mal11Li ent r anll lH p•dJnè'l dt>l lc lttani e In pinuta dei pied i f' l't'"''" l;l\'t!ftn un nhtl•ll'lll e rnlo r ilo !.d al lo cl11• . in nknni rai"i ::::a avvici nAva ,,IJ,l liltla Aranr.i<nn o di znfl'v rano. dH' l'''I'Si,.deYn Hlle l'o'pliralc lnvotu r e e <~i bag-ni grner ali . Dal con fmn10 d··l le m ani e d ..i l'iPdi cosi <'C'Inrnti con 'J'it•lli n()rmn li r isuHò c•li e q ue~Li lllliltli p1 ,,.,.,,lanwo un col11rito r o.:.-o o l'Osso h" ll ac·centunto; e dul cr>Jifr·nnlo con rpu-111 oli uwlnli nll'elli tifi a ltre mnlaltte r i;::ullil "81 tl!' re In c: te"!':ll nnLevole dilrerenw rli cnlcii'ÌI.n, pcJiclie, mcnl 1·e nei tifo;::i "l'iccava st•mpre i l <"flloril•l ;.!'ial l0, p~ 1· e:-;empio nPi maiali <"18nntit:i, le p11l me dc•llt:: t ll<~lli e iu ptanle tlt•i piedi el'llllt> d i colore azzu r1·o. Cnnlinuan.lo le ~ U P o;;,:: .. l·vazintJÌ. l'aulnl'l' ::::i f1•1'tnÒ l A ('t •ll vinzionn che questn ;::i11torno <11111 si pre::::t>ntl'l nelle altr e 1118latlie, 111u che è pt·opr·io dc·ll'deo-tifo . e lo chinn11'l sintomo f'nlmflr e dt>l'!C't'ÌV•·ndolo la pr·imn volla nt> l ISJ::! (Siìri-Nos.~ . .\llr·di.::. HlaU ., 18!!3r N. 1). :'\ e ll u lette r atu r a 1'8i<•liva nll':'ll'!-'O'"enlo l' au lr• rt! dict: di 11011 aver trov a to nlt.:lltl Accenno o
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'(IIP!'lo Sin lc)rnn.
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Alla tlotnfllldO !"P. qua,-,to fenomr'IIO l" i a proJ>rio >'n lt11111n dell' eplol t• luia O"servnta in Odes:::a, l'nulcll·•• t•i;:::pond,• n:-;«olnllllllente in ln()dO rH'g'alivn, llggtilllg'Plldo che il 1'e nun 1 ~>nn sl """n fu o:::"<'r vatn OH cbe nd le P[liÙt•r nie d•·l IRitl ,, l x!):2 iu Otle":<fl, e ne1 L1fi !Wiluppati::i ir\ )1n!"C8 , "ecn11do l'all;·rmllzioJtP. di•l doti. Skrbupw:;d;y ( .'vierl. H u n.rf:srhal' , 1 ~!):l, p. Ili ~). Lu accPu nnta col• H'azinne p» Imo-p l a n l m'P ~i o::::<erYR a lullt> le etit e negli i ndi vid ui d'anllJO i :<e::::::::i: l'tll tloJ·e 1' 11~SPI'\'Ò ~Hil e donne e nei ra n ~.:l ulli di fa ll tigl!c ri rclt~, i1 1 r11i no n •·r·A. Il c 1SO d i parlu r e di cnl losilci alle r11a ni ed a i pied1 . . La crJIJ IJ)iil'>;n del s i nlo r11n in pnr·oln ba luul!n i l prit&IO g~o r·n o deliA m alattia e du r a finn allu fine della ::::leS>'II, lllle!.;uanùnsi all'in izio dl.'lla cc.nvaiP::::cenza, irt cui nella mal!-
41llì
1'.1VI3TA liEO l t:,\
,_riO!' J'<lrte dei CH!'i. le m,,,,j ed i 1•ie .i I'IPI'end•HIO il c;olorito r·• •"€'•>. L 'tllllotrt' llol!l \.:l't'd(' di !•Olur IIIAIIlfP:-1111'<' aktlllll opirn••lle dt'CÌ"Ì\'d t'ii'Crl il l 't!Pjlll l'[!l dr·· pa<:;.a [ra ti gra .to d..-Jia coinr·~• ZI11118 ,.
lu violeru.>l dell'rr•ft>zrnll<'. E~li !-111'!11)118 1·he l a sua
!>Ìfl Ci!llo•!_';tlu Hll'inln'->-I I'!II.Ì"IH! do · ll'ol'!ffllri"'IHOJ !·t!l pr..dcolli cio• Il' nllivilil 'i t:. le dr1 lll!Cr·ub i !'lllll!.:f'IIÌ dd ti l'<•, i
C'ColllJIHI'SU
qn11li Jll'"dnlli >:nte;.!l~t•relJIJP r" In
lnl' o"l i'lllll<'lii.A ~ttiiR
dr.,_ li11.io11f! ~fili ;:u i ::n a, p r n \'odrereb i 11·r·n un'nlle rA7. •O li•· 11,., l l'n t l i·
\'illl CHI'lllll<'U t'd Ull l'o''-II'ÌIIJ.(IIIIUIIIO oli'Ì ':I"Ì ~llllg U i!.!rli df"JIIl CU[t' . .-\ o·onl'et'IIIH .ai (;J!e !'t•i";_!<l~.IO!Il' ,_1:11111": Ji !'ll!!'ol dlo ~ rlll",
la !"Cono·u,·,l anza fru que,..t<> e l'alt•·zt.·• .;ello l · "'i' l'rutrira. il pallnru d•·i lil'n·'l. P lt~ »ll<'•·lteua dc 1la loru pellr. Ln dnuinuza<onc df"I:H C)lllllllrlil (] j !'AII!...'I It' lll'lla po•IJ(> t' IIPi -':IIOÌ \" H~Ì <'Il· piliAri puo rl1p e 11d<!t·•• d<~ ipo'l'l' l lliA delnae'-'~'lllP r io, dt>l la 11 1il7a e <io.'~li a l tri oq.!'HIIi iii~•· I 'l ll: t:: pnrtauto IH pHi tnu delle tll!ltti e la prn11l;t d•·t )'ie.li i11 eut ,. ,-,·eauala l'll'l'u l'uzione :;<JrJ~lligua SJ'ÌC•·nno J•UI' il \·n lnril•1 )!' nllot .t ... J k:~,-uto udip ..so ~ullt•Cu litiiOil, CIII' ,..j uCo'IIIIIII)H lll'i Jillllll p Ìl e)P\'nli .Jj I'JU •·~IP ;>11perfìl'i In fn''"l't' tl•·l J'o•5'lrJtJ !.!intwtl•• di't \'A!':! capilla!'l ,.. tlrilll l'Hl!· $:o•(' lllrV/l dllllillll7, 1011tl olo•)J'II'I'OI'Il'll•llll' ;::illlj.(IIÌ!.!II8 :'(ili! IlO 811':111•
lt! cu·luta ,), •i Cll)'''bl, In !"••f'l·ltet.ul d~ lln p••llt•, re-..rniia;:iPIH~ dell'•·l'i lt!t'llti. lo e lt• pingl10 oln decut.1to. E. T.
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RIVIST A llf.LHCA
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i l melodn suo che po ·o :o<i clis•·Mlfl chimka n•eniA do qtwllo rlr Hayc t•nn, nel '(iJAI I:llfl t·ice rcf, dell'acit!(l ur·it:o è fnlt n e(1 t ll~ ili 'llle3lo, ridU Cf311dOill allo f' lalo di \l t'nlo rrnt'!.!:C IILO. La tlil'· f'l 'r t•I tza per ò ro notevn li s«ima nelln ''H iutazi.,lle qtt11 tt lt l:1lh ·a per· la qunlc l'au ln t·e i mpi e~u un pmr• ·tli tth'n lo tu nllo più S•' lll pl ìce e llllluralmenle mo lto più '<pìcr io. Occorrono i st>~u •·nli nppnreccltì: Ull fl tuarchina re nt1·d'ugn , 4 t ubi del la cnpac i'ù dì 15 c. c l'tttto, e1l una pipPlltt della r n pAci là di l c. c. l tubi debho nq a,··· re 15 c. e. di cApactl». 1118 ha~>la eh•~ O'Ìt-•n o g t·aduAli smn a IO c c l i prnccd itu cn lo è ~.:rtsi de;.cl'illo. Si v•·r!;'allo Ìtt uno dui tubi g t·adunti IO c. c . di ot·in;) , a cui s i agf!iung-e .la O,nn n \ g r. rli Cat·bonnlo SO lien •' da l n 2 ~tr . ol i fltnmoni;1CB. av,, ndo cut•a di scuotere il t11 lto rìtro a el11• li ca rJ>., nal•' !'<n dico dìseioltn l'élCI' ÌR ÌltCnminr·tll r O la p r PCÌpÌ \87.Ì0118 clei i'O:>fttl i ter a·osi. La precipil»z•one di ' iliCSli ~ i p.. trit nccl'll.'rar·e cnlln macchi na C'l' t tlril'u ~ll, dopo di <·lt e l'ori mr virne decanlHII.l. All 'orin a cosi lih., r·a de i fo.::foLi lnr-r·osi si a ~~iu rt !!, ,n o ::! c. c. th Slllmonwca e 2 c c. di ~oluz io 11 e di nit rato d'm•gr•ntn Allt· rnou iacale (ollen ulo ~cìo)!l i entlo 5 g-. di uilrfl lO arg<'ll ltco in 100 c. c. d' acqua e n g-l! inu ~···n.to arnmnuiacn linrit•> In SPil:zi•mc divent i li m pidA). L'a ~g iunla .lei nilrnln d'<ll'f{e nto an11noninca le ff\ pr Pcipita r e l'ad. l•l urico tl llo ~· a t o di urn to d'Rt'g•-ll lO, elle s i deposi•n in fundo al luho come una :>osl1wza ,-i.::<·o:>a e lucf'nlr.. SPpA! oln quesl<> pr ecipi tato col la macchina <:CII I t·i l'ugll si ag-gi unge 1d preci pi tato un ecc<"sso di ammonia t'a (al tnr no i'> c. c l a~tlnndn bPn bene, collo 'fil ale nptwnzione ,·iell e d isl·itliLa la l'iit pit:cOI<• lr·a ccia di clot•uri, r eHando n e l tubo g r adualo soil=mwnte urlll tJ d'u t·p-cnlo. Og-n i c~>n litn~,•l ro c ubo dì '(llP.-"L0 precipi taln co rri>'!'unde H g r . 0.00117() per o;:rni IO c . c. di or inA. M ~:r ltanle un cnl col" tn ollo semplicH e nlla pMlala rl i cl ri cclte~;oia rìtlf'Ctt'Ù fa cile lr<'J vare qua n lo acido urico sì lr·ovi nell' o rinu deli ·~ ::! ~ ot·l!. s~l l'à vnnta g-i{iOso l'i<t'gll irP In ricer·ca i n d ue Luui allo sle;.sn tempo, si» per l! n con trollo. sia pe rcla~ n Pila ce n lr·i f'u gnzion• · la m acchina sii'! eguolmente br la llt illla.
c. .r.
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HIVISTA CHIR URG ICA - -e-S .\.J(JL"~ . -
Cura del canoro colle inlezlonl lateratlzi&U
dl alcool. - ( T he .\hl!lhi!j Cyclr>[•aedia, JtJJJIIBII'_\' 18!18. PhiiMI~IphiH).
Pe1· tlirnoi' lrare l"effir111"i' cii •presto nwl•11lo curativo, l'A. cila i ca~" i eli Has;:e, Jel Yèal", del Y nn11~, del Vu llict. in cui ~i lr·nvano accennali m olti fHlli a:>;:ni l!:' l rn lllvi. d1e provt'l'l'bber t• •·e>almenle la Sc'r ielù del lr·nllnm rnlo. !.' idea pnre ~ iR nl'lla dalle p;:p•·J·iPM.e di C ar lo c lr"'al lw il quAIP, veJ1lit·1n•111e filllll o1· ~ono, nvPndo ollenulo ù~i buoni r t:< tli lat i dalle i11i e· zio11i di nkool nrlla cura ciei l UIIIOJ'i bt•JIÌfrn i , 1w declu«><l' che se l'alcoolismo pnte va dA l'e or·i !!ine n Ila fn r •nnr.inne di 1111 1111nvo l•'~"i'U to cnnnelli\·o nel f•·gatn ~> indul'\'i, perrin, l'llli'OiiH •lc•l pn re~tchi ma , n ..n era impJ ·Ph>~hile ~:) , ,. i tumori 111 ' ri;:conti<:.;:p r p direliRmente I'Hr.inne n el mnolo >"tr;:,...,_ :\l a il COSO più irnpot·tant~ r ij'Or lAlo dall'A. f!U~IIn cl1 l. Kuh di C h l(; a ~n, i n c·ui la di11gnn>"i fu chnicomer1lc ronf'erlll11 la da l Se nn e poi c·on1 pro,·a la col l' e!'fl m e 111 i cJ·o~c o pico.
e
in mn.Jn da ll<Jil l n~cim•e più ombr a ,!i dulJbio. TJ'allavns::t di un cancr·n tlt·l r a,·n nn.;;o- fur·ing-t'O nel (j!IHI•'· essPn tlo r~,Ji i ti .altr·i m etod i cur11livi, l'u r'uJlO l t'nlul•' le init>zioni d i al cool in ,·i <;t n di un non lonlHnn P"iln lei~:~ le. Dt•tte init·r.inn i fu r ono inizinte i l 1-i- olln!l re J:-;!,G con :1 goec» di nl co11l assnhrtn, .aurrwntaudo poi r apidnmeu tc la Llosf' fino a :30 _!!oece. La ri· dUZIOIIt' tli "' ' lum e tl •• l lumnr c> co mi11cit'• a vcrHir11r .•i dopo la srll1111A iniezinnc e. rlnpo l'undcl:Ìtlla, dHI n enpi8" 111R non r i· ma ne\'ano che pncltè L1'HI't:e L e iniPzir llti fnr•ono pn(·o più d i dotlic1; e n·· l t'ebbrnio IROi, ltl c·o ,·ittl nn..:•)- fllrlllr:ea Vt' ltl18 l r n· Vfl la <'01nplr·ln nwn lr1 libera , sin n ll' isp•·ziolllè cht' niiH pnlpaz ione L'A . dice cnn I'II !! Ìo}IIC che f]llCSlO CIISO, R!!g'Ì illl lO agli allri d••:-<cl·il li, pone' J'olroo l al di>"c)l•rn ol i l nlti !!il o:.:enli ll' r·npt>ul ir i pr npo«Li; pcr·ò. 111lo st;npn di nll•'i1P r <) un I'ISUI!aln ra,·n r r ,·ole, lu r ura dCYI' esser t• condniiA con O;_!n i d i li~<t-> nza. :\<? i eu;.:i rip or lnli e da lui CUI'Illi, l' ll n:::s•' in it'lli Hva unn mi~ cel a ,ji :111 pt:li'l l rJj alcool ll!">"OIUl l) e di :-0 rJ' ac llliJ, due V()i(p
RlfiSTA CHJRUR OI C A
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la sellimana, into1·no al lumor t>, cot n ~ pu 1·e nelle f!landole infillrt1te. L a '(URrt l rlà inirollala val'ia ,·a a c:e ·r11 tùa del \'Oiu tn e del ne op la ~t ll fl e t•aggiti nse, in qnal r.lte ra~o, 20 ~i 1·in!!he di Pravaz; il solo incon,·en tenLP. O:s!'er va to ru il doln1·e e r ai'Ìs· ;:;illlflmenlP rrual che sin tomo oli avvelenamento. l "'r ò uwllo l ieve. Allo scopo di ev.lar <' il peri colo di Jll'lllica r e l'iniezione in un V[Jl'() sang uigno, r HaSSP; in figgev a ragn riPIJI\ c:i ri n~Ja Pl'•1· l'o n.tam ente nei t.e;:;suli , pnc:cin lo toglievn la;:;r-inruto LA ca nnu la in s ito, ed aspetta vn qualche mi nuto : se dalla cannu ln uon usci " a del st~ngue, ttp plieava la stt'in g-a e face va l' inie z.iOH•·; se invece t'uor i usci vu del snnguP . lo~lieva lo Cl\llllttiA r I'ÌJ'el e"'' l'i11iezioue in un t~ llro punto La cura dovrebbe esse1·e con lntuntn per qu nlche t.-m po d()po l'nf'pnrente guat·i;.donE' e Ad i rtlet· ,·alli !'!'m pr·e pii1 pt·olung-al i. C·Hne g-ià si i> dello, il d olor·~ ;::emhra ess• ·rl~ i l solo ell'etto spiaeevrJie dr qne::<lo rn elodl) ('llt'nli vn; tn11 Rnche q rie;:;to ::: i può e Yila r e ri corrclndO all e lor·ali Ìn iez'oni ipodC'I'tlliCite di acq u~:~. ben no le quali anestelicllt~, o ad un nll1·o llliC~lr·l i('O I'JUAiunqne Si puc'l anc lte ri corret·e all'aneslr•$111 ~P n e rale nellf' prnne i ni ezioni e in !'n~gelli ahhaslnnzo robn<:ti, P fino a clte tll rt~ llArn en to ha, per sé ~lesso, ditntnrlilo la se11~th ilitit lora l!'. E. T. K .\ L LENII F- ROER. -
Impiego dell' ortoforme nella. pratica
chlrurgloa. -
(fl •l'l. kli n i.~r.lte Wucl1en. , m ar zo JI-(!JR).
Dei cantlll' ri fisici e chimici di que!'lO nuo " o m edi<'a rnPnlo intrud ~Jt Lo nella ter apeuticn da Einhorn cd ll einz f'u llirga Jnen te pG r l alo nel n u m•• t'O d i ottobre di questo stesso ;!inr na le. O ra l'l'wl ore fa una pa r·t icola re!!~ìala t•elazione sull' impie!!O del l'or tofort ne nella polin 111 1Ju la nza chi r u r·!!icn rl i M onaco p P l' Cal' i di ft>1·iLe r ecenti, bt·ucialu1·e. ulce1·i vnt·icosr·, ulceri I'Src ino mato.ae. ulceri sifìltltche, cn ri edr•nlo r·ia e J'r rit e ~t t ct· e:<;:;.i,·e all' e!>lrazio ne det deuli. tl'aendone le ;::e!.!ucn li cnncluc:io11i. L ' o rto fo rrn e è anestPiico t•ender~<lo i n~en><ibi li le e!';l.remila nervose d r•llf' quali viP.n e a conlnlto. E!=<serhio dillìcilrnell le solubile n ei i'HCfJUfl, non a::ris(·e al lravet·so la pell r.>, né nllt'ftvet·so m ucose r esisten 1i, ma i> em i ne n ll' rn enle nne,;l•· tic o per le l'cr·ite, bru c i a ture, ulrel'i e r aJ.wdi. Conll'il!'iArncnte nlla cocain a , la qua l e , essend0 fac ilm en lt· ~olubi l t>, •·. I'HpidomeH te
41 0 a>-~.orbita
KIVI STA CIII RU ilG !CA
ed J,n u,,·11ziom• fll!!fLC, l'oJ·tofo~ rl tH· invece ha uu·aziour .li lun~A durntn ;.:·ac·r·lu; !'l~ nP. !'<Cinl!lie d i I'Oi tlinuo una qunn l i t(t Sllllic·i•'ll te per r Pnde r l' lll"en-- i bd i i IH:'r'•i . dèi quali trm·u»i n cout" LI•~ . e quiudi il ;;:uo potrt·P ane!'<leti co puil dn rAJ 'P P'''' delle •H·e Pd nnc l "~ dPi !-'iorn i. Ila Avuto un st.to ca"" nPga th·o in u nn pi>~tra Vilt·ir o-<a. cht3 Pp-li spie!!a un1mrlten.lo i l cinlo •·e non. 'ip••ndeu·e ùall!l >:up.-J·(jcil' ukera la, ma da unR ;;:ta-.i Ji ufaticn Pl'istente piit prof<lltlnmcnte L'an~>>:le-"in incnminci avA ll ll rm AJIIWII l O :1-5 minuti dopo rn pp!Ìi'A1iOl1P o].•l 1';. nwd in, e lu•n p r e;;: to d i \'f~ll i v n CCt!ll pleta, mnntenendo;:;i ta t.~ J H~ l ' 11 nn ÙIII'Bta medin di 35 or l', L', 111 I'H'.'i CA:"i, lino R i ;:.rinr n i. L·ua soln volln s 1 limilù 8 due Ot'•', in una >:collalura, la cui abhontlnnle ~>><~u dozi o rw l ra.;•·ina,•o !it>co il rnedi •·fl nrenlo . In tRi i ca!>i c:•'n"i P'I ia l'Autor e di aolopPrMIO ~~~t to fn t•ma d1 P<"· mn i A. ~i n r· c h ù llllfl r.. r ltlfl n l'Hit r n é dpl lutto in.Jill'e r .-nle. Osi s 11oi eiìpt•r·imP~tli ri "'11 lln p11re che filAndo unA ferita ~ia !"lt1La l'llle~le t izza la cult'ror[q f., rme, pu0 a 1JIIP"l0 ;;o~ liluit•si l o iodr · forme o u11 <li tro rn "tli•'a tnen ln $1-'117.11 che s i p••rd a I'A7iOilt> tlel r .nlt'dit) pt•itlli t ivn. L'" t'I.OfOI'llle 11•m é alliltlo \' Pieno~o . c:'lnl8 In ln1 dimn" lt•alo ll eim. n P~I i ~·~pe t ·ime11li "111-"l i Animnli. fì nn nl ln do;;r di 't ·li ~r8 111•ni dati fHW hoc·~a o pe r iniezion i sot loc·nlan e•· . .l.ltr~l tant• ' ha potuto dimo::ll·are l'nutrwe :::u lle pet·:=;one, tr qlnlli. ant·he dooo l'a ppl icnzi•lfiC di )!t·atH.li dosi ;;ulte J'.. r ite n pi a~ lw, non $i :ò0no rnai !Arn enta te nò di dnlor di lP><tn, r1ò di male;;::o:cr e p-enera le, nè ha IIIHÌ con!'<l<ll81fl 8ILPr ;1zioni rl<'ll 'nt'i '1a. L'ortCtf,,t·mr a .~Ì"''" come nnti<:ellio.:n trn prrl enrlo le pulrr fazioni e le fet'IIIP.IllHzinni. l mpa;;tando dei pezzi di mu«coli di conigli" 1'<11 1 pul d:::colo de !lP ~ lanze e ncqua, e pom•nd0li r o t a :l7•, lta Lt·o,·ato che 'l""lli nei ~'l' t al i non t•ra RtAtn mescolAta pnlvt>re t!i rJI'tnf,I'111P pr ..sen lA\'81 tO !!iu dnpo 2~ n t·e s ... ;.:ni 13\'t· derlli rl i put.refazioJil'. m lml r e rptelli cu i e1·a ~lolo 8;.'gi unto j'qt•toforrne et'l1110 AII QC)J'A r imR;:;li in biiOIIIl ;;lato di COilf't• rVIl?.inn l' dnpo f'A r ecch i ~ i ·wn i. < 11Lre 'Jili'Slr \'nnla g-!!r è da tene rsi in g rnn ton lo l a pt·npr ielil che pns:o:iede di lim ilMe le ~··c t'e Yio ni delle pia ~lte e d<'lle ulr-t>r i, il citi' fH'I'IlWi ln di c·A ml tillrP più t·nr·amcnle le nw.lica7inni co n ri ><pA r111io di lt> mpo e di tnHiet·iale>. Sm qn i delle applicazio1d rhi ru•·g-irltP di flHes-l o medicnm l:' nlu che il NPlllll!IYH lta r;;:prl i mental•l anch e nelle ult:eri ln ri n!:eP, IH'IIe ulct>ri di :>l!lmAco c 11el c·nt'C'i noma ollenend .. n (j 1Jun11i ri~ull>tli, fnlti dn ln i C'OI In'-cer l' in uno tki pas:<ali
RIVJtiTA C llli!U!IGl\. A
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rtttmet·i dello !>lesso periodit·n (Berfioer klinische \Vochensc:hrdl). E;:li per o invec•; di aclop••t'l'll'e l'orlofot•tne, ha ado· pP.t'al o il rloruro eli Mlol'ot'tne che e mollo ptit facilmente solubile e clte pet· gli scopi {•ra indicati r<embt•a rendere migliori r·e..-ullati, ma ch e 11 0 11 è t'NccomtlrHinl!ilu pet· gli scOJJi drirut•l{ici, pet·che ha una r··azioue 111olto a··itla e qu11H.li e:::er c ila un'nione it'l'tlnnle ~ull11 suprdkie dPIIe ~Jinghe e delle ulcet•i. Conclrtdt' l'autor·,, ,..he questo nuo\'o acq11islo ùella let'AJ't'lllt ('8 servtrà a bnndire dalla pt·alica chirut·g-ka lfl Mra inA e lA tntH'Iina, clu~ r>J'SIIO, :;1110 ud OJ,!gi. i soli tw•zzi l:'lliC>~Ci per· c·aimar c i doluri delle ferile e delie pllt;.dtè, t11a il c 11i 11;;0 trt•n era sempt·e del Lullo innocente. C. F.
o· CoN:>:OR . - Trattamento chirurgico d el reumatis mo articolare aouto. -
CH et!. H eco T'd , 11ru rzo 1808).
L'autore r ipot·la le !'ue rsperi enze per·snnali su ciò cile si put1 considerare C•JIIIe urt lt·allAtn~trlo ptullo:;:to er oico del nwma l i<:mo art trOIHt'e ueulo .!!onotToic·o, . P dd l'at'll'ile r t> utuatiC'» non !<pecifìra. Egli tl !'S!' t'i ~ce cile l'unico l t·altAtl) enlo dal 1111Aie >"i prtò A\'l·t·f> 1111 pieno .-:ur·cc•!<!'O per un'Arlt·ite gonnt·rnica O piemica é l'itO ill ·drnln 8!•et'l11rè.l dC!J I'arlt <:Oiaziotlt' cn11 i1·ri)2!1Zi·• rte e dt·t•na)!'~io; ed in app~<g'!!.Ì.J di quesltt !'<ll<l Ol •inion~ egli rifet·is.;e ciiHIUP 8!'<'1Ltpii rtei quali quesln tu el!ldn o'• stato !'L'(!'Uito da f!Ufll'i!!iOIIe co m l'lc• la. L'n rci - ione deve essei' larga ahba!>lanza da f>"'l'tnl'llet·o il passa~J!tO del dito indic·e I'OI qu11le pnlel' t·JmU o\'et·e la linl'a coagul11la, ei re e t•ilenuta rt ella sinuor<ilù delle ~iurt!.JJI•e, e che nessuna manipolazione c;:ler·na t·iescll'l'bbe a ,.Lnc··llre. Se il tmderi ule plnr<lii!O l'o :;~e ln~ciato dl'lllt·o, l'opet·al.iOrt e perdet·ebbe lullo ti suo valot e. Per l'irrigazione SLH.:ce>:!'<iva allu vuniRLuJ·a tJ,,Jf'arlirola· zione l:'glt im pic~a il !'llblimalo C!Jl'I'OSiVO l p ;,QQ(): pe1• l'apertura pr·alir&l-à i rtlt·oduce un ,Jt·enAg!!iu. Mentr e il trattamento di que!>l'atf,•ziorrr. con w•srkauti l'•l altre applieuzioni t•;.terll e l asciA quasi se1npre una cet·ta t·uvideua delle super fìd arli,·olari, o r 'gi.ti là od anclt il n~i !'A t'ziali o :zenerali delle :ziunlut·P, nei 5 ca>:i t•iporlali dnii'Rulot·e la gna1·i;.tione è avvnnuta senza r el iquo ti di !'Orla . Propone che lad.tove i cntn unt libt·t di testo dicono clte • non esiste finot·a alcun t·imed to di cui ci possa aflìdurr; " d·>bba a ggiuntrersi," ad ecct·zione dell'inler·vento <'h irut·l!ico. ,,
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Rl\'l:::TA ClltRURG ICA
Cnnsìj!lia inroltr·e eli soslituiee nl nn111e rli r••uma t i~mo acuto. elle ha poc11 !'i !!11 i licilln etio l io~ ico e pal n lu;.!i co, qnello ùt artr·1le ar:utn infelli"n, c<>il"a:.rg-iunla •lelh.t qualitit:n di 1-!0llur·r oirn, pie11111'A, tuiH•J·rolo:::H. !>ililitirA A l'Pconda dPi r.ns i L o nrl,cola;cioni !'ervoriO cnm·~ illcubaLr·ici nelle quRii ti v eiPno è elabot·a lo pe1· es«1' r· poi i ntr·odollo nella ci I'COla zi•Jn e. QuA J. l'UrlO \'Or n ·blJe t·e~lrin~eJ"t\ l'opt' l'8 7.,0ne ai !'\lli CilS Ì nei tjl!Aii la pre:;;,•nza di !'Lulilot.:ocd1t fu dia::no,;lic:are 1111 es!'Udfllo purulenlo. E::li per· le I'Sgioui !'Oprace•·nnAle, rift• r·!bd i !'j)l'L·inlu wrlle ai po,..lUtJti. c r ede S•'l npr t:J ulrle l'i rt lel·vento cldr ul'gi..u.
c. f . Dr.'ION>:. Cn \ t ' VEL, ~l lc:HAI'X. -
Sulle lesioni addominali. - (The .\lonchly Ciclotmedin, JanuH r l 8!l8. Philaolelplt1H) .
t: ip••J·e, IP•ia deii'Addol n•' ol npo lft Jp<:ionP ~~ un· indic"zio11e !"'r l'upt>I'IIZionP: u r1 P11111etlln de!:li Alli I'P:<Joi ralni'Ì rli :!1<- :ln al minutn, cn-litui,..eP UflH 111dict•zione H:;,.oluta. Le e:::tr·ernit<i rn~d !P ,ono l' "~'" un !<ÌiltOino impOl'ltude. Il cliii'II I'C:II, •JLtaiHIO ;:;i trova drnAnzi Hd 111ra fe l'i l R 1'"111'· tranlr, d•·,·t' itnnP·diHI~nl"lllP e"'"!! tl i !'C 1<1 ll·.r•Art1tomill , Ji:::::.ai'tl l a :'ll!l nlll'uzr.,Iw 1111e \'HJ're J'l' r fnrazioni dPi v i~ce r i r ,·edert~ !<C jllll.> (JOI'Vi J'ij>lil'{) "•'IIZH H!<Jl•• llA r é
dr e;:;"I' ('Vi I'O!:'[ I'Pl lP drJI-
r irt"OI';It'llVl dt•lia pt•rJ[!Jlllil'. l.a stes-:n r•J•PrH/.141!1" ,·i··rt ('111'1' <;o1 1,..ider11ta qu<ll e il lratlflmen l() p1ù rHzinrulie 11elle I'Oflllt-<io,Ji d .. lraddn rne. Fu !'llf· fit:ienluii1e11t•1 dirnm:t r Htll ,.J,e i :-nliOIIll nnn ~ono ;:;empre un indit·P nde~!uutn aiiH ;!t'llVi\il dt:!Jh1 Je!;ione : quindi ;:" 1101 nn n !'i<lliiO in !.!:l'lldO di r\'ll•l,•t'CÌ Cllllln .ft'll<l le;:;iPill' ;:;l e;;;:;n, lA >'t1IU t:OSA "~'~ fur·;:;r è 'IUeiiA tll arr.i&l'la a cc·rl'ar·e. Il i\l•· ndy lron·, d1P in 2S!I ra;:;i eli C•1nlu,inni dn caki di cavallo, il :10 p . JIJtr dei pazieuli nou npPrali uwrtronn . •·"me J'llr e ti '7 1 p 1()0 Ol'~li OJH"I·n lr. p .. rò f] llt·~l ... l'il'1·,.. n"1r hnnno v ·dn :·e, 1w r ··hè 111 JHli'Pt'<'il i rn!'i """ è nrc · •·Haln n kun pllr· tir·c,IAI'e, e in tR dPr :2'1 l'ill>t opel'llli ro11 e--ilo l •'l ale, e r·H uiu rn~o :·l f\ In J'Pril"llilr. E T.
:\f. 1\..\II Lt;YS<;. - Con tribu t o alla. conoscenza. delle fr&t· ture d ella estremità inferiore de l r a dio . (C'ent r al1,/atl tur tlte TJi erlll•tnawft ,, \ \ 'i .....~e/1 .~1'/tnften. N. 1 J, ·J x9~). L 'uul!we ltn f'ludialP, mediHnle i n•!!gr Hi'.;,Lgt•l r, GO ca l>t i t1 111 h>'illH1J'III'l!' r·ec:Pnti dl'llll cn>:1 dt·ltnlhttllll'a t1pwa del r Adio, ''" al c u11i ullr·1 casi oli fralllll'!' J'I'Odotl~ a rltfi ci Airll•~nle !'lll t·a·
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RI VISTA CEIIRUUOl\.:A
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dn\'cre. Se 'Oit.lo i t'i l<lllt<~li ollenull, In !'Uddelln leFione non parr'ebue t•,.:sere un Fem pii ce di,..tacco dPI r epi fì '-i nel l'ehi a \'<~ll zatfl, ma sar·ehbe qua!'i st>n1pre R'Roc•iatn H 1'1·nllllf'8 clf·lla dm(ì;:i. L e fessur·e non !'tn·ebbero ro'-i fre•tnenli c·o111e fu arnJni'~'<"'O fino od OJ~;gi: 'IUe!'le 8\'VCt'l't>!Jiwro pi(J fu<·il uwnlr nelle cadul"l sul dor·so della 111ano che !<ulln pu!rn11. L e lhltlure cornpJ,..le o intert>!<S;IIIII tutta htl',!ilt>zl.a tlell'oR,o IHO p. 100 elci cnsi), o cnns1!'Lono soltanto in 111111 rottu re~ di una po1·z ione pili o n 1eno P~'<leRII dPI pl'•lr.esso ;:Li lo ideo dell'ad 10 (Il p. 100): una par lr prese11ta AlWile rollurn dc>l marg-i ne ddla supe1·fìcie dor"ale rlell' aJ·ti<.::ulul.i• •w. l>ei c»~i 0~'""1' vati dall'auto1·e risultn c h t• nel -i2 l'· 101) clei ca i tali I'Otlure pc•net l'81'0110 nell' ~wticoln;.ione del In mano e nel 5~ p. 'l Oti la lRscin l'Ol iO inlallu. CircA lo spostamento, l' auto1·f' pol\• sta!,ilire che il fr an•meuto inft>rio1·e C'rdinariamente è ~p11110 i n 111t0. inùit>li'O ll nl!'t•sterno e che è spec;so ruotatn nltcwnn al !"IlO ns"'e fr onblle, mn non nllOI'I cO nl sagiltale. La r01c1plir·azione piit itllpOI'Lante - la f•·<•ttura del processo ~Li l oiden del radio -fu J'i-;conll'lllu nel / 8 p. 1110 det casi. E. T.
RIVISTA Dl ANA TOJH ~ E FISIOLOGIA NORM ALE E
P ATO L OGI CA
P r or. S. S \1. VIOI.I . - Alcune o ..ervastonl sul potere ag glutinante del alero aangulgno dl alounl anJmalt. iGiorn. della R A c<·atl. rli M ecl. di Torin o, genlluiofebbraio 1898).
L 'A. ha fallo alcune o~servAzioni le qual1 stAI'ebber o n dim ostl·are che il sier o stutguigno di ulcuni an11118li nvi·ehlJc H potere di Rgglutiuare non sol o al cuni spr'cioli micr orgHn isrni, sieno essi vivi o lliOI'li, ma anche altre c;osl&nze 1"1'8· n u la r i inanimate amorfe. Egli avrebbe cioè trovato che alcuni l'<ie•·i sono capaci di agglutinAre in blocchi, in ammas"i piu o m eno grandi i g r anuli Ji car bone deJI'inchioslJ'O di China o i g r anul i di ca..mino, quando cJuesli vengono con es::;i me-
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RI\'ISTA D! A:-A TOliiA E FI$111LOG IA
o;r0lali in vtt ro. E :rli Ila :::.·,•I lo pet· gli e:::Jreriuu•nLi 1"111chi••>'lr t• di China lirJuido dPIIa DHli'C8 13nun!eois .-\inè. Parigi. e mw >'Oiuzinrw t~mlunnHwal•· di 1·ar mino lillr·alo. ln fallr meS~:Pian cio ac r· uralllmPnte ad una goccra d '~-t cqua u11a piccola pc11·zione
dello' !'n!'lllllZe ;;uddt'llP ed e"llltllll/llltiO al lltiCI'fl!'<'t>pitJ, ;:oj ,.,,d,• che r fìrti granuli d1 cArhon,• o di ra rmtno souo """"Jlt>Si, unir"or·mt!rnenle SJIAI'..;i 1wl liquido. c" n ,.i,·11ee m c"·irnf'nlo bron·uiano: m•'"""ni>tnd•• 11wece la sle,::::a qullntiln <li iuclti0"lr o o d1 t;Sl'lllÌI I<) ('()Il llllH ).(0• " 'i8 di :sie r·o di !'llllgll t> di !:èll l l', l'lp · pena ;:ep.. ralt~:::i n uop" akuni 1-=ioru i dal !'&IA«'-'O, ;:ili e:::;:co o 11011 emo;.:lobinicn, SI v..-ol1·ù che rapiòn1ueule i !:!T81111I1 d1 cnr·· bont>, più l ... ulanJI'nLe qnell1 li cnr·mi oo. fPI'Olann tl<':;li &t n ma-<;:i !ioccOII05i alle Vt•lte ii'olali , rdlt' 'olte 11 • 1t• r •'llli in mndo da •·o:;lrtutr•f' 111111 r·ern H lll!l::lie ampie> ch" nrcupa lulln i l cnrnpo tiPI 111icr·o:.;copic. Q r1e<>la r ea;dnne Sli!C:ir JtillllJtle, assai Sllnile a queiiH ..:Ire o•,.en·n,..i ct>l ~1e1·u tifo~ ... non puflnttr·• bm r"'i all11 den-.ilà dd >'iero J>Pr chè per·si~te anche •JUtlndo il
;:ie ro ;,re~f'o V t'llg>'~ ullurJgat•J con aC•Jua. Anal ogo J>" lel'e agdulr nanle è dalll dt~l !';rrr o del !'AII!.W8 d i l Hl" e da fJIIello dr pt>cora : non co;:i quello dt>l maiale e dei C11niglio i qu:1li 111111 "Uio 11011 ffillJIIfe;;.tanu La l e a1.ione. mA l'Ono capari di l•>gli.-l'la a quJ>IIi rlie lt~ pn::seggo11o. Dopo 'Junnto lr'""'" ono il Wi rt~l e i l Sicur·d, che cio(> la l'l'a<:ione ll!.:glolJJ iallle "' f•l'Oduce t!fWHilllellle 811rlu· sui l>uctlli del tifo, fi:<r<Hli c11l forrnol<l, ~:on cile \'fWr·ebb<>r o e!'<clu;:e dRI fenomeno le pr·opri..tà d tu li dt'i rnicrorgani;;omi, l'A. ri trene che le sue ''"Jtl' r·i ... nze ahb•nno un ~~t'l' lo valortl nel colllribuirt• a clas;.j. tÌC81'8 l 'll!-'~ itllliiU7.1(1118 f'1 8 l COJIIUIIi f't:!1101JI811Ì fi;:ici. le.
B. H o:-r·:Nnr·:HG. - Sulla g lic osuria alimentare D 6 l sani e in alcuni avvelen a m enti. - (lna''U· f)(s,q,•rl., l:krli11 1897. - Centl'o{lmrll ]tir tlte medicini.~r'lc e n 1\"is.~en.~cll ., N. 9, l X!l8).
L':\.. ltH'!fllllo in tutto l t 7 e!"per·i rnze !"n I la pt·esenza ddia glic,:,~uria ai Jtuenlare, delle qtHllt '~O in llldr,·i,Jui sani. !11 una inlro ltuiorw s tori c· a, e.~l i pa:::f'a in I'!JO:!"t';"lla le v~rie contr·sddizionr cht' r i;:ou llall" tlftgli e:::per·imenli p rAticati frno <1 1 giot·no d'oggi, e clte~Pgli allribnis.·e in rnrtH al rn•>do ••tl all'or d ine st'gu ili 1w1l',.sper·i rnenlare. L'A. introdn!";.:e "•'lll)We n... llo ;:tomacn di!!inno e in nna sol n d• rSt\ l 00 l!r. di w ce her·o d'uva a 11 i,J r·o, ed e:::ami no eli
RI VISTA f)! ANAT0111 A E FI-llO LOGlA
in 0 1'8 le orine enn·~~e iu 4 o 5 o1·e. Con qu r>~lo pr oceclir nento, egli non lt•ovo m ai nei !';Ani secl'ezione di zucche J·o; per l'Ui la gli(:O'!u l'ill ùop.1 100 g r . di ZliCCir er·o d'uvA tleYe e:::sn r o già con~i leraltl come palolo~ica . Una l9 1c J:rl icosuria tro v ò negl i sl eli ct·onici di cr~ l'li avveleraam eu li, ma;;!>i m e no· g li Accessi IICuli intercor r enti: cnsi nell'a vwlenamento l'e a· pion1ho - specie durante le Cl)liche sat lll'll ine - IIPII'alc.ooli ~ rno cronico - specie nel delr r in. N ell'riVVt•l e n>~menlo pei' piombo consta tò r i •Juzione clei l i lllili d i assi mihui•)ne dello zuc...:her n 1113l Gu p. 100 degli l:li<8Jlli ; nel deli nwn iremens. 2 YOite in :~ casi. L a g l icCJsut·.a alimentar e ven11e pur·o· constAla la nel 3:J .p:•r <·.. n lo d ei casi di nevr osi tr·nuutali t' lae, menlf•,• no•ll e afl'ez•oni o r~<lll i CIIe del Si 3lema llP.rv osO i l r !s11llato ru dubbio. ~ e!"sunu i nnuenza su l con!>umo dello zuccbP t'O e>:er <'ilanll gli s lali di dr· bnlezza genera lP, l'anemia. la cache.::::in, ecc . f"li'fl
E. T .
RIVISTADI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE OvrLvrE. - La traamlaalone della. sifilide. - ( .Vledir:al Hcco rrl , marzo 18!)8).
L a que~lio n e olella l r';lSmi :;siiJi li lò rl .... lla ~ it i l ide è SO I'ltt rli nuovo a J'l'fn'OL·arr appa'!;;io ·1a lB ÙÌ"(:U"-!\Ì•llli rH) n pi ù su lla possi bilit{t, il clté flr·m ?.i è un fallo nccerla lo, ll l!l su l nu11181'0 d i gPner·azioni a cui questa lru~rnis!\iO n t' pun 8pi11 1!61'8 i. R i l e 11g o no alcun i c he essa no:1 vada &l d i là della 2" gt>rw ra:tiu ne, altri c lw po"sa ar'r l\·;we sino alla LPr za. l i d o ll. Ogilvie am·onta la questi one fN t:eru lo os:;erva re ello prima di cliscu ret·e bi~ogna illtend el':'<i br-ne che ro»a vr,!!l ia si~.mificnre l'e!';pressio11e sifi.litle er editar ia. Amnaclte, come n on è p ossibile a llrim ~n li, chr. la !>ililide dei rare11LL pl'Oduca n e i d i sr'Cild etr li alcun i stai i pn lologici, cona e un a c.Hllì debole zza gener·ale, un 1\}n to ecl in apel'l'etlo :::v i luppo, tnlu ne rle via:doni d ,... Jia CQIO:rno vert eb r nle e la pa·edisposiziiJ ne i n g~ n er·e a l le malattie, m a questi falli non er an0 sfup:;:t li nen.m H'IlO ai prjmi osser' YIIlori , e la parola par as(lìl ide, cnme condizìorll' 8 li O
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Rl\'I STA DI M.\LATT I E \"1·.?\ J::REI::: E l>ELLA PI:::LL E
el'e.iila r i>l, no•• è che 11 11 nonlt:l n 11 ov ~l pet· un fAllo ,·ec~.: hio e colln"ciulo, il r[uale. s" ~c,· ezin nalrnt' llle è stato mef'so in duhl!ill o Anch e negrll n, lta ;;:erupre avuto la »anziùne dei più. ~ I n l'et·l'nlelllenle ::<i è \'Oiu lo col JHlllH~ di pa ra.~ i.tllide •uell er e Stillo l' i !dl uenza di'Ila ::<ililide un a gt·<tr• ' JU»nlilà di ll JaIHI I,ie In cui ori gine ;;:ili lil ica é IIIOILO dubbia. Se nella pt·ooluzicJ:•e di ce t· te cl\·fo r·m1lil, cotn e i pi•·di e i ~i11 nc:chi stnt·li . il Jabilt•o lt'porino. l'CC., Abbia pa1·te l' et't•il i t~ sililitica, é una que'-tiont' Rulla qual e c· é molla dl\·er·><itfl d'opinioni ; in o;:rni m DdiJ pel'o i' cet·lo che l'esislt>rna di lDi uno di questi falli non autori zza, di pet· su ::;olo, a fumHtlat·e i l gi ud izio tli sifìlicle et·edita r u.l. l.e opinio ni ;;:nJia ;:ifì l 1de 1n genernle e s ulla sifìlide ereditnriR in parli colat·e sono lll<~l l o tllver !:;'enti e da color o eh<' t' ilengnno i dann i di que"la rn t·tlall ifl poco lemil,ili e faci li a t:ll t'IH';<i quanto u11 :::<'ll tplit:u ntfl'retldure, e <.:ile <.:redOIIO un a,·_ vt>nirnl:'nto rn .. llo t'MO In !r llsuti><sinne riai ~eniln r i ai fì ~;liuo li, si ,.il ~i110 a quel li che ne f'anr. o il suh;:lt·I.HO di lulle le g rav i lll fll11 lliP CllllO"f'Ì U{e. Che la silìltde nei pae~i civ ili non t·appresenti pi ù i l 11a~e llo paur·oso e l emulo dei l etu!oi pas~ati, e cl•e non si vedano più al gin1·no d'ogg i i danni g.,.a ,·is,-imi e le deturpazion i ch'essa CHI!ÌOilA \'8 u n"Lnl'io, ma é J:till·e tt~nlo notor io r he pu<i es::;er e t1·a:::rues~a , quantunque alc uni aut.. ri abbiano rilenuw che i sog:retli nati da :l'enilori si rìli l ici er editino piuttosto In imllllllrilù . che la silìltde in a llo. i\la :J coso della tra"l t1is:>io ru.• nlla 3" ~e n e razio n e rle ve consid.-J't1l'Si come non onco r· a pi'O\'ltlo. polche i fat ti cl111 ici por·tAli in Appo g-g-io Iii qu t";;:la lc•or in non sono tro ppo sol idAmente basuti, eJ hanno per la ntaggior' parle 1111 v~:~ l o r·e sem plke lltenle anedclulico. Come d'altra parte non si può ne7are che l' i nfluenza rl ist.t·ofìca della sifilide possA l'ar';::i r·i senlir e fino alla ter·ut genet·azionP; ma da CJ••" sto alla sifil ide ered tla r·ia vi è gra11de dill'ere11za. c. !.
Patogenetl del baolllo pioolanloo ed eziologia dell'eotlma oanoreno1o. ( W icn. /;/i n . \Vuclt~:n~Sch r~J'L, N. 50, 18!17) .
l. ll r TSOJ ~I ANN e K . 1'-R EILICH. -
Gli snlori ltnrtno sotL,lpOsto eJ un a ccurolo esa m e islologico e b;1 Llet·iolo,trico due cHsi d r eclima cancre noso, fi ssando i n "pecilll mo lv la lot·o atlenziPne !;U\Ie efllorl'scenze della
R li' JST t\ DI AlALA TTI E V El\ tm EE E DEI.I" \ l'Ell,E
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pel i e e su il c ernorr:q. !'iè. N ei pr epnl'il l i In i l'.!I'• ~~copi c·i si poti' .. r o no dirno!'>lrat•e dei bacilli tini elle "i col.o t·a,·ano col Gr,tm; e eol metodo delle piastre di ,·etr o, fui·on n t·invenuli !!li stessi badili in cultura pure, d••~ si I'i\·el<1l'Ono per blldlli piocianict . A kune c~Jvie, a cui =-i pralica t·omo iniPzioni ipodermtclu~ di mezzo r m. c. di u11 brodo d~ c.:ulluru di un'0ra, pr e!:"entarono 21- 01·e. dopo un'infiltr·azione dm·a nr>l punto dove ei'a no state falle 1.., ini<>z.iont, e ll10I'trono ;1\ terminP di 3-} ~iOI'n i ~em::n sin tomi d i 11111:1 ma lsllie s JI<'Cra le. La sezio11e dPl punto infillr·ato 111111 fece r ilt-'I'A r e lra<:cia di DUS, mn ben!'i numet·ose e pir,:olc emo rragi~ e>'lenùenlisi anclre uei coulorni: l'<imili emorragie si trovarono ptll"e nell'endocai'dio, uel pericrwdio, nella Pleura e nel polmone. Gli a11iwali in cui si praticarono iniezion i inlra pe rilon eali con IH ~l1·5<SB dose, mori1·ono in brevi:s~irno tempo pe1· pr rito11ile ~iero;;a . l. 'e;: a me islt•l<>a-ico pe1·mise di con;:tnlare una l!l'llllde qua n· titù di bacilli twlle "et.ioni J•·ll" pelle, pHI'licola i·menle nelI'Ppidermide e intorno ai vasi; furono pure trovati nei l'i· sc,.,ri, dove e;:ist.evano emor rug-iP, con1e nel polmone. Gli auto1·i si dilnostt·ano Cl)ll~"Ìi t li che in nrnbl) i casi anlti in (·,-a me, il bacillo piocinnico af!i quale e lemo~n lo slimolaIOI'e , t"nsicchè essi concltiudotto eh~> questo micror·~an ismo I)Vò •·ss•·r·e pulogt>nn per i'uOIIlO. L' invasione avvien e pi'OLabil mente dalla pelle, e l è !'amt·itH da •1uelle malllllie che producono il mat·osrno, com e l'en t.- r·ite e la tuber colflsi.
E. T.
RIVlSTA Ol TERAPEUTICA IACOANGELI e BoNA:-;:-~r. -
L' azione delle acque aoidulo a.lcAline sul ricambio materiale. - (Bollettino 1/e/la reale accademia m~dica ili Roma, fosciccli G, 7 e 8).
È una questione agi lata da luogo tempo, e che fu variamente risolta, se gli alcalini, entrali Iwll'o1·~nn ismo per la via gaslrica, scemino l a fot•maz.ione dell'urea, diminuisrauo nume· ricsmenle i g-lobuli I'Msi, erl aumentino invece i bianchi e la
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R IVISTA Ol Tl>UAPEUT!CA
'luanlila !!inrnalim·11 d~>il'ucitln uJ·.co, inli·HiciA Jido il poLet·e crJ111burentn d t> i tl';::suti. Lo an·,·J·mono Ri•· t ... t· e Rabuteau: lo llOifflllO Hyudes, · Puplt;!l' ed altt·i, 1 qual1 s":-Len~ono invece cb~ :.:l1 nkaliui, u<>nLi a dosi Lernpeulit"lte, Hli1Jl811lnno la quanlllù gint·u;tliera dell't:I'Oll, diminus,..ono •1uella dell'ucido ut·ico O fHlliiO t>lf.l\'111'0 ii llllllH'I'O de~ l i Ol'ii!'OCILÌ. l dollot·i l acoRn.!.!:.-li e Bonnnni hf'lnno i ..;tiluilo df'lle e,.;perieiJZI' soprA due individui in pet·felle condizioni di salute, e lent' IHin es<lllo Ctlll ln di lult.t i 1110der ni tft'lll:lllli della biolo~in, T 11li e::<p"J'IJ!l... nli vennero divi.::i in Ln: p<'rioJ i : 1• P<'l'iodo IIOI'Ill>llt{ o pl'P11lr-alino. duJ·anle il qu11le i dne so;.t!:telli vennero numtcnuli n diHa rosLanle c bll\'l'er·o un lill'll d'8N 1UH lllB I't.:in flrO die. ;,!o p ,.r ·ntl•l aleali ·H,, in cui 11ll't~ <'C!LI<~ m;u·cia venue sostituii:~ I'11CIJII" s:<~nlA di HOHIA. :lo P•· r io,h> deli111livo nel quale r ilor·nu r ono all'ul"O dell'acqun rrrat·cin . l r e:.ul lllll delle lw·o r·icet·che l'ur ono quc:.:le: L'uso dr·lle ll<'<(UI' <~Cidu lo-nlcfl l ine non vAJ·in ~ensihilmenle In (lllAntilù 1-!'lllt'JI:di•'rf'l d.;>ll'urea: il I'ÌL'I\rubio <~zolul() ~i fu pil! ulli vo; diJi l i11ui:<ce la qunnlilà dell' n<·itlo Ul'ico; migliora l ' ttSi'i miJ,,zioue dèlle !'05 l<~nze az•1lul•·, ed è favorita quelln dei corp i !-!'l'Ossi; i pt·oces"i put r el';tll•vi enl,.riri non \'ariano. Gli e:.:pel'i rnenli l'Ono slali l'alli coll'lwqua .o:nnlA di Rnma, che è un · acqua acidul c-alc;Ji i lln l e~gel'it, e fJIIirHii le concl usioni l'ipOI'IP.re debbono t·it'er·i r si 11 <JUCile ncque che h;tllrro unu eOill)IIISii'.iOn~ chimica silnilc a quel la dell' ae•1ua santu .
C. F. S opra le applica1ioni topiohe di 1allollato di metile. - {Semaine Mr•rl .. nprile lR!t8).
LJ :o:r~s~~"'' &. L.\:o:KOIS. -
~nno
o•·rnrti pa~sRli due ann i da quAndo i due autor i f'ec•· r·0 all'accademia uwdica di Paril!i la lr,,·o pl'ima comunicazione sul!·~ R]'pli(·flzinni IPcali di ."Oiicilato di IIH~ lil e per In curn dPI r l'll lllHli."Jnn '" lir·(IIAI'O ncnto, non solo \'l'llllundone g i e tl'elll mPI'O\' igli P~ i. 111R A:<St• r i'Jitlo r-l1e d ruecl ic<uneulo venh·a as!'Or·bilr> per· In p~-' Il e e l'Ire occotoreva un accur·eto in viluppo 111 O\'Hlla dopo l'llJ•plicazionc del rimedio pe 1· impedirne In vo lu t d izzu zi• liH?. Fur·••no allot·n sollevnli llloll i dubbi per· quel eire I'Ìgmm la J'a;.;S!II'hirut"ll lll ('lllUIWO, dir·pntlo C'ire l'll\'(:'1' I'Ì:"COrt l l'tllO J'ucidO
[U VI S'l'A DI TEUA Pr:UTI CA
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Slllicilico nelle oriue non JH'OvAva ut~'allo I'Asso,·bimenlo pe1· In JJClld del suliciloto rn ~: tili<:n, il 'lllnle pot,,·a benis~imo vl·· nire as:::orbilo per lA via polmom1 J'c', es3endn mllllo volatile. 1 ÙU8 Autori istilUÌI'OIIO in 58!!11i lo llllnVi espel'Ì lllellli , COl'· t·edali questa " ' •Ila di tuili i control li, e ne hauno Jato t:o llluuicflzione in unR sedutfl dtd 2R lnat·w p. p. esponendo i segue'lti t·... sullali. E<:l;'j htHlliO !'t!ll1fWt'! 8ÙOfJ61'8lO J!r& lilliiÌ i!,~>O di :<alicilRlO IIIC· lilico, e 'lll&ndo lo hnnno applier~ lo dir·ellnlllPille sull11 peli~', hAn no ril roval'l nl'lrOI'ilta t"elllip-t·l'lln lni :lO di acido salic·i!ico; 'JUa n do lo (,,. 11110 a pplic·« lo s.~ t lo f0 t'lll(;l di ponu>.la falla cu11 ~nHHiliÌ 30 di sugna. l'aci.lo sai JcJiico nelle ol'iue è d i!'we;;(o a c·t'lll i ~r·ammi 19; se la pomnta e1·a falla C•Hl lauol inn scl'ncleva a cenli)!r am mi tG; so• c:on vaseli na, a ce11lig1'amnu 15. Finalr rlente se l'applicazione deli a p011 111 la erA l'n Lla senza sue· cessiYn i nvilupp\) con ovatln, J'ac1do snlirilico nelle ori ne si r iduceva a cenlig r arnuti l. Ev i.Jt>ntemenle In su~nA, la la11nlu1 a P In \'8"'Piina clit r1inui· vano note voi men Le I'A>~>'OI'b i mt:lnln c ula •w o, ~ q u11ndn IM po· mata et·A applicata senzA invil uppo l'a;;sorbimenln era •JUa;;i nullo, m entt·e invece av r ..-bbe dovuln in 'IUt•slo caso es~e1·e tr1;\g-gio r~~ !i'e avvenisse per· b1 via poilttnnAre. E.;si adunque m en lre lpr nano Il t.:elelll'UI'e i vnntnggi del sa l it"ilalo <.li m etile P<' r u<::o 6"let·no n el l'l' ntHRI i"'' 11(1 11 r ticoiAre fli.;ULO, ,;:pecialmertle COllli'O gli s Lt'FIZÌ<lllll d11IOI'Ì dell•• 81'liCcllazion i infiamrnale, insi--lono uno voi Lu ùi più sulla ncce;:;::<ila rli un 6J'metico iu viluppn ckll a purte s11lla gua le ne (} stata falla l'nppliCI:IZi(Jll6 C.(. Rosexrti ·\L. - Sull'impieg o terapeutlco d ell'acqua calda , pa.rtlcola.rmente sulle malattie della pelle. - (Cen · l ralblatL fiir cfie metl. 1\'iss., feblJraio 18lJR). L'autor .: s'intrattiene ciRJ>f'I'Ì1111l su)!li effdlt fìsio l()!.!iei dc·ll'a('frua ('alda, p!lr descriverne in seguito l'impi ... f!O n ~ ll e var1e lll~ l nltie !';oJllo for111A di i>Agrli, impocchi, la valut·e e irl'ige . I.Ì•on i. p ,,r ciò che coucerne ti crunpo ciel A der·m alologin ••gli ~··ede eh~ il l 1'Rlla 1n ento cron aC<Jllil c:a t.:a possa e->s ... J•e uliltualo anchH p•·t· lA ;;ua azione bHclel'icida, e non sC>nza sucCPs;.o, specialmente nelle ulceri venere-e sel'pi;..!iiiO"'e, ostinft· tnm f> n Le JH'ogre~si \'e, nel l'n vo r> n ella ~,;no nefl ~ollo fon rla di irriga/ioni calde.
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!{IVI,TA Pl 1111!~ 1· ECTICA
A 11!'l1e lt> ukeri :-i li li l lf' h t> t;c•n lo•ndrt tZI'l 11d C"'JI<l nd•'t·~i J•Ol'· !'111111 111 q.:IIUI llllldll Vt'ttiJ·C itttlttt'l17.8lt• I'IHOJ'CVOi tn•·lllt'. Ap· l·li •·nt.inni oli a•·qu·l o·;d la di c·ol'lR dll t'lllu A;.ti"rrHI" pure l';li'O· l't!'···hneute ~·qwn ccrlt' alf.·zu•ui lll'ut•i;.!'inn~e. t:H tne J'przewa tldl" !':Ct'Olo• e dt•lla l' tth·a c• ti Jll'ttrtiO Jell'lln••; co!':i J•lll't> '""" -ri ~elle rali l't]'clu t i !.!i•ll'ttnl tn ... ttl" portAno henetìcto in c •·rli prur iti f!C'tii' J'I'IIi .J r Ot'l;.."tne tfi' I' I'O"'è:l ed in Hlt·trtw f••rtne di llt'liCMÌI'I. 1 hai!lli ct~l.li dl'lbt dl.lt'ala da l a :! llllllllli ~onrl tnollo ra c· C01nauJ~:~btl i ne;.di e t·zetni <l"ciulti c ronici, rome nd eRenlpio in ' !"ello deila pultna della m,utt•. P•lrliroiHrlll•'nle VHfll<l!!;,!in:-e t·ic.::cono le J:w;ltU t'<' od Httclte ;:l'tlll' iluppi n ~ll'!-l < 'tiO ,.,l:!aJ··· e nell'ac;ne J'Ofo:Hc;Pa. I n f]UC'· !>ol'u lltll18 l'autore intpie.:.ra "'P''!':~Il •·on butlft I'Ì~ullllln , nlt re ,,JI,· Jn,·utu r•· cnlde loculi ft~ll•· ' lllu"'i ;.!iOI'Ilaln~t·nlo. il ba:;rno ~:al . lo da :J7•- t0° Ren111nlll' 1 della cllll'<t 11:1 di 10-20 min nli alle 1111111i. allr• brac1~in, a i pic·ùi P Hlle natiche JlPt' ullen <'t'e in <(lli•·lt• p<ll'li la diialA/.IOile etei ;;i-:l('11Hl VH"aJe C a lle~~f'l'ii'C ··n ltfo:e!!uenlPIIWillt• •JliPIIo delle pHrli maiale. L'aulort·' rHrcotnanda c lw ;.;iu e"'JWr Ìill" fliHlo il t ratlmneuto c11t1 a c·•J ' tll culdn " ' tultr ((ill·llt> oll'ùt.i•HIÌ della pelle c iti:' so"" i11 re luz iOJW Ad All" I'M.iolli ciel "t~léma ne r i'Of-'O come la psn· t• it~~is, la ~=w lcrorlet·nliH, In pruri!!ltll', il liclten t•ubcr . l~iualmt•t tLI' c:!l i cre.l1· d,. !'rtc;r JIH1 <'!drlu a bl• i~:~ IJIItllf't·o>=e e ~\'n rio.t e intl lt'Ozinn i nel le clll'•·r;::e rnRnifi'!':LIIZÌrlllÌ !':ililit ir:h..-. nflltl'ill' suii'R\'I'eiCnRttlento eta mei'Cttrto et.l aiLr·i ve leni m e· tn llid. c. 1.
S ~ ~1-;o;o.;- \ \\l:'J<J\1·:"~; :-:~1' Tcatta.mento del carcinoma col chelldouinm ma.jus. - (Ct' rtlrn[/,fal{jiir t!ie m cd \V i~s. , li> lliH'SiO l :-.!IX). ~ •ll•• •pw:::ln
lilnlo l'lllllur•· Clltt tlluio·n i I'P!':IIllilli olLPnul i cla Tlc11i,..,,,l,k'l cnli'P!<[I'IIllo di clwlidonir'''t moj11s 11!':8 10 nella r ut·n tlt•i ,.,Il. ·utOIJlt. Ot"')!'I'Minlll!uentc• egli •·d uiL1·i med iti d1 Mn:::t'n nnn "" "" ~llllt illll't'Llllttlt t 1'0rtunali. 11111 cii1, secondo il Sam "'"'t. d ·•,·o Allrihuil'"'i Ali Il ÌIIIJ't' t ·l't•~.i • Hle dd p1·eparnti nrl>~pe r·ati: Jl•'lcltè unda t•' t• ;. di :-lr>sso da IJeni-:enko poi e os!'=t'r·vare :'lll c·11-i rl t c-at·,·illo)•nt e "IUC'OI•Ji, la CII i dia~nosi l'ra !':laln l'alla pnrte Sni'I'H i d<tli clinici, parte "llpra t~ na lisi tn iC' t'O>=COJ'ir he. I.' i t~ lhl• ' rtzn .11 •)llt'!':lO rtrezzo t'lll'lllivo ;oi 6 1'a pal••r<11ln in lutl i i C'<l"i <·ol pr·,;,·,wul'r! un rurlllliOIIiureuto del lun1•11·,•. clte poi
IIIVISTA Dl1'E fiAPE UTI CA
nvevn Onilo cnll'ellll!;h ·nr:::i ' IIIB!" Ì !"f>Oill<liiPAil lf'lde. Cn!'i. 1 e r e<:.empw, rg li vide U'l car•r,inornn del la mnmrnelln, eh<' dPJ'•l J'IJ:'O ueJI'C!'<lt'fllto COII IIIIlltlln IWI' IJlllllellt' 1111l"8, f.Ì Cl'fl :"el>iH•
l'alli, I'AII1111ùiiC'IHIO«i, tllli lt:!'<~'>uli \'Ì : Ì IIÌ e !òlllli, e ;.;j pnllJ\'H ennc:leare c"l dlln ('nlll~' 1111 lip<~ llla. L•· I'ICPI'Che rni•·rm: <·•1 l'iche f"nlte n•·lla cl1ni ·u .li /.Jo o:ru d illiO"' Lr~trollo f'l1C il llllol<ll"t\ 61'11 V•C I'8111Cill6 Ull o•rt·ÌII0111A . Si111de l'l'Il !'<Ialo il c"l'~n d··gll altr i CM·i . i •Jnnli ll<'litl mo~ ;::ima !;:•rle ernno lnlli ;.;Lulr ,Ji<-JriarHii I'Oill<' d•"'!'0ra ri, IIIBIIll' ll inve<··· due !>nl l c·illwr o .,,..ilo letnlc. l l D• •ni;::en ko adopcr« l'<•"l r·a t l(l d i f'/ieli•lonin m 11u·so:ol>~ l o H J•Arti ll~llfiiÌ COli 8C<(IIH dislilialn, fìlii'H 1(11C>"~I8 lll8:'<Cii!A!17.!l e la f1-1 u.. lln·e 'IU<rlr·he l••r 11p" Il utrr ,•dd;llll cl w ,_ju ne f11 d··lle iiiÌ<'I.ÌIIIIÌ snlloculance r;~ , ,, provN·n1111 p .. r]ri-."'irllll dnlorP <' llt':"<:.UIIIl 1'1'1\ZÌOIII' IOOlll'; JH•rc'l ,01111 !:t'llfll'lli lllelsl!' :-C;.!Uil.t• ola le!!~·~rn
l't·hb1·e. L'Hulrore SI propone rli rl11r•~ l1·a br,.,·e mn~ginri P. p1ù pn1· · licolua·t'P"'!iute IIOltZid ave11do IIJ II'upre,:o unn ~critJ di e:-pl'l·i nwnli di l'eLI i a di1 110st r nrn In l't•nle •"ilk<li'ÌII di 11ueqn li'A l· \lll0o 0 !11 11 1 eire,
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ncqui::\lo dt•lln let·apeutkn dt1i lllllll"t'i t11;tlig-rrt. l'.
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Le inie zioni profonde dl a ntlpirlna contro l a. soiatloa.. - (.ç,·,,mrdnc .\Jr=tl .• 11pril•{ l ~!!X).
K L' H:--r. -
~1111 é la p r i11 111 \'Oiln çlu~ ;.;1
p11rln di •ltlC'lr! lrallnnwn l" Cllinti\·" i1n p1e.:.r<•lo contro 111 "ei&liea, mn 1 I'<':HJ ilali 11nn ""llfl StAti lrnppc1 :>ntldi;;J';rc··nl i. 11 d H• de ve 8"'"' ·l't: a -:cri Li o, ""C''"'tol n l'<tulore, nll'av.! l' l11LL1 praticato le Ìllll'zin11i ;.:up••rticlnlut<·tiiP . in 11111d0 da IIO!l IÌII' ~illll!!t'l'8 i[ l l l edÌt llll11'1dO fillfl al 11 (' 1'\'0 111A IRtO.
lll.;.ì'JJrnndnpern una ><i1·in:m dr Pnl\'8LL lllllllila di 1111 lu11::0 11,110 !-<[1<!:'!"0!'11 Ò (' i IIIU'<cnJi, 8 in H:ll"ll \ ' C'l'· ti··ale. nel rnezzo, e tl!l pu' ul •li,.olto, di 11na lrnA<l lit·ntn d>tll;1 tubeJ·o=<Hà IS~.:hiali~'a nl grnn l!'On•nl•· r c. (1uiv1 t•;.di in iellfl 1•'11lllin,·nh\ 11na soluzione a pAr·li q.:uc.li di unlipirirlll e H(''lu:-~
ll!.!'li dJ!' Ìllf')!'>;H
,Ji,tillala.
Con quPslo ~IlO 1netndo a>:!'<eri«<~e di ovet'è rollP rllll n 1111 IIIÌ· gho rtllllt:n lo in •jua ll r o cA:<i •li !':ciaticn r lbl'lle nd alli·1 c·rnnl'llll~i lerapculic i.
e. ' .
422
RIVISTA 01 TEHA PEOTICA
N. Bt · zvw;,,N. Dell'influenza del ferro sulla secreslone del sucoo gastrico.- ( \\'ilm. /;lin. ll'oc:ltensch r., 1 ~97. ~.
;j J)
c;Ji e~llmi circ11 J' inJluc~ "u' .l .-1 l'o>t·r•o ,.:;ul la secr Pzione :iel ~IICCO )!'1-lSlJ·icct fur-nno rrnti •· Ali dall' A. in ((i ammala t i (011~ mici e clor otici), ~ ~up.~ r·n1·ono il numero .ti l1·ecen lo. Tr~ di fllltl!':(i lllf6l'li1Ì. 1'1111 f>;! l:li'HIIIÌ, Jli'I)"'CIIlti\'tllltt, dt!l'811le !H digP~tiOIII;l. llflrlllale i'PITeZÌOlle di Sll<'f'(l g'A'I I'Ì CO: ;::p(le &llrÌ, C011 I •G P~I'IIIIÌ, ""IT'!·iq\ltO di in;::ufliciettzA ;;o•c relo1'i>~ e mo· lO l'il-l dello ;::tnmnco: !!li ultimi st>i, fillllhliPille. con l :15 p;::anu, nfl't•i VélliO Ì SÌ11l1111 1Ì Òi iper;::eCI'I-'7.10 JH:l dtge-;liva. l l'is ullali eli lati Pf<Hini lanno fOt'>'o; !:$LAbil ire cii~:~ in qtt••i casi iu r.ui il contenutu clt>llo :=:Lomaec• !aH giò ecc·essi va l't-8· zinlll! Aeid!'l durAnlo• la cli~t~;::lirollle , ti f,..l'l'ol ScttnllliniSII'ill\1 mune11lA il gJ·A.Jo di acidità e. per con;::Pguem.n, ancl1e tutte! lu liH>It>slie di cui !':i ,.;~oglio11o lagroare gli anPmici e i clOI'O· liri, CÌ"é: !':\'11!'0 di Jll'o.!;::~iOtll' nll'epi~n:-,LI'Ì", nau-:ee, vomilt, olfliOri e pirMi . Q11i ,; il Cil!'O di ri eo< rl·er P Hgli alcal i ni e aol un n•gimP. ùiPlo>Lwo nrtli - ;::JimohwLo• , l'rilltl:l di romi n1·iare la C111'8 dc• l fei'I'O. Al o·outr· n rt o, in lulli i ca»i in cui la ser: r ~:· z1one dell';. :id•1 dcl!'ioll'io·o c'• ncormale o i• diminl!Ila. Il fer ro ~p~o·;..;n un'nzi o'liiC' b011C'Iic n, ec.c:tlan.Jo ltOn di I'Aolo la muco~A 1-'fl!'<l l·ir·a 11lla !':erore?.iOIIe oli •[IIC-.l'aci•ICo . t·: . . T.
e
L 'apocynum cannablnum. - (Uri ti~J, nwtlicnl }t!u.rn a l, dee. 18!!7 J.
A. A. \\'oODI I UJ.L -
L'nzionc clo•ll'npor•tn •tm c:nnnabuuun r/l>'!'<Omi~dill ,t"randemo•:JI<' a (ji !PIIu dt>lln drgila le: peri1 non ha azio1w cu mu laLo\·n. Cllllle fu t!1moslra Lo rlnl G' in!'kl. Sommi11i«lrnlo con,'enielllemenLc, f. 1111 pr»~. J OI"n diu r t> lico. SPIIZ:l alcun tlubhic1, e;;-<oa~ise~ i~tolirc>llnmenle su ll' <~u men l0 (!t>lln p r~;;-:io11e arterini"H, mn de,·e 811che e-;ser<' uno sti1110· la11te dil'elto d··l n .liiP, e d11r luo!!o alta di l<.ta7.ione d~>lln arteriole 1·enali. P •·r •fUHIIlo io ;::appi>~, cii c·e l'A . , cl ll ~>slo fHtlO non ve11ne ancor11 olilno;::LI'ntq, IlM !-(li elfoLli pn rrellbE>r o ri.,.t~ lm·o un tnl 11111dn di n~ire.
La 8Un i11lluP.IIza 81 >:ptega rnP,.dio m quei casi di ell'usioni gem"ral i che dipellolOIIO da clelicic'IIZB del tono ViiSCOlare e. •pwlun'lue ne ~ir~ la •·o!!inne, r i lllAne semp1·e i l fallo e!n pi· r ir·o clte, a l Ruo n>=o ;::'!gni1·o"o rll,.lli naollo ;::oddi!<fl:lcenli.
E. T .
423
RI\I!STA Dl TEC~I~A E SERYiliO ~IW!Cll MltiTAR~ N. SF.:-~N . -
La. ohirursla. milltare in Grecia. ed tu Tur·
ohi&. - (l)e~Cf. mJliliirii r::ll. /. • i t., N . I, !1-!)Sj. Red uce da una e:::cur!'ione l'Ci,·ntifìca f11lla in Gr•'cin e in Tur·chia allo scopo di studia re ~li slnbilirn cnli sanil.nr·i militari dei due paf'~i, r illustre clt irur ~o mil itnr e arner ic:ano pubblicò teslè una el ahornlfi r·.;lHzil)rW snprH quanto ehbe occasrolle rli vcder·e C<llt1, e incon1inciando dulia c;r.-cia r r dà le s<>!:'u•~nli nolizi e: l mezzi che ;;:ono a di.;posili<nl\l dell'esl:lr-ri l0 trr cco per il pr•imo soccor:;o, C\JHSislon0 i•l a rnhuhwze in rr•n1 H~ 1·o a!'<sai scar so. l ferili er·a11o tolti dalla l mea d~>l ru w o co11 sen ,pl ic i«si r•u• b~11'<' 11e A mRnfl , e fJUindi II'A<>por wti sopra cnr ri A d tre ruote o !=<opra asini ngli ospedali da ca mpo e da fJue!<li Al più pr·cslo po>:sitJilc nei piu \'i<:ini l uop-lti d' imbarco. e di li\ per mar·e nvvi., li ver·so i ~r·nndi spetl11 li d i P11tn1sso e d t Ale~re. Do;•n eire qu('gli sp ... lal i l'11rono pi•·n i, il elle avvenne in pochisl'>imn lempo, fu n••cessar io r ico r·r···re ad alll'i l ocHit ed n lt~ l u s0 si de«lina r ono lt• du e !'<CUO io; mili tari ed il Pnlitecuko, che com plessivam ente :avevan0 la capaci;ù di 7011 lelli; fur ono apprestali assai bene e con buon ~ i s l•· ma di wnlilazione . C•>là t'tu·ono cu r ali con buon esi to an che 1:2 l ur·chi. P os;:;edenùo la Gr·ecia un ragguar ,levule numem di rnedici, non ;::i < ' s<~n lilfl alcu na clelìciPnza ,Ji JWI'Snnale, per 10 r he fnr•m o r Pspinle molLe olfe rl·~ di per ;::orHlle clie v eni ,·Ano dHII' t>sle r o . T ullavia, oll r e dell'ambu la ttZf\ Le.le«cl1 , i medid i'lgles i A bbo l , M offi.u·l eu O s iJO rrt, m fl 11 tiA l i colli dA Ila Cr·nce Ros;::a, ellhet·o oc,·asione d i P.segu i t' e o P~' razi oni c h ieurgiclle. Il ;li rettore del servizio >'811ilar·iu dell\1;:er·cilo ~~·ect), il dottor SknufRs (con rango di colonnello) , é i11diçolo ù•11l'aulor·e quale uomo fiSSai previ de11 1e ed opet'MII . l"r·a gli altri m('dici si dic: tin s ero mollo nella cura dei f•·r iti il pro!: Galvani, med ico PII rl ico iAr·e della pr·incipcscsn "'''''d i laritt , il dott. Sa vo<> ed il gi11ecologo dolt. K alo1 •Olakes.
l 424
~1\"!SrA DI TE<:.IOCA E SEU\"IZ!O liEOICO lliLlTAHE
F11nzinnarnno in 'IIIAiilù di p•lrla - t",•rili cit·rn :ll\00 !'Oidal i , dPi I(Uflli p••rt'• l'Ofr) CÌI'f'll ;{HO ei'AflO 11n11 CllllahAilenli, menla·e !!:li nllr•i ~t n VH IlO al fu oro, l'l >;.. lo in cu«o .;i bi"'"~"o p t'P"'l!wnno !<et·,·i;.io d1 pnl'la ferili IIHIIn ;oles"" u1 n,Jo dei co,j olelli 11iul<.lltli pOI'la-I'CI'Ì ti (H i ll'kr·HII k ••IIl rii )..(•! r) d P Il' e,.:<'f'o'i l• 1 ;!t' l'lllH 11 i l: P. l medki pnr lll \'11111> l'u • •it"o1n1~ d"Jia ll'll!'!'ll, cnlla ~ola di«tin zinJw ol<'l ba,·ern di 'ulltltn •·olnr l'••rpn•·itto. L•• ~ociPlà d&lln Cror·P HO""n dellr \' »ri<> llA7intli n,... ,·nno 111Andat" nnl·lal' d•>lle infl'rmie•·•· 1"111 LPalro oll'l ta ;!11•· 1-ra ; cM•i l"eJ'\'irn no pe•·~ino ll•• !.!'Ji ""'{'U•Inli [•iit A\'l\IIZnli . p•'l' e-:. 9. l.!lr'Ì·"'Il, >"1\fli'O Ìlll't!l'lllii~Nl tlHII~-''i cd i11~1 .. ::.i. li .toll. S··11n no 'i,,.. ftriiZiOIIIII'e Rn•·oni al lerllt"' della !';na ,·i«ita. ~•·11dtr11 <"he pe1· pllrl•· d"i lnrchi ~in !:lillA f•Oco ri"p~'Liatn lA C:·n··e H.. -:-n, e • f'll'-<111 rnll•>, .. ,.,_:nlldol S•''lll, IIV\'f>ll'l'' p••f't'lt•· ' i rs~ nhii"O dei pr·ivili>gi c~"III'(""~Ì uiiH !<Ol'Ìeln , olond·· ' ' 1!11 ' "~'~"" fie•·•· rnpl·t·e,l1t!ll•· p•• t· pnr·t•• der lttrclss . La ""liL11 ,·,• rd tta >'lnrill ... lta l'lllruurht> lt• p<i!'li l"i "'1'81'8\'ano ls• nr1ni n !!l'fl tt ti"itllli rJi-<[òlllZO f'llll illllllt;)II!'O ~(:ÌIIj;IO oli llltiiiÌZin!IÌ, l :,rro •Ci t;)I'HIIP flrJll1ìti di fucrle G1·as con f'I'Utdlill' dt pinulit•t ti•• i ntlrlo r·o •t t O, 1:, pnllir·i: All'incontro i tu l'chi f'I'iltrn p•·o,·w In ti di fucil•• :\ln rlnri Clllt C'lllilii'O i'g'llFIII• a •f!l"lln ,f .. l Gnl~. L.'trn :;!•la h:·ignln nvr\ll il fucile :\lnu .... r tn•td. !JII. St .. trdu Al 1'8CC<Hllo rl•·i nrediei g•·e··i, le t"r:rile pt·o.ICillt• .Jn quel fnci lP pt••·"elllt1\'Hllll r Oll'lìll••r·i d·· li•· h·~ion i dn prnit•llil•• d1 J'i''''"I'J raliiJt'n, p••r t', lutti i pl'••il'llili cl w ::;etili ,·id" 11+>r;li n~pednli di A lem• e 1·nno .li pinntl•n a !!l rh!'ft r111ib1'0. 1\ue f• I'Oieltili rll J•i•·cnlo caltltl'11 1 CII" Ulll\ ::;1101'8 illli:riiiÌCI'Il in~.d""', e~lt•n,;!'c· da due l'•·•·ite, Pt'•''-l\llla,·n rt " flk1111n deftll'fnt'lmlziotw •· lutti e .lui' eri'lllt• r·imn-.:ti tOIIIil't'nli m·ll·· pnrli 111nlli dtdltl co;;ein, qui11di f'''illlo "f!AI'illi a ;:rt·nnoll' tii>'lanzu. Il picr•()IO fllltlll'r<l dj prnio•\lili Il )>ÌC1'1ol11 l'!liiht'() e>-lf'illli t!lt ll t: t'··rile pr•lt·,•!Jhe e«!:••r•· tllll'l p rova deliA llìl'n I'O!'l!l di f'8111'lr·n· Zilltr8. St p ll•l .liro r·II·· pJ":.;i 111111 ,;.i i'l.ll'lllll\'HIIIl 111 Ile f•·t·it ... , .,,._ Ct>lltt<tln il eu:-<o clte fo,:sr'I'O ~fta t·ati ;a .:ronrle rh::-l•1111.:t, "i'fllll't" elle ove;;:~ern bull11ln primu conlt'" tlla 11!'lncolo . 11111 <dlnt·n ,J,,.e,·urto J>l'•'"''"lttr'i .J, tonnnli t' •l'IÌIIÙÌ ,lillio·ilnHHILO t·i··,.nn!'C'il•ilt per P~"~•io•llilt di t·ir-cnln l'alil11·n . l !:oldnt• ::•··"·i J"tiiH• unrnini tli nwdio•·re -=latura, ma mu·ctoln-i. tnolln "OIJI'Ii pel'llhilllilll<', nnl! de l iti all'ubul"o ,J'nkoolir.i. Si Rtl•·ilrut!'C•· n 'lll<'!:lP ''"llditi,ni. nnil!1tllt.lllt•• ul llltle <'lirno. il dt•·'UI''-" felice drlle le,in11i 111'1 ft.>r·iti ~r.•ci. t' 11011 o~l:urle
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KIVI!>TA DI n:C:->IC.\ E Slm\'IZIO ì\lEII!CO liiLITAHE
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il Lral1Ame11lo n;::sai F<pt>-,.o d il'ettno;o eol itWnlll!•lPio. Pcot·n (• tla assep-nAr ;::i una grande inlluenza anebe alla pritll<l tnedi c»ziolle. diA ;::j prOC"III'RlO di eS<~gliÌt"O COlle C(liiLSfC 8llli,.:elliche. ln fulli fra In i<> lrm.ioni d ... l l <lt>dico capn 'i Prn •pll?lla tli rntl•- r P. In parl.-· fpJ ·i Lu, di-inft!ltll ri A r•111 SC'IuziOIIt.l di subiimo to, P0;::p;11'gf're lo f<' f'ila c)i io,f(Ji',H'lliÌO C rpti 11di c~op rit•lu C<'ll
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~o rzo anti~ellira.
Pe1· l'irnmnhilizz11zinne fur·OIIP impit·gale l'e r ult• d i l'••li··••llfl m·~lnlli<:ll . .., solllwlo n r·:.!'1 1 os1Wd11li da carnpo si app io11·nun gli a ppa rec·c•ili g"•'""ali. Siccome uon erano iu usn ~~~ lAhe llin<" dia~rwslit'iJ•:, flt.:<'fl•lev.a laln1' t.u che illllliln l<'ll l H v.~ni•:-;t•ro r·i IO O~si gli n ppn rerclti. l ."nu ton··· n o l n s1wcin ltn'"!nle il l'n l lo che il primo np!'fll'ecchio crn ll!•plicnlu sollnulo dni nu ·olici cnlln a;:: si.:;lenzu of ,>~ li niutanli d' <);::l"'dnl<'. c;iccome il tlll111ero dei ferili ;rr t>l" Ì, ~ lnndo Alla r·Pioz:i '"'~" Jell'nutrwe, <1on 0il rPf'A"'"Hva. i Lr·e tntla, cc.;.ì fn po~::;ibilp l'npplicn'i"tle ,Ji ' Jue:;Li llJ•JliH'I't,<:lti, Ja qun J,_. ll~:"OrbL' 1110llo tempo; e l ll lfHVil\ 1'8LIO I'YleiiZÌOliO d t> ( •:fl-<0 di 1111 nrtir-iAie, u r.ui t'u npplicùln li primn nppnn>rc;ldn I ~J n r e dopn uvvcn11ln la le;::iOJJ<'. :\lolln lp;::inr d Pl'iliiO co::i lievi cliP. i ferili 1 illll111evt1no pre:::;:;o !e l ru PJ'<l (l A • na!!~ior p H 1·lc fe1·i li da 1•Ì<:<'ol i proiet l il i l. Q unl'i lllH i ;;i •· r icnr~o Al lnrcio c ln,-tiro o altumpnnonwnlo Rllli .. ~ll ico. So· poi, sec<JIIoiO le inl'o r nunion i dalA da u11n ;;tiO I'Il illl'e1·m it· r·"· 1111 fl!'aude nu mt•ro d i fer·iLi abbitl avuto reult twnle ::;alva lfl vili\ itt j:r azin do•lln /! l'Ande di ligc:ttza cile PbbP r'O i m ••dici :-ul l'nmpn nPI p r AL iCfl !'H l'e m n;:: lf>"in. non i'. a;::;:;,.l ntMnellle nrrr>r!RIO. N on fn I<Hii prnlimlln lapnt·ttl11111in per ferile perfOI·ilnlÌ dul ,·enll'e; nll'in('0nlt•o gun l'i t·ono due r,•r>i l i t• ~t:ovarnli HCII'o:::pe dale Evfln !!L'i i~mos d'Atene, i C{Uali indubbiaiiiPnle nve''lmo r ip11 t·Lntn per fo pazinni del bn;:sn venll•e senza lesiurll~ d Pi v iscer i add0minnli. L'autor e l'lt•si'O vi le un convAie«cenle elle nveva r i1 o rla to fer·ita a l pt'Lll) cn <1 l ··~ione del l'e ~llto; inque"ln fer·ita per~i.::t~lle pt•l' lun;rn te1n po una fistola bdi;H'e, e ciò 11011 o sta n Le n e sPg11i pez·l"ella ).!ual'i gione. Tz·a lè 1110la ll io i nf,·llivP cf origine lt'll llnl8 LIC<', la r·i-:ipnla ::>i "id0 z·at'AmezJln e pe t· lo più l c~l-'et'a; n li' ineontro fu r·ouo al fJllantn f1·e quenli i p ro ce;:;si ll c•mmono:;;i, i ' l liAii r c"CI'O m:wes sa1·io abbondante lil'eliA!!:~ÌO e qualcl 1e volla l' 111111Ìill~zione. :\Ton s i ,,;:.;.;er·vc\ mai nè prE' rni11 11 ~ gmz!.!;r CrHl d'ospt-<dnle. La r•1o t·le ppz· in fezion t) an·enno ~u lo pe r· ~et•si li! n la e pr,;..rredt<>nLe. I p r o i ettili eslrnlli m edii111Le OJ'er az;(Hte ht111110 "ern pt'e 010Sli'RI0 noteYOJi ll llt: J'fiZÌttllÌ tli fOI'IIIa .
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giu m enziona ta delle feJ·itc• del ventre. ottenntn >'8nzu oper•a1.ione, Scrl'l r icn 1·dn i ri sull8Li ù ~ i JWOpri e~p·· r·i rnenli. i 'J llflli audJbr r·(• dirnoslr·.1lo IH poss1bilita eh•' un pr oiotlilo nll raverl'i Lulla lu cu vita a ldn1uinHil' st·nut l rtle J··~ gli in h~!=Olnl i. P erò ~e fliH'IJ e •JUt'>' lO l'a llo rum pu6 el!!"ere u1 e;;so iu rluhhio, l'nulOJ'8 o<:,..cr vn che 1 IH'c>ie l lili l ur·cl d enmo di gr·os:-;o cAlibr o, e pc· r ,· iò p ·r· C>>:si qu8!'.lf\ po::<,:ihili ta •18\'c' lll8 l llfP!<lHr'SÌ Ìll più elr!Y8fn !!'rlldc1 che per· i pi,;c·nli p i'Cl· Ìt'llili f'Mni t i di g rnn de' r<~tle n za . =" •'ile " t•>ri e f' li•1i ·h8, molle) b t·PY8lll·'nle r i>l:<~ u n te, ll·o,·ialt10 1·kor ciAl8 in rn;:J:unrrl 8 \'0ie nuuH·r·o ft> 1·i t\~ cicfltr izza te H"0t· licaTn':!n l8 o ,.;enza suppurni'iOn8, u fra quest e llnCil<3 fel'ile !11'li ·olar·i cd O<!'Oc'e. Ur 1 ;:old·• lo r·ipor·l<'> l r~ ferite pc 'n8tr·llnli m·l petto, due cl··lle qnnli JWodotle dfl pi•·co li;::siule "Cilc•!-f;:ie tli J.!I'HIIAln, quol''<· ult irne I'Ìilt11!"6r'•) innlps•dHlt' ne-i le"-l'-Uli, llt••nlr c il tct·w pr oiettile AVP.vn la~d>ilO il cor pu penel r·ando, Ìll \ ÌI'Ìli<;IIIZii del lo ~ lc'r ·r1 0 f•,J U !'Od~lld<) SUper·ior' tll\311 1•• ~ I la !"CB· pPI4. i'Ì ebber o i11 pri11cip io eul ot'L.w. indi !'Oe!!·u: guar·ig-iiJIIt! H'IJ7.r1 pt·c~cC'fò>i'i reatlivi . In rrrr allrù C1lSO i l pr·oielLile pre!"e cl0111i ·ilio 11 ~> l corf'n, IIIA i n q11 8"LO <.:flSO s; fece Cll tpieHH, che !<l clu\'nlle l r ll lla r P cn11 larga HJH· r tur·n ò••l to r•~o~re, p< 'I'Ì! senz11 r'8"~'"Ìilll8 eli co1<L• ·. •·he ehbe JH'r l'!"ÌlO uun lun ~a suppur azrotll'. :\ ••llt> fr<~llure p3r· arrnn da fuoc·o inl8r···s,.;nrrli le cli11fi.::1 pa r·0 che abldarro avulo luogo. tu•l p~ri•r lo pl'in lar in, e~le!'Oe inci"-intli e pml'i.:;(lll lenle con 8:-'! lo di Jlli'II IC'Oia :·iuninne dei fn11n111 en li. Gi>1 nutor·,•vo!i chii'LII'I!hi, li'A i quali i l Liiht>, si SOl i clichiMali COilt l'ar·ii 8 IJIIC'SlO llltliodo. ! 11 111 18 ter·iln Al'li;nl<'lr'e d" l p-i-rocclri0 Pr·a fraltu r al<l la l'v· LU lft. e CJIIC"'lA fu da l rl·•ll•H' Ga!t·u11i !'.u l ur alH !-'econda r Jallll'nle co11 seta di F JI'I•nze; il r·i;;ultflln ru otli rlltt. U na r,·atlurA per ar'IIHl da fuoco d~>! capo dell'orn ·r o ;:uari irr l.nr1111H po!<iLione cl ei fhllllrll " 11li. n on o!'OI8 n Le cl! P i 11 lu· ·~o dell'a pp: tcazione di f't>r ule ~i fc>s:;e "~ llH n ln f. 11·lern en l e lì ""11 lo il br accio al l o· l' S CO: e qqe<:IQ ]•f'<IC61'!'00 r111'rila una C(' r'l <l CH!l><Ìd1'1'8ZIOIIC l ti un m oncone eli cn::;ci~t ""i mlinife;;Lt> J'o;;Lt•t• m iel i e, eli ·.' l'e;:,• ne ce~~n riA l'espor·tnzi•Hi t' di lullo l'o;..~o. Si nola pni una g r 1111cl•· qut~11lilò di g:uori.!.!iuni cou ttlncler·nta supp11l'i1Zinne. 111 eompl8:;so però g l i !'~>ili App11 r·i l'OliO !'OoJdisfacenti, c~ !!li c::ili favo revo~l i ,.:r cunlnr•nr 10 i11 l utti i dit·er si sp8dnli. L'esr•r·..:ilo /l'l'eco an Jù esen te> del luLl•> da clill'tJSione di m ala lliP c:a..;lrorrsl , e solo vi l'ur·on" da i:l m cn l ar e casi di ll talar ia l 'lhi<:?IIIÌCH.
RIVI:;TA DI TECXICA E SJ:It\'IZIO )J IWICO l!ILITAHI!
Péi~!':atuln in l'tts!'e g nA _li P«tli oJ ..I
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ritn turco , tt-ova che i nt•·dt!"it tti fu r ono m~no fAvorevoli, •ruantunrtue la r obuc:ta ~~O"Iilut.innr r le Ahiluùini :;,•)br i• · elle :::rH tn q un li Iii Il udte tll•i :::oldt~ ti tu r clt i a \· es:s:er o fal lo ~pe rfl r l) utigliot·i t•i sullali. Il più l't-equ•! nte in :<or·g-er·e cl••ll'trtl'el.iOne lt'uutttatit"a Lt·a i f··t·iti tut·chi è !>pÌl'!:Alo olal l'oul< ll'l', pet· uuA pAI'le col g t·o... ,..o cnl ilwn ,Jel proi ettile g rect) (fuetlo Gt•a.::), P. per l' 11III'R eollt~ in.;;uflicicnli tli;;i•n:::izioni pe1· il primo stwc·nt'!'O P. cnl llllt !:n lt·a">pnrto ell'o"llt.:fltt> c~o n uwui tlll'c•lt•J.,i. In lutto J'ese t·c·ito, rltu t·ontnwt all'incir ca Ja 11111.000 a 150.tNid cntubAtte·ttt, (' t'ano tli!-'l"•lltbil i !=<ollanlo ollo amltui>Ht/.0 l'Oli cento ba1·elle, costcdcè lA !.!l'llltole 1118""'fl olt·i rer tLt d(H'OVII !:;nppOI'lll r e un lun:tol C •lt!-'tl ~C\'Ole vin~!! o c:nprn m uli, n'-'tlli e r ozzi C';Wr i si reo <~ ,!!l i 0"t•erlnl i rfA C>llll!'O, pel' o•<:-;•' I'C poi da ' lllt!"'l i pOt'lillÌ Alle !':lHZÌOIIi d' imbnrr.o e avvi11ti 11~1i n'pedal i eli Co!>tan lirwpolt , i iJIInli soli erano a !~ulli ci t> tt za t'or111li (lt·l l'oc•:o rt·eule pet· J., cura Ulll' I·ior e. Scnn ralct~la li o•IIR pa1·te .te.i ltll'··hi 11:>0 nl<lrli o 2R~,o l'ot•tLi, •lc1 quali nllinti m •wi t'OIIIJ 1101 1 f'(wlti. o gubilo dopo il tra ."'l' •rlo ool I'IIH:Iw durAnte il tu•·dr>-<lt lln, ci" ('Ile de\'O e~'-'1"1',.. ~IH:ce"!"•> !<pecialtnelll tl A quC'IIi c-Ito, fet·i tl con perl'orazton~ ll··ll'nd lotll•', <'1'8110 l t'tt!'('Ot'tuli indietro ud ouu lo !'Uol letto La fnt·zn ciel pr>r ,;uuale s:nuil>~t·in ,!t lt·uppa et·a <~o"<ltltlllfl ol11 CÌI'C8 :3000 11()11 cntnballt!llli , pt• rt'o la g1111 i>:lt'UZIOil~ t'd ti !\11(1 equtpaggiamento Jas•:ia vl\110 molto n ole<=iolet'At'e. A ll'i ucontt·o il P<'rs.. nal e so roilari o 'lll l'<'l'tO r t> ot'A tllllnCr •'"'' e bene i:<trutto. Vet·amenlo trtlvAvan st 111 quel •·ot·po nm:he dei cltit·ur;.rlti d'i nfìmtt cullut't\ p !'oi·,..Rsinn~<~le, n1a qu•·sti dovevono "'olt~tlll O lavo1·nt·e sot to~~~ ocèlti o11 nwoltci csp,.. r·li e pro\·etli e set' \"it'e loro du Aiutanti. L'avanzamento df';..:li ulliciali "Ailtltll'i, i quali eutra11o al s:er vtzi., cui J!t'Rdo (li. rApilmHl, 11nn ho lu o~o pet· anzia11i lil, c?m~ lo pr ov.q lo stes"o 1uedico cHpn dell'osprdale m ilitar·e oli \ tlrhz:, Djem el il qualt>, laui'~>Hlnc:t a Pm'i!.!i, All'eiA eli :l!) ur11ti l!•ova!'t giit c .,l czraolo di Pu~:ha e de'e t--"!'Ct'e tllt oli><lint o chi t·urgo milrta1~. l o g••net•H I•• il m ,..dtco m ilital't>, come in g"en:role i medici tul'chi, d'nccnrdn coll'indole I•I'OfWta del la nazwne, sono b ?n poc(l pt·op<•••~i alle g rAn di ope1'87.ÌOIIi dcmohttve. Essi sono dt•l t utto ('()ll!"!' I'VtllOt't. l' :-l ei Jive1·:;t O'<petluli di Yil!lit., Hai ..·at·, Pasca e Kon ruuc lt fìttlore visi tò cir·ca 1000 f··t'Ìlt. Nel pt'ÌIIIO osr·~da l e funt.I O-
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1111\'!1 qmde ncuh:=:ls il pro!'. Heluljel col g'I'Rdo oli r.qlonnPIIo. !~gli hn rA ·collo l'""'' lllltlll'l'•' ,J'o<;c:~rvH7.i<IIIÌ ;;ull•• fer·il•· (it>l !.."]t,l>o octil~:~re e ch.J I'n rl llla . T1'11 gl1 a.ILJ'I l'uLti Jl<>l•• \'tJi i e!!lr J'il'ei'I'<!'C dt a,·,. r·e ,·,·.l ulo :!:! c·nc:i di co111pll'la tlislt·uziouo di 1.111 on·l tio st•nza che ,.i si ~io cotnplio'aln una ::.:ola oltnl111ia
.-lltl t•al eA d··ll'»llr·o oe•·llin, 111)11 oslAJtle eh•' '>JH'S"'O si del"i<:[eS"'C o~alla I'Jn•llenzinn•' dell'oc:<'ldo lt·sn. In uwlli ca"'i iu cui si rra. pruli··ntn l'en ril eHzioJH' i pm:i~;~rali porlanwo 1· occ:hin di \'l'iro con buon rll;•ltn c·n~IIJelico. i·: pure dt•!!n" di 11nta il f'nltn rho l'ocl'lrio ferilo fu st>uqwe il desLr11. l'un d• ·ll•• hnrnc.-IH\ dPllt> sp.. t!.d t' oli Ytltliz. era dt·i'finat>~ PSt•lu"t ' 'fliiH!Itl" ><Ile opP1':17.i n ni; t>.·'Sil ''"lllt·lle\ a d no> lrwnl i llen fn t•nilt c· .. ll'rt~;.!illnln tli una pirrnla <'lllllt'l'll per· t'IB"f'lll lll t'!lll qunflJ'II ll'llt per !!l i (l(ll'Tali. ,\ nelle dalla pllrte lnn:A l'!.!•tHI111 ·' 1lt.· •·hc t!H IIn
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Ìll 11-<0 tlltB Cl!l'lll •JliHIItllfl d1 Jllllit•riHie i'UJ J)JI'iCill() 111 ri'IIIH:I B,
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ruinlli'•IIIO in Ji,I()Je inle-<linAii tli diflir.ile e lt~:aln rhin•n r A. !·'•·a 1 f1witi :>i Lronl\'flll'l AIICitP- r11 ~··zzi di 1:1 a ·Il, a1111i, i •fllHit prei'I'I'O pn r fo1 SilA 1'8111]'1\!!llll Ìll ' ]tlllltliÌ di vniOII(HI'Ii. Lu I'Ìt:t.;l'I'O d•·i fW"iullili l'OJ'f i in tllOiti n1..:i tll l pitmn .- urC'C:-:"<1 cnll'niuto dl•ll'ni'J•Ill't'CI'i Jin r:('t r·M:r::i lli'•nl~ell {)ne-<li pocJ ti c~>1111 i nt.:colti .iRII'dlll-<lre dllrll•';.t•> ><ullo ;:;[,•!'.-o LPalro th•IIA ;.!tlf' rl'a !antillO i~tdttloltillllt!:W ie un !!I'Hil.!P inler e"'><el'iti rnq!icr·, in lllH111'811Zfl di rnppot·ti ul'fì··ialr, clio "e pn r e :-fll'f\11110 <'01t1pi1Ati
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H ACA . tnng-~iot·Q mcdic·o d ... ll" c~,.:c>t·cil o ginppoct•·;;e (Tnk10). -
Osservazioni medico-chlrurglohe della guerra chinogiapponese, 1894- 9 5 - (l)eutsclt . mt/itiiriir~ll. Zeit., N. l , 18!!8).
hrc•vi c'Prllti i'I.Aii><liri ><u que!'<la ;.!tlt:liT8 puhl•licnli lC'tllpO fA du medici di mArina l'rniiC~"!'i, e t·tpol'lnli in pnr L,~ a11rile dal IIO'liJ·O ~i01'111116 (ll1tii'ZII lX!Jfl) \'61111t'I'O le'<lè I'OIIl f'IPiali. roti il lusll'uli da una vec·a n~lai'.ione lllf'dka co tn pilu ta da 11n uftki~le ~ani ta1·io ~Hq • e c· inl'e ginJ'pnne." " elle pc·e"e JHII'IC atlivi ssiuHt in •rue;;ta c·A tn pr.g-na dal pc·incipso aliA fine, cOtile dit·etln J·•~ di un n;;peclalr> eta ea tnpo clel ia :ln divi><iotw ~olio f!li ot··lini del ten ent e l!enerale Kakusa Que-<to di;;t.iulo chi1'11r:w utililare par·lec·i r,ò nnclte a pat'81'r!Ji falli tl'Hruli e preci-<atctente a.tunolici cotllbaliitnenli dtll · l'oll()ht·e I R~H fino al mAI'ZO 18!J5. ed in •lut-'::;le occa"i"ni Sf'r,·tJ e uH·olicò ~tan 11urnero tli fel'ile r .•ccnli. Oop(l In c;a eu pa~n H . Ha~ n coni i n un In cura dei fe l'i li n ell't>~pednl P- d i t·i-<er va. e per cièl c,~li fil in gncdo eli !òtud iat·e a.nclte le condizi•lni di molle le.. inni di g net·ra a Per·iod o i11ollralo. L 'at·tnnmenln dell'esercito ,:ti»ppone;;e er·a ab!Ja,lanza unifot·•ne. Vi .. r~I!IO in u><o .\uH sol'ln r!i fu ·ili~ nn l'n r:iloc. 11 SPJOplic(l t·eL•·oco r ic·a di I l 111illiu1 ett·i dt cnlibt·o co11 pA IIottnla di piombo, P.d uno a r ipetizi0ne d•·l cn libt·cJ di 8 ntilli111P.lt'i con pr·oietli le t·iv t>slilo di 7.in~.:o . L'..,sercito cllint>~e i11vec·e era armato di fucili di dlver,.:i mod··lli dal più a11lii'O 1:1! r,iti pnrfezionato. Vi si conia v~ HO nno uìetlO Ji H ll!Odelli, p. e::;., ì\l au~er· antiehi e moderni, \ \'inclt e.sler·. Recningln1 1. Sncdet·, Spnncer . Cha;:sepcH, fucili •l'A;:sedi•) c>d nl tt·i ftllCOt·u . Il calilwo o ~cill avli Lt·A gli Re i I l) lllcllitnf.lt·i; la lungl~t~7.Zll dei pt•,.h3tLili d>~ 22 a 49 111illituetr i Pd il loro peso da 1i- fino A 1:3H ;.rr·atlltlli. D~• cic'J si può i ndurre che ll:l t·el;1zinne di Il a~« ha importunza 111111 Ltmlo per In questione sugli elf•·lli dci J•l·oieltili, qunnlo icwece per l o !'ludio della lt> t'apitl e rl f' lle f,•t·ile in campn~na. Solto i l primo punto di vi-.ta dovrt·bh.., r·o cssc>J·e più i mpol'lanti le osservazioni dl'i lllCdici militari rl·~ll a parte cltin f'sa; ma que-"'Le pt·ubnbi l cnenle 11011 si pultbliche t·anno maL L'uutor e estrasse molli proic:Llili di pinmbo tnolle i qu11li per llVf! r· batlulo contr o tend•ni od os!'.a aveva•lO s ul>cto .iel le impressioni latt>rali od en•no rimns li innicclciali nel le stc::;se Msa. Egli l.a ossrw\'ato alll:he gli o l'l i i n a ppar r nz11 b1·nr ifili
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RiYJSTA DI TEt:);!UA E S E H\'lZ!O ll ED.C O ~l!L !TA KE
t1e1 furi . r enll'lll'l e d' u-;C'ila; l•tle H!'o Jwllo P!!lr allr1bui:>ce a una "''ol\Ailll'll prP•Iolta riai pr•oiellilt> moltn ri.,;~:nldM~o . "Pl nwne chf>, C<~llt~' ili !'u, lltHl " Jdù da a •;cettarsa d i p!'ntl•~n.ln ' !'lt'lra>"peltn !t: ll'l it:., IM~ .la di'siHC"•> d ··l r epid··rrn idP Ù•'l!ii orli delle f,•c·i le. " q a11nd i dAl di~;:;pr·alat••nl•• con;.,•cutl\·o d.·llu cuce rlen 11 d n la vi P11 e 'l ll" l p a r ·i coh'l r •' a«pello ~.:h e ;;;o eu i;.d aa nd 11" l ione. I>Pi 12R:)!) C'lliad•alknli di'ilA :l• din ~io11e, r'e'-'LAro no frc·iti t :li~J = 11 1,2 p. 100; :! IIJ di rJ Ul·-.l i m u r·cc••mn ::111 <:« III[Jt) dc bart.H:;:'Iia !:l p r·e•;i~AIII <l llle ;Jù pl' r feJ•ilA riPI • Tr~lll ll ( ~:l p. IliO), t:l l'l'l' ft>1·ilu tiPI c••IIO {(i p. IO•l). :)~ pPr ftwiln n l pt>llO (:2~
p . I!JU), ~O 1•ec· f, •c·ila <ti vc•nlr·e t l!l p. 100), 7 pec· lf',.:ioni delle E''-lrt>cnilil (:!.:{ p l 011). Tn llt} J,. l'e l'ile dc« l111 le !''"'" c·t~;:iun i l'i· !>Uita.cn nellt> !'t'!!ll•'nli IH'n p•;r l.ill ni: !J~ l'· I IJIJ ~:~IlA le~;.! a ed Al cnlln, ::!7.R p. IIJO al t c·onr:o~, :!:!.i p. 100 a lle e;o;lreulilH "'IJH',.i .. ri, 2H,!ì p. IOIJ aloe iufei'Ì'•r J. l 11 CJIIt>!i'lP cdh•, eonfrnntate co n ' IU ••II e dell•· a:•wlTe pRS~:•t", ,.:i fa I'Ìtnnc·.·arc l'c•I!' Yata pro por7.Ìnlle dello> lt>,.. in lli della lcsl1l e d••l lr'.IJH'n. Il rappn1·ln lJ•a i 11cnrti l'd i fe riLi fu di l : 5 cioè i l rtl•'de:-<111111 ch e " "Il a calll pa!!na ISìfl-71. LA prnpor7.inne dei m o r !i duc·n11le la CtJI'8 amm .. ntò a !1,7 p. IOil, cin,·· pcù favorevtole elle nella f!11~'!' 1'8 tlt·l IX70-ìl in cui il pt• r cenlo d··• lllrll'lc tlurn111e lu c uriJ fu di Il p 1011. i l 'lllUi i:l ' '8111a::gin l'nuLnr e fa del'inlri:l dalr m;o de::li 811\Ì"ellid sul ca mpo per l'a r te dei 11ced ic i p-illpJHlllt'si. 111 lfW'1111o a lle ca u"'•' l:'i è r cle\'lllO c h" sul totAle dt•lle le· Scolli HO,~ r 11)11 I'Ul'OIIO pr·odolte dR t:J r llle da J'Uf\('0 po r tA tile ( IR7t)- i l n·~ P· JI)IJ), 7,f) p. 11)1) dA g-ro~;.j lll'Oit>Uil i (1 ~1071 5 p IO'l), e .l a Al'lll8 bi!'lrll'8 !,lì p. II J•l r1870-ìl 1.8 p. ·tOO). l nn l l l'•~ Bllllll81 1l i'Oll 0 pPI' l llfi:ll'lllilà CO !llii i iÌ 11.25 1 ::;,)ofuti, dei •J11'1I i r>!l2 lllO I'ÌI'OilO , ~5tì COillr'H:..:se ro !tllllllllll' inf,•ltive, 1JI I'J ua•11Htcce recnn nl io'lae. L'nutore hA vedtcltl in l11llo :IO fl•r·cl!:' f>l'•l olot l•·, CtJme edi :..:u jlJIIl et •', da pico·nlo pr ocelli le. Slìll a ntn rlut> v n IlA l" i lrnvar n nn tali pmwtlcl i nPIIe r.. r iiP; ne:.rl i altr i Cll""i . dall'll"!'elln d•·i ft~rl d't>nlc·llln e tl'uc:cita (~-:) mcllìrnrl r'l), e~lì !>uppone che nel ri..:pellh ·o comi~>llliutt'nl., i r-ltinPl"i fo::l'<~I'O armati di fn <'ilc A pi ·(·olo ~.:alilt ro e eh•• Pf•l' r-ou"rguenza da llltfdog•' prni··lli le fn<::!<c' ro ~tale pr o•lo~lt' lt> ft' r·ì lo•. Ut>gno d i noln è poi il fAllo ··Ile cl c r a11il) ''A'IIH imr nlc~ "''" l P 1!iafisi er·a ro mcoiuulivuuwn le frallll!'nlo a IOilO 111etr1 di dtl"lan;::a . I l lt'll"'I''Jrlt) dei ('.. r iti dal t'am po di balla.cdia al p..sto p r in t:ipnle di nwd1Cllztr111e ed all'o«p•••lnl A riA cnlllpo !<Ì efTelluò Jll'l' 111eu.n di pn rlalllÌ:16 per 111Aialc, C:€"1'\' ile da !{118lll'O ro rla·
IUVJSTA DI TE.Cì'>IC A E SEIIV IZI O MEDI CO MILITAHE
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ferili per· cias<:uno, le 'l' 'ali, seco ndo l'uso del pl'le!"e, er•ano po r ta le» spa lla da due uo mini. Corn o pqf'lnfer·iti P. rann i mpieg-ali C01 1tn lini clte si pagavano a gior nata sotto gli or·di ni di un soltullìcia le. Si usa r·ono i noltre cm'l'i chine:::i oln rllmPO!Zrta ;.enza molle, <:J anclte cn tTi g-iApponesi 8 ruote cltiamati Gint•iki,-; il tnnpnrto per lìlllrt~ si faceva A mezzo d i battelli a vapot·•~ adAllat i pP r O!"pedalo. In urta partA >:prciale della sun t•elazione il dolL ll a~a l l'atln delle feritP. d' ar·mA ola fuoro olelln singnle r·e gio11 i. I l .!ecor·;.o piu sfavo r evnle fu pt't' le fel' i te perll'll'llllli del cranio. Sopr·a vt n lr::;ei oli •1ueste ferite, il lr·ultomento eiJ be e"ito di gua l·igionA in st>Lle ca" i. Pt:'r·ò in tutt i i "elle ca>:i guar·1ti ~ i trattava di 1'1' rite sll'i"'cianti d·'' cel'vello, oppur·e tli canali u fn11t10 cieco delle snle os!'a ed in lfrt?~fnn ti ap!'ena la supe rlìrie tlt:l cen ·ello. Ed wat.:he in q u (J~ li r estar·ono gl'avi allt·I'Ozion i funz ional i , c•Jrne cefal••11, vel'ligirai, amne"ÌO, distut'bi di lotluela, par·ali«i di :Senfo u di moto dt:lle esll'emilit supe r ior·i ed inf0a·io ri , come pu r e e!dle;.sia. Per cons ... guo>nzll rwss•m caso, o 1 ·i~OI'O g uar·ilo, in cu i d proidlile 11bhia alla·nver salo il cer·vplln in lu lta lo sua tnA:"S!l , opp11 re :Siu solo pt'••fondament.e p•1neta·!llo. In lu Li e le 157 ferite• dd era !l'O ebbcr·o esito lelHie lUG = 67,:> p. l 00. Due fer i ti olia colonno V<' I'lehl'ale paa·irnenti mol'it·ono. Del le ft! r ire tllla l'aecia, clit:l deco r·;oer·o in c:omplessn mnlto l'elicenlt•,,LP, fini r ono colla guar igi•'ne H , colla moa·le i e l ~ C<Jiin invalld 1tò. I n l ~ ferite d.. l 1:ollo si dnvelle tr·e vnlte ri corr·ere alla ll'acheolomia s ul posto di medit:azio11e, due volle ero le"a lo La·aclr~a, untt volta lo laa·rrage. T utta e ll'e i l'er·iti sopr avvi,:; sero, dovettel'o per'r) por'ifli'S la cA nuia A permanenza. Ta·a 68 l t>;;ioni della spalla, in selle casi ;::i t'o mplicò ferila del pol mo11e c he spesso ebbe pe r 0~1 ln MH'<~ssi polmonar i che guori vann beniSl'itno qunnùo "i aprivano nei bt·.. nchi. 5 ~uar·ir'nno, 2 morirono. Delle 89 ferito del pello, 16 er nno pe11elr nnl i . Spe"<;O i fenr,men i t•elalivi er·ano miti, ed alcuni l'e l'ili ftn·orhJ rirne s!'i in set·vizio dopo pochi g iorn i. La cu r·~~ fu la ;;:nllla. M or i r ono 11) == :1:> p. 100. A gp;iun~a!' i n '!Uesli i 5S 11101ti sul cnmpo di b.altaglia e si avr'at111n H deces>'i = 7,1 p. '100 di lnlle le fe r·rte olt>l Lr•r ace. Mor·ir·ouo :!3 =: 70,~ p. 100 dei col pili al vPntr·e pel' fca·ita penetr ante. Solo in due r asi il dol t Hnga praticò la IA pn r o-
4 •)o) •) -
ll!VISI'A lll TECN1C.\ ~- S ,lt\"1~10 l1F.lJICtJ ~f1L1TARf.
tmni •l per ft•ritll d'arm'l d11 rIO •() d··lla \'e~ri ;n, tf,,po Ull Lra · l'JIOrtn 1i ~ rhil•11nclr·i, ed uno per· lt>l'io11e inteslinal- otto ore d0p •; e·Jt1·atnhi <:nn <'!'ÌI0 lt>lal•·. ( a laparnt•mltll IIPII'os:pr>dal•• dA ralllp<J rtOII Pt'll poo.:s:ihile per·ché dH unn p111'lt> 11011 ,·j em d1!'pordhile l'ulli "lellle 'fllartlilà di IIHiler!alc anl1;=:etrko. rlall'<ìll ra pl\l'le (··OIItt> dir·e l'autore) 110rr l'i 1.'> tre.hrlo c"""''nierrle per· UIIO sola Op<-r'tniClrte di CO"-Ì inr;r•t•lo H~il•• come é la lapa r•nlotnia ~-'"eg-uita ir1 un o!'pedalè dt~ carnpo, rl1;;Ln~lier·e e pet·:-(male e Lernpo pr~->zioc:o olall'npl'r A rl1 ~OCCO I' l"O di lulli p-Jj nll r i fèrtli. Tra le lesi•Jr•i ol";>Pe dl:'llc e~lrernilù prt· 81'1118 da fuoco i l spellfl\'tHIO alle c:-:Lt·,..1n L<i superio1·i, GO Alle i11feriut•i: x(ì er·nnn le-io111 d rafii'nrie. d,..lle I'J11Ai i 1:{ = 'IG p. 100 el.hero es:ito letale (1!!70-i t = 2.l,2 p IOCI). Que,.li fa,·ol'"\'oli ric:ultali. cl r ·• ver·arn•'lllO pe1· il ln1·n e;::Jgno nutll<'I'O sono p0:o coanprovan l t, si d•·,·ono flllt·i buit·c al m eto·lo arltis .. llico. Pnre che Il! lec:io11i dei l!l'riS>'i \'A:-:i non abbiano 8\'Ulo una p-a•an•4e parte nt!lla mo t·talit<i imme .liatR. 1-111 .! !8 li'O,·ò di dover· 8llrthrlir•- lfl mMte s:ul cantpo pet· ll'1'ÌOII!' va<::ale ;:olo in ~11\le ca!'i, ,•.J in tutti la fe1'ilA e l'a prJdotllA rla proi ellil e d'Rrli~l ie1·ia. l n do Itri feriti, clte 1n nrrro~ncJ pochi !:tOrni dopo •"'nLJ·flti all'o!'pe· dalt•, l11 mol·te RVVI:'nn•' in I'On;.:eguenza oi gr:Hi .. morra~ie. T r11 l<' r11a lallil' i 11 r... !li ve d'o1·igi no 1t'I)IJII18 ti ca si O"::\<'r\'8· rnn0 ;:olo ot to C!IS:i tra pioellli8 e "elltcoelllia (tutl1 1111Wli), } cnc:i rli <'dl'llH'I punilenlo nculo (du e ltlfll"li e due ;.mariti) uno di t..tu110 (ttiOI'ln). ma n es;:: un C8'-'0 di r·isipula. Siccome Lutti i cu.:i di pie111ia finirono collA 1uorle, si deve conchiude1'6 eire 11dlll slntic:li•;a si lenne conio sol o dei cos: più g ra,·i. L'npilltflll>! di H 11ga cltt• i proiettili JWI' l11 lor o elt.-v~otla Ll'm· l•!.lr... tnra ~ieno in stato a;;etlir; o e cosi f•Ure cliP l e ferile 11011 pr•s!'an•l es:sere i11fellAle rhe dai h1·Atti d i \'P~Iito . non puc'• Y8 · r o1ne11le, s:••cnndo il rio;ullalo ùelle piit J·ecen\i ri l!er~lte, essere in.li"culiiJilrliPille nrce tlatA, in CJIIHIIlo eia· Habarl, Lat:,r.l ed altri ll\'rt·bbero pro ,·ato ch1• il proiettile acquii'\8 una lelll per·alut·R cii e 11011 cd t rt•p;•ssa i 100, ,. fJ ut.>sla non !Jnsta ppr· Aunientar~ lutti i :::•~nni , <:11111e pure AvrPbb er o diii1!JSlralo come il proiellile :<ifl b»ni~s:itno capac"' di trFl«cinaJ·P micr.,IJi nelle fel'l l~ Il tl'atlall1 ·' n\o rlellc fea·ile sn! eumpo rli IJR!tadia cons:i.:teva in •JUC!>Lo; cht> i soldnLi o dn :-e o coll'niulo di con•pa;rni med·cavano le prop1w ferite c-ol p11cr·lwtln di medicazion•· che n!.!ni cnmllflll•:n l l' pOI'La secn. 111Pfl lre cl1e i 111 " dtr:i attende-
RIVI STA DI TEC:\IC ,\ E SER VIZIO liiEOI CO ~l JLI'l'ARE
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vano ad arr c,.la t·e emo r•ra gie, ad esegui1·e oprr •1Zioni d"ut·genza <>d applictll·e appa1·•'Cchi. l r isu ltati di • pH!~ la pri111a medicazione furono favorevoli, fllllO degno di nota, se si pensa che rat·amente il soldn lo f~t·i to si a"lieno dal toccar<' la fer·ita col le dilR cltc cerlt1 men Le, do le le conrlizion i SpPcia li, sono Lull"allt·o che pulite. Nell'o!=<pedA le da campo era adoperata, come rn ezzo anlisellico . lA soluzi0nP nl o,:, p. 1000 di "ubl11naLo . r; li !<Lrum en l i erano dio:iJJft>LLali in soluzione cai"!Jolica ul 2 p. 100. Il iodoformio non fu usato rlie rwlla gn r·za iodufut·mica. Come rn alel'ial e di medicazi,)ne si uso gai'Za al l'<ublimato ( l p . !OCIO) ovRlta digr assala e rar iJone di paglia el i r i so. Con qutl:::l'ultimo inviluppa to di p-arzn si facevano dei cuscini eire prestavatw un buon s·•r vizi,J. Vi e1·a a O~! ll i ospeda le nuche un picco lo !òler ilizzAtore n vapot· ... , il (Juole ha co t·risposlo cosi bf\ r1e eh<· il dottor· l:lag<l uella sua r el azi\lne l'acco ma nda che ò<iH udntlatn po1· Lutte l e u11ità sanilat•ie pre~so le truppe r.ombatten li . Il lt·altamouto d ... lle feri le d'armo da fuoco l\1 .-1uasi esclusi vamente cot•set•vativo. H ll~ll pra ticò sol o tlttc amputazioni: una del hraccio e una della co,;cia, e 'luesl'ultima per gn ngròna dn conge laz io rH~; inoltrn l snlu1·a. di ossa, l r esezio ue di spalla, i! lracliPoLn mie, 2 lapa r oto mif:', m0ILe lot·aceule!<i P lot·acotomie con r esezioni dr cMLe. I n alt;uni cn;;i fl a!<n si astenne datramput.azione di a t·ti per ma nca nza di tempo e più lat·di vide con g rand e meravi ~tlia i pazienti g uariti ;<c' rn~a ave1· subito alcuna C'pet·azionP. An c he ft·alture sclJeggiatr· assai este~e riusci t·ono a guar igione e tull' al più ri clrie!"e1·n a pel"iodo inoltrato qualche sequestt·otomio; e qui ~ i è propJ·io mes!>o in ev irlom za il vantaggio rle l lratlu1uenlo nnli!"Pllico in g uena. Qualche dubbi" si potrebbe elevare ;;u ll' (•:'r o•·lun ita del lt·allarnen to usato nelle ferite cl'arrna da fuoco del le pa t·ti m olli che Haga u!<ava r u;;chiat•e con cuccl riu io taglienltl allo scopo eli allontanAre ogni impurità. Egli pet·ò as,.icu•·a d'avl!r avut0 buoni elf•'Lti da quc;;to m etodo HVPnllo per la ma g gior· parte di esse rer·tLe ottenuta la g uarigiona st•ll•J c•·os ta. Per la contenzione <l ei frammenti Haga adopc•t•ò stecche ed npparecchi gessali, rerul e i11g lesi , tria ngoli d i :0.1 idJeldol'fr e s trcch e di V olkmaun. Alla r elazione fauno Sl•guito parecchi quadr·i statis ticr e storie c lioiche.
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RIVISTA DI TECNICA E SERVIZI O MEDI CO MI I.J TA RE
IJotl. S rEcu ow, Ob~Clr,.labl'nr·zl di l " cift S>'I' llPll'e;:eJ't:il n prus-
Bnll'nao del raggi Rontgen nell'eaerolto 111 paoe e ID guerra. (Co JJ\IIJiieazione t'Rlla al Congresso ::iRIJO. -
M.. dico into:n1. di Mn!" t fl -
IS!'lì).
F in dDI m o!l'e di febbraio 18!16 il dipartimen to m edico d<' l :Mi11iSler() della guei'rH pru;;:siano 11rdi11ò l't- r ezi one di due lflllunllori, J'ur1 0 nell'lnJ(H"riai P Ac<·ademit'l Guglielmo t ' 1'<1 1lro n el 1° ospedal e della gunr·ni~inne in Be•·lillu, allo ;:copo di. f>;.aminaJ'H eù impiegarA i •·a;rgi Riinlgen n ell'esercito tanto prA licamen l e quante) sc•en li fica mi;) n le. N e l solo laborAtorio dell'o;;:petlale in un anno e rnt>zzo !'tono state esea:uite pii'1 di 11100 fotografi t' eli var·i e gr'BII!Iezze, sia p1:1· lini pratici, !'ia su PI'CI•Arttli di lesion i di g'UI' fl'a a CO IOiiiCiare da quella del v:;o't.
G i scopi principali di (jueste r icer che sono i seguenti: ·Jo 1\'same dPy/' inserii ti di /ecr1. - Le necrs;;:ar ie osservazio Ili non 5onn po;;:!"ibili al medicro, c he de\·e in un giOI'no vis iltt r·e n11merosis8imi lnsrrrlLi di leYS. St:> esisleS"fl nelle vicinuit'l.e Ult gabinello Ri'Hrl ge n , uon sa1·!:'bbn clil'licile d'in· vi<ll'vt lllt i;;:crillo di leva ùi dubbio ~ iudizio , molto più che con l'uiuto delle nuoYe carie di SYtluppo !'i potrebbe 8\'81'8 url'inlnlR!.!inP.. fct togrfllka irt u11·or» e m•' zzo o tlue .. r e. Ma sicconw 1'8sislenza di 1111 tal!~ ;tnbinetto co;;: ti tui sce l'eccPzione, sarà più convPniente di esamin~;~n' l'inst:l' !llo t.:01 rJJt>todr linora in 11sn 1! til.riesurnina r lo. in c·u;::o dubbio. con mR~gio1· calma clc•pn l'incor pora7.Ìilne. :!0 lncortlo'·ozione t/elle reclute. - Fratlu1'e cl'anlira •illla o l "~roni analo~he sntl'twl<' in ant,•r·~clem:a clagf inscrilti, e::;Amiunte coi r nf!gi Riinl}!en rlimostreruuu .. SI! l e l~>s 1 o ni ei'HitO re~ola rm ente. e v Al ida111en te con sol i.Jute. P o eli i i m;critli fu r .. uo rifl•t•mf!li ili Cc)I);>.C/!UeliZfl d'unO FlaiO anor male ri sCOIIll'Slll con In forogralìa. :')• l'so rleì N/lfai Hiinfr/f!n dll ra ntr il ser ri~io . - Qui il llletodo tro·va le più r•stP;.e apphrRzioni e J'er·chè l'impoi'lanza ne ;:il\ più chia:·nmenl•' nHlll lfe;.tll, l'ur.~otne11to ~At·à uiYiso in tre pa r•ti, ciPé: nelle f r'lllluJ'e e l n ss~t z.r ~> ni, n ei corpi estranei e n eiiP ma iR llie iuterrtl'. al Fratture t' fu.~.~rt~ivni.- Le l'acliogr·afìe ser \·ono SI'•'"'!"O a cn•nplelai'C la dia!.!no;;:i cltirurg••:a determinando me;.rlio qual'ò la dit'o>zione Jellt~ lin•·a di fmllurn, se r-si~lono ~clw~ge o><s~:w e qtuwle, "e oltre In lussttzi one t'!"isla pu r e una le-<ione os:;ea. Mnlto uttl i rie;;:cono le radi r. gratle in C!'\:" i di c.;adute :-ulle mnni, in c••i si ris co nlr•an r> llls;ioni os<:ee al1' ,•c:tpemilù in l'e-
RIV ISTA DI TECN I CA E SERV17.10 M !;D I CO )IILITAIU:
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ri o re .lell'o rn e r o che non SA t·e hbe J'O ;;la l e eh i a r·n 1n ~ nle de le 1·· Joinale coi comuni 1ne z:d di diagnosi. Uti le pn1·e J·i··sce in m o l ti c.a <>i ni tu tuef'a t.io ne J,.i pted i pl'Odolla da cause i 11Si· gn ilicanti, in cui con le l'atli•)gral io l' pt>::;so si ri!:;COrlll'A nnt'l fra l tura d el secondo, terzo o •1uarlo meta lar~o. b) Corpi estra nei. - Per lo più si tralln d i piOIIIb", l'CITo, o llone o r-ame ù..:gl'iuvolucri delle r·arid re, o fii vetro. Le sc lle ~ ge di l c~:-n·1 11011 s0110 ,·i sibili, i cr1rpi so pr ailldica li invece S()IIO vi!'i tbil i chia r amente se pos~P.!!g.. n rJ la nr> ce~sa ria gn1ndezza. Con pnz.itnle IH\'t>I'O l'aufu t•e ò riuscito a Jele 1'111i11are la p rt~!'>-II Z8 di CIJI'pi e"lt'atw i nell e piu vn.-i11le pa r li Jel t:or·po, p!:! l'lino nel Ct!rvcllv ,. uet l' inle1·nu del regalo. Molto ulili queste ossen ·azioni sia CO il l o scho!rnto lluor escenlP. , ~ ià con le nulio~ralit<, ri~SC•'\tH• ll t' ila t·icl•r t a ,]i spilli o di aghi penetrati nelle mn ni o in al lt·e pa r li Jet cor po. c) Malattie inte rne. - La l'tCI'r ca può r i u:<ci r e utiiA nelle malattie t!i petto a uecOI';:;o ava••z~Lo per decidP.• ·e se la g-uAri gione è compld a o pArzial e (p..Jmonilc, pleurite). 4• L es ioni occn.~ionali per mar·c/,in.e imp"'ffa te al .ser oi.:.;o d<'lt'ammini.çlra sione militrtre. - T ali fc;:;i,lll i, come pu r e ;:di accidenti ehe pos;:;ono vet·i firat·si ndlt· vic inn nzt> di una piazza d'art•• i o d i urt cAmpo ui t1tnn ovr e, po;:.;:;onn talora essere veri l icato con fa fologrs.fia Riinlgcn. I n lttl lltodo si trovò nella let·za vet·lebra lomba1·e di un g-iovAndln di l J anni un pr oietti le d i l'udlt> che •neva pr odollo Je,:ion i di j'OCn im por tanza con successiva cicalricH 11tnhi le cl•·l Lutto consolidoln. 5o fn ,al.idi. - lrt molli re t·itt nolle ultime g-uer1·e ru pos· sibile Jeler·minar·e In pr esenztt e l a sede ùci p1·nie11.ti ll e quindi deci d~l'e se coi! Vt~ ll isse o no •li eslra r·li. 8o Ray~ti Wjnlgr•n in eamt•o. - In campa::na ta li r icer·clte P l t r·ehbet·o t•,u;;ci t'e nssn1 uti li per r fet·iti; ma l' islitu7.ione di !!flbinetli Ri\n tgen sar ebbe solo posc:ibiln nP ,~I i O!:peda li pnlri i e in vi•;i llflllza eli !>l'Ile di oper Azione . Q11al e dotAzione tlefle prim e for· Lnazioni ;;anilnrie Ji guer-ra i llraspol'lo di un gab in ~ llo R 611tgnn pr esenln all•w l menle g r andi dirtìcollù. Nd l'ulti ma guer·r·a ltii'CO - gt·•!ca un ~ah inollo Ronlgen ic:li lu tlo a Co;:L~;~ntin < lp ,Ji i n vrcin<>IIZ/l dt-> IIA saln d'opr rflzione, ha t·eso buo ni ;;e,·vi.t:i.
C. S.
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RIVISTA DI STATISTICA MEDIC A Statistica delle oaue dl morte nell'anno 1888. -(Direzion e tr··uer ale della !"latistica, R oma 1898) . Beucllo'> ll !";oo lLig li:-~t,a ui volu me in conrr·onlo a I'Jildle degli 81111Ì precCdl'll[l, !1 0!1 rie!" <'l' mo~ ro o illlt.:I'CSSAnle ques ta bella pu hhl icaz.rone. pr·1m8 1'1 8 1011 Le d(~lla geo gr ali a nos"logrc11 i Laliaua, e pl'i rnat·io in di1~e ol ei pr'to!.!'r·essi della pub hliLa sanità . ?\ e tl<l r'er ow un su nto più eslpso che ci s;;J·A po<;sibile . Jf• nlo di e.~ecu.<10 11e d ella stalistictt. - Com e è nolo a lutti i medici m ilitari , la slatisLica si l'd pe!' m ezw di sched e indivi lullli , cOJn)'ilate JAI 111erlico ~;ur·AnlP o .ta l medico necrosrnt•O, o dalle levalrici per i bambini mor·li imrrwdiatHrnenle dopo il pur·to. li cor po rne.t ico ha mnslralo di com prendere appieno l'i mpor tanzA di 'luesln stalif"lica, d>~ppoiclrè su 7:J8,'129 tnM li 1.1 \'veuule uel t X! IH si ehiH•ro le schede per ben 74't-,C25, vale a dire in !11'2 ca«i p. 10011. A!;!!lllll ~~~~i che i casi d i scheda maun mte non vAnno atlribui li u riliulll dPi m ed ici, ma al fallo ("he i n pswct:ch i comuui di lllon tn .~na a,·vi·•n e spesso che soccornbono pt• r ;;(HH? , ;:;lwci>J irueule bano!Jini , !"P.nza alcuna A!';:;is t onzn m ed i cA. L o..: m uo·li sono clu ":,;i tìcale in ~ ~~~ vod .
Jfo r talitri !Jf'll.t'Ntle. - P At'S ;.!<I IIIlle al tnlal t! della popolalo 75l:U:!!J rn n1·li dan11o unA t n•wtalrla di 2i. :lO p, 1000, la J'iit baS'-'H r of eA fìnoeu 8\' tlla. Diamo qui solto p er· g"li ul timi l O Anui la rnorl11l ita avuta n el totale del Reç{no, e nel le snlt! 2UU cillà l'liiH'Iungo dr provint;ia e <li cil'couol ario. Zif\rH\
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RIVIS"l'A DI ~TA 1'IS'riCA )!!':DICA
tlamente di •Juelln ge n t;~ rale . È un1:1 ;::tlrllplit·" ca<>u!llil~r, o unn ~onsep-ue nza dei ma ggiori pr·o~rl'~:::i falli nell'igiene dei crntr·i di popolazione? Diamo 'Jili !';Qllo la rnorlalilli geuerale tli ~linta r ··r cornpa r·limen li in r iascuno ù••gl i ultimi ll'e anni. )lurtalol;, prr IO•IO l $tlf,
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Il compu rl imPnlo piit forlunnlo è >;lntP in tuili e tr e gli au1d il Veneto. Le Pug li e e la Basilicnta si coulendono in vece il p rimato del l'alla ll tOrlalita . I n gener·ale lt1 mMta lllù é p i t't ç. Jcvata nell' l tnl ia me,·idionale . cort eecezione delle due ~r·a11oli i soh•, la cui mor·talilà si 1H:co~ta di pi i1 a quella del srtlenLI·ione . .\-lorlalilfi fl etondo /p m<,lattie. - Ecco la IIIOrlll!ilù p... l' un m ilione di abitanti di alcune t ra le 111alaLlie più impot•tanli. Diamo le cift•e di 10 anni ond1• meglio si vednn" i pr ogTe!';:=:i e i r Pgr·es;;:i.
4 3~
Ili\ !STA DI STATISTI CA MEDICA
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1888
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Morbillo' . :=t·arlnttma Dirtcri te • • • • • Fo•bbre tif•,idea e m ig-lia re. F Phhri òi mah1ria. lnflu<>nr.a Silllidr T n hercolusi dis~cml nuta Scrofola . l\1.:-nini n~ite tnbercolare e id rocef. acquisito. Tu be rcolo~ i polm ona rc. Talw m<>senterica. J>nlmo nite croni ca. . Asma, ('n lls••ma, conj.!'est ione polmonare. ~l a raamo semilc I'el lngra . Tu mnr i mali~ni Apoplessia c:ercl.Jra le Tetnnu Br11nrhite acu ta !' cronica. Mahntie della pleura Po lmoni te acut.1. ~ln i:~ Uil' del cuore Ep:~t i te o cirrosi ·. F.lltl.'rit<', di;,rrea c colera indigeno Fohhr<' pu1•rperale Heu ma t iRmo art icolare ;1çuto Akoolismo Mort i vioiente 3('1'identali. S uicidii Otnicitlii o infanticidii. . Tu tte le enuse
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Rl VISTA DI STATISTICA MED ICA
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RIVI~TI\
0 1 STA'l' ISTIC A li EDIC A
Pt·i tn o e pn1 impo r tnnte falli) rht> !:'i ri lev a da quesle ci fre è che da l ~ ~~i al 1~9G le mnlallio:! i nl'ellive sono g r andemente dimin utLe; e .lA c.liminuzione é anror· p1ù sen:=:ibik· in quella di t>f'i'C c ht· sono di nHallere pii1 epidem ico e conlng-i•I"O, gli P.SaulL•mi e la diflel'ilo•. F'n ecc•' 7.ione l' infhiPm.n che ebbe nPI do'C•' IIItio Utt AHtlamenLo i<llllunrio. Quei<lo ,rnpid i;::simo miglior aml'n lo gPnerllle in lulle le lllalatlie f'OHlogiGSt' In miglilll' pr o" a ùei g r•undi p r·ngr t!f'"'Ì falli Jull'igil'ne pnbblicn in •JUf'slo de('ennio. La mnrlolila per· l nlwr·cul,1si, s i genl' r·ale citA locn le, non ltn f'Hllo flU CI miglior·nmc nto clte, dèl ta lA popohll'rzzazitJne s~ mp1·e mng!!ioJ·e <Iella cono:;:cenza della naLunt ll'asmis:=:ibile d•-1 m or bo, e dali i pr o;.!TCssi appor·laLi Lanlo allu sua lerapc.•ul ica come ulla :=:ua JWOfilas!:'i. sa1·ebbe sta to da Ui<pellUI'i;i . Una- di millil7.ione \'i rn, ma p1UUC1!<l0 t>!"igua; da :ZIIO 1nc q·t• nel 1 8~7 a l!ll'ì . Qui fo r·se entra in g-iuoco una can!"a pa r ticolare, e;::Lrnn··a al ,·,·r o11 ndnrnenlo della malattiA. l n Of!·gi l t~ pr atica baller iolttp:ica i> tn<•llc.> ptlt fr•· tlt·ra lizznta che nw1 dieci anni lu; la diagnosi <'!<BilA della Lubercolo:;:i !<i fa con mollfl lthH!i2:io . . . 1·e ~ i cn r• •zza . Quindi una buona pHrte delle· nwr•ti p1·ima alll'il•uiLe ad nllr e mAIHllie inler 11e e generAli. ora ri en l 1'111lO >l l lnr o \' er n po~lfJ, Al lu luber·culost. i\lnllo St~nifìcoli\'O c 1,, p;r•tllloli"!"inw tli ttt ÌII\1 zion e elci casi cl i po lmonite cr·onica (mentJ·e non sono runlo diminuiti fJU,..Jii oh polmonite acut<t). E viden temente negli an ni ac.JdiC'lr o molti essi di tubet·r.olosi erann ltSRegnati ulla polmonite cr·onica . ~ot cvo l e è anche la dim inuzione dellt1 f~:~hb r;' puer peral e. P r·t>nolendo il tota le delle madri morte pe1· tutte le mnlnllie di f!rnvirlanz8, pArlf> e pne rp~> i'io ,, il numer·o di b!lmbini tn orli per accioleuti sopravw•nu1i du1·anle il p11rto, e pu r agonando f)tl~"l"li dati col numero dei pa r li nvvc·nuli, si hanno le cifr e ~e :;ue 11li:
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uc:n1 1000 parti morirono ~
l~~~ -S!J \ l'riO-! t2 l R!J:3 l ~!Jl. lR!J5 l S!jli
Ilonne
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- l tle~.;ès~i per LUIIlOI·i tnalig:ni !:'•ono au me11 l fJli .,pccialmenl e negli ultim i tl ne an ni. È itnpnr lnnle la di!'l l'i buz.iunt> df'i tumori sec.. nuo le vt~ r ie l',.~illni del en r po. D iamo ·fU • le ci ft· c OS"'"' " l<' .lell'anr:o 18\11): T un tot·i m aligni di!:'"em inali i n pi ù or gani o d i ;;ed e i uclelerrn ina lil.
3. HW
Tumol'i nw li !.!tti dc•ll'ulero, vogi na e i? ,3X ~
0 \ '8Ì8
Tumori uwl t ~ll i dPIIe u wmmel le .
~~~O
T um1wi m nl il!ttt tlr-l!a \'t.l!';Ctca, Ut'<'lr n, [ll'<~" la la, pene, le--licoli.
:li? l
T um n r i tnal i ~ ni olt.lllu bocca, lnl,bl'a, lin;.!11a, palato, f>lllCi, ti r o1olc , lar in!.!e, tnu;lten .
'iOì
T ttmori 111al ign i dt'llo "-lomaco e cl t>ll't>!'ofa!!o .
•,:l:-lR
T u ttlOt·i ma ligni tiri f~ga lo , m i lzH, panc r·e11><, inle:-<l ÌIIO, p••ri loneo .
2.81ifl
Tullt Ori rna l t!!ll i delle ossa e òo·lle arlirttiAZÌOII I .
2'\ ~
T umori mnlit-tni òei et•n l l·i ner vo!.'i ed or ;.:ani tlci ::<ens i
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Sono in tliHiinuzione le tliOI'li violente acciden tali ; com e pUl·e gli ornie1di e gli infa nticidi; non co::;i i suicidi, cl te dn !t!l pe r un m i lio ne tt <> l 18R7, sa liro no a 6-1- nel l ~!'lG. Tro. tulle le causo cii m orte ,.e ne t> una sola cile si de"i· d e ren~bbe di vetlel'e pt•enrlt•r sr·uqw e nelle slatisl ic'he il maggior p r r dom inio, 'ed accr escerlo d i anno in anno ; ed è il n1 a ra~mo .~e n ile . Da 8i\!J dece!'si !'Opra Ull m ilione nC'l 18X7 quesla caus1.1 ne clù 1::!07 nel 1 ~9(i. A ugu1·iamoci di ved erl a l'are ancora pi ù r apidt e sp l ~nJiJ i pr o<!r-e;<si , alle ::;pe«e del la lubercol•>si, delle maln lli e in ft>llive e i n ~en e re di l ulle le m alattie evita brii! Ui.~ tr ibu.Jione {JeO•f r afica (li
alcune malailie in,!'eu ioe.
E cco la m ot·lali là d··l 18!J6 r i!)Orlala a 10,000 abilo nti.
44:2 ---
R I VISTA 01 S1'ATISTICA M l::l>ICA
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Le febbt·i et'trllive hanno un a molto nHlp-gior ùifful'ione nel l'Italia 111ertdionAie. La dif't,•rile é ir·r\'goiA rm erile cli stt·ibuita; mtt in cnmpless0 fa maggior' strage nell' lt nl ia E<ellelltriol nAi e, m entre la feblwe tifoidea é più drlTul"a nnll' Italia lùPt'idio11a le SJ>ecitd m•·u te 11elle Pu ::rlie e in Siciliu . Il predom1nio dellt! l'ebbr i dn malnt•ia 11PI· r lla lia mer idionale non ha h i so~no di ~p i ~·~<~zi n ni . La difl'e· r enza tra I' ILalia ~ u pe ri o ro e c·ell l t·ale e la inr... ri or e é uet· ti ssima. A 11che pel' la stfì l i le le pmviucu~ merid ionali hauno il di 1'0pra sulle altt·e, Ad eccezione della Sartle)!ua. Al c:outrn r io dell e altr e malallio infellt"l', la l ubet·colosi ha una marcata predilezioue per· il !'eltentt·int•P. f>er'il è il L azio che lieue lA supr·emazitJ, con 2R. :-! pet· 10,000; e 'Jlle~ta ,_upP r'Jrt· r ita ~<i deve al fttlto cl 1e CJll8 "i la mPlù della popolttzi one di qu~>~la l'eginrw e CllS: titruta ònl la rillil di Rt>ma, e che i> flp _ punto nelle ci~til c:lie •JII681a malatlin fa piu !"l rage .
RIVISTA DJ STATISTICA :UEDICA
443
Mortalità nei eenlri urbani e nelle eampar~ne . - Abbiamo gia veduto come la mortalità urbana, studiata nelle 206 citta capoluogo di provincia e di circondario, menlr·e dal 1887 al i894 fu sempr·e superior·e a quella generalr, negli· ultimi due aoni è ùi ventata minore. Osserviamo or a rrueste. differ enze per alcune delle malattie principali, nel 1896.
===- =--"'~-==~=~MOHT! PER 10.000 t
nei ~~ c_o rm.mi 1 n~i 206 romun i negli con !Hl} rh . capoluogo altri comuni
60.000 ab1tan11
.
Vaiuolo . Morbillo. Scarlattina. F ebbre tifoidea Difterite. ! pertosse Febbri da malaria Si fllide Tu bercolosi Pellagra. Pneu mooite cruposa Enterite e diarrea Febbre puerperale Alcoolismo. . Morti per cause accidentali Su ici di i . Totale d ei morti per qualsiasi causa.
O.G
O.G
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2.4 0.5 4.0
3.0
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0.8 0.9
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2~ • l
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2.1
1.1
0.4
28 (J 0.6
254
17.1
l.O 26.1 27.'1
1o 24.\l
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0.-1 0.1
3.0 1.2
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237.0
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0.3 0.2 2.7 1.5
O.G 4.6
Consideriamo CJUesle ci fr e. Il vaiuolo, il mot·billo, la scarlattina, l a febbre liroidea, l'i pertosse lta11no una fr·eqUL:rtza sempre maggiore quanto più diminuisce la gcandezz~:~ dei centri di p opolazione. (Per il vaiuolo bisogna notare che dei 252 decessi verificatisi nei 22 grossi cornuui, ben 217 spett11no al solo cornuoè di Napoli. Non conlaudo N apoli, la proporzione scenderebbe a O. 1 per 10,000). Però sarebbe troppc> &l'rischiato il concludere che nella popolazione rurale queste malallie infettive sono più frequ enti che nella città.
4~4
RIVISTA DI STATIST ICA )!EDlCA
:\ ella terzn colou r11\ ~ono 1nfatli cnl-rtpn'si lulli i comuni <:hc non :::ono cl.lpC1hlog-o. o che hanuo unR popolazione aggln m erata n t•l eeult·o principale iuf·~ •·tor e a 15,000 abilfllll i.
Qui11tli vi sono comprrsi l!ltll() i t•>lllllni esclusivanrenle rurali (eome molti c•> muni della To;<cana), 'JUOnto •tuelli esdu. sivAmente cornpo!!Li di un f:olo cflnlr o ur bano (come moltis><irn i comuni della Si(·ilia, .!t-I la SHrdP~tHl, dt>lle Pufllie, ecc). Ci !Wrrnrttia111n di e!=>pr it rwt·e il ole~Hiet·ro ch e rwl le slatrl" ti che i COtnlllll c-he llOil !"OliO CApO IUOf{O, SiPIIO di;;tinti !<t:•:onclo che vi ~ pn·JoruiiiOII7.8 drllèi popoiA.zion ~ ngglon rerntn o dr>IIA popolaz1011e rut·ale. Spiccutissima, e brn naturale, é la d ifTer r nza lt·u la m ot·la !Ila dei co rn un r minor1 H •tuella d··i maggion per le febiH· i .In nw la •·iu; all l'èl la ltln ,;prc;cata. mn iu :o.eltso IIIVt• 1·sn, cp:el la P•~ r ~ 1 tìilcle. Da n•Jlat·;d MICO I'Il cn tlll' la polln"nlle c· t· upale è rill fre•ptenl•' JH·i I!I'O!<SÌ cenll·i, 1nentre l'enterite e la diHrrt:!fl hHnrrn ~ rancie prevalenzA nei cottJtt ni m•nor•i . La m o r lali lù ;.rener·all' riPi :2:2 ··omurti d i 60.000 abitA rrli o J•ÌÌI i> I<J !<P~uettlt•: !'>IICCe:o.s[\·e
POPOI-.4. 7.!0:\F: r1l :J l giuguu 1 ~!16
---
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l"t)Jll 1) :1ZII,..,.. L11ta l<'
Pllflnlazin ne t:l•lt
ilinl1•ra stn lult!
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~!ORTAI . ITÀ pt>r lfiOù allìtau 11
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l nl alo•
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'i:! .u:!4 li>i l :1:1
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Palermo
llolo!.!ua. ~ll'ssinn.
( arauia . l. i\ O l'IlO.
F c>rrarr,. Paù•l,·a
Lucra Bari
H:l\•enua Hrt>:;l•iR . \l .,d,•na . Pis:l .
:!Oli . ~ ~(i
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445
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA
Colle sole eccezioui di Catania, Bnri e Ra vl."'nna, la m,lr luliW. della popolazione stabile è !';e mpre inferiore 8 quelln totale, e quindi, a piit fo1·te t'a!.done, 8 quella della popolazione avventizia. Io fJU es ta suno compr esi anclJe i militari; ma non è ce rto da attribuirsi ad essi <JUl'S l a sfavorevole •liffel'enza; anzi se la popolazione nvventizin fosse esdusivam ente o anche in ma~giot·anza miliilll'e, si avrebbe una mortalità molto minore (5 o 6 p(•t· lOUO). L'aggnwauJell lu è dovuto invece all'itnm1grazi1111•·· delle clas:d 1nen o abhien li i11 ceJ•ca di lavw·o, e soprattutto ali'Billuem.a dei malati e h ~ vengono rlalla pt·ovinc:ill ne).!li ospeolnli. Cosi nel comune Ji Roma, più di un terzo dei lllot·ti pe1· febbri di malaria appartengono alla popolazione aVYentizia dei lavoranti in cau1.
pagoa. Diamo qui solto l'andameuto in o,;if1·e assolute della mor•t(ll i l;'l malarica nel comune di Roma.
Anni
-
Morti per fciJhri di malaria
nella popo lazio ue
-
slabile
uclla popolazione a\'\'eotizìa
1815 1 . 1>"<8 t. -·} •
387
:!li3
:~:!5
18>t l .
:1:15 r:.o.
180 15:1 •J 2:2 '12:.! 1;!0 121
f
188 t. 1885. 18xo . '1887.
18::>8. 1880 .
tS90 . 18!J l. 18!12. •J8!:13 1 t~!)}
1895. •18!16.
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76
G1
Mortali/a secon.rlo lo sww ci!·ìle e il· sesso. -
Per· osservu re l'i11 Huenza dello sl.a to ci vile su l la mor·tali Là, siccome la proporzi•)lle dt?i coniugali e dei vetlovi val'ia seconùn le etù, com·! v al'ia del pal'i In mor tali tà, bisogna studiare i si11goli gruppi di t-là. Nella staUslicll é dala la m nr-tn.l ità distin ta i11 8 gruppi d'eta da 15 anni 111 su. Qui per brevità, ci limiti Amo ~ dare le cifre pl'oporziouHii òel lll'llfJPO di età che pi ù i11· cr essa i militari, quello da 20 a 2!l a11ui.
Ho
HIVISTA DI STATIST I CA MEJ>ICA
)lo rta lìla prr t OOO vivenli !1120 a i 9 anni
tl cllo stesso sesso e dello stc~~o s1111o ci•·ilc ll orta lita gener~lc
ì\IOl'C!J i..
~ celibi . . . COIIi llg'll l i.
Mo rti pPr tn lterco losi
l • l
't. !) 10. :l
'ledo v r. . 1 nlllJil i . . Fernrninr. ) <·oniup-ate veJuve .
7 l 7. 5 7. 7 o
Morti
Mo rti
per
fl~r
tumo ri ma ligni
2. 9 1.5 :l. 6 :t l
O.O:J O. O} o. 2 0.05
:3. 9
o. 07
SUicid iO
o. 18
O. 06 D
0.06 0.03
0.0~
2. :)
o. Q:!
Suicidii. - Come si è g ia vr;;to, il suicidio è in Aumento con tinuo. Ua l \. ;9 m.,r ti per· !'IUiridio nel ·tS87 si ar't'iva nel t8!JG aliA cifra p1·ecii•a di 200ù. Ecco hl distr·ibuzio ne geografici\ ùoi suieidil nei va !'ii .:ompa rtim enti: Suicidi p~r 100,000 a Iii llrnl i
8.8 l
Piemor1te . Li~uria.
lU.'ll 7 17 5. 70 l O. Il 'd. Ti K. ;l l H. IO
Lo m IJH r·ùia \'en•,lo .
o
Ernilia . T OSI!<tll8
Marche . l1rn IJ l'io . LAzio. . . . . Abr·uzzi e l\lolise Cam pAu ia Pu c:·li e . Ba:-i lit'A.Ia C ;lifl hria SH;ilrll .
Il
~;~
:! ~~
t 08 :3. 't9 2. !1:2 :! . :l! l 4-. 7ì ;). 17
Sal'dt~!.!'na
T nlfl le
6. H
Se~ue la r ip11rtiido n e dei "'uicidii secondo i mezzi ado;w rali :
Su IUO s ukidii (di ma;;chi) ne avYenJll't·o:
17.01) 2!1. 7 ~
per an ne!.!nm enl o . Ctlll
Hl'lrll da fllt)CQ
co n Armi da lA p-l io p••r· iurpier.a~ionr> . per· fll't>l·i p1llizione . • . . . . per ,.:cll racciarnerrlo sotto couvogli pe1· 8\ v... Jerratnenlu P<'l' l:l:<fi;;:,.iR . pet· nltl'i mezzi o pet: mezzo ig noto o
•
•
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T u tn lc
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4. OR
l7. (l(j
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r·) . -8 4. Il 5 5:! 4. t<:~
IO. 2R 100. 00
RIVISTA Dl ST ATIST!CA li EDIC.\
447
S•!cond~) l e stagioni, ecco lR pt·opoJ·zione cal colala su 12,000
;::uie1di i annui. So l'andaltlento fosse eguale pt>l' lutto l'annt~, si d(,vrebhe•·o avel'e 10110 suicidi al mese, ossiR 30UO pPt· ogn i sta::ione. l n vece ;;:i hanno: In r•·imavera. :l2X5 In estate 37~2 In autunno. :!:J8!) In invel'llo. :!31''t Questa influenzA de~le ;:ll'lgioni tl ;::l i'SO!'dinat•iamenle restante. È semp1·e l'c-state che ha il mas;::i mo; e l' inve1·no che ha i l minimo. Eppul'e l'e;::late è la stag10ne in cui le das;::i pove1·d sentono n1•':10 i danni nella Jui;::eJ·ia, e le classi co;::i delle dirige11ti hanno un l avo1·o i11LeliP.lluale e ne,·w•so meno intens0. Sembra propl'in che vi sia u11 i11tlusso astJ·onomic'l, cnmejn tAnte mnlallie n"n dipcndPnli dnlla volunlà umana.
RIVISTA D'IGIENE lNTr:J•HF:RGER.- Neoetsltà. dllatltulre sanatorll speciali per·i tubercolosi negll ospedali mllltarl. - CI>HIUllÌCazione f81.1a al X Il Congr es;::o JJ1 édico ·intcr11az•onalP. (Deuls('fle miliLiir;irA~ll Zeittw!t r UI, 18!)8).
Da due Anni l'A ., dislinln mediru-111ililar·e russo, ha i;:li· luilo nello spPdRie di Zarskojfl S(•lo uno spec·iale r iparto per la cura dei tub,..r colosi. E;::;::o con~iste di tfue st1:1n:te. un dorlllilol'io e una stanza di SOI!~iorno. N el dOJ'll1ilori o sono col locali in altr·eUa11 li val'i quuttro tr·0nehi di abf'le con un diametro da -~ a 5 cenli JHel t'i. Que;;l i a beli con!'e t· val l o illor·q fogl irune p~' r ciJ·ca 6 sellimane. Ogni se1·o es;:i ven gono !=<pnJvPr i:tzali con una soluzi.one rli ulio di pino 10,0 lreme11tina 30, ACCJ III'I 300. N e lla stanzi) di soggiorno sono collocali alLJ'i due ;::imili tl'onchi (.J' abete. N••lla stanza di l'Og!!iOJ'llt) h\ ternpe•·otuJ·a è nranlenula co slan le~t1enl~ lra i 15o e i 17',5 C: nel dormitorio tr·a 10' e l 2°.5 C. Ogni mattina i ntala li ven~ono solloposli a fr· izioni o secclw 0d umid e a seconda dei casi. Le frizioni umi.Jr ven-
4.J8
Jti\'IST,\ o' llòJE:\ E
;.:ror1 r, !"alle con t1cqua dApprima c a ld~1 tt circa 32•C, 110i via via t•all"t·edn :a li11o a 2!)•, I'AI'8Jnenle lino <l 1/",~>. C. L" etletlo d1 queslt> frizi oni è fA \'OI'e\·oli"simn. accei!'I'SI!dO l a ci r colaziolle e il r i C{llllbin rna tc ritdr. Dura11le il l!inrno ;.!li nlumèllal i sono esercitAti a fare pl·ofnrrd •· in><pir~:~z ion i l IJiftlal i piÌI l••).!l!•' r·i fan11o du1·anle il giorno pa!'!'e;.<g-iale 11ei cnrr·i loi; e )1ei pinrni senza \'c nlo possono An e h a a nd11r·e a JlR!'!'l'f{;.!ia re !Jt·i <:O l'l i li de l lo speda le, a n che con u11 f1·eddo al .ti !'<ollo di - 1:,o. L' R l r mr nl nzi•) "'' d i rpr Pslr fl.Jnlll81ali é più aiJhondanle d i quella de!!li U l ll lll iJISll ror dinari. E!'<p l'e><!>a in CHIOrie, la l'A zione ~t iMna l icr·u d!•i tuber·cc1l os1 é di ci r ca 1500 cal o1·ie super·iOI'C R quella deliA di r l;~ inle r·a Ol'dillaT·ia. !':aluralruenle lA pulizia più r·ip-orosA e mantenuta no n solo nel !'nnalorro mn i11 Lullo lo ="pedale. L e !"putAcchiere si li'OY811 0 dn ppertnllo Colite 1:;i vede qu e~ to :;i -tema è applicnbile a 'lUHiunque O!'< pedale a11clte pic:colo. l 1·i:;ullA tr ullenu li in due tllllli di appliC'azione sono molto soddi;::fncenti. Di I ~R curati, 47 er ano nel 1' periodo do'lla nlaiAlliA, 5ll nel 2°. ~l nel :1o. Sul l n lale gt'llt'rnle i mi ;,d:or·a:nenti fu rono ·W,!J p. 100, i r isul lA ~i negn tiYi 4f>.3. La m ortalilil 7,8 p. 100. M» negll arnmaluli d!:!l l ' sta dio i 111iglioramenli fui'Ono il i:!. p. 100, in quelli dt•l 2° il ~2 p. 10fl. in qt~t•lli dei3o il IG p. 100. Gl i ospedali mililllri non dovrebber o, cnncludc> l'A., riformaee e dimetler·e ~tli ammalali immediAloiJ'len te dopt• cne si è l i'O\a ln nei l or·o sputi il bM rllo caratteristico; ma clovrl'b· he1·o lt'8lli •nerli in curo per· 4 a 8 set timan e. Così ogni an•· malato apprendt'rebbe ben pr·e;;lo il regirne i g ienico e dielelit·o che é adall11IO al suo caM; e che polrehbc continuare unA v olla ritornato al paese, ed ottenere cosi la guarigione o al m eno il IWOiunpltll611lO della ;::ua altitudine al l avor o.
Dott. .
Il OtrCl.l.<..>t·e inlC'l'JilHIC' PA~ FrLo PAXAUA, colonnello medico.
~~
1 1 K eu<:o.c.t.ore
o.{t~-~,. ~ · ~ R IDOLFO L1v1, capitan o medicC>.
' ,,\ ' c\Y. "_.•0{'' .. ,. n~;.:;--
~
- -- ·- - GroVA:-INI ScoLARI, Gerenze.
RIVISTA DELLE ~l-\LATTIE VENEREE E DELLA PELLE.
Ogllvie. - La trasmissione della sifilide. . . . . . . . . . . . Paq. 415 Hitsohmann e Krelllch. - Patogenesi del bacillo piocianico ed eziologia delrcctima cancrenoso . . . . . . . . . . . • . . . • 416
RIVISTA DI TERAPEUTICA.
lacoangell e Bonannl. - !.'azione delle acque acirtuto-atcaline sul ri· cmnt.oio malerinte. . . . . . . . . . • . . . . . . . . Paq. H i Llnossler e Lannois. - Soprn le applicazioni topichc di salicìlato di
rnelile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
418
Rosenthal. - Sull' impiego tcrapeutico dell'acqua calda, parti colarmente sulle malattie della pelle. . . . . . . . . . . . . Samun·Wokresensk. - Trattamento del carcinoma col chelidouium
419
majus .
. .
.
.
.
. .
.
.
. .
. . .
.
.
. •
.
• . •
KOhn. - Le iniezioni proloorte rli a ntiplrioa contro la sciatica . . . Buzdygan. - Dell'influenza dul !erro sulla secrezione del succo gastrico • . . . . . . . • . Wood•ull. L 'ar1ocynwn cannabinum . . . . . . . . . . . . .
•
420 4~1
,.
4~
42!
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO !IIILITARE. Senn. - La çhi rurgla militari' in Grecia ed in Turchia. . . . . . Pag. 4~3
H!llll. - Osservazioni medico-chirurgiche rlella guerra chino-giapponese, 1894-9~ • . . • . . . . . . . . . . . . . . . . Stechow. - Sull 'uso dei raggi Rijntgen nell'~serclto in pace l'in guerra
•
•
429 434
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA.
Statistica delle cause di morte dell'anno t896 • . . . . . . . . Pag. 43G
RI\' ISTA D'IGIENE.
Unterbtrger. - !\ccessita di istituire sanatorii speciali per i tubercolosi negli ospedali mìlit.ari . . . • . . . . . . . . . . . Pag . ' "
GIORNALE MEDlCO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amnin lstrazlone: presso l'Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale ,t/edlco del R.• B•ercilo si pubblìca l'ultimo giorno di ciascun mese io rascicoli di 7 fogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decorro dal t • gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati é il segu<lnle.
Abbonamento annuo
.
Regno d'Italia e Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione postale (tari!rn Al Id. id. ìd. il1. 8) Altri paesi . . . . .
..
.
L.
•
l Un fascicolo separat o
t'!t517 -
t lO t 30
'10-
t 70
l 50
L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende rinnovato per l'anno successivo. l signori nbbonati militari In o!Tettivita di servizio possono pagare l'i mporto dell'abbonamento per mezzo dei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Agli scrittorì militari è flato In massima un compenso in danaro. Le spese per gli estratti e qu~lle per le tavole litografiche, fotografiche, ecc., che accompagnas.,.ro le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di st.ampa (l 6 pagine), o frazione indi vis ibile di foglio, u per cento oscmplari. Il prezzo è eguale si~ ehe si tratti di t OO e.~emPiari o d1 un numero minore. l manoscritta non si restituiscono.
l!.;_ ; l
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GIORNALE MEDICO DKt
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REGIO ESERCITO
Anno XLVI
N. 5. - 51 Maggio 1898
ROMA TlPOGRAFIA UniCO VOGBE'BA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
,-----fl
SO.MMARI O DELLE MATERIE CONTI\NUTE NEL PRF.SEN TE FASCICOLO
Hlt:MORIIE ORI(HN"I .I .
Marocoo. - :\ p pun ti sul son ·izio sanita rio n el forte d ' Adig ral d urante i mesi di feùbrnio, ma rzo r. fiprilc l8!16 .
. . .
Pag. &4!1
. . . .
Goliardi. - Pseurl oiperlroll:t o atrofia li poma tosa. o cirrosa Ilei muscoli c.ong-enita . . . . . . . . . . . . . . . .
t. i 3 481
Cavicchia. - l..a chi rur~r•a >r•iuah! nelle J~,iuui lr:tumati che _ . Caccia . - Fihro mi xom:t rlclla ''o itn <Iella faringe nasale. Esli rp<Lzionc rla lla via orale . . . . . . . . . . . . . . . . .
51l
Rf\'IST.\ MF.III CA. Culcciardl. - Caso di canc ro gclalinos., primiti vo rl.•l Jll'rilunoo . . Pag. 520 Ferrari. - Ec t.asia e tctania ;:asl rica. . . . . . . . . . . . . 5ID
Maragliano. - Emiplegia ed afasia in tllJ caso di elminti<ISi inteslinah' . . . . . . . _ . . . . . . . . . . . . . . . . Kelsch e Bolsson. - N~>ta Sltlln llia~-:n•)SÌ 11rer.ore lle lla tuhcrcolosi JlO hnonare per me1.z,, dcll;t ra diosropia . • . . . Letulle Il Ribard. - E.i porimeut.i di cri motcrapia . . . Gllles de la Tourette. - NeHoastouia: tli:•~ntJsi c tra tta mento.
51!
•
o-- ·~
5\13 5~G
52/)
Popoli. - Il ~:atan·o di s lllmnco. . Pelteso n. - Anr:inn c rr uma li~mo. . . . . . .
529
Ili VI STA ClllllUI\Git;A.
Karllnskì. -
Sulla. inlt't.ionc J!ellc ferile <l'à rtll a da fuoco mcllinnte
I 1CZ1.i d'~biti.
. . . .
. , . . . , , . . . . . . .
. · f'a!). 330
Dora n, Rolleston, Malcolm. - Ci:<ti de l l)ancrcas trallato con incisione l' drenaggio. . . . . . . . . . . . . . . • . . . . .
Cozzollno. -
53!
L'acqua o~si~:cnata nei le nti processi catarrali dcll'o-
l
recchin meli io cd In ')Ile ili ntronzr.anti d ella mucosa naso·laringo1 a ring~'l
Spencer. -
. _ . . . . . . . . . . . . . . Tmtl.u lll!'lllo cicli.~ fra llure tle lln cla vicoln
. . ....
•
IHVISTA Ul OCllLISTICA. Ayres. - <.;ura della lllèfarite. . . . . . . . . . . . . . · NeuschU ier. - Sull 'oftniDJOcromosr.or•ia. . . . . . . . . . Gould. - Sulla retinit.c pigmento~a senza la pigmenlar.ion!' li picn .
\
Pay. 531.. • 535 537
(J.>r1· la conlln"azione dcll'iuclicc ucctasi la pagilla 3" clelia copertina).
APPUNTI SUL SERVIZIOSANITARIO DURA;\TE I MEE'l DI FERI3RA10, ~!ARZO E APRILE 18!'16
l"' r il ololl . \t'loill c Murroeco. <; opi t. lllt•tli t'\J
I. Osservazioni cliniche di chirurgia.
Ciueste bre\'i note stralciai tempo fa- per altro uso da un mio piccolo diario e iu qualche punto ampliai. Ohi avrà la curios1tà o la pazienza di scorrerie potrà farsi un'idea di (1uello che, a nn dipresso, fu l'opera de i medici militELri duran te la campagna, e di quelle che su per giL1 furono le comlizioui e le ditli0oltà, fra le qnali
essa potette e~plicars i. Verso i primi di febbraio il maggiore medico cavali erò S elicorni. direttorù del servizio sanitario d el forte, con cortese benevolenza., mi a.ffida va il r iparto misto bianchi. Ebbi cosi l'oppor tunità di curare molti dei feriti provenienti dal campo di Abba Oarima. e, anteriormente, da I\'fakallè e dai disgraziati combattimenti sui colli di Sae tà ed Al eqnà. Questi ultimi fe rit i si andÒ a prenderli con barelle e muletti, come prima i rinforzi giunti (battaglione Valli) ci lasciarono padroni ciel campo; e debbono couside· ra.rsi forse, in tu t:,ta la campagna, come i soli soccm·si :!!)
450 Sctl
APPU~Tl
SU!. SERVIZIO SA?>ITAfCIO
posto e traspu7·tati poscia in l1!0(JO di vw·a COit l'ela-
liva comnrlil1i.. Se ne contano perciò ta,lnui eli eceezio-
nale graYezza, quali non s'ebbero iu prosieguo in nessuno dei nostri siti eli cura. più o meno tWanztl.ti, nei quali, per la necessità delle cose, l" opera del medico non potè spiegarsi c.;he sn indi ,-idui scampati alla strage, più o meno malconei, ma sempre però in grado di percorrere a piedi o su mu!Ptto lunghi tratt.i di cammino dil-li·~ile. Qui cade in acconcio tare menzione della corag~iosa opera e solerte dei sot.toteneuti med ici di complemento Ntwci, Ambrogetti e Romano; il primo era al po:;to di medieazione di Mai Mergaz - anche esso minacciato da.i ribelli, - gli altri due dal forte si recarono con poca scorta sul sito. Il sottotenente Ambrogetti fu anzi circondato e as:;ali to a fucilate da r ibelli, che poi si ritrarono d inanzi ad un drappello de' nostri. Tutti e tre i nominati ufficiali, con scarsi mezzi e con a p parecchi giudiziosamente improvvisati, :soccors•'ro i feriti e li misero in istato di essere trasportati nel force. Non intendo qui compilare uno staLo preciso e particolareggiato eli tutti i feriti che ho avuto a curare: i dati mi mancano, e farei troppo a fidanza colla mia memor ia, se presumessi ricost ruire tutte le lesioni osservate, il trattamento di ciascuna e gli esiti. Farò p-:~rciò menzione soltanto ùei casi note,·oli, o elle abbiano ridliesto r intcn·ento chirurgico, tr·ascri· vendo q nalcl1e appunto, che trovo nel m io diario. Fe1·ile del CJ'anill pr:11C/1'anti. - A.~sieme ad <rl tr•• lesioni d'arma. da fuo~o e taglio, nel combattimento di AlefJuà i soldati Metrino e Del Giudice riportarono. il primo al ,·ertice ed il secondo atroccipit~, vaste fe rite d'ar ma da. taglio con frattu ra del l'osso e lesione pro· fonda dal cervello . .Entrambi soccombettero in bre\'e tempo, co n sidrome di meningo -encefalite acnta. aggravata dallr concomitanti lesioni di altri organi.
Fe1·ite del cranio nnn prna/l'(tn/i. - I l sergente Rotvndo, del drappello De Oonciliis, n el combattimento
sul colle Saetà riporta,·a diverso ferite. tra cni nna ampli;;;;ima alla fronte •'d al sopracciglio sinif:tro, estt'iHt. dalla glabeli a al lobu lo ciel l'orecchio, con t.orna.n te· l'orbita. Sembrava inferta con arma tagliente, tanto ne erano n etti i bord i ; ma illV•'Ce era. don1ta ad una ctd· ciaLa di fncile. Era profon1la sino a ll'osso, il cui ta,·ol!tto esterno presen ta,·a nna lunga fessura aprentesi nel seno frontal<:', con dopm;;siono del lembo ossoo sn periore. La ,-asta breccia t'n elliusa suturando a strati i di versi te;;su ti. e gnn.rì pe;· 1P'Ùnam. Altre fari te del era n io, cO tl lembi os:>ei più o t1lPUO staccati (rrposc.:epa?·llis,;w), ehbi ad o:;serv,lre in soltla.ti provenienti da Àdna. Ìllercè rasportaziOniJ di tnt,tO O parte dell'osso staccato ed adatta modicatura guarirono tutti in breve termino. Fm·ite della faccia. - Sorvolo sn quelle limit<tte nnicamente ai tes;:uLi molli. Tu uno tloi feriti d'AleclniÌ, cincischiato in malo modo, potetti, ad e~em pio, constatare il fatto ovvio tlel facilo sald0;1,rsi di lemGi d. orucchio erli naso, mant.f' nnti aderenti app0na da. uu sott.ile istmo, arl onta che tos:-:e capitato sotto le mie cure dne giorni dopo il ferimPnto. Ricordo invece il soldato T occo - uno Jei p<1\"eri evirati di Adna - che presentava alla. faec ia tre spaventoso ferite da ta~lio. (~ueRto disgraziato, come del re~to qnauti ginn;;cro assieme e dopo di lni, aYeva errato per nn paio di settimane. indebolito rlallu. perdita di sangue, nudo, a~setato fra mi li r.- st.t'ut,i e pericol i, rintauaurlo;;i di giorno. tra:';•;innndnsi tli notto, senza altro nutrimen to chn dell"erha e ;;car;;i legumi selvatici foro it.ig li t!tt.lb pietù tl.i q na!t:he cou t<vl ino d cl pn<·se. Era nn "'semplare pPr la c:w·a allo s<:OJifi'lo clellr: ('e,·ite, cald~;~ggia,t..'l. dal Pirogotf nna quarantina di auui or
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APPUXTl SUL SEIIVIZIU SA:'\ITAIHO
sono: le sue lesioni apparivano eome va,;te s npedicie caYe. ricoperte da una patina g rigio-sporco uniforme di essndato e pLts concreto. sotto c ui e rano delle g ranulazioni piu ttosto buon e. Le tre ferite, fortemente divaricate si da dare alla fìsonomia un· espress ione ~rottesca e sinistra, si esten· devauo : la prima. da lla bttse ttll"apotisi mast.oide destra, interessando r osso di cu i e ra staCicato un lembetto, s ino al pacìiglione delr orecc:hio. reciso in totalità. di t ra\·èrso; la :;ecouda, un p<tio di cetttimetri più sotto e pa.rallcla. a lla prec<'•lente. dall".tpice di detta apofisi s ino al contorno esterno dùll'orbita, iuterc;;sawlo l'aponevrosi parotideo- massatorina, la glandola parot ide e il suo_lobo accessorio. il padiglioHe delr orecuhio, la. porzione carti la.giuea del condotto audit:.i \'0, l'osso m alare e rapotJ.s i or bit<d l' esterna del frontale. con d istacuo di molte sch~c-ro-e r\0 ·,
la t:.crza. alla gnauuia sini:;t;ra, da ll 'orecchia al dorso del naso. profonda lino alros:-;o, eon lembo inferiore forte diYarieat;o e pe udulo, <.;On di:-;tacco r1ua:;i completo d i una fetta dell'osso m<.tlare. Tutte que;;te piaghe laboriosamente detersi e disinfettai. asportando ogui :>uheggia, completando il distacco de' pezzi ossei a1lereuti ma poco vitali, ri;;parmia ndo dovunque il periost.io. suturando a strat i. Guarirono r a pidamente con Jimilatis:;imi punti d i snppurazione. Una- ferita alla fiwcia, che poco s i discostava dalle sncltlescritte, ma in cui la lesione o:>sea (fi'outale e zigomatiuo) er<~. più estesa, curai in un uapomle, di cui ora mi. sfugge il nome, deccdnto poi per esanriment.o e iu fezioue tifica. E qui cade a taglio un us:>en·azione. La profondità e la uettl:!zza eli queste feriLe tl"arma biau0a farvbbero
sttpporre negli abissini nna fo rza e una maestr ia nel lo1·o manegg io, che in realtà. sono ben !ungi dal possedere. Essi si servono di qtwi pesanti e squilibrati sciaboloni, ricurvi come nna gro;:;sa falce. a rrotati bene sul margine convesso; e con essi, mercè il semplice scorrimento, con poca for r.a. openmo c1uelle enor mi brecce, per lo più sui feriti e su quelli che non si difendono. Pe~·ite del r·ollo. - Ricordo due o tre casi d i fe rite trasfosse, pt·ofonde. traversa.nti il collo ;mgittc1 lmentA, sotto g li sterno·cleido-mn.stoidei, rasente il fascio nerveo vascolare, .'>enza lederlo. Con tutta probabilità erano da proiettili non a balistite e di fuuili antico modello. Guarirono ttttti rapidamente e senza snppnntzioue. Fe1·ite clr'l fm•rwe. - Ne ho avuto ùno di penetrn11t i con lesione polrnonale, riportate entrambe nel combattimento di Al egu~t. L a prima si terminò fatalmente. forse per le molteplici lesioni concomitanti r iport.ate da.U' ind ividuo. L'altra, compl icata a frattura della davicola., ebbe u n esit.o eccozionalmente propizio, es:;eudo guarita senza d istnrqi e senza postumi entro un pa.10 di settimane. Quan to a fe rile nott penetr.il.nt,i da taglio o punta o da. fuoco (setoni} esso fm·ono numerosissime ; si può d ire che quasi ogni ferito ne avt>s;;e un saggio. Ma., pvicht: di nessuno. importanza pel chirurgo, non ne set·bo dettagliato ricordo. Fe1·ite dell'atldo;;ze. - D i !)enetrauti non ne ho cnrata alcuna, come d i leg!?;ier i si com prende, a tanta dista.nza di tempo e di lnogo dal teat.ro de· combat· timeuti. P er le non penetranti. valga, l) nanto ilo espresso circa il torace. Fe;·ife del cint.o scapolca·e. - Una feritèt d'arma da fuoco, con frattura dell'omoplata e d ista.cco di buona parte della spina della medesima, gnari in poco tempo senza postumi, e l'osso si (;Qnso liclù sen:r,a. 11ote\'oli
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Al'l'U:\TI SU L SEH\'IZIO SAKITAH!ll
deformazioni. L'individuo però - il caporale Uouti d~:gli alpini - giovane robn:;lo e sauo. soccombette mala ngu rn.tamen te a l r in fez ione t ifosa. F e,·ile clel c.:inlo p elcico. - Il soldato Zac~;agniuo ad Alequà aveva, fra le altro, riportato una fer ita a ca,nale, profond a iu corri:;poudeut:a della cresta e della spina il i<H:a anteriore su per io re si nistm. iut.eres:;ante l'o:-;so. L' infermo fu in :;eguito tra:;locat.o ad altro r iparLo; ed io ho n otizia di nn piccolo :;eqnestro osseo, as portatogli dal medico di marina dotlor \Veinert a .i\1a:;~aua.
Ho osservato una ferita d'arma. d a fuoco ci rea il mezzo dell"o,;su sacro, più Yiciua p erò al suo bordo esterno di destra. L'infermo, giunt.:> n el for te dopo uu paio di sett i uw.ue dal combtttLimento, n on a<Jcns~wlt disttirbi di sona, ed aYeva sempre marciato a pi edi. Il tragitto del proidt ile, arrestantes i a poca profond ità uell'osso. era poeo secernon te e quasi ricol mo di buone granulazioni. Ho for mulato il sospetto siasi trattato di perforazione coUlpluta del sacro, co n lo;.~sion e forse del retto, poic:he l"iu termo assicura V<t d i avere avuto evacuazioni di sangue s ub ito dopo il t rauma. In tal easo il decorso della guarigione spontanea sarebbe stuto dei più fa vorevolmente rapid i. Una ferita d'arma da fuoco, con fn1ttnra com miuutiYa dd la tuberosiLà sinistra clell "ischio, era presentèltH, fra le altre, dal comriauto teneutc Capu to. Il foro di cmmta tro,-a,·asi nella regione dell'anea, d ietro e sc•pra i l trocanter<', quE>Ilo d'uscita all'estremo interno della pi ega r1ella natica. ~l<' n:.:, un a larga incisione al travcr;;o lu muscola.lnra. de· gl utei peneLmi n el foeo laio d i fra ttura, guarentendom i d<tlla copiosa emorragia , cd A.:;portai le numero;;e scbegge e fra m me n ti ossei, alcuni d oi q ualì entno st.ali ;;pio! i fin entro la piccola pelvi.
L "infermo er.1 di già setticoemico, ed ha soccombuto all" iufoziono, nouchè ai d isturbi provenienti da una va:>ta senttatura di terzo grado alla g amba. e al piede sinistro. FI"J·ifl> degli twli. - Ricordo quattro ferite d"anna da fuoco alla spalla destra. con tì·attunt dell'estremo super iore dell'omero, riportate dai soldati G-uerra e Tommasi nel combattimento ati A.le<}ttà, dal sergente Ourci ad Adna, e da l cantiniere greco Stauros in nn incontro con ribelli. Le quattro les ioni si rassomig liavano, si può di re. co me a!Lretta.nte gocce d' acqua : in tutte il pro iet· tile aveYa sagittalmente trawr::;ata la n•gione deltoidea, sconrtnassando e frantumando quanto gli si p<krava di nauzi. ~el Tomma::;i era interessato anche il caYo glenoideo. Furono tutti da me operati di resozione dell·e· stremo superiore dell "omero, con taglio ver~icale anteriore l meno che pel Guerra, nel quale le modalità. della fe rita mi fecero preferire il taglio posteriore, quasi alla ::\Iao Cormac) . L'operazione è stata prat i cat<~ in primo tempo, meno nel sergentA Om·ci, g iunto nel forGe al treutacinq uesimo g i01:no dal ferimento. Que:;ti è guarito rapidA.mente per prima; gli altri per seconda. Nel :;olùato Boschi ero, giunto due gi0rui dopo il fatto d"Aleqnà, con enorme ~fracellamento dell'articolazione del gomito de::;tro, piaga già sett.ica, edema \'istoso dell'arto, ho cercato. contro il parere el i molti colleghi, che r itenevano l' amputazione inevitabile, sal\'ar~ l'arto mercè re:;ezione articolare, spintoYi dal verJere in gnasi perfetta consc1Tazione i rnovim<mti della mano. P er la ,·a:-;ta per<lita degli estrem i ossei e per le condizioni OTigiuarie della fer ita non si è ottenuta la desiderata anchilosi ossea regolare. L 'infermo è però in floriclissim,e condizioni di salute, e un atto operativo di poco momento (sutura ossea) potrà. ridarg li
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APPO~T l SUL SERllZ!O
SAì\l'I'ARIO
in maggiore misura l'uso. ora limitatiss imo, della mano e delle dita (1). Uno dei poYeri ev irati - il Bello - presentaYa, insieme a molte altre ferite da taglio alla testa e per la persona, una sul lato cubitale del polso destro con recisione netta del ligamento laterale intemo e larga apertura dell' articolazione. Con siffatte gravi lesio11i l'infe lice aveva camminato per una quindicina di g iorni, ±asciato <otlla meglio di pochi stracci. Con poca speranza. di succe::;:;o mi accinsi alla, ùi:siufeziou{;j e chiusura dell':.nticolazi oue. L'esito superò di gran lunga la mia aspettati va, essendosi ottennta guarigione rapida, colla quasi completa funzional ità della parte. L'inferm o perì in seguito di t ifo. F erite d'arma cla fuoco con fratture presentava nlla mano sinistra (interessante 1\u'l;icolazione metatarsofalangea), e ad ambo i pierli il valor oso sergente lrilella, distintosi ad Ale,luà. Guarirono tutte con postumi di poco conto e senza ènergico provvedimento chirurgico. Guarirono del pari senza atti operativi r ileYanti, ma colla semplice occlusione asettit:a nn paio di ferite alr articolazion e del g inocchio. Credo infi ne deglli. di menzione tre casi di frattnm comm.inutiva del femore per fe rita d'arma da fuoco n ei soldati Cetrone, Di P<10la e Carbone, tutt i e tre trasportati nel forte da Alequit. Nel primo la lesione era a sini:;tra. ì\Iercè le sollecitE~ cure apprestategli , avYalorate da.lla docilità veramente osem plare del paziente, dopo 37 giomi soli d i immobi lizzazivne, distensione e mailsa.ggio s'c·ra ottenuto il saldamente di frammenti ti J l'osso o ra ng~:iungcrP ron rin.:rre eh •' 11 rnn;:~•o re mcdiw llald au1.a . allo iutellil(cn li rure ru in >C;wi to alll•latu il llv,cill"rO uPI r~(JM IO rhi ru q.riro •l••l l'o,tw•laiP mlli tarr di ~:qH•I i, )!li t•r:lli<'o con fl'lkc ''"'~'''"O 1111 ìrm rstu o<sco, sPI'\Cntlfl~ l !1~1 f••more <1'1111 <'1HI12 lì0.
t' Ili
l
NEL FORTE o'ADIGRAT
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per callo osseo, senza deformazione o perdita in lunghezza, quale di ra<.lo avviene anche in fratture semplici. n povero infermo mori in seguito di tifo. Miglior sorte quoad citam, ma meno lieta circa la lesione, ebbero gl i altri due, fratturati entrambi a destra. Per verità trattavasi di fatti più gravi e di ferite più complicate. N el Di Paola il frammento inferiore, fortemente spostato a(t pe1·i(m·iam, eras i conficcato nelle parti molli anteriori della coscia; fin sotto la cute, tanto elle couvenne sbrigliarlo e coattarlo alla meglio, allontanando i laceri lacerti muscolari, che fn1.pponevansi e impedivano l'atfrontamento dei duo capi. ll callo non era ben formato, quando abbandonammo il forte. L'infermo rimase qualche tempo uell'i nfermeria d"Ad i- Cajè, e l'ho riveduto poi guarito con notevole accorciamento e callo deforme. Sarebbe consig liabile e praticabile un atto openttivo. N el Carbone poi il vasto to..:olaio di frattura e il canale della ferita erano g ià in preda alla sepsi, cLte si potè padroneggiare -a grandt:> stento con ripetuti lavacri antisettici e fognatura p E>rmanente allo scoperto. Si avviava anche egli a lenta ma sieura guarigione, quando si ùovà trasporta do ad A.di- Ca,j è in barella per quelle tappe micidiali e disastrose aache per uu sano., L o perdetti così di vista, e lo riebbi dopo un mese n el riparto chirurgico, che ho d iretto per qualche tempo a Massa.ua, ma in tali condizioni, che mi è stato g inocoforza amputargl i la coscia al terzo superiore. Guarì.
pe,· pl'iMam. Est1·a.:::ione di p1·oiettili. - S ul soldato Deabbate, scampato ad Aclua e fer ito nella ritirata dai ribelli, con molta pena estrassi un proietti le di pietra, g rossolanamente ogi vale, del diametro d i nn 12 m i Il imetri, incuneato fn le ossa dell'antìbraccio e del pugno destro.
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.APPU:\Tl SUL SE RVI'l.IO S.\l'lTARlO
L a ferita era stata inferta a bruciapelo, come appariva
da molti grossi granelli d i polvere penetrati nella pelle e dalla ustione della mede.ù ma in alunni punti. Nel soldato Zaccagniuo, ferito alla cosuia sinistra, il proiettile si era. soilermato sotto il fascio nerveo- vascolare, nella cu i direzione ho dovuto con molta cautela inuiucre a strati e disimpegna!'io. Il tragitto era già suppurante (3° giorno dal ferimento); ad onta. di ciò volse a. rapida e com plela guarig io ne. Evii'Clti. - Tocuava a noi mediui militari italiani, a.g giungere C(nesto triste capitolo ai trattati di ch irurgia d i gu erm.. ~ette di questi di:-graziati, tra ruudeuimo e il ventesimo g iorno, giunsero nel forte, scampati alìa strage. Erano tutti, ch i più chi meno coperti d'altre fer ite, le C)tH.di avevano nat.umlmente fatto loro perdere i sensi, si da farli prendore per morti d~i Galla. che, solo sui cada,·eri o su qnùlli ri tenuti già. spacciat.i, si abbanrlonano, pare. a tale b<n·bara man ovra. Della 11uale fra parentesi ignoriamo l'origine e il s iguifieato, se non fosse il prepot.onte bisogno di ricaYu.re rlal nemico morto un amuleto, un trofeo, per cu i ad esempio, l'indiano cl'_\. m erica neS<.:LlOia Ja ualottacraniun.. Viag~iat~n· i e !'llissionari, ben adden tro nella vita. e negli usi di quelle p0polar.ioni, dicono uhe tale co:;tnmam':a era nn tempo in vigore anche fra gli Amara. ed era fo rse una antica tradizione sacra d ' orig ine ebraiua. Tanlwn ì'eligio polnit suade1·e malnn~m. Si l og~e infatti nella Bibbia che David, per mo· ;;trars i degno tli ott:.c•nere la mano di l\fichol, do,·e portare 100 prl'puzi di nemici da lui uccisi. Ed in quella uontingenza, si può supporre, egl i non andò tanto pel sottile, nè perdette il suo tempo a riseeare prepuz'i, ma dodJ portare via ogni co:;a, g insto come om pmtit;ano i Galla.
NEl. FOHTE O'AOJGRAT
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Quanto alla tecnica, diremo così. operati,·a di questi briganti, non è molto chiara n eppure essa; nè le lesioni residnali si ra:;som ig liano sempre. T alvolta la perdi t~L di sostanza è nettamente triangolare, e pare risnlt i di tre tagli precisi, anal ogh i a quelli ehe l'auatomo patologo pot rebbe usare per l'aspor tazione totale dell'apparecchio genitale della clonna . T al altra invece la soluzione di continuo è sconciamente irregolare, come g enerata da nn coltellaccio che recida, con moYÌlllento circolare, alla radi ~;e asta e s~ro to impugnati e sollevati fo rtemente coll'alt ra mano. Ho cuiesto dilucidazi ou i a un galla che faceva par te delltLnostra compagnia cannonieri di Adigrat; ma, o che la civiltà gli aves:;e annebbiate le idee e i ricord i, o che non volesse dinnelo, poco ho potuto r icavarne. Di tak he neanche in un fatto così sempl ice, come in tanti altri di maggior mo mento, in Africa è po:>sibile ap purare la verit:ì.
P er conto mio ri tengo che non esi:;ta un metodo gene· rale, unico, ma che ciascuno eli quei manigold i usi la. la peri%ia e gli strumBnti di cui di'>pone. Qnincli i tagl i :fatti in più tempi cou coiLelli rit;!St.:ono più precisi; quelli prat icati alla spiccia con una lama più grande d i n e0e~~ ità devastano maggiormt>nte la parte, e ~oveute falliscono allo scopo, la~c iandosi dietro i testicol i sgusciati. Dirò brcvemeuLe dei sette evirati e delle cure apprestate loro: l " Soldato T occo. EYirazione completa : vasta piaga (d "aspet.to analogo a q nello delle ferite alla faccia, descritte più sopra), itTt'gola.rmente triangolare, con apice al peri!lf·O e base in a lto sul pube. Dal suo piano emerg.:~vano un tron ooue di pene di forse-± centimet ri, s coperto rle' suoi tegumnnti, e i due moucon i de" funicol i recisi.
APP U :-\ T I SU l. S~:lt V I ZIO SA NIT All!O
Approfittando d i striscio!i nEl di pelle pr ••se dal brauuio di un ind igeno, fucilato per t radimento i l :20 marzo, praticai dL·gli innesti a ll e Tie r selt s ul la vasta soluzione ù i uontinuo, massime sul monc.;one dell'asta. I lemhetti in par te ader ir o no, conser va.nrlo il lo ro colo· r ito br n no, che staccava curiosa mente s u l fou do roseo della cuto ù i ucoformaz ione ci rcostantC'. ~e l con tempo dal margine rec iso rle Ila m uuOS<L LHe t ra.le pa.rti ,.,, n n lJl'O· paggini, che per un breve t r atto conser vavano i ca!·at · teri or igina ri , si da. costitui re l'o r lo d i nn n uovo meato, che pel suo colorito più vivace spiccava sui uoutomi. o,·e il teg umento neoformato rimaneva dur o, a'icintto e più pallido, assnmcnrlo cosi i caratter i tmtanei. Cosi l'estremo r eciso dei corpi caYernosi vemw chiuso come da un piccolo ghiande. 2° S o ldato (;.rdn·i··lli . Il taglio era ùi forma tr iango · la i·e. colla baso sul pttbe e l'a pice a l perineo, dietro la rad icP d,·llo s..:roto: po r tati via d i netfo a fio r d i pelle asta e testicoli. I noltro lo strnmento t agl ie n te. onde venne pra· ti·~nta la barbarn mutilazione, u r tando su lla coscia d''str a, a,·e,·a d istaecato un vasto lembo triangola re a base a <le· r ente in ba,;so. La gnar ig ioue s i ottenne pronta e senza disturbi per la m inzione. Anche I[Ui furon pra1 ict'tti degli innesti d i pelle tolta all'ind i viduo sto..;;;o dal mio as,istente sottotenente med ico A mbrog<•tti . Roldato 00GtiZ7.>ì. E,·i razionf\ compll'ta: va.;;ta piaga. di figura triangnlare r egola rissima , coi lati leg· gf:lr mcnte ricmT i come uampana rovesciata; base iu alto sul pube, apice in basso a l per iueo: i corpi caver nosi, l' aret.ra.. i tf:l,;•,iuoli e funiuell i ue1 tameute r ecisi alla r a.clice. Guarì anchf' egli ..:ome il precedente cnn innesti praticati dal sottoteurmte medico ~ignor N ncci. -t" Soldato BPI!o. E,·ira.zioue incompleta : a~portato il pen•' s<)ltanto eon una piccola. pnrzioue drllo scroto.
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!\E l. F ORTE o' .\ DI ORA T
46 L
Questo po\·ero diavolo -- il meno malconcio fra i sette fu poi portato via dal tifo. 5• Solda~;o Viucenzi. Evirato incompletamente: conservava ilU testicolo solo, il sinistro, senza ombra di tegumento, infi ammato, ricoper to d'una sporca patina di essudato purnlento, ed enormemente tumefatto, sì da occupare q uasi la linea mediana, simulando un g rosso pene scuoiato (cordone) col relativo g lande (testicolo). 6° Soldato Meola. I ucompletamente evirato anche esso, conservasa per fo r tuna ambo i testicoli, sgusciati però, ricoperti della. sola al bug iuea già in via d i espoliazione, coi f unicoli nell'identiche condizioni del pre cedente. 7° Soldato Salerume. Evir(i,zione incompleta : peue reciso alla rad ice; i t esticoli coi r elativi funicoli allo sco· perto protn1devano fortemente di su la piaga sporca. r icoperti di granulazioni essi stessi e tumid i e infil trati. Che fare d i q uest.i tre ultimi disgraziati? DoveYO completare ht demolizione dei testicoli, e a v,·iare la piaga a. guarigione come llei. primi? La novità del caso e il non potere ritrarre ammaestramenti e consig li da ricordi di altri fatti cottsimili visti o sentiti ripor tare, mi tenevano uu po' perplesso. Ma, dopo breve e::>itazione, mi decisi per la conservazione ad ogni costo di. ghiandole cosi importan ti : ecl a qualcuno che notava, come esse. nella migliore ipotesi, sarebbero riuscite inutili al loro mandato, per la mancanza Llel pene, e invece potevano divenire una fonte p erenne di stimolazioui ed eretismi non appagabi li e forse di nevralgie, risposi, che spera\·o ciò non si Yerifìcasse; ad ogni modo ad esportarle ci sarebbe stato sempre tempo. Già la pratica chirurgica da secoli asporta peni affetti da lesioni gravi (como neoplasie maligne), senza preoccuparsi di quel che può av\·enire de' testicoli ; la.
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At'I'l ' l'iTI SUL SERVIZI O SA;'o;IT • HlO
castrazione non è mai stata complemento necessan o clell~ operazioni ~nl l'asta, che io mi sappia. L ' esperienza antica e gli studi più recenti poi si accorJa.no nell'assr•gnare al testicolo, come ad altre gh iandole, u n· impor tanza ben altrimenti capitale }J<n· l'econo m ia delr organismo che non sia quella conferitagli dalla sua secn=~zione spermatiua. L'iudi villuo privato delle g landole gen itali va incontro a un deperimento, a una degenerazione p;;ico- fìs ica, non dissimile da (] Uella g enernta dall'asportazione completa della t.iroicle, per esr'mpio. L a cma del Brown-S0qtHL!'d non riconosce altro funclameuto . .Pel testicolo anzi bisogr1a tenere gran conto dei fatti suggesci vi . Chi non sa Go :ne ta,l volta, dopo uu orchiectomia, si last:ino dei pezzi d i glandola assolutamente in;;ervibili, Ile' residui fib ro;; i - tesfi,·olo mo;·ale - per app;lgare e tranq uill izzare il paziente ? So bene che qua.lcbe co llega, tro,·atosi nelle mie identiche coudizioui, s i è regolato tntto ::di'opposto, giustifì eaudo così per la ceut.e;qima volta il famoso motto : qtwd JWJ~ f r>cr•r·M,If lJnl·brt,·i (i Galla), ( ect>t ' ttnf Hw·be,·ini (me<lici italiani ). :li;L fran camPnte ho ragione eli non pet: tirmi del mio opt>rato. Dopo qualche settimu,na dunque ùi aecurata medicatnra, le piaghe dei semi - evi ra ti erano ben granulanti e ristrette, i cordoni assottigl iati e rattratti, coi testi0oli, ,-cr:;o gli aneli i e d ivarir:ati; nell' interspazio si apriva l'uretra reci1'a. la cui mtwosa, p roliferando, for mn.Ya una zonula rosso vi vo a ttorno al mea,to. Del le dne vio che mi si oJJ'rinmo, di ricoscitnire cioè lo scroto con pla,;t.iua. o portare i testicoli in ectoria. arti fì ciale. r e-;pingcndoli sotlo la pello dogi" ingnini, o iuuiccJ ,ianc.lol i nel cellu lare JWrineale (:\Iac Leod l . son ncorso di preferenza alla. prima.
:->El , FO H'I'E o'ADIOI!AT
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Dopo liberati i tAsLicoli dalle robuste briglie e colletti uicatriziali elle l i fissavano alla radice, e raschiate gener osam<>nte le granulazioni, onde e rano r ivestiti . li innicchi<\VO in logge a r til1ciali, ottenute pe r scorrimento della pelle e fascia superficiale del pu be, degl' in tertom ori ed, eventualme nte, ùa resi d n i dell'an t ico scroto. IL Meola, p. es .. che ho r ivisto ult.imame ute, presenta u no scroto diremo di neofiJ,'IJUL ::ione sodrlisfacentissi m o, anuhe dal lato dell' est{'tica; i testicoli poi sono abbastanza mobili nello lo ro logg e. e seorrouo l iberamente verso gl'ingu ini, sfuggendo cosi agli ur ~ i e i maltratt am onti . Giammai sono stati sede di dolor i o al t ra sensazione mo l es~a . L'infe rmo uon ,:;i Jam..:nta d i stimoli od eucitamenti inappaga bil i, ed è in ottime cou ll izion i di salute. L o s tesso \'a detto - con poche varianti - per gli a l tri due.
II. C ondizioni del for te di A dìgr a t dal punto di vista sanitario. Infermerie - A cqua p otabile - L atrin e Cimitero.
L e in fer merie in pr incqHo erano e:;ulu;;i ,·amen te co:>titnite da poche tendo Romn, in de plnr€' \'u le stato di cou:;ervazione, n1<ts~i me per la. t ela e pe1 suolo. Qnando i l n nmero dt>gli ammalati, pe r l' incatz,n·e de ll e fo r me inl.etti\'e sviluppatr;;i ne l pre:;i.lio, dive nne st.raboccllevole, ,.i si t~ggiun:;ero uua qnindiuina di tende conicl tù da ui'li.ciali piantttte su muricuinoli a secco cir0olari alti nn m ozM llletro o piLI, lo qtHtli u ltime, permettendolo la bontà de l clima e la mitezza d ella temperatura, cor r isposero bene a llo scopo eli isolame nto e di adatta aer azione p~'i p iù g ravi ammalati .
A PPU:->TI SUL SI::IIVIZIO S A 1'\lT.'.lUO
Dapprima giaciglio degli ammalati comuni - - causa la S0arsezza di anuhe~·eb, riserbati ai pÌÙ gravi - fu la paglia stesa sul nudo terreno, con sopra le coper te da campo. In se>guito la distruzione <.lei tucul, dellé casette, dei rit:in ti e parchi del!e vicinanze, operata a scopo di difesa, ci mise in possesso di grande IJUantità di legname, per cui fu possibile costrurre angbereb rozzi quasi per tutti. Il problema dell"acqua potabile, difficile a minaccioso, s'impose fìu da principio. A uu chilometro e mezzo circa dal forte, nella dire· zione ~-E, se ne trovava della buona - le sorgenti dei cosidetti bosl·hi srw1·i- a Gualà, e ce ne era,·amo serviti sempre. 1\f.a si dovè rinnuziarvi anche prima. della disfatta, per ragioni di sicurezza, essendo il paese in mano di pericolosi ribelli :\ mille metri poi, a S- 0, sulla via di Eddaga-IIamus, trovasi una vena. di acqua corrente, con sorgente sotto Adigrat villaggio, abbastanza Yolnm in osa per la stagione. Anche questa noi riteuo,·amo bnona (1), stando almeno ai caratteri fisici ed organlJlettici (non s·a.veva nessun reagente per nn assaggio chi mi co sia pure ru!li mentale; di batterioscopia poi n on se ne discorre neppure). Fu abbandonata nel primo mese del blot:Co per le iclentiche cousidemzioni, e vi si tornò solo quando le t risti condizioni sanitarie della truppa fecero pnssare iu second<1 linea i dettami della pru· d enza. Y' erano poi scaglionati attorno al for te sul fronte nord, a 200 o 300 metri, cinque pozzi scaYa.ti dai n ostri in ant'!cedènza; e a breve distauza dalla cinta la pianura era soluata da un fosso, il cui contenuto \eniva alimen· tato da piccole sorgenti, ma sopratutto dalle piogge e dalr <tcl)ua del sottosuolo.
:-;"Et FORTE o'ADJGRAT
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Anche per questct accjlta non s·a\·e\·a. aluun reperto .analitico; unico dato lo. loro ricchezza in c loruri (l), rivelata dall'abbondante precipitato bianco caratteristico. sempre che si tenta va d i suiogliervi l'azotato d'n.rgento. L 'acq n a del pozzo n. 5 poi, ricch is$ÌID<t di sosta n?. e -organiche (2), s i rivela va già a !l'olfatto per inf_l uiuata. Del resto e nei pozzi e n9l fosso l"acqua in origine non doveva essere stata malsana. pero..:hè le so..:atnrigini si potevano per alcun trat.to seguire nella roccia. Fn tentato anzi di accompagnare o, per mrgl io dire, di risalire verso la vena fluida, quanto più si poteva vicino al forte. Ma il disegno fu abbandonato poich è, fat.t;i pochi metri, la si trovò divisa in dinm1i rami minuscoli. Ma, come ho già detto, non tutta l'acqua dei pozzi e del fosso aveva origino siffatta; bnoua parte era a· infil trazione del sottosnolo; e o\·e si uonsideri che per oltre un mese nella pianura di Aùigrat avevano piantato le tende pitt di 20,000 nomini o re lativi quadrupedi; cLe le deir~ zioni di tutta r1nesta massa vivente vi si er ano liberament-e disseminate; ~!te numerose erano le carogne di muli e cammelli o asini sparsi qua e là, e .abbondanti i rt'sid ui della macellazione; che le poche ma torrenziali piogge clel cosidetto piccolo Kei'Ìrll, Yenuto con anticipazione, a\·evano lavato lo stra to permeabile d'un suolo così. inquinato di mille maniere, ed era.no andate ad accrescere la massa liquida dei pozzi e del fosso, si com prenderà come tale provvista d 'acl) n a doveva ritenersi come sospetta. Le necessità della difesa, rese:;i più pressanti nei primi giorni dopo il disa;:.tro, obbligarono a cercar e d'assicurarsi un r ifornimento d'acq ua nel sito pitt propinquo al muro di cinta, \'aie a dire nel fosso. Questo venne r ego(t) Sopratut Lo eli magnrsio. (~)
Avevamo prr fortuna •lei r•ermalll:llnato •li pota;;,jo [ler .Jimo<trarlo.
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API't:NTl SUl. SERVIZIO SANITARIO
larizzato. scavato, protetto con terrapieno al lato nord, rivestito di grossi muri a secco e messo in comunicazione diretta. colla porta principale, mercè d'un passaggio in trincea, semi protetto. Si credette che quei muri spessi, di rivestimento alle pareti, dovessero funzionare da filtro; ma iu realtà non ne erano che un ingenuo simulacro. Entro il forte poi, nella parte più bassa, vicino alla. cucina, si scavò, lavorando con assidua p ertinacia giorno e notte, un pozzo di un metro quadrato di apertura e lo si portò a 25 metri di profondit<'t, nell'aspettativa d i imbattersi in qualche vena d'acqua. La roccia in certi strati era cosi dura, da non permettere che l"avanzata. di 30 o 40 centimetri nelle 24 ore, pnr colle mine. Non si ebbe altro risultato, che il vedervi cader dentro uno degli operai minatori, il quale riportò una fortissima commozione addominale, terminata bene per fortuna. Di latrine ve n'erano due lungo il muro di cinta, fronte sud-est, semplicissime, quasi alla turca, con quattro o cinque buchi scaYati in UJI un piccolo rialzo in muratura appoggiato al muro. I buchi s'aprivano n el vuoto, e vomitavano il loro proflotto lun go la roccia tagliata a picco da quella. pane. Era un :flu ire di fetidi e abbondanti rivoletti, che costituivano - al dire d i qualcuno - un'otti ma difesa accessoria contro il nemico. B iuut,ile aggiungere che tali latrine divennero ben presto del tutto in su fticienti per la truppa rinchiusa nel forte; tanto più avuto riguardo alle diffnse forme diarroic..:he, le c1uali spesseggiarouo, massime nel marzo, lasciando ben pochi immuni . .:Ua il punto nero è rimasto pur sempre il sisl,ema d i agiarne1tlo per gl i ammalati. Tra una teuda Roma e l'altll'a. troneggiava nei primi tempi un enorme calab1·ese; questa n ·e gazione della puli zia e d ell'igiene era C)Uanto di meglio si potesse
l'EL FORTE D.ADIOR ~T
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realizzare colit.. Senonchè il numero limitato di quei caratteristici ree ip i enti e r addensarsi se m p re maggiore degli ammalati, indussero a costrurre là presso una latrina, che m eglio potea dirsi uno sterquilinio. Consisteva in un casotto o meglio in nn a tettoia, al cui riparo si allungavano dei sedili o poggiapicdi di tavole forati da una diecina. di buchi eqnid istanti, e sotto ogni buco una cassetta quadrata ac(joglieva i residui di quel che l'uom lt·angugia. È ovvio il c~mprendcre come silf'atto sistema dovesse riuscire esiziale. l nsuflicieuti pel numero degli avventori, ammalati e suni (quest'ultimi sovratutto di notte, tormentati dalla diarrea, vi a~.;correvano in follal, le cassette. i sedili, il suolo <!rano perenn emente riboccanti di quel sozzo liquame di ctli Dante. riempie la seconda bolgia del cerchio ott<wo. N'era impregnato il terreno e ammorbata l'aria. Questo fomite di malsauia do\·~ quindi essere distrutto. In sostituzione s'ebbe ricorso ad una ventina di marmitte fuori d'uso, come seggette improvvisate, munite eli un coperchio sedile, forato nel mezzo. Si aveva. cura di vuotarle tutti i momenti. Era il meglio che si potesse consigliare. Fu necessario destinare un'area vicina ad uso di ci;nitero, quando la cifra dui decessi si arrotondò dolorosamente. L o costrus:-,;e il povero tenente Paoletti del geuio, e dovent essen· uno degli nlt.imi ~t trovarvi riposo! Prescel~e una collinet.tn. a doloe pendio, Yerso N. E. a tre o quattrocento metri dall'ope1·rt s/llccata. Il suolo era appena ondulato e inclinato, ma ~ull"op· posto versante, per cui nulla eravi a temere per !"inquinamento dei nostri pozzi durante le piogge. Però lo strato di terra era scarso, e presto s'incontrava la dura r occia; quindi lo scavare le fosse riusciva faticoso oltremodo, per non dire impossibile. I cadaveri - che
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A!'PONTI SU!. St:: rtVlZitl .S.\~ITAfH O
per di più negli ulti mi t<'mpi si sottarran\nO anrulti iu un ;;emplico lenzuolo, mancando le eassa --- restan'luo pOCO protetti, malgrado SÌ a \"e~;;e J' an•ertenza d i ROvrapporre loro nu alto tumulo. a il fetore da i venti di N. E. dominanti in c1uella stagione era portato t utto \·erso il fo rte. 1~. v evo proposto di seminare su i tnmuli l" orzo che cr esee co lit rapido e rigogl ioso, e si !:arebbe fatto seo non foss imo veunti YÌa . .llm·bnsità. - - Ad Adigrat ciascun battaglione nello a\·anzare av•.n-a, come è natural e - cero;ato di 0purarsi, lasciando una coda di ammalati, d i indi\·idni meno atti all e fa.t!che bel! iche. o p er q nalsiasi rttgione reputa ti di p eso pel ripar to. Di tutti questi antnzi o st.:ori o s"e!·a costituita una mastodontica. compagnia, la co:::i dt'tta p,·t•sirlirwin.: va>;t.o :-;emenznio eli malattie e di demoralizzaz iont>, che in qualche periodo ragginn::;e la. fo rza o. meglio, la clebolez7.a di 1000 e più uomini. Lo stato sanitario del presidio era gi1't pot.:o lodevole prima di Abba Carima, appunto pel g ran numero d i ammalati, di conYalescenti e d"alt ri uou Yalori !asciatisi d ietro dal grosso aYanzante, e che non si fece a tempo a sgombrare, e per man canza d i mezzi d i t rasporto. e per la uesst:na sicu ret~za delle ret roviP., dopo la defezione cl i 8ebhath D egiac A~os. Si co11tavano g ià. vari decessi per tuberuolo;;i, febb re tiroide, scorbnto, anemia gra ve, morbo di '\Verlhof. Fra i feriti poi ele i primi combattiment i n n paio soccombettero per setticemia e uno per tetnno . J >opo il l " marzo la gente del forti:), t.:U lll}JU~ta a dir poco per due tert~i di soggetti poco validi, f u esposta: ' 1• a eo ntinue emozion i; ~·a laYoro eccessivo do·;enclosi febbrilmente mett1·re la piazza in istato di difesa. per mod o da
KliL FOI!TR o ' ADIGHAT
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resiste re,~ Lu~tu
l"e,;en:ito scioano, ç he SI a.::pettav.~ da un g iorno alraltro; 3• a razione dime1.zata, senza vino ~ li'lnori; 4" a far uso d i acqua ~.:h e si a \'t' \·a r.Jg itme rl i n t 0 n ere inquinata Il). A questo qnadrnpliee ordine di influenze 1chc -;on poi ttnelle, a uni n ei laboratori di patologia speri111e nta.l e s i ricorre, per rendere recetti \' i i soggetti, anche refrattari, ad una data. iu tezione) tenne dietro, come e r a logico aspettarsi nna recrudescenza nelle malattie già esistenti, con la uomparsa eli qua.lehe forma novella . Il tifo si diffuse; i casi di scorbuto aumentarono, con qualche d eces,:;o anehe ; le enterocoliti - a non volt·r parlare di dissente ria - e i catarri en terici att<u:carono quasi l'nni,•ersalità. F:ra inoltre frt>qnent .1 u11 tipo di febbre, che chin.merò gastro-re umat ica, per non pot(•r dil'e di meglio, e la uni caratteristica e ra nua Pccezi()n a.le persist.enza e il lase:iarsi di e tro uome .>trasciuo nn deperimento nutriti v o generale ed una prostrazione di fone non ripar<tbi l ~ d i l cg~ i eri. llf ol to v i anela. vano sog· getti gli ntticiali. Anche nei san i - al meuo in q nel li uhe si tenevano per btli - erano m tnit'esto le not& d"nna ta.le depre,;· sione dci puLeri uuLriLi,·i e Jelle energie LubLe. Vi avri~ forse intluito la notevole e levazione del sito sul livello del mare (oltre i 2000 m. 1. L" ileo- tifo nel solo mE'se di aprile mitltè UlHt qnaran· t i11a di vittime fra la t ru ppa, più due nJ-lil'iali. L " infezione, per quel che ho os::~ervato nei poelli casi occo,.simi nel riparto misto, e per qnPI cht• ho appre:-;o (l ) Oillle rl1ver-;e a•·•IUC •li euì si poteva disporr•' · rn~.isìnw •lnnHHe il giorno, manco a rtìrlo- nbl'llc a tuili i •·on,igli , sceg lieva sempre la pel!;:iorc. Anche ai malati gr:n ·i cm tlinlcile impurre l'uso dell'arqua holl•la ; tro,.,,,·ano ~emprr modo eli rrocurarsenc d<•ll'altr.t, t•lte 4!Ssl prer•.. rivano.
Clnan~lo si an. la,·a flhJri , 11 .<oldal<> -
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APPO:o;TJ SOL SERVIZIO SANITARIO
dall'egregio colleg<'l, capitano Marco Giuseppe. che ebbe in cura tutti g li altri, parmi abbi<t as~unto delle forme di virnlenza non comune. A ciò tante cause contribuivano: deperimento grave dei col p i t i ; condizion i igieniche, che erano quelle che Dio ,-ole\'a; scarsezza dei generi di conforto, mancanza quasi assoluta d i medicinali. Agli infermi norr poteYasi somministrare altro 1\limento che il brodo- ottimo materiale di coltura pel col ibac illo o pel Gafi'ky- Eberth ed altro medicinale che nn po' di marsala o cognac, e, negli ultimi tempi. di grappa. A quando a q uando qualehe messo spedito dai nostri riusei,·a a portarci qualuhe ·ettogramma eli acido cloridrico, di naftolo o di chinino, ma era come una goccia d'acqua in fauci assetato. :\folti finivano per perforazione in testinale precoce; ma la più parte ~oecombevano alla g rave intoss ica-zione, con fenomeni cospicui nella sfera nervosa (ddirio, coma, paralisi, abolizione di secrezioni importanti eec., ecc.) Il povero Paoletti ad es. finì verso il 10'' giorno con nn trt!no fenomeni\:o di tal fatta: incoscenza. paralisi faringea, acolia, anuria. Cosi pure il tenente :\Ioni.
III. Materiale sanitario.
L· e n u mt.1 razione ~a.ra d i neue:;->i tà brevissima. EraYamo spron·isti di tutto o quasi. quanto a med icinali (1). Gli oggetti d i medicazione inveee sono stati ( t 1 Nca nf'lte a ro·rri c·llirurgod s't'ra mollo! roruilo.
11 rapita n ~ C•"m on•l ìnroc·ml, rltc I"Jr rar>i un :mn;ont<>niMio prl <uo riparto jndi~i·ni n\'CV~ tv1t" o Prco;lal o ~l.u no,tr• openu d··l ~·~fili l ~t.' d pr lh, lime, rnid1WUI ~~·c.~ f'L'C.
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NEL FORTE D ADIORAT
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sfortunatamente bastevoli; e dico sfortunatamente, perchè la vittoria senza dubbio ci avrebbe dato maggior numero di fer iti. D isponevamo di alquanti chiJogra.mmi di sublimato corrosivo e di acido ft?.nico, di un chilogrammo· e pi\1 di iodoformio, poco acido borico, circa 200 pacchi di cotone (la metiL antisettico) e qualche centinaio di metri di garza. Le provviste della piccola farmacia del forte in medicinali s'erano esaurite, massime pel rifornimento dei molteplici riparti di truppa di passaggio. Circa la fine di febbraio numerosi colli di materiale sanitario, diretti ad Adigrat, erano giunti ad Adi-Caj ù e guivi vennero fermati non so per qual contrattempo. L a catastrofe sopraggiunta di li a q nalche giorno fece lorò Slfbire l'identica sorte di tutt~ le altre provviste d i guerra r accolte presso g nella tappa. A l comando di tappa trovavasi una coppia cofani di sanità!; e due cofanetti da· mont,agna aveva in dotazione il battaglione cacciatori oltre le due borse d i sanità. Avevamo altresì. un"a111bulanzetta della Croce R ossa al comando dell'egregio collega do~t. Quattrociocd1ì. Come mezzo di trasporto, si poteva fare assegnamento sn d'una quarantina di barelle pieghevoli in non buono stato, e su le 8 barelle della Croce Rossa. Come servissero le une e le altre purtroppo sperimentai a mie spese, nel guidare che feci la carovana dei feriti e alll.rn.alati, quando si sgombrò il forte. Erano una (!Uarantina tra bianchi e neri gl i usciti in b arella da Adigrat. Ad ognuno erano assegnati dai 12 ai 16 portatori, scelti fra i meno malandati della compagnia e fra gli ascari della centuria del forte. Fin dalla prima tappa il numero delle barelle diminui: un morto e due tifosi g ravissimi si dovettero
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lasl:iar e a K erserber. Si assottigl iù ancora nelle tappesuccessiYe, sia per r otcura e guasti irreparal>i!i alle barelle stesse, sia peruhè molt i degl i ammalati, anche· dei più gra,·i, preferivano l:a\·akare uu mnletto. anzichè sottostare al~'iuaurlito tormento di nn trasporto per quei clirnpi alpP;;tri, sulle spalle di inesperti ed imprecanti portatori. Le barel le erano a snodo, la maggior parte più o· meno a\'ariate e ripa rate alla meglio cou teli da branda e corda. di:;posta a graticl:io. Tutte indistintamente prima o poi si rn ppero in uno o pitl siti. Il posto di elezione, dirò così, della frattura era ssmpre in corripondenza d·uno dei for i, 0\'e s'imperniano i pied i pie · gbevoli, fo ri che diminuiscono di molto la resistenza della stanga. Altre s i r ompe,·ano a lla cerniera. E ra vano ogni tentativo di riparazione provvisoria mediante fucili, daghe, bastoni ecc. ecc. Il fardello diveniva pitl pesante, meno eq uilibrato e n:aggiormente incomodo; ed i maliziosi e svogliati portatori. per liberarsene del tuUo, con quattro scossoni sussultori e ondu latori , ne determinavano il CJ'UC defi ni tivo. Anche le barelle della Croce R ossa segu irono l'ugual destino. E sse però a\"evano se non altro il vantaggio· d ella l ~gge r ezza. l>i g ran l unga miglior prova hanno fatto le ba· r elle primitive costructe dagli inrligeni con d ue lunghe pertiuhe eli legno duro e leggero \tuja), fissate presso gli estremi da d ue strette traverse. Su di esse la gente del paese trasporta con invidi<tbi le maestria, per le località più inaccessibili i suoi am malati. feriti emorti srn z<ì un inconveniente al mondo. Non c'ò che dire: n eanche come portafer jti gli Abissiui sono da pigliare a. gabbo.
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PSEUJJOI PERTROFI A O ATROF fA LI PIHL\ TOS,\ , () ClllHOSA OEl ~IU SCO LI CO~Ut:~ITA
Confere nza t~nuta il 2l :~nrile tsrys n~ll'ospctlalt· mili t~re J•rincipale ili ll~;Jogna dal rlott. l ,uì;:i c.;octnr•lì, t~•wtltc colon. mrd .. tl irettore
N e lla conferenza d 'oggi c redo o pport.un.o profittare :l'un caso ch'e in osserv!tzione, e presenta la psendo-
iper t.rofia museo htre, o, come altirimen ti la cl tiamauo, atrofia lipomatosa o cirrosa. dei mn,;coli , congeni ta. Non e a scopo ùi visita collegiale, cltè ormai il giudizio medico-legale fn emesso d'ufficio, e del resto il disposto dell' arli. 12 dell'elenco delle infermità. è es p! ici to e eh iaro per tutti ; ma è perehè. t rat.tando:;i d i malattia. non fre'luente, e che, per essere di sna natura congenita, non s i presenta a noi d'ordinario che neg li inscritti di leva, e ben di rado si osserva fra i mi· litari pre~so i cot·pi. P e re\
v questo caso, cl l'è Yerame u te
tipieo, ci pCJLrit servire egregiamente, esaminandolo a~ · sieme, a impress ionare se n on ahro anche una voi ta i. n ostri sensi e a rin fresca.n;i la memoria sn r1nan to a l ri· g uardo abbiamo a suo tempo i m parato dai t rattati, dalle storie casuistiche, nelle cliui elte e n ella pratica privata. In quanto clte, so devo dire il vero, fin dal primo mo· mento che vidi f!Uesto caso, ho dovuto ritlettere che, malgrado fino dal 1830 Carlo Beli iu Ingh il terra e diversi alr,ri poi in I t.a lia, in Germania. e in B'rancia, abbiano fatto conoscere la malattia, e fin da qua:;i sette lustri ne sia stttta fatta dal (hiesinger la. prima esatta
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PSEUDOIPERTROFU
descrizione, pure non sempre io la riscontrai a tE>mpo e convenientemente diagnosticaia, e talvolta la vidi anzi misconosciuta. E cco d nnq ue il soldato Ma<~ sarotti F rancesco, del distretto militare di Novara, d ella classe 1876, entrato in osser vazione per dolori alle regioni delle ~tue. Egli fu gi<"L rivedibile un anno per debolezzn di costituzione e in quest'anno, con la classe 1897, fu giudicato idoneo ed assegnato al reggi mento 86° fanteria. Misura m. 1,645 d"alcezza, ed ha m. 1,7Gi) di apertura -delle braccia distese orizzontalmente; ba. il cranio bra.chicefalo, la fronte alquanto bassa, solcata so,·ente da rughe numerose e profonde; è di mediocre costit11zione organica, di scarsa nutrizione generale, ha pelle pallida, e le mucose accdssibil i alquanto scolorate da un certo grado di oligoemia. Racconta che non ha mai soiTèrto malattie Yeneree o sifilitiche, nè d'altra natura, alri nfuori dei suoi d isturbi nel camminare; dci quali comiuciò a soffr ire, fino dalla prima infanzia, col non essere più capace di reggersi bene snlle gambe, cammi nare, salire Je scale e correre per trastullarsi ~.:orne prima coi suoi piccoli co~1 pagu i, e facilmente cadeva e stentava a rialzarsi. E il solo in famiglia ~.:on tale infermit:l. poich0 non ricorda a lenn parente. ascendente o collaterale, che sia, o sia stato, malato co:;i come lui od abbia sotl't?rto di malattie nervose o mentali. I suoi disturbi anelarono sempre più aumentaudo. Si scorge snbito ch'egli ha il polpaccio di ambedue le gambe molto g rosso; ed esaminando il soggetto con attenzione, noi ,·ed inmo che presenta eziaucl io: La con ,·e~sitiL dorsale d1'1la colonna verLebrale poco pronunciata, anzi vi À un piecolo fii'Cenno alla. l01·d osi dorso-lomk\re e con il Yenlre sporgente in an1nti e alquanto toucleggiaute in basso.
O ATROFIA LlPOHATOSA 1 O CIRROSA DEI MUSCOLI CONGENITA
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Le masse muscolari non sono tu ~ te uniformemente, e in modo euritmico, s,·iluppate in ogni singola regione topografica del corpo. Abbiamo già visto molto ingros· sati, in modo mostruoso, i muscoli delle regioni po· steriori delle gambe; sono invece normalmente bene sviluppati i muscoli della faccia, con le labbra bene conformate, i muscoli della lingua e senza contrazioni fibrillari, quelli del collo, i muscoli deltoidi, g li infra· spinosi e i sopraspinosi, per cui il margine scapolare sembra alquant.o ingrossato, il tricipite brachiale, tu tti quelli d ell"avambraccio, e particolarmente poi sono bene spiccati e sodi i muscoli delle mani, tanto quelli delle eminenze tenari ed ipot':!nari, quanto gli interossbi dor· sali e palmari. Rileviamo al contrario nel tronco, che sono notevolmente ipotrofici, fra i muscoli del dorso e dei lombi, specialmente i gran dorsali, i sacrolombari, i lunghi dorsali, e il quaflrato d ei lombi, e nelle r egioni laterali anteriori, i grandi dentati, per eni le scapole restano alquanto scostate, i gran pettorali, cosi. che le costole in tutto il loro tragitto fanno note,·ole risalto di sotto i comuni integumenti. Così pure la ipotrofia s1 manifesta al medesimo grado nei muscoli delle pareti laterali-anteriori del ventre, quali iu particolare i retti, u sternopubici e i grandi obliqui; d i modo che, come abbiamo già notato, il ventre è sporgente e tondeggiante in basso eJ in avanti; e, se si tien calcolo del difetto funzionale che il soggetto presenta nei movimenti di flessione e di estension e dell'anca, bisogna ammettere con tutta probabilità che siano pure ipotrofici i muscoli grandi e piccoli psoas e gli iliaci; come del resto si verilì ca colla palpazione che tale ipotrofia non manca in ambi i lati ne lle porzioni dei detti muscoli, che sono accessibili sotto la loggia esterna, o muscolare d ell'arcata crurale.
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I'~Ell DOIPERT!l Ol'l A
estremità la ipotrotia ha. sede specialmente nei mu:;col i granrotuudi, e bicipi.ti brach ial i, noncbè in quelli della. regione anterior est.eroa delle gambe e sopratutto nel tibiale anteriore e nei peronei laterali; ma. noi osserviamo che sono ipotrofioi e tlosci in modo anche più considere,·ole i muscoli glutei, tutti quelli delle cosuie, specie gli estensori del gin occhio, piu a sinistra. che a destra. Ed è curioso, Yedere nelle natiche e n elle coscie le singole ril e vat~::zze, dei muscoli durante le loro contrazioni, che sembrano scuotersi sotto lo in voi ucro tegumentale, come se questo fosse un sauco, divenuto ora troppo ampio per contenerli. Al.Jbiamo IJUindi nel caso nostro le ipotrofie muscolari, specie nel t ronco e n elle est re m i tà inferiori, associate all' ipermPgalia nei muscoli dei polpacci, e alla conservazione trotìca normale degli altri mnsuoli, ma in modo particolare di flnel li delle mani. Ora. proviamo se a (Jlieste alterazioni organiche, corrispondano disturbi funz io nali e l] ual i siano. La int~ìligenza si manifesta al grado comune; nessun fenom eno bulbare; la favella è normale, la deglutizione e il fischiare si effettuano facilmente, il ri1~esso masseteri::o è normale: le funzioni digerenti, tlel respiro, del circolo e delrapparato coprout·opoietico sono in ottimo stato. N o n vi è alcun disturbo f u nzionale nelle estremità superi ori, e il dinamometro os~.:illa attorno i grad i 160 (normale) a de;:;tra. e l lO a sinistra ; e non si rileva a lenna contrazione fibrillare nei musco li. Nellr. stazione eretta, IJUand· è fermo e in equilibrio, sta abbast<tnza di sin vol to. ma uon è b~JI sicuro in gamba., chò al menomo touco, subito si scombussola.; e da piè fermo uellù stazione eretta o da supino alza abbastan za hene, una dopo raltra. le estremita inferiori: ma se egli ta per dare un passo eeco che noi lo vediamo, stante la paresi dei muscoli ipot rofki, traballare, vacillare
O ATROr'IA LIPOMATOS,\ 1 O C!RI!OSA DEl MUSCOL I CO :\GE:'(ITA
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nel tronco, malgrn.do allarghi la propria base co llo scostare i piedi, e camminare con fatica e cliHicoltìt. spocie nello staccare dal suolo ora !"uno ora l'altro piede. e nel sollevare le gambe per ~.:omp i e re i vari movimenti dell'incesso; e pare quasi che, nel !" incominciare ogni passo, egli sia lievemente spinto da mano invisibile all' indietro, o cammini immerso a metà gamba in una palude fangosa. Questa difficoltà, si aumenta in modo straordinario. nel correre, nel saltare. nel salire l~ st:a l ~, e un po' meno nel ridiscenderle Manca alfatto la forma spastica nell'incesso paresico. Se lo facciamo sedere sul tM·olo. vedi amo le punte dei piedi, più a sin istra, che a destra, per cansa della paresi d ei musco li anterior-esterni delle gambe, o esten· sori dorsali , che sono spinte inerti giù in bas;,o. Questa i per ci n~,; i an ta.gonistica dei muscol i poste· riori, su l')nelli anteriori d ei !P. gambe, starebbe forse per certuni ad indicare che anche in questo no::;tro caso possa coesistere, accanto alla ipotrofia muscolùre e alla cirrosi interstiziale, un certo grado d 'i pertrofì.a vora ipercompensati \'a in altre fibre muscolari del polpa c· cio; ma è più probabile, che i l fatto d i penda piuttosto da un grado più avanzato di atroJia e di pa.resi nei muscoli anteriori, che in quelli posteriori della gamba uni tamcn te alla cirrosi da questo lato. Fra i riflessi, il co nginntivale, il co rneale, il u;tsale, il labbiale e il far ingeo, nonchè quelli dello bn"lccia e degli avambracci sono normali. I riflessi patellari ed il dono dei pied i sono atfatto aboliti; il remastori~.:o sinistro è tardo e diminuito; il cremasterico destro invPce e qnello addominale sono -pron ti ed esagera ti. Le varie e diverse sensibilità, qnali le specifiche, la tattile, la termica, la dolorifica e la barica sono normali; la sensibilità elettrica invece è esagerata in modo
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PSElJDOIPErtTRO FIA
straord inario; non vi sono pa.raestesie, nè dolor i, e nemmeno le reazioni degenerative, che tradirebbero lanatura spinale delle altre forme progressive dell'atrofia muscolare. Adl'sso, se dalla stazione eretta., noi lo facciamo sdraiare bo~.:coni e, da questo decubito, lo facciamo rialzare, veJremo che. in confronto di un sano, egli presenta in s••gu ito all e paresi muscolari, specia.Jmeute degli estensori dell'anca a del ginocchio, la nota serie d i movimenti in appoggio, che, se non è veramente patoguomonica del morbo, ha tuttavia notevole importanza per la diagnosi. Osser viamo. in vero, che il sano potendosi servire d~ lle energie d i tutti i suoi musco li del tronco e delle estremità, comincia per coricarsi bocconi, col flettere lentamente il tronco in avanti e le estremit.à inferiori, fìuo a mette1si lJ.na:;i in gino,cchio, e quindi si distende bo~.:co ui. Il nostro malato invece, che difetta della forza muscolare nei muscoli ipotrofici, distende prima in avanti le estremità superiori, e si butta giù quasi d'un colpo per puntellarsi subito sulle quattro estremità, e poi sdraiarsi bocconi. Cosi pure nel rialzarsi la differenza non è meno notevole. Mentre il sano si rialza svelto e flessuoso senza bisogno t1'app0ggiarsi, vediamo invece il nostro malato, che con fat-i~.:a principia da bocconi a sollevare il tronco orizzontalmoute in appoggio sulle quattro estremità con le mani e le ginocchia a l suolo; poi, abbassando la. tesLa e le spalle più del bacino, solleva le g inocchia e si puntella, al suolo cou le mani e le pnnte dei piedi; quindi alza la mano sinistra (d'ordinario prima quella dal lato più dflbole) e, posando questa. sul ginocchio del lato corrispondente, vi puntella tutta l'estremità superiore, per poter del pari .alzare dal suolo la es tre-
O ATROFIA LIPOliA TOSA, O r.mR OSA DE ili USCO LI CONGEN ITA
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mità su periore del lato opposto, ed anche con questa puntellarsi sul ginocchio dolio stesso lato; e infino,
puntellando anche le braccia sul le g inocchia , con una lieve spinta, oscillando un po' nel tronco, si rialza nella. stazione eretta. Il quadro adunq ue nel caso nostro è completo, da giustificare la diagnosi diretta, che ho pocanzi formu lata. D'altra par t~ dopo quanto è risultato dall'esame, non mi pare faccia. bisogno entrare in minuti particolari della diagnosi dilferenziale, tan to più che questa nel caso attuale riesce abbastanza fae ile; abbiamo, come s'è visto, fra le altre note, la data del morbo, lo sviluppo lento e
progre~sivo,
l'andatura traballante, la
difficoltà nel correre e salire le scale, le ipotrofie del tronco e delle estremità inferiori, associate all'ingrossamen to dei polpacci, e di alcuni muscoli della scapola, la maniera di rialzarsi da supino, i fenomeni relat ivi ai riflessi, la mancanza di r eazioni degenerativo, dell'incesso spastico, di fenomeni bulbari, ecc. propri di altre forme di paralisi. La mala ttia, come si sa, di natura inesorabilmente progressi va, ribelle a cura, è causata da alterazioni aoatomo-patologiche, la cni sede, a confronto di quelle delle altre forme d i atrofie progressive muscolari, è la più periferiea, esse urlo est:l usi vamen te miopatica; vale adira circoscritta alla semplice ipotrofia. o atrofia delle sole fibre muscolari, associata talvolta avere ipertrofìe fib rillari , e quasi sempre, in certi g ruppi muscolari, alla ipertrofia granulo-g rassosa e cir~·osa. del connettivo ininterstiziale, nel peri m isio e nel sarcolùma; senza che mai vi sia alterazione degenerati va, conservando sem· pre le fibre muscolari, anche u el massimo grado di atrofia, la loro striatura trasversale (1).
-------14} Ull im3menle il Maiscner Em~rir, di PrnR:I (Vedi Riforma Afro. Anno Xli, N. <t!6) che pnlé s tuoliarc fa pseudul 1•t·rlrona tnu srulan: in lre so relle (la 111~-
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I'S EUDOIPERT ROFI A O ATROPJA J,ll'OIIATOSA, ECC.
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(• all'a tto confondibile nel caso nostro con la forma non meno progress iva, cl i atrofia m n scolare d 'origine spinale. in cui appunto l'atrofia muscolare, iniziale specialtm•nte n elle estremità superiori, è fin da principio il dato clinico più spiccato della localizzazione nerYosa atrofi ca degenerati ,-a ; la q un le si circoscrive alla via di trasmissione motrice nerveo-muscolare clte, dalle ce llule ganglionari motrici delle corna anteriori clel C<'ntro spinale, massimamente n ella porzione cervicale. si continua per le rìbre delle radici anteriori, fino alle fibre stesse mnscola ri. com prese. Ne si può confondere menomam en te uon la sclerosi lalera le amiotrofica; in cui, sebbene i dat i clin ici abbiano afhnit.:~ con qn•' lli di quPsùtltimn, la atrofia deg en erati \'il de lle radici an tt~ rio ri :::i p;;tende se m p re, olt.re <.: h e alle 0ellule gangi iouari motrici delle corna grigie anteriori , eziandio l nn go la via del cordone laterale della piramide, e puù estendersi sn tutta la via mot rice pirarnìdale del midoll0 spinale, iutPressare pure akuni nuclei nervosi n ella midolla allungata, a perfino i centri ste,:si corcicali; in una. paro la, pnò invadere le g randi \'i e di l rasmissione motrice ...:ortico-mnscolari. Yale a dire dai centri cerebrali alla perife1·ia. Ora io non crerlo.che fa ccia bisogno annoverare altre forme congeneri: e ritengo cL e lo scopo, che ogg1 c1 siamo prefi:;so. sia stato ragg i unto. Jatlln 11cro ,. piu lro•opoentc nei masrloi). al'rehhc rui tro~·alo 311erazion i imporLanlì nel miololl 11 SJOÌola le r nci -lrotlt'hi ncn •Mi; Ct'lhi~Lrnli in oi~:<Cn••raz i o n~ dello cellule J:anglionari ant..rtori, nol la ncno;:lia rlo•l le rorna nn lcriori, noi cor.l ..,l, ltiaul'lti e uci vasi o11·lle r.,g,o ni lomharc n co•nicn l~ : eol altr~s o nei nPo·vi rruralc " scia tic<.~, e nei l ronchi del J • l cs~o braccltia lt! a' rehhc l ro,·ato prolilern7.inlll' in !>o•liln <IP I les<n lo ro•uncuii·~Jc Ira i la~ci P le fibre ncr,·oso' tl (·~o:crwrale: o· 11ci onusrol1 inlinP, Je,ioni di d c~t>rlerauonc <'OillUnr. Tali r,s~rr vazio ni pt• ro, clo'•o saJlp ia. non furono conlcrm:otr.
LA CHIRURf)IA SPINALE NELLI·' LE S IO::-JJ TFL\UM.\TIC'HE
SIII•IÌ" >P•'IÌIIWIIIalo• 1!1 1111 llll u\' () lll<!lullol upo•r:~ l i\'IJ Jlt' l' li dùl t. • •ran cc,.ro !itll\'4~ rio Cut·i t"c hia . I'.IJ•i lau r, Jn (\f'fj(·l,. as.::l:o:; f,lnft• on orario l'tt'S~o la Cii· ,..,.,. clurur<:"'" del la IL lllli\i·r.••J.a tll llomn.
L'intervento chirurgico n ei casi di lesioni traumatiche della colonna vertebrale quan t nnr]tle uon sia una idea recente, giacchè I ppocrate ne parlava g ià u el suo libro de .'b·lict~l is ' e Pl:lolo d'Egina • descriveva. il metodo operativo, purt utta.via dopo Fabricio H ilda no l i primi tentativi operatori si t"ffett ua.rono molto tardi e sono dovuti · a chirurg i militari, cioè a Geraud, 1750 ", Louis, 1762 \ Borde nave, 1790 ''. Il Olyne ' però fu il primo che nel 18 14 appl icò n ei casi di frattura vdrtebr~de uon aperta, cou supposta compressione del midollo esercitata dai frammenti delle l11mine e delle apofisi spinose, i precetti di Paolo d'E gioa. andando cioò con incis ione metorlica a lla ricer0a dei frammenti stessi. D'allora in poi la questione dell'in tervento conti nuò ad appassionare i chirurgi di tutti i paesi, e- men tre fu raccomandato da alcu ni \Vickham 1819", Olknow 18 19 '', 'l'yr rel 18~2 '", venne deuigrato da al t ri specialmente dal Cooper ". F u i l Ma.c Donne! nel 1865 ",che r ipor tando una statist.ica, di ~6 interventi , nei qual i 7 volte la v ita degl i ind iv idu i era stata evidentemente salvata, incoraggiò alt ri chirurgi tanto in Inghilterra che in America. 31
Iu G~;r:nauia. dopo il c;n;;o di Li.il:k e ( l8 'i7) '\ dH' fu la prillla operazimw =-nllu. spini\. e~t-gnita con il metodo anciselti~.:o, '}tH·lht eli Maydl "e~.:c. ec~.:. la chi r urgia :c-plnale non ineoutn\ p•~ r molt o tempo grande fa,·ore; infatti il Lorinser. scrinmdo nC'l I S'-'~ sn •tuestu argo m au to. giudicava t<l l l~ operazioue el i ri:mltato molto duubio e la ;;ua e:<eeuziuut- 110n gin~ttfieata. ::;oltauro quando la diagnosi fo:;se smta ben preci-saLa. eli l'rnttura. tl d ' int-ropre~:<i o n e dt)!l'a.r.-o. :>i poLeva for:-~e azzardare il tentati,·o ùi denudare la punta del proce:<:;o =ò pÌnu::,•. tirando su l'a rco . E più re(;eutemeute il t::-old::,·heider •·. ;;~.: rivPndo sullu chi r urgia. d ell1· a rl'~zioui tmumati~.:he d.-Ila ::;pina, trc,,·a in di~.:ato J' inten·ento molto raramente. lu Frant: Ìa. ment re em :-~ t:-ttn o.mme,.;su da Cl1opart, D 1·sanlt, ' e da l>er c_Y · ~ : ,J o ben; t l<' L amhalle '' se ne m"~ ~rò fiero a ,·,·or,.;ario, did1iamwlvlo barl•aro e ridi <;ulo, e )falgaigu~-' "' lo cl tiamù dispe rato e eieoo. Più tardi fu amtues:<o da l lupuytreu ' 0 , ~.,;outmslato e quiudi gindieatu utile da L egoucst " ,poco favo ri to da Tillaux. e lJelorme "; riee\·~ poi ùegli incoraggiameutJi da UJ.au,·..t e X1mie r ••, Kirtui:;:;on '', Vinoeu&. Forg n€· e l{ed ns •·, e Ohipau lt .,._ Tu Italia. t11enLre il ) l ullt<'g~ia '~ cousiglia\·a d' iuten ·..mire ne i c:tsi di f raLt ura ~.,;nn iuclizi di d e pressione di sclt:"g!.{ie e tlice,••t (•s,w re 0hiari-:sima la ::;na. in;li~.,;azione nelle fratture pe r L:olpi d'arma ùa fno~.:o, DeR Pnz.is o Cit.:t.:Oilf3 " in \'Bt.:e, in e po;:a n uoi più prossima, liutita\'ano l' ÌtJtel'\'euLo sol tu..utu U<'Ì ca,.;i di f'rattura ~.,;vll presenza Ji 'luakhe c,,rpu sLmui ero, re:;ping... nclolo a.ssulntamento qnando vi enw o t'e1li)meni di compres· si ono prudott i da sHmplict:l fraLtura o lussazion ~ . L o pri me operazioni si ,-,:. rifiear nno cosi molto tarcli. e il priuw a pral iu<trl e n{' i lrnlllni fu noi 18'{';-~;L) •·· il Lampiasi il (J ua lo, nel prÌBlO d" i :-:noi ope r<tLi Jll'l' t'raLtura
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e lussaz iona di ,·ertebre dor.~ali, po:.è prolu ngar e la. Yi ta. per al c uni giorni; nel s econdo, a cui as110rtù l'intero arco della u• ,·ertt•ln·<1 d o r,;alt> e della. 1• lombnre, in seguito a fratturR con fe nomeni di comprns=-ione mi dollare, or.tt>nne gua.rigione t.:ompleta iu modo che pemto, dopo 8 mesi. atrende,·a li beram ente ai lavori campestri. Fu seguito poi da Sacchi 30 , D' Au wna. 3 ' P arona "', ecc. Siccome per ù ad ou1a delle discu;;:;ioni sncc~ssi ,·e, avven u te nei vari con~re;;si scientifi ci e dei molti lavori pu bbl icati s ull'argome nto. ancora. <'Lh;nni ch irurgi restano nn po' dubbiosi, co:::i ho stimato opponnno riu nire in uno specchio ria:;;;utlti ,-o tutti gl' intern:>nti che Elbber o luogo finora.. de,.;umendoli iu gra n pa.rt.e dalle statistiche ri pol'ta te dallo C hipanlt nei s uo i lavori, a cui io ho a ggiunto akuni casi inediti o non compresi iu l"]uelle statistiche suddividen rloli pe r r egioni a.ffin(.:hè meglio potes;;er o ri 1,, ,·arsi l t> operaz iou i eseguite m ognt regione e il risu ltato ottenuto.
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SPECCHIO NUMERICO delle lesioni traumatiche della colonna vertebrale curate con l'intervento.
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1':
Se queste cifre venissero prese superficia.lmente, sen?:a tener conto dell'epoca in cui ebbe luogo l'intervento, e della natura d elle lesioni riscontrate nel reper to uec..:rosc..:opico, ad eccezione di q nelle per ferite d'armH da fuoco, non sarebbero d~wvero molto confortanti. P erò. esaminando con diligeuzn le storie cl iniche, è fè'\,<;Ìle allora rilevanl che la maggior parte degl'insuccessi è dovuta al periodo preantisettico, in cui oltre a lla facile infezione che soleva verificarsi, i chirurgi non ri· correvano all'intervento se non quando erano convinti di avere innanzi a loro un individuo perduto. I risul tati ottenuti invece dopo la medicazione an· tisettica sono stati sempre migliori, a nna gran parte degl'insuccessi che si ebbero anche in q Ut?sto periodo deve ripetersi, per alcuni alla graxità delle lesioni riscontrate, le c1uali avrebbero seu~'al tro condotto a morte l'in fermo, per altri è da attribuirsi alht soverchia timiditit, come osserva giustamente lo Ch ipa ult, con cui fu e;;eguito l' intervento stes;;o, e che noH permise cl i raggiungere lo scopo. L'atto operatorio però, se non è stato sempre e.thcac..:e. non peggiorò mai le cond izioni dei malati, e in genere anche per bre,·e tempo appor tc'1 loro (]nalche vantaggio. Qualora poi si faccia un confronto fra i risu ltati favo revoli del l' intervento con quelli ottenuti dall'as ~en· sioue pura di qualsiasi atto operativo, abbiamo, togliendo dal suddetto specchio riassunt ivo tutti i casi operati prima del periodo antisettico, che la cifra degl i esiti favo revoli si eleva a 65,5 p. 100, mentre le statistiche citate dagli oppositori d~tnno, come quella del Gurlt 33 nelle fratture 53 guarigioni sopra 250 casi, cio~ il 24,5 p. 10\) e quelle di Ashhurst e Hutchinson " in cui si t rovano riunit i i casi di frattura con quelli di lnssazione il 32,7 p. 100.
·l l'ti
1• .1 C Ili Ili.: Hr.I.\ SI' l:- A l. E
Il Kirmissou" poi, nell"otta v o Congresso di chirurgia teunto dalr Associazione dei chirurgi fran~..:esi nell' o!r tobre 18!J-!, rlovendo in l) ualità d i Relatore rite rire sullo stato attuale della chirmgia spinale. venne: per ciù che riguarda le lesioni traumatiche, alle couclu,;ioni seguenti che riassumo brevemente: l" L'inte rvento operatorio nei casi di frattura dei corpi vertebrali della regione cervicale e dorsale ri· sultò sempre negativo, perchè in C)Uesti casi la midolla c il piu sovente ,.;pappolata e la compress ione os,.;ea li relativamente rara, e 1)\\allflo esi-<te, essendo cagionata in genere dai corpi vertebrali. ri esc:e quindi illusoria ogni azioni' sulle lamine. l~uando invece la frattura è al di sot.to della l" vertebra. lumbare e gli accidenti paraplegiei dipendono da una lesione della coda er1nina, es:;endo questa. come i nervi p•}riferic:i molto resistente all'azione dei traumi, e potendo rigenerarsi , come tl imostrarono dapprima le e::;perienze di Spallauzaui 3 ", Milller ", :\fa.rius e Vau· lair 3' , Colucci 3", Caporaso ·.o, Barfurth ", Sgobbo·'. ~cc.. la guarigionE\ può ottenersi completa se l' intervento è pratiuato i n te m p o opportuno, che, secondo Lauen· ,;tein l' Thornburu .,, n on deve essere :;uperio1·e a sei settimane. 2• P er ciò che riguarda le fi·atture complicate a ferite 110u v'ha alL:uu dui.Jbio sull' intervento; esso e n ece::-sal·io per regolarizzare il pnnto in cui av\'eune la lesione, per sopprimere le schegge, togliere i fram. . menti o,;sc1; 8" Uhe l'in tervl'nto s· impone an..:ora con maggiore urgenza quando :;i mauif,:stano i sintomi di un'abbon · dante emornlgia; -J:• Che non·ha\'vi pure più alcun dubbio.per quanto ri liett:.e le fra.&tnre degli archi in uu i i frammenti d&pro':->:51 com p n mano la m ÌLlolla, come pure nei casi di
ln;;->azione, n.llorcl11:. tPntativ i di ricluziouP steuo nuHuiti iu11 ti li. Se l"in ter vento u ei easi t rautna t iui che al>biamo e u umo•rato pnò ritt> n ersi amme:;so dalla g e n eralità. d ei L~h i rurg i, e ::;e •tnesto, per riuscire oJli,;ace. non dflv€1 essere più tantn timido quale fu pratiuato fino ra . ma d ebbon o venire ricercate e rim osso, come scr i,,e lo Chipault ", anche le cause elle pos:;ono antel'iormente eom pri m e re il mitl o llo . sorgono se n :~.'altro cl ~: n clillieolt:i. La prima è rf· la~ i va. èìll~l. stat ica, e eioà ::;e la co · lonna vertebr ale p t·i,·ara per un t r atto mo lto e,;to;;o rlf. lle J,unine e dei legam•'nt i potr~~ man tenere il ;;uo ettnilibrio; l'al t ra poi all e probabili crnupr essioni a •·tti pnò a nda re incontrò il midollo. in segnito ad u na brec<.;ia tanto grande, qualo ra ntath;hi il processo d i ri parazi one os,;ea o s i e ll'ettnino adereu zn ci,;atrizia li. r~uesti Ci u esit i mi furo no proposti dal m io ili u-;tre ed egrt'lgio maestr o il prof. Dnmnte, Pd io rli bn ou grado tentai di ri ::~o l verl i uon u n a ser ia di e,;pe rie m:e su i cani, condi n n t.to n egl i atti o pe rati vi dall'ass isten za. iut~ lli gente fld amich evolB d e l rlott. Barba .:\[orry.
Per cw c lw riguarda ht statiua, le primee sperienze le dobbiamo al Bro\\'u-Su•tnard, il quale. per- me;.:zo del .Noane le.v a l cougre-;;;o r:annto a L ed do nel J 8!19, prasen tò la ri prod n;, iono di tre a.rchi vertt'bra l i. li Dupuy n el U370 m o.-tr ò ancora altri dn e pezzi di ri pro d nzione ossea al cranio e a. Ila. :-pina, o ttenuti · da altre esperienze es<'gnit e sugli animali insiem e a l Brown-Séq uard. Anch e l' O ll ier " dice: « Le ampie breucie vertebral i ;;i ri p<trano, od a lm eno sembra che s1 r iparino tiwilment e. se si g i ud i ~a
LA CH I RU P. GI A SPI!\A I.E
dalle esperienze sugli animali . l\la non abbiamo da potere rifer ire necroscopie sull'uomo per la dimost ra· zion e del fatto. » L o Chipaul t '~ in due ragazzi ed iu un adulto, ai guai i a veva fatto delle rese:;:ioni sotto-periostee as,;ai estese, t rovò a ll"autop:>ia eseguita dopo due mesi. nei primi, e dopo sei mesi uel secondo, la ri produzione d i un gusuio osseo regolare. res istente. dello spe:-:sore di ol tre 2 mill imetri, che si confondeva all'esterno con il tessu to c..:ic.;atriziale, aderi,·;t in a lto e in basso alli:' e,.:cremità d elrapertura pratic<~.ta c..:on r atto o perati vo, e presenta \ "a ÌJ Jt••rna.mente dellP aderenze connetti,·ali larghe e :;ottili con la dura madre. Ciò Cùst.ituirtbbe. uome elice lo Cbipault, una pruYa completa. Da qnanlo ho potuto r ilev<\re dalle storie clinit:li e degl i int.er vent i pmtiuati. li nora, q nasi tutti gli opera· tori tacciono sn questo parti~;o lare : però vi sono quattn1 .casi 0he conf'Armano il dubbi o giit e;;presso da Ollier cirua la riproduz ione ossea nelr ad ulto, e questi ap· parLengono a l\Iorris, D elorme e Mo t_r, O. \\"eis e P ;trona. Il .:'IIorris '' riferisce infatti c !t e a vendo dovuto esegnire r autopsia di un caso da lni operato 10 111•'~ Ì innunzi, e cioè di un uomo di 27 anni a c..: ui egl i an·\·a asporta.to gli archi della 5• e 7" vertebra cervi~;ale. ussen·o che r osso n on si ~ra riprodotto, e in sostituzione d t>gl i are..: h i si trova;-a in \ ece un teilsut,o fib roso ader ente all e mrmingi . l )ai<.•rmu e }Iot.y •~ narrano che, avendo il 13 maggio 18'-if-i rese~;ato iu nn soldato la lamina sinist ra dolla 7• ve rt ~:bra. cerviuale, sicc.;ome !"i ndividuo si su ic idò 17 mesi clopo, co"i. a ll 'autopsia coustatarono che la lamina r e;wcata non si era riprodotta, n:ta era stata sost: t uit<1 da nn tessuto di ~;icatrice resistente. contro il qual e 7
si tro,·anL a ppoggiata la dura madre, come sopra uu arco normale. Il \\'ei;;s 19 pure in 110 uomo di 3-:1: anni, a cui asportò in seguito a. frattura l"arco della 10' ,·er Lebra dor:;a le. scri,·e che 5 me':"!i dopo l'op<~razi o ne rinsctta con esito felice, a vendo l" operato riacqu istato la com p let~ fun zionali tà degli arti infe riori p<tralizzati, uon osstn·,·ò alcuna riprocluzione o:;sea dell 'arco to lto. Il Parona so infì ne. nel :mo operato eon esito tavo:·evole di la.miuectomia della. 12' Yertebra dorsal e, l' e 2' Iom · bare, riferisce che nel lu ogo della resez ione non ebbe giiL riproduzione d i tessut.o o:>seo, ma quella di nu tessuto solido fib roso resistentissimo. Ora se questa riproduzione ossPa ottenuta da Bro,,·n Séquard e Dupuy, nei loro esperimenti e del lo Gh i· panlt nei snoi open~oti. non si verifico invece n ei casi cliniei che. ho rifer ito, quantunque fosse ro individ ui giovani e robusti, cosa potrà d irsi operando iu soggetti di età avanzata e quando la lamiuectomia invece di essere limitata, come lo fu fino ra, alla asportazionE\ di l o 2 archi, e soltanto ()uattro volte a 5 archi, verrà. ese· guita con maggiore larghezza? Nell'intento di ottenere un guseio osseo o un pro· cesso di cicatrice molto re=-istente, ,·eunero proposti dei processi osteoplastici e fra 'lnesti i principali sono r1uelli di Dawbaru 6 ', Urban ~·. Ollier u . I processi d i Da"·barn e Urban assom ig liano molto a quello di \Vagner $ , per la resezione temporanea del cranio in luog o d ella trapuuazione. Essi cousistOJJO o nel d istaccare due lembi, uno superiore, l'altro inferiore, per mezzo di una incisione ad H, com' e quello di Dawbar n; oppure un solo lembo a forma di U (Urbau), il quale ha la base in alto quando si opera sulle vertehre lombari e in corrisponr1enza delle tre ultime dor,;ali, in ùa:sso iuv<:~ce qua.urlo si opera nelle al tre parti della '
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LI O.: lli Kt: ltGIA S l' l"- •IIE
uolonua \"ertobmle. Co mprendono entramui ne l loro ~pe::sore gli <tr-.;hi ~·e r teb ra!i ::ucc:e:;sivamente sezionati in corri;;po ndeuza degli atLaccl ai ai corpi vertebndi. Que:;ti proces:;i ope ra.tori fnrono al,bandonati, per-.;hè olt.re ari esser e di un<~. esecn:r.ione diH1c iliss ima c carrionar e etf ett.i traumatici ril e van t i su lla midolla, souo r iusciti inutili per la rÌ!Jarazione de lla spina, p er cui r nnico rima-;to ;.. quello di Ollier. [l sno processo o pe ratorio H assolutamente tutto sotto-periosteo, e per q nau to pns,;a venire eseguito da mani abili, pnrtntta1·ia ri e:;ce se mpre molto lu ngo e lu.b orioso, e difucilm,,nte p uò es:;er e co mpiuto con qnel lél. a cenratezza con c ni e de:;c r i~ to pvrcbè ollir e alle rlitficoltà aHat11miche. la emorragia. ;;pecitdmente qnnndo s i opPr1t n ella reg io ne cervica le e dorsa le, oscu ra ta lmente il campo ope.H'G!-torio che riesce sp1·sso impos:-i· bile pr oseguire, e si è co::tre tti, L:O m f:< mi ~ occorso più I'Oit.n, a rimR-nd~rA l'opPra.:r.ion P. Al giorno !';n e~As;;ivn . Un' a lt ra. dillico!tà non lie\·e è il distaceo del lega· mt-nto so pra spinoso, if f]llale U O ll s i scolla tanto fa· cilmente dalle apofis i spinose a cni è adere ntissimo. e s pesso in tali manovre v ie nP. ad essere intaccato nella s nct con ti n u i tà. Que,.;to lega mento poi, dopo c lte si è distaecato dalle estremità terminali clel le apoli s i spinose per procede.re a l la :;coper tura. delle medesime da.l lato opposto, pE~rde lllolto della sua r obnste;,:za, anche quando s i riesea a mantener lo in tP.gr o. La profond ità poi acni sono sitwne le lamine. tanto n elht rogio ue eervieale ehe dorsal e. n on permette di rsegni r e il dennr!amP.nto de lle os;;a dal periostio con q nella esa.tti'7..Za che sarebbe n ecl's~ari a pPr il m0totlo sotto- periosteo, g iacch;~ la tP nsion e dei lembi. per quanto vClglia prn lnngMsi il taglio del le par t i molli. è sempre d i g rave ostaco lo. ~
:\1-.LI E Ll·::- l llèl: l 'l'ILI t:lltiTII'III.
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In seguito quiudi alle~ ditHt:oltit pre:;entate da que:;to metodo. che n el le mie espe rienl\e sugli anima.li fecero d n rare r1ualche YOlta r atto openl t i ,.o q uasi due ore; e al cl n buio (in caso d i mancata ri p<trazione ossea) d i protegg ... re il midollo e mantel'wre l'eq nilibrio nelle estese lamincct.omie, mi sorse n elranimo l'id ea el i un nnovo proc.;esso operatorio. Qne:-;t·O prom~sso . oltre ad e:sser m0lto più rapido J.n·es(·nta fin da princi Llio una valida protezÌOIJe al midollo e g antntisce in segnito il midollo stesso e la scat.ica assai mPglio eli un semplice processo di cicatrice. Esso trova rag ione nelle ;:egttentl 'consiùerazion i anato mo-Jisi o logiche. Ì·~ noto infatt i che lo stato di eqni!ibrio dellR co· lonna vertebra! e m· ll:1 i m mobilità. ll llale si osserva nella slazione eretta, ha. una tenden za continua ad incì inare iu a\·auti per alletto del poso t1ei visceri to· racici e addominali, i quali si possono considerare quasi co me sospesi alla sna fac:...:ia anteriore. Ora co nt ro questa forza, n on potendo opporsi sol· tanto i muscoli, i l)nali sono suscettibili di staucarsi, sono in lotta delle forze eonti nus elast iche, ·~fra qu este sp~>c ialmente i legrunonti gialli, gu~:~lli interspinosi e il legamento :;opraspiuoso. L'azione muscob1.re agisce soltanto comE\ forza secotHiaria e non iu terv iene che nei limiti necessari per completarla. I legamenti , mentre tendono da un lato a ravvicinare le apofisi spinose e favorire lo spostamento dei corpi vertebrali, sono essi che limitano, con la loro resistenza alla tra.zione, i movimenti di ii es~ione . In seguito a ciò, essendo la maggiore funzione riserbata ai legamenti , ho cercato di mantenere intatto tutto l'apparecchio legamentoso. costi t uito dai lega.ment i iuters pinosi; sopraspinoso, ed eccettuati i leg<1meuti gialli che non è possibile evitare jper giungere tino al midoll o, furono conservati an eh o i m nscol i spinalis ...:ervicis.
spinalis dor si e inter spinales con le apofisi spmose t ronca te a lla base. I n tal modo, cnme è facile compreuden', incominciando la resezione sottope r io~tea. soltanto dalle la mi ne ed essendo aboli t.a (}nella de ll e apofi,;i spinose, che co;;tituisce u no dei monwnti oper ator i più lungh i e labori osi, oltr e al vantaggio che l'atto oper ati\·o r iesce più semplice e spedito, le apofis i spinose, ri maste i nsieme a i legamenti e mnscol i che le ci rvondano, costituiscono senz' a ltr o una valjrla p r ote:r.ione al midollo e u n sosteg no sicuro per l'ec]lti librio della spiua. I l metodo studiato è il seguente: Si pratica una incisione di 14: o lG cent. su ll a li nea mediana, lung o le apofi~1 spinose della r egi one o ve deYe es:;er e f~uta la laminec.tomia., la fjnale interessi soltanto la pelle e il cellulare sottocutaneo. D i\·aricati alCJuanto i margini, s' incidono alla distan za d i cent. l o 1 ' /, dalle apofisi spinose (fig. l ) l'd.poneurosi e i muscol i su pe r fi ciali, fino a giunger e nelln. r egione cen ic.:ale fra il muscolo bi\·eut€'r cerricalis e il m . 0omplexus mu.ior : n ell a 1\•gione dor:::o-lombare f ra il musc.:olo sp inalis dors i e il m uscolo longissim us clorsi. Nella r egione :;aer ale. incisa
l'apuuen ro:;i Lnmbo dor,;alis e CJlleliBt del muscolo ereçtor trunei. :;i è subito in contatto con lA. supe r ficie esterna delle lamine <lel sacro . Appena cessata ì'emorra.gia da un lato, la CJua le è molto minore quando si pr o1;eùe scollando col rlito i muscoli anzichè iucidendol i con il colte llo, s i esegue egualmen te dal lato oppo:>to, e q n indi per mezzo di d t: e largl1i d ivarieat.or i di lamina mdailica a for ma di .'·:, larghi rla un lato cent. 8 . drd l'a!t.ro ce11t. L~ e con cur va dirTerente per poteri i meglio ada.ttn.re al l'ampie7.:r.a della incisione e allo spessor e maggiore o m inore delle mas~e m useo lari.
quc:-;t;e Yengon0 allontanate cla quelle ri maste addossate alle apofisi spinose.
·:-.;E: L!. l> 1 .1~:-10:-.- I THA LIM ,\'l'l CIII;
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Allora, cou u11a. tanaglia. osteotoma. a curva speciale come nella fig. 2, dalle cui bt:anche possono essere abbracciate le apofisi spinose fino alla loro base in· sieme ai musco li senza contunderli, vengono tron· cate alla base 4 o 5 apofisi spinose e anche più, a seconda del numero maggiore o minore di lamine da. asportan1i. 8 d'uopo qui avvertire che anche quando si vogliano asportare due o tre lamine soltanto, il numero delle apofisi spinose da troncare non può esse.re mai inferiore a qnello di-±, al trimen ti riesce diHicile lo spo· stamento del lembo osteo-legamentoso-mnscolare che viene in tal modo a formars i. Questo lembo a forma d i ponte, che si trova in continuazione con le sue estrem itiL agli altri tessuti, pnò facilmente essere spostato da un lato o dA.ll'altro per mezzo di uno dei divaricatori sopra nominati (tìg. 3!, e si procede a!Jora al distacco periosteo delle la mine da asportarsi, nonchè a quello dei legamenti gialli . P er aprire poi lo speco vertebrale, invece di applicare i l trapano sulla base dell'apofisi spinosa di uno degli archi da resecare alla maniera di M.ac-Donnell, che espone facilmente all3 emorragie delle meningi, fu seguito il con· siglio di Chipault, di aprirlo cioè t:On la sgorbia. In genere venne adop~rata una sgorbia a manico cur vo. e incominciando dalla base dell'apofisi spinosa situata nella parte caudale doli' incisione, si proced eva o con la semplice forza del pugno all'asportazione g ra· duale dèll'apofisi fino a giungere alla scopertnra. del midollo o con lievi colpi di martello. Aperto in tal modo lo speco e riconosciu ta la guaina meningea dalla sua lucentezza speciale e dai battiti che presenta distinti, c:tnando il suo calibro non sia ri· stre~ to da frammenti ossei o coaguli sanguigni, ve n i va
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oontiuuat.a la. reseziune delle lamine che si era ,;tab i·
lito di a,;ponare. ;f,.i primi o:;p•' rimenti v onnP in l piegato per tale manona lo SL:idpel [o ma.rteJJo d t> l prvf lJ~L::hJl li , prosentatO a.l lJongt···:>.'\0 della. S ouietit I taliana di Oltinn·~ ia ddl'anno li-\U.) , per•'• i ri·mlt;tLi oueu ut i co n CJnesto ist rull1 L'IltO, non fnmno ;;t' mpre molto so ldi;;faceuti . lnfat.ti le htm in e. in \'e..:e d i ··:'isera Sl•zicmate nettam'3nte, YeniYano spe~~o f r,tttura ce, e dnpo avere l'atto la. sl'zione rla un lato. pro.;ed•·ndo ;1 ' lnelht del h to opposto, al· cuue scbeggie cn.~iona\·ano J're•Jllentemente delle lesiL'lli sul midol lo. Il bec.:o poi dell' istntm••nto. il qnale co me gnida viene iutrod otto n e llo ,.;p,•co. non polf'ndo sempre ••,;,;ere diretto con s icLli'PZZa nel suo eammino, por i fiLCi li :;po· stamenti a cui va :::ogg.-·tto in S•·;.;uit0 a i colpi di lllar· t ello uh e dt>ubono dar;;i all o scalpello aflin..:h[· anmzi, urt<tva. fJUalche vnlta. uont.ro il miclollu, cume si ebbe oucasionP di os.;er l'll.rt? . maui f•·standn si subito di' Ile cnn· cmzioni ton ico·clo n id te nel LLU i ma. le. ~ell e e;;perienze stwces,-ive venne n e i g ros~ i animali usata molto util nw utc la tanagl i a ossi vo ra, ideaLa pE-r tale suopo dal pro f. .Jion te no \·e,; i. a. eu i pe ro si t ro\·u n eces· ta.rio a u mentare alt1uauto l'ango lo di cunatnr a del be~;co che penetra. nello s p•'GO. Mlind 1 ~ m e~l io p otes:>•' man tenersi p<lmllel() a lla ;;uperfivie iur.l' rna, clt' lle hLmi ne. e fu an eho a:;:; o ttigl iato ed nccoreiatu per gttran t ire ma~giormPn te il midoll o. ~e i piucoli animali ill\·ece. d opo avere <lpe r to lo spt•co p•'r tn•'zzo della ;;g orbia a utauo, si tron) pi ti con \'eniente di t utto. p..::r ta,glian' le lami n e da asportarsi . l'n so d i n na picco la tana~ l ia osteotoma con brau~.: he assotti:;li<'l.t,e alle e.:;trem itiL. in modo da t•~ r miun re in pnr:ta, la quale con molLa f<tcilitil s· introduçt•\·a nell o :; pL'CO.
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KP.LI.E LE .;l()t\ 1 Tt!AUJIATWIIF.
Gli esperimenti C$eguiti furono complessivamente in numero eli 15, e Yanno c.;osi ~nddivi:; i:
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dorsale dor;;o In mba re sacrale .
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Gli arclri asportati furono: :3 arch i -:1: volte
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I miglìort risnltati operatori si ebber o nella r0gione sa.crale, rlor:>o·lomba.re e dorsale. Sopra tre operati nella Ngione ·cervicale, 2 furono segui Li da in;:;uccesso i m me·
diato (shock), il quale si de\·e attril.>uir• iu parte alla emorragia molto a.bboadante che iuJeboli g li anim<tli, in parto a.ll'azione del cloroformio. la quale dovette essere molto lnnga e ripetuta p · r le ditlicoltà. operatorie incontrate il primo giorno a C<tn::;a delltt emo rragia, e in quello suceessivo per la profondità. a cui :;i trovano le ]ami ne in questa regione. Degli operati alla regione dorsale e dorso-lombare si ebb ero tre insuueessi. dei <Jnali uno dipenrleute dtt shock, gli alt ri cagionati da dE-perimento co=-tituzio· nale, ube portò in fìo rl i vita g li animali dopo bj o 20 giorni da.ll'opera.z ione, e che non è da attribuir::;i au·atto operativo sotl'~rto, ma in part.e a debolezza pre· cedente dell'animale, i n parte alle ~.:ond izioni igieuicue in eui eran o rimasti tanto tempo. Quelli che sopravvissero sono stati tennti in vita da 60 a 90 g iorni, period0 di tempo neuessario perdtè po· tesse compiersi il proces,;o di riparazione o::;sea.
4 \lli
LA C IIIICLIIt GIA Sr•tl\AI.I·:
Senza riportare per esteso il diario degli operati, il quale an·ebbe poco interesse, non essendosi Yerificati fatt.i da meritare speciale menzione, riferirò soltanto C[UEii particolari cbe occorse di osservare sia durante che clupo l'a.tto operativo, e CJnelli rilevati a processo compi u Lo d i gua rig ione. Un fatr.o intanto che, eome già si è det,to, suole Yerificarsi molto freC] uentemPnte e che fu lamentato da molti operatori, è la emorrag ia. la quale n elle prime operazioni praticate nella regione cervicale e dorsale, m i obbligò a rimandare l'atto operati\·o al giorno seguen te. Ad o n·iare a r1uesto grave ostacolo invece delle ricerca dei n1si sang uinanti , trovai sempre molto u tile lo zatfamento provvisorio con compresse di garza boll ite in acq na semplice, oppure al subl imato nella propon:ione del l 2 per mille, usate però molto .calde. A rendere minore la emurragia che si manifesta nello scollamento dei muscol i si t rovò più u ti le separarli con il d ito invece d'imp iegare il coltello; e i larghi d ihLtatori a p p l icati poi immediatamente, per la forJUa s peciale che hanno. agì:;cono a.o c h· e:;;; i come un mezzo emo· statico sufficiente contro ltt emorragia muscolare. Nella emormgia poi più abbondante che si manifesta allorche vengo11o troncate le apofisi spinose, e a.IJ 'apertura dello speco. fu pure dì molto gio\·ameuto l'uso dello zall'amen to semplice, oppure delle a bl n:r.ioni fatte con acqua molto calda. Qne:;to mezzo emostatico f u trovato ben tollerato anche da l midollo messo allo scoperto. In alcuni dei primi operati, volendo tentare la sutura immediata completa p er ot.teuere la prima in tenzione, sì osservò in d ne casi leggiera pare si del t.reno posteriore, la quale essendo sco m parsa dopo due o tre giorni si ri tenne cagionata da essuda?.ìoue siero-ematica che esercitasse q nalche pressione sul midollo; infatti dopo
:il:;l.l.t; l.I>SJrll'i l TRt.U ~IAT IG ill::
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l'applicazione di un drenaggio di garza non ::n ebbe più a ,·eri fica re. Negli esperilllenti snc0essivi fn trovato più conveniente tralasciare qualunrp1e su tura immediata. e venne prn.tieato invece uno za ll'a mento provvisorio di ga.rz<t bolli ta, il quale si manteneva in p osto per 2±·48 or(\, e:;egneudo in secondo tempo acl alcuni la sutura continna c..:on ca.t.gnt d ei muscoli scollati al lombo osteo legamentoso muscolare, ad altri sol tanto q nella della cute, e tralasciando in alcuni qualunq ue sutura.. I n seguito a quest' nltimo moùo d i proceclere non solo n on ebb i più alcuna infev.ione d ella fèrita. ma il processo di eicatrice fu p iù rapido e la guarigione completa, che in mecl ia si otteneva fra i 30 a -bO giorni, si os· sen·ò molto pit\ sol leci ta. Il ritardo ossel'\'ato nella guarigione degli operat i a cui vennero fat te delle suture, relativamente ag li altri, che neg li animali è da autl'ibuirsi in g ran parte alla. regione cl e lia ferita, non si osserverebbe nell' uomo, in cui la posizi on e supina o laterale uella quale viene coll ocato l'operato è sufficiente per se stes:sa <;On un piccolo dre naggio ad impedire •1na· lunr1ue ri:;lagno. In genere gli unimali non risentirono grav(J ·nanno dall'atto operati v o, e appena ces:;ata l'azione dell'a neste$ia morfio-cloroformiva, abband o u~vano )e brande spec iali in cui erano star.i posti dopo .l'operazione. tornando eutro due o t re giorni a mangiare con la loro abitna.le voracità. Ora dirò brevemente quanto ho rilevato a processo compiuto di guarig ione. All'esame obbiettivo della reg ione in cui ebbe luogo la laminectomia, usando il metodo Ollier, si vedeva una cicatrice long itndinale leggermente info"sata 7 e negli operati sulla regwne dorsale in cui fu esegnitn. :J~
LA CIIII!URGJA SPI~ULB
ra.-p,)l'Laziune di '> a li lamine. si uotò che l" iu:::·•llam.·nLo normale tlella n:gione era alrtuanto aHmentato. Cou la p.dpaziuue uc.n s i ;;euciva, gi~L una r esistenza o,;.;Pa, ma rpte llH. rli nu te.;suto elastico, ed esP rcitando :;u CfttPsto ce,-:::nto una modica pre;;:";ioue il diLo pot•'Va infu:ssar,-i v~r;;o il midollo :-<enza cap:iouare alcuna mo!t·stia a.ll'auimlì.le, e si av,·., r ti,·ano bene i ooncorni della bn:ccia o:;sea praùcctta. S o que:sta pressil1ne si ell'ettna,·a con piti fo r za . a llora. l'animal•1 non solo uer•Java d i sfnggi rla, ma emetteva qualche volta anche d.~ i guaiti. ~egli operati inve.::e a uui fn consen·ato integr o r appareccltio osteo -leg<~.mentoso - muscolare, manca,·a qmdunrp.te depres;;ion•! nella linea eli cicat.rice, e in quelli a uni nella regione dorsale furono aspor tate 6 e 7 lamine. non ;,;olt1 n un si osson·ò a lc un aumento nella insollatnra norm<de tlétla regioue, 111<L anzi negli auimati alquanto scaduti nella nutrizione si vocJe,·a n ella linea merliaaa uollle una promine m~a longit.udinale. Uou la palpazione non si aYver tiva già l'impres:>iune di un tessu to elastico deprimibile facilmente con il dito. ma fJHCila in,·ece di u n uorpo resistente alle più furti p r e,;sioni, le qnau non cagionavano alcun dolor e. Alhl necroscopia poi, Lau to negli operati uon il metodo O llier. 'l na,nto con que llo sperimentato, si è trovata una cic;atri.ca r ego lare completa nelle par ti molli; per(l mai s i ehhe ad os,;ervare il pi1.t loncauo accenno di riproduzione dulie parti oss~e a,;portate, e il midol lo fu trovato se m p re ricoperto da un te;;:;nto ii uroi3o-elast.io.:o, aderente in genllrt' a lla. dura meniuge. (~uesta. ~tdl'ren;~,a (siuechia.) non · produceva però, da qnanto si è Yeduto, a.lcnn danno nella. funz ionalità. del midollo. perchè non si ehhero mu.i a notare in ,-ita sintomi speciali da farla rilevare. Da 11uanto risulta
NF. I.LF. u:~lfJ~I TltAUl\J.A. fiGliE
quiud·i dalle esperienze eseguite, credo s t pos=>!l.IIO tn tlmto dedurre le conclu:> ion i seguenti : a) La ri pr oduzione nella colonna ,·ert..>brale tli un guscio osseo dopo l'aspor tazione delle lamine. come fu osservata da BrO\Yil- SI;<Jllctrd. da Dupny negli aniiJlal i. e dallo Cbipanlt uelruomo; non psservata inveGe dal l\forris, Delorme e Mvt.Y, \\- eiss e Parona nei loro operati, elevo ritener:>i nn fatto molto eccezionale negli adulti, e ~.:ome fatto costa.me è da ammetters i in ,·ece che la b reccia ossett aperta si ripari con tessuto fibroso-elastit.:o . b) Mancando quindi in genere il prucesso di ri pr oduzione os,;ea, è da rit(•nensi il metodo operatorio espe· rimentato preferibile a rJuello di Ollie r, e cio per le se •• n e n t i r a.nn· i o u i : 1• Perchè a lJbrevia di molto l'atto ope rativo. :2" Perchè permette di e;;egnir e con maggiore facilitit rasport,aziOne delle lnmillP. 3" Perd1è la formazione del lembo osteo- legamentos\•-muscolare basta d<t so stt,,;sa a p roteggere il m idollo qualora manchi il processo di o:;s ifica.:ione. ..J." Peruhè )n, colouua vertebrale, non essendo privata del suo r ohusto sostegno legamentoso, puù sostituire la kgatura delle apofisi spinose e dt:>lle lamine, propost<L in seguito al la insullluie nza, de i mezzi or topecliui iropit·gat.l per non compromettere i ris uiLa t i ~
opera1.ori con una lnnga degenza in letto e nella immobil it:ì. Per ciò che rignar rla l a stati ca, il problema uon p otev~.L essere r isoluto molto Hwiltnente negli an imali, per la direzione dilferent•., dell'asse d e l loro cor po r elativa111~'1\te a quella dell 'uomo. Però se è leuito fare qualuhe deduzione dai ri sultati ottenuti, e c ioè dalla mancan za di q uals ia::;i insellamen to negli operati a lla r f'gione d orsa le di asportazione di G e 7 ar ch i, e dalla presenza
costante che fn invece ossclTata J i nn cordone teso e
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LA CIIIRUIIfllA SI'! .SAl J::
r e;;i;;tente. ~:o;:; ti m ito d al l'a pparecciJ io o::;tl!o-lega.men tosomuscolare riwn->'lO intatto, è da ri tene rsi eiJeancor a nelle la.m iuc-ctomie le più estese che si e no fittte sull'uomo, fJ lll'StO 111otodo opera.torio potrà garantire meglio J"equiJi lJl·io dfd la colonna \'t:rtebrale, di que llo che p ossa f'Llrlo il metodo Olli••r. Lo :<lud io !<pet'llll!'JJlnlc• di C)ll\':-<lo
(ll'O•·e,.!"o c•pel'JI· tnrio l'>'!'<eJJd'1 !'lnlq Cl<e!!ui ln 11t'i J;d.nru lot·ii dt>ll"l.:<tilut" Cllil' lll'J.!i~'" · e nvc·IJoln JI<' l'u lu'-lt·e )>l' oli'. l>lll'iJJJ ie potutn t'•'ll"lalare i J'J'-lllt;•ti toll•'JIII l i, \'OIIe fu rm t l'onc• r e eli p n!lic·ut·lo uel m arzo dc•l l'<ll'l'••tdc• HllJIO 111 LJJI CH"<•I dtc• :- i pL·e,.elltc'l II CIIA CliJIÌCa , e . tn h11 dJiiJ.!I IO:-ticulo p•·r·: a1/eren :e fiO::;t-tratLtrtatie/,• e..~.·trrJ ll lh" ' 'O
'' '' rrd i i n cur rist'onden."' dd cono le l'Ili i tu de rlel mulo Ilo s,,,u!f,• . .l r c.:u1 ria,.;.unH' la :-tori11 d •11il.:fl, e;.:>•'JJolo di !"peciHI<' i 111por ttiiiZH pr· r l'aud,uneiiiO d<>lla nJ;dal l ill c' Jlt"l' i l r J!"tdla to itn lcledi~tln ollc·u ul•! nei ,.;c nln ii) Ì (II'<'!"Clllllli dall'iui'ei'JII<J e pel' q IH'!cl !'P)IllJ\' J al 01el11d0 ope i'Hliii'ÌO . . l /1(/11/n e.~i rf' ll11i/11 . - l lllht'I'LO HP, di 81111i 2:l, fl> ll ~hl! • l'<i Ùl ;,! hi:<ll. IHilÌ\ () eli Homo , fil I'II,;I'VUIO 111 Cl iii iC6 il 21) rebhl·aio 1w r r'-'.«P J 't~ t'IIJ'i!IO eli Ul1.11 1le7.ione a cn a·ico dPI !"i" LPJcll'\ nt·r,·o..:o cclltr;dt· . Il <1 il p~~eiJ'f' e lll n cnn r 1· \'Ì\'ellll ci 1P ~,,J,. no bllllllél ,..a l lllC. e Ull fr•atelk> (lll l'e >'111 111 1 r.l11~ C'OIII)lie HllunJIJI •'IIlP. Ji l<~' n' Ì'l.IO 1111lil11rEI. Ad •••:r t•;ÌIHce de;..rli e:-a1.teuti dc l •' iut'o11 zia h11 1--(0cllllO !'CIIcp l·t>, J'l'illl l •luJJn )ll'tl'"llll' i uf,•J'Jili l iJ. hthlllél >'élllllc•. :\ nru"nesi /'ro.~.~ im'J. - I l 18 110\'l'II JIJ r e I X!li <'a Id·· tln 1.111 a ~ be c o, hatlellclto il !-'1111)0 con In Ili! Ca v . l Il !"HCI'O. A 11· urlo SPglli ,.:u iJJ l•l J!l' r dilll di C.:Ol<d811Zil, p<>r CII I J' l ll l'c· riiW fu Cllll· d•HltJ llll'o-"p•··hdt• ·li S. Gia.·omo . ""e J'ÌIII8'C 1"'1' Hl ore CIJ Jil!l· [0._11 l'fu ;,.:IIJdJo '~I[O a1Jell11 dO COIIIIII07.i0118 f'.('l'é'brflle e l<J>IIIIde. L'1ul'er·11c" nnlo, d11po 11\'C I'e J'Jc· up~rnlo i !'ell-"i eli•·, la cule d •.JJ',•pil!l'"ll'Jn i11 ;.riu era dJ\' 811\l la i nS,.n!'<!llllu e g li nl'li llll'er il) ri 11 1111 eJ•auo piu in ;;•·wlo d1 e-<t·g~t irt• Alcuu rn o villl•' lllo; i ii•JilJ'è a\'l'va forti doiori loclllizzati nlla r egione sarr nle ed a ll'e!'Ì!-!ll-"ll'i<•, nuod1•· p•· 1·dita iJJ\'Ololllaria di fe1·i e J'il cn z in ll~ di ll!'lllll: r ilì'I IZ IOIIe dJ III'ÌI\8 dee )lcr .JIJJ'Ò !"llJlél llll• i[ IIOli i'O g iOI'IIÌ, dlljH) i •jll11li si 111611ife -Vl IIICII JIIJJI<' IIZA, In ' JIII.l lr.• l c•rsio::t(• l ullor a. :\ulll:t e],J,e lll HJ n F<ofl'J i1'1' in SC!.!ll ilo al lJ 'I'IIIIll!l n cur1co J ,.J c opo e degl i url1 ~UfW l'Ìn J·r . I dolori ,;opra de:"t.:ritti a11dnron"
5(J l
mnn lll<ti iO diminli"IldO, in modo ello• nr a li avvert·• le:.tu~::t·i snltanlll quHnrlo "i mette R seder e. la pnral 1si m i~li·1rò al ]'unto c he., dalla im posc:ibililù in cui e1·n di muro\'t>r,.:i l'inr~· rm o , or n può camm inar e Cflll l'niuto di un sempli<'tl basln '"' · l.io.:em:inlo dnllo SpPdRIC d1 S. l;iAcomo, r ic0 \'81'1' ne l lllRrzo ·t :<f!5 all ' osp~>tlnle d.-Jin Cnlt!'()IHzione, ovc f11 suLtnp·•~"lO pt>l' ci i'CA 6 me,.i nd una cunt elett J•ic-a, e rruinol i alla ><o!=:pensione, il g ioJ•ni all!•l'n i. per la du1'nta di un mese : tlln però sem.n nlcu n I'i ;::.ull>~to, in modo •· Ile i l 2IJ s,..llemh1·e dello stP,.:;:o an uo fu tra sferito c.oute nw lato in cu r abi le nfl"o-;pcdnle di S. Gn llet. Qtiivi, dopo ci!'ca l ~ o 15 m P;:i daiiH caduta c:ot'fel·llt, nntiJ la co1n par"a LI i munei'Osc e v~:~ ;::. ! e ulc('l'<t7.inni uella ('IIL'l delle c•JS('ie, ne lla ,.,•giw 1e 11nteJ·o-e~lerna uc:le g~:~mbc, nelle due re.~.doni popli l(>•· f' tibi" IM><i•'l1e di anii1Pdue i piedi. ~rllo stp;:so t<>mro ;::.i manif,•si Ar nno nelle 1'13'-'it,ni Rlllel'n-lalE'I'nli dt>llo1·ace dello Cl'osle, le qu:di , ,.ome h• nkeraz•oni, ~ua r iJ· ,,uo dopo cii'<;A •fuOLl i'O lll o:'!'i mor ..:•-. l'<Oiuziollli di ~ulolintJtln e di al·. bo r ico, la;::eiall oiO però o!.·llu l lliP:CI11'~ di cnloJ r i tn bi'IIII01'1)11\0iCO . La pu r e;::i 1'8"ltl invnt·iata t' l'illCOnLinrn zll ve:-<cicn l l:l e l'•'ltaiP t•imn;::er>~ allo sl:tt o come 'lnn11do nv.•vn ln,ciAll• J'n;::pe rlftl ~ di S Gia<'Oill0. Lt' f'uiiZ Jnrll s.-l'<:sllflli con tilllllll'Ono n li1Hnifestai'~i. giaccilè a di l't\ dtlll' inft>rniO il f'OII<' è ra!>Bf't' di e rezi~>ne e di o>iacul!-l'l.ione, 1na 11011 in ;.:r ndn dn pnt• ·r COntloÌI'r e un omp!Ps;::o L 'i nl'enno 8 !!!!IUil;;·· r-11~ qualche volla· nella nolle, sn~nando. ha del l" 81'1'Zit)ni, ><"ifUJle dn eiiJI'IIIazinill', per<'• e~li cii <JUI'sl'uf tim a c:i a•'CQI';!I'\ S8lllpl i··emente o!al fa ttO di lt'O\'fll'>' i 1 ~:~ l.ianch•·ri<· ha~nat"1, poiché la S-'n><uzinne or otira i• quu!3i d ... ! lutto estinta. L'mf•• l'ltlO RvYer le og-ni lun to dolori nella l'l'!!ÌO ne snc1·ale e pare"le"ie (l'ormicotlii) neliH r egione piA n lHI'e. Questi dolori i nsor !{ono soll<~n to quRnd" si muoYe, e p rop ri t< n H~nle nllm·che Si m ulte ;t S>'der·c. DuJ•ftflle il C'i\lnll\ ÌilO i dt)IOJ'i li c:ente aSSRi meno, e du ra11Le la posi1.ione :;edula t·inv•ngollo sempre ln\:Rlizzati al sacr o "'~nza ma i il·t·ad iarl'i nglt arli. T ali dol ori, a detta dell',n l'et·mo, hn11no uo cal'nltero tor ebJ·anle. I n que;;te C011 tl i7.ioni V~' lllle accnlto nella Clin ita rli ii'U I'I=!:ka. l!.'same gener ale. - L 'i rt fcrmn ,~ d i costi tu zirme scliel•··l 1·icn t·c•g•,laJ·e ; masse muso.:niltl'i e pa11 11icolo adi poso bene sv iluppato, se si eccettui un •·erto f!l'a lo di ipol.l·olìo rlel i' nr lo infer ior e di destra; colo t·i!t) clt•lln pelle brn11o e Jclle m11coso VIsibili tì:;iolop-ico. Nu lla di 11ormal,\ si osserva all'esame del
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LA CJJIIWIWIA SPI:\AI.J::
cu .r•0. d··r:::li . a :-li ;;uneJ·i . .. t'l ,. dd lt'ollct•. Lo· !"ue l':acultu mentali so nn inlagr·•' e pet· 1!1 ,;ua cond iz, llltj 80dHI<' è tnqlto in lell i· l!•!lllc. L e pupi lle rca].!i"'cnllo IIPPmRIIllente aHa l uce. A ppar ecchio r e:opit'Hlol'io e d r cnlal•1rio li~iolo!.!ici. Funzioni f-!8slr·u-illl•·:<lillnli dislurlJHlt: tla una !:-lip,.i olJJLlwl· ~ . la quale 11•111 è \'Ìnla elle ,J,.til'uso J i d ra~tki. Le ut·ine sono IIOrulnll i11 qul'll i lù e rtuaulitit, i11 l'~~e manca qu ~c~ l~ÌB!"I lrnct:iA di llii>UIIIÌilll " d i ZIICCll•~ l'u; lliÌCI'O::Ct>j'Ì''8lllèlil6 nton si rill'o\'iHil) elemf'lllt fì!.:'llf'Hli . Il to race e l'oJ.!ome suuo CO!'pn r.~i •lÌ n u,ne ro,:e muc<:hi e bianco- J'fllllt·iche. l1• q I'Hit lH'gli El!' LÌ iuf't•l·iori ,.:ono pii1 vn,.,l•·. c alc1111e han11u l'a-<pdto ·li CI•'<:Hrici . L'i,.,pe11one l'a rill'\';n·e cutdillll'' e !"~r!"i:'<lt;>IILi co11L r nzioni (ibrilluri i11 nrn lJed ne ;!li fl r li inl'el'iori, più uHmifc;:;tp nelle r P!.!I<III I ctniPrio r i dPIIH co:"cia che ut'llc p(l:: t ... r iori . Tali c.. ntr·a7.inni !"i O><!"•'I'\'11no ntlche nl'll<t g'l'l111b~ 6 TH!I piedi.
L " e::: 1111e accrn·at(l d~>i 1!111:-(.;0li fa t•il.•,·n re chtl l';n·lo di de-Lra è (d iJUFIIILO pi(J >:ollile di 'l"ello di :oillio:t ra e che i muscoli f'nnn tti<JlJ<HilO 1•ii1 Mfl""~'iali dr qu,..lh del l'<~ rlo OJIIOiìllllll, e lntlo I'Hrlll e il piede si vedono r·uolnti IP.!.!!-fo.>rtll enl e ?~1J'e;.l<' I'IH l, J.'ispt•zione dHi p i;·, IJ fa I'Ì IC\' 81'1' Cll lll e le (h(a di lllllb Pd llt~ !<OliO I'I('Ì~-'g'ale u.J arti gli. per· 11118 C('ll[r·a:!-101l6 ('P('IIJ811l'lllC dei lles8ot·i Pc! u 11a ~nn·e~i dt'gli e• le li'• ori,. e eli e tal': r i rrcgRmcll to .~ llltliJO ed.l•>nl,_. Fq.! li ~llud n i quello che lo sia ~re ll r nllt·e dilu. A lla i~pe~iOilf' ;.i l'iCnnn!'Ce 81l\:11 l'fl cfJl• i vflr i Inll\'ÌIJif'llll Ji IIC:'<!"i(nle, O!<len!"Ìilllf'. al) lu~ione P add uziom• dt>lle co:=:cie SOIIO d Ì!"CI' ('lcHll ell le C(tll>'CI'\'S li Ìll Ulll bU i 1811, A c he 1110lln più le11ti l'O liO i 111!1\'ÌnWIIli di lle><;.Ì fii>O 6 di P'-'iPilSÌOilt' delle gnrnu ... . t:on;.:er\'Flli sono pu r •: ohbfl'-'l8n7.H i movi111f'1Ili dei J'Ìe,Ji , la i'tl l'.~a lllu::co!n re Ù lllll61'1lllll t'llll' diiiJÌIIUÌla lAlliO fl destr·a eire a si11i;;I I'8 ll f'llA r·nsciA P nPIIn ::urmiJH . Ordi118 11do uli' inl'r, t·mo di romiiiÌIII'lre, ;.:i vPde eire n t>lla deombula7.ione "''f!IIS la li11Ca di d ire t. io11e ><en~a oscd l;, zio"'• e c• •me ;.Ìil cnpu;;<> dr cmnlllinn t·o !'éll~a bnslo 11e. ~ i n>:scr·,·a pPt'Ò d ll' e!i>:ol"ollcva l'"c hi:<><ir•"' lt· ~ll mhe . e c he l'an•tlie7.za del pll-!'0 inl'et•iot'l' alla IJ()t'mAle. N el 1'811111 inat'ì! brillii il cal cn(.!'no al suolo; e talct an o rnalit~ r •·:-:lo Immutata . obblig-AJ Jdo l'infermo a camminore All'in.tiel r o o iflg-iungt·ndogli di chiudere ~lt occhi. Ju,·il:u iilo l' iul'•••·mu a pt·endrr·•' la pMi7.ione oll11 Ho1nlwrr;, SI r ile 1·ano lie vi oSciiia~iolli del lt'~>llco in di-
e
re~ionc
lalemle.
.\1i.~ nra.~iuno:
PmtiCAildfl l;~ mi--u r·il zinrt•' ppr· \'8 iere se r Pahnt>rrlc! vr sia '11Htlrllc tltfl'clr enzn fra In ltlllriztono mu~co · lar· .~ dell'c11'LO iuf,, r·:or·e J ,•st t'•J di front•• n11'11rlf'l tll fo•r iore H\11 0n imu . ::;i Lr\Jva t:l te lutto l't~rli1 de:>Lr'" ha 1111:i:l drcnrri'ere11Za inr.~rio re nl "' Ìni-: tro ,Jj u:t ccll l;uu.'t :·o . Pa iJ1·t ~ io ne.
-
Palpnn.Jo l•1 re~·intH' !'<11!1'()- '0Cci!{I' A, nel punto ovn tre 1\lllti cr.ldi<'lr·o -~ ra ac ·solut1• il Lrmrma, non s.i ril e\'a ul tatto alcuna alter azione n Pìla po;;i?.ione delle o>:~n, e la j>l'('""ione :o:u rli es""~, se r:0n ,~ l r·oppo fortP., rr n n susr.itn c !te le~!-!'1'1'0 dnlnre iu cor· r i-.JHIItdc•uza delle Hpoti si s:pi11nse della 7•, Xn , !l" U Il do ri>ttli, il •)111110 i- IIIH~g'ÌC)I'I' ~uiiP. Dprf!ìsi spino::::e delle V<'- i'l.l'lire l•; ml,n r·i e !"Ul :-acro, d .. lcwe c lw é dall'inr"rmo par·fl g'()llfi!O A• l 1111 cOif• O di mnrlello. La t'n rl•>. pres"ione sopra l'osso r·occirr·o non !liT<:'I'!l alt· una l!<t'n:-azrr•ne rl(lln r osa .
-
Rr::u l l alo egual111e11le rr(H!Rlt \'O :-i lrn IHI!.'O r n t·!',lla l' r e;;.~tnHe
sulle co::cir, uondw e pitJ.Ii T utl: i l lltJvi rneH l i I ' As~ivi su gl i atti ill t'e t·iol'i f'OS:<O no (':>se r·e (:ornpiu l.i nnrrnaltn Pnle •' liher·a111e rle. b:i<altW
rl'·lfa Sf'!~st iJditr't tuliilc. rlulo r i [iea e ter mh:a. -
Si
tr0,·a iperc•,.:tesia ed an e>:L~> ,.; i tt d•·IIH 1·0ginne J'll:-lt·riore tll'~li arti rrri'e l'io ri, do·lle l l llli:l)_.,. dt·ll'ano ~ dc•II'UI'PIII'a, nn n c lrù rh·II P. eegioni pe1'i11enle, ;;:;cr·otn le ,.. pen iena . PHr·esi d i nlo;lllli ;.rrup pi lrrusc,dari e pRr· ticnln rm " nle dei mu!>cnli H'-L··rl!'lO ri delle gambe. Ptrrtd isi t.:PIItpletR olt·l r·ell•l e dd la v.·scit'll UI'ÌII81'Ìfl . Dnll'o;.;n m e i'Hllfl co ll'd_eltr·i c i l~l fnradi ca risrr llR llllfl olirninu;.:ione c• leltrica quanlitativ11 lHn lo) 1·er· i muf"•·td i CJIIi.liiLO (•er· i nervi d i arnl.edue 1-(li nni iHf••r·i ,. ri. Con la elellr icitù !!alvcanka ,;i l1>1 t·eozi one dot.Jgo• :ae r·nli ,.a J'C I' i nrn ~cnl i dt•lla r·egillnP. anlf't·i· ·r !J rl ella cnst·ia d.-Rtr·a e per tprelli delln r·e!!i011e J•fl<:ler·i nre tlellt• !<l,..S"c) laln . ll,..tlf'l 1è l'<>nzi .. rr e de!!t'IH' r·a ti\'1'1 per i mus :ol i dd In r·.~giorw anter i11rt' tJ .. IIa
CO"da Sill iSl1'8
l.!.'same rrrrlioscopico. -
Lu l'a·lio;::çopia della r Pginne s~:~ c ro·
coccigeo n on ltn dHlo ri sui lati tle;.;-11i di essc•re l'ico rolali. I)Jiera ;;ion.c. - Il giot'IICI 10 111111'1.1) 1~!18, pt ·o~ via narro!:;Ì morl'ino - c lot'(J fo rnr ica, vrene p11..:;lo in dt~c u iJ1 lO lale1·nle !'inis tro e dopo t.lisinl'•!IIA Lo occurn lHrnr111e il cu111po nperatr••·io, si prucrotlc nllu lamirH•cln rnia della reg-iorw df,r!'o-ln tnbat'l.' ::::e!..:uundo rl m etodo proposto 111 quc : .~l•J la vo t·o. S' i11cide 111 cule per unfl è>\l t>n!'<iorre di l't o 15 re11timt'lri ùrdl'at•olìsi ;::rino~u d PIIa 3' ver·tel11·a lt)mba r e, ~iungendo c on il ta;.:liu fìno al IPgarnenLo sopi 'H;::pi:tO"cl, C'Ile !'<i r i>:p•'lla. Ciò fatto, con due incisioni pnr·ull•·l c ;cii ?. delle ap• olisi !'pin ..sr, da
LA CIIIRORGIA S P!;>;ALE
u nA parte e dnll'altrll d eli!• i'le««ç~, di n gua lP luni.!I!Pzza d <'I la pr imA. s'irlf'iclol!n l'nponeu r• li'i e i mul'woli, •pdntl i co n ti dtlo, !';çolli!ndoli. f' i !.!iunge fino al piano d1•!!'li ar('lti ,.f'rLeht·ali. isnlandn in IH ill rodo lP Hprolisi :::pino;:e dt•lla IO", l l• e 1::!• verlt<br t· dor f'il li r~ quelle! dell;.~ t•, 2' e :;• l.l!n lmri . Le mas::>c· liiU:;C•IIRt·i cosi :-:eJ'fl1'8lo ,·ert;.:ono stit•etlt! all'e!>LI'rno pt>r rn •·zzo dei d tw ln t•;.!hi dt''f.lricAiori indic»li. L'irtcisiOIIC d t> i muscoli pt·o,·ocn 1111 nol•''·o le !!f'IIlizio di sA n gue. elle po•t·t'l \ 'l t'Ile fil'Onlnmenle do1118ll) iu pnl'le per l' az!Oile ,J,•i dt,H r icnlot·i, in l'arte cnl l~ll11Jllll81l1Pillll l'al l " rot r I'Oinprc.;«e eli g;u·za f'le r ilrzza l;t ilftbo•,·utc in acrptR bollrln n1<11l11 r·aldn . Ft·enalo Il. ;.!l'lilÌZÌO, l' operalo1·e. con ),, ln il A!.! iA t):>t.r·oloollt8 p1·r>pn:::ta.lro11Cil al lu lot·o ba!'.e lP npotisi "Pi"""e deiiR 11,0, 1t• e l :!' \'C'l'LchrP d11r.;;nli c: di'Ila 11 • 2' e :1• \'PI'l•·br-· lo1n biti'Ì. OlLelflllo (' 0«Ì 1111 lc•Jnloo o«ten-!P~Il lll e n to;:n-llltl:-<eola r P, cn'-'lilu il" C~'IIIC H P t!ellP oiHJ (J'!!il lll PIILO ~fl[> l'èl" [>illOS::t), dtl Ì 11111"C:n(j intr:J·;=;p 1111,j e dnlle a :•nli-i "'pini):<•! """''''al•>, ;:i s tn·n dn u11 la to roe e 11rl• ol 'J 11" 111Lc 11e ,.,, d H 11110 .J ei oli Y8 r ic n J.,r,. L'llJ•c r; t 1o n• ttll• 'l'Il prur• de n nell;u·p il e<~ lli Jl'l •J'f'l·nln r tn, pe1'11li'Z7.'l di 11110 Hf!c•·n ('<•1'10'-'IÌO, olnJJp fiill'rill' ll111:'CillHrÌ l'II I IA<:I6 81olt•l'('lf li e fin i !•••· t'IO"-Iin, mellPncto i11 tal 1nnt!o tt nu lo ~rl i tlf·,·h i vv 1·Lebrii i i eire de\·0110 l).'<'tll'8 I'ÌIJ1 ,J;;Si . CqJ Jn f't:alpo•lltl ;\J ;lCC' \\'1:'11 , illf'O· w incir~ " liet'é >"v l la r r~ l'l'l r eo \'er lt>lot-ale dell;• I l" vr r leb ra "" ''Sil if', melle a n11d., i l tlf i,lolln, eh•• "Ì lmvn r1ve;::litn d elln d ut·a lti H< i l' l' , là qu;tlc• ;:i fll't>.;<elr!N d t c"lnrilo P H;;pello IHtrltlllie. Col lo Sl<>"<!\0 SCR JpeiJo fa ;tlftJ t'fl -"llllHt'é l' BrC•l del il! J2" \'8 t'lt•b r n drn·.:alr-, e si Lt·o,·u una adf't'6flW ciealrizin l •· l'r·<t 1' O>'SO e la dura llti'fiÌi l!.!<'. adtlr enzn c he viene ;: Lrn;Jpt1 la. Sircw ne I'Of•e· ra Ln t•e, irtlr,,.J(•llo uno "i'ecilic) l'r a rlmitlolllo e l'n i'I;O \'e t•lebr;ciA tlo• JI ,l t• l•llnllaro•, c lll'llnla l' ";::i..: Le11: a di IJI'i:t ie cit·n Lr 1z1:di ;:o l.t isc:i nll:' al f1111llH da 11011 p . .tu r illli;.!f.'CI'<! il dclln !"f)I'<:Ìll" u l d r li1 d i u11 fltf'zzo c·efllimelt·o, <'olio scAl pello del ;\l nce w eu a"l'"rla t<nclr•~ l'arco delln 1• e :2• n .. rle bt·a lo m bnt·e , e scÒ f ll'~ 1111ehe qu 1 n1un•'l'o"'e brtgl i ~ di COII II I'I ltvo sfl ìclisc:imtl che ,..j pslendcHtO" lullo il <"ono mi.loll:tt•e. Le br .!!lie srmo a•:curnlatll<' llle .~sei~se. e lo c:tec:c:.' si l'a c" n q nelle che si tt·m·HnO II Pite pnr·zionr l aterali de l n ridolln . l u qm~sLA di!'.>'e Zip nf' c:i rcm;:Lnlll com P hleral r ll •'nl~ 11 de-'Lra )l' bri g-l ie c:o11o pil'1 1111ment:::e f'cl ampi t\ clrP o ;: ini~t rn, il d1e r eurie ro gione IJeiLHme•rt c del J11!rdw i di..,lurbi a ca ri co ,J ,.IJ· a 1·to di d••!<lrtl ei'I:III(! più noteviJ]i J,, j di><turbi a caric.:n dcll'm·Lo di sird:-<lt'il. P rnlio1La lu J•uli1.ia dt·l ··nnlJHI opernltvo e fa[t .. un lcFtJIJ[Ztll
NELLE LESI 0:\ 1 TI\AU)JATICIIE
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d ella bre ·<" ifl crm Acqua bo llilH, si meLlE' una lun).!heUa di f:B1'7.11 n ell'a nr;rnlo i nl"erior·c della fe1·ita, olio S\:Opo d1 ravorir~ lo scolo del ~angu e, ~e mai vi ~i rosse J'Scccdtn . R iportato l.l pMIO i l l!•mho Of'lt•n-le;tf!Jue n lo::;o - muscoiArc, con CHlgul. sutu r·u ad ef'"O da f!rnho i la ri l'(lpu1H'u r osi , e C(>ra s.-Ln In cu te. npplì\:ando 'Jil iHdi una I"R3Ci <• lu•·~~ Bnlbr tticn. niar io: IO JORrzo.- Il lWtltllO >\i u>:<:r• rvtl 8 ore dopo l'.. pcr azione. S i fnnno le pl'OVA dr'lln ser~s i brliliÌ nelle r egioni posteri o ri delle co~de c dellr~ ;tRmbe, P si a·ova elle lll' i p unti dove vi t'l'<l aneste;;ia co m pleta, ora vi è qwdclre lir>ve ac.:enno Al rilro rno de!l11 f'ensioililù LHllile e dnlnrifkl.l. Unlt-ggP.ro J'ilonm df'lla Si'l l>'i hili tà lt~llilc si Lrova eziA rHiio n e li P r ••gioni sc J·n ta.lP e penit ·na. l i fHUO più IIOICYr1le o::-;.:ervato co n >'eculinun cr~ te ttlla l11mmeclorni:a è i l r i l , rn o deliA funz iolltdilù dell~l \' C!'r.irn . ! ni"Aili. o;;~er\'lln dn l' iu l'e•·mo, l'>i trova nel m atti no suce•'f'Sivo c lae ·l'nrina, lu quAle p1'1ma gqcdola \·a COIJl innnnwn lt>. n ra non g"t.;c' Pin più. e ··Ile il g-lè11 1d e t~ il mealo urin <~ J·i o so1w p(' r felln m elllr. a;::cinlli e IICHI co m pklnmcnte insen l"ibil i come A\'flllli l'Allo OJlf'l'll livo. Su('ponenrio d1e nella veseicH n on e;::i!<l e:<se UI' Ì IIII, non vo Pndosi cre dr> 1'e ad un d fetlo co;:i immediato, si pt'O<'cfh• allo siringaz one de ll'in ferm o 8 C•"> ll Sr)ln lllH lrl<' l'HVIf,dlfl si (\!:"11' 3/-!g•) II O cit•en :.lQQ gl'81l1111i Jj uri'l a. I nol tre dU I'ò11ll•• l'inll'O 111 7. 1Dihl ddl <l !ii1·hga n e ll'u i'<~Lra, l'in fe rm o >-i lamenta vA del dt~ l rll'e clte gli si pl'ocul·a va con la si r·ilt gll , indicando ciò un r·ito1·no delln sens1hil ilil tallile dell'uJ·eLJ'fl r·he prima del l' np•' l'flzione era cOm(' l elnl aH•nLe ane-
s les•ca t l Al U 1narztL - Il m i;.di"l'DITH'IILO nella sen sibil itè1 lallil"l e dn ln r itìca continua atl esse1·e molt.o evidente. Ilo n' e• n \:rHn('lela èlfiCSl<'sia, ci••(\ nella nh:-iont~ poslt· I·O-inlern a delle cnsf'it•, n r lla r e:-rione scrolale ed in quel1;,1 anlPI'ÌOI·e rlel pe1·i uen o~gi ~~ r i lf'vl'l i ror:<tr>sia. In f'al li le !'o>.nsHzioni tntlil i >'u l le <lllzifl~lle r i•gioui :<ou o 1·'1-(!.!P.J'ffif'lllf' avvertile clnll' i nf'P.r•no. Si ri conosce ez iAnd io com e la funzi oue d... ll o sfìn l•· r e vesd•:nle stia •·ipJ•endontlo i11 modo ' 'eramente notevole. L'inrermo ol ice di senLol'e i l bisogno rli anda ee di co 1·po, pt>r ò veng-ono !'Omministrali dt>gli opp1Arl'i per im pedi rlo, Rllinche n on abbia 8 veri fìca rsi un a u rl'ezi nue dello ferila s tD n te la sua vic inan zo all'ano. la al '15 1narzo . - l l'ro;rr e!<~i nella seu«ibi l ilà la tl ile l <! rmica e do)lorifir·a :<i r endtorw Sl'>lll pr ò più man il'esti . Lo :=:tl\lO genPrnlr dcll'llll'errn o l:!Ppa r t! 11H'ltù ;::odd i;;farenlL•.
LA ClliHl!RGIA SPI :\AL E
lfi lltii i'ZO . - O!!!!i, et'"'•'ll-io 11 !'e ' liltto 1-:'iO J'IJO d0po l' inler. v ento, >"l i'l<thd:o:ce di l n!!liere i pun ti eli !'ulut·a e pt·oc· t>d ~r~: ;dia rimM.innc• d·· l ln111pnne. ,\ vanti ch•l l' i f'11 cda qu c>i'l" , si e::••gJJP 111 1 nnq•in la\' ll.!!!!lr, •·l'l liti~ p··1· 1'111' evactta J·e l' in ft~r m o . I n 'fll••i'ln ll! Viig'!!IQ si c;;)ll>'til lA t:(\111'! ht t'unzi()IIB clt•::di >'fintel'i ctbhia C••111J'Il'lA111 Pnlo r·ip re--o, e inf'alli "'i O!'i'P J' va :10n ,:.nlo nn cOIIIJ'Iclo 1 ilrwno della !'ano:ibililà nella muco;;;n re tlvlv, 1na la eupndtà da parte .!•·!!li :-;finlc·•·i, ciò f' he p1·ima non e1·u, d1 pcol•· l' Jnttllll'li••r tl lfc •l rèlltJ fino A l :WO !.:l'fll11111i eli li•JII id o. T oltA In rue.!ir·aziCJIJP e lenlli 1 punli di ;;;ulnra, s i Lro v11 riuninn• · dt->11 11 in ri"' ionc• chll·urg-ir·u ('01' pr·i ma in t ... nzio ll e. Si Hllo nlAil<l il l11111JlO II B !':O[lO una C'IIII IÌIIUil ÌJTI ;fAZ.iO ne tli $lllJiil 1iillll al '/t p. j l)f) o !':I•IIZA l' l lll flltC I'nf' 1111 Al tre). S i C0fll'e In f'Pr·i la ro n J.!<~ r za llll l i.;;etlicl-1 e ;.!I'O"'Si ;;;trali di nvn l lA e s i f•~ l' lllll i l tu tto t·o n una fa.::d 11 IIHIIdnta . l ciulor i nel punto dr~ l la lamint ·CLrrllltll, rlw m n lc•-<I >J i'OIIt• "I"'~'W Ili" l g1" r 11i pr·t>cetlertli. !\OrtO qua;;;i c·("=<;;;a ti . Il IHJI,.;n , lA leJII)Ierl:llll l a. ill'l'i'!'Ìr o con tinnan o 11 lllRJill'nPr-"i l llll'lnt1li. Si r fnnno le p1·ovc· di'i la """"ll>ilit;\ taUrle, l•·J'IIIÌCil e dolori fici!. i" quelle r e!! 01 1i chr p1'i1na et·ano ane-IL';;;iche ed •poeste-<lche. P :- i 11·m·a rlie la :<Pnl'iLiiJLil ct. l<Ht··n è IH'I'I'ellamenle l'einLe!!rllta. Si (J!'f;f'J'\'il i noll r·t~ erontc le llliiCCitie di IH1LU1 '8 di. str .. tka c!J1• pri111n r>nt 11o "ta le nota te, in ' llll:-'<li c;p tl!• gio rn i si son0 rese piG ::bwcli lo. 17 Al l ~ m arzo. - Conlinun il lll i:!oitH'A IIl •' ll lO n I'CIIoler ;;;i se111pr e più mnnil'••slo. O;:g• J' i11 fe t·mo 11c>r 111 1wima "olta l1a o rinflLO d 1 :>a ci r ca :Wn gr·n1111nl di l i Juicln. 1!1 llill i'ZO . - O;tgi nll1! ~ J>OIIl. è a ncl11lo eli cu rpo sponlnn eanwll l' '· La lc•ul pera lura, i 1'"1"''• il t·esl'ir·o ;;;i 1118n le1 1g"no n ol'lnalr. Si manliel)e in,·ar inlo il mlgliora ln t"tllO. 211 11181''l.O. - L ' i nfermo f'onli nun l"empr e ad nrillllrf' da ;;;i·; per0 li n sng~iun lo che la t'uor·i ti'-'Ctla d t· l l'o l'i n a non 1'11 v ,·er l P. p iù come n.-i gwr n i pa;;,ati Lo ;;;i ctol•' IPr' iz.w f' g-l1 ~i esti·A ~ gono 11 eltt~ v!l ri ù vollt• dA ~00 a :300 !!1'<11111111 .! 1 lir1uido. Nt::lht !;era dice c-he 11•1no;:;lu 11le il calcte r ist~oO ,·. i>latn semprP ha;:r n n ~o 1•(\t· l'uJ·ina clw cot llÌ11llllll1ente e;;;c,> tlril t'tn·e tra . 2l marr.o. - !::>i (:<l ll:<lnl;l uua d illli lollzi,•tte della sPn~ibilita ta tlll(l, l enuica e tloloritìr;t in qua~i t ultn la r egione poste· r rorB dt•lle r o--cit: o t l\·11' tlll le i'O illl•• r lfO olc·lle :<le~>'P.: in oltn~ lul e tli1ninuzJon e si ri '-ClJII l t·n ez.iancli" 11ell , s<'r olo e ne l
g-hllldt•.
NELLE LESIU:> I, Tli.\Uli ATH ' lll~ Contin ua n " l l'i nl'~ rnw il l"'~~ inl'fllll elllo della sensihil ila lçlllilt~. Le.r1n ic·u e dolorifì ,·n . Oripa "Cinprr a
22 al 23 rn n t'lO. -
goceie, ~i lamr nlfl d' in:::en:::ihill lù t~ l r•·LLI). 24 1na 1'1.0. - SuJ>ponc\nclo c he 'l ue,..ln r i lOl'Il o dei fenome11 1 ossc1·vali aYanli la lantinedotniA pntc;:;o;e d 1pcnde1·e rln ('!""Ildali r accoiLi nella fe 1·iln elle cnHl pt'imAi tO d1rellnme11Le il conn ler·minai H, si sl'n<:Cil;l l' inl'èri111J, t~ dn li IlO !=<OlUY.ione di ('Oillinuila rsis le11l e nell'Al,gt>l0 inf,> r illt>e delln tnPde"llllfl ;;;' int r·oduce uno s1wr·illo col qunlP l"i l!iun~P fino ol midollo. >:enza per·ù t•iu«cll·e n provor m·t< lòt l'uol'itiSCIIA di akuna ~nc• ·ia di li• 1uido. \' ano 'IUe!';to tt'll ln LJvn, ,::i nwtht'H In t'eJ·iLa esto- l·na •Ilio ' or!nfO l'llll" e si applica u11 ~1 t'usciaturfllllltidntH . Le ('••nd iY.inni genel'oli ~i m<~nl• · ngtJ n n huont>, il dolor e IOI'Hie t• nl•IIIHitln rui noJ·e. L o ,.:lAio tlrilR !':un!"ibililit culau••u , del J'ell•) e delln ,·escica e f1C!.!gioraln. ~ J e nl re ~i fùllriP qu<>l"lO (H'(l\'e tlt•lln ~CII· Slilili tà cumnefl , :::i not<lltrl du ~ eo;;~:r oJ'cl in cnrr·i ... pon .lt' JIZfl di aml>~'duè i l~ ndi :1 i oli .\ ··hdl ,.,, dnvuil' c·c rlnm cn t" al 1·i tnr no Jei di,::ln:·bi di natura di~tn lfkn . 25 tnHY.O. - Lo s lH t o Ju Il' i 11 fe rn10 pt:lg!!iOr n . L· i II <' OIIli 11 l' nzn dell'ur·i•w o delle feci è gi•utln ullo ;.Les«o grado i11 cui er·a avun li chA l' i ul'ermn :::ub i >"~n l'n pCt'M.inne . La senl'ibililù r uln n e~:~ é dim inui la in nlouo ;:Lr·ao•··ii nario t•d è qt.:H!"i l'idnl tA ad una ver·a tllll'Sles1a . T empel'8LU1'8, polsi, J·espi•·o norm ali. 26 al :)1 marzo. - l fntli di pa1·alisi r etta l·· e vt>,.,dl'al e come quel l i di nnest~:;in culnnea !"Orlo ~tl lo >< le:<>..;o g'I'Hd o cl•e ... r~II IO nei p-ior·ni prec<'!d enti. L' i• 1fer n10 !'li alza e c:n1nm ina da !:'è, ma dice di senlit•e dolor e rreiiR dearnbu iHzione c r1uando sta seduto. Ha le gambe cnperle di piccole ulct>r·azioni Pd 11ic unP del le antiche si !':ono ri apnle. Loca l mente anche l'flngtol•) i nfer ior·e de lla ferit 11 ù rrol":-<1 1110 a cirnl t•izzu J·e co,nplelnmenle. 1 al "IO a prile. - I n tutti ;1ue-;li g1nrni l'infermo non ha 1110sl J'Olo altri fatti degni di nota. MedicAndo l' inl'et·u1o il !) np1'ile. si consi11La una per·retta consolidazio ne delle 11pofi" i spi11o:=:e r csecute e lnsci11 te come si è vedu to ader en ti al lec:wll(: ulo S•)!'l'll!"{'ino:=:0; l'm,.eiiAnw ulo nor m;de della r egione non i: All'alto a11mer •l•t lo. Con la pr·e-.; . sion(' e"er·citat>l liiiChe con fo rza :o: i a \'\'("'l' le come lél t·e:=:ist•·n;-a oppo~la da lla intPg-J·•tu dell'npparecl'ili(l l e~O J I J611t r.!"O musc0lt11'•~ è mollo ,·all•lu e n1111 pe!'nlelte al •lilo d' rnfos,.,flt''l. Essa non pr ovocu ch e l e,~.:gt\ r'o do!orf', dovuto 111olto probahihn ente a l pt·occssu di cicu t1·ice re cente.
LA Clllfll'I\OIA :'1'11\,\Lt::
L' rn•·nn liltenza re llulo• e ,.,.l',·icnl•· "'0110 rido tto: allo :>lP"i'O g rndt1 iu c ui l'I'OIHJ avant i l'opPI'I'It.i n ne. L'ane ~> lesw per11 11011 è p til c• •nq •IPla in q11·llt> r·e!!ioni ..:hl' U\'nnli h.1 loulinertcJJnia ertwo dd lulto Rne-tdiclt•! . LI o l :!0 ajJI'Ile . - L•1 ;;l••to gene r· ale dell' iufe1'1no è abha· ;;:tauza. ~odd1sfuceul•• . :!0 oprilc 11 1 5 lllfl !!:.::i.,. - O c•l l~ ukt>r'nY-ioni in tt• rJ·i"J•nn-
de·nza dei tendini, 'Jli•'IIA d··ll'urlq d~>::lt'" è pP I'i'Pllamenl e L:UO I' ÌLI:I, qu •· ll~:~ di !>i11i:::.Lrfl é J•Jdnttn al ln J:!Tandezza di l ceulesnnn. S• ·cotile per•'• r !>tlll"tni di pnrali<:i e di AtJC!>le:=qa §.! IÙ ùeSCI'Illi con li11UI11tro 9 111i111leiiCI'.' i imlll UIIIlÌ. t.:ll!"i il pr111'. IIUI'flllit} 1:1\TebiM in mdn1n di 1·iap1·ire quauto pl'illl tl In ;;po•co v.·l'lcl•rnlc, JH'r e.:au:JIIftre quali n~·of• •nna7.i•tn l fln~J ;;Iiclte l'i si•·no rifo>l'mRLe e S•· potranlio ~:~>:~ere t·imo;:.so• C"n ,·a ula;,rgio
d<•JJ 'j Il l'e 1'11111. l ulauto, cit~ clt>: pll('t dedursi dn <jiiHSto r·a~c• clinictl r·ehtli \'HIII"fllo ~ al llll<l\'0 jl i'OO.:C:-!'0 operA IOI'Ì!I, ~i Ò l'iltl il 1111duJio r c:::ln fino dnl priuw uH1111l'IIL" fH 'OlP ti<J in modo ~i :uro d:1 qualun•JII\3 ••lLriL<' e;:teJ·nn. e l'eq 11ilibriP deliA co i<Htnn vert••l.wale è per l'elLfl Jll r·nle t·nn:;. r· ,·a to
DIBLIO(:RAFIA (Jprm Onl11 111 ecc. \ 't'uPti i R, ~J lJCCX X\ \'1 l. Opus dc rt 111edira tiUIIC prnnUI•! iul,•g,·turl tu t ruitat ': d!J;urfum JW' J vh11111Cii1 !i tu ntaium. Colouiao, l ~>:l:! . 3 FAillti C II HiLPEl'.- IJI;servatirmum el curaliiJIIIHil thino-'licarum 1 \l AGl'l l[ 1PPOCil .\Til' CoL -
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centudae omn ~s. Lll!rtlnni ~IDt ' \L I. T o mo Il.
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Ob:err11tiuiiS sur 1111 C(lllj) defeu ti. l'e]nlle. \l ~ 1uoires ùe ro,vale de cltiru r l!i<'. Tomo l l. ~ Lovrs.- Remor!Jurs et ubst'rtll/ lulls sur lo frat·t<lrl' et la lussa t iMI des t·ert•'bres. :\lénwi•·a lu ;Ì l'Acaur··mit! roynle de chirurg-ie l e )f; avrill":·H . (A,.,Jt,v. de 111ed.. Jk:lli}' Borw.,NA\"B nP.IJ 'opMa di l'o11'l'.": J!tnmnle dd chirurgo d'A,·~<wla. \'enezia. lì\l\1. 7 C'J.Y:'\F: Nr1V E 11f7lrmd .J(JUI'Il. o.f. .\led. r111d SUI'f/I!I'!J, IR15. T omo 1'\ '. "~'\ rCIWHI in Asthh•y Coorwr: l .:cturcs on tJ~e }JI'inciples a,,d pract1ce t'./ Su rgery. err. London, 11':i.l·l. 0 O•.Knsow n oi ("o(lp<'r J'rea!i.<t• 011 dislocalious rwd .fracturcs r~f' t /w j(Jiuts. (:'\cw e dilt•d b,v Coopcr). Lrm<lon, 18-1:2. 0 ' T nmr.1.. nel Cnoper: l~cttues ot~ t li e pl'itltlp fcs tllld JYa ct ice of Surrter.v eu. L ondon ]l'o:! 1-l l'27. T mno Il. 11 CoOJ·F'J!.- A lreal 1SC MI dtsltJca t ùm and on.fraclu t·rs o.f lite Join ts. L nntlon, 18:!:!. 4 GEHA U D. -
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Torno l. ~ .. n u PUYTllF.:". -
Tt•ttilt! tltt'CJ1'i'JUC el praliqtte dfS b/cSSitt'eS p ar •1 1'11/CS d.: gue1·re. Hl35 . • , Lrwou~:sT.- T r atte de cllirurgie d' a1'1it/e. Pnris, 1873. l d. LJict . t•nCJJC/(Jptd. d<•S se. mètl. , 18 /4. A t·t. Racltidis . ;, T tt.I.AVX . - ( ht1'UI'•Jta c/ouc(l. :t• Nlìz. italiana. !StiO - Dr::t.OllME . - 'l'raitt! de cl" ;.u,·git• de guet·re Paris, l x9:l. 1 Trc1ift! de chit·iu·gie d'arméc. Paris l R!JO. • CH .\UYEt. et l'il~IIEn. 11 Kuoti!'\SON, in 1't·ailc: dt: cltt1'Urgte dc· S. Duplay et P. Reclus. l'm·is, HM e 18()7. ~< Yt t'CE~T, loc. cit., F o ttQt;E et RF.Ct.t;S. Trattat o di te1·apia cltit·ut·gica. E<liz italino:l, 18\J;) "'CHIPAUt.T. JJc la tr,'JJ•IIIatiu1~ r aclt i dirn11e (G-azette des Hup itau:r, ! S!Ju ,. 7 • M or-:Tt::GGIA . rsutuztont: d t clt i1·urgm . F fr <'nze. 1829. ~• Dr:: R E:'\ZIS e ()Cco:-;F.. Pato/opia cllir llrgic:a. t\apo li. 1860. ~ L AMl'L\SJ. - J1.1·clt t'rio r. alli della Soc ielà Ita/ùma di cltil'lll'gia. l ~!IO . ~" SACCHI . - Art/urio e att i Società J(alialla di Chi1'U1'fliO. u~çl2. ' ' D 'A..,TO:>~A . At·ckzv,o e alfi ,\'oc. !tal . d i cl11rurgia, 18\13, e R ljorttl a m!'dica . l 8H5. st P A H o ;>;A - L c:z . cllir. ( Il Pulic/wico). ! S!J5. C HtP AUt.T. Etutlcs dc cltirurgie meduitaire. P~ris, l t-193. _ lù Clm·urgie opr!r(I(Otre du système 11ervw.T. Paris, 18!)5 3 ' G wR I.T. Stat tst:que. lll'l'!iu, lS'i\l.
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Cougl'l!s fr(lm·ais de clth·;zrga. l !:ltl l. 1Jt .• se1·taz ioni l'(l1'ie. fJrçdromt su l/e t'tjJt'oduzioni ,. anmwli. Riproduz,:u1lr' dd/a C!Jdtt del g1rino. llliluno, 18:2G. 'H. M t.; J.J, Etc - Cel1er .R•·ge~lel·aft'un de1· Trirbelsiiule u11d d es Rii1'ke,ma1·lrs bei 'l'ntonen tura E i ndec!tun. Mit ~wei Talèln. \Y ur tz·
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R igeneJ·a:i(JilC del midollo .<p male della coda dei tntortt . (S eduta 8~cielà M. di N odena 1H8i e Heit1·iigc, ecc., v . Ziegler, 188!1).
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~·· P\lw:'\.1. Loc ~·.t. s• D 1 \\'ll Att:'\. .VI'It' J'ùrk 11/t•d . .fvurm1/, lli8!1. " ['unA x. - A.t·clt. f'<i'r k it 11. clt~r. c f:oltra//;1. jti't· di e medi r. lVisscn<rh., u. 18, ·1 ~\l:l. s;; Ot.r.um. Lo!'l> c;it 1 ~ \\',w:->RJL C•·ntrn/1,/ntl .fìlr Chir., 1>-.~11.
SPIEGAZIO:\E DEl. LA TA \'OLA. Ftù t: H.\ l. - H<lJipresenta il primo temJ>O •lell ' <lpet·aziout> in cui dopo esr~uit<l il t:•~dio della w·ltc, (l i rlue tagli lntf'rali alle apotisi spino!'le o dl'lie masse muscolari virne introdotto uno d<'i dh·ar·icatol'i. F!O li HA 'L. l divaricatori l'Ono stati introòott.i da ambo i lat.i (l l:On In tan a;lia osteutoma si proced1• ~l ~" tempo dvll'opera· zione, cioc alla sezione <l<>lle apofisi spinose alla IMo base daj.!'li a rchi ,.Prtehrali, thì asport:lrsi insieme ni mu;;coli rimasti adf'· renti alle apofisi ;;piuose e ai mu,;c,)li intcr!;pinales. FtGUIU 3. - In si'gllito alla sezioue fatta dnlle arotisi spin('!\C si ,·eti r~ come il lembo osteo · l~.!amentoso m uscolare for111ato e spostato da un lato p PI' mPzzo di uuo dei d i\'aric;!l.llri, p~t·mctta scoprire ;:li :'l!'ch i ,·ertebr;il i e rnn f;rc ilit<~ prnceder•• a li a a pe r tura dello sp~cu.
·-
5 11
F!BRO ~ ll\0,\L-\ DELLA. YOLT.\
DELL~-1 L-\lHSt:J~ ~-~~.\Ll;:
~:-iTIHPAZIOì\E D.\LLA YJA
OLL\LE
Mc1uuria lr lta nell.1 ,·,mr.. rt>nza mt>oh,·o-.;ci,.ullll•·a uwu<il•· n c!l'oo<pcdale unh l ~tr<! principal e ili AIH'tll\a il l(I! H'II" ~:1 dtremh r·•• IX!l7 d :tl loltor • ·ilil' l"' t':lt eei n , so tl,il 'nt rtte medh-H di ru1llJtl••111entu. 1
Il (ibm-7tzi. co;;,a della faringe nasale fu osservato la prima volta n el 18G9 da Legouest. Da allora in poi gli esempi si sono andati moltiplicando; pnr tuttavia alcuni trattati più iu voga di chirurg ia e anGhe taluni dei più rinomati nella spP-citl li là non lo menzionano a lfatto, ovvero appena l'accenn;tuo. Cosi, ad esempio, nel ]',·allrtlO di uhù ·twgia S))ecia!e del Koen ig non se ne fa parola, come pure nei trattati tede~(;hi della specialitit di Phi· lipp S chech (Jlulaftie del ew:o fiJ·ale, ((winge e 1WSO, 1896) e d i l\Ioritz Schm idt (.l!alallie delle ·vie aeree saperiOì·i, 1897). Duplay e R eclns l'accennano appena. li'. Masse i (Patologia e lt!;·o pia della (ru·inge. delle fosse nt1sali e clelia lari11[}e) cosi si esprime in proposìto: « I polipi lì.bro-mix.omatosi si sono Yisti pa.rtire an.che dalla volta. os::>ia dall'apofis i basi la re, ciò che most ra. setnpre più la confusione che succede coi polipi ti brosi e la. necess it;~ di distinguer!i, Ol1fle allontanare la pos::>ibilità d i operazioni che sono ben a.ltrimeuti gravi e complicate che quelle esegu ite per le vie nu.t umli. >> M. L ennoyez ( Thrit·ap ,•ufifjue cles malari ies cles fosse.\·
n asales, des si,~,us de fa (ace r>t d t6 phw·yn.c 'ltasal, 1897)
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FlllRO M IX() )! \
clic~ d,,i medesimi tumor i che« ils s'impla.ntent au p our-
tour cles choanes on sur la C)Ueue cles t rois coructs, indifl'l~ remment ; ,j amais ils ne se t rotn·eut sur la vof1te du pharynx nasal. » Dalle parole degli illustr i speuiali;;t,i cit<ui si rilem come sia molto rara questa specie di tumore nella volta della fa ringe nasa,le, tanto che il Lermoyez, medico negli ospedali d i Par igi, 11on l'ammette al'fatto. Ed è per questo uhe il signor capitano medico Frigoli, considerat-a l'importanza di tale tum0re, mi ha aflìdato r illust razioue di nu caso molto tipico presentatosi in un soldato (men t.ro d'ordinario si ba nelle donne) che fu r icoverato nelr Ospeda.le militare di Torino, nel reparto chirurg ico da lui dirdto.
.•. Il soldato Colle L uigi, di anni 2~. da. Sa ppnda (Bell uno) entra n elrOspcdale militare di Torino r 8 agnsto H:i~J 7. Nulla d'importante dal gentilizio,. Alretà d i 8 anni soll'rì. di epistassi ripetute ed abbondanti per un periodo d i ~ a,nni, le quali cessarono spontaneamente. A 16 anni si ripeterono le emorragie nasali che cessarono due mesi d<1p0, a B u ka.rest. iu seguito ad atto operativo, di cui non sa àare nozioni. In quel tempo so liri malaria. Dopo poco dall' ultima epistassi si vide comparire ne lla cavitù. nasal e s inistra una tumefazione di color rossastro. grossa come un cece, che scompar ve spontaneamente. Nol novembre del1896 fu arruolato n eg li alpini a Conegliano e dopo 2 mesi fLVver tì difficoltà a respirare dal na:;o, spe· cialrnente a sinistra, dit-Iicolt~~ che aumeutc'' fino al luglio, mentre era a Bardonecchia. Il medico del corpo, a cui ricorse per emorragia orale, osservò un tumore della retrobocca e l'inviò all'Ospo-
DEL LA V OLT A !>ELLA Y.\ RINGE N.~SALE
dale militare tli ToritLo. Non ebbe infezione sitilitica; soffri blenorragia. Esame oùbiellicfJ. - Co:>t.ituzione fisica robusta, regolare sviluppo scheletrico, pannicolo adiposo discreto, colorito della pelle e dell e mucose visibili roseo. ~or mali gli organi toracici eri addominali. Non ha t racce di sifilide uè in atto, n è pregressa. Facendo divaricare la. bocca, si vede un tumore che sporge, p er circa 25 mm., dietro il velo-pendolo, il guale è spinto in basso ed in a ,·an ti. Esi:; te maggior rilievo a sinistra che a destra. La. p <trte visibile è li sc ia, reg olare, di colore grigio·rossastro. Esplorando col dito. si può ac.:ompagnare il tumore fino alla volta della. faringe nasale, riscontrando perfettamen(,e libero il velo e le coane nasali posteriori. Si nota inolt.re che il tumore, di consistenza elastica alquanto molle, è fisso per un ped nn· colo molto stretto. E sso è mobile nel senso t rawersale e si può rassomigliare, come molto felicemente dice il Tillanx, ad un batauchio di camprma per il morlo come p ende nella faringe. L'ammalato avverte dit-ficolta di respiro na:>ale, specialmente di notte e nella nari ce si n istra. Sente anche un senso di fastidio alla gola. La voce ha t imbro spie· cata.meute na;;a,l e. La d eglllt.izioue è a.ltJUauto ostacolata.. n malato non si lamenta d i cefalalgia, sente bene e non ha avuto mai emorragie, sal ,-o le notate n ella storia. Durante la degenza nell'os pedale, nonostante l'esplorazione più volte ripetut.a col dito, non si notò emorragia alcuna. Con la rinosc)pia anteriore si è potuto ricono· scere al fondo della narice sinistra una massa oerri o"'ior ossastra, facilm ente spostabile. senza aderenza o sporg enza alcuna in essa. . Con la r inoscopia posteriore :;i è vista la facc ia posteriore del tumore, del medesimo colore, liscio, situato specialmente a sinistra. Non si è visto con essa il punto !3:}
FIIJRO MI XO.)IA
d"impianto che s i raggiunge con il d ito. L a son da del JJ;:IIoc. in tr odotta per la narice si nistra fuoriesce nella bocca, incontrando dapprima un po· di ostacolo uell 'orificio posterior e della coana.
' . Questa ~ la stor ia raecolta con molta cura. 0 ra pr ima d i venir e alla discussione cl inica. del caso, credo opportuno far precedere un brevis,;;imo cen no auatom ico della regione. tau to per poter m i bene spiegar e e poter meglio dar ragione dd lo speciale atto oper a tivo. L a tar inge na:::ale. designala anche col nome di r etr o· ca\·irit delle fosse nasali. delle quali è la con t inuazione, è uno spar.io r1nadrilater o, lim itato in aYanti da lror ificio posteriore d.:lle coane e dal marg ine taglien te de l vomer e; s u periormt~nte e posterior mente dali" apofisi basilare. la I}Uale ·è incl inata molto obliquamente in b<isso ed a li" indiet ro (fatto molto importante a conoSl:ersi per !"atto operatiVO); in ba»SO è limitata da] velopendolo; sui lati, dalle ali interne delle apofisi pt.er igoidee. L"e:;b•nsione !Ìi e,;,;;a i• r1 i circa ;j cm . in larghezza e eli :2-B in altezza. La profondità e varia seuondo g l' in · di\·idni. La m ul:osa che r iveste questa reg ione è d i dif. ferente strnttura dalla n,\sale, poichè, secondo le ricerche del prof(>ssor Panas, essa e molto ricu.1. di tessuto congiunti \"O . t~ uesto r eperto auatom ico ci spiega la di trereuza. dei tumori ciP! le due regioni, essendo mnco:;i nelle fosse nasali. fì br o-mucosi in vece nelle r etroca vi ti~ de lle fosse ua-;al i.
Xel no,;l·.r o caso, volendo tare la rliagno:;i per e::;cl nsion••, si i)O:>sono :;nbito eliminarE' i tumor i maligni . Il lungo decorso (poichò. sebbene se ne sia a.coor to solo
D"-LL A VOLTA l>ELLA FA!tii'GE .KASALE
515
8 mesi prima. il tumore dove va t'S"ere g iiL sut'th;it•ntemeu te sviluppato per poter ostacolare la Tr:;pirazione na.;al e), i rapporti anatomic i, la qualità dellot superticie, lo stato ge-nerale ottimo, l'assenza eli e morragie. s al vo una \'Olta sola dalla bo~.;ea. for,;e per cause a.ceidenta.l i, fn.nno subito e limi11are ogni tumore maligno. l!'ra i tumori b t~ nign i di c1nesta regione abbiamo · j tumori adùnoidi, i quali sono di due specie, uno che Ri svi1upp<> a spese dello strato ghiaudolare, l'altro, poco Jtoto, descritto la prima volta da ::Ueyer sotto il nome di tumore adenoide ÒtJila cavitìL naso-fari11gea, che si !'>Volge a carico d~ i fo llicoli numerosi che ha gnesta r egiont:>, indi pe udentemente dalle glandole a grappolo. No n s i tratta certo d i q ue:>ti t n mor i pAn~hil ess i sono fissi, non si pecluu uolano, non sorpassan o mai il velo del palato, si mostrano a prefere nza sui bambini, danuo al dito uu·impressione s ui g e nAris d\m pacchetto di v enni. Le grosse cisti della Yol ta, descrit.te lla.Raulin, sono i mmobili. Si segnalano inoltre. come fon te di errore possibile, i polipi congeniti de lla faringe 1 Chapoy) e i t umori morifonni della cod<~ de l coruetto (Chatel•er). Non restano che i polipi, diciamo così., aciJnisiti per distinguerli dai conge niti detti avanti. Di questi però ve ne sono due specie iu questa regione, i fibromi e i fibro- mixomi. 'reoril:amente, dice il professar Massei a l riguardo, ht distinzione cl i quest i tumor! misti è un lusso, praticamente nna n ec,..s;;ità . Hanno sede comnn e, ma molti sono i ca.ratter i tlifferenziali. I fibromi sono duri. i libro-mixomi sono mol li-elastici o semp licemen te e htstic i, i fibromi sanguinano faci lmente, mai i fìbro-mixomi. I fibromi sono p~oprii dei giov~tn i , sono sessi! i. immobi li , a largo imP1~nto, deformano dislrngge ndo le part i vicine: i fibroffilxomi sono di tutte le età, di prefer en ;.:a. si hanno
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F'lllllO MIX O ~I.\
nelle donne, sono peduncolati, mobili e non deformano le Yicine regioni. nù{gttOSÌ cli~tica . - Fibro- mixoma della volta della fit ringe 11asale. P;·oo , osi. - b~ nota la g ravità dei fib romi, essendo m (Il to seri i gli atei operati vi neues:;arii per estirparli com pletameute. I fibro- mixomi hanno uua pro gnosi - molto favorevole e se l'estirpazione è com pl eta n on recidi vano ( L ermoyez). ('u, ·tt. - (i tH.•sti tumor i si possono aggredire per due Yie. la nasale e l'ora le; e molti sono stati i metodi proposti per ambedue. Ognuno però ha ddle indicazioni speciali; intani perchè un tumor0 possa essere esti rpato dalla via nasale è necessario che le coane siano p er meabili e in seconJo luogo che il tumore non sia molto volumiuoso; nel caso con trario si ricorre a ll'altra. P er la. via nasale è stata adoperata l'ansa fredda . Vagnier cous igl ia il J.Hj[, ·i-~S"!J<' per ridurre di Yolnme il tu more, acuiocuhè possa penetrare facilmen te n elle coane. Iuolt;re si è adoperato i l c,·o ..hel del Lange e il tJ•(Jch<•l coana.le gal vauo- ca.ust ico d i Bcuatou x. Per la via orale si è anehe us,~ta l'an:;a fredda, portata su un serra- nodo ricurvo. Hernaux ha immaginato uu porta-lacui p er fa.<.!ilitaro la :>Ìtna zioue dell'ansa attorno al polipo. Si sono utilizzate anche le pinze speciali di Morell-Maekenzie. Il Tillanx, nel suo uaso pubblicato nella Ga:.. des lu5]Jifa,v, ha inciso il velo in tutta la s ua altezza sulla lim~a mediana, ha passato poi un filo sul tumore pt>r impedire che cadesse sull'orificio superiore dellèt tilringe, quiudi ha di:;taccato il ped uncolo e;on un cucchiaio tagliente. Il palato fu subit-o ri unito. Il Tillaux però, Llell'ultima edtzioue della sua Chirurgia clinica, diue che gl i parent probabilissimo che anebbe potuto strappare il t nmore, a!fi't-randolo con
OELLA VOLT .\ ùELLA f'ARll' OE E'A$AI.E
5 11
pinze curve, pnrtate diet ro il velo r imasto intatto, ·e si propone di farlo in caso analogo. A tale consiglio si è ispirato appunto il sign(lr capiC!tno Frigoli, oparando il caso da m e descri tto, il 26 agosto 1897. Provia anestesia locale eocainica, :>i tiene bene aperta la bocca con un divaricatore. Si atlerra il tnmore con nua pinza del Museux. che si aJl:ida ad un ass istente, quindi l'operatore con nn r obusto clommer cuno, pOL"tato dietro il tu m.ore, a !ferra q nesto sul pednncolo all'impianto. A:-;:;iouratosi col dito di aver lo ben preso proprio nell'origine de l ped nncolo, con movimeuti di torsione lo estirpa. Suc.~ede lit>ve emorragia, ti:cuata
tosto coo r i petute lavanrlt~ astringenti. L'esplorazione digitale e la Tinoscopia postt:riore han no perm~sso d i constatare eh e n essnn re~id uo cl i pednncolo per maneva. L ·ammalato guarito r ecasi al t:orpo do po t r e giorni. Non è necess.u·io rilevare, dopo ciò eh,, ho riferito. quanto s ia dj facile applicazione CJnt!sto met<·do e come ~td f'SSO corrisponr:la un snccesso compl eto. lTii altri mezzi d escritti :;ono tutti piu rlillicili, e la maggior parte non ra.ggiungono lo scopo compl etame nte. Infatti, applican do il s erra-nodo o l'an:;a, so è per la via orale non si raggiunge ben~ lo scopo, poic he l"impianto del pPnllllCOIO 110n Si pnt') domiunre, C:lliSa l'inclinazione suddescriua òelrapofisi basilare. Cio s i raggiunge molto meglio per la v ia na;;ale, ma la pratict~. è più difficil e pe r lo meno. Con i l metodo adoperato dal T il lanx la c m·a è indubbiamente radicale, ma certo, per CJUauto minimo, arreca sempre un certo disturbo la sezion e do! pctlato; e poi è più lunga la ~uarigione. L'ammalato tlcl T illa.ux guarì. in 10 giorni, d caso descritto invece in 3.
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l'ISRH 311XOMA
L'uuica. dill10oltà, se pnr taltj :;i può cltiamare. è l'applicazione t>.:;atta della piuza cun·a \'tcino all'impianto del tumore, poichè in tal caso non può tallire il metodo, per il fatto incouto:::scabile che :;i strappa più fat;ilmente la mucosa s u cui è impiant<tto il tu· more ebe il pedunt.;Oio. che è in lali tumori abbastauza re,;isteu tt>. per i l t,•::;su to fil.> roso prepondera n te. E.wv,u· ;,~ù·l·r,.w.:a,Jico del /1111UJ/'e. ~ - Tumore del volume di nn UU\'0 di piccione, di fo rma ovoidale allungata, a superlicie liscia, con un peduncolo lungo cirL;a -1: centim,tri e con uu diametro che :;i va assotigliando lino all'inserzione. Al taglio il tumore è completo ed il pPdunwlo è costituito da h~.tuiue fibrose che lasciano fra luro degli iu tertizi. Il tnmore è avviluppato e coulpletameute abbraeciato clct una di questo lamine ohe si as::;ottigl ia s pecialmP.Jae al l'estrem ita del tu morP. l~·same mic1·ow:r1]Ji• ·o ese{J!!ilo pe,· <·w ·a del Dott. JfOlL · tof,·ini. - È rive:;tito da epitdio paviu1entoso, in aleuni punti ·stratifieato, con p:tpille che si atfondano l egg~'rm r.n t.- nel tu more. Tu tto lo stra.to :-;otto- cpi w liale ò cetstituit o da tess1tto fibro:;o n on denso, con infiltrazione cellulare, che i1wade anvhe l'epite lio snp~rficiale erl in alcuni puuti ò stipato nell'orlo delle pa.pille. L"in terno del &umore è costituito da connPttivo lusso, con g randissiwa prevalenza. della so:;tauztl intercPilul.tre che form a un tessuto laeunare, in cui dPI..!Orrono scn rsi:;simi vasi. Qnesr.i invece souo di calibro discreto verso la parte super ficiale del tumore con pareti as:-:ai sottili. Nel parenvhima del tu more si notano moltis,-imi cord oni di appar enza fibrcsi che JllveL;e sono costituiti da capi llari obliterati, che già da t1·1npo an•\·ano ce,.;::;ato di funzionare . /J iug 11os i "~iu,·o.w:li{J ica. F ibro-mixoma.
DEI.I.A VOLT.\ IJELI.A P .\Ht:\ ()~~ :\A S.\l,E
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BIBLI< )(; HAFIA
M. LEk\IOYEZ.- TMrapeu/,quc de.• mn/adla de.< .fusses 11asales des SlltiiS
de la fare et du pllll1',1/IU" nasa/ -
T. Il. r•r~g-. :!\10. Edi-
zione 189ti. P. CASTF.X. -
Polypes l"élt'lt-II(IMUI. r,·aiU de Chirurgie C/iiiÌ'fUI!
et 0/lt!ratoin, publie .•ou.< la dirert11111 de ~l. ~1. Le Dentu l't
Pier re Del bot. - T \ t p. :,;H). Tu.I.Aux. - Ckir·urgia r/inim. - \ "ol. l , pag. 21(). D. W . :\lot-DE:\HAU tm. r,·aitt! d,•s uw/adies des fosus nnsales des SiliUS el du phar.l/11.1" uasal - lKH~ - p. iti2-16:t T tLLAUX. Gaz. riu hòp1faru - 5 ::rrnnaio 11-·86. M. MATHtEu. Tesr. l H-;'3. 1'R~I.AT, PA:\AS, L Annu . DL. MJ.:>tL. fn Bull. de ltr Soc. de Chir l R'i:3.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Ri VISTA MEDICA Dott . G rov A:>:N J G t: rc c rAR DI. -
Caso dl canoro gelatinoso primitivo del perltoneo. - (La Clin. ltlerl i ca italian(( ,
estr atto 1898, a nno 3i0 ) . L 'A . desr r ivt! un caso •·ar o di cancr·o {·WIHlinoso primi livo del peril oneo segnandone l '<~ n d a me ntn c:i ni,.o, descr•i ,·enrlnne il •·ep<- rt o ana lorno- patologico e rico!"l !'Lrendo i l qu1•dro gerr er ah! di t')ue;ola a ll't>zione la q unle ha un deco r so lento e febbl'ile, ei re iucorninria con ,Ji;;tur lli g:asl r·o - i ntestina li di · poco en tità e che si acco mpag na acl asc.i te, la quale di venta in bre,·e fortemen te emorrngico, po::'cia n uno stato cacltetli<:o che si pr·od uce S\)lJecilarnenle e conduce a morte. Il r ept>rto necr·oscopi,.o fece veder·e nel cnvo peJ·itoueHie una consider·e voi e qllllll trla d i l iquido sang ui nolento tOI'bid<•, c tu Lto il periluneo, tanto pa r ietole che viSL"flr·al!>, ' tem peslttlO di num e•·osi nodidi a;;pelto geialinoso, di color·ilo giallo, che in cer·ti punti cosl ituiscono slr·ati dello spessor e di parecchi millimetri, f'po r~i di ernPrr•ogiP. L'ef:'ame m icr o!"COpico tli tno!'tro i n rnezzo 11 rtlasse omogenee gela tinose o a ma;;se fina rnen tn fibril lar·i , c .. ltule ePi telia li isolate e in piccoli uceu mult le q uoli pr ese n la vano i diver·si studi de l h\ del"cnrl!'azione gel a lr n o~a, caratter·izza li dulht pr esenzA di piccole w.cce finn alla fo r rnaziflnfl di g ro!"se g-occiole splendenti l'Ire occupano qunsi tultll !11 cell ulu r estando il nucleo !'Chinecialo alla pe r iferia L a st r·uttura gr' nerale tiPI tu mor·e t> 1'8 gro~so l nnamen le alvPolare con al\'eol i di var·ia gr ossezza li mitati da uno !'tr·oma ft hroso r icco di vAsi. te.
Dnlt. E.\rrr.ro F'i:: BRA tt t . - Eota.•la e tetanta. galtrloa. (Il Prrtlico, 1° apr·il e 18!18). Il rn.::o eire l'tH'rm r O!!g-etto della p rei'en l~ n"ln é uno pr·ova di più dt!lla leori~;~ d1e atlr-r!JurscP a 1'11tli di an loilllossirnzin nP, il t't•rr om eno delln lctania.
RIVIST.\ l\IIWIOA
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Tt·altasi di 11n i ndividuo dell'eta ùi 40 11nni il q naie pPeSPn· La,·a i segni di un ca tnno gastt·ico cr onico, un notevole g r·aùo di gaslroedasin e fenomeni n~ r vMi consistenti in conlratlut·e iuter mitlenli agli art i, spet'inl 111ente ag:i i 11 fer ior i i quoli et·ano anche i n predo a un fot•te t t·emot•e nella stazione erella, ins0n nia, fot·te i nquietudine, !"ussut·ri e fi!':clli agli or ecch i e !'pes.~o ver ligin i, qualche volta ver i e propt•i i accessi tt> tanici. L 'A . dopo avere !'8S!"ato in r asS'egna le principa l i teo t·ie sull'tH'f!Oil1ento, !'i I'Pt·nw s tt quella che ns:::egna all"a:::soJ·bimento delle to ssi allmmme dalla supedicie ~aArica la genesi dei r.~nom e ni nervusi ll'tanid che riti ene la pr·efer ibile. L<:: !"Uccessive htvatut·e dello stomoco falle con sol uzioni alc;tline e resorciniche pr olungate per ollre un nw~<o fer.e t•o spst·it·e completamente g li accennali di:"lut·bi ner vosi.
te. Pr of. E. MARAGLIANO. -
Emiplegia ed afa1la ln un oa1o di elmlntl&lllntutlnale. - L ezione clilltCtt. - (H[; orma merlica. 3 marzf, 1898).
Tralla!'i di nn individuo tt·aspor:ato inf·osl'.ienlf} nel la c·Jinica m ed ica di Genova, il quale pt•esenlavo. emis, ione di rec•;e diat'ì oi che sanguinolenlP, conlenr nti uo va e lorve di allcl tiloslomfl e1l e~etnp lat·i d i ang uillula, spiccata altet'H:done ltecrobiotico di ~lobul i r OS!'i o loro diminuzione (2,300,000 pet· mi llimetro cubtcn), di latazione del cuot·e, !<peciulmenle aumentalo del ::;uo diametnl LI'asvc•r so, emi plep-ia destra con afasia. Dovendosi tener con to fi,.. j falli mor bosi ave.tli necessariamente un' i ndividualità propriA e non di quel li che potevnno es!"ere l'espressione di condizion i var·iP, quE>IIo che spicca"a in modo special e et·a la pr'esenza delle uova e la t'\'e di aneh ilostoma. Con la pr esenza di queE<to el minto si spie~a va la genesi d·~ ll'emot•ragia intestinal e, non lanto pel fallo meccani'co delle pi~co h~ f~ ri te pr.o ltllte da rruesli el minti, quunto pP.t• la grave al ter azione della crasi sangui;:rna e tlc lle par eti \rasali clte !:'i manifestava anche colla pr esenza di uno ;.lato oli~oem i co non lieve, e si mettevano da pa t•te tutte le altr·e malallie capaci ùi dar luogo ad emorragi e inle:slinali, febbr P. Lifuide, 111cet·azioni e neoplasm i. I n quanto alla genesi dtdl'emiplPgia ed afasia, esse dovevan~<i r itener e d i pend·~ nll da fallo enlot•rag ico nello r egione opto- striata pt·ndolta ualle mede;.ime causP..
ltl\'l3TA lii>DtC.I
Ricnsl t'ueraJ o quind i I'HJrfizio pnlol ogico di nunnto e t•a 8\'\' Cnulo in tJll'"'!"lfl in fe r llt'>, ~i aveva: aneh rlo sl ollriasi con p t' fl l'on•la e ca ralle t·i :;li t.:~l ol igoemia ; ddalazione del ~u o t'e; al tet'azion i m o rf•)lng i c h ·~ tf,. j globuli r ossi e, per cn usa delle cond izioni special r emod i~cra,;iche, enlerror a giR ed emorrfl :.ti a cer ebr al e. L a con.lfllla Ler apeutiea ne co~i stabil ita : un enterocl isma di tan11i iiO ali" 1 p. 100 per ugire sulla sure •lide dc> li' in l e>= l ino cont ro l'elltea·r or ugia: u~0 interno di limolo (una car'linn dì due g r·amwi o~tn i Lr·e ot·e) ; dur• i nit•zioni i pnd errni che al giot·no di un g r amnto di er gol intl oli Y von . le.
,·,m
K ELSCII e Bo tsso :--~. -
Nota sulla diagnosi precoce della tubercolosi polmonare per mezzo della radlosoopla. - (Ar·ehir. rl e nvH. et de f dt.fl r m . milil., npr·i le 18!!Sl.
Gli AA . r icor·dano clte sono sopr~;~tullo le H<knopalie brouclr iali bn.ci Ilari le m a11ifestnl'.ioni p r•nne d(:lla tu bercolosi l t~ lt•n te. In vi sta dei l'i "uiLHi i nef{alivi e fJUA i d t •~ voll A pel'icol nsi c he dann o le pro ve colla lul •er·colina e qu elle rrcrn temr~nl •· pt·econi;r.zll tt• coll'iodur o di polas::; io o colle i ni Pzinlli di !': ier o arlificiaiP, si sono r i volti alla t'Adiostopia sol to mellc ndo a tale e:oarne, senza disLi11zione di sni'LA, l ulli i l"iovHni soldati en trati all"ospedal e. L e rtt .J i ,>=co~.ie ful'ono falle sul piano poslt•t·ilot'C del co t•po che ~ e mbra f or ni r n delle indicazic,ni pir't n,..lte che la regione RnlPr iore. Con quc~ Lo csntue si riscon• t t'nlln ;.!h ét pi t:i ('Oi momli'Ì pPt'l'elln tll elllf> l rn~ ptl t'enlt , traspar en za elle r• in ter r otta nel m ezzo du li A collln nn Yerl<'brale e nei l~t li da lla dire7.ionc rl ~ lle co:<LP e cli e e pill o m eno 11elta a seeonda dell o sre"snre de ll e' !"Lr aln musrolare ch e lrova ~i snpnt. Dop•1 ril'eluli e!"ami i quali srrv ir .. no a funtrg ltilJ'izza r e ;.:-l i osset•vtt lor·i coli" a>'<pello n orma le del torace e co n quell o delle alfo>zioni pleu r o- polrnonnri, trA!"cur ando •tuelle che si mun i fe;: lnno coi pr·oce:;si c lin ic-i nrdinari, St ebbero su 1~0 ammalali: 73 l'i!>.ullali nsMiularnenle negativi al [JUn lo di vi><lfl dell"esplnr·azione loraci•!fl, 5 t con an ornalit-\ diver'5u cosi di,·i •e: dirn rnuzionu del la trasparenza, a g r ado va1·io, fin o all"opncilò d ei due apici: 25 ,·oJLe, din1iouzioue della l ra«pal'eu7.a , a ln·a·:lo ''8 t'io, fino nll'opac i li• di un apice : tfi volle. a deu op~1Li 11 br onci! io l e bil a l el"ale: 1l' volle, adenoJ•al i a br·oncllial e uni late rale: 2~ volle, diminuzione tlrlla lrMparenza. opucitù pii; o lll t' II O marcn ln della pleura: 13 '""l te, di111 inl u-
RIVI:STA l! J,;Ult:A
zione un ilaleral~:~ .tell~:~ C'~CIIt·sioni ò i ~1frammatìche: 13 ,-alle, diminuzione biiHlerale delle t>Scursion i diafrAmma liebe: t volta. Gli api ~i, i gangli l>ron eli i Ali e la pleura e::senclo i focolai di predilezione d P ll!l Lllbo>I'(!A] t)SÌ, 11011 e fuo r di IUO,C!(> supnorr·e clte i l'Alli r·ih•vnt.i rlalla r·adiosr.opia sieno il pr•imo g radin o di quelle lesioni morbose che possono riman f't·e lalenii o d1venire più lardi la sor·g-enle §!enet·atrice dell'autoinfezione. I n lal modo la radioscopia puiJ Psse r·e chiamala a r endere dei pr·eziosi se1· v igi tanto Jll caso d i cl ia7nost1cn precoce dt> Ila tuber·c:"losi, quanto come 111ezzo dr up{,t'ezzamelllO del ''alor·e fisico d('l gio,·a ne soldato, del i'IIO pre;:;enle e del suo avveniJ•e pa lnlogico. le. L E TULLE e RliiARn.
-
Esperimenti dl ortmoterapla.
( Reo11e de tltùnl'eulirlue , aprill' tRH8).
Se a1·river ele a fare aumentar d i pt•so il voslro lisico, k• avrete bene incamminalo sulla vin della guari gione: ()!lesto rip etono lutti :.;li autori, e I'iJICI'nutr-izionc è divenuta il pr·imv fattore del lr·allamcnln cu•·aiivo del la Luher colosi. Ma purtroppo non ~empre è possibile nuiri1·e come si vot·rehbe i nostri iuft!l'mi, i quali troppo spesso oppOn;:!OIIO una specie di av versi one, specialmente a ' luei cibi, l'Ile piu si conv eiTelJber o alle lm·o p::~ •·licnlari cnndizioni di ~alule. Gli autori hanno avuto l'ide<.1 di comùallere l'nno,·es><ia dei luber·colosi per mezzo della crimoterapia (tla !(rumos: (Ire' n. freddo), utilizzando la neve ca1·bonica. la c ui temper·alura é - 80'. Essi applkano sulla regi one ~asf •·o - epalica, due "<'Ile al giomo, pt·ima Ji ogni pasto, un sacco che cfln te11 ga 2 chilogrammi di acido car·bonico solido, e ve Io manleng-ono per mezz'ora ci1·ca. La pelle, che deve esset• pt·otr• tta, dt.:rante tuttH l'operazione, da uno ;;pesso strato di ovatta, tlJminuil'<r·e in tal modo la sua temperaturn , che si riduce a 25' circa. Colla bassa temperatura della neve carbonica avviene il medesi mo fenomeno che accade coi rB ggi Ro ntgen. La pelle, il tessuto soltoculaneo e i 01uscoli sono co mpl etamente tl'aversati dalle trradiazinni c<lloriftche. ma il ft> galo ed altri org-ani l o sono in un IJI'ado molto minore. Contro l'abbnssam en to di le111pcralnn:1 che subiscono questi ot·gttni meno diate1·mici, avYiene una n al urnle 1·eazione da parte clell'orgnni $m o, e si sviluppa qui11di un bisogno d'alimL•nlazione che
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IIIVJSTA liE:Dlt:A
<'O"'lillli~ce appunlt) il mezzo miglioi·e per potei· !11'<tlicare una
vP.ra i !'ei'IIUL'"izione e pqler· co"i ri solvere il prol•lema di aun1entare il pe"o dell'infermo. Gli espe1·imenli, a \':eJ·o di1·e, sono stati sinora in numero Li'OPfl') lirnilalo perchA possa no avere un gr•ande va lore, ma sui pochi cas1 il re~u i LtllO .~ stato soddil"facente. I n sette in fP.I'mi luiJeJ·colo;,.i, con an!) J'e .~l"ia la più O!"linala, e8::i hanno applicato f)Uesto pi·ocedi mento, e l in alcuni l'elldiiO é stato qua~i immediato, essendo 1·itnrnato l'appetito Jopo ~'t- ~8 ore, in altri c'è :"lato biJ>ogn•) di a pplit:ado pe1· divl!rsi g i orni , ma in lutti h011110 pntuto J'n ::g- iun~ere lo scopo che si erano
c. . t: GILc.~;s DE LA TOl; ng 1TE.- Nevroastenla.- Diagnosi e trat-
tamento. - (Semn i ne nu},ficalr•, marzo 189.~). Xo~n é
una eSA!!ei·azione .li1·e che la nevroa~tenia fa le >'Pe"e drlls giorna ta. Esl"'a !"i p1·esc·11la sotlo svariulis"1mi a!"pelti. con1e sva1·iate ~ono l e cause che eoncori·nno alla sua ge nr si Per· pol<'rne aver ra g-iom· ~ nr<'essat·io determinnrne p1·ima le cau:::e; ~~ la terap1n, che si dll'f;.resse solamenlP ai diver·si !:'intomi, l'is<'hiP rebbe mollto spe><:::o di r·iu:<cir·e iufrulLuMa cunli·o lo stato t iC\T>lll!iten ico propriamente dello. Qualunque siH i l <'flS~> eire si p1•est>utn, la terapia do ,·rà clssere si11lomntil!a e cAusale 11d un t~' nlpo. Bisof!nerà primA d'O!!IIi allra cosa p1·ende1· di mira la deIJI'e,_,.,i,Hu· psichicn, cui va11no generalm e1rle so~tp-o:>lti questi a1nmalati, e solto questo 1i!!unrdo il migl in r to11i co è ra l'!'rest>n'A LO dtd la dnrria f1·ed.Ja. c:he sArà applicala a ).!ello intel'lllllll'll lP !'-ul lrnnco e su!le est1·emili1 superiori, a ;Zelto con ti llllfl !"t eslrPm I t à i 1d't>l'iori, e se m p l'e !'isp11rmianJ0 la le:-lH Pri ina di l•!!ll i applicAziOIW freddn il ;::o:_:gdLo nevr•on;;;lenico dovrò e>:sel' solloposlo ad 11 n CJ ua lc h e ese1·cizio, eh t' \'rrrù poi l'ipelulo dopo la d(Jccia p..-1· Nl ~> nt>re la ne,·essn 1·ia l'etizion<' Non ;;i tlinwnlkhi pe1·i, che l'acqua fred da p..tr·eiJb!l i11 re1·ti in.! Ivldlli mnl'lo n~ituti .t .. trrminHrt> una ectitHzionn danno:-11. me111 re co>' t oro ~i trOVl'l'81111 Ò 1Je11e dn l bagno l!-!l'ido Hlla lcmperatura di :l5• e della d11 r r1ta di mezz' or 1:1. In •JI Ie ~ ti ~o!!gf'llt è ~e 11ernlmenl~> prefer·iblle Jl ba~110 le!•i-lo alln dnct·il\ cAld a, la rpmle in"er" pt,tn1 fJUOiciu' voltu e:>~cre tllilm"nlc impiegala co11tro Cf\l'll dolori Jocfllizt.tlli.
!l'"
RIYI ST ... &ll::DJCA
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L'elellr·icità stnlira pun anch'essa rendere utili senli:ti ed esser e uo eccellente ausdiat·e Jell'actjuu ft·edda per combal· te t·e la dc>pressione ner·vo!':a. St adopn•ra i! bagno statico della dura ta di 10·12 t11inuti. L'autore non ammt>lte la nevroa<>Lenill <.li origine gastrica, ma. non di;;conosce al tempo st.eR~O la grand--l irnpo rtanzn cl t e può avere, n el trattamento di 'JUC>'la t'orma tnot•bosa, 1111 b e n adatto regime alimentare; raccomanda quindi di v i~ilare !'S U II'alim entazoine dei nevroastenici, la rptal e, se no:t è IJene apprrJpt·iata, r ende lun!.!O e olil'tìcile il l avori o rlige>'t iv o, e la l olla dello st.. maco si lt'~otlu •·e in Vl:ltn?e al vi>"o, !lutulen1.e, borbori:;rmi, ecc. ecc. Egli stabilisce addiritturA una tabella dielHica, cui ltlli ammalali ùovrebbc·ro uniformArsi. Mtt o>ltt·e clte troppo lunw• sa rebbe ri po rt~1r la tlelta;.:linlntnell te, ba>'terà il dire che lutto si riduce, in ultima analisi, a fr•az ionat·e i J•asti in modtl cltr l o !'< l o ma co non sia mai sovr·acca t·ico; quindi pochi pasti e frequ enti, compo!:'li di alimenti focili a digerirsi e che non l ascino m .. Iti J't'Sidul. come le cat'lti, l e UI)YA, il lAtte. Si puil cn J ' c eli P r e qualche legumt' e p••co pnne L' 11!;;0 del vino sia l i m i tal o, come quello del call'è, il q li al!• dovrà es~e re addt r i l 't ura proscr i tto quando, in !"egui lo ellB sua >'amministrazi one, si osser vi au;uento nell1:1 le:•sin11e arte1·io•a. (,l uqndo l'appet1to tnccia difetto. co11siglie qualt:uua d•·lle soltte ti11lu t·e a mare , e per facilitar·e lA dige:-:litJIIe qualt:he cucchiaio di el ixir di pepsma con fol'l'alo di soda . Come toni co hn otte11nlo bu on i elfeLli ùal citrAto di ferr·o, n•a non si dim e11tichi, ep:l i dice, di non abusare di meùica rnenli, per chti pocl1i ammalati li tollera11 0 m eno do•i ne,•t·oasl»llici. C li esercizi violenti ùopo il pc:~ sto d··l>bono e•::;er e evitAli; la p~iclte dO\'J'tl esser<~ tenuta sgombr·a di pn·occupazioni; i viag~i potr anno essera un vali,lo ai uto della l ... •·npia, speciàl· mente quando l 'infermo sia in v1a di mq:d ioram ento. Contr o i fenom eni dolorosi, l'agitAzione nervoso, l'insonnia, gli ha sem pr·e co t•ri spo::: to il bromuro di pntAs!'io dalo alla sera primn oli andar e a lell'•· al la do;:e di 2- J g. in una tt<zza d' infu«o di ti g lio o di lallt1 con Rciroppo di fiori d' al'ancio. Se l'msonnia rosse r·ibelle e fastid i"""• non e;:.clude che poso.:a ev .. ntualmenle agg-iunlo'!ersi alla della pozione g. o.~,0-1 di !ò<Oifonale, o g. 1-2 di clot·Aiio, o goccie 10-15 di lauJano, ma é d'opinione cì•e debbasi ricorrere a 'luesti rimedi il più t'aramente possi uile, f'Crchi · disturhano gl i organi della digest icwe.
5:W
lll\'l;;TA >t E DI CA
o ,,,.e il medico si t r·overà alle pre;;e con tli l'riciJltè LerapPuliche Ji g r·an lung-a m~:~ g;.!iori, ~a rti nel le n e\Tot~sleni e co:; ti t uzio nali, pèr·chè non è possibile ri g~> 11 e rrae uno slnl(l tt11'nlale cougPntlalmenle debole e tf,~presso. Sia tlun'lll~' r·iservato nel progno~lico e nnn dia troppe :::per a11ze quando co l r rpo~ o, coll' i!"olamenl•> o con alt r t w wzzi potrò o llen•·r e dei pet·i odi di calmn. poichi· 'Jit\:sli sc,:ro ordi nariarn.,ule pas-
c .r. Po t>Of'F'. -
n catarro di stomaco. - (Be:rli n.er /,li11 . \Vo-
chen.~ . , d ice t n b r•·
l 807).
R••!::'na\'il lì!!O a poco l Prrrp•> f;t la co11vin zionP che nella graJrJe mH!!I!iOt·aJIUt dei .lt~lui'IJi ·di ~ ltl m aeo ros~t~ .timiuuila In ~u a ru nz rom~ ~ecrdor ia e ù i m i nu i ln q urnd i l <'l pro d" zion e della p<·psina e Jell'ad,lu do rid r il:o, pt>r' cui la ;;onllttiui:::tt·azione di •tuesle due so:::tanze a:,:li ammal;tli di :::tomaco, er a logicanw nte la pt·e,.:;cf'i:l.ion e nbi lun le ddla magl!iùt' p11 rte d··i clinici. Quesll• cr·e.Jenza gener·nle si basevn ~"Oprn teor·ie apt·ioris ti ~:he pr·esentale cw• frrande ai.Ji li tù e ~"npra r;.;pet·im enli l'or,;e non bene dir·elli, o fur·se ntt che non bene ittlt> r prèlnti, c·o ~rl e quelli di BPau•nnttl, Gri'rlZrt(i)l', L eul1e ed i:illri . La pns~ihilità di un;• ipeJ·Mct·ezi"ne dei sucd1i paslrici n ei Clllarri di stotr•aco, er a slfllu inlraYeolula da pnciJi . e l m •t<•esli bi;;;ogna r·ir· ordl'll't' Ft •uwich o Trou,.;;eou, ma i lor o ten tat i vi di dimo:<lrazione sper·i111ertlale irt"-pirA r ono pM a fìtl••ci<~ . Chi ''erauwnte pnlè pre~P IJl n re •Ielle os:;;enazioni poi'ilivr su que:o-Lo M gOIJtenlo ru H~ich ma n, dAl cui 110rHe i rran ce:::i \' Ollero poi t.ntleu;H·e 'J IIei ca><i di ip<·r :<err Pziun <l l!''"lt·i•:a, nei qua li l a ;.;ovrfJhbottrlortza dei ;:urc lti acidi e~ i ::: te anrlw n<•llo ;.;tumaco di,!.!'i uno , e di q unsi a ltt\llaltr a ruronn distinte dve fOl·me, la continua e la inlPI'nltllenle. L'aul•>r e no ra nmtneltl3 ch" di '1 uesto fHnomeno si possa cr~a re una ent1 la patulof!:iPa distinta . e annlizzando lutti o ollne11o la nt8;!1! Ì<'I' r a•·le dei ca,;i dell'una o d,... IJ'a ltra l'orina, ri rnrlali dA R •·i~h r nlln, cr·P.de pol~t · •lillln!"lrnl·t• che f'ioscuno d i e~si Ahbia n" ulo c·nme !':Uh~I J'aln o un'ulr ero, o 1111 cancr·o, o lillA rJUal ;.;ia"i nll'ezaoue delle pa1·ett dello ~l(tma cn. Dt>po neiclnuau sono vPniiLt U118 •t iiAitli LI-I di O~ ~"er votori che lrun nu p r~"t> nloLo in nllrn ert·,·oli ca~i di utunenlo ddla funzi011 e !"PtTI'lO r iA dello ~l0Jl18('() 8111111 R I ~l ln. 01-!gi lJIIBSlO fa tto
R IVI STA lii::UICA
5'27
1· Ollllne"~o gcne r·ollllente, e i pl'ol't~!';so ri Hieg-•!l e Boas, che vi hanno de l reato ~Ludi pt·ofonrli. n ·~ amu•ellniiO una perc;•ll· tua le s u perior·e al 50 ·t•. mc1·n' i_gl iandllsi che una fre•rurnz a cosi grnuole del fcnom ... l1 o 11011 ab bill prin1a a l li l'alo l ' Hll e nzione dc!.!li osse.·~utor·i. I n generalt· sono Olnmcsse due l'orme t.ÌÌ uurneulo dt• lla secr·ezin11u ~a::tJ·icn: l " aumento drl "Onlenuto arido d t>i !'Ucchi Utwracitlit,i) elle ,·iene !';oltnnto olll!'anle il pr ••it do oli tlig~>!"lione; '2" iiUttH'nto di suceuziono dei !'Ut:clli (fpers, ·c re~,one) di ca rallere costunte. e che si lr·ovn quinrli tlttclte nello stomaco digiuno. La i pe ..secr·ezione i• s .. rll pr •· combinala c• •lla Ì!•era· cidit;·,, p<Jit.:hè qua11oln la s•·crez.i<,ne df!l SliCCo ga'>ll'iro !'C· guila !"8117.0 inteJTuzioHI<', e!';!"8 nnlul'alme.Jile ùr,·iene anche mr-.f.!gior e S•ltlO l•1 ;;tirno lo fbioiO!!ICO do•l cibo, e divento !•iù c.. n ... iol ... re,·olt· la CJIIOIILilà deii'M·ido c:lot'ldrico. É opinione dell'autore eire alln :::.tatn attua !t· d Pile Ctllltl!':Cell ze sulll' tn tilalli" di !'\lnrna;;o , bisol!ni rovesciA r·e l'anlit:a definizione In qru11,, anHllt'lle va elle i n ('!';;>,• foS8f' 1-W nernlt 11ente di111inuila l o funzwne "ecretoria, e dir·e che invece que;;ta ò nello ma~tg'i ll runza dei cnsi aumentata. Ma pe1·chè c quontlo d reu01n c u o si ''L·r·ifìca ( Ecco il [H'O· blenra elle sr é Jli'Of.l""to il pr·ol'. Popofl'. Gluzin:;:ki e .l uwor,.;l\i con:>ltiPJ'8110 eu me causo della iperseaeziOrH~ l'i r•rilozioue deliA mucco;:;o I!Ssll·il:a da parte dei prodo tti clello di !!eslione c· ln• r N,Ia no a lungo nello sln maco. Eolwald r·itiene ill\'ece ciii' l'aurncnlala 8('erezi011e stia in ra ppo r·to C'lll alterAzir,ni deg li appai'<~! i ner·vo!';i dello !'\lomnco e nou cn11 (',ulllbinmellti a11atomiri th•lle !';ue Jlil l'ti. E questa id eo ho tendf' nz.a a ,!!erwl'<~lizza r >"i, tanto che può d1rS1 f'11e le di"JIOfJ!':ie nervo;: e sieno oggi molto spC!-!'\tì sulla bocca dei mr di ci . L'aul<•r·e ha insriluito nutnPJ·ose 1·irer che !';pt>r·imentali !'opr·o le illlìAmmaziotti della rnuccosn _!.:115'lrica dei roui eccilnlo con dl\'l'l·se :;•l"lanze come d f;,sf'v r·o, gli ènlc·tici, il ~ublim1110, l'ulio di cr• ,l ••n, l'ulcool, ecc., e dai J'c•su!lati comples,;ivi dt>i suni espcrr111 enti hA dP.!'Ulltn che le all•:J'azioni p1·odotte sullo muccnsa dellu stomaco dHIIe inliarnmnzioni acnle e subAcule so11 o di l!·e sp,.cie: 1• al te •·a7.iu11e " ' '.!.di epiteli i ùi ri ve!SlirrH.'JII.n; ~· altr·l'azioni ,J;·gl i epitelii glolldllllll'i; :l• ollt•raz oni del les~uto connelli ,.o.
RIVISTA MEDICA
Le JH"ime due si " er .ntllllO (jualHlO g-li agenti irt·itanti non S01tt1 ll'Of'Jl" t'o rli ni> troppo pl'Olu ngtui, i11 rn o lo che si pro· voclti un p1·ocesso iiTilalivo ma non d ist t·u~.ione dep;li elementi g landular1: e allo1'a si ha come conse!:uenza un au· m t'nl0 di sect·ezione dt·lle glandul e peptiche, i n a nal og-ia a fJuunlo succede nei cal.atTi acuti e sub11cuti delle al tt•e g lao· dule, Ct)mc le pa r otiJi, le salivll ri , ecc., in c ui è uotor·iame11te aumenlato il pr ocesso di secl'er.ioue. L a terza specie si ver ifica (jttan,Jo o per l a nAtura dell'elemento irritante o per ifl Jung.. c!ur·ata dell'il'r Ha:tiOliC v ieue atlflccato il tessuto con11e t l i vo e si l ta distruzione dell't>l .. tuento :rland u l are. che può css•• t e parziale o [Z(~ne rule e dar luogo allo ipo od aclor idia . ProJtone quin.ti il Popolf chs, pe 1' in tendersi piu facilmente su i processi ipersecr-etor ii ch1~ accompagnano le malflllie rli slonturo, si abb:tttdoui lfl vpcchia dPtnominazion e di catarro (Jf!.~lrìco, chfl non espl'ime il ver e) st Ato dE'l vi~ce re ammalato, e sosli tuide quello di gastr l(e suddivi!'a nelle due fol'me di Jlart:neltimatosa e ìnter sé1zìale. N..tlo pt·irna ven~oun allac..:ali gli efJileli i e la sostan za dd le glundul e; al cu ni elemt!nli, in spede l e cellule di ti vestim ento, di vento no ipel·pla!:'iclte. all 1·i subiscono la degener azione g rB!'!'O e le ghiandole in complesso pre""enlono l'n spello d t ghiandole che hanno acquistalo una esag.-r .. ta funzionali la. Cl i nic.:atnCitle fJ uesta forma si mani r~ ·sta co li~:~ i per secuziOne del succo ga!"tri..:.tJ, SI COl ubi na colla d ila laziun e, col la ulcera di stomaco e costituisce il subslrFtto analorno-pRtologlcO del rosi dello calat·t·o degli alcoolisti il cui vomito matuti no è fortemente acido. Pet·dur ando l'irt·ilazione, o, ,;otto l'inllueuza d1 altra ca usn, di fl'ondenclosi il pr ocesso Al tes"ulo inter stiziale, le gl~-tndule \'Ongono COlllpr<!sse, i lot•o elel n•' nli subiscono la dE'!(ener·a· zione muccosa e si passa cosi ad u na gastrit e invt•ccltiala, cmn ictt, IN quale si aYvia l l't llamenle al la distruzione degli elementi ghtnù uiari, e fJ u i ndi eli n icame11 te si ti vrà pr itna i!,Oacùlit<i, e poi anaciditi1. Con cpwslo suo dottissimo studio l'autore ha illustr alo stuJH~udamenle la palogenesi dE'Il'alteuola sect·ezione dC'IIO s tomaco cel'cando in L<JI modo: 1° ·li t•ithi<J mare l'alleuzione dei nwrlici sulle due for me di gastr·i l e, sp1•cinl m"' n le sulla pa t•enclti 111a IOSil, con tro la qua le il pt·atic.:o può lottarB con speranzo di .;<uccesso, e cui !"pella un poHo nella pa tologia;
1!1VJS1'A MIW I CA
5Z9
2° di nppor si al la tendem.a o~ n or C t't:~cP n le di n;:;er i verP. ad alteratil)lle del " i<:lema nervo;;:o l'aumento dl' lla runzi o n t~ secrelMia d t> Ilo 8l omaco , c iii e h•~ eqn i va rr•• bbe ad allaq:ra re s ov~:; t·c hiamen le il campo d··lle d ii3pepsie n e r \' O~e. eom e l1atJuo fctllo Bou verel. Ewalcl , Rd;:;enl 1ei m ed flll t·i, i f)Ual i V OI'J'I~bbe ro sempre ri !)O tTe uelle affezioui d .. 1..di appa rati nerv osi l a cau:<a della ipet•ser: t•n io ne. r. IJ IIflud0, per e;:;em pio. desc rivotJO In i per·secn 1zionp che si ver lfìcn nPIIa ~M~I rite ncut». m o,.,trano una s1wciP di avver:>io ue pt>r •Jll•·;:;lo nor11e e pr erer i;:;,·ono d ire cile hanno a vuto l'Ile far i' Cl"'ll u na irr Jl» ziotw delle glundule pept iche. Il eli e non conc• JJ·.Ia cull'<lSJ'eri etlza d i lutti i g inr ni, COl lie, per e;:;ern pio. ro l cntn tTn di sto maco pr11dotto dall'll huso l iell'n lcnol , n,'· coi t•istilltl ti del le sue. par ti col at·i O!':!"Pl'VSZilllli cl iniciJe e A11AI111li O- p810iO!-:'iCII(' ; h: JJI'i iWl fall•' sui vo m ili , l e SL·cwull' su ll·~ Jm t·di di slo111adti l'Ollopo,.l i a pi ù t ) uteuo lurq.!lli pet·iodt eli i l'ri tazionc . c. f.
ne
.
Pt:: L T E:-o :-~.
1lie med.
Angina e reumatismo.
(( 'en.l r alblati / Lir
W1s~:, mu ~:,:·io I R\l~).
È opinilii1L· del l'nu tM e eire l'an::riua rollicolare, i l N•um nli>< tno ar ticoh:lt'e acu to . i l rc.~n•• • ali::< tnO t ll u sco lnr·~ e m ol te ma htllie dl:'lla pelle, ch e si man i r~ stano isola tam eu te o cht: a c(,mpagnano le ~op t•an oln le infPt'm i tà abbia11o lo stes8o fatlOI't" eliogenico. E;.>:e dP.bbo110 la lor o in ~nt·g ,~ uza a mi !: r'o r ~a n is mi , palogeni i qual i pr r>hHbilme11 !e non ;:;ono altt·o che g li ste" " i m icr obi della pic mia ad tllt g rad o di vi t·ulen:.:a t r11~ n o ac(·enluato. L Il loro iu va;: iou c v eu e l'a vnri la d» eond izion i non cn mpletanwnle fi ><in logich •• 1lP.IIP- n u t·i ei o del la t•et t·obncca. L e cond izioni i!!if'nicl 1e sra vo r~vol i , lA cnlti va caw diuazione delle UN f U"', In diminuilA Hlcali nilil del sa np-uf', i :rr a vi e pl'olun,!!ati stt·a paZ7.i, la >:li ti c;hezza nbi tunle " "r1o altr etla11le cause clte raeili llltH> l' i r • "ni'J!~' I'e ti i una pi u ttos to elle t! i un'alt r a d··lle del.te Rlfc.zi<>ni pnt ologiche. La d1fl'er enw dei sinto mi può dipend er e dalla 111tlg'I!Ì" r e o mi r•o•· vit·ul.! tJza del mict•,)cocco e du li a l'esi..;tenzn eire o:..rni si n~o l o' organ rSli iO t> in ~~·ado d i l)ppMt'•~ all'aLltH'CI) dt> i ;,i . cr o;.<cr mi patog·eni.
C. F.
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HIVISTA CHIHUHGICA ' K ,\RLI~SIO.
8ulla Infezione delle ferite d'arma da fuoco mediante pezzi d ' abltt. - (Ct>ntralblatt (it r -
Chi r ., ·tfi apt•ile J8!1R). Pr•r olecidPr•· tal e ' JIIP!"tione non Jli!r anco rw nplelamenle r i!'\olla, il dollol' K. ha i-;lituito una r iUiliPro~a ser ie di el'J•erimenli ~u coni;.!li. Co111e !<i ln p1ù approp1·itllo pr r la pi·odul'.inne di l"eJ·1le •l"arr11e Ja fun r·o ~e11ZA le!< ÌOIII" di org-ani impnrtallti fu !<Cella In lr111S··ol>1liii'Rdella coscia. in cui l:' i poler'PIIO Calll'<>)re fer·ile L:illl un lrugittr•t.lllcllu oli 1- Ct'lllimelri. Fu1·ono elimi11ali que;IIi a11imali in cui si pr odusseJ'O ferite inleres!"OIIli solo la cute ed il ~:e llu lnre sollocularu•o, 11Jipllr·e il r... m or e !-'f'IIZR lt·lll'l"t-! l'al'leria l'l'lll<ll"ille. Il K. impiegò il fucile ~lnn11l icller· oli :-; 111illirnetr·r, carlucre r egol am.-Jn l.ari a carica intr•ra a pOI\"ere s,,nza fumo. Il pr oiellile, primR rl'ìn trotlurlo n• ·lla c·amer a del fucile, t'u hc~n bene !<lropicri alo con ovaLin i11li'I>'U di S()luzinne di l'<ublilunlo Cill'rosi \"<1, e l e righe dt·lla c·n11118 l'ut·onn , prrmo d'ogni cOIJ•O, pulite con unn !-<loppAccio bA!!II8lO con ru l'lliH i inA. L a di;:;tnnza del liro l'li di 100, r·ara1111'11le di :WO m••lri. N t! li n m»;..:l.!ior· parte .t... i cA::-i l>t ro;:;cia fu l'a;:;a dei reli in AltlbO i lati e di,-inf'ellAIR. Le fe t'iiP- 1'11 1'0110, in pRl'lr> di r Pllnlllente, tn par·:e prP.\ ia clisin f.,zi orte col !'5ublitlla lo, I!Ccluse CII I\ collndio Al r iPr·ofor rnio. l . /;"sperim enti con pnnno inll'ltatoart ifieialmente. - Panno delh-1 !=<p .. ssezza di 0,8 rn illi r1113l l'i. cliP l!npo pt·r•vr•nlr\ll !>lel"ilrzzAzione, illlt•iso .li una l'ollui'A di slaliilcocco au t·eo m ollo vir·11lenla pei cnrdgli, f11 :::tretlar11e11Le l egato $111la cos,·iA. I l pllllll) su cui dOVt' \"8 CRdel't> il proi~ltilf' fu Sl'~lt8 [ 0 CO li llll ("t>IH"t'llO IJiAIIC>l ::: tet•i lizZHlo. Q11esti esperi11r••n Li H ~l'g· ui 1 i su l t a11irnnli dinroslt·ar ono eire il pl'Oiell ile pr r•v ramente !=<l er ili7.ZALo, pol•·, 11"1 suo pa~ ="ll '..!" !Z ÌO ollJ·aver"'u il parrllll i11fclttt lo <~t'li l i cialm enle, inquinAr·:;i e !<piii!!Pr'e rwi !'\Ollo-'lartli l P!<St rli grrrni , i quali cau sarono e un· infl"l'.ione generAIP e In r.wmAziolle di asce!=si Jncnl i e nPihl peril'et•ia dt>l ca1u\IP della fe1·itn. llnu11 tero dC'i get·rni l ra spor·tnti (var·i11 altertuM.i•JIIe del liquido culturale) è i 11 o:.:n i caso pr·op<•I'Zi•>rrA ie all"d'fellu. L e la va11d1· del cn nn le
l R!'nSTA C HIRU RGICA
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della ferila fatte immeùi~larnentc dopo la sua produ?.ìorw con sol uzione tdl' t per• mille di ~ublìma lo, lo zatl'amento 1\i esso con gAI'zu al ;::ublimalo. l'ncclu!>.iOnl'l dei suoi orifìci con collodio att·j,,dofor·mio non !iòo no in ~nulo di eviluPe ué :::-ti ascPs;::i per·irrr-ici né l'infezione genrr•Rie. l t. E.<?perim1•nli con panno di rlioi.se usate. - Esso fu nella stessa g uisa legato allo C<JsciA dopo che ;::e ne tolse un piccolo pezzo dì l '/, CIO'). per· le ri eer che haller·iolngi d re. Cìn!Jue esper imenti con lavande n gelto slsublìmatn, deller•o Ascessi locali (staf'. aur). Tr·c P;::per•i nwnli in cui il sublimato l'n ''er·· salo a gocce, dettero i nwcle~ìmi r·isult~Jli. II L CirHJUe e"pet·irnenti cor r stoll't1 di rnutande usalf', anche con le itTigazioni al ~ublimolo, d•'lL..-t'O i mt•desìmi l'isullali di i.nfrzionp l ocal•' con star. Etur. ·~l re ploco(;CO piocitmen, hacL col i . Solo in un caso (l" uni r.o di lnlln la seri e) ebbe la fet•ita di ar me da fuoco un dt,.:o t·sn !:'Ler ile . l v. Gli el"per imenli istituiti rau~ t ìcando l'intero canale della fer·ilo con un l er morAutc rio P t1!fUP iill di formH cilindrica deltero r i sultnti nefrativr. V. Gli esper·i rn en ti faLli con f.H'oiet.l ilr! Fl nb e rt-~Varr1aul di 9 ruill imelt'i (piorrrbo non indur·ilo) in quattro c-asi con lRvtrntle al !'ublimato detlPro pet· r il"u l lalo nelle fet•ite 11n lir1u ido ;;.terile o un el"sudalo sier·o-put·Hf»nto senzn asePssi: in g enera le le ferile si lrova 1·ono in condizion e di gm11·ìgione rniglinri che non quF!IIfl pr•nclolle dal pr•oinllrle incamicialo . L'Autore in 41 ri cerche non Ira mai mancato di trovar·e fibre della stoffa nelle vicintntze illese del canale cl elia fer ita: negl i animali morti in !'e!!uilo Ad emorr•agie per l't> l'ile dd· l'arlel'ia fe rn or·~orl e, le delle lìbt·e furono d rmostt·ale dalle sezioni eseguile su pezzi congrlati. Egli è q11 indi obbl igato ad al"cr·i ve1·e ali t• fìbre della str.lftl, alcune volle t t'l:l !==por l a le mol to lontano dal ca na le delle fet·ite, cui adPrr scnno pil•g'eJ•i, la produzione d i asct>ssi rl iS!==f'm in a li nel lP. vic:manze nel cAnal e sle!'i!"O. Conll'o dr essi R ' 'iti iA vale anc he la più IH:curALa di· si~fczione del tra.grlto delle fe r ile. Ln presenza èi piogeni n et pezzi di unifor·me 110n sembr a al KHrlinski i n nel";;.u n modo una rat·ìtil, conlr'ul·iamenle all"opi nione di Pfulrl. L o estender·e ctuesti esJ'el'imt•nti da!.!l i animali ull' uomo sembra al Ktt l'l in:::l<l del tu tto pns~ ibile ('lincclié e"li in ('lencr ale ha speritlt~lll>~lo su animalt [II>CO 's;nsibili al piog~ni.
G. G.
l!IVIST A ClliRUll GICA
DoR.,;-;, RoLLESTùN, MALCOL~ t. - Cl•tl del pancreas trattate eon lnoiaione e drenaggio. - (1/r'etw dcs sciences mdtl., u pr i le 18!l8).
N,,., so 1t'' inrf'e•wen ll In ~oJ·pt · .:;: t~ che J·iseJ·i);1no i lunuwi
adJontinali , anche ai clinici piu e;:perli, ~~ n" n e quind1 del tu l to inopro1·luno seguil·n~ IR cn~ ui slica e couo;.cere come J'inleJ'\'elllO chi i'UJ·gko pUÒ t'i U':'cil'8 H [J·iOIIf'I! I'IH' C plll ~pt.!S!'O di •p t<~nlo sino ad 01'8 si em polulo speJ · t~t·e, e qual i ~Ja n o i utPLocti più semplici (' di più sicura riu -;<'iiR. Dot'il ll descrive il ca~o di una don na di 21- onni amiiiC"><fl all'c>;::pedale pet· un t uuw re ~dl u ppRLos i IH'Ii'addotne nei duo-! an11i prt'cedenli. I l Lmno1'e e l'a situato nPII't>pi!!astr io e nell'i poconJritl ,;i nistro, ~por !{e lll H i n avnnti, flultuaut•·, n 10hilc~, e che nvevA n t'gl i ullitui l r mpi d~' LCI'Il l i l llllo Jue accessi di melancol ia e ti•IIO J'i spa.:modici all'epigastr io. Pra ticata la lnparol flmi!l , i l Do l'SII tJ·o ,·0 una cis ti nella l'iccola ca vita di'gl i epipl oon, 11 1 disopi'A del colon trn,; verso, i nse t·rla con una lo r·;-:1.1 lJn.:f' td corp o del !'ancr tlas virino alla sua le:::la. Sparcnlala c v uollHa ne sut111·il i 111ar gini ni lubbl'i dt'lhl fe ri ta atldntu i nnle e 1:e ollt> nn t~ 111 gun r igione cnn una li~lola t·esiduA ctu~ si dtiu;:;e sucr'6:-'><i VRJnen L• •. L a ci~ ti cunteneva 13;)0 ~-di liquido. Il Uor·11 n :;riu;;;lilìca l'op ... r·azin 11e da lui fa lla colln <·i r coslat 1zn ,fp]IA lnnrn in s~t·zione dl'i la ci:;l1 11 1 cor po dt•l pancr en!'. e Cl'Pdt> cht' nei ca;:i cous.mili silr lutpl'ud enlu pl'nticnr'e l'abla· zione, cnll a CJtla le !"i J·isdlia di f··l'iru l'nrtcriu !'pl enica ed altri g-r·o!'si va"i, nonehò i piccoli v11 si &l'lei'IOsi e ''enosi del co1'po del p11ncr cas. Del r esto l'olliuto l'CSu llnto ottenu to gi u:;tifìca l'opel'il7.ione e;::Agu iln e dimost1·a che anche con un lal m ezzo nwnn pericolo~n !ò-i pun ollenerne ìa gnA ri!!ione. Rolle~lon romunica l'n~;o:ervn zinn•~ di un uonro di 30 anni, fllf<Ji to da lunrort1 arldominllle arco1npngna lo da illero e simul u nt~ l~• \'f;!Scicl tetla bilia r l' enon"entenle dila l•1tn. Si lra tt&\'R in vE'ce di una cisl1 dr>l fHillcreas contenenle ci!·cn 900 f!. di l r•ruido. eire fu punta. e dreHAlfl con e:;ilo di co1npl eta ~ua · l 'Ì!!iOIIe. M okol m r ifl'r isce un ca;::o di ci;::li nr uiLiloculor·e dPIIa coda del J)811CI'C8!", che av~·\'11 rntto Cl'Cd<' l'è ad ll11 8 iJrOnt\frosi dt>l rene de!'tl'fl. L a ci sti 81'8 in i ntima c:on n es~ione coll a coda dd l n gln nd ula pa11 Cl'ea Li ca, eri BI'A illlJ·a vers;Jtn dar gt·os~i vn «i .!el cor po, pe1· cui , avendtme ep-11 volu to f'urc l'e;::tirp azione, si tr0\"0 in JWN<t:nzn eli Ull8 Ìllr po r H•nliS~'i lll€\ Om< >I'I'O !-(Ìfl che pC'I'
RI\'ISTA CIIJRUP.OICA
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poco 11011 CIJiliP I'OiliÌ"i6 re"ÌlO ol~ll"ope l'll ZÌOIIt: Lèi guurì:,:il11Le SL "et'itico ugualuwnle, nw il t'atto oloii1L ~t rAvo etniJrl'tlg:La verifìcatn"i dimnslra la honlù d,•J <~on~i:.d 10 dato dal lloL'Hrl, quello cioè di t·icor J"t'J't>, i n c•.w t i casi, n Ila semplice 11Wi...:1on P e r!r ... L ia~gin, c"n civ> 11011 d si l'"JIOne a IH'r icolo...:e C/)111 plicAzioui. C. F.
Pro r. v JN CF.NZIJ CrJZZOLJNO. - L 'acqua oaatgenata netlentl prooe..t catarrali dell'oreoohto medio ed in qaelll atroftszantl della maooa& naao-faringo-larlnge&. (Bt){{eltin o delle malallie de/l'orecchw, yola e nn;:o, aprile 18!!8).
Dopo i lAvnJ"i di Alcuni nwrlil'i dell":\niPricn dd No rd. 11011 vi ò dioica oto-rinolo!!i•·A :::in Psle1·a <'he il11linun. in cu i non " engA usata l'nt·qua ossi:::cnnlA per la sua prnpt·iela anl i:-<ellica e mi ·~ J·nbicida nelle sup;u• raz wn i 1h·lla Cfl"<a titnpanica, diffU"H anche Hl I'PC6S"0 epilintpaLILCO, Cllll bUOII Ì risllil.ati, quanrlo non vi s:onn già e«tli illlpO!'luuli dt:!l'iiL!'ezinne locale su l ln mucosa, ecc; e c:o-,ì pl.ll"e 11elle !';IIJiflUL'azioni d•'i ~d ni nasali. F 1nn ad ora. nPrl\ non era :=:tAln messa n l'~" ' tfì tln dngl i olologt un'a ltra rr·orr·ìetù dell"srquu (l""igo'nnts o 111t' glio olell'o•sigt>no nast:enlf' mes.,0 a cnn l allo dei Le"suli non in stn1r1 suppurati vn, cioè la 1< 1111 :~zinn e eccitante e f'ioijiconte. BAsaJtdo:::i su tpu'sla pr0pr1elù, l'A. pensr"1 d 1t! l'at·qua ossigenata avrC'bbe potuto oll"J·iJ·e. per In Sil a azrone i pe ro:;sidante l'emog!,)bina e cinPlira voscolat·e, olegl i etl'elti vantnggiosi se applica lo sulle n111cose prese da lento proc,•sso flogisti co COLI tendenza alla fuse ipl•rplaslica orglln izza nte dell'elemento conneltivnle dt·l corion (processi adesivi), ru i segue il clecndimento atrofico dell'elemento mucoso epitel iale e del glanrJoloJ·e, per le Aflìt!\"nl ilt> altivitit nerv osa e vasco:are. 0 1·a gli esperimenti fatti dall'A. permetlono d1 ns«icuraJ·e fin da ora che l'efl'elto d.:sid(••·ato -lcll'im Lnediala vivificazinne della circolazione local e nella cllssa limpanica è mollo •uanireslo, eiTello che non si può raggiunge1·e co:l allr1 m1•todi curulivi. Il migl ioramento nl'll'audizione si avve1·te anciJP dopo l e prime quatti'O o cinque medica7.ioni, e nello stes~o peri o lo di tempo diminui;;cono pure i runtOI'i subbielli vi. 0L'dinariamenle l'A. suoi ripetere 1' iniezione a giorni al· terni, CiO<\ quando la f)I'BCedente ipercmia è C0111piel811lenle
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RI\'I $ TA CHIRURGICA
scompat-.~a.
La •fuanti tì• d'llC•fiiB ossi_g.-nala lieptda Ja polvpt•izzat·si volla pt•r• vrrlht nel Ctllèle r P. e dr UIIO 8 lJ'8 g r ammi; il nurnero di tali 11\ed i<'azion i vuria da 15 a 211, cioi• fino a ch•• il mi~lior·atnen lo prOf!Tesl"ivo della !"rnd r ome accu!'ala dAl paziente non di,·enla !"laLionAri" . I :A. ha aflidalo lo !>lU•IiO clell'nppli<-a zione rll'll'a ::•iua ossip-ena la n H i r r ocel"!\i fl trofizza n li d.. ll<l m uc0sa nnso·fari ngo. far i ngea Ili dott. CArl o A c unto, e n"i allerlllt' r·ertlO l't•silo di '(Uel"le nuove e'-'pOrÌ •'nze per rilnrn tll'8 !'llll'impot•lanl,.. ar!<omenlo. E. T. SrJ·:Nclm. -
-
Trattamento delle fratture della olavloola.
t ( 't•n.trrtlblrz!t .fiir rlie M eli .
1\' i!!-~ .• lnl'll'ZO 1 8H~).
•
01-{;.!i che anche l e op•- r<~ zinni le più !;"l'A "i, •(Ufutdo 8!"8~!111 l~ con r iuor• >"e ca utele unti"<'lticlw, ;.;o110 !"t>nw peri colo, cr eo!·· l'autor H che si df>l> ba inter·"enire in un modo cruenlu anche in nlcu ni CASI tll f'ra tlura dellH cl ovic .. ta . QuAndo. per e!'<empio, i f1·ammenti non si lal"cillllo r idurl'e dalle u!"ua li fasci>~ lure, quando Jll'oducono dolori 4hll'alun per la comp1·essi one dei va si e 11erd ;:otLoc:lavicoiHI'i, quAndo JlPI' la ..:nlli1·a f14 H>izioll e P dil'ezion r' dPi fr·amu 1en l i ~i cort·e i l J'i«chio Ji fe r 1Le deiiP !•RrlJ m lllli, e quindi ùi com t llcazinni della !8->Jone, é ullcwa di•·e !11 SpPrH'f.'I' che brso!!na operai'~' la Ellliii'R dei framlll•' nli. E!!li ne ha eos1 npt'T'Ali du~ cnsi con esito brilla1tl1s
s 1mo.
C. F.
RIVISTA. 01 OCULISTfCA - - _, ..,
S. C. A YRES.- Cara della blefarite. C/u,ie, ocl. 18!1/).
(Cincinnari Lancet-
Si o l te11ne!·o o ttimi ri sullnti con una ;;" lnzione con!'islenle di hir•S>-"tdo di idro!.!ello (// 2 O' ) e di acqua a pa rti u;wal1 , e, •1uel r he p1 ù nrlJ'I'CSl'a, l11li r isultati non fu r ono acco mpt~!! lltlli Hè l"o·~uili da dolor·e. L'a ppJicHZiOTll' ne e 11lt•llo facile e TIIHI l"i r.. HILI'O che iml.lt~ \'81'(\ Ull b:;lull'nlo di co lOIIf' lrti'Oi i lo di dr llll ~OhJZWIH' ,.. Rtropicdn r lo lun{!O lP ci~li o .
RIVISTA DI OCULIS1'1t;A Quesll) meto.lo si usa mollo vlmlaggiosautcnLH nei fanciul li, per In poca o punta :;oll'er·t'nza e h~;~ produce ; ed lta un pn rt icoiP.r e valol'e in tulli quei C<1c:.i in ..:ui :::lr uupuenli di v~In i spef'ie producono più ( J m eno irr i te;.iott •~ . ~>. tal volta un ag· grA,·arneuto dei ,: intomi. E. T. NEUsr.tritLEB. - Sull'ofta.lmooromosoopta. ca/111., rwv. !R!J7). Stante l' importt~nzn di 'lllei'tn br eve rn enHH' ia, crediatttn oppor tuno di ri pr oJ urln in. e.1•tensu : Nell'est~ minare i ltHdllli ci 1P in gran rt utn et·o v eng:onn H chiedet·e i pr rzio..:i co n ~ i g- li dt'l prol. Gah•zowl"ck i, mi ~0 11 p1'0pnsto di l r ovm'e un metodo eh t> mi possa r cnrlel' t'nei l e e sped i to l'esnnte del l'ond" oculu r e. L 'ortn l m oc1·o mns~:opia, lA r eti ttOc'l'nmoscopiA, o lu cr o mn!leopia, è la vistnrr~'~ coiOI'<tta del f<'llulo dc•ll'ncchio , l) me:-;li<\ cn 11Je. indi ~a lA pornla stec:.sa, un'oftalmos ·o pia c"lorata. Scopo rii CJUesto uuC>lodn ò di re nde!'~· pii1 t'tt cilt~ che sia possihile la diRJ.::iiOl'ii cll uleune IP:<ioni che l'ip••s<>o , a JWima vi sta, Hppaiono ùi ffid li HilChEl ~.~ll'c) Cllli"la piu pr'l) \' el.lo. L'oflalr rtOscopio attualmente non è più lo strumento pri vil ~'g ialo per l'oculista; il co mune med iro prRlit:O ~P<':' SO nbiJii j.{Rtn a ser vi1·sene; e sicco m r~ non é po!'isibile J!I'~Lt• nd e t't· ~;h e un tuHdiw sia cosi abitualo n l mont<!.!'!.!'io di ' IUel"t'isiJ·I Illtenlo co1 11 e l'orulistn che S<C: Il <' ::<e1·ve lu Lli i giM11i, ro~·, ho c•·•·calo di r r•ncle 1· l't•sam e ciel r.. r~d o alla eornunt· por lnln . Sappiamo g:ù CJIII:lttln ):!t·andi siano i vouln ~g i che dé la colo razior~e in micr uscopia; par·ler~do dA r1uesto pr·incipio ho cer·calo tli ll'llltarl'l l 'orchlo co1nfl un pezzo tlli<'.l'oscopiC'o; mn siccome t>. matP.rialnl Prttc• im possibile colol'at·e un occhio viventi', cosi ho diretto i mil:li l'fni'ZÌ a CAnthiare i mezzi che datmo l'iullual{inc ul'lalmoscopi<:a. V'er11110, pel' g iUII f{l'l'<~ 8 questo St:(1p0 . l rP lll t:'ZZi: 1°) mo.li fi c:are la snt·gPnle lulllinosa; 2°) morlific·e1'e lo specr hin l'illdlo t·P; :1•) IIHHiifkare lu l entP. La m odifknzione della sot').!enle lurniuo;;o .~ fnci li~silllfl; giacché non abbitll tiO che a so;; l i lui re la luce <:olo rn l a a quella biattcll. Quesl n me1.zo, cosi semplil:e i n le"r ia, 11011 i• facil!! in pl·alica, percltè i t•a gp-i lumin o!li ~o l o •·oli no n sono abb;~ ~IRrt zn
e
HI V I~T A
DI OC ULISTI C A
iiJII Jll ll1111'r" il foltÙO, e p••r cite Je Super fidé h 180 cl tt> delln !'pet:l'l ti\1 riflllllor·e t> dell~:~ lente dRilltn dei I'tlle"•i ch e itnpt-di,conn In \' Ì'<Ìone dl' ll'llllii 111P'Ìill' oflal lun;:copicA. D';d li'B p11 r l•• il m ~di t..:O che "i r e< 'R nd e!"HII1Ìit<:lt'<' 1111 tnHialo , non lta !"('ltl pr e a sua cli"pn«i ziunn U lll'l !>Ol';...'en l P ltnni " n~a co iO I'l'lla . e l'ideu di 11dAtla r e dea tubi .. olttl'l.lli ad una lam pAt.ia non e n l• pl'a li ca n l· "' •lllod:o. La mtodifìcl'!zinnl' delln ;:peccltiettr> ;:i 1•ui1 fare, o ce r·r·nnrlo di t·nlt~J'a re i r 11!.!.!!i pr·i mH d•·IIA r tll t>;:;:inn", n col ln "recr.hio I'illetlor e sle!""o; i l pr•imo mezztl é facile ad a l uwr:-i, pt•a···llé bm:lu i n l~> l' pO rre 1111 \'Plr o o•olor nl" fa·A la ~ua·upnle llltllitt0!'H e lo ;:;pecd tio . Que;:t•J 11 1ezzo non hA dalo buoni a·i"ullati perrltt~ Ja SOI' g'l' tde lllll 1ÌII 0:< 1:1 11011 è Allll1 t' III8 1A, t> di !>ÌÌI SI I1AIITirt dei rill e;:"i dAli d ni t'èi;:T!! Ì bi<•nehi elle vrn~qno dnl lc pal'li LA tl tndirìcat-i.,n•• dello ;:pt>cd11n prec:en la poi tlellt> diffìcollro: a parte lA tlifri •·ol tà ll)al[er· ta lr. della co;:l l'llzi,,w, !>il('''" ' p el et~ l or r o;:so. u ltb1•11uo rluP •Hfet t 1 pr 111c1 pali: a) la :::u JH ' t·Ji r· ie 1111le1·ior··· <h•lln ,..pet·elt ·n uù deg-li iucoau ndi r iflc- si hiurlf'lti: /,) tJ" r 11m11do 11'1 «t >r'I.!Bll lt> lll tltinn;;a ;:ia inl!'ll:iA , !'Ìt,;r·011111 le !'.f'B <'Cia io 11011 r illt·llè p l'i lldpA f iiH'III8 !'lte i I'A;Y)!i riPI pmpr io C(llor e, CIJ~ì non l'i lta !'tt!'lìciPrrle i llun ti llazinne. L a Tn•>d ifìcazinll e tlelln lenl•~ t': quu;;i Ìlll po;:;:.iLi le. fi'A l·· alli·•: co,.:f' pt' l ' lA diffkn !la ùi pr·o •·•n·n r <:i • tt•ll ~;~ lenti CliiOr tlle. Pf'r' e' ila r e l ulle Cf IlO" l •· tlirt h:oltil lto cercaln ;:e, llllPI'•'" sionHrtòo l'oc<'itio dr•ll 'o,SI'I' \'IllUI'è Ìt1 illl 1 i.!O di tjllt>fln delr" ;; . sen·ato . : = i Sft r ,·bhe nll<•nulo il nH•de:::i .no ri,.ultftto; f' p••r J·isnlverf• qu Ps to p rnhiPt li A ILo sernplicemen t... collocalo dH vnnti al l'of'C'ia io tJ ... II'o;;o.:,• r· valo r e rl Tt ii'ZZo colorRlO. Hn rpai11d i full, >JdaltunJ i.l l rni n ol'lfll tll•)Scopio (fabù r. Cnn· qun rl e PeucJ tOl/ 1111 t•Ì ·r·o ' o d t;; ·o mollai .. llllllliLo d 1 \' UI<· t R difl ,• t·Pnli colo r a, cllt• )!il'andn SOI11'1.1 ll ll ll ;;;: f", :<i alllt'J'Oili ' fa cilrnente all'ncchio detros;:e r•,·nlo r e. Seco11dn u n11 le~p:e fì si cn, ;:;e 11oi (ì '<;:iol tl1•' un' imn la;.tinf' A colori variRli all r Ave r;:r) r 1nezz.i colora li , vedia mo semp1·e iul pAIIi.J ir •: i c o lo r i u ~u11li a rptt>l li del mezw i nlt>l'(IO"to; p e . ;:e p:ut~l'dtmno eon un vet1·o r o,..!>O una m Acchia rossa. ques ta 11011 l'H r il pill co;:ì clr iarn C0111e se <1 guar .latH 8Ut·av.• r :-n a.J ur1 Yf' l r o hiRnco. flllnlt:nque "iR il rr)lOI'e dPl l'n11d0 sul • tua ! ~ si l i'0\'8 In IIHl<'ChiH; que«to r.~ IH > ITI8110 ;:i p r o. l uce prr lull i i CII" >l'i . È t' \' i.!t• nle cl •c BJ'JIIicandn •jut·sto pr·i nripin n li' im m o;:rine (1f'talrnn><c·opi<'a ;:i ll\'1'8111111 i·le11lit i r· i.,ult;tli; inl'nllt pn"-si(l lliO
Ìlllt'I I!'Ì pel'
RIVISTA DI OC UL IST ICA
con!lidl' l'llt't' l'i mmA~tirw nfl81r llo,-copicu corn e un •IUNdro a col" r i \'At·in ti; e r.ono<;riam•' k val'it>la i nfinite clt•~ p1·esenlA, e q11an to l"ill nP.cf';.l"IHio •h ~ape 1· valutare An('lte le più li·•vi s l'ouna luo·e. l o prati ca ho l'icono<:cirr to (·ite nnrr i· ne<·essnr·io avP r·o> un !!t·ande nuJIIel'•' t!i colori, nrA che ne occo r r ono ,-oli lrl': i l r osso, rl ver oiP. ed rl Lurc ltJrao, che ;;o ·ro i colori clw piir ~pes;;o si pr·e•enlano al l'estlltlt'. Non o ·corr e qui rr di che di far pa;;s:r r e drell'O l'or'lalrno.•cupio il velr'n dt>l <'Olore elle (' t'ediamo ~ ia quellu tl•·lla l esionP ch" ci inlere!"l"A Pn><;.ando ~uc ces!>i va 11ente da 1111 vetr·c> Rll'nllro, frrc••rulu gir·are il picc11IO tli:sco m obrle, ci furmia rno l' idea esatta del colur•• della Il'· sione che osse rviamr,; fucen do passRr e. p. es .. il vc•lro r·osso, v Pdinmo spa r·i re o qnnsi le arter'if', m t ntr·e rimnn .w:ono in e,·iòeJrza le \ 'UlHl. 1:: e\'iòPnte l'i•nportllnza di qne;;lo fall•t: accade ;<pes;:n ei re l' os~e •·vatore pCJco pruti•·o ~i donnanda !'P. le lef'ÌOHI eh.: l'iscontra ~iA1 1 0 a Cl:triCO d··lle \'1'118 o cJ..·Ile l.li'Ler·ie, e ""6 alcune chiazze en10rnq..:- t'Ilo siAno .ror tginP. venu"'a od ar·ter iosn; in quesrultimn Cll"O ha~l e rà ;;;e11z'allro Pl"aminan• Jl pnnln di parlrmza drll'eHlOJ'J';o::roa. Ciò che si di";;" pel vPiro r os:-.o vn lgtl p.-1 ven.le e fWI lou·dli11o 11•·l riscon tro di ~ ll rc lesrrm i Cnlla pratir·a nell'o~;:e r vm~io11e oflniHwcr omoscopicH ~• !lpprezzer n 11110 i v;; nlaggr d el m io m etodo, d q uni c s '~;~da Ila lonto all"e"ame ad immag-ine J rrrlla che r·ovescia Sr potra,no inoltr e oltenr r e dPi pr Pcisi r isu l tuli qna 11do ~ i abbia a r ipl'odurre il rli;;..,~ r !O est~l L0 del l'lin do dt>ll'occhio, e p ratirh ~ applicazillni s r rrJll'i1nno ril rlll'r e nPil n sch iosco piH , nelln l ari ngo~c~opia e n el l'o! ojnt I'Ì tl. GouLo (eli Filarleltia). -
Sulla retlntte plgmentosa senza la plgmentazlone tlploa . - (nrit islt .\1etlical A.~sociarion, l. 2, 3, 4, ""'PI. 189i).
R ed"t'r trovò nel la lett,rallll'a ein•pre casi s imili al suo, eh~> rife1·ivnsr ad una don 1111 di 25 an11i lav0J'aJtte irt n11a lipngra fìt~, la qual e lagna va si speciAlm ente di stAncltrzza : J'e;<ame <1 ftalmo so•piro er a negnl ivo. Poco d11pn si pr r,:.;ontò, quale nuovo snt lom u . IR drllicoltà di d ir i ~ter ,:.i nei luo:;rhi oseu t·i; mn é da notar;;:i clll', ~i<J rla tr·~ armi. lA rlt·ambulazione 11 11 11 e1·a ru olto si cur11 n"il<~ 01'8 tlellu SCI'a . E imJ'rot·Luull:l l'os,:.e•·
RIVISTA DI OCU L ISTICA
VAI'e el u', per· 111 e~l i o di:;li nguer·e il l ot'O cammino, queS>ll pazienti in clirHHIO i l capo in 8\'flltli, P"ichè tn tal moùo po~;:pno ;.!lH1t'dA I'e i loro J'ÌC'di col ct• ntro del ca mpo visivo. Anche q uesto si nl•1mo e,;t~Lcv a. nella pAZiC'nle i n pal'ola, e i l suo campo vi::-ivo l'l'a r·idoLto alla metti P•"l bianco, mentre pei colori moslrn val"i i l'regolare. Nel fl)ndo oculu 1·e si r i leva\·auo alrun i punti gi all o~noli; pe1·ò maneava no l e liprc!Je macdtie di pigmento. Nessun membr o della fa mtp-lia presenta va a l l l•raziou 1del fonti O oeu l ~:~ 1·e. Questo ca"n ùimoslra An<·or a unA \·<•Ila che si devono sem pr"' esllm inA r e co n opti dtli!.{enza l e 1·egioni equal or·iali del fnn.to dell'occhio di qw"i pazieuli elle pr <ocedo no col ca po inclina to in n vanti, e che è necessario conl"latnrc se essi possono di rt ger sr bene uellc Lt-m·b rt!. H O\\· e (J i Bu ~l'aln) l'a osserval'e r he J'nssenza di pigmento non è rara, e clte ~i d<inno dP.i cu~i 1n cui 1 siul omi obbietliv i ~ono tnnlto fll'l•nunciat i, nteu ll'e i l cam po visivo è poch i ~si mo limitAto. In ol lri pa:denli, poi, i n cui esi ste una f.!' l'a ve erne;'<tlnpia, rt or~ è \'isibile alcuna nllt>razione della r etina. A k u11e vn lte è a fletto urt occltio solo; e, iu gclnet·Rie, si 1·i rrene dte le l t>"iorli iJtl"OI'/.!'8110 pl'ima nel la COI'Oiden . Gould a ~~iu nge ciH~ 11t>i ('~1"i cita li. i l l'undo dell'occhio e1·a norm alt>. aù l~~;ct · zioue di èlkuue l •"g~ie re altOI'e7.i0ni lult'af:.. t'alLo pert l'eri che. I n selle CO!'<i che 1le<'OI'SPI'O S<'m:a altera zioni <.inalomic lte app1·ezzahi li , ~i co ltslalò erne1·alopia. L ' inclrnuzion o del capo in avanli è• un l"Ì ntomo mollo ca 1'8llt·ri stico. E. T.
RIVISTA Df ANATO~HA E FISIOLOGIA NORMALE E Dott. G . NESTI. -
zioul. -
PATOLOGICA
n volume della milza nelle lntosslo&-
t H.Uor ma mecl., 18 11pl'ile 189x)
E,;atttittftndo i più i urptJrlanli lnvori di q uesti ultimi anui ~ulle in fezioni, r ilevasi chn pi r'r cltr• all'agenk specifico si è data g raude i tuporlaliZft Alle >:nsla nze tos~idte da esso sec rt>l~ c a quPIII'I se 1·ie d t altt> rn7.10"i elle 1wr d mrci'OI'gan il'mo e pei suoi JII'Odolli st l.auno P•'i va ri Les>nlt. Che la milza IHllnenli di volum e nelle mttltrlltr inl\· lliv.~ ucut1~ e in alcune l"flOCinltnt•ule, è co;::a nola ed anche srOII'endo la ll' llerntura
III VISTA DI A:SATO~l l A E 1'15101,00 l A :"ORli ALI' E PA TOLOO!CA
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medica si ,.t>de che i l tu11101'e .Ji milza nnn pllssò inos;;el·vato ai pr ù v P cc h i o;;sen·a tori. Lo stu ·lio ;;per i mi' n lH 1.. su Ila questione non comincrò pf' I·ll che col Birch-ll i r schfelcl nel 18/2 Nes!'iu n autor i' però avr <?l1be studil:llO di rellamt>rtl~;~ se ~i pu!':Sa pe1· via sp.•rir ncntalP, riprod11rre Cllll l e sostanze lOs!':iche bntler·icll e ed llrf.!Atliche lll l tumorP spleni~'o paragonal.Jile 11 quello cl1e ;;i o!':sen·a nelle 111alatlie infHlli vP. Gli es!Jer·i rnP.n ti furono fatti n ella Clinica JltedicA ~enerale tli Firenze. Gli nnimoli scelli fur•ono i cnttil!l i e i gros!'i lo!Ji biarH·Ili, e le so;.:tanze in iettate furono: liltre~li di co l lur<' in br ndo di b. coli; nltruli di ClJiln r e in brodo di b. Lifìc11; urinP. fìll t•ate ; sol u zioni di rrci flltrnlP; fi l trali di collure del b. clPl letann; lubcrt~O iinll Si esper·im••ntù ttndr c r ord usione illles1innle acuta prodotta con tlltfl !':Utura r E!II rnna lH e !'i fecero prove dr conlr·nllo cor 1 iniezioni di IW[lll:\ SLP riliZ7.AlA e di lwudo di coltura. Dalle C!>pei'ienzP in pa1·ol8 risull{t che co ~"lanlernPnle ~"Oilo l'il tfltH•nzn di sO!':IAnze tO!"!':iche ~i può o llenere un nolPvole numento di vr, lurne delln milza . Il lllll~ ~i1r1n numento tlell'ori!RtiO 10i ottenne con i tiltr·ati di b;H;illo lifì<·o; seguirono poi i filtrali di b. culi, nll"tllr·e i filli'IlLi eli ur int• e di ft•ci diedMO l'aumento di volutne in grado minore. Colle tossine dt>l bacillo del Jelano l"Aumer1Lo dell'orp:a11n fu più lieve; mag-g-iore invece fu colla Lul>èr·col ina. Nell"orl'iu sione inle!':Linale la lllilza si mosli'Ò sempre anm~"nlnla di volume e 1111Ji1trò con il l'egl'llo. i r r.n i e gli all1·i orjlnr li di aver e pr·ol'ondamenle 1·i sen lito di una gro,·e eri otlllii<!':ima itrln:;sicaziOtll'. Le ir1iez•o11i di acqun e tli hro li da •:nllur·e :::ter'ilizzate rur·on o invece nrgntive. Alle obbiPzioni cl 1e si potr ehlJC I'o fare , e cioè clte >-i sin ollcllulo rnutll P.t llo Ji vnJurne dell'organo pe1· il !'olo l~tllo di avPr m e;:so in circolo notevole quanli l<i di liquido, nppur·e cile l"aur11enLo della milza sia rla lc~a ..si piuttosto a quelr insienH\ di alterazioni r.l 1e avv en gono in seguito n lesion i Hcule del fegato, dei n·1ti, PC1·., l'A . r·i spon le clte le e!':per it•nzP. di conii'Oilo d1mostr·ano che inieltando 11ll!-i liqu idi, pure in una cPrla qnnnlità ma indil~ fc•·cnli, non si oUiene l'numenlo di 1nilza, o c lt ll h' ttn che l'aumtmlo di m ilza fosse consecutivo alle lesi(Jtti del fe-gato, tJ,·i reui, ef·c., '[Ur:s lo non sa r'ehbe eire una riprovn spei·imenltlle di quello che ov,·iene cl i nicatn•'nle rwll e into;;;;icnzioni di 'IUAlunqu P nutut"a eS!'\P siArw, e anclre ir1 quc'-'to caso si l"i~ntr.er~bbe quindi n el campo puro e se111p licc delle inlossrrRZIOnr ed au l t• in tOS!'ica zio n i. le.
RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE J. T'"IS!'iiF.fl e J. Roux.- Saggio di dlagnoal dUfere11zlale t r a slfillde arteriosa, m entngea. e gommosa dell'enc efalo. -
( A rclt ire.~ d e lt•' llrolo~; ie, n. 2;; e :W. l l'lfl~).
Gl• A. tla l i'O""''' I'VIl7.ÌOIII\ dii'~Ll» di l r e casi oeco J•;oi nelll'l lo '"' pratica t'dei • [IlA li 11110 t'n !':Og"nil•l dNlla lrapanazic)(le del CI'Rnio (:-il'ìli le 111'lerio:;n) c ;:rli altri due dalln n ecnJ"I'OJ'Ìil (;oifìlir)o' Tn ° !1 Ìll!!CA e g'lllll m t>Sil), prrndonn OCt'fiSÌOOE.\ per espnrr··· nlr•uni cr·i teJ•i d ifT»rt>nzinli tr·n que;ol·~ l r l' \'fi i'Ì8lli di le;;i111 1Ì ;oililiticiH' cerebrali, (>-11ltlnùo Rn •·h•' <'•>nln di nllri cll:-:i simili , rn ccolli tl>1 vnri cl inici. Nr.llt1 ,::lfilide d•' ile al'l.t1rie cnr·eb,·nli si hanno i !"t•!.!U<'nli $Ìntolni: prerl•1miniq dei t'o'llolll•-ni Jtlll'i'tlitiri !':Il 'JUI'lli ÌITili'ILivi; fr~'qnen?.ll tlcll e m nnople~ie; fla r:d ditù. <~holi7.Ì•Hte dei ril1 es:::i : l'tWitt\ rlt•lla t>pil•·,.:;.:in (llli'ZJale: n ;;~r>r•za tl•' lifl ccf~1fR I ;..rtn" pu r e dif)', , ;ojo:H~ della m t'de"ill tfl, chr. Pll i'À 11011 ~i t·i:-ve;:rlia '"'alla prP:-:"' ÌOIII' 110 I'IJIH (161'l' li"!"Ìtt llt' ,J,•I CI'OIIin; [rlln•ilttl'ÌdÌl dt!i disturbi :<en.,;itiv i , a><senza dt 1-tllncil tAziollt; PHJHiia ollit.:ll di soli10 not·mnlt>, qun!c;J ,e volta lc•,.:ion i ><ifililt('h<' t!PIJ',,·teria t•elillir;a; nl'n-.iA Lnw!'iltll'iA. tnler·rnillen l t': indebo linwll lO ùi Lullo• lP fn•·o lù Jnenlali "enzo delirio . l.a gn; vilù •:d i l d PC• tf'!'o dei ;o i n torni esposti va r iH rto S••condo la d , ,·pr!'A ,.,·ol uzt• lll8 d~>lll.! l•·sion i al'lerio"o; perc1ò ::: i po><sollo IJVet·e forme lie\'t di pa•·ali si, eli at'a~ia, di t01·pnr e. guaribili per·..:hè dtJvule ad ar'li'nle i niziAIP, e fo rm e ll'I'O!>I:II'èl " hili, rn•)rlAii, conc;ccutive 1-1 l'o~ IOillt)llitnenlo o ad l?mor·r!l!!ia cereb ,·al·~ per Lrn 111 bo si com pl eta o per rlltlura d i grondi va "i. Nella sil ìlide lneni n.:.wa v'1'• pi'I•.J.,mttuo d·-·i flllli iJTrlali\'i "'li fJuelli parfl1 il ici . Quindi frequr.nza delle COIIli'Bllu1·e ed in g•'IJPrHh• tl<'i fnllì "fHtstici, rllr·i tù rle l le pu r·n li:<i lhH.:cide; frequ~ntn dellfl epilt•,-sin pAI'Ziuf<'; cMa lal~ia CO:< la n te, oro locnlizzala. or·n tlllfll"'A ma :<·•lfl(ll'<! r tòc:: tante si alla p1·es..'!Ì01 10; dolo r i vivi ali~ rnembra d'o,·ig-in•' renlrf\11~: l'rt>qu<>nli ;~llucrnazioni: neur nretinitP: dPiir·i•t vinlento: 111debolimonlo m en ln lo non m ol lo nolt>vnlP. La mnloll'rt pre,..enla il decnr·;:o di llllll m e ni11~ite HClllll O Cl'ollti C:Il dt•l[;t liHc;f\ t) dOlJfl Cllfl\'f'!"~Ìlft
RIVISTA 1>1 MALATTIE VEl'P.lt EE E ORLl.A PELLE
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Nella sifilide go mto o~fl i l'alli il'l'i lativi e q u>' ll i par nlilici , secondo gli A .. !"ono di pfl t'i dominio, molto vAt·iabili ed interessano lo molilità, la ~ensibililil e lA intelll~enza colle piu svariate fo t·me. l si11tomi ed i l decor so nellt: gomtne cer ebrAl i !"Ì conrondono c:on qut>! li dei lu111ori C<'rc>\)J"a \i.
RIVISTA DI TERAPt:UTlCA K EEFI·: . -
L'azione fisiol ogica d el cloroformio. -
( T /te
Lancl; L, Apt·ile IX\11{). Non vi ha dubbio che ad onta dei mol li si utili f'u lli sin qui per !'ipi t>gare in qual m r,do i l c\ororo,·mio agif<ca sull' or ga· 11istno, vi sono 8ilt.:ora t nulli pu nti t..:l•e r icliiedouc · ulteriori dliucidazioni . Il dott. K Pefe espns"' gia nd 181!0 <11 Congr esso di RPr lin o l e au•• ci·iticl•e ella lCoi·ia dominan te sulla si11cope per t:lo r o foru1i o. Oi·a egli ba pubblic11to un suo lavoro col quale vu oi dimoslrHI'O t.:he lA mode veriric.:ttntesi nel prim o siHdio rl e ll'anes lesia, o come eg'li preferisce espt·imer si , nel pl:lriodo pr e-sopot·oso, ~~ gènr. t· almente ca u~at& da arresto dell a r.~ spi razio ne, mentl'e nello ~tadio più tard i ,.o si verifica per sincope car·diaca. Qtll ·~ le v ed ute, ro111e è ch ini'O, sono i n oppo~izi o ne con !luelle romun emenle at.:Ct:ltate, ~eCO!lt i O le quali l a sin c<Jp~ cardiaca a vvert·eb!Je mol l o pl'esto, me11lì'e l' At· r esto dd la J'e;;pir azione sa t·ebbe dovuto all'accumulo rlel ci OI'Ofurmi o nella Cot'i'elite sangui ~ n a, e qu indi avvei·n-bbe i n un pel'iodo n vanZ<•lo dell'anes tesia c lo t·ofonnicH. Egli pensa cht> lA morte ddl'ar~estP;: i a ordinal'ia pt'•JVenga ùoll'azione d ... ! c loro f'o t·mto ;;opra le ultime diramazioni net·vose ter mi nanti nei polinoni e sopr·a i cen lt·i rn!ll ol lal'i, auztchè da un'azione dit·dta su;..di or gani stessi respiralo l'i i e Cll't.:lllalo J•ii, o sopt·a le lor" fiiJr e tnu;;colari. l suoi espe rimenti. egli d •c ... lo htH t ll•l tn .lol~o a cred~> re ~h~ te pn1·alisi c~rdi~tche llegli animali i ti ft: ri ori av vcn l;ono St:lllpr e nel peI'todo fliJsl-snpor uso.
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RIVISTA DI TEH.APEOTICA
PeccftlO l'ile non abbia ruhhlielllO ni· i delle;.!li, né i I'ICOI·ùi fotogr11fì c i dei o;uoi t•·acci.,lil Col cl• ·~ vien m ol t•) dim:nuilo il
vAlore della ~ 11a l t>OI'ill in confl'<•n tn di 'l " rlln degli altri aulol'i, che :;un n fHTi va l i t• c:olwlul"iOI1 i co n trA rie·. e• l hAnno consel·vatn e mo;;:tratn i n ~n-<l~~nn .1,.111' loro irlt>e e<:Cul'ale mem01'te d<•llt• pPOpl'i•• t·icen.:lltL l nl'utli biso;r,,u ro nv•lni re C"he nello ;:;Ialo p1·e::c11le della cont roversin avrebbe m ollo piit vnlore 1111 l&voi'O ~pel'imen lAlt•, ehe un ra gi•lllfllllento AjH·iot·islico su ll e altrui conclll~ioni. L e vedute del dull. K~e t'e sono ;;:enza duhbio m0lto imporhwli e nuove, mR ltann" hi:::o~ tto di el"snr cn11f'orlllte òHIIe JH'Ove !"peril1tenlali e da lle fuln~rnfle dei !..!'t'afìci r•e <:piral ot·i e ci r colalol'ii . c. 1: Tnr,•j ~l.\:'-1:".- Della. ta.nnalblna.. -
( \1 iinc!t . m.o•rl .
~l'of'hen
schri{t, N. 18, 18:17) . L'uulortj conl'<!l'tna l'm'.ion e I'IIVOI'evoh! giit da molli !'Ìçono· scw 111 de Ila 1a11n• d bi n a nei ca tani i" les ti nal i. È rll'!..!'IIO di 1101a che que:;l~ sostan~.a fu provat» eflicar.e ttnr"ile nellu dial'l'ee cu lanali dei bntnbin•, 11011 (•sclu f'i i lnllanli; e, i 11 fJUf's l i casi l'au tn t'fl, clnpo aY~t· :;oau an i ni~trnto il cn lomelono, rlu 0,1-0.5 ~r. cl i tanna l h i rtf•, seco11do l'el~'!. Si polé con si Ala l'è c be l'azione fu uelln matrAiOI' pAt'lf\ dei <:tlsi più rapida e più "'icut·a che C'JII('ItA deglt altri 1nedi"nmeuli, coutpre~o il bt l"ntuto, e che n.. n l"i prtHIUs"e lltbi akuna nziC'ne a•·ces;:oi'ÌA dannosa. E. T. I SA AC 0TT.-
L'azione fl•lologloa. dell'e•tratto 41 tlrol4e.
- (.\1e,[ical lmll, nel. 1 ~!)7, e The month1,1; C'ttclopaPrlin, J<1n. 1 8~18\ . L'est,.allo di l it·oade ll bba~!'u la pr essiflne s111tgutgna e, pt:lt' conseguenza, i bollili car .linri. Quest'ultimo fatt0 segue alla l"ezio11e dei vn!.!lti . o qnartdn le lorn lt'rntinnzioni periferiche sono par·tthzt.Att~ dnll'att·opinn. È probabile che il rn ~.l i comen lo ~~~d..;ca n el lo sl•>sso ltlodo sul cuo1·e. La poh·et•e di tiroide, quuntlo ,·. ifiiJ'iegflla ipOJl'rlniCtHuente, produce a11che un aurnelllti di Lempel':tlur a: e qnllldi 1111 agf'nle picrn!..!'eno. L 'azione comple~sa di della sostanza cJintM·lrli che dovrt·rno anclRt' moll•J cauti nel snmm:ni8lrilrlu Ai cardiopalici .
E. T.
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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE
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La medlolna legale pslohtatrloa nel trlbunall mllltarl. - (ArchiPio t/i psichiatria, scien.~e penali ed anlr OfJOiogia c r iminale . ras. t. IR98) .
FRtGeRLO. -
L'A. accenna fl tre pt·ncel<si falli davRnti a lt·ìhunali mi:ttari, in cui il ~iu.l izio del pet·ito le:.rals venne fa\'OI'evolmenle accoll o dai !-'iud tci mili ta r·i. 111 UIL O ll'allavasi di reato di fu t·tn, com messo rip etul11mellle da un soldato a danno del ~wop1·io tenente, del 'l uole et·a altenden te, c·J anc he dt'i suoi camerali . Le upp•1rlune i11dAgrni falle :sul pAssato dell'accusulo, noncltc Lt·a i parl3nli prossimi, perrnisel'O dt conclu•lel'e che si trattava di una ma nif·~ s la ziOII ~ i!:'L111 liva, legatA a brevità mentale del soggello; Cfll':.'sli perci<• doveva esset·e ri tenuln soln parzia l mf-11le l·es pou;:;abile del L'ea lo. N el !l<'cO:Ido pr·lìces;:;o trattova;:;i d i g r .t ve i nsu hor,Ji nnzio ne con vie di fallo e l'accui<nlo ;:;im ultwa la razziA. Ricoverato i n os;;;et·vazione nel manic•ornio, ru mf-'ssa in chiaro la simu!llzione. ma venne altre;:;i ri cono•ciulo ch<J si aveva ll che fare con 1111 .;:.emi-imbecille e fJuindi irl'e>=pr)nsulu le. Nea terzo processo et·a anche in eampo la ~ra ve insuburdinazioue in urt ;:;o ldatn, che, g iudicsto epi l•' llic., al r ef-!"l!ilnenlo, er a stato inviAto in o;oservAzinne Al manicouli o. L 'esame somatico e psich1co, la •1unlid iA11a osservazione, p1·utt·atta pel' molti mesi, J.let·mi"-·~ •·'> di esclud •~ re nel suggello qualsillsi fot·ma di nevrosi; sicché venue C'OndnnnAlo. L'A. m entre fa rilevare la opportunità di solloporre lti re· clute a spec1ali inòa~ini t·et rospetlive, per evitare Appuuto che i casi d'imbecillità e di allre forme frenastenic he degenet·ative diano poi materia a nu rn ... a·osi peocessi , conclude col dir·e che la diffìdenzH verso la psichiatria VA s.;ompar·endo ùai tr.bunali m ilitari e che una gL'!IIU do"e r!i buon senso e di equilit prevah1 nP.i giu •lrci militnri. Questi si affiùano all'onesta dei per ili, il che put' troppo non spmpl'tl nccade, secondo l'A., ne1 tribunali amministrali r.loi giudici togali. C!].
RI\'ISTA ~l H:C\I(:A ~: S[R\1IllU )lfUICO M I UTAR~ Sr .. HzA, tem•nle colnnuello 111edico. - Note sulle plù importe.ntl istituzioni ae.nitarie mmte.ri dl Varsavla, Mosca e Pletroburgo.
Ontl
CLA unto
r Js,.e,la/i mi/ilari. - TfllllO 111 \'ut':<nvia quanlu in ~Iosca ed in PiPli'Obun!O !!h uflkittli ed i 1111JilHI'Ì SOIIO CUl'8lÌ nei r 1~pullivi MJ'eÙAII ruilitar·i capad, qul-'llo di Var;;avia di Jll::to ll'lti, qru•l lo di il·1osea di 1000 e rp1t>l lo dr Pielrvuurgo dr 150{1 IHLli. Riparlt inrernali cd eslici. - O~nuno dt> i tr·e ospedali po:-<su••k- r iparti !'pe•·iul i pet· la cura d,.._ , di 81nllla1Ali in in,·erno e in e•tnle. l ri !'~u·Li d' inv.·rn o funzillllnno ilall'olto!Jr·e n l mA~;,;io irll'lu'-'ivi; qut•lli d'estall' dal giuJr!lo a tutto selle"' bre. Rr ,.ar t i i Il Ol' rnfJ.I i . - Nel rer·itoo lo in \'urna le i ma la ti sono Clll'uli in granJi t'nhbricut i a pi ù j'illni col sislt'ma a coniJuio cen trai ... o lflter~:~l<>. Se pel' l'nuull'lllO di gun1'11if! o11e P di rispclli\'i malati B nece!'sarro fllllplrare ~li ospedali , >'Ì prec::ce~lie per le nuo,·e co:-ll•m.ioni d tipo a padi1-'lt011e, pt•r lo pru 1-1d un 811 ! pinno, con li m•:<t1·•• a !'i;-.cOnlro, 111 moJo CII l' e":<e r s ppt·est>rHino la tut!t.<'t dt>l nuuh•l'fl doi lelli. Nurnet'll>;t padr!!linrri "onoo i'lnli Pl'etli i n VHr:::uvia. i pil't import<~rili dei qu111i SIJIIO IJ'II'IIi pe1· la cut·s delle rnalattlt! infPll tve, per· i rifm;i , per· ltl nH.I iatlre net'\'O"e, p,..r l'suHnirtislra· zione, pc,. ltt fi-t rtnH cia, pt• r la sala aualomica, per la lovandct·ltt, pa1· i l lsbu ralMIO di clrirnit'a e biltlt'riologiu applicate alt'igiena e pet· 111 cttir·urgil:l. Cinque ;.uuo i padigli••ni cllir u r~rci titspu,.Li ,;t~ Ila :-le'-'>'8 li n t'A. d i fr·o n te all'un Liro o::: pedale a Jllll l'ltllli e l n cot~veriiPnle dislnuza 1'1 ·a ln r·o. Quattro di •ruesti padi:.dr(IIIÌ servono per la cura d•·i molati ed uno per le uptll'uz intd . lr1 c·iA ..cllnO tlt c;;.-i <':-<i~tCIIIO due Htle con l! i ll'lll CI<I" CUIIO, COli l~ tin o.: stre I'Ì:<pl'lll\'81f1Cill.tl 8 t'iS('Onl r v, con r o rl'i tloro d i .;;epHrazrone e con i r e la t i vi lncn li sccc;:;:o1·i, il \'e slrhnlo e l t~ loggia.
IUVJSTA DI TE.C:\lCA E SF.H\'lZIO ME!Ht;O liiL!TAKE
5.J 5
L' ospedale d'invern o in !.'rl o:;..:a è a più pian i t.:on otli tne sale di oecesso, co:-;litu ilo da tre gt·andt corpi di ra.IJbrtca linea ri a conveniente dist11nzu fra loro, l'uno dietro l'allt'O , con gr ande corridoio l ulet•al t:>, bt:l ne illutni nalt>, rt,:caldalo e pr ovvis to ùi l llllllCI·o,;i lavulot·ilti. Questi C:t>ITitl oi sono col"i spaziosi da pok •· >'61'\'ir-e utilllle111e ui 111alali couvalescellti, •tua.li luogo di l'it •·nvo f" di pll!"."f'~gio. Le ;;a.le, du fl-W lelli, hanno rio:p..ttivamen lt\ 2-i- rine,..Lre. f).~perl ale militare .\'icola.~ in Pit.t robur!/O. I n 'JUr>slo o;;petlale ( l) il fa!JbJ"icato pr·•ndp<tlf' ha u·e pia11i oltre i sot terran ei ed ha la fo rm a della leltel'à Il t:on corridoio centrale. A nche CJUi il cOIT idoio ~~ ~ rHIH.it', be11e illu 111i nato, ven11 11\LO, riscaklalo e jJrrwvi::::ttl di pa"imPIItO di legno ver niciato i11 b 1f111Cu . .\ Ile dut\ e::lrr·mitù ùe ll'ed ilkio si Lro vano ri l<pelti Vflll tente due «:osu·uzioni iu IIIUI'fltlll'a a du ... piani, pet· i 1118!.!·azzmi, per le scud··•·•e e per- gl i allo)!~i tlt'l medico C•lpo e tlegl' im piel-{ali. Da un Ialo d t> l corp•J lll'lllcipnle del fabb ricalo si l t•o,·a un'al li'!' costruzione i n lllllralur·a a tr e piani c ..lltenen l e la r.. r·mflc ia e ::l i alloggi deg l'i m pie :,tal i. Dall'tl llro la to i" una co~lruzi nnr. idrn lica r«'r lt~ !'a la Sllillomira con anneS!'fl gl tincciaia . Nel me1.zo dcdla (:01·te est;:;te un fuhlwicat.o put·e in mu•·tllul·a ad un piano ov•• si prepara Il kras, ed un<~ piccola costr-uzione in mul'lllur·a C"n ntenentl;l un l'or no per bruciare le i 1111110ndezze. Dall'altr-o luto d·•lla vi11 Ya1·n!'la \\' ;;i LrovnniJ un n ba•·acca per In cu!'a delle rnuln llie in fr•Ui ve, una co;:;lruzion~ in mur a tura a tlue pinni e 'lllultt·o costruzioni in l egno ove allog~onann i soldati ùt:lll'o><p,...dale, gli iufer mier·i e ;;li ell1evi int'err.nieri. Dal ho~to dulia "Ì8 di Kostr·oma, pnr alleiA alla via Ji Yarn,.lnw ef<i;;te un l'« bhrtC11lo in mur11lut'.t a t l'e piani cn n an11es;:;o ~iat·diun pe1· la CUI'A d•·lle maiAlli•~ menta li. Sistema di cogL ru.:.ionc rlell'os,,erlttle . - L'edificio prln C.ip>~le u l1'e pian i ò in mut·atura cn11 co •·r·idt>ÌII cent•·al·~ ; d fubbricalo della sezione dPIIe mHlattie mentali è un p11diglinne in mu•·atura con corridoi ; i l rahbl'i•·alo dell e mAinllie coll tag t•>'"e è in mu1·uLura, tlll un piano, con ~.:OITidoio. Uit,rt r-Li rl'e.~tate.- Ad ogni ospe.l;de () ann<>ssa u11a g r onde e>'tell~ione di ter·re11 o, ovH sono d•spn;:;l,, numerose h•wacd1e
(l) VI'• h l'er maggior i flettagli la 1•11hl d 1cazl01•e; /uslilttliollS ,Jii!diwles de
SI. Pele•·sbou•·q, t 897.
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RIVISTA DI T EC NI CA E SERV IZIO MEDICO MILITARE
d i l e~ no e molle lenò·~ . In general e i ma la ti pi(l ~-[ra vi !'On o eu l'il ti nelle bat·accl•e p~rnHmP n li, i !Jiù l eg-!!f!ri solto le nde.
L e haracc·he di le!!IIO lwnno, per lo più, dm• sale per 16 o piu lelli ciascuna co1 1 fì11est r e a r•;;;c<~ lltro, talor11 ron ventilat ori Celltl'llli. CU li I Ocl;lli pei Sel' \'iZi fiCC'6S:'O!'l e •p1alclle volla cnn ;;q llerranei i n mu t·flln rA cn '11 6 nel l 'o:::pedale SemenowAi exa iJd t'O\\' ..-ki in P1eLrnburgn 11), 111 cui ;;;<1nr> posti calrwit'e ri pel t·i~cn ldamento cenlrtde. per la ventilazione e per la br w lal111'8 dei 1natet'Ì<t li di r·i tìuto. Te•1rle. - Le nMtnl'lli tende rus<:e pet· lllSiuti !'nno a dop pia c·opPr tu r·a con un cOtnl~tlol o cPnLrRi e ;;;ol'<ten uto dll relAtiva asta, e roi 'luall t·o An;.tnli Hrrol•nadal.i. La ;;;upel'licie interna t'o rma nello !>l.. >; EO l etn po un~;~ paretC' inl't!riOI'C later ale la 'lll81l' è rird'ot•zata dn un'a ;,pe>nd ice di panno bt·uno o di r.. ltt•o (:! l. La 1-'I!Ùa contiene Ili mai Hii su letti dH Mpedull o ;;;u r ep:olnmenta1·i barelle e-i hn dnlla p ~:t rle opposta all'in· gresso un J'ICCnlo ;;pazin !> u 'd1vi;;o i n due pa1·Li; pe1· la segg e lla l'una, per l' i nfermi er e l'altra. In vir•inanza dtllla parte piu elev» la c.l•'lla I"'IHin o ~ic:Lo•1o ne llA snrerfi cie inte1'r1a 4AJ.w rtur e •JUilclrdntei'P, cii ... l'<e i' Vf)IIO peJ• la VPntiiAzione e rhe possono esc:ere chiu se ed Aperte m ediAnte npposito mece1:1· n1:::1no. A nrhA il IHw,.;Olllli P. di lmppA P. ri cnveJ·Ilto in P.:::lAlA i11 g l'SII pat·Le sollo piccole lenii ~~ . A Varsa via e l a Piet1·oburgo le te11de P bat•ac.:I IP. 110 11 sono moll o rli-"lall li dHÌ fahbt•iceli in llllll'atura per· l» cura iBveJ'naJ ,~ , a M osca invece J'o;;;pedul<> di eMaLe è m• Jlto lontano •la qttPIIo d' invemu ed é situ<1to ;;;opt·a un lll'OII de colle ho,;chivo ci 11lo da muro. l\··1 peri odo estivo i !Jt'Anrll f'Ahhricali in muralura dedi O<p•••lali sono a•·rel'lti, ùic:i nl'eLt<rti rd iJubiatH:Ilti. con g rande he11elìdo d o::~ li arnmolal1. che vi ><A t'A IIIIO di r1uO\'fl r·i co verati. Pareti degli ospedali in nwratn ra. - Que:>te pF!J'Cti per l'ulleaa di ciJ·,·A dne 111Cl1·i, e lniOI'A unclw loc'l' lulla la lot•o al tcaa, so11n ,·urni cinte ad olio e del tult.rJ lisrie e pra111'. Nei J'Ì JIOI'li di mala 1Lie infettive e di eh irurgaa la ver·uice Hd ol1o si e;;;t.,nde pure alle !'r·al e ed ai lot·;.dr acce:::«nt·i ed di colo1·e biR ncc,. l'rtoimertli. - Nt'i nuov i r•nrl 1 ~honi prcriornirJa il priVimento 8 l ei'I'A7.ZO ocJ A IOHLIOnelle di CCIIIelllO ; I'J'e' JIIèllli ~o no i paViiiiCil li di legno, r rJUnli lt'0\'81181 pure ne~l i Antir•hi fabbt·icAti e nello baJ•acche di estat e.
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Il ) MYR OACZ . fl ei$Urlllll tl'llll(/111 fiiU 1/IISSiancl, l S9i. (~ l M\'IIDAC7.,
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RIVISTA D I TEC~ICA E SERVIZIO MED I CO MILITARE
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Rìsc,tfdamenlo. - P el rir<ralda menlo servono gr·ond i stufe che lrovAriSi per lo più fra le ptti'eti tli òue sltlnze, per ò nelle grand• r<la nz~ ve ne posso1w esseJ·e due e 1'\ll&llr o. Ventila~ìone. Ne1 nuovi padiglio11i t'sistono particolari ventiiALoi·i po~ll in fu11zi u t16 ùHI fuoco, cile ser\'e pu r·e per brucit11'e i ll1Aterinli ur<ati per me licHziont'. L e1ti dettli amnvtlati. - L o scileleu·o è ùi f'e r·r o con pareti l ater oli has!'e, co11 ill par·te do>lla le~la ria l zal<:~ e (jucllfl dei piedi ubbassll ta, e cn n due o lr,_. tavnle per so!':.teF:"nO. O~otll i \ello é provvi o; to di due sottili pagliericci, il superi or e tlei quali, poi mAlati gr·avi . ;.. sostituito da mt~ le ra;.:z,), di due guanciali, due lenwola e dr una roper·ta di lana. Ogyetti 11er· ammalali. - F r·a d•u• lelli ;;i t r nva un lar go tavoli11ello da rrou ... su cui sono dut• scllt\elle con copP. r chio d\ stagno : .tue g r andi bicchieri di stagno. Sntl<• ogni letlo sonfl un pnio di pfi11LOfl31e e vicino al letto in luogo adalto una sputacclrie•·a dt f'er·ro b•an(;O conlunente acr1ua di calce. Brryni , la oaior ìni e latrine. - Ogn i ri par·to i· fo r nito di (:amer e d11 bagno e di loculi p,..r lavm·si. Le lat1·ine sono N'r lo 1 iù d PI .sistema water -cto ~et irrglesc, ecl11lcn nn con caduta au toma tret• d';)t!•J UA. Saf,• d'uperazìun c. - Og11 i o>:peclaiH è provvisto di !=<Aie di openozio11e •·il'J>Orlo le n t i a t1111 i i mooll:'rn i JW••~r·Pssi rlella scien zA .- coi r· elativi lor·nli Acce-.svri p... r· l e fascialtn·e e p,_.r In >'lt'rilizzazinne ùr~l mAltWi:J ie di medicazione e degl' i:;;trum en ti. Riparti per la psichiat ria e le malattie del sistema ner<'oso. - A i tre J::I'811di ospedllli di Vnrsuvia, M os<·a e Pi,.. l r·oburgo sonn annel:'si r iparti speçiali Jlt'l' la cura dt>l le malattie m en tal i e delle malattie n c t·vt~sr. separati dai fabbri cali prinCi pa l i . I n questi •·iparli spetial i l1•ovasi qotanto ocCOI'I'l' per la cura dei ri!'pPttivi maiali in Ar monia coi moclet·ni pr ogTrssi d ella psiclti atl'ia e della rtt! vrC1Inc:ia. L aboratori. - Ogm ~r·Hnd e oc:pedale pos;:;i.,de un completo l abo•·atorio di chimica e b!illeriologia uppli.::ate all'igi•· rH' . i l quale non !'<r,Jo serve per tulle le ricer d oe occnJTeuti all'n"peda le od alla guar·11igionL•, ma Anclte pe r r i•·er c he speciali e per· cor si pr·atici d(•i m<'di<'i. An che i llt-hotomi e lcsurq·edPI Ia M i se1·icor J•a r icevo110 là pal'l i cnlari isll"ltzi oni. In I!Uerra ad ou:n i cor po ri'MrnAla è annesso un Jnbol'atorio mobile cl rimi cn-hRLkriolngi<::o !•er· lutti'! le rice•·clte clte possono occo rrc r·e. T ali laborAto r·i mobil i scliJO posti i n uso anche
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1<1\"ISTA DI T EC :\I C A E SEIIVIZ!O ME DI CO lll LI"I'AH E
in lt'l liJI" d i pAf'P I'Pl' aoiP;,:-nat•· r ic€'r clu:! in casi d1 epideltlio od in ltl! •!-'ili nwno civilizzati. l n. ' r rm erie rl i r·,rpo. - L e in l't!r·rnel'ie cii corpo. ollr·e le stil e Jl•' l' lA cura dei rnAitlli 1"/!l!èl'i, hRr1110 locA li arrel'\sor i Ol'cor r·et1li pel' il 11ecc::::::ar·io ~P r\'ÌZI <J. E::;:-;e cnr-r-i~po11dono i n 1-!ran di:-,.iwa perle sia per l'o rdinanwnto. sia l'er· la cura tlei malati, alle rJO!':lre i nf•· J·merie. La l•tJr rt for i JWr la pr' 'f!ara;ir,np di mtrlitinali tOnlfJre.~xi, dr-l materiflle r/t1 medira:.rone e d , ftl'ist r umenli chi ru.r!Jiei. Quc"li lfi'Andr le~bo r11 l o r i tro,·an;:r in Pielrobur:-ro in g nwdi lncl'!li ,.:ef>O I'ali pron-i!'li di rua ccll ine e.t i;:trum enli r·elalrvi. l \' ari rned1 c iua li <"lte r •l r1!'l'rYan;:i in pni Yer·e pe r lw1 .!...'0 l ellll "l, com e r 11ha rbllro. rnnr fina <'CC. sono COI11Jli'8S:< I iu dLlSÌ coJ 1\'!'Jdeuli e r itl•olli 11 1 LAvolt>ll<' (ta'•loirl~<). Ogn i moc~;hintt r:e pu··~ l'!'C,\!tlii'C :10,01)0 al giorn o. A nelle il Llie ;:i p1·rsta l.l!'ne a lAit• 11lllnipolnzi~>ne . Jfotcr i11ir? r/rt n H·di NI.òtOt!e . - I n gTHnde fAhi.Jricalo a due t•ÌH11l c' pn>'lo il I ~< IHl 1 '8lnrJO ron tu tte le macc hine e gl i appa1'<'•·•·111 "'~':" s~lll'i p~t· la pr eptn·nzione del mal<! r ia le antisC' Llico ed u~··ltJ• ·n. l.li O"'~C'1· vn >: i fl g r nrlo a ,!.!;l'ado tutto il p t·oce.,~o Jll't' r i IUITe l' oq.:nnli 11n , la flfllll'lli:l ed li colo ne dull o !!lnlo :;:t·ea.n a t1 1H ler iu l<' d1 111t oli•;nzwlle asett1 <·o t'd n 1ilisellico, c he co1 11 e oli l lHI!'I r11110 l P I' I C.~' I' •· h e ""~"!:!'~'ile nel la boro tot·io ba lt~ r iolo..:ko ·lt·l \:Oilli l nto di ~Hntlù m 1li l 11 1'•', co rri~po nde a lul le Je ('f<Ì;.!<'ll 7.•' dPI Jfl >'<.:Ìt' 11Zil. I l IAhqrHl ol·i• t é dirl'llo ,Ja u11 medi~;o CAPO c> da un m edico !'OllO- CHJ>O; i 111Pdi•·i fltldl'lli rim.:< 11J!PI10 nei I(ICil Ji relativi per ltJ cH'l' Ui !!101'1HI ed i11VÌ!!il8110 ~111 lllAiei'ÌAic> e:o••gllilo da Cii'Ca l :!!'1 Ofi<' I'Uie. Ff/1,/rr i ea d 'isl !'l< mr:n fr chi r llr!ti ci. -
In Piclr o burgo e~ ish
put·e una lfi'AIIde f~:~IJ I11·ka d'i:"li'Ul1tenti chi 1·u r·gici per l'esel'cil•l r l'arr11nl n lAnln rw r· il ~P I'\' i z io m e.lit.:o com P peP quello Vl'l>'l'ina ri ". E~::: a dlf·etta da un lt1ed tr o CAf•O e da 1111 cOI<tnnPilo d'u1·ti!!lieriu. La M"'el' '· n~i pure lulto il pt·oees><o di la vnru zione dal fet' r o grezzo n Ila ni l\elalut'n degli i"'lnuneuli chiru:,:ici, col lll Ji rc~a lA costr uzione ùeg-lr aslurci in ebanite. Ci l'i:::t rnm en li ,. gl i l'lf>Jlni'BCf'lii nonlfl"'<'iano nullo a dP:::iderm'e co tue dillw~ ll'llllo i prPilti olunti ! n Vlll'1e espo!;ÌZ10ni all'eslcJ·n. p,, ,·ò . come hen fl o~~.. Pva 11 m 1o amico dntto r :\lyPdAr: z, g li i -<l1'11111enti s les:::i 1111n hAnno fqr ;::,e fjUPI ' 11 !e,!!~ere/.7.8. rpu~lla dt>IÌ!'Olezza ed Pl e ~A 11Zfl di ul ll'i s imili r!ellc fahlwkhe borgh es1 ùi \' ie11118, Pari !.!i ,, L ollllru.
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RIVI STA D I TEC="ll' A t: SEitV'IZ I O ~I EDICO ~ll f.ITA KE
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Con cl li ~io n i. - A ne:! l •~ in n IIHi'ÌH ti ~er vizi0 !"ani l Al'iO ha fnlto consitlt•r c• voli pt'0!:1'8•"i in q tt e!':li tt ltir11 i 11nn1, ta11Lo d<t poter ;:mr eg!!iare. in alcun<' par·ti, cni prii!CII'FIIi t'-.:er cr tt di Eur opa. Le g rand i te11de r·tt s~e. spe1!i11l i . t· htl ~er· ,·ono per· i r iparti di e~ ta t e ll ('!!lr o>;peolal i , ecl iu al•·uni l'o':!/!IIUt' nli per· l'altien.\am ~'>ntn in ('!;[111C in lCrl't"tti 11tt ttec:si nii P. CA~errne, po~rehbero r iu!'cire utili nurl 1e fr·n 11ni, !':e pO!':!':edt•:->:irno e mnter·in li e ca serm e con lPl'l'en i ndalli oli lor o dipend" ltZO. I n tal mndo ~i evitc r·~-:bbe l'Accumulo dt'~li uomini i11 e!=<lHie aRo:ai più ~t~nlro., Lo e 1'enf' i bi le c !te i n in ve m ,) e l" i po lr Pltbur'tt !le r·cn r P, imbiaflcu r e e disi nfettare gl t oRpe.ltdi e ll:l C'8 Se rt ne. M a l' D<''(llislo n lA fa hbriC8ZÌ<l116 di '[U<'JIO ~ I'HIId i letiolt• l'l'Sa i CMlOse, 8 Ol iO a vviSO. non sa1·ebbl"t'n nlt uahili nù linrt n7.i n r ·iame~tle nè militar · mente, poicltò per le esi;.!" ll7.~' n u•Jvf' dP III'I tn ll ica in ~ u <' rl'll non solo la Ger·rn ania 11 011 l 1n Atlnllaln lP. pi~;t·ole tende rla campo, mfl la I'ra ~t cin ;;[p;;;;a vi l tfl l'ill ttncinlo. A nclte o ZnrE:knè- St'•lo vidi il f! I'< H I lP cw npo cl' esllille !"ti ridPnle col li na se m ici l'cola r·r. in <' llt i mili tnri "t'n tto ri covera ti s0llo g randi lendP. Pd i n tPndc· HII 8 10~:!It~ o in hfl r ACC'ite di IP!!no e..ano Accolli nell'nspt>dnle mth lfl t'•-·, pn;;;to n tli"la nza ol i :J-i ch i lc,nl•' lr·i cit·ca dal campo, ~li arnr11 nlnri , C'h<' dA qtt<'!:'L<l pi'IJ· v en i V8110 . Ott imn i slil uzjr,ne P, li m io fl \'Vi:"t), l(ll•·lla ol t-> i lnboratol'i rt·a Lici negl i o>;pedali nlili1Hri e rwlt'i-<pP tltt r Alo di ~ at tilù n 1il itar e, pnicltè il §:! iu tl izio d i'Ile 11 rttorili1 r. •lal i vP è cot n[tl<' t o l-'e, occor-rentln, può esser e con l'er maln da ri cer· clte sciPnliOclte i ncli pendenli Fra noi si o l lenp-ono r·isttl ta ti ann lo~lt t dAi gAbin etti di battet·iologia e dai labo..ato r i di ch imica degl i opedali mil itari dell a farma cia ce nt rale m ilitare e della scu f1 1 t-~ di a pplicazione di sa ni tà m ililar·e. A nche l" ispellornlo •li !<Anita mi l itnr·e ha un pr•opt·io l.abornlor io d i c hin1ica. Alla fabbri cnziorw del anal er iale anl i !=<E' llico e dei mPdicinali pr o vvede presl"O 110i la far rnncia Ct'nlr·Aie mili ta r e. A l la fa b l.)l'ica zi ~tn e degli isll•urn errti c hirurl[tCi , fo r·>'e in >:è uliiP, non è e pensa r e pet· le p-l'Alidi spese d' irn pi11 n1o e di manutenzione della fu hbr ica sle!=<!':O . Da ulti mo ~" da notar e clte in alcune caser·me ru sc:c l e In· trine M no pro v vi;: te di special i venlilalOI'i , animai i dAt ruoco, quando nnn é possibil<' c, t lenPr e la lnvo lura rl t esse c-on l'ncqua. Il sis ~e mA rasso mi ~-fli a a quello in u<;o anrhe l'ra no11 p<'l' nttenere 1 tAvoli anaton tr<·i inotlor' i , ma è a;;sai r oc: tnso.
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RIVISTA 01 TECNICA E St·.RVIZIO )!EUI CO liJLITARE
A:-~GEt. lh: LARRA CEREzo.- Gll o1peda.U mllltari dell'l•ola
dl Cuba e speolalmente l 'ospedale AlfoDIO XIII dell 'Avana durante la guerra oontro gl' Insorti. - Comunicazione falla n l l X C<lltJ?resi'o internazionale d'igiene e dr dPmof,!ralia, Madr·id 18!-IX .
Cr·e lia11W inL,t·essante r ias!;unw r e brcYemenlr la m em oria del dolL Ue Larm Ce•·ezo, fti~l medico capo del l'O-.:pedale A lfon~o XII I a CubR, dalla quRie l'ilenlsi (jnanla l>ia stata l'ope r·osi là del cor·po 8811Ìla ri" spa~nuolu durante In campo~ na contr·o 111i iMorti e cnme e;:so abbia ben Illerilato dPIIa pati'Ùl n ell'eser cizio della ~ua mis,i<)lle umanitaria. D»lll'l memot·ia in parola r i"tdln illfttll i prnv>tto qu tt li ,;:acrifid s1 l>ieno impPl'l i, ~1. crunli fali<..lte li!'i~'lt..J e m0rali siPno andali incontro i rnedic.;i militHI'i sp11:,rn11oli. quando"' rwn!'i ('Ile sopr·fl un \'a >'tO tenilorio, ltH1Lano più di 1'>00 l t'g-lic dalla madre Jt8Lria, 11 el qnale trovavusi appena Il n ece;;sa r·i o pc:r un'arrnata d t l i,OOO u omini circa. si son o radunati in nn anno cirro 200,000 uon11ni dei quali ·li~gru:tiatnrnente il 50 p. '100 cade"ano RtnHtAiali d1opo ci>~i'<'UII8 spedizione <11ln fine del Pt'lll10 o d<•l seronrln mese dal loro sbarco. N ell'i!'OlA d1 Cubo, fH·ima della guAl'ra, non e;.i~Lf'va no che g h O!"pedali di A vana, di Snntiago, tli San la Clara e di Puerl.o PrmcipP- e nove infernwri~ t·e.a-::r•m cntali. ~el mat·zo t: aprile 1805 fumno in. piantat i, fra ospeda li ed infel'mel'ie. 3 ll:oghi di eu1'8. ne l mllggio l, nPl giugnn 8, nel luglio -\., nell'ag..s to 2, nel seLletnbre k nell'ottobre t, n el novembr·e 1; n el dice1nbro 2. A l t1·i ospedali ed inf~: rme1·ie furono impionlali durante l'Anno J8!l6. e l !llli'i ancor·a IIPI 189ì, nel rp tal c a11110 S<JIO si a•unenlamno IR,:lH letlr. In totale, il tlllmei'O dei letti che al principio dell' i••surrezione era di 2500, 6 sl»lo poll'lato nel l" grnna io delrnnntl corren t" a -l-5.GK5. !11 tulli 'IU•'"Li stnbliint enti sa11ilai·i l'OliO stati cu r·ati dur·anle lo inliero Dltno I8!Jt:i, nel 1° !"~ t nestre del !K97 e nei dieci ultimi mesi dt•l n:;n:,, qun~i un m~"zzo mihro ne di nmrnalali. Di quo•sli an11nnlnli 1200 mtortrnno nel 1~95 . IOA10 nel 1896 e 36fJI nel primo ;:en t ~s tre del 18Hi'. u11 lotal•' cioi• di 17,501. Fra le cou!'e che 11101ivarono l'e11trAta deg-li amma la li nrg-li o~pedali, fìg1t rn al,hondanleutènlt• la febbre g-ialla con 85,2f>0 entrati e II.:H7 llliWti. l f,..rili cu rali riPgli ospedali furono in numero 1li 11 ,!!0~. di cui I!l~!'l nel 18!)\ 7170 nel I K!Ifi, 2-H~ nel 18fl7, con :lft1 morti.
Rl VISTA DI TECN ICA E S&RVIZIO MIW ICO MIL!TAilE
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Facendo il bilo.ncio dl:'i mor ti sul t:A111po di battaglia durante tutta la campagna e dei dect>::;si neg li O~'['t")dali in !;'eguilo » lllalatli<\ e a ret·iLe, ri sultA chu li110 Hlme::;e di A[)!'ile dcll't.f ''''v scorso, si ebbero 22,MI7 dece,.si. l ca ~i d' infezione mala rica l'urono 19,552 per il St!Co lltiO semestt·e del h \!)(j e per il pt·imo seme-tre tll·l 1897 cr1n :W!J decessi tt el rt·i mo pet·iodo e :J06 nel .seco11do. Dura11Lll il tnenzionato pr i tn•) peri o lo si ebber·o pure :H93 ammalati di disse11 terin con :l5l der·es" i e 1528 Sta1· malati ùi l'ebbre tiroide cou :3i)(j decessi, tiul'ante i l secondo 4200 ammalati di dissent••ria cc"' l(H deces,.i, e 137} arllma· lati di J'ebbt·e lifoirie COl! 210 decec;;.i. In ([lllllllO alla l ll bf:'l'· rolosi, si ebbPt·o 180 mor i i dal lu ~lio al dicem br e 11{!-!6 e IIH dal g1-1nnain al g iugno Jl)!Jì. Dall'esnme di que.,le ci fre ri!':tilla evid en t·~ quale iragenle spt!:;a abbiH dovu to ;>U!"lenere lo St••lo di fronte a più eli novi:\ mi lioni di ,:!iot•nalc d'o ~pedul i ta e Hlla nece:;;>i là di pa·ovvedere i l tll l•terial o necessa l'in JWr la cu ra di tale immenso numei'O di <.~mmalALi. Enot·•ni in falli l'III'OIIO g li invii rli nu1dicamenli pe1' pnr-te della rn adi'P. ('Alr1 a, oltre di elle una gl'an IJUantilà di nggelli furono ftcqtuslAli ;!lt uni sul contimHtte ameri cuno ed in EuropA ed nltt·i furono inviali direttamente dal Pat-cn cenlrul e di ~ a nil à militat·P. di Madt' id. l:lasti il d1re cltn l'urorao sped iti 11,887 chilog t'nmmi d i sali tl i c hininn, o :J,~OO cltilogt'8111tni di ;;olf!Hn •l i soda,80, 100 chi logrammi rli ipoclurito di ca lce, 4500 chilog rammi di so l· tonil1'8IO di bismuto, 400 chi log1·antrni di,.ppio, 51 chilngt·a mmi di !'!a li di mn l'lìll9, ecc. Le amhulanze di sanilli tn i li lnr P s tabilite~ poco t(,.po il principio della campH ~-! 118 di&d<·l r o ottimi l'i;;ultali ; cnn :10 carri circa. di cui 1:3 dd !<istema L olmt·r mod di •;a ~n . in un ~ol mese la >=ezione dell' A vAna tt·n.;;pnrtò 3855 lltdiviLiui du r ante il l-('inrttO e l fì't8 rlurAnte lo uutt.... An che i lrn ><p• H'li pet· mm·o f'urouo og;zelto di special i <'ttl'e per pA r te degl i i!';ptHlnri di sani tù dell'iMla di Cubu e del Mi11i<slro del la ~~~~r-ra org Anizzn ndo uno speciAle se,·vizio di na v i-ospl'd ale forui ti di Lutti i mezzi di c ura e di~p osli in modo da po lel' con l enel'e ognuno :~oo amtnalati al tninirno Una !'.peciale m enzi(ln e ~J l'tllta dett·o,.pedal.-: mi11lare Alfon!'o XIII dell'Avana, il piu im portante dPil'i,..ola per il g1·8tld<~ movimento di ammalali c lte ha av uto nello spazio di due an~ti. Il piano ùell'o~ped ale ol"cupa l 'area di quasi un m~zzo chtlornetl'o quadrAto ; si compon e di 100 fabbricali di òive1·"a g rand ezza , e ri>:ponde piena mente a tutte le mod ern o esi-
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HIVJSì',\ DI TEI:::\ I CA E S ERVIZIO MED ICO MILI T ARE
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delr i ..!te·•e P- d·'ll"a'-'":J«tPIIZil a!?li HtlllnRiati. I n due anni Yt ~i c:u r nr'I)IJ(J RI),I JIIO nmrnRlali e l'i i"t prfllicat·or•o c i1•r•A u11lle ope1·azi•>ni: \'t enll'll l'<'l10 tiJI10 nmmal ,~t t di ft!hb•·e g-iall11, 2000 autmHlati di nlln: for·rn•· info·lli,·e, :)(JtJ() f••rili e 10110 Rtnrnalall d1 !olll'e afl',·zion i chir nr;..riclte. Fnl le OfWI'HZmni J'l'a ti c11 l e nei fel'ili, lP più mJmer·n::;,• I'Ui'OnO le !"e pie..;l r nlomi··, poi. in nr . di11e dPcr PSN'nle le estra zioni di pr niPilili, le r ,.::;pziolli ,J,..ll.., o..;;;A lun!!h <>, il r'A!<rhiHin~nl<l di Lr8 111i l i li~tnl 0"Ì , le amputtlzioni, 1... r e«ezio11i. l t> c r<~uiol .. llltt', le fu·L•' I'io tnm ie, le lt>galur·e rJeJio• IJ I'leJ·i o• 8C~. 1.8 lflOI'[>llill:l fil di 2~. Alluelmenle il JWI'.SOIIIlle Jllo •oli<:ll IIIÌiiLa J'C è compo:o<to di : l i-"pt' lt<H'e merlico di se ··o1ulll rlas>e, dt 7 snlto-i::<pPllOI'i di prima e Hì di !òecondA cla.-:s"; t:l() maj!!!io,r i lrletlici, 21i0 ::;uballerni, SU " piu ILWolici r·ivili cnme AU>'iliMi. Il cO Ppo ;::nuilal·in IIR n,·u to 111nl le pPrdit-- du r Ante la :,rtu• r·ra: più d t :)fl ~on0 rn nl'li specialmente p~ r febbre :.!ial!a, 4 uccisi >'Ili r·aHIJ'" oli bnllugl1<t. l.'i ll lo•i·•'~"nnte r .·lazione li'J'nlinA c·0n un voln di plaus,., aiJ'oper HI.O de l C()rp o Sf11JÌII11'10 tnil llll i'o', r icnro!Hndo che ben~~ m~>tli . :i l'uro110 i'r' I'Ìli in c· .. mbatlin renl •l , e tl1 fJU""'ti 4 tn01'irron", e ulenzir)Jls ru lone in mnt!o SfH:ICIO ie rlue . che rner-itllron::;i lA decorazio:te dell'(lr·.line ol i S11n Fc·rd innnoln per atti di ei'OI!'Ino. Fu SPguito Hlh.. r eiH;;i .. cw :-leS!'H 1!1111 :-erie di carlP, di pinr11 e di !il'ilfìCi SJWciAJi, (' (>In'' il piHJJ() l<lJ'O!.(TflfÌCO dE>ll'A\'AIHl r•ni suni slllbilil ltPrtli sa nt111 ri, pt~r·e~:cldr· carl e i11dicanL1 la Jislrihuzionc topograficn delle pir'1 itn p,rlanti mal attie e•l alfeLioni chil'un:iciH', parecclli ~I'Afìct i rt dl('flllli la m orb id ilà e la mnrtalitil nei clhei'Si CIII'pi, i J·ifo rlll nti 1 tunrli, <'CC.
RLVI STA D 'IG IE NE La biololetta e il ouore. - (Brit 1s!t .\ieri. Jorr rn .. aprite l ti~IS) . N P!IP ullit•le le,·e frl.'lncesi ~ono slaLi r·ifo1·mnti per· iper'lr nfìa ed ai LI'C InH!nttir cn r oliache moltt g io,·nni cltt' aveYann appassioitfllanwnle crdlivato lo spurt ciclistico. Di qur>"lO f11llo sontt r i11msti mll urnlme ntc it •• pr •'Sì"IOliHii i i'rnfHni, 11u1 l'uomo dell'ar•le non J'Uò. n.. n d··,·e olisc"nnsc~re 7li ell'etri per·niciol!>Ì
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RIVISTA D IG !Eè\E
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cile l'ahus•1 della biciclella IJlli> r>:ercitartl sul cuo1·e, e se una sorpre>:a dt'Ve pro\'are, •(uella de,·e e>:se1•e certam ente 1li non verle 1·l i 1unlto più fl't'CfU "'rtli di •(uel che :10n siano, o almeno di quello che non appsu·i>:ca no. l danni più co1nuni SCHIO la palpitnziune e la dilatazi•1ne ca 1'ùiaca Recenlemt•nle una >:ip:ittll'll cnnYalescenlf\ d'inlluenza, alla quale era sl<ttn com;i~linto 1111 po' di vita in campagna, pensò di occnpa1·e il ~un ternp•1 facendo ui•)rnalm~>nle una cinquanlillfl di rni:.dia in bidclella. In breve lP si !"vilup:·ò la palpi· taziun e d1 cuot•e ,..d lll lti le oggi, dopo \1 rn e!'i cl1e non va più in biciclelta, ad OJrni più lieve emozione o 18lica, il ;;un polso r aggilmJre le UO pulsazioni al minul o . È poi da tenPrsi prec:enle che tali rlanni si pr oducono l'd aumentAno con ra cililà. per cl1i'> gli elfelli che la biC'icldlA ha l'Ili cuot·e non sono in r elazione cnlla I'H li ~a della mPmbra, che e:;senclo pieco l iB ~ imH, 11011 ser·ve all'Allo di l'Peno n di IH'verlltuenlo, e t'(J-'<i la riilatazionr. cardiaca, elle in pr·incipio è tempOI'Hnea, si r enolù adag-io adag-io per111anenle. l nsiemP nlla rlilal'\zi<Hie di'Ile cnvilà ca rdia che l'li l'l\'iluppa ndla ma[!gior pni·le dei casi untt iperli'OiìA d•·lle par eli nwscolllri e ~i !'lllbili;;ce in tal modo 1111 compenl'o, il fJUal e non fa llf'PAI'ire agl i occhi dei profani, sincllè riman ga i ttlll ter·ato, le vere co ndizioni del CC 'l t l'O ci 1·colntur io. Ma ()U· ··~le nnn possor.o sru~gire Agli occhi ùl\1 medico. ed é rosi che nelle l eve frl'u1ce~i !'Ono stati rii'ormnti molti ~io v•ìlli cidi~li che dal p11hblieo p!'OfAno e1•ano t·ilenuLi pr1· sa•! i . Erl infatti ne avevano le appor••nze. Ma tl llenti a che il compenso non si t•ompa ! A vveni menlo questo fH' J biciclisli che pns!'ono Avere gii1 in co1·so rrlll-tlche malallia car.J1aca di cui non soSpP.ltano l'esistenza: a v\·er timPIIlO per· colOl'O ehe ~i vogliono dedicar·e alla bir ic tellA, il ('ui U!'O '\ una ginna,olica sana e p1·otìcua, me n l l't' l'a bus o può e:>"P r e f1111 Le d1 moli i mal a n n i t1·a 1 quali p1·incipalmenl e le malallie di cu(ll'•'. c.,/'.
Il pane integrale. -
(Ri t•ista di recenti
J>Ubvl ica .~ioni) .
Nella continua vicenda tlt>lln lollll per l a vita, dw òalln g uerra fra le nazioni é !!cesll 11lln lnlla delle C'lassi soc ia l i, assistiamo ora a1l un'aiL1·a lotta flrl 81'llli corte;,i fr a gli scien· zi1:1Li moderni, pe1• un ilnpol'lanle elemento Jella vita '(Ua l'é il ~All e I'(UOiidi>tllO.
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RIVI ~TA n' I GIE~E
Alcuni ~o!'<l•• n gnno rlw il pAne inlE>gJ·nlt:! dt>bba P.Ssere aliJllenln coogt·,ao all'unii In, re r che l'uOIIIO pe1· secoli si é nul1·i o del fJ·unJ<' nlo co 11l8 lo ha ll'ovatu i n nalut·», prima c he le maci ne e gli slacci In r ii!Uef>i"SI·J'o in poi ve1·e e l o privas:>et·o do:! lA sua sroria. Ma s•· r·illl oaa lin rno »Jie orig1ni del ~e II P t·e UIIIA no, Lt·ovra rn n che l' UOIIJ•I ~>i ò n ulrilo nn c he •Ji gh iancl!', donde l'in vocazione del poeta IIH.Hilo\·ano: LiiJtr el rrllllll Ceres, veslro si 11111l1Pr e lcllus Clrrw•liam pingui gl mr<lPIII 11111/a vil arista, P ocrtlllf/Ue im·o tl s Adaeloia mfswil •wis ...
E st• scendiamo più J!i u nella storia dt>ll 'umani U:•, trovianto un r egr••sso dal la pinguP- Hl'ista di lhnn~ nlo Rl l'or zo, del quale l"i null·i "ano gl i or dl>a1·ii asspr·viti dai J'!llllani. M o dA quelle r emol1• epoclw, ulla nMIJ·a di catal'l'i gast1·i•!i e di neurasteni e, il vPnl!'ÌColo ùiiJa iiO è rinm>:to illlmutaLo? o non hA subito t•·asl'tH'II IazionJ? o no n si 1\ a(;comodato ai prog r·e:-:si dt>lle. Jnt~ •·inP , de!fli ~tH cci, de' lievrtr, de' forni ? Ed nra si pui• irnpunementP. ~npp riJ r !Pre uno d1 (juesLi nrd igni o sosli tuirl o ai d l rnd r i Des~Iolle A v•.·rlyk ? :'-! ell o studio con1 pa1·slivo >~l qmde •Jllesto nuovo pane a s isle1na Anti"f'ÌI'e é >'tato assog':.!:eltato, il pane del nosli'o sol t! a ln /:> r isultato i uconl esl.a hrl m t> n Le migli•Jr e. M a sicCI'lllle non vi è nuova in d n~tria nr·l nosLJ·o pt~ese, buona o caltrva, ch e uon cerci Ji pl·OLI'zirJ ne e snJe1·cio nell' eserci to, siccome nnn è illl ~> t'nb Ab il e che, dopo k pro ve infeiici del sitos , qualcuno non l enti la pro"a del pane A uti;;.pi r e come a li m ento alel n o~>Lro sold<1 l O, nnn c redo inutil e raccogli er·e in qu!"~to gi01'nale tu tto ' Jllello ciH' in I talia è ~>la to sc1·itto r-::ull' in tpOI'· tante ar·g-ornenlo, affine di pon·e i medid wiliLB!'i in g ra do di va lulMe con la mflg'!!ior cogn i:d• u1e possibile la portata del problema chi~ potrebbe un g iomo e!'\se1· posto l or o dinarni. Pri!no Ad aft'r ontaJ' la questi on e l• stato il pror. Celli, il CJUnle 1wl f'n scic.c, Jo W gennaio dE'Ila S uora Ancologìa, dopo Ave r de,:;r•·rll •l i Cfl r utlel'i fì::ir i del pHi le Anlispire. e ri corolì1 t'' l'uda!!io del crJJnpianto prt) f. i\'i ol ... r:chotl " rla l e ai· polli l<l crusca pe•·c he e•' la ritla r arlll'l in t11ntu carn e ed uo vA • pr ncedc oll'anoli~ i ch i 1nica COil rnHrntiva dPI pane Antispir·e fr~llo cln tre g ior JJi, d'un J•a r1e •·ll><Hiili;:O ord ina •·i·), e del pane u••l nu" tro f'll idllt• •. Li!llilundo llli pe1· ,,.a al ronfro11lo dtll pane A ntispir e con
RIVISTA o'IGIEXE
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quello che !>i di.,ll'ibuisce nll'f'::<e•rdto, t·ilevo le segue11li cifre esprimen ti la compn.. izione ce11l .. >:i1nale tle' due pa11i . Per 100 parti di !:'OSianzn scu r l'l: Pau e AnLi.spi fi' Pane tJ,• I soldalo U 11 1iditù p. IOU. 37,n ·ll3.09 l ,R4Ceneri . :3."5 13,:1 1 SostAnze azotale IU:l GrAsso . O,ti ~ 1' l l Acidita in a. liuti co 2, IO 0,63 Cell ulosa 2 .liil 0,60 ~I ls , .·l·> iH-,2 1 A m id o . !Junque il pane Anl i ..;pi1·e contie11t\ !JI'I'!<s'a poco la >:tes!'a quanlitil di sostanze azolnte del pane rnilitare, co11 tiene minOJ"A quantitA d'amido, ma:.rgior quantità d'acqua, di sali e ùi grassi, sostanze queste ul time cile si d~::vnno consi-l er·are come una ~o lli'flzionP. AIle ~oslanze J'na l m .. ntè alit11en lar·i i n rappol'lo al peso del pAIH'; e•l in ' tal ra~o, per un minot· pr·ezzo, non si du lt1 ste>:sa •(llflntità d'alimento, ma s: da una maggior quanlita d'acf(un, di Sltli, d'aciJ1 e di g•·a~;;i. C()sta tnl•no Il pane Anti spil'", ma nutr·e lll Pno. Segue nello !<Indio del pane in lc'/<l'ale !l pr of. Png-liaui,( l) elle cominciu dnl descriver·e il uwtodo tl i macinazÌt)JJe del ;rt·Hnn, pel quale m elo•IO non é piit, secondo lui, r ico11o~c i hile la cruscA nella pasta p r~pa1·a ta perché le lamelle della cru;;c:a sono pr og1·essivamen le dai ci lindl'i sfaldate. ~taccale l'una dall'altra. ::<oJ·te che subisce anche J'aleu1·one ed il pe ri;:pel'lna del gt·ano. Ma :;faldate o 110, qu este lamelle lucci cnnti, si o;:set·van o ad occhio nudo su t utta la superfici~ d('l pane collo, ed anche nell' interno. A questa completa disg1·eg:n.ione dnl per ka r pio, dell'oleu· ron e c d~! ll 'amido del fi'Uillenlo, il pr of. Pag ìia11i attribuisce la m tlSsima dig~r·ibilila del pane integrale, pen:hé i succhi gastrici mercé questa disgregazione pMsono invader·e lutt o il pane, e penf'lt•ando fra le lamelle della cru;;ca e della memb1·ana ateuronica, pos~ono :·icavar·ne lutti i malel'iAii ulih. Non è la stessa l'opinione di altr·i scrittori ~~~ I'JUeslo punto di lì!'liologia, come in ~cguito vedt·emo. (l) lA P<~nlllcazl one intrgrale col ;i~tema Anli spirc (Des::ofTt• o Avedykl 11i· rer.-le e microbiologiche tl•'l pror. 1.. Pagli3ni. diretlorP dcl l'l•lituto d· igiPne rlella n. univcr,.;itil di Torino, e olort. C. Mazza, a'si>tcnte ~ Anali~i chimiche tlel pror. P. Gia~osa. Torino, ·;tal). Fr;ltelli Pozzo, {898.
55 li Il prof. Pc~glia;li ri poda !tel suo lavot·o il t·i<:n llfllo Jeii 'Anali><i chitnica cnmpu a·al h• a fra il parw bianco cornu ne, il pane i nlt~g r·al~ di Berli110 e di Hnma,ed il l'une del !'Oidalo. t·isul· lato alqunndo ùivt> a·;;o da qut>llo ottenuto dal pa·of. Celli, forse per ch0 i dne esC~ minalori non si !'<•no f • O ~lt n.-lle iùenticlte condizio rai. A J ogni tlludo oc~:o le cift·e dell' a11ali~i del pr•Jfcsson• Giacosa t"s;Joste dfll Pflgli<~t ti, l'i;.ntAI'd o al pntw A n· ti~pire ed ili pnne ol<· l !'Oidalr) :
P a ne del soldato .
10.2 Pane integrale ùi Ronaa :l5,UO
Azoto
Carhoitlr~li
1,15 1.~.s
51> ,R!) Gl ,-H
Gras~i
S3li
o ,.
' f.)
L,a 1
O,'tfl
1,52
[)a qnesl·annh~i il pnne intPgrAie t·isultea·eblle più ASdulh> del pane rn diltH'8, ra su llt>rPbhe piit ricco m azoto, come nella anali !"i de l Celli, 0 non so pe rch i• anche pilt t·icc" di car·boirlrali. ~fu i l pr··.r·. PAgliani nr\11 :,:i è limitato all'allali!=: Ì ciiÌillica. ha ese)!ualo H n eire e><perienze fìsio ologiclte coan pat·ali v1' fra il pane biarwo cnm• 1n ~, il pane del soiJnlo ed il pane mlegral••, nutmuclo sueccssi ,·amen lP. di ' JUCdle t a·e IJ ua lità di pane per· 8f.jU8JJIÌ g i0r11i , e di anre SO!"l811Zr' al ilnen lMi C01l18 Cl'll'l16, lati!•, alcuni ope1·ai. e vnlulando la rpwnlilil di nwtn 1h-ll'llli· ll tl'ltlazioue e dell'elilllin,.zilllte. Il bilancio rla lui olle1auto t'! espa·essr) nelle ;;eguenli cifre: ~ulr•• ta
P un•~
drl snl.lato .
P11ue integr·HI~
l'>l'il;J ··on l<e re~c ic con l'orina
l :l.5 1
2,5!1
J.} ·).)
3 ~·j • ' l.
, -~
!l ,GH 12,87
Da que.~la LaiJello Pt tH; r~e chiaro clte la 'luantila ma g~i(ll·e di azoto che d pane intr~•·ale contie ne i n paragone <iel pane del ><llldalo, ert1c~ssa pct·IA ~ia delle feccie, q1Jindi non 8"' sor·biln. e che la conclu~i rme d t> l pro f. Pag liani ·• l'efiello uli le del pane integrale il ><upPt<or e Il. I'JUelln del pane dd soldato •• l'esta mollo irtfirm n la. E pilt infìr·111ala 8JIJ'8l'f' ancora Jalln pubblicnzione del prof. Set·afì ni t l). rtll~;~ qunle riannndo il lettore pee lulte QUelle cr·iticlle ch e il prnr. Sct·afì ni Ila c J·eduto drH"8 1' fare al lavo•·o del prof. Pag-liani , li!,lilollliOini a l'i leva l'e l"Oilanlo f'JUPSLO:
e
(Il Pmr A. SsnMr~a. 1111orno allè puhhlh'a1.ioni del pmr. L. P.1;.d iani Sulla p11>ti{lrfl;,io~tr iiiii•!Jrllle (t)( $i.< lflll « .4 ntisplr~>.
l'adora. ld~S.
557 che siccom e il p1·ur. PngliRni ha nutrito i sogg.•lli delle sue e~pe ri E> n %:e co tt ~HPIIe, latte. vin o. e con le divt!r se qunli ta di pane, e sircome la pe1·dito rlell'alianento totale >!delle sangole soslanze. è 8\'\' t'IIUltl col pa11e Anla spi re ir~ tliRggio a· (IURnlil<l pel' la ,·i a del lP f'··cci '1 eli e per •1uella del le o r . ne, no n poleJad ..>: i que::;tn m ag~ioa·e pel'dilH i\ltribuia·o aiiR t'f'lluloo;A del pane, l A eu i com pO!=<IZione e o; p l'l•«'<a dal la l't ll'lllOIH Ca H ,n Os. si deve nlla·i lmil'l' all'alimP.nlazione l<llal<•, se non Al pnne Anli"pi1·e. Il rrof. S\}I'Afìni chiude il f;IJI) lavMo t:n l "'Og"llil llle brt:Hi'l di Ullfl co ttcl ts >: ione del l .elt ml'!llll su l pano Gelink, nlla fJuale ader•ia·ouo PIRJlgP e L •·bl11n, ch e cioé per quAnto pos~a c~SC J'e ~usto;::o un pn11e pt·~par·Rlo cnn fJ"uaue11lo nfln anacint)ln, os!=:O slai'a, r iguar.ln All 'a":-imila7.i•)l1•·, ;;ean pa·e al disotto di'l pe)!ginr r»•~<~ di tllllltll.iOIIl' . e si at:c.:.. ~Le rù llll)llo al pa11e di cJ·u schr•llo della Gel'mHnia del :'\o J•,J. ' Il Brazzola rla Bn l.l~ll fl, (l ) la«ciando dA parte· il pAnP. del solda to . ha \'Oiulo faa·e U' t e"per ame11l0 compo rttli\'O fl'a il pAlle com1111f' ed il pane Antispir·e, e per meltel'si al s icuro degli in !:n nni di individui 11•m mtor esc;ati olia l'icer ca ;],•Ila \'C ritfl, lo ha fnllo SU Rè ~ leSSO , aS"Oggella llrlO!=: Ì pr11118 ad un'alimentAzione rni!'lfl col pane comun ... di Bolngna, pui col p nn e A nliRpi a·~· . Pedvia annli.;i d1im i ·a delle due 'JliAiitfì di pn11e. est•!ruitn in formanlos; ,sp •ri aluP nle ai m "lodi !'<t · ~u ili da De GiAx a, Manfredi , M f•m tll o, S•' rA filli, Albeetn11i e :'-lo vi. IH 'JIIAl e Rnalisi conrlii!=:S!' a ri ..:ultHli press'a ptl..:n ide11tici a quelli olle11uli dai su1•rifer iti ~pe r·i mrn tatn 1·i, il Br<tzzola valul6 sn ;;t· stesso la diger ,hililclo l'as«i mi lnl>i li til dl'gli alinwnli.CRicolò gl' i ntr oiti g io rnalteri, le eli 111 inazioni ed i ;;i 11gt ,Ji bi l !i nei, Rpecial mon ld qu l'lli in azoto, e \' 81111·~ ftlle segul'lsti con ~l u «ion i: 1• ch e il pa11H contune di l:l n l o~n n 1'.on tic11 e una quanlilù di azoto m ag:.dMe ed una •JU O.nlilà d i 1\CfJilll min o1·e r hP- non il pali•' Anti;;pil'e, se si r ,tppot·lano 'fll e!'<l~ qua11l1tli al peso total e 1l cl pane; :2o eh ~ col pane Anli ~p it ·e P-gl i si è la'O\'HlO St' lll lli'C in un d eficit d'az<~to vnl'iablle da g.t·. 0,~) a 2 nelle 21- or e, InL'Il lt'e col P8 'te C!111lU11e mantenne sempro:} il prt)prin e'IUilibi'IO
e
fi s iol o ~i co.
(l) Il p,Jliclitti•·o, !89il.
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RIVISTA u ' IGIENE
:i• chr~ il pane Anli,:pit·e no n hu sul p11 1113 co rnur11~ di Bolo~"a 1:1lc•111
vanto;..:gio, anzi, tantn dal punt" dt ,·islo lil'iologir l cli P. i !!ienko r•d economico, il primo ,·. pPg~iot· ~. Appa re dunfJue dni la"or i de' no!'>lr i igieni.o:ti, m td:..rrado la clife•u t!t-1 pane A n l ii'!'ll't~ falla dA Pagl io ni e Giat·osll, che ~~ f'il1 8\'lllll tr·Opf•H f1•etra eli r·icJiiedere ai pr ogl'essi della rn t'ccnr• i..:n il rn e?.I.O di utilizzare q uunl ll rl i ' 'P. I'Htn t'nte nutrith·o t:O nliBII I~ il frumenlrJ rer· l'alil rl entazi0116 .lei I<!V01'11 l 0!'6, t> !'i ""ia voluto troppo pr·eslo abbando nar·e 1111 antico l"Ì><Lema di m0Jini, di btli'Hlli e di !' lac•·i !'>anzionaLo d<~ s~co la1 ·e 6"pt>r if'Jrza, allralli piu d•dlu p11 rvenza di una economia li n or nzrHI'ia, f:he da Il' utile che pole V!l ,.e11 i rne ali Il po pt~IAzi r •ne 1!: per por fin e o que~la rn ss.•gna di on:di;;i, di c~lc" li e di e;;perimenlr fisiolog-rci. ch iuderò con le pa r ole dt!ll'i llu;:Lr·e no!'li'O mRe;.tr o in !i!'inln:zia. i l p•·nf. A l bini, ( l ) ìl qua le non llll\nwlle eire si lr·a;.prH·Ii 11lle i'ar·ine e.l alle pa!'l;:: integr·Aii il si!'LPrna •lanalif'i in n!"O pPr· le cc• rni , per·clrc nelle pn!.'Ll' come nel pa•re l'az .. to no11 O!'fJI'i nre la cruanl iti\ di so>-l anza al buminoide o ltaccabilt! dai !'.UCdli di!!er·enli o quindi a;;;>; lln i l ahil~, 11111 espnrne lullo l'a1.1>IO co ntenu to nd g l'MIO, a~l" iJni l lll,ife
o no. Cnn!"eg-uenza di •J li•'Slo siste11111 d'anali ~i e cl'<"l"P"r·i euza fu il r i;:: ul tnlo oLLPnnto dnl pr·o f. Pn;:.:l rnnr, da l pr o f. t; iuco=-a e dal doLl 1\lnzza, eire cioè n ell 'al n ~t e nlazione col p~;~ne integ r·Aio numen lflvtl rH,Lrvolm Pnte l'azoto nellt> fercic, qu ~> ll o che a l l l·nveJ'Mtv;ll' iut eslin o l"onz'P!">;PI' digel'ito, menlr·e drrnin uiva f[twllo dcllr3 orin e, e che n••ll'urimenLilzione col pane del soldillO s' intr0ducevn azoto in meno, ma St' ne ernelle"a in meno con lP f~ crre ed 111 piu eon J,.. ori1w. 01·u, >' iccrll lle l'azotu nell e l't>t·cie r iiJ'! 'I'C>'entn S08lanza azotala no n dige r 110 è qtwllo d"·ll·· o•·i •w inv1~ce non pu(l e~~e re clr~:: so -<La nza digerilo assi mi lata (a l bu mi n a C'i r <.:ola n l e), dagli s l e;.si r·r;::ultali delle esperi e11ze tl••l pr of. Pa!!linru, il pr0f. Al birti •lt·sumc c il e, se il pane iulegTule od A11li!"pire puo p;::;.er e r·al!•·on rn11dato per l'economia della t,o rsa (p t'inripR!Irlt'llle per· ltl sempl icilù di pr epMazion"'), Il O: > è al ce t· to il lrp11 di pane che pi(l si presta pe1· l'economia anima/r. P ,I:>:ARA. ( l) COIISi(l~l'll:iO» i Sttl VIIIOI't llflll'ifii'O d~l JIIIJit Ìlllf!11'41e. :'io lll del fii'O· fM<orc G. :\t.urs•. B••ntltt·onto n••lla Il. acc;ul. tlellc >cit•n7.C lis. c 1n:11. •Il ;"iJ(Joti,
Fa-;c. 3•, m~ r z<~ 1 89~.
559
BIVISTA BIBLI OG HAFI CA I T.\I.O T o NT.\. -
Raggi dl Rontgen e loro prattohe ap-
pltoaztonl. - Ul r ko H rwpl i, r di lorP, Mi lann. -
Un \'O-
l ume con rn olk ill ustr·az.ioni. eleganL. lt>f!n l o, L. :!,50. L 'a 11lnr·P. che in par ecch ie cl in iche della G1'rmania e, ~p e ci~:~lme nle in qu el!~;~ cilinu·~ir.:a pel pr·of. A nl-!'ere r a Monaco di Ba,·i o:ra, ehbe Cil m po di st.uditr r·e i nuo vi rn ggi, l t~ n to da l lato scien ti fico chfl. dAI lato pr·atic•J, c i prese nta un lavoi'O or•igi· m)i·•' e di un inter·esse indisculihile ;;op r fllu llo n ell~;~ part e ch e riguarda le varie applicaz:ioni d··i ra7gi di Hiinlgen Alla Cliirur·g ia ed alla M t>.J ici na. All e e;;per ie11ze com!'iute ,}a ult ri. e da lui ri fe r ite, ng-)!iun:,::e os~e r vHzi•>rli pr·npr ie, illuslt'anrl o la rnaler·ia con r adiog r·alie ri p r O•tolLe ;occurAI.Auwr•lo. Il rtu ovo volume, ollrr Ad irrler es«ar·e i l pubb lico in 1!•' 116· r al e ~.; i 111e.lici irr particolar r', 11 011 tt tArr chPr'à nellfl pr•irrru pa r tP, cl 11" l rn LL1:1 dei r nggi IV• nl~e n pe r r·nppo rlo alln fìsi<;A, di solle vare d i c;cu ~8 ioni in i~pec· i e là dovP. il T onta en unciA i poltesi S U fl inlor·no ar nuo vi t'll:;!f.!Ì, •1111111 la teol'in r.t .. Llro~ lti mi ctt e l'nltra d e llo r ivelazio11e ft·a ~l i ell'elti clei l'IH.rgi di R i"o :~lgen e (juel l i della fu lminaziOni~. N è maucano noUzi e sullA l"lor·in d,.Jia mtov11 ~cope t·t11, su Ile a FPi rl'azioni i n ge nt'l'e, SII gli nppA r·ece h i p~' r la pr od uzion e dei r ag14i X , !iulle miglìori loro fa bbriche, sul l or o costo, sul modo di usarl i e uor·me per ntle 11Pr e !H rrti gliori r·ad io· g r·afì e. L 'au tor e m o~ Lr·a )Jie11a conoscenza di quAnto !' i è pubbli cnlo lino ad llggi sull'"' appli cazi~tn i dPIIn nuovo scopel'ln in Holia, in Germ arrin , iu Fr::urcia, in l nghiltel'r'a e c i por-ta l'ulli111 a pnr ola della scienzll . Non è •1uindi a dubitare clrn il pubblico accogliel'a <:0n ta. v0r·e (juesto nuovo M nnual e del la collezione Hoe pli, ch e tratta un ar~tomento di atlual ita e di gt'illlde interesse scien ti fi e<' e prnli co. l' ella Biblioteca T een ii'A H1wpl i I'S i:-:tt> altresì il l l'frlla lo del p r·of. Mu~an i, Luce e Rwft!i m;ntoe n , IH98 (L. 8 -). il qual e P 8rla det Raggi X tini p unto d1 vista della F isica spe r·ir .x ..JH' IIl tal e.
' 5GO
Ili V 1ST A. ll!I!LlOGl! A F i l.) A
P. bmHI.\CO, ten enl\' ro lonrH' ll P tnP.d ico. - Le operazioni plù frequenti nella. oblrurgla. dl guerra.. - Ricurrli d i anatumirt applicara e eli recn ica uperatioa.- ~ir~>nze, lipog r. COOJ>er al1V8, 1 ~\1~ -Un g r osso vn l. di p»~. ~80, m r1 L6~ tì!!. inler cnh1 Le nel testo. - L. 9 . Sn·ldi:<faro ndo ad un d e;.i !t-r io vh·nrnP.n le !'<Pnli lo, l'auto r e ha ora pubbli t·ato ir. qut•«Lo bel ,.,l lurn e i l co•·;;:o di lf'ZH) llÌ cl 1e e!!l i tiene ecHI t.Hnla lod e tllln sc UI)I!'I d '<lpfJlrcu zio ne . N oi r a..:c:;t•llrt\lldlalnu l' u pe 1'a del ··ulonnel lo l n1lwiaco uon sol tan to 11gli 1-111 1e\'Ì dclh1 Scuola di Firen ze. 1118 arl<'he a tuili . 111edif'1 mrliwr•, spe('itthlll'nle ai piu ~ro vau1. V i si trcl\'ano •r·A..:cnlle in poco volun1e, co n chiar·a e s·• mplic•• t•!<po;;:izione, Lulle le nozi11ni analo 111ir he e le n or n1e lt·cniche pt>l' gl i alti Ojwr·Miivi più fr·l:!•{uenli 11 ella pl'ul ica del rn edico rn illta•·e. L' A. t•hbc l'rn lt> lllO di fare 1111 la vnro t'i''>P 117.Ì8hllente pr·atico; qu1ncli è s lalt• m o lto ra r·co rwlla pa rte storica, d t• lli' !nn le e di p u•·a e rudizione, no n ,::enzH pe1·ò fnre p1·eceder e All' t:>:=:po!'<izion e dei varii OJ>Cl'RliYi, un br eve e>:arne cJ·i ti co cnn.pn 1'8l ivo, giu d irn nrloli più c he lutto Alln »ll'•'!.!IIA Mi hi--o;:•d d t>IIA chirut·flia di guel'ra . .\ vulo l'i gua rdo cil e il li br o è dt•!<l ini'IIO n on A studenti , mn a :ziova ni med1ci , ful'Oilf> ll'&lasci a l·~ alcu ne operazioni li'Oppo fa ~;i l r e t.•·n ppo c •Hn 11111. ln'-'Olllnla lo scopo do' l fihm é lutlo pru tko e lutto indi•·ir.znlo <ti lli!:;o~ni vl'r i dt• l medico u•ilit.HrP, ch e nq n sollant.o in ~upr·ra, ma anchr b••n spe!'<!'O iu pRce, non può uvo r ~ a tli"pusi zi on•• ~I'OS:<i e rnnn ero~<i volun1i, e cht'. pr>r la nPces:::i lù in cui ;::i trova di B\' Bl' ;::urti cienle C(lmpciP.nza in lutti i r ami dell'e-.cr·c iLio •nctl ic". cl··vc• pn~f,• r i•··~ i ll'al.toli cont.lutt.i osdu"i"lJlll\'l rte :::ulla c:co•· t.A d,.. i bi"fl).!lli dP.I pratico. E •rue;;:(o dell' f mhrineo ci p11re un rn o• lcllo olel :..::en Pr e.
Dot.t. PAN FILO P ANARA, colonnello medico.
_/
··,.;~· .. .
l l H et lt H . t.C)r•r
O.r R IDOLFO L!v l, CfljltlUIIO medico.
RIVISTA [JI ANATO)IIA E FIS IOLOGIA NOIWALE E PATOLOGICA .
Nestl. - Il rolume dello milza nelle iutossicazioni . • • . . . . Pag. 538 HIVIS'r A DELLE )IA.LATTtE VEN EREE E DELLA PELLE.
Te lssler e Roux. - Sa.gg io di diagnosj c!ifferenzial e tra sifilide arteriosa, rneningea e gommo;;u dt:ll'enceralo. . . . . . . . . . Pau. 5~0 RIVISTA DI 'TERAPEUTlCA.
Keefe. - L'azione tl$iotogica del cl cn•oformio. . . Treumann. - Della tannalbina . . • . . . . . Ott. - L'azione fisiol<'gica dell'e$tratto di tiroide .
Pag. 341 542
54!
Ili VISTA DI !!li~D I CINA LEGALE.
Frlgerlo. - La medicina legn le psichiatrica nei tribunali militari . . Pag. 543 RIV lST.-\. DI 'l'ECI\ ICA E SERVIZIO MEDICO Mll.l'l'ARE.
Sforza. - Note sulle più importanti istìtuzioni sauitarie mil itat·i di Varsa,·ia, Mosca e Pietroburgo . . • . . . . . . . . . . . Pag. 544 Oe Larra Cerezo. - Gli ospedali militari dell'isola d i Cuba e specialmente l'ospedale Al fonso Xlll dell"A vana durante la guerra contro gl'insorti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 550 Rl VISTA () 'I G I~~NE. La h:ciclètt.a e Il cuor~ .
Pag. 552
Il pane integrale . . ,
553 RIVISTA nJBLIOGRAFlCA.
Tonta. - Rag!Ci di R;itllgen e loro pratiche app licazioni. . . . . • Pag. 559 lmbrlaco. - le op~razioni p1u freq uenU nella ch irurgia •lì g uerra. 560
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra )
..
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Il Gior 11ale Medico del R.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese in rascicoll di 1 rogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e tlecorro dal t• gennaio. Il prez7.o rlell'abbonamento e Ilei fascicoli separati ~ il seguP.n te.
A IJbona-
1nento annuo
Rec;no d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi lleii'Onione po.stale (tariffa A) Id. id. id. id. BJ Altri paesi . . . . • . . . . .
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L.
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20-
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Un fascicolo
separato
t tO • 30 t 50
l 70
l.'abiJonarnento non disdetto prima del t• dicembre s'interu.le rinnovato per l'anno SIJCcessivo. l sigrwri abbonati militari in eiTettivita di servizio possono l>agare l'importo dell'ab. bonamento per me.zzo rl ei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate m ensili). Agli scrittori milit.~ri è !lato in massima un compenso in danaro. L.e spese per gli e~tralti e quel le per le tavole litografiche, rotograOehe, ece .• che accompagnassero le memorie, sono a ca rico degli autori. . . 1-~~~· . Gli estratti. costano L. 7 per ogni roglìo di stampa ( 16 pagine), o fraztone • . . . . . tOO escmptnr• d1 foglio, e per cmlo esemplan Il prezzo è eguale sin che si tratti rl1 · o r1i un numero minore. ) ma1110scrilti non si restituiscono.
l ..l l·: ...i
GIO RNALE ME UICO \
Anno XLV I
N. 6. - 30 Giugno t898
RO M A T lPOGRAJ!'IA ENniOO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
SO MMA R IO OELLI~
MATERIE CON TENUTE NEL PRESEN T E FASCI COLO
JIE IIIORIE
Randone. -
ORlGir.-41. 1 .
Il r~parlo chirulf!ico dell'o.<f)O<lale milìlarr pnncipale di
Milano dal gennaio J895 all'ollobre 1897 .
.
. .
. .
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. . . Pa{J. 561
Car bone. - Frattura commin ulìva ete i collo tlei fnmore e del pube per ferita d 'arma da fuoco . . . . . . . . . . . . . . De Falco. - Nuova teoria dell'ombra nella schia!'CO(lia . . . Gottardl. - Dacr•oartenite bi laterale, suhacu ta, reumath:a . . . . .
•
591
599 619
IU'WIIiiT.4 IH t.UOR !W .4LI IT.41.1.4 1'11 E IJ IEiiiTE RI.
HIVISTA MI':OI CA.
Agosllnl. - SuJ disturbi l~>ichic• c ~""" alter:\Zioni Ilei sistema nerI'O<o centra le per insonnia as,o lu t.1 . . . . . . . . . . . . Pag. 631 . . . . . . . 633 Massai . - Il crup latente . . . . . . . . . Antony e Ferrè. - Ricerche batter iologiche nella meningitc cerebro. ,,inalc . . . . . . . . . . . . . · · · · · · · · · • 634 Nola. - Gra\'t cr l'sipeln fn.:cinle con mau irest1"ioni Infettive intense, !;uari ta prontamente con 111iezloni •PO•iermichr 111 r.mo io . . . 636 637 Slawyk . - Un sinto1no pr~coce del mort.illu. . . . . . . . . . Bruschini o Coop. -Le stosse ritm iche •1•·1 cor (lll n~h ;onourismi dell'arco aort•~o . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 638 Cant~. - Il siero anti!liCterico n~lla polmonite e nel la tubercolosi • • 638 Cesari&·Damal. - hl nn nuovo metodo rli<lgnostico differenziale tra il baci ll o tlel t iro e•f 11 hacterium cf\li . . . . • . . . . . • 639 Cacclanlga. - Sulla flalOt:;cnc<Si della tachica rllia essenziale . . . . • 640 Hltzig. - Sulla pre&nr.a ~ >llll.< •mportanza della differenza pupillare noi carcinont:l dell',..sorago . . . . . . . . . . . . . . . • 64t Boccardl. - 0!!-Ser ••aziOJII onlorou agii espettorati dei tubercolosi . . ,. 441 Cr isafulli. - l meLllrii d• Fl,..chsig e di Bechterew nella cura della epilessia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64i Galllano. - Il cinto gastro-compressore contro il maJ di mare . • 643 Moscucci. - Frigo!erapia con le .Polverizzazioni di etere sull'addome per la cura de1 tumo n splenu:J da malaria . . . • . . . . . 644 Fantino - Contrihuto alto stndio dell'actinomicosl umana . . . . 644
Paul. - Stenosi pilorica e un nuo"o metorlo di ~:as tro-enteros tomla Pag. 64S Mori. - Surla occlusione sempl ice dell e rerile . . . . . . . . . 6~ Lauwers. - Re::ezione rtel pitor o e n<:lla meta t·orrispondente dolio ~lomaco. - Guarigione. . . . . . . . . . . . . . . . • 6~9 (P'r l a conlilluazìoiU' dtll'irulicf vedrui In pagina .~· dellll copertina).
MEMORIE
ORIGI N
ALI.
lL REPARTO CHIRURGfCO OE L J :O~ l'E D.HE
) JII.I T..\HE PR IXCJP.H E DI )J IL..\XO
llAI . GE.'\.'\AIO 1895 .\LL'OTTllllHE tS9i
Relazi one .onunarin del cnlon11 cll o m~oli,·o rlott Giontuni RQndone, g ia dlre ll•>re dd lo stes•o o> p•·dal~
I. D a ti statistic i.
Gli a m malati ammessi e curati n el reparto chirurgico dell'ospedale militare d i Mi lano dal gennaio 1895 all'ottobre 18U7 sommano a 2380; ai quali si debbono aggiungere altri 3'78 non militari, cioè, guardie d i finanza, di città e carcerarie, tanto da arrivare ai 2758. Le malaLtie e gli eRiti loro appaiono dal seguente quadro, ripartite, per brevi Là, in quattro gruppi: l " traumi; 2• infiammazioni ; 3• tubercolosi; 4• malattie vane. 36
DEl.!.' OSr•EO,\l.E MII.I1' Aitl' PRII\CJPAl.f': DJ MII.A:'\0
OlÌiJ
Da questo specc..:hio si desume, che sopra 2380 curati, ·esclusi i non militari, non compresi fino a poco tempo fa nel quad ro nosologico della statistica sani tar i a mod ello N. 8, N. 1735 poterono ritornare subito al corpo e prestaz-e servizio, dopo pochi g iorui d i riposo; 482 furono inviati in licenza di convalescenza mi.nore d i 3 mesi ; 50 in licenza oltre 3 mes1; 87 riformati ; 7 morirono ; 19 rimasero tuttora m cura. L e cause di morte vanno co3Ì ripartite : 1 per commozione viscerale, da calcio di cavallo "3ll'addome; l per esiti di peritonite fibrinosa, rappresentati da uumerosissime e solide aderenze delle anse intestinali; l per tubdrcolosi diffusa. consecutiva ad empiema ·d ella stessa natura; l per carie costale ed empiema secondario; l per sincope da embolo e); l per risi pola; 1 per ascesso cerebrale da otite mbdia suppurat.a.. Tra le cause d i riforma tengono il primo posto le -affezioni tubercolari, specialmente delle articolazioni e d elle ossa. Vengono in seguito i patereoci, compresi nel qna.dro delle malattie tra le infiammazioni della pelle e del tessuto celluh~re, per i loro esiti di necrosi d elle falangi e quindi di muti lazione delle dita; e d i di ffusione di gravi processi fiem monosi lungo le guaine tendinee. Tali esiti sono, iu generale, da attribuire al ritardo frapposto, presso le infer merie dei corpi, nel ricorrere alle pronte e profonde incisioni dei paterecci, per evitare lo strozzamento e quindi la. mortificazione d ei tessuti, e la d iffusione del processo infettivo.
564
•
\t R f.: P.~RTO CIJII!URGI CO
Limitato invece è stato il numero delle riforme per traumi, delle quali una sola in seguito a frattura esposta.. Le altre cause di riforma non dùnno luogo ad alcuna consideraz ione. Nella stessa proporzione, benchè in numero minore, hanno seguito le licenze di convalescenza da 6 mesi ad un anno. Le operazion i chirurgiche prat icate sommano a 493; alle quali, se si aggiungono 198 svuotamenti dell'inguine per adeniti veneree, veri e propri atti operativi, eseguiti la maggior parte sotto la narcosi cloroformica, sì ha che le operazioni chirurgiche fatte nell'ospedale mili tare di Mil ano in meno di tre anni sommano a 691 Stntli<tica dulie opernzioui.
A tlaccww re: t~ t'll-'t·in
t
111.
l l
femnt·al e nm .. rale Y!•na femot·a le .
A "'J'Illazion i : falangc>l'alflllgee e folango-metacarpee . d 1 1!a m ha . rli 8 \'8tn b t'l1CCiO
l '> 1 t
Uese:oioni: r1HlS(.;•· llare infer iore (br anca a;;cendenle) ici. {pOI'ZIOrte Ol'izzontalt) Ji gomito (pArzi t~le) . 1d. (lp La le) .
Z 1 1 3
C!'lremilà infer·i(lre cubito . ici. iu. radio . id. su per io r e . del calcagun. .
l 2 1 1
del bAcino (pMzial<:) . di costole per cal'ie . id. per empiema
t t)
'lO
A r iporta rsi
4~
565
DBLL OSI'F.DALF. MILITARE PRINC IPALE DI MI LA!\0
R iporto .
49
T rapantuioni: del cr anio pel' estrazione di scheggie info~sate . id. per asce;;so fJredu r·a l-e da olite media dell'a po fì~ i ma'-'loidt> per· cellulite mas toidea di ossa lunf!lie per osteo-mi cl ile acuta .
1
H5 '>
P anzion i ed incisioni articolari:
20
per i.lrar lo del ;:inoccllio . id. de l pi<'de . per· emarlr·o tll'l ginocchio id. del piede . id. della mano
3 5 4
Sinooiectomie
1
.A rl rolo mie:
all'aper to per tr·aullai, del gnm iln .
•l
per sinovil·; cr·o:1i..:a . del ginoccJaio
:.1
.A rlrectomie: del gi nocchio . del l'a l'li col az i•JnP. radi o-<'ar·pea
3 l.
Estirpazione di i.Jo r.~e m t~ cose: per processi suppur·ati o fungos.i der ginocchio . i l. id. id. drl pied~ per· i gron.a cr·orrico dd ginocchio.
.Sequestrotomie: peP necrosi della tibia . id id .
!)
l
3 4
del per one . dell'omt'rO .
Spaccalctret e rascltiamen to di as ce.ssi congesli;i -con scucch iaiamento o ri!Se:;ioni par:;inli di ossa: delle pareti l oraciche . della r egione trocnnler·ica. id. sopraclavicolar e del bacino dell'omer·o d el gom ito del calcagno . -operazioni var·ie per seni fi stolosi
A
riporlar.~i
3 ·t 1 2 1 l
13 156
56G
I L REPAllTO CII !IH1RO lt:O
Ripo r to 156 " Oper·azione deli'C>mpiema cnl metodo d i K iHer 10 I ncisionr lomba ri per a!'.CC~si pai'unerriti..:i . 2 La paratornia esterna per· asre:::si della fossa iliaca 4 per· peril•Htile tubercolar·e I d. !l I d. pe1· pPrilonite pur·nlenta saccljla da tintte ster clìi'acea. 1 I d. pt>r occlusio11r i11leslinale da uder·enze p e ritoneal i s::-guila du colo~tomta . t Operazinrti per la cnra r adieale di ernie ingu i 11ali col metodo Bassini. Oper·azioni pel' l u cur u di lislnle anali con incisionc semplice. Operazion i per· la cura d i li!>lole nnali con SpllcCAtu r·/1 e sutura . 1t Operazioni per la cura di fistole anali col IPrmocanler io . 3 Divulsione anale per ra J.!'Bdi. 2 E "porta zione di tumor·i emorroidari l? con!:'ecutiva •) sutu1'a della muro!:'a colli\ pelle . Operazioni di itlr·ocrle Ct•llu punlut·a e iniezione . Id. i ·l. colla sp a ~cHLura del Volkmann. 5 Id. di fìmo~i IO l ld. di fistolA ur·etrall! ltl . ipospadta l U retrotomie interne. l J. esl•·rne. 1 R esezione dell'epididimo per or chHe tuhereolare . 2 Semicastrazioni per or·ch ite tub ' rcol.:~re . 7 Id. pet· >'ll.rt'Oma . 1 I d. JWI' r·otlu1·a d··ltesli..:olo da ll'aumn E~porlnzi• • ne di tu mot·i ci slici . Id. di ci«li da echin o~'ocro d ~l fegato colla inci~ione in un tempo 1 Estil'PilZÌI'ne di ~htandole linfalichc del collo per t u IJe,·colosi gh inndola re . 28 Svuolamcnlo dell'in guine per tuber·colosi ghian79 dolar·e . A
riporta rsi
33~
D ci.L 0SPEDALE MILITARE PRI:\ CIPALE DI ~IILA:\ 0 1
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l?ipor to . 385 Svuolam ~n lo del ca vo 8!Wellar e per Lube rcolo~i gh itm dola1·e F• Svunla menlo dl•ll'i nJ!Uine pPr ad enite Vl' net't>a . 198 E~pot· tazi one d 1 I'~OS LMi
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di fibt·c• mR . di l'fllnda Eslt·aziuntl di !ll'vietl ile pr·evia •·adiogt·afiu Trac lre•JlomiH supe•·int·e p•·t· et10rna d•· lla glottide. OperAZi<J ni per e;::.i tt di Ulli!l de iiiCflt'nnl e T enorafi., . Nev rorllfìil del med iano . Hr,llut'u di anc hilosi dt'l g inocchio sollo la nnt·cosi ci<II'O fOI'Illi Ca Rottu rA di anchtlo:;i Jel gomito ;:o lln la narcosi ciol'c' l'o r·u, i ca . l 1n nt'SLt epi.J t> r mici n IlA Tlt ierscb .
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Enucleazio11e dt'l bulbu ocular e {l )
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L e operazion i ,·ennero praticate o dallo scrivente o, colla sna assistenza, dagli u fticiali med ici cho si sono seguiti nella direzione del rep<~.r to chirurgico: maggiori mecUci Guarueri e Fresa, capitano medico Callegari, tenente medico Fanchiotti; e per le adeniti veneree capitan i medici Bertozzi e P ressacco, tenenti medici Fanch iotti, Cimino e Gaggia. Prest11rono, per t urno, servizio di assistente quasi tutti gli ufficiali medici subalterni c0mandati rli servizio allo speciale; e riuscirono di un valissimo aiuto i volontari di un a nno laureati in medicina e chirurg ia. addetti al r eparto.
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IL HP.PAHTO CHIIlU!tG ICn
Lo scrivente :;i è specialmente occupato che, tanto negli atti operativi quanto nelle medicazioni successi ve,- si seguis:>e, prima di tutto, rigorosamente rasepsi. e, •1uando occorreYa, rantist<psi. Da priucipio tale pmtica r iuscì alquanto difficil9 per deficienza di mezzi e d i locale, ma in seguito, co nvenien temente riformata e arredata la sala di opera7. ione, e provvista l'attigua. sala di prt>para.zioue dei necessari apparecchi di sterili zzazioue dell' acq na . de l materiale d i m ed icatura, del ma teriale di :;utura , degli strumenti, noncbè di quelli neces::;ar i ad un'accurata toeletta dei chirurghi; la pratica dell'asepsi potè essere rispettata ne· suoi più minu ti dettagli , come lo pro,·auo g li esiti ottenuti. Negli atti operati,·i e'ieguiti su tessuti san i non s ì ricorse che 11l la sola a:;epsi. meJiante acqua sterillzzata. limitando le irrigazi oui d i soluzioni anti:>ettiche alla <:nte del eampo operatiYo e delle parti circostanti, prima di intraprendere l'operazione. Quale auesr.etieo per la uarc:osi g enerale si adoperò es.::lu::;iva::nente il cloroformio, pre via iniezione sottocutanea di un cent.ìgrammo di sale di morfina. tì i r iuor;;e però assai volentieri alla narcosi locale c;o lle soluzioni di cocaina, secondo il metodo della infi ltrar.ione d ello Svhleidt, con iniezioni ripetute anche dumute i n1.rii tempi dell'atto operutiYo. Non si oltrepassò mai la quantità massima di 5 ceut.igrammi di anestetico per operar-ione. Colla sempl ice anestesia. locale, ottenu ta. con ta.l mezzo, si praticarono, tra le al tre, varie operazioni d i curr. racl icale di ernia in quegli individui che vi si pre:>tarouo; e s i operarono tutti gli empiemi uol metodo dd lùi'5ter.
IL Osservazioni sopra le malattie e i casi più importanti.
l " TrtAUMI. Nelle conl,tsio,~i e rlistOJ·sioni w ·ticnla,·i, messo da parte ogn i altro metodo di cura, ap· plica.zione del freddo, ripercussivi, impacco al sublim ato, ecc., non si ri~orse che al massaggio, intrapreso al più presto dopo la lesioue, uuit;amente ai movimenti passivi ed attivi dell a g inn t ura. Il massaggio n on è mai stato con t roind icato dalla ·Contemporauea le3ioue delle ossa, malleoli pel piAde ed estremità iuf6 riore del r ad io par la mano, che cosi fre-quentemente complicauo le distor3ioni di queste due articolazi on i. Però, quando la frat~;u ra era aecertata, non si pArmetteva al paziente di camminare prima rlel· rs giorno; e nelle fratture dell'estremità inferiore de l r adio con notevole spostamento dei frammenti si immobilizzava l'artico lazione della mano, con un adatto apparecchio, in posizione d i forzata sn pioazione, pe l' circa 10 giorni, prima di ricorre re al massaggio e ai movimenti. Ma negli altri casi di distorsione del pi ede, .fino dal 2° gi orno si concedeva al paziente di camm i· nare senza alcuna fasciatura, col semplice a iuto d'un bastone; e in quelle delle mano, precedevano e seguivano subito l e sedute di massaggio movimenti a.tLiv i e passivi ripetuti di tutte le sue articolazioni. T ale pratica è stata rigorosamente seguita in 55 distorsioni, parte del piede e parte d ella mano, senza distinzi.one di casi, giunte in primo tempo all'ospedale, vergini di ogni altro tratt~m ento; e la durata media
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Jl. IH: I' AHT O C lli i!UHG I I.:O
della cu(a non oltrej•assò i 13 giorni, seguita sempr& da bnona e st<tbile gnarigione t l ). .\ 'elle COJt{asion.i e d!slo1·sioni ol'licolm ·i unite a ema1·-
f,·o o a ic[,·oe;,tM'[)·osi, copiose a l punto da presentare il
segno della tiutliuazioue. prima d i intraprendere il massaggio, colla. p110tura o coll a in ~..: ision e si s vuota,·a il li•[uirlo raucolw n ell"arti colazione, faoendoYi segui re, all'occorrenza., la la vat ura con la soluzione fen ica s teril izz<tta ttl 2 '/,"o· È sor preud~nte quanto resti co:si. abbreviato il processo d i guarigione, di tntto il tempo cioè r ichiesto per l'a;;sorbimento dei liqu idi stranu:n.ti , quando p ure questo n esca cowpleto. I n parecch i dei ca3i ùi J istorsione del gi nocchio, in cui lo st ra,·aso di sangue e di si uovia era abbondan t.issi m o e t.al e cl a i m p('dire qualsiasi m o vi mento del g inocchio, permanentemente teuuto in po:;izione d i semiflessione, ri esci possiuill'. dopo 15 giorn i, l i c~ n z iare i pazif'nti da.l r ospedale completameute guariti. In quei traumi articolari in cui, per l"emartro uui to all'edema delle part i molli, non s i era riescit i a stabilire la diagnosi. l'a!'f,·oto,;lia co:>idet,t.a alt' rtpr•rto non solo la rei'e po:;sibi le, ma ha perm esso di soJd1sfa re all'indicazione terap<'utiea ricl1 iesta. In ùue casi tl i lns.~a:, iot~e com)Jleta p oslel'ÌOJ'e del (JO· ?t~itll, nei quali l'art ieolazione aveva raggiun to un vol ume t.ale, clte nc n era pit't possibile nv\·ertire la presenza dei capi art.icola ri , coll' artroto mia, sv uotata l'enorme quantità di sangue già. in gran parte coagultl.ro, si t r()va rono tutte le pani m olli della piegatura del cubito, Il ) Il l''""' ll"a a W f.!"• r ui la dur:tla n11·doa tldl:. r u r:t ,J.·Il·· •l •·ll'lr""'"i Ol'li· co l ri t"OI lll il<>t ...•t:r:io unt11e Ila t~•. - (J 1~ i, 1/au·llntrh d.er .llilllrll'~·ra,• khtll('" · - Atustr e hnnd:h,.,lt•n Lr qJZI~. t:\YIL Allr, ,.l,•HO ri.;ulf:'t'• :lrrn:'l 1l l.a nd ,'rt• r Ufo( ~Ho tr:, ll:\l•l t;u l ma .-;•~tf.(g •o fl ~lllll.i liO tlcll:t g •1erN1 (t•:up;fse. t'O. I fC''f:O&r (•fP"rri /.IOIIP, lta fJnllll=-lo l'hO
l llll• gh iur.•ronli·rt n•tl•l:trt roe•'''""' 1111.1 >l"'rJ:tll' ts lruzloflr , u lla pra 11 r~ rl··l rn:t:i."'.t:,!,:IO, per :1 pplw:a rlu IU o:,:ni ta.:w 11i cnutt~:-tow• n d•~ t or .. Jf•UC art•col.ar•'.
ad eccezione dei vasi e dei nervi e della ,c ute, cioè apo· n eur osi, muscoli, lugamenti, cap:mla artieolare completamen te strappati, cosicchè il dito poteva scorrere, nella iuterlinea ar ticolare; la lus:;;~z.ione quindi si riduceva e si r iproduceva senza aluun ostauolo opposto dalla capsu la articolare e dagl i a ltri tess uti molli. S i riuniron o con una dil igen te sutu ra a strati i Ctlp i r ecisi d i ciascun elemen to, e si ottenne una gnarigione tale, che g li in d i\·id ui poterono r iprendere in segu ito il ser vizio nel loro corpo. Ed egualmente coll'artrotom ia a ll'aperto si potè, in un !)l 'ave {l 'tw nut del gomito, riuonoscere la presenza dell"epi cou fli lo i nt~ruo. che. sta.ccatosi dal condilo e t ra scinato nella fos5a eu bi tale dal muscolo pronator rotondo, sotto fo r Uia di uu cor po duro e non spostabile imped iva og ni movimt>nto di tle:>sioue della ginuliura : estratto il frammento. !"articolazione riprese Ja sua comp leta funZIOne. E colla stessa operazione fu possibile d iagnosticare e rimuovere UIL osteo1'1t' della dimensione di ww urns.m nuce, sviluppatosi t ra le fibre d ' inserzion e al cubito <.!el muscolo brachiale anteriore d i s inistra, che anche qui si opponeva, !)uale cu neo immobile, ad ogn i tent<1tivo d i flessione de!! gomito. L' osteoma probabilmente erasi formato in seguito a strappamento d i qualche libra d i inser zione del muscolo ora. aceennato, con distacco di part icelle ossee, r1 uale si ammette pos,;a essere l'eziologia. dei cosidetti o.steomi dei ca\·alieri, che si S\'i luppano n ello spessore degli adduttori ( l ). &e fhtllw·e nulla hanno presentato di notevole, ad eccezione di n n caso eli (raflu,·a delle os.~a del cro.nio,
con in(ossame11l0 delle sche(J(!ie nelle meningi e segni eride,tli (li comp1·essione. La t rapanazione ha permesso ( l ) ()uu.<, l . t·.
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Il. I! EPAI<10 ClllllUHOJt:O
r estrazioue di due frammenti di os:;a e il sollevamento di altri sol tanto depres:;i; dopo cl i che, dileguatisi tostO i fenomeni di compressione, la guarigione sopravvenne completa in poco tempo. 'l'ra le {e;·ite d'w·ì11a da lilglio merita menzione quella di un uflkiale del 10• fanteria, di cu i la storia è stata ri ferita nel n . 6. anno 1/;!)5 di questo giornale, nel quale nn fend ente di sciabola aveva nettamente reci,;o tutte le parti molli della. piegatura del gomito, compresi l"arteria omerale e il nervo mediano. Si praticò la. sutura a strati, dopo l'allacciatura in sito dell'arteria, d i tutti i tessuti reci:>i. u onchè la sutura diretta del nervo mediano, attenendosi una guarigione cosi pronta e completa, ~.:be l" ufficiale poteva. dopo ;JO giorr: i, maneggiare la sc1abol a. Occorsero inoltre tre casi di 1·ecisione dei lendim esfe,tso,·i delle dita per ferita d'arma da taglio, in cui la sutura dei due capi recisi condusse al ristabilimento d elJa loro funzioue. In una f'erilct pe;· annn da lagfin della co.~cia t·on lt'sione dell"aY/C'ria f'emoru.le \"enne eseguita l'allacciatura in sito del vaso, seguita da. resezione della porzione di arteria lesa. Il caso. assai interessante per la mancanza di segni immediati della ferita arteriosa, è st<tto r iportato nel n . 7, anno 18!J7 di questo giornale. Tra le f'eriLe cl'm·ma da (uoco sono da notarsi le seguenti: una ("e1·ita da p rtlla di 1·euolcer al polpaccio dPlla grmtba sinis(, ·a, con migrazione e permanenza del proiett.ile nella profondità del cavo popliteo, appoggiato sul fascio nerveo vascolare, che si riconobbe e potè essere estratto, dopo tre mesi, mediante la J'adiogra(ia . Un"alllJlÙl (erilrt di proiettile eli fncile alla (accia per tentato suicidio. con esportazione di porzione del mascellare inferiore, d ella metà sinistra del superiore e di tu tta la guancia sinistra, del naso, dell'occhio ed
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apertura dei seni frontali . .Mediante successi,·e operazioni plastiche, praticate prima uhe si formasse tessuto di cicatrice, si potè riparare in modo soddisfacente alle devastazioni del proiettile. Il risultato inve-:e fu meno buono in un consimile caso, nel quale si lasciò che si formas>;ero vaste, dure ed aderenti cicatrici, non solo orribilmente deturpanti, ma che avevano ridotta l'apertura orale ad un piccolo orifizio, non accessibile che ati un becClwcio della dimensione di una penna, con occlusione quasi completa del cavo orale per callo deforme del mascellare inferiore. Si potè riparare suffiuientemente a questi ultimi difetti, ma le operazioni plastiche ripetute non valsero a modificare sensibilmente le deturpazioni del volto. Ciò vale a confermare il precetto, di procedere subito a riparare gli eJfetti delle ferite d'arma da. fuoco della faccia prima che si sia inizi a.to il rapi do processo di cicatrizzazione, e quindi si debbano utilizzare tessut.i ili nuova formazione pPr sè stessi poco vitali, poco distendibili e molto r etrattili. Tale pratica, forse non effettuabile in guerra, è sempre possibile in tempo d i pace, nei casi purtroppo frequenti di tentati suicidi, nei quali, disperandosi per lo più della vita dell'infelice, si tralascia di ricorrervi in t·J mpo. l NFtAM~IAZIONr. Gli empiemi, in numero di 10, furono tutti curati col metodo di Ki.ister : incisione esplorativa nel sesto spazio intercostale lungo l'ascellare esterna, per riconoscere il punto più basso della raccolta purulenta, e larga apertura della cavitù. in corrispondenza di questo punto medifLnte la rcsezione, per l'estensione da 8·10 centimetri. di una o due costole, a seconda dell'ampiezza degli spazi intercostali. Svuotato completamente l'empiema, si praticava una. a ccurata d isinfezione della cavit,.-i colle irrigazioni di sublimato corrost vo all'l 0/ ••, procurando di evacuare
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Il. I<~ PAI<TU 01111Cl!HUICO
dopo tutto il liquiùo inie ttato; e quindi tamponamento con mussohl. s~eriJizzata, seuza altro d renaggio. Tale medicaz.ione e ra riuuo,·ata al 2° gion10, e cosi si con· tinnaYa sino a guarigione, come se ,;i fosse trattato di un comune ascesso. Se però la suppnn'lzione si manteneva auboudante per quakhe tempo, si ricorreva alle iniezion i di clor uro di zinco al 6 "/•. Dci dieci casi d~ empiema, ottO vennero a completa guarigione senza permanenza di fi:;tola, in un periodo di tempo che variò da 1--1 mesi; uno morì per tubercolosi generale acuta, e l" altr o Jas\:iÒ l" OSpedale COn fi:;tol a toracica.. Dei quattro rtsceRsi della ('nssa iliat·rt, che hanno richiesta la laparatomia es~erua, tre sono stati eousegncnza di p<Yilijlite ed uno di supp1tm;ione del/1• ghiandole ?·e(l·opel'iloneali. (.lucst'ultimo caso è stato sp~'cialmento interessante, percha quantum1ue l'ascesso, manifestn~osi a l eli sopr;~ della cre:>ta dPII' osso iliaco a livello dBlla spiua iliaca anterior-snper iore di sinistra, fo,;se prontamente e ampiamente apeno, il pus tnttavia, disceso nel piccolo bacino. e ra ~>.migrato. passando dietro la vesc ica, ne lla fossa ilia~;a d estra, rendendo necessaria anello da questo lato l'inci:>ione delle pareti addominali. La snppura.zione continuò per più di tre me:>i da ent r.unbi i hLti, linchè soprav,·enne una buona e st-abile guarigione, con legg:era contrattura di flessione nell'arti ~;o l al. ione delLmco di sinistra. uu caso di appendici/e pe1·jìJI'(t(il·a, con formaz ione òi ascesso intntperito nea.le incapsulato, ha avuto felice 1·sito mercù la lapnrot.omia e :m ceessi ,·adisinfet~ione della cndtà. asce~sualc colla soluzione di snblimato all"l /~·· Fmmmist.o td pus erand parecchie scibale durissime della gro~sez.za di uu pisello, ed il pus a.ve,·a nn pronunciato fetore stercoraceo. Si praticò la r esezione 0
UEI.L. OSPEDALE MILITARE PlliN L: IPA LE Ul MIL Al'O
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-dell'appendice e la g uar igione sopravvenne rapida, senza lasciare disturbi da parte dell'inte::;tiuo. Quale esito di peritonite si osservò un caso di occlusione intestinale, per aderenze e briglie da es:;ndati fì.brinos i che avevano ravvolto, come in una fitta rete, tutta la massa degli inte::;tin i, e che, oltre essere causa della stenosi, ne ostacolavano ogni movimento. L'ammalato proveniva da un reparto di medicina, o ve era r ico verato da una q uindicina di g iorni, pre:;entaudo segni g ravi di occlusione intestinale; dalla storia auam· nestica e dal diario cllnico ness n u fatto ri:ml La va, che valesse a dar qualche indizio, an ~;he appro:;simativo, s ulla causa de.lla. occlusione. All' esame obb iettivo si rilevava soltanto la forte distensione di un tratto del colon trasverso, per J' t stensione di circa 10 CèUtimetri, che si designaYa nettam ente a l di. sotto d ella cute. Si prat.icò la laparotomia esplorativa con incisione mediaua dall'appendice xifoide all'o mbel ico, e, fissato il peritoneo alla parete addominale, s i potè riconoscere faci lmente hL causa della stenosi. Quantuni]ue apparisse evidente l'inutilità di qualsiasi intervento chir urgico, si praticò, ad ogni modo, la colostomiu mediana nel pnnto più teso dell'intestino. Ne segui. fuo riscita di materia fecale, senza alcun sollievo per parte del pazientf3, il quale soccombeva il g iorno dopo. L 'autopsia dimostrò l'esistenza delle numerosissime aderenze e br ig lie lE>gameutose che raggruppa\'ano fra loro le intestina. N o n si ossE-rvò per ò a lcuna infiltrazione di tubercoli nè sul perit,oneo nè su qualsiasi organo dell'addome, per cui rimane incerta la vera natura della malattia. In due malati di ma.~loicl ile C)'Oiz.ica, consecutiva ad otite media, sopravvennero compl icazioni iutracraniche con formazione di asuessi: uno ce,·ebl·rtle, l'alt1·o p1·e!lw·ale. N el primo malato la trapanazione dell'apofisi, con larga apertura dell'antro, non aveva fa tto rilevare altro
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11, lli'.P \ RTO CIIIHURGICO
fatto che l'an tro era riempito di granulazioni, cosicchè r operazione v enne limitata ad asportar le col cucchiai o e tamponare la cavità, senza i ntaccare la parete posteriore del condotto ed aprire la cassa, che si presentava sana. Parve che ne seguisse un leggero miglioramento, poichè il dolore cessò in parte e la febbre rimise ; ma poi si ac6en tnarono più gravi i sintom i, sopravvenne sapore da. cn i n on fu più possibile sollevare il paziente, fì nchò un profondo co ma cbiuse la scena. All'autopsia si riscontrò nn asces~o. della g rossezza eli una piccola. n oce. nel lobo temporale corrispondente. N el :&• malato, un sottufficiale del reggimento cavalleria .Piacenza, affetto da lungo tempo da otite media sospettata di natura tubercolare, senza segni eviden t i di ascesso mastoicl eo, companero, dopo pochi giorni dal suo ingresso nell'o:;perhde, vomiti, vertigini violente e dolori inten!ì issimi con febb re alta, così che si stabilì la diagnosi di ascesso cer ebrale. Non essendovi però segni di localizzazione, si aprirono l'apofisi e la cassa, si fece saltare la volta del l'aJito e, imm ediatamente al davan ti della dnra madre e al di sotto de l seno sfenoida le, si scoprì un ascesso delle dimensioni di una nocciola. Svuotata e raschiata la piccola cavità scomparvero su bito i gravi fenomeni , e in br eve tempo sopravvenne una completa g ua rigiou e anche del l'o t ite. Tra le infiammaz ioni acute delle ossa merita di esSPre menzionato uu caso d i o.<~feo-miel ile in j'e llir a del femore, manifestatasi, in principio, sotto fo rma di infi ammazione della epifisi inferiore dell'osso, che poi si è e:;tesa a tntta la diafìsi. La mala-ttia si accompagnò tosto a fenomeni g enerali g raYi:;simi , ma uon si potè addiveni re alla trapanazione precoce della diafìsi, poicbt3 non fu possibile di localizzar e, neppure per via el i approssimazione, il focolai(} Hogi,;tico.
DELL'OSPEDALE ~fli.ITAI!E PRI NC IPALE DI ~l i i. A:\0
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S i atte:H~ la s uppurazione: e allora si p raticarono ,·aste incision i, che diedero es ito ad abbondantissima q na ntità di pus fet idissimo, il fJuale aveva staccato. per tutta la sua. estensione. il periostio dal r osso. Questo in nn piccolo tn1tto della sua superficie anteriore. 3° superiore, appariva più rosso, più scabro e gemente ::;augne, per cui si pratieò l)tti vi la trapanazione. Hl-ri,·ando sino al canale ruidollare senza incontrar e t racce d i suppurazioHe; solo il midol lo appari va intensame11te congPstionato. (Jt brt>ve tempo, col l'impacco a l sublima to si arn'stò l'acutissimo processo settico, e in capo a :25 giorni sopravvenn<> la guarigioue, sem~a la fo r mazione di qnalsiasi sequestro. Un tale esito sen·e a d imostrare, cOH1e non siano ne· ces;:arie le t rapanazioui precoci mu lt iple nelle osti' Om ieliti acute dell e ossa lunghe, per trovn.re e rimno\'ere il foco laio infett.ivo. t,anto più eho molte volte. dopo avere in pi i1 punti perforato ro~so, non s i riesce a scovarlo. T uuERcor,o::> J. - Tra i. casi di ltdH'I'I'UIIIsi delle 1,a/'l·i molli tengono i l pr imo po;;to. pt>r nu mE:>ro. le l injilfuferle niti e i li,t('oadellnlllÌ lllbel·,·otw·i, ehe sa lirono a U7. Abbandonata interamente ogui idea d i cura sempl icemente med ica, anche nnita ad una supervitt.itazione e a bagn i eli mare. si ricorse sempre alla ennch·a:>.ione totale delle glandule della regione. access ibili. La durata della cura, dopo l'operaz ione, fu in media rli giorni 3~ sopra i 127 operati. i'Ja CJUeRta cifra vil'lle ad essere diminu ita, se si detr aggono, dal numero delle giornate di degenza dopo l'operazione gl1elle di X 6 operati, in cui la perma.uenza nell'ospedal e oltn•pac:sò, per varie ùause, i 100 g iorni; e 7 in cu i vario da 5 l aRO. Oltre al vantaggio della minor du rata della cnra. e c1ni nd i della degenza assai meno prohmgata uPil'ospedale degli indi vidui affetti da tubercolosi ghianc1olare curati colt'Pnncleazione delle g landule, in confron t.o d i quelli t rattati coi risolven ti, si ha pnre <]nella degli esit i
11. RI!I'AI11'0 \.'HIR UHGICO
in g nang1one completa e quindi di individui restit uiti a.l servizio. InfatLi, dal quadro delle malattie appare che dei 127 operati, 53 poterono ritornare subito a prestare sen·izio al corpo, e 66 dopo una licenza di convalescem~a da 1-3 mesi. · Tre soli fu rono riformati. S i ebbe un morto per un incidente sopravvenuto nell· atto operativo, do,·uto alla recisione della vena safena interna nel punto di imbocco nella vena fem ora le, in cui !"emorragia non si potè arr estare in altro modo cbe colla legatura della vena femorale comune. L"operazioue non ebbe alcuna consegtlenza immediata, perchè il ci rcolo venoso si ristabilì pront<tmente, e le cose erano g iunte felicemente al 7" giorno, s ice hè se m bra va assicu m ta la guarigione, q ua.ndo, essendosi il paziente sol leYato a sedere sul letto, fu preso r epentinamente da sincope e soccombeva, cou tutta probabilità, per e m bolo. Si era tentato di ricorrere a lla sutura della vena di cui s i annoverano parecchi 0asi favorevoli, ma, nonostan te la compressione p raticata sopra e sotto, non fu possibile di eseguirla. Forse vi si sarebbe riuscito praticando la legatura temporanea del vaso al di sopra e al d i sotto della ferita, ma in quel momento non vi si pensò. D ei due casi di e;,zpiemi lMbercola;·i operati uno mori per tubercolosi diffusa, e l'altro abbandonò l'ospedale riformato, ma in via di compl eta guarigione. I tre casi d i pfJ1·itonile lttbe1·uolt.we trattati colla laparotomia e successi va a.sepsi della caYità addominale eubero buon esito, almeno mediato. poìchè g l"individui poterono abbandonare l'ospedale guariti dell'operazione, in cond izioni generali a bbastanza buone. In uno solo erasi ripetuto, però in assai miuor quantità, il versamento sieroso. Tra il numero piuttosto rilevante d i tube1 ·colosi del testicolo, due volte si tentò di limi tar·~ l' operazione alla
DELL' OSPEOA 1.~ MILITA RE PRJNCIPAT.E DJ MILA:-<0
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semplice resezione dell'epididimo secondo il metodo del Bardeneuer, che eonsiste nell'esportare tutto l'epididimo col condotto deferente, risparmiando l'arteria spermatica interna per ovviare all'atrofia del testicolo. È evidente che lo scopo di questa operazione è semplicemente quello dell'effetto morale, che la presenza del testicolo, anche inservibile, produce sull'uomo. L 'operazione fu praticata in un solo i nd ividuo affetto da ·epididimi te cronica tubercolare di entrambo i lati, a sinistra già passata a suppurazione. Si resecò dapprima l'epididimo del tegticolo destro e si ottenne presto la guarigione per prima. Procedutosi, dopo 10 giorni, alla identica operazione sull'altro testicolo, si trovò il condotto defereute ìnfiltrato, per tutta la sua lunghezza, di uoduli tubercolari alcuni g ià fusi, per cni, sospesa la cloroformizzazione, si propose al paziente (un ufficiale) l'ablazione totale dell'organo. Ma 3ssendosi questi rifiutato, l'operazione venne limitata., come a destra, alla sola .asportazione dell'epididimo con tutto il canale deferente, sin dova si potè raggiungere. Non si evitò la suppurazione, per cui, in capo a 20 giorni, si dovè ricorrere alla completa semicastrazione a sinistra, che, dopo due mesi, fu necessario estendere anche a destra, perchè il processo tubercolare aveva in vaso anche il testicolo di quel lato. Il Bardeneuer cita nella sua monografia alcuni casi ài guarigione; lo scrivente non può trarre altra conclusione, che l'operazione è anatomicamente possibile, seguendo esattamente il metodo descritto da Bardeneuer ( 1). Nella tubercolosi arlicolm·e l'intervento chirurgico ha risposto in modo atfatto di verso, a seconda delle articolazioni colpite dal processo. (l) Nell 'osre•talc milit.~ ro Ili Milano csi; tono i rtue per.zi patologi ci Ili cui c ved o la tes ta, Il corpo e la coda dell'epididimo con unito il canale. dercrente . par~>la, nei quali llistint.,mentP si
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l L Rl::l'AHTO C lllfiUIWI CO
La semplice rcl'!?·ofolllia pe,· .~iltOrile c1·rmica del ginocchio non ha dato akun risultato, iu r.essuno dei tre casi iH cui fu esperimentata. B neppure si souo ottenuti esiti migliori colla af'l;·ec[OJilit' nei casi ben dichiarati di ostr•o-a?·[?'ile fnngosa di g uest' articolazione. be11chè ripetuta ed est.es~t a tutte le parti compout'nti la giuntura, Pstremit.à ossee, capsula sinoviale, legamenti, te::;:mti molli pt>ri1trticolari i n \'asi dal processo. Dei tre openLti del ginocubio due banno lasuiato ro~pedale non guarì t.i, cou suppurazioue tuttora pe rsistente e in condizioni genemli non buone; il terzo si è dovuto poi amputare. In un caso di w·f,·ocuce rlPl pir,rle e Ì11 Wt altr·o della 111a110 n~ l'art l't'Ctomia n è la r esezi o ne tipica t.:Onsecutiva h anno potuto far risparmiare. dopo lunga attesa. r amputazione. lnveue la ;·exe=:1une di'l gomito per artrocace, una volta parziale e due totale. ha condotto ad una buona e, per quanto si pOLC\'a giudicare, ad una stabile guarigione, anche sotto il riguardo della fnnzionalitù. In taln11e sino1:ili .~ii'?'O-(iln-irwse di natura e\·identemen te tubercolare, tanto spontanee ube consecutive a trauma . le cos id etr.e ùh·opi lubt>n·olrwi dr•l Xiinig, si sono avnti buoni risultati immediati colla paracentesi a r ticolare, seguita da lavatura della articolar.ione colla sol uzione sterilizzata di acido fenico al~ ' ~ per 100 (metodo Ruhed e) . In dne casi di tubercolosi ossea. os{{](JJìtielite [,,ben;olw·r•. con formazione di asces.:;o non ancora aperto air es terno. uno delle costole, l'altro dell'estrsm ità infe· riore dell'omero, si è ottenuta una st.abi le e rapida guarigione medianti' il semplice S\·uotameuto del pns cvl 3/ 1 , e la suuces:;iva iniezione di soluzione glicerinata. di iodof'ormio e acido ft·nico, 17 "/. del primo e 2 •t.
D ELI,' OSI'EO ALE MI LITAltE Pltli\Cli'A LI' DI MILA ~O
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del se~.:on1lo), in qna.ntit~~ tale (la riempirt>, quasi dt·l tutto, la cavità. ascessnale. E,·identomt>ute la carie deln~ ossa era limitata, e quindi non occorreva l'intervento chirurgico l1er !"allontanamento delle por7.Ìoni di osso necrotiche. In altri casi invece, in cu i il processo era più avanzato, aperta una larga breccia eolla spac1;atnra di tutti i seni fistolosi, si sono resecate estesamente od esportate col cucchiaio le part i eli ossa gua':lte, e colle forbici tutti i tessuti molli nlcerati od infiltrati di granulazioni. Indi fatto giungere un tubo a drenaggio ne l punto piil profondo della cavità risultante, sovra di esso si è pratioata la sutura a strati dellfl parti molli
e della c uto~ infine. iniettata. atcraver,;o il tubo, la SO· lm~ione
iodoformica, e r1uesco levato, con un ultimo pt:.nto di sutura della pel le si c hin~e completamen te la ferita. Con tale metodo, proposto da l Billrotll, in uu ma.· lato ttlfetto da l u~go tempo di osteomielil.e ddle co · stole si ottenne la guarig ione completa in pochi giorn i; negli altri, tra cui uno che da più di sei mesi era deg ente nell"ospedale per carie estt>S<L deiFosso iliaco, ben· chè siano stati necessari ancora alt.ri piccoli atti operati vi complemen tari. il decorso della. malattia fn a:;;;a.i più breve, e i pazienti poterono lasciare r ospeda.le o guariti o in condiz ioni tali, da far presumere che la guar igione sarebbe sopravvenuta col tempo. Benchè dovuto a tutt'altra. infezione del la tubercolare, si r iporta qui, tra le malattie speeifiche delle ossa, un caso di aolinomicosi del mascellw·e 'in fe,·im·e, assai interessante anche per la rarità con cu i occorre di osser varne. Un soldato del 5" reggimento alpini, robustissimo e i n ottime condizioni di n utrizione, era ricoverato nel r eparto colla diagnosi d i pt'riosti te alveolare da carie
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IL llEPAIITO ClllltURGICO
dentaria. P resentava uua tumefazione, all'apparenza flogistica. di tutta la guancia sinistra, dalla sinfisi del
mento alla fossa, temporale, ri coperta da pelle molto tesa e di colore rosso-scuro, di consistenza duro-elastiea, non s pos tabile in alt.:u n modo dali' osso, senza alcnn punto rammollito e tanto meno fluttuante. Vi era contrattura d~l massetere, co:;ict:hè la bocca non si poteva, aprire che per iutrodurvi l'apice del mignolo, il q uale av\·eni,·a la t:arie dei due ultimi molari di quel lato. La malattia datava da ci rca un mese, :;voltasi, a CJUanto diceva l"amOJalato, lentamente e quasi senza dolore. Ammesso il concetto della periostite alveolare, n on si pre:>crissero che gargArismi anti;;ett:.ici, at:.t:.end endo di addivenire ad un intervento piò. atLiYo appena se ne fosse pn•sen tata la i ud icazione. La quale non tardò ad otfrirsi sotto forma di un punto di IÌLtt· tna..:ioue Yerso J"an!..(ulo della masc€'lla. attorniato da, un cercine rilevato. duro e resistente; si praticò gui un"[ncisione, che diede esito a pochissimo pus misto a sangne, senza riscontrare una vera ca\' ità ascessuale. ma solo tessuti in alcuni tratti i11 via di sfacelo e infiltrati di granulazioni, in altri duri, scabri e scricchiolanti sotto lo specillo. Con ciò la malattia non accennò ad alcun miglioramento, poichè n el luogo dulia incisione si stabili una ulcera atonica cou tendenza ad allargarsi; si fo rmarono nE~Ile sue vicinanze altri ascessi che, incisi, si eomportarono co1ne il primo, comunicando fra loro per mozzo di seni fistolosi alcuni dei CJn;di attraverso lo spessore del massetere; ment.re la tumefazione, assumendo i caratteri di vera infiltrazione ueupla.stica, si anda\"1~ gradatamente e:;tPndendo verso la regione laterale del collo. ~uantunque ne lo scrivente, nù altri dei meJici dell'ospedale, ave:;se mai aYuto occasione di osservare qualsiasi forma di actinomicosi, tuttavia, atteso il
DELL' OSP ED.\J,E MI LITARE PR INCIPALE DI MI LANO
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decorso della malattia e il potersi escludere tanto l'infezione sifilitica che la tubercolare, si r icorse a tale ipo. tesi, la quale ebbe la conferma nella presenza dei granuli g iallognoli caratteristici, tanto nel pus che nelle g ranulazioni e nei detriti. 1\ia, benchè si fosse anche fatto l'esame microscopico dei granuli, forse per l'insufficienza dei metodi di colont:>.ione, non si venne a risultati certi circa la presenza dell'aclinomices. Ad ogni modo, anche a scopo diagnostico, si prescrisile la sommiuistrazione dell' iodnro di potassio, g inngPndo tino alla dose di 5 grammi al giorno, nnitameute a larga spaccatura e raschiamento dei seni fistolosi. delle ulceri e dei noduli, e a penne llat.ure di tint.ura di jodio delle superficie cruente. E il risultato con tennò la diagnosi, percbè fin d 'allora la mala.ttia assunse un aspetto de· cisamente regressivo, special mE> n te per la t n mefazione che andò riducendosi e perdendo i caratteri macroscopici dell'infiltrazione nt>oplastica. Ma o perchè i l processo avesse anche invaso l'osso, ciò che, quantunque raramente, pure avviene, o per il disfacimento e la mortifìca.zivne delle parti molli e la lunga durata della snppurazione, si riconobbe più tardi la carie avanzata di tutta la branca ascendente e di porzione della bra.nca orizzon tale del mascellare. per cu i fu neces:;ari o procedere alla resezione della met~t sinistra di quest'osso, esportando d iligentemente tutti i tessuti molli uhe non appar-ivano sam, fra cui il massetere. L a guarigione sopravvenne (rapidissima, senza più alcun accenno a recid i va . Quantunq ue, uome si è detto, la diagnosi di at·finomices non sia stat~L confermata daìl'esa.me microscopico, sembra a llo seri vente che, per i caratteri macroscopici e per l'andamento della malattia, fattosi decisamente regressivo dopo la somministrazione delle alte dosi di ioduro di potassio, nou possa essere msssa in dubbio,
Il. KEI'AI{T0 CII IKUHG! t.:O
~fALATTIE VAUIE. -
'l'ra le poche varietcl di tumori cliP. ad ecce:.: ione dei linfoa.denomi tubercolari, occorre di cura re neg li ospedali militari, merita. una particolan~ menzione un caso di voluminosa r·isfi d a ec!tinot:Orxo tle! /Ì'fjttlo, operata coll ' incisione in un tempo del
Li ,trle"'a nn- !,i/l(fatt. Si tratttwa d i nn "olda.to del reggimento cavalleria li'irenze, entrato ne ll'o,;pedale coucliagnosi di catarro gastrico. La storia anamnestica non face\·a ril evare altro fatto, <.;he il paziente era da qualche tempo solferente di man~.:anza di 8[.Jpetito, dittiuoltà di rligestione. stitiuhezza, e kudenza :d \'OmitC'; era, denutrito e il colorito d ella pelle leg-g.~ rm ente itterico. All'ispezione dell'arldollle si ossPn·ava uu sollf>\·amento uniforme e g lohoso del r ipoeon d rio de"tl'I.Jr che. o ltre pas,;a n do l'arco costa. le, giungeva fino alla. linea marliana . Int'os:>altdo le mani al di :>otto de i tnargioe libero del f'pgaw, si delimitava all 'i nterno ed in b<tsso uu tumore rotondo, della grossezza di uua testa. di feto. a snpprfìeie liscia, palesern•·ltte ela:>tico ma non llnttuante. Il tumore segui\·a lo e::;~..:nrsioui re"piracorie e faceva corpo col fegato, la cui area di ottu,.;itit in alto era normale, mentre in bas:;o ed all 'interuu si uont'ondn\·a !!OU qu~lla del tumore. Avendo av1tta oceasione rli osser vare nell'ospedale civile di Haveana, nel r··par to chirnrgico diret.to dnl d ott. Nigrisoli, pareuch i casi di echinococ...:o del fegato veramente tipici per i loro caratteri estern i, quaotn n· fJUe maucas,.;e il segno del fremito idatideo. che t; tutt'alt.ro uhe cu;;tànte: e non e;-;s,,ndov i, d'altra parte. p ericolo di scambiare il tumore cou una cisti onnica, mentre si poteva el iminare la suppo>'izione trattarsi di una idr •nefrosi: si fece diagnosi di fwnrwe da cisti da echi"ococc;o t/el /Pyrdo rlella. rw·ic•Jà rwfel'o - i,t/Ì>I·io,·e. E in ba:>e t~ t'de diagnosi si clecisa di addiveni re al l'at-to operativo, il quale fu prnticR.to il giorno l-! maggio 18\:lG.
DELL' O:Sl'EUALE MILITARE PIU;-iCIPALE 0 1 llli.AZ\0
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Sta.biJito che la cisti partiva dalla Sltperficie inferiore del fegato e che era antere-inferiore, e avuto riguardo al suo volnme e alla probabilit.J. che fosse multiloculare, si prescelse l'incisione in un tempo, mediante la laparatomia, secondo. il proc es::~o di Lillcll'mann- LinclctM. PraLicato quindi il taglio delle pareti addominali lu ngo la linea alba, dall'appendice sternale ali"ombelico, e diviso il peritoneo, questo venne fissato con punti di sutura ai margini dell'incisiont}_ Allora ap parve un piccolo tratto della porzione pi\.;. sporg•.mte delle cisti di colore madreperlaceo, ricoperto tutt'ingiro dalle masse intestinali, dall'omento e d~Lilo stomaco. Convenientemente tamponato con mussola sterilizzata lo spazio libero circostante al di sotto del peritoueo, con un grosso "/, si punse la cisti, estraendone cin;a 300 gr. di li<)uido i<tlino. piuttosto denso e viscido. C:iò nonostante, avenùo la cisti subito poca ridu:r.ione del SUO VQI urne, assicurata, con l' interposizione d i DUO\' i strati di garza, l'impossibi lità di penetra?.ione nel cavo peritoneale del suo contenuto, si incise la porzione libera della cisti per ram piezza. di eirca () cm. e. prima coli~ dita ricurve e poscia con un largo cucchiaio di Wolkmann, si estrasse una guau tità veramente E'norma di cisti figlie, della dimensione Ji un pisello a quella di una piccola noce, assieme a grandissima quantità di detrito polverulento che ne occupa va il fondo, formato in parte da detrito della cisti madre fl in parte da scolici. Ciò fatto, chiusi i due lembi dell'incisione della cisti tra le branche di una robusta pinza del Nélaton, si tentò trarla fnori attraverso l'incisione del la parete addominale; ma, stante le nurnerosissim e e fitte aderenze che la parete avventizia della cisti aveva contratto collo stomaco, coll'amento e colle anse dell'intestino tenue si dovettero prima incidere tutte tra dnfl lacci, manovra che riuscì abbastanza lunga. Resa libera così
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IL R E PAHTO <.: HIR UROl<:O
buona parte della cisti, e fatt.a. fuoriusc ire dalla incisione del le pareti add omiuali, si re;;ecò circolarmen te, aif'erraudo mano a mano con pinze del P éan i margini della porzione ri masta, cbe poi fu saturata ulle labbra della iucisione delle pareti addominali. Tamponata (}uindi la picc;ola. cavità res idna con garze u.ll'iodoformio. questa s i riempi in bnwe di buone g ranulazioni, cosicehè in meno di un mese la guarigione fu completa, e l'operato poLè lasciare l'ospedale senza ri;;eutire incomodo d i g ualsiasi genere. Nel ca,;o ora descritto, nessun altro trattamento che l'incisione poteYa condurre a guarigione, stante il \'O· lume delle cisti e lo spe;;sore dE> lla pareto avventizia: e il met,odo prescelto del l'mc;is ione iJJ un tempo è stato molto opportuno. perchè ha permesso di render libera la. cisti rlallt' aderenze con t ratte e di asportarla per la ma.ssima. parte. L'estirpazione completa della uist.i n ou fu possibile, perch~ uon era peduneolata. e pr.> rchè s i dovettero at'· re:>t;n·e le manovre rlt·lla :;ua estra.zione. onde evit<1 r e stiramenti danno:>i d el fe~ato, dalia cui superficie inferiore la. 1:Ì:>ti partiva, e colln. c1 nale era solidamente aderente per mezzo rlella sua tona.ca avventizia. Furono operati d i ~ -w ·a ratlicalP. 'i.? e1·nie inguin tli, tntte col ,netodr1 liassi,li. l~ un fatto degno di notfL, che CJUest'operazione \·a guadagna ndo sempre maggior tiducia presso i so ldati, poiclte, mentre nei 12 mesi clt>ll'anno l>:i!J5 le operazioni fur ono soltanto l l, per i snucesS Ì\' Ì salirono a o9. A gnattro sole si rid ussero le comp licazion i d i snppnrazioM di qualche punto della sutura cutanea, giunti, del re:;t.o, a completa g uarigione in poco trmpo; in due casi la suppnrazione è stata pro· v oeata rl<1gli stessi operati, i Cjual i, g ià guariti, avevano staceata, la crosta, che ricorriva de' picco li tratti di cute moi·tilicati dal nodo d,•[ pun to di sutura.
DEl.J.' OSPEDALI·: MILITA IlE PRIN I,; IP-'L~; DI MILANO
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Delle 72 ernie operate 7 erano oblique interne o dirette, le altre esterne; 2 erano irreducibili per aderenze d'e ll'omento col sacco. Cinque volte fLl uecessaria la resezione di porzione di o monto; a tal riguardo lo scrivente ha potuto conviu.;ersi elle, eccetto i casi d i estese e solide aderenze, questo a tto dell'operazione negli altri casi è per lo meno inutile. La difficoltà di riduzione dell'omento, quando l'ernia è completamente ridncibile, dipende da ciò che, nelle manovre per farlo rientrare, l'amento si t orce nel punto in cui att.raversa l'anello inguiuale, e il peduncolo che ne risulta si oppone alla sua riduzione. Rimovendo tale cansa collo svolgare pazientemente l"omento, qneiltO rientra, senza a lcuna difficoltà, nell'addome. L 'esito dell'operazione fu in tnt ti gli operar,i rispondente allo scopo per cui fu praticata, perchè tucti f:>O· terono riprendere servizio n ell"arma cui appartenevano ad eccezione, di nn soldato del 1° r egg. cavalleria Urubert0 I , traferto ad un distretto per allegate nevralg ie lungo il funicolo spermatico del lato sede dell'operazivne. Si ebbe però un morto, per cau s~t in dipendent~ affatto dall'atto operativo o dalle sue complicanze. In un capiGano del presidio di Milano, affetto da ernia inguinale destra antica. irriduoibilo e con estese aderenze sia del sacco che dell'omento, nel 5" giorno dell'operazione si manifestò un'infezione erisipelatosa ccsi estesa e grave, che al 7• giorno soccom beva. La. infezione erag l i stata com un icata da un altro ufficiale, entrato nell'ospedale per risipola fiwciale, dopo due giorni che il capitano era stato operato, o che non si potè isolare per ma.nuanza di locale. Tolti, dopo morte, i punti di sutura. della cute, si riscontrò che il processo di riunione per prima era ormai compito, senza traccia alcuna di suppurazione o di semplic'1· ingorgo dei tessuti.
Sono pun· stati operati ~ ca;;i di it!J ·O~:ele COJigt'ttito o cosirlel/o vo munit:an le, che. per lo più, si ritiene do vnto alli;\, persJstenl'.a. del eaual\3 pt'ritoneO·Yaginale l:he in alenni punti non ha aderito agli elemen ti do>l fn· nicolo, co;;icchè rimane una. piecola ca,·ità secerneute il liCiui do siero;;o, il quale. Sllti:.o la prèss ione o nella po;;i?.ione orizzontale. riHuis,_;e nelrachlome. I uve,_;e nei due id roee l i operati s i trovò un v Pro sa..:~.:o ernia rio d i an ti ca data, CCI n te neute siern; i;;olato l· ·gato eù e:>t;i:;o il saeco come nell'ordinario processo per la cu ra radicale dell'ernia, s i è avuta uua completa guarigion.... In un alt ro ca..:;o di ic/l·r,cell' r·istù·o dl'lln VU:Ii ,l(tle d el te.~·tù ·olo rlesf,•o, datante da 14 anni e gin parecchie
volte uurato t;Olla pumura e stwcess iva iniezione di t intura di iodio, ,;i era ottenuta la guarigione col pro· ct?sso d ella. spa1;cat ura di Volkm<tnn; ma rlopo (junkhe t empo il lirplido e quindi r idroeele si rinnovò pm in alto, lungo i l fn u icolo d el cordoue-sper matico. Ve une ripetula la ste,-,a operaziouf' fino oltre l'anello ingninale e:;teruo, e questa volta. uon e,;ito duraturo. Forse nella prima operazioni;) era,:;i arrestat a troppo in basso l'esportazion e e la consecuti\·a sutura della porzione (',_;cedente ddla \"agiualc: del testicolo. ~el tmttameuto del le fistole anali. i risul tati sono st~ttL veramenbe soddistiwenti eolla spaceatura, la cruentazionedei margini e deilasuperfieie ulcerata e granu legg iante del tragitto, e la sutura immediata t'atta in modo che l'ansa del filo, in wce di attraver;:are i sol i margini d ell" iut;is iouo, ne comprenda an,_;he il fondo, passa ndogli al di dietro, cosi,_;cht, tutta la super fici e crnenra. pos,;a vunire erl essere mantennt<"l. ad esatto contatto. I casi operati sommano ad 11, in 9 dei f[Uali si ottenlle la guarigione per prima nello spa.:r.io di 8 giorni ; per due altri si dovette ripetere l'operazione, seguita poi da guarigione.
DEL I:OSPI>DALE MILlTARE PRI::-<CIPALE UI )fll,A1'0
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Condizione però indispensabile per raggiungere tal risu ltato è l'asepsi della pa.rte. per ottenere la quale oct;Orre preparare l'11.mmalato alcnni giorni prima, svuotandone comp lt~tamente r intestino con purganti e d isteri anti;;ettici, e quindi sospendere., mediante la sommiuistrazione di oppio ed una adatta nutri%i011e, le fu nzioni dall'alvo, fino a che si possano togl iere i punti di sutura. l/operazione devf' essère eseguita n ella comp]eta narcosi. per potere d i va.rit:are con robu>;te val ve del Syme l'apertura anale ed avere campo e luce per prati t;ar~ la sntu ra . la quale deYe es~ere fatta con catgut lungo tutto il t1 atto clelia mucosa, adoperantdo inveee la seta per la eu te. Se si considera il tPmpo, in media non minore di due me;; i. richiesto per kt guarigione di n ua fistola anal e operata colla. sem11lice spaccatura sia. eol bisturi che col termocanterio. ed i pericoli dellu. l unga permalll."nza eli tali àmmalat.i ucll'o::;pedale, ri~ul ta evidente il van taggio d i C)uesto metodo. In uno scri\·ano locale. già aiC)ua.n to avanzato negli anni, alletto da !JI 'O.<:si ftt1110i'i e"w;·;·oillm·i i,·,·ùl"r·ibili, iu(irunmrtli. nfcenrli in aicnn i pnnti, che g li erano causa rli softt~renze i usopport.abil i, e già sotto posto ai pill sva11.·iati mt•torii di cura. l"e,;po rt<lzioue di tntta la massa emorroidaria con incisione periauale nella ente, d is,;erzioue e d istacco in alto. o lt.re lo sfintere interno, di tntti i norluli e sutma alla pelle dei margini del la mueosa ha condotto ad una rad ieale guarigione. L'amorragia, considerevole i n apparenza., si è prontamente arrestata. col tampouamcnto e l'allaccia tura di pochi vasi. Nelle unghie incarnate. così fre1Jueuti nei soldati per le m olteplici cause che vi prodispongouo, in \·e ce dell'ordinario processo d i estirpazir111P, che non garantisce su fficientemente contro le recid ive, si è sempre ricorso a qualcuno dei processi coi quali si toglie una pnrte d i
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IL Hi::PARTO Cllllll'RGlCO DEt,L'OSPEO I L E MILITARE ECC.
matrice se l'ou i;;si è rnoao-laterale; oppure coll'unghia si esporta tutta. la. matrice, quan do l'onissi è bilaterale, come nel processo autoplastico d i Quenu (1). P er recidive di ung hie incarnate, operate col proce;;so ordinario e che avenmo dato luogo a produzioni eli lamelle cornee irrego lari, defor mi, impiantantesi direttamente sulla fal ange e dolorosissime, è stato n ecessario espor tare colla sgorbia. parte dell'ultima falange, ed anche eli disarticolarla addirittura. Nei casi di onichict SCI'O(ulosa o m ali{JIIa, nei quali dopo l'estirpazione di tutta la lamella cornea si riscontrò il tondo sottostant,e ulcerato e ricopEirto di fungosità, la appl icazione ùi uno st rato di polvere di nitrato di piom bo, secondo il metodo del Vanzetti, ha sostituito molto vantaggiosamente le causticazioni col termecauterio o con altre sostanze caustiche. (Il (_!n:NI'. -
fittile/i, tlf la ~ ·•ciét<· rte Citi l'Ili'!/«' tll?7.
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FRATTURA C0~1MINUTIV A DEL COLLO DEL FEMORE E DET, PUBE PER FERITA D' ARMA DA FUOCO ( Resezione diajlsaria tardira del .femore. Guat·igione)
Menooria ltlll:o n~lla c•m l~r·•nta s<·i~nt i llca t••roul.~ all '<><fk•l:d~ m i lil:m• prnol'i· paltl tli Caser la, aildi 31 llero naio lll\IS .tal •loll. llruno t:'uo·b11ne, l'op i·
tano mcilico.
Il seguente caso clinico, pel brillan te esito avuto, in omaggio alla chi rurgia conservatrice, mi sembra meri· tevole di comunicazione. Protitto perciò dell'onore, che ho, dopo tanti anni, di assiste~.:e ad una conferenza scien· tifica e l'espongo adesso, poichè, sebbene raro in tempo di pace, in guerra per contrario non è punto difficile riscontrarne di simili. L ' importanza del caso poi è data pure dal fatto che tali lesioni in genere sono mortali per la facile rottura, in questo caso miracolosamente sfuggita, dell'arteria femorale nel punto di sua uscittL dal ponte crurale, arteria, che trovavasi situata lung o il decorso della fer ita; ed infine l'importanza devesi pure alla. vastità d elle lesioni non solo delle par ti molli, ma anche delle ossa (pube e femore), rarissimi essendo i casi di definitiva guarigione (relativamente alla lesione in parola), quale in questo caso si ottenne. Ora veniamo al caso clinico. Nel giorno 4 febbraio del 1892, veniva ricoverato all'infermeria. presiuiaria di Lecce, la guardia di finanza. F iorito Michelangelo, il quale, in seguito ad un diverbio avuto con un suo compagno, riceveva da costui un colpo
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FRATTURA CO)!MDIUTI VA
di mos0hetto. tirato quasi a bruciap,.Jo, e che gl i procl usse le seguenti lesioHi: Soluzione di continuo n ella regio11e destra pubica, d ì forma circolare. a margini leggermente frastagliati e rovesciati in rientro. del diametro rl i cirua tre centimetri, e con frattura a scheggia dell'osso sottostan te; FPrita quasi a stampo in corrispondenza della piega postPriore de lla natica destra. di forma quadrata, di cui cia::;cun lato mÌ!;u rava circa ciuf)ue ueutimetri, mantenendosi proto11cla con questa larghezza per oltre tre cen ti metri; Frattura eornminutiva del collo del femor e destro e della porzione super ior e della sua diafisi; In filtrazioui ecchimotiche diffuse allo scroto ed alla regione inguino-crnrale dPstra. f~n, t'03CÌa destra presenta\·asi tumefatt;a, calda, e la sna palpazione, in ispecie nol suo terzo superiore. era ùoloro:-issima; t.utt• i mnvilllen ti dt>l medesimo ruto erano completamen te aboliti. L'ammaln.to còntiunameute lagna\·asi di con tra.ttnre dolorose ne· muscoli dE:lla coscia del lato ferito . La secrezione prO\'eniente da· forami dell a ferita, dapprim a sanguinolenta, ne· giorni consecutivi era costituita di un pus pntrido, icoroso, misto a cenci di te:::snti necrotici ed a numerose scheggia ossee di varie dimensioni. Nelle ore serotine appena eravi elevazionu termica di qualche decimo di grado : ;;Ì da potcrsi afl·ermare che il d••corso rlel l'ati'ezioue fn api rettico. La mPrlicatura, che ne· primi rlodici g iorni doveva. e:>sero . cambiata due volte al di e poi nna so la \·olt;a, ve n i,·a pn1ticata da abbondanti la\·aggi colla sol uzione di donll'O rli ,;odio puro al 7 °/0 • P. f} na.nrlo dalla fer ita d'usci ta racqua veni\·a quasi limpida, eseguivasi un copioso w·t:.to d' accJtla al sublimato corrosivo n ella
DEL CO!.!LO DEL FEMORE E DEL t• UIJE ECC.
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proporzione di l: 3000, e poi s' immett.evauo nel canale della. ferita tubi a drt>naggio impregnati di iodoformio, aspergendo anche le feri te con questa pol vere mista arl altri antisettici di minore atLivi tà, ma più innocui p~; r l'assorbimento possibile in una si vasta snpPrficie d i tessuti, sebbene suppuranti. La fasuiatura era fat.ta alla S culteto, modi fì uata pel. ca.so speciale. Ogni volta che si rimuoveva la med icatun1, era\·i tale fetore, per l'estensione de' tessnr.i cangreuati, che nella stanza, dove si era perciù isolato il pa11 iente. dovevansi. a mitigarla., fare svolgere vapori rl i cloro, e si il pazien te, che il curante e gli assistent i, per res istere al puzzo nau seabondo, dove\·a.no tenere sotto le narici, de' pezzettL di canfora. Ciò non. pertanto l'apiressia continuò sempre. Persistendo in tali condizioni, verso il Hi del febbraio sopraggiunse, quale complicanz•t , u n catarro bronchia l€1 acuto, che co· soliti emollienti e calmanti SYani in pochi g10rm. Intanto si .manifestò un vasto tlemmoue ditfnso suppurato a lla coscia, all'inguine ed allo scroto. epperò a ddì 24 febbraio, oltre allo sbrig liamento multi pio nelle s uindicate region i, si esegui colla pinza osteotoma la resezione di due e:;tremità acumi nate d el monuone inferiore. Riusd pure a llora di estrarre uon pinza da medicatura molti frammenti ossei, non C\he il fe ltro d ella cartuccia a mitraglia. Ne' g iorni appresso la sn ppnrazione profusa persisteva, sebbene, forse per la cura locale antisettica ass idua, non si uotasse pire.ssia; fu oriuscivano col pus fetido sempr e scheggia ossee e cenci necrotici. Addì 27 febbraio sì manifestò tumefazione con vivo dolore e rossore in corrispondenza del gra n trocantere, e quivi si praticò una coutroapertura profonda, dalla quale uscì abbondan t issimo pns delle identiche qualitit. Tale controapertur<~. nel giorno 6 marzo si dovè allargare 38
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FR .~TT l) RA
COMll i NUTIVA
per potere ragginag ere il moucone del frammento osseo s uperiore tagliato a becco di tiauto, e s e ne resecò pnre l'estremità acLtminata; con p unt i di sutnra stacca ta si fecero aderire i le mb i di tale incisione. Il pa7.ien te fin o al g iorno 12 rnar7.o era stato molt o depresso. con anoressia. ed insonnia; quando ra.ppetito ritornò ed il sonno riparatore ne fu felice compagno. Alimen ti prescritti allora e molto des iderati furono il pollo. i fedel ini co· brod i ristretti, il latte ed il caffè . corrobora ti da vino g eneroso e da 300 gra mmi di marsa la g iorna lmente. Come med icinal i internamente si usarono i tonici. In seguito la secrezione purnlenta non era più tanto fetida e comiuciò a dim inuire ; il forarne d'en trata eras i del tutto cicatrizzato. men tre q nello di uscit;a si cominciava a detergere. Addì L3 marzo si tolsero i punti di sntnra praticati nella ferita ft~tta. per la resezione de lla estremità superiore del fe more, ma tale feri ta .in parte Pra aderi ta ed in parte ri mase suppura nte. L'apiressia con tinuò sempre . Nel g iorno ~8 a prile, specillando una cont roapertura, già eseguita'! i pel passato all'ing uine d estro, si notò un corpo m ob il~, rluro e scabro: allarg ata perciò tale apert ura con bistori botton uto, con ptnza. da. medicatura, si estras,.;e uua scheggia oss~a della g randezza di due centimetri quadrati, che fu riconosciuta appartenere alla I<I.IUtua. esterna del pube. Intanto la med icatura. essc>udo diminuita la secrezione pur ulenta, e que~ta. morlificat.asi sempre laudabilmentc>. si eseguiva più di r~~.ro . cioè in gio rni alterni, e \'erso i pr im i giorni de l maggio anche ogni tre g iorni: sempre però i lavaggi erano eseguiti colla s oluzione di doruro di sod io p uro, alternata coll'acq ua borica, e prima d i fin ire si esegu iva nna passeggera lavanda al snhlimato (l:i30UÙ') ed alle volte all'arwlo feni co (2 ·;"\:
DEl. COLLO DL'L I'EMORF. E DEr. PUIIE !iC<.: .
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ra.ntisepsi si completava poi colle strofinazioui ne' dintorni dPLle varie soluzioni di continuo con bambagia imbevuta. nell'olio essenziale d i trementina; s'in trodu· cevano poi dei tubi a drenagg io nel forarne d'uscita e nella cavità ascessoide ing uinale, impregnando tali tubi, già disinf1-1ttati, per lo più di pol ver&di iodoformio e si aspergevano le parti suppuranti col la stessa pohrere mescolata ad altre sostanze antisettiche. Di tanto in tanto bisognava tog liere qualche fram· mento osseo, che sparso fra' tessuti, col progred ire .del processo suppurativo, sporgeva nel fondo di alcuna delle ferite. Ciononpertanto si ebbe sempre apiressia, e solo qualche sera si ebbe elevazione d i pouhi decimi di grado nella temperatura d el corpo, e giammai una vera febbr e. Le condizioni generali del paziente, sebbene egl i fosse molto dimagrato per la sup purazione eccessi,·amente profusa, però in modo minore di prima, erano abbasta!fza soddisfacenti, ed io cercava sempre di tenere elevato il morale dell'infE-rmo . Addì 30 maggio, avendo specillato una controaper · tura, situata nel triangolo di Scarpa, si riscontrò un frammento osseo, per Ja cui uscita, non esseudo sufti. ciente l'apertura suddetta , q uesta si do v~ allargare e si estrasse con pinza il fra mmento lungo tre ceuti metri, largo due, e spesso sette millimetri, che si riconobbe racchiudere pane del trocautere. E s:;endo sopraggiunte note d ispeptiche, si vinsero colla pepsina cloridrica e colla china in decozione. Ciò non ostan te col progrerlire del tempo, manifestaronsi parecchie raccolte purulente in varie regioni della coscia, fino a l suo quarto inferiore. Ritenendo tali ra.cco l te di orig ine periostea.. sia per l'anamnesi, che per r esplo· razione collo specillo delle varie a per ture ascessoiò i. ed essendo sporgente da l forame di uscita l'e;;trem iti su· periore del moncone periferico del fe more fratt uri~to,
09G
FI!AT'rt!H:\ CO:Ul1JNUTIVA
sporgenza clovuta a lla conrinua dist;ruzione per suppurazi one d,: tessuti, dieLro (;onsulto co' co llegh i ufficiali medici reSident i a Lect.:e, si venne nella determinaziou e di eseguire la resezione del moncone diatisario suddetto. P erciò n<>l giorno lG del mese di luglio 18\:12, previ a elorofor mizzazioue anestetica Jel paziente, lungo il lato esterno e posteriore della coscia. feri ta, a. cominciare dal forarne d,lJHle sporg ... va l'estremità del moncone anzi· d ettO. fu praticata uu· incisione lunga 12 centimetri. interessante tutte le parti mol li fluo al periostio, i l quale. tlogo:;ato cronicamente, facilmente s i dist.a0cò; e così posta allo st:opPrto la porzione superiore della diani\i fp morale. in rJue lati 111 0Strante delle pt>rdi te di SO· stanza. fn resr>uata eo mprencl endo C)Ueste, per la 1un· giwzza d i d iet:i ce n ti metri. Durante la s uddetta operazione fu i assistito da !l'egregio collega uapi tauo m ed ico Dottor Tapparini e da' subal t•,rni medici Dottori Margotta e Ricci. e non si ebbe che una lieve emorragia paren· chimale. Xell'espl nrare la ferita allora fatta, si rinven· nero di\'erse scheg:gie ossee, corrose dal pu~. ma nascoste fra· tessuti. dov·eral\O state sparpagliate dalla forza centrifuga esplosiva del colpo d' anna da. fu o<.:o. ed esse furono pnre estratte con massima uu ra. prima di ese· g uire la. sutura, 0he fu praticata a punti perduti e co11 catgut pe· tessuti profondi, ed a punti staccati e con seta a l !'ò ublim ato pflr la ente. È inu ti l .~ aggiungere che la mnggiore possibile antisepsi nsa.vasi nell'eseguire ciasuuna rlellf! operazioni chirurgiche, fatte ne· va.rii temri a tale inff.nno. Internamen te poi continuavasi la vittitazinne nu triente, il marsala, i tonici. e l'ammalato reclama va sempre la pepsiua cloridrica1 che ne vinceva lo n ote dispeptiche. ?\el gio rno 24 luglio vennero tolti i punti di sutura e la massima parLe della nuova ferita si ritrovò cicatriz · zAta. La nwdicatnra vf'niva r innovata ogni t re giorni,
DEL COLLO DEL FJ;:)IQH\è l~ DE l, 1'\.ll\1\0 J::CC.
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ed anche. a misura che diminuì la secrezione pnrulent.a, ogni quattro ed ogni ciuque giorni. Addì cinque settembre, rimossa la medicatura, il pus era di nuovo fetid issimo; perciò a\·endo specillaw un ser:o fistoloso della regione anteriore delht coscia. siriscontrò un pezzo d'osso, che con dilticolta si potà estrarre c .Jia pinza. S egui dopo venti g iorni chius ura sotto crosta di tale seno fistoloso . Intanto nel giorno 4 del mese di ottobre, in seguito a confessati maltrattamenti pel gmttarsi, fatti dal paziente sulla crosta di chiusura del suddetto seno fist,oloso, C]Uesto infìammatosi si riaprì e sulle pareti della fistola si formò una membrana grigio ·giallastra analoga a me m· braua diftericm. Si medicò la località con iniezioni di acqua del Pagliari nel seno fisto loso, e si occluse so· vrapponendovi della gMza. impr<:~gnata in detta ac':ina : si ottenne distacco compl eto d i tale me mbrana e p rogressiva. restrizione del suddetto ::;euo fistoloso, fino alla completa chiusura del medesimo. Anche il forarne d'uscita poco per volta si vPnne restringendo in modo progressivo; le granu lazioni di bello aspetto non permettevano più a chi esplonwa di con· statare l'estremità de' monconi ossei, e fiu!Llmente si ottenne la completa cicatrizzazione di tutte le ferite. L'arto rimase accorciato di circa dodici centimetri; ma con un semplice apparecchio ortopedi00 serve in modo molto lodevole all'infermo, perchè il ginocchio è anchilosato coll'arto in estensione, l'articolazione coxo· femorale è pure anchilosata. e fra· d ne monco n i d el femore si formò una forte pseudartrosi, che però permette abbastanz<L bene i' movimenti varii dell'arto. tanto pitt che tale pseudartrosi si venne a formare in alto molro vicino all'articolazione della co,;cia. Ed infatti il Fiori to nel giorno 1° del mese di aprile 1893, munito di uno sti valetto specia)@, che correggeva
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FRATI UHA COllii! IN UTIV.~ DEL. COI.I.O DUL FEliiORR !!:CC.
perfettamente l'accorciamento dell'arto, usci dall'infermeria presid iaria d i L ecce, e coll'aiuto di un semplice bastone, potè bene adempiere al servizio sedentario nel uorpo delle Regie Guardie di finanza, cui fu adibito per concessione s peciale del Ministero, onde attendere ad ultima re il tem po richiesto di servizio per avere diritto alla pensione, poichè la lesione riportata dal Fiorito non era stata g iudicata proveniente d!!- causa di servizio. Rimase cosi al servizio altri due anni, dapprima a Gal· lipoli e poi a Brindis i, e finalmente per t1ltimata ferma venne congedato. Al presente il Fiorito trovasi pensionato a Surbo (Lecce), dove g li fn concessa una posteria di sali etabacchi, ed adempie per bene alle funzion i, che sono inerenti a tale servizio. Non posso mettere termine alla presen t e storia clinica senza far rilevare ùhe la sol nzione al cloruro di sorl io puro al 7 • • corris posemi :;empre bene per l'antisepsi, senza alcuno d egli incon \'en ienti. che stante l'e· norme v astità in super ficie della lesione, gli altri anti· settici p\ù o meno velenosi avrebbero potuto dare. Questa fn pure la ragione per cui nelle m ed ica tu re locali anzichè il solo iodoformio puro usai questa polvere bene me· s colata ad alt ri ant isettici m eno etlicaci, ma in caso di assorbimento c<>rta.m ente più innocui, od a polveri assorbenti asetti che. Quando nelle pareti dell'ultimo seno fistoloso iniziaYasi un pr oee;;so difteric'o, le ini ezioni di acq ua del Pagliari. con medieatura a lla garza imbevu ta di q ilesta acqua, mi han dato lusinghiero r isultato, non solo in que!:lto <:aso ma in parecchi altri. De> g o o d i not-a speciale poi è il fatto che con tali nwdieatnro assidue e pazienti, non osta.nte la vast ità dPlle lesioni o;:;..;~e e de· tessuti rcolli, il decorso della les ione sì mante nne ;-:cmpre apirettico.
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NUOVA TEORIA DELL'OMBRA ~ELU SCHUSCOPIA <t> Per Il doti. .\ndrca D e Fal c o , mag!,!iorù medico.
A vendo riconosciute erronee o insufficienti le teorie emesse finora a spiegare la formazione dell'ombra nella schiascopia, è necessario costruire una nnoYa. teoria cb e abbia questi due principali requisiti: Sia compresa nelle leggi generali di fisica e di fisiologia; Spieghi esattamente tutti i fenomeui del la schiascopia.. !:) L jJ,·incipia s·tt eui .<~i basa la teu;·irt. - Il fenomeno dell'ombra si può enunciare cosi: La uonseguenza del contrasto fra i r aggi incidenti ed emergenti, che si incontrano, in date condizioni diottriche, ad angolo ottuso nell'interno dell'O. osservato. In altri termini, l'O. umano, messo in speciali circostanze di luce, può divenire sede di quel fenomeno raro t2), ch'è l'interf'erenza. Leggi fisich" su cui si basa, e loro sviluppo sperimentale.
§ 2. Tem·ie della la<:e. - È uni ~·ersalmente noto che per spiegare i fenom.eni luminosi sono :>tate unmaginate diverse ipotesi 13), tra cui primeggiano:
------- --- - - - ! l) Le esiwnze del nostro f;jo,·tll'lle non ci pe rmettono rl • l'llt.hlicarc or:~ per intiero t1nesto lavor o, cvmposto tli 2 !)arti; la t• contPncute la critica p;trtico· iar~ggiata o sussirtia'", con [lro,·c sperimentali tl ellc tc~~rie piu impe rtan t o emes<e into rno alla causa rlrlla roro nniono d e ll'o mhr:t nr·lla schiasropia, Sftt'· ciaimcnte dal l.eroy, Cho ue l, Parc ut c o1ci >C:uac1, o mollofkatori dr lla teoroa di •tue;;l'ultuno. in plu univer.• nlmeulc accell:~; la !" partn, l'e>posizione rh una nuova teo ria, che l'au tnrc pre:;c tl;o in ~o<Litllzione ll c llr altre ; c.l ò qur l la •:he fluì publ>lichiamo rome lavon• originale a 111 ~recoalc inl eressll. Et.em t tltl di (i.<icn., V. Il, i 186. (31 ARMAUl:<.\ t: - 'l'nule élémenl<•ir·e d'oplll.. § t. ·
121 fluiTI. -
(l.n f)i•·ez io>l~).
q nella d i N ewtou, teor·ùt rl··l l'e,nissio.te ·- secondo la quale gli astri lum inosi ed i corpi in combustione produrrebbero un tlnido dotato di una. mobilità prodigiosa ehe, percorr.,. ndo lo spazio con la velocità di circa 71000 legh e per se~ondo. eol pirebbe i corpi con un fenomeno si111ile al bombardamento (l l; (]nella di De.;r;ar tes, feo,·ia delle ondt~la<:ion i. Con gnesta ~i ammette l'esistenza di uu fluido estremamente sottile, che riempie non sohuneute gli spazi plan etari, ma ancora ;utermolecolari dei corpi e ch'è chiamato e/p, ·e l:Osmit·o. Que,;to tluido sarebbe messo in vibmzione dai corpi luminosi, proJncendosi delle onduluzioni si m il i a q nelle sonore; con la sola diiferenza, che Cjneste sono lunghe e longitnrlinali, e q nelle, cor te e trasversali. La prima teoria :; piega facilmente la propagazione rettilinea. la rifl essione. la. rifrazione, l'aberrazione; però di\'iene un poco oscura., quaudo ogni nuovo fenomeno s i Yuolr. fare entrare n el suo dom inio; così. la contraddizione, di cu i è cagione nelle legg i della rifrazione (2). Bs~a ha og~ i perduto ogni seguace, ~d è rimasta preponderaute la teor ia delle 011du lazioni, la quale trova, anche. nuova -.:onfenna nel fenomeno d'interferenza, che nel caso presen te ci riguarda.
O m b r a. e leggi fisiche.
§ 3. PnoclouLetllO .<wif'llli(ìr·O rlt'll"mrtÙ;'{t tl ella schin.St.:opia. - L'ipotes i della propagazione rettilinea della. lnce, sebbenA in de.::adenza, resta ancora il fondamento
(l\ OroiTJ. (!) fi OtTI. -
Elemenlr d i fi,ica , \'. Il. § 1'0. /r.I., \'n ) Jl , JHl~. 180.
NEI.L!I SCHIASCOPIA
GOL
della teoria delrombre. ch'è la po..rte più aslirusa della fisica e non ancora del tutto riso l t.a, pur presliandosi a giuochi infantili, di cui alcuni veramente meravigliosi ed arliistici (l ). N ello studio causale della schiascopia mi servirò sia di quella, la quale si presta ad ili ustrazioni ed ei!perimenti facili, sia della teoria d elle ond ulazioni, per dare con quest'ultima il battesimo scientifico: più moderno, al fenomeno che ho pre;:;o in esame. Per facilitare tale studio, accennerò i seguenti ricurdi fisici, che ciascuno tro\·enì, svolti nei trattati speciali. § 4. RteoRoo 1• - Ombì·a e pe11omb1·a. - L'omb ra di un corpo opaco è la parte dello spazio, ove esso impedisce alla luce di peuetrare. Abbiasi un corpo opaco in presenza di una sorgente luminosa (corpo lumino:;o e non punto, secondo il concetto possibil e solo in matematica) lo spazio circostante resta di viso in tre parti ; m•lla l " il corpo opaco non ha nessuna iutluenza; nella. 2" il corpo opaco impedisce a ffatto ra.::cesso d ella luce diretta, tale parte dicesi ombt·a d el corpo opat.:o; e nel la 3" la luce vi accede limitatamente e dicesi penomlJ?'a (2 ). ~ 5. Rroorwo 2" - Ombm , illuminaftL dal ''iflesso. Se nell'ombra di un corpo opaco non penetrano i ragg i diretti dalla sorgente, vi g iungeranno quelli di tfusi dai corpi vicini, perciò essa non sarit mai del tutto oscura. L'effetto d i questo riverbero dicesi J'ijlesso (3 J. § 6. Rrcoaoo 3• - Corpi opachi molto p iccoli. L'ombra non sì produce, allorchè il corpo opaco è, relativamente a.l corpo luminoso. mol to piccolo ( Teo1·ema rli Fr·esnel coro!. l" § 38). § 7. R rcoB.DO 4• - L w·e che au,·avei'SO j'm·o 1'ÌS/?·effo peneb·a in came1·a oscw·a. Ombl'a e pt'nomb;·a. - R ac-
( l ) T•so ANUIBR. - fliueaziOJLi scie11fi/iche, paJ%·. 449 e .~G:I. (t) GANOT. - Fisica etem. 2~ E•l. llal. ~&i~.- fl oiTI (loco ci lato), V. Il , ~ 9.
(3) GANOT. - Id em. § 4a,
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NUOVA TEORI A l>& L L. OMURA
cogli endo su di un diaframma bianco in una camera oscura i fasci luminosi, che vi arrivano da sorgent e o corpo luminoso, per un piccolo foro praticato nelle pa· reti, si ottiene rimmagine di quel corpo o sorgente con le seguenti leggi (l l : l " essa è capovolta: 2·• la sua fiwma, la quale è costrmtemente quella dei co1-pi sud· detti, eindipendente dalla t'orma dell'apm·lw"a: 3• una lente biconvessa, poggiata co,~l;·o il fot•o, senza mndifì· clwe la cli?·e~ione ?"Ove.<;ciata dell'immagine, la 1·enclm·à p i ,.t luminom ecl il conLm·no pii t ?letto, e ciò, al massimo g, ·ado, atlm·dtè lo .<:che;·mo t;·ovasi nel piano focale 1/ella lente.
Con l'O . artificiale di Liebreich·Perrin, il cui fond o mobile si fosse <..:amiJiato in un disco di carta. sottile e trasparente; ovvero con un semplice biglietto da. visita, nel quale. ad una certa. distanza r uno dall'altro, si fossero praticati tre fori, uno rotondo, uno triangolare, !"altro rettangolare, del diametro di 4 o 5 mill., si possono ripetere g li esperimenti a eonferma di questi fanomel: i fisi ci. In tutti i casi si produrrà l'immagine capovolt-a, di .cui. però. sempre la parte centrale a ppare più illuminata della parte periferica, dove si scorgono una penombra ed un· ombra, le CjUali offuscano i contorni d elrimmagine e prendono una ùisposizione analoga, ma in senso inverso a quella determinata dei corpi opachi intercettanti la luce, cioè nn cono cet~tra.le di luce con im·oglio di penombra, segu ito dall'ombra. § 8. Rwonoo 5• -- Causa dell' omò1·a e penombm nt'lla 1:arne1·a oscu,·a secondo la le01·ia della propaga.:.inne rt'llilinPa. L'ombra nella camera oscura, sara s~iP.ntificamente il lnstrat.a. t:on la teo ria dell'interferenza;
( t) fìAr<llT. -
Tmi. riltllo. ~~H
N BLLA SCH l ASCII PIA
60::!
ma un concetto approssimati vo si potrà ritrarre pure dalla teoria dell'E'missione. Se nella. figura 1• si scompone la fiamma A B. messa di fronte al diaframma indefinito S col fo ro f c, in tant.i punti luminosi, non potranno altri raggi ~he emanano da .-1 e U attra· H versare il foro del diaframma, oltre quelli formanti i coni luminosi A [(C e B R Q, obbliqui fra loro e perciò incrociant:isi nel foro stesso. Detti coni (l) son fatti dai ragg i centrali A g, e B 1'· <:h e s·incontrano nel centro O, e da raggi BR e B Q ed .-l. C e A K periferici. E s!!i si soprappon.· gono del tutto all'altezz~ del toro, e per un tratto più. o meno lungo dietro il diaframma, secondo la di· stanza della sorgente è la grandezza di questa : indi deviando fra loro rendono sullo schermo R, l' immagine della sorgente abbastan7.a i lltt· minata. Da ciò si deduce che al di lù del diaframma forato. nel tratto centrale, dove i coni sono soprapposti. la. luce donà apparire di uua intensità maggiore che alla periferia, dove, sia per l'oblic1uità dei raggi, sia per il loro minor numero, si determina u.na penombra seguita dall'ombr<1 . Seguendo il decorso dei raggi. dopo che hanno attra\·ersato il diaframma. forato. si comprende perehè all'altezza de l piano R l'immagine. per la separazione dei coni. già.
(l) Si è int('<O <li tr:u·cl.1 r,• uua tl~urn ;chemalic., .
:->UOVA TEùHJ.~ Ul::L.L.' 0~1 liRA
avvenulia, rimane piil distinta che nel pÌ;UJ O L. dove rincrociamento appPna si e ini~iato. SaleuJo aùcora di più nei piani .Il ed .V, l' immagine scompare de l tutto e subentra la sezione d t=~l cono, o, dei coni sopmppo~ti, che ripetono la forma del contorno del l'oro (1), da cui sono deltmitati, e o.;he perciò apparisce proiettato su di uno scl1enno, messo a qnesfalto.:zza. Ciò avviene lungo tutto il t;ratto del co11o centrale e, con linea di demarcazione più pre0isa, andando verso il diaframma. Invece quanto più ci allontaniamo dal piano Re dal diaframma S, l'immagine s'ingra.nclis<.:e e si cliffonrle, poiclH~. per la deviazione dei raggi, si allarga la zona, basale, rest.ando essi eguali nel unmero. Ora questa apparenza più o meno netta dell'immagine iu tmtti diversi, lungo il per<.:orso dei raggi. e la illusoria proiezione del foro del diaframma. è tutto un gioco dei· sol i rctggi, e del la loro soprapposizione. Gnar· danrlo la fig. stessa, la soprappm;izione è contrassegnata da un oo uo ccn tnLic int;on;;amcnto luminoso, che ha por base. il foro suddetto e l'apice verso lo sdtermo nsl punro Z. limite dell'iucrociamento. Alla periferia, poi, vi è nn i n voglio oscuro che detto uono ciruonda., però con d isposizinne in versa, cioe con la base verso lo schermo o l'apice t ronco al fo ro del diaframma, con in tens ità decrescente d al iR. zona p a racen trai e coutrnsse~na.ta nella figura con trattt?ggio leggiero. che dicesi penombra, al la peril'eria. con t rattegg-io più iitto cb e chiamasi omln-a. ~
!J. RLcu«Do 6" -
r'rvne1·a ogcw·a <:tln lt•ule ùicon-
n•sstt . - L 'a.g~i u nzio n e r\i una lente convergente al foro. IJlO(liti,a, ma non <.:<1mh ia il principio della soprap· po:;i7.ione dt·Ì coni !Jtmino;;i. Ess11. con l'agg ruppare inl i) l·: rro il f:l<O oHI.1 (lr!IÌo·t.lfllle olr• l roro. ello• il ololl. O:mlrlli (')PYA a prln~ipi0 ./~'1 $rht,ucop•c• p;tr ~1.
(cdoe le••r BA IIIJt:u.; d"· f'Cnl\', d•·~ionuc nvcc Ot•I O olu ('I'OL (;OA IT \, Tr:ulnil par )l 1'.\III~IHTI ( .4111111/es d'ocllli>'IÌiflle. dr•r. UIJ~. pa::. 1<11.
~ELI..\
SCHIASCVI'Ii\
6()5
torno ai raggi centrali quei periferici. accresce l'intensità di ciascun cono, diminuisce, per conseguenza, la estensione dell'ombra ed aumenta, perciò, la chiarezza e nettezza dell"immagiue, con un massimo assoluto allorchè il piano focale coincide con lo schermo. Infine, e ciò è importante, accorcia. il tratto, in cui avviene la proiezione del contomo del foro del diaframma.
Interferenza ed origine della sua teoria.
§ 10. RrcoRDo 7• -
Q,nl.JJ·a e lJ('?Wmb?·a nella camwo oscu1'a, secondo la teoria clelle on~lt~lazioni. - Il padre Grimaldi da Bologna nel 1663 per la l" volta dedusse
da un suo esperimento che luce aggiunta a luce può generare oscuritit. Newton tentò di comprendere il fenomeno nella sua teoria dell'emissione con ragiònamento che fu combattuto da 'l'ommaso Young, il quale spiegò la diffrazione, per la prima volta, attribuendola all'interferenza dei raggi diretti con- i riti essi dai lem bi dei corpi opachi . A Fresuel. però. spetta l'onore della soluzione che ottenne, un endo il principio dell'interferenza di Young, a quello di Hnyghens SHlla risultante del mulo rib1·atm·io lw·ni}loso destalo da •t m cent;·o. § 11. Definizione ed e.~pe1·imenli. - Chiamasi i.n-
terferenza l'azione v icendevole, che esercitano due ragg i luminosi, qnnndo emessi da una stessa sorgente, o da una estensione di questa. s'incontrano sotto un angolo piccolissimo (1). Il primo esperimento fu quello del padre Grimaldi, il quale introducendo in una camera oscura dne fasci di luce, per due aperture circolari piccolissime, a diametro eguale e distanti l'una dall'altra. ottenne delle frange (l) ROITI. -
El. di fisica. paz i86, V. Il .
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::-<UOVA TEORI A DEJ.L. Oli BRA
oscure alternate con altrettan te luminos,., clte raccolse su di uno scher mo bianco. Più coo\·i nuente i; l'esperimento dei due specchi di Fresnel uni ti in un angolo molt o ottuso e messi in una. camera oscura. Gli specchi r ifletteranno la. luce di una. sorgente luminosa. avvicinata ad uno di essi e produrranno sullo scher mo, postogli innanzi, una. luce centrale molto in· tensa circondata da s t risce oscure, alternate con altre luminose. § 12. Ele1 ·e t:t)smico e dil·e~ione del suo 11tolo nelle onde l~t11~ino.~e. Fasi. - P er spiogare ciò occorrerebbe evocare tutta la t.eot·ia delle ondulazioni luminose. D i<::iamo soltant o, uhe l'etere cosmico, posto in vibra7.ione dalle molecole dei corpi luminosi, subisce nn moto ondulatorio rapidissimo. :::>i chiarna lu nghezzfl di onda, lo spazio percorso dal moto vibraw rio durante randat.a e ritorno di ogni mol ecola di etere, 7 e ::;emiondulazione quella che c..:orrisponde a lla sola andata ed al solo ritorno. Di modo che una oudula:1.ione si com pone di d ne se m iondulazioo i in senso contrario. Per ben comprendere questo moto, su cni è basat o il teorema di Fresnel, s'immagini il puuto lu minoso P della. fig. 2 d a cui è mossa una. molecola di etere cosmico ed una linea P B sn cui si propaghi il moto i m presso alhL stessa. A v remo Fu.::. ~allora i n torno alla linea. un ondeggiamen to a <:ig-zag come nella figura contro segnata. In <) nesta si vede che la mvlecola .l mossa da ll'estremo d elht linea P H, con una serie cn>>;cente e rlecrescente rli s pos tamenti t ras versali, seg na t i da lle pi..:cole freccia
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giungent m O in quiete perfetta. P assa dall'altro lato e con un'altra ~erie di sposta.menti analoghi giungerà in B, in cui atti vera il movi;nento d i una molecola. successiva. Ora la molecola A compie da P &. B una ondulazione completa; però da P ad O in semiondulazione di andata, e da O aB, in quella di ritorno. Nei punti simmetrici, segnati nelle due semionclula.zioni, gli spostc~.menti sono eguali, però in senso inverso, cioè, come dicesi in fisica, sono in (asi di oppnsi~ione. Cosicchè. se ad una ond ulazione luminosa se ne aggiunge un'altra, per modo. che ciascuna semiondulazione della. prima corrisponde per numero, dire· zione ed estensione dei singoli spostamenti, a quella dell'altra, ne risulterà uu aumento dell' intensità lumi· nosa, fino a divenire quattro volte maggiore (1). Viceversa, se di due ondulazioni, una è in ritardo, cioè ha minore velocità, dell'altra (ritardo di fase ), ovvero, pure essendo d'intensità eguale, s'incontrino negli spostamenti molecolari opposti (in opposizione d i fase), come avviene allorchè s'incontrano ad angolo ottuso molto piccolo, esse si elideranno generando oscurità . § 13. Moto ondulatorio s(erù.:o. Per dare un concetto delle ondulazioni e delle loro fasi dimo,:,trai il movimento ondulatorio su di una B linea retta. E sso però, non si compie cosi, ma intorno a piccolissimo dia . metro dì sfera (423 a 620 milione simi di millimetro, Fresnel,) (2) che ~~ig. 3. dà la lunghezza dell'onda. Si segni il circolo (fig. 3) intorno al diametro H C e sull'uno e sull'altro Jato di questo diametro, si trae· ( l) IIOtTI. - BI. di {ìs., pag. tS6. Vol. Il. (!!) GASOT. Op. rit., ~~· Ed., %614 . Scconrlo Fraunhofer l'ont1;1 ,·aria da i6.04 ~ 39,66 millonesimi di
centimetro, pag . U.
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NUOVA TEOitJA ueu.'oMBitA
uino dell e linee parallele tra di loro e per pendicolari al diamet-ro stesso. l::j' immagini ora un corpo, che si m uova (la Be percorra la circonferenza BA. C D, e le 1inee crescenti e decrescenti segnate n el diametro. Allora esso percorrerà tutta la circonferenza con moto ondulatorio, che da l:J a C per A lo allontana da B (fase di andata) e da C a 1J per D lo riavvicina al punto dì par· tenza (f'ase di ritorno). Cosi avremo in 13 C la li11ea che segna l'ampiezza rli. ondu lazione ecl Ìt! B 11 C D la sfera di ondulazione nelle due f~tsi di andata. e di ritorno, che sono in opposizione fra. loro . .-1 Questa sfera si potrà ridurre alla figu ra precedente, dividendola in due, di cui ciascuna metà comprende il complesso degli spostllJ) menti in senso inverso gli uni dagli a ltri. Avremo allora. scomFi~. ~ . post.a la sfera dell'onda luminosa (tig. -! l nelle sne semiondnlazioui in fasi opposte. ~ 14. J1,·opaga:;ione l'ellilio,.a delle OJidLtlazioni. Acr:l'~t~W rtf )JI'i,wipio di llu.'Jflhe,ts. - · La. propagazione delle ondulazioni, nrlllO spazio, devesi supporre essere determinata da oscillazion i delle molecole d i etere intorno ad una li nea retta e per successive oscillazioni sferiche, in cui, mosso un gruppo di molecole di etere, ciascuna di CJne:: te deseri\·e una circonferenza con ampiezza di osuilla;r,ion i egual i fra loro. Il moto ondulatorio sferico della prima. molecola deter minerà un impulso in egual faso iu tutte le molecole, che trovansi presso alla sua :;l'era di azio11e. Da queste poi si estende a strati sé'mpre successi vi, i u modo che, di venendo ciascuna. molecola iu ogni strato centro di nua piccolissima sfera di oscilifl.zione, concorre con nna parto della sua superficie in una più estPsa e c-ontinna uhe dicesi supe1·(ìt:ie d'onda. [n tal moclu (Jne!'>ta è composta d i tante onde parziali.
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NELLA SCHJASCOI!IA
e nella stessa ìase. Si comprendera facilmen te, che la superficie dell'onda si allarga sempre più con le distanze, componendosi gli spostamenti per soprapposizione dei picco l i m o vi me n ti pa.rzibtli, in cui per ritardo di fase avvengono elisioni. Quest'ultimo fatto si osserva meglio quando si prende in considerazione r azione d i un punto luminoso su di un corpo nello spazio. l~ applicabile, in questo caso, il principio di Huyghens, seeondo il quale il molo pibmtrn·io destalo da tm cenf,·o eli I.Jib,·a:;ione in un p11 nlo qualunfjue dello spa:;io e la 1·isttltante del molo vibralo, ·io degli elementi di tjualsiasi supe?"(icie di onda. p?'rn•enù•nle da quel. centro. § 15. Teorema d i li'?-es nel. -
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\~/ · Se tra questo centro luminoso ~.;~·./' /' R ed il punto designato s' inter.\\~~ ...... 48 \ r. \· .·~ pone un corpo opaco od un ' ' r- lh~I -'K '. l l diaframma forato si genera l'ombra, che Fresnel ha dimo\ l J strato matematicam ente. \ Immag iniamo (lì.g. 5) che L \ sia il centro luminoso e P il \ ,. punto dello spazio, verso il \ quale il centro suddetto invia la luce. D P la linea di con· p giungimento ed A H la superficie dell'onda. Scomponendo F1~. 5. questa, in tante zone elementari, cui risponde un arco ele· menta.re, distante l'uno dall'altro'/, ondulazione, la loro azione complessiva sul punto P avviene in modo che la metà esterna M' della semiondulazione od arco elementare l\ sia in fase di opposizione alla metà interna l
l
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l" UOVA TEORIA DELL' Q)IBRA
8 delrarco T successivo; e la metà esterna di ques,ta., in opposizione di .V dell"arco J3 e cosi di seguito . .E ciò p erchè, ciascuna metà di ogni arco, s'è nell'inizio , della f~\se. ammettiamo di anda.ta, s· incontrerà, nel con· vergera con la sua azione su P, con quella contigua, ch'è al termine della stessa (opposizione per ritardo di fase) Per tali ragioni le azioni delle singole zone elern ~ntar i di tuLta la superficie d'ouda, non si sommano nel punto P, invece in massima parte si d istruggono per elisione r eciproca. Ne deduciamo. qùindi, che ciascuna zona estArna è neutralizzata dalle due semizone contigue, ovvero. è eguale alla semisomma di queste. In vece la prima zona, presso il polo C e l'ultima l • non t>sseudo ciruondate, che da. un lato solo da zone elementari, razione di ciascuna rimarrà efficace per una sola metà. Siccome l'ultinw l', per essere molto lontana, proclnue poco effetto, a causa dell'obliquità, cosi. l'azione risultante dell'onda sarà eguale a quella, che produrrebbero le due se mizone Jl e l{ ai due lati del polo () dell'onda stessa. Da quan to abbiamo esposto si desumano i seguenti i m portan ti corollari : 1• Se fra L e P :>i frappone un pic.::olo corpo opaco, cb.e copre una ondulazione, la mecà interna. de ll'altra. vicina, n on essendo neutralizzata dalla metà esterna di 11uella coperta dal corpo opaco, potrà. con i suoi raggi raggiungere il punto P e C]Uindi mascherare l'ostacolo (l) . Se questo poi fosse più grande, non riuscendo alla semizona rimasta scoperta a causa della distanza e dell"obli•]nita di raggiungere l)nel punto, qnesto sarà oscn· r ato dall'ombra. 2" Se poi l'ostaco lo è fatto da nn diaframma forato, il punto P resterà illuminato di,·ersamente, secondo che ( l) Huon. -
OJ!era tiiCl l(l . § ~06, V. Il.
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l'ampie7.za del foro la.scìerà scoperta, alla propagazione della luce verso il punto P , una frazione di semizoua, una semizona, una zona intera ovvero molte zone. Ed allora il punto P sarà ili umiuato più o meno, e, nell"ultima ipotesi, sarà circondato da una penombra ed ombra dovute all"elisione delle zone elementari (1 ). § 16. RICORDo 8". - Lt!ggi della rifi·aziorw. - Le due leggi generali di Descartes sulla rifrazione si enunciano nel seguente modo: 1• Il 1·aggio incùJe,?te, il r·aggio r·if?·atlo e la normale sono in un piano pe;penllicola1·e alla supe1·(icie
hfrangente. 2• Il seno dell'an!folo d'incidenza ed il se11o cleltangolo di r·ifr·uzione sono in ·nn rapporto costante per gli stessi mezzi. La seconda legge stabilisce la necessità àei raggi omo· centrici, nell'applicazione matematica delle leggi della r ifrazione, ai corpi rifrangenti sferici. Per questo rapporto la semplice incidenza dei raggi paralleli in punti diversi della superficie curva del corpo rifrangente, apporta uno spostamento nella direzione dei raggi rifratti e qnindi un allontanamento di essi dalla coincidenza focale, tanto maggiore, per quanto pii1 i raggi incidenti si allontanano dal punto cen trale. Per ciò i ragg i emergenti dalla lente, anzichè in un punto focale, convengono in una linea focale di rivoluzione detta diacaustica (2). Ciò sarebbe di ostacolo alr applicazione delle leggi focali sulle lenti. se i fisici non avessero stabilito un limite nell'ampiezza della calotta sferica delle lenti secondo la lunghezza fuca.l~ ùi que::;te, ultr~ il quale i raggi incidenti si rifrangono allontanandosi dal punto focale principale. Il) ROITI. - Opera ella/a. § 20~, V. Il. (~) llOITI. - Opera citala. V. Il., S 65.
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NUOVA ·n:OR !A DELL' Ol\ll!ltA
I raggi paralleli che cadouo su questa calotta sferica, cioè dttppresso a.l centro di essa, si considerano tutti, con clitferenza ,;l' ind inazioue trascurabi le, come normal i ILlla ste;;:;a taugnnte dell'asse principale, e perciò son chiamati omoceatJ·ici. f: supertlno il dire che tale spostamento dei raggi emergenti aumenta dai raggi incidenti paralleli all'asse principale a fJU eg li obliqui, cioè cresce con i raggi pronmienti da nn punto luminoso messo a distanza finita. (~uesto d eri va da Ila stessa legge generale sui rapporti anzidetti, i qua li reudono pure possibile in fisica l'importante legge ùi reciproci t<\, ch' è generale a tutti i -fe11omeni d i raggiameuto e che si enuncia. nel seguente modo : Se nel passaggio pel' certi dati cnr·pi tm 1·aggio seg11a uua ria de/el·mi,wla, esso seguirà esullamenle la via 'liledesima p;·opugandusi i,t dù·ezione opposta. Questa legge esatta per i corpi r ifrangenti a superficie piane è ammiss ibile anche in quelli a superficie curva (corpi sferici), però per i soli raggi omocentrici. In tr.l caso la legge della reciprocità, prende il nome di legge dei (1.t0t:hi conùtgali, la quale è applicabile non solo ai cm·pi sfò ·i<:t: ret'rangenti isolati, ma eziandio, con la norma dei punti cardinali di Gauss, ai sistemi <:eli/l'ali, oss ia composti di più me;:;:;i diafani r ifrangenti, separati da una superficie curva, tutte disposte, in torno ad una n orma le, ch' è l'asse del sistema A <)Uesto sistema appartiene pure ro. umano. Condizioni fisiche e diottriche de ll'occhio u mano. Raggi incidenti ed e mergenti : loro camm ino n e ll' interno e fuori de ll'occhio e r appor t o r eciproco . ~ 17. .-L (ftlù.le appuncchio
fisico somiglia l'occhio. I fenomeui esposti e le leggi che li regolano spiane r anno la ,-ia nello !"volgimento d ella nuova teoria sulle '
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ombre nella scbiascopia. L·occhio è nn apparecchio diottriao complicato, specialmente, per i numerosi mezzi rifrangenti da esso possedut i, d isposti runo dietro ral tro e centrati su di nn asse, chiamato asse ottico. Ha una. superficie di proiezione, eolorata. dalla. porpora retinica (Boli, Ktihue), dalla quale, per azione chimica della luce, le im magini degli oggetti, che ro vesciate ed impiccolite s u detta superficie si disegnano, sono fissat e, somigliando, perciò, l'occhio interamente ad una carnera oscura fotografi ca (l ). § 18. Raggi incidenti ert emergenti. - Al gen io immortale di H elmboltz dobbiamo se la visione della. retina del gatto immersa n ell'acqua, a\'ULa dal Mery nell70D (2) è stata l'occasione del la più bella applicazione nella pratica. con l'oft.almoscopia. Alr invenzione del sno oftalmoscopio, formato di una sem plice lastra di vetro inclinata a 45", e messa innanzi all'O dell'osservato re, Henmhol tz unì il concetto dei raggi i uciùeu t i e degli emergenti, e diede, così., ragione esatta della seoperta, fatta prima di lui (nel 1839 ) da Behr. il quale, n ell'esame di un 'occh io senza iricle, intnwide non assere possibile scorgere il rinesso lumino:;o pnpillare (laew ·) seuza collocarsi sulla direzione del suo a,;:;e ottieo. S e, dunque, con uno specchio piano, o cont:avo, proiett iamo un fascio di luce nell' interlllo dell'occhio. attraverso della pupilla, scorgeremo, mettendoci sul e<Lu1m ino dei raggi emergenti e, senza ostacolare fJUelli incidenti, i l campo pupillare ed anche, in special i cond izioni diottriche e di. sede, la retina ed i suoi. vasi. N oi studieremo il d ecorso dt~gli nui e degli. altri raggi separatament;e, come giìL fecero altri autori. C i
(t) LANnOt<. - Tmllalo àifisìol. dell'•w mo, tratlo lta dal terles. Eli. Va !lardi· § 387, V-11. (2) AR)IAtr.;o; Ac. - 'frailc étcme11t. à"nplll , 11:1r;. S2.
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NUOVA 'f EOHI.... DELL'OMBRA
fermeremo però in ispecial modo sulr influenza scambie,·ole ch'esercitano fra loro tali rag gi nell' interno d egli occhi e le conseguenze che ne derivano. ~ 19. Decon :o dei rrtggi i ncidenti e loro et!'eUi ?telti nlel'JW defl'o~·ehio . - Cosa avviene, dunque, di uno o pitl fasci luminosi proi ettati nell"interno dell'occhio e provenienti da nn punto o da una sorgente luminosa? L o stesso che avverrebbe se detti raggi incidessero in una camera oscura attraverso un foro stretto, cioè quello notato nei ricordi fisici, preceèlenti, n. 4 e seguent.i. E ssendo l'occhio umano fornito di un piccolo foro, (pupilla'. di una lente col lettiva (cristallino) e di una superfi cie di proi ezione (superficie retinica\ confinati tutti in spazio chiuso ed oscuro, gli effetti della penetrazi one in esso di ragg i luminosi saranno: l " che si formi sulla r etina, di fronte alla pupilla, l'immagine de lla sorgente, costantemente capo" o lta,;
2" che la grandezza d ell'immagine sia in ragione diretta dell"ampiezza delJa sorgente luminosa ed inve;·sa della d istanza d i I)Uesta dall'O. osservato; 3" che l'imm agi ne sia pii1 o meno luminosa, ed i margini di essa, relativameJtte più o meno netti, secondo la distanza minore o maggiore del piano focale d ei raggi, ri fratti dall a. lente, dal piano retinico. P er via meglio chiarire guesf ultima parte, diciamo che quando il f uO<.;O dei raggi incidenti cade sulla retina, su questa. si dipinge l'im magine della sorgente, fornita della mas· sima intensità lum inosa e nettamente distinta, nel suo marginE>. dal !" oml •m che la. circonda. Viceversa. con l'alloutanar;;;i del piano focale dal piano di proiezione, l'i mmagine sarà, sempre più, d iffusa ed indistinta e eircond<<ta da un contorno in p('nombra che degrada invi,;I hi lmeute in un'ombra più oscura.
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§ 20. Modo facile di coni?"olla-r·e i fenomeni anzidetti. - Ognuno potrà ripeter e siffatte osservazioni, rifacendo gli esperimenti sull"O. artificiale, come feci io con quello di Liebreich Perrin, il di cui fondo sia reso trasparente, giusta la indicazione da me data nel § 7. Collocato allora l'occhio artificiale, così preparato, sul tavolo di osservazione, e fissato lo speuchio ottalmoscopieo ad un sostegno, che d i fronte ad una lampada, messa di lato all'O. artificiale stesso ne proietti in questo la luce, riesce facile abbandonando lo specchio al suo posto, di esaminar e senz'altro aiuto, l'immagine luminosa e le modifìcazioni che in questa a vvengono nei diversi stati diottrici, otten utisi con r allontanar e od avvicinare l'oculare dell' O. artifici ale dal suo fondo . Sono ottimi, pure, g li esperimen t i di Magendie, consigliati da Landois (l ) ed esegui ti dal prof. Guaita (2) A tale scopo si prestano moltissimo g li O. di conigli albini od un O. qualsiasi, cui si fosse reciso un peno di sclerotica e di coroide che si sostituiscono con un vetrino. § 21. Spiega:;irme del f'enomeno con la. lem·irl rlel' emiss·ione. - D opo ciò potremo dire, come nei ricordi fisici n. 4, 5 e 6 che il cono molt;o luminoso centrale, r eso tale per la soprappos izione dei coni parziali, provenienti da tutti i punti, in cui si può scomporre la sorgente luminosa, è ri vestito da. un invoglio periferico, pure conico, però di peuombra. e di ombra con l'apice tronco al foro pupillare e con la base alla retina. L a lente collettiva dell'occhio (cristallino) senz'a lterare la forma e la disposizione dei coni, ne modifica l'estensione, nel senso che aumenta, col maggior numero di soprapposizione di ragg i, l'intensità luminosa del cono ( l ) LANOOIS . 1'raUalo di (isiolO!Jill t~mano, V. 2, § 848. (:!) BAAOEI.LI C GU AITA. Ann llles d'oculistiqHe, dee {893, p~j1. ,1);,
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centrale, e ciò col fa r converger~ verso il <.:ent ro i ragg i per ifer ici soctratti dall'invog lio di penombra, la q uale diventa, pur<.:iù, più oscura (ombra) . teorema di J!' resnel (ri <.:ordo fisico n. 7) dimostra le sresse cose percorrendo una via diversa, però scientificamente piì1 esatta. I mper occhè messa, come cond izione do Ila suhiMuopia. un· ampiezza del for o pu p i Ilare, nè più larga. nè più stretLa di -t a ò mill. e poichè la lunghezza di un'onda lum inosa ,·,wia fra 76,0-± e 39,66 lll i J io n esimi ui ce n tÌlllt'tro ( l!' raunhofer) ( 1), n e consegue elle il foro pupillare permetterà il passaggio della luce, n on solo nell' esten:>ioue delle d ne zone centrali elementari, ma ancora cl i molte al Lre pe riferichf'. 1-tisulterà da questc1 disposizione una maggiore intensità di luue nel centro corrispondente alle due mezze 7.0ne cent rali ed nn·omhra crescen te periferica do vuta. ali" elisione delle zone 1wrifericue fra loro, e all"obliquità dei raggi provenie11ti ([al le zone, dico così, più periferiche . Il cristallino, poi, come ri<.:onlammo alt;r ove per la len te collettiva, col dare. mediatote l'azioue sua rifrangente. n uo,·a d ir azione a i ra,ggi periferic i che l'attraversano. modifica in r apporto al piano retinico, più o m eno, le çondizioni d'in tel'ft:renza, e r ende l'immagine più lu min OS<'l e netta. ~ 22 R r':J!JÌ ?'ijlesxi. I rug~ i ineiJenti s ulla r etina non sono da questa . in gran parte. assor biti; anzi molti r aggi sono rinv iati ali" esterno per l'azione ritl essa di essa, eh e è, se<.:omlo me, superfic ie, anzitutto. speculare. Tali proprietà, uorne la lo..:a lizzazione del centr o di eurvaLnra della snperficie retinica nel punto nodale, sono da d•~snmersi dalle cotHlizioni diottridte dell'oc-
n
( l) llvnt. -
BI. eli fìnrn, pa~:. 138, ~ i 87, 1', Il.
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chio Emm., con:;iderato come sistema centrato (l) e· perciò rispondente alla legge di reciprocità o dei fuo· chi coniugati. Se poi come superficie speculare la r etina non presenta. all'osservatore r immagine riflessa della sorgente luminosa, ma se stessa illuminata, ciù dipende dal perchè sulla r etina per viene, di detta sorgente, l'immagine reale, il cui aggruppamento d ei ragg i :;arà alterato dalla riflessione d ello specchio curvo retinico, dalla rifrazione del cristallino sui raggi emergenti, dall'azione assorbente della porpora sul color rossiccio della fiamma (2), non che da quella del pig mento retinico medesimo. Le prime due cause sono comprovate dall' esperimento molto semplice, qual' è quella di sostituire il fondo metallico dell' O artif. di LiebreichPerrin con un piccolo s pecchio curvo di vetro, di cui l'osservatore vedrà il grigio splendente metallico, dato dall'argentone dello s pecchio e I)Ualche graffiatura o disegno colorito, fatti ad arte sul vetro dello stesso. Per la tersezza, del vetro non s i potrebbe, in questo caso, negare la prima osservazione n riflessione della luce e la seconda dei rilievi, a luce ditl'usa. Ora son q n este della superficie reti n ica le condizioni, che cor· ris pondono a quel le di tutti gli specchi, i quali , per quanto tersi, diffondono sempre un po' di luce (3). Ca dono, quindi, r a tl'ermazione d i H elmhotz, che attri-
(l ) L'occhio ci rconda to dall'aria Mila superfici~ anterior e dd la curuea u compo<to da mezzi di vana rifr~ u;;.•nY~1, di<posti s rH·ces<ivam erHe e st•pera tr <la s upe rficie, che a tutto rl!tore non stlno s rerichc ne rti ri vol uzi one; pPro senzn errore sen sibile, si pos;ono ritene re ~reriche o ccntrai e su di un a>Se (1\0ITI , V. Il, § Hl ), 1>116 I]Uinrli ritent>r<i l'oc<"luo un si<IPma CPnlrato co n i s uoi punti cardmali, de te rminati rla Listi n~ c V. ~l ~lmho ltz e cla;; li s tes~ i rido tti a tre secondo la proposta di G.r.uss, scaglionati lun_go l'<lss~ 11rin c•pa le. Questo e g li assi secondari. rl elli pure liuec dirt•ttivc, s'incrociano col primo ne l punto no· dalo (centro pure •Ii c•.trvatura aella SUI •crlldc ret111ica) c so no 110rma11 alle divcr:;i) sopernde rlel ~i:\temn e pe r cousr~ uenza, anche a 'llle il n del.~ r etina. (2) ROITI , Op . cit. , VII, § 226. 2!7, ~l!S. t3) RuiTI, or.. cii., VII, rae. 31, §51.
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N UOVA TEORIA DEI..L.OMHilA NEL.LA SCHIASCOPIA
buisce alla retina ed al suo pigmento proprietà diffondente ed ass01·bente, e la sua teoria fondata sulla ipotesi, che detto pigmento assorba buona parte dei raggi luminosi incidenti e lascia che i rimanenti si ele,·ino, per azione della superficie r etinica, a sorgente luminosa emergente (l ); tanto più ch'esse sono contradette dall'osservazione degli O. a lbini, in cui mancando lo strato retinico pigmentato, non vi sarebbe pitl la ragione per la quale il ritlesso pupillare dueur) dovesse vedersi nella sola direzione dei raggi ?'i(lesgi reti n ici. DunCJne. se la superficie retin ica è, precipuamente, specu !are, i raggi che la colpiscono seguono le legg i della riflessione; e ciò sia pei.' le condizioni anzidette della superficie retinica riflettente, sia per il mezzo omogen eo (vitreo) in cui essa è immersa. P er tali condizioni, nello spazio, che intercede tra la retina. che riflette od il cristallino che rifrange, spazio occupato dal vitreo, ritrovansi contemponmeamente, in ra-pporto al piano retinico, i raggi ilu·ùb·nti, ed i raggi ?'iflPssi. Questi saranno detti eme,·geHli, dopo che avranno attraversato il cristallino e la cornea, e da cui rifratti, n elle cond izioni normali. con azione omocentrica, son resi all't:lsterno. 1Couti11 ual.
(t ) Il ~LMIIOT7., Opliqcu Pliiswlogirt•ct, lrncl. par de !:\l'al el 1\leiu. Paris, tSGi,
png. ~26 e IO~.
---.. .
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DACRIOADRNlTKBILAURALK, SUBACUTA, REUMATICA
Ca.<o clinico pre.;entato ~I la 'oo!erenza sr·i~ntillca di pre$idic deii"S !eflbraio !898 riai do tt. l.ui.:ì G oUardi, tenente r•oloonr llo merl ico, direttore dell'ospe· dale militare princ. di llcrlogn:•
Il sergente del 2• reggimento di artiglitlria B. L. della olasse 1870, di buona costituzione organica., di buona. n utrizione, senza alcun precedente morboso proprio nè gentilizio degno di nota, e in particolare senza avere mai sofferto di malattie d 'occhi, nè veneree, nè sifilitiche, inviato da F errara in cura a quest'ospedale, raccontò, cirea i suoi antecedenti prossimi, che il dì 30 dicembre p. p. (che fu uno di quelli più rigidi della fredda stagione) dovè durante il servizio d'ispezione, esporsi, specialmente la notte, all'azione di rapida alter· nat iva fra la temperat ura dell'ambiente del corpo di guardia, piuttosto elevata dal fuoco della stufa, alla quale un po' troppo si accostava, e l'abbassamento di circa. 6· i g radi sotto zero all'esterno, nel dover uscire di tanto in tanto, per sorvegliare il servizio clelia porta d ella. caserma. La notte stessa già principiò a soffrire bri v di ripetuti e q uindi la febbre, che segui circa tre giorni continua remittente, con mal di capo, dolore all'orecchio e a lla gola a destra, e difficoltà nella deglutizion e. Ne guarì, dopo 4 giorni di ripo~o, con gargarismi di soluzione d i clorato potassico, e riprese serv-izio, riesponendosi alle medesime cause reumatiche.
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DACR!OA l) E.:>; l 'rE 131 1•.\T~: llALE, Sl" flACUT A, lt EU~I.IT I CA
T rascorsi l ;) giomi, comi nciò ad in itarglisi r oct:bio Rini,tro; a so1frire, cioè, dolori vi\·i continui in forma di punture e pulsazioni, specialmente h~ notte, chEl g li togliev.mo il son no : dolor i che si esacerbavano al menomo tocco. ci rcoscritti a ll'esterno ed in alto, dove eziandio si andava manifestando un gonfiore, che g ra clatamen te aumenta va, con calore e r ossore della cute palpebrale, t'ebbro continua remittente. e inappetenza. Cinque giorni dopo, mentre si aggranwa a sinistra, com inciarono a man ifesta rsi i medesim i disturbi anche a de~tra, e i dol1)ri si erano diffusi ai bulbi e si irra<liaYano pure alle tempia i n ambi i lati. Fu tenuto in ripo:;o e curato con bag ni tep iLli d'aequa borica. e quindi , il 29 g~nnaio, inviato in quest'ospedale. E:>ami nato, ho trovato : che le palpeb re su periori era no gonfie da ecleoa, abhassate ed inerci ; che la gou fiezza. era maggiore pere) all'angolo s u pero- esterno palpebrale, dove la cute era f•z iaudio alquanto arrossata e soll e \·a~a come da un nouciolo sottostttnte; clte, mediante la palpazioue. fatta snbito sotto la porzione esterna dell'arcata orhiraria, mi fece conoscere che la tumefazione era data., oltre che dall'edema e dalla che· mosi, da un tnmoretto schiacciato, alfjnanto mobile in ogui senso, g rosso e d~lla forma di una fa,·a, prodotto da l r ingros~amento ed eetopia patologit:a della porzione palpebrale della glanLlnl~~ lagriruale; questo tumoretto rende\·a dillieile in ambo i lati il rovesciare delle pal· pebrP superiori; tutt.avia, rO\'eseiatele quauto m i f u possibile, non ho riscontrato aleun corpo estraneo nei sac· chi co ngiuutiY~di, ma bensì. la punta dell'indice, spin ta sotto la p <tlpebra superiore in alto ed al r esterno, mi fecA sentire sotto la congiuntiva il margine an teriore, mol! o ingro;;;sato e sporgente in a\·anti, cl~ l la porzione orbitaria ùella glandula ste:;;;,L; da quel pnnto. e su tnt to il quadran te supero-esteruo del bulbo tìno a l mar-
DACRIOA DENITF. BILATERALI::, SUBACU TA , REO~! A 'fiCA
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gine corneale, la cong iuntiva era arrossata da iperemia, e sollevata da chemosi; agli angoli vi era un tenue rossore e vellutamento da piccols ipertrofie papiJlari e follicolari; la cornea era normale, la secrezione lagrimale notevolmente diminuita; vi era un po' di ipersecrezione mucosa; la vista era intatta. La febbre era da due dì cessata, ma persistevano l'inappetenza e i sintomi subbiettivi locali di leggerafotofobia, dolori continui agli occhi ed alle tempie, che si esacer· bavano colla palpazione in alto ed alresterno sotto l'arcat.a orbitaria. Tutti i sintomi erano più gravi a sinistra che a destra. Oltre a questo, ho rilevato eziandio una anomalia di conformazione anatomica, congenita dell'arcata orbitaria; che di primo acchito non dava guarì risalto, ma ad un attonto esame mostravasi abbastanza apprf>zza· bile; essa consisteva iu una brusca depressione in addietro in ambi i lati della metà esterna dell'arcata sopracigliare, particolarment~ a sinistra, per cui la nicch ia orbitaria della g ianduia lagrima.le. rimanendo da questa parte sprovvista. della porzione ossea corrispon· dente, la parte anteriore-superiore della g landula stessa mancava d ella. protezione scheletrica normale. Dall'insieme dei dati suesposti, mi fu facile la diagnosi; e, riguardo la causa r eumatica, cu i si espose il malato, ho ri tenuto che, con tutta probabilità, l'a.noma.lia dianzi accen nata possa essere stata non ultimo fattore predisponente del morbo. In quanto alla cura, si disinfettarono le parti mattina e sera con irrigazioni calde al subl imato, quindi bagni scottanti con soluz io ne borica asettica; il collirio di co· caina, e la chiusura degli occhi con impacco asciutto: si somministrarono sudor1feri, e si fece qualche bagno g enerale caldo. Più tardi l' ioduro potassico all'interno, .e localmente il massaggio.
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DACRJOADENITE lliLATERALE, SUBA OUTA, REU)IATICA
Dopo due giorni circa, diminuirono i dolori, cessarono le pulsazioni e la fotofobia; e, 7 giorni dopo, cominciarono pure a diminuire la iperemia e la chemosi della congiuntiva, l'edema delle palpebre, e il gonfiore della glaudula a destra. Il miglioramento fu continuo e progressivo; tanto che a de:;tra circa due settim ane dopo r entrata in ospe da le, e dopo più eli uu'alt.ra s~tt,imana anchA a sinistra, tutti i sintomi della infiammazione della glandula lag rimale, era.no :;comparsi. Siccome però persistevano la iperemia e il vellntamento da ipertrofie papillari lungo i fornici, ed agli angoli delle congiuntive tarsali superiori, si trattenne in cura il soggetto fin chè, mediante colliri el i zolfato di zinco e di rame, non fu completamente guarì to anche di q n es ti fatti, e il 28 marzo fu messo i n uscita g nari to e rinviato al corpo. Il caso sue:>posto, come ben si vede, nulla ha di particolare per sè stesso; esso non fu che una dacrioadeuite subacuta, da causa reumatica, favorita forse dalla piccola a nomalia anatomica più sopra accennata; la quale ma.ln.ttia, sebbene siasi iniziata iu forma piuttosto al'uta, con fenomeni gen(::rali di febbre, inappetenza, ecc., pure ebbe il corso relativamente breve e mice ; essa durò in complesso circa tre settimane e mezzo, non ebbe esito di :'l uppnrazione, ma bensi, come in un altro caso che o:>ser vai var'ì a nn i or sono, e in uno recente del prof. }(azza di Genova (l ) si è facilmente risolta. Ciò non pertanto la storia di esso interessa, secondo m e , per la rarità del morbo, ed in ispecie quale contributo casuistico, a proYare una volta. d i più, che la dacri oadenite può sv ilupparsi, oltre che in forma ero nica. anche in form<t acula o subacnta. ( t) ~1.\ZZ A. -
1/e.s. ~~·•t. e Cliu. (ll<ped:tli Galliera) Gcuova . ISOi.
DACRIOADENITE BlLA'f E RALE 1 SUBACUTA 1 REUMATICA
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Dappoichè taluni autori, mentre ammettono la dacrioadenite cronica, la quale soltanto si manifesterebbe con sintomi caratteristici, ritengono che la scienza debba ancora aspettare la conferma con osservazioni più concludenti per accettare la forma acuta, o iperacuta ché sia, della dacrioadenite. Si legge anzi di alcuni, non escluso l'Arlt, che, malgrado la loro grande esperienza, confessano di non avere mai avuto l'occasione di studiarla; altri, che facendo distinzione di daorioadenite parenchimatosa da quella interstiziale, trovano che le o:;servazioni raccolte, come quelle p. es. di Adamo Schmidt, del Todd, delrHeynes, del Walton, fanno sorgere il dubbio che la infiammazione acuta sia stata nel parenchima glandu !are, e non sia piuttosto stata nel connettivo circostante. Essi dichiarono pure comprendere senza pena, la faci lità per la quale la dacrioadenite è confusa. colla infiammazione del connettivo circ0sti~nte, ed eziandio colla infiammazione del sottostante periostio; ed aggiungono inoltre che, se si rammenta come sovente si segnalarono alterazioni delle ossa, consecutive alla snppurazione della gianduia lagrimale, si è in diri tto di pensare che più d'una voltasiiLnsi attribuiti alla infiammazione propria. di questa glandnla sintomi che appartenevano ad una flogos i della parte orbitaria (De Wecker). D a parte mia, per q nel tanto che ho potuto osservare, non posso convenire del tutto col modo di vedere degli a ut.ori. dianzi riferito. Senza. entrare in merito alla questione anatomo- patologica della da.crioadeni te acuta parenclli ma tosa o interstiziale, io non posso ammettere dal punto d i vista clinico verun dubbio s ullo sviluppo del morbo _in forma pitì o meno acuta, avendolo più d'una volta os:;ervato.
ti;! -!
OAC H IOA UEi\ l'PE Bl LA T EllA LE, S~l BACUT A , Il EO)I.\ TI CA
D'altra parte, bisogna pur confessare, che non si conosce ancora quale d i1t'erenza sostanziale esista fra il connettivo interstiz iale della glaudula lagrimale, e quello delle al tre g lanclule, e quale sia il mezzo di protezione clte lo renderebbe immune alla. in fe zione, atta a determinare quella risultante che si carattuizza clinicamen te per tlogosi acuta sia pure del parenchima., o del connettl\'o separatamente, o dell'uno e dell'altro conco-
mitantemente. La. qualb flogosi iuveru, si ma.nife,ta, più o meno acuta, ezianclio nella gianduia Jagrimale, almeno per coloro che r hauno osservata, con sintom i caratterislic:i d'una iudividt!alità nosologica indiscutibilt>, e non tanto fac ilmen te confondibile colla connettivite, o per iottalmite, colla periostite, coll'osteite o ca~ie delle pareti orhitarie ; dai s intomi delle quali può talvolta, se primarie o concomitanti, o consecutive, essere i nfine tutt'al più mascherata. Ma, in ogni modo, se f)U~st i processi hanno in co· mnne con la dacrioadeuite alcu ni daLi eziolog ici e akuu i siutomi, ùisogua tuttavia convenire che nonman~;ano i dat i differenziali in alcuni altri sintomi, nell'andamento, 11elle successioni morbose, e nei r eliquati, talvolta assai g rav i, per la r iduzione o la perdita della facoltà visiva. como pnre nel pericolo per la vita; dati questi clte sono ben d iil'erenti da quell i della dacr ioadenite. In \'ero, riguardo all'eziologia, nell:t periottalmite, o ·cellulite, o connettiYite, vale a dire nel tlem mone, o infinmmazione che sia, di tutto il conuetti vo cellul o-adipo~o Jwlle caYità orbitaria, la infezione, r isultante da un momento occasionale qualunfJue, dal la f!Uale la mal at.tia d'ordinario dipende, si diffonde fino da principio a tutto il te8suto pHri-orhitario. dando luogo all'ascesso, il cni pericolo per la \'ibt del malato in questi casi sarà
DACRIOADENITE BILATE;RALE, SOBACUT A, REUMATICA
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tanto più facilmente scongiurato. quanto piu presto sarà aperto. e, data uscita al pus. sarà. cl isinfettato il cavo ascessuale (l). Ed è da notaro. che tale i nfer.ione, come n elrorbita. d i soli to non è spontanea, ma proviene per la contigu ità vascolare. o per la continui tà capillare dell e g uaine dei nervi, dall e vicine caY ità , quale la cra.nica ecc.. com'ebbi ad osser vare in un ca~o recente in un soldato, iu segu ito a carie de l temporale; oppure attraverso la circolazione w·nerale da region i più o meno lon tane; o come si d iuo, per meta3tasi . se non avviene direttamente per tra umatismo. Nella dacrioad enito inve..:e la in fezione che la rle· termina si circoscrive alla g ian d tlla, e pnù non dar luogo a ll'ascesso. La peri o ti al mi te è più sovente monoculare, di quello che non sia la clacri oaden ite. R elati vnmeute alle manifestazioni loca li e grnt-rali, se (JlHLiche dubbio pnò sorgore nella diagnosi, '1ualora le due malattie s ian o concomitanti, ciò clifficilmt>nte potrÌL succPrl nre se le ma httt.i e sr,no iso la te, e in t.a.l caso la re lati va diag nosi di fferenziale emergerù natu· ralmente dalle note cliuidte proprie a. ciascuna. Nella pe1·iottalmito. ad es., i sin tom i d'ordinario sono assiti grA.\'Ì. i dolori sono ciliari eri orbicolari. eslrPmamente acuti, ed han no il carattere par ticolare che si esacerbano nl menomo tocco dall"ava.nti :tll'inrlirtro rlel bulbo; i"E>rlema è cousider e\·ol e, con la l n ct•nt~"zza Hem· (l ) Un risul ta to nei p1ù f:\\'orevo li oJr l genere. l'ehhi in una avvpn~nt~> rnn· ci ull:l dell 'eta di !O an ni di Samp ierdarnna: alla qua le ~ra stato propo< to pe r· 11 110 la Nltltle;'lziour tiPI loulloo: ['Oi<"loé ul\r<J i Slll lOmi loc:1h l:r:ll is::imi. preSCII \:\l'a opoa leho rcnomeno Irritati ••o mrn in:~o- ccrehrale , prnstrazione JlfOf, ond~, fehbre :ll\:1. Ap pena diodi esi to a piU di un cucchiaio rla twola di ma ro:ra me· fl ianto una pircola incisione J•rnlirata con un co ltellino d i ''" 1:rarre, $pinlo verso li fono1u •l eli'or bi l a, fra i d n•• m' .scol• . retto t'SIN no rn i n f•lrioro•. il loull to oc ulare :molò suhilo a posto; a I)O<~o a poco r.t•ssarono gh altrì sinl0 111i loca li c i ~int<Jmi gerwrali; erl otto :!iorni dopo la rancrn lla, essPn.tu do mclllc:l, ,p roe andu a Mc,;sa, guarita senza alcun rclrquato.
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DACR10AOENI1'E ll!LATERALE, SUBA CUTA 1 R&UllfATICA
monosa è dure7.za della ente della palpebra, resa pesante ed inerte; resottalmo di solito non è laterale, ma diretto, e la immobil ità d el bulbo è in ogni senso, e ciò specialmente se ,.i si associa la tenosite; i fenomeni genera li di febbre, di prostrazione si manifestano e si aggravano rapidamente, e non cessano che cnllo svuota· mento e la disinfezione dell'ascesso; ma tale e tanta gnwitit nella clacri oaden ite ben r aramente si presen ta. Si può anzi ten ere per fermo che. in quest'ultima malattia., non avviene mai (anche quando termina coll'a:-cesso) che fin dall'in izio, e mentre a ncora i sintomi lova.li non hanno raggiunto alcuna gravità e la suppu· razione non è avvenuta, i fenomeni generali siano già cosi gravi, come avviene in vece nelle periottalmite. In <J nesta. la febbre è subito oltremodo elevata, con pro· strazione generale estremamen te profonda, anoressia, sete ardente, ecc.; e se questa gravità di sintomi generali talvolta molto eccezionalmente si manifesta nella dacrioadenite, essa non è mai precoce, come nella pe· ri.ottalmite, e di soli to non si presenta che quando si a:;socia a questa, oppure alla. periosti.te, od alla carie orbitaria. Anche da parte dei sintomi e dei reliq nati che di· stnrbano, o aboliscono, la fuuzioue visiva. d evesi rico· no:-cere che i dati differenziali non sono meno chiari e prec1s1. In fatti, mentr e nella. dacr1 oadenite acuta, e sia. pur g rave e con esito di suppurazione, la visione rimane intatta, poichè trattasi d 'un processo circoscritto entro la nicchia della gianduia; nella periottalmite invece, eziandio <la bel principio, la vista è disturbata da fo topsie, da a mb liopi6., non solo, ma so vento i sintomi tosto si aggravano più o meno rapida mente; gia l'ane· stesia corneale, la di la tazione e la insensibilità della p npilladimostrano la progressiva compress ione dei nervi
DACRlOADENJTE BILATERALE, SUBACUTA, REU&!ATICA
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e dei vasi ciliari, e l'abolizione infine d'ogni sensazione visiva, ci indica che lo strozzamento del nervo ottico si è ormai compiuto. A ciò si aggiunga, che questi sintomi e queste conseguenze gravissime della periottalmite si possono riscontrare eziandio in casi, in cui le manifestazioni locali sono appena apprezzabili, in ispecie poi se il periostio del fondo orbitario, del fo ro ottico, ~ di quello che nel canale ottico serve pure di guaina, compartecipa alla flogosi. Ora, in quanto alla osteoperiostite, ossia alla infiammazione del periost!o e delle pareti orbitarie, od orbite, susseguita o no, da carie o necrosi, sappia mo che è malattia molto più frequente della. dacrioadenite; e, mentre questa è più della g iovinezza e dell'età adulta, l'altra è malattia, più che di questa età, della giovinezza e dell'infanzill.; e se fra le cause ~i annoverano in comune l'azione ÙAl freddo intenso, o dell'alternativa tra frl3ddo e caldo sulla regione or bi taria, la insolazione, le contusioni o le ferite, con, o senza corpi estranei, bisogna ricordare che per la osteoperiostite sono molto più frequenti, per non dire esclusive, la cattiYa costi· tuzione organica, la tubercolosi, nonchè la diffusione di processo dalle vicine cavità, quali la cranica e i seni frontali e mascellari ; e che non di rado è legata anche a trombosi delle vene dell'orbita e a processi dei seni· Riguardo all'andamento e ai sintomi, la periostite e l'orbite, di rado sono bi laterali, come sovente avviene per la dacrioadenite; esse tendono ad irradiarsi ed a generalizzarsi, ciò che non è di questa, come della cellulite e tenonite. I dolori precursori periorbitari e ciliari sono continui e molto più acuti, e si accompagnano tosto a febbre elevata, anoressia, nausee e prostrazione generale considerevole. Le palpebre sono rosse, lucenti e
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IIACIUOADE:SITE Bll,ATJ::RALE, SURACUTA, REUMATIC A
gonfie il più sovente verso uno degli angoli: la chemosi può farsi assai gra\·e eou infossamento della cornea; l'e· sottalmo non di rado è da un lato, e con difetto o mancanza della mobilità. bulbare. La vista può rimanere intatta, se il processo peri osteo non è del fondo delror bita. R appor to agli esiti; men tre la dacrioatlenite si può riso l vere, come abbiamo vi5to nel caso n o:str o. sen;~;a. la suppura:,;Ìolle, nella osteoperiostite invece, specie s' ~ cronica. s i può dire. inevitahile. Ln. da.urioarlenite inoltre, per sè stessa, non apporta gravi pericoli, o l'es ito letale, come più volte a n'iene nella osteoperiostite, .col propagarsi delrinfezione, dall\lsce,;so più o meno vasto lungo i vasi e le guaine dei nervi. alle meniugi. ed al cervello. [n f)Uesti casi la prostrazione genera le è rapida e profondn ; to:>to si ha il delir io, le convulsion i e tutti g li alt.ri s intomi della m eni ugo e neeftllite, che inesorabil!llent,n comlnce alla morte. Convengo sì. che. in qualche caso non grave1 sia giustificato il dubbio uella diagnos i, specialrueutn circa la !oca l izzazione primaria, e in particolar modo f!Uando i proces;;;i di dacri oadenite e di pr rio~toste ite sono concomitanti e quesL"ul t i111a malatt ia è tubercolare; inquautochè la local iz?.a?.ione più freq uente di questa è verso l'orlo or bitar io. E in tal caso anzi. quando il processo ha sede \'e r::;o hL parte superiore esterna di quest'orlo, può snccedere ~; h e . venendo lo scolo delle lagrime dai oondottini e;;cretori ostacolato, oppure a :1"atto impedito, la g!.tudnla lagrima.le si ingrossi nelltL sua porzione palpebrale, e protuberi in basso sotto la congiutiva e la cute, o. a ltenmdosene il secreto. s i re nda più facilme n te s uscettibi le a ll'infezione l l ). (Il DF. lì n Al·: n: ci l~ tre ~1 si uei 'l un ii. !n se~:ui lo all"oc1·1usione prolunl'"ala •lclrurchi n, stata nec•·•~arw rt opo un·op~mzion~. la ~ l~n•IHia l~grima le ra lpehrnle si ,. con-ulernnJinWIItc ingrossata, tli\'~nue ùoll'llto uel toct·arla e nel eli-
OACRIOADBNITE BILATERALF., SUBACUTA, R EU ,! A1'1GA
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Epp ure anche in questi casi che del r esto non sono freq uenti, la diagnosi ditferenziale si può basare su dati non dubbi; per la periosto:;teite tubercolare si ha l'età infantile più frequente, e il quadro cLinico in tali oasi è quello dell'ascesso freddo della parete orbitaria, a corso affatto cronico di lunga durata ; ed anche quando la evoluzione fosse insidiosa e vi si associasse la periottalmite acuta, con andamento tumultuoso, si aggiungerebbero ai dolori lungo l'orlo orbitario al lato corrispondente alla sede della periostosteite, i dolori vivi, propri della cellulite retrobulbare, che si provocano alla menoma pressione del bulbo verso il fondo dell'orbita, con t utti gli altri sintomi del rossore e gonfiore delle palpebre, d'31 g rave esottalmo e della riduzione della facoltà visi va. Da quanto ho fin qui detto, a roe pare adunque che sia dimostrato che, sebbene la dacrioadenite, più o meno acuta, sia veramente rara, non può essere posta in dubbio, nè si può ritenere sia tanto facilmen te confondibile colla periottalmite, o nolla periostite, o colla. orbite. Si può ritenere pertanto che, se sorente, come si afferma dagli autori, si segnalarono osteo-periostiti da suppurazioni della giand uia Iagrima.le, ciò stia piuttosto a significar e, che la dacrioadenite può accadere, -ed essere anche primaria. D 'altra parte, se si rammenta che oculisti provetti, dalle smisurate statistiche d'alta densità quantitativa. di easi, asseverano di non aver mai avuto l'occasione di studiare la malattia. in parola, mentre altri inv~:~ce, malgrado la ristrettezza relativa. del loro materiale di osservazione, più d'una volta l'hanno riscontrata ed
-----va ricarc le palpebre c<> mp l ~t,menlo, con •lolo ri cil iari da i\ rincipio : egli rll~rl questi falli al la irri tazione prodotta 1lalla rite nt.i one ctelle ltg rime. t[• o ulattia rturv molti mo.;i (nE W ~cK EH).
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DACRIOA DENITE Rll,ATERAt.K, SUBACUTA, REUMATI CA
esattamente diag nosticata, ci è facile comprendere senza pena, che i sintomi della flogosi dei tessuti circostanti abbiauo impedito più d'una volta la d iagnosi della. dacrioadenite acuta. La qual cosa è più faci le, seuondo me, che avvenga. negli stabilimenti di cura o negli ambulatori, dove i malati, ad onta. che vi siano curati in tutto o in parte senza spesa, e sia loro in teresse curarsi al più presto, si presentano invece, non avendone l'obbligo, quando vogliono, e quasi sempre tardi; quando, cioè, è avvenuta già la suppurazione. ed anche la diffusione del processo ai tessuti circostanti. Si capisce allora senza pena come la. diagnosi possa essere difficile e talvolta anche impossibile. · N on per questo però si può escludere, che la dacrioadenite, più o meno acuta, non possa avvenire. .Ma tnt.to ciò, ben inteso. senza pen.~al'e ai casi in cui la dacrioatlenite più o mono acuta, più d'una volta può essor13 stata addirittnra misconosciuta, malgrado siasi presentata isolatamente e con tutti i suoi sintomi caratteristici.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Ri VISTA MEDICA C. AcosTrNr. -
Sal clbturbi p•lohlci e •alle alteraziout
4el •btema nervo•o oe ntr&le per ID•onnla a••olata. - (Rivista sperimentale eli Frenialria e .\1eclicina Legale delle aliena; ioni men tali, n. t. 1898). I fatti s tudiati dall' A. hanno un'importa nza med ico- legal e nella pratica n•1litar·e, inquanlochè possono servire a spiegar·e cer le psicos i a cu te, ch e insor ,gono in sog-getli lleuropa tici per eccessivo s trapazzo fi sico u1 ulo ild ius(,nnia, come è dato di osservar·e in seguito a mal'ce forznLe, mas!"ime in tempo di guerra. Non di rado occorrono ne lla pra tica svariati disturbi p!<ichici, provocati da fattori <.l iver:;i (vele ni, mao izione, str-a pazzo, emozioni, ecc.), che nor. rieu tr·ano n ei quad r i dt• lle mala Llie meutali propriamente delle, ma merita no di r iclliamare l'attenzione del med ico legale per il rapido decor:.:o, per la transilorietà dei sintom i, per l'oscuramento della cnscieuza, da c ui sono accompa~nali . Tra questi distur·bi Sono da annoverarsi quelli insorti in segui to ad insonnia a ssol:1 ta e prolungata. Si sa che la 1nsonnia parziale figura , ins ieme ad n ltri rnomenli e tio logici, nei primol"di e nel decorso delle malattie nervose e mentali ; quella assoluta e prol un ~a la è ctifficill' a riscontrarsi, ma ne• poch i es si, in cui fu riscontrata , pro· vocò sempre conseguenze funeste. L' A. ha s tudiato app unto due casi, nei qu ali l'unico fatLure etiologico dell'insorto deli r io er a lu priva7.ione completa e continuata del sonno, per modo che il di st urbo psichico so r·to all' improvviso era da altri b uil'!"i all' ecr.es!"o di Altivil.à del sistema ner voso. Egli rifel'isce cas• ana loghi os!>er va ti da altri ; p~rò più frequentemente si hanno casi mis ti , nei quali insiem e a ll' insonn ia figurano Hllri fa ttor·i e liologici e
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RIVISTA MEDICA
pl'ÌII<'iplll m cll le gli stati di pt1te1na, il sover cb io str·apazzo fi 1<i•·o e mentale. casi. che p iii oliJ·rllAmenle possono interes· sa 1·e i medici milittiri. Negl' i11 dividui costr·etli a veglia pr·olut~gala l' esaurim ente è ca gionalo. ollre che dalEdifetto del sonno. anche dallo ~l'o rzo coulin110 (psichico e neuro-muscolare), cht> essi dt'bbono dur·are per mantener si desti e per attt>ude1·e Alle orcupazioni di se1·vizio loro affidate. L 'e. sauri me11lo nervoso induce una sper ie di sonno ad occhi apel'li ; uno stat o i11 termedio trA la C<lSCienza delln veglia c C(llella del snnno, iu c ui non é più pos<ibile sel!ui re un or rime volo nwl'io di pensieri e d1 1·iflessioni. La fo1·ma ps1r;opati ~:a, che 1·ivestl' il JisonJiue mentale pl'O\'Ot:alo , l all'in sonn i~:~ , è rtuelln.dell'amenza ~<em p lice, acula, tran<~itoria o •l<>lln co11f'usione mentale a cuta (slflt1 di:olfuscal llCIIlo, .l' i ltcoscienzA rn •whosa, di P.bb1·ezza per sonno, K rafftE bln~; sta l i di confusioue sem iso~-tna t~li, K1·aepelin ; confu!'<iO•II mentali sintomatl<'he, Chasli n1. L'A. preferisce denominarli delil·i t1·unsitor i agl'ip nici , da mettersi nel g ruppo delle p!<iCosi acute, tt·ansilorie da esaurimen to e dA intos!;:icazione; d•sLu1·bi , clte inso r~nno >~ll' im p1·ovviso, accom pt1gnandosi ad incoP.renzA nll ucinaloria, a confusione m entale, disordint di atti. oscuramento della coscie nza, amnesia ; durano da poche ore a qu<llche g:ioru o ed 81nmettono prognosi favorevole. Secondo l'A., la ca•1"a Jei m!>desi mi è r tpo!;:la in un pr o· c•·sso di au loin t""-!"i<'81.ioue de~ li elem enti nervo!'i, determi" naln dall' ccc!>sso di di"int.,grazionP. del l' eiPmenlo cellulare senza conven•en le J•ipa razinne; lo ste;.!'<o, che si verifica nelle psicopa ti e da intossiellztOne per etere, cloroformio, alcool , lal)acco. op pio, ecc. A confor to della sua lesi, egli é r icor so ol l'esper imento, tenendo due ca ni nell'i n sun 11 i a assoluLa ed esaminandone poi i cent1·i nervosi con i moderni 1netod1 d' inrl a~i ue i sl ologica. Dai casi clinici e dall e t!Speri enze fatte Je.Juce indicazioni profilnltil" lt <~ e terapeuliclte, quali: - lo sconsigliare l 'eccesso di stra pa7.zO lis•co e psichico. pr·odollo dall'insonnia prolungata e peri coloso alla inle ~rilA nervosa e mentale ; - il r·ombatlere sniiPcilalllente e nei modi m igliOI'i questo fenomeno, quanrlo si l'i!'<con lra. come succede d'or dinar io, nell'inizio e nel rlPCOJ'I'O delle varie forme neurnp•itichn e psicopatiche, allo SCOIJO di rispa r•ni are agli elem enti n e1·vosi una causa CO\;Ì gra v1~ di esaurimento e di deg-ene,·azione.
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Prvf. F. MASSE!. - Il orup l&tente - (Archivi italian i di la ringolo{lia, aprile 1898) Questa nota clinico presenta un sinf.(olare interesse per il medico pratico, e ci duole che la ristrellezza Jello spazio non ci consenta di estenderci maggiormente su di essa. Non vogliamo tuttavia p1·iva1·e i lcltot·i di alcune considerazioni che seguono, quali corollari, la nota s tessa e che contengono norme preziose pe1· la linea di condotta nei casi di crup laringeo. ·1. La diagno!'i batteriologica è un ottimo sussidio, al quale farà bene rivolgersi anche il pratico più modesto quando è in grado di farla o d1 d c hiederla ; ma non bisogna dimentie&l·e che questa p1·o va può essere negativa, mentre in rcnlta si tJ·atla di difterit.e larinl!efl . i. Il ct·up prima rio cbe talora fornisce essudato scarsissimo e sempre difficile a raccogliersi è quello che più spesso n on risponde alla provn, senztl dire che, similmente alle form e più ~piccate di difle1·ile, può dal'e ris ultato negativo in primo tempo, e per sino in J'ipetuti esami. Vista l' inocuità del siet·o antidifterico, è consiglio saggio e fll'Udente iniellilrlo; e l'A. insi:::te su questo punto per ché dolorosamente ha assis tito a casi tr·isti, nei quali il dubbio e gli scrupoli troppo teorici di medici dottrinari, han coutribuito a rendere ineffica ce una medicazione che egli ha visto riuscir e tanto più miracolosa quanto più precocemente ap prestata. ~l. Alle tre fol·me più note del crup: fulminante, tipico e prolungato, conviene agg-iunge rne una qua1·ta: il erup latente, un ct·up che corninci11 a preferenza dalla trachea (crup ascendente), che J ecorrc lento e subtlolo con fenomeni ùi lieve stenosi, e che poi , dopo un paio di settimane, esplode col carattere Ji 'luell~;~ mali·gnita propria della sua natura. Un crup che mentisce il volgare catari'O la1·ingen, che si anIJunzia con modet·ata febb1·e in principio, e poi cammina apit•ettico, senza essudali sulle ton sille, con qualche traccia di p~eudo-rnembra n a nella regione ipoglotlica eh ~ s i esplora difficilmente, con un benesse1·e ingannalore, P. che il so lo laringoscopio può talora sorprendere, se si riesce ad a pplicarlo. Dalla nola casa di Hochst viene da tempo preparato e messo in commercio un siero che pochi medici conoscono e pochissi.ni adoperano, il quale contiene, io ogni c. c., dalle
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500 nll\• linO U . l ; il cile vuoi di re r:lte i11 5-6 c. ~- si potr·nniiO aver·t> 11 di<::pO!'izinne 301l0 U. l. pra l i•'l\ lunp:a e spr egiudrcRla hA ormlli conv into l'A. clH\ nel Cl'll p, q~tando si lw la for·Lurur dr arrin11·e nell'inizio. è da queslH dn«e che con,·er1·ebbe cornincin t·e: è un siero che cosut, 1na ,f<'l •Junle non si pu6 far·e a meno. Si ccJ r ,~. Cllru-l udendo: 1• In din!.!nosi pr-e:mntivn; 2• il pr eror~> inlf'rv enlo, :{o I'Pievalo potere anlilO"'"ÌCfl drl siero onlidirtel·ico !"O r1n per l'A i tre f' le111enli pl'ioci pnli da lener >'i pre!"enti nella cu r·o del cru p laring-t•iJ. l btwni ell'elti o ll•~ nuli con lA sier l)te1·a pia dirann o poi,, i n quei cn<..i in cu1 i· ba:-lnta dit so la. se In d ia~rwsi er u pr ecisA . UrtA
E. T. A :-~ TO:-IY è FEnru~. - Rlcerobe batterlologlohe nella mento-
gite oerebro -splnale - (.4
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m hlt~C . e'l rl e p h arm.
mifr(. , grU!.!IIO ) ~\ I ~J-
I n ~P .!.!Uito allo !>vi luppo di un'epidernia di meniug ile cerebr·n-!'pi nn le nella ;,!n a r•n ig i•) ne di Ba_yor11te, l'ispellor e M. Mor RCi te free in v iMe ll ll' o.-;pPdalt> mil itlll'f' della cillil, del sAngue diss..c:cn tu su ra1'LH !> t ~> r ilinlll a . pui muco nn!>a le e sangue in lubi,al lo!>copodi fJ r8llnH'8U II e~a me da l punto di vista balleriol ogrc•J. Il ::angue che \'enne iuviHlo allo stu lo secco su carla ster·i lizzala, ven11e pr Pievat•• da tutti gli ntnmu lal i atl'eU i da· fJtJHlc '•e mAinltin acuiR, e diede sernp1·e J•i-.ullato negftlivo olal Ialo !>iCI'O·rlifl!!llOSLICO : dn rrue llo hAllel'iol np-ico, i nsPmenzato su !:'ier o di sanl=!ue di cavallo, su agar semplicP. o aga1· g li cer inALO, prt::-errlò, n seconda cl ei C>~i' i, i ~P.gu e n ll ri !'u ltati: nunwrcts•~ co lo~tirl di un grO:;$u mirr'O('< >t:co 1-1 ,·ente spt•sso l'a· spello di due grani di cl'l fT~ r ivolli dalla lo ro parte pi>~ll 8 , fa~.:ile a colorirl'< i ro l G1·am; numer ose coloniP. di un diplobacilln mobil e 11nn colorabile 1.1 1 G1·am ; ne,.sun risultnlo inoculalld t> le collure ilei mt~ des im i sotto In dur·a m urlr·e dei coni gli. I l muc.:" na..:lllt;: raccolto su LHrnpnni di ovfllla con lutLe le pr·L~cauzio11i cl'u-"O, soffr e.I{Alo su sier o diede hlc>go a colonre del rliploh» cillo cop!>u)ato di'li Friedli\llde1·, di mict·ococchL tli lu rl!!l ti baci lli alcuni colorahil i altri no col Gram; e!>aminato di l'eltHrnen te al micr oscn!•io mostr o la p1·esenza di microcorc l1i cttpsulali a fOI'rna rli grAn i di cafl'è non cnlOI'antisi col Grttm, del pnt:lumococco dr T elamun e Fre11 kel, clel diplo· cocco cap!<u lato di Fri.,dlfinder. Il >'angue r accolto i 11 lubi in
RIVI STA MEUICA
un caso restò steril e All'in semenzam"n tn. 111 un oli r . , I'~"O'·ocò l'apparizione rli numer ose colonit:> di diJ'Inc·•Cchi di Frird· lander. Il pus e il sangue prelevati du uu w ldAtn uJO I'to di men ingite, eSEHninati al aucrnst:O!'iO, r1 vcln r ono lt1 pl'<•s... nza di microcùct!hi capsulali, no r. colornnttSI ul Gram e di furut o anAloga a quella del meningn ; occq oli \Vr idl SPi bnum, di ba cilli capsulali. ;;cnlorAnli !'; i col Gram e aven1i l'a )'pll i'P.nza del pneumo-bAci l lo di Fri e dl ~i ndPI' il Clllt1le ultimo ~i mo!"tro costA ntemente in tutte le ca1ego1·•e di pus co l qu<~le rect:>rsi le collure; gli altl'i or gani'-mi JlliC'r obici di vur·ia 118luJ•a fuJ•Ono il •neningococco C<Jf'SIJ ial o 11011 eolumbile rol GrAm, lo sta· fìlo rocco gtullo, u11 mi•·r ococcu g 1·osso spo>sso r iuni l n a ca tena, dei bacil li ape>:!"oJ n f'rwm o d i louoglt e cnteuc, rlei micrnr o1·clti a ft~ J'ItH di ~ ··nni di CAIT~ cn l o rA ~t li~i col Grnm, lo !"tnlilococco bianco, i l Ouoresç~ n s vit•i d i ~ . L 11 so!e inoculnzion 1 r tusc·ite furono quellt:l fatl,- co11 ~:•·llll l't:l del I!I'OS~o micr ot:•H·co ~' f.,t·nta di g rani di call~ e col m --n111gucoc•·o. In >"eJ,:niln n I')U•·!"te rir erc he.gl i AA. l' i dornll ndatH> 'JURIC é il nlicrnr~>~lli·'IJIO ~ pe cilìco deliA men tngit.e cerebro srinalt>. E.;!<i e~n minntt O s u<:~:e;:.~i "am P- nte le due teo•·•e dominanti ;;niiA nal ut·a di q•H·sta malAttia, C0 11 SI')!UOI IZ8 di inf,·7.iOni !"f'C'Illlda r itl SOl OIIÙO alcuni, entità mt•r bo"a specialt:: sec11ndo allr•i. Per g li autori te.lcschi Si ritie11 e quale agente spec lìCII il uip)OCOCCO it ra ceiJ ulat·e di W eichselboum , il menin)!ococco capsulatn. L e ricer che dPgli autol'i non ~O" s o no né confennAI'e, nè infirm oi'f! questa opinione: bisog-na r ammentar·e p·•r6 che il m en inp;0cocco fìgura fra i microbi trova ti. Sembra prudente qu i :1di far3 qualche •·iserva suiU. specilicilà di qnesto Ol'gani!" rnO di cui i caratteri non semb•·11no mollo pt·edsi sia l't guard o al la colorabi· lità, o non col Gram, sia r iguardo all' esse1·e o no provvisti di rap~nla. Le ohfl,! r enze circostanziale che venn er·o ri!"COil· trale in quel 111 •c rn co~:co avt·n te un t~ nott" vol.: l'assom iglianza col meningococco di W eichsel bau m conducono !lli AA. a dub 1Lat·e sulla spefici ta del ml•uin:rococcu, oppure a domandarsi se i du e ot•gt•nismi d1 cui :3i sono occupati non abbiano forse delle str·ette r elazioni d'o•·igine, e se questo diplococco a g rani di caffè ri scontrAto nPII'economia all'infuori dell'evol uzione della meningite cer ebJc-spinale e che sembr a vivere, in questt- condizio11i, ùa ve1·o saprofiLa, non pnssa. acqui . staudo una virulenza ~pecia t ... , I'Ì"estire la forma caosulata cosi come avrebbe segnalato iu uno studio recen te il B ord et pet' lo slreptococr·0 della eresipe la. te.
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HIVJST A ME DI CA
Dott. GJ lj Sr~ PPE :'\ OL A. - Grave ere•lpela faoolale oon maDlfe .ta zlonl infettive intense, guarita prontamente oon lnlezlont lpodermlohe 41 fenolo. - ((;li lttcllrauili, gior·na le eli eli n i ca e d i ler a pia, ma r·zo-a prile 1R!l8). Dopo S•'Ì gion1i di rnalatlia . du rante i 11uali l'edsipPia ini z inlasi ù ielro l'orecchio destr o, si era estesa sem pre più vt•r :-:o la faccia e ver so il cuoio copell ulo, con febbre presso i 40' m~tlg ra<lo ùosi gener·ose di chinino nmministralo per vin gastrica e per· iniezioni rettn l i, e mAI ~ r·a clo le unzioni di olio feni.:alo e tutti i cotnpensi sinlo rn at1ci che a volla a volla il C8SO ri c h i cd~va, l'A. pensò di portare immediatamen te nel l OITente ci rcol ator·io un antisettico non pericoloso per ri n fe r·mo, ma venifìco w•r il par assita dell'e,·esipela, e scelse n tale scopo i l r.,noln che le e:<pPri enz.e hALtet•iologiche hanno ri co 11osciuto esiziale alla vita dello streptocncco di Fehleisen. Al le ore 6 pom . del 1:2 febbrnio, ~et:rntHI•lo la temperatura 40°,4, l'A. i nietta solto la pelle del br acci1J 1 c. c. della seguen te soluzione: A•:ido fenico cri stallizzato centig•·amn1i 20; A cqua d i sti! J a~a gr-Ammi 20; Glicerina pur a grammr 2. La mattina ùel 13, alle or e 10, la temper·aturfl segna :18".3 e r rn rerm a si sente mollo sol levata. Seconda miezione di 1 c. c. Nella n '>lle vi hanno pr ofu ,- i sudor i per· parecchie nre Il mollino rlel 14, l emperntura :\6•,4. Senso eli benessere , polso alquanto debole. L 'A. prescri ve delle carlin e rl i cAnf'or·a cta prender;;i nella giornata. È da nota rsi che l a tl ognsi er esipela tosa si conser va immutata per estensione e pet' inlensit.a. Or·c 6 pom. temp. 38•,5. Causa la debol ezza del polso e In nlitezz.a della febbrE'!, non si pt·ntica l' ini Pzione di acido fenico. 1;., febbr ai o. Or·e JO R m. lemp. 3i,5. " Ore 6 pom. lemp. 39,3. 4" rrnezi one. 16 fubb 1·aio. Mallinu 37•, sera 37•. 'l i f:>bbr·aio. M attin o :16•, sera :.l6°. L 'inferma si sente bPnissimo e sono S'::Omparse completam ente tu tte le sensazioni òolori fiche, non J'e\liduando che soppor tnbil e bruciore e tensio ne della cu te affetta, la quale si m ostra di colo r·e più s biadito, men tre nei punti iniziali g ià
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comincia la rlesfJu amazione dell'epider·rnide. L' inferma é entrHta indubuiamcute in piena conval escenza. Resta a spieg<tre, ùice l'A., come mai poc hi cenlig1·ammi di acid0 fenico abbiano vinto un'inl'""zione gravissima, mentr e é noto c h f' mo'li infet•mi di er esi pela peri;:cono lllulgl'a 10 che le stes!>e iniezioni siano praticate nP.i contnrni del foco lnio c utaneo. Ciò é pr obabilmente dovuto al fallo che i tessuti infiammati possiedono poco o nulla capacita di asso r·bimento ed io tal caso sal'ebber o più ~f'fìcaci le iniezion i pra tica te E. T. !ungi ùal centro el't'Sipelato::o .
-Un •lntoma precoce del morb111o. Med . .Jour., mag-gio l 8!J8).
SLA wvr<
(Br itish
L 'autore richiama l'attenzione dei medici sopr a un' eruzione che i· stata o::-servata nella mucosa boccale durante i pr im i €!'itwni òP I morbillo, fJlWndo ancora no n si è manifestata l'uu..zione aliA pelle, e che fu pPr' il pr·imo descl'illa da Kopl ik . Es!'a ronsi:>te in macchie r osse. brillanti, nel centr·o delle qwdi si vedono delle .. mor esennze mollo minute d'un colore bian co - blua~t r·o . Queste rnAcchic di l(oplik non !>Ono sta te tinora prese in cousidet•nzione quanto met•ita vano, mentre invece è dintO..,tn.llo ei re r·appr·es,•n tano una indicazione precoce e !'iCut•a dell'er·uzione r~torbillo~A. Sopr·a 52 ca><i O$!"c>rvtl Li io un'epidemia di m0rbillo scoppiata lo SCOl'>'O invt•r·no no •lln Clinica della Charitò a Bel'lino ed in q uelln ùi Heubn er, irr i-5 l'u l'ono osserva te le macch ie di K opli k, in 5 dei l'lll11ln ertli quc;: to ~egno mancù e in due non fu potuto ese~ui r ·e urr !ò'Oddi~f'a<'enle esame della bocca per ché g l i in fermi erano trnpptl H!!~l'l'lvali . L e mAccltiO:l apparivano il più spe"SO ;.ulla m ucosA delle g uance, qualche volta s u rruella delle labbt•a L'd et·ano l!ener al mente poco numer·ose. Pet· poLL•de bl'ne esaminP r e è nec~;:i'\sa riH una l uce mo l lo chiara, come e la luce rwtur·ale, m entre c0lla luce arli fì ciale ()non si vedono, o si v<!dono di fficilmente anche !'e la sol'gente luminM a é mollo fo r te. Est:e non si sviluppa no mai tutte t:td un tempo ed hanno un contorno t·otondo clte insieme al lor·o colorito le l'a dis tinguere dalle l'ol'lne ulcer Hiive. Non sono stAte osse r·vatc in nessun'altrA mala l lra, e luLle l e volte che ne fu constatata l<t twesenza S('f!ttì ben pr e!'LO l'eruzione m ol'billo~a. e nell'epid e m ia Ot'a dellA, fu tanto t enuto conto di 'JU6~to ~inloma,
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che. nnn appl'llll t:ompm·so, l'1111'er111o crn senz' altro trasportato nulla coi':<ia dt'i ln n rll :IIO>'i L e mAcchie di Koplik appari~t·ono gl'ne t•al m eut~ il pt·imo o secnndo giorno oli malattia, llumentano tli numero 11uando si det~mlina I' ... I'II ZIOII e uiiR pel le, e t·imangono ancor a pet• 3 o 4 g-iot·ni, pt:'r cui ùu1 auo 111 tullo da 4 a 6 g:iorn1. I n qualche ca,o di mcH'hlllo c011 stomatite non ful·ono osser·vate. Esse nnn pt•ovocnuo do lore. QuAnto all'altt·ihuire ll"li'O un ~i~niricalo pro!!nostico, ciò non !'lembr n possibi le, perchò l'u t•omn o!!'sr rvate tanto nei casi leggeri che in q'Jelli 1-!rtt vi, senzn che neao ehe possa dirsi se in flllesti o in quelli fosse r o in numer·o maggiore, o più pro'I:lH:i a compnril'e. c. f . RR cSCH t:--'1 o
Coo P. -
Le •oo••• rltmlohe del oorpo aegU
aaeud•ml dell'arco aortloo. - (La N11ooa Rioista clinicn.-lerapentica, marzo 1898). DAllo studio .Ii un llll,..re:;sante caso d1 Hneut·isma dell'arco aortico occorso nella clinica cl el pro!'. De Renzi. gli AA. sono venuti alle !'r• guenli importanti conclusioni. to Negli aneuri;.mi cl~ll'arco aortico. oltre alle scosse ISI'IIlgo-trarh eali, !'i os~e rvan o delle scosse ritmiche, a mo' di pulsuzioni in avanti del capo. 2• Questo s1nlomo é anche p1u evidente e di più facile r icer ctl degli altri; es~o é di g rande valore pPI'Ché rivela degli aneuri!'mi la tenti e pt>t'ml'lte di !'ulbi lirn e anche la sede, non e!'sendo~i mai osservato in 111lr e co ndizioni. 3' La g.~ nesi dd feMmeno è da ricercarsi nella spinta in basso del bronco sinistro, su cui si Bccavalla la bozza, e principalmente nella !'pinta indiell·o delh1 tJ·achea e tessuti circostanti, per t>tl'ctto della qual ... i l capo è obbligato a flettersi in avanti ad ogni dia!'tole della bozza stessa.
E. T. Dott. LUIGI C ANTU. - n aero autldlfterloo Della polmo· Dite e Della tuberoolo•l. - (Bollettino della Società me· dico-chirurgica di Paoia, 11<!)8) . L' A . espone gli ullcl'iOI'i ri sultati ottenuti dall'applicazione del siero antidifter-ico nel la polmonite crupale e nella tuber col osi, e riferendosi ed espet·imenti sugli animali, ammette
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un'influenza del siero sulle lossì11e pneumoniche su cu i B!!ÌSt e o neutralizzandole o favorendone l'eliminuzione. La quanliLa opportuna di siero da m•ar;.;i è di cir·cn f0 c. c. per· dose, ~en za timore d'in convenienti; e dosi molto s uperiori (70 c. c.) usate nel corso delle e sper·ien ze, vennero ~opportate ;.;empl'e benissimo. M entr·e la ;.;tal istica dell'anno de :Cll':>o offre, per la polmonite cur·atn coi soliti meu.i, una mo rlalita piuttosto alta, nei cAs i curali col siero non si ebbe alcun esito l e tnl~. L'A. con tinuò pure le os;.;ervRzioni sul modo di ('O mpo r·tarsi dei pr ocessi tubercolari dietro l'u;.;o delle iuie zroni di s il:'ro a ntidifLerico, e i nuovi risultati confe rm>Jrono qut~nlo l'A. già aveva pubblicato sull'argomento. Non sr possono sperar·e mi~linr·amenli sensibili nei casi di distruzioni polmonari prù o meno este;.;e: al contrario nelle ruber•colosi lar vate r.on pi'O~~ssi febbrili o continui o vesperlini, che dut·avano da parecchio tempo e contro cui erano r·iu!>Cili vani g li altr·i mezzi di c ura, bastal'ono poche iniezioni di sie ro (rwlla oose di 10 20 c. c.) per portal'e unn g uarit.:rione almeno appar·ente. Occorre pr·ocet!ere cautamente con l·· iniezioni di si~ro nei tu bercolotici, poichè si hanno, rig nardo alla reR7.ione, del le di f'l'erenze in dr vidual i grR ndissime . E. T. A. Ct:SARrs-OeMEL. - Di un nuovo metoclo 4 \agnoatloo 4lfrerenzlale tra Il baomo del tifo e 4 l1 baoterlum oolt. - (Ga.u. m,ecl. di Torino, 31 mar·zo 1898). .
Si prendono 200 gr. di fe~alo fresco di vitello e si la!';r ia110 1n fu;, ione in un lilr·o di acqua per :!4 ore. Il liquido d' illl'usione filtralo si ra bollire. e vi si RP"gi unge peplone (1 •;. e -sale 5 %t Si bolle an eora, si rit11tra e si neutralizza. Si ra bollire ancorA per m~zz'11ra e si flllr·n per l'ullimA volta. Il brodo cosi preparato rlislribuito nf'i tubi rli R!"sa ggio e -sterilizzato si comporla rlivPrsnmente a ;:econda che in esso si seminano il bacillo del lifo o il bacterium coli. Nei tubi seminati con quest' ullimo e tenuti in termostato a 3i0 si ha un rapido intorbidamento ditfu;:;o, o mo/leneo cou produzione di-"creta di bollicine gazost>, visibili già dopo poche o re. La fermentazio ne dura dAlle 3 alle 24 ore. Solo di rado comincia tardivam~nte. Molto più spesso invecP, si esaurisce presl•1. Nel secondo o terzo gior·no poi di coltura l ' inlorbidamento diffuso permane e si formu anche alla s uperficie una leg-
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girra pellicolA. Invece nei brodi sem i nati col bacillo del tifo non sr Ira lèrmentazione n<'! rapida, nè tardiva, manca l'inLo rbida menlo, e si ha i n vece il fenomeno dell' a,! !gl ulinllmerrlo in lullo simile a quello che si produce agj!iunp-endo alla coltura del tifo il suo si er·o specifìco. L ' A. usan.lo brodi Ji fegato di diversi animali ottenne srmpre il medesrm::: fenornerro e perciò ritien e che la fermenlflzione determinala dal bacter·rum coli nei brodi di feg-ato sra certamente rifer·ibi le al 1-{l uc.:usio contenuto nel fegato stesso. Siccome per·ò la tJIISnlilù dr 1!lucosio percentuale i11 CJuesli brodi cAssai pil':cnla, é dA r•itener:oi che il polere ft'rnvntativo ciel bactcriurn coli sia rnol lo più attivo di quello che cornunemente si sia ril··nutc•. \ 'er·o è che anche le colture di bacterium coli, dopo 20-:~0 g iMni, com inciano aJ Bj!!.dutinarsi e r acc.:ogl ·ersi in fo11do alla prov~>tlu. Questo perì1 non inlìrma il valore di lAle mezzo di ri cer ca, il quale nell e pr•ime ore e n er primi giorni di coltu ra pernwlte di fnre una diagnosi precisa clrfl'erer t7.iale tra l 'uno r l'altr·o di questi due mic1·organismi .
te. Dott. EHNr·:STo CACCIAN!GA. - Bulla patogeneal dell& t&ohtoardl& esaenztale. - (Uil,ista l't'neta di scienze mediche. 11181'7.0 l R!lXJ. Ecco le co11c lu~ioni dell' inlerr!'sanle stud io del dott. C <\Ccia " 'f!a. Ln paLo genesi ti elle Lachicar·d i a essenziale non può ripor·si nt>lla par·alisr del v~t:;ro o nella eccitazione del simpalico: ne la fìsioltlpia' nè la cl tnica j!!llstilicano rrue,;to conce llo. Lo studio dei sinlnmi sugg-eri sce l'idea elle "i tr·atti di unù perlnrilnzinne l'unzionale dei centri nervosi del cuore. Al lo svi luppt> d•' IIA sinlomatologia è n<:>cesscll'io pPrò una speciale srrb~lr'alo coslitui to du lla instabilità della l'esistenza dei gan~li miocardrt:i, e dalla insufli ·iP.nle o mancante azione del centro in ibit()rf'. Qu e~ l e co nd izion i sono in rappnr·to con la congcrrila ou Acqur«iiA !'AI'ticolar·e slr ullur·a dei CPnlri, o con l'ar·resto del rido evolutivo del sisL,• ma ner·voso, qua lunque sia la c~:~usa c he lo ha pr·orlotlo, o•d il periodo 11el quflle si è rnanJI'estato. Le fn t·m e cliniche sollu ~~~ quali si presenta la tachicurdia es!"PHZiale, non sono in rappu1·to con s peciali momenti pato)!ellici, ma solo con l'enlilà dello lesion i e con la lnr o per-
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sistenza. In fatti la parossistica può diventare continua quando la malattia si ag-gr·ava, e la continua, quando mig-lior·o, altraversa prima lo stadio dei parossismi. L e cri si della forma continuA costituenti la taclricar·dia remiltenle, so11o forse dovute all'i nlt'rvento rilles~o delle fib r e a cceleratl'ici, la c.;i atli vtlti è l ibera mancando l'in ibizione del vago E. T.
Bolla. pre1ensa. e •all'Impor-tanza. della dUfereuza. po.pllla.re nel oa.rolnoma. dell',esofa.go. - (Deatsclte med. Wochenschri(t, 1807. Hen. 36).
H rTzW. -
La difl't>ren:z11 pupillare per paresi del simpttlico di un lato, fu già o:::se1·vata fl'•·quentAmente nei tumo1·i del mediastino; ma 11011 venne àrtCOI'il accdnnata nei non 1·ari casi di cal·cin oma dell'•~so f11go . In 37 casi !li tal gene•·e, l' A. ha trovato sei volle la dil'feL'enza pupillar e - e propr ia1nente c inque volle miosi a sinistra - il cbe pol••ebbe es~ere altl·ibutt•> al prevalente ùeCOI'SO dell'e:::ofa;o a sinistra. La q u e~Lione ci t·ca la frequeu te integt·ità del ricorrente, il q uale t1·ovasi più vicino all'esofago elle ii tronco olel simpat ico, riman e insoluta. E. T.
011ervutonl intorno a.gll e•pettor&tl del tuberooloal. - (La nuova rio. clin. lerap., febbraio
Prof. G. BoccARDI. 'H~!>8)
L 'A. ha •·iscuntrato pa recchie voll<' in espelto•·ati contenenti bacilli di Koch Alcune sferul e ~iccoli~sime di solito, le quali si compo1·tano verso il t J•atlamento ::;peciftco precisamente come i bacilli tubercolosi, assumendo cio•' f01·temenle il colore d i fucsina ba;;ica o i l violetto ·di genziann senza per derlo nem meno per l'azione prulungals dell'a l cool o dell' acido. Avendole scambiètle i11 pl'incipio con detriti cellulari o con g ranul azioni ad1pose, l e sottomise ad alcuni lratlamenti speciali, ma esse non modifìcar·onsi sensibilmente e presP.nlal'ooo semp1·e la solita reazione a l metodo di ZiehiNeel.sen. Le s ferule studiate non sono neppure dn conl'ond~r~r con Quei granuli minulis:::i mi nei quali l'rt>fluentemenltJ SI rtsoll'ono i bacilli tubercola1·i in certi casi ••ìacchè se vi ha grande affinità di composizione fra le due l'orme, ' "' l'aspetto
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al m iaoscopio delle sferule i n questione è assolutamente òi verso p1·esenlandosi di aspelli'J quasi iali no, misura ndo 4-6 f.L e r aggiungendo 'l uniche volla i 12-15 f.L nel q ual ra1<o hanno nn con to1·no alquanto iJTegolai'e L'A . non si pr o11uncia 1< ul significato Ji tali sferule, sebbene inclini a ri tenerle come composte di sostanza tubercolare, e rim anda ta le questione ari altl'a occa1<ioue. quando saranno re se pull · bl iche le im portanti r icerche ciel pr of. De Giaxa sulla costiLuzi,,ne d ei bttcilli tuber cola1·i. I nvi ta i ntanto i colleghi d a t eneT'I te con to nell'esame micr o1<copico d P-gli cspetlOI'ati, r ac· COinantlundo l'esH me diligtlnte di mol ti preparati praticato p1·e l'tlr'i bi! mente eon buon i o bbietli vi a l i mmel'sione e non gii1 cnn medincr i obbi ,..tli\'i comuni tti quali sfuf!gono spesso po>r ;,.i rhl alcuni bacilli piccnl isl'iini ed i granuli in cui essi si poF-sono di;:gregare. te. CRJS.A FULJ.r. -
I metodi 41 Fleohdg e 4l Beohterew nella
oora della eptleaala. - (Il manicomio moderno, n . 3, 1 8~Jì).
Uel mct"do di Flr> c hi<i~ nella cura dell a epiles!'ia è già swto pAt'lll to in qw~;<~ lO giornu le; cnn si" le n~ l fa r preceder e alla CUI'A IJromit'a semplic-e un tr·Hllame nlo con estratto di oppio a dosi CJ'e"centi, 1<econdo le modal ità indicaln (l). B echl el'ew poi J·accmnanda nella s te~1<a cura un liquido composto 1wl st•guPn te rundo: acqua gra1nmi 101JQ; br·omui'n di potassio grammi 50; a lu1ns vernalis gra mmi 12; codeina fiO cen ligr'l'ltrlllti. Se ne debbono con!'umar e 4-G cucchiaiate al giorn o. Or bene l'A. ha voluto e~per imenla r· e l'uno e l'altro melodo, tunto più che il pare r·~ dei pr·alici s ul r isultato cur ativo è d1scor de. l la per·cio ti·aLtalo l~ epil dlici col m etodo di B celtler ew e 1:! co11 <1uello di Fl.•c lt«ig, tuili •·ic0ve rati· nel man icomio intt' r pJ·ovwciale V. E. di l\ocer A ed af1't:.llli da tPrnpo dolla walnttiu . T~Jnlo con l'uno, che con l'altro m•·todo non ha ottenuto la p••rfella grJa r igi<me. fvl'Se pt'I'Ciiù negl'individu i sn tloposti ad esprrilllt'nln l a (')lilessiu esi«tP.va già dn vari a nn i; l'A. per·ciò dtre al ri gua r.l" clte si pu<'• concepir e la speranza che 1101 caF-i. in cui la Ppile!'sia 1<i l'tl!',:;e da poco manifestata, 1 r1sullali :::nt·cbile l'o migliori. Col nwlodo di F leehsig però si (l ) V, Glorn <l Le mrdoco dfl no io esercil(). n. ~. 1898.
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é sempre attenuala la gravità e lu fre'(uenza delle convulsion i; non sempre con qucl lt> di Bechtf> r•ew, il quale iu gener a le SI è visto pr odurre ri sul la li pressochò i de n ti ci a quelli , che si OS!':et·vano dietro l'uso dei 8em pl ic i br omuri alcalini . L' A. ct•eùe poter venire allo SPgueuti conclusioni: 1. È sempr e beoe esperimenlal'e 1'u1to e l'al tr o m etodo anche nei CU8i, in cui i semplici bromuri si sono ad,limostrali inefficaci; 2. Il metodo di F lechsig è p•·efet·•bile quando la epilessia dala da tempo od è costitui la da vi olenti alterchi con continua agitazione, con tlisorù ini sen!':or iali ecc., roll egata o no ad indebolimelllO delle facullti m e nt~lli e •·i m asta imm ula bile alle cure hrom ich e; 3. Am endue i m etod i di cu•·a spesso funn o ri sentire i loro benefici ell'<!lli su lle condrzioni psrclriche degli Ppiletlici; riescono a calma•·e le fa si di eccitamento ed il prim o speciallllente diminuisce i l nu•uero delle convubirllli; 4. Sono in efli caci per combatter e le v er ti grn i e le nssem~e;
5. Il primo metodo ne!!li epilettici con t endenza malincrnica miglio•·a l e condizio ni mentali, al lon tanando gl i Accessi.
cq. Il olnto gastro- compressore oontro U mal dl mare. - (raorn. clelia R. Acca·/. di Torino, aprile 1898).
Dott. GAt.LlANO. -
Hiferendo sui risull alr ottenuti dul compiPS'>O dt·lle esperienze cou1piu tesi fin o ad og~-:i e che sono in nu1ne•·o di 37, l' A.. •·end e noto che ~i ebbe esilù snt1d isfacenlissin10 su 29 pe1·sooe delle quali 22 si po;::er·o lA crn Lura avendo i ~inlo m i del .nal di mare, ·e 7 la misel'O pr even li vanrenle, e eire dell e 8 persone nel le quali la cin turA norr pi'Odusse alcun benefico eff etto, ve ne fu ..ono 5 che non ~l:lppe •· o applicarln bene e :l clte applicarono la cintu ra du r o n te il c•·escendo tlell'acce;::soJel jrastrospa smo e non furono piu capRci di sopportarl a. Que!=:l i risultati coPf~r mano semiH'e piil il concPtlo del K eJ·Anclren clte cioè il mal di mare si deve consider nr e come un fenomeno rifl essi) pt~r acuta !':timolazione del centro da cu i il venlricolo r iceve la sua prin cipal e i rrrr el'vazione motor·ia . ussìa dal plesso celiaco il qualu f> si tuato Appunt o pt·ofontlamenle al disotto dello J'egione epigastrica e dal quale partono i l plcSS()
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freni cu cltt• !"i dira11111 nel diaf"t·amma e 1 ple!"Si gaslt•ici che si d irt~ lttano nelle tuni che dt?ll o !"LOmaco anastomizzandosi coi rilmi :;m"tr·id dPI ,·ago. Ammesso quindi che il mel di ma t·<> d ipeud A da l ll t<:t :>lirno laz:iou e fisi ca, acutn, del plesso ceha cv, causalu dalle vscillazio ni della 11ave e ùovula fo r se nd una. più sensJI..>ilf' irtnet·vazione cosi iluzionnle, qua!:'i una idiof'inct·nsi a n;~ r·vosa di cht sn ll't·e i l m al di mare in confr onto a cui non lo so frr·e, una p re!"sioue sulla l ocalil<\ soprastante al pun to d ' o ri gi n ~ Ji fJUesto fenomeno t•iflesso ollenuta mediat~Le la ci11Lur·a c•Jn placcl!. t ri an .~.w lare, conico-convessa deve essP r ,., naturalmc•nlt! di 11 0 11 lieve t•f'ficacia curativa e pr evf·ttli vo da11do cosi la !:-pie~Rzio n e del come tutti i m ezzi se.Jnlivi o cu ral i\'i di Uil ~ di ;> tu r bt> fino t•a escogitati tanto inter ni c he e:;lerni , enmprese al cune cinture che applica valtSi senzR alr.nn criteri o pt•esLHbil ilo, sienoslali quasi semp re ineflicaci. te. Du lL. A . M osc:ucr::r -· Frlgoterapla con le polvertzzaslonl
dl etere sull'addome per la cura del tumorl•plenlol da malaria. - (La H~(. mrd., 23 apr·ile 1R98). Sono dodici sto1·ie cliniche d i ammalati di f"bhre palustre con tu111 o1'i di milza eu l'fi Li ct dlc polverizzazioni di etere sulla m età sinislt'l'l dell'addPme, prAticate per qut~lche minuto due volle al giorn o, COIItinunndo nella cura per cit·ca un me!'e o più. l t·i~uiiAti sarebbet·o ~tali !"Oddisfacentissimi, talcbé l'A. n on esita a conchiudere che può di r si ormai luminosamente pr ovata la grande utilitù di questo mezzo curati vo del profes!"ol' Railnondi, il quale fu il primo nel 1895 a comunicare al l'A ccademia dei Fisiocriti ci in Siena un caso di guar igione di un notevole tuntor e splenico con tale intervento terapeu Li co. te.
Ooll. N. FANTINO. - Contributo allo •tndlo dell'aottnomloosi umana. - (R((. med., apr ile 1898.). È uno i>ludto nccu r nlo nel 'JIIAie, dopo aver· futlo un po' di ::;tor1a delle co~nizion i che allualmt!nle si hanno sull'aclinomicosi, l' A. vuoi ùimosl r are rhe non è vei'O che quest,a ma· lalliA sia as~a i rara nell' uomo in llalia , come rilevasi dalla l el tura dei tratta li di me dici na anche r ecentissimi. E gl i descr·i 'e f) ca ~ i di acti tll.micosi osservati solo nel '1 897 nel la
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Clinica chirurg :ca del pmr. Cat·le a T or·inn ai f!Uali ag !.!iunge allri : casi nsse r\'ali in pr·eeeclenza. All'l deso::rizione di I'(Ue::sli 9 ca~i nei quali paS!<R "'nccessivamente in rasseg-na i diver si sinto mi, la diagnosi, fer·rnnnclosi intìne a rare alcune con;:;i dera zion i ::;ulla cur a, f'a seguit•e llll quad1·o sinottico di lulli g li alu·i ca"'i che ha potuto l'ltCC(J~li ere in llfllia, che sono in numero di 32. Prl!nd enclo occAsione dA (jnelli o;:;servali direllamente i quali !'uJ'0'10 e~nminoli dn alll·i 111 Pdir i e non v ennero 1.eppur so;:;pettati quali appa r·te11 en li alla malallia parassilal'ia in paJ•ula, l'A. Cl'ede ,Q"iuslifìcato il riten ere che infia 111 rnazi on i cro11 ici 1e, perins li ti, l.n bo:r cnlusi, cor.;i n .. mi, si~ fìlide, sono alll'eLlan li pl'Oces'-i che p~>;:;;:;on c sca tnbia r ;;i co\l'actino micnsi, tanto più che, mak t'd lo l'el't' .) l'8 diagnosti('.o , la guarigione viene me lesimaml' nle fa,·o r·tta dal mPdicn colln cura iodica o col LJ·attnmenln c hirut·~ico . Ritiene 'lllind i che la malattia sia mollo pill co mun ~ di rprello cftH 11011 ~i cr rd a e che dall'ei'I'Onra ct·ede11za della sua I'Arit.ù ir1 ItAlia dipenda appunto la scat•.sezta delle os;:;ervazioni in pl'oposilo.
te.
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RIVISTA CHIRUBGICA F. T. P AUL. - SLenoal pilortoa e un nuovo metodo dl gaatro- enteroatomla. - (Urit. M erl. J ourn. ., \. giu~no 1 8~l~) . Il dottor Paul, ,J~II' Irt fer·meriH R rAit~ di Livc l'po.,J, dà 111 questo suo erlicolo il r·eso :onl•l rli :W CA"i di 8l enosi pil o1·ica trallali nella !'<Ua cl in it.:a con qua Llro d i ve l'~< i m!!lnd i (opel·az ione di L or et11. piloeopla;:;lit a, J!8"'lro-enlet•oslornin, pikH·eclomia) e giunge alle scguPnll cnnclu;-io lli. L a divulsione del pilni'O tl<w'c;.,;e r e ri serv11ta a ca~ i mollo eccezior~o li giocchò è f)Ueslo un mel orlo Ol'ln!'li ~oc;ti lu iLo do alt l'i e mi_gliori. Dt:'!!li nllri Lt·e rn etod r operali\'i, 11.1 pilor eclomia é ulile anch ·~ssa iu pnchi e benclte nu l la J'llÒ competer e r ol la piloJ·oplosticn a cau!<f\ rlel corrt pleto !<uccp;:;;o che efiM dt\ in circoslanze ft~VO I'evoli, pure In !!>H tro- enLer·nslom ia é ltt sula applicabi le in un nu1n e r· o co n ~id ~ re \'o l o Jr ca.,i.
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lllVISTA CHHWRGI OA
Poiché la g~;~s tro-enleroslomin dà anco1·a una m ortalità piul· Lo;:Lo olta rlovuta e alle co nd izioni peculia1·i del paziente e all'uso dei b·,lloni, piaSll'e el sillli lia non è meravi~Jiìa se i chi r •.Jrgi !'i diano ind efes samenle a studiar nuovi metodi e nuovi pro..:essi operativi. Non é rn e1·twiglia quinJ i che il dull. Pau! ne abbia LS('ogiln lo anch'egli uno ch11 finora ha impiega to solo nei c~:~ni e che egli cm<1 de!'crive ~l e !>Si allo sr opPr :o lo !"l Oinac<' e gl i intestini ~i esAgue nel pr1mo di questi organi un'incisi .. ne longitudinale (di circa 2 pollici nell'uo mo ! chA interessa solo l e tuniehe ]'8rltone<Ile e IH11l'C<>Iar .... Queste SOIIO lltl'Ove::;cillle mediante un pic<·olo colt el li nn di di :;sezione, c urvo, smusso in tnoJo da fo1'mare una a'ren ovAle 11\'Cnl<• al centro il diameli'O di un pollice. ì\lel"::<tt ~.;o:si allo s~.;upe1·to la l!ubrnuco::<a, essa è stl'opicciala sei v olte cnn un pa;;tello di cloruro ò1 zinco, avendo cura di asciug arla a ogn i app li ct~ zione del CAusti co quAntlo e~s A as· su me un a-<pello g t•igia "' LI'O. L' irotcstino é a v volto i n uua falda di colone idrofilo bagnato e tenuto da parte mentre lo stomaco é t1·aLlaln in Inodo itl eulico. Preparando lo stomaco per l'anaslOi nos i invece di pralicai'C ull' inCJ;.ione linear·c si eseide un pezzo di tunil'tt mu;;coln-perito!H'ale di forma ovale: la tuuica muscolare es:><'IHiO tanto !"pessa nello stomaco è meglio fallo esci deriH eh ~ al · r·o ve~ciA rla e dò che è tli ma(lgiore rm portanza i• che la pc>r·dita di sost11 nza IJI'Cviene la consecutiva stenosi delln b1'eccia. Causlicale debitam ente le due l't•rite Psse sono alfr onlate e unite col più sottile cat(lul o seta con sutura continua, natura lmente senza penetrare la mucosa ma tenendosi quanto pitl si pu(l distanti da essa Infine è utile apporre pochi punti di sutur a alla L ember·t o all'Halsl ed specialrn et~le n e lla gaslr o-ellter o!'tPmia auteriore. Il ri sultato di rp1es t' operozinne nei cnn i - essa, come si d i::: •e, nnn s l ftla ancor·a lll'alir'nla nell'uomo - è che l e tunic he m urosa e solto rnucosa si n er r olizzano e scompaiono in 2'• n i8 or e do po l'o)'er·azione e che n11a forte adesione tra 1 ~:~ pu r i i >'l'm br·a avPI' lungo con g r an,le r~:~pi li La. La caduta ro 111pleta dell'esnu·a può fOJ·!"e accader·e un pu' piu l ardi neiJ'ul 1110 111t1 JH'obahilmr nle l'anaslnmosi avvel'rà nello spazio di 48 <1r e cioè quando ]'indi vi.J UO (JUÒ ~ià pt·Pndel' CibO 6 quHnclo 1-!iù s011o Avvenu te l ~ ad('sioni delle tuniclte eslurne. l.e r flr·a ttt>r·i.,t iche di IJIIC"l 'nr,er !lzione le quali possono con Sid•·l·ar·;-:i ('t\1 11e tnnli \'H tl l!H!~i sono le sC/-'IIenti :
e
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Jo L'etlello è quello d'un semplice traumatismo l visceri non ess•mdo aperti ogni per·icolo da questo Ialo é sco n~duralo. 2• Non s' impiPga alcun coi·po estraneo. 3• Il tempo impiljgalo nella sua e:;ecu~ i one è minore 1li CfUeiJo ÒCCOrr·ente ad UII'Opera zi•)lle di SUlUI'a; benché magg iOre ùi quello richie;;.to ùoll' applicazione del hotlone di Murphy. 4• Poiché l'ano>'lomosi 11vviene per pe1·dila di so:<lanza, essa dev'essere più durevole di rruell1:1 ottenuta c<on qualsiasi altro metodo. l punti di mira che ebbe il Pau l unitamentc al p1·of. Sherrin gton nel pratict~ re l'operazione sugli ani111ali furono f( uelli <li assicurarsi: 1° quale era il migliO!' prt>par ato chimico pe1· determinare l'escara; 2' dell'in le!' val lo ,Ji tempo che correvo lra l'opel'uziol)e e la cadu ta dell'esca l'a; 3° del carallere dell'unione; .}• della validità e durabilit à dell'anastomosi. Fur ono operati 8 animali. Quanto al l'isultato ~ène1 ·al e, il carattere preminente della operazione è la mancanza completa dello shock: ciò é da attribuirsi alla non apertul'a dei viscer·i. Tn:l sole sostanze chimiche furono provste: l'ac. nit1·ico cuncenlralo, l'ne. r r omico e il clorui'O di zinco. L 'ac. nitrico pr·odusse rn 15 giol'll i l'orli ade~ioni ma non la canu ta dell'escara: non si ebte ((llindi anastomosi. L 'ac. ci·omico fu più .fortunato ma non al g rado del clol'Uro di zinco che fu adoperato 7 volte in 6 snirnali senza rnai foili!'e. L'intervallo tra Foper·azi one e la cari uta dell'escara non é stato clenni tivamellle slnbi l ilo. Dopo 16 or·e e;;sa si inizinva, dopo 48 ore essa era completa e una forte ad!:'sione si nota va tutt' intorno alle apertlll'<l . L'aspetto dell'adesiolltl fu buono in lulli i casi. La sulul'a con tinua t•imase sempr e im pigliulA in tenaci adel'enze eire non lasciava110 nulla a de~idera1·e dal Ialo della sicurezza. Riuscì difficile di deci ler e sull' efCìcRcia p!lr'mlluenlA t!!' Ila anastomosi nei ca11 i In uno fu tagliato il dnodeno e pr·aticata la gaslro- errterosl0mia seduta ~tante. L'animale mol'Ì due ~iorni dopo in seguito a gangl'ena dell'esl.r'emo pei•iferi co dellr mesti no dovuta for'se alla r·cc isi0ne dell'n i l eria ~aslro·duo· <lenale. Un altro in cui il (luodeno er11 molto stenosato con-
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Rrl'r$TA CHIRURGICA
tinuò a »tnr ben" ma sernl>t•ò che il contenuto gMslr·ico continuò a circolAr' litwramen le per le vie natur·ali benché la stenosi dell'intestino er·R tale dA aver ,Jettmninato una dilatAzione al disopra da e~~a. Un lolllt'O insuccesso si ebbe in un terzo caso in c ua s' incaser u solo e non "'i 8~"pOrtarono le luniclat>. :\ora si ebbe tnfli ri gu l'!.{ilo del contenuto inte~tinale nello stomaco . I n conclu sione il Pau l è ~o.Jdis fatto quant0 alla sicurezza dell'oper azione: el-:li lA pr·opone e cr ede che sar à cMonata da succe~so. Il ri sultato dell'opet·azione Murphy in pazienti esAu!'ili è abbnstt~nza scora ggiA nte tanto da fal'la escludere in queste cit·cos tanze menll'e è cm n me ode volissima in altr·e. L 'autore si propo11P di i mpie!!St'e il nuovo proces~o neli e priure gastroe-nl er·o>;lomie che avr·à a pr·aticare.
G. G.
D. G. :-. I or~ r -Sulla. occlusione semplice delle ferite . (Ga;z. med. lom ~ . , '~ tapri le t s9R) L'A. dopo Aver· pasc;aLo in t'A~"Pp:na i diveesi metodi di m erltc<~Lur ·a deiiH I'Pt·ite chi t•u r~ ic lt e u~nti fin• l al gior·no d' oggt tj dopo 8 ver· di moslralù c la c le ~u,..lun ze chi miche 811 liselliche Ira n no un' azioue fl()n selll pre ra v ore voi e sui tessuti, accetta come cond izioni indi;::pensabili per· una r·apida ed immediata g-uarigione d t una rer•ita: a) u nll l'i!!rda al<eps~ b) una ermetira chiusura del la soluzione dei l('ssuti. Per' aver'e queste due condizir>ni. egli pr·oced•· i11 tAl modo. La cute dt:llla regione da OIWI'a r sr viene l<~vata Cl•n acqua e sapoae e quast depidr:H'rnizzala rn edit~nle una spazzolo, indi sgr·a ssata con a l co ol. Le mani e gli a \ " fl m IH'ACCÌ d el l'opera tor e ven~ono puliti e di!>inl'tltlali. Circa Ai mt•zzi di sutu ra si preferisce la sct11 la quah viene tagliatA in lìli di giusta misura e t'accol t i in tubi tl i vet r·o $0S lenuli pur~ da ura anello di velr·o cosi da potere estr·arrr·. rnediunte una pinzella, volLa per· volta i fili neces;;.al'ii; i ballulfoli di g'at'7.8, le me.J icfl zioui scmo ster ilizzate in a pposiln slerilizzatrice a cAldo ulllido, lo bianr.lreria occMreule in in una stufa acl aria seccA. L'acqua occorrente t' disti l l t~ta, indi fallA bo!Jq•e e di nuovo filtrata in apposito appat'PCtlrio. La sulura vien li1lla mediante g li og-lti A~e dor·u p1·eft!l'eudo:s1 la suLul'a coutinua e mel!lio. quando è possibile, h1 ~ottoruticolare. La f~ l'ila vien coperta da un sufiì cienle strato di tafl't.!la animnl~, indi spalmata, !';pe ; io l mente
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ai margini, cO'l collodion 10do fo•·mizzat0. lmme,l ialamenle formasi uno strato resi sten te. imper·menbile, che ch iude ermeticamente la ferita, ecl esercit'i pure una cer ta com p•·es sione sui tessut i , im pert~nùo una possibile essu·lazione tra l a superficie e nei vani dell'inci sione. Sellùl l lra medicazi one sovrapposta, l'ammalalo é ri posto a l etto. In tu! modo la •·egiona operata é per tu l lo l' u tleri or e d ecnr so i ~pezionn l> i le, l a ferita non ha bi~ogno rli con~ecutive Ju3dicazioni e dopo 7 od 8 giorni la cicatrizzazione può ••iten er si compl t> ta. Questo metodo di medicatuJ'a é statn usato in 97 cAsi f1·a i quali l 'i ernie li bere, 12 emie str·ozzale, ~ lnput·otomie con decc)I'::O perfettamente asettico. Come l' A. stesso dicltiar a, in questo metodo semplicissimo non vi è nu lla di peregrin o, ne di m!ovo. Se pe1·ò questa r•·alir a dr nwdicatura non pr esenta un ratto nuovo nel la sua flSSf'n7.a e nello spi1·ilo eire la infor ma. può occupar e tutta via un posto di utilrlà nel la tecnica m ocierna per il trnttamento delle fer·i te . te .
Doll. LA UWERS . - Besezlone del plloro e della. metà oor rllpondeate dello 1toma.oo -Guarigione. - ( A nnales de la Soe. Beige d<J cltir., l ò ma ~gi o 18!F!). Sr tratta el i un c~:~ncrt • del pilor o e tlel terz., estPrn o destr o della parete anter·ior·e dello stomnco nel quale l'A . esegui ia seguente oper azion e: distacco dell'epi!'loon gastro- epatico e gastro-col ico in tu tt a l'e;<tensione ciel segmento vi sce role da resecare; l egatur•a i<olata Mn seta fina cii tutti i va:~i che da vano sang ue ; appl icazione di due pi nze emoi'Lalichb a l unga pt·Psa sul duoderro all'infuor i 1lc l neoplusu ta e laglio del duo· deno; sezione della po••te cancerosa dello stomaco n el m ede::: imo modo fra due pinze a pp licale l'un a l'ti! bordo super·iore, l'altra sul bordo irrl'et·ior·e il ei vi!'=rere; c hiusura del l'orifizio di sezione dello stomaco con un a doppio tì la d i su lura co11 seta fina, la prima dP.stinata ad unire la super·fìcie di seziurr e delle due labbra anlPriore e po,;ter im·e della ferita, l'n l tra siero 5ierosa. Non essendo !<lalo p0ssibile uni•·e il duo leno alla ~ upe rfìc i e posteri OI·e dello stomAco p(•r la g r ande esl<>nsione deliA Sf'Zione la f(uale avrebbe dato luogo a dell e trazioni lr·oppo forli :-tui due s.. g ntenti, si chiu.;;e l'or ifìcio duodenale con un doppio r ango rli snlur·e sior o-sier ose e si congiunse largamente una delle prime anse del dig-iuno con u n' apertura pratica ta alla parete anler·iore dello stomaco il
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RIVISTA CBlRUR GICA
pru v tcrn o possibi le al bo rd o Ì11feri ore di queslo viscer e. L'ammalalo sopportò benissimo !"operazione che durò più di un'or A, senzfl pr·e!"entar·e alcun sintomo al!armanle, e l asciò l'osdedale in per·ft' lls salu te alla fin e della quarta settimana dHll' interv ento chi rurgico. L ' A. dichiar·a di aver la convinzione assoluta che il canct·o, a qualunque or gano a pvartenga. è dappr i ncipio st•mpr e un mal e loca le, suscettibil e di guarì· giona mediante una eser·esi precoce e co mpleta. D'allr·e par·teè certo che, coi perfezionarnenti apportati t~ll a tecnica oper·ator' ia, e collu soppr1>ssi0ne ~l'èuluel e , ed oggi definitiva, dt>ll'impr~>::ro dell<' soluzioni anlisellrclle nelle oper·azioni dell'fldtlome . l e opera zioni l'lesse che si prat1cano sullo stom aco "su~l i i nleslini hanuo l'er duto mollo della lor·o g ra vitti.Kocher non ba per duto che clue M i suoi opPr ati su quindici Questi due argomenti debbono S!Jillg"Pre ad abbfl ndonfl re lA rzastro-enternstnmia e a pr eferil'le l"oper·azione ra dicale ogni qualv olt a lo permettino lo stato anatomico del tumor e e lo stal o generale dell ' inferm o. te. C.
WtLLEMS . -
uatlonl. -
L' aoldo plorloo nel trattamento delle B ritis!t mcd. Jour., magf!'iO 18H8.
Secondo le ossrr·v1uion i del l'nutoJ·e l'ac1do picricù è di un u ~o, vrr·amente incontra~talo, !>Oio nell e ustioni J i pt·im0 e rli ;:ec0ndn grado e ht ~~~a azione Speciale e Ji favorire l'accr eseim rn to dell'epider·rnide. Pet' suo mezzo egli ha v eduto f!uari r e cnn grande rapidi!~ estel'e ustio ui deliA faccin e di altre pa r·ti del cor po, st>nza che inlenenisse suppurazioue. Un altro vanta~gio dell'acido picrico è l a ~u~1 ma ,·cata proprieiA anal)!esica. :'\eli<' bt·ucialu re di le r·zo g r·a tlo el':::o è mollo meno utile, poiclr•\ l'e pur e im pedil<ce la ~uppura zione, no•1 ha effetto di sort-a !"ulle p-rAnuiazioni . Siccome per·ò accade quasi :::empt·e che i tr·e g1·adi deliA Ul'lioue si lru vino coutbinati, cosi l'acido picr·icu pnlra es::er·e usato con vnn lag~io da principio, pe r·cltè ud:il!a i tlolnri e guar·il'ce rapidamente le le:::ion i superlìc:iali , e potrà in seguiw veni t' sostituito con un anltsellico nel lrattameHlo della !:upcr fìcie grnnulaute. l dolor·i t> ~l i nccide11li tossi t:i che sono !Stati lit•ali in campo per sCJ·ed ilt~ re q11e:::to l'imetlio, cr ede l'nutor e che debbano attriiJuir·si all'uso di soluzi,ui tJ·opro fMti . Anch e r ecentem ente in una comunicozione fatta alln S0cietr'l eh irur~Zi •· a di
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RIVISTA CUlltURG ICA
Pa•·igi sono stati m essi in rilievo gli S\anla{!gi di questo agente tet•apeutico adopernto in soluzioni d~l 5 e del 10 '/,. EJ il vVillems n on si meravigl ia affatto che soluzion i cosi concentrale abb'flno nuociutn, ma rli rf' che non si può condannare un r•meJio per gli ~:lfetli dovuti al suo alluso. E gli ba sempre adoperatu l'acido pic1·ico sciolto in ac'[ua al mezzo pel' eento e non ha avuto a lamentare inconvenien ti di sorta. Quando per circostanze par ticol ari non si creda adatla una medicatura fatta con un a soluzione arquosa può ricorrersi co n vantaggio alla pomata (acido picl'ico e vaselina 1a2 p. 100): 10-15 grammi spalmati sopt•a della garza possono es~ ere suflìcien li per una ustione mol to estesa. Quanto agli effetti los!" ici ej:! li asserisce di non averne mai O'.>Sei'VAti in alcuni dei suoi pazieuli, pt>r quanto fosset·o in gran parte arlolescenti ; e quanto ai dolot•i o sono mancnli del lutto, o se in qualche caso sono c.:ompHrsi sono stati lievi e transilorii. Il so lo inconvt~n :e nte é la col orazione gialla che acquista la pelle iu seguito a questa medicazione, ma a ciò si rim edia fa cilmente merce ripetute lavature con alcool o con carbonato di Jitina di;:ciolt o in acqua c. f .
=
D<ltt. U :oN DEsnurN. -
llota sulla disartloolazione del-
l 'anca. - (Annales de la Soc."éLé Bt fge de chi r ., ·15 mag gio 1898). Il nuovo pt•ocesso di disarti col >~zion e detl'anca raccomandato dall'Autore per la sua uLtlita e per la sicur ezza che offr e, é per così Jirc l' invet·so di quel lo di E t<mHch; in luogo di fllr~ prima l'am putazione detla coscia, poi l'estrazione della tel!'La òel femor e, si incum111cia a r esec&t'e quest'ultimo, poi si amputa il femrwc. L 'opt->t'azione compOl'ta i tempi se~uen ti : 1• resezione ~l e Ila testa del fern o t'e; 2° emos tasi provvi"ot·io; 3° amputazione; 4• e m osta~i delìni liYa e r iunione. La t•esezione si fa per m ezzo di un'i nc-isione vet·licale esterna di conveniente gran.lezza; non occorre ltwat·e il periostio; il fem0re é se ~ato u n poco al diso tto dei'Lr·ocanteri; si legano o si tor co no le piccole arterie cile sat·anno ntan mano afferrate colle pinze. L'emostasi pr·ovvisoria si fa col tubo d'E smat·ch dopo av•~ r applil'ali per trasrìssione dut> spi llt d'acciaio di Newmaon. Questi due spilli debbono esser messi
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ltlV!STA CHIRUHGICA
para Il elfunert le A Ila su per ii ci e del Laci no o, pe l' me~lio di re, al piano cld lrian:.rnlo for111ato rlella suina i' iaca anteriore superiol·e, il pube e rtschio, a a due diltt tr•asvPI'Se circa dallo sch•'letro. Si può allor a con un colpo solo di coltello amputAr e il membro, sia ta gltArltiO parallelamente al piano Jel l a~:cio ela:<lico, :<ia obliqnundo in avanti o indietro o all'infuori, st·condo la 'JIII'llllttu di pelle o di ca r·ne di cui si dispone. Si fFt iu se::uilo l'emosl ttSi definitiva. Si levA il tubo di Esm a•·ch 1' si suLur·a con o senza tlrenug.zi, a sectlnda dei casi. I n qut'slo pr·acesso non si fll quindi la legatu•·a pr eventiva clelia remo r ale la rjual•·. secondo l'A., é di una utilita contestabile, e J'»llr·n pnrte si ulrlizzanu tu tti i vanta~gi del lul•o emosta· ti c.o di E..:;rnnrch col"i pr·ezioso nei casi llPi qua li, come nella opera zione rn par!Jia, la mtnllna per dita dr sangue può esse r·e t'alate. te. Prvf. r\. CAROARI~ LLI.- Ematomiella traumatloa. L ezione cl iui~:a. - (!.a Clinica mùdernu, ù ap •·lie 1898). Il cn;;;o è inler·•'SSante pPr In snll t·AI'ilò come per la c hia· re7.7.t~ dei l'int')mi co1 qu<di ;;i pote fllt'e l'esalta clia~nosi dell'affezinn•· . TrullA ~i di un iurlividuo il quflle, cad uto ciall'all•·z7.a ,u 5 llll'lri, bsttè cull a schiena sul pavimento, l' si accor se nnrned ialauwnlt.>, toccnn.Josi le artcilc e le CtJ;;cie, rbe vi si era SJ'enta la sensibi lità e i l m olo e nel lt'mpo sles::;o di aver e il pene in er eziorte. Tràspo rlalo nll'ospedale, pr esentò in seguito t·tt<'nzione d'u r inH, prtapism•> por dlH' g-iorni. p11i fl o s<·ezzn duratura del pene, copro.,ta:;i, poi pet·dila involontaria d<'lll~ f;·ci, dopo 7- 8 ;.:i•JI'Ili una piaga in decubtlo al sacro. Lo ;;;lato nlluale cornpenJiavn;;;i nel ;;eguenle quadr·o: com pletA pn r'<tpl<>!!i», an e"'te;:ia t::ornpll'lt~ e di::.Lut·l!i tt•ofici arcentna li. rf i,.llll'bi lullt perf€'tlanw nle tlelimilali da una l ioea o rizzontale chi' pll t'lenclo Jall' apofisi spino;;a dell' l)• v erteb1·a dor ;:l:lle, citrue il tnn\re. pa,.saudo pt>r g li anlfOii delle scapole, e va a finire ull'nrltcolazhme xifo - slernnle al disopra di que;;te liuee una zoua olla 2 ce:1timelri i n cui la sensibi!Jiù lnlti '•>, dolorifìc>~ e termica è esager lltA, t·ill...,:::si abolili sugli lll'li in ft•t·inri, alterf!zioni troficlre nl !"Acr o, rome anche al {!inoccbio. alla ;!81ltba e al JUalleolo tlell'arlo illt'él'io•·e Je· slro Escluse la fratlu l'8 e la lus:::azione delle ver·lebre, non r esta d te pensare alla comrr essione del nudollo da emorra gia, l a qnalt> ~ l'unica che possa dat·e una fornra mor·bosn
Rl VISTA CHIRORGICA
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~osi
acuta e istantanea. In 1JU8nto alla local i tà nella quale é avvenuta l' Jmorl'8!_);la , ~i deve supporre che lo stra vaso di sangut- abbia ofl't~!\'o la sostama gripit~ e la bianca senza of· fendere le meningi; infalli, se l'ernot-ragia rosse stata so ttom~ ni ngea, si sarehber11 dovute avere forme iniziali di COillt•att ur e o almeno i dolori di proiezione, il che é comple tamente mancato. Non si deve quindi pen!'are alla ematot•t·achia, ma all'ematomielia, cioè ad una emorragia del ca nale centrale del midollo. te.
RIVISTA m OCULISTICA Trattamento d.e l traooma con le soluzioni dt lodlo. (W l'atei!, n. '17, 180ì - Ct- ntralbl . .f. p r akt. Au·
NES:-IAMOFF. -
genlteil/c - , agosto, 18!)-;" - Hecueil cl'OJ•hlalmoloo i e, n. ·J
e 2, 1898). Nel Congresso medico intt~ rnazion alc di M osca l'A . ha dimostrato che con l'uso del iodio nel tl'acoma si ra ggiungeva quello, che il prati:·o non puteva ottenere nè col solfato d1 ram e, nè col subl imato, nè con la r ut·a rhi rut·gica; e cioè, disinfettare e clistt·u~gere gl i elementi linl'oidi, lasciando i tessuti sani intatti - pr ovoca t·e la dilatazione dei •;asi sangu igni . Dopo i buoni ri sultati oli en u ti nel 18!15, l'A. ha conti qua lo le sue ricerche nel la clinica di Charkow, adopet'andn soluzioni di i ndio nell'olio di vaselina, nell'eter e, nella glice t•ina; il tiiolo di 'JUeste e piu o m eno elevato, serondo la intensità del processo morboso e seconclo la sen!!'i bil i tà dell'ammalato. Risultati eccellenti si ottengono, secondo l'A , specinlmente nei casi lievi, n ei quali basta impief!at·e soluzioni di 1/, o 1 p. 100 di iodio, per vedet·e la scomparsa delle granulazioni in 2-3 seLli m an e. Nei ca:> i più grovi biso ~na comin ciare con l'uso CJUOtidiano dello !!'oluzione all' l p. 100 per passare poi man mano a quella di 3-i p. 100, continuando il trallarnenlo cu t·ali vo fìn o alla guarigi one. Adopet•ando la soluzione eter ea, si bagna un bastoncello di vetro nella medesima; l 'etere si e vapor izza pr ontamente .e il bastoncello è spinto nel cui-di-sacco congiunlivale.
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RIVISTA DI OCOI.ISTICA
N ei casi di trncomR d1 ffuso me;:!lio adoperm·e le pennellaziolli di solm.if!ne di ioJio nella vasPiina, dopo aver e ar row scia te le palpeb1·e. 1'\~ il ca tari'O, nè il pu nn o, né le ulcer e del la corn ea conlroindh:ano l'us::o dd iodio, unzi questo conl i'ibulsce al miglioranaento delle afl'aioni Cùl'neali ed alla r apida sparizione del pan no. La p repar~:~zio ne pe1·6 dev'essere pu 1·a, senza alcuna llli <>cel~. L'A. consiglia ancoJ·a il iodio cona e rim edio efficace nella blenorren dt:ll sacco lagJ·in1al e, adope1·anr\o la soluzione in oli•> d i vase lina; tre o q uallJ'O ini ~>zio ni della sles!'a all' 1-2 p. 100 bastano pe1· fdl' l'CompariJ•e la secr ezione pur ulP.n ta. Secnndo l'A. questo l ll "lOdo cu rativo si applica in tutte le for111 e di ti·acoJna; se ce 1·ti aulo1·i non ne sono r imasti soddisfntli. ciò no n va J·ifeJ•ito al n1elodo in sè stesso. l akowh•lT crm lo stes"O m ~ lod o ha ottenuto la guarigione di 16 lllalt~ti, ,. su 1 H utilitari 50 gua1·iti e !H mig liorati.
cq. N OI<' - Fin dal I B~ I il pròr. Si mi , co tu hnttendo l'uso gio rnali ero del mcdicaroen ti cau<tiri ne lla cura deltr.wo ma, raccomanda l'a (ju ello rlei rond (mti ìa.lici. VeJ i Gronrale eli medrcina mrl&l<tre ii dello armi'.
Quando e come blsogna usare l'atropina ln ocullstioa? - (l?ecueil d'ophtalnwlouie} n. 1, 1898).
T ERRIEN . -
L 'atropina, corn'è r·isaputo, ha una par te importanle nel trallamen Lo delle affezioni de ll'~r•i de. N on solo dessa fa conlr'aJ·re i ' 'asi di quesln membr11na, ma p~ 1·m e tte d1 romper·e l e aderenze (sinecllit·), che la stessa forma con la ci·istal l oide anteriol'e e che !:'i oppongono al suo l1 beJ·o funziona· mento; di più , rn entrc nppor·la la dilatazione del la pupilla e diminuisce l'er etismo vascolu r·e, calma i dulOI'i intoll erabili, che d'ordinario s1 accompa!!nano alle malattie dell'iride. Essendo ùuncrue il ver o specilico delle affl!zioni ir ·ide~-:, sar a sil'tc u1aticumen tP. f!dllperata in tu tte le forme ù' irite - ~em plire, r·cuma tica, blllnOrl'a~ica , sirìlilicn. tubercolare. Come m••zzo prolìlatlico va adoperala pur'e i n lulle l e affl!· zio n i su.::cettibi li d i compiaca r e le iri t i: cosi nellA c hel'alile intet•staziule l'd in queltn va~colarP, nelle i rr!iltl'azioni della ccwnen, r1t>lle eJ'ol'ioni. negli ascessi, nel le ulcer e della medesima, specialr rlenlA pPi uelle ul cer e cor'ncali s::ituu te in vicinanza Jel IPml)() sclcro- coi·nen l e.
RIVISTA Dl OCULISTICA
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È con tt·oindicata ogniqualvolta no n si possa determinare una elevazione della tens ione o r ula l'e; assolutaiiH'nle da p1·o· s crive rsi in tulti i ca!'i cii glau~omn. Nei casi dubbi circa la natu ra dell'affe zione oculat·e e nella mancanzu dei dati fornili dall'esame oftalmoscopico va ricordato che abitualmente la pupilla è dilata ta nel glaucoma . m ent1·e si mostra contratta nelle i riti; però nel dubbio mt:Jglio asteners i dall'uso della alr opino e ricort·ere invece alla coca ina, che menlr e dil11la la pupilla non pr esenta l'inconveniente di delermmare con ln esugerala tens1one una •·iaccensione acuta del p1·ocesso glaucomatoso. L'uso dell'atropina de v'esset·e pure pt•osc•·illo quando per la età dPl soggetto la s cle rolica è divenuta l'igiùiS$ima ; s i sa c he allo t·n i midrialici p o~so n o pr ovocnre complicuzioni g laucomatose , massime poi se si ha da fat·e con un occltio iperme trope, ess endovi desso purticolar·men te esposto. È pu1·e controindicata l't~tropina nei casi d' ul r;e ra pt·ol'ollùa del la cornea, soprattutto se questa llll sede ul centro della m e mbrana ; me::dio ricorr·e r e allo ra all' u;.o dei mio tici> c he diminuendo la te ns ior.e oculare poss ono irnpPalire la fo rmazione ùi una p1wforazio ne. L'A. pl'escrive il seguente collirio, inslill;\lo <l1l due n sei volte al giorn o : Solfato ne utro di atro pina 5 re utigrAm mi ; Acqua di ~ tillat<• boll iln 10 grammi. P uò riuscire utile all'atr0pina as:;ociare la coca ina (25 cen· tigrammi). c'l· Lon. - Fratture della baae del oranlo e dllturbl ooularl oonaeoutlvl. - (Jottrnal de métlecin.e de Bruxelles, 1897). L'A. analizzo e discute il mecca nis mo delle frntture della bas e del c ranio, def'.cri venclone la si ntomntolo~ia . ·rt•a i dive rsr sinto mi , del resto no ti a tutti. vanno specia lmente presi in coosiùerazione quelli, elle s i r if'et'if'.cono ni di stur·!Ji oculari. Ha prima d'o~ni altro ric hiama to l'atlenzi.,ne dei clin ici la paralis i del V l paio; vengo no poi quelle d t>gli a lki ne rvi. c he, s e cnndo Panas, s i s ucceùtl r ebbero nel seguente 01·dine d i frequenza: VIII paio, VII p ., Il p., V p., Ili p., l V p., ')Uest'ultirno veramente raro. . I net·vi lesi sono s o prattutto quelli, che s i tro va no in inti m o rapporto con lo schele tl'o della base. Cos i il VI p., ad-
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RIVISTA DI O CU LISTICA
cl O!>!' a t0 ad un l alo della la m in a l] unti rila te1·a dello sfenoidc~ è m inarctlllo allo e>'lernu dnl la punta della rocca pel!·osa; il VII è frequ eulemeul" le!-'O, perclat' i traumf.lli!:'mi laterali del Cl"AIIÌO souo ft·aquenli e complicali a fratture della rocca pelro~a . Ne va po i <h menticato chr questo net·vo ha un tragillo contorto, P ra cchiuso in un canale strello insieme a vasi ed é c0nliguo alla ca!'sa del li111pano; motivo per cui vari autori nelle fraltut·e della base del cmnio mt>tlono al primo posto le le!'iO!li rlel fn cciale (Fr·iedenwald). U11a pnrali~i pu r e frequente e rpw ll11 del Il p., mass1me nei colpi. chr intr·re~sano la fronte o la tempia in proS'Simit.à del contorno orlai la lP; dt·s:::a resta isulata o pure si accompagna alle l esioni di •JUa;.:i lutli gli altri nervi oculari, •]uando é inlereos!'~tta la fe;::sur·a Sfl:!noirlnl e. Il malato per lo ptù ri co rr•~ al me<iico in segui to ai dislUJ·bi dovuti alle lesioni (H'ulari: diplnpiR o strabismo nei casi di par·alisi motr·1ce oculme; che,·atite per lagorta lmo o continua lagrimazione nei ca~i di pHl"fdi~i del VII p.; cher·ali te neuro· pa•·ulilica JWi casi di parali;:i d<·lla bra11ca di Willis ; cecità a~~olula in !]uelli di "t'zi"ne o di compressione di'l nervo ollico. La ft·a llura può pure cau~at·e un aneuri;.maaJ·terioso-venoso d t'Il '~:~ rter·ia oftalm ic1.1 e dei :=<e n i cn vernosi-esoflalmo pulsa li le - . Qut•ste par ali:::i ~o no dE-finitive o trrnporal'ie, secondo che il nen·o ù seziollalo o fnrtemc111e comprc:o:so . Una pa1·alisi ('h e sopr'A ' ''"iene dopo poco le m po dal tra umatismo, anche fJUal che g-io,·uo dopo, e che pt•e;;enla delle r emissioni, é do,·uta a comprcssi11ne dcler nainata da un !!rumo sa n~uip;no. Le pAralisi tardive sono la conseg11enza di spandimenti ;;:nngu1gni, di callo più o m eno esuberante, od anche di una pE'riosti le. I l ~iudizio Pl'OP"IIOStico val'ia. co~i i l VI p . sovente para lizzato in "'odo pet·mallelltc; inv,.ce la paralil>i del VII p. il più delle vol le guar·1sce; cosi pur·e è migliore la pr ognosi J>Pl' le paralisi del III p. e del VI p.; infausta per l e lesioni del nPrvo ott.ico. L'A. con elude pJ·e!'elllAndo uua ;;:tntislir a sua pe!'sonRie, lA. quale dirno:::tra la pA rt e ra ppt'C!'E'nlala dalla stt·uttur·a anatomi•·a della bnse ciel cranio udlo 1\•ewnc dd n c1·vi per fratt ure della m~dt ·simiL
e
Cf] .
RIVISTA DI OCOLJSTJCA
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-
Emoftalmo •pontaneo nell' emo8lla ere-
ditarla.. -
(V. Grae_lì' 's Are/ti o (1l r OJ,fltolrnulogie, Bd.
W AGE\I ANN.
XLI V, A bllg-. l. p. 20fi). N on furono sinora comunicati CO!>i di emonal!iC endocu_ lari. né tAnto tneno eli allezioni degli occhi nell"~lll olilia. I l caso descTillo dall'A. si rifet·isce od un uomo di 25 anni. il qu11 le, imprnvviF<amente e ~enz a c11u:<a apprezzabile, >-enLi u n dolore punl"t·io nel l'llccluo deslt·o. ed el,be la 8dii!'WLÌone come se g l i fosse voloLn conlr ., un mo~cer ili O . Il potere visivo si manlPnne buono Ono alla E't't'Il : tna i l )!i01·no dop1J, tra continui tlolori, insors1 · una t'H!>i la dim iuuziot•e del 'isu~, finn alln comple ta cecità. Lo !>léltO dell'oc.chio forlenwnte inielhtlo e con lnno aumentalo, I'Hceva >'Uppot·re la presenza di emot•r agte profonde, oltr·e a quellfl che e!>istevAttO lll'lia carner a anler tore. La tliagno8i di eutf\fìlt<t f'u conrerntala dallo profu~<a ernorr agiu cnnsecuti ,·a al l' appltcnziuue 1h una veulosa di 1-1 r•urll'loup. L ' e:<ilo CM ri >'pOS<' Il li e g ravi nllet"azioni: Rl t·i aE'>'orhi tn ~> nto de: !<angu•' ovvenuto nello ~pnzio ù1 al cuni m ... ;:i, SPgui: lu:;:>'AZiOtl" del eJ'i,:;tAllillr, e'idf'ntetnellte pt•oùull~1 rlall'abbtHtdanlc PHtn t'l'l1g'i:cJ tl1:lla >-eztorae posLPriot·e dell' occltio; <~ll'ofìa c t·ett·azione d~>ll'il'ic.le; gl'uv i altet•azion i dHl vi tr eo e ;h·l le me111brane [li'Ofonde.
E. T .
Termometri& oculare e sua. utilità nella. diagnosi dl alcune malattie dell'occhio. - : ( Rcc11eil
GALI':l.O\\"SI\ r. -
d'oJ,hia/molog i e, 11. l , 18H8).
_:.1
Si trolta di unA connmicazione r ecente aii 'Acca alemia tli m Ct!IC ÌI\11 dt l'at·igi. L ' A. si prop11110 due qu··~ iti, E' rioc: è ro"sihile l'P>"!:llllP lertnomell'ico dell"occltio? - Se ne puo dedurre qualcilt' pl'fllira u lil ila 1 Al primo quesito ri ~ponùe cile l'esame ri e~ cc facile, ~oulo J H! I't~n .lo un piccolo lermomelro, da lut idenlo e t'allo N<egl•i r e, Al quale rlu il nome di o.tì.almo-termomt>tro (l ). Qu1·!'Lo JH'r l'orma si ra>"soltti glia ad un "leva l or e d~>lle pnlpt•hre e l'isui iA di un piccolo t ub1,, r 1cut•vo alla sua eslremit.a inl'e1·io 1·•~ ad (l) Si ,·cn1le presso Pt•ucltoL et ChorJuart.- Quni do.:> Grautls·:l ugu:: lins, 31, Pari,:.
-12
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RIVIST ,\ DI OCULIST !CA
8II!.!OliJ r eltn P che ~<i lerlllÌita in tllt bulbo inca ,·ato Lo sll·umento é fncilm• •tt lt} soppu t·tat.. da ll'ncclt io e dAlla cur nea ~ pern bi-••g••A spin!...'P.J'e lA sna e"t remilà in fe1· iot·e nel cui di !<H•·co in ~·CJ' I "re do>lla cr•rJdunlt,·a. lellèud .. •ela applicata pt>r' :3 JniiiUli. DH nulller ose e!'p61'il'rtze f»lle tanto rw gli occhi al lo slalo Jllol'lll8]P, QURIIltl ili f'J IIt•Jii a llO slalo p8lOIO~IC0 1 l'A. hA dedf>tlnUO che 111 lempe1·atuJ·a fisiolog ica del globo oculare è di
''" . , c . a Jj(' . ' ' ,-•)
'>r. o -
Ci rl'a il ser·ondn 'l"e~ito, l'A. non può AIH'OI'R pronunziar:::i , dileltRn lo d1 11daUe espP r ierrle; ,;p•'l'a fJPI'r'l fin d'ora che la nl'w l m ., LermoitWL~iA ;::iA p .. r a:•pOI'll':l'e utili vAnlaf!,t.ri in molte mHiallte Jttlerne dell'oc:r·ltio, <:(lttl rco le quali non anco rA si :::otto ll'ovali mezzi di gna l'iginne, C•)JHt>, p., e., g:li scollamHttli r'Hlinici, le e~rtot·ra:zi " inlra-oculari, lo atrofie coroidee, i j2laucomi semplit'J n l ernn JTagir·i. ecc. !:>i ri o:;eJ'Vl:l pe1·cio di l'a1·e al rtgnardo ulleriori comunica zio n i. CIJ. KoRJF.:-~r,;w;::~-;v.
ratlva.. -
L 'acido lattico nella cheratite suppu(Reofle tle T M: rttpe!!ti,lu.e, p;iugno 18!)8). -
Sono più di 150 l<' os:::r>r·vAziorti del le qual i 1'11ulore lta trèlllll iJ COIIViJJCin1<:1llO Clre (jlii-'SLO rim Pdio Stll di ~ rl'lll IU11f!'8 SllfH'· l'iOI'n !l qudl1 ~inul'a 111 uso JH'I trattamento d~llo cheraLJte s u ppu l'Hl i ' ' 8 . Uopo ollcnulil l' nneste!'ia collA roc< •ttm <'!;Il In va l ' occlrio ammalalo con una soluzione di snbli tnaln (l p. 1000) e nella delicHLnrnertlt> la porzione di cor•JteA ulcPrtlla . Fallo questo la v<r nuovamente 1\Jcchio, insli ll& so pl'a la' comea q ualch<.! fi••t:cia cii acido lallico. pa~~a ;rl u; r L•·rzn la,·Agp:io, sempre con se d nzione dr :::u hl i JtHtln etl o P!•lica fìn<d rne n le 1111 benrlag!!iO co nr pre:::•q vo . Il bendagf!'iO d~ve e"sere 1'8rnbial•1 l nlti i g iol'ni, e l'occlrio non d t> ve e!'l:<er e IAscJaln sr.operlo lino a eire l' ulcor·azione d PIIA ~:orrwa non siA complt·hmH:: nle dder="a e siano scolt1l•lli'Si i rloi.Jrl l' lfl l'nlof,tbia. La calller·izzilzioJtc ~;Ile l'acido~ lattico pro.i uce :::ulla cor·rwa n• rtl pr·ovoca clnlo1·i, ma bi;::ogna 8!-:ÌI'e Cl.llll!llltt'nle nell'iusliiJ,.7.r0ne del r imetl o ed irn pr>~lir(•, pet• qttaulo è po!=<sibile, elle fJlll':::t.. ''~'l1!!o o cor•LatLo delh1 con:.riuntivu se S I vogliono evitare de1 fol'ti rlolor·i.
RIVISTA DJ OCULISTICA
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Dopo la C!HISlicatione l' ulrera si ri copre di una sollile <erosltl bin nca la 'fU81e Si dile::run 8Òfi,!:(ÌO adagio fino a sparire c o mpletamente dopo 4 o 5 gior•1i. L' ipop1on si assor be ge•w rnlm enle con grAnde rapi di là, ma qualclte volla persiste una selLimA••a e più, speciairnenle se l'ulce•·a torna a pel!giorAre, n1el qmil caso deve ripelet·si l a c;:~ usl•ca:.ion e coll'arido l~•ll. •co . l dolori e la fotofobia Spariscmtl) o si lil'.r>nuano n1o1to ùopo la cau;:lit·azione. L 'ii·riln zione e l'i prlr<'mia dPil'ocl'it io di 111 i r•uiscono rapidamente e lA prGva di cio è data d;d la possibrlita di òilala•·e la puprlla coll 'alropina. LH C~'ngestione dulia cnll~iunlh'l'l e dt'lla pupilla aumc~n tann suhito .inpo l'inslillnziolle del r im ... dio ma cedono ap pena l 'lilce•·a p1·ende un aspell.o nli!.!liol'f\. Questi sono i rist!l ta ti che l' aulo1·c dice di ave1'e oHenulo nella gr.andtssimu ma g~ i o rt111za olei ca;;i da l ui L•·allati. e r·at·n1nente ha dovuto ri('eLere la cnusticazinno dell' uke t'a cor·oeale.
c. r.
E. Tno~rn!':TTA, capi tano medico -
Saggio dt eduoazlone vblva negll operati di cataratta congenita. - ( Est•·. dnlla ('fin. merl., anno IV, 11. 17).
Il cn~n è inleres~an le , gia··chc la mnggìnr parte df'gli nutnri i11 casi consimili si lrtnrlano a considel'are le notf' cli n iche più o m eno varial>•li m entre sorv(llnno ::<ul n-:odo col quAle si ottenne i l gradualr :;viluppo della funzione VISi\'B solto In ~uida di chi sosteneva l a (INt'le eli ed ul'alor ... L'A., falla la descrizione delle condizio11i r 1ellr~ quali lruntvasi l'ammalala (una ban1bina di 7 anrd) rlopo l'opPrnzi o ne oo'lla ca ta t'alla doppia con ::reni ta ( esnrn e dell'o•·.c· li io, a.tleggifune n lo spedale e specinle modo dt deatnbuht7.iQflt:, dit'tl7.ione c\t·llo sguardo, senso ci'Omalico, nnz•o11i tld lu forma e r·il revo) ed insistendo !<pecialrnente ;;ul t'allo più imPOl'lante e cioù l:'ul com pie Lo rl 1ft llo d.-Ila fH c.:ol là di a Ile nzio ne, pasSI'l ad c n u m ( · r 11re i 1wim i e.;;pPrimonti di !':N~gio i quflli l'in·ono diretti e ~· sellzialrnentc allo scopo di utilizzare i11 pH I'te lul~e l e nozioni 1lCf[uisi Le dut·anlc il period o di <!,..cilò relativa e dnvule 111 pie· cOIH pat·le ol senso lumltiO!"O e in J'lll'le g-randi sl:'ima al tollo, .:. "t·can·lo di promuoveh3 l'assoc:iazione di Lulle queste nozioni
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RIVISTA Dl OC OLISTJCA
pri mitive a quelle che il so~!!etlo nvrehbe pr·o~!Tt>ss ivam en te acq ui!"IUle col Settso del la visl11, procurAndo però che in queslopr·ocesso di a>tsoriazi0ne si 1ntdu,.,se m An tnano affìevolendoJ'im pu r lanzA J..,IJe sensaziont tallili a p1·ofìtto del senso di vista, in una pm·ola, ce t•caudo di so;;tiluit•e g radatam ente all' im tnagine del s•·nso cuta neo l' immagitw v i~iva . È su quesL' ullitno pun to t lte l'A. r·itienr debhn l'crlrH'Il lot·e r•ivol )'!ere lu t tn la suA Hllrmzior •e.
te.
DotL. A . F t.: MAGA LLL -Le Snleztonl profonde lntramnloolarl dl oalom~lano nella terapla oculare . -(La Clinica nwt1er~>~1, 2:~ marzo I N! •~) . N ellt~
Clinica oculi,.licu del lll R. Univ(•rsi là di P isa già da l e111 po si u.:;ano le iniPzinni pr·ol'ot rde 111 Lr·arnu:::colal'i di calom eltmn lunlo nell e lliTezi()ni ocu lnri con,.eculi "'" A sifi l icie~ rome n ei CH" i nei q uH li occorT e u t r~r ene1·gica <.:U J'; 1 sol venle. J.' A. r iJ>nrla 2~ co;.i nei qnoli da qu••sln tnt> lodo d r cura si f'bhr un r api.lo e note\'nlc m ig-li•H'nmenlo ta nto nei :;;intt~ mi Joc111i quarrl•• nella funzionr vi!'iva f' conclud e fa cendo 1111tar e ciii' Hl 1111 Loinle dr 1 ~8 iniezio ni 11 011 sr ebbe m ni ur1 danno l't•n]L• e Vt' 1'8llll'fllC gr'(l \'8 e Che IJUifldi oiO \'rebbe 5-par i r·e 1'8V\' el'"i01l6 per l ui m etodo di curH che é rilPtrulo, 11 torio dai più, COme l'fl USB di ;!I'A\'Ì iiiCOIIV811i t' fl l i. ··==---=-=~-;;;.-
RIVISTA DI TERAPEUTICA E . WE LANilER . - Dl un metodo terapeutto~ ~emplioe et! e ffic ace dell'applicazione d ell'unguento merourlale. (A r•<·hir /ilr De r ma(. unrl Sypli., XL, pag. 257). N dla I'Oil\'ÌII'l.i•Hre che nella c·ura <·orr le fr1zioni l'a ,;sorbim PrllO del tllr't'Cu rio è principaluwnte da ali r•i bui r si nlla sua evt~l•u raziolle, l'A. Ira prova lo C'l'Il buon es•LO u sl Hnder e se nr pi ie~>metr le !'ulla Jl"llr l'ung-ue nto fZr igio, inYeC« di usarlo pr•r fri zione . .\I lo ~'<Copo di eYiia r e clrn il mai&Lo s'insud ici,
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.egl i si se1·ve di un piccolo sAcco lun~o circa 50 cm. e lar{!O 40, la cui superfi cin inte1·na é spalma ltt con 6,0 di ung:uento ci neeeo, che applica sul petto o sul dorso fì:;;sandovela per m ezzo di nastri. Non é punto n ece~sar i o spalmare ogni gior no del la nuova pomata , e ba:;leru che l'Ammtllato ri scal di i l sacco per alcunt< o r~ . Tanto l'esame delle orin e quanto i l buon successo tera·p eutico in 20 sirì liLici cosi trattati, dimostrano chr co n (juesto m etodo si ott1ene un allivo assor bimento di mercur i o.
E. T. 'S . EtCHIIOFF. - La. tenaltn&, nuovo eoolplente per pomate. - (Ther . der G er~enwart, giugno ·t 898). La terrolina, come giil lo indica Il suo nome, é costitui ta ~a sostanze minet'ali a r eazi one neutt·a ; con ciò é assicurata •la sua conservabililà, indecompo11i bil i là, per ciò pu1·e essa n o11 é irritante e dalla sct:!l ta dei mine1·al i d ipenduno le sue prnprietà assorbenti . L a terralina ~ un miscuglio di ~o l fa to calcico anidro, caolin o. terrA sil icea, lAnolin!l, alicedna e an-tiSettici indilferenti. La proporzione clei vari compnnPnli varia a. s econda della cah:inazione ùelle ~in!:role l t-rre>. Ha un co Jot·ito g'ltllio-biuncaslr o e un odore J·iacevole <t rom ati co; la consistenza ne é r1uelh.t della ln noli ua ma è~più pl astica di qu ~>s ta; a causa de i suoi ingTe.lien ti è r eh1livamente pesante. La sua preparazi one dev'es~e re ac::urala e non d~ve lascia !' sent1t'e granelli tr·itur·anclola. Può accadere che col tempo (3/4-l anno) ~ stando in siti a;;ci ulli, la l erralina s'ispessisca e J iventi più consistente; per tl ~:~ rle di nuO\'O la sua uormale pas tosità basla triturnrla con tut po' di glicerina. Eich lloll' melle in guardia dnll' unir·e l e sostall7.e attive della pomata prim a con olii gr &ssi e poi incorpo1•arle nella Let·r·alina ; !'i .p o!l'l erebbe in questa un g-rnsso insol ubile nell'acqua e se nd renderebbe coai illusoria l'azione. B~ s~a a tal uopo un po' el i gli ceri na o di lanolina con alquanto spil·ito di vino. Si ev iti .an c;he l'uso cldl'~:~cqua o quanto m eno la si adoperi in piccola -quantità, giacchè questa unendosi al solfato calcico può al-l'e v enienza determinare indurimen to della te1·ra lina. Se si debbono comporr·e le pomnle con sostanze incom pntibili con ~a. glicerina o colla lanolina, si può far uso della vasellnn: .(X)sì, per esempio, si operi nella confezione delle pomate al .catrame.
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RI VISTA Dl Tk:HAPEUTICA
Eichhnll hn fllllo preparflr<' nn' inlero >'erie di pomate & bAi'e di lei'I'alina e riP i meò11·amenli più in uso; p. e.: Ac. fenico 1, o:;:;, di l.ÌIICO IO, terruli na 100. At·. c•Lri~o 2, ~olro tlt•p P re~oJ't'inR nna 15, te1·ral ina 100. l ltioln LO. l f>rrRIJna li oO. A c . "ulic. t. snpnne r"s"da W, ciJio,li r usco :JO, lcrra lina IUO. Pit'O!!Aiiolo 111, Let·•·nlina IIJO. L e ]'omalP nllu lert·»lintl !Sono una COl"ll di mezzo Lt•a le po11111le ai 1!1'8S"i e l e paste vere e p1·opt·ie e so1 10 conset· vabili e 11011 decornp11nibdi tnl'diHnlt• i rlled tc<~rnPnLi; non snno inil anLi, sono ns,or·be11ti e ria":>orlJibili, cosmetiche e si possono fnr ill•lente lOf.!liet·e lavandosi con acqua !'emplice. Ouest'ulli •no é 1111 prPgin che ,.:oJnmeule l t'li lulli :zii eccipienti ùi potnalP. f!d el'cezione •lell'ung. {'aseini d• t_;n lw, po~sie de la te•-rnlinn e no11 st pu<1 lodare mai flbba!"tum:a; pet• e;;so la ler·r·alina 111111 ~olo ;,et·ve c••t••e ec('ipirnle, rna ancor·a puòimpit>gars• .!a sola t'Ome mPzzn di proll'7.Jouc della cuLe che ~ i \'UO I l e•H•re ul t•lfJ"I'lt1 da inflm•nze 0stern e, come calore, luce, ecc. Si a l<~tln eccellenl••Hwnle In lt•rt•alina alla confezione anc he d'nj!ui ;;orla di helldto, pl•l.. nrlosi es;;a color i r·e 1n l ulle le t inte, 11011 pr es<'nlundo. n cnusa della RU& consistcnzo, pieghe, potendo>: i lo gliel'•· coll' <H: qua senlJ.lrce e nou J a nne~:: r anJo l a cute. G. G. Coccr. - Azione del oloruro dt aodto aull'a.ssorblmento dei grassi. - (A rchioes llalienncs de Biologie, dicembr e l ~97) . Gli sludi1 falli 1wr dimo;;lt·al'e l'aziond che i l clot·u r·o d i sodio est'I'Cila sul rir ellli.Jio n1aleriale sono innumerevo li, come i••nnmt'l'l'voli sono le rolern•che cu i es;;i hanno ùato J uOj!O pel l'aLlo che i r1 sultati d"i diversi spet·imentaLori no n sono Rlati sempt·e concordi. E difatti mentr e alcuni, comC' il Bàussingaull, esperimenlaudo sulla l'azw btwiu a hanno a,:;!let·iLo che il clorur·o 11i ::<odio nou ha alcuna inlluPnzn sull'Aumento delle carn i, de l p:t·asso, del latte, e !]uin li sul pe;::o clell'animal••, altri·, dan110 u q11eslo sftle un'irnportanzR J!l'andrssima, ed il Banac:, i n specml 1110do, hu ~0 11 clu::;o dtti !:'UOi nu•neJ·o~i esperimt:lllt sui mo11Loui, che il cl orUI'O ù1 !"Od io agisce sul r·ico m bio mat eriale fa\·ore11do l'accut llulu dPI g ra~s(•.
ll!VISTA DI TERAPEUTICA
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Cnn"'iglial.ovi dnl pr·o[ Alberloni, il Cog-gi ho voluto i nlr·npr·enrler e delle r·icerche in proposito, ecl ha dirello i ><noi e~per·imeu ti a conn~ cere l'azione del !'a!P do cucinA sull't~s s• rr bi menlo d P i gr·os>'i, eire possono dirsi i regolato1·i d~l nostro bilano;io e i ùi!"lributor·i d'ener·l:{ia. Conre SOJ!;!ello ùi esper imt>n lo ha SCt· ll o se ~~e~so, p~1· e~!"ert~ più sicuro della since r ilil cit'i r·estll luli. E~ ii hA divi"O le sue e~pericnz,• in ll'f' per iodi, di 4 giol'lli cinscuno. durAnte i quoli si é mant..,rrulo ad Ullll dieta co!'lAillt>, uon VA t·inndo eire lA quatrtilà d t> l clor u1·o di sodio.1il quale uel pl·rmo per·iodu non f•ntr ll vn af'ft~l lo, nel secondo ''ll'ntr·a,·o per '10 !.'raltlnii e nelte r z(l p•• r iO. DA qu<'sli e;;per mH•rtli ... g-lr P vPrHilo Hlla conclu~iorre t'he in un individuo Stlno e rohu~lo l'as!"PI'ÌIIrnento ciel J!rfl!"SC•: a} é poco o nulla influenzato dn dosi m oderalH di d~>l'll ro cti !>Odio ( IO grs rn rw); /,) dimi nuist:e per do;;i più elevale (:20 grnm111i), r rptP.sla dirnirntzi<tll\! drpen.Je dalr'nurnt-nlal.tl conlr'llziorre peri"taltrca 1ntrslinalc d<'lt'r minnta dul dorul'" di H dio, lu rtuale srtm••rttata pPr i ~lA i i'i, fnter11in p r·n~?t·Pd ire co11 1118~1-!iora rap·drtli :,'li alirnenti ne l ca11ale irtl... ~tirr» l··, 11e l't>rrde meno cnpro!'O l'as!'\Or bime nlo. c /'.
Influenza del medicamenti sul movlmentl dello atomaoo. - (Herue de sciences mf1d., aprii l' l 808).
BA J"fELLr. -
Le 1·icerche !"perilnen t »li che I'Aulnt'P hn p1'!llicalo !'u ll'a zione che e!"el'l'Ì iflno le dh·t> r~e !'O!'lAnze lll"dicR menlo;:;", nei rnr. "imenli ventricolnri J,. hanno condolln A dividt>rle in qutttlr o g t'II!'!Ji, di cui i l p1·irno e pir'r nutuei'O!"O totlliH't'tirle le !"OSia nze che eccilnno le pareti dell(t s lc.mat'O. il ~econùo q uelle chi-\ non vi lranno AY.ÌO ilP di sorta, il ter zo •1uell<• • he ne di minuiscono la cocrtrnllifil<ì e il qua r·to tina lmf'lllt> qu~lle che ne aboliscono le cortlr·at.ioni 1·itmiche. Alcun i medica· menti appnt·tengflrro a Jliù di un grUIJI"J st>rondo la dos•• ~ secondo il momento di lor·o nzione. 1° L e sostanze ciel pr imo gr uppo non lwnno t uue lo stesso potere ec('ilante sulle pnr eti gastriche le qun li sono influenzale rnollo energicnmenle daliA pilora rpina, dalltt muscar in.a e dalla .f1su!siiymina; meno e~ter-l-'icamcrrt ... , ma sPmpre ad un gr·ado notevol e dalla nicotina, chinina, cocaina,
digitale. seaale cornuta, ca{l'eina. a/eonl, morfina P j)eplone. V a però tenuto conto che la mo r fina e:-: p l ic11 la sua azione
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RIVISTA 01 TERAPEUT ICA
eccilanle !"t~lo nellA p1'1ma f,•se, ed i l peptone solo pe1· •mezioni i nlraven•)~e r con elfello pa'-!"Pgger o. Prod11cono fìnalm~n l"' unA debole eceitazionl' i l tartnro stiuiato, la citisina i .~o~rrlti di .;inco e di rame, la cann<!llu, il {!aro.fano, l'ac ido cfor d rir·o, l' ru:Qnn .fredda, l'acq1W cafrla ed il clorofo,·mio e !"etere, i quHii. co m•· la morfin a, hanno azio n•' eccitan t e solo nella p rima I'~ISC e J181' inalazio llP ;
2' Ap pArlel\ ~u n o a\ S(•C011t\O f('i'11ppo i pur~al1V i calfltlici (cnllle la sena. lA col''?uintide), la cnnapc indiana, la sfri cJl •na, la f'c(lsina e l'rt{lfJIIWI',fina; 3° F l'a le sostànzo elle di minuisc~>nu la C•JntJ'aLLililà dello slOJnacn alc 11ne H;.:i •c,>•u> 1•iu , Hllr~ meno fortemente: &J.Ipartellgono alle pr·irne il cloralio e l'ru ropina; alle seco nde l'a· ci•lo c/oridric•>, la a'1ralrinn, l'elleuor inn di Merk, !"acqua fredda, IIOncll ·• In ,,wrfina ,. le innlt'lzioni d"etere ·e clorolormio "'~Il a lorn "~'C!OI Ida ra"e~ 4• L'etr' re e il cforq(om1io 1ngerit1 e pOI'ltlli a I!Onl.aUo rl ella mucco!;u ga;:lr~t ·n so11o i sol i a!:!t!nli lt-rap<:ulici del -~· g r u p!Jo ~ <:h e nlwlisc(\no le contrazioni r itmi che dello !"IOoracn ,. v i sn!'llilui!"CO:JO delle Pneq.dcile cont1·azioni in mas!!a dc ll•~ sue porf'li. c . .f
RIVf~T.~ DI TEGNI~A E ~ERVIlW M~DIL~ MIUTA~E Trattamento delle bolle oau1ate dal camminare. - !Se maine m édù·ale, 't ma g~io I~U8 : H(r: met!., ::!6 magg io 1R!l8). Cred iamo utili e riferi r e il seguente pt·ocesso usato dal Vital itll• i, rned ico m ilitA re au;:~t·ia <' o, nella eu r a delle bolle Cll usRte ,]a l c»m mirnwe, il qual·~ per la sua semplrcitù può essere e~pP t'JIO<' IlttiLO d!lgl 1 ulfìdnl• 111eùici addetti ai cor pi , in uccas•one d,., JI ~ nrat·to. t11tllche, mu11ovre ùi comballimenlo, camp i d'Istruzione, 111 tulle quelle eser cilazio11i cioé le qual1 danno un così nunr er Mo cnnln•gr>nle Alla lesioni dei piedi , specialmenl"' 11e1 sng;.! elt i d 1e lu1nno tendenza all' ipt!ridt'OSI piantare. Il pr·oce;:so ~~ il scgueuto; ;>Ì inc•d e la bolla su l uLta la sua 11 1lezw <:on li hi"lnri, ~ i svuota coll a pressione, (JOi soll<· van,io r.fl n la soud» u Sttce6!"!"i vaJn t'nlo l'uno e l'altro labbro
RIVISTA Dl TECN ICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE
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della incisione. si introduce per m etzo di un pennello 11el sacco epidermico dell' iodoformio polverizzato. Si ricopre quind1 la bolla con uno sll'alu sottile di colone idl'ofìlo sc•pra al quale si pone un pi1·colo pt>zzo di sparadrRppo. Il p<lZi PnLe può camminare ;;ulJilo senze dol or·e. Dopo alcune ore o al piu tai'di il ml:lllino 1lopo, la pia~a è disse·;cata (;l non IHrda a formarsi lù nuova epidermide. te. F ELICE MARIANC, ter.ent~
colonnello d'artiglieria. - Effetti del tuolll di plooolo o&Ubro. - (Rio. rl'art. e yenio, 1898, vnl. 2o).
Sul tanto discusso pi'Oblema ci rea la spiegazione dell'azione e<:plosi va ese1·ci lnta d Ili proi etli l i d .-i l'nei li d i pi ·colo cali hro, il lenente c:olonnello Mal'i1Wi appo1·ta 1n questo Rno arlicolo un conL•·ibnlo, rife1·endo qu&nto ebbe a narrtti'gl i il ma ~gio re Michdini direttore d'arligll,.ria n ... IJa colon:a Et·i trea. Questi tirando nel mat·e coi fucili uost•·i medello l il!H e con un'inclinazione di cir·t:a 45°, vid•< che molt1 pesci venivtono n ;..'alla o morli o tramor·Lili Renzll presenlat'c a lcuna lesione sul lo l'o c01·po. È evidente che la morte o il tr·amOI·IiiO ~IItO P1'8 slulo proolollo dull'enorrn e p•·essio11e eser citnla su di essi olrll!'Acqu a clel ma l'd spostata dall'urto dei proietti li. Quest'azione si faceva sentir e unche alla ùr:;lanza di GO -ìU centilllelri dal punto colpito. Gli esperimenti fttlli tirand o con fucili \\'elle rli nòn dettero alc-un riRIII Lato. La teoria dello r•·e;;siono idr·aulica me3S8 innanzi pr•r ispiegare i fenomen i esplosivi che si osst>t'varru nelle pal'li del corpo ricch e tli utnQri ti'Ova quindi nel fatto su•·rifer•to una conferma.
RLVISTA D'IGIENE H ENRI Vtav. -La oa-rne congelata nell'altmentazlone del
soldato. -(Anna/es d'fl y!Jiene pulJlique, ma)!gio, 1898). La C81'ne congelata, eire OI'mai é divenuta di uso comune PEiol' le truppe in lnghille .. ra , e che da qrlfllche tempo è stata inll'odolt!l, in m odeste proporzroni anche in Frttn\'ia, è una
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RI\'ISTA 0 1 IGIENE
car·ne cun!'··n·alll co;:;Uinlemenlt> A - iP. E;;:•a non diffrrJl'Ce clw l"'r 1111>1 lei!!..'er>~ per.lilll d'w:•111n .!RIIa <·nrne fres<'A p1·oVPnie11lt' dal 1111lll8l()tll; j!E'Il!'A •I IIÌtldi l'aulnre l'ile 11011 rJebba >"t!'lem,jlic<ttllelllE' p•·o..;c-ri Vt-J·:oi t~nlt 'u limentnzl n" e del soh)AlO, mA 111~ l'Il it•v..ee uno ;:.(u(fi., m o11lu pA.rlicohu·el!gialo ri;:;pello alle nurn ~ ro"r vici-<;:.ilndini ùeiiR \' tltl mi li1~1 re e crlnclude rhe ,.i l'Oli" m0ltP rn.li o•li pe r con-"i;.:liarne l'uso tan to in te111p0 di pace ..J1e in g"llt·rnr. { n !7/lft rnit/ illnP. - LA r Azione wor tnale del ;:.nl dnln i'•·arH'o•;;:e ili l•<lllj'IJ di 181'6 C'OtlliP IH! :1011 gra10111 i di Cllrne 110!1 di.-o;:.SI-JIIl, os-ia :HO l!l'ttll111t di carn" di .• ••l'"'lllP, ciH" teori camente dc.,·r·ei,IJ ... ro r c>ndcr <' al iA Nll•ura il fiO p. IIJO; mA ad ontA di tull n lA "lli'WJ.!IrRrll.ll. la rAflÌIIHif'zzn ol"ftli SPl'CnlnlOI'i è laiP che rl!Hl mfrefJU611LI'Jllf'llle ri e;:.o ·e fl \'illCeJ•e rtl tlt'IIZÌolOo>, per ~r·Rn de cl~>• e;:.•a !'iA. de ~?l i nfli• i•• li di II'II I'PA e ol t>i !'AIIilnr ii. e lA l'f'!'R JI()IJ fA !!!! IIIII ~I' hl'llP l'JtP"-~0 Che i) :l:i n :l8 p. 100. H qHt rln ., oJilS'lO l'i:;unr.Jo al•·1111: d11ti fn t'11 1L1 dnl faJ'IlltJCI~la LAII t'C'IOL. il 'lllnle COII~lHLI'l che 1... IZ" lll el l ~ di ru r t•cdli ,..oldull no11 •·onlent'VF!IIO ello• il IZ ~!)p 100 d1 cArne ll1AI I!!iab!IP, os!'JH •Jualrl•e Cn:'a 111en" di :li grA111111i sopra n11A r azio11e 11011li11Uit' c!J !!l tllllllli !lt)l) E lfl nllli\'fl qu11lilil tJ,>IJn ca r 11t> 11011 s•olo devt• <>ssere Cflll · sidt>r'lllll 1'1:-pell•• ll lltt r·e;:.n i:IS llilidenlt·. ma 1111Ch~ I'Ì::<pt>lto alle pos•ibili inln~;..i • ·Hzioni, co1ne ne ft111110 t't>d e. li'B gli allri, 1 nu•g:1..d•m me ilr• Dardf'J' o V 1ger . i quali n el 1 8~li ehhero a cur ll r·e nrl A I,IJeville :lO mfllnL• 1•e> r g rn v ~ into;:.sicnzione da Clli'IIP .li c atLJ\'A. qualita, co n 2 dl'c·cs=-i Coll'impi ~'!.!O del la CH rne con!..!eluta. si potrebbe•·o el• minar e fjUe<:li IIH'IJIJVeiiÌellli, SI•~CIIlllllelll~ adOpt> r 811dO UIIA grillld6 l'OJ'\·egli>lll7.8 n o->i matlnlo i su~li Animali viventi e ~u 'lllelli abballuli, mn f'l'8tlliOHlì con tult.i i lo 1·n vis.:er i i11 sito, n ei quAl i •·i f>sca più facile assieurarsi e dello l'Lato di 1111lrizio!1C g~>ne rflle e dellu im1111111ol8 dii qualsin si mttlalllll, il che non é sempre fndh•, >: q•u•ld11;j voll11 ÌlllfHJ!':>'Jblie, nE'~Zii animHii mo1' IÌ e privi d1 IUili gli 01'1-!lllli iul.- rni. Sari:'IJhe i nolt1·e possibile 11ver·e una mi~liore qnalita di car·nH nei piccoli c•ent r i, ··Ile han nn porn t r t:ppa, dove non smnp•·e .:;i puo pr ovvede r·e buona carne, e dov•~ si pnll'rbhe l t'asporlare dai g r nndi ce11lr i fo rniti qi slabil unenl• tJ cHmc•·e rr· ,~n rift'r·e . ~i otterrebbe òapperlulli"J tn• •ni!..'liO I'Il1118nlo n ... ll'alillll:'nlat.ione del solda to con lull• 1 vAnlflt.r~i che trae scro una V1Uila7.ione più sana e p1ù abbondauto->.
RIVI STA o'IOtENE:
~~~marcia.
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Per l'alimuul!,zil tlll' delle" lrtii•J"' ill m·. rci a in l f ll1J)() di !JftCe J't) UtOr e fil le :<lf'"!ie C.ool t·Ìdc• ('il7.1PllÌ nra rle lle. ~~~ ma noo r a. l viver i elle custittu~cono lu ra ziiJIIe .i i 1118· novt·a sono fot·niti dall'run1n ini::;Lr·azinrw 1nilila l'e, ma coll'inl et·tnezz.o di o g~iuJ i ca t at·i i clw si ubiJ i i~; •no, l"'r •(111·1 clte t•igu» r da la C'H I·ne, a lt·a;:;pol'lR t'e la •tuan l ilù nt>rc;:;~Ar·ul di b· ·sliauw nei luo~b i ;:;tahilil i. Ll:l po•·er t> b ·'~li e t·o-.Lr•·lle a h t n~lte morc.h· e ronlromRrcÌt', e bene "ttt·~~o aci un A alunenlnzione insutliciente o inadaLt!l. fot'lll:"cono ut t8 cu rn t~ cft ,• no n ;. <'erlo ddln miglicll't:' •Jualt lù , 5-c ttZà contnre che la disll'ibnzione non pu!'t l'sser .• se w p t't> co rn plelH 111en le t·eg-oiAr e. pl.' l'clté il 101n po o e~i~enze im!•r eveoiutP. di manO\T O non pel'lll l'llonn di l'A r e ttt· t·ivar e le l t·n ppe 111 Jli'O!"~ÌIIlilil dei lu ntrl.i ;.LAbil ili pc->r In conc•·nkar.ion•'· '' trwlL..,zi•lllt' ddle bc:-lie . E noll e du l r/l!';CUI'HI'~i Olld le il ftHLn c lt·· mnll·· \'Otle dnvesi dio,Lriuu11·e dello cn rn e .li f resco mll•:ella •a, mAg>ll i il g iorno !'Les.<o de lh1 mallazione. il da• !"i~ ll ilie" l'ctt' tt l r~ alle ll'IIPI'e 1111 fJiilllP.ttlO c·oo r incco C'be be r li~ Spt::>'SO 11011 \'ÌPIIC ,·ot.Sumalo, o ch e. nf'll 'ipntesi miglint'P, é IIHt l d t~t· t· il.o Coll'aolozi()ne th'l te r'f!l'lli cong-elale cr·ede il Viry c lu• • i potrebbe oltcll et'•1 ll <Jll so lo un lni gl io ra r~t t' nto ni'I IA qualità della carn e, 11111 a nt.:1 1e e !'<OprnluLlo una rnll g-gio t· r e!w lat·itil ttP.IIe is lr ibu~in 11i, impet·ncchè OI!Hi t•epnrlo potr ebbe por ta r seco la •tuaulilil di cttr·ne ocrf'l rl' dll l t>gl i pet· dh·er si ~io t•r li . Potr ebbe, è ve1·n, snllr·vArsi In que<:lione riPi lt·a;:rm·Li, sia per ciò <'l rt• ri )!UArdH la nt:'ce;:;sita di ourn f'nlat·e il r llrt'e)!gio, sia per i Jnu ni po,.sibdi a vPrifìca r·si nellA cnt·ue congelala tolta dulie sue CR tnere fr· rgtJ r ifer·e e t r asportata solto lem per atul'e generalmen te mollo alle, dappoichè le 1118110\'1'!' llflllllO luog.l se1 npr e nel pe1•ioclo estivo. A l primo ittc.ott ve11i ente l'autore L!·ova rnciln rl runedro nel t'ar· tt·nsportare ogni tanti g iorni, ~olia fl' rrov ia , le C81'1ll con:relote fin sul teet•eno di mA tl Ovru dovt· eia-cnn t•epal'lO !)Olr'ebbe for nir;:.i della <Jil8nt ll!i di ca rn tl ncctJIT!'n te pt>t' pochi giorni; e per il trasporto di queste piccnl ù ' f" Anlrla dovrebbero es<:ere sutlit-i• ·nli i cart·i r eggitnentuli, sussioliati cer ezional menle dn qwdche ca rro di J'equisizicon e. Tutto sta nel t'a r !'<OI'g"er e nnme1'nsi stabilitnl'llli e depositi f't•i goriferi pet· Qll!-!Sl.e carni conge!ate. N è piu diflìc ile è la ri sposln al la seco1 rdo ob i ~zio ue Sono stati esegui l i diver s• esperime11 ti dai quali è risultato ch e la carne cong elotu impiega .111 :l6 a 48 or e per il COl tl(11etn dis-
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RI V J!IT A o' I G I ENE
gel o, dopu J ' usr~• la d1•lla camera fr e.Jdn. e che a parli•·e da queslo puu Lo es"a si c"ns~ •·va aucora i mtlleral a quanto e più d i una ca r ne I'J'e'H'a p•·ovenien l " da un ani mnl e ahbatlut.. al m omeuto i n cu1 ltl carne cong1•lata ha rAg~ iunlo il com pleto disgelo, cioé dn :J a :;, {!in1·ni ; il c ile si gnificn 111 conclusione che la cal'ne cotl~el ata p uò via!:giare da 5 a 8 g1or ni senza risenliJ'è dHnlli di sortn. Natur11l m enle i caJTi nei •1ual i vien lrl'l>:po rta la dr· bbono con lene l'e d eli e sn;;:La nze ca Ili vt condutl •·•ci rl el ca l.. •·e, c0mr• la pnglia, l A sPgatura , l a pc,lver t> di car· bo ne, ecc , coll e quAli ueve e'\Ser e in volla la t'B r ne da conset•val'e. In conclusio ne è opin ione uell'aulot·e cho.J l' i m piPgo dPIIa congelazione i n te111po di pa c~;: u vrebbe come resultati pr·in· ci pa li : 1• In DOss i b d i l t~ rli di '>tribuit·e una cArn e buona, sana e ben diget•tbtl e, la cui sor·veg l i~:~ u za sarebbe l't~ci lm e n le eser citata du l l'acqu i sto dell'ali i tn a le v i v o si no a l m omen lo della consum azione ; 2' un'eco·•nm in, di cut pt·ofìtiPI'ebber o lo Stato e le L1·u ppe, ciò c he avrE' b~e per conseguenza un mil!lior amento nell'ahn •enlAziolle drl !'Oidatn. In r1uerra . - Alle osser vazinni fAlle per i l 1wr iodo di ma· n ov r e, e che fl tjlu t·alm .... nle vn i ~•Hif) a lllHf.(>!Ì tlr 1'9 1-(ÌOil e per i l po:l'iodo di guetT A, de ve A ggn w ~e t·s• che la lltsliluzione di nU111 ero~ i slobi lnn.-nli di co n gt~laz io ne dell e carni dar ebbe allo Stato la pMsi bi lilà di fn1'1' g-li acq nisl i in tem pi norma li, anzi cl tè nel p<'ri odo convu lsi l' O cl elltl g uerrR, permeUendo cos'l una g ,·anole econom iA . uua m ap-gior sorvegliama ed una assi) Iuta i ndi pendenza dal l' i ngoroli g-tn degli ~p ec u l atori che pr olìllAnO dei momen ti più c1·i ttci per· im ptn g-uarsi ai danni dell'erario e Jei po vet·i soldati. Nr é da trn scut·arsi la que!'òl iont' dei Lt·MpOl'Li, c he se ~~ !"<' m pr e i m pori a ntissuna, do ve n La i n gue r ra di capi lale i mpor tn nw. La t'nzi oue di guetTa dd !"Oiololo frnncese contiene 50U !lromm i d i cf)r ne per due ter·zi di bue e J)et' un l et·zo di ll1011lPI18. Partendo dè! l fa l lo che tlll bue può i n m edièl fo 1r ni r e 1ROci ti· logratnmi di CAt'ne ,.. un mo nloue 12 cl nlof!'ramm i, e poiché uu vn ~one ot·ol i no t·io può tras1•orlare 9 buoi o 70 m ontoni, cioè a di r e 16:W ch ilogl'&tnmi nel pri mo caso, 8' 0 nel secondo, n e segue che ogni v11 gnne, t•·nspo1·Lundo Anim ali vi venti sar à ri spelli veme11 te surfìci r nle per :l:HO o 1680 razi oni ; m entre
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RIVISTA D IG IEN B
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lo stess0 vn gone, l l'8!>por lando came con~e lala polrù conten er ne 8000 dtilogr amm i , Msin 1600 l'azioni, che do,·•·au110 esse•·e ri dotti' u l :!00 se ii vn gon e v enga lrFlsforrn!l tr, i 11 co m<>r a fre.!Ja. E venendo al fallo p•·atico noi ~Jbbiamo che per fornire l e r·azioni nece!'sarie pe1· IO g ior ni A 1,600.001l uom i ni, occorrnriO GOOO tonnellate di ('fl r rae, oss1a :!2~ ,200 buoi e 16!i,GHfl mnnloni . Per LJ'H!'po rl&J'e qul'sta eno rme m B>'SB di on imali viven ti sono IIPCes!:'al'ii 27,2!)i va goni, ossi11 J:31H tr eni di 20 V fl goni ciascuno. Se inve<.:e s i tr'H8l•O•·Len)IJno HOOO tonnellate di carne co n ~telot(l OI'C\li Te n:~n no 1000 vAgoni se lrasfo •·mnti in ca 1ner e fr· edde, P solo •.u~ n l!" 750 se il trasporto sarà a breve di«lanzn e c>~ n \'Il goni or di nar·ii non l l'a>"I'O J'rnati, il che vuoi dir e da :;o ~1 :17 Lr Pni. :'>!•Hl i• e hi nnn vedH l'eloquPnza di queste cifre, !'pe...:inlrnente in un pe•·iodo i11 cui h' fm·rc\Vie debbono se1·vn•e nl trasport o del le t r uppe . delle 1nunizioni, de~li equi· pagj!ia111euti, degli allllllàl!l ti, dPi ferili ec.: . ecc. Senza co 11· l are l'immen;:o henelkro che appo 1ts t·eLbe la scompnr:"n delle numee'lse tru ppe di be;: ti anH~ che po:::;:ono 6\'enl.uAi men lP. c!r slu r bt~J·e i nl<l\'iuw nli cieli!' armate e. c he ce1·to sono di g i'Andissimo dH IIIIO nll'igir•n e <Hl .. tru p1w. I n temfiO rl 'as.~nli'J. - l .a ~:o r1w, ;.;erondtl gl i attua li r egolamenti, clOV1'1'I•be e,;se•·e l'ot'llllo dai pnrch i di hesliame, che nnn r,trJ·m to alcuua gnr artzin qua 11 lu alle malalli•· t•·a smr s;:ibil i . Non ,.· hn dubbio elle uli an i mali "AI'I111 110 l'!'Onliua Li , ma ulli UI'tmuellll' qursti e;;arni ~'>lli'Aurto fall1 ccn1 molla f•·Pt ta ed i n LAii eonuhzinni cl"~ 11011 potrnnno dure oll imi l'l';;ul laLi. e ()eu... >-;H•><;;o I'A it ,~m ativJ di 111>1 1 nver c abb!islan'l.u Cfll'ru• per vellovad i a1·e le t•·uppe, o di Aver'Jit' di so;;pt:!llo quoli t<!l sa r ù CAII!'A di ;addh·e lli l·t• a delle lrnusazi•.Jii non cer to fovo•·e,·oli oll"aliJt rP.J ilnzioue del !'olòt1lo Ma suiJPO!! ... ndo pu r·e i l b..stimllc snno Hl mo me-:Lo d e~ li scqu rsLt. 1.~ ep i zoozi ~:~ non SMMIIIO dd'/ i(·d r a compH ri•·e in animali illlltliserili dalle ra~khe e ÒA}-!'11 ;.Lcllll, ed i n tal i cunrli zioni, or11::.he quelli che ri ~n nn;.rn no !:'<Hi i da1·anno uno carne ei re r en.J e•r à a11pena ia rn el ù di quanta dovrehbP, come ha constAtalo i l .~aggio•·e Jtl t·dico Lu x nel 1~70. L 'obbligo di ahhHl'e•·e gromnlm enl<' i l numei'O di besli1• slr·et· tamenlt! neces!"ar ie co!'t rin a-er tl il s1'1oldat•) a nul•·i r•;:i di ca•·ne t•·oppo l'resca, qun tclae vol la l11llnro caldo, p<>l' cui r ende1·à a ucu ra più scnr!'<amenlt·, o ne sa rà d i flì cile la diJ!<'Slione. Ftnalrn eul!" le epizooz1e, l' i nquina mt>nlo Je i l uogh i dove Il )le8liAme ~0[Z~in r 11 a, do \·~· ~\ a l•bP YeJ · A, dove si sep!'(·IJiscono
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RIVISTA l>'IOI E NE
J,~ caro~ne , do ve sì g"o'll!lno i r· .. ~tì 11011 ulì l izzalì divt·t·t·n rll tO la 11le ('8 1 1"~ d"111fezto11e JWI' ltì lt·n ppe e JW r la popola zi one
ctvrJ .. CttJtfioalA c.:<~ n Iom in un u ~pazin •·elnlivn rnenle l"i!>lrello. QuAli i mmensi VHttla;.:gi adnnque òall"adnzione dt>llo Ctlrne cnngo•laltl: Ec<HJt• IIllll da pa1·1p do.:Jf, , Sl nlo che po.trebbe fa r e ì suoi ne· qu1:<l1 in m c•nwn l l d1 calma. Cun~111110 di Cfl t"IIa ~a 110 e di hunmt qnolità . Sr·nrnpt~rsa cl et parc.:ld di be~lintne che ~ono soq;Pnti d"ep:d~rn Ì•'. e cile fnrni"o·o rH• :-~>rn p r ... <">' rn r• !"CIIdo>nle. ;:.pes~o " " " 5<p,.lla (' quolclu• vnl ln A ldì J•i llttrA dlln lto!'a. P o;;s:ihilìla d 1 uliltz7.Are J'CÌ crFalli m•ce,:~a rii alla I!Uerra i forn~!.!:Ì rhe dovrPhhem ~l'l' v i ri' ali·· Jw;;t ie riA marelln. Dtmiuuzi~tiiP dello >;pazin in~Xnmhnllo. poiclrf> rn o> nlrr ba!"lann (11)11 II11J Jll' l' Ull do•pn~Ìifl fJ•Ì\!O r dèt•O CRpAr·e dj W,()IJQ T"ll ziOili. nppPI IA Ra J·rblrern surtio·Jen ti 5•i,OOO mq. ad alln:rar e bUOÌ e IIIOII tOili IWC6S>'fii"ÌÌ per \111 Of!IIOI l1111116r"O di r 11Zi11111, senzn tene1· con lo del lo ~pazi o cl 1e ì11 qtJeslo o· a!'o ocCOIT•· I·ehbe P''l' ti rorn~l!in, pr r ol trwlla loin l' ptw tutli i S~ l"\'izi i acr.es!"ori i . L"m!'.ttluzione deç{l i s111bili m en li e deposi ti fri ~o t·i fr t·i dovre!JI,E.l t!>'R6 I'~ n enrico delle g J·nndì <'lltl'l nell11 con;;i der·azinne cile III CASO d";o..;;:edio t··R~i IJOII !'P.rv i rt •hhl' l"l) Sflll1111(0 pùr la truppa, rnn Allt·he per la popolawHw c·i\•il e. l lei r e;; lo i munir· ipi potJ•ehlH•rn i11 pArL.. indt·nnìzznr!'i deliA ~i'e"'A in l empt> ·li p11ce, nflittftndo ai heo-raì una pnrle delle CAtn ei·e fi"Ì1-!Ill"if,•I'f' che dOVI'I• Iober o es~t' r ri Jti•·llf' Al InOII IO IIIO della d khi;ì ra zion e di !!1181't·n, ~r· pnre In p rev i ~ioue eli qu••8la non le ave:<~e f11 l le ri \· Jn pire in anticipAzinne. La GrrrnRn ìu ('O!"!' ted H dA 111nlli nn n ì 2:.! >'lahil imeu ti frigor ilki, di ~:u i 1ll !'n11o P~clu :::i ,·ant~>n t.~ mìlit11rì La !.!lliH"ni:.;ione d i Posen (8000 m•n111ti) 111111 ll10Il!.!Ìfl che Clll"nn congeiHltl L"cc:rrcì lo i ngit-sP è lllll r ìlo tut lo l" Anno, aoi eo·cezìon e del gi11~110 l~ luJ.!JiO. CSCiUSiV!I tll 811lt' <'P il CHI"IIP. <'01l !.!P)Ot8. G11er ra trll"estero. - Le m JII0ri fWObah ililù oli r cqll l'<l r <' beslinnu• nPIIt· JII"OVIItCe con•lui;: tntt•, lA mA!!g-in r e difticoltil dei l ril!"IXll"li, d bi~••!!no fl'lll;!giore di orn nutri mento sano ecl ab· bondRJtle pe t· t t·uppe r. lt~ :<: i tJ'IIYttno b,..,,e spe-.so a lollare col cli111a ol tre .-!w f·ol nc111ico. la più f!l"8Illle nl"r.es;;itn di IHSiolt'rH'I"e puliti i di~tlorn' dt'l-(li acc Amp;llnf'nLi, quando più facili pos~o "" scopp ìnre le uwlnllìe, snno lnlle r agir)lli ch e mililnno p·' l"udozione olellR ctt r ne (:ongelaiA .
671 Rucconl<t il rn e.lico i!'p... ttor·e B »ude11S chP nella ~ue rrn di <:•·•meA si u cc• d~,· ar~o buoi (·o::i pcFeJ·i rli c11 rne r:lil'! er11110 da lutli rassc •Jili gliHti 11lle ,·ac.:clie 018/!l'e del ~o.~no di Fal'80IIe, c lo sc&rso nulrirnenlo di CjllP!-{Ii 111felici sold tlli mise-
ramen te nutriti '1 rnal t• nllog;,.:iali coHi lUI\'8 11:1 pri ncipa le cogiona del lari!'' lr1buto clw pi!gavano alla m nrbiol1tà ed nlla
m11rle. Co nclude I'Aut.. t·e n~tguranùosi che la Francia !'E'gua bPi r pre!'\[1) re~emp io dt'll' ln:zhillet•ra e della Gerlllania, né pArll11 lroppu pretendel'ù fot'Jnular·p t\IICirA da noi l '"u~"rio. !'\e non addirittu ra d ... IJ'nd.,ziolle dt• lia cat·oc.: <:•J IIlNblr, c fw ~·inizino alr11 Pn o g l r slud ii e ;;li E:!~fl P ri ru enl• p ... r v Pder·p quAnto siw10 l"t'n li tulli i \'8nln ggi enume1·a ti ol al collega fralll:PSI' .
c. r. La l ebbra In Piemonte . di Torino, 21- marzo l l5!1R).
V. ALLGEYf.R . -
(Ca; ;. metl.
M a n mano cl11~ si ;o;on an · ltl li e>'tentlendo gli :;lud i i ;:;ulla lebb ra, la C(l18l e maiHltiH fino ad alCIIIll 81111Ì f"a !' l SOlf'\'8 gPnernlmenle CJOni:lidt"'J'81"t' qtJASi cnme scnmparsa drdi' E11ropn, si t> potuto verifìca t·e cile II Uil !'-olo e;;sa esi~ te in parecchie locrl!itù, 111 mHg"/-:10 1' e,..lension e di '(lléllllO cr t>devusi, ma chu "' !'-Ullo lluov i f11Cnlai d·· lln meÙP;>ima in r t·gio ni nelh• •jllfll i non se ne sar•·bbe nAppure sMpettnLa l'esisl•·nzu. Il F erruri di Calilnia fu quello c llr si oc ;upò 1m1p-giorntente ol ell' argomento rat:C(Igliend n, in una pt'llnfl pubbli.::!a7.1nl16, 15:! caf'i di lebl.n·a nella s~t lll Sict!Ja, e 1 i11 una seconda pu ulJ ikazione, ricns tt·uendo la storia della malAllia i11 parola in ltal1a Jalla c1ual e r isul ta ch e oli re la Sicilra •:!<tshn o l'oc.:ol èd di lebbra uclla Colabria , n elle Puglia, n elle ,\!arc he, nel l'I sol a d" El bn, in Sardegna e !'peci ~ l m ente i n Li!!"t~ ria P a Com~:~el"ll io. In rJI:anto al Piemonte el!l ' si lim•tù a poelcr. in d i ca~1oni, e fu solo il P ellizzlll'i e h·~ allè• CtH tfen·nza iuler nazionn le J1 Bedino, in una r elazione sulla di~lrrbli Z I Otlf'. ed e:-:Lens ione <h·lln l eiJIJra nelle var ie l"egiorJI ilal•unc', lra tlù dello s v1luppo de lla lebtJra iu Pie111onLe. L'A. il quale furn i le principali inùicaz10ui al PdiJZziJ ri tralle dnlla Cllllica dPI'lnopalicfl dello R. Un i versi là di T o1•i no, desC" t'i ve con 1118gl!iori ùell agli i casi co municali 1:1l Pall tz.zori che fu r .mo i11 lltlln ~ ro di S<:! i e ne aggiunge altri quatLro jWo(li"ÌU osserva zione. Qua!'i (:Sdu,.ivamt!nle nei cast osservati dall' A. !li Lralla di lebbra
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RIVISTA D' IGIENE
n odo!'a col le manil'e!'l11 zio n i più ca t'a tteri sl i che alla l'accia. La l'o rm a maculo!'a Jt o n fu t'appl't!SI:Hi ll•la in l'orma pu 1·a da n e ~:.:11n Ca!'o ; es:<a tr·ovossi •nvece a!'slh'iAlH alla f0rma nod osa. Nella m Aggoior·anza dt•i t:asi però E.'!':c<a aveva preesislilo quale pri rnH manif~,:lazi"n ~ cutanea insiem t1 ai dolori n.·,·r·,dgici, alla l'e bbr e e a g- li altri disturbi gen ... t·ali . L'esame m icr·o!'copicn ve n1w a co 11 l'o:! rllliH'•' p i•' rlHIIIPn le In diag nosi cltnica. I n quAnto t•lla pHlng-P- tl f'!' i, l'A. ammette elle lH l ebbra dcbhtt s•~ m pr·e t·i l ener·sr qua le m 11 1a lt ia i 11 l'eli i va, con lAgiosa, ùi 1•enJente Jal bac1 llo di H an!'cu c che s ieuo ormai du rig-e llat·::si le teori e ,Ji llutchinson e di llan• el!'<' ll. N o n s1 deve n egat•e pPt·ò clte o ecorrrmo pet· la $Ha lt'a !'m issiot•e cond izi on i ntfallo :::pec1nli, anco r a ig"nole. condizioni ch e s e mbrano ovYerar:<i piit diflil'ilmcnte di quello che accodA per altr e mah:~ li i e i 11 fetth· e. te.
HlVlSTA BlBLl OGHAF l CA T. V tRDIA, e~:~pilunn u1e·lico. - Il oon•ulente •anltarlo, !!nidA pt'AtitH per CO tiO :<ccr·~ c c u•·ar·o le malattie 111 as:.:.-n~a d,... J Jll(••hco, :2• ed•zio11e. Hocctl San Casci<liiO, lipngr·. Cai'Jlt'll i, 18!!8. PArlalrllllti già 11 ~ 1 fa st.:it:ulo Ji luglio ddl'tllliiO SCOI'SO (pilg-. iGS), di 'lll'~" lo iulet···S'IIln le Vl •l unwllo de:;tinnto a c oiU· pendia•·fl lui lo le nozioni n ec~~-"'HI'i , 1w r 11:1 c urn r l'ossisl euza deg li in f••1·mi a ch i 1111n Sll di nl<'•licina L'augurio eh~ fll cernt no Al IAvo r·o del ltO;=;tt·o eollPga (in buse al :-11o mrrito illlrJn:::;•co) di un lwill ant e ;:; uci'C!'!'O , !'i é pi•~llatnt•nte verilicalo. E \'t.:o nP. !.."Ìa una seco11dn edizrone, t·iv e.lula e nrnpliata e ir1 ve-'le ell•go~nle. n cui rr on ll lnncl •er·ù f'e r lo il fr<vor·e del pubbhcn i utelltf;~lllO. I l DlrCt. t.or ·e ln l c•r inn i<"
Dott. P ANFILO PANARA, colonnello medico.
GtOVA:'\NI ScOLARI, Ger enle
Wlllems. - L'acido pierieo nel trattamento delle ustioni . Desgutn. - Nota sulla disartlcolaziono dell'anca Cardarelll. - Ematomlelia traumatica . . . . . . . .
Pag. 650
•
65f
65t
KIVISTA DI OCULISTICA. Nunamolf. - Trattamento del tracoma con le eoluzioni di Iodio . . Pag. 65~ Ttrrlen.- Quando o come bisogna usa t'O l'atropina In oculistlca? . • 654 l.er. - Fratture della bas~ del cranio tl disturbi oculari consecuti' i 655 Wagem ann. - Emoftalmo spontaneo nell'emotllia ereditaria . . . 657 Galozowskl . - Termometria oculal'fl o sua utilita nella diagnosi di alcune malattie dell'occh io . . . . . . . . . . . . . . • 657 kerjenewsky. - L'acido lattico nella cheratite suppurativa . • . . • 658 Trombetta. - Saggio eli educazione visiva negli operati di cataratta cong~nita. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 659 Fumagalli. - J.e iniezioni profonde intramuscolari di calomelano nella tdrapia oculare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 660
RIVISTA DI TEKAPEUTICA. Welander . - Di un metodo terapeotico semplice ed efficace dell'ap, plicazione dell'unguento mercuri!lle. . . . . . . . . . . . Pag. 660 Elchhott. - La terrali na, nuovo eccipiente per pomate. • . . • . 66l Cgggl. - Azi one del cloruro di soclio sull'assortimento dci grassi . • 66~ Battelli. - Innuenza dei medicamenti sui movimenti detto stomaco 663
RIVISTA 01 TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE. Vlta~anl. -
Mar oani. -
Trattamen to delle bolle causate olal camminare . . . Pag. ~114 Elfetli de i fucil i oJi piccolo calibro . . . . . . . . 665
RI VISTA D'IGIENE. La carne congelata nell'alimentazion e del so lclato Alla•J•r. - La lebbra in Piemonte . . . . . .
Vlry . -
Pag. 665 • 67t
RIVISTA BIBLIOGRAFICA. Ylrdla. -
Il consulente sanitario . . . . . . . . . . . . • . Pag. 67i
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GIORNALE ~~I E D l CO D E : ...
R. 1 .:: G 1 O
ESE RC ITO
Di rezione e Ammlnlstra;r;lone: presso l'lspeltoroto di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Pa lazzo del Ministero de llo guerra)
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rascl co li di 7 fogli di stampa. L'abbo namen to é sempre annuo e ct ecorro dal 1° gennaio. Il prezzo rlell 'abbonamenlo e •lei fascicoli separati <l il sej!nent e.
ROh'llO d'Italia P Colo ia Eritrea . . Paesi nell'Unione postale (;arifTa A) Id . id. ìd. id. B) Altri rmesi . . . . . . . . . .
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~ - - - .;. · .Jrrente con la Posta. ~- - -- - --
GIORNALE MEDICO DJ:L
REGIO ESERCITO
Anno XLVI
N. 7. - 51 Luglio 1898
ROMA TIPOGRUIA. KNIUOO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall'Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
SOMMARIO DELL E MATER I E CONTENUTE NEL PRESEN TE FASCICOLO
H I<JIII ORI E
OIUGIIW-'1..1.
Caporaso. - Due laparotomie eseguite nell'ospedale militare di Roma durante l 'anno t 897. . . . . • . . . . . • . . . . • • Pag. 673 Bonomo. - Sull'ernie della vescica. Osservazioni anatomiche e conl ri buto clinico di cura mdicale . . . . . . . . . . . . . 6SIS Notizie sommarie sulla statistica sanltaria del R. esercito per l'anno t 896 7t8
Rl'l'llii'I'A. Ul t.:lftll!W ... I . I ITA.I, I-' IW I l'li» EliiTF.Ill.
RIVISTA Mtr.DICA. Fauche r. - Distur bi cardiaci d'origine gastrica . . . . . Pag. 736 • 738 Quentln. - Il sngno palmo piantare nella rebbre uroidea . • 739 Girma . - Le nodosìtA reumatiche. . . . • . . . . . Cantru. - Dell'azione diuretica del massaggio addominale nelle alTe· ,;ioni del c uore
• . . .
. . . .
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. . •
Pane. - Sulla gfnesi della capsula del pneumococco . . . . . . Bordini. - Un caso importante di emicrania (rorma psichica) . . . Colelfa. - Sulla patogeup.si delle atrofie muscolari e dei disturbi psichici nella tabe do rsaiB . . . . . . . . . . . . . . . . Cipollina. - La percussione ascoltnta per determinare il limite interi ore rlel cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . lacontlnl. - Morbo di Reiehmann ed anasarca . • . . . . . . • Borgherlnl. - li trattamento mecca nico degli edemi nelle cardiopatie Pltres. - La scomparsa della sonorìtil dello spazio ~emil unare. . .
7H
VH >
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746.
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744
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•
746
RIVISTA CHIRURGICA. Rousseau. - Della ctistorsione sacro-iliaca . . . . . . . . . Pag. 748 .. 750 Soupart. - lnconvcnlcnli della legatura dell'arteria ascellare Burcl. - L'empiema toracico cronico. .. . . . . . . . . 75{ Mikullcz . - Sugli ultimi perfezionamenti per la cura asettica delle rerìte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75t Anlle. - Di un'importante anomalia arlero -n ervosa (arterio succlavla destra e nervo laringco inferiore corrispondente) . . . . . . • 703 l aataria. -Sull'allacciatura e sulla compressione temporanea delle 754 arterio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . . (Per la continuazione ttell'inàlce veàasi la pagina a• della copertina\.
MBlMOR.J:Bl
ORIO:INALI
DUg LAPA ROTO~II E ESEt;UlTE ~E l. L' OS PE D.\ LE m LITAHE Dl ll0 )1 A DURANTE
L'AXNO 189 7
I Gas tro ente rostomia.
P otrebbe sembrare inutile la pul>blicazione di una operazi on~ chirurgit:a, che, sebbene g rave, è già n ella pratica corren te della chirurgia. e potrebbe anche pensarsi che si voglia far pompa d'ave1·la eseguita. Ma la cosa appar0 bene al t-rimenti, quando si co·nsiderino i motivi che determinarono sitfatta pubbliiuaZ lOnE:I.
E questi moti vi precipuamen te so,,o : L'aver messo in opera per la prima YOlta sull'uomo ~on esito favore volissimo le modificazioni apportate alla gastro-en terostomia da un nostro \·alante collega, i l ca· pitano medico Bonomo, moclificazioni già. l ~rgam !'m~Et sperimentate sugli animali; . ,. ., .. '· .; , .....1 :• La rarità del caso nella pr.a.ti ~ d,ei .qostri osped~lj militar i, o ve diflicilmente ca.pj~a di eseguir!l. una g~•stro e ntero?tOJl!Ìa. [>e l' in~icazionij rl~ter.lllinate : d§!. l}Jl'~.:?iot\i ma.l.igne e crq.1atche. ;._ .1. ,, ,,.... 1,, . .!'' ... .. •rr .w ~.ceq ,iq~a.n to, la :,;toriJt !fJ,i}Jillla.. ! , ~.:~ u: :l r: .. li"-..: . cl ~3
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DUE LAPAROTOHIE
Scuteri Nicola, guardia di città. della questura d ii. Roma, fu ricovorato per la prima volta in q11esto osp&da.le nel 1895 per pleurite destra; ne usci guarito, esino ai primi di marzo del 1897 godè sempre buona salute. Ma cominciò ad avvertire dolori all' ipocondriodestro che si irradiavano lungo la parete toracica anteriore ed in basso verso le regioni lombari, senza alcun altro disturbo rilevante. Il dolore si estese poi· verso la regione epigastrica, e contemporaneamente l'ammalato cominciò ad avvertire inappetenza, sensodi pirosi gastrica, esacerbazione dolorosa parecchie oredopo l'in gestione dei cibi. Fu ricoverato di nuovo qui nell'ospedale e ne usci dopo un mese appuentemente migliorato; ma due mesi dopo le so ''ler enze si ripresenta,rono più gravi. I dolori< si fecero violenti, tal volta lancinanti, frequentissimi; lo stato di nutrizione scadde malgrado tutte le cure tentate l'infermo cinque o sei ore dopo l' ingestione di qualsiasi cibo era preso da vomito. Rientrato all'ospedale il 2 luglio nel descritto statovenne ricoverato in un riparto di medicina, ma essendo riuscite vane tutte le cure interne, per quanto· fatte con la maggiore energia possibile, il giorno 20> dello stesso mese fu trasferito nel riparto chirurgico All'esame obbiettivo notavasi uno stato di denutrizione accentuatissimo, l'infermo era addirittura isch&· · letrito con tutti i segni di una. grave cachessia.. L'esame degli organi toracici non faceva rilevarenulla di anormale. Ciò che richiamava l'attenzione, sp&cialmente per le sofferenze dell'infermo, era.l'addome:un notevole av,·allamento di esso faceva apparire al disopra della cicatrice ombelicale, quasi verso la linea. mediana, uua piccola intumescenza, che non seguiva i movimenti delle pareti addominali. Cercando di delimitarla. con la palpazione riusciva riconoscerne la forma..
RBEGO!TB NELL'OSPE DALE MILITARE DI HOMA, ECC .
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globosa, il volume d' un mandu.rino, la superficie uniforme, la cons istenza duro-elastica, la mobilità relativa . . m ogm verso. Colla palpazione stessa non si suscitava dolore in alcun punto dell'addome, se si eccettui che le manipolazioni prolungate destavano lievi sofferenze. Colla per c ussione si a veva risonanza timpanica s u
tutto l'addome, con riduzione ap~na. sensibile nel sito della intumescenza. Rigonfìando lo stomaco con polvere del Frerichs no· tavasi che la. intumescenza si spostava. un po' verso sinistra.; in pari tempo riesci va rilevare una notevole dilatazione dello stomaco. Il fegato e la milza erano nei limiti normali. Dal giorno in cui l'infermo fu ricoverat0 nel riparto di medicina ebbe ostinata. stipsi; la defecazione si compiva scarsissimamente ogni sette od otto giorni. Malg rado lavande gastriche giornaliere da. circa dieci giorni l'infermo aveva vomito ostinato cinque o sei ore dopo la ingestione del cibo; si fu q uindi obbligati ad iniziare la nutrizione per la via del retto. La sostanza vomitata, di colorito giallo-scuro, faceva. rilevare all'esame resid ui alimentari indigeriti (latte coagulato), dava reazione acida, odore acido, sapore acido con abbondante muco e presenza d'acido idroclorico, acido lattico e butirico. Non vi erano pigmenti biliari. La motilità. gastrica esperimentata col salolo era. notevolmente tarda, essendosi an 1i;a. debole reazione positiva. dell'acido salicilurico nelle orine solo dopo quattro ore. Dal complesso dei sintomi su espost i si diagnosticò una stenosi pilorica da probabile neoplasia. In un consulto da me richiesto e presieduto dal signor direttore dell'ospedale dottor F errero di Cavallerleone, si convenne concordemente nella diagnosi su
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DUE LAPAltOTO~I(E
auceunata., e tenut.o conto d ella inutilità di sperimentare altre cu re metliche, del vomito orma i i1di:enabile, della. gravi:-;sima dennlrizioue e della minacciosa adinamia, che faceva temere imminente la fine del r infermo, si riconobbe r as:;olnta urgo3nza di un inter ven to chi · r u rgt co . Jl giornO 2:3 luglio dopo rigorosa antisepsi e preYia narcos i morto-cloroformic:a, procedei alla laparotomia cou taglio mediano, che prolu ngai dall'appendice ensiforme dello sterno alla cicatrice ombel icale. SolleYando lo stomaco mi fu facile rill'vare che il piloro era occupato da una intnmest:enza della groRsezza di un arancio, d i consistenza duro- elastica, a su perfiuie uniforme, che si perd\•va con limiti indistinti Yerso la grande cnn·a dello stmuaco. Sulla fi.Lccia COJH.:a \·a del fegato si scorgrvano numerose ma~..:chie grigiastre d ella grossez?.a massima di una lente, talnna a superficie rile \·ata. Ciò avva lorò r ipotesi cl" nn carcinoma dello stomat:o con trapiautazioni nel iegato; ritenni perciò inutile l11. piIorectom ia. e mi decisi a fare la sola g~stro - entero· stomia. ConYinto della maggiore facilità. speditezza e minore possibilttà d'infezione della gastro- enterostomia anteriore. la prefdrii a l) nella poi>ter iore; e stimai pure opportuno el i a!.tuare in questo ca;;o le modifkazioui ad essa apportate dal Bonomo. ch'ebbe la cortesia d i a;;,;i-:;termi. Come egli suole prati0are, solle\·ai il g rande omento a guisa c.li cor t ina, iu modo da elevt1.re il suo margine libero fino alla grande Clll'\·atura dello stomaco e con d11e punti eli sutura distanti fra loro circa 8 centiroe· tri lo fìs<;ai sullo stomaco un mezzo dito t rasverso al di sopra d el margine della grande cmTatnra, per modo da. gn.rontir E' che l'arteria coronaria non fosse presa tra i punti.
ESEOUJTE :-<E LL' OSPI;:IJALE llll,ITARE !H ROliA, E CC.
u77
Dopo ciò cercai il digiuno, Yalendomi con profitto d ell'espediente di sollevare il colnn tnwerso per sco· prire la superficie inferiore del meRo-colon C•orrispon· d ente, trovai cosi la. porzione fissa del tenne. SpiPgando di liL a cun·a l'ansa del digiuno per una lunghezza di circa 30 cemimetri, la collocai sulla parete a nteriore rl ello stomaco a mezzo pollice traver,.;o al di sopra della gra,ude eu tTatnra ed in modo che li ca po elì:ercnte cor· ri:>ponclesse a sinistra, l"afft>rtmte a destra. Fissai l'intestino allo stomaco con un primo piano di sutur<'L continua a fìlzetta con filo di seta ~. l, per una estensione orizzontale eli circa 5 centimetri, cominciando la sntnra alla destra del paziente, e n ell'anuoù.a.re il primo punto lasciai il CtìpO libero del fi lo ab· bastanza lungo per riprenclerlo n el riunire l e labbra an teriori della n nova a per t ura pi lorica. .-\.Ila d istanza di due millimetri della prima sutura ne eseguii una seconda poco piìl breve della prima, lasciando pure un lnngo capo del filu alhL estremità sini::lt.ra. Quindi col termocauter io di Paquelin alla distanza di 3 millime· tri circa dalla 2• linea di sutura incisi la :::ierosa e la muscolare dello stomaco e del digiuno, quindi cauter izzai supedici8.1men te la mucosa, ed all'estremità anteriore della, neo-apertura pilorica feci passaro, c.ome consiglia il Buonomo, un ago retto con filo N. 2, in modo da penetrare nel lume dell"inte:<tino e riuscire all'altro augolo dell'apertura; lo stesso feci per lo stomaco, fissando poi con una pinza di Pean i due capi delle anse eli filo. Ai d ne angoli della incisione con due punti riuni i anche le mucose, ad evitare una stenosi deiJa nu ov~ apertura. Riprendendo i due capi dei fili lasciati lun ghi eseguii il 2° piauo d i sutur a, e prima di chi1,1dere la nuova apertura iucisi la mucosa gastrica ed intestinale stirando i capi dell'ansa di filo ailidati prima alle pmze.
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DUB LAPAROTOMIE
Così con questa ingegnosa modificazione del Buonomo si evita che fuoriescauo materiali dai visceri - Infine con i soliti piani di sutura, chiusi la ferita delle pareti addominali, facendo la sutura. del peritoneo e della pelle a sopragitto. L'operatv venne nutrito per la via del r etto con clisteri di peptone, latte ed uova per sei giorni. Non si verificò la menoma r eazione febrile, nè altra notevole alterazione. Al 7• giorno gli si permise di bere del latte, che non arrecò alcun disturbo. Il cammino delle fecce si compì bene; non vi furono conati di vomito; le condizioni generali andarono sensibilmente migliorando. All'8" giorno. tolta la medicatura e rilevata la guarigione della ferì ta per prima intenzione, si tolsero i punti superficiali. Dopo 20 giorni si permise ali' infermo di levarsi da letto, e gli si diede pure un'ali· mentazione solida, consist-ente in pastina e carne ben trinciata nel brodo.
Digeriva tutto ed avea tanto appecito, che scorso un mese dall'operazione convenne quasi raddoppiare i pasti. Dopo due mesi l'in.fermo era aumentato di 10 chilogrammi dal giorno in cui era stato operato; asseriva di non risentire alcun disturbo nella digestione, la defecazione si compiva con sufficiente regolarità. Venne quindi dimesso dall'ospedale con proposta per una licenza di convalescenza di mesi 3, e dopo la licenza tornò al suo servizio di guardia di città. E:bbi occasione di rivederlo circa. dieci mesi dopo l'operazione. Era in ottime condizioni di nutrizione, tanto da ~ssere aumentato ancora di 5 chilogrammi. R iferiva di aver potuto mangiare di tutto senza r i!'!entirne disturbo. All'esame oubiettivo llOU :lÌ rilevava più alcuna in· t umescenza nella regione ipogastrica.
.ES&Gt;ITE .NELL'OSPEDAL E lllli, ITARE DI ROMA 1 iECC.
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La cicatrice non rappresentava che una linea semtplice e regolare. Sono lieto d'aver potuto contribuire con questo caso .clinico ad avvalorare il convincimento fattosi dal collega Buonomo nei suoi numerosi esperimenti e cioè che: l o La gastro-an terostom ia anteriore è operazione , -facile, spedita (non impiegai che una ora nell'operazione, a cominciare dalla cloroformizzazione alla fine -della med icatura), con probabilità assai minori di infe ttare il peritoneo sia per la possibilità di operare al -di fuori dell'addome, sia anche per la ingegnosa mo.di.fica.zione di aprire la mucosa quando la nuova aper.tura è quasi chiusa. 2• L'altra modificazione di anastomizzare la parete .anteriore dello stomaco col digiuno ad una distanza di .circa. 40 centimetri dal legamento di Treitz parmi valga .assai bene ad evitare i temuti effetti della. compres=Sioo.e del colon trasverso e del grande omento su i d ue .capi. dell'ansa del digiuno, mentre questa. può seguire .liberamente i movimenti funzionali dello stomaco senza pericolo di stiramento o di lacerazione dei punti di sutura. 3• Le incisioni longitudinali, anzichè trasversali, .dello stomaco e dell'intestino fatte per una lunghezza 'Piuttosto considerevole, circa. 5 centimetri, danno certo un'ampia apertura neopilorica si da evitare stenosi .consecutive di essa, mentre non arrecano inconveniente ~lcuno.
4. Il trattamento del grande omento al modo del Buonomo dà il vantaggio di conservare quasi intatti i -rapporti anatomici di esso, e q uindi la sua funzione; -di mantenere integra la topografia dello stomaco, del .colon trasverso e del tenue intestino. 5° La gastro-enterostomia per la. sua facilità e speditezza può certo trovare oggi maggiori applicazioni
GO
DUE LAI'AROT Oli iE
e può essere un mezzo cnrativo giovevolissimo in atfezi oni non maligne dello stomaco. Invero nel <k'l.SO riportato sorge oramai spontaneo il dubbio che le apparenze fle l caruinoma anche ad addome aperto siano state fa lhtei, e che invece d' un neoplasma si avesse a fare con una tlog()si cronica dello stomaco, o più precisamente con una peripllorite scler osante. La guarigione ormai uompleta dull'.infermo, che senza inter\'ento chirurgico sa-rebbe ineYi&abilmen te perito, dà la pront migliore della inJica:.:ione della gastro-enterostomia.
IL Gisti da e chinococco del fegato .
Anulte questo caso è pubblicfttO perchè raramente occorre nei nostri ospedali. Crispino Benedetto, soldato del o• bersaglieri, della classe di le,·a 1875, Lli valida costituzione organica, non ha precedenti morbosi ereditar ii. Fu giù. ricoverato dne vol te alrospeclale militare di R oma, ma, per infermità. di poca importanza, delle quali guarì completamen te. A. quanto egli riferisce. dall'agosto scorso cominciò ad avvertire nn senso di bruciore iu corrispondenza della r egiou~ epig11Strica; ma la lie\'e sofì'erenza n on durò che pochi giorni, e Huo al febbraio non avvertì altri disturbi notevol i. Fu allora che si accorse di una piccola bozza ,·erso il lato sinistro delraddome sotto l'arco costale, e oont.emporan eameute avn~rtì uu sen so di peso che si acuentuan1. durante le marue e la corsa. Taio bozza andò lentamente cr esc~ndo di volume, persi,;Lendo pure gli accenati disturbi, finchè il giorno 3 del mese di maggio Yenne in v iato a quesL'ospedale.
l:.SEOUITE NELL'OSI' ED •LE liiLITAltg DI HCJMA, ECC.
6tH
All'esame obbiettivo cio cbe richiama,va subito l'attenzione era precisamente una intumescenza della re· gione ,e pigastrica, che ne occupava particolarmente i l lato sinistro, perdenclost senza limiti netti verso l'ar· cata costale e la linea mediana dell'addome. I tessuti cntanei soprastanti alla intumescenza apparivano inalterati. Essa non segni va i movimenti respiratori, e con la palpazione non si riusciva a !imitarla nettamente; soltanto poteva rile vani eh ~ era di superficie liscia, di forma st'eroidale e di consistenza elastica, anzi in qualche .punto si poteva anche percepire la Jlnttnazione. Con la percussione si notava che l'ottusità epatica, con la quale confonc1ev~tsi quella della int umesceuza, ragg iungeva a sinistra la linea mammillare discendente, mentre in basso con u na linea curva abbastanza regolare a c~on vessità inferiore si spingeva fino a q nactro dita trasverse sopra la cicatrice ombelicale. Facendo variare di posizione l'i nfermo i limiti dell'ottusi tà non variavano punto. Mediante una puntura esplorativa con siri nga da calomelano si aspirò un liq uido limpido, trasparente, che all"esame chim ico fece rile\·are deboli tracce di albumina e cloruri abbo ndanti, mentre alla ricerca microscopica non si rile vò nn Ila di notevole; le orine contenevano trèlCCe di zucchero. Quantunque non si fosse riscontrato il fremito idatideo e l'esame microscopico del liquido estratto non avesse svelato nulla di cal"atteristico, m9ntre d'alt:,ra parte si riscontravano come si è detto tt"acce di albumina. non si esitò a fo rmulare, per un ragionamento di esclusione ohe qui è inutile ripetere, la diagnosi di cisti da echinococco del fegato; e quindi senz'altro si decise di curare l'infermo con trattamento chirurgico, cioè con l 'apertura della cisti. Non si pensò neanche alla semplice estrazione del liquido oramai riconosciu to da tutti inefficace.
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DUE L APAROTOMIS
Rimaneva soltanto da. scegliere tra le iniezioni par assiticide e la larga aper tura d ella cisti per ottenere <lhe con opportune medicature si colmasse la sua cavità <li tes:>uto di granulazione. Ebbene non esitai ad adottare l a cura chirurgica vera e propria, considerando che anche le iniezioni parassiticide molte volte sono ineffi caci e talora anche pericolose. L e iniezioni pa.rassiticirle sono state richiamate in onore in questi ultimi anni, p ercbe all'alcool, alla. tintura. iodica ed alla. soluzione di ioduro di potassio usati in antico, si è sostituita la soluzione di sublimato, il liquore di Van Swieten e la soluzione di n aftolo. P erò se la membrana propria della ·c isti fortunatamente costituisce una vera barriera contro le infezioni, è invece un debole schermo contro gl' intossicamenti, ed è citato q ualche caso di avvelenamento letale avvenuto per iniezione di sublimato nelle cisti da echinococco del fegato. D'altra. par te se si ricorre .ad espedienti per garantirsi dal pericolo dell'avvelena· mento, come appun to daaleuni è cons igliato, e s'iniettano d osi n on venefiche di sostanze parassiticid('l o sostanze che rimangono quasi inerti in contatto delle pareti d ella cisti, r effi.cacia delle iniezioni o è resa nulla, o è t anto scemata da offrire ben poca probabilità di ottenere il risultato che si desidera. P er tutte q .leste ragioni ripeto, io preferii di aprire la cisti; anche p erche il chirurgo ormai non deve più preoccuparsi di aprire il ventre quando sa d i poter fare t utto con coscienza ed esattezza. e di essere bene assistito. Come si sa, l'operazione della cisti da echinococco del fegato può farsi in uno o due tempi, cioè, secondo il metodo Volkmann o quello di Lindemann-Landau. Io prima di aprire l'addome non potei stabilire se avrei seguito l'uno o l'altro, perchè ciò d ipendeva d al modo come si presentava la cisti. Naturalmente avrei operato alla Lindemann-Landau, cioè in un tempo solo, n ella.
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ESEGUITE NBI.L 0SPEDALE MILITARE DI ROMA, ECC.
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fortunata circostanza che la cisti sporgesse liberamente dal fegato e quindi si potesse farne subito l'apertura, e la sutura alla parete addominale. Invece, aperto l'addome ed esplorato attentamente il fegato, verificai che la cisti, molto volumillosa, era interamente immersa e coperta dalla sostanza dell'organo, di cui occupava tutta la piccola ala, e parte dell'ala grande. In tal caso non m i rimaneva. che il partito di OJ.>erare in due tempi, e così feci attenendomi esattamente ai precetti del Volkmann. Io, nell'aprire l'addome, avevo fatto solo un'incisione loogitudinale lungo la linea alba, dall'appendice ensiforme a due dita tra.sverse dall'ombelico, nella speranza che lo spazio mi fosse sufficiente; ma attesa la grande estensione della cisti e il suo massimo sviluppo a sinistra, fui obbligato a formare un lembo con una seconda incisione, partente dall'estremità superiore della prima. ed estendentesi lungo l'arco costale sinistro per circa dodici centimetri. Allora, sollevato il lembo, e fatto comprimere lateralmente l'addome da un assistente, ebbi sott'occhio tutta la bozza formata dalla cisti. Non vi erano aderenze tra la superficie del fegato e la parete addominale. Sebbene l'adesione del fegato, come tutti sanno, avvenga pel semplice effetto della laparotomia che desta l'infiammazione adesiva, io reputai opportuno di mettere a contatto la superficie del fegato con quella della parete addominale mediante qualche punto di sutura allo scopo di agevolarne il compimento, e di garantirmi da qualunque infezione che accidentalmente potesse dall'esterno penetrare nel peritoneo. L'infermo non ebbe quasi alcun disturbo dopo l'operazione, e non presentò la menoma elevazione di temperatura. Al quinto giorno, verificato che le aderenze erano da per tutto ben formate, e che garantivano assolutamente dalla penetrazione di liquidi nella cavità
684 UUE LAPAROTOli iB ESEGU ITE NELL.O SPEDALE MJI.JTARE, ECC.
rlel peritoneo, procedei all'apertura della cisti mediante il termo-cau terio del Paq uelìn. P er arri va re alla paret~,s • della cisti fu necessario attraversare uno strato di tessuto epatico che oltrepassava lo spessore di un centimetro. Non si ebbe emorragia di sor ta. Dalla cisti flui. una considerevole quantità di liq uido sieroso torùidiccio, che venne raccol~o per l' oppoduno esame chi mico e microscopico; non vennero fuori cisti figlie. I ntrodotto un catetere elastico bene sterilizzato nella cisti, potei riconoscere che si trattava di una sola cavità molto vasta, che occupa•·a tutta la piccola ala del fegato, e si estendeva per buon tratto uella grande ala. L'infermo non era stato clorofo rmizzato, ma del resto, eccetto la sua preoct.:<lpazione per l'n,r,to operati vo che si compiva, nou pruYÒ alcuna sotferenza. Il liquido mostrò ancora debo li tracce di albumina e al microscopio so ltanto i sol iti lembetti di membrana strati6cata; non scolici nè mJciui. Dunque si trattava proprio di un echinococco acefalo-cisti. La medicatura molto riuca di cotone si trovò nei primi giorni tutta impregnata di liquido, poi fu sempre più asciutta, e quindi si potè rimedicare l'i nfermo meno freque ntemente. Due volte durante la medicatura venne fuori col li<)llido una piceola cisti figlia, la cui parete mostrò sempre la striatura caratteristica. In fine, per non annoia.re inutilmente ch i legge, dirò che la cavitci. della cisti andò mau m <l OO colmandosi di tes;;uto di granulazione fino alla completa cicatrizzazione, che avvenne alla fine di lugli o.
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SULL'ERNIE DELLA ~fESCICA
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OSSimVAZIONI A:'\ATOMICHE E CO~TII I BUTO CLJ:\ IC1.1 DI CURA RADICALE
Co111unicazione falla ali:• Sl)ricta otal1ana rli chirur~ia rwlla SNiuta del '2$ ottOI Ire t897 in lloma dal do tr. l .ore n r.o lleno ouo, caJ•ila uo lll ~· liCO alla scuola d'applka7.ion~ rli sanila rnilitarr.
Sull'ernie della vescica furono pubblicati molt i lavori, che risalgono al principio del secolo xvm, e fra questi meritano speciale menzione le memorie del DiYOUX ( 17321 e l'altra del Verd ier ( 1753), nelle quali, e specialmente nella seconda, l'argom ento e trattato con tanta diligenza, che poco, si può dire, s'è aggiunto di nuovo nelle pubblicazioni posteriori fatte dal .Krvnleiu (1876), dal L eroux (1880), dal Monod e Delagenière (1889), dall'Aue (1891), dal P ostempski, dal Gior· dano e da altri chimrgi contemporanei. Lo l:ìcarpa nella sua classica monografia sulle ernie ne fa un accenno, poco soffermandosi sull'importante argomento. Dallo studio delle principali memorie pubblicate e da alcune mie osservazioni anatomiche e cliniche, mi nasce il convincimento che l'ernie della vescica siano meno rare di quanto si crede, e che i piccoli diverticoli vescicali possano non raramente complicare l" ernie ingninali e crurali, specialmente se antiche e voluminose, e passare inosser\ati.
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SU LI; ErtNI E D I:'! LLA l ESCI CA
Oggidi che la cura, radicale dell'ernie per merito a·un illustre chirurgo italiano, il Bassini, ha preso fra noi così largo sviluppo da rappresentare nelle statistiche chirurgiche l'operazione più comune, ed al tempo stesso la più benefica, ci è dato con maggiore ricchezza di osservazioni meglio conoscere i rapporti esistenti fra l'er nie della vescica e l'ernie epiploiche ed intestinali, lo che è di grande interesse per tutte le applica.zion i pratiche che derivano dalla coesistenza delle due mfermità. Nell' intento eli portare un modesto contriùuto su questo argomento, riassumerò alcune mie osservazioni anatomiche e cliniche, nelle ,q uali mi propongo di ricercare le condizioni intrinseche alla tessit ura della vescica e q uelle dei rapporti topografici che predispongono alla formazione dei cistoceli . •
•• Fra g li organi addominali la vescica gode per i suoi mezzi di fisazione nella pelvi la maggiore stabilità nei rapporti anatomici, ed i suoi cambiamenti di volume assai poco o punto influiscono a mutarli, se non inter vengono altre cause, che la spingano ad impegnarsi nelle aperture naturali o pa.tologicbe delle pareti addo· minali, od a discendere nel perineo. Se per abitudine la vescica si vuota a lung hi intervalli, ciò che por ta un aumento della. sua capacità ed un assottigliamento delle pareti, la sua superficie forn ita di peritoneo s'innalza sul 'pube e lateralmente si distende, mettendosi in rapporto diretto con le fovee inguinali e crurali, da cui la separano la fascia di Cooper ed un lasso tessuto cellulo-ad i poso prevescica le. Sembra· rebbe perciò che nei prostatici, in quelli affetti da restringimenti uretrali o da paresi della vescica., e nelle
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donne multipare, come quando per voluminosi tumori èelevata la pressione endoaddominale, dovesse essere facile e frequente la formazione dei cistoceli; invece sono abbastanza rari. Per quali condizioni anatomiche la vescica, anche in condizioni abnormi, mantiene i suoi rapporti normali? L'aponevrosi pelvica., il muscolo elevatore dell'anoed i piani perinea.li oppongono una valida resistenza. al peso variabile della vescica, il cui basso fondo non è suscettibile che di spostamenti limitatissimi nel s~nso ascendente quand'è vuota, e quando il retto è fortementedisteso, e nel senso discendente se nello stato di sua massima replezione è soggetta ad una elevata pressione endoaddominale, che agisca dall'alto al basso. Peròl'orifizio interno dell'nretra rimane fisso, contrariamenteall'opinione di Amussat, che ammetteva il raddrizza· mento della. curva dell'uretra perineale nello stato di vacuità & di affiosciamento del retto. dolo il trigonovescicale è suscettibile di limitatissimi spostamenti funzionali, elevandosi per contrazione del detrusore nelr ultimo momento della minzione, ed abbassandosi, massime nella donna, nello stato di massima replezione. I Jigamenti pube-vescica! i e l' uretra profonda, fissa nell'aponevrosi media, immobilizzano ancor meglio il collo della vescica al pube ed al p<:lrineo, mante· nendo una distanza costante fra l'estremità inferiore della sinfisi pubica ed il collo vesci•}ale. Il modo di comportar:>i del peritoneo sulla vescica~ rivestendone solo un terzo delta ·sua superficie, contri· buisce alla stabilita. dei rappor~ dell'organo, a mantenerlo nella sua posizione m~diana e simmetrica, impedendo col concorso dell'uraco gli spostamenti laterali. Come organo extraperitoneale la vescica tende più a. raccogliersi dietro al pube· e sul fondo della pelvi, che a sollevarsi nella cavità addominale.
O l tl'd che alla stabili ti\ d ·e i suoi rapporti anatomici, la vesciua deve la SU<~ poca teuJenza ad erniarsi a lla sua tunica muscolare. che nn condizioni n ormali con · traend osi facil mente, la d isimpegna dagli anelli addo· m inali, anche se questi s ia no d ilatati. /\.]l'azione del detm sore io creJo '::i i debba quind i f~ttr ibuire la maggior e r esistenza con tro gli spost.ameut i, e contro la formazione di di\·ert icoli della vescica . .Non altrime nt i sarebbe spiega.bile la poca frequenza del cistoCAle, in rappor to all'ernie inguinali e crura li, ed alle condizioni anatomiche che p ossono fa\'orire la fuoriuscita d i divertit:ol i vescica!i. Un divert icolo extra- peri toneale della \·escica può però passare i nossen·aLo, o pe-rchè, essendo libero d'aderen~e. :rieu t ra, qtutndo la vescica si d istenùe, o per ehl: ri ma ne n a:; costo da un ' erni a i ogninaie o crurale. La cQn ferroa d i questo fatto l'abbiamo ogg idì, operando I ~L cu ra radicale dell'ernie; e benchè sia raro il caso, è accaclllto a quah;he ch irurgo, ed a me pure, eli tro,·are accanto ed in tername nte al sacco dell'er nia un tnmoretto fusifo rme cou tutti i earatteri d' uu altro sacco, come n el easo di un'ernia a b isnccia . che poi venn e rieonosciu to p er un di\·erticolo Ll ella vesuiuu. ; e non mancano esempii in cui fu esciso prima che ue fus~e riconosciuta la v era natura. (~nan to più la ve:;cica è d i:;tesa tauto è meuo poss ibi.le che s' impPgni n qlje not:.t;t.w li e patologiche aperture dP.ILe pan•ti addominuJi. - Bast.tt riem pirla uel cada ,·ere con ac'lua.. anche senza distenderla molto, per osse r nne eh ·os~a iu11 alzandosi v.;r:;o. L<t reg iQlte ombel icale. tenda ad a p pi anarsi nello.t sua. s.up.e rlicie anter iore, la(ldo\·e aumenta. la conYes:;ità \iella superiori.\, postPriore e latenti e. , _.: Se la vescica rarmiu nrre no o. lo stato . di ret)l,,zione mass illHL, si sposta i n falb i io d ietro, eome :;e r otasse in torno ad u u a:;;;e t ras \·ersale dal p~ b.e· V!ill'SO lo spazio d -=1
SGLL' E RNIE l> ELLA VESClCA
Douglas; e l'inserzione delruraco e del peritoneo si possono elevar e fino al terzo superiore della distanza ombelico-pubica. Quanto ciò sia esatto lo dimostra questo esperimento. Attraverso l'anello inguinale e'!terno scopro la parete anteriore della vescica, e dopo averla vuotata, estrofletto quel punto di essa, che corrisponde sotto l'anello inguinale interno, p er passM·vì un'ansa libera di filo: incomincio a riempirla con acqua; il piccolo divertico lo artificiale rientra, l'ansa di filo lo segne, e quando la vescica ha raggiunto la sua massima tensione, il pnnto segnato dall'ansa trovasi a 3-4 fino a 5 cm. sul pube. Lo stesso avverrebbe q uando un piccolo divercicolo non ader ente della vescica tr ovisi impegnato negli anelli addominali. Sembrami perciò che col distendersi delle pareti vescicali ,, vvengano due movimenti, uno semplioemeute ascendente a spese della parete anteriore, extra-periton~ale, o l'altro rotatorio in alto, in dietro ed in basso con tutto il rimanente dell'organo. Per effetto della rotazione posteriore, quando la vescica è fortemente distesa, gli m·eteri, 01·dinariamente rilasciati, si tendono, e possono limitatamente fungere da ligamenti sospensori, di cui riconosco però la poca efficacia ad impedire l'abbassamento del trigono, specialmente nelle donne in seguito ai prolassi ntero-vaginali. Veriiìcasi nello stato di replezione della vescica anche uu grado notevole di distensione nel senso trasversale, per cui la superficie extra-peritoneale dell' organo, da rilasciata divenendo tesa, tende a sposlar;;i in tre direzioni in alto. i n fuori ed indieli"O, a sfuggire dagli anelli ed a rientrare in cavi ti~ se un suo diverticolo trovasi impegnato in un'apertura d elle pareti addominali. Potrà sembrare assurdo, ma l' esperimenw me l'ha dimostrato, che nello stato di replezione la vescica si
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SU l. L' ERN l E DELLA ~ESCI CA
scosta dalle fovea ing uin ali e crurale per un intervallo di 10 a 15 mm. mentre la parte alta e mediana dell'organo tiene contatto diretto con la linea alba e colla
fas:cia t1·asce?·sale.
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I n senso inverso, ma con analogo risultato, le cont razioni funzionali del ??L lfei?'U80l' w·inae preser vano la vescica da abnormi rapporti e da prolungamenti patologici. Questo è il meccanismo col quale mi spiego la poca frequenza del cistocele per i canali iuguiuale e crurale, e le difficoltà che deve vincere un diverticolo congenito o patologico della vescica per poter erniarsi, fino ad essere eli nicamente diagnosticabile. S oggiaeendo la vescica ad una costante pressione dall'alto al basso, sarebbero assai meno rari glii spostamenti attraverso i piaui periueali senza la stabilità di impianto del trigono e del collo vescicale sul pavimento pei \·i co e d ietro il pube. Uno smag!iamento degli elevatori dell'ano o dell'aponevrosi peh·ica predispongono alla dis~esa d'un divert!colo della vescica nel perineo, e nei pochi esempi
di cistoceli perinea.li descriLti da Verdier, da :\fery, da Hartmann. da A. Cooper, da Rognetta. e da Jacobson. troviamo la conferma della necessità di questa predispos izione anatom ica. l~ra le cause precl ispouenti intrinseche alla struttura della vesciea troviamo rabituale aOlosciamento e l'assottigliamento delle pareti. Il grande omento, che ha tanta parte nella produZIOne d ~ll'ernie inguinal i e crurali, e che possiamo considerare come il principale fattore meccanico dei di vorticoli peritoneali, mi sembra noi1 possa predisporre la vescica ad erniarsi se non molto indirettamente; quando cioè esistono en teroepiploceli con an1' lli molto dilatati, e La parete vescicale, per le trazioni del sacco, sia obbli-
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ga.ta a scorrere verso la porta erniaria. Berger e Leroux osservarono un caso ciascuno di ernia della vescica, rivestita del peritoneo, con aderenze al grande epiploon. Benchè manchino altri esempi consimili, possiamo annoverare le aderenze del grande omento alla superficie peritoneale della vescica fra le cause predisponenti al cistocele ingnina.le e crurale per effetto delle trazioni dell'omento erniato. Nelle ernie epiploiche antiche possono le aderenze, abbassando il peritoneo, imprimere alla vescica un mo· vi mento di scorrimento o di discesa verso uno degli anelli. Per scorrimento la vescica, salvo rarissime eccezioni, si presenta all'orifizio addominale con la super· ficie non rivestita. di peritoneo, quindi cistocele senza sacco; circostanza di grande interesse clinico, ove il cistocele complichi un'ernia inguinale o crurale, potendo il chirurgo nell'operare la cnra radicale cadere nel grave accidente di aprire il diverticolo v esci cale, credendo di trovar2i dinanzi ad un sacco bilobato, o ad un lipocele preperitoneale. Monod e Delageniàre avendo osservato nelle poche ernie della vescica da. e5si operate la presenza d'un lipocele prevescicale, riconobbero in questo una condizione predisponente alla discesa d'un diverticolo ve· sci cale. Dirò in seguito di alcune mie os~ervazioni anatomivhe che militano in favore di questo concetto eziologico. Limitatissima influenza può spiegare, come dissi, il grande omento sugli spostamenti della vescica e sulla formazione d ei cistoceli. I nfatti se la vescica è vuota, si raccoglie nel fondo della. pelvi, rimanendo, anche se prola:>sata, sot.to il livello degli anelli addominali, ed in condizioni sfavorevoli p~r impegnarsi nei canali ingninale o crurale collo stosso meccanismo dell'entero-epiplocele ; se è diste3o ed innalzato sul pube, essendo la
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SULI.' EHXIE DELLA VRSCIC A
cavità del R etzius ingrandita ed il peritoneo e l'omento sospinti in fuori, ,·erso le fos~e iliache, la superficie extraperitoneale dPlla vescica rimane diret• amente in r apporto con gli anelli addominali, senza che l'omento od un'ansa intestinale possano condurre la vesuica ad impegnarsi ne i canali crurale ed ingninale. Ciò non esclude che le aderenze delromento, alla superficie peritoneale della vescica, rarissime ad osservarsi, possano dar luogo dapprima a deviazioni laterali d ell'orga.n o e poi lentamente alla discesa d'un suo diverticolo o per scorrimento, caso piu facil e, o per ca pitom · bolo, ch'è a::;sai più diJ11cile a verificarsi. Per scorrimento la vescica tende ad impegnarsi con q nella parte della sua superficie ex.tra-peritoneale, ch'è più periferica, cioè ,-icina a g uella rivestita d i peri toneo. U n di ,·erticolo extraperitoneale della vescica tende perciò ad impegnare nell'anello anche la porzioue intraperitoneale, che si mette in r apporto diretto con il colletto del sacco d'un entero epiplocele preesistente. Essendosi osservato il cistocele di preferenza nelle per;;one attempate, significa che i ritardi di chiusura de l processo vaginale non :-piegano alcnna influenza sulla. formazione del cistocele come nell'ernie ing uinali entero-epi ploi che. Se non esistono anomalie di forma della vescica., la brevitA. dell'nraco, !'Opratntto quando le pareti del basso ventre sono distese o prolassate, e la brevità d'una o di ambedue le arterie ombelicali possono imprimere sulla. voscica un solco med iano o laterale, da dar luogo ad i t'regolare distensione dell'organo, e quindi alla formazione eli sporgenze o divert icoli a spese della sua parete extra-peritoucale antero-la terale. Stnd iando sul cadavere il meccanismo della segmentazione della vescica parzialmente distesa, sia stirando i cordoni ombelicali, sia l'uraeo, ho osservato che dal
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lato ove il diverticolo si forma, questo tende, sotto una forte compressione, che agisca dall"alto al basso e da d ietro in avanti, cioè dal sacro verso il pube, a portarsi prima verso il canale crurale, e poi verso la fossetta inguinale interna; alle quali aperture la vescica si accosta con la sua super ficie extra-peritoneale. Nello stato d i completa replezione, a pareti tese, per quanto la pressione agisca energicamente, r alto fondQ della vescica si allontana dalla faccia posteriore della l1ranca orizzontale del pube sor passando a guisa di ponte le fovea crurale ed inguinali, dalle quali è divisa dallo strato adiposo prevescicare. Schmidt pensò alla formazione d i diverticoli vescicali dipendenti da ipertrofìa prostatica; Mery a deformita congenite, Englisch a ritardi nella chiusura del processo vaginale. Non parlo eli quest'ultima i potesi, cop la quale non si spiegherebbe la rarit<'t del cistocele, mentre sono tanto frequenti gli enteroepiploceli congeniti. L'ipotesi del Mery, per quanto verosimi le, non è stata confermata da alcuna dimostrazione anatomica.. L'idea dello Schmidt mi sembra insufficiente se non si ammette un'alterazione anatomica parziale della ve· scica, uno sfiancamento circoscr itto, ove mam.:audo la normale contrattilità del detrusore può formarsi un diverticolo della cavità cistica ed ern iarsi. Ammetto che una deformita congen ita od acquisita della vescica possa spiegare la formazione del cistocele, ma fi no a quando il detrusore conserva la sua energia fisiologica, non credo sia possibile che un diverticolo della vescica s·impegni nelle pareti addominali e d iscenda fo rmando ernia o pro l as~o. Più di tutte le ipotesi, ricerche od esperimenti ana· tomici, valgono i fatti, desnuti da osservazioni cliniche. H o recentemente stud iato due casi di ernia della veseica in uu uomo d i 50 anni ed in un altro di 65; nel primo
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SUl L'ERi'\! E OF.I.I.. A VES<: ICA
p cistocele, in enlirambi voluminoso, datava da 4 anni e nell'al tro da 10. Il fatto sul q uale desidero richiamare r atteuzione è il segu ente: in ambedue i casi i disturbi rifereutisi all'ernia della vescica si sono manifestati mol ti anni dopo la comparsa d'un entero-epiplocele inguinale. I n uno di questi due casi, a\·endo operato la cura radicale dell'e1dero-epiplocele e del cistocele, ho constatato una forte aderenza della porzione in terna del colletto del sacuo al colletto del prolasso vescicale. Esplorando sul contorn o interno delr aneilo mentre procedevo alla ch ius ura del peritoueo, sentii d istin tamente che stirando il sacco, l"alto fondo della vescica veni \·a trascinato verso la porta erniaria, alla quale la par et~ laterale della vescica era. unita da un breve fogli etto peritoneale, accorciato fino a quel grado dal notevole volume del sacco scrotale dell'ernia ingu inale . In q uesto caso, e n ell'a ltro, ne l quale constatai la coesistenza delreutero- epiplocele col cistocele secondario, mi parve di trovare lf~ dimostrazione del meccan ismo con cui più facil mente i l cistocele si produ(.;e. Ria::;sumo così il mio concetto. P erchè possa prodursi ed impegnarsi nn di\·erticolo della vescica n ei canali ururale od ing uinale, de,·e preesistere un'ernia ingniu ale o crurale, il cui sacco possa trascinare verso g li anelli acldominali la super ficie laterale anteriore della vescica e m antenerla a contatto. Senza la trazione continua e crescente del (;Olletto di un sacco voluminoso s ul peri toneo che s'inserisce sulla vescica, non credo possibile che s· inizi un cistocele extra od intraperitoneale. N on escludo cbe vi possano concorrere le altre condizion i, vale a di re possibili doformità. congenite della vescica., paresi ciel detrusore, iper t rofia della prostata, ,·al id i ed anticl •i restringimentt urotrali, ed aggiungo inoltre tutte fJUel le altre condizioni patologiche, che portano in modo perma-
SULL'ERNIE DRLLA Vf:SCJCA
nente un aumento della pressione nella cavità della pelvi. Questo avvicin amento della vescica al colletto d el sacco, che predisporrebbe alla formazione dei di verticoli vescicali, credo possa essere uua condizione anatomica meno rara del cistocele, sopratutto ndle ernie crurali ed ingu inali, dirette od o bi iq ue i n terne, d i an ti ca data e vol uminose. È accaduto talvolta, operanJo Ja cura radicale d ell'ernia crurale od inguinale, di ferir e la vescica nell'atto di suturare il colletto del sacco anche nelle mani di abili chirurgi: e questo g rav issimo ace idente, il più delle volte irreparabile, non è altrimenti possibile che con uno spostamento laterale dell'organo. Se, nell'operare la cura radicale. dopo aver aperto il sacco e ridotto nell'addome il contenuto dell'ernia, osservasi sotto il contorno posteriore interuo del colletto un rilievo extraperitoneale molle elastico, bisogna sospettare la presenza d'un diverticol o d(~Li a vescic<1, e proceder.e con la maggior circospezione alla chiusura del sacco, massime quando si adotta la su t ura a bor::;a da tabacco o quella. per trasfìssione. Per la medesima ragione io credo che nell'operare l'ernia crurale strozzata possono esporre al rischio di ledere la vescica, gli sbriglia.menti sul ligamento di Cooper. Ogg idì che la cura 1·adicale dell'ernia è tanto comune, e si operano bambini, adulti ed a.nche i vecchi, non è scevro d'interesse pratico questo richiamo su d' una possibile ectopia della vescica, la cui esistenza può sfuggire anche ad un esame diretto, sopratutto se abbonda il tessuto adiposo preperitoneale. Ov'esistono aderenze del g rande omento con I.t vescica, questa pnò essere trascinata nel sacco, e scambiata con un idrocele comunicante. Vuotando la vescica la. bozza scompare, riempiendola con acqua sterilizzata
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SULL'EliNI E DELLA VE:iC! CA
le pareli del di,·erticolo si distendono, ma anche questo mezzo diagnostico pnò fallire o perchè r imane vuoto il diverticolo o perchè rientra in ca vità. Un solo caso di er nia d ella ve,-cica con sacco è stato pubblicato dalla clinica del Langenbeck. La rarità stessa di questa forma di cistocele e la preva!euza dell'altra senza sacco, per cui il Linhart ammetteva. in questi ca~i piuttosto nn prola.sso che un' ernia, conf't!rrna. il meccaui.;;mo della trazione
del sacco d ' un entero- epiplocele sulla ,·escica., ciò che costi tu i rebbi' i l primo passo alla formazione d el cis toce] e peritoneale. ed è la condizione anatomica essenziale, coadiuvata dalle altre predisponenti, cioè ìpertrofia prostatica., validi restringimeuti uretrali, paresi del detrusore, sfiancamento delle pareti vescica! i, vale a dire tutte quelle condizioni uhe portano un abir.nale ristagno delle orine, ed una diminuzione della contrattilità fisiologica del m nscolo. Fra le cause predisponenti pos:;iamo annoverare anche l'abitudine di orinare a lunghi intervalli, sopratutto, nelle persone attempate nel le <)uali sono pos~i bili gli sfìancamenti laterali della Yescica come nelle donne dopo ripetute gravidanze.
In uua sene di ossen·azioui anatomiche ho potuto stahilire: a) che por quanto lu ,·es~; i ~.:a sia ù i:;tesa fino al massimo della sna capacità, uon può raggiungere l'anello in guinale interno, a meno che questo non sia dilatato du un'ernia inguinale largamente comunicante con l 'addome; ù) che le pareti vescicali libere da trazioni dovuta al sacco di un'emia od a li poceli preperitoncali, non p ossono, ma>:simameute se J i:; tese, esercitare alcuna pres-
SULL'ERNIE DE[,LA VD·:SC ICA
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sione sulla parete posteriore del canale inguinale, uè sull' infondìbulo crurale. Lo sviluppo progressivo del cistocele pnò cost- i tui r~ un ostacolo all'allungamento del sacco di un'ernia limiti·ofa, esercitando una pressione eccentrica dall'interno all'esterno, sopra tutto se il diverticolo v esci cale ha raggiunto un considerevole sviluppo, com'era nei due cas i da me studiati. •"'•
La massima parte dell'ernie della vescica studiate. incominciando da Domenico Sala, che secondo il Battolini sarebbe stato il primo a riconoscerle, e venendo a S carpa, ad A.. Cooper, a Verdier, a G. L. P etit, a Linhart, ecc., non furono oggetto di operazioni cb irurgiuhe :::e non nei pochissimi casi di strozzamento; sicchè mancò il modo di constatare se nei cas i in cui si era diagnosticato un semplice cistocele inguinale o crurale, eravi o meno la coesistenza di un diverticolo peritoneal e o
d'un'ernia entero~epiploica, libero od aderente alla peri· feria del colletto del diverticolo vescicale. Il Verd ier ammette che in due modi possa prodursi nn cistocele, o che la vescica s'impegna per la prima nel canale iuguinale o crurale, spingendo avan ti a sè il peritoneo parietale collo stesso meccanismo con cui si forma un'ernia intestinale od epiploica, ovvero la Yescica come qua · lunque altro viscer e addominale scenderebbe con la sna superficie ri,·estita di peritoueo in un sacco preesisteute. Secondo l'opinione di Verdier la vescica puù eruiars i percorrendo tutto il canale inguinale od il crural e come l'epiploon od un'ansa intestinale ; ma vi si apporrebbero i suoi speciali rapporti anatomic i tanto ditl:'erenti da quelli dell'api ploon e dell'intestino, s peci a !mente consi-
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der.audo la mobilità che questi godono e la direzione costante dell'impulso, cui soggiacciono, diretto dall'alto al ba::sso, da dietro in a\'anti e da fuo ri in dentro, laddove sulla vescica tesa o rilassata la p ressione endo-addominale tende a spmgerla verso il perineo, ovvero a rialzarla od a deviarla verso gli anelli, ma in condizioni anatomiche sfa\70revoli per potere forzare il peritoneo ed impegnar visi erniandos i. Il Vida l de Cassis riconosceva che l'entero-api plocele complicava. spesso il cistocele formant i d ue tumori di stinti ed indipenden ti. La constatazione di questo fa t tu conferma il mio concet to fon dato sopra criteri a.uatomie i, uhe ammesse cioè certe cond i:~.ioni pred isponenti da parte della vescica, assottig liamenti dr !le pareti, poca energia. del muscolo, dilatazione a.bitua.le della cavità, asimmetria dell'organo, ecc., l'eutero epiplocele può influire d trettamente ed eftieacemente sulla formazione d"tm c.istocele extraperitoneale. e no11 que;;to su q uello. Non possiamo in vocare per il cistocele lo stesso meccan ismo col quale si prod n ce !"erma d el cieco. L o S carpa che ha potuto studiare sopra u11 gran numero d i casi, operando o uatomizzanclo l'ernie del c ieco, conclude qel suo pregevole trattato sulle ernie, che la dis~.;esa d i CJUesto vis..:ere con l'appendice vermiforme e colla prima porzione del uulon nel sacco scrotale abuia luogo a preferenza d i quella d eli" intestino tenue, malgrado la brevità del suo attacco alla r egioue ileo-lombare, quando vi s ia !assiLi dell"aponevro:;i del grande ob liquo. allungam~nto e distensione del cieco per copro:-tasi abituale, qnando rult.i ma porzione del r ileo eseruiti u na trazione sulla sua inser zione cecale. D cieco soggiace a.rl un impulso che lo spinge dall"alto in basso, o ad una trazione che lo trascina verso gli anelli in direzione fiwor evole per impegnarvisi : la vescica deYe percorrere iuvt'ce una direzione quasi
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opposta per ragg iun gere l'arcata crurale o la parete posteriore del canale inguinale. L'inclinazione in avanti del bauiuo nella posjzione eretta può in date condizioni favorire gli spostamenti abituali e progressivi della vescica dal basso in alto ciò che sarà tanto più. possibile in persone. E-sposte .a frequenti sforzi muscolari col corpo curvo in avanti. L'ernie della vescica tanto nell'uomo che nella donna sono più ft•equent,i a. destra, comptese le perii1eali e le pudende. La spiegaz.ione di questo fatto risiede in un·asimmetria congenita della vescica od in q nelle medesime condizioni anatomiche cbe spiegano la maggiore frequenza delle ernie inguinali e crurali a l lato destro. In q uanto alla maggiore frequenza del eistocele perineale a destra, tanto nell'uomo che nella donna, s i può riconoscere una possibile, benchè limitata. influenza del maggiore sviluppo a sinistra dell'ampolla rettale. In seguito ad un violento divaricamento delle coscie può avvenire una lac.erazione profonda dei piani perineal i, che può dar luogo ad nn enterocele come ad un cistocela del perineo . Lo Scarpa ne riporta un solo caso, ed A.. Oooper un altro, ed in tutta la letteratura non ve ne ha altri consimili; eppure i traumatismi violenti nel peri neo con lesioni dell'uretra e della vescica non sono tanto rari . . Se durante la gravidanza, diceva Verdier, la vescica forma ernia, non fuoriesce per gli auelii inguinali o per l'arcata crurale, ma per uno smagliamento dello elevatore dell'ano può arrivare al periueo, o fare sporgenza nella vagina. Al muscolo elevatore devesi attribuire una impoTtante funzione nella resistenza che oppone il fondo delle p el vi agli sposta menti della vescica verso i pian i ano· perineali. Aggiuxigasi che nel fondo de l !~ pelvi man-
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cauo r1uei canali vascolari e nervosi che servono di guida alla fnori uscita d i d i ve r~icol i del peri toneo. ~ella. donna la vescica, pur essendo meno validamente che nell'uomo sorretta dai piani pelvici, gode d·una suffici ente stabilità per altri tr.ezzi di fìssaziont', come per la sna aderenza al collo delrntero col tramezzo ves~,;ico uterino, od indirettamente per i ligamenti sospensori dell'n tero stesso. Studiando la vescica muliebre nei suoi rapporti con le pareti palviche, ho osservato, che, dopo averla distesa con acqua e chiuso l"orifizio uretrale, sviluppan· do:; i i n tutta la sua pienezza la porzione posteriore superiore, gli ureteri sono in questo stato delrorgano più tt~si che nelruomo, fungendo da ligamenti sospeusori, che mantengono elevato il trigono ed inclinato in avanti. I proJassi dell"utero come l"abiturliue di orinare a lunghi intervalli e:;pongouo la donna a più faeili spostamenti del trigono vescicale in basso ed in dietro ed alla formazione di cistoceli vagioo-perineali, i quali spostamenti possiamo ri tenere iu1possibi li nell\10010 se non preesiste una lesione traumatica profonda dei piani P''rineo- pel vici. • • Studiando la cavit.l. prevescicale di Retzius, ho o.sser vato che lo strato di acl ipe cb e ricopre la. porzione extraperitoneale della vescica forma nei soggetti giovani una lamina ordinariamente sot~ile molto aderente alla ve:;cica, dalla quale si distacca con di1l:i.eoltà; laridove sono molto esili le lamelle cellulari, che dal foglietto adiposo vanno al pube ed alle pareti della pelvi. Nelle donne il foglietto adiposo preves0icale è più spesso, e forma al di fuori dei ligamenti pubeYescicali talvolta
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notevoli rilievi come g rosse appendici epiploiche. Negli adulti d'ambo i sessi il fog lietto adiposo prevescicale è d'ordinario più s pesso, sopratntto in vicinanza della riflessione del periton eo parietale sulla vesuica; si estende fino alle fovee crurale ed inguinale, ove costituisce i lipoceli preperitoneali, che accompagnano sovente le ernie entero- epiploicbe. F orma insom ma. un vero cuscino adiposo, sul guale la vescica si distende nei fisiologici mutamenti di rapporti con le pareti pelviche ed addominali. A me pare cbe il foglietto ad iposo prevoscicale debba spiegare una notevole influenza sulla formazione de i d iverticoli della veMicn attrnverso g li orifìzi addominali, nella stessa guisa che il grande oruento infl uisce sulla formazione dei diverticoli peritonea.l i. Trov iamo infatti assai spesso, operando la cura radicale dell'ernia, piccoli e grossi lipoceli, che precedono il sacco nella sua discesa; e la loro frequenza starebbe a dimostrare quanta parte essi prendano nella formazione dell'ernie. Nell'ernie della vescica non sarà minore la sua a zione, fa vorita negli adulti da un maggiore accumulo di zolle ad ipose e dalla loro aderenza allo strato muscolare della vescica. Il grasso essendo elastico, compr essibile, sotto la pressione endoaddominale s' insinua e s i ali unga negli orifìz i delle pareti addominali, e se la vescica è nello stato di semitensione o di rilassamento, segue la trazione dellipocele, per riprendere i suoi rapporti normn.li, o disim pegnarsi se la distensione delle sue pareti aumenta od il muscolo si contrae. Su questo punto convennero Verdier, .Monod e Delagenière. Impegnandosi la parete della vescica in nn orifizio od in un canale, il foglietto adiposo ne favo risce lo scorrimento e la discesa quasi in modo analogo al gubernaculum testis nella discesa del testicolo.
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• • l piccoli diverticoli della vescica, per lo più essendo vuoti, non sono facilmente dingnosticabili; ed operando la cura radicale dell'ernia può accadere d i non ricono· scerli, come nel caso del Postempski; sopra tutto se trovan:>i nascosti nel lipocel e. P er evitare il gra,·e accidente di aprire nn diverticolo vescicale ho avuto per sistema, nel l"operare la cura radicale dell'ernia, di dilacerare il li pocele, e di esportarlo t'rammeutandolo, e non esoiderlo dalla base. Se hl. parte erniata delta vescica è voluminosa ed irriducibile, forma un tumore ora. teso, ora molle e fluttuante, compressibile fino a scomparire sotto la pressione, mentre subito l'i ufenno avverte un bisogno impellPnte di orinare. La consistenza, la fo rma, la risonan?.a, il modo co me si riùuce di volume fa d istinguere il cistocele da un'ernia epiploica od intestinale, colle quali può trovarsi associata. Jn questi casi la diagnosi non riesce difficile potendùsi far seguire alla scomparsa del tumore coll'uri nazione, il ritorno con un'iniezione endovescicale. Non esdudo che vi possano essere dei casi dubbi, come f]Uando il cis tocele è complicato ad un volum inoso ed irreducibile entero -epiplocele, come è accaduto a me in Jue casi; ma ripetendo metodicamente l'esame è difficile che non si r iesca. a stabilire la diagnosi con sufficiente esattf?zza, sopratutto se si tien conto della m·inazione in due tempi, della ematuria inter corrente, del modo come ricompare il tumore dal basso in alto facendo nna iniezione in vescica, e dei disturbi vescica! i iue,·itabili sa l'urina r istagna nella parte erniata..
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Aggiungo un altro fenomeno che ho constatato nei due casi da me studiati, e che potrebbe avere un utile valore diagnostico. Se si stringe fra le dita il tumore che si sospetta form ato dalla vescica, anche s'è vuoto, e lo si stira alquanto, l'ind ividuo avverte un senso d i tenesmo perineo-anale ed un bisogno di m·inare anche a vescica vuota. Essendo ordinariamente sfornito di sacco, il cist.ocele è irreducibile: infatt i la sua porzione erniata, tranne il rarissimo caso in cui discende con la parte rivestita di peritoneo, caso di Leroux, contrae aderl,',nze coi tessuti vicini nel canale e fuori, e sviluppandosi notevolmente a forma di clava, non può rient rare nell'add ome, se il chirurgo scollando il peritoneo parietale nella regione retropubica ed ipogastrica, non ricostituisce la nicchia, che deve ricevere la vescica erniata. Fra le cause della irreducibil ità d~l cis tocele dobbiamo annoverare in primo luogo le aderenze contratte dalla parte erniata con i tessuti ci rcostanti. e ht diminuita. capacità dello spazio di Retzins. Non escludo che con un cistocele poco voluminoso possa aversi u n'apparente rid uzione per invag inamento momentaneo della parte erniata in quella rimasta nella pelvi. Vuotato colla compressione il d iv erticolo erniato, se ne riconosue la irreducibilità facendo sorvolare l'una sull'altra le due superfici mucose. ed iniet tanùo in vescica 200 a 300 eme. di acqua borica, mentre un assistente fa moderata pressione sull'anello, il tumore riappare dal basso in alto. Da ciò si com prende la ìnef· ficacia. del cinto, che può invece riusvire dannoso nei .cistoceli antichi, non impedendo la discr sa dell'urina, m entre ne ostacola il rigurg ito nella porzione pelvica della vescica. Il Vida.l, il Verdier ed altrì hanno parlato dello strozzam ento del cistocele, ma per la sua speciale conforma-
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zione, e per i suoi rapporti anatomici tutto al più è possibile una obliterazione per compressione laterale d'un entero-epiplocelo, o per congestione della mnoosa. e dei tessuti perioistici del colletto o per incuneamento d"tm calcolo, che risiede,·a nel fondo del diverticolo. Non mi sembra possibile l'occlusione del cistocele nè per torsione della par~e erniata intorno al suo colletto, apponendovisi le aderenze contratte con i tess uti vicini, ~è per invaginamento od incuneamento della medesima dall'esterno ali" intArno. L'obl iterazione del colletto per congestione della mucosa vescicale assai d iJficil meu te può resistere alla pressione dell"uriua raccolta nel diver ticolo erniato, massime se per orinare, come di solito aecade, il paziente ha l'abitud ine di comprimere il tumore. Un calcolo incuneato nel colletto, o la pressione laterale d'un'ernia. epiploica od int(.stinale intasata o strozzata rappresentano le cause di occlusione d'un cistocele inguinale o c rnrale più d iffic ili a vincere.
Se rocclusione del diverticolo voscicale erniato è dovuta alla co mpress ione laterale d'un enterocele o d' un epiplocele intasato, possono insorgere quei fenomeni clinici dello strozzamento. erroneamente at tribuiti alla obliterazione del cistocele. Sulla guida dei fenomeni local i e funzionali non sarà d ifficile stabilire la ca usa dell'occlusione del cistocele, ed il metodo curati vo. VerdiHr e lVforaud consigliavano in questi casi la puntura evacuatrice, ed ai loro tempi vantavano qualche suc<;esso. È probabile che cessando la tensione delle pareti del d i verticolo vescicale la mucosa si decouge· stion i; otl un calcolo si disimpegni, o l'intasamento dell'enterocele o dell'epiplocele si risoh·a senz'altro. I d ue casi di strozzameuto del cistocele riferiti dal Gior dano, ed occorsi nella clinica del Novaro, provano
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alla evidenza, se ve ne fosse dubbio, quanto sia facile imbattersi in un'ernia della vescica, che non si era diagnosticata. Il N ovaro operando un' ernia inguinale destra incarcerata, trova nell"anello ing uina.le esterno un lobulo adiposo, che conteneva un diverticolo della vescica. Colla dissezione metodica ridusse l'ansa intestinale strozzata e la vescica, e ricostruì il canale se<!Ondo Bassini. Nella stessa clinica il Giordano operava un uomo che improvvisamente fu colto da un dolore alla regione crurale e da fenomeni d i strozzamento: in mezzo ad un lipoma erniario, cui aderiva, trov0 un diverticolo della vescica strozzato nell'anello crurale: dopo lo sbrigliamento del cingolo, vide ridursi il cistocale facendo un'l. iniezione in vescica. In questo caso troviamo, esempio raro, che esisteva uu vero strozzamento prodotto dal cingolo, e senza la compressione laterale d'un enterocele o d'un epiplocele incarcerato. Ove trattisi, come nel caso del Giordano d'un piccolo diverticolo, forse recente, avvolto in un lipocele costi· tuito dalla lamina adiposa prevescical e, lo strozza.mento è · dovuto al lipoma., che farebbe rufficio di cuneo sulla vescica erniata, a nzicchè alle mutate condizioni anatomiche della vescica stessa, che tende subito a rientrare per il solo fatto della contrazione del detrusore o per la distensione delle sue pareti. In questo secondo caso, come in tanti altri, nei quali in maniera identica l'ernia della vescica fu riconosciuta nell'operare le chelotom ia o la cura radicale, fu osservato il fatto, occorso a Monod , ad Aue, a Boeckel ed a P ostempscki , cioè che il liquido iniettato in vescica non distende sempre il diverticolo erniato. Anche con una metodica dissezione può accadere d i non riconoscere le pareti del la vescica, q naudo il cistocele sia d i data antica e piccolo, e siano avvQnute parziali degenerazioni doi fasci muscolari. }j
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Può in questi casi essere utile un altro fenomeno che ho sperimentato sul cadavere, e che ritengo di facile applicazione quando si sospetta l'esistenza del cistocele: produco artificialmente in mancanza dell'ernia un diverticolo della vescica attraverso l'anello ingninale o crurale; ed inietto per l'ut·etra 250 a 300 eme. di ac::jua, lasciando in sito un catetere metallico col padiglione elevato fino ad avere l'affioramento della colonna liquida senza rigurgito dall'orifizio osterno d el catetere: stirando appena il diverticolovescicale, il liquido si versa, come se si facesse pressione sulla regione ipogastrica. Potrebbe accadere altrettanto stirando nn l ipocele aderente alla vescica; ma anche in questo caso giova procedere con metodo e con prudenza, essendo più che probabile la coesistenza d'un piccolo diverticolo vescicale. Procedendo a questo modo è assai difficile che avvenga di aprire la vescica sia nel chiudere il sacco, operando la cura radicale, sia nelfescidere il lipocele, come accadde a Postempski e ad Aue. Non è guesto un accidente irreparabile quando il chirurgo se ne avvede, ma il caso è grave quando la lesione della vescica sfugge. e la si riconosce al tavolo anatomico. Se nelle prime urine e me~se da un operato di cura radicale osservansi tracce di sangue, si deve sospettare una ferita della vescica, tanto più se la quantita delle urine è al disotto del normale, esi manifestan o fenomeni peritonitici. D i fronte acl un così disgraziato accidente bisvgna decidersi senza indugio per la laparotomia, per ricercare e suturare la ferita della vescwa. ·
•* E1·nie o dit,e1·ticoli -vescicali occulti. - A taluui chir nrgi è accaduto, operando la cu ra radicale dell'ernia ingninale di constatare la presenza di piccoli divert.icoli
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o prolungamenti laterali della vescica. sul contorno interno del colletto del sacco. Su circa settanta oper azioni di cura radicale di ernia inguinale, da. me eseguite, di cui la. maggiol' parte nel· l'ospedale di R oma, due volte osservai sul lato interno del colletto del sacco e nascosta. dal solito lipocele, una. estraflessione digitiforme, che a prima vista sembrava un altro sacco, mentre con attento esame, rimuovendo lo strato di grasso, sovrapposto, appari va la struttura. fascicolata della vescica. Trattavasi in ambedue le volte di uomini attempati, ttn ufficiale già operato da altro chirurgo di cnra radicale d 'ernia inguinale recidi va, e d 'un operaio più cb e cinquantenne. Nei soggetti giovani non mi fu dato di osservare questo fatto alcuna volta.. Non escludo per ò che sia meno raro di quanto sembra., e che possa esser e celato, ov'esista, dallipocele preperitoneale, ch'è invece tanto frequ ente. L'averlo osservato in complicanza. di ernie inguinali piuttosto voluminose, e mancare n elle ernie piccole e recenti, confermerebbe l'origine secondaria del cistocele per trazione del colletto del sacco sul peritoneo vescicale, e per la. pressione del lipocele preperitoneale sugli anelli. Penso che piccoli prolassi laterali ed estraperitoneali della vescica in rapporto col contorno interno del sacco siano più frequentemente di quanto non si creda com· pa.gni delle ernie entero-epiploiche. Il chirurgo prima. di accingersi alla chiusura del sacco deve esaminare bene i tessuti che si presentano sul suo lato interiW e posteriore, e sotto il frequentissimo li pocele ove si presenti la parete della vescica. La puntura della vescica potrebbe passare inosser vata. e dar luogo ad infiltramenti urinosi nello spazio di Retzius, od a peritonite settica. Questo grave accidente
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sarà scongiurato o perando a vescica ,·uota, e nel chiudere il sacco usando la più scrupolosa diligenza a non comprendere nel nodo altro che la sierosa. Quando il lipocele preperi toneale è esteso, tan to più bisogna essere circospetti, e se Yoglia.mo torna anche utile esercitare delle trazioni sul lobo ad iposo, per giudicare dalla resistenza, che sarebbe maggiore, ove compre nda un di vert.icolo vesoioa.le. L'iniezione in vescica potrebbe farlo ri ent rare o distendere ; ma sopratutto è da raccomandare la dissezione llletodica dei tessut i, l' 1solameuto del colletto del sacco, e la frammentazione e rimozione d el lipocele prepari.. toneale. Se s i opera ernie antiche e Yoluminose su persone a ~tempate, nella cui v escica per abitudine o per malattie ristag na a lungo l'urina, il chirurgo deve preYe· dere la possibilità d 'incontrarsi in diverticoli v escicali occulti nell'isolare e nel ch iudere il sacco. Incont rando sul late interno del sacco un d iverticolo nudo o ricopP,rto di grasso, prima di ammettere un seeondo sacco, cioe un 'eruia a bisaccia, si assicuri che non trattasi di ernia della vescica, tenenrlo presente l'aspetto caratteristico della sua t unica muscolare, i s uoi rapporti a.natomi..:i con la cavità retropub i..:a, e con la ca vi tà della ,-e;;_: ica. P otrebbe in qualche caso al di,·er ticolo Yescioa.le eruiat.o man care la. tunica muscol are, od essere assai sottile, o degenerata, d a renderlo poco o punto riconoscib ile come forse sarà accaduto nei casi di Aue. di Postem pski e rli :\lonod. E saminando u n buon numero di vescichediadulti e di vecchi, e specialmente in quelle di q uest;i ultimi, dopo averle distese con 600 o 700 grammi di acf"[ua, ho osservato so\rente sulla super ficie anteriore d ell'organo, sfvrnita d i peritoneo, dei punti di smaglia· mento della tunica muscolare, fra i guaii appari'a ~a
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mucosa ricoverta da un sottilissimo strato d i fibre muscolari. P er abituale ristag no d'urina in vescica e per paresi del detrusore sono possibili gli smagliamenti della tunica muscolare e la consecut iva formazione di diverticoli vesoioali a spese della mucosa. In questi casi il colletto del diverticolo erniato compresso in una bottoniera muscolare, che fnnzionerebbe da sfintere, rimane chiuso; e l'ernia della vescica non si rivela nè per la sua speciale tessitura nè per la distensione del diverticolo, che rimane vuoto sia che l'organo si riempia d'urina o con acqua. In questi oasi credo utile ricorrere alle trazioni sul diverticolo, col metodo che ho menzionato, a vescica moder atamente d istesa. Con un'ernia entero- epiploica scrotale voluminosa ed antica le trazioni del peduncolo ileo-pelvico del sacco possono trascinare la parete posteriore superiore della vescica fin b a formare nn ma.mmellone piano sul Jato posteriore ed interno dell'anello, in maniera da potere sfuggire ad un chirurgo diligente ed esperto. N on altrimenti è spiegabile come sia rimasta ferita la vescica in qualche operazione di cura. radicale dell'ernia. Il diverticolo vescicale presentandosi alla porta erniaria con la sua superficie anteri0re extraperitoneale, forma. una sporgenza isolata o bene isolabile e distinta dal sa.cco dell'ernia, da poterai riconoscere ed evitare nelll'atto della. chiusura e nella ricostituzione dei piani profondi. S e invece è la par ete superiore posteriore, rivestita di peritoneo, trascinata dal sacco verso la porta. erniaria, il diverticolo o L'estroflessione digitiforme della vesciea può trovarsi · direttamente aderente alla emicirconferenza. postero-interna del colletto del sacco, e Ira l' una e l'altra interporsi n n breve diverticolo o culdisacco peritonea.le, assai difficilmente riconoscibile, percha spesso ricoverto d'una laminetta adiposa.
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Se si mobilizza il peritoneo par ietale fino a farlo estroflettere dalla fovea inguinale esterna, la vescica, discretamente dilatata ma non tesa, rimonta. :fino ai Yasi epi· gastrici, e può impegnarsi nel canale. . . In questo caso !"estroflessione della vesc10a nmane direttamente in rapporto col contorno inferiore e posteriore del sacco. Se la vescica spinta fino all'anello a(ldominale dalla discesa del peritoneo nel canale ingui11ale, viene spinta in basso sul lato interno dei vasi epigastrici, il di\·erticolo peritoneale che si allunga fra. il sacco dell'ernia inguinale e l'estroflessione vescicale, favorirà !"allungamento di questo in basso. Con questi rapporti la Yeseica può essere ferita. nella sua. superficie in traperitoneale ; accidente tanto più grave in quanto è facile ehe sfugga anche ad nn diligente operatore. che può attribuire L'ematuria, sintorna costante nelle ferite della Yescica. ad un'affezione renate da cloroformio. • •
Voluminos o cistocele inguina.le con enter o-e pip locele irriducibile. - Cura. radicale.
L'importanza del caso clinico, del quale dirò bre\·emente, sta nella qua,;i totale discesa della vescica nello scroto, e nei gravi disturbi funzionali che affliggevano il malato da. più di 5 anni. Trattavasi di nn uomo di cinquautanui, che dalla giovane età portava. un' ernia scrotale voluminosa a de;;tra divenuta irriducibile. Da cinque anni cominciò ad avvertire disturbi nella minzione, che di~·en ner o in ultimo assai molesti, e con-
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sistevano in un senso di stiramento dolor oso, che si esacerbava quando, stando a lungo in piedi, ed accu· mulandosi molta urina nella vescica erniata, gli riusciva assai difficile vuotarla. Era sua abitudine di schiacciare il tumore scrotale fra le mani, col qual mezzo solamente poteva vuotare la vescica. Dopo un anno dall'insorgere di questi disturbi, le urine spesse volte erano sanguinolenti, ciò che accadeva sopratutto, ed in proporzioni più rimarchevoli, quando l 'infermo si recava in campagna a cavallo o su d'un carretto. Quancllo nell'estate scorsa lo visitai per la prima volta lo soroto presentava le dimensioni quasi d'una testa di neonato, a spese della metà. destra dello soroto, la emi estremità inferiore raggiungeva la metà. della coscia. e l'impianto in alto risaliva al di sopra della piega ingui· nale. Non v'era dubbio che n·ello scroto trovavasi la ma.ggior parte della vescica, e la conferma l'ebbi per i seguenti fatti: a) dopo avere compresso il tumore scrotale dal basso in alto, quando l'infermo non aveva ur inato da parecchie ore, il tumore diminuiva in modo notevole di volume, colla fuoriuscita di urina con o senza cate· tere in vescica; b) iniettando subito dopo per l'uretra 3 a 400 gr. di acqua. sterilizzata, il tumore si riformava dal basso in alto, ciò che non avveniva se si esercitava una forte ed estesa compressione sulla branca orizzontale del pube, dal lato corrispondente, nel qual caso a.ppenn. 50 grammi di liquido entravano in vescica; . c) la. punta del catetere metallico spinta in vescica. Incontrava. subito dopo la prostata la parete posterio-re dell'organo, fatto che si constatava benissimo con l'e· splorazione rettale combinats.: la capacità. della vescica nella. escavazione pelvica era. quasi del tutto abolita;
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per cni la punta dello strumento anche se diretta in alto, •'rimaneva al di sotto del contorno superiore del pube; • d) la percn$sione sul segmento interno e posteriore .del tumore scrotale, dava risonanza ottusa, laddove nel segmento esterno era ottusa in bs.sso e timpanitica ~n alto. L'ematuria fece nascere il sospetto o d'un calcolo o d'una neoplasia, il calcolo non fu constatato in ripetuti esami, la neoplasia. era esclusa dal relativo benessere dell'infermo, e dal lungo tempo trascorso dall'apparizione della ematuria ; che ritenni dipendente da formazioni varicose per effetti di compressione sul collo della vescica erniata. L 'esame microscopico delle urine, più volte ripetuto, fece constatare abbondanti corpuscoli sanguigni, corpuscoli di pus, e cristalli di acido urico e di. t riplofosfato, cellule epiteliali della vescica, ed assenza. di elementi neoplastici. Non v'era alcun dubbio che trattavasi di voluminoso cistoc.;ele inguinale, con entero- epiplocele irreducibile. Proposi roperazione per la cura radicale, che fu accettata. Essendo trascorso molto tempo dall'apparizione dei disturbi riferentisi al prolasso inguinale della. vescica, e ritenendo che i i ,0 di essa avevano abbandonato la escavazione pel vica, previdi che non mi sarebbe riuscito agevole la sua riposizione in cavità, tenuto anche conto della costituzione corpulenta dell'indi\·iduo. Mi proposi di eseguire, la cura radicale col metodo Bassiui, e con quelle modifìcazioni che il caso avrebbe imposto, ciò che feci col valido aiuto dei carissimi amici tenente colonnello medico Caporaso, tenenti medici Corbi e Borromeo, ai quali rendo vivissime grazie. Il sacco dell' en tere-opiplocele lungo quanto era la lunghezza. dell'enorme tu mure scrotale, ed avvolto da.
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un notevole accumulo di adipe, ne occupava il lato esterno ed anterior~:~. Conteneva una grau parte del grande omento, in più punti aderente, nodoso, ed irre ducibile, avvolgente una lunga appendice vermiforme, erniata anch'essa con buona parte del cieco e dell'ileo: Segmentai all'altezza dell'ampio anello l'omento, che fu resecato e ridotto senz'altro col cieco e coll'ileo, quindi chiusura del uolletto del sacco a. borsa da. tabacco interna, rafforzata con un altro fi lo concentrico al primo, col quale scompare sicuramente l'infundibolo. Rimaneva la vescica da isolare e da ridurre. Riconobbi rorgano dalla tessitura fascicolata del detrusore, senza sacco, ampio, voluminoso a. forma di grossa clava, il cui colletto era circoscritto da un anello fìbromuscolare di forma ellittica tra il ligamento falloppiano i muscoli retto piccolo obliquo e tra.sverso ed i vasi epigastrici in fu ori, che dividevano il colletto del sacco dell'entero-epiplocele dal colletto della vescica erniata. L'ernia della vescica, senza sacco erasi formato per la fovea inguina.le interna. Dopo i primi tentativi mi convinsi delle gravi difficoltà anatomiche che ostacolavano la riposizione della vescica in cavità. Evidentemente dell'organo non era. rimasto dietro il pube che il solo trigono, con una piccola. parte della parete posteriore e dell'alto fondo, per cui aveva perduto, come si suol dire, i diritti di domicilio. Non era. nE\ppure possibile un invagina.mento della porzione erniata della vescica in quella rimasta nella. pelvi data. l'esigua capacità di questa seconda ed il notevole volume della prima. Non rimaneva. che riformare la loggia della vescica scollando intorno ad essa il peritoneo. P er agevolare questa manovra recisi i vasi epigastrici fra. due legature. Incominciai a scollare il peritoneo
.
71 4
SULL'ERNIE DELLA VESCICA
dalla faccia pnstf'riore della branca del pube e intorno all'anello risalendo verso la linea alba e portandomi verso il lato opposto, e verso la escavazione pelvica fino allo spazio vescico- rettale, servendomi dapprima di un dito, poi di due. poi di quattro; dopo di che la vescica fu senza difficoltà riposta nell'addome, senza in vaginamento, del qual fatto mi accertai facendo iniettare una grossa siringa. di acqua sterilizzata per l' uretra che permise la distensione della vescica, nella sua. normale posizione. Con n n soggetto, nel quale i muscoli trasverso e piccolo obliquo erano poco sviluppati, era. pos3ibile una ree id iva del cis teco le. Per diminuire queste probabili tà fissai con due punti al ligameuto di Cooper questa parte della vescica che sot;to i conati de l vomito minacciava di risortire, comprendenrlo s'intende le fibre muscolari più esterne. Al davanti dell'anello interno abbassai la fascia di Co oper con i muscoli piccolo obbliq no e trasverso, rafforzati validamente dal muscolo retto addominale. L'operazione fu compiuta col mE:-todo Bassini. F u applicata una siringa d i N elaton, che funzionò assai bene. Fin dalla prima giornata l'infermo emise urine norma.li, e dal t erzo giorno la vescica, tolta la siringa, po· teva contenere fino a 260 gr. di urina e la ca.pacità andò man mano aumentando fino al normale. Guarigione per prima. Scomparsa dell'ematuria, e di tutte le sofferenze, che tormentavano l'infermo. Regolare funzione della. vescica., con urine normali, ed un completo benessere furono i risultati d eli 'operazione. L a coesistenza. dallo stesso lato d'una voluminosa. ernia entero-epiploica col oistouele della massima par te della vescica, è una condizione non molto frequente a Yerifìcarsi.
1
SULL ERNIE DELLA VES CI CA
715
Credo in simili casi si debba evitare l'invaginamento della vescica, che potrebbe dar luogo a gravi disturbi postoperatori, e praticare diligentemente il distacco del peritoneo parietale e pelvioo ricostituendo la nicchia, nella quale possa rientrare la. vescica erniata, al di fuori del peritoneo. L a fissazione della parete vescicale a l ligamento di Cooper od alla gur.ina del retto anteriore servirebbe fino a quando si stabiliscono delle aderenze a garantire dal pericolo dell'impegno d'un diverticolo di essa negl'interstizi della sutura, o ve, come nel caso da me riferito, e come suole spesso avvenire con voluminosi cistoceli complicati, non si possa ricostituire una valida parete posteriore del canale inguinale. Ho voluto riferire alla società questo modesto contributo clinico, per il buon risultato anatomico e funzionale, inalterato dopo sei mesi dalla operazione, tenendo sopratntto presente che la capacità della vescica rimasta nello. pelvi ero. quasi dol tut to abolit a. e che le urine si raccoglievano interamente nel tumore scrotale. Nell'altro caso, del quale ho fatto menzione, i fenomeni clinici erano identici, tranne l'ematuria intermittente, che mancava: cistocele o quasi totale prola.sso della vescica a destra; esigua la capacità della porzione t·etropubica dell'organo; e n tero-epiplocele complicante di data precedente. L' infermo si rifiutò all'oper~>zione radicale.
.•.. Conclusioni. -Da questo mio breve studio sulle condizioni anatomiche, che favoriscono la formazione dell'ernia della vescica, desumo le seguenti conclusioni: a ) Non devesi giudicare la frequenza del cistocele
71 6
SULL' ~RN lE OELI.A VESCIC.,
dal numero dell'ernie d ella vescica clinicamente rwono:;t:iute o curate ; b) I clliverticoli ,·escicali extraperitonea.li associati ad ernie ing uinali o crurali possono sfuggire al più accurato esame clin ico, ed esporre a lesioni della vescica. nel l'operaz ione di cura. radicale dell'ernie suddette; c;) Pur essendo i d iverticol i vescicali comunicanti con la grande ca.vità cistica, non sempre r iniezione in vescica o l'urina li distende, rima nendo -flosci od ac· collati al colletto del sacco d'un' ern ia inguinale o crural e, o nascosti nel lipocele preperitoneale; rl) P er la sua speciale struttura prevalentemen te muscolare, la vescica ha per sé poca tendenza ad ern iar::;i per effetto d'una pressione endogena, e che i cli,·erticoli, liberi d'aderenze, tendono invece o per la distensione delrorgano o pe r l'azione del detrusore a disimpegnarsi dagli anelli addominali; e) I diverticoli vescicaJi avvengono ordinariamente a spese della superficie ext.raper itoneale, ma se si accompagnano a voluminose ed an tichd ernie entero-epiploiche, vi partecipa anche quella rivestita di peri· toneo, che rimarrebbe accollata ed aderente alla. periferia interna e posteriore del colletto del sacco; lJ Le f,razioni del perito neo ileo·pel vico. che con· corse a formare il sacco d'un· ernia ingn inaleo o cr nrale, favoriscono più di qualunque altra causa la formazione d ei di v erti coli vescica!i: g) I lipomi o lipoceli prevescicali spesso molto sviluppati, possono contribuire a determinare la discesa dei diverticol i cistici, formando prolungamen t i nel canale inguiinale o crurale od attraverso a qualsiasi altra. apert.ura addominale; h ) L'abituale ristagno delt'unna in vescica, gli sfìancam euti r!elle pareti, o g li smag li amenti d el de trusore SIJI10 co ndi;~.i u ni predispon Pnti e 11011 es<>,nz1ali ai la for-
SULL' E IINIE DEI.LA VB .)CICA
717
mazione dei cistoceli: l' uraco ed il peritoneo della linea alba, mantenendò la vescica in una posizione di equilibrio costante, si oppongono agli spostamenti laterali dell'organo; i) Per la cura radicale dell'ernia della vescica devesi preferire il metodo Bassini, con la riposizione in cavità addominale della parte emiata: se questa è vo-
luminosa da rappresentare, come nel caso esposto, la massima parte dell'organo, è necessario, previo allargamento degli anelli, rifare, scollando il peritoneo, la loggia retropubica della vescica; l) Devesi evi tar e l 'invaginamen t o della parte erniata in quella rimasta nella pelvi, operando la riduzione progressivamente; se esistono calcoli nel diverticolo è preferibile la cistitomia diretta, la sutura e la fissazione della part.e incisa all'anello interno, curando per seconda intenzione. In ogni ca-so è da sconsigliarsi ram putazione del diverticolo, sopratutto se voluminoso, poichè l:lsporrebbe a riduzioni della capacità vescicale o ad infìltramenti urinosi.
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NOTIZIE SO~fì\1ARIE SULLA
STATISTICA SANITARIA DEL REGIO ESEnClTO PEH L\~.\0
IX~ ()
Le tavole che seguono furono compilate, per quanto fu possibile, sugli schemi proposti dalla commissione internazionale per la. unificazione delle statistiche sanitarie militari. Maggiori dettagli si troveranno nella. consueta. Rela~ion.e medico statistica sulle condi::ioni sun itm·ie del R. E~e?·cito testè pubblicata. Facciamo in· tanto procedere alcune indispensabili spiegazioni per meglio facilitare l'intelligen za delle cifre.
Tabella l. I dati d i questa tabella, riferentisi a1 nrisultati del reclutamento, fu rono desun ti dall'ultima relazione pubblicata dalla direzione generale d elle leve e truppa, e riguardano esclusivamen te la classe dei nati nel 1875, che è l'ultima della quale fu pubblicato il reso· conto. L e cifre r iguardant i la 8tatura sono r iferite, non a 1000 individui trovati abili, coma sarebbe richiesto nel lo schema della commissione. ma a 1000 visitati, compresi cioè gli abili e g li inabili, e tra questi ultimi tanto gli inabili per malattie quanto quelli per difetto di statu ra. E ciò porchè a lle visite presso i consigli di leva si sottopongono alla misura esatta della statura. tutti quan ti i coscritti, senza alcuna distinzione.
NOTIZIE SOMMARIE BULLA STATISTICA SANITARIA , ECC
719
Il compartiment o che, come di regola anche negli anni precedenti, ha fornito la maggior proporzione di individui abili fu il Veneto. Seguono l'Emilia, la Lombardia, l' U mbria, il Piemonte, le Marche, il L azio, la. Liguria. Questi com partimf:\nti hanno tutti una proporzione di abili superiore alla media generale del Regno. Seguono poi gli Abruzzi, la Toscana, la Sicilia, la Campania, le Puglia, la Basilicata, la Calabr ia e la Sardegna. Per riguardo alla statura i risultati di questa leva. sono pure conformi a quelli della lunga serie di leve, delle quali furono pubblicate l~ relazioni. Le più alte stature si riscontrar ono nel Ven eto, in T oscanA., nell'Emilia, in Liguria, le più basse in Sardegna, in Basilicata, in Calabria. Tra le cause di riforma menzionate è notevole la scarsità di riforme per debolezza di costituzione in Liguria., in Lombardia. e nel Veneto; mentre esse prevalgono in Sardegna, in P uglia, in Basilicata, e sopratutto in Calabria. Al contrario la vallata del Po dà un gran numerodi riformati per gozzo; mentre nell' Italia meridionale la cifra di questi è quasi nulla. Anche le varici sono d'assai più frequenti nell'Italia superiore che nell'inferiore.
Tabella II. Questa tabella compendia lo stato sanitario dell'esercito per divisioni. A proposito della forza. media (colonna l ) è d'uopo osservare che essa è ottenuta dividendo il totale delle gior nate d'assegno per i 365 giorni dell'anno. Nella tr uppa con assegno sono compresi non solo tutti gli individui di truppa presenti sotto le armi e quelli che si trovavano in cura negli ospedali e nelle infermerie ma anche quelli in licenza breve, ordinaria o straordinar ia, purchè asseuti dal
720
:->OTllJE SOllliARI E SOLJ.A STATISTlCA SANITARI.'
corpo da non più di due mesi, fil di là del qual termine non percepiscono più alcun assegno.
Similmente nei morti sono compresi non solo coloro che morirono essendo presenti al corpo. sia. dentro che fuori degli stabilimenti di cura, ma anche quellì che morirono essendo in licenza alle proprie ·case, tanto se questa licenza era di breve drtra.ta, quanto se di 6 mesi o di uu anno. Non volendo computare tra i ruorti militari quelli morti durante la loro temporanea lontananza dalle bandit>re, che furono iu numero di 175, si avrebbe: Totale generale delle morti 1009, ossia -!,94 per 1000 1\Iorti per malattia 876, » 4,03 » » La. divisione che dette la più forte proporzione di ammalati fn q nella. di Roma col 100 l per 1000 di forza. Quella che l'Abba minore fu quella d i Verona. In complesso le di,·isioni dell'alta I talia ebbero una morbosìtà generale inferiore al la, media generale del Regno, mentre quelle che superarono questa. media appartengono quasi tutte all'Italia centrale ed alla inferiore. Le due carte anuesse rappresentano in modo più chiaro la distribuzione geografica della. mor bosità e della mortalità per divisioni. 1'u.uellu III. R appresenta il movimento degli ammalati dis~iuto per armi e poi per mesi. Le condizioni sanitarie più ~à,· o revo li si veriHcarouo nei primi mesi dell'anno. I mesi di settembre ottobre no\·embre e dicembre furono invece i pill favoriti per il piccolo nu· mero di ammalati. P er quol che riguarda le armi. non tenut;o conto dei corpi che ebbero una forza troppo piccola da poter servir di base a medie attendibili, quali gli istituti militari, gli operai d'artiglieria, g li invtdidi e veterani , e il deposito centrale delle truppe
DEL R. ESERCITO PER 1,' A miO 1896
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d'Africa., si ha che la maggior morbosità fu data dai granatieri; seguono poi i distretti militari, la fanteria. Ebbero invece le cifre più piccole i Carabinieri reali, gli Alpini, gli stabilimenti di pena. .
Tabella IV. Offre il movimento degli ammalati nei presidi più importanti. Onde evitare un eccessivo aumento di spazio, si sono limitati i dati ai capiluogo di divisione militare e a quei presidi che hanno avuto almeno 1000 uomini di forza media durante l'anno. Tabella V. Questa dovrebbe, secondo il voto della commissione, comprendere la classificazione per ma· lattie di tutti gli ammalati militari. Ma, dato l' ordinamento attuale della nostra 'statistica, ci è giuocoforza limitarci a fornire questi dati per i soli curati negli ospedali militari ; inquantochè per i curati nelle infermerie si ha una nomenclatura più ristretta e non corrispondente a quella degli ospedali militari; per gli ospedali civili poi non si ha che una divisione in quat· tro gruppi ; malattie mediche, chirurgiche, ottalmiche e veneree. Gli entrati negli ospedali militari nel 1896 furono come nel 1895 la metà. quasi precisa di tutti i malati essendosi avuto: 80,189 Entrati negli ospedali militari . 12,918 Id. negli ospedali civili . 60,681 Id. nelle infermerie di corpo 153,788 Totale . Per questa ragione non si è creduto opportuno di mettere il totale degli entrati per ogni singola malattia in rapporto colla forza media, perchè ciò, anzichè giovare alla vera conoscenza del vero stato sanitario, avrebbe potuto portare per molte malattie a deduzioni erronee, Infatti, mentre gli ospedali militari accolgono 46
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NOTIZIE SoMMAitll; SULLA STATISTICA SA!'\ITAIUA
t·utti i casi di malattia (ch<J non possono essere curati nelle infermerie) che si veri ficano nel presidio ove hanno sede, gli ospedali civili invece, non accolgono tutti indistintamente gli ammfl.lati del r ispettivo presidio, ma. soltanto quelli tra essi che hanno malattie aggravabili col trasporto allo speciale militare vici n ione. Ond' è che trii. i curati negli ospedali ci vili le malattie gravi, quelle epidemiche e contagiose sono necessariamente in maggior proporzione che negli ospedali militari. N ella compilazione della tabella si è conservata la: terminologia latina adottata dalla commissione, met· tendovi per ò a confronto le voci corrispondenti della nostra nomenclatura nosologica, portata dal mod. 7 della statistica sanitaria. Il quadro, come si è detto, co m prende soltanto g li entrati negli ospedali militari ma per alcune malattie, per le quali si poterono avere dati parziali anche dallo spoglio delle statistiche delle infermerie d i corpo. si aggiunse in nota anche il numero degli entrati in queste ultime. Riguardo a lle malattie ven er ee (d elle quali è be~e avvertire che le ul ceri molli e le adeniti veneree non si trovano comprese nella lista della commissione) si osserva ancora che n~gli ospedali civili entrarono in cura 621 individui, per i quali non si ha la distinzione del genere di malattia; aggiungendo questi ai 14,205 d egli ospedali militari, e ai 4,957 delle infermerie, si ha un totale di 19,783 venerei, nella proporzione cit-è di 97 per 1000 d ella forza media, alquanto superiore a quella dell'anno precedente, che era stata di 85 per 1000.
Tabella VI. Questa da la distribuzione per mesi di alcune tra le malattie più importanti. È quasi superfluo ripetere che anche qui i dati sono limitati agli osped ali militari. Comunque essi possono contribuire a mostrare se e fino a qual punto le varie specie morbose
DBL REGIO ESERCITO PER L'ANNO 1896
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subiscono aumenti o diminuzioni in rapporto alle varie stagioni. È importantissimo a questo riguardo il modo di comportarsi del morbillo e della. scarlattina; che hanno la loro massima. frequenza subito dopo l'arrivo della nuova classe di coscritti. Del resto la scarlattina presentò una diffusione limitatissima. L' ileo-tifo predominò come sempre in estate e nel principio dell'autunno. Le manifestazioni malariche furono più frequenti nei mesi di aprile, maggio, luglio e agosto, però non lasciano di presentarsi in numero considerevole anche negli altri mes1.
Tabella VII. Compendia i dati principali relativi alla mortalità. Si ricorda che, come si è detto a proposito della tabella I, sono qui compresi anche coloro che morirono essendo assenti dalle bandiere per licenza sia di lunga che di breve durata. Mancando la forza media distinta per anni di servizio e per anni di età, non si sono potute dare le relati ve proporzioni per 1000.
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10,49:! 5,043 7,:188 5,853 6.857 4,771 6,300 6,534 5,502 8,ii6 6,616 3,681 4,198 4,350 6,126 5,565 12,087 4, 165 3,171 13,123 1,858 3.494 3,743 6,8~9
5,!)86
.
52 45 39 38 . 45 38 40
50 71 92 51 27 26 31 3:1 34 61 24 19 91 24 24 24 5i 19
62 50 42
44 54 39 31 55 74 97 54 30 30 33 49 37 78 26 25 103 2t 29 24 68 2-l
6~2
605 723 567 677 61i5 747 625 53:!
860 k21 73:! 8 \!J 815 ';51
367 303 310 285 412
3,2 :),4 4,3 3,7
:1,8 6,0 4,6 4,3
4,5
5 ·~
377
5,3
413 :309 3tl 530
3,6 4,8
5,4 3,7 5,3 - C)
9,4
9.9
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349 488
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429
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l ,011 l 9:17 68 t
595 602 455 502 390 li63 6 12 491
586 803 810 739 . 865
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6,9
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151,458
1,051
1 , 1 8~
741
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7,6 55 ' 56
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6,0 6,1 6,2 6,0 4,9 6,5
5,9 5,4 6,6 7,H 6,7 5,6 7,3 3,5
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-
n,1 l
5,8
728
NOTIZIE SOIIIIARJE SULI.A BTATi tiTICA SANITARIA TA VOLA
III. -
Mooimento deg
FOBZA
ARMI E C ORPI
IlE DIA
Granatier i . Fanteria di linea Bersaglieri Alpini . . . . Distretti militari. . . . . . . . . . Istituti mililari di educazione e scuole militari Cavalleria e deposito cavalli stalloni . Artiglieria da campagna. . . . . Id. da cosla e da fortezza . . Operai d'artiglier ia. . . . . . . . Genio ·. . . . . . • . . . . . . Carabinieri r eali (compresi gli allievi) Invalidi e veterani. . . . . . . . Compagnie di sanità. . . . Id. di sussistenza . . Stabilime nti militari di pena . Deposito della Colonia Eritr ea Totale
1,75
R6,1 -;-, 10,95 8,1S
7,H 50
23,88 21,19
7,10
4~
7,:!5 23,70 171 2,1:r.
1 /•3! 2,02
181
204,38:
239,51 240,7() 232,8\ 2H,!<9
Gennaio. Febbraio . Marzo . Aprile . Magl!iO. Giug-no . Luglio . Agosto . . Se ttembre . Ottobre. . Novembre. Dicembre .
209,R9 l!08 l 82
210,5:3 2 12,46 172,81 16i,~5
165,62
1i0,89 T otale
20i,38
- .......... . 1896
DEL Il. BSERCITO PBR L' A.Mtw
729
ammalati per armi e mesi. CIFRE ASSOLUTE
PER tOOO DELLA FORZA MEDIA =-=:=====
1=== = = ==--;=-===1= Morii
lllalall entrati In cura
civili
e militari
2,035 73,212
41,385
4,039
4,583 2,330
9,0~2
6,42!1
1,228
5,4H
15
493
53 48 45
175
62
11l,055
10,0i6 9,22} 2,M46
108 108
28i
4 ::!2 84 13 1!l
16,517 4,591
28\ 5460 l 8,137
t6 1,288 983 1,0116
3,:!50 6,643 16 1,28~
983
1,006 189
»
26
7 10
Morirono
Negli
lìegli
ospedali
ospeddi
e nelle
militàrt
Infermerie
e civili
Negli ospedali
Touu
Entro.rooo
15 5!12 57 50
51
•
124 124 27 4 26 12-i 13
15 9 13
1,162 850 8t5 495
8!J9 350 756 779
646 676 7~3
343 9~
604
639 49t:i
Per
malattie totale
701 480
8,6
8,6
286
5,7 4,9 5,9 6,3
6,2 !'>,2 6,1 7,1
421
4,5
5,2
418
758 124
435 401
676
5,8
0,51 42 ' 0,~3 42 0,60 37 O,fi l
0,53
604
639
496 t,O!SO
tfl1,458
00,777 1,051
i,18i
741
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127 110 155 1::!8
79
10,237 ;),715
15,0K7
12,970 11,3:!2 15,216
11,892 8,181
HO
8,324 7,tHO
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5,()43 87 7,49t 4,538 70 79 7,fl20 4,\0t 57 63 8,053 45 55 4,453 1--- - - ---1---------1- - - -1---- -l 151 ,458 90,777 1,051 1,184
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54 12 56
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121 103
5,1 3,7
•
76,5 7,0 5,8 6,4
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·1------1---- - - - - -
51 ,
58 ,
730
NOTIZIE SOIJIMABIE SULLA STATISTICA SANITARIA
M ovimento dei malati nei presidii pili. importan ti.
TAVOL A
IV. -
(Capiloogo di divisione e presitliì superiori a 1000 uomini di forza media).
PROPORZIONI prr 1000
di forza media
PRESIDI T otale Entrali agli
entrali
~ T orino .
Novara. 1• Corpo d'armata · ( V er celli. Ivrea. .
zo :jo
Al.,sondr;e
Id.
5·
Id .
707 :J68
3tì5
309 277
2ò7
682
41:l
41:1
Asti . . . Cu neo . . Savigliano.
718 679
M ilano . Br·escia : Ber·gamo Cremona
725 6!i2 829 697
.-}25 344 5n9 352
\ Piacenza Parma . . { Pavia . Genova. Savona .
860 638 892 780 506
525 310
Verona . Mant0\'8 ViCèl lZ8. Paciova . Yene:.:ia Uùine
5''8 800 465
·
Id.
Id.
7Jt
253 373 375
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S:J3
lospedali
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9~6
907 1,4H·
492
27o :!59
348 50 t 28~
&82 603 641
DEL R. ESERCITO PER L'ANNO
731
1896
Segue TAVOLA I V.- Mooimento dei malati nei presidi più importanti.
PROPORZIONI per (()()() di forza media
PRESIDI Totalo EotraU agli ontrati ospedali
6• corpo d'armaVi ·
7•
8•
id.
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id.
IO•
id.
11
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12o
id.
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BoloFn• . . Reg~io Emilia Moaena . . . Ravenna . •
l Chieti Ancona. . ~ Livorno. Flron'e.
·
S~ezia
. Pt!ia . .
~ Roma . . Perugia. Caglittri .
~ Casei'ta N•poll .. .
Capua . Gaeta. . Salerno.
Bari . . . .! Catanzaro. mo .! Paler Messina
884 1,297 840 1,082
445 586 423 53<i
885 871
569 456
853
445 728
1,120 774 632
458
244
l 1,132 1 605 590 846
1,014
609
9H 839 1 066 ' 790 788
433 885 614 431
1,082 876
819
1,059 1,H7
5n 782
465
546
Mooimenlo degli ammalati per le malattie più importanti.
T AVOLA V. -
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Cl:l t>:)
(Ospedali militari).
-. ~
., .E! ... .o
DESIGNAZIONE DELI.E MALA'ITIE
TITO L I CORRISPONDENT I
secondo la tavola
della nomenclatura in uso
nosologica in ternazlona le
per la statistica sanitaria dell 'esercito
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ANNOTAZIONI
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!Il Nelle lnrermerie si ebbero A leoholismus acutus (inclus. Alcoolismo . . . 13 c altri 5 casi di rl14flo1D. DeliriiLm tremens). B roncltitis aeuta. . . . . Bronchiti a cute . 6,419 41 6,7 (j) Nelle lnrermerie si ebbero >~ 3.878 casi di (ebbri da ma · )) lt Cholera asiatica. Colera a s iatico ~ larla aemplid. !>o Id. nostras. o-! Diphtheria et eroup : : : . Dirler ite . . . . . . . . . 5 2 400,0 (3) Nelle lnrermerle si ebbero ~ Dgsenteria . . . . . . . 1 Dissenteria . . . . . . . . 35 1 28,6 58 casi di lnfltctMa. Ergsipelas (1). . . . . . Risi~ole . . . . . • . . . 540 1 1,9 (4) Nelle lnlermerie si ebbero > Fe ·rts interm;.ttens (mala· l<'eb ri da malaria - Cachessia 5,701 20 :1,5 tt casi di morbillo. (&) Nelle lnrem1erie si ebbero "' ria) (2). palustre. > 2: 3.5~ casi di parolm. Febrts recurrens . . . . o (6) Nelle lnrormerle si ebbero -! )) Gono,.rhoea (7) Blenorragie e blenorree - Or- 5,574 )) 6 casi di p ol rnonlle. chili blenorragiche. (7) Hernia . . Er·nie . . . . . . . . . . 265 1 3,8 Oltre al cui qui Indicati, > )l di aiTeziool blenorragiche e l n nuellza (3) . . . Influenza. 171 Il • sifllltlche, al ebbero (negli l nsolatio (Hìtzsehlag, coup l nsolazione . . . 1 Il . ospedali militari) altri 11.913 de chaleur). Meningitts cerebro-spinalis Meningile cerebro- s pinale epi20 13 6500 entraU per ulcerl veneree e ' aderalll utnertt. Perciò Il IO· <l emica. epidemica.
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' ,. \ """:: ·:.!::!!!.'.~·· ...... ,,, .... ,.......... '-' ······ ··· ·· M o rbillo . 15 Morbilli (S) . . . . • J () Paro titì . . . Parotitie 6pidemica (5) . . 17 Pfleumonia crouposa sioe lo· Polmonit.i a cute 18
19
20 21
22
23
24 2;\
26 27 28 . 29
30
barili (7) . Rlleumatillmus articulorum. Soa ,.lati na . .
Seo,.butus . . .
Sgpllilis (8).
.
.
. . .
Reumatismo articolare. . . . . . . . Scorbulo e po1·pora ~ mor1-agica.
2,3241 51 2,2 48 3 62,5
•
Sifilide. .
2,708 5 1,8 » 399 o 157 39 284,4 11 4 363,6
.
.
Traclloma . . . . . . . Tuberculosis pulmonum. . caJtet'orum orId. ganorum. Tgpll us abdomtnalis . Id. e:rantematicus. Variolae . . Mo,.bi au1'i8 Id. co,.dis
Id. cutis.
.
31 32
Id. mentis. Id. oeuli
33
Id. sgstemat. urin et se:rual. (e:rcl. oen. et B!Jph).
l ,035/ :?9/ 21!,0 2 1,6 895 81 9,1
1,369
S carlattina . .
.
.
.
.
.
.
Congiuntiviti g•·anulose . . Tubercolosi polmonare . . Id. di altri organi .
28
Il
u
Ileo tifo 1,0951185 169,0 Dermo-tifo . . . . 11 1 1000,0 44 u )) Vaiuolo e vaiuoloide OL1ti ed otorree . . . • . . 1,3961 4 2,9 P ericnrditi, endocarditi - Vizi 195 11 !16,~ organici del cuore e dei grossi vasi. Foruncolosi, vespai - Scabbia 2,708 • l t - Altre malatlte della pelle. FrenopatiP . . . . (Totale delle malattie ottalmiche l ,9701 1 5,1 meno le congiuntiviti granul.). NefriLe, calcolosi renale - AILre 1,1741 111 9,4 malattie de• t'e n i- Cistiti e calcolosi vescicale - Uretriti e stringi mentì uretrali -Balanopostiti - Fimosi e pa rafìmosi - 01·chit.e - l dJ·octl!tl - Va rìcocele.
6~1 • l •
u.Jo (fogli eiTd &U dtt m o l a ctt o
venereo e
~C ifiUti ch e
mH:ratJ
nogli ospeda li mllllarl am· monta etrecuvamenle a U .IOCI ind h ·ldul, con 7 morti. Nell&
lorermerie di corpo al ebbero io->llre;
Entrati per bleoor· ragia. . . . . Entral i per ulcerl e adeniti veneree • Entrali per siOilde. Totalo. .
!1.549 ~ f"
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Entrata delle più importanti malattie per mesi.
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L Bronchiti, polmoniti, pleuriti ed esili. 1379 1210 138l! 1105 9G8 776 7;)9 477 9 16 2. Tubercolosi polmonale é di altri organi. 10 9 32 1'1 21 11 . . 3. Ileo -ti fo . . . 98 53 33 45 56 147 116 166 1 ~. Morbillo . . 296 181 221 191 102 27 2 1 2 5. Scaelatlina . . . 4 11 1 8 12 6 3. Febbr·i da malaria e cachessie pa lustre 48i 336 494 546 591 4+5 684 68S 7. Influenza . 10 4J 25 26 7 . 2 14- 46 B. Resipola . . . 67 80 79 77 65 30 33 20 . 9. Reumatismo articolare . . . 213 292 371 351 312 195 171 132 O. Malattie oU.ulmiche . 199 218 251 199 228 205 256 230 1 1. Malattie veneree e siflliliche . . 1598 1258 13~8 1083 11 51ì 1202 1525 1316 . . 2. Lesioni da cause violente. 365 365 6 !i 421 3f)9 406 426 561 . 153 167 162 109 84 52 40 36 3. Scabbia. . . .
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295 268 297 411 16 7 15 11 169 119 59 35 4 4 1 5 )) 1 1 1 509 398 290 23:3
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TAVOLA
VII. -Morti in rapporto agli anni di seroizio ed all'età.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
Dlatarbl oar4laol 4' ortglne caatrloa. (Jour nal de M édecine et de Chirurgie, maggio 1898).
H . FAUCH ER. -
Dopo i lavori del prof. Potain, vennero fatti oggetto d i studio i rapporti che esistono fra certi dilSturbi funzionali del cuore e lt1 dispepsia. Molli infatti sono i dispeptici inconscieoli che vanno a consulta1·e il medico per palpitazioni di cuore. Esaminando quesl'oq:rano nulla si riscontra d'anormale, e lo periodicità degli accessi che si riproducono ad intervalli quasi regolari dopo il pasto, soventi lo stato saburraie della lingua, le eruttazioni piu o meno frequenti, permettono di subordinare quei disturbi car diaci ad u n'affezione ~ast1·ica che il malato non ha accusala. Altre volte l'azione s ul cuore è ancora piu pronunziata; i disturbi funzionali diventano la lrnenle accentuati da simulare disorclini gravi da parte del cuo1·e e da far pensare all' esistenza di lesioni nell' oriflcio mitra le o dell'apparato aortico. In alcuni casi si possono anche percepire all'ascoltazione del cuore rumori anormali più o meno intensi. In una prima classe di malati riscontriamo infatti palpitazioni; esaminando il cuo1•e, si rilevano intermitlenze che si riproducono aù intervalli variabili, con o senza rallentamento dei battiti, che possono arrivare a 50 pulsazioni al minuto; altre volle non si rilevano intermiltenz.e, ma soltanto ineguaglianza delle pulsazioni. Coll'ascoltazione nulla si percepisce di a normale nei toni del cuore; talvolta una specie di r umore metallico dovuto a lla vicinanza del ventricolo disteso dai gas. Questi feoo· meni possono dura re alcune ore al giorno; ma essi sono soprattutto accentuati du1·ante il periodo della digestione; soventi molto lungo in questi malati, e possono r icomparire
RIVISTA MEDICA
737
nella notte. Ess1 possono dersistere per va1·i mesi consecutivi, se lP. funzioni gastri che restano pervertitt>. In altri malati i fenomeni f-Ono più accentu»ti; essi si ripr t>sentauo con crisi più nelle, ed haonu qualche analogia con l'ang ina di petto. Queste crisi StJ no costituite ùa sensazioni moleste all'epigastl'io, con oppressione, ansia, disturbi vaso-motori. Il dolore é precordiale, sotto forma di sensa· zione di pienezza toracica e di gonfiamento del cuor e. Esso può irradiarsi negli arti. La durata dell'accesso e la sua inteusità non sono in alcun rapporto con la quantità di alimenti ingeriti. Una foglia tli insAlata, due ciliege posso no determinare una crisi violenta. Secondo PotAin, la patogenia di I"(Ueste crisi sarebbe la se~uenle:
L 'eccitamento pa1•ti lo dal venlricolo determina pe•· via riflessa una contrazione spasmodica dei capillari poi monari, e quindi elevazione di tensione nell'arteria pol monare e dilatazione consecutiva ciel cuore destro. Per poco che questo sht lo p•·rsistR, ne risultano p<"rlurbazioni pr ofonde nella sua attività funzaonale, esso non tarda a r eagire sul cuot,A sinistro, ed P. in I'JUesta tlistensione miocordica che sembra risi ~dere la cau;;a della cri~i. Il simp&.tico sarebbe la via di LL'asmi!>sione del rillesso. \Ifa nel caso in cui il disturbo inter·essa soprattuUo il ritmo ca,·rliaco ch t diventa irr~>go larP, surebbe neces:<ario invocare l'azione del pneumop-askico. Tuttavia n~lla pratica, la sepa a'azione non è sempr e cosi n etta, e si può t·iscontrare la sovr ap)'osizionP- dei due ordini da fenomeni d escritti. Quali sono le affezioni gastriche che sembrauo dAr ori gi11e il più spesso a questi riflessi? Essi vennero ri scontr'ati rwgli affetti da mAiallie dolor oJ::e, come l 'ipersecrczione, la malattia di Reichmann , ed il più spesso nei malati affetti Ja un leggier grado tlr catarro gastr·ico, t·on timptwismo e flatul enza, e noo presentanti lesioni avanzate, come ~rande tlila taz:one coo arres~o alimt!ntare prolungato Sernbrer·ebb e che lo stomaco cessi rli agire sul cn()re r1uanrln t>SSO abbia perduto la sua t onicilà m uscolar·e e quando si1:1 HbbAssaro nella cavità addominale. Nella maggior parte dei malnti osser vati dall'autore l'affezione gastrica era causala e mantenuta da una rnasti<.:azione imperfetta, per le mancanza dei molari.
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RIVISTA MEDICA
La diagnosi é gener'almenle facile. N elln fo rma ang inosa, il r·itorno per ioclicn dell e cri~i che non sono in generale del Rrminale né dallo sfor'zo, ni> dal camminare. la coesistenza di distur bi dil-{eslivi metteranno facilmente sulla stl'ada. Vi so no casi per o in cui gli acc identi gastrici po:;sono passare iuavver l i ti. I l cuore é i l più spesso norrnal e, eJ i fen omeni p,;eudo-angn10si si r i producono ad intermillenze: l e cr·rsi si succednno per serie ; rar amente e:::l"e !>Ono isola te. I l trallamenlo sarà quello della dispepsia; ma l'autor e ra cco manda specia lmente la lavatura m etodrca della cavita gastr·ica. Si eviler a l'eccesso alimentare e :::i sorveglrer<i alla completa divi sione meccanica deglr alimenti. B.
Il•egno palmo-piantare nella. febbre tlfoldea. (Journal de méclecine et de cltircu·nie, maggio 1898).
QuENTJx. -
-
Questo segn0 pa l'ticola r e della f~ bbre tifoidea si r·iscontra quasi cnslnntemente. È coslilui to da una colorazion& g ialla della palma delle mani e della pianta dei piedi, color azione sopr·A ~tulto pr'onunciatA in corrispondenza delle. pRrti sp0rgenli eli queste: re J!ioni. N l'i rasi più tipici, tutra la fa cciH palmal'e della mano e delle dr ln é arida, 1•er·gamenacea e ùt •1na linla g iallo-limo ne inler·cettaln da pa rli quasi brune situa te in corTispondenza dell<l te stA dei melacRt'pi. Qu e><le ptnti più colorale so no inn l tr·e l n sede di una iper·plasia molto FI'Onun ciAtA dP~?Ii strati epidermici. L e VtJrie pie'"he di tl e~s i o rr A cr.nservan o illor·o a~petto nllr·rnal e e l a faccia dorsa le non è mai interes8al8. Al piede, te par'ti più co tor'ate sono •1uelle <"he cos ii luiscono i punti di appo:;rgio dell'o r·wu11> sul ~>uolo : calcag no, testa del pr·imo t' rlo!l qu tuto os ~n nwtalHrseo. P er·ò, in molli casi , i l l'P~n o pR i mo-piantar~> si r·r cono~c:P. più far ilmenle alla mano che al pi ede, forse n C!H~i oue dello s.p('ssor1• normale def!li str tt ti co r·rwi su que~t'ultimo or~ano. IJurunte la convalesct::nza ttJlle l e partr affette sono lu sede di una desquamazi .. ne attiva . L'epiderm ide si 1·inno va nel m omen to della convale-.cerrza e la d•!S•pramazione è special ments abbondan te Rlla palma de lle mani ed allo pia nta dei pit>di, ove I'Ppidermide e:i stJII~·vu, ingiallisce e s i disltwca a piastre arr otond ile. I l seg no pal mo-plnntnr·e ra ggiunt:e il s uo tnassimo di intensi tà V tl i'So i l •1uindicesirno gio t•no; poscia l'imane sto zio-
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n ar io. Durante la convalescenzo, la r.olot·azione é velata dalla d esquamazione abbondante che si fa nelle re~ioni affette. Ma sollevando con l 'un ~hia le squame superficiali si t•i;:;c<mt rano gli strati epiùet•mici m ollo più color ati. La colorazione gialla per·sisle mollo tem po dopo clte la de· squamazione è ceso;a ta e si é potuta r·i scon lrare in malati ~ompletam ente f!uariti, sulla mano dei qual i non era possi· bile ~ollevare la minima lamella epider mica. cinquan ta giorni dopo l ' inizio della malaLlia. L ' intensi la della colot·azione e quella della dl\;:quamazione nou sOttO pet· nulla in rappot•to l'una coll'u !Lt·a e questn ~Pgno speciale non ha alcun significa to dal punt•J di visla della pro· gnosi. È importante conoscere il se~no planLo·palmat·e, per chè sl ri scontra in quasi tutti i ca!>i di febbre tifoidea; per ò es:;:o, quantunque J'a ri~sima men te , si può pure O!'.!'o~ r v are in altre mnlattie, come il r eumatismo e la tubet·colo!-i. Quenlin spieg-a la p1·oduzione d i questo fenomeno con un dic:turbo di nutr :zione dei tessuti epider m ici , distur·bi dovuti all'eliminazione per la pelle dei pt·od0tti tossici fabbt•icati rf alla m alattia. B.
Le nodosUà. reumatiche. - (Jullr·nt.~l de médeeine et de chir urgie, ma~gi o l 8!J8).
S. GtR\IA. -
Si vedono talvolta eom pn t·ire nel cor so di tllt attacco di r eumatismo articolare acuto, il più :;pesso duranlt! la conva4esc·~ nza, piccoli tumOI'Ì solloculanei di co nsistenza sodu , ela~ t>c i, con contornt nelli , arr otoudit i od oblunghi, che danno illiH palpazione, ;;econdo .Jaccoud, l e stec:se .;;en;;azioni dell'eritema nodoso. L A !•!'Ile è mobile sulla lor o supPI'ficie; essi stessi sono dot• Li di m obilità sulle pe t·ti pt·ofo nde. De !>arte ddla p~' lle, In lor o pt·esenzn non appo1·ta alcuna m otliflcazione; nè r OS!'Or A, né elevazione di Len1 per aluro l ocale, né tumefazione, né i sl'e~simento. Pero, quando l e nodo~t l à sono m olto superflcin li e di volume cnnsirler evol e, i t egu men li possono esser e sco l or a li da l fatto della co m pt'f'S· sion~ che si eser cita Ji dentro in fuori a cagione della p re~ senza del tumore. La loro gr ossezza vat·ia mollo: dal volume di una lesta di spil la (sono i più f1•equent•) a quello di una nocciuola. Quelli
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RIVISTA ME DICA
che r aggiu.ngouo il volume di una gr·o;:sa noce sono mol le> r a l'i. Il lor o nume1·o variA eccessivam~nte: generalm en te da 1 a 50. I n un malato cilalo da Gir·ma esistevano f.i.O nodosita. Il piu spesso queste nodosità sono isolaLe l e une Jn lle altr e. L a lol'o pt·esenza nou reca l'!lcun fastidio al malato. Spont aneamente esse uodosità non cagi onano alcun dolore, alcun pizzicore, alcun pr urito; m a se si comprimon o, si deter·mi na un dolor e rlte può talvolta rag~iun ger·e una grande intens11à. l n qua l momento della maiHtlitl compaiono l e nodo!'ìi là ~ Stando alle ossc1·vazioni, si nota che nella maggior anza Jei casi esse si sviluppano dopo i l per·i otlo febbl'ilt>, quando il malato i"! in conva l escenza. Ma nessun fenomeno precur sor e ili(! i ca la loro compa r sa. Esse si svil uppano al l'insaputa del mnlato e la m aJ:!gior pa rte delle volle venllono scoperti for lu itameu te. Il loro accresc;imento é rapido. T al vol ta b<ìsta no poc:he ot·e per·ché esse ra ggiung~:~no le lor o più graudi dim ension i. A ltrc volle i a lot·o evoluzione é len ta e gradual e. Quando e!>se h~:~nno raggiunto il loro vol ume deftuilivo, seguono uu andamento decrescente che tal volla é bt•evissimo. Il ciclo d i lor o evoluzione può, i n questo caso, essere percor so nello spazio el i due a tre giorni A ltre volto;, al contrario, la loro dura la é molto più lu nga. Si veclono allor·a per si stere quindici gim·rri, un mese, due mesi ed anche più. Le SC'di di lol'o pr edilezione sono i gom iti, i ~inocchi, i tend ini e~tensor·i dei piedi e dPIIe mani. i malleoli.le apofisi spino~e delle vei·tebl'r>, l'occi pil(1 e la fl'on te. T utta via, l•Jlte le parli del cor po pos:wno es:<er e af'f~ tte; ma é e,·cessivamente r ai'O risconLr·arle i n vi ci nanzt~ delle arti colazion i che sono la sede di un· infiammazione acuta. L e nodosila solloculanee r·eumatiche cons.idet·a te come les;on i !orali sono benigne e possono csse1·e trascurate; ma se si consideran o da un punto rli visln generale, hanno una certa iml'ortanza. Ln maggior pa l'te dei uaedici t•itengono che e,;se so1a0 un segno cer to della pr·edisposizione reum atica e che i soggelli che ne sono affetti sono esposti più degl i allt'i alle cornpl icttzioni da pal'lP dt• ll'endocar Jio e del peri cat·dio. l u falli, nella rnag~io r por·te delle os~er vazioni pubblicate esisteva l'endoca r·dite. I n una ser ie di '2.7 casi d1 Btl!'low c \Vamer· l'endocardite l e:;rgiera o grave era manifesta in tulti i naalati, tranne che in uno.
B.
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RIVISTA MEDICA
CA:>~T RU . -Dell'azione dluretloa del maaaaggto addomi-
nale nelle aft'eslonl del oaore. tau:c, n. 35, 1898)
(Ga~ette
des llòpi-
Riassunto e conc:lu!'!ioni. 1. Il mas:'aggio addominale ha un'elione diureti ca inne)rabile sia che veng-a a·loperato solo oppure a~sorialo al ma;;saggio generale ed alla ginnnsli('a svedese. I n certi casi per ò l'uso contemp01·aneo di queRti Jiversi agenti da risullat1 più rronli, piu du•·aturi e più completi. 2. N ei cardiaci, la diure:oi avviene J·opidamente, sopratulto negli affetti da edemi sotlocutanei o viscer·ali; talvolta fino dal primo g iorno, orJinariamente verso i.l terzo giot'IIO dopo i l massa~gio. 3. L o stato generale migliora e nello stesso tempo la cii'· colazione divenl<t regolo1·e. L a composizione delle Ul'ine si a v vici nn alla normale. 4. Il mas sag~io e la gi nnastica svedese po!'\sono, per' effetto di manovre variale, pl'odur·J·e a volont.a un flumento od una diminuzione di p1·es,:;ione in corri spondenza del cuore e dei vasi. Essi J.lOssono quindi, in un cer·to ~rado, rend ere a <Juesti l'elasricilò che loro fa ùifello nelle affezioni car dio-vascolar·i croniche e de\·ono esse1·e con;;idcr·~tli come il migliore rimedio pr eventivo dell'arlerio- scler'Osi negli a1·tritici pr·edi· sposti. 5. Il massag-~io non esclude !!li altri medicamenti ca1·diaci fino ad ora adoper·ati. Esso li aiutera, si altern eril con essi o li sostiturra quando essi non eserciteranno più alcuna a1.ione. Pare per ò che a lui si debba de r e lu p r ef. r enza a cagione della sua innocuila, quando viene usoto in modo m<•todico e per· il fatto sopr atutto che é un mezzo naturale,· un ve1·o ngente terapeutico fi siologico.
B. Dutl. N. PANE.- Sulla genesl della capsula del pneumoooooo. - (La Rif med., 29 aprile 1898). L' A. basandosi sul re p(' l'Lo islologico degli sputi pneumonici a seconda dello sladio della ma lattia, su dati spel'lmentali e spec1alme nt~;: sull'esame degli stadi successivi del bu Lte l'io conser vato in tubi di vetro slerilizzali e cltiusi alla lampada e tenuti in un m ezzo di lemper·atura ttJle da impe-
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RIVISTA HEDlCA
dire l 'ulteriore sviluppo del micr·orgrwism o, hll constatalo che la cap~ula co mincit~ atl appHrir·c: g radatamente, e che mentre nel sangue l'l'esco i prwurnncocchi sono mollo numerosi e privi di capsula, e ~si cominciano a diminuire di n u nH:ro dal l'rimo giorno dopoché lo stesso sang ue é con ser·valo ~ n1an mano, fuceudosi pill gr oss1, si comincia anche a ÙISlin:;ru.- r c clliur'Hmen te la cap ·ula coi soliti mezzi di colorazione. Secondo 'l uesli esperimenti, la cap sula c<)JTispooder·ebbc alla parte e!'<ter·n a del baller·io, la (jU!l le !"i rigonfia e perde il potere d1 tì ~sare r·apHiamente e fortemente la sostanza col orante. Sar ebbe adunque un fenomeno deg~ ne raliv o analogo a quello che avviene, p. es., nelle cell ule epiteliali dei br·onchi ùueante l'infiammazione cronico della IOI'O muco~ a , nelle quuli cellule mentre il proloplnsma si t'ignnfì& e deg enern per poi disfa!'Si, i l nur len r esiste alrlUAnlo al processo, ma successivam<'nle l"llbisce anch'esso la stessa sor· te. È dunque verosimile che nel battel'io la parte rappresenwla dalla Ctlp.sula corri sponda al protoplusma, m entre la Jmrle interna ben color abile corri spon•lll al nucleo della cellula animale co nft!rmand osi cosi pal'zralmenle la teor iA d<'l Bi"rt"<'hli sulla st ruttura dei batler·i .
le . Dott. L u 11;1 BoRDONI. -Un caso Importante 41 emicrania. (forma pstohtoa). - (RZf'. me<l.. 2 magg•o 18!)RJ. In que!'<LO ca;;o osservato in una donnn rli anni :36, figlia di padre neuropalico e solft>1'ente di emicraniA. l'a llacco dolor·oso era pr·eced ulo da l egge1·o dvlore della metà sinistra del C<Jpo, da senso di stiram t>uto alla fronte e alla nuca, ùa sensazioui anorm ali e dolor ose agli occh i , òa senso di intorpidi mento alla spalla l"inislra, da nccension i alla faccia e pr·ostrazione generale delle for·ze, si lnr!llizza\'a alla m età sini!<t1·a del capo, ed era accom pal!nalo da emianopsiA bilaterale drsti'a, pal'ncr omulopsia, !'ICO LnmR cenli'a le . ct:u·diopalm••, m alessere g enerale, r.. rmicolii !h\l la m ~ t a sinistra del COI'po e nau'See, da iri·itabililu del carall•; I·e, e nei forli par1•S· si!:'mi, da allucinazioni ,·isive eù acu;;licile r·he si al ternavano l'una all'altrA, r\i nAtur·a t errorizzante. Our·anle gli intervalli ft'R gli accessi, l'ummalata godeva ottima salute. Il caso è impor•ta nte speeialmenle per la concomi ta nza de1 fenom eni psichici e, sebbene ve1·ifìcatosi in una donna, può acquistare
RIVISTA MEDI CA
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una importanza non lieve anrhe nello studio nwdico -legale d~:~lle neur·o!'i nei militori nei quali non é rara lA manifP!<IOzione dell'emicr·Rnia, tanto p1ù se !>i considerA che Al ~iorno !l'or<gi tale fo r ma morbosa vi t! n cousiderata come una nt> ul'O!:i affine al la epilt!S!'ia, 11 sede centrale e C!ln tutta probabil ità cot·ticale, In qUille il più delle volte si pr·od••ce in Ull subslralo tlegl'ner·ativo ererlitar·io e fin dalla pr ima eta . (e .
Sulla patogeneel delle atrofie muaoolarl e del dleturbl p1lohlol nella t abe donale. (Ri t: m ed., :l marzo l!!!l8).
Pror. H. C oLF.LL A. -
Sulla base di fnlti clinici e di rererti Rna lomo-micr Mropici, l'A . di mostra: l ' <'ht" nella l Abe dorsale !:i po!'sono 0"senar-e lesioni multiple, non soltanto da parte nei ceutr1 nt-rvosi, ma ancora da pa rte dei var1 nervi e di allr·i organi all'infuori del sisk111u ner\'OSO, nelle •1uali si deve cer cure la interpr·etazioue di molti sintumi fì!' 1ci e psiehici (disol·dini de lla mobilita, clPIIa !"en~ibiiJta, M i sensi speci fi ci, vasomolorii e trolic-i, d I"O r dini della percPzionP, rlell' idellzione, della m emor·ia, della coscienzA); 2• che si pos:::nno aver e par·alisi amiotrofiche g ra vi ed estese l e IJURii debbo•11, rit~n ersi sollo la dipendenza di uo'al lel'azione pr·imi ti va, general•zzatn e profonda, delle radrci an teri ori dd mid ollo !<pi· nate, anatomicamente costituila rla nPu1·iti pArenchi•nnli e dn focolai necrolici rlis~e m inali nelle ra dil'i ~pinali mede!< ime; 3° che si ri!" COntra non di r·ado uno ~ la to mentale pa rticolare, ca1·atterizzato Ila un .lelirio rli pPr!'ecuzinne che nel suo decor so segue pr·ogr essi va men te l'evoluzioue a n AtOlli i ca df' lln laiJe allo qual ~ é inlirnume1•le unito, si organizza a poco n poco a misurn che gl i or j!ani di :::enso sono attaccali, Pd é inn13stato snpra induhitabili disturbi :::en:::or·i~lli, sopra fun zioni sen!Soriali false le quali forni scono fal"'e nozioni e por gnno gli elementi per la cos ti tuzione dd delirio. S~;~condo og,,i pr·obabilil~ devesi cerca•·e lu spiegazione dei disordini psichici nelle lesioni segnatamenle delle vie ~·· n so r·iali, nei nervi per ifarici, nell a midolla spinHie, nelle lesioni del cervello, in quell ~:~ r egioni d>~lla corteccia in cui tutte le impr·P.:::sioni venute dal di fuori acquistano la modalità p!:!ichica e dove si fondano lutti i prodotti di queste arce corticali sc n~o rial i (circo11 voluzioni perielo- occi p i tali, circon voluzioni frontali).
te.
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RIVISTA IIEDICA
CtPOLLI~A A., istituto anatom ico pRlologico della R .
Uni-
vet·silfl d i GPno va.- La perontalone·a aooltata per deter-
minare llllmtte inferiore del onore. - (Bolletti no della R. Accarl~mia medica di GeMoa, mag:;tiO - I!iUg"nl) 1897). L'A. Ila voluto colmare una lacuna esis l~nte in seroeiolica a pt·oposito deiiH determinszione del limite inferior e del cuor e. Pr elfle;:<;o chP. nella Clinica di Ger.ova viene usato con buon succe;;so un metodo i l tluale c.o n:>isle nell'eser citar e la percussione fo r te in bass•J del cuore pe1· modo che giunti sul f.: gato si pns:::a fllt" r isuonare lo stomac0 sottoslante, met odo pet·ò ch e ;:pesso pt•eo::enln notevoli clif1icol 1à dovute al fallo che i l suono LimpanicrJ dello stomaco(· o::p·~sso smorzato dal suono ottuso òr.l fegato, Pf!li ;:j i• pr opMLI) di ollenet·e un r alloJ·zamenlo quanl' più sia possibil e delhi pe1·cezione del suono limpAnico dello slo!O<tt;O esperimeultllldO coll11. per cussione ast:.ollala . AppiH;t~nJo i11falli uno stetoscopio sull o spazio semilunare dd T 1·aubc nel t:• e 7• spazio antel'coslale, posria, mentre ;:i HScolta, pe rcuolPnJo di rettamente e leg· ~P r1 nentH col dilo merlin l ungo la l inea paraslet·nale sinistra dAll'allo al ba~"O 8 cominciar·e dal 2' O 3° Spaz io inlei"COStAie, e semp1·e negli ;:pazi inler cos tal i per non esser confusi dt~lle vrbrazioni delle coste, app~na si a1Tiva al limile inf•~ rio1·e del cuore si ascollA i l carrrbiarr1enlo di unll pel·cezi one i nde1 ermina1a in un ;:uono ollu"-O timpanko. Siccome si perr:uole semp 1·e ne;,:li spAzi i11lercostali, pe1· evilai'e l'err ore elle potrebbe avveniro:J in quanto che il limite infer iore del cuo re pol!·<'bbe cn,·ri;:ponder e al maq~ine s upe1·iore della co«lt~ :<Opr·ac; tan le, occornll'ù poi C•Jnl'ronta1·e il suono olle· nulo pPrcuotemlo sulla costa SOf>I'8dl' tla corr qu..-llo ollenuto per.:ur.l end o sopra una cos ta i m1 rlediatarnenle su perio1·e.
te. Pr nl'. GIUSEPPE J ACONTrNr. - Jllorbo dt Betohmann ed anaaaroa . - (Giorn. intern. delle scien .;e med., 31 m ag· gio 18H8). Val'ie sono l e op1nion i sul la pAlo~enesi del morbo di Reichrnann (set:J•.:ziooe e sa~erala del sacco gastrico, gaslr o- sucCfl r ,·o:Ja). Ptw Hh:una è la conseguenza di una lesione anatonricu pri m:tiva tlello stomaco tlilfusa iìno <:~I l e glantlol e. Per altri si uuunelle clae una le::;ione anatomica posta fuori dello
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SLI)maco, stgendo per via rifl es,:u sull'appal'ecchio sccr elore, ne determini la esagerata Rllività. Altri ammettono come cau~a unica del male un distur bo funzionale di quella pRrle del sistema nervoso che gove•·na l'attività delle glandole pepliche. Gli eclettici infine a ccettano lulle que3te CIIU:56 inl'ieme Per LJ•ova•·e la via t.:he possa ~uidat·e ad uno giusta interpretazione della patogeaesi del mal e, occorre fermarsi Jn1orno allo studio dP.I sintorna pato~nomnnicn, la gl'andA !'e•·rezione cioè di succo ipPracido, accessione le o continuo. L" A. crede che solo lo studio del sistem» r~et·voso clte pres•··de alla funzioJJe di quello speciale apparecchio sec•·etore, posss procurare l'interpretazione del fenomeno morboso ed infatti la fi siologia e la patologia vanno ogni giorno più dimostrando l'esistenza di speciali nervi governanti le funz•oni delle singole glandule, valgano ad esempio le c lassiche ill dt~ gini sulla corda del timpano in rapporto alla secrezione •Ielle glandule sotto-mascellari. La stor·ia clinica che serve di base alle idee espresse dallf"A., ci pr·esenta un individuo con manifesti rlisor.lini !"!ervo~i, un neurolico il quale J'eagisce agli stimoli nel modo p1i1 vario ed imprevedibile e che anche senza stimoli è capa';e clelle pi ù strane e capricciose manifestazioui. L e prime manifestazioni fur·on o gastralgie acutissime con successi vi periodi Ji sosta e di riacurizzazione, più tar·di accompagnale da vomilo il quali! infine sostituisce le crisi gastralf{iche in modo Jllii' O e semplice ·Colla specialità del notevole acc•·escim enlo della secr•e1.ione gastrica . Da ultimo lo stomaco ritorna ad un trarto normale e compaiono edemi diffusi. Notisi anco.-a che ad iute1·valli l' inr.Jividuo venne pr eso Ja accessi gravi di tetuuia probnui lrn ente di pendente dall' aztone di una sos lanzn tossica sul si,.tema nervoso. Dali" insieme della st0ria clinica l'A. viene alla conclusione che le manif<'l~ta zioni morbose enumera t~ nnn sono che l'esponente di una sp~c iale neurosi, g iacché, to il morbo di Reichmann può ben essere l'effetto semplic~men te di un disturbo ner voso che p•·esietle t~ Ila secr ezione gastrica; 2• la comparsa degli edemi contemporaneamente alla scompar sa dell' ipersecre;rione , prova cltia•·amente civ~ essi :;ono l'effetto di un dislur·bo che dal centro secr etot·io ~asl!·ico si è spostato sul cenlro nervoso vasomotorio; 3• la tet.aoia prova anch'essa la scarsa r esisl ènza del sistema ner voso d.::t malato in esame.
te.
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RIVISTA IIIEDI OA
Uoll. ALE:;SANDRO BoRGJJEniNJ. -
Il trattamento meooa-
nloo degll edeml nelle car41opatle. -
(ftio. ceneta di
.çcien ; . meri., :11 magg:io ·!89~). L' A. nei casi gravi di edema dipenJen lc da car·diopalia atl .. llò la cura meccanicn quale era eonsigliata dal T taube negli edemi dei nefr1tici. l"ipropo"L8 ull•mament e riai Gerhar·dt. Es~ a con~i «Le in incisioni pr·Alie<•Lr- nel sel!nl'nte rnodo: Pre'l"i& l avatura del!ti ar•li in fe1·iori, come pP!' ogni allr·a ope1·azione crnrurgica, ~ i fHIIIIO quattro incr;;àoni per arln. una ad ogn i IHlu del Jllètlle.)IO, e due bl polpaccio della gamba, lunghe 2-J cenl11relr·r, profcmde fi110 al cellwll=ll·•• solloculaneo. Si cuoprono le ferite con garza asettica. e tutto J'aJ·Lo cott colone pure a~élli ro , sopra il quale si stende 11110 !'trato di pPr_!!a· mena rn modo da t a~crar·e ;:copt-rLo un piccolo spazio in r.orri~polldt>ttza del Ja1J1me: quindi si applica un11 f8stiulura c.:OII tenltve. Il J•Btie:nle ussume uroa po-<iziom· consPrJtanealli suoi di~lurb1 . Il liquido Sl'Orre tlallu ,.,.~in11e del tullorll' ed t>ss.-ndo dir .-tlo verso l'e!=<lerno. ostacola la penelJ·azi(lne di g~' rmi atlrAver!'<o rl g rof':-O strato dr cotone che i11vol t:e il C!llca~nn. La inliera ntedica zrone !;i rnuta U11 n voltn nelle :::4 o1·e. Dopo scomparso l'~::dema, le Ieri le :;tulll"iStOHO ra pida mente bustamlo u ero eire gli arli sieno ten uti per qualche gioru o 111 pusizrone orizz.onlale e elle le r~rite sieno medicate come di uso. È notevnle il migliora111ento che CJUCf"la rura cle!!li t>demi produce sulle funzioni tlel curJre.
le. La •oomparaa della •onorltà dello •paslo •emllunare (se~no di TruuiJe). - (.·1 rchives clinù1w:s de Bordeaux, febbraio 1 8!1~).
A. P1rnr:s. -
Tulu sanno "' che cosa con!'iStP l o spazio semilunare o spazio dr T rtwlJe. Secondo Fraenkel, Gutlr11an, Jaccoud ed niLt·i, il suo e-<arne furnrsce indicazion i ;;em•ol ogiclJe di valore ap)Jii<:t~ lidi al dtAgnnl'tico di t8llune malattie, specialmen te della pleurite si11islra. Esso è ingrandito quando il polmone si nistr o, sclerosalo e aderente alla pleuru diaframrnalica t: al per·icar dio, attira s·~co il diaframma e il cuo r·e; o, per un rnect·anis~o inverso, quando lo slo tnaco dilatu lo da ~as risospinge il cenlm frenico lino al drl'npr11 dPI Vo spnzio illlo·rco,.taiP.
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È rimpi ccolito quando il dia rr·amma si trova abbas~alo, sill per· forte d ilatazione enfìsematica del polrnorH' sinisti'O, sia per dilatazione del ventrico lo destro o per accumulo rh una abbondante quanlita di liquiJo nel peri cardio. Anche la congesti one intensa e l't::stesu epa ta z:iit1Zioue del lobo ~r~ rerio re del polmone !:'inistro , posso11o abbassare il diaframma e determinare un rimpiccolimenlo J ell'ar·ea di Traube. La sonorita di IJU I'~ lo spazin st:ompor e del tullo quando una ma ssa solida e liquida di un cer to spessore viene a interporsi fra la g rande luber osilà dello stomaco e p; l i ulli mi archi cond ro - cos tali del lato :;inist.r t>. Cond izioni que:::.Le, che si trovano r ealiz.z!lte nelle rper·tmfie del r~·ga to e della milza, nei neoplasmi Jella r egione epigastr·ica e sopratutt.o nei versamenli pleurici sinil" Lri. Secondo Tr·aube i piccoli versa mt!nli, finch é rest11no limi· lati al cui J i sacco poslerior·e della pleur·a, non mod ifì a·ano la souori tà di tJuesllt r eg10ne, che può essere i11vece modilicata, fino a fal'la scomparire, da fa lse membraue t~ccumulales i nel c ul di sacco pleurico anter- i o r~>, come ha di mostrato J accoud. L'autore, pur non conlmslantlo le o<>:<enaz.iorai ura ri cordate, ne aggiunge alcune trane dalla sua pe1·sortRie esperienza e dall'esame coscienzioso e tlellagliato di un g ran uumero di pl eurilic i. Egli ha osser·vato ver samenti pleurici del lato sinistro r he misuravano fino a 2,100 c. c., nei quali lo spazio semilunH r e aveva conl'lrr vato iutegralmente l a sua form a e l a sua normale sonori là. Uu fatto auco ra piu importante l o ha os:;e1·vato negli essudali pleut•ici di destra , nei qua li , sino a ' lueslo mome11to, nessun autore aveva seg nalato che potesse osl!ur·ar!'; i la sonorità dell'area di Traube. Su 20 pleuriti destr e Ct11l essudalo abbondante il Pitres lta trovato scomrar sa la sonori la dello spazio somilunare 8 vol le, delle quali 5 in modo completo e 3 incompleto. ~aluralm e nte il m eccanismo pel qualè si produce questo fatto non é uguale né somigl iante a quello che lo determina nelle pl euriti essudalive di sinistr·a, nelle quali l 'ollusilà dello spazio semilunare è dala dflll'accumulo di liquido nel cul di sacco anteriore della pleura. ~ ei versamenti della pl eur·a destra invece l'ottusi tà de lJ'ar•ea di T raube è conseguenza di uno spostamento del fegato.
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RIVISTA MEDICA
Quando la metà olestr·a del diat'ram ma è f·•rtemente so~pinta in ba!'so rlalla ra ccolta liquida della pleura ne:>tra, il ft•gato spinto, and1'esso, in bas:>o e in Rvunti, ''iPne ad applicarsi co::~Lro ltt parete Lot•aco - nddom rnal e e il .:;uo l obo sinistro viene a por si tra l a par ete stessa e la grande Luberositil dello s tomaco, sosl rlueudo in lal modo la sua ollusita alla ipersonorilà sto ma cale. Da que!'ite sue nsservazioni conclude l'a utor e che la scompArsa dell a sonor rla della zona semilunare non é un segno troppo sicuro th ver~;;amen to pleur·ico sinistro, come si é credulo sin qui: a} P..-r chè lo spazio semilunare è ollu!'io in :zr an numero dr soggell i c he non hflnno, nè hanno mai a vuto pleurili ; b) per ché il segno tli Traube monca in tutti i versamenti po<.:o a bbondnnti, che non atTivano ad un litro; c) per c:IJè manca ugualmeule in un terzo ci r ca dei versamenti p,Jeurici ùi ;;:ini>:< tra, pet· q uanto rli m edia abbondanza ed anche abbondanti ssimi. Snpr a 20 casi di t'flCC•>Ita lir1uida ùbbondantP. nella pleura !'iinislr·a il so>gno di Traube è mancante 6 volle; d) perch<'· infine esso e;;iste in un buon nurnet•o oli versarrll! lllr pleur·ici de'>lri, rn edii o abbondanti. c. /.
RI VISTA CHIRURGICA - ..... e--
R. RocsSEAU.- Della dtator1lone 1aoro-Waca. - (Journal de .'\1r}decine et de Chirurgie, ma'.!gio 1898). Questa forma ù i distor sione avvien e abilutshnc nle in seguito a qualche l raumnlis mo viol ento e particola r mente ad un !"a Ilo e«rglll t o in ca !Li ve condizioni, ca<lenrlo i l soggetto duramente l"ui cn lcagn i. N el mom ento in cui si pt·oduce l 'accidenle, il dolore può essere multo violeuto; oltr·e vnll~ esso per mette n l ma Ialo di conlirrum·e il suo l t~ voro , rna divierre ben pr·eslo vivissimo e lo obbliga a tenere il letto immobilP. sul dor 5o. Qualsiasi
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moviment.o fatto per sedersi o per volta r si sul lato ca~iona atr oce dolore. Però il dolore, dopo aver pr odotto in~onnia per una o due nolti, finisce per calmarsi. L e funzioni della vile eli nutr·i~ion e si eseguis<!ono in generale normalmente. Tali sono i sintomi spontanei, che permettono di fare l a tliaj:!:nosi vap;a di strappata di r eni, d i sfor zo. Ma se si esamina attentamente il malato, se ~i ce1·ca di pr·eci!:are l a sede ed i curalteJ•i del dolor·e, si può allora fare una diagnosi più precisa. Per· questo, è necessario far cor icare i l malato sul venl!·e, o, meglio, sul lat.o, in moùo da poter esaminare bene la parte malal.a. Il ferilo non si assoggetter à a CJUeslo cambiamenlù di posizi one mollo dolor oso che dopo una rè3isten za ener gica; ma procedendo con pazienza e rlolcPzza, e immobilizzando il bacino in morio tla evil.Rre, per quanto é possibil e, i movimenti dell'arlicola~io ne, si ar·r iva a mcUere il malato in una posizione quasi t~Oppo rtabi le. Nulla di an0r·ma le si ri ~contrer•à 1\lla vista; nessuna spor·g:enza straordi naria, nessun difetto di simmetria, nessuna ecchimosi. La palpazi one for·ni sce, al contr·ario, dali mol to pl'eziosi. E saminando l11 config tH'a?.ioue uormnle della r egioue iu discor so, si veJe che ~>.ssa presenta un segno importaute indicato soltar.to in alcLine opere di ostel r tcia: vi sono due fossette simmetri che si tuate in alto e da ciascun Ialo della r egione de l sacro. le CJUali corri spondono esattamente alle due s pine tliaclte pos teriori e superiori. Ora i n questi feriti, la pttl pazione é perfetta me 11 te soppor·ta ta i n tulta l'estensione dei g lutei e della massa sacro-lombare, ma di vi eu e dolorosa a m is ura che la mano si avvicina a quelle fossette. La pr essio n e del dito in quel punto str·appa un g r·irlo o per lo meno un la01enlo al paziente. Qu es to dolore cosi nello, cosi preciso, perfettamente localizzato, i: d'un'importanza capi tale: esso esiste ot·a da un solo Jatn, ora in ambedue i !ali a seconda che la l esione è unilal P t·ale o bilater·ale. Quanrlo la lesione é unilateral e, un leg~ie r0 col po coiJa mano s ulla parte esterna clelia c r estA iliaca non provoca alcun dolore dal Ialo sano; ma quando la medesiu ta p<>r cus::;i one è eHer cilala sul Iato malato, essa ri sve~lia in corr·ispon dcnza 'lell'arl icolazione sacr·o- iliaca un vinlenlo dolore.
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A11<:he una pt·rsl'ione e!"t; rcitt~la !"UIIa branc& orizzontale del rube de l Ia lo le!"O può ri s\'eftl iore il dolo l'e. Se face11do co ri care il Inalalo sul Ialo. ron la c.>scia fl essa ~ul ventre, SI dà un leggiero colpo sull'ischio, dal Ialo maIalo, si provoca lo sltsso dolore. IJi più, !>h.:come l'arliC<1lazione sacro-i liaca é r iunila alla siu fi si pubica de un'a~la ossea rigida, c•Jsi i combiamenli di r apporto frA lt> snpel'lkie at·ticolnri sacro-il 1ache <!evono tral'Jll ell•wsa alle supf'rficie artic•olari dell a sinfil'i pubira. Infalli, nei cflsi di distors10 1!e sar •·o -il iara, la Slll!isi è quasi sena pr e dolo1'osa alla palpazione od alla p1·essi o:1e al disopra o <~ l disollo cl .. lla ve1'ga, ~;~vendo cura di rialzare fortemente l t' bor!"e in a\'&nli. Quesl'a!Te7.ione vie11 e quasi sempre confusa con la !"lrappala di t'eni pet· r ottura muscolare o pc1· reumatismo. Ma, in quPsli cAsi i sPt:tni fi sici !!ono molto piu vaghi e sono !un gi dall'ave1'e lt.1 stessa preci si one. La prognosi è ::ZP-neralmen te beni~na e gli accidenti scompaion o dopo una quin'.lici nA ùi giorni di r iposo. MA il dPcu bito solo non è !':uflìci e r~t e a cal mat•e il dolot·e; Ol{llÌ min i mo movimento lo t·isveglia. ' na ~o lA cosa lronqudlizza il malttto ; ed è l'immobitita del baci 1cu: si oli iene co n un benda,g!!iO fortemente serr ato !!i LuA LO fra i Lrocanleri e l e c!'este iliache. L 'elff'llO benefì co di questo mezzo meccanico non pnlr ... bbe rnmpl'endersi nei cnsi di lnmbAf!gi ne tnU!>COIAI'e O ll6\'1'81 g ica. Lo l'ac;ciatn rR deve esser-C' applicata pi·esliss1mo e mantenula ancl•e al ~..:uni g ior ni d••po che il malato abbia comi n· cielo tt t· qn·er~dere le sue occupazioni.
B. J. D SouPART. - Inoonveolentl della legatura dell'arteria a•oellare. - ((;az:e lle rles li6Jiitcwx, n . .}9, 18H8). 1• La l •'gAi ura ddl'arle•·iA ascella1·e nello spazio c01npr eso fn:1 1!1 ::;< '<II'"I!II'C iuft·rio re e l'wnenllt· p ro fonda Rll a loro origuw, !'Orprimf.>ndo c<unplelamente n··llo !!L<:tlo normale l'llccel'.~o del >;tw(.{ue nf'i m embi'O lu t·Acico, produce fatalm en te IR l!fl 11gr una di q ne~to m embro per asSP ilZ11 di circolazicHie eollali"I'Ale e de ve esst>re proscr1tta dAlla prAlica cl!il·urgi ca. ~· l succe:<si rhe :>i so r ebber·o ollenuti in seguito alla lega tu nl P''" l kala in q11e:>lo punto "a•·ebb••r v dO\'Uli e non
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potrebbero esset·e attribuili che all'e!'istenza dell'a nomalia , molto ft·equentA , del la divisione del tronco a !;cellare in due rami, costituenti, prematuramente, le arterie radiale e cu bi· tale, di!' posizione anatomica che può esser e t·iconosciuta o per lo meno conghielturatn da lla persistenza del polso ra fl iale 3• Nell'incertezza di questa bifo rcazione e del luogo pt·eciso della lesione, il chirut·go non può nv venlurat·si a l ~gA t·e l'arteria nel punto indicato, perché esporr·ebbe temet•nriamente il membr o toracico all u gangrena . .\' La legatura dell' ascellat·e al disotto dell'origine dello s rapolar e inferiore, benché !usci libet·a la cil'colazione collnterale e possa ecceziona lmen te essere pr a ticata con succef"f'O, espone all'emorragia consecutiva all'epoca della ca du ta della lt>gatu ra, a cagione del breve spazio es istente fr·a questa e le collaterali vicine e della poca solidilò del coagulo o lturatol'e per r esister e all'urlo del sangue. ;>• In qua lunque ca so, nelle lef'ioni de ll'arteria a scella t·e , è meno pericoloso e più vantaggioso legar e la ~ol toclavico larf?, -ricorre ndo, se occorre, all n compresf'ione s ul punto I e~;:o, rhe pt'lllkare la h• gatura dell'ai"cellare sle!'sn.
B. Pr·or. E. BuRcr.- L'emplema toraoloo oronloo.- La Cirn.. meri.). 12 m11ggio 18\ 8). Le conclusioni a lle quali è giu11lo r A , nella sua t'R~""e~ na e cl i!'cussionH su Ila eu ra dell'e m pie mA ct•nn ico sono lP. segu~nti: allor·quHndo il c hirur~o. 11perlo in primo tempo am1•Ì11mente il LO race e lolte quelle condizioni !or ali c he pos!'OlliJ manlener·e la s uppuraziorH•, lta alle!'o il tempo necessu rio per a cquis tare la ct>rlezza c he la ravilà non !'i ohl ilera , de ve intervenire rf\dicalm enle o t·iducendo l't~ mpiezza del torace al volume del polmone o cercando di to~ l i e re (j11 Pp;li impedimenti che sono di ostacolo alla di:;.teusiOne del vi!"cere. La riduzione de l tot·ncc pu6 ollcncrsi colla r·ust'zione o colla mobilizzazione di una porzione della sua part:Le. Negli empiemi voluminosi la lorac•!Clomi>l é pre reribile alla loracoplas tica o per· lo meno questi\ con vi ene associata alla pt·itna, e seguendo un rwocesso mis to. La dt>co rlicuzione notr ri::;ponde in tutti i ca«i, specialm t! nle quando esis te una poltuonite dtTo tica o q uan ~ ~o si ha ragione di ritenere che pt·eesislono
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ltiVISTA CHIRURGICA
focolai tuber colar i. Come conse~ue nza rli estese r escziont toracic he si ritenne che ~i verificassero notevoli deformita della colonna ve1·tebral e e del lo ster no Ripetute o:<servazionl fanno oggi concord i i chiru1·gi nel ri tener e c he l ~ defo rmazioni scolioliche sono più gruvi quanJo l' .... mpiema ven~a abbandonalo a se stesso. Le contr oindi cazioni aù un inte1·vento radica le grave sono state distinte in os.:olute e r elative. Frn le prime sono l'eta troppo g in vane o tr oppo ava ~t zata , l o stato genenlle gra vP., l'esistenza di una tubercolosi viscerale ~ di I.-sinn i ;;:econ.ta r 1e del fegato, dei r·eni, dell'appareccilio cil·colalori o. P uò ~;:~ere controi ndicazione re l t~tiva l'età dell'infermo ent r o i lilrnti estremi sopra accennati, tenuto calcolo delle speciali condizioni gen., r ali e locali.
te. SugU ulttml perfezionamenti per la oura uettlo& delle ferlte. - (X X VII Congresso della
l\luwLICZ. - ·
Su~:ietà
tedesca di chiJ·U1'g i11). f! iO 189R).
(R(/ med., 5 mag-
L'A. confPssAndo che non esi«te un' nsepsi ideale e che bast a l'avvicinarsi il più possibile alla medesima, espone i mL·zzi che secondo lui sono da mdlersi in opera per cons .. gur rla . In quanto n li' infezione della feri la per mezzo dell'ario, della pelle cir cumambienle alla l'e;:{ione da operat·si a delle mani dell'c,per ature, e~li consiglia: 1° pt>l' ciò che ri g uarda l'aria espii'A la, di pariAI'e <tuanto m eno è possibile.dut·ante l'opet·azit>ne tAnto per par te rlell'opertrlore d re degli as:;isten l l. di usare una masc hera orale in sostiluzio11e allu be11da onrle da lui usata per· l'addietJ·o; 2• per cii1 che ri g utlJ'Ùa la drsinfPzio1w della pelle, di rilor· nare in pAr·te ai p1·ovvedimenti antisettici disinfettando lA per mezzo di fr izioni di una pastA co n sirolo o zinco, e !USando pe r lu sutura fili di seta i 11 rpregnali di eler·e iodol'ormico; 3• in qua11lo alla m~:~ no dell' opernloJ'e , eli usat·e i 110 li guanti di tilc, e t.li pc' llltella r e J,. punte Jellc ti i la colla tintu r a di iodio co11 che si (J llif'ne un' A;:epsi qu asi ideRie. In f!U»nlo alla disinfezione degli strumenti valgono i soliti mezzi dì ~le1·dizzazione. CiJ·f·a agli OJr~e lli di med1catu1'a occorre ce rcar~> apparecchi t~ i contr·ollo che forn 1scano dati obbiPltivi ~u l gr'111lo dellt~ steJ·ì lizzazione. EKli propone a tale scopo i seguenti mezzi:
RIVISTA Ofl ! IÌUROlCA
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1° una striscia òi carta suliR.rlua le è stampata la parola 81erili.~;~ato elle vieue fìs!"Hta sulla cassa contcnonlo l a mctlicatura ed è coloPala da una soluzion e di . joduro potassi co joJurato in modo da far scompal'ir·e la pprola stampata ; allorquando il vapo1·e corr·enlc ha Flf{ito sutikieuternente a lungo da ster ilizzare gli og~elli di m edicalura, s i scioglie nello stesso tempo l' impr·egnazione cieli' jotlur'O di potassio sulla striscia d i carta e la stumpa L'iHppal'i:;ce; 2° l'uso di una cannula r iempita J i pirocatecllinR la 'luale vien e spostata col raggiun gere un deter·minato grado di tempera tm·a; 3o mettere un orolo)!io nell'appa r·eccllio il cui movi mento a bassa temperatura è ralle nu ta da una leva metallica , ma è provocato dall'azione bastevolmente lunga del calor e richiesto per la sterilizzazione. te.
.
D1 un' Importante anomalla arteronervoaa (arteria auoolavla deatra e nervo larlngeo lnferlora oorrlapondente). - (Ri {. med., 13 maggio i898).
D'ANTONIO A :-< IL E. -
Il caso osservato é il sefZuenle: cuol'e più volumino5o del normale; aorta ater·omutica ed enor·memenle dilatala nella sua porzione a scenden te, rislrelt>t in seguito n guisa J i couo 11\0ilo allungato; ùalll:l convess1tà dell'arco ddl'aorla, andando dall'avanti ati' indietro e d'a destra verso sinist1·a si staccano i se~uenti rami: cR r olitle primitiva d i de:"lra, carotide primitiva di sinis tra , su cela via di sinist1·a, s ucclavia di cte!';li·a; la succlavia dest1·a, emersa cosi auormalmente, s i dirige subito ve rso destra, incr ocia oblitluarnente t'nsora~o passando tra questo e la colonna vertebr·ale in corr·ispondenza della seconda vertebra do1·sale, e rag!!iunge lo spazio iute1·scalenico eli destra; questa arteria inoltre non contrae alcun rap porto col cor l'ispondente nervo laringeo inferiore il quale si vede invece staccarsi dal pncumol{aSLrico, frn quinta e sesta vertebr·a cervicale, e, con per·cor·so quAsi trasversale da fuo ri in dentro. t·ag"tunger e il co-;trillore infer·io1·e del la faringe; i ra mi esofagei e tt·acheali ùel nervo la rin geo infer·iore di destr·a vengono per· conseguenza SO!';lilltili da nlett.i che si staccano di retta mente dal pueumoga~tr·ico corri !"pondente. L'A. fa alcune r.onsiderezioni in propo~ilo pt> r spi~ ~a1·a tale anomalia coll'esame dello sviluppo degli archi bronchiali. te. 48
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RIVISTA CHIRORO! CA
Sull'allaoolatura e sulla oompreulone temporanea delle arterie. - (Alti e rendiconti della Accademia medica r.hir urgica di Per ugia, vol. IX, fascicolo 4°, 18H7•.
P. LA STARIA. -
Gli esper·imen li del capitano m edico d<Jltor Lastaria praticati pr esso r i ~ti l uto patologico dell'Un i versit.à di Perugia • pOI"terebbet·o a r itenere che l"allncciatul"fl temporanea ùdle orterie come Ea sua costrizione non sono oper·azion• del tutto innocenti giacché conducono a lesioni nutr·i tizie delle p11reti vasali l e quali si formano in poco tempo e conducono costantemente alla for plaziotte di un tr·0mbo . L 'uso quind i delle oper·azion i in pa r ola deve esser·e bilanciata a seconda dei singoli casi. Ad ogni m odo i n vista che i vasi in f!e nere e le arterie in ispecie sono or~an i troppo delicati e si prestan0 poco alle manovre chi r·u r·f.'iche quH lor·a se ne vogli a rispettata l'in legr·itil anatomica e funzionale, nelle oper azioni come nelle ferite Sèll'é sempr e miglior consiglio combattere le emor n.gie i n sede agendo dir ettamente sul punto leso del vaso.
te.
RIVISTA Dl OCULISTJCA Pro f. HAAB. - Può U glaucoma guarire permanentemente? - ( Ther . der Gegenwa rt, lu;:{lio 18!18). Una delle più importauli malattie oculari é al cer lu il glau· coma. Specralmente interess:a11 l e deve r iusc1re a chi se ne occupa la drJmanda quanrlo P come quPsla malattia di cosi lriRi a indole guaris<'a. Si legf!O dovunque che ,a gua r·igione possa otlener·su con oppor·Luua cura, speciolmente colla iridectomla, ma da quR iche tempo in qua non é manc11Lo chi ha r ich iamato l'allenzione sul fAllo che certi casi appar entem..-nte guarili hanno !'!Ubilo r·ecidh•r. e son /ìnili colla ce· C'ilà. L 'enore che l'iridi~Ciom ia i n certe fo r me di gla ut:oma pr oduca in mo. lo sicur o la guarig1one è deri\'alo da questo
RIVISTA DI UCU L ISTICA
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che si sono tenuti pr esenti sol o i ri sultati immediati dell'operazione. Da due anni Hirschber g ha r ichiamato l'attenzione sulla cecità insor ta negli ammalati prima felicemente OfJerati d'iridectomia. Di nor ma l'aumento di p res~ ione endocular·e acuto infiammatorio si guarisce coll' iridt>ctomia m a quello cronico é solo i mpedito e quello non fli(Jgislico poco influenzato e for se Anche eventual mente favorito. Queste sfavorevoli conclusioni di Hirschberg indussero il prof. Haab a sottoporre ad accur'ato esarne tulli i casi di glaucoma presentatisigli per· determinar e quanti degl i esiti duraturi spella sser o al trattamento operativo e quanti a quello consigliato da Cohn (tra t tamento colla sola e!'erina). Sidler ed H ahnloser, assistenti di 1-laab, inlraprMero il faticoso lavoro di esaminar·e tutti i ca~ i di g laucoma a vuti in cura tanto nella clin ica oculislica di Zurrgo quanto nella clinica privata di Haab stesso. Si l mwe conto solo di quei ca:;i che si poterono sPguire almeno per due anni: in molli per·i1 il periodo d'osservazione si pt·otr·as"e più a lu ngo: non si trascurarono i casi in cui il ri sultato d .. lìniti vo fu dnto rlal t'fl• pido cattivo esito. Le storie cliniche che il dott. HalmloseJ• l'ivide rim ontawmo fino a l186 ~, fJUe l le del dott. Sli!=d8J' fino nl 1878. Haab espone i ri sultati df'lle •·ice t·che es~>guite in una tabella dalla quale si r i cava qtwnlo segue : Dei 230 g lnucomalosi c.Jella clinica 97 po terono esset·e segui ti nel ri::.ultato defin itivo e dei 125 della clinica pr ivata 76: potè cosi a ver·si un totale di 173 infermi i quali sono col"ì tlivisi statisticamente. 1" clinica. Dei 15 casi di ~lauco tn 11 infì ~tmmatorio acuto peròetter" la vista 33 p. 100 guut•it·ono soddisfacentem ente 66 p 100. - De135 con glaucoma infìamrnatol'io cr onico pcr ùettero la vista 48 p. 100, guarirono t'el al tvarnenle :?8 p. 1lJO, bene 22 p. 100. Dei 46 casi di g-l aucoma sem plice divenner o ciechi 28 p. 100, gunrirono r elativamente 21 p. 100, bene 50 p. 100. ~ Clinica privata. D ei 16 casi òi glflllcoma inl'. nculo divenner o ciechi 12 p.100, guar i rono r elatrvamente 25 p. '100. bene 62 p. 100. Dei 5 cas i di g laucoma inf. c r on ir o nessuno per d é la vista, guarirono relativamPnle 80 p. 100, bene 20 p. 100. Dei 36 casi di gla ucoma sem plice divenn ero ciechi 24- p. 100, guarirono t•elativamente 1!1 p. 100, bene !)?) p. LOO. Il doll. Si•ller si occupò anche del f!IAuo:oma emorragico e dei casi trattati esclusivamente coi 111iotici: dei 10 casi di glaucoma emorragico divenner o ciec hi 60 p. 100 e dci 9 casi lcaltali coi mioticr 06 p. 100. In que,ti ul timi sono com pr Psi
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RIVISTA DI OCU LISTlC A
lHnto i casi di glaueorna lrallali esclusivamente coi m iolici (· ~el'l na o pilrwa r·pr nn) quanto quelli che Lr·atlati prim1;1 coi mio·tici illfrulluosa m .. ntc ver11r•' t'o in seguito operati d'iridect omia. DA quo•sle slatil'li che, le p t•ir~te che siano state fatlfl su ~li e;qli ct uratur·i del lr•attaru ... HLO del gl aur.nma m ediante l'iride··lntniH. - 40 anu1 d.. po eire qr~t•st'operaziorH' fu introdott a. rl a A. v. Graere - emer·gnno i I'C~ ue nt: prm<:ipi: Ln malallia in lutrE> le su;., fnr·me g-ua d ::-ce Lar~Lo meg lio quanto piu pt•es tn s· r~'l tur ~:we l'oppor luroo trollamento : questo è tanto piu l'icco di !<ru.:ce;;:::i quanto piu csallamcnte e pe r ~<islenlemen te si udope r·uno i var·i mezz1 cul'ali vi, r11iotici, ir·ideclonria, sclerotomia - La :.<ua ri g10 n c~ è in mol ti cal'i soltanto r elativa, si irHlll1" ci11è r er1rlrvt· l e rpurl i con oppor tuni ru ezzi, specialme"t" r•r.t lungo u::::n della pilocA rpina o deJI',..serino ed P. ven l11nlrn er~le coll a ril'elula sderotom ra, possono essere evitale. In pa r pc·chi Cll!<i la guarigio11e r elativa si mantiene tale per tu t Lll la v ila : ciò non pt>r·rar~lo la facoltà vi siva può conser·''llr'- i cli!'-Cr eta se l'amn•alato è intelli:.:er~to e il medico nou pe1·.Je la paz,euzA. - Non bra..g na rna1 c r eder e che sia suf(icit~llle c~·~~,·er fatl n l'ir id... clomia pPt' lc~scia r l'ummalalo senza tal L· r 1t1 1'~ r·o11 Lrol lo. S1 r·acn•manrla auche dopo l'ii·idectomia un luugn uso eli filnearpina I l-~ gocce Al giorno) ecl evenlualrnt> .. te Rllche U IIH r ip,..lula scler•ot1• rnia quando non ba sta l'rridect.. mia. I risul tati r eiA LI\·ame nle olli1ni dt·lle statistiche s .. ,.,.,r,•rrte si spiegA IIO in buo11a par·le col tr·ottat,lenlo comb""'ln cui a l un:.ro il pr of. Hnab ha assoggettato i suoi glaucn mal,>s i.
Trattamento delle cheratiti e delle oongiuntlvltl oronlohe per mezzo del maaaaggto oon nn unguento al •ubUmato ed alla oooalna. - (Rif. meri.,
SAS5 "'A REL. -
1::! rnttggio 18!l8i.
Il doolt . Sas::::aparel, nwd ico rni lilare ru sso, trova uti le il lt'll ilH IIIC'lll n olelltt cheratite lllictenu lnt·e, delle ul ce ee della cor "''l), di•lla eon~iuu liv i te ct'Ollica e <lelrepiscler ile per mezzo di 111 1 i•'IH!Iero ruas;;;a~gio sulll'\ p8I'II atretle nll r aver so l e pal· pebr·e chiu:::e, corue si fa c1•lla comune poma ta al pr·ecipitato g.allo, colla seguelllf' r•ornnta: S••luzione dr sublinralo al 5 p. 100 Clcwiolrato di cocailla V flselrna .
1111 a
gor.cia Cl'llligr•. 10 grammi .)
RIVISTA DI O<.:ULISTI CA
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OsservazlOnl BU un nUOVO ml(Lan.cel, i! lu:-rlio 114!;18).
S\"DNEY STEPHENSON. -
drlatloo. -
Le PI'OJwieta midr·iuliche dell'id1·ocloraLo di efedri11a ~on nole ùa parecchi anni ma non semhr<ì elle abbiano mollo interessato 1 merlici . L a la comunic»zione sulraq:~omentn fu l'alta da uu medico giapponese, il d.,tl.,r Krnno!';ukr~ l\l rur·a, venner o in seguito gli scr itli di J. lnoye e di A. ;de Vr·ic se. Dai loro stu di t'isullò che l'efedr-iuR aveva bt>IISÌ u11 modico poler e rnidr1atico ma i l gr1.1n v<mtu glo{iO prali co d'esser e di azione piuttosto fugace (1-20 or·e). P iu tar·di si tr'ovò eire l'azione Jeii'PfecJrina r>r·a aumP.rrlola dall'aggiunta d'una traccia tli cl or·idrato d'omatroprna (1/ 100 omalropina : 1 efedrina). Questa oss•wvazione spifl!';tj il ben noto M ~rck di Dat•mstRdl a co r11bina r·e i due mPdicnmr:~t lr formando così quellt) che va sotto il nome dr midrina, polvere bianca pt•ontnm~nte solubile in acq 11a. I vAri speri· menttilori di questo nuovo agente (Groeuouw, Suker·, CHttaneo, Snell) lrovar·ono che una soluzione a ·quosa al IO J•l't' 100 inslillata nell'occhio ha il poter·e di dilat11 r e mod .. raturnente la pupilla nello spnzio di poclri minuti senza nwno· mamente inftuerrzare l'aceornodAzion e: 1 ~ pupilla r· eR~isce ancora in qualche modo alla luce e i suoi eff.. lli durHrrl) 4-6 OJ·e lo nessuna cir·costanza hanno essr o:;sef'Vato se).[ni di irri tazione o d'infiammazione nel l'occ hio. Gt·aenouw nei suoi '100 pazienti trovo che Il diametl'n rnedio della pupilla era di 5-6 millimetr i, Suker chiarn!\ IR midrina il tllidriatico ideale. Lo Stephenson ha usato una soluzione acquosa al 10 per 100 allo scopo di d 1latare la pu pili a rrell'olln l moscol'ia o p et· esaminare accur·atamente la cornea pt'r' lsvel ar·e la pt·... senza o l'assenza di piccoli cangi amenti. In seguito e::rli ha l'lrtlo rice rche in 20 pozionti per islobdi re le llllt-~r·azioui der·i vauli oellR vista in vicinanza e a cli~tanza. il ditlln elro do' lla pupilla, il tempo necessario alla sua dilatazione e qu<'ll o che durava la sua azione. l ris u ltAti delle ~ue r ice1·clre sono in breve i seguenli. Lt~ pupilla diveune dilatata in 15-GS .ninuti (C<Jroe m edia nei 20 ammalati in 29- 35 minuLi). L a midriasi sert?brò avvenire più rapidam ente quando gli ammalali ten 11ero l'occhro chiuso. Poiché la pupilla non s'irri)!idiva nt>lla dilatazi11ne si provò una co>r·ta difflcolla a misur·arne il diamell'o: rn medr a
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RIV I STA DI OCULISTIOA
per ò essa ra g~i un se i 6 m illimetri. Il massimo del t empo che. la pupilltt r imase dilataLa fu di 4 or e. In nessuna circ ostAnza la visione ru alterala e non si uolò né molestia nè irrilllztone nell'occhto. Lo Slepltensott ha quindi confe t•malo le osservazioni dei precedenti e;;perim enlAlori: la midt•ina si consiglta perciò non solo all'oculista ma ancora al medico che voglia far un esame del fondo dell'occhio. G. G.
llanlfe•tazlonl ooulart 4ell'ortloarla. - (Journal de médecin.e el de chirur·gie, maJigio 1898).
T11rLLJEZ. -
L 'ot·lica ria oculat•e si osser·va mo llo r·at·amen le. T1·a CJUesle m unifestazion i ocul ari l 'orti cariA palpebrale è qu ~lla che si ris contra più frequentementr; ciò si spiega facil mente, giacché le l t-sioot si producono di preferenza nei punti del corpo in cui la pelle è più fina ed il tessuto cellulare più lasso. L e papul e po;;suno coprire la pal pebt·a complelam ... nte e pr od ut·re un edema m omentaneo che si oppone all'nper lura della l'ima palpebt•ale. Talvolta non si osser·va che un edetna biallCO, fl oscio delle palpebl'e senza alcuna papula e senza pr·urito. L 'eruzi one bollosa la!:'ria come reliqualo ulce•·azioni che possono tra tTe in in ganno il clinico se l'eruzione è disct·ela e locttlizzala o qu es ~a region e. La congtuoti vu é colpita meno soventi, o for se la natura d elle l esioni é meno snesso riconosciuta. N on M ne trova esempio c he nella tesi di CrousiP, il quale ne ha osser·vato un caso in una malata durante il corso di un nLtacco d'orLi ca•·ia. Egli ne dh d s~>g uente quadro clinico: • la meta inferwre ùèll'occhio si nistr·o è di u11 l'osso netto, al pat·i del mar~ine Jibet·o co tTispondente; •nacchia non sporgen te e senza prurito: I'Ovescia n<lo la pal peb•·a all'infuori si constata che la congiuntiva palpebra le e di una colorazione rossa intensa, seJ tz.n presentare sporgenzA apprezzabi le: essa é consociata ad lltiH lieve sensazione di mo lestia nell'occhio senza !agri· mazione ». Thi lli~z ne ha pure o;;servati due casi : nel pritno la spor· genz.A enm·me dei g lobi aveva spaventata la malata ed i par ent•; nel secondo, il volumP. e la d ut·aLa della chemosi hanno de!:òlnlO timol'e pet· la vi lalitA de ll e~ cornea per compressione det VR"'i nulritizi di que;;ta m emb 1·ana
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RIVISTA DI OCU LISTICA
L'orticaria bollosa potrebbe produrr·e sull a con):!inntiva conseguenze più gravi. La sovrapposizione dPlle bolle della congiuntiva bulbare pel' una paele e tlella l~on~iunliva palpebJ;ale per altra parte cagionerebbe facilmente un s irnhlefaron .
B.
RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE D. C.- n mlorobo della c&lvlsle volgare. - (Prog rès médical, luglio 1898).
L'ar gomento sarebbe ormai derrno ~ol tanto de lla quat·ta pagina dei giornali politici, taoli sono i rimeùi pompos~men te vantati e inutilmente f'Sperimentuti contro 11uesta forma di malattia cutanea, fabbricatrice delle palle da biliardo, ma annuncialo e discusso da un periodico medico della importanza e della seriEilà del Progres médical, merita di essere preso in qualche considerazione. Non è da supporre ch'esso voglia prestarsi alla réclame di una volgare ciarlataneria ! Il dottor D. C , che ha ricevuto dallo stesso scopritore dettagliate notizie su queslo argomento, comunica che il dott. Dequéant ha isolato e co!Livato un bacillo, il quale vive nelle glandule sebacee, cui ha dato il nome di ~ebumbacillo, e che sa t'ebbe la causa efficiente o preparatoria di tutte le alopecie, pPovocando da solo la calvizie precoce o comune, e disponendo il terreno per l'atte cchimento degli altJ•i micJ'Obi speciali nella alopecia areata, nella tigna ecc. ri miglior mezzo di cultura per questo microparassila è i l sego puro, nel quale in 6 ore, ad una temperatura minima d i 32°, si s viluppano le colonie con una rapidità straordinaria. Ciò darebbe la spiegazione' del perché divengano sempre calve le parli ricoperte dal cllppel lo, sotto al quale l'aria con flnata diviene assai calda e dove si mantiene una temperatura pr essoché costante ed adatta allo sviluppo del par assita_ Esso lrovasi nell'ar ia in pt·oporzioni varia~ ili e può fissarsi in qualsiasi parte del corpo, preferibilmente sulla lesta, che
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Rl\.lSTA Dl MALATTIE V~NEREE E DELLA PKLLE
è spesso scopeda, soj:rgiorna al punto d·uscila dei pc- li, penetra nelle ~landu le sebacee e le infetta molliplicanòovisi, pet' modo che le glandule !'lesse re!:'e ipertrofìche lasciano colar e all'eslet·no il sego, che do vrebbe servire all'alimentazione delle papille. Poiché il sego, secondo il dott. Dequéant, non serv A soltanto a lubrifìcar·e la pelle, ma eziandio a nutrire l'nr p-ano pil ifern e a formare l e cellule corn ee, le quali hanno appunto la ~le!<!'a compn:>izt0ue chimica del sego; t an to é vero che in coloro i r1uali si tingono col solfuro di prombo può vedersi alla base di ogni ca pello un cer·cltietlo bruno dovuto alla sostanza sebacea che Ira subi to la stessa r eazione dr>lla sosta nza cornea del pelo. Il m ezzo pP.r' comballere questo piccolo nemico consisterebbe in un l:quido, di cui egli solo conosce la compostzione. E qu i comincia a sor(!ere il dubbio che possa trattarsi d t un nllr·n r imedi o destinato a cadet·e n ell'oblio come tutti quelli clte lo hanno pr eceduto. È nolo solamente che tratLasi di un antisettico potente, capace J' inlrodut·st nelle anfrattuosttA profonde del derma, di distruggere i diversi germ i delle diverse alopPcie e di re!wlarizzar e nel medesim o tl'mpo le funzion i delle glandule sebacee. li ti·a ttamento consis terebbe in tre r.·izi oni al giorno, falle sopra lulla l'estensione del cuoio capelluto col mezzo di una spazzola non troppo ruvida. Sono aucl te t·iporlali alcuni casi di calvizie volgar·e, di area Cel.si e di ligna, guar·iti ual DequPant con questo sistema, il quale uccidendo il pa rassita per mette alla lanugine esistente di t•ipt·endei· vigore e trasformarsi in capelli. Pa pi Ila, bu lbo, follicolo nulla é distrullo, egli dice; I'OI'gan.> genei'ator e dd pelo esiste int·~ ro e non gli manca che il li· quiJu iudi spensabile per fot·marlo e nutrirlo: ucciso il bacillo l'ot·gano può ripr enrlet•e le sue funzioni. La cura è f!ener~;~ lm enle lunga, dovendo la lanugine, per t·ilornare capello, percorrere press·a poco gli stessi stadii , in senso invet·so, che ha pet·cor so il capello pet' doven tare lanugrne. Nè una volla ottenuta la ~?uarigione bisogna arrestarsi dal combaLtf' re il germ e nefasto essendo le I'ica.tute facilissi me, tlap!'oichè sopp rim ~n d o gli effetti non si soppl't me completamente la causa, c he trovandosi continuamen te presente può di nuovo a ~g,·edit•e gli ot·gani pilil'e ri, Lanlo più quelli che hanno già dimos tralo di esser disposti a subir ne l'mtlu enza. C. F.
1UV1ST A D l MALATTIE VENERE11: E DELLA PELLE
Edema •Ullltloo •eoondarlo. M édecine et cle Chiru rgie, milggio 181!8).
A HENRY. -
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(Journat de
È una manifestazione rar·issima e motto osrnra della !-<ifilidt~.
Si tratta oli cecti ede mi che sopra;:q::;-iungono s~;;nza lo· calizzazione pat•Licolare e senza cuusa appr·ezzt~bile nel primo periodo della sifilid;~ Graviroski ha pubblic-ato un caso di edema localizzato alla l!amba !:>illistra, accompagnato tla ipertrofìa bilaterale d~>i ga ngli inguinali, delltt nuca e del gomito. Non ostante il r ·ipo~o, l'edema aumentò per la durata di cinque gior11i, ma scomparve r·a pidamente solto l'azione del iod n1•o potassico. Henry ha pubblicato un·osser·vazione rigua t·dan te un uomo che aveva contratta la sifllitle tre rnesi prima e che era affet&o da una sitilide papulosa disseminata s ulle diverse parli del corpo. Si risconll'ava edema sulle gambe e enfìagione d('lla fa.-cia. Si estendeva sull'arto inferiore destro dal collo del piede a due dita trasve 1·se al disopr·a del ginocchio, e ne!l'at·lo siuistt-o olt&·epassa\·a alquanto questo Jrmile dal lato della coscia. E•·a localizzato alla faccia anle1·o-esterna del la gamba, e diminuiva pr•ogr·es!'ivarnente fino a scomptli'Ìre com · pletnmente al polpa ccio. l tegumenli nei tratti non occupati dalle silìlidi papulose er·ano lucenti e leggiermente verrrligli. Alla faccia, l'enfìagione uniformemente r·iparlila, senza colorazione parlicolat·e, an da va scomparendo insensibilmente verso la regione cervicale. L'esame del malato et·a nel-! a livo: non si risr.ontsava alcuna lesione alla quale potesse l'if~rirsi quest'edema. Non vi erano )P.!:'ioni ulcerose agli adi inferiori, né tracce di llebi ~e o di linfangioite. Le funzion i delle at•ticolazioni degli arti inferiori erano normali; non si notava alcun versamento. Le parli solloposte all'infiltrazione sierosa non presentavano alcun punto doloroso. Le funzi oni renali erano normali ; non vi era albumina nelle orine. Nulla si r ileva va dn parli\ del fegato o del cuore. Pel' altra pa••te, nulla si scoprì negli anteced enti del ma· Ialo, nessuna causa di intossicazione, nessur1a manifestazione diatesica Sotto l'azione de l trattamento specifico, frizioni e ioduro potassico, l'edema scomparve dopo qualche giot•oo. Sei settimane dopo, recidi va degli accidenti cutanei e ricomparsa dell'edema che scomparve di n uovo dopo qualche tempo di cura. B:
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RJV ISTA D l MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
Adenttl llDf&tiohe ohe •t pouono verUloare per tnfezlonl da dentro l'uretra. - (Bull. della R . Accad. m'!d . d i Roma. Ann o XXIV, fase. II e l Il , 1898).
Dott. C. BLA S I. -
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Osser vazioni cliniche, osservazioni anatomiche e batter iol op-iche, esperim enti di trapianti in animali portano a ritener•e eh ~ n ~ lla urelrite cronica che suole essere localizzata o Alla porzi one m embraoO.c;a, vi sono le condizioni opportun e per· la for·mazione di adeniti inguinali. M entr•e infatti nella ur etr·i te acuta la quale suole essere nella porzione spongiosa d ell'uretra vi sono condizioni favorevo li per lo sviluppo del ~<.1n ococco il quale allecchisce piu facilmente sugli epitelii e più facilmente dà luogo alla i nfiammazione dell'epididimo, nella cr onica, per il fatto della costituzione anatomica di questa por zione, il gonococco vive meno f11cilmente mentre più fAcilmente, com e lo dimostra l'esame batter iologico, vivono e si sviluppano abbondantemente i cocch i e specialmento gli stafllncoccbi donde il facile trapianto delle sepsi nell e glandule vicine. Per· i l ri stagno rlel pus nell'ur·etra membranosa che raram ente vien r i mosso stante ltt profondità di questa pùrziou e dell'urelr a, i virus vengono facilm ente assoriJi ti dui vul:òi li11rutici, pusl:òi:IIIO uel ~istema lacunare dei tessuti periuretrali e attl'aver so di essi trovano un facile passaggio nelle ghiandole linfatiche inguino-crur·ali, dove producono effetti proporziona ti al la in tensità dello stimolo, al potere molliplica tivo di esso ed alla mol teplicità degli altri stimoli che possono accòm pagnarsi all'agente or ganizzato. i! da osscr·v1Hsi a questo proposito, che m olLo influisce sullo sviluppo di queste adeni ti anche lo stato di pr edisposizione della parte. Si sa infatti, per studi antichi e r ecenti, la par te i mpor laute che hanno io questa predisposizione la sifilide, l a scr·ofola, alcune predisposizioni neuropatiche elefantioidi, gli eccessi di lavol'o m eccanico mater iale.
te.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA Apomorflna e suol u1l. - (Medccal Record. Luglio 1898).
SAMUEL VrsANSKA. -
Potrà sembrare strano, dice l'Autore, un articolo sopra un alcaloide cosi poco adoperato in mediciua, ma é ap punto perché egli lo giudica ingiustamente trascurato che vuole r ender note le sue qualità. Dicono i comuni libri di testo che l'Apomorfina é un emetico e nulla più; egli vuoi farne conoscere l'ulilila negli usi più s variati. Dimostrfl.nO le esperien ze sopra g li animali che l'azione fisi ologica di questo alcaloide è varia; pt·ima eccita i centl'i cerebrali e progressivamente li deprime : in dosi velenose produce convulsioni, probabilmente di origiue spinale: agisce s ui muscoli paralizzRndoli: in dosi moderate aumenta di forza e di rapidita l'azione del cuot·e, e in più alle dosi ne provoca la depre ssione: rla ppr ima aumenta la ra pidi là della respirazione, e dopo la indebolisce tìuo a produrre la morte da paralisi respiratoria. Clinicamente i s uoi effetti più importanti sono sopra il centro vomitivo, sopra la circolazione e sopra la s ecrezione bronchiale. La sun superiorità sugli altt·i emetici consiste nella rapidita e nella sicurezza dell' esito, nella relativa ma ncanza di nausea e depressione conco~Hante, nelle sue qualità nou irritanti, che oe re ndono possibile l'amministrazione per via ipodermica, nella sua geande ellicacitJ quando sta dota in tal modo e nel suo alto valore quando sia resa impossibile la deglutizione. Inoltt·e la pos:;,ibilita d t pt•odurre l' emesi coil' amministrazione per via ipodermica permeUe di evitare l'irritazione gastrica, alla qua le debbono la loro a zione gli allt·i e melici. E ssa provoca il vomito a nche dato per bocca, ma in una dose più fol'te e . in un tempo più lungo. Sopra la circolt~zione pr oduce poco o nessuu effe tto in dosi mod.erate, ma dopo dosi forti può s eg uirne un indebolimento
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IUVISTA DI TI!:&APEUTICA
ci rcolaloJ·io; bi~og-n a quinrli usat· molta cau tela nell'amminislrarln Ai bl'!mbiu i eri anr·be ag-li adulli deboli. NPile co11v ull"ioni pue l'pera li n es!'>un r·i me•l io è cosi H da l lo come l'apomnrlina data per viA sollocutnllea, e in questo cuso non a)Iisce sopra il centro vomilivo, 1na produ cendo un generale 1·ilasdamenlo dei muscoli ; la dose quindi non deve esse1·e Lauto forte da provocnre l 'emesi, rna ~ul'lìcienle da rilascia r e il sistema muscolAre, e•i é a suo avviso elle 'si debba continda1·e con milligJ·anlnti 1-2 sollocutaneamente, e rip eter e la dose se in capo a 30 minuti non si é o llenUJlo l'effello. N e ll'epi le!<~ia nn'iniezionl.' di apomorfìna abbrevio l'attacco o pui) anche preveuir lo fJunntlo sia possibi le l'aria in precedenza. Può e:-ser e usalll come antispasmodicA anche in altre malattie. Bomford In consiglia nel tetano alla dose di 3-12 millig1'8 mmi, rlue, tre voi l 'l al g iorno, e dice di averla usata con esito brillante in un caso di singhiozzo ostinato, in un uomo di :'>0 tnt n i che ne soffri "a da lun g hissimo tP.rnpo, e che er :1si t'idotlo in gravi ~si m e condizioni di salute ad onta di numerosi rimedi esperimentati. Nell'a!-'. ma br onchiale, ad attacco :.:-ià incominciato un'iniezione so~locutan ea d'a pornortlna dà soli ievo quasi a IJ'istante. Essa ~Jgisce qui come la morfina e gli altri narcotici, ma ha su di essi il vantsgg io che non ci si fa l'abitudine. o almeno, per quattlo consta all'autore, non ~i conoscono casi di apomorfinomania, mentre poch i asmatici arri vnno alld fine della lot·o vita senza divenir·e m or'finomani. N elle lar·ingi ti catar rali, specitdrnenle di forma ~ra v e, l'uso dell' apomortìna in piccole dosi può spesso salvare la vita dei piccoli pazienti, e per le !"Ue pr·oprielà r ilascianti, ed anche pe1· i suoi ell'etli !'\ulle rnucostl , sciogliendo le secrezio ni e provo<:ondone succe,.sivamentA il "'mito. Fra tutte le malattie dei bnmbini il Ct'Oilp é forse la più ler t·ibile e richi ed~ un'azionG pt·o nla; e questa si può ollener·e da una iniezione dt f>-6 d ecimillt~ramrni di opomnrfi na. In qual!ìia!ìi forma di bronehite, nt'lla fjual e la tosse sia· secca e la secrezione scarsa, l' npomorfina è un'eccellente agl(iunla alle mislur·e espelloran Lì. Nelle polmoniti essa prende il po!il o degli alcali per disciogliere e liberare dalle ~ecrezioni. Nel colera , n egli avvelenamenti di qualsiasi specie ser-
RIVISTA DI TERAPI"WTICA
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virà a l iberare le stomaco più proutam eu tc che con qt:alsiasi aiL•·o r imedio. Con tali qualila non dubita l'autore che rapom orfìua sostituira nella pratica lutti gl i alll'i emetici fìnot·a conosciuti, e pone in guat·dia i <!OIIeghi avidi di ooYità esortandoli a non acceltt~ re nuovi rirnedii di tal genere, senza avt-r prima esperimentato questo a l co l o id ~. c.f. Dotl. C. CoLOMRo. -
Dl una nuova forma dl elettrotera-
pia. Corrente voltalòa monodloa: - (Bo/l . della R . Accademia med. di Roma. A nuo X X l V, fa se. Il e III, H:l88). Questa nuova forma di appl1cazion13 elellroterRpica é stata escogitata tln dal 18!lO dal sig. N a•·kie,,·iez-Jotlko valendosi della pr op•·ielà cl 1e hanno le onde di H ertz di pt•opagal'si nell'atmosrer·a allo sles!'o modo dello onde lumino!'e, e di indurre lutti i corpi che stnnno in vicina nza, specialmente ~l i orgenict. L'appat·ecchio si compone di un r occhetto d t Rhumkorff, munito di un conden sa tore Fizeau, mosso da accumulatori. Dei due poli del rocchetto, il negativo é las<"iato scartcare l iberamente nell'aria pe•· mezzo di un filo, che va Rd un eccilatore metallico terminante in punta ed isolato ùal sulliO, il postlivo viene unito, pet· m ezzo tii un filo, ad una placc:a di ram e che pesca nel liquido contenuto in un tubo di vetro. M esso in funzione il r occliello si sca•·irnno une quauli ta di sctnlille oi due pol i: qu<>Ji i dPI polo po!"ilivo si arcu m•;lano nel tubo di vel1'u, quelle del'negativo fi i e!'pnndono nell'ni·ia. Se una persona tenendo in mano il tubo di vet1·o, tocca un'altra persona qualunque od una pianta che sia nella c:a mera, si sp1·igionano al con tali o del! P sci n li Ile 11 si se n te un a con·ente e cio pert:hè l'effluvio eleLLri co il quale ad alta IOII SIOne esce dal polo negativo, in vnde tnll.<ll'atmosfera della camera e caricu di questa tensione negativa le pen;r')ne ed i corpi or gant ci che sono nella canV! I'8 !'le~sa i quali ag•! nJo così da condensatori si trovano nelle stesse conJizi()tll C0 111 e se rossero iu eontallo dirP.tlo col polo ne~ativo che termini\ in punlà l ibera nell'aria. La sca rica quindi avviene IJCr la dirle t·enza di potenziale delle dul' tensioni, quuli per una ci11USUI'8 di circui to allorquau(Jo la persona che tiene il tubo di vct•·o si mette a contallo colle alt•·e persont1 che s tanno nellt1 camera. L'A. ha fallo parecchie esperi enze con •1ucs tù appnt·ecchio. Le ~:~ppl icazioni l erap eutiche sono di tl'e for m e : 1• B aono elet-
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RIVISTA DI TERA PEOTICA
tro-coltaico pPr i l quale 1:> sufficiente fa1·e entrare il paziente nella camt>ra o'·e funziona l'Apparecchio n ve n le il polo negativo un•to acl una punta libera nP.Ira•·ia, il pnsiti,·o con la terra; 2• Massaggio o f ri;wne elettrica che si f'a ~correndo più o meno leggermente colla mano o I!On un cor po or ganico qualunq ue, p. e!". un tìor r, sulla rt' gione del co1·po che si vuoi curare o al rli soprA dt>gli ub1ti o sul la pel le; 3• Localiua.:ione [Hmt{(n r me clte viene falla dal m edico tenendo in una mano il tubo di vetro e n ... tJ'altrn un gambo di fio•·e o una punt.a metallica con cui tccc:a di r eltarnente o scor1·e al disop1·a della pelle nel punto d.-ll'applicazioue. Le proprietà tìsiol11giche del bag no elt>ltro - voltaico sono: vaso- rlil alazinne genCI'!lle, mng(.!ior e inl" n~ità. degl i scambi re!'.pi•·alnri . aunwnto dello sviluppo di calorico, midiOJ·am~>nlo della nulrizi"••e. L'applicazione direttu so~to forma di mnsSflg!.(io o rr• zio,,e eJ,..tlJ'ICa, attutisce la sensibilità de1 ne1·vi, m entre atLI\'Il la nutri;.ione locAle rJei tessuti superficial i e profn11tli. L a localizzazione punti fo rme per·mPlle di produrre coulruzron i inll•nse dei muscoli anche quando e~si, presentando la r <'Azione de~eneraliva, non rispondono più né alla eecitaz1one farlldlca, n•" alla gal vanica. Oltl'e ull' efficacia di questa fOI'Illa di elel lrolel'apia, ;:ono da lener;.i in mas!':ima considerazion e la su a !"empllcilà, la sua ft~cile lJ•asporl abilila, e il suo facile i.npianto con Lenuissima spr~so . ie.
Rrn~T.~ O l TE~~H;A R SERVIlW MtDILO MlLITARE Nl YRDACZ. ma:;rgiOI'e me•iit:o dell'P.sercito austro-ungarico. Guida. per i porta.feriti in oento domande e rtspoate (2" ediziOne, \'ienna, Josepll Suf<H' editore). L 'autore pr<>nde pel' b11~e la Guida pPr i porta ferili deli'Oberslubsa rzl pr·u>'slano d.,u. Villarl:ll, e 1n cento domande e I'Ì· sposi e r•a ~s1u oe 'JUIHlln è nPce..;;;:u rio sa ppinno i po•·tafet'l ti, sia r isp-'ILo alle CO!.!nizioni sul col'pO umano; sia r ispello al
RIVISTA DI TECN l CA E 8SRVIZIO MEDICO MILITARE
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modo di apprestare i primi soccorsi ad un ferito, sia infine rispetto al modo di carica re, scaricat•e e traspor·Lare il ferito stesso su barelle. L'autore ha saputo accoppia t·e la massima èhiarezza alla concisione, ma, ciò che pi(t importa. ha saputo ben delineare il còmpilo dei portaferili m gue t-ra, in relazio ne alle esigenze della moderna ase psi e antiseps i. E poichè tale argomento n on può non interessare tutti g li ufliciali medici cui è affi . data, presso i corpi, l' istruzione sul s ervizio dei porta feriti, cr ediamo prezzo dell'opera trasc:ri vere i precetti fondam entali rlall'aulore esposll. cc Il portaferili, egli dice, ueve andat·e alla ric:erca dei fe t•iti sul campo dt baUaglitt e traspot•tati colle loro ar•mi, nl posto di m edicazione al più presto, e colla ma{.!giore precauzione possibile.- Ma non ha egli for se a ltl'i doveri 1 -Certo! in caso di necessità eg li de ve, prima del traspor·to, medica1·e i feriti, e secondo le ci•·cos tanze, anche ris tor•arli. - E in quale caso deve il porlaferito applicare una medicazione 1 - Solamente quando mancando l'aiuto medico, ed esse ndovi grande affluenz1.1 di l'eri ti, si a bbia : 1° una g1·ave emorragia che metta in pericolo immediato la vita del fel'ito; 2° non sia possibile il trasporto del ferito s tesso senza una fasciatura rl i sostegno. » Stabilita cosi l'mdicazione di una pt·1ma se mplice medi· ca tura antisettica di protezione, l'auto re a v ver te il porta ferito dell'attenzione che deve porr e nell'applicare questa medi· catura. " Il p0rtaferito non deoe mu.i toccare una fe rita colle dita, giacche alle mani, anche 11Ua11do siano apparentemente nette, sono sempre ade1·enti materie che possono dar luogo ad un in•lUlllamento mortale; di pi ù il po rla t'e•·ito non deve mai asciugare una f erila, ne cercare d i allontanarne i corpi estranei (brandelli d'abito, frammenti di proiettili, ecc.); il por· taferito che traRgt·edisse qu< ~st'o•·dine s i render ehlle respon· sabile della vita de l s uo camerata. • L a guiòa del dolt. Myrdac?:. P. una ~uiciA d'Mo, la nlo piu preziosa percha può ft)cilme ute adattar si a quabiasi esercito sostituendo semplicemente la descrizione del prnp1·io materiale a quello descritto dall'autore . T r.
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RIV ISTA DI TECN I CA E S ERVIZIO MEO I CU' MI LITARE
llfote aulla oampagna delllflgerSoudan nel 1896 - 97 . - ( The Lancel, febb raio 18!-18).
H oRACE CM•Tr>LLOTE. -
sel!uen l i pArlicohlri dell'operato metlico in qursta bPeve ma lur luuRla CRmpagrHl, sono uar rati affine di dare un'idea ~~·nerale del le vi·~ nelle fJU ttl i fu cond otta. delle daffìcolta che occt.r :sero nell'urf!a 11izzAzionedel serviz1n mediCO, come nel ricover o di malati e fe rili in uu pael'>e nel fJU &!e biso)!nava far le!'oro esc lusivfll tlenle oli Ctò che la sneJizi(Jne aveva por lalo seco, ed allo scopo di dar e un· ide1.1 sommaria delle malattie preYalenti in fJ tJ o>ll a parte p(Jro conosd ula del mondo. L e operHzioni di g u... ITA fua·ono es.. j.!uitP nel ra ggio di 60 mi g lia del l.m ('i no ((,..j Nif(eJ· ltJPdio e !"Uper iore Il bns>'o Niger ~cor re frA fnrH:<Ie impenetrahi P, in 1111 suolo che è ritenuto ti piiJ i~t l'>al uba·e; ma a JOO m iglia a monte il tera·eno " i elr"a, e la vegetazione deca·e;;ce in modo eire, n el le I'P~ioni più elevale sa ra r·ada e spa r~a, in fJ•amm ezzall~ da mcrie e da banchi da snbhia. DurRn le la ca m p<1gna vi furono t r'e spedizioni. L A pr imfl dalla via d1 sud l ravPr !Oò UG m iglia di collin e, mont i, "ta·etle e p!'IP-!'.i, m ol ta dei qua l i Hssol utam ... nle ingoml.w i dA gr•ossi e l't~lli aibPr i, ed Pbbe dascr·rto numer o di malati fa·a binnd1i etl i ndi~"'"'• la mai-!ghJr par·le leggeri; n t~s" un falln d'ar mi. L a >'eco,tJa daliA v ia di nord mar ciò per (ì() migl ia fin o a Bida l'ra bo ssi fontli. pianna·e o Jpggier·p ond 11lazaolli di ter·r eno coperto qua e la da nlhea·i da diYer"a g randezza ~pa rsi A g rand e distanza, con ar ••e tii vère foa·este, e co u rlue o tr·e paludi. Questa sped1zi one 1'11 dnl punto ùi vista mediCO In piu iulpnr lanl:'! per· la fet·ocia di ct~mbt~llimenli che pr·odusset•o gran nume>ro di l't! ri ti, e ppr le malallie che pr evalser o i n lutti i ran p-hi. La terza spedazione p•' r coa·se t 2() mi gl ifi dnl la Jìfll'lA più sellent ri OIII:I Ie, Allr·.avPt'"A!Ido lerr·eni ar-ioli . r occiosi t! sab))i ..si C()JI poca veg•' IR7.ione d'allo fusto. Questa t>bbe in comballi· mt>nlo poclti fea·iti, e la sttlu Le de' branchi co rn e cle' neri fu ecceiiPnle. (lueste note si l'il't'r i.;cc.no ~pe (· ialmPn l e alla "econda spe·
dizione dircua R Bialll; la CR!Jili1l6 rk ll'impem Foulah, i :mddiLI d,..( quaiP. 1'0111) di pncl•• ro~a razzA anHomotlnllA, che m ise in cnmpo eta·t·a 1:)00 cavalitla'i P da :20,000 a 2\000 fanta i JTe(40IHri . La foa ·z.a rl(' lla compagnia d••l :\i~c> r consist eva ap-
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pena d i 600 Indiani, 800 soldati del paec:e e 32 Pu ropci. l so lda ti er·ano della robul!'ta razza degli Haussa s e dei Yo· rubas, r otti a lle gue rr·e in quell e regioni, i 1100 indiani eruno di razza mista, mollo ,nret·iore per s viluppo lìsico ai pi·ecrdenli, che in gra n parle ammalarono per via. Equipa{Jrfiamento. - Ciascuna rlelle tre sped izioni aveva due ufficiali medici , ed ogni medico av rva r occorrente per agi r e da solo, perchè qua ntunque le colon ne non si dividesser·o che rar·amente, la !OI'O considere vol~ lun g hezza nelle mur cie deg l' Indiani allontana va i medici l'uno dall'altro per· lo spazio di due o tre miglia. Un ruedico ma rciava alla cod11 dell'a vanguardia, l'altr o alla testa della retroguardia ed ognuno a veva con se un ai utante laureato in medicina, un domestito indiano, quattro soldati all"equipa ggio, ecl otto portaferiti. Tutto il per sonale ed il materiale era a g li or·dini del medico capo della Reale compagnia del Niger, dott. W . H. Crossa, profondo conoscitore de' luoghi. che mise il rol'pO mediro nlla portata di s upera re ogni difficoltà nt>lla cura dei malati e fe riti . De' quattro soldati dell' equ ipH~gio, uno tras portava una ca ssetta di legno di Congo, contenente i medicinali più im portanti ch iusi in boccette, la muggror par te in l'or ma di tabl()idi, gli o~getti da medicazione, le ferule per' fratture . Queste cas<>ette resisterono benissim<J ul lun go v:aF\gio, e poche boccette contenenti de' tabloid i si ru ppero, ma quella che conteneva la tintura di iorlo, forsl'l non ben chiusa, cancellò le iscr·i:.-.ioni delle allre boccette vicine. Questo medicamento dev'essere omesso nell'equi pa ggia ntento sanita rio da campo. Una secouda ca ssetta tras pol'Lata per esperimento era di alluminio, e le boccette di ebanite, me bencM fosse mollo leggiera, non era m(lllo facilme nte traspot·tabile. Un s econdo soldato trasportava una cassella fe rruta a molli s compartimenti, conte nente s trum enti d1 chirUT·g ia e di or:ulislica, clor·oformio, a 1<hi da s utut·a e seta, poche bende e poca garza, il tutto Ilei peso di 28 kilog r. Una ter·za cassetta simile alla pr·ecedenle conteneva un" riserva di c loroformio, acido fenico, chinino, ipecacuana, alcuni ung-uenti ed altr i medicinal i, e pesavR 2;) kilogr. Il quar to carico consiste va in una bisaccia di tels impenetrabilt:l contenente abbondanti medicaz1o ni antisettiche, fer ule, bottiglie di soda- waler, e vive1·i di confor·to. Ol!ni aiutante aveva la tasca con medicazioni anliselti clrt>, stimolanti, ed altri piccoli s ussidi.
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RIVISTA 01 TECN ICA E SF.RV!ZlO HRDICO llllLlTARE
Due altre casse f ur o no lascia te in r·iserva sui piroscafi. e tH)n furooo u;::ate. Si ebbe dnll' istituto b1·itannico di medicinA p1·eventiva una pt·o vvista di ~iero antitetanh!O, ed il dott. Ca l mette dell' isli· tulo P ~:~slt>u r invio venti bocce tte di siero antitetAnico, ma 110n se n't!bbe biso)!nO. Ciò che r-iesci di g rande utilita fu il bt•ndo condensato Mnggi, del quale si pot·tavano 600 razioni eh~ fuPono con· R11mate mol lo prima che finisse la campagna. La com pat· l t>Z/.ft di quP;:ota prepat•azione, il suo buon sapore riescirono e~tremame11le van \Hgf(iosi come alimento per i più gravi, ;::pecte lmenle per q~elli che rifiuta vano qualunque altro cibo. Sd ha un difetto, e il troppo sale che nei climi caldi eccita una sde che non dev'es~er·e incoraggiate. Dut·anle la marcia si trovò sempre acl'(ua limpid a, fresca ed abbondante, ma a Bi da, l'acqua de' pozzi, saggiata col pet·manf!analo di potasse, si lt·ovo inquina tu. l pozzi non ~"rano ch e buche pl'ofonde scavate nel suolo, ed in essi si vrrsava dell'acqua senz'a llt·o pr ocesso che la sedimentazione. N ella spedizione dell' Irolin l'acqua rinvenut.a tu scarsa, e dt qualità inft•t·iore, in alcune regioni era propt·io ner·a. Ma è strl'lno che a Bida dove l'acfJua erH buona, le malallie cile si sr1:.rlionn attribu ire all'acqua t'UI·ono piullo,.lo frequo>nti nei bian ehi e nei neri, mentre ad Jr·ol in non vi fur0110 rnnlati tli sorta, o l··ggerissimi. O ~ni !'Oidato bia nco rra munito d'urt filtro tascabile di carbone plaslii'O, che per·ò t·i ··hir.deva molta eurn, e moiiH forza di ::.uzinn e. cptindi :;rli fH;::eLuti ne fAcevano a meno. Alcune dozzille di lìllr r Cltaml)lwlattci si r iconobbero affatto inutili, percilù le solllli cas~"' 11elle quali dtJvevano agire si sc:hiacdai·ono col t1·a ;;port•l, c no" era più possil•ile fare il vuoto. Il pi'Oblerna de' filtl'i in campagna é tuttora insoluto. Un filtro per Ll'uppa dov r ebbe e..;s('t• solidn Ifa r e;::.i;;;tere alle scnsse rlel LrR"porto, dovrebbe pokrsi scnmporl·e in vari pezzi per es<er· trA"POI'labile. di f!i cile pulitUI'A, di facile rnontalura, e dovrebbe dar<' acqua a bbondAnte. Resta quindi lt1 boll rtura il rni:rliOI' rn··zzo di pan·Hìcar l'acq11a, mn se è torbida, bisogna prim a pa"sat·ln per un pannrl ino. Ogn i snidato HvevA unA borraccia di vulcRnile che nella 11olle precP.clenle nll11 mHrcia si ri ~> m piva di Lhè, ma questa eru \'liOlala in tre o quallro or e. e quel la vu lcanite comunicava alla bevanda urt sapor e disg-ustoso, e bi;:oo~neYa lavare spesso le borra cce con acfjua cald a e sabbia.
RIVISTA DI TECNICA B SERVIZIO MEDICO lllLlTAII.E
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Trasporto. - Pel terreno r occioso, boschi vo e senza str·ade di sorta, non era a pensar e che al trasporto de' maiali e fe. r ìli a braccia. Og ni drslaccamento sanilat·ìo era pro vvisto di due barelle ed otto uomini. Og ni compagnia di soldatr aveva ioollre quattro ftamak arrotolate, che pr·esto dimostrarono la loro supet·iorita sulle bardlù pel trasporto tle' feriti, perclr è il fer ito vi si adagra megl io, in tet•r eno bo:< chi vo si appr·o nta pres to un palo tii sulliciente lunghezza per appendel'le, e sul palo sì so"pendono fscilm enle dell e stuoie per proteggere il fer·ito dai r aggi Jel sole, m •ntre fra due estremi sco v erti si s tabilisce la corr ente d'a l'iu. Quando sono arro tolate possunu esser po!'tate ìu t esta d1.1 i r ag azzi. Il traspor·to p ~r fiume no n fu cosi c0modo come gen eralmente s'immagina. Al noslt·o rito rno il fium e er a h magra, e nou avt:: va più dì un m etro e mezzo c.l'acqua, le piccole lancie potevano app(\na passat•e , ma in ciascuna di esse vi 81'8 p0sto per uno o c.lue malati, quindi si c.lo,•evano ulilizzare i vttporini che essendo più g ..anùì pescavano quasi ùue metri. Questi spesso incagliavano nella sabbia, e vi rimanevano per ori! mtere e talvolta per una giorn ata. Il frastuono, la frella u l'attesa erano un supplizio per quelli ch e a!>piravano a r aggiun~er·e il mar e al prù pres to P<JSSibil~. Un car·ico c he er·A vartìto da Egborn con un dicr biAnclti e mollr 11er·i rn~:~lali, nel pel'cor·rere una distanza di 3;,Q a ~00 mìglra ìmpiegr'l 16 g iorni, e lt'<' soli maiali ~··avi rag-giu nset·o la 11 \ t~ llt Ll'<~ !'< h<ll' la n do in altr•o vapori11o , il re!'< tO dell'efJUÌJJ8 J!;.:in Ìlll !Jieg6 più d'un mese per giunger e al mare. L'autord ch e si trovava in uno dì I[UI\!'<l i vapMi lli arTeuali, dopo tre gio<'ni di sosta tt·ashor Jò i ,.;,, g r Hvi in .Ju., C•lno l Li indigèni, ed in ll'e orribili g ior·nate pror·;;or;;., 150 m igli ». Purte del paese tt·avur·sulo er·a oslrle, i ca nfltli 110n er·AtJo citA gusci d'alber·o dì 80 cenlimetr·i di lar;:lrezza e 11011 !'<Ì sape va dove collocar· l e gambe, il ca ldo eea orTi r.. le, i mul>oLi »ppena protetti da stuoie, 1 ~ rn11umer·,~vol i znnzAre della ll fl llo~ . la gl'onde dillicoltà di f~tJ·Ia cucina, f'a ceva 110 peno:»r·e »Ila g-r·•• nde diffe r enza che v'è n ...lnuvìgar·e rn difleJ·On li ulitt rì e cond izi•llli. Ospedali. - N egl i accampame11Li o lungo le rnHr <.:ie s'im· provvisarono delle capa1111C' cnn pali e frasrlw, e con erba secca e t'o~rli e ahhondanlì nelle l'or·este fu ro 11o ,dl estni dei ~iacq::tl i. A BiJa si oc-:upò un g ra n f'abbl'ìcalo cir·colaJ·e ap·er·to da ogni Ialo, che pr eceolenlc mente serd va da mer cato di cel'eHli, o
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sia per la ven tilazione che pel riparo dalle pioggia e dal ~ole, servi benissimo pel breve tempo che si rimase in quel paese. Dura11te la campagna poche volle si rimase due notti nello stesso accampamento; al ritorno si rioccuparono per lo più gli stessi accampamenti. De' trentarlue bianchi che cont1·ibuivano alla spedizione, uno sol o scampò da ogni malattia, due o tre ufficiali e due soldati m ol'irono in combattimento. Le malattie prevalenti furono la malaria, ed i disturbi gastro-intesti n ali. Le febbri malariche avevano un tipo mollo irregolare, ma molli b1·evi accessi di allissima febbre senza sudore, nei quali la clunina era inefficace, probabilmcmte erano dovuti ad insolazione. Per quanto il dott. Stanley insista sulla bollitura dell'acqua, per m ezzo della quale potrebbe penetrare nell'organismo i l parassita malarico, l' autor e insiste contro i movimenti di terra in quelle regioni. Un urtìciRle fece scavar e una fossa per un suo compagno morto di febbre nl'l .delta d~l fiume; la buca sravata ~i riempi pres ~o d'acqua, e~li volle assistere al JWOsciugtlmento della fossa che dur ò due o tre ore, ed il ~1orno dopo fu p1·eso da un tei·ribile accesso febbrile che si rip etè nei ~io rni seguenti, guAJ'i per miracolo, e fu presto u llontanato rla quelle regioni. Quei solda ti che giornalmente od anche a giorni alterni prendevano una tavoletta di 30 centigrammi di chinina. o non ebbero accessi di febbre m~;~larica, o li ebbe1·o miti e di breva durata. Sul Nil!er la malattia più grave é la disenteria. Durante la spedizione si ebbe una vera epidemia nelle truppe di flu sso intestinale con dolori ed emissione di sangue, ed in un bianco, in seguito a disente1·ia si sviluppo un tipico ascesso epatico che trasse a morte l'iofermo in una settimana. N ei soldati Mruolati sulle cos te di Elmina ed Accra era comune il oerme di Guinea, e spessn la suppurazione delle gambe li rend eva inetti alle marcie. Fra quelli dell' Haussa e dt·l Joruba vi fu qualche caso di beri-beri non edematoso. Feriti. - Furon o lutti di proietti li Sni<ler , era dirtlcile distinguel'e il foro d'entrata d~:~ qu ello d' uscita. Le gua1·igioni negl 'i ndigeni erano meravigliose, rJualunque fosse il trattam ento curativo, le suppu•·az1oni fu1·ono rare, ed in un caso di amputazione dell'omet·o in un nemico per un proiettile r-i-
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cevuto tre ~iorai innanzi, quantunque la ferila emanasse calti·lo odore. si ebbe c:icatr·izzazione ' in pochi g iorni. Due fratture comminutive e complict~te del capo inferiot·e dell'omero per proiettile Snider ~uarirono senza suppurazione, una con Gomplela mobilitA del gomito, l'altra con anchilosi a 90° gradi. Un solo ferito di freccia probabilmente avvelenata con veleno a nimale guarì pul'e comi-lietamente senza suppurazione per energico trattamento antisettico. ma per alcuni giorni il ferito ebbe depressioni cardiach e.
RIVI STA D 'I GI ENE Dott. C. SFoRZA, tenente colonnello medico. - Deaorlzlone 4ello Spe4ale mWtare 41 Padova. È per venuta all' ispettorato di sanità milrtare una pregevole
monografia manoscritta del ten. colounello medico cav. Claudio Sforza, riguardante l'ospedale militar·e di Padova, che volentieri riassumiamo, considerato di quanta importanza sarebbe ave rne delle simili di tutti gli ospedali militari del regno. Nelle molteplici questioni che, spesso sorgono sui bisogni di riattamento o d'ampliazione degli ospedali una completa monogr·afìa, ed un1t pianta di essi contribuit·ebbero validamente ad una completa soluzione. Il dott. Sforza raccoglie e completa dalle relazioni pt·ecedenli una storia esatta dell'edificio, che rimonta al1221 come edificio ieratico, conservatosi tale a ttraverso i ~ecoli, passanrlo da un or·dine r·eligioso all' altr·o, abbellilo s uccessi vameute di magnifici chiostri e di pl'egiati affreschi della chiesa, che s ono r·iprodotti io 27 fotografie. Quest'edificio, che pt-r si lungo cor·so d'anni era servi lo ùa claustro e da scuola, fu trasformato in ospedale militare della divisione n el 1869. A fluesti ricordi storici segue la descrizione dell'ospedale
con la sua ubicazione a uor·d-ovest della città, circondalo ùa
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RIVISTA D'IOIEJ\E
giardini. ben pr-ovvi sto rl'aria e di luce, lu n~o metri t :,o, largo metri 120 con una Htpel'fìcie di mrr. 18,000. In un primo cor po .li fabbrica clelia lunghezza di metri 107 ,5 da surl-ove!ilt. a n o rd -e~t sono situati al piant terreno g li uffìcii. la sala ;lel lè adunanze, alcun i magazzini. 111 spogl tatoio, e le sA le dP. tuot·billosi. Al pr i mo piano v'è il ~abinetto rlt baLter iolnJ,!ia, i l mAgazzino \·esltflrio, l"nllof!~io del cappellàno, la cAm er·a per la r.ut·a det!li scA bb io~i. Al ~:;econ Jo piAno t uLli i r epAr ti di mPdicina. No rtn t~ime n te 1:1 •1 uesto prim o cor po di fabbt·ica ne !'Orge un secondo ct~ n ie es posizioni a sud-ove:-<l e nord-est, nel qua le al pia no terr t-!nO <'O n o la farmacia, la cucin >t ed il rtormi tor io .fe7li i nfei'mie r i, Al fo piAno ~tli allo~~i delle sunre di cflt'i tà, al 2° piano In sal a rli chi r uq~i A. Parallel a a '] Ut--,.: Lo secondo fabbr·ica to v'è la ch:esa cJ ,e pet· la sun ecct?ssiva altezza fn divisa in un pia n tert·eno ad ibito a m~:~gazz.• no ....c[ in un piano super iore, uo:ato come r ef>arto rsliv;., !J6r lfl rh ffì r olta del ri scRidamento. Un qunrto corpo rli f»bbri r-a che r .unisce i l isecondo alla chiC'~ a ha al piano terTenn il r P.pat·to d' osset·vazione, al 1° pia11n il t'eparlo di chirut·gia. Altre ptccole costr uzioni di lb dal pot•tico contengono i loca l i del porli na io, dell'u tlicia le m edico di g ua rdia, la pr·i !!io11 e de'soldnti, il laboratorio della ftH·macia, la cucinA de.!l i i n· fermieri , la dispensa dP II'o!'peùRie, IH tnensa d e' so l tui-Tì ·i ali, il local e della scuola del dt !'; tar.r» m enlo di sani tà. Dal 18lO n ot·d-o vesl in 11n attt·o piccolo corpo di f~bhm.:a sono le star1ze de}od i uflìciali ammfllt~t i, e degli ufl ic.: i<~l i medici e del fat· rnacista che devon<> allogg iare nell'ospedtJle, ed in altro f<tbbt·iclllo v'è l'alloggio del d ir•t>llf) r e. I n un altr-o piccol o corpo di fAbbrica v'è al piano terren o la sala anolomica . con annec;sa cam er a m or tuaria. la stu fa di disinfezio ne, i bagn i, ed al pi»rHì superi o r e delle camei'e per soLlu rfìciali ed Aiutanti di saflilà. Fra lutti questi fBbbricali sono inclusi no"e cortili, quali con porticHli, •ptali con g iAr di ni coltivati, qu11li ri servflli al passe ~g i o de' convalescen ti. l r epar-ti d i mpd ic-ina sono disposti i11 sal e di t i a 18 l etti ciascuna , cor t una quadrHLu ra ·li cit•ca 140 mett•i, ed un'allezza di metri 5,'t!5, co«i da fornit'P oltt·e ~:~i metri cubi 41 per ogni m Alato. I l pavimen lo è pet' i 2/3 vtcini all e finestre in grawli quadt·a ti di cemento . e po>r l / 3 dalla pa r te opposta in asfalto,
r l
RIVISTA o'IOIE NF.
775
le pa1·eli sono per rallezza di metri 1,70 rivestiti di intonaco lucido ed impermea bile, i sortllli sono in travice lli e rannu~cie. Grandi finestr oni provvedono alla illuminazione giornaliera, ed alla ventilazione a iutala dalla g nmde por·ta che im m e tle nell'adiacente corridoio provvisto d i numer ose ad ampie Clneslre. A livello del pavimento Yi sono nelle mul'a delle aperture a valvola scol'revole con presa d'aria dal cor· rido io pe1· la ventilazione notturna.
All'i lluminazione nollurna provvedono lampade 11 pllrolio, al ri ~calda mento g randi s tufe centrali in ter1·a colla . l lelli sono a r ete metallica, i tavoli rla 110lte sono metallici ed apert1 , e nel g rande corridoio, ri pa rttte in piccoli cor· ri.toi separati, sono sei latrine pel repa1·lo di medicina. Dal corridoio del reparto di medicina, attrav... r Hm do la carpella, si giunge al 1·eparto di chirurgia, consistente in .tue sale a s ud-ovest, scaldate dol sole per tulla la g iornatA . poi nella sala delle ope1·azioni che dà s ullo stesso COJ'ridoio dt•lla sale degli ammalali con pavtm enlo di asfaiLo e par·eti 1:1 vernice impermeabile, e con g rande s tura 11perta nel co•l'idoio. Dall'allra perle del corridoio v'é un'all1·a sala cl i 30 letti.
776
RIVISTA D'IGIENE
Il pi>=~uo supeeiore della g rande chiesa é conver tito in una sala d' amm;llati per 60 letti, comt' si vede nPII' annessa fì~ura.
Segue la ilescrjzione del reparto ufficiali, d~l r eparto scabbiosi, di quello fie' Inot•billosi, del r epar·to osservazione, delle ca rn er e di st<gregazione, e degli altr·i locali accessori dell'ospe· dflle. ed una sel'ie di consider·azioni sul sistema a squadra o Vauban, che nelle città fred do-umit1e non è poi tanto riprovevole, su ll'ospedAle U rban di B er·! i no, sull'ospedale n uovo di Roma , ed una serie di coufronti rr·a questi due nuovi ospedali e quello dr Padova, 11ei quali non seguir·emo l 'aulOI't>, che io tesse cosi uno spl endido capitolo d'igiene delle costr•uzioni di ospedali, o c<•m e b&rbarumente suoi dirsi, di ing:egner·ia sanitari A.
Accenna infine a per fezionamenti e mi~tliornmenLi possi· brii nd grazioso ospedal e, e 11oi augur iamo al solerte dir eltortl che l e fi11a1\ze per·rnetlano di es~guirli tutti.
LA DtREZION e:.
La •leroprofll..at della difterite. - (RPcue de sciences méd ., nprile 18!.l8. - Rio1sta d'igiene e sanità puòiJ!ica, aprile ·tR98) . Sopra l'ulil iui e l'eflìcacia del le iniez.ìonì antidifteriche a SCOIJO prolilall ic;o l' accor·do non é ancora troppo completo. Dke il Weil che esse possono qualche volta pol'lsre conseguenze secondarie gravi, ed eccezionalmente anche la mot'le, come ne fnnno l'eLle cer·ti autori. Conlutlociò egli 110n s! mostra con tr·ario a che Yt>ngauo adoperale specialmente su bambini, coi quali non si può olleuer e uu completo i solamento, o quando le conolizioni igieniche sono !"favot•e,·oli, o dove la popolazione é Mnsa e mi:::er·abile. Egli pr•r·ò pone in guar dia d;dl'uttidar·~i troppo fidu ciosamente a questo sistema irumu· nizza11te, e r·io.:ordR elle l'imrnuni ta dtt la da queste iniezioni è il (Jiù sovente di corta durata non andnndo nl di la di quolche setl inHH1a, e qua lche volla eslinf!uendosi dopo pochi g:ior·ni: per cui é eonsigl iabi le di fare delle iniezioni fr equen ti e di picco !~ quAnlita ( un decnno cir·ca della r!Pse cu rativa) sorveglianùo poi accuratamente il sog~elto immunizzato. L e mnlallie or·g<l rri che del CU<Jre, dei r•etri, dei polmoni sono una fvrrnale culllrvindiccJZ.iOIIe alle i ni ezioni pl'eveulive.
777 La Rioista d'i{Jiene e sanità pubblica del mes e scorso è molLo più ottimista e dice che gli splendidi risultati ottenuti colla sieropr·ofilassi a Caponago, a Buricella e a Como dove il cloltor Conti, poLé adùir•ittura s offocare un'epidemia olil'terica, sono abbastanza elo•1uenti pel' convincere · anche i ptù rio t tosi. A questo riguardo non é inu tile ricorda re qunnlo e avYenuto a Milano nella prima m età dello scorso apt·ile. Manifestatasi la difterite n ~JI· Asilo infontile • Venezia • fre•1uentato da cir·ca 400 bambini, 1:'> di essi furono i11 breve attaccati e 2 ne mor·iron o. L'asilo venne imm ediatamente chiuso per ordine dell'ufficiale sanitario prof. Bordoni-Uffr·eduzzi, il quale venne in seguito pregato di farl o riapr·i re, special mente nella considerazione che i bambini o sarebbero a ndati a portare il contagio in altri asili, o dandosi al va. gabondaggio per le vie, avrebbero potuto egualmente diffond .. re la malattia ad altri compagni. L'ufficiale sanitario accon senti purchr., fossero sottoposti alle iniezioni di siero antidifterico. Tre quarti circa dei bambini si presentarono alla vaccinazione; gli altr·i o non vollero, o avevano già abbnn·lonalo Milano quando l'asilo fu riaperto. Nessuno dei vaccinati fu poi colpito dalla malattia, e solo in uno di essi compar·ve un leggero eri tema. Dei non inoculati 2 ebber·o a soffrir·e difte rite. C. F. RIVISTA o' IGIBNE
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA 8tatlatloa Rnltarta dell'armata per gU anni 189& e 98. (Roma, Tipo~rafla Cecchini 1898).
MINISTERO DELLA l\·IAR!NA . -
A cura della Direzione del servizio sanitario presso i l Mini:stero della marina, é s ta ta pubbliçata la s tatistica sanitar ia d el biennio 1895-96 E un o splendido volume che fa onore tanto al solerte e compete utissimo compilutor·e, il cav. Zeri, quanto all'ammmis lrazione s tPssa . Ne offriamo ai nostr·i letlor.i un breve riassunto . Le condizioni sanitar ie della R. m ar•ina continuarono in questo biennio il sensibile mig lioramento già ve1·if!catosi negli anni precedenti.
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RIVISTA DI STATISTICA ~I EDICA
La morbo;:ila, elle nel pt-ri oclo 187:!- 92 a veva ol'cillato d& circn il700 a ol li'e: il400 p. 1000, ò 1 c:ce~e nel lR!n ftl 375 e nel t8Qli a s:> }. La mortHllla fu nel18!J5 tir i 3,!15 p. 1000; nel 18!J6 ra~ ~-tiun se invece la i n!'ulita cift·a d1 9.R~ p. 1000, essendosi avuti ben 22!1 d ecehi. Per ò devesi a \'tll' pr eSI" li te che di f!U esti mollo piu della meta (132) m or-ir o no pé r fehb r e gial la nella tPrribile ep1demia ch e deci mò l'equipèlg-g-io d<>lla R. nave f .11ml,arrlia nelle acquP dt> l Brasile, che 19 pei'ÌJ'Ono nell'Pccidio di La folé. e AILr·1 r•tlo peri c·ono per la per di ta d1 u na tOJ'prdi niera. In Lolole so110 1;:J0 dece!'.!'Ì, per co:<ì dir r, eccPzi onAii, deducendo i quah si ha una mo1·lalilà di 3,3!1 p. 1000 delltt forza . Oiomo qui soHo lt:: c1fre r elati,·e ulla for za mPdl<'l c 11e ha !'l?rYi to di ba"e :ai calcoli:
18!15 a l ~rra ~ l10rfiO
U flìcw l i . Sollurficia li So ltnco pi Comuni. T o tal e della ~ola lru ppa
T (Ila le gener ale
7i0 1,3Gfì
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2, 1515 1,1:35
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165 1 250{. a,fi:H 1,_:-. ''r6 !)()~) '1 581 l ,81!) 615 15, 1!15 5.15G 1:?,-i:lO 17 ,!186 l,(H4
Rl8 124,
~2 ,2 i2 7,8G 1 15,41i l :>3 - ,.'J•J2 -
20.:)!)8 .. Q ·) ~ t 't,G 1-a 21,()71
-
('
.\lorbosila e mortali fa generale. - La stali!>tirA di!':lin g ue i CA"'i nuovi dai casi rl i r Pcidi va; e la proporzione della morbo;; i là é calcolata 11011 in base al tr.tal e til·:zli iugr~::s!"j nei luo),:hi tli cur a; ma in base a quello dei soli ca;;i nuovi. N el 1HH:'l si ebber o: ca«i uuovi 8,363, l'eciJ i ve R!)9; nel 1R9G ca!'i nuovi S2GH, r ecidive !JO!l. Calcolando 11uindi sui sol1 casi nuovi, e comprendendo anche la ror 7a mt>rl ia e il movimento am malati degli uflicinli e non computando g li ammHiaLi curali ndle infermerie a le1-rt~ , si el,be nel 18H5 una mor bosità p. 1000 di :116 e nel l ~H6 di 35i-. Queste ci fre pt•r ò non sono para e;onAbil i cmr cgut>lle {h·lla statistica dell'eser C' ito, per·chè in que!'la t• non :>i tien e a!Talto ccmto cleg-li n rnciali; ~· i casi di r ecidi va !'.Ono computo ti ; ~·;:i comp1·end,no Anche g li ammal ali curali nelle infermo, rie . Occorr·e 'Jlllndi prendere per base la sola torza deliA L1·uppa, clic fu nel 18!1:) di :!0.5!lx e nel Hl!)G di :ll ,67 1: po;:ria pe1· i l con-.put<• d ~>g li Mnmulali fa r e i ;:eguen l l aumenti P dimin uz1on i :
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RlVl STA DI S'rA TJSTICA ME DI CA
Ammalati di truppa - Casi nu<Jvi. I d. ufficiali e truppe - CAsi di r ecidiva I rl . eli tru ppa entrati 1 Casi nuod nelle infer·meric l Casi di re cid. T otale ciPgli aum~nti On dedursi: Passati dulie inferrnHie A~li O!'pt>dnli Cal'i di re cidiva Lr'll p-li nffìciali (cu lcolati nella l\le!>!>li propor·zione de~li unmrni di truppa) . . • .
1895 8,:3 IO
18!>G 8, l !15
8&9
i26
909 509
(i7
!<!)
10,002
9,652
1 89~·
1896
158
1H
8 Totale del le diminuzioni . . 1fi't 122 Rimane rl totale degli ammaiHli !!8:18 95:;1) Quindi la morbo!"i tà propor ziollfll<' 'iene ad esst>r l' pt>r i l 1895 del 4/7 p. 1000; per il 18!!15 del HO p. 1000. È notevole la dilferenzA trA la rnorbosità ril evata a bo r·do e quella nelle truppe a terr·ll Infullt l::i ebbe: AmmAlali p. 1000, compr el::i gli ufficiali e non compre~i i r ecid 1vi ei curA l i nelle int'et·merie: '18!1() 18!15 71 12 A ter ra. 49\. A bordo 289 283 3ì() I n totale :J5 l I l nurner·o dei mot•li fu : 18!):) 189lì 6't 180 Ne~l i stabilimenti di cur a :H Fuori degl i sl~:~bi l imenti . -i9 I n totale 88 229 Come si è sopra accennalo, la fot·te mortalità del 18!)(i è dovuta alle perdite per febbre gialla e per disAstr i marittimi. Io pr oporzione colla forza si ebbe nel 1895 i l ;.!,95 e nel 1896 il !1,82 p. 1000. Ma, togliendo dal totale dei morti gli uftkia li, che fut·onori!>pellivamenle 1:le 3i, e calcolando sulla for w media clelia sola truppa si olten~ono rispettivamente per i due anni le due ci fre di 3,64 e 9,00. I n complesso (non tenuto conto dei casi di febbr e gialla) la mor·bosi là e la 1110r lalilà nelle Lruppe di mat·inu suno ussai inferiori a quelle dell'esercito. Le cause di questa dill'erenza possono es;,er molle (i
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA
Ma ce1·lamenle tra le principali sono da an no v erarsi le
seguenti : 1• La migliOI'e alimentazione sempr e; e p;li alloggiamenti spesso migliori nel soggior·no a terra; 2° la poca o nessuna variazione che una g ran parte dei marinni t1·ovn tra il ~;ervizio prestato pr ima e quello che :>i p1·estn dopo l'tH·ruolamento; in altre parole la forte proporzione di indiv~dui che ent1·ando nell'armala sono già assuefalli a tulle l e fatiche, alle privazioni, nlle vicende cl imateri che della vita marina1•esca; 3° la l'erma più lunga dei ma1•inai comuni. ed anche la mng~io1· proportione di sotlut'ficinli e dei g r aduali, ciJ·costunze che rliminuiscono sensibilmente nella marina, il numero dt~ i novizi, e perciò degli intfh·idui più faciUmente accessibili alle in11uenzc morbose. A mmalali secondo le (o rme morbose. - Le malattie ve· neree e sifì liliche ebber o come ul solito il p1·imaLo su lulle le ullt·e. Si ebbero: Nuovi casi oct·orsl Casi di recitliva In tot.~le .-.. A
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-
~
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1895
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577 S Ìlrlule negli o!'peJali 724 Si(ilide nelle i nferme1·ie (dPtloUi i pnsRali »gli o~pcdal i) . . 13 5 A llre malattie ven t e~e 2087 1954 negli ospedali. :31 I d nelle in l'arm erie 21-
:?26
211
950
78tl
7
1
20
6
231 6
2\7 :2318 2:201 2 37 26
285f> :!:i(iO
470
4til
3
3
Da tledursi a calcolo gli uffir iali (calcolnli nella stessa pro!Jorzione della lruppa) .
18
16
3:3:25 :l0:21
21
19
Restano ~li flmmalali venP.r ei di truppa . 2837 25H 467 458 :~30 i 3002 I n rapporlo alla forza media deliH sola Lru ppa (:20,598 nel 1895 e 21,671 n el 18!lfi) si ebbe qumdi, com prese le r ecidi ve, nel ·18!l5 Il '160; nel 1HH6 il 138 pt'r 1000. Alle malattie cellichù tengono dielr·o per ordine di frequenza le malallie clt>ll'apparalo diger ente, l'juelle dell'apparato r·rspirALOI·io, le lesroni violen te, ecc. Diamo qui sollo alcuni tlellagl1 numeri ci per le mala ttie più interessanti:
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RIVISTA Dl STATISTICA IIEOIOA
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1896
Recidivi Totale :.;~r 1 Recidivi Totale Nuo'd ~a sa
o
('
Tifo addom inale e febbricola tifoide. . oo 146 Vaiuolo o 2 Vai uoloide Scarlattine 1 Morbillo 5 I nfluenza 52 Deo gue (a bordo di u na nave nel MarRosso) Paro ti te 20 o Meningile epidemica . 9 Colera e postumi 22 Febbre g ialla e p o stumi o 2 . . Infezione malarica (acuta e c ronica) 307 Brouchite acuta . fì52 Polmonite catarrale 59 Pol monite c rupale . 57 Tubercolosi p o l m on are . . . 35 P leurite . . 57 Congiuntivi te semplice 103 Id. contagiosa . . 36 Scabbia. . 147 Artrite e poliartrile acuta . . . . 215 Lesioni traumatiche 560 Tutte le malattie 8363
.
172 1 5
29 95
29 95
92
92
20 9
84 2
8\
22
1
1
2
240
240
104 33 1 l
411 685 60 58
303 580 52 24
63 5•) ' 1 1
366 632 f)3 25
3
38 57
28 50
8
111
81
38 53 85
17 16
53
163
37 247
10 3 4 7
9
256
:19
187
2 1 5 52
.
.
.
172 1 ;:,
H6
. .
36 251 168 16 576 555 899 9262 826G
2
~~
7
562 909 9175
HIVISTA. BIBLIOGHAFICA Blmulatlon de l'amauro1e et de l'amblyople. - De• prlnolpatut moyell• de la devoUer - ame ed . avec 3 fig. dans le texleo - Li Ile, Ch. T alla ndier, 1898o
S. B AUD IW. l
l
l
-
Prix 1, 50.
Il Baudry, professore alla facolla di Me dicina di Lilla e ben noto ai cultori dell'ollalmolog ia , ha r ipubblicato CJUesto
782
RIVISTA UIBLIOORAF!CA
suo li br o face ndovi mol te aggi unte. - Es~o, come lo indica il titolo, lr·All& dei metod i fin qut e!<cogilali per i svelare la amnuro!<i e l'am bliopia simulate. Eg li rlis tin gue i meto.li obbielli\'i e i m etodt sogg.. ttivi: ai pr imi apparleng-nno I']UI'lli fondali ~ull o slalo delle pupille <' sulla dtr ezi one d('g-li as!'i visivt; 11i secondi , delli anclte di sor p1·esa, quelli fonda li su dal1 d' olt~<.:a. e di fisiologia. T ra qUt>!<li ulti mi mt'Lo li, i più 11Urue1·osi e s ui quali si fa magf!ÌOI' fiS>'legnn mP.ntnj, il Baud1·y lt·nlla del p roct's~o JavalCuignet e !<Ue mt ltl tfìcnz ioll i , delle pr·ove p!<eudo;::copiche c·o· mincittndo dAlla cam er tt di Fles con Lulli i pe1·fezionamenti Ari essa arrecaLI (C11auvel, !~o n11 lumi, A ste~ia no) dell' appareccl tio di CoronR l in cui s i utilizzu 110 le pro1wH,à deg11 s pecchi concavi , delle pr ove con le lenti non coln1'ale ~ferich e, ci lind ri che. prt smat:chP. F r a i va1·i m etodi fondati H tlle pro· pri t! tà di queste ultime (Gra efe, Galezow schi. bip1·isma di M onnyer , Froelich) l'auto1·e pu r la di quelln dR lui escof!iLHl O e di quello del ma ~gio r e tnedico Baldanza. L 'apporecchio Baudr y (coMruilo dn;.di ottici Van A ck ... re et Brunne1· di Lilla) su la rlisposil:iono se)!uente: Un pl'ismo tl'iango lare, a seZ H Hi t} triQ ngolo r ettangolo, divi=-o in due parLi du un ~ratto di sezione ol'izzontale è unito coll11 ha!<e a un mezzo a l'acce pa1·a1:e1c della rnPdesimR :;;~esc:e7.7.a. L'in si (~ lll e ddla lente rap p r<~se nla 1111 frAmmento di vrlro tagliato n segnature, di· vi<o i11 3 pdrli disli nte A, B, C, giustappos~e colla loro supt>l'licie Ji :;èzione s mer ig liala. - Questa lente é tlissimul llla in una scHlOIA metalli ca (nllone osc: idr~ to) di forma 1'0tr>ndn, mu11ilt~ in ciasrune faccin di un'apertura centt·ale eli cui ll llR ha un diAmetro di 6 millimetri e l' allt•a di 3 millim etri !<O lA llH~ til e. Un rnec.:a n ism •> m0l lo se m pl ice per meLle di J'OI'lat·e al duvanli delle pupille del l'occhio sano ora l'una ora l'~lll t·a del le li tH'e d1 :oezinnb A' 8 ' e C'n e conlelllpor auenllH'nte unn pict.:ola porztnne (:1 rni ll tmetri), delle pat'Li cnn ti guo dt>ll11 lr nte, cioè come l'il'elto ottico Ol'a la bnse del pris•nn nra il prisma s te-; ~o . 0 1·n, siccontt: i l r alli ci i St'7.ionl' e le purti c•Htligue del la lente lllllliiO un Ai'IH'llO as!<OiutuIHenle itle11tico, !'Il pr ovochet·à C•JIIu rna g;.rio r facili tà ora la diplopia nwnoruln r e ora quellA biuoc:ula1·e all'tnst~puta d>-!l ~iiiiU htlore quand'aneli e q11est1 conn-,CE'!<se i l m c•cranismo d el l'a f' p A l'eC\' 11 in, Cllllld•ll"l il capitolo dell' amaur·osi gli esami fonclali ~ ul1' uso dellr l en li color a le (Kugcl , S nellen, !::)Lober , Ra va, Micltaud, Mullr' l' c Minor) .
RIVISTA BlBl..IOORAFICA
7t!3
Il volumello termina colla diagnosi dell'ambliopia ~imulata. L'opera del Baudry riev' es!'ere mollo apprezzata dai medici specialmente militar'i e vorremmo che formasse parte della biblioteca d'ognuno.
CONGRESSI IX Congresso 41 me4lolDa Interna.
La Società italiana di meùicina interna, cost1luita con il <:oneorso di tutte le rlOSire illustrazio ni cliniche, terrà in Tol'ino, uegla ultimi giorni di settembre, od ai primi di oltobre p. v, il IX dei suoi Conl.!ressi. Con questi convegni annuali essenzialmente essn mira a tenersi nel grado di operosità scientifica onde emer~ono consimili societa straniere, specie di F rancia e di Germania. Il Congresso sarà presieduto dall'illustre prof. Guido Baceelli, e vi si svolgeranno - oltre ai temi g ià prescritti Jnl Consiglio Dir·etlivo: Sul sa/asso - sull'or yanoterapia - .-;ui fJror,ressi della diavnostica e della terapia in genere - numea·ose altre comunicazioni e conferenze attinenti alla m edicina interna e di t"Cientifìca a ttua lità. Per la somma di quesli inter·ess11nli par·taco lar·i , no1aché pt:r la coinciden1.a delì' Esposizione generale apertu in T (•· rino, dove la scienza e l'arte medica sono largamente rappre!"entate - fa·a l'altre con una ttpposi ta !."ezione di stor·ia della mediCina - ed altresì per la contempor·aneita d~ i Congre,.t<i di chirurgia, di igiene, di oculislica e di allre sped11 l1 1.à, il Congresso di medicina 1nterna ~Jresenla senza dubbio attrattive ruaggior·i dei preced~nli. Siamo pertanto lieti di far cvnoscere che al Congresso potranno intervenire anche i medici non soci, purchè ri ,·olgano domanda alla presidenza del Comitato esecutivo in Torino, indirizzata al segrell:l rio, maggiore medico E. Maugianti lViu S. Francesco da Paola, 4) e corredala dal vèrsamelllO della tassa d'iscr izione come ade rente al /)( Congresso di mer.llcina interna in L. 10, anche su eat'tOIIIHl-vag-lin. Il C'he dà diritto - oltre alla par·tecipazione nei lavori del Congre sso ~ a riceverne ulter·iormeole gli A tfi, alle riduzioni d a vit~g gao ~ ad ogni allr·a ngevolazit)lle, che il Comitato di Toriuo, P~~saeduto dal prof. Bozzol•l eornm. Cammillo, in parte ha g•a ottenuto, e conta ancora di couseguire.
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CONGRESSI
Primo oongreaao D&slonale per l 'Igiene 4ell'all&ttamento meroen&rlo. Promosso da un comitato ordinatore del quale è presidente onorario l'illustre senatore Porro e presidente effettivo il prof. Virgilio Colombo, si terrà in Milano nella PaS•Jua del 18()() questo importantissimo congresso per trattare i seguenti temi: 1• A llattamento mercenario;
2° Scelta e coUocamPnto delle nulrici; :3• Profilassi della si fili de da allattamento; 4• Soroeglian:;a dei bambini affidali alle nulrici ir. campagna; s• PrOJIOSte per srzloaguardare la salute delle nutrici; 6• A Uri morli di allattamento; 7• Costiiu::ione di ttj)ìci di collocamento in altre città del reyno. In occasione del congresso si inaugureranno anche un'esposizione di igiene infantile ed una mostra artistica di bozzetti e di schizzi, e vel'ranno or·ganizzati da apposite commissioni pubblici divertimenti, a vantaggio dell'opera pia Proociden::a baliatica, promolrice del congresso. Si tratta, come si vede, di un ~"nere nuovo ed importante di studi a cui certamente non manchera il concor so di quanti hanno a cuore il miglioramento sanitario del paese. Il congresso, oltre che uno scopo scientifico, ne ba uno Hllamente umanitario, g iacché tende a disciplinare l'igiene dell'allattamento mercenario, come s'è fallo in Fruncia colla legge Roussel, a diffondere le norme igieniche della prima infanziA, salvando cosi un gran numero di bambini alle famiglie e preparando al paese una g ioventù sana ed operosa. Le adesioni si rrcevono fin d'ora in Milano, via Valpeli'Osa, 1. 11 Otret.t.ore i n tor1 n a le
Dott. PANFILO P L'l'ARA, colonnello medico. Il Redat.t.ore
D.• R rooLFO Lrv1, capitano medico.
RIVISTA DI OCULISTICA. IIUII. - l'Dò il glaucoma guariro perumneotemcnte?
. . . . . . Paq. 754 Sass-.arel. - Trottamento delle cheratiti e dello con~tluotiviU croniche per mezzo del massaggio con un unguento al sublimato ed nlla cocaina • . . . . . . . . . . 756 Sta,ttuson. - Osser,•a?.ioni su un nuovo midrintico. 757 Thilllh. - Manifestazioni oculari dell'orliraria . . . 758 RIVISTA DELLE MALATTIE VE!'\ EREE E DELLA PELLE. D. C. - Il microbo della calvizie volgare . . • . . . . . . . . Pag. 759 Henry. -
Edema sifllit•co secondario. • . . • . . . . . . . .
76t
Blul. - Adeniti linratiche che si pos~ono verillcare por infezioni da dentro l'orctra.
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RIVISTA DI TEfiAPEOTICA. Ylsanaka •.- Apomorflna e suoi usi . . . . . . . . . . . . . Pag. 763 Colombo. - DI una nuova rorma di elottrotera pia. Corronto voi laica monodica. . . • . . • . • . . . • • • . . • • • . • 765
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.
Myrdacz. - Guida per l portaferiti In cento domande o risposte • . Pag. 766 Casttllole. - Note sulla campagna del Niger·Soudan nel t 896·97 . • 768 RIVISTA D'!GrENE. Sforza. - Descrizion e dolio Spedale militare di Padova La !ieroproOlassi della difterite. . • . . . . . . .
. Pag. 173
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RIVISTA 01 STATISTICA MEDICA.
Statistica sanitnria defl'nrmata per gli anni t 895 e 96
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• . • Pao. 177
RIVIS TA BIOLIOGRAFIC&..
•1114ry. - Slmulation de l'amaurose et de l'amblyople.- Oes prineipaux moyens de la devolle r . . . . . • . . . . . . . . Pag. 781 CONGRESSI.
IX ' • · t erna • . . . . . . . • . . • . • p ag. 183 P . Congresso di mel( •cma 10 n lllo congresso nazionale per l'lgieoe t'l ell'allattamento ruercennrio. • 1SS
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GIORNALE l\IIEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Min istero d'Ila guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO.
n Giornale Aledico del n.• Esercito si pubblica l' ulti mo giorno di ciascun me.~e in fascir,oli di 7 foEtlì di stam1Ja. L'abbonamento 6 sempre annuo e deeorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati è il seguente.
Regno d'Italia e Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione postale (tariffa A) id. id. Id. ( id. B) A:trl paesi .
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L.
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Abbonamento annuo
LUn fascicolo separato
t! f5f 720-
f tO f 30 t 50 f 70
L'abbonamento non disdetto prim a del t• dicembre s'intende rinnovato per l'anno SliC· cessivo. l signori abbonati milìtari in eiTettivlta di servizio possono pagare l'importo dell'abbonamento per metzo rlcl rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Agli scrittori millt.nri è dato in massima nn compenso In danaro. Le spe.<e per gli estratti e quelle per le tavole litograOche, rotograOche, ecc., cbe accompaEtnassero le memorie, sono a carico degli autori. GU e~tratti cosmno L. 7 per ogni foglio di stampa (t6 pagine), o fraziono iodtvlsibile di Coglio. Il per cento esemplari. 11 prezzo ò eJtUale sta che si tratti di tOO e.~emplari o di un numero minore. l manoscritti oon. si restituiscono.
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GlORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO
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Anno XLVI
N. B. - 3t Agosto t898
ROMA Tll'OGRAFIA ENntCO VOGI:iKB.A
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMARIO DEL.LI<: MATI~RIE CONTENUTE NEL. PRE~F:NTE FA SCICO LO
tii;;.HURIJI,: ORIGII\IAI. I.
. Pag. 785 l'iuova teoria dell'omhra nella schiascopia 81 3 Ostino. - L'esame funziona le dell'udi to col la rarola • Grlxonl. - Due casi di setticemia da micrococcus cercus albus. 831 Osti no. - A 1>roposito della determinazione del limite minimo d1andizione compatibile col servi zio milit3re. . . . . . . . . . 85i
De Falco. -
Kl't' lliiTA 111 f"òiURI'i .- \1 ,1 ITAI.IAI'il a.:u
a.: .-TF.KI.
111 V1ST.~ m:I!I<.:A .
Joflroy. - Diagnosi della paralisi l(enerale nell'inlr.io. . . . . . . Pe~f/. 8:;8 Castaigne. - Diagnosi della permeabilita renalc con Il metooo dPI· l':lzwrro rh melilene . . . . . . . . . . . . . . . . . 861 Chevalller. - Della litlasi intr,ti nalc. . . . . . . • . . . . . 863 Sirot. - Nota sul valore semlologico c pronoslico della tachicardia 866 nella tubercolosi pol monare . . . . . . . . . . 868 Cardarolll. - S\lll' indiriz7.0 t.erapenli<·o nelle cardiopalie . . . . ., ~69 Gradle. - Il doior di capo . . . . . . . . . . . . . · · s;o Denlsson e Whlttaker. - Il moderno tratk'lrnento nella tubercolosi sa Sllvestrl. - La s1erotrrar>ia in duo casi di tifo . . . . . . ·
RIVISTA CHlfiUnGICA. Giordano. - Con tributo alla chirur{l:ia del fegato e delle ••ìe biliari Pizu. s;3 878 Guyon. - Uretrotomi<t interna . . . . . . . • • . · · · · · Cavauanl. - La cura dell'empicma con i drenaggi c l'aspirazione per· 880 manente. . . . . . . . . • . . . . . . . · · · • •
·t.
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(Per ICJ CUIIIÌIUHIZIOI1e drll'lltdiU VPIIIUi /(1 T'CI{JiiiG 3 ° d i'Ila cvpPt JtlCJ •
MBlMO:R. IBl
ORIOINALI.
NUOVA TKORIA DELL'O MB HA ~ELLA SCDIASCOPIA Per il dott . .o\ndrea D e Fal eo , ruuggiorc m•:dko.
(C<mtint•azionc vedi (as•:icolo cY. 6).
§ 23. Dil·ezione dei r·aggi 1'iflessi dal piano ?'elinico. Raggi centrali e peri(e1·ici. - Si ammette in diottrica
che i raggi emergenti seguono nell'occhio la stessa via di quelli incidenti; ossia che, la superficie retinica, illuminata dai raggi incidenti, diventi essa stessa sorgente luminosa, da cui i raggi di ritorn o si propagano all'esterno attraverso i mezzi rifrangenti e nella direzione tenuta dai primi. Ciò in base alla cosidetta legge di reciprocità enunciata nel ricordo fisico n. 8, o meglio, poichè l'occhio può ritenersi uu sistema centrato, per la legge dei fuochi coniugati accennata nel ricordo st~sso.
L'applicazione della legge di r eciprocità all'occhio devesi intendere nel senso 0he se si collocasse un corpo luminoso innanzi all'O. di un iudivirluo, il quale ne raccogliesse l'immagine sulla propria ret.ina, l'immagine stessa si formerebbe n el posto dov'era prima il corpo, qu.alora questo si potesse collocar e sulla retina ; in altri 50
71:iG
1
NUO\'A Tt!OIUA DELL 0~1BRA
termini la superficie retinica è con iugata dal piano della. sorgente l uminosa. ln-lulli i sistetrtl: cenlntli r.:iò è nH{emçllicmnente esatto pe1· i 1'ClUfJi omoC'ent1·ù·i (vedi r icortlo fisico n. 8, § 41), i quali sono la conJi.zioue si11e qua non della legge dei fuoehi coniugati. Però, potendo l'occh io variare nelle sue condizioni d iottriche, pare a me che la legge così coucepita sia troppo generale e perciò all'anz idetta con· dizione sia d'aggiungere l'altra dw i mggi omocen· t1·ici ent1·ati come t(Ili. pe1 · la cm·nea si mantengano egttali fil/, sulla 1·etina. I nfatti, intanto il piano r etinico ser ve come sede del fuoco con iugato del cor po luminoso, ov\ero, come sorgente l umiuosa dei raggi emergenti dall'occhio, in quanto che essendo superficie speculare, anziùhò assorbir e i raggi luminosi, che la colpiscono, risponde alle condizioni della. riflessione, dalle cui leggi non deroga sia per l'eglHtglianza degli angoli d' inciden~a. e di rifl ossione,' sia per la disposi:done di questi angoli sul piano normale al piano retiuico. 01·a, in bllse tt queslc leggi gmerali di 1·ijles.<;ione della lw;e, pen:hè l'i;n,nagine lumi11osa ,·etinit·a propaghi i suoi 7'uggi 1·ijlessi nella dù·e::,ioJie opposta a tfttella degli inl.:idenli, oc:cOJTC che fJttesli ·1·aggi, ,·i(mtti dall]) ·islallilw, cvil/,c:idano in ptmli sul piano 1·etinico c:vn gli assi clel sistema ottico : occe1 ·u si cwt•ic:inino di mollo agli assi rm:desiuli d'ave1·si degli angl)li. d' incù len~a e di ?'Ì·
flessione così poco clis/rmli, per· c:ui sirt ji,cile St'cJrmdo la le07'Ùl eli lluiglten.<~ c:ilata nel ,·icunlv 7, la ?'ÙJOiJiposi::irme e sop1·apposi:,ùme elci 1·aggi intm·nn ai p? 'O]J1'ii assi dù·elli1;i.
Come base seientific.;a delle figure d imostrative successi ve e per meglio comprendere la precedente condizione che io credo debbasi aggiungere, per l'occhio, a guella dei raggi omocentrici, noto che, C)nando diss i
!\ELLA ;;C HIASCOI'IA
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innanzi, può t:ocuhio ?'app;·esenlrwe, invece di e' un sistema centrato, ripetetti ciò che dai fisici è concorde· mente ammesso in proposito. Imperocche per essere matematicamente centntto l'occhio occorrerebbe che tutte le superficie fossero regolarmente sferiche e fos sero fra loro parallele, con centri di curvatura disposti lungo l'asse o~tico principale. Al contrario la curvatura delle superficie è variabile e per quanto le diJierenze siano trascura bili per i raggi centrati e poco d ista uti dall'asse ottico, sono notevolissime per i raggi per iferici cui non è più applicabile detta legge. Di pit't, se per i raggi incidenti la legge dolla reeiprocità richiecle che essi siano omocentrici, cioè tutti normali o quasi normali alla tangente dell'asse ottico principale, è logico, che per i raggi riflessi t·etinici, emorgenti dall'occhio, sia indispensabile la stes::;a condizione. In fine (su ciò principalmente si basa tutto l'edificio della nuova teoria) perchè i raggi emergenti segnano la stessa via degli incidenti è necessario elle il punto di ri Jlessione retinico sia coniugato del punto luminoso; cioè che la riflessione e l'incidenza avvengano sul medesimo asse direttivo. Ciò si av\'fera benissimo nell'O. Emm., in cui un foco piccolissimo formasi sulla retina ed al quale tipo normale è da supporsi riferiscansi i fisici. Al con· trario, se speciali condizioni anormali diottriche agiscono sui raggi omocentrici incidenti, determimmdo snl piano retinico non nn foco, ma un circo lo di diffusione, è da ri tenere, per la detta legge, che di questo circolo i soli raggi centrali emergono iu direzione opposta. Dunque si può ammettere che ()nanto più i r aggi incidono sulla retina lontano dal tratto centr~ le, tanto meno ubbidiscono alla legge della reeiprocitti, e perciò sono da distinguere i raggi centrali dai periferici, i primi sono omocentrici ed emergono con la nota
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NOOVA TEORIA DELL OMIJRA
legge, 1 secondi subiscono altre fasi che studieremo. - Ora due cond izioni va lgono a spostare i primi nei secondi, l " r inclinazione dei raggi luminosi incidenti corneali ; 2• i vizi di rifrazione. Queste due cause, di cui una a.ucidentale, ed un 'altra morfo logica , permanente o tra usi toria, del cristallino, ind ucono nei raggi emergenti de lle modificazioni nel loro decorso con speciali parvenza ed una g radazione nelle differ enze che appunto deve stud iare la schiascopia a van' taggio della d eterminazione obiettiva dei vizi di rifra· z10ne. P er convincersi di ciò basta Pig. r.. esami nare attentamente le seguenti fi gure dimostrative su cui poggia tutta la n uova teoria. Supponiamo con la fig. n . G, un occhio che abbia la lente L ~.lf, con l'indice d i rifrazi one del vetro 3 2. il centro ottico O e l'asse ottico principale a O f' e con il suo fuoco principale in ( sul piano retinico R R' d i cui il centro di cur nttnra sia in l\, ch'è p ure il punto nod::de di tutto il sistema ; in a ltri ter mini che la .figttra schematiea abbia le cond izioni d ell'O . E rmn. Si fa cciano cadere sulla super ficie an teri ore della lente L JI un fascio di tre raggi a e - b cl - g p paral leli all"asse prirwipale a O(, raggi, cioè, proYeuien ti da un punto all'infinito. Couoscendosi l'indice d i ri fi:azioue d ella lente e con la scorta della legge sul rapporto degli
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:NELLA SCHIASCOPIA
angòli d'incidenza e di rifrazione, (ricordo s·), ognuno potrà ripetere la costruzione dei tre raggi rifratti, come nella fig. 6 si è praticato per il raggio g p, che per essere il più periferico presenta un angolo d'incidenza più sensibile. Si vedrà allora, che i tre raggi r ifratti con ver.l ranno sul piano retinico nel ll foco principale f, in tratto ristrettissimo e con una. cli({e1"enza d' invlinazione t,·asuumbile dal raggio centrale al periferico, tanto da potersi supporre che l'incidenza retinica avvenga in un punto (() in cui, essendo normale l'asse ottico principale, la. riflessione si compierà propagandosi i raggi emergenti con direzione eguale agli incide·nti, con i quali, cioè, s'incontreranno a ll' infìni to. Nella fig. 7, egua le alla precedente, supponiamo, invece, che i tre raggi incidenti sulla Fi;..t 7. calotta del cristallino L Jf, auzichè paralleli provengano dal punto A, messo a distanza finita sull'asse ottico A K O. Il raggio A b segue la direzione dell'asse. Il raggio A cl ha l'angolo d'incidenza p d .~1 maggiore, evidentemente, di quello del raggio b d, (fig. 6) parallelo all"asse; p er il rapporto premesso del seno s con il seno s' il raggio rifratto d ( incide sulla retina nel
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1'\UO V A T E Oil i A IJii i.I .'O!tlllRA
pun to v, c1oe nn po' lontano d.-d i'asse principale ch'è pure l'asse direltivo, e dal fuoco O. La d istanza tra v ed O è tanto tra;;cnrabile che la ritléssione del r aggio d v i ncidente sulla rct.iua ;;i puù aneora supporre avvenire sulla norma le .l l{ O. Nnn eosì p er l'altro raggio A e, il qua le iut:ide snl cri"Lal:ino ad una distanza non grande dal eeutro ed eguale a CJnella del raggio g p d ella Gg ura preuedeu t e. Ha, p L·rù . pt> r }H, sm~ obliquità un ango lo d"iucid euza (seno l) mag giore d i l i3 (l ) di c1uello del ragg io pre...:erleu te e quindi il rispettivo angiJio d i rif m zione (:;eno l') all on tauerà. il raggio rifrattu e .V dal foco princi paln () fa0endolo cadere sulla retina iu _,r; distan te dal det to pun to foca le. In questo caso non si potn·t>bo più amm•,t tere la rif'l essione di questo ragg io s ulla d it\: zioue dello stesso asse A. K O t.:Ome per l"alcro rag~io (/ ( Abbassa udù qnintli snl pnu to .V la n ormale k N, il r aggio 1-itles,;o prenderà la direzion e .V (f , il quale, diret.to dalla n ormale /{ ;v: che n on è l'asse direttivo del pu nto lum ino,;o ~ t , :;e emergesse, non raggiungerebbe r1ue:;to punto; per..:io il raggio rifratto e .Y uou seguirà la dire:r.ione opposta ed eguale ali" inciden te A e. Cosa ne avverrà di e:;so, lo d irelllo in seguito.
111 P••r roJ.(i•one •ti >P37.Ì<> la 11;:. i Ila .,nttJIIl tttt "l ri• htzitJII~ , J;,IJ P su~ tlun ~n pcrcu. il )' •ra~tlltC t' l•• clllf,· r••Jll.l' !l't IJIWH·• e la fl;:. G sono iu•·•~ l l i c po·o ~\lolo•nti. t•,•ro il ll'lturt• ,; CUII I'Ì II ·er:i ••:;na lmcntt•. porla 11do. in n~tr a lloo, nl":l•lli nl ··ri,Jall mr> ·t ~lla 11;::. 6, ,., .. el i-. tll 7.:t ftlt"o l(! eli 2 '/ , ccn· 11111., 1111 t•uni•J ltt mmo·o prn na al l' :x> ,. poi a~ '•·nli m. l'cr la lc;:;:c •l••i fuochi cOnlll~al• , lr,t<lu•·•Jo•l•• •n •JII'IIItl l:t •:ullrr.·lrt t'Il' t la nola fMmol t fonol:ttnf•nla lc d(•llc $101H •JIIf.l• ual •:
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t-:ELLA SCU lA SCOPI A
L'allontanarsi (lei ragg i lum inosi rifratti dalla coincidenza con il proprio asse direttivo sulla retina diventa facile e notevole in quelli che prov~ngo no dai punti luminosi laterali all'asse principale, e tanto più per quanto da questo detti punti sono distanti. Si supponga n ella figura n. 8 di nuovo r O. emm., e nella condizione di rappor to con il corpo luminoso, come nella figura precedente: soltanto che di detto corpo rappresentato dalla freccia. A. b, si prenda ad l l esaminare, anzichè il punto A ., l sull'asse principale, il punto b laterale a. questo e messo invece sull"asse secondario b cl. Si cerchi in qua le d irezione avvenga la ri frazione dei raggi be, parallelo all'asse princi pal~ e di b g obliquo, incidenti sulla cornea. nei punti e e !J ad una d distanza dall'asse secondario, • ' eguale a q nella, che raggi simili a vevano dall'asse principale nella figu ra precedente. Con la solita costruzione della normale e. dei seni si troverà che dei raggi rifratti e o cadrà ~·,g. s. nel foco principale O, perchè parallelo all'asse pr incipale il raggio be, da cui pro,·iene. e !"altro raggio g n inciderà sulla. r etina ancora più distante del primo dal comune asse direttivo b k d, dal quale ambedue poi subiscono uno spostamento maggwre d i quelllo dei raggi simili provenienti dal punto
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NUOVA TEORIA DELL'OMBRA
luminoso A posto sulrasse principale A }( O. La mancata coincidenza dei raggi nel pun to d dell'asse secondario sulla retina apporta di conseguenza negli stessi una r ifle:;s ione nei punti n ed o con le normali ]( n
e [{ O, distante dall'asse ver0 direttivo; e perciò i detti pnn t i retinici non sono coniugati del punto luminoso b. Quale impor tanza abbia la d irezione dei rag gi riflessi .V q e O S e degli altri simili, forma appunto l'oggetto di questo lavoro, come si vedrà in seguito. Con le precedenti figure ho fino ad ora dimostratol " che in un occhio emmetrope i soli raggi luminosi paralleli all'asse principale, emanati, cioè, da un punto luminoso all'infinito ed incidenti su spazio ristretto della cornea, convengano tutti sulla retina coll'asse ottico principale, che è pure l'asse dirt3ttivo del punto luminoso, e dalla retina saranno riflessi con la legge di reciprocità; 2• che ogni inclinazione dei raggi incidenti sull'asse principale, o lo spostamento sensi bile di un punto luminoso dall'asse principale all'asse secondario, allontana un n umero minore o maggiore di raggi periferici del fascio luminoso incidente dall'incrociamento con l'asse direttivo sulla r etina, dalla quale, perciò, detti raggi saranno rifless i in una direzione che non è quella d ei raggi incidenti. Dimostrata così la prima causa di eccezione alla legge di reciprocità nell'O. Em m., riuscirà facile esaminare la seconda con le seguenti fig ure. La fig. n. 9, rappresenta lo schema d i an occhio miope, che ba la lente L N con il foco principale in O ed il piano retinico posto indietro di questo, cioè : R R'. Si suppong a. che un fascio di raggi a, b, g proveniente dall'infinito incida sulla cornea in h, p, d. Essendo paralleli all'asse principale, converranno con poca differ enza d' i nclina~>.ione ne! foco principale O ed incontreranno il pi<'l. no retinico: il raggio b p in t e g d in x .
793-
NELLA SCHIASCOP!A
Ora se nel punto d'incidenza t del raggio rifratto p t più vicino all'asse principale, si abbassasse dal puntonodale k la normale, si troverebbe una distanza dal9~« l' asse poco sensibile per detto raggio e perciò tra,, scurabile. l l Non cosi. per l'altro raggio l più esterno cl a:, il quale darà il raggio riflesso x v, chiaral l mente con inclinazione di· versa dall'incidente con il quale non ha più comune l'asse direttivo. Ora. si gnar· -. v l di nella figura stessa ciò che l l, avverrebbe dei raggi rifratti p l e d x qualora il foco principale O si avvioinas3e dip· Fl tr più alla faccia posteriore del cristallino, ovvero si allonR~ ,. tanasse da questo la superficie retinica. R'' R '" an· Fig. 9. mentando, cioè, nell' uno e nell'altro caso, il grado di mio pia: crescerebbe pure la deviazione di detti raggt dall' asse principale, cioè si allargherebbe il circolo di diffusione sulla retina, f' t' x ' sottraendosi all'azione dell'asse direttivo altri raggi che, prima, incidendo più vicino ad esso ne subivano l'influenza direttiva nella
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l(liJN
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riflessione retiniua.
Una dimostrazione eguale si potrà fare :aullo sch~ma dell' O. Iperm. rappresentato dalla fig. n. 10, in cui la lente L iv! ha il suo foco principale in O, dietro il piano retinico, che l'asse principale A ]( O attraversa nel punto f. Sulla lente L J1 si proiettino A rl, b q, g p, pa.-
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1\UOY A TE ORI A D ELI,' Oli BILl
ralleli tra loro, cioè emanati da un punto luminoso posto all' infinito e che ha di conseguenza per linea direttiva l'asse ottico pr incipale .-17< O. Il raggio .·l d proiettato nella direzione di questo asse percorre la lente seuza r ifrangersi. -Il ra,ggio ù q. poco- distante dall'asse ha un angolo d'incidenza piccolissimo ; perciò r efratto rao-o-iun!!e con })ÌcbO cola ch~\· i azione il foco principale O passando per il punto .z non molto lontano da l punto f dell'asse direttivo, il quale adunque potril. rappresentare anche la normale del pnnt.o ..~ suddetto. Al contr:1rio il ter zo raggio g p essendo pi1\ dista,nte F"l;.:. 41) ragginnger<t, dopo la rifrazi'Jne, il foco principale O, incidendo sulla retina nel pnnto l, molto lontauo dall'as,;e diretti v o, al C] uale perciò sfugge nella riflessione. I nfatti abbassando la normale dal punto h uorlale, sul punto t retinico, il raggio riflesso l l' avrà evidentemente una inclinazione sul cristallino diversa da gnella del raggio incidente rctinico St. Aumentando il grado deli'Iperm.: si allontana di più il punto focale o dalla snpcrficie retinica ed il risnltato san\. perfettamente identico a quello dfscritto innanzi nell'ipotesi di uu occhio con vizio miopico crescente. Dalle ultime d ne figure dimostrati ve emerge cou gntude evidenza che i vizi diottrici. indipendentemente dall'inclinazione dei raggi proiettati sulla cornea, agi~
N i;t.LA SC I!IA SCO PIA
scono modificando per se so li lo stesso fascio dei raggi omocentrici con l'allontanare da l punto incitlente r etinico dell'asse diret;t;i vo un numero minore o maggior e dei rag gi, secondo il grad o del v izio diottrico stesso. Questi raggi perife rici del fascio, co:>ì spostati dal vizio diottrico, non saranno più regolati, nella ritless ione sn l piano retinico, dai corrisponden t i a:>si d i retti vi e perciò non p otrebbero emergere e raggiungere, secondo la legge d ei fuochi coniug at i, i pun ti della sorgente luminosa da cu i e manarono. I ragr;i omocentrici, adunque, sottratti cioè da al tre cause di deviazione, si dividono essi stessi_in t·aggi cenlmli e pe, ·i( ei ·ici. I primi, dopo la rifless ione retini 0a, obbediscono in tutti i casi, cond izionatamente però, a lla legge d ella recipro citi~; i secondi invece tengono una direzione d iversa. Il numero d i questo socondo g ruppo è zero nell'O. Emm.: ed allorchè si produce il (i1cn conhtgalo , ·eti, ~ù·o (l ) cresce con i vizi di rifrazionB, dimin uendo all'opposto i raggi centrali riflessi, con i q uali perciò quei periferici saranno in un r apporto inverso e costante, second0 il g rado del vizio diottrico. Dal ?'apporlo f)ttanlifalivo. tre~ i r aggi rifless i ?·elinici cenlml i e peri(e1·ici, i'~ ?'ela:.:ione dello stato rliott,··ico dell' occhin ed indipe~tdeulr>menle daU' inclina.::i one dei 1·aggi incidenti r·orne,cli , Sttppo.~ti omocent,·ù.:i, si dom·à desnme1 ·e l'ombnt tleUa scfliuscopiu. § 24. D iv isione clt'i i 'rt{!IJi J·ijless i ;·etinil'i in em.el'genti e non eme1·genli. Dù·e::. ione dei mggi eme,·ge,ìli.
-- L ' importan te d istinzione tra i raggi cen trali e periferici appor tat.a al fascio dei raggi omocentrici, potrebbe m enare ad u na ded uzione errouoa sulla. dir ezione dei rag gi emergenti, se non avessi diviso questi (~ 22), in due parti, cioè in ?'iflr•ssi int?·aot:ulal'i ed eme;·genti CII Que.;La denominazione si rifcrl~ce agli oceh i miuJ>i. nel cui P.m. ~ia rol loea ta la sorgelllc lumi no~a. secondo pcru il cun~clto c>prc~so nal § tJ capovc r.;o s•. ng. Il.
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NU OVA TEORIA DELL'OMBRA
estm oculw i; e qui noto che ai soli raggi centrali riflessi int?·aocL6l,u·i può applicarsi ed anche fino ad un c~>rto punto, la legge della reciprocanza per tutte le condizioni diottriche dell'O. L'estensione della legge stessa ai raggi emergenti estr·aoc.:ulari, invece, sarebbe un errore se non vi si aggiungesse la condizione di collocare la sorgente luminosa nel punto remoto dell'O. osservato. Infatti se i raggi incidenti omocentrici, c10è paralleli alrasse principale, escono paralleli dall'O. Emm., uscir anno al contrario, convergenti e divergenti dal mi(•pe e dall'Iperm. Negli ultimi due casi, aduc.que, i raggi emergenti, anche centrali, non seguono la via degli incidenti, e ciò all'opposto di q nello che potrebbe dedursi dal capitolo precedente. P er spiegare la contraddizione a ciò, che, per semplicità di ragionamento, affermammo altrove e l'appar ente eccezione della superficie speculare t etinica alle leggi della riflessione, bisogna ricordare in base al principio di Huighens sulla ricomposizione del moto vibratorio delle ondulazioni luminose ed al teorema di Fresnel (ricordo fisico N. 7, § 14 e l o) che le onde stesse possono incontrarsi nel loro moto, verso un punto nello spazio, o nella stessa fase e si sommano, ovvero in fase d i opposizione, di una l ungbezza di ondulazione ed anche meno, ed allora la risultante di essa sarà non la somma, ma la elisione totale, o la. ricomposizione con la regola del parallelogrammo delle forze, come per le onde sonore. (V edi Roi ti, vol. II, pag. 200). Applicando questo princi pio a i raggi che cadono s nlla retina dobbiamo ammettere che le oa de luminose che li determinano, mentre che nel cen tro hanno una direzione quasi eguale all'asse ottico principale e perciò esse si sommano, dal cen t ro alla perife ria, invece, le onde d i qnesti raggi col d iscost.arsi dalla direzione d ~ ll'asse, s'incontreranno in fase opposta e per u na lung hezza d i onda sempr e mag-
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NSLLA SCHIASCOPI A
gior e, perciò l'azione reciproca sarà, dal centro alla periferia, dalla somma e ricomposizione del loro moto ed intensità luminosa, all'elisione totale. Nel cent r o dello. retina le on de l uminoso, col som-
marsi, accendono, dirò cosi, in piccolo tratto della super ficie retinica. intorno a ll'asse principale, una sorgente luminosa più o meno intensa, secondo il numero delle onde stesse, che vi hanno concot"So, e dalla quale emaneranno raggi indipendentemente dalla l, mm1ma azione direttiva posse:l' duta dai raggi stesi:!i incidenti. I raggi della nuova sorgente emergeranno sempre dall'O. e seguiranno la direzione opposta a quella degli incidenti, nei soli casi in cui il fuoco cl i questi cade sul piano retinico: cioè nell'O. Emm. con raggi incidenti corneali paralleli, g iusta la legge generale, e nelle altre condizioni diottriche, allorche la sorgente è collocata nel punto r emoto deL l'occhio stesso. Le precedenti considerazioni meritano di essere illustrate am- Il piamente con esempi da cui desumeremo la direzione, anche, D dei raggi periferic i t?.d il loro destino. Supponiamo l'O. E mm. e la sorgente luminosa collocata all'infinito. Dimost~·a.mmo a ltr ove cl1e in tal ca:;o i raggi omocentrici ri Hes~i rlid la sn perfi cie reti uica. flll1P r gera.nno tntti e giusta la legge delle r eciprocità, avranno la direzione dei raggi iueideuti., cioè escono dall 'O. paralleli all'asse ottico principale.
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NUO VA TEOR IA DE LL. OMilRA
I mmaginiamo ora un occlùo miope, che, come nella. ngura n . 11 abbia la lente L J:I con l'ind ice di rifrazione eguale a quel lo del vetro, il foco prin cipale in O ed il piano retin ico in R !( . Dal p un to a della sorgente u b messo s ull'asse ottico a ]( O, tiriamo il raggio et C. Questo sì rifrangerà secondo la direzione d i C D, e rillesso dalla sup erii<.;ie retinica. secondo la nor male il. D emergerà. in D H -li u, cioè st1guirà. la direzione del raggio incidente. Il punto D aduw1ne, è coniug at o del pun to lumin oso a che rappresen ta perciò il P R delsupposto. Cosicchè in OC0hio miope, all orchè si colloca la sorgenLe luminosa nel suo P R, i raggi inciden t i correggeranno, con la propr ia inclinazione sul piano corneale, il d ifetto diottrico, in modo da n on aversi s postamento 'Il l dei raggi periferici. Però una neu.-l {{, ·:/l f: t ralizzazi one esatt..a ò m olto d iffi. l cile, poichè uon è poss ibile tenere ,l una g radazione nell'obliquità d i l l raggi su superficie sferiche su cui i l l r-;-··---. il pi ù piccolo spostamento d'incidenza dal centro, come dimostrammo a ltrove, appor ta una. notevele dev iazione <.lei raggi ri'l· t fratt i, dctl proprio asse direttivo. Questo è la condizion e che io de l {! l nomino fuor..:o coniugato retin·ico, .J,..d d. che corrisponde al P tmlo neMli'O ,f ntrry di Par ent (l), che, cosi inteso, è fisicamente osatto. Supponiamo ancora un occhio miope (tig. 12) e raggi incidenti corneali p ara lleli che danno in questo caso, come sappiamo, u n circolo di
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1\F.LLA SC III.-ISt;OPJA
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ditl:'usione sulla retina.. Allora il raggio rifratto p () 1; abbassando la normale ]{ (; si rifletterà sulla. r etina. in (t, e q d nel raggio cl g; cosi pure ?' m od l n in m h ed , 1, s. Questi raggi riflessi dalla parte perifer i ~;a del circolo di diifusione retinico, s' incontreran no ad angolo ottnso~uei pnut i l y h s con i raggi periferici del fascio conico inciden te, da cui sono arrestati nella loro emer· genza. I mggi in vece, prossimi al l'asse ottico t· O u, per la loro piccolissima inclinaz ione, si sommano nel punto retinico v, che illum inato notevolmente emanerà esso stesso raggi, che em ergono dall'O. iucroeiandosi ne-l punto remoto R d i quest'occhio medesimo, dove si forma l' immagine r eale, capoYolta ed ingrandita del punto v (l). Ammettiamo infi ne l'altro caso di un occhi0 Iperm . in cui il foco della lente sia al d i là del piano ret;inico. Basta guardare la figura n. 13 annessa per convincersi che con ragg i corneali incidenti paralleli, si formerà sulla retina., come nel caso precedente, un circolo d i ditlusioue, da cui, abbassa.ndo per ciascuno dei raggi incidenti le normali dal pun to K, i r aggi rillessi g s, e t, a c:, b d s'incontreranno nei punt:.i u- d- 1- s, ad angolo ottuso con i raggi inciùent:.i F' O, U' O, JJ' O,()' O. Con piccola cl i lt'e renza dal caso precedente l' im:on tro auzichè avvenire fra i più periferiei, simmetrici ed in· ciùenti del circolo eli ·diffnsione, si determina con una scccessione i mrnediata, però sempre fra raggi escl nsivamente periferici. I raggi cen tra.li, in vece, uscendo d iv ergon t i llall'occhio, daranno l'immagine Yirtuale, dritta e più grande del punto retinico Z lung o l'asse principale ,
( l) Corrispon•le alla conJ izione ll ,;ica ol~lla lente uicon,·e'"'"l s<"gna la nel § 3 X. t p~g . H <lei 'f'ra itè 61tm. ci"opll/. <l".il·mai(JnM.
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r\UOV ,\ TE0 Kl A DELL' OM BilA
ilietro la retina ed al dilà del fuoco principale poste· riore O (1). Riepilogando tutte le ipotesi fatte, concludo che nell' O. Emm. e (uoco t•oniu.gato retinico i raggi .riflessi -dalla retina emergono tutti dall' O. e percorrendo la. via opposta. a. quella degli incidenti giusta. la legge dei fuochi coniugati raggiungono la. sorgente luminosa.. Nell'O. miope e Ipe?'m .. invece, si scinderanno i raggi riflessi reti n ici in centrali e pe1·i{et'ici: i centrali, am· m essi raggi incidenti cornea) i paralleli, emergeranno incrociandosi innanzi all'O. (fuoco reale) nella. miopia, e dietro l'O. al di là del piano focale della lente (fuoco virtuale) n ell' Iperm.; i pe?·ij'e,·ici imece si arrestano n ell'interno dell'O. osservato in un incontro ad angolo o ttuso con i raggi incidenti. Da tutte le precedenti considerazioni deriva. un prin· ci pio nuovo ed importante per la schiascopia., cioè: Che fì·a i ·r aggi i ncidenti oml)cen f?"I:CÌ ed i 1·aggi ?'iflessi clal pumo Telinico esiste un 1·apprwto eostante mo· di(icabile con i rizi diottrici, e pe1· il q1~ale l'inclinazione e l'i nlensilà f wrninosa dei p1·imi ·injl·t~isce su quelle dei secondi, distinti in raggi centmli e pe7·il~:r·ici, cioe, in ·raggi che eme; ·gono senqJ1·e clall' O. dell'o.~sel'llalo ed i n alf1·i 1·he non eme;·gono.
De duzioni fenomeniche d elrombra basate sulla teoria dell'emissione della l uce e specialme n te sulla teoria delle ondulazioni e sul teorema di Fresnel. ~ 23. z:ombl'(l !lella .kJi iascopia spiegata con la legge
dei l'CLJ1prwl i e l'Oli la leo1·ia dell'emissione. - Dall'anzi· detto rapporto costante deduces i la spiegazione più (Il C•u c r.l11:1 ri l o <'la Ila teol'ia rl('lla loupe riporta t 'l l~<• ne •1:11 l'Arma i;.mac, lo~o citato, )lar;. 50 .
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NEI.LA SCH IASCOPJA
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esatta che si possa dare dell'ombra nella schiascopìa. E ciò, lungi dall'influenza della pupilla delrosservatore (Parent) ( l) e dell'osservato (Bitzos (~)e G-uaita) (3), e giusta la legge fisica enunciata, che r aggi attraversanti foro stretto formano l' immagine della sorgente più o meno netta e luminosa indipendentemente dal foro stesso. Infatti ciò che ·dimostrammo colla teoria dell'emissione ricorsfo N. 4), cioè che raggi incidenti in una camera oscura, senza o con lente collettiva, determinano un cono centrale luminoso ed un in voglio periferico di ombra crescente dal centro alla periferia, è valevole pure per l'occhio. Ora avendo dimostrato esservi un rapporto costante tra i raggi incidenti ed emergenti, divisi questi poi in raggi centrali e periferici, ne segue che la disposizione degli emergenti dovrà, per il detto rapporto, essere analoga ed in senso in verso a quella degl'incidenti; cioè, si formerà con i primi un cono luminoso centrale emergente con un'ombra periferica. Ciò avviene nell' !n terno dell"O., dove l'osservatore, posto di fronte all'osservato, vedrà. la sezione dell'involucro conico dell'ombra, che circuisce la sezione del cono centrale pieno e luminoso. L'uno e l'altro gli appariscono come un disco luminoso centrale con l'ombra periferica; e questa a forrna di anello, quando la sezione è perpendicolare all'asse dei coni, e in forma semilunare, allorchè per l' inclinazioHe dei raggi incidenti nella rotazione dello specchio la sezione da perpendicolare diventi obliqua. Vi sarà il caso che la sola zona luminosa si vede senz'ombra ed altresì che l'ombra, an.zichè periferica si&. centrale. Cosicchè dal solo rapporto stabilito tra i raggi inci( l ) PARENT. - LOCO citato. An. 189 1, [1:1!!. 5 :\8. t2) DtTZOS. - la Skla$copk Socic lé <i'é•lition; ,ril'ntitl•flles. Pans ll)t12. (3) B.uoE ~Ll o GUAITA.- l il Schiasco)lia, Anualt ol nll:llmulo!(i~. au. XXI,
ra.;c. 5•.
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denti ed emergenti. rapporto che forma la base della n nova teoria, si può de:; n m ere già, nn concetto appross:mativo delromhra, della C)nale due altri argomen ti daranno la ragione esatta . Per intendere bene la genesi dell'ombra fa duopo di ritornare alle figure G, 11, 12, 13, esplicative della nuova tenria e ai principi di fisica,, tratt~ti separatamente (ricordi N. 4. 5, 6, § 7 e segnanti). Snpponiamo un occhio miope come n ella fìgnra 12, in cui rap:gi paralleli alr as;;e incidono sulla lente L, la quale anà il suo fuoco in O innanzi la retina, cui perverrà un circolo di diffnsinne d;: I rag~i incidenti avranno nell'interno dell" O. il loro cono l uminoso, e la penombra periferica, rappresentata dai raggi ri fratti esterni p ( e 'l d, che provenienti da raggi con angolo d" incidenza maggiore eli quelli Ct"n trali hanno direzione molto obli,1ua ,ed anche per il loro minor nnmnro sono in confronto degli n.l t.ri più oscuri, cioè sono t] all'i n v olucro della. peno m bra. _'i_ ciò si aggiunga che gl i stessi raggi, rillessi nel circolo di dill'tnione d(, secondo le rette (l e dg de· vieranuo dall'asse rl irettivo e CJuiudi dalla via rlegl i in cidenti, con i éJ'.lf•.li, imbattendosi ad angnlo ottuso nei pnnti g e /, c1dono nellà penombra anzidetta e ne restano perciò oscurati. Questi, cO!iÌ moditìcati, verranno percPpiti, àll"esterno, dédl"o3sen·atorc, in condi;:,ione cer· tamente diversa. da,i centraJi emergenti dal punto v, i qnali ult.imi percorreranno la ste:;sa via degl'incidenti e qnindi usciranno dalrO. rinforza.ti nella Joro intensità luminosa. Che la rifi essione possa aumentar e, alle YOlte, l"energia mggiante r ifl,ssa con la concentra7.i one d•'Ì raggi, si osserva nella vita comnne, n c ll"uso dei r ifl ,•ttori, messi dietro ~dle fiamme lumino;;e. Anrien P altretLant.o neli"O. ll)crmetrope. Si os;:erva nella fìg 13 c.Jbe il tùscio dei raggi p:n,tlleli :1-U-C-D-Ep O. attmver;;atn il cri;;tall ino. prorlnrrà il :<no foco in O
NEl. lA SCH . A SCO PI A
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al di q ua della retina. I raggi incidenti .rl- ti' B-F' G-G' ed F-C' per le ragioni anzid&tte sono più oscuri dei centrali. Riflessi dalla r~tina nel la zona del circolo di diffusione a g, i periferici cadono sui ragg i incidenti con angolo ~o J'G ottuso in c-drt-s e vi apportano r om bra. Dalle condizioni di riflessione dei raggi centTali, studiati precedentemente, e dalle fig. 6 e 11 s: desume che, ogni volta, che sulla retina cade il fuoco dei raggi incidenti, quei riflessi, poichè percorr ono tutti la stessa via degli incidenti, anzichè dare l'ombra, cresceranno nella loro intensità luminosa, allorchè emergono dall'occhio. Ciò avviene nell' Emm. con raggi incidenti para1leli e nel caso del fuoco coniugato r eti nico quando la sorgònte luminosa si collochi nel P R. dell' osservato. A. queste conseguenze pare s i sot· tragga l' Emm., imperocchè la proiezione della luce con lo specchio piano forato non deter mina un campo di esame illuminato nniformemenw, ma provoca una F'rg. 13. ombra centrale. L'apparente con· trcìdd izione la risolveremo in un capitolo successivo. Per ora concludiamo, per quando c~ lo permette la teoria dell'emissione della luce: 1• Che ogni qual volta , il fuoco dei raggi incidenti carle sulla retina, i raggi emergeÙti non danno ombra ed il campo di esame apparisce molto illuminato {emmetropia. e fuoco coniugato retinico).
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K UO \'A T EOklA. DELJ,' o atUIIA
2• Qualora., poi, il fuoco uc..de al di là (H) od al di qua (.l/J della r etina, cioè penicue su questa un circolo di diffusioue, i. raggi emergenti daranno un'immagine fatta da, un disco ueutrale, [JÌÙ o meno luminoso, con un 'ombra perif~ riea, ch'è i l risultato dell'assorbimento di questi raggi. ~ :2U. 1/o,,ìÙi"a della sdtiasvopia è nn fe,wme,-w crinfe,'{e;'en.zrt. - Il fenomeno d'interferenza trova n ella teoria delle vibrazioni (Descartes) l'uuica soluzione possibile e ci foruisce la spiegazione più esatta, nella schiascopia, del fenomeno dell'ombra che con l'altra teoria abbiamo gi.uJicato aLL'ingrosso. Ella. n e studia le più de· licata sfumature, facilmente sfuggeuti all'osservatore, cui, perciò, incombe l'obbligo di premunirsi contro tale possibilità., o col correggere il proprio vizio diottrico, se mai n·avessP, o, meglio, col fornirsi di un oculare d'ingrand i mento col q ttale Fresnel r ese facile la ricerca delle frange d'iuterf.,renza (1). (~ues ta precanzioue non dovrà essere fraintesa n el senso, che una loutaua influenza possa avere sull'ombra L'occhio dell'ossonatore. B quistione di discernere piccole modalitù., che, avvenendo a distanza considerevole, sfuggono ad un Oc<.; bio che non goda della sua acuità normale. Ciò sarà chiarito meglio n ei paragrafi. suocessi vt. A.nteeeden temente con la teoria dell'emissione abbiamo discusso t re ipotesi: 1° Qnaudo il fuoco della lente dell'osservato cade innanzi alla retina (miopia). 2" Allorchè cade indietro (ipermetropia). 3" I nfine quando coincide con la superficie retinica. !emmetropia, fnouo con iugato r rt.inicol.
NELLA SCHIASCOPIA
§ 27. Omlwa nella miopia. -
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P er la prima ipotesi vale la figura dimostrativa N. 12, nella quale si scorge, come già osservammo al trovo, chn i raggi incidenti formano sulla r etina un circolo d i d iffus ioue , dalla cui zona i raggi cbe si riflettono, s"incontreranno ad angolo ottuso con quelli periferici incidenti. Ora e.'ìsenrlo questo cil·colo eli difFusione t~n'eslcnsione della medesima so1·gente luminosa, g iusta la logge d'interferenza (l) (2) l'incontro angolare tra i raggi rifl essi ed incidenti avviene in fase eli opposizion e, e perciò questi interferiscono generando l'ombra. L 'ombra ha in questo caso il carattere d i essere continua. e decresJente dalla perife.ria al centro, e ciò a d ifferenza degli altri casi d'interfer enza fino ad ora notati, in cui il fdnomeno mostrasi a frange oscure, alternate con altre luminose, come si os::s erva negli specchi di Frcsnel (3) ; nella camera oscura a doppio foro di padre Grimaldi (-!) : ovvero nel corpo opaco di Young, intereettanti un fascio luminoso diretto per un foro nella camera oscura (5}. In tutti gli esperimenti citati vi è, come nel caso dell'occhio, un centro luminoso più intenso, doYuto ai raggi omocentrici che agiseono nel medesimo senso e nella stessa fase di vibrazioni. Appariscono alla periferia di detto centro, negli esperimenti ri feriti, delle frange, dipendenti dall'incontro dei raggi periferici, a l· terna.tivamente, ora nella stessa fase, percbè eC)uicl istanti, ed ora in fase d'opposizione, allorchè i raggi riiiessi provengono da punti della superfici e ri11ettente, messi ad altezza ineguale: il primo incontro darà una striscia luminosa ed il secondo una oscura ( n ) (7). ( 11 Jlicordi fisici prrcede11ti, ~ H .
(1) (fA MT. - 11t. di fisica , png. 5\5. (3) Ro!TI. - Bl. di fisica, VO( 11, § 181 ,, t8J. (l ) GANOT. - El. di fisica, vol. Il, ~ 6U . 2~• ~. ). fr·aii~I'SC. (:\) GAsoT. - JJI. di fisica, vol. 11, % ()l t , 21• e. I. rmncese. (6) GANOT . - El. di fisicfl, vol. Il , ~ 61~, 21' e.•l. francese. (i ) RotTI. - E!. Ili {i$ica, pago. 24, % !Sì. vul. 11.
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1'\UUV A TEOI!I A. DELL' UM BHA
Nelrucchio, ill\·eee, l'incon t ro avviene pure alla peri · fe riR, tra i raggi ri llessi da un circolo di ditfusione, s u raggi incidenti; gli uni e gli altri perù, po-.:o luminos i, e tutti fra loro, per r inllontro ad angolo ottuso, in fase di oppos izi(•ne. sncct>.<:sit:a.rne,lle dalla pel'ij'm·ia al c·e,tfl ·n. I n questa zona cenFig. t~. tral e, le ondulazion i, poichè i raggi ri /lessi seguono la HOJCFC l stes-;a ':ia di t1nel li incidenti, :;o no l l l ' nella stessa fase, P•3rciò si soprap.l ll : i l pongono accrescendo l'iutensi t."t dell l l~ l'energia raggian te (l) che emerge l l ' l l !l da lroechio. l : Anziehè considerare l'incontro a.ngolare per d ne raggi soltanto, co111e abbiamo Yecluto nella fig. 12, imma· gi.niamo ciò che u.vviene per l'intero circulo di dittusione. Questo (fi g. H ) come ta.le. è formato da nn numero ma< d i circoli concentrici parnYO'iore o ziali, secouclo l"ampiezza di esso. O'j che sa ranno riii essi dalla I rarr o t:> r etina, sulrarea del circolo di g . 1-± e lGJ avranno quindi, uua incl ina· zione d ilferen te, secondo il raggio d i curvatura d i ciascnn circolo pa rziale, e però l' incli nazione sa.ri de· crc,;c€'nte con l'accorciarsi del raggio di eu r vatum, cioè col restri ngers i di essi circoli intorno al cono ceu· trale luminoso incidente. Da. cjù ,·qni,·a. G. R:.g~1 Ct''lll rali. srgue, c he ragg i pro\'enien t i da llo s~e:>so circolo concen t rieo, s· in con t rC>ranno alla medesima
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altezza con g l'incidenti e per u ua zona circolare cLe sarà d'ombra. Ora, tali cerchi essendo coneentrici, l'in· cliut> zione dei raggi ri:f:l essi su l"area di ciascuno di essi è proporzionata alla lnnghezz1t del raggio di curvatura dello stesso. Per tale ragione l'incontro an· golare dei rag gi di ritorno dalla supt!rfì cie ll retinica con gl"ilteidenti e !"omb ra cousecut i va avverrà in piani contigLlÌ e soprapposti e sarà raffigurata da un cono ombroso ' fig.lG) (nel caso d i miopia) con l'apice verso la retina e la base a l fo ro pnpillare, dove si vede in proiezione, e rappresentato dal circolo di .\l -ditl'usione, di cui la fig. 14 citata. D:. q nanto si è detto innanzi e guardando la tìg. 15 si deduce: t• che il n umero dei raggi che interfeF1~ 16. riscone, cioè s'incontrano ad angolo ottuso, cresce con l'ampiezza dei circoli di diffusione ; 2° che aumentando r estens ione della interferenza, più estesa ed oscur a sarà l'ombra ; s· che con l'egual numero di raggi incidenti, creSt.:endo l'ombra, d iminuisce l' intensità ed estensione della zona centrale luminosa in e.gual proporzione; 4" che l'ombra. più oscura avrà anche il margine confinante con la zonu. centrale luminosa, più visibile ed anehe più a rcuato, poichè essa fa parte, per la dimi· nuita. estensione della. zona. centrale, di un cerchio concentrico con raggio minore; ò" infine, che nella miopia, i raggi provenient i dalla parte p iù e:)terna del circolo d i diff usione interferis(;ono con i raggi diretti, più in alto di quello (;he avvenga verso il centro e perciò l'ombra, rappresentata dal cono cavo, avrà la. base verso l'iride e l'apice tronco sulla retina. § 28. Ombm nell'ipe1'1i'telropia. - Lo stesso ragionamento ripeteremo per l'O. H. il quale ci farà osser-
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l'\UOV A TEORIA DELL'Oli BR A
vare una piccola varjante nell'incontro angolare dei raggi periferici. Infatti immaginiamo di guardare di prospetto la superficie retinica di un O. Ipermetrope, fig. 17, sulla quale fosse disegnato un circolo di diffusione, formato dai raggi incidenti A b, B c, N p, ecc. QueA . DEFC.HLAt/N sti raggi c9.dranno sulla retina con una inclinazione da fuori in dentro e crescente dal centro alla periferia nel cir<Jolo di diffusione v d. Per tale disposizione il raggio rifratto p f' più periferico sulla retina, avendo un angolo di riflessione più largo, incontrerà il raggio successivo n f' in cl', e prima ohe r altro raggio riflesso o s in· contri quello successivo l f' in.<:. Così di seguito verso il centro, dove di venendo sempre più acuto l'angolo di riflessione finiscono i raggi emergenti nel percorrere la stessa via tenuta dagli incidenti nell'entrare. In questo tratto centrale avviene, come per il caso precedente, Flg 17. un aumento dell'energia raggiante, nel mentre che alla periferia i raggi si elidono per una estensione maggiore o minore secondo il grado del vizio diottrico. Nell.ipermetropia. quindi, come nella miopia, vi sarà una zona centrale luminosa con l'ombra alla periferia. E poichè l'incontro angolare avviene da fuori in den· tro e dal fondo oculare verso il fo ro pupillare, ne segue che nelri/ il cono d·ombra. a ditl'erenza di quello della
NELLA SCFIIASCOPIA
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m10p1a, avrà la base alla retina e l'apice al foro pupillare. Ciò .spiega a meraviglia quel fenomeno d'ombra, <:he a guisa di anello oscuro apparisce nell'H grave. Tale fenomeno (l) fu attribuito, erroneamente, all'ingrandimento enorme del campo di esame. Nelripermetropia grave il circolo di diffusione è largo e m_olto sbiadito; perciò un maggior numero di ragg i luminosi interferiscono e l'ombra si estende verso il centro. Al contrario, come già dicemmo per la miopìa, diminuirà in proporzione la zona centrale luminosa. E poichè l'apice conico dell'ombra è rivolto verso il foro pupillare, alla cui altezza noi vediamo la sezione, questa,
col diminuire l'estensione della zona. centrale, può invadere il campo pupillare, dove perciò apparisce come un anello oscuro intorno al disco luminoso rimpicciolito (V. fig. 17, lett. h r'). 29. Casi in cui l'omb1·a manca. - Nel la 3" ipotesi studieremo i casi nei quali il fuoco dA.i r11.ggi incidenti cade sulla retina, da cui, giusto quanto abbiamo detto fino a.d ora, i raggi emergeuti tutti seguono 1!'1- stessa via degli incidenti. Ciò avviene in due ca:;i: nell'emmetropia con raggi di proiezione paralleli e nel fnoco co· uiugato retinico. Con quest'ultima denominazione, come già dissi, designo il caso in cui la sorgente luminosa, coincida con il P remoto dell'O. os:;ervato. Allora i raggi incidenti sulla comea avranno l'inclinazione che corregge il vizio diottrico e perciò essi formeranno il loro fuoco sulla retina. Nell'uno e nell'altro caso non si formerà l'ombra, poichè manca il contrasto dei raggi nell'interno dell'O. ed i raggi emergenti riescono rinforzati all'esterno, dandoci un campo visi,·o molto illuminato. specialmente nel secondo caso.
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/,a .~clliascopia. Gio?'nale .l/ed. del ll••(lio esercito .
8lO ~ 30. Ot~tÙnt
NUUI"A Tl:.OI!I A l> l~ l.I."U~IllllA
pw·acc,llntle. - Se l'a tfermaz ioue preeedente v;de per il caso del fuoc.;o coniugato ret.ini co, non può dir;;i altrettanto pe r r emmetropia in cui una ombra, dilf0rente cla CJnelht descritta, si 1·ede, e nella m iopia E:d ipenuHtropia leggiere si ripete alquanto modificata nella f0rma . Quest·ombra apparisee nel cMtro del campo visiYO, sPgne i movimenti dello specchio e camb ia d i forma con la deviazione dell'O . osser vato. Si forma allorchè si usa lo specchio piano forato e manca quando si adopera quello senza foro e lo specchio fo rato conca,·o. Essa è stata riconosciuta da tutti gli autori, soltanto le loro spiegaziuni ditl'e riscono, e come n otammo nella prima parte d i questo lasoro, non sfnggono all a critica. Ognuno avrà veduto, dormendo in pieno merig~io in una slauza presso un giardino, disegnarsi sulle l.> ianehe paret:.i, attraverso a piccolissimo s pi raglio, un ramo d'albero, di cui le foglie sono rappresentato <.!"altrettante ombre separate runa da!raltra da zone di luce. A che si dove ~; iò? Appunto ai fasci luminosi del sole, c.;he come dice il Ganot (pag. 414 loeo citato) passando tra le fogli e proietta attraverso detta apertura, sulle pareti della stanza , le ombre di esse, cioè le lacune dei raggi luminosi intercettati dalle toglie e gl'intervalli lu minosi che questi separano. Lo stesso avviene, quando con lo spet.:chio piano, forato nel centro, s'invia un f<tscio di lu0e nell"O . dell'osservato. Col fascio lumi.uoso si proietta pure la lacuna dei raggi, f~ltta dal foro dello ~pecch io stesso. E swcoma q ue::.ta la··unn, non rappresenta che un disco opaco inter posto sul cammino dei raggi luminosi, è naturale che ad essa è applicabile il corollario primo del teorema J i Fn:snel rricordo .fisico N. l-! 1 1l 1; cioi>, se il disvo
!\ELLA St:IHA SCOPIA.
t' li
è molto piccolo, potrà essere n !Lsco::>to dai raggi e nou dare ombra. Si avr~L eguale risultato so il disco opaco, pure essendo più grande, fosse su l cammino dei raggi convergenti, e si spiega per l'int:roc..;iamento dei raggi innanzi all'ostacolo, che cosi resta nascosto allo l3guardo dalla luce. Per una ragione poi quasi eguale alla precedente, cioè per la riunione dei raggi rifratti nel fuoco, quest'ombra che pure vista sul cammino d ei r aggi emergenti apparisce molto grande, appena si vede o uon si vede affatto, allorchè si va a rintracciarla nella piccola immagine luminosa dipinta sul fondello di C<trta dell'O. artificiale (esperimento citato ~ 7, cap. 2•). Dunque possiamo concludere la prima parte e dire che per i raggi incidenti paralleli il foro dello specchio piano produce una lacuna di luce nell'interno clelroc chio osservato; la quale lacuna s'è poco <tppariscente nell'immagine retinica (campo d'illuminazione eli Parent) (l ) atteso la piccola esttJnsione di questa e rirradiazione, diventa visibile ed ingrandita nell'immagine emergente (campo di esame) (2) dove, a causa delriuter· cettamento lnmiuoso, manca ai raggi cen trali riflessi, il potere eli soprapporsi e quindi la condizione di aumentare la. loro intensità luminosa. L'ingnmdimeuto dell'immagine emergente e dell'ombra centrale corrispondente, minore nella. lieve miopia, maggiore nell' emmetropia e massima e diffusa nell' ipermetropia leggiera, si spiega con la legge diottrica dei fuochi (;0niugati e per la teoria della lou.pe (3), come g ia. avemmo (t) I'Ail ENT. -
Hm. LOCO Cil~tO, f.l<l~. HO.
(2) Id. <:J) lJalla M grave a I]Urlla l el!~il·m l'imma::;in~ luminosa, rtalu olo ·l rumlu
dell'O. os~ervato, si allont~na da I)Ue.<to, r10<1 dalla l• nle !l si a\'vic 111a :dl'inllnito e pcrciù s' ingranrli:<ce sem11re più. [In ll' 11 :;r:ll'e alla IP:::'f.:it·r" l"nn· magi ne l'irtuale si alloonlana ol:aii'O c li:d suo rnco lllhl<lriore, tlll'l:u ai •111:o Il Si riporta ed, invece, il piano retmico si avriciua, sempre piu, ~l pi:11:0 ro.-:ol o•: Perciu essa s 'in:;•·nnoliscc, nulCI OIIIle:t t••, in prnpor~i•1n c ole lla oiJmiuuzi""~ • i !:rado. - ARliAIJI<AC. - Traile eleme~~iau·c d'optliat., pJg. 4i e 49, ~ 3.
:"UOVA TEO RIA DELI.'OliBRA N ELLA SCRIASCOPlA
· a ricordare precedentemente nella nostra critica a pro· po-;ito del movimento del r ombra. A che si devono le modificazioni di aspetto dell'ombra nell'inclinazione della testa? Nè più, nè meno che a quella cansa notata da Lu cciola (pag. 908, loco citato) e prima di lui da Bitzos (pag. 44, loc. cit.), cioè a spostamento del piano focale rctinico dal pnrallelismo con il piano cristallino, e q n ind i a condiz ioni d iottriche irregolari, ch'io direi astigmatiche, e che si stabiliscono sul cammino d ei ra ggi incidenti ed emergenti . Queste condizioni modificano la. forma dell'ombra da rotonda od appena ovale, quale don·ebbe essere, in ellittica o nastriforme, e ciò secondo il grado d i,·erso di ametropia che succede n e1 varii meridiani in seguito alla deviazione dell'O.
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CliNICA liTO-m r.-L.\RI~GOL(GIGA DElLA R. 0)1\"F.USITA' 01T61l•NQ DIHET'L'A ()AL PROF. G. GRAOENIGO
L'ES.\ ME FUNZIONALE DELL'UDITO COLLl PAROLA Per il dott. G io,·anni eslino, ~;•J>ili\110 mrdico, ~ssisteure onoràriù
Di tutti i metodi finora escogitati per determinare l'acuità uditiva, il più rapido, il più comodo e, se fatto colle dovute cautele, anche il più pratico, è certamente la parola umana. I diapason, i diversi aeumetri, l'orologio, i cilindri di K onig, i fiscb ietti di Gal ton ci forniscono dei suoni, il grado di percezione dei ll uali non è sempre in relazione diretta coll'udito per la. parola. Ora siccome è la parola che sopratutto importa sia compresa nei nostri rapporti sociali, è solo il grado di percezione di essa, che può praticamente rappresentare lo stato funzionale dell'udito di un dato OL'ecchio. La parola umana inoltre, potendo riprodurre a volontà numerosi toni fondamentali ed armonici, e il più completo degli acumetri imaginabili. L 'esam~ può essere fatto a voce alta, a voce di con· versa.zione, ed a voce afona. I due primi metodi offrono il gravissimo inconveniente che non si prestano allo esame unilaterale, poichè anche ad orecchio tappato col dito o con qualsivoglia altro mezzo, la v~ce viene trasmessa per le ossa all'orecchio fuori esame. Di. questo
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L:r::s.1~1r:: FUN I. IO :-IALE !JEJ,(,'UOITO COLLA P.\ROl.~
f~ttto può
ognuno convincersi chiudendo le orecchie ed tBcoltaudo nn interlocutore che parli anche a voce ordinaria. ~ella sordità un i laterale, per premunirsi dal pericolo che il paziente intenda. le parole dal lato sano an~; h e se chiuso col dito bagnato, si ricorre a l segnante esperimento. Si fa chiudere anche rorecchio malato; se il soggetto iHteucle alla stessa distanza di prima, è So3g no che il suono penetra realmente dall' orecchio normale, se invece la parola n on è più intesa o è intesa a miuor ùistanza, non v'ha dubbio che prima della claiu:;nra delroreccltio malato la parola era percepita d ~t quest'ultimo. Inoltre, a voce ordinaria, le voca.li, come dirò più sotto, sono percepite a molto maggior distanza delle oonsonanti, per cui il malato sulla trama formata da.lle vocali per cepite inqua1lra, per cosi dire, la parola, aggiungendovi le consonanti. Colla voce afona. invece, mentre l'altezza tona le e l'intensità delle consonanti non Yaria, il suono delle vo.::ali si s morza notevol mente, ra.ggi·.1ngendo l'altezza touale e l'intensità sonora delle consonanti, per cu i l'esaminando n ella percezione di una data parola mette meno a contribuzione il lavorio psichi~;o del!" indovinamento delle consonanti. Poichè 0 . insegna l'esperienza clinica g iornaliera che nella per . cezione dellè parole figiua in una certa misura l'intelligenza del malato, il quale intende molto meglio ), parole piLl usuali della vita giornaliera e qnelle inerenti alla. propria professione ed alle proprie ab i tu d in i. Onde i l pre:3etto di adoperare nelresame parole comuni e d i variarle n egli esami successivi . L'esame con una lingua slraniera scono;;cinta al malato ci darebbe la pr ova assoluta asLratta della. funzione uditiva al di fuori rl i ogni com binazione psich ica, ma si ccome q nello 0he noi cervhiamo di constatare è il grado d ' intelli-
L'E.S AliE FUN7.10NALE DELI."!.DITO COLLA PAROLA
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genza della parola nella lingna usnale, con una lingua straniera non si otterrebbero pratici risultati. P er queste ragioni, sal v o i casi in cui la voce snsurrata non è percepita, l'esame dell'udito colla parola si fa esclusivamente con la vo~e afona. Anche la voce afona è soggetta a diversi gradi d'intensità; può essere pi1\ forte possibil e, più debole possibile e media. Bezold ha raccomandato d i usare nell'esame la voce a fona debole servendosi dell'aria res idua, vale a dire pronunciando la parola afona dopo un'espirazione non forzata. I suoni che compongono la parola presentano una g rande differenza d' intensità, di altezza tonale, per cui !"esame quantita tivo non può a\·ere gran valore, tanto è vero che gli otologi da tempo hanno dovuto apporre accanto alla distanza massima di percezione la parola adoperata per l'esame. Quantunque la natura particolare dei suoni costituenti le singole lettere fosse già stata sospettata da Wheatstone, spetta ad H elraholz (1) il merito di averla definita per le vo~ali. W olf (:2) (3) completò lo stud io per riguardo alle consonanti, determinandone per ciascuna l' intensità ed altezza ton al e. \Volf in base ai du.ti fisico-acnstici ha di ,·iso le consonanti in d ne classi: 1• a tono proprio (sefbsltDnencle) cioè che si formauo nella cavità boccale con s uono ben udibile e definibile a seconda dell'altezza tonale, del· l'intensità e del timbro, e queste sono l'r . b, h, f, d,(; s. c, r;; 2' senza tono proprio (lonbn rr;encle) cioè che si appoggiano ad nna vocale, dalla qnnle prendono ad imprestito qualche tono per essere differenziate, e IJneste SODO l'l, m, n, ·v. Nel seguente quadro è riprodotto lo schema della altezza tonale e dell'intensi tà cìelle vo.::ali e delle consonanti più importanti per l'esame secondo \Yolf.
L' E~AME FU:'\ZlO:-\ALE DEI.I: UDITO t"OLJ.A P.~RO LA
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lra se la diversa altezza delle singole vocali e consonanti è causa di poca esattezza nelle determinazioni d ell"acuità uditiva, ci è al contrario elemento prezioso per la diagno<>i di sede d'una malattia d" orecchio. Le di verse lettere, vocali e consonanti, ci rappre~e ntano una serie continua di toni, che hanno su quella di Bezold (formata di diapason) il vantaggio che, dando suoni più deboli e delicati, meglio servono a scoprire eventual i lacune nel campo uditivo. \Volf (3 ', il primo che diresse la sua attenzione sull" argomento, di vide le lettere in tre g ruppi: 1° a tono basso r, tt; ~o parole con consonanti esplos i,·e d'altezza media b, p, k, t, d; ~" parole con s, sch. g, ed f
Dalla Lo diuico vieue alle :;eguenti uouclu:;ioui.
1
L ESA !IlE FUNZIONALE OEI,J..' UDITO COLLt\ PAROLA
8 l7
« La qualità. della percezione per la parola nelle form e più frequenti di otite media senza grande compartecipazione dell'orecchio interno è atf,~tto diversa da C]_nella che si riscontra nelle malattie clel labirinto. In q nelle agiscono ostacoli alla trasmissione del su ono per i quali risulta una r iduzione della percez ione della parolR. più g enerale ed uguale per tutte le lettere ed in egual rapporto anche per l'orolog io ed i diapason, in queste invece troviamo disturbata o mancante la reazione di speciali fibre o serie di fibre, ed in rapporto con tale disturbo o taio mancauza deficien te perce. zione di speciali lettere o g ruppi di lettere. S e il p e il k è da un orec0bio normalmente udito a G3 passi e I"s fino a 175, il paziente udirà, n elle otiti medie acute ad nn certo stadio, il k non ol tre G passi, l's non oltre 16; nelle malattie labirinticbe primarie invel.le sentirà il k a normale distanza, mentre l"s non sarà più inteso a 6 passi ». Bezolrl (-l) (5) couLJordando i n genere coi ris ultati ottenuti da Wolf, ha fornito maggiori detta.gli ed ha aggiunto alcune osservazioni originali importantissi me. B ezold nell'esame qualitativo dell'udito adopera esclusivamente i numeri sic..:ome r1nelli c he entrano nel patrimonio intellettuale della mao;sima parte degli esaminati, epperciò v engono meg lio intesi. Ora egli avrebbe trovato in g enerale che le lettere profonde « come s'incon t rano nel numero lnmdei·t » sono p ~ggio udite nelle atfezioni del l' apparecchio di conduzione del suono. Al eli f uori eli hnnclert sono in quosto gruppo da annovcrar;;i i numeri. riCi ' ed achl. Il eh del numero achl era ben peroepito molte volto nei casi eli sclerosi : così. il numero l)ie,·, pitl raramente il numero drei. Per contro ha trovato ma l percepi to il numero fì.i nf in modo atfatto caratteristico nelle otiti medie acu tt:>, :)2
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L'ESAME FUNZIONALE DELI..' UDITO COLLA PAROLA
semplici o perforant i o essudati ve; così qualche volta avveniva del numero v ier. L'essere mal percepito il nnmero sieben succedeva di raro, ma quando esisteva, era di relativamente in· fausto pronostico per la completa restituzione del po· tere uditivo, dovendosene attendere almeno una lunga ·durata di speciale difetto per l' s, qnantunqne alla fine potesse ritornare la sna percezione dopo esser stata as· sente per mesi ed anni. Parimenti frequente e ca.ratteristica, come la mancanza. di percezione del numero fùn( nei processi acuti essudativi, lo fu la mancanza di percezione del numero n e·u n nella chiusura della tromba non complicata. Specialmente caratteristico era qui il comportarsi della lettera N: invece di neunzehn ad es. era anche da adu lti costantemente ripetuto einzehn (essendo in tedesco poco usitato einzehn per el{) con faccia inter· rogativa, fìn chè si arrivava nel campo della distanza normale per l'udito che nella chiusura semplice ma di lunga durata della tromba era per lo più 10 centimetri. « P er tal motivo, dice Bezold, non dovrei fare a meno nell"esame d el numero neun quantunque in rap· porto al tono alto d ella sua consonante debba essere considerata come « nentrale ». Le più svariate forme di difetto di percezione delle varie lettere sarebbero date dalle malattie del labirinto, siano queste associate o no a malattie dell'orecchio medio. Ciò malgrado sarebbe qui caratteristica la. mancanza di pPrcezione del numero sieben: anche altri nn· meri pereepibili a grande distanza come le consonanti alto-tonant i se1.:hs . .zwei, ,: wan zig, erano spesso imperfettamente percepite. S pesso avveniva lo stesso fatto n el numero { iinf e col /:iCI' non raramente, benchè quest;' nltimo coutenga consonanti a tono basso.
L'ESAME FUNZIONALE DELL'UDITO COLLA PAROLA
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Nel o• congresso degli otologi tedeschi tenuto a Norimberga il 22 e 23 maggio 1896, Kessel (6) ha aggiunto ai risultati di Bezold: l • Che la defì.cenza nella percezione delle vocali dimostra una malattia del nervo acustico o del labirinto. 2• Che la defì.cenza di percezione delle consonanti esplosive di~ostra una resistenza all'apparecchio meccanico dell'orecchio medio, cioè anchilosi della. staffa. Quest'ultima asserzione sarebbe avvalorata dalle esperienze manometr iche sul cadavere di Bezold il quale avrebbe trovato che. se il suono di consonanti esplosive viene trasmesso per un tubo al condotto uditivo esterno, si scorge un considerevole movimento nel manometro la.birintico. I risultati ottenuti dai suindicati autori mi hanno spinto ad istituire ricerche su tale argomento sugli ammalati del policlinico generale (sezione otojatrica), e della cl ini ca otorinolaringologica della R. Un i versità di Torino. Nelle mie ricerche ho adottato parole composte possi· bilmente della sola consonante in esame e di vocali, per quanto è possibile, di altezza tonale e d'intensità vicina. alla consonante. Dovendo servirmi di parole formate possibilmente della sola consonante in esame, ho dovuto rinunziare ai numeri, i quali entrando nel patrimonio delle conoscenze più comuni son meglio percepite delle altre parole. L e parole adottate furono le seguenti: per l's: sasso, sesso, asso , osso; per il c dolce: ceci, cece; per il g dolce : aggio, faggio, foggia; per il t: tatto, tetto, tutto; per il c duro: cocco, chicco; per il g duro: gaggia, ganga; per 1'1·: carro, terra., serra. ; per il b: babbo, barabba, barba; per il p: pappa, beppe, tappo, toppa.
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L'i;S.\liE FUXZlONALE UEI.L'UDITO COLLA PAROLA
Non esistetHlo nella lingua italiana un suono simile al dittongo tedesco eu, ho dovuto ricorrere, nei casi di chiusura della tromba, al dialetto piemontese che ha un suono simile nel dictougo etti {parole: neuia, feuia, t;eu,ìa). L'esame era praticato nel seguente modo: Io rui portavo al l" estremità della e;amera. in cui erano eseguite le ricerche mentre il paziente, sed11to all'altro estremo, rivolgeva a. me l'orecchio in esame e lo sguardo di fronte : raltro orecchio era tappato col dito. A tale distanz~t cominciavo a sussurrare le diverse parole e mi avvie;iua.vo mau mano segnando le diverse distanze a cui cominciavano ad E'Ssere per.::epite. Prima di procedere all'esame colla parola era di ogni individuo fatto l'anamnesi, l"e.<>ame obbiettivo, l'esame coll'orologio per con tatto e per via aerea e l'esame coi diapa:;on, cioè: tt) la prova di W e ber col diapason rla (t34 vibrazioni al l1liuuto secondo) ; ù) la prova di Rinne collo stesso diapson do;
c) la pro\·a di Schwa.haeh col diapason ({O (128 Vibraz ioni al minuto seuondo) ; d; iniìne era preso il campo uditivo col metodo Gradenigo (7) (durata di percezione, r elativamente ad un orecchio normale, per via acrotimpanica dei diapason
Do-du-tlo , -do~ -do3 -do., - do.,) . I risultati delle mie ricerche fu rouo quali vengono in appresso riassnnti : Oli/i i,lfane. - Di otite iuterua ne furono da me sl-urliati sot.to q ucsto pnuto di ,·ista, tra i molti che capitarono alla visita, 18 c~\s i, dei quali: l lencemica ; 8 profess ionali; 3 sifi li tiehe; 3 ;;eniJi; 3 rla cau,;a ignota.
L'ESAME FUNZIOJSJ.LE DELL'UD!Tu CO LLA P A MOLA
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l" Otite interna leucemù:a. - Le osservazioni relative
a. questa forma di otite interna, esistenti finora nella letteratura e confortate dalresame necroscopico fanno menzione di una costante partecipazione dell'orecchio medio. Nel caso presente tutti g li esami funzionali praticati farebbero ammet-.tere un 'oti te interna pura tipica senza concomitante affezione dell'orecchio medio. L C. Andrea, anni 35, domestico, Torino. Gentilizio immune; non ebba sifilide, n è orecchioni. All'età di 22 anni soiferse di malattia lunga dell' apparato respiratorio, di cui guarì dopo due anni circa. Attualmente è dege.nt,e in clinica medica generale per leucemi8-, malattia che data da due anni, e cbe esordì con dimagramento generale , tumefazione dei gangli i cervicali, vomito ecc. Un anno fa avvertì diminuzione della facoltà uditiva. a sinistra. e rumore pulsatorio isocrono col battito cardiaco. L'esame funzionale dà il seguente risultato: D. V. non lateralizzato. Rione positivo. A sinistra la. prova dello Schwabach dà un accorciamento della percezione ossea, l'orologio debole non è percepito per contatto, a 5 centimetri J,Jer via aerea. Nel campo uditivo, misurato col metodo Gradenigo, il difetto di percezione si limita al sol4 (90 p. 100) ed al do. (70 p. 100). La voce afona con aria residua è percepita alle seguenti distanze per le varie consonanti e parole: b abbo ' carro l terra a 5 metri., chicco, cocco, tetto, tatto a 3 metri; beffa, cetfo, a 50 centimetri ; sasso, sesso a 50 centimetri. asso, osso a 40 centimetri. V'è nel presente caso associato al difetto di percezione dell's anche quello dell'f.
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L'ESAME FUNZIONALE DI>LL'ODJTO COLLA l'AROLA
Otiti interne pr·o(e.~sionali. -
Clinicamente Gra.denigo ( 8) distingue le otiti professionali in tre grupp1: 1• Labirintite senza otite media; 2" Otite catarrale cronica e labirinti te; 3" Otite media catarrale cronica. otite interna e sindrome di Mòniòre. La prima forma, che è il tipo delle otiti interM professionali, è la più rara ed è caratterizzata dalla mancanza o quasi di rumori e vertigini, dalla deficiente percezione dei toni alti da sol3 in su (do,- dr>,) per cui l'udito è diminuito per l'orologio e per la voce afona, meno per l'a.cum etro e per la voce di conversazione. La malattia può insorgere anche alcuni an ni dopo che è stato abbandonato il mestiere assordante, come nel primo dei due ca-si seguenti. II. F. Clemente, d'anni 36, inserviente m unici pale di Torino. Non ereditìL otopatica, nessun precedente morboso degno di nota. A 14 anni intraprese il mestiere del calderaio che abbandonò a 26 anni. Da quest'epoca datano i rumori iutermitteuti a tonalità bassa e la diminuzione d'udito ad ambo gli orecchi, però più intensi a destra. L'esame funzionale da: D. V. latera.lizzato a sinistra (orecchio migliore). Diminuita la percezione ossea colla prova di ::;chwabach. Rinue positivo bilaterale. Nel campo uditivo la durata di percezione aerea è normale per i vari diapason, salvo per do,, do0 che sono percepiti per una du.rat.a che e rispettivamente rappre.;;entata dalle frazioni "0/ 100 e r.a/,00 del normale a sini;;tra, da ""/,00 e c•/,00 a destra. L'orologio debole n on e al.fittto percepito per contatto bilateralmente; per via aerea è sentito a. 10 centi metri a sinistra, affatto a destra.
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L'ESAMI!: FUNZI ONALE DELL'UDI TO COLLA PAROLA
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Colla voce afona debole le seguenti parole sono percepite alla distanza sotto indicata a destra (a sinistra l' udito si co:11porta in modo analogo) : babbo- ter ra - carro - tetto - 40 centimetri cocco - sasso - sesso faccia - feccia - gaggia non sono percepiti se non con rinforzo della voce sussurrata. III. P. Giovanni, d'anni 23, contadino, di Ri voli. Ge-ntilizio immune. Nulla d'importante nella sua storia Anamnestica r emota. Quale soldato nel 5~ reggimento a rtiglieria, fece per due anni la scuola di tiro al campo di S. Maurizio, durante la quale parecchie volte immediatamente dopo lo sparo del cannone avverti vertigini. Da quell'epoca diminuzione progressiva d'udito senza rumori nè vertigini. Esame fw~zionale - D. V. diffuso. Riune positivo bilaterale, alla prova di Schwabach si constata diminuzione ~i percezione ossea. Il campo uditivo è normale fino al do,, che presenta g ià una leggera diminuzione di percezione C0/,oo) il clo$ è udito solo per 4 secondi (normalmente percepito 9 secondi). L 'orologio non è percepito per dontatto bilateralmente, a 2 centimetri per vta Aerea. La voce afona è percepita: Le parole: babbo - terra - tetto a l metro. » sasso - sesso - ceffo - soffio a 50 centimet ri. La 2• forma, otite catarrale croni-ca e labir iutite è la pitì frequente. L'otite media trova le sue ragioni di sviluppo nella cronica infiammazione del nasofaringe prodotta dalle infelici condizioni igieniche in cui vivono i pazienti e dall'abuso del tabacco e dell'alcool, mentre la labirintite è dovuta alla soverchia eccita· zione acustica. La percepibilità delle varie consonanti
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L ' ESAhiE I'U.XZJONALE DELL'UDITO COLLA l'AROLA
e specialmente dell's, in confronto alle consonanti di tono più basso o meuo intenso varia a seconda che predomina il processo morboso dell'orecchio medio od interno. Riferirò d ue casi clinici, nel primo dei quali predomina l'affezione del l'orecchio medio, nel secondo quella dell'orecchio interno. IV. C. T er esa tessitrice, anni 35, Torino. Nulla degno di nota nell'anamnesi. Da un anno lavora in una fabbrica fra rumori e fin da principio del suo ingresso in quella fabbrica. diminuzione progre3· siva di udito, molto più pronunciata a destra. D. V. lc~.teraliz zato a destra. Ri une éch\tant n egativo a destra, positivo a sini stra, diminuzione di percezione ossea alla prova dello S chwabach. Cnm po uditivo a destra : do - do - cio, - tlo, - do. - cln, - do,
o- 50 - 56 - 70 - 80 - 80 - 66
(essendo 100 la durrtta normal e d i percezione dei smg ol i diapason ). A destra l'orologio non è percepito per contatto, a 10 cen timetri per via aerea. Voce afona: sasso - sesso percepiti a 3 metri terra- carro- babbo • a .l metro babbo >> a 50 cent. V. R. L uigi, anni 45, fondito re in ghisa. Lavora da 17 anni in stabilimenti rumorosi, 'ha da quindici gi orni sensazione d i chiusura ad ambo g li orecchi. D. V. diffuso, accorciato. la durata di percezione ossea alla prova di ::;chwabauh . Rione positivo bilateralmente. Orologio non percepito per contatto, in immediata vicinanza per via aerea, bilateralmente. Campo nditiYO a sinistra (l'orecchio d estro Sl comporta in modo :.nalogo): dn - cio - dr;, - dn" - do. - do , - dn 6 !)0 - 90 - 100 - 100 - 90 - 70 - 55
L'ESAME FUNZIONALE DELL'UDITO CO LLA PAROLA
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(i numeri sono riferiti a 100> durata di percezione per un orecchio sano). Voce afona p e.ree p i t a : babbo- terra -carro ad uu metro sesso- ceci- ceffo - a 30 centimeLri. Labirinlile con otile media e sindrome di Jienie1·e. - Quest-a forme., che accenna ad una localizzazione del processo morboso, all'articolazione :;tapedio -vestibolare. non fu da me osservata. Otite inleJ'na si(ilitica. - L1. sifilide auricolare gene· ralmente affetta i due segmenti delrorecchio, medio ed interno e s'insedia su orecchi già meno resistenti par progressi processi otitici. La malattia dell'orecchio ininterno può iniziarsi pochi giorni dopo il primo sin. tomo secondario (Politzer} o parecchi anni dopo. I n queste forme il grado di percepibilità delle varie consonanti varia a seconda che vi prende maggior parte l'orecchio medio o Pinterno. Credo inutile riportare dei casi clinici, poichè, sal vo il momento eziologico, dovrei ripetere quanto dissi a riguardo della 2' forma di otite professionale. Otite intenta senile. - La diminuzione d'udito, che è quasi fisiologica in molti vecchi, diven ta talora più marcata sì da assumere la forma di vera labirintite. Sulla causa nulla si sa ancora di certo, ma probabilmente essa è dovuta ad un~ ateromasia dei vasi del labirinto. Clinicamente è contradistinta dalla mancanza di rumori e di ver tigini. L'occhio medio può, o non, prendere parte al processo. n caso segneute riguarda appunto una di queste forme miste. VI. L . Giovanni, anni 80, interprete, da Moncucco Torinese. Sordità progrediente da circa cinque anni. R eperto timpanico negativo. D. V. diffuso. Rinne positivo bilaterale, ·accorciata la duraLa di percezione del diapason al
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L'ES IMF. FUNZIONA I.E DELL' UDITO COt.LA PAROLA
vertice. Orologio non percepito per couta.tto; per via aerea ad coucham a destra, a 5 centimetri a sinistra. Campo uditivo a d estra (la.to più malato ): do - do - do, - dot - do a - do ·• - doa '"/
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Voce afona percepita a destra, per le parole: tatto - faccia - babbo- a 10 centimetri sasso - sesso a contatto. Otite i nler·,w da cw~sa ig nota. - In questa rubrica furono confinati casi, di cui non si potè rintracciare la. causa. La percepibilità delle ;-arie consonanti fu anche qui in rapporto colla partecipazione o meno dell'orecchio medio. Olih medie: casi 44. 1• Otiti medie acute catarrali o purulente con o senza perforazione. L e otiti medie acute catarrali o suppurati ve, sia prima che dopo la perforazione, presentarono di massima defic ien te percezione dell'/, e tu t te diminuita la percezione delle consonanti a tono basso (b-1•). Più dimostrativo fu il seguente caso, nel quale la bilateralità della lesion e esclude una qualsiasi trasmissione ossea all'orecchio fuori esame. VII. P. Maria, anni 13, di Cherasco, contadina. Da 20 giorni dolori all'orecchio sinistro e da otto al destro. Esame obiettivo. - Membrane del timpano arrossate, tanto da non potersene più distinguere i dettagli; l'arros:-ameuto è più pronunciato a sinistra. D. V. lateralizzato asini~tra. Rinne positivo bilaterale. Du rata di per cezione ossea prolungata alla prova di Seh wabac. Voce a fona meglio percepita a sinistra, a destra. sesso - ceci tetto a 4 m. babbo - terra ad l m. be ffa - ceft'o a 10 cm.
L'ESAME Fi!NZIONALE O ELI..' U UITO COLl.A PAROI.A
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A 30 cm. ceffo vien ripetuto cento, beffa beppa, baffi ba.ppi. VIII. - Il ssguente riguarda un paziente che ebbe spurgo all'orecchio sinistro per oltre un mese, e che mostra ancora al momento dell'esame una perforazione nel quadrante auterior inferiore. D. V.lateralizzato a destra (orecchio migliore). Rione positivo. Durata di percezione o:;sea normale alla prova di Schwabach. Campo uditivo a sinistra: do ~·;
do 100/
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do, 100/
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100
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100
101)
Voce afona percepita per le parole: sasso - sesso 4 m. babbo - terra 2 m. Ad 1,50 m. v'è ancora scambio della consonante f, la quale è nettamente dist inta solo ad l m. I n quattro dei casi esaminati mancava la deficienza di percezione dell'{: in due si trattava di riacutizzazione di processo purulento cronico, i cui esiti avevano già distrutto la normale funzionalità dell'apparecchio di trasmissione del suono, il terzo riguardava un'otite acuta datante da 4 giorni. con leggiero arrossamento della membrana timpanica ~ nella quale probabilmente mancava il versamento, condizione, a quanto pare, sine q~ta non per la produzione del fenomeno. Per il quarto noh mi riesce di trovare una sufficiente spiegazione: non risulta che il paziente avesse precedentemente sofferto di otopatie, la malattia datava da 20 giorni ed al momento dell'esame presentava forte iniezione della membrana t impa.uica e sporgenza verso l'esterno. Anche dopo p aracentizzata, la malata aveva percezione normale per l'f.
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L' ESAili E FUNZ IO :-IALE DE LL' UDITO COLLA l'AROLA
Anche le otiti purulente croniche presenta rono la deficienza di percezione dell'( in 3 casi su 5 : in tutte 5 si ebbe diminuzione di percezione delle conso11anti a bassa tonalità r· e b. La ragione per cui qui e meno freq uente la deficienza di perce.:ione dellf è sta ta più sopra annunciata: il lungo lavorio di distruzione del processo pur ulento ha. gT&\·emente scompaginato il funzionamento dell'apparecchio di trasmission e del suono. Ol it i r;alan ·ali c;·oniche. - I n tutte vi fu dimin u.zione di perc'3zio ne delle consonanti a tono basso. L'f fu mal per cepita sn 11 casi in G, dei quali 4 erano caratterizzati da for te r etrazione della membrana tim· pantca. . I n par ecchi malati nei q uali tutto portava a credere si trat tasse di una. stenosi tubaria semplice ho provato la percezione del dittongo francese eui servendo mi delle parole piemontesi neuia, feuia, ·veuia, ma. non mi fu da to di con fermare in nessuno guanto è stato asserito a ~~ Bezol<.l . Neppure ho potuto confer mare l'asserzione di Kessel che il difetto di percezione del b, p indichi una anchi· losi della staffa.. I n parecchi casi di sclerosi de!Poreo· chio medio, che, come si sa, ha una spiccata predilezione per la p<trate labirintica ed ha, come esito più frequente, l'a nchilosi sta pedio-vestibolare, ho sempre trovato che il b ed il p erano meg lio percepit.i de\1'1··. Da tutte le esperienze cliniche conchiudo: l" L'esame q ua litativo dell' udito colla parola è un utile mHzzo di diagnosi ditl:'erenziale tra otite medie ed in terne; 2" La deficiente percezione dell's in confronto alle altre 0onsonanti indica un'otite interna tanto più pura quanto pi .ì à iuvertita la formola delle distanze di percezione delle varie con::;onan ti. L 'essere associate alla Oti li p unf,lenle c,·oniche. -
1.1 ESAME FUNZIONALE I>Ji:tL' UDITO COI.!.A PAROI.A
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suddetta. la deficienza di percezione del c e g dolce indica che il distnrbo non è limitato alla scala do, do3 ma ancora alle scale medie; 3• La diminuzione di per0ezione per le consonanti a tono basso è segno di alterazione dell'apparecchio di trasmissione del suono. E mentre nelle malattie dell'orecchio interno esistono isole di cattiva percezione limitate ad una consonante, in quelle dell'orecchio medio la diminuzione di percezione s'estende contemporaneamente a parecchie con3ouanti di alliezza e tonalità diverse, sempre però comprese nel limite inferiore della scala tonale ; 4• La deficiente percezione dell'/ è sintomo squisito o, quasi, costante dello otiti medie acute, semplici od essudati ve, con o senza perforazione; 5• Al di là del limite massimo di percezione d i una consonante v'è scambio d:i questa con altra consonante. Così la parola SèRSO è ripetuta lesso, osso, otto, sasso, tasso. Che in questo caso sia più frequentemente scambiata la consonante iniziale della parola si capisce di leggieri ponendo mente a l fatto che le consonanti mediane sono doppie ed banno perciò maggior intensità tonale, oltrechè, come da tempo venne provato da Moos (9), anche con consonanti sempl ici ha maggior intensità tonale ed è udita a maggiore distanza la consonante mediana che l'iniziale d'una parola. Nello scambio dell'(, ceffo era ripetuto cesso, baJfi, bavi o bappi. beffa, beppa o bella o belva. fie ra, vierct. La parola soffio non diede luogo che raramente a scambio di consonanti, e ciò troverebbe la sna. spiegazione nel fatto g ià indicato da \Vo lf, cioè che l'f oltre il tono fondamentale corrispondente al la~- lo,$, possiede degli armonici per altezza tonale molto vicini al tono fondamentale dell's, per cni parrebbrJ che le fibre nervose labiriotiche, le quali coll:vibrano coll's iniziale della p!l.rola soffio, continuano a vibrare cogli armonici dell'('.
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L' ESUlE FUNZIONALE DELL'UDITO COLLA PAROLA
Un fatto ehe colpisce in questo scambio di conson anti è q nello che le consonanti di sostituzione hanno
quasi sempre la stessa altezza tonale della. consonante iniziale. Cosi al ee a tono alto, d ella parola ceffo i pa· zienti aggiungono l's piuttosto che altra consonante pronunciando cesso, mentre al ba a tono basso della parola baffi aggiung ono il b, il p od il v di altezza tonale vicina od eguale al b, e così pronunciando babbi, bappi o bavi. E qui cadrebbe iu acconcio l'indagine se il criterio della varia percettibilità _uditiva delle consonanti nel sano e nel malato possa esser base di un giudizjo medicoleg ale. Ma siccome tale studio mi porterebbe troppo lungi, d ovendo tale criterio esser messo in confronto con tutti gli altri mezzi d'esame, perché possa raggiungere una scientifica attendibilità, faccio punto ripromettendomi di riassumere l'argomento in altro prossimo lavoro.
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DUE CASI DI SETT I CE ~li A DA ;\Il C R OCO C C U S C E H E U S A L B U S
~o te
cliniche c sperimentali del dottor G i o "'' n n i Gr i x o n i. ::;o ttOl CIICIIltl IUC li cv
F ino a pochi anni or sono le setticemie mediche, nelle quali l"infezione si produce o in seguito ad una piccola ed insignificante lesione della cute o della mucosa, o per via ignota (setticemia criptogenetica del L enbe), pur sospettandosi la loro origine infettiva, non erano state fatte oggetto di speciali accurati studì, per cui la conoscenza di esse era molto imperfetta. La. denominazione loro, infatti, era ricavata dal sintoma più evidente, la febbre, e quindi venivano comprese fra le febbri infettive. Ciò dovevasi al fatto che il quadro sintomatologico par la varietà note vole con cui si present.'l.va, non permetteva alcuna classificazione su dati certi e costanti. Il lungo ed accurato esame anatomo-patologico, e sovratutto quello batteriologico potevano solamente illuminu.re questo oscuro capitolo di patologia. Infat ti, lo studio minuto di questo processo morboso, fatto con tali metodi d'indagine, ci condusse a dilt'e ren:r.iare sotto il rispetto eziologico forme patologiche clinicamente simili. Come agenti produttori di queste infezioni si riconobbero: lo streptococco, lo stafilococco piogene aureo, l'albo, il diplococco capsulato lanceolato, il batterio del colon , ecc.
DUJ:: ù ASI DI ~I>TTICIDIIA
• *•
P er quante ricerche bibliografiche io abbia fatt~. non m'è riuscito trovare che siano state descritte setticemie da micJ ·oct)Ccus ce1·et's albus (Passet), per cui nou credo inutile rife rire d ne casi di esse da me osservati nell'ospedale militare principa le di Bologna, nel repar to diretto dal signor maggiore med ico cav. Michieli. Il mÌCI'OCOCCltS uei'eltS albus che fu isolato peJ primo dal Passet (l', e, d opo di lu i, da pochi altri, sempre dal pus. e solo r ecentemente fu rinvenuto fra i microrganismi della congiuntiva. umana, è un ger me uon molto frequente in natura. Secondo g li osservatori che fino ad ora lo descrissero in modo, a dir il vero, mol to oscur o, non solo è stato sempre ritenuto privo d'ogni azione noce,·ole snll'orga.nismo umano, ma anche esente da C} ualunq ne 1>otere patogeno sui comuni animali d i esperimento. l~ per questo che i due casi di setticemia da me rae· colti presentano, io credo, un certo interesse oltre che dal lato eziologico, essendo queste le prime du e infe · zioni gen erai i da mic1·ococcns ce1·ew· allms che siano registrate nella letteratura medica, anche per qualche dato clinico non comune, e pel contributo alla cono· scenza di questo germe sia sotto il rispetto colturale che sotto CJ nello patogenetico. Espongo senz'altro i due casi cl inici, ri ser vandomi di fa. re i n segnito CJ ualche considerazione. Caso l. - l\l ... Ferdinando, <fauni :24, soldato nella 3'' compagnia operai~•. non pres('nta nulla di noteYole nel gentil izio. Da bambino sotlrì di rachitismo,
DA M ICROCOC<.;US CE ltEUS A LOUS
della quale affezione conserva ancora qualche carattere seguito però fu sempre sano. residuale; Nel 1895 sofFrì di reumatismo all'articolazione tibiotarsica destra.; di questa malattia, malgrado le cure assidue prodiga.tegli, non riuscì a guarire perfettamente; infatti, nei repentini cambiamenti metereologici, risentì più volte dei disturbi articolari, ma di poca entità. Nella fine di ottobre del 1897, avendo presentato una ricaduta, egli, ad insaputa. del medico del corpo, si applicò all'articolazione t ibio-tarsea dolente e tumefatta parecchie mignatte, e, subito dopo, un cataplasma. L'infermo racconta di averne risentito un vantaggio momentaneo; ma, in capo a. sei giorni, l'articolazione si tumefece in modo notevolissimo, e l'infezione si generalizzò rapidamente, assumendo la forma poliarticolare. L'infermo venne immobilizzato a letto da atroci dolori che gli impedivano in, modo assoluto qualunque più leggero movimento. Col diffo ndersi del prouesso reumatico, coincise l'insorgenza. della febbre che assunse uua forma remit.tentecont inua con ricorrenza ad ogni nono g iorno. Infatti, dopo il primo brivido durato circa un'ora, ed a cui tenne dietro febbre alta, nel pomerigg io d'ogni giorno si aveva un nuovo brivido della durata media di mezz'ora, che iniziava il nuovo processo febbrile, il quale r.aggiungeva un massimo di 40° alla sera. per discendere al mattino fino ad un minimo di 37'',5. La defervescenza d'ogni accesso non fu mai accompagnata da sudore. Questo decorso febbrile durò otto giorni; al mattino del nono la temperatura raggiunse i 36",8, e !"infermo fu apirettico per tutto il nono e pel mattino del decimo giorno. Ricomparve quindi la fel.:bre col carattere reroittente-continuo, già avuto n el primo ottonano, e scomparve in nona giornata, per un tempo
in
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uguale a quello ricordato. D i queste ncorrenze se ne ehbero altre due perfettamente simili alla prima. L"ul· timo gior no del quarto periodo, la febbre scomparve, come al solito, ma1 questa volta, per sempre. E ssa si era d i legua ta per crisi. Durante la malattia furono somministrate dosi gener ose di salicilato di soda, senza però ottenere alcun vantaggio nè sulla affezione articolare, nè sul processo febbrile. Questo invece fu vinto con le iniezioni di calomelano. Scomparsa la febbre, le articolazioni che s'erano sempre mantenute dolenti e tumefatte, andarono man mano lentamente riacqnistanclo la funzionalità ed il volume normali, e l'infermo potè, dopo oltre -:1:0 giorni dalla scomparsa d ella febbre, alzarsi dal letto. L"esame obbi.ettivo dell"infermo aveva fatto rilevare: Al cuore: aumentata l'aia d"ottnsità nel diametro trasversale, ed anche leggermente in quello verticale; un rumore di soffio sistolico alla punta. La milza notevolmente ipertrofica, era dolente alla palpazione, ed avP.,·a uua consistenza dura-elastica. Il fegato si spingeva fino al d isotto dell'arco costale. Gli alcri organi erano in istato normale. Delle articolazioni erano notevolmente tumefatte e dolenti le tibio-tarsiche e quelle scapulo-omerali. Le altre, senza esser molto tumide, erano però molto dolenti, per cui imperlivauo qualunque movimento volontario. Il sensorio fu sempre libero. Sulla pelle dnntnte tutta la malattia uon si notò mtti alcnn e,-autema, emorragia o produzione di foruncoli. L'esa me delle orine fece rilevare solo q tHl.lche traccia d"albnmina.; il colorito eli esse era nn po' oscuro; gli nrati erauo aubourlant.i.
DA ~.II C IWCOCCU S ~E I!E U' S AUIUS
'
Punture praticate nel punto ove la tumefazione s i era primitivamente manifestata, ed ove i fenomeni infiammatori si mantenner o più accentuati durante il decorso dell'1nfezione, non fecer o rilevare, nemmeno coll'esame microscopico, alcuna cellula di pus. Alla scomparsa della febbre l'individuo era denutrito in modo rilevantissimo, ed aveva un aspetto giallo- cereo. Dalle numerose colture fatte, durante il periodo febbrile, dal sangue, dall'articolazione tibio-tarsea destra, nonchè dall'orina ebbi costantemente colturtl pure di un ger me che identificai col micTococcus ce1·ens albus del Passet. Lé colturé dal sangué é da.U'orina. r iuscirono sempre positive e pure, tanto se fatte durante il fastigio, come durante la defervescenza della febb re. Oltremodo rigogliose furono quelle dall'edema dell'articolazione del piede. I n vece quelle fatte dopo il !'lecondo g iorno della scomparsa della febbre diedero tutte risultato negativo. CAso II. - R. .. Giovanni, d'anni 22, caporale del 3" r eggi mento artiglieria, degeute nella 1nedesima sala. del M... ed in un letto vicino, è individuo di ottima costituzione organica, e fn ricoverato all'ospedale per nevralgia del secondo ramo del trigemino da carie dentaria. Essendo riuscite vane tnt.te le onre che si seguono per combattere tale neYmlgia, s i ricorse alla estirpazione del dente car iato. Tre giorni dopo l' asport.azione de l dente l'informo fu incolto da un fortG brivido ehe durò oltr e mezz'ora e quindi cla febbre che nella notte raggiunse 39•,8 ed al mattino 37",7. Nel pomerigg io di ftuesto giorno, mentre la temperatura era ancora subfebbrile. si ebbe nuovo brivido e consecutivo elevamento del la te mp~· ratura. Tale febhre a tipo remitteute- continuo si man· tenne per otto g1or n1: al mattino df'l nono scomparve per sempre.
DUr: CA'5 1 DI SETTI CEMIA
La defervescenza non fu mai accompagnata da suùore, ed ogni accesso giornaliero si iniziò con un bri· vido piuttosto intenso. L'esame fisico delr infel'mo non fece nlevare nulla d"anormale, se si eccettua un lieve tumore di milza, la t:ui importanza morbosa nel caso nostro è molto dubbia, poichè !"individuo, quasi un anno prima, sof· ferse di febbri malariche. Durante gli accetisi febbr ili il R. .. , come già il M... , ebbe disturbi da,.peptici che gli impedivano assolutamente di prender cibo. Le colture da sangue e da orina, la, quale, presentava traocie d'al bumiJJa, fecero constatare sempre la presenza del mù::'l·ococcu.s ce?·eus albus, fino al 2• giorno dopo la scompar:;a della febbre.
Nei ò ue casi clinici da me studiati non può esser revocata in dubbio la setticemia da mic:roc,·ccw~ cereus a/bus, nè la relazione di causa ad effetto esistente fra qnesto microrganismo circolante nel sangue ed il processo febbrile. Infatt.i, il germe fu ritrovato sempre nel sangue e nelle orine tinchè durò la febbre: esso sco m parve in un caso dopo due. e nell'alt.ro dopo un giorno dal dileguarsi della piressia. La febbre quindi era provocata e sostenuta dal microparassita circolante, e, quando questo fu in guautita esigua e forse in tutto o in parte privo di virulenza, allora solo esso cessò. Non si può pa rimenti ammettere che il micrococco penetrasse in cir colo sotto l'in!1uenza del movimento febbrile provocato dal processo reumatico tibio-tarseo avutosi nel l\1..., e che vi circolasse innocuo; insomma deve esc:lude r~ i che la febbre fosse dat.a dall'infezione reumé~ti ca.. Giacc:hè in f]uesto ca~o la febbre non avrebbe
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DA Ml CKOl. \H; .; u s .; Etn:~.:s .~l. H US
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potuto avere un decorso ciclico, non sarebbe tlovut.a aumentare col brivido quotidian o, che non si ha mai nel reumatismo articolare, ed inoltre sarebbe d ovn ta esser accompag nata da profusi sudori nella sua d efervescenza. È pure da ricordare che questa fo rma feb· brile non risenti l'in ffuenza d ei pr eparati salicilici ed inoltre scomparve prima della poliar trite. Che se talora av viene che il ciclo d' unainfezione po:;sa essere alterato da un'alt ra infezione associata (la febbre tifoide in un malarico, ad esempio, perde spesso il tipo continuo per assumer e quello intermi ~te nte , \ Yidal) ), ciò non può applicarsi al caso n ostro, dappoichè a bbiamo avuto nel R ... un decorso iden tico, pnr man· cando qualunque altr o processo febbr ile od in fiammatorio. Nè il micrococco cereo albo Yive da saprofì to nel nostro organismo, come i piogeni, per poter sospet tare che sia a vvenuto per esso ciò che Chwosteck ed Egg er videro veri ficarsi per quell i: l' eliminazione c ioè di essi per l'orina sotto l'in fl uenza d'un movi mento febbrile dato da un'iniezione di tubercolina o da un accesso malarico. La febbre q uindi fn deter minata sol o dal ruicrococco che circolava e si mol tipl icava nel sangue . Un reperto importante che si os:;er vò in amho le infe;.r,ioni settìcemiche f u il t ipo fehbrile regola re, ciclico, direi quasi ricorren te, osserva to i n ambi g li infermi. È noto che nelle setticemie la febbre quasi sempre ha un d ecorso irregolare. ol tre modo variabile (iutermittente, remitten te, con t inuo), che perciò non d i rado trae in ing anno il medico facendog ii sospettare la presenza d i altre malattie infettive acute come il reumatismo ar · ticolare, l' ileo-tifo, la t ubercolosi m iliare ecc. Nei casi nostri invece essa ebbe un decorso ciclico remitten t e, continuo per un per iodo di otto g io rn i, a cui
IIU!( 1,;.\S I Il\ SF.1TI!"EliiA
segui un'apiressia di 24 ore>, dopo di che insorsero nuo· vamente per un ugual periodo di tempo, accessi sempre uguali, formanti una curva ter mica a tipo remittente continuo, che incominciavano col brivido e terminavano senza sudore. Questo ciclo si ripetè quattro volte. Non conosco casi di setticemia nei qual i siasi avuto una curva febbrile di questo tipo o somigliante. Lo Stenico (l l, parecchi anni or sono, descrisse un caso d i setticemia da stafi.lococco piogeno, nel quale si ebbt~ro ac:cessi di terzana identici a quelli malarici, mal· grado l'esame d el sangue e delle orine facesse rilevare solo la presenza dello scafilococco aureo ed albo. Altri ancora vide1·o febb ri setticemiche a tipo terzanario, ma non come i casi nostri. La porta. d'i ngresso del germe nei due casi mi pare evidente: nel primo l'articolazione ti bio-tarsica, ove si ebbe la quasi immediata esacerbazione dei sintomi esistenti; nel seconùo, l'alveolo. oiccowe il germe non si trova comunemente nè nell'aria nò sulla pelle non è improbabile che sia stato innestato nel M... dalle sanguisughe. Come poi questo g erme, che gli autori rinvennero sempre privo di qualunque potere patogeno, sia stato in grado di provocare nei due malati setticemia, non mi pare difficile inteuderlo ricordando che un germe, il quale comunemeu"te vive da saprofìta. vince la resistenza dell'organi:;mo o perolte qnest.o, es:-endo debilitato, non ol:l'r~ una sufficiente resistenza, o perchè il batterio, al mo· mento delta penetrazione, è dotato, per cause che ancora non riusciamo ad apprezzare, di qualche grado di vi · rull.' nza. Iu l)Uesti ultimi tempi poi è stata dimostrata r importauz<t sempre maggiore che va acl}uistaudo l'associa.-
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UA MI CllOC0 ' "'"l1S C'F.ItEltS ALUUS
ztone microbica nell'esaltazione della virulenza di microrganismi saprofìti in vitm, e nella produzione delle malattie; e il Widal ed il .Malvoz giorni sono, nel IV congresso francese di medicina interna., l'hanno luminosamente con numerose ricerche cliniche e sperimentali messe in evidenza. Nel primo caso l'associazione miorobica può a ver contribuito a conferire la virulenza al micrococco cereo albo, che poi in tale stato può essere stato innestato nel secondo infermo. P er meglio intender e come il micrococco abbia potuto moltiplicarsi nell'organismo ed invaderlo, è d'uopo ricordare anche come nel primo infermo noi ci trovavamo fino dal momento dell'infezione in pr esenza. di un'articolazione lesa., edematosa in modo rilevante. Orbene, si sa. come si verifichi per quasi tutti i microrgauismi il fatto osservato dal Ribbert per lo stafilococco piogeno aureo, il quale in parti rese edematose si moltiplica in tale quantità. che nè i fagociti isolati, nè i microfagi r iuniti in masse possono formare un ostacolo serio alla. loro invasione. Nel secondo malato si ebbe una. parte traumatizza.ta che, ospitando il germe, presentava un substrato favorevole alla moltiplicazione di esso. Date queste alterazioni circolatorie s'in tende come il micrococco cereo albo abbia potuto non solo crescere ma di venir virulento. È da. escludersi assolutamente che la poliartrite del .M... sia. dovut a. all'azione t! el micr ococco; essa infatti mancò nell'altro malato, e questo germe sperimentalmente fu incapace di dare alcuna lesione ar ticolare negli animali. L a poliartri te fu d"origine reumatica.; cho se il re umatismo invase tutte le articolazioni solo dopo ini~iata.si la micrococcemia, ciò e dovuto all'azione debilitante esercitata sull'organismo della sopraggiunta infermità.
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IJ UE CASI D I SE l'T lCF.!II A
Il modo di comportarsi del microrganismo negli anima li ed in viU·o può spiegare, almeno in par te, il decorso r elativamente mite delle due in fe zioni setti· cemiche, nelle (] Uali, malgrad o il n umero enorme dei germi circolanti nel sang ue e che a vr eùbero dovuto dare a ll a malattia un car attere d'ec.:ceziouale gravità. non si ebbero nè a lterazioni rilevanti, nè complicanze. •
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Sicuome il"2ict·ococcttS ce,·eus a/bus fu ritP-nuto privo di qualunque azione patogena e per di più venne isolato rE>l ativamente d i rado, esso fu poco studiato. La sua biolog i<1 perciò è conosciuta solo imperfett amente, ed intatti, i poch i trattat isti che lo r icordano, lo descri vono in modo sommario e, presso a poco, con le stesse parole, senza che alcuno aggiunga una più minuta osservazione, un nuovo carattere colturale, a q uelli enumerat i dal Passet. Alcuni batteriologi poi confessano che non ebbero mai caro po d i osservar lo. La conoscenza che si ha di questo g er me perciò è mouca ed inesatta. Cosi il Lehman n ed il Neumann (l ) nel loro- recentissimo trat.tato di batteriologia si mostrano molto indecisi nel modo di descr iver lo e di d ilfer enziarlo da altr i miurorganismi che han no con q uesto qualche somiglia nza. E per vero men t re a pag. 151 del vol. I lo clas· sifi0ano fra le specie prossime al mic1·ococcus candica;ls, a pagina 173 lo ritengono come una specie p;·o.~.~i"tCL o idanlù·a allo stafi lococco piogene a lbo, e subito dopu, nella stessa pagina, lo riconoscono identù.:n, sah·o la minor grandezza, al microuocco candica?t.S.
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È evidente che i due batteriologi non possedevano coltura. del micrococcus cereus albus, e quindi lo descrissero basandosi sulle imperfette osservazioni di altri. Se così non fosse essi non avrebbero potuto iclenti(icarlo con due microrganismi affatto di\·ersi come sono il micrococcus caudicans e lo sta.filococco piogene, conducendo in tal modo il lettore che voglia applicare il noto assioma: due cose uguali ad una terza sono uguali fra loro, a concludere che il candicans e lo stafilococco sono due microrga.nismi identici. È per questo che avendo avuto campo di poter studiare il micl'organismo in parola, ne descriverò brevemente le proprietà colturali. Il micrococco l'ottenni sempre dai due malati in coltura pura, facendo delle p unture sulle dita convenientemente disinfettate, dalle urine di f}n trambi ricaV.:l.te col metodo del Melchior, e dalressnda.to dell'articolazione tibio-astragalica del l " infermo. Feci colture in varì substrati ed ottenni facile e pronto sviluppo di germi nell'agar, nel brodo e n ella gelatina. In tutti i mezzi di coltma da me ar:loperati il micrococco conservò sempre la stessa forma e grossezza, estendentesi da 0,4-0,8 p.. Nell'aggrupparsi si dispone talora in diplococchi, come già il Pa.sset li vide nell' interno dei globuli di pus; preva.lentemen te assunse la forma di ammassi e sol di rado quella di veri e propri grappoli. Questa ultima disposizione ieee classificare, a torto secondo me, da pochi autori. il micrococco fra gli sliafilococchi. Altre volte qualche cocco, posto nel centro degli ammassi, presenta nel suo mezzo una stria chiara, indice di scissi parilià. In nessuno dei substrati comunemente adoperati in batteriologia mi è riuscito vedere delle catene di tali
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IJUF; CASI DI !'ETTICK M IA
cocchi, come vide qualcuno, e come io stesso constatai sempre nell'esame microscopico del sangue dei due in· fermi e degli animali d'esperimento. Nell'esame istologico degli organi e del sangue si osservano nume· rosissime catenelle di 5-10 elementi, e solo di rado dei cocchi isolati o riuniti in coppia. Nelle colture dirette da sangue o da organi, dopo 8-10 ore di soggiorno al termostato le catenelle scomparivano totalmente e solo si riusciva a rintracciare qualche forma diplococcioa. Il micrococco si colora bene con le ordinar ie sostanze coloranti, in mo:lo speciale col bleu di metile; ma non r esiste all'azione del liquido iodo-iodurato del Gram. Lo sviluppo di questo microrganismo in tutti i mezzi nutritivi e rapido e rigoglioso. Nelle colture su lastra di g elatina già dopo 15 ore si possono osservare delle minutissime colonie, simulanti pulviscolo caduto sul substrato; fra quesLe, dopo altre 6-7 ore, se ne osservano alcune superficiali ed altre profonde. Ad occhio nudo esse appaiono come picco· lissimi puntini ora. bianchicci ora .del colore della ge lat iua. Osser vandole a piccolo ingrandimento- si nota che quei le bianchicce sono colonie su per.ficiali, le altre profonde. Le superficiali rotonde a margini netti e r e· golari hanno in principio il diametro di l mill. e solo io 3·' -4• giornata di l ' ,-2 miln.; il loro aspetto è cereo, poco lucido, con superficie levigata. L e profonde sono più oscure, più piccole, a sviluppo più lento, quasi opache, a forma di cote, a margini lisci, formate di granuli piccol issi mi ma poco p i tL grossolani di g nel! i costituenti le super ficia li. L e colonie manten~ono i caratteri descritti a. seconda che crescouo in superficie od iu profondità; e non ho mai veduto una colonia profonda as,;umere i caratteri di una superficiale. Pacendo con suarsa C]Uantità di ge· latina u11a coltura arrotolata alla Esmarch, in modo
DA M ICilOCO :: CU S CERE li!' J.l.DUS
che lo stato di gelatina deposto sulle pareti del la provetta fosse sot tile il più che è possibile, riuscì sempre ad otten-ere delle colonie bianchicc-e, cerea. Facendo invece con una di queste colonie superficiali una coltura ad alti strati per anaerobì, ossern~i costantemente un lenti3simo sviluppo di colonie a pietra d'allilar e, identiche a quelle profonde vedute nelle capsule del Petri. Queste colonie a crescita molto scar sa, dànno in principio un obnubìlamento unifor me del suhstrato lungo la linea percorsa dall'itgo, il quale solo in seguito assume la fo rma a r osario. Quando poi, infilando una di queste colonie, si faccia un trapianto per iufissione in gelatina, si vedono già in seconda g iornata abbondantissime colonie bianchicce svilupparsi in superfieie e costituire in seguito una patina levigata, poco lucida, come goccia di cera, leggermente infossata al centro, con margini alquanto ispessiti, a forma di suodella Nei giorni seguenti poi lungo la linea percorsa dall'ago, dall'alto al basso, delle colonie profonde, oscure, pie· cole, a cote, disposte a rosario. L e colonie tanto se superficiali, come se profonde non con Huiscono mai. Il micrococco è aerobio facoltativo. Nella gelatina non si ebbe mai, nemmeno in colture vecchie di mesi, alcun accen no a flu idificazione. La pa tina, sia delle colture in gelatina che di quelle in a gar, presenta la consistenza della stearina. Infatti, quando con la punta dell'ago si cerca di asportarne parte. si asport a solo q nella che cade sotto l'azione dirett•~ dell'ago, il quale lascia un~ insolcatura a mar gini molto netti. Crescendo in agar il micrococoo non otfre alcuna ca· ratt-eristioa speciale. L o svilu ppo in que:-;to mezzo n utritivo è assai più rigoglioso che in qualunque altro. La patina nei tubi distesi a piano inclinato assume un aspetto ]evigatissimo, ma poco luc ido, come fosse un
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Dl'E CASI Id SETTI CEliiA
sottile ::~trato di ctlra non ancora complet,amente solidi ficato. I margini dì essa si presentano granulosi per raggruppamento delle piccole colonie cresciute alla perifer ia. Sulla patata il micrococco <:resce, ma non molto r ig oglioso, nè cosi p rontamente come negli altri substrati. Solo dopo 48 ore nel punto ove venne fatto l'innesto, sì ossel'\'a u na leggera patina g ranulosa, umidiccia. di color marrone, con un cerchietto periferico più int,eusamente colorato. La colorazione più che lo sviluppo del germe richiama rattenzione e fa rilevare il moltiplicarsi del micrococco, uhe altrimenti passerebbe inosservato, tanto esso è lento e scarso. Man mano che il parassita si sviluppa sulla patata il vecchio cerchietto che limitava la patina va perdendo d'intensità nella. colorazione, e si confonde con la r estante colonia, mentre il nuovo cerchio periferico formatosi assume un colore più in tenso. Il margine della colonia presentasi inoltre alquanto sollevato, in modo da formar e, come già sì vide nelle colture per infissione in agar, nna piccola scodella . In sesta od ottava giornata la parte cent rale de lla. coltura su patata ha perduto la sna colorazione e presentasi d'aspetto bianco-sporco nmidiccia, leggermente lltcen te ; coll' in ''ecchiarsi della col tura. la tinta marrone s.ssunta in principio si perde e t utta la. patina pr~ nde un eolur biauco-sporeo. Il restante della patata non subisce alcuna modifìca.zionA. Volendo portar via paTte della patina ch.tl è molto spessa, vi si riesce con difficoltà. Xel brodo alcalino il micrococco cresce bene, senza mai iutorbidare il mezzo nutriti v o. Dopo 24 ore in fondo alla provetta si osserva un leggero sedimento, aderente al vetro, che va lentamente aumentando di volume. I u ter~a gioruata si osser va alla super ficie del li•Jnido, aderente alle pareti del tubo, un piccolo cer-
obietto biancastro, che aumenta di spessore nei giorni successivi, ma che poi r esta stazionario, e non diventa mai molto grosso e che non costituisce mai punto di origine di alcuna pellicola superficiale. Anche in colture vecchie non mi è mai riuscito vedere la formazione di pellicola superficiale. NE~lle colture in brodo non ho mai constatato la reazione dell' indolo. Il potere di coagulare il latte il microoocco lo ha, ma in g rado molto scarso, tanto è vero che occorrono non meno di otto giorni per aversi un principio di coagulazione. Non ho potuto consta tare che alcuno dei mezzi nutritivi adoperati influisca in modo evidente sul volume del microrganismo. In nessun substrato il g erme ha dato luogo a pr oduzione di gas. Innestato una seconda vol ta in un terreno solido, nel quale prima s'era moltiplicato e quindi asportato, esso vi si moltiplica, quantunque meno rigogliost\mente della prima vol ta.
•• Poichè il micrococco cereo albo, ritenuto sempre per un saprofita, aveva dato luogo a due casi d i setticemia, credetti conveniente sperimentare il suo potere patogeno sugli animali di laboratorio. Feci infatti inoculazioni di questo germe in conigli, cavie e topolini. Da principio adoperai, come si usa comunemente, colture fresuhe di :::l-l- 36 ore, ma non ottenni nessun risultato; g li animali non risentivano affatto l'azione del microrganismo. Sospettando che ciò fosse dovuto
tiiG
alla esigua. quantità di sostanze tossiche che il micrococco, sviluppandosi in cosi breve tempo, poteva pro· durre, adoperai colture di età maggiore, di 3-5 giorni di vita. I topolini anche quando ricevevano nella cavità addominale o sotto cute fino l cc. di coltura vecchia di quattro giorni, che en~uo quelle che possedevano il maggior potere patogeno, non risentivano alcun effetto. L e cavie ed i conigli invece erano sensibili ad una dose m1nore. N~lle cavie sono sempre riuscito ad ottenere la morte dell'animale inoculando sotto cute 2-4 anse della. patina di una coltura in agar di 4 giorni, spappolata in l cc. di brodo sterilizzato. Con l'iniezione endo-addominale erano suillcieuti a condarre a morte l'animale 2 sole anse della coltura indicata, ed l ansa sola bastaYa a produrre la morte se veniva messa in circolo per iniezione endovenosa. La morte nelle cavie, in seguito all' inoculazione !:Ottocutanea del micrococco, si aveva in 8-10 giornate. Nei primi giorni non si ossen-ava alcuna alterazione n è stù luogo d ell'innesto, nè sullo stato g enerale; nei g iorni successivi invece sul punto d'inoculazione si formava un nodnlo, biancastro, duro, della grossezza d\m cece, ben isolato dai tessuti cir.::ostanti, e !"animale dimag riva celermente ed in modo notevole. L'animale veniva ucciso nel periodo agonico. oppure, pPr farne rautops1a, si a.Ltendeva, che morisse; il reperto anatomo-patologico fu sempre cost,aute. Alla coscia, r1appoichè le inocnlazion i sottocutanee le praticai sempre iu uuo degli a.rti posteriori, si nota tutto itttorno al punto O\·e si fa l'i nnesto una zona di tessuti, infiltrata, pastosa. Nel punto poi ove era peuPtrato l'ago un noclulo duro. bianuo-larclaceo. Le ghiandole ingllinali iper· pla:;tiche; la milza em notevolmente iHgrossata, spappo-
IJA li! C ltUCùCt; US >: EREUS ALBllS
labile, tanto che non si riusci\·a a tenerla. stretta fra le branche d'una pinza senza che si riducesse in brandelli. Il fegato era congesto; i reni uu po' pallidi; le capsuìe surrenali molto iperem iche avevano assunto un color bruno-verdastro. !t cuore dilatato, presentava un prOCe$SO di euÙ.Ocardite. Nella pleura, nel peritoneo, nel pericardio scarso essudato giallo-torbido. Il sangue del cuore e dei grossi vasi era nerastro, e coagulato quasi totalmente, e ciò malgrado siasi sempre esaminato l'animale mentre era ancor tepente. Sul fegato e sulla milza, ma specialmente sul primo, si vedevauo abbondauLissimi LnlJercoli, dei quali i più recenti avevano l'aspetto di una goccia di cera, non ancora completamente solidificata, che fosse caduta sulla superficie d ell'organo; questi tubercoli erano rotondi, lucidi, di color bianco-bluastro, e pareva un pezzo d ella patina formata dal micrococco crescente sull'agar. I noduli vecchi s'erano incuneati fra i tessuti, coi q nali non avevano strette ader enze, per cni si riuscì \·a con somma facilità a farli flaltar fLlOri dalla lor o nicchia; isolati appari vano rotour.li, duri, somigliau ti ad uu occhio di pesce. Spaccando q nesti noclu li t.:he raggiungevano il diamètro massimo di 5 millimetri circa, non bo ma.. i v ed n to alcun accenno a processo su ppnrati v o; del pari non rinvenni mai traci,;ia d i pus nè al punto di inoculazioue, nè negli es:;udati. N'3lle articolazioni delle cavie e dei conigli, che d·al· tronde in vita non pr<>sentavano a lcun disturbo nella, deambulazione, non ho mai veduto alcun n.eceuno ad una incipiente sinovite. Le colture fatte dal sa ngne. chd noci n lo cl' innesto, dagli essudati e dagli organi riuscirono se m pre positive e pnre. In tutti i preparati microscopici poi fatti dai tessuti degli animali operati ho notato la costante
DUE C ASI DI >'ETTII; E~IIA
disposizione a catena dal micrococco già rilevata colr esame del sangue dei due infer mi. I conigli invece si presentavano molto più resistenti all'azione del micrococco. I nfatti, iniettato, anche alla dose di 3 cc. nella cavità addominale e di 1,5 in quella plaurica, non si ottenne mai l'infezione generala, ma solo un processo infiammatorio localizzato e pa.sseggi.ero. A vendo iniettato però nella vena marginale dell'oracchio· dei conigli una dose varia da 0.5 - l cc. ottenni sempre la morte delranimale i.n un lasso di tempo di 4-6 giorni. All'autopsia rinvenni: notevole pericardite, con abbondante essudato sieroso, miocardite acuta diffusa, con rilevante infiltrazione interstiziale, ed alterazione delle fibre proprie del cuore, endocardite manifesta. Il cuore dilatato era ripieno di abbondante sangue aggrumato, nerastro. Sul fegato e sulla milr.a che sono congAsti, e quest'ultima ingrandita, si vedono numerose macchiette bianco-cerea che ricordano <Juelle più grosse vedute nelle cavie. T ali noduli, come già notammo nelle cavie, sono più numerosi sulle parti superficiali e specialmente sui bordi di questi due organi; rari sono nella massa dei tessuti, specie n elle parti centrali del fegato ; ed allora son sempre molto più piccoli di quelli superficiali . Sul polmone tali nodi si trovano solo in numero molto esiguo, ed in taluni casi anzi mancano assolutamentu. I reni erano notevolmente ischemici, con incipiente degenerazione g rassa ; la capsula si poteva asportare in totalità e facilmente. Le cc.psule surreuali con gesta presentavano un colorito bruuo- verdastro. Nella plcura e nel peritoneo l'essndato è scarsissimo, abbond~~,ute invece è nel pericardio. Le colture fatte dal sangue e dagli organi riuscirono positive; l'esame microscopico del sangue fece vedere il micrococco tlisposto in catena ed abbondantissimo.
DA MICROCOCCUS CEREUS ALBUS
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In nessuno degli animali operati vidi mai formazione di pus, nemmeno nei punti d' iuoculazione, per cui si può affermare che il micrococco cereo albo non è nn germe p10gene. L'esame istologico dei diversi .organi degli animali <>perati mi fece constatare sempx:e la. presenza del micrococco nei glomeruli renali, nel fegato, nella. milza e nel polmone. Il fegato presenta degenerazione grassa, localizzata in modo più evidente negli endoteli vasali, ed abbondanti emorragie in tutta la massa dell'organo. La milza che aveva i follicoli notevolmente iperplastici,, era ripiena di pigmento ematico; nelle lacune venose di essa si osservava abbondante deposizione :fibrinosa, oome si ha in seguito alle iniezioni endovenose di diplococco, di stafilococco e di bacillo ittoreide del Sanarelli (Foà). · I noduli migliari tanto del fegato che della milza erano dati da cellule linfoidi che ora. presentavansi, come nei grossi noduli, degenerate ; ed ora, come nei piccoli, ben conservate e polinucleate. Nella parte centrale di tali noduli si rinvenivano numerosissimi micrococchi, aventi la solita disposizione a catena; essi erano molto più abbondanti nei noduli piccoli che nei più grossi, nei quali talora erano molto rari, essendo forse scomparsi in seguito alla degenerazione del tubercolo. Osservai inoltre ehe il numero dei germi in tutti i noduli andava decrescendo man mano che dal centro s'andava alla periferia, onde mentre nella parte èentrale erano ammassati e in gran ~umero, verso la periferia divenivano più scarsi. Anche se non fosse sufficiente il reperto costante di tali noduli nel fegato , nella milza e nei polmoni di ogni animale operato, per dimostrare come essi fossero dati dal micrococco cereo albo, il fatto che esso occupa più 5~
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DUE C ASI DI SETTICEMU
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specialmente il cen tro della neoproduzione, servirebbe a provare in modo incontestabile che essa è dovuta al m1crococco. Nessun nodulo si rinvenne nei reni, nei quali notavansi abbondanti emorragie, deposizione fibrinosa nei glomeruli ~al pigbiani, ricchi di micrococchi1 e rigqnfiamento tor bido degli epiteli r enali che alle volte giungeva fino alla necrosi. • •
Dalle proprietà colturali e patogenetiche riscontrate nel nostro microrganismo, chiaro appare che il micrococco cereo albo non solo non può essere identificato, ma neppure confuso col rnicrococcus candicans, e meno ancora con lo stafìlococco piogene albo. Non può esser confuso con lo sta.filococco piogene p erchè possiede importantissime proprietà. biologiche
asso!uta mente di \·erse. Il micrococco, non formando se non di rado dei grappoli, non può esser e con ragione annoverato fra g li stafi lococchi, inoltre non fluidifica la gelatina, non intorbida il brodo, non è piogene. Inoculato nei diversi animali d'esperimento non provoca le alterazioni caratteristiche e ben note che produce lo stafilococco a seconda che è introdotto in u~o piuttosto che in un altro an imale, ed a seconda. che vien immesso direttamente nel connettivo sottocutaneo, nel peritoueo, nella pleura, nel sangue. Maggior e è la somiglianza del micrococco cereo albo col candù:ans, pure fra essi esistono dei caratteri differenzial i non (trascurabili. Il candicans, ad esempio, per ripor tar solo le proprietà biologiche più discrepanti, h~t. una grandezza notevolmente superiore a r1uella del m. cereo, misurando l - 1,2 IJ·. ; presenta
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quasi costante una linea di scissione nel mezzo; intorbida il brodo in cui cresce, e forma alla superficie di esso una pellicola molto coerente; in gelatina per infissione lungo la linea P.ercorsa dall'ago le sqe colonie formano delle masse confluenti, mentre in superficie forma nqa. coltura cappcchiata , a chiodo; cresce sulla patata. formando una patina spessa., bianca, di lucentezza grassa, col tempo poi attorno alla colonia la patata assume un color grigio. Il miorococco cereo albo adunque che fu fin ad ora ritenuto un saprofita assoluto, e che diede i due casi di settimceia. da me descritti, non può esser confuso con altri germi e forma una specie e. parte ben distint •. Nel finire que::~to studio, godo render pubbliche grazie al signor direttore dell'ospedale, cav. Gottardi, ed ai signori maggiori medici cav. Michieli e cav. Bonavoglia, ohe mi permisero quesce ricerche e mi furono larghi d'incoraggiamenti.. 8 maggio 1898.
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A PROPOSITO
DELLA DETERMINAZIONE DEL LlMITK MINDIO DI AUDIZIONE COMPATIBILE COL SERYIZIO MLLlTARE
Per il doltor G . O~&&ino. c.1pi tano medi(o, ass~>l ~nte onorario nlla cliulca oto -rino-laringologica t.l i Tori uo
Il distinto collega della marina dott. T. Rosati ha in un recente articolo, comparso negli Annali di me· dicina navale, risollevata la questione, già tanto dibattuta t ra gli otoiatri ed i med ici militari tanto italiani che stranieri, dell'opportunità che n egli elenchi delle imper fezioni ed infermità esimenti dal ser viizio militare venga tassativamente fissata. l'acutezza udit i\·a minima.
compatibile con un ut ile servizio militare. Poichè l'argomento è di una grande importanza medico- legale militare, e nel corrente anno me ~ne sono occupato un pochino, mi permetta il collega Rosati di fare alcune riser ve basate su risultati di esperienze da me eseguite su malati della clinica otorinolaringolog ica della R. u niversità di T orino. Il principio della determinazione dell'acuità uditiva minima compatibile col ser vizio militare, patrocinato fin dal 18 76 da Delstanche ed in prosieguo di tempo da Geli.J, Broemer, Lu;r,zatti, Claoué ed altri non è stato fin ora adottato che n egli eserciti germanico, austriaco ed in qnello dei paesi bassi, mentre in tutti gli altri esercit i, compreso i l nostro, è lasci ato al criterio del per ito di decidere caso per caso.
A PROPOSITO DELLA DETERMJNAZ IONE DEL LIMITE ECC.
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L'argomento capitale inVOC<\tO dai novatori è ranàlogia. tra acutezza visi va ed acutezza uditi va, per cui essendo ormai in tutti gli eserciti adottato il limite minimo di visns sufficiènte per l'idoneità, dovrebbe pure essere fissato negli elenchi il minimum di audizione compatibile col servizio militare. Ora. tale analogia non è che apparente, almeno per quanto riguarda la loro determ-i nazione scientifica. Per il visus è matematicamente e quasi universalmente adottata l'unità di misura: s'intende per acutezza visiva normale quel grado di visus che permette di distinguere i caratteri di prova sotto un angolo visuale non maggiore di cinque minuti primi. Invece per l'udito non s'è trovato e forse non si troverà mai l'unità di misura. I di versi acumetri, audiometri, sonometri, l'orologio, i diapason non ci danno che l'acutezza uditiva per quei dati suoni, acutezza uditiva che non sempre è in diretto rapporto colla percezione della parola, che è quella che più importa sia percepita. Ora la parola non è un'unità di misura. matematica perchè variabile. N'è prova la diversità dei pareri emessi dai vari esperimentatori circa la. distanza alla quale vien percepita da. un orecchio normale la voce afona. J ankau dà 14- 15 metri per i numeri e 10-12 metri per le parole, Hartmann, Biebenmann, W olf, Denker ed altri, dai 20- 25 -metri, Bezold 17-20 metri; Matte e Schultes esperimentando su due compagnie di soldati trovarono il minimo di 35- 40 metri. Tale sconcord::mza di pareri è dovuta, per gli orec· chi normali, essenzialmente a tre cause: alla diversità degli ambienti nei quali sono eseguiti gli esperimenti, alla varietà di voce afona impiegata, alle di versa parole impiegate. Molto diversi difatt i sono i risultati se gli esperimenti vengono fatti in loca li chiusi od aperti. Corradi dà per la voce afona la media di metri 11,5
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A PROPOSITO DELLA DETER1111NAZ10NE DEL LIMITE IIINllfO
all'aperto, di metri 25 in luogo chiuso. Ma anche da camera e camera varia il risultato dell'esame a seconda della configurazione geometrica, dell'arredamento, del modo com'è disposto l'arredamento stesso, della. maggiore o minor levigatezza delle pareti e del pavimento, della presenza o non di tappeti ecc. Insomma le condizioni acustiche dei locali giocano una parte così essenziale sulla maggiore o minore percepibilità delle parole da fornire dei risultati var iabilissimi. Quanto alla. varietà di voce afona impiegata, dirò che, anche fissando regolamenta.rmente o quella emessa coll'aria residua (Bezold) o la più forte possibile (accentttirte FlitsterSP?'fJChe dell'elenco germanico) essa varia pur sempre nei diversi individui e anche nello stesso individuo nei diversi momenti dell'esame in tal proporzione che se può bastare per un esame clinico, non può s.ver valore in un giudizio medico-legale militare quando la infermità sta. per così dire a cavallo della idoneità o della inabilità. Ma v'è di più. Risulta. dagli studi di Wolf, che l'organo di percezione uditi va reagisce molto diversamente all'eccitazione prodotta dai suoni delle varie lettere in rapporto alla loro altezza ed intensità sonora. Come potrà la parola servi re di unità di misura, se le voci in p, b souo percepite dall'orecchio normale a 18 passi mentre quelle in s lo sono a 175 passi? Ora tale rapporto è ancora esagerato nelle malattie dell"appareccbio di trasmissione nel suono, come è stato dimostrato da Wolf, Bezold e da me. E non è nemmeno iudi tferente per la maggiore o minore intelligenza delle parole il timbro o la pronunzia delle parole stesse ed ognuno com prende colla straordinaria varietà dei dialetti in Italia, quale debba esserne la conseguenza. L'elenco delle infermità- dovrebbe perciò, qualora.
DI XUDIZIONE COMP ATIBILE COL SERVIZIO MILITARE
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si volesse tassativamente stabilite il miuiino ai udito,
fissàre non solo la distanza minima, ma anéòra le parole destinate per l'esame, la coufiguraziorie e le dimensioni della camera di esame, i mobili chè devono corredarla, la loro disposizione, la qualità di voce afona impiegata ecc. Un'altrà. tionsideraziòne. Ciò che più importa nel ser. vizio militare che sia ben percepìta è la voce di conversazione e la voce alta o di comando. Ora la voèe afona potrebbe servire di unità di misura dell'audizione solo quando fosse nel sano e nell'ammalato in costante rapporto colla vocé di conservazione e colla
voce di comando. diò non è. In questi ultimi giorhi ho voluto istituire delle espe· rienze su varii malati dei tipi principali di otopatie éd ecco quanto ho potuto osservare (1): 1. L. Francescd, a 28, seri vano. Rottura traumatica. della M. T. senza partecipazioné del labirinto. Voce afona a 7 metri. Voce di conversazione a 17 metri. 2. G. Giuseppa a 34, Serva. Sclerosi bilaterale dell'drecchìd medio. A destra: voce afouà a 50 centiÌrietri, voce di conver sazione à 2 metri. A siuistra: voce afona ad cbncha.m, voc~ di conversazione a 40 centimehi.
3. G. Viricenziria à. 14, scolara. Distì·uzione completa della M. T. e degli ossicini. Voce afona e voce di conversazione a 50 centimetri. 4. C. Teresita a 32, donna dì casa.. Otite interna sifilitica. Voce afona e voce di conversazione ad i metro. 5. O. Antonio a 48 calderaio. Otite interna tipica bilaterale professionale. Voce afona a 20-40 centimetri co'n deficienza di percezione dell' s ed f. Voce di con· versazione a 3-4 metri anche per l's ed
r.
(t ) Nel singoli esàml sono state aòop~r~te semrrc le stes~c parolfi\. T~ nto per la voce arona che per la 1·oce di conversazione mi sono servito nella variet.a con aria residua di llezolol.
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A. PROPOoiTO DE!.LA DEn:R MINA ZIONE DEL LIMITE MI .ISJIIO
Avrei voluto provare i l rappor to tra voce afona, voc~ di conversazione e voce di comando, ma. mi sa.rebb~ occorso una capacità ben maggiore della. c11.mera. nella quale furono fatti gli esperimenti. La voce afona ha i l solo vantaggio sulla voce di conversazione che può servire nella sordità unilaterale ove l'esame colla voce di conversazione darebbe risultati fallaci. Ora la sordità unilaterale non ha nessun diritto d. intervenire p er la riforma del servizio militare. Cito ancbe qui delle esperienze personali. A. Albertina a 14, operata radicalmente di svuotamento dell'orecchio !medio a sinistra, ove la voce afona è percepita a 20- 50 centimetri; a destra udito normale. Collocata la paziente seduta coll'orecchio malato rivolto verso di me, pronuncio a voce afona sette od otto parole di varia intensità ed altez?.a tonale che mi sono ripet ute ad una distanza. variabile tra 6 ed 8 metri. L'udito è ancora migliore quando le parlo dietro l~ spalle. Ottengo eguali risultati in altro malato affetto da distruzione completa della M. T. con carie degli ossicini per otite purulenta cronica sinistra e acuità udì· tiva quasi n ormale a destra. Ora se, eliminato il potere uditivo di un lato e messo l'orecchio sano nelle peggiori condizioni acustiche, è tuttavia conservato un udito di 6-8 metri di voce afona, non capisco come la sordità unilaterale possa co::>tituire titolo di riforma, mentre anche i più rigorosi elenchi ed otoiatri si contentano di 5 metri di voce afona. n ella durezza d'orecchio bilaterale. Conchiudo. Il giudizio d'idoneità o meno al servizio militare per infermità auricolare non si può emettere in base al ris ultato dell'esame funzionale dell' udito colla. semplice voce afona in analogia a quanto è stabilito p er le infermitìL ed impe;·fezioui ocu lari (articolo 44
.Dl AUDIZIONE COMPATIBILE COL SERVIZIO MILITARE
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dell'Elendo delle infermità), ma deve sgorgare da una lunga serie di esami sia funzionali che obbiettivi. Neppure l'esame otoscopico solo può servire di guida assoluta per il parere medico-legale, essendo ormai a conoscenza degli specialisti che possono esistere gravi alterazioni delle membrane timpaniche con udito quasi normale e membrane timpaniche integre con sordità di alto grado. L 'esame medico-legale della sordità. è molto più. difficile e complesso di quello dell'ambliopia. L'oftalmo7 logo può arrivare colla vista fino all'organo di perca· zione della luce, l'otologo non può vedere che la prima parte della catena di trasmissione del suono; tutto il resto lo si deve desumere da una quantità di esami indiretti, in generale ignoti ai non specialisti e soggetti a. molteplici cause d'errore. E' pei: questa ragione che, in difetto d'insegnamento ufficiale, la. scuola di sanità militare francese di Val-de -Grace ha istituito un corso speciale di otoiatria per gli aspiranti medici militari; è per la stessa ragione che in Germania ed in Russia nei grandi ospedali militari sono stati creati speciali riparti per la diagnosi e cura dei malati d'orecchio. Treviso, 4 agosto 1898.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDtOA
DtagnC)al4eila p&r&Uill gènerale nell'ln1zìo. (Journal de Médecine et de Ch irurgie, giugno 1898).
;,1 Of'F'ROY . -
La diagnosi della paralisi gener ale nell'inizio prt"sen la la maggior parte delle volte difficoltà considerevol i, ed é intanto it1 questo peri odo che H me:lico è chiamato a '9isilare questi malati e elle si deve pr onunciare sulla pr ogno<!i della m alattia. L o studio dei fatti di questo genere presenta un grandi!>~imo i nter esse. Il pr·ofessore JoiTI'oy ha fatto oggetto di una recente conl'c r·enza clinica un metodo molto istruttivo a questo ri· guardo. Si tr·atta di un uomo di 33 anni, alcoolista d'antica Jata, non sifililìco, il quale è entralo all'ospedale alctfrli mesi pt•ima in istalo delirante pe1·sislenle. L 'alcoolism o non può esse1·e m esso in dubbio, ma i l quesito da l'iso l vere si è di sapere se si tr·alla di un delirio nlcoolico semplicP o di un inizio di par alisi g~ne rale . Per risolver·lo, è indispensabil e conoscere dapprima come quest'individuo divenne alcoolis ta. Si venne a saper e che suo padre era bevi tore, e che egl i stesso ha cominciato a bere essendo ancora fAn ciullo. e che questa Abitud ine anrlò cosrantemenLe au men tant10. T r e anni or· sono, in seguiLo ad eccessi ripc~Luti, l'u colto da un accesso delirante, accompA gnato da allucinu zioru e da iuee di per secuzione, ma qubsl'accesso non ba dura to eh~ otto gior n i ed é scompat·~v in seguito alla soppr·essionc dell'alcool. Qu esto delirio, é vero, non ha presentato tu tti i caraller·i del del ir·io alcoolico, ma fa d' uopo notare ch e si tratta di un soggetto, il quale a cagi one dei suoi an tecedenti eredita t·i i si può consirlerare come un de· gt'neralo, e si sa che in questa categoria di m alnti, i dalirii perdono m ollo spesso la loro cat·stlet·islica .
BlVISTA MEDICA
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Qutl~l'uomo ri prese ben tosto il suo genere di \'ila abituale,
ed in particolare le sue abitudini alcooliche; ma nel novembre u. ~. fu colto da un nuovo accesso, analogo al precedente, quantunque ancora piu intenso, e con la particolaJ•ità che il malato tentò di suicidarsi ed anche di u<·.cidet·e suo figlio. Fu ricoverato all'ospedale nel mese di dicembre, in uno stato di profondissima depressione, ma che fu ben presto sostituita dall'esuberanza dell'i 11 i zio. Il pr imo accesso da lui solftlrto si può J'iferire semplicemente all'alcoolismo cronico, tanto piu che esso scompar ve completamenL~ con la s0ppre!>sione dell'alcool. Ma attualmente i disturbi sono più comple:;si. Non solo il delirio ha persistito non ost.ante la sopp1·essione dell'alcool, ma e!>so ha preso un carattere particola r e; il malato ha non solo idee di soddisfazione, ma anche idee di grandezza mollo accentuate; egli !:ii com•ideJ•a come uu uomo politico irnpot'· tante, scrive proclami ri pieni ùi promesse csaget·aLe, e pas· seggia inoltre abitualmente ornato di decorazioni di dimen· sioni eccessive. Questa per$iSLenza e questo carat~ere del delirio devono cerlamente far pensar e alla paralisi generale. Nori esiste, è vero, alcun dis turbo ben p1·onunciaLo della parola; la scrittura sarebbe normale se la g randezza delle lettere non fosse esagerata. Ma si noLa un segno impo,·tanLis~i mo, l' ineguaglianza pupilla1·e. Questa ineguaglinnza, che era incet'ta e difficile ad essere riconosciuta al s uo ingresso all'ol"pedale, s i é accen tuata, ed ora è facile rilevare cl te la pupi!la sinistt·a è notevolmen te p1ù dilatata della destra. È un segno molto impo 1·tante perchè senza essere patognomonico ùella paralisi genera le, in l')uanto che esso si r iscontra in a ltre aff~zioni cere brali, esso devd richiamare vivamente l'alle11zione , sopraltutto quando cnin· cido con altri segni sospetti. In tutti i casi esso deve r endere riserva ta la diagnosi. Un esempio inLe1·essan te di •pteslo fatto è dato da un malato che è ricoverato nello stesso t'e· parto ùa cinque anni e che era consideralo a quell'epoca come un tipo di melanconico. Quando lo vide per la p1·ima volta, Jolfroy fu colpito dall' ine g uag lianza delle ~upille e fece una riserva giustificala piu tardi; perché rlopo ll'e anni la paralisi generale si è dichiarala in lui con tutti i segni classici . Esso é quindi un segno che deve essere ten uto in 1n·an conto, tanto più che può preceder·e tutti gli anri, tlltclte i eli· sturbi della memoria, i quali, secondo l'autore, non si pre·
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RIVISTA MEDICA
senter ebbero sempre fin dall'inizio, come si ammette gener a lmeute. J olfroy r•ifc1·isce, a questo pr0posilo, il caso di un allro malato del reparto, il q11ale, Al !:Suo ingr·esso all'ospe dale, non pr·esentava come Jislurbo mentale, che idee di pP.rsecuzione, e la sua memoria era perreunmenle conservata, ma aveva, oltre ad una notevole ine~uaglianza pupillar e, l'abolizione del l'iflessù luminoso ed accomodalor·e, ciò che permise di rare la diognosi m olto tempo prima della comparsa dei fen omeni ordinarii di demenza. I l mala lo Ol!getlo della conferenza é press'a poco nel m e de ~irno caso: la !Jl'OI"nosi è m ollo più grave che se si lralta;:se di un Jelirio a lcoolrco sempli<'c. Ma una nuova dif'lì· colli:! si presenta, a riguardo della I')Uale il medico é sempre inte1-rogato; ed è la que~lio ne de lla durala della malattia. Ora quesla è estremamente va1·iabile; vi sono soggetti nei quali l'evoluzione si compie in meno di due anni a partii'e dal monv~ nlo in cui la diagnosi può esse 1·e fatla; in altri al conll'at·io impi~ga 8, 10, 12 annr ed anche più. È una quesliont' che non é stata abba;;la nza studiata per conoscere dei segni certi che permettano di pr'onunciar·si. Joffroy ha Hvulo l 'occa~ione di osserva1·e casi di paralisi g enerale d1e hanno comincialo come la tabe e ch e sono stati considerati conae tuli pe1· molto te mpo senza che sia stato possibile fare la .hagnosi reale; non fu che nella circostanza di un risulta to nuovo, sopr·aggaun lo subilamente, che la diagnosi di l.8be ha potuto essere ~·-= ttifì cala. Ora pare che questa forma particolare duri molto tempo : 11ues ti malati, in fatti, sono sta ti considPrali eome atAssici per· la durata di dieci a dodicr anni; poscia i sin torni della paralisi generale compaiono nello stesso tempo che, cosa degna di nola, i d1slurbi della dcanabnlazkme Jimiu uiscono 11otevolmenle; ma i fe nomeni 'eeJ·ebl·ali si aggravano rapidamente e l'evoluLione si compie allora in duP o l1·e nnni. Nel maiolo in di"'cor·<So. si tralta di un'altra l'o rma clinica; vi laa molla e;:uheranzn, una grande attività cerebral e, ma i set:ni fì~ici S0 11 0 poco accentuali, ed ~~ precisam~nle in quest1 casi che il deco rso della mah1tlia .~ lento: solamente quando sopraggi unl"e la demenza e gli arti inferiori si ind•' boliscnno, I'Hnclnmenlo della mAlattia si accelera. Si può quindi suppm·re . senzA poter nulla preci"'are al riguardo, che questa e voluzione si farà in selle od otto anni, cifra nalurnlmellle Jnnllo a ppr os!'imath·a. B.
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Dlacnoal della perme&blUtà renale oon U metodo dell'azzurro dl metUene. - (Journal de M édecine et de Chirurgie, luglio 1893).
CASTAIGNE. -
Achard e Castaigne hanno proposto nell'anno scot·so un procedimento mollo fncile, che permette di re nder ei conto dello stato della pet·meabililà del t•cne e pet· conseguenza di giudicare della suo integrità. Ora il Castaigne l1a esposto in mo.-Jo particolareggiato nella Ga.ette des Hdpitau:e la tecnica di questo processo e l'utilità dei risultati che esso da. È basalo sulla eliminazione pi u o meno I'a piclu per le OJ'ine dell'azzurro di melilenc introdotto nell'ol'gunismo. Questa tecnica è molto semplice: fa d'uopo dapprima essere certi che la sostanza usata sia veramente azzurro di melilene. Il modo di introduzione si fa pet· la via !:'ntlocutanea. L'iniezione deve essere fatta alla natica e profondamente pieno mu~cn lo; si evita cosi la f'ormazione di piccoli noduli d'indurimento, che si produrrebbero se l'iniezione fosse fatta nel tessuto cellulare sottocutaneo. La dose dell'azzurro che occm·re inieltare nell':-vlullo è di 5 centigrammi, vale a dit·e un centimetro cubo di una soluzione all' 'ltO· Questa soluzione deve esset·e perfettamente limpida, quantunque di un colore molto intenso; non deve contenet·e alcun precipitato; l'azzUl'l'O deve e"sere totalmente s ciolto senza aggiunta di A leo o l. Poco prima dell'iniezione, il malato deve vuotare la sua vescica; poi, lo si fa orinare tutte le vol te in bicchieri se· parati, ad intervalli regolari, tutte le ore se è possibile. fin o e che qualsiasi colorazione spontanea o provocata Jfllle O t'i ne sia scomparsa. Le orine emesse dovranno ec::se.1•e esaminate s ubito dopo la loro emissione a cogione delle fermentazioni che possono modificare sensibilmente la colorazione deii'Ol'ina. In queste co ndizioni è gener almente fa cile a riconoscere il momento in cui compat·e l'azzurt·o ; tal volto non s i forma che una sostanza cromogena, che si può scoprire sc&ldando un po' d'orina con alcune gocce d'acido acetico; si produce allora una bella colot·azione verde. Nei soggelli sani, l' azzut·ro comincia a compar ire nell'o!'ina dopo una met.Z'ora, poscia la lintA azzurrn- verdal'<Lra dj viene sempr e più apparente ; e!"sa è molto netta dopo un'ot·a
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e rnggiunge il suo massimo d'intenRità ver so la ~erza o la '1118r' ta oru. Resta al suo ap0geo per alcune or·e e quindi deCI'el"ce a poco a poco per scompal'ire nel le1·mine di tren ta a quarantotlo Ol'e in m edia; C)Ueslo é il tipo della cur va di elimiuazione con tinua ciclica. N el COI'SO dell e nefriti acute o subacule pu6 accadere che la curva somigli dd lutto a quella sopra descritta; anzi Bard e Bonn et hanno detto che la permeabilita poteva esl'lere aum entala, ma il fallo non é stato confermato. l oti ne in cer te for me di nefr·ite, l'azzurro passa quasi inlier amente sotto forma di c romogP.no, ed é n ece~sario ri correre a reattivi per i scopr1l' lo. I\ elle nefriti atrofiche, ciò che colpisce a tutta prima, é il ritar·do nella compa1·sa dell'azzurro, che pu6 presentarsi soltanto alla sccouda, terza o quarta ora eJ anche più lardi . Accade ta l vnlta, in simili casi, che la compar sa dell'azzurro iu natura, sia preceduta da quella del cr·omog..,no i ncolore; ciò che cal'atter·izza l'eliminazione dtssociata, ma nella nefrite att·r,f·ica vi ha sempre ritardo per l'azzurro e per· il c t·o m og~:: no.
lr! gent:lrale, la materia colorante non traver·sa i reni in ~p·an C)uanlilà contemporaneamente, per cui non si v ede nettam ente un tnassimo d'eliminazione. La dut·ata dell'eliminazione é sovente pr olungata in modo eccessivo, ollo giorni ed anche più. Questo prolungamento anormal e si r icon•lsce soprattutto quando si adopera come re >~ llivo la nitrobenzina, la rrual e, a ~ i tala con l ' orina, trae seco l a m uteria colurttnle prendendo una tinta verde- chiar a. Qur l"to pt'olung amento inusit11LO dell' eliminazione coesiste abit ualmente con un ritardo nel passaggio dell'azzurro, ma es~o può esistere solo, compal'endo l'azzurro nei per iodi n ormnfi , ma pa!'5sando in pi ccolissime quantità e dut'ante alcuni ~ i orni. Si pu0 suppor re allot·a che questo modo particolare di eliminazione sia dovuto al fatto cbe i reni, profondamente o.lleJ·ali nel loro insieme, presentino però qualche part e ancora ben conservata e che gotle ancor a d'una perrneabilita not'nlale. Nei cardiaci in asistolia, l'azzurr o passa rapidamente se si tt·a tla di accidenli purameule circolatori. Il suo passagt=rio r i tarda to, Re vi ha 1T1ÌZIO di nefl'ite interstiziale. NP(<Ii epilettid, se Il rn«l ato é giovane , vi ha permeabililà e!"HgPrll lH JH'] nll)ll'l'!ll tO de] parOl"S ÌSITI(); i< 6 é vecchio, O piut-
e
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tosto se il suo filtro è leggermente altet·ato, vi ha rita rdo nella compars& dell'azzurro. N13gli epatici, ChautTard e Cavasse hanno osservato un'aftarnazione delle orine azzu1·re o gialle indicante arresti drll'eliminazione che s mfa cosi per inter mitteoze. 1-felle donne incin le ~ nel parto normale l'eliminazione è cegolare . !'lei!'eclampsia essa avviene per intermittenze come negli epatici. Castaigne termina insistendo sul fatto cile non si può per il momen to tca r re dall'esperimen to dell'azzurro indicazion i sullo s tato anatomo- patologico del r ene. È, in t•ealta, una prova lisin lo~ica, che pt>rmette dì conoscere se la depurazi.one urinaria si fa o no nelle condizioni regolari, e, per conseguenza, di determinare il dato che più interessa in clinica: l'ufficio del rene é innanzi tutto di e<>sere un organo depuratore.
B.
Della Utiul IDteatinale. - (Journal de Médecine et de Chi rurgie, giugno '1898).
A. CIIEVALLlEH. -
La litiasi intestinale non è una malallia pt·imiliva. Es5:a esiste a titolo Ji epifenomeno in alcune all'ezwni infiam matorie croniche dell'intestino, ed, il più sO\' CnLi, si manifesta in seguito all'enterite muco.membranosa. È dunque una malattia secondaria del tubo digcslivo, e si p uò consta tare che i malati, pt·ima di presenlat·e sabbia nelle feci, hanno per un tempo più o meno lungo prima presentato i carattet·i della enterite muco-membrano~a con viscosità analoghe al bianco d'uovo od a membrane poco spesse. Pe t· cui é difficile a pr~cisare l'inizio Jell' affezione, la quale si pu6 p1•esen ta1·e solto due forme. In un caso, vi ha etn issione, senza dolore, di una piccola qua n litli di sabbia; vi ha soltanto una sensazione anormale all'a no. Nel secondo caso, al conlral'io, vi ha emissione con crisi dolorosa parossistiCfl d i una grande quanlita di sabbia, determinante vere coliche, le quali sono paragonabili <Jile coliche epatiche o neft'itiche, pel' modo cht'l sono s tate talvolta confuse con esse. Erco in c he co!"a consistono le coliche intestina li Iitiasiche. Si tra tta il più sovenli di una donna ùi med1a etil, neurastenica, !IO~gell9 alla costipazione ed a cr1s i di enterite catarrale. In sPguito ad un regime vegetarinno più abbondante,
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dopo un periodo di costipazione più lungo, la cri8i compare imp1·ovvi'a e. nello spazio di alcuni minuti, .atTiva al suo parossismo . Si mani festano dolori intensissimi occupaoli tut Lo l' addome, senza localizzazione precisa. Tal vol la vi ha un massimo dolente all'epigastl'io, nella r egione ileo-cecale, n elle fo ssa iliaca sinistr a, sul decorso del colon di scendente. Le irr adiazioni nl di fuori dell'addome sono mollo rare N on si notano, come nella colica epatica , il'radiazioni ascenJenti, o, come nel la colica nefl'ilica, irradiazioni discendenti. Ma, come nola il prof<lssore Dieulafoy, la cri si dolorosa non si mani l'es la sempre così brusC<)mente : E!S=>a è so venti preceduta da una sensazione di languore, di malesser e, di s tanchezza, d i gonfiamento del ventr e. Il timpanismo sarebbe, secondo l ui , uno ùei principali segni precur sori della colica i ntestinal e l liliasica. Questi fen,omen i dolorosi sono soventi così intensi da strappare grida al malato. Essi sono allora consociali a sintomi genet•ali, vomiti mucosi, o biliosi, sanguinolenli, sinfrhiozzo, s \'enimen ti, sensazioni vertiginose. La cr isi può durare alcuni minuti , un' ot•a, un giorno od anche pi(t, con calme momenlan ee. Es!:a cessa subilamente con r evacu.aztone di una quanti la considerevol e di sabbia, mescolata o no a calcoli, acc:ompagnata da scibale testimon ianti l a costipazione precedente. E: un vero sgomberamento intestinale, e nelle scariche si trovano l e viscosiLà e l e false m embl'ane, tal volta mescol ate a piccola quantila di sangue. Il sollievo é immediato ed il malato riman e calmo per qualche tempo. L e crisi ri compaiono in seguito ad un nuo vo periodo di coslir:'azione od i n occasione di una scossa. Durante le cr isi, i l ventre è gonlìo, sensibile alla pr essi one, ma non si tratta di una sensibilità esager ala, come nellA peri tonite o nell'appendicite. Il cieco, l'i pocondrio destr o, l' S iliaca, l 'epigastrio, sono più specialmente la sede cii queste sen sibilita alla pressione e possono da1·e la sen$8Lione di paslosila. l a quale d mostra nellamente la slasi sabbio!';& n elle diver se regioni del gros!';O ~ntestino, con una cerla frequenza io corrispondenza del cieco. L e i rra diazioni dùlot·ose lungo i l coloo t ra~verso si spiegano per !a s tasi n el condotto, e la stasi s tes~a si compr ende facilmente se si rammen ta la frequ enza dell'enter optosi nell' eulerite muco-rnembra nO$a, enter optosi la cui const>guenza piu Ot'llinaria é di piegat·e il ('olon a V,
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e cne oblitera il suo lume. A 11' infuor·i di questa piegatura. gli spasmi reg ionali pnrziali dell e tuniche muscolari di questo condotto bastano a stPozzar·e le raccolte alvine sabbiose ed a t rattenel"ie nei puuti limitati del tr·agitto del g rosso intestino. Nell'intervallo delle cri;,i, si ri:;conl rano i segni o rdina rii dell'enterite muco-mem br anosa, ma nulla che indi chi più !>pecialmenle la liliasi inte!>linal e. Fa d'uopo per·ò segnalare la dilatazione ceca le ossetvata in certi ca s i, dilatazio ne senza pastosità che sembra indical"e la distens io ne ante riore per l'accumulo sabbioso. P er ottenere le concr ezioni, è necessario esami nare lutti i gior·ni le feci d el malato cd anche di stacciarle. Esse s i presentano sotto forma di sabbia, di ghiaia , di calcoli. La sabbia è di color g iallas tr·o , in quantità molto var·iabile. Le ghiaie somigliano in generale molto ai gr·anelli di pep~o: . l calcoli possono raggiunger·c il volume di un uovo di piccione ed anch e di un uovo di gallina. Essi sono rarame nte formati da strati concentrici come i calcoli biliari. So no o rdinar·iamen te friabili. Il loro colore é neras tro. P e r cui i loro caratte ri mìlct·oscopici sono quasi s ul'lìcie nli per- distirtf.!uerli dai calco! i biliari. Quanto alla loro comros izio ne, è la ste><sa di queltla dei calcol i dei differenti condotti, v~tle a dir·e c he i sal i, il carboualo ed il fosfato di calce vi dominano. L'e ziologifl di questi ca lco!! è poco conosciutA; ess~ !';i ri· s coutrRno soprattutto ne ).!li artr·itici, ma soven ti a11clr e questa condizione può mancare. Ciò eire esrsle sempr e, al con tr a rio, é l'intìammsnione cr·onica. Per cui si può rite nere c he questa litiasi è cau!>ala dal la infìamma~ion e intestinal e cronica, in ra pporto con l'e nle r·ile muco-membra nosa, con i r eliqua ti di febbre tifoiclea o di qua ls iasi altra lesione infìammHtoria della mucosa. L a diagnosi della litiasi intestinale é facil e, a condizione però di pensar vL Fa d' uo p1) r icercare sistemAticnme 11te la sabbia intestinale in tutti i malati affetti da enterite c r ou i<'a, ed i11 par·t.icola re da enterite m uco-me mbranosa. Si potrà suppor re la sua prese nza cnn tanto maggior• ra g-ione quantc• più compariranno nel corso di queste m ala ttie c r isi tle>lo r·ol>O a forma di colica . Per combattere queste colich e, indipendentemente dni uw zzi or,linari adoperati contro il dolo re, si pott•à ce r ca t'e di irn55
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pedire il ri stag-no della sabbia mediante l'enteroclisi. Il tral· lamento preventivo sarà quello di <·urare l'ent erite mucomembrAoosa. B.
Nota •111 valore HDliologioo e prono•ttoo della taohtoardla nella tuberoolod polmonare. (Joa r nal cle mecleei ne et de chìrurnie, giugno 1898).
O. SrROT. -
Alcuni tubercolosi. non o~ tante le lesioni polmonari estesE', gli sputi purul enli. una caverna, apirellici con polso normale (no•·malita rel ativa all'età od allo stato cardiaco fisiologico proprio delrindividuo) vivono molli anni presentando melodicameu le, con lentezza, tulle le fasi della malattia, per finire nel mar·asm o e nell'etisia. Altri presenlano acciclenti lar·ingo-bronchiali, sulla natura dei quali non vi può esser dubbio, con apiressia, polso normale, e che cla circa !l anni, per esempio, hanno visto la l oro mAiaUia agp:ravar·si, è ve•·o, ma lentissimamente, perché essi possono anche. dopo quel lungo periodo di t empo, lavor ar e: essi pr·esentano g eneralmente tutte le fasi dette classiche per finire nella con sunzione. Altri hanno accidenti lrp:p:i er·i, rantoli secchi disseminati agli apici; vien fatta diagnosi di tubercol osi pr obabile al pt•imo grado; esl'li sono apirettici, ma il polso è frequente, 90, 100, '110: al m inimo s forz o si accelera e si accompagna ad affnnno. Due, tre , qunttro mesi dopo queste constatazioni, la malaltia ha progr·edi lo: I'Hscollazione r 1vela alterazioni r.n·avi. che non lasciano più alcun dubbio sulla diagnosi. La lempcratu•·a è aumentala pochissimo, non oslante l'espellorazione e qualche emottisi l t·g~ iera; la lempet·alura massima della sern è di 37•,7, ma il polso dà 100 al mattino e fino o 1:!0 alla se1·a. Questi maiali fini scono con una sincope; essi muoiono per il cuor e più che per il polmone. I l pol so r••ò ra t:giunl!ere 160 e più. Altr·i u on presentAno al c un fenomeno steloscopico, ma il cl in1co fa diagnosi di luuer coi<Jsi. lenendo conto dello stato generale: di quPsli malati, dei lor o precedenti: pt•edi c;posizione tubeJ•colosa in fami glia, piPurile, br·onch1 L1 frequenti, emottisi lef!gieJ·e ecc.L Il polso var·ia da HO a 10i-. 110; vi ha leggiero aumento ne lla tempo:J•atura ve!"per·lina che pet·ò non é febbrile, :3no,9 al tJHillino, :r;o,7 o 37.,R alla serA. l n questi tuber·colo:::i la maiAt l iR si ~volge J'a!•idtl mente.
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Altri infine presentAno accidenti che simulano una br·oncopolmonile, una polmonite, s ulla natura delle quali nell'inizio è difficile di pr•onunciarsi, ma c he sono nettamente tubercolose; altri hanno l'ebbre con polso oscillante senza motivo tra 90 a 150. Dopo tre, quallro setlimane, la diag nosi ol i tubercolosi s'impone. Dai sovra indicati dali clinici, l'autore ha creduto trova re una relazione diretta tra la frequenza del polso ed il decorso della malattia. Egli non afferma gié che In rapidité della marcia della tuber·colosi polmonare sili in ragione dir·etta della rapidità del polso, ma cr·ede di potere, dal pun to di vista semiologico e pronostico, dare importanza alle seguenti considera~ i oni. . In una tubercolosi polmonare: 1° L'apiressia e la normalilil del polso sono una presunzione o che il malato possa guarire o che egli possa vi vere per un tempo indeterminato relativam ente molto lungo . E pr obabile che egli morra classicamente. 2° Un polso dissociato con la febbre é una presunzione che la malattia possa svolgersi lentamente, mal graliO la febbre; che essa potrà essere sottoposta acl oscillazioni di piressia e di apiressia con arres ti te mporanei nell'evoluzione. Il malato ha in questo caso mo lle probabilità di mo1·ire anche classicamente. 3o L'apiressia con un polso frequenle, lachicard ico, è una presunzione che la malattia pl'OgPedirà ra pidame nte, che la febbre si ri ~ veglierà pe1· altivo rue l'evoluzione e che il malato av 1·à moa e probabil ilil di moT'ire per !<in cope, anche f)Uando la lesioue polmonare non legi ttimi ancora un esito prossimo. 4o Infine nei febbricita nti. tachicardici, la questione pare presto giudicala, camminando il cuore ed il polmone contemporaneamente per precipitare il maiato ver!\o l'esito fa· tale. L'aul<Jre cr ede che ques ta lac!Jicardia debba attribuirsi sia ad una virulenza sper.iale della lossina mescolata al sangue, agente ùi•·ettamenle sull'endocardio, sia ad uns tubercolizzezione miliare del miocar dio, esaurienti a poco a poc0 , nell'uno ~ nell'allro caso, la r·esis le nza dell'organo che soccombe in questa lotta inf>gua le. La tachicardia sarebbe quindi, dal punto di vis ta sem iolo gico, sintomatica sia di una endocardite per vi••tilenza speciale del bacillo.sia di una mioca•·dite per tubcl'colizzazion e miliare.
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Quu nlo al suo valor·e pron o;. tico, essa sa re!Jbe sempr e di C<Jlli\·u uuguriu, ~ !"indizio di uu '!~ilo ft~lalt: t1 :::.cat.leuza r e· lath·a m ~>nle breve. B.
Pror. A. CARDARELI.r Sull' tndtrizso terapeutloo nelle card.t opatie. - (La Clinica mod rna, 22 giugno 1 8~!8). In una lezione clinica sulle aff<lzioni de l cuore, il Cardarelli ln.1 du lo delle rrm·me <:hiare e pratiche circa il trattamento delle cardiopatie, che ò utile riassu mer e. Pre>:enlaudo Jue Lipi dilfer enti di cardiopatie, in uno dei 'fUali i falli semiotici er·anu spiccntis~imi menlrH i falli generali P,l'a.no quosi nul li, e nell'altro im·ece i disturbi funzionAli e la :sla!:'i in tuUi !rli organi e1·ano imponentr, agli l'Ornincifl col dire che nel p1•imo di 'lue~ti casi l a cura rn etlica dev·e~~er nulla e solo si deve pensar e ad un buon lrattarrl ento igieuic<•, nt::l ~econdo invece si tlovra i nleJ'\·en ire p t• l' r iordina 1·e la funzione del cuore. Ma crome si drve iuter ven1re ? A flne;:to proposito egli con sigl ia di tener p1•esente un pr ecetto genel'ale: dinnnzi ad un cuoJ·e disr ll'rlina lo nella suu fun zione occorTe d i men l ir.a1·e le nole semeinlicloe delle cat·diopaliH e guardare sollanlo a la natur11 c al g rado dei distu rbi funzionali, l enendo di mi t•a i distu1·bi g enerali che la disor·dinala funzione del cuore ha provocato nell'orgnni;:mo. e in modo pi it speciale si tlevn tener presente che quello che si chiama comunemente r ollur a del compenso, ha luogo per due r agioni : o perclat- l'azione del cuo re è debole e ins ufticienle, o perchè ec:sa incoutra t'esis tenze che non può sorlltOIIUII'e. Fa rn ec:tiet·i quindi esaminare accuratamente il polso e l'tllo cat•diaco ed asrollal'tl i toni ca r diaci ; se il cuo r e é debole ma ritmico, si diA la caffC'inu a dosi ,!!enur o:>e, oppure la spaa·teina o anrhe IH ~ la·ic nina per via i pode1·m ica (da 1 m illig. fin11 a 2-~ millig.): se vi é arilnrifl $\i ~omminislri lo cli~i t a l e vigilanùone accun.Jlamente gli Pfl't>Lti, oppure J'odunis •' lo ~t t•nfau to; se l'a;done del cuor e è troppo ener!! i ca si pr·•·scr i ver l'mno il brnmuro o l' iociul'O. Vi sono poi 1:1nrhe delle indicazioni specia li da sel{uiJ•e allo sc.:opo di dtminuiJ·e od aiiO'Ilunare le L'eslslcn7.e le quali drpendono spo•cialnlenle dal lavttro musccolare e da <'Juello dig .. ;.li\'0, ;:pecialrnnnle !'ie laborioso. Si pre><CI'iveru quinùr J·rposo assoluto e die~a lattea, e ocCOI'I'P r A Anche comhalle1·e la ~tilkhezza, •Juando esista, con JHII'gativi, dare •Jualcl ae òiurt ·lico (11tlonis, sci lla) quando le
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urine sieno scar·se, favori!"e l'~~pello razione se v r e cnlflt'I'O bron chiale, levare il liquido dall a pleut·a, >:e vi esiste, rircwrel'e ai calmanti e !'pacial mente alla mor fina se vi è lo~:;e stizzosa, o asma. Se gli edemi cutanei sono mollo e~tesi, si ricorr erà poi alle scurifìcazioni , le quali se falle coi metodi a!'eLlici , non portano alcun inconveniènlc e sono invece di un grande vantaggio per chl• tolgo no un altt·o ostacolo nlr inceppo circolatorio.
te. H. G RAOI.E. -
n dolor dl oapo. -
(B r lli.~!t i\t!Nl . J ournal,
luglio 1898).
In una monografia sui cai·allPr'i cliagnoslici diO'er cnziAii del mal di capo, per cin che lia ri guarll o all'ot•igine e con specitde attenzione ai mali. di capo dipendenti da atrez1nni dei sensi speci fici, dice il Grad le che non solo debbono e>:~er pr·eRe in consider·azione le C'Onclizion i per iferi cl 1e, ma anche• (jueHe del sistem<ì nervoso. Certe cond izioni e>:let·no debbono pr od urre necessar iament e ed in ogni cMo i l tna l di cApo, mr ntre d'altra parte cet·te affezioni infiammatorie o ce rte anomalie, come i vizi di r cfr azione, lo prod11cono solo in determinale ci t•costa nze. L e differenze dei si ntomi dipendono dalle conùizioni del sistem a nervo!:>o. La questione piu impo r tante concP t'nt:'ntc lo sede del mal di capo é se esso compAia sempt'e e completamente dn una parte o solo pr•eval en lernente. Quando esso colpisce una ~o la part.e della testa é sempr e dovuto a I P~ i onH d1 quella pat•te, sia e ndocraniale, s1a di un qualche or !-'ano di Renso special e. La sola eccezione è per q uella forma che va sot to il nome di emicr nnia , la quale, per· quanto venga da unt~ sola pat·te , si alterna poi da destr a a sinistra, g i!lcchi· in queE<lo ca>:o la sor gente uon è da un Ialo soltan to. nemmeno qunudo essa è pel'ifer ica. Recipr·ocamente una lesione !imitala nù un solo Ialo può r1ualclie volta dat·e dei m ali di capo clw si e~len dono anche al IaLo opposto. Dal flll n to di "ista dell e l OJ·o r elazioni di tempo egl i clas~i fica i mali dr capo nel m udo seguente: 1° Purossismi r icorren ti: a) a lnter·valli r·e~ola r i; /,) a in tervalli i rr~>go lal'i;
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2' Attacchi cito seguono alcuni alti e funzion i dei sensi ~p~cifici;
3• Dolori più o meno conliuuali. l cosi classiticsti come par ossismi ri correnti a intervalli r egolar i o irregolari coslituiscono l a fom1a chiamata emicrania : quelli che seguono al cuni atti dei sensi specifici hanno per esempio caratter·istico il dolor di capo causato dal prolun gato uso della visti.a in un lavoro LJ'Oppo minuto. La quale genesi è pil1 probabile rruando esiste un vi zio d'ipermelr opia, o asli~matismo si a miopico che i per·melropico. U n dol or dt capu pi(r o meno persistente o con intermillenze i t·regol ari puo risult~1t'c! dalle stesse anomulie olliche, ma solo in so~ gelli deboli e deper·iti. Altr'i fattori come tulle le malattie gastri che e i nlestinal i, l a perdita dr l sonno e pa•·licolarmente l'i nsufficienza Jel m c..vimen to all'aperlo possono cooperare alla produzione del mal di capo. Un continual o dolur'e da 11!18 sola parl<>,se non i- connesso con applicazione soverchin della vi~ta, è gener·almnte indizio di qual<'he ser-ia condizi•111e infiammator ia o, n\'i casi più gravi, di glaucoma. Anche le i nfìa111mazioni suppuralive dei seni f1·ontali conducono a persistenti e spesso gravi mali di capo, i 'lunli po;;sono eziandio essere causali da stenosi nasal e in soggetti neul'opalici, tia condizioni infiammatorie della tromba ,rEuslachio, specialmente in bambiui. E come ultima causa, l'autore asse1·isce aver visto due casi di dolot· di capo, per sistente limitato a una ~OICI par te del capo, con e!lacerbazioni i r regolari, cile non 9.i poteva alll'ibuire a nessuua sor gente per· if~rica, tra rme a denti cariali , l a cui cstr·azione pr odusse difalti la g uar igione della 111al allia. C. F.
C. DENtso:-~ e .l . \VniT TAI.:ER. -
Il moderno trattamento
de lla tnberooloal. - ( Briti~<h mcci. Jourrtal, luglio ·I ~!JS) . :'l: t>;;;;uno può vr mai mette r~ iu dubbio che la lubel·coh•si pnlmonare gua ri sca e che possa gu:wire con metodi divt' r si. Il Uenison é di questa opilliOIIe, e elice che SOIH'a 100 guarì· gi,ni ottenuti' 4-5 sono dipend!!nli dal cliuw, dall"abbandono di una vila che richi ede tr oppo logorio di energia meulale, ùal 1110lo e dalla vita ali" aperto; 30 sonn dovute al buon nulrinwnto, alla inlPIIi.zente e l'<Crupolosa igiene e al trallamento curnlivo; 2.) u inalaziou i di sostanze mcd icarnenlose e al lrAliAmenlo nntiloc;.,.ico.
RH'!STA llED!CA.
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P t:> r ciò che riguar da il traUamento cur ativo vel'O e proprio, ogli rHienE' che satm•aodo il sang ue con creosoto fino a d 81'r estare nella s ua nascita il bacillo di Koch, senza che, d'altra parte, il paziente possa ri'<entire alcun danno da questo rimedio, s i debba arrivare meglio che con altri mezzi terapeutici a trionfare della malattia. Egli dubita che le sostanze inalale possano mai raggiungere le vescichette polmonari e le ullime termina zioni bronchiali, dove è localizzata la mala ttia e quindi cerca dimostra re meglio di quanto siasi fatto fino ad ora, che bisogna in qualche modo spianare la via a queslu metodo di medicazione; ed é suo avviso che ciò possa ottenersi col correggere i mezzi d'inalazione, col soggiomo in luog hi alti e cogli esercizi. g innastici ben diretti, condizioni queste che possono insieme cooperare Allo stesso scopo di distendere meccanicamente le cellette polmonari. Il Wittaker in un articolo s ulla ~uarigione ~pootanea della tuber·colosi, d1ce che si deve imilaee, per quanto é possi!Jile, la natura nella cura di questa malattia. Egli afferma che almeno due terzi dell'umanità sono tubercolosi, che cii·ca un t~:~rzo ne m uo re, ment1·e nell' altro te r-zo la malattia o ri m~:~ne allo stato latente, o guarisce io modo s pon taneo o per effetto di cure. Il fallo re principale d1 successo di questo terzo é la dimora in luoghi elevali. L'a ltitudine a gisce ster ilizzando, irn munizzanòo e rinv1gor endo coll'azione dell'asciutto, del fr·t!ddo, del sole, dell'aria pura e dell'aumentata res pira1.ione, ma anche, e forse principalmente, a umentando il numer·o dei globuli r·ossi ed in conseguenza aumentando il poter·e ossi~e nante del sangmd. Partendo da questo pr incipio egli ha cercato di imitar e gli effetti delle altitudini coll'amnlinislrare addiri ttura del sangue. La coagulazione si potrebbe evitar e ottenendo il sangue coi morsi delle san g-UJsughe. ma il metodo è troppo costoso. Anche l'ossalato sodico previene la coa~ulazione del sa n gtH~ ma non é adoperalo per paura di pos!:libili avvelenamenti. E gli consiglia invece una mistura di car bonalo bisonico, zucchero di latte e sale da cucina. Ad una libbra di acqua sterilizzata si aggiunge mezz'oncia di carbona lo bisodico mezz'oncia di lattosio e un grammo di sale comu ne; tutta la soluzione si mescola ad una libbr'a di sangue e col miscuglio si ra un enteroclisma .da spinger~i mollo allo negli intestin i.
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enter ocl isma é facilmente J'ilenuto eù asserisce
I'Hill.tl re chi' ne i molti c>~~i da lui ><per i1nen ta l i gli ha sempt·e
dato otti mi t>lfctti, consis tenti in un marcato aumento dd peso C. F. e nella san~;uirìcazil)ne speria lmente negli anemici. Doll. F. SIL\'F.STRI. -La aleroterapla In due oul d1 tifo. - (La Sie ,.oter api((, lu!!lin 1R!)1-ll.
L'.-\. pr euwlle clte fin dal ·tS!H il prof. Vanni, volendo tenll'!re la ;:;ie•·olerapia couLJ'.> la pneumonite, Ri ser vi Jel sie1·o ottenuto da un vescicn nle con t !OI'a l io t~pplicato sul la cute di un convale~cenle di della mnlallia. Nel primo caso el!li si se 1·vi di !]uesto metodo, !n enll'e nel ~ec:oudo usò il siPJ'O sangui_gno pt·eso da un convaiL'scente di tifo, seguendo le i;:;l ruzioni dei dollOI'i O. Hueber e F. Blurnenthal, assistenti dd prof'. Lt-.nle n, i quali fanno un snlasso al SO~!!eLto convalescente tll'lla malattia omonima (essi usano questo m etodo ronlr n la scRI'it~ Lti na, il llìOJ'brllo, la pneumonite e l a risipnl11), di 100-150 eme., mescolano il san_gue cnn egual quaot1 tt'Hii soluz1"ne fi;.• ologtca di clor UI'O sodico steJ•il izzato e aggi uugcmo l' l p. 1t0 di clr.Jr oforrnil); poi agitano I'Ol'temente il mis~;u~l i o, Io lasciano ripo~are per 24 ore, lo pa~ano attrAverso una telA asellica e infin e l o lìllrano illtraverso uno str·ato cii st~bbin sterilizz ata, ottenendo co!<i un liquido trasparente 1'osso-o~curo che r e:<ta sterile pe1· molto tempo. Tanto l'uno che ralll'O CH!"O Cl'lliiO di estr·ema g ravita. Nel primo iniettò 14 eme. di sier o olleuu to col p1·irno m etodo, in due volte, coll'iulervallo di un'ora ed in meno di 12 ore si manifestò un sensibile migliomnwnto, che mun mano aumentò fino alla gu~:~ ri ;.::ioue. Il secondo cal::'o fu Lratl 6to con ur•' miezione tli sieeo ottenuto col secondo metod o, primn di 10 eme. e dopo uu'ora ùi alll'i 10. Dopo :20 or e avvenne il miglioramento, la malattia srgui un corso r apido e benigno e la convalescenza fu af,sai breve. L'A. non nega che !JUeslo miglioramento dopo le inte1.ioni po!<sa anchP essere ~'• ~ fretto di una m era coincidenza. N on cr ede per·ò che vi siano r·agi oni per non ammetter e che, Pf'l' analogia pos~a avvcnit·e anche pel .tifo_ ciò che il \V l'ishekcr nella br·onco- pneu monile mo1·bi llosl'l, i l i\la1·a gliano nella pueumooite libr·inosll, il Ri~l u n~ lla m cningile pnenmococcica, i dot.to•·i Hlibcr e Blum,..ntlral nc>lln scar· ltttliua , morbrllo . r·i sipola e prteU111onile hilnnn ollenuto con ini•-zioni di ~ie ro snng-nigno tratto tlo cclll\'lliescen li di ma lnlliA omn11ima. le.
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Hl VISTA CHl RURGI CA - .......
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Do tt. DA VIDE GJOIWANo, chir·ur·i!o pr·ima•· io ddl'ospedale ci vile di Veuez.in. - Conblbuto alla ohlrurgla del fegato e delle vle bUlarl. - S. T. D essi, Cagliari, Sassari, ·1898.
Il do tt. Giordano, uno t'ra i piLJ laboriosi g iovani ch1rurgi d'Italia, e dei più ardili, ba cont1·ibuito con questo la v01·o alla foJ•mazione del volume, che g li allievi del pror. N ovaro hanno pubblicato, io occasione del giubileo della la ur ea dell'illustre uomo. Sono, in tutto, 29 casi di all'azion i c hirurgic he de l fe~ato, che comprendono un'epati te acutt), 17 ascessi epatici, 2 an · g iocoliti, un caso di adct>enze do lo•·ose della cistifellea, 3 calcolosi biliari, 2 peritonili bilia•·i setlic.he e 3 echin ococchi. Di r1uesti 29 operati, 16 g ua•·ir-ono e 13 mori r ono più o m e no tardi, per la s tessa malattia o per complica nze concomitanti o sopravvenute . L'elevata mortalità é spiegata da lla g ravi tà dei casi operati. Dei 17 ammalali di a scessi epatici, d ifatti. 7 gua•·irono e 9 moriJ'Ono. Ma in ques ti nove, l'autopsia dimostrò o la presenza di al tri ascessi nel l'e~mto, o ltre quello aper· to; od una vasta zona di tessuto nec rolico infìltrato d i pus, come i cenci di un vespaio, in torno al cavo ascessuale; o fatti gravi broncopolmonari o pleurali. A q uesto proposito, l' A. chiude la stor ia d i uno dei suoi ca si, c he presentava appunto, in concomitanza, falli pleuric i con queste parole: « Le pleuriti cunco mitanti a!-òcessi epatici non sono, probabilmen te, semplice fa tto me ccanico o di v icinanza, ma forme infettive, elle, lullavia , quando non ::ono pu· rulente, e non vi scopria mo OJ'gaoismi a o oj noLi quali infettanti, ci illudiamo chiamar e sterili. " Fra i guarili vi é un ammalato con un eno rme ascesso dd egato, che conteneva dai tre a i q uattro litri di mnrcia. L 'a umento di volume dell'or ga no e ra tale che osta cola\'a il circolo de lla vena cava infe rio•·e; tanto elle l'arto addominale
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deslt'O era, pet· edema, doppio del normale. Anche l' at·to sinislJ·o era edematoso, ma non in modo cosi colossale. Ebbene, in questo cliso, il fegato era libet'O da qu11lsiasi ade · renza. In un allro caso, invece, con sintomatologia mite, in una forma quasi ambulatoJ·ia , si trovò un ascesso, assai pili limitato, e seCJuestra lo già da buone aderenze . Pare, dunque, che la vaslita dell'ascesso sia di ostacolo alla formazi one tii aderenze. N el primo ca!'o un urto, una palpazione mal fatta avrebbe potu to far scoppiare l'nscesso nell'addome. La m orte allora sa1·ebbe avvenuta p1·ima che l'ol'gano, quasi distrutto, avesse preso ade r enze parietali. Del resto, la va::lità dell'a scesso non può essere l' unico criterio per ~indicare della gravità del caso. Meglio un ascesso voluminoso con pus franco, cremoso, che un piccolo ascesso, dall"aspello di tlecotto di castagne, in mezzo ai tessuti necrolici ed in fillt•t~li. Di ques ti '17 infermi di ascessi epatici, uno crasi ammalato sull'ocea no, 2 o vevano navigato i nostri mari interni, 13 non avevano mai lascluto Venezia, ed uno abitava in regioni mon· tuos e. Prima di que!"la pubblicazione, già il Beisone di P inerolo, aveva ossen •ato due ascessi epatici ad 850 metr i sul li vello del mare, ,·erso Feue::;trelle. « Vuoi dire n dico l'A. • che i concetti dominanti s ulla diffusione dell'epat ite suppurata vanno alquanto modificati. " E gli, a ques to proposito, cita il Rho; il quale osserva che la cns uistica, ùa nui, è piuttosto scarsa, pe1·chè la maggiol' parte d t>~l i autori ha la prudente abitudine di non far noli se non i cas i seguiti da guarigione, lasciando inediti gli altri, cbe sm·ebbero appunto i più is truttivi. Si è multo sct·i tto sull'etiologia biologica degli ascessi epatici. Co rnuneme11le si dà il nome di s terili a quelli in cui il mi cr o!'copio ed i vari Lerr·eni culturali non sono alli a svelare alcun agente fra quelli che s iamo abituali a considerare pe1· patoge ni. L' A. , però , creoie che questa sterilit.a ~ia con· cetto tt·a nsi torio, e che più di una sor presa c i set·bi l'etioloi!iR degli a scessi e pa tici. Stando a l ltnguA g~ io co,·t·ente, in selle dei casi dell'A. il pus si din:ao!' tt'ò sterile, all'esame diretto eri al cultu rale. In un caso s;i tro vò lo s ta lilococco al bo, sviluppato in collure ; in due ca si s i Lt'ovò un bacil lo alfJuan lo p:ù lu ngo del coli,
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sterile in colture; in un allro s i trov6 il ccrcomonas inlestin.alis, od una forma affine. Dei morti ke H vev1mo pus sterile. Fra i guariti, in due casi di ascessi di pr oporzioni insolite, il pus, bianCRslr o, conteneva baci lli. Non é dunque criterio pt·onostico s ufficiente lo stato di sler'illlà o meno di un a scesso epatico. Assai più importante é l'as petto macros copico, .grossolano del rus, che ci r iconduce al /.Jonum et lauda/.Jile dei nostri padri. In quanto all'etiologia clinica, il gr osso del conlriLuto deJ:rli ascessi epatici è slalo dalo ùa uomini ti·a i 40 ed i 50 anni, gente di fatica, a vitto irregolare, grandi bevitori , che avevano, piu o m eno, pr ecedenti enterici. Nell'ascesso epalico la febbre pu6 mancare. L' ur·ea . di cui si proclamò la dimi nuzion e, quale sin torna patognomonico, puo essere, invece, in eccesso. Il fega to pu6 ~ssere impicciolito, poco dolente: e manca , spesso, qualsiasi dolore a dis tanza (spali»). P ossono mancare, od essere scarsi!"simi, n PII' urina, i pig menti biliari: l' illerizia è sin lo ma ecce7.ionale. P er fa r e la diagnosi occor•r·e, dunque, il criter•!o clinico, che scruta e scova i sintomi, anche pr·ocedcodo per esclusiOne, alcune volle. Si é abusato e si abusa, nella ricerca della epatite s uppur a la, della puntur a esploratr ice. L'A. la condanna, g iudicandola pericolosa, non solo per· lu goccia di pus, elle eglr hu vis to, in ogni caso, ~e m e r·e dalla piccola ferita, ma anche per chò, oltre o feri re organi vicin 1, la puntura può rlar·e, dal fegato stesso, cmorr·ag ie mo rtali. vViiiP.l vide soccomber e un s uo a mmalu lo, affetto da tumore malig no, due minuti do po una puntur-a esploratrice ; e non trov6, poi, all'autopsia, nè emot·ragia, né fe1·ila di g rosse ve ne. L'A., quindi, preferisce praticat·e le punture esploralr ir i allo scoperto, condiziono clic le re nde più efficaci e meno per·icolos e. Egli dice: << una o piu punture nega tive allr-ave r!"O alle pare ti possono perdtH'e un ma lato : molte puntu r e negati ve sul fegato scoperto possono non nuocere non solo, ma forse anche sal vare l'ammalato. n Et!, a questo proposilu, ctla il caso di un suo ammalato, in cui, essendosi falla dia~ nosi di a scesso epatico, a vendone e~li tuili i s intomi. si mise allo scoper·to il fegato, che ;,i ti·ovò solo tur·gido e congesto. Si fecero, allol'a, una ventina di punlUl·e esplora-
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tr·if'i. !'ia sulla. conves">ilà che ~ulla faccia infet·ior e dell'or!::ttrH), e!>lraeru.lo un ~(JO eme. di sangue. Poi, distese uelle ~arze sul l' o r~ano, si cltiu«e, in pa rte, la. ff-t'ita dei te:>su li eslPI'ni. Ebbene, fin dalla sera stessa, l'ammnlalo, invece dr aver·e la fpblJt·e a 30- iO, come di solito, ebbe solo 37,7. l'\ ei 11:ior ni s ucce~si \'i vi fu a pir rs:::i a compl eta e benessere. Al 'JUArlo giorno si lrovc't il fe~alo incr edibilmente ri dotto 1li ,·olume, quasi avvizzito . Si fece, allnra, la s uturA com pleta, tt piani. L 'ammalalo guarì benil"~imo. ::-lort si p0Lt·ebbe dire clte, in questo caso, le punlur·e arre!'.lnt·ono e fecero r etrocedet·e l'epatite, ri spat·miando Al malato la fol'mazione di un asces!'.o 1 L'A. confessa che, in un ca~o similf', pr rfer it•ebbe battere, eli nuovo, la stessA via. I n quanto ;d modo di apri r e gli nscessi delho~ convessilà, l'A. non l'espin~te la via to ra cic~:~, allor•rhè il diaframma ,., pt>t•foralo l'd i l pus è effuso n ~'lla cavità del la plem·a. Ma, in gPnet·a le, t•i;;erva questa vifl per gli a!'.ce;::si sollodiafram· tiH'llici. Questi che, per continuità, <~ rodono, talo1·a, la calotta ·~pu l ira, e fìni~co no cql dar e, 'l ualche volto, dal la lor o ca,•i là un po· di bile, sor 10 slati con fu si e falli pa;::;::at·e, q ual che voltA, pr r ASc:essi epr~tic•i. Pe r i ''et•i osces;::i t•pnlici l'.-\. pr ef'erisce l A viA addominale. Si ri l"J Arrn ta co~ i, ad un ammala lo che ha bisn!:no tli r e>'pirar·e benP, una fer·ila. del diafr·a mmn. Il rovPFlciamento del le111ho costnn tP. o cosln- diafl'ammotiro perm ette, inoltre, di r,plot·ar e mup;iio e più eslt'samen te l'or g-nno, e di pr oleg f!• ·t·e, in modo più rllicace e ;::icur o, la cA v i la per·itonra le. Tronmdo::-i rli fconll:l ad un !lSCe«so e!•alico con empierna concomi tante, 1'.-\ pr efer isce aprit•e que llo per· il venll'c, e f{1 r·n 11 na tor·Acotomi<1 i ndi pen dett t.~ . 111 og-ni caso ha RdOllHlo In gnrza fJIIIIIe m ateri Ale rlfl fo· gnatura. Rinno\'a gli 7.Afli, per la 1wima vo lla, dopo Ire o quall ro gior•ni; 1na la m edicRzrone ester na la camb1a, in\'ece, og-ni t1·e o C)llaltr·o or e. Rifugge dalle irri gazi oni, spPciAimerrle qu11 ndo 11011 è pa;;;;alo 1-mcora il l ('m po neces?ario J'l'r la form azione di !'>nlidc Ader .• nze a llor'nl) all'aper·Lur a dell' 11!'\Ce~;;::: . A cllil'et·eiiZO dt alll'i A ., i quali con<;ic!Prano la colerra7in come unn .:ornpl icazione lemihi le, i l fiio r·dan o la ritiene di h1111110 au~urio . Dica che lull i i su"i cni'>i, i n cui lo zflfl'o non conùlll"">e mai fu or i brle m OI'it·ono; tanto che nt-rli vorr·ehba ap ri l'e In vcscich,.lla biliare, in alcuni ca~ i, pe r allon lonat•e
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dall'm·ganismo la bi l~ ca r ica delle tossi ne di un fe~nl<~ g ra vemen te ammalalo. Fon tan scuccl tiaia l a c-avita ascessuale, e ~la lt118 stf!lislica di 17 guat·iti su 21 operati. Ma l'A. dice che re sa111e dei suoi morti l o lasciò quasi sfid uciato i11 quaulo alla sufl icietJza del ra::;chiamento in fega ti si mil i ad t~n vespaio, do,·e la zona necr olica i nvilet·ebbe ud un tentativo dispcntto di r imozione cui ferro l'OVèltl~. Del t'èSlo, a cal'i co d··l rà sclt iamenlo vi é qualche caso di emot·ra gia mortale. Per dò l'A. al cucchiaio pt•ef'er isce lo srreg-am ento delle par eti ascessuali con gar ze montale e con la mnno. Ai 17' casi di ascessi epatici seguono lt·e casi di angiocolite, e tre di col elitiasi, i n •!ui l'A. fece l ~;~ colecistolo111ia più o nwno m od ifkala. Per non pt·olunga r e troppo que«la t•ivisla, noi non possiamo enll'al'e i n dettagli , nè riiel'ire le bel !e cose che l'A. dice a pr oposito lli q ue;::te tluc malalLÌt', rim aste, fi no a pochi anni or sono nel do m inio della m t>dtcina itllerna. ~ei tl'e casi di ecJtioococco del fe g<~ lo, pubbl icati in •1uestu suo lavoro, l'A. ha ratto la cu•·a ciJ irut·gica. N on ha pt·eferita quella delle inieziOtli anli - pat·assilar·ie allfl Baccelli - estra· zioue di una P-erla qua t:litù d i litruido ed inieziont> di utra soluzione ùi sublimato (2 cent. in 2 cm. c. d'nc:qua) - per C'ltè dit:e di aver'l!i vista fall tre in qualche caso, in al lt·c waui. I noltre, egli dice che, in alcuni cnsi , le inie:l.ton i di subhmt~ l n produsser·o accirletrti più mitta.:ciosi di quelli doti du una la · pat·otomia ; e c he , iu allri la punlut'A se ~~tpli cP- del l'ecltino cocc·o altr·aver·so le par eti addt~m inali fu, per· s è slr~ssa, morta!tl. <<E poi, soggiun ~e, un echinococco, anclte ucciso, sarà S<'m pre un cot·po w orlo, e pertanto, pericoloso 11 el nostro organ i:>mo. " In quanto ai lumo r·i ~~patici ci pia('e riportare i l seguente p<lr todn: ,, Nato con principii modesti, dice l'A., con l'ape•·lut·fl di asçcssi g ià invadc11ti la pnr ete aclc!om inale, la ch irurgia epa tica sali grado g r ado fìno all'ul .t aziotJe di ~:wzi o ni VOluminose del fl81'811Chima Sles:::o dd! ft•gt~ 'lr), ÌII Vfi:;O da lurn Or J. T uttavia, se t'l bt·illante da sollelit:n re l'Hmblzio11e d\ll chirurgo, non è la. r esezionc del l'Cf!!\ lO pet· t umori , tale da pt·ometlere ft·eq uenle e duratu r o g-iovamento per il ma lato ; perché sarflat JO pur sempre r t11·is:::i mi i tumori epatici cos·, l oca lizzati eia porl ar !3eco la indi c~rzio n e dell'c,pen:~ zione . •
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CHIRU RG IC A
E . difatti, dei nove tumori epatici che l'A., ebbe fino al ~1nmo detla pubblicazione del ~uo lavoro, ne~su n o era oper ablle. Egli fece un paio d1 vnlle la l apa r olomi a esplorativa . Ma, recen temente, noi abbiamo \·isto, nella divisione del l' A., la resezione d1 buona pa1·te dell'ala gr ando del fej!a to, per una voluminosa rromma . La r esezione fu falla col termo cau terio, dopo aver strello, fra gros~e Pean, i ~?ro~si '"asi. La ferita fu lac:cial a aperta con le Pean i n si to, per due o t r e gior ni. L 'am malata é guar ita. Dott E. F o!;SATARO .1/eàico di t• cl R. ,ti.
GuYo~. - Uretrotomla lnterna. -
(Jo u rnal de médecine et
de chir u rgie. l!Ìugno J8!.l8}. Il pr ofessor e Guyon insiste sovenli sui buoni r isullati che si possono ott ener e dall' uretr otomia i nter na qua ndo venJ!a praticata in buon e C(Jnclizioni e con tutte le nece<ssarie pre· cauzi()ni. QuestA operazione ha i n!"alti due scopi pr incipali: comhaller e gli accidenti in allo e pr Pveuir e le com plicazioni l ulure; rimediar e alle i nsuffìcienze d(•lla dilatazione. U n maJato df'l r·ipn rto ùell'autor e è un e~E>mpi o della prima indicazifme: ~i tra tta di un uomo colto da un gri:l n bri v ido ca usato dal fa tto r..he e~li si t rovav a i n i!'lalo di r·i tenzinne; tale fatto arearle sovent i e si può fa1·e allora l'u r etrotomin anche quando i l malato é fe bbri citante se non si può e,·ncuar e la vescica altrimen ti; in queRto cAso ruretr otom ia deve esser e pr eferi ta a lla dilatazione, pc-rchè fa d'uopo agir e mol to pr esto. E~!';8 è pu r e indicata quando il canale non si la~cia allarç!H e con la dilnlazione pl'Oj!r essiva ; tullavia fa d'uopo tener pres~u tn che i rasi che scm br nno a l u Lta pl'i mu i più r efratta ri po!;~o n o sovPnti esser e dilata ti quando si i ndugia suffi ciE>ntemente. N ei casi or dma ri e me~<lio t·icort•e•·c all'opera· zio11e, ma vi sono ci rcoslnnze i n cu i essa é cnntr oindicala, cou1e ad esempio nei diabet1ci. I n u n malato di ()Uesto genere, Guyon ha i mpiegato un m ese a passare dal 7 n li' 8, po!';rÌ!t la dilalazionA pr ocedette meglio i n sep-uil o, poiché dopo Lr e mesi s1 P"l eYa pas~a t·e i l 11. 22. Nelle cond1zioni ordinarie l'uretrotomia sa1·ebbe stola pt•atiraltl: !!>Ì Sllrel1bP pu r o e:;E>gu1ta SI' si fosser o avuti accidenti i nfettivi ed UI'Kt'nli. ) l u que~Lo fullo ùiwoslro pure che~ nei
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cas 1 1 più r efrattari in appar·enza, si può nrrivare sovenLi ad un buon r isultato con la dilatazione. Quanto all'innocuità dell'operazione s i può giudicat·ne dalle cit're seguenti che dimos trano che dal 1892 al 1897 essa è stata praticata nella clinica 655 volte con 9 decessi, ciò che dA 1'1,52 °/o di mortalità; inoltre, per mettere in giusto valore questa proporzione, fa d'uopo notare c!Je la maggior parte di quei decessi sono sopraggiunti nei cAsi che si pol!'ebbero qualificare di uretrotomia di salvamento, vale a di re praticati in soggetti votati rlal loro stato d'infezione ad una morte quasi certa. Queste c1fre sono intet·essanti pet·chè provano la benignità di un 'operazione al tl'e volle considerata come mollo g rave. Ma perché e!'sa sia cosi benigna, il chiruqw non deve tr-ascurare ceTti principii, i f!Uali ej::li deve seguire rigorosamente. Egli non deve avere alcun timore di tagliare la par·ete uretrale, ma deve avere ol contrar io il te r rore di lacerarla. È un principio che Guyon ha stabilito fin dall'inizio ed egli è di avviso che se fln dal 1870, quaudo l'antisepsi non era conosciuta , la mor·taliLA e le complicazioni in quest'operazione erano già insignificanti, si é pet•chò egli dava una grandissima importanza a questa par·te dPlla tecnica. Egli a veva per r egola di non passa re dopo la sezione eh~ una sonda la quale potesse entrare senza sforzo; il più spesso bastano i num.eri 16 e 17, e talvoHa dobb iamo ronlentarci di un numero più piccolo che permette sPmplicemente di rvacuart>~ la vescica. P iullos to che cercare di forzare il canalt>, sarebbe meg lio r icorrere più tardi ad un' ure trotomia com plementar e; ma il più soven li la semplice dilatazione sarà sufficiente pe1· l'e:::ilo. P er la sHione fa d' uopo a lulla prima di assicu1·ar;:i che la lama scivoli nella ~cantlla tn ra (abitualmPnle si 11!"8 l'istt'llmenlo di Maisonneuve), perché avviene tnlvotla che la lama s i r o m pa . Dopo l'incisione, si mette la sonda a permanen1a e, s P la vescica é infettata, si prAtictlno lavaggi l'r·cquentemen le r ipetuti col nitrato d'~:~rp;ento . Un punto sul qu.qle Guyon ÌIJ !'is te mollo è il sr:guen tP: più il restrrngimento è str etto e serrato, più la lamu che s i adopera deve essere stretta, del 1·esto si correrel•be il rischiO di fare un'incisione troppo profonda, per cu i oll1'e agli allri inconvenienti, si avrebbe anche quello di fa vorii'e l'emoJ•r·agia.
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HIV!STA CIIIH UHG ICA
Fa d'utJpo a~g:iunge re che la sezi(one de\·e esser e fatta sulla pa r ete super·r or e: però alcune volle si de\·e agir·e sulla inl'et'ÌOI'e ed anche ~ ulle par eti laterali, m a ciò soltanto nei casi di ur·e lr o lo mia cnmplemen tarP. Ciò in pa1·1icoiAre m\i ca~i chiamati a torto re strin g-imen1i elastici, perchè le fib1·e ele::.tiche mancano completamente; ma vi sono in r ealtà canali che sono sem pr "' disposti a ri cade1·e su sè stessi, eù in questi casi l e lesioni so1ro in gener al e diffu!ìe, ciò elle r ich iede oper azioni complementari. B.
T. CA v AZ%A~r. -
La oura dell'emplema oon i drenaggi e l'aspirazione permanente. -(La clin ica m oderna. 22 giu~no 18:18).
In una r i\·isla sintetica sulln cu1·a chirurgica dell'empiema, la qua le può fa r sr : f o coll'aspit·azic) ne semplice o l'ipetuta, con o !'t'nza inir~:doni e lavatu r e del la pl eUI-s; 2" colla fognatura con tlt·enng~i a pe rm anenza; ;lo colla fognatu ra ad aspirazione 1w rmane111e; 4-0 colla toracotomio, t"O n o senza resezio ne costal e. l ' A. esamina se ver am ente sia da ri gettar si i ! ler·zo di 'ltlesli procPssi il qual!:', nolo in Ger·man ia col nome d i metodo dr" B iilau, e giò primo pl'Olicu to in llolio do\ Cal· laneo e dal Bonalum i e in Ameri ca dal Playfait'. dopo un pel'iodo di aLbondono, par~ vacla aC•]Uislando nuo va fi ducia special mente nelle cli:-~ic h e nwdiche di Ger'mania dove é mollo usato. l pr·egi di q u e~ lo proce!'<sn Rar·l"bbei'O: t• di r ender·e i nutile la IHll'cosi; 2' di avere u11a fet·iln piccola; 3' di evitare pos~ibilmente il pncumolor ace; .}• di l'avor i r·e respansioue del pol m(•ne aleletlusicn. L ascillltdn da par·le i d ue pri mi vanta~~~ che sono d i poco conto. me l'ila la massima con siderazione illet·zo punto, che r i;!uarda il pn~:·umoto!·nce, essenliO A~:::oduto che sr. !'.i os!'<en ·an.) le cautde an tise ttiche, la complicazione è qua:<i sieu r·nmente evi ta ta; e m aggiore ancora ne rnet•ila. il qna rlo punto, a pt·oposilo del quale si ha, a pt·ererenza ùelle cur·e all'aperto, il uotevol e van taggio di pu1e1· manli"nere co~tantemcn te nn11 pt·e!'<!'<ione 11 ega tho g raduabil e a volonlù nel ca v o pleur ico onde facilitnre e pt·om uover e la espHnsione del polmone. :\ l q ual pr oposito è da notare che Jllt::llln~ negli em piemi r·ecenti il pt'lrnrJJre si e-spo11de e~ual mellte cou la lor !lcOIMnia per I'Adereuza p ro~r·ess h·a etei foglidto vic::eerale cul parietale ùella ph>ura, il processo della
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aspirazione permanente fa entrare in giuoco come forza dilatalric~, la pt•essione atmosferica. Alle accuse mosse da molti a questo processo, che cioè è dt tacnica imbarazzante, che ricltieJe una assister.za continuA, che non dà luogo al completo vuotamento dcll'empiema. che iJ tubo sfugge facilm ente, che in spazi inlercostali tt·oppo stretti il drenaggio passa a stento e non agisce, si può obQiettare cbe in tullo ciò vi f> dell'<>sageraz.ione, che molli di questi inconvenienti si impediscono con una buoua applicazione dell'apparecchio e col m ezzo di nuovi str·umenti perfezionati quali il lrequarti a camicia metallica del dott. G. Cavazzani. Una reale controindicazio ne si ha inv ece nei casi di raccolle saccate multiple, negli empiemi piccoli con sottile strato di essudato, nel piopneumotor·ace con fistola polmonare, negli empiemi da gangr•ena polmonare e in quelli dovuli ad ascesso polmonare. Il drenaggio-sifone si può dtwque usare lulle le volte che la pleur·a visc:erale non é tanto gr a ve mente alterata da r ichieder·e speciale riguar·do e specialmente quando si tratti di forma pneumococcica. Se il drenaggio non serve, e questo deve riconoscersi subito per non perder tempo in vari tentativi, si porrà mano alla toracotomia. te.
RIVISTA 01 MALATTIE' VENEREE EDELLA PELLE L. WEBER. - OoulderazloDl oUnlohe •ull'Erl).e l Zo•ter. - (Meclical Record, luglio 1898). C'é poco da dire sopra una del'matosi che compie il s uo ciclo in una settimana o poco più, che gener·ahnente disturba poco il paziente e non lascia tracce di sé, ma le considera zioni cbe l'autore vi fa, specialmente in vista delle possibili complicazioni mer'ilano di esser prese in esnme. E gli definisce I'Erpes Zoster· una .forma infiammatoria
acuta clella pelle, consistente in un gruppo di vesciche poste sopra una base in/lammala e distribuite lungo il decorso di wt neroo cutaneo. La sua palogenesi è anc\1ra un poco oscura. P er l'Erpes della reg ione lombare é stata ummessa dn Bare nspr ung, Kaposi ed allri un'a lteJ'azione del gunglio di
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Gus!::'er, ma è anche vero ch'esso può dipende1·e da malaLlie ganglioniche, pa 1·enchimalost>, emorragiche ed allJ'O. Ed invero le 05servazioni cl iniche mo::tran o che questa non può esser e un'ori gi ne costan te. ma che la malallia di un cordone spinale può essel'ne la cngione, come nei casi bilaterali, e può anche esse l'e causato da disOJ'dini di un ner·vo perift!rico. Frequeulem ente, per· esrmpio, lo Zoster non segue l'intero corso di un nervo. ma appuisce lungo la sola parte pt>rifPrica, od anche l ungo una !i'Pzione di quP.sta. Si è pure osservato nel tenitOi'ÌO di r1 er•vi irriln li o congestionali per cuusa di ferile, ascessi o tumori. Si è par lato anche, da autor i fededegni, di casi nei fJUali si é potuto constalar•e comi? substralo della malattia una per·inevrite nodulare, o una nenile inler•slizialfl o parenchimalosa del nervo corri spondente. Dal eh(' l 'aul0r e conclude che lo ZosteJ' può esser pmùotto dal la malallia di un nervo nl suo punto d'or igine, o in un ganglio verlebrale o nelle sue tPrminazioni pe1·iferi che e la co111pa1·sa dell'et·uzione erperica cor·r•isponde sempre al cor,;o an nt• .m il' O del ner·vo. Quanto alla facilità a svil uppa rsi n••lle "arie re gioni del corpo e~l i r icor da per ordinè ùi frequ enza la peltor ale, la ce!'vicale, lo cervico·bJ·achial l•, la facinle, la lombare, raddomino le e per ultime la h·sla e la col"cia. Ha pure osserv ato che In maggior par•te dei pazienti non ••rn in pet· fellf\ bu,lnn salute quando ven iva attaccata. Ri;:uard0 all'andarnenlo. nulla A~giunge a q uello che già si sa dai comuni libr i di l<'slo, ma pot·tn special mente la sua aLLenzioue su al cuni falli che r ig-ua rdano la pro g-nosi. A par·te l 'estensione, !"importanza Jcll\•r·uzione egli crede che sia in r apporto coll'etti del s0ggello . I bambini e i gi ovAn i lot·nano allo stato com pletarnente normale appt>na le vesciche s0no gunl'ile. N0 n cosi pt>r· l'età mc·Jia e pe!-!gio ancora per· la vect:llia1a. L '<·ruzione è spesso accompagnala da fo r·li nevrnlgic . che continuano poi an che doro seccate le vescich .. , e po.::son .. dm·are s<'llimane ed anche mesi spl'cialm eute nel· l'er·pps facial e : pt•SSI.JW anrhe Yenirne Altri di!::'llll'bi sensor·ii ed atr olie muscolari. In pet'sone mollo v rcchie un attacco di Zosl er· può esser e un'ulft•zione st- t•io, le cui conseguc m e pos· sono qualc:he volla no o g uarì n:' complelnmen l e per tutta la vita. Tutte •1uesle co!"e consi~lis il \Vebt' l' Ji l Pilt:!l'e presenti per· non lasdnrsi fiiHlere A t·onsiJer·a re og-n i ca::o ùi Zoslt'l'.
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come una co!Oa da nulla. e sopratullo consiglia che nell'E. faciale e sopraorbitario debba esset·e avvertilo il paziente che possono rimanere cicatrici molto profonde, per non corr•ere il rischio che questa evenienza possa poi es,ere attr ibuila ad un trattamento negligente o non giudizioso. E poichè que~le cicall·ici sono in dipendenza della suppurazione delle vesciche, la quale deve ripeter :;i da un'infezione secondaria (s treptococcus) che può essere prevenuta dai comuni mezzi antisettici, cosi dovr·à praticarsi una sct·upolosa pulizia cd inculcare al paziente di uon portat·e le sue dita in contatto dell'eruzione vescicolare. Per il trattamento locale ~>gl i pt·efcrisce alle pomnte una applicazione secca di sottoga llato di bismuto e talco a parti ugunli, ricoprendo la parte con garza sterilizzata. Solo nei casi d'infiammazione molto considet•twole, quando il malato non trovi confor·toijnella medic~>zione asciutta, consiglia una pomata fatta con un Ler·zo di naagis tero di bis muto e rlue terzi di cold-cream. Per le nevl'algie concomitanti e susseguenti ha ottenuto buoni ri ~ ultali dal chinino, 50-75 centigrammi, 2- 3 volte n\ giorno, per il COJ'.30 di una settimana. H ~ bra, Kaposi ed altri hanno consi~liato il liquore at·senicale, ma i risultati della sua personale esper ienza sono s tati piullo~to scor·aggianti. In un vecd1io con a vauzata a rteriosclerosi ottenne buoni effetti dall'ioduro potassico associato sl!a stricnina. Qu{lndo !'i ' 'erifica no questi !'tali nevral.:.dci i pazienti sono straordinariamente sens iù ili ai più I P~geri cambiamenti di temperatura o movimenti delle parl i atl'ette, bisogna quindi tenerli mollo tranquilli, in ambie nti a temperatura uniforme e con una conveniente nutl'iZi<•ue chP. ne ristori le forze. Coi vari ca!Oi che egli illusll·a vuoi fa r vedere come infin,itamente diverso possa essel'e il decor so di questa malettia e come non pos!'a esserne sempl'e ug uale il Lr·atlamento curativo. E conclude che, per quanto I'Erpes Zoster possa al· taccare persone in piena buona salute dopo l'redJo intenso o esercizii viç>lenti e prolungati, pure è sua convinzione che le malattie infellive ncule e cro niche, come pura le auloinfezion i gastro-intes tina! i costi t uisr.ono un momento ca usa le assai importante nell'etiologia di q uesta dermatosi. e. r.
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RIVf~TA Dl TECNILA E SERYIHO MEDICO MlLITARE L'Impiego delle tavolette 41 medlolnall oompressl nell'eserolto degUStati Uniti. - (Rep. o/' tlle Surg. yen. of the ar·my for 18()6-9i - A re ilio. de mlhlec. et de pharm. milit., agosto 1898). Riteniamo utile dare alcune notiizie sull' iropicf!O ùei medicamellli in tavolelt.e comp1·esse or·a che questo modo di prepar-azione dei medicamenti !"les;;i, tende a generolizzar·si per lo comodità somma che ne deriva specialmente nel ser vizio in guerra. L e conclusioni dei rapporti del medico capo Jelr eser·cito amer·i cano sull e questioni dell'impiego terapeutico, degl i esperim enti fisiologici e dell'analisi chimica falli da un certo numero di m edici militari, sono le seguenti. L' impief!<> delle tAvol etlé sembrò in pr incipio che desse luogo ad alcune cr·itiche, quali Ja dirlicollà in certr casi di esser·e pronti alla somminislrazione, l 'Aver bisoguo in allt·i casi di esser e pt•iroa sci••lti nell'acqua o in altro veicolo, oppure di essere poi verizzali e Ammini strati in sospensione o in emuhsione, l'intollerabilità da pat·te dello stom aco Jelle tavolette di iodur o, !li bromuro e si mili , l'insolubilità o la poca sol ubi l ità di alcune SO"'tanze quali il cllinino, la fenacelina, il sal olo, d sul fonal. Perfezionandosi per ò di giorno in giorn o i modi <li pr•epat'azione si é venuti nella convinzione che i l numer·o dei m edicamenti dappr·ima r itenuti com e ina· datti alla manutenzione e alla conser vAzione i n tavolette si é estr emamente r 1str etto. Tali sostanze sarebber o il clora.lio e la caufot'H che evaporan o, l'apomor'fi na, l'eserina, l'ergotina, la tintura d.i canape indiana, sosttlnze dd resto difficili a co nservar·si anche preparate solto altra forma. A LlualmenLe pel'ò vi sono in ~"OI'l)mer ·cio delle ottime tavolette medicamentose e le rice1·clle comparativ e del capitnno medico Kneedler hanno dimostralo che i prodotti di alcune fabbriche pl'esentano una estrema ~olubilila o disgr egabilita. La dala antica della prepar·azione e l a lunga esposizione all'ar ia in-
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fluiscono pii.t o meno sul grado <Iella solubililà. o òi dis,ociazione solo di alcune di quesLe pr eparazioni; esse sopportano bene i cambiamenti di tempet·atura e le va1·iazioni igrome· triche e tollerano un lungo trasporto con un minimo di per'dita di peso in causa dello sl'regamento e non si frantumano. Attualmente nell'eser cito americano sono impiegati 60 medicamenti in tav6lette fra i quali l'antipirina, l'antifebbl'ina, la fenacetina, la caffeina, il cloridrato di cocaina e di morfina, i solfati di atropina e di sll·icoina, la digitalina, l'oppio, l'ipe· caquana, il solfato e il clot·idrato di chinina, il b1·omuro e l'ioduro di potassio, il salicilato di soda, il salolo, la Slintonina, il sulfonal, il solfato di zinco. La conclusione di uno dei relato ri, il dottor Mew, é che le tavolette rappresentano la forma ideale per l'impiego dei medicinali negli eserciti al punto di vista della faci:ità della pr escrizione, dell'amministrazione, del dosagg io , del trasporto e della conservazione. te.
Statlattoa sanitaria dell' eaeroUo olaudeae per l ' anuo 1897. - (Statistisch Ooer:zicht der bellande!tle z ieken oan het nederlandsche Leger hier te lande in het joar 1897, S' G1·avenhage 1~!)8). La forza sotto le armi nel territorio del Regno, escluse quindi le truppe delle indie n eerlandesi e delle altre colonie fu di 27,458 individui. Su questo totale la s tatistica rr~ i !< tra la ciìra, A prima vista enorme, di 39,835 malati, che dnr·EJbbe una morbosità ùi 1451 p. 1000. Ma ci affr~ ttiamo a far notara che sarebbe ingiusLo paragonare direttamente la morbosità dell' esercito olandese con quella del nostro e ùi molli attri, senza tener conto delle vere cause della differenza . In Olanda non esistono inferm et'ie di c01·po. Gli ammalati di tru ppa affetti di malattie leggere sono curali nelle IOI'O ca· merate; quelli pii.t gravi sono curati negli ospedali. Dei 39,885 maiaLi, 18,462 ossia il 672 p. 1000 furon o curati in quartiere e 21,373 ossia il 778 furono curati negli ospedali. Ma neanche si può paragonare la proporzione degli entrati negli ospedali, in quanto che, é facile comprendere che, per es., nel nostt·o esercito, come negli altri che hanno le infermerie di C<Jl·po, deve entrare negli ospedali un minor numei'O di individui Ieggieri, che non in Olanda, dove le infermerie di co,.po non esistono.
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Quindi una parte dci i78 per 1000 che entrarono negli ospe· dali olander-:i, non vi sarebber o entrali se esistesset•o le in· fe rm erie di corpo. Non ostanle ciò, poichA la cifra deg li entrali negli ospedali olaudes i supera da sola quella degli entrati negli ospeclali e nel le infermerie dell'ese!·cilo italiano, che fu nel 1896 di 141 per '1000, s i può dire che la mo1·bosità dell'esercito olandese é piuttosto super·iore a quella dell'italiano. Invece la morlalita fu sensibilmente inferiore, essendosi avuti soltanto 99 morti, nd la propo1·zione quindi del 3.6 per 1000 (morti per ·malattia 85 ; p1·opo1·ziono per 1000, 2,1) E cco alcuni dettagli sulle piu importanti malattie osservate: Enlrati
'!.HO BrOllChite Acuta. Di fte l'ile e Cl'Ou p. 4 8 Disse n lel'ia . . Hisipola. G3 537 Febbre inte,·mitlenle 806 Blen orl·agia 46 Ernie. 471 Influenza 1 Insolazione. 1 Meningite cet•ebro spinale epidemica 9i Morbillo . . . . 47 Parotite epidemica . 191 Pneumonite cruposa 28t Reumatis mo arlicolat·e i3 Scmlallina . 18G Sifilide 2 TrAcoma 121 Tube 1·colosi polmonare 18 'l'ubercolosi tli altJ•i organi . 14 Tifo addominale . 271 Malattie tlt'll'orecchio . 6ti ì'vlRlalLie ùel cuo1·e . Malattie della pelle e del connettivo 242 1 sottoculaneo 9 Malattie m entali Malattie degli occhi 5i3 )IalaUie degli or·ga ni geneto urinari (110 11 vener ee) . 158
Per tOOO
della forza
52,"7
o, i
0,3
1,9 8,9 29,3 'l 6 ' 17,i 0,03 0,03
3,+ 1,6 6,5 9,0
O,+
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0,1 -i,i
0,6 0,5
9,8 '>4: -,
81,8
0.3 20,8 i1,7
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO ~IEDICO MILITARE
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Di alcoolismo a cuto, di scorbnto, di tifo esantematico e di vaiuolo , non fu segnalato alcun caso negli ospedali militari. È notevole la freq uenza dei casi di febbre da malal'ia , i quali mollo probabilmente sono ra pp1·esen tali dai reduci delle Indie olandesi e dalla Guiana. Scarsissime sono invece le febbri tifoidee. L e malattie veneree (compl'es i i curali nei qua rtieri , che fui'Ono 't 37 e i malati di ulceri molli e bubboni che non fl;urano nella lista precedente) dettero un totale di 1349 am_malati, pari al49 p. 1000 della forza; ci ft'B che corrisponde a poco più della mela di quello del nostro esercito. Chiude il volume della s tatistica un ragguaglio dei fo~li sanitari (Ge:~ondhe idskaa rten) islituili anche pr esso quell'esercito, nei quali sono notate le vicende sanilari P- di ogn i individuo non che vari dali anlropomelr•ici. Ci limiter emo a riportare alcuni dali relativi al perime~ro e ai diametri del tor ace ed al rapporto dei diametri tra loro. _(Il perimetro è pr·eso ad espi 1·azione completa). Jnrli1•idui che non delle osservazioni amma larono mai su 100 Numero
Individui con torace str etto (meno di 78 centimetri) . Individui con tot'ace m ed io (da 79 a 90) Individui con torace ampio (91 e più) . Individui con torace piallo (indice loracico inferiore a 0,70) Individui con torace med io (inùice tr·a 0,70 e 0,80 . l n di vidui con torace cilindl'ico (mdi cc tra 0,80 e pi u) . . .
53:3 75l3 1202
52,2 5:l,li 57,3
2808
55,2
50 ~5
5~,5
1:395
50,0
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Sulla prolllaset della tuberoolo•l. - (Bulletin de l' Aca demie de medecine de Paris, 18!18). È una questione che agita da molto tempo il m ondo medico , e specia lmente l' accade mia medica di Francia, la quale in seguito alle scoperte di Villemin , di Pas teul' e di
l
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Rl VISTA D'IGIENE
Koch non ha mai cessato di occuparsi dell'impvrtanle probll'ma. Dopo l'istruzione che essa emanava nel 1890 in occasione di un Congr esso per la tuber colosi, dopo la comunicazione folta da Jaccoud all' accademia stessa n el 1896 sul contagio della tubercol osi negl i ()Speda li, fu eletta una commissiono di accademici con l' i n ca l'i co di studi are le profilassi della tuber colosi ; e n<>lla seduta del 3 maggio dell' anno cor t•ente il prof. Grancher relat ot·e IPsse il r apporto della commis!>ione, del quale si sono occupati giornali scientifici e politici . Siccome però i giornali che ri po1·lar·ono per intero od io sunto il rapporto del pr ol'. Granellar non par larono della dolla discussione che tenne dietro a l'juella l ettur a, e che occupò l e sedut<' dell'accademia per due m esi, siccome in quel rapporto so n con tenute cose che toccano mollo davvicino l' esercito francese, e gli eser citi hanno tutti le medesime esigenze igieni che, crediamo cooa utile dar e ai medici militari un r esoconto cii•costanziato delle sed ute dell'i\lustt·e accademia su tale argomento. È tal e l'influenza che i responsi dell' A ccademia medica di Par igi hanno sul l'.opinione pubblica, che gia in forza delle precedenti citate discussioni l'assistenza pubblica di Par igi for mò una commissione pr esieduta dal Brouardel, la quale iu segui to a malut'O s tudio, concluse per l'isolamento de' tuber colosi, per l' anlisepsi di tutte le sale dc' malati, pel miglior amento del per•sonale degl'infermr eri, per la di sin fezione del domicil io de' tu bo>r colosi. E sicco me pet' r ealizzat·e tutti questi pr ecetti i~den i ci occorr·ev&no somme considerevoli pel miglioram ento del-{li ospedal i esistenti e per la fondazione di speciali sauatori i per la cut•a de' tubet·colosi, l 'assistenza pubblica di Par·igi de!'linò una somma el i sei milioni , ed il consiglio mun icipale u •~ a sommA egua)e per le ideate rifot·me. Il Granche1· domamla or a, in primo luogo, se sia venuto il tempo in cui anche la tuberc.olosi dt·bi.Ja essere dalla l e~ge asso[.l'g<'ltala alla dichiaraz inne obbligatoria, ma vi~ta la cattiva pro"a che ha fallo tale obbligatorietà per l ~ altre mAlattie rli lfusibili , vi r inunci a, per· 11 0 11 metle1·e ad una tortura insoslen iJJile i meoli('i Cllr11nli , e pl'enole occasione dalle l e.!!gi francesi per l od~~re l'eccellente legge sanitaria italiana . N oi ital iani per ò dobbiamo, pur lod<c1ndo clri ha tanto con-
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tribuito all'organismo di quello legge, ricordare ciò che ci ha lasciato scritto il nostro poeta: « Le le~gi son, ma chi pon mano ad esse ? » Il pror. Grancher· passa in rassegna le fonti di contagio della tubercolosi, il latte e forse le carni di animali tubercolosi, il pus degli ascessi tubercolari. lo sputo de' tis ici, che sparso per terra si di!'lsecca e s i m escola al pulviscolo atmosferico, o conservalo nel fazzol etto da tasca infetta le lavandaie, e le biancherie con le ((Unii va a contatto. Di qui due vie d'introduzione del bacillo di Koch, la via intes tinale, le vie respiratorie. Conside ra due specie di tubercolosi, la tubercolosi chiusa, cioè quella che non dà ancora luogç> ad essudali liberi come quella delle os!>a, deiJa pelle, delle g hiandole Jinfatiche prima clelia s uppuraziunP, e g li indurimenti polmonari senza espettorali , malattie non suscettibili di diffusione, e la tubercolosi aper·ta come tu Lle le suppurazioni tubercolari, e l'escreato de' tisici. È f<~cil e salvaguartlare la umanita dal contag io che può essere appo r·tato dalle s uppurazioni tubercolari, e la s tessa medicazione antisettica, ora in uso per ogn i spe cie di piAga, ce ne assicura, ma il diffìcil~ sta nel sal varsi dallo sputo de' Lisi ci. Primo pr•ecetto che deve aver fll' esente ogni medico curan te, e quello di avvisare il suo malato che egli è tubo::rcoloso, e che la sua libertà di esser malato non si de,·e s pingere fino alla libertà d'avvelenare gli altri. Non si comprende come dall' rllus tre accaòemia non sia sorto un grido contro ques to precetto cosi crudele ! Ma come! Un m edi(:o avrebbe il di ri tto di parlare al proprio cl iente della libertà c he ha di esser· malato, m enl1·e egli non può conced-ergli la liber tà di esser sano? Ma il prof. Grancher t1•ova subito un correttivo a questo precetto crudele col clir·e al tuber·coloso, anche a quello affetto da tubercolosi aperta, anzi l'peciolme ute a quello, che la sua malattia é curabilissima, è la più cur·abile delle malattie croniche; quindi se egli si chiuderà in un sanatol'io guarirli, e se non potrà chiudersi in un sanator'io, se sara Rncora in g rado di ba nare ai propri affari, sapendo di essere tubercoloso, porter à una sputacch1era tascabile. nM sputP.rà mai pe1· terra in oess~m sito , e non spargcr·a il contagio nella pro pria famigi ia . Non sappiamo se in Francia vi s ia questa rede nella grande curabililà della tu bercolosi ; da noi si crede alla guarigioue
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spontanea delle lubet·colosi per i r eper ti anatomo- patologici che la dinwstrano, si crede a qualche guarig i~ ne di tubet·cr•losi con inftniti sforzi e privazioni, con cura assidua e • con iperalimen lazione; ma quando il medico ha accertata la lube,·colosi anche coperta non fa un bel pl'Of{nostico, ed avvisa la famiglia, con tutti i possibili riguar Ji ve1·so il malato.
Ma per ottenere che un mala Lo non sputi per terra é proprio necessario ùil·~ li che é turbe1·coloso 1 Ogni medico che abbia esamint~to m olti sputi di tossicolosi, se non ha trovato il bacillo di K och nell e losst croniche, ha trovato infì!11tà di siJ·epto;;occhi , di stafil ococchi, di diplococchi; e non sono palo geni lulLi qu ~sti mict·obi ? N on sono diffusibili le tossi nelle scuol t>, n el le chiese, n egli opifìcii, nelle caserme, special mente in inverno? Non sarebbe più umano, e specialmen te p i ù utile per la i giene prochtma r• tutte le tossi contagiose, e pr•escrivere sputacchiet·e fi sse in lutti gli stabilimen ti e sputacchiere tascabili a lutti i m aiaLi di tos~i CI'oniche 1 Ed il pro f. Valli n nella discussione di tale arp:omento, allo scopo di eliminare ogni pregiudizio sulla sputacchi era tascabile, dice b ene che bisogna consi:..diarla a chil.m que a!lbia la tosse. Il prof. Grancher, per manlene1·e la pt•om essa della f1·equ ente curabilità della lub ~ t·colosi , dice n ecess~:~ t · ia la diag-nosi precoce, non quella che attende i t·antoli inspit·atori e l'espellorato bacillare, ma qur•ll a che si ronda sul decadimen to delle forze, sul dìmagl'8m ento, e su di una perman-ente e fì s:-a alle1·azione del murmut·e vescicolar e in un'apice polmonare. Per poter adempie1·e alle r egole di profilassi é necessario che ogni medico sappia riconoscet·e i bacilli tubercolari negli sputi, ciò d1e in Francia è ancora un pio desiderio. In Italia, grazie ai corsi d'igiene pr atica che nelle universi tà s' impat·tiscono annualmente ai medici condotti, è sperabile che fi'A breve o~ni m edico sia al c:1so di ricon oscere negl i escr·eati bronchiali la luber;;olosi aperta, e si possa ùa questo lato almeno provveJ ere alla profilassi. Ed a fianco della cut·a per ra ccoglier e l'espeltol'ato dei tisici in sputacchier e tascabil i, il pror. Gt•ancher pof1le la n ecessità della disinfezi one dPlle case nelle qual i abitano dei tisici, e specialmente di quelle nelle quali si eno avvenuti de' decessi , e la fondazione di special i sa nator i pet· tutte l e classi sociali artìne d'isoltH'e i mola ti.
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Ma é a proposito della tub erco lo~i nell'esercito che il relatore Granche1' dice cose che se non fossero st.ate validamente oppugna te da valenti medici militari, lascerebbe ro credP-re che l'igiene nell'esercito francese sia in uno s tato di vero abbandono. Vi sarebber o secondo lui molli tuber colosi nell'esercito, ed e;;isterebbo un manifesto slttto di opposizione fra il comando, che tt>ntle a conservar·li ne tt e nle, ed il medico che tl:'nde aJ elimina rli. I. comandanti de lle compagnie, per mantenere l'effettivo delle loro unità si opporrebbero alle proposte !Jer licenze e r iforme de' loro ltuber·colosi; in gener·aii rassegnatori, contrariamente al pare r e de' medici, pronuncier·ebbero l'ido neità al servizio de' tubercolosi. le formalila della rassegna sar·ebbero burocr•aticamente !un· ghissime, al punto da f'ar gemer e nelle infermerie delle ca· serme molti tubercolosi, le visite di t'assegna si farebbero solo una volta al mese, e nelle caserme mancherebber·o le sputacchiere. Questi tisici sputerebber·o da per tu tto, e le ca· merate sarebbero scopate a sP.cco 111 mattino mentre i soldati si vestono. (n visl!l di tali inconvenienti, il relatore propone di ritener· solto le a rmi i soli sospetti di tubercolosi, perché con la vita alti va e regolata possono mig-liorare; ma propone che si eno rifor mati definiti va mente ed immediatamente tutti i tubercolosi ad espettorazione bacillare, che a bbiano la ril'or·rna temporanea tutti gli atl'etti da tubet·colO$Ì chiu$a, e cl&e nelle camerate sia severam ente proibiLo di spu tare altrove clte in sputacchiere grandi, visibili, po;;;te all'altPzza eli un metro. eri.pieoe eli sostanze umide antisettiche, su:::cetllbili di es;;ere pulite e disinfettate ogni giorno; tinalmente che i pav imenti delle caserme siano incatramali o pat·affinali , e che non sieno mai puliti con la ~copa a secco, ma sem pre con panno bagnato. E siccome tutte queste• misure igienkhe non sono in potere del medico, che non ha nessuna ingerenztt n •·Jl'interno .delle camerate, ma lutlo clipende df!l comand\J, il relalol'e chiede che nelle scuole militari sieno impartile istruzioni precise d'igiene affinché ogni ufficiale sa ppra ris peltarne le lef!gi. In Italia, tranne l'imper·rneabiliiA dei pavimenti Jelle caser•me e di molti ospedali, il loro lavaggio sostituito alta scopa t.rodizionale, e lo stabilimento di spulacchiere fi sse per· correggere l'abitudine dei solJati che sputano da per tutto, non avremmo altro da reclamat·e per· seguir·e i corrsr gli del professore Grancher. L'articolo primo dell'elenco dell e imper·-
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fezioni fisiche esimenti dal servizio militare è cosi vasto che comprende tulli i sospetti di tuhe1·colosi anche chiuse, e con quell'articolo, gia al consiglio di leva si può a ccordare un anno di dilazione ad ogni sospetto di tubercolosi, e l'anno seguente s e ne può accordargliene un secondo. Poi, o i sos{:letti sono confermati, e si pronunzia la riforma definitiva, o sono-svaniti, ed il g iovane divien e soldato. Al cons ig lio di leva possono sfuggire de' deboli, de' candidali alla tubercolosi, ma gl' inscl'ilti sono tosto inviati alle loro case, e chiamati alle armi in pr·imavera avanzala, quando molti che all'epoca del la prima vis ita stavano bene son già indeboliti, ed accade un'allra selezione med iante una seconda vis ita medica al distrello di reclutamento. Indi , giunti i coscrilli al prop1·io reggimento, sono assoggettati a nuova e rigorosa visita meJica, sono vacci nati e quindi visitati di nuovo dal medico. Il comando non ha nessuna g elosia per conservai' l'P.Il'eltivo delle proprie unità, pe rché g li eliminati primu del disca1·ico final e sono sostituiti con altreHanti coscr itti lasciati a casa per r iempi re i vuoti delle riforme; nelle ~na n d i guamigioni le rassegne hanno luogo due o tre volle alla settimana dopo l'arri vo degl'inscJ'illi ai distretti ed ai corpi, quin(!i l'elimin&zione dei non val01'i è ra pida; normalmente du1'ante l'anno v'è una rassegna alla settimana nelle grandi gua 1·nigioni, nella piccole ve n'è una ogni volta che occorra; nessun generale rsssegnatore si oppone mai al parere d el medico, ecl in rari ca si ùi contestazione fra i per·ili il generale manda l' infer·mo in osservazione all'ospedale, ed allora il pare re del diretto re dell'os pedale è decisivo, e non può essere cont1·adetto nemmeno dal generale rassegnalor e. Il med ico del reggimento visita in genere g li ammalali »Il' i n ft>J'Illeria reggi me n la le, ma va anche a visitare nella ramer·ata f'(Uelli che per una cir costanza qualunque non pos~ono muove1·si <la l letto, ed allOJ'a vede lo s tato delle camerali', p1·ovvedc alla di~infezione di quelle nelle quali avesse trowlto Llll ;,, rc,·mo di malattia con tagiosa , et! i provvedimenti del mr dico non ur·tano mai la s uscettibilità del romandnJ per ché è f'1'a i dove ri del med ico il consi14lia re tutto ciò che sia diretto a p-aranlil'e la salutfl del sol<lalo . Pel uosli'O eserci to o Imeno, non cr ediamo necessario estP.ndere e pei·fezio11are J':nsegnamenlo J'igiene nelle scuole mililari, tonto l'igiene cammina di pari posso con tutte le .a!Lre scienzé mediche, e se si pun obblig81'e il medico a seguire
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i progressi di questa scienza, non si può obbligare ogni ul'
ciale dell'esercito che ha altri s tudi da fare. E nell' esr rcilo francese sono ve!'amante necessarie tulLe le riforme chieste dal pt·ofessor Grancher ? Lo ved remo in seguito. L'orator e, dopo aver trallato della tubercolosi ne[tli ospe· dali, per la quale richiede isolamento dei malati e preferibilmente io sanatori speciali, disin fezi oni e proibizioni di sputar per tet·ra~ si occupa della tubercolosi animale, che per le carni e pel laae è sorgente di contagio. Propone che s i estenda l'uso della tubercolina pet• la diag nosi precoce della tubercolosi de' bovini, che si consumi pure la carne di quei bovini che non hanno tuberco osi genera le, che si isolino gli animali tuberMlosi non destinali al mace llo, e che il latte di vacca si fa ccia sempre bollire. Conchiude cbied~ndo in nome della commissione un voto dell'accademia che consigli: 1• Le ::>putacchiere tascabili e le fisse contene nli soluzione fenica al 5 •;., od nlmeno delracqua pura ; 2' Evitar e il polverio nelle camere sostituendo alla scopa il lavaggio dei pavimeuti; 3• Far bollir e il latte prima di usarlo, qualunque sia la sua pr.oveoienza; 4° Avvisare i malati e le famiglie percbè si difendano dalla tubercolosi scoperta dei loro merobt·i, e sia curata a dovere la tubercolosi chius a; 5' ChiederA per l'esercito la r ifor·ma temporanea dei tubercolosi prima dell'espeUorazione bacillare e la r·iforma de· finiti va quando s i trovano bacilli nello sputo; 6° Diramare alle scuole, opitici, magaz.:ini, ecc., istr uzioni tendenti a garautire gl'individui dal contagio della tu· bercoLosi; 7" Isolamento de' t ubercolosi in dormitori riservati neg li ospedali, io attesa di sanatori specia li; 8• Antisepsi delle sale de' tubercolosi, pavimenti impermeabili e lava~gio; 9° Miglior·al):lento del personale de gr i n fermi eri re lati \'8mente a)la loro posizione ed alla lor·o is truzione; t O• Sequestro totale delle carni di animali affetti da tubercolosi gent}ralizzata e da E'lisi a avanzata, eliminazioni p~ r via di macellazione degli animal i leggermente tu bercolosi; Ho Cr·eazione di una commissione permanente pe1· la profilassi della tubercolosi;
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RlVISTA D IGIE!'.'E
A t"JUestc conclu>'ioni il dott . Gibet·t (dell' H avre) propone di Sl"~iunge re che siano affidale al potere pubblico l e misure necessat·ie per la disinfezione dei l ocali dove muoiono dei tisici, ll.lnto m ci ttà che in ca mpa ~na. Il pr o r. L averan fa noto alt' accademia che la lejlge sulla ri fo rma temporanea per l a rApida eliminazione de' maiali so~pelli di tuber colosi è ~i a pubblicA ll.l sul giornale ufficiale del t• april f~ IR98, e fa voti per la !o ndazton e di sanatori speciali. Il prof. Culin osser va che anche dopo la con tagiosi tà della tuber colo:;i dimostrala da Villemin, non bisog:na dimenticare la sua preesistenza al ser vi zio mi l itare, e che ad e vitare che la preesistenle dtsposizione eredi tariN si svol~a. sono necesl:'at·ie lulte le all1·e m1sure ig ienif' he, miglioramento delle casert ne, del vitto e cie l r·e clutamento militar·e. Il mrdico ispdtor e dt• ll'e;;er cito K el!::ich rnsiste su tulle le ullr e cau~e della lubercolol:'i, osservando elle per tutte le misu r·e profilalliche co nsi~ l iale dal relalore s i pi'Ovvede abbondnntenll ·nLe da lungo l ernpo. L 'altro i>;petlor e mil itar e Cltauvel , d'accor do con Col in e K elsc.h, soslit•ne clie s i entra Lubt·r·colo!<i nell'eser cito più eire non lo si rltven ti, e che 11pplicaw la l em~e, d iminuirà il nurn er o dei morti e cr·es.;er a il numer o del le r rform e tempor anee e defini ti vi'. Eg-li in 38 anni di ser vizio ed in m olli anni d' t~pezione ha cet•cttlo invano nelle caset•me ed an..:he nel le infet·merie quei mAiali di tuber·colosi ape1·ta che secondo il r t·IRtu re, dillonder eblw r o il conlaf!iO, ed anche oegli ospedali milill.l r•i ~uei poch i r.he pel lor o slato g ra vP non possono csst'r e nwndali alle lor o case, !"O liO mess i in rondizio11e da non nuocere ad altri. Egli dE-scr ive lutto il procedrmen to di r eclutamento degli i<'cr·i Lli clw non è dissim ile dnl nostro, per· conchiuder e che nell'llpplicaztone della nuoYa l eggP. si rleve r accomandare ai consi gl i d i leva l'es,•nztone dal ser vizio militar·e de' tubercolo:::;i accertali, la rrforma ternpll!'auea de' sospPLli, e magg-ior t'i!lore nPII'accE>llazione de' volontnl'i pei quali dovrebbe sempre ric lricdf'l'"i un'altitudine l ìsica as~ol tlta e non relativa, e racf'O tnandnre al governo il rni~liormnento delle caserm e e del vitto del soldato. Dupo i discorsi di altr i Ol'alor·i, I' A ccaderma vota le conclt~:;i . mi pr oposte dalla com,ni;o:~ione sulla pr ofì lossi della tu· loerc•ol o :;i. Hi~llaJ•do al nO!"tro e~ercilo, noi non abbiamo c he a tener
RIVISTA 0 IGIE~E 1
895
presenti le raccomandazioni ck' m edici i~ p etto ri <lei l'esercito francese sulla sorveglianza negli ospedali, acciò i poch i tu bercolosi sieno più elle po8sibile tenuti in disparte ed obbl igati a rl eporre nelle spulacchiere a contenuto liquido le loro espettorazioni. Che ·si abolisca la scopa nelle caser me non é sperabil e fìnch è non vi sieno ùa pet· lutto pa vimenti irr.perm eabi li, ma è lecito sperare che questo pr·ogr esso si verifi chi almeno negli ospedali, e che dove sia necessario adopet·ar la scopa, non si tema di bagnare il pavimento, e uon si abbia più <•rr or.e per l' umido che per la pol ver·e. Che negli ospedali al men o cessi il mal vezzo di sputar fu ori delle sputacchiere e che que;>le sieno numet•ose, comode, in vist-a , ed a contenuto umido. Che sp ecialmeuL~ ~~ ~~ li t~t'r uolalll~ll ti volo n lt~ ri si ::: ili 111o llu r igor osi nell'accettazione dei con col'renli, esigendo una validita assoluta ed escl udendo i debol i.
P. P. La tra1mt••tone della tubttroolo•t oollo 1puto. - (Rioista d' Igien e e Sanità Puubl., apr. 18!J8). Non é molto il F!Ctgge aveva tentato di c(Jmballer e la tra · sm issione della tubercol osi per mezzo degl i sputi disseccaLi e pol verizzati, ritenendo invece come veicolo più probabile della malattia le minutissime gocciol ine di liquido boccale spruzzate dal lisico nell'allo d i pR rlsrP, toss!l'e, stel'nu li re e~c. L e polveri degli spu ti disseccali sar ebber·o, ~eco ndo lui, troppo pesanti per penetrare nelle vie polmonari, e d'altr onde gl i e~peri m enti ch'egli avea fa Llo sulle cavie non avevano, che r·ar·amenle, dato etTdli positivi. Già il nostro Mazza si era le vato contr o le alfe rm azinni del Fliig ge, il quale veniva in lal m odo a distrugget·e quel poco che si no acl or a avevamo ottenu to, coll' inculcar e a Lutti e dovunque di non imbraLlat·e cogli sputi i pubbl ici r ilt'Ovi, come le chiese, i catTè, i teatri ecc. ecc. Ultimamente il Ca t·net Ila comunicalo all'istituto imperiale san itario di BPrlin o gli esperim enti da lui fatti in pr·oposito, i ((Uali sono di un va lot·e assolu tamente decrsivo. Lasriatì aisseccare sopr·a un lappelo gli spu ti di un tube rcc,loso, mise 1-8 cavie in una stanza nella '(Ltale di tanto i n
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RIVISTA D'IGIENE
tanto balLava il tappeto per alzarne la polvere. Le cavie ful'ouo tiì;-;j.iosle in tre gruppi nel modo seguente: 1• gt·uppo - a 12 cavie fece inspirare per mezzo di un soffiello la polvere del tappeto mescolata alraria; 2• gruppo - 24 cavie furono disposLe in 4 sottogrup pi di 6 ciascuno, in quattro scaffali posti a differenti altezze dal suolo e cioé 7, 40, 93, 134- centimetri; a· gruppo - '12 furono tenute nella stanza dentro alle loro gabbie. Due sole delle 48 cavie sfuggirono all'infezione tubercolare. Lo ste~so sperimentalore, che pure a veva preso tutte le precauzioni per garantirsi dai germi tubercolari, coprendosi di una veste lunghissima, avvolgendosi la faccia con un panno cui erano attaccali gli occhiali e ponendosi del colone alle narici e alla bocca, potè constatare che non l!ra completamente riuscito nel suo scopo, giacchè il suo muco nasale inietlalo nelle cavie provocò loro la tuber colosi. Rimane dunque provato con tali espel'imenli che gli sputi dei tubercolosi secchi e ridolli in polvere sono il veicolo più comune di questo flagello sociale. c . .f.
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~ VVISO
A quesLo fascicolo va annessa la Carla gt:~ografica della morbosi là e della mortalità generale dell'esercito, che doveva essere inserita nel fascicolo precedente.
H Diret.t.ore intorinale
Dott. P AN FILO P AN ARA, colonnello· medico. I l l:-leda t.t.Ore
D.• R JDOLFO LIVJ , capitano medico. GtOVANNI ScoLAT\1, Gerente.
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RIVISTA DELLE )IALATT!E VE~EREE E DELLA PELLE.
Weber. - Consirterazionl cliniche suii'Erpes Zo~tcr . . . . . .. . Pag. 881
RIVI STA 01 TECNICÀ. E SERVIZIO MEDICO MII.ITARE.
L'impiego delle lli''olet te di medicinali compressi nell'esercito rlcgfi Stai i Uniti . : . . . • . . • . . . . • . . . Pag S84 Statistica sanitaria dell'esercito ol:mdese per l'anno t897 • S8.5
' RIVISTA O'lfòlE~E.
Sulla Ptòlllassi della tu berco losi . . . . . La trasmissione clelia U\bercolosi collo sputo
. flag. SS7 895
A VVI:ìO.
Carta geograllca della morllositil e rlella mortaliii1generale dell'esercito Pag. 896
GIORNALE MEDICO DEL
R E G I C>
ESERCITO
Direzione e Amllllnlstrazlone: presso l'Ispettorato di Senili Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)
CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. l! Giornale Medico del n.• B&ercito si pubblica l'ultimo giorno di ei.l.scun mese in
raseicoli di 1 fogli di stampa. , L'abbonamento è sempre annuo e decorre dal t • gennaio. 11 prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati è il seguente.
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l Unseparato fascicolo t tO t 30
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~o.zorente con la Posta.
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO ,
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Anno XLVI
N. 9. - 30 Settembre t898
R O MA TIPOGRAFIA ENRICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
BIE.IIIO&IE
O&IGI~ALI .
De Falco. - l'\ uova teoria dell'omhra nella schiascopia (contlnuazioru e {ìne) . . • • . . • . . . . . . . . . . . . • . • . Pag. 897 Cluarnlarl. - Resoconto clìnlco del riparto di chirurgia dello spedale militare principale di Bari dal t• gennaio al 3! dicembre t89i 9t9 Pasoala. - Il senso cromatico dell'occhio umano. . • . . . . . 939
R.l't'I8TA 111 GIORIW"LI ITALI..UWI ED lilfiTiil&i.
RIVISTA MEDICA. 11ossl. - L'eccitabilita della corteccia cerebrale in ra11porto alla nuova terapia dell'epil essia . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 963 Croohlay. - Nota sul valore intel lettuale comparato Ilei lobi cerebrali 965 anteriori e posteriori . . . . • . . . . . • . . . . . . Teufel. - ContribuLo alla casuistica di'Wesantema da siero dopo l'inoeulazionc del siero eurntivo <ii Bch ring . . . . . . . . . 966 Tellas. - Contributo allo studio clelle psicosi palustri. . • . . • 966 Wllllamson. - Metodo facilo per distinguere il sangue diabetico da 967 quello nou diabetico . . . . . • . . . . . . . . . . > 968 Sp ir lg. - Sull'asma bronchiale unilaterale . . . • . . . . . Patriok·Manson. - Esi>Osizione della teoria mos'lul lo-mnlarica o re· 969 cente svilullPO di essa. . . . . . . . . . . . . . . . . Arlolng e Courmont. - Il signiOcato dell 'agglutinazione del bacUlo di 974 Koch mediante il siero di sangue umano 975 Scheoh. - Laringite essudativa·. . . . . . 977 Riegner. - Antisepsi gastrica e intestinale . zwelg - Un caso d'atotosi bilaterale guarita • 978
RIVISTA CHIRURGICA. Dioni sio. - ~h·todo p~r accrescere l'efficacia del cateterismo dlllla tuba !li Eustachio e facilitare le iniezioni eli liquidi nella cassa timpanica Pa~. 979 Chavassa. - Ferite prodotte rlalla spada-baionetta del fucile mo980 dello t886 . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . Senn. - Recenti osservazioni di chirurgia militare dopo la hattaglia 983 di Santbgo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · (Per la contit1uaziont dell'indice ved<Ui la pagina 3• della copertina).
JUOVA TEORIA DELL' 0\IBRA ~ELILA SCHI ASCO PIA • Per il dott. An.-re a D e Faleo. maggiore me1lico.
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i ( Co»lin. e /i»~ uedi (a$ ci colo .v. 8).
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~ 31.
Come si em,tpoJ·la,lo i 1·aggi enw·r;Mti fum·i
.<dell'O. osser1'ato. - Dei raggi riflessi dalla. superficie -retinica, dopo che hanno subita la rifrazione nel m·istallino, una parte soltanto, come già dicemmo, riattraversa il for o pupillare e si rende all'esterno. Possono avere .nna. direzione convergente, divergente o parallela, ed in ..ciò sono regolati dalle condizioni d iottriuhe statiche e -dinamiche dell'O. osservato e, fisicamente, dalle leggi -<lei fuochi nelle lenti collettive. I n base a queste leggi .ed a vendo dimostrato preced entem~ nte che pnr i raggi .c entrali emergenti il piano retinioo diventa sede della. -sorgente luminosa, noi diciamo: t• che nell'O. emmetrope la. r eti na è nel fuoco -d el cristallino e perciò i raggi escono paralleli con l'immagine all'infinito, cioè senz'immagine; 2• che nel miope è al di la del fuoco stesso, perciò i raggi fu oriescono convergenti, dando un' immagiue ·ceall:l e rovesciata; 3" che nell" ipermetrope i raggi saranno divergenti ~on l' immagine virtuale ; perchè la sorgente luminosa
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NOOVA TEORIA DELL'OMBRA
retinica è, come nel 0aso della. loupe, tra la lente cnstallinica ed il fuoco di questa. L'intero gruppo de' raggi del campo v1s1vo si distingue in raggi centrali e periferici. Questi ultimi, quando esistono le condizioni diottriche per l'interferenza, appariscono oscur i e sono, perciò, negati vi. Essi modificati dall'interferenza parteciperanno al contorno
dell'immagine emergente luminosa (campo d'esame) delle ametropie. P erò tale partecipazione dovrà. essere considerata. come negativa e quindi, senz'ammettere in questi raggi negativi un decorso fuori dell'O. osservato eguale ai raggi centrali (cosa non sostenibile, data la notevole deviazione di essi dagli assi direttivi e l'incontro angola,·e con i raggi incidenti periferici dopo la riflessione l'etinica), si deve ritenere piuttosto che l'assenza d~ i raggi luminosi nella zona periferica del campo visivo, richiama lo sguardo dell'osservatore sul posto stesso, dove l'ombra per l'intEirferenza si produce. Quest'importante osservazione, la quale sarà meglio chiarita in seguito, contribuisce alla spiegazione del movimento dell'ombra con la legge del movimento paralattico. I raggi paralleli emersi dall' O. emmetrope non formano immagine, o come dicemmo, la formano all'infinito e lasciano vedere un campo illuminato della massima g randezza, più chiaro che nei casi di ametropia, con un'ombra centrale eliminabile e proveniente da condizioni ~strinseche all'O. osservato. Si evita poi l'ombra m ed iantt~ lo specuhio piano senza foro, e ciò è dovuto alle condizioni del vetro che dei raggi luminosi che lo col p iseo no, una parte ne riflette. Vi è però uno stato dì ametropia., in cui se non si produce un·immagine grande quanto quella dell'emmetropia, r è certa mente molto più luminosa, anzi della
NELLA SCHIASCOPIA
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masssima. chiarezza., e meglio detta splendente. Questo stata diottrico dell'osservato è il fuoco coniugato reti· nico e si avvera nella miopia, come già dicemmo, allorchè un fascio di luce si proietta nell'O. osservato con inclinazione d ei raggi, tale da correggere la distanza foca.le del cristallino in rapporto al piano retinico. I raggi periferici, ·allora, percorrendo nell'emergenza la stessa ·via degl'incidenti, con verranno nel punto dì partenza. del fascio luminoso stesso insieme ai raggi centrali. Son queste le condizioni del vero puntd" neutro, in cui si ha la massima intensità luminosa del campo visivo !lenz'ombra periferiC\a.. § 32. Condizioni c.; he celano l'ombra n t·he possono provoca?"la. - S e dietro l'occhio artificiale di LiebreichPerrin, messo in condizione di dare l'ombra laterale diretta od inversa e di eu) il fondo sia. sostituito d al solita disco di carta traspar ente, si porti una candela. accesa, l'ombra con l'avvicinarsi d i questa si rischiara a poco a poco fìno a svanire del tutto. Ciò può avvenire, esaminando un occhio, per i ragg i riflessi dalla cornea e dal cristallino, cioè per le 3 immagini riflesse del P urkinj e-Sanson. Queste crE>scono nella loro intensità luminosa, sia quando il fasci o luminoso cade perpendicolarmente su le dette superficie riflettenti, sia quando ci avviciniamo di molto ali 'O. osservato con lo specchio. In tal caso l'ombra, pur esistendo le condizioni per prodursi, e specialmente quando foss e molto rada, può essere r ischiarata. Si nasconde anche pel senso di abbag liamento, che dette immagini riflesse producono sull' O. osservatore, allorchè questo sia con il suo asse ottico ri.volto verso quello dell'osservato. Da ciò si deduce la. necessità di tenere ro. osservato in una certa deviazione in modo che gli assi ottici dell'osservatore ed osservato formin o un angolo e di stare, il primo dal secondo, ad una distanza convenien te ed
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NOOVA TEORIA DELL'OMBRA
invariata, onde evitare che leggieri ombreggia.ment i per vizi diottrici lievi sfuggano , perchè rischiarati, come si è detto. S i deduce; pure, quanto al disotto del vero riesca il metodo preoonizzato dal dott. Chibret (lì il quale misura la. distanza del P. N. con il nastro metrico. Egli si avvicina con lo specchio all'osservato ed , allorchè non vede più l'ombra, si arresta misurando la distanza tra lo specchio riflettore e. l'occhio dell'oss"'rvato. Tale distanza rappresenterà la lunghezza focale di una lente il di cui grado sarà l'esponente del vizio ametropico dell' osservato. Il metodo è bello perchè sbrigati v o; però giustamente è condannato da Pareut (l) a causa della zona di cattiva osser vazione, che in tutta la lunghezza della stessa, pnò dare l'illusione del punto neutro raggiunto; tale zona dipende principalmente dalla località, dove si situa la sorgente luminosa di fronte all'O. osservato, ed anche d a l perchè non è possibile dare ai raggi incidenti
l'inclinazione necessaria. a neutralizzare quella dei raggi emergenti, e ciò per la d ifferenza. di curvatura. nelle dne facce del cristallino. Questo difetto del metodo di Chibret riconosciuto dal Parent ed in g enere dal prof. Guaita (2) per i raggi proiettati non paralleli, risponde appunto allo s postamento del rapporto, da noi ammesso, tra i raggi inciden ti e ri Hessi, e per conseguenza tra i centrali e per iferici. I o poi vi aggiung o che alla presenza delle imll1ag iui ri fìes~e corneali e cristalliuiche, d ivenute inteu:><~men te luminose per l'av,·icinarsi della sorg ente. le pi0eole sfumature d'ombre per resid ui del Yizio diot-
-------------------------------------------Il) f: IIIOIIRT. -
Are/l u ·,,lih l.. pag. l'lift. 311110 I ~Qs.
Ao·cft. a ·oplil., 1 ~\·~. pa;.:. ~!'lò. (:!J BAIW!lt. t.l, loco r ot;oto, pag. 6 11.
(l ) P.IIIENT. -
NELLA SCHH.SCOPJA
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trico, in parte corretto dalla divergenza dei ragg1 ~n cidenti, svaniscono. Vi sono casi in cui l'ombra si produce per condizioni diottriche indotte dalla posizione dell'O. osservato, ovvero da quella della sorgente luminosa. Si esamm1 un O. emmetrope e poi si faccia Il deviare. L'ombra centrale, aumentando la deviazione, da ovale diverrà nastriforme e poi, a poco a poco, apparisce l'ombra laterale inversa. Ciò lo spiegammo con P alterata uniformità d'inclinazione dei raggi. incidenti sul cristallino, disposto obliquamente all'asse visivo, a causa della deviazione angolare delrocchio. Come pure, allogando la sorgente luminosa a distanza finita .t dall'occhio osservato (per es. l me· tro), supposto emmetrope, si ha un'ombra laterale diretta con raggi emergenti paralleli. Infatti se collochiamo innanzi all'O. L (emmetrope) (fig. 18") a distanza infinita, la sorgente luminosa, i raggi, attraversando l'occhio, cadranno nel punto focale princiFig. 1s. pale sulla retina, d'onde riflessi ritornano~fuori dall'O. paralleli. Ma se la sorgente si pone nel punto R i raggi incideranno divergenti sulla cornea nei punti clc per cui Re e R d, per l'inclinazione superiore alla forza collettiva della lente, convergeranno al di là. della retina in{'. Sulla retina, allora, si formerà un circolo di diffu-
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sione O B, con lo stesso numero di raggi refratti, i quali
902
NUOVA TEOR IA DELL'OMBRA
con raggi incidenti corneali paralleli si sarebbero riuniti nel punto focale f Dal circolo di diffusion~ non potranno emergere fuori dell"occhio che i soli raggi centrali, i quali perciò, daranno all'infinita un'imma-gine meno illuminata che nella prima ipotesi. I raggi periferici dello stesso circolo, invece, interferiranno nei pnnti v z-, dove si genera l'ombra, la quale ha gli stessi caratteri di quella di nn occhio ipermetrope (fig. 17•). Questa parvenza di una condizione diottrica artificiale trae facilmente in errore: si confonde con il punto neutro di Parent., ovvero fa credere ad una sopra correzione di miopia inesistente, ed è per quell'aspetto, che l'O. prende in tale condizioni, che gli autori, prima di scoprire l'ombra paracentrale, ammettevano nell'emmetropia l'ombra. laterale diretta. § 33. Cosa 1>ecle l'os.~e1·vatore allm·chè si melle sul camm i,w (lei 1·aggi eme1·genli dall'O. dell'osse?·vato.- Noi vediamo i corpi, se sono sorgenti luminose, per i raggi, che da essi emanano e se sono, invece, corpi illuminati, per i ragg i ditl'usi dalla loro superficie. Gli uni e gli altri possiamo vederli nelle loro immagini luminose. Dippiù, essendo i raggi luminosi il risultato di ondulazioni di una energia invisibile, non li vediamo per loro stessi, ma, o per la loro proiezione sulla superficie dei corpi illuminati, o per la sorgente da cui emanano (l) (2). N ella direzione dei raggi, poi, l'occhio instintivamente vede la sorgente, od il corpo che o li diffonde, ovvero l' immagine di questi. Dicemmo altr ove che i raggi emergenti dall'occhio
osservato o formano un immagine reale e capovolta innanzi allo stesso e che sarà tanto più grande, per ------ - - - - - - - - - (0 Rùl1' 1, loco c1tato. pag. 48. § 2 t' 6 (il GA~OT, loco citalo,§ 4 e S.
NELLA SCHIASCO PIA
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quanto più grande è _la. distanza., in cui da esso si forma (cioè la. miopia. sarà. più lieve), o formano un immagine dritta, virtuale ed ingrandita con grandezza egualmente in proporzione inversa al grado di ametropia (Iperm.) ; od infine non vi ha immagine. allorohè i raggi ~scono paralleli . (Em.) (l ). Escludiamo, per ora, quest' ultimo caso, in cui vi è l'ombra. centrale, sia perchè questa (come già dimo-strammo) ha una. causa diversa da.lrinterferenza, sia .perchè è possibile eliminarla. modificand o ·Io specchio. Dicemmo pure che l'ombra è la. conseguenza. del fenomeno d'interfer-enza tra i raggi incidenti e riflessi nell'O. osservato. - Se dessa è veduta dall'osservatore allo stesso piano dell'immagine luminosa, non è perchè i raggi periferici. dopo l'interferenza loro, raggiungano detta. immagine, ma è, invece, perchè questa dall'osRerva.tore si riporta per illusione ottica sul piano pupillare dell'osservato, dove travasi a.nche l'ombra. risultante dal contra.sto dei raggi periferici e da cui l'immagine è invasa negli spostamenti dello specchio. L 'ombra s i forma, quindi, a.llorchè esistano fen omeni d' interferenza; al contrario, manca. L'osservatore messo sul cammino dei raggi emergenti dell'osservato, con il suo .asse ottico, vede e studia l'immagine luminosa, da essi formata., e l'ombra, sempre quando si formano nel oa.mpo della. sua visione distinta, con la qual-e non influisce .affatto stùla determinazione delle medesime. Egli allora vede un disco illuminato, che riproduce la forma del campo pupilla.re dell'osservato, ed appena gira sul
(l) Valgano la spiegazione da me data antecedenl.c•nente nel la Nota n. 3, pa J'. 3i
e gli esperimenti descritli nella t>rima 11arte eli IIUCSt."liUCIILOria o•l e>~gui ti sull'O. artificiale, nel quale s tringendo eJ allargand o la vite di so~te:tno della lente. o~l momento che l'o ;~ervatore tien tl ~so lo sguanlo • u tli un vaso relinico, si possono riprodurre, artìOcia!ln•nte, i •li versi j!ra;li d iottriei e co nstatare la grandezr.a delle rispettive immagin i.
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NUOV.I TEORIA 'l>ELt.'OMliRA
proprio asse verticale lo specchio, scorge il disegnarsi (p. es. nel caso di miopia) di un ombra semilunare, eh& dal margine pupillare, opposto alla direzione dello specchio, si avanza. nel mezzo del detto· campo illuminatofino a nasconderlo tutto e nell'Iperm., invece, l'ombra. che segue il movimento dello specchio. § 34:. Velocità del movimento dell'omb1·a. - La. procidenza dell'ombra nel campo pupillare, o campo di: esame di Parent, si avvera con una velocità, la qualeè in ragione ÌI1versa al grado di ametropia. - Comesi spiega ciò? Nell'ipotesi della miopia. i raggi emergenti centrali> determinano nel luogo d'incontro, anteriùrmente all'O. ossen·ato, ed a distanza diversa da questa, secondo ilgrado del vizio diottrico, l' ìmmagine luminosa retinica, che, come dicemmo, riproduce la forma del ca.mpopupillare. Per illusione ottica l'osservatore riporta detta. immagine sul piano ptrpillare dell'osservato, nel cui· campo periferico è l'ombra risultante dal contrasto. Nello stesso modo che in una notte oscura la lucedi una candela, in una casa chiusa, si rivela al via.ndante attraverso il foro della serratura, e ne attira losguardo sul campo del foro illuminato e sul contornodi questo; così i raggi emergenti dall'O. osservato richiamano lo sguardo dell'osservatore sulla pupilla di quello, ovvero sull' immagine della stessa illuminata.. la quale, nelle ametropie, anzichè dal solo margineirìdeo, è circoscritta anche dall'ombra. Con la figura schematica N. 19 ho rappresentato ciòche avviene nell'O. osservato, durante l'esame schia-
scopico, :;econdo la mia teoria. L' involucro d' ombra. m p k .:: del cono l nmiuoso indicato dal solo asse lf~ è raffigurato nella direzione verticale e poi in m p q n.,. cioè nel suo spostamento laterale con l'estremo superiore formo al fo ro pupilla re m p. Il tutto è visto di
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lato, cioè, nel mentre che lo specchio S proietta nelrO. un ftlscio di raggi incidenti di cui, per semplicità, e come già dissi, ho segnato il solo J.' l asse l/' ed I' t, passanti per il centro . ~ - - ·'? '•· ' nodale N. Questi raggi formeranno sulla r etina l'immagine .z k ed n q della sorgente luminosa speculare l I '. Anche per semplicità di dimoJ strazione si possono rappresentare ) __....,.. : con il solo asse, che avrà. J' istessa direzione deH' incidente, i raggi che emergono dall'O. ' Ciò posto supponiamo l'O, miope: '"' ' n·~-~.!..:.; '• a • ., ·. 1 l'immagine data dai raggi emergenti, ' sarà, reale e si fermerà innanzi all'O. osservato sull'asse l{; ammettiamo io a, da cui per illusione ottica sarà riportata dall'osservA.tore in m p (foro pupillareJ, dove apparisce circondato ' '' '' dall'anello dell'ombra, vista in se· '' zione perpendicolare all'asse. Allor. chè, poi, si gira lo specchio da S S in S' S', cioè da destra a sinistra, l'immagine sul piano retinico si spo· starà nello stesso senso, ossia da k z lo in n q nel mentre che quella dello !Je.Jint specchio devia da I in I ' in senso ' opposto, cioè da sinistra a destra. • J l l R 1: y ' .,;::,.--/ f L'immagine, invece, data dai raggi .l emergenti percorre uno spazio ino': .· n nanzi all'O, dell'osservar.ore, scor' rendo da a in a', cioè in direzione ' opposta allo specchio, quando, con· temporaneamente il cono dell'ombra con lo spostarsi insieme al l" immagmo retinica. da. d estra. a sinist.ra., .vur resLautlo fermo 1
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presso l'estremo pupillare nel punto nodale S, s'inclina sul suo lato destro, di cui la superficie interna si scopre all'osservatore, come un segmento oscuro, che mano mano si estende nel campo pupillare e lo invade. - Questo si oscura successivamente, e quindi anche l'immagine luminosa si riduce nello scuro per tratti successivi; però tale riduzione, che, nel caso specialt>, avviene nel lato destro del campo pupillare, apparisce all'osserva.tore nel lato opposto (m'), cioè a sinistra dell'immagine a', per l' incroci(!.mento dei raggi emergenti nell' immagine stessa. Nella stessa figura si vede ciò che accade nell'O. Iperm., dove rotando lo specchio, come nl'l caso precedente, cioè da destra a sinistra, l'immagine della zona retinica illuminata, da C va in C', cioè nella stessa direzione dello specchio e dell'ombra (m"). - Nell'uno e nelraltro caso l'occhio osservatore ba innanzi a sè l'ombra e l'immagine retinica, scaglionate lungo il medesimo raggio, avente per centro il punto nodale N. Ambedue scorrono su due archi di cerchio di ampiezza ineguale. - L'arco di escursione della prima ha un raggio brevissimo, cio~ dal punto nodale alla pupilla e non cangia mai di lunghezza. - Quello dell'immagine, al contrario, ha un raggio tanto più lungo, quanto più l'ametropia è leggiera; allorchè questa è grave si avvicina al centro uodale ed all'ombra, dalla quale tùti ma, per la minore differenze nei raggi di escursione dei due archi, il moto, apparirà meno dissimile per am· piezza e quindi per velocità; viceversa poi, quando l'immag ine cade più lontano dall'O. osservato. Cosi nella miopia la linea di spostamento da a in a' (miopia leggiera) sarà più lunga che quella da b in b' (miopia. grave); perciò nel primo caso la velocità dell'immagine in paragone del moto costante e breve dell'ombra, sarà sempre più rapido che nel secondo. - P er l' Iperme-
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tropia potrà ripetersi lo stesso ragionamento fatto per Ìa miopia; soltanto che rimmagine, essendo virtuale, avrà. spostamenti analoghi a quelli dell"ombra e dello specchio. Si vede purA dalla figura la di tferente grandezza dell'immagine, e la differente densità. e curvatura del margine dell'ombra, secondo chè l'immagine stessa. cade in punti più o meno lontani dall'O. osservato, cioè, l'ametropia è leggiera o grave. - Ciò fu discusso e di· mostrato ampiamente nei paragrafi precedenti. § 35. Espansione dell'ombra laterale nel campo eli esame negli spostamenti clello specchio. - La spiegazione, testè data, della velocità. di movimento dell'ombra, riesce ancora incompleta, se non si chiarisce il fenomeno dell'apparizione dell'ombra stessa nella rota· zione dello specchio; ombra che con forma falcata in· vade il campo pupillare oscurandone l'immagine. Tanto più poi, che il movimento dell'ombra e de1l"immagine, come già dicemmo, si compiono in piani diversi, e del· l'ombra, fino ad ora descritta, non sappiamo altro, ch'è un rivestimento oscuro di un cono luminoso centrale, e che segue i movimenti di rotazione dello specchio con spostamenti laterali, principalmente, della sua estremità. retinica. I precedenti snlla formazione del cono d'ombra, da noi ampiamente descritti ed il piccolo esperimento che qui appresso indicherò e che ognuno potrà. ripetere, ce ne daranno facilmente la ragione. Si faccia. un piccolo cono di carta, di cui la su per• fì~Jie interna sia tinta di un nero sbiadito e lasciata in bianco l'esterna. Lo si t enga. con una mano innanzi ad nn O. solo, ad una certa distanza ed a questo rivolto per l'apice o per la base. Si disponga in modo che l'asse del cono coincida con l'asse YisiYo e si guardi a ttraverso di esso la fiamma di una candela in camera
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oscura. - Si vedrà allora un foro luminoso proiettato, per illusione ottica, sulla fiamma. della candela, che esso circoscrive tutta, o parte, con una sezione lineare del cono di carta, tagliata in un piano perpendicolare all'asse e nella parte più stretta del cono stesso (fig. 20). Si sposti lateralmente l'asse del cono da quello ottico e nel solo estremo (fig. 21, lett. 0 ) opposto a quello (O) ri- · Fig. 20 volto verso l'osservatore, allora alla semplice sezione (A) anzidetta, segue la superficie interna lJ del cono, la quale, secondo il grado dello spostamento, si presenterà per una estensione più o meno grande innanzi all'O. osservatore. - Qualora, essendo così obliquamente disposto il cono sull'asse v1stvo dell' osservatore, lo si proiettasse sopra un piano, si avrebbe come nella fig. 22 una sezione obliqua del cono che moFg. il. stra, anziohè il solo contorno, una zona (B) della superficie interna, la quale n asconde parte del foro, ed, in proiezione, rappresenta 11n settore oscuro più o meno esteso del lume del cono stesso. Nell'O. dell'osservato avvengono perfettamente le stesse cose. Il cono d'ombra formasi nell'interno degli occhi ametropi: l'immagine della zona retinica rischiarata · (campo visivo) si determina innanzi (miopia) o si riporta indietro (iperm.) dell'O. osservato. - Finchè ambedue sono perpendicolari all'asse visivo dell'osservatore, que· sti li vedrà sullo stesso piano, e dell'ombra apparirà la sola sezione lineare come nella fig. 20.
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Nello spostamento dello specchio, il cono dell'ombra s'inchina sull'apice ehe r esta fisso, e mostra la sua superficie interna (fig. 21, lett. B) che si avanza nel campo pupillare (fig. 19 M) sul quale proiettata p~> r illusione ottica l'immagine luminosa .a. ovvero C; si
avrà nel lato opposto di questa, per iucrociamento dei raggi, ovvero nello stesso lato, l'ombra semilunare. Intanto il tempo che impiega il cono d'ombra nel passaggio dalla. posizione perpendicolare all'asse visivo dell'osservatore a. quella obliqua anzidetta, è ravvisata dall'osservatore dal confronto che egli ne fa. con il tempo che impiega l'immagine nel compiere una mag· giore escursione di quella dell'ombra, onde mantenersi sull'asse comune negli spostamenti dello specchio. § 36. P unto di pa1·ten::a nel!a 1·ice1'ca del gmclo eli llrrtelrop'ia secondo l a nt(,Olirt lerwia. - Avendo dimostrato esservi un rapporto costante tra i raggi incidenti ed emergenti, si comprende facilmente che, nella schiascopia, una modificazione nell' inclinazione dei primi, dovrà influire sulla direzione dei secondi, indip endentemente dalle condizioni diottriche. - Da ciò viene la. necessità di rapportare gli uni e gli altri ad un tipo solo, cioè a i raggi paralleli, come quelli che, avendo una direzione costante, potranno soltanto essi, for nire un punto di partenza invariabile sulla determinazione del grado di ametropia. -- E poichè questi raggi appartengono a sorgenti luminose poste all'infinito, e questo è raggiunto dai raggi emergenti, soltanto paralleli, ne verrebbe d i conseguenza che tanto la sorgente luminosa, che l"osservatore dovrebbero col· locarsi di fronte all'osservato a distanza infinita per l'esame schiascopico. Se si potesse illuminare l'O. osser· vato a vederne le ombre a tale d istanza scomparirebbe ogni zona di cattiva osservazione e Yi sarebbe esattezza matematica nella determinazione del l'a metropia.
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Se non è possibile una buona illuminazione da una sorgente così collocata, riesce facile ridurre al parallelismo raggi divergenti, mediante una lente collettiva, tenut a n ella sua distanza focale, innanzi ad .u na sorgente luminosa. Non è, invece, egualmente faci le riparar e alla distanza. dell'osservatore, per il quale rimane la lunghezza. ·di un metro, come quella, oltre la quale sfuggirebbero all'osservazione le ombre leggiere e si renderebbe difficile guidare il fascio luminoso incidente nell'O. osservato. Ammessa tale distanza, passeranno nei limiti del campo visivo dell'osservatore tutte le immagini virtuali dell' I permetropia, perchè si formano, virtualmente, dietro l'O. osservato, ed al contrario, sfuggono della miopia, che dà immagini reali, i gradi leggi~ri, cioè al disotto di l D, poichè in questi casi i raggi divergenti si riuniscono dietro la testa dell'osservatore, costituendo ciò che dicesi zona. di cattiva osservazione. Collocato così l'osservatore di fronte all'osservato, ed essendo possibile di proiettare nell'O. di questo dei raggi paralleli, quale stato dicttrico è da prescegliere nell'osservato come punto di partenza nella ricerca del grado di ametropia~ Certamente il punto di partenza dovrà. essere un termine fisso, immutabile e con caratteri precisi. Il Parent e gli altri autori crearono il cosidetto p tt,,fo neutro, che a maggior rigore avrebbe dovuto chiamare zona ne~drY~. Infatti essi stessi riconobbero che il loro punto neutro confondevasi con una. zona da loro denominata di cattiva osservazione e da cui non seppero liberarlo. Come già ho dimostrato nella. r pa r te di questo lavoro, ciò dipese dal non aver tenuto in molto conto il r apporto tra i raggi incidenti ed emergenti, e perciò poco della distanza sia della sorgence lnminosa, sia dello osservatore.
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Ritf1ngo che pure a questa distanza di l metro i raggi paralleli emergenti possono servire come termine di partenza nella ricerca del grado di ametropia, sempre quando si sia studiato il modo di rendere la parvenza dell' immagine, da essi fornita, costante e distinguibile, specialmente, da quelle rese dai raggi divergenti o convergenti, con le quali immagini quella data dai
raggi paralleli facilmente si confonde. Dimostrammo che il foro dello specchio piano determina un'ombra centrale nell'O. Emm. ombra che perdura nelle ametropie leggiere di l D ad l '/ 2 D e svanisce del tutto nei gradi maggiori col rimpicciolirsi gradatamente nella M. e col semplice diradarsi nell'R. Cosicchè per l'osservazione tra l'Emm. e questi graài lievi di ametro.pia, si dovrebbe avere uno specchio piano con foro di tale ampiezzs., che il disco opaco non ne sia svelato con l'apparenza dell'ombra centrale, che nella sola Emmetropia. Allorchè, con ripetute esperienze, oiò si sarà trovato (cosa che mi propongo di fare in un lavoro successivo) la schiascopia diverrà il metodo obiettivo più esatto. Intanto si può tuttavia adottare il parallelismo nei raggi, come punto di partenza della determinazione diottrica dell'osservato, ricorrendo allo specchio piano senza foro, che salvo un piccolo inconveniente, facilmente eliminabile con la pratica, fo rnirà un metodo di esame preferibile a quello di Parent. Proiettando con lo specchio piano senza foro raggi resi paralleli nel modo anzidetto, il campo pupilla.re dell'osservato è ve· duto dall'osservatore uniformemente illuminato, e gli spostamenti dello specchio non produrranno in quell'occhio alcun'ombra. Al contrario, nellE:' Amet: lievi di '/2 ad l D. il di cui campo d'osservazione p':>trebbesi, appunto, confondere con il precedente, esistono, per quanto scarsi, raggi retinici riflessi periferici, i
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quali imerfe riscono e daranno, quindi, un'ombra. che ha per carattera di essere molto sbiadita ed indeterminata nei movimenti; però basterà un certo grado di deviazione dell'O. osservato, perchè l'om bra suddetta si muova in un senso o nell'altro. Tali caratteri sonv molto delicati, perciò difficili a discernere. Cio costituisce il solo lato debole di questo metodo, che io chiamerò provvisorio, e potrà essere ovviato con la pratica e con la buona vista dell'osservatore. P er tale scopo CJUesti dovrà corregg ere, se mai ne ave;;se, i propri vizi di rifrazione con lente appropriata, come pure si potrà innestare al foro dello specchio un piccolo cannocchiale, che, come r oculare di Fresnel, permetterà all'osservatore di vedere e studiare le più piccole sfumature d'ombra, risultanti dall' interferenza tra i ragg i luminosi nell'O. dell'osservato. § 37. Cause eli e,·,·m·i nella schiascopia e mez::i pei' or viai'li. - Dicemmo che l'ombra, la quale circonda l' immagine lumi ri'osa della zona retinica illuminata, si forma quando avvengono feno meni d'interferenza tra i r aggi ri t-lessi e d iretti i ntraoculari. A v vengono detti fenomeni nei casi di vizi diottrici, che alterano il rapporto esistente fra i raggi incidenti ed emergenti ornocent rici. Però altre cause di modificazioni di detto rapporto sono nell'inclinazione che si dù. ai raggi inc identi corneali con lo specchio o con deviazioni no· tavoli dell'occhio osservato. Dette cause creano una condizione non sempre determinabile, irregolare, fittizia., che ancho riconosciuta pnò trarre facilmente in errore d i apprez7.amento. Andrei troppo per le lunghe se vo· lessi noverare tutte le nuove cause. Dico solo che, non evitandole, si vedranno d elle ombre dove non dovreb· baro esistere; ovvero si può scambiare, come ultima· mente dicemmo, l'illusorio punto neutro di P arenli con condizioni irregol11ri create da rag!ji convergenti proiet-
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ta.ti nell'Emm. Dicemmo pure che ro. dell'osservato rivolto contro lo specchio riflettore, dietro di cui trovasi l'osservatore, lascia vedere delle immagini riflesse luminose corneo- lenticolari, che abbagliano la. vista e possono riuscire a rischiarare ombre pouo dense. Ora si aggiunge che una deviazione dell'O. osservato maggiore di 5• farà comparire in esso delle ombre e s up-
porre un vizio diottrico che non esiste. Ciò si deve a. l'obliquità del piano lenticolare sul piano retinico, che avviene nellg; deviazione e che determi oa uno spostamento nei rapporti sistematici della prima sul secondo inducendo in q uella le condizioni di un prisma. E poichè tale modificazione anche di piccolo rilievo, in lenti fortissime come quella dell'O. umano, la quale in media è di circa 68 D., appor ta, come dice I mbert (l), dei risultati apprezzabili si compr ende facilmente, come una deviazione, anche poco esagerata dell'O. osservato, possa far credere una ametropia q ua.ndo r ealmente manca. Una notevole dilatazione del foro pnpillare dell' O. osservato produce a ltre ombre che sono la conseguenza di abberrazione di sferici tà. Perciò si a fferma da tutti che l'ampiezza di 5 mm. nel foro pupillare, ordinaria nella vista, è quella che risponde meglio nell'esame schiascopico. La pupilla dell'osservato più ristretta di quella indicata, diminuendo notevolmente i raggi incidenti e restringendo il campo pupillare renderà limitata ed invisibile l'escursione dell'ombra. Dall'altra par te l'ampiezza della pupilla, necessaria all'esame schiascopico, non dovrà autorizzare, allorohè occon-e rile,·are esattamente il grado del vizio diotrico, a lasciare l'accomodazione in balìa della volontà dell'osservato. Vi è la falsa credenza che guardando lontano, paralizzasi in ,-olontariamente e del (Il / .f& nnomalies de la cisiot~ .
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tutto l'accomodazione. Così facendo si cade in un errore di apprezzamento che contribuisce insieme agli altri, all'inesattezza del risnltato. Questo avviene, specialmen te, se l'individuo ha interesse di nascondere la verità, ovvero, se essendo giovane ed affetto da H, sia in preda a spasmo accomoda tivo1 che !.ii risveglia tanto facilmente sotto l'azione dello stimolo della luce proiettata. nel suo occhio. Alterandosi, quindi, con il passaggio dalla rifrazione statica alla dinamica, il rapporto dei raggi emergenti e diretti, si ha, una nuova causa di errori che alle volte può ingannare sulla detenninazione del vizio diottrico. In questi casi è necessario di ricorrere a ripetute istillazioni di atropina, a meno che non fosse controindicata dalla minaccia di glaucoma, ed intanto si ripari all'inconveniente dell'eccessiva dilatazione pupilla.re, con il pupillometro montato sul portalenti di prova. Infine esponemmo estesamente e ripetute volte di quali errori possauo essere causa. i raggi incidenti corneali obliqui; poichè non è facile calcolare la inclinazione dei raggi luminosi proiettati sulle superficie sferiche rifrangenti; tanto più che nell'O. si aggiunge a. tale condizione generale, l'alt ra speciale di possedere il cristallino che ha le due superficie sferiche opposte con• cur vature differenti. L'unico mezzo, per ovviare a tali inconvenienti, è quello di r endere detti raggi paralleli mediante lente collettiva messa innanzi alla sorgente luminosa. Da tutto questo si deduce plllre, che l'uuico specchio d'adoperarsi nella schiascopia è il piano, come quello che non modifica ulteriormente la direzione dei raggi. Viceversa lo specchio concavo potendo fornire, secondo la. distanza in cui si raccolgono, raggi convergenti, o più o meno di v ergenti, rende incostante il punto di partenza della determinazione diottrica e perciò è causa di molti e rrori.
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Riepilogo.
Dal fin qui detto tiriamo le seguenti conclusioni : l" l'occhio umano ha i caratteri fisici di una camera oscura fotografica. 2" proiettando nell'occhio dei raggi, questi emergono. 3° i raggi incidenti producono sulla retina un'immagine impicc.iQtita e capovolta, la cui grandezza è in ragione diretta della grandezza della sorgente luminosa ed inversa della distanza di questa; infine è pit\ o meno netta e luminosa secondo la distanza minore o maggiore del piano focale dei raggi rifratti daLla lente da.lla superficie r er.inica. Tale immagine è circondata da un'ombra e penombra con distacco più o meno preciso tra l'immagine e l'ombra stessa. 4• L'ombra si ò spiog(tta. con la teoria dell' emissione mediante soprapposizione di coni lnminosi. Nel centro, in cui più raggi si fondono insieme, si forma un cono luminoso, il quale ha la base alla pupilla e l'apice verso il piano retinico. Il cono luminoso è circondato da un involucro d'ombra, la quale è formata dai raggi periferici, meno numerosi dei centrali ed obliqui. 5" Il fenomeno dell'ombra prodotto dai raggi incidenti nell'O. trova. la soluzione scientifica nel teorema di Fresnel, basato sulla teoria delle ondulazioni dell'energia raggiante. Seconùo Fresnel, la superficie di un'onda. luminosa che agisce, attraverso uu diaframma forato, su di un corpo, produrrà in questo un'azione centrale intensamente luminosa ed un'ombra perift>rica., dipendente dall'elisione o interferenza delle seminodulazioni ptt.rziali periferiche, in cui si può scomporrt:l la superficie d'onda intera e che a causa della obl iquità agiscono sul corpo in fase d'opposizione. Il cri~tallino
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agis<:e per razione r ifrangente sui raggi periferici soprapponencloli, più o meno. a. i uentrali, secondo la forza di essa relat i...-a mente al piano retiuieo. G" L"ouchio può considerarsi come un sistema cen · tmto ed nùbiJi:we a lla legge della reuiprocità, o, m eglio, doi tuoc.;hi coniugati per i soli raggi omocentri<:i, e quawlo il f uoco dei raggi incideuti coitwide con il piano retinico. Nei yjzi diottrici, restando invariata la courlir.ioun dei raggi i nc id~ nti omoueutrici, una parte di fJ UCsti è allontanata dal p roprio asse direttivo nella loro iuuidl'nza r eLinica. I n t ali casi i mggi rif1essi dalla re· tiua s i r ipartiscono in cen(J·ali e pel"i(e1 ·ir·i; i primi emt·rgouo sempre e partono dalla retin a comA da u na. sorgtlute là uollocata; i secoud i, in vece, si ri titlttono sulla retiua uou dir ezione opposta. e d i versa dagli incident i, con i quali s"incontnm o arl angolo ottuso, e, giusta la leg~e sulla inte rfu n~nza. delle ond e lu minose, si el idono g enerando::;i r ombra.. Da ciò si dedusse uhe esiste uu rapporto tra i raggi ceuLrali e i periferici ; cue mentre i primi dànno l' immagine, i secondi dàuno !"ombra, e <:he C) Uesto rapporto è modificato dai vizi d iottrici p er i mggi o moceutrici, e, Mgli altri ca;;i. dal l"augolo dei raggi inciden t i corneali. 7• La confor mazione a cono dell'ombra si ded uce dalla riiles:;ione della luce dai circoli r eti nici d i diffusione; i C) ual i ci reo li dovendosi considerare come la. risnltètnte di tanti circol i concentrici, mppresentano essi perciò la proiezione d i un cono su l piano re t in ico. 8" I raggi emergm1ti clù uno r imm~tgine del t ratto r utiu ico illuminato: all' in tinito, se ro. è emmetrope ; rea.le e capovolta innanzi a.ll"O . del l"osser vato, se l'O. è miope; e la st.essa riportata dietro r o. dell'osservato, cioè virtu;de e diritta, s· è iperme~rope. !)o I ragg i peri feric.;i , nel primo caso, percorren do la stossa via dcgr itw ideuti, non dùnuo ombra; invece
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questa si produce negli alt ri dne casi ed è la conseguenza dell'interferenza. 10? L' ombra è vista nel punto dove si produc~ essendo fatta di raggi negativi; cioè essa appa.risce all'osservatore come parte dell'immagine, di cui un numero minore o maggiore di raggi è arrestato dall'a?:ione dell'interferenza, allorchè con la rotazione dello specchio e con lo spostamento del couo incidente, si dà, (la un lato o dall'altro, una inclinazione maggiore ~i r;~ gg i proiettati. 11° Con tale movimento dello specchio l'ombra dal contorno pupillare procede uel campo dell'immagine fino ad oscurarlo tutto. E poiuhè rombra trovasi nell' interno dell'O. e l'immag ine in avanti, o virtualmente dietro di questa, esse n ella. rotazione dello specchio subiranno una escursione di lateralitù. sn due archi di aerchio con raggio di fferen te e d i cui il centro comune è nel punto nodale dell'O. osservato. La differenza tra il raggio di escursione dell'immagine e dell'ombra (movimento paralattico) dà il grado della rapidità eli movimento dell' ombra la quale velocità è maggiore nelle ametropie lievi e viceversa. 12• La procidenza dell'ombra nel campo di es:une devesi alla deviazione dell' estremo retinico del cono d'ombra; e per questa deviazione il cono o si vede in sezione lineare, quando e perpendicolare all' asse, od in sezione obliqua set.toriale allorchè è inclinato sul suo estremo pupillare. 13" L'ombra paraceutrale di Bitzos devesi al foro dello specchio; essa scompare, diminuendo di estensione questo foro, e col crescere delle ametropie. 14° L 'ombra si produce, non solo, per vizio diottrico dell'osservato, ma anche per azione della maggiore indiuazione dei raggi iucideu t:di e per eccessiva..deviaz;ione dell"asse ottico dell'osservato da quello dt>ll' o~·
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?>UO VA TEO RIA DELL 0 11111RA N I::LLA S CBIASCO PlA
servatore. Da ciò possono derivare errori di osservaziOne. 15'' P er evitare tali erronei apprezzamenti è necessario basare il punto di partenza, per la determinazione del g rado dell"ametropie, sui r aggi paralleli incidenti ed emergenti ; di non superare nell'osservazione schia.· scopica, l'angolo di deviazione di 5• (indispensabile anche questo per ovviare alr immagine riflessa corneo-len· ticolare); di avere un ampiezza. pupillare nell'osservato non superiore ai 5 m m.; e di paralizzare l'accomodazione di questo. 16• Per proiettare rag gi paralleli incidenti si ricorr erà. ad u na lente collettiva, nel cui foco principale si collocherà la sorgente luminosa. N on è facile ottenere raggi emergenti paralleli, poiehè occorrerebbe per averli tali, ehe rosservatore si collo<:asse all'infinito; ciò è im possibile. Alla distanza di. un metr o bisogna badare di non confondere l' immagine Emm. dalle immagini di grad i lievi d i ametropia. Ciò si raggiungerà allorchè si saranno determinate le dimensioni del foro dello specchio riflettore, cioè di ampiezza tale, che dia l'ombra nella sola emmetropia. 17• E'inchè non si ottenga questo si ricorrerà allo specchio piano sen~a fm·o, che, perciò, non dà ombra, ricordando che l'immagine forn ita dall'O. Emm. con questo specchio è più luminosa e senza. la più piccola. ombra perifer ica; e ciò a differenza dei casi delle ametr opie lievi (eon le quali quella immagine si può confondere) ed in cui un'ombra sempre avviene, per quanto piccola, alla p erife ria. P erchè questo leggiero differenze n on sfug-
gano, è neeessario che l'osservatore goda dell' integrità della sua vista e lo specchio sia forn ito di un oculare.
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BHSOCOJTO CLINICODEL RIPARTO DI CUIRURGIA DELLO SPEOALE MILITARE PRINC I PALE DJ BARI 0.\L t• GEi'iNA IO .\L 31 UICE)IDRE t89i
Confereu7.a sdentiflca l etta nel mc>t' •li felJbraio 1898
dàl dott. cav. Pietro Guarnìe-r l , mago:;io r~ rned•co
Con questa conferenza non ho cer to la pretesa di discutere su nuove teorie che si dibattono nel campo scientifico nè di apportare nuovi metodi o processi operativi nel campo della chirurgia pratica. Invitato dal signor direttore di questo ospedale a rendere il mio tri· buto alle conferenze scientifiche mensili, vi presento un resoconto clinico del riparto chirurgia di questo ospe· dale da me diretto durante l'anno 1897. Entro senz' altro in materia, facendo precedere la mia esposizione da un quadro sintetico (Vedi pagina seguente), dimostrante le varie entità morbose avute in cura nel reparto di chirurgia durante l'anno 1897, con i relativi esiti in guarigione, lieenza di convalescenza, riforma o morte. In questa compilazione mi son servito della stessa nomenclatura. adottata nella statistica sanitaria mod. 7 N. 469 del catalogo.
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RESOCONTO CLINI CO DEL BIPARTO DI CH IRURGI A
Quadro (lellt~ nmlultle avute In curo. dal 1o gennaio al :n dicembre 18 97.
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Foruncoli e vespa! Mala tt ie della pelle. . . . Oti ti ed otorree . 'tomatit i e gengiviti. .. . Adeniti . . T umori . .... Idra rtro. . . Unghia in~rn ata. Paterecci, flemmoni, ascessi Piag he, ulceri e sen i fistolosi ..... E• rnie. . . Emorroidi. . . c'lstiti. . stringi mentl uretrall. . . . F im osi . . . . orcbiti
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Da questo quadro risulta nell'anno un totale di ben 341 entrati in cura, dei quali 254 guariti, 41 inviati in licenza di convalescenza, 8 riformati ed un solo morto. Come si vede, il movimento fu discretamente rilevante e l'esito in guarigione raggiunse la media abbastanza soddisfacente del 7-! , 12 o • ' senza dire che questa media deve considerarsi ascendt:lre ad Ull quoziente molto piÙ favorevol e, C)_Ualora, COme e col fatto, vengano ritt>ntlti come guariti gl' inviati in licenza dì convalescenza ed i riformati. Questi ultimi, infatti, chirurgicamente considerati, non r appresentano che reliquati inamovibili ed ine\'Ìtabili di malattie chirurgiche, reliquati che, pur r endendo inabili al ser· vizio militare gli individui che ne sono affetti, costituiscono scientificamente esito in guarigione. Così tale e la rigidità articolare in un gonidrartro, l'anchilosi in una coxalgia, l'atelett.assia pulmonale con ispessimenti pleurici in un empiema. L'unico caso di morte che si ebbe a deplorare fn iu persona della guardia di finanza Ascione Giuseppe dAl circolo di Napoli, che, qui in licenza per un cancro alla guancia sinistra, entrò in <)uesto ospedale, quando il tumore si era già ulcerato, diii'uso al collo ed all:t lingua molto profondamente, e quando, per ingorgo delle glandole latero-cervicali, grave stato anemico e fisico deperimento, egli era già in preda a profonda cachessia cancerigna., e quindi, per ragione di ubicazione del tumore e per le condizioni generali, di venuto assolutamente inoperabil e. I bei risultati, per tanto, sopra enumerati si devono unicamente al sempre crescente impulso con cui nei nostr i Ospedali militari vanno curate le norme asettiche sia nelle operazioni che nelle medicazioni. È: così che questo nostro ospedale, che nel 18!Jo non po5sodeva che uno. solo. co.mora di opcra.zione per gli
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RESOCONTO CLINICO DEL RIPARTO Dl CHIRURGIA
atti operativi d'importanza, mentre le piccole opera zioni e le medicazioni venivano eseguite alletto degli ammalati, fu prima fornito di opportuni mezzi di medicazione in modo che le operazioni e medicazioni ven issero eseguite in una stessa stanza, ma con attrezzi d iversi; che più tardi si ebbe una camera a due letti per ricovero di operati gravi, e che recentemente, per le premurose cure del nostro attuale egregio signor direttore caY. Sciumbata, venne arricchito di due camere di medicazione, una per la chirurgia e l'altra. per i venerei. In tal modo si ha ora una camera. bastantemente arredata per i bisogni di quest'ospedale, adibita per le sole operazioni di alLa chirurgia. Bd è a tutti questi sforzi che si deve il veder oggi assicurate le guarigioni per prima intenzione, scomparse le pregresse ed esaurienti suppurazioni, ed arrestati, come p~r mcanto, i processi settici più minaccianti. Le affezioni che predominarono, come i n tutti gli ospedali militari, furono le adeniti (43', i patereoci, i flemmoni ed ascessi, (40}, le piaghe, le ulceri, i seni fistolosi (36), le o ti ti ed otorree (31 ). Tra le lesioni violente ebbero il primato le distorsioni (27) prevalentemente quelle d'3ll'articolazione tibio-astra.gale&. Le fra tture furono quattr o. Una comminutiva del terzo superiore dell"omero destro in 2• cura per ferita d'arma da fuoco. Una seconda longitudinale della rotula destra. Un a terza del 5• metacarpo di sinistra, ed un'ultima finalmente del femore sinistro nel punto di unione del terzo medio col terzo superiore. Si ebbe anche a deplorare una lussazione dell'omero destro. N elle distorsioni avemmo molto a lodarci del massaggio in primo tempo: non si ricorse che in pochi casi alla immobilizzazione. Dopo due o tre giorni di impacchi all'acqua vegeto-minerale o al sublimato si passava al massaggio. Con tale sistema si ottenne il
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doppio utile d'una guarigione più sollecita. e di evitare le rigidità successive a protratte immobiliz.zazioni. Anche nelle fratture si segui il sistema stesso, limitando il tempo delle immobilizzazioni al più breve possibile ed amovendo una, due ed anche tre volte l'apparecchio, a seconda. della. importanza della frattura. Le principali operaziòni eseguite si riassumono nel seguente elenco. l" Estirpazione di tumore cistico N. l 2" Spaccatura di antichi seni fistolosi all' inguine sinistro profondamente fino al pube, oon raschiamento e svuotamento all'osso cariato » J 3" Spaccatura di vasto ascesso flemmonoso alla natica sinistra . » l 4• Operazione radicale dell'ernia (me}) 5 todo Bassini) . 5" Operazione dell' empiema » l 6" Semicastrazione destra . » l 7• Riduzione di fratture. }) 3 8• Riduzione di una. lussazione omero · scapolare destra (sottoglenoidea) . » l Spigolando ora tra queste operazioni e nel quadr o delle varie entità morbode, vi presento nel più breve modo la storia clinica di qualche ammalato. Tra le operazioni praticate si annovera restirpazione di un tumore cistico. Si trattò della guardia di finanza del circolo di Bari, Z ivelli Raffaele, entrato nel reparto il l" febbraio. Egli da lungo t empo portava alla regione laterale esterna della coscia destra, terzo medio, un tumore che, già piccolo prima, aveva raggiunto la grossezza di un discreto uovo di gallina. Pitl piccolo non gli arrecava alcun disturbo, ma, ingrandito::;i, lo strofinio delle vestimenta ed il toccamento contro qualsiasi oggetto, gli arrecava dolore. Si riscontrò il tumore
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RESOCONTO CL ! XICO DEL RIPARTO DI C HIRURGIA
scorrevole sotto la cute, che cominciava ad essere alquanto arrossata nel punto più culminante: trattavasi adunf!ue di una cisti suppurata. Una grande incis ione long i tudinale della pelle a tu LLa spessezza mise allo scoperto il tumore, che venne con vrecauzione aspor tato per intero, lasciando vedere a l di sotto l'aponevrosi del fascil ata, con la quale aveva contratto qualche lieve aderenza. Ottenuta remostMia , 10 punti d i sutura staccata ed una medicazione con garza sterilizzata compl etarono r operazione. Al settimo giorno venne rimossa la medicatura, si tolsero i punti; la riunione per prima era avvenuta. Operato il Zivelli il giorno 3 febbraio, venne d imesso dallo stabi limento il13. Troviamo annotata una spaccatura d i un vasto ascesso tlemmonoso profondo alla natica sinistra. È d i una cer ta importanza la esposizione di questo caso, più che per la operazione eseguita, per l'estensione che lo asce,;so aveva preso e per Ja causa che lo aveYa determinato. And ruccol i Gaetano, soldato nel 43" fanter ia, entrava nel reparto d i medicina il giorno 9 febbra.io. Qui vi, nei primi giorni della sua permanenza, essendo egli febbricitante, nel giusto sospetto che la. sua febbre potesse essere soste n uta da infezione palustre, g li ven nero fatte delle in iezioni di ch inino alla natica sinistra col metodo parenchimale. Ribelle la febb re ai china.cei, si deter minò e si svolse un processo tifico. Dopo quasi un mese la febbre diminuì e l'ammalato, reaosi eosciente, accusò dolori alla natica sinistra, O\'e si notò essersi determinato un ascesso in corrispondenza di una. puntura, statagli praticata. per le iniezioni di chinino. Passato !"ammalato in chirurgia, venne tosto operato e si restò sorpresi della grande quantità d i marcia. che venne fuori dalla praticata incisione, mentre dagli esami d ia· gnostici prima praticati non si supponeva potesse essere in si gran copia. Tale fatto devesi alla tiwi le infiltrazione
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del pus attraverso ai vart strati muscolari della natica riuniti da lasso tessuto connettivo e quindi fa.cilmente scollabili. Perciò io preferisco alle iniezioni porenchimali quelle sottocutauee, massime se di liquidi irritanti, come è una soluzione concentrata di bicloruro di chinino. La specialità di questo caso fu poi che, mentre nella natica sinistra la guarigione era a buon punto, si sviluppò consimile ascesso alla natica destra, dove non era stata fatta alcuna iniezione. Anche quest'ascesso dovè essere aperto, dando esito a grande quantità di pus. Ora mi domando io, se rascesso a sinistr a si spiega con la iniezione, quello a destra dove attinse la sua origine ? ~on è probabil~ che sia stato il caso di qnegli ascessi metastatici tanto facili a verificarsi nelle malattie infetti ve? Ma non ò pure probabile che por ragione di contiguita si sia determinata una infiltrazione di pus o più ancom llel ge1·me palogeno (coc('hi della suppumzione) da una natica all'altra? Qui fo punto non essendo questo il compito della mia conferenza. T ermino col ricordare come sia necessario essere più che cauti nelle iniezioru ipodermiche, e disinfettare bene e con somma diligenza la parte, gli aghi e la s iringa. La permanenza dell' Andruccoli fu re lati vamsnte breve nell'ospedale, essendone egli stato dimesso con proposta a licenza di convalescenza il giorno 20 aprile. Il tamponamento dei vasti cavi ascessuali con garza iodoformica dette ottimi risultati. Vediamo registrata tra le operazioni la spaccatura di antichi seni fistolosi all' inglliue sinistro con raschiamento e vuotamento dell'osso. Tale operazione fu eseguita ic. persona del soldato richiamato della classe del 1873 Nobile Giuseppe, appartenente al 43• r egg. f~mte ria. Egli, entrato all'ospedale per adenite biinguinale n el riparto venerei il 21 marzo 1896, fece passaggio alla chirurgia nei primi giorni dell'anno 1897, e non uscì
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RE SOCONTO Ct.INICO DEL RIPARTO DI CHIRURGIA
che il 22 agosto. Come si vede il Nobile restò all'ospedale per circa 17 mesi. Egli per ulceri veneree contrasse due bubboni inguinali, che vennero ambedue aperti. A. destra in 60 giorni circa, ottenne la guarigione. a ::~i nistraiuvece, nonostante le enucleazioni di grosse masse glandolari , tubercolari, le incisioni, le causticazioni, idrenaggi, i raschiamenti ecc., nulla si ottenne. Un processo uloerativo ostinato e devastante si era stabilito, al punto che, quando passò il Nobile nel reparto chirurgico, pre· sentava ben sei aperture fistolose fungose, che, comunicanti tra loro, per lungo e tortuoso tragitto, arrivavano quale sino al fondo dello scruto e quale sino al pube. Diligenti lavaggi, ripetuti bagni generali antisettici, le cure ricostituenti di ogni genere, la buona e spe· ciale vittitazione prepararono in principio l'ammalato, che era assolutamente deperito nelle condizioni generali. Un mese dopo si procedè alla incisione di tutti i seni, vennero profondamente raschiati tutti i tessuti che si rinvennero ulcerati, ed asportate grosse masse di granulazioni tubercolari. Durante l'operazione si rinvenne la branca orizzontale del pube. per la estensione di una moneta da due centesimi, in preda a processo di ostei te tubercolosa: venne raschiata, svnotata e poscia causticata ool bottone del Paquelin. Si cercò di ricomporre alla meglio le parti rimaste sane, ma per la grande mancanza di sostanza si dovè aspettare molto a lungo la guarigione, sino ad ottenere una grande cicatrice raggiata ed aderente, che dallo scroto, attratto a sinistra, terminava alla spina iliaca anteriore superiore di sinistra, mentre al pube presentava un avvallamento eù una aderenza marcatissi ma. Vennero eseguite cinque operazioni radicali di ernie col metodo di Bassini. Quattro di queste furono per compiacenza, ed una di necessità, per avvenuto strozzamento di u n'ernia inguinale destra, che non potè vemre r idotta cogli ordinari mezzi incruenti.
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I primi quattro operati di ernia., in seguito a spontanea. volontà. degli individui che ne erano affetti, furono: • l" la. guardia di finanza del circolo di Bari La Lomia Luigi affetto da ernia inguinale sinistra, en· trato all'ospedale il 4 febbraio ed uscitone il 15 marzo. La data dell'operazione fu il17 febbraio; 2• il soldato dell'81 o regg. fanteria Gazzillo Aniello affetto da ernia inguinale sinistra, entrato all'ospedale il giorno 21 maggio ed usuitone il giorno 2 ago$tO. La data dell'operazione fu il 26 giugno; 3" Il soldato del 44° fanteria L a Marca Angelo, affetto da ernia inguinale destra, entrato all'ospedale il giorno 21 maggio ed uscitone il giorno 10 agosto. La data dell'operazione fu il 28 giugno. 4• Il caporale del 43 fanteria Garuffi Pietro, affetto da ernia inguinale destra, entrato all'ospedale il giorno 17 agosto ed uscitone il 9 settembre. La data dell'operazione fu il 21 agosto. Il caso poi di ernia inguinale destra strozzata riflette il soldato nella nostra 11" compagnia di sani ti La.nzillotti Alberto, entrato all'ospedale il giorno 9 luglio ed \lBCitone il l" agosto. La. data dell'operazione fu la stessa dell'entrata a.ll'oapedale. In tutti questi ca-Si, come già ho accennato, si seguì rigororamente il metodo Bassini. Curammo, operatore ed assistenti, la più rigorosa asepsi personale, del malato e del materiale d'operazione e medicazione. A. vemmo cura di ottener e la cloronarcosi più profonda possibile. Non starò certo ad enumerare i vari i metodi stati tentati sin da. remoto tempo per la. cura delle ernie, solo dirò che il metodo Bassini, nell'operato di ernia strozzata, in cui si accoppiò alla riduzione dell'ernia ed allo sbriglia.mento dell"anello esterno, corrispose molto bene. È nota l'anatomia del canale inguinale, che dà passaggio al cordone spermatico ed a ttraverso al quale
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RESOCONTO CLINICO fl E L KII',\RTO DI CRJRURG~A
si prod ucouo le erlJ ie iuguinali. Ricorderemo essere esso costitui to indietro dalla fascia. trasversale, in avanti * dall"aponevrosi del grande obliquo, in sotto dalla gronda. costituita dalla inserzione di queste membrane all'arcata crurale ed in sopra dalle fibre del piccolo obliquo e del trasverso addominale. Il Bassini apre questo canala, isola. il cordone, da questo distacca e scolla il sacco erniario più o meno ad erente, distrugge questo, legandolo quanto più profondamente può, e recidendo la porzione 'al disopra della legatura, finisce coll'affondare il moneone del sacco nella cavità addom inale. Dopo ricostituisce il canale inguinale, sut•.uando profondamente lo strato muscolomembranoso formato dalla fascia trasversale e dalle fibre del trasverso e del piccolo obliquo con lo sdoppiamento inferiore del legamento d el Falloppio, partendo dal pube sino all"incontro del cordone, cui lascia un piccolo pertugio pel suo passaggio. Costituita così la parte posteriore sta bi lisce l'anteriore suturando l'aponevrosi del grande obli<JUO e lasciando verso il pube un piccolo pertugio per la fuoriuscita del cordone. I n fine si sutura la cute. Nei cas i ora riferiti si ebbe la prima intenzione in tutti; solo nel soldato La Marca suppurarono due punti cutanei e si formò al di sotto una raccolta cui convenne dar e · ito con una incisione superficiale; non si ebbe però nulla a deplorare e l'infermo lasciò r ospedale completamente guarito. N el Gazzillo poi, alla l " medicazione fatta dopo 5 giorni, dall'estremo inferiore della ferita si ebbe fuoriuscita di una discreta guantita di sa11gne verificatasi da qualche vasellino rimasto pervio, e simile fatto si verificò nelle altre due medicature consecutive, ma il sangue mai si. trasformò io. pus. L'unico danno che ne derÌ\'Ò fu il ritardo di uu paio di settimane alla guarigione eompleta. L' esperienza di l casi di ernia da me ,operati e di ben altri
DELLO SI'EDALR llll.ITARE PRJNCIPAI,E DI BARI
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10, in cui feci da assistente mi ha ammaestrato ad aver presenti la sagllenti regole principali: l" È indispensabile purgare nei giorni antecedenti all'operazione l'infermo per più di una volta, al doppio scopo di vuotare, per quanto possibile, l'inte3tino, e di mantenere, ad operazione esAguita l'infermo per più giorili senza defecare. 2• Di eseguire una emostasia accuratissima, legando anche i vasi più esili e che diano appena lievissimo gemizio di sangue, imperoccbè è la formazione di ema· tomi fra la ferit.a che poi fa prot.rarre la guarigione, come nel caso del Gozzillo, senza dire che può produrre danni maggiori, qualora il sangue si tramuti m pus. 3° È preferibile asciugare la ferita con gar ze divenute asettiche con la prolungata ebollizione e non usare lavaggio di sorta, essendo il sangue per se stesso asettico, e potando qualche po' di liquido anche aset· tico rimasto nella ferita alterarsi e dar luogo a suppu· r8.Zlone. 4n Bisogna in fine badare alla sterilizzazione della eeta da sutura che si raccomanda venga fatta bollire in una soluzione idroalcoolica di sublimato, mantenen· dola poscia asettica col tener la immersa in una soluzione alcoolica di sublimato al 10 p. 100. 5" È preferibile la seta al categut, parchè sebbene quest'ultimo, sia più facilmente assorbito della seta, pur nulla di meno richiede per la sterilizzazione un metodo lungo e di incerto esito. Piacemi ora intrattenervi un po' più dettagliatamente -sul caso di ernia strozzata sopra appena accennato. Lanzillotti Alberto, soldato nell'li" compagnia di sanità, il giorno 9 luglio in B1u·i, verso le ore 14, mentre era a letto pel riposo concesso alle truppe durante l'orario estivo, in seguito a ripetuti colpi di tosse, 59
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RESOCONTO CLINICO DEL RIPARTO DI CHIRURGIA
fu assalito da dolori intensi alla regione addominale, che si r esero in breve insopportabili. Siffatti dolori erano già fissi all'inguine destro e si riverberavano violentemente allo scroto. Immediatamente si manifestò vomito prima di materie recentemente ingeste e poi di succhi gastrointestinali. Pertanto all'inguine destro fu notata una tumefa· zione che scendeva nello scroto, della grandezza di un grosso pugno piriforme con la base in basso verso lo scroto e l'apice all'anello inguinale esterno. Alla palpazione il turuore presentava consistenza dura, elastica, alla percussione timpanismo verso 1'. anello inguinale, ed ottusità allo scroto, nessuna trasparenza coll'illumi· nazione artificiale, il testicolo spinto in dietro ed in basso. Il tumore era assolutamente irriducibile. Non vi fu dubbio sulla diagnosi di ernia obbliqua esterna allo stato di oscheocele, con sintomi di strozzamento. I semicupi caldi e prolungati, i suppositori di belladonna, le manovre di taxis accompagnate dalla posizione dell'infermo a forte piano inclinato col capo in giu a nulla valsero. Si protrassero i tentativi per oltre due ore. Intanto si preparava il tutto per procedere all'operazione cruenta, e quando alla meglio le cose erano pronte, risoluti in questo caso di dover far ricorso più all'antisepsi che all'asepsi, ~;i procedè alle ore 17 alla cloro· formizzazione dell'individuo, coll'intento di fare dnrante il sonno cloroformico prima altri tentati vi di riduzione, e poi procedere, non riuscendovi all'atto operativo. La clorouarcosi fu sollecita, la riduzione incruenta non fu possibile. Fu praticata un'incisione lungo l'asse longitudinale del tumore dalla metà dello scroto sino al livello dell'anello inguinale profondo che corrisponde quasi alla spina iliaca inferiore anteriore, tre dita trasverse al disopra dell'arcata crurale. Messa allo scoperto l'apone-
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vrosi del grande obliquo ed incisa questa per tutta la estensione della ferita cutanea, malagevole cosa riusciva isolare il cordone il quale trova.vasi al disotto dell' ansa intestinale erniata. Fu m estieri incidere largamente il sacco, venne fuori poco liquido sieroso s poi una buona parte di epiploon, e dietro questo b en circa 20 centimetri di ansa intestinale del tenue. Era impossibil13 reintrodurre in cavità tutti i visceri erniati. Fu mestieri asportare per circa 30 centimetri di epiploon al disopra di una robusta legatura, poscia sbrigliare con colpi di bistori r anello esterno ed infine ridurre l'ansa intestinale erniata, che presentavasi bluastra perstasi venosa inten:>a e contenente diversi mucchi di materie escrementizie indurite. Dato termine a CJ. uesta prima parte rlell 'operazione, cioè alla riduzioni;} dell'ernia, si. prosegni alla cura radicale, cioè alla legatura del sacco, che in questo fu preceduta da sutura di esso, essendo stato largamente aperto, alla ricostituzione del canale inguinale ed alle conseguenti tre suture: profonda, dell'aponevrosi del grande obliquo e della pelle. Il L anzillotti al 2• giorno in cui si praticò la prima medicazione, aveva la ferita gia riunit.a per prima intenzione e dopo pochi giorni dall'operazione, potè essere inviato in patria in licenza di convalescenza. Ora egli è sotto le armi, e, siccome fa parte della nostra compagnia, lo vediamo tutti i giorni in buone condizioni e senza nulla risentire della subita operazione. Ho voluto diffondermi su questo caso, poichè mi ha dato occasione di sperimentare come molto b ene si adatta il metodo Bassini anche ai casi di ernia strozzata, in cui vi è n oto quanti mezzi furono ideati sin dall·antichità per la contenzione dei visceri stati ridotti. Tra le più important.i malattie avute in cura, si trova pure un empiema. Si trattò del carabiniere a piedi della
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legione di Bari , Rossetti Gaetano. Egli entrò il giorno 6 marzo nel reparto chirnrgiuo da quello di medicina, ove era stato in cura per plemopolmonite sinistra.. Colà, dopo essersi svolto il periodo acuto della. malattia, la febbre era cessata e l'essudato risultò, dai dati semiotici, limitato ad umt piceo la racuolta che raggiungeva posteriormente appena l'angolo inferiore della sca.· poht; esSlldato che si riprometteva sarebbesi riassorbito cogli ordinari metodi curati vi. In vece, dopo qualche giorno, la febb re si r ip l'eseutò a tipo però intermittente e preceduta da forti orripilazioni ed il livello del liquido interpleurale manifestamente saliva. Fra breve il cavo pleurico sinistro si constatò quasi repleto e, per la f·:lbbre insistente, per lo stato dispnoico dell'ammalato, fu mestieri ricorrere ad una puntura esplorati va per procedere (a seconda si fosse trattato o di s iero o di p us), alla semplice toracentesi, d i cui già una era stata praticata., o all'operazione dell'empiema.. Couscatata, com'era da prevedersi, la natura purulenta. dell'essudato, il giorno 7 marzo si procede all'operazione dell'empiema col meliodo Kiislier, cioè colla resezione di un pezzo della ~·costola. B noto che molti sono i metodi stati sperimentati nell'operazione dell'empiema. La sampliue incisione dei tessuti molli e successivo ta· glio della pleura nel 6° spazio intercostale, linea ascel· bre posteriore. è quasi abbandonata, non permettendo la ristretta apertura che ne d eriva il libero scolo della secrezione purulenta e la perfetta disinfezione dell'aseesso pleurale. R oser, Schede, E stliiuder resecarono due o più costole per ottenere una più larga. breccia e per diminuire in certo modo l'ampiezza della cavità torauiGa., siuchè una parte più piccola potesse meglio accollarsi ad un poi moue i ro piccioliLo per l 'atelet.tasia consecutiva alla lunga pressione stata esercitata dal liquido inLra pl e urico. Più re0eut~mente i l Kii.ster presentò il
DELLO SPKDAL E MILI TARI' PR!:\CIPACE DJ BARI
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suo metodo. Questo cons iste nel praticare prima una incisione al 5• spazio intercostale anteriormente, e di là in parte vuotare l'ascesso. P oscia attraverso quest'apertura introduce una lunga sonda e la spinge da avanti indietro, da sopra in sott.o, al punto più declive, ed è 0olà, previa. incisione dei tessuti molli e raschiamento del periostio, che reseca una costola per la lnngh oz:~:a di 8 a 10 centimetri, quindi incide la pleura costale e penetra in cavità a traverso una larga breccia. Per questa via viene vuotato completamente il cavo pleurale, si possono con facilità asportare le fa lse membrane e Cfl modamente in fine irrigare e disinfettare la parte. L 'a pertura anteriore si riunisce con qualche punto di sutm·a ed in pochi giorni guarisce. Siccome pertanto il ritrovo rlel punto più declive pnò rilevarsi nel maggior nu · mero dei casi coi mezzi che la semeiotica c'insegna, così ordinariamente l'apertura anteriore non si pratica ed in massima si preferisce eseguire solo la resezione di una costola che per lo più varia c!all'8• alla 10" in direzione della. linea ascellare posteriore. Con questo metodo, susseguito per lunghissimo tempo dalle quotidiane irrigazioni di acido borico ed anche di sublimato al' ·• per mille e dal paziente tamponameuto con garza sterilizzata, si ottengono risultati soddisfa· centi. Alle ordinarie irrigazioui disinfettanti è bene ag-
giungere, per attivare il processo di granulazione, di tanto in tanto le iniezioni caustiche di cloruro di zinco nella proporzione dal 5 all' 8 p. 100. Alcuni spinsero questa dose a.l 15 p. 100. Nella mia povera casui:;tica, compreso questo caso che descrivo, annovero nove operazioni di empiema: una col metodo della incisione dei tessuti molli e della pleura nello spazio intercostale ed otto col metodo sopra descritto. Fra questi otto oasi bo avuto sei guariti e due morti, ma in questi ultimi per-
tanto era sta.fK9., diagnosticata, anche batteeiologicamrmte,
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RKSOC ONTO CLI!'>lCO UEL RIPAUTO DI C HIRURGIA
la. natura tubercolare della malattia. Nell'operato poi col la incisione dei semplici tessuti molli si residuò fistola toracica. Il R ossetti conseguì la guarig ione e fu d imesso da questo ospedale riformato, per aderenze pleurali ed atelettasia pulmonare, il giorno 11 del mese di luglio. L'operazione di semicastrazione destra fu in persona del soldato nel 43" regg im ento fanteria, Guarnaccio Matteo, entrato nell'ospedale il giorno 19 ottobre ed uscitone il 24 novembrA. L 'operazione fu eseguita il giorno 3 novembre. Individuo di mediocre costituzione organica e temperamento linfa tico, da più tempo aveva avvertito un certo ingrossamento ed indurimento del testicolo destro, ma non ne fece g ran conto. Molestato da qualche fitta lancinante ed accortosi del sempre più crescente volume dell'organo suddetto, ricoverò all'ospedale. Non accennò a dati atavisbici d 'importanza, disse di non essersi mai contagiato di malattie veneree e sifilitiche, anzi garentì di non aver mai avuto cc.ntatto con donne. Si constatò ing rossamento in massa del testicolo e dell'epid idimo a destra, ingrossamento risultante dall'unione di molti nodi, laonde alla pal pazione si percepì va una superficie dura, bernoccoluta, ed alcuni di questi bernoc coli a lla base del testicolo avevano contratta aderenza cou la pelle dello scroto. Il subdolo insorgere della ma· lattia, la forma del tumore, la sua durezza, la contratta aderenza con la pelle, che mostravasi nel punto adeso notevolmente infi ltrata, fecero pensare ad una neoformazione d'indole tubercolare, anche perchè la clinica o' in!':egoa come possibi le, anzi frequente è l'insorgenza di t umori di simi le natura ai test icoli primariamente e senza che in altri organi siasi ancora constatata la presenza del bacillo del K oeh . Kel pn11to in cui la pelle era aderente al testico lo. ;;i uvnstatò po:;cia manif~sta tiut-
DELLO SPEOALE MILITARE PRJ:SCIPAI.E DI BARI
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tuazione, altro indizio di tumore costituito da tubercoli; di cui è noto come facilmentt> vengono a fusion e ~up purativa. L'operazione fu praticata eseguendo due incisioni arcuate con convessità all'infuori che, partendo dalla sommità dell'anello inguinale esterno, arrivano a congiungersi alla base dello scroto, lasciando così attaccata al testicolo una porzione di pelle a forma di ellissi, nella quale era compresa. la parte infìltrata. Poscia, enucleato il testicolo, venne asportato unitameute alla pelle statagli lasciata attaccata. Il.cordone fu legato in massa quanto più si potè in alto verso l'anello inguinale. Molti punti di sutura staccata riunirono i due lembi dello scroto. In pochi giorni si ottenne la guarigione per prima intenzionE\. Alla l" medicazione si tolsero tutti i punt.i, meno uno o due all'estremo inferiore della ferita che non era bene adesa, per dove si vuotò una discreta raccolta di sangue, verificatasì pel gemizio del moncone del cordone stato le· ga.to in massa, mentre è molto miglior consiglio quello di afferrare e stringere il cordone con un'ansa e dopo recisolo, andar allacciando ad uno ad uno tutti gli elementi che lo compongono. Fra le tre riduzioni di fratture annoverate nello specchio delle operazioni è meritevole di menzione il caso di frattura del femora sinistro nell'unione del terzo medio col terzo superiore, avvenuto in persona. del soldato del 43° regg. fanteria Currenti Ignazio, entrato in questo ospedale il giorno 30 ottobre, trasportato in una carrozza da. Turi, dove era distaccato colla sua compagnia. L a lesione avvenne nella caserma di Turi la mattina. del 30 ottobre. Mentre il Currenti si recava di corsa al proprio posto per prendere le armi e recarsi poscia alla passeggiata, sci volò e cadde urta n do coll'anca sinistra per terra e producendosi la frattura
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RESOCONTO CLINJCO DEL RIPAitTO Dl CUIRURQIA
sopradetta. Fu tosto (alla meglio ricomposti i frammenti ed eseguita una fasciatura dal medico civile) t rasportato in carrozza a quest'ospedale. Come è solito a verificarsi, nella meccanica della caduta fatta dal Currenti si supponeva la frattura in u n punto più alto, cioè al collo del femore; si costatò invece trattarsi di frattura semplice a becco di flauto, non complicata in corrispondenza dell'unione del terzo medio col terzo superiore del femore sinistro. La coscia era notevolmente gonfia per edema, dovuto in massima parte allo strozzamento che esercitava l'apparecchio provvisorio stato applicato a Turi, che consisteva in una fasciatura gessata, molto strett<i, dal ginocchio all'inguine. Tosto, tolto quell'apparecchio, vennero ricomposti e bene adattati i tì·a.mmenti, coll'assistenza dell' ottimo collega cav. Susca, e poscia fu applicato lo apparecchio ad estensione continua col sussidio della slitta scorrevole d el Volkmann ed avendo la precauzione di fermare il tronco dell' ammalato a letto con una larga e robusta fascia che, passando tra le ooscie nella reg ione perineale, con i due capi, uno per il davanti e !"altro per il di dietro al tora.r.e, venivano a legarsi fra. di loro contro la spalliera superiore del letto. A meglio ottenere che l'ammalato non venisse per intero tirato in g iù dall'apparecchio di estensione fu data al letto una. posizione sensi bi! men te inclinata. col punto più declive verso la testa. TuJe apparecchio, che funzionò per bene, venne ten uto per 20 giorni, dopo i quali fu rimosso. n callo era in buona via di consolidazione, l'arto era in bnona. direzione e non presen ta va accor ciamento apprezzabile. Fu a pplicato un apparecchio amidato fissato a.l bacino, e dopo altri 20 giorni fn tolto anche questo. Il callo era. perfettamente consolidato, l" arto in ottime condizioni . Col massaggio, coi bagni caldi aromatici, colla
D~LLQ ~PEDALE MlL!T~RE l'RJNt;JpALE Dl DARI
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moderata e metodica ginnastica medica, si andò man mano dileguando la. ~igidità dell'articolazione del piede, del ginocchio e dell'anca e scomparve quel leggiero stato ipotrofico, che dipendeva dalla lunga inerzia. Nei primi di quest'anno il Currenti è stato inviato in licenza di convalescenza di tre mesi. È degno finalmente di venir riferito un caso di lussazione sottoglenoidea destra, avvenuto in persona del tenente nell'arma dei reali carabinieri Gandini sig. Carlo, che la. sera dell' 8 gennaio in Bari, accorso in un incendio, nello spiccare un salto allo scopo di sorpassare al di sopra. di un punto ove il fuoco divampava, cadde urtando colla sommità della spalla destra contro la ringhiera di una scala eli ferro. R estò col braccio destro pendente senza potere ese· guire alcun movimento massime quello di elevazione. Venuto all'ospedale, la. meccanica della violenza patita, l'abbassamento e la. depressione marcatissima della regione deltoidea, la quasi normale apparenza delle fosse sopraclavicola.re e sopraspinosa, l'allungamento dell' arto superiore destro in confronto del sinistro, la diminuita profondità del cavo ascellare ove, colla palpazione, percepìvasi un discreto tumore osseo costituito dal capo omerale, ci condussero alla diagnosi di lussazione scapolo-omerale destra, varietà sottoglenoidea. Ridussi con stento la lussazione, coadiuvato dall'egregio collega capitano medico Videtta. L 'estensione fu fatta a mezzo di robusta fascia legata all' estremo cubitale dell'omero ed all'antibra.ccio, la contrp-estensione mercè altra fascia larga, che abbracciava la sommità del torace, la coattazione colle mie dita, che affondate nel oa.vo ascellare, spingevano costantemente il capo ome· rale dal basso in alto. Fu mestieri di una. lunga manovra., stante la robustezza e tena.cità dei muscoli, di
cui si dovette vincere la resistenza Ridotta la lussa-
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R E SOCONTO CLIN I CO DEL RIPAKTO Dl OB1RURG1A 1 ECO.
zione, fu fatto un apparecchio alla Desault cou fasce comuni di cambrik. Ogni due giorni si rinnovava la fasciatura, Hi praticava un breve massaggio, si imprimeva qualche movjmento all'articolazione. e poi siripeteva la fasciatura. Con tale sistema, che corrispose perfettamente, in un mese l' ufficiale lasciò l'ospedale, completamente guarito, senza reliquati di sorta..
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IL SENSO CI\O~IA TI CO DELL'OCCHIO LIalA NO Conrcrrnza scierllillra letta nll 'osJ)c•ia le militare prineiJ>ale di Chieti il S8 aprile tS98 dal llult. Pa11eole .' -lbe rto, capitano m~dr~o
L'Atto N. 17 del Gioronale milita1·e ufficiale, pubblicato il 22 gennaio del corrente anno, apporta modifica.zioni all'Istruzione complementare al Regolamento sul reclutamento. Al § 79bi~ ed 85IJiS tassativamente prescrive che gli uomini da doversi assegnare alla brigata lagunari, alla brigata ferrovieri, oltre a possedere i requisiti prescritti d'idoneità al servizio militare m genere, debbono a vere: P acutezza visi va normale in ambo gli occhi; 2;• senso cromatico normale in ambo gli occhi ; 3" campo visivo normale in ambo gli occhi. « E poichè, soggiunge l'Atto prenotato, l'uso degli occhiali non è compatibile colle speciali mansioni dei predetti individui, le determinazioni per l'accertamento de' suddetti individui verran no fatte senza correzione alcuna. colle adatte len ti ». . N o n vi è chi non disconosca quanto sia provvidenZiale un tal temperamento, come quello che tende ad assicurare un servizio in gran parte basato su d'una P.erfetta. visione. N ella. R. marina, presso le varie soCletà di navigazione, nazionali ed estere, presso le società, ferroviarie di qualsiasi r ete non è possibile
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essere ammesso a farvi parte se il senso della. vista in genere ed il cromatico in ispecie non è perfettamente integro. Anzi le società. ferroviare stipendiano appositamente chirurghi- oculisti i quali, all'uopo richiesti, debbono accnrata.mente esaminare la vista di coloro che aspirano ad esservi impiegati per assicurare le rispettive amministrazioni che questi han normali l'acutezza visiva, la percezione cromatica, il campo visivo in a mbo gli occhi. Ora io non m'intratterrò a parlare dell'acutezza visiva. e del campo visuale, pel fatto che questi due argomenti sono ampiamente e con molta chiarezza svolti nei comuni trattati di medicina. legale militare. Fermo invece la. mia e la vostra attenzione sul senso cromatico, argomento pieno eli attratti ve, ricco r;empre di novità e di nozioni pratiche, senza già contare che pei cultori di cose ottalmiche il suo esame è divenuto oggi un mezzo di diagnosi importantissimo. Lasciando da parte le discussioni e gli ~sperimenti, riepilogo in queste poche pagine tutte quelle nozioni di fatto che sommamente interessano noi medici militari per resatto esame del senso cromatico di coloro che aspirano a divenire lagunari o ferrovieri.
•• L'anatomia comparata, fondandosi su molti dati di fatto, dimostra che la percezione de' colori è il risultato di maggior s \<iluppo dell'organo visi v o. L' uomo nella sua origine non avrebbe avuto che il solo senso luminoso, non avrebbe distinto se non che il chiaro e r oscnro, mai alcun colore. In prosieguo avrebbe acquistato la sensazione del r osso e poscia di tutti gli altri colori, gradatamente, runo appresso dell'altro, cosi come si succedono allo spettro, dal meno refrangibile
lL SBNSO CROMATICO DEL!} OCCHIO Ol!Ar\0
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al pm refrangibile. Nelle ere decorse quindi il difetto della. percezione cromatica d oveva essere molto piu frequente di quel che si verifica a' g i.orni nostri. R isulta. infatti dalle osser vazioni fisiologiche che i coni della. retina sono gli organi essenziali del senso cromatico, tanto è vero che questo è piu perfetto alla macula lutea, ove i coni a bbondano, e per converso è più affievolito a misura che dalla macula ci allontaniamo ver so i limiti del campo visivo. Ora esistono esseri della scala anima.le che mancano assolutamente di coni retinici: sono questi gli uccelli notturui e, come questi, molti mammiferi che o escono alraperto di notte tempo o menano vita nell'oscurità; i p i pistrelli, le talpe, il porco-spino ecc. Al contrario gli uccelli diur ni, che si cibano d'insetti dai smaglianti colori, sono fo rniti, specie verso la macv.Ja, d" un· abbondanza. di coni retinici che non trovasi in alcun altro genere d'animali. Ed è notissimo il fatto che i colori, col diminuire della. luce, scompaiono come tali per rimanere poi, come ogni oggetto, invisibili nella perfetta oscurità: Il Magnus, che fu il primo e strenuo sostenitore di questa teoria, conforta i dati forniti dall'anatomia comparata cogli studi filologici delle opere let terarie indiane più remote che s i.eno a noi perven ute. In queste l'arcobaleno p. e. ha l'epiteto di r osso: nelle opere successive è controdistinto da tre colori, e n ou è ch e sul principio dell'era volgare che l' arcobaleno è descritto come al presente lo vediamo. Potreb be darsi che col successivo sviluppo del se uso visivo, in tempi di là. da vE~nire, potessero venire percepiti i raggi colorati ultra-rossi ed ultra-violetti, ora a noi perfettamente ignoti, ed il R ose infatti parla di aver già trovati individui i quali allo spettro distingue\·ano perfettamente i raggi ultra-violetti.
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Ad onta pertanto che sembri non dubbia la freCJUenza di anomalie dl:ll senso cromatico ne' tempi andati, pur tutta via. non se ne è cominciato lo studio che nel 1794, quando il celebre fisico e chimico inglese D alton si accorse d'esser cieco pel colorito rosso. Prim a di quest'epoca non t rovan si ne' libri che vaghe notizie, inte~e più ad eccitar e la meraviglia che a. constatar e un fatto di grandissima importanza. E cosi il celebre Arago cita una famiglia nella quale tutti i componenti confonde,·a.no sempre il rosso col verde. Alt ri in epoche posteriori h an nota to d'aver conosciuto individui pittori, sarti, tintori che erravano nella scelta de' colori in modo madornale, confondendo letteralmente nn colore con un altro. Il Dalton scrisse allora una pregevolissima memoria in proposito. Ma nel 1837 i l Seebeck studiò il senso cromatico sugli alunni delle scuole di Berlino e r estò sorpreso d i t rovarne 12 con cecità completa pe' color i e molti altri ciechi chi di questo chi di quel colore. Fu pertanto Giorgio Wilson, professore n ell'Università d'Edimburgo, colui che additò quale utilità pratica poteva ricavarsi da una sì preziosa nozione scientifica. E fece n otare quanto pregevole poteva riuscire r esame della percezione cromatica a tutti coloro che sono costretti ad attendere a servizi ove l' integrità d ella visione cromatica è una condizione indispensabile. Si pensò subito a non ammettl:lre nel personale ferroviario di manovra che quelli che avessero integro il senso cromatiuo. Le marine militari, le varie società. di navigazione con più fUl'te rll.gionl:l Sl:lguirono l'esempio dato dalle
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amministrazioni ferroviarie. E dico con pitt forte ragione, in quanto che i colori che pe' vari segnali adopera la ferrovia sono tre: il r0sso, il bianco, il verde. I n marina tutti i colori con le loro più svariate tinte vengono adoperati. L'Atto N. 17 precitato prescrive che anche i lagunari e i ferrovieri del R. esercito sieno perfettamente scevri di qualsiasi imperfe zione del senso cromatico; ed io crederei di non andare errato se stimassi indispensabile che l'esame della percezione cromatica fosse imposto a tutti gli alunni di tutte le scuole a. fine di evitare obe certe professioni, arti e mestieri avessero esercenti che, per avere un difetto. del senso cromatico, non possono attendere debitamente alla. loro occupazione. I medici, i chimici, i botanici, pittori, tintori, ecc. ecc. indubbiamente debbono possedere integro il senso cr omatico. Ed intanto risulta dalle statistiche compilate dagli oculisti delle Società ferroviarie che il difetto del senso cromatico trovasi nella proporzione del 2,50 p. 100. Il prof. Ovio, libero docente nell'Università di Padova, in un suo pregevole T1·altalo di oltalmologia, porta una. tale proporzione al 5 p. 100. Ognuno vede da. tali percentuali come un tal vizio visivo sia tutt'altro che infrequente e quanto danno possa avvenire all'esercizio d'una professione, d'un'arte, d'un mestiere da chi l'esercita se inconsciamente guesti non ha integra la percezione de' colori. I mperocohè tal difetto, qualche volta ereditario nelle famiglie, quando è congenito viene sempre scoperto per caso. Solamente chi ha sempre ben distinti i colori e per malattie oculari ne perde la facoltà s'accorge delle diverse sensazioni ottiche che i vari colori gli producono. TI prof. Albini dell'Università di Napoli narra che molti anni addietro ordinò a un custode del Gabinetto
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di Fisiologia dì comprargli de' nastri rossi ed aranciati, e questi invece ne portò de' verdi e de' violetti. Gli ripetette l'ordine sempre collo stesso risultato. Il custode era daltonico'! Quelli che congenitamente sotfrono di tal difetto, in generale, sono dotati di una vista distintissima: vedono nettamente gli oggetti e parlano sufficientemente bene de' colori senza che essi ne abbiano la diretta, esatta conoscenza. L'educazione infatti ci fa apprendere i nomi dei colori: essi quindi imparano a dare il nome di rosso, di verde, di bleu a quella. speciale sensazione che su di essi fanno tali colori, ma non li percepiscono affatto nella lor.o essenza, nelle loro t inte. Ne segue che essi dicono per abitudine verdi le foglie rlegli alberi, r osse le corolle de' papaveri, violette quelle delle viole mammole senza che minimamente il loro occhio sia. impressionato dal rosso, dal verde, dal violetto.
I fis ici ed i fisiologi sono d'accordo nell'ammettere che i colori semplici principali sono sette: rosso, aranciato, giallo, v erde, turchino, indaco, violetto. Essi risultano dalla scomposizione della luce bianca mediante un prisma e, riuniti, ricompongono la luce bianca. Tre di essi sono detti cJolori fondamentali in quanto che, mescolati fra loro in opportune proporzioni, possono formare tutti i colori. Si credette per lo passato che essi fossero il rosso, i l giallo e il bleu : ulteriori esperieuze vollero come colori fondamentali il rosso, il giallo e il \'ioletto. Young ritenue invet:e fondarneu!.~:~,li il rosso, il Yerde, il violetto; ma il Fick, considerando che il violetto ris ulta dal rosso e dal bleu, stimò fondamentali il rosso, il verde, il bleu. Oggi si è tornati all'antico: sono ritenuti per colori fondamentali il r osso, il giallo e il bleu.
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Sono p::> i color i complementa?"i quelli che in mescolanza costituiscono il bianco. E eosì dal rosso è complementare il verde-bluastro, del giallo l'indaco, del verde· giallognolo il violetto. Diconsi infine misti quei colori che risultano dalla mescolanza di due o più colori semplici dello spettro solare. Secondo Helmholtz allo spettro solare il rosso col violetto dà il color porpora, il rosso col bleu dà il color rosa, il rosso col verde dà il color giallo sbiadito, il rosso col giallo dà il color arancio, il verde col bleu dà il color bleu-verdastro, il gia llo col violetto dà il color rosa, il giallo col verde dà il color giallo-verdastro, il verde col violetto dà il color bleu-pallido, il bleu col violetto dà il color bleu d'indaco. In tutti i culori possiamo distinguere il toiw, la satumzione, l'intensità. Intendesi per tnno la tinta che presenta il colore, tin ta che nei colori dello spettro è data dalla lunghezza delle onde di vibrazione dell'etere, nelle materie coloranti dalla proporzione rii due colori in mescolanza. La satu1·azione invece è la purezza massima d'un colore: un colore è tanto più saturo quanto più è scevro di bianco o di miscele di altri colori. Infine l'intensità d' un colore è in rapporto del grado, della specie, della forza d'illuminazione. Questo per parte del colore. L 'occhio poi riceve una percezione più o meno perfetta de'colori in dipendenza di svariate circostanze, di cui le principali sono l'adattamento, r illuminazione, la distanza, il colorito del fondo. L 'adattamento è un fattore importantissimo. L'occhio. per percepire nettamente i colori, dev'essere tenuto un certo tempo in riposo. Qualora sia stato impressionato 60
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per un t empo più o meno lungo da.. una luce bianca. o da una colorata, la percezione cromatica. è imperfetta.. L'intensità d'un colore riesce di gran lunga diminuita se l'occhio ha fi ssato lungamente il bianco, ed al contrario è di molto esagerata se l'occhio ha fissato in precedenza per un certo tempo il colore compie· mentare. Si verifica pure che un colore, a lungo fissato, finisce per non essere più visto: scompare g radatamente dalla periferia verso il centro. Se ne deduce che l'esame del senso cromatico di tanto in tanto dev'essere interrotto, non può essere prolungato oltre un certo tempo se si vogliono avere risultati attendibili. Oltre all'adattamento · bisogna t enere conto anche dell' illuminazione. L ' influenza pertanto che questa eser· cita sulla percezione cromatica non è identica. per tutti i colori. In t utti i modi è a tutti noto che, di mano in mano che dalla luce passiamo alle tenebre, i colori per· dono gradatamente la loro intensità: essi col diminuire della luce divengono grigi di differente chiarezza, si portano verso il nero e finiscono poi per scomparire nella perfetta oscurità. Al contrario coll'aumento della illuminazione i colori divengono più vivaci, tendono a portarsi verso il bianco. Nell'esame quindi del senso cromatico è di sommo inter esse far uso della luce bianca diffusa, mai di luci colorate, ed è poi indispensabile esaminare il soggetto con diversi g radi d' illuminazione. Bisogna aver poi in conto grandissimo la distanza alla (]Uale un colore vien veduto. A grandi distanze esercita molta in fl uenza sui colori l'aria atmosferica. L eonardo da Vinci nel Tr·uttato eli p iliHret dice in un posto : delle cose phi, chia1·e e più oscure che l'aria, in lt'''9tt clislanzc~ scmilbiandn colm·e, la chim·a acqt~isla osc·ul'ilù e /'o~c.:ttnt ac'Jtdsta chiw·e;;a. Col crescere dolla
IL SENSO CROMATICO DELL' OCCI:IJO UMANO
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distanza si verifica p. e. che il giallo diviene più rossastra e il bleu più intenso. A questo bi:-!ogna aggiungere che la distanza fa variare la grandezza dell'immagine retinica, per cui i colori debbono avere una certa estensione in rapporto alla. distanza alla quale essi sono veduti. Nè trascurabila è il colorito del fondo sul quale risultano i colori. È legge che quàndo due colori si trovano in vicinanza si modificano a vicenda co' loro colori complementari. Ne nasce quel fenomeno detto contrasto di colori, contrasto distinto in st,ccessivo, se un colore viene veduto dopo un altro e vonlemporaneo, se i due colori sono visti insieme, nello stesso tempo. Il contrasto può rendere i colori più vivaci, più splendenti o viceversa più opachi. Numerose e belle esperienze, che io tralascio di annunciare per amor di brevità, additano agli artisti quanto si possono giovare del contrasto per ottenere effetti di luce, di colorito. Nell'esame del senso cromatico noi invece dobbiamo evitare il contrasto dei colori e quindi questi saranno collocati su d'un fondo nero o su d'un fondo bianco. E poiohè anche il ner o e il bianco influenzano ciascuno in modo diverso il colore, è necessario che ogni colore dev'essere visto una volta su fondo nero e un'altra su fondo bianco. Dovrei parlare infine dell'influenza che esercita la saturazione, la sorgente l uwinosa, l'irradiazione, la produzione de' colori (colori prodotti per assorbimento, per interferenza, fluorescenza, fosforescenza, ecc., ecc.), ma se voldssi partitamente spendere anche poche parole per ciascuno di questi argomenti, uscirei indubbiamente da' limiti impostimi da una conferenza. Rientro perciò nella via tracciatami. D senso cromatico ha il suo massimo d'intensità alla macula lutea: tale intensità si affievolisce di mano in
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IL SF.NSO CRO MATI CO DELL'OCCHIO UllANO
mano che ci portiamo verso i limiti del campo visivo. Ogni colore ha però un campo visivo suo proprio, più 9 meno esteso, esattamente misura.bile al perimetro. Il campo visivo cromatico più ristretto è quello del verde: ha un'estensione di 40" sul diametro verticale e 55• sull'orizzontale; del diametro verticale 20• sono in alto e 20• in basso, dell'orizzontale 35° sono dal lato temporale e 20" dal lato nasale. Un po' più ampio è il campo visivo cromat ico del rOSdo: ha questo una estensione di 60'' sul diametro verticale, de' quali 30" in alto e 30° in basso ed 80" sul diametro orizzontale, de' quali 50" dal lato temporale e 30'' dal lato nasale. Ancor più ampio è il campo visivo d el bleu. Misura un'estensione di 85" sul diametro verticale, de' quali 35'' verso l'alto e 50n in giù e 100'' sul diametro orizont ale, de' quali 60° sono temporali e 40" nasali. Il ca,mpo cromatico più esteso è quello del bianco. Misura 135° sul diametro verticale, de' quali 35• in alto e 70'' in basso e 140" sul diametro orizzontale, de' quali so• verso la tempia e 60° verso il naso. Alla normale percezione de' colori alla periferia contribuiscono tutte quelle condizioni che abbiamo enumerate per l'esatta percezione centrale. Indubbiamente poi l'esercizio rende il senso cromatico più perfetto sia al centro c.:he alla periferia, come ne fan fede gli ar tisti e tutti g li osservatori che ripetono le varie esperienze sui colori. In tutti i modi i limiti del campo cromatico de' vari colori sono tutti concentrici e meno estesi dal l!Lto nasale ed in alto. Ogni colore al perimetro dà, lontano dallo o·, una semplice impressione luminosa, poi una impressione colorata. vaga ed in ultimo viene distinto. Parrebbe elle le parti periferiche della retina siano per fettamente insensibili a · colori. I1 Wecker pertanto con opportuni esperimenti ha dimostrato che tutti i
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colori sono percepibili fino al limite del campo visivo, e se tanto non succede agli ordinarii perimetri lo è pel fatto che per questi si adoperano colori poco vivaci. La periferia della. retina, per avvertire la sensa zione del colore ha bisogno di un'impressione molto più viva di quel che basta per la revisione centrale. Nell'esame del senso cromatico al perimetro è sufficiente determinare il campo del bianco e de' tre colori summenzionati. Imperocchè risulta dall'esperienza che quando viene distinto il bleu viene percepito anche il giallo, che ha limiti molto prossimi al bleu. L'aranciato ha i suoi limiti tra il giallo e il rosso e vien sempre avvertito se il rosso è stato visto. Inquanto al violetto, gli autori se ne danno poco pensiero perchè il più incostante e difficilmente può aversi puro: ne segue che ha dato e dà risultati molto discordi e perciò poco attendibili.
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Come la percezione luminosa, cosi la percezione cromatica non è istantanea: occorre un certo tempo, infinitamP.nte breve, prima che la retina sia impressionata dal colore e ne trasmetta a' centri l'impressione. E cosi del pari la percezione cromatica impiega un certo tempo a scomparire dopo che g li eh~menti senzienti sono stati liberati dallo stimolo. Vi sono apparecchi ingegnosissimi che servono a dimostrare tali verità: sorvolo su di essi e proseguo.
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Young sul principio del secolo emise la teoria anatomica della percezione de' colori . E gli immaginò che ogni fibra nervosa del nervo ottico si componesse d'altre tre fibre, ognuna delle quali viene vivamente eccitata da
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uno de· colori fondamentali e poco dagli altri due Tutti i colori risulterebbero dall'eccitazione in proporzioni varie di queste tre fibre elementari. Helmholtz accettò la teoria emessa daY oung. Ma q uantunque essa spieghi a sufficienza tutti i fenomeni della visione cromatica, pur tuttavia a' più potenti microscopii nessuno ha mai potuto scorgere le tre supposte fibre nervee. Hering invece ammise una sostanza visiva, composta a sua volta di tre altre sostanze: di queste una percepisce il bianco e il nero, un'altra il rosso e il verde, l'ultima il giallo e il bleu. Ciascuna di queste sostanze si consuma, si riproduce e per azioni chimiche di com· posizione riprodurrebbe una determinata serie di colori. La scoperta del rosso retinico fatta dal Boll sembrava dare un serio fondamento alla teoria chimica dell'Hering. Ma esperienze di valenti ottalmologi dimostrarono che sp esso esiste il senso cromatico e non il rosso retinico, il 4uale d'altra parte manca sempre in corrispondenza della macula lulea, o ve per l'appunto il senso crom~t.tico è più perfetto. D Galezowscky, partendo dal principio che la percezione cromatica è fatta da' coni r etinici, pensò che la p er cezione colorata fosse un fenomeno dipendente dalla refrazione della luce che penetra per l'apice de' coni. Altri autori a mmettono che la percezione colorata dipenda da differenza di vibrazioni delle onde eter ee sugli elementi retinici~ ed altri in vece fan dipendere il senso cromatico da fenomeni elettrici del ner vo ottico. t;on·olo sn tutte le confutazioni che fanno gli oppositori acl ognuna di queste teorie. Mi limito solamente a dire che oggi il problema è ancora insoluto, e passo senz' altro brevemente in rassegna. le al terazioni a cui va incontro il senso cromatico. '
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E innanzi tutto è bene far notare che volgarmente si dà il nome di daltonismo alrerra.ta o e rronea perce· zione de' colori. Non è esatto. Il Dalton era cieco pel color rosso, e quindi in senso stretto dovrebbe inten· dersi per daltonico chi manca della percezione del rosso. Ne poi bisogna confondere la visione colorata o CJ'Omatopsia colla falsa percezione de" colori. 11 vedere gli og· getti colorati o contornati da una aureola. di colori e un fenomeno che si verifica per morbi svariati sia delle membrane endoculari, sia dello intero organismo. Gli individui affetti da itterizia, quelli a' quali è stata pro· pina.ta la santonina vedono per un certo tempo l'aria e · tutti gli oggetti colorati in giallo. È questa. la forma detta .>'a1tlopsia. Vi e anche la eritropsia: in questa forma gli infermi vedono tutto colorato in r osso. Diverse intossicazioni producono il fenomeno. La cecità pe' colori può essere congeni ta o acquisita. La congenita nella maggioranza de' casi. si trova nel sesso maschile, ed è ereditaria. Attacca. cont&mporauea· mente ambo gli occhi e può accompagnarsi ad altera· zioni congenite dell'occhio, nistagmo, microttalmo, ambliopia ecc. In via del tutto eccezionale la cecità pel bleu qualche volta si mostra solamente da un lato solo. Coloro che sono affetti dalla forma congenita hanno integro il visus ed il campo vi,;ivo. Lo stesso non succede in quelli che sono colpiti dalla forma acquisita: in essi il visus viene più o meno ridotto ed il campo visi v o ristretto. La cecità. pe' colori dicesi acr·omalopsia e può essere totale o parziale. Nella forma totale nessun colore YÌene distinto: essa prende nome di amaw·osi c;·omaticn.
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IL SENS O CROliATICO DELL' OCC HIO UllANO
L'amaurosi cromatica è una forma eccezionalment& rara: gli individui che ne sono affetti vedono gli og getti colorati tutti d'una tinta più o meno oscura, così come noi vediamo i paesaggi, uomini e cose riprodott i dalla fotografia, in cui tutti i colori sono ridotti ad un colorito nerastro ove più chiaro ove più oscuro. Più facilmente si verifica. la forma. parziale. I n questa. forma, d'ordinario, non viene percepito uno de' colori fondamentali o il r osso o il verde o il violetto. L a cecità pel rosso dicesi Daltonismo o anerit?·opsia; è la fo rma. parziale più frequente. Gli individui che ne sono affetti non veggono che il verde, il violetto e quei colori che nascono dalla loro mescolanza. Il rosso· poco intenso sembra nero. e quello fortemente illuminato sembra \'arde-bluastro alquanto opaco. Un oggetto ill uminato da una luce che a ttraversi un vetro rosso sembra tutto oscuro. La cecità pel verde è detta aclm·opsia: è nn po' più rara della forma precedente. Gli individui che ne sof· frono , allo spettro, vedono il verde come una zona oscura: gli oggetti illuminati da fasci luminosi che attraversino un vetro verde assumono una tinta grigia.. Eccezionalmente rara è la cecità pel violetto" colorepoco diffuso in natura. Allo spettro il violetto meno refrangibile sembra grigio, quello più r efrangibile nero. I pazienti di tal difetto vedono come rosso il color porpora.. La finezza del senso cromatico può essere affievolita: l'acutezza visiva cromatica, in altri termini, può perragioni svariate, trovarsi abbassata. È questa la di· sm·omatopsia: gli individui distinguono i colori, ma non alla distanza alla quale sono percepiti da un o<>cbio normale. Il s~nso cromatico travasi indebolito, e da apposi te scale se ne può determinare il quantitativo nè più nè
IL SENSO CROli ATIC O DELL'OCCHIO UMA!"O
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meno come suoi farsi per la determinazione della semplice acutezza. visi va. Anche la discromatopsia può essere congenita o acqui· sila; totale o pm·ziale. I pazienti da vicino non offrono alcuna difficoltà a distinguere nettamente i colori: in lontananza in vece più o meno accentuata li confondono o non li vedono del tutto. Di somma importanza è anche l'amnesi a de' colori. È un fenomeno .legato a lesioni de' centri nervosi, e più specialmente a lesioni corticali de' lobi occipitali del cervello. I sofferenti di tali infermità conoscono, distinguono i colori, ma non ne ricordano più i,l nome. L'amnesia può esser e completa se tutti i colori non vengono più ricordati, ed incompleta se la dimenticanza è limitata a qualche colore. Vi è infine un'ultima categoria d'individui da tener presente nell'esame del senso cromatico: è fatta da tutti c0loro che, pur distinguendo perfettamente ogni colore, ne ignorano il nome, perchè mai è stato loro insegnato. Noi medici militari ci incontreremo spesso in tali sog· getti, per lo più contadini, nelle visite d'arruolamento presso i distretti. Con un po' di pazienza, di benevola insistenza, cercando paragoni nelle cose a loro più note, si riesce sempre ad accer tarsi dello stato del loro senso visivo cromatico. Ma in che mamera può farsi l'esame del senso cromatico?
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•• Se il paziente ha un difetto del senso cromatico acquisito e non congenito, egli stesso comincerà dal dire che da un certo tempo ha notato un cangiamento di colorito nelle foglie degli alberi, nei colori del vessillo nazionale, negli ogget ti colorati, insomma, d'uso
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IL SESSO C ROMATICO IIJ;L!.'O t:CHIO UMANO
più comune. Ma se il vizio è congenito la cosa diventa alquanto difficile. Gli autori si sono sca.pricciati ad ideare mezzi ingegnosissimi colle sostanze più disparate. Vetri, lenti, prismi, cristalli minerali, polveri, fili, carte, stoffe, liquidi, luci, lane colorate, tutto è stato messo a profitto per trovare modo di scoprire un difetto del senso cromatico. Andrei molto per le lunghe se volessi partita.mente parlare de' singoli appare..:chi in vantati per l' accertamento dell'esatta. percezione cromatica; ricorderò soltanto che il precitato Atto N. 17, pur lasciando ai medici ·militari ampia facoltà di servirsi de' mezzi scientifici che essi credono all'uopo più convenienti, per uniformità di concetto, riduce a. due soli i mezzi d'esame: scale cromatiche del De vVecker e cromoptometro del Barthelemy. Le scale cromatiche del De W ecker sono notissime a tutti. Esse si adoperano come le ordinarie scale murali per la misur azione dell'acutezza visiva. L' individuo, messo a. 5 metri dalle scale, se ha integro il visns cromatico, deve nettamente e con franchezza. distinguere i più piccoli quadratini colorati. Se egli a. 5 metri non distingue che i colori in quadrati più grandi, evidentemente ha affievolita la finezza di percezione colorata, e la frazione segnata al fianco di ciascuna serie di quadrati, esprimerà l'acutezza cromatica rimastagli. Queste scale sono state matematicamente costruite. Tutto è stato calcolato : rapporto fra quadrato e di-
stanza, estensione, intensità del colore, ecc. E sse, per altro, se ci dànno un'idea abbastanza esatta snll'acn· tezza della percezione cromatica sono poco adatte a scoprire una forma congenita d'acromatopsia. Ed è perciò che !"Atto precitato vuole che si ritenga come
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indiziario e non come definitivo il risultato dell'esame · fatto all' inscritto nella. prima visita d'arruolamento al distretto colle scale cromatiche del De W ecker. · Un po' più complesso è il cromoptometro del Barthelemy, il quale è destinato a dare un giudizio definitivo circa l'acutezza visiva ed il perfetto senso cromatico. N elle cliniche universitarie d' ottalmiatria da me frequentate si fa preferibilmente uso del cromoptometro del Rose. Un tale istrumento è fondato sul fatto che la luce polarizzata, nell'attraversare sotto date condizioni una lamina di quarzo, si tinge dei più vivi colori dello spettro in vir tù della polarizzaziolle rotatoria.. Ricordiamo infatti dalla fisica che la luce polari:>:· zata., nell'attraversare un corpo trasparente, conserva, in generale, nell'uscirne lo stesso piano di polarizzazione. Ciò non pertanto vi sono alcuni c.:>rpi che hanno la facoltà di girare il piano di polarizzazione : sono destrogiri quelli che lo ruotano a destra e levogù·i quelli invece che lo volgono a sinistra. Ora il quarzo o cristallo d'i ?'acca, allorchè viene tagliato perpendicolarmente al suo asse e ridotto iu lamine a facce parallele, è l'unico de' corpi solidi dotato della virttt di ruotare il piano di polarizzazione. Se allora, in queste condizioni, la luce bianca polarizzata l'attraversa, appaiono tutti i colori dello spettro, percbè, stando alle esperienze del Biot, i componenti di essa, nell'attraversare il quarzo, escono ~n piani di polarizzazione ruota ti d' una qull.ntità. differente per ciascuno di essi e quindi, coll'apparire singolarmente in piani diversi, sono tutti visibili, analogamente a quanto succede pel prisma che, diversamente rifrangendo i componenti della luce bianca., dà luogo ai noti 7 colori fondamentali.
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IL SENSO CROMATICO DELL' OC0BIO UHA NO
In tanto se i colori che risultano dalla polarizzazione rotatoria. vengono osservati da un prisma birifrangente si assiste al vago fenomeno di vedere contemporaneamente due colori, l'uno complementare dell'altro~ questi infatti per tutta la porzione per la quale si sovrappongono ricostruiscono la luce bianca. Il Rose quindi ha convertito un ordinario microscopio in un polariscopio. Al posto dell'obbiettivo ha messo un prisma Nic0l, che ha la virtù di polarizzare la luce riflessa dallo specchietto; al posto dell'oculare ha. collocato un altro prisma Nicol, che funziona da polariscopio. Immediatamente al di sopra del prisma Nicol inferiore ha situato un prisma. birifrangente, e poco al disotto del Nicol superiore ha messo una lamina di quarzo della spessezza. di 3 millimetri, a facce pe.rallele e tagliate perpendicolarmente all'asse cristallografico, che, nel caso del quarzo, è anche asse ottico, essendo il cristallo di rocca un cristallo ad un ' a5se. Guardando dall'oculare la. luce riflessa dallo specchietto, polarizza.ta dal Nicol inferiore, birifratta dal pri5ma birifrangente e ruotata di piano dalla lamina di quarzo, la si vede colorata in due colori, l'uno complementare dell'altro in virtù delle leggi fisiche testè ricordate. Con opportuno congegno si può far girare il N i col superiore, ed allora i d ua colori mutano, rimanendo sempre complementari. Spingendo il giro al di là di 90n ricompaiono gli stessi colori, ma dispos ti in senso inverso. Questo cromoptometro ha l'incomparabile pregio di avere i colori sempre costanti, invariabili, i più saturi, i più puri che si conoscano, ma certamente poco si presta all"esatta. misurazione dell'acutezza cromatica. Noi medici militari, nell'esame del senso cromatico, dobbiamo assicurarci che non solo l'individuo in esame
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distingue perfettamente bene ogni colore, ma che lo veda distintamente alla distanza voluta da un occhio normale. E, per le speciali mansioni cui devono attendere i lagunari e i ferrovieri, è di somma necessità accertarsi che l'aspirante a tali impieghi non solamente discerna con disinvoltura i colori tutti dello spettro alla distanza prescritta, in pieno giorno, ma che li distingua con pari franchezza di notte tempo, a luce artificiale, a distanza minore, ma sempre normale, in queste nuove condizioni di illuminazione, per un occhio scevro di qualsiasi imperfezione congenita od acquisita. È noto in effetti che i marinai, i ferr ovieri, di giorno con sostanze varie, di notte con luci colorate, hanno da essere sempre in grado di riconoscere i segnali a colori. Ora a tutte queste condizioni meglio risponde il oromoptometro del Barthelemy. N e tralascio la minuta descrizione, dispensandomene la dettagliata istruzione annessa allo istrumento regolamentare. Mi piace pertanto far notare che la sua costruzione e tutte le pratiche pel suo uso risultano dalle leggi fisiologiche de' colori che abbiamo già ricordate. E così la distanza a cui il soggetto in esame deve collocarsi, l'aspettare che la fiamma della candela assuma tutta la sua intensità, il chiudere ogni più. piccolo passaggio alla luce solare, attendere l'adattamento dell'occhio alla nuova illuminazione dell' obbiettivo ecc. hanno fondate ragioni su quanto abbiamo esposto circa l" adattamento, l'illuminazione, la distanza, ecc. E poichè il senso cromatico viene richiesto normale in ambo gli occhi, mediante l'apposita maschera, c'è modo di potere assicurarsi dello stato della percezione cromatica dell'aspirante prima per un occhio e poi per l'altro. L'esame del paziente al cromoptometro del Barthelemy consta essenzialmente di d ne esperimenti, uno
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fatto in camera buia, rischiarata da luce artificiale, l'altro alla luce solare diffusa.. Il primo esperimento ha per iscopo di esamina.re l'acutezza. visiva e il senso cromatico a debolissima. sorgente luminosa, il secondo invece ha per obbiettivo di scoprire l'acromatopsia e la discromatopsia senza pià valutare la finezza della percezione cromatica. Questa seconda prova a prima vista sembrerebbe del tutto superflua, in quanto che parrebbe che quando l' individuo in esame ha distinto i numeri colorati alla distanza voluta per quella sorgente di luce, egli sia perfettamente dotato d'una buona vista cromatica. Ma non è così : egìi nel nominare il rosso, nel nominare il verde, ha potuto essere guidato dalla speciale sensazione che tali colori gli producono e non averli visti come tali: o, come dice l' istruzione, può averli distinti come semplici supe1·(ici lttminose. Vi è di bisogno di un mezzo di controllo, d' un mezzo di confusione, e questo opportunamente trovasi nel metodo Holgrem, che si pratica a luce solare con matassine colorate. L'esperimento che si esegue in c11.mera oscura a sua. volta si propone di sapere: l" l'acutezza. visiva dell'esaminando nell"oscurità rischiarata da fioca luce di candela stearica; 2" r esistenza, l'integrità. e l'acutezza del senso cromatico nelle identiche condizioni. Ha in altri termini lo scopo di mettere l'aspirante, come dice la istruzione, in ~.:ondi.zioni analoghe a quelle in cui tt·oPttSi il mm·inaio e il (en·ovie1·e di nolle ed in tali condizioni esaminarlo. Ed è questo primo esperimento che forma la caratteristica del cromoptometro del Barthelemy, in quanto che la seconda prova, la quale, come si è detto, viene fatta a luce solare ditfusa col metodo Holgrem, era g ià.
nota e veniva, come viene ancora, su larga scala pra· ticata presso quasi tntte le amministrazioni fen-oviarie italiane e(l estere.
IL S&N SO OROliATICO DELL' <-CCtllO U~IANO
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Il metodo Holgrem viene quindi a far parte integrante del cromoptometro del Barthelemy. È quello che può assicurarci dell'esistenza e dell'integrità del senso cromatico; completa il cromoptometro, ma non può sostituirlo perchè non ci dà l'acutezza · del senso cromatico. Questo metodo è semplicissimo, facile, a lla mano; dà risultati attendibilissimi, t'a sempre scoprire l'acromatopsia e la discromatopsia, quando esistono. L e matassine .sono di ogni colore: oguuno è rappresentato da tutte le gradazioni delle tinte, dalle più chiare alle più oscure. Vengono tutte sparse su d'nn tavolo e messe facilmente t utte in evidenza. Si prende una matassina verde di media intensità, e senza dirne il nOiM, si consegna all' individuo in esame, invitandolo ascegliere e a mettere insieme tutte quelle matassine che gli sembrano dello stesso colore. Chi ha nn difetto del senso cromatico sceglie bene le tinte cariche, erra sempre nella scelta delle tinte chiare, colle quali confonde il grigio, il roseo, il giallo pallido. Si passa indi a constatare se l'esaminando è cieco di uno o di tutti i colori. Gli si consegna questa volta una matassina di color porpora, e lo si in vita di nuovo a scegliere le matas:;ine dell' identico colore e sel,~pi'e sen<:a clime il nOlae. Se egli è affetto da. acromatopsia totale, confonderà il por pora, il bleu, il violetto, il verde, il grigio. Il cieco pel rosso confonderà col porpora i du~ primi, bleu e violetto; il cieco pel verde met.terà col porpora o le tinte chiare dello stesso bleu, dello stesso violetto, oppure il verde e il g rigio. Si fa infine la prova di controllo. Si affida all'individuo una matassina di color scarlatto. Il cjeco pel rosso, sceglierà, credendole di color scarlatto, le tinte
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cariche del verde e del bruno; il cieco pel verde mvece sceglierà le tinte chiare degli stessi colori. In conclusione, il cromoptometro del Barthelemy è fondato sulle ordinarie leggi dell'acutezza visiva. Le lettere, i numeri, i vetrini colorati sono stati tutti matematicamente ponderati affinchè, a quella data illuminazione, sieno distinti da nn occhio normale. L'esame pertanto fatto con tale istrumento, se è sufficientemente lungo e complesso, parmi che dia migliori garanzie sullo stato del senso visivo percettivo e cromatico. Esso è definitivo e viene eseguito agli ospedali, ove in piena calma, in piena tranquillità è possibile attendere a tutte le prove richieste dall'uso dell' istrumento. Nelle rapide visite che si praticano ai distretti non si possono valutare in pieno giorno che dati indiziar!, e questi sono abbastanza. ben forniti dalle scale murali cromatiche del De W ecker. Sarà infine utile avvertenza quella di usare la massima cura per la conservazione di dette scale e del cromoptometro Ba.rthelemy. Le carte, le lane colorate, sotto l'azione della luce e degli agenti atmosferici, si sciupano, si deteriorano e coll'andar del tempo finiscono per dare risultati poco attendibili. Tali oggetti devono essere tenuti al riparo della polvere ed in perfetta oscurità.
' •• In questi ultimi giorni è giunta a tutti reggimenti dell'esercito una Istruzione sulla teìegrafia a segnali. È qne:>ta un'Istruzione la quale dev'essere impartita. ad individui intelligenti e scelti, dice il rispettivo regolamento, fra quelli dotati cl'ottima ·vista. I seguali di tal sistema di comunicazione a determiuate distanze, di giorno, vengon fatti con bandiere bianche e con bandiere rosse; di notte, con fanali.
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Per le cose sin qui esposte mi piacerebbe sapere prescritto che anche gli individui designati ad apprendere detta Istruzione siano innanzi tutto sottoposti a visita medica, allo scopo di essere ben sicuri che essi possiedano integro il senso percettivo e il senso cromatico in ambo gli occhi.
• •• Sa.rà bene far notare che l'acromatopsia, quando non è congenita, è manifesto segno di gravi alterazioni del
nervo ottico. Anzi dirò che l'atrofia ottica, specie se cagionata da tabe dorsale, è preceduta da alterazioni del senso cromatico prima che sia 1!:ilevabile qualsiasi sintoma obbiettivo. Anche la coroidite sifilitica, la retinite parenchimale s•associano ad acr omatopsia, mentre che l'ambliopia. alcoolica. e molte ambliopie tossiche (per tabacco, piombo, belladonna, santonina, ecc. ) hanno per sintoma costante la discromatopsia. L'acromatopsia. congenita resta invariata tutta la vita: l'acquisita. segue le sorti del morbo che le ha dato origine. Non mancano casi ne' quali il vizio è scomparso quando l'infermità che lo aveva cagionato volgeva a guang10ne. •
•• Può parlarsi d'una terapia dell'a<~romatopsia? Si è tentato: il Delboeuf, lo Spring si sono giovati delle soluzioni di fucsina, che ponevano in opportuni congegni innanzi agli occhi dei pazienti. Lo J a val si serve di dischi di gelatina preparati con fucsina: mette tali dischi fra vatrini che si portano poi come le lenti. Il Seebek, fin dal 1837, aveva insistito sui vantaggi che si possono trarre in proposito dai vetri colorati. 61
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Sulla scelta di tali lenti è impossibile, dice il De Wecker, potere dare r~gole g enerali. Ogni caso sarà prima studiato e si provvederà posma caso per caso. •
• •
Sento infine il dovere, nel por termine alla presente conferenza, di inviare i più vivi e sentiti r ingraziamenti al colonnello medico De R enzi cav. Giuseppe, nostro direttore di sanità di corpo d'armata. Egli, sempre sollecito dell'istruzione del Corpo sanitario, nel quale, _per lunghi e lunghi anni ha. sempre brillato per ingegno e sapere, con affettuosa premura ci inviava allo studio il cromoptometro B arthelemy. ll suo vivo interessamento, che egli prende a lle nostre modeste, amichevoli ri unioni, è il compenso più g rato, più a.m· bito a cui dobbiamo aspirare.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RlVISTA MEDICA
L' eooitabilltà della oorteoola cerebrale in rapporto alla nuova terapia dell"epUessla .- (Rivista Sperimentale rli Freniatria, fa se. II , 11<98).
C. Rosst. -
L 'autore · riferisce i r isultati sperimentali sullo studio delle modificazioni cui va SOI!gelta la eccitabilità della cor teccia cerebral e per effetto dei piu noli e recenti s1stemi di cura consig liati c 0ntro l'accesso epilettico, e più special mente quelli pt·oposti da Welch, da Flechsi g, da Recht erew. Nell'attuare le sue e:>perienze egli è p11rtito dal cuncct1n che lo scopo precipuo dell a terapia nella epilessia si è quello di scemare l 'attivi:à riflessa Jei centri corticali. Infatti, pur tenelldù conto delle odi erne v ed ute, secondo le quali l'ipotesi dell'auto-intossicazione ac(]ui sla Vfdore per chiaril·e l'intima natura di questa nevr·osi (Pommay, L epine, Schu ltz, Massal onga, Cristiani, Bnnardi, A~os li ni, ecc ), nello stato attuale d elle nostre cogn izioni non si conosce né come si pr·oduca l'accumulo dei pr odotti tossici nell' or·ganismo dell' epilettico, n è in che consista questa into ~sicazione. Sicché nelln cura si eerca soprattutto di diminuire l' attività r i llessa dei centri co rticali, ritenendosi che nella epilessia la condizione mor· b (1sa consista essenzialmente in un abnorme eccitamento dei c en tri m otori stessi, la cui fun zionalità viene a di sordin ar si i n for·ma parossistica . Si sa che la cura di Welch consiste nell 'uso del bor·a to di soda, sper imenta lo su v asta scala da m vili speciaEisti e presso noi da Pelizzari (Rifor m a medica, 18!)2) e da P astena (A nnati di Ne orologia, 1893). con risultabi vat•i e perfino contractitLori; si é detto che dessa ri esce utile specialmen te nelle forme cl assich~ d'epilessia, diminuendo la frequenza, l a dur ata e l'iutensitt\ degli accessi. i 'fuali pul rebbero sospender sr
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RIVISTA hiEDICA
HIH; ht• l'er vH J'i rnt>si, e tutto ciò senza al cuna influenza no ci va rlel boral o òi soda !'<ttll'appar eccl•io digerente, sul po1so, su l 1·espir o e sul ri cambio in g <'net·e tPastc na). L e cure di Fl ecJ1s i ~ e di B erhte•·ew ~ià esposte i n questo g1ornu.le - consistono poi, la prin1u. n el l'al' pl'ecedere all'uso dei bromul'i un trattamento preve11tivo co n l'oppio ; la seconda nell'a;:;soOciAr·e ai br omuri Hlcalini l'lldonide inv~rnale. L 'autor e ha esperimentato su ca11i, col m etodo di Alberto:• i. Eseguita da un lato lA lrapAnazione del c1·anio a livello d ... Jia zona psico·mott·ice, metteva a nudo la cor·tec:eia cerebrale, su cui applicava ~~ pu nte di un eccitator e ; una corrente intloll&, svi luppata da due elementi Daniell, g iunf!CVf'l all' rccilator·e, attr averso l a slitta l!l'llduala di Du Bois· Reymond, e rappresentava il !!rad o minimo di eccitamento sufficiP.nle a pr·odurre !e r eazi, ni motorie ed a tklermi nal'e uno convulsione ;:renerale epilettica. Avvenuta la gu11r·igione, iniziava il metodo di cura stabilito e dopo un pe ri t~do ùi l t>mpo più o meno l ungo. eseguiva la trapa nazione del c r an io dal ial o opposto, ci111entando poi analogamente la eccilabili ln cerebrale. Dall'rnlem•ità ma)lgior e n minot·e della cort·en le, che occorreva per ottenersi le stesse r eazioni m otor ie di prima e l'attacco epilettico, g iudicava se la ~>ccitabilità corli cale e1·a diminuita od a umt·ttlala. L 'au lot·c inoltre variava n el co t'so dl'lle pr·ove le cond izioni cl'esper imenlo, sia modifìca"ùo arlilicialmr n te la t~ec •Labili là, pr·ima e dopo l a cura, rn er eù l'i n iPzione cn olovènosH di qualche speciale sostanza ; sia c·.l!r'•:ando .li delf' l'minll t'e l'Accesso Ppilel tico con altri mezzi . L P coucl usio nt a cui !:'gli viene d•>po l e esl'eri enze fatte sono l e st>g-uenti: t• La cura di W clch al borato di soda non esercita alCII na in0uen7.a sulla ecci labil i la della corteccia cer·ebrale, ti rui lliOdo di comporlar!'<i alln ~t.im o l o elettr ico non e intluen7.ato rwppur·e dall' uso protratto del medicamento. Desso quindi può ri u!'<cire utile n el l r sllamento dt>ll't>fH IA!'<Sia, m odificando i processi di l't't'lt>entazione i nleslrnole ed impedendo lo sviluppo dPIIé Lossi ne cit·colanli - scopo questo che ra ~giuu gnno an c:ora i nuu1erosi mez.zi cumtivi consigliliti nella ter Apin anli lo!'<sica dcll'cpiJe;.:;.:ia 2• La cura di Fl ec lrsi~ abhn;.:sa ener·l!icamente . reccilabilil.à ctiei centri m otori cor ticali ; lo stesso l'o la cut•a di B ecbtc r(•w, snllo lA cui influenza La ecci tabi l tlà cer~b t·ale viene a speg-nersi quasi compl t!lllmeJlll'.
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3' T anto l e cura di F lech~i~. qnnnlo quella d i Bechlerew scemano l'a ttività rifless a dci centri corticn li esclu;;ivarllPn te pel br omuro di potassio. al quale pe1·ciù devono essere soltanto attribuito i benefici efletti di •1uesti due tt·attamenli cuJ•ali.vi d• questa n .,;vrO!>I
c. 'l· CLAPHAM.- Nota sul valore Intellettuale com parato del lobi oerabrall anteriori e posteriori. (T/te Jou.rn.a l o{ Men.tal Scien.c:e, aprii J ~W~; il ;\lalli eom,:o moderno, N . J, H!!J,o.().
CROCIILEY
Lil ulore sostiene co11 una ;;erie di folli la opin ione di coloro, che vogliono la sr' de dt>ll'intelligenza trovM;;i di pt·eferenza nei lobi posteriori rl el cervt<IIO (Relzius, CaJ·penleJ·, Bastian, Hug hlins, .Jackson). ì·: un ar~orn(•nlo non privo di inter esse in medicina l e~a le, specia lme11te quando si tratta di dover· apptezzare i ra J'.!Jll<-wi somalici di quelli, che pJ·esenLano a1·resli dello ~vil up po p~ichico. Fatt i &iologiei. - I lobi occipilnli mancano in alcuni mammiferi inferiori erl aumentano eli ''olume a misu,·a, che si ascende nella scala zoo l o~i ca ; è ver o c he in alcuni (Jitadr·umani !'<Ono più ~randi elle nell'uomo, ma pl'<:!'>entano poche circonvoluzioni e nell'uom o la sostanza g r·ig·ill é più !'<vil uppnlfl (Bastian). ~ ei pesci il cP rvr~ llo è rnpp1·e~en ta lo soln òni lobi autert ori, e CO!;i pur e nei t'Cllili e ue~li uc:celli, sebbene di volume maggior e. Fatti etn oloyici. - I )()bi occi pitali sono d i picco.lo volume nelle Pazze umane inft3J·iori; così nei boschiman.1 sono cosi piccoli da non copr·i r e il cerv ellùlto (MaJ•;;hAll, Bastran1. Fatti em&riologici. - L o sviluppo di questi lobi succede mollo tarrli così nell'individuo, che nella SJWCif', SC';!Ue11do lA r egola dei tessuti di struttura compli<'nla. Falli clinici. - Neg l'idiolr la pm·zione oc<'ipitale del cervel lo pr esenta cattivo sv•luppo ed iu mul ti di essi In pnrte poste1·io1'e del cranio è appiattila in ~ rado 11ole vol ~ (Fletcher·, Beach). Il segmento ante ri or e della circnnf(' l'enza cranica assume maggiori propo•·zioni n mi;;:u,·a eh ~ la intelli!'enza diminursce e l'auto r e avrebbe tro vato che uwnt1·e il r·appo1·to tt·a il ;;egmenlo atlteriore e quello posteJ•iorA nei sani rfr m ente é come 52 a 1'\ nei pulii cr e;;ce co u1e 5i a 27 ~ 11eg l ~
idioti come 5:! a 30.
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RI VISTA llEDlCA
Fatti pu.toloyici. l lobi occi pitali si so no rinvenuti di piccolo volume nPll 'au top~ia de;:d'1d ioti ; il peso dei lobi frontali aumen ta col diminuire del l'intelligenza. Nell'afasia la frequ ~n za eù d g rado dell'indebolimento mentale è m r apporto coll'av vi ci nar si della l esione ai lobi o,:ci pitali (Mare Dax). N ei dem enti cr onici spesso si tr o vano lesioni dei lobi occip1tali . L'au tore 1·icorda alcune idee del pr o f. Flechsig : e cioè che l'a ltezza della lì·onle non t> una m i!òura dirella dei po te1·i m ent al i. dipendendo in parte dalla g rand ezza (Iella sfera sensiLiva; che le più elevale funzioni m~ntali pare 1·i si edano nel le r·e;..{ i ~1 ni poster iori ùel cervello (l r eland). c. q. H . T F.Un:L - Contributo alla oaaulatloa dell'eaantema da alero dopo l'tnooulazlone delalero oun.tlvo dt Behrlag. - (Wiirtlem berg. met/. Co rrespond. -Biatt. N. 48 1 ~97) .
In una ragazzina di selle anni , stata inoculata col siero Behri ng N. I I , compar,·e al decimo giorno - e (]Uando la di fler·ite era g ià g-uar ila - n Pi di ntor ni dei punti delle iniezioni tino allora rimasti normali (ipocondr10 .destro) una cons i rle r·~ v ol e tumefazio ne co11 febbr e discr etamente alla e con dolori articolari , sus;;eguila da un'infillr'azione e da una col orazi one ~ iallo-w rùas lra della pt- ll e. L e gambe er ano no\(• volmente tu mefalle i n tutta la l or o lun ~ h ezza e coperte, sia su l la lo estensore che sul fi t>ssore, da un particolar e esAntema co n ~iste nle in macchie r osse cil'colari cir·condate rla un AIPne gi11llo- verrlastro. La febbr i' e l'esfuttema scomparvPr·o dopo tre g iorni; pe•·n l a coHvAie,;cen za richiese ancor tl due seLLimane. In due sot··· ll ~> dPII' i nfet·m e, nell e (]llali si praticò un' inocuiHzione JH'~vcn ti va , com pa•·ve al dorl icesimo giorn o la mede~i ma et·uzione, ma in forma più mite, e senza fenomeni g·~ nertd i. E. T.
S.
Contributo a.llo atudlo delle palooat palnatrt. - 1A r chìros de .lleclicina, Lisboa, 1897. - Il M antcomio moderno, ~. 1, 'I8!JR).
TEL L ES. -
È uno slurlin eli un m Pdico mil itare df>ll'ésercito po1·toghese i n !!io va ni !'\Oldot• ••ed uci dal i"A f•·i ca, ><J•ecial mente dalla Gui nea; ~tndio. c·he, oltre l'li pc•t·tar " un contributo non trascurabil e
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alla letteratura delle psicosi palustri, ha import.anza medico· lep;ale non indilrerente, ma ssime quando trattasi di giudicare della r esponsabilità di un mililar·e accusato di un c rimine ed affe tto da irnpAludismo, contratto in quelle regioni. L'autore nel ricordar e le psicosi di o rigine palustre confer ma la loro po('a frequenza ed il fallo c he prin c ipalmente s 'i m pongono per la import.anza medico-legale. D Ili tre casi, da lui dilige ntemente studiati, deduce le seguenti conclusioni: 1" Che vi sono delle psicosi palustri senza accessi fe bbrili; 2° Che la oligoemia palustr·e non è conrlizione indis pens abile della psicosi; 3" Che perturbamonti mentali d'origine palustl·e possono inso rge re in pie no vigore fisico; 4° Che la inte nsita dell e psicosi non é in rapporto con la intens ità della febbr·e ; 5• Che il quadro fenom enico delle s tesse non ha alcun che di speciale in parago ne delle psicosi prove nie111 ti da altre cause ; 6° Ch{l la cura specifica c oi sali di chinina di mostra l'e~i· steoza dell'agente patofle no , operante sui centri psichici. Da quanto sopra la necessita di un'analis i miouziosa s ui precedenti morbosi di un i ndividuo nei casi diffic ili, di spettanza m e dico-legale, tenendo presente la possibilità ael l'esis tenza di un allo cl'iminoso, dovuto soltanto ad una psicosi palustre non riconosciuta . c. q.
Betodo faoUe per dt.tlnguere il sangue dlabetloo da quello non dlabettoo. - (lll . Rund. dPr med.- chir- Tecnik, 15 .agosto 1898).
WtLt.tAM SO N. -
Il m e todo si fonda s ulla pr oprie tà che ha il sangue diabelif'o di scolorare una soluzione alcalina calda di blu di m e tilene mol to J•iu fortemenlt- che non il sa n~ue non diabelico. Esso è oltt·emodo sensibile e tanlo facile che basta appena una goccia di s ang ue per esegui l'lo . Ir~ un piccolo tubo da saggio s i ver·sano 40 mm 5 di acqua; medliante una puntnra d'ago !'i fa uscire dal po!pa;:.trello rl'u n dito de l diabetico una goccia di san~ue . se ne as pirano col t ubo c:a pilla re del co ntatore dei globuli di Gowers :W mm 5 c s i fanno cadere nell'acqua cui s i sono a ggi unti l cm 5 d'una soluzione acquos a di blù J i me titene (1: ti000) e 40 m m. di li · scivia di potassa (Liquor polassae della Farmacorea brilan -
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RI VISTA K EDlCA
nica del peso specifico J058 cor rispondente a una sol uzio ne al G p. 100. Nello s tesso modo si pr e pat·a il sangue d'un individuo noo diabetico. Cosi prepat·ati i tu bi da saggio si lascia no s t.a t'e per 3-4 minuti, senza agitarli, ne ll'acqua bollente. Il liquido <!onlenenle sangue diabetico si sculura coll"a7.ione del calore e diviene giallo, mentr•e l'altro rimanP inalter ato. Williamson ha esa minato cosi 25 diabetici ~ ~empr·e ha oltenuto la scolorazione del blu eli melil e ue me ntr e la orova è ~la ta sempre nega tiva negl• individui sani ed in più di 100 ammalati. Quesli risultati pubbl i~ali gia nel 1896 nel Hritish M ed. Jourr:.. sono :>tali r·ecenlemente confe rmati da Lyonnet, Le Golf e LO\\·y. Il Williamson raccomanda di ser virsi di tubi da s aggio più che è po!:<si bile soLtili, perchè l'oss i ~en o d ell'aeia ba la Lendenza di diminuire il potere decolorante del sangue dia betico: es.so cioè ripristina il colore blù d~l liquido. G. G. W. SP1 RIG. - Sull'asma bronchiale unilaterale - (Co rresp. Bl. fù r Schwei::. Aert.ze, 1898 n. 2.)
Dopoché Le vy- Doro nel t k9o, in t:u paziente colpt\o da un accesso d'as mA, osser ,·ò pe r m ezzo !lei r a ggi Riintgen un a bbassamento del diaft·amma lioutato a l lato destro, e la pe rsiste nza del mede~ imo nella posizione inspirato ria , l'A. pubblica ora la storia d1 un iudividuo il quale e ra pure sl.ato colpilo da un a ccesso o' asma unilatera le. La percuss ione facevi! r·ileva re un no tevole abbassamento del lembo polmonale in feriore s inistro in confronto col destro, in ambe lt~ fasi clell a respirazi,•ne; inoltr e, mentt·e n destra, il ma r ::rine polmonar e infe rio r e facPva r il<:>va re. nei m ovimenli respirator i, un IlO l'male !"po~ta mento di cil'ca lJ cenlimatri, il mal'gine inft> riore s inistro rimaneva quasi nello ~tesso punto. A clesl!·a !'t com:laln ,.a da p per i ulto m r,rmorio vescicolare puro, con e~pi rfl z ione pr·olun:rala . senz~ tr·accia di ronc hi, mentre a ;;ini!<lra . for·te rumore espiràlOrio e ronchi a ssocia ti a ra r i rantoli umidi. NPII'e;;pell()rato, ~pi ra l i di Cur·schmann . Oopo r esportaztone di un polipo na~ale a si nis tra, si ebbe subito la guur·igione, col rit,wno dei fenom en i rli pE't·cussione
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e di ascoltazione allo s te8~0 Ialo. Si trattava adunque, in questo caso, di un asma rifl esso nao::ale; e il rl i8turbo è dee-no di nota, penhè limitato dn una par·te sola. E. T.
E•po•lzlone della teoria mo•quttomalarloa e reoente •vUuppo 41 •••a. - (Jour-nal oj
PATRJCK·M ANSON. -
Lropical medicine, N. l ).
Nel 1896 furono cou qualche estensione r iepilog-a te nel nostt'O ~i ornale le vedute di PaLrik-Manson sulla biologia del parassita malarico fuori dell'or l{anism o umano. Queste vedute hanno incontr ato favor e pr esso i cultori di igiene; e molli scienziati rra i !luali il prof. Koch seguono questa via n ello studio de l l'etiolo~Jia della rnalaria. Nel 1• numero d'un nuo,·o giornale di m edicina tr·opicale che si stam pa a Londra, è comparsa un'esposizione della teoria M osquito- malar-ica e del suo t·ecente sviluppo falla da Patrick Manson i n Edimbur go nella riunione dell'Associazione m edica bt•itannica, della quale esposizione non vogliamo privare i lettori del nustro gior nale Riducendo ad un un ico tipo biologico le varie speci e di par assita ma lari co descritte dagli autori, l'oratore ne t•iassume lo svol gimento nell' in terno dei vasi sanguigni nel seguen te modo. Prima del l'accesso febbril e si vedono nei cot•puscoli r ossi del sangue dei dischi pigmen tati con pall ida sostanza protoplasmatica . A misura che si avvicina il per iodù de l br·i vido febbrile, le ·pa r ticelle di pigmento si concentr ano in questi dischi, ed il pt·oto.plasma che circonda i l pigroento si dispone in alrruante sferul e. A questo pun to il cw·puscolo sanguigno che includeva il corpo pigmentato, ver·o pat·as8ita della malaria, cade in dissoluzione, e le sl'e>rul e si disperdono nel liquido san guigno. M olte di queste sono assor·bitc dai leucociti, e le poche che sfu ggono alla fagocitosi cercuno di spingersi tu ul tri globuli ro:>sl, do ve cliveng-ono ameboidi ed attive, cr escono rapidamente a spesa dell'emnglobina, e tornano a r·ipelere i grossi cor•pi prgrnentati dello stadio che pt·ecede l'ac· cesso. In nessuna di queste fasi evolutive sr vede un mezzo, t lll organo per mezzo del quale il pat·assita pos!'A venir fuor i dal cor po umano, ma quando il sangue è da qualche tempo
es tratto dal cor po eJ assoggettato all'esame micl'oscopico,
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RIVISTA H.EDJC A
s punta fu ori un nuovo or gano, che per· ess ere compa rso solo dopo alcune ore dall' uscita del micror·ganismo all'ambiente e !ilerno, deve ave r·e il suo sco r,o uell'ambiente, cioè al difuori tle.l corpo umano. Questo uuovo organo, o meg lio questa nuo va for·ma del pa rassita malal'ico è il cor po flagella·t.o, che COJil'iste in una sfet·a centl'ale pijrmentata, con un certo numer·o dli lun g he hpa ccia in continuo ed ener g ico movimento. alcune d elle quali si distac~a no e nuotano libere nel lìquido sanguigno. Questi flagell i resi libe ri devono secondo l'oratore s ervire alla vita e x.tr·a-cor porea, extra- umana del parassita percbè non .si v edono se non quando il s angue é s tato per un certo tempo fuori del corpo. Ora siccome il parassita malarico non hA un m ezzo per usciee dlll corpo umano ed assumere questA nuova fo r·ma di cor po flagella to, ha bisogno di un nuovo a gente, di un essere che lo tragga dal sangue, e questo trAsportato re è la zanzara, come la zanzara è il mezzo di tras porto d ella filaria sanguiuis, del la quale l'oratot·e ha vist.o due fas1 di s viluppo nei muscoli toracici del malefico insetto. Dunque, secondo la leoria d i P atrick Manson, la zanzara succhia col sangue la s ferula pigmentata, questa neEio sto· maco della zanzar·a si trasforma in corpo flagellato, i flagelli si distaccano, pene tr ano col loro potere di locomozione nei lPs ;:uti dell'ins etto, e qui finisce la fase extra-corporea , o me !!lio extra- umana del par·assita malarico. Un fiero credente in ques ta teor·ia . il maggiore medico Ronald-Ross, che ~ti a da tre anni lavora per confermarla, comin ciò dall'accet' lare con ce n linaiAdi osser vazioni cl1e nello s tomaco della zanzara i corpi Oagellali si svolgevano r apidamente, che i fla :;relli si stt~ cc avano dalla sfera ce ntrale, ma per un certo te mpo non potè d ire cosa avveniss~ di questi fl agelli. L'anno scorso per ò ebbe l'opportu nità di fa re esper·imenli con uua specie di zanzare ad ali H'.r eziate; ne applicò quattro ad un pazi en~e di l'ebbre es tivo·autunnale e dopo d w.. , tr e , quallr·o g ior ni trovò incorporati nelle pare li dello s tomaco delle zanzare dei co rpu oval i pigntentali molto simili ai pa r'Rssi ti maiArici ; ma come conci liare il caso di questi corpi pigmenta Li con i Oa:relli che sono senz!l pi ~Zmenlo.. e che s econJo l'ipotes i di Patriek sono i ve!'i ag enti infettivi 1 Or·a v enne dall'Amer ica un aiuto eire riconciliò la teoria col ftitlo sperimentale. ~Ia c Callum dell'univet•silà di John Hopkin s oc;serv.-J ch e nell' Haf te r icl i um , pas ass ita inlracor-
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puscolar•• deg li uccelli molto simile al parassita malarico dell' uomo, il flagellù libero ha !o scopo di impigliare altri halteridii, e prepararli per CO!>i dire ad entra•·e in una nuova fase di esistenza. Egli vide in alcuni preparati di sangue degli halteradii che uscivano dall'emazia, ed a ssumevano l'orma sferica; alcune di queste sfer e poi emettevano flagelli che si staccavano, si accumulavano in altre sfet•e che non emettevano fla~elli, e finalmente penetravano in e~se. Dopo ciò, le sfere cosi circondate cangiavano forma, e cUveniva110 mobili, divenendo vermicciattoli semov..:nti, contenenti l'intera sostanza del\'halteridio Ol'if,dnale compreso il pigmento Questi vermicciatoli, dotali di gran potere di penetr·azione, passavano indiffet·entemente attraverso cor puscoli t'ossi e bianchi, sco1·rendo liberamente ed attivamente ·~el c>impo microscopico. 01'a se questo vermicello haHeridio pigmentalo si forma solo quando il sangue dell'uccello è fuor1 del Cul'pO, a che può servire quel movimento attivo e quel potere di penetraziollJe se non ad entrare fra le ·par eti dello stomaco di qualche ;;peciale zanzara che succhi il sangue dell'uccello 1 Da poco il governo dell'I ndia ha ìs liluilo pel dotl. Ross in Calclltta un ben fornito laboratorio, per·ché possa, prosciolto dal ser vizio IT'ilitare, portar·e contt·ibuli di esperienze alla teoria mosquito-malaric:a, e rife rirne trimest1·almente. Dal rapporto del primo trimestre, e dalle Julter·e cLe Patrick Manson ba ricevute, rileva cl te, non avendo trovata malarlra a Calcutta in quella stagione, il dotl. Ross si è messo a studiare le relazioni fra le zan zare ed il pi'oteosoma, altr o pursssita degli uccelli, il quale si fa largo pel propr ao sviluppo spostando lateralmente il nucleo dell'emazia, e come l'halleridio, ha form e flagellate, protoplasma incolore con granuli di pigmento, e forma de' corpi a rosetta come il parassita malarico, quindi ha com e l'halteridio la più stre tta analogi.a col parassita malal'icc. Il dott. Hoss trovò cile la comune zanzara grigia, rlopo essersi cibata del sangue ùi uccelli infetti da pr·oteosomtt, (non dice se questi ucce lli erano implumi) rnosla·ava invariabilmente c01·pi pigmentali qua;;i identici a quelli che ave,·a Veduti nella zanzara ad ali scr eziate nu trita col san~ue contenente forme malsricbe estivo-autunnali. Di una t'accolta di 21-5 zanzare grigie nult'ile con sangue di uccelli infetti da proleosorna, li8 cootenevauo cellul.e
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pi;!menlote; e d i 2.i9 zonzllre nutr·ite col sangue di uomo sano e di ucccclli soni, nessuna conteneva cellule pigmcnlale. U n altro esperi men to del dott. Ross sembr1.1 al dott. Patrick mollo convincente Ros~ ottenne un certo numer o di zanzare dAlle l arve dJ un medef'irno staguo prese nell'istesso tempo. Di Pci ue nutrl col sa ng ue di uno sparvi ero che a veva proteol"om i in abbondanza, e nelle sezion i degli slomachi òi ciascuna zanzara tr·ov() cirra 100 cor pi pigmentali. Altre dieci ~~~ nutri col sangue di 11no spiH'\'io>ro clte aveva una mite infezione dr pr•oteosoma, e nello stomaco di queste trovò ~olo 29 cellule pigmenlale ; altre dieci ne alime1111> col sangut> di uno spar viero non infetto, e nelle za nzare non trovò lt'accia di par·assiti. Ross si é dato in !"l'f!uito a r icer·care la parte della Zlmzara nr lla quale si annidano le cellule pigrnentale, e con 11umer ose e pazienti sezioni trovò che lo stomaco della zanzara Ira da fuori in dentr·o de' vasi br onchial i ramificati alla ::~uperficie ester na dell'organn, quindi uno strato di fi b r·~ muscQia•·i longitudinali e traver sat i che 1>'inc•·ociano ad ~lllgolo r etto for· mando un irregr)laJ'e disefWO a quadrati, poi uno strato amo•·f,J, ed infine diver~i strati di Cl' ll ule epiteliali. Trovò che il parac:sila non si ferma a questo str·ato di cellule epiteliali ma ~ i aur. ida o nello strato onw;ceneo amorro, o nello strato muscolare, di~gregando le fibr·e come fa la trichina nelle fib r e muscola•·i di'i maiale . Questo paras:=<ita aumenta in volume fra le fibr e muscolar·i, si porta alla supel'flcie e~lPl'na dello slomaco, ed ivi si arJ'PSla, l asciand0vi fra i l qu into o sesto ~io rno delle capsule vuole che inrlubbinmente r appresen tano l'involucr o del para ssita. l n molli in selli sezionA li Ro~s t·invenne 11n gr an numet·o di minutissi mi corpi fu sifo rmi alrtuanto appiattili, sparsi nei te~l"uli e nelle cavità del l'in~ello, che somigl iano ai tripanosorna. Monlanrlc• slomach i d' i nsellr con soluzione salina, e <'Omprimendo r preparati, vide i grossi proteosoma r ompersi, e dM fu ori le verghelle germina li del tripanosoma. Ri..;ercando rH! Il a Lestu di un insrl!.o le ver g helle germ inali suddette, s'11 rcontrn con uno glandola composta di cellule di~pnsle lungo un dotto brancl11ale. Oentr·o molle di queste cellul e> lt'ovò anuiclule Ìn numerO J'li'OdigiOSO flll6!'l6 Vef'l!h l' llP ger minali, e conlinu&ndo le d r ~sezion i, vide che il dotto dellt1 g landola comuHicava con la pl'obos<·ide della zauzara. Senza dubbiu è questa la ,:dandola secernenlc l'umore che l'insetto inocula quando pun~e .
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A llor a nutrì di nuovo delle zanzar·e col sangue di uno sparviero inl'ello tli proleosoma; quando pensò che il proteMoma potesse esser giunto nella glandola, applico le zanzar·e ad uccelli ~ani, e più tardi ver·ificò che questr u<:celli erano infetti di proteosoma. Cnn lutl.e queste analogie, con tutte •tuesle c0mparazioni di micropar<1 ssiti aventi fra IOl'O una certa somiglianza, con quello sforzo d'imma~inazione n ecessArio a collegare questi l'titli l unto tra l oro diversi, e con uno studio di zanzare sarei per dire ammaestrale, il Prof. Palrick Manson confessa c he noi non sappiamo ancor·a in qual m odo il parassita malal'ico si mollipli<'hl al di fuori del corpo umano, ed indipendentemente dall'uomo o da allro animale a sangue caldo. Non suppiamo ancora se e come una zanzara infetti l'allr·a. Può da1·si clte nella wrrza r·~:~. il part~ssita malarico sia soltanto un ospite in cor·ca di (jualclw altro m ezzo nel quale possH moiLiplrcar·si, c Jal qua le poi l'iul'eziorre si dill'oncta. Resta il fatto dimostralo dal R os~, eire alcune specie di zanzat·e elaborano cellul e· pigrnentate quando sono nutrite col sangue malarico. Le os~ervazioni e gli studi che il Ross prosegue con tanta alacrità tendono alla conclusione che il parassita ma· lar·ico sia parassita de~ l'in selli, che esso visiti solo pet• ac· cidente l'uomo, che non tuLle le var·ietà di zanzare !'=Ono atte a ques to tt•aspot·to, ma ciascuno speciale parassita rnalarico abbia per portatrice la sua speciale zanzara, e c he in questi fatti noi abbiamo almeuo una parziale spiegazione clell"appat·eote differenza di òistrihtrziouP. delle divP.r'sP. variP.lit di febbre malarica. E Palrick Manson si augu r a che quando la biol ogia delle zanzare in rappot"t<J al parassita rnalari co sa rà completa, in virlù di essa si potra indicar·e una profilassi f.l''alica clte abiliti gli europei a vivere iu climi che ora son r esi pestiferì dalla febbre rnalarica. Sarebbe mollo str·aou che la febbre mt~lari ctt la quale affligge da tanti secoli le nostr e r egioni, eire é stata oggetto di studio di tanti uomini in!"igni, dovesse tr·ovare ora la spiegazione della sua qualila così pretlamente endemica, in un rnr zzo lauto semplice, ed igno1·ato per tanti secoli. E la cosc.:ienza del pop<'IO che Ira lef!alo questa febbre storiearnente all'aria o Ielle paludi , de' terreni acquitrinosi, del delta de' fiumi, della cultut·a del ri so e dnlla macer·azione d··lla
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cAnape, non ha mai nv verltto che erano col pili da febbre !!li unmini anlecedt>nternente ber sagliat i dalle zanzare e ri manevano immuni quei !'ignori che con tanta cur a prncuravRno di sch errn i l'Se ne . Ma que ~ to sluJio nuoYo che ha appena pochi anui di vita attr ae 111olli ~cienziati, ed i medici mi litari sparsi in tuLia Italia compr•ese l e r egioni mala r·iche, potrebbero r ecare un set•io contr ibuto co11 r igot·ose i nch i ~!'le tendenti Ad acc~t·tare se J'ealmente i soldoli colpili da infezione malArica primilivl:l sieuo stati pr eviame nte punti da molte za nzare, o se non vi sieno ca ~i d'in fezione primitiva nei quali si possa escluder e l'inoculazione per m ezzo d~ lle zanzar e. L a r icer ca, é superflu o il dirlo, dev' esser.; paziente, minuta, ri gor osa e scena dn ogni prt>concello a favo1·e o cont1·o l'incolpato ed a1·mon ico insett o. p. p . ARLOING e COUHMONT. - U algnUio&tO dell'&gglutiD&zlone
del baolllo 41 Kooh medtante l1 atero di aangue umano. - (Br i tish M l' rl. Jonr ., agosto '98). Gia il prim o di qut>s ti autori &vPva Rnnunf'ialo le sue esper ienze sopra qu esto a r ~om e nto al Con~ resso di MontpellieJ· e all'A ccademia d i medicina. Unilo!:! i al collega Courmont pe1· con linume gli es jwrim enti , i d ue autori e><pongono o ra i resultAli otlc>n uti. Es>'i hanno impiPgato cultu re l iquide omog~:~nee del bacillo di K nch, aventi dn 8 a IO giorni di elé, in b1·oùo ::,rlicerinato, ed hAnno mc>~co l a to a quest'l il l'iero di sa nf( ue in p1·oporzioni svar iat e, da 1 a 5 fino a q uella di i a :W, e nt i tui.Ji di prova hanno potuto J'a cilmertlt• osser·vare, ad occhio nudo, la JWOd uzione di f!uesto agglutinamento, e l a ch iarificazione del liquido in UtJ tem po clt~ variava da poche or e si no R 24. l J·e!'Uil ali !'011 0 stati i Sl'guenli: sopra 26 ammalati di tuIJer rolosi con lesioni pol rnonar i avanzale la r eazi one fu positiva in 2}, cioè a J ir·u nel la pr·opor·zione di 92 p. 100, negati va in 2 ei re pure pr es•:n tavano !'egni evi<lenti di distruzione del parenchima polmonare, ed il cui escreato nveva dalo un abbondan te t•eper-Lo di baCilli tubercolal'i. Sopra :22 SOI!gelli tu ber colosi con lrsi oni poco avanzate la I'eaziune fu posili v11 111 21, ci oé nel 95 p. ·100 cir ca ; mance\ ~olamo• nte in un caso, nel (juale d'altr onde neanche il mino;.copio colll'el'fnò la d1ngnosi c li nica.
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In cas i Iii tube rco l o~ i chi•·urp:ica (adeniti, a rtriti, ecc.), la reazione fu se mpre po~itiv a , sebbene qualche volla mollo de bole . In i ndividui ammalati non di tu ber colosi, ed in persone sane il siero non rlimosii'Ò g~ n eralmente la pr·oprietà ag~lu tinante ; in alcuni poclti casi lo fu leggerme nte; e solo in
casi rari ~~ i mi la reazione si effettuò in modo spiccato, come in soggetti ma n i festamen t~ tu bercolo!>i. Ques ti fa tti però,. sebbene in appa re nza poco fav orevoli a lasciar derlurre deile conclusion i sono stAti spiegati d o ~li aulori coll'ammetlere che, qua ndo s i olliPne la •·eazionP. in soggetti apparentemer.te san i, de bba lra ttar~i di tuber colosi latente, lld a confe rma di questa loro op inio ne rifer is cono vari ca si caduti so tto la IMo ns!>e rvazione , nei f(Uali s i tt·attava di pe rsone che non avevano nessuna rall'ione per esser
sospettate tubeJ•colosP, che dellPro rea zione po~ ili v a e che successivam ente furono dimos trate A fl'elte da tube1·colosi o clinicamente o dopo la morte. In ogni m odo essi creòono che un tal m ezzo possa col tempo r·endere utili ser vig i per scoprire la m alattia fin o dal s uo inizio, in gui sa da potei' prPnde re mo lto pr t>coco m en te quelle mis ure pronlatliclte o cur·ativc, che pOs5'a no ri uscire e . .f. a scongiur·are ti progresso della malattia.
Larluglte 811U4ativa. luglio 1898).
ScHECH. -
(B r i l ish j fed . Joar. ,
S0tto ques to titolo l'auto l'e classifica un rilèvante num m·o di affezioni nelle quali compariscono s u!la mucosa laringea delle ess udazio ni con p iU o m eno liquido contenuto in vesciche, o iperemie co n m aggior e o mi nor e infiltrazione d ei tessuti. Durante la miliare si vedono ta l \'olla a ppar ire nell'epig lottide e nei s uoi dintorni mol te di queste piccole vesciche, le quali fanno provare al pozien te la sensazio ne di un co1·po straniero : e questa sensazione a ssume tal volla propor zion i c osi forti da r ende rs i necessa r·ia l'npplicaz ione della cocaina o dell'eucaina. L 'erpete è ancora più fref(uente della mil iare. Qua ndo esso manifestasi in una parte f(uals iasi del corpo la diagnosi è facil e, ma nella laringe può qualche volla esser e confuso con placche s ifi li tic he, pem figf) acuto, depositi di fter ici e d
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RIVISTA MEDICA
all•·n. Il rlolore chE' produce è piultosl<l t:onsiierevole, e può, anche in que;;La caso, reuùf>ro:;i indi;:;pensabile il ri corre••e alle inalazioni o insulllaz•oni di cot>aina. 11 vaiuolo e lt~ va•·i<·<•lla possono anch'essi allaccare la mucosa lari••~oa In tali casi la r•·ogoosi é seria, e, specit~lmenle nei bnmbini, la oslr•uzione che si produce n ella larin(!e può r o>chunar·e l 'inler·venlo cltirur·gico. Qualche voltA ;;i osl"enrAno nella lari n~e dd le afte con asl"ociazione di nllre s11nili fo1·me nella bocca o nella vulva. ed allo••a la dia!Znosi 110n pre;;enta g•·andi diflìeolla, mentre invece è difficilil"!'JmR qua11do ;;i formano vesciche le lfUali si rompono e danno luogo a ulr eri, e che sono in relazione con malattie similar1 dei piedi. Il pemfigo raramente Mlleva Jelle vi:'sciche nella laringe a11clie •1uando e-<~o nbbia fallo ltl ~ua compan:!tt in altre pa•·li del corpo: qualc-he voiLB invece l o si è veduto limilalo alla sola la•·inge. Es«n può ess,:or e acu to o cr·onico, e può ave•·r. molto freCfuenli l'icaùule. Come r r.goln le vesciche di pemtlgo non danno luogo alla for·mazione di ulceri. La progno;;i é g-PnPI'&Illl"nte ,.::favorevole. e il paz•enle può soccombere pe•· esau•·•monlo pr·odotlo dalle molteplici r·icadule o per· quAlche malattiA inlercrll'rente. La ÒIHIWOsi non è sempre lacile e come t-ruida principale rleve tenersi la ~rondezza delle vesciche. la '(Uale t> sino dall'inizio ma!!~iore che non quella dell' e•·uzio11e vescicolare dovuta alle llfte o alla sifilide. L'orticaria può e!'\sA pure manifestarsi nella rnucol'la larin~ea e l'importanza dei suoi sintomi dipflnrle dalla sua 6!'\Lensione. La diagnosi non é difficile percl11'> ò quasi sempre accomp11gnuta do una simile eruzi one sulla pelle, e la prn!.!nosi è gPnPt'almenltl buona. a mr-no che lo sover·chia abbondanza dell'eruzione po•·ti una ~rave stenosi laringea per· eccesl"i vo J'igonfìamento rlella mucco;;a, e conse$(uente· mente la mo1·le per t•sli~sia. I n tnli casi prima d1 arr ivare alre.,ito finale, e per S<'<ongrnrado, può rendersi necessaria la li'Acheolom•a o l'i11tuhAzione. Qr,Jinal'iamente bastano i llarg-at' r!'mi e il ghiacci::, o tutt'al più le iniezioni di cocaina se i dolot·i !"Ono molLo l'orli. Il lidten l'nh··•· ph11111" è molto pm comune nella bocca e nelle l'auci che nella laringe, e quando Pven Lnolmente si vel'iriehi, n()n si verifi cano fenomeni dolot·osi pel' il malato m> allnr1nanli per· cl11 lo l:l"l"b.:te, C.Qlne non E>Sislono fenomeni
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:appr ezzabili parlando o tossendo. La malattia ha tendenza a per sister e ma la progno!>i finale è buona. Il trt~llamfmto eurativo consis te in arsenico per uso interno e localmente il sublimato e l'acido fenico alle or·dinarie soluzioni. L'impeti gine erpetifor me è estremamente r·ara nella lar inge e così pure l o sono l'eritema nodo<so e multiforme ; non manca:to però osser,·azioni positive anche di queste madaltie. c. /.
Autlsepsl ga1trloa e lnt..tln&le. - ( British Mecl. Jonr., 11gosto 1898).
RJEGNER. -
Dopo aver t•ifer•ito e commentato le m olte vedute sulla possibilità di disinfella!'e il canale aliment.&re, l'autor·e ha continualo alla clinica di Senator gli esperiml'nli di Strauss sopra i vat'i antisettici gastro-intestinAli. Al contenuto dello -stomaco e deg li intestini posto i n tubi graduati egli aggiungeva dello zucchero d'uva in ugual e quantit8, e vi poneva in !>eguito l'antisettico in qua11tilà var·iate, f!611eralmente in sol uzione nell'acqua o nell'alcool, r aramente in polver·e, quando si tr·attava di anlio::e tlici insolu bili. Per ciò che ri guarda gli .antisettici gJJslri ci rgli COIICinde che il salicilato sodico 1/ 8 p. 1000, il menlo'o dn 1/ 1 a 2 p. 1000 ~ il timolo da 1/ 8 a '/, p. 100 hanno lutti quanti un gran poter e anl•sellico: pl')ssegg(lnO invece un'azione disinfellarrte meùia il chi11osulo, il eloralio idrato e l 'actol o; e finalm ente ne ha dimostralo una m ollo picr·ola l' iltiolo anche da to a larf!he dosi Quanto agli anti se ttici intestinali il c.hi nosolo e il timolo a r restano la fermentazi one in unA soluzione del '/, p. 100, e la protraggono di molto i rr sol uzione di 1/ 6 p. 100. L'actolo, il bismuto, j l salici lato :>odrco e il B naflolo l'arre~1uno se in sol uzione di 1 p 100, lA p rott·f1;:rg-onct s:e di •; , p. 100. L a re~orcina , il benzom1flolo, i l clùralr o sono di tnr potere disinrettante molto inferiore agli Af:Pnli sopr·at·icordali. Da questi esper·imenti è ovvio dedu1·1·e che i vari antisettici agiscuno in moùo diller ente !':ul contenuto gastr1 co e su <JUello intestinale; cosi , mentre il m ento lo è u!1 eccellente disinfettante per lo s tomaco, lo è m etl iucr emente per l'iu te· stino. Ma lali (juestioni non possono e~se r tiefìnile completamente dalle esperienze di laboratorio e oebbo11o invece esser determinate da!Da pratica. Ed inver iJ un c.lisiuft'ltante che lw
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ll.lVIS'l'A MEDICA
fallo ottima prova in vitro, riesce perfettamente jnutile quanJo non l o si possa adoperare, perché velenoso: cosi é anclte pl'C'feribile che un antisellrco sia insolubile, essencto ta sua insolubilità uun guarentigia contro le autoin tossicazion i. Ed e pure da desiùerar·si che esso abbia un esteso contatto col contenuto gastro-intestinale, quindi deve essere amministrato a piccole dosi e molto frequentemente. Nell' insuflicienza motoria dello stomaco sono stati trovati dt alto valore clinico l'acido salidlico, il timolo e il mentolo. Quest'ultimo speciahnente é stato mollo vantato e raccomandato dallo Slrauss. Il ti molo gli è inferior e e deve esser dato a stomaco pieno per evitar e delle irritazioni. Il ~:;a licilato eli bismuto, il bismuto e il B naflolo portano delle flatulenze. Il sa l icilato sodico e il chinosolo sono troppo solubili. I !tivacri dello stomaco e dell'intestino sono una misura imporlaute. L 'acido salicilico, il menlol o !-!· 0,25 e il timolo g. O,W possono esser·e aggiunti ai clister i nutritivi. c. f.
W. ZwEIG. - Un oa•o d'ateto1t bUaterale gaartta. - (La R((. m ed ., 23 luglio 18g8). Trattasi di un giovine t1·entenne che dodici anni dopo di avl"r conlralla un'infezione sifìlitica JWesentava pa1·estesie dei piedi e ml}vi menti atelotici i n ambo li' mani che si dileguarono dopo quattro sellimane mediante una cura anlisifililica. Que s ~o, fatto della co mparsa di moviment.i aletotici nel 1wri oùo secondariO ùella sifilide, e r arissimo e si Ira solo in p1·oposilo una osservazione àello St1·Ubin~. I mporlanle é poi dal lato della pato~en esì, giacchè ,.i r itiene da tutti essere l'aletosi un sintomo cerebr ale e solo da Rosenbach e Ber ger si ammettt> che possa an che dip~> ndere da affezioni spinali. Nel caso alluale non essendosi manirestati sintomi di focolaio ed essendosi a vula una rapida restiiutio acl integrum collo sola cura antisifililica, (~ da l'itener~i che la nevrosi io parola siA stata in dipendenza direHa dell'in fezione celtica. Lo manirestazi011e bi later ale ùelrflt€'tosi esclude poi che si trattr di p roces~i gommosi, ed è quind1 a ritenersi che non !'<ieno occorse alterazioui profondP dei centri nervoo:;i, ma che sa sia trottato cl r semplici fenoaueni irJ•ilat.ivi transilol'i nel cor:::o •Jelle vie pir·amirlf1 li. te.
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RIVISTA __._.. CHIRlJRGICA .... _ L DIONISIO. - •etodo per aoore.oere .1' ef8oaota del oatetert.mo della tuba dt Eutaohto e faoiUtare le lDlezloD.l 4l Uqut4l nella oa••• Umpanloa. - (Gio rnale della R. AecadP.mia di rnrdieina di Torino. n. 5, li e 7 1898). Col cateterismo della lul>a di Eustachio il medico si pt·opone rli tar penetrare nella cassa una colonna d'a ria a forte pressione, sia pel' rimuovere i secl'eti della tuba stessa e della cavita timpanica, sia per modificare le anomalie di tensione della catena rJegli ossi ci ni. Ora, come è nolo, la tuba di Eus tachio noPmalmenle presenta un punto ristr etto (istmo tubario), che in geguilo a processi patologici può subire a ncora diminuzione di calibro; altr e volte pet·ò questo restringimento può produt·si in un puuto qualsiasi del condotto tubariu, e se risiede in un punto elevato, l'aria spinta allraverso li catetere o nnn penetr·a nella cossa o vi penetra cou una pl'essione insufficiente. Si é pt'oposto allora da nlcuni specialisti di acct·escer·e la pr·essione dell'aria, ricorrendo ad apparecchi ado ti i; ma rruesto metodo è pericoloso sia pe1· la possibi lita di produrre enfisemi soltomucosi estesi, :sia perch.:. l'aria invece di supera1·e l'os tacolo, esce nella cavita retro-nasale passando lt·a il becco del catelet·e e l'oslio tubario. L'autor e pl'opone un metodo più semplice e più facile. Dopo avere intr odotto con le ~olile norme uno sonda di metallo o di ebanite di un diametro medio nell'apertura tubar·ia, atl!·averso la cavilé nas a le, spinge con l'ordrnaria pera di gomma l'aria entro il cateter·e, p~ r controllar e con l'otoscopio la permeabilità della tuba. Quando ciò succede ed il catetere ha trovata la sua giusta posrzioue, invita il paziente a fure una aspirazione pr·ofonda, tenendo le labbra forlemenle chiuse, onde si produce una rarefazione ddl'ar ia nella cavità boccale, in ']uella nasale e l'etro- nasale. Durante quef'tO movimento di a spirazione o di succhia meolo, r apertura tubaria viene spi n ln èù accollata enel'gicamente contro il becco del c;~tl'tere,
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RIVISTA CHIRURGICA
mentre la forza di penetrazionc dell'aria nella cassa é aumentata, come lo prova il rum or e otoscopico, che t•esta immeòialamente modificato Con questo suo m etoùo l '11utore ha ottenuto in casi di otili cttlarrali medie c1·oniche note voi e ruigliora mento nelle condizioni udttive e so~gettive, di ;,!ran lung-a super ior·e a quello avuto col caleteri sm'•> ordinario praticato per mollo tempo ; così put·e ha f'ttcililato le iniezioni di liquidi medicamentosi nella cassa ed i lavag-g-i della m edesima, impedendo ai liquidi stessi di passare dal catetere nelle fosse retro-nasali pr ima e. IJ. di penetrare nella cavit.a timpanica. CtrAVASSE . - Ferite prodotte dalla apada-batoneUa de l fuotle modello 1888. - (A,.ch ioes de méd. et pharm. mil., settembt·e 18!18). Il dott. Chavasse, professor e nella scuola del Val-de-Gt·àce, prendendo ar·gomento dai casi ùi ferite prodotte dalla Sj)th.ltt baionelta osservati da lui stesso e da altri fa le considerazioni l'eguenti sulle for·me, sui caratteri e fino a un certo punto sulle prognosi delle dette ferile. l. La forma òel la spada-baionetta rl el fucile-modAilo 1RR6 e la fot·za colla quale é generalmente impiegata le dànno una g-r ande potenza di peoetra zione. Essendo at·ma esclusivamente da punta. agisce allontanando bru scamt>nte i tessuti per far8i un passag-gio e le sue ferite s'accompagnano ad attrizione e lacerazione so venti poco estese variabili a seconda della struttura ùelle parli e della direzione del l'arma e dovu te alle violenze eser citate dai llUallro spigoli della lama. L e fer itr delle varti moll i. pelle e muscoli, sanguinano poco e !'Ono mediocr emente dolorose. l l. L 'orifi zio d'entrata delle ferile cutanee r·icorda i n generale lu for ma quad t·angolm·e dell'arma. A forma di+ per al cune, di X per altre, 'J Uest'ori ficio e in somma quadl·angolul'e piu o menu allun~ato io un se11so o oell'altr•o secondo la r o::gione colpi la e la di t'e~ione nf>ll'a1·ma . I margini ne sono irt·egolari , con tusi e gli angoli quM;i t.ulli netti quando l'arma ha cnl p tl o pet·pcndicolat·mP. IIlH. 1\l tt·i IU(l ll Li uno o due di q ue$ti angoli po,;:sono es~;er~~ s mn!l~;i. Ques tr~ ferite !"ono s tate pat·agunale, corne quel le dd la ~ pad a triangolar e, a m orsicatura di sang ui ,; ut:he.
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L'oritlcio d' uscita é più irregolare, più s tretto di quello di entrata: esso a ssume P.erte volle la t'o rma di un V. In casi eccezionali, alle g-uance, a lle l11bbra, alle palpebre, una fer ita pene trantP. molto obliqua può presenta r si come un11 lacerazione lin"nre d'estensione var ia bile. III. Le dimensioni delle ferile cutanee sono a causa tleJ modo d'azione dell'arma A dell'elasticità della pel le, infel'iori al dia metro della parte penetrata : esse var·iano da 6 a IOmi llimetri. Al di sotto rlegli oriflci d'e ntr ata e d'uscita Psis te una zona sottocutanea scollata per· circa1 centimetr·o in fil tr·ata di sang ue prodotta dal modo d'azione de ll'a r ma: all on tona mento con scor r imento brusco a ll'entra ta, poi r etrazione della pelle : scollamento ~ er sos pin ~i mento ve rso l'esterno, all'uscita E un fatt.o ques to ablHlsta nza pa r·agonabile a quel lo che si ossei' va nelle ferite prodotte òt1 piccoli proiettrli. IV. Nelle aponevros i e nP.i muscoli la forma delle fer ite dipende soprattutto d>Jlla d irezione delle fìbre il cui divaricamento rt~pprese nla la parte pt·inripal e : con t"l fattori acces:sori tensione o contt•azione dei tess uti, r esistenze sottos tanti . Essa é ~en eralmente ova la re , A fe nditura allungata nel senso delle fìbre , ad estrem ità piuUosto Dcule chi-> arrotondate, " margini cìncichia tì, contusi, di di mension i q uasi sempr~ superiori a quelle dell'a rma (15·20 millimetri) ques t'ultimo fa tto t'l dovuto alla: poca elas ticit.a dei te~s uti e alla lac il i~à dì divaricarnen to delle loro fì bt·e. P er eccezio ne, su d'una apone vrosi resistente e fortemente tesa, la for ma è pi uttosto a r l'otonda ta. v. I vasi di gr osso calibl'o sembrano rliffì cìlmente sfuggire alla punta acumina ta del! n spada- baione tta : s u un numero molto ris tretto di fatti conosciuti s:i contano g ia: 1 perforazrone dell'a orta toracrca, 1 d'una vena iliaca pri mitiva e l deli'aol'ta aJdom inale e della ve na cava inft'! t' in t·e. Nei cas i di pe1·fora zione i Vt1S:i di g ros:!'o calibro rea~Z ì scono secondo l'elastidta lor o pr·opr ia , che de ter m ina le forme delle fet·ile : ciononper tanto la per fo razione può a ssociarsi a lacerazione se l'ar·ma a gisce molto obli•ptn men te s u d' un va so sostenuto da un piano re,.isltmle. Stando a quanto ha osser vato lo Chnvas;.e s tesso le perforazioni d'una g rossa ar·teria sono più strette dell'a t·m{l. L'oritìcio d'entrnta a fe nditura s emilunare un po' ir 1·egola re, a bor di leggArme nte contus i è trasve rsale cioè per pendicolar e all'asse del vaso: la tu nica inter na può cader e per la cerazione
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e per perfOI'azione netta e for·mar allor·a un piccolo l embo. I.'nrificio d'usciln. della stes~a forma. e più netto e la lunira interna ne é ne tt~m ente perforata. Su d'una vena di calibr·o mollo grosso , una ferita francaweute peuetrante é ugut~lm ente iu forma di fenditura trasver!>ale ma IJiì• lacera, più irregolare che non quella d'una a•·teria ; in un caso c itato da Maing eard la vena iliaca primitiva sinito tra er·A stata lacer·atA su i 2[3 del suo calibro In un caso di ferita del ventricolo destro, rico•·dato nella te,;i di Althofer·, la fe•·ila era in forma di fessura. v l. Le ossa piatte, come il cranio, sono ftl cilmente perfor·ate. L a )Jerforazione é accompagnata da sche~ge infossale S•lprallutto sul tavolato interno e alcune v olle da fessure. N el caso riferito dn Chaux essA era ii'regola•·mente rotonda e aveva 7-8 mm. di c.Jiam et•·o . VII. Sulla pleura, ti pro!'. Fen·aton seg-nala una ferita quadrangolare e !<Ul polmone un oritìcio elliUico. Su~li intestini si osser·vauo abrasioui e perforazioni compl ete. L e pe•·fo•·azioni sono arrotondale o l osangiche e possono P.S!<el'e CJbli ter ale dalla mucosa. VI II. J>rog rwsi. La grand e r olenza di pcnetrazione della spada-baionetta la r eiJ(Ie un'arma peri colosa. L e f~l'i te sem pli ci, interessanti la sola cute, guariscono rapidameute : a lcun ~ volte infettate di1·ettamen te dall'arma , possono dar occasione a suppurazioni pro fonde. L e l'eri le penetranti del cr·anio !'~O n o gravi: dei due casi pubblicati uno ter·min ò colla morte (caso di Chat·bonni er) e l'altro guarì con esito di paralisi (caso del dott. Choux). La trapan ~t zi on e immediata s' impo:~ e . L e ft!r ite pl'net•·anti del tor·ace sembrano pr·esen t a~·e un cara LLer e di speciale gr·avità. Lasciando da banda i c-asi di Lacassagne e R ouget (tesi di Altho fer) in cui esistevAno com plica zro ni che da sol e potevano produ·t·re la morte, si han no quatti'O Hllri casi di cui uno solo guarì e tre furon ~egu 1 ti da morte che fu detet' minata da enfisema del m ediastino, da emorragia polmonare. L e r~r i te penetr anti del l'addome hanno una prognosi meno i n f~c~ u sla . Su 9 casi di penetrazione si hanno 7 guarigioni st>n za i nter vento ch ir·ur·~ ico e 2 morti. Nel>sun esito letale ~ slutll determinato dalla lesione intestinale sia perché l'intestino può sfuggire nll'aziorre dPII'arma per scivola mento sia p er chf> l d sue pe•·forazi on i sono quasi i mmed iataml!nte o bi ilerate
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dalla mucosa. E dunque indicato di astenersi da ogni inter•vento ehirur~ ico imm ediato a meno che non vi !:liano i segni d'una emorragia interna abbondante.
Beoentl o..ervaslonl dl ob.lrurgla. mUltare dopo la battagUa dl Santlago. - (Merlical Record, ago~lo 1898).
N. SeN N, tenente colonnello medico deg-lt S IA ti U niti. -
Per quanto gr andi e impor·tt~nli possano es.:;er e i pr o.grcossi fAlli sino a qui dalla chir urgiA ; per quanto skur e possano sembrare l e r·egole stabilite per l'rnlervento •!liirurgico; per quanto r·egnlare e cnmpleto possa par·ere l'or. <linamento d'a.,.sislenza ai feriti dut·sute e dopo la ballaglia, uou debbono r iuscire rlel tutto inutili le osser vazioni ftttle i n proposito da dolli colleghi, chP. hanno preso parle r eceutemente ad una guerr a, combattuta da eserciti forniti di armi moder ne a piccolo cali bro. La chirurgia militar e non differ i sce essenzial111ente dalta chirut·gia genert~le, ed è pPe~etto chirurgico che ogni ferila accidentale debba riguardarsi come i nfetta, m a il chirurgo militare ha, sollo quest'aspetto, un vanla~gi o sopr a i su0i colleghi ci vili; per chè sa che le ferite pr odotte da proiettili di piccolo calib r·o sono gener·almenle a;;eltiche. La r ecente esper ienza fatta dall'autor't' nelln guerra di Cuba ha dimostrat o che rar·am e11 te tali prcJiellili trascinano seco olei pezzi di abili, come invece succedeva eon CJUelli degli antichi fu cili. La maggior par•te delle fer·ite dei tessuti molli, quand<' non erano cornplicllle con -l esioni viscer ali, che dc per se stesse di vantano so t'gente d'in fez ione, guarivano per prima i n brevissimo tempo. Quando poi veni va l'inf0zione, essa ma11ifestavasi ugualmente nella parte superficiale della fer ita, in prossimità della pelle, e, eiò che è ancora più caratteristico, si manifesta va più facilmente in corr ispondenza del ftli'O di uscitA, che di fJuello di -entrata; rlel qual fall o egli tt•ovu la spiegazione nella maggiore estensione e più grand·~ lacerazione della ferita in que~ta parte. Gl 'insuccessi ottenuti nel preserval'e le ferite pitl gr·avi d alle infezioni debbono, !>econdo lui, atlr·ibuir·si a tr e cause principali : 1" Non assoluta di ligenza nella prima ftt.sciatura; 2~ falsa applicazione di essa; :i• suoi inurili CRmbi arn ~> nti . -È ben ver o che agli ufliciali medici dei r eggi m en li il compiln er a re3o difficile da una cet·ta insufth;ienza del male-
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ri ale sanitArio, dalla rapiclilà delle mosse delle truppe, dalle difficolta incontrate nel traspor·to dei feriti e dal foro nume-rograndi ssimo e inaspettato. Molte fasciature erano troppo piccole e non erano assi curate abbastanza per giungere in buone condizioni fino allo speciale da campo ; altre non riuscivano ad immobilizzare convenientemente la parte ferita, ciò che é senza dubbto un elemento m ollo importante perassicurarne il riposo e per ~alva ~ u ardai'IR da spostamenli , della medicatura. Un altro danno evidente er·a causRlo dalla pratica troppo comune dci camhiarnenli inutili delle fasciatur·e. Il lrasporl<> der feriti da uno stabilimento all'allrù, e quindi il loro passaggio da uno ad altro chirurgo non era evitabile, ed in questi passaggi i fei'iti er·aoo ugualmente soggetti ad un cambio di fasciatura, alla quale operazione erano spesso sottoposti anche quando raggiungevano la destinaziune deftnttiva; e non sempre per l'ultima volta, poichè il cambia~ m ento inevitabile dei chirurghi anche negli ospedAli, portava, purtroppo, qualche volta anche il cambiamento dellefasciature. Si aggiungano al desiderio dei chirurghi di cons tt~ta re de visu la lesione, le querele dei pazienti che norr sono soddi sfatti se non vengono trattati in tal modo e sarà facil e comprenrlere quanto frequentem ente fossero 1·emosse le merlicature. Eppure nulla di più dannoso! Ha lasciato scritto il Nussbaum che la sorte d t l ferilo riposa nelle mani di quello che gli applica la prima medicalura, e se cio è vero nella pratica civile, tanto piu lo è nella prath.:u militare, dove ogni cambit~menlo di fasciat ura è piu facilmente una sorgente di infezione e quindi deve e~se r·e scrupolosamente evitalo, se non ri ch iesto da nuovi falLi locali o generali. I danui di questa ch irurgia, ch'egli chiama intrigaole, sono sla lt tu twil'esli dut·anle la bl'eve guerra cubana, e i chirurf!hi m tli tat·i debbono abituar si a considerare al loro giusto val nr·~ l'irnp0rtanzn della prima m edicalura I n lutti i ca ~i nei qunl i il pri mo esa me non ri veli l'esistenza di co mplicazion~ che r irhiedano un ulterior e trattamento operativo, la diagnosi deve fissar bene que ~ ta importante istruzione, la quale doVI'à poi esser·e scrupolosamente segutta da tutti i chirurf!lli che a vr auno sucl.:eSsivamente in cura l'ammalato. Per fJU~' I cl .e t•iguor da la m edi catura, c~l i ha contin uato. ùurani P CJIIe!"ln ce mpn gna, un'antica prati ca, dalla qual e ha
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ottenuto i mig-liori ri sultati. Da rnolti on ni egli usa di rare la primA medir.a tura cnn unA poi vere Anti settica consistente
in una miscela di acido salicilico e flcido borico nella pro· porzione di 4 a 1: al di sopra di questa egli pone, al posto della garza, Jel -:otone stel'ilizzt~to elle g l i sembt·a essere un filtro migliorP., e che cos tituisce, i11sieme col siero che tuor esce dn iiA fe1•ita e co lla polver·r , una r1·osta duJ·a, la quale suggdla ermeticamente la feJ•ila. Quando la prima fasciatur a fosse, col tempo, gia suturAta dal s11ngue o dal siero, la cosp.- r~e di nuovo con l~t p1•lvere ed applica altr o cotone ad una nuova ft.~sciatura. Nel trattamento successivo si può for· molto nel senso rli r aggiuslar e le fascie e immnbilizzar·e la r ar·te 11mmaiAtn, ma la pr1ma fasciatura deve r imaner e inta lta, finchè, s'iniP.nrle, fennmeni local i o generali non com:i~lino J i rimuoverln. A queste osservAzioni egli fa l"e!!t!i r e la descrizione di nu · merosi casi di ferile nei varii tessuti e n elle varie parti del corpo, per addivenir·e in segu·to alle seguenti considerazioni. l n cosi r ecenti !e piccole ferite tubul~:~ri l'a lle dalle palle Mauser• er·ano circond Ale da una zona cit·cos<:ril la di lessuli contusi, e lo spazio stesso della ferita era r ipieno di sangue l iquido o coa::tulato. Nei casi nei quali la palla pas::ava al· traver :>o i tessuti a una piccola dislonzs dalla superficie cutanea, la ubica zione e 111 dir ezione del lramile delln ferila erano indicate da uno scolor·omenlo del la pelle che avveniva pochi gior ni dopo. In parl-!cchi casi di ferile asettiche, nei quali la palla si era conficcala nei tessuti, ed ~stnla r·imosea 8 o 1.0 gtorni più tardi, e~li ha ovulo occasi one di studiare gli effetti rem oti della l esione sopra i tessu'ti, eu in lutti i casi ha veduto che il gonfiamento dei tessuti aveva intieramente, o quasi, obliterato il tramite lubular e della ferita, la cui ubicazione era indicata rla un forte s~olo t't1men to, da resti di san ~<ue liquido o coagulalo e da un'ar ea !imitala d'infiltrazione edematosa. Ques t e condizioni servivano come guida per seguire il tragitto percor so tlalla palla, che veniva r itrova ta gener almente isolata. e l ibera in una pi ccnla cavità r·iem pita rli san~ue n di siero, mentre unA più e ste~a zona d'infiltrazione indicava lo stato precoce d' i ncapsulazione. Fu unn sorpr esa il trovar·e che nel 10 p. 100 e più di tutte le f'et•i te le palle et·auo r·imaste nei t essuti, proi'or·ziout! molto supe t•io1·e a quella aspettata. L e cause pero divennero evidenti quando fu studiata la con-
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d izione delle palle ritrovate, le qu1.1li i n massima parte et·ano ~frll' mate per aver manifestamente battuto contro un corpo d ut·o, o pas!>nlo allraver ;:o un mezzo r esistPnte prima di giungere a pt•odurre la ferita . E dil'alti il terren 0 sopra il quale la batlaglia fu combattuta era sassoso e coper to di alberi e di piante che favorivano la deviazione dei proiettili. Aggiung asi a cio il fa tto cile bene spesso i l fuoco era cominciato a gt·an11i tltslanze, cosicchè furono spesso trovate delle palle nei t'!SSuti moli i senza l esi o ne delle OS!'a. La deviazione dei proiettil i nel cot·po fu constatala raram ente. Come rerzola il tramite della feei ta era t•ellil ineo, per cui seguendo la traccia dei due Ol'iflcii non ct·a difficil e diagnosticare l'or gano o gli organi i mplicati n ella l esione. Ferile della testa. - Quasi tutte hanno pt·ouolto la morte in poche ore: pochissime hanno perm esso i l traspor to del ferilo all'ospedale causanrto poi l~ morte in IO o 12 giorni. I n lutti i casi le infezioni intracranial1 ne erano l a causa, e l'infiammazione et•a genet·atmenle annunciala du un'eenia cerebrille, onl inat•iamen te pr opo1·ziouata alla intensità ed estens ione del processo infiammatorio Il tt·atlamento chir urgico riusciva semp r e impote11le tt limilare l'infiammazione. L amenlR l'aulot·e cÌie questi casi non sieno s teli studiati con un po' più di cu1·a du t•anl~ la vita , e non sieno state fatte più spesso le Autopsie, per•ché s1 sa r ebbe potuto ollener·e un materiale molLO prezioso per lo svil uppo della scienza della localizzazione cer ebrale, fino ad ora imperfetta. Fe rite della spina. - T ulli IJUf'lli che ebbero ferita la colonna ver lebrale con lesione del midoll o ebber·o esito l etale. L e t'erile senza lesi one del midollo dettero origi111e a par•alisi var·ie per gr aJo e pt~ r· !,lurata. Ferite ciel petto. - L'esperi enza faita in allr·e guerre aveva ammaestrato ch e le rerile del petto ~uRrivano più facilmente quando le pal le l o tr!lversavano completamente., che quando vi r imanevflno den~t·o. Questo r· imane ver·o . me non nelle $Lesse propol'Zioni, gi~tcchi· le palle a piccolo calibro sono m eno nlte a pot·tot·e dentro il petto pP.zZi di vestito od altre mat'!rie inl'eLtive. Il numero dei feri ti al petto clte hanno sopra\'ViSl"uto è sot·prendente, e pitì ~o rpl'en dente ancora il fatto che, a meno di una grave emorra gia, i sintomi et·ano leggeri, ed alcuni dei fer·iti rimanevano in letto solo per pochi ,giorni. T utti i casi sono stati lt'altuti con un metodo aspettante. Da1 casi ch'e;:rli cita è dimostrato che il pericolo di queste
ferile c0n8iste in lrsinrti complicale coinvolgt'llli il cuore e i
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grossi vasi, e che in Al'l'enza di que:::te le:::ioni l'andamt>nto é favorevole. Ferite dell'addome. - A questo ri guat·do l'autore si mostra sodi sfatto che le t·ecenti osservazioni abbia no con fermato quello che egli dice di tlVer dimostrato da anni con esperienze cliniche e sul cadave1·e, che cioè una palla vuò pa!'\sare altraver!"o l'ndd0me, a livello dell'ombelico o al disnprll, in direzione anlero-poster·iore, senza produr1·e lesion i viscerali che richiedano intervento chirur~ico. Difatti in par ecchi casi di questo genere è avvenuta la guarigione ~enza operazione. Per quanto è a sua conosct!nza , le laparolnmie e;;eguite per r~rite penetranti dell'addome hanno dalo 4 morti. Questa osperienza sfavor e.volc però non deve scora~giarP e di:::Logliere i chirur g-hi dall\1seguire unA tale operazione in tutti quei casi nei quali è r·a;!ionevole ritenere che si abbiano lesioni viscerali destmate a produrre indubbiamente la morte senza i11ter-veuto chirur~ico. La sezione dell'addome è pure giu~lifìcata da un'abhondunle emorrag.11 inlet·na. Ferile dell'estremità.. - È RUpPrftuo il dire che poc11e amputazioni primarie furono fatte per ferite dell" P!'llremita. Tutti i chirurghi comprendon•) troppn l'importanza del trattamento conservativo dr tali parli e limitano l'amputazione ai soli casi in cui le condizioni dei tessuti molli precludono ogni altra via. Un discreto numero di amputazion i secondarie si rese necessario pel' salvare la vita in casi di fratture composte ed infette, complicate con lesioni ed infezioni dellt> giunture vicine. Ra{J{Ji X. - Anche questo moderno mezzo d'indagiue diagnostica fu messo a pr·olillo durante la guerra cubana, e se ne ot tennero vantaggi incalcolabili. Senza ricordare la se!'ie !nfiniLR di casi, nei quali i r·aggi X furono evidHnlemente n l?cessarii ed esaurientemente dimostrativi, è prezzo dell'opera r·accoglier e la pròposta fatta dall'autore che Of!ni corpo d'armata debba possedere un completo materiale per qul?ste l'icerche ed uno speciale incaricato clte abbia la pratica necessaria per saperlo utilmente adoperare. c . .f.
KocHBR. - La predl•poalslone all'ernia. - (Briti.~h metl. Journ, agosto '18!)8).
La competenza di quPsto aulor·e sopr a un tale arf(omento dipende dal falto c:he e!lli hn potuto consta tare le condizio11i preerniarie su molti indi,·idui che r·iconevano alle sue cul'e.
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RIVISTA Clll RURGICA
Quando egli faceva la cura ra,!icale dell'ez·nia da un lato, se poteva constatare un'evidente clinica disposizione anche dall'altro, operava anche da questo, non a solo scopo di studio e di cuz·iosità ~cien tilìca, ma riLen endo fer mamente di fare in tal modo una cura preventiva. Dall'insieme dei casi nuroe!'osissimi che in tal modo ha potuto osservare egli si è formato il convinci mento che in tutti i casi pratici nei quali un'ernia comparisce imp1•ovvisamente deb!:a in m odo as!:'oluto verificarsi una delle seguenti predispo!:<izioni anatomiche. t• Un sacco erniario congenito formalo <la una imperfetta chiusura del processo vaginale: e a questa pz·ima cagione e~li allri buisce, ò't~c:cordo ron Vooti, '/s di tuili i casi. 2• Un solleYIHnen to di qualche zolla adiposa dei tessuti E!ra~si sotto~ie rosi può distendez·e gli anelli, e preparare in tal morlo la via ad un sacco peritoneale. 3• Il sacco può esser formato dalle ripetute p1•essioni degli intestini, dalle quali il perit onE~o viene spinto contro i l ligamento del Pouparl, A guisa di un cono a base posteriore. In questo procedimAnto l'anello interno vi ene lentamente allar !!ato e la fa ~cia lrasversalis viene spinta, insieme coi vasi epigastrici, vet·so la linea mediana. La parete anteriore del canA le inguinale deve essere anche t•ilasciata, ed in flUesto stadio pr·ecoce i pilastr i dell'anello eslet·no sono anormalmente separati, le loro fi b1·e sono distesA e perd ono il loro poterA di resi stenza. Questo !'arebbe, secondo K ocher, il modo col quale si formano quasi tutte le er nie dir etle, e più ancora quelle indir ette; quindi tali erni e dovr ebber o considPrar·si come congenite solo in quanto esse dipendono da una debolezza congenita delle par eti adrlominali. Gli intestini al momen to della rottura entr ano in un sacco preformato. Ma osser va l'autore che m ~ ntre è necessal'ia una delle suaccennate condizioni anatomiche per la pr0òuzione tiell'entia, non deve r itcne•·si che l'esistema di una di esse debba fatalmente ed in motfo assoluto pr odurla. ClinicAmente la presenz& di un cono pet·itoneale è riconosciuta dal fatto che solto i colpi di tos!'<e apparisce nella r <·g-iorw inguinAie un sollevamento o,·ale éircoscrittù, che ce!""a col cessare della tosse senza che sia necessario ridurre inle,.;lini fuoriusciti. La pr·oduzione di questo gonfìam .. rllO è spe!i'SO accompagnaltt da dolur e. Quando vi sia un pt·ocesso voginule non chiuso, il collo è sempre mt•llo ristretto e la sun p1'esen7.a non da al paziente
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alcuna conseguenza, né alcuna a ppat•enza di pre.lisposiz1one all'emia , fìnchè, per una cagione qual:>iasi, non vi è cac· ciata delllro \1118 porzione d'intestino. c. r.
DI un nuov• prooeno per clet.rmlnare la podsione del oorpl •tranlert oon la ra4logra8a. (Archioes médicales B elges, avl'il 1898).
M. H MoruzE. -
È una comunicazione falla dall'autor e all'Accademie delle
scienze di Pal'igi. Per dele1·minare esalta mente la posizione ùei proiettili nelle regioni profonde del corpo med1ante la radiografia, in questi ullimi tempi si sono proposti vari metod i ingegnosi, tra i quali, seconòo l'autore, merita la pre ferenza quello di Contr emoulins e Rémy. Essendo però molto complicali, specialmente l'ultimo, egli oe propone uno semplice e sbri~a tivo, che permetle di determinare la posizione rli un proiettile in una parte qualullque del corpo con una precisione superiore a 5 millnnetri. Il processo consiste nello stabilire la pos izione del corpo l"li•aniero mediante due relle, che si taj!'liano e le cui estre· mila sono dei punti silUt1ti bila superficie del corpo del sog gaLlo in esame. Questi essendo situato tra il tubo 1·adioscopico e lo schermo, si celTa una posizione tale, che la palla , per esempio, si vegga facilm ente. S i prende allora un piccolo disco di piombo, r·eso adesivo con In cere o col cliachilon, e si situa sulla super ficie del cor po rivolta ve1·so il tubo, spostandolo fino a che la sua immagine si sovrapponga a quella della palla; si ripete poscia la stessa operazione con un altro disco situato dal lato r ivolto verso lo schermo. Quando i due dischi erl il proiettile si pt·oietlano sullo schermo non forman do che una sola immagin e, vuoi di r e che tu tti e tre son o s ulla !<lessa lin ~a rella. Si g ira il soggetto sotto un a ngolo ar bitrario e .3 Ì determina nel modo sopt'H esposto 1111. a iLr'a l'ella, la ctd in terse· caziooe con q uella g ia tr·ovata fissa la pos1zione della palla . Le estremita di ques te relte sono rap presentate sulla su perfi cie del corpo dai dischi ùi piumbo, che si tolgono, se~nando il loro posto con un la pis dermogt·afìco. Le <lne rette dete i·minano quindi un pianu. ch e contiPnA il pt·oietlilP; i qaltt·o punii segnati formano un quadrdatero, di cui s i possono m1su 1'81'6 i rfubltro lati e le due diagonali merce un compa;.;so qunlunqull di spes:;.or·e. Cou i dati 'ottunutt costruendo g l'alicamenle una
!
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figura ridotta, si ha che il posto del proiettile é determinato dal punto d'intersecazione delle due diagonali rispetto alle quattro estremità del quadrilatero; quindi si d.ice che desso è ad n centimetri dall'estremità a - per esempio - e sulla retta ac (diagonale che unisce le due estremit.S a e c). I l gr~;~ li c,) può disegnarsi in pochi minuti; il processo é applicabile a qualunque parte del corpo. c . q. Dott. RICARD. -IDnestt d'ossa vlv•nti. cal, n. 6 1898).
(Progrè.~
M édi-
I n una memorta comunicala all'acca demia di medici na J i
Parigi il dott. Ricard rende conto di due casi, interessa ntissimi d'innesto osseo. Ne l primo caso un innesto di ossofemorale di cane fu faltto in seguito all'ablazione di un osteo sat·coma dell'osso frontale: nel secondo caso il I]Uarto metalarseo del paziente fu resecato ed innestato in una operazione autoplastica del naso. I due innesti l'iuscirono benissimo. L'autot'e, dall'anali!-<i dei due casi, presenta come assai probabili, se non indiscutibilmenle dimostrate, le seguenti conclusioni: 1° gli innesti ossei viventi, trasportati n ell'oi·ganismo umauo sono bene tollei'ati, non danno luogo ad alcuna eliminazione1 se l'operatore ha saputo osservare la più rigor osa ase psi ; 2• ques ti inn esti, to llerati, possono o persistere, ovvero venit'e riassorbiti, lasciando però alloro posto, come fu pure ùimosll'alo già da altri sperimenta to ri, un tratto fibroso di una surficiente solidità; 3• al contrario di quanto si am melleva in passato Ja par ecchi autori, gli innestt au to plastici non presentano una probabtlità ùi persistenza sup~> l'iore a quella degli innesti eter o plas tici, poichè nei due casi riferiLi l'innesL() etex·oplasLico pers is tette·, mentt·e quello auloplastico venne riassorbito; .}• considerando i falli solto un punto di vista più speciolizzatr>, la r·istaurazi.one nasale medtan te innesLo a utoplastico, costituisce un pr ocesso Lerapeutico che sembra da re eccellenti risultati, il c he merita considet•azione in vista specialmente dei ris ultati assai difultosi ottenuti finora coi dif· fere nti processi di r·eslaut·l.lziwle. A. C.
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RIVISTA DI OCULISTICA Sul oolllrl oleo1l. - (.Journal de médeci ne et rl<J ehirurgie, l!iugno 18!lR).
ScRilNI. -
l colli l'i acquosi presentano diversi inconvenienti: essi souo Ji un'ttpplicazione sovenli tliftìcile, la loro ins tillazione provoca una lagrimazione considerevole, come pure lo spasmo dell'orbi colare delle palpebre, infine essi si alterano J'apidamente e sono quasi sempre settici nel momento in cu 1 si usaoo. Ora pa1·e che l'uso dei colli1·i f>leosi rimedi a Lutti fJUesti incon \'enienti. Tre i diversi oli i si ati espeJ·imenlati, olio di olive, rl i arachide, di mandorle dolci, di ricino, eli vaselina. pare che l'olio di olive e l'olio di arachicle !':iano i mi gliori. Essi devono essere ~barazza ti rlelle loro impurità col lavaggio all'alcool, poscia steriliz1.ali portandoli a '120• per la durata di 10 minuti. LP. soluzioni si l'anno .a caldo tranne che per l'eserina. L e sol uzioni udope1·ate dall'autore erano di atropina e di eser·i na all' 1 p. 100 e di cocaina al 2 p. 100. L'applicazione é facilissima: si imiJlerge nella suluzione una bacche tta di vet1·o appiattila a spatola, si lascia cader e qualche goccia e si passa fJUesta spatola sulla congiuntiva. Questo toccamento non è dol o•·oso. Pare ben dimostr ato che l e goccie oleose, cadendo nel cui-Ji- sacco congiuntivale, non producono sgradevole im pl'<.'Ssione, n è sensazione di freddlo, e non determinan o per conseguenza la cont1'azione spasmodica dell'orbicolai'e delle palpebre e la lagrimazione. La mancanza di qu~s ti l'eno1lleni d'ordine rifle::<so presenta grandi vantaggi. Non solo è Lolla qualsiasi incertez.za sulla penet•·azione del collirio nell'occh io, ma si evita auche l'ap· prensione di veder sopraggiungel'e, ne~?li operati di cala· ratta, accidenti gr avi. ~ inoltre provato che la cocaina in soluzione nell'olio non produce l'esfogliazione dell'epitelio della cornea, come la cagiona in soluzione acquosa. L'azione dei colliri oleosi poi è piu siabile, più intensa e piil pl'olungata. Infine essi si conser vano ()Uasi irldefinilamente. B.
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RIVISTA DI OCU LI STICA
Clroa due oaal dl strabismo. Wochensc1Lr!f1, N. 47.)
Scii:-< ARE:L. -
( Wiene r klin.
Nel chiude1·e una conferenza sopra un caso di strabismo conve rgente e sopra un altro caso di strabismo divergente, l'A. s i ~otfeema sull'orig ine dello strabismo. Se nella posizione di riposo deg!i occhi, il ~entro della cornea viene a trovarsi uel mezzo della rima palpebrale, la situazione è normale. Se la distanza dei ve1·tici corneali è mino1•e di quella dei centri delle rime palpebrali, si ha lo strabismo convel'genle; se é maggio l'e, si ha strabismo divergente. Se nell' anormale posizione degli occhi entra in giuoco e si maotielle il potere d'inoervazione di convergenza o di divergenza, lo strab i ~mo è latente. Fra que:;ti gruppi di SLI'abismi e quelli in cui il difetto non può essere nascosto, s ta una c&tegoria di casi in cui l'anomalia della posizione di 1·iposo può essere correUa solo temporaneamente, e sono i casi di stra bismo manifesto periodico. Quelli in cui l'anomAlia di posizione è tJ·oppo grande per poter esse1•e dissimulAta dallo s forzo ac· comodalivo, come pu1·e quelli in cui, per u11a g rave ambliopia di un occhio, manca lo slimolu al m ovimento accomodalivo, appurte ngono al gruppo de~li strabismi manifesti permaneuti. Lu deviazione si compone qui di due fattori, l'uno dei quali é l'espressione della originaria distanza del vertice corneale dalla meLà della rima palpebrale nell'occhio strabico, I'AILro é l' espr·essione delle stesse distanze nell'occhio che tì so: t~. Lo strabi~mo é un'anomalia di posizione, e non gia uùtnomalia di mo vimento. E. T.
Eo. TouLouse:, ALFRED S:\NGER - Nuovi pupUlometrl. (Ili. Run11. der mecl.- cllìr. Tecltnìlr., 15 a go::.to 18!)8). Il dott. Ed. Toulouse, m edico deli'A ~ ilo di Vlll ejuif presento alla ::;ocielé di biologia di Pa1·igi nella seduttt del 19 marzo del cor1·en te a nn o un pupillomel T'O eli n i co costruilo dalla Casa Cllazal di Psrigi. Esso è fatto da una lente da occhiali del diametro di 25 mm. g raduata nel modo seguente: Nel centro della lenii' è inciso un qua•lralo di 1 ce ni. di lato s urldiviso in 100m m'. l tratti che, come é f'acile intendere, sono oltremodo fini per non oscurare il C!'lulpo visivo, sono colorati in r·os"o per· avervi stropicciato sopra una malil6 di fJut>sto C•)IOI'l'. A causa del loi'O color· r osso i t1·atti l'isaltano meglio ;:ulla pupilla.
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La lente, contenuta in un monocolo, si appone all'occhio ~Ila distanza al massimo d'un cenlimettto e in .uo piano il più possibilmente parallelo alla pupilla Pi~ opportuno é a n cora introdurre la lente in un occhiaie di prova poiché la parte medha di questo possiede una concavità posteriore la quale per·metle alle lenti di avvicinarsi alla pupilla a una dist:anza .anche ininore d'un centimetro.. " In questo modo può ora mi$ur arsi il diametro della pupilla avendo però l'avvertenza di attenderò che siano cessa te te reozioni di essa dovute all'accomodazione. Si noLa no le ~imens ioni della pupilla nelle vista in lontananza e in vicinanza e nella magg iore o. minor e illuminazione dell'occhio. P oichò l' intensità della luce é: quella che produce . Je .mag.giori variazioni nel diametro pupillare sarebbe opportuno farn e l'esame o luce artificiale la cui intens ità espressa in -<:andele e la cui distanza immutabile dell'occhio sarebbe una quantila nota e paragonabile. Il pupillometro del dott. Toulouse dà per·ò luogo ad err ori ~e cui cause debbono e;:;sere specificate per ~aperli evitare . Alcuni di essi possono e ssere tras curati io prnlica come p. e. <jueUo che der i va dall'impossibilità di mette re lo ·Strumento nel piano perft!tlamente paralle lo alle pupille. Due altr'A cause -di errori sono però importanti, la prima si t·iferisce ali« distanza dello strumento dafla pupilla, la seconda a quellla. di -esso dall'occhio dell'osserva tore. Per ragioni fi siche e fi siologiche s i comprende facilmente -ehe il pupillometro darà misure tanto minori quanto più esso iii allontana dalla pupilla esaminanda, ve rso l'occhio osserva tore, presuppos to che il primo rimanga sempre alla slessa -distanza. Infatti il cono luminoso emana nte dall' occh io osser-vato e passant~-1 attraverso il pupillomeLt'O saril r elativa mente tanto più piccolo quanto più lon tano garà il pupillometro dal,r occ hio in esame. Il med esimo elletto avra l'avvicinamento dell"occ.hio os!'crvatore, ferma r estando la s up posizione fatta. ·Una piccola parte del cono luminoso penetra sempre nel ·propl'io occhio mentre a dis tanza maggiot·e i raggi diveo lauo ~e mpre più paralleli e percio ltl grandezza della proiezione ,pupillometrica sempre più s i avvi cina a quella del ~ tmag in e pupillare. Deve perciò l'ossei' valore tenere il pupillome lt·o -quanto più é possibile vicin11 all'occhio osservato e ili suo -<>cchio stesso quan to più è possibile lon taAo dal pupillo-
metro. . 63
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Il dolL. Toulouse ha calcolato che il pupillop1etro tenuto alla distanza di 1 cent. dà uo'imagin~ della, pupilla che diffe. risce solo di 1/ 10 di cm. dalla reale quando l'occhio dell'!>t~ser vatore disla 20 cm. dal pupillometro stesso. Queste sono le distanze da itJi !ilabilite. Il pupillometro dà pure delle diffel'enze di 1/ 1 mm. . Ciò è utile e anche indispensabile quando la differenza di grandezza del diametl'o pupillare si vuole esprimere nume~i cameote e spingere l'approssimazion~C' fino al 1/, rom. In questo modo le espr·essioni vaghe di pupilla contratta, media, dilatata, possono essere sostituite da dati numerici esalti. Il dott. Alfred Siingel', medico nell'ospedale S. Giorgio di Amburgo, ha fin dal 1896 pre~entsto al Congresso dei naturalisti e medici leoutosi a Francoforte S M. un pupillomelro il quale raccolse mollo plauso. Questo strumento consiste ee.senzialmente in una lampada la quale primieramente era stata costruila da Priestley Smith di Birmingham a scopo oculistico e che si tl'ova descritta nel Cblatt f . prakt. A ugenheilkunde 1886, pttg 112. Il dottore Si:inger si serve di questa lampada per misurare le r eazioni delle pupille il più e:;atwmente che non era fin qui stato possibile. Pe r quesln scopo egli muni le lampada d'un otturatore istantaneo da fotografi costruito da Garelz di Berlino che perm ette l'esatta determinazione della quantit.a di luce e della durala della ~ua impressione. In quesla guisa si è in gr·ado di stabilire il minimum di luce, tanto in quantità quanto in l~mpo, necessar1o a suscitare ancora r eazione pupillare. La candela di stearina originaria della lampada è stata sostituita dal Sànger con una lampadH ad incandescenza che cor· risponde a circa 40 Ohm. L' apparecchio suddescrillo è molto opportuno ma esso avrebbe più scientifica, cioè meno criticabile, base, se giungesse a rois ura1·e l'a,npiezza della pupilla prima e dopo l'illuminazione. Un a tale misur·azioJJe potrebbe pl'etendere di essere esatta solo se fa lla con meto.li foto g rafici. G. G.
C. H oRSTMANN - Bul deoor10 del diataooo apontaneo della. r•tlna. - (Are/i. fiir Augenheilk., XXXVI. S. 166). L'A. ebbe in osservazione per pat·ecchi anni 35 casi di di-
stacco di retina, di cui 5 guarirono con ristabilimento complrto del potere visivo; 2, in cui la 1·elina si era 1·iapplicata senza però r aggiungere di nuovo la sua funzionalit.a; 2, in
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cui si era p1·odotta una riapplicazione temporanea, seguita più tardi da ricaduta ; 11, in cui il distacco era parziale, e 15 in cui era totale. Basandosi s u talè protra tta osser vazione, l'A. viene alla conclusione eh~ ogni distacco spontaneo di retina è prodotto, nella gr an maggioranza dei casi, da uru'affezione del ~ra tto u veale. in seguito a cui ha luogo una diminuzion~ di volume del vitr~>o, la quale viene sostituita da un trasudato dei vasi l'I e lla cor oidea. Il Jiquido non penetra attraver so !aretina, ma solleva questa al di sopra della coroidea, e si produce, per conseguenza, un distacco di retina; se questo distacco è esteso, s i ha frequtJotemente una fenditura nella parte dilstaccata, che devesi attribuire ad una notevole diminuzione di volume del vitreo, le quale non viene abbastanza presto supplita trasudato della coroidea. La scemata ten!:!ione oculare che così spesso venne constatata nei gravi distacchi di r etina con fenditura, è una p!'ova deJla diminuzione di volume del vitr·eo. La guarigione spontanea dei distacchi con ripristinamento completo del potere visivo, fu osserva ta soltanto in quei casi in cui la parte di r etina staccata non aveva perduta ogni sensibilità luminosa, e in cui l'essudato subretinico non era molto abbondante Non si trovò mai jn tali cnsi, la fenditura della r etina , nè diminuzione di tensione oculare. rn quei casi in cui la parte ùi retina staccata si era adattata di nuovo, ma più non funzionava, J'essudaw si era approfondito, tutta via non si con~tatò né fenditura, nè diminuita tensione del bulbo: gh stessi fatti si verificarono in quei casi in cui il sollevamento rimase stazionario. Quando si osser va una fenditura nella retina e si constata diminuzione di tono, la prognosi è quasi sempre infausta, e il distacco è totale. Sono da rigettarsi, secondo l'A. tutti i trattamenti operativi. Il meno pericoloso è la puntura sclei·ale della l'accolta liquida subretinica, in seguito a cui si osserva un temporaneo r iadattamento rllella retina solleva,ta. Sono da sconsigliarsi sopralulto q uei metodi che r endono necessa1·ia una lesione della rt!tina e del vitreo. Non è neppure indicata la provocazione di una coroiùite; poiché se la base di ogni distacco retinico è un'affezione del tratto uveale, con la provocazione artificiale di una tale infiammazione, si aumentano soltanto le condizioni favorevoli alla proùuzione del d1stacco stes~ o. E. T.
n4J.
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KeRA VAL -
n linguaggio aorltto ; aue orlghd ; auo avl·
luppo ; auo meooantamo inteUeUuale. - (Pro!]rès mé· dica!, N. 6, 1898). La questione del linguaggio scritlo, e del f!UO meccanismo é uno dei punti più rontr•o,•ersi é più discussi della vasla quel'tione .Iella afasia. F u tentato di risolvere que!:'lO problema utilizzando successivamente procediment i di ver·si. Per lungo tempo la filosofia e la psicologia ebbero la pretesa di dare le legg i del linguagg io. Ai nos tri giorni ci si rivolgè pPr questo specialmente aliH clinica ed a ll'anatomia patologica: dall'esame dei malati, dalle coincidenze e dai confronti delle le· sioni e dei sintomi se ne declu;::ser<> lalune forme cliniche, e conseguentP.mente le leggi gene rali del meccanismo de! lingua~Zgi o.
L'autor·e ha s eguito un metodo affatto diver·so. Le diver se lingue impiega te fra g li uomini hanno singolarmente variato col tempo dalle loro origini. Studiare quest1 ca mbiamenti, seguir ne le evoluzioni, cercare di stabilire le analogie e somi· glia nze di sviluppo e di perfezionamento delle divPrse lingue, e trarr e infine da questo studio generale le leggi alle truali hanno obbedito queste di verse lingue dei divel'si popoli, tale é l'opera che s i è imposta il dott. Keraval. Questo còmpilo irnme nso, esi~eva la conoscenza perfetta e rag ionata della maggior· pa1·te dell e ling ue antiche e moderne. L'autore difatti basa il suo sludio !<UII'ebraico, ara bo, sansc•·itto, russo, giapponese, egiziaco, e sopl'atullo, chi!lese, ed uti lizza ciascuna di queste ling ue pe1· i bi so~n i della sua dimostrazione. Nella :;crillut·a tull11 le liugue impie~<auo cerle dispo!;izioni d i tra tti o cal'aller·i, i 11uali sono alfabetici, sJllabici, ideogt·afici o mis ti. Ma lutti !')uesti ca•·all.er i s i riducono in ultima alla lisi ad un plwne11w., alla trascrizione cioè di 'un suono: e l'aulOJ'e ins is te lungamente su questo fallo e ne dà diverse e numerose pr ove. Ogni caraller e indica e comporta la s ua pronu ncia: an che il chinese, in cui la scrittura sembra un
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rebus da decifrare, ogni segno comporta un fonema. Ogni scri ttura non é che la trascrizione convenzionale di un suono. La scrittura in origine non era che ideogJ·aflca; però la idea svegliata dal seguo si attacca va pure al suono, la pro· nuncia: finalme nte il suono solo •·imase inerente al caralte1•e che ne é divenuto la r appr-e;-:entaz!one effettiva. La scri1tu1·a non è infine che la trascrizione del linguaggio parlato in linguaggio scritto. Il carattere .~c ritto qualunque sieno i sistemi, i processi o i metodi seguiti, è un segno convenzionale, un dise11no che rappresenta un fo nema, il quale è talora una
fra:: iOne minima della parola, la lettera, talura una purtic~>lla maggiore, la sillaba, e talora da so: o una parola intiera monosillaba. La ~cri ttura è quindi prima di tutto la rappr e-sentazione gr afica dei s uoni della lingua parlata. Così • .~ue cede spes.~o a noi Europei di vedere delle parole scritte i" cui non t roviamo altro che l'espressione .fonetica, e non il senso. La parola domina la scrittura, questa dioenta la serva di quella :~ . Gli ultimi perfezionamenti della scrittura che costituiscono l'ultimo progresso del lin gua~<gio scritto non sono che il r isultato degli ultimi pPrfezionamenli della par·ola. - L' organi.uazione intima, psico-jl.çiologica dei cervelli eU tutti i popoli, attraoerso tutte le età e identica, ert in oirtù. di una specie di stimola~ ione a.~cendenre mecitabile, .(alale, il laooro psico-jisiologico della ideazione, e L'organizzazione dei cent ri neruosi che ~>sso d etermina sono doounque inuariauilmente ali ste.~si: l' L~·gizirmo anlico eom.e il Chinese moderno o l'Europeo sono a questo r if!ttardo costruiti con un identico stampo: essi pensano p resw a poco nello stesso modo, e per esprimere oerbalmente Jlrima , per iscr itto poi le loro concezioni, essi hanno tutti una oisione m.Pnta'e identica, r isultato di una elaf,ora.;ion e jisio-cdlulare omolor1a, della creazione eli centri .fisiologici adefJuati. A priori dunque la le g~e delle localizzazioni nell'uomo non puo soffHre eccezioni; essa è una lel!ge capitale nella specie: essa dimostra l identità delle funzioni lisiolog iche, e partico· larmente del meccanismo del linguaggio. Già, secondo Vernicke, Liclheim ed a llri, il Dejerine avr, va sostenuto questo concello, basandosi sulla anatomia clinica; ~a solo in riguardo all'europeo dell't!poca nostra . K craval chmostra invc~~ d:o que"'ta leg;ze é vera per Lutti i popoli e per Lulle le epoclre e che é una le,.,.,.e <>"Cr1er·al e c he non soffre n,... n eccezione .
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RI VISTA D I Ar-'ATOIIIA B FISIOLOOl.A
Ciò pr·ovato, il Keraval ne ded u~e le conseguenze . Egli accetta questa opinione del Dejerine e degli altri autori suecitaLi che ciol· la lettura mentale sollecita sempre il centro uditioo corrispondente, confutando perciò la teol'ia del Dallet, il quale amm~lle l'influenza ideogra/f,ca, qt,a{che oolta almeno, di retta del gra.flco elle agireb!Je immediatamente sul centrò intellettuale, 11enza passare pel centro uditioo delle parole. L'autor·e considera come una contraddizione ~oio apparente i l ratto che tra le per sone colpile da sordità verbale, tal un i possono leg"p;ere, altri no, mentre la lellura dovrebbe diventare impossibile per tutti. I ma lati che possono a ncora leggere hanno le lor o immagini uoliLive intatte, la lor·<' affezione non lecle che le fibr.e le quali uniscono il cen tro dall'audizione generale al centro uditivo specia!mente del linguaggio: in questi malati lulle le immagini del linguaggio sono intatte e possono essere evoca le spontaneamen le ; da ciò la conservazione dt'lla scrittura: presso quelli invece cile non possono scrivere, la lesione ha colpilo dir ettamente il centro delle immagini uditive, le quali sono distrutte. La conser•vaziooequintli o la perdita della scr itturA, sPcondo i casi, non infir>ma per· nulla la le:;rg'e generale. ma anzi la conferma : la divèrsità del fatto dipende dalla sede della lesione. Riassumendo, il dottor· Keraval si dlchiare partigiano della u nione intima dei d iver·si centr·i del linguaggio e della loro azione recipr oca: pare che egli ammetta delle immagini g ratìco-motr·ici, ma non osa pronunciar si sulla natura di tali immagini e per' conseguenza del loro rispettivo centro, sul quale cosi si espr ime: E: egli per sè t.iesso un centro d'immagini parziali elaborale e coordinate come quello· delle immagini oer'bali oisuali, immagini parziali motrici in rapporto coi trotti separati di ciascun carattere, conglomerantisi succes· sivamente in caraileri completi a!f'abetici o sillabici, o negli orgm~i ~omponenti il carattere o reticolato ideog rafico ? Ocoero è esso un cen.t1'o def senso muscolare adattatosi al tracciato gra,Jlco!' Queste sono alt rettante inCO(Inite riseroate all"attività de!!li in vestigatori. Ques te incognite sono lati che no11 potra nno risoh·er·i>l se non med1ante la clinica appoggiata all'anAto mia patolof!ica. Si é cercato di <Jar·e una iden fedele pet· quanto è possibile d1 que la importante memoria . Quello però che merita d1 egst!l' segnalato è la somma considerevole di lavoro che essa r Appre!"enta, la conoscenza pe!·f.:lla e rag ionata delle diverse
NORMALE B PATOLOGI CA
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tingue umane e del loro meccanismo, l'a nalisi fil')e e s crupol osa, la dissezione abile e precisa che l'autore ue ha fatto: ~ questo un lav0ro di elevato valore medico e fllosoflc.o che ra ppr~senta un complemento linguistico impor·tanle della clioica , e che reca il suo contribuLo di argomenti e di prove alla ques tione ancora tanto controversa della efas ia. A C.
RIVISTA DI TERAPEUTlCA Doti. ANGELO M ont. -
L 'euobtntna nelle febbri mluaaa-
tlohe. - (Setlim. med. dello Speri m. , 25 giugno ·1898). L' A. ha usato questo rimedio, studiato dapp rima dal Noor{}en, poi dall'Overlach, dal Goliner·, dal Panegrossi e dal <:onti, in 20 casi cii 'febbri malariche , ed ha riscontrato i s e.guenti fa tti. L'euchinina, somministrata anche a dosi supei'iori alle terapeu ticlre, è ben tollerata, nè produce inconve':llenti di sorta. Lo stoma co la tollera ben e a nc he in quei .casi nei. quali rappresenta il locus m inoris resislentiae; in dqsi di due o tre grammi, può produrre sensc) di peso all'epigastrio, .Jeggiera piros i, nausea , r·aramente vomito. Sul -sangue ha un'azione r ipara trice che s i manifes ta con un accrescimento del contenuto d'emog lobina. L'eliminazione per l'urina, ricercata col reattivo del P ianta, si fa già dopo {}ue ore e mezzo e la quanlilà eliminata va sempr·e aumentando d'intensità fin o alla sesta o settima ora. Sul sistema n ervoso, ha un'azionE:l che si avvicina a quella del chinino, ma i fenomeni ha nno unA intensità e durata assai minore , ~ non si giunge mai a determinar e quella sind1•ome morbosa -che chiamasi ebbrez za chinica. Sulla temperatura, negli ind!viJui normali, non protluee alcuna variazione: pare però -che, in dose alta, au.nenli di poco il numeeo de lle pulsazioni. Somministrata nell' infezio ne mias matica ha dato sempre un r isullato positivo anche nei casi, e furono la maggior parte, in cui g li ammalati presenta vano forme febbrili r eci· .divate. Riguardo alla dose, l' ordinaria prescri zion e fu di un
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R l TISTA_ DI TERAPBOT lCA
g rammo, od uuo e mezzo; e qualche volta si giunse a du~ grammi. L'euchinina diede ~ltimi risultati anche nei bam:bini, pt·escritta alla pose di 80 centigrammi, e noo diede luogo a fenomeno .a lc uno di intollera nza: per questo fatt~ e pel suo sapor·e n on cosi in gr ato come quello del chinino,. ~at·ebbe anzi da ritener~i quale il farmaco preferito nell~ cut·a dei piccoli infermi.
te. Trattamento delle piaghe ool mentozolo, ool oanforozolo, e ool D&ftozolo. - (PrO(frè!;
Dott. \V AGNER. -
m ridica l, N. 20 18!)8).
Si ottengono questi m ed icamenti ve rsando l'uno per c~ nto cli mentolo o di canfora, ovvero il duP. per cento di nafioloìn uno soluzione al ;) p. 100 di acqua ossigenata. Onde ridisciogliere il canforoxolo occorre il 32 p. 100 di alcool, mentre pet• ottenere la soluzione delle allt•e due sostanz~ se ne richiede il 38 p. 100. Tali soluzioni sono mollo sta bili. e dagli esperimenti numerosi eseguiti venne dimos trato eh~ questi tre liquidi non diluiti ulteriormente distruggono in tre ot·e le spore della pustola maligna . C.ome impiego terapeutico, questi r imedi furono adope rati ' dall'autore, sempr e in pr eparazioni t·ecenti, in ollre 200 cast di chirurgia mediante a pplicazione di compres!:'e rti #l&l'Za sterilizzata imbevute di una soluzione al "10 per centq. Tanto il mentoxolo, come gli 11llr i due corpi, in contatto della secrezione delle piaghe producono sviluppo di gaz, che si manit"esta con abbondante schiuma: nei casi di flemmone, periliflite, a scessi, do'po l'incisione e la disinfezione le compresse t:rano lo sciate in posi o pet· due giorni in media: le pinghe. si d<!let·gevano .rapidsmeule e In secrezione del pus e1·a diminuiLa. Assai favot·evole e manifesta è l'azione di questi oxoli sulla produzione delle gr~nulazioni e sui loro cat·atteri; e tl ol tre n ciò e:;si hanno un odore assai gradevole ed un energico potere deodol'ante. Non fu mai constataLo qualsia!:'i effetto dannoso, nè qualsiasi inconveniente prodotto dal loro uso. A. C.
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RlnST.\ Dl T~CNICA E SERVIl[O M~DICO MlUTA~E .. Un'aooadem.la eU sanità mlllt&re in Spagna. mil. Espanola, 10 agosto •1898).
(La .\t/ed.
Un decreto della Regina reggente è venuto finalmente a soddisfare i voti del corpo sanitar·io spagnuolo creando una Aer.atlemia di sanità 111:ililare. Diamo qui la traduzione di questo decreto: 1o B istituita un'Accademia di sanita militare aflinchè i medici chirurg i che d'ora in poi apparterran no a l corpo sa· nilario aumentino la loro cultura in alcuni sturli già falli nelle facoltà mediche per polerli applicare ai vari servizi dell'esel'cito. Essa ha stde in Madr·id prendendo a base l' Istituto di igiene militare; 2o Sarà direttO l'P. dell'Accademia quello del detto l sti~JltO d'igiene militare e capo in 2' un soLL' ispellore medico. di 2• cla s~e; 3o L'insegnamento sarà impartilo da 7 professori, medici maggiori e ca pitan i, e da due me<lici di 2• classe, aiuti; 4o Faranno parte Jel quarlr·o organico ùeli'Accademia il capo in 2° e un medico magf(iore; gli altri pr·ofes~::ori vi saranno comandaLi per ora e senza rregiudizio del servizio che ora di:!i rnpegnano; 5° Il direttore, il capo in 2°, i professori e gli aiuti pe rcepiranno le grati fìca~ioni e godranno degli altri vantaggi s tabiliti per i direttori, ecc. delle Accademie ~ili tari dall'at•: licolo 8 del Regolamento organico approvato con R . Decreto 27 oUobre 18!)7 ; · ()o Sat·a nno ammessi all' Accade mia in qualità eli allievi, previo C!'ame, i dottori O i licen;-.il).li in medicina che ottengono pti'nti migliori tra gli a spiranti fino a coprir e il numE?l'O stabilito in ogni chiamata ; io Gli allievi per cepira nno lo stipendio annua le di 1500 pe· setas e avran no l' a~similazion e nl grado di 2• tenente del l'esercito; go Gli studi dell'Acca demia avranno la durt~ ta d'un anno e si occuperanno di chirurgia di guerra e nozioni di bali-
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Rl VISTA DI TECNICA E 8EBV1ZIO MEDICO MILITARE
sticA alle a far apprezzare le ferite causate da i proietlili Igiene mil1tare - Epidemiologia - Nozioni di demografia e statistica sanitaria - Patologia speciale dei climi caldi E sHrcizio di laboratorio c.on applicazioni alla batleriologia, all' istologia normale e patolo~ica ed alla clinica - Medicina legale militare - Organizzazione militare delhi Spagna e degli Stati esteri, in par ticolar mod o dei · corpi sanil&ri Regolamenti e ~er·;izi - Materiale sanita rio - Tattica e manovre di ambulanza - Letture di carte e nozioni pratiche di topografia - Nozioni di contabilità - Disposizioni g ener•ali per l'esercito - Codice di giustizia milit11re e legislativa; 9• Il collegio dei professor i nello s pazio di 15 giorni a datare dalla costituzione dell' AccadP-mia pr esenterà per la sua approvazione le modificazioni che crede necessarie del programma attuale per g li esami di ammissione che deb· bono darsi in quest'anno; to· Lo stesso collegio nel termine di 45 gior ni presen· tera un progelLo di Regolamento organico interno dell'Accademia e il piano dei corsi che debbono farsi sostituendo gli e sami Cùlle note ch!l risultano dalla classificazione ~iorna liers degli allie vi e dagli esercizi e dalle memorie de lla fine d e l corso; 11' Per g li esami di ammissione degli a nni avvenir e il collegio pr ocedera alla redazione del programma defirlltivo delle prove che debbono cos tituirli, le quali ver sera nno sull'anatomia normale, fisiOlo g ia , patologia ·m edica e cbirurgica. tel·opeutica, igi~ne, medicina lt>gal e, chimica, flsica, tossicologia, clinica e operazioni sul cadu vere ; 12' I corsi comincer·anno quest'anno dal t ò al15 ottobre. Sera s tabilita l'epoca dE'g li esami d'ammission e e !.'arà de termin ato il numero dei posli ùa copr1rsi. J. B. HAMILTON, maggior-g enerale medico. - L'evolutone del proiettile Dum- Dum. - C. M. THOMPSor-:, maggioreIn eolico. - Astone del tuoUe Lee- •ettord a breve di· stanza. - ( Br it i.<~h M cd i cal Jou.rnal , marzo 1898) . In questo g iorna le nel 1895 fu dalo un ce nno s ul fucile
inglese Lee-Me tfon l e s ull'!izione dei suoi proietlili ; non è q uinol i fu or di luo_go il pada1·e ai n o~tri letto ri delle m odiflcazloni 1'ecentemente int1·orloUe nella palla di quest'arma e dt-ll a s ua eflì cacia a br·e\(c: di<Slanzo.
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Fin dalle prime volle che il detto fucile fu impiegalo' contro i rivoltosi dell'India, fu notato che le palle rivestite completamente da un duro involucro per lo più non si a rrestavano n el corpo e non mettevano fuori di combattimento gli ardimentosi nemici, i quali, se non erano colpiti in parti vitali, rimanevano in tsli condizioni da poter caricare e fino uccidere con un feudeote i loro avversari. I n quel tempo d~slò meravi~lia il caso del citralese, che dopo un combatlimento si recò ad un ospedale da campo inglese per fàrsi medicare; egli non ave va febbre. e dalle ferile che presentava si ar gomentò che non meno di 5 palle del Lee-Metford avevano attraversato il suo cor po. · Si cercò allora di mo:iificat·e il proiettile, e dopo gli e spe· f'imenti falli alla lt.bbrica di Stato a Dum- Dam, pt·esso Cal· culla, fu accertalo che, las~iando scoperto all'apice una pic-cola porzione di piombo, la palla si deformava nell'urto e produceva una lesione sufficiente a mettere fuori di combattimento il più temera rio ghazi. . Il proiettile perciò fu fabbricato in modo da non aver l'involuct'O vet·so la sommità, ri vestendolo però di una camicia di nikel solo per quanto er a necess11rio a permettere il suo scorrimento nella canna del fucile. Nell'ultima guer ra del
Sudan fu raggiunte lo scopo limando una J•iccola porzione della punta della palla, !asciandola piatta e spro vvista d'involucr o. A questi pt·oi etlili modificati del Lee-Metford venne dato il nome di Dum-Dum, dalla fl:lbbrica in cui venner o per la pr ima volta a llestiti; ~ dagli e!>perimen ti ris ultò che si defor mavano a fungo subito dopo it cozzo, si arrestavano nello parti molli, ed acquistavano il carattere espan~ivo. Il Bruns di Tubinga, che fece delle esperienze tit·ando su caJaveri, a distanza di 25 metri. osservò che la punta del pr·oiellile s i appiattiva già ut·tando comro le parti molli, e che questa de formazione faceva saltar e la camicia in nume· rose schegge arrotolate, e che ti piombo, rotto in pezzi, si disperdeva nei tessuti. Il dello a utore ne concluse che i proie t· tilt a rh·estimento completo sono più benigni e che si ·deve considerar e come inumano l'impiego delle nllove palle Dum· Dum ; anzi egli vorrebbe vederle proibite da un a ccor do internazionale, come fu fatto per le palle esplosive dalla ~on venzione di Piett·obu r~o. Se però erano g ravi le lesioni prortotte nella esplosione in vicinanza, non fu cosi quando il Lee-MetforJ era adoperalo dai 250 ai 300 metri.
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RIVISTA Dl TECNICA E SEB.VIZlO MEDICO JllLlTARB
. Il prof. T hompson rac.;onta che nella ritira ta ùa Saransar, il 9 novembre, un drappello dello• Sikhs (1), composto di t uf. Jiciale, 1 yernadar {J'traduato) e 4 indigeni, fu attaccato a fucilat~ alla distanza di 300 yar·d (m. 282). Solo l'ufficiale non fu colpito, e le ferile. che presentarono gli allr·i provenivano senza dubbio dal Lee-Metford con proiettili Dum-Dum. U yemadar• fu colpilo :alla coscia destra, regioM esterna, un indigeno nella parte carnosa della natica: in entr·ambi non fu colpito l'osso. Un altro soldato fu f~rito al lato sinislro clel petto, il proiettile entrò 5 centimetr·i sopra il capezzolo ed u;;ci tra la scapola e la colonna vel'tehl'ale allo stesso .live llo: un indigeno fu colpito nella pal'te più bassa dell'addome ed il foro d' uscita er'8 attraverso il lato sinistro del sacro: un solo fu ucciso sul posto, ma il medico non osservò il cadavere. I fori d'entrata e d'uscita er·ano tutti pie. colissimi del diametro di circa 6 millimetri e non v'era sintomo che indicasse l' ar·resto del proiettile: nell'indigeno colpito all'addome il foro d'entrata P.ra anche piccolo, però quello d'uscita attt·averso il sacro era di cir ca ~2 millimetri. Gli or(lani del piccolo bacino er·ano g ravemente feriti, l'osso pel vico spezzato, ma i suoi frammenti non erano spostati, ma comminuti: parve che la palla si fosse scavata una cavità oeU:osso con fr•attura raggiata: l'infelice visse solo 5 ore. Il yemadar soffrì cosi poco d1e potè andare a piedi a Camp ~aidan a 2 miglia eli di~tanza: l'indigeno ferito alla natica perde molto sangue prima d'essere por·ts.lo all'ospedale e !'Offrì di shock per erport'a gia: quello colpito al petto l'u per parecchie ore in condizioni precarie per gravissimo ghock. Questi ultimi 3 fel'ili dopo pochi giorni furono mandati indielro con ,·alescemi all'ospedale di case. Il Thom pson, rla que<:ti casi e da altri venuti a sua conoscenza durante IH campagna, ar~omenta che le palle DumDum a breve dist~nza non ar·restano il nemico se sono colpite solo le po rti molli ed anche che venga colpilo un osso grande le ferite pr odotte dal punto di vista della g uarig ione sono da ri guar'dar Ri come somiglianti a quell<' causale dal fucile Mar· tini-Henry o Sniclc r . . La guarigione dell' incligeno colpito al petto l'A. l':>ttr•ibuisce al fallo che il oro:ollile di piccolo calibro 110.1 si a rre~'l), il ra gitlo fu f' ~ J ouso dall'elasticità de::i tessu' e non vi penl ra· - - - - - - - - - - - - - - - - - - -- - --(l ) Sollali inrligeni rlell'esercito inrliano.
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rono a ~enti infettanti. ll Thompson però fa riflettere cbe non vide mai guarire una fe rita penetrante il petto prorlotta dallo Snide1· ·o dal Mnrtini-Henry. · Si deve pur r iconoscere che questi da li hanno 50lo un valore relativo e noi lo riferiamo al solo !':COpo di seguire la e voluzione nella costruzione dei proil'ltili. Alcuni vogliono che i proiettili Dum- Duro, avendo la punta di piombo !'COperta, s ono facilmente deformabili per diverse acciclentalità nel trasporto e nel carica l'e il fucile: la traiettoria quindi diventa irregolare e non é così lunga e precisa come negli altri a completo rivestimento. Solo l'avvenire ed esperime nti li maggiore distanza potranno far decidere se nelle guerre europee si debba fare uso di un proiettile con un involucro duro, come quello attuale dei fucili a piccolo calibro, o si debba ancora modifìcarlo per dargli un potere d'arresto contro un nemico audace. L. B.
RIVISTA D'IGIENE La dUI'aslone della febbre tifoidea lu Italia, e 1peolalmente In Napoli. - (Gior nale internruionale delle scirm~e mediche. Fase. 6 ciel 18rl ).
Do tt.
ORAZIO CARO. -
R iassumendo l'esame f'tttto dall'A. sulla statistica della mortalità per febbre tifoidea, si possono trarre le ~eg u enti conclusioni sulla diffusione di questa malattia in Italia . 1. La mo:-lalità per febbre tifoi-lea in Italia é molto ele vata: essa p e r ò è andata sensibilmeole e costantemente rliminuendn an n o per anno. 2. La febbt•e tifoidea é piu freq uen te nel sesso femminile, specialmente dai 5 ai 40 am1i. In q uanto all'età, la maggior frequenza della malattia si ha dAlla nascita ai 5 anni, poi dai 20 ai 40, ùai 10 ai 20. Le morti dai 5 ai 10 anni e dai 40 Ai 60 quasi si equipara no. In u1L1mo venjlono le mOJ'li da (10 a UJ anni. · 3. La frer1uenza d.. lla febbJ'e tifo idea è min ima tra febbraio ed ap1·ile ; da giugno aumen ta ; in a gosto sino a novemb,·e raggiunge il maf<!'imo.
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4. Nei comuni ru rali la febbr e tifoidea è molto più fz·equ enle che nei CP.ntr i più popolosi. 5 La febbr e tifoidea occupa il 1° posto nelle Puglie; il 2oella Sicilia e Toscana; il :~· negli Abbruzzi, Molise, Calabria e Basilica la; il4° nel Lazio, Umbria ed Emilia; il 5° nella Lombardia, Campania, Marche, Veneto ; il 6° nel Piemonte; il ;o nella Lig uria e l'ultimo nella Sardegna. 6° l n confronto degli allri Stati d'Europa, la febbre tifoidea in Italia è molto più diffusa. E. T. H . R IEDER. - Astone delraggl BOntgen sul batteri - (M unchener medie. W ochenschr . 1898, N. 4). · Gia più volle venne studiata l'a zione dei raggi Rontgen s u diversi balte•·i, e g li au tori conclus..ro quasi unanimamente che i ra ggi catodici non esercitano alcuna influenza s ullo sviluppo dei microrflanismi : MI tanto il Loclet e il Genoud trovarono che la tubercolosi inoculata nelle cavie, viene favoreYolmeote in fluenzata se gli animali sono, per un periodo lungo di tem po, esposti ai raggi Ròntgen. Dopoché ~li apparecchi per la produzione di tali raggi furono perfezionati, l' A. studiò rli nuovo con maggior precisione la loro influenza sui batteri e rivolse le sue ricerche sui microrganismi del colera, del carbonchio, del tiro, della diflerite, sugli stafilococchi, s ugli streptococchi e sul b. coli. Quando le piastre di cultura di tali batteri sono esposte in parte all'irradiazione, nei punti irradil\ti delle piastre stesse le colonia non g-iungono a svilu ppo. mentre nei punti protetti si cons tata un rigoglioso sviluppo. Anche quando l'autor·e esponeva all'irradiazione le culture già sviluppa te, potè constatarP. con susseguenti colture che l'irradiazione a veva ucciso una g ran parte ùei battez·i. Quest'azione è da attribuirsi all'azione diretta dei raggi sui microrganismi e non p:ià ai raggi ter mici p!'ovenienti dal tubo di Ròntgen, poicl1é il tubo non si riscaldtt mai fortemente e, d'altra parte, du•·t~nte l'irr·adiazione non si osser vò ma• la liquefazione della gelatina, la quale, dal r esto, ha luogo ad una temperatur·a che non è nociva ai batte•·i. È anche esclusa un'azione chimica dei r aggi sul terreno di cullura, nel senso che questo non sra più atlalto, a causa dell'irradiazione, allo sviluppo dei batter·i; poiché i germi r imasti incolumi continuano a svilupparsi, e vi prosperano benissimo quelli caduti vi dall'aria durante le ft·equenti aper ture delle capsule.
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L'A . viene dunque alla conclusione che i r aggi Ròntgen esercitano un'intlut:nza deleter ia sui batteri, e che que~ta influenza può essere rivolta a beneficio ed aiuto dell'organis mo nella sua lo tta contro i parassiti. E. T.
P.otllaal della febbre tifoidea. - (Prog r~s medical, N. ·181.
Dott. RlcHARD. -
L'Autore, medico principale nell'esercito francese, ha presentata al cong resso d'igiene e demografia di Madt'id, una comunicazione assai inter essante sulla profilassi della febbre tifoidea nell'esercito e pel' mezzo dell'esercito. Dall'anno 1882 io poi questa malattia subisce un andamen to discendente, e ciò in grazia a lle misure profìlaltiche adottate specialmente nell'esercito. E per dimostrarlo l'autore riferisce che quando la febbr e tifoidea è epidemica oa a uche solo endemica in un paese e che le oppor·tun"' indagini provarono che essa è dovuta all'acqua p•>tabile, si applicano due ordini di provvedimenti : il primo con!i'is te nel fornire ai militari dell'acqua pura nell'in terno della caserma ; il secondo ad impedire che essi si infeti.ino al eli fuori bevendo negli spacci pubblici. Tutte te epidemie tifiche accuratamente a nalizza te dimO· strsno che la loro causa risiede sovP.nle nell'imperfezione rlel servizio dell'acqua ; e quando, malg rado le leggi in vigore, i municipii r ipugnano a far conoscere le cause di decesso, l 'esercito fa brillare la luce, e spesso non senza difiicollò. Ma le inchieste falle ùal se1·vizio di san il~ mflitare giovano a i municipii informantloli esattamente sui pericoli eh~ minacciano i loro amm inislrt~ ti , e sui rimedi da conl!·appor-re alle condizioni anti-ig ieniche segnalate, ri medi che talora anchd l'autorità competente li obbliga a d adn ttare. Ed è in tal modo che in gr azia ap pun to dell'esercito la salubrita pe n etra a poco a poco non solo nelle ciUà ma anche nei centri minori di popolazione. A. C. Dott. C. MJNERBI. - Cura sempUoe e radto&le del sudore fetido dei pledl. - (La R(f. Med .. 6 a gosto 1898). L'A. considerando che il sudor e pr ofu so dei piedi impregna profondamente il cuoio delle sca rpe e ltt fl ora batterica che normalmen te vegeta sulla pelle degli spazi iole1•digitali dei piedi, trova non solo nel detrito epidermoidale del piede stessn ma anche nelle parti costituti ve dello sti valetto i n fracidite e sped almenle nella colla un abbondante terreno di '
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RIVISTA D'IGIENE
coltura, ne deduce: l 0 che è necessario disinfettare le scarpe; 2° che il mezzo curativo dovrà cercare di opporsi sino alla uecessaria profondità al vegetare della flora batter ica, di spandersi su tuLLa la superficie ed insinuArsi entro gli interstizi della scarpa, di non. arrecar danno nè al cuoio della scarp11, né alla calzt•, né alla pelle del paziente. E g li prescrive quindi una polver·e medicamentosa la quale n'o n è che una lieve modificazione alla formo la del Brocq, ossia: acido ·borico f. p. e talco veneto f. p. an a gr. flO, acido sali · cilico f. p. g c-. 10. Il paziente ba cura la ·sera, appena levate le scarpe, di verserei dentro mentre sono ancora umide di sudore, la polvere medicamentosa, e di farl a scorre re per tutta la superficie interna di esse, levando il superfluo. P er tal modo una certa par te rimane aderente alla scarpa e quando il paziente la calzet·à dt nuovo) una parte della polvere attraverserà la mag lia della calza e si spargerà sulla pelle del piede, mentre la porzione residua òisciolta in parte dal sudore andr'à ad inzuppare il cuoio dello stivaletto e lo disinfetterà sino alla profondità voluta. Questa applicazione si potrà ripetere con ottimo risultato per quattro o cinque giorni consecuttvi in principio, poi una ~olla la settimana durante la stagione est.iva. Questo mt!LOdO curativo non è una novità, ma dilf?>l'isce dagli altri per il principio fOildamentale che può essere enunciato cosi: per guarire il sudore ret:do dei piedi é ne ;e-ssario e sufficiente curare opportunam ~nle ... le scarpe · te.
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CONCORSI
~ Oonoors o al premio Blberl. Sono pervenute all' Ispettol·ato di Sanità Militare a tempo debito due memorie di concorso al premio Hiberi con le seguenti epigrafi: '1° lngegn.ati se puoi d'esser palese (DANTE). 2" 0/.Jscura te..etura, obscuréores m orbi, ./'Ltnctiones obscur issime (FAo-noN•) . La Direzione. Il D u 'e r. t.ore i n Le ri n a le
D ott. PANFJLO P AN ARA, colonnello medico. I l Hede. t.t.o r e
D.• R IDOLFO L1v 1, capitano medico. GIOVA:-<NI ScOLARI, Gerente.
Kocher. - La predisposizione all'ernia . . . . . . . . . . . . Pag . 987 Morfze. - Di un nuov9 processo per determinare la posizione dei corpi stranieri con la r-adiografia . • 989 Rlcard. - Innes ti d'ossa viventi • 990 RIVISTA DI OCULISTICA.
Scrlnl. - Sui colliri oleosi . . • . . . Schnabel. - Circa due casi di strabismo . Toulouse e Singer. - Nuovi pupillometri . Horstmann. - Sul decorso del distacco spontaneo della retina .
Pag. 991 9~ 9~
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994
RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA.
Keraval. - Il linguagsio scritto; sue origini; suo sviluppo ; suo meccanismo intellettuale . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 996
RIVISTA 01 TERAPEUTICA.
Mori. - Leochinina nelle febbri miasmatlche . . . . . . . . . P(J{!. 999 Wqner. - Trattamento delle piaghe col meotoxolo, col canforoxolo, e col naftoxolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • iOOO
RIVISTA 01 TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.
Un 'accademia di sanità militare in Spagna . . . . . . . Hamllton. - L'E;volozione del proiettile Dum-Dum . . . . Thompson. - Azione del fucile Lee-Met:orrt a breve distanza
. Po.g. iOOt • tOOil • 100!
RIVISTA D'IGIENE.
Caro. - La diiTusione della febbre tifoidea in Italia, e specialmente in Napoli. . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 1005 Rlader. - Azione dei raggi Rontgen sui batteri . . 1006 • i 007 Richard. - Profilassi del la febbre tifoidea . . . . . . . . • 1007 llllnerbi. - Cura semplice e radicale del sud ore fetido dei piedi
CONCORSI.
Concorso al premio Riberi
. . . . . Pag. 1008
GIORNALE MEDICO DEL
R..EG I C>
ESERCITO
J Direzione e Amminist razione: presso l' Ispettorat o di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Mlnlstaro de lla guerra 1
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..,., Conto corrente con. l a Post a.
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO
Anno XLVI
• N. IO. -
3t Ottobre 1898
ROMA TIPOGRAFIA ENRICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
f \o N~Y "l !18
SOMMARIO DELLE MATERIE CON T ENUTE NEL PRESENT E FASCICOLO
.IIIEMORIE
ORIGil'l~l. l .
Viale e Loschi. - Note s ulle rl:clute della cla.>sc !877 dei r eg{!1menti 1i 0 e 7ft laoterio. . . . • . . . . . . . . . . . . . Pag . !009 Mendlnl. - L'ldroaspiratore . . . . . . . . . . . . . . . . • t~3 Goliardi . - l.ussazione completa della lente cristallin:~, binoculare, s pontanea, congenita . . . . . . . . . . . . . . . . . • t 0!8 Slorza. - Ilei orodo, dell'estratto <ti c.un~ Liebig e di alcune conserve • {035 alimentari . . . . . . . . . . . • . . . . . . Bono. - Contri buzione ali 'ezi ologia delle meningi ti cerebro-spinali . • i0'5 Molinarl. - Un caso di • Psoriasi;; un iversalis • . . . . . . . . • !059
RI'I'IIIITA DI GIORl'l~l.l
IT~I. I~NI
IF.It IF.liiTIERI.
RIVISTA m:OICA. Drago. - l.'innueuza delle lc:<ioni del midullo spi nale sul potere bat· tericida d el sang ue . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag 1066 Plck. - Sull'ipereslesia dello stomaco . . . . . . . . . . . . • 1066 Amenta . - lo[lucnla dol diahete s ullo svilupvo dello infezioni . . . • !069 Un segno patognomonlco delle meuinglli . . . . . . . . . . . • ! Oill Pelon. - Si ero-diagnosi negati va in cas1\ rll febbre tifoidea-mortale . • W ili Malli. - Sopra un caso di miia..;i inte.i lmale. . . . . . . . • ! Oil Anclair . - llicer~he s ulla pneumou1te tu!Jemolare. . . . . IOi:! loi~ Marty. - Pamhsi passeggera rl'origine cardiaca: guarigione. Oppenhelm. - Brachialgia e noHal!'ìa hrachialc . . •' 0i5 Berg . - Etiologia dell'ulcera gas tri .:a r sua tcra11ia . . . . 1078
BIVISTA CIIIIIUilGICA. D. - Le armi di JJICCOio calibro e il loro potere vuloeraote . . · · Pag. l o::l2 Maraglla no - Sull'op portunità rt ell'int~r•cnto chirurgico nelle appendiciti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · Dionisio. - ~letodo r ur accrescere l'efllcacia de l cateterismo rlella tuba e fa<;ìlitare le iniezioni di lhluir1i nella cas•a timpanica . . · · • 1090
(PP.r l<• conlil•uazìone dell'indice veàasi ltl pagina 3' della coptrlina\.
MEMORIE
ORIGINALI.
NOTE SULLg RECLCTE DELLA CLASSE 1877 DEI REGGIMENTI 77° E 78° FA~ TER L\
Pd i c 1Jlll,ni medici o1otto•i Vi,. le An::: e lo e 1.o11e hi Pielro. Con rerema lo•l l1 ìl 30 mn~gio 11$98 nell'usp ~cb l.: mi l ilare prinri( •ale <li na1 enna
Ne lla scor;:;a riunioue il sig . Direttore ha dato l'incarico ai due capitani mech ci dei reggimenti 77• e 78", d i riferire q uanto ave>ano potuto osser vare sulle r eclute della classe 1877, da poco tempo sotto le armi. Sebbene allenati più alla f~ttica fisica, che alla fatica in tellettuale, abbiamo cercato d i adempiere il nostro còmpito nel miglior modo possibile. Siucome perc'1 la nostra attenzione dovea cadere su individui pro\·enienti dai medesimi distretti militari, e avr ebbe perciò dato luogo a considerazionii dello ste:;so genere, QJOSÌ per non riescire soverchiamente monotoni, ripetendo due volte le stesse cose, ab biamo stabil ito di condensare in un sol lavoro il frutto della nostra ossen-azione. Se questo così non avrà. acquistato il pregio di essere più succoso, avrà almeno quello di esserè più breve. Dai d istretti militari di Messina, Catania, Milano e C omo, sono arrivate sul finire di marzo e cominciare . di a.jprile, le r eclute a i due reggimenti . Il loro numero è di 1139. Dalla visita fatta al loro arrtvo, dall'osser vazione f<Ltt.a in questa cinquantina di giorni, cerchiamo di trarre qualche considerazione di 64
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:\UTE SULLE I!ECWTE DELLA t:LASSE 18ì 7
indole pratica per il med ico mi litare, anzichè fare disquisizioni etniche su questi campioni di varie pro· VlDCle.
Il còmpito è un po' malagevole, ed il risultato incompleto, percbè noi osserviamo un CC>ntingente di leva già epurato, passato già. sotto la lente scru tatrice ed i l vaglio eliminatore dei consigli di leva e dei distretti militari. Ad ogni modo, da quel po' di non valido, che è riuscito a sguisciare attraverso così fitte maglie ed arrivare sino a noi, si potrà trarre qualche induzione sulla totalità. D'altra parte quah.:be non valore si è fatto manifesto solo sotto rinflusso della vita collettiva, sotto la prova decisiva degli esercizi militari e il fardello del zaino. Il Mosso giustamente dice che lo zaino è una lima che rode le forze del soldato: è anche però una pietra di paragone efficace per conoscere l'oro dall'orpello del nostro organismo, l'apparenza della robu· stezza, della vera robustezza, qual'è voluta da Vegezio, la tempra della fibra che resiste alle fatiche ed a esse s'indurisce, dalla tempra che cede a poco a poco, e a poco a poco va sfacendosi. Perciò chi prretende che sin dalla prima visita si faccia, con taglio salomonico, la divisione completa fra idQnei e non ido·nei, mostra di conoscere poco la vita militare, pochissimo la stoffa umana, dalla <)uale pnr si taglia il soldato. Qualche organismo avrà. sempre bisogno d'essere saggiato a q nella pietra· di paragone, ora accennata; qualche cervello si mostrerà non completamente valido ecadrà solo all'urto degli inconvenienti che presenta la vita collettiYa. Ad ogni modo che nulla p roprio siavi da fare a questo r igua rdo, che qnesto inconveniente non possa essere attenuato, non ci azzarderemo di affermare. I n seguito, esaminando particolarmente il numero dei riformati e le cause di riforma e rivedibilità,
IJI::l lll"OGHI E:->Tl 7i 0 E f t\0 FA"'rERI A
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potremo meglio fer marci sn q nPsto argomento: anzi non ci periteremo d i mettere fno ri q ua lche proposta . I ntanto prese11tiamo queste brev i note, piccolo sas· solino, ma frutto di osser vazione ed esperienza. E prima cl i t utto dar emo n n breve schizzo dei due t ipi del nostro r eclutamento : con tineutale ed insulare; ben s'intenrle ~enza cifre di misurazioni e percon· tuali, perchè basato solo sull'osser vazione rapida che ab biamo fatta, quando ci sono sfilati davanti in ten uta preadamitica. Il lomba rdo ha statura più elevata; ;;viluppo toracico propor zionale alla statura, indice cefalico maggiore che nel sici liano. sistema pi i ifero meno S\riluppato : naso per lo più arricciato, fronte c11ta, larga, occhi castagni e g r igi; capelli castagni, lisci, qua e là qualche ca pello biondo. Il colorito è bruno piuttosto: il pallore urbano comincia però a far capo lino. Den· taltura spesso guasta. Stato d i nut,rizione generale bnono. Il t ipo siciliano che abb iamo noi è più quPllo della montagna, che dPlla città: la sua statu ra è alta, meno però del lom bardo : bene svilu ppato è il t.orace : capelli neri, ondati, non di rado a r icci, fo lti; naso con profilo ret tilineo, tendente al greco, OL:chi eastagu i-,.;curi ; dentatura sana ; fronte stretta e bassa, i capelli ne in vado no i suoi domini : :>istemn. pilifero molto sv il uppato. 11om() pilosus jr)l·tis. E in questo, come nel lombardo, vi e d ifatti u na buona stoffa d i soldato. Al cominciare però dogli eserci zi el i corsa e g innastica, chi avesse volu to dare nn giudizio di confronto avrebbe forse errato a scapito dei siciliam. Nei primi g ior ni era u n pellegrinaggio all' infer mer ia, questa pareva conve rtita in un santuario miracoloso: uno non poteva r espi rare, nn altro non poteva r eggersi in piedi: uno senti\·a d olore al petto, !"altro alla testa; a ~tri poi era un libro d i patologia, e la mimica v i YacE~
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c- OTJ:: St;I.LE RI::CI.UTE OEI,L A CLASSE
1877
seguiva mirabilmente i sin tomi descritti. La milza non mancava d i essere spesso e volentieri incriminata. Tutto questo poi si r iiduceva e si spiegava con mialgie, o i ndolen zimento d i muscol i ten uti poco in esercizio e non abituati a rapidi movimenti. La corsa e la g in nastica si può ritenere che non erano nelle loro abitudini: quegli attrezzi della palestra per loro erano ordigni delrinquisizion e: erano spettri che doveano tur bare ,i loro sonni. E difatti così impacciati com'er;lno nei movimenti, sebbene graduale fosse l' esercizio, pure nei primi giorni si ebbero frequenti distorsioni e traumi: che a poco a poco scomparvero come cessò quella litania di dolori. E presto si sveltirono in modo da ricordare per l 'asciuttezza dei loro arti e per il colorito brun astro, gli ascari africani. Certo costoro hanno guadagnato molto dall'esercizio fisico, e mischiati fra i loro coetanei rimasti a casa si con oscerebbero a un miglio di distanza. Sono tutti ind ividui che lavorano, ma il loro lavoro u nifor me non mette in esercizio tutte le attività dell"orga.nismo per dare l'armonico sviluppo muscolar e. Qui n on parliamo di quelli, che, per eccessivo lavoro mllsuolare, cominciato in troppa tenera età, come spesso avviene in Sicilia, r imangono per sempre fiacc!<.ti: questi, inabili fin dalla pri ma visita, non arn. . vauo smo a no1. Se l"educazioue fis ica riescisse a penet;rare in quei pae,;i, certo darebbe vantaggi sensibilissimi e avrebbe per efl'e&to il migliommento della razza; Ja fib ra è forte, se iutristisce è per difetto di regolare e g raduale esercizio. E davvero, è da far voti che a fu ria d i battere a f]Ualuhe cosa si riesca, t anto più quando alla testa di chi ne fa propaganda stanno scienziati come il Mosso ed il Todaro; ma d 'a ltra parte la fiducia si a.ftievolisce se si pensa che, malgrado l'istruzione obbligatoria, po· chi, pouhissimi aozi, sanno leggere e scr ivere.
DEl REGGIM E:-il'l 77° E 78" FA:"\'fERIA
lO l o
Una osservazione d'indole g enerale, complessiva, la quale, dovendo dare un giudizio di preferenza sul maggior grado di robustezza, ci farebbe propendere per it siciliano è la seguente: Fra i lombardi parecchi presentano come difetti non esimer:ti dal servizio leggero varicocele e vene varicose; ciò che dimostra, senza rintracoiarne le cause, che il sistema vasoolare ba poca tonicità, che te parBti di quei vasi han tendenza a cedere sotto rurto rl ella pressione sanguigna. Nei sicili:Lni non se ne trova uno in cui appaiano quelle striscio cerulee dali <~ vene, appunto come negli ascari, in emi osservare vene varicose è rarissimo. Fra i caldi meridionali molti arrivarouo infetti da l ne venerea. Scesi dai loro monti alla città vollero gustare il frutto proibito. Fiduciosi che Venere è amica di MartP, indossata la divisa militare si accinsero all'impresa. Ma delusione! L'amicizia o?.m troppo mercenaria e foriera d i guai, che, purtroppo, doveano ,:olo sbocciare, qun.i fiori p rimaticci, sotto gli occhi del capitano medico. È per questo che la polizia sanitaria d'una città, all' arrivo delle r eclute dovrebbe avere cent'occhi come Argo, per evitare che giovani inesperti mettano a serio repenta· glio la loro robusta costituzione, e arrivino ai loro reg· gimenti per entrare subito all' i nf<'lrmeria e all'ospndale, anzichè prender parte presto all'istruzione militare, i n tempi in cui questa, per la riduzione della ferma de~· e già essere intensiva. A diminuire la morbosità g ià concorre in modo efficace la ritardata chiamata sotto le armi. E certamente chi confron ta la morbosit.ì che si verificava nelle re· clute quando arrivavano nel cuore dell'inverno, e con quella che si ha oggidì, colla chiamata in marzo, deve confessare, prt~scindeudo da ogni altra considerar.ioue d i indole diversa, che il provvedimento è stato benB· fico . Le a ffezioni bronco-polmonari menava110 strnge
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1\0TI:: SU LLJ:: RECLUT.E I)J::I.L.\ CLASSE 1877
su poveri indi vil1ui strapazzati da lunghi viaggi e sba!estrati da un clima temperato in un clima freddiss imo. Tra l e reclute arrivate ai due reggimenti in quest" anno n on si ebbero che cl ue casi di polmonite, riusciti ambidue a guarigione. È da far voti che condizioni politivhe o di difesa nazionale non abbiano a farci ritoTnare all"autico. Ora prendiamo un po"in esame g li individui eliminati dopo il loro arrivo al corpo: il 77" ne dà trentasei, il 78 ' ne dà q uarantacinq ne. Vario è il generu di malattia, che ha motivato la rassegna. Di queste cause, per 11on andare troppo per le lunghe, facciamo og~etto della nostra attenzione solo gualcbeduna, da cui possa trarsi qualche ammaestra· mento di pratica utilità. Cardiopalmo, oligocmia si possono confondere colla debolezza di cost,ituzione, quando l'oligoemia non sia effetto di spe~.;iale malattia e il cardiopalmo di vizio val · volare. Chi ha pas~ato d eli. e rassegne sa bene che è più quistione di numero dell'Elenco delle infermità, che di d i ll'erenza intrinseca di malattia: si possono però raggruppare sotto i1 nome di. debolezza di costituzione. Ora come si diagnostica ttue:>ta debolezza di costitulo'.ione? Con quali segni a pparisceuti ci si presenta? QLte:;ta eliminazione dei debol i dipende più dal e;rite· rio, dal colpo d"occhio del medico esperto che da u.n indiue :fisso che stabi lisca il « di qui non si passa. » E ciò succede, ben inteso, appunto quando non riscon· triamo nessuu processo morboso in atto che possa ftlT· mare la, nostra attenzione e fa,rci emettere d i primo ac· ehito un reciso giurlizio. Dei tentativi per colmat·e questa lacuna se ne son fatti, e non puos:>i negare, che essa non vada restrin · gendosi, sebhene non abbi11.si sprranza che proprio po:>sa
DEl ftEGGt~IENTI 77° E 7ti 0 F'Al\TERIA
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venire colmata. Uno degli espedienti a tale scopo adottaci è la perimetria toracica: è un mezzo tutt'altro che assol uto, ma certamente non senza importanza: non parlo della sola statura, perchè nou è sempre indizio di debolezza; Mlzi ora si lotta, come fa il maggiore medico Mangianti, in favore dei piccoli: uno di bassa statura potra essere meno atto alle marce, mn. potrà essere ben resis~ente alle fatiche e ai processi morbosi. Un individuo con petto ben sviluppato, sebbene corte .abbia le ga.mbe, potrà racchiudere una. capacità respir atoria superiore ai bisogni per mantenere ossigenato il sangue, anche quando è rapido il logorio organico e r apida la formazione di acido carbonico: il cuore da parte sua, essendo più ristretto il terri&orio che d e,·e irrorare, potrà adempiere facilmente il suo còmpito. La statura e il perimetro, messi a rapporto fra d i loro acquistano maggiore impor&anza: ma questo vale per le alte stature: uno che abbia m. 1,70 e più di statura e solo m. 0,80 di perimetro toracico, con molta probabilità sarà un debol e : ma, per uno che abbia la statura di m. 1,55-1,60 e m. 0,80 di perimetro, a che ser ve questo rapporto ? Allora anche la misurazione toracica da sola ha un valore indi:routibile, ma quando raggiunga m. 0,85-0,90, ma qutmdo dà dei numeri come 0,80-0,83, tutti sanno che il valore spEtrisce; una leggera ,deformazione della gabbia toraciea, un leggero aumento nel pannicolo adiposo possono agg iungere quei due o tre centimetri che servono ad oltrepassare il limite minimo, senza aumentare la capacità res piratoria. QLtando sarà pubbli cata la seconda parte dell'Antmpomel?·ia milita?·e, che il Li vi prepara colla sna scrupolosa diligenza e conoscenza si profonda ed estesa dell'argomento, da vivificare C'}ttei nostri fogli sanitari, certo, confrontando la mortali tà e la morbosità tra gli individui di alta o bassa statura, di perimetro toracico
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:-:OTE SU!.LB RECLOT~ DEL !.A CLAS!òE 11:)77
largo o stretto, e tenendo conto dell'influenza delle professioni e condizioni sociali, si potranno trarre utili ammaestrarneuti circa l"itloue ità al servizio militare. Ma. ogni difficoltà probabilmente non sani appianata. U n individuo potrà essere stato beneficato da tutte quelle condizioni che inHuiscono sull'aumento della statura e de l perimetro toracico e averne i segni fisici, ma la sua co::>tituzione potrà essere stata intaccata da altre cause, che pur dànno un deterioramento organico, t ra· stnissibile ai d i:>e:enden ti, pur an co in loro permanendo i caratteri et:.ni ui che ind icano robustezza. «l~ pnr certo, scrive il B izzozero (.Vuova :l nlologia, aprile 1898), che la robustezza fisica è un coefficente di valore secondario quando si tratta di impedire •;he un materiale contagioso penetri nel nostro corpo e vi produca una malattia» ed è per questa malattia che può essere appuuto deteriorato, specie nella discendenza, un organismo che pur porta caratteri etnici, abbastanza stabili, inJù;an t i robustezza d i costituzione. Per tutte queste ragioni non bisogna arrestarci all'esame di tutti IJUesti importanLissimi indici s!iatistici, ma andare in traccia d i altri mezzi d i indagine. cercare 1' intervento di criteri ausiliari. Fra l}ne;;ti uno che, a nostro giud izio, ha molto valore e quello proposto e messo in pratica da Dupoucilel. Il Dnponchel, come sE-gno diagnostico della .debolezza di costituzionr, mette r abba.ssamento della punt:.a. del cuore. Sulla. patogenesi di questo abbassamento non siamo d"aucordo culi' illnstre scri!itore, però riteniamo il seguo abbia un Yalore imliscut:.iuile. ll D n ponchel ( T1·allalo di merii cina legale miWrwe, lt>UO), piglia il punto di partenza pt:lr le sue indagi ni dalle ipertrofie cardiache da accrp;;cim ento, t ransitorie e curabili, studiate dapprima dal S ée. Queste ipert,rofie secondo lni sono dovute a uno :wduppo non parallelo
DEI REGGUIENTI 77° E 7~ 0 i'ANTEitlA
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del cuore e del corpo, lo sviluppo di f)n esto avrebbe sat·passato lo sviluppo di quello. Il <more, dovendo provved ere alle richieste dell'organismo sproporzioni\te al suo fondo di cassa, deve sopperire aumentando rapidamente la s ua energia, i pertrofizzandosi. Da questa ipertrofia dipenderebbe l'abbassamento della punta del cuore: questo invece di battere a 1·2 cent. all'ind ietro della linea pa pillare, se ne allontanerebbe per 4-5 ce n t. Il D n ponchel, eos ì chiaro in tutto il libro, è un po' intralciato in questo punt6. L'ammaestramento pratico però che ne deduce è chiarissimo: l'abbassamen to della punta del cuore, non collegato a vizio valvolare, costituisce uno de i migliori segni per la diagnosi della debolezza di costituzione : questo allontanamento qu'l.ndo passa i 4 cent. è patognomonico. P er quella poca esperienza che abbiamo, dobbiamo confessare che questo dato è di molta utilità. Ci rincresce che non possiamo presentare cifre esatte e misurazioni. Ma essendo un fatto che spesso capita sotto gli occhi, ciascuno potrà agevolmente rendersene rn,gione. Per parte nostra possiamo affermare che quanti ne a bbiamo proposti a rPssegna sotto la scorta di questo dato diag nostico, tutti furono eliminati. 8e qualcheduno parve idoneo dovette peregrinare dall'infermeria. a ll'ospedale, avere mille esenzioni e parecchie serie di giornate di riposo per con ti· nuare il servizio, senza d iventare poi mai un individuo valido. Ora questo abbassamento è proprio dovuto all' iper· tro:fia da rapida crescenza? Non oi pare probabile per varie ragioni. Questo abbassamento s i riscon t;ra anche di spesso in individui che ha.nno a vu t.o t utfa ltro .che un rapido e rigoglioso sviluppo del corpo, in indiYid ui in cui il perimetro toracico di poco sor passa il li mite r egolamentare e di bassa stat ura.
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r>OT E SUI.LE RI>CLUTE D ELLA CLASSE 1877
S e si t rattasse di ipertrofia, il battit o cardiaco tendereb@e ad olt repassare la linea papi llare, essendo nat u ralmente il \·entricolo sinistro quello da cui si richiede maggiore energ ia, e quindi specialmente si d ovrebbe iper trofìzzare. P er n oi l'a bbassamento non indica alt ro che il onore è debole, come è debole !"organismo. La fibra cardiaca è flacci da come le fibre muscolari della tonaca vas::olare e d i tutto il tessuto muscolare. Il cuor e ha tendenza più a dilat arsi che a iper t rofizz.ar:;i: la pressione sanguigna è d ebole, e maggiore quantità d i sangue si accumula nelle orecchiette e nei vemricoli. ootto questo peso, spechtlmente durante un laYoro esag erato, il cuore si abbassa e si avvicina alla linea parasteruale sinistra. E ciò tanto più facilmente su ccede perchè gli manca il sostegno dei grossi vasi, clte anch'essi so1frono dello stesso peccato originale, hanno poca tonicità ed elasticità e mal si prestano a sorreggere il cuore: in breYe è una cardioptosi dipendente da ipotonia del sis tema cardio- vascolare. Nella Ji'isiolngia cleU'ufJmo sulle Alpi del Mosso, a pag. 86, c' è una figura indicante la fo rma e posizione del cuore prima e dopo un'ascensione, la quale con valideJ·ebbe quanto noi abbiamo enunciato. Riepiloghiamo l'esperienza fatta dal Mosso. Il giorno 7 agosto mentre eg li e i suoi c:ompt~gn i d'escursione erano alla capanna (+nifetti, vienE\ determinata la p osizione e la forma del cuore s n1 caporale alpi no Cen to «Nel g iorno s uccessivo il eaporale Cento parte dall'accampamento pr€1sso la capanna Linty (m. 3047), e viene lentamente alla capanna Gu1f~tt i portando 15 kg. sul le spalle. È una piccola ascensione con una marcia sul g hiacciaio che dura circa un ora e mezzo. » Il dislivello è di 600 m. Appen a gi un to alla capanua Gnifetti s i <.leterm iua uuo,·,tmentEI la posizione del cnore
DEl lt EOO JME:-<Tl 77° E Ì~ 0 L7 ANTE o!IA
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e dal raffronto appare ev idente che dopo questa ascensione, la punta del cuore batte più in basso, e che tutto l'organo si è spostato un po· a destra.~ I n uomini più robusti, sempre secondo le esperienze del Mosso, questo a bbassamento fu ~rovato mi nore. Ciò viene molto a pro· posito in aiuto di quanto abbiamo sopra riferito. Il N. 24 della Stimaine .1!rJclicale di questo mese porta il riassunto di un art icolo del Ru mmo che non abbiamo potuto leggere nella sua inter ezza. Il Rummo ammette l'esiste::J.za d\ma caTdioptosi ana· loga alla enteroptosi e alla nefroptosi. Questo stato morboso è caratterizzato dall'abbassamento del cuor e, dovuto a ipotonia dei grossi vasi, a cui quest'organo è attaccato. Il battito cardiaco è per· cettibile alla palpazione nella parte si11i::>tra della fossetta epigastrica : abbasi!ata è la zona cfi ottusità cardia.:a, come abbassati ne sono i focola i d·ascoltazione della base del cuore. Egli ne fa q nasi un 'eu tità morbosa, ma i fatti osservati sono analoghi anche messi sotto la dipendenza della del>olezza di costituzione. I disturbi che apporta questa cardioptosi, secondo il Rummo, sono dapprima poco uotevoli. Quando e pitl pronunc..:iata può produrre dispnea da sforzo, oppressione, ambascia precordiale, palpitazione. Probabilmente, almeno da quanto abbiamo potuto atferrare dal riassunto, c'eu tra anche la debolezza d i costituzione come causa etticiente. Quest'abbassamento è st~Lto andte o&sen-ato iu inuividui a ffetti da tubercolosi polmouare. Il Cardile e il Gaubi (Rifm'ma 111eclica, 2 maggio 1898) hanno osservato che in C)nesti incli,·idtù il battito car· diaco non è al sito normale, cioè un po' .indeutro della linea papillare, ma si trova più vicino allo sLerno. Siccome questo spostamento si trova ancbe in casi di t isi incipiente. vollero ~ucheriutracciarlo iu ind ividui a\euti
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xon: SUU.E RECLUTE DELL A CLA&SE 1877
predisposizione alla tisi, ed il risultato fu positivo: presso tutti gli individui esaminati il battito era. sulla linea parasternale. Questo, secondo loro, dipenderebbe dalla forma paralitica del torace, per cui il cuor e per azione meccanica aumenterebbe nel suo diametro longitudinale a scapito del trasverso. Non discutiamo l'interpretazione data; per noi sarebbe stato utile conoscere il perimetro toracico degli individui esaminati e la. posizione della linea papillare sinistra e la sna distanza dalla linea parasternale dello stesso lato; ad ogni modo, qualsiasi la patogenesi, questo abbassamento della punta del cuore deve metterei in guardia - aliqui.c; latel angu,is. l<'ra i nostri eliminati vogliamo ancor far menzione di un individuo avent e le dita palmate. Il 2•, 3v, 4" spazio in terdig itale di entrambe le mani per guasi tutta la lunghezza della l " falo.nge era colmata dalla cute a mo' di membrana natatoria. Il palmo della mano cosi era allungato e dava la figt11ra d'una paletta. I movimenti delle dita erano abbastanza liberi, impaccia,·ano per o il maneggio d el fucile, per cni venne riformato. Ma oltre a questo la muscolatura dell'avambrn.ccio lasciava già apparire un g rado d i ipotrofia. Si tratta di un carattere fisico deg enerativo, che rappresenta un arresto di svilnppo nell'evolnzio,ne dell'ind ividuo, un ricordo di uu gradino più basso d ella scala zoologica. È vero che a questi seg ni degenerati vi presi isolatamente non bisogna dare importanza soverchia, e dire che un tale è degenerato perchè ha l"orecchio ad ansa, o molto sviluppato il tubercolo del Dar~·in su l contorno dell'orecchio, o la pnata del naso triloba. Occorrono più segni degenerativi fisici accoppiati a segui funzionali e psi ch i~..:i per farci riconoscere un degenerato. Però Gttalche vol ta un segno solo basta per
DEl REGODIENTl 77° E 7$0 FANTERIA
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metterei sull'avviso e farci sospettare che a quel segno esterno visibile ne possono andare uniti a ltri in organi sottratti alla diretta nostra osservazione. · Quell' ipotrofia dell'avambraccio ci lascia intravedere che il midollo spinale nella sua evoluzione ha dovuto pur esso incontrare qualche ostacolo, che le dita palmate non sono la sola espressione di un disturbo nella evoluzione ontogenetica. Ora una proposta. Fra gli eliminati per mezzo di rassegna figurano parecchi che erano già rivedibili di uno o due anni. Fra. i due reggimenti sommano a trentatrè. Non parliamo di spese : ma che disagi per quei poveri diavoli che per andare da Havenna a Catania do. . . . . vranno 1mp1egare set g10rn1. Un individuo che è già stato rimandato per due anni a causa di debolezza di costituzione, al 3" anno, anche se raggiunge i limiti deU' idoneità, non diventerà un colosso, e quella apparente robustezza acquistata dovrà molte volte sparire alla prova dello zaino. Tanto è vero che parecchi di questi rivedibili, do!)o poco tempo di servizio militare, devono ritornare donde sono partiti o riformati o altra volta rivedibili 0 in licenza di un anno; e per lo più ritornano malandati più di prima. Esporre queste piante giovanili, malaticcie, a sì lunghi e non comodi viaggi, a un cambiamento così brusco di clima e di ambiente naturalmente deve loro riescire dannoso. Si affievoliscono e deperiscono. Lasciati questi individui nei loro paesi, sotto il ci elo dove sono nati, possono coll'armonico esercizio della vita militare rinvigorirsi e diventare addirittura soldati validi. Alla peggio, riconosciuto a quel saggio inesorabile che ·non possono sopportare le fatiche militari, si rimandano facilmente a casa loro e in condizion i di salute non peggiorate.
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.SOTE SUI.lE RECL UTE DELLA C LASSF. 1877, ECC.
P erciò la no8tra proposta è in questi termini defi· nita: lasciare i rivedibili, speci<l lmente se per debolezza costituzionale originaria o d ipenden te da sofferta. malattia, ai reggimenti ch e sono nella loro provincia: pei rivedibili il r eclu tamen to diventerebbe territoriale. Ciò n on complica molto le operazioni di reclutamento, mentre si eviterebbe qt<el viavai di individui che viag· gian o come campioni che portano in mostra. non il rig oglio della g ioventù e la plastieità d i forme atletiche, ma l'impronta di un degradamento organico. È una proposta che per la sna semplicità d i attuazione ed u tilità si amo fìd nciosi verrà presa in considerazione.
LO:t3
L' IDRO ASPIRATORE
L'aspirazione dei li q uitl i dalle cav it<'L normali o patolog iche del corpo umano, che alcuni anni addietro era una operazione non molto froCJuente nella prat ica medica, è ora d i ventata cosa comun issi ma. Ciò in parte è dovuto al diverso indirizzo che domina la tempeutica, in parte al miglioramento della tecnica operati va, mercè il C) naie sono tolti di mezzo molti fatto ri, che un tempo costitui· vano altrettanti elementi di pericolo. È giusto ricono· scere che g li apparecchi i qua li hanno maggior men to contribuito a lla d ill'nsione della toracentesi e delle altre operazioni consimili sono stati gli aspiratori del Dienlafoy e del Potain. Questi apparecchi però, non sono scevri di difetti. Il Die1llafoy ha l'inconveniente che aspira il li(] nido fa· cendolo entrare nel cor po di pompa, dal quale poi il liqui do medesimo deve essere Yuotato all'esterno mediante il giro di un rubinetto. Se per caso il chirurgo o l'assisteute, che bene spesso nella pratica privata. e un profano. non fa a dovore la manovra del rubinetto, si corre pericolo di ricacciare il liquido in ca,·ità. Anche le modifìcazioni del Dienlafoy non sono prive di questa imperf0zioue. Ciò ha determinato molti pratici ad abbandonare il Dienlafoy e a. prefari re il Potain iL quale, come ognuno sa, non aspira direttamente illignido patologico, ma fa
IO:H
L' IDHOASPIRATOilE
il vuoto iu nna bottiglia n ella quale poi deve entrare l'essudato o trasudato che sia. Il Potain, è migliore, ma ha questi difetti che non sono trascura bili: l" Se il liquido da estrarre è abbondante bisogna interrompere l'operazione per vuotar e la bottiglia. 2" Spasso non funziona, perchè le val voline che stanno nel corpo di pompa sono di gomma e facilmente si guastano. Una vollia guaste, sebbene l'avar ia sia cosa da poco, occorre l' i nter vento del meccanico. Ciò nella pratica militare e nella pratica ci vile dei piccoli centr i, rappresecta un contrattempo serio. Il r imandare una operazione, anche di qualche ora, è sempre spiacevole, sia per il medico sia per il paziente. Se il piccolo iuci· dente poi succede in casa privata, se ne fa an che maggior caso di quello ch e meriti e i commenti non sono a favore del medico.
•
•• Dopo i sua.cceunati, altri apparecchi sono stati imma· giuati, ma o per un motivo o per l'altro nou si sono diffus i n ella pratica. Io ho cercato di rimuovere li inconveuièuti degli aspiratori classici sovramenzionati e moni anni addietro ho costruito un appart"ccbio semplicissimo che ho deno· m inato Itlroa_.::piralm·e perchè in esso è abolita la pompa e raspirazione si fa nel modo piu completo med iante un po' d 'acg ua. La fig ura dà subito un'idea del modo di fnnziouare del l'apparecchio. Una bottigl ia con una apertura in alto, e una in bo.s;;o contenen te acqua o u n liquido di:>infettante. All'apertura superiore è ap plicato un trequarti cou tnbo di gomma. All'apertura inferiore nn flltl'o t.ubo di gomma che si chi ude o si apre torcendolo o annodandolo, o ada-ttandov i una pinza o una morsetta.
1/ IPRÒASplRATORE
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Funzionamento: Si infigge il trequarti: e si estrae il punteruolo come si usa di fare col Potain: si scioglie il nodo del tubo inferiore. L'acqua della bottiglia cade
·r
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m un recipiente sottoposto, lascia il vuoto di sopra e
aspira il liquido dal torace, dall'addome o da qualsiasi 65
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1: lDROA8PII!ATOR&
altra cavità. Quando r acqua è finita, rassudato stesso la sostituisce e continua raspirazione senza alcuna interruzione, all'infuori di quella che desidera il chirurgo. Se si vuol evitare la mescolanza del liquido patologico col liquido aspiratore la cosa è facile: basta interporre fra il trequarti e l'app~~.recchio, nel punto dove è collocato un tubetto di vetro, un'altra bottiglia vuota con due tubulature o anche una semplice bolla di vetro. La. lavatura della cavità può essere fatta con l'idroaspiratore stesso invertendone l'uso ma meglio si fa applicando all'apertura D della cannula il tubo di un irrigatore qualunque, dopochè con la morsetta. M si è chiuso il tubo di aspirazione. P er estrarre l'acqua di lavanda basta riaprire la morsetta. Ma l'impiego di questo istromento è tanto semplice, che io crederei di far torto ai colleghi insistendo su di esso. Basterà dire che mediante il suo uso può essere fatta la vuotatura della pleura, dell'addome, della vescica, della cavità del timpano, ecc. (:OD la maggior sicurezza e facilità. Annessi all'apparecchio vi sono un trequarti, un ago tubulato, retto e uno curvo. Mediante questi istromenti oltre quel le sovra accennate si possono fare molte altre operazioni come ad es. la ipodermoclisi, la trasfusione di sn.ngue o di siero, la vuotatura di ast.:essi, di sinovie ecc. a,pplicaudo poi all'apparecchio un catetere di gomma o uua ventosa si può estrarre l'urina dalla vescica o il latte dalle mammelle. Il tirag gio è suffi0iente perchè anche il denso pus dell'empiema esce cou facilità, ma se occorresse aumentare la forza di aspirazione basterebbe allungare il tubo di deJlnsso B in base ad un noto principio di idrostatica. Come si vede l' icl1·oaspi?·ator·e è un istromento che ottiene gli stessi risultati del Dieulafoy e del Potain, ma è di costruzione assai più semplice e perciò di
L'l OUOASI'lRATORE
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funzionamento più sicuro. I u esso è abolito lo stantuffo e sono abolite le valvole e perciò i guasti saranno molto più rari e facilmente ripara.bili. Queste le ragioni per le quali è stato accolto favorevolmente nella pratica militare e giudicato con parole lusinghiere da tutti quelli che ebbero occasione di esperimentarlo. Roma, settembre 1898.
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LUSSAZIO:\E CO~IPL ETA IJ !;LLA
LENiE CRI STALLI~A. BI~GCULARE. SPOTA~EA, CO~GDITA
CrHlf~renza tcn ut:t il U ht~tho tS•JS n.·Jrostu•ùalc milit ar•' di
Bolo;ma
rl~l tlo ll. l , ui:;i GnUardi , l !'lh' llll ' colou n. mPdico, •lin• ttore
Il soldato che ogg i presen to a YOi, mi ha offerto l'occasione d i osservare, anc.:he una volta, la 1ussazione spontanea binocn l<n·e congenita della lente cristallina. Questi casi non sono molto freCJuenti nella pratica ci vile, e sono abbastanza rari eziandio nella pratica militare, cosi negli inscri tti, come nei soldati anziani. Credo CJniml i prezzo dell'opera il presentar vi questo caso, I)Uantunque sia di d iagnosi assai facile, poicbe prescinùendo pure dalla rarità. del c.:aso, non è certamente poco interessante per ogni r iguardo, special· m ente per noi militari, dal punto rli vista med ico-legale. Il soldato in parola si 0hiama Paganotti Pasquale, della c.:la.sse 1877, nati YO di Ghemme, del distretto militare di No vara, con tadino, analtìtbeta, stato assegnato al reggimen to 85° fanteria d i linea, al N. 4:313 di ma· tricola. La diminuzione della facoltà visiva in ambo gli occhi, stata da lui all egata in ogni antecedente occasione, fu convenientemente rilevata durante la scuola di puntamento e le esercitazioni al bersaglio; per cui il !O lug lio corrente, d 'ordine del sig. comandante la <livisione mi· litare, fu inviato in osservazione.
!.USSAZlONE C0 .1JPLR1'A DE LLA v:NTE CRI STALLI:-<A, ECC.
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Come b en vedete, egli è di costituzione organica robusta, di sviluppo scheletrico-muscolare r egolare e abbastanza bene pronunciato, di buona nu t rizione; ha capelli e iridi di colorito castagno. Non ricorda precedenti morbosi nè ereditari, nè propri; n emmeno riguardo a malattie veneree e sifilitiche; n on fu mai soggetto ad atti oprwativi, nè a tramnatismi agli occhi; senonchè, d ne anni fa, riportò in rissa, ma senza grave collutazione, una lunga ferita cutanea da tagl io alla guancia destra, di cui v ed iamo la cicatrice lineare, sottile, s uperficiale, non aderente, consolidata. Bisogna p erò n otare che, a memo ria d i lui, ha sempre so ffer to fino dalla più tenera età d el g rave difetto di vista che allega in ambo gli occhi. Eppure, se noi lo os:;erviamo mentre egli fissa lo sguardo ad un oggetto nello spazio, vale a dire quando t iene fermi i bulbi oculari, non iscorg iamo a primo aspetto alcun che di rilevante, da far sospettare la imperfezione che in realtà presenta.; gli occhi hanno una struttura normale, e nelle loro parti esteriori non presentano a lcuna manifestazione morbosa. Ma se fer · miamo bene l'attenzione nostra. su ciascuna parte accessibile dei bulbi oculari, vediamo in t utti e due una piccola ectasia circos0ritta nel quadrante supero-interno della cornea, presso il limb us, nonchè il tratto corrispondente dell'iride s pinto in avanti e addossato alla superficie poster iore della ectasia corneale; dim odochè, m entre quivi mancano e la camera anteriore e l'ang olo irideo, questi n el quadrante opposto sono all'incontro più ampt e profondi, per causa dello spustamento in addietro del t ratto corrispondente dell'iride . .:Se poi facciamo variare al soggetto il punto di fjss a.zione, con una certa vivacità ed energia nei movimenti d ei bulb i, ved iamo tosto manifestarsi l' iriclodonesi, per cui i l diaframma irideo viene scosso da piccole ondu·
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LUSSAZIONK C031PLETA
lazioui a gnisa di un pannolino sdorinato alla. brezza. part.ecipandone eziandio la pupilla con piccole ed istan · tanee d ~forma zi on i; t.ale fenomeno è pitì spi-ccato & pronto nella metà interiore che nella superiore dell'iride, più pronto e spiccato a destra, che e. sinistra, mentre quivi è inn;ce un po'più esteso anche verso r alto. Le pupille sono sensibili allo stimolo luminoso, tanto in via diretta sul medesimo occhio, quanto in via indiretta da un occhio all'altro; ed anzi la mi osi pupillare che determiniamo anche sotto razione di un grado il più possibile, moderato di luce, non ci permette ottenere. dall"esame obbiettivo iniziato, un i·isultato proficuo. Riscontriamo che la tensione dei bulbi è r.ormale, e quindi possiamo dilatare la pupilla colla instillazione del midriatÌt;O ; tuttavia nemmeno coll'atropina otte· niamo la midriasi totale; il grado medio però di d ila· tazione che ne avviene è sutrìciente per l'esame. I riHessi capsulari del Purkin.ie e del Sanson, mentre mancano naturalmente nel segmento afachico del campo pupillare, si manifestano invece chiaramente tutti e due, oltre quello della cornea, nell'altro segmento occupato dalla porzione della lente cristallina luSSA,ta. I mez:>.i diottrici sono trasparenti, compresa la lente. tranne alcuna piccole opacità puutiformi zonulari di questa, che si rilevano lungo la porzione accessibil& dell'orlo equatoriale alq uanto spostato indietro. Il riflesso lnminoso del fondo attraverso questa parte dell'orlo lenticolare è molto più splendente del resto della leml e; e nell'insieme il detto riflesso si presenta di figura elissoide, alquanto cang1ante d'intensità secondo la varia direzione dei raggi luminosi incidenti; e tale ritl esso spicca tanto più, per il contrasto della oscurità che preseuta il re:-;to del campo pupillare, afachko.
U.ELLA LE!STE CIIISTAI,LINA, BINOCULARE, ECC.
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Mediante la schiascopia (o come chiamerei invece questo mezzo facile e rapido d'esame obbiettivo della rifrazione escleipsisuopia o eud ~~siscopia, per cui si ha. l'idea precisa del fenomeno), la manifestazione, dalla quale siamo subito impressionati, è un g rado oltremodo elevato di astigmatismo nella regione dell'apparato cristallino in ambo gli occhi; astigmatismo aiftl.tto irre· golare. In vero, il riflesso luminoso del fondo è diviso in due parti da un'ombra. lineare curva, pressochè orizzontale; nella parte superiore di essa, dove corrisponde il seg· mento accessibile del cristallino, il riflesso luminoso, è splendente in forma di una lente elissoide; nella m~tà inferiore a.fachica invece, il riflesso è scarso e cupo, in forma di mezza luna piana in penombra, riYolta ali' insù. In seguito ai noti movimenti metodici dello specchio, appare che l'ombra divisoria si slarghi e si stringa, e i riflessi luminosi si allontanino e si avvicinino scambie volmente; perchè quello superiore, dato dai raggi emergenti che attraversano il segmento di lente, si muove in direzione omologa a quella del movimento dello spec· chio concavo; quello inferiore del segmento pupillare afachico, va invece nella direzione inversa a quella del movimento dello specchio stesso; e naturalmente il movimento di vanta rovescio con lo :;pecchi o piano rispettivamente in ciascuna parte del campo pupillare. Misurato con le adatte lenti sferiche e cilindriche il grado delle differenti ametropie si è riscontrato obbiettivamente, attraverso la. parte del campo pupillare munito del segmento di lente nell'O. D. M. r. == 18 D. nel M. V. e M. r. == 5 D. nel :\L Or.; e cosi pure nell'O. S . Il medesimo risultato si ottenne nella controprova, che si fece sotto ra.zioue del midriatico.
lO:J:J
Attravérso il segmento afachico del campo pupillare si ebbe : nell'O. D. e O. S. H. t. == 15 D. nel M . V. ed == 16 D. nel 111. Or. ~·esame del fondo fa notare la diplopia monoculare n elle due immagini d ella papilla, che si p r esentano con· temporaneamente nell'occhio i n esame.
Una di queste imagini, quella, cioè, che, per effetto prismatico del segmento di lente lussata r imasta nel campo pupillare, è ben distinta, piccola astigmatica, di colorito bianco-roseo normale, netta in ogni partico· !are, ma deviata in alto, Yttle a dire verso la base di C]Uella speeie di prisma; l'alt ra immagine papillare, che corrisponde alla parte afachica del campo pupillare, è gr<mde C)Uasi il triplo più d~ll'altra, co i contorni e gli altri particolari un po' sfumati e ind istinti, e posta sotto la prima. Il ritl esso retiuico generale è scarso e cupo, anche cun forte illumiuaziou e ; la retina è un po' ispessita, teuuemenle opacata da nubecola lattigiuosa, la cui sa· turazione è maggiore nelle zone peripapillari e l u ngo i tronchi primari e seconrlari dei vasi central i, percui questi figurano d'essere seguiti lateralmente da striseioline biancastre. n sistema va:;a le centrale della. retina è molto sviluppat.o in nnmerose ramificazioni sul campo pnpillare; ma poi nel · campo retin ico si distribuisce in modo normale, limitatamen te però ai tronchi primari e seeoudari ; l'arteria centrai~ e assai sottile, appena percettibile, le vene sono dilatate, sinuose, in alcnui puuti più o we110 infossat.e, di colorito generale rosso molto cnpo, a tmtti più, e a tratti meno, secon· c1ochè la sinuositiL loro è in snperncie o in profondità, o nell'uno e nell'altro senso; esse sono assai r idotte ndle diramazioni, che sono nascosLe dietro la nubecola retiuale, che si estende, specialmente a destra, fino CJnasi al l'equatore.
UELLA !.ENTE C I!.IST.ALI.I NA. BINOCUl-ARE, E CC
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L'esame suhbiettivo dello stato della rifrazione sta.t ica e della acuità visiva col metodo del Donders ha dato: visione binoculare '/, ~ , e così. pure isolatamente O. D. e O. S. a ttraverso il foro stenopeico il visus migliora fìno ad '/ .. e mediante le lenti negative cilindriche, disposte coll'asse normale al meridiano della maggiore rifrazione, si ottiene il massimo miglioramento del visns == '/,con la lente di - 18 D. Il medesimo risultato si ha sotto l'azione del midriatico, per cui è inutile parlctre d i ampiezza di accomodazione. Non fu affatto possibile, malgrado i ripetuti e numerosi tentativi, escl udere il segmeu to pupilla.rd occupato dalla lente , per l'esame subbietti v o del segmento afachico. Il soggetto nel fissare, sia a d istanza che da vici no, abbassa sempre i u avanti la testa e ammicca a tratti in modo particolare la rima palpebrale.
> > '/,. ;
Manca la diplopia sul.Jbiettiva monoculare nella visione ordinaria. Il campo visivo, tanto per la visione peì·iferica o. indir-etta, quanto per l'acuità visiva diretta, centrale od ossiopica, è abbastanza regolare, ma ristretto, in modo particolare quest'ultimo, e più a sinistra che a destra. F&.cendo dirigere lo sguardo mouoculare di destra al punto di fissazione a circa 30 gradi verso la estremità interna del meridiano orizzontale si sono ottenuti i seguenti estremt: O. D. M. V. estrem. sup. g r. 20; estrem. iuf. g r. 4:6; M. Or. estr. iut. gr. 26; estr. est. gr. 80; M. Obb. estr. sup. in t. g r. 18; inf. iut. g r. 30; snp. est. gr. 35; inf. ester. gr. 75. O. S. M. V. estr . su p. gr. 17; estr. inf. gr. -!0; M. Or. estr. int. gr. 28; estr. est. g r. 65; .hl. Obb. sup. ~n t . gr. 22; infer. iut. gr. 30; Obb. su p. e·:lt. gr. 30; 111f. est. gr. 35.
tn::H
L.t;SSAZIO:\E Cll lll'LETA DELLA LE:\1'E CRISTALL.I:-IA, ECC.
Nell11. ùsione diretta, di oggetto minuto== l ottotip., 0. D. M. V. estr. sup. gr. ò; estr. inf. g r. 10; M. Or. estr. in t. gr. 14; estr. est. g r . 7; M. Obb. estr. su p. in t. gr. 8; estr. in f. in t. gr. 13; su p. est. g r . 5; inf. est. gr. 9. O. S. 1\I. V. estr. su p. gr. 5; estr. inf. gr. 9; M . Or. estr. int. gr. 13; estr. est. gr. 7; M. Obb. estr. su p. in t. gr. 6; inf. in t. gr. 14; estr. su p. est. g r 5; astr. inf. est. g r. 8. Dall'insieme dei fatti, che siamo venuti raccogliendo, abbiamo visto che la diagnosi della lussazione nel caso nostro. malgrado la lente cristallina lussata sia rimasta t rasparente in ambo gli occhi, è stata assai facile e bene accertata, da non lasciare il menomo dubbio circa la causa della ametropia grave, che unitamente alle alterazioni organiche del fondo oculare, riduce in modo considerevole la facoltà visiva in ambo gli occhi; difetto intorno al quale ho già emesso il parere medicolegale.
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DEL BRODO, DELL'ESTRATTO DI CARU DI LI KBIG E DI ALCUNE CONSERVE ALIMENTAR ! C~nni e ron,iJcrazioni dl'l rl oll. Clm11tin 8roran, t ~nen!t' co lonnello med iw
rlirclt•,rc dell'ost•ctl:t ld mil it:arr. prinrit•;llc d i Pado•·a .
I. Sull'uso del brodo in terapia.
Non pare che al padre della medicina andasse molt.o a sangue il brodo di carne di manzo, di tacchino e di pollo, poichè egli preforiva prescrivere ai malati, che non potevano nutrirsi con cibi solidi, latte, siero di latte, latte di asina ed altro. Molte vicende ha subito il brodo di carne in medicina da Ippocrate a noi e un tempo, come scrivono Albertoni e Stefani, fu ritenuto il tipo delle bevande nutriti ve, a cui si affidava il compito di sostenere e rimettere le forze degli organismi deboli e malati. Adesso però tutti concordano nel ritenere c.he esso non possegga t1de virtù. P repw·azione clet ù1·odo. - Se(;ondo Lauùois il modo più semplice di preparare il brodo è quello di tagliare la carne in piccoli pezzi, di farla stare entro acqua fredda per alcune ore e poi di cuocerla.. Il Begin, invece, consigli a il processo seguente riportato dal F err ann ini. Si prendono di: A cq ua. litri 75 Carne con ossa kg. 31 ,2..J.5 Erbe diverse (prezzemolo~ carote. porri, navone) » 6 2-10 ' Sale di cucina . g r. 3-±0 )) Cipolla arr o~tita 220
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DEJ, BRO DO. UE LI.'ESTtnTTO DI Cr\RN E DI k l Eilllì
Le ossa r idotte in frantumi si pongono nel fondo della marmitta; la carne d isossata e cruda si lega. con forte filo e si colloca sopra una graticola. o fa lso fon do, al d i::opra delle ossa. L 'ac(]ua YÌ si versa fredda, si porta g radatamente alla tempNatura di 60-70•, vi si lascia per un'ora, quindi si porta all'ebollizione e vi si mantien e debolissima per 6 ore. Trascorse 6 ore il fuoco non si a limeuta più, ma un'ora dopo si toglie la carue sospesa sulla g raticola, si preme, se ne fa cadere il succo n ella marmitta e dopo spremuta si pone da parte. Qnind i si toglie il grasso g<tlleggiante su l brodo, s i depura il brodo dai residui, come ossa, ecc., e vi si aggiungono le cipo lle arrostite e le erba mantenute infilzate ad un filo e so~pase nel brodo e si tolgnno quando questo si vuoi servire. S'intende però che per ammalati non sono sempre indicati gli aromi e le erbe e conviene megl io un brodo semplice con carne e sale. r 'omposi~ione del Ùl'r)(lo. - Della com posizione del b1wlo rif~ r isco, fra le varie analisi, quella d i Chevreu l ripl1rtata dal Dujardin-Beaumetz e l'altra d i A.lbertoni e Rtetitni inserta n el loro mannaie di fisio logia: Ac•1na . gr. Sostanze organiche solide disseccate a :20 g r ad i nel YUoto seceo. >> ::Salì solubili: cloridrato, fosl itto e ,;olia t o di potassio e di sod io . » t-lali po : Jo so lnlJi li: fo::>fnl.o di maguRsio e di calcio . »
983,Li00 !1).!)17
10,720 0,539
g r. lO l3,77u o ) Albnmina che non vi rimane peri::bè si coagula ed è portatA. ,· ia co11 la scbinmn.; altri album inoidi che
~;DI ALCUNE CQl'\SERVE ALI ~II<:N'rARl
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sfuggono alla. coagulazione: corpi albnminoidi coagnla.ti e ritornati solubili per prolungata ebollizione. Gli albuminoidi sono però nel brodo in piccola quantità specialmente se la cottura è durata poco. b) Gelatina la cui guantit~L è maggiore negliauima.li giovani; aumenta con la. cottura.. c) Sostanze azotate ed estrattive come: creatina, creatinina, ipoxautina, sarcina, carnina., metilidantoi-
dina ed altr i prodotti. cl) Grasso della carn e lil'}uefatto dal calore e mesco
lato meccanicamente col brodo. e) Idrati cii carbonio cioè: glicogene, zucchero, iuosite, acido lattico, ma soltan to in piccolissime .traccie. /) Sali, i quali costituiscono il principalò componente : secondo Keller questi vi si trovano nelle seguenti proporzioni: Acido fosforico Potassa. Terra e ossidi di ferro. Acido solforico Cloruri . T otale
213,2± p. 100 35,-1~ » 3,15 » <!, uo LJ,Sl
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82,,::>7 su 100,25.
In generale 100 grammi di brodo contengono grammi 1,5 di sostanza organica e grammi l di sali. Azione del broclo. - I l brodo è un eccellente alimento minerale (Albertoni e Stefani). È un'eccellente bevanda aromatica minerale, secondo L ussana, che eccita la secrezione dei succhi d igerenti e prepara alla digestione degli altri alimenti, e secondo Schif.f, è una sostanza peptogena che attiva la secre· zione del succo gastrico. Il brodo e le sue parti solide presi per bocca o introdotti direttamente nel sangne in troppo notevole quantità divengono velenose poi sali d i potassio e di
103~
DEL DROIIO, DEL!;l!STR}TTO DI OARI.;E DI LIEDIG
fJ ualche altro principio n on ben determinato (B ogomolowsky). Da ultimo, secondo Landois, il brodo va considerato come un'ottima preparazione eccitante e ristoratrice dei muscoli, ma non può dirsi un alimento perchè i componenti dt ll'estr atto di carne (Rubner) e la crea·
tina abbandonano il corpo immutati ; esso però 1·istom 1·apidamente i muscoli sl anchi (Kobert).
D a ciò si comprende quale imvortan za abbia il br odo negl i eserciti in tempo di pace e di guerra, non g ià quale alimento nutritivo, ma quale potente ristoratore delle forze indebolite per malattia o per eccessive fatiche. Azione te1·apeulica. - Il brodo di carn e, come scrive Cantani, si deve continuare a tutti gli ammalati, anche ai febbricitanti, n elle malattie più gravi, come nell'ileotifo, n el dermo-tifo, nel reumatismo, eco., altrimenti si corre pericolo di favorire la paralisi del cuore al sopravv enire qell'adina.mia. Oltre a ciò il brodo di carne caldo ed eccitante è molto utile in diversi stati di spossamento e di pro· strazione di forze, col senso di debolezza nervosa, di gastralgie e tendenza al vomito, ecc., ed aiuta assai la nutrizion e dei poppanti figli di genitori deboli, cachettici o tisici, che sono minacciati da atrofia, scrofolosi, rachi t ide e tubercolosi ed ai quali il brodo di carne si può, nonostante i pregiudizi contrari, somministrare a cucchiaia te con gran profitto dalla s•.4• setti ma n a in poi.
II. Estratto di carne di L iebig.
l )reprwa::.ione. -
B un brodo ridott~ a consistenza
d i estratto e pr.•parato con carne di manzo o di pecora , di animali dcll"Americn dd sud o dell'Australia.
E DJ ALCUNE. CONSERn; ALIMENTA!H
1039
La carne tagliuzzata, priva di grasso, di connettivo, di tendini è posta a bagno-ms.ria entro grandi r ecipienti (Landois). Libbre 32 di carne servono per preparare una libbra di estratto di carne di Liebig (Smith). Composizione. - Sciolto nell'acqua dà. un brodo discreto (Landois) e come surrogato del brodo è un buon preparato (Alber toni e Stefani). Però non contiene che traccia di albumina. È ricco .invece di sostanze estrattive e minerali della carne ·(Albertoni e Stefaui). Contiene cioè, le sostanze aromatiche ed 1 sali {Smith). Azione. - Preparato coll'acqua calda spiega una azione esilarante, che può riuscire utile tanto nei deboli, quanto nei sani a somiglianza del caffè e del tè (Smith). Minimo è il suo potere nutritivo ed amministrato a dosi un po' troppo elevate può riuscire dannoso pei sali di potassio, le materie estratti\·e e basiche che contiene (Albertoni e Stefani). Le parti insolubili sono eliminate dall'estratto di carne p~r evitarne la putrefazione. Ha insomma una azione aromatica e potrebbe servire quale condimento della ·carne e di altre sostanze (Smith). Ammalati. - Negli amma lati l'estratto di carne di Liebig è aggiunto in g enere per ottenere brodi ristretti nella quantità. di 4 grammi per 20 centilitri di brodo. (Regolamento del .<~en~i~io sanitario miWm·e, pag. 168, composizione dei cibi). Ma l'esperienza fatta in questo o~pedale ha dimo· strato chiaramente che agli ammalati non riesce punto gradito. Dal gennaio al luglio di quest'anno si sono spese L. 242,89 per estratto di carne di Licbig, cioè in gennaio L . 8,21; febbraio L. 8,53; marzo L. 29,76;
10 40
r>F.L llROL>O, DEL!;ESTRATTO 1>1 CAR~E DI l.fEBIG
aprile L. 15,14; maggio I •. 22,60; giugno L. 57,59; lnglio L. 101,06 == L. 242.89. 11 detto estratto fu prescritto di preferenza ai tifosi, ma ne è stato sospeso l'uso perchè gli ammalati non solo non lo gradivano affatto, ma r ifiutavano eli b~re il brodo comune a cui era stato aggiunto. E così tacendo uso del solo brodo semplice ottenuto con carni fresche di manzo, si è avuto nel mese di agosto lo stesso risultato con grande beneficio degli ammalati e dell"economia.
III. Cenni sulle conserve alimentari.
Ma la questione che interessa l'alimentazione degli esen.!iti non si limita solamente ai malati ed ai sani in tempo di pace in cui è possibile variare i ci bi animali e vegetali con sostanze fresche, anche durante il periodo dei campi e delle grandi manovre, ma riguarda. più particolarmente l'approvvig ionamento delle grandi armate in gnarra per le difficoltà che in allora si presentano e che talora di vengono quasi insupera\>ili. A. tal uopo le principali nazioni militari preparano siu dal tempo di pace varie conserve alimentari. L" Italia in Casaralta presso Bologna prepara scatole di carne in cousen·a e brodo concentrato. La Germania in uno stabilimento presso Magonza prepara parecchie conserve alimentari. E siccome alcuni anni fa ebbi ronore di visitare, per missione governt~.tiva, f}Uello stabilimento, così reputo utile di riassnmere le cose principali in quella visita osservate. Fablwica d i consen:e al imenlw·i in ~lfagonza. - A 3 chilometri circa da :\fagon?.a esiste un grande corpo di fabbrica i:;olato, 0\-e si accerle per via carrozzabile.
E Ul ALCUNE COto;SEll \'E ALIM ENTAR I
lQll
In questo luogo si preparano le conserve alimentari per l'esercito germanico in pace ed in guerra. Dalla stalla, ove si tengono in osservazione i buoi per 24 ore, si fa passaggio al macello, capace di 2± buoi, e poscia al locale delle macchine, al mulino ed ai depositi delle conserve. P er mettere in movimento le macchine si fa uso di una macchina gas-motore sistema Otto. Sono degne di particolare menzione la macchina per 00mprimere il caffè e quella éhe macina e mescola le polveri di legumi. La fabbrica prepara: l " la carne in conserva; 2" la polvere di carne; 3" la polvere di lenti; 4• la poi ~'ere di fagiuoli ; 5" la polvere di piselli; 6" il caffè;
7• il tè· ' SO il pane mescolato a sostanze proteiche ammali; ~· le razioni foraggio pei cavalli. t. Carne Ìlt eonse1'11a. - Il processo somiglia molto a quello eseguito in Bo!ogna, però il brodo non è concentrato come quello osservato nelle scatole preparate a Casaralta, ed ogni scatola rotonda contiene 4 porzioni di carne. Per usarla s'introduce la sc~tola per ~pochi minuti nell'acqua bollente e poscia si apre. 2 . Polve1·e di ccwne. - S' ig nora il metodo di pre· pat·azione, ma si reputa che sia fondato in par te su <}nello pubblicato dal dott. Meiuert. . La polvere di carne è di ott imo sapore e con essa Sl prepara un brodo eccellente. La carne che serve alla. preparazione della pol ,·ere 61ì
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DEL BRODO, DELL'ESTRATTO Dl ('ARNB Dl LJEDIG
è di ottima qualità, ed un mezzo chilogrammo di pol-
vere costa circa 10 lire. Per economia non potrebbe dunque raccomandarsi, ma l'immensa ut ilità sua sta nel poco posto che occupa pel trasporto: basti notare che 5 grammi di polvere ser vono per una razione giornaliera. 8 Polve-;·e di ( al'ina eli lenti. - Ogni porzione pesa 25 grammi; ha forma cilindrica ed occupa piccolo volume. Ogni quattro porzioni sono chiuse insieme in un ci lindro alto circa 10 centimetri con 2 1/t centi-
metri di raggio. Le quattro porzioni addossate le une sulle altre sono avvolte con carta-pergamena sottile e poscia con uno strat o di stagnuola, la quale viene ricoperta. da un altro strato di carta- pergamena. 4. P olvere di (ar·ina di (agi uoli. - È preparata e chiusa nello stesso modo. 5. P olce;'e di (ari1ta di piselli. - Anche questa è ugualmente preparata e chiusf<.. Queste polveri di farine leguminose si reputano importantissime, perchè contengono tale abbondanza di priucipì albuminoid i da superare quasi tutte le carni commestibili. s· ignora il modo di preparazione, però è noto che i legu mi sono disseccati nei forni per impedire che siauo corrosi dagli insetti. N ei nut"azziui lSi t:OnlSer vano mult i sacchi di lenti in tal "" .
modo disseccate (quasi abbrustolite) ma non macinate. Il sale e il grasso sono mescolati a ciascuna porzione di farina. Una porzione di farina di piselli basta per 5 personeed è di sapore eccellente. Jfndo di ctwcere le fèwine. - S i fa bollire un litro di acqua, vi si versano i 25 grammi di polvere di farina leguminosa. Si agita la miscela e dopo 10 minuti si ritira dal fuoco e si versa nei piatti.
E 01 AJ.CU)IE COXSI':RVE ALlliENTARI
1013
Caf!'è. - Ogni porzione è composta di 25 grammi di ca.tfè abbrustolito e conservato in iscatole di carta pergamena eguali a quelle delle farine. Aprendo la scatola si vedono i chicchi di caffè, che, premuti fra le dita, si polverizzano. Tè. -- Il the è preparato su quadratini di zucchero cristallizzato di 40 grammi ed occupa la parte centrale. Il tè è disteso su due strati di 3 grammi l'uno. Ogni quadratino contiene due porzioni, cioè 3 grammi di tè e 20 di zucchero. Pane mescolato sosta n~e pi·oteiche animali.- Si prepa· rano pure pani di forma quadrangolare, friabili, leggeri e di buon sapore. Mangiaudoli, si avverte una sensazione dolce, di pane bianco e di pezzetti di carne condita. Razioni foraggio pei cavalli. - Ogni razione si compone di 20 pezzi. L'aspetto di essi è bello e l'odore è gradevole. I cavalli nutriti per 14: giorni con detto foraggio
perdettero un poco di peso ma divennero più vigorosi. Ogni anno alle grandi manovre si dà per 3 giorni la galletta foraggio a tutta la caval leria germanica. La Germania spera di sostituire la polvere di carne alla carne in conser va. L a fabbrica di conservò alimentari costa quattro milioni e mezzo di marchi e la manutenzione 16 mila marchi all'anno. Questi 16 mila marchi servono per tenere in esercizio le macchine e preparare le conserve, che si consumano annualmente ai campi d'istruzione. Generalmente sono addetti alla fabbrica 34 operai e 6 inservienti, però nei ruoli souo inscritti 500 operai. Annualmente si preparano 60 mila conserve e si esercitano uu centinaio di operai per turno. Ciascuna macchina poi è messa in aziona una volta al mese.
10!4 DEL BROD0 1 DELL.ESTRA'rTO DI CARNE DI LIEBIG 1 ECC.
Applica.:,ioni in Italia. - In Italia si sarebbe desi· derato di estendere maggiormente la. fabbricazione delle conserve alimentari di Casaralta, ma le difficoltà incontrate furono grandissime, perchè il nostro soldato, in condizioni normali rifugge dal mangiare sostanze che non conosce ; e, parrà strano, non appetisce nep· pure le gustosissime zuppe preparate con le polveri di lenti, di fagiuoli e piselli, legumi ben noti alla. maggior parte dei contadini italiani. La Società Cirio, per incarico avuto dal Ministero della guerra, preparò nel 1883 entro scatolette di latta di versa qualità di paste alimentari all'olio; ma quelle scatolette aperte dopo pochi mesi all'Ispettorato di sanità. militare furono trovate del t utto inacidite. Estranei alla strategia di guerra., non occorre grande acume per comprendere come possa costituire un coef:. ficente di vittoria per un esHcito se guasto potrà mantenersi in posizione di fronte al nemico dopo esaurite le provvisioni comuni, molto più se oltre la carne in conserva e il brodo concentrato, potendo ancora disporre di altre eonser ve alimentari cioè di polveri legnminose eminentemente nutriti ve come sono le lenti, i fagiuoli e i piselli. In tempo di paee si potrebbe rimanere restii di frome ad una zuppa di lenti, ma durante la guerra. e quando la fame tormenta lo stomaco essa. diverrebbe gustosis:;i ma. A nessuno sfugge poi l'importanza g rande che pos· sono a\~ere in guerra le polveri di carne per preparare il brodo, t:ome pure il catfè e il tè in quadratini OC· cupanti piccolissimo spazio. La nostra patria trarrà certamente dall'esperienza altrui, anche nell'alim~ntazione, quei vantaggi che già hanno ottenuto le principali nazioni militari d'Europa.
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ISTITUTO ANAT0 ~\1 (0 PATOLOG ICO DELLA R. UNIVERSITA' DI TOR IN O DIRETTO DAL PHOF'. f'O.\
CONTRIBUZIONE ALL' EZIOLOGIA DELLE l\IENINGITI CEREBRO-SPINALI
Ud tlull . Dome nico Bono, Lcneule lll•·,l ic••
La dottrina della meningite cerebro-spinale è una conquista delle moderne dottrine biologiche : al periodo in cui l'affezione si confondeva colle psicosi e con tutte le lesioni suscettibili di provocare il delirio, subentrò a traverso le diverse interpretazioni dei sintomi clinici e dei reperti anatomo·patologici, il presente concetto dell'infezione che si afferma tutt'ora nelle ricerche miero-biologiche. Tali ricerche, mentre la clinica poneva in giustificato nesso le alterazioni delle meuingi con delle lesioni localizzate in altri organi, progredirono rapidamente e dimostrarono che non vi ha una meningite, ma delle meningiti: vale a dire r.he l' in fiammaz ione meningea non è determinata da un agente infettivo unico, ma da un certo numero di batteri fra ~ i loro, per caratteri biologici ed infettivi , diversi. In tal modo si allargò la patogeuesi dell'a ffezione. Essa non può insorgere a ll'infuori di una lesione de ll'organismo: un trauma al capo, la propagazione per continuità di una tlogosi vicina come nelle sinosit i fronto-etmoid ali, la metastasi per le vie sanguigne di
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COI\TRI BUZIONE AJ.t.'EZIOLOGIA
elementi micotici sono le ordinarie cagioni del suo insorgere; altre volte più che una malattia locale è l'espressione di un'affezione acuta generale, come avviene nella febbre tifoide, nell'endocardite ulcerosa maligna e, come Bali osservò, nel reumatismo articolare acuto. A queste forme due altre si accompagnano per la loro frequenza e uniformità di reperto anatomico, e sono la meningite da pneumonite e la meningite cerebro-spinale epidemica. Ambedue hanno origine nel razione patogena del diplococco lanceolato di TalamonFriinckel, che il F oà studiò nelle sue varietà biologiche in un la v oro sperimentale col dottore Bordoni-Uffred uzzi. I n tale eziologia dapprincipio non tutti gli anatomopatologi si accordarono, e mentre il W eichselbaum affermava la patogenesi della malattia dovuta ad un diplococvus lanceulat us int1·acellulm·is 1neni1tg il id is, dagli autori veniva inesattamente interpretata la Yarietà fibrinogena del diplococco lanceolato che il F oà affermò quale causa unica della meningite epidemica. L a costanza del reperto che in tali casi si ha di questo batterio fa escludere qualunque altra forma batterica q ua.le causa dell'affezione. 11 Foà in 95 casi di meniu-
gite cerebro spinale con o senza complicanza di pueumonite ha trovato senza eccezione alcuna, sempre ed unicamente il diplococco lanceolato. Simile risultato ebbe il dottore Quaddu cho'in un'epidemia di meningite cerebro·spinale in Sassari trovò iu 67 necroscopie il diplococco di Franckel. Nel dicembre "97 1l dott11re Wilms in una. recensione del lavoro di J aeger sul meniugococco intracellularis (}uala causa della. meniugite epidemica comparsa nel vol. X I de l lJaumgwte1~·s . .Jahresbe1 ·icht n. s. w. , venne a cou fe rmare che nell~ fo r me sporadiche de.ll"atfezione
DEL.LE ME:-il!WITI CEREilRO-SPI!\ALl
·1047
ba sempre trovato il diplococ~o di Fri:tnckel in abbondante vegetazione; e senza togliere importanza ai lavori di Jaeger, di Scherer, di Finckelstein, dice che il diplococco intraoellulare di Weichselbaum è un reperto eccezionale. Tali fatti, che sono il risultato di una decennale stati· stica, sono sufficenti a confermare gli studi del Foà. sulla patogenesi dell'affeziona in discorso.
Anche i comuni piogeni possono essere causa della meuingite cerebro- spinale, la quale, per essere tali a genti localizzati dapprima in organi lontani con pic{}Ole lesioni, fu denominata di origine criptogenica. Le. localizzazioni iniziali in tali casi si riferiscono quasi -sempre alle prime vie respiratorie e propriamente alle parotidi e sopratutto alle tonsille: trattasi di affezion i cosidette reumatiche; angine follicolari con esito di ascesso o di necrosi formano il punto primo di diffusione dei piogeni. Questi, a seconda del loro diverso grado di virulenza e di localizzazione possono determinare diverse manifestazioni morbose come il reumatismo articolare acuto, il reumatismo muscolare e molte malattie cutanee che si accompagnano a queste infermità. Ora, attraverso la grande rete vascolare della retro· bocca, è pure facile che tali piogeni diano metastasi alle . . memng1. Vengono in seguito gli organi genito-urinari quale punto primo d'infezione delle meningi. Il prof. Foà racconta di una bambina stuprata da un blenorragico: all'infezione locale successe una setticemia gonococcica che si chiuse con una meningite di uguale natura. In condizioni speciali la meningite da piogeni può assu111ere caratteri epidemici; il prof. Bonome di Pado,·a
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CO:\TRIUUZ !O~E ALL'EZIOLOGIA
d escrisse un'epidemia di meningite cerebro- spinale da streptococco . La meningite da stafilococco parrebbe essere estt·emamente rara; il solo caso nella letteratura è quello d i Galippe, e tale r arità di reperto è degna. di nota se si considera la mol teplicità di loca lizzazione di tale piogene negli organi e specialmente nell'endocardio.
•' • Nel decono mese di aprile si verificarono fra i soldati del 7° reggimento bersaglieri, di sede nella casenna Alessandr o L amarmora in Torino, quattro casi di meningite cerebro-spinale. Il carattere di piccola. epidemia di quartiere che prese l'affezione indusse il signor col~mn ello medico dottor La.i, direttore di sanità. per il 1° corpo d'armata. a prendere opportuni provvedimenti ig ienici, in grazia dei quali l'epidemia fu spen ta. Ho avuto l\1pportunità di sezionare i quattro cadav eri all'osp edale militare, ed il reperto necrosaopico eccezionala che rilevai in ciascuno d'essi mi indusse a de:>crivere i 0asi. Ho intrapreso lo studio dei pezzi nell'istituto d'anatomia. patologica del prof. Foà; all'illustre patologo ed all'assistente prof. Demel i miei ring raziamenti. 1° CASO.
Soldato S a nn a. Bacchisio : mori improv\·isamente la. n otte fra il 2 e il 3 aprile . Il solo sintomo che mi fu dato raccogliere dai compagni d i reggimento fu la cefalea che accusò prima d i a ndare a letto ed il con tegno st.rano come di ubbriaco che tenne in camerata. Autopsia prat icata il 3 aprile.
DELLE lH.NlNOITl CEREilRO-tiPl:\ALI
lU !'J
Cadavere in buonissimo stato di conservazione; costituzione muscolo-scheletrica regolare; olitimo Io stato di nutrizione; rigidità cadaverica persistente, cornee opacate, macchie d'ipostasi poco estese al dorso. Cranio, callotta cranica regolare con diploe abbondante, solchi meningei e fovee del Pacchioni ben marcate. Dura madre tesa, iniettata; nel solco longitudinale un grumo di sangue nero. Circon volnzioni appianate, solchi sco m· parsi; sulla pia, in corrispondenza dei vasi si raceolgono dei fiocchi fibrinoso·purulen ti sparsi irregolar-mente sulla convessità degli emi:>feri; alla base la pia meninge e qua e là o pacata per nn liquido torbido bianchiccio. Alla faccia inferiore del cervelletto lungo il verme l'essudato fibrinoso purnlonto è in quantità più rilevante. Le due sostanze cerebrali fortemente iparemiche; i ventricoli laterali dilatati con dis~reta quantità di liquido sieroso torbido. Nulla di rilevante ai
nuclei della base. Midollo spinale. La sua superficie è cosparsa di es sudato che si raccoglie a fiocchi verso la parte alta di esso; più abbondante e ditfuso verso la regione lombare. Le due sostanze non appaiono alterate. Cuore di volume normale contratto in sistole; l'epicardio integro; nelle cavità si raccoglie poco sangne scuro-fluido. I./ endocardio sano; muscolatura integra.. Polmoni. Il destro ha leggere aderenze facilmente rimovibili ; i postasi alla base; il parenchima è normale in ogni sua paste. Il sinistr.o presenta gli stessi caratteri. Milza aume ntata di volume con capsula tesa e polpa abbondante e congesta. Reni congesti e torbidi . F egato cougesto ; intestini, organi genito·urinari sani. Faringe. Poco mucco si raccoglie nella cavità della glottide; tonsille ingrossate, sporgenti fra i pilastri;
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CONTRIBUZION E ALt/EZlOLOOU
alla sezione mostrano l' i perplasia dei follicoli con al centro un focolaio necrotico purnlento g rigio. Diavnosi anatom·ica. -- Meningite cerebro-spinale purulenta da tonsillite necrotica. Causa della morte fu la meningite da infezione metastatica avente per punto di partenza le tonsille.
Soldato Donati Michele. Entrò all'ospedale il giorno 8 aprile con diagnosi di peliosi reumatica. Nel gentilizio ha la madre morta d i tubercolosi polmonare, il padre e numerosi fratelli viventi e sani. Nessun precedente morboso ; da due giorni av·v ertiva cefalea, bruciore di gola con una certa rigidezza muscolare e leggiero movimento febbrile. Il giorno 8 si manifestarono macchie emorragiche ag li arti inferiori specialmente in corrispondenza dei ginocchi; t inta subitterica, arrossimenLo della faringe con le tonsille iperplasiche. L'esame splancnico nega· tivo. La febbre modica nel giorno 9 (38",5·39°) si fece iperpiretica nel successivo (-:1:0 ·,5) quando insorse cianosi e delirio; la sera del giorno lO ebbe sudori profusi; scomparvero le macchie emorragiohe; ebbe perdite di urina sanguinolenta e morì nelle prime ore del giorno 11 aprile. Autopsia praticata. il 12 aprile. T ensione ed iperemia della dura madre; circonvoluzioni appianate, solch i scomparsi. Sulle convessità degli emisferi le pie meningi si presentano iperemiche con un' essudazione fibrinoso·purulenta solida, densa ed irregolarmente distribuita a chiazze circoscritte. Alla base, sul ponte, lungo la scissura del Silvio l'essudazione fibrinosa-purulenta è pià abbondante ma sempre densa . Lungo il midollo spinale, aperta la cavità
DELLE lltE:-ll>'GlTI CEREBRO-SPIXALl
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della dura, si nota un discreto essudato fibrinoso-purulento sulla pia meninge iperemica. Cuore di volume normale, contratto; nulla agli orifizi ed alle valvole~ nel ventricolo destro un piccolo coagulo fibrinoso sottile ma compatto. Polmoni assolutamente liberi da aderenze, il polmone sinistro ha il parenchima. aerato in tutte le sue parti, però alquanto consistente alla base, dove si nota una colorazione rosso·diffusa alternata da chiazze di un r osso pavonazzo ben discernibile. Al taglio si riscontra aerata la parete alta, ipostasi alla base con emorragie multiple parenchimatose, grosse quanto una nocciuola. L'apparato bronchiale normale.; i gangli peri bronchiali piccoli con poca antracosi. A destra si ha un reperto pressochè uguale a quello di sinistra, tranne che le emorragie souo più estese e quindi i] parenchima. è più consistente. Milza di volume poco aumentato; capsula tesa; polpa abbondante e oongesta. Reni congesti e torbidi nella sostanza corticale; le piramidi hanno una striatura. rossa distinta. Fegato piuttosto voluminoso torbido; nulla di rilevante nell'intestino ed agli organi genito-urinarì. Aperte le cavità del faringe, si nota l'ingrossamento notevole delle due tonsille, le quali protrudono fra i pilastri. Presentano una mucosa con detrito necrotico alla. superficie; nei pilastri leggero edema infiammatorio, che si estende pure al velo pend ulo. La. tonsilla destra è specialmente ingrossata; spaccata non presenta più la struttura regolare ; le lacune non più discernibili ma con avanzata distruzi.o nd purulenta necrotica. Diagnosi nee-'l·oscopica. - Meningite cerebro-spinale purulenta, emorragie polmouari; nefrite acuta emor· ragica.
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CO:\TRIIlUZIO.SE ALL' KZIOLOGIA
Causa della morte fu la meningite cerebro-spinale da infezione criptogenetica, avente per punto di entrata le tonsille.
Pascuzzo L eonardo. La mattina del _16 aprile venne tra:=;portato all'ospedale incosciente, con polso piccolo e respiro a lfannoso, onde si praticarono d'urgenza due iniezioni di etere solforico. A veva i sintomi classi.::i della meningite; rigidità della nuca, pupille rigide, midriatiche, trisma e sopore. )iancavano i rillessi muscolari. N ull~ al cuore ed ai polmoni. Mori il 17 aprile di sera. Autopsia praticata il 19 aprile. Rigidità persistente; stato di conservazione buono; ipostasi alle parti declivi. Dura madre tesa, iniettata, circo n voi nzioni appianate, solchi scomparsi. Sulle convessità degli emisferi si raccolgono irregolarmente dei coagnli di pns fibrinoso; alla base, sul ponte di Varolio e sui peduncoli l'essudazione è più densa ma compatta e fibrinosa. Ventricoli laterali di latati con liquido sier oso torbido. Le due sostanze iperemiche. Nulla. ai nuclei della base. Sulla superficie del midollo si notano gli stessi fatti di essudazione fibrinosa purulenta densa, ir regolarmen te distribuita sulla pia iperemica. Cuore di volume normale contratto in sistole; nulla. di no tevole sull'epicardio, sulle valvole e sul miocardio n elrorect:hietta. destra un coagulo fibrinoso piccolo ma. compatto. P olmoni. Il destro libero da aderenze, sotlìce, aerato in ogni sua parte. Alla sezione il parenchima è sparso di e;norragie piccole, uniformi. Alla base ipostasi carlaverica. Nulla nell'albero bronchiale.
DELLE llEN!l\G!Tl CEREBRO-SPINALI
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Il sinistt·o ha le stesse emorragie parenchima.li; alla base un piccolo focolaio bronco-pneumonico recente. Milza di molto aumentata di volume con perisplenio teso e polpa abbondante, cianotica. Reni, congesti e torbidi; nelle piramidi una fine iniezione di sangue. Fegato congesto. I ntestino, organi geuito-urinarì sani. Faringe. La sua cavità è arrossita, con abbondante muco nella glottide. Fra i pilastri edematosi protendono le tonsille a su· perfi.cie bruno-sporca, la cui sezione presenta un punto necrotico purulento, mentre all'intorno dellé lacune esce fuori del pus a piccoli fiocchi bianchicci. Diagnosi anatomica. - Meningite cerebro-spinale purulenta insorta da un fo0olaio di infezione criptogenetica. inizia.tasi alle tonsille. Focolaio bronco-pneumonico a sinistra; emorragie polmonari diffuse e nefrite parenchimatosa Causa di morte fu la meningite cerebrospinale purulenta. 4" Caso.
Soldato Melas. La mattina del 24 aprile si s,·egliò con conati di vomiti e cefalea., onde venne portato all'ospedale. L'indiYidno di forte costituzione con gentilizio immune e nulla di anamnestico. Ha fotofo bia e lagrimazione. Sul torace e sull'add ome delle chiazze emorragiche; ventre meteorico con enorme tumore splenicu. Gli organi del torace sani. La temperatura da principio fu di febbre discreta; nel giorno 26 si fece iperpiretica, 40',5; ebbe delirio, e morì il 26 aprile alle ore 3. Autopsia praticata il 27 aprile. Rigidità cadaverica persist'3 nte ; sul torace e sulrad-1 dome, larghe chiazze emorragiche; alle parti declivi leggera ipostasi.
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Cll:-<TRI BlJZHJ !Ii E ALL'EZIOLOOI A
Dura madre iperemica con discreta tensione; le circonvoluzioni appianate, solchi scomparsi. Su Ila pia della volta si presenta un'essudazione abbondante irregolarmente sparsa qua e là i.n grumi fìb rinoso-puru.lenti solidi. Le due sostanze macroscopica.mente integre; i ventricoli laterali leggermente dilatati con discreta quantità di liquido sieroso t;orbido. Levigato l'ependima; n ulla ai n uclei della base. Anche lungo il micl .ollo si raccoglie sulla pia dell'essudato fibrinoso purulento più abbondante alla regione lombare di esso. Cuore. Nel sacco pericardico una discreta quantità di liquido sieroso sanguigno con qualche coagulo denso di fib rina sospeso in esso. L'epicardio uniformemente opa.cato. Il mìoc.a.rdio flaccido con degenerazione grassa nei papillari. ~ ulla alle valvole e agli ori fizi; nell'orecchietta destra un coag ulo fibrinoso denso compatto. Polmoni. Liberi da aderenze; il polmone destro alla regione presenta un par enchima a erato con delle emorragie a, chiazze uniformemente sparse; nulla ag li apici, ai bronchi, ai gangli peribronchiali. Il sinistro presenta le stesse emorragie. Milza. Grande t umore splenico; la capsula tesa, con i perplasia dei cordon i midollari; follicoli non visibili; nello spessore dell'organo delte emorrag ie. R eni. La sostanza corticale con dells striature di degenerazione grassa; le piramidi congeste. Fegato con steat.os i imponente: sul lobo sinistro una piccola cisti da echinococco. Intestino, organi genito-uriuari normali. Faringe. A.pexta la glottide si nota l'edema dei pilastri e del velo pendulo. Le tonsille ipertrofiche protrudono fra i pilastri con una superficie mucosa sporca. A.lla sezione è scomparsa la struttura normale di esse, ma l)lln. o la si presentano dei punti grigio-necrotici.
DELLE ~IENING !TI C~:R EllRO·SPIJS A 1.1
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Diagnosi anatomica. - Meningite cerebro spinale purulent~;
epi-miocardite: steatosi del fegato e nefrite acuta. Causa. della morte fu la meningite cerebro-spinale~ iniziatasi da una tonsillite necrotica, che fu pure cagione di setticemia.
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.. •
In tutti questi casi ho praticato subito l'esame batte· rioscopico dell'essudato meningeo e della polpa spleuica. mediante colorazione colla fucsina Ziehl e col metodo di Gram, ed ho potuto constatare, in mezzo all'abbondante essudazione di leucociti, dei microorganismi in discreta quantilià, piccoli, cocciforrui, di rado appaiati a due a due, mai contornati da capsula e res istenti al Gram. Dell'essudato meningeo e dalla polpa splenica colle opportune norme di tecnica batteriologica ho fatto delle cellule e piastre negli ordinari mezzi nutritizi (brodo, gelatina, a.gar-agar), ed ho potuto così constatare lo sviluppo di un solo microorgauismo, che per i suoi caratteri morfologici e culturali si potè identificare collo stafilococco piogene aureo. Infatti questo microorganismo nel brodo si sviluppò con intorbidamento; l'infissione in gelatina diede una cultura fluidificante di color arancio; sull'agar·agar una colonia giallo opaca.. Anche dal liquido pericardico (4" caso) si isolò lo stesso microorganismo. Queste culture su preparati microscopici apparivano formate da gruppi di micrococchi foggiati a. grappolo d'uva, nettamente rotondi. La presenza di questo piogene nella polpa spleuica ci dimostra che in vita vi fu un'abbondante setticemia, la quale appariva già dai caratteri macroscopici delle lesioni viscerali; delle emorragie polmonari e della polpa splenica; dalla steatosi del fegato W caso) e dalla nefrite acuta.
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• • Quale fu la via d 'ingres:;o di questa infezione? Le lesioni anatomo-patol ogiche delle tonsille e delle parti limitrofe, i sintomi iniziali accusati dagli in.:iividui. ci dimostrano che nelle tonsille esordi il processo infettivo. L "istologia patologica di esse infatti dimostra (indurim ento in li!]uido Foàe colorazione coll'ematossilina) focolai necrotici numerosi; i nuclei non più colorabili e le cellule end ot.eli~>.li, dei follicoli torbide rac· colte attorno ad un detrito granuloso. Un'iufiltrazioua parvicellulare circonda la massa centrale necrotica in guisa da formare degli ascessolini, miliari. I n sezioui di preparati di tonsi1la colla colorazione di Uram si notano dei micrococchi quantunque in debole quantità fra le zone di necrosi, le quali sono in rapporto eviclent.emente colle proprietà necrotizzanti dello stafilococco piogene aureo stesso. I casi di simili infezioni non sono rari, nè sotto il punto di vista clinico mancano delle analogie. Parecchi anLori, da Leube, che pel primo li descrive, ne hanno raccolto dei casi. Maubrac, Cantani, Eiselberg, Netter e Raymond, Bruschetti ni ecc. hanno descritto casi di stafilococchemia con punto di entrata dalle prime vie del respiro. La locali~zaz ion e alle meningi tuttavia è rn,ra, sebbene anche qui per il suo determinarsi si invochino molte cause predisponenti, come le condizioni neuropaticlle ereditarie od acquisite, l' intossicazione nlcoolica, g li stati di depressione psichica ecc. ecc. cause tutte abbastanza frequenti e che farebbero delle meningi nn luogo di minore resistenza. · Il reperto uecroscopico delle meniugiti cerebro·spinuli da stafilocoJcO è alquanto diverso da quello comn-
DELLE MENINOITI C.E REBRO-SPINALI
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nemente riconosciuto e descritto nella meuingite cerebro-spinale sostenuta dal diplococco di Friinkel: in questa l'essudazione è distribuita sulla pia lungo il decorso dei vasi corticali, disegnando quasi due benderelle fibrinose laterali lungo i vasi stessi. L a dilatazione dei ventricoli laterali è più manifesta; il liquido in essi contenuto con minor numero di element i in sospensione. Nella meningite da stafìlococco invec~ l' essudato è più purulento che fibrinoso, più denso, raccolto ad ammassi, a g rumi discontinui non aventi un rapporto determinato con il decorso dei vasi. Le lesioni delle meningi riscontrate all"esame microscopico consistono essenzialmente in una congestione dei vasi dalla pia con un'essudazione perivasale abbondante di leucociti. Il processo infiammatorio sì diffonde alle propaggini cerebrali della pia, in guisa da formare per diapedesi, attorno ai capillari, accumuli di globuli r ossi e di leuoociti con qualche elemento endoteliale alterato. Questi accumuli di elementi sanguigni invadono tratto tratto la sostanza nervosa, onde la. formazione di focolai emorragici ed una prolit'erazione reattiva di cellule della nevroglia. (Metodo di von Gieson) .
.. •. Dallo studio dei nostri casi si possono dedurre le seguenti conclusioni, che esprimo a compimento del mio lavoro: l o La meningite cerebro-spinale può essere sostenuta dallo stafilococco piogene aureo che si trova allo stato di assoluta purezza nell'essudato meningeo e nel sangue. 2• L e tonsille, con in corso un processo di infiammazione follicolare necrotica, p0ssono essere gli atrii dell'infezione; 6'7
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CO:'iTHIBUTO ALL'EZIOLOGIA DELLR l1ENJN G1Tl, ECC.
3° La meningite cerebro-spinale da sta:filococco può assumere carattere epidemico provocando una delle così dette epidemie di quartiere, le quali possono ess:ere rapidamente combattute con una ben intesa pr ofilassi più che con una cura diretta. Giugno, 1898. Kor.1. - Il signor colonnello medito Lar, dire ttore di san it:i pe r il pTimo <'Orpo d 'armata, all'esordire •1clla m<rlattia, or(lino un'accurata disinfezione •\ egli arnl>ie11ti, e delle abluzioni della retrol.locca di ogni soldato che preseota~sc fenomen i <li fa rin~tile iniziali con so luzioni eli acid o borìco, clorato potassico, pennellaziooi di snblrrnato ecc. Con questi llfOHP.dr menti l'epidemia fu spenta in I>Oco tempo.
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UN CASO DI ~~ PSORfASIS UNIVERSALIS , Conreri'07.a Iella il ~7 Aprile 1898 a ll' ospcd~le 11111litare di Ra ,·enna •tal dott. «tlindo .Holinat•i, ~ollolcnenle rn~d ieo
Stefanì Massimiliano, di anni 23, d n ì\Ion te dì ~Ialo in provincia di Vicenza, è un soggetto il quale facilmente lascia indovinare che nacC]ue e si sviluppò sano e robusto. Non ha mai sofferto mA.lattie veneree o sifilitiche, nè- altra qualsivoglia d'importanza.; ed invero il più scrupoloso esame anatomico e funzionale della sua persona lo conferma. Il cuore è nei limiti ordinarii, ed ha toni regolari, i polmon i si rivelano alta percussione ed alla ascoltazione sani in tutto il loro ambito; la milza. non sporge oltre Parco costale; agli inguini,· a.l collo, alle epitroclee non è vestigio di ingorgo ghiandolare, e nessuna cicatrice si scorge nella. cute del corpo intiero, e nella muco!'la visibile dell'organo genitale. Egli assicura che in tutti i suoi consaguinei non si sono giammai verificate malattie di sorta ; ma, str etto dalle domande, con ritegno, direi quasi vergognoso (ma certo giustificabile ove si consideri che la deturpante altezione morbosa, di cni andrò esponendo il caso, ben più commiserevole quadro otfre allo sguardo allorchè s'incontri in una donna) ha pur dichiarato essergli una sorella compagna nella malattia che lo ha. finora già tre volto colpito. Nel febbraio infatti del 18~3 lo Stefanì si accorse che nella cute del petto si venivano ma11ifesta.nclo
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piccoli nod uli rossi, i quali dopo breve tempo, estendendosi fino a raggiungere la g randezza di lenticchie, si ricopri vano di squamette di un bianco sporco quasi luccicante, e gli cagionavano modico prurito, ma nessun disturbo generale organico. B en presto anche sulle regioni estensorie degli a.rti superiori comparvero qua e là identiche efflorescenze; allora, osservato dal med_ico, fu fatto ricoverare nello ospedale militare di R oma. Quivi la malattia compì rapidamente la sua evoluzione. Dei noduli iniziali già cresciuti fino alla dimensione di una lenticchia, molti ragg iunsero quella di una moneta da 5 centesimi, ed anche maggiore; le squame dapprima piuttosto ader enti, si staccavano con facilità col grattamento, ed anche senza alcun insulto meccanico; e la cute sottostaute, distinta dalla sana per una accentuata colorazione rosea- oscura, ripigliava poco a poco r aspetto ordinario. Il processo morboso restò allora localizzato al petto, ed agli arti superiori, e si esaurì favorevolmente dopo una degenza all'ospedale di un mese. Nell'aprile del 1805, a Bologna, lo Stefa.ni fu di nuovo in vaso dalla stessa dermatosi ; questa volta essa colpi anche il petto, ma invece delle braccia, il collo in tutta la sua periferia. Nondimeno si esplicò in modo ancora più benignò : non raggiunsero le singole affiorescenze la grandezza di un soldo; non fu, come nel marzo 1893, avvertito prurito, non fu come a llora abbondante la produzione cornea: 15 giorni di permanenza in quell'ospedale militare bastarono alla g uarigione. F atto questo cenno ai precedenti morbosi i quali stabiliscono un legame Qel caso clinico di cui riferirò, i quali anzi insieme con esso form&.no una sola e bene spiccata entità patologica, vengo finaÌmente a descriverlo, e ad illustrarlo come potrò meglio. Anche questa 3" volta lo Stefani ha visto, nello scorso gennaio, an-
UN CASO DI
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PSORJASIS UNIVERSALJS Il
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nunziarsi il male con le moda!ità iniziali già a lui n.ote. Sulla cute del petto incominciarono a pullulare delle macchie rosse, alquanto rialzate sul li vello comune, che venivano con lentezza, ma eziandio con costanza, crescendo alla periferia, e che intanto si riproducevano sen.z a posa altrove. Ben presto egli s'accorse che non si sarebbe più trattato di una affezione circoscritta a pochi e determina ti punti del corpo, poichè col petto anche il collo, gli arti superiori, e poi il cuoio capelluto, e gli inguini, e le coscia, e le gambe furono occupate dalle eruzioni. Quan.do entrò in questo ospedale l'infermo, visto ignudo, offriva uno spettacolo dav· vero singolare. Larghe chiazze a contorni formati come da tanti segmenti di cerchi, IJ.Ua e là. ricoperte da squame, altre gianlo-brune, altre bianco- sporche, tutte emananti, osservate opportunamente, il riflesso luminoso di un metallo, deturpavano pressochè l' intiera persona. En· trambe le regioni esterne dei gomiti, e gli estremi con· tigui dei bracci e degli antibracci erano addirittura rivestite come da un ruvido e r esistente manicotto, e per la fitta, e vast~ infiltrazione, vi si erano formate, secondo le direzione dei solcbti cutanei, alcune ragadi strette, e poco profonde, ma pur sempre dolorose, cosa non in altri siti notata. IL cuoio capelluto lasciava scor· gere attraverso i capelli una eccessiva iperplasia. dello strato corneo ; basta va che l'infermo per poco lo fre· gasse, perchè innumerevo li squamette epidermiche ve· nissero giù a guisa di pioggia; là però ove anterior· mente finiscono i capt~lli, l'alterazione cutanea non più esisteva, sicchè tutto il volto ne era perfettamente immune. Le regioni flessorie, tranne le ascelle e gli inguini, largamente affetti, erano, come la faccia, assolutam• n te normali, e così ancora si aùdimostrava.uo sia il dorso, che la palma delle mani e dei piedi. Nei punti ove
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le singole effior est.:enze per effetto del continuo loro accr escimento eccentrico, erano venute a toccarsi ed a fondersi, dando origine alle chiazze dai limiti tondeggianti, si notava una maggiore alterazione di colorito e d i produzione cornea; ed ia quelli invece ove prima era incominciato il processo morboso, la cute appariva quasi già in via di guarigione, ed era non di un r oseosporco, ma di un giallo- bruno, non ricopE>r ta. da abbondanti squame bianco-giallastre luccicanti, ma da par ticelle epidermiche sottili, opache, poco tenaci, e gia in parte staccate alla. loro base. C-luesto caratteristico cangiamento anatomico della pelle si presenta,·a con simmetria poco meno che perfetta in entrambe le metà. del corpo; si arresta,·a l' affezione nell'arto superiore destro ad un 10 centimetri sopra l'articolazione radiocarpea: allo stesso livello si a rrestava a sinistra; la estrem ità interiore sinistra ne era presa fino al termine della conves.sità del pol p<-Lccio; e da q nel punto in giù ezianclio nella estremitì.L inferiore destra il comune tegumen to era del tutto sano. La diagnosi non poteva esser dubbia: si tratta. va di un caso di psoria.<;i.~ unive1·salis. Insieme colla forma caratteristica delle manifestazioni cutanee, molti altri fatti lo dicevano. L 'età e la robusta costituzione del soggetto; r essere egli sta to ammalato già altre due volte, con lunghi intenalli di completa sanità.; l'avere una sorella predisposta alla stessa dermatosi; l'ubica.zione simmetrica delle emorescenzo ; r immunità delle superficie flessorie dei gomiti e dei g inocchi, del volto, delle mani e dei piedi. I nfatti le statistiche affermano che la pso1·irt.~is è propria d ~g li individui fra i 20 ed i 30 anni, e piuttosto robusl;i; essa r ecidi va facilmente dopo un intervallo d"ordinar io non mai più breve d'un anno, assumendo per solito una sempre maggiore estenSi oue e gravt.•zza. Tutto cio collima egregiamente col
UN ·C ASO DI t PSORIASIS U:\TVERSALIS •
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caso in esame : fra la l" e la 2• apparizione del morbo è trascorso un periodo di circa due anni, e cosi tra questa e l'attuale. La 1• e la 2• volta la forma è stata lieve, di quelle che gli autori indicano col nome di psoriasis ptmc:tala e nummularis; ora essa è assorta alla maggiore intensità e gravezza, e tutto il corpo è stato suo campo, e tre mesi di cura sono stalii neces· sari per debellarla. Ps01·iasis univm·sctlis. La psoriasi ben di frequente si riscontra non in una persona sola di una stessa famiglia, e questo contributo diagnostico anche esiste n el caso attuale. Essa può diffonder si al tronco intiero. al cuoio capelluto, alla superficie esteriore degli arti; ma è rarissimo che im· ada d i q nes ti le regioni flessorie, quasi mai si è notata sulla faccia, e le mani ed i piedi ne sono in modo sicuro risparmiati. D el resto, avrebbe po tuto trattarsi di sifilide? Pur prescindendo dalla anamnesi e dallo esame dei soliti fenomeni collaterali, assolutamente negativa quella, mancanti questi, non si sarebbe certo pensato ad un sifiloderma papulo-squamoso, il solo che possa avere colla psoriasi qualche dato di somiglianza, nel quale tutte le papule sono quasi della medesima grandezza, e nel quale es.s e si manifesl;ano con p1·edilezione nella piega del gomito, e nella palma delle mani, e nella pianta dei pied i. Non si sarebbe pensato ad eczema diffuso, nel quale si trovano assai spesso, oltre i punti squamosi, anche gli umettanti, ricoperti di croste gialliccie, dense; nel q naie non havvi netta delimitazione e non si notano confini circolari, nel quale, per voler far cenno anche di un siu toma snbbiettivo, il prurito è ben più molesto e persistente. Non si sarebbe pensato ad una pylit·iasis ?'Ubi·a, nella quale il derma non si trova. mai infìltrato, e quindi inspessito, chè anzi soggiace ad una sempre progrediente atrofia, e le vene si rendono trasparenti, ed il li\·ello si trova come infossato nei punti intaccati.
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UN CASO DI r PSORIASIS IJNIVERSAL..IS J
La prognosi, considerando la malattia nelle sue compatibilità colla vita, è l ieta: alcuni autori invero hanno osservato lo sviluppo di carcinomi da efflorescenze di psoriasi, ma deve essere questo un reperto del tutto eccezionale. Se però è possibile assicurare all'infermo che la sua. malattia gli permetterà eli vivere anche a lungo, non è egualmente possibile assicurarlo sulla definitiva vincita di essa. Infatti non è finora noto mezzo alcuno atto a reprimerla in modo assoluto, senza che più recid ivi.: E lo conferma il caso in esame, presentandosi già per la terza volta, mentre nei lunghi intervalli liberi tutto f'ace...-a cr ed er e a.d una stabile guarigione.
Pure un trattamento curativo generale che abbia di mira r igiene della cute, e la normalità della costituzione organica, deve almeno far presumere che n on altre volte si vedrà la superficie del corpo alterata. dalla psoriasi. Appunto perciò lo Stefani, dal capo del r ipar to sig. maggiore dott . Fresa, è stato sottoposto ad una cura interna di joduro potassico, e gli si è consigliato di continuarla, e di fare spesso bagni di pulizia quando, guarito, è andato via dall'ospedale. Sulla pelle ammalata il cav. Fresa ha agito prima con la pomata d' ittiolo, poi con alt.rA. alr os;;ido di zinco secondo la formula: ossido di zinco 4, acido borico 10, vaselina 100. Ogni giorno egli era sottoposto ad una frizione, ed ogni due ad un bagno intiero tiepido. Già. si ottenevano buoni risultati, le squame diminuivano e r iperemia si attenuava, quando un altro rimedio, applicato proprio al momento opportuno d i avviamento alla gnarig ione, venne ad affrettarla in modo quasi meraviglioso. Si sostituì alla pomata all'ossido di zinco a.ltra co;;ì composta : acido crisofanico 4, vaselina 60; e spennellando con esse r infermo, secondo il sistema precedente, una vol ta al g iorno, mentre si continua-
UN CASO 01 c PSORIASIS UN!VERSALIS •
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vano ogni due giorni i bagni tiepidi, dopo sole cinque applicazioni egli è guarito completamente. La psoriasi è una di quelle malattie intorno alla cui etiologia si sono att'atica.ti molti ingegni, senza pur venire ad una conclusione che, almeno, sia da tutti accettata. V'è ohi l'ha ritenuta quale esplicazione ester iore di malattie costituzionali; e Wilson opina che sia il riscontro della tubercolosi pulmonale, e Poor della malaria.. Vivier è persuaso che la psoriasi sia di natura parassitaria; e più tardi il L ang credè di confortar e simile ipotesi, descrivendo uno speciale fungo epidermidofilo di Lang, che avrebbe scoperto nelle aree cutanee ammalate. Non mancarono, si capisce, i fautori della etiologia batterica, ma io amo ripetere con Hyrtl, il quale pur scriveva parecchi anni or sono: « G ià troppo si è rinvenuto ·i n mic-roscop·icis. » La teoria più diffusa, e la meglio accettata, del resto, è la ereditar ia. È provato come la psoriasi si trasmetta in molti casi dai genitori ai ngli, dagli avi ai nipoti; e già ho detto che lo Stefani ha una sorella in cui si è manifestata la stessa malattia. Or bene, una debolezza funzionale del centro nervoso regolatore della cute, da ereditario inquinamento, io, secondo Weil, ritengo che sia della p:>oriasi la causa diretta; e la forma monotona e costante delle efflorescenze, e la loro tendenza ad una spiccata simmetria, mi pare che siano segni bastevoli perchè se ne riferisca al sistema nervoso il momento etiologico.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
Rl VISTA MEDICA L'Influenza delle le•lonl del midollo •plnale .al potere battericida del .augue. - ( l.a R(f.
Doli. DR.>Go S. med.,
a ottobrP 1R!JR).
Le conclusioni alle quali f!iunge 1'.-\. dopo lo studio sperimentale dell"irdluema che le Je;:JOni del midollo spinal e possono avere sul potet·e battericida t! el sanf!ue, sono le seguenti: 1• Gli animali :;oltoposli al laglio totale del midollo spinale perdono lo stati) r efrallario ri;:petlo a Yit·us ai quali norma!· mente oppongono res.stenza; 2° la t·ecisione ùel midollo spinale indebolif'ce notevolmente il ~l"liLIO di alcalinità. del sangue e fa eumeot.are la q uant1tà di albuminoidi conten uli nel sangue stesso. Queste esperienze hanno impor tanza, giaccllè si sa dalla pratica comune, quanta parte abbiano l e allet•azioni del sistema nervoso sullo sviluppo <.!elle malattie in fe!l.live. te. ALOJS PtcK rmedico di reggimen to e privato docente nell'uni-
,·ersità di \'iennnJ. - Sull'lpere•te•la dello •tomaoo. - (Ther. de r Gegenwart, ottobr e 18!)8). Solto il nome di i per estesio dello stomaco indica il Pick quello slalo della mucof'a gastrica in cui essa rea ~isce fortemente agli stimoli chimir>i, meccanici, ter·mi ci senza che esif'la lesione anatomica che possa dar spiegazione di quest"abnorme sen~ibililà. . Secondo Riegel l' i pea'estesia dello stomaco ra ppresenta un gt•aclo minore e la gastr·algia un gr AdO maggiore dell'a~~or·nHJl e i rri lllzi one d ei nervi sensi ti vi dello stomaco. Lo caralleri:.:tica. Ji questo stato è elle i l paziente nessun dif'tur·bo avvrrle •ruando lo stomaco è vuoto. J>ick ct•ede giusta l'opirrione di BnuYerd secondo la quale J"iperestesia dello stomaco sia ùo mettersi all0 ste;:so livello dell"iper·estesia
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RIVISTA MEDICA
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della cutt< ed esso non t'appr·esenta un g-rado minot•e di gastralgia P- se ne distingue dRppoicho essa,., perm<111ente mentt•e la ga~tralgia è uno stato tt·ansttOt'io, accession alo d i initazione dei nervi dello ~tornaco. J :-;in tomi più imporlanli Jeil' i pere:<lel'ia gastri ca sono in generale i seg-uen ti: dolorP, rulli, pirosi, vomito. I l dolor e è carallerizzato dalla ci rcostanza ch'esso insorge immediatam ente dopo l 'intr oduzion<:> ù'ali111enti o bevande: esso .in ge· net•ale è di/l'uso, può per·ò c:> ister e SC'lll'ibililit a lla preH8ione, ma i punti dolor osi sono mutabili e può anche associarsi, come ha fatto notare il Buuverel, iperestc~ia della cute e dell'epigastrio. Col vomito che espelle il contenuto gA;; trico cessa il dolore: nel iCJ stesso modo agisce l'illlt·oduzi<•ne di sostanze alcaline in cas•• di pit•osi e 'IUAiche vol ta la faradizzazione dello stomaco. Un allro sinloma che si osserva nella g ran maggioranza dei casi é la pirosi sia >solto form a di sensazione di brucior·c limitata solo allo stomacrJ sia ~ollo forma di causalgia e ct·ampi nello stomaco e l ungo l'•··sofagu. M entt'e nel 1° cnso si tt'alla evidentemente dcll'aztOtHl dir etta dell'acido sui uervi gastr•ici morlJosamente eccitabili, nel 2° semb1·a plausibi le la spieg-azione del Talma. Questi osservò nel lP. sue e~pet•ienze sugli anima li eire l'acido clot·idrico in uoa diluzione talr da avvicinarsi a quello contenuto nel succo gastrico rinl'orza i l mnvimento perislall.ico dello stomaco c cl'ede pel'cio ver osimile che uno stomaco già tntollerante dell'acido cio l'idrico, deuba r t'agit•e con movimenti più energici che non uno stomaco sano : di qui l'impressione di r. ram p i. li vo t n i lo é C!lt'alter·izzato dal fatto che con esso si e~pellano pl'ima le sO!"tanze l iquide che le solide: in alcuni casi esso succede senza sfot•zi e iml ipendentemente dalla quantita e qualità del pl'eso null'imento; in altr i in vece pr ecedono vertigini e delir1ui, specie nelle giovanette clorotiche ed anemic;he. La composizione delle maf'se vomitate é variabile : il chirnistn() della di !-[eSlione tt<~~l.rica e per In più immutato. Un'altra non r at'H cat•altel'istrca di questo \'Otnito ò clte con esso vengono espulM al cune sostanze ed altre no (vomito elettivo di Stillar). La rlia~<nosi di quesl'all'eztOIIe si poggia pt·inci palmente sull'impiego de ll a potopa p-ll!"lri ca: il succo gaslt'ico eslt·atto con quP.sta ha r.ompo!<izione norrnal·~· Di tHorr minor· valore è IR cir costanza che tanto k ~o::;Lanze liquide quanlo le solide dct er minano i mede!"i nai d1sturbi : è eia notar e anche il fHlto che
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RIVISTA IIIED lCA
le emozi oni hanno una marca ta influenza sul compl esso sintomatico. Alcuni casi possono e;;sere scambiati con qu elli di ulcera gastrica (pserloulcus oenlriculi). Pick cr·ede che i sintomi differenziali tra le due malatlie siano i seguenti: 1• i liquidi e i solidi flgisco no nell'iperestesia gn!\trica 111 egual modo, mentrP. nell'ulc.:era i lif]uidi pr oducono minor dolore : 2" tra i singoli accPssi .l eli' iper e;;tesia, che possono esser e di varia dura la, si danno per iodi di com pl eto bene>:!'er•e, nei quali sono toller ati cibi anche ditficilml"'nte rligeribili ; ~· i punti dolor o;;i non si tr·ovano a sinistra in vicinanza dci pr ocessi spinosi delle ul ti me ver tebt'P. rlox·sHli e px·ime l om bari m a piu in alto sulla co lonna vertebrAle stessa, t ra le scapoiP, a destra o a sin istr·a dei proces!->i spinosi; 4• il dolor e dell'iperestesia mig licll'a coll'uso deliA fa x·adizza:t.ione dello stomaco mentre quel lo dell'ulcer a peggiora; 5° infine le coudizioni generali sono poco alterate e l o stato delle fo1·ze é relativamente buono, il che é in completa antitesi coi gravi sintomi subbielli"i d i I(IIP.!"lO psedouleus. R ei ati v amen le alla terapiA del l'i pere~ tesia dello sto maco so11n da tener presenti quei pr oceJimenti che hanno una parte nel trattamento delle nevrosi in generale. Sonusi adoperati c0 11 succe!'so le px•atiche idrotera piche (mezzi bagni, sLJ·ollnazi oni, docce srozzesi). Gr·ande attenzion f! me1·ita l 'ali1nentazione del pazien te : i l so:otcnerne le fo t·ze impl 1ca già un mig lior·amenlo dei sintomi. Dove i l 1quidi suscitano il dolor e, ~i diano in pi ccola quanlil8 rl ur·ante i pasti e si proibi scano a digiuno: ~ia l'alimentazione mi stn e qui la vP t'a guida ~a rà il g usto dell'ammalato. N ell'intollel'aiiZR degli s Lirnoli chimici si faccia g raorle a llenzionc a pr oscr iver .: f}U elli che a rrl'he lontanamente non sono tollerolr. An che la fa r adi zzozione del lo stomaco eser cita una benPiìca lrrl111e>:1za. Pick si serve a questo scopo di un el•>llrodo largo ftppli c:ato Rullo stomAco e l'altro su d'un lìAnco l'nct~ndo pa;:;sare una corr·en te fa r adica ascendente per la Jurnla di olcuni minuti. Una gr·on pa rlo:: nella cura dell'ipereslPsia J!a::<l ricn ha In sugg-estione. Molli infermi te · m o no di mnn~i11rc e con nn;;ia ind icibile pr ocedono alla scella dei cibi : con ciò il lor o male non scJkJ si aumenta ma uncora pe~~ i OI'R a cau!\8 di'Ilo scadimento della nutrizione. Il medico può moralmente far m ollo pPI m iglioramento dei pazienti . N ei casi in c ui il vomi l r> é frl'f! UP nle e forte Lieber-
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meister suggestiona l'ammalato in m odo <la far~li cr·eder•e che l'intolleranza dello stomaco può solo guarire coll"astinenza assoluta e per·ciò lo f11 stare a digiuno per 24 ore e poi gti dà ogni due ore dei cucchiai di zuppa. Se questa é ben tollerato se ne aumentano le singole porzioni, altrimenti s i pr·escrive un allro digiuno di 2\ ore. Mediante piccoli clisteri d'infuso tiepido di camomilla s i provvede all' inll'oduzione di liquido nell'organismo. Il trattamento medicamantoso ha un'importanza mollo subordinata. l più attivi medicinali se mbrano la cocaina e il mentclo a piccole dosi. Nell'iperestesia gastrica da acidi l'impiego degl i alcalini ha solo un valore sintomatico. Contro la pirosi Boas raccomanda in prima linea la magnesia usta.
G.G Do t t. AM ENT A. - In1luensa del ellabete 111110 •viluppo delle lnfeztolll. - (Giornale interna;;ionale clelle scienze me diche, 189g).
Dalle numerose esperienze chimiche e batteriologiche del ~aogue diabetico, dai r isultati delle inoculazioni batler·iche e delle alterazioni del sistema nervoso, ampiamente svolti oP. discussi nel suo pregevole lavoro, l'A. viene alle seguenl!.i conclusioni : 1• La diminuzione dell'&lcalinità del !'angue nel diabete è evidente, e progredisce con l'avanzarsi della malattia. 2" Contemporanea ad essa é la diminuzione del potere battericida del s&ngue, il quale, ad un cerio punto, arriva ad essere un buon terr eno di cultura pe1 microrganis mi adoperati dall'A. nelle sue esperienze (tifo, stamococco piogeno). 3' Nel diabete diminuisce anche in gran parte il potere fagocilario dei tessuti. 4o Le alte razioni del sistema nervoso che si addì mostrano pr ofonde e progr essive, sono di natura primaria e dipendenti da ll!na vera iotossicazioae. &0 Il facile attecchimento e sviluppo delle infeziOni nel diabete, e la perdita dell'immunità naturale degli animali, non dipendono tanto dalla presenza dello zucchero nei tessuti, quanto dalle modificazioni che il ,ricambio materiale disturbato provoca in tulti i tessuti dell'economia animale e specialmente de l sistema nervoso, che regola e presiede ag~i scambi vitali di tutto l'organis mo. E. T.
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RIVISTA liEDI CA
Un n g no patognomoDloo delle menlDgltl. - {Ga.:ette d es 1/tif'itaux, ':'J. fH, l ~!JR .
Fu o>:sel'\'alo so~dic i anni or sono del Ker nig di Pietrobur go, ed ora vi l'ilorna su il N eller, i l quale l'avrebbe constatato 90 vol te su 100. Si noti che ()Uesto segno non s' in con tra mai nella febbr·e ti foidea, nella pneum onite, n r•l r c·uma tismo articolare acu to, ecc. Ecco in ch r~ consiste. Si esamina il ma lato nel decubito do1·sale; ci si a>:sicuea che gh ar ti i nfet·iori sono r ilasciati e ::he è facile di pol'tare il ginocchio in una completa estensione. Si mantiene al l ora il malato seduto e , in questa posizione, esso fl ette pi u o meno le f!inoccliia. Queste, mal~rado og-ni sforzo, non possono piu e~sere eslese compl etnmPute; vi si oppone la contrattura dei muscoli flessor i, e t•imnne un angol0 che può essere di Hll0 nei casi molto accentuali, e che non é mai superiore a 135°- t 40o. L 'estensione compl eta r iù iviene facile, non appena s' incl ina di nuovo il tronro clPI I"a mmalato in ùielro. Il ' 'olor e semio l o~ i co di questo se~no ~ ,·eramente consi<ierevole; m a la :sua palo~Zcnia è ancora oscut·a. E. T.
Slero-dlagnosl negativa ln un oaso dl febbre tifoidea mortale. - (Ga::etle de.ç fl()pi ta ux, N. fil, '1 8!18) .
Dott. P ELON. -
::;i tratta mollo pr obabilm en te, a quanto pensa l'A. di un r ite1·do nella compar!;:a della r ei)Zione og-gl utinnnte. I nfatti i l \\'iolal al Congr esso di M o!=<ra insistPlle fo r lemPn le su lle sierodiagnotti ritar date, ed il Cour monl richiama anch'egl i l'attenzione su questo fallo . Per affP rm <~ re che la reazi one é m ancata in un caso di clotienenleria, non bisogna limitarsi ad e;:;anJinMe il sangue una volla svia; ma occorre pr aticare esami f'rl ''l uenti e successivi; pet• m odo che la ~ iero-clia gnosi, eh~:~ eJ'a duhbia nei pt·im i gior ni, pcllrà mostrarsi fr ancamente posi li va dopo qualcl re giorn o d'intervallo. Il caso cital o dall'A. era appunto stato osservato per poco tempo , r·a.gione per cui l'esame del Sfln~ue non venne fallo che una v ol ta sol a; ma è ferito i l supporr·c che se la mor te fosse sopravve11uta tr e o I(Uatlr o gior ni più lar di, la siCJ'O- diagno!'i pr aticata di nuovo avrebbe dAto r isulltlti po!"il i vi. Nel pubhlicnre qnf'>:lo ra;:;o di ft>bbr e ti f.. idet' mrorlal e con ;:;iero-rell7.ÌOJrr nP!.u:ti\'a, l'A. non ha 8\'\llo p1tnto l'idea di
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RIVISTA MEDICA
diminui1'e il valore di un metodo diagnostico che ha fatto le sue prove e che da cos i bi·illanti risul!ati. s~ vi ha divergenza fra i risullati forniti dall'esame del sie1·o e quelli dali dall'esame clinico, la ragione sta ordinlll·iamenle dal la parte della sie1·o- diagnosi, che pe1·mette di scop1' i!'e alcune forme anomale di dolienenteria c he la clinica non avrebbe riconosciute; ma qualche volta s'inga nna, e l'osservazio11e dell'A. ne é un esempio. Allora sopt·atutto é necessario l'ipelere l'esame, perché i risultati, negativi un giomo, diverranno più d'una volla positivi il do mani e conco1·deranno allora con quelli dell'esame clinico. Bisog na, in ogni caso, essere ben prevenuti d'un ritardo possibile n ella comparsa del la sieror eazione, per non abbandonare l1'0ppo presto una diagnosi clinica di dotienenteria che l'esame del siero, prima negativo, conformerà più tardi, e sopralutto pe1' non privare l'infermo del beneficio della cura usata in simili cnsi. La temperatura, il polso, la r oseola, il ùolor e iliaco, il gorgogl io, l'aspetto della lingua, lo stato geuerale, che pe1·lungo tempo furono le sole basi della diHgnosi, sono ancora sufficienti in m olti casi ad assicurare la diagnosi e ad insliluire la cura conveniente, quando la reazione agglutinante non si mostra che t.ardivam ente. T.
:E.
Dott. G. MALFI. - Sopra uu oaeo eU mllael lDte•ttuale. (La R~f. med., 22 lu glio '1898).
g un caso inlPressan te osservato in una gio\'ane di 22 anni, la quale da quattro anni emette colle feci, nella stagione estiva, un numero più o meno cunsitlerevole di larve di dilteri probabilmente di Sa,.cophaga carnaria. È noLevole in questa infe1•ma l'assenza dei sintomi locali e generali, spesso anche as,;ai gravi elle si osservano in casi di questo genere, sebbene però lo slato generale sia tult'allr•o che dei più lloridi; ed é anche degno di no ta il fatto della ,infezione pei'Ìodica, cosa. non comune e di cui non si conoscono che due osservazioni pubblicate dal dott. Blaochard neg li annali della. so· cieta entomologica di Francia. L'essere le fec i di questa infe1·ma pri\'e di larve negli altt•i mesi dell'anno mantenendosi all'allo nOI·mali in lutti gli alll'i caratte1·i, fa ritenere che non sono le stesse larve che soggiornano per tanti anni ne>IJ'inteslino, ma che esse p1·ovengono da diverse generazioni. Infatti è ormai ammesso che questo pa-
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rass ilismo accidentale si debba all'in gestione delle uova piuttos to che Jelle larve di ditleri, perchè le larve già s viluppate non è possibile ingerirle, a meno di una grande distrazione, e le la rve g iovani sono poco vitali e facilmente si distruggono nello stomaco, mentre invece le uova sono piccolissime, sfu g gono a ll'osservazione e sono mollo r esistenti pel loro involucro protettore ; si sa inol tre che molli ditter•i, qna li la Musca call iphora, la Sarcophaga carnar ia , l' Anthomv a depongono le uova s ui cibì. Nel caso attuale pare che l'ammalala abbia ingerito le uova essendosi pre valentemente dbata nella s tagione es tiva ùi frum e ntone bollito. Casi analoghi furono osservati dal doll. Pasquale della R. marina a Massaua in soldati che si erano cibati di patate guaste sulle quali trovò lat·ve identiche a quelle evacuale. te. Dott. ANCLAIR. - Bloerohe •ull& pneumontte taberool&re. -
(Ga ~e tte des
HOpito.ux, l\' . 82, 1898) .
Le conclusioni che l'A. ricava dai suoi numerosi esperim enti e che espone in un interessante lavot·o s ono le seguenti : 1. La pne umonile tubercolar•A e lutti i suoi stadi : epatizzazione rossa, ep~Jtizzazio ne g rigia, degenerazione caseosa sono l'opet·a del bacillo del Koch e non di microbi associati. 2. Questa pneumonite è dovuta a d una tossina s egregata dal bacillo tu bercolare dell'uomo; specialmente J'e tero·bacillina e la cloroformo ·bacillina. L'A. crede di es ser e s tato il primo ad avere defi nita nettamente ques ta soslanzH, ed a dimos tr ar ne l'a zione specifica nel processo della pneumonite tu· bercolare. E. T. Dott. MARTY, medico magg iore ùi t• classe. - P&r&U.l puMgger& 4 'orlglne oardt&o&! gu&rlglone. - (Ga~ette des 1-19pitaux , N . 85, 18çl8).
Si tt·atta dell'osservazione di un malato ricoverato all'ospedale militare d i Belfort, comunicata alla società medica degli ospedali di Parigi, e sulla qua le ci sembra opportuno di ri· chiama r·e l'attenzione dei colleghi . Un solda to d e l 35• r eggimento di fante ria, c he aveva soffer to, pri ma (\i venire s otto le armi, ùi dolori reumatici in· lensi e prolunga ti e di cardiopalmo, dopo gli esercizi militari
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delle ore antimeridiane, sentendosi mollo s tanco, si mise a sedere, ma tentò poi invano di alzarsi. Il inedico di servizio; avendo constatato dei fenomeni cerebrali. inquietanti, lo diresse subito all'ospedale, dopo ave1·gli prestato le prime cure. Dopo il suo ingresso, l'infermo é nel decubito dorsale. Havvi afasia completa : pr·ostrazione notevole con torpore intellettullle pronunciato; tuttavia la coscienza esiste. Il malato sente, comprende e cerca di obbedire, ma la percezione è lenta, come pure è lenta l'esecuzione dei movimenti possibili. L'ammiccamento delle palpebre è conservato; ma i globi oculari sono immobili, flst>i al soffitto: pupille leggerme nle ineguali. Asimmetria faciale poco evidente: sembra che la lingua sia deviata alquanto a destra. Si osserva una considerevole paresi nei movimenti del mascellare inferio1·e. I movimenti delle membra sono quasi del tutto a bolili a destra. La sensibilità è conservala. Movimenti tibrillari u1arcati sopr atutto nei muscoli degli arti inferiori. Il cuore non é ipertrofico. La punta batte nel quarto spazio intercostale. All'ascoltazione s i sente un rumore abbastanza rude, col massimo nel terzo spazio int.ercostale, a sinistra della linea mediana, il quale non corrisponde ad alcuno dei focolai d'ascoltazione <.l egli ori tizi: non si propaga né ver·so l'ascella, n è verso il collo: persiste quando l'infermo so· spende la respirazione. Si conclude dunque trattarsi di uuo sfr·egamento pericardico antico. L'ascoltazione degli orifizi non da nulla di nello: sembra tuttavia, a certi momenti, di sentire alla base un leggiero sdoppiamento: nessun rumore di soffio. Temperatura di 36•, 4. In otto giorni i sintomi paretici andar•ono progressivamente migliorando, senza che insorgessero nuovi fatti degni eli nota, -e dopo venti giorni, il malato si senti abbastanza forte per domandare di essere dimesso dall'ospedale. Alla sua uscrta, lo s tato generale è soddisfacen Le. La forza del braccio destro si avvicina alla normale, senza però essere r1tornata normale. La gamba dello stesso Ialo rimane anch'essa un po' .debole: non v'è più dolore : la deambulazione é facile. Si sente sempre il rumore pericardico, ma meno rude che ~ll'epoca dell'ingresso all'ospeùale. Si ::;ente pure, ad intervalli, uno sdoppiamento del secondo .tempo all'oriflcio aortico, e sembra che il tempo pr·ecedente 68
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RIV ISTA JI EDIOA
sia un po' vibt·ato. L'infermo fu esaminato dal punto di vista dell'isterismo. Non v'è restringimento d el campo vistvo: la sensibilità è uguale nei due lati del cot·po. Il riflesso faringeo, solo, sernbra al 'fuanto diminuilo. · Quest'osservazione è doppiamente interessante; dal punto di vista diagnostico, e dal punto di vista del decor so degli accidenti. L 'esame delle orin e per·mise di eliminare l'uremia: esistono falLi nervosi. Si potrebbe pensare al meniogismo, poiché i fatti morbosi che gli sono attribuiti, si allacciano ad uno stato m orboso, infettivo o no, che si giunge a scopr ire dopo la scomparsa dei fenomeni sopra ggi unti. I n questo caso poteva esset•e tira to in campo il r·eumatismo; ma quando l'infermo venne col pito da paralisi, non pt•esentava fenomeni ar ticolari. Un solo punto era debole: il cuore. È quindi verosimile che mentt·e la pericardite, di cui l'A. tr0\·6 delle tracci e, faceva il suo decor so, il processo infiammatorio ra ggiunst'! l'eodoca['(lio attraver so il mir•ca r dio , per· modo che vt-mne interessa ta tutta la parete rlell'or·gano. Certo, l'assenza di qualsiasi rum ore anormale può esser•e invocata contro questo modo di vedere; ma non è C"{Uesta una r·agione assoluta, per·chè un focolaio d'endocar·dite ben limitato e non inlel'essante le valvole, può esistere senza segni fisici e senza spiegar e grande inlluenza sull'organismo. Or·a quale fu il m eccanismo diretto del fatto mor·boso 7 Si può anzitutto agitar·e la que.slione di una embolia, ed é la pr imà idea che si pl'estmta alla men te; ma l'ipotesi d'un'embolra di una certa rmportanza non puci essere sostenuta. Si potr·ebbe piuttosto penl>ar·e ad embolie muli pie microscopiche; ma se con esse si spiegherebbero i fenomeni di paresi delle m embra, gli allt·i sintomi furono troppo fugaci per essere attl'ihuili ~:~d u11a tale al terazione. Quindi parrebbe razionale, inollr·e, di tirar·e in causa dei di si urbi cir colator·i con st.asi cefalica e con di>'Or din i cerebrali consecutivi. L e cause occm;ionali furono gli sfor·zi richi esti da una serie d'eser cizi tollerati meno bene che da un or·ganismo normale, da un cuore leg~ennente alt.,rato. L'interesse di •tuesta osser·vazione sta appunto nel fatto che e;:.sa tenderebbe a dimostrar·e che l e pa.r·alisi tr ansitorie d'origine card iaca possono r•iscontrarsi non soltanto negli asistolici, rn11 anehe in malati all'e tti da le.sioni cardiache in apparenza poco impor·tanli. E. T.
RIVISTA MEDICA
Braohlalgi& & D8Vl'algia bra(Ther. cl. Gegenwart, 1° ~ellembre 1898).
HERMANN 0PPENHEIM.
ohiale. -
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Secondo le esperienze di Romb<wg, Erb, Go ,,·ers, Eulenburg, Seeligmuller, Bern liardl. ed altri la ll•-·vral l!i& brachinle non é così f'requenle come la scialica m" è ben !ungi dall'ess1we un'afrezione rara. l più l'ileogono elle le donne ne siano a p1'e· valenza pr ese ma Eulenbur g e !<pecialmeule Be1·nhardt ~ono di contra1·io avviso. Come causa. do>ll' inf'er•mità sono acc11sati le perf'rig-erazioni, gli str apazzi e in particola1· modo le lesioni traumati che. Tra queste fì~urano 11011 solo l e lesioni d'un r arno nervoso sen;.itivo ma unche ' llll"'lle del ll·onco ne1·voso stes!'o, p. es. comp•·•>s:;:ione rlei nervi br·nr·hinli media nte tumvri, aneurismi dell'arteriti succlavia, costole cervicall, frarnmenli ossei, calli ecc.) Al cuni autor·i as<;rivono l •·a le ca use ili questa nevr·algia le affezioni delle ver·tebre, quella dt:>l midollo spinale, gli avvelenamenti, le mAIAilie infellive e la goLta pa t•licolat·menle (GowPrs) i nlì ne l e carù iopa lie e le atr... z roni dell'aor l.a. Non manca no l e rause straordinarie: cosi p. es. Sttller accusa tura carie dr•ntaria. T l'a i ftallori pr edi:<ponenti si sono annover·ati l'isterismo e l'anemiR: nessuno però dfli citati autori ne fa ol{getlo di speciale m enzione. Quanto al carattere ed all'e!<tensiono di qu esta nevralgia quasi all'unanimila si è fatto osservare eire essa raramente è limitata slreltamPnle ad un singolo r·11mo net·vosu, che il suo decocso è indeterminnto, ca rr f!ianle e non cot•t·isponolente alla r amitìcazioue d'un determinato nervo anche quando come sito di elezione si a citalo d ner'vO radiAle od il cubitale. Si è pat•imenti fallo notare l'incostanza dei punti dol.:nti. l nfine le descrizioni s intomAtolog-iche lasciano scorgt'r e che non ~i è ben distinta la nevr AlgiA dalla nevrilr1 poiclte in essa si parl a di anestesia . p11ralisi ed at1·ofìa. Si è fatto badare anche a non confondere la nevt·algia brachiale col reumatismo muscolare, l e afft!zioni o><see, arlicola1·i e quelle delle vertebr e e del midollo spi 11ale. Nessun aulor·e ha pero fìn qui l'allo l'ilevtu•e la differenza tra la nevralgia brachiale e le algie delle nev1•o si funzi onali e delle psicosi. Sulla base della pr·opri a esper·ie11w ha l'Oppenheim acquistato la convinzione elle la nevralgia b1·achiale costituisce un'affezione rar•a, che per fJUAn to frequrnlemenle Cl s' imbatta io dolori al braccio sintomatici d'u'afTezJOne o1•ganica o fun-
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IU\' ISTA lli ED1CA
zionale del sisle1na n t rvo ~o centrale o d'una :;renuina ne vr·i le, i casi di nevralg1a pura J' uno o piu l'ami nervosi sono s traOI'dina.r·iamente ra1·i. In •1uesLi 2 o 3 ultimi a nni, O ppenheim ha raccolto tutti quei casi della su~t c lientela in c ui il sinto mo era costituito da violt~n li dolo ri in un braccio e li ha classifì cu ti a seconda della lot·o etiologia Furo no esclusi quelli in c ui i dolori de ri vavano dnreurnè.llismo muscolare, affe zioni ossee, articola ri, te ndo-'> inoviti e principalme nte quelli in cui essi non provenivano nè diretta men te nè indirettamente dal s istema ner vos o. Furono esclus e anche le paralisi per iferic he traumatiche. Do po questa scel ta rimase ro 189 cas i in c ui esistevano violenti dolo•·i in una delle estr e mita super rori. Una analisi più accurata di q uesli casi dette il :;e:m e nte r isultato : in 15 casi i dolo1·i e rano provocati da affezio ni delle vertebre e del midollo s pinale: in 30 de riva vano da nevrite manifesta, d'origine per lo più infe ttiva o tossica (influ enza ecc.). Se1-!UOno 12 casi ùi ca rallere inddermiualo nei quali Oppenheim no n potè decide re se s i traltas~e di uev rite, nevralgia o mio lgu:1 : a questo ~'i·u ppo a ppar·le ngono u lcuni casi in cui l'aff..,ziurre e ra d'orig iu e traumatica . I n 22 altri casi es is te vano clfllo ri nevralgici in uno o più ner vi del braccio senza s eg ni evid ~ nti d i nevrite o d' un'affezion e d'el sistema ne rvoso cent ra le. Ne formavano f 'etro l o~ia il d iabete, la golla, l'alcool ismo, le ma lat tie infettive a c ute, ed in 6 vo lte le malattie del cuol'e e dell'a o1·ta e 1 voltt~ quella del fegato. In un'altra porz rone d i questi casi i pazienti Hccusarono una lesione di un ramo nervoso sensili\'O. Il g r·u ppo seguent i:! è costituito da lle nevra lgie J·r·ofessionali irl cui glr a ccc~si do lorosi sogliano in!:'or gere solo in un dPlermin è.l lo lavo ro: v1 appar tengono 14 casi. ?\el g r uppo princ ipale fo!'mato da 96 casi s i l l'atlava di persone le quali si lame ntavano di veementi dolo ri in un braccio. Esse, come uuico fenomeno accusavano, il dolo re oppure lo metteva rro a va rrli a tu ILo. l dolo ri no n a vevano deter·minata localrzza:t..io ne : essi enmo vaghi: solo eccezionalmente segui vano netta mente un l1·onco n e r voso, p. es. il radiale od il cubitale. Mollo più fr equentemente e c:si non corrispondevanv a lla dis tri buzione anatomica d' un ne rvo: s i notò anche che essi p. es. al braccio seguivnno un ne rvo ed all'avambr·8ccio un altro. i:: un sintou10 frf'quente ancora ch e i dolori cambino d i giol'llo in gior no s ito e deco rso. L'esame dei punti dolen t
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è insicuro: la pressione su singoli nervi é accusala bensì come dolorosa e in una snpcrtìciale visita si potrebbero costruire i punti di Valleix: in un esame accurato per·ò si scorge che o quest'iperestesia non si limita ai detti punti di Valleix _m a si estende in altri ed anche fuori del territorio del nervo, p. es., al condilo inter·no o esterno, ùell'omero, all'otecrano ecc., e sta in intimo rapporto coll'attenzione 0 si tratta d'un aumento dell'eccitabilità dei nel'\ i sensilivi che però è generai~. È da determinare quindi quali siano i momenti etiologici. Nei CASi che qui considet'a Oppenheim non si tratta di squisita nevralgia brachiale, ma di dolori i quali insorgono nel decorso dell'isterismo, della nevra~ tenia, dell' ipocondria, della melanconia insomma nella diatesi nevropatica o psicopatica. È d8 osservare però che in queste diatesi può anche in sorgere una nevralgia la quale non é una vera e propria nevral· gia, ma piuttosto una psicolgia, risrettivamente una brachial· gia che sta in intimo rappor·to colla costituzione psichica o nevrasteoica. La prova d1 ciò consiste che in questi casi notansi anche altri fenomeni oltre al dolore al braccio, i quali accen nano allo stato generale, p. es. , irritabilità, cattivo umore, ansia, idee coatte, in~onoia, t1c convulsivo, tic generale. dispepsia nervosa, oevrastenia sessuale. impotenza, ecc. Oppenheim fa pure osservare che non si trallt~ sempr e di individui isterici, ma che la ne vr·asle nia, l' ipocondria c le psicosi banno una parte preponde rante. Maggior numero di pazienti é dala dal sesso maschile dell'eli! dai 30 ai 60 anni. Mollo spesso la brachialgia nasconde le nevrosi e le psicosi. Una protratta osservazione rece r ile"are che il dolore nel braccio era in intimo rapporto collo stoto ps ichico generale, che le sue esacerbazioni e rP.mis~ioni coincidevano colle cor-rispondenti oscillazioni d e llt~ vita psi<"hica. In sing-oli CO'-' i questa di pendenza si potè dimostrare mediante il sonno . Gli stessi momenti che rappresentano le caus e della malattia generale sono anche g-li eccitatori degli accessi dolorosi. Ciò vale specialmente per le eccitazioni psichiche, l'insonnia e gli strapazzi. A questo proposito é da notare in par·tic:olar modo, e cio illumina la natura del male, che bene spesso un minimo spiegamento di forze può far insorgere il dolore: p. es., il tener·e il gioro ule colla mano del braccio malato, il portare l'ombr·ello, l'abbottonarsi gli ~b ili e simili atti ne sono alcune volte incolpati da persone le quuli sono abituate a lavori di molta forza. Spes~e volte non !:'Ono !'Oio
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dnlori, ma An clre parestesie, form icolii, ecc., che insor~nno nel pr·end('t'e un oggetto. ì\la il critel'io più impor tan te P più di· mostrAti \'O cir ca l'ori ~in e psicopAtica o nP.vropalica dell' i nfermi la è dalo dalla ter apia Questa specie di dolore non si ~;o111porta r·ispello alla cur·a come quello della vera nevralgie ma come un sin tomo i!<lPri .. ,., nevra~tenico, psichko: citoè questa br acbiah:ia o non resiste ai magici colpi dellA sug~e stiooe oppure è vinta da quei m etodi dr cura i quali combattonn il nenosisrno gener<lle. Un si gnor·e d 1e da multi anni solfr·i\'a d'una br achialgia, la quale aveva r·esist ito a tulli i tr~.~uamenti pos;:;ibili, guari con un' in ieziorw ipodermica di &nlipir·rna, uno col bAi!nO E-l ettri co. uno coi raggi H•'IIJigen, uno c:nl tratt.am•!nlo c:a taforico al cloroformio ed uno infi ne C( oJI' ipnot ismo. A nche il piramidone ebbe in alcuni cnsr fe· !ice r rsullato, cosi pure la doccia calda, la vescica di ~hiacci" ed in un ttmmalato di Oppenlieim l'a ppl icazil •lle di un vt'scicanlt' sul braccro sano. Spesso furon o necessarie lunghP cur~, spes;oo ill'adicato male o resislelle a lulli i traltaruenli o g lH\ r i per bl'ev~ tempo, bastando a farlo insorç!er e di nu•wo Lr·nu· matr;;mi psil'hìci. Opf'cnhcim conclrìude così: la nevralgia bt'Arhiale vera e pr 0pr1A è un'a/lezione mcdlo rara, quella che molle v olte e cun"irleJ·ata tale c da metter si nella cal(·goria o della nevr ite, !'ia questa Ll'aumatica, infettiva, to,.sica. o dd&rminala da corn pr essione d~ i nPn •i oppu r e gli acce!<si dolorosi sono l'espr e;;. sione si ntoma tica o'u r1'alfez1one vertehrale, spinale, ossea, articolare oppure si confondono colle cosi delle nevrosi pr oJ'e;;:<ionali di ~enso . :'\ella ~r·an maggior anza dei casi la cosi delta nevralf!'!ti brarlriale è una b1·ach i al~-tia o psyehalgia f.Jrachii, cioè ur1 dolol'e al br·accio d' i ncerta localiu.aLiorle e di incer·to ca ra ttere, sintomo ù' uua costilu zir,ne nevropalica o psicopu tìca privo d..i ~e!!n i rlr=>lin th·i dt>lla nevr·alg1a lipic.:-1. ma inv••ce rrcc•> d1 l utti quelli che acc·· nnano alla p~ i cosi o alla roevrfl;:;knia. G. G. A. A . B ER<>. -
rapia . -
Etiologia dell' ulcera gadrloa e aua. te· (.\11•dtcn.l Record, lug-lio 1 8lJ~).
L o ;:t udro rlt·lla (ì;;inlogia •' patoln):!'ia d t• Ilo ;;lornar'o ha pl'eso i n 'l"e;;ti ull11ni lerupi una sir rgolat'e impn rtanza , ma m entre tuttn l'alle•rziont• rlt•::li ><lu·lto-.i è !<l;l ta dir·• tta AllA conoscenza delle funzioni <'!Jimicne e (ì;;iulo!.!iche, poco !<i è pensato a
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trar re da ques te conosccn<:e lo norme più logic~:~mcnte indicate per la prevenzione delle affezioni gastriche. Ed in questa nostra epoca, la quale va specialmente carattet•izzala per la medicina preventiva, crede l' autor e elle sia oppor tuno studiare sopratutto le cause mor big..me, potendo soltanto dalla conoscenza di es;;e ottenere una certa presunzione di pr-evenire le malattie. Dell'ulcer a gastrica si é par lato fino dulia più remota antichità ed Pgli passa in rassegna tulte le varie teor ie elle si sono succedute sulla patogenesi di questa malattia, e di tutte fa una crili<'a minuta, per dimostt•are che se ognu11a di esse si presta alla interpretazione d i parecchi fenomeni e sembra a ver·e in suo favore i resu lta ti delresperimento, nessuna per contra r io regge all'unalisi spas~iona ta dt ques ti espel'imenti e nessuno spiega intet•amente la multi fot·me sindrome feuome nica che pr ecede e accompag na questa ma lattia. A tulle le teorie ora esistenti l'autore ha voluto contrappor·ne una sua molto semplice e molto ingegnosa, la qua le si può r iassurnet·e in queste poche parole: l'ulcera gastrica ha le stessa patogenesi delle ulcel'i che s i l'armano in al tre parti del corpo ed è in dipendenza di una stenosi pilorica; e ssa è dovuta ad un r i»tagno de~li aìimenti a l didietro ùell'oritìzio stenosalo, sia ques ta stenosi uno spasmo o un resteingimento organico del piloro. » Ed ecco in qual modo egl i dà la ùimos tt·azio ne del suo a sserto. P rima di stabilire ciò che egli ritie ne come patogenesi reale dell' ulce ra gastrica fa uno s tudio della ubicazion e più comune, quasi cosLante, di queste ulceri nelle pareti dello s tomaco, l'età e le condizioni generali in cui esse più ft·equentemente s'incontrano e la ùistribuzione geografica della ma lattia. Molli fatti tendono a pt•ovare la slrella r E>IaztOne dell' ulcera di stomaco con una dtminuita alttvilà funzionAle dell'organo: 1• il suo grande predominio nel sesso femminino; 2' la sua frequente associazione con condizioni anemiche e tuber·colose; :3• Ja sull a :;senza nelle t•egioni dove la gente è for te e vigorosa; 4° la sua frequenza in color o che menano una vita s edenta ria come calzolai, tessitori, sarti, . ere. ecc. Rigua1·.lo alla sua ubicazione colpisce il fatlo c h'essa travasi più comunemente sulla parete postel'iore della regione pilorica, in vicinanza della piccola curvatura. Cet'lamente questo accenna al piloro come avente gt·ande importa nza (t
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nella produzione della ma ggior parte di questi casi. Se per una ra gione qualsiasi havvi r is tagno degli alimenti nello stomaco s 1 provoca lentamente una gas trite e una pilorile, che s ono esse stesse, a loro volta, causa di un aggravamento del male, finché s i determina un' ulce•·azione al disopra del piloro s lenosato, pet• le med esime ragioni e con lo stesso meccanismo con cui si fo rmano delle ulceri al disopra dei res tri n~:menti dell' ur ett·a, del r ello e dell'esofago. E questa ulcera ha essa pur e, come le ulceri ora d ette, una cer ta facilità a es tendersi più nello spessore che a lla peri fel'ia, ha confini ben marcati ed é su!la vicinanza immediata della porzione r i;;t1·etta. P assando in rassPgna i d1versi fen omeni della mAlattia, e~li dimostra come seguendo il suo concetto si può a tutti quanti trovare una spiegazione razionale. Il dolore dipe nde in parte dn li' ulcera, ma piu ancora. dallo spas mo pilurico, s pecialmente quando vi é sovrabbondanza di acido clo1•idrico. L'ipercloridria, che non é un sintomo immancab•le, trovandosi solo nella metà cil·ca di tutti i casi. può essere spiegata colla irrita zione costante del cibo non digertto, che fermen ta nello stomaco, provocando una ecc essiva seerezione di s ucco gas tr·ico. Quando es is ta atrofia delle gianduia pepticlle e pilor iche, come si trova spesso nelle !ZSstriti croniche, si può avere ipo- ed anche anacloridria. In tal modo la iper clor·idria non sarebbe, come taluni vogliono , la causa dell'u lcera gas tr ica, per autodigestione della mucosa s tomacale, ma solo un fenomeno concomitante in di pendenza della steoosi pilor ica. Il vomito sarebbe provocato per azione r iflessa dall' irritazione c he l'acido cloridJ·ico in eccesso esercit.a sui n ervi dello stomaco, o da una stenosi di grado molto elevato che non pe•·rnetle a llo stomaco di vuotat·si. L'emor ragia non può avere altra s piegazione che quella da tu comuHe me nte, di una erosione vasale per parte dell' ulcer a . l sintomi 'li dis{letìs ia di penrlo no in Lieramen le dalla ga strite cronica che é q ua~>~ costante men te associala coll'ulcera. Ammessa questa etiologia, è anche facil e s piegare i brillan ti ri~ul tali otlcnuti co ll'interve nto chiru r gico in questa mala llia . Quanto alla terapeutica medica I.Jasta r ico1·dare che la gastt·ite cronica è spesso cn usa di spas mo pilor ico, per sapere
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a qualo entità patologica debbono esser rivolti g li sforzi principali. Ogniqualvolta dunque vi saranno indizii di ristagno degli alimenti nello s tomaco biso::rnerà regolare la dieta, aiutare la digestione con dei fermenti, aumenta re il tono muscolai'e delle pareti dello stomaco. P iù importante di ogni altra cosa crede la regolar izzazione della Jieta. Egli non ritiene assolt!-tamente necessario di escludere tutti i cibi solidi, ma di permettex·e solo qaelli che possono ftlcllmente att•·aversare l' oritìcio pilorico spastico come le uova crude, il pane a bbrustolito e tutti gl i alimenti mollo morbidi e molto facilmente digeribili. Debbono essere proscritli i cibi irritanti, i gr assi e le droghe. l pasti debbono esser e piccoli e frequenti. Il lavaggio dello stomaco è indicato quando i si ntomi di gastrite cronica sono molto marcati: questa operazione s ~ t·ve non solo a migliorare la gastrite, ma altresì a liberare lo stomaco dag li alimenti che vi ristagnano, e bisogna eo:sere accorti nell'eseguirla di non immetter e nello stomaco troppo liquido per non dtstenderne soverchiamente le pareti e provocare cosi un' emort·agia od anche perforazione dell'ulcera. Quanto ai medicamenti egli consiglia solo quei tali che beneficano direttamente le co11clizioni dello stomaco. L'uso del bismuto e di altri sali in!;olubili, colla teoria ch'essi for mino all'ulcera una specie dt rivestimento, sottl> il quale avvenga la guarigionE>, secondo l'autore non ht~ bllse, f,!iacché essa può avvenire lo stesso pul'ché si remuova In causa. Similmente crede irrazionale l'uso de! nitrato d'argento, dato colla speranza che formi un !'Ìvestim~;:nto rJ'albuminato argenlico sopra l'ulcera. P erò quaudu lo spasmo pLlorico é reso mollo intenso, ctò ch' é· indicato do forLI dolori, l'uso dei sali insolubili proteg~en li la superficie c.Jell'ulf·e t•a può avere una vera ulilita uei seuso di diminuit·e lo spasmo l'iflesso. La digestione deve esset•e aiutata con fe,·menti at·tificiali. Recentemente Leube ha consigliato l'uso di fomen ti caldi alla 1·egione gastrica pet· 10 o 15 :riorni di seguito: l'autore ne ha fatto l'esperimen to e con qunlche successo. Il trattamento chit·urgico ha dato senza dubbio eccellenti risultati, ma non bisogna dim enticare la slalislica di Leul>e, la quale dimostra che di 4:t1- ca!"i furono gual'iti il ì!t p. 0 o con rimedii medici. Cel'lamenle c:arebbe slulo un ert·ore l'intervenire in tutti questi col coltello chirurgico, ma è anche indubitato che é necessa l'tO ricorrervi, quando tutte le misure
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m eJiclte s1eno r1u scite infruttuose. L e indicazioni speciali ch(' r ichiedono un la le pr·esidio terapeutico sono: 1° Em o rrll~ia . la q uale cosl itui:sce ind icazione assoluta o t·eiAl i va !"econd•J che é a slilliridio e continua , s pecialmente se associala a gastroeclopia, o se è pr ofusa; 2° Pro~ress iva i nanizione Jipend enle da forti dolori e conti nu i vom iti: 3• P e ri ~ras lrile, nder enza tra lo stomaco e le par eti vi· cine, al"cesso subfr enico od altri peritonealr ; 1° l rnpr ovvi sa p ~ rfora zi on e c0n v ersa rn ~nto del contenuto g~ts lri co nel cavo addominal e. L'opera zione non i> indicata nelle per forazioni gt•aduali acco mpa ~n a te da adesione dei v isceri vicini. L n r ecenti statistiche cti M ikulicz danno sopra 144 casi 123 ;r ua ri~io ni e 21 rnol'ti. L'ulcerA, a m eno che non di a origi ne a emorra g ia o ascesso uon ha bi ;;c,g:no di trattamento. L a r emozi0 ne della causa vtene gener·al mente S(l~uita ei A guar ig ione, gi acché é stato pr o vato da M i k ulirz che quAndo la stenosi pilorica acco mp<•g rlflta da ulcera é super ata ed è assicuralo un completo e r·npirl o pn~"sa~)o! i O del con tr> nuln dello stomaco nel duodeno, l 'ulcera, senz'allro tr·attamento, g uari sce spontaneamente. E que;. to fal lo ri hadiscfl anco t's più nella mente dell'autot·e ltt convinzione che l'ulcer·a ~fl!" lr i ca dipenda da una slenosi sp!'lstica od orga nica del pllor o. C. F.
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RIVISTA CHIRURGICA ..._ _ Le armi di piooolo oallbro e 11 loro potere vulnerae.te per il comandan te D. - (Jo11rnal cles sciences m ilitaires , l uglio 1 ~!l8) . L a quel"lionc def!li efl~lti d"i pt·oietlili delle ar·mi di piccol o calibr o non è per a neo r ir,:ol la: inlot·no ad essa si affann ano e ntediri e mil il nri. Ntlll snrù quind i discat·o ai noslt·i l ettori il cono!"cer<~ i t•isultali ollen uli dal tiro d' un fu cile di piccolo calihr0, il ruciln Uaudt>lt>au, il quRie ;.eml)l·a destinato a so"ltlui r e nell'es t'l'Cito ft'lli1Ce!'<e l ' nllul\l e fuci iP Lebel. n fucil e
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Daudeteau Ila un cAl ibr o di li,4l:i mm. e lancia un pr-oiett.ile che hA una vnlocità iniziAle di 770 m. al 1". Penetrazione rull' argilla. - L o scopo delle e~per· i e n ze sull'ar gilla é stato quello di determinare il modo di compol'lar·si del proiettile in un mezzo ploslico l a cui densità é analoga a quella del cor·po umano e le modifìcazioni appor·tate da u•• cambiament.o rli densità. l n general e i proi etti !i del fucile Daudeleau producono nell' intern o dei blocchi J' at•gilla delle e~cavaz1oni che assumono varie form e a seconda rlell e distanze e qu indi a seconda della veloci là re~ l n n te dei pr oiettili !'< tessi. L'ormfkio d'entnlla, imper•cellibile quandn le velr>cilil) sono deboli, diventa mag:.riore quando queste sono maggiori cioè quando la disltliJZB è minore. Nel '{o ca~o, 160 m. e più di dista nza, la palla produce un 'escavazione a f01·rna di .fiasco con collo più o meno lun go~ e terminantesi in una coda i n cui esstr s' alloga più o meno dish'uLta. Nel 2• caso, 160 m. o m eno, l'esca vazione tende a di veo ire sferica: il collo e la coda non si form ano più e la palla è assolutamente di!'<trutta. Secondo la distanza la pene tr·azione è più o m eno considerevole; pel' l e velocilà 111edie e clebcli esstt e di 40 cenl. ci t•ca, per la vel ocita grandi 80 cen t, quAndo la spessezza del blocco non è sufficiente dei pezzi ne sono viul entPrnenle proiettati in varie d ire~io11 i. L ' inlerno dell'esca vazione è ener g-icamen te ri sospinto, mar ezzato di sq uttme sepa r·a l~ di stri e: in esse non é pn!'<· sibile t.rovar tracce della rotazione •lei pr·oieLLile, lA l oro dir ezione è nettamenl•1 quella rl el r·ag11io. È cosa interessante r icer·cu r·e corne si forma quest'escAvazione che si ripr·oduce in modo r egolare ad ogni colpo tirato da una stessa distanza. Si potr ebbe a pr•ior•i pensat·e che la r otazione ùella palla vi entri prr· (Jualcbe cosa ma basta ri cm·dar·si che la palio fa un g-iro su ·1!},5 ccn l di cor>'a e che essa è distrutta nel suo Lr·agillo nttraverso l'argil la. D' a!Lra parte in un blocco d' ar·gi lla che 11 0 11 ha p1ù di 15 cent. di spes~ezza !11 palla non ha filtlo che •; , di gir o e l'escavazione assume pur· sernpr·e la m ~desim a forma. È da r i tleLter·e dAppr·ima che lA pl'Ofondità dell' escav.ttzione diminuisce o misur·a che tende ad assumer·e la forma sferica cioè a misura che la distanza di liro diminuisce. Ciò
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dipende dal fallo che la palla è ancora in una postzJOne angolare in rapporto alla tangente della traiettoria; ne der iva una perdita di velocità e una distruzione più rapida del proiettile perché esso entJ·ando nell'argilla oppone una superficie mag giore della sua sezione normale . A ~ittata maggiore la palla é meglio situata sulla sua tr aiettoria con cui il l'UO asse di figura tende e coincidere: la penetrazione e l'intrgrit.à del proiettile sono cosi meglio assicurale. Con proiellili a nimati da veloci tà minori, siano essi o no di calibri dilferent•, l'escavazione può aver la medesima lunghezza a seconda (]ella durezza del proiettile, ma avrà sempre un diametr·o minore di quella ottenuta con velocità maggiori. È chiar·o adunque che la velocità ha un'influenza decisiva sulla "formazione e il tracciato dell'escavazione. Per spiegare come ora si produca il risospingimenlo dell' argi lla e come agiscano le forze messe s ubitaneamente in atto, l'autore ricor·re al noto principio di Pasca! ; la pressione eset·citata su. d'un punto della massa di un liquido si trasmette in tulli i sensi colla medesima intensità su tutta la superficie eguale a quella che la riceve. La terra umida é un fluido più o meno denso. Non appena che il proiellile entra nella massa fluida, la palla esercita una pressione che si trasmelle in lutti i sensi, secondo il principio citato, l'acqua e la terra intimamente mescolata tendono a separarsi violentemen te. In un 1• momento le molecole sono messe in molo con tendenza a partecipare dell'impulsione delle palle; assorbono una parte della sua velocità e fanno contemporaneamente da proiettili, aumentando !'azione delle palle, poi di freno limitando la loro corsa a cagione degli attriti e rimaneudo risospinte nella posizione ed assumendo quella for ma nelle quali le ha sorprese la cessazione del loro movimento. In •un 2° roomento 'supponendo, ciò clte é di fatto, che la palla continua a penetrare nell'ar gilla il medesimo fenomeno si riproduce con un'intensità aumen tala dalla massa g ià messa in moto che viene in ai ulo alla palla s tessa per la produzione degli effelli dis tt·ulti vi. Si può considerare che l'azione di ques ta massa aumenta cosi sui primi is tanti , rna a par·Lir· da un certo punto il suo movim ento decr·esce e questo punto é pl'ecisamente quello in cui il proiellile, in causa tanto della densità del mezzo in cui s· rwa nza quo nto della S U!l r·R pidA distruzione cht" ne
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cambia la forma ed il peso, non ha più alcuna velocitil.. La curva s'abbassa allora rapidamente per terminar·si al punto centrale in cui il nucleo s' allo~a più o meno a ddeutr·o secondo il s uo st~to di conser·vazione. È a notat·e che più é fluido il mezzo attraversato àal proiettile più cousiùerevoli sono le escavazioni. In lutti i casi la palla é dis trutta salvo alle distanze di
2000 a 2500 m. Dopo ques ti esperim enti prèliminari sull'argilla si eseg uirono dei tiri su cavalli vi vi alle distanze di 50, '100, 300, 2000 e 2500 metri e gli effetti ne furono rilevati regolarme nte median le autopsia eseguita da veterina1·i miJilari. Nt:: ripot•tiamo alcune. A 100 mett·i. La palla colpisce il cavallo a livello della punta dello sterno, e penetrata alla base del collo fuoriesce sotto l'addome, tra le cosce: la morte .é immediata. L'orificio d'entrata è p~rfettamente cilindrico, quello d'uscita é ellittico senza lacerazioni: t'norme emorrogia nella cavità toracica: l'orecchietta si 11 istt·a é a sportata e prese uta un 'a pertuJ•a di 4 centimetri i cui margioi a cca••tocciati hanno l"aspcttu d'un cavolfiore. Il polmoue sinistro uelle. sua metà. anteriure é r idoLLo allo stato di polliglia e presenta un tt·agitto di torma conica lungo 30 centimetri e con l' centimetr i di diametro alla base. Il diaframma presenta un'ampia lacerazione atlt·nverso cui ra er·nia un'an sa i11teslinale. Il lobo sinistro del fegato è ridotto in pollif!lia, lo stomaco presenta una lacerazio ne di 10 X 12, da cui si son versate nella cavità addomina:e eu iu quella tot•acica le materie io esso contenute. L'intestino è perforato in vari punti: il c0lon presenta una lacerazione d! 25 centime tri e un'altro ne presenta il te nue in vi~;i nanza dell'orifìcio d'uscita del proiettile. A ~iUO metri. La palla colpisce l'antmale alla punta delln spalla destra: esso cude immedi~tlamen Le s ul lato des tro e rimane a terra nell'impossibilità di rialza rs i. Il proiettile ha sconquassato la spalla frallui·ando l'articolazione scapoloomerale e l'omero stesso iu una moltituc.linc di scl teggie taglienti di cui alcune hanno la lunghezza di 5-6 centimett·i. l muscoli e i vas i sono a brandelli ed i t'riconoscibili, polli glia completa. Un'a ltra palla alla medesima distanza ha colpito la cosr.ia sinistt'll. Il trocantere è fratturato e ridollo in poltiglia e la c.ltslt·uzione dei vasi sang uigni e dPi mu Rcoli è complrJta.
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A 2500 metri. Carica ridnlla in modo che il proiettile aveo.se la vel ocil<:l r e:;;lanle (l W metri) che esso ha effettivamente Alla della distAnza. Il liro l'i esegue a 20 metr 1). La palla penetra a Hl centirnf' tt·i al disopra de l gomito sinistr·o. Qu i la pelle pr·esenla una sol uzione' di continu1té m olto stretta che ra!';so m•gl in molto a qu ... Jia rr·odolla dalla punta d'un cuutet·io. La sonda iott·odolta nel tragitto t r aver·sa le mas:;:;e dei muscolt olecr aniPni e penet ra od pelto pel 2• spazio inteJ·cosl nl e. I l connettivo so ttocutanE'O è ecchimosnto: tutlo i ntorno alla feri ta i tes:;:;uti sono infiltrati ()i sang ue: i muscoli sono pAllidi , esnng ui, pesti e lacernli lungo il tr·agitlo del prou•Ltile La 3• costale presenta un' incisura nel suo nm r gine nnleriONl, In quale !';t~mbra fatta coll o stampafori sulla fa c;cta estern o m entr·e allu fA •·cia inlet'na e!'< :;:;a è circo ncoperto da un dala ùa scilep-ge so ttili . Il polmone sini stro en orme coagulo !òa ngui gno: esso è per ò inlallo. Il pericardio attrav e1·sato nel !<UO 3° super•io1·e e contiene una cer·ta f]Uan ti té. di sa ngue coagulato: il vt>nlricolo d<•slr·o del cuor·e è for•ato da pa r l<' 11 pa r·te. il pt·oiellile è pa;::sato nell'imme.ùitt la vir.i11anza dell'ori fizi o clell'arlet·ia polmonare per uscire ed alcuni centimetri al disotto dell' arter·ia cat·diaca df'slra. l i pr·.. iPltile i n f'egUitO, senzA ledPr e il polmone destro. ha ntlra ver·sa lo il 3° Rpn zio i nlt>r co;:: tnle ed è u;::dto al di dietro del !!o mi lo de;::tr·o pr·oducendo una lesione della pelle d'un dia. metro mA g~Ji o re eli f!U ello della fel'ila d'enl rRlo da cui geme Utt so Ltil filo di sa11 g-ue Un'en•onngia abbns lanza abbondante i nfiltr a d cnnnett.i vo solt,cutanf'O. Urùtl tr·n palla l rovftlo nelle CCJndi zioni dette di sopra, colpiva lfl fr , nte a 2 c·.entimel ri dnlln linea m ediana. L'or·ificio di entrAl a è m olto stretto: la fl'altur·a dell'os;::o frontal e sembra fAllo collo :;:;tm npo fo ri: olia fa ccia i nferi 0t'e e~ i slc) nO numerose ;::clwg!!<'. L'•·misrer o ct>r ebral c !'ini ;:tr o è tnis tr·utto nella sua pA r te attltTior e, co;::ì put•e il lobo t> l1noiùale e l'olfalti,·o L a ;:oslanza cerPbr nle é t·idOLl!l in uno vera poltiglia. Un ~ ··os"o eoHg-ulo ;:n n ~ui p; n o Lrova si al fondo del seno ma~<·elllll'e. L o sfenotde è allrHver sa to: la ferita é abbastanza IHr gA. L a !';Onda i ntr·odo l l a in quest'apertur a Lraver!>A i mu scol i clte f()rlll ano lo :;:;tr ato cn •·ttoso della faring e e ineontra il mai'!Xirtc po:-ter ior·e de ll'apofi Ri sliloide clte é fr·allurll la . Il tra· 12'•ll0 dr! proit>lli lt· lrr~n ina n fo ndo c:eco nel canale delle :;ra!"•:t>llnr e Pd <.>--so, t lopo <'i'!'<er si cfl povol lo, si All0)!8 lt'8 i g-an u:li linf11lici.
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Conclusioni. - L'autore fa le se~ uenti concl usioni. Le r egole date di sopra, che cioè le Jes10ni sono tanto più gravi quanto più umido è il mezzo atlJ'avei'Sato, è pienamente conff'rmato dalle eseguite esperienze. In una rl i esse eseguila sulla coscia d'un animale mo1·to ed esangue il tragitto del proiettile et•a appena visrbile, l'orificio d' usci ta non er a fa cile a trovarsi ed i muscoli non e 1·ano lacerati: la !Jre!'sione idrodinamica è nulla: in un'altra esperienza invece, (cavallo ferito ma non esangue) il li'ttg itto del proiellile era facilmente visibile, la dis truzione dei muscoli e dei vasi sanguigni era completa s u tutta la suo lung hezza e su d' un diametro di circa 8 centimetri. La pressione it.IJ'Odinamica è m ollo accentuata e . p roduce lesioni d'una gravità eccezionale. Ciò deriva certame nte dalla pr esenza ùel sang ue ancora liquido nei vas i. In lulle le esperienze si consta ta che le particelle di materia, ossa, cArni. sangue, sono messe in m oto dal passaggio della palla, cht? le trnscina s eco e le proietta violentemente: dotale d'una certa ve locità q ueste particelle agiscono come proiettili supplementari: di qui la maggior gravità di quelle lesion i in cui si trovano scheggo: le arterie sono recise, tagliuzzate, donde emorrag ia grave e con ris ultati immediati. Quando la palla si sminuzza su qualche osso che ha fr·ttlturato ne risulta una metra~li a a ncor· più efficace. Le o::sa possono flsse r fratturate anche indirettamente senza cioè l'urto diretto del proiettile bas tnndo a ques to scopo CJucllo delle masse fluide m es:o;e in moLo. Dei medici hanno cousta la lo che un uomo della spedizione di J ameson al Transwaal, aveva i polmoni perfor·ali dà un proiettile di fucil.l di piccolo calibt·o e che era guarito dopo pochi giorni di cura. L'autor e non n ~:~ga il fatto ma non lo ritiene s ufficiente a clenigral!'e g-li effetti di queste armi: egli si rifer·isce a lle s ue esperienze ed a i guasti spavenlevoli rile vati nei polm0ni dei cavalli espos ti più sopra. D!lgli effetti riiPvati nei cavalli, l'auloJ·e dice che si possono facilmente inferire quelli che si verifìcherebbet'O nell' uomo. P er ciò faJ'e non è necessaJ•io r ir.or1·ere ari esperienze sui cadaveri, Id quali, a par·er· suo, ~>on del le vere amenità macabre e non provano nulla poich è il s anllue non circo la più, ed essendo o 11ssente o coagulato lA sua massa diventa un solido in cui la palla fa un foro senza Jacet•azi oni come lo faJ'ebbe attravt!rso una serie di assicelle di abete applicaLe le une s ulle altre.
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Riassumendo, l e esper·ie11ze r ifer·ite !'embraoo, secondo il comandan te D., t·i spondere alle crittche suscitate ai Cucili di piccol o cal ibr·o dai ra cconti delle guet·re nnl Dahomey, nel Cltitral, in Abissinia, ecc. in cui gl'indigeni benchè in più punti ferrti, correvano all'as~alto ! C.:r lamen te la p;t·avità delle l esion i diminuisce coll'aumentar·e della distanza, m a se le fer ile sono meno spaventevoli a 2000 e 2500 metri che a 100, non è men ver o che 1110 anim ale colpil o a queste gran di distanze dtl un proiettile del fucile calrbro 6,48 è subito m es~o fuori combattimento. G. G.
SuU'opporiuDltà. deU' lDterveDto oldrurgloo nelle &ppendloltl. - (Cauetta degli Ospedali, 18!!8,
MARAGLJANO
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n. 43) .
Gli autori discutono ancora sull'opportunità o meno d'ml er venire ch irurgica mente nell e appendrcr ti; per ciò il Maragli ano crede nt·cessal'io di esamina 1·e dil igentemente la <fueslione, commciando da l consid~::r·a re il concetto fondamentale del mot·bo. Perclrè l 'appendicite si pr od uca, è necessAria l'occlusione dell'Appendice, e il ,.,stagno d ell'essudalo nella sua cavità. L'occlu-;ione può r~!'S•' I'e determinata o da una vera. liliasi appendicol al'e o da piccole agglomerazioni di materre fecal i induri te; opput·e anche da un processo puramente catarrale, e, innne, da un sempl ice fat to m eccanico. Qual unque sia la cau~a, l'etretto è sempre il medesimo ; cio .. Il <.;onsiderevol e »umenLo di virulenza dd con tenuto dell'appendice, ri cco della fl ora microhica i ntestinale. Studi sper im entnli falli i n pr oposito hanno dimo~trato che i batteri i ntestinal i, qua11do si trovano chiu :5i in un punto qualunque di'li' inteslinu, aume11lano consider evolmente la lo t· o virulenza . I prodotti della flogosi pr odoLlasi pe1· tali condizioui dimno luogo ad una tumefazion e della par·ele dell'a ppendice, con con!"ecu ti va perfc,razione e perito n il e acutissima pe•· il versam ento del contenuto nella ca vità periton eale ; oppure avvieue il pa!>sagwo dei balleri dall'appendice nel per· itoneo, senza che avven!{a perforazi one. Le p•Jt•itonili che seguono a tale pt'ocesso, possono essere cir coscr it te o difl'use. con essudato plastico o siero-fibr inoso
Rl VISTA GHIRUROI OA
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o con essudato purul enll). Il loro decorso é acuto o cwnico , e v' hanno spesso I'<~C' id1ve , Il medico deve combatte1·e il pel'icolo della pe•·it1>nite acuta e della cronica (con r esidue neol'o•·mazioni pet·itoneali e sle· nosi intestinali). FintAnto che l' a ppendici te è semplice, osE:ia fìnch è non è insorta la perilonite, bastano l'ap!)lirAzione drl freddo a per· . manenza e gli oppiacei Ad alla dose, pr·oscrivendo in,·ece i ve::~cicatori , l e sollrazioni sanguig11e ed i pu1·ganti, che sono
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nocivi nel periodo iniziale . Sono utili le frizioni di mercurio perdli· pol'lano elemen ti par·as!>ilicicli nel focolnio morboso. ce~~ati i dolori e iniziatosi il ~eco ndo periodo, può e~sere oppc •Pluno qualche purgante oleoso. PCJ· da1·e la map-!.{ior l.l'flnfJuill ità all' intestino, è necessari.a l 'alimentazione lallPa. L 'A . fa osservar-e rhe lullo quanto p1·ecede non ha val o1·e alcuno se g ià è insorttt la pe!'llOnile con produzione di e~su dat.o; ed è appunto dinanzi a queste t'or·me che si affncciA i l problema r e lativo all'opportunll.à di un lr» llomento chirurg ico. L 'opinione dd DiPulafoy e del Talamon d' iule!'v ~>ni re chi· r UI·giéamente nellP. appendiciti con per·itonite fu combattuta in Francia E'd in G~!·ma11ia, su lla ba~e di stAli!'liche compilate su osserv~ zioni clmi chl:l. Ma l'A. fa notare clw, prima di tra rre com:lusioni, è necessa rio fai'O un e!'arne cr·itico dei criteri da cui I(Uelle stalisli<:he 80111) dedvate. Da poco tempo si parla di appendicite, poiché si discorr eva di t(llite e di peritUTite; e quesl •l stnto eli cose durò fin ché i chirurp;hi americani dimostrar ono che la malattia colpis<:e l 'tl ppendice e non il cieco. Non si può stabili l'e in modo assoluto che n on esi8tano nè till1te nè pel'itiflite, poiché un pl'ocel'sO tlo~istico si puo S\'olgere nel cieco comt; in tutte le altre parli dell' in testino , pe1·cio L'A. ritiene ct1e, oltre l 'appendicite, esistano la tiflile e la p>'ei li/lite, e che le statistiChe accennnte rappresf'ntiuo i casi di appendicite sommati a 'Juelli di ti tlite e pe1·rtiflite . ')llin.Ji n01• crede cile ddte statistiche possa no riso l ve1·e la ques Ltune. E,!Ili espl'ime il pa · r e1·e che l'intervento chiruqzico s'im pone nei ca>:i di appendicite con a.)e•·itou i te e;:suJRLi va. Quando, in vece, in un'appendi ctle non si abbia ancora una peritooite es;;udativa, mu que~ta sia a temersi, la condotta deve esser·e diversa secondo che il cAso è di da la recent.e, .o di data r ela liv~men le antica. \el pr·illiO caso non si può 69
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RIVISTA CHIRURGICA
escludere la possibilità di una perfo•·azione con pericolo di una pet·i tonite diffusa mortale, e allora bisogna operare ed esef!:ui•·e l'a::pnrtazione dell'appendice. Nel secondo ca~o non occorre affre ttarsi, pe•·ché in questo lungo periodo di tempo si son certo forrna~i focol a i di peritonite neoplastica, la quale elimina, con le sue aderenze, la possibilità di una peritonite ddfusa: L'A. quindi cr eile che s i debba intervenire chir urgicamente in tutte le append iciti, ecce llo in quelle in cui si abbia un e ssudato plastico. E. T. Dott. I GNAZIO DIO NISIO. - Metodo per aooresoere l 'eftloaola. del oa.teterillm.o della. tuba e taoUltare le lnlezlonl 4l Uquldl nella ou•a tlm.panloa.- (Ga.u. med. d i Torino, 4 a f!:OStO 1898). La tuba d'Eustachio presenta normalmente un punto r istreLLo, il quale si fa più ~tr·etlo a ncora per processi pRtolo~ici elle s i sviluppano nell a mucosa. Se la s tenos i ba luo~o nell'aper tura tu baria, é pos!'1bile penetrare con una sonda di diametro piccolo, e l'ar ia penetJ·a senza fatica nella cassa limpanica; ma se il •·estringimento risiede in un punto più elevato, allora l'aria spinta attra verso al catetere, o non penetra nella ca!"sa, o vi penetra solo con una fotza insuffic iente. l metodi che consistono nell'acc•·escere la p•·essione d ell'aria usando a ppar ecchi speciali sono o pericolosi o spesso ins ufficienti poiché l'aria, invece di s uperar e l'ostacolo. esce nella ca vità reLJ'O· nasale passando Lr·a il becco del catet"'J'e e J'o::;tio tuba•·io. Occorre quindi cercare che le pareli della tuba aderiscano il meg lio possibile a quelle del catetere. Si ra ggiunge lo scopo nel modo seguente Introdotta la sonda nella tu ba e controllata la peuetrabilità della tuba all'aria, si chiudono le nar'ici clel paziente e lo s i invita a fare una aspi r azione energica Lenendo fortemente chiuse le labbra ond e produ1·r e una rar efazione dell'aria nella cavità boccale, nasale e r i>tro-nasale. Dura nte queslo movrmento di aspirazioue o di succhiamento del pazien te col quale si può ave!'e una rarefazione dell'ar·ia oscillante fra i 10 e i 20 centime tri di mercurio, l'aperlur·a tubaria viene spi nta ed accollata energicamente contro la punta del catetece e la forza di penetraZione d~l l 'a •·ia nella cassa viene consideJ'evolmente sun1enlala . te.
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RIVISTA DI OCULISTICA E. v ALUOP.. - Et.roplaetla ooulare. - (Re tue gen. rles :wiences pta•es el atlf'liquées, :30 sellembt·e Hm~)Si può pensare n Msliluit·e un occhio umano coli" occhin di un animale 111lo ~copo di r einle)!t•are la funzione visiva perduta? La soluzione di qutJ!(to ]'roblemA fi siol ogi co 11'111 é parM impossibile al dnlt<H' Chilm•t (rl1 Clerm onl-Ferrnnd). Nel 18R5 Chi br et feC'e il 1° tenta tivo d' inn e,;;to oculat'E' in una giovane aff,~ttR ila !'lnlilollla totale. Le enul'ieo l'ocC'hio e vi soslilui un occhio fr esco di coniglio. V pr so il 10° giorn o da ll'opera::.i one, la co1·nea aveva l'iAC'.rJuistalo la sen~ibilila e il succe;::so sembrava sicut'O quRndo es!'a si perforò e l' occhio !\i vuotò: più lardi anzi in"orsero fenomen i rlolnrosi tali che fecer o temer e l'111 sor~r.re di acci- lenti !'imp<t lici. T erl'ier e Rohme1' fcct•ro in sej:{uilo due nuovi tentativi con occhi di coniglio e di cane. ma que~ti occhi lrRpianla1i si vuotarono e si alrofizzar·ono: l'occllio di cane innP ~ta t o da Rohmer dovr.lle e:;scr e più lardi enudealo essend0 insorti veri accidenti simpatici. L'operatore pi ù felice in cptc;::ti tentativi d'innrslo oculnre fu il Bradforl (rli Boston). che LrapiRntò nell'uqmo un occhio di conig liu facendo subit·e fi l manunle oJw ralivo impol'lllllli m odificazioni. Bradl'ort si preocC'up6 di mrtter'e a cont.f lllo il ner vo ottico dd l'occh io trap1untato con quello dell'operato: per• far ciò P-gli passò dapprima un'an>"a di fi lo nel tw r vo ta~lialo del paziente e poi in quello dell'occhio trApianlRlo m an tenuto abbastanza lun~o. Un nodo scorsoio per·mi!"P. di slt'ingcrt\ la sutura ed afft·ontare i monconi dei due nervi Di piu, R1'ndl'ort ebbe cura di sutur are i ~ muscoli t'etti del pazi ente al tPssulo episclernle dell'occhio t r apiantatn p(' r aumenlat·e cosl le pr obabilità di fi ssazione del nuovo ~ l obo. li r isultato i mmed iato fu eccellente e l'osservnzio ne, clte gi unge fino al18• giorno, m ostr·a che lu cornea era r·imasta trasparente e che si scm·geva l'i ride. Due mesi e mPzzo dopo, Bra d f'nrl i n una corr·i spon· denza a T err ier diceva : Il g lobo é di volume e di consi-
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Rl VI ST.\ DI OCULISTJC A
slenza normA le; lillA pa rtr; r·slenlfl della Cl)rnea l'!'li!'le una cicat r·i ce dovuta ad U11·ulce1·a, clte oct.:upa 1/ , circa della ooua supel'fìcie: la congiun Li V t< è normale, l'iride un po' intorbidula, ùiscretame11te di lata111 e con ll·aMtesi alla luce; il cor po vitreo pre!'lo ·nlH deiiP ol'acita, il r~eJ'VO c pot.:o distinto. l rnoYimen 11 del globu lo ocul<tre si esegunno m ollo b r ne etl in tu Lle l. e d i r ezio 111. È qu'"><to un risultato mollo incor·aggianle, ma pur t i'Oppo in seguito gl"in;;ucces::-i ,;r•no stat i la 1·egola e i succes;;i l a eccezron e. Dopo Brndf'orl, Pierd'ilouy ( l 8X()) tentò senza risullal0 un 1nne>:lO ••!'>t'gurl0 col In sulu r'a dd rtervo ottico media11te il ca tgul; Duci el.Jhe un in ~ u rceoo;:.o completo, ma egli non a veva potut0 es.-:.:uiJ•e la sutura rlel ue1·vo ottico; Deu ti ebbe la pe:'sevc!·anza di tert la1· ~• · Ile volte l'operazione SPIIZa clte un s0l succe..:!';u avBsse pnlnto corOIHll'e i suoi sfor·z i. Mayel Ter r ier non furono più f,·Ji ci. Bar·aban e ll oltmf'r CCI'CBI'OIIO di l'ender~i con to pe1' v a ;;pr•rinwnta!.- de!:(li irlsnc.:ce:<.:;i tl1 qu c~ ti i11nesti oc.u l11 r·i. E::si ebbero 1'1dea d'i rnpinntare d e~li •>c ·hi di ca v1e nel pe1·rtone•> degli s l e,;:<i animuli e di snneglri:H'P l' evoluzro11e anatortlica del-!l i occhi irnpiantnli, ~ ti ul81 1 dO f'l1e il sito d~ll'i11nesto non d1JVo·va ave1·e akunu inllueHzA !Hl Ila so r l•~ dell'inn e;;L~> stesso. I n mallil•r·a gerrer·Aie Barabun e H·duner Iran trovato che gli occhi i11nest.ali, nrolgi'Od•> unfl ri•m•on • ~ anal•1m:c·11 soddtslhrente coi lf>S>'Uti ddn i s ubiva11 0 un'atl·ofìa prn::t'nssiva rl i lu l te le loro par ti. l coni e i haslonc.:i11i della retina sono i primi ad alter a r si, l' dopo 18 o 1·e. t"'SÌ non t•im atr~ono che allo ;o;lalo d1 tlto>trili i1tli111; <.' OII l Pmpo r·flr reaB• ente il cri !"lalliBO corninr·ia a Jisso•·•Msi ne::li "l l'n ti p0ril'er ici P più tar·di su bisee la lrnsftJI'Ill!lzione calcn •·r , abrluale negli occhi atr·oiìci; il c•wpo vitreo auclt'e"so si r'rass0J'bH m t,l lo pr esto e se ;.rli in\'Oiucr i ClliiiH·llivllli dell'ocduo l r opinnlnlo sembrano conSPI·vm·e la lor o inl<'g-t·ita, la cw·n r>a iuv•·r;" s'altera .lapprima JH~ r· r·ipt'ertde r~.; prJi la sua \'italilà. Jn;:.o m .11a questi autor1 conda iii ii:IIIO t)gui 1<pecie di innesto ocul<ll'e e considerano ch e 1111 bulbo L•·apiunlatn r'.. volato a certa all'ttli a di tutti i suoi el••nr e11 li pl'iu •; q>ali, 1·etina, vili'Po, cristallino, corn ea. ì~ pc r·tan lo da ten er contt1 del risultato ottenuto da Brad fort e di unu osse1''·azio ue di Rampold1 e Faravelli secondo lu q ualt! urr ocd ri0 com pie la me n Le lu:.:su to, col n et· v o ottico slr'apputo, fu r irnPsso 1n :.:ilo nell'or htla con succusso completo.
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A lato di questo tra piAntamento ocu lnr·e, che si propone il ric;ultato r:orse inaccessibi le del ri~tRbi limcnlo del l n funzion1• v1 siva, vi ;:ono allr·e operozioni che tt>11dono solament e a riempiJ·e L'orbita la.scia l a vuota dopo l'enucl o•azioiH.' . L 'elFr·oplastia ocular e trova qui la sua indicozione nel fallo che, mediante essa, é l'eso più facile l'uso de ll'occhio arti fi ciale. Non esi ste npcrator·e chP non abbia provato delle clisillus iuni dopo le enucleazioni eseguite collo maf:!'~Jior cor rr ltezza se il g r asso dcll'o1·bita fa dif••llo. L'oc,·hio Ar·tifìciale é spr o-
fondato nell'or bi ta e poco mobile, la pa lpebra supet•ìor e form!l una piega e m ollo appariscente. Queste conseguenze spiacevoli dell'enucleazione provengono unicamente dal fallo c he il tessuto g r assoso dPII'o1·bita ù in alcuni individui cosi po.~o abbonuanle da non poter !òuppli t·e nlla mancanza del bulbo ocular e. E se si pensa d'altr·a parte a ll'importanza d'un buon r isul· tato estetico dopo l'enucleazione per l e donne, gl'impiegati, i domestici, ecc., che non possono tr·ovar'e occupazione quando la deformiUI è tr·oppo evidente, s i compr ender-a facilmentP che le preoccupazioni del ch irurgo in quesLa materia sorpar;;:a l a SPmplice rru estione dell'estetica mondana . È per assicur ar si una buona pr·o lùsi, for•nita dai monconi oculari c h e risul tano da ll'amputazione del segmento anter iore dd g lobo, che Mules (di M anclr..,sler) ebbe nPI 1RR4 la idea di pralicar·o il vuota1nenlo dPII' occhio (eviscerazione) p revia ablazione ùel segmento anterior e, poi d i soslituir·e al contenuto oculare aspor·talo, un gl obo di vetro o di ar g ··nlo d'un volume calcolato , dì mAniera che i mm·gini della scler otica possono f'SSe1·e riuniti C•lTI una l'Hlura. Questa o perazione fu accolta con grRwl e r.,vor e in Ing-h ilterra ed in A mericn, e B rutlenell Carlrr. Ari 11m Frost, Qnin;:dale (di Londra), Krall e Cross(Boston), Bicker·ton (Liver·pooll, Swanzy (Dublino), \Ve bsh~r F ox (Fi ladelfia), Bull er· (Montreal), e Rieve (Toron to). ne ~ono i cHidi difensori; Bickcrtnn ~oprattutlo difese l'operazione di M ules in un r•npporlo molto completo alla Brilish Medir-at ·A.qsocial ion. Sul con tinente e in Francia sembra che non abbin tro\'alo m olti parlig-iRni, se se ne eccettua V errey (di L osanna), che ha el'eguilo rl volte quest'operazione con r isultati incoraggianti. L 'opernzione !òi pratica nel modo se~uente: 1° dissezione r ir·co lare Jella congiuntiva fin verso l'equator e tl,.ll·occhio; 2o l1·asfìssionr della cornea col coltel lino dì Beer ed ablnzione delle due melfi di
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RIVIS1'A DL OCULISTIC.A
quegla m embrana; 3° vu olamento completo di tutto il contenuto dell'occhio ; 4' irrigazione della ca vità con un liquido anlisdlicn; 5° inserzione di uu ~l ob o di vetro o d'a1·genlo rnrdiau te l 'inlt'od utlore di Kt·<t li; 6° do ppio piano di sutura al cèl tgut, JH'Ìillll dd la scl et·ot ira e poi della congiuntiva. Atlualmenle ti VetTey ha potuto r iunire una stull;.tica di :H3 casi , di cui ecco i I'i:..:ullalt : 26:) succe:;si completi , 7 s ucce;:;si i ncompleti , cio•', con I'Ìaper tura del gu;:;cio sclerolicale ma con permaur·uza del g lobo di vc tr·o o ti' ar~:tento, infine 67 iu>:uccessi complelr. Que;:t'opet·Hzwne dà un moncone eccelltmte JH' t' la protesi. ma le ;;ou state mosse .-Ielle obbicz ioui i'<Hldate a cau;:,a d!!lla lun~ltezr.R della gunrig ioue e de i f..:nomeni irrilntivi che l'accom pagr•ano. Il V errcy dice che il Llolot·e è abbastanza vivo nelle prime 2} OI'e e anche d<l po e che la cllern osi congiunlivale e l'edema dPlle palpebre sono considet·evoli . L 'e1l ema qualche volla si e;:,leude alla fronte, al la l ctnpia e 1~:~ cbimosi é cosi con siderevole che la r·o n ~iuntiv a pr otru de allraver l'O lP. palpebre lumcrn lle. L' usp<'tlo è quasi qu ello d' uua Pl\lloflalmil e. Sr-l1m t·ll, in uu su o lnvot·o pubblica to nel /(fin. :'fonalsbl . .fiir A uyenheilk., ag-;:rìun g'e cil e ci vuole urtu buona dose di volonlù da piH'le d··l med ico e del l'wnmalato pet' allraversaN il per iodo ditJici le dei f'~::nt) m e ni •·enllivi, le compt·esse ~lti ac cinl•·, l ~ sa ng ui:;ll.lg he alle lem pia, le inie:z.roni di morfina non debbono es~c re r·i .:pal'miale. l\Ja se l' inclusione d'una sl'era solitia nel guscio ocular ., v uota Lo ùe ''e ~pa ve n taee f:l l i op•~ r·èllori a causa degl i accid~nli ;:i m palici cile possono insor·gere per l'irritazione dei net·vi ciliat•i imp l'i:-:iouali nell a sclt>l'tltica, non avvert•à lo stesso di quell'altra oper·azion e che w nsisle nun gia nello svuola t'e I'!H·ch io, ma nel lo ~l i e •·l o col m etodo or di nario !'O· slilul'ndov i , in .:S l\ 110 alle pn r·li molli c ru enta le, un g lobo rlr materia ec:lr·anea !"USeeUibtle di organizzazion e o di saldatu t•a iuti m n coi LeSRilli. Nel 1 8~7, L ang pr·opo><e In t• operazio ne di qne"lO g-enere Alla Sociel.il ultalmolngita del Re::-no u ni to. Eg li inlroJ uce va nt>ll!l cnp:.:uls rlt 'f'crronc tlll globo <·avo di vetr·o, celluloide o ar J.!t'lllO e vi i<Ulll ra,·a sopt·a In cnp;:ula. l rnpirgò ques to )H'OCt'Si<C) Hi l'O l te CO li S UCC8S!'O <! l'i Vt' thiÌCil in favore d i quu'-'lo melodo l utti 1 vnnta~~ i dtdl'operar.ione di Mules, i cui inconveliJCII li C;.!li pr dend e ,.;i1•rrO cm<i e vitali. Un altr·o passo importante lnJJI'tnzi ù 1<lalo l'allo da B..\l (d i \Va shin!!lOn),
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che l 1a pensato di pianlal'e nell'orbita una sfei'a di spugna debitame•1t.e sterilizzata e d'un volume equival ente ai '/, di quello del bulbo oculare. Quest'aulOI'S in ' fU es l' inlP. re~sa n te applicazione al r ul.lalmologia è-' stato g uidato Ja lle cu1·i ose esperienze di Hamillon (di Ed imburgo). Il lavor o di Hamilton, troppo poco conosduto, conLit:ne l'esame an atomico di p8r ecr.hi casi d' innesto d1 spugne in seno a chfle,·enli les:;uli vi venti. H ami l ton, in priuc1 pio, s'e1·a pr oposto òi sludw 1·e l'or-gan izzazione del coa~Julo sang uig no nelle lamine di SJ>II g ne applici! te a )Jiatto sulle ulccl'e dt'lle g ambe, ed os"erv6 che queste spugne si riem pivH no di bull oni carn osi i (juali fìnivan o coll'inCOI'por arsi nei tessuti viventi. Eg li ebhe allora l'idea di metter e u11a splì~na, preventivamente l'esa aseLLka, in luogo d'una rru:~ mmell a che aveva asporlfl la per canc r•o. L n spug nf.l si ol'gan izzò i n m r-zzo ai lessuli Jella mammel la e i legu menti s1 Cicatrizzal'ono Al di sopra. H amillon p1·ese dd pezzi di •1uest'innesto di nuovo ge nel'e e notò che l a neol'orm azione vascola1·e della spu g na era cominciato al 10• gio mo: ci n(jue mesi più La1·di l'incor POI'flzione e1·a completa. I n seguito Hamillon rqH·e"e l e espei'iet tze g ià eseguite Ja Slricke1· (eli Vienna) e che consi stevano nel SOI'Vel!lior e l'or l-!8.· nizzazion•! di spug ne asettiche in tr odotte n ella cavità per itcJoeaiP di auimoli. Hamillo n no tò e ll o~ l o svi luppo dei vasi e d•3i bottoni carnosi penetranti cominciava veeso i l 10• gior no. Questi vasi form ano del le Anse da cu i p1Wlono 811 !':6 secon darie, che si sparpaglta no nelle r amificazioni dei vacuol i della spug na. L 'auto l'e conci udl' elle la por osi la della spug na favor isce in modo me1·a vigl ioso l'or /o{anizzazi one dt>i coaguli sa nguign i e lo svi luppo delle r am ilìcazioni vascolari neoror male. La tessitu1·a della ~pu;,:n a ser ve di sostegno e di g uida a quo~::te e il punto di. partenza di questa p1·nduzione cong iunlivale e vascola t·e si L1·ova natul'sl menle nel tessuto connettivo delle vicinam:P. H amiiLon cr ede che il car bone di legna a cnusa della sua pol'O>Silà pi.ll rebbe agi1·e analogtllnente alla spugna e r en dere pal'ltcolari sHrvi g i nei casi in cui impflrtasse far un inne;:;to int;nm pl'e!>sibile e capace di r esi!,l ere ad una retrazione ci cati'izla lfl. L e operazioni di Belt nel 18:!6, per quanto r iguardo la spugna, hanno confermalo le esper ienze di Hamtlton: i l Valu tle l e ha rifatte negli animali coll'aiuto del suo assistente Duclos , Egli ha l eo lato d' jnn estar·e non !'<O lo le spugne ma a~1ch• • il
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carbonP, secontln r idea di H amìll.on, e pezzi di tessuto osseo secondfl r ttlea di L R,zran:z-e ( 18!18). li V al w le ha sper1men tat.o su CQniuli e prev1a enucleazione dell'occhin ha intrndolto in m ezzo ai lettsuli orbit11 ri cruentsll una sfera di carbCJne, di !>pusma o un frnm menlo OS"el' distaccnl.o dalla testa del fe more d1 un gio,·alle cane. Que!'ti cor pi estr anei erano accut·alumente ;,ter dizzati e dopo la r iuuio,.e della congiun ti va li Valllde prAtica v11 la su tu1·a clt: lle palpebr·e per assicurare la prolellrlfle ùel cAmpo oper ati vo. G li animali sono slati ut:cil'i 20 g•nrni dopo l'eseguito inne,;:l••· Il m•ullato delle esperienze é stato i l seguente : 1' l'innesto d...-l carbone è stato seguito da compl eto insucces"O: il car bone non ha coutr·atto alcuna connessinne coi lessutr ambienti ; 2• l' inneslo d'una testa di femore di !?1ovane can~ i n ti ers e fr c,.ca, st!nza alt l'a pr epal'azione che un'asepsi r·igorosa, non ha dato migliori r·isullal1: 3° l'al tra tel'ta di fem or e f1dta hollir P per 10 ore si è sepal'ata 1n due nuclei, di cui l'uno, il ter minale era incrostato di cR rlila ~ine. Qu e~ ti duP. nuclei in l r nùolli nell'orbita di due conigli , llan dalo r isullati dilferenli. L'uno costituilo solamente di tegsuto spugnoso, fu el iminalo mentre l'altro contrasse in un punto solo coi tessuti v ici ni ronnessioni connettivali ; 4' infìne in due innesti con spur.:ne. unA di queste non contra!'se alcuna ader enza e SI rammollì, l'altr·a sembrava invece i rwor por nla nel tessuto oriJi lario in m odo che le due pa rli , l'innesto ed il tessuto vivente, si confusero in una ma!'sa omogenea e vascolari zzala. E duntjue la spugna quella che SPcondo le esperienze di V ulude l"ernbrò la più adalla ad incorp orarsi coi t essuti viveuti: ciò non l'leve r ecar mP.raviglia quando si pensi che il tes!'u to dPIIA spugna è di natura con!liun livale. E malgrado il su<:cesso che sembra abbia ottMuto il Lagr ange in uno dei suo1 malati coll'in ne sto d' una l esta di femor e di giovane c.c~ne, l't~S!'O fr·esco o boll1to pare che si a m en della s pu~na suscettibile a far·s1 compene trare da l tessuto va!'colare e connettivo delle par li su cui é inne:'<lalo. Dul punto di vist.a delle appl•razioni cliniche, dopo Belt. BourgeOI!\ (d! Reilns) fece un tentalivo inlE:'r e!'so nte d'innesto inlra orbilar io Bou1'g••ois, consider·ando che la spugna è mollo dillic11e a r endtc· t·e asettica, dette la 1wefer•enza a un batutfolello d i sels, olLenulo a n ololandn del cordo n cino ùi seta at -
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tor no ad una pallina di pezzelti di catgut. I r isultati sono stati buoni. Dopo altri tentativi il Valude ne ha rifalLi due altri con la spugna e con compl~to succes~o. L'operazione è stata eseguita nel rnodo seguen te: P raticata l'enucleazione, egli prese la sfero di spugna ~on una pinzetta sterilizzata o.lla fiamma e l'introdusse attraverso l'oritlcro della congiuntiva nel rondo dell' orbita: chiuse la. ferila congiuntivale con quattro punti di sutura inter-cisa fatta con un g r11sso filo di s eta e impiantati abbastanza lontano nella con!Ziuntiva tanto da potervi comprendere il sostegno fibroso soltomucoso, l'estr·emità anterior e della capsula di Tenone e le espansioni fibr·os.:e dei muscoli r elli. Così esegu ita la sutura tenne bene Il successo di quest'oper'azionP. é stato rapido e compieto senza reazione nè dolo re, il che la rende infinitamente preferibile all'oper1nione di Mules. E il r·isullalo prolelico é quanto eli soddisfacente si possa desiderar'e. Nei due casi il fondo dell'or·bila è occupato) da un moncone volumi"oso, mobile che ha le dimen~ioni di nn occhio che ha subito l'a mputazione del segmento anteriore. Conclude il Valurle dicendo eire t· .~ teroplasti a oculare m ediante l' innes to di spugne merita d'entrat•e n ella pratica a causa del modo intimo con cui il tessuto della spugna s·• incorpora col tessuto connettivo dell'orbita. G. G.
Prof. RxccARoo SecoNoJ. - OoDfernza riatiQilUva 4el oorao 41 ollntoa oouU.Uoa nella B. Untveraltà dl Genova. - (La Clinica Moderna, 27 luglio e 3 agosto 18!'!8).
Crediamo utile r·iassumere bre venwn te i punti pru rm portanli da l lato pratico trattati riai chiarissimo professore della R. Università di Ge nova. Gli ammalali cur ali nell' isliluto fu t'Ono 110: gli es tet·ni curati a ll'Ambula torio cir'ca 800 ; gli atti operativi '125. L 'l operazioni di cataratta fm·ono in numero di 5ì, delle quali ·10 per discissione, 47 per estrazione col met ()do del tag lio corneale super'ior e com binato coll'irìdectomia; in tre casi di cataratta incipiente, si ottr>nne la malurazione artificiale col massaggio clelia len te fatto col dorso dell'uncino a ~trabismo, attraverso la cor'nea, immeùialamente dopo aver prRiicato una piccola iridectomia alla par·te superiore. Le
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operazioni di iridedomia furono 30, delle quali 19 a scopo oLlico, Il per glaucoru a. Le operazioni di e~enterazione e l e enucleazioni furono ·12. Uu raro es.:m~JiO di estrazione di corpo e~tl·aneo dall' int em o dell'occhio con ristabilimento della visione fu presentato da un operaio, 11 quale venne colpito, mentre stava lavorando, ùa una scheg:gia di br•onzo all'occhio destro nella region e ~r lerale, a 4 millim. dal margine corneale: in esso riscontrél va~i all'ollalmoscopio un distacco ci t'COscritto e fisso della retina e si suppose appurrto eh·~ il cor·po estran eo fosse annidato in quel la piPgA retinica: per m ezzo di un· incisione cor'11eale si penetr ò nell' interno del bulbo nel punto indicato dall' otlolmoscopio e con una pinzetta si estr·asse un pezzetto di bronzo lungo 3 mil lim. e largo uno. In due cnsi fu pr aticata con eccellente risullato la cura chit•urgica della miopia, disc is~ione .Iella capsula, lormazione della cataratta traumati _;a, estrazione l inear~>. Sono riferite a questo pr·oposito le osservazioni unatomo- potolol!iche dell'assislellte Jollor N altini, le C(ll<lii terrdono a dimostraee che piu che nelle cau:-e e:::lerne, l'allungamento ùell'asse del bulbo nella miopia si'3 dipt•nden te da cause endobulbari e pr.)babilmente da ll'allo dell'accomodazione che nei miopi gravi è sempre esageralo. Oggello di ~tuù i o specia l(' fu la cong iuntivite pseudo membranosa; la cura consisl\! tle nella disinfezione col cit~nU I'" di mer·cur·io all'l: 2000, e in alruni casi si aggiunse l'islillaz.ione frcqut>nle del pr olar·gol in soluzione al 5 p. 100 É da no tarsi che dalle osservazioni batteriologiche falle in questi cat<i r isulta non avere in ortalmoialria il bacillo di L ol'fler quella impor tnnza palogena che ha per le altre mucose; nei casi esaminali t~ più gravi ~i trovò invece un'invasione di str•eptococchi. l n quanto all'azione del pr otar·gol, esso diede buoni ri~ultali nel la hlenorr·en con!!iuntivale dei neonati; non pro· du$'Se effetti riml:'lrchevoli nella congiuntivite blenorragica degli aòulli, nei qusli il decor·so tumultuoso e violèuto dell'all'ezione r·ichicde l'ammini~trez.i one di un rrm edio assai più atth·o eire non sia il protarjZ:ol, ad azione, !'Ìél pu!'e battericida, ma troppo bland<t; é utile rnvect', e m erita un· e~Lesll applicazione no•lle congiuntiviti nC' ul" e cr·oniche, a for·ma catarral e, con1 e colli r·r o da alfiola!';;i al malato, ed utilissimo sopratulto u~alo per iniezioni nelle vie lacrimali come modifìeal or e delle sec••ezio11i s~11za irritare gli r>pileli.
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Nella cut·a delle affezioni oculari sirìli tich e, invece del metodo delle frizioni e delle iniezioni in tra muscolari di sublimato, si usarouo le inieziOni di cAlomelano col metodo dello Scarenzio. I risultati J'Ui'OOO o ttimi pe1' la rapi d itiJ. ci i azione del me1·cur·io cos1 somminislr·ato ; la preparazione usata fu quella del Ba!UI', ossia l'emulsione di culomelan o nell'olio di vaselina sterilizzoudola ogn1 volla immediatamente prima di adopera1•la. In alcuni cn&i si aggiuns~1·o le iniezioni sollo-congiunlivali di sublirnato all' 1 p.-r 1000. Fr·u i ca!-'i di glAucoma se ne osservarono due impiH'ta1 1li appa1·tenenti alla cate~oria del cosi detto glauco ma elr10I'I'agico, e fu'slmliato dal lato anatomo-patologico un caso di glaucoma cor•~ecut1vo all'estrazion e della lente malg-rado elle fosse stata prattcata l'ir·iJectomia. Esperimenti impor·tanli furono falli ~u ll' uso ddl' eslrallo delle capsule sopr·ar eual i in onalmoialria. Si coul'òlntò cl1e l'istillazione anche d1 una goccia di questo estrAtto nella congiuntiva ocular·e pl'oduce evidenti ed istantanei fenmneni V<~~omoto ri, un 'i;;chcmia cioè nott: voli!"sima della mem bra n a, piu evidente quando esiste ipHI'em ia; fu ado!Jerata quintii con vantaggio nei casi di congiu11tivili secche ad andamento ero· nico, nella episderile vascolu 1·e e inoltre come Lopico allo a !Jrevt!nire la for·te il'l·ilazioue del lJUlbo consecutiva all'uso dei caustici sulla cong1unti ,-a. Finalmente nella cu r·a delle ambliopie l ossi<:he dt•i fumat(lri e degli alcoo listi si ebb ... r·o ev1denli vantaggi coll' uso delle iniezioni solf..oculllnee di grandi quantità di sier o artificiale proposte dal \Vecker . È sorpt'endcnle il senso di benes~et•e che immediatamente prova110 ~Il i ammalali dopo l'iniPzione e il miglioramentt> elle subito dopo si Rvver·te nell'acutezza visiva i i l l iquido viene sterilìzzato, e mediante una ~ ~·o:;sa sir'inga se ne iniettano da 20 a :lo ;:rr. sotto la pelle d~l vPntre o del Jo1·so. ce.
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RIYf~TA DI TECNI~A E SERYIHOMWICOMILITARE E. MANGIANTI, mag~i o re medico. - L 'uperlmento dell 'ambulanza fluviale a Alfredo Litta » 4a Milano a Venezia. - (Rioista militare italiana, 16 ottobre 1R!J8) (1). Invitali, con atto di significante erl indimenticabil e cort esia, dal Pr esidente della Croce Ros!>a italiana, a seguir·e questo esperimento, vi assistemmo animati da tutto l' intel'e!"se che i nostri precedenti studi sull'ar goment.o ci inspiravan o. È mestieri ben im primere che lo sg-ombero degli ammalati o ferili dai luoghi di primo l'icovero, e quindi la disseminazione di essi in quelli pi ù interni ed anche più lontani del paese, sono la base del servizio sanitario-logistico di guerr•a. Queste pratiche dunque vogliono esser e compiute attivamente e con la massima oculalez~a - sernpr P. - anche quando, in altri termini, causa eccezionali circostanze, fossero per cuslat·e quAichP. sensibile sacrificio a carico dei tt·asporta li. Negli stabilimenti poi m eno vicini all'azione dove tal~ ser vizio può m·ganizzarsi più fa cilmente - esso deve mirat·e con metodo, a t enere ogni giorno il più elevalo numer o di I ~Lti disponibili. - Tutto ciò fino da principio, dut·anle cioè la m obil itazione o l'adunAla, per•occhè, se appena queste si protraggono, per forza di fattori varii, · r.ne qui non è ltwgo di elencare, in breve !"i potranno affacciare esa urim enti di ricoveri primi! nemmeno sospettati. Il che sip-nifìca: pericolo, più avanti, di aggl omeramenti e di infezioni spedlllier e - impossibi l ità di r·itoruare alle armate gli o!>pedali mobili- tl iflìcol tà di sbat·nzzarla dagli uomini in ~> lti -mancanza al dovere dì curare gl i infermi con le maggiori ri sors.P, oltre al mondo di ostacoli eire tali cond izioni elevAno alle altr e importanti operazi oni logisliche, prevedibili ed im(! ) Cr,.dia mo opportuno di riporta re nella 4llllSi
totalita questa mouograHa
del do tt. ~langianti che illustra assai bene uno dei punti piu interessanti rlella
gr:\\'e IJnestione dc:::ll sgomhri ,(Pgll ammalati.
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previùibili, s vol genle~i 111 una campagna. Pt:lr l'ennesima volta vogliamo rammeulare rhe nella ,;r•·antle coufe1·en za inlernazi.,nale della Croce Rossa, lPnuta in Ginevt·a alc uni an11i sono, fu ril evliLO che JHJu o;:tante la magf!iore copia di mezzi di ~occo rso \'igenli oggi in confronto del passato, nelle precetlenti ultime guerre e•·a ~alito ancora al 40 per cento c:rca il numero dei ferili che un tardtJ aiuto ave\'a la:;ciato pl'l'il'e od obblig<Jto ad amputare. Ci pe•·doniuo i convinti ~e insistiamo su questo pu11lo, anzi SO;) esortiamo an..:onl A s~.:o lp1re qu~~l i priucipii nelle amp1e m•sut·e e moli•, che Abbiamo ~""Sposto, perché no1 vi siamo (:onJolti dfl esempi sempre vivi che essi non si trovano ben generalit:zali e con l'inlenl"ilà a loro spetta-n te. Cousegue da \,t\li v:ste il dover e ben nolo di va.le•·sj di tutte l e v1e disponibili, principalmeute delle v1e fluviali, specie quaudo, ma nco dirlo, qneste vie presentano cundizioni di navigubilità buone, almeno pet· l'ordi 11e delle nostre vedute; e megl io poi se si allacctano, come appunto potrebbe avvenire al P o, direttamente ~.:on il campn tl'op•!razioni, esse1ulo esse non soltanto le più ecnuomichc, ma ancora le piu dolci e g rlldite agli i11fermi, pet·occhè: no11 scosse, non trepidll zioni, non polvere, IlOti fumo, uon scin tille, non parlicole ù1 c~ll·bone; in vece, più ae•·eaziu11e, m Rgg•or largo nPIIIl scclla dei fe•·iti, ed in gener\, lllflf!gio r e sa l~ •ht·ità di urnbiente. Cosi l e vie fluviali r1u sci•·ono di granJe r·isot·sa rHdln guerra de~li Sta li U 11 ili, ai piroscafi che ~o !ca no il Mi:,;~ i si pi, l'H udson, i l canale J'E1·ié, devoll1 alJOJ·Il, in pnrtic<>laJ'è1 per· lu condotta dr:i feri~i. Ottimi ufiid in egual 1110do pol';;e il Lt•a.sporto dei feriti sui fiu111i, IIPIIa guoòJ'rl:l tur<:o-r·us;;a e nellu ca m pfl~na della Bosnia. Lu sle:>so an co•·a dnvetle r ilevare il co1·po di spedizione fran f·<'se del T ouchirliJ sulln. Clai1·e e sul Soii~ Cau, benché veni:;sero di necessi W. imptegnli galleg)!ian li affatto impropri e adaUnli li per li; i sampr.n cioé, spe<:ie di ceste ovali in bambu ed i giun~ hi, mezz1 ancol'a piu si• , ~o lari e s~:~nza fondo un•to. T ant'e cile sulla somma di que:;;ti buoui esomp1 oggi in sostanza Francia, Austria e Gertuanill, si trovano Jotate stabilmente ù1 81llbulanze fluviali !'t>(.rvlale cou ogni prevideuza e vari~lil di mez.:ci, cui comp t•eod ~remo, per un dire. le gru onde piglia r e le ba r elle dalla spondA e g ira•·le sul gall eg~":ian te seuza muovm·e l'infermo. Basa ndoci St•p t·a questi cr·iteri e nozioni, all.:>r'a da noi elencate con delta~dio, nel 188H sludiauuno e divulgt~lllmo un
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pr ogPllo di s:,ombero acqueo dei .feriti nelfa r.alle del Po (1) medionte l'adRllamenlo in va r io !':enso dei numerosi bat•coni che si lr0V8110 sul Po e su suoi ml'g-j!iori tributari , secondo appunto tentò la CI'Oce Rt>Ssa alcu ni anni dopo, ed esegui poi attul'llmen te c11n un ec;perirnenlo sotto ogni rapp orto decisivo Pd importan te, ta11[0 pet• f•Sl611SÌOI16, qUBiltO pet' Ol'dine di sel'\'izio e completezza di materiale.
••• L 'ambulanza fluviale n Al fon!':O Lilla o con!:la in r ea lLil di 10 ba t't·on i, 7 dei rruali destinati ad uso infei·meria, i r estanti per i diver si servizi. M o ntata compl etamente potrà trasportaee :!l} infermi corica ti. Nove ufficiali e 48 uomini cos tituiSCIHIO il pel'sonale stabilito per la direzione e l 'assistenza. PPr la pr ova attuAle, con ragionevol e principio d'econ omia. furono ar red ati solo quattro bat·coni: tre ti po L ago M agg ior e ed uno tipo Po. Il lor o corpo, 0 cas!'er o, in genere orcupa due terzi della lunghezza - in media 10-12 metri cir ca - È largo al centt'O intorn o a 4- 5 m etri, epperò le due sponde sembran o mantent•rsi par allele IJinto é i m pet·cellibile la convergenza ver sn gl i P.stremi, che invece a poppa ed 11 pru a avviene in modo br uc;co fl tieciso. H ronrlo del cas!':rro t'd i tali sono t·esi pinni da i rostrali; vale a dir e da una conn,.,~!'i0 ne di tavole che p~>ggi a no su i tJ·a,•icelli, o co~to le, dt'lla car cas!':o. L'altezza del le pareli i n m ed ia tocca intor no ai m elr·i 1,21)-1 ,:'!0, di cui 30-~0 ccntimett·i ~on desl1118li all'i mmer sione. N ei barcnni per ò dell' « A lfonso L illa » oltrP- ehe i coslr'Aii vi sono nuovi e migliori per pr oprif'là e forma, le pAreti dr·l cassero !'i trovano più alle di 80 centimetr·i, prr l'elèvamenlo del tavolato pari!'Lale, sopra i bm·di. In queslP. pAr ti lnlei'Ali e !'po rg-t~nli si Apr·ono anche le finestr e a cou lis5e; esse poi !':Oslen gono la coper tu ra genet·n le del cas5er o, costituita da un l c'lto scmplicP. a capanna. I n tal modo la capari tà delle in fe r merie dell'am))ulanza corri ~pon d e a ri rea 120-1 :10 m c. Uno dei q11altr·o barconi era adibilo a farmacia ed all og'gio del per:::onAie diretti vo - un ser1mdo a cucina, tinello e dispensa - un terzo ad i nft'r meria ul'tìciali - il quar to ad inl't't'met•ia uc.min i. ~elle in fermerit• !'i accede da prua, per due brwcaporli l!'lteroli, do poppa per uno cenlt·alc. In r ealtà ll l Gimwrle mtdico del R. el!trcito t R. mari1111, t890.
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appaiono alq uanto stretti, di fronte all e mano ,Te di carico e scar·ico, scbb~>ne una bottola a Cl'l ta ra t~a d ischiusa nel tetto renda queste aper·ture alCJuanto più agevoli. L'arredamento genel'ale, per i d iv er~ i servizi, è analogo A •tuello dei treni ospedali della Croce R oi>~a: in tal modo nppot·tunamente molli elementi dell'arl·ello potranno scambiArs i, ma sovrattutto i letticcioli-barelle e senza muo ve re g li infemli. Ques te lettighe sono d1sposte nel senso della lunghezza dell'ambiente ed occupono, nel mog,;io r numc t·o, la sezio ne centrale del cassero mer·cè montanti, sopporti e mensole appropriale. Ogni barcone é ftl rnito cii a pompa a spi rante e premente • pet· svuotare l'acqua d'infiltrazione del fondo, quanto per pescarne direttamente dal fiume, o canale, secondo i bisogni diversi e nel caso d'incendio. Il personale direttivo e d'assistenza nel viaggio alluale, era cosi coslitui lo: Di•·ettore (i5:pellore amministrativo) Morand i dei Rizzoni conte Giacomo, deputato. Medico capo: Losio dolt. Scipione. - Medici assistenti: Cavallini dott. F r·ancesco e Scaccabarozzi dott Ant onio. Contabile: Muttoni Michele. - Fat·macisla: dolL. Valapet·ta. Era a bo•·do. accompa~ na lo dal 5:uo segretal'io, Ridolfi cav. Giacomo, il brnemerilo presiden te genet•ale senatol'e Taverna conte Rinaldo. Delega lo dal corpo di stato maggio1·e il capitano Rostagno. Par lccipat·ono put·e all'intero via!!gio il genet·ale Bi gotti ecl il maggiore del genio Tucci, m~ mhri del Comitato per la na· vignzione fluvia le interna, a scopo comme•·ciale, costituito;;i or a a venezia ed a cu1 s i legano, na tut•almenle, r eciprocità d'interessi. L'itinerario fu il 8eguenle: 29 giugno. - Espo~iz 1 o ne dell'ambulanza tlu viale alla darseno di Porta Ticinese in Milnno. 30 giugno. - Parte nza per Pavia due ore avanti ~ iot·no, arr ivo a Pavia ve rso le or e 12. - Nel pomeriggio: Esposizione- Pernoua~i a Pavia. f•lugl io.- Tra:;ri tto P n via-Piacenza- Pernotlasi a Piacenza. 2 luglio. - Esposizione a Piacenza - Pa rtenza a lle ore 12 - Pernoltasi a Cremona. 3 luglio. - Esposizione - P ernotlosi a Cremona. 4 luglio. - Tra ~i tto Cremonll-Ca snlrnap-giol'e - Esposizione - P ernottasi a Casalrna gfrior e.
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5 luglio. - TraRillo Casalmag-giore-Bor goforte- Peroott.ast a Bot·gofot· te. 6 luglio. - MaUina: Esposizione a Borgoforte - Pomeri~o.n o : lra g i~lo Bor~oforl.e-O sli g lia - Pern ollasi ad Ostiglia. 7 l uglio. - Fino alle or e 9 e!<posizione ad Os li{llia- Alle ore 9 partenzf.t per Poutelago>lcuro- Fer·malll a Sermide di un'ot·a- Esposizioni:! ·- PernoLlasi a Ponlel~tgo scut·o. 8 luy lio.- Tra~illo Pontelagoscuro-Covanella Po - F er m ata a Ct·espi no di un'ora - Pern olt.asi a CavaneliA-Po 9 lu(llio. - TrRgi tl o Cavanella PI)-Bl'Ondol o-Chioggia Pernotta;<i a Chi o~?g ra. 10 lu glio. - E sposizione a Chio)Zg-ia- Tragitto ChioggiaVen ezia . 11. 12, 1,3 14 luglio. - So g ~ iorno a V enezia. 15 l llfllio.- Rilot·no ciel personale per ferl'ovia a Mila nn. 16 l uglio. - Parle11za del mol eriale per la via flu viale per Milano. Sui c:-analì i bar·coni procedetter o ad uno ad uno, sui fiumi binati. I l c he per noi cos tituisce, come vedremo, una circo· stanza d i {lrande in~e r·e sse. Si superl\t·ono una quindicina di co m:he ed unA diecina di ponti in bar·che; per il passaggio di questi furono a pel'le rlue pot·tiere. Il VAI'Cn rlP.Ile conche riusl'i. al solito, mollo lento, dit·emo anzi di una l entezza de· solant e, inler pretan.lo il p e n ~ i e ro oli chi vorr ebbe regolarsi soltanto sui ffi l'ZZi di l11comozion e odier na, o non ba visti gli innumereYoli, str·ani e tormenlnsi mezzi cui si deve ri coì'l'ere nei g iorui di dolm·e . Per l o scopo nostro poi e sovratutte nelle conJi1.ioni dr buou ri c:overo che tl'overebbero i feri li en t t·d l'ambulanza fluvial e, la vel ocità, l utto sommato, divento q ue:<tione pt·e><soc:-hè di t erz' Ol'cl i ne. Piu a p:evole, i n vece, di rna ><sirno, torn ò il passo J i quasi lutli i ponti in barelle. L o scatenarsi di furioso tem por ale, a monte di Bor goforte, consig-lic\ più chl' cos trin !!ere, a rimau ~r·e ancorati oltre due ore. Qw~slo valse a ncot·a una vol ~a a pr·•1vare pt·aticamenle la possi bilità di fermArsi in quAlsiasi puuto del nostro Po, il qual e, come si sa, dO!JO la Sesia ed il T anat·o, scot-re fra due rive piane, non predominanti l ' una sull'altra. quindi sempr e accessibili allo sbarco, r·end.·udo in tal m odo facile ovunque lo scat•ico, od il cari co degli ammalA li, i rifllrnim en l i ed og ni altra pratica, vet'lW i rnol ~1 g randi e pi c.:oli centri, c ht1 stanno pr ossimi alle duo~ sponde; OV\"(•ro alle comunicazioni di fer-rovi e e slr lltle q uasi tulte insommer gi bili
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- di argini p•·aticabili, di porti fì -~i e gir·evoii , di p <) n li, mulini, canliel'i, ecc. c:he ai centri 1neno vicini ronducorr o. Da Milano a P11via i La•·con i avu rr zur OII IJ con l'ulaggio ~d i remi; indi fin o a Pontel ngo~cut·o col f~J,·n re dt-Jla co t-rente, agevolata da rn1 battel lo r imrm;hialo•·e a •JU&lli'O r emi d'ordinari o, uno nj:{ni òue barcon i - in parlicolnr modo indirizzato a spo~tMe il convoglio in t'il'er1·a della maggiot·e cot·I'Prrte. na P111 rlelag-osc ur o a Vellclzia abbr·eviò il der Ot'l'<O un rimorchia t()['e a va pot•e della bt·igala lagun1.1 r e, offerto dal Minh;lero della gnl•na. Pe1' quant0 esr;o t•endesse più c•· let·e i l cammino dci barconi, e questi l'osset•o entrali m condizioni di maggior agit.nzione d'ac•p•a, pure 11el lor o inlet·no v enne conser vata sempre cosi slahil•: dolcezza da dare quasi il senso dell'immobil i tà; t.anto che qual~insr allo chirurgi co avrebbe potuto, come pl'ima, agevolmen te e sicuramente compier si. Stno a Ponlelagoscur o, compt•esi i ril<ndi per il Vt~t·co degli ostaco li, si ('amminr~ con l a velocità medio. di 6-7 chilomelrr all'or a; oltre, alquunto superior t! a dieci. In r otla, anche Il Pile ore più calde, la temJJeralura nelle inf<"r me•·ie oscil lò sui '2.1 cg. Gener!'llrn P.nle venne usufruilo per il viaggio sol tanto una metò della giol'llnt.a ulilP., dedicando invece, di solito, l 'altra m età all'esposizione dPI m ateriale nei luoghi di sosta come er a stabil ito nel pr ogramm a-itincr at·io. Pe•· tal r·a gio11c, tenuto calcolo elle il 3 lu glio fu intet·ame11le di fermata a Cremona, si imJJiPgarrmo, in r::rJsl auza, sei or e di 9 giorni. Or·a se in vece il viaggio ro ~se s tato c<11npiuto di seguito - per ché i ser·vizi di pulizia, r ancio, mensa, ecc., si esegui•·ono anche in mar cia- e secondo a vrebbe potuto e::;igr••·e l'even to di caso effettivo, ne sar·ebber o ha,ta ti la metà od aJtc.he meno; spl'cie dopo una ma ggio r•~ pralicu dell'impr esa barcaioli - f1·atclli M orand olli - espertissinti dei canoli navi gliari del T icino e del Po L om bardo. ma meno del tratto ull<•rrore; e ben inti'SO, dale ~empre le buone condizioni di navigubilità dell t~ stagione t~tluale. Valentl"si por di un piroscafo rim or·chialor·e per tutto il vi!lggio, que!'to sarebbe stRlo fatto iu due o lt·e giorni, convenuto - ugualmente - di eimanere fer mi dall'imbr u111re al so r·w~re del sole. V ogliamo r i •:ordare, a pt'oposito di tr•mpo impiegabile con la navigazione a vapor e, quella appunto della dilla Pet·elli e Pararlisi e successi vamente del Lloyd ausll'iaco, dal 18·17 al 1860, dotat.a di bal'che, in fet·ro o l e~ ll (), e di 8 piroscafi della fot'za ciascuno di 80 ca vall i; co11 cui le delle bat·che '70
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vcni,rano tra inate in numero da 6 a 10 per vollA e g rava le di ca r ichi ingombranti dall'Adriatico a Pada, perlina in 24 ore di viag-gio, a norma c1oé del carico e delle condizioni della corrente. No tizie queste an cor a confermateci da due vecchi r ernaturi che servi1·ono nel viagg io attualll e che fur·on o g iu, in f!LH! i tempi, alla dipendenza appunto del Lluyd. Poiché siamo sern p1·e in m al t'ria di tempo vogliamo d•re nuche il ri sultato dell e nostre inchieste sul via::g iat•e la notte. Rimanendo nel campo p•·atico, riferiamo che i fl'alelli Pei rano - no li ba rraioli di Tor ino, i quali fanno tuttora frPquenti viaggi da T ol'ino 11 Casal e, e non souo m olti anni 11e compir•ono uno sino a V~:Jn c·zia cou imbarcazione dG dipor·to ma abbastonza pesan ti dei canol.laet·i Cerea- ci affet·marono di avere sovente per·cot·so il Po anc,;he nelle notli ll O'l oscut·e, ma per ò m eglio ;:e senza luna. l Mor andolli pr ecitali si llichiar·;H'ono in ;:tener e non fa vore voli. Diversi c paroni ,, delle grosst· barch e di commercio, da noi interpel lati i n questa o<.:CH!<ione ad Ostiglia, a Reve t•e, a Ponte· lt1 ;!O~cu r o, i n vece non lo m ettono nemmeno i n dubbio per il s"m plit.:•1 fallo che nelle ocf'a ~io n1 di lavor·o n otevole, essi tras portano put'e la nolle. Senza eccezi<JIIe poi, di massima, pressnciJ é lu tti l'il ••n ebl.Jei'O r ealizzabil e il viaggio notturno mPN.:è l' ai ulu d•.:: pr oi ettori di alla port ata. Es:senziaitnente l e ubbi ezioni dt ri l ir vo, contt·o que;;to pr oposit•1, che ci fur ono udt.litalc dngl i uornmi del rne~tiere, sono: l o stabilirsi di vorti ci, ed i mutamenti di l etto - quasi inattesi - in tal11ni tratti ùel P o, allacciA ntisi talvolta dopo seri e,·enti meleor o· l •lgici ; inolt r e gli spos tt~me nti fi'N luenti, alla r icel'ca della corr ente utile, che t:Ornpiono i mulini galleggìu nli in g ran de nu1ner o sul P o, dopo Casal ma)!gior e. Tulto con~id•' r·ato per ò - e le necessarie pt•ove potrann o con ogni pr·obobll iW. confe t•mt~!'io - n•>i riteniamo oggi, come dieci anni sono, ello s1a po!"siblle condursi, occ,;urrendo, anche la notte, medinnte ~ peci alt ca utele, come l"fl robber o: il pilotag gir> pet· ~w zioni - il val et•si in og ni caso di gen te CSfJerla mu)!gi <J ri preca u7. io ru cJu r·ante i pt~ri u di di pit:ma, d11:~ il L u mbat',lini linuta in medio ad una ventina di g iorni all'anno il colloctunent,,, se si v uole di pal i, o galJ..,ggianli illuminati, in qualche trnllo, cl1e se)!nino la r nlla - l'obbl igo ai mulini di tener , u ~ua lm entc r<Pg-nali t.lì ri conoscimento - contatto e rappo,.ti infol'luali vi (il cl Il' vule pt·essocJu> qua n w tutti ~li Rilri) con i Ctl ltlonil•rì ar ginal i del genio ch'ile o dell e pro·
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vincie, i fJUali si trovano se mpre organizzati in servizio, s ui nostri fì umi. Ma ritor niamo al viaggio delrambulanza . E sso dunque fu eseguito nelle lllisure di te n1po e luogo stabilite, malgrado il vento sovente con trario. Non iu ~orse mai alcun in cidente calcola bilfl. né nautico, né di servizio, nè di arredo, nè di manovra, né di;.ciplinar·e, nò a ltr•imenti· Quasi do vun'fue dalle aulol'ilà, dai sollocomitRti, dai canottieri, e dalla popolazione sles!'a si ebber o testimonianze della più cordiale s impatia, c he a Se rmide. a Cr espino, a Fel't"SI'a , a Chioggia , a V eru~zia loccal'ono q uasi le forme dell'entusiAsmo - ancl 1e tarando la par'LE'· ufficiale eù il grupp•l immancabile della folla di g1'811d i e picd11i, che in ogni di mostra zione s i libl'8 inconsci11men te agl i a eoC'ioa J) od ag li « ai.Jba~;.~o " come ad uno Sf•Urt economico delle rispetti ve corùe vocali. Memorabilmente solenne !'iusci l'entrala in laguna e l'approdo a piazza S. t\larco. La nos tra SfJuadra incon tr·atas i a Chioggia con le har·c!Je d•~ll"ambul a nza lagunar e alleslite dal sotto comiLato C. R. locale - che sal vo un cet·lo a ddossamento delle baeello, s i p1·esentano addatte e s pedite pel' il carico e scarico di in fe r·mi ne):(li apprw li dell'estuario - procedette poi di const•r· va, rimorchiati Lulli da una cannonie t·a. Fiancheggiavano rl convoglio l"ammil'agliol comandante il riparto marittimo in una lancia a va pol'e, ed i cauotlier·i u Bacirttoro ,) acclamunti, dalle loro svdte e ~enitdi imbarcazioni. L'esperimento c.lunquc é completamente riuscito ed in sostanza - ciò c he più interessa - con massi ma e quasi sorprend e ule semplicita. - A noi oru, più di ogni altro, converrebbe inalberot·e bandi e ra! Ma noi pensiamo che la ' lu1escie nza ollimistir,a è un sistema poco abile pc-r consoliùa1·e queslioni e gene r alizzat·e convincimenti. Vogliamo perciò seguir e invece una via meno tranquilla ma più Pftìcace e durRlura; qud la cioè di sollevare a noi stessi delle obbiezioni, pet· di;.cute r le; ed inoltee vogliamo toccare ancora alcuni principi cal'di11ali clte ci flll·o no di guida nel nostr·o pr-ecedente slurli r>, per ucché nulla avve nne in questi a nni, o ci apparve nella pr·ova ratla da indurr e a mutarli, anzi piuttosto il contrar·io .
••• Il cor so come la posizione geografica del P o, t>d alt1·e ragioni, ci impongono, una volla m essi s ulla s tra1Ja, di vale r·si
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di esso - almeno pet• lo scopo cui miriamo noi - secondo la sua massnna Pslensione. Diremo anzi, dopo il t>iuscito esperimento lungo la sua par·te infer iore, che dobbiamo in particolat·e r·ivolgere le mire nel senso opposto, verso cioè il tratto dt!l fiume a m on te di Pavia. In altri termini proporsi: Po - secondo gli eventi della campagna - vena od arte rta pl"incipale d'on de per i tributari maggiori sono da dissemiuarsi, ovvero dove debbono convergere, gli i·nfer·mi - anche parzialmente ed alla spicciolata trasbordandoli, se occorre, con le più umili imbarcnzioni. - Non si diffidi con appreZ7.amen ti superficiali di questa nostra ultima affermazione; ben di pPggio ci in!'egna sul pr oposito la Rtoria delle passate guerre. Nei gi11nchi, nei sampans, a ltr·ove citati e . clte riuscirono, come s i Jisse, di tanto beneficio alla Francia nel Tonchino, si conducevano, in mcù ia, sei feriti o malati per volta. soventi tre, tlue, ed anche uno, accovacciati nel fonòo del veicolo, per sei o selle giOI'ni, e rton di r·ado senza alcuna assi!"lt~nza, anzi affìdando a lCti'O s tessi l'incarico del ram are. Ormai la navigabilita clul P o di Pavia all'Adriatico, a vapOI'e od altrimenti, per fino fors'anche con i grandi intendim enti commer ciali cui mir·avano le opere scritte del Lombardini e del Mattei - fonti entrambe di og ni altro progello successivo, per quanto con esemplat·e spirito di... indipendenza sì cerchino dì mascherarle dagli eredi - fu troppe volle accertata, ancl1e dopo la cessazione della prova più evidente di tuttP, (juella. del Lloyd, cbe non occorre certo di essa anc0ra oecu par·sì. Con v1e ne piuttosto considera r·e il viag~Cio dell' • Alfonso Lilla » solto f!Uesto punto di vista, come il suggello di un definitivo <<bene slaPe ~ in ogni senso. Merita in vece di soll~rmarci s ul grado di navigabili là del P o a monte di P avia, vale e dire lungo il nuovo tratto da nor invocato. Sl-'condo i dali del Legrené (1) del Kranlz cui rimandiamo il lettore (2J r•a pporlu ti ai mode!'Li bisogni ùel servizio che ci inll'alliene - se prescindiamo per un momento dalle oper e idrauliche sorte negli ultìmr decenni - s i dovrebbe r·iten er·e come scr·iveva 14hi ne' suoi Saggi il Sironi, il fiume na(t) Coon·• df wwigr1 1ion intPriet~re. Paris, Duond t881J. (~l R·•JlJlOrls sw· l<t n"vi(l•t tion 187~·74.
i nlériw1·e. Bes. d t•I I'Assemblea Na•ional e._
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vigabile da T or ino in poi anche con bar·cbe di grossa portata. Anzi si r icor dan•1 ancora i tr·a:;porti di legna e di mt~teriali analoghi su « navi '' da Villafr·ancu-Piemont '3 a T orino: tr affi co !:'penlosi poi per etlfltlo delle numer·ose rsti tramviariEI che apri!'ono ad t>SSO insuperabile concorrenza. Da ramml'utar si pure sono allo stesso proposi to i viaggi eseguili fino al 187-l da Valenza sul Po, e tal volla anche su l T icino a valle di Ber eguardo, rim or·chiando qua11do occorreva 4 o 5 barconi o ponIate, i vaporini dei nostri. pontieri Sesia e Garigliano- sca fi e macchine usci te da r inomate case inglt1si di quei tempigiunto in pezzi H Casale o,·e ruror10 poi conne:;:;i e collauda~i . Si trova r ono lungh i 28 mE>tri, l a r ~ hi 9 r;irca, e pe:;can li intorno a 75 centimet1·i, ognuno dellu forza di 60 ca valli. N è vanno dimenticali finalrnenle p-li esercizi dei pontieri, un tempo di presidio Il CA sale, con i luro pPSIHJti im ba1·chi ; nè la bella copia di vinggi or g-11nizzal i e fal l i nel decor so tl',1nt ennio, pure in parknza Jro Casa le per V enezia, pPr Trieste, o per Ancona - passA11do pt,r Po di Goro, con ba1·che peSCHnli intorno a 60 cenlimett·i e con tempo non di r·ado impropizio, dall'appal"sionalo nauta il conle San Giol'gio, dei quali potemmo co11sultaL'e i diar·i, dove ri sulta anche che il traollo appunto tra Casalfle Pavia poteva compier si in nove or e. Se non che - ri e11tr·anùn nell' attualilà - il ver o e poder oso ostacolo ad una viahililA non mle1·rollo, anche per· le minori pr etese del servi:.::io di !i'gomiJ61'<' fer ili, r i::> ide nella pr esu d'ncqua del Canale C1wour , che sottr ae Ili Chi vnsso la im.mane t]Uanlita di Il O metr 1 cubi d'acqua al m1nulo se· condo e ne ri ver sa nel Ticino meno della m t>IA . I n tal m odo esso sma~ri sce lahnente i l P o, nel cort•lspontlen le tratto, che buona porte dt•ll'anno nei punt1 della dig-a, o sttlto, il li nme ri esce quasi guadabile. Di fronte a tale ostacolo cessa ogni impot·tanza olio smagrimento del Po pel <'Oncoeso di qualche ultro emuntorio minore, come pul'e all'obbiezioue della più elevala ·velocità che assume talvol ta la con·en.le - del r esto facil mente l'ipa rabil e -:- sollo gl i archi dei due ponti di Casale e di V alenza, per efletto dei ri spettivi ):(1'a11di pi loni e dei ma1·osi addossal i vi di rin forzo, che la r ornpono e la coartano. Or bene - •1uauJo pure non si vo)llia ammettet•e, in caso di guerra,come net nostr·o r •·eco>denle la vor o già r ccenna 1nmo, in vantaggio del solo ser vizio di lraspo1·to ftH'ili, l'espediente di chiudere le catar alle ùel cRna le Cavour la"cianrlolo m secco
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e r ende re cosi prati cabi le il P o fìno a Torino - noi crediamo di essere nella verità a ffermando che anche nei tempi ot·di-
nari esso P o deve r iuscire, dopo le cose ora delle. senza preoccupazioni, metodicamente access ibile a~li stessi imbarcui che compirono l'alluale via ggio, anche giil appena a valle di Valenza; e <·!oè c.Ia una zona la quale rappresenta quasi il centrn di conve t·~:?enza del ve ntaglio di valli alpine, che costilui ~co n o la frontiera nord- ovesl. P assiamo ad all1·o. P1•esso che ad ogn i sosta del viaggio, ad ogni soggiOI'DO, abbiamo udilo r ipP.lere da molli visi tatori, anche di buona marca, che sarebbe mollo m eglio valet·si del rimorch io a va pore, nei due sensi clelia corrente. La veduta • profonda" secondo la qualità del le persone, pa1·ve partire da due diversi punti. L'uno superficiale e r iferibile a fJuella fa tua, generale ten .:enza di voler di r e la a s ua » ad ogni costo, senza dar luogo al più. pi r.,·.olo sforzo di t·iflt>ssione. È una compiacenza puet·ile che non vAl la pena di discutere. L'a ltro punto invece merita C)Ualche considerazione. Ve1liamo. A noi sembra d1venuto qua si un assioma di log istica che per il m elodico l1'asporLo e s carico de:;tl i infermi dagli s tabilimen ti di prima linea ag li interni si debba u approfittare » stiamo per dire - impt·escindibi lmcnte - dei treni, o del ca1·reggio, o dei convogli, o degli animali da salma, r.he ritorn ano vuoti dal cam po dopo i rifornimenti di materiali d'ogni specie. Questo senza dubbio è un prin cipio retto, economico, ragioM vo lis~ imo; ma non deve tener·si per assoluto così da condurre fin o quasi ad uo'avveJ•sione dottrinaria contr·o il caso di !"labilire un esercizio esclusivo ed a nche opposto di anelata cioè vuoli, e d i r itorno ir1vece ca1·ichi a profitto solo tl t>~di infermi - cnm e de l resto è la miss ione or dinaria precisamente JplJa Cr·oce Rossa. Or·a gli oppositori tro vati sulla strAda, in questo sPn~o, vedendo la sezione dell'ambulanza, • Alfonso Lilla • rt·ocedere dr m assima soltanto col fa vo re della corrente, a ndavAno evide ntemente a pensare che in caso t'f'all', orga11izuwdo il ~~· rviz i o in questo m odo, si sa''"bbe dovuto. dopo scat•icati i ferili od ammalali, rilot•n are al campo con t'alaggio; cioè con un mezzo oon usufruibile per a llt·i ~er·vizi, e pPrdendo gior11i e giot·ni in un ritorno senza C!H'ico e d('snlnllte. SenoncJH'> - 11 pat·le cl 1e mollil•licando il numero dei barconi da t•equisirsi nei temini cui ci r iferiremo più oltt·e, con
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la conli nnita del g"iro si rimerlierebhe all'inconveniente perché vertebbe stabilito un servizio !':enza i nterruzione - cotesto che noi siamo andati adducendo è semplicemente un argomentare fuori. di base, e senza sr.opo, avve{.[nachè il rimor chio a vapore era, nel viaggio attuale, C!':lnlfleO ad ogni proposito, essendosi i l ~enerale T av.mHt pr·elìsso come progrurnma dell'e!':perimenlo, :JUesta volto , ben alt1·i e ben piu necessari intendirne11li. Egli mirava in primo luogo a r iconoscere n ~l morlo più positivo - quello della provo pt·atica- per unn lar ga ed efficace estension e, il funzionamento dei vari sr•rvizi inteinseci cui sono destinati i barconi dell'ambulanza ovver o estrinseci in genere, per r·ispl'lto cioè ai mezzi d' approdo, agli ost acoli da superare, alle misuro di rifornimento, al tipo di campagna che si stende sulle due rive ecc. lu secondo luogo egli si crn pt·clìsso di constolor•c preci samente l'opposto di quanto ve n i va in vr>cato dalle due specie di visitatori • brontoloni'' vale a dire il gr ado d'affidamento da conceder si - nei casi di bisogno, che possono aflacciai·si in una c~:~mpagna - al tr·aspm·to con i mezzi comu ni - più facili, più alla mano, ma meno da desiderarsi - e cioé: favor e della corrente, remi ed alaggio. E infatti poteva for se portare qualche nuovo ed utile ammaestramento il I·imorchio a vapore, dopo le tan te e certe prove date della sua attuabilità, quundo ei re sia: anzi dopo che perfino venti giorni pt•irna un vaporino nppunto della br igala lagunare aveva csrgui to lo sle!':so viaggio, di tlllda tu e I'ilorno, al servizio della pr·ogetto ln Societò commercinle di navigazione interna 1 Ovvel'o et·a for><e giud izioso e prudente, mentr e la Croce Rossa compi va la pri rna p l'o va ver·amente concr•eta, decisiva ed estesa, far coslrur·t•e un piroscafo rim owchiato di tutta modernità, 11011 solo, ma nnche che razioiiAImente, specie per la piccola pescata di pochi decimelr'i, come si trovano sull' Elba, corrispo11desse all1: peculial'i esigenze della navigazione sul Po? La risposta è ben S~'mplice. come.~ hen semplice il presumere che una volta or ganizzato il ~ervizio, ma sovratutlo stabilito il suo grado di es:tensione, verrà indubbiamente provveduto anche ai piroscafi per i l t·imor·ch io. Anzi noi crediamo, dopo l'esperienza falla, e senza riteo.,rci per ·questo profeti di grande ch ial'oveggenza, che saluteremo nemmeno molto tardi l'apparizi one di essi sul Po. Ed !tllora, questo nostro geun fiume, ritenuto si putl Ili l'e fino ad oggi !"OIIa nlo
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come ostac,>lo, o come dife!'<a delle ar male belli ger·anti, entt·er l'l nella considet·azione anche co me via importante di lra!'<pOl'lO rii ~ue rra di ogni specie su cui le Intendenze fond er anno pr·opQst li e p1·ogetti sino dal tem po di pace, onde più non av venga ùi usa>ne senza preparazione ed a preCi!Jizio in tale senso; !'< eco ndo arradde et•ediamo nel18i8 quando fu m e~li eri L1·a~portare con bnr c he e battelli inaclatti, r equisiti a ~le nto lì pet· lì can noni C'd altri mater iali da fuoco da Alessandri a - pe1· il T fl m11·o ed il Po - a Ct·emona, avveg nachè tu tte le v iL' l'ran o intJ·alcial.e, o de!=<tinat e ad altri bisogni. O vv er o come avvenne nel l >i66 quaudo appunto i vaporetti l agunari fecer o pesanti e i nalles1 r imorchi da g uerra, fra c ui, se ben ricordiam o, la LJ•azione da Casa lmaf!gi ot·e a Pia· cenza di 50 e più pot·Lier e, che costi l ui vano quel ponte, sub ito d<lpo r ifa tto m (!diante lo stesso materiale, t·itorn ato sul posl<J !"On i medesi mi mezzi per dar passaggio al I e II corpo d'arwa ta mobil izza to. Ora veniRmo a dit·n intorn o nll 'adaltamento ~eg uito per barconi dell'ambula nza " A lfonso Lilla • ed i n gener e al fi ne più speci fi ca to di simili set•vizi. N el noslt·o sl udio ciel 1880, noi proge ttavamo due modi di ad~;~ tta m ento dei ba r co ni, secon.lo cioè un doppio or d ine d't ntend ime n li . In utt son!'o - il prevalente - miravamo di a!Tidar e ad essi e ri~petLi v ame n te alla via fluvial e, un servizi o concatenato Ja Ca->ale-Valenza all'Adri atico dirigendosi poi 11 ver so V enezia per i canali, o ver so An cona per i tre ram i più co~p i cu i del Della - al sol o scopo di tra sporto n di sgomber o i nfermi, 111fìt1e nel lo ste~so modo che p!!r terra sono di"posli dalle I ntendenze un certo numer o di treni fe1·r oviari. P r endet·e amtualali, fer il i, crm \'8\Pscenti, stiamo (Wr cl iJ•e gior naltnenle, tlllgli O!'<pedali più vicini al campo, e :asciarli Hlle stazioni di appr odo per ché sieno iuternali ; trallen erli, in altt·i te r min i, sui bar coni il m itaoJ' l enapo possibile : ecco la l111!'<!"it•ne dn noi presu nl~ pet· I"J Ueslo scr\·izio. Di conseguenza ft~<·r·ndo prl'pna tdrl'are i l cr i ll>r io d'un g t·n n numer o di veicoli , alla qualila oJ agialezzn del lor o n rredamento - a meno di di:-:p •l're, pel' ~:A so, di l ar gln as,egni - indica vam o alloJ·a l'adatta mento naeno d ic:pendio!<O di r1uesti barconi , da r~f!u i si r !<i sul Po e :::u suoi tr ibutari , valendtJsi, nella m aggiur pol":;ibJie 111isaH'I'\, dr~i aue1.zi che esc:i tnedesi mi er 1m o nel caso rl'oll't·ire. l·'t·a l'nllro, ùd e!'<:mpio, USI'I I'•~ dei IOI'O coslr-vl i
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per il piano e pa r eti. e come amplifìrazione del cassero e copel'lura, usufruir·e ùeg-li ur c! Ji di sostegno, eù occorr·endo, pure dell e stP-.;;se stuoie che vi ;;i appng;.{l&no, l e quali sono da r iteneni imp>!rmeabili pel faLlo ultr·a con vincen te che s0 gliono proteg~e re dnlle intemperie anche i caricl d di calce m rJltO fre'lu enti da 0Rtiglia in poi. Questo economico l etto oppor tunamente fe11estr ato, qualche all1·a moùer ola mi:::ura, eù un modesto Sil't'edo bnslcrebber•o di mas~ ima all'ufficio' soprodelln. A Ial o rli tale o r ganizzozio ne, segnP.ndo il sero11ùo intend imen to. concr el<wamo la costr·u zione di infer·me1·ie galleggianti, a mezzo d i bmac<"amenti mol to vrcini all'attuale dellu ambulanza • Alfo nso Lilla n ma elevati sopt'a unu pol'tiera il cui · piano po~giasse su dL•gli zoccoli alli cosi da rend er·e i casseri delle due bat•che congiu11le, su f'fìr ie11temente ariegg iali e pr·alicabi li per allo,!!gio del pe1·sonale infer·i ot·e d'assistenza, per cuci na ecc. ecc.; in modo di avere tutti i servizi riuniti, nella proporzione, s'rntende, della dotazione letti rh.:pettivu. Insomma stabil ir e sul Po con il cor·riRpondenle material e degl i Mpetluli od ospedn letti da campo della C. H.,
allreltanti ricoveri piani, grAditi, accessil.li li ~s irlli, ed infìile co n il vantaggio, ~m ' Jnel li di terra, di poter muove!'e i n tot.slitA: arredo, ambiente, infer·mi eù assisle11ti, per 30, 50 100 chilometr·i in uvonli ed indietr•o, secondo gli eventi tl~ lla campagna, invece di dovei' la;:;r·iAre pArte di qne~ li el ementi in mani allr·ui. N el progellal'e t")lle" tn noi però sentivamo all ora il bisogno J~ subor·ùina r e il tullo nd esperimen ti da prallco rsi: Ol'henP la f'l'OV/l t'h tla e sov r alu tlo i l pr·oceder·e cr,si s~rnplice dei barconi bi nali r i ha conù,,lli o;..rgi a consiglia re e ;:;enza più alcuna esitazione a1rcl'retal e impianto. Evid en temente, l a pr·ova dun(JUe, ]ung i dal lo i rulur·ci a modificare le vedute origi narie ci ha por·tato n confer111arle i n un m odo definitivo. Giunti a t")Uesto noi, ci ùornn ndiamo : a quale ti po, dei due descritti, corri spondono i ba l'r.on i de :la A Uonso L itta.~ Con predominio al p1·imo, rna lAsciando per·<'> un posto più eire discrel•J a lalune prerogative rlt• l ;:er.ondo . Il f"he senza dubbio fu buon provvedi 111ento, ma lìno ad un er rlo punto; lw r·occlré date le nostre r·agioni arriva un mOIIIelllO elle tale dupplici1!1 di scopi cessa di esser·e opport una . Infatti, solla11t0 come mezzi di lra ~por to e di evacuazione ti uvia l e d'in fermi. La li barco ni por 'La no essenzial men le un 81'-
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RIVISTA Dl TECtl!CA E SERV1210 MEDI CO MILITA'RE
redamenlo troppo costoso, e oppongono una certa difficolla alle manovre di carico e scarico; mentre queste dovrebbero, specie pe1• l'uso di trasporto, essere invece oltremodo spedite. Da all1'a parte come barconi-ir.fermerie, ed ospedali ~alleggianti, porgono il fianco all'appunto di dover rimanere riuniti in squadre per la dipendenza dei vari se1•viz:i uno dall'altro; e di più il materiale lettereccio vi sa1·ebbe troppo accumulato, con deficenza di larghi bast,evoli ad operazioni di rilievo; infine il tetto sempl ice a capanna risult erebbe in
tal caso tT·oppo basso e scarsamente aereato. ~i sa cbe fu gi11ocoforzR costruirlo in questi termini appunto per il passaggio degli ostacoli navigliari- essendosi pr~so per luoghi di partenza i laghi e Milano - aggiungeremo aocora che malgrado questo, come altrove venne detto, non si raggiunsero mai temperature intollerabili durante la rotta: ma ben diverso sare bbe il cas o davanti all'immobilità di più giorni, che richiedet·ebbe sovente l'uso di questa ambulanza prevalentemente in qualità di ospedale da campo e simili. E ailor•a? Allora- :inlendiBmoci - sia l'ambulanza « Alfonso Lilla •> sempre ed in ogni senso la benvenuta, pr. rocchè oggi con essa la patria nostra si è dotata di un ricco convoglio fiuviale da trasporto e da ricovero infermi, che non solo può agevolmente percorrere il P o, ma ben anche i suoi maggioJ•i lt'rbutat·i ed inlernarsi nei piani della Lombardia e del Veneto, t·aggiungendo cosi cospicui centri di carita e di s occorso. .Ma noi diciamo pure che per corrispondere a questo ordine di parlicolat•ità i dieci barconi della squadra fluviale A Uonso Litta sonù per ora sufficienti, e che conviene OJ·i<>ntarsi separalamenle verso i due sensi lesté richiamati in campo. Tocchiamo ora un ultimo punto, poi abbiamo finito. Dopo la CI'Oce Rossa, volgendoci alla Società canottieri e del Rowing·club, ch iud-evamo la nos tra pubblicazione in questi te t•mini: Pensate voi flttre a porgere loro (i feriti) cure pazienti, a r ianimarlt., a tener luouo clelle famiglie lontane, a jort((tcare od as.qumP.re il .~istema dello Stato pel eamm ino dei mesti convogli .flu.oirtli; a ridurre in.flne un giorno i castr i leu!Jiarlri convegn i in pietose sta:ioni di sosta o di ri.~to ro ... Sc)rte volle che non foss~> ro pnrole gi ttate, perocchè g rado g l'ado rwp:li anni sucr:essivi la C. R.; andò appunto associando;::i con tali inte ndim enti i carv>llieri di Torino, di Milano,
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO ~IEDICO MILITARE
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di Como, non che quelli, trovati ~ulla nostr·a rotta, di Pavia, di Piacenza, di Cremona, di Venezia, e che accor sero al nostro incontro nel le loro eleganti imbarcazioni; dis tinguendosi poi, per l'ospitalità ofterts, i soci della Bucintoro di Venezia- perocché di molto maggior d urata tu quivi il soggiorno. Malgrado ciò- ed ammettiamo volentier·i dipendere questo dall'essere stato, l'attuale, un primo espe1·imento - non ci psrvero però avviate tra i so tto-comitali regionali della C. R., e la so..:ietà de' canottieri, quella necessa1·ia intesa e quella corris pondente di vedute, che vananno ad a gevolare, a disting uere, A rendere oltremodo utile il ser vizio eli soccorso fluviale. Per esempio - a meg lio spiega1·ci -noi avremmo visto molto volentie ri le ambulanze lag unar·i preparate dal comitato della C. R. di Venezia, sottopos te al governo della Bucintoro; e le manovre di carico e scarico od altr·imenti, eseguite. se non da canottie1·i s tessi - perocchè corrono tempi troppo contrari anche alle sole visioni del patriottismo sentimentale - da personale di sua dipendenza. Ci venne obbietta to che gli !lcopi sporti vi di fTUCsle istituzioni, e la giovanile mobilità dei soci costituiscono elemenli di rl i!:llrazione, di spen sieratezza, non concordi con la severità dei principi e dei bisogni che incombono a lla Croce Rossa. Su questo proposito noi crediamo di poter anche ammettere che il con volger e questi brillanti e vivaci sodalizi alle nostre mire, in tempo di pace, debba costa 1•e qualche pena, ma nulla più; peroccbé pensiamo che infine si tratta di g ioventù forte e di spirit• enucati, i quali s i sono riuniti per dedicarsi a giuochi emulativi e concorrere a gare dove é facile, non meno che freq uente, assur gere alle regioni degli entus ias mi. Di conse guen:>:a J'ileniamo che se si affidasse la propaganda ad elementi autorevoli e !:'ovra tlutto oper·ol'i, mettendo a ri poso ogni titolo di r ivali tà, si rag:;riu ngerebbe senza grandi fatich e l'util e fusio ne pr•opizia all'ordinamento di questo servizio nei termini cu i 8!'piriamo. Cioè a di1·e, all'incirca : creare con le va1·ie società dt>i canollieri sopra nominali', una "pecie di divil'<ione di soccOJ'SO lnng-o le linee fluviali da percorret•si, alla dipendenza dei comitali regiona li, od anche, se si vuole, autonoma, ma in tal caso sernp1·e agli ordini di· retti della presidenza gene1·ale della C l'O ce Rossa.
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RIV ISTA D'IGI ENE
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GEM U~~> .
Disinfezione oolla formallna. -
(Mii.ncltener
medici1ìisclte Wochensc/trJft, dee. 1897). L e pastiglie ùi form alina (Scherin~) tanto usate e ra ccomandate i n questi ultimi t empi, m entre sonu capaci di uccideJ·e lo stafìlococco, il bacillo della difterite e del tifo, e il bacill0 prodigioso, non atLaccheJ·ebber n, secondo l'A., le spore del bacillo dell'antr ace, il bacillo sottile e il bacterium coli. Esse non possono quindi fornire una sufficiente ga1·anzia, qualora si desideri olleuere una perfetta disinfezione. E. T. I ng. RADO!
AM ERIGO.
-
La aterillzzazlone delle aoque
mediante l'ozono. - (Gior n. della Soc. flo rent. d'Igiene, l uglio 1897- ~iugno 189~). L 'ozono è un potenligsimo os~iùante per cui ha proprieta disi nrettanli assai ener g-iche. Si pn :para facendo passar e scinlille el ettrich e nell"ossigeno, meglio colla scal"ica elettrica oscur a cioè senza scintille, o coll'eletli'Oi isi .delrac'lua, o nello? ossidazioni l ente, o nella scomposizi on<~ del bio$:sitlo di bari o ron l'acido solforico. Il T yndall pe1· il primo utilizzò li' Alicamen te l'ozono per la steri lizzt~zione dell"acqua mediante i l passaggio n araver so di essa eli una cot-rente d"aria ozooizzata . F ino a poco tempo fa per 6 le c;:;per ienze er·ano lim i tate ai labor atori; r ecentemente in vece l' Andr eoli Ila stu,liato la quesliooe dimost1·ando che al f!iOrno d"ogp-i l'ozono pu6 S•' n ·i re benissimo, anche i n gt·ande, pet· la pn1·itìcazione delle acque contaminate. L P coodizioni inrlispt--n$'abili p•~ r nna ste1·il izzazione dt>lra c(jna in gr-ande scala sono le seguenti: a) il r endimen to in ozono deYe t>Sser-e elevalo ; u) l'ozonizzazione dell'acqua deve esse1·e perfetta, cioé a dire lutle le molecole dell"ac•1ua dP.bbono esset·e messe in cnn lHtlo coll"ozono. P·•r qnan ln concern e la pt•rma cor ,dizione si pn6 garanti r·e un minirno di 100 g-r. per HP. Convenien temente impiegata, questa quanllt<i ,rozono può ;:;ter·ilizza1·e ROOO litri di acqua. Ammettendo un'i.-:tallnzi0ne di 100il HP capaci di foruire
RIVISTA o' IGIENE
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100 chilogrammi di ozono 111l'ot·a, si po trà disinfetla•·e per Ol'a 800,000 lttri di acqua e in 24 ore 192,000,000 di litr·i. È prematuro per ora s perare che tale impianto possa venire messo in opera per le più g randi citta come Londra, Berlino, J>arigi; tale impianto però può beni;,simo fa r si nelle grandi ciltà seconda1·ie . La spesa non sarebbe neppure eccessiva. Per sterilizzare ad e sempio 30,000 m 1 d'acqua che si consumino in 24 ore occorrerebbe un impianto di 200 HP io cifra londa con una spesa ui cir·ca L. 3u all'ora e di L. 864 in 2,~ or e; per tal modo la s pesa che graverebbe sull'acqua sarebbe di L. 0,03 per m1 d'acqua. Ques to prezzo varie1·ebbe poi con qualche aumento, non ecce s!"ivo per·ò , da L. 0,06 a L. 0,08 qualora per· elevar·e l'acqua dal suolo o-::corrano pompe o motori idraulici. te.
CONGitESSI ZV Congresso oftalmologtoo aaslonale. Ques to Con gresso, inau~ur atosi il mattino del 2 ottobre in Torin o, con un applaudito dis cor so del pres idente pr of. Carlo Reymond, ebbe un seg uito di laboriose sedute a cui presero parte quasi tutti g li oculisti d'Italitt, f1·a i f]Uali notammo: Businelli di Roma, Gt•adenig o di Padova, Goseltì di Ve nezia, Angelucci di P aler mo, Maul'redi di Pisa, De Vincentiis di Napoli, Scimeni di Messina, Gallenga di Parma, Gonella di Cagliari, Baquis di Livorno. Erano pure presenti il medico capo di 1• classe nella reg ia ma l'ina P elella cav. Giuseppe, e il capitano medico nel regio esercito Trombetla dott. Edmondo, entrambi ass is tenti onot·ari della Clinica oculistica di Torino. Le comunicazioni furono assai numerose e diedero luogo ad animate ed inte1'e"santi d iscussioni ; ne citeremo soltanto alcune, riserbRndoci di ritornare sull'ar·gomento : • Sull'estrazi one caps ulo-le nticolare del cristallino • (P rof. P. GRADENtGO). • Un nuo vo proeesso opet'ali vo della p tosi paralitica ,, (Prof. ANGBLUCCI). « Cilindro·sferometro modificato Ja val-Neuschlilet• " (Dottor e NEUSCHULER).
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CONO RESSI
a Un nuovo perimetro a uto -regis tratore
n (Pro f. PARI-
SOTTI).
• Un doppio pet·imetro aploscopico » (Doll. GA UDENZI). « Apparecch.o a prismi giranti » (Dottori MAGNANI e LAVAGNA).
" Sul bacili() di Koch Wet hs nel cata1·ro epidemico della con g iuntiva ,. (DotL Fu::s). • l ulor no alle iniezioni vaccin iche della cornea " (Dotlor·e BosSALI NO). c Sul valore Lerapeutico òel:e iniezioni associate, endo,·enose e sotto- congiunti vali , di sublima to nella sifilide ocu· lare. - Le va r·iazioni d·•lle cur·ve cor neali negli aumenti g laucomatosi deliH p re~sie>n e ~nol oC'u lare, minerale, con l'of· tahnomelt·o tascabile del Heid • (Dott. PET BLLA , medico di 1• classe nella t•,•gia marina). « Le iniezioni par enclumatose di jodio nelle uffezion i oculari a fondo scr ofoloso. - Contributo clinico alla cura del nists gmo cou l'a pparecchio a pri~mi giranti ,. (Dottor TRO;\tn ET TA , capitano m e.l ico). Venne poi accolta dagli unanimi upplaus i dei congressisti la dotta comunicazione del prof. DE V1NCENTUS sul cisticerco del vi treo, rlPlla quale l" e l oquen t~ oflal mologo di Napoli espose i r i;;ultnti d··lie numer ose ed in te r·e;:;santi •·icerche sull'al'~ome n lo. li Con~re !'so, ve1·amenle n•,tevole per qual ità e numero de~ li inter venuti e p•·•· !"impor tanza dei l~mi t•·alla li, si chiuse co11 una commovente o vazione all'il lus tre pro f. Heymond. il quale ebbe tanto par te nel movin1C' nlo scientifico di ques t' ultimo tr t' nlenn,o, e alla l'U8 Clinica da cui sono usciti numerost allie\'i c he ora inse;.rnano nelle uni versità italiane.
NECROLOGI E Il ~ corrente mori\·a in Fi re m:e il ma~giore m ed1co ca v. doll. Angelo Serbolisca. !\alo a Ca pranica di Sutri io pro· vinc1a d1 Roma a drll 5 lu ~lio 18fl l, co mpié i s uoi studi medici nt•Jr un, ,·c•·sita di Ro ma, dal la q nole uscito laur·ealo nel luglio 1 87 ~ , enlrn\'8 quasi subito (2;2 ullo bre 1874) nelle fi le del c u r po sanll!l rio.
NECilOLOOIE
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PI'OmMso teoente il 28 dicembi·e 1816, raggiun~e poi il grado di capitano 1'8 genna io 1882, e quello di m aggio1·e il 30 apdle 1896. Fu uomo di grande bontà d'animo, e zelantissimo non solo dei suoi doveri militari, ma anche dei professionali. Fornilo di buona cullura e studio~ issi m o, se il suo caratl el'e talora eccessivamente modesto lo fece astenere dal darsi a con oscer e al mondo scientifìco con molte pubblicazioni, egli va ciò non di meno annuver ato tra i migliori ufficiali del nostro corpo. s .. treren te da qualche tempo, egli resistè non di meno ai lenti e subdoli progressi della malallia che minava l a sua esistenza (nefrite). La morte lo colse qua~i all'impro vviso, gettando nel lutto pal'enli ed amici e una famiglia da lui svisceratamente amata.
Era, si può ben dire, appena r·ichiusa la tomba del magg ior·e Ser bolisca che un altro lutto, nella stessa Firenze, é venuto a cuntristf\re il corpcl san it.ar·io nella per sona del terwnle c olonnello Domenico Maestrelll, direllor·e di quello spedale. Nato ad Empoli (Firenze) il t o giugno 1842, il Maestrelli otteneva nel 18H4 il diploma di libero esercizio dall' l ~ti t uto .di studii superiori a l"ir enze. Datosi in priucipi o all'esercido civile, la campagna del 1866 lo d(>cise in vece pc!r la carriera militare. Assunto come medico agg111nlo il ;H maggio 18U6, fu dopo men di· rlue mesi pr omosso medico di battaglione (ten ente medico). Fu promosso capitano medico i l~~ ~en n aio 1878; map-gior e 1'8 aprile 1!-ll-'8; e tenente colon nello il l o gPnnni u 1Rù6 Do. tato di ingegno acuto e ver .,:attle e di gra.ude attività, l:!gli cominciò ben presto a figur·a r·e tr a i più dtstin l i membri del cot·po sanita rio, talchè quaudo, nel 18R2. fu instituila in Firenze la scuola d'appli cazione di sauità, e:;rli ru tra i chi11mati il far parte di quel corpo in::;egnante, e vi teu ue per· be11 otto anni l'insegnamento dell' igiene militare. N el campo di ' )Uesla im portantissima disciplino egli si rese benemer·ito no11 solo coll'ammaeslrarvi le giovant gener·aztoni di medici militari, ma anche con lodate pubblici,Zioni. L'oper a sua di maggior polso fu il TralLato di brornatologra militHr e, da lui intitol ato il Vitto clel soldato. A questa materia speciale dedicò egl i par·ticolal'i studii e fati che; e il Ministero della g u ~r ra, mer·itameute appt·ezzan-
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NECROLOOlE
dolo, lo incaricò più volle di stu !ii e di e8perienze sulla pre· parazionc e sulla conser va2ione dei viveri di conserva. Ma non è a dir e che l a sua attivi tà sci entifica si limitasse a un solo campo dello scibile medico. Funno fede del contrario te vari e memor•e a s ta ~np a da lui lascialeci, delle quali diamo pi ù sollo un elenco che for~e 11 0n è completo. Una certa innata dispvsizione alla m atematica ed alle arti m eccaniche lo condus:s:e a trattare con maestri a e sicut·ezza at·gomenti di s tatistica e di de111ogr afia, ed anch e a dotare l'armamentario m edico 111 nuovi strumenti di indagin e. E bbe caratl et·e fran co e risoluto, e nello stesso tempo ape•·to ad ogni mi te e gentil e sentimento. La m ot·te lo colse il 12 ottobr e 1898. Ele nco de ll o pubblicnzioni scien tifiche del Dott. Maestr c lli:
Stot•ùt cl im'ca di un r:tUo di erh itwcocco dei polmoni . • Gioro. di med. mil. " 1871. A.ppl1caz1one dell'apparecchio Silvestri- Esmarclt in amputaziotle della cosct'a per IHtiOVIle siel'osa suppumta del ginoccAio " Giornale med. mi!. • 1816. Consùlerazfoni sulle cause dellt p erdite p er malattie dell' esercito ilaliauo. ·• Gior. med. mi !. » 187i. L a nuova disposi zione Ministeriale .<ul/a misurazio11e del torace in rapporto alla statura nella visita degli inscritti di leva e i SUIJi tJfelti. << Gior. med. mi!. " 1881. Sulla 1no1·talzlà e la morbosità dell'ese,·cilo ttaliano (Anna li di Statist ica). . L'esponente più cor1·etto della capacità vitale (Utl nuovo spirometro). " Ar chh io pPr l' Antropologia e l'etn, IOI!in '' 1883. Le proprietà t ermo-igroscopiche delle stojJ'e vestimentarie militari italian e " Gior . m~d . del R. es. e della R. mar. " 188\l. Il v itto del soldato. :Jifanuale di bromatologia praUca per 1~so dell'esercito. Firenze 1886, 2" edizione riveduta e ampliata nel 1890. I l suicidio nell'esercito "Gior. med. del R. es. e della R. mar. n 1888. Il vaiuolo c le vaccinaziotzi tzell'eset·cito. c G i or. m ed. del R. es. e della R. mar. " 1S!JI. Note sulla stag1one ba/tzeo -termale militare di Casciana del 1891. <• (iior. med. del R. es. e drlla R. m::tr. • 1892. Ut~ tWOVo uromett·o. c Gior. med. del R. es. e della R. mar. » 1893. Un ca.su di cislice?·co del vitreo. « Gior. med. del R. es. » 1896. Il 01ret.t.ore in t erina.le
Dott. PANFILO PANARA, colonnello medico. I l Red.a. t.t.o r e
o.r RtDOLFO LIVI , capitano medico. GIOVANN I
ScoLA ni,
Gerente .
RIVISTA 01 OCt;LJST!CA.
Eteroplastia oculare . . . . . . . . . . . . . . . Pag. t091 Conferenza riassuntiva del .:orso <Il clinica oculistic.a della R. Università di G~no va . . . . . . . . . . . . . . . . • ttl9i
Yalude . -
Stcondl. -
IIIYISTA 01 TECNICA E !:iERVIZIO MEDICO MILITARE. Mangianti. - L'esperimento dell' amllulant:~ nuviale • Alfredo Litta •
da Milano a Venezia • . . . • • . . . . . . . . . • . Pau. HOO
Rl VISTA O'IGIE:\E. Gemund. Raddl. -
Disinfezione colla formalina. . • . . La sterìlizza1.ione ctelle ac~ue mediante l'ozono.
• Pag. HIG
• tH6
CONGI\ESSI.
XV Congresso oltalmologieo nazionale . . . . • . . . . . . . Pau. H t 7
1'\ECROLOGIE. Angelo Serbo lisca. . Domenico Maes trelli .
• Pag. H 18
• tH9
GIORNALE MEDICO DEL
REGIO
ESER.OITO
Di rezione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. LI Gior11ale ~fed·lco del 11.• Esercit.o si pubblica l'ultimo giorno dl ciascun mese io rascicoli di 7 logli di stampa. L':~bbooamento é sempre annuo e decorre dal {0 gennaio. Il pr~zzo dell 'abbonamento e dei lascicoli sepa rati ~ il seguente.
Regno d 'l tali~ e Colonia Eritrea . . Paesi deli'Uniono posta le !t.1ri1Ta A) Id. id. id. ( ili. B) A Itri paesi . . .
L. • •
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GIORNALE MEDICO DE L
REGIO ESERCIT,O
Anno XLVI
N. 11. - 30 Novembre f898
ROMA TIPOGRAF IA ENRICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
20.01C.98
•
SOMMARIO OEI..I..E MAT ERIE CON TEN UTE NEL P R ESENTE FASCICOLO
Ai lettori e abbonati del Giorna!t medico del Regio esercUo • • • Pag U! l
Bonomt. - Sulla pllorect omia e su alcune modìflcazionl alla tecnic:.1 operativa . . . . . . . . . . . • . . . . . • . • . . Pag. li~ Apro1Jo. - Sulla inutilità delle .suture amovibili nella cura radicale rle lle ernie inguinali . . . . . . . . . . . . . • • U 4t Sforza. -Sulle distorsioni negli eserciti italiano e germanico • U 59 Mele. - Un caso di mala ttia di Thomsen . . . . . . . . • U 73
RIVISTA MEDICA. Meyer. - Nuovo segno clinico osservato nella scarlattina. . Pag. H80 Alberi. - Sopra una vatieta di stornati te epidemica. • • • H8l Donler. - La polmonite con temperatura ecct~SSiva . . . • U 83 Brown. - Una forma di nevralgia sopravveniente nei olcUsti • tt84 8 011 et Lawy-Dorn . - Processo d'esplorazione del tubo digestivo mediante i raggi X . • . • • . • • U85 Finzl. - Sulla pseudoleucemia . . . . . . . . • . . . • H86 P ado a. - I. a pne umonite trauma l ica . . . . . . . . . • U 87 Motta-Coco. - Reperto isto-patnlogico della cute in un caso di tiro elle presentava il ~~ego o palmo-piantare . . . . . . . • H88 • {189 Callar l. - Contributo alla. patogcnesi della IIOr))ora emorragica Laudenhelmer. - Disturbi psichici e nervosi nei lavoranti in g())mma • ll90 Mya. - Sulla quantità del liquido cefalo-rachideo in rapporto all'età c ad alcuni stati mor bosi . . . . . . . . . . . . . . . Coley. - Il trattamento dei sareomi inoperabili colla tnxina :mista dello S. Eresypelc.e e' B. prodigiosus . . . . . . . . • • . • tf94 Mod loa e Folli. - Sulle autoinlezioni negli avvelenamenti per fasroro e per veleni ematici. Studio sperimentale . . . . • • • . . • lt96 Stewart. - Un sintomo p recoce della paralisi agìtante, la flessione spasmodica delle dita oel piede . . • . . . . . . • . • U97
RIVISTA CHIRURGICA. Tlllaux. - Valors semlologico negli scoli di ~angue dall'orecchio. • Pag. U98 Helntz. - Sulla morte tardiva prodotta dal clororormio . " uoo • l!Oi Giordano. - Sulla scelta del lembo per aggredire il cuore • t!Ot Frallet. - Dell e em bolie venose nei tranmatismi . • fj()4 Challlons. - La cllmmozione lablrintica . . . • . . .
(Per la ccmUnua.:ione cùll'i ndice vtdasi la pagina a• della cwcrlinal.
AI LETTORI E AllDO~ATI D!>I,
GiORNALE 11[EDJGO DEL REGIO Ef:JE11 01'TO
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Coll'attuazione del nuov-o ordinamento dell'Ispettorato eli sanità militare, t;ancito col R. R ecreto del 5 luglio 18$l8, Yi ene ad i.ncomhere a me l'onorifico jncari co eli dirigere il Gionwle tn(lcli,.o drl R. E.-;err-ifo. K cll'as~mnore quest'inca6 co approfitto dcll'oppor tuniUt per mamlare nn saluto ai colleghi tutt i ed a.i c nltorì delle discipline mcclico-militari; e rivolgo con piacere lo sguardo al pal:l::;ato eli q_ue::;ta uo::;t1-a pubblicazione, la. qnale iniziatR., fanno qua,si dicci lustri da ll'illustre Capo del corpo :=;a.nitario piemontese, il profes::lore H. i ber i, seguì sempre pro:-~pcra.mente la via che il suo benemerito fondatore le aveva t ra.cciata, di ::;crvire eìoò al clnplice scopo eli incoraggia.re lo studio e ::;timolarc l'emulazione fra i membri del co11)0 Ran.itario, iucitantloli <tlla produzione scientifica, e eli av\antaggiarne altresì la coltura, procurando tli tenerli é1.l corrente elci progressi scientifici sì nel cttmpo generalo dello scibile medi co, qua.n to in quello piì1 ri::;tl'etto, ma per noi estremamente import ante, delle applicazioni medico-mi litari. I pro gro::~=->i gc'ncrali della scienza, il miglior a to r eclutamento del nostro corpo, i ma.ggiori m ozzi di fitwlio e di. indagine nei no:->tri sta bilim enti di cura, le facili tazioni prOY \'Ìclamente con sentite a una. eletta parte cl ei 110:-;tri collc·ghi 71
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Al LETTO!H E ABBQN,\TI DEL GIORNAL~: MEDlCO
per perfozionar::~i nei migliori centri di insegnamento, danno invero sicuro affidamento che la produzione scientifica del corpo medico-militare andrà l'iem p re p it\ crescendo e perfezionandosi. Con questa occasione la Direzione del Giornale trova conveniente di raccomandare ancora una volta. ai signori colleghi che desiderano di ,-:ccler pubblicati i loro lavori, di attcner::;i ad argomenti i qnali o rig nardino direttamente l' esm·r.izio medico-militare in q ualsivoglia dei suoi rami e delle sne applicazioni, o che, pnre essendo di interesse generale, presentino per il medico-militare pratira utilit.à e diretta applicazione; e eli t ener poi sempre prcRente che i la-
vori meno volmnino:;;i, oltre ad es:-;er quelli che la com une dei lettori impromle a legger più YOlentieri, Rono anche quelli che hanno le maggiori probabilità di ('~sere pnbblicati. Tu tti poi ·rogliano ricordarsi che, data la. limitaz:iune dello spazio d isponibilc, la Dirrzione :-;i trova e si troYcrà ben cl i ~po~so costretta a omut.tore la. pnhhl ic::tzione di prcg<'voll Jic'mori e, S(·nza rho <1nesto clehba equivalere a nn giudizio meno che favoro ,·ole S\11 valore intrin:40CO dci laYOl'i; cmuo ncnnche è lb ritenNe in llloclo assoluto eho i l<Hori pubblicati siono tutti stati gintli<·ati pitt meritevoli 1li tutti gli altri non
pubblicati. Noi ci angmiamo fratt.anto che il nostro Ginrunle: sorretto dalLt ppog·gio unanime e volcnteruso eli tutta la famiglia mod ico-militare, faeeia onore anche iu a ''Ycnirc alle snc alte trad i~10nJ.
TL DIRETTORE (t n. GIYOiiRF., èo l. n1 1'1l. is pot t (l•·e.
MEMORIE
OR.:IG:INAL:t
SULLA PILORECTO~·H A E SU ALCUNE MOOIFICAZION I ALLA TECNICA OPERATIVA
Prr il rloll. l .oo·t•n :.o llonomo. capilano rnrtlko inrnrieato :di'il" ins<':runrn••nto rli lrnumalflln~ia rlì ;.:uel"l"a o •li clli rllrt;ia npcra Lin• alla $•·u HI:I ,J 'a flpli raziOnr rli sauita nulit;li"C
· La piloreotomia per la estirpazione d ei tumori malig ni dello stomaco, malgrado gli scoraggianti insncce;;si operatori e la morta.litit per recidive non lontane, non ha perduto il valore di una operazione radicale. La gastroenterostom ia ne restrinse le indicazioni, sos tituendola in molte affezioni piloriche con ben ~fizi immediati spesso rneravigl i osi; ciò che spiega il largo sviluppo che questa operazione ha preso nella chirurgia dello stomaco e fino nella cura di alcune dispE~psie ribelli . L a tendenza logica della chirurgia attuale di fronte ad un tumore maligno ò per respo r h~z i one; ma questa è spesso sacrificata al le esigenze dei singoli casi, nei qnali per difficoltà r eali od app<trenti il chirurgo, dopo a vere progettatn una resezione del piloro, passa. alla gastroen terosto mia. Che <]nesto fatto accada sovente, si r ileva dalle molte storie cliniche di chirurgia g~tst rica, nelle quali la g:=tstrodigiunostomia, che non era l'operazione progettata, figura, imposta, a ventre aperto, dalla riconosciuta inoperabilità del tumore pilorico o dalla necessità di far presto, o dal desiderio d'evitare un insuccesso operativo.
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S U J,J,A PILOR ECT O liiA
Gl'inter venti tardivi e la parsimonia nella r esezione pilorica, colrinten to di affron tare d irettamente i moncoui, hann o a vuto la. loro parte d i responsabilità. nei risultati negati vi della pìlorectomìa. S e un'ulcera trofiua clel pìloro può essere il pun to di partenza d'un carcinoma, v'è eer tamen te uno stad io della fa tal e malattia, nel quale p uò esser e con una estesa resezi one estirpato con magg iore probabilità d'una cura radicale , od almeno d' una lunga tregua del male, che non si può sperare dalla sem plice cura p<tll ìaLìva colla g astroenterostomia. :xia è poss ibile sorprendere il carcinoma del piloro n el suo period o iniziale ? Ce1'Lo è che molte voll.e qu esto stutlio sfugge a i nostri mezzi diagnostici, e t utto al pi ù si pos:;o11o avere i sinto mi dell'ulcer a trofi ca, o quelli premouitori della steuosi del pi loro. ~Ia con ciò uou Ùe\·esi escludere che vi possano essere in cert i casi ragioni per nu urgente intorven to. come per un'ulcera gastriua ribelle alle cure igieniche o per stenosi pìloriche o per gravi d ispepsie che diano a l chir urgo l'opportnuitit dì consLat~:~.re coll' esame d ir etto d ell'organo u n piccolo tumore del piloro, cirooscr ìtLo, mobile, uorue sogliano es;;ere i carcinomi anula ri ll!e>ll o migliori condizioni cioè dolla operabilil:.à. Se non tratLasi di vero carcinoma ha tutte le probabìli C<'l. dì diveutarlo , e sarà operazione logica q nella che tende a.d estirpare i germi d' uiH\ ma.lattia ine;;orabìle. La maggiore dìllicoltà a me sembra debua sorgere n.elrauimo del chirurgo, che setl uta stan te, non fauilmen te cambia parLito per passare d~t una operazione meno d illicolwsa, c meno g rave, qual'è la gastroen ter ostomia a.•l una molLo più gr<~.\'e non tunLo per le d iilicoltà tecuiuhe come è la pilorectom ia. r1ua.uto per la maggwre responStlbilità che si as:; umerublJe. Xou HOllO pochi og gicli i cliniui con vint i eh.; molt.e a.llezioni beuigue del pilorù possono d egenerare nel
E SU ALCUN E MOO I FJC,\ZIONI ALLtl TECNICA OPERATIVA
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cancro, e con questo criterio non restringono la pilorectomia alla cura dei soli carcinomi pilorici. Su questo punto della quistione bisogna essere molto }Jrndenti, e consìdemre proba.uili e~:~.r·ciu ow i :solo quelle neoplasie del piloro che con questa malattia hanno caratteri macroscopici di simiglianza. È al cer to più logieo estirpare un tumore pilorico circoscritto quando lo si ha sotto gli occhi e sulla cni natura malig na, in atto od in (ir!'l·i, si hanno sufficienti ragioni per sospettarla, anzichè in condizioni favorevoli per operare la pilorectomia, limitarsi alla sola cura palliativa. Disgraziatamente finora i benefizi della co:;idetta cura radi cale nei carcinomi pilorici si limitano ad una più o meno lunga tregua del male; i quali d i fronte alla. grande mortali tà che suole accompagnare le resezioni del piloro, hanno nn valore clinico assai discutibile. S i citano i. casi di Kocher e di Wolfler, nei quali la guarig ione senza recidiva superò il quinto anno; negli altri invece i si ntomi della ricomparsa del tumore apparvero prima, e furono assai pochi quegli oper ati che hanno pot uto superare il primo anno e raggiungere il secondo. Giova notare che sotto questo punto di vista i risultati migliori si ebbero nei casi di car cinomi allo stato iniziale, quando la resezione pilorica. fu estesa, e fu com bi· nata alla gastrodigiunostomia alla maniera d el Billroth, cioè colla chiusura a cul di sacco dei due moncoui gastrico e duodenale. È fuori dubbio che la gastroenterostomia avrà nella cura d f}lle affezioni benigne e maligne dello stomaco sempre più estese appl icaz ioni, e cbe rispettivamente i suoi risultati radicali o palliativi la r enderanno assai famigliare nella ch irurgia gastrica. l\Ia allorquando i mezzi diagnostici più progrediti od il caso, per interventi diretti ad altro fine in cavità addominale, ci
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SUI,LA l'l l.lJlii::CTOM IA
metteranno in grado di sorprendere i carcinomi pilorici nello stadio iniziale, la pilorectomia avrà la sua logica indicazione. Secondo Guinard r8 p. lOù dei carcinomi del piluro sono operabili con probabilità d i successo. ma non è improbabile che possano essere meno rari i cancri del piloro curabili colla pilorectomia., quando si riesca a diagnosticarli presto. Doyen sostiene che la cifra della mortalità per car· cinomi dello stomaco, ora molto alta, potrà discendere a proporzioni meno scoraggianti con l' intervento radi· cale prima che siasi manifestato un tumore inoperabile; e conchiuJe che 1\wvenire della chirurgia. dello stomaco stn nella cura delle a ffezioni non cancerose, che tutte senza eccezione possono degenerare in tumori maligni. Allo stato a ttuale degli studi sulla eziologia dei tumori a rapida evoluzione non siamo autorizzati a riten ere che tutte le affezioni benigne del piloro possano d egenerare in tumori cancerosi, ma è certo che qnesta teoria ha fatto molto cammino, e che i più autorevoli oppositori alla origine parassitaria d ei tumori maligni, ammettono r esistenza di neoplasmi p. es. dello stomaco prov0cati Jalrazione di agenti viventi su d·una ulcera trofica, nei quali si ripeterebbero quelle alterazioni anatomiche e cliniche che caratterizzano i carcinomi. Fu perciò da taluni clinici annoverata l'ulcera. trofiua d el piloro fra le indicazioni della pilorectomia. Di questo parere era qualche anno fa lo Czeruy, e non so se lo sia. tuttora dopo gli splendidi risultaLi che si sono ottenuti contro questa infermità. colla gastroenterostomia. La mortnlit~t operativa della pilorectomia per ulcera. pilorica è uerto meno alta (4~ p. 100 secondo Maydl) che per carcinoma (155 a. 70 p. 100), men tre quella della ga-;troeuterostomi1L è as;;,ti più bassa (20 p. 100) ; e più diventa comune quosLa. operazione e più aumenta il nu· mero dei succc;:;si operati Yi e rad iual i. Intendo parlare
E SU ALCU"E MODIF! CAZIO~l ALLA TEC!'\ICA OPERATIVA
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delle atfezioni benigne, fra le quali fino a prova contraria dobbiamo annoverare l' ulcera t rofica del piloro. Oggidi la pilorectomia nella cura dell'ulcera tronca ha perduto molti sostenitori. È vero che questa ma· lattia espone ad emorragie anche mortali ed alla peritonite da perforazione. ma è altresì accertato che il riposo d ello stomaco morcè l'ali m eu tazione re t tale, non ancora abbastanza in uso in alcune aifezioni gastriche, può contribuire alla guarigione spontanea ; e successi assai maggiori nell'ulcera trofica d el piloro vanta la gastroenterostomia mercè la deviazione degli alimenti e la cessazione dello stimolo funzi onale, che mettono quella parte dello stomaco in uno stato di re lati v o . . n poso. Si può con coscienza sicura. di far bene, in casi di tumori benigni del piloro, esporre il malato a tutti i gravi rischi d'una pilorectomia, per q11anto eseguita i.n condizioni favorevoli, per il solo sospetto che pnò scgnirne una degenera~ione maligna., quando dalla gastroenterostomia possiamo ottenere uguali vantaggi funzionali che con un'operazione radicale? Anzi qui giova notare che la gastroenterostomia in casi di tnmori inoperabili del piloro, ritenuti di natura maligna, ha favorito uua in voluzioue regressi va fino all' lì p parente scomparsa del tumore, come n el caso riportato dal Caporaso (1). Bisogna riconoscere elle non tutte le neoplasie ad evoluzione rapida sono caratterizzate dallo stesso grado di malignit(t; ed in alcuni casi, soprattutto qnando il carcinoma sorse sopra un 'ulcera tronca del piloro, la cessazione dello stimolo fnnzionale degli alim enti o delle condizioni che favoriscono i ristagni e le fcrmentazioui ga:;triche, può non solo arrest~~re il progresso del male, ma farlo retrocedere fino a.lla scomparsa della (IJ G1onwle med•co tl el R. l:i!trcil o n. 7, tHgS.
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neoplasia, e ad una guarigione clinica, ritenuta irrealizzabile. È probabile che in questi casi trattisi, secondo l'opinione del mio illustre maestro il prof. Durante, di neoplasie infiammatorie blastomicetiche ad evoluzione rapida, che finiscono coll'assumere caratteri di malignità analoghi ai carcinomi puri. Se questa distinzione ha un reale valore cl inico ed anatomo-patologico, avremo sempre più ragione di prescegl iere in questi cas i la gastrod igiunostomia. Questa operazione per l'indicazicne starebbe all'ulcera trofica ed a tutte le altre malattie benigne del p il oro, come la pilor ectomia esclusivamen te al carcinoma iniziale. L'estese resezioni dello stomaco non esercitano una pericolosa influenza sulla funzion e gastrica, e si è avuta la prova d!i.lla clinica e dag li esperimenti sugli animali che sono passibili di mutilazioni dello stomaco fino ad esportarne più della metà, senza che diventi impossibile la vita. R ecentemente è stato r iportato un caso di quasi totale esportazione dello stomaco, per esteso carcinoma non aderente, con successo operatorio; che non incoraggierit alcuno ad imitare il temerario ardimento assolutamen te illogico. P arecchi cani r ob usti, nei quali esperimentai un mio metodo di pilorectomia, sopravvissero e si mantennero in un regolare stato d i nutrizione,:dopo avere subita l'espor tazione di metà. ed anche di due Lerzi dello stomaco. II moucone del viscere subisce lentamen te un. progressivo aumento della capacità, e riprende senza apparenti differenze g li attributi funzionali dell'organo normale. La causa p iù frequente degl'insuccessi operatori è lo schok} dovuto al grave tra.umatismo e sopra.tutto a liA trazioni che si devono esercitare sull'organo, per mobi·
E SO ALCUNE MOD!FICAZIONI ALLA TEGNICA OPERATIVA
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lizzarlo verso la breccia lapa.ratomica. Gli stiramenti influiscono in maniera spesso disastrosa sull' inuerva· zione addominale e precisamente sul plesso solare; e si può osservarlo dal r allentamento o dall'arresto del polso dei vasi coronari ed epiploici. Aggravano g li eflètti dello schok lo stato di esaurimento del malato, la non breve durata della operazione, l'anestesia, le perdite anche lievi di sangue e le gastrorragia postoperatorie. Per quanto si siano perfezionati i mezzi di coprosta~i. non è facile preservare il peritoueo dalla caduta di liquidi gastroenterici o dal contatto colla mucosa dei due monconi. Questi inconvenienti hanno avuto la loro parte negli insuccessi della pilorectomia, e mi sembra che se da un lato devonsi restringer e le sue indicazioni, bisogna apportare ancora altri miglioramenti alla tecnica ope-
rativa. A tal fine i precetti che dobbiamo avere di mira sono i seguenti: evitare le trazioni sulla porzione pilorica dello stomaco, ch'è la meno mobilizzabile, specialmente nello stato patologico; accorciare la dnrata dell'operazione; evitare in modo sicuro la caduta dei liquidi gastroenterici nel peritoneo e le gastrorragia postoperatorie; assicurare colla scelta d'una buona sutura la. perfetta chiusura dei due mouconi. •
•• L a pilorectomia fu eseguita la prima volta nell'aprile del 1879 dal P ean e poco dopo dal Rydyger per carcinoma, ed entrambi gli operati perirono dopo qualche gwrno. Il primo successo appartiene al Billroth che stabilì le norme operative (1881) e l'operata alfetta da racoinoma pilorico, guarì, e nel 1885 era ancora vivente e
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SULLA PILORECTOMIA
sana. Dopo il loro maestro operarono la pilorectomia. con f~ lice risultato Wolfer e Czerny (1881); e nello stesso anno ancora un altro successo del Billroth, ed altri ne seguirono nella Scuola. di questo illustre chirurgo, al quale spetta il maggior merito. La sanzione ulinica di un'OJ)erazione di tanta importanza. non poteva. a vere un esecutore più geniale e più autorevole. I successi della Scuola. di Billroth invogliarono g li altri clinici a tentare la difficile operazione, e fino al 1895 furono eseguite poco più di 200 pilorectomie con una mortalità media del 60 p. 100, la massima parte per carcinoma, e poche volte, quasi il 10 p. 100 degli operati, per stenosi cicatriziali. Il numero relativamente scarso delle pilorectomie es e · guite in m&lzo a tanta attività operativa è una prova elofJuente delle difficoltà temùche e degli scarsi risultati curativi ottenuti. D evono aver molto contribuito a scemare g li entusiasmi per la pilorectomia, com'erano sor ti nella S cuola di Vieuna, i successi ulteriori della gastroenterostomia; ma a parte il meritato favore ch'è venuto acquistando questa operazione nella cura delle malattie dello stomaco, dobbiamo riconoscere che migliorando la tecnica della pilorectomia e con una razionale scelta dei casi clinici la cura radicale dei tumori maligni del piloro potrà avere anch'essa le sue speciali indicazioni.
... "' La pilorectomìa tipica, se-condo i primi precetti del Billroth, coll'atfrontamento cioè termino-terminale dei due monconi, nella cura dei carcinomi iniziali è una open~zioue illogica, se si deve limitare a pochi centime~ri, da 3 a 5 a l massimo, la resezione del piloro, nel 1')\lal caso si è costretti a rasentare il tumore.
E SU ALCUNE liOOlriCA'ZION"I ALI..A TEC!<ICA fl i' E!CATl\~A
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Eccedendo questi li miti, ed anche rimaneudo tra i 5 a 6 centimetri, per la retrazione dei monconi e per le loro patologiche aderenze riesce difficoltoso se non impossibile l 'alfrontam e n to. La resezione dev'essere estesa anche quando i noduli carcinomatosi siano circoscritti, e comprendere una parte delle inserzioni omentali, p(}r cui devesi r inunziare alla ritmione termino-terminale de' due moncOnl. Col m.~todo primitivo v'è l'Altro g rave inconveni ente della poca mobilitàdelduodeno, e la dillìuoltà dal punto di vista dell'autisepsi di operare in modo perfetto, dovendo inevitabilmente mettere a contatto del peritoueo le su perfici mucose. La modificazione consigliata dal Kocher, cioè chiusura d el moncone gastrico ed impianto del duc•deno sulla faccia posteriore dello stomaco a pochi centimetri più indiet ro d ella linea eli sutura, va incontro alle medesime difficoltà, e per giunta lo stit·ameuto delle suture dev'essere maggiore che nell' ope· razione tipica del Billroth, dovendosi spostare il moucone duodenale più a sinistra, oltre all'i neon veniente. non tr ascurabile, del la vicinanza di due sut.ure, causa non infrequente della necrosi. Aggiungo, per averla sperimentata, ch'è assai difficoltosa la coprostasi del duodeno, quando si deve fissare la sua. emicirconferenza. posLeriore su Ila pare Le gastrica. La pilorectoro ia combinaLa alla gastrodigiu uostom ia anteriore con chiusura a cnl di sacco dei due monconi fu ideata ed eseguita la prima volta dal Billroth nel 1885 e da l ui meritamoute prese il nome. Quùsta razioHale modifkazione segnò un vero progres:;o ne lla tecniua per la cura r adicale d ei carcinomi del piloro. L'illustre chirurgo vienne;;e e;;eguìva dapprima la gastroenterostomia, e dopo la re~>ezione estesa del piloro t'O'rminava con !a chiusura dei monconi.
SU I, LA PILOREGTOM!A
Il D oyen giustamente inver te i tempi della operazione del Billrotb, ter minando con la gastrodigiunosto mia. Dopo r1ueste modificazioni la pilorectomia. non cessa d i essere un'operazione g rave per la sua durata, per le trazioni su llo stomaco, che ha rapporti cospicui col plesso solare e colle vie riflesse cardio-p ulmonali e per i pericoli della seps i. Per ovviare a q uest ' ultimo peri colo furono ideati tanti mezzi di cl1 iusura. temporanea dei monconi, come il tubo elastico adoperato spesso dal professo r Durante, i klemmor a bra nche flessibili del Doyen e del Gnssembauer, quello del B illroth a branche rigide molto s imile ad un enterotomo del Dupuytren, ed i comuni ldemmer emostatici, ed infine quelli dell"Hahn e del Rydygier, fatt i da un tu bo d i gomma e da u.no stiletto di metallo o d i legno legati agli estremi in gtti.sa che risulta un occhiello elastico in mezzo al quale si str inge il moncone gastrico o l'intestinale. Sullo stesso princi pio è fatto CJUello del Burci. Il più semplice è l'enterost<tto del Da ntona formato da due bacchettina d i vetro rivestite con tu bi di gomma elastica. Fra tutti questi mezzi d i coprostasi operativa pos sono essere utili nella pilorectomia i klemmer del G ussenbauer e quel li del Doyeu, i tu bi elastici applicati circolar me nte attraverso il mesentere o l'amento come ttsa il Durante. 'rutti presentano il d ifetto o di contundere le parti intest inali o gastriche, o d i perdere la presa, eh" è pn i il maggior inconveniente. I o pensai di ricoprire la superficie interna delle branch e d' un enterostato meta.llico con tu bi d i gomma ben chiusi all'estremità, s iccità ne r isultano d ue cuscini elastici ad ar ia, fra i q ua li te pareti intestiuali o gastriche non possono essere contuse, n&sono da temersi disturbi nel la circ.:olazione sa n. gutgna dd moncone,
E SU ALCOI\E MOP!F !CAZIONI ,ILLA TI·:C:'\ ICA Ol'EitAT IVA
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In uno studio sperimentale fatto col collega dottor F. Rho della R. Marina, sull'enterot:oloplastiche (l) a ve· vamo sperimentato con buoni risu ltati nn metodo di coprostasi operati va molto semplice per operare all'asciutto le resezioni intestinali con eutero-anasto mosi laterale. Questo metodo consiste nel passare circolarmente intorno all' intestino 3 a -± millimetr i dal punto su cui deve cadere la sezione sul moncone da conservare, un robusto filo eli seta con ago ricurvo infilando a borsa da tabacco più volte la parete intestinale t ra la muscolare e la mucosa. s· incomincia dal punto opposto all' inserzione mesenterica, e si ritorna allo stesso punto, riunendo così i due capi del filo. Sfilando l' ago, i due capi del filo vengono fortemente annodati. Alla cl istanza d i l centimetro, 1>ul pezzo d'intestino che si de\'e asportare, applichiamo un'altra ansa di fi lo libero attraverso il mesentere od un klemmer, e si stringe. Col termocau · terio si tr onca l'intestino fra le due legature compie · tamente all'asciu tto, senza che una sola goccia dci liq nidi intestina]i cada nel peritoneo. Si fa altrettanto sull'a l-
tro limite della resozione, e si espor ta il tratto d'iutestino compreso fra le sezioni dopo avere legati i vasi a.tferenti e recise parallelamonte all'ilo le inser::>.ioni del mAsentere. S 'introtlettono i due estremi cscarizzati, e si chiudono con duplice piano 1li sutura siero-muscolare. Si termina con l'enteroanastomosi la.terale con di· sposizione alternata delle due estremità dell'intestino; la guale disposizione noi riteniamo p referihile. per l'eccellente risultato funzionale, a quella a doppia canna da fuci le dello Chaput, colla quale si costituisce nu fondo cieco fa,rorevole al ristagno delle feci. Questo metodo di coprostasi operati v·a corrispo.;;e ug ualm.e nte nelle pilorectomie, facendo la se%ione col (il Ruo c Bo~flMO. liulei'O·II•·o·culopl •ISltelle. -
rase. VIli. ~:>~H.
. hlllllli tli Flh'ÙÌfÌIIIl lltWt!lt•,
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SULLA PILOR!!CTOMIA
~ermo - cau terio fra clue legature ci reo lari tanto Stll duo-
deno quanto sullo stomaco, ad invagiuamlo a cnl di
sacco i monconi gastrico e duodenale sotto un duplice piano di sutura siero m us?olare. O:;servai però, che, quando la sezione su Ho stomaco cade\·a a distanza dal piloro, la g ran qnantità di parete gastri~.:a compresa nt~l l"unico nodo formava un'g rosso monco ne, il cui i uvaginameuto porta va una diminuzione della cavità residnale dell'organo. Devo subito soggiungere che il grosso maHuuellone invaginato, come osservammo più volte col Rho nelle resezioni intestina.li fatte con questo metodo, non tarda ad atrofizzarsi di guisa che l"in conveniente scompare cul tempo. Si può però in parte evitarlo, rraziOU<LlldO la legatura occlusiva dello stomaco in due o tre nodi incatenati. li nodo libero faciJmente sfugge abbandonando il moncone, sia sull'intestino o sullo stomaco, e da ciò ricono bbi la necessità di pnssarlo più voi Le t ra le pareti intestinali o gastriche, sia facendolo correre iuterrottamente nello strato muscolare o sotto la sierosa in tutta la ~.:ircon ferenza del· !"intestino, ciò che riesce fauile facendo rientrare l'ago per il medesimo foro d' uscita fino a quando lo si ricon· duce al punto c.li partenza, ove si riuniscono i due capi del f1lo. Di questo metodo di chiusura dei monconi per la pilorectomia pa rl a il D oyen al :W· Cougresso della So· cietà chiru rgica. tedesca tenuto a Berlino nello scorso aprile, come cosa nuo\·a, due ann i uopo la nostra pub· blicazione sugli annali rli meùiciuit navale . •
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Le mie ricerche stù miglior modo di chiusura dei mouconi gastrico e duodenale nella resezione del pilnro mi han no condotto a speri menta re alcune m orli licazioni alla piloreutomia. con le qual i si possa ovviare
E SU ALC:UN E !IODJP ICAZ!Oì'l ALLA Tfl:CNLCA OPERAT IV A
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a i principali perico li del(operazione del Bill roth, vale a. dire alle trazioni dello stomaco, alla caduta dei lif[uidi gastrici ed intesti n a l i nal perito neo, ed alle emorragie postoperatorie. Rimane fermo il precetto di estendere la resezione sul duodeno e sullo stomaco, non che sugli omenti f[uanto più sarà possibile. Il metodo da me studiato e largamente sperimentato è il seguente : JO tempo. - I ncido la linea alba dall'appendice xifoide all'ombelico, ed occorrendo recido in parte od intera· mente il muscolo rotto di destra sotto il margine costale, seuza. comprendervi il peritoneo, che si lascia di· varicare agevolmente. Riconosciuti i limiti del tumore ed i suoi rappor ti, e constatata la operabilità, si stabi· liscono i punti su cni devono cadere le d ne inci:; ioni; si legano quindi con d uplice nodo le ramificazioni dei vasi coronari e duodenali a ll"erenti alle due curvature, e si recidono fra i noùi le inserzioni omentali epatogastriche e gastro-opiploiche. Il distacco delle inserzioni omentali si estende da una part.e e dall'altra sul tessuLo sano, e, se esistono ade· ronza con la retro-cavità degli epiploon, è meglio stac· carla dopo d'avere troncato il duodeno. 2• tempo. - Su Ila parte sana dal duodeno, libera da li a infezioni omentali ed a conveniente distanza dal tumore, con un ago dritto o poco ricurvo passo circolarmente un r obusto filo di se ta. L' ago, nel modo innanzi de· scrit.to, penetrando sotto la sierosa percorre trasversalmente circa un terzo de lla periferia dell' intestino, ed esce per rientrare nello stes:;o punto e co:;ì per tutta la circonferenza fino a. riuscire per il punto da cui è partito, ove si riuniscono i due capi del fi lo. Si ottiene presso a poco lo stesso r isultato infilando le pareti intestinali circolar mente a borsa da tabacco. I due capi del filo si an· nodano fortemente pBr chiudere il moncoue duodenale.
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SULLA P l l.flRECTOlllA
Alla distanza di 2 cm. verso il tumore applico sul duodeno un enterostato od un klemmer robusto, e tronco in mezzo l'intestino colle forbici a 2 o 3 mm. dalla legatura circolare: sulla superficie di sezione dei monconi pa::;so il coltello del termocauterio. Ov'esistano aderenze del tumore colla retrocavità de· gli epiploon si lacerano colle dita, ed il moncone ga· strico libero, avvolto in una compressa calda, viene ripiegato all'esterno verso sinistra ed affidato ad un assistente. :r tempo. - Chiusura del moncone periferico- duodenale previo invaginameuto della superficie escarizzata e duplice piano di sutura siero-muscolare e sierosieroso con punti L embert, o meglio con sntura di A polito. Sulla breccia della regione pilorica stendo una larga compressa calda, su cui spiego il moncone gastrico. Alla distanza di 1 cm. e mezzo circa dal limite sinistro de l tumore applico l o 2 r obusti klemmer tras\·ersalmeute. Un assistente spiega le pareti dello stomaco lasciando fra. le pinze e le sue dita, colle qnali spinge in avanti la parete posteriore dell'organo, uno spazio di .? cm. A due centimetri verso sinistra dalla presa dei klemmer, fra qnesti e le dita dell'assistente, incido trasversalmente la parete anteriore d ello stomaco, interessando la siero:>a e la muscolare. Rovesciando il moncone pilorico fo altrettanto stùla parete posteriore. I mat•gini delle incisioni si ritirano, e la mucosa rimane scoperta pH r estensione di l cm. ed anche di pit1 . .J• te;,1po. - Sulla muco:3a scoperta applico una Slltura a cliet;·optM{O i,waleno-lo, nella qua,le rinnisco le due pareti, rasentando i lembi siero-muscolari della parte sana. Incomincio la sutura incatenata con un punto alla piccola curva sui. due foglietti mucosi: con un ago molto ourvo, preferil..>ihnente g nello di Hagedorn,
E SU ALCUNE MODIFICAZIONI ALI.A TECNICA OPERATIVA
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attraver so le due pareti mucose d'avanti in dietro e poi da dietro in avanti, facendolo passare inr:anzi al ca-po del filo, che si stira fortemente, seguito con questi punti incatenati fino alla grande curva, rasentando sempre i margini siero-muscolari di sinistra. Cosi la cavità gastrica è chiusa definitivamente prima che fosse aperta. Colle forbici, alla distanza dì 2 a 3 mm. dalla sutura incatenata, tronco il moncone pìlorico. Col termocauterio escarizzo i margini mncosi lungo la superficie di sezione, che rimane asciatta ed esangue. In questo momento dell'operazione è in modo sicuro evitato il pericolo della cadnta dei liquidi gastrici nel peritoneo (Vedi tavola annessa, Fig. !•) .
•
** Con questo metodo si può fare a meno degli entero· stati, risparmiando allo stomaco gli e/t'etti meccanici d ella compressione, non del tutto innocua. Infine riunisco i margini siero- muscolari del mon· {}OUEI gastrico con duplice piano di sutura alla Apolito. Passo quindi alla gastro- digiunostomia, per la quale seguo il metodo esposto in un precedente lavoro tl), fissando cioè a cortina la parte mediana dell'omentnm mains alla grande curvatura dello stomaco, e facendovi passare immezzo l'ansa del digiuno, convenientemente lunga, che, a curva bene spiegata e con lieve inclina· zione a destra, inserisco sulla parete anteriore dello sto· maco con duplice piano di sutura a filzetta. Incido su due linee parallele le pareti gastrica e digiunale fino alla mucosa che deve rimanere intatta. Col coltellino del termocauterio escarizzo la mucosa gastrica scoperta. La sezione delle due mucose soglio farla con anse di (l) BoNoYo. S1dla gash·oe~~te,·oslomia, Stu,lio critìco-spcrimcntale, ecc. Gior,f lale meafco a et regio ew·cito, i89i.
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SULLA PILORECTOiflA
filo di seta dopo d'avere riuniti i margini anteriori delle due incisioni con suture a filzetta e prima di annodare l'ultimo punto. Recentemente in una operazione di gastroenterostomia per carcinoma del piloro, dopo avere cauterizzati la mucosa gastrica a scopo emostatico, ne feci la sezione, ripetendo lo stesso su quella del digiuno, con una forbicetta smusso un po' alla volta ment re riunivo i margini anteriori delle due incisioni, q uasi ogni due punti. Mi sembra che a questo modo si riesca ad evitare il passaggio del filo sui margini mucosi, che tendono a r ovesciarsi in fuori, e la caduta dei liquidi gastro-intestinali nel peritoneo (Vedi tavola annessa, Fig. 2•). •
•• La pilorectomia col metodo da me sperimentato offre i seguenti vantaggi: riesce più facile la mobilizzazione del piloro dal duodeno allo stomaco; si evitano dannose trazioni sul viscere, massime se esistono aderenze del tumore colla retrocavità degli epiploon. La chiusura del moncone duodenale col nodo sottosieroso è perfetta e non v' è pericolo che sfugga, come suole spel;SO accadere col nodo libero: la riunione delle due pareti mucose del moncone gastrico con una robusta sutura, preferibilmente al catgut, assicura l'emostasia ed elimina il g rave pericolo della caduta dei liquidi gastrici nel peritoneo : l'operazione dal punto di vista delrasepsi riesce perfetta. Incisa e cauterizzata la muc0sa gastrica. si compie agevolmente la riunione dei margini siero-muscolari con il duplice piano di sutura d"Apolito, senza che il fi lo possa iutettarsi, venendo a contatto della mucosa estro:tiessa.. Non v'è bisogno di speciali enterostati, che possono per la loro azione meouamca. esngerare gli elfetti riflessi del traumatismo gastr ico.
E SU ALCUNE MODII'ICAZI0:-11 ALlA TEC:-IICA OPERAT IVA
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• • • Ho sperimentato dieci volte sui cani :questo metodo di pilorectomia, esportando non meno di '/ 3 e fino alla metà dello st;omaco. D al lato oparati v o i risultati non potevano essere migliori per la :;peditezza e per la mancanza di qualsiasi incidente. Sull'uomo le condizioni anatomiche
non possono essere sostanzialmente dissimili, poiché la pilorectomia n on è a consigliarsi che n ei cagi in cui il carcinoma è circoscritto, e libero d'ader e-nze; dovendosi nel caso opposto limitarsi alla gastroenterostomia. Nei dieci esperimenti ebbi sette guar igioni e tre morti: in nessuno di questi riscontrai sia pure tracce di peritonite; ciò ch'è un r isultato importante in una operazione così aggressiva sopra organi a contenuto settico. Nei tre casi in cui l' esito fu sfavorevole, la morte avvennB per sh ock nelle prime 36 ore . .à.nche in questi i risultati anatomici erano perfetti ; e le linee d i sutura ricoper te di essudato plastico segnavano nna com· pl eta coali tà. Con le mie modificazioui la pilorectomia non cessa di essere un'operazione assai g rave, ma sono con quelle eliminati i due maggiori pericoli, ai quali si devono mo!t;i insuccessi, cioè la caduta dei li<} nidi gastro- in· testinali, potendosi eseguire invece l'operazione all'asciutto, g li elfetli iuibitori delle trazioni sullo stomaco, che si evitano colla formazione d' un lungo moncone del piloro, e le gastrorragia postoperatorie. È noto quanta influenza funesta abbiano sull'esito d'una grave operazione sullo stomaco le gastrorragia anche lievi durante e dopo l' opera,zione, per lo stato d'esaurimento deg li operati. Facendo seguire alla maniera rlel Doyen la gastro· dig iunostomia alla pilorectomia e non questa a quella
11 :1 0 SULLA PILOUEe'rO~IIA l! !.1\J H CUNE MOOIFICAZIONI, E CC.
secondo Billroth, si ha il vantaggio eli po~ere scegliere dopo la pilorectomia e la chiusura del moncone ga· strico il punto più adatto per stabilire la n eo-apertura pilorica. In quanto alla direzione che deve darsi all'incisione gastrica, v'è chi propone ùi regolarla a seconda dello sviluppo de1 tumore: così il Rydygier, dopo avere fatta ramputnzione trasversale all'asse dello stomaco,, esporta dalla piceola o dalla grande curvatura, o da entrambe, un pezzo trièwgolare delle due pareti gastriche, in guisa che s ul moncone risultano due o tre linee d"incisione, colle quali l'autore si propone la maggior economia nella rosez.ione gc1striea per operare la gastroduodenostomia con falhontamento diretto dei due mooconi, ed evitare il ristagno degli alimenti nel cul di sacco che risulte· rebbe eon la sezione trasversale od obhquadalla piccola alla g rande curvatura. L e incisioni alla Rydygier non haonÒ alcun valore pr:1tico nella pilorectomia ti pi0a, potendosi evitare il ristagno degli alimenti coll"impianto del duodleno più vicino rt.lla grande che alla piccola curva, e presentano invece, oltre alla necessità d'una resezione economica, rioeonvenieute della fonnazioue degli angoli nei lembi gastrici, non sempre innocui per la nutrizione e la solidità della sutura. Le inci..;ioni oblique dai! a piccola alla grande curva· tura e da sinistra a desLra finiscono coll'approssimarsi molto al tumore. L ·amputazione trasver:)ale dello stomaco è da preferirsi sia che si voglia far seguire la riunione ,dei due monconi direttamente alla ma.niera tipica del Billroth, o secondo Kocher, o che si operi la pilorectomia com· binata alla g<lstrodigiuno::;tomia.
Fig L
Pilorectomia.
a a ed a' a' Inv er zioni oment&li distaccate fra dtte serie di legature. b LegaturA a borsa da tabacco del monooM duodenale. c c Mnoos& ll'll&trioa sco per t& su &mbeilue l e JlBreti dello stomaco con inoision i siero-muscolari; o sutnra incatenati\. e' c' Linea di diatacoo del moncone gastrico.
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CLI NICA CH!Rt;RGICA DELLA R. UNIVER:"ITÀ DI PADOVA J)uun..rA IHL
PnoF. E. BASSINI
SULLA nUTILITA DELLE SUTURE AMOVIBILI NELLA. CURA RA.DIOALE Dl~LLE ERXIE INGUIXALI
Nuta tlcl dott. R . -'pro~<io , c~111lan n mP.dì("O, ~~sìst..r1 tc onorario
Nella clinica chirurgica g enerale di Padova, duraute l'anno scolastico 1897-98, io ebbi r opportunità d i se guire da vicino il decorso di ben 78 operazioni radicali di ernia inguinale, eseguite col metodo Bassini, 6 d i osservare i rÌ!?nlta.ti di tale cnra. anche sopra un grand issimo n umero di persone operate in auui precedenti; nè mai mi fu dato notare alcun inconveniente per parte dei punti perduti di seta, unico materiale da sutura e da legatura che da varii anni si adopera esclusivamente in clinica. Gli inconvenie nti che si verificano n ella cura radicale dell'ernia, qualora si abbi<~ snppurazione dei fili, offrono diversa gravità. Ora si tratta. di seni fistolos i dovutii a suppurazione circoscritta in torno ad uno o cl ue punti di sutura; altra volta, in \·ece, trattasi di estese suppurazioni, le guaii, distruggendo gli strati muscoloaponeurotici che costit uiscono la regione inguinale, e sostituendo ad essi uu unico tessuto cicatriziale (che, come si osserva nelle fori te dell'addome guarite per seconda, si lascia facilmente distendere e smagliare) compromettono addirittura l'esito del l"operazioue, re n · dr>nclo probabile la rPcid i,a.
\ l.t2
SULLA 1:->UTII.IT.\ DI!LLE SL:TUHE Ali()\' l BILl
Allo scopo d'ovviare a tali danni già da vario tempo alcuni chirurghi si servono del catgutanche per il piano profondo; ma i difetti di questo materiale superano di gran lunga i vantaggi, sicc:hè molti di quelli che )"n:;a\"ll.nO banno dOVtltO ora definitivamente a bbando· narlo. Se e::~so, infatt.i, è omogeneo coi tessuti animali , e quindi a.ssorbibile, mal si presta però alla sterilizzazione con quei mezzi fisici (va por acq Lleo e bollitura) che oggidì sono ritenuti i soli che gara.nr.iscauo la di· struzione dei germi patogeni e loro spore, poichè con tali mezzi esso perde molto della sua resistenza. Con pre· parazioni chim iche (anùhe se sono soluzioni alcooliche od eteree) è ben difficile siano raggiunte le spore ed i mic:rog ermi inglobati in un' atmosfera di grasso, spe· cialmente se -come spesso avviene - sono innicchiati nelle ghiandole di quei residui di mucosa intestinale, che riliro\·ansi ordinariament.e nell'asse centrale del filo. TI Brunner (l) che assoggettò a metod iche ricerche batteriologiche parecchie centinaia di boccette di catgnt, di diverse provenienze, e preparat.e nei modi più sva· riati (al fenolo, all'acido cromico, all'olio di gine· pro, ecc.) trovò che quasi tutte daYano delle colture. A C)Ueste osservazioni dobbiamo aggiungere un alt:.ro svantaggio del catgn!i masso testè in evidenza dal dottore 1ìrJaudi (2) e poscia confermato dal Poppar (3), e cioè che tale sostanza - anche se sterile - è capace di provocare nei te\!suti animali non solo una reazione uhe sta in rapporto a proprietà confeTitegli dai varii JU~zzi
chimiui a.dopntLi per la sua s~eri l izza.zioue e c.;ou·
( I l Tu.t.liA:'<~~. -
Leltrb~tcll. der·
flll!}rm. 1.'/tiruruil'. Leq•zig. 189!.
1::. Oru•• sot.- Con.wtP>'tJ;ioui mllr1 t·rf!ZtO>•t rhe SI pt·ococn nei les~ull coll>t 'r!a e cui wl(/111. t (;fl::cll 'l mrdir.a di Torinfl, 1895. nnm~ri U P 151. d
, :11 l'. Pm·P~.R. -
l 't•hrr litlenmg dm·c/1 !;(imf•·eic•rl Calqul. t Deul>cllr. .llt<LUI·
IIISC/i•• ll'uc/II' IIU/cl'i(/, 11-!•6. ;-1 , 4~ 1.
NELl.A CU llA RADICALE DELLE EHNIE lNGU! N'ALl
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servazione, ma ben anco una reazione, che è legata alla presenza. Iii proteine che si trovano nel catgut sin dalla sua. origine e che gli conferiscono un potere chemiota.ssico positivo, duraturo e sì intenso da provocare raccolte leucocitarie tali da simulare veri ascessi. N el suo impiego per La cura radicale dell'ernia presenta inoltre un altro non trascurabile difetto che è dovuto alla grande facilità di essere riassorbito, per cui la sutura cessa di funzionare già dopo 6-8 giorni. Questo tempo è troppo breve perchè la cicatrice recente dei diversi strati sia così solida da garantire in ogni caso (specie se trattasi di ammalati disturbati da vomiti, tossicolosi, irrequieti, eccessivamen te pingui) l 'esito della cura. Quanto si è detto per il natgut potrebbe ripetersi, con poche varianti, per i filamenti dei tendini della <loda dei kanguro e per i fili preparati con peritoneo parietale di bue o di cavallo proposti dal Coley (1). Non potendosi, pertanto, fare un sicuro assegna · mento sul catgut e suoi surrogati, varii chirurghi, im· pensieriti dal frequente ripetersi nella loro pratica di suppurazioni dei punti di seta perduti, proposero una serie di artifizi, che ora brevemente ricorderò, e che per la maggior parte si riducono a suture amovibili, tali cioè da lasciarsi in sito solo per il tempo strettamente necessario per una valida adesione degli strati suturati, rimovendole poi dallo esterno come si pratica per i punti superficiali. Comincierò· dal processo più noto, quello di Duplay e Cazin (2). Essi consigliano: (! l ,Jtedicnt lltcol·d, t 0 lu~lio 1893. \2) O. OUPI.A \' é M. CAZIN. - t' Sur· un rtoveau procedè de çu1·e rudi w le clés he1'11ie& Ì11Q1Linalts SU11$ /liS pe>·dus. (Se.main r medica le, l S96, N. 57, p;• g. 45~ 1; i" .llèthodt g~néralt de cura r·ndiwle dts !l ernies inyllirlalrs sans fils pc>·dt~s. (SP11tai11e mèdicale. t S\17, ~. 59, pa~. ~6:.1.
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SULLA I NUTI LIT .\ DELLE SUTURE Alii0Vl81LI
l 0 di di vid ere il sacco in due lacinie da annodarsi: pm Yolte, abbandonando poi il nodo nel canale inguinale perchè fungiL da tampone, e serva a « 1'enfm·cer la cicalr·ù:e pé1·itoneale »; 2° di praticare sulle arterie divise la torsione anzichè la legatura; sn di ricostituire la parete posteriore del canale con due o tre fili d'argento passati con ago del Reverdin dalla cute del labbro inferiore dell'incisione esterna, attraverso il cellulare sottocutaneo ed il legamento di Poupart, sin dietro il triplice strato, nel quale vengono ripiegati ad U e poi riportati al di fuori facendo loro percorrere - ma in senso inverso - gli stessi strati ; 4° di ricostituire la parete anter iore del canale, nello stesso tempo in cui si occlude il taglio cutaneo mediante 5·6 anse di filo d'argento passate attraverso questi strati da un labbro all 'altro della ferita. I fi li superficiali dovrebbero essere lasciati a posto per 7-8 giorni e quelli profondi per 12-15. Ionnesco (1) propose di non legare il sacco, ma resecarlo al di sopra d i una pinza che, lasciata a posto servirà a mantenere il moncone peritonea.le chiuso ed i visceri ridotti, e di applicare poscia. quattro anse di filo d'argento ciascuna delle quali partendo dalla cute del labbro inferiore della ferita giunge sin dietro la fascia trasversalis, ove è ripiegata per attraversare tutto il labbro superiore della faccia profonda alla cute. Uno o due di questi fili a livello del colletto sezionato del sacco interessn.no anche le due labbra peritoneali, applicando sìerosa con sierosa. e chiudendo. così il peri toneo.
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(l) V. il re>oronto del !" co n>:resso irJternaz innale d i sclerrze nredìclrc rH l t'9i, u. U, trag. 33~.
~l osca rrclla S emar11e uH·d~eale,
NELLA CURA RAIIICALE DELLE ER)IJE INGUIN.\Ll
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Con questo processo t.ut.ti i fili pas:;auo fJ.l disopra del cordone, che di viene sottoperitoneale, ed una. volta che i fili sono serrati, resta definitivamente soppresso il canale inguinale normale. Villar (l) segue un processo che ha c.ol precedente molta analogia: sutura però separatamente con fili metallici temporanei il tripli ce strato muscolo-aponeurotico al bordo posteriore del legamento di P oupart, e poi tra loro i lembi dell'aponeurosi del -grande obliquo. In Italia. il Dasara-Cao (2), fin dal 1895, pensò di sostituire, nella cura radicale dell'ernia, alle suture profonde e superficiale un'unica sutura con filo di seta, a cifra. 8 , verticale, intercisa, in modo da comprendere nei cerchi inferiori tutto il nuovo piano del cordone spermatico scansando qeust'ultimo lateralmen te, e da chiudere tra i cerchi superiori la ferì ta cutanea. La tecnica sarebbe questa: riuniti i margini del piano profondo e perforati dall'ago, si incrociano le due estremità del filo; con r estremità sinistra si passa a destra, ·e più prossimamente possibile a questo piano si attraversano verticalmente i tessuti sino all'epidermide; ugualmente si procede a sinistra; si ripete la stessa cosa per nn altro punto; indi si chiude, e su ciascuno si fa il solito nodo chirurgico. Non appena la doppia sintesi si presuma. avvenuta si tolgono i punti nello stesso modo. come si trattasse di punti solamente superficiali. Nello scorso anno i dottori Gigli e Baroni (3) pubbli· carono un nuovo metodo, nel quale per la sistemazione del sacco si servono di una modificazione apportata dal
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(H V. il re;oron lo clt•ll' Xl conj<resscl rranc•'>e eli chcrurgia urli~ Snuuine t 897. n. 49, pa~ :ttll. t9) O. 0ASAIIA-CA<>.- Co nHIICIIIi d in ici sugli e~ili 1lrl fili pr ofondi cmostnt il"i c s uturali. t l.fl Clinicfl chirurgrcn, t?;:ti. n. u . rag. r.Mt. t3) !,. Gu;u o G. flAnuN>. - Sulllre proroncl• ncnrll'cllih. Cura radio·ah' rlrllo• ernie inguioali. metocln flass i11i, sruzn llli pcnl ul i. ( /,11 Setlimatlfl mediC(I d~llo. Sperimentale, Hl97, 11 . U, pag. 4Y7). lt~t•licale,
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SULLA INUTILIT.\ VELLE SUTURE AMOVIBILI
loro maestro, U pro t. D el Greco, al pr ocesso di Dnplay e Oazìn, e per la ricostituzione e rafforzamento del canale inguinale si regolano nel seguente modo: con una gugliata di seta si da un punto che passa attraverso il triplice strato, il bordo posteriore del legamento di P oupar t, poi ripassa nuovamente al disotto e att raverso
il triplice strato, raponeurosi del grande obliquo e la. eu te del margine superior e delta. ferita cutanea ; colr altro capo del filo·, che ora è fuori del triplice strato, si attraversa il legamento di P oupart, le parti molli e la cute del margine inferiore. Così è formata l'ansa che stringerà i punti profon di dopochè si sarà. chiusa defi nitivamente la ferita. cutanea. Tre o quattro anse di fi lo sono sufficienti. Messo a posto il cordone si sutura l'aponeuros i con punti passati come quelli· dlell'Apolito Napolitano, fa· ceudo uscire g li estremi del fil di seta fuori della ente, perchè questo possa a tempo dabito essere rimosso. La sutura della pelle si fà - a piacimento o ìnterci:!a o continua. Anche sullo scorcio del passato anno il dott . Selmi (l ) propose il seguente metodo di sutura amovibile : pra· tìcasi co me insegna il Bassinì , il taglio degli integumenti, quello dell'aponeurosi del grande obliq uo e l'isolamento del sacco degli elementi del funicolo sper· matico. Il sat:co poi può essere trattato secondo il metodo di Dnplay e Oazin, ovvero attorcigliato nel collo ed allacciato, poichè d ice l'A.., la seta abbandonata nella cavità paritoneale non dà luogo agli accidenti secon· dn.rii d i cui i fil i parietali di vantano punto di partenza. Giunti al 3• momento del metodo Bassini si innicchia il cordone sper mat ico nella doccia formata da.ll'apocl) ~1. ::;~:L\11. - A propo; lto di un nu o,·o processo •1i r.ura radica le rl'efoia Ìllio!lllnalc• ;enza 1111 J•rr•l utl. \ l.(l et,.,;,., c••irur!liCII. IS!lì, n. 4 ~. pag. r.JG I.
NELLA CUllA llADll: ALE DELLE .EI!N l " INGU INALI
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neurosi del grande obliquo e ~al piccolo obliquo e vi si fissa con due punti, la cui ansa fà presa nella massa muscolare del piccolo obliquo ed i capi passati attraverso g li integumenti più superficiali si ann odano sulla
pelle. Ciò fatto con robusti fil i di seta montati su due aghi si passano dei punti profondi cominciando dallo esterno: un ago at tracersa il triplice strato, l'altro fa presa sulla porzione riflessa del legamento di Poupart ; incrociando i due aghi, si porta, l'inferiore attraverso all'aponeurosi del g rande obliquo, del cellulare e della cute a circa mezzo centimetro dalla superficie di sezione del _lembo su peri or e, ed il capo superiore (che diventa così inferiore) attraver50 al lembo inferiore dell' aponeurosi anzidetta, ed in tutta vicinanza del legamento di P oupar t, lo si fà uscire dalla cute. In un adulto occorrono 4-6 di tali punti. Si stringe poscia il primo nodo partendo dallo esterno. ed annodato che sia, si appli<!a al difuori di esso un punto su per· fi0iale, pure a cifra 8, comprendente cute, cellulare ed aponeurosi. Un altro, superficia le, si applica a metà dìstanza fra il primo punto a nnodato profondo ed il successivo da stringersi ant;ora e così via fino all'ultimo. Finito questo tempo dell'operazione si tolgono i due punti provvisori che servivano a fissare il cordone fuo1·i del campo operat,ivo, si abbassa il testicolo nella borsa e con alcuni pun ti supeTficiali si compiB la sutura esternamente. Il Faure (l ) non si ser ve di fili amoviblli, ma dopo aver diviso il sacco nel modo propo~to da JJuplay e Ca.zin, fa un solo nodo colle d ue strisce peritoneal i, e si serve dei due capi del nodo per riunire con sutura crociil.ta e median te un ago del H.eveTd in i margini d•!l ({) V. il rcs.ICOiliO tle((" Xl Cvll;!ft•SSO rr:tnc~s" •li doar url!ia llt' lla Semainc •w ·tlit·ale, 1891, n. 49, 1 •:1~. 3~7, () ,._ L a 111"t•s~e "";dic11le, {~9ll, n. 9.
114 1'$
SULLA INUTil,ITÀ DELI.E SUTURE AlKOVUJJLl
canale. Quando la sutura è finita, la ferma con un doppio nodo a livello d ell'orifìzi0 inferiore del canale, e fbsa q uesto nodo con un punto superficiale, provvisorio, di seta. Di tut~i gli accennati processi que1lo di Dasara-Cao non venne cimentato che sui cani, e quello del Salmi fino ad ora - per quanto mi consta - fu solamente provato sul cadavere. I processi che ebbero maggiore applicazione sono quelli di Ionnesco e di Duplay e Cazin: vengono poi 11uelli di Faure e di Villar, e, per ultimo, quello di Gigli e Baroni (uua ventina di casi). Di loro, però si può dire che da troppo poco tempo e sopra un numer o ancor t roppo ristretto di ammalati furono esperimentati, perchè se ne p ossa dare un sicuro giudizio, specie per quanto riguarda g li effetti remoti. Vediamo intanto quali obbiezioni furono g ià mosse contro questi processi, e quali altre si potrebbero sollevare. Nel processo di Duplay e Cazin fLt notato che il trattamento d ol sacco è di ben difficile applicazione, specie nei casi di ernie inveterate con sacco grosso, anzitutto per la dilficoltà. di stringere il nodo, e secondariamente per il fatto che il nodo risulterebbe in questi casi troppo volnminoo;o. D'altronrlA il S elmi, Q\'endovolnto esperire tale trattamento in un fanciu llo quindicenne con sacco er n iario lungo e sottile (cioè nelle m igliori condizioni), potè',facilmente fare un primo nodo, ma gli fu impossibile prati care il secondo, siccbè dovette, per togliersi d'impaccio, a!Ja,~ciare il collo del sacco e reciderlo. A q uest'obbiezione non posso fàre a meno di aggiungerne altre due, secondo me importan tissime, perchò desun t9 da quanto l'esperionza. su altri vecchi metodi di cura radicale delreruia ci ha. g .ià da tempo dimostrato. Il togli ere esattamen~e l'apertura erniaria (uno clei componenti dell'ernia) e momento della mn.s-
sima importanza, ed io dubito che questo col processo di Duplay e Cazin si possa sempre ragg iungere. Inoltre il tampone organico. costituito dal sacco annodato, ben presto si riassorbe, sicchè - come pitì volte è stato dimostrato nell' opera:~:ione di Ma.c-Ewen - esso non offre alcun o::;tacolo al riformarsi dell'ernia. Passo sopra ad altre obbiezioni sollevate da altri autori, come p. es., che il nodo del :>acco vada soggetto a uecrosi e possa destare un processo infettivoiutiammatorio, trattandosi di fatti che più facilmente si spiegano con una imperfetta m!'dieazione. Del procPsso di Ionneseo si pnò dit·e che segua un passo ret rogrado nella cura radicale delle ernie inguinali, perchè l'A., pnr di non lasciare in alcun modo punti perduti, non sì preoecupò della riuostituzione sul tipo fisiologico rlel canale inguinale, oggidì riconosciuto unico mezzo che dia garanzia di una guarigione veramente radicale. Si capisce inoltee facilmente come tale processo non si presti per n n a ri nu i o ne a strati. Il processo di Villar, che ha molti punti di contatto con c:tnello di Ioune!'\cO, ne ha pure la maggior parte dei difetti. Al processo di Gigli e B aroni si può rr no vere l'aucusa che il filo di seta per la sutura più profondEt fà dei giri troppo intricati perchè al momen to opportuno possa sco rrere bene ed essere tolto cou facili ta chilo esterno. Siccome, poi, nella sutun1. ad! ~ da loro proposta r esta induso il cordone sperm<Ltico, così si ritiene 0he i fili attraversanti il canale 1nguinale, dovendo essere ben tesi perchè le anse profonde non vengano meno al loro ufficio, abbiano :in gnalt:he modo a nuocere al cordone. E se, per rispettare il f1micolo si tenessero tali 1ili allentati, allora necessariamente a vverrebbe che, trovandosi negli strati profondi delle
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SUll.A INUTII.lTÀ DELLE SU'l'Oli.B AMOVIBILI
parti muscolari e quindi contrattili (piccolo obliquo e traverso) tutta la sutura in poco tempo si allenterebbe a scapito d ella n ecessaria salda unione. Si può inoltre addebitare alla. proposta dei dottori Cigli e Baroni quan to fu già messo a carico dell'Ihle (1), il quale sin dalrottobre del 18!}! praticava una sutura ad 8 in cifra per chiudere nelle laparotomie le pareti addominali. Voglio qui alludere alla difficoltà di mantenere asettico il materiale di sutura che deve attraversare la pelle prima di soffermarsi negli strati profondi, ed al pericolo d'infezione che si rinnova al momento di togliere definiti v amen te i p un ti per il passaggio, attraverso gli strati profondi, delrestremità tagliata dal filo di seta che per 8-10 giorni giacque a contatto della. p elle, quantunque protetto da una buona. m ed icatura. U processo del Faure ha molti degli inconvenienti stati segnalati parlando del trattamento del sacco secouùu Duplay ~ O~~.ziu. Inoltre, p~r cuufe~sione stessa dell'autore, è solo applicabile quando il sacco è abbastanza sviluppato e le ernie sono voluminose. Basta poi esperimentare sul cadavere gli indicati processi per convincersi che sono non semplici e di non facile esecuzione. Da ciò si può arguire che non saranno mai capaci di larga applicazione; come pure già si arguisce che ben difficilmente - a causa delle coud izioni anatomiche della parte - altri metodi di sut ura amovibile possano essere ideati; i quali o f:l'r ano n ella cura radicale dell'ernia inguinale minori inconvenienti dei precitati. D'a lt ronde, son o giuste tutte le preoccupazioni che si hanno per i fi li perduti? B proprio necessario d if· fidare della seta che, essendo fac ile a sterilizzarsit
NELLA CURA RADICALE DELLE ERNIE IldGUINALI
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resistente, suscettibile della più diverse ed esatte gradazioni di spessezza, maneggevole, facile a procurarsi e di poco costo, rappresenta il miglior~ materiale da sutura e da legatura che sino ad ora si conosca? Dopo quanto ho avuto campo di osservare nella cli· nica di Padova, sopra un numero non certo esiguo di operati, posso francamente rispondere che nulla si ha a temere dai punti perduti, quando si adopri seta sicuramente sterile e quando si osservino nei vari momenti dell'operazione quelle norme che ci garantiscono una sicura. asepsi. L'ipotesi da talnni sostenuta che la seta sia difficilmente tolletata dai tessuti, i quali per libera.rsene seguirebbero un processo speciale (una specie di mortificazione asettica seguita da eliminazioneBouilly) è stata ornai sfatata, avendo molti esperimentatori messo in sodo (e tra questi non va dimenticato il dott. Magrassi) (1) che le suppurazioni della seta sono esclusivamente dovute a germi piogeni vitali, e che trattasi quindi di una vera e propria sepsi localizzata e non di intolleranza per parte dei tessuti. Resta, pertanto, non mai smentita r osservazione del M0ri:;ani (2) che la seta asetliica, abbandonata nei t essuti lentamente si disgrega nelle sue :fibrille primi.ti ve per inclndersi in nn tessuto di nuova formazione, ove resta indifferente per lungo tempo e, cwè, fino a quando - seguendo la sorte di ogni altro prodotto d'origine animale - verrà del tutto riassorbita. Il modo di preparare la seta in uso presso la clinica di P adova è già stato da altri (3) diligentemente ({ ) A. ~IAGRASSI. - /,·,,scp.l i cltinu·(l•ca i11 mppo_rto colla >upptu·cuione tl.-1/a ~''''· (Gazzella meaica di Tu•·i11o, l !l9i, n. 31> r :J9l. (2) D. MORI SANI.- La llòltrin•l e la p>·ciiÌCtl d•' ii'l med ;ca'!t1'a di l.isler. CMI-
friiJIIZiOni 1pel'imentali. ( /1 ,1/lll·gagni, t RM, pa:;. 775). t:l) R. Sc u w 1R7•• - .411</otlo •·a1•ìd" e ~ìno·o ppr 31e•·ili;,;(!TI! la seta. (/li· t:i.<la vmeta ai 3cicnze medi e/le , l ti91, la•c. t •). •<l 1<:. I)'A:o;G~LA:< 'rONIO.- ,r,te di tecnica cfti1·ur gica. (Giur11:.le mcJ ic11 pe1· il /1. Hse>·cilu, l~U8, n. il, palf. !50).
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SULLA 1!\UTILlT.\ DELI.E S!lTURE AMClVIBlLl
des,;:ritto. Io ritengo, però, opportuno di qui ricordarlo ancora una volta, tntttandosi d i un metodo col quale si ottiene un filo sut.urale rivelatosi sicwro per una lu nga serie d i indagini batteriologiche e per una diutu rua esperienza clinica - che non toglie al fil o le primitive qualità d i resistenza e di pieghevolezza che è alla portata di tutti, non occorrendo a lcun speciale apparecchio, ma bastando al!"uopo un comune pentolino di ferro smaltato - che è economico perchè la glicerina del commercio che si è adoprata (coll'aggiunta di un po' d'acqua che le ridoni la normale densit~L d i 1,210-1,215) può servire a.lt.re due o tre volte - e che è, per soprammercato, il più sbrigativo di tutti, compiendosi ju meno d'un quarto d" ora, si0chè potrebbe essere messo in attuazione volta per volta, men tre il chirurgo attende alla disinfezione preoperatoria delle proprie mani. !':eco il processo: Tolta la gua.n tità d i seta che può occorrere, ed avvoltala a guiisa el i matassina fra le dita de lla mano sinistra, la sì lava per bene con acqua. calda. e sapone potassico, se ne compie lo sgrassamento· sciacquandola in una soluzione all"1- 2 p. 100 di car bonato di soda, poi la si sguazza in acqua distillata; per ult.1mo si spreme. Così preparata si arrotola in 2 o 3 strati su rocchetti a telaio, d i vetro o di porcellana, e qttesti rocchetti d ispongonsi in un pentolino d i ferro sm;tltato iu eu i si versa tanta glicer ina quanta ne occo rre perchè ì r occhetti siano t,otalmente affondati nel lìC}uido. Messo il pentoliuo su di una fiamma, si lascia ch e la gliuer ina bolla per 5-7 minuti, dura.nte il qual tempo si ha la certezza che la seta subì una temperatnra di 130"-140'. Una più protratta. bollitura giova notarlo - sarebbe a detrimento della resistueza del filo . T olto dal fuouo il pentolino, e lasciata raffreddare la glicerina, co u una. bacchetta d i vetro fog-
NELLA CURA RADICALE EELLE ERN J I!: INGUINALJ
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giata ad uncino e sterilizzata si estraggono i rocchetti. S e il filo deve essere adopera to subito lo si passa diretta.ménte n ella bacinella che deve contenerlo durante l'operazione; se, invece, deve essere conservato, allora bisogna allogare i rocchetti entro un vaso sterili%zato, cou tappo a sm.eriglio e protetto da una cuffia d i gomma, contenente soluzione fenicata al 5 p. 100. Ma non basta durante un 'operazione di disporre di seta asettica : occorra eziandio che essa tale arri vi n ei tessuti, se deve in questi mantenersi indill"erente. Su questo punto credo di dover insistl;jre, perchè io credo che molti chirurghi ascrivano ad una imperfetta di· sinfezione della se ta, preparata nel modo sopraindicato, suppurazioni che sono inve(;e dovute ad inquinamento portato per error e su di essa dopo la sterilizzazione. S iccome le sorgenti di inquinamento della seta, durante il suo impiego, !)ossono essere tanto le mani non com· pletamente sterili dell' operatore e degli assistenti, quanto i germi preesistenti nel campo operati,·o, ovvero gli strumenti d'uso per la sutura non perfettamente disinfettati, ovvero ancora gli oggetti da medicazione non asettici (e più specialmente quell i fra d i essi che servono a detergere la ferita o prosoiugarla dal sangue); così reputo far cosa g rata ai colleghi accennando alle nor me che si osservano nella clinica di Padova onde evitare tali cause d'inquinamento. E se fra queste non bo accennato ai germi che possono cadere dall'ambiente durante l'atto operativo, si e percha ornai pare non abbiano g rande importanza. Dalle ricerche, infatti, di molti autori - fra cui .il Biondi (l ) - sarebbe risultato che l'aria d'una sala di operazione, malgrad o r inevitabile andirivieni di stu'
ltl O. Boo:mo. - OuPrvazior•i di cli111ca cllir11r·gica. (Btdl. delle scitnze 111ed. di Bologna, srri e VII, vol. 111.
73
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SUl,LA JNUTJLlTÀ DELLE SUTURE AiiiOVIBILI
denti, infermieri, ecc. non si carica di patogeni. Col serbare, poi, un certo Hilenzio creùo si possa. far benissimo a meno della maschera di garza sterilizzata proposta di recen te dal .Mikulicz (l) per nascondere la bocca ed il naso dell'operatore e degli aiuti. Io, d'altrond e, nella scuola del prof. Bassini ho sempre visto eseguirsi tutte le operazioni nell'anfiteatro, ccYram populo, nè mai ho potuto notare per questo inconvenienti di sorta. Circa il modo di disinfettare le mani, dirò che si raggiunge un grado sufficiente di asepsi con una lavatura. protratta per mezz'ora con acqua calda, e previamente bollita, e sapone (spazzolino e cura-unghie), seguita da lavatura con una soluzione bollita, al 3 p. 100, di carbonato di soda, la quale serve pure a disgrassare la cute sostituendo bene. e con ragguardevole economia, l'etere, l'alcool, la benzina di Leed, la terebentina, ecc. da altri adoperati. Su mani in tal modo preparate la forte soluzione (al 3 p. 1000) di sublimato, a cui per ultimo si ricorre, deve evidentemente spiegare tutta. la sua virtù antisettica. In quanto alla sterilizzazione della regione da operare, ricorderò come essa sia altrettanto difficile ad otteuersi quanto quella delle mani: anzi, secondo alcuni, non si reaLizzorobbo che in un quinto dei casi, e negli altri si otterrebbe solo una diminuzione nel numero dei microrganismi ed una attenuazione della virulenza dei superstiti, in guisa che nessuna reazione generale o locale pos· sono deter minare. Anche qui la ditlicoltà va ricercata in quei germi che, innicchiati nelle ghiandole sebacee e sndoripare, o nei follicoli piliferi, o nelle vie linfatiche possono sottrarsi all'azione dei nostri mezzi mi0robicidi.
v.
(l) /Jeul.~clle n~o•,liciuisrhe ll'orhru~cll ri(l, 11!97 cd il rc.>oconto del XX \"Il ··otutre~so •Iel la Socinta tedesca dt rhlrur!!ia nella lmt~pendauce mètlicale, 1898• n. t7 .
NEI.LA CURA RADICAI,I': DELI.E ERNIE IN GUINALr
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Sonvi, però, alcuni chirurghi, i quali, mentre ricercano la più stretta asepsi delle loro mani, sono abbastanza corrivi per la disinfezione della zona d'operazione, ed a loro giusti fìcazione espongono che la pelle del campo operativo non viene in intimo contatto della ferita come succede per le dita dell'operatore. Il l\likulicz (l. cit.), ad es., che disinfetta le sue mani all'alcool-sublimato, seguendo il metodo di Furbringer, e poi immerge la punta delle dita. nella tintura di jodio, e - non ancora tranquillo - calza prima. di operare u n paio di g uanti di filo sterilizzati a. vapore, -per l'antisepsi cutanea del malato si limita ad un lavaggio per tre minuti circa con acqua e sapone. Nella clinica di Padova la preparazione del paziente, alla CJ.Uale si dà tutta l'importanza che merita, viene eseguita nel seguente modo: Nel g iorno precedente a quello dell'operazione si fanno praticare all'operando uno o due bagni generali di pulizia, e con molta cura. gli vengono rasi i peli facendo agire il rasoio su di una superficie che sorpassa notevolmente il campo d'operazione. Nel mattino dell'operazione l'infermo fa nn altro bagno semplice, e poi •mentre il cbirnrgo e l'aiuto procedono alla disinfezione delle loro man i) da. un infermiere esperto gli viene praticato, per la durata di mezz'ora, un energico lavag gio del campo operativo con acqua calda (già bollita) e :;apone, ma se n~a scopettino, che, oltre ad irritare fortemente la eu te, :;arebbe per il paziente un vero tormento. N on appena il malato è stato trasportato sul tavolo d'operazione, la stessa lavanda vien ripetuta dal chirurgo per altri dieci minut i, dopo ì quali si pas:;a alla lavatura e disgrassa.mento della. cute con soluzione bollita, e tutt'ora calda,, di carbonato di soda, e, per ultimo, alla di:;i11fezione con ablur.ioui di un soluto di snblimato al 3 p. 1000. C PSS!~ti i lavacri , si
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SULLA JNUTJLIT.\ DEI,LE SUTOitl!: AMOVlei LI
ricopre la regione con compresse di garza sterilizzate ed imbevute dell'oradetta soluzione di sublimato, le quali mantengono questo potente antisettico a contatto della pelle per qualche minuto, e, cioè, sin a quando - tutto essendo pronto per poter iniziare l'atto operativo- esse Yengono tolte e sosti tu i te con larghe compresse di garza, sterilizzate colla bollitura in una soluzione salicilica al 2-3 p. 1000, che isolano il campo operativo. Come ho accennato, si può avere una terza causa di inquinamento della seta coll'uso di strumenti non sterili. A questo riguardo posso dire che, fortunatamsnte, il metodo della bollitura, essendo l'unico veramente efficace. si è i n poco tempo diffuso nella pratica, sicchè omai son ben più pochi coloro che, ritenendo col professore Bottini (l ) « la bollitura una pratica inutile, malage\·ole. dispendiosa e rovinosa per gli strumenti », si accontentauo di tenere questi immer:;i per un tempo più o meno lungo in un bagno antisettico, dal quale non s i può ottenere che una disinfezione molto relativa. P er la sterili;r,zazione dei ferri chirurg ici, nella scuola padovn.nct, si adopera un gros;;o apparecchio, consimile a quello di Scrummelbusch, entro al quale nella soluzione di carbonato di soda a.ll'l p. 100 si fanno bollire non Sùlo gli strumen ti già disposti nella cassetta che dovTÙ contenerli durante r operazione, ma auche il coperchi o destinato a coprire la cassetta stes:;a. Si raggiunge co:;i. lo scopo di avere per tutta la durata dell'operazione gli strumenti sterilizzati racchiusi in un recipiente pure pc·rfettamente sterile. EcLora poche cose sugli oggetti cla medicatura: spugne e piumaccioli che devono venire a continuo contatto della ferì ta, e che si sono adclimostrati di difficile steri1l ) 1': Bo>TTINI. ra~-:
l i ).
L'asepsi e l'aufist.pli. (La Clinica chirttrgicu, tS9S, n. l ,
l'ELLA \:URA R;\UICALE DELJ.E ER);IE INOUI!\ALI
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lizzazione, furono già da tempo aboliti, e pit't non si adoperano che semplici compresse di garza sterilizzate con una doppia boliitura: la prima in acqua distillata, e la seconda (prolungata per oltre un'ora) entro ad una pentola contenente una soluzione salicilica al 3 p. 1000, dalla quale - esse11do ancora calde - vengono tolte solo al momento delroperazione e colle mani dell'operatore stesso. Per ricoprire la ferita già suturata si utilizzano com· presse di garza sterilizza te alla stnfa. Bergmann, al di· sopra e tutt'attorno delle quali si dispongono vari strati di cotone preparato all'acido salicilico, che vengono poi mantenuti a posto con più giri di benda amidata. Al cotone si attribuisce poca importanza perchè non va a diretto contatto della fe rita, che, come si è detto, è ricoperta da compresse di garza. Queste, però, occorre siano in quantilà sufJiciente se devono non solo assorbire il sangue che può trapelare dalla ferita, ma anche proteggere la tc:~rit.a stessa dalle inquinazioni che possono venire dallo esterno. È superfluo che io ricordi come il chirurgo, oltre a circondar:si di tutte le accennate cautele prima delroperazione, debba con continua vigilanza evitare clw le sue mani, gli strumenti, ecc., abbiano in un qualsiasi momento dell'operazione a venire a contatto con oggetti non sicuramente sterili. È inclubitato che, se ciò avve· nisse, qualsiasi precauzione presa antecedentemente riu· scirebb del tutto inutile. Per lo stesso motivo, tanto meno avremo a temere dalla seta, dagli oggetti di medicatura. e via dicendo, quanto minore sarà il numero sarei delle mani da cui verranno toccati. Da ciò l'nso in clinica di ridurre ad un solo il numero degli aiuti in qualsiasi atto operativo. Chiud ~rò ripetendo quanto dissi n-el cominciare, e, cioò, ahe nella c· linica di Padova, ove la seta è preparat a
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SU LLA I~' U1'11.11'A Dt::LLE SUTURE AllOVIBlf.l, EC.:C.
nel modo sopra descritto ed ove le regole d'asepsi che ho or ora accennate sono scrupolosamente, e da tutti, eseguite, io vidi operare radicalmente un discreto numero di ernie (oltre a buon numero di altre operazioni) senza che mai mi sia occorso di notare un caso di sup· purazione, anche semplicemente circoscritto attorno ad un punto di sutura o di legatura. Paragonando tali favorevoli risultati, ottenuti in modo costante ed uniforme daR prof. Bassini, con quelli. di altri operatori anche valenti, i quali, specie nella cura radicale del· l'ernia, hanno una percentuale piuttosto elevata. di sup· purazioni (cito, ad es.; il Kocher che avendola consta· tata nell' 8-9 p. l CO dei suoi operati, si è ind0tto ad usare in ogni caso il drenaggio), se ne può logicamente dedurre che il metodo d'asepsi in vigore nella scuola di Padova è sicu?'O, e che, come tale, dovrebbe costituire un metodo tipo. Ed ho la ferma convinzione che chi vorrà strettamente attenervisi non avrà mai oceasione di dover menomare la sua fiducia nella seta, e non sen tirà mai il bisogno, intraprendendo una CU!ra. radicale di ernia dell'inguine, di dovere scostarsi dal geniale metodo del Bassini, omai universalmente riconosciuto il più completo e sicuro, per ricorrere a modificazioni od espedienti che, come vedemmo, sono complicati, talora dannosi ed inutili sempre. Giugno 1808.
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SULLE DISTORSIONI NEGLI ESERCITI rrALIANO E GERl\fANICO
AfJp uoti Ilei ll vtt. V laudìo s rorzll tenente colonnello m~dico rfir, tto re dc ll"o;pe la le mi lil3re pri ncipale ùi Pado1·a.
Negli eserciti sono, fra i _traumatism i, relativamente frequenti le distorsioni, specialmente dei piedi, e sebbene tali lesioni non sìeno direttamente molto gravi, pure acquistano importan za. per le fa cili recidive, per le successioni morbose e per i relativi provvedimenti medico-legali. Nelle distorsioni, per gli effetti complessi di moti violenti, le su perfì.cie articolari non perdono completamente i loro rapporti e gli esiti dipendono in gran parte dalla sede dell'articolazione colpita, dalla natura della lesione e·dalla intensità della. reazione. In generale, quando non sopravviene infe?.ione, le distorsioni dà.nno luogo a versamenti siero-cellulari o fì.brinosi o sanguigni nell'articolazione ed a discreto infì.Itramento della membrana sinoviale e dei legamenti capsulari. Gli stessi fatti possono avvenire anche quando, per un movimento qualunq ue, siano presi iu mezzo ai capi ossei e contusi i villi articolari o i corpi articolari liheri e nello stesso tempo fortemente stirati i legamenti articolari (1). (t J ZmGI.IlR. mannl.
Trattato di anollomi" patotogiça, t raolo tto cla l rro r. Ar-
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SULl..E DISTORSIONI
L e infiammazioni consecutive o si diileguano rapidamente o dànno luogo, per recidive, ad artriti croniche, che possono essere di specie variatissime, ma, per frequenza, fra esse predominano la siuovite sierosa. cronica e l'artrite deformante. Le lacerazioni maggiori o minori de i legamenti ar-
ticolari} le lesioni della capsula articolare, del tessuto connetti vo periarticolare, dei tendini, dei muscoli, dei vasi e dei nervi, come pure il distacco di pezzetti di osso e le complicazioni con fratture e fenditure rendono le distorsioni più o meno gravi. Anche la costituzione e la r obustezza dell'individuo hanno la loro importanza nell"esito e sopratutto pernicioso riesce tal.ora l'uso completo dell'arto, prima che la guarigione sia definitiva. I sintomi più comuni delle distorsioni sono limitati ~ per lo più, a dolore, a tumefazione articolare, ad ecchimosi, ad anormalità dei movimenti e ad edemi. Nella prima parte di questo lavoro r enderò conto delle distorsioni curate nell'ospedale militare principale di Padova. dal 1882 al 189·7 inclusivi t'l nella seconda parte porrò in riscontro le distorsioni osservatenegli eserciti italiano e germanico.
I. Furono 379 le distorsioni curate nel periodo sopra indicato con un minimo di 8 nel 1883, un massimo di 48 nel 1893 e con una media annua di circa 24 (l). .F:ntruti per mesi. - Il minimo si ebbe in novembre,. il massimo iu marzo. La cur va relativa, dal massimod i marzo (43 ), discende sino a giugno (31), risale in. ( t) l da ti rt>lati vi sono sl;ttl raccolti cl .d so tlotcnentc medico dott. Tonz1g nei r•srrt tivl n•~;iolri nosologici (!ell 'o'l'~'lalc nulitare rli Padova.
1\F.CJLI ESERCITI ITALIA li O E OERMA~ICO
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luglio (40), discende in ago:oto (31) e risale in settembre (38) per discendere al minimo in. novembre (:20) d'onde ascende per poco in dicembre 124), risale in gennaio (32) per discendere da ultimo in febbraio (27). Questa curva non ha un gran valore, perchè, per mancanza di dati, non è stato possibile di porre in riscontro le cifre e ~fettive con la forza. media mensile del presidio di Padova. Sede. - R ela.tivamenta. alla sede delle distorsioni si ottiene la serie proporzionale seguente: piede 74,96 p. 100; mano 17,67 p. 100; ginocchio 4, 75 p. 100; gomito O, 78 p. 100; spalla 0,26 p. 100; colonna Yerte· brale 0,26 p. 100; non determinata 1,32 p. 100. Com'era. già noto, le distorsioni più frequenti nei militari sono quelle del piede e della. mano e più par · ticolarmente delle articolazioni tibio- tarsee e radiocarpee. Su 130 distorsioni del piede in cui fu esatta· mente indicata la sede 72 erano tibio-tarsee; 28 tibioa astra.galee; 15 medio-tarsee e 15 ta.rso-metatarsee. Su 45 distorsioni della mano, 42 erano radio-carpee e 3 metacarpee. Sulla frequenza dei due lati si banno i risul ta ti seguenti: piede 147 a destra, 131 a sinistra; mano 35 a destra, 32 a sinistra; ginocchio 9 a destra, 9 a sinistra; gomito l a. destra, 2 a sinistra, spalla l a sinistra. Per la mano e pel piede la frequenza maggiore sarebbe a destra. però pel pieùe è da notare che in 65 casi la.sede non fu determinata. La distorsione della colonna. vertebrale ebbe sede alla 4• vertebra cervicale e terminò, dopo tre giorni, con la. morte, preceduta da paralisi com p leta di senso e di moto del tronco e dogli arti, cQn paralisi della vescica e del retto; respirazione addominale ed abolizione di tutti i riflessi ed erezione del pene. Le facoltà mentali ed i sensi specifici rimasero integri.
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SULLE DISTORSIONI
Cause. - I n 320 casi furono indioate le cause, che produssero le distorsioni; esse sono riassunte nello specchio seguente: CAUSE CHE PBODUSSEllO LE DlSTOUSIONI.
l. Caduta da cavallo col piede nella staft'a e con la gamba rimasta sotto il corpo del cavallo caduto di quarto . 2. Passo falso o sforzo fatto nelle esercitazioni militari o per causa comune . 3. Caduta semplice durante il cammino o per al tre cause . 4. Caduta da cavallo . 5. Caduta durante esercizi ginnastici o militari 6. Sforzo fatto durante marcia. faticosa 7. Salto di ostacoli. 8. Passo falso salendo o discendendo scale 9. Sforzo fatto discendendo da chine, da mun o da cavalli . l O. Caduta discendendo scale 11. Violenze di animali
12. Sforzo fatto sollevando 'O trasportando pesi . 13. Corsa durante istruzioni militari o per mseguimento di delinquenti . 14 Caduta da un carro o da una vettura 15. Caduta da bicicletta . 16. Urto di corpi pesanti . 17. Sforzo fatto nel passaggio da un battello ad una barca . 18. Sforzo fatto giuocando a pallone. 19. Urto contro un carro . 20. Caduta da un albero .
41
38 38
34 25
25 22 18 17 17
10 9 9 6 4 3 l l l l
320 21. Cause non determinate
59 Totale 379
lsEGLI ESERCITI l1'ALIANO E GE!lMAl\ICO
116:j
Fra i 379 curati in 290 = 76,52 /., si ottennero guarigioni complete; 14 3,69 • • furono rifor mati; l= O, 26% tell'minò cou la morte; 14 = 3, 69 •t. furono inviati a cure termali; l = O, 26 °/ fu inviato al deposito di convalescenza e 59 15, 58 "/' ebbero una licenza di convalescenza più o meno lunga, cioè
Esiti. -
=
==
0
8 di l mese, 48 di 2-3 mesi: l Ji 7 mesi e 2 di l anno.
1liletocti di cura. - Q.uali metodi di cura furono usati di preferenza i bagnolii saturnini, il ghiaccio per fi·e· nare il dolore, il massaggio e vari mezzi d'immobilizzazione degli arti. Giorni di C'ttra. - Per le principali articolazioni si hanno i risultati segdenti : piede minimo 2; massimo 103; media 18.79. Mano: minimo 2; massimo 98; media 24, 82. Ginocchio: mini m o 6; massimo 50; media 26, 07. Go· mito: minimo 22; massimo 33; media 25 66.
l J. Distorsioni n egli eserciti italiano e g e rmanico
a) Eserdlo italia1UJ. - Negli stabilimenti sanitari militari dell'esercito italiano, dal 1876 al 1896, entra· rono in cifre effetti ve 18.309 militari per distorsioni 4 28•/. della forza media. In questo periodo di tempo si notò un aumento progressi v o negli entrati, che da 524 (anno 1876) ascesero a 1294 (anno 1803) con una media annua di 872 ( l). Mo1•bosità.- Su mille entrati negli stabilimenti sanitari militari la proporzione media nel ventunennio fn di 11,14; la minima di 6,61 si osservò nel 1876; la massima di 17,07 negli anni 1803-94:.
==
({) Non C POHihiltJ di COOO'\r !'rC il lltJIOerl) tll'i rÌW \'Cr:.li lll'l;li ostledali civili c nelle inrer,mc ric• di corro.
per d i:;lo rsi(llll
1L6l
SULLE DISTOKS IONI
N el ventunennio non si ebbero per distorsioni che 5 morti, cioè l rispettivamente per anno negli anni 1883-1885-1887·1893-1895. Fr·equen::a pe1· divisioni. - Nel d~cennio 1887- 96 su mille militari di forza media si ebbe una media generale di distorsioni di 5, 26 con la serie progressiva seguente : 2,91 l. Livorno. 2. Ravenna 2 30 ' 3. Novara . 3,02 4. Salerno . 3,80 5. Sardegna 4,20 6. Chieti. 4,30 7. Messina . 4,30 8. Palermo. 440 ' 9. Firenze 4,60 10. Genova 4,60 11. Napoli 5,16 12. Ancona 5,20 13. Roma. 5 26 ' Media generale 5,26 • 5,30 14. Catanzaro . 15. Alessandria . 5,60 16. Cuneo 5,60 17. Brescia 5,70 18. Padova 5,87 19. Bari 6,14 20. Piacenza . 6,20 21. Verona 6 37 ' 2->. Torino 6,78 23. Perugia 7,04 7.26 24. Milano (l) .lfol·tafiltÌ.
...
l t ) Rcln ioni m~dit·o-~talisl icite s ul le co rulizio ni sanita rie de l R. esercito Italia un ne.tli an ni 1 ~7tH R96.
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Nl':GLI ESE I<CITI ITALIA NO E GEIO! Al'\lCO
b) F:sercito ge,·,nrLnico. - Ctwati per di.<:trwsione (1). Dal 1 aprile 1884 al l ottobre 1896 furono curati per distorsione negli ospedali milit ari e nelle infermerie · dei corpi dell'esercito germani co 209.675 mi litari d i truppa Le proporzioni degl i entrati, su mille d i forza media, oscillarono fra 35,2 (anno 1888-89) e 39.5 (anno 1893-U4) con una media anuna approssimativa d i 37,5. U.~r·ili. - Il numero dei guariti fu di Hi9.816 95, 298 "/. d ei curati; quello poi degli usciti in aìtm maniera (licenze, r iforme, ecc.) fu di 3834 1,823 p. "/. d ei curati. J.Im·ti. - In questo periodo eli tempo per distorsioni si ebbe un solo morto. Gi01·nate di rw ·a. - Il totale dei giorni di cura fu di 2.336.491, che diviso per il numero d i tutti i curati . 209.675, d,\, una media di 11,14 giorni per ind~vid no . Ent1·rtti pe1· mesi. - N el seguente specchietto sono indicate le proporzioni degli entrati per mesi.
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SULLE DISTORSIONI
In generale gli entrati raggiungono il loro massimo nei primi mesi dell'anno (6 volte in gennaio; l in febbraio; l in aprile ed l in luglio); diminuiscono alquanto nella primavera, aumentano un poco in pr incipio d'estate per toccare il minimo alla fine di estate ed al principio d'autunno (8 volte in settembre ed l volta in settembre-ottobre) aumentano alquanto in novembre ed in generale diminuil:!cono in dicembre. Si può inoltre ritenere che gli entrati raggiungano il loro massimo in inverno e vadano gradatamente diminuendo in primavera, estate ed autunno. Queste oscillazioni dimostrano chiaramente come anche le lesioni . traumatiche seguano la legge di di· pendenza dalle condizioni atmosferiche e climatiche delle varie stagioni dell"anno Tale legge è però modificata alquanto dalla vi ta speciale dei militari. Dì fatto, gli aumenti che si osservano in estate sono probabilmente dovuti alle faticose esercitazioni militari in aperta campagna. Influenza non meno importan t.e manifesta il congedamento delle classi anziane e l'arri vo delle reclute, che ha luogo in autunno. Gli aumenti costanti del novembre :;ono in gran part;e dovuti alle esercitazioni dei coscritti. Osse;'va::ioni. - Sede prediletta delle distorsioni, anche in Germania, fu l'articolazione del piede, dovuta principalmente ad esercizi ginnastici. Talora fu osservato che in seguito a. lesione meccar uica di poca importanza che avevd. colpito un'articelazione, si manifestò in fiammazione cronic<t articolar~, ovvero che militari curati oon buon esito par distor · sione leggera,dopo nn certo tempo entrarono di nuovo ull'ospeda.Ie con i:spossimento delle capsule articolari o .::on lesione di singoli legamenti arbicolari. Qualche volta si osservò pure carie dell"estremità. articolare della tibia. in seguito a distorsione del piede e quale esito si ebbPro spo·i'so doluri rPnmati<:i ac..:uti e cronici.
NEOLl ESRRCl'rt !TALtANO E GERMAN ICO
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N all'articolazione del ginocchio due volte fu osservato un corpo mobile articolare e, non di rado, lussazione delle cartilagini interarticola.ri, che cagionarono acuti dolori con impedimento dei movimentj. Spesso le alterazioni articolari furono cosi lievi che nei borghesi non sarebbero state oggetto di particolare attenzione, mentre recarono considerevole impedimento ai militari, per le esigenze del loro speciale servizio. La maggior parte delle distorsioni furono prodotte da cause di servizio, cioè; da salto sopra la corda, dagli esercizi di volteggio, da esercizi militari sul suolo ghiacciato nel tempo del reclutamento, come pure dai primi esercizi a. cavallo. Distorsione della mano. - In seguito a caduta sulla mano fu osservata una paraiisi quasi completa di essa. Disto1·sione dell'anca. - In seguito a volteggio alla sbarra un militare riportò distorsione dell'articolazione dell'anca con lacerazioni nel gruppo dei muscoli addut· tori. L'individuo fu riformato per allungamento dol femore e per for te impedimento della rotazione ed abduzione dell'arto, mentre l'adùnzione era libera. Disl01'Sioni del gin,Jcchio. - Per caduta da cavallo fu osservata una distorsione del ginocchio con lacerazione dei legamenti interni in modo che la gamba faceva col primo un angolo ottuso, Un sottLtffiuial e cadde dalla sbarra riportando laceril· zione grave dei legamenti esterni del gino::chio. Non si ottenne guarigione completa, ma l'infermo potè camminare bene con fasciatura adatta e coll'uso del ba~ sto ne. Un dragone era quasi guarito cla una frattura della tibia e, mentre faceva i primi tentati vi per camminare, in un rapido movimento cadde battentlo il ginocchio destro. Il ginocchio si tumefece fortemente e si manifestò una grossa rao.;colta di sang ue, che fu in gran
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SULLE O!STORS!UNI
parte vuotata con la puntura. Con l'uso prolungato dei bagni e col massaggio si riottenne l'uso completo della articolazione, ma fu necessario di riformare l'individuo. Lw;sct~ione
delle cadilagini inle,·a,·licola?·i del gi·
nocchio. - Tre militari riportarono tale lesione dopo aver posto il piede sinistro nella staffa per saltare a cavallo. Soffrirono forti dolori e fu necessaria lunga cura prima che riacquistassero l'uso dell'arto. Un altro militare nel discendere da cavallo riportò la stessa lesione. Un militare sdrucciolò sul pavimento riportando di· storsione dell'articolazione del ginocchio destro con distacco di una scheggia ossea lunga 5 centimetri :e larga 1,5 centimetri, che restò attaccata al tendine del muscolo estensore sopra la rotula. Guarì ed in principio fece servizio senza disturbi. ma in appresso" per dolori e per grandissima debolezza dell'articolazione divenne inabile. Un granati ere, il 28 marzo 1888, mise il piede in fallo in una blh.:a e riportò distorsione dell'articolazione del ginocchio sinistro e lacerazioni muscolari. In principio fu curato all'infermeria; quando poi entrò nell'ospedale rarticolazione del ginocchio era. tumefa.tta, le fossette laterali della rotula scomparse e la borsa articolare superiore pure tumefatta. Particolarmente notevole era un eufiamento della parte interna della coscia un poco sopra al ginocchio; in guest'articolazione si osservava fluttuazione non bene distinta, cute un poco arrossata e calda, i movimenti erano dolorosissimi e possibili solo in piccolo grado, la temperatura era di 39,5" C. D opo un trattamento con ghiaccio sulla gamba posta in riposo in adatta rete imbottita, la temperatura discese nei primi giorni al normale, il rigonfiamento e i dolori divennero minori, ma il 7 aprile si riaccese la febbre a 39,5• C. con aumento delle sofferenze. Alla parte esterna dell'ar tieolazioue si formò lentamente una. tumefazione,
NEOLI ESERCITI ITAI,IANO E OER~I ANlCO
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che, incisa, dette esito a grande quantità di marcia oon stracci di tessuto e coaguli sanguigni. Continuò la suppurazione e la febbre, nonostante la somministrazione di antipirina; il 29 aprile si ebbe emorragia venosa, che fu frenata con la compressione della vena femorale; ripetutasi nel giorno successivo, fu frenata con zaffamento di garza al iodoformio. N ei giorni seguenti, alla emorragia venosa si congiunse quella arteriosa e alla fine fu necessario amputare la coseia, nonostante che prima. fosse stata. allacciata la vena femorale sotto il legamento di Poupart. !./amputazione al terzo superiore della coscia con grande lembo anteriore e piccolo posteriore, fu eseguita il 13 maggio 1888. La guarigion e si ottenne lentamente in mezzo a febbre consecutiva. Dall'esame del pezzo non fu possibile conoscere la sorgente dell'emorragia. Disto1·sione del piede. - In un sottuffìcia.le si ebbe distorsione del piede sinistro, con successiva suppurazione, carie delle ossa arti~.;olari , osteomielite della tibia e sepsi. Fu asportato il piede col processo di Seyme, il 18 giugno 1888. Per nuova suppurazione fu amputata la gamba sinistra alla parte media il giorno 11 agosto dello stesso anno. N onosta.nte, sopravvenne nuova suppunzione ed osteomielite della gamba; questa fu disarticolata il 31 agosto. Si ottenne lenta guarigione con p~:nziale distruzionct del lembo. In altro sottufficiale, per distorsione delrarticola?.ione del piede sinist,ro, sopravvenne suppurazione, che si estese in a ppresso alla r egione del primo metata rso e dell'ali uce. A. vv•tmne carie delle ossa articolari. P ied e e gamba furono immobilizzati e l'apparecchio fu rinnovato ogni tre settimane. Esito: tumefazione con leggera rigidità nell'articolazione del piede. Distorsione della colonna t•e,·tebrale. - Un fuciliere, notando a capo sotto, urtò contro un ogtacolo sporgente i4
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SULLE DISTORSIONI
per 3 metri sul livello dell'acqua e precipitò a fondo ~ Avvertì subito forti dolori alla nuca e non potette muovere le estremità inferiori. Da altri camerati fu estratto dc~.ll'acqua e trasportato all'ospedale. Al collo,. fra la 5• e la 6• vertebra cervicale, era un punto molto doloroso. Si notava paralisi completa di ambedue le gambe, la sensibilità era però conservata.. Poteva muovere le braccia, ma. i movimenti erano involontari ed atassici. Le dita erano a metà incurvate e la sensibilità estinta. In appresso sopravvenne perdita involontaria dell'urina, la temperatura si elevò, so· praggiuuse edema polmonare e al settimo giorno la morte. All'at1topsia si riscontrò una raccolta in parte liquida e in parte di sangue coagulato, fra la dura madre e i corpi vertebrali dalla t• vertebra cervi cale alla 2' dorsale. Lo stesso midollo era di colol·e bianco; i cordoni grigi erano scomparsi. All'altezza della 5• e 6• vertebra cervicale, il midollo, nella sua parte posteriore pel dia· metro di circa. l centimetro e per la stessa altezza, era del tutto rammollito e ridotto in poltiglia di colore rosso-gng w sporco. Ow·a. - Nelle varie relazioni sono 1\Ccennati i diversi metodi di cura. In generale è molto lodato il massaggio, che abbrevia il decorso, produce esiti favorevoli e scongiura quasi sempre l'infiammazione articolare. Riuscì pure molto utile la pressione con fascia elastiche, alternate con calore umido. Fu anone raccomandata r estensione e coutroestensioue del! 'articolazione, ghiaccio nelle prime 12- 2-1: ore e quindi massaggio. N ella relazione del 1893-94 si raccomanda di estrarre sollecitamente con la pLmtura le grandi raccolte di sangue entro le articolazioni. In tutti i casi si ritiene necessario di ricorrere, al più presto, ai movimenti pas· sivi, al massaO'O'JO ed alla medicazione caldo- umida. 00
K8GLt ESERCIT I ITALIAN O E GER MANI CO
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Alcuni cou la fasciatura ela~tica si proposero il duplice scopo dell a compressione e dell'eccitazione della sinoviale a l riassorbimento. Ne lla relazione del 1894-95 è detto che in generale fu evitata la durevole immobilità dell'articolazione colpita, che il dolore fu combattuto in principio col ghiaccio e in appresso coo impacchi caldo- umidi. Si fece pure ricorso al massaggio con movimenti attivi e passivi. Nei grandi amatomi dell"articola.zione del ginocchio parecchi fecero uso di punture sollecite con grossi tre quarti. Nelle distorsioni delle ar t icolazioni del piede il capi· tano medico S t eudel ottenne buoni risultati col tratta. mento ~mbula torio. Ai pazienti fu applicato un apparecchio al gesso o al silicato di potassio, mediante il quale potevano presto muoversi e camminare. Consicle~·a::ioni. - Se del numero grande di distorsioni, che si osservano nei vari eserciti si facesse uno studio particolaTeggiato come per le lesioni di maggior importanza, si conoscerebbero meglio mol te varietà di esse e n on sarebbero così raro, come attualmente, le distorsioni pelviche, descritte da Henry D eshayes (l ) e le distorsioni medio-tarsee, descritte da André Martin (2) e molte altre. Sul trattamento curativo tutti sono concord i nel ri· tenere che fra i metodi di cura più efficaci sia il mas· saggio (3), purchè applicato con discernimento e nou in tutti i casi indi :rerentemeute, non trascur ando inoltre tutte le altre regole, specialmente quella essenzialissima della quiete assoluta dell'arto. Grandi vantaggi s i ottennero pure d all'inviluppo dell'arto leso con fas\: ta
({) Giornale medir.n del R. e&ffcilo, ann o 18~7, pag. 9:!2·25. (2) Idem, auno !.893, (•:tg. 603-5. (3) M~nr: S t;~:, idem., 311110 ~ 885 C T.:\ . Culi~ l No; n\ 11, idem id em, pag. H~ i -$2.
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SULLE DIS'tOt~SIUNI NEGLI ESERCJTI 1 ECC.
elastica, applicata sopra uno strato d i ovatta. Insomma. il massaggio e la fasciatu ra elastica, pouderatamente usati, devono costituire la base della cura in generale. ma non devono essere trascurati tutti gli altri com· pensi curativi, che sorgono dalle indicazioni di ciascun caso speciale. Un esatto confronto fra le distorsioni deir esercito italiano t'l di quello germanico non è possibile, perchè nelle nostre relazioni medico-statistiche non esistono i dati relativi specialmente ai mil itari curati neg li ospedali civili, nelle infermerie dei corpi ed agli entrat i per mesi. È certo chn nelle nuove r elazioni medico-sta tistiche saranno colmate le note lacune. Ii confronto degli entrati fra i due esercilii dimostra (anche ammesso che negli ospedali civili e nelle infermerie dei corpi ùell"esercito italiano entri per distorstioni un numero di militari eguale a quello degli stauilimenti sanitari militari) come di gran lunga le proporzioni dell'esercito germanico superino quelle dell' esercito italiano. Ciò dipende in gran parte dalle diverse condizioni di clima delle due nazioni Coltdt~sioni. - l. Le distorsioni sono frequeutissi.me nei militari. 2. La maggiore loro frequenza si osserva nei mesi freddi dell'anno. 3. Il cl ima esercita sulla produzione di esse un'influenza importante. 4. Le più comuni sono le distorsioni del piede. 5. Base ,del trattamento curativo sono il massaggio e la compressiOne elastica.
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UN CASO DI MALATTIA DI THOMSEN P er il dol t. -'•ennio .tle l c , rapìfano rneoliro. nel ~ rPI(~tinu•nto rantcroa
Nello scorso mese venne inviato in congedo per anticipaziOne da questo r eggime nto (2° fanteria) il capora le maggiore Caporaso Giacomo, per malattia di Thomsen, accer tata in seguito ad osser vazione nell'ospedale militare di Savig liano. Stimo non del tutto opera vana il richiamare r attenzione, specialmente dei medici militari, su questo caso. e per più ragioni. In pri mo luogo credo che non sia discar o agli studiosi che la casuistica di quasta malattia venga ad essere aumentata, poichè la sindrome fenomenica che la cost ituisce è stata osservata e descritta quale una nuova en tità morbosa solamente da poco più che un ventenn io, ed il numero dei oasi finora stud iati è molto scarso. Quello poi che forma oggetto di !)_uesta breve nota si discosta dagli altr i fino ra pubblicati, per nna circostanza che, senza essere, a mio crt\cle re, di ca.pita.le imporf:tan?.tl., tut tavia è ritenuta costante dagli autori, anzi da tal uni è stata adottata come q ut~lificati vo specifico nella de nominazione che alla malattia hanno voluto dare. diversa da q uella datale da T homsen, che pel primo la stud iò e che la chiamò « crampi tonici in muscoli mo:-;si ;.rolontariamente ». Lo Striimpell, pur rit;onoscendo ot· t ima una tale denominazione, per ragione di brevità la. chiamò mioton ia con geJ!ila, ritenendo egli probabile che que~ta malattia sia sempre congnnita, o che almeno
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in tutti i casi i sintomi datino già dal primissimo pe· riodo delr infanzia dell'infermo. Ora il caso presente, in tutto simile agli altri finora descritti, ne diversifica solamente in quanto all' epoca dell'insorgere dei sintomi, i quali non rimontano indubbiamente nè alla nasuita, nè alla prima infanzia, ma sono apparsi in una età molto più tarda. Finalmente ho stimato d P.gna di menzione questa storia. clinica, perchè credo che rarissimamente, o mai. questa malattia sia stata osservata nei soldati ; n è tro· vasi essa accennata nell'elenco delle infermità. esimenti dal servizio militare. Eppure lo Strumpell, parlando della impossibilità. della precisione dei movimenti da parte eli questi ammalati, dichiarò esplicitamente che essi, fra le altre cose, sono del tutto inabili al servizio militare. Nondimeno l' individuo del quale ci occupe· r emo restò oltre u n anno in servizio, dando egli in principio tanta po~a importanza alla sua malattia, da eredere dì non valere la pena di parlarne nè alla visita del consiglio di le\·a, nè a quella del distretto, nè all"atto del suo arruolamento al reggimento. E qui vi rimase per circa quindici mesi, compiendo abbastanza bene il suo servizio, tanto che, essendo anche di ott ima condotca, ed aecoppiando ad una pronta intelligenza una discreta istruzione, fu promosso al grado di ca· porale maggiore. Se non che il suo male aumentava, e giun!ie finalmente ad un punr.o da non poter più oltre dissimu· larue gli effetti, e fu allora che per la prima volta venne a farmene parola. A.uche questo progresso, per quanto lento, della malattia, pare che nou sia nell'andamento normale di essa; anzi gli autori dicono che col tempo gli infermi vi si abit uano a grado a grarlo ed imparano ad occultarla per gnanto più è possibile.
UN CASO DI MALATTIA 01 TllOliS&N
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Sia dunque per la poca frequenza della malattia, e il poco tempo dal quale essa è entrata nella patologia; $ia per questi caratteri alquanto diversi che essa presenta nel nostro caso; sia infine perchè esso si è verificato in persona d'un militare, ho creduto opportuno renderlo di pubblica ragione. Il caporale maggiore Caporaso Giacomo, della classe 1876 è di costituzione mediocre, ed .alquanto linfatico di temperamento. Interrogato accuratamente se n ella sua famiglia, tanto nei rami ascendenti, quanto nei collaterali, vi sia stato qualcuno che abbia sofferto o che soffra di qualche malattia più o meno simile alla sua. o semplicemente di malattia nervosa, egli dice di nou sapere altro a questo proposito se non che sua madre, da nubile, ebbe qualche accesso convulsivo. Nell' infanzia egli soffri il morbillo e la scarlattina, il vaiuolo a dieci anni, l'eresipela facciale a. quattordici, ed a venti l'ileo-tifo. Non è sifilitico, n b ha altre malattie discrasiche. In sul finire del quattordicesimo anno, e precisamente dopo che ebbe sofferta l'eresipela faccial€1, cominciò a notare nei suoi arti dei fatti che lo sorpresero per la loro novità, ma non lo impressionarono per la loro importanza, tanto questa era poca. Egli si accorse in quell'epoca che quando, stando in riposo, voleva mettersi in cammino improvvisamente, e specialmente di corsa, i muscoli delle estremità inferiori si contraevano spa· smodicamente in seguit-o al primo i m pulso voli ti v o ad essi impartito; le gambe e le coscie restavano tese e rigide, e i movim'3nti erano resi molto difficili, anzi qualche volta egli non poteva fare a meno di cadere. Eseguiti però con nna certa difficoltà i primi die<.: i o dodici passi, le membra ripigliavano l'abituale loro pie· ghevolezza ed elasticità, ed egli poteva camminare e conere a pari degli altri.
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UN CASO DI MALATTIA DI THOMSEN
Da parte degli arti superiori contemporaneamente notava che, avendo preso un oggetto colle mani,. evolendo poi !asciarlo, le dita gli restavano alquanto contratte in modo che occqrreva un po' di tempo prima. che avesse potuto estenderle completamente. Questo tatto colpì. la sua attenzione specialmente perchè, essendo egli barbiere, restava impacciato quando, per le incombenze del suo mestiere, occorreva lasciare rapidamente nn oggetto, per esempio il pennello e pigliarne un altr o, come il rasoio. Ques~i che egli chiamava incomodi di poco conto in principio, subirono un lento si, ma progressivo aumento, senza però essere giunti a tal segno, all'epoca della sua venuta sotto le armi, che li avesse creduti meritevoli di farn~:~ menzione nelle ripetute visite subite. Essi però gli furono causa spesso di riprensione da parte dei suoi superiori, e più spesso ancora. di dileggio da parte dei compagni, quando, dovendo muovere di corsa in qualche esercitazione, non poteva fare i primi passi se non trascinando le gambe e stentatamente. E d accadeva di frequente, che ma.novra.ndo la sua compagnia disposta. in più file, di cui la prima in ginocchio, se egli faceva parte di questa, e doveva poi rialzarsi e correre per cambiare posizione od ordinamento, lo faceva colla solita iniziale lentezza, riuscendo così d'impedimento, agli altri che erano dietro, dei quali taluno per la celerità del movimento andava ad urtarlo, cadendo o facendolo cadere. Nell'esercitazione del salto, egli non poteva cadere sulle gambe flesse e pieghevoli in modo da. attutire l'urto della caduta, ma invece, siccome i muscoli delle cosce e delle gambe restavano quasi te · tanizzati in seguito alla energica contrazione per spie· care il salto, egli era obbligato a cadere sugli arti rigidi, e a risentire la scossa che per mancanza di elasticità. si ripercuote,·a per tutta la persona. E se, saltando~
U~ CASO DI MALATTIA DI TIIOMSI::N
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doveva superare un ostacolo in altezza, difficilmente vi riusciva, perchè le gambe arrestatesi nella lòro posizione iniziale, e non potendosi ulteriormente flettere, non si sollevavano gran fatto dal suolo, e finivano coll'urtare contro l'ostacolo stesso. Nè minori difficoltà. incontrava nell'eseguire il maneggio delle armi, oppor.endosi sempre alla celerità, alla precisione ed alla coordinazione dei :movimenti la impossibilità di rilasciare rapidamente uno o più muscoli tesi delle braccia e delle mani. E poichè tali disordini erano giunti oramai ad un punto da destare finalmente l'apprensione dell'infermo, egli si decise a venirmi a. consultare. Avendogli io fatto ripetere più volte svariati movi menti, potetti accertarmi della verità di quanto asseriva, conforme a quello che ho di sopra riferito, e che i suoi superiori diretti tutti concordemente affermavano aver parecchie volte constatato. Facendo passare determinati gruppi muscolari antagonisti dal riposo alla. contrazione alterna, come p. es. il flettere e l'estendere una gamba od un braccio, con moto continuamente alternante, si notava in snl principio una discreta difficoltà nell'esecuzione di essi. Toccando poi i singoli gruppi muscolari, si senti vano dnri, contratti, quasi tetanizzati, quando invece avrebbero dovuto essere rilasciati, per far sì. che avesse potuto aver luogo il movimento opposto. E quanto più rapidi ed energici erano i primi movimenti, più la mioton ia era forte, donde la quasi impossibilità di muovere al passo di corsa dalla posizione di r iposo. Altro fatto degno di nota era questo, che anche stando fermo da. più tempo, i muscoli flei polpacci, nei quali i sintomi sovraesposti parevano più accentuati, erano duri e d'una consistenza molto superiore alla normale. Qualche cosa, di simile si notava anche nei muscoli del braccio destro.
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IJ!\ CASO DI !IALATTIA DI THOMSEN
Tutt i poi i muscoli delle estremità erano di volume <dquauto superiore a quello che avrebbe fatto supporre l'aspetto generale dell'infermo, piuttosto gracile. Non pareva però che la forza muscolare ne fosse aumentata . . m proporz10ne. Per mancanza dei mezzi necessari, non potei provare l'azione della corrente elettrica sui muscoli e sui n ervi; non trascurai però nessun mezzo che fosse a mia disposizione per accertarmi che null'al tro vi era di anor· male, tanto da parte del sistema muscolare, quanto di quello nervoso, e dei sensi specifici. I muscoli del tronco e della faccia non offrivano in verità gran che di speciale a considerare, poicM in essi lo spasmo era pi u leggiero e fug11.ce e cer te volte del tutto impercett ibile. Esaminata ~;osi la forma morbosa che per sommi capi ho esposta, la diagnosi d i malattia di Thomsen sorgeva spontanea, n è alcun'al tra poteva farsene che anche lon t anamente si potesse adattare al presente caso clinico. « Il sintomo essenziale d ella malattia di T homsen consiste in che ogni muscolo mosso volontariamente, ed il quale previamente era stato per qualche tempo in riposo, nella sua contrazione resta per un certo tempo, più o meno lungo, in un leggiero stato t·et~nico, di guisa che è soppressa la proprietà, necessaria per qualsiasi movimen to coord inato, di far sempre rapidamente rilasciare un muscolo teso ». Così di ce lo Strtimpell parlando di. CJ nesta malattia. L.Eichhorst la chiama<< Llna r igid ità tetanica che dura da uno a più secondi, e che cessa col ri petere i movim enti ». E tale d eve essere stato nella s ua essenza la forma morbosa. che il Thomsen studiò pel primo sopra sè stesso e sopra parecchi membri della sua famiglia, a giudicarne almeno dal nome che ad essa diede di « granchi tonici in muscoli mossi vo· lont.ariamente )). Più oltre il primo dei succitati autori soggiUnse : « È degno di nota il fatto che ordinaria-
UN CA SO D I iiiALATTIA Ol TII O MSEN
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mente la rig idità si dilegua quando gli infermi per un certo tempo hanno messi in movimento i loro muscoli. Nel salire le sca.le i primi pas:;i sono molto rigidi e stentati >>. P oichè io ebbi ri petu tamen te constatati i fatti di sopra esposti, e g li incon~enienti non li evi ai quali essi davano o potevano dar l uogo, mi a ll'rettai a proporre il Caporaso ad osservazione, alla quale egli ben pre$LO fu sottoposto uel roRpedale militare prinuipale di Savigliano. Quivi il signor ten. colonn. med ico cav. Gozzano ebbe ancbe eg li a ric.:onoscere la malattia e gli incouYenienti da essi causati, in una dotta e dettagliata pro· posta a rassflgua, in seguito alla quale il Caporaso venne inviato in congedo per ~tuticipazioue. li caso cl inico riferito non potè essere da me più accuratamen te ili ustrat..o, per mancanza dei mezzi n ecessari per ottenere i tracciali miografici, per vedere se nei musco li vi er;t reazione degeneratiYa; se le rea· zioni d i chiusura catodit:a ed anod ica erauo uguali, ecc. Così pure non a~:cennerò neanche alla qu ist ioue che s i dibatte fra i patologi, a proposito della natura intima, d ell'affezione, se cioè questa miotonia :; ia una malattia nervosa rifletL~nte la sua azione sul sisLema muscolare, o sia invece uu·a uomal ia congenita del Bistema musuolare in sè steBso . .-\. me basta d i a ver aggiunto alla men peggio un nuovo caso di questa malattia <tlla scar sa letteratura medica. che la riguarda, e di averlo segna· lato spel~ia l menLe ai medici militari, dovendo e:;:;a far parte di quelle che es imono dal servizio, per i molteplici e svariati iucom·tmienti ai quali ho aucennatu brevemente. A lba, lugl io 1808.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA Nuovo segno oUDloo 011. .rvato nella scarlattina. - (./ournal de Médecine et de chirurg;e. - Ol-
P. M EYEH. -
l ol!re 18!18). Il segno con siste. n ei casi piu caralteri !<lici, in una pare s delle estr·rmita: il malato si lagna di non poter muovere nè le m ani, ne i pied1. M a la paresi è eccezionale, e l'autoi'P. non l'ha ORscn ·ata clte in un caso. Il pilr so ven ti non esi::ste che un inl(J rm entimento dr>lle due mani, co1r sensazione di spiue. L'intorm entimento può anche mancare ed 111lora i malati non a v ver t0no che pizzicor·i J()cal izzati alla f1.1cciA pal mare del le estremità delle dita od ai cavi del le mani. Questo dis turbo e più r·:;r o ai pieJi. Quel"ll) !'\f'gno compare durante il perioJ o d'eruzione, m olto l"pesso contempora neamente ad es!'o, eccezionalmente prima. L a sua clu !'ata è variabilissima: può es~e,.e fugace, non durare che uno o più minuti e scomparire per no n più r·itornare. N ella maggior· pBr·te dei casi e più duraturo; compare alcune or e od un gior·no pr·ima dell'inizio del l'eruzione e persil"le due o tr e gior·n i, orcllnariamento con interruzioni: può a1rche pr·'3~entorsr tardivamenle, il terzo, il quarto o quin to giorno ciP l l'eruzion e. A lcuni m nlat i non presenltlno questo di><LUI·bo che nel mom ento in cui es:<i V()C"Iiono ser virsi delle l or·o m ani, p. es. per pr·ender e il bief'lriPr e ; al tri, 110 1 momen to in cui sorto no d11l ba~no freddo, od a11che semplicemente, quando immer{Z:ono le loro mani nell'acq un. Qu ~'!; lo !:>egno è mollo cos tante. Meyet• l'ha conslaltlLO 79 volte su 100. Questo disturbo non é consociato ~•d alcun fenomeno tlolor o"o ; può 8 "S61'8 CO li fus• •: 1° coi prur·ili rnnllo fr·e1 uenli n0l momento della co rnpA r c:s dcll'r>r·u7.in11P;
RIVI5TA IIEIJlCA
· 2° con la tumefazione de lle esl remilà l ega ta all'eruzione, e che può talvolla cagronar·e im ped im ~ nlo t~i movimenti delle dita; 3° con la ri giJrtli. pr·otiotta dal r eumatismo l"Car lullinoso, e:;;istenle in co l'rispondenza del le ar·ticolazioni delle dita; ma in quest'ultimo caso si lro l la di una mol estia funzional e dolorosa delle articolazioni. Vi ha anal o[!ia sintomatica tr~:~ il di;;Lurbo dr•sc r•illo e gli i 'l'l Lor mentimen ti ed i formicolii che si osserva no n ella compr·essione dei nervi; per ·ciò alcu'li malati riferisco no le sensazioni che essi avvcr·tono, sopr a lutto se es::;e sono uuilater ali, ad una calli va posizitJnc nel l or o letto . Nel caso di sC'arlatli nH fr·uslu, qrwsto segno può essere di aiu to alla diagnosi. Può anclHì';;ervir· e per· le diugnosi retr·ospetlive nei malati che non rr·esenln no eruzi one e la cui desquamazione è ful!ace o m olto tar· di va. M eyer non ha rr scon lrato 'lueslo segno in altre eruzioni. B. E. ALBF.RT. - Sopra unavarletà.dlatomatlteepl4emloa. (Jottrnal rie M érlecine et de Chiru r gie, setlembl'e I H9S) . Il dottor Albert, medico mrlitare, r ifer il"ce negli Archives cle médecine militaire, di aver osser·v ato nella guarnigione di Vincen nes tre epidemie nel 18!1a, !J5 e nn di una fcJrma singolare di stomatite che egli, a co~ione dei suo i caraLLeri, d enomina !'llomatite epiteliale epiòemit:a . I caratteri principali di qu e~la stomal rle sono i seguenti : La le~ion e con sis t~ in ulcerazion i supel'licial i della mucosa della bocca dovute ad unu semplice de!"qua rnazion e epi leLiete e rhe occupano tre sedi costan ti: l e l abbra, la punta della lingua, il pa lato. La malallia compar e !>enza m od ificazione pt·ecerlente n conccJmil~nle dello stato j!ener·at e; es;;a si anunncia c on sen>:azioni di dolore e di brucior e alle l abb1·a durante i l passag~io de~li alimenti caldi, conditi con dr o!{he o acidi . In questo mom ento, es istono sulla mucosa dell'uno o dell'altro labbro, quasi semp t·e sul labbr o inferio t·e, una o piu piccol e er osioni super·ficia li, so mi :.tlianti a scr epol&lure; esse sono pl acche di desquamazione epiteliale; sono irt'egolai'm enle arrotondite, di dimensioni variabili, do quelle dr uua l enticchia a quelle di una moneta da 20 centesitni; sono
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TUVJSTA ME DICA
situate sulla por zio11c del lubbro che è coperta rlall'allro labbr·o, quando la bocca è chiusa. Questo è il pr·imo periodo delln mAlallia o periodo di de· squamazione delle labbr·a in placche. La durala di questo pP.ri odo è brev~, da due a ci rll'pu~ giorni: le lesi oni i n falli ~i morlificano e si estendono ra pidamente; in vadono dapprima I'A l lr·o labl11'n, " i estrnrlono su Lulla lt1 lun::rhezza di quel lo su cui hanno cowinciato, qumd i guada ~nano la lingua ed il palato. Dopo poch i giorni le due labbra sono desquamale, e quanJo questa Jesf(uamaziune e per•veuuto al mec.Jesim o grado su tutle e due, la bocca del mal ato prende un aspetto caral· ter·i!<lico: sco~la nrl o le l abbra co11 le ditA n facendo apri t'e la bocca si osscrvauo due stri sce curv e di muco!'a ul cerala, di 1111 color r osso vivo, di unn lar:.rheua eguale alla porzione delle labbr·a in conll:lllo, slr·isce cl 1e si congiungono alle commessur e e che d·~ scrivon o uu;:~ coronà où una el lisse, s ~ condo r apertur·a dAla alle labbra. I n tutta la re~ioTt e òeS•JU& Innla, si vedono soventi l e spor gt>nze papillat·i del der mn mucoso compat•ir·e sntto for·ma di striP para ll el ~, dir ette nel !lP.nso entero- posteriore. A questo stato dell e l abbra cOtTisponde il per10do di stato • della rualattia; es~o dur a cinque ,.domi in meùia, poscia IL' ulcer azioni impallidiscono eri un nuovo epitelio sostituisce quello che è caduto . La lin gua è la seconda seùe d'elezione della malattia, d'ordi nnrio ef'sa è inlercs~a la consecutivamente alle labbra. Sono Atl'etti l'eslJ·emi Lù ed i margi ni della lingua; raramente la ~ua fa ccia dor·sale. Anci•C nella lingua la lesione é costituila d'l una desf!uBmHzione dell'epi tel io; •Juesla desquamazi.,ne n(Jn si vede bene c he con la le n te; l'occhio p t~rcep isce sola•neute le papilJe fun;:dformi, l e riUOli, denut!Ale del lor o r ivestimen to, formo spor~en za e for·rna no una punlenteggiatura r ossa mol to appar en te. An che il pAlato è lo sede di una esfo gliazione epilelial'-!. L'aspe tto che pr esenta la m ucosa malata varia alquanto: or·a si notano piccole ulcer·azioni ar•r otondite, ora gr·audi m a("di un r osso ribes, or a erosioni cu me pr odotte da nna g rAffiatura. L e le"ioni dl•lla lingua e del palato seguono uu decor·so gener almente parallelo alle lc,.ioni delle labbr·a. C o m r~ caralte•·i nl\gati vi, si de\·ono segnalare r assenza di ingor :.ro ga n gl i(:mar·e, di salivuzionc, di m odificuzione dell'aire-
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linita della saliva, di fctidita dell'alilo. Inollre non si ha mai recidiva della malallia. Tale é il quaJro delle lesioni e dei sintomi di questa stomatite. L a loro evoluzione è corta; la malattia dura da dieci a quindici giorni. Si pos~o n o riconoscer e in essa tre per iodi secondo il gr ado delle lesioni !abbia l i: un peri odo d'inizio o di desquamazione in placche, un pe1·iodo di s tato o des(]uamazione totale, un periodo <.li decremento o di ripal'azione dell'epitelio. Dal punto di vista eziologico, si può dire soltanto che la
malaltia si é nresenlata sotto for·ma di ~p·idemie esti ve, di· serate e mobili nella loro localiz7.azione, vale a dire inter essauti successivamente differenti camerate. Ma regna com!Jieta incertezza su tu tti gli altri elementi di questa eziol og-ia. B. DoNtER. - La polmonite oon temperatura eooe1slva. (Journal de M edecine et de Chi rurgie, sellembre 18!)8). Il dotl. Doni er ha studiato questa questione fonda ndosi soprallutto sulle numerose ossenazioni che gli sono state comunicale dal dott. Fiessinger. Il punto nuovo di questa te::; i e sul quale, tr an ne FieS!>Ìilf:!O' r, nessuno ne ha fatto menzione, è quello c:lte si riferisce alla prognosi più favorevole delle polmoniti con temperatul'a superiore a 41'. M entr e m ol l i autori presentano come eccezi onali i casi, i quali con una temperatura di 41' a 42',4 sono stati segui ti da guarigione, egli gi unge con le sue osser vazioni personali a r i tener e elle, invece !li cos tituire un fattore di gravezza, tale temperatura eccessiva assicu ri, al contJ•ario, una g-uar igione frequ e11le.
Da una statistica di 164 osservazioni del dott. Fiessin~e r r isulterebbe che le polmoniti con temperatura da 38° a 39•,5 dieder o una mortali la del 23,07 •j,, •1uelle da 39',5 a 4l' un a proporzione di decessi dt'l 10,85 °/o, e quell e che raggiunser o od oltrepassano 4·1° non diedero che il 13,33 •;. di mortalità. Ciò che in r ealtà é importante a s tudiar e dal punto di vi s ta della prognosi, è l 'associazione dell e va1·ietà c.l i polso alle ùifferenti Lemper·atur e. Da un quadl'O Ji osserva zioni del Donier r isul terebbe che quando ii pol so è lento, ritmico e la teroperatur·a bassa, la poi monile è del lutto benigna. L a poi· monite è rel ativamen te benigna, quando la temperatura è
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mollo elevata ed il polso è l E'n Lo; più grave, quando la temprratur·a è elevAla ed il polso celer·e. Ju quest'ultimo caso l'in fezione è forte, e, s~ il malato soccombe, si può riten er e cl•e la sua r·cazione ò sta la i nsufficiente per rapporto all'infeziOne. Al conlr•at·io, la polmonite é gravi ssima quando una ten1 p•~ ratur·a ba.:;sa è consociala aJ un polso cclel'e, perché la inl't>zione é mol~o forte e la reazione è quasi nulla. Que!"L' ipertermia e, in fatti, un segno di reazione vigorosa oppo!"La ad uu' infezione grave. Non si ha quindi motivo di spaveu ta.rsene oltre misura CJUando gli allri segni pronostici s1eno favor evoli. l sintomi della polmon ite con ipel'Lermia eccessiva n on differ·iscono d'allr·onde essenzialmente da quelli d ella polmoni te classica. l si ntomi generali sono più accentuati, ed i sintomi polmonari com paiono l ulvolta più tardivamente, ma la deferv~scem.a ha luogo come di consueto e non vi ba indicazroue terapeuLica speciale.
B. Una forma eU nevralgia •opravvenlente nel oioU•tl. - (Jou rnal de Mécleeine et de Chiru rgie, set-
BnowN. -
tembr-e 1 R~8). Il dott. Br·own seg-nala nel British Medieal Journal un cer·to numero di nevralgie sopraggi uute nei ciclisti. Egl i fu consultalo una pt·irna volla da un giovane che si laJ?nava di dolori violenti ai due testicoli. E~li riscontro iper es tesia dello scr oto, dei due testicoli e del perineo. Questi sintou1i erano comparsi in seg-uito ad una lung-a corsa di veloci Là. Il malato, non ostante l'uso della biciclella, non aveva per l'addietro mai r·isentilo nulla di simile. L'autore non diede m olta im portanz a a questo caso, ma bP.n pre«lo fu consultato per casi ana loghi , i cui sintom i presprrtavano una tale rassomig-lianza che era necessario attr·ibuirli alla medesima cau!"a: il ciclismo Un campione di cicl ismo v erure pur·e a consultarlo per dol ori testicolari e scr·otali come negli altri casi, ma egli presentava inoltre una iperestesia della fa ccia inlet·na delle coscie, tal e che egli po· t eva appena snppol'tar e il contatto d,·i suoi pantaloni. Nella vi~ilia egli aveva fatto una corsa cii massima velocità e si potevano constatar e su l perineo piccoli stravasi sanguigni, SCI{lli cer ti di una compr·essiorre pr olun gata.
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Un altro ciclista, dopo una corsa eli due ore, cons tatò che 1ullo ad un trallo il suo pene el'a divenuto insens ibile; egli poteva impunemente pizzicare anche la pelle dei testicoli e la mucosa del ghiande aveva per duto la s ua sensibilità speciale. Egli aveva g ia preceden lemenle sofferto di ritenzione di orina dopo una cor sa· pro!ungata . L'anestesia scompar·ve in questo caso dopo alcune or·e, ma r ilor·nò dopo qualche tem po. R iassumendo, Brown ha osser vato nove casi ide ntici nei quali s embra logico supporr•e che vi sia stata lesione de r nervi del pet·ineo per elfc.;tto della compressione conlinua della sel la. In alcuni maiali, l'affezione ha du rato più di un mese ed ha necessitato il so~giorno a letto, n.a le r ecidive sono da temer si e lutto lascia suopol'r e che se si persistesse ad usar e la bicicletta l'atTezione si aggTa verebbe. Nelle donne cicliste, Browo ha pu r·e osservato dolori mollo vivi allomo all'a no esagerantis i coo la defecazione, quan tunque non vi fos se tr·accia alcuna di fessura, d' ulcerazioni dello sfìnter e. L'autore è d'a vvi so che sia necessario :asciare immediatamente qualsias i St>lla capace di produr re dette nevt•algie. Talvo lta però basta di cambiare di posizione o di altezza la sella pet· veder·e la scom parsa del la magg ior pa r·te di ùctle son~renze.
- B.
BoAS et Lr> vv- DoRN.- Processo d'esplorazione del tubo eUgestivo meclla.nte 1 raggi X . - (Progr è!l i\llédieal, N. 22). Nel1896, nelle s ue ricerche s ulla gastrodia(an ia, P. Cornet scriveva che l'esplorazi nne luminosa MI!' apparecchio dig-es tivo e specialmente dello s to maco n on aveva tJ·alto alcun beneficio dalla fel ice applieazione di Roentgen alla scopPt'La delle lesioni ossee e d·~ i cor pi e slranf' i opachi. La stessa constatazione dovette far·si nel '1 8!)7; ma nell'anno corrente invece si devon o scgualat·e i lentnl.ivi di Boas e Le vy- Dorn per esplorare lo !:'tornaco e l' in testino mcrluH1te i r·aggi X, ecl apprezzar·e, ad esempio, le modifìcazioni piloriche, ed anche con probabilità i cambiamen ti ne l lume, nei diametri dei var·i punti intestinali. Questo metodo cortsis le essenzi(llrnenle nell'impiegare capsule di gelatina t·iem pile di una sostanza clte sia penetrabile 75
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il meno possibile ai ral'1,"gi X e ri vestite di un e<>rpo insolubile nel canale di:restivo almeno durante il tempo impiegato a pe1·correrlo. Tecnica del p rocesso. - I tentativi di Boas e L11vy- Dorn, furono fatti con delle capsu le di gelati na, lun ghe cent. 4 •;, , e del diame tro di cenl. 1 •h rivestite di celluloide e r ipiene di bismuto pel'feltamente puro di arsenico: per facilita r ne la ricerca nelle fecce esse furon o tinte con un colore non tossico di anilina: ogni capsula completa pesava 12 g r·ammi. Nei pazienti coll'addome poco adiposo si riconoscono facilmente le cap$ule pe1· 118 loro assenza di fluorescenza e se n e può :;eguir e il cammino con ripetuti e fr equenti esami successivi: é necessar·io però avere a tale scopo correnti ad a lta te nsione e ra jZgi potenti. Nella m aggio r parte delle loro espe1·ienze g li autori scopr irono la capsula inghiottita nella g rande curvatura dello stomaco. o nell'intestino gracile, in vicinanza del cieco. Essi constatar·ono che essa caps ula nel canale di ~estivo' progreg red isce coo molla rapi dità, tautochè per poler·ne slabilire la sede occorrono par·ecchi sag~i. Allor che il piloro e ristr·elto la capsula si arr·es ta tutto un inliero giorno nella incurvalura prepilor·lca; se non esiste resti'Ìngimenlo la cnpsula si trova nelle feci dal 2° al 6' giorno. Conclusioni. - Il processo Boss e Levy-Do m ci sembra che debba evidentemente venire ancora perfezionato, perchè ancor a lungo e poco com odo. D'altra par·te, anche in caso di pP-rfe;,:ionamento esso non risponder ebbe che ad una pat·te del problema, e non sarebbe che un .ausiliario relativo per le diagnosi di tal une affezioni ?a stro- intestinali, e solo deci:::ivo in pochi e rari casi. L' idealu da cercars i consiste nel vede1·e, mediante i ra ggi X , lo stomaco e l'intestino nel loro insieme. I n attesa che si pos::;a realizzare questo ideale, lo s tudio ora segnalato non sembra meno merite vole d' attenzione : esso indica un tentntivo e può essere di qualche ulilita nel tem po s tesso che permette di sperare in risultati ulteriori e più completi. A. C.
Bulla p1eudoleuoemla. - (La R tforma med., 20 luglio 18!l8).
Dott. G.
FrNZI. -
L'A. fa In strwia di t re casi da lui osservati , i quali sono da ascriversi al la pseu!lolc.ucemia per essere contrassegnati dall'accresci mento eli volume di to.l uno o di var ii groppi di
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glandule linfatiche sino a fondersi in pacchetti g landulari, accrescimen to non accom pagnAto da aumento dei gl obuli bianchi de l sangue, ma tar·di vamente clu anemia. Questi casi pre!'lentano di notevole, il primo, di esser·e apparso in concomitanza di tuber colosi delre~ocaJ·d i o e della pleura siuistra, il secondo, eli esset·si p1·esentato in iudividuo nel qual e non s i potè escluder·e il con tagio tuber colar e, il ler·zo, di essere p1·odollo da produ1.ioni flhro"ar·comaloRe. L ' A. si domanda se i ca rnlleri suesposti, i quali conlra!:'seg nano il quadro clinico della pseurloleucemia sono vet·a mente tali da servi r di base alla costit uzione di una enli ta nosologicn o piuttosto r appr esPntano h• fenomeno log ia di enlilil nosologich,~ di ver :=:e. Non può sfu ggi r e alrosservnzion•' che in rpresto ar gom ento segnano tullot·a mol le incertezze già a suflicien za denotate dalle varie denominazioui colle quali si design ~t questa fot·ma morbosa (linfoma, l infosarcorna, malattia d' H odgkin, linfadenorna, adenia. Jiufadenra nleucemica, pseudoleuccmiu), ed é quindi g iuRti fi cA btl e il dubbio che il IJlladro clinico desig nato come cAraUet·istico di questa fo t·rna !'\ia una enlità patologica tulla ar lirìciAie, potendo es,:o esset• dato da pPoduzioni afthtto diverse dell e glandule linfAticlte. Le o~se rvazion i fatte nella sua pr ali cA dall'A. lo r afl'et·met·ebber o in questo modo di veder e, pPr cui egl i sar·ebhe dispM lo acl ammetter e che l a pc;f'udoleucem ia si11 un quadro mOJ'boso da to tanto dalla pr oduzioni'\ rl i linfomi Cl)me d a pr nduzinni cancer ose, sarcoma tose. tu bercolos~ delle gian d ule li n fHliche, quad r o per ò che per Ol'fl deve continuar ,e a fì,:ru r ere in pAtologia giacchò soltanto in alcuni casi !" J'ecinl i é dato al clinicv di fare Anche la tl iagnosi anat11mo-patologir fl qunndn possa avere aiuto dall'anamnP.si fAtni g ltAt'e o da altri fn tli concomitanti la forma morbosa pr·incipale. Per lui m eglio sar ebbe, allo stato altunle della scienza, desi gnar e queHo quadr·o morboso colla denominazione cornprensiva di lin(oa· denia afeucemiea adottala anche dal Gilberl nel lt-altalo di medic.ina ùi Charcol e Bouchar·d. le.
G. PADOA. -
La pneumonlte traumatloa.
(La Settim.
med. dello Sperimentale, :10 lugl io ! X-!18). L ' A. dopo aver descr itto i carallc t·i della pneumonite traumatica citando in p1'oposilo l'auloritù deii'Eichhorst, del Nellcr , del Pe.vr·ot, conclude che esi>"l O twa polmonite a~.:;o-
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lutamen tE> legata ad una cau~a trau matica, e che, dal lato dei ~inlnmi , ~e IR polmoni te in par ola non ~i può r i j?orm:HrnPnle individual izzare come un ente a se, al tutto scpar·ato ed indipendente dalla comune infiammazione fibrinosa ù.-1 polmone, no o può per ò neppur e assimilar;.i alla forma ge· nuina di polmtJ!lite lcJba r~. Il 1nodo di insorger e, la curva l t•rrnica cosi spe~,-o ine ~olare, l o sprciale caraLt.ere e la p1·ecoci tit 1H dolore, l'aspetto che frefJuentemenfe assume 1 \,~crea to, l'ini:t.iSI'SÌ del la malaltiR nei lobi polmonat•i in coi'· r i~pondenza dei quAli agi il L1·auma semb t•ano cara tteri ta li dèl fare iodudere la pneumo nitt! traumatica piuttosto fra quelle timn e d i iutiammazi<Jne fìb1·inose del polmone che dt te. snlito clt i a iDitrl~i atipiche.
Beperto 'lsto-patologlco della oute ln un caso dl tifo che presentava 11 segno palmo-plantare.- (Ga::z. med. di T orino, 6 oltob 1·e 1898) .
t\I oTTA·Coco. -
È noto rome fra i sintomi itoportnnti tliagno~tici del ti fo 11ddominale. ~i ~ia ultimamente pat'I Ato del co~i rlt>llo fenom eno pa l mo -planlHe O"!>erv a lo da'Fil i ppovicz e;Kollt iar·ew!'ik y e st1tdiato s pecialmente dal pr·imo, consistente nellt1 comparst1 d i un colo t'i lo g•u llas' r o, con tonai i là 1·ancia te od ocracee, d ~> i tratti spoqcenti della palma delle mani c della pianta dei piedi. i quali pr)i r ipigliano il loro col oril<J nor male a convale~cf'nza inoltrata. L'A. hn vnl ulo, in un caso di tiro elle presentava evidente questo fenomeno e che te t·mini) col la m orte, studia 1·e dal Ialo <malomo-palolu:cico le alte razioni localt che si presenta vano nella cute. Escise I(Uind i a lcuni lt·atti di cute della r egione Le ua n~ ~>d ìpotenure, alc uni della fa ccia dor·~ale, t1lll·i per ogni si11gola. re).!ione, si "er·vì com e li qu ido fi ssator e della soluzione di formalina al 2 p. 100, o del subl imato all' l r- 100, o del liquido osmo- cr orn Alico del Flemming; usò n ~lle cu lor·atiuni la scarlatlo-ematossi li rt a eri il formio-carltlin o, '>eco ndo la f01·mula dL'I Pett'01 1e, e previo indurimento ed incl u!'ionc in pa.t•alTìna prati cò tagli al microtomo, chiudendoli i n bnl.;:amo ad olio di Cf'd r o, ed O!'<servo quanto se~ue: lo strato corrt eo forlemPn Le ispe~siLo colle cell ule supertìdali ri~onlie, m eno ader enti fra \(JI'O per l'in tr omissione d'un essuclato coagulabile i nter·cel l ula1·e; g li sll·ati pr ofondi pure rif.{onfì, tutti si luali in mezzo ad una discreta quantità di essudalo
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coagulabi le, le cellula dello sll·ato lucido io gTo~sa te, col protoolasma torbido o Anche opaco, con nuciPO piccolo, spinto alla periferia, il •·eticolo del Mal p i~ h i colle cellule dello strato granulo::;o ricche di gl'anuli, le più prof'oude eonten•mli gocciol ine di ~··asso, l'Olio strato cusl detto spinoso r·icco di c,- JIule s formate, con g rossi vacu.1Ji, cnn li•1uido chiaro o d opaco che •·iempie tutte l a cell ula rid otta quasi a v~sc ico~ l a, ron goccioline abbondanti di g ra:<:'<n, con pt>rd1ta di rapro•·ti f1·a loro o per aumento di sostanza inle•·cellulat•e o per la presenza di dementi picc•>l i a ~ t·osso nucl eo pro venienli pr oba· bilmente t! al connettivo o dai linfatici sotto posti; il suDIO delle cellul e epitP-liali cilintlr·iche ftlggiate immed inl.amento sullo strato papillare del dormA con •prnlrhe nucleo in fase cari " cinelica nei punti sollostanli a zone supPriori in via di df>gene•·azione, ~li Sll'ati più sup~ rficiali d n l derma i n li ltrali di elementi liufoicli, i va~i sanguigni supcl' fi ciali ~~ p1·ofondi ollrerooJo dilata Li e r ipien i di Sflllgll6; i linfntici della r ete superfi ciali e pr,.fondi S l"Sf\Ì aunwnlnli di co libro e co ntenenti una ~tran quanlita di COI'J1U!'Coli li nt'nidi . L'A. r.onrlnrle che r•·obobil mente in C811 !'8 J<~lle lo:::;;ine lifich e ci r colanti, si viene a sle bilii'P. nei rlaversi slrn ti dr~ lla cut e di alcu ni u·alti della pnlmu della mano un p•·oc«>::o;;;o infìamrnativo, per il quale succ ede una disor·ganizzazione del p1·otoplasma cellulare e un n bbassarnento t! l' l polP1·e funzi onale degl i elf~menti anAtomici costi tuenti il le~'suto eulnneo, che r<mdoll<l !)O!';Sibili il ri gnn tìal rlénll'l tnr•bido, la dGA'~-'IIera zione id t· opica, g rRR SA e colloidet\ cle~li elementi ccllultH'I.
tr.. Uo ll.
I GNAUO CALLA RI.- Contributo alla patogeneal della
porpora emorragloa. -
(La clinica morler na, :!0 lug-l io
18!!8).. L ' ,\. fa la critica delle cinque pr111 ci pu l i teor• e cotte qual i si é te ntato di ;;pi egar·e la tmtogenes• ui questa itnporlunl~' forma morbosa, ossi o: 1° tenr ia urnorale (di :::crasie al r•a li nfl e acide}; 2° Leor·ia anat:nnn·flA tnlngica (A llerazione d el! P pnreti vnsoli) : :{• teor•ia aulotosc:ica (epatn-lossiemill); tem·in ner vo·sa (ne u •·osi vasomolot·ie e tl'oliehe); teoria i n l'etth·a (malall•a a mict obo speciale). D~:~ll'e;;ame della letteraluro ullitHamen te pubblicata i11 p•·uposito, e colla scorta di due casi da lu i O!"se•·vsli in due membri della sles!'a famip-lio,
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sui quali la mala.ltia si sviluppò nel mede<>imo lempo, con . elude r i tenendo che le porrora emorrag1ca sia untt malattia iuftlll i va a mic•·organismo non ancora bene identificato, evenLualulellle con tagiosa e che tal e infezione basti a provocare e la ùi;.:cra.sia sa.ng u1gfl a e i falli ne1·vosi e le alterazioni ddle pareti vasali. l e. LA C DF:N HE 1~1 ER. -
Dlatarbl palohlol e nervo1l nel I•vorantl ln gomma . - (N eu.rologisches Centralf,fatt, n. 15,
'1H!l8).
L' A. ha studia to in 50 cas i i sintomi dovuti all'intossica· ;r.ione da ;.:oll'uro rli carbonio ne:.eli operai adtlelti alla lavor azi on e defl l) ~o mma. Questo studio può inlet·essare il pratico o ~gi, che anche in Italia esistono opifìzi pe1' detta lavorazio~t e.
I vari sintomi sonù preceduti da fulli prodromici, elle pc>r lo più co lpiseono l'operaio appena pochi gior·ni dopo la sua dimOI'a nPIIe offi cine e che consistono nella cefalea gravaUva , nella inappet1:nza. nella lcnrlenza nl ~· omito, nelle vertigini. All e volle quesli falli prodrOmlci si dileguano e l'in· d i viduo si atlatla all'ambienle. ~enza che abbia a prova rt~ i distur bi vari dovuti olia intossicazione manifesta. L' A. disti ng ue qucsl t sinto mi in tre categorie: somati ci, nerv osi Il psiclnci. l primi pr·evolentemente sono la congiuntivitP, l'edema pal pebr ale, l'el'ilerPa dPila fa ccia, rar·am enle l'al buminur·ia. I secontli si l'ift.m scono di pr efer·enza ai disturbi della sensibilità e della tnl)lilitil , ehe o sono dovuti a f<~ lli ucuritic1, o rapprt •sentono le rnan1fe stazioni d'una neurosi, la quale va J islinta dalla neura;.:.lenin per l'insor·{!ere rapid o, e.x: abrup to, pm· la nHtu 1·a dei fatti prodromici, per l' i ndebol i mento ùel-(li 81'ti inft> rior•i (quasi come nell'alroolismo). L ' A . ~ \'re bb C O!':SE' l'\'8lO f're 'lllè ll le llt f' nle l'e;.:Ager a zione dei J•iflo•SSÌ Lemli nei e J ell'eccl tabd tl a muscolare, rarameute i fnlti opposti di pseuùola be, qusl che volla la par esi dei per·onier·i (lt ca sr), l e al to•ra zin ni del fondo or ula r c (coroid il<·), !'ambliopia. l sin tomi p;.:ichi ci consi;.:l uno in forme rnanifH'IH! con v iolento og itnzioue m otor·ia, ideot'l'I'S, lo:.rorren, er·olismo ; o pure in l'oll'llle olepr rssivc co n alluci nHzioni , idee ipocondriacne e pe1·st·cu tur ie; 0 •1 ittline in fo rm e slupor ose. Ai sintomi maniad non oli r ado s·i nlcr calnuo è sr sovrappongono ideo ipo· cun.J ri acl te : cnrn,. f>llti IH'l'\'OSi conc01 nilnnli egli lta osservato
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il tremore delle mani, l'esagei'azione dei rif!essi tendinei, l'acceleramento del polso. La p1'ognosi della mania non é gr ave, .anzi la guarigione é la regola, dopo la durala della malattia da 1 a 4 mesi; più grave é i n vece nelle fo1·me depressi ve e sluporose, nelle quali la guarigione é possibi le nei soli casi, i n cui la durala della malallia é in m edia di 3 m esi. L'indebol imento della memoria, non raro a verificar si, persiste anche rlopo la scompa r sa degli altri fatti. N egl' individui pt·edisposti per ereditari età i sintomi psichici possono manifestarsi appena dopo un m ese di appli·cazione al lavoro. Cura. - Alli va re il r•ica m bio materiale per la pronta eliminazione della sostanza tossica dall'or~Zani s mo. ProvvP.dim enti profì lallici ; gli operai ùebbnno lavorare in officine a!"sai spaziose e m olto ventila lP, non r estan(lovi clte 2 ore al giorno in massima, g iacchè un'atmosfera che contenga l cent di solfuro di carbonio per lit1·o è perniciosa anche a chi vi dimora per poco tempo (L ehman n). cq.
G. M v A. - Sulla quantità delllquldo oefalo-raohtdeo lD npporto!all'età e ad aloun.t stati morbosi:- (Rivista di Patologia neroo.~a e mentale, fase. fl, 18ilS/. Con f{uesl e sue ri ce1·che l' A. dimost•·a 1.' importanza diagnostica della ra chidoceutesi, che è andata !"emp•·e più crescendo, specialmente nel campo della pt~to l ogia infantile, nonostante l'avviso contrar·io di r1ualche r aro a ulol'e (Man ~danti, M unti). L'applicazione di quPsLo semplice m ezzo d'indagine m en tre ha p1·ocu•·ato alla diagnostica med ica ed alla patol ogia nozioni caralleri stiche circa l e m odifìcazioni <(Ualilative e quantitative del liquido cefalo-ra chideo - nozioni, che prima non si potevano ricavare che solo dai r eperti necro scopici - . ha
t•eso possibile la diagnosi ~cne ricn dell'infezione menin ~ea in un per iodo mollo pt·ecoce dell~l malattia e quella precisa dell 'agente m en ingitogeno nei rasi, in cui dessa non si poteva che vaga m ente COII~Cettural'e dai sul ili c1·iteri r liHici. Inoll•·e ha avvantaggia Lo notevo!lnente lu dottrina dell' idrocefalo, che può essere ri conosciuto anche prima, che abbia I'ag)!iunto i !'uoi !"•·adi Pstremi, in cui ,, già in alto la esagerata effusione liquida nei ventricoli cer ebrali. Dei due crite•·i per valutaro cl inicarne11te la quanti la del lir(uido cefalo- rachideo - cilìé, quello della quantitit estratta dal s acco spinalP, in un t~> mpo d~<let·minato e quelle della pres-
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RIVI STA MED ICA
s ione manomell'ica (Quinke, Licbtheim) - l'A. si é avvalsosolo del pr·imo nella considerazione, che dal punto di visl<l clinico i due cr iteri s i equivalgono perfettamente. L a quantità di liquido estr-atto colla r~:~chidocentesi in un tempo deter·m111ato può dare un criterio approssimativo sulla quantità complessiva del liquido cerebro-spinale, tenendo però conto esalto del modo, con cui il soggetto ha r espirato (g rida, sfor zi respi ratori in genere) e della foPms. del deflu sso. Vero è che la quantità del liquirlo è varia bile , oltre che per le oscillazioni della pressione e della velocità de l deflusso, ancbe per i'Rm piezza delle comunicazioni esistenti tra i ventricoli cerebr·ali ed il sacco spinale median te il fo ro di Magendie, che alle vCJlte può mancare; ma questo succede in un numer ll limitato di casi, specialmente patologici, mentre 1& sua presenza nelle condizioni fisiologiche può considerar si come fallo costante. L'A. riporta tre tabelle; in una è segnala la quantità di li· quido estratto con la r achidocentesi in rapporto all'età; in altra quella in bambini rachitici; in una terza quella in casi di polmonite crupale. Egli ha fatto inoltre qualche saggio cbilllico sul lirtuido es tra t lo (peso specifico, reazione, saggio del potere riduttore col liquido di T rommer , ricerca qualitativa e quanti lati va dell'albumina col m etodo di Heller) e ricer che batteriologiche (culture ed inoculazioni negli animali). Le conclusioni, cile si possono detrarre da queste ricerche sono le seguenti: 1o Il liCJuido cerebro- spinale é fl~iol ogicamen te più abbondante du r an te i pd mi a nni della v ila; le quantità superiori a i 15 cro.c. od anche ai 30 cm c. in 4'-5' nei primi 2- :3 anni non hanno significato patologico, mentre rappresentano un fatto insolito nelln età più inoltrata . L'A . ri tiene che questo aumento fis iologico é novuto alla più attiva nutr izione dell'as!';e cerebro-spinale e per conseguenza a i più attivi processi linfogeneUci, che cosULui$cono uno Lra gli alLi fondamen t~li della nutrizione intima dei tessuti. Questa maggiore allività linrogenPlit:a é comprovat~:~ nel campo patologico dalla facilità de1.di idrocefali acuti e c ronic i, dalla frequenza rlelle infezioni menin gee, dal facili ssimo richiamo dei bacilli tubercolari, del pneumococco e di a ltri ger mi patog-Ani da focola i più o m eno 1'emoti (g hiandole mediasliniche, po.l moni, intestuw) ag li SfJ8Zi soi.loaracnoidei ed ai ventr-icoli cerebrali, dalla f1•equ enza dei fatti di e!"allamento e di depr·essione del sistema. ne rvoso cen l 1·ale.
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Rl"'ISTA MEDICA.
2" 1: liqui1lo cerebro- spir.al e è notevolmente abbondante nei bambini ra chitici; per• l ' A. l'aumPnlo sarPbbe una con51eguenza del rachitism o t' costi tuirebbe un car allPPe prc•JWio di questll malallia infantil e. Egli riti ene che des~o non sia dovuto ad un procdsso infellrvo , ma t:àa il semplice ri!'ullalo della linfogenesi cer·ebr o- spi naie esAgt'Pala, il prodotto, cioè, di una i per·crinia linfogenetica abituale. La csi~le nza nel ra-
chitismo di questo stato di aumen to di se<'n~ziono linfalica - che l'A. pr•opone chiamare iperidrosi cerdn·o-spittale poll•ebbe in alcuni casi conlìnal'e col vero idrocefalo. Si possono invocare per spi('gar·lo la capacità maggiore della !'Catola cr·anica nni rachitici , la disposizione c-reAlA dalla elit, i di~ll>rbi m eccanici del ciPcolo sangui~r1o. l'alteral.!i crn~i ernnlica ed altr·i fallor·i. che lìnora si sollrngg()no all'analisi fìl'd opatologil:a. L'ubbondanza ùel liquido ceJ'Aio-r acldrleo in que:-:ti soggetti polre!lbe sp i e~are la facil e di~posizione all' idr·ocefalo acuto ed ai disordini funzionali dell'ttsse cer ebro-spi nal e, in •Jua11lo che favoriJ'f' bbe i l contallo dirello rlt->i materiali tos~ici, che dal sangue passano nel li•111ido anzidrttn, con gli r lernen ti nervosi; ipotes i que~ta valevole specialmente nella patogenesi di quei disordini cerebrali e spinAli, che si verificano nel cor·so delle iol't>zioni e delle twlointossicazioni senza localizzazione diretta men ingea e miel cncefalica. Ulteriori falli potrebb ~ro p1•ovare se spella un valor e uguale alle variazioni chimiche del liquido cef'alo-rachideo . 3' Questo Iiquido f> 11nche f!bbonòa nte nella polmonite crupale. N ella malattia in discorso la locnlizzazione dr•·etta dal pneumococco sulle m~nin~ti é seguita. prevalentemente da fenomeni depre'!'sivi. L'A crede che nella pratica pedi atrita sono piu f'reqlllenli i casi di polmonite, in cui prevalgono i fenomeni di eccitazione sia nella sfe1·a motoria, sia in quella psichica e sensi ti va, sia n(~Jia sfera bulbare; ma ammette anche forme pneumoniche, nt•lle quali prevnlgono i fenomeni rlepressivi durante l' inliero cor·;.o della malattia, mentre la puntura l ombare esclude in modo posili\·o la esistenza di ver·a localizznzione m ~>ningea . N ei ca >.i sturliali l'unico fallo ri levato dAlla r aclridoccntesi fu la esistenza srmpre abbondante delln sostanza ridultri ce, talora superim·e alla nwdifl li ~iologica; la ri cer ca dello prleumoc<>cco lu c..stantemenle uegaLt vo. L'A. pC'l'ciò crede ('IJe i distur bi meccanici del cii·colo sanuui"IIO e !'iu ancor·a le
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propi'iela fisiologiche · del!e tossi ne pneumococciche fanno probabilmente risentire i IOI'O effetti sulla rete capillare dell'asse cerebro- spinale solto forma dell'aumento della linfagenesi; per cui oltre la compress•one sugli elementi nervosi, "a pur•e tenuto conto detrazione delle tossioe portate in contatto con gli elementi nervosi e tanto più facilmente, per quanto il liquido cerebro- r.achideo é abbondante ed in aumento. Con ciò non si escludere bbe l'importanzu della disposi.zione del sistema ner voso, creala dalle malattie pregresse, da ll'ereditarieté., dalle abituali intossicazionì. Se l'aumento di questo liquido ha un valore nella produz ione dei disorrlioi nervosi nel corso delle pneumoniti, la sua parziale sottrazione , il salasso rachideo. potrebbe mei'iLSI'e un posto in quei essi, io cui questi costituiscono il pericolo principale. L'A. senza e all'are nell'apprezzamento esalto e sci·upoloso del valore terapeutico di questQ mezzo curativo, riferisce 4 ca~ i. nei quali i fatti gravi nervosi mitigaronsi rapidamente, talora in modo immediato con la semplice rachidocentesi, senza apportare il più lieve i neon veniente. ottene ndosi sempre la guarigione completa.
eq.
W . COLEY. -Il tratt&mento delaaroomllnopert.blll ooUa
to:dn& miata dello S. Breaypelae e B . procUgioaua. (Medicai Record, agosto 18!.18). L'autore ha esperimentato questa toxina in 140 casi~ ne descrive i t'esultati, riportandone anche parecchi altri di osservatori di versi, per cui questo metodo, egli dice, non si appog~ia sopt·a r11gionamenti tull'aA'atto teorici e aprioristici, ma sopra dali di fallo severamente contr ollati. Un num ero considei•evolc di Sdi'COH1i inoperabili, nei quali l'er>allezza della diagnosi era fuori d'ogni dubbio, ba compEelamcnte ced uto a que!'LO tra ttamento, e molti sooo rimasti immuni da recid iv e pet· un perioJ o di tempo superiore ai 3 anni, quale appunln si richiede per pote i' ·considerare una g llftriginne come defìnili,·a . ~on tull• i sarcomi si sono comportali ugualmente sotto l'tt!\O rli ')Ue!'la loxma e i I'e!'ultati hanno chiaramente dimostra lo che i mi ~lioi·i successi é possibile oLtenerli in quelli a ee llule fuc:iformi. dei qunli svno g uai'iti circa la meta; m~11o buoni in quell i a C•'ll ule t·otonde; e quasi nulli nei !"arcomi
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mel anotici, nei quali non ha mai constatato più che l ~gge r miglioram enti. La toxina in par ola co nsiste in loxina mista, non fi ltrala. di sl!·eptococco dt risipola e B. pr odigiosus coltiva ti insi eme per due settimane, sterilizzata ad un calore di 58 c. Nei bambini e nei pazienti molto depet•i ti è megl io usa r e la toxima filtrala che é assai più debole della prima. Si usa per tntezioni sul tumore, o anche a drslanza, nel qual caso la cura tleve esser e più ene1·gica. La dose dipende pr·in cipal m enle dalla vil'ulenza delle culture, e poic1Jè questa può esser·e molto diiTer·ente, cosi anche la dose della toxins può variar e entro cer ti limiti e non può essel'e determin ala che dalla prova, terw ndo per• guida la r eazione eh 'es;:a pt•ovoca. L 'or ganismo r eagisce a queste in iezioni con un br•ivi.to e inalzamento più o m eno p;rande di tem peratur a. B iso~na incominciare con una dose piccolissima e cr escer e g1·adatam ente tutti i giorni finché si ottiene la reazione manifesta, per poi conli nuar·e in questa dose fin ché il tumore non scompaj n. L 'azione della to xl na sul sarcoma deve esser e considerata come una nect·obiosi rapidamente pr ogr essiva r.on degenera zioue g t·~:~ssa . T ale azione nou è né il ri sultato eli un pr ocesso inflammaLot·io, né rassom i~lia all'azione di un escar·o·tico locale, ma eser ci ta sul le cellul e ~ar·comalMe una diretta azione specifica, la qua l ~ è mal!~io rmenle confermala dA l fatto che par ecchi tumori sono completa mente spariti facendo le iniezioni sottoculanee lontane dal neoplasma. Questo metodo pr esen ta qualche t•ischio, CIJme il collasso, dato da una tr·oppo g t'twde quantità di Loxina, o da iniezion i in un tumor e molto vascolizzato, e la piemin da insufficienti precauzioni per ci(l che ri guarda la sepsi , ma che i r ischi siano piccoli lo !Jr ovn il fallo c11e soprn piu di 200 casi , due volle soltan to !"i è ver·ificata la m ot'le, e una di queste in un vecchio che et'a qul•Si mor ibondo quando fu incom111ciata la cura. Le iniezioni di loxin<1 po~s on o e,_f"er e r accomandate come pr ofi lattiche i n i11dividui cl1e abbia oo subito l'oper·azione pl'r S<ll'comn, e ciò allo St:OJ>O di prevenire le t'ecidive. Nei carcinomi i resultati sono stati tr oppo scat'Si per consigliarn e l'u~o.
C. F .
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O. MoorcA e F. FoLLI. - Sulle autolnfezlonl negll avve
lenamentl per foeforo e per veleni ematlol. StucUosperlmentale. - (H11 /Iettino delte scienze mediche, settembre 18!18). É una comunicazione falla, non è guari, alla Sociei.8 m edico- chi r·urg-ica di BolognH, che può inter·essare dal Ialo medico -J e~ale, in quanto che fJ'H:lHe e s imili r icerche t.endono ad ill umina r e sulle conseguenze delle intossìcazioni, le q uali nella pratica possono formnre ar gomento di questioni ci rca nuo,·e COliSe nrnrbi gene sopl'8vvenule i ndipendentemen (.{' o rneno dall'azione umana violenla. L o studio sulle u!<lioni e sull'azione secondaria dei caustici ha dimostra to, che dove esiste g rave al terazione o distruzione dei lcssut.i, si hanno infezioni secondade per prodoll i ch imici penetrati per la via del sangue. N ello stesso m odo si è comprovato che per· efTetlo di alcuni vel eni si possono dete-r minare autoinfezioni secondarie sia per• le modiflcazioni , che q uesta inducono sulla vita dei tessuti (mucose), -sia pure per aller·azioni del sangue. che r appre!'<enta una delle principali di fese d P II 'o r::ra.n i ~ mo contro l'azione dei germi. Finor a però tutte l o r icer che sono slate falle sulla mucosa gastr·o- intcs tinale. Cosi si é visto che in seguito ad avvelena m ento per· arse n i co, d islru{!gendosi gli epiteli di l'i ves limento di ')Uesle vie, si lro van() nel sangue e oegli or ga ni i micPorganismi,clr e ~l bitualmenle vivono nell'intestino (Wu r L:z); lo stesso ~ uccede negl i avvelenamenti per cantaride, cantar idina, tar la r·o emetico (B ecn); lo stesso pure in seg uito alra:.:ione dr·l fr eddo, del freddo -umido (Simoncini), di qual che vt:Jeno ne.r vioo. Orbene gl i autori hanno vol uto sperimentar e ùappr·ima col fosforo pt-r· vl•dere se si compor tavu come l'ar·senico, e poi r•icer car e se si avevano gli sl e!i\si falli adoperando sosta nze che attaccavano il sang ue o nell a sc•sl&nza colorante, o nei suoi elem enti cor puscolari , o nell' una e negl i altri insieme. :)i sono ser viti in genera le dei conigli, q uali animali tU esperimento; dei cani per il clo r·ato polassico; degli uni e d egli ai Lr·i pel fosforo. Oltre q uel"le sos tanze. hanno adoperato ranLipirina, la l'l:nacelina, l'acido pir·ogallico, l' id r'OI!enQ arsenicale, quel l o solfOl'ato, la pi r·où ina. L e sostanze solide v enivano arnrninisl r·ate per· bocca ; q uell e gassose per inalazione. A 1111 dolo per·indn detl'avvel enam••nlo i conig li erano uccisi, la h·oli» !<i lro ,.a va no 111or·ti, e cc .t1 tu Lte le pr~cauzion i d''uso,
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se ne eR1.11ninavauo batteriologicamente i l sangue delle ca' 'i là cardiache, del fe~alo e spPRSO anche della milza. Per i cani invece si esaminava il sangue aspiraLo da una vena della coscia per mezz'' d i una p i pella. Da una seri e di e.'lperi euze gl i AA. hanno concluso che nel coniglio, in segui to ad avvel e n~ me n Lo per fo sroi'O, cosi com e succede in fJUel lo per arst: nico, i microbi,. che normalm ente vivono nell'intestino, ne possono Alli'av ersar e le par eti e penetrare nel sangue e negli o t·gani. Invece i v eleni emalid di sopra menzionati, per quanto allei'ino il sang-ue sia nellu sostanza colorante, sia nella stru ttu ra degli elernenli corpuscolari, non dett•t·minallo que:-to passag:::-io; sicché si pote1·a concludere elle nell' o r ~anismo, olt•·e il sangue, r ecq. stavano ancora intalli altri poteri per l a sua tllresa.
Sn:w ART. - Un slntoma preoooe della parallal agitante, la flesalone •pa•modloa delle dita del piede. - (Laneet, 12 novembt·e 1898). Sopra 28 casi dE'Ila malattia di Par·kinson, l'A. avrebbe osservato 5 volte queste fenomeno, mostrantcsi nel per·iodo iniziale dell'afTezione stante volte avanti la co mparsa dei sintomi ca•·alteristici; altra osser·vazione gli :sarebbe stata comunicata dal dott. Ot·merod. I l sinloma con l'liste nel l n JWOduzioue isltmtanea, ~pecio lme nte nel marciare, di un crampo alle dita del pierl e, che si fl ettono fortemente conli'O la pianta, sit:cllè riesce d1fficile la dcamliulazione. Il paziente deve r·eslat·c immobile e solo in capo od 1-2 minuti pervieni' a r il asciare l e sue rlita ed a r estituire la forma abituale alla p1anta del piede. OrdinAriatneo te partecipano a questa contrattura in flessione lulte le dila, eccel· luato l'alluce, che per lo più resta nella ipcr csten$iOIIe durante lo spasmo delle altre ditr. ; qualche volta a nel t'esso può esse•·e immobrlizzato nllo stato di fle"sionc. Non di ra do la contrallui'a si estende ai muscoli tibi11ll anter tori etl in questi casi il piede i"! fles so sulla gamba. L'A. riferisce la storiu clrnica succ inta dei !ì casi, nei quali fu ri scontrato il s intoma sud•letto. Quattr o volte su sei lo spasmo delle dita si è mostrato prima r\egli altr·i sintomi della paralisi agitante e li ha precr~duti di uno spazio rli tempo o~cil lante da 2 mesi a 2 anni. Desso dunque può valere per la diagnosi pret:oee eli questa infermila. cq.
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RIVISTA CHl RURGIC A - Valore •emlologtoo negU •ooU 41 1augue dall ' oreoohlo. - (Journal de Médecine et de Chirurgie,
Tn.LA UX.
sdlembre 18fiR ) L e olorr·agiP. pos!:'ono avere nn valore semiologico moHo importante e si è abituali aol attribuire loro una gravezza mollo grande. Si devono per·ò fare alcune restrizioni a questo ri guardo. L'esempio di un giovane, ri cover ato nel riparto cieli" autor e in conseguen za di una caduta dalla bicicletta per ur.a emorragia drlle ùue orecchia, dimostra che non è conveniente pronunciarsi troppo prematuramente. L e cause che possono produrre le em or·ragie dalle orecchia sono mollo numer·ose. Vi sono dappr·ima le cause in fìammatori e, com e pure i polipi, cause elle non sono traumaticiJe, ma alle fJuali fa due>po pensare in caso di traumatismi, per ché esse possono coinci<lere con un acciden te di cui potrebber o fare singolarmente esn gerar-e l'importanza. Ma rruesta coi ncidenza è m olto eccezionale e le vere cause delle otorragie traumatiche sono le fer·ite del condotto la frattura ciel condotto uditivo esterno, le r otlure della membrana d~l lilllpHuo, le fratture dt:dla rocca. Dal punto di vista della rliagnosi, le prime si riconoscono fAcilmente con un t's.a me superfìr iale. Quanto alla frattura rlel condot.to uditivo, essa si pr oduce soprattutto nelle cadute sul mento e si accompagna sovenli a commozione cerebrale, ciò che può es!<er e una causa di er rore, perché si ammette allor-a fucilmeute una frattura dd cranio. La parete può esser e infossala ed allora é facile accor-gersene nei movimenti ùella mascella. La r otlt.ra della memhrana del timpano può avvenire egualmrnle in una catluta, ed allora può dar luogo ad una emorragia talmente abbondante rla far cr P.dere ad una frdllur·a dt'l cranio. La membrana è infatti mollo vascolar e, solcata da fp·osse ar lc••ifl cho possou() pr o.lur•·e emorro~ie intense.
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Infine le fratture della rocca si accompagnano ad otorragia per rottura delle arter ie meuingee e di quelle della cassa, otorragia che é un segno quasi costante dr questa varietà di fr·attur e. Io tali condizioni, non é sempre faci le pr·onunzrarsi in una maniera categorica in presenza di una otorragi11 traumatica e l:!i é obbliga li sovente a basar><i su circostanze accessorieh Nel malato sopracitato, per esempio, un primo punlo da chia rire era di saper·e se egli avesse perduto la conosce11za nel momento della caduta. Il f!'tto è importante, per ché è difficile ammettere una fr·attura della base senza che questo fenomeno si produca, ciò che per<'! non vuoi dire che quando esso esiste, la frattura sia C!:'rta. Ora nel malato in di.scorso lale fenomeno non era avvenuto ed egli poteva dare s ull'accidente i più precisi della gli. O'altr·a parte, l' olorragia era doppia e, se essa fosse stata prodotta da una frattura, sarebbe stato necessario ammettere una ìrllltura traversai e del cranio, ciò che non era gua rì compatibile colle condizioni generali del malato che erano buone. Er·a quindi più ammissibile s uppor re che il sangue provenisse da una lesione delle orecchia, da una rottura delle membrane del timpano forse, piuttostochè da una fr·a ttura della base . L'esame dell'organo dell'udilo Ctmfer·ma va ques ta supposizione, perché l'udito conservato dappl'ima, era diminuito in seguito, e. si riscon trava sulla m embrana del timpano sinistra un punto mollo rosso, ove sicuramente eravi stato una ferita: Nel Ia lo destro esisteva otite media, e nella parte centrale della membr·ana del timpano si notava una fe~sura. In generale, i maiali di questo genere finiscono per ricuperar e l'udito, perché le ferile della membrana del tim pano cicatrizzano facilmente; ma vi ha una particolarità degna di nota. Mentre vi sono casi in cui non è possiuile ottenere la cicatrizzazione delle ferite della membrana del timpano, ve ne sono altri in cui tutti g li sforzi falhscùno per maote11er·e aperta una ferila di quest'or gano, quando ciò é necessario per la :lUra dell'otite. Questa differenza dipende da ciò, che quando vi ha una perd ita di sostanza, per· piccola essa sia, essa non gmnge a ripar•arsi. Se, al conll·ario, non vi ha perdita di sostanza, la membrana del limpanl' essendo priva di elasticila, i margini restano sempre in contatto N el malato in discor·so si notava un altro fatto molto interessante dal punto di vista fisiologico; si è clie dopo il suo
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accidente la saliva gli face va difetto. Ora si ~a che la c01·da del timpano tra versa la cassa ed ha un' azione importante nell« secr ezione salivare. Non deve quindi r ecar meraviglia elle in seguito al traumatismo sia avvenuto un distur·bo nella fu nzione dr quei nervi. La cura consister& nell e lava ture calde e nelle doccie di aria; tullavia non si deve dimenticare che !ali malati devono esser·e S<)rvegliati per lungo tempo, dal punto di visl.tl della frattur·a dPI Cl'anio dapprima e poscia dal punto di vista delle con,.eguenze dPile lesioni dell' .orecchio. Per il primo punto. m fnlli, si sa che le fratture del crani o hanno un decorso sove n l i m o l Lo i n~ id ioso e re~ll:Hro lv. l enti per 1110ilo tempo pl"i m11 che accidenti g ravi compaiono. Per i l secondo punto, fa d'uopo r·irorrl are che le oli li mediane d'origine traumatica sono soggette a complicaz oni brusche ; è necessario evitare specialu1enle i rnffreddori, i C(U<lli, per i malati che ne sono affelli, sono la ca usa di gravissimi pericoli. B.
H E!NTZ. - Sulla. morte ta.rdlva. prodotta dal cloroformio.(Jou rnal de .Védecine et de èhirur gie, settembr e 18\IR). Alcuni autori hsnno attl'ibuilo si cloroformio certe morti difricili a spiegar e, sopra p:~i unle nei giorni c he susseguono ad un'operazione. Il dott. H einlz ha praticato otto autopsie, cinllU"" concel'nen li m aiali cloroformizzali due volle, una volta per l'esa me, una seconda volta per l 'operazione, con pochi g iorni d'intervall o, tre relative a malati in cui la narcosi aveva duralo mollo tempo. T utti questi malati soccombPllero m olto rapidamente, uno nel pl'iuw giorno, cinque nel seconòo, uno nel lerz0 ed uno nel quarto, r-:enza aver presentato segni clinici speciali. Tutti avPvano avuto una nor·cosi r egolare e si e1'ano risve gliati pt>rfetlamenle. H eintz segnala come sintomi di quest'azione lenta rlel cl01·oformio : vomiti violenti e r ipetuti , un acceler amento del pol:;;o che va tino a 140 pulsuzioni al minuto, un'altel'azione pl'•Jfunda dt>llo slitto psichico ed i segni abituali del collasso. Ma q uesti sono sintomi poco caratteristici, che si osservano In maggim· pa 1·te delle volte dopo le o perazioni g ravi. H einlz ha faLlo pur·e nurneJ'Ose esperienze sugli animali. Dalle sue autopsie e dal le sue esper·ienze, e~li viene nella conclusione che il cloJ•oformi o, inalato per lungo tempo, o
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in una maniera rip etuta, cagionn negli Ot'gani, con una lenta azione secondat•ia, alterazi(mi patolnf!iche che possono produr•·e la morte uno o più giorni dopo la nat·cosi. L e les•oni osset·vate nell'uomo e negli animal i sono della stessa natura. Sono lesioni di degenerazione pt·odolte dall'azione diretta del clot•oformio ed incompatibili con la continuazione del la funzione degli organi. Si tratta. insomma, di un' in tossicazione generale che interes!'a tutti gli or gani e li melle nell'impossibilità di funzionare.· L e conclusioni prati c'h e che si possono trat•re da questi l'atti sono le seguen ti: ridurre srmpre ad un minimo la quantità di cloroformio inalalo. Quando é necessario cloroformizzat·e due volte lo ste!'SO malato in un peri odo di tempo r~>lativa m cn t e breve, lasciare scorrere tra le due T18l'COSi molti ;rior ni pPt' non dover lemet·e un' azio11e continua del clorofot·mio. L'eliminazione del pt•imo clorol'nrmio a"sorbilo deve esset·e completa e la !'Ua azione !'ecnnclaria esaurita: l a qual cosa non è possibile pt·ima degli otto giorni. Fa d'uopo ~o[!giun gere che queste precauzioni devono sopratullo costituire la Teg-ola quando si lt·atta di maiali con organi alterati in pr·ecederna. Vi sono malati rhe sopportano il cloroformio con 111 più grande facilità; essi no11 tre l'isentono incomodo né primitivamente, né secondariamente. Altt·i sono impr·essionali p;t·avemente da una ciOl'ofoPmizzazione di breve dut•ala : vi ha realmPnte in essi un di~tut·bo dello stAto generale per $islenle per molti gior·ni. In una maniera g<"nPrale, quef'ti ultimi maIali sono individui che presentnnn pochissima t'esistenza alle inl.o~sicazioni, "opratullo nlle intossic.azioni seltiche. Sat•à neces!':ario perciò sor vegliare in modo speciale l'amministrazione del clot·oformio nei rnalali con atlezioni dei r eni e sopratutlo con affezioni del fe;.!alo. B: Dott. GroRoA.No E. -
Sulla aoelta del lembo per a.ggre-
ctlre U ouore. - (La R((. med., 15 ottobre 1 89~). Entt·ata da due anni nel dominio della chirurl!ia la sutura del cuore, è importante conoscere qu.ale sia la tecni ca migliore in questa operazrone in ri !<ua rdo al lembo. E~so deve corrispondere a tre inuicazioni: l" deve polet•si esesruit·e colla maggier sollecitudine; 2' deve esset·e ampio 011de si possa bene osservare e manovr·are comodamente; a• deve esser tale da richiedere il minor numero possibile di aiuti. Dagli
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esper imenti fatti in proposito sul cadavere, l'A. tra e le seguenti conclusioni: t• Le superficie antel"iori e laterali tlei ventricoli e dei seni del cuore sono accessibili dalla parete anteriore del torace; i ventricoli ed il seno sinistro dal lato sinistro, il seno destro dal Ialo opposto; 2" P er la sutura dei ventricoli é sufficiente la resezione di una sola costola, la 5• o la 4" a seconda del la sede della ferita ; ::~• Per quella dei seni è necessario resecsre due costole, la 3• eia 41 , in quest'ultimo caso il metodo di scelta è quéllò del Ninni (incisione trasversale del a• e del o• spazio inlercosttlle, r esezione della 4• e o• costola sulla mammillare e rovesc!amento del lembo lussando le cartilagim costali nella loro articolazione collo s terno); 4' A questo stesso metodo si deve dar e la pr eferenza, quando si voglia scuoprire tutto il cuor e, compr e11dendo nel lembo anche la 5" costola; 5• La superficie iJJOSlet·iore dei ventricoli .e a ccessibi le dalla parete postero-laterale del torace, nel quale ultimo caso il lembo prefet·ibile è yuello del Rydygier ese~uito nel i' spazio intercoslale, oppur·e, non disponendo che di un solo assistente, quello del Postempski. · le. Doli. FRA.LLET. - Delle embolie venose nel h'aumatiJnnl. - (T/tese de Lyon. - Jour nal de med. et chir ., 189R,
n. 14). li dott. Fralle~ studia nella sua tes i questa gra ve complicazione che può insorgere più spes8o for·se che non si cr·eda, nelle fratture principalmente, ma anche nelle lussazioni, nelle distorsioni e nelle semplici contusioni. Su 43 casi da lui riu· niti, 2ì s i riferiscono a ft•aLLut'e, 4 a distorsioni, 7 a contusion i, 1 ad una lussazione ed un altro ad una ferila contusa. La causa prima eli codeste embolie é la h·ombosi, la quale è essa stessa sotto la dipendenza di una tlebite, che può essere d'or igine infettiva, ma più spesso d'or ig ine !'<emplicemente traumatica. L'embolia si produce per il distacco accidentale del coagulo, e questo, spinto nel cuore destro, può l.ltTeslar"isi ; oppure arri"a nel polmone, ove pr·oduce tutti gli accidenti dell'embolia polmona re. In casi J·a r·issimi può aver
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luogo un'embolia retrog r•~Jda che va a formare un infarto nel feKato o nel rene. Fnt tu tte le r egionr alfdl.e da tra umal ismo, quella che pi ù pr·edispone all' Pmbolia e cer la m••nte l'arto inr~rior-e e, nelrar·to iofe1·iore, la ~ra m ha; il che pare essere in rappo1·to con la vicinanza olei vosi venosi, con la ri cchezza della re te venosa e con la frf>quenza delle vari ci r'i òelto arlo che costituisr'ono una causn pr·edisponPnte nllA eoagulàzione. Il tempo in cui ordinarr Hmente avvengouo tali accidentr é assai variabile. Nei casi di contusione questo tempo è mollo v icino a ' f'H!IIo del lraumatismo. Dopo aver e esposta la sintomalologia rli questi falli morbosi ed e!'lser!'< i solli>rmalo sulle loca lizzazioni polmonar·i d ividendole in jorma./itlminanle,j'or ma grar'e (grosso infarto) e fo rme benigne (i 11 farlo Ol'dr nario), l'A. insiste par·t icnlarmente sul fnllo cl H'. quantunque poco numerosa, la proporzione conosciuta dei casi d'rmbolia de ve esser e br.n inferiore a quella rhe dovrehbA essere ~e il numer o di tutti i cn:>i che non VP IIII '"' I'O r iconol'cinLi fos!'<e ri vPinto. l nume1·osi Ca!'- i di rnor•Li impr ovvise - domanda giu5;lllrnenle l'A . - sop rllvve-
nule in traumatici e che ::~i r i feriscono cosi facilmente al dcl i•·ium tremens, non m Prit••r t>bber o for-se l'autopsiA, e del le ricPrche diligpnti sull'artl'rin l'''lmonat·e 1 Sono infatti spesso Je~li alcoolis ti con fra ttu r e all a ~~Hnbtt, in cui insorse il delirio verso il seconrlo i·tiorno, ~ i fl~ila J H• P. muoi ono im pr ovvisamente In notlP, senza che alcuno abiJia potuto osst>rvf! r e i l'in lomi terminAli. V ' t'· fo r·se da mer•;wif.diarsi se, in ta li casi, esi ~te unu trombosi rklle "ene pr· ossim e alla fr olturtt, e che un coagul o si rlislo cclri solto l'influenzA dei movi menti rlisor dinali che il malato impr·ime al !'<Il ( • mC'mbr o frallurato 1 Bene spesso in un traumatico qualllllf(lle inso r·~on o fenomeni gener·ali : la temperalu l'a s'i nna lza, c0mparisce un dolore pu :~ to ri o al torace, accontpagnal o dfl tosse e da di,.pnea. S1 a ~colta '( uesto malato e si constatano i sinto mi d'un indur·imen to del pa r·cnchìrna polmo nare : otlus iltt, aumento o abolizione dPI le vi br·azion i, r An lo l i cr epi la n Lì, tal volta soLtoc repitanti, e non di r·odo so(fìo broHchiai P, per cui si fa l A diagnosi di pncu rnnnite, rli hr oncu-pnPu moni te. di pkuropolmonile, S1~ coudo l' af'sociAzinne dd se~ ni fìsi ci. Gen•' r'AIm ente i m Aial t si Ascoltano uno sola volla , si sL<lhi Ji ;::cc una c ura e non se nf' !'ìegue p0i il dl'cor·so. Ma pr·esto ci si accor ,l!e che code;::t.a polmoniLH ha un flttdamento strano, una
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durata annrmale e che si accom p~:~gna, ve1•so la fine. da un e;;p!'ll ot·ato muco-purulettlo. Chi sa se (juesla prete~a poluwnite non sia alll'O che un infarto? Si comprende che il trutlarncnto dei traumati sm i dovrà PSS81'd sopralulto pwfìlatlico, e si riassume nelle seguenti no!'me: Evitare g li appa1·ecch i troppo stJ'elli e sopprime1·e il ma ~sagg io, specie se la1·divo, quando si supponga che esi:<la una flebile. Il massHggio l'allo in principio é, invece. utile, perché impedrsce le coa~ulazioni venosa nei casi di sempli ci compressioni o r;ontusioni . E. T . Ct~AlLLONS. -
La commozione lablrtntloa - (Rerue lw brlunuulaire rle l a,.ynnologie, otologie et rhinologie, n. 2:3,
1898) . s,lllO il nome d1 commozione labirinlica l' A. ra ggruppa tutti quei t:a!:'i, i n cui, per faLl o di UJJ l1·auma dirello od indiretto sul capo, l'ud1l0 viene COinpr omesso in maniera più o meno ùuralura. Le cause possono agire in mo,io brusco o 1·ipeter si cronicamente; la s0r'dilil che ne consel!ue immedialameole può esse1·e totale o pa1·ziale, ed in prosie~uo posSOJtO aversi, quali sin tomi conctJ tnilanti, dol o1·i alla testa. ve1·· lt gi ni, ect:itat.ion i ne•·vose ed an che accessi epilettiformi. La progtH•Si è sempre ~r11ve dal lato dal la l'unzione uditiva; la ter apia poco etli cace. Da co n ~ i gl i o rsi il riposo g-enerale per eYilare congestione consecuti va, e scansare qualunque r umore. L ' A . fa rientJ'are nella commozione labirintica lutti i traum~• lismi, eh e ese 1·c it.ano un· azione qualunfjue sul labi•·into. Merita di ri cbiamat·e l'atten zione del pratico solto il punto di vi;:;ta m edico-leg-A le, specialmente nei casi di disltu·bi uditivi C'()nsecutivi ad infortuni sul l avoro.
RlVlSTA DI OCULISTI CA -~-iiE:--
A. D AR JER. - Trattamento della. oongtuottvtte granoloaa.. - (Ga.+ette dcs Hòpìtaux, n. 87, UO e 91,1898).
L'A. p1·emette che un :>o! meto l o di cura non è applicabile in que ~la malattia, divc~1·sn e multipla nella sua evoluzione; l'H d'UOJ>O indiv idualizzar e, tr all3nrlo l'ammalato e nello stesso
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tempo cer cando di dislrugf!el·e complelnmPnle l'elemento infelli vt> con i 1ne27.i imiicali dallo slato s tesso dr>ll' itl(tivitluo. Che la congiuntivite !"ia una mAI<ìlLIO microbica loc~t l e, come il lupu~, l'epitelioma supe1·fkiale. le tube rcol o~ i cula nt'e, é dim ostrato cliuicfuncnte d11lla con togiosi tù, dalla epidemicili'l, duilo sviluppo, dnl decoi'SO, dalla pt·opcnsioue alle r ecid i ve. Allfllnmicamenle la distinzione lra vF'rr e fal se granulazioni og~i ha lo s tf~sso vn lore che per i lu he r~:o i M i il tubercol o i~ lo logico e la sua cellulA ~il-(ante. l l micr obo palogeno potrebbe fomire gl i eiPmPrltl d'una diagn osi sciell tifìca; disgraziatame11te n cm sono bene conusciute né la !>Ila mo1·fulogia, uè la biolol-{ia L e granulazioni congiuntivali vanno soltanto d1stinte dalle ril eva tezze follicoln ri della congiuntivite folli<'olare, frefJ uente nelle scuole e nei giovani; dcssa può rertdere il lt·rren o favor l:!vole alla evc)lm:1one d'unA i uf•·z1one granulosa, moti vo per cui g li unttari V•>rrchbr. r·o consirlet·arla co1ue la prima fa~A o comn una forma allenuula della infl•zione in d 1sco•·so. ì\Ia fìno a fJIIando l'agnniP. palogeno dei lrncoma non sarà bene ricono!'ciuln, è prudente .altenet'!"i al p1·inci pio enuncialo da Kuhnt nel congr e::!>o di M osca: o Tt·allAre la co 11giunliviLe follicolare solto il punto d1 v islu tet·apeutico, come se rosse di nntut·a lracomNlosa; ma (·onsidenu·la se tnIH'e come malattia ~peciale a sé, sollo i l punto di vista del pr onostico e dciiR SlH lislic~a. '' L'A. distingue l e infìnitc forme di LI·acoma in due grandi categorie: Cllll:Z:nnlivitu g-r flnulot:a Ar ula, irtfìammalot·ia e COrt gi untivite g1·au1,1)0Sa Cr•lnica, ntona Q a riac censintlt IJo ~isti che subacute. La ()l'ima può r App1·esenta1·e l o stato pro<Jt·omico della St'cond~;~, co 1ne fJ118!>ta nelle sue r it1Ccon!"ioni può diventar quo•lla Si l'iCOil0SCOI10 facilmente; ruiiiC8 rl•rfìcollà può lrovar:;i 11 el disti ng11F'r e dalln cortC"I\Hllivite fo ll io·nlar·e queltn g'l'anulo!'a quandc, guiH' i ~cc ~otto l'azione dei C/1 11· slici. Se perciò una congiuntivite, 1·ilerwta per folliculat"e, r esiste pc:t· m esi e mesi utl un trattamento r lgOI'OSflrnPnte appltcato, si pu~ r·i te11er e qua«i cr•rlo lrallarsi di afTczio11e tracomatosn e come tnle 11'81larla. L'A. mentre non cro>de dPbhnno li'O~CIII'A rs i i trnttam e1r ti classici d··lln cong-iuntivite g ra11uiMn, opi11a doversi i ntervenir·~ cltiru1•gicamente nei trcH~o rni c:r on id, adclimoslt'l:ltisi r i belli ai meJ.,simi . Etdl quiud i appl icfl il ti'allt~Inenlu <'llirur~i<'o olle l'orme cro11i ~ IH• , clH' hnnno ro·::: i~ lilo alle numei'o>-o applica7.ir111i causlici 1P. le pir'1 !"vnrinl•'.
r•·ro
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Ricorr·e porci6 alle scartlìcazioni. allo S\'U otam eulo acc•Jrato del contenuto delle g r·anulazioni. fatto col cucchiaio ta~:li entl', nettando poscia cn n spazzolino a peli corti, imbevo~lo di una soluzione di cianuro di mercurio (1 p. 500) ; co~ì è srcuro di ullenere uno lavatura erticact; ed antrsetlica. Questa opt'razione è mollo delieata ;, nel la stes8a non brsngn~:~ lAscia r sfuggi r·e un sul punto granuloso. Spesso occorrerà in cid,..r e l'arrgolo estern o pa lpebrale per ar-rivare alla eslr·emità del cui di sacco ''ong-iulrli\'ale, e rovesciar·e le palbeb1·e C1)11 adal.la pinza. An cli11 la caruncola dev' ess~ re sbarazzata accur·atamente dal te~s ulo g ranui (>SO e se è com pl etam ente inl iltr·ata, si deve r1correre alla ~ua esciss1one. T erminata l'opt>r'azione, si appliclte1'ann o compr·esse fredd•·, invitando l 'a mrnalato ad aprir e le palpebre, se può, e r·eccour a nd~nd o di muoverl t> e di frt>gar·lt> lef!~ermentc, onde si ottenga lo sgo rrflt~mento rapi do delle m edesi me. Le lozio:1i, Je compresse, le frega:.rio n1 vanno continuale per due giorni; quando è possi bile il rov c;scr arneHLO delle palpebre, 8i pr atieu no spen uellaLure l e g~e re all'argentamina (5 p. 100. 10 p. 100), eh·~ so no men o dolo t· ose di quelle al nitrato d'argento e più effic:aci. La gua t't f:iiOtH) !'-i otlìene in 10 giot•ni anche nei casi un po'gravi ; questa sar à completA , s~: la congi untiva si pt·esenta l iscia, sana, con cicatt'ICÌ mitotme. S -3 si vede qualche punto gl'anuloso, ùccor·r e scarifìcarlo subito, dopo avet· c0cainizzat.a la parte, cauter·izza rl o con soluzio ni di argentamina ed io appr esso col Sfl l l'alo di f llmf>. :\i ei cA~ i !{ra vi, invett•t'<lli, con cicatrici vizio!<e, con atrofia Pd incurn11nen to del le carlilal!in i ter si, alter·azi oni cor·u eAli, entropion, si ricot·:·e al lraltam~ nLo clu rurg ico energico, dopo u ver· Jalt.o cessare ogni secr ezione purul enta mediante l e sol uzioni di Rt'g-entaminu. L 'A. t'i fel'i st·e vari ca!"i occor !<i nella sua pr·alica e lratlali nPI modo Anzi dell0. N ~1l le fo rme acute ptu·uiE>ntr , nelle quali la conl<iunlivFt i: r "!'<!'<u , tomen LO!=<a, la cot·nea alto·r·a l a ed in cui si banno pu re fo l•J I'o~bia, la~l'imazio rtl", scolo ruuco - pu t'lllt' nto abbuu,lanle, Cf.!li adopo• ra dapprinul il s>~ngui ,-u).! iO tPm por ule e le ~'<C'a ri fìcHzioni dt;l ln congiuul iva ; o tl,•nuta unA pr onlFt deplezic11re 88n~uig na , r'iC'Orre all 'ar f:ie ntamina per fas CPSMre la sflcrezione e pM ciH alle cHil "'lic!l zion i col s•Ma lo di ram e. I n tul morlu la congiuntivtle pa:"tsa AllO !<lato subacutn, che può ).!Un J·ir·e !=\l'fl7.a in let·veril o d rir11rgi c~o ; se cio non succed<>. s1
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adopera il trattamento e!'<posto, il quale potr ebbe essere eccezionalmente t•ichiesto fin dal primo momento} quando la cornea pr esentass3 e~tese ulcerazioni, o quando l' individuo avesse intolleranza per qualsiasi m edicazione. La bontà del trallamento esposto dall'A . é comprovata dai •·isultali ottenuti da Lakah e da Thiebaut nei casi gravi dii cougiuntivite g t·anulosa m Eg itto ed in Algeria. eq. WARLOMONT. -
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Dell'autoinfezlone nelle malatit& ooulai'l
(11 rchives m édicales befges, septembr e 1S!)8).
L a parte dell'autuinfezione non poteva sfuggire all'osservazione degli oftalmol ogi. L a infezione non si produce soltauto per· m ezzo d e~ l i agenti specifici venuti dal di fuori (p. es. l'infezione della corn ea ferita da un Agente vulnerant e sellico); ma anche per la via della circolaziOne, sia che lo agente venga dal di fuor·i e poi col pi sca l'occhio per via interna (p. es. 8ifì lide e tubercolosi endoculare, manifestazioni oculal'i in altr·e malattie infettive), sia che nasca nell'intimità stessa dei l c.ssuti (tossine) delet·minando una vera autoinr.eztone. . Le varie m anifestazioni mo rbose, che si possono avere in seg uito a questi due ordini di fatto, presentano d'or dinario due caratteri clinici, che aiulano a riconoscere l'origine infettiva della malattia. Sono: la bilaterali tà e la simm etria della l e~ ione; la disassociazione delle lesi oni, propr·ie dell'autointossicazione e che si appliea !':pecralmente ai disturbi motori. Le principali a ff~zioni rrwt•bose, in cui sì sono osservati ·disturbi ocu~ari tlo vuli ail'auloillfezìone, sono le seguenti: 1. Febure puerperale. - Oftalm ia, che è detta m etasla· ti ca; ha evoluzione rapìJa e genet·almen te nefasta ed in essa sono colpili la cor oide, i processi ciliari, l'iride; il globo oculare e si atr ofìzza, o s uppura (pnno l'tolmìa). Si spieg-a la sua origine col Lt•asporto per il torrente circolatorio dei pr odo tti settici del fucolaio pu rul en lo u le t· i no, i quali verrebbef'o a for·mare embolia nei vasi della cor oide. Si sono riscontr•a ti slreplot~occ hi e stafìlococchi nP.l pus dell'occh io e nel sangue {Panas, Axen fe ld). 2. A.ffezioni degli organi genitali femminili. - Possono .produrt·e g l stessi accidenti m orbosi ; quind i suppurazione della cor·oide, od anche dt>lla r·elina.
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3. Malalcie tA fellir:e (influenza, meningile cerebro-!::pL nal r, ti fo ecc.) - Oflalruie metas tatiche mitigate; retino-ialiti se lliche con apopless ie J•etiniche, susseguite quindi da scollamellli J'etinici ed anche dall'atrofia del bulbo. Si sono r iscont1·ati microbi nell'o~c hio. La influenza ha pur·e dato luogo a llo s vilup po di cerle tenoniti (infiammazione della capsula di Tenon)) di natura inft•Ltivn (Fuchs); di cheratiti wwenchimatose (Hippel). Le febbri erullive, specialmt~nle il morbillo e la scarlallina, hanno determinato facilmente infezione deli ·occhio; cosi nel p l'imo dacd uade niti croniche, congiunti vite difterica, ulceri infettive (vVat'lomont); nella seconda coroiditi maculari g ravi e complicate ad albuminuria. 4. S ifilide. - Numerose complicazion i, 'JUali retiniti, coi roid iti, nev r iti, par·alisi dei nervi motor i, il'it!, cheratiti. 5. Tuoereo losi. - Può colpire la co1·oiùe e l'ir ide, anzi in quest'ultima s peso;o è limilata solto forma di noduli ca seo;.i. G1•avì le prime forme, c he si r iscontr·ano specialr.nt'nle nP.IIa tubercolosi miliare acuta e spesso coincido no con la tu bercolo!òi meningea; m eno gravi le seconde, che pMsono pu1· restare cir·coscl'ille ad un sol occhio. 6. Tossemie. dete rminanti le emorragie dell'oechio e dell'orbita. - Alcune emor1·agie s pontanee del globo oculat·e, del vitreo, g li emaLom i orbilari non si possono più spiegare co11 la sol_a nozione della di!'crasia. In queste afiezioni bisogna ancora riconoscere l'azione di microbi e di tossine sui vasi sanguigni e la dia pedesi dei g lobuli sanguigni. QuesLa interprelrazioue è confermata dall1:1 esis tenza di distu rbi funzion ali da parte dei nmi, d!:!l fegato, della milza, dello stomaco, de 1-di i n testi n i. 7. Gonorrea. - La congiuntivite per infezione rnetas tatica (no n quella bl eno1·r·a~i ca per contatto diretto dE:I pus ) è am1nessa da molti, sebbene cou riserva, non essendo sempre fucile uislin ~ue rla ùa quella sopravvenuta per contaminazione dirella. Meglio dimostrate le irili metastatiche, ordinariamen le sit!rose, coesistenti ·.,;passo od alternantisi con ~ li spandu ne n li articolA l'i, smovili, te ndini ti ecc. Anche Ea Lenon ite (appunna ~g io del reumatis mo cron1co) e la dac rioadenite possono s vilu pparsi in segu ito a blc noJ'I'agia. 8. A.O'e<ioni del n u.~o e della faringe, dei seni craniof acciali ecc. - L'ozena ha una parte intercs~ante nella produzio ne d i a lcu ne mala tlie oculari, sebbene poco cono· sciuta dai pratici.
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Si possono determinare in seguito ali>~ ste~sa it·ili e corio r etiniti, che scompaiono col miglioramen to delle lesioni nnsali; flemmoni ed osteo-pet·io~tili orbilarie sia pet· C(.ntinu 1ta diretta, sia per mezzo del seno e del labirinto etmoiuev. l microbi e le tossine senza pP-rf'o1·azione di sorta agiscono per rue tastasi. seguendo il cammino delle vie !in fatiche e sangui;:rne, che vanno ,Jn una cavila all'al tt·a. Si può pur·e ave1·e compt•essione del nervo ottico per ur1 fh' mtnOtH~ (donde nevrite ed atrofi a), od anche pro pa ~azione d'una sinu!:'ile sfenoidale pel canale ollit.:o, o l infine p1ù raram ente llemmune orbtlario, lltrolla del nervo ottico per sinusite mascelltu·e. La rini te ozenosa potrebbe propogar·e l'i ni'E>zionc nno nel cranio pe1· i canali vascolat·i della lamina crihuta dell'etmoide e pel forarne cieco; di) n de meningiti basilari ci rcoscrilLe e cOmJ:>ressione dei nervi ottici . Sono po1 troppo note le par alisi dell'Accomodazione e di alcuoi ner vi molot·i del g lobo ·oculare, consecutive a faring-ite difterica. L a stessa oli le media suppurata può apporta l'C trombo-llebili ocuh'lt'i gravi (infezione ~tr·epto~:occicn e statìlococcica) e perii no u :t 'orti'! l mia puru lenta metustalica incro· ciala. cq . M. H. K uHNT. - Della. uttlità. della congiuntiva nelle ope. razioni autopla•Uohe. - (La .~emaine métlicale, rlumero 50, 1898).
L'A. riepiloga la esperienza dello sua lunga prutiea in materia autoplastit:a per le perdite Ji sostanza ddla faccia anteriore del globo oculare, utdtzzaHdo IPmui pr·esi dalla coligiunti va. Si supponga un ulcera della cor·nea. Et-di dopo avere dil<i n..: fettato minuzios~:~mente il f'undo dell'ulcera ed i bc)rdi, procP.de alla confezione del lembo, dts~~ nandolo circa due volte più grande dello spazio da coprirsi e dissecandolo in modo,' da lasciare a posto quAnto é possibile di tes:su lo soltocongiuntivale. Se la congiuntiva é affelta da in fiammazir one cronica (caso frequente quando trAtla!<i di ulcer a cor o('ale antic~;~), siccome allora é spes-A ed Ira poca lentlenza a ritt·flrsi, UA!<It\ tagliare un lembo appena J•iu fH'ande della parte uu copri,·si. Quando l'ulcern è mat ·~inale, c·ioé d i 2-3 ntilli n•elri lon tana dal limbo scler·o-~:or·nealc, dc,:so può la1'ciarsi aderente t~ lla rongiun li va p et· 1111 p ed t: ncolo; q ua11do i n vece i: ce n lt·ale o par acentr a le, dovr·à tngliarsi a pon tt'. Il lembo si allatta rne;:lio,
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IUV18TA. Dl OCULISTICA
se la palpeb•·a vieue a posargli sopra, eser citando una leggierll C()(Dpr .,.ssione; si realiua questa condi zione. a vende, CUI'8 di lt~;.rli arlo io modo che abbia la sufl baf'e in vicinan za del bor do superiore della cornea. M esso a posto, s'instilla nel cui d1 sacco congiunti vale una goccia di sol uzione di atropina, applica ndo poi una m .. d,cazione comp•·essiva, che, salvo controindica zioni può restare a posto per 2-~ gior ni. Il lembo iutanto, che dappr·ima è l ievemente edematoso, l .-nrl e a prender e ben p resto uo color r osso in !.eu so; l' infiltrazione diminuisce al 3• g iorn o. sicché 24 o 48 ore più tardi può dì l'Si che la coale!:'cenza è com pl~ ta. Desso si atr ofizza r api la nvmte e.J a m ano, che non s1a l i'Oppo spesso, r iesce dif· fì ctle di !>ling uerlo d opo 8-IG gior ni. A misura che l'atrofia pro!!r edisl'e, l'ulce•·a si r iem pie. le i nfiltrazioni col'l1eali si at.lenuan" e se la ope•·azioue è !'Itala bene eseguita, non si resuiua che un le~ger'O opaca m~>nlo. L' A. non ha mai os:>ervato slafi iuwa anter·ior e io segllllo all'operazio ne pr aticata. Per 1 lembi a ponte nelle ulceri centrali e par·acenl~l.li la g uarigione .,.sige al meno 8 gior ni ; quando il lembo e compl.-ta menle Hlmfizzalo, io si separa dal suo d uplice peduncolo, ta:..diandolo a livel lo del limbo sclero· cor neale, come presso la ciru trice dell'ulcera . La medicazione occl usiva è sufficiente r er assicu rare la cicar ri1.z.azione d" Ila parte, donde si è tolto i l lembo, senza a v• ·r bisogno di p u nti eli sutur a per i bor·di della piaga. l di· sturbi vascolar i , pr ovocati dal tag lio dt~ l m edesimo, non sono m ui sussegu iti da sfacelo dE'Ila corn ea né da alcuna altra :;er ia com plicazione. L'A. non esita ad applicar e q uesto meu,olo ope r~tliv o, quanJo l'ulcer·a co rn eale ;~ di almeno 4 mil· lirneu·t di t.ltnmelr o; descr1ve alcune moJificazio ni da apporutr;;i n••i casi spedali . Le conclnsio rli, c ui egli viene, sono l e seguenti : t • l ulle le perdite di sostanza inter essant: la comea o iu scier otica g iustificano una opera zione cheratoplastica o sclet·oplasticl:l; 2• co11 la Lrllpiantazione rl t> fìniliva di uo !ambo congiuntivale dl'vr esser·f> aS!'\tcur·aLa lo protezione di ogni r egione del seg men to anterio1·e dell'occhio, la cui resistenza sia diminuita in con!'lt?gnenza d'uno sl11fìioma a nter iore, della escissrone di un pt·ola ... ,;oo irideo ecc. : :1• l'auto plastica a spese della co ngi uutiva pui) essPr e indicata a titolo lempo•·aneo in certe l eSfl•ni traumatiche d ell'occh io, com e pure in seguito ad interventi op~ 1·uto ri, qua li l'eslntzione dr Ila ca lar·atta ecc. cq.
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RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EOELLA PELLE DIEULAFOV. -
8lflll4e dello stomaoo. - (Prog r ès M édieal,
n. 22). In un suo lavor o, l'Autor e, r ifet"isce In st oria di due osser"azioni personali sulle localizznzioni del:a sifìlide nello stomaco, t< di tult~ iulere ~sautt~ mernor·ia meriLano eli esse1·e ri· ferile p1~ r la loro ioJpot•tauza l e conclusioni che l 'Autore ne deduce, e che qui si riassumono : 1° L a si fili de dello s tomaco è più frequente di quello che ordinariamente non si I'ilenga; 2° Le lesioni sifìliticl1e ùellu stom aco si presentano sotto for·me mollo varie: ero sioni em Ol-ragiche, ecilimosi della mucosa, infilli·azioni gommo!:'e della sollomucosa, placche jZommose, g-omme. circoscritte, ulce1·azioni gommose, cicati·ici di ulceri gommose; . 3° Qui, come in tutte l e per·dile di sostanza delle pareti st.. rnacali, è pr oba bile che l'azione per·sisten Le del sugo (.!astrico coutinui ciò che il processo ulcer·oso' iniziale aveva comincialo; 4° I si ntomi dell'ulcertlzione sifìliti ::a d ello stomaco po::;sono ri cordare tu tti i sin tomi dell'ulcer a semplice : dol ori epigastrici c rachidei, intnJler anza slomacale, v0mili Hlimentar·i , grandi e piccole emate11lesi, melena, dima7ramento cache ttico, ecc. ; 5° Nessuno di tali sintomi per·metle di affer·mare la natura sifìlilica della lc:>ione slomacale; ma sovrnggiungenJo que~li sintomi dell'ulcera sempl ice in un soggetto s ifìlilico è lecito supporre che la l esione dello $Lomaco é essa pur•e . Slfililica; 6° Egualmente non bisogna mai dimenticare di ce1·car e la sifìlid" negl i antecedenti di un mala to che p•·esenli i sint omi di esulcer·azio ni o di ulcel'a ~e m plict- dello slomnco; 7° In luli cii'COslan:t.t! l a cura deve esser subito i 11i zia.t11 : preparati mercuriAli e jndu ro di pola ~sio; 8° L a nozione della sifilide come causa delle e!';ulcer azio ni stomacali è Lauto t->iù i m po rtante a conoscer si in r1uuolo che essa perm ette di g unri re dei malélli cl1e altrimen ti ver'r c Lbero abha ndr1118li a ll'i11Lerve11L0 chirurgico. A. C.
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RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
B. T AHN (J WSKY e S . JAKOWLEw. -
La oura della atfllide ool alero 4l anlmalt merourlzzatt. - (A rchio . .fùr Dermai und Syph., XL I. S. 225).
•
Tarnow sky riferl l o sco1'SO an!aO cir ca i suoi espei'imenli che avevtlno lo scopo di curare la sifilide col siero di cavalli, nei quali per lungo tempo si eran o inoculati i protlolli della sifilide umana. Il risullBto fu compl etamente negalì,,o; tuttavia l 'A. espr esse allor·a il dubb10 che forse il siero degli animali mercu1·izzati anebbe potuto riuscire più efficace. Furono quindi ll'ntlaLi tre puledri sani per circa due mesi e mezzo, cun iniezioni di calomelano, e il siero ricavato rlaJ loro sangue fu iniettato in 13 sifìlilici; inollre, in altr·i tre infeJ•mi, venne iniellato il si et·o ùei cavalli che erano slali mer curizzati con iniezioni d.i salici la lo di m ercurio misto a fenolo. Ma neppure queste esperi enze diedero risultati soòd isfacenli, non essendosi consta tala alcuna azione terapcutica nè nello stadio primario nè nel seconJar io o terziari<) della sifilide. All'mcontro le iniezioni spiegarono un'influenza sfavorevolissima sullo stato genera le dei pazienti, danrlo luogo ad accentuati fenomeni febbrili, a frequenli esantemi (eritema, por·pora), ad albuminuria, a dolori articol ari e muscolari, a tumefazione delle ghiandole ascdlari, ed a diminuzione di peso del COI'!)O. E. T .
RIVfSTA DI TERAPEUTICA -
e HEINZ . -
Un nuovo ane•tetloo: l 'ortoformlo. (Dal Progrès M éttical, n. 2~ del 18fJ8).
EINJJORN
du e esperimentatori _tedeschi Einhorn e H ei nz hanno data ad una nuova so~la nza aneslelir.a ùa IO J'O r ecentemente scopt~rta, il nome di orto formio, f>:;sa appartiene al gruppo d e ~li amido- c lel'i-aromatici1 e consi ste in una polvel'e bianca, c•·istallina, IP!Zger a, senza odot·e né sapor·e: di so!ubil1tà debole, quindi Ji azione lenta, ma in com penso a~sai dut·atUJ·a.
RIVISTL\ DI TERAPEUTICA
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L'òl'loformio forn1a co~l i nci.li dei sal i !>Oiubili, pure dotati di propt•iela aueste ticlre, ma di r·eazrone acida, quindi irritanti sulle muccose: appplicala in p oi vere od in pomata sulla supet•Ocie di una pi1-1ga o di uua tn•Jcosa in·it.ata, essa Je · r ende im;ensibili . M ;,Jtu os:<er·vazi oni fatte sui malflli dim o:strano incon l Psla bi Ime n te qut>sla propr·ie~à: nelle scollatur·e SIJecialm<>nle, ~'he sono cosi dolor·nse, l'ortoformio ha soppresso i più vivi dolor·i ln pcwhi minuti, ed il solli evo pel'sistetle delle or·e intiet·e: e siccome es!'o non é Hll'nlto velerro so, poiché conig li e cani ne assot·bono impun emente da due a sei grammi al giorno, basta farne unn nuova af'plicaz:one dacché l' elfello arH!Slelieo tende a cessare. Tale sostanza é lat·gamente tollewla dall'o l'ganil'mo: un malato di canct·o ulccr alo alta l'tlc'c:iH, sede di dol ori att•oci, ne fu sp.,lveratr, pe1· una intieru settimana con più di 50 ;::t·ammi ; le soll'er enze ces;;ar ono, e nes<:un inC'on venicnle si pl'odusse. Pei do!ot·i dHI carrct·n allo ;.,to rnn co Einhot·fl e H einz ne amministrar ono J'Cll'eccbie dosi eli u11 gr·a mrno nello ~ lesso giot·no senza alcun e(l'ello to~sicn. E~s0 agisce assai fa"orevolmente i rr lut ti i casi dr piA~I r e od ul eet·azinni della pPIIe e dell e mucose, e siccome è fnrt e rnen~e antisettico nello stesso tempo, così accel era la f(Uari~ione delle piag-he m icl'obic.:Irc: non ha alcuna Azione sulla pelle irrlalla, ma la sua ellicada potente purmctle di ~uppOtTe r:he poll·a impiegarsi come anestetico locale nei casi di o re t'azion i c lrirtll'gic he sulle mrrco~e, ed in t al e senso si !'<LA n no ora facenti•' Jt'll1~ e:o;peri cnze a Monaco . A. C.
Di una sostanza agglutinante del baolllo della tuberooloal vera. - (Progr es .\1édical, n. 24 del IS!l8). ~ .
Dottor· ARLOING.
L' Autor·e r ende corr to, in una sua mernoria pt·ese11 t11la all ' A ccademia dello scienze di PMig i i suoi stud i i c.. nstolAtrti la comparsa nel. sier o del sa ngue e solto l'influenza di pr odotLi chimici oi una sos lAnzn cNpace di <~ ggl.utinnre il baci llo della tubercolosi vera. E gl i riusci ad oLtene t·e nel brodo ti elle cu l ture omogenee di tubct·col osi , ciné delle culture in cui rl mic r obo intorbida tutto il br odo in vece di formar·e un Yelo alla superfi cie . Egli Jra r iC'onosciuto eire il sa rr ~ue di capt'a pt·e· venlivamente inoculato colla tuber·colina possedeva delle pr·opricla agglutinanti su qu 11!'ilo mict·obo in emulsione orno-
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IUVJSTA DI TERA.PBOTICA
genca : e t·isullali analoghi e~orli ha pure ottenuto col sangue di capr·e a cui erano state falle ripetute iniezi<mi di eucaliptolo, guaj aco lo, cr·e osoto, e liquore di Miable. (Stlblimal o corr osivo). Queste Quattro sostanze chimiche deter minano una reazione dell' organismo che provoca la comparsa nel sangue di una sosi.Rnzn aggl ulinante del bacil lo. Tali inlet·essanti fenomeni corr oborano le esperienze di Phisalix il quale pel pri mo dimostrò come talune sostanze chimiche quali la colesterina, la tirosina, il glicocolato di soda, poss.reùono contro il vel eno delln vipera propr ietà vaccinanti idenliche a quelle del veleno !"Lesso modificato dal calore od iniettato a pil.:cole dosi. A. C.
RIVISTA DI MEDICI NA LEGALE
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Oaratterl 1peolall di qualohe 4egener&ztone. -(Archio. di pschiatria, scien.oe penali ed antropologia criminale, vol. X l X , 1898).
C. LoM RRoso. -
Oggi parrebbero imporsi tre ~pecie di degenerazione: la r r etinica, cioè la epilellica, la paranoica. Nella prima vanno ascriLii il cretini!:'mo ed il semi- creti· nismo, m olti casi d'imbecilli t~ , di sot•dita, <.li rschitismo, Iii balbuzie, quand'essi nasci ano · trAcce nella popolazione, o ve ;;ono endemiche, solto forme inlr.rmed iarie. Caralleri speciali sono: la piccolelza della st.alut•a, le anomalie della base del crani o e specialm ente Jella parte basilare deirosso occipitale, la distanza enorme delle orbite, le rughe profond e e precoci, l'nbbonrlanzo del connetlivo soltoculaneo, la mancanza della bat·ha, i capel li neri e cresputi, l 'atrofia delle ossa e delle ca t•tilngini nasali , il n aso camuso, lo mancanza della canizie e della calvizie, le anomAlie dentarie, il cranio e~a g-ono o plagiocelalo, il r appiJrto dtretlo col gozzo o col mixedema, l'mTilStl! di sviU uppo o qualche eccesso nello sviluppo dei genitAli, il piede vaii!O e varo, i muscoli atrofici ecc.
RlVISTA DI MEDICINA LEGALE
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Nella degener azione epilettica sono da comprendersi l'isterismo, il genio, la pazzia morale, la delinquenza congen rta, le forme circolari e per·iodiche, la mania transitoria, qualche psicopa lia sessuale, certe obsessioni. In essa si hR qualche carattere della de:xenerazione cr·etinica, ma meno manifesto. Quelli speciali sono: il fl'equeule aumento del peso e della statura, l'asimmetria facciA le, l'appendice lemureniana, il labbro super·iore verticale, la mandibola enor·me, il naso incavato o devialo, le orecchie deformi o ad ansa, i zilo{omi sporgenti, l'acrocefalta, l'asimmetria CJ'anica, la stenocrotafla, i seni frontali enor·mi; vengono poi il nistag:mo, lo strabismo, l'ottusità della sensibilità generale, tatti le e do lorilìca, gli scotomi del campo visivo, il mancinismo sensoriale ecc. Quali caratteri psichici vanno poi ricordati: la intelligenza o troppo limit.ata ò ecc.;essivamente sviluppata, le allucinazioni, l' imr,ulsivita, le idee eli g r·sodezza e di persecuzione, l'ir·ascibilità, la ipocondria, il bisogno di fare il msle, la indo· lenza, i sentimenti >~lfellivi e morali ottusi, le c.l'edenze r eli· giose esagerate, la tendenza alle psicopalie ed alle esa~era · zioni sessuali, gli acce!'i~i di fenomeni automatici spesso istantanei, irresi~libili, accom pagnali òall'abolizioue della coscienza e dilegua ntisi rapidamente. Nella degenerazione pan.tnoica sono da ra!!gruppar si l'ipo· condriasi, il maLtoiclismo, la pazzia querula, le pal'anoie rudimen tali (follia del dubbio), le fobie e le antiche monomanie. Si distingue perclrè in essa le alterazioni s omatiche sono poco marcate e le anomalie psichiche predomi nanti si ridu· cono a lle idee deliranti egoce-ntriche con caralleri accusatori e superstiziosi, ai neologismi, a certe anomalie della scrittura (la g iusta posizione ed il ~irnl>olismo ecc.). Queste varie de~enera zioni sono certamente legate ad una ca~tiva nutr izione dell'embrione per cause ereditarie, speciali a ciascuna di esse e qual che volta ben ~onosciule: cosi il gozzo endemico dei ge nilol'i nei cretini, l'alcoolismo negli epilettici, l'alcoolismo e la ~ifilide nei pManoici. Possono però svilupparsi tardiva mente per cause a c((uisite: cosl i t.:-aunra· tismi del capo e l'alcooli!òmo nella epilessia, il tiroidismo nel cretinismo, l'alcoolismo nella paPanoia. I vari fenomeni possono tra lor·o scambiarsi, per cui cause divtlr se finiscono alle volte nelle stesse involuziooi del cervello e si osset•va l' im-
pulsivité. nel paranoico e le fobie nell'epilellico . Alcuni dei caratteri esposti sono comun i alle tr e categorie di de gene-
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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE
razione, 111lri d due di P.SS<' soltanto In ci ascuna però la stessa anomalia pre nd~ apparenze diverse; cosi nell'epilettico le alterazioni :iel la condotta. rau tomAtismo, !"impulsività, nel par anmeo l 'o rigina lità ; uel primo la disaffezione j!ener ale, nel S('cundo l 'avversione speci<~lmente alle persone più care, nel (•relino l"a pali a. :\ on SE'mpre si han no tutte le manifestazioni fìl;ich e. mot orie o somatiche; piu comunemente qua lcunn sollanlo. L'atTe;.to di sdluppo embrionario, che é causa delle forme di ci e1-wnerazirme in discor so, acquista carattere atavico per l'e1·edttari .. ta. Per ciò le imp1·essiooi psichiche m alcuni (pa· ra noia) , l e intossicazioni e l a aulointossicazioui in allri (cr etinism o) , i lraumali :::rni sul capo io altri (epilessia) possono gen~>rare manifestazioni simili. Ecco la spiegaz tone dell'appal'ir e tar·divo delle t'orm e epilettiche. paranoiche e qualche volta crelin iche (mixeJema). cq.
E. DE ARCA NGELIS.- Le attmmate epilettoidi ael ortmlnaU allenati - (Rioista .'{perimenta le di Freniatr ia e Medicina legnle d elle aliena-:rioni mentali, vol. XXIII, fa:::c. Il e I Il).
L'A. in queslo suo stu dio vi.,.ne tt condu sioni importanti, che a v val oran o il concetto dell'aflìnita tra èpilessia e deltnquenza. so:::tenuta da val or osi cam pioni della scuola anlropol o!!ica italiana. Dall"esa rne antropolog ico e funzionale di 200 tra criminali alienati ed epil ettici egli ha riconosciuto che la nota fondamentale e r& ppre!"entata da ll'a simmetria, con preYale nza de l Ialo ~ i nistro, asimmetria, che senza dubbio cosliLuisce i l fatto più cal'fllteri sti co dell'or srAnizzazJOne epilettica. Dunque il punto di conta tto pitl solido e po:::itivo lra queste due classi d i de~enerali é appunto il caratter e delle asimmetrie anatomiche e fu nzionali. l nollre d11llo studio pal'ltc<~lu re di ciascuna delle note antropologic he e fuuzionC~l i , r ite nute come caratteri stiche della vera epilessia , l'A. ha rllmostralo che tutte le slimrnate epilettoidi si J'inven gono nei criminali aliennli, ma non sempre pe-r o la fl'equenza di I'J ilesle nei criminali è stata uguale alla f requenza, con cui si rin venne1·o negli epilettici. Sicchè egli son o flueslo punto di vtsta cr eue di poter r iunire l e stimmate studiate in due g r andi categorie ; l'una, nella quale le stiro-
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m ete epil ettoidi si r invengono con uguale frequenza negli epilettici e nei cl'imiuali alieuati; r allt·a, m cui o s i rinvengono con mag-giore. frequenza nei pr imi od invece nei secondi. Raccol g<• questi caruUeri come sono :=.lati studiati: Stimmale epilettoidi, eh~ ~i r·in venllono con eguale fre· quenza neg li epi lelli<'i e nei criminali alienal i. A ). Anlropolo· gidte. Souo : rapporto tra la !>ta turn e la gr-ande apertura dP IIe braccia - pt·eva lenza della semi- curva cr anica anter·ior·e sulla pos terior·e - capacità cr anica (media) - plngiocefalra si n istr a - pr·imo g Puppo <lei cara tteri d e~en e r·a li vi (anomalie era n ielle, microcefal ia frontal e, occhi infossa ti, naso grosso e deviato , zigomi sporgenti, mandi bola feta le, lab!Jro supet·ior e tagliente, anomalie nell' irnpianto dei denti , divo~ r-se anomalie dell'or ecchio, pe11e atrofico). 8). Funzionali. Rnppor to tr a mancinisrno, arnbidt-'!'<Lri;.mo, destr ismo dell'alllibt·a~:ci o - t'appor lo cum ulativo dell'ambidestrismo e del moncinismo d,-1 br·accio - a.mbidestrismo della coscia - l'appor lo cumu lativo del rnan cinismo e dell'a m hidestrismo della gnrnba- manC'ini:<mo ed a.mbidestr·ismo dinamornelrieo (pu ~n o) e r apporto trl\ rnancinigmo anatomico e funzional e dell'an li bracci o- stato dt>i r iflessi (esagerazi one mono e b ilatende dPI r olu leo, a:;scnza ed a:simmetl'ia dei cutanei , t c•t'por e ed asimmetria del p upillar e) - stato delle pupille - condi zioni ùell a sensibil ità gcner·ale (ipoeste~ia tatlile e ler·mica con pr evalenza della ipoestes ia unilaterale destra, ipoalgesia bi lato>rale e pr·evale11lemente a deslr·a, analgP!'ia) - r i;.ultfl ti d•·ll' esa me Plellril:o (sensib il i la gener ale ottusa , m anci nismo sensori o in rappor·to all'intensità della corren te, pnl,·alenzu cumulativa dell' arnbiolestrismo e del manciqi smo sul destrismo, ottusità tlell'algo melrìa eleLtr ica, ma nei nismo del la con l ratt il i l a elettrica del fron tale). Stimmate Ppilelloicli, che !"i rinvE'ngono con fr equenza maggiore Mgli epilettici. A) A ntr·npologiche. Ci r crm fe r cnze era· niche p iccol e - capacità cr an iche basse ed alle - plagioprosopia - secondo gntppo dei car·atteri degenerati vi (bar•ba rada o mancante, fronte fuggente, sopracciglia l'i unite, strabismo, bicrorot~tismo irideo, mandibola gl'ande, diastcmi den. tari, or ecchie ad ansa, lobuli ader en ti, tuber coli darviniani, ginecomaslin). B ) Funzionali. M ancinismo del.br accio - ma11cinismo della coscia e della gamba - a::<immetria del r iflesso r olul eo clono del piede.
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RIVISTA DI MEDICINA L&GALE
Slimmate epilettoidi, che si rinvengono con frequenza mag-
gioi·e nei criminali alienali A) Antropologiche. Pe~i del corpo, bassi ed a lli - prevalenza della frazione della statura ~u l pe::'O del cor po ·- terzo gru ppo dei cat·atleri degeuet•ativi (colore olivastro della cute, progoatisrno). B ). Funzionai i. Ambitlestrismo de l braccio e della gamba destrismo della coscia. L'A. promette un pr ossimo lavoi'O, nel quale dimost1·erà come le varie slimmate si raggruppino nelle dive rstl form e di alienazione mentale, nelle diverse forme di delitti e nei singoli individui, onde si possa stabilire non solo quali di es;:e si trovino in piu diretta analogia con la epilessia, ma anche fino a qual punto il c riminale a lienato rientri, si avvicicioi o si fonda nel <<tipo epilettico.», co::;tituilo dalla coesistenza di un. certo numero di note cai'atlci•istiche. eq.
RIVISTA D'IGIENE l. DE PIETRA SANTA. - lgleue mWt&re. - ( Dal Journa l d'Hygiène del 1° seltemhl'e 1898, N. 11<15).
Le questioni d' ig-1ene militare, dice l'autore, sono semp1•e di atlualilà, ed eg-li fa una specie di cronaca rivista dei pr incipali problemi che tali questioni pr esenlano e che sono oggi in discussione. Prende cosi in esame un ra pporto del metl ico ispettore Vallin, s ui pavimenti delle caserm e, rapporto int~? ressante sebberae molle idee emesse tengano più alla leor1a che alla pr atica. Ammesso che l' inquinamearto dei pavimen ti è una delle cause principali di insalubrila dell e camerate e di diffus ione de lle malattie infettive, si impone o r·a la sostituzione dei pavimenti di maltwiali minerali ai pavimeuti di legno finora adoperali. La trasformazione dlei pavimenli essendo di a ~so luta ed inevitabile necessit.a, quali condizioni ig ieniche s i esi~e l'8 1HlO per un r ivestimento normale del pavimeuto 1 una super ficie unita, impermeabile all'aria ed ai liquidi, senza commessure, che non possa scr epolarsi per abbassamenti o dasgiuuzioni, che 11on produca polvere per rapida
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usur a, talla di maleJ·iale ..:attivo condutto r e del calo rico. che permetta di sostilutre la lavatura alla scopalura ~iorna l iera, di peso e eli pr~zzo muJeralo. Qu...sln teaslformazione però non potrà etretluarsi clte co l tempo ed a misura delle ri sorse disponibili, e dell' usura ttalut•ale , e fra t tanto il Vallin pl'O· pone che gli attuali pavimenti di l eg-no sien o protetti da un r ivestimento m i nel'al e, e pr·econizza per fJU e!<l'uso , nelle caserme la collar izzazione cl te assicura uno im per meabilità seria ed economica ; e per g li ospedali l' i1npiego a caldo della paraffina, sebbene importi una spesa map:~i ore. E l' autoJ•e chiude questo pttl'ag l'ai'O con una mal inr.o rd ca Ol"servazi o11 e: quante classi di soldati si succedera11no nelle nostt·e CllSeJ·me prima clte ques ta tJ·a,.fo rmazione !<ia util111erote ad•1ttata !. .. Nel rappOI'LO publ.Jlicnlo sul g-iot•nale ufficial e, del Minislr·o ..iella guerra al Pr•esidente della Repubbl ica, all:une statistiche dimostrano· che la mot·l.oli tà nell'eserci to è in continua diminuzione, pure allt•averso par <:lcchi inciden lt epide mici, ed è sct-sa malgrado le ineviluhili oscillazion i da 8,88 mo l'li per· mille nel 18i2, fin o a -l />6 per mi ll e nel 1896 -97. L ' tnflu., n7.a delle m isur·e ig te oichP- su questi Pisullati appa r·e special mente dell'esam~ dei g rupp o delle mal a tti<~ considet'8le come evi· tabili: il vaiuolo è quasi alfHtlo scom par·so col ta vaccinazione: la profi lassi del tifo, ogg-ello di !<peciale utlenzinne, massi me in l'apporto alle acq ue potabi li ne ha fatto !'<cendere la mor·· talitè da 1,82 per mil le nel 1888, a 1.05, nel 18!17 ; la m or lHIità pet· dift.erite. m ed ianlt~ la !'-ier o let·npta è scesa da ti ,30 al 6, per mille. Disg•·aziatamentc le dirfìcolli' sono assa i pt ù g ravi pet' la tubercolosi, la più g rtt ve te a le rnA I A~lie n ~ll 'e::< erc ilo , la quale sola dà ptu del quin to del le m•wti nrHtualt: ed è per aumentare le roisut•e profì iHLliclte contn1 di essa che il Par· lamento votò, il ·t• apt·ile 18!ì8, la legge che adotta la r·tform a temporanea; dè<vònO e~::<ér riman dati i n fami l!lia tutti !!li UO· mini mir1acciati o suspetti di tubercolosi, i quali se l{USrtli r i pr enderanno i l l or o sel'vizio. I n compl esso, considet·Nta nell' insieme, la situazione sa niterra n ell'eset·cilo è buon a, e tende a m i;:!l io rat·e sem pr e prù, per g li sfot'Zi co m binali dd coma ndr) e del servizio tl i sani lli. M a prima ancora di impedi re al soldato cou buone m isure prolilatlic he, d i mor it'e, OCCCJrre pr uv vede t•e al suo m iglior e nutrim ento: pet·ciò le questioni di al imentazio ne !:'ono In più importanti per l'igienista; e sot.to questo punto di vist a l'au· tore se ne occu pa e l'i fe r isce come M. Jacob d,..pnl11 l0 di T.o-
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r 1enl propone al Mi nistro della ~uerra ùi llltr·oduJ-re il pesce rresco nell'al imen tazione g-iMnal iera d t· l soldato ùi guanti"'one ''icinn ul mare. Qu est!l pr opo,;La del deputato J acob ,.. fAlla evidenlen1ente allo scopo di dare un esito s1curo H i fli'Odol li della !JL'Sca delle popolozJoni ma1·itlirne del pr opi'IO collegio, oggi tli tonta abbondanza Ja non sapel'li ulilizza1·e, non può, secondo l'uulOJ'e lro\'at·e u11a soluziu11c pr alicu pel" l'alim t'nlaziono del =-ollnlo; e mal ~t·ado l'al"sicurazione che l a r·azi<HH' di sardine co,;terebbe S<•lo 20 centesimi fino a lreula rniali~:~ dallu costa, e che illo11no l:'i pnò man~•ar·e in lulle le sttlsc, le dil'licol lA di poter aver· sem pre il pesce frt:sco ed i per·icoli clu' si •; nJ-rer<•bl•t;t'<l rnangil:ltl dnlu_o,·e 11011 lo sia, sono tut o:-~Lacolt> insup... rabd,• alla ~ ua adozione. E l'au tore soggiunge tH·gutaruenle commenlnndo i calcoli del deputat o ed i r ela tivi commenti c he l'idea di f'ar man~i11 re ai snldnti, come pia tto di t'e!'istenzfl, cinque sa r·d111e salate sembr-11 vct·amenle alquanto uzzar·,lata. e che egli r itiene Cile al riLot·no da uno ma1·ciu faticosa asl"ai pochi P<'r non dire nessuno di essr uon lrov••r ebbe la gamelle ben magl'fl, o andrebbe i n e,;ta;:;i davanti al la cocriw/e breconne. Se qualche romandantn dr guarttJ~Zione !"ul lilonde o ve ad Oi{ni marea giungono dei car·ichi di sardine fr esche, vuul tentar lu pr·ovu, or u che i re~gimenli llan111.) libertil. d'azione in pr·opo,ito, uou vi sarà alcun inco nveniente Jal J-lUIIl,, di \'tsl a dell' igi ert t', mu se• n bra all'autore qua-;i ridico lo di far decrelom l"~ r tullo l'c>w rcito l'a lim r nlozi tJ JJ8 alle sardine. Anche l'nlli men tazione colle cm· n i conservale, sebbene peJ· altt·i 1110livr nOti é tnt ~lio r•e, e gli aeeiJeuli capita ti n elle diver·:;e guarn igioni in st~guito ul loro uso dal 18:.12 in poi inJ usseru ti M iuislru dt·lla guo1-ra a so;:;pt·nrier·n e la distribuzioqe lino al co nq,iuto censimento ed esame delle pro vv•ste e;:;i=-tenli Ul't tnllf!aZ?.ini militari. Pure ammel"S8 pl'r ,·era l' a~serzione l eol'ica del se•·,·izio d<·llc suss•sLenze m ihl<Hi che l e conserve di carne peepa r ale col pr·oce:sso AjJ!JI'rl per·feziunalo nell'()flicina m ilitare di BiiJaut:ou r t si tnanlengu11 0 per un l e111po indelìn1L0 !<enza al cunn allerazwne, pur ché la rarne impiega ta sia di buona qualità, che le opt>razioni pPt' la pt'l"paraziiJue l'>ieno ~lAte ben r>!<eguite. e che la chiusu t'A d~lla scattola sia perfelta, bi;;:ogna dir·e che lulle queste condizioni, o lalunu di esse non si a stAIH os!'len·aLa e speciHlmenLe clte l'esa me del la ca1·ne sia sull'animale v i vo, r,lte nbbatlulo, non sia !'lala eseguila •colla
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attenzione nece~saria o colla capacita tecnica indispensabile. Date rJueste difficoltà e lo calli va pr·ovll falla da l le cami in conser·va finor a pr·eparate si present a il quesito se non convenga sosliluirle co n equi valenti approvvig ionamenti di carni frigor ifìc lr .. , ~.:lt e hanno tutto le q ualita ulibili e guslali ve delle car ni ft•esche. Il p, ogrè.<; M ililnire ril"pOnde nettamente coll'offeJ·maliva ba"'a ndosi su un r eren te lavom assa i documenta lo del mC'dico ma gginr e H. Viry, il quale sc1·ivr clw • in '< tempo d i pace i vautal!!!i d nll' uso d t>l la carnf\ cnng<>lnla • sono: esame assicHrato de::li alli mali vivi da int pi~>ga t·,.i; • soroe(Jiian;a fC1.cile o! el la car ne o lt(•nut.a mediante l" impia11lo • di offi ci ne frigorirer e m ilitar• ; distribw• ione in tutte l e guai'" uig ioni di un alimento di ' fllti litù conosciuta, e di a ss i~ur·ata " innocuilil ; economia r Palizzotn a vanlag)!iO dell' alimenta• zione generale del soldato. In tempo Ili guerra la corrH' «congelala cost ituisce una r isor :<a nl rmenlm'" prezins;1 per ,, la qualità della ca t'nc di:< lribuilA, e la fa ci lità dt>ll'appt·ov'' vigiollatnelltO. I n <.:a;;o d"usscdio essA r·erm ctle di a;;;sicu" rare t.na a/imenla::,ion e contintw. con ea rn e ( resra senza « limor•e di ce!':sazione o di deter ioramento per In morl t', 19 « mal attia o l' tl1fllliz.io11e degli anrma li tenuti i n r·iser·v,•. ,, Se la pr uti ci.l confèl'liH'r a tutte queste quali la l' aulore ra voli perclti! co11 serie esperienze si assicUJ'Ì l'uso esclusiYo di questa cai'IIC congelala in lungo dell e o r·rnai condarwole sraltole di car·rre i n conserva, as:<ictll'an<lo cosi ol :<ol dalo nel giorno della m·1bilitazinne almeno nei viver·i di ri ser"a nn ali rn e11to sostanzioso e salubre. E passaruJo a discor-r er e del panP. si Mserva sebbene l"ia lt·ascorso il tempo del biscotto a fo•·• della ca.rnpug ll<~ del 18i0 e del pane - bi ;;cotlo d i or-ribile m e1110ria . r11rm,,,·osi r eclami si ele\·ar·nno in pass11 lo e ~utli • rA cn11tro i l bisc-o tto che s'impiega al pr·esente nella alimentazione di campA p:nn, i l quale é ben lon tano dal t•iunir e le quali tù ctesideral.li li e destder ate: a sostiluirlo, e pare con vantn:.rgio i l dott. Barr & presentò r ecentemH11le all'a.ccadernia di nwd icina un biscotto al g lut ine elle egli ottiene pr epa•·a11do del pane con f<wma di frumento a cui a g~i un ge del l!l utin e fresco nella pr opor·zione di 3:1 per 100 par·Li, in peso. rli fA!'inA r-d una piccr1l a quantità d i grasso: il pane viene disseccato al forn o, t oi pestato e lo p.. l vere g eos~o l a1111 cosi oltenula è in ~e g uito agglo mera ta i11 1'0 1'11)8 di bisco t to rneJian l t:: tur clt io i.fr o ulico, otlt:-nPndo nna suffìcienle coe~ ion e mediante un
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po' di sci1·11ppo di zu~(·hero. Il Minister o deliA guer·ra ordino d1'gl i e,:;per·rmeuti che per·metter·anno cii decidere q:uant.o prima del ,·alore reni ~ di fJUe!'lo biscotto di glutine del dott. Bsrrè che S tl riuscir·anno favorevoli stabi liranno il succes!>O defìnitil·o di una conserPa di guerra fornila di lune le qualità nu· trilive c guootalive di quesLo alimento di primll n ecessità, il J'Ai l P .
Ed a propo;;;ito di bi!<cnllo, l'autore fa un elogio al generalP de N égri t>r, dirPltOI'e oielle manovre di quest'anno. il 'luale tra Altr·e inuovazioni for·se meno felici, prescri !':se che le scarp13 di rif'a rubio si poJ·lilfo ai l a li de lo zamo, maote·nute dA cor·r'egg~>, pt>r l op-l iel'le cnsi dHII' i nlt>rno dove erano in con tatto colla razin:1~ di Liscotto. « Come volete, avrebbe detto il ge~ nerale, elle i l Sl•lda Lo mangi con piacer·e il biscotto av vele• nAto da l lucido delle scarpe ... e da altro~ lo :ne mangiai '' una vol La. ma era tanto cattivo che ne l'esl.ai disgustalo (r JJer tuLtA la vita. • .È ne aveva r11 gione il gen:erale ; ed i soldati mang iarono il bisco tto non profumato, assai più voI Pnlierì. A. C.
CH. VIHY. - l'iota •ul miglioramento del regime r.Umentare delle tl'oppe in gua.J'Dlglone. - ( t\ rchio. de .'v/ed. et cle phar m. milit., ago~ to 18!:18). L'alta cornpdenza del dott. Viry nelle più .;;v ariate que!'.lion i rhe r·i~uar·rlano l' i.!!ìene militare, ci obbliga A ria~!'.u mer·e in br evl' un suo studi o sul rnìgliOI'ament'l dp l r egimP. Hlimentare rlel la truppa in guar·nì:zione. PremeRso che è definiLivamenle entrala nell e abitudini dei corpi di truppa l'uso dell'alìmelllflzione varia. e che ~ i sono fHtte numer ose prove per migliorare in C'JUf'~lo senso il vitto del soldato, egli si propo11e Ji s tu tiare ciò c;IIP. si è falln nel Il ror po d'armala, rwl 'JIIAie e!.!lì ha SPI]:IIilo con allerrzione e vivo interessA le es.pe r·icnz,! pr'al rcate un pr oposito. Eg lr cila g li eccellenti r·isultali ottenuti dal ca p•l811" M oulin dP.IIIl 10• compagn ia del 5 t'' far.teria di,;liiCcalA ad Harn, il quale .;;i è proposto di dar·e A da:<cun pR~lo un piAllo di carne (•·arn P. di bue, di volatili, di lllHiR il', di prsci o con>:ervc•), u 11 pi•1llo di l l'gu mi (fresclrr o :::e..chi), u11a Jnsnlnla o un des.;;ert (fn t'mA g~in, l'rullu, biscolli): dr più al pasto dt•l mattino una mioeRtra da grnsso o eia rua gro, dì lernpo in rr mpo del vino o delln birJ'tl e allH so·ra una taz7.a di c<dF· o di lire.
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Egli par·te dal pt·incipio che conviene spendere inte:rr·almente tanto per l'a limentazione che per· i suoi accessori il versamento degli uomini che vivono a ll'ordina rio ed ess.:•ndo -da to che 100 uomini vet'>ol'lno all'or·dinario lit•e 64.50 per giorno, occorre prima a ssicura r·e una t•isPr·va per· fa r front.e alle spese -s~gllenti : caffè, zucchet·o, illuminazione degli ambienti, biancherie, paga del cucin ie re, ciò che lascia per l'alimentazione di 100 uomini, per gtorno, lire 58.l'l4 e per ogni pasto, lire 29,42. Con l'(ueste r·isorse e combinando con cura la ~celta dei cibi ogni 15 gio r n~ eRli é a rl'i vato Il realizzat•e il suo pr·ogramma. l pasti sono presi al r e l'ettorio, dove ogni uomo h a un piatto -e una scodella, un lova ~ l iol c•: o~ni tavola é prov vista di s enape, !<aie e di un trinciante. L'ar·rosto vien da lo tr e o quattro vollP- la settimana. La carne in conserva é dala in tre modi differenti: a caldo con condimen lo, a freddo in insalata, e ·solto forma di salciccie ar t·osli te al for·no. D' altr·a parte, il capitano T hiébaut del 51" fante ria ha riassunto in alcu ni suoi lttvo ri le pratiche da lui esperim e r~tate pr·ima a P éronne poi a Beau va is dove fu rli!"laccato e ciLe Ot'a s i usano per tutto il re !!gim~nlo Egl i ha pr PM. pet• bn~e le quantità di albuminoidi, di gr asso e di ictrocar·buri necessari secondo gli s tudi del rlott. Schindler·, ed ba impiantato dei registri per tOO uomini che pet·mettono di stnbilir e i pasti i piu var·i·a li e comprendono il pr ezzo di o~ni viva nda, il suo valore alimentare teor·ico e la quantità necessaria alln sua pr epa r azio ne. In questi registri il comandante dPIIa compagnia possieòe una ba~e esalta in quanto a l valore dell'alimentazione~ alla certezza di una buona gc•slione finanzi aria. Il benessere portato da questa reale variela nel regime alimentare é >otato dimo. !<lrato dalla enorme diminuzione dei casi di imbarazzo gastrico. Il medesimo cari tano T lii•'• buut, proseguendo i s uoi s tudi, ha cercato, m odificando il modo di a rquisto delle derrate , s e fosse pol'<sibi le oltener·e ancora dei mi gl i<lrArnenti n ell'alimentazione ed ha mostr·ato ~ h e, spec1almente per i condimen ti, i cor !Ji pusso110 rt~a li a.are enor m i economie cogli acq uisti in gros!"O per tnezzo di lotti pubblici; ha insistito inoltre sulla tH~ce!"sila di non accetlal'e la carne che in quartiere. Tali pri ncipi generCJli sono stati seguiti a nche negli esp ... rimenli fatti dal l'A. nella secor~da sezione di infermieri militari, e qui pure si s ono avuti ottimi risultati . ,J;; da notarsi poi che tulli questi migliorame nti risulta no special mente dalla giudiziosa utilizzaz.ionc dell r. r·isnr!"e locali particolAri, come
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ad es., l'u;;o del fH~gcc nei porti di mare, della birra nt>lle guarnig ioni del nord, o dai progressi nei sistemi di cottur a, al r'Jllal proposito é da notarsi l'impiego del forno Déglise, che f'urtziona egreg iamente da due anni all' s· battaglione dei cacciatori ad Amiens, del fo rno Chappè, che fun7iona in mùlli corpi, dP.l fo rno sis te tna Bobin, che sembra assai.J'accomandabile, us ati al fo1·te Hirson. Se si vuole però non pe1·dere mai di vista che lo scopo essenziale al quale si deve tendere nel miglioramento dell'alimentazione pe1· la tru ppa, è l'aumeu~o del pes o dello carne distribuita, occo1-re porlat•e s~t ·ia menle l'attenzione s ull' utiliÙAZi0ne, per l' ordina1·io, d e lla ca1·ne conservata n1'gli stabilimenti frigoriferi, già in uso nelle guarnigioni dell'est e assai felicem ente esperimentale nel II corpo d'a rmala. Questa carne, come la fornisce l'iudu!i'tria privata in Francia (senza parlare Ji quella pr·eparata neg li stabilimenti frigoriferi militari), è allualmenle di eccellente t')ualilé, ha tulle le qualità di gusto e di alimentazione che si ricbh•dono e perme tte, senza aumento di spesa, g ia(;ché costa meno della carne fresca, di dare una cArne nutritivn ed una maggior quRnlilù di quel la della razione regolamentare (t). te.
CONGRESSI CongTeaao d'igiene nel 1899 & Como.
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A solennizzare, non con effimeri festeggiamenti. ma cooavvenimt>nti scientifici degni del gran nome di Alessand l'o Volta, la cilla di Como ha lodevolmente pensato di convocare nel prossimo anno, in epoca ancot•a da delerminai·si, un Con~ resso nazionale d' igiene. Solto il patronato dell'illustre ministr o della pubblica istruzione , prof. Baccelli, si é g ia cos tituilo un comitato esecullvo, di cui é presidente onorario il pro f. Bizzozero, presidente ell't'tli vo il pro f. Golgi, e setrre· tario geue1·ale il dotl. Cosiu1o Binda. A quanto sappiamo. si sta pure preparando, in connessinne col Congresso d' i~i ene,. un Congresso di elettrologia medica. Vi s arà poi anche una Esposizione d'igiene. (t ) Circa l'uso rtel ln c.vne con~cl nta vedasi un articolo rtello s tesso dotl Vi ry rias; unto uel nos tro (;l>cicolo d el 30 )liUgno anno corrente, pag. 6ò5.
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CONCORSI Oonoorao al premio " Blbert " per gU uf8olall medlol del R . esercito e della. R . marina aoadente U 31 marzo 1800. PROGRA.\IMA: Sulle diSJ•OSi;; ioni più oppvrt une J•er il T'Gflido
trasporto cleifer iti dal campo dt lJatta11lia nei luo(!lti di Cllret e ~ui meui d i cu r a per otten.er·lo . tenendo conto delle diverse eon.dizion.i del terr itor io nel IJilale può scolr;ersi la yuerra.
1. N essuna nw m oria, per q uanto pr egevole potra conseguir·e il premio, se l'aulOI'e non avril soddisfullo a tutte le esigenze del pr ogra'mma . 2. L e memori e non pr emiate po tranno, ove ne siano giud icale d ~gnc , consegur re una menzione onor evole. 3. Esse dovr·anno essere inf'ò ile e scritt e in lin g ua ital iana , con ca raller·i chiaram ente I PI-!~ibtli. 4. Potranno concorr·er e solamen te g li ufficia li medici del R. eser cito e della R. mHrina in attiv ita di seJ·vizio, in po::>izio n •~ di servizio au« ilis r·io e di ri ser va. N e sono per·.n eccettuali i membr·i dell' ic;peltnra lo di san i ta mililat·e, e del la com missione ag-r.riudica tt·ice del pr·emiù . o. Ciascuna memori a dovrà esser e con lrassc•gnnta da una epig rafe, la q ual e v enà r ipetuta sopra una bnn essavi sclted a suggell!lla, contenente il coguoroe, il nome, il g r·ado, et!' il luo~o di r esidenza dd l'autor e. G. Sat·a evitata qua lunqu~ es pressione che possa far' conoscet'e l'autor e, allrirnenli quPsti per J erà ogni diri l lo al conferimen to del pr·emio. 7. Verr·anno sollan to aper te le sclteJa della memoria pr emiata e delle giudicale m erile voli di menzione onor evole; le allre schede sanJ rruo abbru ciale senza essere aperte. 8. L'estr·emo limite Jel letupo slauilito per la consegna delle m emor·ie all'ufficio tlell' ispellorato di sanità militar e è il 3l marzo 1900; quelle che per venissero in tempo poslel'iore saranno considerale cwne uon ricevute. 9. La pubb\il;8zione nel Giornale medico del R . esacito e della R . m a rina dell' P.pig raft~ delle nw rn ol'ie presentate al concor·so, ser virit di r icBvuln ai lo r o aulur i .
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CONCORSI
10. Il manoscrillo delle memorie presentat,, al concorso apparter rà di diritto all'ispettorato di sanità militare, con piena facoli.à ad esso di pubblicare, per mez1.o della s lampa, quello della memoria premiata. L'autore però della memoria premiat.a è altresì libero di dare, collo stes~o mezzo, pubblicità al proprio lavoro, anche emendalo e modificato; purché in questo caso faccia sl che da una prefazione o dal testo rlel libro si possano conoscer·e tulli gli emendamenti e le modificaziooi iotrodottivi poster ionnente all'aggiudicazionP. nel pr·emio. Roma, li 16 novembre 1898. L'Ispettore capo di sanila militare REGI S.
Il M inistro - A. Dr SAN MARZANO.
VARIETÀ 'BRONBT, m ed1co d e lla marina francese. -
·L•organoterapla
prima d1 Brown-Séquard. (Arcltioes clini(Jues de Bor·
deaux , t'ebbl'aio, marzo, ti prile 1898). Quando Brown-Sér1uard comun icò la prima volta i s uoi studr sulla oraanoleraoia ,, . si sollevarono due correnti d'idee fr·a loro opposte; quella dci pnrtig iani, i quali vollero inalzarla a~li o nor·i della genialità , come l'espressione d' i1lee fisiologiche r ecenti tl piene d'avvenire; l'altra dei detra ttor·i i quali vollero ridur·Ja ad una furba trovata, messa innanzi solo per sodisfare l t~ sete di specialità, che è la caralleri· ~tica dell'epoca nos lr·a. Gli uni e gli altri avevano dimenticato o non si Prano dati la brign di sapere che questo metodo lorapeutico era stato impiegalo nella più t·emota antichita, dove troviamo un primo esempio in Chirone il Cenlaueo, pt•ecPllore d'Achille, che fortifìcava il suo discepolo nutrendo lo collo midolla di leono. Narra Plinio il vecchio nel la sua slor·ia naturalt~(lib. XX VIII) che l!li antichi Gr·eci facevano largamente uso di medicamt•nli tratti tlall'uomo e dogli animali, ritene ndo che ciascun ·visct'r·e sane avesse in so la speciale proprie tà di r·istabilire
VA R IET.~
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l a salulH dell'ot·gano coerisponr.lenle ammalalo. Naturalmente la pr•eles:;~ di quel l•Jm po risentiva ùelle idee stranamente ·fan la;:;tiche e nèbulose che dominavano, e quindi bene spesSfl si è passato il segno. Cosi Democr ito 11 0 11 esi tò a dit·e che in cet·ti casi le os:>a c\ t<l la l esta d i urt pazzo hanno più spiccata irulicazione che quelle di un savio; o che i testicoli e le ossa di un amir·o o di un farniglint·e possono qualche v o lla r endere miglio e ser vizio che •p1elle rl i uno stranier o. Però nolisi come sin dall' ... poca gr<~ca anticA fa capol i no l 'idea del succo te;:;ticolat·e di Br·own-Séq uar·d, che vodrP.mo in Si'\guilo svil uppursi e cornplelarsi alteaverso i ~>ecoli. L a speranza di poter t·islabil ire certe funzioni naturali abolile o ;:;emplicemente a Il i e voi ile, !"peci al m" n te '!UPile degli or gani nella g>mer·azion(', pare che abbia ;:;timolato il pensiero di tutti i popolr, in tulli tempi. L'uomo si r assegna a mor·ire, ma non sa, non vor rebbe ra~>srgnAr·s i a perderH, pt•i ma di morire, la potenziali tà o l a funzior ralita dei suoi or ga ni e specialmente di alcuni suoi or-:-ani. N on so se e r1uanto ciò pos~a o debba par·er e !';trano, rna appal'e eviden te, ~>co rrendo le pa~ine del collr.ga della mari na fr·ancese, che le funzioni ~P.ssuali sono sempt'e sl~:~ le o:.;~etlo di cur e ;:;peciali e di parlir.olar·e considerazione. Dice nioscoride che per et:citat·e al coito bisogna mangiat· cr·uùi dei testi coli di cani act:uratam ellltl nutr·ili e ingra ssati, o farli seccare e r·idurli in polver·e per pr·entlerli poi m ese<)· l ati R del buon vino. E il vrcdtio Plinio, l'il luc;Lr e vittima de' la curi o,;ità scientifica, nell'opera teslè ri cordt1 la. fa r riP. vnre come l'org anotei'lipia I'Aces~e parte della medicina popolal'e e come la medicazione Ol'~hiliea fosse pflrticolnrmertle r•i cca in pr·epnr·Hz ioni E, non mnnift'slando convinzioni per·sona li. ripor tando le credenze del tempo, ci la come afl'odi:;iaci ritr•nuti di una g rall de efficacia i trsticol i d i lt>pf'e man~iati crudi; fJuelli d'nsin<>, specialmente il df'str·o, tritRti e pr esi con del latte o d·~ll'nc• ruu; quelli di cer vo disseccati, r·irlotti in polv.·re e mr.scolal i a dd vino; quel li Ji cavallo, Jis~ecc~:~li anclt' l'ssi e polver· zzati: firuilmante le pAr·Li Ressuali ddl o il'na ma11giate m ·ste a dul mirle: a quest'ulliu111 pr·c'parazi,>TW in i:=;l'ecio era c r·<'duta lll potenza di ecci l'Ire rneraviglioc;arncnle all' amples"O chk ,:hessia, per freddo e.t ·~r·t:mita che si l'o~>se. Dal popolo queste idt•e si f'el'er·o SLI'ada nei cu llol'i dèlla medirina. Gale110 non ne pAr•la nc:llu sue np" re, ma Oribasio
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VARIET\
e H ufo d'Ef~!';O, !':uoi C'Ont••mpnran ei, C'i tann i lf>slicoli secchi della volpP, polvt>rizzilli c preo:;i in unA rptalchP bevanda, come r.apaci oli pr·ocurare infallibilmente e s•·nza danno Uina valida erezione. Nell'elb di mt>;.:zCl l o medicaziont' testicola t·e continua solto lulte le sue forme e nt>lle sue piu ~va r iate applicazioni, e 11 0 11 più al solo scopo eli eccilAt'e al coito, ma anche di !=:litn fllar e l'or gllnismo in g,•net•e e favorire in tal modo lo stato ~em! t•ale. Mesué, il grande medico arnbo, raccomandaPdn i te~ticoli rl i volpe o d 'a~nelto man~iati cr udi, o dis•eccali e t•id'llli in pfll ver r, Psclama: .a lluec:to medicamento non Sf 1IO mnttiplico lo ><perma ed eccita al coito (gemen aurJI'l oeneremf)u. e incitnt) ma é tonico e r icostiluenlP pet lisici arri\'uli n \In sta.lo etico c pr·r color·o c he siano inòt\boliti o con su n li da tpalsia>:i mfdattia. La >:cwoltl salet·nit.ann, rhe tanto contl'ibuì a tenere allo il pre!'\ti!:!io degli >:turli m ed it~i nelln notte del medio evo, pro · tillò dPgli insPp;niHnentr degli ar·abi, si fav orevoli all'or~arno ter·al'ia, e nel suo r.odice sanitar io si trova11c) preronizznli e nellnmentt> commonlnti i prir1cipi del ln mt~dicazione Br·own::ì(\C]Uarcti9 ttll. Un tlisl'epolo de lla Fncolla di Parigi, inLor n0 Al 11JOO, dtrenclo nppunto d' i spi rarst ai tlt.. ltami della scuola eli Salern o, scr·i,·c cl:e • ciascun essere comunica a lulli g li altri cui si uni;:;ce l1· sue pr·opriela e le sue virtu na lul'ali. O~;~ ciò ne segue cl te ' JrranJ.o si vuole Pccilat·e all'amplesso bisof!:oa sceglier·e l'an imale più caldo e rwl mr11nento in cui esso è più vigoroso e più procli ve nlla copula, e bisogna pr·endf're di questo animale la parte più adatta, come i testicoli o la matrice. • l n un'epoca ptù moderna noi lt•oviamo Gerolamo Cilrdano, medico clell'ar civ e~co vo di Bolog-na (15GG) che racromanda la medicazione orclr ilica come lo11ica e ri coslituenle. l lo>sli· ~;ulii di gallo sono da lui pal'licnlArmen te rA 0cornandnti cmne uno dei prrrni alitnenti dH rlarsi nella corwalescerrza. E il Malliol i. tltPdico ::::en esc contt•mpqraneo del Car J.ano, cosi parla di que:>lo genere di tnf'dif'azione : • quan to ui testit-oli tlt galletti che non ahhtano mai saltato l e ~all in c, es>'i dcbbo•ro consitit'rar·!'\i intlicalissimi per C<1lm·o che sono emariali da l urt~he mnlnllie • e a~tg-iun:,re per r·in c;.~lzo che • Iran no twclte la pr·upt•icla di moltipli care lo spt>t·ma e r ender più li.rctle l'ampl.,.>:so. » Dic-iamo che !'O l'lì !'\Ialo per e ver e un n !>icura dimo;:trazione
1229 Jl'lla con se r vt~la o t·ipt·isli nala solute, ma è for za convenir e clte ')u esLo sludiu di fncilitflt'e le lotte d'a mot•e é sltt tn sem pre una ~rand e pt·coccupozione dPII"um anità . N on si t.:t'Poia pt>r ò che J'opol erApia si litni l a>'se alla sola medicaziont' orchiltca. P11rtettChl dal pt•incipto già e~ posto . lutti g li or gan i sono slHti adoper ali per r ipri stinare la salute degli Ot'!!a n i corrispnndeu ti ammalati, i n pri n ei pir) secondo concetti stt·ani e l:')nfusi, pi ù lat·oli con un indil·izzo che ha tutte le apparen ze di esset·e s~ie11Li!i to . Contt·o l e m tt l t~ll i e ner vose consigliA Diuscoride di mang iare i l cervello di l ep r·~. L a medieuzion A Ppatir.a di Cllmbe, Cat·nol e Gilbert fu g ia in uso presso l!li nnlichi Greci , c hu cura Yallo le flus sioni epa tiche col fl').!<l lO di lu po seccato e preso in pol vet·e, e l e cnchrssie della slt's~"a g iAnduia bil iare (cit·rosi) col m edes imo fegAto ùi lu po, ma sciolto in un v eicolo 'lllalsinsi. La m ed icazione polmo11ar e, che in f(Ues ti Ùllimi t em pi è ~t~:~ ta uuoYamente l'ime~sa i n uso, é i11dicnl11 da Diosroride, il f(Ua le r1trcomanda il pol 111011e di vol pe con tro l'enfist~ ma. E t ro va si pt·es:cr itto il vpnlt'ic•>lo rli pol lo !'leccato, polveriz· zn tn e pt·eso nel vino contro i distur bi gastrici; lo stomaco ù i lepre e di cavallo co nlt·o l e g astralgi•·; la M cca stomacul1• dell'agnello , d•· llu l t•pr e, della capra, del vitel lo contro le di[: fi cili dige!<tioni. Che pii!? QuAsi a prerorrer e H nell e 111 m!'dir·azione r en11le, e lle Oteulafoy hll utilizzato pel primo contro ruremt a, e Teissiet· piu tar di couLt•o la net'rite, gli anlichi Gt·eci u>=ovano i r ognoni di IPpt·e contro l a r ene Ila ; e nel l' idropisia r Accom andavano fl ll':lmmnlulo di het·e la pl'OJWia l) t•ina o quellA di capru . Tutto c1ues:to h llg-aglio l erApcutico dell'epoca g t·eca veniva trasme!"SO .Jng li uni Rgli altri per empiri>'mO, senza formule bene slRbi lite, senza concetti t eot•ici e:-:plica livi, senza g ran de cura n ~ lle pl'l'p»ra zi oni, fin c hé uomin i rli g t·lutrle valot•e, com e Oribac;io e Ru fo d'Efeso, gitt ri co rdati, cot11i nciarono a r endet•si r agione non soltnnto del modo d'Agire dei medicamenti, ma anche di'ile l.wo indicazioni cliniche, degli eccipienti pt u adatti e rl el modo migliore d'twlministra?.ione. DisgraziAtamente l e tenebr e di' l medio evo caddet·o anche su questi st nJii, co me su lullo, e dobbiamo agli Arflhi pt·ima, eppoi all e nostre scuol e di Salerno, di Bologna e di Padova tutto f(u ello che si è salva to dal g t·ande naufragio.
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VARlBTÀ
T ra gii Arahi M e"-uè, che è forse l'int elletto più forte, rim ette in onore la medicazione organica e consiglia i cervelli ù'al1limal i, supratu Lto di piccoli uccelli, come eccellenti r imedt co11l1'0 l'epilessia, la mania e la m elanconia; la mi lza d'asino contr o i dolori spl eni ci; i r ognor.i di porc<J o Ji eervo contro l e drbol ezze dPi r en1, &!!giungendo che sebbene: quelli di cervo s:an da pr!'ferirsi, pure anche i rognoni degli allr•i animali godo11o propl'i~tà qua;:i irlent1che. M a per non anc.lare Lt·oppo per l e lunghe. bA;:terà ripo1·t.ar P. il seguente bi·AoO. attr·ibuito allo stesso l\lesuè e tra l utto nel 1581 da Pietr v Apponi di PadfJva. J•Cr far si ull· iolea del concetto che t~ ve vano gli Arabi dell'or)!anoter11pia. <c Bi!S0!2 118 nu t!·ire e rinvigor ire il cer vello ddru omo col cercello di gallo, il polmone col pol mone di vol pe, lo stomaco c>oi ventric<lli di pollo e sopratutlo colle lor o membrane inter ne. i l fegato e i r en i col fegato e i roglloni di cervo, la vescica con la vescica di don nola. Il manLPnimento e la reinteg1·azione della funzion al ità di un organo si o ttengono da un or ga 110 somigliante, imper o:!cbé c iascun cor po e ci ascuna parte del corpo ha l e sue speciali pr oprietà. 11 A m eno di voler arri vare alle spiegazioni fisiologiche attuali é difficile esl'ere piu esplici ti !
Le nostl'e scuole italinne, come anche 'luelle di Spagna e di F'r tlncia, er eriitarono I'Jila!'>to t!ener H rli mP.dicaziom~ e lo con~P r,· at·ono, non tanto per P!=:perienza pr opri a, quanto perchè l'autorità de~li antichi gli confPriva una specie di vener·azione. I n tal m odo esso altravtw;:ò l'età di mezzo sostenuto dalla tr!ldizio11e, ma si tro vò nell o stesso tempo snvracca l'icalo da una quantila di ricette complicale, cbe n e m asehe· ra ,·ano i veri effetti C·> lla fine ciel m edio evo ebbe p1·incipio una "era febbr·e di lavoro e di r icer clte : Bacone e Paracelso i naizarono il \'e S· sil lo della s<:ienza sper·im enLale, gettando in un can to luUi gli 1nsegnamenti imposti dall'autorità ti·adizionale degli anli<'hi. Una lottu tilanica s'illl pegnò tr a le osservazioni empiricho appoggiate sopra lè teo1·ie morali e vitalistc da un l ato, dal· l'olt·a l'e;opel'imento S('tstell ulo d<dla chimica nascente e dalle
ipotesi meccaniche. L'org-anolcrapia ne risentì un terribile colpo, ma ada~io adagio le osservazioni degli antichi tornal'ono a guadagna t· terreno e tutte le mcd•cazio ni di M esué si S\'ilu ppat·nno di nuovo c si ves tirono di formule magistr·al i. L n m Pdi<'azione <'ei·eLrrde, l'epatil'a, la spiPnice, la nerr·it ic:a, la gasll'ica. la Cllr d1aca, la polmonlli'O lrovaronn tu tte quaule
VARlET.\
1231
i loro fautori in meJici di grande vall)re. Al 17' secolo t'agg iunse verameute la sua epoca aurea con una ricchissima collezione di preparazi<mi da costituire un vero e proprio completo sistema terapeulico. Essa dut•ò nel suo splendor·e per tutto il secolo 18' fino alla rivoluzione francese, dnpo di che divenne una pratica tutt'affatt.o popolare, la quale non fu più creduta meritevole di figurare nelle opere scientifiche. Ma rimase vivente nei costumi popolari di certe provincie e di ce1·ti mestieri, anche nel nostro s ecolo fino a BrownSéquard. All'ammazzatoio di Bordeaux é sempr·e stato di una grande difficoltà procurar•si dei testicoli di toro, perchè mollo ricercati, specialmente dai Gitani spa~nuoli , per acquistar vigore e come eccitanti alla Venera. In Alsazia è molto in uso di fa r cons umare dei polmoni di volpe o di giovane cane contro la tubercolosi e le g r a vi affezioni di petto. A Parigi i beccai hanno l'abitudine di mangiare al mattino del cuor e di montone molto fresco e appena scaldato alla griglia, pretendendo di trovare in ques to pasto le forze e il vigore di cui hanno bisogno per il lor·o mestie1·e. E chi non conosce l'abituJiue dj bere cl sang ue anco1·a caldo per curare l'anemia ed anche la lis i? Questi costumi hanno !;Cmpr·e nrantl-!nula viva la traJizione ed hanno conservalo all'opolerapia 10 tulli i tempi il consenso universale dei popoli, e quasi sempre anche quello dei gra ndi maestri della medicina, solto le civiltA Jiverse, con le teorie meruc!te più differenti, con le ipotesi più disparate sulla natura e la vita, tra gli avversari come tra i pa1·ligiani dell'insegnamento officiale e della libera ricerca. Contuttociò non intende l'autore di diminuire il grande me· rito di Brown-Séquard, quello di aver fatto rinascere un metodo terapeutico ormai morto, e di aver·gli dato una uuova vita, più preziosa dell'antica, for nendogli i mezzi legittimi di durata e di sviluppo, fondati sopra l'esperimento. c.j.
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NOTIZIE lla.ovo giornale medloo. Col t• gennaio vedra la luce in Napoli un n uovo per iodico col titolo Giornale rli med icina e chir urgia del medico p ratico, di r etto dnl prof. Scalese. N el pr ogr amma la direzion e sles3a r i conosce che in I talia abbiamo sovrabbondanza di pet•iorlici. Ma è un fatto che anc he i bisogni scientifici sono consider evolmente allal'gati. Lo scopo di questo giornale é, come suona il suo stesso titolo, essem.ial mente pr atico: essere una gnida ddl'esercente, dare soltanto quello che può tot·nare di pratica utilità al l PllO dt>ll' i n ferTPo, 8ia per la diag-nosi. !'ia per la p1·ognosi l'<ia per la cur a. Quindi il giornale sa rà parco di lavor i odginali, che spesse vol te appagan pi ù l'am or propr1o di citi scrive che i biso:rni scieolilici di chi l e~ge, usurpando spesso molte pagine intor no ad un si ngolo aq~ornento . Vi !'8I'è an che um1 r ubrica inti tolata: Co rrispondenza scirntifica, nella quale gH Abbona li r icever anno r isposte, sr hiar imenli e consigli su qua lun •rue que!;ito di natura clinica e p1·attca. Il gior nale escit·à il l ' e il 15 di ogni mese in fascicolo eli ::12 pagine. L'a bbonamenlo cosi a L. 9 all'anno. Gli abbonali hanno diriUo a t•tcev•!r e con r iduzione d t pt·ezzo (da L . 32 a L . 20) l'oper a del pr o f. Scalese : S emeiotica e diagnosi med ica.
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Il D t r et. t.ore
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. Dott. G. B. GrvoGRE, ooloun . med. 1spettore. '' ~
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Il Hedat t.ore
oJ RI DOLFO L I VI. capitano medico.
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) ---"'-'-..-;1--- - - - -- - - - - - -- Gt o vA:-~Nr ScoLARI, Gerente
RIVISTA DI OCULISTIG.L Oarltr. - Trattamento della congiuntivite granulosa . . • . Pag. t~ Warlomont. - Dell'autoinfezione nelle malattie oculari. . • • • • • {2(17 ltuhnt. - Della utilità della congiuntiva nelle operazioni autopla.. . • tW9 stichc . . •. . . . • . . . . . . . · · · · ·
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RIVISTA DELLE àlAL.>\TTIE VENEREE E DELLA PELLE. Dltulator. - Si!llide dello stomaco . . . . . . . • . • . • . Pag. fl!H Tarnowsky e lakowlew. - l, a cura della sifilide col siero di animali mcrcu rizzati . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • t!t\t
RIVISTA DI TERAPEUTICA. ~
Elnhorn e Helnz. - Un nuovo anestetico : l'ortoformio. . . . .. . Pag. t'!lt Arlolng. - 01 una 30stanza agglutinante del bacillo della tubercolosi v ere~.
. . . .
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1!1!3
RIVISTA DI MEDICINA LEGALE. Lomllroeo. - Caratteri speciali di qualche degenerazione . DI Arcangella. - Le stimmate epilettoidi nei criminali alienati.
. Pag. i \114 • Ut5
RIVISTA D'IGIENE. O. Pietra Santa. -
Igiene militare . . . . . . . . . • . . . Pa(l. f'!t8 Vlrr. - Nota sul miglioramento del regime alìmentare delle truppe io guarnigione. . . . . . . . . - . • . . . • . • . . • t m
CONGRKSSI. Congresso d'igiene nel t 899 a Como . . • . . . . . . . . . . P;.g. tftl
CONCORSI. Concorso al premio • Blberi • per gli ufficiali medici del R. esercito
della R. marina scadente il 31 marzo t900 . . . . • . . . . Pag. tti3 VARIETA'. Brunet - L'organoterapia prima di Brown-Séquard. . • . • • . Pag. i:tJ6
NOTIZIE. Nuovo giornale medico.
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GIORNALE MEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Dlrultnt e Alllllllalstrulonr. prtsso l'lsptttorato di Sanltl Militare VIa Venti Setttmllre (Palazzo del Ministero della guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giorn~ Medico dtt R.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese In asclcoli d1 7 fogU di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati è il seguente.
Regno d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi dell'Unione postale (tariffa A) Id. ( id. B) Id. id. AItri paesi . . . .
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Abbonamento an.n uo
un tascieolo separato
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L'abbonamento non dìsdetto prima dei t• dicembre s'intende rinnovato per l'anno su~ cessivo. l signori abbonati militari In efTettivita di servizio possono pagare l'importo dell'ab· bonameoto 110r mezzo dei rispettivi comandanti di cor po (anche a rate meruUI). Agli scrittori militari è c1ato in massima un compenso In danaro. Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, rotogranche, ecc., che accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. . .. , . · indiVISlbl18 Gh estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (t6 pagme), o rraztone 1 1 di foglio, e per cento esemplari. Il prez1.0 é eguale sia cbe si tratti di tOO esemP ar
o rtl un numero minore. l m!'noscrittl non si restituiscono.
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REGIO ESERCITO
Anno XLVI
N. 12. - 3t Dicembre t898
ROMA TIPOGRAFIA ENRICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale Vita Venti Settembre {Palazzo del Ministero della guerTa).
SOMMA RIO OELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
lla,;IIIORI If; ORit.:IIW-'1·1 ·
Bernuccl. - Considerazioni mediche sulla zona di reclutamento del 6° reggimento alpini • . . . . . . . . . . . . . . . • Pag. tJ33 Me lampo. - ferita r.on emorragia iufrenabile e aiiPcciatura della ca• 1 ~45 rolirte esterna . . • . . . . . . . . . . . . 125l Bulgarlnl. - Di un nuovo aspiratore per la htoLwla.ssi . . . . . Rablttl. - L'acido cromico nella i)'lerirtiosi dei piedi • . . . . . . • !i51 Plspoll. - Un nuovo metodo d'innesto e(>idermico {Seminagione epiteliale alla Mangoldtl • . . . . . . . . . . . . . . . . • l i6~ Riva. - Su di un caso di frattura doppia complicata del mascellare inferior e c di frattura som(Jiice del maseellaro superiore. . . • • U69
RIVISTA M~iDICA . Chauffard. - Dias:nosi della gotta o del reumatismo articolare acuto Pag. 1~9 Po"s- - Eritemi infettivi n ella fehbro lìfllidca . . . . . . . . • • 1:191
Rl VISTA CHillURGICA. Waterston. - La hase anatomica dei metodi di riduzione delle lossaztoni rtella spalla. . . • . . . . . . . . . . . . • • Pag. 1!93 Le Fll llatre. - Ostoomiclite prodotta dal IJacillo di Eherth sopraggiunta ventun mesi dopo una febhrc tifoidea. Gunrigionu in seguito ad ampia osteotomia . • . . . . . . . . • !i96 Hauser. - Il varicocole sintomatico dci tumori del rene 1198 Villa. - Dell'anestesia coll 'olocaina . . . . . . . . • !300 Hobelka. - Ematurie rtipondenti rta varici della vescica. !30! • 13~ Grazzi. - Neoplasmi della laringe. . . . . . . Ouptay. - Diagnosi delle ulcerazioni della lingua. • 1303 Mend lnl. - Efretto del veleno dei serpenti. . . . 1305
RIVISTA DI OCU LISTICA. Strada. - Sull e cellule calici formi d~lla congiuntiva . . . . · · · Pag.l306 (Per la conti nuaztont clell' inctice vecla8i la pagina s• d&lla coperllna).
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ORIGINALI.
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SULLA ZONA DI RECLUTAMENTO DEL 6° REGGIME~lTO ALPI ~! .
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Il 6° reggimento alpini, cui ho l'onore di appartenere, dall'ottobre 1887, epoca n~>lla quale sdoppiando;; i died e origine al 7° regg imellto alp ini, recluta il suo contingeute nella zoua montana dnlle due provincie di Vice m:a e Verona. Questa, a guisa di larga striscia. si estende in direzione da est ad ovest e da nord a snd , precisamente fra il 46• ed il 45'\35' eli latitud ine, 30" 30' ed il 29",15' di longitudine. Tale zona presentasi geograficamente benissimo limi tata aYendo per termini al nord l'attuale tortuoso confine politiuo con il Trentine, ad est tinello del Vicen t ino con lo provincie di Treviso e Belluno, ad ovest la sponda veronese del lago di Garda, mentre le ultime propagini delle prea l p i nostre, e il perdersi di <]Ueste uella veneta p ianura, seguano il naturale suo confine a mezzogiorno. Nella par te nord-est di tale r egione e preci;;amente in quella ehe amministrativamente appar tiene alla provincia d i Vicenza , osser vasi la confor mazione spiccatissima delle prealpi in altipiani, che con paret i ripidissime strapiombano su lle valli e snlle piannre sottostanti; così i due r.ltipiani rlel Grappa e dei Sette Comuni fra loro di visi dalla ff'nù i tura del Brenta e
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CONS!OERAZIO:-il ME:O ICHK
quello pit1 piccolo di 'l'onezza, che l'Astico separa dall 'altipiano di Asiago, mentre nella provincia di Verona l'altipiano dei Lessin i continuasi invece con numerosi contrafforti a dolci pendenze fino alle colline che coronano la nostra città. Fra le valli sonvi principalissime quelle del Brenta, dell'r\stico, dell'Agno, dell'Adige; queste e tutte le altre innumerevoli minori hanno costantemente una direzione da nord a sud, esposte quindi nel modo il più favorevole per le svariate colture delle diverse latitudini e le più adatte per lo sviluppo e l'accrescimento della specie umana (l). Considerata tale regione sotto l'aspetto altimetrico, noi vediamo che da altezze di più che 2200 metri sul livello del mare, quali son date dalle cime del Pasubio, del Baldo, della Cima Dodici ecc., si arriva fino a soli 34 metri dei dintorni di Vicenza; donde si possono distinguere tre zone nettamente marcate, la prima dai 2200 ai 1300 metri, la seconda dai 1300 agli 800, la terza dagli 800 metri in giù. La prima. zona, rappresenta la r egione degli alti pascoli, abitata soltanto durante la stagione dell'alpeggio da giugno a settembre, ordinariamente dagli abitanti della. seconda zona che colà si trasportano per pascolarvi gli armenti, zona dominata dai venti, soggetta a forti squilibri di temperatura, non suscettibile di alcuna coltura, utilizzabile soltanto per il pascolo e per la silvicoltura. La seconda zona presenta centri importantissimi di popolazione, quali l'altipiano di Asiago, popolato da oltre 25,000 abitanti e quello dei Lessini con circa 12,000. Quivi, oltre la pastorizia, vengono utilmente coltivati il grano sarctceno, la sègale, l'orzo, la patata, ecc. Da ultimo la terza zona è suscettibilE:\ di tutte le più svariate colture, e mentre nel fondo delle valli cresca (!1 SorurAxr. - Geog•·afìa nosologica d ' Italia.
SUI,LA ZONA DI RECLUTAMEN T O DEL 6° REGGUIENTO ALPIJSI
.
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rigoglioso il frumento ed il granturco, le colline si allietano di. piante fruttifere di ogni specie, e le uve dei contrafforti di Valpantena e Valpolicella danno i profumati vini noti in tutto il mondo. Fortunata conseguenza della configurazione geografica di tale territorio e della sua struttura geologica. per la maggior parte calcarea e di formazione alluvionale, o morenica, si è l' impossibilitato ristagno delle acl)ue, e quindi l'assoluta mancanza in detta zona di verona r egione malarica (1). Cosi pure il gozzo ed il cretinismo, queste piaghe di tutta la grande catena alpina, sono quasi sconosciute nelle nostre prealpi, e mentre nei circondari di Sondrio ed Aosta le rifor me per tal motivo sommarono negli ultimi 3 anni alla media del 20 p. 100 degl i inscritti, i consigli di leva di Vicenza e Verona nello stesso periodo per l'identica ragione ebbero a pronunciare pei mandamenti montani il primo il tre, il secondo il due per cento soltanto di riforme. Purtroppo tale regione generalmente tanto favorita dalla natura, per lunghi tratti, specia lmente sugli altipiani, è sprovvista affatto di sorgenti e di corsi d'ac')ua perenne. Così l'altipiano dei Sette Comuni, su di uua superficie di quasi 300 chilometri quadrati, non conta che poche fonti ed un sol corso d'acqua perenne, che disgraziatamente non può servire affatto agli abitanti dell'altipiano, perchè sortendo da nna caverna posta nel fondo della valle del Brenta, dopo un corso di appena 200 metri si scarica in questo fiume (il fiume Oliero). N elle identiche condizioni trovansi gli altipiani mi· n ori d ei L essini e del Grappa. Quivi le acque si inabissano nelle frequenti fend iture del suolo calcare, per (! ) 1 pochi sol·fati mafarici dei man rlamenti montani rtelfe provincie di
v;.
cenza e Vrrona <h mn •i>1!atì, Prano inrfivirlni che avevano rontratta ta le in(ezione o Javoranrfo nelle piannr•! del ha>so Vrneto o nelle regioni malnrirhe dell'Ung heria e rtella C1·oazia.
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CONSIDERAZIONI ~IIWICHE
ricomparire poscia nel bel mezzo della veneta pianura dando origine a fiumi di una. certa importanza. Così CJuasi due terz.i degli abitanti gli altipiani, sono co· ::;tretti a ricorrere all\mica. risorsa dell'acqua piovana, raccolta in mal costrutte cisterne, dove l'abitato è al· r1uauto denso, ed in pozze superficialissime dove non esistono che poche abitazioni. Disgraziatamente queste acque, raccolte così primitivamente, vanno soggette a frequentissimi inquinamenti; tutto il sudiciume dila· vato dai tetti, dai cortili, dai terreni colturali vicini, va. alla cisterna, quasi sempre mancante di qualsiasi filtro, sicchè spesso lo stesso aspetto fisico del liquido raccolto, specialmente dopo una pioggia succeduta ad un periodo di siccità., è quasi ributtante. Da. ciò fre· queuti casi ài infezioni tifiche, che spesso assumono proporzioni di vere piccole epidemie, in causa delle quali il r eggimento ebbe ripetutamente a subire perdite notevoli. Le condizioni economiche della. maggior parte dei comuni montani della nostra. zona, sono tali da non J.> ermettere costose opere di ricerche ed utiliz· zazioni di lontane sorgenti o di lontane collezioni di acque superficiali, ma pur tuttavia in parecchi casi, i comuni maggiori, che spesso trovansi in buone condizioni finanziarie perchè dotati di estesi beni patrimoniali, memori dell"antico detto dei padri nostri: Snlus pnbfica Sl~p1·ema le.r esto, potrebbero provvedere al rifornimento di buona acqua potabile con adatti lavori di coudottura, oppure, dove questa non fosse possibile, con la costruzione di pozz i-cisterne per uso pubblico, di quei pozzi-cisterne nei q nal i fin dal medio evo fu maes&ra la nostra Venezia (1). ' l) Su la le prnposi lo il llr. GIA' •• n•·l suo n·.. ,fii/O di ig,tlle, flniscP il c.:tpilolo
sull'•girH~ I'UJ':tl e os,;en ·an olo rome l':lpjtlio:n•onc ìlrllt• mi :ure l;drniehe nrlle ··~•npa~ur ald>ia a lullare oltrrdtè con l 'm<lilreren lismo otJ l' ignon•nza !lei la-
\'M:IIorc Ilo• l ln terra, nncht' ron la mano·,, nza tiPi nw1.zi.ll fa vot i perchc lo SI:ilO
SULLA ZONA 01 RECLUTAhlEl'òTO DEL 60 REGGUIENTO ALPINI
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L'estesa viabilità., le numerose strade carrozzabili e mulattiere che dalla pianura conducono alle prealpi veronesi e vicentine, se da. un lato alterarono la primitiva semplicità dei costumi, dall'altro servirono beneficamente a migliorare le condizioni igieniche delle abitazioni e della proprietà persona1e. Le abitazioni trogloditiche che mi venne dato di vedere troppo spesso in parecchi punti delle Alpi, e le case costrutte su pochi metri di spazio, col solo ingresso, senza o quasi finestre, senza pavimento, senza camino, dove il fumo del focolare si mescola alle esalazioni della dtalla sottostante, da noi fortunatamente mancano quasi completamente (l). Quantunque l'acqua in genere sia scarsa, non v'è per essa, nelle nostre popolazioni prealpine, l'idrofobica ripugnanza che spesso riscontrasi nel ral pigiano Iom bardo e piemontese. L a stessa emigrazione temporanea tanto estesa, ed il soggiorno dei nostri moutanari in regioni ove la nettezza è tenuta in sommo grado, col migliorarne le condizioni economiche, influì. pure favorevolmente nel modificare in meglio le loro abìtudini di proprietà e di personale nettezza. Ben a ragione scrisse il De-Giaxa che dal progresso dell'igiene pubblica e dall'applicazione delle sue norme si può desumere il grado di floridezza economica e morale di una popolazione (De Giaxa, Jfanuale eli igiene pubblica, pag. 7). Che se diamo uno sguardo all'ambiente della nostra regione, d ove nelle migliori condizioni si sviluppa e prospera la nostra razza, duolmi di andar contro ad un'opinione inveterata forse m molti dei miei egregi colleghi, e che anch'io condividevo VGOI(a in aiuto ai co mun i rur:~ li hi ,;ogno; i ron adeguati su ~;idli ~ pro•s tlti, in modo che il risunarncnto ncl l~ IJOPOia?.iunì rurnli si compia co mpntìl>ltmeute col loro stato economico, s oa Jlro~rerhen t<>, e ;cal urisc a dal !:l r crsua, lone rl~ lla necessità c del vantaggio che na conseg uono. (l ) Fn~Nr. E'c" 1'n ~<o:111 . - t yime Jllll>fllicn e puli~.ia .~o llilarlll .
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CO:>SIDERAZI0:-;"1 MEDICHE
un gwrno, ma che scalzassi e crollò del tutto nella mia mente man mano che ebbi campo di esaminare de visv, buona par te delle popolazioni alpine e che potei consultare i risultati statistici clati dai vari Consigli di leva. P urtroppo r affermare che le popolazioni veramente alpine sono il prototipo della salute e della robustezza, al dì d'oggi costituisce una delle solite frasi rettoriche, una delle tante... menzogne convenzionali. In causa di molteplici fattori, fra. cni principalissimi la miseria, il lavoro eccessivo cui vengono precocemente sottoposti i fanci ulli, la mancanza di qualsiasi più elementare r egola d'igiene, la deficienza. d' aria e d i luce, in villaggi che spesso non scorg ono il sole per interi semestri, e (nou ultima. causa) i frequen ti incroci fra consanguinei, nelle valli alpine r iscontransi n umerosissimi gli erniosi, i cretini ed i g ozzuti, sopratutto i deficienti di statura. (l ) Perciò godono una triste not orietà le vallate italiane di Aosta e della Valtellina. e sul versante set; tentrionale ed orientale delle Alpi le popolazioni nane dell'alto Bernese ed i gozzuti e cretini del D elfinato. Basta, ripeto, consultare anche superficialmente le statistiche date dai consigli di leva di Sondrio, Aosta, Susa, Pinerolo, Cuneo, di t utta. insomma la zona alpina per riscontrare la verità del mio asser to, e per vedere come il primo di tali circondarii, dalla formazione del r egno d' I talia in poi, stia malaug uratamente alla testa di tutti gli altri consigli di leva del regno per numero di riformati (21. ( Il In akuni manolamcntì rlella pro•·inria d1 sow lrio i riforma 'l l pe r dl'liri(•nza di stotur:t ra~ginnseru qunkloP an no il :!"2i pur 1000. 1"2 1 Il I'Enn.<r.t.l.~l. in nno s tu<lio .Sul goz-:.o ed il creli11ismu ' ' ella l"o llr llitul, c<ll lll'a r~o l' anuo scnr>o nd (;tornol• dello Rt!!ia S•1ritl11 a· 1girne d i Milano. liiUd10 corr•••lalo 1la numcro,i tlali Sllli ~ lici desunti ·la fonte uflidalc. faceva sahr~ ~:H in<l!vi•lu• pa ltscm~nt e JtnZ7.11ll di quella provincia a 5876, i crN•ni a 1381, i s•·rn•cretini a 1543, su di una popolaz•oue oli clr~n 130,()(1() ab1tanti. va l~ a olirr alla rnorm~ Jlfll[lorzi<JOt' olel 1,5i l'· l!)() <lei pr imi e rlel ~,'24 p. 100 llc1 ,~,·.. noli. cnn arniH'•Inc le eno lemie in (tJrt~ aum··uto. C' e Jlr"i'rin rla "'J.U\COL:trsj!, ..
SULLA ZONA D! RECLOTAllE:STO DEL 6° REGGIME:STO ALPINJ
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P erfin o nella parte veramente alpina della provincia di Udine, in quella terra che es;;endo stata porta principalissima d'ingresso d i tante in vas ioni barbariche, fu qL1asi crogiuolo dove un felice incrocio di razze, diede origine a quel tipo friulano, robusto, svelto, intelligente, attivo, costituente una delle più belle razze che popolino la nostra, penisola, perfino nel Friuli, in due leve che ebbi campo di far vi, potei riscontrare come la re· gione Carnica costituita dall'alta valle del Tag liam ento, ed in parte l'alta. valle del Fella suo affi uen te, dessero ri:->pett iv:amente il primo anno il 33 ed il secondo anno il 35 . ,.. di riformati, mentre il rimalJ eute della provincia nel suo assieme non diede che il 10 ,;-. Questi criteri trovano la loro giusta applicazione anche nella nostra r egione. Essa, trovandosi fortuna tamente tu tta compresa nella regione prealpina, non possiede valli troppo profoudP., s icchè da per t utto vi penetra abbondantAmente il sole. A.ttravers.u;a da numerose strade e da importan tissime arterie di comunicazione ove con i commerci e con le agitazioni economiche arrivan o dal ùi fuori continui nuovi elementi, non snbisce quella vera segre-gazione, quell' assoluta mancanza di ogni stimolo deaa vita psiuhica che tanto di fret]uente si osserva nelle popolazioni veramen te a lpine, senza. di che la men te giace Ìn un'inerzia dalla. quale non v'è più tardi ginnastica che valga a traruela; qui,·i la mzza, s alvo pochi centri manifat turieri dove la grand e industria servi in parte a. guastarla, è da pertutto bella e robus ta (1). nl Ua
lun~o
t.. rhpO ~li sluclio~i ch·llc endemie crclirlirll•' e gozzi~g,'ne
ehllcro n ll <1 tar c corn o h~< l i talora l' ;q•rir'i rfr 1111 a ~~r~rra, nu a r..rrovìa l"i•c auravPrsi una ,·:dir, l' r~tc\rHicrsì in ~t·n,·rf\ rl t"~~lla viaJti lita percht• la (H'rr·•·utuaf e dci cr<·linì >r•''"h a lla me ta i• lal'l ra pcrlì un an un terzo . (Ju~l ~omn dì ch·ilta od alo1eno di V1la. sruo te i cetvf"lli pic~·j n i, Il spiug•" :l! pcnsa rP, rnantionc vive ru'll• loro runziouo le <"t' ilult! nt:n 'osc <'il<' i11 caso c,mtra•·io sarch l ·~ro anrlate per incrw t illf'>Or<tltilmcnlr. fl•·roluw.
SonlrANI. Holwr;. -
Geoynt/la >WStJloyicfl d' 1/ulir<. llaflJoorlo su!le Ctw se del crflill iSIIIO t~ ello SI•• lo di .lf•rssachusso'IIS.
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COISSIUEP.AZIO:"'l llll':I>I C II E
Là dove, come nella nostra zona per la sua topografica costituzione, non è fortunatamente impossibile la formazione del latifondo, ed in pari tempo la terra non è troppo a \·ara con chi la lavora, dove da epoca imme· morabile ciaschedu na famiglia possiede il suo appezza· mento di terreno conservato da padre in figlio qual sacro retaggio, dove allietate da una splend ida esposizion e meridiana si succedono le più svariate colture, là cresee e prospera meglio l'umana famiglia. La ler?·a simili a gli abilntor J)?'Odw:e... scrisse uno fra i grandi nostri poeti, e tale sentenza considerata sì dal lato fisi.:;o come dal lato morale fu e sarà sem pre di una ver ità. incontestab iJe. Dopo considerazioni, in fondo tanto lusinghiere, d nolmi dover pur accennare all'unica nota t riste. alla sola vera endemia che oggidi fun esti ancora la r egione p resa da me in esame, intendo alludere allll. pellagra. [ dati statistici r isultanti dall'ultima inchiesta ministeriale in proposito, ri mon tano a l 1881, ed attribuivano un triste primato alla regione veneta sulle consorelle italiane, fàcendo salire i pellagrosi del Veneto a 55881. Anche nelle nostre prealpi, l' enorme frazionamento della proprietà fondiaria, creando una numerosa classe d i possidenti miserabili, stabili va un terreno propizio a tale endemia. Pur tuttavia fin d. allora risultava come i manda· menti di montagna della r egione veneta fossero quelli dove il contingente dei pellagrosi era relativamente meno numeroso. Tal fatto venne spiegato con l'alimen· tazioue più confaeente, nella quale, stante l' estesa pastorizia, sono in maggior quantità r appresentate le sost.auze animali azotate. Al di d'oggi, quantunque manchino ult eriori statisLiche ulliciali, tutti g li studio:;;i di . tale endeutia, sono d'accordo nell' ammet·
se
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tere come essa segui una costante progressiva diminuzione (1). Se, disgraziatamente pel nostro paese, non si poterono modificare quei fattori sociali che esplicano una ben triste influenza sul benessere fisico ed economico delle popolazioni, fattori da.i quali scaturisce quel complesso di condizioni che ingenerano la miseria e con la miseria la pellagra, pur tuttavia le voci dei poch i, ma intelligenti e volonterosi, che dappertntto ce rcarono di inculcare in proposito sane massime igieniche, esercitarono una benefica influenza dapprima sulle menti, quindi sulla salute delle nostre popolazioni rurali. Nella parte montana, dove in genere le intelligenze sono più apert·e, i consigli di non consumare granturco avariato, di adoperarne soltanto di ben es:;icato, di r espingere il mais cinquantina, trovarouo seguito largo e confortante. D'al tra parte persone intellettualmente .filantropiche, con la fondazione di pubblici essicatoi, di ventilati granai, d i cautine sanitarie, di pellagrosari, efficacemente contribuirono a prevenire, limitare, e curare quel male che per un momento destò serie apprensioni e timori s ull' avvenire delle plebi rurali di cosi gran parte d" Italia. D'altra parte i forti dazii pretettori e la sorveglianza governativa, chiusero r:~uas i del tutto le porte d' I talia al g rantnrco importato dall'America e dalla Russia, che spesso durante la traversata per mare restava oltremodo avariato, facendo sì ch e oggidì e:;:-;o venga quasi tutto destinato alla distillazione. Da ultimo la stessa rottura dei trattati di commercio con la Francia, se da un lato danneggiò immensamen te i produttori vini· coli del mezzogiorno, valse a migliorare ig ienicamente le condi zioni delle popolazioni mouLane della nostra lyime 1"'''1Aira J,,. pell'' !l'·a . - M1lano 180 1.
( l ) 1)1; GoAu . ::>rnA.IIIII '~ · -
CONSID ER,\ZlONI MED ICHE
regione. Quei vini di Puglia, non trovando uno sbocco all'estero, si riversarono sui nostr i mer cati, penetrarono nei più. piccoli villaggi~ per il loro basso prezzo, essendo alla por tata delle borse più modeste, trova· rono largo consumo presso popolazioni che prima non potevano permettersene che un uso limitatissimo, e quale stimolanti, rappresentanti inoltre un vero alimento, contribuirono alla diminuzione della pellagra. A i Consigli di leva di Verona e Vicenza, da. parecchi anni i coscritti che vengono riformati perchè affetti da pellagra rappresentano una. cifra insignificante, qualche anno mancarono affatto, mentre fra le reclute asseg nate al 6• r eggimento alpini, mai mi venne dato di riscontrarne una che presentasse neppur lontaname nte t raccia di tale endemia. Ed ora un' ultima consideratzione sulle razze che popolano la. nostra regione. Sono due e nettamente distinte. P opolazioni di origine Germanica abitano g li altipiani, mentre il fondo delle vali i e le propagini collinose delle prealpi sono abitate dai disce ndenti dei coloni Romani mescolatisi con elementi dat i. dali ~ numerose invasioni barbariche. L e popolazioni che abitano gli altipiani dei sette comuni Vicentini e quelle dei tredici Veronesi, vennero lungamente studiate da storici e g lottologi italiani e stranieri. Esiste un"intera picc ola biblioteca di pnbblicazioni antiche e recenti sull'argomento. Gli scrittori t utti però concordano nell'ammettere l'origine germar nica di tali popohtzioni, confe rmata dal linguaggio t,uttora parlato in alcune borgate e villaggi e dalle numerosissime denominazioni di località portanti nomi tedeschi malamente italianizzati. P er mio conto, oltre· chè apprezzare gli ordinari caratteri fis ici delle reclute pr ovenienti. da,gli a lt ipiani io parola, oltrechè notarne
SULLA ZONA DI RECI,UTUIE:STO DEL 6° REGGI)IENTO ALPINI
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il colore dei capelli e dagli occhi, e la statura sempre vantaggiosa, volli anche procedere alla. misurazione dei loro crani. Nei tre anni dacchè fo' parte del 6° reg· gimento alpini, potei estendere le mie ricerche su 326 reclute nate sugli a ltipiani di Asiago e dei Lessini, da genitori pure oriundi delle regioni in parola. Osservai come prevalesse g randemente il cranio sub-dolicocefa.lo (circa il 90 p. 100) proprio delle popolazioni del mezzodì della Ger mania, specialmente della Baviera e del Tirolo, nel mentre possedevano capelli biondi circa il 40 per 100, castani il 52 p. 100 e soltanto r 8 p. 100 capelli neri. Il fondo delle valli e le propagini collinose delle nostre prealpi, come accennai più sopra, sono abitate da popolazioni aventi tutti i caratteri etnici della razza italiana derivata dall'incrocio degli antichi coloni romani con ·i numerosi elementi dati dalle invasioni barbariche. Anche nelle nostre prealpi si ripetè il classico fatto: Grecia r:apta, LJiii'icem Rmn.am subiecit, e gli invasori mescolandosi coi coloni primi ti vi finirono fondendosi con essi, adottandone usi e costumi, lingua e leggi (1). La differenza fra. i due tipi che popolano la nostra r egione, è delle più marcate tale da risal tare agli occhi anche di un superficiale osservatore. Dalle indagini da me fatte sulle reclute dei manclamenti collinosi, ebbi a consta.tare come prevalga in esse il cranio brachicefalo proprio delle genti abitanti la veneta pianura (2) con soltanto qualche raro caso di dolicocefalia m arcata e di scafocefalia, mentre il45 p. 100 possedeva U l Accen no apl'ena a qu«ste mie rico•t·cllc. che nwritr rchiH'ro uno studio' COinplc to rornitn Ili tohhnnolantì dati c o:orrcolato da nurnero'e ossPr var.ioni condotte con i moriPrni criteri scenttllcl sug~enti tlal no., tro Sergi, ricerche 11 <lall c he ricllt~~l(orto sorratutto to•mpo, razienr.a c mc1.1.i. e che uon lnl •·nrlo d t abiJandonarr quAlora nella mia •tnalita oli mNiit-o militarr• in un reg"~imr:nto alptno. mi si prP.::cnli l'<,f'JlOrlnnit:t tli contmuare co l <IPI•rof<•u•ltrc tali inolaJ)'ini. (2) R. Lrvr. L' l utlice ce(•olic•> !lrgU /loli•tnl. Firenze 1 ~8~. Paz. r.9.
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COl\SIDER AZIO~l ~IEDI CH E, ECC.
capelli neri il 46 p. 100 castani il 9 p .. 100 soltanto biondi, invertendosi così le proporzioni osser vate nelle popolazioni montane di origine ger manica. Co"'i pure la statura media, costantemente elevata nelle popolazioni della nostra regione, è rispetti va.mente più a lta nei montanari d'origine ger mamca che negli abitanti le regioni collinose. Concl udendo : r la zona di reclutamento del 6" reggimento alpini è in generale una delle meglio favorite dalla natura; 2° tranne la pellagra, oggidì in forte diminuzione, non vi esistono endemie degne di nota; 3" in molte località occorrerebbe la fornitura di buone acque potabili od almeno la conservazione d~·lla. pi ovana. in adatte cisterne; 4" mentre le condizioni igieniche delle abitazioni e la proprietà personale, sono fra le migliori dell'intera zona alpina, occorrer ebbe dilfondere le più elementari r egole igieniche, sradicando in pari tempo pregiudizii inveterati, ed a ciò dovrebbero contribuire come fec~ro in genere per la pellagra, le persone più in fluenti dei vari comuni, il Sindaco, il Medico, il Parroco .
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FERITA CON E~IORRAG! A INFRENABILE E ALLACC lATUH .-\ DE I.I.A CAROTIDE ESTER~A
Per Il te n eu te mrdic•l cfqllOr Giuseppe .Behampo
Il giorno 26 maggio 1898, alle ore 19, un soldato della. 6• compag nia di d isciplina speciale, a S. Nicolò di Lido, per futili motivi vibrava nn pugno alla testa di un suo com pagno con la mano armata di una boccetta da inchiostro, la quale si rompeva entro la ferita, prodotta al davanti dell'orecchio destro. Snbi to scaturì una emorragia imponen tissima. Accorso l'nfficiale di servizio e il caporale di sanità non si azzardavano di comprimere per arrestare il sangue, temendo di spingere più profondamente i frammenti che mancavano dalla boccetta. Allora mandarono da tutte le parti iu cerca di personale pratico, e giungeva un sergen te del personale di goYer no e dalla nave da guerra h'lruria, ancorata in vicinanza, era in v iato in soccorso u n caporale di sanitit d i marina., i quali estrassero qualche frammento di vetro e cercarono di fare il tamponag gio. Chiamato d'urgenza, io sopraggiungevo d opo circa. un'ora da Venezia e l'ufficiale di ser vizio mi mostrava una catinella da soldati CJ.Uasi completamente piena tli sangue, come pure il letto, gl i ab iti e il pavimento tutto bruttato d i sangue. Naturalmen te il ferito era prostrato di forze e cercai di rianimarlo praticanclog li uua iniezione di etere . O:;sel'\"ai. che il tamponamento fatto con
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FERITA CON IUIORRAGIA J NFRENABILE
la garza, sebbene arrestasse lo zampillo, pur tuttavia non impediva che il sangue lo imbevesse e continuasse il gemitio. Non potendo veder bene nel campo della ferita , cominciai a tentare con delle pinze una emostasia mediata. Ma dovei ben presto cessare perchè il soldato dopo di essersi fortemente lamentato e agitato per il dolore che soffriva, era preso da un accesso convulsivo gener&le clonico, indi rimaneva con la faccia affilata e pallida e così immoto che io subito esaminai il polso ed il cuore, sospettando che fosse morto. Sentii che il cuore batteva assai debolmente; feci ancora una iniezione di etere nella r egione precordiale e mi de!}isi senz'altro a praticare subito l'allacciatura della carotide esterna. Nudato l'individuo e disteso sopra una branda, sprovvista di materazzo e di traversino, e fornita solamente del telo ricoperto da un lenzuolo di gomma, feci tenere fortemente tamponata la ferita e senza alcun assistente, con la luce fatta da sole candele steariche, incominciai l'operazione. Avevo la soluzione fenica al 5 p. 100 per gli strumenti e la soluzione di sublimato corrosivo all' l p. l()(X) per la garza e cotone. F eci il taglio ordinar io lungo il margine anteriore dello sterno- cleido-mastoideo per la lunghezza di circa 4 centim. Procedevo piuttosto lentamente, perchè, essendo senza alcun assistente, dovevo provvedere tutto da me ; la luce difettava e d'altra parte doveva anche stare in guardia contro i movimenti del malato proYO· cati dal dolore. R invenuta l'arteria-carotide esterna, prima. di allacciarla mi assicurai bene di sentirne la pulsazione fra le dita, legai una branca collaterale anteriore e al di sopra allac0iai il vaso principale. L 'emorragia oessò immed iatamente e completamente. Misi nn batuffolo di garza in mascnna ferita, feci la
E ALLACCIATURA DELLA I.:AROTI DE ESTERNA
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fasciatura ordinaria e prescrissi per la n<>tte del nno marsala, del brodo e del caffè. Il ferito poi non si lamentò più e anche riposò tranquìlla.mente, sebbene lo avessi lasciato sul lenzuolo di gomma, con la testa bassa e ricoperto il corpo nudo da. una. sola coperta di lana. Al mattino misurava con il termometro nell'ascella la temperatura di 37°,3; e lo feci trasportare all'ospe· dale militare. Là fu osservato che il soggetto era di buona costituzione ed aveva il polso assai ben sostenuto. E questo fatto bisogna rimarcarlo perchè, sebbene nella storia della medicina sia tradizionale l' idea che l'ampiezza del polso si accresce sotto l' infiuenza di forti emorr agie con deplezione un poco notevole del sistema circolatorio, pure in teoria ciò è discusso. Rimossa la medicazione, il tampone della. ferita ac· cidentale appariva del tutto bianco, e quello che copriva l'arteria allacciata era leggermente tinto di sangue. Furono recisi i fili di seta del laccio e i margini sup erficiali della ferita operatoria furono riuniti da pochi punti staccati. Alla g uancia, dopo di aver estratto il tampone si - r ilevò che la ferita era situata precisamente da~·auti al trago dell'orecchio de::;tro; presentava la figura semicircolare con la. convessità in basso e un lembo cutaneo con aderenza superiore; aveva il diametro di circa 2 centim. e si approfondiva passando dietro al condilo del mascellare inferiore per tre centimetri. L'arteria temporale superficiale si vide completamente recisa e se ne allacciarono i monconi; però smuovendo i tessuti, appariva. ancora un gemitìo di sangue dll.l fondo della ferita. Pnr tuttavi:t non si ritenne com'e· niente di dover sbrigliare per rendere visibile il campo, e fu r innovato il tamponamento.
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FERITA CON EMORitAGIA INFRENABILE
Ricordando che l'arteria mascellare interna. ha. origine appunto al collo del condilo del mascella.re inferiore e che nel suo decorso tortuoso entro la fossa zigomatiua fornisce 14 branche collaterali, si acquista la convinzione che anche l'arteria mascellare interna o per lo meno C}ualcuna delle sue branche debba esser rimasta lesa. Subito dopo l'operazione, fu rimarcato che il ferito aveva la voce affievolita. Poi il giorno 29 fu notato che aveva un poco di tosse con escreato muco- purulento scarao, striato di sangue proveniente con tutta probabilità dalla stasi circolatoria; e il giorno successivo, sebbene egli d icesse di sentirsi bene, pure si era manifestato un leggero catarro gastro-enterico con rare scariche diarroiche e la temper!ttura ascellare era salita a 37",8. FLlrono subito esaminate nuovamente le ferite e da quella operatoria, poichè usciva scarsissimo pus dai fori dei punti, questi furono tolti e fu constatato che al di sotto procedeva rapida la cicatrizzazione per prima intenzione. La ferita accidentale presentava un fondo ricoperto da poco essudato sieroso-purulento, senza traccia di emorragia. Fu praticata la medicH-tura antisettica occlusiva e il giorno seguente la temperatura del mattino segnava 36", 8 e C]Uella. della sera 37", 3. lVIa persisteva il catarro gastro- enterico e si era aggiunta una leggera stomatite con alito fetido, la quale fece sospettare che l'agente cau,.;ale fosse r assorbimento del mercurio. Fiualtnflute, quando il 7 giugno fu rimossa la medicazione, la ferita operatoria era completamente cicatrizzata per prima iutem;ione; la ferita accidentale con proees!'io granulante si chiudeva del tutto il U: dello stesso mese. Ora dopo cinr1ne settimane dal giorno della lesione i l ferito è ;;tato rimandato al corpo con pochi giorni
E AL1.ACC IATl1RA DELLA CAROTIOE ESTERl'A
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di riposo. Il suo stato attuale fa rilevare un leggero grado di oligoemia: la cicatricP. alla faccia è abbastanza regolare, ben consolidata e un poco ri ti rata in alto; quella al collo è esattamente lineare. Al suo angolo inferiore si percepisee la pnlsazione indebolita del segmento inferiore della carotide. Al di sopra lungo il decorso della carotide esterna è disegnata una leggera depressione a guisa di solco, ove nc.n evvi più battito alcuno; e inoltre manca anche la pulsazione dell'arteria temporale superficiale e del l"arteria facciale e dell'auricolare posteriore. Gli organi dei sensi specifici sono allo stato fisi ologico. La sensi bilità tattile e dolorifica, come pure la temperatura, non banno una di fferenza apprezzabile clalr uno all'altro lato. L'articolazione temporo-mascellare funziona regolarmente, la. salivazione è normale, rappetito è vorace. La voce è rimasta rauca; e all'esame laringosco· pico si osserva. che, mentre la corda vocale inferiore sinistra si tend e bene e arriva fino alla lin ea mediana della glottide, la corda vocale destra non arri \'a a chiudere la rima glottidea e lascia nel mezzo nn vuoto a forma di mezza luna. Basandoci sui rapporti del taglio operativo, bisogna ammettere una lesione del nervo larìngeo esteruo destro, il quale anima il muscolo crìco·tiroid~o destro, che è t ensore della corda vocale dello stesso lato. Infatti il professor Longet nell e sue ammirabili esperie nze mise fuori di dubbio che, tagliando il nervo suddetto, il quale è una ramificazione del nervo laringeo superiore, le corde vocali si rilasciano e la voce diven ta rauca. Considerazioni. - Nelle emorrag ie dipendenti da ferite a ccidentali i mezzi emostatici sono assai numerosi; ma sl possono tutti raggru ppare iu due categorie : 79
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F E HITA Ct>N EMORRAGIA l~FHENABILE
que ll i che sono t:on:;iglio.ti dalla fannacopcu. o quelli
uhe sono dati dall'apparecch io uhirurgico. I mezzi farmaceuti<.: i che agiscono per azione genentle, come pure C)_uelli che agiscono per azione locale sono molti, ma io mi limiterò a ricordare che fra i primi godono maggiore hducia l'ergotina. e r acido galliuo, come fra i second i il perclornro di ferro, l'acido taunico, racqua del Pagliari e l'acqua semplice quasi scottante ovvero assai fredda. Tutti questi mezzi emostatici si usauo d'ordinario nelle emorragie capillari. Quando l'emorragia è dipendente da lesione di qualuhe vaso maggiore è n euessario ricorrere subito ad uno clei provvedimenti consigliati dalla chirurgia; flessione ed estensione forzata delle membra, fascia elastiche, torcolari, com pressione digitale, tam p on amento, ferro rovente, termocauterio, serres-fìnes ed altri generi di pinze emostatiche, uncipressione proposta dal Vauzetti, agopressione, torsione, legatura mediata e legatura immediata in seno alla ferita e nella continuità di un vaso. Certamente che a seconda dei casi si può dare la preferenza ad una piuttosto che all'altro di tutti q uesti mezzi, ma però si sa che famos i chirurghi, per frenare un emorragia, talvolta banno dovuto teutarne molti,
perdendo un tempo prezioso e aumentando le sofferenze del paziente. Ricorderò solamen te un caso di emorragia operativa alla regione frontale, in cui il Verueuil dovè successivamente ricorrere alla benda elastica, al gal vano- cauterio, alle pinze emostatiuhe, alla legatura, alla compressione digitale, alla cauterizzazione col ferro rosso, alla compressione con le rotelle di esca e al solfato di chinina.. A noi non è lecito dimemicare che la specialità del medico militare è precisamente rivolta ai campi di bat-
F. A !. LA CC I \ TURA OE[,LA CAHOTJ OE ESTERìXA
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taglia e che per prestare un'opera veramente utile si devono adottare solamente i mezzi più semplici; i più. solleciti e i p i{-;. energ ici. Cominci11ndo dunque a la-
sciare da banda. tutti i mezzi emostatici farmaceutici, si p uò con piena fiducia ricorrere provvisoriamente alla compressione digitale, a l laccio, al tamponamento: e, per arrestare l'emorragia in modo definitivo, all'allacciamento immediato o almeno alla legatura in massa. Quando (]ne::;ti pochi mezzi non si possano praticare o non siano sufficienti, l'ufficiale medico n on può perdere tanto tempo a tentarne altri di minore efficacia: è necessario che ricon a senza indug io all'allacciatura del vaso di origine. Nel caso descritto, la compr essione digitale, come pure il tamponamento, avevano azione sopra l'arter ia temporale superficiale, ma non sull'emorragia che veniva dal fondo e che aveva or igine più o meno d irettamente da lla masce1lare interna. Anche la l egatura
mediata non era possibile, poichè la ferita era lacera, stretta e profonda. Cosicchè non rimaneva altro ch e l'allacciatura della carotide esterna; e se io avessi perd uto t empo a tentare qualche altr o mezzo emostatico, ho la convinzione che il ferito non avrebbe riportato un esito fe lice.
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DI m~UOVO ASPIRATORE PER U LITOLAPLASSl Per 11 dott. Filippo •u11arini, sottotenente medico oli complemento
Può occorrere talora, per svariate contingenze, che l'apparecchio per la litolaplassi giaccia lungamente inoperoso nell'ar mamentario e subisca dalle ingiurie del tempo tali avarie nell'aspiratore che lo rendano inservibile in un caso di necessità., talora con non lieve danno dell'infermo. Avendo potuto osservare una utile ed importante innovazione, introdotta in proposito dal chiarissimo dottor Antonio Seganti, chirurgo primario dell'ospedale civile di Fermo, del quale io ho il piacere di essere assistente, ho ottenuto dalla sua cortesia il permesso di descriverlo, sembrandomi l'argomento non indegno dell'attenzione dei colleghi, che oon poca. spesa e molti vantaggi potrebbero facilmente utilizzarlo. È vero, purtroppo, che anche la chirurgia segue le esigenze della moda ; e in questo momento appunto, alropposto dei tempi passati, la litolapl~ssi subisce un immeritato abbandono, preferendo i più di ricorrere alla cistOtomia. Ma quando la consistenza e natura del calcolo ce lo permettono e lo stato dei reni, della vescica, della prostata e dell'uretra non dieno nulla a. temere e non vi siano altre controindicazioni, parmi la litolaplassi essere l'ideale dell'operazione della pietra e da preferire 11.d atti operatori più pericolosi ed aggressl v1. Anche per questa ragione, mi è grato descrivere l'apparecchio del Seganti, c he, modificando e agevolando
DI Ul' NUOVO ASPIRATORE PER LA LITOLAPLASSI
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le manovre dei comuni aspiratori e semplificandone le ma.nualità., rende migliore e più soddisfacente l'atto operatorio. Ma prima non mi sembra inopportuno d ire due parole degli apparecchi fin qui usati, enumerando gli inconvenienti che ciascuno presenta, per far meglio risaltare la semplicità e la perfezione del nuovo sistema. Pare che i chirurgi irlandesi inclinassero ad attribuire l'origine dell'idea della litolaplassi a sir Philip Crampton (l) il quale presentò all'apertura d el Meath Hospital a Dnblino una sna bottiglia evacuatrice, ideata per estrarre l'orina da una vescica atonica, in seguito ad una litotrizia, senza però punto pensare allalitolaplassi. Questa. bottiglia era di vetro. Vi si praticava il vuoto e si chiudeva med iante un mbinetto. Si introduceva nella vescica, piena d'acqua e di frammenti di calcoli, un catetere a larghi occhielli del Heurteloup, vi si univa la bottiglia e si girava quindi. il rubinetto, per effettuare l'aspirazione. N el 18-:1:5, cioè l'anno prima che Crampton mostrasse la sua bottiglia, usci il Lith.;rétie di Cornay, che è un pallone di vetro con dne aper ture, in una delle quali si innesta un aspiratore pneumatico e nell'altra un catetere a doppia corrente. Nel 1872 il 1\lercier (2) ideò un apjparecchio di lavatura, composto di un pallone dì go0:1ma, con annesso, al disotto, un vaso d i vetro. Si empiva il pallone di acqua e la si spingeva in vescica, per poi aspirarla di nuovo, mentre i frammenti di calcolo si depositavano n el recipiente sottostante. P erò il Mercier adopera va questo istrumento qwmd la ,·elenlion de!'enait complète. Ma l'idea della litotrizia rapida o litohtplassi si deve veramente all'inglese Florer, che inventò un apparec(I l D"blin Q111l?'tt d y Journ . 11( .lft•d.. sci Pnce . vol. l, p~ g. L t!HG. (21 Traiteaeut l"'''s•·rwllf rt curat1( tl e.< sediu1n1ts, ~>re. , l'aris !Si~.
l ~5-1
Dl UN NUOVO ASJll l RATOilE Pt.:R !.A I.ITOLA PLASS I
chio evacuatore, che consiste di un pallone di gomma, a cui va unito un collettore di vetro e un catetere metl111 ico a largo occhiello. quest"aspiratore colla semplice aggiunta di una pompa situata al disopra del collettore era conosciuto in Francia sotto il nome di apparecchio del N élaton. Nel 1878, per opera d€'1 Bigelow, videro la luce istrumenti più complicati, ma meglio rispondenti allo scopo di quelli sopra fl escritti. A lui si devono quattro modelli. Il primo è composto di un tubo di gomma, con annesso un pallone pur e di gomma a g r osse pareti, che porta inferiorme11te un tubo cilindrico di vetro, in fondo al quale de \·ono cadere i frammenti d i calcolo. Ma que::;to istrumento' aveva il d ifetto d i far penetra1·e l'aria nella soucla. con disturbo de lla retta fLmzione dell' istrumento. P er ovviare a tale inconveniente rantore presentò un :;eco n do e successi Yamente un terzo m od ello e finalmente un ultimo, che consta di una palla di gomma, con en tro un tubo a staccio e avente superiormente una val vola, da cui p uò uscirtl l'aria per essere -rimpiazzata. da acqua e inferiormente un collettore di vetro a d ne rubinetti. Il tutto è disposto in maniera che l'onda di ritorno può muovere so lo gli ultimi frammenti sfuggiti dal tnbo a staccio. Anche sir Henry T hompson fece passare il suo evat.:uatore, attraverso quattro fasi d istinte, che consistòno essenzialmente nella di versa posizione d ella sonda evacua~;rice;
che nel primo modello si trova innestata al
t ubo di vetro; nel secondo alla cerniera che unisce il paHone di gomma al collettore ; nel terzo in direzione del p<tll one di g omma. e, fra esso e la sonda, sottoposto il colletLore ; nel qnarto poi il serbatoio si trova fra la sond a e il pall one e una valvola mobile traforata appesa su li 'orifici o del t n bo impedisce il ri torno dei framme nti in ve::;cica.
01 U:\ !\UOVO ASPIRA TOrtr.; PER [, A LJT"I)LAPL.-IS$1
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;\1:odifi(;.'l7.i0ui di forma avvennero per opera d i Hill e di Corradi d i Fir<~ n7.e. Un poco dill'erentemente dagli altri, il chirurgo Ot is presentò un tipo speciale. che con~ta di uu nuovo mec· cantsmo. La sfera attraverso etti passa il t ubo è di vetro. come pnre la sottostante bottiglia, che riceve i frammenti. Il potere di aspint:~.ione è dato da un pallot1e eli gomma che si r iempie mP.rcò un tubo con rubinet.t o posto alla sua estremità. T ale apparecuhio però ha il difetto di non permettere che si asporti !"aria ùalla sfera di vetro, cosicchè il rumore che in essa si produce, impedisce il giui'tO apprez:>.amento d el volume rlei calcoli, q nantlo el'\:'! i ru·tano contro la sonda. Anche il Gnyon ha un apparecchio non molto clit~ ferente dagli altri, ma certo più perfezionato. T n t t i perì> CJ uesti istru menti presentano di \'ersi i nconvenienti. Anzitutto essi hanno bisogno di una manovra piuttosto compl icata. Alcuni la;;ciano che l'aria. giuochi nel loro itttcruo, C)nanrlo poi non si avvera il oa:;o del suo ingresso in veseica. Tu tti ricevono erA:'pingono nna medesima C)Ua.ntità. e qualità. di liquido, che successi va mente esce e rient ra iu vescica., traspor tando soco i minnscoli residni di cn.lcolo oho non possono venire imped iti dalla valvola o asticella. Infine presentano il gravissimo difetto di essere composti in gran parte di gomma, eh~:~ ò tanto soggetta a profonde alterazioni che la rendono inservi bil e . .e d i prestarsi assai rna.le ad e:>sere COU\'enientemente disinfnttu.ti . Vedremo come il Segnn t i abbia saputo ingegno:::amente ovviare a tutte le imperfe?.ion i suncce11nnte in modo semplicis:;imo, avvaleudosi eli un altro apparecchio comune e nelle mani d i ogni chimrgo. Ecco come procede. Egli, dopo eseguita la litotri:>:ia, oon il litotri tore del Beg·31ow, int,roduce in vP.;;cicll. nn
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DI U!'\ :!\UOVO .ASI'IItA'rOKJ:: l'liR LA LlTOLAPLASSI
grosso cateter e a doppia apertura, d i cui una, forni ta. di rubinetto, è post a in comunicazione con il cannello d i un comune enteroclisma, carico di soluzione antisettica e l'al tra, con un corto e grosso tubo che comunica direttamente con l'apparecchio d el Potain , al quale si è sostituito un tappo avente l'apertura di assorbimento assai più grossa della comune. F atti colare dall'enteroclismll. circa 150 grammi di liquido, si chiude il rubinetto della siring a e si apre quello dell'aspiratore, al quale in antecedenza sì era praticato il vuoto, cosicchè il residuo dei calcoli, unitamente a l liquido v ien e energicamente aspirato dalla bottiglia, di cui si chiude nuovamente la vah·ola, p er passare, in secondo tém po a riempire la vescica con nuova soluzioue, che viene alla sua volta aspirata e così via via, fino a tanto che non si è sicuri di avere asportato tutti i minimi residui dalla cavità cistica, c:osi depurata in modo scrupoloso. Riepilogando a m e pare, che questo metodo possa riunire t u tti questi vantaggi: P Di risparmiare al chirurgo la gravosa spes~ di un ist rumeuto. 2• Di poter sempre c ad ogni occorren.za contare sul retto funzi onamen to del pro prio apparecchio. 3" Di rinnovare sempre il liqu ido introdot to, evitaudo il pericolo Ji ri cacciare dei piccoli frammenti. -:1-" D i non permeLtere l'introduzione in vescica di ar ia, che può fa lsar e il concetto del volume e d ella natura del calcolo dalla sua risonanza netta contro il catetere. o• Di permettere la compleLa disinfezio ne d i ogni :; u a
part·~-
Di concedere al l'operatore g randissima facilità di • mauovr<>. (j·•
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L'ACIDO CROMICO NELLA I·PERID ROS I DEI P I EDI
Per il dott. .4.u;;u8to Rubitti, sollotentu t~ medico
F r a le ipericlrosi lo.::ali quella dei piedi è forse la più
frequente e quella che maggiormente merita di essere presa. in ispeciale considerazione. Se il sudore della. faccia potè ispirare al cantore della Ge r usalemme i due versi: Pai" " perle c ru ~inll·: in su la l•ella r. uaucia. irri~nurl•• i ll'pitli :m<lorl. ( LhSo. f;er11~alr111me l.tl!e>·ala, IX . 81 ).
io credo che nessun poeta abbia cantato mai quella i per idrosi locale di cui mi sto occupando, tnnto è ributtante e antipoetico il qnarlro che essa presen ta, sì che solo il
d ermatologo se ne pnò interessare. Innanzi tutto il sudore eccessivo dei piedi imbeve le calze e le scarpe, che ne ostacolano la evaporazione, e decomponendosi ben presto manda un odore talmente pen etrante e nauseoso (br omidrosi) per la produzione di acidi organici quali il valorianiuo, il butirrico, ecc .. che anche il naso meuo delicato n e risen te mia sensazione estremamente molesLa. Questo gravo inconveniente rende la persona ributtante a sè stt'ssa e tutti la 8\'Ìtano. La secrezione del sudore d ei pieù i è talvolta cosi abbondante ChP. l'epirlr:wmide puÒ l'l•-;tat' LLe COffi[Ji et~Lmente
1 25t!
l; ACl DO CHOiUI CO NEI.LA IPIO: IW>ROSI UEl PIEDI
macerata ed inoltre si possono avere soluzioni di continue, screpolature, flittene, sì ohe la deambu l<l.zi o ne di vie nd dolorosiss ima se non addirittura impossibile. Fra i militari, specialmen te di fanteria e specialmente in estate per le lunghe marce, l'iperidrosi e la bromidrosi dei piedi sono freqnentìssime; talvolta anzi sono cosi gravi da r endere gli individui affetti elementi addirittnra negati vi ( t ). Dal la Relazione med icG··Statist.ica sulle condizioni sanitarie del R. esercito italiano, compilata dall'ispettorato di sanità militare risulta che nell'anno 1895 ven· nero rifo rmati per .~uclm ·e fetido ùei piedi N. i5 individui di truppa in seguito a rè<ssegna di rimando t'l N. 7 inscritti furono riformati ai corpi in seguito a rassegne ;;:peciali. Nel 1894 il numero complessivo dei riformati per tale motivo fu di 20; nel 1893 di 32. . 'e la cifra dei rifo rmati annualmente per sudore ecce,;,;i\·o e fetido dei piedi non è molto rilevante, dobbiamo ptn·ù pensare alla caten ·a di coluro che, pnr lloffrendo di tale all'azione, non raggiungono un grado tale da essere riformabili. E se inoltre si considera che il sudore eccessivo dei piedi, macerando epidermide e derma, preùispone notevolmente a.ll ·unghia incarnata e che per u nghie iucarna.te veugono rico\·era.ti in ospedali militari (infermerie di presidio e speciali) ben 200 individui d i truppa ogni anno, si comprenderà quanto sia utile nna cura eaicace della iperidrosi piantare . }[a, inna.u~i d i parlare dL11la terapia e in modo :::peciale dell'acido eromi co come mezzo efficace contro la ipcridros i e bromidrosi dei piedi, va ricordato il vecchio rn·fl gindizio, tuttora dill'uso nol volgo, che sia dannoso rarrPStare il SUdOre dei piedi. Il) f'ra l<• •fila •1()1 l'i•·rlc n1·c ti b••clenum yrmte•tltts rhc refl(te (•' lido ilsu,f urt.·. BI HIJ •H:'\1 l' 1:rnJ-;uuz1.1.
t ' ACIUO CROlll t: O N ELL A IPER!DRUS ! DEl PIEDI
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Si ri teneva specia lmente in passato che il sudore dei p iedi foss·e così necessario e che fosse così dannosa la. sna soppressione, come è necessaria la mestruazione nell" organismo f')mmin ile e può diventare pericolosa la sua soppressiOne. Il sudore dei pied i essendo cc•nsidurato come una secrezione d i certi agen t i nocivi sommamen te necessaria e benefica per r orgauismo, si cercava la c<~.usa d i parecchie malattie nell'av\·en uta imprudente Stla soppressione (1). appunto come si riteneva causa di malattie in ~ern e la retropulsione o r etrocessione d i esantemi cutanei. Opinioni nate amllcdne per lo stesso fondamento d i falsa interpretazione dei fatti clinici ed ambedue ugualmente degne soltanto di p rendere i l loro posto nella storia dei pregiudizi ... scientifici. Da indagini accurate risulta che il concetto che possa venire danno aJla salu te g ensrale per il solo f!ltto dell'atTesto del sudore dei piedi è semplicemente inaccettabi le. È vero che la secrezione del sudore è una funzione di note,·o le im portanza. In· fatti lo scopo fb iologic.;o più rileva nte della secrezione d el sudore e r)lrello di contribuire a mantenere costante la temperatura dei corpi, presentasi iufatt.i generalmente più abwondaute nella calda stagione, nella febbre. negli sforzi muscolari , e in tutti q negli stati che elevano la temperatura del corpo; nei quali casi , per la sua consecutiva e,·a.porazione so t.traendo calore al corpo, il sudare coopera ·a regolare la termogenesi animale. Inoltre altro significato fisi ologico clel sudore è qu ello d i l ibera re continuamente l'organismo da prodotti nociv i, contribuendo cosi a mantenere normale la composi7.ione del sangue. 2ua la fis iologia c' insegua ancho esistere un rapporto di manifesta analogia fra la secrezione sudoripara. e
- - - - - - - - -- - - - ({ ) h: f:llll~; n. Arrflir {ih· unamm l e .lledici11.
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L' ACIDO CROi!IJCO NELLA IPERIDROSl DEl PIEDI
un'altra secrezione ben più importante, quella renale. La secrezione renale in un individuo a1lo stato .fisiologico sta con queHa del sudore in rapporto pro·porzionale, Quanto più scarsa è la secrezioue dell' urina tanto è più abbondante quella del sudore e viceversa: per ciò nell'inverno la secrezione dell' urina è più abbondante che nell'estate e così pure è più abbondante in quelle mar lattie nelle quali è scarsa la secrezione del sudore (diabete); è invece meno abbondante e più concentrata n ell'estate, nella febbre e in tutte quelle malattie nelle quali è maggiore la secrezione cutanea. Nessun disturbo potrebbe per ciò aversi dalla soppressione del sudore dei piedi, non fosse altro perchè è cosi limitata questa regione, che non potrebbe ad ogni modo risentirsene punto la funzione generale della secrezione del sudore, perchè si avrebbe un compenso più che sufficirmte nella funzione renale e in tutto il restante ambito cutaneo ; e ancor meno, se è possibile, l'equilibrio termico del nostro organismo, perchè il sudo1·e dei piedi in questa funzione regolatrice non può avere che una importanza pressochè nulla, anche perchè la sua evaporazione è generalmente ostacolata dalla calzatura. Se un organismo esposto a sottrazione di calore o per un bagno freddo o per una corrente a·aria non è in istato di compensare il calore perduto, potranno aversi tutte quelle conseguenze morbose che si possono avere in seguito ad un raffreddamento e fors'.anohe la sospensione della secrezione del sudore; ma la sospensione d el sudore non sarebbe alla sua volta che una n ecessaria conseguenza del raffreddamento e non la causa delle affezioni catarrali o reumatiche che possono tener dietro al ratfreddore stesso. Inoltre è bene notare che la improvvisa sparizione d el sudort:~, ad e,;empio per una corrente d'aria fredda, non accenna mai a niuna. retrocessione del sudore
L'ACIDO CROMICO NELLA IPERIDROSI DEI PIEDI
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medesimo, ma. ad una rapida evaporazione del secreto già esistente. Del resto Hebra e Kaposi, nella ricchissima esperienza, mai ebbero a notare nocumento alcuno seguire alla soppressione del sudore dei piedi; anzi piuttosto si lagnano che spesso difficilmente o per nulla si riesca. ad arrestare questa smodata secrezione, combattendo così un altro pregiudizio riguardante l'iperidrosi J>lan tt~.re. Volgarmente esiste infatti l'idea erronea che un solo colpo d'aria fredda, un passo fatto a piedi nudi sopra un lastricato freddo o un bagno freddo ai piedi, basti per far scomparire una volta per sempre la secrezione prima troppo abbondante del sudore. L'osservazione che persone le quali soffrivano d'eccessivo sudore ai piedi, per molti anni continuarono invano tutta l'estate a fare bagni freddi ai piedi per liberarsi da tale inconveniente, deve persuadere che non è così facile aversi la soppressione spontanea di questa secrezione, che talvolta non si ottiene neppure in seguito a parecchi tentativi di cura speciale. Nelle forme gravi di iperidrosi dei piedi Hebra proponeva il suo unguento dia.chilon molle, la cui formola è riportata da quasi tutti i trattati di dermatologia: R. Lilhargyri 1.00, Olei oliva1·., 400, sub leni ·i gni et addendo pau.v illi aqu. f'ont.; coque usque ad (iat unguentum consislentiae spissiol'is, cleinde aclde: Olei lavandttl. 1.0. D. S. ungu. Di.achyli. E di molti altri ungueuti, di polveri assorbenti e deodorauti, di lozioni astringenti e disinfettanti è ricca la terapia della iperidrosi dei piedi; ma a parere mio nessun rimedio nella cura di questa affezione raggiunge l'acido cromico per semplicità massima e per efficacia somma. L'aciclo C"romico o più propriamente anid1·ide cromica (Anhyd-riclwn m·omìc'Wn) o triossido C?'omico si
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L'A CID O CROliiCO l\El.LA !PERI OROSI DEI PIEO!
presenta cristallizzato in prismi rombici, splenden ti come l'acciaio, di color rosso bruno variante però secondo il grado d i purezza, inodore, di sapore stringente ed acre, deliquescentissimi e sol ubilissimi nell'acqua. li suo peso specifico è 2,8. L'acido cromico è un ossidante energico, sì che l'alcool, l'etere, la glicerina e molti altri corpi fac ilm~nte ossid abi l i mescolati con osso esplodono e detonano. Verso le sosLanze albuminoidi si comporta analògameute all'acido nitrico. L'albumina, come la condrina e le soluzioni di colla, di saliva ed il muco vengono coagulate dJ ll'acido c rom i...:o. L e soluzioni d eboli di acido cromico e dei cromati a lcalini ind uriscono e conservano i t essuti; per cui H aunover già. nel 1840 cominciò ad usare l'acido cromico per indurire e conservare i pezzi anatomici. L 'acido cromico gode in alto grado di azione antisettica, sì che è antisettico energico anche in soluzione all'l p. 10,000. Il sangue carbonchioso fresco vien reso inattivo dall'acido cromico anche in una soluzione di l: 600 e il sangue settico in relazione di l : 300 (Dervaine). Aggiunto a sostanze in putrefazione, ne distrugge subitamente l'odore disgustoso (Dougal, 1871). P er queste sue proprietà l'acido cromico venne proposto per combattere l' iperidrosi e la bromidrosi dei piedi. N all'esercito prussia no esso fu sperimentato su v~J.sta suala. Questi esperimenti iniziati dietro ordine del Ministero della guerra dettero risultati molto soddisfacenti. Sovente bastò u na sola pennellazione della pianta e d egli spazi interdigitali con una soluzione al 5 p. 100, molto di rado sì dovette replicare la pennellazione dopo alcune settimane o adoperare soluzioni più forti.
L'ACIDO CROmCO NELLA IP ERIVHOS I IJEI PI ED I
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L a pelle così trattate~ diventa dura, secca, giallognola., e la potenza di marciare dei soldati è molto migliorata. Inconvenienti spiacevoli degni di nota non furono mai osservati (1). · La cura del sudore dei piedi coll'acido eromico consistd n el portare 1-3 volte con un pennello snlle parti una soluzione d i acido cromico al 5-10 p. 100 dopo un bagno ai piedi ed un'asciugatura perfetta poco tempo avanti dell'andata a letto. L o spiacevole odore scompare presto; le parti umide ecl.arrossa.te prendono un aspetto liscio ed asciutto; la pelle diventa più dura, più consistente. L a cura viene ripetuta dopo 8- 15 giorni. Ogni volta che l'acido cromico fn da me consigliato come mezzo curativo della iperidrosi e bromidrosi piantare, diede sempre risultati così soddisfacenti che ritengo questa sua indicazione cosi giusta e così fondata da meritare di essere maggiormente conosciuta e dif-
fusa nel nostro esercito. (l) Atti della ~lled iz. Ab(li. de! 1\rieys millist~rium. Zeitocllrì{t. Od. X VIli.
/Jetdscl•~
militllrtit·ztl.
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UN l'UOVO \lETODO D' INNESTO EPfDERMTCO (Seminagione epitefia/e alla Mango/dt)
Per ìl rl oll. Rall'ae le Pi10polì, tenente mlldico
Il sistema di riparare dei tratti di pelle, asportati oda un trauma o a scopo curati v o dal chirurgo, col fare scorrere nel punto scoperto il tessuto circostante, oppure collo adattare sulla ferita tratti di cute non completamente staccati, è sistema antichissimo, e ne fanno fede i tanti metodi ,di plastica operatoria, escogitati pur prima che le ricerche istologiche ci dicessero come l'adesione dei tessuti avveniva. Oggi dopo gli studi del T igri, dell'Amabili, del Reverdin, e del Thiersch, e dopo le numerose osservazioni ben circostanziate, esposte da Zeis, da Rosenberger, e per ultimo dal Koenig, nessuno più pone in dubbio non solo fadesione di tratti di cute, ma anche di altre parti del corpo (ad es. le falangi) completamente staccate. Lo studio quindi si è rivolto ad investigare, quali sia)lO le condizioni più favorevoli da parte dei tessuti, e la tecnica operatoria più semplice, per ottenere risultati positivi tutte le volte che si procede ad un trapiantamento .di cute. Non è mio scopo rifare la storia dei metodi già. consigliati, ma soltanto di mettere in \'Ìsta il nuovo metodo d'innesto epidermico escogitato da Mangoldt, come quello che offre molta probabilità di riuscita insieme a facilità e speditezza operativa, e che pAr questo può acquistare un'impor tanza. speciale pei chirurghi militari, date cer te contingenze del servizio.
UN l\ UOVO METODO D'INNESTO E l'l DF.R~I ICO
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Esporrò prima la tecnica operatoria, e riferii·ò po1 m dne parole gli esiti da me ottenuti. Qnesto metodo detto da. Maugoldt << semioagìone epiteliale» consiste nel raschiamento dell'epidermide. Dopo 11ver rasi i peli e disinfettata la pelle in una regione dov'è liscia e sottile (come ad es. la faccia palmare dell'antibraccio), con un rasoio bene affilato, diretto per pendicolarmente alla cute, si raschia l'epidermide fino allo strato papillare: si ricava cosi un amalgama di elementi epidermici e di sangue. Questa poltiglia viene dist.esa sulla regione ove si vuole praticare l'innesto. Per fissare bene gli elementi trapiantati, si possono sulla piaga fare dei superfiuiali tagli, con coltello panciuto taglientissimo. Poi si ricopre la parte o oon liste di protet tivo sterilizzato mercè l'ebollizione in acqua purd, o con sottili lamelle di stagno sterilizzate al calore, o con striscia di guttaperca rese asettiche con l'immersione prolungata in alcool assoluto, e quindi asciugate. Qnesta protezione è destinata a che la poltiglia innestata non si d1ssecchi, o la medicatura non la tolga di sito. Si medica la r·egione opera ta con materiale asettico. A cominciare dal 5° giorno, è bene ogni due giorni irrigare la regione innestata con , una soluzione fisiologica (0,60 p. 100) , sterilizzata e tiepida di cloruro di sodio. A l lO• giorno circa, quando cioè il processo di proliferazione epidermica si fa atti· vamente da per tutto, si applica un po' di pomata bo· rica ster ilizzata: cosi si arriva a guarigione completa. Nel primo caso in cui l'esperimentai, si trattava di un certo Cicalese Teodosio, soldato nel distretto militare di Messina (20•), che, in seguito ad nn' adenite inguinale venerect sinistra, per la quale giaceva nell'aspe· dale da. ;):3 giorni, presentava nua ...-asta pinga a forma di trc~.pezio con i lati mag giori di 8 cm. ed i due lati più piccoli, rli 5 P 6 cm.
so •
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U:-i :S U0 \ 0 )J f.l'O DO lJ'Il"NES1'0 EPIDERMI CO
Le condizioni generali dell'infe-rmo si conservavauo abbastanza buone. A.i 19 di g ennaio la piaga era. bene appianata, ben detersa, ma con i bord i un po' accartocciati. Li asportai, e tre giorni dopo, 19 gennaio, essendo la piaga di bell'aspetto, procedetti all'innesto epidermico col metodo che sopra ho detto, raschiando !"epid ermide dalla taccia palmare dell'antibraccio sinistro, applicando poi sulla regione innestata de lle striscia di guttaperca, e medicando con materiale asettico. Cinque g iorui flopo feci la prima medicazione, lavando con la soluzione di clo ruro di sod io. Cinque punti d ella. piaga, dopo il la.vacro, apparvero ricoperti da nna. pseudomembrana grigio-giallastra, che Mangoldt dice essere dovuta alla coagulazione della fibrin a. Rir.aedicai com e il primo giorno. Due giorni dopo, nuova ed analoga medicatura. Notai che persistevano i cinque punti, ove la pol t.iglia inne· stata aveva aderito, ma. invece di avere la tinta grigio-giallastr a d i prima, tendevano a farsi più chiari. Rimed icai poi nello stesso modo, d i due i n due giorni, ma dopo la. terza medicatura non ci fu più bisogno cl1 applicare la guttaperca, perchè g li elementi innestati a-<;·evauo bene aderito, e presentavano una tinta rosea, inrl ice della iniziatasi prolifera.zione degli elementi epidermici. Da q uesti pun ti l'epitelio si estese su tut ta Ja piaga, con attività maggiore che dai bordi stessi. Neg li ultim i giorni lasciai di lavare con la soluzione di clor uro :;odico, usando invece la comune a~,;qua borica. al 3 p. 100. Dopo sed ici ~giorni dal praticato innesto, la nuoq1. epider mide era già formata, ed il Cicalese ai 5 febbraio, dimesso guuri to dall'ospedale, rien tr ò al proprio cor po. l~ certo chejluna. così vasta piaga, lasciata a g uarì· gioue ~pontane<ll, non aY rebbe cicc1.t.rizzato in cosi poch i giorni .
UN NUOVO 31ETO UO o'I:-;NESTO ÙIDEill\II CO
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N el praticare l'innesto per ò, trovai della difficoltà a distaccare l'epidermide grattandola col rasoio, perchè se si comprime poco questo striscia e non asporta nulla, se si comprime di più taglia, e non si aspor ta il solo strato superficiale d t'Il a cute. Io un secondo caso, che praticai su certo Merli Bartolomeo, carabiniere, che g iaceva nell 'ospedale militare di Messina fin dal 4 dicembre, mi servii all' uopo dei comuni spi1li. Quest'ammalato, che contava già cinquanta giornate di degenza, presentaYa una piaga inguinale di forma quadrangolare di cm. 8 X !) postuma ad nn adenite traumatica: era in buone condizioni generali. Una ventina di comuni spi ll i a p iccola capocuhia, li riunii in fascio, avvolgendoli insieme ad una striscia di carta pergamena, che restando frapposta tra lor o, impediva alle punte di venire a diretto contatto. Con questo fascetta (simile al fascetta di \Veckcr pel tatuaggio della cornea l, sgratliando la cute potei facilmente distaccare g li elementi epidermici da innestare. Il resul tato anche in questo caso fu felice, ed il decorso della riparazione analogo : ai !) febbraio il Merli uscl g uarito. Così, e sempre con buon esito praticai in altri sei casi. Agli ultimi moment i del completarsi del tessuto neofor mato, si nota che il nuovo strato epidermico ispes;;endosi si desquama. Ciò è in crmsa dell'assenza delle g hiandole, che norma!mente esistono nella pelle. A
questo si rimedia applicando un po' di pomata borica. Qua ndo si fa la seminagione, la piag a. non de ve d<\r sangue, così. la poltiglia epiteliale v iene in rapporto con un leggero strato d i- fibrina sangui gua, che coagulandosi ne facili ta l'adesione. Oggi, che l'embriologia c'insegna che il tess uto connetti v o proviene dal foglietto medio del blas toderma, mentre invece gli epiteli provengono dal foglie tto
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U!\ :'\UOVO METODO 0 1:'\:'\ESTO EPIDERliiCO
interno, o (quando si tratta della cute) dalr esterno, e quindi che dalle granulazioni, che sono tessuto connettivo, non può mai venire epitelio, il porre in mezzo alle piaghe delle aree da cui germogli epitelio insieme a quel lo che viene dai bordi, sarà favorire nel miglior modo la guarigione (Stricker Pat. Uen.). Il metodo escogitato da Mangoldt raggiunge questo, ed ha sugli altri i seguenti vantaggi: a) la tecnica O!)eratoria, specie usando il fascetta d i spilli, è fat:ilissima, nè richiede strumenti speciali. b) è assai sollecito, e quindi pratico, avendo da curare molti ammalati. In una fe rita recente, con asporta.· zione di ente, basta aspettare che non sanguini più. e poi disseminarla di epitelio. c) lo sgraffiare superficialmente la cute è pochissimo doloroso, e perciò g li ammalati vi si prEistano volentieri. d ) nella regione da cui furono tolt;i gli elementi epidermici, si determina una lesione superficiale, che guarisce tosto senza lasciar traccia. e) col metodo di Tbiersch talvolta si formano delle saccocce, sotto cui s' inizia la suppura.zione che fa. abortire lo scopo dell'innesto ; col met11do Mangoldt ciò è impossibile. f) ottenendo con questo metodo uno strato epi· dermico unico, liscio e cedevole, invece del tessuto.. cicacriziaiEI, spesso aderente e r etrattile, specie sul print:ipi.o, octerremo che saranno evitate molte licenze di convalescenza, le q n al i tal volta vengono concesse ai. militari, al solo scopo di aspettare che il tessuto di cicatrice, postumo ad una lP.siono. da r igido diventi. cedevole.
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SU l) I UN CASO lJ I
FRATTURA DOPPIA CO.\IPI.ICATA O~L MASCI<:LLARE l ~FE RJORE t-;
Ul
FR ITTli~ A SDII'LIC~ llH mSC!:I.I..m .XI'i:IUORE
Cv nrer~nza mensile letta ali \>•pedale mi lito re <li An co na il giorno 29 llù i'Cult.re 189S dal (Jottor 1/rulte o·to Ri>'a, tenente me.J>co
Ridolfi Ang elo, d'anni 21, soldato nella 2' brigata di , artiglieria da costa. È d i professione contadino e non ha precedenti morbosi ereditari o personali degni di nota. È individuo di bLl onu. costituzione organica. Nel mattino del l" lugl io u. s., mentre eseguiva, dur ante una istruzione, delle manopere di forza con un pezzo da sedici ad avancarica, e tentava d i staccare l'avantreno dall'affusto, rimase travolto da questo, essendo improvvisamente sci volato all' indietro il cannone, e cadde r estando colla testa fra ìa coda dell'affusto e la volticella dell'avantreno. Al momento dell'accidente io mi trovavo alla infermeria dolio. brigata, e visitai subito dopo il ferì to,
assieme al tenente medico dott. Farroni; riscontrai le seguenti lesioni: 1• una. ampia ferita lacero-contusa a le mbo, u u vero scuoiamento, al capo, interes::;ante tutte le part i molli fino al pericranio e della lunghezza di più ohe 25 centimetri, a margini regolari. La solm'.ione d i con · tinuo era diretta in senso antera-posteriore, con leggiera curva a convessi tà superi ore, che rasentava d i
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SU DI UN CASO DI FRAT!'URA DOPPIA CU3!PLICATA
CJualche cen timetro la linea sagittale e giunge\-ra airestremo antere-superiore dell!t regione parietale destra fiuo al limite inferiore della regione occipitale dello· stesso lato; 2• una frattura del mascellare superiore destro fra il l • e 2• p re molare, con spostamento notevole del frammento alveolare all' indentro, e con discreta emorragia a nappa; 3• una frattura doppia del mascellare inferiore, e precisamente con un focolaio a destra, tra glii incisi\i ed il canino, ed un altro a sinistra, in vicinanza d ell'an· gelo della mandibola. Anche qui esisteva considerevole spostamento, non solo in senso yerticale, ma an.;he antero-posteriere, cosiucbe i l frammento intermedio fra i due punti di fra~tura., mobile, era portato .alquanto indietro e in basso, nonchè accavallato sul frammento periferico di sinistra, ed oltre a ciò ambedue i focolai erano aperti, comunicanti colla oavit~L orale per una larga brecda della mucosa geugivo-boccale, attraverso cui usci ,·a modica quantità di sangue. P er effetto delle gravi lesioni riportate la fisonomia d el ferito era deformata in modo caratteristico: dal lato destro hl guancia sembrava pit1 appiattita, quasi schiaceiata, mentre a sinistra era più sporgente e piena; dalla bocca serniaperta e deviata in bc:tsso, nella commessura siuistra, il ferito emetteva, con un certo sforzo e con t'req uen7.a, sali \·a sangui uolen ta. Nessun disturbo nel respiro, nè sintomi di commozione cerebrale o d'altra lesione nervosa centrale. La favella era stentata. ma. intelligibile. Vista la molteplicità delle ferite, intanto che si atlendeva :::he da nn Yicino r:~uartiere venisse portata una barella, mi accinsi a suturarA la fer ita a lembo del cnoio capelluto, operazione che eseguii con J.e misure :J.ntisettiche necessl'\rie, ed a punti staccati con seta bol-
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DE:L lllASCBLLARE INFERIORE, E\.:C
lìta. Indi, dopo conveniente fasciatura contentiva., Yeune il Ridolfi trasportato d'urgenza in questo ospedale. Qui fu confermata Ja diagnosi sopra esposta, e constatato il grave spostamento dei frammenti della mandibola, sé n e tentò la riduzionE>, la quale riuscì difficile pel forte accavallamento dei frammenti del focolaio sinistro di fì-attura, e che non sì. potè mantenere, malgrado il tentativo fatto di legare fra loro i due denti vicini alla linea di frattura con fili d'argento, passati attraverso lo spazio fra un dente e l'altro. Tenuto conto quindi di tntto queste difficoltà e considerato che l'nnico mezzo per mantenere la riduzione e P esatto atfrontamento della frattura era la sutura ossea, fu disposto senz' altro per l'atto operati v-o, il quale venne· esegn ito nel pomerig g io stesso. Previa anestesia morfio-cloroformica, si fece una in ::isione curvilinea a strati in corris pondenza della parte sinistra del cor po mascel lare inferiore, la quale si prolungava sull'angolo e su breve tratto della branca montante. Si è messo a scoperto il focolaio della frattura, che era diretta obliq uamente dalralto al basso e dall'avanti all' indi~ tro. Constata to l'accavallamento dei frammenti, si sono accuratamentd sta.ccn,te le parti molli in modo da. scoprirlì, e coll"aiuto di una leva si sono riposti a mutuo cJntatto; ind i con un perforatore Collin sono stati praticati due punti di sutura al filo d'argento, e successivamente si sono suturate per prima le parti molli con punti stacJati. Si è poscia ridotta la frattura. anteriore di destra, e fissa ta con fi li d'argento, passa t i fra i denti, credendo che ciò sarebbe stato sutticiente ad impedire nuovi spostamenti. Infine si è rid ot ta completamente la frattura del ma.scellare superiore des tro, mediante trazioni verso l'esterno, esercitate con una certa forza sul frammen to in fe riore spostato. 1\Iedicatnm asettica e applicazione di nna fas ciat ura amidata
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St: DI t::'\ CASO DI FRA TTl:!Lo\ DOPI'J.-1. CO:-!PLIC.: AT.\
a capestro. Al!" ammalato >ennero prescrin.e lavande antisettio.;he della bo:::ca ed alimentazione liq uida. L ·operaziooe è riescita. senza incidenti, ma nei giorni succes5Ì\'Ì il feritO ha presenta to delle lie>i eleYazioni . febb r ili (37,5-38.:2), che si attribuirono ad un po· cti assorbiment.o dalla uoc.ca di liquidi decomposti, stante le difficoltà, come ognuno comprende, della d isiz:fezione e pulizia della cavità stessa. e la necessità di evitare al fer ito moYime11ti della mand ibola. Dopo qualehe giorno v .eue constatato che la frattura anteriore, malgrado la legaturil, si era nuo\·amente spo stata. <'osicchè si è reso nece:>sario un secondo atto operativo per fìsssa re i frammenti con sutura metallica, iL che fu fatto il giorno 6 luglio. scoprendo, previa rigorosa asepsi, r osso con una incisione endo-orale, nel solco gengivo-labiale : furono appl icati· due punti come per !"altra. e quindi suturato il periostio e la g engiva. Il decorso postoperat.i vo fu in questa dei più semplici, e la frattnra guarì senza alcun incidente. Non al trettanto &V\'enne però nel foco laio dell'altra frattura, di sinistra: anche in essa la g uarigione della soluzione di continuo operatoria sembrava già completa. quando il giorno 16 l'ammaiato presenta improv· visameute una temperatura d i 39 ' : vien sfasciato subito, e si riscontra g onfiezza flogistica. dei tessuti molli corrispondenti alla frattu ra e la presenza di una certa quantità di pus d enso, il quale evidentemente proYe· niva dal foco laio della lesione ossea, e si era fat to strada attraverso la tenue cicatrice delle parti molli, rimasta distrutta. Si pr·aticò allora una energica aut isepsi locale ed 11 d renaggio con ga.rza all' iodoformio, con ftL· :;~iatn ra se m p l ice La febbre .ed i fenomeni infiamma· tori locali iu breve eessarono, ma la suppurazione-però si mantenne, malgrado le ripetute med icazioni, ed il 26 d ello stesso mese si estras;;e attraverso il tramite fi sto·
DJ::J. liASCt::LLARE I :SI'ERIORE 1 l!:è C.
loso un p iccolo seq uestro osseo , staccatosi dal proces:'lo e:~,lveo l a re della mandibola, trascinando in pari tempo all'esterno nn punto della sutura metallica ; e succes siva mente, il giorno 6 agosto, venne estratto anche l'altro punto, ritenendolo ormai inutile. Con tutto ciò le condizioni locali si conservb.vano presso a poco invariate, e non si notava alcuna tendenza all11. guarig ione, ment re le condizioni generali dell'infermo eranc. eccellent i. Si sospettò q uindi l'esistenza di nn altro sequestro che venne infatti a v\ ertito colla specillazione del tramite: dapprima fisso, questo sequestro si rese a poco a poco di5cretamente mobile, cosicchè il giorno 7 settembre ne fn praticata l 'estraziO'lle sotto la cloronarcosi, e colle solite modali tà della così detta sequesb·otomia. Aperto ampiamente il focolaio con taglio orizzontale ellittico, che comprendeva i tessuti ispPssiti e fungosi del seno fistoloso, si è t rovato un pezzo d'osso necrotico lungo circa 3 centimetri, biancastro, situato fra i due frammenti d ell'àutica frattura e riprod ucente esattamente la forma della mand ibola in tutta la sua spessezza, in cui però la parte midollare ed alveolare era i n gran parte sco mparsa per ria.;sorb[mento. Questo sequestro era perfettamente mobile ed ila potuto essere estratto con n na certa facilità, ma si è dovuto in pari tempo constatare che la consolidazione della frattura non era peranco avvenuta: infatti nelle delicate manualità praticate su ll'osso col cucchiaio e colla sgorbia si vedevano i fra.mme uti spostarsi leggermente, cosa che si avverti,·a ancor più distinta afferrando colle dita dall'interno della bocca la branca ossea orizzonta.le, e dall' esterno la. verticale. Zaffata la cavitti, ossea con garza asettica, previo accurato raschiamento, si è t'acta la sutura parziale ci Bll e parti molli e m edicatnra aset tica. - Di et<'t li•1uida.
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SU DI UN CASO D J FRATTU RA DOPPIA CO~IPLICATA
L'operazione raggiunse lo scopo; dopo qualche giorno comparve di bel nuovo uu po' di secrezione puruleuta, ma. la superficie ossea man mano si ricopri di granulazioni, ed ai primi di ottobre non restava scoperto che un punto osseo circoscritto con secrezione insignì· ficante. e nello_ stesso tempo si constatava che la frattura si era consolidata, perchè non era più possibile alcun movimento anormale della mandibola e l'infermo se ne poteva discretamente servire . .Il massaggio superficiale sulla J..>arte, per favorire la formazione del callo e la medicatura. antisettica della soluzione di continuo, completarono pian piano la guarigione, che avvenne senza altri incidenti verso la fine di ottobre. Ro riveduto in questi ultimi giorni il R idolfì e l'ho trovato in ottime condizioni generali: localmente, nella gmmci.a sinistra, esiste una solida cicatrice orizzontale sul corpo in vicinanza della mandibola, aderente all'osso, ma poco deforme, è rimasta quasi insignificante la asimmetria delle due metà della. faccia, ma la masti· c:tzione è tuttavia imperfetta, non solo per la incompleta. mobilità della mandibola, a cui forse concorre anche un po' di rigidità nell'articolazione temporo-mascellare, ma anche e specialmente perchè i denti inferi01·i sono in gran parte poco saldi e vacillanti; amberlue le fratt ure della mandibola sono perfettamente collsolidate e non si avverte a loro li vello, che un discreto ing rossamento dell'os5o; della frattura dal mascellare superiore non si rileva più alcun segno. .f: in vece ancora evidente, ma in via di progressivo miglioramento, un leggero grado di paralisi del faciale inferiore si uistro, per cui la rima labiale è obliqua e de viata a sinislira eJ è aumentata la difficoltà. nel masticare; vi è pure anestesia del! a parte inferiore ante· riore della guancia sinistra, della metà- sinistra del labbro inferiore e della n1 ucosa g engivale corrispondente.
DEL MASCELLARE 1:\FERIORE, ECC.
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Il Ridolfi è stato sottoposto a rassegna, siccome inabile al servizio per effetto degli accennati postumi morbosi, ma n el com p lesso l'esito finale delle grasi lesioni sofferte m i pare possa considerarsi come sodd isfacente. Questa è la storia del caso che ho impreso a trattare p er por tare il mio modesto contributo alle conferenze scientifiche di questo Ospedale. N ou tra,tterò della frattura. del mascellare su peri ore, p erl:hè, sebbene rara, si è ridotta. e guarita senza alcun incid ente d egno di nota, ed il meccanismo col quale si è prodotta mi pare semplice, cioè da can.-;a diretta: il g enere di spostameuto osservato nel frarn mento alveolare, cioè all' inden tro, verso la ca vit~L orale, p er me ne è uua prova. Mi occuperò im'ece della frattu ra del mascellare inferiore, perd1ò nella sna etiologia e nel decorso clinico offre qualche particolantà, che credo possa meritare di essere discussa. Le fratture del mascellare inferiore sono piuttosto r are, malgrado la superficialitt\ di quest'osso. Malgn.igne nello spazio d i Il auni uon ne vide ch1' 27 casi. Tale r elat,i va rarità dipende forse, dice r Heydenr eich {l ) dalla mobilità dell'osso dall'alto in basso, e dalla mobilità del cranio sulla colonna ,·ertei.Jrale. P er queste condizioni il maseellare inferiore sfugge fac ilmente a lle violenze esterne, ,J3d inoltre r isti n to, ..:he spinge l'indi,· iduo a proteggere la faccia col bì·accio ed a protendere le braccia in caso di cadu ta. lo po ne bene spesso jn salYo. Ma per la sua, forma spPciale a ferro d i caYallo e pPr la scarsa prot.ezione e resistenza che gli p rocurano le parti molli della, regione, la mandibola non è in g rado di resistere ad un trauma che la colpisca in pieno, come succede ad esempw m nna l l ) 0 1·PLA, . .: BEr:1.o·s -
Tra flato d1 rliil'M'{Iill.
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Sl! DI UN CASO DI FRATTURA l>Ol>PU COMrLIC A'I'A
caduta, ed è specialmente vulnerabile nei casi in cui rageute t raumatico tende a diminuire o ad esagerare la curvatura dell'osso. Nel nostro caso appunto si è verificata quest' ultima modalità d'azione: il Ridolfi cadendo, travolto dall'affusto, deve essere rimasto colla testa schiacciata, dirò cos·l, fra l'affusto stess.) e la volticella delra\' Rntreno, lungo un asse obliquo che dalla bozza parietale destra andava alla regione mentoniera. sinistra; il m ascellare inferiore non ha potuto sfuggire a così formidabi le stretta ed ha. ceduto rompendosi in due pun ti. La frattura doppia di quest'osso e la ferita lacero-contusa al cuoio capelluto si spiegano così ab· b<lStanza razionalmente, in quanto che questa deve essere stata prodotta dall"atfusto, che ha battuto ·violentemente e tang&nzialmente sulla parete destra del capo, e la frattura mandibolare deve essere stata l'effetto, nel fo colaio più esterno, di sinistra, della enorme pres· sione diretta. subita, e nell'altro focolaio di destra, prossimo alla sìnfisì, della forte riduzione dell'angolo di curvatura impressa dall'azione vulnerante all'os:;o, il quale perciò ha dovuto cedere nel punto più debole, a livello cioè o nella vicinanza della massima curvatura. Questo mio modo di vedere è confortato dall'opinione degli autori, che io ho potuto consultare, i quali ammettono, nei casi di frattura doppia della mand ibola, precisa mente una soluzione dì contiuuo diret tfl in corrispondenza del punto d'applicazione della pote11za e del! a resistenza, ed un 'altra indiretta in corrispondenza o presso della sinfisi (1). Incidentalmente (l) Vi è •li;par.t>re circa l"uhicazione flel punto piti fle bolc della mandibola : r Er idt>cn lo pone a lh· ~ llo d ella sit.llsi. Il Da)• r , che dico•,•a la frat.tura non '~nli carsi ma1 ~ Ila ,;nllsi, lo luca liaa ai la ti <li que;ta. r.arre tson ID\' er.e in co rri•l)onlirnza d c>l canino, cvtnr appnnl o è aHenuto nel ca~o d e l RidoJn. Il .\lo ~iat·l ~
rro·ilc c tw l"u lokat,io nr <letta frallura dit•oncla dalla dir.:zione del ltt forzn elle r lta Jlroololla c •i:lll.o pol •JZÌOII{' •kt do•uti rrslant t ll<'lla menolihola (;o;upp le m•·nto n t l'oliclinico, t ~98, lt:t!(. 3i3).
DEL MAS.:ELLARE INFERIORE, E CC.
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accennerò ancora che anche la frattura del mascellare superiore destro si può spiegare, colla mia ipotesi, ammettendo che l'affusto abbi.a contemporaneam~:~nte agito su quest'osso, scivolando dalla regione parietale corrisponden te. Data la doppia frattura della mandibola, come ho sopra descritta, è rimasto libero un frammento mediano in balia delle azioni muscolari, le quali tendevano a spostarlo in direzione opposta a qnella dei frammenti periferici. L· osso mascella re inferiore infatti gode della sua mobilità speciale in grazia di di\·ersi muscoli che si attaccano saldamente alla sua superficie e ne governano gli svariati movimenti. Taluni che si attaccano alle branche montanti (massetere, plerigoideo esterno) ed alle loro apofisi (crotafite, plerigoicleo esterno), tendono ad innalzare la mandibola ed a portarla in avanti, tali altri, che si attaccano al corpo dell'osso, cercano di abbassarlo (genioioidei, miloiodei, digastrici) e di porta.rlo all'indietro. altri ancora, C]ttali i muscoli genioglossi. per tacore dei meno importanti, si attaccano in vicinanza della sinfisi e servono a rattenere la lingua in a>anti. Questa nozione ci spiega lo spostamento in basso ed all'indietro del framm ento mentoniero, osser-vato nel Ridolfi, e la somma difiicolta incontrata a mant;enere ridot.ta la frattura, poichè l'azione dei muscoli sottoioidei riproduceva la. scomposizione non appena cessa. vano le trazioni e pressioni manna l i ( 11. Fortunatamente il movimento allo indietro del framm ento mobile della mand ibola è stato p0eo pronuuH) Ilo ac.·rnr.al o al l'a>.ionc mn <co lara nr ll.t pro• tn~ion" IIBt Cllllh~:unenti di rapporto ·l ~ ll'o>So rrauurato, p~ rch,. eiTt:tth·amenlt• dalla gran )t:trt~ <l··~ l i autori le tl attribu i ~1la n11g(liore imporlanza. l'\on vo!(llo l acere pero r he il Malg:ugntl si oppMo contro tal motlo rli v~tli'r~. lli rP.<<' SJ< e~ialmPrttc oln l Dcsaull , so<te· n encto che ,·. la f>Oiell7.a vuln erant c che >110sta. almr nll primariamcnt P, i rram· monti. A tiUP,ta opimonr s i a <<oria :lfii'I IP 1 '.\l ~ert.
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SU L>l UN CA SO DI Fll A TTURA llOPPI A CO)IPLIC ATA
\!iato e n on ha prodotto la caduta nella retrobocca, e quindi sull'orificio della laringe, della lingua, mancante del suo punto di fissaz ione anteriore, col conseguente pericolo d i soJfocazione. Ma un'al tra complicazione molto p i u freq uen.te e pure grave per le conseguenze si è a\·verata : ambedue i focolai d i frattura, e specialmente rtuello ùi sinistra, erano, come ho g ià detto, ampiamente aperti e comunicanti colla cavità orale, per l'avvenuta lacerazione delle parti molli gengivali. Giù, il R ichet (~) attirò fi n dal 1865 l'attenzione sulla gravità d i tale complicazione, poichè permette l"acces.::;o nel punto d i frattura, non solo dell"aria esterna ma benanche degli alimenti e dei liquidi. secreti nella bocca, e quindi rentle tacile la s uppurazione, la set ti cernia e la piemia. Erano tempi allora in cui le mirabili scoperte del L istar e del Pasteur non a ve vano ancora potuto avere quelle applicazioni pratiche, che hanno poi permesso in questi ultimi decenni sì rapido sviluppo e sì razionale indirizzo della chirurgia. Al giorno d'oggi le compi icazioni settiche, tanto temut.a un tempo, si sono r ese molto rare e meno intense, e ad ognuno è noto che una bene intesa antisepsi od asepsi può sp esso combattere vittoriosamente il pericolo delle infezioni, ed aiutare la nat urale difesa che l'organismo presenta mercè la attività tàgocitaria dei numerosi organi linfoidi che la cavità orale, quale sentinel la avanzata contro i microrganismi, possiede. T uttavia una frattura esposta è sempre grave, e la p roba bi l ità di una guarigione asettica, n ormale, è problemati<Ja q ua.ndo non sia possibile interveni re attivamente sul focolaio della lesione, in modo da ridurla n r~ llo stato di frattura semplice, sottocutanea. Le vaste t i ) Ur rr.H e RF.~Ll"i. -
Trattato di chintt"!}irl.
DEL MASC€LLAR E INF.ERIOfl!ò , E CC .
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e sinuose lacerazioni delle parti molli, lo scheggiamento e le fenditure delle ossa, la difficoltà di una completa disinfezione della parte, per parlare delle cause principali, rendendo tuttora facil i le profuse suppur!lzioni e la lenta guarigione per g ranulazione. Nel Ridolfi di due fratture della mandipola, una sola ha s uppurato, la sinistra, l'altra è g uarita per prima intenzione in breve volger eli tempo. Devono quindi esservi state d elle condizion i speciali nella prima, le quali abbiano ostacolato il regolare processo -di guarigione. Evidentemente la maggiore intensità del trauma, la difficile disinfezione ed il facile ristagno e decomposizione dei liqniòi nella anfrattuosità della parte posteriore della b occa, hanno favorito in g nesta lo svolgersi del process o piogenico, mentre la fi:attu ra di destra, parche più an teriore e meno maltrattata dal trauma, ha potuto meglio risentire l'efficacia dei mezzi a il tisettici usati, e guarire senza incidenti. :M a come spiegare la formazione del sequestro ed il ritardo nella riunione d ella frattura di s inistra~ A me sem bra che si possa ammettere che P invasione dei microrganismi piogeni abbia dato lnog o ad una osteo-periostite suppnrativa dei frammenti, cosicchè questo processo da un lato ha dist;rutto il periostio e dall'altro si è insinuato nei canali dell' Havers ed ha · attaocato e trombizzato le arteriole e le vennzze in essi contenute: quindi la n ecrosi dell'osso ammalato per mancata nutrizione e per distruzione deg[i elementi che lo rigenerano e lo man tengono (Durante). A mmetto una osteo-periostite e non una osteo- mieli te, la quale è la causa p iù comune della necrosi, sia perchè è più probabile che il trauma, ed anche r atto operativo, abbia leso il periostio, e quindi favor ito r azione d istruttiva su di esso d~ i piogeni, sia ancora. perchè i sinto mi osservati depongono piu ttosto per ht prima
l "l~fl
SU 01 U:-; CASO Ili FRATT URA DOPPI.\ COl!PL!CATA
forma di atfezione ossea : la scarsa intensità e diffltsione cioà dei f~nomeni infiammatori notati e la limitazione del processo di necrosi agli estremi dei frammenti, anzi di uno solo, delresterno, come dirò iu appres:;o. Ritengo inoltre che r osteo·-periostite e la conseguente mortificazione delrosso sia rimasta cosi cir..:oscritta, perchè la mandibola dovette esser fenduta v eniualmente dal trauma in uo altro punto in ,-ici· nanza della frattura aperta e sul frammento periferico: e f"Jllesta mia asserzione è basata sulrosservazione del sequest ro osseo esportato nelrultima operazione, il quale riproduceva esattamente la forma completa del mascellare inferiore stesso, e proveniva evidentemente dal fntmmento esterno, da cni si era distaccato second o una linea di sezione netta e press' a p oco verticale: ciò che fa ritenere che qui specialmente il proce;:;so settico abbia attecchito, perchè trattavasi di terreno fa-
vorevole, ess~;Jndo poco nutrito, e predisposto per etì'etto d el t rauma, mentra il resto dei frammenti e stato trovato di poco, e solo superficialmente, ammalato. E p er questo che intenzionalmente ho piu sopra accennato fra le canse che possono disturbare il rego l~re andamento di nua. frattura complicata, lo scheggiameu to e la fenditura dell"osso. Un dubbio però potrebbe ess~ re a ffll-cciato, cioè come mai questa seconda frammentazione d ella frattura di sinistra. non sia stat.a
ossen·ata negli atti operati\·i praticati; se si pensa però ch e ln. f.anditura ha dontto es,;ere sottoperiostea ed al•1 uanto lontana dal pnnto sn cui fLl praticata l a sutura (il sequestro era lungo 3 centimetri), si può com prendere che la sua esistenza possa essere sfuggita. Ad ogni modo, data la presenza di questo sequestro iuterpo:; to fra. i frammenti della. frattura, non è difficile r endersi 1·agi one del ritardo nella eYoluzione del ca ll o. ehe ~i f.. an1to a verificare n el Ridolfì. Prima. di
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tutto non è il caso di pensare a malattie generali quali la sifilide, la malaria, il rachitismo ecc. che spesso sono incriminate, perchè mancarono assolutamente nel sog· getto. È noto in vece che la. cicatrizzazione delle fratture esposte e suppurant i avviene generalmente in un pe· riodo di tempo più lungo delle semplici, e che il processo di loro guarigione avviene in modo diverso da ·queste, cioè con fenomeni del tutto identici all'osteite (Cornil e Ranvier): si ha trasformazione embrionaria del midollo, dei canali dell'Havers e del periostio, e comparsa di granulazioni, di bottoni carnosi, in mezzo .ai quali si producono delle piccole isole di sostanza ossea che portano alla consolidazione senza che si sia formata car tilagine. S i sa inoltre che fra le cause osta.colanti una regolare formazione del callo stanno precisamente le scheggia necrosate della fratt ura ed il processo distruttivo doi t essuti molli p eriostali e parostali
con necrosi dei monconi. Ed il processo ne è semplice; ·da nn lato la presenza dell'osso necrosato fra i dne frammenti impedisue meccanicamente l'avvicinarsi, il congiungersi del tessuto osteogeno dei monconi ossei, e dall'altra parte l'alterazione dei tessuti produttori del callo, rende la neoformazione di questo imperfetta ed insufficiente (Durante): e ciò avviene in ispecie nella mandibola, in cui i sottili strati periostei posti fra gli .alveoli sono ordinariamente distrutti dalla suppurazione. È bastato infatti, nel Ridolfi, che si sia esportato il sel)uestro e r aschiaGe le superfici ossee di frattura, perchè il processo di guarigione sia avvenuto con una certa rapidità e senza altre complicazioni, poichè il sequestro stesso, agendo come corpo estraneo, aveva, come suol sempre accadere, mantenuto a ttorno a se uno stato irritativo nei tessuti sani, donde una attiva proliferazioue -ossea ai suoi confini, la quale dopo averlo circondato e 81
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SU DI UN CASO DI FRATTURA DOPPIA COMPLICATA
reso mobile, tendeva alla sua. espulsione istantanea ed a sostituirlo. Ho parlato fino ad ora di sequestro e non di sequestri, bencbè sieno stati effettivamente due quelli che si asportarono al R idolfi in diverso tempo, perchè ritengo il primo, di piccole dimensioni, che ha. potuto esser·e estratto a traverso il tramite :fistoloso, non sia. stato che un frammento dell'altro più grande, che ho descritto, corroso dal tessuto di neoformazione. Un altro fatto, osser vato nel Ridolfi, su cui credo non inutile tratteuermi brevemente è quello della paralisi di senso e di moto. Questi fenomeni, ed in ispeci.e la paralisi facciale, furono notati dal primo giorno della riportata lesione e, come ho detto prima, la anestesia era localizzata alla parte sinistra della cute del labbro inferiore e del mento, alla porzione bassa ed anteriore della guancia sinistra (regione mentoniera), ed alla gengiva e mucosa corrispondent·e alle anzidette parti, la paralisi di moto interessava i muscoli innervati dalla porzione inferiore del facciale, per modo che si avevano le deformazioni caratteristiche nella rima boccale, che ho g ià accennate, e disturbi funzionali nel parlare. fischiare, masticare ecc. Cir ca le cause è evidente che la anestesia deve attribuirsi a lesione del nervo dentale inferiore: questo
ramo infatti del nervo mascellare inferiore si immette ed attraversa il canale dentale della mandibola, uscendo in vicinanza del mento pel foro mentoniero, per fi nire alla cu te e mucosa della regione dopo aver fornito filetti gengivali, alveolari e dentali. Nulla di più facile quindi che il trauma, fratturando l'osso, abbia offeso od anchestrappato questo nervo. Quanto alla paralisi facciale, è pure certo che la lesione nervosa è stata dovuta al trauma, perohè i fatti paralitici si presentarono, o per meglio dire furono.
DEL MA SCELLA RE 11\FERIOrtE, E CC.
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osservati, poco dopo r accidente. ma può esser lecita la domanda se la paralisi fu d i origine centrale oppure periferica, tanto più che l'essersi mostrata illesa la por· zione frontale del faciale può, a prima vista, f11.r sembrare verosimile la prima modalità patogenetica. Una attenta disamina d ei faLti però fa escludere assolutamente rorigine centrale, perchè sono mancati afla.tto nel Ridolfi disturbi cerebrali o lesioni ossee del cranio che possano averla prodotta, e per qne:>ta stessa ragione è pure da escludere che la lesione del facciale possa esser e stata intracranica o intratomporale, tanto più che non si sono osservati i disturbi funzionali per parte del gusto, dell'udito, della secrezione salivare ecc., che caratterizzano tal genere eli localizzazione. La paralisi dunque è stata extracranica, ed è mestieri ammettere che l"d.gente abbia leso direttamente i rami terminali del faciale inferiore, contundendoli, e fo rse è anche possibile che qualche fil etto sia rimasto o(feso o reciso pel taglio praticato per eseguire la sutura ossea della frattura di sinistra. Diamo per ultimo nn rapido sguardo alla cum del la frattura d ulia mandiuola. Ho già accennato alla nooessità di una minuziosa ed accurata disinfezione della cavità orale: aggiungerò che se essa è utile nelle fratture semplici, è assolutamente indispensabile in quelle complicate e comunicanti colla bouca; quindi collutori di liquidi antisettici, irrigazioni, pulizia meccanica della bocca e dei denti con bat.utfoli di cotone ecc. bagnati in liquidi asettici od antisettici a seconda dei casi. Passa.ndo in rivista i metodi, che sono descri tti nei diversi trattati d i chirurgia, per immobilizzare la mand ibola fratturata, se ne trova una grandissima vari età: e questo solo fatto ci inrl i ca. senz'altro la difficoltà che s'incoutra a r aggiungere lo scopo. Io nou parlerò di essi, accennerò solo ai più importanti, fermandomi più
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SU LJ I G:\ CASO 1;1 FltAl'TU!lA DOPPIA CIJlii'I.I CATA
specialmente sulla stdtt, ·a ossert, che c"interessa partico · larmente nel caso speciale, perchè praticata nel R idolti . .à.leuni apparecchi cercano il sostegno ai framment i nell'arcata denta ria superiore, e fra questi il più sem· plice è la fiond a del mento o di S oran us, a tutti nota, che si può fare con compres:;a lunga rJi tela di cotone o di cambric, od anehe con sparadrappo, ed il capestro, semplice o doppio. Altri mirano a trovare l'appoggio su tutta !"arcata inferiore con cmtgegui che si applicano ad essa: fra. questi Yi è l'apparecchio deli"Hammond. che consiste in un modello in fi lo metallico, che si adatta snll"arcata, facendo presa negli interstizi tra dente e dente, e quello del .Morel-Lavallée, molto raccomandato, co l>tituito da una specie d i ferula endo-orale di guttaperca, foggiata a doccia, che si applica sull'arcata dentaria . Questi mezzi semplici ed alla mano possono servire nei casi in cui non vi sia spostamento, o questo sia facilmente r iducibile, come pure potrà servire la pra· tica. ancora più semplice, conosciuta per fino da Ippo · CI·ate, della. legatura con filo metallico di due denti prossimi alla frattura, per quanto non sempre sia ben tollerata e corrisponda allo scopo. Sono completamente caduti in disuso, perchè mal toll<::rati, r]Uei meccanismi coruplimtti coi quali si tentava di mantenere a con tatto i frammenti, prendendo punto d"appoggio contempor·a.ueamente sull"a.rcata infe· r iore e sul bordo inferiore del mento: per quanto io a bbia visto ultimamente vantare qualche caso di guar igione perfetta con l"a.pparecchio di Kiugsley, che si compone di una doccia boccale in caucciù vulcanizzato e di due branche htternli in acciaio, che si fissano su r]Uesto pezzo es· incurvano per uscire dalla bot:ca a livello delle connessure, e sostengono una fio nda di mussola che passa soLto il mento.
DEL MA St;F. l.L.\IlE 11\F'ERIOIIE, E CC.
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Quando vi sia. spostamento nei monconi della frattura è unanime, o quasi, raccordo che la su tura ossea sia il procedimento di scelta. Io parlo della frattura della mandibola, ma si pocrebbe estendere questo precetto a molte altre fratture, nelle fiua li la scomposizione notevole dei due frammenti rende problematico o d iffici le l'esatto affroutamcnto: tali sarebbero le fratture de lla clav icola, della ro tula, dell' olecrano, dei malleali ecc. Il Nélaton anzi 1l) · l'ha proposto anche, a pr~ferenza dell'estensione continua, nelle fratture dei membri in feriori, nelle quali non si può ottenere una r iduzione completa. Gli splendidi risultati e la impunità fornita al chirurgo clall"oclierna antisepsi nd asepsi, ginstificano, anche in fratture sottocutauee, questo intervento atti vo, che una volta, in tempi non molto remoti, era tentato timidamente solo come ultimo rimedio. La sutura ossea consiste nel fissare i framme nti con nua serie di punti, più o meno numerosi a seconda dei CliSi, che attra\· ersiuo rosso, od anche impiantando chiodi di avorio o d'acciaio fra. i monconi ossei, previamente trapanati nel primo caso. Quest'ultima modalità di sutura non mi risulta che sia s&ata pratieata. nell e frattu re del mascella re inferiore: in q uo::;te in vece sono comunemente adoperati i fili met;dlici, di platino e rubidio o d'argento, od anche quelli di seta o el i catgut, passati attraverso l'osso per un foro fatto, ad l ceutimetro circa dalla superfìeie di fr;tttm;a, con nn perforatore del Collin o del Middeldorf, oppure con una lesina a mano. Si può a seconda dei casi attraYersare da parte a parte lo spessore dell'oRso, oppure impiantare il perforatore oblic1uamente in modo da passare per la superficie di frattura . Detto f!Uesto è descritta la sutura
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SU IJI US C.~SO 01 1-"ltATTUKA I>Ol'Pl A r.OMI'LIIJ.o\Ti\.
o:;sea, la qnale, praticata colle dovute cautele, è un'operazione sempliee, e va naturalmente preceduta da in· cis ione e distacco del!e parti molli, in modo da mettere bene a scoperto gli estremi ossei: i fili metallici, dopo applicati, si torcono con una pinza. e si tagliano corti, r ibattendone poi i capi sulrosso per evitare la lesione deìle parti molli, che vanno suturate per prima. La sutura ossea si può completare con una sutura del perio .. t io, che talora è usata anc.;he da sola. Sono da preferirsi i fili metallici in questo genere di snt.ura, non solo perchè p iù r esistenti e meno alterabili, ma anche perchè, non potendo essere riassorbiti, eccitano e mantengono per lungo tempo l'attività osteogena dei t es-,;uti (Durante). Alcuni consigliano d i contare i giri che si danno agli estremi ùel filo, per renderne più fa.· <:ile Ja successiva estrazione' (lmbriaco) : questa pratica puù tornare utile, ma è dimostrato però dall'esperienza che l'estrazione postuma dei fili non è necessaria, poichè essi determinano nalla loro zona un' attiva neoprodu zione di tessuto che li incapsula, e rimangono in generale completamente inotfensivi ed inavvertiti. Lo Schede infatti, e con lui altri chirurghi, adopera comunemente i fili d'argento, a punti perduti, anche nelle laparotornie e operazioni d'ernie, senza lamentare il minimo incon,renieute, anzi con reale vantaggio (1). Il Lucas Ohampionuièr~, propugnatore d~lla sutura me· tallica a punti perduti, dice che il ritirare i fili allunga la cura, può essere difficile eù è assolutamente inutile: Ìll un suo caso anzi di lacerazione del triei p ite femorale iu corrispondenza della r0tulu, curato con sutura mPta llica, egli potè colla radiografia osservare che un filo d'argento si era r otto per alterazione del filo stesso n ell' interno dei tessuti, ma il risultato funziona le fu 11 1 Semn in c m t·ditflle. 1893. '"'~· 188.
DEL MASCELLARE INFERIORE, E CC .
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completo (l) . Questo per altro non deve far dimenticare che non sempre la presenza dei fì li metallici nel tessuto osseo va esente da iucouYenienti, i quali si possono rilevare anche dopo di versi anni (2): perciò in qualche caso potrà con venire restra.zione tardiva di questi fili {B erger}. D evesi nella sutura ossea distaccare il periostio, prima di perforare l'osso? N all'operazione del Ridolfi il cl istacco è stato praticato, ma io mi permetto di sollevare un dubbio su lla opportunità eli questo distacco, per lo meno in caso di frattura aperta. I diversi autori, per quanto mi consta, fanno una menzione assai vaga ed incerta di C)ttesto particola re opera· tivo, che mi sembra tuttavia abbastanza interessante: t~ssi non fanno che a ccennare al noto precetto generico. che ogni operazioue sull'osso propriamente detto vuole esser preceduta da incisione e distacco del periostio, poichè questo deve ser vire successivamente a ricolmare la perdita di sostanza ossea; ma nella sutura., questa perdita non si verifica, e lo scopo è solo quello di far presa sull'osso per aft'rontarne i monconi di frattu ra e favorire la rigeuerazione ossea , per cui, se il perio:::~tio vien distaccato, potrà meno efficacemente concorrere allo scopo, perchè inevitabilmente viene a subire un certo maltrattamen to. Del resto 11uale vantaggio si può avere collo scostare il pcriostio? Il perforatore potrà penetrare nell'osso con maggior faci liL;Ì , ma questo pic-colo vantaggio non mi pare che basti per ricorrere a tale proced imento. J~ ben vero che il Durante (3) ha potuto d istaccare ed anche asportar e. con le più str ette cautele antisettiche, vasti lembi periostei, senza che l'osso, anche in mini ma pa rte, si sia cliniuamente necro<t ) l>ttJ>J>I••mtllln al Pulirlillicu . tS~S, pa)!. i;~~ (:2) Stnllli>IC métltrnl•, 1 ~11:;. l'a:.r 41:;1. 1:1 l ll li"A~n: - ., r~ttlrrtn 111 Jlfllol••tll•t e te•·npi•l clli•·uruim.
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SU Ul UN CASO DI FF<ATTURA J.JOPI'IA OOMPLIC.Al'A, ECC.
sato. Questo dimostra che il distacco del periostio in terr~no asettico non offre per icoli per la vitalità dell'osso, ma io dubito però che questa. non debba rimanere fincbè il periostio non si sia riatta.ccato, un po' menomata, al· meno per quel .che riguarda l'attività r igenerativa. Oltre a ciò se si riflette alle difficoltà che in una frattura es posta si possono incontrare per impedire una infezione locale, io credo che debba restare incerta la mano al chirurgo che si accinga a sguarnire rosso del suo involucro protettore e più attivo rigeneratore, anche per suturarlo di poi, perchè questo non può che favori r e rattecchimento e l'azione nociva sull'osso scoperto dei germi piogeni, e quindi ostacolare il normale processo di guarigione. Ancona, 29 novembre 1898.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA A1EDICA Dlagnoal della g otta e del reumatl•mo artloolare acuto. - (J')urnal rle Jlr:ti''Cilte el de Chirurgie, oovembt•e 18!18).
CH AUFF'AR D. -
La gotta ar'i colare, come il r t>umalisrno, può pre><enla t·si sotto forma di politn·Lt·ili Jolo r0~1'!, con ''i! t'="ft u1enlo, accom-
pagna le c..la l'ebbt·e, sovenli vat·iHbili e recid ivsnti. Ma sono elemenlt comutti su i fJunll non p03!"ibile ha::<at·si pet· !=<labilire unn tliag-no>:i dill'et'•' nzia le : l'a d'uopo prima di tnllo sludiat·e la naturA del l•nT I'no su cui !!'i s vol;::-•! la mèllallta. Ora vi Sl'\110 a qu~>slo ri ~ tw['(lo !'<811~ihili!=<~ ime difl'et·enze tra il t·eumhlizza lo ed i l f.{OlL<JSO. Il print o é un malato ~ i o v1111e, ii secondo lta o t·dinariamenle t·aggiunl<J la tll ttluri l<t, dill'erenza, che no11 è assolulu , percltè in caso <li et·eòitli mollo pt•onuriCiala, la I!Olla può aUaccnr e anche i fanci ulli. T ultHvi;;, il t·eumalismo s'inizia rat·amente dnpo W o '1-5 a11ni, ctò che è invece l'età abituale per i primi attacchi della golltt . D'altra pat•le, il r eumatismo arulo t·arissimamr:ule é er editari o; la gotta, nl coutr·ar tr', é er·etlil»rtll nd un allisfo im0 gr ado, diretlarnenlo •>d indirdlatne11te, ed i !!"Ltos' !<ono quasi sempr·e nati da so~t:elli rlte pt·esenr.ano gli slu li t.:he sono l e~a l i a ri ta rdato r it.amhio material e. Il t'reddo lta un'azion e anili01!fl in ntnbi i C'R"i ; ma il lr·numlllismo, quando e11tr·a come momen to eziolof.{ico, a,trisce alquanto diver sa111ente. Pl'r il r f'llmatismo si tr·ov a~to la fatica ec<'es!' iva, le mar r ie f'(lr zate, In slr upazw ar lico181'e; per la gotta, i l tr·aumalismo rlir ello, un colp0, una di!<to r~ione , lo sft·egamento di una calzatllt'A troppo dnra. V i so11o 'IUtndi un comple~so di condizioni ezir,lo!?tClH• rla cui è possibile tal voi tH tr·a t·ne partitn pet· la dio gno>'i d illt~ r·enziale. Pa;<<>antlro p0i allo o:tttdio della molatlla ttt sé !i'le><sa, VJ si riscontJ·an o elemr:11ti pr ù imp• ,,·tu n li .
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HIVIS'l'A atED!t.:A
In pt•inlO luo:;ro, il modo d'inizio: nel r eumatismo, l'inizio è molto spesso progressivo, pr eceduto talvolta da una manif~slazione, come l' tJ ngina, e le giuntut·e ven~ono interessate successivamente con tendenza alla simmetria. Nella gotta, al conlrat·io, r inizio è spessi.::sim o brutal e, senza prodr·omi, a metà della notte. Quasi ~empt·e poi, la flussinne gottosa si veri fica in cort·ispondenza del rli Lo g1·osso del piede; m a sovenli vtmgono anche colte contempora neamente le altre articolazioni, per cui é m estieri osservare se in questa flussione ste!<sa non vi sia qualche cal'attere che permetta di disli'lguerla dalla flussione t·eumatica. Ora pare che nella ~olLa questa nussrone sia più dolor osa che quel la del reumatismo: il ' gottoso infatti non tollera alcun toccamento. Però, nella gotta, il do lore é mer10 continuo e più par·ussistico, con vere r emissioni i n certe ore: infine, il golloso cerca un sollievo nei cambiamenti di posiziorre ; il reumalizzato, al conlr·a rio, domanda l'immobili t~ aS!iolula. Quantunque l' aspello obiettivo abbin molte analogie, si po,.sono per·ò riscontrare g1·aJazioni leg-giere suscettibili di faci litar·e la diagnosi. Nella !!Olta la color.azione è r osa-violac'la; l' in!<Ori!O venoso è mollo accentuato. La tlu~sione r eulll&li ca é sopr·atluLlo sudo1·ale, mentre che nella ~otla non vi ha transpirazione che nel momento della r emissione. L' evoluzione dell ' artr·ite è dill'er·ente nei due casi. Nlel reumatizzato, ces!:;ala che sia la flussione, avviene il l'itorno ad
integrum. A l contt·ario,
nel golloso, senza pat·lare di tofì che possono prodursi, il malato continua a solft·ire d'artrite. EJ.!li non S(lffre più nel r·iposo, ma i movimenti sono dolo rosi e la deambulazione può esserd inceppata per lun ~ro tempo e può anche sopraggiungere una r·ecidiva se il malato cammina lrnppo pr·esto. Le deformazioni co nse cutive var iano m 0llo, ma, C(uando esse esistono, facilitano molto la diagnosi. Nella gotta si O!>servano localizzazioni non articolar i. di una apptwenza del tutto specia le : si nota pe1· esP.mpio una soecie di onissi che pot rebbe fu r er···dere ad un pater·eccio periu nguenAle, ma clt e scompat'e pr esltssimo, in pochi giomi . ~i notano anche nello slHl•' ~ener·a l e ditfer·enze abbastanza notev111i: il r euma tizzAlo di,·e nta r·aprdamen le anemico e dintagra molto p re~to ; il f!Oll•)SO, al co11lral'io, dimagra meno " resiste meglio al suo accP5so, qua ntunque in r eal tà il suo
RIVISTA MEIJICA
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sisl ema nervoso sia più intere ssato di quanto lo sia nel reumatismo. Si devono ancora notare delle differenze nell' esito, giacchè il r·eumattsmo nulla lascia dopo di sè, mentre clte nella g otta riman gono alleeazioni della pelle in cor1•ispondenza delle artropatie, p1·ur·ito e desquamazione. Quest' ul timo fatto è impol'tante per la dia~n osi r·etl'ospelti va ; e la per sistenza delle lesioni r ende la marcia penosa per un tempo molto lungo dopo l 'attacco. Si devono inol tr e segnalare differenze nelle t·eazioni viscer~:~ l i. Da pa1·te dei r eni, si può t'i!"coutrare tanto nel l'eumatismo, quanto nella go lia, un'albumin urta passeg-giera; ma il cuore, che è CO!"i spesso inter essato nul r eumatism o, non lo è quasi mai nella :roLLa. e 'luando in un sol!getlo che lta sotrerto par·ecchi allacch i di pol iar·tl'ili si trovH il cuore sano, s i può r-ilo::ner e qua!;!i pe1· sicu1·o che s i è tr!lllalo d i goti.a c non gt<l fii r·eumlltismo. Se infine si con!"ider a l' avvenir·e di questi m alati, si osserva che il r eumatizzalo melle ca po alle lesioni del cuor·e. m entre che il g-ottoso l'a capo alld l esioni del r ene. Tutte queste di ffer enze son o mollo n e ~te nelle grandi for·me in cui i car·atteri sono be n tlehneati , 111a la dirlìcol tà di veuta grande nelle for-me fruste od a ~i pi c he . In questi casi il tes tlamento stesso può dar·e indi ca zioni ulih. L ' aul.ot•e cita a questo pr oposito l1·e maiali, che si tr·o vano nel suo t·eparlo, i quali sono stati Clll'ati in di v~ rst~ t•i pre:;e negl i ospedali ·per attacchi di r·~ umati !';m o : la r eazione terapeutica ha iuvt.Jce dimostral o ~h e essi sono olfd ti da golLa. B.
H E:-.Rv Po:><s. - Eritemi infettivi nell& febbre ttfolde&. - (Journal de Mtidecine et de Cltir urgie, o ~to bre 1898). i~ noto che indipendP-nlemenle dalle macch ie r o:;ee l enti co-
lari, sopraggiu ngono talvolta nel co t•so della febbre ti foi dea eritemi di fu rrn a variabil e. Questi e•·rtemi possono pr esen· t ar si sollo Aspetti tli llerc ntis.;;imi ed as;; um,:r e ti pi cl inici es· scnzialmente va eiubili. Ora ;:;ono ~:wmpìtci m accliil; tl e p(JCO colorale che !:'compaiono nlla pr essione, ora papulr; più n meno spor gen ti, cluppr·i ma isolate, ma <:h e non la rdano ad unit·si la. une nlle altt·e, a di ventare confluenti e rorma t·e mo.c· chie estese, di un t•osso vivo alla pe1·ireri a, più (Jall irlfl nel centro, r·asso migltanli si rossori dilrust d~:ll a sca i'IAltina.
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IU\'JSL-'1 M E DICA
Sownti, CJUt'!<le placche pre!;entano margini nelli, con limiti pr edsi; po!<sono a,·c:-t·e in un sito la fom1a circinata, marg-i · nata, ed in un Hll1·o si to lA forma arrPtonclita o fraslaj!liata. Altt·ove, le papule sono S!'~OciHLC a ve!<Cicol e o sos titui te da ru,.,lole e da bo lle che danno a ques te mttnif'e,., tazJ o ni eu· tnn ee l<! apparenze di un eritema poli morfo. In rìn e, !<i ,·. Lah·olla notata In compat·sa di ecchimol!i pur put'el:' dnllH g r o!'sezza rii unA te!<la di t=<pillo su lle parli do'! co1·po colpilP pe1' le pr·ime. E~sP cominciano ~<'nr rnl m e nte in r.o ,• ri~ponde nzR delle p<-~ rti i rriltlle e sporgenti, del!(· ginntur P. ma non tardano a genet·aliz%at•t=<i. Non durano più eli cinque o sei g iol'ni e ter minano speso;o c11n una desquamtnione a hbondA n te. LA dnl8 deii'A rparizion e di que!'le Pru:r.ioni ha una g ra nde impor tanza. per ché .là indizi sul g,·aclo di g rav ezza dell'ulfezirllle e aiulfl a fare una pr ogno!'i esalta che non com porla gtJAJ'i ecc.:t:ziuni. E,.;~a é el'>:enzia hnente variabile: i 11 falli, g li eri temi pos!'ono mu11 ife-<la r·si in lu tti 'i perioJi della febb re tifoid<'a, tanto nell'iuizio ::he nel pr>ri (ldO di stoto, n••lla ronvaleoscenza od anche nella r i<'aduta quando t'!"!'a es1!'le. Esc; i >:i pr !ll'enlano !'Oventi C'li primi >:m tomi clell'ilp,o- Liro, pri1na <l ella comparsa dt' ile m;:wcl li~ r·ose•· l enlicolaJ'.i : !'<lno rielli Allora pl'ecoci. Sono leg-1-!ieri , fu gllC'i e po;:sono pa<>;:arl' facil1 nenle i11an•ertiti, sn non si hn CUI't1 di r·icercarli. Par·e che t>;;~ i non alobiAnn irlfluenut pronunciatA sul cor so della malntlin; e;:si ~ono esst'n:>.iahm'nle benigui e senza sig-nifi· calo preciso Non é la stessa coso degli er·itPmi che sucredono alle mllc•·hie r oseP; sono stati ch iamali Niuntem i Lat·divi. La lor o rnmpar ::a annuncia unn tappa nuova nell'evoluziti!JP del la f~u bre t ifo idea, e, fin da fJ II ~'I rnnmen to, la malnttia non tar·da a pt·e· !>t>l1l8 1'P Ull CR rflllet·e f18rttrOJa r e fii g rav ezza Che nulla fino allorn f!lcevA pre ved•·re. E;:si ;;ono lAnln più Lemibil1 quanto p:ù lardi si pr Psenlflllo dall' i nizio dell'affezione: quelli della convnlt•scl'n ZA sono più g-r av1 dr quelli del periodo di !' ltllo. e cii) nnn per l.i111Lo •ftJS!'<li sono gia, Sl\c ondo l'e!'<pr essionA ùi Ga ll iMr•l, il !'C~no rl\'l' ial or·e di un'infezione g r ave. L 'infe1.ion11 di cui questi e;;ll nlemi ::;nno l 'e;:pr essionr é co · r·all et·izr.ala inollre rln una seril' di sinlom i chl' mancano ra· r am t>nlr: Bl-!ll'l'llVamrutn dello !<lAto gener ale, intensi la dt•lln ft"bb t't> acciden Li ca rd i aci, ad i na 111 i a pr·oft.)lada, ecc. ~
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La causa di questi erilomi 1·isiede eviden temente in uno s tato 'infettivo pai'Lrcolar·e. Siccome poi spesso furono ossel'vati m olli casi successivamente nelle stesse sa le, cosi alcuni aulo i'i ventilarono la que:;tione se essi fosse r·o contagiosi; ma ciò non sembl'a probabile. Pa re però ben dimostr·ato che g l i eritemi pr·ecoci si po~sono trascurare dal punto di vista d ella pt·ognosi, non avendo e!"Si alcuna i nfluenza appr ezzabi le sul ùeCOl'SO della reui>l'P. Li['oidea. Al contt·ario, gli eritemi t ar di vi, rwdi uariameu l e maligni, costitu iscono una vera complicazione che l'evoluzione nor male della malattia non faceva supporr·e e clte trae scco spesso un esito fatale . N ei casi in cui f[nesta grave afl'èzione ter·mina con la guari gione, il malato spo;;;salo t'imene per· l un;.!O tempo sotto il colpo di una grande Jebolt'Z7.a e la suo convalll;;cenza ha un~:~ durata mollo lunga. B.
RIVISTA CHIHURGI CA _.., , ~a~-
0Avm WATERSToN. -
La base anatomic a del metodi di ridu.z loue delle lussazloul della spalla. - (Brii. M ed . Journal, 10 sellembt•e 18!!8).
Il metodo si lungo tempo adop(;J'ato di ridu r·re le lussl:lzioni della spalla colla fot•za è stato sostituito da un altro più sicuro cd elegante per la pt·imn volta descr itto e spiegato nel 1881 dal pt·of. Kocher di B er na. Finot·a di questo m el odo b~nchè lat·gamenle adopel'ato non è stata da ta una sullìciente spregazione anatomica : il Water·ston ci è riuscito m ediante esperimenti sul cadavere e dissezioni anat omiche ed ha preso a tipo rlelle sue indagini una lussazione delle più fl'equenti, la sollocoracoirlea. I n questa l a lesta dell'omer o pnmda s.r lla supet·li cie ante· r iore del collo della scapola imm~diatameulc al di;;olto del pr ocesso coracoide anlet•iormenle, inl'erior·menle t:Jd internamente ad esso colla pat·le del collo nnatornico che separa la super ficie arti cola r e da l k oclti le sul margine della cavi lli
RIVISTA CH!IlUROICA
glenoirle. La cupsula articolare è lacerata anteriormente ed inrer•iormenle ed il muscolo solloscapolare sollevato dal collo della scapola si espamle al da vanti o al disopra della lesta. l muscoli in!"eriti alla p;r·ossa tuberosità possono ess<n·e stra ppa li. I movimenti attuali per la r id uzione sono: 1• gomito avvicinato al tronco . Rotazione all'esterno del braccio tenuto quasi verticalmente, gomito flesso fino a che s1 arresta; 2° elevazione del gomito in avanti ed all'interno; 3° rotazione in avanti. La spiegazione di Kocher è che quando si esegue la rotazione esterna la parte superiore della capsula e il legamento cor·aco- omer·alt:l sono anchr storti e la porzione posteriore d8llù capsula è rimossa dalla cavih:) p;lenoide mentre la !:lr·eccia della capsula s tessa si allartza Mmpre più col progredir·e della rotazione esterna. Quando il braccio è portato in alt.o e vet•so la line& mediana la lesta dell'omero passa abbandonando il margine dellll cavità glenotde attraverso la breccia della capsula . Con quest'ullimo movimento si rilascia la parte superiore della capsula ma si tende '!Uella inferior•e sicché la testa dell'osso non può più progredire. La rotazione all'interno completa la riduzione della lesta omerale. Il Waterston 110n è soddisfallo di que~ta spiegazione pei seguenti moti vi: t• è ben noto che la capsula articolare è molto Jas~a e che i movimenti estremi in quasi tutte le dire:~;ioni vengono limitati tanto dai muscoli quanto dai legamenti; 2• quando la testa dell'omero é l'imossn dalla sua posizione e giace al disotto del processo coracoide. le inserzio 11i ùel legamento cor·aco-omet·ale sono ravvicinati e perciò dovrebbe esser permesso un toag~ior gr·ado di movimento prima che il legamento diventi leso, ma c:osì non è . Spe1·imentando su parti dissecale le quali riproducevano il più accuratamente pos~i bil e le condizioni suddescritte, il \Vate r!"lon ha tro vato che le s ue vudute erano poggiate s u lalti e che le parli che erano le più tese erano appunto i muscoli rolalori interni e la parte inferior·e della capsula. Gli esper imenti istituiti da Farabeuf hanno accertato le sue conci usio n i. Sludiaurlo i movimonli più accu ratamente sembra al \Valer!"tOn il piu impoi·lnnle punto della questione essere questo
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che il movimento di rotazione non avviene, come nella norma, intorno all'asse dell'osso. Come ha dimostrato il Caird, in una lussazione tipica sottocoracoidea esis te sempre una frattura dentellata del collo anatomico. Ora queste dentellature si appoggiano sul ciglio antet·iot·e della cavità glenoidea e formano con esso un punto fisso intorno a cui avviene la rotazione sicché cio che é desiderato avviene, cioè l'intera testa gira all'esterno dirimpetto alla lacerazione della capsula la quale é in pal'i tempo distesa ed allargata. Farabeuf pretende che la parte poslet•iore della capsula si avvolg e attorno al cilindro omerale e quesl:) può essere un a,:rente secondario di t•otazione esterna. Il movimento se guente é eg ualmente inlet·essante e si compt•ende facilmente se si considera l'omero come una leva il cui braccio lungo é al gomilr• cui si applica la potenza, la testa, che è mossa , come il braccio corto e il ful cro come s ituato immediatamente al disotto della testa , fissata dai muscoli che vi si inseriscono, g ran dorsale, g ran rotondo e solloscapulat·e quando é i n tatto. Il gomito é spinto in a vanti, in sopra e verso la linea mediana e la testa dell'omero passa indietro e in basso ed in fuori, nella giusta direzione in cui essa deve audare per ritornare nella ca vita glen o id t.~ e il ful ct·o è ra ppt•esentato dal cordone muscolo-fìbroso restituito dai muscoli summenzionati e dalla parte in feriore della caps ula che è ad essi s trettamente connessa. Il processo roracoide sembra che rappresenti una parte direttiva, poiché la liscia s uperlìcie articolat•e dell'omet·o è s pinta indietro scorrendo al dil'olto d i esso. È un fatto ol'mai compt·ovato ùai casi pubblicati che la riduzione avviene quando il movimento di rotazio ne all'esterno è completato ed il movimento in avanti del gomito é cominciato e ciò s i spieghet·e bbe mediante la cit•costanza che la tes ta clell'omero è pot·tata ritnpetto la beante breccia dP.lla capsula e che la ten sione dei mugcoli la sping e indietro. La rotazi0ne all'mterno, l'ultimo dei tt·e movimenti che si eseguono, libera la f rattura del collo anatomico dell'omer o, che, come s i disse , non manca mai nella lussazione, dal margine della cavità glenoide. È da aggiunget·e che anche la ca ps ula é r esa immobile dalla tensione dei muscoli che vi s i attaccano e dell,impossibilità di rotare attorno ad un as:=se vet·ticale : e~sa perciò non ha alcuna tendenza di muovel'si seg uendo i movimenti ùell'omero: essa quindi r imauc in posizione.
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Il \\'aler;.ton dai suoi esperimenti l'i cava che la riduzione uon dipende dal le ~amen to coraco-omeJ·ale ma : J• dal m0vimento di r otazione che si esegtle intorno alla pat·te posle1·ior e della Lel!ta dell'omero sicché questo si muove all'e!=<lerno come un tutto; 2° della len!'<ione dei muscol i che pt·esieùono a questo movimento attirand o la lf'!=<la dell"omero sempre più in posizione; 3' dalla tìs!'<nzioue del collo S)'ecialmenle per mezzo del gra n dor sale e f!ran petlorale; 't• da 'luesto punto fisso flf!;enle come ful cro cui si possono far eseguit·e mc.vimenli m ediante quelli impr essi al 1!0m•to in appo!=<tla dit·czione.
G. G. b : FtL.LI ATRE . - Oatteomlellte prodotta dal bacillo eH Eberth
sopraggiunta ventun me•l dopo una febbre tlfoldea Guarigione ln aegulto ad ampia oateotomla. - (Journal de .V édecine et de Chirurgie, novembt•e , 18fl8). Vistn h.1 rar•ila dell'infezione ossea prodotta dal baci llo di Ebt•J'lh e Lenulo conto dd pice<Jio uumet•o di o"servazioni di o~leomielite tifosa pul1blirate lino ad ora, é interessante ri!lssunH•t•e uu·o~servazione r iferita dall't~uLOJ·e. M. H. ng tio unico, dell'età d'anni 27, è nato da par enti sani. ì'\ o n ha sotl't> t•to alcuna malattia nell' infflnzia. Ha presta lo s~l'vizio militare pet· lt'e anni godendo ottima salute. Posleriorrnl.!nte al suo servizio mililal'e fu collo da una bronchite da irdluenza che durò cinque mesi, e quindi nel Jnglio 18!)6, all'eta eli 25 anni, dn una febbre til'oidPa, n el corso della qua le lA tempe1·atura si elevò a 41',5. In pl'tllcipio della convalesrenza, il malnto fu colto da peJ'ioslite suppurata i n conispoudenza del let·zo super ior e della CJ't>~ta libitlle anter·ior-e destra; ru f~:~.lta un'incisione e ne usci qnAirlte goccia di pus; nello !=<lesso tempo il mal ato accusava do l n t'i IPgp:ermente tercbJ·~o~ n li in corrispondenza del i'ar licolozione libio-tarsea destra; dieci giorni dopo l'incisione dell'»!':cesso sottopt'J'tosl eo il malato camminava con un bastone. IJal sellemhJ•e 1 8~(; lino al g-iugno 18!)7, il malato accusò, alla sera, un·o,·a c1rca dopo esser si cor icato, dolori a for·ma l L'r ebrm11e nel terzo illferi<,r e della libia destra, i quali scompal'iYano soltanto quando ti malato ripr endeva la posizione
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-vertical e; scomparsi i dol ori, egli poteva allora t·i col'icar~ i -e dot·mire senza mol estia lino al domani. Dut•ante lutto quel tempo esist e,·a un po' di t•osso r e e di tumefazione sulla faccia .in t~ rn u del let•zo infer iore del la libia destra. Dal giugno lil97 al ft>bbt•aio 18!l8, persistevano soltanto il -ro ssore e la tumefazione, e il malato lavorava senza soffrire. Devesi notare che nel malato in discor so non esistevano traccia né di sifìlidl;', né di labercoaosi; si notava soltanto u n leggier gr ado di enfìsemn polmonar e. Il 3 r~bbra i{) u. s. il ma lato aiutò a scat·icat•e un a catasta di fi eno ed al la set·a ritornarono i dolot·i, che dur·at·orto una ·m ezz'or a, e vennero calmali con la posizione verticale, dopo di che il mHlato potè dormire pP.t' tutto il r esto dt'lla notte. Nel mattino succes~ i,·o, egl i ft>ce un salto di 65 cen timetri -ed alcuni ista nti dopo avvet·Li dolore alla gamba destra; i dol ori pet·sisl Plt1•r·o allnra giorno e n{)Lle in modo continuo: egli camminava a stento appoggianJo~i ad un bastone. L'8 t'ehbl·aio, si ri"corrtrava un rnssot·e su tuLLo il terz o infer iOre della l ibia e sopra tullo sulla fa ccia intt>l'rla; in questo punto egli accu~ava dolot•i lo·t•ebt•arrti che aumentavano colla pressione, la quale facP-va puro rilevare un lef[gier grado dii -edema. L a lempet·atura era 38• al mattino e :18•,5 alla se ra. Lo stato generale dell'individuo et·a soddisracenle. V enne p rescritto il l'iposo a \ello con medict~zioni umide e bagni caldi all'arto un'or·a al giorno. Dopo qui ndici gi•lrni, non essendo~i ollen u tn alcun m i).!l ior amento, pecsisteuJo la tem peratura t1·a :ls• al mattino e 3!)"' .alla sera, l 'autore si dec•se ati intervenit·e. Addormentato il malato col cloroformio, disirrfeltata la pat·te, praticò sulla m eta della f1:1rcia interna della Libia una iucisiorre della pelle e del tessu to C•lllulare di quindiri centimetri circa, part.eudn da un cenli111etro al disoprt~ del malleolo intemo ed olt1·epassando di ùue d• la lt•asverse in sopra ed in ;;otto la zona r ossastt·a. Incise in seguito il peri oslo nella stessa eslen;:,ione, lo scollo sa tutta l'allezza e quirrdi con una sgo1·b•a tolse il l Pssuto osseo per tutta l'nltezza e larghezza dell' inci;:,ione e ri scontrò un pus gia llo vcrtla slro ben legato nccu!Jante lutto il canal e delt'o;:,so pet· uu'e;;tensione di di~c• cenlimett•i ci r ca. Con un cucchiaio e.;por tò l& fullgc,:;ilà e l e scheggia. Il taglio osseo ern quindi limitato in .avanti ualla cr esta della Libia, in diet r o dal suo margin e posteriore ed in basso dalla base st•~i'i~tl del molleolo interno e
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si orrestava in allo a dod ici cen timetri circa al disopra della ba"e del dello mollcu lo. Dopo una lavatura abbondante con sublimalo al ·t p. :WOO, applicò una medicatUl'a con garza al iodoformio. I l malato fu messo a letto, cou l'arto elevalo. Alla sera dell'ope r azione, la teln per·alut·a discese a 36•.8 e non oltrepassò più i 37° fino alla g uarigione completa. A parli r e da quel momenlo i dolori scomparv ero complelamentt>r ed il malato pote dormi re tr anquillamente tutte le notti. Cinque sell i mane dopo non r imaneva più che un l eggi ero seno fistoloso os~eo ver so la bas~ dell'incisione, seno che guarì perfettamen te quattro sellimane dopo; e't il malato ri pr ese allot·a lu sue occupazioni. Presentem ente, ~elle mesi dopo l'allo oper ativo, il malato non avverte più nulla. L 'e!"ame dr~l pus fece riscont1·are 1111 bacillo simi l~ a quello di Ebertlt. Nelle cu l lur·e in gelatina si ebbrro numerose colonie d'Ebtwth che non tardarono a confonder si e qua e la alcune colonie di stalìlococchi bianch i. Il bacillo Ebt't'th seminatn nel brodo si rnol"lrò violen tissi mo. Sono degni di menzione l'ottima pr ognosi e l'esito rap1do di de ttA osteomi el ite da bacillo di Eberth; quella pt·ognosi e 'JUell'esito t'o t·tunato sembrano sufticienti a distinguer e nel· tomente q uesto modo di suppu razion e osseo dalle altre osteo · mieli! i.
B. HAUSER. -
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D varloooele alntomattoo del tumori del rene.
(Journa l cle M éclecrne ('(de Chirurgie, novembt•é 18!l8).
Il dott. Hau~ er attribuisce m olla impurtenza diagnost1ca al varicocele nel cancro d~l r ene e dà una nuova interpre· !azione di que:'\tO fenomeno. È noto che il pr ofessot·e Guyon pel primo ha fallo entr·nre questo s(•gno 1wlla sintomalol o7ia del C811ct·o del r ene fin dal 188 1, epoca in cui ri c hiamava su di esso l 'attenzione dei ch irurg i nei seguenti termini. « Ho avuto l'occn;: ionc di osset'\'Bt'v sei volte il varico cel~ sintomAtico di un tumot·e renale, e, cosa abbastanza bizzarra, tre volte a dcslra e lt·e volte a sin istr·a. Non è quind1 il casi) di tener conto della pr Pd isposizione ben nol a da l Ialo smt ;:[t'o per· questo genrre d'oiJ'ezione. In tutti i casi, lt·anne uno, il tumot·e •'1'6 ~wi Yolumiuosn ~ poteva C!'se t•e facilmente sen-
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li lo; in quel MSO, il tumore non a \'eva nncor·a che un "olume tnedio. Mi sarebbe quiwl i diflirile all'erma!'e clte, ~r·azie al var·icocele sintomatico, tumol'i ùel 1·ene, an~;o ra latenti, potranno esser e dia~fiO S li cati o per· lo roPno supposti. Per0, la conl'<lnt.aziune di un vnricocele di dala r·elativarneu te poco antica deve sempr e indune ad esaminare la r egione renale co r·ri spond l~ n tP, and1e s•' P.S!'<\1 è a sin 1str a " · Da quel tempo, lulli i chi1·ur·gi ltanno riconosciuto il val or·e di dello segno d1e trae soprallullo la sua impor tanza dalle condizioni in cu i e"!'O si r-isCIJOlra. Il \'8 t'Ìcocele sinl<Jm atico. in [Hlli, dill"er·i><r.e uen poC•1 tl11l variruc1~ le iJiopalko: non se ne dis-tingue che per dul:l punti. Svi l uppando~< i se111pre nello st.esso lato del tum ore r enale, non Ira pred ilezione ptlrlkolare per il cordone sinistro. I nol tre esso compnre. in gt'nerale, in un'età mollo p1ù a\'anza ta del var icocele idiopatico: questo si pr esenta il piu s·oYenli nell'adol escenza ed ha anzi una tend enza a dimitHr ire solto 1' influenza de~li anni. " L'immensa ma~)! loranza Jegli indiviòui afl"~ lli da val'icocele, so)Tgiunge il pr o f. Guyun, è esente da lumcH·i del rene; ma i n essi la constotazione dello stAlo var·icoso df'l plesso ;.permalicu è s-tata fHtta eia cos·i lun~o tempo che citi solo è sulliciente ad escludt!l'e l' idPa di una compr·essione sintomatica. Nel Y81'Ìcocele si ntomatil'o, la comparsa della tumeraziolll' delle bor·se da la da n n'epoca r Piali VIi me n te r ecen te. Il decor so é stato pr·c•g1·essrvo e m ol to I'apiuo '' · La patogenia di questo :::.intorno non Ira :::.ernfJI'6 ricP. vuto la stessa inter pr elazione. Dapprima fu ritenu to proclolto dalla compr essione delle vene spe1·maticho. Poi s1 è supposto che il cancr o si propagasse nel calibr·o stesso dP.lle vene sper matidJe, ciò che er·a vero pr r r.erti casi. l nline, Legueu ila constatulo due volle 11el lc> osservazioni che sono riprorl11l l e do Hauser che il \"A ri ~oct> l e era rl o vulo alla COI J1pression e delle vene sper·maliche causata da ll e masse ganglionari clPIIa r ef!ione dc i lomb1 iper·lrnfìzzate. È prob<~bile r he nel ma~gi or numer o dei casi i l vA ri cocelo:~ sintomatico cornpor li la stessa inter pretazione. I ndipendenlernP.nle da l !IUO val or·e diAgnostico sul r"JIIHi o Guyon ha ins istito per• il pr1mo, questo s111lomo p rP.~en ta an rho un alto i nter esse sollo i l punlo di vi sta della pr•o:wo;:i, se è vero elle esso possa essere Cl,nsidet·ato come la mani fe:;tazione estt>rior e, il sc~n0 palpabi le dcll'adenopatia seconda ria.
1 :>no
RIVI:;TA CHIRURGICA
Que:;r atlenopatia può esser•e precoce o ta•·diva, e quindi anche il varicocele e ora precoce, .,ra la1·divo. Che cel u~ ne sia, •1uamlo in un malato alfello da canc•·o ciel r ene si ri sconll'er·à un varicocele r ecent e. si potrà concludere che la nenplasia ha oltt·epassato i limiti della capsula ed invaso il ::;i slema l[angl ionar e. P er i tumori vol uminosi, aderenti, questa coHclu;;ione nulla aggiungl:l ai dali clas!;ici, perchè questi t umori so11o consider·aLr rla t utti i cni r·urgi come inoperabili . Per i piccoli tumori, per quelli che sono ancora inclusi nel par·euchima del r ene, que><La concl usione avrà per corollario 'JUH><i obbli ~alo l'aslensioue chi rurgi cn. A questo periodo, inf!llli, la ndr t'clorn ia sola diventa ineffìcnce: la net.:es~Jtà di pr·aticar·e l'e•lirpazioue ùei gangli degrne,·ali si imJ>one. Questa estirpazrorw, c11e J'e><ta (juasi falAir11ente in ~.:omp! Pta, per con segu~mza inuti le, aumenta singolar·mente l e difficollà eri i pericoli dell'allo operativo.
B.
Dell'anestesia coll' olooaina pel dott. ACHILLE VILLA. (.>o.rcltioio italiano eli otolo!Jia, fase. l , vol. VI li . 18f'l8. L ' anesle-"ia g~ne t•al t'l col clor nfpr .11i0 non è nece!!'sa ri a pc t· m olLe op~r·azro r ti che si e,-.e;.nrist.:ono neile specialilil oculisti<.:A e oto- l'in o -larin gt)ja tr• i ~.:a . L' anestesia locale pt·ese qui11cii i l S01wavvento p1·esso oculisti e otojaki non appena ~i oll'erse loJ'O Il medicamento <\dallo nella coca ina, i cui danni e va11la~gi sono noli. Sa rà però utile qui t·icortlar'fl ei re rne11tre le pt·ime cocaine a·lopet•at e erano molto toll erate perelté estratte verame11 lt! di'I li .. fo ~lie eli coca, ora quakhe volta pre;;ent.ano a dehnle dose fenomeni cli avvelenamento. Ciò furse e dovuto al fatto che le cocaine »llmol i sono pt·PpArAte per· sinles:: i e sebb•·nE' alntnil·amenle precist•, hanno azione di\'er;::a ~ui c••ntri nervo~r. (Durante). Crome ane~letico locu lc è st ata unche cnnsi;.!liala l'eucaina percl tò: l" i· facilmente ste rilizzabi le, non sromponendosi coll'e· hullizione; 2' ,., meno los~ica d t'ila cocaina; :1: ha kziune aneslclit.:a piu proluttJ!Aia e dà. minore !-{e· mizio di snng-ue.
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ltlV!STA CIH RURO ! CA
M a su '(Uesl i ti t"li di preferenza non e~se nd o concordi gli
autori , (' sta to messo in pr·nva un al tro anestetico la olocaina. Qu~sta è una sn;:Ianza biaiiCf!, cr istallina, solubile a stento nell'acqua nellH pro pnrzione <lei 5 p. !IJO. La soluzione adoperala da8'1i spenmenlatori è all'uno per· cento; avendo per ò riscontr ato che dopo purecch ie Or l' prrdnva l a limpidezza, si credette utile a~gi un gere al la ~ol uzio n e del l' alcool, sottopcm endola p01 per 5 minuti al bognon1aria. Nel la clinica d i RomA fu usa ta c0 n due for·mule di diversa concen lr·azione. Così nella caustirazin11 e delle vo:gelazioni della farin ):re, nella estr·azionc di polipi na~ali ecc. ~ i us(J lo formula: Olocaina A l c00l A cqua slrllaltl
g r. n 1>
5 100 (cento).
!\elle estir·pazioni di polipi dc·lla cas;;;a e del!li ossir i11 i, nella mir•ingolollt ra, la fM·mulu:
Ol ocai nrt .
l! r.
A lcool. .\l'flUa Stil lttln
1>
u
l 5 lO (·lieti).
Questa soluzi• JIIe Al IO p. 100 esposta per· pu t·eccllie ore Al sole si AllPra di colore, assumP,ndo una linta ro~a-palli do, .ma non pét'dt~ l' azrone an estetica. La sol uzione ve11iva lasciH ta a t·nntallo almeno di eci mi nuti; il numero degli opt~ r ati fu di 6G (ses;;a nltlsc:i). Si potè ,·enir·e alle ;;egttenti conclu!'<ioui: to non si aller·a CL)IJ' ebullr7.ione e nnn è disgustosa; 2° non d1~ l uo;.ro a feno men i venefici, n6 a vomito, t tt'· a bruci n r e; 3• al 10 p. 101) Ira potf' r e aneslC'tico fo r·te ~ pron to cot ne la cocai na, uwnt1·e coR ttl la IJIIél t'la pa rte; ~o pt·oduce i schemia. l'Il. HoHt-:IKA. - Ematurie dipendenti da v arici della vescloa - (Jou rn. al de .Hélli cine el cle Chirurgie, nov. ·18Dk) . :-.1elle varici Vt:!S<:icnli l'etna.tu r in compa re ::;ponlaneamPttle senza causa ap prL•zzabi lc•, falla. t'C<:ezion•l p~ r·ò di qual;;rasi causa capace di Jl l'•ldurrc nnH tur gesc('nza delle vari ci concomitanti_ E ssA •" a:<snlu lamc 11le indrp!'ndr11le da qual :::ial'-i (·a leler ismo; nnzi, c•11ne dice TiliAux, pa re che il pa s~ aggi o di
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RJnSTA CHIRURGICA
sonde Béuiqué pt·oduca un noteYole mi ~d io ramC'nto. Essa i\ indolente nl punto rla esser·e ignorala dal malato, al quale no01 é rivelntA elle da lla color azione delle orine. L'esplorazione dit"ella con la sonda intt·odolla nella vescica o con la palpaztone r c ltale non fa uotat·e alcuna mod ifìctniona nei t essuti e non pt•ovoc·a Hlcun distut·ho ut•inari o. Il malato non avverte nlcuna se11sazione di t enesmo e llOn presenta disut·ia abitual e, es~ CI'Je;:ta l18 luogo tal vol ta, essa é dovuta sempl icemente a coaguli più o meno abbonrlanti e voluminosi che ostt•uiscono l'ot·ifìciu in terno dell'u t•etrR ; ma vi11la quesla r esi;:Lenza il malato non t·iscnte più alcuna mol e.slia. L'emis•ione sanguigna ha luogo dur·ante tutto il Lcm po della minzioue, ed è intimam ente tnescolala a tutt a la massa dell'ot"ina. Le tnmzioni non ;:ono disturbale; soltanto esse sono diveolate più frequenti (·l:e allo stato normale. N on osltmt e la brevi tà Mila ~ ua durala, questa ema~uria vAz·icosa può esser e talvolta cosi abbondante da comprome ttere la vita del mala to o da ind l'boli l'lo uotevolmente. (>eneralmenle essa scom pm·e dopo due o tr e giorni, ma può ri comparire dopo un tem po più o m eno l ungo, talvolta dopo anni, tn ~egui to ad urtn nuova tur ge;;c.enza di ti elle va rici. Unitamenle a gli accennali sin tomi, fa d'uopo t-ener conto dell'esistenz11 simultan ea dell e varici dPgii arti infe1•i ori , di emorroidi o di un varicocele di tlala antica o meg lio anco t'A della comparsa deli'P.mA turia coi nei lente c'l n la 5iOppre5sione di un lluRSO emorroidArio. Così, con la coi nddenza di quei sintomi e delle dilatazioni venosa conco mila nli , si puo con fondamen to slabulire la diagnosi eli varici della vescica. l clist eri d'arrtua, r1·edùi o caldi, un'igiene avente per iscopo di evita r e LJlt& lsiasi causa caplll:e di conges tionar e le Y en~ v escica li, i ca tel et·ismi in cnso di disuria, costi tuiscono il trattamento d ~J iie V81'ici udln ve"Cica . R. P1·or. Vrr r oRro G!t<\ ZZI. - Neopla1ml della laringe . (Il Prat ico, anno 11.1 , vol. Y, N . 2). Alcuni mesi or sono il prof. G. F ez·r eri di Roma dir ige ,·a ai colleghi una circola1·e con le seguenti domande: 1. Sono i tumol'i lar ingei sotlocot·dici per l o piu itnpian· lati nella metà an ter ioN della laring-e?
RIVISTA CU!RURGICA
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2. E nel caso di lale fref(uenza vi é una r·agi one anatomica o fì~i!) palo logi ca ? Il F erreri si er a già occupato altra ,·o l la dell' ar·~omenlo (A rclt. italiano eli U. R. larinyo/ogia, t 89.->) r·ifer·en do come, sopra più di cento casi o :s~e r vH li da Moure solo tre o qualt r o si originassero dall'an golo r·ientran te dellll tiroide e sopra trecento c<Jsi oo:serv11li da Fnuvel solo nove non ft)!':!'er o della porte anteriore. I l Grazzi ri sponde orA alle anzi dette domande rifet'erJdo che nella ~ua l'r~1ti ca di oltr e un ven lennio ha sempr e confer·mAla l ' Os!'er·vAzione deliA frequenHJ d'impian to nella metà .anLel'iore della laJ'inJ!e. L a ra gione che ne dà l'A. Cf)m e probabile, è rla riferirsi alla ma~gi o re ir1·ilazione a cui va soggella que lla pflrte della m ucosa per il più facile S('orr imenlo nella medésima di tutte l e sec1·ezion i pr·oven i enti dall'n l ber •J r espira lor·io. L a so m ma in falli tlelle forze r espir·ator ie ed e ~ pell o ranli deve espr·citare 11na magl!io l'e azione su Ila pare Le H n tPriot·e della tr achea e della la r·inge che non su CJUella po<>lcr inre. l nnltr·e, Yerl<O l a comm issura Anter iore dl'll e corde vocal i il cann le r e!-< pir·a· t ot·io è normalmente più strello e 11uindi lA mas>'a gazosa eire vi pa!> ~a deve csen :i tnr e su '!Ilei puuto tnD!<g-iore pressi one o sfr cgamcnlo. Siccome sapp1arno c lr ~ le irri tazioni a lungo continuate, sono la causa fr equente dello s viluppo di alcune neoplasi", pu1·1 esacr e ch"l quelle di l"Opt•a ri cor·dalP. f>iano appunto le t·a~ioni 11 ... 11a mag~i o r·e frefjuell7.a dell'i m· pianl0 dei tumori laringci sollocor·d ici nel la mela nnleriore dell'organo v oca le. L ' A . r·iporta poi alc une slor·ie clinic he inlet·essanti di operazioni e>'egui te. l\1. D u PLH. - Dlagno1l delle uloerazloni della. lingua.. (Cl inica chiru r g. dell' H··Jiel Dieu). La R{f. med. , fl rlicem!Jr·e 18D8) La diAgnosi delle ulceraztoni della lit,gua spesso presen ta t!elle gt•amlis::.ime diffil'ollà. A propost lo di un ca ~o pt·e;;e11tatosì Alln sua clinica, il pr·of. Du play passa in t•asse!.!na le diver·se affezioni delia linf!ua, che possono accom pagnar·si ad ulcerazioni. Egli di5lingue: 1' ulcer azioni sem plici o dentar ie ; 2• ulcer azioni tuber colari; :1• ulcerazioni silililiche; 4° ulceor azioni canceri gcnc.
RIV[STA CHIRUROlCA
L'ulcerazione semplia o dentaria è facile a dragnoslicur sL E«sa forma una d•~p r ession e posta di fsccia al dente carial oche la provocò, con l.i111iti netti; r·aramenle un pò' wdurila. Il t'onJo è co,.>erl o di g•·a nulazioni eire non har.no tenJenz& ad emorragia; i dolo•·i, se ve ne sono, non si irradiano ,·er sor orecchio. L a l es10ne guar·isce estirpando il dente caria lo. Le ulceraòioni .~i fll itiche sono di tre specie : miziali. Recondar ie o l erziar·ie. L~ i niziali risiedono d'or dinario alla punta; sono r otonde, dure, dolenlr e si accompagnano ed adenopalia sotlomasct!llar e. Le seco1darie, o placche mucosPr si r iconoscouo per l'aspello serpiginoso, la moltiplicil à e la coesistenza di allre l esioni specifiche. Le terziarie dipendono o da una gomma, nel qual caso l'ulcerazione è precedu ta da un tumor e indolente che si apre e si svuolH dando l uogoad una cavità anfr•alluosa con mar·gini scollati, tagliati a picco, induri ti, o dn u na for·ma sclero-gommosa (glos:;iL& terziar ia), la qunle ri sie le su di un rili evo (ed in ciò •': f.tJcile la conl'usione con un a infiltrazione cancer osa), pr'eScenlc.'\ uD aspello CJUadrelltilO P"'l' la formazione di f~ss ure, é di onl iuario indol en te, non accompt~gnata da adenopalie, spessoac.::om pagnata Ja allr·è a ff~ziord terziari e. Le ulr.erasioni tubercolari SOIIO multip!e e senLa tumefllzione, né i11dul'irnen to, né tlolore, nò ad~n0palia e t han11o di ca r atteristico la pr·esP nza di pic ; oli punti grigiastri in vicinanza dell'ulcara zione. L'ulee razione caneerivena può esser·e su perlicùll ~ o profonda, si forma sem ~ E'e su di u11 Lumor·e, ha sede general m ente !:ii rttargi ni Jelltl l ingua, preserlb''t 11 el fon do piccole gr anu lazioni o concr ezioni g r·i giaslrc con secr·eto abbonJanler fetid o e con sali vazione esagrr·ata, è accompagnala speS!"')· da emorragi!:l ; raram ente manca l'adenopalia sotto m ascel. lare pr c!coce e mull•pla ; si trovano spesso sul lato sa no d elle placche leucoplAsiche ; i dolori sono costan ti con or·d inari& irradiazione all"or ecch io del Ialo cor·risponde11te. In cer·Li casi, come in quello esaminalo d'.ll Du]'lay, i ~e gni enunciali 11 0 1 ::-em pr·e co(•si " l ono e sor·gonn difficoltà diagno~ Liche; e queste sono piu gravi nei c a~ i ihr·idi nei quali sono assocrale ùue malattie p. e8. il cancr·o e la si filide. In tal• contingenze, pt• r usd r·e d'imbarazzo, bi so~n a ricor'J'er·e <rlla cura rn er curio le e ioJica e ull'e:-ame micr oscopico di un fr·amrtwn lo e~ciso dnll'ulcer azio11e.
te.
RIVISTA CIIIIWRO ! CA
G. - Eft'etto del veleno del •erpentl. (Relazione l'atta al Ministero degli eslel'i sullo stato sanitario della republica di V enezuel~) .
MEl'DI:"I
L 'A. ha visitato a Victoria, rx capital e. dello Stato Mrrtmda, un ospedale assai pover·amente tenu to. Fra i mt~ lali dr •1uesto OS!Jed ale vi er·a un bambino di cir·ca i O anni, il quale aveva un m oncone, come per amputazione dell'ome•·o, subito al Ji sopra dell'articolazione del gornilo. Chieste informazi oni, di ell e si trattasse, si venne u !'aper·e che quel bambrno, mentre luglia"" il foraggio di ~ ranoturco, venne mo•·sicalo da un se1·pe òelh' lunghezza di circa un metro. Il se•·pe venne poi ucciso dai compagni di lavor·o che dissero trartar·si della culebra tiy ra. Essendosi g"llltfiata la mano ed il braccio e sofl'r·endo mollo dolor·e, il piccolo paziente t'u inviato all'ospe.Jaie. La lumefa· zione andò quivi sempre pii1 aumentando, tanto che i l m edico aveva deciso di fare l'amputazione, ma avendo atteso un 'lualche git>rno ad esegui rla, una mattina, l' infer·miere trovi; la mano e l'nvnmbraccio penzoloni: la porzione di arto si eru staccllla. da sé, per gang1'e na, con linea di demarcazione nelle, poco al di sopra Jell'ar·licolazione dtll cubito. Dopo il distacco cominciò il miglioramento ed il bambino passati pochi giorn i lasciò l'ospedale, con un moncone poco r egolar e, ma cicatri zzalo. ' Di questo fallo assai strano l'A. ebbe confe!'ma dal m ed i<:o cu rantE', appositamente inlenogalo. Il medico stesso disse che n ella sua pl'alica di oltre 15 anni in quel paese non av<·a visto altt·o caso, simil ~ a !]nello; solo vide una donna che per· mo•·sicatu!'a ad un piede ebbe gt'lngt·enale alcun e Jila del medesi mo. Questi sono i soli falli che l'A. ha potuto ra ccogliere circa la perniciosità dei serpenti in Venezuelu. I nterrogati molli contadini ivi reO<idcnti. da più anni, si potè stablln·e che i serpenti in !]Uei paesi sono mollo temuti, ma non ostaco lono l'agt·icoltut'A più di quello che faccittno l e vipet•e in Ital ia. Il fallo !'iferito è del lutto ecce zionale e torse utt buon lll· ter·vento chirurgico a tempo avr·ebbe limitato il danno ori un flemmone gua r·ibile in qunl che sdtimana.
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RIVISTA DI OCULISTICA DolL. F ERn r:.ANDO STRADA. - Bulle cellule o&Uolforml della oongluntlv&. - (Hollet. dd /a Soc. med. chir. di .Paria, IS!lR, N. :l).
L'A . ha vol uto studiare i caratter i e la natura delle cellule a calice clelia conginutiva allo scopo sprcialmen te di cieterruiuar·e se esse sieno il pr·oclollo di una deg-~n erazion e mucosa delle cellule epitetiche o se si tratti invece di form e norma li . E gli ha esaminolo, a tala scopo, numet·ose congiuntive di diver si ani mali gio vani e adulti e pat'ecchie con· giunl ive umane apparlf'nen li ad individui di di versa età, sone e libere affatto eli catarro I n molLi ca~ i l' epitelio ru esaminalo a rreSI'O. General mente si ;:tudiar ono brani di COnl;!illn· tiva le,·ata sempr·~ il pi1'1 pr esto possibile dopo la m or·le dr·ll'i11.lividuo, con fìs;;a :~.ione in sublimato al 5 p. 100 o nri l1 qui.l i di Flernming, di Herm ann, di 1\Ji.il l er , o con alcool o con inclusione in po eaflìna e colorazione rlelle cellule col lioni no, coll'éma tossili na, col bleu di m etde, colla safrauina, colla vesuvi na, col car mino allum inato. l ri sultati di queste r ;cer•che furono ch e tanto negli animal i giovani, quanto negli aJ ulti, l e cellule a cfdice ~i trovano sem pra nellA congi untiva normale, che esse risconlransi pur·e in tutti i ca!>i di con~iuntivo normole esaminala, sia di feti che di fanciulli o dr ariulli, che nell'occhio urnflno dSC:d sono più abbondanti ver so i forni ci e diminuiscono di numer·o v erso l'or·lo pal pebr nle. Quunlo ai loro caralteri m or fologici, esse sono per·feltamenLe e)!ullli a (Juell(' di altre pa r li del corpo. Ri g-uArJ o in fìne alla loro natura l' A. or:;serva che i l trovar·si negli str·a ti medi i e pl'n ronùi dell'epitelio delle rn edesime cellule a calice. conlral'ianwnle a quanto affer·mano i so<;l enitori della ori gine putolo!.(iCil delle rn eùesime, sta a·l intli,; are dre gli slJ•ali inf<' t'i <H'i dell'epitelio stesso sono i genel'alori delle cellule a cfllir·e au a lo~amente n qunnto a riscontrato e doscr·itlo rl Biuozzf' ro ri guar do alle cellule mucose dd l' inleslmo. Le c··llu le a cal11:e della con~?iunliva sono (JUindi da ri tener :::i (Jilfl l i for·me analoghe a quelle ch e si trovano in altri or·gani del r·or po animaiH le '.JUali producono del muco per· un pr oce;:<>n natur·ale e lìsiolofl;ico. te.
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1\IVIST ADI ANATOaHA E FISIOLOGI .~ NORMALE E PATOLOGICA
Alterazioni della flua 1truttnra della oorteoola. centrale con1eoutlve al taglio del 1lmpattoo oervloale . - (La R~(. roed., 28 e 29 dicemb1·e 18()8).
C RISTIANI. -
Messo f'uot' Ì dul,bio, dopo le ci~J!O;:iche e!;:p(>rienze de l B e t•-
narJ, che il tagl io dt'l simpatico cen ·icale mod11ìca profondamente la c ircolaziotHl del cen ·ello, l'A. lta vnluto fa 1·e delle ri cer·che direLie a cono;:cer c· se il lap-lio del si1npa lico slef•so, mercé appunto la !OUI:l az·one var;:<•motor·i a, pos;:a ind ur·r·e m odilicazioni nnche nel1~1 nutrtzione P- nella sLJ'ullum degl i Hlemen l i isloloa-ici d•"l ct>rv ello. A r0nigli di un m e;;e e mezzo laglio il si 1npa1ico cen ·icale, o ra al eli sop,·a, or a al di sotto dci gangli, nf' l pr·imo ca;:o a;:por lando più SJH'sso completanw nte i 1!8ng-l i con un buon tr atto del moncone tan to cenlrule qu11nto pf'l' rfer·i co, nel ~'<econdo lasciando per l o prù i gAnp-li uniti al tn oucone centrA l e. Il tagl io Vf'll i \'8 eiTtl ltuato ora da un sol lato, o r·A d~:~ ambed11e i lali del collo; il CCI'\'ello veni\'R poi istologirarnente es111uiMto a tli vl"rse epoche di distanza dA l L~:~gl i o, limilando l' os;:eJ'\'Ilzione alla cor teccia ceJ·ebrall" e alla sMlarrza biltncA soll0sl.an te. Le lesioni cerebral r trovate :::pP.l'imenralmentP hAnno molln somiglian za con quelle dP II!! para l i si p rogres~'<h·a , l t'Il tla ndosi di al tet·azto ni t'Pftl'essi ve, degettet·ati v P, ttec t·obwticlte d·~ g li elementi speci fki nervosi , di a lte1·azion i pl'ogres;:;i ve. prol i ret 'A li ve, sclet·otiche della IIPurogl i a. QuPsto r epe1·to vieue a cunvalidar e i fall i o~'<;:e r vu ti dA E clteverri a e citati da l Roncor on i nel :::uo trattato sull' epiIessin, tw liA (J uale og7i si attribuisce la genesi degli accessi convulsivi all'azione dt sostanze t.os:::rche alter anti il r;:imputic•I cervi cale (Ca vazzarr i). È da notar si inol tre eire alte1·azioni del simpu ticn cer\'i cn le sono state risconlntle quasi di r ef!'Oia nelle più sva r·ia te form e di ma lalliP. tnl'nlali. T utte queste osservazioni e t·icercho e gli esper imenti dell'A. farebbero dun!Jue r itener e elle il sirnpatic0 cpr vieale a bb1 a una larga parte nella genesi di tno lle lesioni cer·ebrali
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RIVISTA DI A:"<ATOlllA E FISI OLOGIA
non sol o nelle psicosi ma in tutte le alterazio ni del trofismo tanto p~' r parte del sim pati~o ce1•vical e quanto per pat·te d ell'intero sistema nPrvoso del gran stmpalico. te.
La materia gra11a dello 1trato corneo dell'epidermide nell· uomo e nel mammiferi. - Le Progrés médical, l i dic('mbre 18!)8).
Il pr·of. Runvier- ha isolato dallo str ato corneo dell'epidermide clell"uomo una sostanza grassa paragonal>ile alla c e1·a de ll·~ api. M ellendo un membro inter o o la pelle che l o ricuopre pe1· trenta secondi circa nell"a<:qua bollente, l'epid er · mide é distaccala; vien m e!"sa poi per v entiquattro ore nell"elei·e retti fi cato che si decanta e che abbandona il co rpo g rasso per evaporuzi o ne. Questo grasso epidermico é ~tal lastro, solido a lla temperatura ordinal'ia, plastico come la cer·a delle api e si ronde come la stessa all a temperatura di :15• centi gr. Questa C'era epidermi ca é c.o lr)l·abile in ne!'O coll'ac ido o;:;mi co, ci ò eire permette dt stuuiame la ripal'Lizione unil(wme nello str·ato co rlll·o trt~ Uaudo delle sezioni di e piderutid t! ro n queslo •·eaLtìvo, a patto per·ò di la sciure vna cet' la S!'6S!:'ezza alle s ezioni stesse onde non aprire suii H :OI'o due fa ccie tutte le cellule che l e compong0no. Si rileva con cio che le cellule dello strato corneo clell'epiderm ide, iu luo~u di essere scag lie dis3eccale, sono degli ùlricoli srormali per pressione r·ecipr·oca, aventi un inviluppo resistente ed ur• contenuto cereo. Il cor po intero !;SI'ebbe quindi cope•·to dA una spec1e di ver·nice di incomparabile solidila e mo1·birlP:tz8 la qu~;~le lo dift>nde pt! t' la sua strutlu1'a co11lro le Azioni meccanrche e pe1· la sua ricchezza in cet·a co11lro le Rzio11i claimiclte.
Bulla Importanza del 1l1tema gangllonare llnfatloo nella dottrina moderna dell'Infezione e dell'\mmunttà. - (Giornale inter na;. delle .sci~> n; e mediche, 30 no v. 18!)8).
Prof. LutGr MANFREDI .
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L'A. r i1:1ssume il lavoro di tre anni compiuto nell'istituto rl'i gi e11e delll;l R. Univ€r'sita di Palermo per opPra di diversi nlllt!vi r iJ•ca il modo di com pol'larsi df'l !<istema gauglionat•e linfa tico I'Ì!'\pello ai mi cJ'OI'~n nis m i. Gli esperimenti prinCiJJali
1\0RMALE E PATOLOGICA
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rìguarJSI'OllO il ll1ÌGI'ObismO latente in Ol'dÌoe Ul quale Sn riSCOntr ò tanto nell"uomo che nell'animale svi luppo dì molteplici batterii dirnorAuli nei ganglii linfalìci quuli due specie di sm·ci11a, tre specie dì batteri non patogeni, i simil tifo. lo .~ta.fìlococcus piogenus allm.~. il u. me.~e n.tericus fuscus, il b. mesen.lericus )larus, il micrococcus Jlaou.~, li')u~facen.<t, lo staplt. JI!Jr>[! ertes aureus, il IJacterium ZtJp(il, il potere dei gangli linfaUcì di filtt·are ì halterì 8 manlener•lì vitali pet· qualche t empo dimostralo con prove sper imentali le quali t'anno comp t•ender •J in cl H~ consi;:Le la cos'1 della r~cit..i i ,·a delle rnalaLLie, il pote~·e dei gangli l ioratiti J i 11llenuar e la virulenza Jei batte1·i pAtogeni il che fu d1most•·ato per i più comuni e perir:olo:;i mi •! ro•·~anismi quali i l rlitilococco della pn.erunoniie, il baci/lu del bfo, il bacillo del car bonchio, ,1w:llo clelia tubercolosi. quello della peste uttbon.iea, l'influenza dei gangli linfalici nella immunita naturnle ed acquisila al qual riguardo è ùa ri tenersi che, come per· l'aziona allenuall'ice nei balter·r patogeni, cosi plll'e per l'azione i mmunizzante rispetto all'o•·~anism o, il sisLf!m 1 gnn)!liar·e l ìnf'atico òt:bbR p robabilment~;~ p0rr é in giuoco d<'lle i nfiur nzrl propri e special i le quuli $;nno da ricerca rsi nelle sue pr opriela dì stru~tura e di fun;(ione, ìnfìne quAlche tentativo dì gttnglioi m m un izzazione 8 di ganglio -terapia. l rìsultall spt!l'llnentalì rJllBnuti con qut•sl e l'icerche di m•Jstrano come al cqncetto tt•oppo semplice e va :;ro amme;:so finora che i gang-l i lìnlhlìci eser citino un'influenza protelli\'a contro i g1•r·mi patngf'ni at·r·estando o rilA rdllndnne il cammino nell'organislllo, sia da sosli l uìt·si un concetto più chiaro del modo d'azione dei gan.a-li stl'!ssì i quali a!XÌI'ebbero contr o i ballel'i in tre modi: (o con un·a;:.ione .filt rante, 2° con una azione attenualrice; ;J• co1 1un'azione imnwni:~•atrice. Graz1e a •ruesle lot•o funz ioni i gangli linfalici compiono una mis•ìo11e difen~ìva della piu altA importanza. p ,.•. la loro ~~~de, ['er la loro struttura coo:lìluisrnno al d1 la dt>lla pelle e delle mucose una barriera favoPevole all'at·reslo fl all'i-sm·cizro d"lle funzinui anzidette. Nell' i:<tesso tempo pet·ù i gangli lì n l'aLici debbono anche considet·a•·si C<lme altrettanti rocnlai o •·ìcettacolì peri ~n l osi dì materia ìnl'dltii·H netrìnlel'llo d e ll'ot·g-a ni ~ mo. come altrettAnti ac•·umu1Al0ri di batteri pè!LOgt'll i, e ql•&lora le f11nzìo:li r h~ es;:i e!'e1·citano a pr ò de ll'or gar~il"I'TIO vengano ad allet·a•·si o a mancn1·e per ra g ìo ai organ1che o pe1· cause ; nter col'l'•;nlì, si compr ende come pos'>uno a vvenire l e autoinfezioni o infezioni criplOA'Cnetiche e le recidive.
1310 RIViSTA DI ANATOliTA E FISIOLOGI A NORli ALE E PATOLOG ICA Il sistema ganglinnare linfalico va consideralo dunque, pl:ll fallo ti PI suo microbi~mo l atente, e rome mezzo di di fesa, e com e !'onte di pericolo. L·una e l'altra eventualità dipendono da cause or.:casionali e predisponenti . A che cosa il sistema gangl ionar·e debba il m odo suo d i comportarsi di fr·onte ai mici·organismi, rimane anco.ra da spiega re. Cer·to si è che nei processi che si s vol gono abitualmente e lentamente nei gnngli linfatici solto l'influenza dei balleri, nor1 si può invocare n è la dottr ina fagocitar ia perch é il tessuto ganglionare non ha veri e propri fagoci ti, né la dottrina umorale perché lu linfa è sprov vi sta di propri f'tà b~:~tlerJcida. E qUJndi probabile che si tra tti pi uttosto di particolari inlluenze bio-chimiche.
Queste 11uove cognizioni sul si !'t ems ganglionar•e linfatico dimostr·ano che n ella lo tta contro i balleri l'n rgt~nisrno non obbedisce ad una lo•gge nssolula, ma dispone di molteplici mezzi frA i quali è dt1 darsi la massima importanza al sistema in par ola. E da sp€'ra r si anche che per le sp e~ia li pr opr ieta antiballerir he di cui gode i l sistema ganglionar e linfolico, esso possa riusci r e u tile n ·~ll a pr evenzione e nella cura specifica dell e malatti e infellh,e. ltJ.
RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE FounNIER. - Della atoma.tlte merourtale. M édecine et rle cltirttrgie, novembr·e 18H8).
(Journ.al de
Il professOI'e F ournier ha ri chiamato l'attenzione su alcuni punti spPciali della storia delle stomatili m ercuriali, cer cando soprattutto di m ~ llc re in luce i punti meno conosci uti di fJu t>><la complicazinne cosi fr·equen te della cura m ercuriale. È noto, iu fatti, che ogni (Jualvolla noi amministr iamo il mer curio, qucdun•1ue sia la sua for ma, e qualunque sia il suo modo di amministrazione, noi ci esponiamo a provocar e l a stornalite. T uttavia vi ::<ono dif'f,•r enze tra l e forme medicamentose che si adoperano. Il p r·otoioduro é mol lo ofl'ensi vo per la bocca, ma in proporzioni che dipendono mol Lo dalle dos1 usate. Le piccole dosi so no poco offensive. Accade per ò sovenli che una dose
RIVISTA DIII1ALATTJE VENEREE E DELLA PELLE
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di cinque cen ti;n·ammi pt·ovochi la salivazione, soprallulto nelle donne; questa dose porta la a 8 o IO centigrammi attacca frequentemente la bocca nella don na ~ sono pochi i sop-geLLi che resi stano alle dosi di 15 o 20 centigrammi senza presentare stomal!Le. Per cui fa duopo non oltrepassare le dosi m edie di 0,10 rentigr·ammi per l'uomo, e di 7 ad 8 centigrammi pPr la nonna. Il sublimato pr·ovoca molto meno facilmente la saliva:t.ione; 1118 c:ò dipende dal l'allo che a cagione della sua Lossicità non si può usa r e che a dosi mollo deboli, e se. per •1ualche motivo spuciale, si oltrepassano l e do!'i, si nota la comparsa tlella Rtomalrle. P erò, di tutti i modi di somminisll·aziOJae tl~>l mercur·io, le frizioni mer·curiali cosliluisconù il modo più oflensivo; con f> a 6 grammi di llllfluento mer·cut•iale è t•ar·o che non si produca la stornatile; e, nelle donne, non si devono olta·epassare i 3 g r ammi. La stomalile pr·odolla dalle ft•izioni è d'altronde del lutto specia le; essa Il bJ•usca e uon é preceduta dn un periodo pr·odromico eme si osser,·a nPIIa slomalite da iogestione; e~sa è più gener·ale di pl'imi livo ucchito, e più intensa e più grave e può talvolta assumere la forma maligna. Si Pra sperato di evilat·e la sl.omA litJ~ ~oli' u::;o delle iniezioni, ma ciò non si è avvel'alo. Fuut·ni~>r è venuto a conoSCt'nza di un caso in cui la morte è sopprap-giunta in una donna allu quale er·a stalfl i111cllata una siringa di Pr-a vaz piena di m ercurio metallico. e Hallopeau ha osser•vato una donna Rffetta da un' eno t m e slomalite con minaccia di sof~ rocazione, alla quale egli aveva falla uno seri e di sei iniezioni sottoculan ec. La slomalilP. può quindi soprAggiungere qualunque sia il proeesso ter apeulico usato; mR si deve tenet• pt'e!"t>nle che esso !JUÒ essere favorila tltt cause pred asponenti, delle quali la pt·ima è senza dubbio l' iJiosincr·asia, ciao si presenta 11011 solo per la sa livazione, ma anch e per• la pelle: alcuni sng"getti non po~sono prender e m ~t·cur·io anche a m i nima doso senza pt·esenta r·e idr·ar·gi t•ia . Fournier· ha visto un soggetto, per· esempio, il flUI~ le per cin()ue volle di seç{uito, dopo dosi di m er curio debolissuno:, fu collo dR l'Cal'lattioa uw rcuriale, e ne fu pure colto dopo una semplice caulerrzzazi one di placche mucose col nill'ato acido di mr!rcut·io.
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RI\' I STA Olli!ALATTIE V &NEREE E DELL.\ l'EL LE
Ceele cond i zioni spec;ali , co m ~ una stom atile CO!P\.111 6 al!· l eri or e, il calli vo sta to dei denli e delle gengi ve, l ' incuria dell a bocca, f!:I VOI'isco•l n mollo l'invasione dell a stomalile rn er cur ia le, e d'altra p arl~ è nCJto che, per chè essa compaia, é nPcessai·ia la presenza dei denti, perché , non si ri scontra ne n ei l atlt~ nti che non hanno ancor a denti, nè n ei vecchi che li hanno p er duti. Cer te circo:;lant.e fllv ori scono pUI' ò la sl omaliLe, per esem pi n, il fatlo di pralicaee una feizione sopr a una su perficie denudata com e quella da un vescicanle ; tal volla anzi essa sopi·aggiunge dopo una semplice l nzione sopra l e piaghe. I nli ne , vi sono alcune r egioni che asso1·b0no più delle allre, come l a piegatura dell' tnguine e l o scr olo. Quest'ul ti mo punto ha impor tanza a cagione delle f1·i zioni che si p1'aticano spesso in quella ragionò per dislrugger a i pidocch i, ft·izi oni di cui l"'on fa par ola il mal ato affetto do stomatile e che so ven te <'gli CE>Ia con cura. Questa facili ta d'assor bim ento per lo s<:eo to può cagiouar e accidenLi n1olto gra\'i. F our ni ee r ifel'isce il caso di un mnl uLo affello da piatlole, il quale invece di ver sar e in un bagno la p1·cpa1'azione che gli er a sta ta pr escrilln, si lavò il pube e lo scrolo con quella soluzione concent1·ata di subl i mato corro-;;ivo. Dopo 7 ad 8 ore l o scr olo aveva a:;sunto le dim 13nsion i di una te$tA d'a dulto e ne I'!SUilò la cancr ana tli una par te delle bot·se. La stom atite può ri vt!stire tra for me differ enti pee loro intensit<ì ; una fo1·ma leggera, m ollo comune, una fO I'ffi'~ m1'dia r ara ed una l'o rma f!ravi ssi ma mollo rara. L a for ma l e g~i era è quella alla qual e Fou1·nier ha da to il nome di stomatite d'allarme, p er·che essa indica il m omento in cui i l mer curio comincia a non esset•e più ben tol ler·ato da Il ' o !';;{nn ismo. La r aral l erislica di questa sto matite è di esser e parzial ,, ; l a stnmalite m er curinle, i nfatti, rari ssimamenle è ~en eraliz zata di primo acchito. Si posso no consideram e CJUBtli'O ti pi differ enti. Nel pr i mo v r ha un sem plice scollamento della par te Jella gengiva ch e cingd in dietr o l'ultimO m olar e i n fer iore. È una l esione l ieve Ji cu i il m ala to se ne accor g e appena; ciò non di meno è un se~n o eccelenle che per mette di scopr ire l a s toma tìle p1·ima clte essa si g;me1·al izzi. I n gener·ale, lo scollameulo l'òl r o- mola 1'e i n l'et·io r·e è unilaterale e si pr oduce sempre dnl lato ove il m alato t•iposa JurAnte il sonno.
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:'\ el secondo tipo la ~en~Zivile ancora par·ziale si rnl"lnif'esta io corri~pondenza di denti malati e comincia in questo punto .
N el terzo tipo, la g-enp-ivite si inizia in cort·isponùenza degli incisivi mediani inferiori; l a mucosa é affetta sovenli in •1uesto pu11lo, ma solam ente nella par te antel'iore, pePché la pa rte poo:tpJ·iot·e J•irnane immune. L e geng-ive scmo at·rossate, tumefalle . scollate, sall,!.rui nanli , e, sopr attutto, se si comprimono, si f'a uscir e un Jirruido purulento che si é r accolto in qu<'llo scolla mnnto. I nfine vi ha un allegamento speciale dei denti, dolo!'<' dur ante la maslicazione, nn sapot·e su1 go lare ed un odor e speciale d••ll'al i lo. I l C[IIAJ'to tipo, infine, é caratteri zzato da una erni stomalite, v al e a di1·e che vi ha sto m>llite !imitala ad un lato. ~~ un t ipo iniziale della stomalite rnerc:miale e la cui l ocalizzazionP si spiega con l'abitudine che ha i l malato di do t'rctir e da un lato, sempre lo sl..sso. Questa l ocalizzazione am:i è un segno ri velator e perehè non si osset·va che nella slo1nati le mercurial e. Ciò che carallerizza i d e!=<cr·itti ti pi pt•incipa li della slomatite rl'allnrwe, si è che queste stomati li ~ono pat•ziali e leggiere: sono i nciden ti che possono scompa r i r e nel ter mine di una quindicina di giMni se si sospend e la cura, l& qnale potl'à allora es;;et·e l'ipresa senza il1con\·enienti.
R!VlSTA DI TERA PEUTICA Pneumoftla (lnalatrlce- vaporlzzatrloe). (Ga.u . meri. d i Torino, ~ JicembJ•e '189x).
BON ARET T I. -
E u no strumento che set·ve a conch.u-re nelle vie la l'in orrobl'onchiali i m etlit;arnenLi per mezzo del vapot• d'acqua ri {}olto in getto adatto e ad una temperatu r1' sopportabile, ed é f!lllo in guisa che le !=<Osl!lnze i nAlabi li non siano a contatto dell'acrr ua la quale spesso, non essendo sempr e pura, alt era la sostanza stessa lasciAndo dei r esid ui i nutili e nocivi. L a pneumofìla è unu semplice caldaia di r ame slal!nalo a larp-o collo, con un tappo a vite che la chiuùe er m~> ti ca m c nte; a talr> del cnllo è pr aticato un la1·go foro il q uale
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RIVISTA DI TERA P&UTICA
mette iu un lungo becco conico che conduce nella bocca eli chi inala un getto di vapot·e. Solto l'apertura del becco, e ntro il collo della caldaia, é adattato un appa r ecchio che serve a tener sospeso un recipiente di vetr·o, nel quale vengon posti i m edicamenti. Le diverse sostauze inalabili t•eslano in tal m odo isolate dall'acqua e sospese nel suo vapore. Io questa ma nie ra, isolando dall'acqua il medicamento, si può far inalare al paziente il vapo1·e medicato col catrame, colla trem e ntina, col guaiacolo, col mentolo, colla r esorcioa, coll'acido fenico ecc. La l un~ltezza e la vivacità del getto di vapo re sono in r·apporlo di re tto coll' intensità della so:·gente di calore il quale, qualunque esso sia, non può danneggiar·e chi inala, rimanendone a discreta lontananza.
te.
L. SAI31JATANI. - Fermento antl-ooagulante 4ell' a Izo4e• rlolnu ». - (Giorn. delle R. Aeead . di med. di Torino, se t t., ot l., no v. 18!)8). L'A. ha fallo interessanti esperime ntr sulle sect·ezioni nell' lxodes rieinus, allo scopo eli constatare se, analogamente a quanto fu scoperto daii"Haycrr.fl cit•ca al potere eire ha il secreto orale delle sanguisughe di impedir e la coagulazione del sangue, anche pe r la comune zecca co m e per tutti gli al tri animali i quali, pur essendo lontani fra loro nella !':cala zuologrca, vivono succhiando sangue, si abbia a riscontrare tale facoltà. Egli s cioperò a tale scopo un infuso recentissimo di zecche, finemente Lriturate, in soluzione fi siolog ica. quindi il principio altivo del medesimo saggiandolo poi o in vitro, mescola11Jolo con variabili qua ntità di sangue, o per iniezione intravenosa. L'esper·ime nto in vitro fu fatto comparativamente con s an gue di uomo, di cane, di gatto, di coniglio, di bue, di maial~, di montnne, di gallo, di colombo, ùi r·tma; per iniezio ni in\rave nose esperime11tò sul cane, sul gatto, sul coniglio, ~;ulla cavia; esperi mentò pure la sua nzione s ulla linfa del cane, infine studiò l'azione lisiol<)gica di questa sostanza ed il meccanismo della sur1 nzione. Dalle ricerc he falle r isulta che: l"h :odes ricinus ha, come le s anguisughe, il potere di rende re il s a ngue incoagulabile. e ciò pt·oLabilmenLe deve essPrl:l generalizzato a tuW gli animali succhiator·i di sa ngue; tale proprietà anticoagulante
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è dovuta alla presenza di un fermento specialé il quale, ~" er vendo per l'alimentazione, pot•·ebbe e~~"er posto accanto ai fermenti digestivi ; il !\' l'mento dell' lxode.'l r ende incoagu labile il sangue e la l infa tanto in vilru che per iniezionu intra venosa; è molto ait.li v o nei cnr ni vot·i, meno negli erbi v ori ; impedisce la coagulazione annullando razi one del fibrinferm cn to. te. Do ttori Anctn:-<ARD e Woooso:-~. - La derodtagnosl della febbre gialla. - (La sie roie ~at• irt, dicembr·e 18D8). Gli Aulor·i hanno a.pprofìllalo della epidem ia, che lm i nfierilo nello Stato della Nuova Ol'leans du r Ante il IR97, per col!tr·ollat•e le ricerche di Sanarelli ed !1ppl icAI'B nella n~bbro g-in Ila la sicro- diartnosi, com e si fa pe•· In fel 1bt•e til'oidea. Il elle è di som mo inter es!'e, i nrruanlocllè, sopr·atullo nel prim o mo· mento, sono faci li gt·andi error1 con altr e malattie dominanti (denguf:', tif,>ide, malar·ia, ecc. }. Esl'i hanno pr·atica to i loro studi sopra un mater iale di 100 ammalati, che ve n i va lor·o ftn·nito dall'ospedale della febbt·e !Zialla, dalla pratica p rivata e ria i labor atori o dell' ufficio di so n i tu, o ve si por lanu sempre 1.h·d campioni di fe bbre ti foid ea per soltoporli alla l'l'azione di \Vi d ti! . Nella febbr e gialla iJ san gue era stato raccolto a va l'i e epoche della malattia, durAnte od alla fin H della convalescPnza. P er fat·e la r eazion e, il !'anp;ote veniva di!->ciolto in OCII'Ia sLerllizzala; le cultur e del uar·il/o itter oide venivano uf'ate fr esche di 1R ot·e e completan1enle pl'ive di a.! !:;lomer azioni bacilleri. E1·a accu•·atamenle t>liminala la intlucnza di ag enti fisici (l'r·edòo, calore, evapornzioni, contatto di cor·pi estr·anei. ecc.). Come espet·ienza oli contro llo venne saggiato conlumporaneamenle il p••tere o ~glutinante ch' l l"iet·c del sang-ue del la febbre giallA anche sul boctllo tifìco, e tr ova rono che nelln proporzione di 'l : 5, tende ad agg lutinnre anche esso; ma si potè el i minaJ'e pure siffalto fattor e m er cè più alle diluzioni . - I n fatti nella pt•opot•zione di 1 : IO non si olliene ra g g llltinazione del bacillo tijico se non nei veri casi di febbt·e lifoidea o nei casi in cui la storia clinica t>ivelava una febbre tifoidea pr·cg1·essa. Nei casi in cui fu ottenuta l'agg lulinuzinnc del bacillo illeroitlc <:ot• san gue portato al labo ratori o per la diag nosi della ti l'o idea, si scuopt·ì poi dalla stori a eli n i ca
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do·ll'ammalalo, ch'esso avea pr!-!cedenternente avuta la febbre gialla. Ciò pro\'él'ebbe secondo g li AA. che nel sa n ~ue possono ti·ovat•si r.onlernpn rsnearne11 te due a;Jolulinine specifiche. In m ol ti casi so!<pelli di malar1a e di t'ebbre tifoidea la sierodia p;nosi ottenuta po;.itiva col !;aci/lo 1tteroide Jimostr ò LratltH's i invece di felobre gialla, come poi resultaYa effettiYaIUenle Jal seguito della malattia. Vìceve t·sa avvenne che in cerl i casi, considerati dai I)1 ed ici sospetti di rebbt>e gialla e come tali inviati all'ospedal e, la siero-d iagnosi dimostrò rapidamente t1·allarsi invece di febbre tifoidea; ciò cliC veniYa poi confCI'Jnato dal SP~u i to della malattia. LA sie1·o-r eaz1one col &acillo itlerotle si ottiene nella febbre gialla subito al secondo gio r no di malall1a, e la durata del poter e agglutinante nel sangue dei conval escenti di essa contin•lò anché dopo 8 sntlimanP-. Al cuni saggi di sailgue conse1•vati in tubi di vetro hanno dimosti'Hto il IOI·o polo>re ~;~gg-lulinnnle anche dopo a m esi. La ces!'\aziOJH' Ùl.:'i m ovimenti e la compl eta a:rgluliDI.lzione dei microbi e1·ano i soli critel'i del la r(jazionP, ed usando la proporzione di 1 : IO wnivano considerali come limiti delfa diag-nos i pn si Li ,.a :30 mi 11uti d i tempo. La Slm·o-r;·azione nella febbl'e gialla si olliene così caralle· ri~ lica co•ne n ella febbl'e tifoidea. L e I'ICCI'che d e~li AA. veunero praticate con culture del [,aci/lo i tte roitle di SanAt·elli provPnienti dall' lslitutn Pasteur ; ma reazioni più carallel'isliche erano ottenute più ft~cilmente con culture isolate di r,.es<;o dal cadavere. Le concl usioni dt>l.di AA. !'Ono : L I l nostr o lavor o dimostr a l'importanza pratica della siero diagnosi nc·lla febb1·e gialla. 2. Questn può o llelleJ·~ i subito al secondo giol'no. 3. L a diluzione del l : 4-0, col limite di un'o1·a, é da prel'e!'irsi per una diagnosi accurata. 4. Il metodo del sangue disseccalo secondo Wyell Johnston è molto soddi sf'arentu. 5. L a siero-d i a gnosi della febl11•e gialla deve essere inslitui ta nelle r egioni, ove es><a es•ste endPmJcamen\e ori in quelle che possono ocrasionalmenle essere invase da epirlemie. o. L a :si6 I'O·n~a-.io ue IICiltl fel.JJJt·e giallt1 à :specialmente im portante al principio delle epidemie pet• la diagnosi dei pt·•mi casi dubbi .
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Rl\'[STA DI n:~~I~A ~ S~:R~IliU jlf.DIL!J mUTAR~ L C1<e. -
L 'anttsepsteraaepslln guerra.- (Uer M tliiii·
rarst, 2 diCèlltbi'H ! ~!IX) . Il Genm·olarzl a. D. Dr. Liikt• lta fallo alla 70• t·iunione dd nolut•ali!'li e m~>d i d Ledesrh i una cotn uHieuzioHe !'opru l"anli!'\Cpsi e l"asepsi in l:!;llt•rr8 mnllo inte ressante, della qnnlc dituno le concl11 !'ioni. t• P Pr i medic i dei r11 rpi di tru ppa èd ai posti di meol icn zione elCi COr rti O impO!'Sibile rJ j ('~8~Uit·e i pr ecelli c]PI ["asep;;i. In vece é lot·o dovt>t·e rli applicar e una m edit'aziono anli!'ellic·a, fa cendo uso di guanli d.i g-omtna pCt' quonto lo pcmwttonn i l t.c•npo L' l"oppnt'lunità . P:ll'licola r menle in cnso di emon·agie pericolose ùi vilu , ~e ;;c•IIO al Lronc•), si dt>ve (•pplicar e un 1~-t ntponot n Pn lo anlt><ellico, quando o po;;!':ibiiP, e se ulle memut'a si deve applicare prov visor iamente un com pr essore. È pet·me<>so !"uso del paecllell•, da med u.:aziùne del sol.lato. Non è da escl ulet·si il ten tativo d i untl ciliusu•·a primaria della l'er i la co Ila ~ultH·a e si 111 il i, m e~lio colle ea psul<: pl'oleLlri ci delle f'crite (Pa lr nt-\VIInd ensclttll7.la•r~rl 11 ) . 1.• Anche i ri pal'li di r iCC\'imento e di medieazione del pm:lo prin ci pu le di mecllcazionP usano nJal.ot·ifll•· da m ed icllzione pt·epai'alo !lntisellicam cnlc c0l mnss•mo t·igunr lo dei pr Pcetti antisettici, ser vendosi di gunnti d• t:{'>mma, mfl r;:e11za lavatura llÒ sprUZZHlllCIItO delle f(• J'Ìle <l delle Sue ndincenze. La m C'diCillurn consi~le nello sp•Jivet·i zznrt> lo rcr tla <·on j"dol'ormio, copl'il·la con compre-;se di mussnlo al sul1litnalo. Questa m ed ic01.i011P. ,-. po-<ta .fl ~utte le feritP'deiiP. pAI'li mt dli, cornlwese quelle delle CH\'ilil, l'altA c•c•·ezione eli queLle poche nelle q11nl i vi e UIIH indicA:r.ir)lll' pr ec isa per una opc-razinnc. Nelle rratlul'e e nelle ferile delle at·licoiHzi•lni si aJ,!gi un~<n•o stecche o sitnili. 3• Cir ca tutte le m f'dicnzioni vale il pr ceellt) che non ><i de vcJJlo to~l ic• re rp~ell e gii1 statt: a pp l i cA L•J nei d i ,·er;:;i sca!!lion i del se r vizio sanita r io, n nwno cl•~ cii! 11011 ><in iudicato cotne nece><l"ar io nella tahe!lina tlia~no"li ca, o "i siono decise ind icnzioni pO I' ra1·l o.
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RIVIST.'\. Dl TI:.I: NICA E SEHVIZIO MEDI CO MILITARE
-1-0 Il r iparto o pernzioni, quando le circostanze l o perm et-
tono , deve opera1·e colle r~>gole asettiche e con materiale antecedent... menle pr eparato e conseevato ts setlico. La sezione di sanità deve e!'ser e provl'ed uta, oltre del mater itlle au;-.id etlo ben conser·vnto, di una stel'ilizzatri ce per f!li str·um cHti, cd almeno sa r ebbe de:o:iderohile un r ecipiente (Tr oltlmel) per la sl el'i lizzazione del materi ale da me.ticazione da tenersi pr.~pai'Ale, P dei l?l'embia li, della tela ecc. ;,• All'o~peclale da campo le fer ile ~u ppura n ti ed i ttfette devoaoo t r·attar:::i ~ec;ondo le r·c~to l e antisettiche. A ll'iocontr o nelle ferile rinaa ste asettiche devonsi ado prmHe medtcazioni aselliche, e l e opet·aziolli devo11o eseguirsi aselticamen te. PPI' pnter· adoper·are materi all' di 1·ecente steril tZZ8to e per pt·,,neder e il materiale d'ogni spe(·ie 11nche pei bisogni delle sezioni d i f"Anilé, :::i devono aver·e, oltre alla ste1·ilizzatrice por l!li istrumPnti. ptH·ecchi t·ecipienti (Trommeln) per il ma · l~:- riale da medica zio11e e per· 11:1 biancheria. r;• Nell'ospedale di r isel•,·a si proceder à con tutte l ~ reg .. Jn de Ila treni ca m oder·ua. i• L e tn edrf'ime mus:-;irue valf(ono pe1· la g ue1·ra su l mare, e nt·lle nnvi o"pcdal i , e per la g ucn·a d'assedio ai po"li d1 m ed ica zione e negli 0!"perloli.
La battag lia eU Omdurman. - ( Br il. med . Jou.rn.., 10 sett. l X!Jf>) .
Ln b1·illnnte villoria dt· lle lruppr ingl esi ed egiziane ad Omdurman é sta to il cot·onam enlo di un duro lavoro di m olti ann i e d'unA accuratn prepa razion e. Il volore, ad un l PJ11p0 di«cipli11ato t-d iln peluoso, il qua le, per cilat·e u11a fra se dPI TemJ•!i, !'• la g r an virtù mi li tare della rtlzza britannica. non avr·cbhe potu to da 1·e t)uei br illan ti risullali Sl: tulli i dettagl i non fos!'et·o ~ tali antici! •:tl8rnente di~cu ssi e se non fo:::"ci'O state pr·e"e le rna;.: giori JWecat:ziom per pot·tare l e lt·Jtppe rli l'r onte Al nCiltico an bu0110 f-' talo di sAlute. l i gt·a n met·itn del "i r dar Kilchrner e del suo !'\ltll o m aggaor·e é stAto quell o di fn rsi una p-iu,.:ta tden d ~>i per·i co~ li eh t· cort•eva la sal<~ tu Jelltj 1ruppe in nn clima diiiici le Pd i n luoghi che sia per la p1·ovvista <.l'uc•l un, sia P~' l' g li accampamen ti, ri chiede' ano se•n l'r e i l parc1·e dei ~;<artila t·i Il successo del ravan:>.ala tl cJJ·.,:::et•cilo an~lo- e~ìz ian o é a l11ttn lode degli ufficiali m('d1ci r h•· hanno dalo il lw·o conf-'iglio :-<u (jU•:sli punti e del :::i1·.Jar che hA "nputo hene q~Jutarlo e mellt !'io in opera.
RIVISTA DI TECNICA 8 SERVIZIO MEDIC O MILITARE
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Il Regio Cot•po :;oanitario militare ( 1) non ha dovuto lungamente l:ltlendere per avere il battesimo del fuoco; l'opera di esso fu fatta bene e rapidamente. La battaglia di Omdurman avvenne il venerdì, e il "abato Kilchener potè telegrafar e, che i ferili in!Ziesi avrebbero disceso il fiume lo stesso giorno, inviandoli, con navi- ospedale al grande ospedale di Abeidieh. Di qui essi, per fer·rovia dovevano essere spediti a VadiHalfa, da Vadi-Halfa ad Assuan con n avi, ed ollre questo luogo per ferr•ovia. Vi erano piccoli ospedali a Shellal, vieino ad Haifa, e ad Assuan dove inoltre i ferili trovavano tullo quanto otl'riva l'odierna civiltà. Si ebbero: nelle truppe inglesi 2 ufficiali e 23 tra sottoufficiali e soldati uccis i e 7 ufficiali e 99 uomini feriti; nelle truppe egiziane l ufficiale indigeno e 20 tra soltufficiali e soldali uccisi e 6 ufficiali inglesi, 8 ufficiali ind1geni e 221 tra sottufficiali e soldati feriti. Come s1 vedrà più sotto, gli ospedali erano ampiamente equipaggiati per far fronte ad ogni eventualità. Il R. Cot·po sanitario non manco di dare il suo contributo di sang ue alla battaglia di Omdurman. Il teu. col. dotl. A.
T. Sloggetl, medico capo della 1• brigata inglese ricevette una grave ferita d'arma da fuoco al torace sinistro e due sold11ti infermieri fut·ono feriti: di essi uno gravemente a lla testa da proiettile. Disposizioni circa gli ospedali ed il trasporto dei. malati. Ecco le disposizioni autentiche prese per la cura ed il t rasporto dei fet•ili del corpo di spe<lizione. Esse !>ono state a ccur·atamente studiate ed è probabile che nessun esercito é stato così ben provvisto sotto questo rispetto. Le forze inglesi erano costituite da 2 brigate di fanter ia, dal 21 lancieri, da artiglieria e da truppE.\ del g~nio . Al ser·vizio sunilario di tutte queste truppe e degli ospe.dali sovrainteodeva un geoerale chirur go, il quale assistito da un maggiore medico faceva parte del quartier generale del Sirdar. A ciascuna brigala sovt'aintendeva un tenente colonnello medico ed il servizio sanitario dei cor pi era disimpegnato da magg iot•i, capitani e tenenti medici. ti ) Con decreto del luglio u. s. i 111edlci militari inglesi furono costituiti in Regio Corpo sanitario militare tRoyal a•·my medicai Corps) ed ottennero oosi Il sl da lun~o tempo desideroto g•·ado efTett•vo. (NOtfl della Red.).
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RIVISTA DI T ECNICA E SERVIZIO li EOICO M ILITARE
Ad ogni b ri ~tl la E>ran o a sse~nati cinque ospedali da ca mpo sezional i capaci ognuno di 25 l etti. Di un ospeda le sifft1lt.:> er ano fo r nili anche IH cavalleria e !"arti gl ieria. Vie d i coma nica.;ione. - I ferili eran o portali indi etro con a111bulanze sul N ilo fino ali' Atbara dove ei·a istituito il pr i mo ospedal e permanen te Ogn i ba rca-ospedale conteneva 2~, letti ed t•ra comantlala da un ufficiale mE>dico, cui stavan s0ltoposli uno speziale, t se r~ente e 4 o 5 uomini delle truppe di san ità . Que:>te bar che-ospedale er ano designate con lettere dell'alfabeto (da A ad Il). Os!wdali f'e r manenti. - a) ALbara. - L'ospedale situato più al sud di tu tti Pra quello eretto nel punto ove il fiume Alba ra si j:rella nel Nilo. L 'o>:pedal e er a in o•·iginf' form ato da tencle capaci di 100 letti ; in seguito si cos truì un ospedale con mattoni di lolo capace cii 200 l eLLi ; le pareli avevano la spessezza di circa 3 piedi, il tetto era ele vato e le volle E>r·ano t'alle tli stuoie ri coperte da uno spesso strato di paglia tli dura. L'ospeda le poteva ess~re t•i dollo a conlene•·e 300 letti co ll'er e<:fone di lende. Il servr zin sa nita1·io e1·a disimpep;ualo .la 5 ufficiali medici , con a capo un tenen te colonr,ello medico. IJ) Abeitlielr.- Ali Abeidi eh, a 15 mi glia al nord di B er ber , vi era uu alt r o gr ande ospedale fallo di mattoni di loto e capace di 300 letti. Il se1· vizio san itar io er a assicur·alo dalla pr esenza rli J:l uflìciali medici con a capo un tenente colonnello uwdico. Qu,...;::t'ospeda le era pr ovvi sto di tu tte le neces· sar ie m flsser izie da o=-pec.lalc. C') Vodi-Halfo. - Qui, donde incominciava la ferrovia, era im pian:a to Llll ospedale di 50 letti con 2 ufJiciali medici. d) Shellal. - Anch e (jUI e1·a impian ta to un ospednl e di 50 le t li con 2 u f'lkial i medici. A l'f'a''Prcl!i ! Nintrr n. - P el co•·r.o di SfJcJ izione fur·ono prov\'Ì!'li dufl Appa t'e(·chi Ri:intgen. U110 ùi essi fu posto ad A be idreh. Si dovetlet·o prendere le più miuuziose precauzi.,rd per r lri· l'appar·ecchio 1-!'lllllt-!Csse all'ospedale in buono stal 1•. A K orosku la ~e rnp e ra tura oscilla va tr·a 105' e l20' F. ma a I'LH'Za di tener ur11id i !orli iii YOl ucri dell'n ppni·eccl ri o, e;;so non su h i alcunn avaria. Un appat•ecchro R.iintgen più piccolo (scin tille di 6 pollicr) fu portato anche su l fronte di com batlimento. Omdu r m a n . - O nn d m·mtur rost ruita con tu tto il ti ispt•ezzo dei principi igi<'nici, é est r ema mente insal ubre. 0 1·igioar ia-
RIVISTA DI TECl\JCA E SERVIZIO ?.lEDICO l!ILITARE
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mente era villa ggin, es~a f'u convertita dal Mahdi in un campo t1-m['oraneo: l l• tnpo1·aneo poiché e~li cr ed .. va di conquista r e l'Egitto. l'Arabia e mm•i1•e in Siria. Il vil laçrgio del l ~85 di ve n n e nel J)l8G u ua ci LI é gr andemeHle ~parpa glia la, co!:'t1tuila !3econdo il P. Ol 1r\\'aiJer, da innumer evoli af.!Rr egazioni di capanne di paglia cir·condate da piccole zel'ibe con po(~hl' C<Jpa11ne di fan~o, di CIII l e llHl,!!'giori appa rt enevano al Califa e a~li f'mir·i principali. Le C11panne di paglia furono gradatam ente so"liluitc da quelle di tango d'aspetto misera· bile, poiché ogni p81'V611Z8 cii ri cchezza amplicava il pet•icolo della conli;.;ca. O!!ni uomo cir condn,·a la sua casa con un muro ed è l'aci i•• capire che le strade non era11o altro se non putridi chi11ssuoli. Pr>r ragioni di polizia il Cali fa fe ce parecchie slr1.1Je larghe allraveJ'!'iO la ciltù, ma tutta la locali la puzzaya di immondizie. Non <leve quindi sorprender e qua11lo di l;e Slalin Pascià, cl1e l e f•1bb1'i e In dis~~'n teria sono le malattie predomirwnli di Orodum1an e che da novembt·e a marzo r egna co r~t.i11ua· mente un'epicie111ia d' i lentifo. Si r Herbert Kitrhener telt>).!rafò il 3 settembre, cioé il giorno dopo la ballagli&, clw Ji puzzo di Omi iUt'llHln et·a insopportabile e che egli aveva fallo perciò di~locare le truppe vers0 Kh ov Shambnl, a poche mi gl io da Omdurman, in cui si trn,·ò ~,;n buon campo sul fiume. Stante le pessime condizioni igiPniche di OtlldtJJ'rnAn è chiaro che il centro delle forzc• Lrilanniclle !'iarà a Corlu1n, che al di r e del SirJo1·, è in buona po,izione. G. G.
llllodo dl conservare glt oggetti di gomma elaatloa. Come è uoto, que"ti o~~rlli conser·voli all'oria ed alla luce si screpolano e diventano duri. Si pt·esen'tl i~O da queslfl al le· razi one ponent.loli sop r a r etè n•elallica o lamina di latltt buch.-,·,..lla ta c<,llo•:ala a 4- o 5 cenlimetri dal fondo di una scfllola di lalla munita di coper chio a pel'f'ella chiusura. Sul fondo della scatola s'introduce del petrolio in :;otlile st1·ato , in modo che non ven~a a conlolto co~li og-~elli collocAli sulla r ete. La scatola l:larà poi ronser·va ta in f'ito dove non llbhia a suiliJ·e g ran di cambiam enti di temperatura.
M. C.
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RIVISTA D'IGIENE RouERTO Kocn. - Bulla malaria troploale. l ius Spr·inger, 1898.
Berlin, Ju-
L'autore ha studiato nell'Africa orientale tedesca 72 malarici, cosi divisi: malaria tmpicale 6:1; febbri terza ne 7, due dP.Ile quali compl icate da malaria tropical e; febbre quartana 1; febhr·e irregolar·e 1. Ognuna di que~te quattro form e di l'ebbri ha parassiti malar·i ci propri e presenta particolari fenomeni clinici. Febl,re quarlana. - Fu osservata in un Somalo che proveniva dnll'estemo della colonia tedesca. Nell' Afr·ica oriental e tedesca dominano la malAria tropicale .e la febbre terzana. Malaria tropicale. - Il dP-corso e i parassiti la difier enziano dalle altre form e. Sono accessi di terzana, che durano però quasi due giorni ed al matlino del secondo giorno l a temper atura si abbas:;a consider·evolm ente. Può quindi simular e una fJ UOlidiana, specialmen te se al secondo giorno la remis~ione é gr·ande. L 'accesso comincia sul mezzogiorn o o n elle ore pomeridiane e l'apir·essia avv i en~ r·eg-olarrn eole al matLino. Parassiti. - Questi sono a forma òi anello con ispessimenlo in un pun to della circonferenza e per ciò simili ad anello con suf(gello. La loro gr andezza varia da 1/ 8 ad 1/ 6 di un cor·puscolo r·os:::o del sangue ed al ma:<simo r·aggin11gono 1/ 3 di esso cor p uscolo. Con la color·azione si vede l'anel lo simile A linea sotti le r lutto egualmente co lorl'\lo e solo i 11 un punto i spessito a guisa tl i nodo. Se i nodi sono due, si l r o,·ano l 'uno di 1'1·m1te all'ollJ·o. ()uando il par as;;ita di viene più gr oss1•, aumen ta il diametro del cir colo, ma la linea del la cir·confer·enza r·imane la s tessa. Allorchc\ poi rn~~ iu nge la mas:<ima g•·ar .dezza, una parte della l inea, quella cioè di fron te al nodo , romincia a divenire più spessa. Tnl or·a la spessezza è cosi grande da ra ssomif.rliare ad una mezza luna, nella quale "eggonsi spesso piccoli vacuoi i.
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RIVISTA 0 1GIENE
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Par assiti della ter~ana e quar lana. - Questi contengono un pigmento granulare br uno-scuro, o nero, il quale è tanto piu abbondante quanto più g1·osso e più maturo è il parassita. Hccezione. - Il pa rassi ta d<>lla malar ia tl'Opicale sembra privo di pigmento, ma in apparenza, perché contiene un pi gmento cosi lìuo, che solamente cort attento esame può osset·val·senu un barlume nei ~ t·andi porussili e nt lla parte più spessa dell'anello. L'esame degl i ul'gani iult·rni, e special mente della milza, nei cadaveri d'individui mo1·ti per infezione m alari ca dimostra che si tt·atla ùi p ig-m ento. M entre poco prima della mo1'te tmvausi nd sangue pam ssiti apparentenwnte nora pi;,;meutali, avvenuta questu, ve;.!gOnsi parassi ti c011 pigmento granular e brl!no-scuro piuttosto grosso. L'A. attribuisce tal e cambiame11to alla mancanza di ossigeno. SfJOre.- Queste, seco1ido l'A. , si osservano esclusivameute nel cadavere. A llol'a i parassiti :-:omigliano n:•(Ut··lli della lei'· zaua, ma sono per tn!:'tà, circa, piu g t'<J!>Si di essi e il numer o delle sporo variu da 8 a 12. R elazione dei t•arassiti con la feuure. - Quando la lempet•atura è el evata, si l1·ovano nel san~ue s•Jiamenle i f[ iOvani parassiti in forma di piccoli anelli. Il poro numet'O è scar so eri occorre 1'ico1·cat'<' a tten lame ute pet' veder ne qua l ch" esem[Jinre. Ver·so la fin e dt:l l'ètcces:-:o i p~:~1·as:>ili r uggiung-ono una grttnJezza m edia, ma so no ancueu poco numemsi. Appena terminato l'accesso, il cito avvi<:ne r egolu1'1rrente nel le prime o re del mattino, i pa1·assili sembrano gr·ossi anelli e il l oro nume1·o è in r dazione con la :..:ra vi là dell'accesso. T alvolla essi sono co~·, uume1·osi cltP iu ogni campo se ne vede uno e ta lora St' ne veggono da 5 a !U. Nel (Wimo dei due ct~rla"e r·i sezionati l'A. trovò il 10 p. 100 dei co t•puscoli r ossi che conll~nevauo paru ssili e nel SI'COIH.lo ne t1·ovo più del 50 p. ifJIJ. Se i pa1·a:::sili sono mollo numer osi, allot·a n"n di r·ado :-:e ne veggono nello stesso globulo 1·osso due cd a nche prit, posti l'uno vicino ali'Hilro . L'in tero cido eli svi lupp0 si cou1pie pr•obabi lrneule nella milza e negli organi mlerni in modo analogo ai paras><iti della Lerzana eu r opea. Con In spo1·ulazior11 : incomincia il nuovo acce:;so febb1·ile. Conclusioni. - Jo Poichè il cic!<J di sviluppo del pt~rassitn è di due gini·ui ed a11che la cur·va tCJ'Innaoell·ica corl'i;;ponclt', in f.[Cner ale, a due gio1·ni, cosi lu nH.tlaria Lroi•icale è una
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RIVISTA n'IGIENE
schietta t"rwna, la q11ale ~i ù1tferenzia \.!alla lerzana eu1·opea per la !>pecie del pat'IISsita e pPr la più lunga durata dell"acce;::so. 2° Quando vogliano osset·var si i pa1·assiti della malaria lr·opicale, è n ece~sat· io òi ri cer cat·li possibi lmente al principio delrapi r·essia, pnichè allor a si h <l magg io1·e pr obabililò di Lt'O· val'li piu sviluppati e più numer•osi. :i• Poichè t·e~p C l'i enza Ila dimoslraLo ch P. la chinina al-!isce n P.l modo mir.ditwe contt·o In malari a, se sommi nistrata al cune ore pr ima detracce;::so, co;::i nella malar ia Lr·opicalo essa df\ve rsser~ sorn rnini;::trAI.a quando nel sangue si veggono i g randi para;::siti di formn anular·e. Parrr.s.<;ili semilunnri. - ~econdo l'A. la pt·esenza nel sangue di parassiti semiiHnAri indicher ebbe la fine de.gli acce;::si febbr ili ed una speeie rl ' imrnunili.t acqui:>lala dRII"organismo. l nrubazione. - Da nu mcr o;::e e;::perier:ze l 'A. conchiude che r incubat.:io ne della malaria lrnpi cale è in media di 1:."! giol'Jli. Propa:,azione della malattia. - l germi infflltivi si dilfonrlono per m ezzù òrll"acqua potabi le e delle zanzare, ma l'A. i> inlirnamente rnnvin lo che le Zll 117.nre sieno la causa principale, P pr nbflhilmentP l'unir A di'IlA trn;omis;;ionu nella mu· l altia. Dnper·Lutlo !'.i veg-gono fr a lor o intimamente congiunte, C()mc causa ed effetto, zonzuru e malat'ia tr opicale. Sulla co;;ta trr.vansi poclti luoghi immuni rla mata1·ia; a questi nppnrlirnr l'i;;ola Ch•Jie, cl1e l!iace all'estr emità ;;ud de:ta g r 1111d' i!<Oifl M ano, in fJue;;l"unicn luogo della costa l'A . ' p o lette dormire senza zanzare. N ella montag na la malal'ia cessa precisnmen le là, ove non trova11si piu zanzare. Nell"inIPr no del pal'l'<C la malaria cresce o tliminuisce con le zanzare. N elle stRgioni dell'an no, in cui Lrovansi molte zanzarf', h-1 m!llar·ia c p1ù violenla. GI'Bllrle è rnn ol og-ia frn la malaria, la febb r e del T .n,as eù al ll·e m nlAtlie tr·opiC';di dell"uomo e degli ani mali, nelle quali i pat·a;;siti IHllllll l !':t•dr el'<clusi\·nmPnLe nel sangue. Tulle qu ~s le m alattie ;::ono d i fl'u!=<e da i nsetti cile su cc h i ano il sangue, per ò l" in!>elt<> non II'asporta direllarnr nte il material e d'inoculazinnB col sangue dn un animale ad un altro, ma é nece;::Stl r i,) ciH? i para,.si li compia no in essr> i loro u lter iori stadi di :;:vilnppo, siRno lr'n"J•0rtal i IIOIIe uti\' A e n Eii g iovani insetti, i l('llal i ultim i r inotult• r ebbeJ•() Ili singoli individui. In quPsl o m0rlo od i11 mtlldet·a ana loga l"piega l' A. l'ulficio d'llle znn-
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u11·e nella malaria. Lo znnzara non inocul a Jir eltamente la iufczione col suo pungi~lione, Jupo aver ~ucchia to poco pt·ima il sangue di un uomo mal arico, ma ne infetta la prnle. Gl i e~pe1·irnen Li negli a n imali putr·arm o risolvet·e la questione. Queste r icerche però sonrJ dil'fìcili!:'sime, pCtThè solamente l'unrno o~p1la i veri para;:;siti malarici. L'A. lt·ovo nel l'Africa orienlale tedesca molLissimi negri. ed indi<llli ch'el'auo Jivcnuti immuni cont1·o la malaria ed egli é d'avviso che, come pc1· la fèbhH·e del Texas, sia possibile, ancl!e per In malaria, uu'imi!Iunila at·Lifìciale. Lu malar ia tt·opicale tl meuo pe1·i<:olosa di quello che sii creda e bnsla un solo grammo di <'hi nina pet' fare scoll\parire i parassili dal sangue. L e recidive sono po~sibili, ma per lo più menn gra vi ed esse dipenJono, come pure i primi acc:essi, ùai residui dd ptU'as;:;iLi morl i o do i lnro prodotti tossici. Pct· evitare la r ecidiva è utile, caduta la l'ebbre, somministr are un'altra Jose di l g ramtn•J di chinina. Questorimed io deve esset·e usai o •1 uando n.•l l'angue trovnn::-i parAssiti anul~ri a compleln sv iluppo. Pe1' ciò rare, la t·icer~:a microscopicA deve possibilmantc anteporsi ad o~ni altra. La chiuina dev'essere somministrata alla fl ne Jel primo accesso, o anche del secondo. La r ea zione d<' Ilo stomaco de v'essere acida e, se v'ha cala1·ro gAstri co, si fara contem poraneamente uso di sol uzione debole d'acidr) clot·idrico1 ed in caso rli necessita si ricorret·à ad iniezioni ipodeJ·m ichc. Ogni due o tre gio1·ni sat·à somrnioislrala, pet· evilar e le r ecidive, la chinina in dose di 1/ 1 a t g rammo, ma con le dovute peecauzioni, pe1•chè nei lt'opici uora è ben Lo l le t'a hl. Pra, {llassi. - Può giovare a scopo profì latlico la chinina in piccol e dosi e l'arsenico, pel'ò s u rruesli r·imcdi non può l'arsi un assegnamento sicuro. Oltt·e la profilassi m ecli ca, non bisogna lra~curare due re -
gole igie11iche essenzial i e ciou: J• bcr·e ac()ua bolliLa, precazione che pt•emunisce pnt·e contro la dissenteria cJ altre malattie lropi<'ali; 2· dol'mire solto una Zlmzat·iera che protegga in modo sicuro cont1'0 le puntur e delle zanza l'C. Quale pt•olìlassi generale può co nsiglial'si il prosciugamento e la piantagione delle paludi, il r~'t:Witll'e all()ntanamento dei mnlerial i li•(uit!i di rifiuto c sopratuLto l' Ìf!ienica costruzione delle abitazioni.
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RIVISTA D'IGIENE
Cachessia malarica. - Non fu mai osservata nella malaria tropica le ed in ciò è riposta pure un'al tr·a differ enza di queste infezione con la terzann malari ca della zona temperata. Febbre terzana. - È mollo rara nei tropici. Su 9 casi di m alaria tropica le non se ne tro va che 1. Essa non si dif'l'er enzia pun lo da •1uella delle zone temperate. L 'A . è d'avviso chfl l e di,·er'S(\ specie di para ssiti malarici si escludano a vicenda nel san gue e che, disfat ta una generazione di parassi ti della ler lana, possano questi essel'e sostituiti da altr·a gener azione di quelli della malaria tropicale e viceversa. La m alaria tropicale può guarire anche senza rimedi, ma ciò non avYiene nella vera febbre terza n a. A cclima tazione. -Gli abitanti del m onte U sambar a, i quali trovansi ad un'al te zza superi or e a ·1200 m etri non hanno malaria. Ad 800 metri si ha ancora malar·ia e. discendendo, si incoutra prima la ter zana e poi la malaria tropicale. La febbre d'accl imatazione non è altro che malaria tropica l11 contratta i n pianura o nelle cos te e sviluppa lasi poi nel le moutagne. Gl' i ndi geni che abitano sulla cima del monte sono assai sensibili alla m alaria che contraggon o •1uando discendono per la pt•ima volta alle steppe o alle coste. Essi dicono che contragl!ono l a malalLia, per<~ h è n ell a pianura sono punt.i dalle zanzare, il che nella m ontagna non avviene. Gl'indigeni chiam auo le zanr.are Mbtt ed anche l'infezione malarica é da es~ i ch iamata M btt . Ciò t•isulta da testimonianze unanimi dei missioua!'i, di altri eut•opei e degl' indig-eni stessi e l'A. è fer·marnente convinto che sia co~ i e ne riferisce un esempio classico. N ella montagna non esistono zanzat·e e se queste talora vi salg-ono con l e caro vane, non ll'ovano là condizioni fa vor evoli per la loro esistenza e per moltipl icarsi e perciò scompaiono pr esto. C. S.
Nuovo metodo eU clblnfezloue. La pr·ofìlassi dell e malattie in l'e l! i ve ha notevolmente pr ogr edito coll'applicazione dei vapori di formaldeide alla disinfe zione degli ambienti. Gl i apparec1:hi di Tri llal e di Scherin g corrispondono bene, ma in questi uno parte dell' nldeide fo1·mica si trasforma nel poli me1·o inatti vo la paraf'urm:\ldcide. Il signor Lingner di D1•esda. di etro indicazioni dei dollori \\-alther e Sr>hlossmann , ha c0s tr ui to un nebul izzatore nel
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quale viene introdotta una miscela di glicerina, acqua e di aldeide formica, miscela che ha messo in commercio sotto il nome di glieoformal, la presenza di piccole quanlità di glicerina nel vapor d'acqua e di aldeide formica impedisce che quest'ullima si polimer·izzi. L'apparecchio Lingner per disinfezione consiste in una caldaia cilindrica ne lla quale l'acqua viene portata all'ebollizione; il va por d'acqua sale in un serbatoio centrale ripieno di glicoformal, questo polverizzato sottilmente dal vapor e di acqua viene lanciato in vurie direzioni da quatLro sfogatoi che si tr·ovAno nd coperchio del serbatoio. L'e tf~tto dell'a pparecchio è così potente che Jopo IO minuti che é in funzione, una camera di 80 m 1 si annebbia in modo da non essere p1ù visibile untt lampada eleltr·ica pos ta nel mezzo di essa. Tre ore di azione dell'appar ecchio bastano per distruggere completamente tutti i germi patogeni che si trovano nell'ambiente . Delle spore di carbonchio poste in mezzo a biancheria sudicia, a letame di cavallo, a terriccio di giardino alla profondità ùi 3 a 5 mm. vennero r·ese stel'ili nel modo più assoluto. L'uso di questo nebulizzatore presenta i seguenti vantaggi s ui con~e neri appor ecchi: 1• P erfetta ster·il izzazio ne; 2° Non é necessario tura re le porte e le finestre; 3° L'a pparecchio è costru ilo in modo dii pr·odurre uno sconvolgimento generale dell'aria nella .,lanza; 4• La dur•ata dell'oper azione é di tre or·e, mentre cogli a pparecchi Trillat e Schering ne occorrono 24; 5° Il nebulizzatore Ling ner é di semplice maneggio, la massima pressione ehe si raggiun ge uella caldaia è di 111 atmos fera, sono evitate le esplosioni; (io L'operazione é poco cos tosa, g li oggetti n ella stanza non vengono danneggiati. Ad operazione finita si aprono le finestre, l'ambiente viene ventilato, e l'odore della formaldeide presto scompat·e. Un apparecchio che serve per la disinfezione di un ambie nte di 80 m 1 cùsla 80 mar·chi, un litro di glicoformal 4 marchi. L'apparecchio venne esperimentato a Berlino nell'Ospedale delle malattie infettive diretto dal prof. Rob. Koch e fu r iconosciuto mig liore di quelli fino ad ora in uso per la sua s icurezza, rapidità ed intensità d'azione. M. C.
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Nuovo prooe11o per rendere lmpermeabUl l te11uti dllana. - (Journrtl d'lu1giéne, 8 Jicem br e 1898).
B E RTHIER .
Secondo il dottor Be 1·thier. m edico di 1• classe nell'eser·cito fra nce~e. il miglior modo per r·endere imper·meabili 1 te1<sutr di lana è dr r esLiluirgli i l grasso c.he fu tollo nel proce~so ùi fabbricazione. La lanolioa , pr odollo di dt>pur azionl.' del grasso della la na, sbarazzala dal sapone, dagli acidi gr assi e r esa neutr a, u!<ata alla dose di 10 a 20 grammi p . 1000 di solvente (essenza di petrolio o benzina commer·ciale), s1 pr·eRta bene allo scopo. Questi sol venti si di ftonùono nel tessuto e si evapot·nno rapid amente. Due pr·ocessi sono raccomandati; il pr·im o, che ha l' inconveniente di esser e più costoso, per ché ri ch iede una maggior quantità di sol ven le, consiste nell'immergere i ves liti nel liquido, spr cmendoli por per l ogl ier·ne l'eccesso; il secondo, che é mollo pru economico, si limita a passar e una spugna inzuppata nel liquido sulla superficie esterna dei vestrti , in modo uniform e eu in tulle le sue par·ti. Degli effetti di vestiario, r·e~ i in tal modo impermeabili, venner o distl'ibuiti fra gli uomini del 16• battaglione cacciatori, in occasione di m anovre falle in condi zioni meleorologrclte variate. piop-gie tr,rrenziali, pioggie tìne, tempo caldo. Gl i uom ini che l'indossavano non accusal'ono tllcun malessere od alcuna sensaziOne anorm~1 l e. l ve1<liti esposti alla piut:nria non er ano bagnati che Alla superficie, non ll'altenevano elle una quantità i nsignificante di acqua e si asciugavano più r apidament•3 all'aria. Secondo l' A ., sa1·ebbe r isolto il problema di r endere con poca spesa impermeabi le all'acqua e perm eabrle ttll' ar ia il vt:lstito del soldato. M. C. L EITt::NSTOFER. - Sull'allmentazlone delaoldato mediante
lo zuoohe ro. - (Deutsche mililiir;irztliche ZeilschrUl, H efl. ì , 18fl8' .
Nella vita pr·atica non s1 e tr atto m ollo pr ofitto dalle pr oprielà dello zucchCI'O, id1·nto di ca1·bonio che il V oil prov6 r iassorbit•si più l'apid!lmen te ed in maggiore quantità.. degli alll'i, ed essere forn i lo del pi(r allo poter·e nutritivo.
RIVIST A. o' IGI E;:\E
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L o zu ~:chero n ei popoli civili rimase poco più che un tll'l icolo di lusso, mentre pr·essn altri popoli, che r eg:olano il lc•ro modo di viver·e e di nutri r ;;oi rnen o colle teor ie che col· l'istinto naturale, ebbe sempre gran df' impol'tonza. Allo Ant.ille i lavoratori vivono e si mantengono fOI'ti consumando 150 gr. di zuccher·o al giorn o; gli Arabi (e non gli Arabi soltanto) si nutr·ono, vivono e lavorano con un pugno di dalLeri. Noi lino a poch i anni fa ci mantenemmo ciecam t•n te ossequiosi al domr11a fi siologico. che cioè g li albu rnio oi.ti e solo gli Albuminoidi dt'Hnto la forza. Ma ru un fisi•.logo i tal iano, il M osso, che iniziò la n•azione. Qu esto scienziato fu il primo a provare che lo zucchero ha pure il massi mo po tere dinamogeno, mediante i suoi esperim<\Jlti ratti coll'ergo:;rrafo, r•i petuli poscia dallo Scttumbu r g e dn questo appl icali all'uomo :;lanco, n ~ l quale l e indicazioni cq;ografì che segnalavnno ilnm et.l ialamen ll:l esser si reintegrata la validita muscola re, appena ioger•ili ao gr. di zuccher o. Venner o in seguito il Fick e \\'i nslicenns, che fecer o una faticosa ascensione ristorando~ i con lo zucchero; ecl oramai é ri saputo clte var·ie ~ocil' tit t.l i canollit•r·i, come quella di Berl ino per· cnnsi :zlio del K olb , e qudle olandesi per· opem del Birnies non adottali.) altro mezzo d'a llen omenlo che lo 7.ucchcr o, dal qual e atti11~ono rwlle l or o faticose esercitaziùni una r esistenza quasi i rrc •sfl ut•i bi le. in contra!'to dei ri su Ila ti del l'allemnnento all'ingl ese, ossia fallo con la carne. Citì posto, l'nuto r e volle e!"amrnare se l o zuccher o o ffri sse uguale vanla{.!gio nell'a llenamento militare c he, a drtl'erenza dello sporti vo, c0ncer11 c un gran numero di uomini sol toposti ad uno stesso ln vor·o, cd aventi ciascuno re sistenza e capacita diversa; e potette SII vasta scala eii'eguire i suoi esper·imenti in un r e{.!g-imento di ranler·ia, d i guarn!gi one a M elz e comanda to ai campi <' grandi mano vre, aal 4 agosto al 10 settembr e '1 8!J7, o>;SiH in un periodo di :J8 giorni, in ta· luno dei quali si rccero marcie eccessivamente lun~he (40, 57, ll5, 67 km.l, si ebbe pioggia A caldo intenso. Gli uoroini sol l oposli alla prova dello zucchero si scl'iser o fra i più dcboli , 10 per compal!nia di un balla;!lione, illlri '10 più r obul'l i faeevano da conlr·ollo. La sot'Ye!!lianzn diretta er·a ell'elluata dni sollull iciali e dai ntPd ici di balta~l ìone e c1ues ti ultimi nl tcrnline della mar cia procedevano all'esnme degli uomi ni 8't
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.. RIV ISTA D'tGIEiSE
sottoposti atresperimento, esame fatlo sulle qualità del polso, del respiro, ed occorrendo quC'IIe delle urine. I risultati furono che durante le marcìe il peso· degli uomini che avevano ricevuto la razione supplementare di zuc chero si acct•ebbe in proporzione piu forte che q11.1ello degli uomini dì con trollo. N ei primi i fenomeni obbiettivì e subbìettivi della stanchezza erano più attenuati e scomparivano più rapidamente che nei secondi, in modo che altri individui, ufficiali e soldati, si sottopo!>ei'O volontariam ente alla prova , sedotti tlall'evidente beneficio presentato dagl i uomini in esperimento . .:'\essuno di questi rima se indietro nella marcia, ma il van· taggio più so•·prendente è che lo zuccher o fa dimenticare la fam e e calma la sele con~et•vando uno stato d'idratazione nel sanl;(ue, che è la migliore garanzia contro il colpo di calore. A questo scopo è p•·Meribile l'ingestìone dello zucchero a poco alla volla dur·ante la marcia anzichè far consumare la intera razi one nel caffè prima dì muovere. La razion e può esset·e calcolata a 100-150 gr. per individuo e la forma pi ù pratica è r1uella di piccoli pPzzetli dì 5 f!r. l'uno, che possono, a volonlil ciel ~oldalo, o disciogliersi fra· ziooatamenle nell'acqua della borrnccìa od ingerirsi diretta· mente. Co111e conclusione, il L eìlen!';tofer propone che lo zucchero entri a far parte in quRntìta più generosa dell'alimentazione del !"Oi ùAlo, come dotazione supplemenlar e, e cbe perciò sia in tr11d11 l lo n t• gol i a p(Jirov vig-ìooamenlì delle piazze forli , fì:.ru ri twi ,.i ve t· i dì ri serva, e !';Ìa distr ibuilo in tutte l e ci r costanze (mar rie faticose, guerra) oelle quali il soldato ha da com· pÌ•!re un lavoro straordina1·:o. !}Il.
Il D i r et t.(>r e
Dott. G. B. Gn•oGRE, colonn. med. ispettore. I l Reda t.t.o"t'e
D.• R1DOLFO Ltvr, cap1 tano medico . l. t oVA~:-.<1 ScoLARI. Gerente.
INDICE GENERALE DELLE MATERIE PER L'ANNO 1898
MEMORIE ORIGINAli. At.VAnO Gn·s~••·~:. teu~ntc colonnrllo metlko. - SimiJiosi malar i•·o· tiflca . . Pa(J. l~ APtliJ:<to R:Jn~nT!'· c.~pltano m~rllco. - Sull'uso dei ;!uanti di go m111a ulllla 11rahca clllrurg•ca . . . . . • . . . • '239 Arttostr, nou~:RTll. cartt.tno nwolico.- Sulla i•111tilita dell~ su ture amo\'i· bilt uclla cura radicale del le rrtJiP inguinuli. .· • ti Il 1lAL n.I~SARn~: GEnE~tA. mag:!iore mrdico. L•sioni ril e\'ate in un cadavere per suicidio co n ·un co lpo di ruci lo di nuovo motlell o . • 615 0Enrwccr GtOI'AN:-.'1. capitano mc.-lico.- Con:<trlt•razioni mediche sulla 1.ona rli r('dut;uucnto del G• re;:!'gimcnto alpini • 12~3 61)~<J Dmn; ~t o :u, tenen ttl mOoi ico. - Contrihu to all'(•tioi,Jgia ci eli() ntenin;:!'ili cerebro·SJtinali . . . . . . . . . . • 4015 1l<~NO\hl I.OR E:-.'7.ol 1 capit.ann nwcliro.- Sull'~ru ir (!Pila I'C<cica. Ossenazioni anatomiche e coutribu lo cltnico cJi cura rarhralc . . . . • 685 ll11t<OliO ton~::-<zo, rapi l~mo mNiìr.o.- Sulla pilorcctomìa è s u akune morliftcazioni all;t tecn ica op<'ral i,•a . . . . . . . • tt~3 RuLGARtNt l'tLJPPO. sonotenente medico di complemento. - Di un uuo"o • ti:i~ a>pirato re per· la litt>laplassi . -G••:t:•A Ftt.JPPO, so ltot.Pnenle m~dico di comp l em~nt o . - Filtro mix oma della ''Oila dell a raringo.l na~ale, estirpaw.weo rlalla via orale 511 oCA P . oR',,, LnGI. tenente colon nPllo mNlico. - Due laparotomie eseguile nell'ospedale mililare tlt Roma !luranla l'anno Hm . . . • 671 c.,nu.• ~~; llnt""· rapit:~no m•••lico. - Frattura comminuliva del collo del femore l' dPi puhe per rerila rl 'arm:t da ruo~o. (n -sezione (JiaO:;a ria tarlln•a rtel l~morr. t;uarig•one) . . . . . . n91 C.Ht•:•:nt• Fn•:.c~:-<co SA '' ER IO, ra)litano med ico. - l.a chirurgm spinale nell~ lesioni trau~~talicho . . . . • . . . . • .1:11 Ct,t•ROJ.A Gtr-<r.r•rl,, capil:tno mNlico. - i'\fllC di eh ;rurgia IIJoerativa. (Cura radicle delle er.tit'. cura d~l l' ipertt·olla della pro;tata). . . • 161 ,[l'A:.•;F.J.ANTv."" liTTuu~;:lllaggiure medico. -Nole r!i lécnica ch irurgtca. • 105 - ~latrriale per su tura UP. FAJ.c:" ANJtRt·:,, , mal!'~;iore 111erlico. - i'\ uova teoria dr ll'omhra nella scltiascopi" . . . 599, iS5 e 887 f ,,RAJ,t.t CnE.-<TtNO, cap itano med ico [•lnllol lezioni del pro(. Guido Bacc~ I IIJ - Po lmoni!~ e ;;:tla~sll . . 3i GoTTA nn1 l.rt r. t. t<·••o n:e colomwllo merli•·o. - P«rudoi(l~rtrofla o atrofia lipou1Mn<n . " cirrosa rlei muscoli cong••n1ta. . . • t.i:l {ìOT TARt•t r t.•'n~nte colonnello modi eo. - Oacrioad~nlle ·bilaterale, ~lllo:ll:Ula, reun1aLtC.1 . • Co l!l GoTT 111101 l.tlJ•:J. tenente col (mnt•llo metliro.- Luss:lzione completa della INtl e cri sta ll ina, binoculare, spontanea, congenita . . . • IOiS C.nt\0>;1 r.to\'AN.~ t . S('ltliJli'n••n tc m~rli~o . - llu e cnsi di s·•Uicemia da mir. r.•coccus ccNu> all• us • 831
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1::\DICE GE:-< ERALR
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fono< A. G.. t~11e11 t" me-liro. - A ppltc~7.ioni dtirur~i(l;e llei ra ~~:i X esrguite nrlgahi nctto d t rallio~:ralla dcll'ospcclale mtlitare •li no ma. J•ag. l! Gr•nstf:R t Pt P.TRO, ma).!,;iore rnP•Iico. - RP~o•·o11t o cl'nico del rip~ rlo o1t chtrurgia d•' llo sp•Jdalc n11Htare princt pal e •li Bar i, da ll 0 ge1111aio a l J t ottohrc I:S~7 . • 9 t9 Ll'•:ctot.• (itA COlln. t•nri tano mctlirr•. - l trn11matismi dr ll 'occhil• con<illo• ratt da l punlo di vi<ta ml'tlt•:o-lcg~tc, r on annt•ta zioni terapr ult clte • J . II J e 337 l.t;cc ~>lt.A G1.1 e<1!H'. cnpilano medico e i nJZ~I(ne re Ct.INt:toH.v CARLO. - Un nuo,·o a:<ttgrn ometro. • 2:io MA.'WIA:<T t E.. m:•!!l!ior~ lllt't1ir.o. - 01.1~ rast di paralisi trauma tica. Cl'le.>so a<cr llare dr:;t ro. Xcr vo mu scolo-cut an •o •Ici piede si ni stro) . • J•i:> MA ~noo:o Acuu.t.t·:, C:lflit:ono mc.lico. -A "l' unti sul servizto sanitari o nel ror lt• ò 'Adl:.:ral rluran tc i mcst di relltr:•io, marlO e 3fl ri le 1896 • U9 )J F. t.A:ItPO GtrsEI't•u, teuent P med ico.- Ferila con emorragia inrrenabilc c allacci:\lura della ~"aro t lfle t:ste rna .
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Mu.e AscA:>òJO. capit;o no rn edifo. -
Un c.1::o di malattia di Th omsen • ll i3 ~l ~:rootN I Gtu•r.PPfi. capi tan o tne<l ico. - L'i•l r03>f!iratore • Pll1) . t~ M"ttNAill OLt~no. so lloltn~nl<! me<lico. - Un c.1so di • fl~Oriasis universa li; • IOS~I Os·nNo Gw,·A:o>:>òr. caJlitall o medico. - A propo~ ilo della determinazione d r l limi Le rnito11110 di autlizione co mpatr1111e ro l -en izio militare • 6S! O.<nNu GJOVAN:>òt, capitano med ico. - L'esame fuuzionalc dell'udito colta pa rola . • 1:113 PA SC HE ALnt-.:RTO, capi tan o medico. - Il seuso cromati co clelrnrchio • 9:<9 umano . t•r -;P<JI.t II AI'fAP.t.li, lcncut e medico - Un nuovo nwlodo d' iru1esto CIJÌ · dermrco t:5~ tuiua~:iOIIC r:;piteliale alla ~fango lei t) . • l ~64 R.IRITTI Aur.u -;To. sottotcneutc med ico. - L'acido cromico nella iprrtdio~i del pte.li 125i RAN IHJ;':r;; l ;JO\'A :'\N', ,•olon nPII o m cd ieo . - Il repa rto rhirurç•co dell' ospe-
dale mili tare priucip:tle tli Milano da l !(l'Ili taio 1895 ali ottobre t l>n • :i61
nn·AU111n:n TO, l<'rt~•n le uwcl wo. - :)u d i u11 caso ti i rra t111 ra dOJlflìa comfllim la
<Ici nt a;cçlla re inr< t'tcm· e •ft rrallura se mpl ire del ma :<cdlare SUJler. • U 69
c.... ~nro, INJo' ntl• col.. nn ello llt••rli<'o.- IJel hrodo, dell'estratto di carnr- tl ì Lielu;.! ~ •li a lnllle const•rvc ali nll' llta ri. . . . • l(t35 SFOR7.A Ct.Al't•IO, tenpnte rolonn ello rn~• liro. -Sulle •fistorswni negli ~$Cr· citi italiano o gcrma11ico . . . . . . . . . • 11 59 STil ATI IIOMEtst•;o, tenente m r~llco. - SO Jlra un caso rli lr.tano guarilo coll a . . . . . . . . . . • n~ cura del n.• rrelh. TIIOMHETTA EJJ.II<J~ t•O, captlano medico. · - La tl~tcrrnina7.ione dell'asllgmati smo . • 3ìS V1.11.E ANr.no e l.o<CIII Pr E1'lln, raflt ta ni nw•hri.- Note sulle recl ute rlrlla o:Jas<e IS77 dei r~gtz• ntl'll ti ii• e ib• fa11teria. • lOM Xo tizie somllla ricsulla stalt :<lic:t san itaria cl ciiiPgio eserci to rer l'anno 18~6 718 ::ÌJ'HR7.A
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI Ili l'l STA MEDICA.
Arulli nri ~11 nr li'orina (n uovo rnNodo d 'analisi volumctrica rl~ll' l - Tunllld llfo •' ll os.·ul tenu . . 11110. l i <l Acido nncn no•lh• orine (un r uo\'0 rnclorlo per lA valutazione dell') llarvcy Cook · • 41!tò A•· tinnmirosi um ana (ron lri!.nto a lh• ~Indio clt•ll') - Doli. l'l. F:m tino. Gli~ A•hpo,;t eia cura tle:l'). - Albert o llohi n. ISO
•• 133il AlllUIIliouria ll >•olo;:ka 1sull'). - Si monelli . Pag . !il Ant url i mi rlcll'~rco nnrliro (le sw:'~e ritmiche ciel corpo negli). - Oru •chiul e (;oop • 638 An;.:ina e reumal•s mo . - Pcltc.;on . • 5!9 Au giua e •·inilé !•>Cihlo; Jirterica mfotll i'O·contagio;a da hacillo della selli· CCIIIÌ3 .!~j SUIOI. Ar•l<lll . . . . . . . • 2$8 Autiscr>si :zastrica ~ lu t•'> llllal e. - flicgnr r 9i7 Asina loronchial.: un i l al~r.olc! tsull').- \\'. Sp irig 168 Aletosi llila terale guarila (uu c<J.>u il' ), - W. Z11 etr: • 978 Autolufezioni n••gli aVI•o• l••n3monti per ro,foro c pPr ''eleni ematici (slu•lio ; pcrimentalo· ~ull.•), - u Muclica c P. f olli. • ll9t· llacill l d i 1\oc h (il sl;.mitknl•l dr·l l'a,t!l!ln tioa7.iono MI) med iante il siero •li <ang ne uma uo. - Arloing a Courmv nt . • 971 llaccill•> iltcroùc (>u l) Pr'lf. Pio Fui1. " 398 lladll u l col i COI!Illl llll i> (Nota s ull'azione ~llcc•IIC<l di• l siero umano normale >Oilr<l il). - Crt:<IOilhc•r; . • 293 Or:~cl!in l~:ia e n ~vrrlll!la hrachial~. - llr.rmann OIIJìNl llelm . • 107~ Canr• ro gela tino-o pnmitil·o d·· l pcntoneo (c:~so di ). - Uolt. Giovanni r. u"riard i . . . . . . . . . . . . • 52~ Carci non1a rlcll'esMa;.:o (sulla prM~ ut.a e sull' im11ortan7.a della differenza pupil lare nèlJ - H•tZl): . . . . . . . . . • 6\1 Cardiopatie (i i tra lt:unento mecca nico rlegli edc• mi nl'lle). - iloti. Ales· S:llll lru Bur~l•erin i . . . . . . . . . . • HG CarrliO Jl:Hi~ (<ull' inrtlfii.ZO tera1leutico lh! ole). i>ror. A Car. larclli 66~ Catarro rti stom~co (Il). P..poiT • • 5! ii Crauio 1li u na d <lii iiU tli 9\ 81Hll (SIII):Oiarita dc• l). - Pror. Zoja. • ISO Crimuterapla \eSin'rimru li di). - l.etulle e Riharoi • 52:1 Cru (l latente (ill. - Pl'Or. F. Ma ,sei • 633 I) ,•Ji rio aeull'l ( rir~r.-l • c batterivl o!,:khe nel ). - Ceni ol ott. Ca rlo. • 281 Oialw ta sullo Sl'll11p po <l••lle inf~zioni (ln tltwnt.a del).- Dott. Ament.a . • tt~ò!l U!IICI'l<':t ·.<ul la rlurata UPI potPre rosstro e anti tOSSICO n P.IIa IOS>llla e nella autitus.iin.1). - A hb:~ dott. F'r~n c,•sco . . 31\l l ti ;prl•lici (la dieta d~i). - ~l :tx F.inilorn • IGS llispc psia ucp ·osa (sulla) ~ i suoi rapporti celle nev rosi in gt•ncral ~ • tii n :·s~nilelln . . . . . . . lt i i :l O i•;~ntt>ria 1Pator:enia della). - Ilo l t. 1.. Ser ra te Muns!~i u. • 736 Ot:Hurb i cardiaci d'origine )!a,trica. - H. Fauscht•r. • ll:<tl Oislllrbi rs•chicl c n.: rvosi nei lal'or.1ntl 111 :;omma. - Laudenl!enner. • 869 Oolor di capo 01 ). - H. Gradlc.> E~ tasi.t e teta.nia ,:astrica - llot t Emilio Ferrari. • ;>20 El miu tiasi a ùrcorso tifoi.Jc. - ne P ieri . 5~ F:m k rauia (un c.,~o importante rli). - Ooll. Luigi Jlortloni. • 71'! Kmipl.•r:•n ed afasia in Ull caso eh elm intiaSi in t~slina le. - Prof. E. Ma· ra~l1auo • 5H Epilc-,ia (un siutoma r•r rnnn r ntc rlell '). - Mniret c l. Vires :m Epile"1a (H trattamento IJromko •J l antitossico dell a). - C. Agostini. • 59 Ep•lt•ssia (trilltamento rt<•ll'). - Flt•chsig. IS9 ~: p11e-sia (la corrente faradica nr!ll:. cu ra dell'). - Prof. S;;oiJho :1~11 Epi lc<sia l! metodi di F lech sl~ e d1 llech terew nella cura della). Crisa fuiIl . . . . . . . . . . . • 61 i! K1<i lc~"a tL'erc•taloil lta <Iell a corteccia cerdh rale in rall J'Or to ~ Ila nuo,·a t~rap ia tlèii'J. - C. ltossl . . . . . . . . . • %3 Rll• lcll ici Ccontrihuto al lo ~lllfli!) •Ici ri ca mbio ma teriale net:: li ). - 0{l tt. Ales~i Urhauo . . . . . . . . . . . • 21 F.rP,ipr lt farrhlt' (l!'r:ll'el con man ir~,razio ni infel1il'l' inten<r, fl:uarila pronl.<tn l ·n l!' cuu uu e~1uni ipotlcnnlch•• di rc·nolo - Doti. Gius~ppe l'ioll • G36
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133-i
I NDICE OE:-iERALE
Eritemi in fettivi nella fehh r~ tifoidea. - Henr ~ Pons Pag. U 91 E,an t~ma da •iero tcontrilonl o alla casuostica ol cll' l dopo l'inoculazione del ; i•·ro curaii\'O di Behnn!! . - ti. Teufel . . • %t> b:sp lùrnion• <lei lll ho tl og••., tilo median te i rajlgi X (l•roresso d'). - Doa; ~t Le • ~ Oorn . . . . . . . . • . . • il !l!> F~bl, rc osc< ll;lllle o me<lo tPrranea, o febb re eH Malln (la) - Hugues. tifo Fel.lbre glallllula rc recit i iv n iol un atlulto (nn caso do 1- Galvagui prof. E. • l i l< Feblore tofoide (l'uro-diagnosi della! - Alloc rt Ro bin . • '.!91 Felobre tifoitl~a (Il SCI! IlO p~ln:o·pla uta rc nellal - Quen tin. • i 3S F~b iJre tif11itlra onorta le tsic ro·d iagnosi n ~ga th·a in un caso di). - Dott. Pelon . . . . . . . , . . . • ttliO Fretltlo (s ull'inllueu za del) noi predi.,porre alle in fe7.ionr. - E. Foschi . , 17i Fri;(J tt·rapia con le polveriZ7ninni di etcr.J ~u ll 'ad rtome per la cura dei tumor i Sfolr noco da mal.1 ria.- IJolt. A. Moscucc ì. • 614 Gotta (rlia~nosi •l•• Ila) e Ilei reumati smo artirolnre acuto. - ChaufTarll • H S9 lkoto r" ue ll'c~crcoto germanico (su ll') 5~ li!'O·tifo (Ili un f•·o111 mcno cloP si os<er'~ nell') a lla palma delle mani ed . • 40~ alla pi:mta olci tJoNii. - Do ti. \\'. Fi lii'O\\ icz, di Ode.<sa . Insonnia as<nlut a (suo disturloi psw lo ici e ; ull e alterazioni del sistema ner. . . • fiJ I ,·oso centr:olc Jlt'r).- C..~l(nsto ni . l n<nffi··i~nza t ricl~>piolalc (lln si11l0ma r1ell").- L. Bramo • 40J l.a rin;.:rlc essu•fatl\·a . - Sdwc h. • 9i5 Liti<•:<i i11tes tiuale (dr lla).- .~ . Cloevallier • 863 Liquitlo crl:r l o-ra~h itl o!o in rapporto all'età c ad a lcun i stati mor bosi (Sulla •1uantita Ilo-l) . - G. Mya . . . . . . . . . • 11 91 Lo mlo:O~!! IOC reumalirn (t rattanw nto dPII a) coll'elettric il a. - Cloatzy. • 5:> l.uiJI crr~hrnli antcrinri e posteriori (Nt• la sul valore ìntellettual,• comra. . . . . . . • 96& ratn llro). - Crochlcy Cl:oploarn ~hil rli mare (Il cinto gastro-comtor,•ssore oontro il). - nott. Galliano • 6\J Ma laria (control •ulo allo Sl \lll io della). -- Dott. G:tzz:ulni l i! ~lalalloc l(astri c h~ o lntes tln:o lì tll dia;::nostir-a dell e) metloa nte i raggi eli Hl>nlgcn. - Le\')"-IJ<Irn • 18i )lassa g!(io arltlominale n,•llr ;~fTezioni dr.l cuore (dt>ll 'azio ne lliuretica del). • 741 (;antno . M•uin~ ote ccrel!ro·~rin1 1 c (ll icU"I •e lJatt criologi chc nel la ). - Antooy e F'erre . . . . ~ . . . . . • 63.\. • to;o )lenlngiti t un 'PI(Ilfl t>:ttC1!(nomonico .Jell~) ~lod vllo ~pinale (!' inllur uza 11t'il!• lesioni rkl) >ul potere ha ltcriri~a rlcl san· ~ue. - IJotl. Drago S. . • 106& • 10<1 ~liia-1 in trstiua le rsopr.1 un ca;o t! i). - Oott. G. Mal li. )JoriJ oli t> 1L' n sin tuno a prr:coro d t• l) - Sla w yk • 637 )lvrho di Mlrllson ('indrome reritonoti ra n• llo stadio llnale del). \\'. ~;h, t eo n
~lorloo rJi
llrit honann t>d anasarca.- Prof. ~iusep pe ~neon lini . ì'i<•H :o l!:"ia rhc so osserva nel rorlisti (una forma di ). - \\' . H. Brown. ~•·>roasteooia . Oiagnoso e tm lt<omento . - liilles. tle la Tourette
•
j,\4
•
291
,:\'tli lt•.:.it:'t r~umallt•lt,~ de). -
•
i39
S. Girroa.
.
O'lcomielite tifosa (1'). - Sa\'atifr . • -:!Si PaludhiiiO se•·n olflj) In hi11loda rlell 'ema lt•wal'in (Il trattamento SJICcillco dr l). - M. ta t •nss~l nw~tgiore mcol o\'0 di 2' cl:tssr• • ltl3 PMaloso J(Pneralc nt•l l'inizio t llo ;;g nos i de lla l. - J ofTro ~·. • ~58 Pnrnlo•l pa <s~~l!~ra rl'ori)linc canliacn: rwanl!ione. - Dott. Mar t1·, onedicn ma!(~:oor•' rh l' clu ;se . . . . . . . .· . • ICoii Parali;i altilan te (un ~mlt•mR llrl.'co,·e llellal. - J.a ne>sione sr•:~;;modica clellr •lita o l ~l piP•Ie. - i\ lP" art • II Pi
D E LLL': ) I ATEHIE PER L ' AN)\0 1898 Pt>rcu,sion~ :lSt'O itata tla)
per clf•terminam il limi! e inferiore "''l cuoro. =
1335
Cipollina A. . . . . . . . . . . Pag. 745 Pe rmeahilita renalr (dia)!nOsi ci·•Jia) con il metod11 dPII'anurro di meli· lene - Catat~no. . . . . . . . . . . • 861 Prste huhl>onira csulla) - Mètdai ~oiT 03 Pneurnococco (~nlla J;~nesi tklln t·ap•nla !ICI) - IJoLI. ì'i. Pan e . • 7H Pneuuaonite lnl•rrcolarc (rir.Nrh~ sul la) - Oc u . .\nclair . 1 07~ P11enmonite traumal1t:a (lal - IO. l'arloa . • !187 PCIIuaonite (.-o nla)!it, prolllassi ,. l r allam ~n t o ddla ) - RevrriPy. • ~99 l'o tmonitc (il , i ero antiHcrico no •lia) c n-·1 la tuhe~colosi - Dott. L ni~? i Cantu . • G38 Polmoniti\ (la) con tPmpr ratura cc•·••:<iiva - Oonirr· • l 1~3 Porpora emorral(ica (rontrihnlo alla pato:.:enr.,;i olella) - Dott. JgMzin Callari . 118!1 P;.;•udoleucemia (sulla) - Ooll. r.. ~'inzi. • 1181\ V:;icosi l>a luslri (contrahu to allo s tntlio delle) - ~- Tell es • 9\òti RahiJia !contributo all'anntomia 1•atolo11.ka rlr ll a) nell'uomo - llarldi r.. • 18~ Ro,•tarnatisrno ar lirotare ar ulo (sulla etiollll(ia ()t• l) - Ili va pro(. A. • l ir. fli <ipola faciaiP (un gravo caso tl ir tr:lttato ro l -;icro nntlstr··ptococdcu Grrgor Jnng t i9 Sangnt• ,JiahNiro tmrlorlo facile r er tlistingur re il ) •la quello non lliabe· tico - \\'i lliaru~on . . . . . . . . . . • 96i Sa,rcomi (il t,ra tlamentr> de i\ lnopN·ah ili •·olia to~ina nti~tn dello S. Ercs~ t•eln~ c O. pro•lrgio:;ns - \\' . Clllo•y . • 1191 Sl',l rlatina ( l 'irlroh:r;~l • aa ne.lla) r rw l rraorhil lo - lurgrnsen. • 297 Scarlatlina (nn•wo sc):no clinrco os'"''"ato nella) - P. Mcyer • uso Sio:ro rli Retu·in;.: (rar1•or to rrrhminare sull 'azione r!I~IJ nPIIn malalli• · 110 11 dovute al toaril lit rl i Lolllcr - Cnl lnm . . . . . . • 294 ;';h•rotcr:qtia (la) ira tiare r~si tli lìfo - IJott. F. Sllvr·~lri S7il Spazio srmilnnare !la scn rnpar.<a rl··lla stlnorita dello)- A. Pitre..; • 746 Sj) ICIIO·Jitolmonitc (la) nella reb hre ti(oJiiiC - Auchc ~Carriera . t !ll ::ìf<lmalitc rpir!emica (rlr una Vbrio•ta tJ,) - Dou. ~:, A!ltcrt. • ;!911 T~lte rlor<al e. t.<nlla r:otu~t·ne<i di' Ilo :nrotlr mu sco lari e riPi lli:;Lurbf J,l:<iclaici fll• l al - Prof. rt. Coll'll<l . . . . . • • i43 Tac hica rdia e~serl'l.la!~ (sulla J,l:t!IJJ(enesi della) - Dott. Ern esto CacciRni:. a • 616 Teo ri:1 m("rl'a i l n- m:ll.~ rica (espo:;i zione tlclla) e re•·eniP sviluppo Ili essa Patric~ ·Ma tr ;on . • 959 T:t clircar<lia {n, t:a ~ul 1•nlor,• seruir,Jogico e pronostico dell a) ncl!a tubt:r· co lusi J>•alrnor•are - O Sarc'l . • 866 Test irulo (In no•wal~-:in rlrl) - To•rletral . • i85 Trf•! (di 11 11 nuovo metfltlo r!i:l;:nn<tiro lliiTNrn ziale tra Il bacillo del) ed il l>actNtuna co li - A. c.·s:al'is·UNnrl . > oi39 Tr rn (rc)l~rto i:; to·p:lfolo::ico della l'li lP in U ll •:a<o di ) eh!! presenta l'a il st!g ura 1aal nw·1tlaut:arc - ~l utta-Goco l t&! Ttrosi (l'a limetrt'IZiOtrC rlei) - l,)ueiroln . • 5ti TrùiO ur uro.i ;;t•tr•·raiizzata (c.1.;o di). 287 Tuhcrr·olosi !);· luu~lu• lt\'f!IIC olo•l la) ;• il risl'eglir• rli tiii Csta d"llV un':tl · ta•:<'O ti 'miluera~a - l'eti t. • 185 TuJ .ert·oiQSi polmonar!' (•llagnosi Jlff•c:.,cc •Iel la) m ~di:tn le le iflit•t.ioni di siero art lkaale - Sirut . . . . • . . . • 2\lr. Tnl>errolo<ì polmonarP (rv•ta oulla rlial; rHJsi prccoo:i' rlella) p~r me1.1.0 della rarlro<corra - 1\el,ch ~ llur<son . . . . . . • ;,t:! Tt't lu·r,·o lo<i (os<en ·nzioni intorno a~l i e.>pctln rali dea)- Jlror. G. Boc<·a rdi • MI T1111ercc•lù~i (i l rnotl~rno t ra ttamen ti) rlella) - C. 11emso n o: l. \\'laiU~ker • 87fi t;J~•·r:a ga<lrira {Nhl J,,g ta •Ici l') ~ .-; ua terajlia- A. A. Ber~. • I UiR
.. 11\DICE GE:\ I!: RAL E
•
Ul \' 15TA CHII\I "II fi iCA. .o\ t·ano t•romiro 11"! uellt• rornH' ulcerath·e na>ala - 0 () tl. Zapparoli Pap. 3(o:\ Allacciat iii":O (.;ull') e .i ulla compr~ssaonc temporanee delle arter ie - P. La· ~t an a . • i5~ Ane~tesaa to lell') coll'olocaina. - Iloti. Aclulle Villa • 131M) Anomalia arl~r,.nen·oia l<li un· impt>rtanle). - ArlPria succJa, ia d~s tra r nen ·o lar.ngr•• inlt•rHH"I' r•trrloJ"H" Ie!JlP - !l"Antonio Allile • i33 Af'l""'"lwìti (sull' Of•portuaHta dell'int ervento ~hirur::ico nell<•) - Mara· ~lt1H IO
•
J(\88
Armi Il• pir.rolo ral illro il r.) P alpoterr I"Uinr ranU>- Po•r il comanda nte IJ • 108! Arl ~na ascellare tanronwutru ti della ' ''J!atnra rtrll') - J. O. :;uupart • irtt• Asr·['Si r!uru r~:ica (l ') in rar[mrt o colla ~uppmazi un~ clelia ~el~- G. Ma· gra.s-;1 . A-re,<a tnetastati•i (I:Ontri hu to :alla ra.; uitica de~li ) - Do tt. r.. Sunli ii Art••ria a.;re, llare l ilanui nel la lc~aharn rlt•ll') - Soupart • 301 .\7. ooa H· mceca nil:.1 rlt·o I'I"Oirtti (IHI<II'a teoria sull ') nel l~ pcnetra1.ione A. Ca..:;cmo. caplt:t no d'.'lrli~llt>nr, . . . 81 r.anero (rura dell co ll'' iuif•7.ioui intl'r ; tizoali rli alrocol - Sajrnts • ~os t;."tS s~ tJ el lll n(Jano (<"On tnl tulo nll co sturll" •IPi corpi estran ei tlclla)
r: razzi .
• 3(16
Cerunw (sull"estrazioni"\ dei t.Mu poui da) - Birri • i4 Chirur:;:i:l mol itar~ (rt!ceuti O$-~nnioni dh dopo la lla ll al(lia di Sa11tiago - N. Srnn , • 98:1 Ci:;ti dd Jlancr.·as lrallat•! coli incaoluni a drena::rrtiu - Dom o, Rolleston, ~la lr11 lm . . . . . . . . . . . . • ~..1~ ClorororllliO (oull:o murte tr. rohl'a prodotta tlal) - ll eiul z . • uno Cloronan:u~• (c lell<t) ne• ~a r.tio pa1iro - S prlbnzon rlo tt. r.ui;;i . • ~03 Cor(' l straniero (ri o un 11\101'0 prorr••-o l"'r d~trrmi u:uc la posizion e dei l r.un la r~dio:.:ralla - ~l Il . ~I OJrizc . . . . . . . • !l~9 r.ullre (>u lla $Cdta tlcl lt•ulll() per a~~rc. J ire al) - Dott. Giorolano r.. • l ! ilt t:um a-Nt:ra rtr ll c Cerite (SuJ!Ii ullnni pc r rezaonarn cnti per la ) Miknhcz
•
i5!
\ Ji<artir()Jazinno dell" a n r~ (nok1 s ulla) - liot.t. l.•'o n Ur~gni n • 631 I:Jo·Huroaont· sacro·il iaea ( Iella)- Il. 1\ou:>scau • iiS Kmat unucl ta tronm:llil"a - f'ror. A. Card.tn•!li • n:H Kma't orio tlitoendP.n ti da 1:.rir.i della vc•srica. - Hofll'ika • I.W t • l !t~ Ernl•olio •·enosc nei traumatismi - IJott. Fra ll et . ~;m orra!'it• nasali ro,t-opr ra wnc (> ullr) - Ilo t t. llioni:<io • ~oi Elll[ll l'lllrt (la r ura ilc•ll ') c;o n i rlrp~oag..:i c r a:<pi ra1.10ue permanente T. ('.avazzani . . . . . . . • 88fo Empic111a towc:aro cronico II'J - Pror. E. Ourgi • i51 Enll-cmn llllit•pr,11r• olella l' Hle (Uil rA<o d'l Ìll SP).! Uitll a frattura sottocut:uoPa costalé. Tt~ ra rotumia: za iTa nwn to; guaror;oo nc - CHterina ' 19:1 Ern oa Ila (' rC ·Ii:'J'<~>IZi n ne :tll') - 1\oc lo r r • 9Si ~:nw• :ui.JtJ1ni11:tl: tr~~oconhl rli :!00 upc•r:o zivn i rarlk;tll rli) \'rat icat e all"o.hlH' tale milit:1 rt! •li Ja;s~ l llllmen i~)- Con·in c Viro • . • 311~ ~:m ie in)(uinnh (l nuo• i proc·r-s>ì oli cu ra rarlJralil tlr llr) - Dott. Villar • lW f'~g:oln (r ontnbu:o alla clmurgi:l oiCIJ r •h·llr \'il' hiliari - Giordano • s;~ F•m tc (.;ulla ocduso11ue scmro lirn ti •• Ile) - 11. G. Mori . • 61$ F~rat•• ti" nrma .t a luoeo (sul la onf••ziune delle) metliante re1.7.i ,p allili 1\ :~rl on<ki • 5311 f en le 1(" Hffi~ 1):1 (UI)r.fo ([riJ' ~11110111e (I"Ontri hUl O :ili:O llia!ZO Q$] ro aJia trrapi:• t.J CII•'~ - S~'h:iO,.. r • i :l Fc·ritf' •l' nrma òa fu ..,ro •k l l"nr,.rfh io {le) r la n'~i .. t•·nza •lei $110 :-chC'letro
alla ['CIIdr:ti.IOnt' lfCi Jlrt>k tl!ll -
l)ott. llo.,atl ,
f !\i
-·
DKLLR MATERIE PER L'ANNO 18~8
1337
Ferite prodotte dalla spada-haionet ta. del fucile modello 1886- Cha,·asso 9f0 Ft' nttl PrOdllltP <lal pruiellile in ra111 i<'i.1 ro di piccolo cnlihro (contrlbuw allo SlUthU tiPI le) - Pro f. llcnaO:Hh un . . . . l'ag, 19& Frallurr do'lla clavicola (t rattamento •lrlle}- Spencer • 53~ Fratture (Jcolle us lremit:• inferiori del radio (contrilnato al la t;onnscenza delle) -
1\ahkyss
• ·H 2
Fratture dell a s::unlia (SOPill'o!SSIO llC d PI tltalorc e deambulazione srccoce nel lrattauaunto tlt·lle) OlPoliaute l~ fasce oli guLL:!jJ~rca - M. Psprcz t % Frallure dr lla m<Hld ibola (5ul trattamento •Ielle) - Lauenstein . 70 t.anglio CCl'Vira le (la res~1.iorae dPlJ Stl[Wriore nr•lla cura del gozzo esoftalmico. do>ll'rJlilP>sl:• e rlel ~ l a n curna - Jonn csco . 80 ldro•·ele e ;ma rura - Oot t. Sterl'hi • !Oli Innes ti d 'ossa viventi - llolt. llicard • !·19(1 l,ahirintira t la GOI11nl07.iorar) - Ctra illn ns • . • . . • . • l ;103 La)Ja rat nmia po'l' ft•rita tl' ;~rrna ola fuoco co n e:W•sa lar·erazinne rlclla )l rima roni•me rld col~n tliscenol ~nLo• - Ft'rrarcsi . . . . • l 98 Larinp:e rneopla~mi della). - Pr·or. Vi ttl'lrio Gra~zi • 4302 I.C3roni arlrtQm inali /sull e) - Oemons, r:hauvl'l, ~lich;~u .~ U2 Ln s>azion r riPII:I spali:\ t la haso• armto mi ca t1• •i met<lol r di ritluzivoo' dr ll ~). - Oa\'iol Wa ter~ton . • 1:!93 Or,•t:cl rio (V;~ Ion• semiolu.;ico negl i scoli eli sangue •la ll') - Trllaux . • u as Or·acchao nwdio (l'acq ua '"~~~~nata n er l ~nti p roce ~si t'atarr:tli dPil') ('ol iu que l h Mrollnanli della rrnu:osa naso-fanugo-larin;.:ea- c-.zznhrau • 53:1 Ortoofurm e (itTI(liè~O rl~ll') no• lla t>r:oli ~a r.lairnrg1ca - 1\allenlacrgPr . • '.09 O<tenml(•litr prodotta dal haci llo ni Eberth ~op ra~!!i unla \'Oill llll m~s i do po UlW f, •lolore tifo i lo,;a. Gua rigiu ue iu sc:; urto atl ampia t•s teoto nua. Le Fi lliatre . . . . . • !~% Otojatrico (co municazloui dal rrparto) ttcll'uspcrlale m ili tare di 1\onig<be rp: - OstrMun . . . . . . . . . . . • 1\9 Per iostile (tl clla) d ella tr bia rla sforzo - 'l'ouissant l 90 Pil oro Cresezion~ rfe)! c rlella meta co rrisponrlcnte dd lo s tomaco- Guaril(ione - llott. l.auw er.< . • 6~9 On!(:.;i X (applicazrone rl~i) alla òìag-nosi ili sede dei corpi estranei della te.• t a o rlei tu mori inr racranici- Oloicl c Rollio' i . . . . • 7!1 Beumatismo nrtkolara acuto (trattamento ~hirurgiro Ilei) - O' Connor • 4tl S.ucomn della fus3a cr·.1nica po,wri10 r e des tra co n ioirtJCCfalo e SN io .-li liquirlo r~n~loro- ::vrnnl!' d.ll na, o - Uott. l.ui:.;i Cn m110 . . • 301 StNaosi pilorica P un nuovo m c lotto rti s:astro ·en tcrostomia - ~-. T. l'nul • fo\3 Stornaco (e<liqaazione t11talo olo'l lo) - Sclalelter . • :111~ Sutu re tlr,.foorh, in:omovrhili - C11ra r•H1ir.alo• drlle crnìi in~uinali S('nza fi li perduti - t;i:.; li o Baroni . . . . . . . . • ~!li TulJa tmr tru lo per :lccrP<•·Pr~ l'effi~neia <lei c.1 tCt('ri:<mo !Iel la) e fao' ilitare te inic1.ioHi lli liquuJi n~lln cass:t tiln paHic~ -!lvii. lKuazio ni oni.>iu Hì<J ft l llt'Nazion i •lPila li ngua ((l ia)(no.>i delle). - IIUJlla~· • 1:3•1'1 l 'reteri (catctC roslllO olegli) . i8 Fret r·otomi,, interna ~ Gu~ ) n • • :878 l',;lio)ni (l 'ncldu Jlicri co nel trattamento delle\ - C. \\'illem~ • ( 50 Vnricoll:~lc (rl) si ntomatico dei Lumur.i del renP. - llauser . • t'!Pll \'o•lo•noo oicì snrpenti (eiTeu o tiPI). - M~uolini G. • t:30:i Vo·ntricolo ~ini<tro (i 1•ri ml oluc ca$i rli sutur,t olol) - Oott. Parrczz.tni A. ii Rl VISTA D-l OCliLISTICA.
Aur l!l i<lpìa si mp:atica (l') - Nuel . l'tl fJ. Atropinn (oplnnolo l' conrr hi<o::ma nsa rA l ') in oo·nll<tio'a ? - Tarrirn 6:1~ At rtuinfl'zioui u~llc malattie oculari (delle) - War tomont • • I:!Oi
1:138
INDICE GE!'iERALE
Blefmlr (cura olo•lla.) - 5. C. Ayrus. Jlog. :>3 4 r:alomt·la nu (le init:z:iuni profunoie intrantu;culari di) nella tera11ia oculare - t"ltt. A. Fumagalli . . . . • 6W f:her;Hi ti l trntta men to •Iell e) c do• Ile con.!!innth·iti croniche p,•r mezzo •lP l lll:l''a~giO ctJ r• uu uo:;ucuto al sutJ iimato & l a!la eocaina - Sas~a t•arèl • 756 Cho•rat1te p:trerlrhirnalosa (con t rihuto alla cura d ella) - C. Graweher • 20't Clu•r:olite t•a r~nchimat o"" <crofolo>n (le Iniezioni jodo-iodurate secondo il me1o11n llel rror. l!uranlt' nella cura della) - Tagliarerri .~. • 307 Cherati te psendo·memloranos., (pri mitiva c·ronicn) - •loti. Oransart. • 309 Chcr;~t1te <uppurativa (l'acido lattico nella) - KorjPnew;ky • 638 Cli n 1~a oc n li~tt··a (Go nfercnza ria« unli va riPI corso di) nella R. !jniversiln 111 licnova - prof. Ri c•·arllu :)rconoli • 109 7 • 99 1 Colliri uleosi (sui) - Scrin i Cou)!iunth·itc gran ulosa (TratlltmPnto rlrll al /1.. Dari er • 1 ~1 ~ Congutu li•·a (rlc lla ntol ita della) nelle operazio ni autop last iche - }1. H. 1\ uhn t . . . . . . . ·. . . . . l !!O'-J Congiuntiva (;ull e cell ulr. calidfllrmì nella). - DoU. Fero1iMndo Strada • 1300 Uì>tac<·o ;poutau"u •leila retina (sul decor$0 ddJ - G. Hor:ìlmann . • 99.4 EtlncaziuuP v1siva !s::t~l!in d11 nPgli o perati oli cataratta congenita - E. Tru1nhf'l ta, ca pi la no mcdko . . . . . . . • • 659 l!: moft:o lmu ;pou tanev n~ ll 'e molllia ered itaria - W agemann • 6~7 Etrropla:<lla owlare - E. Va ludc • 109 t Fentr pt·netrauti llcll'o~clt io !Pro nostico dell e) - Lefrancois !l6 Frattu re urll.t hase r1 P: cranio e tli~tUI'bi oculari consecutivi - Lor. • ti5;; • i5~ Glaucuma (p uo il) g uarire permaueutenw ulr ·? - pro r. Haab Modria tocn (I>S:iervnzloni s11 un nuovo) - Siolney Stephenson • i 57 )liopia e•·,·essiva (os;orvazioni sulla) e sul suo trattaonentll operat ivo P. UltU. 97 Morloillo (lé o'OIH iliH':V.ionl ocul ari tlcl) - .~. Trousseau 90 llio•vra i~ la nc ularil ltrattan\ Prttu rl•'lln) - Mar tkolf . 99 Uftalm ocr111no;co pia lsull') - Ncusrh uller • 535 l)rloc;oro:t (nlanllcstazioni <ocul ari ilc ll'l - Thilli c7. . • 758 Parah;i l(~ncra l ~ C•ltllh'ol ta nella (fi:o:;no,i della) al suo inizio i impo rt anza do' l <i n tnm i ocul ari - J u!Tro)~ . . . . . . 88 l'erim .. tro ref!i~ lra to rc (un nuo•'OI - rlo tt. M. Mo ndeja r y Fernaurlcz > %01 Pupillumetri (nu ovi) - Etl. Toulon,c. Alfrerl S1iuger . • 99! Ral()!t lloo n t~Pn (d••r) m ol!almo1ogia por la ~coperta rlo1 corpi e.>tranci nel· i'OCCi liO - f;al t•ZO II'S~Y . . . , , . . . . ll ag~i X (azo.,ue dei) sulla r~t i n a Bran•lt . lll'LIIllt,. l>h:mrntusa (sulla) senza la pi1:mentazio11e ti pica - Goulll di Filadclll:o. 53i R tll~sso pupt llaro (o li 1111 ) Ili uri)!ine aur icol:u·e Piscnti . • JU~ St rahi·Huo (drca rlno casi di) - ~r·hnahPI • !192 Termonwtna o1·ularc u sua util ita utllla tlial(nOs i di alcune malatti e de ll'occhio - lìale7.o" k1 . . . . . . . . • 6 ~7 Tr~roma \trall;tmrn t o •lel) o·on le :<olo zhmi di iiJ<Jio- l'\esnamoiT • 653 Vit reo (O>~e rvaziulll clinirhe ;u~ll ••,;i ti delle lesio ni del) - G. Flcm mi • 'lOì! 111\'l::)rA Ul .\NATO ~IIA 1': Fl::iiOLO!iiA XOfiMALI': E PATOLOGICA. C:ir·~trici rutanef! (a,;,orhim•utrl olelle) - L:tn<l ucti doLL. A. . flag. J ll Ctll tt••·da renlraiP (aHt'r':t7.10iu do•ll:o ll na struttura tlella) consec uth·e al La· r:l1u del si mp:tll~iJ c,·n i<•alè. - t:ri~t1aui . . . . . • 130i ~:i>llh'rmiol,. uell'noln•J •' rwt mammrfNì (la mat•~rin grassa (lPIlo strato corn~•l •Idi') . . . . . . . . . . . . . • 130><
DELLE MATERil>. PER I.'A t-; l\0
1898
l :l39
Glico~u ria alimentare (su lla) nei sani .c in alwni av velenamen ti -
B. Ilo· .;ent1erg . . . . . . . . . . P11g. H$ Insonnia sperimrnta le l~ul la altrrazione rledi elemen li Ilei si:;tem" ncr,·oso cen traiP. nell 'l - Dalhli rlo tt. Alberto . . . . . • 310 Linguag)!'iO scritltl I li); sue origini; suo sviluppo; S\IO meccanis111o in tcl. . . . . . . . . . • 996 leltualc - Kernva l Milza (il volu1ne della) n~ lle intossiralioni - Dott. G. ì'iesti • 5:18 Potere :t!!f.(lutin:u1te rtel ~icro >a n:;:uigno di alcun i animali (alcune osscr''azioui sul) - Pror. S. Snlvioh . . . . . . • H3 Sistema j!'anf(llt!n:r re linfal iC<l (sulla importanza tlcl) nel la dnllrìoa mortcrna dell'infezione c dell'imm nnllil.- Pror. l,uigi Manfr·e·l i . • 130ll Timo (ricerchi) sperimrnt:lli sul ) - L. Tarnlli e O. Lo Monaco . • 310 RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE.
Adeniti llnfati che che si pO$SOno verifi care per infezioni rla dentro l'u rPtr:r. - Oott. C. Illasi Pag. 762 Artropatie blenorras:iche (deJZ ii accidenti nervosi n•· l cor:<r• del lP)- Lt'v ~' • 206 Aocii lo plncianico (lla tO!!NlP.Si • 1 ~1) eri rz ioln:;ia tlell' er tim:t cancronoso l. Hilschma nn e K. Kreilr c . . . · • &16 Calvizie volgnre (i l microho della) - O. C. . • i59 Edem a siOiiLico seconrlario - A. Henr)' . • itì l Erpe.< Zoster (consi!ler•zion i cliniche sull'l - L. Wober • 881 Silllirli ~ lel ignorate - Fournirr • 20:! Sililide malign a precoce l•~onsiderazioni cliniche e ter:1piche su tl i nn ca~o tlil - Doti. Dc A mi cis . . . . . . . . . • 3 1~ Sifilide (la trasmissione della) - Ogilvir. • 415 Sifllirle ariMiosa c~ai/~io di oia .:tno,; i rlifTerenziale tra), i\'\1)1\in:;:ea ò i!òlilmosa rlell'encefalo - J. Teissic r e J. 1\oux . • ~.\O Sifilide òr llo stomaco. - firnlafoy. • lU I Sinlide Cla cura clelia) col siero 11i animali mPrcurizzati - n. Tarno" sky c S. Jako\\ le" . . . . . . . . . . . • Ul~ Stomatite mercu riale (della). - Fournier • tJIO Su blimato corro>ivo Ile iniezioni r nrlovenose rli) nP Ila cu ra delle local iz zazioni ..;lcrose ed articolari o1e l virus hlenor·r:•l!ico - Le1·i . • ~09 ni VIS fA 0 1 TEB APEIJTICA.
Addo rloriol rlco (l') nell a cura della sr.ia tica - Ch. Gennalas Pag. .\ciolo fPnico (Il valore dell') in a lcune a1Te1.ioni catarrali Ilei fanciulli H. Oos-an . • Acq ua ca lda l~ull' irr apiego l ~r:tJlPul ico nell'), partico la• mente sulle mata tti~ rlei la 1•elle - 1\ost•rHhal. . . . . . . . • Acque aritlnlo-:akalino tl'azione delle) sul ricJmbio materiale - lacoangcli 6 Bona nni . . . . . . . . . . . • .\ntipl rina ile iniezioni profonde rlll contro la scia ti,.a - Knhn. • APo•·ynum cannabinum - A. A. Woodllull . • .\ !lOm•Jrlina e suoi usi - SamuPI Visans~a . Ca lomelano (il) con i cloruri, g li acidi, ccc. - Jovane A. • Cllelidonium majn< (trattamen to !lei carci noma co l) - S:uu>on-Woskrn· S~ns~ . . . . . . , , . . . . • Cloroformio (l'azione llsiologica Ile l) - Keere. • Clornro tli sodio (azione ciel) su ll'asso r bimento dei grass i - Coggi . • Coriza (trattamento della) - Smester • Eletlrolerapia Crl r nna nuo,•a form a di). CorrPnle vollaica mouodird DoiL. C. Colomho . . . . . . . . . . • Euchlnina (l') nelle fehhri minsmaticho - Dott. Angelo ~lo t i •
100 21 1 .\19
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763
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INDICE GENERAJ,E
E<trntlll di lirold~ (l'azione islolo;tica dell ') - lsaac Otl. f>ag. 5H Febbre gia lla {la sierodi~gnosi della). - Dottori Archinard c Woorlson • 1315 Ferro (oié ll ' inllu enza del) sull a secrezione del succo gastrico - ilO. Uuz· dygan . , ·~~ lxoues ricinus (fcr n1ento antkoagul anLe llell'). - l. Sabbatani . • t 3U Men loxolo {lr.Htamento rtelle )li:oghe col), col canforoxolo e col naftoxolo - Oou . \\'a gr~cr . . . . . . . . . . • 10\'10 Ortoformlo li'l un n uovo anestetico: - Einhorn e Heinz • 1212 Ossicanfora w ror;rietà ed usi terapcutici dell') • 313 Pn Pumollla (ina la lrice-vnpurizzatrire). - Oonaretti • 13 13 Sali~il:.lo di rnr•tìlc (sopra le a p plic.nioni Lllpiche di) - Linassier c l.annois • H S So~tanzn a::)!l ulin~nte {<li un a) tlel baci llo clelia tubercolosi vera - Dottor Ar loin;! . • f:ll 3 Sto1naco (innuf'ntn rlei medica menti sui moviment i rlell") - OaUelli • 663 Tannal hina (della) - Treumann • 54% Tcrralina (la) , n no l'O cccipienl"- per poma le - S. EìchhoiT. • f\61 Un;::uento mercuriall' !•Il un meto• lo tom peutico semplice ert efficace dell'applira.zionc dell') - ~:. Welantler • 66t • fOI llrotropina (l') nelle cist tli - Cohn . RIVISTA 01 MElJICii'\..\ L!!:GALE.
Ot•;::Pnerazi one (carnlttrri ~periali rti qual cht') - C. Lomhroso Mo•tl'rin a lega le psichiatrica (b) nei trihunali militari - Fri;:erl o
reale e la mort ~ a)JIJa rent~ (la) - Dott. lca rrt Stimmate epilettoidi (le) nei criminali alienati - E. De Arc:mgeli ~lu rtll
Pag. Hfl
.
• 513 ~~~
• 121 6
RIVISTA DI TEC:'\I C., E ~ERVIZ I O MEDICO ~JILITARE. .\m hn lan za ilt~via lo • Alfre•l•J Litt;• • (l') l'e.>perirncnt o da Mil1110 a Venrzia - ~lag?(ioro n1,•clico E. )l:lll~ianti . . . . . . /'a!J. 1100 AC•':Hirmia di sa nita m\litart· (un') iu Spagna. • 1001 AnltsPpsi (I'J o l'asr psi in guerra . - Luk t• • 1317 Rilll:lgh<J Cla) di Omdurman • 1311! Bolle c.1usate dal c:-.mrnmare (traltamenlo delle) • 66\ C:hiru r)! ia militare (la) in Grc~i a e!lln Turcltia • 'o23 Cul,a (!l li O~IIP•Ial i ml l it~ rl <lell'i ~ola <liJ e sperialme;~ lc l'ospedale Al· r~.~nso Xlii tl•l ll' .\ l'ana durante la guerra co ntro gl' insorli- Angr i Ile !.ar ra Cer ezo. • :;~) llum-tl nm (l'evoluzioM <lei proiellilo)- J. O. Ha.miiLon, maggior generale m~dico. . . . . . . . . . . . . • 100% K;cr,·oto romeno (•>L·dmamcnto eri elft'Lti vi rlel servizio sanila rio dell'l sul l•ic•du !11 j!Ch<rra . • 3H F•'allnr,• ,,r.,d,)tte ~~ ~ nrm:t •l:t fli Oeò (tl•':Zil apparecchi plit prntiei pel primo tr:oll :uu•·ulo olcll••) - M. NìoHÌt'r . . . . , . . • :H~ f'nd lr l,ce·)letforol (awl nr• del ) a hrr ,·e rli~tanza - C. M. Thompson . • 1 00~ Fu o:ili di rlcro lo catihrJ (elftllli dr•iJ - Felice Mariani, tenente colonne llo tl·arti:,:lirria , • (;ltl t;n•·rr:o cloi nO·:l<aJ>flOIICsc. 1894-9:> (O:<scrvnion i mcolico·chirur~:ichc della)lhl(<i, ma~~oo r•' me,hco rtell'rosèrl' ito ::.: oap)Jonrse (TQkio) . . • 4:19 hi iluzioni ; anitarie militari (nola su lle più importanti) rti \"arsnvin , Mosca ,. l'it•lr"IJ III'J;O - Sror7.a . . . . . . . • . • 5H ~l tltltl rll ronsrr varr gli o::.:f(et li Il i ::.:o mrna elastit'a. • 1 3~ 1 No;:•·r-Sou.Jan (nll lr su lla ca mpagna d ' l) nel t89G -97 - lloracc CaHellutle 76~ l'to rl r.·!<•ri li t~:uiol;l per h in cerJitj d~>manclo• ,, n>ro::te- ~f)· rdact.. maggoore IUOdii'O dcl r c ...t•rt~Jto au ..nro· nu;.!,trico . . . . . . .. i66
DELLE ~1.\TERI .E PER L ' J.NlìO 1898
1341
Raggi R"ntJ::~O (;;ul l' uso ll~i) nell't>serd lo in r.ace e in guerra - OollùroJ Stecli<OW, Oloerslal)sarzt eli t• classe nell esercito prussiano Pog. 43.1 Tavol ette •ii medicin;• li compres>i (l'•m piego del le) noli ' eserci to degli Sta ti U111 t i . . . . . . . . . . . . . • lll:l~ RIVI STA U' IGIEN'E. At •lll:l lrttlll urazìo nc <full') P<' r hevantla ad uso tlel soltlato io campagna Dott. L:'ll'~ra n Pag. 214 Alimentazione (su ll') del so ltlato mediante lo zucchero. - Leitenstofcr • !328 Oiciclf lta (la) e il cuore • 552 Carne cong-cl:t ta (la) nell'alimentazione del s•l ldato - l!enri Viry • 665 Chinosolo ( •l) impic!.:atu nella co nscr\'azione etei calla veri- Sc:•icfcnlccke r 10:1 Difterite (la sit• rop run lassi della) • i76 Febbr e tifoictea da diiTusiouu <Iella) in llalia, c specia lm ente in NallOli . . . . . . . . • . • 1005 Dott. Orazio C;1ro Puhhro tifoidea (prolllassi della} - Uott. llichard . • IOOi Fo•·malina lclisinfc~ione r:olla) - Gem unll • 1116 Igiene militare - l. Ue Pietra Sant;l • 1218 l;;iene ne ll e hotle:;:l• e tlei harùìeri • 105 ln•lia (breve .~;:unrdo s ulle odierne condizioni s:anitari~)- Luslig prof. A. I O~ Lc!•hra in Piemon te (la) - V. Al lgeyer . 6i l )l alarìa tropicale (s ulla). - Roberto K•lch • l3U Nuo,·o met()tio 1ii disterczione . • t 3~ti /\uovo proct:sso per re1ulere impcrmcahili i tessuti di lana. - Bcr·thìer • 1a28 Pane mtegralo (i l) • f>:i3 Pest~ (lo ul timo ricerche sulla) - Bi zzozzero. • lO~ na~tgi Ri.int::en (azione dei) sui h!'ltteri - H. fiiedf!r • 1006 Begm1e ali mentare delle truppe in guarui~ione (nota su l miglioramento del) - Ch. V•ry'. . . . . . . . . . . . • 12:!3 Sanatorii 1necessilà di i~tituire) sp~cin l i per i tuberrolosi neg li Os11edali . . . . . . . . • 44 7 mJiitmi - Linterlicrge•· . Spoolalc rnililflrC tli l':lt!Ova (descrizione dello ) - Uotl. c. sror7.1, !CnP.nte . . . . . . . . . • iia colou nello medico . Sterilizzazione dello aCtiUC (la) mediante l'ozo no - Ing. Haddi Amel'igo . :li Ili Su•lore fetid o <Ici pictli (cura sP mpli c(l e radica l() elci) - Dott. c. Mincrbi. 1007 Tet:mo (su lla pro"cnienza dei g~rmi del) • 215 Tifo (il bacillo del) nel terrenu infetto - Robtrt~on , liiiJson e Martin 328 Tuber~olosi (sulla prolll nssi Mila) • 897 Tuberco losi (la lrasmis;,ione clelia ) collo SJJU!O " Sl:\ Vaiolo (il) e la ,·acci naz ione a Milano- Prof. G. !3inoz zr ro • 9tu Rl VISH . OI ST ATIS fi!.:A MEDICA. t:onclizi oni san itarie dell'Pscrcito degli Stati Uniti '. S t:~tistìcn sanitaria tlell'eserc•to francese per il 189~ Statistica tlclla caus~ rli mortP nel l'anno 1896 St:l!istica sanitaria ;lell'armata per :,: li anni 18~:; o 06 marina . Statistica sa nitariJ. •lcl 'è~ercito olandese per l'anoo 1897
P11g.
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885
VARIETA ' E 1\0TIZIE. ?\uo,·o ~:iorualc medico Pt~g. 1212 Unm·ilk~nzc ai medici che co mba ttt•rono in Africa • 333 O r~a n t,_t crapi:l tl'J prima di nrown-s.;quartl - Orunet, lllcdi co •lcl l:• marma rranc.•se . . . . . . . . . . • 1 ~% St retta di mano (la) prol'nza tri•:e •Iella malattie - Xalhau nreiter , • 330
1312
IIWICE GEl'\ ERA LE DELLE MATERIE PER L' AN :S O 1898
RI VI:) fA BIBL10GHAPII~ A . Fauna c ill)r~ m •rli•~1 MI 111<lu;trble d~ Ila cnhmia Eri t rea - dottor l uigi Cunro. leurnH• m•••II•'•J . P !l (l. Gu ida prati.:a r~t·r rletrrmm~re la refra1.10ne oculare mt:dian te la schia S•'IJf)IJ - dl! tl. P. s~rosso Il ron<nleu te sanit~rio, ((tllfla pratira pe r r onns•·e•·e (' rurare le malattie m a<,;cnza ne l m~dico - 1'. Vtrd •a. r.apt tano medi co. • In <hf~sa ori piccoli - F. Mnnl!ia nt i, mag:z•orc medico • La neura<tPIIia - G. Vatr() • '"' riform a rld l'··•hwa zione - An!(elo M11s,;o . • Le opPr:•z•oui piu fr,·qucnti urlla dmur::ria di guerra - P. lmlmaco, tenente t:olon nellu nwdi••o . . . . . . . Profe<;•on•. arti o m e,; ll ~r i rt;•.zli insrritti rli leva in Ital ia, e loro gradi rela ti\ i d'Istruzione- Cl;o udio :)forza, lt~nen t e cuionnellu me<11eO • Ra~l!i •il Jl .. ntgen ,. lor(l IJrati.- lle a[>plieazioni - ltalo Tonta • Stmnl:ltion ~~~ l'amauros•• et •le l'a m bi I'OIIie - Oes principaux mo1·em d~ l~ df i'Oilcr - S. llaurtry . ·. . . . . . .· • Tre r:«i Ili a <ce;::o rlei seni frontali - Contrihuzionc a llo sturlio delle af· r~I.Ìoni 11!'i -;eni cranio-facr.•ali in rela1.ionc coi l!i;tu rhi vi 3i vi - Un ra<11 Il i e mpi~ma Ilei seno rron tale >irHstro - Operazione tard iva - s raro enu rtallfHco as<or iaro ad esoftalmo in term•ttente - Le inie11UIIi pan·nr. tuulal <~-r "' jndio Mlh• ~IT••t.ionl oculari a fo ndo scroful•>so - ;Jollor ~tlmonolu TromiJella . . . .
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CO!'iGI\&SSI. 1X Cuu:rres;o di med ici na inlt•rna P••.?· i 83 Primo congrc.so nazionale per l'l :;tiene clpll'allatlame:Jto mercenario. 781 X V con!fres~o oft11molor.oco nazionale • ti t7 t :on~re"o •l' •:ricne 111'1 t899 a Cum o . l:t21
Concorso al premio Rtheri. :'\ECHOLOGIE. :'r rhflli-.·a Allfl"lo. )lat•st r··ll i llom,•n ico
P<19. 1118 • tll 8
lndwe f:(•ne.-a le llt•ll e nn terie p~r l'anno t 89S.
Png. 133 1
El,'nro •l••i fn,·ori scien tillci per vPn uli all' f; (letlora to di sanita militare du · f' ._. Png. 13.13 rant,• l'anno 1 ~98 { ·i
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E LEN CO DEl
lavori scientifici pervenuti all'Ispettorato di sanità militare durante l' anno 1898
Balda!Uiarre Gt"r~naia 1 lllnll'~ iore rneolico - Bo•;oco nto !li una tli;,;~7.i o ne c~dlvrrwa di ,; uicid:a tocr r~ri ta oli mos~hello caricato con bossolo a noilra(!ha. Darhatelli E tlore , mag:j?iore med iro - lln caso <lì olìle mcolla a >lni >lr:•, so•;:uito da asces;o intrac:ranico r da periottalnu lt> cl ~llo stcs:<o !:t tu. ciH richiedero l'en uclea7.iolnc olcl gloho oculare" corrisponolcnte. Darbatelli Ettore, maggi o r~ m~d iro. - Contrih uto alla •·asui•tic:t delle par:ohsi •lcll'arto supo•ri •Jre. conseguenti a• traumati sllti dcll'arlirolazione della spalla. Clrhoall Don•e nieo, sottotenentP mecllco - Sc io emi dial(nostici per le malattie della pelle. 4'urti P e tarda ~ieola , capil.1no mrll ico - Sopra un caso lli l'onuto llCn otl oco. Di Giaeomo l .uig ì, tenenu• mrdìco - Storia clinica di un ra<o rl1 o tit~> mecl in puru lo•nta o;oonplira ta ad ascesso rh•lla apollsi noa,;;oide. Fazio G a e tano. tencnto mMiicn - Sopra un caso raro rti melanodermia mal:a ri r.t~ . Fo•·Ci fHu •e••r e. t enente colonnel lo medico - Un caso di ln,;~a7.i on~> rlrlla SIJa lla riolotto fcliei>mr ntc co l metoolt• 1\ochcr. G e rundo Giuliano , capitano medico - !;asepsi nel l<! oper.1zioni ch irurgiche c gli ulti mo mezzi usati per garantirla. Ghe tti Gio•·aoni , sollotenen te medico - Un caso eli miastcn ia. l .oritlo C:arme lo, sottotNwll lc merlit:o - lle:;oconto clinico do·l repart o ''~' " ''r~i olr·ll' o•t1Cola lc di Bari , riai t• j!cn naio :~l 31 lll:\):;!10 18~~. Malava ,.; E nrie o , caritano mrrlio'o. - Su .1 lcnni rasi oli lciJbrn nodosa ~ mutolan te, osso•r vati in Comacchio. Matran~~:a Giu10eppe . sottotPnentc med ico - Gen ernlita su ll r lc~ioni traumatiche. Malran~a Giu!leJ>p e. sottutrJwotP mnrllr.o- Contrihnto clinico alle ferite d 'armi da fu oco olei era11iu. M iehie li l .uig i . maj?j!io re· m~rl ico- l.ns<azinne mctatarso· falanl(~a rlr ll'alln rt• · rlt•stro, romph ..ala " lacerat.ooonè •li tutte le parti mnll i ,. ruo rio•«·•la l'Ici ra po artio·olare dr l t0 mc· talarso corrispu ndeu te. MoUa "-ldo, :'1ll•llt!nC11le mcoli co- Oel1.1 lu;saziune del r uhito.
1 ~44
E LE:\ CO DEl LA VOR I SCIENTIFICI, E CC.
~aeeara'i Giovanni, sottotcncntc m~tli co -
Del trattam ento del calcolo ne1 fauciulli. P e llizzari Franee 11ect, so tl oteuentP mNhco- Dell'azion e del mercurio nella silllidc. Piergi:anni Vineeaao, c.~(>ilan o med ico - Epislas~i. etiologia, cura. l•i,.poli Ball'ae llo, tenente mNiico - Un r ari ssimo ed important1l caso di rupia. 8oneini Erne11ro, soltotenente medico- Della blenorragia. Tartaro Giuseppe, s,• ltoteu;•n! ~ medico- Alcune osservazioni sonra 150 casi di silllirle recente. Troiani l•ie,ro, sutt()lencntll mPdico- Etiologia o cura flelle [lleuriti s iero · • llhro:w nei militari.
RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA. Cristiani. - Alterazioni della fi na struttura della cor teccia centrale consecutiv~ al taglio dol simpatico cervicale . . . . . . . . Pag. !.307 La materia grassa dello strato corneo dell'epidermide nell'uomo e nei rnammifcJr i. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • l 3tl8 Manfredi. - Sulla importanza del sistema ganglionarc linfatico nella 131)8 dottrina moderna dell'infezione e dell'immunità. . . . . . .
RIVISTA DELLE MALA'ITIE VENEREE E DELLt\ PELLE. Fournler. - Della stomatito mercurialc. . . . . . . . . . . . Pag. t3t0
RIVISTA DI TERAPEUTICA. BonareHI. - Pu eumollla (inalatl'ice-vaporizzatrice) . Sallbatanl. - Fermento anti-coagulante dell'lxodes rici!IU·S. Archlnard e Woodson. - La sierodiagnosi della febbre gialla.
. Pag. Ut3 • f3t4
. m~
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE. LUke. - r:antisepsi e l'lisepsi in guerra. . . . . La battaglia di Omdurmao . . . . . . . . . Modo di conservare gli oggetti di gomma elastica.
• . Pau. l.lti ~ 13!.8 • 13\ll
RIVISTA D'IGIENE. Koch . - Sulla malaria tropicale. . . . . . . . • • Pag. ! 3\l! Nuovo metodo di disinfezione . . . . . . l 3t6 Berthler. - Nuovo processo per rendere impermeabili tess11ti di lana. . . . . . . . . . . . . . . . . . . • ms l elten'itoler. Sull'alimentazione del soldato mediante lo zucchero. • 13~8 •
Indice generale delle materie per l'anno 1898
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. . . . . Pag. l 33l
Elenco dei lavori scientifici per venuti all' Ispettorato di sanità militare durante l 'anno 1898 . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. !343
." 6-IORNi-\LE MEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Dlrtz:lone e Amministrazione: prasso l'Ispettorato di Sanlti Militare VIa Venti Settembre (Palazzo dal Ministero della guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giwnale Medico ciel R.• Esercito si pubblìea l'ultimo giorno di ciascun me3e in
fascir.oli di 7 fogli di stampa. L'abbonamen to è sempre annuo e decorre dal t • gennaio. Il prezzo dell"abbonamento e dei fascicoli separati é il seguente. 1
Ahbonamento annuo
Re;! no d 'Italia e Colonia Eritrea . . Pae!i dell'Unione postale (tariffa.~) id. ( id. B) Id. id. AItri paesi • . . .
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L.
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t517!0-
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Un fascieolo \\ separato
t IO t 30
t 50 t 70
L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende rinnoYato per l'anno sncces8ivo. I signori abbonati miUtari in etTettivitil di servizio possono pagare l'importo dell'ab· booamento per mezzo dei rispettivi eomandanti di eorpo (anche a rate meoslli). Agli scrittori militari é dato in massima un eompenso in danaro. Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litograOebe, fotografiche, ecc., cbe aceompagnassero le memorie, sono a ca rico degli autori. GU estratti costano 1•. 7 per ogni foglio di stampa (t6 pagine), o l'razione indi visibile di foglìo, e per centc esemplari. Il prezzo è eguale sia che si tratti di tOO esemplari o di nn numero minore. l manoscritti non si restituiscono.
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