GIORNALE MEDICO DEL REGIO ESERCITO 1899 PARTE I

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO ESERCITO

Anno XLVII

N. 1·2. - Gennaio-Febbraio 181)9

RO MA 'l'IPOG.B.AFIA ENRICO VOGSE1U .

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della ue~

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SOMMARIO DELLE MATERIE CO NT ENUTE NEL PRESENT E FASCI COLO

.-F.liiOBIE OBIQIIW&I.I .

Llvl. - La vaccinazione noll"esercito e l' • antiraccinismo • . • . Pao . 3 Gr1xo111. - Sull'aerobiosi e sulla pato::encsi del bacillo del tetano . Abba e Baroni. - Sulla preJJarazione del materiale asettico <ta medi:.7 r. a.zione . . . . . . . . . . . . . .•. . • . . . • 1\f) Baldanza. - Due casi di fistola stercoracea seguiti da guarigione • 1 ~3 Malavast. - Due casi dì lellbra . . . • . . . . . . . . .

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BIYI!it'l'& ltl GIORIW&I, I IT&I.I&IWI E U Et!ITiilBI.

HIVISTA MEDICA. Obermayer. - Alt~razioni osseo ncll'ittero cronico . . . • • . . Pag. U7 hlrt. - Morllnismo croni co c suo tratt.1IOOoto . . . . . . . . . • 141! > { !l() Spratllng - L'Epilessia . . . . . . . . . . . . . . . . . CardareIli. - Su1 criteri che si banno per differenziare un'affezione Pl•'u l·ica da una et>alic:~ . . . . . . . . . . . . . . . . Berri. - Uremia rapidamente m<>rlale per impermeabihta congestizia •Il un rene e mancanza congenita dell'al tro. • . . . . • . . • !52 MUIIer de la Fuente. - La diagnosi (Jelf'a~carille lombricoide . . . t 53 Ger hardt. - Sull'importa nza diagnos llca del collasso diastolico delle VCJlO

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Hitzig :- L'atropi_o!l nelle forme periodiche di d ' lirio . . . . l.a nefr•te broncllltlr~"\ . . . . . . . . . . . ' . . . . Scotti. - AtTt•?.ione bronco-polmonare da micrococr.o tetragono Singer. - Forme atipich e !li reumatismo articolare. . . . . Splers. - L 'elìoiO!ll" della tubercolosi . . . . . . . . . . Boettlg er e Krause - La teraiJia ddla nevralgia clrl trigemino Blumenthal. - Sull'etiolo:;ia del !liahete mellrto . . . . . . Aualalr. - La llOimouitll casco>a . . . . . . . Ebstein. - Obesit.'t, ~o tta e rliallcte . . . . . .

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Rl VISTA CHII\URG ICA.

Calot. - Guarigione rlclle :o rlr•niti ccrvira li senza c:icatrico . . . . Pag. t 64 • !.65 Brentano. - Cura rhirurf(ica (Iel la r.ericardile . . . . . . . . . Coley. - Cura dei sarcomi inoperablli mcd1anto miscela di tossina eri• t66 s•l•clatosa e !li prodigioso . . . . . . . . . . . • 167 Ferè. - Casi di idrartosi in ermittente nevropalica . . . • t 67 Custer. - La tropacocaina nell'anestesia per inllltraljone. Llllenthal. - An~~ lesia locale . . . . . . . . . . . . . . . • l 68 Dalla Poua. - Contributo alla r.hirurgia dell'appendice vermiforme. • !68 • 169 Boekhorn. - Un caso d1 tubercolosi della paro lide . . . . . . . Bantl - Pilorustenosi ed inler vrnto chirurgico nella malattia di • !70 lleìch rnann . . . . . . . . . . . . . . . . • l7i Van Nes. - Sulla frattura della base ciel cranio . . • t73 Marcuse - Cura tlell'ulcera tlell a ,::amba • . . • t i5 Scalzi. - Lu;sazione d~ll e v~rtebre d<Jrso-lombari . • 176 Koller. - Sull'infezione !Ielle ferite d'arma da fuoco . . l.i7 Penzo. - Cento eruie inguinali cur~ro co l metodo Bassl ni HWlSTA DI OCU LISTICA. Bach c Neumann. - Osservazioni tmtterioloi(lcht\, cliniche c spcrlmen· tal i sulla chrrato-congiuntiv1te eczematosa e s ulla congi untivite . . . . . . . . . . . Pag. t78 r:•l:crrale. . . . . . . . . . Marclnowskl. - Lo xeroform!o nell' ulcera corneale. . . . . . . • 478 Schloesser. - IJo!l"itntJortanza dell'esame rlcl campo visivo nella diaswosi rn tWJerale . . . . . . . . . . . . . . . . . . • t 79 Kronhelm. - Circa la puntura sclr1·ale nel di<tacco relinico . . . . • ti9 Hjort. - Nuovi risultati del trattamento all o scoperto delle piaghe o eu lari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • t 79 Dalen. - Ricerche ~periment.ali sn ll:t (li~infP.zioM della congiuntiva ocu lare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • t SO (Per la conlinuaziollt dell'indice veda&i In pagina s• della coperti na).


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GIORNA_LE MEDICO DEr~

REGIO ESERCITO

Aaao XLVII

ENRICO

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LA VACCINAZI01 E L' <' ANTIVACC l NIS-:'110 )'

per 11 dottor Bi d o U o 1. i .. i , capitano medico addetto all'UOicio Statistica ctell'!spettorato dl Sanità militare

Da qualche tempo, presa forse occasione dall' abolizione. recentemente votata dal Parlamento inglese, dell'obbligatorietà della. vaccinazione, anche in Italia si ha un certo risveglio nel · movimento an ti vaccinista. Stanno in prima linea a rappresentare i due campi, da una. parte il senatore Bizzozer o, che sostiene i di· ritti della vaccinazione principalmente sulla Rivista d'igiene e sanità pubblica, dall'altra il prof. Ruata, dell'Università di Perugia, il quale, Oraz-io sol contro Toscana tutta, combatte a spada tratta, nel suo giornale La salute pubblica, per l'abolizione della vaccinazione, pratica, che, egli dice, « non ha alcuna base scientifica., che è fondata sopra una fenomenale sequela di errori, che, infine, costituisce uno dei più gravi e funesti errori nei quali sia inciam pa.ta. la medicina (l ). » Nella. certezza che i medici militari, per la. loro espe· riet12a. epidemiologica, sieno fra tutto il corpo medico quelli che hanno meno bisogno di udir le difese della ( t ) Le inoculazlotJI p1·eoent1ve, discorso inaugurale dell'anno accademico t898·99 !attn nell'Università dì Perugia dal pror. RUATA. La aalule pubblica, t 5 n ovembre t898.

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LA VAC CI~AZl O~E ~ELL'I::SEHC lTO

vaccinazione e, ancor più, nella considerazione che queste difese furono assunte da un uomo come Giulio Bizzozero, non avremmo creduto d'intervenire nella questione, se, allo scopo di dimostrare la inutilità, anzi la dannosità, della vaccinazione, non fossero appunto state tirate in causa le statistiche sanitarie militari (1) . .B dunque per noi il caso eli domandare la parola per· ~m (a{[o personale, ed anche di sper are che non ci sarà negata benevola attenzione. Ci oecuperemo perè, per attenerci semplicemente al ( atto pe1·sonale, soltanto del lato statistico della questione, e della statistica militare in particolare; e ci limiteremo a indagare, servendoci anche talora delle cifre stesse riportate dal prof. Ruata: l" se tra ind ividui sottoposti a un identico reg ime e a identi che influenze, quali sono i militari, il vaiuolo preferisce, e in qual misura, i vaccinati o i non vaccinati; 2• se tra gl'individui colpiti dal vaiuolo, quelli vaccinati muoiono più o meno fac ilmente dei non vaccinati. Il nodo della questione, sta dal r esto tutto qui dentro. Non potremo fare a meno di riportare qualche tabella di cifre, di fare qualche voi ta dei calcoli un poco lunghi, che parranno noiosi a mol ti, e inutili anche a taluni di coloro, la cui fede nella vaccinazione non h~;~. bisogno di ulteriori dimostrazioni. Ebbene, preghiamo anche questi d i esaminare attentamente le nostre tabelle, di seg uire con occhio vig ilmen te critico le nostre ded uzioni, poichè la prova mat~m atica che essi

(lJ RUAT.\ , /1 vaiuolo e la vuccina:.iot~e nel Il. ese1·cito iu 1·elazione alla pupola :;ione civ,le del reg11o àella stessa eta. /,a saltde pul>lllica, 15 dicemllre 1898 .


E L' « A );TIVACCI);ISM.O »

ne trarranno dell'utilità della vaccinazione servirà loro di preventivo contro ogni critica anche avvenire, sarà come una. vaccina-:;ione contro l'antir·accinazione.

I. Le vaccinazioni praticate ne ll'esercito.

Dal 1867 (pr imo anno pel quale si hanno notizie sulla statistica. sanitaria dell'esercito) fino al 1897 furono praticate nell'esercito italiano 3,095,571 vaccina.· zioni. La tavola. seguente N. I (l) distingue tutte queste \'accinazioni per ognuno dei 31 anni, e in ciascun anno distingue il numero dei vaccinati secondo la loro anamnesi remota. Chiamiamo anamnesi remota quella che si riferisce alle vaccinazioni praticate o al vaiuolo subito anter iormente all'arruolamento (generalmente nell'infanzia) ; anamnesi. prossima quella che si riferisce alle vaccinazioni subite dopo l'arruolamento. Le colonne 9, 10 e 11 di questa tavola, dànno su 1000 vaccinati ai corpi, la. proporzione di quelli che furono trovati: già. vaiuolati nell'infanzia, già vaccinati. oppure mai vaiuolati nè vaccinati nell'infanzia. Le colonne 15, 16, 17 e 18 dànno poi la. proporzione per mille riegli esiti positivi ottenuti dalla vaccinazione in ciascuna delle tre categ orie di anamnesi remota, e nel totale generale. Qui è da avvertire che per gli anni 1877 a 1884 inclusive le statistiche dànno il p. 1000 degli

(l ) 11 pro r. ll uAT A riporta nel suo articolo del 45 dicembre 4898 (pag. 362) le cilre relative alle vaccinazioni praticate dal 18S7 al 1896. Le sue cifre differiscono, é bene avvertirlo, di una minima quanti t:\ dalle nostre, perché eg li • l oomprese anche le vaccinazioni praticate sugli all ievi degli Istituti di e• lucazione, che eiTcttivamento non (an nn partol dtllt ' esercito : ma questa é una differenza inOoltesimale, che non altera in modo apprrzzahile l rapporti.


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LA VACCINAZIONE NELL'ESERCITO

esiti positivi soltanto per il totale dei vaccinati. Per ottenere approssimativamente questo dato anche nelle tre categorie di anamnesi remota si è dovuto fare il seguente calcolo: Per il 1876, ultimo anno del 1° periodo in cu i è è fatta la distinzione, SI ha: perì vaiuolati . . 32~) esiti positivi p. lOOO; per i vaccinati . . 370 » » pei non vaccinati nè vaiuol. 448 :. » per il totale . . 370 » » Per il 1885, primo anno m cm si ricomincia a dare la distinzione, si ha: per i vaiuolati . . 5Fi8 esiti positivi p. 1000; per i vaccinati . . 587 » » pei non vaccinati nè vaiuol. 741 >> >> per il totalo. . 591 » » Facendo ora, in c iascuno dei due anni, eguale a 1000

la proporzione degli esiti positivi del totale generale, si ha che nel187G la proporzione degli esiti positivi: nei vaiuolati sta a quella del totale come 889 a 1000 nei vaccinati >> >> » 1000 a lOt)O nei mai vaccinati » >> » 1211 a 1000 Nel 1885 la proporzione degli esiti positivi: nei vaiuolati sta a quella del totale come !J61 a LOOO nei vaccinati » » » 993 a 1000 nei mai vaccinati » » » 1254 a 1000 La media dei due anni darebbe quindi che la proporzione degli esiti positivi: nei vai uolati sta a quella del totale come 925 a 1000 nei vaccinati ... » » 996 a 1000 )) nei mai vaccinati » » J 233 a 1000 Con queste tre cifre possiamo 'luindi ricostruire le proporzioni mancanti per il periodo 1877 84, calcolando.


E L' « ANTIVA CC!NISMO »

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per es. che se nel 1877 il totale generale delle vaccinazioni dètte il 371 per 1000 di e~iti positivi, le vaccina. . su1. g1a . . vaiUo . lat1. d ev ono aver d ato 925 ztom - x 371 - -.- 343 · . 1000 La cifre proporzionali così ottenute sono nella no· stra. tavola stampate in carattere differente, per distin· guerle dalle altre, che derivano direttamente dalle cifre effettive. Questo quadro, più che per una dimostrazione immediata dell'efficacia della vaccinazione, ci servirà più tardi come base ad ulteriori calcoli. Ma intanto è bene notare la progressiva diminuzione del numero dei vai no· lati (col. ~ e 9), che va di pari passo con quella del numero dei non vaccinati nè va~uolati (col. 4 e 11). e che dimostra che negli anni in cui la vaccinazione era meno diffusa era pure più diffuso il vaiuolo. Nèl'essere il numero dei coscritti che vengono alle armi giil. vaccinati così vicino al 1000 p. 1000, costituisce necessariamente una prova che l'Italia sia un paese benis· simo vaccìnato, anzi enormemente vaccinato, come dice il prof. Ruata. Bisogna tener conto dell'età in cui gli individui sono vaccinati. Se tutta la popolazione, senza alcuna ecce.r.:ione, si sottoponesse sì alla vaccinazione, ma all'età. di 18 o 19 anni. avremmo bene il 1000 p. 1000 di vaccinati tra i coscritti, ma l'Italia sarebbe pure un paese enormemente mal vaccinato; mentre potrebbe essere assai meglio vaccinato che ora non è, anche con una proporzione di vaccinati tm i coscritti molto minore dell'attnale, quando le vaccinazioni fos · sero tutta fatte n elle prime epoche della vita. Non pu,ò dunque il prof. Ruata basarsi nè sulla proporzione dei coscritti già vaccinati nè su quella delle Yaccinazioni praticate ogni anno nel Reg no messa a confronto col numero d elle nascite (pag. 66 della sua memoria: La monog 1·a(ia clel p1·o{ G. Bizzo~::e1·o ecc.


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lO A nnali della Facollà eli , wcl ù.:ina di l 1er·ugia, vol X, fascicolo l ") per ded urne che l'Italia è nn paese ben vacci na.to. Dalle ult ime colon ne del quad ro ved iamo a nche una costante e regolare g radaziona , per la q uale negl i individui g ià vaiuolati il Yaccino attecchi;;ce meno che nei già vaccinati, ed in questi ancor molto meno che nei mcti vaccinati nè vaiuolati. k notevole anche l"aumento con tin uo degl i esiti p o~iLi vi , che da :WO p. 1000 nel1867 va al GV8 p. 1000 nel 1897. C~uesto è dovuto, a nostro a v viso, in parte ctl se m pre più curato tecnicismo dell'operazione, all"aumen ta ta facil ità di provvedersi di b uon materiale vaccinico, ma in buo na parte a uche alla genera lizzazione della vaccinazione anima le in sostituzione della umauizzata, che, come si scorge dall e colonne 12 e 13 d ell o stesso quadro, ha daLo setùpre dei risul tati molto più infelici.

II. Il v aiuolo nell' esercito.

Nel la ta.vola II lpag. 12 e 13 ) è esposto per ogni anno, dal l ot.l7 in poi, il n umero degli ammalati d i vai uolo. P er molto tempo le nostre statistiche mil itari hanno riunito sotto la s tessa voce il vaiuolo. la vaiuoloide e la varicella. So ltanto dal 1877 in poi si è comin ciato a tener d istin te, negli elenchi nosologici deg li ospedali militari, da. u na parte il vaiuolo e la. va.iuoloide e dall'altra la varicella. Di più per parecchi a nni le stat i~t iche non han no dato alcun ragguag lio dei Yaiu olosi curati negli ospedali t:ivili. Oncl' b che, per J~trsi u n· idea dell'a ndamen to del va1 nolo in tutto il periodo dei 31 anni, uisogna considerare soltan to le colonne relati\'e agli ospe-


E L'« ANTIVACC INISMt) »

11

dali militari. Comunque sia, è evidente la rapida diminuzione che, da una mortalità abbastanza impressionante nei primi anni, ci ha condotto ad una mortalità pressochè nulla. E la morbosità presenta pure una parallela diminuzione. Che in questa diminuzione ci siano ent rati per buona par te anche i progressi grandissimi che si souo fatti anche nel campo dell'igiene militare, tanto nelle caserme come negli ospedali, i principi igienici del la disinfezione e dell'isolamento meglio cura ti, e indirettamente anche il miglioramento generale delle condizioni sanitarie di tutto il r egno, non vogliamo negar lo, auzi lo sosteniamo anche noi, insieme al prof. Ruat.a; ma se a questi fattori soltanto si dovesse attribuire questa grande diminuzione, perchè non sono diminuiti in egual miS'U?Yt, anche il morbillo e la febbre tifoidea, per es. , malattie per le quali, e nelle caserme e negli ospedali, si mettono in pratica con eg1.ulle zelo e intelligenza tutte le norme profilattiche?

III. La mortalità n e i colpiti da vaiuolo secondo la vaccinazione.

Ma tutte queste sono ancora prove ad argomenti indiretti. Le statistiche militari ci forniscono anche la prova diretta e palpabile della utilità e della necessità della vaccinazione. Fino dall877 inclusive le relazioni medico-statistiche annuali dànno uno specchietto nel quale i casi di vaiuolo avuti durant{l og ni anno sono di.stinti se~o.nd~ .l' a~ namnesi remota e l'anam nesi pross1ma deglt mdtv1du1


12 TAVO'LA

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13

E L' ~ ANTTVACCINISMO »

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Morbosltà p. tO,OOO

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14

l,A VAOCDIAZIO:\E NEt.J/!1.sEHClTol

colpiti. Da questi dati anche il prof. Ruata ha desunto uno specch ietto (ll, ohe inserisce a pagina 363 della (l ) llohhin mo ns.~rva rc che Il pro!. l\uata, u ~l compilare •(l lt'Slu >pccrhiello, ,. raoluto in all'un o errori rli irriu ura o di ca lcolo, certam••nto• IUI'Oioutarii. Metloamo inCallì a cnufronto le r ofrr da lui aoldou e t•r r i llu~ .1 1101 1~8; e 1888, rou tluellc degh ~tw•·rluelli on~?irHlh con tenuti nelle Rtla;iolli slclllsl•che Ilei olur :onnl. che 111 :unt..~l ue i ' ol umi '' trovano alla pa):ma 103. Il prof. Ru:tta da: Pt•r ti 18s7 Per tl 11:188 C.•si Murti C.1si Mor ti Non mai ''~ rrin.1li . 'l t :\ Vttr~i na lì, ma non ai corpi . . . . . ~6 H Vaccanati at c.orpi con e>IIO rosì111 '' . i9 l ti i Idem con es olo n~ga 111 o . 6ll 66 :! Incerti . . . . • . . . . . . . ~o 5 • 1!13 19/l Tota lo 5 IO

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Ecco 6ra gli spPcchieiU orì;:inalì (riuniti 111 un <olo, colla <ola deduzione Ilei casi di ''ancc>lln. che anche 11 prof. Ruatn non ha computato) : :-io•l {~ .-;el tl!37 Ca'l •lo t.a-• rh

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E L' « ANTIV ACCI~'J:~llO »

15

• alule pubblie;a del 15 dicembre 1898, dal quale risulta che nel decennio 1887-96, su 875 militari malati di !'iel 1887 Casi di vaiuolo e Morti vaiuolo irte . ; Non ancora vaccinati ai corpi . . Con li nla anima:e e con esito ;;:;-= r•osili\'0. _ Con llnla animale e con esilo g ~\ ne~atlvo . . . . . . . . : ~ Con Un~a umanizzata e con esi to o pOSill\'0. . . . . . . . . ~ ~l Con li nla umanizzata e con esito E ·5 negativo . . . . . . . . -~ ~ Con linra d'ignota provenienza È ~ con esito posllì\'O . . . . g Con linfa d'ignota pro,·cnienza ~ \ 1 con esi to neg~ tivo . . . . • D'anamnesi prossima non indicata .

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Il prof. 1\uata ha fatto benissimo a non teuer conto oegll u!ll ciali e rlei vari personali non appartenenti all'.esercito, ma non si arriva a capi re come abbia taovato per il t 887 011 totale di t 93, e per il t888 uno di t 98, men tre :;ii specchietti originali danno in ambedue gli a nn i 195. Dall'esame poi dello Specchiotto-R.uata, appare che egli ha classif\cnto come vaccinati, ma no11 ai corpi, anche quelli dei quali non si sa se era110 o no vaccina U (anamnesi remota non indiCAta). Di piu non si corr.prcnde come, per mettere meglio in evi!Jenza la inefficacia delta vaccinazione, eg li non abbia tenuto conto separato, poiclw le nostre statis tiche gliene oiTri\'3110 il modo, degli indavidui mai vaccinati nell'in lanzia, che furono rivaccinati presso i co rpi.


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LA YACOIXAZIO:"\E XF:LJ}ESEJtCTro

vaiuolo eli cui si ebbero notizie, si ottenne la seguente divisione: Nei non mai vaccinati cast 7 morti Nei va.::cinati ma non ai corpi » 8-S » Nei vaccin. ai corpi con esito posit. » -if15 » )) Nei vaccin. ai corpi con esito negat. » :no Nei vaccin. con stato pregresso inc. » -!5 »

2

6 8 5 7

In totale casi ~75 mort.i 28 Ora il prof. Ruata., per confrontare la mortalità dei vaccinati colpiti da vaiuolo con quella dei non vaccinati, non si è punto servito di queste sue cifre, che pure si presentavano così chiare, e che colla sola. fatica di nna regola del tre gli avrebbero dato questi sem· plici risultati: Nei vaiuolosi che non furono mai vac· cinati. . Mortalità 28,6 p. 100 Nei va.iuolosi che furono vaccinati nel l'infanzia, ma non ai corpi » 6,8 » N ei vaiuolosi che fu ron· vaccinati ai corpi » 1,7 » con esito positivo. Nei vaiuolosi che furono vacinati ai corpi » 1,9 » con esito nega-tivo N o, per dimostrare che la n-wr·talità (lei colpili da ~.:aiuola non è maggiore nei non L'a<;:cinat i eli q nel che lo .~ia nei vaccinati, egli e andato a paragonare la mortalità dei vainolosi mi litari italiani, con quella dei vaiuolosi non vaccim-..ti curati in un anno (1893) negli ospedali di L ondra! E. peggio ancora, per far questo confronto non ha mica preso esci usi vamente i militari colpiti da vaiuolo dopo essere stati vaccinati ai corpi, che sarebbero stati (secondo le sue stesse cifre) 735 con 13 morti (mortalità : 1,8 p. LOO curati), ma ha preso lttlli i casi di vaiuolo registrat i nelle statistiche


E L'« A~TIVACCINI$1110 »

17

militari (946 con 35 morti), comp1•endendovi q·u indi t~n­

che i vaiuolosi mai vaccinati nè vaiuolali nell' inf'an:;ia. Ma. ancbe fatto così ad usum Delphini, questo confronto dà. r agione alla vaccinazione perchè la mortalità generale. dei vaiuolosi militari è del 3,7 p. 100, quella dei vaiuolosi non vaccinati di Londra è del 4,4 p. 100 cur ati (1), Continuando ad adoperar e le stesse cifre del Ruata, diremo che un' altr a prova egli avrebbe potuto fare ragionando così: nel decennio L887 -96 si ebbero 946 militari colpit.i da vaiuolo con 35 morti, e di 735 di questi individui si sa. certamente che furono vaccinati al loro arrivo ai corpi, e che di questi 735 ne morirono 13. Levando questi dai primi, si otterrà una rimanenza di 211 vaiuolosi con 22 morti, nei quali sono necessariamente compresi, oltre a tutti quei casi in cui non si ebbero notizie circa lo stato prossimo e remoto della vaccinazione, a nche gli individui non vaccinati ai corpi. Queste ultime cifre dànno una mortalità del 10,43 p-100 curati, mortalità. sei volte maggiore. di quella dei vaccinati. Vero è che egli stesso si è accorto dell'importante significato che avrebbe avuto questo confronto e perciò, nella pagina seguente 364), si giustifica di non averlo fattO, dicendo che i colpiti da va.iuo1o prima di essere vaccinati sono necessar iamente tutti coscritti; e poichè il regolamento prescrive che la vaccinazione si faccia senza. indugio, man mano che le reclute arrivano al corpo, necessa riamente q uesti individui devono aver (t • Faccìomo le dovute riserve anche su que$13 mortallta londìnese. non perchè dubìli3mo punto che il pror. Ruata l'abbia e,;attamente tra scrilla o derlott~, ma perché é noto che la gravita del ''aiuolo varia ~pessissiroo da anno a anno, da epidemia a eridemia. Per consegnen1.a, per rare un para;;one giu;to, Il pro r. nuata, çbe ha preso da U1!3 PilrtO (<! ha ratto benissimo) nn dcceu nio intero di statistica sanitaria mìlilar(•, avrehhe dovuto prendere anche dall 'altra u na serie .altrtttauto numerosa di osservazioni.


18

LA V.\ 001.:\AZI•JNE .:\ELL.ESEROITO

viaggiato di g ià ammalati e col vaiuolo in incubazione. « Si aggiungano poi, egli dice, alle f!l.tiche del viaggio gli stravizii e i bagord i (sic), ai quali i coscritti si ab · bandonan0 in tale tempo, e si ved rà. che si hanno delle cause esuberanti per spiegare In. maggiore mortalità. • Qui facciamo osser vare che il prof. Ruata confonde evid entemente l'arri vo a i corpi colrarri vo so/lo le armi. L'arri v o sotto le armi consiste nel l"a rri vo dal paese di domicilio al distretto di reclutamento, dove i coscritti vengono trattenuti parecchi gior ni senza essere vaecinati (a meno che non vi sia proprio sul posto un· epidemia di vaiuolo in corso). La. vaccinazione si pratica poi alloro arrivo al reg g imento, q uanrlo cioè anche i bagmYli e gli st,·at;i.=ìi, a. cui il prof. Ruata vede in preda i nostri coscn tti, sarebbero da un pezzo cessati . Ogni medico militare poi sa benissimo come, malgrado le cure che si hanno per fare una vaccinazione generale, vi è sempre un certo numero d'individ ui che vi sfuggono per un tempo piuttosto lungo, quali sono principalmente coloro che si presentano al d istretto, e poi al cor po, in ritardo, e quelli che, appena arrivati al corpo, sono, prima della vaccinazione, mandati allo speciale per malattie o in osservazione. Tutti questi arrivati alla spicciolata non possono esser e vaccinati via via che arrivano; ma si vaccinano al la prima occasione che si presenta. E d anche per dimo~trare questo, non abbiamo da far altro che ripetere la citazione fatta dal Ruata stesso del regolamento san itario militare : che cioè la. vaccinazi one deve essere e t~ eguita:

« a) su tutte le reclu te senza inclugio, man mano che arrivano a l corpo; « b) su tutti i nuovi incor porati, e in tale occasione anche su tutti g li altri militari non ancora rivaccinati o vaccinati con esito negati vo. »


E L ' « A-:-<TIV AOCINISMO »

19

Come si vede il r egolamento prescrive: senza inrlugio e man mano che ar-rivano al cm·po soltanto per le reclute; e nel comma b) ammette poi, come conseguenza. implicita, che vi sieno sempre dei militari non ancora vaccinati. Concludendo, i numeri e i fatti stessi addotti dal prof. Ruata, · basterebbero intanto di per sè soli a dimostrare precisamente il contrario di quello che egli credeva che dimostrassero; dimostrano cioè: che la mor· talità dei vaiuolosi è di gran lunga, è straordinariamente maggiore nei non vaccinati che nei vaccinati. Ma siccome qualcsno, o vaccinista o antivaccinista che sia, potrebbe molto giustamente osservare che il numero dei casi riportati dal Ruata, è per talune categorie troppo esiguo (per es. : non vaccinati 7 casi e 2 m orti; vaiuolosi morti negli ospedali di Londra: 4), abbiamo creduto di completare i suoi d ati e di r afforzare, e in modo inoppugnabile, le conclusioni sommarie cui egli stesso ci ha condotti coi suoi dati, prendendo io esame la serie completa delle statistiche che ci dànno la distinzione dei casi di vaiuolo secondo l'anamnesi prossima e remota, la quale serie comincia precisamento coll'anno 18 77 inclusive. Nella tavola seguente N. III riportiamo esattamente per ogni anno tutte le singole cifre di questa speciale statistica. Questa serie di 21 anni di osservazioni non è però omogenea; perchè dal1877 al 1881 inclusive gli ammalati di vaiuolo e vaiuoloide sono confusi insieme a quelli di varicella, malattia la cui affinità patogenica col vaiuolo è ancora discussa, benchè dai più negata. Perciò il riassunto di queste tabelle, che presentiamo nello specchio N. IV (pag. 26 e 27 ·, abbiamo dovuto divi· derlo in due periodi: 1887- 1881 e 1882-1897, per i l secondo dei quali soltanto si hanno i casi di vaiuolo


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1888. 1889. 1890 1891.

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LA VACCIXAZJOXE XELL 1 F:SEHCITO

e vaiuoloide distinti da quelli di varicella. Vedremo un pocu più avanti come dalle nostre statistiche risulta u na completa affinità tra la varicel la e il vaiuolo, in quanto che la vaccinazione ha sulla varicella la ide n tica azione profilattica che ha sul vaiuolo. Ma, comunque · sia, la tabella riassunti va ci dimostra che, tanto con· siùerando isolatamE~nte i casi di vaiuolo e vaiuoloide del periodo 188~ -97, quanto prendenùo in blocco vaiuolo, vaiuoloide e varicella, sia per il periodo parziale 1877- 8 1 sia per quello totale 1877- 07, i r isultati sono sem pre quelli . Coloro che non furono mai vaccinati, quando sono colpiti da vaiuolo, banno il massimo della probabilità d i morire ; coloro che furono di recente vaccinati, e con buon esito, hanno invece il minimo di probabilità. Infatti, se si limita l'esame ai soli ammalati di vaiuolo e vai uoloicle, ossia al solo periodo 1882 - D7 si ha: Secondo l'a.namnest r emota : MM ti p. f OO cura lì

Mai vaccinati nè vaiuolati . Vaccinati o vaiuolati nell'infanzia Secondo !"anamnesi prossima: Non vaccinati ai corpi . Vaccinati ai corpi con esito n egati vo Vaccinati ai corpi con esito positivo Secondo le combinazioni delle due anamnesi: Mai vaccinati nè vaiuolati, che non fu· rono vaccinati ai corpi . Mai vaccinati uè vaiuolati, che furono vac· ciuati ai corpi con esito negativo. Mai vaccinati n è vai uolati che furono vaccinati ai corpi con esito positi\·o . Vaccinati o vaiuolati nell' infanzia che non furono vaccinati ai corpi

8,4

3, 1 10,2 2,4 2,5

19,2 5,0 4,5 8,5


E L'« ANTIVACCINIS MO »

21> Morli

p, tOO curali

Vaccinati o vaiuola.ti che fnrouo vacuinati ai corpi con esito n egativo . Vaccinati o vaiuolati che furono vaccinati ai corpi con e~ito posi ti v o .

2,4 2,3

La mortalità. del gruppo più t'avorito è quindi otto volte minore di quella. del gruppo più sfa.vorito. Identici risultati abbiamo se si computano come vain.o· losi anche gli ammalati di varicella., prendendo così in ess.me tutto il periodo dei 21 anni 1877-97; e precisamente: Secondo l'anamnesi remota: Morti

p. tOO cura ti

Mai vaccinati n è vai uolati Vaccinati o vaiuolati nell'infanzia

9,3 3,3

S econdo l'anamnesi prossima:

Non vaccinati ai corpi . Vaccinati ai corpi con esito negativo Vaccinati ai corpi con esito positivo

10,0 3,7 2,0

Secondo le combinazioni delle due anamnesi: Mai vaccinati nè va.iuolati che non furono mai vaccinati ai corpi . Mai vaccinati nè vaiuolati che furono vac· cinati ai corpi con esito negativo . .Mai vaccinati nè va.iuolati che furono vaccinati ai corpi con esito positivo . Vaccinati o vaiuola.ti nell'infanzia che non furono vaccinati ai corpi Vaccinati o vaiuolati che furono vaccinati ai corpi con esito negativo .

22,2 7,6 4,4 8, l 3,4

Vaoc inati o va.iuola.ti ohe furono vaccinati

ai corpi con esito positivo .

1,8


2G T A\' O LA

LA VACC INAZIONE NELL'ESER CI TO

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Ammalati e morti 111 l'aluolo dal 1Ri7 al 189i

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ANAMNESI

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P E RIODO

Colpiti da vaiu olo (e ' 'aricella) prima d' esser vaccina t i al corpi . . Colpit i da vai uolo (e varicella) dopo vaccinati con esito negativo . . . . . . . Colpiti da vaiu olo (e varicella) dopo vaccinati con esito pos iti vo . . Colpiti da vaiu olo (e varir.ella) di anamnesi prossima non indicata. . TOTA LI DF. l. P ERIODO.

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Colpiti da vaiuolo (e vari r ella) prima d' esse r vacc inati ai corpi . . • . . . . ('ol piti da vaiuolo (e varicella) dopo vaccinat i con esito neg-a tivo . . . . . Colpiti da vaiuolo (e varic·ella) dopo va('cinati l'eD es ito posili vo . . . ('olpiti da va iuolo (e va ricella) di an amnesi pross ima non indicata . TOT ALI nEL I'EIHODO

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('o! piti da va iuolo (e vari cella/ prima d' esser vaccinati ai corpi . . Colpiti da vaiuolo (e ,·aricell::.) dopo vaccinati l'O D esito neg ati vo . Colpiti d a va iuolo (e va ri cella) dopo ,·ar·r ina ti <·on esito positivo . . . . . Col piti da ''a iuolo (e varicella) di a na mnesi prossima non ind icata . . T OTAI. r

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27

E L'« ANTIVA CCINISMO,.

distinti secondo P anamnesi r emota o prossima. ANAMNESI REMOTA Vacel natl o vaiuolaU nell' lo1raoz1a

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28

LA VACCINAZIONE ~ELL'.ESERCITO

La mortalità. del gruppo più sfavorito è quindi più che dodici volte maggiore di t'}uella del gruppo più favor ito. E così resta intanto definitivamente confermato ciò che le cifre offerteci d a.! prof. Ruata stesso ci avevano già detto, ch-e cioè il vaiuolo nei non vaccinati è enormemente più grave che nei vaccinati, e soprattutto nei recentemente e bene vaccinati. Prima di andar oltrt' vogliamo fare un'osservazione incidentale, che ha ant.:he essa la sua importanza. Dalla tabella IV si ha la seguente mortalità p. 100 curati nei va·iuolosi var.cinati (compresi gli affetti da varicella) nel periodo 1A77-81. Nei vaiuolosi vaccinati con esito negativo 6,0 p.100. Nei vaiuolosi vaccinati con esito posit.ivo 3,1 p. 100. Nel periodo 1882-97: Nei vai uolosi vaccinati con esito negativo 1,8 p. 100. N ai vai noiosi vaccinati con esito positivo 1,8 p. 100. Una proporzione di mortal ità quasi identica a quella d i quest'ultimo g:-uppo, si ha pure dalle cifre riportate dal prof. Rn.ata per il decennio 1887- 96 (1,7 p. 100 nei vaiuolosi vaccinati con esito positivo e 1,9 in quelli vaccinati con esito negati v o ). Questa quasi eguaglianza si spiega non già perchè, come vorrebbe il Ruata, la vaccinazione non abbia alcuna influenza sulla gravezza del vaiuolo; ma perchè gli esiti negativi nelle vaccinazioni sono dovuti a due or· clini di cause, cioè: 1° al materi ale o al metodo ado· parato, che possono essere insutììcienti o inefficaci del tutto; 2' alla costituzione individuale, che può presentare una maggiore resistenza tauto al virus vaccinico come alla vera e propria infezione vaiuolosa, o una più lunga durata. della immunità conferita dalla vaccinazione subita nell'infanzia. Ora la nostra tavola. I, che dà il risultato delle vacci-


E L' « ANTIV ACOI NISMO »

29

nazioni dal1867 in poi, dimostra, coll'aumento continuo e graduale dei risultati positivi ottenuti, come l'esecuzione di questa pratica si sia perfezionata da quell'epoca fino ad on. Cosicchè tra i vaccinati con esito negativo nel primo periodo vi è necessariamente una grande proporzione di individui, in cui la vaccinazione fu come non fatta, perchè o imperfE>ttamente eseguita o con materiale inefficace, e che quindi erano più esposti dei vaccinati con buon esito a contrarre un vaiuolo g rave; mentr e nel periodo 1882-97 predominano gli individui che per lo ro individuale disposizione hanno presentato alla vaccinazione e poi anche al vaiuolo una maggiore resistenza.

I V. Morbosi tà. e mortalità per vaiuolo in rapporto alla forza. media., e sue differenze secondo la vaccinazione ..

Dimostrato così che la vaccinazione conferisce ai vaccinati una. g randissima resistenza al vaiuolo quando ne sono attaccati, resta ora a. vedere se e in qual misura gli individui vaccinati sono più e mello esposti dei non vac· cinati ad essere attaccati dal vaiuolo. P er fare questa. r icerca nel modo più matematico possibile, bisognerebbe anzit utto sapere quanti individui delle diverse categorie di anamnesi remota e prossima si trovano in med ia s otto le armi. Nessun documento della statist ica sanitaria ci fornisce direttamente q uesto dato; ma nnlla impedisce che possiamo calcolarlo. E noi abbiamo fatto questo calcolo secondo t re differenti modi: A ) .Abbiamo preso per ciascuno dei due periodi 1877-81 e 1882-1897, il totale generale delle vaccinazioni praticate, distinto secondo lo stato anamnestico


30

LA "VACCI:-IAZIONE N8LL'ESERCITO

remoto, cioè in individui: vaiuolati, vaccinati o mai vaccinati nè vaiuolati (vedi la tavola N. l ) ottenendo le cifre seguenti: Nel periodo 1877-81 1882-97 Id. Id. 1877-81

Vaiuolali

Vnccinali

Mai vaccinati o vaiUolati

Totale

15,389 35,117 50,536

·154,999 l ,'185,548 2,240,547

14,675 34,300 48,975

.!85,063 1,854,995 2,340,058

Faceudo la proporzione per 1000 si ha: Vaiuolati Vaccinati . Mai vaccinati nè vaiuolati

!Si7 ·S I

188~·97

187i·97

02 938 30

19 3fi3 18

22 957 21

Dall'altra parte abbiamo calcolato la forza media dei due periodi, che necessariamente si ottiene sommando quelle parziali di ciascun anno e dividendo la somma per il numero degli anni di ciascun periodo. Si ottiene

' per 1·1 peno . d o 1877· - 8 1 : 9 G9_·175 =: 193,83cos1, · o; per 1·1 b

3 314 340 ' . d o 1889... - 0'-'7·. · ' · per l'intero pe· peno - 207, 14ti, 16 4 2 3 515

riodo 1877-97: • ~ 1

:=203,977.

Per avere la. forz<l. media distinta per categorie di anamnesi remota, non si fa che applicarvi le proporzioni p. 1000 già ottenute, e così si ha: '

Nel periodo 1871-81 1882-91 Id. 1817-9'1 Id.

Vaiuolati

Vaccinati

Jlion vaiuolati

né va crtnau

Totale

6203

181,817 199,481 195,206

5815 3i29 4284

193,835 207,146 203,9i7

3!!36 4481

Questa ripartizione sarebbe esattissima, se la statistica delle vaccina7>ioni dèsse conto soltanto delle vac· ci nazioni pra.ticate sui coscritt,i, ma essa com prende


E L'~ A:NTIVACCINISMO »

31

anche le vaccinazioni praticate sui militari già incorporati, e quindi questi rivaccinati figurano in queste cifre due volte. B ) Si può ancora paragonare il numero dei vaiuolati e dei non vaccinati nè vaiuolati, non più al totale delle vaccinazioni praticate, ma al totale degli individui venuti ogni anno sotto le armi (1). Si avrebbe così: Ind ividui tn<livldui venuti che alloro arril o al corpi soLto le armi rurono r iscontrati (classi ordmarie e CI:I~Si vaccinati rich iamate) V:tinolati Mai n é vaiuolati ~ el

periodo 187'7-81 452,206 Id. 1882 97 2,419,665 1877-9'7 2,871,871 I d.

15,389 85 147 50,536

14,675 3·1,300 48,975

R·e slano l

vaccinati

4:2:2,142 2,!350,218 2,'772,360

e quindi le proporzioni p. 1000 sarebbero le seguent.i : Vaioolati Vaccinati . Non vaiuolati nè vaccinati

1877·8 1

188~·97

18i7·97

34

15 971 14

18 965

934 32

17

Le quali proporzioni, applicate alle forze medie precedentement& calcolate, darebbero questa r ipartizione: Nel periodo 1871-81

Id. Id.

1882-97 187'7-91

Vaiuolati

Vaccinati

Non vaiuol:tti nti vaccinati

Tolale

6590 3107 8671

181,042 201,139 196,888

6208 2900 84'58

198,835 207,14& 203,9'77

Con questo metodo di calcolo il termine di confronto (cioè il numero degli individui venuti sotto le armi) lt ) QùGSli tlall Il àbbiamo desunti dalle relat.ionì àl\fiUali sulle ltJVé, puiHJii· c,ue dalla Direzione generale delle lo ve e truppe. S1ceome queste relazioni sono compila te. non per anni solari come le sbtlstiche sanitarie, ma per anni Onanlìari, cosl per il periodo 1877-81 abbiamo dovuto prendere le relazioni che vanno ùal t• ottobre 18i6 al 30 settembre !881, e per quello tSSt-97 quelle ch e vanno dall'otto b re 1881 al 30 giugno t 897.


LA VACCJ:\'AZIO~E :\EI.T.'ESERCITO

è certamente alquanto esagerato, poichè tra gr individui di 2• e 3' categoril.\ richiamati per l'istruzione, di regola furono vaccinati quelli soltanto la cui istruzione durò parecchio tempo. C) Con nn terzo metodo di calcolo prendiamo per termine di confronto, non il totale generale dei venuti sotto le armi , ma quello soltanto degli individui di 1• ca· t<::goria. Abbiamo allora:

!\el periodo 1877-81 Id. 1882-9"1 l d. 1877-97

l nl!ivìltuì Ili t• c:ol el(oria

l ndi••idul chB;li luro;lrrlvoaii:Orl)i furono t rova ti

Restano

wmuLi sotto le armi

!\o n v~ cri nati

vaccinati

1-1 ,G'75 3·1,:300 48 9'75

261 ,'i'ì4 l' 144,287 l ,406,()61

291,838 1,213,734 l ,505,572

\'aiuolati

15,389 35,14ì 50,53(}

11e vaiuulali

i

e quindi le proporzioni p. 1000 sarebbero le seguenti: Vaiuolati . Vaccinati. N on vaccinati n è vaiuolati

1877-81

188~·97

IS77-9i

53 897

29 9-.1:3

34: 933

50

28

33

Applicate qtleste proporzioni alla forza media dei singoli periodi, si aHebbe :

Nel periodo 1877-81 Id. 1882-9"1 l d. 1877-97

Vaiu olati

Vnccinati

l 0,~73 6,007 6,035

173,8'i0 195.3a9 190,311

1\on varcinati r.c vamolati 9ò~·2

5800 6"i31

Totale

19:3,835 207,1-tt.i 203,9";7

Ma se nel calcolo precedente avevamo un termine di confronto un po' troppo grande, qui l'abbiamo un po' troppo piccolo, per la ragione che tra gli individui trovati o vainolati o non vaccinati nè vaiuolati vi sono certamente compres i anche degli uomini appartenenti a classi richiamate per l' istrnzione.


33

E L' « .ANTIVACCI~ISMO ~

Abbiamo dunque la forza. media calcolata in tre modi diversi, nessuno dei quali è matematicamente esatto; ma. siccome r eccesso di uno in un senso. è cor.apensato dall'eccesso dell'altro nel senso opposto, così riteniamo che, fondendo i risultati di tutti e tre in una sola media, si possa ritenere di. aver ridotto l'errore al minimo possibile. Sommate adunque le cifre parziali di ciascuno dei tre calcoli, e divisa. la somma pe r 3, si viene ad ottenere la seguente ripartizione della forza media in ordine all'anamnesi remota:

TAVOI.A

V.

..

Per 4000

e'

Periodo 1877-SI .•

della rona

1923 3i

7689

li8!l09 1 186j98

7~37

193835

40

18S-2-91. .

&350

t 9S653

203003

4143

20; 146

;u 91i9 ~o

48i7-9'i . .

W3l

t94 tt8

.t9!JU9

4S2S

~03977

~5

95·t

~4

E su questa. ci baseremo per stabilire la morbosità . vaiuolosa nelle singole categorie. Ma non abbiamo ancora. finito il nostro calcolo, e domandiamo venia. al lettore umanissimo se dobbiamo pregarlo di seguirei ancora un momento. Resta ancora da dividere questi gruppi della forza media secondo l'anamnesi prossima. Quanto alla distinzione déUa. immensa maggioranza (cioè di coloro che giunti sotto le a.rrni furono vaccinati) in vaccinati con esito positivo e vaccinati con esito negativo, possiamo :1


L..\ VACCINAZIO~E NF.l.L'ESF:HCITO

averla esat.,tissima, perchè sappiamo g ià qual è la proporzione degli esiti in ciascuna t!ategoria di anamnesi remota e in ciascun periodo. Ma reilta a determinare la fo rza media deg li individui rim&.sti sotto le armi per un tem po più o meno lu·ngo senza esser vaccina ti. Quanti sono? Il prof. Ruata stesso ci dice implicitamente che d evono essere una quan tità assolutamente infinitesimale, quando d ice (pag. 364) che i coscritti sono vaccinat;i o il giorno stesso o il giorno dopo il l oro arrivo; e non si accorge che quaut;o più egli esagera il numero dei vaccinati n~ll' esercito e dimin uisce quello dei non vac· cinati, tanto più viene a dimostrare la vulnerabili tà di C]Uesti verso il vainolo. Iufatt;i, se i coscritti stesseroproprio nn giorno solo senza esser vaccinati, come si potrebbe capire che sopra 830 militari colpiti da vaiuolo, dei quali si conosce lo stato pregresso, ce ne fossero ben 95, ossia l' 11,4 p 100 non vaccinat i (vedi specchiodel prof. Ruata a pag. 363) senza ammettere in questi ultimi u na recettività. immensamente maggiore pel vaiuolo? Per poter dire che la vaccinazione non ha. alcuna influenza sul vaiuolo, bisognerebbe che nell' eser cit.o vi fosse niente di mouo che l' 11,4 p. 100 di non vaccinati! Ebbene, ci proveremo a far noi stessi quello cheavrebbe dovuto fare il prof. Ruata per t entare di ti· m rsi fuo ri da quest" impiccio. Calcoleremo la forza dei non vaccinati attenendoci piuttosto a larg hegg iare, nell' interesse stesso del prof_ Ruata. che a diminuirne il numero. Vogliamo infat.ti supporre che i giorni che ogni in· dividuo incorpora.to passa. senza essere sottoposto alla vaccinazio~e sieno in media 16. Questa supposizione, ci affrettin.mo a dirlo, è esagerata. perchè la permanenza. me<lia dei coscritti ai distr etti è d i circa 9 a 10 giorni,


.E L' « AXTIVACCINIS~lO »

35

e i rimanenti 5 o 6 dovrebbero essere imputati ai rari individui che a.rrivt1.no in ritardo alla spicciolata. Calcolando poi che ogni anno r esercito si rinnuovi per un terzo, si avrà (prendendo p. es. a calcolare sulla forza media del!" intero periodo 1877-97) che un terzo 203 977 della forza ( := 67002) passa 15 giorni a ll'anno

3

prima di essere vaccinato, ossia in tutto 1019880 giornate in un ann0, le quali, divise per 365 giorni, dànno una forza. media annuale di non vaccinati ai corpi di :279:1: individui. Operando aua:logamente si avrà per il periodo 1877-81: Forza media dei non vaccinati ai corpi 2658 P er il periodo 188~- 97 : Forza media dei non vaccinati ai corpi 2838 Ma non è ancora finito; bisogna anche sapere quanti tra questi non vaccinati ai corpi erano stati vaccinati o vaiuolati nell'infanzia e quanti non avevano avuto nè vaiuolo, nè vaccinazione. Non vi è nessun motivo per non ritenere che la proporzione dei vaccinati nell'in· fanzia e dei mai vaccinati debba essere, nei non vaccinati ai corpi, identica a quella che si riscontra nel totale de l contingente. Questa proporzione, stata già da noi calcolata (vedi specchio N. V) in: 40 vaiuolati, 923 vaccinati e 37 mai vaccinati p. 1000 nel p eriodo 1877-8 1; 2 t va.iuolati, 959 vaccinati e 20 mai vaccinati p. 1000 nel pe riodo 1882-97; 25 vaiuolati, 951 vaccinati e 24 mai vaccinati p. 1000 nel periodo 1877-97 ; c i d a finalmente, applicata alla cifra dei non vaccinati ai corpi di ciascun periodo, la s~guente ripartizione.


3G

LA VA CCI:\AZI O:\E :\ELL'ESERC I'rO

Tota lr

!lei IIIJIO 1':\CC. ai corpo

Tra i •1u ali sì tro l'~no Mai vao•cinati Vaccinati Vaiuolati fll' vaiu olatl proccolo•n terncn te u ll'arruo la rnento

!.!

Nel periodo 1877- 8 1 2658 1882.- tl7 2838 Id . Id. 18 77- 97 27!1-!

24:3-! 2722 2G57

56 67

106

GO 70

T ogliendo poi queste cifre dalla forza media totale di ciascun p eriodo, si avrà: Tra 1 qualì SI tro"nno TOLl le mai I'A r•·1nati v · · v · 1 r ,J ci ,acclnati 11 ,; vaiuolati accon:•tr 31110 a 1 ni corpi precc.teutcmcotc all' :.uruolnmcnto

Nel periodo 1877-8 1 Id. 1882-97 Id. 1877- !J7

191,177 204,308 201,183

713!1

1Uì,...l55

7583

4.0~7

l\J5,U3l 1!) 1,4:61

42!10

47ol

-::1:!)()1

R esta ora a determinare quanti in dividui, tra tutti questi vaccinati ai corpi, ebbero esito positivo e quanti esito n egativo. Qnesto lo sappiamo d.a lla tabellll. annessa N. I, relativa alle vaccinazioni praticate ntlll' esercito. Sommando le proporzioni degli esiti positiYi dei singoli g ruppi di anamnesi remota, e dividendo la somma p er il numero degli anni di ognuno dei t re period i, si ha: E<tli (lO:< ith•i SII Olllle

nei :;:ia ,·nurolatl

uc1 goa ' accirl t·d i

Nel periodo 18 77-81 Id. l tl82- !J7 Id. 1&:!7 -!17

u•·i mai l'ainolall ll t" \3c"·inat•

37U

4:0~

525 4!11

598

505 730

i).);j

678

Applicando queste proporzioni, possiamo fi nalmente diYidere i singoli gruppi d i anamnesi remota e prossima anche secon lo l' esito della vaccinazi one, ed otten iamo la seg n en t~ tabella N . VI.


37

E L' « ANTlV ACCINIS!.fO » TAVOLA

VI.

CATEGORIE 01 .\KUINES! PROSSIMA

o"'::l ·; >

P.eRIOOù 1877-81. ~on ancora vaccinati ai corpi.

Vaccinati ai corpi, dei quali: con esit.o negati~o .

1061 2454 2560I 9SJ :26;)8 "1583(6455 184038' 71:!9 1911'17

con esito positivo . .

4709104461 10911011 3534;112704 2814, 71994 74868 3605 78413

TOTALE GE:'iERAl,E

1689,17890; lS6:>98.- 72371193835

PERIODO ~on ancora vaccinati ai torpi .

1882 -97. 60 2722 2782 4290 195931 200221

56: 2838 4087 204308

con esito negativo .

2C38 18764 80802

con esito poS'itivo

. .

22:>2!111 Hnl119419

ff\)3 81905 2984 122403

T OTALE GENERALE

4350 198653 203003

414 3,207146

\'accinati ai corpi, dei quali:

1'\ on ancora vaccinati ai corpi.

1877 -9i. 70 26571 2727

Yaccinati ai corpi, dei quali:

4961 19).16111964:22

4761 201183

con esito negativo . . .

2525 85583 88108 2436 105818 108314

15331 89641 3228 111542

TOTALE GENERALE

5031 194118199149

4828,203\J77

PERIODO

con esito positivo

Gi'

2794

E così finalmente, per conoscere la recettività per il vaiuolo secondo le varie categorie di anamnesi, non si avrà che da mettere al confronto le cifre della rispettiva forza. media con quelle dei casi di vaiuolo portati dallo specchio N. I V a pag. 26 e 27. Cominciamo dc~.! considerare frattanto i casi di vaiuolo e va.iuoloide, escludendo la varicella. A.bbiamo dunque nel periodo 1882-97 i seguenti risultati:


T AY .

V II.

Forzn m ed i a

\ che non furono varcinati a i corpi. I\~n vn.cci nn ~i

ne ,.n1uola tJ n••ll'inl'un zi a

ì

l

C•J ifiili da v:oj uol o nei

in rn••• lia

l t

Mor ii pr r vnjuu lo ne i

111

og ui nono

5G

2G

I ,6250

5

~=~

o o ~8

~~~

~- ~

~;.~

"3.2'-<:

.: e"~-""'

media ' ·='i.-=

lG aunu J t'gni an no

tOanni

l ~~

t..: . ~

~;

~.[

0,3121)

290,0

55,80

che f11ron o vaccinati ai corpi \ negat i•ro con e~;i to l positi\'O .

1103

20

l ,2500

l

00625

11,3

0,57

2\IS<I

44

2,iil00

2

0,1250

9,2

0,42

in tolalc ( l )

4 1-13

9:;

:),9.'375

8

o,;;ooo

14,:1

1,2 1

che non furono vac cin a ti a i corpi. G ii1 v~ccina.ti ~ che furono vaccinati a i corpi \ n~gativo o vnJ uolat• con esito . . . . npJI ' infaozin l posi tivo

2i82

188

I l ,7500

IG

l ,0000

42,2

3,59

80802

550

34 3150

13

O,H125

4,3

0,10

11 9419

GJ9

38,68i5

]rl

0.8":50

3,2

0,07

t>-

< ::(") (")

%

::N

~ ~

t'l

7: {'l

r

1.'WU &0,8750

tj,'J

2,0875

4,.'J

IJ, I:.J

t-i'

207146

1588

99 2500

63

3,9375

4,8

0, 19

~

2838

225

l4,0li25

23

1,4315

4 !'l,C\

5,0ì

1 negati vo (3).

81905

581

3 G,:ll25

14

0,8750

4,4

0,11

l vositivo (3) .

122403

(j\)2

43,2i\OO

17

1,0625

3,5

o,ou

Tolale generalo (2) . 'fot8 1i parzi:di SPCOn<IO J":ll l;lll1llf'!d pmssima:

'l.

o -l

t\on v:1ccina ti a i rorjli (:lj.

(l ) Il tot.1 le tlegli ammal ati e dci mflrli nnn corri>ponrlc :t qu r llo rlelle ci frP parzi:•li perrht! v1 ~ono agl!mnti anchu gl'inclividui ron anamnesi r mssirna noon i ulll t~lla. - :!) Il t•H:tlo def! li ammalali c 1lr•i mori i non cornspo nd ~ a rttwllo delle rifre pamrdi ne a quello del totali per ~rupp• pr r~he ''i sono a;q;iunti nnclw f!l'll"lrliviolui con "n:!m"e'i )lr~,.;ima t' o·on ''"·"mnP.Si remota !'ùl! lnd k :tt:l. - (3) l tota li cl•·• malall t) tle a rnr.-·ta non ~'OrrtSI'o ndono a t.~ucll• dt ll t rar.-, • pa.r1.lah perdw vt ~ono com('lrc~• tu&che gl"n•.tarulul C(Hl :mamnesa remota 1

non hll1l\"::. la.

t<

:!03U03

in totale (1/ .

Ynecin:tti ai corpi con esito

~

ro

o


39

E L'« ANTIVt\COINISMO))

Quanta eloquenza in queste poche cifre! Ogni singola media merita considerazioni speciali; ma le lascereremo al sagace lettore, offrendogli, nella seguente figura, una più appariscente dimostrazione delle enormi differenze. Ci basti mettere in chiaro che, se l'edercito dovesse essere composto, conformemente agli ideali del prof. Ruata, d'individui mai vaccinati, si avrebbero sopra una forza media d.i 207,000 uorpini, 6007 vaiuolosi all'anno e una perdita annua di 1156 uomini pel solo vaiuolo! za• ;-

m rn 200

'"

ISO t 2S

100

" ;o

n

a

b

c

d

6

r

a ~ o o ,-nccinali nè vaiuolati, eh~ nou f\1rono ,a,ccinati ai corpi. b Gi3. vacdnMi o vniuolati, che uon furono vaccinati ai cor pi. c :-:oo vaccinnli ni' vaiuolati, eh~ furono vaccinati ai corpi con c ~ ito n e ~ati1·o . d ~oo vntcillllti n~ l'aiuoltiLi cbe furono vacduati ai corpi con esito poRiti1·o. , Gil\. vaccinati o vaiuolRti~ che rurono vnt.:cinati ai corpi con esito negnth·o.

f Gin vaccinati o •·nluolati, che furono ,-accin ati ai co rpi cuu esito posith·o.

:\la qualche antivaccinista potrebbe forse osser vare che, per quel che riguarda la mortl.lità, tal une dell e cifre proporz,ionali sono basate su un numero troppo scarso d· osservazioni. E sia. Allarghiamo allora. il campo dell'osservazione, ed estendiamolo a tutto il periodo 1877-97. Ma, come si è già detto, per i primi cinque anni di esso, la varicella. è stata confusa nella. statistica insieme al vaiuolo e alla v aiuoloide : onde qui torna opportuno di vedere


40

LA VACCt::\AZlONF,; ::\ELL'f:SERCITO

anzitutto se e come anche questa. forma morbosa. resti influenzata dalla vaccinazione. Mettendo in confronto la fo rza. media delle diverse categorie anamnestiche coi casi di varicella v-erifìcatisi nel periodo 1882·97, si ha: Casi di varicell a nPI ;,, media t 6 anni aJ I':mno

Nei non vaiuolati nè vaccinati, e che non fu rono vaccinati ai corpi 4 Nei non vaiuoJati, che furono vaccinati a i corpi con esito: negativo 14 positivo 10 Mai vaccinati nè vaiuolati in totale (1) . 31 Già vaccinati o vainolati, che non furono vaccinati ai corpi 29 Già vaccinati che furono vaccinati ai corpi con esito: negativo 196 posi ti vo . 258 Già vaccinati o vaiuolati in totale (1). . 496 T otale generale (2) . 570 Totali parziali secondo l'anamnesi prossima: N on vaccinati ai corpi (3) 3! Vaccinati ai corpi con esito: negativo (3) 213 positivo (3) 276

Per 10.(10() •Iella (orla

0,2500

4! ,6

0,8750 0,6250

5,7 2,9

1,9375

-1,7

1,8 125

6.5

12,2500 16,1250

1,5 1,3

3 1,0000 35,6:250

1.5

1,7

2,1250

7,5

13,3125 17,2500

1,6 1,5

(l) Il totale dci ca~i non corrisponde a IJUOIIo delle cifre parziali perché vi sono ~gl(iuu ti anche gli inlli>"illui con annmnPsi prossima non iut1i c:tla. 12) Il totale genera le non corri<punrl e a qu~llo rl cllc rifre (Mrziali perchè vi , ono com prc~i gl i iu•iil'irlui con anamtte~i prossi.:Ja c remota nnn indirat'l. (31 ti total e de• casi non corri<pnndc a q uello delle cifre p~rzial • Pe•·ciH· vi sono aggiunti nndlf gli in•lìvitJui con anamn esi remota non Indicata.


41

E L'« A)ITIV ACCINISMO »

È evidente un perfetto pa;rallelismo tra vaiuolo e varicella, segno, ·a nostro parere, di stretta parentela patogenica.. Anche per la varicella, chi non è mai stato vaccinato è infinitamente più esposto di chi è stato ben vaccinato, e le categorie intermedie a queste due estreme tengono fra loro la stessa grada.ziona per la recettività verso la \·aricella che per quella verso il vaiuolo. Queste nostre cifre abbattono dunque il principale argomento messo in campo dai sostenitori della non identità tra vaiuolo e varicella, cioè che la. vaccinazione non ha nessuna azione preventiva sulla varicella. Ma non è qui il caso di entrare in una questione patologica e clinica di siffatta natura.. Abbiamo voluto mettere in evidenza questi fatti solo per giustificarci se nello specchio N. VIII, abbiamo fuso insieme vaiuolo e varicella, affine di poter prendere in esame l'intero periodo di 21 anni fin qui studiato. 11 seguente riepilogo generale mostt·a poi, senza bi· sogno di ulteriori commenti, come, sia che si voglia considerare separatamente la. morbosità e mortalità per vaiuolo e vaiuoloide da quella per varicella, ovvero con· globarle n~llo stesso gruppo, i risultati sono gli stessi e di una concordia, di un parallelismo veramente sorprendenti: Morbosi til per vaiuolo per valuolo per Mortalità e vniuoloirle va iuoloi<te e v~ ri reila vancella 188!-!l7 18i7·97 IS8~·7i t 88i-97 t 87i·97

Non vaccinati nè vaiuolati e non vaccinati ai corpi 290,0 Yaccinati e vaiuolati, ma non vaccinati ai corpi 422 !1\on vaccinati nè vaiuolati e vaccinati ai corpi con esito: negativo ll,3 positivo 9,2 Vaccinati o vaiuolati e vnccina ti ai corpi con esitc: negativo 4,3 positivo s',2

3198

44,6

55,80

'71,07

55,9

6,5

3,59

4,5.J

28,6 10,0

5,7 2,9

0,57 0,42

2,17 0,44

'1,4

1,5

0,10

46

1,3

O,Qi

0,2[, 0,0!:>


T,\V. Ylll.

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F'urza m ~tlì a

Colpili 11i "'ìuolo

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non furono ' 'accinnti ni corpi ·;:; c ·;: .. ) che :;ralt!vo -~] che furono vaccinn t i ai l'Or pi con esi to 'l nr p OS I IVO ... ;; ;~ o ; TOTALE (l ) T OTAI. K G E:-;Efl .IL E (2)

67

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Y cccinat i ai corpi con esito

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2


E J} « A'N'l'IVA CC I:O.~SMO »

43

In conclusione: L e statistiche militari sono, tra tutte quelle che si riferiscono alla vaccinazione ed al vaiuolo. quelle che meritano la. maggior fede, sia perchè i dati sono raccolti ·sempre con metodi e norme costanti, sia perchè g li individui che esse considerano sono tutti sottoposti alle stesse influenze morbigene, tutti scelt i con identiche norme, sia perchè esse sole ci dà.nno notizie esatte circa l'ana mnesi remota e prossima di tutti i colpiti da vaiuolo, e ci permettono anche di distinguere la popolazione militare secondo le varie condizioni rispetto a!la vacctnazwne. Ora, quando queste statistiche ci dimostrano con una evidenza di cui sarebbe impossibi.le trovar la maggiore : l v che il va.iuolo colpisce in proporzione immensamente maggiore i non vaccinati; 2• che, q uando esso eccazionalmente colpisce i vaccinati, presenta una g ravezza immensamente minore, non sappiamo vedere su quali prove, su quali argomentazioni possa. basarsi una seria e Rcientifica. opposizione alla vaccinazione; e dvbbiamo a nostra volta, applicando all'antivaccinismo le parole s tesse con cui il prof. Ruata chiude il suo articolo, domandarci davvero « se fra tutte le aberrazioni a cui « è stata soggetta la medicina, non sia questa la più « fe nomenale, tanto più vedendo che essa è riuscita nd « ingannare tanti uomini, che con un accanimento quasi « incredibile la sostengono in nome della scienza».


SULLA AEROBIOSI E SULLA PATOGENESI DEL BACILLO DEL TE TANO Per il d o t lor G i o•·11nni G rill oni . so ll o teu~ntc medico

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Nel 1894 in una comunicazione preventiva (l) feci noto d'esser riuscito ad ottenere direttamente dal terreno il bacillo d el tetano coltivandolo in ambiente aerobico, e che in tale stato esso non era patogeno. Faceva la critica dei metodi fin allora adoperati per lo studio deg li anaerobi patogeni del suolo, rilevando gli errori nei quali si incorreva servendosi di tali processi d'indagine, e, al tempo stesso, proponeva dei metodi che a me parevano più razionali. Me tteva in evidenza inoltre l'assoluta necessità dell'associazione microbica perchè il bacillo del tetano possa produrre l'intossicazione specifica, concludendo che l'infezione misttt. nel tetano è non un'acciden talità frequente, ma bensì una n ecessità naturale. Nel lavoro completo, che vide la luce nell'anno successivo (2) non solo confermai, corredandole dei dettagli dalle ricerche -in vilro e su animali, qnan to aveva comunicato preventivameute, ma, in base alle numerose esperienze f<~.tte, emisi una teoria patogen~ti ca che a me pareva spiegasse, meglio d i tutte le altre esistenti, quanto si verifica nella infezione naturale. (l ) Gn~<nNr. - nice•·cl!e sperimentali sul bacilfo tl el Mcotu,er. (//i{nrma Jlfeàica, N. i 09; l ii9,). (':!) Gni\ON r. - IL bacillo del tetano • oero~icn ed alo$siM n el ler·rello. 1Yuova l eol'ia putogCIIelica. ( Rifo rma Medica, N. 1 9~. i ~>. t %: i l!9S) .

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SOLL,\ AEROBIOSI E SULLA PATOGENESI, ECC.

45

Contemporaneamente nello stesso laboratorio diretto dal prof. Vincenzi, il Righi (l) riusciva. sempre a far vi· vere in presenza dell'vssigeno delle colture già strettamente anaerobiche e con graduali ed adatti passaggi a render anaerobiche quelle che erano cresciute in presenza dell'aria atmosferica; egli studiava inoltre i caratteri biologici del bacillo svilu ppatosi aerobica.mente ed anaerobicamente. Da questi studi, che erano stati iniziati dal nostro maestro, il Vincenzi (2), veniva pienamente dimostrata !"aerobiosi facoltativa del bacillo del tetano, che, affermata a più riprese dal Bel fanti, aveva lasciato increduli tut t i i ricercatori, i quali continuavano ancora a ritenere il bacillo spilliforme del Nicola1er come un anaerobio assoluto, per cui le esperienze del B elfanti erano state ritenute erronee. Le ricerche fatte nel laboratorio del Vincenzi ebbero

in questi tre anni autorevoli conferme: infatti Carbone e P errero prima (3) e Kruse dopo (4) in caso di tetano reumatico i primi e di tetano traumatico il secondo riscontrarono il bacillo del tetano allo stato aerobico ed atos· sico. Anche il Ferran (5), in un recente studio, e venuto alla conclusione che il bacillo del tetano non solo deve considerarsi fra gli anaerobi facoltativi, ma anzi, come già. aveva dimostrato io fin dal 1894, esso solo eventnalmente si rinviene in istato d'anaerobiosi. Eglì infatti vide che facendo sviluppare colture pure di tetano strettarr..ente anaerobiche in un'atmosfera di gas acetil~ne. al quale andava mescolando dell'aria in propor{l) RIGHI. -Sulla biologia del bacillo clellelano. (Ri(o•·mn Medica, N. !05·6;

t891 ). Sulla mo•·fologia clel bacillo del tetano. (Ri(ormn ,Veàica , · (31 CAIIIlONE e PERRERO. - Ctnlralblall (. Bakl. u. Paras., N. ~8. 7; 1895. (\) 1\RUS!l. - Pliigge - Die Microrgani•men. Th. 11, pag. 267; t 896. (5) F&nRAN. - Ctnlmlblall (. Bakl. u. Paras., N. t ; l 89S.

t2J V!Nc t:szt. -

N. 35; 1893).


4(;

. Ul,LA AER OB!Of' l E SULLA PATOGEl'iES I

zioni crescenti, si riusciva a renderle perfettameut& aerobiche. Ultimamente le ricerche del Vincenzi, del Righi & mie, furono ripetute nello Istituto d'igiene della R egia. UniveTSità di Roma dal Valagussa. (l ), il quale confermò qnanto da noi era stato trovato, meno alcuni fatti , pur d'importanza capitale, per non essersi egli messo in condizioni convenienti d'esperimento. A questo studio farò a.lcune osservazioni critiche. Il Valagussa, controllando le mie ricerche con le quali. ero riuscito costan temente ad isolare dal terreno il bacillo del tetano aerobico ed atossico . le ripete segu endo un metodo d'esame molto diverso dal mio e che a p1•iori si può affermare dovesse condurlo ad ottenere risultati d ifferenti. Nelle sue t.~sperienze infatti i cam· pioni di terreno filtrato allo staccio di Knopp, erano messi in boccette d'Erlemmeyer del la capacità di 300 cc. in cui introduceva una provetta contenente 5 cc. di cloroformio, che, evaporandosi, rend eva l'atmosfera con· :finata '>atura dei suoi vaporì. Dopo una permanenza di 4 giorni in un ambiente divenuto anaerobico, egli cercava d i co ltivare il bacil lo del tetano aerobicamente. Naturalmente le s ue ricerche ebbero un esito negativo. e non poteva esser altrimenti. Già nel mi o primo lavoro io aveva av uto cura di mettere in rilievo (conclusioni 3 e 4) che il metodo segui to da quanti si occupn.rono dello skdio degli anae· robi patogeni del suolo, non ha valore per stabitiro se il bncillo del tetano si trovi già anaerobico e q uindi tossico nel terreno. Ciò perchè tanto col metodo d i. iuoculaziune d el terreno d'esperimento sotto cute agli anima.li recettivi, quanto con quello di conservare a ti) \'M-·" ;';~'·'- - llirur.ilt stdl'llerO/)io3i del br~ril/o d el lti«IIO. ( Anno/l d' igiette SJirnmentatr. \'ol. VIl i, rase. IV; i898).


DEL BAC ILLO DEL TETANO

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\ungo in substrat\ liquidi i campioni di terra da cui iu seguito si debbano isolare i bacilli tetanici, come con quell'altro di colture ad alti strati alla Liborius, si mettono i germi del Nicola'ier, esistenti nel materiale in esame, in condizioni ben diverse da quelle nelle quali si trovano nel terreno. Ora ~ol processo delr aut.ore non solo non si evita alcuno deg li inconvenienti ìamentati nei metodi ricordati, essi anzi veng ono ac· cumulati. Egli ha collocato il bacillo del tetano in un ambiente anaerobico e, per giunta, lo ha lasciato vivere e forse crescere coi com uni germi del suolo, i quali hanno r eso più facile l'adattamento a vita anaerobica d el detto bacillo. Giacchè, come risulta dalle sue esperienze, i germi asporigeni sotto "l'azione dei vapori di cloroformio non morivano prima di 48 ore, e quelli sporigeni quasi tutti solo dopo 4 giorni; tempo più che sufficien te perchè il bacillo dallo stato di aerobiosi passasse a q nello di anaerobiosi, e quindi, al momento in eu~ il V a lagussa fece il trapianto brusco in lastra aerobica, fosse incapace di svilupparsi in prGseuza dell'ossigeno dell'aria. Ora io e R ig hi dimostrammo, ed il Valagussa stesso confermò, che fra le condizioni che valgono a rendere anaerobico ì1 bacillo aerobico del tetano, principalissime sono: l'adattamento graduale a vita anaerobica.. e la simbiosi coi comuni saprogeui. In ambe queste condizioni appunto egli ha messo, prima di coltivarlo, il bacillo del tetano che trovava.si nel terreno. Egli. quindi essendoai servito di mezzi inadatti, non poteva.. concludere che « non si riesce ad isolare direttamente dal terreno a.lio stato aerobico il bacillo del tetano; » dappoichè egli si mise proprio nelle condizioni di non ottenere il risultato che si riprometteva. P er eliminare gran parte dei germi del suolo che


-J.8

SULLA AI<:HO.DIO!:>I F. ~ULT"\ J>ATOGE~fESI

avrebbero influenzato lo sviluppo del bacillo del tetano egli pensò di ucciderli coi vapori di cloroformio, ma questo mezzo, oltre a costituire un ambiente anaerobico, non uccide,·a con sufficiente celerità i germi comuni, in modo da impeùir e che questi potessero esercitare una qualunque influenza sulla bi.ologia del bacillo che formava oggetto d i studio. Se egli in~·ece si fosse servito direttamente di colture aerobiche su lastra, seguendo, per limitare la quantità. dei ger mi, le norme consigliate negli esami del suolo, avrebbe potuto raggiungere meglio lo scopo di ottenere colture del bacillo spilliforme nelle condizioni di vita in cui egli trovavasi sul terreno, impedendo il manifestarsi dell'azione simbiotica. E <! in questo caso sarebbe riuscito ad isolare il bacillo teta· nigeno aerobicamente. I r isultati ottenuti dal Valagussa mentre non rie· scono a dimostrare che i l bacill o del Nicolaler nel suolo non viva allo stato aerobico, non valgono nep· pure a provare che viva in condizioni anaeropiotiche, p erchè non si può negare che l'attitudine a svilupparsi fuori del contatto dell'aria possa averla acquistata in

·vib·o. Fondandosi poi su quanto ancbe egli trovò, che i.l bacillo del tetano quando vive anaerobicamen te è tossico, non si potrebbero spieg are alcuni d ai ris ultati da lui ottenuti. I campi.oni di terreno 6, 7, 8, inoculati in animali ricettivi alla dose di ò cc. non died ero tetano, mentre l'esame batteriologico fece rilevare la presenza del bacillo specifico. Sparse qua e là nell'intero la\'oro trovo a proposito delle condizioni di vita d el bacillo del tetano nel suolo akune affermazioni ehe non solo non mi riesce di con· cil.iare fra loro, Il!a ch e mi pare si contradù icano. Mentre, ad es. , nella 3" conclusione del lavoro, il Va·


DEL BACILLO DE r, :I'ET.-\ :\0

lagu::;sa afferma recigamente che non si ,•iesce ad isolare direttamente dal terreno allo stato aerobico il bacillo del tetano, a. pag. 408 dice che ciò riesce diffi~ ·ilissimo. Inoltre a. pag. -108 nota. che nel ter reno il baci llo del tetano non è aerobico nè atossico, mentre IL pag. 406 aveva detto: ((Da. queste esperienze si com prende che il bacillo del tetano trova in natura quelle condizioni sufficienti per cui la spora può germinare in presenza dell'ossigeno d ell'aria e privarsi in tal modo del potere di dar tossina, » ed a piedi della stessa pagina: « La spora tetanica può in tali condizioni (terreno pieno di sostanze organiche vegetali ed animali) germinare e dar forme bacillari che diventano aerobiche ed atossiche» ed infatti le colture fatte da quei snggi di terreno non diedero alcuno sviluppo in terreni anaerobici. Dopo ciò viene spontanea la domanda: Come la pensa realmente l'autore ? il bacillo del Nicola'ier nel suolo è aerobico ed atossico oppure è tossico ed anaerobico? Quando poi egli afferma che i primi trapianti aerobici rlànno nelle cavie e nei sorci le note contratture tetaniche, egli cade nell'errore, ormai dimostrato, in cui era caduto il B elfanti, che, nel mentre insieme coi bacilli trasportava nei nuovi mezzi di coltura tanta tossina da provocare coll' inoculazione negli animali la nota sindr ome tetanica, attribuiva poi tale effetto al veleno che i bacilli segregavano ne.l moltiplicarsi, anzichè a quello trasportato nel trapianto. Se cosi non fosse, non potrebbe intendersi la necessità di fare le inoculazioni negli animali nelle prime 24 ore dal trasporto per aver risultati positivi; essendo noto che la tossina non viene distrutta alla temperatura di 37° in un periodo cosi breve, e non comprendendosi come il bacillo che in primo tempo era capace di fabbricar tos· )


5()

SU. I.A ,\E]{I)BJ u-< r E :-<t;J,f.A 1'.\TIIG F::\E:·a

sina, perdesse questa fa co l t~ 'in un soggiorno pur Ct)SÌ. favorevol e alla sua molt iplicazione. Tali fa tti i nvece possono esser megl io spiegati ammett<.'ndo la di ffus ione e quindi la diluizione della esigua quantitò. di tetanotossina trasportatAL n el snbstrato d i uoltura. N el lavoro dell'autore noto poi due ridtiami ai lavori miei e del Righi che, per n on esser t roppo esatti, diìnno fi1cile agio al Valagussa di sfondare, come si suoi dire, delle porte aper te, infirmando de i fatti che n oi n on avevamo affermato, e quind i rius.;endo con altrettan ta facilitiL a dimo·trare l'opposto di quello attribuito a noi e, iucliret1 a mente, a mettere in e\·idenza la sua priorik-ì d 'osservazione. «L'ottenere delle colture aerobiche sarebbe, secondo il Righi, più un fatto dovuto all a fu r t nua che un fatto costante.» Invece dalla !ettura auche superfkiale dei lavori del Vincenzi. d el Righi e miei si rileva chiaramente cLe se la prima osservazione del lo S\'iluppo aer obico del bacillo del tetano fn caRtHde, in seguito s i r iusci sempre p er lo spozio di oltre CJUattro anni, e servt:ndosi di colture di t etano di di,·ersissima provenienza, ed avere, con passagg i g mduali, dell e colture aerobiche da colture strettamente anaerobiche e vicev ersa. Allo stesso modo inesattameuLe il Yalagussa asser isce che io do al baLterio del colon una speciale importauza, considerando la simbiosi d i es-;o col bacillo del N iuola:ier come uno dei principali fattori att,i a confL·rire a questo g er me la virulenza. Egl i già a p 1'ÌI!?'i n ega che ciò pO:"sa verifiear;:;i, e CJnindi per d imostrare l'erroneità del mio presunto asserto, esegue d elle esperienze, che fanno ritenere che io abbia a"::.er ito che facendo cresuero in simbiosi il bacillo del colon e CJn e>llo del tetano aerobio e qui udì atos::;ieo, questo aCCJU isti per ciò solo la proprietà rli fo r mare t etano·Lossina. Ora


DEL BA CJLI,Q Ol!:L TEl'A:-10

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io n on solamente non ho mai affermato questo, ma anzi l' ho recisamente negato, a.vendo le stesse indagini fatte dall'autore dato anche a me risultati negativi. Si giudichi da questo brano se io abbia potuto scrivere quello che mi si attribuisce: «La spora che nel terreno t rovasi aerobica ed atossica ha bisogno di tale un cumulo di circostanze favorevoli per diventare anaerobica e tos· sica, quali: la lenta e graduale scomparsa dell'ossigeno, la. compagnia di germi viventi in determinate sfngge· voli condizioni di v ita che solo eccezionalme1 ~te e per brevissimo tempo può incontrare, e quindi solo in casi rariss imi può dare la malattia.)> Veda.si dnnque che non ho mai ritenuto che fosse sufficiente per aver la infez ione tetanica far sviluppare il bacillo aer obico del tetauo insieme col bacleriwn Cf)li, come il Valagussa con le esperienze di controllo mi attribuisce. Il Valagussa dice che non è mai riuscito nelle ricer che fatte, tanto nelle colture a piatto in agar, quanto in quelle in gelatina, a sorprendere quelrimescola.mento d ei granuli della colonia a cui il Vinceuzi ed i suoi allievi dànno un'importanza capitale. I o invece ho la coscienza d i poter affermare che questa proprietà colturale n oi rabbiamo sempre constatata in tutte le col· wre in gehtina (in quelle in agar non l'osser vammo ma ii l di bacillo del tet.ano aero biche ed anaerobiche che avemmo in istndio per degli a.nni interi. P er cui, se ra.utore non ebbe occasione d i constatare questo costante sebbene fugace caratter e biologico del bacillo spilli forme, gli fec~ d,ifetto la paziente ed opportuna osse r vazione. Il rimescolameuto attivissimo dei granuli appar e nelle colture in gelatina poco prima che si inizt la fl uidificaziofié del aubstrato, e dura per un tempo vario tela un massimo d i 40 ore ad un minimo di qualche ora.). Nelle colonie da lui studiate e nelle quali la p eptonizzazione s1 iniziava solo al 20•-25° e fino al


ò2

SULL.:l. AE IWBJO,:: r E :'t:LI.A l'.\'r!H~ f-:~E:- 1

30" giorno, sarà comparso appunto in quell·epoca e forse sarà d urato per brevissimo tempo. Questo carattere che ha un notevole valore diagnostico, perchè è esclusivo delle colonie d i tetano, sfuggi, forse per la sua br eve durata, agli osservatori che ci precedettero, ed an che 41 Valagussa. che era sull'avviso. Nondimeno noi non possiamo non confermarlo essendo il risultato costnnte d i innumerevoli osser vaz ioni. Non posso invece confermare il reper to dell"autore che il bacillo del tetano d ivenuto aerobico trovi nell'ambiente molte condizioni per le quali presto si esaurisce. Il suo ciclo di svi luppo si compie rapidamente, d ice egl i : dal bacillo ri torna a lla spora e da questa a l bacillo con una progressiva perdita di res istenza rispetto a lla vita aerobica. È uoto per le molteplici esperienze in oitro n ostre e del Ferran che raria, anzichè opporsi alla moltiplicazione del bacillo del tetano, la favorisce in modo considerevole ; infatti le colture aerobiche souo assai più rigogliose ùelle anaerobiehe. Que-sto fatto conferma come le condizioni d·aerobiosi siano quelle naturnli dell a vita del bacillo, essendo legge. biologica costante che natura li sono quelle condizivni che maggiormen te fa,voriscono la vita e lo svi luppo di. un essere. Ciò posto il bacillo, già abituato a crescere in presenza dell'aria atmosferica, troverà neu·ambiente e:>terno minori ostacoli al suo sviluppo che non quello anaerobico il q uale, dopo essere stato col ti vato artificialmente nel vuoto o in un ambiente d · idrogeno, di gas ammoniaco o di gas illuminante o di aceti lene passa br uscamente a vivere nel terreno in condizion i ben diverse dalle primitive. Quindi se i comuni sub · strati naturali ove il bacillo si ritrova costantemente ries.: ono nocevoli, come crede il Valagussa, a l bacillo aerobico, esiz iali addir ittura devon riuscire a quello


DEL BACILLO DEI, TKl'A~O

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anaerobico. che presenta indubbiamente minori condizioni di resistenza.. Avendo ciò benissimo intraveduto, l'autore invoca, per spiegare la. permanenza nel suolo delle spore tetaniche, la. teoria. fecale del Sormani, e crede di convalidare quell'ipotesi riportando delle esperienze. che a me invece pare provino precisamente il contrario di quello che egli si proponeva. Infatti alimentando dei sorci decumani albini cou pane inzuppato in brodo contenente bacilli aerobici, egli non riuscì. dalle feci ad avere sviluppo di colonie tetauiche se non dopo 20 giorni, ed inoculazioni positi,·e in animali con tali prodotti escrementizi solo dopo 30 giorni. Come si spiega che i bacilli i quali nei substrati artificiali si moltiplicano a dismisura in un tempo brevissimo, hanno bisogno di 20 giorni di tempo per percorrere il canale intestinale che pure, secondo i seguaci delle idee del Sormaui, presenta le migliori condizioni d'ambiente per la vita e per lo svilnppo del bacillo medesimo? Esso introdotto cogli alimenti dovrebbe naturalmente percorrere tutto il tubo gastroenterico nei resti alimentari fino alla emissione. Se ciò non avviene si è perchè il bacillo teta.nico nel canale digerente deve incontrare condizioni sfavorevoli alla sua esistenza e facilmente anche la morte. Infatti dalle esperienze del Va.lagussa si vede che soli pochi, data l'enorme quantità ingesta, quale in natura non si può mai verifìeare, riescono a percorrere vivi il canale intestinale. E che i ' bacilli tetanici, contrariamente alle afferma· zioni del Sormani, soffrano realmente nel tubo gastro· enterico lo dimostrano le ricerche bellissime del Vincenzi, confermate da Fermi e F. Celli e da Fermi e Pernossi. Il Vincenzi (lJ vide che introducendo con una ti! \"t~ t:&:\ll. -

Ricerche sperimmtall s~tl lt lcmo. (A1·c/livio per le !CitllZe

medicl!t, rol. XVI. N. 17, 189i )


54

:'l:LL.\ .AERODIO:::J F; :::t.:LU l'.ITVGE::\ESI

sonda gastrica nell o stomaco delle dosi note,·olissime di tetano·tossina non si otteneva alcun e !l'etto negli animali d'e><perimcnto, perche il veleno tetanico ven iva cli:;tru tto. I n un lavoro successivo (1) constatò che la to::;sina a ttivissima messa in provette contenenti mu· cosa intestinale percieva tutta o gran parte dt>lla sna. tossicità, ed il bacillo virulento subiva. delle gravi al· terazioni diventando asporogeuo e mantenendo talora g uesto carattere regressi vo anche nei passaggi succes::;ivi in a.gar. Il bacillo quindi passando per l'intestino, invece di acquistare delle propriet~~ che non possiede, perde quelle che già aveva. Date le difficoltà enormi che il bacillo trova nel percorrere il canale d igerefite e la distruzione continua e pronta del baci llo aerobico nel suolo, come ritiene il Valagussa, riesc/3 impossibile spiegare il reperto indi· scutibile dell'ubi(Jnita del bacillo del Nicola'ier. Che se tahra nei casi favo revoli si ebbe infezione con le feci di q nei tipi, ciò può mett.ersi in r elazione con gli effetti dell'associazione microhica che da sola è sufficiente a produr re l'infezione, come r isulta dalle mie esperienze, nelle quali ebbi il 14 p. 100 di risultati positivi inoculando simultaneamente feci di cavallo e bacilli e spore aerobici, mentre con le esperienze di control lo ebbi sempre risu ltati negati vi coll' inoculazione delle sole feci e dei soli germ i tetanici . Quest.i risultati, che concordano con le ricerche sperimentali istituite da altri e con quanto avviene nella infezione naturale, spiegano i fatti, guaii si · osser,·ano in natura, meglio che non faccia r ipotesi che basti il passaggio uelr intestino perc:hè il bacillo atossico diventi vi rulento. (11 \'rxcr·: :>7.t. -

mèru l ii-ill, 1~9:i).

l liccrcltc sw>"imenlali sul telclllO. ( ni(urma mt'dicn, nu·


DEL llA CILLO DEL TETA~O

D'alt.ronda, fondandosi sulle ricerche del Valagussa stesso, se il bacillo del Nicolai:er aer obico ha bisogno di un tempo così lungo per diventar anaerobico e di uno più lungo ancora per di venLar tossico, pur vivendo nell'intestino in un ambiente ritenuto ottimo per lo svilnppo dello stesso bacillo, come potrebbe spiegarsi, non dico la moltiplicazione, che sarebbe impossibile, ma la vita stessa del baciHo nel snolo, se egli stesso ha trovato, e noi prima di lui avevamo vednto, che il bacillo o la spora abit.uati a crescere in un ambiente anaerobico od aerobico, muoiono se vengono repentinamente trapiantati in un ambiente opposto? In questo modo dunque il Valagussa non solo non riescea spiegare, come crede, in qual modo, malgrado la en orme diffusione del bacillo tetanico, i casi di tetano siano r elativamente rari, ma s.i mette in contraddizione co l fatto dell'Asistenza medesima del bacillo tetanigeuo. Tutto l"edificio costrutto dall'autore rovina quindi, perchè manca di base, non avendo egli ammesso l'aerobicitò. e l'atossicità del bacillo nel suolo, che non potè dimostrare per essersi servito di mezzi d'indagine inadatti. Fatta eccezione di queste espt~rienze, a dir vero fondamentali, il Valagussa confermò, anche quando ha cr eduto di contradirci, quanto fu trovato da me, dal Vin0enzi e dal Righi sull'aerobiosi e su lla patogenesi del bacillo del tetano; fatti tutti che non avrebbero alcun valore reale quando non si ammettesse che il bacillo nel suolo vive in presenza dell'aria atmosferica ed è sprovvisto di tossina. Concludendo, godo di poter constatare che ai lavori usciti da.l laboratorio del Vincenzi spetta il merito di aver messo lo studio della biologia e della patogenesi del bacillo del tetano su un terreno nuovo e più rispondente a.lle condizioni naturali d'infezione, come dimo-


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strarono le conferme di Carbone e P errero, di Kruse, di F erran, di Fermi, P ernossi e F. Celli e eli Valagussa. N è, ora che valenti osservatori hanno controllato e con· fortato del loro appoggio le minuziose e precise osservazioni da noi fatte, può darsi a lcun peo;o alle osserYazioni, per quanto au torevoli, pur sempre teoriche ed aprioristiche eli alcuni, f ra eu i il prof. Sih·a ( l ), che chia· marono ipotesi quelli che son dati d i fatto severamente controllati. Padova, dicembre 1898 \f ) 5 11,\' A· \'01. \ '(.

C·q•. T<111oW n••l '/',-,,Ila/o tl l wtrliriol<i lli Cllfll·rol e /llltiC/i(lriJ, •'

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De


57

SrLLA PREPARAZIONE

DEL MATERIALE ASETTICO DA MEDICAZIONE li<peri t'llze e rroposle di FraoeeOJe u .~hba , ufncialc medico di complemento e tli Ed•uardo O tu ·onì, l~rmaci~la mtlilare

I. -

Scopo delle esperienze.

Nel mese òi ottobre 1897 il signor Direttore della Farmacia Centrale Militare 9i incaricava di eseguire le opportune esperienze allo scopo di trovare il modo più semplice, più economico e contemporaneamente più sicuro per sterilizzare i materiali da medicazione cbe si prepar!l.no in detto stabilimento per uso degli ospedali militari e da campo e ciò pel caso eventuale che si dovesse cambiare in materiale asettico l'11.ttuale materiale antisettico, secondo il clesidaatum della chirurgia moderna. Noi cominciammo tosto dette esperienze, ed avendole ora condotte a termine, ci pregiamo riferirne riportando tutti i particolari che ci condussero alle conclusioni finali. II. -

Deacrlzlone del materlale di medicazione attnalmente in uso

Il colone usato per la preparazione del materiale di meclicazione presenta i seguenti caratteri : colore bianco candido, fibra di lunghezza media e tenace, inodoro, privo di sostanze grasse, r esinose e saline, neutro ed idrofilo.


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::il"LL .I l 'HEP.\11 IZIO);E

Qualche volta pera ltro, ci siamo imbattuti in pacchi d i cotone a fibra poco lunga e faci lmente lacerabile. Con l'}uesto cotone la Farmacia Centrale l[ilitare prepara tT abel la I ) pacchi compressi (l ) di grammi 1000 e d i g rammi 100 di cotone puramente id rofi lo; pacchi di ug ual peso contenen ti il 2 p. 100 d i sublimato corro:::ivo e, iu caso di richiesta, pacchi, unicamente di g rammi l ùOO, conte nenti il 5 p. 100 eli fenolo. Ogn i pacco è a\·volto in cana pergamenata semplice.

La tnHSSuht e Ji ~;o lore bianco, sgrassata, neutra, idrollla; ogni pezza ba l'altezr.a di metri 0,9ò; u n metro lineare pesa g rammi iJO; ogni cm.q. ba in media 12 fil i in ordito e 10 per la trama. Con q ne:> te pezze si preparano pacchi com pressi ( l) da metri 10 e da metri 5 avvolti in carta pergamenata.. In questi la mussola non ha una speciale strati ficazione, ma è arrotolata. S i p reparano ancora cmnp1·esse di varia ampiezza e se ne fanno pacchetti contenenti u n n u mero variabi le di esse, avvolt,i in carta pergamenata. Colla stessa qualità di mussola. si preparano fasce d i varia a ltezza e lung hezza, avvolti iu rotoli, con cui si fanuo pacchetti da tas0e 2, avviluppati in carta per· gameuata. D i questo material e se ne prepara tanto d i semplicemente idrofilo, qnanto d i antisettico coll' 1,:30 p. 1000 d i snblimato corrosivo. (l ) La •·omprt•ssiunr r hs ;ubi~cono i t•acch i nt>ll""tto della f;d,lJric.1zione ti tullo rf:tiiO SlrCllf•iO i l parro ir~::otn, lllnJ ÌIIIII<co· ,11 t'in;., t :ili t'III IO({ramm•, po>r 1"\1 1 il cu tou e, <' 01116 la mn s«1la, •lt•i pa.·•·loi d··llllllh"anh'il lt• prcp.or:•J•, si trn, ,1n0 'Olhl JIO,J I ac l una prc$,1(1111' permanente rh ciro·a 3:;0 r l"l"!!rammi.

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DEr, )!A'r~~IUA !, E A~ETTI CO DA M EDICAZI():'\E

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••• Il camb1·ic è bianco, sgrassato, neutro, idrofilo; il tessuto presenta una certa consistenza. e per ogni cm.q. si contano 18 fìli per l'ordito e 12-14 per la trama; un decimetro quadrato pesa da grammi l a grammi 1,20. Con esso si preparano unicamente fasce di varia altezza e lunghezza, che, arrotolate, si ragg ruppano in pacchetti da fasce 2 e 4 avviluppati in carta pergamenata. Anche di qu·esto materiale ve n'ha di preparato al sub limato nella proporzione dell' l ,50 p. 1000.

.. •.. La Farmacia Centrale Militare prepara ancora piccoli pacchelti cla medicazione di cui viene munito ogni soldato; essi constano di due compresse di mussola al sublimato, di cm. 30 X -!O, di una fascia di cambric al sublimat:.o di m. 3 X 0,05, e di due spilli; il tutto avvolto in un foglietto di carta lucida impermeabile è contenuto m una taschetta. di tessuto pure impermeabile.

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Finalmente lo stesso stabilimento prepara materiali da suture ossia. .seta e minugie. La sela è in fili ritorti, non tinti, avvolti sopra rocchetti di vetro che vengono distribuiti senz'altro trattamento antisettico; questi hanno sostituito le matasse di seta al sublimato in uso fino a poco tempo fa. Le minugie di tre grossezze e lunghe m. 5 caduna vengono preparate facendole macerare per 12 ore in una soluzione al 5 p. 1000 di snblimato, indi conservate in alcole a 95• O., entro alberelli adatti.


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lil.- Eaa.me battedologloo del materiale bruto.

Allo scopo rl i a \'ere dei da.ti di confronto per le sucuessive esperienze, si è com ineiato collo studio delle condizioni batteriologiche di tutto il materia!~ <)nale la Farrmwia Centrale Militare acquista dall' industria. A. tal uopo preparammo, con og ni mater ial e, coltu r e in tubi Ji bt·oclo e colture piane d i gelatina in scatole di Petr i, comportandoci nel seguente modo : mentre uuo d i noi svolgeva con cautela il materiale da medicazione, l'altr o con pinze e forb1ci sterilizzate ne aspor· tanL un pe;r.zo del peso di circa u n gramma, che ven iva tosto i n trodotto nel tubo di brodo o nella scatola d i P etri ; il mater iale in trodotto nei tubi veniva immer:;o completamente nel brodo; su quello introdotto n elle scatole s i versa vano 10 eme. d i gelatina, per modo da inzupparlo completamente, indi si faeeva solidificare la coltura . Le colture in brodo veniYano tenu te in ter mostato alla temperaturadi37• O. e quelle in gelatinaa 18•-20° O. per non meno di dieei gior ni, dopo di che si procede,•a all'esame ed a l contegg io delle colonie sviluppate. Ripor tiamo n elle T abelle II e III alcune d i queste esperienze da cui risulta. che, sal v o qualche eccezione, tutti i mater iali b r uti sono, qnale più, quale meno, inr1uinati, oltrechè da ifomiceti più o meno abbondanti, da battersi appartenen ti però in massima par te, alle specie cr omogene che, come si sa, si trovano con più f r equenza sospese n ell'aria; risulLa ancora che tan to più il materiale è m<mipolato per la lavorazione, tanto maggiore è il numero dei batteri da esso con tentlto; cosi. il coton e contiene abit ualmente meno germi della

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DEL M .\'rE'RlALg A::ì~1.'TlC'U DL :\LEDI<:AZ lO~E

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mussola, la mussola meno del cambric; del resto tra pezza e pezza di tessuto e t ra falda e falda di cotone, il contenuto batterico può variare in modo sensibilissimo. Oltre il cotone, la mussola ed il cambric abbiamo sottoposto ad esame batteriologico lo spago e. la carta pergamenata con cui vengono legati ed avvolt i i pacchi, ed abbiamo osservato che lo spago contiene numerosi ifo:.niceti e batteri aderenti, fra cui, oltre alle solite for me cromogene, par ecchie specie di batteri sporigeni come le varietà di bacillus mesenle1·icus, il bacillL's subl ilis, ecc. La carta per~amenata contiene pure, ma in minor nume r o dello spago, notevole quantità di batteri. Abbiamo infine sottoposto ad analogo esame la seta e le minugie per sutur e, allo stato bruto, ed abbiamo constatato forte inquinamento nelle colture in brodo e fus ione della gelatina in cui erano stati inclusi i fi li ~i seta ed i pezzi di minug ia .

.. Oltre il materiale bruto in uso presso la Farmacia Centr ale Militare abbiamo voluto esaminare, sotto il rispetto batteriologico, anche campioni di materiale bruto provvisto dalle più note fabbrich e, quali sono: Hartmann e Guarneri; Rutschmann; Meinl; Relfferich von Kuelmer e C. successori Hausmann, nonchè quello di alcuni rivenditori come Rognone. Zucchi, ecc. nomi che, per ragioni facili a comprendere. omet· tia rno nella specificazione delle esperienze fatte. Da t ali ricerche (Tabella IV) è risultato che questi mater iali hanno pressochè lo stesso grado di inquinamento del materiale in uso presso la F armacia Centrale Militare, anche per ciò che riguarda la qualità dei germi.


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"1"1.1.\ I'I{J-:1',\II,\7.((1:-;J·:

.. .-\. Ilo scopo di accertare se i n tutti i predetti mater iali, oltrec:hè i gsrmi anzi aceenuati, si contenessero gtlrmi patogeni, introducemmo sotto la cute dal dorso di parecchie cavie alcuni pezzi di cotone, d i mussola, di c:ambric, di seta. di mi n ugie, di carta e di spago usate dalla F armacia Centrale :Jiil itare, non solo, ma anche tli altre pro,•enien ze.

Nes::;una. delle 36 ca. vie inoculate \'enne a mor te; nel punto d' innesto di ciascu na si notò la for mazione di un nodnlo tondeggiante, duro, mobile sotto la cute, che, aperto, mostr aYa essere costit\1 ito dal materiale inoculato che era stato, in cer to <)nal modo, sequestrato da te::;suto d i nuova for mazione. In tlue soli casi notammo la presenza di pus e. come d imo::;trar ono le successi ve esperil:'nze batteriologiche. questo era dovuto allo sla(ilococco piogc11e albo.

l v. -

Esame batterlolog lce> del materiale antlaettlco .

Fattaci così un"idea delle condizioni batteriologiche dei diYersi material i da med icazio ne qual i vengono fo rniti dalle fabbr iche, si è voluto, sempre per avere dei da ci pre~.;is i di confronto so~to porre 11d a.n&lisi bat~e ­ riologica alcuni ca.mpioui di ma~erial e antisettico preparato dalla Farmacia Centrale .!.\Ii litar e e da alcune delle predette case (Tn.bel le V, Vl, VII). Oggetto di particolare studio fu 1.111 pacco d i com· pre:;se al sublimato in uso presso reseruito r usso, a'uto per mezzo del l'Ispettorato di Sauil.à .Militar e. 'l'aie p<Lcco era di fo r ma parallele p i peda di m m. 50 ~< 100 X 200 cirua, av~·olto in car ta spessa di color


DEL ~(.ATERIALE A~ETTICO OA MEDICAZIOX E

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porporino sulla quale era applicata, dalla parte anteriore. un'etichetta bianca con sopra scritto:

Fabbrica di prepm'rlli p er la medicina milillwe Comp1·esse di gm·za m o·rbida (non amidata) anlisettù.:rt (sublimalo 1 • 00 ) Dieci p e~;, i di u n braccio qttacl,·rcto ognuno SEZIONE .FASCIATURE.

Sulla parte posteriore, in modo da assicurare e includere il lembo della carta avvolgente, era incollata una strisci~ di carta bianca su cui si legge va:

Il pacco deve ap1·i?·si solo dal m edico. Tol to il predetto inviluppo si è trovato il materiale, a.v,olto in carta bianca. comune, costituito di òieci comp resse eguali, di forma quadra:ta, aventi circa 700 mm . di lato ed il peso medio di grammi 2G caduna. L e compresse piegate in quattro ed il quadrato ri· sultante piegato prima su se stesso, poi quattro volte a zig-zag, erano collocate una sull'altra e quindi le gate strette con spago. Il tessuto era una mussola uni · forme, tinta in roseo, avente per ogni cm.q. fili nnmero 15 X 16. P er le ricerche di cui sopra, riteribilì al materiale antisettico preparato dalla Fat.·macia Centrale Mili tare prendemmo in esame: cotone, mussola, cambric, pat~­ chetti di medicazione, seta e minugie ; alcuni di questi materiali erano di recente preparazione, altri risalivano a 3-4:-5 anni di preparazione. In una prima serie di esperienze abbiamo preparato le solite colture in brodo ed in gelatina e ne avemmo per r isultato che le colture in brodo rimasero sterili e su quelle di gelatina o non si svilupparono colonie, o il loro numero fn sempre debolissimo (non più d i tre)


dovute forse ad inquinamen to durante la preJ?arazion e delle eoltnre. Allo seopo di stabilire se q uesti materiali lasciavan o le colture sterili perchè sterili erano essi stessi, o perchè le tracce di su bl imato che por tavano con se, sciolte n el mezzo cl i colt ura, lo reuden <no d isadatto allo sv iluppo dei baLteri lor o arierent i, i;;titui mmo le seguenti esperienze (Tabel la ì'II) an che perchè questo a rgomento è ancora oggidi oggetto di discuss ione, non solo tra chirurg !:l.i, ma anche t ra hatteriologi. l Pezze t t i dì mtLteriale furono Le n n ti m sol furo d i ammonio per 5 minuti, indi passati successivamen te in t re vaschette contenen t;i acq u~t steri lizzata &ie p ida. (20°-25• C.j la;;ciauclovel ì in ciascuna \'aschetta per ò minuLi; fi na lmen te venner o introdotti iu tubi d i brodo ed esposti a 37" C. Di 15 d i tali colture n essuna si mostrò inc] uiua ta. A titolo d i I'O ntrollo, p er constaLH·e se la sterilità di tali colture ent dovut a ad e\·entnale presenza di traccia di sn bli mato, si sono inq mnate !asciandovi ca· dere in ci as~..: u na un pezzetto el i spago bru to e si sono r imesse n o7• C. ; dop o l :> o 24 on~ si trovarono t ut ti i b rod i inten:-;amen te to rbidi. Contemporaneamen te (Tab. VII-1• a.J per constatare se i material i di cni sopra era no stati s uJlicien&emente la vati prelen1m mo un eme. del solfuro d i ammonio e delle tre acque di lavaggio e li in t rod uc.:emmo in a ltrettanti tu bi d i broùo in cni era stato immerso un pezzo di spago bruto ; r iponemmo ogni cosa in termostato a 137" C. ed il r isultato fu che n el t ubo de1 solfuro d·a llllUOU ÌO ed in quello della prima aCC)Ua d i lavaggio n on si ebbe svil uppo nonostante la presenza dello sp ago bruto ricchis::;imo <li germi, men tre i11 vece negli a ltri dn e t u bi, in <.:ui evidentemen te n on era. pi tt traccia di Q


= DRL MATERIALE ASETTICO DA MF.DICAZI O.NE

di:;infettante, lo sviluppo dei batteri aderenti allo spago stesso si fece in modo rigoglioso dopo poche ore. 2" Di fronte a quest'ultimo reperto ci venne il dubbio che per avventura il solfuro d'ammonio, oltrechè da precipitant-e il sublimato, avesse, nella prima esperienza, agito anche da sterilizzante dei batteri aderenti al materiale di medicazione. Per rassicurarci al riguat·do ripetemmo la. stessa prova lavando i campioni per tre volte successive esclusivamente con acqua ste· rile tiepida; l'esito fu completamente rJ egativo, cioè i materiali così. trattati si mostrarono tutti sterili e viCe\'ersa, le stesse colture inquinate con spago bruto perm isero lo sviluppo dei germi a questo aderenti. Del resto che il sublimato dei materiali sia rimasto nell'acqua dì lavaggio fu provato dalla macchia da questo prodotta. sulla lamina di rame (Tab. VII-2• a). 3• Oltre alla coltura in brodo ne facemmo, al tempo stesso, alcune in gelatina le quali rimasero sterili od al più ùiedero luogo a svilnppo di 1-2-3 colonie. P er stabilire anche in questo caso so tale reperto era do· vuto alla ptesenza di disinfettante, oppure all'assenza d i germi, lasciammo le colture stesse scoperte per una. ora in laboratorio, indi, richiusele, le mettemmo nuo.,·amente in termostato a 18'-20 O. e, dopo pochi giorni , vedemmo la superficie delle gelatine coprirsi di nume· rose colonie di batteri e di ifomiceti.

-±• Ma, considerando che se le tracce di sublimato contenute nella piccola quantità di materiali sottoposti a coltnra possono bastare ad impedire lo sviluppo dei pochi germi eventualmente aderenti ai materiali stessi, non bastano invece ad impedire quello dei numer osi batteri aderenti ad un pezzo di spago brn.to, procu 5


vli

St: L L A .l 'REPA 11.-\ZIOXE

rammo di inquinare altr imenti le colture di prova con u n n umero molto es iguo d i germi e ciò ottenemmo e., poneudo i tubi aper ti a ricevere quelli che d all"ambiente p otevano per avveoliunl in essi cadere. A tal uopo pr<'para mmo dod ici colture in brodo coi. seguenti. mater iali da mecl ica?.ione al sublimato : cotone, mussola, cambric, seta , minugie: le lasciammo per d ieci giorni in termostato a 37• C. ed essendo rimaste tutte sterili, le e~ ponemmo aperte nel laboratorio per 6 ore ; contemporaneamente ed in tutta vicinanza di esse a b· biamo esposto a ltretta.n ti tuui testimoni d i b rodo sterili, egualmente a per ti ; trascorse le 6 ore. richius i i tubi. t raspor tammo ogni cosa in termostato e, dopo dieci giom i, si cons~atò che dei dod ici brod i testimoni sette erano intorbiùati e cin!]ue ster ili e dei dotlici brodi con materiale antisettico pure sette si mostrarono inquinati e citu1ne ster il i. 5• Co n temporaneamente a questa esperienza espo•lemmo aper t i, come sopra è cl!etto, in laboratorio, d iet;i tubi di brodo d i cui cinque contenenti material e an liisr.ttico e cinque funzionant.i da testimonio; dopo sei o re, r ich inssi coi tappi d i cotone, li mettemmo in termost ato a 37 C. e dopo d ieci giorni si è trovato che tre (su cin'}ue) dei tubi contenenti materiale antisettico erano intorb i· dati e due steri li e dei cinque testimoni quattro erano intorbidati ed uno sterile. 6• Siccome però da queste eo;perienze .::i pa.n·e che sei ore di esposizione dci tubi aperti non fo$sero suffi~.: ienti ad inqntnare legger mente tutti i wbi, eiò che poLent lasciar persistere d ubb i circa l'azione del su bli mato, fa · cemmo g nest'nltima esp~W ienza . V cnticin1Jue colture in brotlo contenente il materiale antisettico di cui sopra, (cinq ue per materiale) ed a ltr et·


DEL, MATERIALE ASETTICO D A MEOI C'AZlO:\ E

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tante colture-testimonio vennero tenute dieci giorni in termostato a 37• c_; trascorso questo tempo colture e testimoni vennero aperti e lasciati in laboratorio in tale st;ato per tre giorni, indi richiusi e rimessi in termostato. K el primo caso tutte le venticinque colture rimasero sterili, in questo in vece, dopo circa 72 ore, tlttte, meno una conLenente cotone al sublimato, presentarono il brodo più o meno inquinato. Questo inquinamento, giusta l'esame microscopico e batteriologico, si mostrò es,;ere d ovuto a poche specie batter iche (da una a. (}uattro per tubo) costituite da cocchi, bacilli, saccaromiceti, ecc. Da ll'insiem~:~ eli queste esperienze ci pare si possa 00ncludere che il materiale da medicazione antisettico al subl imato è realmente asettico e che, sottoposto ad esame batter iologico lascia sterili i mezzi di coltura non perchè le tracce di disinfet tante cha contiene impediscano lo s\·iluppo dei batteri, ma in realtà perchè non cont ier.e g ermi aderenti allo stato vitale. Per rispetto al materiale fenicato tant0 prove niente dalla F armacia Centrale Militare che da altre fabbriche (Tabelle V, VI) lo trovammo poco meno inquinato del materiale bruto, per cui riteniamo che fu saggiamente radiato dalle preparazioni obbligatorie della Farmacia. Centrale Militare, e facciamo voti perchè cada completamente in d isuso non potendosi considerare nè come antisettico e tanto meno come asettico.

v . - Prove dl penetrazlone del vapore nel paoohl dl materiale da medloazlone. D ovendo scegliere fra i d ivergi agen ti di sterilizzazione dei materiali da medicazione, s'è dato senz'altro la pr eferenza. al vapor acqueo, come quello che costituisce fra gli agenti fisici , i l pill rapido ed il pit't sicuro, ~er-


G8

!<l' T,f,A PIIF:l'ARAZI• 1>' E

v endoci de ll' a u toclave d i Cbamberla.nd. col q uale è pos;;ibi le ottenere la compressione d e l vapore in m od o da raggiungere temperature superiori a 100° C. ;-;i d isponevano ne ll' a utoc:la.ve i pacchi da. m edicazio ne, t anto di cot one che di mussola, quali vengono p reparati dalla Farmacia Centrale lfilitar e, s ia {nelle prime esperie nze) s anza l'involucr o d i car ta pergam e· natn . come (nelle succe::si,·e) col loro iuYolucro, e poscia Ye ui,·ano s ottopo:;ti all'azio ne del vapore co mpresso a pa r ti r e da 13.)• C. A ciò fummo indotti per uhè eravamo i u p ossesso d i materiali asettic i da medicazione de lla Casa. R nssenbe rg •'r lli G inevra, sui pacuhi dei q uali e r a scritto che la sterilizzazione era s tata fa t ta co l \'apor e compresso e alla temperatura ùi 13.j• C. P er com;tatare l' avveuuttt penetrazio ue del Yapor e null"inte r uo dPi pacchi compressi, si souo disp osti iu dive rsi pun ti della lo ro parte più centrale, alcuni pezzi

d i lega di Budde che, cowe l:i Ì sa, fond e alla temperatura d i 100· C. ; alt ra ,·olta si è dist ri buita al centro d i al· cuui paeuhi una poh·ere costituita da par t i uguali di acido tanuieo e so lfato fe r r oso anid r o c he, come è n oto, forma tannato d i fer ro non appena sia m e:;sa in coutalto di un soh·ente e, n e l nost ro caso, questo dove va es,;cre fornito dal vapore condensantesi sul cotone freddo, m~1.110 mano che lo compenetrava. Bat.teriologicamcnte poi si è spPr imentata la penetra· zione de l Yapore n ei pacchi, dis po nendo nella par te ce ntrale di ess i numerosi piceoli ri•1uadri di carta bibula i rubevut.a dai segneuti batteri: sta(ilococco riogene aw·eo,

rib;·irme cole1·igeno, liacillo rlellifo. bacillus coli. bacillo d ella difteJ·ite, spore del bauillus m esentm ·icu.~ vulr;alus. Compiuta l'o pe razione s i riprendevano tali riquadri, si introducevano in altrettanti tubi di brodo e, co i ri· ~pe ltiv i testimoni, ve n inlllo riposti iu ter mostato a 37° C. d o ve r estaYauo in o:;servazione per dieci g iorni . ·


DEL llATI-:RI.ALE ASETTICO D ,\ MED\C'AZIO~E

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Contemporaneamente, colle cautele già descritte, si facevano colture in brodo dei materiali da medicazione prelevandone piccoli saggi da punti di versi. Questa serie di esperienze è riassunta nella Tabella V III-A-B-C-D. L e prime esperienze furono e:;eguite facendo funzionare rautocla.ve per un'ora e mezzo, dal momento in cui il termometro segnava. 135° C. ed avendo ottenuti tutti i r isultati favorevoli , si è ridotta prima ad un· ora, indi a mezz'ora la durata di tale esperimento. constatando anch:e in questi casi la perfetta riuscita della prova ; cioè : tutti i pezzetti di lega avevano perduto il loro primitivo splendore pur conservando la primitiva forma, perchè, compressi com·erano, dopo la fusion e, non avendo pot uto spostarsi, si erano risolidifica.ti in sito; i pacchi contenenti acido taunico e solfato ferroso presenta. vano una larga chiazza nera di tannato di ferro ; tutti i riquadri di carta contenenti i uatteri si mostrarono sterili (comprese le spot·e del bacillus mesen· lerivus), mentre le colture dei r ispettivi testimon i si mostravano rigogliosamente sviluppate; fin almente i pezzetti di materiale da medicazione ooltivat i in brodo lo las0iarono perfettamente limpido e sterile anche dopo dieci giorni d i incubazione a 3;• C., sal v o rarissime eccezioni.

\' l. - E1ame batterlologloo del materlall 1terlllzzat1.

Incoraggiati da. quest;i primi risultati si è intrapresa la sterilizzazione del materiale, secondo le norme anzi acce n nate, per pas.sare se n z'altro al r esame batteriologico del medesimo sterilizzato, di cui si facevano, come si dis:;e, colture in brodo ed in gelatina.


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SI"L!.A l'H E l'A R .\ZI\IX I!:

Diciamo subito che si è tro,·ato più attendibile il metodo delle coltur~ in brodo che quello dell e colture in g elat ina, perchè le operazioni manuali per le colt ure in brodo sono assai più rapide e ~J uiudi assai m eno sog~e tte a cause di ÌnC)u inn.meuto, ed in v ero mentre l e colture in brodo, fat te in egual numero e colla ste,:sa <]Uantità. di mat.erial e, s i mostrarono sempre sterili (!;alvo rarissime eccezioni) quel le d i gelatina mostrarono tah'olta col onie di batteri e d t ifomiceti; uè occorse mai di ossen'are tutte le colt ure in g elatina di una stPssa serie di esperienz~:~ co mpletamente sterili. come accadde quasi sempre per le cultu re in brodo. (T abelle I X -:1.-IJ-C, X-A-B-C). Nell'interpretazione dei risultati tJUinùi, si riten n ero p er sterili anche quelle colture in g elatina che contenevano fìno a 3 colonie S\'iluppAte dopo dieci giorni di incubazion e a 18°-20° C. sempre CJUando perv le relati,·e colture in brodo si mostravano assolutamente e tu tte sterili. Dalla temperatura di 135• C. scendetnmo man mano a temperature inferiori allo scopo di stalo ilire una tell!peratura ed una du rata di essa tali da assicurare la perfetta sterilizzazione dei materiali. E così si è discesi a 130', 12-Y, 1~0", llò•e uo· c., facendo f'nnzi onare r autocla,·e CJuando per un"orae mezzo, quando per un'ora e quando per mezz'ora. Le co lture in brodo dei materiali di medicazione e d ~:- lla carta avvolgente s i mostrarono 1<empre sterili, <]Uelle in gelat ina conte nevano talora da un a a tre colonie l.HttteriC'.be e tah·olta. a lenne colonie di ifomiceti. L e colture invece dei pezzi d i spago di leg:1tura dei mate riale si most rarono, per quanto non frequentemen te, inquinate nnco rchè la ste rilizzazione si fosse fa tta a lB5° C. Non cred emmo per f)Hesto solo f~tt to d overci arrestare


DEL MATERIALE ASETTICO DA MEDIOAZIO:\E

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alle alte temperature o progredire nell'elevazione di esse fino a trovare anche lo spago assolutamente sterile, anche perobè si è potuto osservare che il cotone sottoposto all'azione del vapore ad alta pressione, talvolta veniva alterato nella. fibra e la mussola ed il cambric presentavano, non di rado, l'inconveniente di tingersi in bruno, inconvenienti che non ~i veriiìcavano sottoponendo i materiali a temperature di 115°-120 ' C. soltanto. Era quindi cosa assai più agevole (come lo fu di fatto) il trovare un tipo di spago più facilmente sterili zzabile, che, evi tare l' inconveniente grave dell'alterazione del materiale di cui parleremo più oltre diffusa-mente. Da.lresa.me delle TA.belle IX e X risulta che, a par tire dalla. temperatura di 135° C. fatta. agire per nn"ora e mezzo, fino a quella di 110• C.. pure fatta agire per un"ora e mezzo, le colture in brodo dei materiali da medicazione propriamente detti, e quindi escluso lo spago e la carta, le quali colture sommano a 598, rimasero tutte sterili. due eccettuate, in cui si ebbe sviluppo di micrococchi probabilmente caduti dall'aria durante la preparazione çlelle colture stesse; in vece nelle esperienze fatte con materiale sottoposto all'azione del vapore a 110• C. per un'ora e per mezz'ora, sopra un complesso di 54 colture, 48 rimasero sterili e da 6 si ebbe sviluppo di batteri di diversa specie, fra cui uno stafilococco che però risultò non patogeno per le cavie e pei conigli. Appare qttindi evidente che, a partire dalla temperatura d i 110" C., fatta. agire per un'ora e mezzo, oppure da q uella. di 115" C., fatta agire per mezz'ora, tutte le tempen~ture ad esse superiori siano valevoli a steritiz· zare sicuramente, nel termine minimo di mezz'ora, i materiali da medicazione quali attualmente vengono preparati dalla Farmacia Centrale Militar e.


Cosi p ure, per quel che r iguarda là ca rta. avvolgente, la trovammo sterile sempre CJUando fu sottoposta per un'ora e mezzo a temperatu re t ra. 110 ' e 135• ù .; men t re a 110' per u n'ora e per mezz'ora non sempre si mostrò tale. Qnanto a llo spago, q naie attualmente v iene u:;ato dall a Far macia CE~ n tra l e Mil ita re, si t rovò che anche a V3ò• C. p<:l r un ·ora e mezzo n on si è s icuri d i sterilizzar lo, cau"a le spore d i alcu ni dci batteri ricordati, e solo quando mutammo tale spago g regg io in a lLro ritorto (!ignola) d i più fin e lavorazione, ottenemmo d i aYer lo ster ile anche a temperature d i 110• C. per mezz' ora. Conte mporaneamente alle pro,·e d i sterilizzazione del nostro mat eriftiO si sono ~otto posti ad esame batterio· log ico parecchi campion i delle ril.!ordat e Case e mes.:;i in commercio colla quali fica. d i « ma.ter iale sterilizzato» (Tabella X I ) e si e trovato che, men tre a lcun i di questi materia li si presen tano realmen te ster ilizzati, a ltri non sono att'<ttto asettici, come dimostrarono le colture specia lmente in brodo e, ci duole doverlo d ichiarare, trovammo in que:;te ul time condizioni specia lmente il materiale el i fabb r ica nazionale.

v Il . - Aaolaga.mento del materiale ;ateriUzzato. Il mater iale ster ilizzato appena estratto dall' autoclave è fuma n te ; la carta aYvolgente è in qualche pun to bagnata e il cotone, la mussola ed il cambr ic sono al· quanto nm id icci a l tatto. A llo scopo di affrettare l'asci ugamento del mater iale che male si effet tuer eb be alla temperatu ra a mbien te. s i sotto esposti i pacchi alla to mperatura costan te di 37• C. iu appo,-ittt camem-ter mostato e si è t rovato che, ment re i pacchi lasuiati alla, tempera tura ambien te d i circa 15" C.


DEL 'MATERIA.t.E ASETTICO DA 'MEDICAZIONE

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dopo ~4 ore, non avevano perduto che poco più di due terzi dell'acqua di condensazione, quelli invece messi nel termostato a 37° C. dopo 15 ore erano ritornati al peso primitivo, anzi erano scesi leggermente al disotto di questo peso, come può r ilevarsi dalla Tabella XII. Ciò per quanto riguarda. il materiale introdotto freddo nell'autoclave. Riscaldando in vece questo materiale alla temperatura secca di 37" C. e poi introducendolo caldo nell'autoclave la. condensazione del vapore su di esso è assai minore e talvolta anche nulla, se si considera il peso che avevano i pacchi in origine (T abella XIII). Tuttavia un secondo asciugamento si rende necessario perchè la carta è ugulmente bagnata e perchè se l'operazione di introdurre i pacchi nell'autoclave non è molto rapida, anche i primi strati di cotone e di mussola restano umettati. Con altre esperienze (Tabella X I V) si è studiato se, mediante una certa rarefa.zione dell'aria, fosse possibile estrarre dai pacchi da medicazione, ancora caldi, il vapore acqueo endocontenuto, ma. dovemmo constatare che, con tale operazione, non è possibile raggiungere rapidamente, nè completamente lo scopo; quindi ci attenemmo, nelle nostre prove, a l primo sistema di asciugare il materiale entro il termostato a 37• C. per lo ore dopo l 'avvenuta sterilizzazione.

VIII. -lllodo eU comportarsi del ma terlalt da medloazlone all'astone del vapore oompre11o.

Durante le precedenti esperienze abbiamo avuto occasionf'l di farò numerose osservazioni sull~ qualità, resisistenza, ecc. dei materiali da medicazione, legatura ed invilnppo (carta., spago) che crediamo di raggruppare


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SUGLA PUF.I'All .\Z lO~E

in questo capitolo, perchè ci serviranno di base per alcune delle conclusioni finali.

Carla. - La carta perga,menata avvolgente i pacchi àel material e, dopo razione d el vapore acqueo si presentava di color bruniccio e dopo r asciugamento si lacerava con molta fa.eilità, alterazione che era tanto più p rofonda, guanto più s'innalzava colla pressione la temperatura. Vedendo che la car ta con cui erano a vvolti alcuni pacchi di più vecch ia data, messa nelle stesse condizioni, non mutava, o poco, nei suoi caratteri fisici, supponemmo che la ragione delrinferior ità della carta i n uso fosse da ricercarsi n el suo grdo di acidità. Ma determinata l'acidità tanto libera che combinata nelle due carte di cui sopra, ed in altri d ne ca m p ioni prove· nient i dalle cartiere di Vonwil er di Romagnano Sesia, abbiamo trovat o delle oscillazioni leg ~ere da non per· metterei di considerare esatta. la prima ipotesi. La causa deve invece r isi ~dere nella maggiore o minore diligenza con cui sono condot te le operazion i aìle quali viene assoggettata la car ta per r ender la impermeabile. A.bbiaruo però constatato che sottopos t i ali" azione del vapore compee:~so quest;i ultimi campioni n on soggiacevano alle a lterazioni dei precedeuti, come è messo in evidenza dalla Tabella XV. Sprtgo. - L o spago con cui i pacchi vengono legati è di pro ,·enienza g er manica. Esso è costi t uito da fi li di canape greggio ed ha la grossez7.a di m m. 1,3 (capi 3 / ,) per i pacchi ùi cotone da grnmmi 1000; pee le altre specie di pacchi lo si usa d el d iametro di mm. l (ca pi 3 ..). Durante le nostre esperienze si è notato che più volte ment re la. carta ed il materiale da m edicazione si mo· stravauo sterili, lo spago non lo era, fa,tto special mente


DEL MATERIALE AS ETTICO DA MEDIC.AZIOl\E

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dovuto alla presenza di spore del bacillus mesentericus e del bacillus subtilis. Per questo facemmo ricerca. di una qualìtà eli spago che, per essere fatto con materiale scelto e per avere subito durante la fabbricazione qualche trattamento chimico, fosse meno inquinato del precedente e t rovammo rispondente allo scopo lo spago ritorto (lignola) candeggiato, che è resistente alla trazione, più uniforme, più bianco e suscettibile di completa sterilizzazione. Abbiamo perciò sostituito lo spag.) grosso con la liguola numero 8 (capi ~/, ) del diametro di rom. 1,4 ed il sottile con lignola numero 10 (capi r./3 ) del diametro di rom. 1,1.

Cotone. - Nel corso delle nostre esperienze notammo che in a lcuni pacchi sottoposti all'azione del vapore compresso a circa 2 atmosfere e alla temperatura di 120 · C. circa, il uotone si presentava di aspetto leggermente r oseo e talora gialliccio; contemporaneamente si è constatato che, spe..:ìe nella parte più centrale dei pacchi, le fibre erano friabilissime per modo che, afl:'errate colla pinza si laceravano alla minima trazione e si risolvevano qualche volta in un vero pulviscolo. Impressionati da questo fatto ci siamo procurati pa· recchi campioni di cotone da Case diverse ed, istituite delle prove di confronto, è risultato che non tutte le qualità di cotone si comportano in tal modo, ma al· cune, anche dopo aver subìto per un'ora la temperatura di 1311• O. non presentano alcun sostanziale cambiamento, mentre altre mostrano la fibra alterata nella resistenza o nella tinta. senza. però che tale alterazion e sia visibile all"esa me microscopico. Avendo sperimentato con cura speciale del cotone pervenuto alla. Farmacia Centrale Militare in data più recente di quello da. noi prima sottoposto a sterilizza-


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zione, si è constatato che nella stessa balla di cotone vi sono delle falde o parti di falde la cui tenacita viene infh1enzata dal Yapore compresso, frammiste ad altre sui cui il vapore alla stessa pressione non esercita alcuna influenza; si è notato altresì che quella qualità d i cotone, sterilizzata, non presenta variazioni nella tinta conservandosi, come in origine, di color bianco-candido. Probabilmente il fatto è dovu tu a. ciò, che durante le operazioni d i sgrassam ento e d i candeggio il cotone viene sottoposto a tale trattamenti chimici e fisici da restarue compromessa la fibra, se tutte le operazioni non sono condotte col massimo scrupolo. Ora, specie quando si tratti di cotone idrofilo preparato da casr.ami (che è quello che quasi esclusi vamen te si trova nei nostri mercati) il quale per questo fatto stesso è di qualità inferiore e di fibra più corta, può avve· nire che alcuno d egli agenti chimici, o per soverchia concentrazione, o per 0hè la sna azione ai1bia. durato troppo a lungo, o perchè non sia stato completamente asportato, intacchi leggermente la fibra stessa e che tale alterazione rim8nga, per cosi dire, allo sta-to latente, findtè il cotone è asciutto o viene sottoposto a temperatura non soverchiamente alta, sia pure concomitante il vapore, ma che si palesi e si completi quando questa t emperatura raggiunga certi limiti e sia associata all'azione del vapore fortemonte compresso. Concludendo, ad influire su questo reperto concorrono oltrechè la q nalità più o meno scadente del cotone, l'alta temperat ura del vapore (superiore a 120• C.) associata alla com pressione alla q naie il cotone stesso viene assoggettato per la trasformazione iu pacchi; infatti, so t· toposti allo stesso trattamen to, superiore a 120° C., pacchi di cotone di uguale qna1itù, di cui alcuni compresi ed altri non compre:;si. si è ricontrato che, mentre


DET, ~IATERIALE ASETTICO DA MEDIOAZlONE

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questi ultimi non presentavano alcuna alterazione nella resistenza della fibra e nel colore, o se pure appena sensibile, degli altri pacchi, una parte mostrarono la fibra. ed il colore più o meno intaccati, specie nella loro parte centrale. A nostro avviso q n indi ìl trattamento termico per la. sterilizzazie del cotone non dovrebbe superare i 115°· 120" O. perchè a tale temperatura non osservammo alcuno dei lamentati inconvenienti, nè nei pacchi compressi, nè n ei pacchi non compressi. Come per il cotone, cosi per la mussola e pel cambric si ebbe acl osservare qualche mutamento nei caratteri fisici, allorchè 1!1. temperatura del vapor acqueo raggiungeva una certa altezza1120• 0.). Sì l'uno che l'altro di questi due tessuti si presen_tavano, dopo la sterilizzazione, di colore più o meno bruno (come se fossero affumicati) talora in modo uniforme, talora a chiazze. Si è potuto stabilire essere questo fatto in rapporto alla qualit.à più o meno scadente del tessuto, perchè sottoposti allo stesso trattamento termico campioni di mussola e di cambric provenienti da fabbriche diverse si è constatato che, in alcuni, il colore bianco·candido non variava o su bi va una leggerissima diminuzione nella cand idezza, restando pur sempre di colore daci· samente bianco.

!lfussola e cambric. -

Seta. -

La seta per suture avvolta in rocchetti di ,·etro può essere sottoposta all'a:>.ione del vapore compresso a 2 atmosfere (120" C. ) seuzt.. che le sue qnalit.à vengano deteriorate come dimostrano le seguenti espe- · rienze (Tabelle XVI, XVII e XVIII). I tubi contenenti i rocchetti di seta preparati n el modo che verrà detto più. oltre venivano sterilizzati col


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vapore compresse,, iurii si facevano asci ugare a 37, C; per la prova batteriologica si estraeva rapidamente con pinze sterilizzate il rocchetto dal rispettivo tubo e tosto s'introduceva in una boccetta d i Erlenmeyer contenente circa 20 cm. c. di brodo, per modo che il rocchetto restava complet<'lrnente sommerso ; si esponeva.no tali boccette a 37° C. e, dopo 10 giorni, se n e constatava lo sta to. Di tutte le prove fatte, che sommano a molte decine. nessuna diede luogo a sviluppo di ge:rmi. Jfi, ntgie. - Queste, come si sa, non possono essere sottoposte al l'azione del vapore anche non compresso, cioè a soli 100° C. di temperatura, per d1è si coartano, induriscono, trasfor mandosi in nn a massa com patta, dura, ii nserv i bile allo scopo. Per ottenere la sterilizzazione istituimmo de lle esperienze speciali di cui non essendo ultimate, riferiremo altra volta.

L e nostre esperienze furono portate sul materiale da med icazione qua le viene preparato dalla Farmacia Central e militare e descritto in principio di flUesta relazione, anche per quel che r iguarda la fo rma ed il. volume dei pacchi , come sono indicati nella Tabella I. Ma è ovvio che se alcun i materiali da medicazione preparati autisetticamente pos:;ono conservarsi tali per qualche tempo dopo 1\tpert ura dei pacchi, al tr ettan to non è dei pacchi del materiale asettico, il quale, se non viene t osto nsato dal chirurgo, può facilmente subire inl'jninamenti, non contenendo esso traccie di sostanza antisettica. Quind i i pacchi devono essere modi fica ti.


DEL lL\TERIALE ASETTICO DA )1EDICAZION.E

'i D-

Ma, considerando d'altra parte che questi servono anche per le dotazioni sanitarie di guerra. si è cercatodi modificarli in modo da evitare il detto pericolo di inquinamento, pur conservando le stesse quantità d i materiale e sopratutto la stessa forma esterna, onde non apportare, per parte nostra, variazioni alle tabelle d i ca neo.

Ed a tal uopo si sono preparati dei pacchi contenenti uu chilogramma di cotone suddivi:;o in 4 falde di 250

grammi caduna, indip~nde nti l'una dall'altra perchè avvolte ciascuna in carta pergamenata. Per tal modo il pacco di cotone da. grammi 1000 continua a conservare la propria forma e volume, mentre in pratica si può prelevarne parte del materiale senza esporre ad inquinamento il rimanente, ohe può essere utilizzato piLt tardi, in caso di bisogno. Così pure si è praticato pel pacco di grammi 100, suddiviùendolo in 4 pacchetti di 25 grammi cafluno uompletamente isolati. Oltracciò, uella considerazione che la grande compressione a cui il cotone viene sottoposto, specie nei pacubi da grammi 100, imprime al cotone stesso uno stato di adesione tale che la sua elasticità viene menomata, per modo che chi vuòle usarlo deve manipolarlo soverchiamente, senza r idurlo tuttavia allo stato primitivo, noi preparammo, per l'uso corrente: anche dei pacchi di cotone non compresso, in faldine arrotolate contenente rispettivamente 25 e 50 grammi di cotone, avvolti. in cu.rta pergamenata.. L e dimensioni di questi pacchetti. cilindrici sono; Per i pacchi di grammi Id. id.

25 cm. 3,5 X 12 50 » 5 x 15

'


• • I pacchi di mw:sola, oltre gli inconvenienti dovuti al h~ compressione, presentano quello di consister e in una o due pt)zze arrotolate su loro s~esse, cosa che ob· bliga il chirurgo a molteplici manipolazioni per poterne usare a suo agio. Per ovviare a tale incon veuiente, pur conservando l a fo rma dei pacch i regolamentari, si è divisa la mussola in pezzi rettangolari di un metro li· neare, ripie-gati in moùo da potersi svolgere con tutta facilità; ogni rc:ttaugolo forma così un piego che viene a v volto in carta. perga,meuata e 10 o 5 di questi pieghi, indi pend ~ uti r uno dall'altro, concorrono a formare dei pacchi ugnali a C)nelli attualmente in uso. Anche con la mussola abbiamo preparati dei pieghi per l' uso corrente, contenenti un metro di mussola non compressa, Ti piegata iu modo conveniente ; essi hanno le dimensioni di cm. 0 X 16 X 2 circa di spessore .

• •• Per qu •>l1to riguarda le wmp1·es.<~e ci siamo unifor· muti allo stesso principio eli per01ettere l'utilizzazione di una parte del materiale senza inquinare l'altra. Cosi, invece delle 2·:5 compresse (d i cm. 18 X -±0) che arrotolate tutte insieme costitu is~ono un n nico pacco, abbiamo formato il pacco suddi videndole in cinque pieghi contenenti cinque compresse caduno, e;:;sendoci par:;o che tale nu01ero d i compresse sia suf· fkieute a formare uno strato di mussola. adatto allo s0opo; nulla osta del resto clte il chirurgo , anzichè uno, metta in uso due eli tali pieghi per ottenere uno strato maggiore di mussola..


DEL ]liA'l'ERlAl.E A:o; l::'l'TICO DA ~UWICAZlOSE

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Coll'egual numero di compresse dello stesso tipo, oltre il pacco suddetto, che per forma e dimensioni (cm. 18 X ò '·~ 3,5) si avvicinerebbe assai al tipo in uso, abbiamo preparato un pacco di forma più propria, in cui le compr~sse che costituiscono i cinque pieghi stanno ripiegate in modo da prestarsi meglio alle medicazioni senza richiedere notevoli manipolazioni. Que· st' ultimo pacco avrebbe la superficie di cm. 10 X 6 ed uno spessore di cm. ò. Finalmente colle compresse delle dimensioni di centimetri 30 X 40, che sono quelle usate nel pacchetto eta ,;zerlù:a :;ione, abbiamo preparato due tipi di pacchi contenenti rispetti va.meute 2i5 e lO compresse, suddivise in cinque pieghi di 5 e 2 compresse caduno, e ciò nel caso che r fspettorato di Sanità. credesse di adottare questo uc.ico tipo di compresse per tutti gli usi, come quello che, essendo più ampio e avvicinandosi di più alla forma quadra, meglio potrebbe rispondere alle richieste della chirurgia. Questi pacchi hanno forma parallelepipeda e misurano rispettivamente cm. l ò X 7 X 5 e 10 ,/ 5 X 3,5.

••• I rotol i di (asce, tanto di mussola come di cambric, a scopo di protezione, vennero avviluppati ciascuno in un foglietto di carta pergamenata; con questi poi si preparano i pacchi r egolamentari. Per quanto riguarda la setu che, come dicemmo, attualmente viene avvolta in rocchetti di vetro e sped ita allo stato bruto, abbiamo trovato che è suscettibile di essere sterilizzata e conservata nel seguente modo: Ogni rocchetto di seta protetto dalla propria carta avvolgente, vibne introdotto in un tubetto di vetro (j


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:-;eLLA 1'lU:PAIUZIO~E

lungo cm. 7 X 2 di diametro ed è immobilizzato fra d ue batutfoli di cotone non idroti lo, per modo che, ment re da una par te si rendono impossibili le r ott ure, dalraltra si evita l'entrata dei germi dall'esterno. Il tutto viene sterilizzato col Yapore compress? a 2 atmosfere per uno spazio di tempo eguale a quello che sì usa pei pacchi del materiale di medicazione anzidescritti. Dopo l'asciugamento ogni tubetto viene chiuso definitivamente con carta pergameuattt. P er le stesse ragioni dette proponendo la div isione dei pacchi el i cotone e d i mussola in pieghi, si proporr ebbe di prepara re i rocchetti di seta più piccoli deg li attna.li con m inore quant.ità di materia le ( 1-2 metri di :;eta), q uanLo cioè può occorrere al ch.irurgo per una operazione di poca entità; volendo si potrebbero introdurre due r occhetti in un solo tubo, protetti eiasenno dalla propria carta avvolgente e d ivis i da nn ba t tu ffolo di cotone.

Come abbiamo altrove datto, lo spag() dei pacchi attualmente in uso si lllostrò di assai diffi cile sterilizzazione; si è potuto invece rngginugere con sicur ezza lo scopo impiegando lo spago ~-itorfo (fignola) i cui caratteri sono descritti a pa.g. 75 e che propon iamo venga adottato in sostituzione delrattuale. T uttavia., siccome si è sempre in presenza. d i un materiale il cui contenuto batterico può variare indipendentemente dal metodo di fabbricazione, per maggior sicurezza, si propone d i sterilizzare a 120• C. per u n'ora i gomitoli prima di adoperarli. Come potemmo constatare. quest'operazione otfre anche il vantaggio di dare alla li_qnola maggtor elasticità.


DEL MATERIALE AS ETTICO DA MEDICAZIONE

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• •• P er rispetto alla ca1·ta avvolgente abbiamo trovato con>'enientissima la. carta pergamenata delle cartiere d i Von willer, quale è descritta nella Tabella XV. Adottando però la suddivisione d el materiale nel modo anzi proposto è necessario avvolgere i pieghi in· terni {frazioni dei pacchi regolamentari) con carta pergamenata che abbia i requisiti della precedente, ma che sia più sottile della metà circa e ciò allo scopo di non aumentare soverchiamente lo spessore del materiale da comprimersi e perchè possa colla compressione adattarsi al nuovo stato senza lacerarsi od opporre grande resistenza. Noi infatti, per preparare il campionario, ci siamo procurati dalla stessa Ditta la carta pergamenata coi requisiti voluti: questa è bianca, un mq. di essa pesa gr. 54; ha reazione acida per acido solforico e la sua acidità (valutata in H,.SO~) è di gr. 0,05439 p. 100, pari a gr. 0,02937 per mq., ecc. Si propone questa carta, che resiste all'azione del vapore compresso, non solo per avvolgere le falde di cotone, i rettangoli di mussola, e i pieghi di com presse destinate alla costituzione dei pacchi regolamentari, ma anche per avvolgere i pacchi completi, come tutto il materiale che deve essere sottoposto alla sterilizzaZlOne. I pacchi cosi confezionati vengono legati con un cordoncino candeggiato, il quale sostituisce lo spaghetto greggio in uso per il materiale idrofilo, mentre i pieghi interni :>ono a. loro volta legati con filo di cotone marca Brooch's 1\fachine collon n. 12. Ultimati così i pacchi, essi vengono sterilizzati e, dopo l'asciugamento, avviluppati definitivamente nella


:<C Llu\ I'R EI'.\J1.AZ10.'iE

car~a.

pergamena.ta più r esisoonte dianzi accennata, allo scopo di proteggere cc n \'enientemente il contenuto di ogni pacco. Esaminando alcuni campioni ùi materiali asettici messi in commercio, ne abbiamo tro,·ati el i q uelli avvolti in carta velina semplice e poi in altra comu ne r esistente; altr i in doppia carta pergamenata, altri in fog li di gutta-perca, al tri finalmente in scatole d i cartone o di latta. Non abbiamo creduto opportuno proporre modificazion i al sistema di avvolgere i pacchi con carta per· gamenata perch1~ : l" La (;futa comune, per quanto resistente, ha l' inconveniente di non essere impermeabile. 2• La gutta-perca non è più imper meabile della carta pergamenata e non offre maggiori garanzie d i questa; oltre a ciò è più tacìle a lacerarsi e ad alterarsi per etfetto degli sqnilibrii d i temperatura, senza par· ]are del suo prezzo che è ci rca otto volte superiore a quello della carta pergamenata; 3" Le scatole di cartone, e più ancora quelle di latta, non presentano maggiori vantaggi e garanzie di pro· tezione d i quel che presenti la carta pergamenata, percbè quest' ultima è certamente più impermeabile del cartone, non ossidabile come la latta ed i pacchi avvolti con essa sono più maueggevoli, meno pesA.n ti e meno costosi. • • •

A completare i pacchi del materiale da medicazione occorre applicarvi sopra dei car tellini o etichette coll'ind icazione del contenuto; possono all' uopo ser vire quelli attualmente in nso per il materiale idrofilo, applicandovi perQ un secondo cartellino coll'indicazione: .\lalt'l'iale sleriliz ~oto. In oltre sarebbe raccomanda bile


• DEL MATERIALE! ASETTI CO DA MEDICAZ!OXE

8;)

~.:he vi fosse aggiunta un a lista di carta incollata i n modo da chiudere completamente il pacco sulla quale fo sse scritto : Da apr·i,·si dal ml!dico al/:atto della meclica=ione, perchè non avvenga, cosa che si verifica 001 material e attualmente in uso, che aiutanti ed infermieri, senza neanco lavarsi le mani aprano i pacchi, sfaldino il cotone, taglino la mussola, ecc. con nessuna. precauzione contro gli inquinamenti; la.ddove l'apertura dei pacchi fatta. all'atto dell'operazione o della medicazione, implica. che roperatore abbia. le mani ben pulite, non solo, ma sterilizzate.

....

Circa il pacchetto da meclicaztane siamo di parere si debba conservare quale oggi viene prepara to, cioè con materiale al sublimato e ci0 perchè la ferita che è desti· nato a protegger e per lo più non è asettica, e quindi l.a. presenza di un antisettico nel materiale può tornare di g io\-a mento sotto il duplice aspetto della disinfe.7.ioue e della protezione, laddove se il pacchetto venisse preparato con materiale puramente asettico non gio\'erebbe che a proteggere la ferita da ulteriori UD.· inf~zio ni , senza togliere la eventuale esistente. ~

•• Sulla scorta delle osservazioni fin qui fatte e delle esposte considerazioni, abbiamo preparato un campionario del materiale in pacchi confezionat i secondo l e nostrt> proposte : 1• Cotone idrofi lo in pacchi compressi di gr. 1000. id. id id. id. di >> 100 s· id. id. in falde arrotolate di )) 50 4• id. id. id. id. di » 25

2a


0° 1fussola idrofila. in pacchi compressi di m. 10 6" id. id. id. id. di » ò di )) l 7• id. id. in pieghi 8'' id. id . in pacchi di 25 compresse (di cm. 18 X 40) (forma lunga) ; n• Mussola idrofila in pacchi di 25 compresse (di cm. 18 X -10) (forma quadra i; 10• Mus:;ola idrofila m pacchi di 2ò compresse (di cm. 30 X 40) ; 11" Mussola idrofila m pacchi di 10 comprèsse (di cm. 30 X 40l; 12° Mus:;ola id rofi la in pacchi di 2 fasce da met ri 8 X 0,10; w• Mussola idrofila in pacchi da 2 fasce da metri 5 X 0,9; 1-1• Cambric icl rofìlo in pacchi di 2 fasce da me· tri 8 X 0,07; 15° Ca mbric id rofilo m pacchi di 2 fasce da met ri 5 X 0,06; 16° Cambric idrofilo m pacch i d i 2 fasce da metri 3 X 0,05. 11• Seta per s uture in rocchetti di gr. 2. Tubetti con un rocchetto caduno. Questo materiale venne dapprima sottoposto a star ealizzazione, assoggettandolo per un'ora a ll'azione Llel vapore compresso alla temperatura di no• C. Senonchè mentre per i pacchi preparati col vecchio metodo in questo spazio di tempo ed a questa teruperatura si otteneva la com p leta sterilizzazion e del materiale, per i nuovi pacch i l'esame batteriologico ha dato un reperto non completamente sodùisfacente, come lo dimostra. la Tabella XVI . E\·iclen temcn te il doppio in\'olucro di car ta rendeva più difficile la pcnetrazione del vapore e d i conseguenza si aveva una. stbr ilizza.zione ioeompleta.


DEL "MATERL\LF. .\SETTICI) DA MlmiCAZlO~l::

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Non ci siamo arrestati di fronte a questo inconve· veuiente, m.a prepara.to qoesto nuovo materiale distribn endo in alcuni pacchi la. solita miscela di solfato fer · roso e acido tanuico, abbiamo ripetuto l'esperimento portando la tensione del vapore a 2 atmosfere (temperatura 1200, 6 C.) e facendole agire per un'ora. I successivi esami fisico e batteriologico hanno dimostrato che in tal modo la penetrazione del vapore era uniforme in tutti i pacchi ed il reperto dell'esame batteriologico fu soddisfacentissimo, come si riscontra dalle Tabelle X VII e XVIII, le quali riassumono al· cune di tali esperienze. Anche l'asciugamento dei nuovi pacchi non si compie nelle 15 or e di esposizione a 37° C. come per quelli preceden temente sperimentati; occorsero infatti 24 ore perchè essi, cedendo l'umidità assorbita, ritornassero al peso iniziale. Concludendo, adunque, diciamo che per avere la. sterilizzazione del materiale, condizionato in pacchi secondo Je nostre indicazioni è necessario sottoporlo per un'ora all'azione del vapore compr esso a 2 atmosfere (120•, 6 C.) e, pel successivo asciugamento, occorre esporlo per almeno 24 ore a circa -10' C. in aria circolante, filtrata .

..

Diremo ora brevemente di alcuni re11uisiti che il materiale idrofilo deve avere per poter assicurare una dotazioue rispondente allo scopo. -« Tll.nto il cotone, come la mussola. ed il cambric, siano perfettamente idrofili e l'idrofilità sia pe1·manente, tale cioè, che, soggiornando essi nei magazzini, questa uon abbia a scemare, come osservammo in certi pacchi da noi speriiiJentati. ·« Adottandosi il vapore compresso come mezzo di sterilizzazione è necessario che tutto il materiale, com-


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presa la carta pergamenata av,·olgente, possa venire ad esso sottopo_sto senza modificarsi nei suoi caratteri fi:; ici, quali il colore. la tenaeità, l'elasticità, la resistenza, ecc. ecc. )) Nei capitolati d'appalto C)Uiuui sarà necessario p rescrivere tassativamente l"idrofilita pe,·otanente e la ?·esislen:;a all'a:; in ne del crtpm·e compi·es,;o da constatarsi all'atto del collaudo.

..

Fiu qui per quanto rignanla la preparazione dei pacchi contenenti il materiale di meuieazione, i reCJuisiti che questo deve avere e la tecnica per la sua steri lizzazione. Vediamo ora come dovrebbe essere costit uito il laboratorio p er la preparazione del materiale asettico. Il laboratorio per la stE>rilizzazione del materiale doYrà essere suddiviso come srgue :

;l ccella::ione d(j l ma/e,·iale b1·uto. - Il materiale brnto, già condizionato in pacchi, ;-iene portato e deposto provvisoriameute in una stanza n ella qual e s i a.pre la porta anteri ore del l'a p1)areccb io da steri lizzazione; in questa stanza devono quindi essere di:-posti due pauconi, su cui deporre detti pacchi pri ma di es:;ere introdotti nello sterilizzatore. Consecut.iva mente a q uestu, è una seeonda stan za per lo scw·ù.:o del ,;,afeJ·iale sle,·ili:; :;ato. SteJ·iliz::rJ./O?'e. - Quest'apparecchio, ci li nd rico, orizzontale è pro\·visto di due uocehe per una delle (j\lali

si. carica il materirtle da sterilizzare e dall"altra si estrae il materiale sterilizzato. A uavali ere el i quest"apparecchio è co::~t ru tto un mur o per modo che e::~so apparecchio si tro,·a in part.e n<' lla stanza di carico del materiale bruto ed in parte nella contigua di seari co del materiale steri lizzato. Qnesta ripartizione però dev' essere fatta. in modo che nove dec.;imi dello sterilizzatore resti no nel local e


DEL ~IATERlAl.~è _\SETTICO DA MEDICAZI0.\'1•:

89

do,·e avviene il carico, onde nella stanza di scarico non si prodnca pulviscolo durante il fuuz.icnamento: questi due local i comunicano tra loro per una po rticina a vetri che però deve aprirsi solo per ragioni di servizio da chi è a questo preposto. Lo sterilizzatore sani provvisto di un manometro registratore Richanl, il quale segna autmuaticamente le d iverse operazioni e la. durata loro, non richiedeudosi cosi la continua presenza del sopraintenJente al servizio, che può, in tal modo, attendere ad a ltre operazioni. E straendo il carrello dallo sterilizzatore si pratica lo scarico del materiale sterilizzato che tosto viene fatto asciugare.

Ascù,gatoi(). - In diretta comunicazione colla stanza. di scarico deve trovarsi un altro locale o Mmerino destinato all'asciugamento dei pacchi in esso trasportati dallo sterili?.zatore. L'asciugamento deve esser fatto combinando il calor e colla ventilazione, impedendo l'entrata del pulviscolo dal l'esterno, ciò c!he si può agevolmente ottenere :filtrando l'aria di ventilazione attraverso cotone, prima di introdurla n&Wambiente; occorre pure spogliarla. dell'umidità facendole attraversare della pietra pomice imbevuta di a~ ido solforico. La temperatura. di asciugamento può oscillare intorno a. 40° C. o più., se in pratica la si troverà più conveniente. L'asciugatoio sarà provvisto di tanti piani di rete metallica capaci di contenere i pacchi sterilizzati in due g iornate di lavoro. Condizionatura definitiva dei pacchi. - In comunicazione coll' asciugatoio deve essere nn locale in cui si possano avvolge re de finitivamente i pacchi nel foglio esterno di carta. pergamenata. e applicare su di essa le relative etichette. Occorrono quindi dei tavoli su

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90

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l'REP.-\R.\ZI<lXI':

cui fare tali operazioni e deporre provvisoriamente pacchi ultimati.

Gabinetto ba/lm·iologico. -

Annesso al laboratorio per la preparazione del materiale asettico è necessario vi sia un piccolo gabinetto in cui il tecnico, che sarà incaricato del funzionamento del servizio, possa prepararsi i mezzi nutrizi per controllare di tempo in tempo le condizioni batteriologiche del materiale sterilizzato, appena preparato e dopo tempi variabi li di soggiorno n ei magazzini, olt.re a i saggi di collaudo, a luogo indicati, del materiale che arri va dal commercio. Questo laboratorio munito di conveniente cappa d'aspirazione basterà sia fornito di nn autoclave, di una pentola. di K och, di una stufa a secco di Pasteur, di un termostato Roux, di un microscopio, di un bagno-maria, di dotazione di gaz ed acqua, di una provvista. di velil·eria, ecc. I n questo stesso laboratorio troverebbe posto l' occorrente p er la sterilizzazione delle minugie, operazione delicata, la CJnale non può essere fatta che da persona tecnica..

Jfagaz .~i no. -

Occorre fina l mente un ampio locale destinato ad esclusivo deposito del materiale sterilizzato; tale deposito deve esser fatto entro armadi a buona chiusura e in detto locale non deve penetrare che uhi è incaricato dei servizi.

Personale eli se1·vi=io. -

Salvo le modificazioni che si rendessero necessarie, il personale dovrebbe essere costituito: di una persona tecnica alla direzione; di due operai addetti al f unzionamento dello sterilizzatore ed ai la vori cosi detti d i fatica ; d i alcune operaie addette al carico e scarico dello sterilizzatore, introduzione ed estrazione dei pacch i dali 'asciugatoio e condizionatura defin itiva dei pacchi stessi. Tale personale dovrà indossare durante il servizio na palandrana. di tela bianca fì·eqnentemente rinuo-


DEL MATE:RL.\J.E ASETTICO DA )lEDI(' AZIONE

l)1

vata e lavata, deponendo i propri abiti, paracqua, ecc. in un unico sito adibito ad uso di spogliatoio; curerà in particolar modo la pulizia delle mani e delle unghie. Il dirigente oltrechè la sorveglianza nel ripar to a lui affidato, dovrà. curare che dove il materiale bruto viene impacchettato sieno scrupolosamente osser vate le istruzioni relative a tale servizio. X . - Appendice.

Allo scopo di accertarci che il metodo di con-diziona tura adottato per il nostro materiale asettico era t.ale da assicurarne la sua conservazione, evitandone i possibili inquinamenti, ci siamo proposti di eseguire dei saggi batteriologici periodici sul materiale che espressamente abbiamo tenuto a nostra disposizione. Di tali saggi ne abbiamo eseguiti due: il primo dopo due ed il secondo dopo quattro mesi t> mezzo dalla sua sterilizzazione ed i risultati furono tanto soddisfacenti da fornire una conferma alle nostre previsioni. Il materiale che ha servito al secondo saggio si è prelevato da. quello che trovavasi nella mostra della Farmacia Centrale militare, all' Esposizione generale italiana di Torino, materiale che si era trovato esposto in ambiente talora carico di polvere, talora saturo di umidità ed in molti giorni a temperature assai elevate, esaminando con riguardo speciale un pacco il cui involucro erasi trovato lacerato. Orbene, appunto da qnest"unico pacco abbiamo avuto, in due colture, sviluppo di· germi, ciò che ha servito a dimoatrarci essere la condizionatura tale da garantire la buona conserva· zio ne del materiale, non essendosi trovati inquinament i che là. dove, per la rottura dell'involucro, si è messo il materiale stesso in comunicazione coll'ambiente esterno. Le due Tabella XIX e XX riassumono queste ultime esperienze.


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... DEL ll.ATERlALE ASETTI CO DA MEDICAZIO:N),) TAUBLLA

09 VII.

D<WtiC batteriologico ~peciale del « 71laferiale antisettico »

pl·orenil!nte dalla Fctrmacia Centrale milifm·e e da altre Officine.


100

::\U L I.A t'HE PAr~AZl O !\ E

T .Ullt LL A

VII.

Esame battm·lologico lòp eclalo del "materiale •mtisut1ir (I l $~~ 11fl + ìurl ica rt•I'Cl iO (11>·,1

Culture in ~·l ·

Culture in lJrod o a 3i• C.

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UE!. UTERIALE ASETTICO DA :M EOIOAZJONE

·ore•letate dalla Farmacia Centrale Milltaro e da altre Officiull. - tn.Ji·a rep ·rto ntgativo).

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102

Sl'LLA I'R EPARAZIO:\E

TA DELLt. VIII-A .

Prove tll JICneh·nzlone elci mpore n (l.a l.•llern F in t.llc.t l'av\'enu t:~ fu>il'. ne clrlla l es::~ Ili Ourlrlc: la lettera R la •·rrtnc.tla'i r~alt•1 Ili p ro•·a e da l materialll Ili rne licazione : il se~no - iudica In ottenuta s teriltzzazioueJ

Data

INDI CAZ I O I'\E DEL MATERIALI': de ll e e.>perienze

- 18!)1 ottobre l !J-20 21- 22- 29- 30.

l

peri feria. Cotone idrofilo in pacchi dì g r. 1000 centro Id. lJ id. 100. Mussola idrofila id. m. 10 . Id. id . 5.

Testimoni . 18!)1 novembre 1-2.

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Cotone idrofil o in paccbi di g r. 1000 Id. id. 100. Mussola idrofila id. m. ,, 10. hl id. 5.

peri fer ia. centro

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Testit,,oni .

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periferia· Cotone idrofi lo in pacchi di gr. 1000 centro ., 100 . id. Id. Mussola idrofila id. m. 10. Id. id. 5. rt!Stimo1zi .

l


103

DEL MATERIALE ASETTICO DA N EDICAZlO:\E

chi eompreS!!I d1 cotone e di mussol a. 11 sollato rerroso e l'acido ta nnico ; il segno + indica lo sl'iluppo dr i t atteri da lle cartine

--

Tempr rat uro. i35° C. (Tensione tld vap ore in at mo.<fere = 3,097).

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Prove sui pacchi non avvii uppati nella car ta

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Con le cartin e contenenti i b:Ht eri sottolndica ti

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104

SULLA PREPARAllu:\E

TABELLA. Vlll-.B.

11\0ICAZIOì\E OKI. MATERIHE

! l 1/2

l

18!l7 ottobre 23-2526-27-28.

periferia Cotone idrofilo in pacchi di g r. 1000 1 l ceutro . Id. Yussola itl rofila Id.

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Testimotli . l S!li novembre 5-68-\:1·10 11-12-1 322 -23.

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DEL MATE RIA LE ASETTICO DA .M.EDICAZIO~E

105

ITtnlione del ,·:~porc In atmosrerc = 3,097)

Temperatura 135" C.

Tempfrntur<L 130° C. (Ten sione del vntJorr In atmosfPre = :!,671 1

Prove sui pacchi amluppMi nella carta

Pr0\'6 sul p~cchi avvllu p pali nt'lla carta

Con lo carline ~ntenenti l batteri sottoindicati

Con le cartine coutPu•nt• l batt••ri sottoiu<li.:<tlì Colture in hrodo <'Ielle cartine

ColturP In brodo

!ldle cartine

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107

DEL MATERIALE ASETTICO DA MEDICAZIONE

- -Temperatura 125• C.

Tt~llll'eratura ti()•

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!Tensione del vapore in atmosfere = '1.!9~)

(Tensione rll'l vapore 1n "trnosferc = 1.96::!1

Prove sul pncelu anihi!JtJalt nella carla

Prov•• ~ ui pacchi av1 iluf>pul• nella rarta

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Con le cartine contenenti

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108 TADEI.I.A Ylll -D.

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1:-iOI CAZI OI" E OEl MATERIALE

-------------189ì dicembre 16 .

Cotone idrofilo in p3C('hi di ~r. 1Ot'O 1 periferi:-e 1 1 centro . l Id. id. 100 .l ~lu ssol a idrofi la id. m. lO Id. id. >) • l

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DEL lUTERIALE ASETTICO DA MEDICAZIONE

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Temperatura 115• C. tTen> on~ del \Dporu on utmo,rdre

1,673)

To•mtwratura IlO" C. (Tensione tlel vapore in 3lnw~r. ro• = 1,115) l'ron• sui !•~echi avviluppali ndla c:trla

PrO\'t' sui pacGhl :\\•riloppall nella (àrla

Con l~ rart1nc r.nut,.nNl\1

Con le cartine contl'nenu 1 hnlt.rl sottoindlc.1tì Coltur~ io

109

l llallo·ro soltointlirati

Coltur1• ìn lwod•> delle carline

brudo

dello• ca.rune

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110 T AUEI, LA

IX-.d

Esa.me batt.et·iologico del (Il SCI!IlO + rnrlica reperto positi•·o

-

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A Ila temperat ur3 di l l :i' C

1-'e r urJ"or:~ e mP7.?.o Da ta

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Cotone id r. in pacc hi di g r. l OUO l== =~= - o1o o o o 1 1 o' o 1 spa~o (~reg-g- io) d e l colone o 2 2 1' a1 1: o 1 2jo; suddetto . . . . . . . - - -~+ carta anolg-cnte il pacco sud2 o o· 1 o' 2 detto . . . - 1- Cotontl idr. in pacchi d i g r. 100 - - - - - o o oj 1 o 1 u 1 o 1: spag-o (p: re:.;gio) del cotone suddetto . - - 11 'l C:Hta avvolgente il pacco sudo2 oo detto -r.l m;sola id r in pacch i di m. l ù - - - - - o o o o o o u l l] 11 spag-o (g-reg·p:ioi della mussola 1 1 1 2 0 oo1 suddetta . - - - carta avvo lp:ente il pacco sud· o lio 2 2 l d!'tt O -- Mus sola idr. in pncchi di m. 5 - - - - - l o l o 2 l spa~u (f!rep:gio) de lla mussola o ol o l l l 2 sudde tta . - - ca r ta an-olgente il pacco sud· o detto - -

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Materiale nou coillpresso

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DEL. l!ATERIAL E ASETTICO DA M EDIC,\ ZIO~E

111

~ ~ mnterlale sterilizzato., il ~r<;no - indi ca reperto negativo).

Per un'ora

l'er ml>a'nra

Colture io gelatina

Culture 111 gelnt111a

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112

St'LLA PREI'ARAZJU:"E

T ABEl.LA IX-B.

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:?\J. 30;

bre l R:!U-27.

d e tto 1 Cotone idr in pacchi di gr 100 spa~o (greggio) d el co tone suùdN!o ca rta a v,·olgente il pacco sudd etto - , l :\lllssola icl r iu pacchi di m lO - - spag-o (l!•·"g-..rio) c!ella mussola 1 suddetta . - 1 carta a \'Volgen te il pacco sud d e tto l\lu s~ola idr. in pacchi di m 5 - - spag-o (greg-gio) della mus8ola l suddetta . l car ta avvol g en te il p:1cco sud· d etto

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Materiale 11011 COui p't'esSo Cotone id r in fatele arrotolate . Mussola id r in p<tCclli di 25 coml>l'esse . 1\lnssola idr. in pacchi di 2 fa · sce da m. 5 Cnmbric id r. iu pacch i di 2 fa· sre da m 8 Cnmbric iù r i11 pacchi Ji 2 fasce da m ;; Cambric idr in pacc hi di 2 fasce da m. :1

-

1


DEL lfATERlALE ASETTICO DA MEDICAZJOXJ<~

Per un'ora

113

Per mezz'ora l

Colture In !!~latina Clillure

Qnan tità d elle colon ie di

mlimdo

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Coltu re in ~clatina

Qu antila cl~lla colon ie di

Colture

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114 IX- C.

T ABKI.I.A

AIla tern pt>ratura d1 US' C

Per un'ona e meuo

''"tn dello

f ol turo in gtlatma 1

t;IOIII C.\7. 10 'il': 111· 1. ~ I ATF:HIALII:

QuAntlto d~lle coloaue da

Colture

r~prrien1.e

in hrotlo

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Jlateriole cotnprtsso

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18!l7 dil i o o o o o o o o'' cembre Cotone idr. in pacchi di gr. 1000 1 31 spago (!!reggio) del cotone 1 89~ g-ensuddetto . . . . . · naio 12ca rt:~ av volg-ente il pacco surl21 22 . detto , . . . . . ' :H Cotone ldr in pacchi d i gr 100 - - - - - ' 0 O O O O O Febbraio spago (gre~g-io) del cotone l 10 suddetto - -2 O carta avvo lgen te il pacco suddetto.> . . . . Mus~oiR idr in pacchi di m. l O - - - - - , l 2 2 o o, o spago (sneg~tio) della mussola .;ucldetta . . . . . - -~ <'.art.a avvolgente il pacco suddetto . . 2 Mussola id r. in pacchi di m. 5 spago (greggio) della mussola sth.ld etts . car ta a\'vOII.!ente Il pacco sud- - - , l d(>tto .

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Cotone id r. in faldi.' arrotttl:tte Mussola id r. in pacch t tlt 2i> com· pre~se

iol r in pacchi di 2 fa sce da m 5 l'<tmbr ic id r in paccht di:.! fa· sce d;. m 8. . Cambric id r. in pacchi di 2 fasce da m. 5. (.;ambric idr in pacch i di 2 fasce da m :J. . .

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115

DEJ, ~lATERIALE ASETTICO DA !tU::DICAZIONE

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Pdr on'ora

Colture

p, r m eu'ora

Colture In gelaltna

Ccaltur~ 111 "~Ialina

Quanta L'l delle coloni" di

f.)uanllta olrll•• o·olo111e di

111 hrcJo

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UG TABI:'.LLA

SCLLA PREPARAZIOXE

X-4.

Esame batteriologico del (Il segno + lncllca rcporLo posttii'O, .~Ila tcmpuratura eli t~ C. 1"- - - - - - - - - - i_ Per un 'ora e mezza -

m

l

Coltu re in gelatina

Data delle

INDICAZIO:'\E DEL MATERIALE

esperienze

in brodo

l

.Ualeriale compruso 1898gen· Cotone id r. in pacchi di g r. l 000 naiol4-

Quanttta delle colonie d1

Colture

spa~to

(lignola) del cotone 19-24suddetto 26-27ca rta av volgen te il pacco sud· 29. detto. Cotone idr. in pacchi di gr. 100 spago (lignola) del cotone suddetto . carta a vvoljrente Il pacco sud· detto Mussola idr. in pacchi di m . lO spago (lignola) della musaola suddetta . carta avvolgente il pacco sud· detto Mussola idr. io paccbi di m 5 spago (lignola) della mussola suddetta . carta a' volgente il pacco sud· detto

Materiale 11on compresso Cotone !dr. in falde arrotolate . Mussola id r. in pacchi di 25 com· presse . Mussola !dr in pacchi di 2 fa. se<' da m 5. . . . . Cambrtc ld r. io pacchi di 2 fa· ace da m. 8. Cambric idr. in pacchi di 2 fasce dn tn 5. Cambrlc idr. in pacchi di 2 fasce da m 3

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117

DEL MATERIALE AS ETTICO DA MEDICAZIO:'\'E

" materiale sterilizzato. " il :oegno - indica reperto negati l'o). (Ten~ione del

vapore in atmosfere = t ,96:l)

----------------------------~--------------- --

Per un'ora

Per mcz1.'ora

- -- - - -

Colture lo gelatina Collure

Quautlla delle colonie di

Gollure

QuanLila delle colonie •li

in hrodo

in lorooo

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118 T ABELLA

SULLA PREPARAZlO~E

X-B.

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Pe r un'ora o mezzo Da t a

Coltoro in gelatina

delle

INDICAZION& DEL M\ 1 ERIAI.E

Quantltil delle colonie di

Colture

esperienze

in brodo

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.+fater iale comp reu o

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l l 1898 feb- l Cotone idr . in pacchi di gr. 1000 ) _ _ _ _ _ 000111\0000 braio '1spago (lignola) del cotone 8·9-11__ _ o l l l 1, o l~ suddetto . 16-1'7. carta avvolgente il pacco suddetto - 1000 1 Cotone idr in pacchi di gr 100 - - - - - 10000 1 000 0 spago (lignola) del cotone 1 20 1 l suddetto . carta avvolgente il pacco sud· detto 1 oi o1 o 1 Mussola idr in pacchi di m 10 - - - - - l o 01o 01o o, l o o spago (lfgnola) della mussola 20001 1 suddetta . carta avvolgente il pacco sud· o l t} o detto Mussola id r. in pacchi di m. 5 - - - - - o o, o l l o o o o l spago (lignola) della mussola o2 u l suddetta . carta ayvOII!eote il pacco sud· ol 1 o detto

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Matrriale 11ot1 COJ11praso

Cotoue idr in fa lde arrotolate . Mussola idr. in pacchi di 25 com· presse . Mu ssola idr in pacchi di 2 fo. . sce da m. 5. Camùric id r. in paccbl di 2 ra sce da m s. Cambri c idr. in pacchi di 2 fasce da m. 5. l Cambric idr. in pacchi di 2 fa· ace da m. S

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DEL MATER IALE ASETTICO D A 1\lEDICAZION E

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1Tenslooe del vapore In Atmosfere = t ,673)

Per un'oru

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11 9

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Colture In gel~tìna

CQllurp In ;:elatona

QUilntllìì •Ielle colonie tll

QUI\Oliln delle I'OiOllle Ili

CoiLnre

111 hrodo

In lirodo

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120 TA BELLA

SULLA PREl'AR!ZIOl\E

X -C -~

Alla temperatura dì uic

Per un'ura e mcuo ----------------------1~ Col ture in selatirìa

D a la de lle

e:1perlenze

l

11\DIG.\7.101'\E DEL MATEIIIA LE

l

!lfttte1'iale c(lmpress!J 1898 febCotone idr. in pacchi di gr. 1000 ) _ braiol8· 19- 21 spago (l ignola) del cotone 26 -27s uddetto . - 28. carta a Ho lgente il pacco suddetto . Cotone idr. in pacch i di gr. 100

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sp:~~de(~!~o.o lal del cotoue _ l_

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.... il ' " " ' ,,,.

Matet·ia/e non compresso

--1 l i·!,' ! 1

l

Cotone idr in falde arrotolate . Mussola idr. io pacchi di 25 com· presse. Mussola id r. in pacchi di 2 fa ace da m. 5 Cambric idr. in pacchi di 2 fttscll da m. 8 Cambric id r . in pacchi di ~ fa · sce da m. 5 Cambric idr. in pacchi di 2 fa sce dn m 3

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121

DJ::L MATERIALE ASETTICO DA MEDICAZIONE

(Ten;looe del vapore in atmosrere = t ,415) Pci un'ora Coltura lo gelatina

Culturr in ~mlatina

Quantita d~ Ile colon te di

Colture lo brodo

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(Ju:mtil:t olcllt• coloni e di

io brCido

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T A BELLA X l.

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~amo lmtteriologico di " ma teriale st01·1lizzato , pro,·cuionte •la Case conuner clnll dlver8e. (Il •eguo + intlll:a n')'Orlo Jl•>silivo; 11 se):no -

rc)'erlo m•gathut.

...

Colture io gelatina Ili Ile

Ila la

INIJI C AZIONE HEL MAH; IIJA 1.1~

tlellt• llSJlPrien?.;·

IliO• lui-

Qu"nlili• delle cnl onk cii

Colturu

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In brorlo

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l89i novembre 3 l Cotune idrofil o, pacco di g r. :>O ,

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Mussola idrofila, pezze di m l (cart!L d ella mussola suddetta) . Mussola idrofila, fasce.

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18\JK genn aio <l l Cotone id rofilo, pacchi di gr. 100

~ ussola id rollla, pacco di

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1carta del cotone suddetto\

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(cana doli<' fhsce s u d ,letr c ) .

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11:1!17 dicernbro l l (;otano idrotllo, pacco di gr :>O .

+

(fllu: legatura della falda di cotone). (gutta- perca i11 fogli: involucro de l cotone). ., 1 Mussola

idrofila, pacch i di m. O,i>

18!!8 gennaio 13 1 Co tone idrofilo, pacchi di g r. 10 .

(carta del cotone suddetto) . ,. 1

Mussola idrofila, pacchi dì m l . (ca rta della mussola suddetta )

:10 l Coto ne idrofilo, scatole di gr. 100 (carta del cotone suddetto) . ., 1 Cotone

idrofilo, scatole di Rr. 50

(carta del cotone suddetto) .

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(l ) Lo sv iluppo avviene sotto rorma di rru;ione della gelatina in corri spon•leoza dei saggi in esame, J)t•r cui 6 imJius.;illile

umento s ulla quanlila del contenuto hattcrico.

un apprez·

~ (;.~


..

.....

X l i.

TABEI.I.A

l.:> Il-

Val'ia7.iono Ili Jlll~O c h11 i JHtcc hi !! ohl~ono colln Ki orilh:zn:r.ionu a VfiJIOre com tu·os~n a Il ,) " ('. e col s ucccsl'lvo asc iugame nt o (2 dicemb re 1897)

11'\UICAZIONI': IJEI. MATER IA LE

l l

rra Vapor ncqueo Asciufia li Dlrni nu- Il Peso tcnt•n oli zlone origtnalt• :worbilo e d• lO Ili 15p~r urc peso 11u~llo durante i,tu ra suiJi ta in rbullante in da ll' au to- pe; o la sterlliuazionc a 37• C. coll o 111 aumenta origine il peso asrlu,:,'3- seguito r.lave di secnde a mento allo asciugaf,! r . men to

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l'· tOO luer cm. •

Cotone id rofi lo in pace bi d i g r. l 000. Id. id. id . 100 . Musso la id rofi la id. di m. IO. Id. 5 . id. id.

10 11.i,8U 1085,80 103,1.i7 107,751 :326,17 :)36,4ù 160,42 169,95

3~,00

4,08 l 0,23 9,53

9,721 0,0091:14 1047,00 3,93 0.0 1599 101,90 3,15 0,01:1 11 924,15 5,95 0,0:!647 159,28

. ·-·

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127,90\ 72,90

(),00 1 ,10

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2,79 0,00849 3,56 0,0092!1' ·l 92 0,1)18011 2:38 0,0 1<111:! 2,21

... .... .. . ... .. -.-.~.-

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O,OH):ln(

38,80 + 0,20 5,85 - 1,71 12,25 - 2,02 10,67 1,14

66,981

3,62 - 1,70 3,31 7,G9 -

1,1(;

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Musso\n id rofi la in pacchi d i 25 compresse. . Id. id. di 2 fase(> dn m. 5. Cnmbric idrofilo id. id. id. 8. hl. lcl. Id . id. !l. icl.

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Materiale non compreu o

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Materiale compreuo 1

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1,69


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In 60 ore dr stufa a 37" C. il 11eso dlmiuuiscv

U

:J7'' ('.

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Olffercn7.a

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Colla

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lsu,--cessiva

tlopo

INIJ/G.H:IONE DEl. MATER IALE

p. l OO

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essiccali

in origine 60per oro in stura

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Materiale compreS8o

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Cotone idrofilo in P!l.CChi di g-r. 1000. Id. id. id. 100 Mussola idrotlla id. di m. 10. Id. id. id. 5 .

st<Jrilizzazrone per t ora

per ogni pacco di

gr.

l ,

dal peso orìgino.I o

dal peso del pacchi tolti dalla stufa

gr.

gr.

gr.

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+ 1,60 .

2,621

0 ,40 -

1044,90 l ol 7,85 109,90 l Oti.20 337,30 :328;45 162,70 15ì.ll0

27,05, 3,70 8,85 5,10

2• . l o10(1683 1046,50 3,361 0,01 4441 108,85 0 ,011 3·1 336,90 3,13 0,01416 163,06

71,30 34,t;5 129,65 69,70 :l2,n5

2,60 1,35 4,05 2,20 1,50

:3,64! 0,01 150 72,44 1 ,~4 r 3,81 O,O! Ot>S 38,15 3,:30,· 1 31t o' 01219 l 1S5,7:'ì 6, 10( 3:15 0,01 0<131 69.45 -0,254,lJ5 0,03061 32,4!> - 050•' .

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Materiale non compresso Mussola idrofila io pacchi di 25 compresse. Id. id. di 2 fasce da m. 5 Cambric idrolito id. id. id. 8 Id. id. id. id. 5 Id. id. id. id. 3

~

+ + +

7! C'l

a

3 <>

......

)~


TAOELLA

.......

XlV

l'O

m

Quantità di omhutr\ assorbita dal materiale tenuto per 20 minuti t~el fJapore compresso e quatltità da euo trattenuta guantlc, chiuso l'accesso del fJapore,

si è p raticato UtJ fJuoto (t·elatifJo) nell'apparecchio ( ~~- ~~ di prcssio11e ) 15-17 dicembre 1897 Vapor act(Ueo nssorhilo tlal materiale chr, snhila l'•tzlone del vaporr cnmpres~o per !O minuti e st.ato tenuto l'''r un'ora a prossiont· rhmmuila 1tollo tolto dall'apparecchio tu Ilo tlall'appan•·chio e tenuto per !Il ore r all'nppnrecrhìo c tt•nu to per ~o ort' ,,, si nscontra all'<~rln libera all'aria lii•Cra si trova che si trov:~ che

che ti s tato investito d31 voporo per !O minuti

i

l

tolto

INIJIC.\'l.IONE OEJ. MATIWI~I.~:

olall'appar~cchlo vi s1 riscon trn

rhe h:t

l

l'aumento' trattiene che ha l'aumento tratttenu un aumentn a~sorhito t- rirlolto anrorn aumento assorhlltl ù ridotto anco ra p. 100 3 p. i OO a umidlta di umithta dt gr. gr. p. hlO gr. gr. l( r. 11. l OO l!r. l!r. gr. llll

l

1

l

l

Materùtle cut~~presso .:otone idrolllo in pacchi di gr. 1000

Id. A!ussoJa idro/l/a

id. id.

id. 100. di m. 5.

l

. l 43,15 3,80

4,11 :l,M

6,25

3,80

.l

G

:J,] o

1,17 l ,'iO

13,90 1,70

3,40

9,40

l ,:32 1,5!> 2,07

5,00

0,50

o,ss

a,ur,

.

0,10 l,ll

2,10 1,20 2,40

l ,4 (}

l

l

Materiale tiOII compresso >toue 1'd rnfll O i n falde .orrotttlnto _, .., r~'"'"• da• 111.• 8.•

12,35 1,10

1,70

388

1,11>

:/Al l -

l ,:J2.

o,sr,

2,GO

-

2,02

-

0,42

o,nu iiiii

-

00

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"' "':<l> :>J

t>J

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t>J


DEL MATERIALE ASETTICO DA MEDICAZIO~E TABELLA

127 X\',

G'omportamel/to della, cen-ta pergrtmen(lta .~otto l'azione del capore comp1·ellsO da J,!J(J 0 a 115° C.


128

titJI.LA PHEI'AHA.ZJO~E

T Anl'll,LA x v. Comt•ortameuto cl ella carta }Jet·gameuata. !iotto l'nzioue del rapo.-e compre:.· '

CA BATTElli

di vor.chia introduzionP

colla quale erano awolli solo alcuni pa c~hi (Fabhr. nazìonaiP)

Tinta . .

bianca

Spessore in millimetri

O,ù8

Peso per metro quadrato in grammi

10

nel senso della l unCarico di rottura in chilo- \ ghezza del foglio. grammi, determinato soprastriscledi mm.l80X15 ( nel senso della larghezza del foglio. { nel senso della !unAllungamento p 100 in mil- ) ghezza del foglio· limetri . · / ne l senso della larghezza dt>l fo:.rlio. Resistenza allo sgualcimcnto

soddisfacente

Lacerazione ai bordi

netti acida per H 2 80,

Reazione . Acidità valutata in acido l per metro quadr. gr. solforico monoidra to . . ( p. 100. . . r.

0,0408 0,058:3

Con acido clor id rico concentrato, all'ebollizione

si discioglie lasciando pi\'colo residuo polveru\enll'

Il residuo della soluzione cloridrica, al microscopio,

si mostra costituito di

. . . .

Bollita per r> minuti con potassa 0 =1,32.

fibre vegetali assortite resist e

Dopo la sterilizzaz io•u~ Tinu

bianca

Hesistenza allo sg:ua Ici meu to e sfrt>gnmento.

poca


DEL MATERIALE ASETTICO DA :\!EOICAZIOXE

1~0

da ~~~· a IW C. 30 novembre; 30 dicembre 1891; 8 febbraio 1898). CARTA l'f.RGAioiENATA •loi"Crnte lntrorlu7.lone

nuova: l acquisto

llm.J~~Ior 11~rto

(Fabbr. cartiPre di Vonwllcr di Romagnano Sesia)

··~lfl •iU~h· er~no av•olU dro pacrhl IJI·Ior. St·hlutcr • C. Prngn)

nuova : Il acquisto (FablJr. cartiere Ili Von" ilo•r

(e.<aurital

di Romagnano Sosin)

bianca

bianca

II.O!l

0,12

0,12

fO

112

101

a,;;

8,2

8,2

1,0

5,1

5,2

4,!J

8,3

6,7

9,2

9,4

1,9

soddiafacente

molto soddisfacente

molto soddisfacl.'o te

netti

netti

netti

acida Jl('r lf1 SOl

acida per H, S0 1

acida per Dt. S04

0,0245

0.0359

0,0218i

0,0357

come l~ precedente

<·ome l~ precedenH•

framreenti di fl bre vegetali assortite

frammenti di fibre '·egetali &:<sort ite

resiste e si fa paglierina

resiste e si fa paglierina

bianca

bianca

soddisfacente

aoddisfacente

'i,nra rol~ente al uocCIUO]O

0,032ti 0,0362 eome la precedente ~~J~C \ C"'A t8 ,.1 " '

~~sorti te in

roarte spe 1~:,118

resiMe l' to~tiallisce

bruna (a t!'umicaw) n e~suna


128 T ADBLLA

SU I,J,A PREPA RAZJ0:'\1':

XV.

Com)IOrtamouto della mu·ta (Hlrgamouata sotto l'a zione del ,·npore cOnt)lT~-'·

C AR A T TE III

di vecchi a introdnzlont• co lla quale erano al'l'oltl solo alcuni pa c~hi CFahb r. nnionaiP)

Tinta. . . .

bianca

Spessore in millimetri

o,os

Peso per metro quadrato in grammi

70

uel senso della l unCarico di rottu ra in chilo- \ ghezza del foglio . g ram mi, determinato soprastriscie d imm.l80X15 (nel senso della lar ghezza del foglio. { nel senso della !unAllu ngamento p 100 io mil- ) ghezza del foglio· limetri . . . · · . · ) nel sonso della lar( ghezza de l fof.TI io . soddisfacente

Resistenza allo agualcimento Lacerazione ai bordi

netti acida per Hi SO,

Reazione . Acidità valutata in acido l per metr o quad r. gr. solfori co monoidrato . . ( p. 100. . . . . ,;

0,0408

Con acido clorid r ico concentrato, all'eboll izione

si discioglie lasciando piccolo residuo polver ulen l•1

O,Oii83

Il residuo della soluzione cloridrica, al microscopio,

si mostra costituito di

.

. . .

Boll ita per 5 minuti con potassa JJ = 1,32 .

fibre vegetali assor tite resiste

Dnpo la ster ilizz azione

Tinta

bianca

Resis tenza allo :sgnnlcimento e sfrep-amento.

poca


DEL ~L\.TE&IA LE ASETTICO D.A :MEDJCAZIO);"E

120

da 13~0 n Jlu° C. 30 novembre; SO dicembre 1891; 8 febbraio 1898). CAR TA PERGHIENATA

.n rrctnto introduzione

l

l

nuova: l acquis to di RomJgnano Sesia) (c>nurita)

nuom: Il acquisto (Fabbr. cartiere di Vonwil er rli Romagnano Sesia)

bianca volgente al uocciuolo

bianca

bi ance.

1),0!>

0,12

0,12

!\0

112

101

5,5

8,2

8,2

4,0

5,1

5'> ,-

4,5

8,3

6,7

9,2

9,4

";,9

soddi aracente

molto soddisfacente

molto soddisfact>nte

netti

netti

netti

acida per 0 1 SO,

acida per H, SO,

0,032(;

0,0245

0,0359

0,0362

0,0218i

0,0357

come la precedente

come 1:1 preeedente

rome la pr·ecedente

HLre vege tali asso rtite in parte spezza te

framr:r.t>nti rli tl bre vegetali assortite

frammenti di fibre ,·egetali as sortite

resiste o in g iallisce

resiste e si fa pagl ierina

resiste e si fa paglierina

bruna (aft'u mica ta)

bianca

bianca

net~suna

soddisfacente

aoddisfacente

roll~ tjlL11~

erano av,·olli

la ma~gio r parte rter _pacchi lrabhr. Schlutcr P C. Prngn)

<Fabbr. cartiPre di Vonwiler

acida per D 1

so,


TAnEt.LA

xn ...... 0:>

:=>

E~ame

batteriologico

del materhùe ... in pacchi uno,·o motlollo., sterillr.zato pllr un'ora a 111)• C. (tensione in a.tmosfere = 1,673). (Il segno + indica rrperlo pos ilivo, il segn.> - reperto neg-3tivo). u.

c

t'

c-

ll>l:l

l N IIICAZI O!'ìE DEl.

MA 'r ER I ~LE

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> ":< ::o

Coltu re in brodo

l

..,

t'l

> _,

'

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Mate1·ia/e compresso l ~\lR

feLhra io 18 20-:!2-

24-2H marzo 2-4-'ì.

Cotone id r. in pacchi el i gr. 1000 car ta delle fa lde d i :25U g r. di colone . spago (l ig nob ) de l pacco suddetto Cotone idr. in pacchi di g r. 100 carta delle fald e di 25 gr. di cotone

spag-o (lig:nola) de l pacco suddetto ~ lu !!so la idr. in pacchi m. 10. . rell'lllf.!oll tli m

c•:trl:\ t.1o•

'

1 di niiJI.-OIII

N

o ~

- - - - - - - - .J' _ - + - - - - - - - - - - l- - - - - - - - - - - - - -- - - -- - - - - - - - -- -- - - -- - - - - -- - +- - - - - - +- --- - -

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J di naut~.Jvt.&.

curtll dei r o ttnnll"•;fl t/1 arJ.

8pagu : u~oohl) d(•J p~c'"" suddetto Jfal~nolt~ 11011

comp resso

cotone idr. in rulde arrotolate di gr, to .

t:;j

!'Il

r

cart.a del pacco ~;udclutto .

Il:

..,

;...

Cotone ld r in faldo arrotolate di gr. 25. Mussola idr. in pieghi di l m . .

- ~-·-

~lussola idr. in pacchi di 25 compresse (l H

forma lunga

.

.

.

.

.

.

.

.

- ·- ·+·-

t'l ::;: ;...

...

r

X 40)

t'l

.

> (/')

l'a

Mussola !dr. in pacchi di 25 compressa (18 X 40} for ma quadra .

~ .... o

(')

carta dei pie:;bi di 5 compresse .

t:;j

>

X 40). :\lussola idr. in pacchi di 10 compresse (30 X 40). Mussola idr. in pacchi di 2 fasce di m. 8 X 0,10 Mussola idr. in pacchi di 2 fasce di m. 5 X O,09 ~lussola id r. in pacchi di 25 comprl'sse (JO

;::: t'l

...,.... t:;j

:..:

...

N

o

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t>:

Cambric idr. in pacchi di 2 fasce di m. 8 X 0 ,07 Cambri~ id r. in pacchi di 2 fasce di m. 5

X O OG

Ca m brio id r. in pacd1i di 2 fasce di m 3 X O 05 .

Seta ritorta per suture (rocchetti)

.

_,_1

...... ~

.....


TABELLA

XVII. ......

l ' l'ore •li penetrnzlonr tlel vnporo mi rsame hnttel'lologico tlel mnll'rinle itt pncchl '" nnoro motltllo •

O>

l .:l

st eril1;zato per u11' ora a 120" G C. ,tmsione in a!IIIOSjtrt = :!). (L'l lettera R indi~ l'a v' eu uta reazione fra il solfato fer roso e acido tanoico; il segno + ind ica r;>perto po,i tivo; rl segno - reper to nej!atìvo). Materrale in pacchi suo1drvisi m 11ieghi avvolti ciascuno In ~rtn per{.tamenata s~>nza la carta a "'ol:.:cn te il pacco

03l:t

l N 0 l C A Z l 0 N F. n F. l.

~l AT E R l A l. E

delle rspcricnze

O o .~

~ ~ ·~

·- o :: -c'-«

Co!turo

~o ~

i n hrodo

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C•; llure

iB~ I

In brorlo

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1898 marzo 1-3- l ('otoue idrofilo in pacchi di gr. 1000 (con la miscela). 5- .13-15.

).

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.:!: ~~ ,

Jlffllt• r ia le compresso

l

- _,_._. R /(

l l

corta i

pi e~rhl

di 2:1 ~rr . di cotone .

l'ol<'ltH' o<lrollln In

pn<·•·hl tll r: r . 1(10

.

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carta i pieghi di 250 g r. di cotone ('otone idrofilo in pncchi di jlr. 100 (con la miscela)

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carta i pieghi <li ~50 g r rli cotone

('otone id rofilo in pacchi di g r. 1000.

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~ - ·-

con la r art:t ll"'Olgcnte il parco


~=c~ = ·-

(~du d•'f ph"gltl df n1. l cfl lttt1 8tto la

Mussoln idrofila in puc:chi dì m. 10 . carta del pieghi df m. l di mussola 111uaso la ìdrotlla in pncchi di m. 5 (cnn In m rscela)

R

cnrtr> del plegbi di m. l d i mussula Mu ssola idrofila In pacchi di m. 5

1-H-1-1 :=[,-R

-l

carta dei pieghi dì m. l di mussola

Materiale tiOit compreiSo

--

l

Cotono idrofilo in falde nrrotolate di g r. 50 Cotone id rofilo in falde arrotolate di gr. 25 ~Iussola idrofila In pieghi di m

___

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o

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Mussola idrotlln in pacchi di 25 compresse

o

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.... ....

Mussola idrotlla in pacc hi di 2 fasce da m. 5 X 0,0\J

(')

o

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Cambric idrofilo in pacchi di 2 fasce da m. S X 0,01 .

...o

Can1bric Idrofilo in pacchi eli 2 f11sce da m. 5 X O,OG.

\1. t'l

Cambric idrofilo in pacchi di 2 fasce da m. 3 X 0,05 .

su~ure

t::J

l_,_ ,

l

~

Seta per in rocchetLi avvolti nella propria carta e pòsti in tubet~i di vetro. . . . . . . . . . . (

-·-,-cCL ~ grossezza !lcll.t seta N

O

t~344


"!'A llF.I.t.A

x v III

o

......

w .....

Esame batl.llr lologlco tlel materiale In JHlcchl ~< nuo,·o modello ., !lterlll:t.zalo per un' ora a 2 atmos rere (t~HIIJteratu ra 120°,6 C.). (Il segno + tnrlìea r~J,.crto posill vo; Il segno - rPper to negntivo). -

IJal.,

l

-- -

-

(f)

r.

Co l tu re in brono

Nfi i C \ 7. 10!';E llEL MATE R IA LE

t"

...c"";:o

l

l 1898 marzo dal IO al :25.

t=J '11

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Materiale compresso

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!:t!

·ll___ - - - - - - - - -

Cotone idrofilo in pacchi di g r. 1000 .

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Y.

('otone idrofilo in pacchi di g r . 100.

o- - - - - - - - - - - - - - -

Mussola idrofila in pacchi di m 10

o

-

Mussola idrofila io pacchi di m 5

o

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l

Materiale non cou1pre.~so Cotone idrolìlo io t'ttlde arrotolate di g r . 50 . l-'utnn e 1' d rofl lo in rulde arrotolate di gr

•l

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l ~luRRolu ldrotllu In JIII ('Chf <Il 2:, c·:urnpl'i'l!H" 1~ X · 1() 1 formo

luu~n

.

.

.

-~-·-

l MuHaoln idrollln in pocchl di 2!1 comprtJH86 (lH X '1 0)

l

forma quadra

.

.

.

.

.

.

.

.

Il l

.

Alussoln idrofila in paccbi di 25 compresse (SOX 40).

/ Mussola ltlrotlln in pacchi di 10 compreese (30 X 40).

~

r.-

/ Muesola idroiJia in pacchi di 2 fasce da m. 8 X 0, 10.

!;

Mussola Idrofila in pacchi di 2 fasce da m. 5 X 0,09.

:>1 1:0

-i

Cambric idrofilo in pacchi di 2 fasce dn m. 8 X 0,07.

... e: ;.,

Cambr ic idrofilo In pacchi di 2 fasce da m. 5< X O,Ou. ,_, - · -

!{l

Cam bric idrofilo in pncchi di 2 fasce da m. S X 0,05. •- •- · -

;;

>

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Seta per suture in rocchetti di 2 g r. cadun o:

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rocchet ti del N. O Id.

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id.

N. 2

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Id.

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TA!lt-:I.LA

XIX.

.....

~ ~

t:.~runo batlerlologico

del " mat eriale asotl lr.o " da metlica;dono o:;ogulto IIOJIO «lnl) mosi clolla sna JH'otmr.a-zloue. (Il segno + indica reperto pos itivo: Il sc;:no - reperlo n~:;alh'o). (/i

r::

r Collnre in brodo n 37° C.

r > 'V ~

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nata INDICAZIONE DEL MATE RIALE llr lle esperienze

g

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d el maleri<lle

propriamente deLlo

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...,o;

-~ --

Materiale compresso 189R mag'gio 20-l Cotone idrofilo in pacchi di g r. 1000. 31

Cotone idrofilo io p~cchi di g r. 100

-·-·~1-i_i=i=i=:=:=: ·-·- --

Mussola idrofila In na cchi di rn. 10 !ll n ><l!o\a idro t1 ll\

Ìll

r•acchl di m . 5

~::U-1-~-L-1-U 1 -

> N

o Y.

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nun wmp , .o • u

l

Co tone id rofilo In fnldc orrotolnto di g r. r;o

Coton e idrofilo In falde tt r rotolate dl gr

25

.Mussola id rofila In pieghi di m. 1.

l

Mussola idrofila in pacchi di 25 compresse (cm. 18 X 40) rorma lunga . . . . . • . . . . . . . .

t::1

~

~

t;j

Mussola idrofila in pacchi di 25 compresse (cm. 18 X ·IO) forma quadra . . . . . . . . . . . . . . .

::l

Mussola idrofila in p!lcehi di 25 compresse (cm. 30 X 40).

> U>

l\luss.>la id rofila in pacchi di lO compresse icm. 30 X 40).

~

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a ... (')

o

Mussola idrofila in pacchi di 2 fnsce d11 m. 8 X 0,10 .

t::1

)-

Mussola idroflla In pacchi di 2 fasce da m. 5 X 0,09 .

!!:

Cambric Idrofilo in pacchi dì 2 fasce da m. 8 X 0,07.

..,>.....o

['l

:-<

Cambric idrofilo in pacchi di 2 fasce da m. 5 X O,Oo .

o :.1.

Cambric idrofilo in pacchi di 2 fasce da m. 3 X 0,05.

Seta per suture in rocchetti (dei N. O, l, 2, 3, 4) .

.

['l

.

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'fABEI.LA

XX .....

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~n111 0

bnttorlologlco del "' 111aterlnle asettico ., 1la medica zione esl!g olto dopo ltonttro mesi, circa, della sua Jlre()arazlone.

00

111 segno + indica reperto posltivo, il segno - reperlo negalìvo).

Colluro In brodo a 37" C. t'C.:;

...

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011 13

...

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l N O l C A Z l O N E O E l. WAT E R l A l. F.

delle r~1Wr•en1.o

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•Ici materiale

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propriamente deuo

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..,o;

Materiale comprtiiO 1898 luglio 12- l Cotone idrofilo lo pacchi di gr l vOO. 24. Cotone iclro6lo In pacchi di gr. 100 . Cot one idrofilo in pacchi di g r. 100 (a,•ente l' in volucro lacerato) . . . . . . . . . . . . . l+

-- · -- ·--·--~--·~-

Mussola idrnllln lo pacchi di m. 10

-·-·-·-·- i-


l

JJFnldr1trle '11011 ro,np1·es .so

l

Co tone idrolllo In faldo arr oto lale di g r . 50

c;orone i drotllo io ralde a rrotola t e di gr. !?S

l l

Mussola idrofila in piegJti di m. l . . .

l

o ::?

Mussola id roflla io pacc hi di 25 comprc~ae (cm 18 X 40)

.

for ma lunga .

.

-·-'-·-·-

Mussola idrofil a in pacchi di 25 com presse (cm. 18 X 40) forma quadra .

.

.

.

.

.

.

.

.

.

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~l ussol a idroflla in pnccltl di 25 compresse (cm. 30 X 40). ~l ussola idrofila lo pa<'c hi di IO compresse (cm. 30 X 40).

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Mussola idrofila in pacchi di 2 fasce da m 8 X 0.10 .

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?.IUS$Oia idrofila io paecltl di 2 fasce da m 5 X 0,09 .

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Cnmbric idrooto in pacchi di 2 fasce da m . 8 X 0,01 .

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Cambri c idrofllo io pacch i di 2 fasce da m. 5 X 0,06 .

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CnmiJric idrofllo in pacchi di 2 rasce da m 3 X 0,05 .

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...... Seta per sutu re in rocchetti (del N. O, l , 2, 9, 4) .

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140

DUE CASI DI FISTOLA STERCORACEA S EG U I T I

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GUA R l G l O N E

Nola clink.~ ctr l nv. cloLt. .t.ndre • B a ldanza . magg. mtlllico.

D br igadiere dei R eali carabinieri Ruggia Savino, giovane in sui trent'anni, dì buona costituzione, senza precedenti morbosi d'importanza, nella notte dal 13 al 14 dicembre 1897 in quello di S. Croce dol Sannio, in seguito a conflitto con pericolosi malviventi, rimase ferito all'addome da ben 28 piccoli proiettili, dei quali uno penetrante in cavità con lesione dell'intestino, probabilmente del colon ascendente. · T rasportato all'ospedale militare di Caserta, non si credè allora opportuno intervenire, perchè dall' insieme dei sintomi che il ferito presentava., non si ammise la lesione intestinale. Non era il caso d'eseguire una laparotomia esplorati va, stante la molteplicità delle ferite che avrebbero imped ito al chirurgo di sceglier e la reg ione per l'operazion e. I ntanto dopo venti giorni dalle avvenute fer ite da arma da fuoco , comparvero le feci da un foro esistente sulle pareti addominali e propriamente a sei centimetri al di sopra della spina iliaca anteriore inferiore destra, e lungo una linea che da questa si prolungava all'ombelico. Quando presi in cura il Ruggia, il 4 g ennaio 1898, esistevano infi ltramenti purulen ti delìe pareti addomi-


DUE CASI DI FISTOLA STERCORAOEA

141

nali, e dal foro succennato veniva fuori pus misto a materie fecali. Eseguii larghi sbrigliamenti in basso e parallelamente alla piega dell'inguine, mentre i.n alto della lesione applicai un drenaggio. Alla fine del gennaio, vinti gli infiltramenti purulenti, e modificata tutta la lesione di continuo, riempii il canale della fistola stercoracea d1 jodoformio misto ad etere solforico, in modo da formare una specie di malta ben cousistsnte. Dopo questo trattamento, che ripetevo in tutte le medicature e che eseguivo in primo tempo a giorni alterni e poi ogni tre o quattro giorni, ebbi il piacere di non vedere più uscita di feci, mentre la lesione prendeva un buonissimo aspetto, tanto da riparare poco dopo con cicatrice ben solida e resistente. Un altro caso di fistola stercoracea, seguito in breve tempo da guarigione, fu da me trattato con l'istesso metodo nell'ospedale militare di Napoli in un militare del1 o battaglione alpini d 'Africa, soldato Negri Pietro, ferito ad Adna. (V. Relazione sui malati e feriti prove-

nienti dai presidi africani pel tenente colonnello medico Alvaro, Gim·nale medico del R. eser'cilo, anno 1896). Riporto infine un caso di fistola uretro-perineale, conseguenza d'ascesso u rinoso, nella persona del signor P. L., ufficiale dell'82° reggimento fanteria, curato col trattamento suddetto dal maggiore medico Tempesta. Il suaccennato ufficiale per intolleranza speciale, non potè mai tenere il catetere a permanenza, neanco un Nélaton, in guisa. che la fistola avea preso un decorso cronico, solito a verificarsi in tali lesioni. Appena iniziato il trattamento all'jodoformio misto alretere, non si verificò più scolo d'urina, e la piaga. acquistò tendenza. a riparare, infatti prima di quin· dici giorni si ottenne una. cicatrice resistente.


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D li E CASI DI ~'JSTOLA STERCORA Cf.A

Ritengo che tanto in questi due casi d i fistola stercoracea seguiti da guarigione piuttosto rapida, quanto in quello della. fistola uretro-perineale, curati col mezzo di sopra descritto, la guarigione non possa ascriversi a spontaneo evento. Opino invece che l' jodoformio misto allo etere, insaccato con una certa pressione nel canale della fistola, agisca impedendo in modo assoluto la fuori- uscita delle feci ed anco dei gas intest inali, mentre le granulazioni della prima porzione del canale fistoloso, non più in contatto con le materie fecali, acquistano tendenza a formare tessuto di cicatrice.


DUE CASI DI LEBBRA 1'\ota rtel •lottor IEarieo H MI AY&JIIi, capitano m edico

È noto che la città di Comacchio è uno dei pochissimi punti d'Italia dove si osserva con una certa frequenza. la lebbra. Essendo stato destinato ttd assistere alle sedute del Consiglio di leva di quel circondario, volli cogliere l'occasione per osservare qualche caso di questa ma· lattia, divenuta oggi. tra noi, for tunatamente, tantO rara. F ra gl' iuscritti del Consiglio di leva di Comacchio, non si è presentato alcun lebbroso. Da informazioni gentilmente avute dal signor dottore Dall'O lio, medico condotto di Comacchio, ho saputo che in detta regione vi sono diversi casi di lebbra chiamata volgarmente mal di fegato (forma. mutilante), male clella formica (forma nodosa.). Riesce però assai difficile il determinare anche approssimativamente il numero dei colpiti dalla malattia, perchè non solo le singole tamiglie tengono i lebbrosi gelosamen te custoditi; ma gli stessi ammalati r ifuggono dal farsi vedere e non consultano neppure il medico, perchè convinti di essere affetti da una malattia incurabile. Predominano le forme di lebbra. nodosa e mutilante, con rarissimi casi di lebbra anestetica e mista. La prima. forma domina specialmente nel paese di Comacchio e la seconda in nna località. vicina detta. Valle Isola.


Dl'E CA,.;{ ]l( LEDD RA.

La malattia si trasmette per ereditarietà e non st e mai constatato con sicurezza ness un caso di trasmissione per contagio, :>ebbene g li ammalati seguitino a convivere nelle rispettiYe famigli e senza usare alcuna precauzione contro la contag iosità della malattia. In paese in fatti è notorio che fra coniugi, uno dei qnali sia affetto da lebbra, continuano i rapporti sessnali, e più ,-olte delle donne hanno parL0rito Lrovandosi iu uno st.adio giit avanzato della malattia. Lo sco rso anno il prof. Breda , dell'Università. d i Padova, è stato a Comacchio per farvi degli studi sulla lebbra e ne ha riferiti i risultati al Congresso medico di Mosca. Traspor tò anche uu soggetto di 15 anni a Padova per fare delle cullure de l bacillo d i Hansen e tentarne la cura col siero Carasquille, ma n on si è potuto apprezzarne il risultato, perchè rammalato mori dopo poco tempo.

L ebbra nodosa..

H o potu Lo ,- isitare una donna di circa GO anni e già d<t oltre 12 affetta da lebbra. La malattia è ered itaria, a\·endo a\·uto parenti colpi ti dalla stes::;a forma morbosa. Attual men te tra i s uoi discendenti n on ha altri lebbrosi.

Ha normale conformazione sch-eletrica con sistema muscolare assai deficiùnto, ente floscia, asciutta, di co· lorito terreo, con mueose pall idissime. Presenta il viso, le braccia e le gambe disseminate d i numerosissimi n o(luli di grandezza Yaria da quella di un cece a. quella di uua piccola nocciola. , In akuui punti delle avambraccia questi nodi sono tttnto numerosi da coutluire.


DUE OASI DI LEBBRA

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Nelle mani e nei piedi vi è leggera infiltrazione edematosa. Le palpebre superiori sono ispessite, ricoperte di noduli grossi come acini di pepe. movimento di chiusura delle palpebre è limitato e buona parte del bulbo oculare rimane scoperto. Preaenta. perdita. completa delle ciglia e sopracciglia.. Le unghie delle mani sono giallastre e quelle dei piedi secche lamellose, deformate. Ad un esame molto grossolano, la. sensibilità. tattile agli arti inferiori appare scemata e molto diminuita. la. termica e la dolorifica. La lingua è disseminata di noduli di varia grandezza. Sul palato molle e sul velopendolo si rilevano di v erse ulcerazioni a fondo grigiastro. La voce è molto rauca e nasale. L'inferma, da oltre due anni, è completamente cieca. per gravi esiti di cheratiti ripetutamente sofferte in ambedue gli occhi.

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Lebbra mutilante

È un marinaio d'una quarantina d'anni, di regolare conformazione scheletrica e con nutrizione muscolare alquanto deficiente. Ha colorito terreo della cute e pallido delle mucose accessibili. Nor.. ha precedenti morbosi e non ha mai avuto malattie veneree. L'attuale sua infermità. data già da diversi anni ed è di origine ereditaria.. Presenta in tutte le dita di ambedue le mani la. mancanza di una o più falangi. Nel piede destro la. mancanza di tutte le dita. e nel sinistro di due soltanto. NE-lle mani non presenta attualmente nuove ulcerazioni e nelle dita, nelle quali le falangi sono completamente cadute, si è formata spontaneamente nel mon10


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Dl'E CASI DI LEDHHA

eone una reg olare cicatrice. Nelle altre le residuanti parti molli delle falangi sono ridotte a forma di pwcole e molli appendici. Sul modo di invasione e di andamento della malattia, l' a mmalato narra che ordinariamente è stato preso prima da forti dolori agli arti, e quindi si sono formate a lle dita dei piedi e delle mani delle piccole bolle dalle quali sgorgava poca quantità di siero sang uinolento e poscia si formava una piccola piaga indolente, la q uale determinava la distruzione della falange corrisponden te. L 'ammalato infatti presenta attualmente nei due margini, esterno ed interno, della regione piantare del piede destro, alcune piccole ulcerazioni torpide, indolenti, a fondo lardaceo e poco seceroenti, destinate a deter minare la distruzione del l • e del 5° metatarseo. L a sensibilità. tat tile e dolorifica neg li ar ti è molto diminuita. Vi è ingorgo delle glandole ingnino-crurali, più accentuato dal lato destro. L'ammalato non usa alcuna medicazione, e seguita a girare stentatamente pel paese appoggiandosi ad un robusto bastone.

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA F. OaERMA YER. - Alteradonl os1ee nell'Utero oronloo. (Ccnt ralbl . ./. med. Wis.~ensehf., N. 39, 1898). - Dalla Clinica del prof. Nothnagel di Vienna.

In 5 casi di iltero cronico da cause diverse (cirrosi epatica, s tenos i del dotto coledoco) si osser vò un certo numero di alterazioni ùelle ossa, le quali consistevano in una tumefazione delle ultime falan~i delle dila delle mani (dih .q bscchette di tamburo), e de 1 piedi; in un doloroso ispessimento delle epifisi delle ossa dell'avambraccio e della gamba, con g rande sensibili tà alla pressione. Tutte queste alterazioni erano prodotte da periostiti con forma zione di osteofiti. Tali fenomeni era no stati osser vati fino ad oggi: 1° Dopo affezioni morbose con focolai puruleoli o s aniosi : nella tubercolosi polmonat'e con formazione di caverne, nelle br onchiettasie, nell' empiema, nella pielonefrile, nella dis,.enlet•ia ; 2' Dopo malattie infettive (senza s uppurazione) e nelle iotoss icazioni croniche: polmoniti, pleuriti, s 1fi lide, alcoollsmo (1 J; 3• Nei vizi cat·diaci (specialmente congeniti); 4° Nei tumori maligni, sarcomi del polmone, carcinomi della laringe, sorcomi della parotide; 5• Nelle affezioni del sistema nervoso: siringomielia, n eu 1·i le (?). La causa delle alterazioni ossee osservate dall'autore, può essere una semplice affezione del fegato, oppu r e un fattore mor bigeno che dà lungo tanto alla affezione epA tica qnanto all'osteilP, o fi nalmente può esser e l'itlero cro11ico stesso. I n ogni modo questa forma mor bosa appartiene al secondo dei gruppi sopl'a indicati, e si dovrebbe classitìcRre fra le osteiti da intossicazione ct·onica. E. T.


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R lVlSTA Mt:UlCA

HtRT.

Mor8nt.mo oronlco e •uo trattamento. - Co rre-

sponden~ Blatt fii r Sehwei~er Aerzle, dicembr~

1898) .

P et• potere stabilire le condizioni di un morfinomane e per determinare la terapia da 8eguit·si, bisogna, innanzi tutto, far la luce su questi due punti: 1° le ca use eire hanno spinto il paz.i~nte all'uso della morfina; 2° il moJo di usarne e le dosi abiluali. La causa può esse1·e una rnalaltia fisica, con dolori tanto a cuti, da r ende r e qualche volta !',uso della morfina indicato e qua!:.i indi sp ~usnbile. In a!Lri ca;;i ll'attast di anomalie psicltiche, come s tati di dep ressione morale e d' an~ustia, dati per lo più da d ispusiziooi e reditarie, che cominciano senza una causa raJlionevole e tormeot.a no il paziente in modo da spingerlo a ce1·care l'oblio nella morli11a. Per· ciò che !'igua1·da il modo di usa l'Ile, ba osservato l' A. che il 90 p. % adopL•rano le iniezion i e solo il 10 p. o;o r icorrono a lle poi veri o allo soluzioni per via gastrica. Con urt attento esame del paziente è facile scoprire se lta seguito l'uno o l' al li'O metodo, e:splorando i luoghi generalmente prescelli per le iniezio ni, che, in ordine di preferenza, sono il braccio s inistr o, la coscia sinistra, la coscia destra, le gambe e pet· ultimo l'addome. Le dosi impiegate variano da grammi 0,005 a 0,03 erl ancha 0,05 applicate 4, 8, 12 volte al giorno ed anche 'Jiu. Nei casi pii.t gravi e più invele1·ati, Hirt, crede necessat·io l' irrgl'(!Sso del soggetto allo speda le per una ininter rotta sorveglianza. Volendo far·si un'idea precisa dello s ta to del paziente bis ogna togltergli s ubito la possibilita di far uso della morfina, e quindi tornar·e a visita1·lo 8-10 or e più tardi. Allora soltanto può s tabilirsi il grado d'intossicazione. P er ciò che concerne la cut·a l'A. non decampa dal principio di sospender e immediatamente l'uso della morfina, senza preparazione o g raduale diminuzione tli dosi. La pr ima questione che sor ge spontanea quando devesi inl!·aprendc r·e la cura di un ammalato ù i questo genere, è sulla persona clte deve te ner gli compagn ia e sor veglia rlo; giacché un mot•finomane, du ran te l'astinenza della morfina, non deve esser mai lasciato solo, sia perché la depressione moi'ale n or• arri vi all' eccesso, sia petchè non trasgredisca agli ordini del mt•dico. E questa persona non può essere secondo l'A., che una donna, moglie, madre, sorella, suor·a di


RIVISTA :>IEDICA

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carità, inrermier a, la quale avrà sempre per l' ammalat..o quelle cure minute , intelligenti, efficaci che non possono attener si da un assistente. Il pr incipio della cura é il moment..o più difficile; superati 3 o 4 giorni si può ritenere la g uarigione quasi assicurata. Per ciò che r iguarda i dettagli della cura, Hirt, protesta contro l'uso di permettere l'uso e l' abuso degli alcoolici. 1 pazienti, ubbriacandosi non diminuiscono minimamente le loro sotferenze morali e il risveglio, cessata l'influenza alcoolica , non s arà che più amar·o. C1ò che solo può alleviare ai pazienti il pr·imo effetto de ll'astin enza dalla morfina é il sonno. Bisogna quindi cercare, come prima cosa, di faeli addormentare di un sonno più lungo che sia possibile, amministrando nel 1° e 2• g iorno da 3 a 4 grammi di cloralio, e nel 3° e nel 4°, 3 o 4 ~rammi di trionale. Quanto alla nutrizio ne, durante i primi tre giorni, essa non deve troppo preoccupare e non s i deve, in ogni modo, dis turbare i sonn i del paziente per farlo mangiare. Se al :l• giorno il sonno diventa inquieto e interrotto, si dà un bagno caldo, (27°-28• R. ) della durata di 30 minuti o in ultimo si fanno delle docce aliA nuca e a lla schiena con acqua a 20° R. Al 4• o 5" ~io rn o si comincia la vera cura che consiste nella suggestione, alla quale, in gener e, i morflnomani sono r efrattarii, e ci vuole una buona dose di pazienza e di costanza da parte del med ico per ottenere quall'he resultato. Talvolta si lavor·a 4·8 g iorni senza apparente beneficio e solo adag-io adagio s' incominda a sentire l' influenza di tale trattamento. Però no n é mai necessaria una profonda ipnotizzazione: basta ~eneralme ntP un leggiero stato dì torpore che può ottenersi in 5-10 minuti col solo fissar e negli occhi o fre~tare colle mani. Questo stato Hirt lo fa durare da a;, d'ora a d un'ora e lo ripete due volte al ~iorno, facendo la sug~Ze slio ne con vore alla e penetrante circa 10 volte. In pri nei p io non si deve parlar e che dei pericoli della morfina iu modo generale : piu tardi s i prende di mira la persona ste!'lsa dell'ammalato, cercando di far concepire orrore per ques to veleno e pau1·a dei suoi effetti delete rii. Sopra 35 individui curati con questo sistema Hirth ebbe 27 guarigioni complete, 2 suicidi e 6 che si ribellarono al trattamento o furo no recidivi. La durata della cura variò da 3 ;:etttmano a 8 mesi. Di guarigione completa non si può oa rlare se non dopo trascorso un anno e mezzo o due dopo l'ultima iniezione. c . .(.


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RIVISTA MEDICA

J. SPRA TI. l NG.

L' EpUe11la. -

(.\ledical Record, agosto

1898. Prima d'intr·aprendere lo studio di questa infermità bisogna, ~econdo l ' autor·c, aver piena convinzione del fallo che l'accesso deve essere consideralo come uno dei sintomi, anzi come il ~e~no pa to znomon ico. N on si può ra gionevolmente ammellel'e che la sua apparrzione sia dov uta ad un accidente, né avvenga ip.~o jàcto, ma bisogna considerarlo come i l punto culminanlf' di una sel'ie di condizioni anormali , che, pr13se una per una, pos,.ono non esser e patogene, ma, che riu nite conducono ad un inevitabile cat.aclisma. Una funzione può esser e semplicemente p~rvertil.a da ci rcostanze estranee senza che l'or ganismo sia malato, e cosi una speciale condizione che pr edispone i tessuti ad una speciale malattia pu6 essere congenita. senza che la malattia giung a a manifesl.ai'Si. Avere Jelle gianduia in teslinali adatte per lo sviluppo dei bacilli tifosi non porta seco la necessita di prendere i l tifo, ciò si puo dire a più forte ra gione della epilessia. Bisogna che ci sia la neces~ ario formazione istolo gi·~a delle cellule insieme od una cansA eccitante perché si deler·mini la malattia. La disposizione istologica è congenita o degeuer·ativa negli elementi delle cdlule cerebrali; ed alcune funzioni fisiologiche debbono el:'ser·e perve1·tile per agir e come incentivo immediato; in lutti i ca$i ci sono più fattor i riun i ti. Secondo l'autore tra i disordini dellt3 funzioni fisio logiche causanti l'epilessia é da mettersi in prima linea la caltiva assirnilazi ona. Questo è par ticolar·mente vero nei casi facili a passa1·e nel cosi dello stato epilettico, il quale generalmente si mula in un delirio maniaco con esaurimento, in rela zione ad infezioni tossiche le quali danno allA temperature : egli ha osserv ato eh~ se tali infermi non sono prontamente soccor·si muoiono quasi semp1•e, mentre in molti casi, quando fu compleLamente vuotato e disinfettato l'intestino, lo sLato epiletlico cesso, dando luogo ad un profondo sonno e ad un tranquillo r·isv ... f!lio. La materia espulsa dal tubo intestinale fu tr·ovata acidissima, mentre le secrezioni noJ·mali erano mollo scar se. La causa l!he vi P. n subito dopo è un'anormale disposizione di qualcile parte del corpo. Certamente i casi descritti come varielA Jacllsoniane hanno tale o1·i gi ne: possono esser ne cltusa i resti di una vel!chia neurite, la cicatrice di un'ulcer a \

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RIVISTA MEDI CA

l òl

ga strica, una lesione ostelt•ica o d'altro genere e tante allre simili, ed una convuls ione parziale così cominciata può divenire generale e far perdere di vi"la il tipo reale cui st deve attribuire. Si capisce da ciò, che in tutli i casi é necess ario ricostruire esattamente la s toria rer pol~t· vedere molli più ca si, di quanto s i suppone, cominciare in tal modo, poiché quando questi vengono studiati riai nevropa tologi il tipo t•eale è perduto, l'aura s tessa ha cessato e l'abito convulsivo è cosi ferm a mente inveterato, che seg- ui~a anche se è scomparsa la causa che gli ha dalo origine. In quoslo gruppo ha una g t'Sn parte la sifilide e ad esso appartengono m olle fot•rne senili e pos tparaplegiche. Come te rza in questa lista ùi cause l'autore pone l'attività meotule. Moai casi sono dovuti a spaventi, a lavo:-o eccessivo o mal dit·etto, a disillusioni amorose o a SfJuilibri di posizione. Ques to tipo è parlicolurmeute soggetto ad esser confuso, specie nellt~ donna~ con l'is terismo. Bisogna insomma, dice l'autore, studiare c1ascun caso particolarmente e indagarne la causa, s pecialme nte quando non entra in g ioco l'eredità. Studiando a ccuratamente un'epilettico, e in modo par ticolare nell'accesso, non è difficile arri· vare a scoprire la caus a, e solo in tal m odo si potra giun· gere a m odificare la condizione epilettica del soggetto, cd a spel'irner.tare con speranza di successo un qualche mezzo tera pe utico.

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CAR D A~<ELL!. - Sal orlteri ohe d

hanno per dUI'erenzlare llD'atfezlone plearlot. dt. an& ept.tioa. - !La Clinica motlern.a, 4 gennaio 18P9).

Mollo frequente è la confusione fra una pleurite essudativa ad un'affezione e patica quali specialmente l'ascesso e la cisti da echinococco. Trattandosi di casi cronici, della diagnosi cioè fra pleuriti e cisti, molte volte non bastano i soliti segni semeiolici qual i a direzione della linea di ottusità, le s ue modificazioni in rapporto alle escursioni diaframmatiche o alla posizione dell'infermo. In questi casi bisogna prima di tutto non trascurat'e l'a namnesi, poi occorre por mente al dolore scapolare il quale se esiste (prodotto fors e da anas tomosi fra il frenico ed il plesso brachiale) sta sempre per una malattia di fegato, e


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lUVISTA M ED ICA

considerare bene se nella storia primeggiano le sofferenze addominali o quelle toraciche g iacché a seconda della pr evalenza delle une o delle altre si penserà piuttosto ad una !lffezione epatica od invece ad una toracica. Facendo attenzione all'ottusità, metlc ndo sorr·a la zona ollusa l'or·ecchio, qualche volla riuscirà di sentire dei cr·epilii, un soffio bronchiale lontano, qualche sfr·egame nto, dei rantoli, mentre in caso di malattia epatica non s i per·cepir·a nulla. Bisogna inoltre badar·e all'elaslicila dell a parete lor acica e a quel $enso di r esistenza che si pr•o va nel percuotere, g iacché s e si avverte una durezza !ignea non s i deve pensu r·e ad essudalo p leurico a meno che questo non abbin r·iempito tutta la ca vila. MancAndo intìne ogni cr-i l~ r io, gioverà il per-cuoter e col dito di u na mano il punto ot.tuso, menlr·e l'altra mano raccoglie l'urto nel punto oppos to; se si raccoglie l'urlo s i deve assolutamente pensare a malattia del fegato. Se si lralla invece di un caso acuto nel quale l'ammala lo ha febbre alta con dolori ed o ttusi tà al la base del torace, si deve por· mente a ll'ed ema il q uale é più dd l"ascesso s ubfrenico che dell"empiema, alla linea di ottusità la quale se non sale, mantenendosi ulta la rebbr·e, indica l'ascesso. In quanto alla puntura esplorativa , essa può da re dei buoni iudjzi, ma bisogna non praticarla indietro, ma in avanti o sulla linea ascellare media e cercando di scenJere il più basso che si può. Dopo conficcato l'ago, anche dal modo come fu oresce il liquido, s i può avere un criler·io per· la diagnosi, giacché se il !"ello non s i rnodi!ìca colla r espirazione, si Lr·atla d'empiema; ma se invece colla r·cspi1·azione diventa più pieno, si lr'alla di ascesso solto diaframmutico.

te.

Btmnr. - Uremta rapidamente mortale per lmpermeablUtà. oongeltlzla dt un rene e mancanza congenita dell'altro. - ( La setlim. mcrl. dello Sperimenl., 17 di cembre 1808).

·.\

Un individuo ricoverato nell'os pedale dei mendicanti di Bre scia, di anni 5~, veniva portato d' urgenza n ell'infermeria in uno stato gra vissimo: inquietudine , dl'lirio, abolizione quasi completa della coscienza, r·espirazione diflicile, a scatti; fae-cia smarri ta, pupill e contratte ed immobili, segni di collasso. Col catetere s i estrassero pochi centimetri cubici di urina.


RIVISTA MEDICA

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Nei giorni successivi il suo stato andò facendosi sempre più grave e dopo cinque giorni sopraggiunse la morte. All'au· topsia si trovò mancanza assoluta del rene destro e quindi anche Jell'uretere destro il quale però in basso era rappr·esentato da un moncherino permeabile di circa 1 cm. di lunghezza inserito nella sua normale posizione. Il solo r ene esistente, quello di sinistra era assai più piccolo del solito, di forma irregolare, coll'urelere assai g•·osso, e presentava ;l pare nchima pallido, senza tr·accia di piramidi, con colorazione uniforme, gialla stra nella zona corticale, volgente al rosso nella parte centrale e con vasi sanguigni dilat..a.ti specialmente verso l'ilo. Si trattò evidentemente di un attacco ueemico nel quale se non fu constatata in vita la presenza daJralbumina nelle urine lo si deve all'ictus congestizio così •·apido e violento il quale pe•· contropressione determinò l'edema anemico del sistema glomerulare, l'abolizione istantanea e completa della funzione r enale e il conseguente inevit..a.bile avvelenamento uremico. te. MùLLER oe LA F UENTE. -

L& 41agnosl 4ell'uo&rl4elombrlool4e. - (Cent ralblalt fi~r med. Wissenschafien , N. 32, 1898).

L'ascaride lombricoide si può diagnosticare con una certa sicurezza anche senza fare l'esame mi.::roscopico delle feci dell'ammalato. Anzitutto insorgono ripelutameote violenti dolori di ventre, che si possono localizzare abbastanza facilmente. Spesso s i constata anche una maggiore o minore sensibilità alla pr essione sui punti dell'a ddome in cui l'ammalato accusa i dolori. Per la diagnosi differenziale, é da notarsi che le alte temperature, sopratutto diurne, fanno difetto; cosicché non è il caso di peosaee a processi infiammato•·i addominali: inollre le feci sono o diar·roiche, o - più spesso - normali: il che c ostituisce un importante sintomo differenziale. Più volte nel decorso deJJ'elmintiasi da ascaridi, si osflervono anche delle convulsioni, l e quali cessano non appena è avvenuto l'espulsio ne del verme. È assai caratteristica la non rara insorwmza di un'elmintiasi epidemica da ascaridi in dali luo ghi. Di gr·ande importanza è il notevole restringimenlo del campo visivo duràote la presenza del vet•me, il quale fallo spa•·isce subito dopo l 'allontanamento d~lla causa morbosa. E. T.


15J

Hl VISTA UEDI CA

D. GERIIARDT . - Sulllmportanza diagnostica del collasso dlaatoUoo delle vene. - (Zeitschrif t {u r Klilt . .\!ed. , XX XIV).

li collasso delle vene del collo corrispondente alla diastole car·diaca, si osserva nella pericardite adesiva (dipendente dall'azione aspiratr·ice dello spazio tor acico); e si osser·va inolll'e nell'insuffici enza della tricuspid e (dipendente, in questo caso, dall'azione B!<piralrice del cuor e destro). Questo sintomo, molto evidente nel collo e. non di rad o, anche nei r ami superfi ciRii della mammaria inltwna, s~ ver·ifica fr equentemente negli ;;ta l i di moder·ata in;:;ufficienza rar•diaca, sopr atutto nell' insuflicienza d • un cuore ipertro fico. I movimenti venosi ~o no ~en t> ralme ute ben per cepiti dal· l'osservatore, ma si seguo no con intensità così minima che ben ditTic ilmente si posso no r egist rare coi comuni apparecchi. L e curv e mostrano che il collasso ù•astolico delle vene commcia al momento dcll'apertqa·a del le valvol e dell'orecchiella. e l'A. esprime il pa•·ere che questo sintomo sia prodollo da difettosa co11trazione doll'o r·ec.::lli ella dvs tra. E. T.

E . 1-liTZIG. - L'atropina nelle forme perlodlohe 41 dell· rio. - ( Herline,. /(/ild$Cite Wochcnschr., 1898, N. 1-}). L'A .· riferi sce pe1· disteso la sto ria tli tr e casi (delirio periodico, follia ci•·colar<'\ deli rio rn f' os tr·uale), di cui due per· rettamente 14uariti, e il lea·zo mollo miglior ato con l'uso dell' atropina. Questo rim edi o fu pel'Ciò impiegalo in tutte le psicosi peri odiche, e pt·ecisamente poco prima dell'iniziarsi dell'accesso. Si comin ci ò con piccole dosi (0,1 - 0,:1) in iniezioni sotloculan ee; quindi si aumentò la dose con prudenza, per poi diminuirla a poco a poco. La Lollet·anza individuale per ratr·opina é vat•ia; per la qual cosa bisogna ag1re con m olla cAutela. E . T.

La nefrlte bro11.ohlttoa.. 18H8).

(Semai ne mdd i cale, 28 dicembre

Secondo Se1tz di Zurif!O la nel'rlle acuta può svilupparsi anche da una bronchite comune, appat·entemente banale e semplice. Egl i r egisll'a vari casi di brouchile nata da un raffreddamento, alla quale in br eve tempo s uccesse albuminuria,


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ematuria, con cellule e cilindri renali nell'urina, insomma una n efrite acuta conclamata, e negli sputi isolò streptococchi e s tafilococcbi virulentissimi. La nefrite adunque può esser una successione morbosa, una malattia secondaria ad una bronchite, come è in nesso eziologico con al tr•e malattie p1·imarie, la scarlattina, il morbrllo, la difi~rite, gli orecchioni, ilt·eumatismo at•ticolare acuto. la polmonite, le affezioni degli organi digerenti infettive e non infeltive, la malar ia e la sifilide : sarebbe quindi un e ri·or·e trascurare nella bronchite l 'e~ame delle urine. Vuoi dire che gli agenti infettivi delle lesioni r enali possono penetrar·e nell'orgaai~mo, oll1·e che per le no tè vie della cute e per la mucosa degli organi digestivi egenilo-urinari, anche per la via della mucosa bronchiale in circostanze favorevoli, come qaelle che si rtscontrano nel freddo-umido: e non è improbabile che una bronchite preg ressa od in a lto, indagandola, dia la spiegazione eziologica di molte nefriti che altr·iq1enti si riferiscono a cause sconosciute. gn . Doll. ScoTrr. - .&Jreztone bronco-polmonare da mloroooooo tetragono. - Dalla Clinica medica, 'diretta dal prof. De Renzi. - (La Nuooa Rioista clinico-terapeutica, N. 8 , 1808).

Oggi che la medicina tende a divenla r·e eziologica, l' indagine spinta mollo innanzi, fa spesso r·ilevare come non poche affezioni, le quali pr esentano un quadro sintomalologico simile, riconoscono poi una causa a ssai diversa. l n falli nell'alli· malato intorno a cui l'A. riferisce, e nel quale a prima vis ta e in altri tempi si sal'ebbe certamente creduto ad una tubercolosi polmonare, le moderne vedute della batteriologia hanno potuto farla assolutamente escludere, assegnando inver-e come agente dell'affezione bronchiale, il micrococco tetragono. Questo balterio fu isolato e coltivalo da l Gaffky, e venne poi chiamato micrococcus piogenus s~pticus per il potere eli produt·re nelle cavie e nei topi bianchi un' infezione g enerale mor tale. Nell'uomo il Koch lo riscontrò nel contenuto eli cave rne polmonari da tubercolosi; il prof. De Renzi ha ,·oluto studiare se modificasse il decorso dell'a tfezione pt·incipale, ed ha veduto che esercita una certa influe nza. È stato anche


RIVISTA MEDICA l oll tr·ovalo tra i varii batteri della bocca e nel pus di ascessi, il piu spesso della regione cervico-facciale. Se ne sono di· s tinte piu var ietà : il s ettico , l'al bo, l'aureo (Boutron) ed il citreo (Vincenzi). Pane, invece, e con buone ra gioni, vorr ebbe dis ting uere, fondandosi - come s i fa per lo streplococco - sul c:rite rio del colore delle colture, tre varietà : l'albo (o Rettico), l'aureo e il cilr·eo. In un allro malato della stessa Clinica del prof. De Renzi, un a scesso perineale era prodotto dal micrococco tetragono medes imo, e questo potè esser e d imostrato (ed anchE~ colti· vato nel sangue) in modo da far diagnosticare una selticoemia da micr ococco trctagono . La guarigione fu possibile, sia perché r·apiclamente ve nne r·imos;;o il focolaio, essendo stato l'infermo operato dal pro f. Ga llozzi, sia perché il batte l'io in discorso rinvenuto nel sangue, era spr·ovvislo del potere eli moiLiplicarvisi (Pane). In vece in d ue cas i di Ramon e Chaulfard e del Mya e Tr11mbusti, lo s tesso tetragono p r•odusse un' infezione mor tale. E. T.

Forme atlplOhe 41 reumatl1mo artloolare. - ( Wien. med. Presse, 18!18, N. 7).

S. SrNGER. -

Fin dal 1885 Immermann aveva di ligentemente r;tudiate le nevralgie acute del trigemino, che pel' il lt> ro deco rso clinico (f~bb 1•e alta ed e ventuale complicazione di endocardite), e per la loro pronta reazione ai prepar·ati S'ilicilici. s i pale· sano come reumatismi articolari lar oali. L' A. . compr·enùe Ira queste nevralgie reu matiche , anche le ne vra lgie ostina te e spesso r ecidivanli del nervo sciatico. Quasi da l:Jlti é o rmai ammesl"a la natura •·eumatica della corea. Fu pure spesso osservato l' insorger·e d' una polineurile verso la fine del •·eumalismo nrlicolllre acuto . Che una an g ina (l'angina reumatica dei fra ncesi) preceda il reumatismo e ne segna il decor so, è abbaslanza accerta to da un dis creto numer o di osser vazio ni ; però una tale an gana non deco r·r e con un r eumati smo ti pico, ma piu ttos to con una !!indrome r eumatoide. L'A. cou!;idenl ques ti cas i come forme aborti ve dell' infezione r eumatica o, in altri termin i, come fo rme .fruste, che si osser vano io gran numero come varianti del processo fonda mentale (p. es. com bi nazioni di e ritema m unì t'o r me, endocal'tiile, ecc.). Fra le forme atipiche dell'in-


RIVISTA MEDICA

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rezione reumatica, l'A. annovera ancora, come già si è detto, la polìneurite, e l'herpes :ooster; tal volla sono colpite - invecd delle articolazioni - le guaine dei t~ndi n i vicini alle articolazioni stesse. Una fo rma frusta, p. es., una pleurite o un.' endocardite, quando è da considerarsi come di natura reumatica, può essere descritta qual6 reumatismo senza artrite. E. T. L'etiologia della t11berooloal. - (Medir.al Record, agosto 1898).

SPIERS. -

Fra tutte le malallìe che hanno affiilto l'umanità nessuna è stata meno felicemente combatlut.n della tubercolosi. Ci sono s tate dellt'l epidemie e delle endemie ben più fatali, ma queste hanno durato per brevi periodi di tempo e si sono spente per mancanza di focolai recenti o la loro grande contagiosità ha provocato uno sforzo di precauzioni, che si è risolto in una vittoria. Colla tuber·colosi tutti credono dì essere familiari etl é impressione comune ch'essa sia dovuta ad un germe. Se fosse vero, dice l'autore, ucciso il germe dovrebbe cessare la malallia; tutti conoscono i metodi per uccidere i germi, ma tutti sanno ch'essi sono di poco valore. Furono adoperali cullure di germi e gli alcaloidi inietLali per fortiflcar·e od immunizzare i tessuti, ma con quali resullati '? È la tubercolosi diminuita per la iniezione di queste .culture 1 Evidentemente no, risponde l'autore, e piuttosto che continuare a navigare nel gran mare dell'incerto, egli é d'avviso che debba p rendersi in più seria considerazione la sospensione del beneficio atmosferico sui polmoni. Alcune autorità hanno recenlem.,ote asserito che il cibo e la dieta abbiano sullo sviluppo della lisi allrettanta influenza; lo scrittor e n on ritiene esatl{l questa asserzione. Non è l'atmosfera per sé che induce la malattia; ma la sospensione, la limitazione dei benefici che essa apporta all'organismo in genere, a i polmoni in specie. La limitazione dell'influenza atmosferica, sia l'animale forte o debole, produce sempre una condizione favorevole all'ingresso, all'attecchimento e allo sviluppo del bacillo tubercolare; mentre il cibo produce solo nna condizione più o meno forte dell'organismo e ooo ha alcuna r elazione col germe, il quale può attecchire e nascex·e ugualme nte in u n organismo debole o forte.


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RIVISTA MEDlC.A.

Certamente la ma ~r.ri o re o minor r obustezza dell'individuo può influire sullo sviluppo della lisi, ma in m odo indiretto e la par te principale spetta sempr e al la limitazione del beneficio atmosfèrico per cattiva ventilazione, per almosfet·a impur·a, confi nata, impoverita d'ossigeno o sovet•chiamente ed impropriamente t•iscaldata. Per potere adunque prevenire la tubercolosi é neceljsario opporsi a tutte l e influenze che limitano il beneficio dell'ossif!eno siano esse esLet•ne come quelle rì cor·date o iner enti all'organismo come una stenosi tracheale o bronctuale, le convalr.scenze mal regolate di gravi malaltie, specialmente infet tive, ecc., ecc. Della cur·a prefet·isce non parlat'e, perchè una volla av· venuta la distruzione della !'iOslanza. polmonare, cr ede che nessuno possa rein te~rarla.. Si pol!·à però proluugare l a vita del soggetto col fargli sempre re <'pirare un'aria molto pura. Egli è d'avviso che se la gente si vonà persuadere della necessr tà della pr·evenzione, m antenendo una scrupolosa nettezza e respirando costantemente un'atmosfera molto ossi!Zenata. evitando specialmente i lnoghi chiusi, le occupa· zioni sedentarie, le stufe, si polra !'ipP.r·are in una diminuzione sensibi le della mortali lA per luber·colosi. c . .f. B oETTIGER P. KRAUSE:. -

trlgemlno. lobt·e 1898).

La terapia della nevralgia del

(Cenlra/Ulatt .(iir die mt:d. Wiss., ol·

tlue lavori, che si completano, per quanto l'uno sia di un nevropatologo e l'allro di un chirurgo, ci danno un concetto distinto dr lla nntura e dPl trattamento della nevralgia del tri· gemino. Nella comparsa di l')uesta m alAttia, secondo il B., le infermi lA ~ener·ali hanno unn parte t•elalivamenle minima e sol o occasionai mente l'influenza, la malaria, il lif1), ecc., possono avere per ronseguen za l e nr vrl'!lgi e; più raramen te ancor·a vere nevral:rie possono essere determinale:~ da avvel enamenti cronici, e da mRiattie costituzionali. Ralfr·eddamenli o intìarnmazioni locali, e sopra tutto malattie locali della faccia e delle O!':'<;a del cr·anio, carie dei denti, ecc., producono tali ne"ralgie. Ciò val e anche per mal!lllie della carotrdo intr rna, la quale cnlla pr·~>~sione sui gangli di Gasser può pr odurre delle nevralgie ti pi che , o per l e malattie della menin7P o pet· processi suppuraltvi alla base del cr·amo, che danneggiano il tronco dei n ervi.


RIV LSTA MEDICA

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Infine vengono osser vate nevralgie che hanno per causa delle malattie centrali, nella r egione delle radici del quinto. A questi casi, di cui è conosciuta l'etiologia, fa riscontro un altro l!ruppo, del quale i patologi non sanno scoprire la causa; le cosi dette nevralgie idiopatirhe, le quali sono le più gravi e le più ostinata. La terapia si deve regolare per quanto é possibile sulla etiologia. I pre parati di feno, i r icostituenti e gli amaricanti sono da impiegarsi quando la causa della nevralgia é ri posta sul· l'anemia: nei casi che hanno relazione col diabete o colla gotta va ordinata una dieta in conseguenza. Se ci sono malattie infetti ve, come malaria, sifilide, ec•:. Si adopet·a chi· nino, iodo o mercurio. Nelle nevralgie istet·iclte sono giove· voli la valeriana, l'assafetida e il castor o. Tutti i mezzi sopraccennali hanno però un'applicazione limitata ed un esito più limitato ancora, quando le nevralgie sono idiopatiche forli ed ostinata. Allora vengono esperimen · tali i nal'cotici, il massaggio, le applicazioni calde locali e l'elellricità. Il B. si rivolta mollo ener g icamente conl!-o l'im · piego omeopalico dell'elettricità, come essa é stata inaugurata da Sperling. L'influenza se.-! ati va dell'anode é constatala senza alcun dubbio e il fatto cl1e solo que::lo, ma non la corrente faradica, ha tale influenza specifica, prova ch'es so non agisce solo pet· azione suggestiva. Qua ndo le nevralg ie non cedono , come spesso avviene, a ness uno dei mezzi interni, bisogna, secondo il B, passare i pazienti al chirurgo, che con ragione, secondo il Krause, deve essere richiesto solo nei casi più g ravi. Prima dell'operazione il K. raccomanda ancora una prova col nitrato d'uconito, ch'egli ha espe1·imentato più volte con esito favorevole. Nell'impiego di questo preparato abbisogna grand e riguardo, a causa della sua enorme potenza venefica. Egli ot·dioa una soluzione di 0,05 in 25 gr. di acqua , e ne fa prendere al primo giorno 10 gocce in dieci ore, 1 goccia per volla, tanto per saggiare la sensibilità individuale e quindi sale ogni giorno di 10 goccie (?) fino che al sesto giorno ne ordina 60, date in 'IO volte. Il K. ritie ne ancora che sia degno di qualche pr ova il complicato metodo del Dana, secondo il q uale l'ammalalo riceve d~lle iniezioni sottocuta nee di strie· nina in dosi progres~ive da 2 milg. in avanti, fino ch e dopo circa 15 o 20 giorni la dose è elevata sino a d 1 1/, centig. Se


l GO

.RIVISTA MEDICA

non si osservano segni di av velenamento. si continuano le dosi elevate per 8 o 10 giorni, e quindi si ritorna lentamente alle dosi primitive. Dopo questa cura egli somministra all' infe1·mo 3 volte al giomo ioduro di K. da g. 0,30 a g. 2 ed oltre. Dorante lutto questo periodo di trattamento, che va ria da 4 a 6 settimane, il paziente va tenuto a una dieta leggera e deve stare a !ello. Quando un trallamento generale condotto razionalmente non approda e nessun l'isultalo, viene in campo l'iuten·ento chirurgico. La dislenzione del nervo gia in uso, e che ancora si pratica talvolta, ·è condannata dal K. come non fisiologica. Il semplice taglio di una branca periferica non ra ggiunge lo scopo. Se vuo le aversi un risultato favorevole o bisogna rec1dere una buona porzione del nervo o intraprendere l'estrAzione del nervo col metodo di Thiersch. Nei casi leggeri si possono avere con rrues te semplici operazioni dei buoni risultati, ma se, dopo la re sezione della branca periferica, si hanno delle gravi re cidi ve, bisogna necessal·iamente aggr edire la s econda, la terza branca principale alla base del cranio, dopo la loro uscita del for o rotondo ed ovale. Simili operazioni possono anche ess ere praticate quando il dolore fino dal principio ha la sua sed e in una di queste due b1·anche principali, o quando dalla nevralgia sono attaccati nervi, che per la lo1·o posizione molto internata non si possono aggredire diversamente. Le operazioni alla base del cranio s:ono sempre da consirlera1·si come un ultimo te ntativo. La r esezione int1·acr·anica della seconda e terza b1'anca non preserva in modo a ssoluto dalle recidive, cosicché il K. eseguisce anche l'allontanamento del gangi io di Gassar e, quando è possibile, anche del tr·onco centrale del trigemino, specialmente poi in quelli dove è indicata l'apertu ra del cranio. · Il K. ha esegu ilo finora quest'operazione 14 volle: 12 pa• zienti ~uarirono; uno (di 72 anni) morì per insufficienza di cuot·e, 6 giorni dopo l'operazione, ed una seconda paziente mori dopo 4 settimane dall'operazione, bene superata, di un cholesteatoma del cer·vello. P er ciò che rig uarda la durata dei risultati, il K. per ora non ha avuto nessuna r ecidiva, sebbene per d ue casi siano passati già 4 anni e mezzo. L'operBzione senza dubbio appartiene alle piu difficili, per quel che riguarda la tecnica; principalmente l'emorrag ia può re nder di!Tìcile l'operazione.


RIVISTA MEDI CA

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In un caso che fu complicato da tale a vvenimento, anche il il K., malgrado la sua grande esperienza, impiegò 3 ore per la re mozione dei gangli. È però da spararsi che gli studi ulteriori su questa operazione varranno a renderne meno difficile l'applicazione. AIIO!·a si potranno meglio stabilire le indicazioni pe1· le operazioni radicali. Per ora dunque devesi pensare aJl·estirpazione dei gan~li di Gasser solo quando operazioni meno pericolose s ieno riuscite inutili; e soltanto dopo una più minuta conoscenza della patogenesi della nevralgia del t1·igemino, e l'acquisto di una tecnica operativa migliore e più s pedita si potrà arrivar e ad impiegare l'operaziOne del K. come primaria in una lunga se1·ie di casi. e./. Sull'etlologla del dlabete melllto. - (La Settim. med ., 14 gennaio 1899).

BLUMENTHAL. -

L' A. passa in r assegna le dive rse cause alle quali si attribui il diabete; cause nervose (puntura del 4• ventricolo, laglio del 1• ganglio cervicale e di altri gangli spinali, eccitazione del midollo all'altezza del plesso brachiale, taglio dello sciatico), origine epatica, malattie della tiroi d<~ o delle capsule soprarenali, origine pancreatica. Quest'ultima origine, secondo le esperienze di Minkowski, Mell ring e De Domi· nicis sat•ebbe dovuta al fatto che il pancreas ha grande importanza nel ricambio dello zucchero c. secondo Lépine, r iversa nel sangue un fermento che distrugge lo zucchero. Questo fenomeno di glicolisi, che altri autori h&nno voluto considerare come· un semplice fenomeno di ossidazione è stato studiato dall'A. a llo scopo di decidere la questione. Egli ed il Mosse hanno trovato che nella milza e nel fegato si riscontra solo pochissimo fermento glicolitico, mentre molto di più se ne trova nel pancreas, e al contrario la milza ed il fegato si riscontrano molto ricchi di fermante ossida· tivo, che manca quasi affatto nel pancreas; inoltre Martin Iacoby in un uomo morto di coma diabetico trov6 che il fegato non aveva alcun polare glicolitico, mentre nou era per nulla diminuilo il poter e ossidati v o. In qu~s to modo fu confermata l'indi pendenza della glicolisi dall'ossidazione. Nella t• clinica di Berlino, sotto la direzione del pro f. Leyden s ono in corso, da lungo tempo, ricerche sopra il fermento 11


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RJVIS'rA MEDICA

Rlicoliticò. Sono stati cioè couf~t·mali i r r perti dell'A. e del Mosse. Si è s tabilito ch e la glicolisi è legata a lle cellule e che il fermento divien e libero solo dopo che le cellule sono state dis trutte nella loro continuita. Si è dimostrato che nella g licolisi si produce solo a cido carbonico non alcool, e la reazione del liqoido dappt·ima neutra diviene poi acida e che un'ag~i unta J i acuto aumenta la ~licol i si , mentr e un'agg iunta di antisettici la impedisce ; che la tem per atu1·a più favor evole per la sua pr·oduzione é da as• a 50°; che la glicolis i abbisogna di ossigeno, che la glicerina non estrae il fermento dagli organi e che la M luzione fisiologica di clor·uro di sodio lo estrae molto debolmente, m entre sono a ssai adatlate le s oluzioni di zucchero al 5 o al 10 p. 100; che il fer mento glicolitico ha più azione sullo zucchero d' uva e s ul levulosio che su ogni altro zucchero; che il principio della g licolisi è evidente dopo a;. d'ora e dopo 24 ore essa è terminala ; che il fermento glicolitico, se in soluzione, non si mantiene che 10-14 giorni. La g licolisi, secondo l'A. è in reallà collegata al panc1·eas. Restala questione che r iguarda la parte che ha il g licogeno nel diabete. Ai reper ti positivi del Lépin e di diminuzione del potere glicolitico nel sa ng ue de1 diabetici, sono da contrappot-si molti risultati negativi. Allo stato attuale della questione s i può dir e che solo in un picco! numer o di casi di diabete si può dimostrare un distu1·bo della glicolisi; in questi però non vi é dubbio che l'inca pacita de ll'organismo di a ssimilare zucchero sia dovuta alla deficienza o alla cessazione della sud· le. della funzi one.

La polmoDlte oueosa. N. 30 del1898).

A UG.LAIR. -

(Pror;rès médieal,

L'autore ha fa tto r ilevanti studi s ull'azione delle diverse tossi ne del bacillo di Koch, e nella ::ma importante m em ot•ia egli di most1'a come ta li tossine sono cnpaci di produrre la caseificazione e l'epatizza zione dell'or ;Iano colpito, e le s ue r icerche confermnno in modo indiscutibile l'unici La della polmonite, compresa la caseitkazion e. Sa rebbe interessante esa· minare tutta la m emoria dell'autore, ma troppo concisa per essere ancora ris trettu senza sopprimerne o altera r ne l'e· spressione; ci limitiamo a r·ipor tarne le conclusioni da lui stesso formulate: La polmonite tubercolare in lutti i s uoi s tadii, epatizzazione


RIVISTA MEDICA

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.rossa, epatizzazione grigia, t!egenerazione caseosa, è l'ope1•a del bacillo di Koch e non di micrclbi sovrapposti. Ques~ polmonite é prodoLla da una Wf:i~ina, o ~eglio dalle tossine secrete da bacillo tubercolare umano, la etero-bacillioa specialmente, poi la cloroformo-bacillina. ~ L'autore è convinto di essere stato il primo a definire esattamente questa sostanza, ed a dimostrarne l'azione specifìca nella polmonite tubercolare. A. C. EssTErN. -

Obedtà, gotta e 4labete. - (Deutsch. med.

Woch., nov. 1898).

L'altissima competenza dell'autore sopra questo importante argomento é da tutti conosciuta. Egli prende di mira, in questo suo studio la relazione che esiste fra le accennate condizioni morbose e la loro ~-:salta posizione nella classificazione delle malattie. In tutte esiste una prcdisposizione ereditaria , la quale è stata più spesso osservata nei bambini che più rassomi gliano ai genitori nella loro apparenza esterna. Spesso esiste nelle famiglie, da var·ie generazioni, una mar· cata tendenza all'obesità, la quale comparisce fìno dai primi anni, malgrado uua moJerata nutrizione ed uo sufficiente esercizio. È stato afferma'to che l'obeso possiede un potere di combustione infer iOI'e .agli altri e che il metabolismo é diminuìto: Ebstein non é d'accordo colla prima ipotesi, ma pensa che la seconda possa essere corretta nel senso che le cellule del· l'obeso abbiano una predisposizione ad assimilare ·una mag· gior quantità di grasso. La frequente coesistenza di gotta e obe~ità in uno stesso soggetLo induce fortemente il sospetto di una parentela fra queste affezioni. Duchworth fa notare la frequenza colla quale ~i manifesta l'obesità nelle famiglie de1 gottosi, ma osserva altresì come anche individui magri vadano soggetti alla gotta. Se gotta e obesità coesistono nello stesso individuo è questa che ordinariamente precede. L'obesità è largamente distribuita nelle varie regioni, mentre la gotta è più limitata, e nelle sue particolari osservazioni l'A. scopri. focolai ioflammalorii e necrotici nella gotta, quamdo ~sisteva acido urico cristallizzato. Queste aree oecrotiche egli ha potuto riprodurre sperimenlalmente nei polli, o le• gando loro l'uretra, o diminuendo, per mezzo di veleni che distruggono il parenchima renale, l'escrezione dell'acido uri co .


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RIVISTA MEDICA

Ne ll'attacco ordinario di gotta havvi considerevole distr uzione di nucleina, dunque, pensa l'A., l'acido urico der iva da questa. Il diabete r-;ta in relazione colla gotla, e questa può andar compagna all'obesità. Infatti le tre malattie possono coesistere nello stes!>o individuo o seguire l'una all'altra. Il diabete, più ancora della gotta, può svilupparsi eziandio in sogge tti magri, ed in questi si hanno or dinariamente le for me peggiori. Ebslein riguarda tutte queste tre malattie come dovute a deficienza del p1·otoplasma nell'organismo. È stalo dimostralo che i diabetici segregano tanto ossido di car bonio, quanto indmvidui sani, solo che siano limitati nella dieta gli idrati di carbonio. E se anche nel diabete ha v vi sospensione di qualche funzione del pancreas, come vuolsi da taluno, questo per se stesso può esercitare un'influenza dannosa sul proloplasma.

C. F

RIVISTA ___ CHl ...._RURGICA Guarlgloue delle a.deultl oervtoall •eusa oloatrloe. - (Semaine M cd., p. 427-98).

CALOT. -

,.

L'A. si dichia1·a contrar io agli inter venti opera tivi nei casi di adeniti cervicali. Egli sostiene che in vista delle slimmate indelebili residuanti alla estirpazione deve essere dove re d i ogni chii·urgo cercare la guarigione favorendo la risoluzione o il rammollimento degli adenomi. E l'esperienza dimostra che a tale es ito tendono nAturalmente la maggior parte delle aden iti cervicali. Quawio il l'amm<.Jiimenlo sia avven uto, colla p1•otezione delle cautele anlis elli('.he, si può trattare ,:rli ascessi come ogni altro ascesso fredòo. mediante cioé le iniezioni di Jir1uidi modificanti previo vuolamento per aspirazione. Ne i casi in cui il r ammollimento non si verifica, e sono i pii1 rari, bisogua p1·ovocare l'evoluzione con svariati mezzi . L'ig iene generale con al!mentazione nrpropriata, i bagni ma·· rini ecc. coadiuvano spesso efficacemente, ma se malgr·ado


RIVISTA OHIRURGICA

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ciò l'esito è nullo o molto lento l'A. ricorr e a d iniezioni in· traglandolari di diverse sostanze : tintura d'i odo, 8CC'JUa salata, nano! canfot·ato, etere iorioformico, culture di stafllococco o di ~treptococco pre ventiva meote sterilizzati>, clorur o di zinco, essenza di trementina. l migliori risu ltati li ottenne da l cloruro di zinco all' 1/'60 con inizio ni di 2 o 3 gr. ripe tute tr e o quattro volte a due gior ni di inter va llo. Gener almente esse portavano un principio di r ammollimento; si continuava il trattamento col naflol canforato. Con tale metodo l'A. assicura di aver ottenuto co· stantemente guarigioni senza dover ricorrere all'estirpazione dei gangli. Il Le Dentu concorda piename nte in tali vedute e dà la preferenza assoluta al naflol canforato. BRENT ANO. - Cura o.h lrurgloa della perloardlte. -

(Deut .

m ed. Wochenschrij1 , N. 3:!- 98). L"A. ritiene sia la cura chirurgira de lla pericar dile da limitars i a quei casi nei quali è positivamente dimostrabile l'esistenza di un essudalo ed in ispecie se la vita è minacciata per la natura pur ulenla dell'essudato stesso. Sono numerose però le difficoltà diagnostiche che ostaco. !a no o r e ndono difficile il giudizio sull'intervento, una delle più frequenti sarebbe la diagnosi differ enziale tra pericardite con essudalo e semplice ipertrofia cardiaca. l metodi per vuotare il pericardio si possono enumerar e come segue : 1. La puntura. 2. Incisione attraverso uno spazio intercosta le. 3. Incisione previa r ese1.ione costale. La punzione non è eseguibile senza pericolo per Il cuore, conviene notare come le esper ienze pr a ticat\l all'ospedale Urban in Ber lino e quelle anteriori dello Sch'lposchnilco.tr abbiano dimostrato, contrat•iamente alle opinioni pr ecedentemente dominan ti, come nei casi di pericardile con abbondante essudato che riempia completamente tutta la ca vità, il cuol'e è sempre ader ente alla plir·ete anter iore del torace s e non ne lo impediscano a derenze anormali che lo fissino altrove. Si comprende agevolmente come in tale stato di cose s ia facile con la puntura ledere i vasi coronari.


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Parimenti può la puntura ledere contemporaneamente la pleura e provocare un trapianto dell'affezione dall'una all'altra ca vita. L'A. per ciò r igetta il metodo della puntura come non accetta il metodo della semplice apertura attraverso uno spazio inlercostale, con essa si a vr ebbe tro ppo poco spazio e poco chiar a visionA del campo di operazione. La resezione di una costa r ende al contrario co~ì semplice !"operazione che essa può eseguirs i in massima s enza narcosi generale bastando la aneste sia locale per pol'tarla a termine. La 5" cartilagine costale é la più adatta per la resezione. Staccali i muscoli intercosta1i ed il pericondrio la ca rtilagine viene r esecata dai suoi attacchi allo s lP.rno ed alla porzione ossea della costa. Legasi l'arteria mammaria interna, si in cide il M. triangolare dello sterno, indi s i scosta la pleur a a ll'e~lerno e r iconosciuta la superficie del pericardio la s i incide per dar e esito all'essudato; se questa è purulenta si lava la cavita con acqua s terilizzata calda. I bordi della ferila pericat·diaca é bene siano fissati alla pel le mediante punti di s utur·a e la cavità drenata con strisce di ga r za iodofo rmica . Finchè l'essudalo si mantiene purulento gioveranno le lavature ']uotidiane con acqua s terilizzata . Conviene ricorda re che i ris ultati ottenuti da questa operazione non sono per ora mollo incor aggianti, perocd1é su 5 oper oti uno solo sopravvisse. F. C. M.

Cura del 1arcoml tnoperabUl mecUante ml1oela 41 to11lna erlllpelato•a e 4l pro4lg1olo. - (Centralulalt Ju r Chir urgie, N. 52, 1tl98).

W . C o L EY (New-York). -

L' A. ottiene la mistura di tossine accennata lasciando vegetare in brodo di cultura unitamente lo streptococco erisi pelatoso e il b. prodigioso; indi sterilizza la cul tura ad una Lempet·atura di 58,6°. Nei fan ciulli e negli ammalali deboli adopera le culture filtrale, le quali han no un potere tossico minor e di quelle non filtrate prop0t·zionatamen le nella r agio ne di 1: 10. Comincia la iniezione r:on una dos e di 0,32 cc. m. , dopo accertata la diagnosi con r•icerca microscopica.


RIVIS'l'.A CHIRURGICA

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Su 8~ sarcomi a cellule r otonde ottenne 3 guarigioni ed un quarto caso si assottigliò talmente da potere esser e facilmente asportato. Su 21 casi di sar comi fusocellulari lO scomparver o completamente (7 di questi furono seguiti senza osservare recidive per lo spazio di 9 mesi a 6 anni). Non fu r ono curati sar comi melanotici. L'influenza delle t.ossine sui sarcomi, l'A. riscontrò e on sistere in una pro~ressiva necrosi da coagulazione con degenerazione grassa. Non esistono per icoli se non si adoperano troppo forli dosi di tossina o si vien meno alle cautele asettiche. Colley su ollre 200 casi eb!le solt~tnto 2 perdite in seguito alla cura. F. C. M . C. FeRE. - Cui 4l ldrartoal lntermlttente nevropado&. - (Reoue de Chir urgie, N. 7).

Sono diver~e le opinioni sulle cause delle idrartosi intermittenti. F. comunica alcuni casi da lui osservati i quali deporTebbero per la teoria nevropatica. In uno di tali casi l'affezione si manifestò dopo iniezioni di morfina, in 2 altri si viùe apparire con paresi isteriche tl'ansitorie con ~demi aogionevrolici, in un quar to caso, un epilettico le idropisie erano iotet•mittenli, si conservar ono per più di tre anni, per scomparire in seguHo spon~neamente. In un ca so riferibile ad un paralilico, si nota rono artropatie residuali alle idropisie a lungo sopportate. F. C. M. CusTER.- La tTopaoooalna nell' aneateala per ln4ltTa slone. - (Mùnchener m'!d. Wochensch ., N. 32). Secondo l'esperienza dell'A. sarebbe preferibiltl al cloridrat.o di cocaina la tl'opacocaina nelle soluzioni per anestesia da infiltrazione. Essa con pari potere anestesico sar&bbe molt.o meno velenosi! dell'altro sale. · L' A. tralascia di sggiun~ere la morfina nelle soluzioni da ini~:~Uarsi e solo si l'is "rva di adoperarla quando intervengano dolori post- operativi. F. C. M.


168 LtLIENTHAL. -

RIVISTA CHIRURGICA

Ane•teata looale. -

(Annales of Rurgery).

L'A. dichiara che per la sua esperienza il migliore anestesico locale è l'eucaina in soluzione al 6- 10 p. 100. Coll' uso di essa non si verifiche rebbero mai fenomeni tossici. L'A. si è servito di tale mezzo coi migliori risultati in 50 casi. DoTT. G B. DALLA PozzA. - Contributo alla ohlrurgta dell'appendloe vermlforme. - (Rivista veneta di seiense mediche, fa!i'cicolo VI, 1898). In questi ultimi anni molto si è scritto delle appendiciti e mollo si é discusso nelle accademie e nei congressi medicochirurgici; ma l'A. non intende ripetere né compendiare le varie opinioni emesse dagli autori circa la patogenesi e la cura di questa forma morbosa, limitandosi ad esporre due casi da lui curali nell'ospedAle civile di Vicenza che si prese ntano come tipo clinico delle appendiciti a ripetizione e che hanno un notevole valore, in quanto che riescono molto dimostrativi ed appoggiano e confermano le teorie speciali. L'appendicite a r ipetizione, o recidiva n te, o ricorr ente. trova per Hadempyl una causa occasionale nella predisposizione dell'individuo, per Talamon e Lees, nelle cause reumatìzzanti. Altri parlano di disordini dietetici, altri di sforzi muscolari, di contusioni o traumi diversi e allri ancor a annovera no fra le cftuse le anomalie di sviluppo dell'appendice, la poca vitalità dei suoi tessuti, la deformazione del suo orificio, od infine il soffer marsi di enteroliti o di cot·pi estranei. Recentemente però il Dieulafoy avrebbe emessa una teoria, della trasfot·mazione, cioè del canale appendicolare in cavità chiusa ; ed appoggiandosi alle esperienze del Klecbi, in s eguito a le gatura di un'ansa intestinale, verreb be a spiegare anche la for·mazione degli ascessi peri-appendicolari. Ora i due cas i rifet·iti dall'A. avvalorano perfett.ament~N.ale dottrina. Pe1· quanto r ig uarda la cura, v' ha una 11uestione anche tra chirurghi eminenti, se s i debba. cioè, nella cura chirur gica delle a ppendiciti, iotervenir·e precocemente od attende•·e. A questo proposito vi fu chi seg nò anche dei limiti di tempo: ora l' A. è di avviso, anche basandosi sul risul lato ottenuto nei suoi due casi, operati piuttosto lat•divamente, che l'intervenire dopo qualche attacco, non pregiudichi punto l'atto


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operativo. Pare invece all'A. che si debbu annettere maggiore importanza al momento più opportuno per eseguire l'operazione, allora quando la diagnosi é assicurata e ~ ' in­ tervento é richiesto. V'è chi interviene nel momento dell'attacco per prevenire la peritonite acuta da per·forazione sempre letale e perche allor·a l'organo, che è infiammato e che si deve resecare. essendo più voluminoso, può più facilme nte cadere tra le mani del chirurgo. L'A. cr ede però più opportuno praticare piuttosto l'allo operati vo in un momento di pausa, durante un periodo di benessere, quando siano avvenute più recidive, poiche é allora che ci si troverà di fronte a tessuti non infiammati, il campo dell'operazione sarà meno infetto, e l'oper·ando offrirà un maggiore coeffìcienle di energia e di r esistenza. L'A. fu poi un'ultima considerazione sul trattamento delle forme acute gravi. Prescindendo dalle appendiciti a ripetizione, nei periodi acuti febbrili con tumefazione, si avranno gli ascessi con periappendicili e peritifliti, per cui intervenendo, ci si d0vrà a ccontentare di aprire le raccolte purulente fatte superficiali, senza procedere a resezioni, per e vitare maneggi, che possono assai facilmente portare ad una peri lonite rapidamente mortale. Si dovr·à proceder'e con le cautele dei flemmoni circoscritti, evitare i contatti con la libera eavità peritoneale, rispettare le aderenze, ed accontentarsi, trovato l'ascesso, di fognare rigorosamente. Spesso bastera aprire il conne ttivo retroperitoneale per ottenere il libero efflusso del pus proveniente dall'appendice infetta. In 'luesto modo il ~rave ed immediato pericolo di una vera laparotomra sara evitato e tale modo di procedere sara da preferirsi Rnche prevedendo possibile una seconda operazione, per rimuovere l'appendice o per r iparare una fistola. stercoracea , per completare la disinfezione. E. T . BoEKHORN. - Un caso 4l tuberoolo•l della parotlde·. {Arehio. f. lclin. Chir., LVI, p. 189). Una donna di 39 anni, preventivamente sana, ammalo di una tumefazione infiammatoria cronica della parotide sinistra, st:nza che fosse possibile lo stabilire una diag nosi sicura. Durante l'operazione, la glandola si presentò ripieua, in alcuni punti, di masse caseose frammentate, che mi ero· scopicamente avevano l'aspetto di una gomma. Però l'esame


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micr oscopico dimostrò trattars i invece di tubercolosi, poiché, acc<tnto alle cellule g iganti ed epitelicoidi, v'erano i bacilli del Koch. Questo caso di tubercolos i del la paro tide é il secondo descritto nella letteratu ra. E. T. Ptloro1teno•l ed Intervento ohirargloo nella malattia di Belohmann . - (L o SpeT'imentale, fase. Il, 18!18).

P rof. Guroo BANTr.

La malattia del Reichmann. se qua lche volta si accom pag na all' ulcera dello s tomaco ed a ltre gas tropatie, s pesso invece è una m alaltitt a sè, una entità patologica autonoma che ne· cess ita saper diag nostica r e non soltanto ma a nche precisare nei s noi s tadi clinico- anatom ici per i br so~ni d' una tera pia razionale. L'autore dis tingue C'JUa llro per· iodi progressivi: 1o semplice ipC'r cloridia; 2° gastrosuccorrea con piloro- s tenos i spasmodica ; :l• pi loro- s tenosi fibrosa; 4o atrofia della mucosa stomaca le. Può il prim o per iodo esser i:>ola to, e risolve•·si completam ente, ma 'JUando alla sem plice i pe•·~ loridia , ossia alla aumenta la eliminazione dell' ac.ido idr oclol'ico durante la digestione, s ussegue la gastrosuccorrea ossia l' e liminazione continua dell' acido vredetto ne llo stomaco . allnrn la s uccessione de i periodi é regolata da un m ecctm ismo quasi a utomatico, e condurrebbe fatalmente all' ulti mo che r appresenta l'abolizione per manenle della funzione s tomacale, se non s i ricorr e in tem po alla tera pia chi r urgica. La con0:1tena zione dei fen omeni ha il suo punto di partenza nell' acido id 1·oclor ico in eccesso contenuto nello stomaco, in quanLo che es!:'o deler mina lo spasm o pilo•·ico, e la s tasi del chimo, nonché le consecutive fermen tazioni di ques to ap punto nt-lla J·egirm e pilorica , che é la più ba::;sa e declive dello sto ma co, dove perciò s i s tabilisce uno s tato d'i r ritazione permane nte di nalu1·a t1,ssica od infettiva, che conduce pr esto o ta l'di a lesion1 anatomic he locali, ossia dappr ima a pllor ite e peri p lloril~ cirrotiche, qui ndi a degenerazion i iovo· lu ti ve dello s tomaco con a trofia delle g ia nd uia peptiche. A questi periodi a natomici COITÌspondOnO f~nomeni s ubbieltivi comuni (dolori più o meno in tensi che sopravven-


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gono 3-4·5 ore dopo il paslo, verso la meta della notte, che si mitigano con il vomito di sostanze acide, o per l'ingeslione degli alimenti, e per l'u~o di alte dosi di bicarbonato sodico). Si hanno inoltre fatli clinici speciali a cia~cune, ossia, nel primo periodo osser veremo la presenza dell' H Cl libero nelr estrallo stomacale durante la digestione (pasto di prova). N el s econdo, il pa!;!sa~Zgio del chimo per il pilor o è più lento del normale, esiste H Cl libero anche nella lavatura dello stomaco vuoto; la gastroectasia non é r ilevante. Nel terzo sono e sagerati i fenomBni del secondo; ossia la gastroectasia é più forte, fino alla capacità di 20- 30 litri: il pilor o é occluso più o meno completamente ; la lavatura dello stomaco vuoto contiene, oltre all'acido iclr(Jclorico libero, anche acido lattico. Nel o.ruarto periodo si avrà ipocloridia ed anacloridia, la denutrizione é massima e simula quella di var ie cachessie. È certo che du rante l' iperclorida la cura medica è la sola possibile, e che questa può riuscire molto vantag~iosa anche contr::: la gastrosuccorrea a ccompagnata da pilorespasmo. L' autore ne curò var i casi con le lavature dello stomaco, bicarbonato sodico, acque alcalin e, r egime appropt•iato e rigoroso: ed i risultati fu rono cosi lusinghier i d~ far credere alla g uarigione, ma a lungo andare non mancarono mai le ricadute. Inoltre la cura medica è lunga, e ,malamente po trebbe essere appr opriala a classi di persone, come gli operai ed i contadini, che non sono risparmiati dalla malattia del Reichmann e per ragioni ovvie sat·ebbaro molto danneggiati restando luogo tempo distolti dalle loro occupaziOni . .. perciò la cura chir urgica é da farsi fino dal periodo della pilorostenosi spaslica in molti casi; e sempre, nel periodo della steoosi organizzata, durantA il quale sarebbe un errore insistere nella cura medica che è inutile quando non llia no· civa, mentr e quella chirurgica dà la guarigione sollecita completa e permanente. L'autore no o fa co p fronti fra la piloroplas tica e la gastroenterostomia, ma crP.de che quest'ultima sia più razionale ed efficace e cita sei casi di malaU.ia di Reichmann al 3• per iodo che egli ebbe a diagnosticare negli ultimi due anni. Gli in fer mi furono operati dal p1·of. Colzi di ~rastro-entero­ s lo mia , e guarirono sollecitamente delle loro sofferenze gastriche, in modo da ritornare ai loro lavori, e riprendere la loro alimentazione abituale, vale a dire, essendo operai e contadini, fare uso senza disturbo dei cibi più comuni e g 1'0S·


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solani. Ossia gli operati del Colzi unitamen te a quelli del Cade (l) danno una splendida statistica a favore di questo meraviglioso atto chirurgico che in un tempo assai breve fa risor ger e un uomo dallo stato di una malattia fra le più desolanti per r estituirlo al pieno possesso delle sue forze nella più florida salute. L' autore ha voluto esaminare se e quando si ristabiliscano le principali funzioni dello stomaco degli operati, se scompaia l' iper cloridia e la gaslrosuccorrea, ma per circostanze indipendenti dalla s ua volontà non ha potuto fare un numero di osservazioni suflì cic nti per concluder·e con certezza s u tal rig uardo. È certo che in qualche operato persiste la gastro succorrea, e, siccome il benessere non é punto tur·bato, si ha una p1·ova di più che le soffer enze riscontrate nella malattia di Reichmann siano ·prodotte dallo spasmo riflesso d el piloro, anzi che (come ritenevano pl'ecedenti osseevatori) dall'azione diretta dell'acido idroclorico libero presente nello stomaco. Sul r esto vogliamo sperare che l'illustre autore possa ritornare in seguito onde completare il doUrinale della malattia di Reichmann, alla quale egli aggiunse testè la pa· gina più importante per la pratica. gn. VAN N Es. -

Sulla f rattura della base del oraolo. - (Cen-

tralbl. f. med. Wissenchj., N. 41, 1898).

L'A. riferisce B2 cas1 di f1·attura della base (39 seguiti da morte) e l'esito di 17 autopsie. l n s ei dì questi la frattura era a vvenuta per una violenza unica, negli altri per azione di una doppia violenza ossia: colpo tlel cranio sul suolo e spinta della colonna vertebrale con tro lr. base. Fra gli all1·i 82 casi, 17 (21 p. 100) presentavano delle para lisi, e cioè: tre pa1·a lisi del nervo ottico, una dell'oculomoLore, tre dell'abducente e del facciale, ..jieci del facciale solo. La maggior parte dei casi con para:isi ebbero e2-ito eli guarigione, ma nei cas i terminati con la morte forse le paralisi non furono osservate pel falto che l'attenzione venne unica· men te l'ichiamata dagli altri gravi fen omeni generali. L'at1'ezione del nervo OlllCO fu sempre unilaterale , produsse cecilà immed1ata e, in un caso, atrofia dt!l nervo ottico s tesso. {t) Non che 'JUCIIi del nostro capitano merl ico Oonomo (N. d

R.).


RIV!STA CHIRURGICA

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In un altr·o caso si constatò un'emorr agia tra il nervo e la sua guaina. La paralisi dell'abducente non si osservò mai isolata; ma uua volta con quella del faceiale dello stesso la to, e un'altra con quello dei facciale del lato opposto: in un caso, la paralisi dell'abducente era bda tera le e quella del faccialt>, unilatE-rale. Anche quest'ultima, dove si osservò isolata, era sewpre unilaterale. L' insor·genza precoce e la persistenza della paralisi del facciale furono i segni della lacerazione del nervo in sette cas i: in quattro casi, il ritardo del suo insorgere e il lento sparire, indicarono una neurite ascendente. La diagnosi dt::lla lesione del ner vo acustico è ince1·ta nella f1·attura della base, iu quanto che l'or gano dell'udito (osso temporale, cassa del timpano, labirinto) è quasi sempr•e leso contempo raneamtlole. Non cadde sotto l'oss ervazione alcun caso certo di paralisi dell'acus tico nè di lesione dell'acustico e del facciale ne l foro acustico interno, ossia sordità e paralis i facciale, senza allerazione del s enso del gusto. I n quattro casi si ebbe scolo di liqnido cefalo- rachidiano dall'orecchio. E. T.

Cura dell'uloera della gamba. - (Deutsehe mecl. Z eitung, N. 63, 1898 e R i o. Cltrtica e terapeutica,

MAR CUS E. -

Dic. 1898). As lrazion fatttt dalle influenze traumatiche este rn e (insulti meccanici), i momenti etiologici per la genesi di un' ulcera della gamba so110 principalmente i disordini della nutrizione della pe lle e le condizioni circolatorie sfavorevoli. L'ulcera s i osserva s traordinariamente frequente nelle donne che presentino per gravidanze molteplici dilatazioni varicose n elle gambe, che facciano lavori pesanti, stieno molto in piedi e cosi rendano ancora più sfavorevole il circolo negli arti inferiori, ma anche in uomini con vat•ici, che similmente vengono ingros sate da un lavoro duro e da compiere in piedi e quindi gradatamente per infiammazione cronica, provocano un disfacimento di tessuto e una perdita di sostanza nelle parti connettivali della pelle o spontaneamente , ovvero, come è per lo più il caso, per la concomitanza di un'azione meccanica esterna, per es., il grattamenlo per lo s timolo del prurito. La cura dell'ulcer·a della gamba nei tempi antecedenti alle ricerche di Unna consisteva nell'avvolgere l'arto in bende di


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RIVISTA CHIRl'ROICA

gomma di Ma1·lin, ovve1·o nella llledicatura con lo sparadrappo al!,. Bayulo n, m e to Ji che, avuto !'iguardo ai mol teplici incon-

Vdnienti associali vi (fortissima secrezione dell'ulcera sotto gli invulgimenli, odore dispiacevole, svollo dalla gomma per ll continuo contatto col secrelo ed il sudor e, eczema in caso di intolleranza ùdla g-omma, ecc.) sono stati abbandonali dalla lllnggior par te dei med ici, tanto più che i s uddetti espedienti cur·ati vi sono stati eccelle11le rnente sostituiti dalla rnedicatur·a. con zinco e gliceJ•ina. con colla di Urma, medicatut•a che infatti soddisfa al postulato r elativo ad una ter·apia causale, in quanto che ag•sce sulle condizioni disordinate del circolo della gamba e con ques~e rn i•·a a g uarir·e nello stesso tempo l'ulcera. Se non che i limiti di questo metodo teor eticameote ideale vengono tracciati dalle condizioni locali cd anatomiche dell'ulcer·a. Ulcere mollo estese con fmle secr·ezione a lembi di tessuto fuso, quali si osser vano frequentemente nelle forme croniche molto trascurate ed in quelle callose molto torpide con margini induriti e tagliati a picco, resistono alla cura con la medicatura di Unna, e provocano inoltr·e tale serie J i falli dispiacevoli, (anz•lulto il l'icambio ~tr·aordinar i amenle rrequente, anzi s pesso quolid•ano della medicatura pe1· l'imbibizione del secrc lo), ti a dover sene subito inlerromperne l'uso. I n una serie numerosa di casi, l'A. ha attuato un metodo curativo d& premetter·e alla medicalura di Unna nella cu ra delle ul<.:ere grandi e trascur·ate, e che protluce effetti eccellenti, in modo da ottenere anche guarigioni di ulcere grandi ed estese. Si applicano, cioè, compresse ba~nale nella soluzione di Boro\\' (allume poi v. g r. cinque, ac')ua distillala gr. ;JOU, acetato di ,piombo gT. ~f>) oppur·e in una soluzione fatta con allume g rammi dieci e acelato di piombo g rammi cinquanta io un lilr·o d'acqua. l vantaggi di questa medicalura sono 1 seguenti: 1) azione a stringen te, mentre rimane umida abbastanza a lungo e nello stesso tempo antisecr·etiva, assorbente e disseccati va; 3) aoti· settica in sommo grado; 3) rila'\ciante, lenili va e rinfrescante. Que -;li tr·e momeuLi sono impor·Lanlissimi per le ulcere for· temente !'ecernenli; contro le callose la della medicalura agisce per il caldo-umido, solto la cui influP.nza ve ngono ad ammollrrsi i margini induriti ed il fonJo con accresciuta formazione di vasi e di le!'suli. l risultamenti sono soddisfacenti solto ogni rispetto, lanlo più che gl i infer mi con ulcere non troppo ~Zrandi possono camminare non ostante le compr·esse che uaturalmentesi debbono ricambiare sovente; nondimeno, come


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s'intende, é da prefer·ire, almeno per alcune settimane, il riposo a letto. Marcuse riporta parecchie storie cliniche, da cui risulta da una par te l'azione estremamente favorevole di queste compresse sulla guat·igione dell'ulce ra e dall'alka anche una influenza rilevante sui dintorni dell'ulcera e quindi anche sulle anormali condizioni del circolo. Ove l'arrossimento ed il ~on­ fìor·e edematoso dei margini della ferila sieno diminuiti, diminuisce anche la tumefazione delle parti intor·no, viene fortemente favorita tutta la circolazione dell'arto, ed i vasi della peli~ sono mantenuti in continua attività assorbente dalla ripetuta alternativa di freddo e di caldo. Le vene turgide si vuotano, la stasi re~redisce e cosl cessano anche tutte le alterazioni istologiche consecutive. La medicatura di Burow non agisce cosi guarendo semplicemente la superficie dell'ulcera, ma modifica anche le alterazioni circolatorie dell'arto e soddisfa quindi allo scopo di una cura razionale dell'ulcera della gamba e dei suoi momenti causali. Rispetto alla tecnica, è da consigliare la medicatura con strisce dell'ordinat·ia garza idrofila r•piegata in 3-4 strati ed imbevuta della soluzione previamente bene agitata (per la facile precipitazione del solfato di piombo), discretamente spremute ed applicate sulle superfici ulcerate. Allora il tutto si cuopre con compresse di garza oltre i limiti dell'ulcera similmente impregnate della soluzione, vi si sovrappone un pezzo di guttaperca e tutta la medica tura viene fissata con una benda e nello stesso tempo uniformemente compressa Lua•aztone clelle vertebre clor•o-lombarl. (Malpighi, Gaz.z. med. di Roma, 15 dic. 1898).

ScALZI. -

L'A., dopo aver citato gli esempi più chiari di lussazione delle vertebre dorsali, espone un caso osservato nell'ospedale della Consolazione nella persona di un muratore, il quale, caduto a rovescio dall'altezza di circa tre metri battendo le reni contro il margine di una tavola sottostant~, presentava manifesti i segni di un'avvenuta divulsione della fibro- carti· lagine intervertebrale nella linea corrispondente allo spazio dorso-lombare, donde la semplice lussazione. L'infermo, oltre i segni obbieU.ivi locali della lussazione, presentava segni di scock torpido, paralisi della vescica e del retto. La riduzione fu olLenuta per mezzo dell'apparecchio a sospensione del Sayre


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RIVISTA OlURURGTCA

cercando, mentre il corpo rimaneva penzoloni, di deprimere con manovre manuali gli ilei e le vertebre sporgenti ; fu quindi applicato il busto ùello stesso Sayre e dopo qualche giorno esso venne sostituito da una doccia del Bonnet. 32 giorni dopo l' infortunio, l'individuo era pet·fettamente in grado di tot·nare al lavoro. Questa osservazione é interessante perché fin o a poco tempo fa m olti autori clas sici ritenne ro impossibile la lussazione delle vertebre do rs ali senza la frattura delle parti che la compongono. Così pet·ò non avviene pe r le lussazioni delle vertebre lombari, nelle quali si ha sempre la frattura. te.

Sall'lnfeslone delle ferite d'arma da fnooo . (Centralblatt fur die med. Wiss., ottobre '1898).

KoLLER. -

Da un discreto numero di esperimenti interessanti che furono fatti solto la g uida d i Tavel, il K. viene alle segue nti conclusioni che sono io parte scientifiche, in parte pratiche: fo Un'infezione mediante Jè armi da fuoco é possibile, giacché né il riscaldamento del proiettile, nè l'attrito che q u e~ to subisce durante il tragitto nell'aria , s ono surtìcienti ad uccidere i germi, se esistono. 2• Il proietto può essere irafetto di per sé o può infettarsi durante il s uo percorso o altt·.avel'sando le vesti o la stessa pelle. L'esperienza però inse12=na che le infezioni non av vengono con tanta frequenza, giacché fortunaLamente la maggior parte delle volte i batterii son o in piccolissima quantità e la loro virulenza minima. Causa la g rave lesione dei tessuti, la poss ibilità d'infezione delle ferite d'at·ma da fuoco è molto m ag~iot'e che di quelle d'arma da taglio. Quando debbasi cut•are una ferita d'a rma da fuoco bisogna sempre lt·attarla come una ferila infetta, pensando che ra ramente una ferita è asettica, che i batterii patogeni si trovano sparsi dovunque, e che finalmenLc la possibilità di un'infezione estesa , data la virulenza d ei ba tlet•ii é fr equente più spesso di fJ uello che si crede. A quale categor·ia apparten ga una ferita non si può s apere da prmcipi(\; dobbi amo du:nque aver• cur·a di adoperar e snbito del materiale sterilizzato per la medicazione, acciocché non sia possibile une infezione secondaria dal di fuori. Se si scopre che la ferila é infetta, a llo ra bisogna drenare la medicatura con gat·za iodoformica o con tubi da dr enaggio. Gli altri


RIVISTA CHIRURGICA

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mezzi, come il ter mocauterio, la tintura di iodio, la soluzione al5p.100 di acido fenico danneggiano,secondo l'autore, i tessuti già offesi e maltrattati dal colpo, per modo che si prepara cosi un terreno più propizio alla moltiplicazione dei germi e si apre in tal modo la via ad infezione generale dell'organismo. c. f. PE:-~zo.

Cento ernie lngntnall curate ool metodo Ba•llnl. -- (Rio. veneta, 15 dic. 1898). -

L'A. combatte alcune obbiezioni t'alle dal Kochet· sul melodo Bassini ed espone una statistica di cento casi di ernia ing-uinale da lui opet·ati, tutti con esito relicissimo e duraturo e tutli senza alcuna complicazione postuma operatoria ad eccezione di uno nel quale si ebbe suppurazione evidentemente perché durante l'allo opera tivo non fu abbast.anza protetto l'a ngolo inferiore della ferila sul qua le ve nnero a cadere alcune goccie del liquido contenuto nel sacco. Il buon esito di queste operazioni l'A. lo attri buisce all'a vere sempre esaltamente seguito il me todo del 'Bassini osset•vando a lcune particolarità tecniche da lui usate costa ntemente le q~ali raci.litano ed abbreviano i singoli momenti dell'operazione, e risparmiano al ch ir·urgo inutili lacerazioni e maltrll ttamenti dei tessuti. Le più importanti di queste particolarità sono: limitare al necessario l' incisione cutanea; non scuoprire tro ppo il muscolo g rande obliquo dagli strati di connetti vo lasso che lo riv estono esternamente; afferrare con una pinza l'a ngolo s uperiore dell'anello inguinale cutaneo e incidere l'aponeuros i del grande oblirruo fino a livello d~ll'anello addominale, luogo uoa linea co rrispondente al contorno s uper·io r e iote t·oo del cordone spermatico; suturare il triplice strato al bordo posteriore del legamento di Falloppio 11 p unti s taccati io modo che l'ago penetrando a 2-3 centimetri al òis opra del m~:~rgine inreriot·e del triplice strato, si rivolga subito infuor·i per attr·aversat·e lo stesso strato in senso inverso a un cantrmetr·o circa dalla prima trafittura, per poi passar·e dall'indi etro in avanti e ad un mezz0 centimetro dal s uo margine libe ro il punto corrispondente del legamento d i Falloppio ; affidare i capi dei fili ad una pinza per poi annodarli dopo finila l'applicazione dei punti; usare pei' le suture e legature e sclusivamente s eta essendo quella che più facilmente può otleners i sterile. te. 12


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RIVISTA Dl OCULISTICA L . B AC H e NEUMA N N. -

cJ••ervaztonl batterlologlohe, oltDlohe e •pertmentall •alla oherato-oonglaativtte eosemato•a e •ulla oongtunttvlte catarrale. - (A rchio. f. Avgenheìllc. XX X VII, pag. !13).

Gli A. A. ebbero campo di osservat·e 110 casi della cosidetta congiuntivite calat·rale !'lemplice e poteltero consta tare io 35 la pres enza di diplobacilli; però in 5 casi soli, in cultura pura e negli altri 30, coi di plobaci lli si osser varono: quattro volle i bacilli della xeros i; ventidue volte gli sta filococchi ; una vo lta lo s tre plococco lanceolato; una volta il pneumoba ctllo del F riedliintle r, e due volle gli streptococchi. La for ma clin ica della conf.: iuolivite angolare, si mostr·ò 19 volte, mentr e che in altri 14 casi •·ssa esisteva senza che si pote!'<sero dim ostrare i di plobacilli. l pneumococch i fu1'0no trovati in Hl casi ; sei volle iu cultura pura, selle volle in u11 ic•ne COI!Ii s tafilococchi, e due vo1te con g li str eptococch i, s ta fìlococchi, e bacil li della xer osi. In 53 casi si potè dimostr are il micrococco piogeno aureo e l'albo, più spesso as>;ociati col bacillo della xerosi e tal· volta col m ù·roeoccus jlaou.~ caudicans e con la sa r cina. In forme clinicamente uguali, si tt·ovat·ono batter i diver·si, m entre in forme clinicamente diverse, si tr ova rono gli s te8si batler·i. E. T. MAR CJNO\\'S JO.- Lo xeroformto nell'ulcera

corneale. -

(Therap. Monastsh., 1898, N. 7) . Nelle ulceri e nelle va rie le!':ioni dc•lla cor nea, l' A. poi. ver izza lo xero formìo nell'occllio. Ci nque casi eli ulcera corneale e undici di lesioni diverse gua r·ir·ono presto e bene con tal metodo; e le cical r icr residnul i, mollo piccole, si riassorbir·ono quasi cornplela menle. E. T.


.....,

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RIVllST A DI OCULISTICA

ScHLo esseR. - Dell'Importanza dell'esame del oampo vl •lvo nell& d!agno•lln generale. - (Centralbl . .f. med. Wissenschf N. 30, 1898). In tutte le affezioni o rganiche di gravità varia, le osser vazioni fatte su individui che non erano ammalali né d'occhi né di nervi, dimostrarono un restr ingi mento concentrico de l cam po visivo: inoltre, in quasi tutte le malattie acute, e principalmente nelle infetltve, si accer tò che qualche tempo dopo il terruine dell'affezione, e col p rojlredire della convalescenza, il campo visivo ritornava normale. Lo stesso fatto si oss ervò nei disturbi dell' apparato digestivo, nelle gravi anemie, e nel deperimento organico, che agisce potentemente sulla funzionalità del nervo ottico; in minor grado si osser vò pure nella febbr·e. Perciò l'A. vede nello stato del campo visivo una specie di barometro della salute, ~ ne conclude che i r estringirnenti del campo visivo nelle nevrosi funzionali (isteris mo, neurastenia, neuros i traumatica), sono i segni precursori di profondi disturbi di nutrizione, non solo del s istema nervoso, ma di tutto l'organismo.

E. T.

Olroa la puntura •olerale nel dl•taooo retln1oo. - (D. med . Wochen;,chr.) N. 18, 1898).

A. KRONIIEIM. -

L' A. riferisce 2l casi di puntura scler·ale nel dis tacco di retrna, n e lla cliruca di Cohn in Breslavia. In 6 c&si n on si ebbe alcun risultato; in 2, si ebbe peg· !!ioramento ; miglioramento a ppena sensibile in 4; notevole miglior amento in 4; e guarigione io 5. Però. fra questi ultimi casi, solt.~:mto in uno s i ottenne un buon esito duraturo.

E. T. Bluovl rlaul tatl 4el trattamento allo aooperto delle piaghe ooularl. - (Re e. gen. cl'opht., n. 5 del '98).

H JORT. -

Corn' è noto, Hjort si é fatto iniziatore di un nuovo metodo, del trattamento delle soluzioni di continuo oculari, senza l'applicazione d el solito bendaggio occlusivo. W olftberg nella Wocltenschrijtfii.r Therapie n H!!{Jietle des A u!JeS, propose, come Hjort, di sopprimere la medicatalura, ma di sostituirla con un oper colo di carta.


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RIVISTA DI OCOLISTICA

In questo secondo articolo Hjor t obbielta c he a llora rl tra llame nto non sarebbe più allo s coperto ... Pubblica inoltre il risultato di una 2' serie di 28 casi ; nella t• serie i ris ultati erano stati tulli favor evoli; in questa 2" s erie s u 28 cas i ebbe 3 ins uccessi, dei quali uno può esseJ·e alLribuito ad una infezione e ndogena pe r una pneumonite.

Bloerohe çerlmentaU •ulla dblnfel'lone della oongluntlva oculare. - (Reo. tl"op th. e No r ddeutsclt.

D A Lf; N . -

med. A r ch i o.J.

L'A. ha fallo n umerose ricerche s ulla presenza di ball er i, prima e dopo la dis infezio ne della co n ~iuntiva; ha sempt·e t1·ovato sotto la med icatura dopo 5 ad 8 ore un numero minot·e di batteri che pr•ima della dismfezione ; ma trascor se 12 a H Ol' tl ne ha ord inariamente t•in venuto un numer o magg iore. Egli allri bu i!';ce tale aumen to di batteri al fatto clte la medic9zione impedisce l'a m miccamento delle pal pebre e d il deJlus so delle lag r ime nel cana le la1!r'imale. Dalen infine di mostra con nume rose esperie nze, che i batler·i aume ntano enormeme rrte in n umero sotto la medicalura, e dimin uiscono bentos ltl appena q uesta è s tata leva ta . Questo studio è tutto a ffatto ra vo t·evol e al metodo del tr·attamento allo scoperto pr econizzalo da H.io •·L. C .\ R T ER. -

L'enucleazione e l 'operazione dl •ule•. -

(Reo. fJen . ci'Ofil't t., n. 1-).

Carler espone f]Ualt ro casi nei fJll& li , do po di aver est>g uila l'ope1·azione di Mules l'occldo con:<e1•va to fu in seguito soggetto a g1·avi molatlie. I n nessuno di questi cnsi si osser val'ono i fenomeni d' irr ilazi0ne o d'o fta lmia simptttica; e , cosa da nota t·e , i quallro cttsi furono lulli dillerenli, s ia pe1• la loro or igine che pe r la natura, e le ma lattie che a ltRCcJuono in seg uito il s econdo occhio fu rono ptu·e tu tte differe nti. Cat·ter ritiene che, s e inve(·t• dell"esenterazione, s i fo sse operata !"enucleazione, le con,.eguenze ulte1·ior i s at·ebbero s tate le medesime. Del resln e~li <llfende a s pada tratta la esenterazione , c he eg li ha pr uticato già s u t :JO pazienti.

gr .


RIVISTA DI OOULISTICA

BouRGON. - Anolena et nonvean my4rlatlqnea. opht. n. 19 del '98).

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In uo lungo studio su questo argomento , Bourgon preco· nizza per la midriasi il cloridrato di efedrina. L'efedrina è l'alcaloide dell'efedra vulgaris (gnetacee), ed il sale usato è il cloridrato, che c r istallizza in a~hi molto solubili nell'acqua, e la s ua soluzione non s'altera alla luce. La soluzione da usarsi è di 1 : 20, una g-occia ; l'azione m idria ti ca incomincia in genere dopo 25 minuti, la dilatazione massima dura 10 minuti, e cessa dopo du e ore e mezzo. Si ha adunque un ottimo midriattico ad azione ener gica m a fugace. che agisce pochissimo sul muscolo ciliare, e che può esser e di valido aiuto nell'osservazione oftalmo!"copica. Non ha azione, o quasi, sull'accomodazione, perciò i soggetti non ne risentono disturbi ; è di un' innocuità assoluta sia dal punto di vista locale che generale. H Jo RT. - Cento eatra.doDi dl o&taratta trattate senza medloatnra. - (Reo. opth., n. 5). Sui cento casi riferitu, avrebbe avuti questi risulta li: 1 panofla lmite da causa ematogena; 1 irite con occlu!>io ne pupillare (V = O); 1 i rite passeggera ; 1 esacerba zione a cuta di una coroidi te preesistente ; 6 volle prolasso dell'iride; :> volle uscita del corpo vitreo, senzn disturbi nella cicatrice. gr. P.o~.NAS. -

Ohera teotomla totale aegnlt& 4& s utura. Hop ìtau:x, n. 96, 1898).

(Ga~etle cles

In una comun icazione falta all'Accademia di medicina , l'A. ha esposto la seguente operazione , da lui idea ta allo scopo di ri mediare agli inconve nienti , che susseguono nella e n ucleazione del globo ocular~, (juando si r esidua un moncone insufficiente per la protesi e pel sostegno dell'occhio a rtificiale: Clol'oformizzo.to l'ammalato, si fissano le palpebre col blefnro-.tato ed il ~lobo ocu lare con la pinza a denti. Ciò fallo, s'infilza da parte a parte il lembo scie l'o-corneale con l'ago


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RIVISTA DI OCULI1'5TICA

semi-cur vo di Reverdin, facendolo passar e dietro l'ir ide ed il cr istallino e lnsciandolo a posto; alla cruna dello stesso é pas;:ato un fil tii seta, che set•virà poi pel pri mo punto eli sutura. Si riseca la ~ot·n e a alla base e si aspor ta l'ir ide in tota lità. V iene quindi estrailo il cristallino per intero col cucchiaio Davicl, sia o no colpilo da cataratta, evitando l'uscita dell'umor vitreo; non r esta che sutul'are il monco ne. A tale uopo si ritira l'ago di Reverdin col filo, legando quest'ultimo; poscia si passa da ciascun lato, altra verso il lembo sclerocomea lc, un ago cur vo, pur esso muni to di filo di seta. Perchè i l monconc abbia una form a t·egolare, si asporlnno i due angoli laterali della linea di sutura, otl enendosi co -si una sovr apposizione pc1·fella senzs perdita di sangue. Mediante questa operazione, si ha un moncone utile per la apposizione di un apparecchi o di pr otesi; r uso di questo non sarehhe seguito dai soliti inconvenienti, che si ver ificano quando l'occhio ar·tifìcia le é applicato dopo la enucleazione del bulbo (lacrimazione, infiammazione delle palprbt•e, ecc.).

cq. P ERCY DuNN.- Le

vloerl 'd ella oorneaedtlloro tratta.. mento. - (The Lancet, 22 oll., 1898 - Recueil d'ophlalm., n. 11, 1898).

L e ulcPri della cornea, fr equen li sopralullo nelle classi povere, sono il seg no di un difetto di nutrizione di questa membrana; questo difetto di vitalità riscontrasi pure nelle ul ccl'azioni, che complicano alcune malattie infettive, mo1·· billo, sco!'latlinl.l , vaiuolo, ecc. Accanto a queste ulceri vanno messe quellt' dovute a lraumalismi, chP l'A. distingue in semplici e compl icale. Nelle prime il trattamento dev'esser·e sp ecialmente auliRetlico ; quindi lavntura con soluzione di chinosolo all' 1 pPr 2000, p1·er.eduta da inslillazione di cocaina; inslillazione di qualche goccia di atropina ed occlusione dell'occhio con rnoùicatm·a a settica. Qualche volla queste ulceri si compl icano ad ipopion, p<!l quale l'A . preconizza la punzione e la svuotaLur·a su!'>seguila da lavatur·e calde e da instillazione di cocaina. Si hanno pure ulct;ri semplici della corn ea, non Hccompagnat.e, cioè, da ipopion da vascolari1.zazione, ('cc., nei giovani gl'aci li; in esse il sintomo piu grave e la fotofobia, con la


RIVISTA DI OCULISTI OA

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quale non sempre è in rapporto la grandezza dell'ulcera. Dicasi lo stesso per le ulceri, che possono riscontrArsi nella oJ\almia flittenulare , affatto superfici ali e cbe r•esiduano opacitlllie vi . In tutte queste u lceri si combatte vantaggiosamente la fotofobia con ·c ompresse boriche calde, inatillazioni di atropina e di cocairna, fa"ciatut·a occlusi va; inter namente vanno somministrati i Lonici e gli stimolanti. Le ulceri complicate sono vascolari, infettive e necrosiche; alla loro palogenesi spesso partecipa .il canale lagrimale, donde la indicazione di farne sempre un serio esame. L'eserina conviene ::>pecialmente nelle ulceri necrosiche, nelle quali le fomentazioni di belladonna sono allora controindicate. In quelle vasco.lal'i l'A. torna a preconizZAI'e il setone contemporaneamente al trattamento ant1setlico. Un trattamento energico è necessario per le ulceri infettive o serpiginose, spesso seguite da ipopion e da perfm•a· zio ne della cornea; quindi cura antisettica, instillctzione di eserina. cauLer izzazione dei bordi dell'ulcera; in certi casi l'atr opina deve rimpiazzare l'eserina. CIJ. YARR.- Le afleslonl ooalarl eU ortglne malarloa. - (The

Brii. M ed. J., 21 sett., 1898 - Ree.u.eil cl'ophtalmologie, n. 11, 1898).

L'A. richiama l'attenzione dei pr atici su questo argomento, sul quale i comuni tr·altati di oltalmo logia quasi tacciono. Le 8 tl'ezioni oculari da malaria hanno la loro origine nei distur bi circolatori e possono distinguersi nelle s eguenti: iVeorite. - Si manifesta negl'individui che hanno gia sofrerto parecchi accessi di febbre e si rivela al suo inizio con dolor e sopraorb1La le, fotofobia e spesso emarolopia . La per·cezione dei color·i si conser·va presso a poco normale, eccettuato il caso in cui l'atrofìa del nervo ollico è ava11zata. La diminuzio ne de ll'acutezza visiva succerlc in una settimana e qualche volta in 1-2 giorni. Al reperto oflalmoscopico la pu· pii la s i mostra di colore rosso-grigiastro ca rall eri ~l ico, color·e dovuto ai par·assiti contenuti nei capillari; v'è edema circumpapil lare con scomparsa dei ma rgini della pupilla e ~on ing r andimento e sinuosità delle vene; emorTagib retiniche periferiche nel terzo dei casi. L'affezione è binocUlar e, ma i due occhi non sono contemporaneamente coll'ili. L'e~ ito è l'atrofia pa 1·zia le (R p. 100 dei casi), di rado completa.


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RIVISTA DI OCULISTICA

Emorragie relin iche. - Si presentano o soLto forma di piccole emorragie periferiche, o sollo quella di ab bondanti emorragie pe ripapillari e maculari. Le prime sono frequenti negli accessi febbrili acuti e nella zona ciliare ; si a ccompagnano o s usseguono alla nevrite ottica, oppure sta nno da sole. Le seconde, meno frequenti, si riscontra no solamente negli individui affetti da cach essia. Co rio-retinile.- Si ha nel 20 p. 100 dei casi di febbr e da malaria ed i !'lin tomi s i manifestano in generale al la fine dello s tadio del calor e. La pupilla all'esame ortal moscopico appa re velata, la t•etina sembra dissemwala di chiazze. In filt ra::ione sierosa del vitreo.- È a ssai 1·ara e fu descritta la prima volta da Seel_y; esl"a ca g iona la perdita totale della vista. Sono pur·e state osservate aHre affezioni oculari nella infezione da malariA ; cosi l'amaurosi istantanea e per sis tente senza lesioni apparenti del fondo oculare, l'amaurosi in termill,ente, quella ter·minantesi con l'atr·ofia ; così lo scoLoma centrale persistente, la visione bleu int.crmittenLe. L'ambliopia da ch inino, consecutiva a forli dosi del far maco in br·eve tempo, è comune e quasi sempre bilater•ale. o~s!'a d'o rdi nario scompare sotto l'uso dei tonici e della uitrogliceri na. cq .

RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLO G I CA

PAWLOW. -

Il lavorio delle glandole dlge•tlve. -

(La

nuoca rio,sla clinico - terap~utica, 11. 12, dicembre 1898) . Le rice1·clte cleJreminP.nte fisiologo russo vengono, in massima, a dar r·a~Xion e ali" id"a popolare, che l'appetito sia un coefficiente neces;:ado della digestione. Già n(\1 1852 Bi.:der e Schroidl avevano osservato che in ce rte cir·costanzc bastava eccitare i cani . presentando lor o degli at irnonti. p t'l' pr·ovoca1·e una secr ezione di succo ga-


RmsTA Dl ANATOMIA E FIS IOLOGIA, E CC.

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strico. Quantunque alcuni autori non abbiano potuto confermare questo ratto, la massima parte potè convincersi della s ua esall6ZZa. In tempi più r ecenti (1878) Ca rlo Richet, in un'ammalala gas trotomizzata per stenosi eso fa ~ea , potè con· statare la secrezione di succo ga str ico puro, O!Zni qualvolta la paziente metteva in bocca qualche co sa di dolce o di a cido. Pa wlo"" r iusci oPi suoi es perimenti a dimostrare cos tantemente e indubitatamente una secrezione gastr ica, in rapporto alla introd uzione in bocca degli alimenti. Egli pratica in un cane un'or dinaria fis tola gas trica, che munisce di una cannula metsllica, inoltre r ecide l'esofago al collo in modo c he la sua cavità boccale resta priva di ogni rapporto colla cavita ~Zastrica ; prima dell'esperienza la va a ccuratamente il ventricolo, poi da da man gia r·e a l rane. Questi ma n~ia con appetito vorace e tutta la ca r ne deg lutita esce dal capo s uperiore dell' esofa go reciso. Dopo 5 minu ti d i questa apparente alimentazione compare, all'or·itìzio della fis tola, del s ucco gastrico perfettamente puro; di mano in mano che il cane mangia, lo scolo di ques to s ucco va facendosi s em pr e più abbondante, talché 5 minuti <iopo l' inizio della secr t'Ziooe se ne r ossono r accog liere una ventina di centimetr i cubi. Si può alimentare l'animale per quanto tempo si vuole e la s ecrezione può così durare due a più ore. Pa wlow dice es se rs i incontra to in cani cosi g hiotti che non s i s tanca vano di mangiare a questo modo per 5 o 6 ore , e in (jues to tempo secer·ne vano circa iOO cc. di s ucco gastrico purissimo. f: evidente adunque che il solo atto di mang iare determina nel ventr icolo vuo to una secrezione di succo ga str:co ed una secr ezione cosi abbondante e cosi atti va (dotala cioè di a lto potere digeren te), che quell'atto de v'essere un fattore im por·tantissimo ed attivissimo della dig es tione gastrica. Per qual naer.canismo s i de termma que>"ta s ec rezionet È un semplice r ifl esso pro vocato òal contatto deg li a limenti colla m u co~ boccale , o dalla maslicazione e de glutizione t A p riori par t•ebbe dt si, ma se nel cane, pre pAra to nel mndo sovradesc r·illo, si eccita la mucosa boccale con una soluziot.e a cida o salata, con sostanze amare, con pepe, con senapa, con decotti di cnr ne, ecc., non si osserva ness una seçrezione. Anche impr egnando una s p;.Jgna colle sostt~ n ze s ovr·accenn a le e f1·egando la cavità bocc~o l e , aggiungendo cosi un ecci t ~ m Pnto m eccanico al chimico, non s i ottie ne alcun effetto.


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RIVI STA DI ANATOlUA E :f'lSI OLOG IA

Di più ~i può abituare il cane a masticare dei pezzi di spugna, a mandar giù dei ~assoli n i , e continuando questo giuoco anche 15 o 20 minuti, non si ottiene neanche una goccia di succo gastl'ico. Dunque non é l'eccitamento chimico e meccanico della mucosa che provoca una secr ezione rifl essa della mucosa gastrica in questi esper imenti, ma un 'q ual che altro mo· m ento che btsogne. d .. terrninare. Ripetendo nei suoi cani l 'esperimento di Bidder e Schmidt, Pawlow tt·ovò che, osservando cet'te precauzioni, cioè la· sciando per fJUalche tem po gli animali a digiuno. sceglieuclo can i sensibi l i, usando cibi che li allettino, si riesce a pr ovocare la secr ezi one gastPica, sem plicemen te stuzzicandoli, facendo lor o v edere e fiutare degli alimenti e specialmente della carne cruda. É adunque un mo mento p~ic h ico. cioè il desiderio di mangiar e, il piacer e di assapor are l'alimento, quello che negli sperimenti di a limentazi011e a pparente, pr ovoca la secr ezione g-astt·ica. Quest'a!';set·zione è confermata da modi ficazioni dell'esperi enza fond tunerttale. Se, ad es, si pt•epara un cane con un lun go digi uno (2-3 g iorni). q ualunque cosa gli si dia a mangiare (carne colta o cruda, pane, albumina coagulata). !'; Ì otten à ~empre un' inte nsa secrezione di s ucco ga strico, m ~ntre il cane r·he non ha dig-iunato clte poche or e, farà una scelta fra g li al imenti, man giandone alcuni avidamente, altt•i svo g-li!Hamente, altr i r ifìutandolt; in l'elezione con questo t'alto la secr ezionè ~a;,lri ca ,:, l'r>)!gP.tta a for ti oscillazioni nella qualitù e quantit<i.. La massima pa rte dei cani pre t't> ri ~c e la carne al pa ne; co rrisponJentemente m•ll'ali menlazione appar ente col pane, si ottiene un succo gastrico più debole e in quanlilH minor e che non colla ::ar ne Vi sono per ò dei cani c he mAngiano con pi l.1 appetito il pane che la came, e in fJUesti la secrezione gasll·ica è p.ù abbondante e più attiva pr·aticanolo l'alim entazione oppar·en te cora quello che n on con 'Ili t's ta. Dobbiamo adunque conclai uder e, che un momento psichico i n questi esperi menti eccita i ner vi ghiandolari ùel ventri colo. E opre;:;to m o m •~ rtlo psichico in ultima anal tsi non é allt'O che l'Appetito; per cu1 siamo autor izzati a dire che l'appetito é il pl'i mo e pii1 pol1'nle ecc itan te di' Ila sect·ezione gastrica. Un buor~ ap petito nwngillltùo equivale ad un'enet·g ica >'ecr ezione di succo attivo, dove manca l ' appemo manca pure questo succo; ti r ida r e <td un uomo l'appetito vuoi di1•e asl:'i cura r· g li u nn buona do>-e d r l"ucco gn!;;LI'Ìco al pri ncipio rlel pllsto.


N ORMALE E PATOLOGICA

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Quali sono le vie nervose, cbe questo impulso psichico (il quale fisiologicamente considerato è un r·ifle~so complicato) segue per trasmetters i al ventricolo1 A questa domanda , la mente corre immediatamente ai nervi pneumo~astrici ; e gli esperimenti di Pawlow dimostrano che realmente la suppurazione è esalta. I n un cane con fistola gaetrica e recisiooe dell'esofago, Pawlow taglia il pneumogastrico destro al disotto del nervo laringeo infe1•iore e dei rami cardiaci (per evitar·e i gravi distur bi inquietanti do vuti all' alterata innervazione del cuore o laringe), e prepara allo scoperto il pneumogastrico sinistro; da da mangiare all'animale e osserva la compars a della sec1·ezione gastrica; taglia il pneumogasll·ico sinistro e tosto la secredone diminuisce e in breve si arresta. Offrendo al cane nuovi alimenti, esso mangia con avidità per 10-15 minuti, ma 11on si osserva una ~ola g occia· di s ucco tluire dal veotricolo. Sono adunfJue i pneumog astrici che trasmettono l' impulso psichi co alle ghiandol e gastriche ; sono dessi i nervi secretor·i del ventricolo. Dirò incidentalmente che Pa wlow, in numerosi esperimenti, eccitando i vaghi provocò una secrezione di succo gastrico. L'importanza pralica di questi es perimenti fi s iologici non è di poca portata. Se l'a ppetito è il piu potente eccita nte della secrezione gastrici!. all'inizio del pasto (più tardi il contatto dei cibi colla mucosa gastrica costituisce un altro eccitamento), é dovere del medico di ristabilire l'appetito ai s uoi ammalati: e r ealmente i medici di tutti i tempi e di tutti i pa esi si sono sempre fatto un dovere accanto alla CJlra principale, di provvedcl'e all'anores::<ia degli infermi loro affidati. Quindi a bbiamo un' infinità di l'i medi destinati a questo scopo . Disg-raziatamente la scienza medica attuale si è allontanata da questa giusta via; non trovando nelle espe r•icnze fisiologiche una di mostrazione dell'importanza dell'appetito, lo trattò come: une qua nlité négligeaule.

E no i scorrendo i moderni trattali di patolog ia della di!l'es lio ne, troviamo ben poche pagine destinate all'appetito, be n poco apprezzato il suo valor·e fis iologico. ben trascurata la s ua s peciale terapia . Ciò malgrado, molte prP.s<·r·izioni m ediclJe ha nno in fondo per scopo di rilevare l' ap petito; ad esempio , q uando si ordina ad 1111 ammalato J i mang iare in prccole p or zioni e non fino alla saziata, quando lo si al lontana dal s uo ambiente orrlinario e lo si manda in una stazione di ba g ni, in monta gr>a e s• mili.


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RrviSTA DI ANATOMIA E FISI OLOGIA

Nel pr·imo caso, i piccoli pasti, ollr·e al non sovracc3ricere il ventr icolo, hanno per effetto di far sentire il biSORnO di cibo e rli provocar·e una frequente secr·ezione di succo gastrico alli \'O per via psichica. Ciò è tanto più desiderabile, inquantoch•\ in una f4 l'à n parte delle m alattie del ventricolo, a mmalano solo g li str ati s uper licial i della mucosa, per cui può nccad<' l'e che la s upel'fìcie sensibil e di quest'or·gano, quella c he deve risen tiee l' ecci lamento c himico degli alimenti, r ispo nda m ale al suo còm p1 to, e 'Juindi sia alter·ata quella r eazione secr etor ia cl1e Pa w lo w cl.iarna secr ezione chimica, per cl isting uel'ia dalla secrr>zione dell 'appeti to. U n buon eccitam ento psi chico, un vivo appetito, può invece inviare un impulso secr eiOJ'io, per· m ,.zzo dei ner vi secr etori, alle g hiandol e pepliche cile giacci ono negli str ati pr ofondi, non Jesi della mucosa, e a questo modo la di gestione può compier si col succo dell'a ppeti to. E evidente poi cl1e la lontananza dagl i affar·i, il m oto all'ap~ r to, l'aria pura, g li spPLtRcoli òP IIa natur·a, le cur e idr ote· r apicl 1e, sono tutti mezzi alli a r·isve:::liare l 'appetito. Stabilita l' i ntluu:1za della psiche sulla secr ez1one gastr ica, entra in una nuova fa se anche la qu e!\tione clei condimenti. Se fXià pr'"ima empir icamente si era venuti alla concl usione, che non b asta va che f!l i alimenti fn sser·o nutr ienti, ma er a necessaPio fo ssero sapori li, oggi ne sappiam o il per ché. Per ciò il m edrco non sollanto deve pr ocurare che i suoi ammalati introducan o CO;!Ii ali menti il numer o sufficif'nte di calorie, m a deve badarp c he i cibi sia no svariat i e sapor i ti , che soll etichino cioè il suo ap.pe ti lo. Alla qu estione <h• li' appet1 t0 si coll t>ga intimamente anche quella dt>gli amari. l pra t1ci di lut ti i tem pi hanno t•iconosciu to i l valor e d••:rli amari rome ecci tanti del l'appetito; i t'isul tali ir.cel'li d ~p-li espe1·imcnli su:;rli ani mali hann o minac-

ciato di far cadere in oblio q u e~ ta categoria di medicinal i ; l e r icer ch e sul l' uomo di ques ti ul timi an ni li banno riabilitati. Secondo Pawl cnv, l' azione sulla secr·ezione, con!:'t.atata per alcune d1 queste sostan ze, é conseguPnza dell' appetito che destano, el'citandn non solo i nervi l!aslrici, ma s nelle ed i n m odH spec1ale i nerv i guc:tativi . La concl usione fìsio ln;!iCa el i t utti qrw!';ti f11lti si t>, che l'a p· peti lo no n solo serve 11 r endere pia ct' \'OI ~ l'atto delr in troduzione ,!eg-li alim Pnli, ma <'> un fattor e im portantissi mo della digestione, per·ché é i l pr1 mo eccilant.,: della. secrezione gastr·ica.


NORMXLE E PATOLOGlCA

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M. RoGER. - D carciofo come mezzo 41 cultura mlorobloa. - (Prou r ès M édical, N. 30).

L'autore riferisce nel suo studio di aver esperimentalo questo mezzo di cultur•a e di avervi ottenuto la coltivazione di numer·osi bacterii, e fermenti: taluni non vi vegetano affatto come lo streptococco ed il bacili() dift.eri<"o: altri vi prosper·aoo senza alcuna modificazione nè di colore né di forma, quali lo stafìlococco dorato, il bacillo tillco, il lievito puro di birra. Altri invece modificano il vegetale in verde intenso e questi sono il colibacillo, il b. sottile, il b. prodigioso, quello del carbonchio, l'oidium albicans, il lievito di birra del commercio. Però l'interesse principale in queste osserv11zioni viene rlato dal bacillo del tifo e dal colibacillo : il primo vi si sviluppa bene, ma le colonie restano microscopiche; il se· condo invece dà una bella tinta verde che è già vis ibile ùopo ventiquallr·o ore: questa tinta ver de che determina la seminal!ione del co!Jbacillo é prodotta da una materia cr omo gena d e l ca r ciofo che si ossiùa alla presenza del bacillo s uin\lacato, e che ne svela la presenza .

Beperto del baoUU dello •megma uell'e•oreato polmouare umauo. - (Berl. t.-lin . Woch ., 1898. n. 37i e Setlim. med. dello Speriment., i 7 diCC!mbre 1898.

PAPPI::N I-IEDI. -

rn una donna di 35 anni cb e mori in sc ~uito ad enterite follicolare e che poco tempo prima della morte aveva presenta to sintomi polmonaz•i, l'A. trovò ne ll'espettora to abbonda nte. purulento una quantità rilevante di bacilli i quali, per il fa llo di essere colorabili col metodo di Ga bbet, si ritennero q uali bacilli tubercolari, mentre poi con ulleriori ricerc he fu r iconosciuto tra ttarsi di bacilli dello s megroa. Quale metodo di colora zione di questi bacrlli, allo scopo di differenziar·li da quelli tuber(!olari, l'A. pr opone il seguente : 1° colorazione in una soluzione di fucsina carbolica fino all' ebollizione per br·eve tempo ; 2• aspor·tazione della soluzione di fucsi na in eccesso facendola scolar·e, rna senza la vnre; 3• decolorazione e colorazione del fondo immergendo tre o cinque volle il prclparato nella soluzione colorante, c he si ra ogni volta lentamente scolare, composta di 100 parti di alcool a ssoluto, 1 parte di corallina e bleu di metileoe fino a s aturazione completa coll'aggiunta di 20 parti di glicerina; 4• lavatura in a cq ua, essiccamento, montatu ra. te.


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RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE P. F. ARULLANI. -

La par&lteleplnale etflUtloa. - (Gaz:oetta mediea di Torino, 22 dicembre 1898).

La par-alisi spinale silililica é una forma morbosa abba· stanza r ara che occupa ai giorni nostri vivamente gli studiosi, sollevando discussioni, come Lutle le nuove forme che sLaono per stabi l irsi io modo delìniti Yo. Er·b ne parlò la prima volta nel 1892 e diede il seguente quadro sintomatologico; Andatura spastica spiccata, ma con scarsa par·alisi e scarsa tensione muscolare nelle estremità inferiot•i; es»ger·azione dei riO essi tendinei; debolezza di vescica e diminuzione di poLAuza sessuale ; scarsi o mancanti rli sturbi della sensibilità. L 9 soffòrenze i11comincierebber o il più delle volle enlr·o i primi tre, sei anni dopo l' infezrone specifica, si svtlupperebber·o len tamente, e, in genere, con cura antisifìl ilica. o mr g-l iorerebbero o resterebbero stazionari. Secondo Erb, mentl'e si trovano, per· esempio, 400 casi di La be, no o si hanno che 30-35 ca;:; i di paralisi spinale sifl lilica. Sidney Knh, suo assisteute. ne ha fatto unt~ bella r accolta ((12 ca::;i). e altri, in seguito, confet'marono le vedute di Erb. Così Mnchin, ave:1<10 folte o!'l.servazi.oni analoghe nella pella~l'o, proponeva il nome di paralisi spi11al e spsslica tos· sica, e Friedmann ed Hol'rnann osser·vavano forme identiche anche nei fanciulli con sifilide er·erlrlar·ia. Er b riteneva che la malattia si sviluppasse sempre molto lentamente; invece par·ecchi casi riferiti in seguito, dimostrarono anche la possrbiliti.t ùi 11110 sv iluppo l'apido; anzi, in queslo senso. Kuh propose di fare della mal alLia due cale~or·ie distinte. Muchin, invece, volle veder·e nel modo di l"vilnppo del la rn alattia, un m omento Jingnostico di valor·e, per cio che i casi a rapid o sviluppo sar·ebber·o errati, rientr•anclo nel quadr·o delle comuni mieliti lr a!'iver se. Ollre ai classici sintomi di El'l', n ~ tr·oviamo anche frequenl~menle alcun i all:-i, scorrendo i val'i casi r·egistrati nella l eLLeralur·a. Per esem pio, quasi tultr i pazienti avvertono o spontaneamen te o sollo pressione, una dol orabilita


RfVI STA DI MALATTIE VENEREI!: E DELLA PELLE

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della colonna lombare ; molti, come Ko walewsky, Pick, notarono dei fortissimi spasmi reltali. R i~ua1·Jo alle localizzazioni anatomiche della malattia in discorso, si è nel campo delle ipotesi. Erb ed il suo scola1·o Kuh, in base. al complesso dei sintomi, hanno stabilito come ver-osimili le lesioni seguenti : Parziali lesioni di segmenti cil·colari simmtltricamenle in entrambe le metù del midollo do rsale, e, veramente, affezione della metà pos ter·iore dei cordo ni la te:rali, con compartecipazione forse della colonna grig ia posteriore, dei cot·doni bianchi pos teriori e di Goll. La ca usa di queste lesioni é poco probabile sia una s clel•osi p1•imaria, poiché questa, in genere, compare as sai lungo tempo dopo l'infezione e non riceve che poco o punto giovamento da cura antisifilitica. Si potrebbe pensare ac• una a ffezione leutica delle ve rtebr·e o della pachimeninge che danrwgl{i il rniùollo spinale per compressione , come può riscontra,•si nel morbo di Pott; questo s piegherebbe anche come s i riscontrino dolenti alla pressione certi punti della colonna vertebrale, specie lombare. Pi.·k, escluse tutte le opinioni sopra esposte, propende per un'aiTezione dei vasi, s pecie dei vasi marg inali. l cal>i di paralisi s pinale sifililica venllli fino all"aulopsia sono po chi. ln uno, descritt o da Kuh, s i sart! bbe trovatu nel midollo cervica le uoa degene•·azione del cordone di Goll è del funicolo di Gowe!', scarsa atrofia dei corni anterio1·i e de generazione delle vie dei cordoni laterali piram1ùali; in queste zone degenerate esis teva un forte is pessimento delle pareti dei vasi con scarsa endoartite e ne l miaollo cervicale un fibroso ispessimento delle menin~i; altre volte queste a tfe7.JOni menin gee e vasali non si sarehbero vis te. In uno dei casi citati da Nonne, all'autopsia si sarebbe trovato, acca nto a d una prima ria degenerazione J elle vie laterah piramlclali e de !Ue vie dei cordoni laterali cel·ebellari, una mie lite tras versa dorsale Cl'Onica. Erb ritenne la paralrsi spinale sifllitica come un'e ntità no&ologica , ma in questo concetto ha trovato degl i oppositori. Sono s pecialme nte Oppenheim e ultimame nte Br·un, per i quali non s i tratterebbe che di un0 s ta dio della meniogomielite sifiliLica. Certo allo stato attuale delle nos tre cog ni?.ioni è difficile dare un giudizio definitivo. Che esis ta il quadro sintomatologico di Erb è innegAbile, e se si pensa al caso des critto da Pick, che, per· l O e più anni, presf:lulò de tto


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RIVISTA DI MALATTIE VE~ER~;E E DELLA P ELLE

quadro tipico con leggier e oscillazioni, si é pr opensi a concepi r·e una vera enti ta nosologìca. Cred iamo inesalla la di visione dei ca~ i in due cat<>gor·ie di~ linle, come vol le K uh, e che si può sviluppare con in fezione sifil itica, spesso già in breve tem po (1-3 anni) dopo l' inf~zio ne, parla in modo lento, par·te rapidamente sotto il quadro della mielite trasver·sa, i l compl esso dei sintomi descritti da Erb come paralisi spinale sift litica . Riguar·do alla cur a della malattia, essa consiste sopr atutto nell'ioduro di potassio e nei bagni tiepidi prolungati contro l'sndatura spastic.a e la tensione mu:;colar e. S cHwERI N (Ber·lino). -

Lavatura dell'uretra poaterlore. -

(Dt. med. Wocltenschr{(t, p. 04, 13, 98).

Il metodo no lo di Janet per· le irrig-azioni dell'uretra poster·ior e è stato, con va ntag~io, m odifkato nel senso di sostitui r·e all' irrigatore una g r·ossa per·a di gomma alla cui punta é innestata un'oli va di metallo. Ada ttandosi questa esattamr>nle al mealo uretr·alt•, con una g r·aduale pressJooe si può spinger e un liquido nell'ur etJ'8 poster·iore ed anche nella v esci ca. l vanta~gi di questo m etodo su quello di Janet sarebb er o: sen1plici là di maneggi", racile misura della pressione la quale é r egolala dalla r el'istenza provata dalla mano, ma)!gior a cau tela e minor- dtJl ot·aoilità nel superare l o sfintere ester no e inOn e maggiore pulizia. L ' A. soggiun ge per ò che per pr opr ia esperienza é autorizzato a dichiarare elle i vantag;ri di questo metodo come di 'Juello .Janet nelle semplici ur·elrili po~t.e1 · iori sono !un gi dal resser·e assolu tamente CClnl'or·Lanli. Invece vi banno dei casi nei rJU8li esso é ch iamalo a da r e buoni sus!\idi , c cioè qwwdo esi sta contemporaneam ente prostati le e cistite biPnot·r·agica. ~el m entre al lora la cis tite r apidamente estendendosi r·eclamerebbe un i nter vento attivo e sol lecito, la prostata infianlma ta non toller a i l passn{lgio di cal eter·i anche molli. Ebbene allora con l'aiuto del semplice slrumentaJ'JO descr itto noi pol'<siamo i ntrodurl'e in vesci ca le sostanze medicinali t•ichiesle ùal caso (soluzioni b oriche, per·manganato potassi co, ecc.). Qua n lo al n il rato di argen Lo che parr·ebbe dovesse pr·ecipilar·si allraversnndo l'uretJ·a, esso può perven ir e in vesc1ca inallcrato se !:ii l'Il preceder e all'uso di esso una lava tura borica.


RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

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Anche nella pr oslalite senza cistite la cura anzidetta ha dei vantaggi. Nell'uretr ite cronica con complicazioni acute degli organi annessi é noto come ogni intervento strumentale sia vieta lo, ma queste lavature ha nno sempre benefici effetti agendo anF. C. M. che come dilatatrici delle vie minarie. S. CANNARSA. - DI una forma rara dl derm.ato•t, probabUmente parauUarta. - (Centralblatt fi.lr med. Wissenchalt., N. 32, 1898). In otto c:.ontadini, 12-24 or e dopo che avevano atteso al trasporto di una specie di canna (A rundo rionax), compat•vero tumefazioni alle palpebre, alle labbra, allo scroto, al pene, e in altre parti del corpo che erano rimaste a llo scope1·to. Circa 48 ore più tardi, si svilupparono in codeste regioni delle ves cic.he tte ripiene di un liquido tot·bidiccio, le quali, dopo essere scoppiate lasciarono delle superfici suppuranti che poi si ricoprirono di croste. Inoltre pe1· 7·8 giorni, si ebbe febbre più o meno elevala, con brividi fl'equenti, a cui si associarono: epistassi, senso di compressione all'epigastrio, nausea, s titichezza ostinata, cefalea, disuria e rapida prostrazione di forze. La durata della malattia - che terminò poi con la g uarigione - fu di 6-18 giorni. Quale causa probabile, l'A. trovò sulle foglie dei fusti, alquanto umide e nericce, una polvere di color bianco-spot·co,. dal cui contatto egli stesso riportò delle ustioni alle mani e alle mucose; e sintomi non molto dissimili da quelli sopra. descritti, s i osservarono pure in un cava llo. La polve1'e fu mandata in es ame a persone competenti, alcune delle f'{uali dichiararono trattarsi di un ifomiceto, alcune altr e, di. una var ieta di cocciniglia. E. T. Ulteriore oontrtbuto alla biologia del gonoooooo ed all'anatomia patolo81oa del prooeul gonorrolol. - (Wien. klin. Wochenschr., 18!>8,

GHON E ScRLAOENHA NFER. -

~-

24).

Una giovane di 18 anni presentò i sintomi caratteristici di un'affezione simile all'influenza, sul te1·mine di un'infezione gonorroica. 13


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RIVI STA DI MALAT'f!E VEX E RE:J.; E DE LLA PE J~LE

Dopo quatta•o settimane di questo sl.ato morboso insor sero briviJ i e senso di ambascia al cuor e, e mentre pers is tevano ques ti sintom i, corrispondenti al fJ Uadro clinico di una e ndocardite, si verificò un'embolia dell'ar teria cr urale seg uita da gan ~rena del piede. Al 17° giorno dall' in g r·esso nell'ospedale, segui la m or te tra i si ntomi di un'endocardite settica. L'autopsia fece r ilevar e un' ulcerazione delle valvole a ortiche e a scessi nell'e mloca rdio ; e, inoltre, un ascesso del volume di un nocciolo di ciliegia nel l' involucr o peritoneale della par·ete pos teriore dell'uLer·o. L'esame batteriologico dimostrò nelle ulcerazioni delle valvole aortiche e negli ascessi dell'endocardio, la presenza s ia microscopica che cultur ale - di gonococchi, i quali furono p ure trovati nell'ureLra , vag ina e collo dell' ute ro . L' inoculazione di una cultura di gonococchi otte nuta dalle val vole aortic he, in un'u r·e lra sana, diede luogo ad una blenor•rag ia. tipica. È quindi indisculi bile che, in questo ca s o, l'endoca rdite fu prodotto dal gonococco; ed è poi interessa nte il notar e che le a rticolazioni non 'erano a mmala te. E. T .

D protargol nella blenorragia. Oggi è mollo usato. il prol.argolo nella cura di varie a ffezioni, e lo ::~i im piega pure con g rande va ntaggio nella blen orragia. Seco11do il Neisser , (jw~s la ~ostanza , che è una combinazione di ar·l-(enlo con una proteina, avrebbe su tutti gli altr i preparati, il vantaggio di r iuscire batte ricida pe r il go nococco sen za danner~rJiare i tessuti. La formn la miglio1'e è la !Seguente: P r·olar·gol . g l'a m mi 0,2fl-l ,00 Acqua dil'tillata J) 100 M. P er iniezioni urelrali. Tr·e nelle 24 ore. E. T. 'A. F oRGr::s. -

L& tuberoollDa B . nelle dedoD.I tuberoolaridella pelle. - ( Wien.. /.:l i n.. Woehen. , 1 8!~8, N. 15).

La tubet•colina R. vennt: uf'ata in tre donne a ffette da lup us , un tt delle 'lua li, però, s i ;;otlrA!;Se pl'ecocemente a lla cura. Le a ltre riceve tte ro duli e :l(:j a lle ;j8 iniPzioni e in entrambe la -dose massimtl r nggiun ~ e i 20 m g. Un a sola volta si verificò


RIVISTA DI J{ALATTIE VENEREE ~; DELLA PELLE

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una fugace reazione gene rale, come pure si ebbero reazioni locali isolate di poca importanza. Per quanto ri ~uar·da l'esi to terapeutico, si ottenne un miglioramento passegger o, ma nessuna guarigione permanente: e insorsero recidive sia nel corso della cura, sia dopo il let·· mine della s~ssa; cosicchè non è il ca.so di parlare di un'azione immunizzante. E. T. J. CoHN.- Ctroa gli eaaml batterlologl Dell'aretrlte oroDio& e Della proatatlte. - (Centralblatt f. d. Krankh. cl. Harn- u. Se:r:ual Organe, IX).

Nella clinica del prof. Fosner, l'A . ha studiato i2 casi dr gonorrea cronica, s opratutto dal punto di vista della questione se l' uretr ite pos teriore cron ica e la prostatite cronica riconoscano sempre per causa un' iufezione gonococcica. La· vata l'urelra anteriore fi no ad ottenere un liquido limpido di lavatura, ed introdotto un lubo endoscopico fino a! bulbo, si oltenne, mer cè, il massaggio retlale, tutto il s ecreto dell'urelra posterior e, che venne esamina Lo microscopicamente e batteriologica mente. In tutti i casi osser.vati, i ~onococchi non er·ano più dimostrabili nè nel secreto dt~ll' urelra a nteriore, né in .quello della pos ~ri o re . Invece si trovò 11 voltelostaftlococco albo (7 volle solo e 4 volte associalo con altri batter·i) : 1 volta il bacterium coli : 1 volta, dei bacilli e 2 volle dei diplococchi che, però, non er·ano gonococchi. In tre uretre sane esa minale a scopo com parativo, il secrelo er a asettico. L'A. conclude giustamente doli e sue osservazioni che, terminata la gonorrea, possono esistere per anni delle affezioni dell'ur eLr a posterior e e della pr ostata prodotte da infezioni miste o s econdarie. E. T. La patologia dell'Erpea Zoater. -

(The Lancet, settem-

br·e 1898. Che l' Erpes Zosler non debba essere consider'a to come una malattia della pelle ma come una manifestazione di uoa malattia del s istema nervoso (neurite localizzata) é cosa ormai nota . Ma q ual'è la causa di questa neurite 1 domanda l'autore. L'etiolog ia dell'Erpes è da lungo tempo un so~gc tlo di discussione, e l'ipotesi più soddisfacente sembra essere


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RIVT TA DJ )IALATTIF: VENEREE E DELLA PELLE

quella di Landouzy, che cioè esso sia di origine infettiva. Il suo corso definito, la sua prevalenza epidemica occasionale e l'immunita ch'esso conferisce dopo un attacco appoggiano questa veduta. Esso è frequentemente compagno delia tubercolosi, della polmonite, della sifilide e, sebbene più raramente, anche di qualche esantema . Nella Rioi8ta di medicina del 1891 Adenot pubblicò un caso, nel quale lo Zo<;ter si manifestò lungo il decorso del nervo radiale durante il morbillo. Nel Lancet (dicembre 1896) il Pau! ne descrisse un caso venuto durante una febbre tifoidea. La neurite pr·obabilmente è un effetto tossico e la sua localizzazione risulta da un diminuito potere di resistenza dei nervi affetti. Che una intosc;icazione generale possa produrre questi effetti localizzati è provato dai casi di E. Zoster in dipendenza di intossicazione arsenicale. Ma la neurite non deve necessariamente attaccare l'origine dei ne1·vi, e non è sempre e necessariamente di origine infettiva. La neurite periferica di origine traumatica, come da pressione di un aneurisma sopra un tronco di nervo, può anch'essa dare origine allo Zoster. Il segno più caratteristico di questa malattia é la distri buzione delle lesioni in acc<lrdo coi ner vi cutanei e colle origini

dei nervi. I dotlol'i Jeauselme e Lel'edde hanno osservato molti casi di Zosler, nei quali, con un esame accul'ato, poterono dimostrare la superficie cutanea sparsa di piccole vescicole isolate, e dopo di lo ro Boulland e Tennyson studiarono attentamente tutti i casi che loro si pr esentarono confel'mando l'esistenza di tali vescicole nove volte su dieci. Queste ve:;cicole erano molto spa rs~ e irregolarmentE' distribuite sulla superficie cul~tnea. Tale osservazione fa certo parere strano come nessuno si fosse prima accorto di ciò, ma una spiegazione può trovarsi nel fallo ch'esse non sono dolenti come le altre. In ogni modo essa viene in appoggio della teol'ia eli Landouzy, che cioè la malattia abbia un'indole piuttosto generale che pu1·amente locale . c..f.

Alopeola areata ln •egulto a4 operazione •nl oollo. - (Dermat. Ceni ralblact, oltobre,1898 e dalla Gau. mecl. di Tori.no, i.> gennaio 1899).

SPRECHER. -

Fra le diverse teor ie emesse per spiegare la patogenesi ùell'alopecia areata, quella che considera ta le dermatosi quale un disturbo trofìco, ha bisogno di sempre nuovi contributi,


RIV[STA Dr MALATTIE VENEREE E OEI•L.A P ELI.E

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specialmente clinici, per e!'sere appog-giata, ed é sotto questo punto di vista che merita attenzione il seguente caso. Un individuo subi all'eta di 10 a nni l'estirpazione di pa· recchie glanduJe liofatiche infiamma te pos te al davanti dello ster no- cleido-masloideo di sinistra. La g uarigione s i fece attendere quasi un anno. Appena stabilita, comparve alla r e1-"{ione occipitale del paziente una chiazza alopecica la quale rimase stazionaria, liscia, bianca, sprovvista degli sbocchi dei follicoli cutanei, della grandezza di uno scudo. È da notarsi inollre che il paziente, quindici ann: dopo dalla comparsa di questa chiazza, contrasse la sifilide, per la quale ebbe un'alopecia diffusa a tutto il cuoio capelluto. Intervenuta la cura antisifllitica, i capelli ricrebbero, ma solo dove erano caduti per causa de lla sittlide, mentre la primi ti va chiazza alopecica non si modificò affatto. te.

Dott. W1LMOTT E v ANS. - Trattamento 4ell& p1oria1i. (Dal Prog r~s médical, N. 38 del 1898). La psoriasi è una delle affezioni cutanee le più ribelli al trattamento, e q uando si a rriva a farne sparir e le prime manifestazioni, non s i é ma i sicuri di avere ottenuta una gua· ri~ione definitiva. Se l'a ffezione é di natura parassitaria, come inclinano ad ammetter diver si autori, si deve temere l' in· fazione o la reinfezione per mezzo delle ves timenta ; così occorr e che queste vengano disinfettate con cura. Il trattamento della psoriasi richiede una medicazione este1·na e una interna. La prima é la più importante, e procura spt~sso da sola un notevole miglioramento. P er riuscire è necessario che il trattamento locale s ia continuo. Se si considera che nella psoriasi é lo s trato Malpighiano, s trato il più profondo della epidermiee, che é malato, si concepisce la necessita d' impiegare qui dei topici più energici che nelle affezioni cutanee in cui l'epidermide non è attaccata che nei suoi strati superfi· ciali. Un gran numero di sostanze sono s tate proposte, ma la crisarobina rimane ancora la migliore di tutte. P r ima di quals iasi applicazione locale, è necessario far ca· dere le croste per mezzo di una soluzione tiepida alcalina. Se le croste troppo dur e resisto no a questo mszzo, si può impiegare una soluzione alcoolica d'acido salici l ico. È necessario aspe t· tare che l' infiammaziOne sia scomparsa pe1· cominciara la


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IUVISTA DI MALATTIE VE.:\EREE E DELLA PELLE

cura. La crìsaJ'Obina può somministr arsi io pomata, ma questa sostanza ha molti inconvenienti: tinge di r·osso la pelle, le unghie, le vesti ; è eu pace ùi provociH·e d~lle infiammazioni sulla pelle vicina. Parecchi di qu esti inconvenienti possono evitar si incorporando la ~risarobina alla traumaticina, soluzione di gutta- pe1•ca nel cloroformio. Questa soluzione, a pplicata sulla cute, prosciuga e non macchia. I preparati mercuriali danno talvolla buoni risultati, ma bisogna sorvegliar ne l'impiego. Si preconizzano certe acque termali. arsenicali o sulfuree; ma non è provato che riescano più efficaci dei semplici bagni caldi falli in casa. Il trattamento interno è un a iuto prezioso al trattamento locale. Biso~na dapprima instituìr·e una cura gene1·ale, a base d'arsenico. Ma nelle rorme infiammatorie, l'arsenico bisogna evitarlo. L'estratto tiroideo, sotto forma di tavolette ha dato qualche buon ris ultato. L'autore infine ha molta fede nel salìcilato di soda che, secondo lui, converrebbe alle forme acute con andamento prog1·essivo. A. C.

•uovo 1ntona.oo per 1onde. (Annales des maladies des organes gén.ito- urinaires, n. 1, 1899).

OsCAR KRAUS. -

È riconosciuta la g1'ande difficoltà, che presenta la sterilizzazione delle snnde e degli altri strumenti, di cui si fa uso in urologia, specialmente poi quelli di gomma e di caucciù; il loro buono state e la loro pur ezza sono compromessi da certi pr ocessi di sterilizzazione e più a ncora da quelli adoperati per conservarli a Ila s tato sterile. In un s ervizio di clinica bene organizzato é possibile ottenere una buona sterilizzazione ; ma ciò riesce piu che difficile nella pratica pri vata. Suppongasi di aver sondato un ammalato con un1:1 sonda bene sterilizz~:~ta e di metter poi questa in una soluzione di sublimalo all'i : 1000; la sonda già adoperata è coperta da un intonaco qualunq ue, rappresentato da un corpo gr·asso e da una sostanza ant isettica, sostanze che non sono solub•li nell'acqua, per cui r iesce impos!'<ibile ottenere la penetJ·azio11e degl i a genti antisettici fino al corpo della sonda stessa. E non è il solo :nconveniente; è s tato dimostrato sperimentalmente che r intonaco non e neppur esso antisettico,


RlVlSTA DJ MALA'M'Ig VE~EREE E DELLA PELLE

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come Eiselsberg ha provato per la vaseline fenicata ; la vernice delle sonda in gomma è per un certo grado solubile nel corpo grasso, per cui la superficie di queste s i fa rugosa e si deteriora. Si è proposta la glicerina come intouaco solubile (Berlow); ma essa si oppone allo scivolamento dello strumento. Guyon ha fatto pr eparare una pomata di sapone e glicer ina, che riun isce tutti i desiderata d'un buon intonaco ; ma il sa pone assai frequentt~mente ha un eccesso di alcalinità, che può apportare vivo bruciore all'uretra. È rioorso alla polvePe di sapone ; ma questa e una sostanza di co11tituzione chimica troppo variabile per da r sempre gli stessi buoni risultati, come lo stesso A. ha esperimentato. EErli perciò propone la seguente for mu la, vantaggiosamente adoperata nella s ua pratica privata: Gomma adragante . Glicer ina. . . . . . . . Acqua fenicata (3 p. 100). . Triturare a freddo.

gr. 2,50 •

10

3

90

E una pomata grigiastra, solubilissima nell'acqua; una sonda, spalmata della medesima e poi seccata, si netta pel semplice fatto della immersione nell'acqua tiepida. Favorisce lo scivolamento dell'i strumento nell'uretra e ba~ ta bagna re la estremità di questo, gia sterilizzato, nel recipiente, che contiene la pomata, chè la s tessa ~i distende da per sè su tutta la superficie della sonda, a misura c he vien e intr odotta nel canale uretrale. L'A. l'a dopera da tre anni seoz'alcun inconveniente, anche nel riscont1·o r ettale e vagina le; non brucior e, non irritazione della mucosa. Bisogna solo g uarda rsi di servirsene come ingrasso per le viti dei litontritori, uretrotomi ecc., perché la gomma non e$-3endo un cor po gra$sO, col lempo si dissecca. cq. R. K OPPER. - Cura della al8llde oon le la.tezlonl dl aubUmato ad alta doae. - (Dall a clinica del prof. P ick in Prags). L'A. ha esper imentato le iniezioni di soluzioni di subii malo al 5 p. 100- impiegate giil da tem po dal Lukasiewicz e recentemente rimesse in uso - in 65 casi di clinica e in 58 di ambu!atorio. Le iniezioni vennero pratiCilte ogn i 5-6 giorni ,


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Rl VISTA DI ~lA LAT'l'TE VE:\ E R.E E E DELLA PF.LLE

con un ago lungo tre o quattro centimetri, nella r egione glutea. Quantunque più dolorose delle iniezioni fatte con sali insolubili di mercurio, pure l'A non esita ad affer mare che queRle in!ezioni ad alla dose cosliluiscono una d ell~ più energiche applicazioni terapeutiche del mercurio, e che, nella rapidità di azione. superano tutti gli altri preparati, non esclusi i sali insolubili di cui non ha nno gl'inconvenienti (irregolarità di riassorbimento, embolie polmonari): perciò sembrano es sere di gran lunga preferibili. La loro applicazione sarebbe in special modo indicRta in que1 cas1 m cui é necessaria un'azione rapidissima, come pure I]Uando si oppone qualche ostacolo alla cura con le frizi oni. Le iniezioni di sublimato al 5 p. 100 s ono per fettamente iuoocue, se p1·aticate con le dovute cautele. E. T. J. CLwFoRo- PEilRY. - L'efiloaola 4el ga&jaoolo nel trattamento 4ella epld14lmtte. - (Medical Record , genna io ·1899). Si è tanto t"critto oramai sopra l'epididimito, che ad alcuni potrà sembrare superfluo il tornare a parlarne, né è scopo dell'A. di d~scr.ivere la malattia, ma di comunicare le s ue et" perienze sul valore di uno dei piu nuovi agenti terapeutici impiegalo nel trattamento di ques ta malattia per alleviarne le sofferenze. Gli antichi me todi cons is tenti principalmente in applicazioni di s oluzioni di sali di piombo, di preparati d'oppio, di cataplas mi sémplici, di tabacco ecc., non riescono gran fatto a mitigare il dolore e il paziente deve passare e letto par ecchi giorni tra s pas imi e cruciali indicibili. L'uso delle cauterizzazioni introdotto da Hested è spesso benefico ma è molto doloroso e non di rado gli ammalati vi si I'ibellano. Il g ua iacolo a pplicato localmente ha dato all'A. ottimi r isultati, sino n fa1·gli dire che se non é addirittura un vero e pro prio s pedfìco, è certo quello che più gli si avvicina. L'esper imento è stato fatto sopra 20 individui presi a caso. Le s upr eme uecessita della cura di I]Uesta mala ttia sono: alle viare le s offerenze i facilitare il riassorbimento dell'essudato ; permettere al paziente di ripre ndere al più presto le ordinarie occupa zioni.


RIVISTA DI MALATTIE VENJ::Rk;E E DELLA PELLE

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Da una \avola nella quale sono espo!';ti in forma coocisa i risultati ottenuti dell'A. con questo trattamento, e dal con· fronto di questi stessi risuiLati con altri ottenuti con le usuali misure terapeutiche, appare molto evidentemente una notevole differe nza a fa vore del primo. Le applicazioni locali di j:?uajacolo sopra lo scroto alleviano subito il dolore, e in uno spazio di tempo che varia da mezz'ora ad un'ora riconducono il paziente ad uno stato tale di benessere, da permettergli di stare in piedi e di camminare. Questo benesser e però non é permanente: il dolore generalmente ritorna, meno intenso però, dopo 6-8 ore ed una nuova applicazione del rimedio si rende necessaria. Col. cessare dei dolori il paziente riacqui~Sta i sonni tranquilli, sparisce la febbre e diminuisce rapidamente il gonfiore, essendo giè al secondo o terzo giorno ridotto della metà, e alla fine del quinto o sesto giorno generalmente scomparso. Gli effetti analgesici e antipiretici di queste applicazioni sono più specialmente marcati nello s tadio a cuto dell'epididimite se dovuta a gonorrea o a traumatismo: sono meno pronunciati nelle varietà s ubacute, nelle quali tanto il go n· fiore che il dolore spariscono più lentamente : e nelle forme croniche, per quan to le sue esperienze siano limitate, cr ede poter concludere che non hanno effetto apprezzabile. La tecnic~ di tali a pplicazioni è semplicissima: con un centimetro cubo circa di guajacolo si fa un'unzione lungo il decor so del cordone s pe1·matico ; e sullo scroto, sopra l'epididimo infiammato, si spalmano due centimetr i cubici di una mistura contenente una parte di guajacolo e due di glicer ina. Quando la peUe dello scrolo é integra, il paziente non avverte alcun dolore, ma anche se havvi qualche sbucciatura le sofferenze prodotte dall'applicazione del rimedio sono leggere e transitorie. L'A. consiglia di fare due a pplicazioni al giorno, una la mattina e una la sera, ma se l'attacco è molto g rave, nel primo giorno di cura, s e ne pos!>ono fare anche tre. Quanto alla durate, si ricava dalla ricordata tabella annessa alla memoria che nessuno dei 20 ammalati impiegò piu di 7 giorni, e cioè 1 guarì in due giorni, ~ in tre, 4 in quattro, 3 in cinque, 5 ia sei e 3 in s ette: tutti poleJ•ono camminar·e durante la cura muniti soltan to di un sospensorio. Egli ba trattato anche 1:1ltre epididimiti con metodi diver s i ed è anzi dal confronto che senza voler troppo combattere


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RJVT:-:1'A nt UALA'rTIE VEXE:rU: E E DELLA PELLE

Laluni di essi, come per esempio la fllsciatur·a di H or and Langl f!berl in alcuni casi speciali, si ~ formata la convinzirme che nel tr attamento delle epididimiti acute il guajacolo è i l rim edio migl ior·e che si conosca.

e . .f.

RIVISTA DI TERAPEUTICA \\'ECHELMANN c MrnELLr. -

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Bugli uantemt da antlplrlDa.

(Centrali.Jlatt .fiir die m et.l. Wiss., olt., 18!)8).

Que!'te eruzioni possono essP.r·e universali, somiglianti al morbillo, oppur·e in forma di un esantema più o meno cir co;;crrtto. Ed in r1uesto secondo caso i luoghi di elezione sono le aper·Lure naturali del cor po, come la bocca, l'ano, l'aper·tura p91pebr·ale, ecc.; dopo di queste, vengono attaccati più facilm ente i genitali, l e dita, la testa, le membrane mucose. Quanrlo in un soggello l'esantema si è una prima volta manifes tato in una dala parte, n10lto probabilmente, non appena il rimedio viene riadoperato, rruella stessa parte é nuovamente co lpila. L'esnntema compari sce gcner·al mente qualche or a dopo presa l'ant1pirina. Spesso si avvel'te su bi Lo dopo pochi secondi uu SP.nso òi prurito e di br uciore e compar iscono in seguito delle macchie r·osse, rotonde od ovali, rilevate e calde al tatto. La guarigione avviP.ne per des({uamazione, e qualche volta per cr·osla, specialmente quando ~ian s i succedute var·ie eruzioni. La diagnosi non è sempr·e facile. special men!e quando il medico non sia edoUo dell'uso dell' anlipirina per par te dell' infermo; oltre di che m olte volte l'esantema esplode dopo che il paziente ha fatto per• l ungo tempo uso dell'anlipirina, senza ri sentirne alcuna catt1va conseguenza. Le localizzazioni sulle labbra, sul pu lalo, !lulla li ngua, nei dintorni dell'ano, po~so no essm·e scambiate colla sifilide. L 'A. cita :) casi tol ti dalle osser vazioni del prof. K obner: in


RIVISTA DI TERAPEOTICA

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quattro l'eruzione er a limitata a taluni luo~hi di elezione dei già descritti , in uno era ~enerale. Il Mibelli riport.a 3 casi nei quali l'esantema lvcalizza to al viso, al tronco e alle estremità, ha. cominciato con una. macch.ia rotonda, sollevat.a nel centro, la quale in 2 o 3 giorni s i è ricopet•ta di tante piccole pustole confluenti, che poi si sono riunite in una sola . Dopo 4 o 5 gior ni hanno incominciato a scomparire, lasciando una pigmentazione nera , come di seppia. Io uno di quest.i casi egli potè s tudiare istologicamente la efflorescenza e trovò trattarsi di una infiammazione essudati va (chia t·amente manifesta sopt·atutto nei vasi) dello strat.o papillare e subpapillare, con anot·male accumolo di pigmento nella cute e alterazioni secondarie dell'epidermide. Egli potè anche dimoslrare come il processo, dopo uca fase acuta, tende ad uno stato cronico, una speciale infiammazione lenta e pi·oliferante del derma. il che spiega la r egolare riapparizione dell'esantema nello stesso posto. c. f.

La tintura 41 j odo nella oura delle gaatro-euterttt aoute. - (Rioista d'igiene e di medi-

Dott. P. A. BrziNE. -

eina pratica, gennaio 1899).

Il d o tt. P. A. Bizine ha potuto accertarsi della g rande utilità dell'jodo nella terapia delle infezioni a cute del tubo diger ente, tanto oegli adulti quanto nei bambini. Si sa che !n queste malattie la cura jodica, e specialmente l'uso de ll'amid.o j odato - ottenuto dal miscuglio di 1 pat·te di jodo puro con 60 parti d'amido - gode in Russia un ce1•to favore, e che recentemente un medico tedesco, il dott. Grosch, l'ha raccomandata contro le gastro-enteriti infettive. N ella d iar1·ea e nel colèra infantile, il dott. Bizine ha olLeouto risultati specialmente favorevoli coll'uso della seguente mi!'jcela: Emulsione d'olio di ricino. g rm. 180 Essenza di menla pipe1·ila gocce 3 E ssenza di garofano. • 5 Tintura di jodo. . » 10 Cloroformio . . . . » 2 Da preodet'si a cucchiai da caffè di ora io ora. La miscela dev'esser!! tenuta nel ghiaccio, allo scopo d'evitarne la deco mposizione. Spessi!'simo i distu r bi m orbosi spa-


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riscono dopo che il bambi:~o ha ingerito tult.o il contenuto della bottip;lia: nei casi in cui si vedesse pers istere ancora un po' di diarrea, bas ter·ebbe, per a rrestarla definitivamente, far prend~r·e al piccolo ammalato due volte al giorno, in un poco d'acqua, una delle cartine seguenti: Amido jodato Div. in sei car·tine.

. .

. . <'entig. 75

Contro la jZastro enterite dell'adulto, l'A. adopera la formola seguenle: Emulsione d'olio di ricino. . grm. 180 Essenza di menta. . gocce 5 Essenza di garofano. » 7 Tintura di jodo. • 15 )l 5 Cloroformio . . • . Da prendersi a cucchiai da zu ppa ogni ora. Questa cura ha generalmente per effetto di far cessar·e entro 24 ore i principali sintomi mor· bosi. Ottenuto s iffatto r·is ullato, si somministra l'amido jodato, prescrivendo : Amido jodat.o Div. in c. 10. Da prendere una ogni 4 or·e.

. . . grm.

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Quando la gastro-enterite as sume la forma di cholera no-

stras, l'A. usa far prende1·e in una volta il miscuglio di tintura di jodo e di olio di ricino e, a questo scopo, e~li r icorre ad una miscela cosi composta : Olio di ricino puro . . . . gl'm. 20 Essen za di menta piperita gocce 3 Tintura di jodo. . . . » 10 • 2 Cloroformio . . . Se l'e~retto purgativo dell'olio di r icino tarda a pr odursi, si somministra un clistel'e d'acq ua treJJida. Come bevanda si dà la limonea idroclor·ica; per combattere i granchi si applicano dei senapismi ai polpacci e in pari tempo si ha cura di riscaldare l'ammalato mer cé piccole bottig lie d'acqua calda. lofioe, per assodare la guarigione, si prescrive l'amido joda to come sopra .


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Sull'azione dell' • hydrutts oana4eulll » nel catarro bronohlale. - (Cent ralulatt f inn. Med. ,

M. SANGER. 1898).

In un tubercolotico, a cui aveva ordinato l' hydrastis contro l'emottisi, l'A. osservò che, dopo l' in gestione del medica-

mento, migliorarono mollissimo anche i fenomeni catarrali ; il che lo induss~ a prescriverla anche nel catarro bi·oncbiale. Nel lavol'O r.itato, l'A. riferisce le numerose osservazioni che egli fece per lo spazio di 6 anni. Eg li usò il r imedio principa lmente nelle bronchiti croniche in cui produsse notevole diminuzione degli stimoli di tosse e dell'es pettorato, e favorevoli modiflcazioni dei segni fisici del catarro. La formola migliore é l'estratto fluido in dose di 20-30 gocce quattro volte al giorno per gli adulli. Gli esperimenti coll' hidrastinina non diedero buon risultato.

E. T.

R. P ÉRE'Z VAt.ots. - Trattamento della •olatloa oollelD1esloD1 4l gUoero-to•tatl aloaUnt. - (R eo. de medie. y cirurg. p raet. , 25 dicembre 1898). L'A. espone una casuistica abbastanza numer osa per dimostrare l'utilita delle iniezioni di glicero-fosfati alcalini nella cura della sciatica, metodo di t;ura preconizzato ed usato in modo speciale dai dottori Glorieux, Robin e Billard. Il metodo consiste nell'iniettare uno o due volLe al giorno una soluzione di g licer o-fosfati secondo una delle formole seguenti : Glicero-fosfa to di soda . Acqua distillata

gr.

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oppure : Glicero-fosfato di calce . . centig. 4 » n di magnesio . n 4 • )) di potasse . . o 4 di soda . . . 13 in tutto 25 centigrammi per ogni centimetro cubo. Queste s oluzioni debbono essere prepara te con tutte le precauzioni asettiche e debbono conser va1·si in ampolle di cristallo acciocché non si a lterino. Le iniezioni debbono essere pr ofonde e debbono farsi nel punto più vicino alla località dolorosa. In genere bastano due iniezioni al giorno: •

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J)


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però se ne possono fare fino a quattro di un centime tr·o cubo ciascuoa. La cura deve e!:'se re protr atta per otto o dieci giorni : se du r ante questo tempo il dolore noo scompar·e o per lo meno non diminuisce, é inutile proseguire. In alcuni casi é sorprendente la r apidHa colla quale si ottiene la guarigione. La s tatistica presentata dall'A.. si compone di 22 casi di sciati ca cosi curati. Tutti guarirono rapidamente e s-enza rec idiva. Solo in due casi si f'bbe esito nega tivo. In uno di quesli pe1·ò s i tr·atta va di una neurite da nicotismo che datava da d ue anni e che aveva determinato la for mazione eli un' ulcera perfonwte al piede. L'altro caso si riferiva ad un individuo affetto da satur·nismo molto a,·anzalo, in istalo di cachessia e che pt·esentava lesioni trofìche di diverse specie. le.

-· n valore clell'OIIlgeno lneu•avvelenamento eia mol1lna. - \ T he Laneel, a gosto 18!18).

P LAYFAJ R .

L'autore descrive un cnso di avvt'le namento da rnoJ·fìna, che non può a meno di riuscit·e interl' s~a n te per la guat·igione quasi miracolosa dopo un 'enorme dose di veleno, che faceva t•iten er e come ine vitabile la catAstrofe. L'ammalnta ave va 37 anni e godeva prima ottima salute. Una mattina, dopo aver pr eso l'ordinaria colazione a letto ver so le 7, fu trovata a lle 10,30 in preda a un sonno letar g ico, che destò for te arp1·ensione nella persona entt-ala nella camera. Chiamalto il med ico, q u e~ Li pensò subi to trattarsi d'avvelenamento da oppio, e tale sospetto fu poi confe1·mato dall'aver· trova to completamente vuota una boccetta, che si sapeva contene t·e circa g . 1 1/ 1 di acetato di m(Jrfina in soluzione per iniezioni ipoder miche. L 'am malata giaceva in uno stato di coma, da1 quale er a impossibile scuoter·la, per quanto la cor rente inte rrotta producesse delle lievi con trazioni muscolari, ed il rifl esso congiunti \'aie non fosse complelamPnte abolilo ; aveva lo C'accia livida, le pupille contralle e non rea~enti alla luce, il polso len to e debole, il rilasciam ento muscolare completo. Fu s ubllo iniellalo ipodcJ·micamente dell'ele1·e ed applicala la corren te f11ratli ca . poscia fu praticì1to il lavaggio dello stomaco prima con acqua e subito dopo con una soluzione di pe r·man~analo polM•~ i co; dopo di che fu introdotta nello s tomaco una buonn close di c1:1 ffò gene roso con un'oncia di acqua-


RIVISTA DJ TIWAPEUTICA

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vite. Durante il lavaggio gastrico fu osservato un lieve miglioramento, che scomparve non appena fìoita l'operazione. Alle 11 ,30 la respirazione non era piu avvertita, la cianosi intensa, il polso appena percettibile. Fu subito incominciata Ja respirazione ar tificiale ma con poco profitto, e alle 12,45 fu ricorso alla inalazione di ossigeno, continuando le manovre per la r espirazione artificiale. Subito dimioui la eia· nosi e migliorò lo s tato del polso; ma non appena si cessava l'ossigeno l'ammalata tornava a peggiorare e, ad onta di varie iniezioni di etere, di stricoioa e di atropina falle di tento io tanto, alle 7 di sera la mor·te poteva r·itenersi imminente. Intanto l11 r espir azioue artificiale con ossigeno era continuata con insistenza e abbandonati tutti gli altr·i medicamenti. Alle 8 si verificò di nuovo un debole mi ~lioram ento, che questa volta non fu seguito da peggioramento, e che an z andò lentamente progredeMo, finché alle 10,-i-0 della stesstt sera la paziente parlava e pole pt·endere del caffè. La mattina di poi essa poteva dirsi completamente guaeita e non restava, della grande bur·rasca passata, che un senso di sto rdimento, e un indolenzimento del petto e delle braccia. Già prima del P. i dottor·i Merry e Macalister avevano pubblicato ar ticoli in favore dell'ossigeno, che avevano bensì avuto occasione di sperimentar·e in varr casi, ma sempre meno gr avi del presente. E l'A. ha voluto r enderlo noto perchi: convinto che senza l'uso dell'ossigeno la sua pazie nte sarebbe stAta irremissibilmente perduta. c. f. Slntoml dl autolntoutoazlone In •egulto al41 medloamentl oardtaol. - (Deut. med. Wochenscft,.ifl, 1Rfl8, pHg. ~87 ).

RieGEL. 1 '11110

In molli casi di affezione ctu•diaca con iòt•ope t•imarchevole, l'A. ha veduto insorgere in seguito alruso di diuretici, un complesso di sintomi che egli attribuisce ad auto intossicazione per la penetrazione nel sangue di sostanze tossiche del liquido degli edemi. Questi sintomi sarebbero me no accentuati io seguito all'uso della digitale anche se unita alla diur·etina. Allora, quando si ver•ificbi un'abbondante diu1·esi con la scomparsa rapida delle idropi, si osserva talvolta sopravvenire cefalea, lieve sonnolenza, talvolta deliri i ; falli che scompaiono rapidamente. Ma se al contr·ario si somministra a lungo il calomelano, si verifica un rapido aumento


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RIVISTA DI TERAPEUTICA

della quantita di urina emessa, pers ino 7 ed 11 litri, con la scomparsa degli edemi , e contemporaneamente sintomi di collasso; gli ammalati pare vengano meno, giacciono a letto soporosi, la r espirazione difficile, stertorosa. In un caso vide sopraggiungere la morte. Cautela dunque consiglia l'A. nell'uso dei diuretici e specialmente del calomelano nei casi di fol'te idropP.. F. C. M.

RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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L& epUeul& dal punto dl vist& ollllloo e medloo legale. - Rioista sperimentale di f reniatria e medicina legale delle aliena;ioni mentali, fase. III -I V, 1898).

G. PELI. -

Sono note desunte da un'accurata rivista cri lica del pro f. Kowalevsky sullo stesso argome nto (1), non prive d'interesse per l' ufficiale medico, ~he non di rado è chiamato a pronunziarsi sopra impoi·tanti e diffìcill questioni medico-legali a pi'oposito dell'epilessia. Le due specie, somaiica e psiell.ica, di questa neurosi vanno suddivise, la prima in g rande e piccolo male, la seconda in semJ,lice e complessa. L' A. studia questi diversi stati morbosi, fermand osi specialmente s ui segni, che possono meltere i.l perito s ulla via di scoprire h1 simulazione, cui più spesso si ricorre a proposito del gt·an male, massime dalle reclute e dai mil itari per essere prosciolti dal servizio. 11 grido dell'accesso convulsivo non esis te sempre, e solo si ris contra nella proporzione d&l !1 °/o (Olliver): spesso è sostituito da un gemito o da una respirazione speciale, rauca e diffìcile ; talora si avverte prima di un accesso is lero-epi· lettico, e si può riuscire a simularlo con l'esercizio. Costituisce perciò un SP.gno, sul quale non si ha sufficienle sicurezza per affermai·e o negare la epi l·~ssia, secondo che s i abbia o no. Me1·ita in vece di esser presa in considerazione la caduta improooi.sa e violenta del corpo, quanlunque ancor (l) V. Anna/es medico-psycot~giquPs -

P~ri<,

IH98 n. t. i . 3.


RIYISTA Dl :MEDICINA LEGALE

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essa non costituisca un dato posHivo dell' accesso. Il pallore tlel viso può esser fa vorito dalio s tato di agitazione del simulatore ; non é un sintomo costante, secondo l'A., mancando talora fin dall'inizio. Si possono simulare le con vulsion i toniche di tutti i muscoli in una volta, ma non la rigiditèt delle diverse parti del corpo. Durante l'accesso il pollice viene spesso spinto contro il palmo della mano dalle altre dita, e se si tenta di scostarlo non vi si r iesce o a fatica, rischiando per fino di fratturarlo. Ciò cerca di fare anche 11 s imulatore; però Mll' epilettico iL pollice non ri prende la propria posizione, o pure a poco a e a ssai lentamente, mentre il simulatore fa tosto assumere al dito ques ta posizione e ve la mantiene con forza. Le convulsioni cloniclte possono pur essere simulata ; però allora s i promuovono egualmente dai due lati del cor po, sicché la testa e la fa cciA non deviano, mentre nel vero ammalato, essP. comin ciando di prevalenza dal lato destro, si manifestano più fo rtemente da una parte che dall'altra, anzi talora da una sola, facendo inclinare il capo dallo stesso lato e voltare la faccia da quello opposto. La schiuma alla bocca e la lingua morsicata s i riscontrano spesso nell' e pilettico, anzi nella lingua si trovano anche vecchie cicatr·ici, mentre in cbi tinge un accesso queste sono fr•eEJche e perciò r ivelano la origine recente. Il polso è in ge· nerule accelerato nel primo, ma può esserlo anch·~ nel s econdo in seguito ai movimenti muscolari for zati. Alcuni cr edono che la dilataz ione delle pupille sia qualifica ti vo della epilessia ; ma l'A. riferisce un caso, in cui si aveva la miosi, non ve l'ificandosi la midriasi che dopo l'accesso; né poi va dime nticato che si racconta d'individui, che sono capaci di ingr•and ire le pupille a volonta (Briicbe, Salgò). In quanto a llo stato rlei oasi sanguigni del .fondo oculare è provato che la conge s tione consecutiva alle manifestazioni convulsive IJOU f> mo lla intensa (Jackson, Tebaldi, Hammond, ecc.) Le inda· gin i s ull' acuteua visiva poi hanno dimos trato che f(Uesta dopo gli accessi diminuis ce in r agione della lor·o intensità; che l' indebolimento del visus non é sl~bil e nei giovani; che sul grado del medesimo e sulla durata influisce la depres sione mentale; che vi é un certo rapporto tra l'indebolimento della vi!'la e lo stato dei vasi del fondo ocular·e. L'urina negli accessi gravi ' 'iene emes!'a involontariamente, sintoma cur·atterislico per alcuni (Stewart) ; l' incon14


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RIVISTA DI MBDIOIN.A. LEGALE

tinenza può pure aversi nel piccolo male, nell'istero-epilessia semplice, od anche mancare (Olliver). Similmente dicesi dell' albuminuria dopo gli acce~si e dell'acido fosforico. Rispetto alla quantità dell' urina e dell' urett, si è rilevato l'aumento nello stato epilettico, per cui si ha maggiore distruzione delle mater·ie albuminoidi durante lo stes~o (Edes). Il potere tossico dell'urina è in aumento ve rso la fine dello accesso (Fèré). l vomit i, lt1 perdita degli escr ementi, le lioidure sono !Issai rari ·~ per· lo prir si veri fi ca no negli accessi gravi. Nella epilessia graoior ed in quella J>Stel!ica s i ha pure perdita di conoscen.;a ed amnesia ; però non sempr·e, secondo l'A ., o pure in modo incompleto e tardivo. La perdita della memoria è per ver·o un r equisito indispensabile per la epilessia; v' ha però chi cr ede che sia qualificativo della stessa lo stato vago e confuso della coscienza e non la perdita assoluta (Siemerlint:); come pure alcuni hanno notato in certi convulsionari momen ti di assenza e momenti dr piena luciditil, durante i quali si rendono conto dell'assurdità delle loro azioni, senza potersi a stenere dal commetterle - stato secondo epilettico (0Llolenghi). L'A. con altri ha anche rilevato una diminuzione del peso del corpo, mentre poi altri osservatori concludono che se l'epile ttico è nutr-ito convenientemente, le variazioni nelle perdite di peso non sorpassa no i limiti soliti a riscontrarsi neg li individui normali (Jolly, Kranz, ecc.). L'aumento della temperatura del corpo anche dopo l' a ccesso, variante da gradi O. t a 1.4 conforme la durata e l'intensità di questo, fu osservato da va ri nulori; da qualcuno non fu trova to cosl.anlemente (W it.kowski); da qualche altr o fu invece notato un abbassamento (Tambroni); da altri infine diminuzione od aumento secondo la intensita dell'accesso e lo stato di esaltamento o di depressionE\ del soggetto (Mairet, Bosc). La sensibilitd cutanea, il senso del gusto e dell'odorato, nonché la r ea.;ione psico- flsica r estano abbassate dopo l'secasso. I r(flessi tendinei non hanno fornito risultati precisi e positivi ; cosi pure la contrazione idio-muscolare. Si è riscon trato tremore dei muscoli prima dell'accesso, lievi paresi in seguito allo stesso e così resta spiegata l'alterazione della scrittura negli epiletlici (Mathieu, ecc.). Le paresi, le par alis i, i Lr·emori possono essere monoplegici, paraplegici ed em iplegici.


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Il piccolo male d'ordinario si manifesta sotto fvrma di assenza con o senza vertigine o per dita di conoscenza; differ isce dal gran male per la mancanza di convulsioni . Vari autori opinano che alcune azioni coordinate, sebbene quasi lotalme·nte inconscienti, non mancano nella epile ~sia e possono rappresentare altre ttanti equivalenti nel piccolo male (Backer, Savage); vi si può pure comprendere l'automatismo epiletti~o (A vela, Funaioli, Kowalevsky). Nella epilessia psichica si può avere una forma, in cui alle convulsioni si aggiunge il furore epilettico, ed un'altra. nella quale questo furore stà come sinloma isolato. Fra le varietà della epilessia psichica va consideralo il carattere epilettico; gl'individui, che ne sono fornili, passano gradatamente da uno stato intellettuale presso!!hé normale, a quello di demenza; essi non vanno soggetti ad accessi convulsivi visibili, quantunque non si possa negare che non ne abbiano di notturni, non avvertiti né da loro stessi, né da chi li avvicina. Per la diagnoai va tenuto presente che ogni fenomeno nervoso o psichico, che colpisce pel suo carattere imprevisto, e che non corrisponde al carattere abituale del soggetto, é un sintoma dell'epilessia rudimentaria e può manifestarsi isolatamente nei più differenti stati morbosi. È l'esame complesso delle manifestazioni proprie di una data forma epilettica, che permette la diagnosi della vera neurosi costituzionale e f~t prevedere l'es is tenza di quei sintomi, che non risaltano. Se la epilessia insorge nell'infanzia, apporta un arres to nello sviluppo intellettuale, cui se~ue una forma d' imbecil· lità o d'idiotismo, secondo l'età ed il grado di sviluppo del bambino. Al di la dei 18 anni l'epilessia convulsiva con accessi rrequeoti ed intensi prepara uno stato di demenza. A Il'epilessia parziale sussegue piullos lo un'alterazione del carattere e dei sentime nti morali, anzichè l'affievolimento delle fecoltà psichiche. Dal ·punto di vista medico-legale l'A. ammette tre gradi di respon s abilità negli epilettici: totale (1) in quelli. in cui la capacità intellettuale del soggetto resta inalterata tra un acces so e l'altro; }.>arziale in quelli, in cui gli accessi sono accomp8tgnati da furore LransiLorio, da disordine passeggero delle facoltà psichiche; assoluta irresponsabilità in quelli, in cui il soggetto addimostra nel periodo intervallare un pas· sagp;io graduale alla demenza epilettica. Esclusa la simulazione, ogni azione commessa al momento


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BTVISTA DI MEDICINA LEGALE

delraccesso epilellico dev'essere dichia rt~ttl non col pevole, perch é morbosa od incoscienle. Più diffieile è l'apprezzamento quando si tr atta di gi uJicare uno stato pr ecedente o con seculi v o all'accesso; certo, considP.rando che io cosiffatti iodidui si ha, tanto prima che dopo, alterazione della sensibilità affettiva. degli or ga ni sensot·iali e dell'attivi là psichica, gli alli da loro commessi implicano la irresponsabilità o per lo meno una respon!'\abilila minore di quella da darsi 1\d indiviviJ ui not·mali. È solo pienamente r e:::ponsahile negl' inlerwtlli lucidi qu PII'epilelticn, in cui i poteri inl elletlivi sono rimasti incolumi; é sen11-responsobile quell o, in cui lo stato della m ente é rimasto modificato da manifestazioni m ot·bose dell'alfl•llività o degli organi sensor i centrali; é irresponsabile qu<!llo, in cui Je f'acolta psi chiche sono state sel'iamenle compromesse dallo stesso male epilettico. L 'A. a complemento del suo lavoro ripo t•La alcuni esempi suoi e d'altri, valevoli a dimostra r e i pri11cipii sopra esposti. c. q.

RlVfSTA DI TECNICA E SERY!l[O MWICO ~HUTARE La guerra lspano-amedoe.na sotto ll punto 41 vista medloo e •anltarlo. - (Reoue scientijique, 7 g ennaio 189fl).

CAR ROLL D uNHAì\1. -

Crt•diamo uli le dar e un su nto dell'ut·Licol o del Dunham sulla I!Uet•t·o ispono-americana, giacché in esso si trovano m olti uLili ammaestramenti ~op1·a un ar~o m c nto dei più importanti per il medi co miliLat·e, e tanto più l'iescit•anuo etficaci gli ammaestramenti stessi in quantocbò a::set·isce l'autore, con r ar·a sincerita, c he la prepar azion e pet· pal'le degli amer-icani in quanto all'igiene delle truppe l o ~eaò mollo a desiderare, com e lnsciò a Je~iderare assai l'orga nizzazione sanil$t'ia du rante la campagna per la quale non i J.lOlerono evitttt'e molle mal attie che !"i sa r ellhet·o potu te eviLat·e con ma~g iori pr ecauzioni e con ulla più oculata sor\·eglianza. E dagli errori de. gli altri più ancora for !:::e che da i successi che si traggono le


JliVISTA. DI TEC:SlCA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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migliori norme per una buona linea di condotta nelle di verse contingenze del servizio sanitario militare. L'A. cominciu col dichiarare che inconte stabilmenle la marina si mostrò di g ran lunga superior e nella ~ua missione alle truppe di terra , malgrado il co1·aggio e l'abnegazione di quest'ultime; la marina infatti ha un'organ izzazione speciale, é un'unità reale e preparata come tale nella quale i cttpi esercita~i praticamente a condurre le navi da guerra s i son resi padroni nell'arte difficile di manovrarle e portarle là dove conviene che diano il massimo del loro effello, mentre l'armata di terra regolare non é che insufficientemente esercitala, lliacchè, sparsa nei diversi por ti militari dell'immenso territorio, non ha m ai avuto l'opportunità di risolvere alcuno dei g randi problemi della guerra moderna: m obilizzazione, veltovagliamento, tr aspo r ti, ecc. T enuto fermo quindi il concetto che conviene m odificare l'ordinamento di quest'armata di te r ra secondo i g randi detta li dell'arte militare, l' A. entra in argomento prendendo le moss~ dell'esame di quello che si richiede da un medico militare. Il medico militare. egli dice, ha per primo scopo il dover e di scegliere uomini che siano capaci di fare il soldato e di corrispondere atte esigenze della vita militare, ma ciò non é tutto; fa tta questa selezione, egli deve mante nere i soldati in sal ute e in condizioni tali da pote1· attendere ai lo1'0 doveri. Si sa purtr oppo che in tutte le p;uerr e fino al 1870, le malattia ucci!'ero maggior numero di uomirli che non fece il cannone; si sa d'altra parte che per la prima vo lta i tedeschi trionfarono delle malattie giacché su 40,500 m o rti du rante la ~ue rra del 1870- 7'1, 28,202 morirono per rerite f' 12,180 per malattia. Si può dunque, volendo, ottenere ciò che ottennero i tedeschi. Pet·chè si possa raggiunp;ere uno sc(lpo tanto importante, occor re che iustem~ alle cose a ttinenti al ser·vizio militare, lo spirito di disciplina si este nda a quelle di or dine sanitario, ed occorre c he dal comandan te all'u ltimo soldato si ponga ogni cur a pet· seguire i deltati di una sana e pratico igiene . É ai comandanti però che piil specialmente spella il dover·e di a bi!uare i soldati alla perfetta osset·vanza delle norme igieniche. No i sappiamo, e~li diCf•, che una delle m is ure pr eventive piu $em plici é quella di far bollire ogni a cqua che deve ser \·ire come bevancia; orbene, qualora un comandante vegli sulla str~tla osservanza di questa misura profilallica, non avrà egli ~icu ramente ottenuto lo scopo eli vedere le sue


214 RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO llEDICO KILITARE trup pe risparmiate dalla febbre lifoide, questa alleala invisibile, ma terribile del nemico 1 (l). Le esigerl7e SBnrtarie alle quali debbono ri:spondere le località destinale ad uso di accampamento t"ono: acqua pota· bile abbondante; suolo secco, poroso, con un buon drenaggio natu1·ale; legna da a!·de1·e; abbondanti fora$lgi. Al principio della g uerra, il 25 a!Jrile, fu inviata una circola1·e con isLru· zioni speciali sull'igiene degli accampamenti. Disgraziatamente solo a Tampa le con•llzioni igieniche furono buone; il campo di Chickamanga e di Alger (Virginia) furono ben lontani dal r ispondere alle esigenze dell'igiene, e s e alle cat· ti ve co ndizioni locali deg-li accampamenti si aggiunge la trascuranza di certe misure igieniche indispensabili contro lo sviluppo della febb1·e tifoide quali l' inte rr·amento dai residui organici del corpo umano o la loro sislemutica aspo rtazione quando nel campo stesso si p1·e levavu l'ac4ua dai pozzi, s i capi ~ce quali effetti disastrosi per la non attuazione di lali norme igi eniche, dovetLel'O manifPslarsi. La malaria e la febbre p-ialla erano particolarmente da Lemer si in una campagna a Cuba. Allorquando, dopo l'entrala della flotta dell'ammiraglio Cerve1·a nella baia di Sanliago, fu decis a lA spedizione conll'o 'lUPSI~ dllà, s i pPnsn va che in quest'epoca (giug11o) il clima di quellA regione, quantun· que caldo, fosse esente dalla mal!gior parte delle malattie mortali che r egnano nelle oltre pl'ovincie di Cuba, e che i solda ti si sarebbero gradatamente a cclimatizzati, ma non fu così. 35,000 uomini furono ammassali a Tampa, poi vennero improvvisameute condolli A Santiago, lasciando a Tampa tutte le ambulanze e le p1·ovviste di medicinali pet· manCA IIZa tli mezzi di ll'Hspo rlo! Quando il campo fu stabilito nel piccolo villaggio di Siboney, si dich iarò il primo caso di febbre gialla e non s i pensò a sgombrare il villag gio e a brucJMlo che dopo l'al'ri vo del generale M il es! Nell'ul tima settimana di giugno, terminato lo sbarco delle (t ) È diOicile, per non dire imtJos~ihi l e, praticare l'ebollizione di tuua l'acqua potabile che serve ad una grande massa di nomini co me, ad ~:s., ad un corpo d 'armata, come sono clilllci li art attuarsi i mezzi chimici di disinfezione e l'uso del llltri. Il co ncetto pero cleii'A. non manca rl1 a l'ore il più alt.o valore pratico, giacdté di;riplinaodo anche ciò che si riferisce all'igiene, inculcando in tutti e specialrnemc nei comandanti la perfetta osservau1.a <Ielle norme igieniche e l'intere;samrnto il piu scrnpnloso, a qu es to riguardo. v~rso l propri subordinMi, si otterranno i m1:;:iiori clft't ti ci rca 311a salute del tiOidato io campagna.


RIVISTA DI TEONIOA B SERVIZlO MEDICO MILITA RE

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truppe, si cominciò il m ovimento d i avanzata attraverso la jungla per delle vie orribili : i soldati costretti a camminare sotLo un sole di piombo, abbandonarono prima la coper ta, poi i vi veri, e dopo qualche gior no furono costretti a passare le notti fredde e umide senza alcun riparo, e a limitare il vitto a un poco dì lardo e caflè. P er i bisogni di questo corpo d'armata, il servizio medico disponeva dell'ospedale da campo della 1• di visioue diretto dal maggiore Wood, collocalo a cinque chilometri ad est di SantiAgo, di un ospedale lungo la costa diretto dal maggior e Lagarde, ed alla nave- ospedale Olioette ancorata innanzi alla baia. L'ospedale della i " divisione poteva raccoglier·e soltanto cento fer·iti: non aveva né amache, n è mater·assi, né cuscini; aveva un numero assAi limitato di coperte e difel· tava di biancheria. Di alimenti non eranvi che un poco di estra tto di carne e del latte concentrato. In breve cominciarono ad affluirvi i ferili, i quali raggiunl'<ero il numero di SUO; i cinque chirurghi dell'ospedale con pochissimo person11le e con quei scarsissi mi mezzi dove ttero fare sforzi sovr·umanì per accudire a lutti e nel miglior modo possibile. In breve tempo la picrola provvis ta di coperte e di biancheria fu termina ta per modo che gli ammalali dovettero restar e esl'os ti al calore torrido del g ior·no e al freddo umido della notte . . La malaria era inevitabile nelle condrzioni nelle quali trovar onsì i s oldati davanti a Sanliago. Ma le truppe videro s or gere un pericolo anche maggiore e che delle C<.>nvenienti precauzioni avrebbero potuto evitare. Quando fu annunciato il bombardamento di Saoliago al comandante spagnuolo , le por te del la ci tta si apr·irono e gli abitanti si pr·ecipitarorro verso l'armata assalitr·ice. Questa g ente s i mescolò coi sol· dati e furono anche ricevuti nelle am bulanze impiantale pei malati e feriti dell'esercito americano. La ft!bb re giar la non tardò a iocr·udelire: qualche caso dapprima, poi 20, poi 200, ed era cosa ùeplorevole il vedere tult11 l'immensa quantita di rifugiati appa r tenenti ai di!<lrelli irrfetli i quali, mescolati alla truppa, portavano nellA lot'O fll e l'infezione e la morte ( l).

(l ) Se una rigorosa disciplina fosse stata Intesa ad impr·cllre questi cont.1tti rlelle truppe colla popolazione lnlllaena, si sarebbe potuto e''ilare lo svi luppo della febbre l(ìall a. La marina, la quale fece bru iare a Guantanamo le case·, e che sottomise l' accampamento ad uua ferrea dìsclpllnn alla qua le do,·cttero piegarsi anche i cubani allr.atl, non ebbe alcun caso dì fe bbre gialla.


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RIVI ST A DI TECXIC.A E S ERVIZIO ME DI CO liiLIT A.RE

L'A. confessa che se f!l i spagnuoli avessero conosciuto l e disastrose per·dite t:he !'lucccdevansi nel campo am ericano, probabilmen te non avr·ebbero capi tolato. Alla fine di l ug lio divenne evidente che se l'ar·mata restava ancot>a a Santiago, le sue perdite sarebbero tlivenute te•·ribili. Ad un ordine del ministro della ~uerra che ingiungeva al ~enerale comandante di condurre la sua Al'rnata ver so l' inte1·no, a S. L u igi, otto generali comandanti di brigata o di divisione dichiar arono che le h'uppe dove\'allo. o esse1·e r·ichiamate senza indugio, o pel'ire; in quel momento i l iO per cento appena del continge llte era atto a comballPre. Questa dichiarazione decise i l go v ernatMe a ordinat>e i l ritorno delle truppe, ed un campo speciale fu stabilito a M onta uk Poi n t, all'estremità occidentale di Long Jsland Railmad, facilmente accessibi le dal mare. N el mede!;' imo tempo ~iur~ ser·o dt>i traspor·ti a NuovR York e cor1 essi furono rim patri ati m nlli ferili, ma qualA deficienza anc he 111 ((Ueslo !'erviziO ! [l Cu ne ho arri ,-a il 29 lu g lio cond u ce11do 172 ammalali e ferì li; a veva 5R letti ! L e truppe di riserva non erann in conJ izioni mig liori di que ll e r.he era11 o al fuoco. Le mala ttie degli accampameati e St:Jecialmenle la febbr e tifo ìde incrudelirono a Chickaman ga e a campo Alger. Solo a J a<:k sonvi lle le co!"e andarono meglio per m erilo delle a utor-ità munici pali che si prestarono A far si c he i t·e~ idu i ot'/<R iaici ch>i campi venisser o i mmerl iat amente asp01·La ti e br·ucial i. An che lo sgotnbt't'O delle truppe da M ontauk all' interno fu una causa di nuove ~o l1 e t·enze . Il trasporto si fece per rnPzzo del l'i nlerm i na bi le st:r11da f,. r1·a ta, con calore i nsopport abile, mtlntre polevasi fa1·e beni ssimo per acqua, ed accaddero inconveni enti gravi ssimi ad alc uni riparti di truppa i quali, g iunti alla stazione, n on furono ri cevuti per mancanza dei bol le ttini di av viso, e ril(lrnati all'ospedale trovarono i l or o P •l!' li O CCII pa ti l L'A . J'i mpr ov•'l'A Acer ha menl e ag li Rmeri cani qm•sl n im prepara7.ione, questa mnncanza di 1111 or clin amerat.o saldo e prali ~o in un popolo che ha concepito l'e::>po, rziune di Chicago, che conduce a t ea·Hainf' le im ponenti fer·ro vie , le fen om enali it ~c iu s ll' ie, le più g r Hndiose impr·ese commer·ciali. LI popolo ing le!'\P, l'ot·gu nizzHzione mi lt tare del quale può essere citata quule esem pio, co1ne l o ha tiimostrato la r·ecente campagna dc•l :-5<'udan, ha supulo pr ofi ttar·tl dL'I Ie l 'clrribil i l ezio ni della gu•~ t·ru dell8 Ca·irnea. La mar ina americana ne ha pr olìllalo


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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pure. È tempo che ne profitti anche l'armala di terra. E gli si augura che questo voto sia presto realizzato e spera che più che tutti gli scr itti per creare\' inevitabile movimento dell'opinione pubblica, varranno a ciò i racconti di coloro i quali hanno preso parte alla campagna e a nd ranno raccoutando come essi hanno servita la patr\a e come questa ha preso cura di loro. te.

RIVTSTA D 'IGIENE

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Prima relazione &DDuale fatta nella prima adu· nusa della Società 1t&llanapergllatudl4eUamal&r1a, (3 dicembre 18 •8). - (Giorn. della R. Soe. ital. cl' igiene, 31 dicembre 1898).

CELLI. -

Nell'interessante comunicazione dell'egregio professore sono riassunti tutti i lavori compiuti dai componenti della sunnominata società du rante la passata stagione delle febbri, cioè dai pt•imi di lu~Zlio sino ad oggi. Ccrediamo util e s tralciar e della detta comunicazione i punti più salienti al ri· guardo fa cendo prima di tutto notat•e che g li studi furono volti specialmente alla soluzione di que •ti due problemi i più interessanti per il lato veramente pratico della questio ne e caoé: come vivono i germi della malaria nell'ambiente, e come dall'ambiente ritornano ad infettare l'uomo e gli animali , sul che t'ipo!'a la questione della profilassi e dell'immunizzazione. Ricordati i primi studi degli autori american Smith e Kilborne, confermati poi dal Koch, coi quali si dimostrò che le zecche sono il veicolo della mala r ia bovina, gli esper imenti fatti nell'Istituto d'igiene di Roma sul veicolo della malaria, ed i primi lavori del Bignami e del Oionisi, la opi'1 ione s ostenuta da l Laver an e dal Manson che !"uomo si infetti bevendo acque contaminale dalle zanzare nelle quali, dopo la puntllr·a ed il succhiamento del sangne malarico sians i $v1luppati i parassiti infellivi, gli studi del Ross a Calcutta il 'luale art·ivava a determinare il ciclo di vita dei parass i ti ma larici degli uccelli nel corpo di una specie particola re di zanzare, l'A. viene a parlar e degli esperimenti fatti dalla SocielA per dimostrare la trasmiss ibilila della malaria da lle zanzare all'uomo.


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Rl VIST.A. D' IGIE~E

Essi furono di due specie: coi primi si doveva cercare come si comportavano rispello alla malar ia gli individui tenuti in luogo di mal:ma grave per due o tre settimane e difesi in m odo sicuro dalle punture degli insetti; coi secondi si doveva cercar e se individui non mai soggetti a febbri malar icbe, tenuti in luogo sano ma esposti alle punture di zanzare r accolte in luoghi malarici, pt•endessero la febbre. Il primo esper imento venne eseguito i n modo r igoroso dal socio Fermi in Palude Ponlina ed ebbe esito negativo. ! n quanto al secondo si ebber o in princi pio r isultati incerti o negativi e nel dubbio che vi fosset'O pat'ecchie specie di zanzare nei luoghi infel.li, il socio prof. Grassi fece parecchie r icer che compar·ative nelle più svariate parti d'Italia e trovò che nei luoghi m alarici esistono parecchie specie di zanzar·e e zanzaroni i quali non trovano le opportune coadizioni per r ipr odursi nei luoghi uon mnlarìci. I l medesimo osservator e t enenrlo calcolo dell'abbondanza delle suddette specie nella stagione delle febbri, concluse che tre specie dovevano t'ilenersi assai sospette, l'anopheles c/aoiger, il culex penicillari8 e il Culex malariae; colla puntura eli queste specie si ebbe infatti sviluppo di febbr e malarica in due indtvidui nei quali si r iscontrarono nel sangue i parassiti del la specie esti voautunnale. Nel medesimo tempo lo stesso prof. Grassi studiò anche l e zanzare adoper·ate nelle e~ perienze r·iuscite negati ''e e dimostr ò che il comune culex pipiens é innocuo giacché i paPassiti della malttr•ia non si sviluppa no nel suo cor po Altr•i espet•i,nenti furono ra tti per diu1ostrar·e se la malaria si pt>enda solo per inoculazione o anche pel' altre vie. I noltre il Bastianelli as;;:ieme al Bignami si occupò dello studio morfolo;Icu dei p.;ral"siti specialmente in r apporto alle semi lune ed ai cor pi tla,çrellati e cons ta tò che l e semilune si sviluppano benissimo nel cor po dH II'anopheles claoiger il quale per·ci6 è da consider·ar;::i come l'ospite definitivo del parassita m alarico delle ft:'bbri estivo- autunnali . I nfìnò il soeio Fermi mise al la prova un centinaio di sostanze ritenute cu l1sifughe e di queste due, sulle quali l a Soc1eta sì p1·opone di fare grandi esperienze pr·olilattiche nell'uomo nella ventut·a stAgione malarìca, dimostrarono di avf're tutti i re~Juis i tì necesstt ri allo scopo. Questo quanto al primo problema. I n quanto al secondo, ossia all'immunità natur·ale della malaria ed al mndo di ri pr odurre artificialmente


RIVISTA D'IGlENE

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quest'immunità le ricercha non furono molte anche perchè molto difficili e costose. Le ricerche eseguite in propos ito condussero a queste conclusiom, che i princi[pi sui quali si fondano la siero-immunità e la s ier o-terapia non valgono senz'altro anche per la infezione malar ica. Sarebbe impor~llle studiare il meccanismo dell'immumlà negli animali più vicini all'uomo. A questo proposito è da notarsi che il socio Dionisi ha trovato parassiti perfettamente analo)<hi a quelli della malaria umana in alcune specie di pipistrelli e che il socio Casagrandi ha rinvenuto forme parassitarie entro i globuli rossi di un piccolo mammifero di campagna. L'A. conclude col far notare che l' Inghilterra nelle Indie per mezzo del Ross, la Germania io Africa per mezzo di una spedizione scientifica con alla t esta il Kocn, il Bel~io con una som:na di 50,000 lire per lo studio della malaria nel Congo stanno dando un impulso valirlissimo alla soluzione di questo problema cosi vitale qual' è quello di trovare il mezzo onde debellare la malal'ia, si augura eh e anche I"Italia nella quale la malaria manti ene incolli 4 milioni di ettari e ogni anno in media colpisce 2 milioni dei suoi figli o ne uccide 15,000, non rimAnga indietro in quesla nobile g tlt'a della scienza, e fa augurt per l' inct·emento della Società la quale ha già (lato e darà ancora tanti buoni frutti nello studio della malaria. te.

RlVISTA BIBLIOGRAFI CA A. ZERI.- Rlvl•ta nDitarla delle armate e deg ll eseroltl delle prlnolp&U nazioni d 'Europa. - (Romu18H9.- Un

v o lume di 206 pagi ne, estralto dagli Annali di medicina n aoale).

L 'egregio incaricato dell' ufficio statistico del ministe1•o della marina, io questo lungo e ordinato lavoro, ha fatto uno studio com parativo tra le condizioni sanilul'ie delle marine militari delle p r incipali mtzioni d'Europa. La base del confrouto è naturalmente la marina italiana; 6d é conf•J r tante il vedere come c.Jal minuto e diliaente stud io fatto d a ll'A. risulta che tulli i principali indici delle condizioui


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

sanitarie (morbosilà, mot·talilà, rifo r me, degenza media, ecc.), danno sempre il pr imato alla marina italiana. Dala la mole del libro, e la quantilà dei dati raccolli, noi non potremmo darne neanche un s uccinto estratto. Dobbiamo quindi !imitarci a dire che questo lavoro sarà un preziosissimo a iuto a c hi voglia s tudia re a fondo le condizioni sanita rie delle armate di terra e di mar·e. D. GHtR DANO. - Chirurgi& ren&le. pog t·afica editrice, 1898).

(Torino, Unione Ti-

Al lavoro s ulla chirut'{!ia epstìca e delle vie biliari, di cui si discorso g ià in que~to g-ior n a le ( 1), il chiaro chirurgo di Venezia fa, dopo breve tempo, seguire quest'opera s ulla chirurg-ia renal e, che, come l'altra, é un contributo per sonale a questa g iovane branca della cltit·urg ia viscet•ale. Sebbene le s cuole italiane abbiono appo rta to alla ch irurgia del r ene eccellenti metodi operatori , come la nefropessia del Bassioi, il tra pianto vescicale de~li ureteri secondo il Novara, il taglio aòdomo- ex traperitoneale del D'An tona e quello lras verst~ l e del Ru{!gi , e un disct·eto numero di pubblicazioni di sludi sperimentali e. di osservazioni cli niche; pure mancava sinot•n nella nos tra letteraturA, un trattato orig inale ilaliano cb e del le a ffezioni del r ene soUo l"aspetto chirurgico, s i occupasse ex professo, e per q utsto riguardo riesce quindi mollo opor·Luna l'opera del dotto r Giordano. · Quest'oper·a é fcutto di tre a nni di eser·cizio clinico in una sezione di chirurg ia gPnerale n ell'os peda le civile di Venezia; però non r·appt•esenla una semplice espn~ i zio ne di casi clin rci, come d'altra par·Le non è un tra.llalo didattico inteso in senso s tretto: tna riunisce i pregi di ~ntra m bi, pur evilando l'aridita e la pesanteza de ll'una e le pedan lerie e l'ingombra nte et•udizione dell'altro. !n essa l'A. t•iassume e discu te con sever·a ct•ilical e conoscenze paloge neliche ed anatnmo-palologiche che interessano il chirurgo, svilu ppa la parte d iagnos trca principalmente in quanto deve dare le indicazioni pet· la cur'a chirurg ica, ed espone i meloJi consiglra l. i pe r IH var·ie op.erazioni sul rene e i crilerii che debbono g uidare il cl tit·urgo nelle scelta di

(t ) Fase. 8, pag. 873 -

agos to t898.


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questi; e tutte questi nozioni raffronta con le pubblicazioni più J'ecenli dellA letteratura italiana sull'argomento e con i ~ati ricavati dai casi di propria osservazione, di cui pel'ò attenendosi alle tradizioni italiane, si restringe a r iportare solo la parte principale delle storie cliniche « ragionando il meno possibile, ma tirando delle ~iuste conseguenze dalle osservazioni (Troja) •. Il l& voro è diviso in vari capitoli, dei r1uali alcuni hanno per soggetto le affezioni renali, io cui è applicabile il tral· lamento chirurgico, ed altr·i le operazioni più importanti della medicina operatoria reoale; l'indole di questa rivista non permelle di riferire diffusamente il contenuto dei vari capitoli ; mi limiterò perciò a notare le parti ma~giormente intet·essanti di essi. Il primo capitolo è dedicato al " re ne mobile >> di cui l'A. considera successi va mentA la fot'rna semplice nell'uomo e neUa donna e quelle complicate con afl'ezioni dello stomaco, intestino tenue e crasso, colecisti e pelvi r e nali ; in esso l'A. manifesta v~d ute per buona pa rte nuove ed originali, che rischiarano i rapporti ancora controversi o r.on bene intesi universalmente tra il rene mobile e le appendiciti, coliti, co· lec•s tili c cosi via; e ricava deduzioni degne di grande interesse per la combinazione della cura chirurgica delle aiT~­ zioni concomitanti (nufropessia ed appendicectomia, tillostomia tempo ranea, colehlocistomi&, colecislolisi, gastroenterosto · mia, cura radicale di ernie e simili). Assai importante é il capito lo • nefrotomia e nefrectomia • che ri porta la storia di ques te opera.zioni e dei processi più commendevoli, cui segue una accurata rassegna critica. di quelle praticate s inora io Italia. La scelta e le indicazioni di tali operazioni sono tra ttate a proposi to delle " litonefrosi, pionefrosi e ascessi paranefrelici, >> per i quali, con dali statistici e con considerazioni dedotte dalla esperienza personale, dimostra come (se si eccettuino i casi di pielooefriti Pd ascess i paranef1·itic·i Hmila.ti) quando l' altro rene si può giudicare sano, sia prefel'ibile la nefrectoroia in primo tempo alla n efrotomia, che ordinariamente n o n porta una guarigione definitiva, ma residua una fistola piourioosa. Con uno studio interessante tratta poi c dell'intervento chirurgico nelle nefrili, >> argomento nuovissimo e, come suol dirsi, di grande allualit.a. La. flebotomia del rene, praLi-


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cala per la pl'ima volta verso la fine del 1896 da Harrison e Tiffany, è operazione che nella pratica ispira molte diffl. denze ed è ancora mollo controversa; il dott. Giordano ri· pone in essa speciale importanza, ed a vendo operato 6 ne· frilici in pieno periodo uremico con 2 guarigioni, afferma che << se il chirur·go non può aspettarsi una vittoria da questo in· tervento, tutta via, intervenenrlo a te mpo, polra strappare qualche infer·mo alla mor·te. • Le • uro e idl'onefrosi e la luber·colosi renale , formano arg omento di due capitoli ricchi di osservazioni per sonali. Nè manca In lrallazione de l << rene unico, ,, g rave anormalità in ra pporto alla chirurgia, perché e~ pone l'operatore a dolor ose sorprese nella nefrectomia; e, con la Ielle· rattura e con falli tratti dalla pr opria esperienza, l'A. esorta a non contare sulla pretesa r·arilà di questa anomalia ; e con molta ~o mpetenza discute i mezzi atti a dimostr are l'esistenza e la funzionalitA dei due reni isolatamente. Chiude il volume la esposizione dei casi di <<neoplasmi r enali, , che r iesce sommamente utile, perché la pubblicazione dei casi opera li andrà man mano diffondendo la con vinzione dell'utilità degl i interventi pr ecoci, e con q uesti « migliorer anno anche i risultati immediati e r emoti dell'operazione, che praticnta in tempo, è facil e e di gravità insignificante, conducendo a rapida guarigione . Complessivamente le operazioni praticate furono 103, su 87 ma la ti e diedero 17 esiti funesti, pari al 16,5 p. 100. Esse si scindono in: a) 30 nefrectomie con 6 morii : mortalità media 26 p.100. b) 2i nef!·nlomie con 10 mor ti: mortalità media 45,4 p. 100, così elevata perché l'opet·azione fu non di rado eseguita col solo scopo pall iativo • c) 49 nefropes sie semplici o associale con altre operazioni sul crasso (3), s u ernie (3), sulla colecisti (2), sugli organi genitali femminili (7), e sullo stomaco (2), con 1 rnor to. L'opera é redatta con indirizzo es senzialmente pratico e il lellor·e alla fine del volume può far tesoro dell'esperienza dell'A. come se avesse a ssistilo in persona alle operazioni. Essa riuscit·à di mollo vant.ag gio non solo ai chirur gi, cui cui sarà ~uida nella scella sovente difficile del traLlamen to nelle affezioni chirurgiche del t•ene, e servirà di incoraggia· mento per presta re il soccor so della chirurgia ogniqualvolta l'intervento operativo sia indicato ; ma anche ai medici, cb e


RIVISTA BIBLIOGRAFICA

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aiuterà nella ricerca della dia~nosi ed indurrà a d indir izzare gli infermi al chirurgo. Come nelle altr e opere dell'A., il dire è sobrio è conciso, senza tuttavia mancare di chiarezza, e lo sviluppo delle var ie parli armonico e perfettament e coordinato allo scopo. Oggidl non vi é morbo renate di cui la chirurgia possa disinteressar si, e quest'opera, che rispecchia lo sta to attuale della chirurgia r ena le, sarà accolta con molto favore , perché, come dice bellamente l'A. «l'ora è già venuta in cui come non vi hanno attenuanti pel medico che non sappia dar esito alla urina raccolta nella vescica, semplice serbatoio; tanto meno scusabile saril l'indugio, quando l' ostacolo si trova più in alto, nell'organo secretore stesso; l'ora è già venuta in cui ha da tenersi non meno ur gente di uo cateterismo, una nef1•otomia. jj m. b.

CONCORSI Oonoono al premio Blberl. Nel riprodurre nel numero di novembre 1898 (pag. 1225) l'avviso per il concorso al premio Riberi, scadente il 31 marzo 1900, avvenne un err ore di stampa, che ci preme di r ettificar e,. perchè potrebbe a lterare alquanto il senso del programma. Per maggior chiarezza ripor~iamo qui esattamen te il testo del programma stesso : Sulle disposi%ioni più. opportune per il rapido trasporto dei feriti dal eampo d i battaglia nei luoghi di cura, e sui meui per attenerlo, tenendo eonto delle dioerse condizioni del territorio nel quale può soolgersi la guer ra.

NOTIZIE &uovo giornale. La Clinica ostetrica, d iretta dal pro f. Felice La Torre, ha cominciato le sue pubblicazioni con un bel fascicolo di una sessantina di pagine, dove oltre all'ostetricia propriamente


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NOTIZIE

d etta, anche la g inecologia e la pediatr:a hanno una larga parte. S e l'oste tricia non è veramente tra i •·ami dello scibile med ico quello cile t rova più applica ziona nell'esercizio del medico militare, non per questo ci è rnen grato di mandare un saluto al nuovo giornale, ta nto più che e sso ci offre m•ldo d i constatare, nella persona del suo dit•ettore, nost ro antico com mi litone, come anche dopo nn non breve s e rvizio mili· tare, cci solo aiuto del buon volere e doll'intelligenza, si può far sempre in tempo a diventa re maPstri anche nelle disci· pline più delicate e più difficili d e ll'arte medica.

Onoranze a. •orcagnt. Com'é noto, un comitato di m edici italiani, p resieduto dal doli. S offtantini, per pubblica s o ttoscrizione, alla quale prese parte anche il nostro corpo s anitario, fece scolpi re un busto in marmo di G. B. Mor·gagni, per donal'lo alla scuola me· Ùica d e llo spedale di S. Tornmaso in Lond ra. Ques LCI bu ~to, prima di parti re pe a· la m etropoli inglese, fu inauguralo 1'8 gennaio u. s. a Milano in una ~a l a dello spe· dale Mag-gio re, con largo inte r ven to di nota bilita scientifiche, militari e politiche. Il d o tt. SofCi9nlini tessè le lodi del g rande fondator·e dell'a nPtomie patologica, in un breve ma effica ~e discorso, c he fu rn erilame nle applaudilo La ce•·imonie, s•~ pe•· il concor·so de i pr t>senti, corue per l'adesione delle em•nenti autorità scientifiche che vi si fece ro •·app•·esentere 0 che s i r·i co ..darono con t.-legrammi, (• stata d egna in tutto d el ~··ande ilaliano. I nostri ra ll egl'amenli all'eg•·egio pre· sidc nte del Comitato, per l'otlima riuscita.

11 Direttore

Do.hk~. B. GrvoGRE, mag g. gen. med. ispettore. t1~0~-,t1 A

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Il Red attor e

/~:~~D.• RIDOLFO LrvJ, capitano medico.

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L'eoueleulone e l'operazione di Mules . • • • . . • • Pa(J. tSO louroo•. - Anciens et nou,·ean mydriatiques . . . . . • . • • • t8t Hltrt. - Cento ~straziono dì cataratta trattate senu mediutura • • tSt Panu. - Cloemtectomoa totale se~tuita eta sutura. . . • . . • • t 8t Percr Dan~ . - Le ulceri della cornea ed Il loro trattamento . . • t8! Yarr. - l.e affezioni oculari di origine malariea . . • • . . . • t 83

Catttr. -

RI VISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA. Pawlow. - Il tavoroo delle glandole dl~testive . . . . . . . . . P ag. 18~ Ragtr. - Il carcio!v come niozzo di cultura microhìca. . . . . . • 189* Pappenhalm. - 1\eperto dei bacilli dello smesma nell'escreato polmo• IS!I nnre urnnn o . . . . . . . . . . . . . . . · · · · • RIV ISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. Arullanl. - La pualisl spinale sìOiltiea . . . . . . . . • • · Pag. 190 • i 9! Scltwtrln. - Lavatura dell'urctra 1 osterior" . . . . . . . • · Cannana. - DI una rorm11 rara di dermatosi, probabllmenU! paras• 193 '<~tarla . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . · · · G.~on e Schlaeenhanter. - Ulteriore contributo alla biologia del go• l 93 "OCOC:CO e•l all'anatomia 11atulogiea dei processi gonorroico • . . Il NOiar~ol • 194 nella blenorr3$!ia . . . • . . . . . . . · · · · • 194 hrvH. - ~,., tutMorcohna Il. nelle a!fezooni tuhercolaro della pPlle • Colli! - Coru gli e5ami batteriologico ncll'urelrlte cronica e nella pro• t95 lA '~'Il te. . . . . . . . . . • . . . . . . . • . . • 195 fl."ologoa dell'Krpes Zostcr . . . . . . . . . . . • . 5 • 196 v~reoher. - Alopecia areata in seguito acl opcrnzlonc sul collo • l97 K mott EYint. - Tmlt.,mento della psoriasi. . • . . . . . · · • t98 •raua.- Nuovo intonaro vrr sonde. . . . . . • . • • • . • • ( 9(1 opper, - Cura !Iella siO iide con le iniezioni cii sublimato ad a Ila dose Cllllord: P~rry. - l.'cfOcacia rlet guaiacolo nel trattamento delle epi· ~ ()() dodornote . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • . .

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RIVISTA DI TEilAPEUTlCA.

~echtlmann e Mllltlll. - Sugli esantemi da antlrirlna . . . • . . Pa(J. m 11 1 "

-

lA tontura di lodo nella cura delle gnstro-entertti acute .

San~!,'- 1- Sull'azione dell' • bvdrastis canadensi3" nel catarro bronPlrez os e . . . . . . . . • . . . . . . .. . • . . . • . rns~~d6r .Trattamento della sciatica colle iniezioni di gliceroPta falr a ca ono. . . . . . . . . . • . • . . . . . . • Rl~l :...Silltval!lr~ c1ell'o?:s>ige~o nell'avvelenamento da m,p~Ona .·

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amenu ~~3/~c?'.a~to:o~~~~i~n~ i~ ~e~i~o ~ll: u~o .<h _m~l~

RIVISTA DI MEDICINA LEGALE. Peli - La C(lllessia dru punto di vista clinico e med ico legale

• t03 205 • !05 " ~ ,. !07

. Pag. 208

lll VISTA DI TECNICA E SERV IZIO MEDICO MILITARE. arroli Dunha.m _ L . . . . modico e sani ta~og~e~ra_os~a~o~a~or~ca~a. so~to. ll_PI~nt~ d.• ~s~ Pag. m

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RIVI STA D'J(11ENE. C'Ili· - Prnna 1 l Società itall~ tll ono ~nnuale fatta nella prima adunanza della na JICr gh studi della malaria. . • . • . . • • Pag. 317 Zeri . RIVISTA BIBLIOGRAFICA. · - lliYISla sa 'tar' . G nuionJ !l' F.uro"~ •a deiJe armate e degli eserciti delle principali lorduo. _ Cbiru gl · . . . . . . . Pag. !!9 r a renate . • • • • • . • . . . • . . • m

Concorso al premio !liberi Nuovo goorn l Onorante a -u '~oo. . : rgagn t.

CONCORSI. Pag. ti3

NOTIZIE. Pa(J. ti3

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l' lapettorato di Sanità Mllllan~ VIa Venti Settambra l Paluzo del Ministero della guerral

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO•

••

Il Gicrnale Medico del R• Bsercilo si putJbllca l'ultimo giorno dJ ciascun mese ID rascicoll di 1 ro~ll di stampa. L'abbonamento ~mp re annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei rascit.oli separati è il seguente.

Regno d 'Italia e Coloni:a Eritrea • • Paesi dell'Unione postale (tari!Ta A) Id. id. id. ( irl. B) A Itri paesi . . • • • . • . . .

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Abbona· mento an nuo

Uo raseicolo separato

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L'abbonamento non disdetto prima del t • dicembre ~·iotends ri nnoYato per l'anno su~>-

cesaivo. l signori abbonatl militari In e fTettlvita di servizio possono pagare l'imporlO dell'abbonamento per meno rlei r ispettivi comandanti di corpo (nnche a rate mensili). Ag h scrittori militari è dato ln massima un compenso In danaro. Le spe:<e pP.r gli estratti e quelle per le tavo le litografiche, rotogn~Oche, ecc.• eb8 aecompa,znassero le memorie, sono a ca rico degli autori. GU ~stratti cost.~no L. 7 per ogni rogllo di stampa (t 6 pagine), o l'razione !nrtlvislbll&

dJ foglio. u per eento esemplari. Il prezzo ò eguale sia che si tratti di 100 esemplari o dJ 110 numero minore. l manoscritll non si res tituiscono.


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1GIORNALE MEDICO

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REGJO ESERCITO

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Sapplemenlo al N. 1·2. - Gennaio-Febbraio t89U

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R O MA TtPOGRUIA. ElmtCO VOGHERA

Gli abbon

VI amenti si ricevono dalr Amministrazione del glomale a Ventt Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)

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Supplemento nl N. 1 -2 del Giornale Jllediro del Regio Esercito

KSTRHTO DELLR DISPOSiliONl RIGUARDANTI Il.

SERVIZIO SANITARIO (

CONTBNUTB Nl'!L

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GIORNALE MILITARE UFFICIALE DELL'ANNO 1B9B f

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APPEND I CE ~L GIOR NALE lllRDIOO DBL R. ESEBOITO

KNRICO VOGHERA TII'OQIIA• o D&Lt.R t.L. MN. IL aa & LA REOI!CA

...... 1119.


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ESTRATTO delle disposizioni riguardanti il ser·vizio sanitario contenute nel Giornale Militare Ufficiale de~­ l'anno 1898.

ATTo N. 42. - MATRICOLA . - In•orlslone a matrloola delle nomhae a relatore del maggiori me41o1. 23 febbraio.

. Questo Ministero, analogamente a quanto il § 24 dell' istruzrone matricolare prescrive per gli aiutanti ma~ giori in 2', determrna che le nomine a relatore dei maggiori medici presso gli O~Spedali militar i principali della 2• divisione di crascun corpo d'armata debbano essere inscrille s ui r·ispetti.vi s~ti di servizio colla formula n. 40, tabella l, della pre· ?'lata .rstruzione, modificata però come segue : Tale relatore rn detto (Atto 211 del 1897) l i .. . . . Detta variazione dovrà essere comunicata volta per volta al M' · mrstero con apposito elenco mod. 54. Il Ministro - A. Dr SAN MARZANO,

ATTo N. &7 . - RECL UTA MENTO.- B. Decreto n. 71 per m04taoaslobl t.U'elenoo delle lmperfezlobl ed Infermità ohe motivano l' tnabllltà al •ervblo miUtare. 20 febbraio. UMBERTO J, ECC. ECc., R E o'ITALIA. Visto il lesto unico delle leggi sul r eclutamento a pprovato con .Nostro Decreto del 6 agosto 1888, n . 5655 (serie 3'); Vrsto l'elenco delle imperfezioni ed infermi la che motivano l'inu~ilità Msoluta o temporanea, al servizio militare tanto degl rnscrilli di leva che dei militari, approvato col Nostro Decreto del 2~ marzo 18!)2, n. 103;

2•


4

Visto il Nor;:ti'O Decreto del :lO 8JWile 1896, o. 104 col quale furono sostitui ti alcu ui articoli delrelf'nco succitalo; Riconosciuta la con venie11za di portare qualche allra modifìr.a7.ione all'eleuco stesso; Sul la proposta ciel Nostro Ministro segretario di Stato per gli affari della guerra ; Abbiamo decr dalo e decretiamo: ,1 rticolo unico.

All'a•·ti col o 93 dell'elenco delle Ìlnperit-zioni ed infermita che m otivano l' inabilit ~1 al servizio militare, è sostituito il seguente: Art. 93. - L' ec-cA~siva conoer!fen..a o divergenza dei ginocch i, la deviazione dei piedi conofo\ciuta col nome di piede equino, varo, valgo, il pi ede schiacciato coo incUna.;ione al lato inLerno deU'arlicolaz10ne lihiO-tarsP..a. O•·diniamo che il pre~enle decreto, mlllnilo del sigillo dello Stato, sia insertto nella Raccolta utlìciale delle leggi e dei decr·eli d~-'1 R egno d'Italia, mAndando a chiunf!ue spetti di osser" arlo e dt farl o os::;e,·vfn·e. Dalo a Roma, addì 21) febbraio 18!)8.

UMBERT O. A. DI SAN MARZANO.

ATTO N. 8& . - SERVIZ iù SAN ITAR IO. - Bloovero negU o•peda.ll mllita.r1 degli uftleta.ll lu oougedo del a . e•erolto e B . marina.. - 18 marzo. Il Miuistcro ha determinato ùi ammellere in via esperim entale negli ospedali militari ~li ufficiali in congedo del R. eser ci to e della R. mari!la pl'ovvisti di pensione vitalizia. L'amn11s ~ione s'intende subo1·dinata all'esistenza di posti disponibili, oltre a quelli nec('ssa•·i per le persone enumerate al ~ ;~ del t•egolamento ~u l ser vizio sanitario. Sono escl usi da tale concessione lutti quegli ufficiali infermi, che; a parere del dir·dtorl", non posso110 trarre alcun giovamento dal soggiorno nel l'ospednle; gli affetti da malattie mentali e eia malaltie contagiose m olto diiTusibili, per il cui i solamento ~eve1·o l'ospedale non presentasse le conciizioni oppol'tune.


5 Per la pratica esecuziÒne di questa concessio ne, sia per riguardo a gli ufficiali d e l R. eser cito, s ia pe r quello della R . marina, si dà n no le seg ue nti '10rrne particolari : 1. Gli uffic iali c he des iderano di essel'e rico ve rati negli os pedali militari, potranno presentarsi dire ttamente esibendo per il loro r iconos cimento il libretto di peus io ne. 2. I ricoverati sono sog getti nlle s tess e dis pos izioni r egolamentari de g li ufficiali in s e rvizto alti vo . 3. La retta giornaliera di f'icovero da pagarsi dag li ufficiali peus ionati è la medesima stabilita per gli ufficiali , d i pari g rado, in ser vizio attivo, cioè: Ufficiali generali . UCfìciali s upe riori . Capitani. . . . . Subalterni . . . .

L . 8 ,00 l) 5,00 » 3,50 » 2,50

4. 11 pagamento de lle s omme do vute alle amminis trazioni d egli os pedali dovrà essere fatto entro il me!<e n el quale g li uffic iali e s cono dai luoghi di cura. Quando però la pe r•mane nza in questi si protr aesse per d ue o più mes i, la retta di rt covero sarà pag ata mes e per mese. 5. Qua lor·a s ' incontrassero difficoltà pe r il rimbo rso delle somme da ripe ter·si dagli uffic iali r icoverati o dai loro ered i, le amminis trazioni degli ospeda li ne r•ife riranno al Minis tero ( Direzione genera le s ervizi amminist ra•ivt), il quale deciderà, cas o per caso, sul da fars i. 6. La concess ione falla a titolo d'es perime nto, d ure 1·à fin o al 30 g iugno 1899, do po il quale gio r·no il Minis te r o si riserva di decidere inlorno alla sua definitiva Adozio ne . ll .'v!inistro -

A. Dr SAN M A RZANO.

ATTo N . 86 .-AVANZA iVI ENTt1.- B.. Decreto N . 108 relativo all'esame speciale del oapltaul medlcl che atplrauo all'avauzameuto a scelta. - 2 i: ma1·zo. UMBE RTO 1, Ecc. ECC , RE n'ITALIA.

V tsla la legge 2 luglio 1896, n. 2M, s ull'avanzame nto nt> l

R. eseecito, mod ificata dalla legg-e 6 ma r zo 18!)8, n. 50; Ritenuta la necess ità di de termina re fi n d'ora in via pt•o v· visoria, nell'attesa del regolamento da e manare per la ese-


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cuzione della legge sLessa, le norme pe1· l' applicazione dell'articolo 38, 2• comma della legge in q uanto conce rne l'ava nzamen to a sc elta dei capitani del corpo sanitario militare; S ulla pr oposta d el Nostro Ministro segr e tario di S ta to per gli affari della gue rra; Abbiamo decr etato e de cretiamo:

Articolo unico. L'a vanzamento a scelta de i capita ni del corpo saniLario militare contem plato dall'ar t. 38 della legge 2 luglio ·t 8H6, n. 25 ~, a vrà luogo, in a ualogia al disposto da l pr ecedente a1·t. 36, in seguito ad esame speciale. Detto esame &pecìale, al quale saranno ammessi i capitani medici riconosci uti idonei a ll'a vf!nz amen to per anzian ità e che aspirano alla promozione a scelta, consiste1·à in una dissertazione clinica al letto del malato. Or diniamo che il prese nte decr eto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella Raccolta uffì<.ioiP- delle leggi e dei decreti del Regno d' llHira, ma ndando a chiunque spetti di osser varlo e di fa rlo osse1·vare. Dalo a Roma, 24 marzo 1898 UM B ERTO. A. Dr SAN M ARZANo. ATTO N. 121. - AVANZ AM ENT O. -lforme•peolaUe programmi 4'uame per l'avanzamento del oapttanl me4tol . - 10 gi ugno, Viste le disposizioni con lE'nule nel r egola mento per l'esecuzione della legge sull'avanzamento del R . esercito, approvalo con R. Decreto 19 maggio 1898, n. i2 ed il R. Decreto 24 marzo 1898, n. 106 relativo all'esame pel' l'avanza menlo a scellt' dei capitani medici, le nor me speciali ed i programmi d'esame per l'avam.amenlo di detti ufficialm sar anno quali r isultano in appresso : 1. ll Minislero indica volla per volta, con Cir colare ìnser la nel Giornale militare, quando g li di'vano el'seJ'e trasmesse le p1·oposl('l per i capillm i medici da chiamare a ~li esami di avanznmeolo s ia ad anzianita che a scelta ed i limiti entro i quali devono esser e comprese le pr oposte per ravanzamenlo aù anzianila.


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2. I capi di corpo e di ~ervtzw che abbiano alla loro dipendenza capitani medici compresi entro i limiti designati e non e!-<clusi dall'avanzamento, trasmetteranno &l Ministero (Direzione generale d~i servizi amminis trativi) altt•ettanti elenchi di proposta quanti sono i capitani medici che s1 lt·o· vano in quelle condizioni. 3. Detti elenchi di proposta sono compilati su deliberazione della commiss ione degli specchi caratter istici, e le autor ilil. militari pel tramitedellequali sonotrasmessial Minis tero devono iscrivervi il loro esplicito parere. 4. l ca pitani medici chiamati all'esame per anzianità di grado, aspiranti all'avanzamento a scelta i quali abbiano ottenuto il punto di media richiesto per l'ammissione a ll'esame a scel ta potranno, volendolo, t'inunziare a questo secondo esame. Ad ogni modo, l'ottenuta idoneita all' avanzamento per anzianità non sarà perduta anche nel caso che elilsi non superassero l'esame per l'avanzamento a scelta. Invece per i capitani medici aspiranti unicamente all'avanzamento a scelta, i quali non ottenessero l'idoneità, l'esame generale sostenuto sarà considerato come nullo. 5. I capitani medici chiamati per anzianita che a l momento de ll'esame si trovassero a prestar servizio presso le truppe d'Africa, sono esentati dall'esame stesso e io scritti sulla lista d'avanza mento ad anzianità, purché ne siano di· chiarali idonei dalla rispettiva commissione compilatrice delle note caratteristiche e dalle varie autorità superiori. Essi conserveranno tale idoneilil, dato che continuin o ad esserne meritevoli, anche rimpatris.ndo e fino all'esame successivo al quale dovranno presentarsi qualora non avessero ancora conseguito l'avanzamento. 6. L'esame che tutti i chiamaLi devono sostenere, é dato seconùo il pro~ramma di esame generale. I capitani medici che in questo esame avranno t·iportato una media complessiva n()n inferiore a 16 saranno ammes s i ad un esame speciale e che deciderli della promovibilità a scelta. 7 . La commissione esaminatrice sarà nominata volta per volla dal Mmistero. Essa sarà composta e ripartita nel modo seguente:

Presidente della eommis11ione; Un segretario della commissione; T re sottocommissioni (presidente e due membri) per ogn; genere d'esame. 3•


8 In ogni solto- commissione il membr o infer iot'e in grado Otl anzianita funzion e rà da segretario per la compilazio ne elc i pro(;esso ver bale gioma liero: il quale, firmato da Lutti i membt•i, e contenente la rispettiva voltazione per ciascun • candidalo, ve1•rà trasmesso dopo ciascuna seduta a l presi<leoLe della commis~ione. S. P er ciascuna materia dell' e s:'! me genera le la rispet-tiva sollo·commiss:ion e fara due distinte votazioni a scr·utinio seg r eto : una per si e pe1· no che dete!·minera a maggio. ranza di voti l' idoneità o la non idoneité. del candidato in que lla materia, l'altra pee punto di merito, assegnando punti da lO a 20 ai candidati r·is ultanti idoMi, e da O a 9 a quelli non idone i. La solto-commissione de~di esami scritti, dopo la votazione per ciascuno di essi, farà la media complessiva dei punti dei due esami e la div iderà per tre . Le a ltre sollocommissioni fa 1·anno la med ia dividendo.> il punto compless i vo per tre. 9. Finili lutti gli esami gpne1·ali s i formera la media complessiva dividendo per tre la media dei punti dala da ogni sotto-commissione. 10. Sa rà dichiarato idoneo all'avanza mento per anzianità il candida lo che abbia •·ipor·Lalo l'ido neita in tutte le materie o pu1·e che non avendo ra ggiunto la idoneità in una sola materia, abbia ottenuto in essa oli o punti di merito, e U di media complessiva. Il. L'esame s pecial e per l'avanzamento a scelta sarà dalo u lla pt·escnza rli tutla la commtss ione ri unita , la qua le, dopo ciast-uno esame, fara una semplice votaz.ione per si e per no. Risulteranno p1·omovibili a scelta quelli che avranno ripol'lalo maggioranza di vo li. 12. Il di!•et to1·e dell'ospeda le nel quale av rà luogo l'esame ,disporrà affinché i capitani rnedici chiamati a gli esa mi non s ieno ammessi nell'inte rno <kll'ospedale a s tudia 1·vi prevenlivamenle malati. Qua lo1·a t'ra i ch iamati vi sia no capitani m edici addetti al seevizio dell' ospedal e, il direttore li esentera dal servizio stesso 15 g iorni prima dèlla lor o chiamata, e pt·ocurerà che ;;;ieno destinali ad t~ltri ser vizi fuori dell'•>spedale 13. Le spese occorr enti per gl i esa mi saranno ri mbor~ale da l Minis tero s u apposila richiesta della commissione. Ag li uflicinl i medici esaminalo1·i, ed ai chiamali ag li e$81Ili, ehe devono muovere dalla loro r es idenza sa ranno corrispo-


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ste le indennità eventuali stabilite dalle vigenti disposizioni amministrative. 14. Il presidente della commissione alla fine degli esami, a vuti dalle sotto-commissioni e dalla commissione plenaria tutti i risultati delle votazioni. trasmetterà al Ministero della guer1·a (Direzione generale servizi amministrativi) il risultato di essi in due specchi distinti: uno comprendente tutti gli esaminati disposti io ordine di anziani !.A, l'altt•o solo quelli che subirono l'esame a sce lta parimenti in ordine di anzianit.A. Il primo specchio tlrOJato da tutti i memb1·i della commissione dovrà contenere in apposite colonne: a) il risultato della votszione d' idoneità per ogni mater ia: b) il punto ottenuto in ogni met..eria ; c) il punto medio di ciascuna sotto-commissione ; d) il punto di classificazione finale; e) l'indicazione di idoneo e non idoneo. Il secondo specchio dovrà contenere il risultato della votazione per st e pet• no. Il presidente della commissione accompagnerà la trasmissione degli specchi con un rapporto sull'andamento generale degli esami, e con quelle osservazioni che stimerà di fare. 15. Ai !>eguenti programmi potranno essere apportate s uccessive modiflcaziooi ed aggiunte secondo i progressi della s cienza e le esigenze del servizio sanitario militare. Programma dell'esame generale. E SAMI SCRITTI.

t• Sotto-commission.e: t• Medicina legale militare-2•Igiene e servizio sanitario militare. 2- Sotto-commissione: 3• Esame teorico-p1·atico di anato· mia, patologia ed operazione chirurgica. 3• Sotto-commissione: 4• Esame clinico alletto del malato.

t• Medicina legale militare. La sotto-commissione per gli esami scritti prendera gli opportuni concerti col direttore dell'ospedale, e s cegliera un numero di casi, nei quali, o per infermità o per imperfezioni occorra dare un giudizio medico-legale.


10 Il candtdato, alla pr·eseoza clE:Ila sott.o-commissione estratto a sorte un numero cot·rispondente ad uno dei casi scelti, visiter à l'individuo, qui ndi compilera, nella stessa g uisa che s petta da un dit·ettor e d'ospedale, il relativo documento medico-legale, specificando la diagnosi di sede, natura e !<rado della malattia o lesione e determinando il relativo provvedimento. Saranno Jati ai candidati l'elenco delle infermilil esimenti dal se1·vizio militare, la legge , il regolameot.o e l' istr uzione complementf)re sul reclutamento, e tutti gli s trumenti di diagnostica occo t•rt~ u ti a ciascun caso. 2• Igiene e serci.;io sanitario militare.

(Esame scritto, tempo concesso 6 ore) . Consis terà nello svol!!imento, sen za il concorso di a lcun libro o manoscl'ilto, di un te ma sull' igiene o sul servtzto s anitar io in pace od io f!uert·a , formulato dal presidente della commissione e comunicalo ai cundidali riuniti soltanto al mome nto io cui deve essere svolt.o.

3o Esame teorico-prrtlico di anatomia, patologia eri opera:oione chir urgica. Questo esame sa rà dato nella sala anAtomica dello ospedale militaJ·e. Il candida lo est r atto a sor te un numero dei temi sotto indica ti di'Scri vet·à minutamente la r egione sulla qua le cade l'ope r azione chirurgica scelta dal presidente della sotto- commi ssion(', accenner·a a lle malallie e lesion i per le quali la operazione è indicata , con speciale rigua rdo a lle lesioni possibili pe1· le diverse armi usa te in gue1·ra , e parlerà dei diver s i processi operativi facendo risultare i vantaggi di qt:ello che intende alluare. Proceder à quindi s ul cadavere all' operazione, conLinuandola flno alla relativa medicazione se ne sa rà il ca!>O, e parlerà infine d~lla c ura post- opet·ativa. La sotto-commissione fa rà tutte le interrogazioni clte cr~­ deril con venienli.


11 TEMI D'ESA:\fE TEORICO PRATICO o'ANATOMI.n., PATOLOGIA ED OPERAZIONE CHIRURGICA.

1° Legatura della carotide primitiva o della poplitea. 2' Legatura della carotide esterna o della tibia le anteriore.

3° Legatura della succlavia, o della iliaca esterna. 4o Legatura dell'ascellare o della femorale. 5' Enucleazione del globo oculare o tracheotomia.

6' Hesezione dell'articolazione del gomito o del ginocchio. 7° Reseziooe dell' articolazione coxo·femorale o radio-

carpea. 8' Resezione dell'articolazione scapolo·omerale o tibioastragalica. \l' Amputazione delta coscia o dell'avambl'accio. 10° Disarticolazione della ~ano o del ginocchio. 11' Disarticolazione dei quattro ultimi metacarpei o della articolazione medio-tarsea. i2o Dis11rticolazione dell'omero e dell'articolazione tarsometatarsea. 1:lo Amputazione del braccio o disarticolazione tibio-tarsea. 14' Re~ezione parzjaJe del mas cellare inferio1·e o disarticolazione dell'avambraccio. 15' Trapanazione del cranio. 10° Laparotomia e relative :!Ulure intestinali, o toracotomia. 17' Operazione radicale dell' ernia inguinale, o del varicocele. 18° Ci stotomia perineale o soprapubica. 4• Esame clinico al letto del malato.

Durata a d arbitrio della sotto-commissione. Questo esame sarà dato al letto di un malato di qualunque repat·to dell'ospedale militare. La sotto-commissione scegliera d' accordo col direttore dell'ospedale una !c'arie ùi malati adatti per farne oggetto di esame. Per c ura della direzione dell'ospedale saranno tenuti pronti tutti i s uss idii di~tgnostici che si reputeranno necessari. Il candidato estratto a sorte un numero corrispondente ad uno dei malati, raccoglierà l'anamnesi, procedera agli esami s ubiettivi ed ol?biettìvi necessari, quindi fara l'es posizione


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relativa al caso, sulla diagnosi, prognol>i e cura, e sui possibili provvedimenti da prendersi, rispondendo anche alle inter rogazioni ed osserva:tioni che la sotto-commissione credera di fare in proposito. ESAME SPECIAI,E PEE\ LA PROMOZIONE A SCELTA.

Da una serie di malati scelti dalla commissione il candinumet·o cor rispondente ad uno di essi, procederà all'esame accurato e completo del ma lato, adoperando lutti i mezzi diagnostici che il caso r-ichiederà, (esame con la elettricità, cnn J'oftalmoscopio, l'otoscopio, il laringoscopio, esame chirn1co e microscopico delle orine, esa me mict•oscopico deglt spuli, del vomito, esami diver·si del sang ue ecc.). Compiuti tutti gli esami iu presenza della commissi(me farà una dissertazione sulla diagno!"i, prognosi, metodo di cura e provvedimenti medico-lega li se ne sarà il caso. La durata di tale esame é lasciata al giudizio della commrssione. 11 candidalo potrà, dur·ante In visita del mala to ed i re lativi esami, prendere tutte le note ed appunti che crede rà utili. Il Min istro - A. Or SAN M AR ZANO . d~.~to estratto a socle un

A TTO N. 124. - SE R VIZIO SANI TARI O. - Cambio del 10 giugno.

olorotormlo negli o•pedall da oampo. -

In attesa della pubblicazione delle nuove tabelle di caricamento degli ospedali da campo, il Ministero ha ri.::onosciuto opportuno cambiare or a il cloroformio e sistente, con altro di recente fabb ricazione contenuto in boccette originali di g rammi 100, simili a qnelle intron ntte nelle dotazioni ~ani ta­ r ie pr esso i c01·pi e nelle sezioni di sanit.a. La quantita a ssegna!& dai nuovi ~pecchi é la seguente: P er un ospedaletto da campo mod. 1893 kg. 1,000 in 10 boccette da ~J:rummi 100, da collocarsi nel ca ssetto inferior e delle casse E ed F al posto di altrettante boccette poliedt·iche da g rammi 200 vuote. Per un ospedale da t!ampo da 100 letti kg. 2,000 in 20 boecelle da g rammi 100, da col locarsi nella cassa G al posto del nebulizzalor e abolilo coll'Atto 2:3:~ del 189fl.


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Pe1· un ospedale da campo da 200 letti kg 2,000 in 20 boccette da grammi 100, du collocai'SÌ nella cassa O al posto del nebulizzato1·e abolito. Per una dotazione di complemento d' ospedale da campo diviso kg. 2,00 in 20 boccette da grammi lOO, da collocarsi nella cassa 5t al posto del nebulizzatore abolito. I direttori 1li sanitil trasmetteranno sollecitamente al Ministero della guerrn (Direzione generale servizi amministrativi) un elenco delle quantità di clororormio occorr enti per cias~una delle unita suaccennate esistenti nel r ispettivo corpo di ax·mata con la. indicazione dell'ospedale militare pr incipale o succui·sale al quale dalla farmacia centrale militar e dovrà farsi la spedizione con cessione senza pagamento. ~li ospedali, ricevuto il nuovo cloroformio, se ne daranno scar ico passandolo a fa r parte delle dotazioni delle pr edette unità in cui deve essere immesso . Il clm·orormio, che per etletto degli Atti 178 del ·1896 e 120 del 1897 si teneva a dis posizione del Ministero, e quello che ora .si toglie dagli ospedali da campo, sarà riunito in bottiglie comuni per essere s pedito alla far macia centrale dopo che il n uovo cloroformio destinato a sostituirlo sia stato messo al posto. Per tale operazione non sarà fatt.o alcun movimento nei registri. I recipienti poliedrici l'egolamentari, che contenevano il clorofoi·mio, saranno conservati vuoti e sdnza alcuna indicazione nelle loro casse. Quelli però che si tr·ovano nel cassetto inferil)re delle casse E ed F degli ospedaletti da campo mod. 1893, e che per le modiflcazioni appor tale non trovano più posto saranno in vece tolti e presi in carico senza pagamento sul registro delle 1·obe di proprietà delle masse ed usati pel servizio tel'ritoriale. Il Ministro - A. Dr SAN MARZANO. ATTO N. 171. - ORDINAMENTO DEL R . ESERCITO. -

a. Decreto 41 ooaUtuslone 4ello lapettorato 41 •aDiti mUltare. -

3 luglio.

UMBERTO I , Ecc. Ecc., RB o"ITALTA.

Visto il R. Decreto in dala 4 a prile 1895 di costituzione dello ispettorato di sanità militare; Visto l'art. 2 del R. Decreto n. 358 in data 22 luglio 1897,


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per r ordinam er:lo del corpo invalidi e veterani, del corpo sanitario militare. del corpo di commissariato mili tare, del corpo contabile m !li la re e del corpo veterinario militare ; Sulla pr·oposta del N ostro M inir:-tr o segretario di Stato per gli alTari della l("ucrra; Abbiamo decr·ctato e decretiamo: Art. l. L ' i!:ipeUor•ato di sanità mililsre tlsercita le sue funzion i di corpo consult ivo del Ministero della gu.erra o collegialmente o ripartito in ullici. Art. 2. L'ispettorato tratta collr~ialm e ntc riunito in arlunanza le pratiche speciali r ela tive a pensioni, rrforme, aspettative, idoneita al servizio militare ed al lavoro pr·oflcuo dei parenLi di militari od in!"criLli, a malattie simula te tanto del personale dipendrnte dal Ministero della guerra., quanto di quelio dipendente da altri M inisteri ove ne sia richiesto. Tratta anclte nello stesso modo per or·dine del M inist ero o dell'ispettore capo, altre pratiche speciali o generali di servizio sanitario m ilitare. Art. :l, L 'ispettorato dr sanità militare é riparlrto in : un ufficio dell' i~p eltore capo; 'JU&ttro uffici speciali ; un ufficio di segr•eter·ia. Arl. 4 Gli urfici speciali dell' ispe ttor ato ~(In o indicati con un num er o progresSi\'0 (!$, 20, :l0 , 4•). Ar•l. !'i. Attribuzioni degli uffici.

Lfflcio dell' isfietlore ca,,o. Onlrne e servizio intel'l1o - Per sonale dell' ispeltor lllo Corr ispond enza dell'ispettorato - Per·sonale degli ufficiali medici e dei farmacisti militari - Custod ia delle carte per· sonali degli ufl1ciali medici e dei farmacisti mililat•i - Boll et tino di mobilitazione.


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1• ujjleio ....:.. (lgrene e statistica). Questioni particolari e generali d'igiene - Studi e proposte pel miglioramento dell'igiene della truppa - Relazione medico-statistica annuale - Studi e proposte pel perfezionamento della statistica - Questioni particolari e generali s ul ser vizio degli stabilimenti sanitari militar•i - Cure balneari«:' ed idropioicbe.

2' ufficio. - (Sel'vizio tecnico - Istruzione tecnica Giornale m edico del R. eser·cito). Compilazione e revisione dei regolamenti di ser vizio sanilario in pace ed in guerra - Istruzione de;di ufficiali medici -Scuola di applicazione di sa nita militare - Arm am entar·io e biblioteche degli ospedali - Esami d'avanzamento degli ut~ fìciAii medici - Direzione e r edazione del g iornale medico -Studio dei progressi tecnico-sanitari negli eser citi stranieri .

3° ufficio . - (Medic:ina legale -

Materiale sanitar·io).

Studi di massima di mediciua legale- Studio de Ile dispodi medicina legale negli e>serciti stranieri - Studi e pr oposte per m odificazioni a lle disposizionr ed ai r egolamenti medico-legali - Mate riule sa nita rio di pace e di guerra Compilazione rll"i testi di istr·uzione tecnica per la truppa di santlà e per i porla· feriti dei coPpi.

~izioni

4• ufficio. (Chimica e farmacia). Questioni par ticolari o generali chimico-farm a ce utiche Is truzioni dei farmacisti mili tari - Esami dei farmacisti militari - Analisi ch imiche - Studi e proposte pel mi~Ziio ra­ mento del servizio farmaceutico - Studi sui progress i della chimica-farmaceutica e proposte r elati ve. Art. 6. L'ispettore capo: a) dipende direttamente dal Minister o della guerra ; b) eser cita l'alla sorveglianza sugli uffici speciali e dirif.re l'insieme dei lavori dell' ispettorato; c) regge particolarmente e diretta mente l'ufficio d<'ll'ispelLore capo;

. ..


d) e:wrciLa s u"li ufficiali s upt:1·iori, mferiori eù impiegati -civili addetti all' i:::pett01·ato le a ttribuzioni di comandante di corpo, e capo di servizio ; e ) corris ponde col Min istro della guerra e colle autorità milita•·i e civili; f) r ipartisce come crede piu opportuno le pratiche complesse fra i vari uffici; g) •·ichiede in caso di lavori straordinari, o quando speciali motivi lo consit:!lian o, al Minis tero, che s iano comandati tem poraneamente all' ispettora to ufficiali medici con facoltà d i prender parte, con voto deliberativo, alle adunanze dell' ispettorato. Ar L. 7.

l generali o colonnelli medici i'5pt:ltori !>Ono nominali per dflterminAzione ministeriale direttori di un ufficio speciale. Il chimico farmaci sta ispellore di rige l'ufficio di chimica e farmacia. TI segretario dirige l' ufficio di segreteria dell'is pellorato . Gli altl'i ufficiali medici ed impiegati sono r ipartiti dall'ispet. tore capo fra i v11ri urfìci ùell' is pettorato. Art. 8. A ciascun di rettore d'uffk.io spella l' in iziativa delle proposte sulle materie de l propr1o ramo. E qui ndi dovere di ognuno di e:o;si il chiamare, per mezzo dell'ispettore capo l'attenzio ne del Ministero della guerra su tutto lluanto può a ssi curare il ,.,.~o lare andamento ed il prog resso di quelle parti di ser vi1.io che sono assegnate al ri· .~pellivo ufficio.

Art. 9. 1 pareri emessi c o ll egialme nte dall' ispellorato, sulle pra'tiche di spettanza dei vari urtìci, sono tras messi al Ministero .a nome d<'ll'ispellorato . L !! pi'Opo!'lte e :;rl i s ludi fatl1 ùai si nlloli uflici, o di propria iuiziali \·a, o a r iehiei\La del Min istero, e .1e1 quali rest.a la r esponSRbiltla al di r ettore di'l risp,· ttivo ufficio, sono trasmessi integra lmente in originale a l Minis l.. rn; e, qualora abbiano


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for·mato oggetto di discussione, vi si deve unire il voto motivato dell'ispettorato. L'ispettore capo, cui spetta in ogni caso la trasmissione al Ministero di tutti i lavori, vi può unire le osservazioni che credesse di farvi. Art. 10.

Ciascun capo d'ufficio può, per mezzo dell'ispettore capo, chiedere alle autorità militari, ai capi di corpo, o di servizio, quelle nozioni di fatto che tornino necessarie nelle questioni che sono oggetto dei loro studi, escluso !:loltanto le questioni personali, disciplinari e di condotta. Art. 11.

Le deliberazioni dell'ispettorato sono prese a maggioranza di voti. In caso (,li parità di voti quello <.lei ~residente ha la preponder'8nza, e ciò deve risultare dal pror.esso verbale. Arl 12. l generali o colonnelli medici ispettori eseguiscono le ispezioni straordinarie degli ospedali militari ordinate dal Ministero. Possono anche essere delegati ad ispezionare una parte speciale del servizio sanitario in uno o più ospedali o altri istituti sanitari , o stabilimenti o caserme, ecc. In questo caso la ispèzione é in massima affidata al capo dell'ufficio, nelle cui aLtribnzioni é assegnata la materia speciale.

Art. 13. Al chimico farmacista ispettore sono affidale le ispezioni straordinarie farmaceutiche ordinate dal Minister o. ArL. 14.

Il segretario dell'ispettorato sotto E(li ordini dell'ispettore capo dir ige l'ufficio della se~reteria. ~: responsabile del ser vizio d'ordine delle pratiche particolAri di medicina legale da trattarsi collep:ialmente.


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Ha la ges tione economica delle s pese d'ufficio ; è consegnatario dei locali delr ispettora to ed é respons abile di quanto vi è io car icamento. Art. 15. L'ispettorato, essendo corpo cons ul tivo del Ministe1·o della g uerra , nelle questioni concernenti il se r vizio sanitario militlire, non esercita autorità disciplinare direttiva od amminis trativa s ul pe1·sonale o s ul ser vizio sanitario dipendente dai co mt~ndi di cor po d'armata e di di vis ione. Art. 16. Con apposita ist,·uzione il Minister o della guerra determinera le pa rticolari attribuzioni di og ni ufficio e le nor me di servizio interno dell'ispetl(lralo. Art. 17. Il R. Decreto di costituzione dell' ispettorato di sanita militare in data 4 aprile 1895 è abrogato. Il Nostro Minis tro della g uerra é iucaricato dell'esecuzione del presente decreto che sarà regis trato alla Corte dei conti. Dato a Roma, addì 3 luglio 1898. U MBEHTO. A. DJ S AN MARZANO.

Ano :--1. 172. - ORDINAM ENT O DEL R. ESERCI T O l•trazlone per la e•eoazlone del R . Deoreto 3 lagllo 1888 4l oo•tltazlone dell'bpettorato 4l •anltà militare. - 10 al!o:=:to. !:i l . -

Ispettorato unito collegialmente.

1. Le pt·atiche che devo no e:>ser e trattate collegialmente dall'i:=:pellorato sono dai si n~c,l i or atori rifdr ite per iscritto all'adu nanza , in uno alle z•elative proposte. Sono ri re,•i te per turno, gi usta la assegnazione fattane dall' ispettoz·e capo, le pratiche rig uardanti le seguenti materie :


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a) pensioni per fer ite od infermità contratte pet· r agiont di servizio o da militari o da altri impiegati dello S tato ; b) collocamento a riposo per anzianità di s ervizio o per infermità ; c) riforme per motivi di salute quando pos sa conse~uit•ne pensione vitalizia od a ssegnamento temporaneo : d) cnllncamen tn io a spettativa per· infer·mita dipendenti

o no da cause di servizio ; e) controversie s ulla idoneità di inscr itti di leva e di militari aspiranti allo rafferma , o di giovani aspiranti alla ammissione nei collegi, nelle scuole e nella accademia milita l'e; proposte di passaggio nelle compagnie di disciplina p er s imulazione o provocazione d'infermità; g) ricorsi spor ti in ordine ai casi di inabilita al lavoro, contemplati dAlla legge sul reclutamento. Le altre pratiche s ulle quali l'ispettorato, per m•dine del Minis tero o dell'ispettore capo, deve emeUere colleg ialme nte il propril) avviso, ven gono r iferite dai direttori dell'ufficio cui é assegnato il ramo speciale della materia da trattat•si.

.n

§ 2. - Ufflelo dell'ispettore capo. 2. All'ufficio dell'is pettore capo, oltre a quanto è determinato dall'art. 3 R. Decreto 3 luglio '1898, s petta di tenel'e in ordine : a) il registro nominativo degli ufficiali medici e dei farmacisti mili tari dell'esercito permanente ; b) il registro nominativo degli ufficiali medici in posizione di servizto aus iliario ; c) il registro nominativo degli ufficiali medici di complemento; d) il registro nominativo degli ufficiali medici della milizia territoriale; e) il registt·o nominativo degli ufficiali medici di riserva; j) il registro dei militari laureati in medicina e fal'macia; gl copia degli stati di s~r vizio di tutti gli ufficiali medici e farmacis ti militari ; h) un registr·o n o m inativo degli ufficiali medici e farmacisti militari dell'eser cito permanente, da cui ris ullioo le missioni, i servizi ed i lavori straordinari da essi compiuti; e i nomi di quelli che possiedono, in modo no n co mune. co-


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gnizioni od esercizio in specialità delle scienze medico-chirurgiche e affini. Gli spella altresì di conservare ordinariamente lutti i ruolini mensili della posizione degli ufficiali medici e dei farmacisti militari. L'ispellore capo ha l'incarico di tenere al corrente il bollettino di mobilitazione del COI'po sanitario e farmaceutico, di fare le p1·oposte di fH'Omozioni e movimenti nel cor po stesso, rli vigilare ~ulla istruzione tecnica dei medici mili· lari, e di proporre al Ministero quei provvedimenti che sieno alli ad aumentArla. 3. Oltre le notizie generali per la tenuta dei sopraindicati ruoli e registri che si traggono dai BollettiM delle nomine, quelle speciali sono comunicate all'ispellore capo dal Ministero della guerra, e in ogni ca so gli svno fornite in seguito a sua richiesta. Inoltr e, abbisognando all'i speLLo re capo di avere scbiarimenti e infot·mazioni, egli si rivolge direttamP.nte ai direttori di sanità militare o ai comandanti di corpo cui appar· tengono gli ufficiali medici. Le copie degli s teli di servizio devono essere domandate, secondo le diverse posizioni del personale, ai comandanti di corpo, ai capi d i servizio ed all'ufficio di amministrazione di personali militari vari. 4. Gli affari relativi al persona le sono trattati dall'ispettore capo. 5. In mancanza O(l in assenza clell'ispettore c.a po, la direzione dell'ispetLoralo spetta al più anziano degli ispettori presenti. 6. In mancanza Oli in assenza dell' ispettore titolare di un ufficio, l'ispettore ca po destina l'altro ispettore preseme ovver·o il segretario pel disbr igo delle pratiche ordinarie allinentt ad esso ufficio. 7. Ogni anno l'ispettore capo tr·asmette a l Ministero (entro il mese di marzo) una relazione riassuntiva dei lavori fatti dagli uffici speciali dell' ispetloralo, esprimendo il suo parere su quanto crede utile a farsi pel miglioramento del servizio su n rlario.


21 l'i 3. -

Uffici speciali.

t• ttjfi,cio. ( l gieoe e statistica). 8. Spetta al 1° ufficio di fare, tanto a richiesta del Ministero, quanto per propria iniziativa, gli studi e le proposte riferentesi: a) alla alimentazione del soldato; b) al vestiar io militare; c) alle abitazioni del soldato, alla salubrità dei quartieri, dE'gli o~pedali e di altri stabilimenti militar i; d) alle misure preventivP contro le malattie endemiche o diffusibili. 9. Jl 1° u fficio devfl tra ttare altresì le pratiche relative agli stabilimenti balneari ed idropinici, eseguire lo spo~lio e pl'oporre la a ssegnazione degli ammes-si alle cure termali, riassumere i rapporti delle direzioni degli stabilimenti termali ed idr'opiiìici, proporre ciò che crede utile per il perfezionamento della s tatistica. 2<> ujjì.:io. (Servizio tecnico -

istr uzione tecnica gior nale medico del regio eserdto).

'IO. Spetta al 2° ufficio di trattare le pr atiche r elative: a) all'andamento e funzionamen to tecnico degli ospedali e stabilimenti militari; b) alla istr uzione degli ufflciali medici, allo studio ed alle proposte per' modifìcazioni di disposizioni r egolamen Lari, di A t li e Circola r i relativi alle istr uzioni scientiflco- pralich& per gli ufficiali medici ; c) alla scuola d' applica zione di sanità militare; d) alle confer enze scientifiche che si tengono negli ospedali militar i; e) ai progra mmi d'esame per ammissione ed avanza mento degli ufficia li medici. 11 . Spetta pure al detto ufficio di studiare e proporre. tanto per r ichiesta del Minister o, quanto per propria iniziativa, al lnrchè \a esperienza ed il bisogno lo consir.rliano, le modifìcazion i ai regolamenti, agl1 A tti e Circolari, a l h~ disposizioni ed istruzion i sul servizio tecnico in pace ed in guerra. È affidato a l detto ufficio la dir ezione e la r edazio11e del gior nale medico dell'esercito, ~:om e anche lo !<ludio i'UÌ wi-


22 glioramenli e sui pr ogr·essr della istruzi one medico- rn rlì tare negli eser citi stranier·i, e le relative proposte delle pru utili applicazioni al corpo sani la l'io militar·e italiano .

.3" ujjlcio. - (Medicina legale -

mater iale sanilar·in).

12. È di per tinenza di questo urncio. tanto per r·i chiest.a del Minister o, quanto pr~r pro pr ia iniziativa: a) lo studio sulle que:stioni concernenti l e disposizioni di ordine e di massima r elative al r eclutamento, alla idoneità od inabilità al ~er vizi o militare, alle pensioni, all'aspettativa o rifor ma per infer·mità o im per·f'ezioni lì~icbe; b) lo studio delle leggi e r egolamenti degli eserciti stranieri ri g uar danti le idon~rta al ser vizio militare; c) lo studio degli s trumenti di diAgnostica per l a investi gazione delle malattie e;i imperfezioni fi siche esimenti dal servizio; d ) le pratich e rela ti ve all'armamentario chir urgico, agli oggetti da medicazione ed alle biblioteche degli ospedali mil itari; e) lo studro di qual:::i asi innovazione, mig lioramento, aumento del materiale sanitar io degli osp edali, infermer ie di presidio e di cor po; .1) l o studio del materialr· sanitario di r:ru erra, sezioni di Sl'lnità, ospeda li da campo, ecc., e le rnodilìcazioni che rl prog r rsso della scienza con siglia ; g ) lo studio del material e l;anitario da g uer ra negli eser· citi europei. 4" l!(Jic io . -

(Chimica e farmacia).

1:1. Spettn a q uesto ufficio di tra ttare le pratiche r elative: a) alle questioni :sui medica menti e sostanze accessorie; IJ) al mate1·iale f:!peciale tecnico della farmacia C'!nlrale e di •tuel lo deg-li osped11li ed al mater·iale farmaceutico delle do tazioni sanitarie di gue1·r a ; c) alla com pilazione delle varil.lzioni annuali all'elenco e .tar iffa dci medicinali e sostanze accessor·ie ; d ) alle analisi chimiche; e) alla i struzione dei f"al'macisli mili tari ed alla com pila· -zione dei pr ogramm i d'e!'ame der farmacisti militarr ; .f) al mig lior amento del servizio fa r maceutico militare.


23

U. f./icio rli segreteria. 14. La seareteria comprende : a ) la rela zione delle cor rispondenze dell' is pettore cap0; b) il protocollo generale di tutte le carte di arrivo e parte nza ; e) il protocollo par ticolare delle pealiche special i di medicina lega le; d ) la copis teria ; e) l'a rchivio gener·ale dell' is pell,>ralo; / ) l'a mministrazione delle spese d'ufficio ; g) la conser vazion" dell'armamentar io; h) la compilazione dei processi verbali delle adunanze. 15. Il segretario dell' ispellorato dipende direttamente dal· l'ispettor e capo. Mantiene la disciplina nell'interno del1' 1s petturato.

s 4. - Trattazione degli affari. 16 La distribuzione dei lavori o•·dinari e straordina ri ai vari uffici è fa tta s econdo la relativa s pecialità ; i lavoJ'i speciali da tra ttarsi in adunanza sono r ipartiti dall' is pettoJ'e ca po fra gl'ISpettori. Le l"fUestioni complesse che riguardano più di un u!Iicio possono essere affida te allo studio di una commissione nom inAta dall'ispe ttore capo, fra il personale dell' ispettorato, o date a s tudiare a ciascun ufficio per la parte che li r iguarda. 17. O g ni ufficio, ollre a fare volta per volta. secondo se ne presenti il bisogno, le proposte di miglioramento del ramo di s ervizio cui soprainlende, deve in fio d'anno compilare una relazione sui lavori falli, concretando in essa le proprie osservazioni. Questa relazione deve esser€! presental,a all' ispettore capo entr o la pr ima quindicina òi febbraio.

§ (). - Sedute e deliberazioni dell'ispettorato. 18. L'ispettorato si riunisce in adu nanza per con vocazione ~eli' ispettore capo. Il chimico far macis ta ispettore preude parle alla riunione, ogni qu&lvolta si lr·attino mater ie speciali del s uo ufficio. 19. li se gretar io assiste alle ttdunanze· e ne compila i proces~i verbali.


24 O ve però si tratti di ques tioni pe r le quali l'ispe ttore capo c r·eda conveniente la presenza dei soli m embri, egli designa a l'are da s eg retario il meno anziano fra ess i. 20. In ciascuna seduta devono essere redatti altt•ettanli processi verbali colle rispe ttive dellberpzioni, quan ti sono gli a r·gomenti distintamente in essa trattati. 2·1. O go i pr·ocesso verbale de ve es s ere fi rmalo dall' ispettore capo pres idente, da i membri intervenuti all'adunanza e dal segre tario. Ciascun membro htt facoltà di far no tare nel processo verbalfl le sue sp~ciali osserva zioni, apponendovi la propria fil·ma. 22. Ciascun ufficio, tla parte s ua, e nello s tess o te mpo l'ufficio dell'i !=l petto re capo, per tutte le questioni t rattate in s eduta, noteranno pe r sunto in apposito registr·o la deliberazio ne pt·esu. 23. Per· la validità delle deliberazioni sopra questioni sp~· ciuli di medic ina ll'ga le militar·e, sarà neces sar ia la presenza di tr•e votanti. 24. Il S(~gretario dell' ispettorato può· pr·e ndere parte alla discussione P.ò ha volo deliberativo quando fossero prese nti olia s eduta due soli me mbri dell'ispettorato, compreso l' is petto re capo. 25. Le pt·alic lte s peciali da ll'allat·$i collegialmente possono e!':sere richieste da lutti i membri de ll'ispettorato per prende rne cognizione pr·ima de lla discus sione. 26. Og-ni qual volla le decis ioni de ll'ispe ttora to siano pres e ad unanimità, l'incarico di c ut·ame la compilazione nella forma con la quale de vono esl'Pt·e trasmesse al Ministero o ad altre autorità compe te nti, s pe lla a i ris pettivi relatori. Quando invece le delle decis io ni sono prese a semplice maggioranza, questo incarico ~pella ad uno dei componenti di essa, r·eshwòo però s empre alla minoranza la facoltà di farvi unire una ::;epar·atu m otivazione del proprio volo. da essa flr·mata. § 6. - Commissioni speciali.

2i . Il Minis te t·o della g uerra, ogni volta lo stimi opportuno, convocheni allu s ede de ll' ispellorato tutti o parte de i diretto ri rli ~anitil o di s peda le p er lrallare quelle que stioni renattve al perso11ale ed al s ervizio sanitario, intorno alle quali g io vi ave re I'A vvi ~o dirP.tto dei t:a pi di servizio.


25

Queste riunioni saranno sempre presiedute ùall'ispettore capo. Possono inoltr e essere chiamati press<l l' ispellorato anche

uffìcmli medici, non capi di servizio, per trattare questioni s peciali tecniche e prendere parte alle sedute dell' ispetto ra to con voto deliberativo. ~ 7. -

Disposizioni varie.

:28. L'ispettor e capo detet•mina l'orario di ufficio, che, per il servizio d'ordine, de\'e essere non minore di sei or e a l gior no, e quelle altre norme di servizio interno che c rede convenienti. 29. Il Gio,.nale medico del R . t:ser~ilo è pubblicato alla fine di ogni mese.

30. Gli articoli ed i lavori possono essere comunicati alla direzione del giornale non solo dagli ufficiali medici e farmacisti militari dell'esercito e della marina, ma da ufficiali di qualunque a rma, ed anche da scritto ri estranei a ll'eserdto. 31. Una somma annua, stabilita da l Minis ter o della gue & ·ra, ser ve a premiare gli scr itti pubbl icati ùal giomale, secondo le norme preventivamente determinate da l Ministero stesso per proposta dell'ispettore capo. 32. Qualora le memorie ~iudicate meritevoli del pt•emio Riberi pei medici m ililari dell'esercito e della mar ina siano pubblicate d'ordine del Ministero, la direzione del giornale è incaricata di aUendere alla s tampa di esse. :33. l generali o i <:oloonelli medici ispettori, allorchè eseguiscono ispezioni speciali ne fanno un particolare rapporto; quando invece sono incar icati di ispezioni straordinarie gener~li tecnico-amministr ative di uno stabilimento s anitar io, compilano il loro rapporto e i relativi allegati a nor ma delle vi~en ti disposizioni. L' .4. t t o 69 del 18!)5 è abrogato. Il M inistro - A . 01 SAN MARZANO. ATT O N. l94.-SERVJZI O SAN I TARIO.- Sommlnlstrastone di me4lotnall a pagamento agU ufftolaU ed altri penonall. - 28 settembre.

Pe r la somministrazione dei medicinali a paga mento agli ufficiali da altri personali sono appeovate !e diSposizioni che


2(i

se~uo n o in ~ostituz1one di 'lllelle contenute negli A tCt 53!l della

Raccolta e i i del 18\)6, i quali sono quindi aboliti. 1. È fa lta facolls di a cquis ta r e medic inali ed Oj<getti di medicalura a pAgamento dall e fat'macie mililar i: a) agli ufficiali in servi zio attivo pe1·manente ed a!?:li ufficiali di cr•mplemento e di nlilizia temporaneamente in l"ervizio con assegno, limitatamente Alla durata del ser vizio; &) 11gli ufficiali in pos1zione di servizio ausiliario, agl i ufficiali in disponibilità ed a quelli i n aspettativa, purché provvisti d i asse~ no; c) agli impi egati dipendenti dall'amministrazione della guerra, in quAlsi asi posizione si trovinn, purché prov,•isti cii assef:[no; c/) ai sottulliciali ammogliati come pure ai sottuffir iali c.on i mpie!lhi special i (guar·da forli. guanla batteria, guar·da cotombai , ecc.) pr esso forti situati m localita isolate ; e) agli ullicial i ed impiegali della r egia marina, in qualun'lue posizione. purché provvisti di assegno . La fa colta dell'acquisto dei medicin&Ji è limitata ai bisogni delle persone compcmenti la fami glia e dei domestici conviven ti con essa, come pure. per gli ufficiali alla cura dHi cavalli pr opri . 2. l militat•i ed impieg ati ri ch iedenti sono r esponsabili che i medicinali ri chiesti set·vano r ealmente soltanto per essi e per le allt·e per sone che vi hanno diritto a nor ma ùel numet·o pt·ecedentP.. 3. l m edicinali ed oggetti di m edicalUL·a, l!he le farm acie mililal'i sono tenute a somministrare, sono soltanto quelli comp t·esl nell'Elenco r~en erale dei meclt:cinali in vigore e che le fa rmacie hanno in carico per i bisogni dello stabilimento pt·oprio, escluse l e Nostanze accessorie e i reagenti. L e somministrazi oni sono fatl~ ai prezzi stabiliti dalla tari ffa per gli ospedali, coll'aumento ciel 2!1 per cento e del valor e dei r ecipienti che accorran o. 4. L e farm acie tenute a fare le ~omminis trazioni a pagamento sono qur-lle degli ospedali mil itari princi pali e succursali e quelle del le infet·merie di pr esid ro e speciali che sono t·etteda un f!lrmaci;;:ta militare. :>. Per la t·ichiesta dei med icinali e degli oggetti di medicotu t·a dovr anno esser·e presen tate alle farmacie militari le t·elative l'ico·lLe .iel medico curante o, qualora debbano ser vit·e p••r ra ,·alli, del vetermn rio.


27 Se rilasci8 le da un ufficiale medico o veter•inario in allivttà di ser·vizio r esidente nel luogo, basterà che le ricelle siano firma le da ques to per essere spedite; se r ilf1sciate da un medico civile où altro sanit.al'io, dovra esservi aggiunto il visto (munito del bollo d'ufficio) del capo di corpo od ufficio al quale appartiene il militare o l'impiegato r ichiedente. Nelle rice tte il medico o veterinario dovra inoltre indicare per conto di chi devono essere spedite, e se hanno da servire per persone di :'a miglia o per cavalli, vi a ggiungerà tale in· clicazione. Alla firma del medico o veterinario deve seguire la dichitt· razione del richiedente: Si r ichiede lafarmacia dell'osperlale m ilitare (o inf ermeria) di. . . . . di speclire la presente ricetta, il cui impoT'to sarà pagato dalla cassa del . . . . . . . . . .. (cor po od ufficio dal quale il richiedente rice ve g li assegni). A . . . . , addì . . . . . . . . 18 . . . Il . . . .. . . . . . . . (grado e Orma. cognome e nome, lnclic.1 ti In modo chiaro, del richiedente).

Per la co mpilazion e delle ricette si farà uso, ogni qual volta sia poss ibile, degli a ppositi stampati (mod. 77-i}. 6. I s anitari prescriventi avvertiranno che la quantità dei medicinali ùeve sempre essere commisurata con lo s t!'etto bisogno, e quando trattasi di medicinali ordinati in dosi che si ripetono o per lung he cure, le pr escrizioni dovranno essere rin novate o gni mese. Le ricette devoM esser·e scritte in ling ua italiana e le dosi segnate col s istema metrico decimale. Per l~ o rdinazioni di sostanze velenose le ricette dovranno essere redalle s u foglio separato, disLiuto cioé da quello per altre sostanze che occorresse di ordinare anche nello stesso tempo. 7. La r·imessione dei medicinali si etrettua nelle ore stabilite dal diretto1·e dell'ospedale o della inferme1·ia. L'orario è affisso all'ingr esso della farmacia. Nei casi d'urgenza, dichiarata dal sanitario che r ilascia la ricetta, la farmacia rimettere egualmente i medicina li in ore straordinarie, escluse però sempre le ore di notte. 8. L'ammontare dei medicinali ed oggetti di medicatura somministrati a pagamento in ciascun mese verrà dalle aro-


28 ministrazioni degli ospedali militari dato in nota ai corpi ed uffici, dai r1uali i richiedenti ri cevono gli assegn1, affincué possano provvede1·e per le cor1·ispondenti l'itenute su g-li aver i dt~gli interessati. Si ossèrveranno all'uopo le disposizioni del ~ 2660 e seguenti c!Pl Regolaml'nto d 'amministrazione. Ai corpi ed uftici saranno pl'rtanto rinviate le ricette spe· dite, le quali ver·ranno indi restituite ai militari od impiegati all'atto che ue viene loro ritenuto l'impo rto. P er le sostanze velenose però si trasmetterà soltanto copia delle ricette, dovendo le farm~:~cie consei·vare g li originali, in conformità del prescritto dell'art. 31 della legge sulla tutela dell'igiene e della sanità pubblica (1). 9. Pe r gli ufficiali di complemento e di milizia temporanea· mente sotlt) le armi, le amministrazioni dei corpi presso i quali essi $Ì trovano prima di liquidare l'ullima rata degli assegni loro spettanti, dovranno invitarli a dichiara1·e se hanno a cquistato medicinali dalla farmacia milital'e, ed in caso a tfermativo chiedel'e d'urg-enza alla direzionedell'ospedale militare od infermeria inte1·essata, la nota dei medicinali loro provveduti onde poter effettuare la ritenuta della somma dovuta. 10. Gli ufficiali reside nti in pl'esidi o ve non esistono ftH·macie militari autorizzate alla somministrazione esterna di medicillali, hanno facollà di richiede1·1i ad altre farmacie militari, sotto l'osservanza delle ste:>se nor·me precedentemente datA, ma con le limitazioni e prescrizioni che seguono. I medicinali che possono essere 1·ichiesli fra quelli compresi nell't: leneo dei medicinali sono soltanto: a) le sostanze solide allo stato naturale; b ) le loro prepara:t.ioni. come polveri, pillole, ecc, esclu;,e tiUelle di più complicata manipolazione ; c) sostanze liquide, i preparati cltinacei, come le soluzioni di solfato e di clor·idralo òi chinina (si pe1· uso interno elle per iniezioni ipo,termiche) e l'elisit· di china, l'essenza di trementina, illi<tuor·e di Vanswielen e l'arsenito potassi co liquido (liquore di F owle1•). Gli ora detti meùi-::tnali devono esserP richiesti alla l'al'ntacia del più vicino ospedale, o della più v1cina in ferm~na d1 presidio se vi i' un farmaci sta militare, inviando le ricette per mezzo del comando del pr•opr·io corpo o riparto.

(l) Ripo rl!!la nell'Allo 359 della Rar col/11.


29

Le spedizioni sono falle per pacco postale, qualora il richiedente non indichi altro mezzo più facile ed economico. Le spese d' imballag!ZiO e di trasporto sono a carico dei t·ichi~:denti, i quali non potranno l'ipelere nulla in caso di fortuite avarie nel trasporto. Il Ministro - A. Dt SAN MARZANO. ATTO N. l98. - AVANZAMENTO. - B . Deoretoa. 408 relaUvo au·eaame apeol&le del teaeaU medlcl ohe upl-

ra.no au·ava.nzamento a aotlta. - 1• settembre. UMBERTO l, I!.CC. ECC., R~:: o' JT,\ LfA. Vista la legge 2 luglio 189H, n. 254 sull' avanzamenl~: nel R. esercito, modificata dalla legge 6 marzo 1898, n. 50 ; Visto il regolamento per l'esecuzione della Je~ge sucldelta, approvato con R. Decreto 19 ma~gio '1898, n. 172 ; Sulla proposta del Nostro Mini;;tro segr·etario di Stato per gli affari della guerra ; Abbiamo decretato e decretiamo.

A r licolo un~eo. L'esame speciale contemplato dall'articolo 36 della legge 2 luglio 1800, n. 254, per i tenenti del corpo sanitario milit.are riconosciuti idonei all'avanza mento per anzianità, i quali aspirano alla promozione a scelta, consisterà nello svolgi· mento per iscritto di un tema d' igiene . Ordiniamo che il presente dect·eto, m unito del sigillo dt::llo Stato, sia inserito nella Raccolta dellH leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spelli di os~<;ervarlo e di farlo osservare. Dalo a Sarr e, add t t• setLembt·e 18V8. UMBERTO. A.

DI SAN MARZANO.

Ano N. 209. - AVANZAME:'>ITO. - Jiorme apeot&lt • programmi 4' eaame per l ' avaasameato del teaenU mecllol. - 18 ottobre.

Viste le disposizioni contenute nel regolamento per l'esecuzione della legge sull'avanzamento nel R. esercito, appro vato con R. Decreto 18 maggio 1898 o. 172 ed il Decreto 1'


30 setlembr·e 1~9R n. 4()(i, relativo alresame per l'avanzameuto a scPita d\li t er1enLi medici, le nor·me speciali per l'avanz!lmento d1•i ten ..,nti rn edici sono quelle stesse sancite con l'Atto 121 del co1·rente anno per i ca ~J ilani m edici, ad eccezione dei num1wi 8 e 11 che vengono moJificati come appresso: N . 8. Per ciascuna ffiflleria d'esame generale la ri spettiva sott.ocommis:-ione fara d ue disliute vota zioni a scrutini o secreto, una per sl e por no che deter1ninerà a maggior anza di vo ti l'idonei li! o la no n idonerla del c!lndidato in quella materilr: l'allrtl pet· punti di mt>rilo, assegnando punti da IO a 20 ai candidali ri sultati idonei e da O a 9 a quelli non idonei. La sottocomrnt!'.siono degl i esami scrilti. essendo la stessa eht-: per qu ~lli orali, l'arti Ili media compl es~;i va dci punti dei due esami e la divi,lt>ril per tre. Similmente eseguirannnle allr·•· due !'.<J llocOnllnissioni che pr·esieùonu entrambe a due esami diversi. N. 11. L'esamP. special e per l'avunzamento a scella sara giuùi calo da tutta la commissio ne riuni t.e , la quale dopo eia· scuno esurne, fara una semplice volaziooe per sì e per no. Rb=w!leranno promovibili a scelttl quelli che avranno riportato la JJIIJ :!Q"iorAnza.

PROGRAMMA DELL'ESAME GENERALE.

l " Sotto oommlsslolle.

Esame orale - 15 minuti per te.~i. Esame scr itto - tempo concesso 4 ore.

Eaame orale. T ESI UELL'ES A~H~ ORALE.

a)

Patologia speciale medica.

l . Febbr·e ed infezione malari ca. 2. F ebbre Lifoid ~>a - Ti fo e~u ntematico. 3. Meningile cer·ebro spinale epidemica. 4. Di flcrile - Croup - Pseudo cr oup. ?>. V ai uolo - M or bill o - Scarlattina.


l

31 6. Di ssenteria - Colera. 7. Tonsillite- Orecchioni - Influe nza . 8. Tubercolosi polmonare ed addomina le. 9. Anemia- Leucemia- Scorbuto. 10 Reumatismo articolar'e - Uricemia. 11. Meningite cerebrale della volla - della base - Meningili spinali. 12. P a ralis i spinale ascendente - Paralisi spinal e atroficaspastica. 13. Atassia locomotr·ice - Demenza paralitica. 14. Emorrag ia cerebrale - Embolia - Trombosi. 15. Larin gite - Bronchrte - Bronchiectasia - Enfi sema polmonare. 16. Polmonite tlbrinosa - Polmonite lobular·e. 17. Pleurite, idrotorace - Empiema. 18. Perica rdile - Endocardite - Vizi or·gtmi ci di cuore. 19. Endoarlerite - Arteriosclerosi - Flebile - Linfangioite. 20. Catarro a cuto e cronico dello stomaco - Ulcer a rotonda - Carcinoma. 21. Enterite - Appendicite - Occlusione intestinale. 22. Catar-ro ga stro-duodenale- Calcolosi epatica-- Coliche epatiche . 23. Epatite intersliziale - Ascesso epatico. 24. Coliche nefrìtiche - Nefriti - Uremia.

b) Palologi!'. speciale chirurgica, patologia delle malattie oe-

neree, cutanee, delle malattie dr:ll' occhio e dell' orecchio. 1. Armi da fuoco moderne e loro proiettili - Influenza dei proiettili s ul numero dei ft-~rili , e sulla forma e g ravita delle ferì Le. 2. FeriLe d'arma rla fuoco delle parti molli. 3. Ferite d'arma da fuoco del cranio e della fa ccia. 4. Ferite d'arma da fuoco del collo e del dorso. 5. Ferite d'arma da fuoco del torace penetranti e non peoett·anli. 6. Ferite d·arma da fuoco ùelle cavità arldominale e pel· vi ca .


7. Fer>ite d'arma da fuoco delle estremitil - Azioni dei p1·oielli li sulle o~sa lun ~d 1 e. 8. Fer i te d'arma da fuoco delle IH'l icolaziooi - A zione dei pr oiPtlili sui capi aJ-ticolar i. !l. Fe1·ite da punta e da tag-lio. - Contusioni. 10. Regole ~en era l i per la cura delle fe 1·ite sul campo di buttuglia, nPIIe sezioni di sanilù e negli ospedal i. 11. M ~>d i ratura an li!'1 etlica ~>d asellica - Occlusione d elle fer1te. 12. Esplor nzione del le fer ile sul campo di ba tla ~lia. -EslJ'8Zione dei cor pi e~lranei 1:1. Emori·agia - EmoslaRia provvisor ia e definitiva - Anestesia gPner ale e local e. 1 ~ . A mpul azioni - Disa r ticolazioni - Resezioni in guer ra. 15. Complicazioni d ~> ll e fer i te - Shok - Resipola - Sel li· cern ia - T etono. I li. Aneu1·ismi e lor o ·varietà - Diagnosi , prognosi e cura. 17. F r·attu re ;:emplici e complica te delle ossa l unghe. 1R. Di!'1lfl r sioni e lussazioni piu frequenti. l!l. Per iostil e - Osleo- miel ite. :W. A r tr i te traumalica - Artri te tuber cola•·e. 21. Ernie addomina li - E 7. i o lo~i a , diagnosi e cura. 2~. Strin gimenti lll'elrali - l!:ziolog-ia e cura. ~a . Flemmoni - Ascessi periJ· ettal i e peJ•ineali. 2i. N eoplasmi e loro classi ficazion e. :!:i. Blenorragia- Def'er·ewlite blen or r agica. 2ti. Ulcer·a molle - Bubb1 111i venerei . 27. Sililoma inizia le - M odi di trasmissione della sifilide. 28. M anifestazioni di verse della sitilide, cur a dei diversi !'>ladi . :W. Et•pele- Eczema - I mpetigin e. :w. Psoriasi - Pi lir iasi - l cliosi. :1 1. Tigna - Scabbia. :J2. Blef'ar ile ciliar e - DacriucisLi le. :l:J. Congi un ti vite calart•ale- puru lenla- l r acomalosa. 3-l. Chera tite - t r ite - I I·ido - ci clite. 35. Reli ni te - Cor oidi Le. 3(; ;:--;r. vJ•i te ottica- Glaucoma . 37. Otite e!>l er na - Olite m ed ia. :38. Oti t•• labil'i nlica .


c) Igiene, me<licina legale militare,

seroizio sanitario militare. 1. Abitazione del soldato -

cubatura - ventilazione dal luogo per la costruzione delle caserme - locali scelta accessor-i. 2. Accantonamenti - accampamenti- bivacchi - scelta dei luoghi opportuni - tende- baracche e casematte. 3. Norme igieniche che devono regolare la costruzione deg li ospedali e l'adattamento di edifici ad uso di ospedale. 4. Igiene delle infermerie di corpo, dei corpi di guardia, delle prigioni, delle cucine, delle scuderie - Latrine, lot·o disinfezione ed espurgo. 5. Vestiario del soldato - copertura del ca po - calzaturabagni. 6. Carico del soldato - igiene della ma•·cia - ginnastica. i . Alimentazione del ~oldato- pane -biscotto- paste r iso -legumi- verdura. 8. Carni e loro cottura - ca•·ne in conserva - brodo fresco e conservato - lardo - burro - latte -lòrmaggio. 9. Acqua potabile e sua provenienza, s ue qualità - acqua come veicolo di germi morbigeni, mezzi pe1· rendere meno nocive le acque inquinate. 10. Bevande alcooliche - vino e sue adulterazioni - bevande ai'Omaliche- caffé. 11. Visite sanitarie - profilassi delle malattie infettive e specialmente del vaiuolo e del colerA . 12. Mezzi di di!:"<infezione dei locali, dei materiali e degli oggetli fuori d'uso dei malati. 13. Dell'a ttitudine fisica al servizio militare - criteri della debolezza di costituzione r eale e della procurata. 14. F1•enopatie - nevralgie ·- nevrosi ver·e e simulate. 15. Dermatosi e piaghe spontanee e procurate. 16. DeterminAzione dei difetti della visione. 17. Lesioni funzionali dell'organo dell'udito - gradi di sordità - sordità vera e simulata od esagerata. l8. Ordinamento dei ser vizi di sanità militare in pace ed in guerra. 19 . Ser vizio sanitario ed amministrativo militare in tempo di pace negli ospedali principali e succursali, nelle infermer ie di presidio e presso i corpi di tr uppa.


34 20. Servizio sa nitario militare in g uet·ra nei corpi di truppa nelle sezioni di sanit8 e negli ospedali da campo. 21. Materiale sanitario da guerra - trRs porti di malati e feriti in bar ella, su carri, per treni fert•oviari. 22. Disseminazione di maiali e fet·ili in guert·a - Conven· zione di Ginevra- Rapporti dei servizi saniLRri militari con quelli della cat•it8 privata. Esame scritto.

Cc.nsisterà nella r·elazione , se nza il concorso di alcun libro o manoscritto, di una r elazione medica con r elativa propol]ita sui provvedimenti da prenders i d'urgenza per un corpo di truppa o per uno accampamento, in una circostanza sup· posta. Il tema sarà formulato dal presidente della commiss ione volta pe r volta per og ni gru ppo di esaminandi e s ara ad es si comunicato al momento in cui dovrà essere svolto . 2• Bottoooaamladone. d)

Esame pratico razione.

A nato mia chiruraica.

Durata fin o al compimento della prepa-

e) Opera:oiO!Ii chirurgiche.

Esame pratico razio ne.

Dut•ata lìno al compimento della ope-

TESI DI A NA T OMIA CH IR URGICA,

1. Regione sopra e sotto i oidt~ a.

2.

a.

" Il

4.

~

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H. '· 8. 9. 10.

"

, .."

carolidea. sopraC'ia v icolal'e . costale . addominale anteriore. ing uinale. perin eal~.

g lutea. del cavo ascellar~ . scapolo ome..al e.


35 11. Regione omerale anteriore. omerale poster iore. 12. •• del gomilo. 13. " J) anteriore dell'avambraccio. H. J) posteriore dell'avambraccio. 15. radiocarpea. 16. Il crurale. 17. >l anteriore della coscia. 18. ,, posteriore della coscia . 19. poplilea. 20. • del ginocchio. 21. anteriore ed esterna della gamba. 22. " 23. poste1·iore della gamba . " 2-i. dor sa le del piede.

..

~

TESI D'O P ERA ZIONI CHIRURGICHE.

t. Legatura della carotide primitiva. della succlavin. dell'ascellare. 4. dell'omerale. • 5. dell'iliaca esterna. fi. " della fe mo•·ale. •• della poplilea. ,. 8. " della tibiale anteriore. 9. Trapanazione del cranio. 10. Resezione delle estr·em1l8 inferiori del radio e dell'ulna. 11. del gomito. ·12. ,, della spalla. 13. .. dell'articolazione tibio-tarsea. 14. ,, del ginocchio. 15. n dell'anca . W. Disarticolazioni! della mano. 17. " dell'avambraccio. 18. " delromero. 2. 3.

l)

19. tarso-meta~arsea . :20. ,, tarso-tarsea. · 21. " sotto astragalea. 22. • del piede. 23. • della gamba . 2-i. » della coscia. 25. AmpuU!zione dell'avambraccio.


36

26. Amputazione del br accio. 27. " della gamba. 28. >J della coscia. 29 . T r acheotomia. 30. Cistotomia soprapubica. :31. L apar otomia e suture i ntestinali 32. Tor aco tomia e r t!sezione costale.

3 " Sottooomml..looe. l. Clinica medica.

2. Clinica delle malattie chir ur gi che, of1a lmiche e ven eree. Dur ata ad ar bit rio della SI>Ltocommissione. Questi rlu e esami saranno dati al letto del m al ato nell'ospeda le mllitar·e. Da questa seri e di malati ri spettivamen te corrispondenti, la prima a malatlie mt>diche, la seconda a casi di vet·si di malattie eh i rut·giche, oftnl miche e vener ee, il candidato estrarrà 11 sor te un num ero per ciascuna seri e, pt·ocedendo all'esame dei due malati, e r tspondendo al le analoghe inter r o gazioni della sottocommissione, fa rà l a diagnosi , e trattera la pt·ognosi e la cura della m alattia. E S AME SPEC IAL E PE R L'A VANZAMENTO A SCELTA.

Consister à nello s volgim ento io i scr itto di un tema di i giene, senza alcun socCOI'SO di l i br i o manoscr itti, d11t0 dal presidente della commissione al momento i n cui rlonà esser e svol to. Tem po concesso 8 or e. Il .'\1in ist r o -

A . Dt SAN MA RZAN O.

ATT O N. 238 - SERVI ZI O S ANITARIO. -Eleaoo ge. oerale e tarlft'a del me41o1Da11 e delle 110st&Dze aooessorle. - 6 ùtcemhre.

L e var iazioni appot·tale dai contratli d'appalto nel pr ezzo delle !>OSlanze m edicinali erl accessori e di uso nel ser vi zio sanitario militare, lA aggi unzione di alcune sostanze ritenute necessar ie e la soppeessione di altr e cadute oramai in disuso,


:37 ha fatto senti re il bis ogno di una nuo va rialtun pa dell'Elenco

generale e tariJ!a dei medicinali e delle sostan.;e accessorie, la c ui pubblicazione si a nnunzia col pr esente A tto . Tale Elenco comi ncierà ad essere in vigor e il 1° gennaio p. v. A dature da questo gior·no saranno quindi a brog ati l'elenco ,:?:ene rale e tar iffa prese ntemente in vigore e gli A tt i 176 del 1895 ; 1M del 1896, 116 e 21 3 del 189-:-, fe rme però r es tando le d ispos izioni d'ordine generale riguardan ti: a) il cons umo d ei m edicina li in addietro soppressi che le rarmacie avessero tuttora in carico e in buono !\lato ; b) l'obbligo di conteggiare ru~Ile p repar·azioni offici na li il prod ollo effettivo nelle medesime indipendenteme nte da quello indicato come minimo nel vigente m anuale dei medicamenti; c) l'a cquisto e la prepar·azione dei medicinali non compresi in e lenco; d ) il prelevam e n to fa coltativo condizionaLo dal la fa t•ma cia centrale militar e, dell'alcool, dello zucchero, dell'olio d'oli ve, e gene ri cons imili ; e) l'e!!enzione a favor e dei cor pi, dell'aume nto del 25 °/o s ul prezzo di ta r iffa per gli oggetti d i m edicatu r·a per le sostanze a ccessorie e per quelle m edicinali destina te alle disinfezioni (acido solforico comm er ciale, ipoclorito di calcio, fenolo liquido impuro, !is olo, cr·eolina, solfato fet•roso commercia le, e solfu sublima~o) , del g rasso s uino se ricbie~ to 8 prepar are il gras so lucido e per la vaselina g ialla, prelevata per us i di ve r·si da quello d'in ferm er·ia. La farmacia centrale esegui rà, a dala r e dal 1° gennaio 1899 i movimen ti di carico e scarico presrr·illi dtll ~ 483 del regolamento d' a mm inistrazione e contabilità de i corpi 10 giugno 18!J8, non che l'aggiunta s ul reg is tro mod. 237 dei nuovi medicinali stati introdotti uell'elenco-lariffa s udde tto. Il predetto elenco generale, pubblicato in fascicolo a parte, sarà acquis tato dai com a ndi, corpi ed uffici militari in due copie per ciascuuo s ulle proprie s pes e di cancelleria o sulla massa generale. Le di rezioni d'ospedale mili ta re ne acq uis lEtranno il num ero di copie strettam ente necessario pet· le oc-' correnze del loro s e rvizio. Le r ichies t e dovra nno essere fatte 8 een!<o dell' A tto 18;! del 1896. Il prezzo di ogni esemplar·e ~ di ce nt. 35. Il M inistro -

A. Dr SA N M A RZA:--10.


:38 ATTO X 267. - SERV IZIO SAN ITARIO. - llorme per la oon•ervastone delle •o•tanse me41o1nall pertooloH, •la velenne, •la 4\ azione eroloa. - :30 dicembre.

Al fine di evilnre donnosi scambi di so~lanze ed altri inconvenienti che, per mancanza di misure precauzionali, potes;;ero !<ucc.I'Jer e nel sel'vizio dei medicinali pr·esso i r·iparti de[.di ospedali e le inferme1·ie p1·esidia rio, speciali e di corpo, que~to Ministero raccomanda la stretta osser·vanza delle prescrizioni portate dal ~ 20, parte 2" del •·e~olamenlo sul ser· vizio sanila r·io in dala ~ ap1·ile 1887 e dalle leggi e regola· m ;lnti di sanilù pubblica, e prescrive quanto segue: 1. A1 recipienti contenenti medicinali pericolosi, velenosi e di azione eroica, ollre ai consueti cartellini e contrassegn i per· i11dicarne la natura e l 'u~o, verrà rncollata una !!'triscia di ca rta di <'Olur rosso ;;piccato alta da 10 a 30 millimetri, secondo la l!l'ande7.za dt>l J·ecipiente, e lunga a sufficienza percile po!<sa, cir condandoli completamente, riunirsi pei due capi. Ai r ecipienti voluminosi (casse, bolli, ecc.), invece di una fascetta, si mellerfl una semplice ~triscia di carta r ossa superiormente al carl••lli no. I liquidi velenosi o eli uso esterno, anche in soluzione diluita, no n saranno distribuiti nè con~ervati nelle bottiglie o rìa!<chi che comunemen te si usano pel vino. 2. La farmaria militare che somminis\1'8 medicinali sui quali occorr·a richiamare l'attenzione, dtJvrà notare sul proPJ'io ~a rte llino, in cHralleri netti, il nome del la sostanza, fa· ce ndo spicca1·e per di verso strie di scrittura e per maggior g rand ezza dei carolteri il nome dell'elemento al quale (leve!i l' azio11e venefica eò energica del medicamento. Esempio: ar.~e nito potassico S. O., òic/or~tro di mercurio, ecc., inoltre aggi ungerà o tu l te le ul ll'e indicazioni d'u!<O: rel11no, wwesterno , culli rio,gargari.~mo, ('CC., anche il cont1·assegno della l"triscia rossa p•·e::>CJ'illa al o. 1. :1, Quando un'infermeria debba provvedere simili sostanze da una farmacia civile, dovr à procurare che i recipienti siano alle!<tili nei m odi sovraindiclllt. 't. Le infermerie di cor po non devono, possibilmente, tenere in pe1·rnanenza sostanze o preparazioni d'azione venefica. ma dovranno provvederle volta per· volta e in quantità limitata ai bi sogni .1el momento . 5. Però 411alora, per speciali ci rcostanze di tempo e di luogo,


39 occorra loro di tenere in permanenza qualche pr eparato venefico, il rispettivo recipiente dov rà essere colloca to dentro apposita scatola di cartone o di legno, e questa essere collocata nello scompar timento dell'armadio, giusto il disposto del numero se~uente. 6. L'armadio prescritto dal § 20 del citato regolamento per la conservazione dei medicinali, oltre al poterei chiudere a chiave, avra nel suo inter no uno speciale riparto munito di sportello a chiave, destinalo per le sostanze pericolose (prendendo per norma dolla scelta la tabella XXIII della far macopea ufficiale del regno) e portante l'indicazione veleni. 7_ Quando i medicinali vengono richiesti divisi in cal'tine o in pillole o in tavolette compresse o in lr ochisci, questi saranno pure collocati dentro un adatto recipiente, munito di tutte le necessarie indicazioni. L' A. tto o37 della Rtrecolta é abrogalo.

Il Ministro - A. Dr SAN MARZANO. ATTO N. 268. - SERVIZIO SANITARIO.- Oamblo delle etichette c1el medlolDaU edatentl nelle c1otaslonl sanitarie dl mobllUaztone. - 30 dicembre. Il Ministero ba disposto che siano cambiate le etichette dei medicinali esistenti nelle dotazion'i sanitt~rie di mobilitazione. Le nuove etichette sono stampate su carta di due colol'i, gialla e rossa. Quella r ossa contraddistingue le sostanze pe ricolose, sia eroiche, sia venefiche. Con la serie 1 si ha quanto occorre per il cambio sulle boccette di cui gli specchi n. 1, 2, 3, 4, 5, 6 pubblicati con data luglio 1896. Con la serie 2 si ha quanto occorre per il cambio sulle boccette di cui gli specchi n. 7, 8, 9, 10 pubblicati con dal.a luglio 1897. Con la serie 3 si ha il cambio delle etichette per gli ospedaletti m od. 1893 e 1897. Con la ser ie 4 si ha il cambio delle etichette per gli ospedali da 100 e 200 letti. Con la serie 5 si hanno contrassegni pee sostanze venefiche, da appli~rsi in luogo appariscente su tutte le boccette con etichetta r ossa, compt•ese nella serie 1 e su quelle con etichetta rossa delle altre serie, a criterio del farmacista con-


iO seJ,!natario, tenuto conto anche delle prescrizioni della tabella XXII I della farma copea ulliciale. La ri chie!"la del le eliehelle sarà fatta dagli ospedali militari alla famu:~c ia centrai··, e dai corpi o stabilimenti agli ospedali militari, in occasione delle or dinarie provviste di medici nali. Il cambio dPIIe rtichelle sui vasi sarà f<~lto sotto sor..-eglianza e comple ta re sponsabilita def!li ufficiali medici e farmacisti che hann.. in c0osegna unità sanitarie. o che dit·igo:1o il servizio sanitnrio del cot·po. Gli stessi ufficiali medici o farm8cisti, solto la cui drrezrone viene eseguito il cambio. ne fArann o apposila dichiarazione nello specchio assegnato alle unità, nella seguente manier a:

" Hsr·:~u ito il cambio delle etic!telte medicinali, prescri/to dall'ALlO 2!)8 del 1 ~9ft

(N0me, cognome e grado). " l signori di r·etlor·i di sanità cureranno l 'esatto adempimento di quesl H prescrizione. Per l e unità di cui non sono aucora pubblicati i nuovi specchi di car·icamenlo, si aspetterà a f<11'e il cambio, quando questi siano d!~ ll'ibuiti. Le etichette saranno ca mbiate anche sui coperchi a cerniera che fi ssano le bocceLlE>. Se qual<:he etir·l•t>llfl è in buono stato e abbia la nomenclatura e~uale e 'Juella dei nuovi specchi, Slll'à conservata.

Il .Uìni~tro -

~ . -:- ::;::-::--.

......~ ·~ (, ,4 "

..::. ':-r:-· .,,~ 'C'U.t' ,

-- ---

.'.t} •

A. DI SAN MARZANO.


I NDICE

:\ TTO N.

4'1. - lnscrizione a matricola delle nomine a relatoro dei mag~iori medici

57. -

65. -

85. Ul. -

tU. 111. -

Iii. -

. . . . . . . . . . . . . Pag.

3

R. Decreto n. 7t per modiflcazl oni all 'elenco dellll imperfezioni ed ìnfermita che motivano l' inabilita al

. . . . . . servizio militare. . . . . . . Ricovero ne!(li ospedali milìtarl degli ufficiali in congedo ciel R. esercito e R. marina . . . . . . . R. Decreto n. t06 relativo all' esame spec1ale Llei capitani medici che aspirano all'avan1.amento a scelta Norme speciali e programmi d'esame per l'av:lll zameoto dei capitani medici . . . . . . . ùunbio del cloroformio negli ospedali da campo . . R. Decreto di costituzione dello ispettorato di sanità militare. . . . . . . . . . . . . . . . . Istruzione per la osecnzione del R. Decreto 3 lnglio 1898 di costituzione dell'I spettorato di sanita

"

3

4

5 6 l! 13

Hs

militare. . . . . . . . . . . . . . . . . 19~. -

Sommìnistrazione di med icinali a pagamento agli uffi ciali ed allri personali . . . . . . . . . . t9S. - R. Decreto n. 406 relativo all'esame speciale dei ten,enti medici che aspirano all'avanzamento a scelta ~, - Norme speciali e programmi d'esame per l'avanzamentrl dei tenen ti medici . . . . . . . . . . '139. - Elenco generale e tAriffa dei medicinali e delle sos taoze accessorie . . . . . . . . . . . . . i57. - Norme per la conservazione delle sostanze medicinali pericolose, sia velenose, sia di azione eroica . . '138. - Cambio delle etichette dei medicinali esistenti nelle dotazioni sanitarie di mobilitazione . . . . . .

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29 36

38 39



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GIORNALE MEDICO DEL

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REGIO ESERCITdZ~~

j

j Anno XLVII

N. 3. - 3f larzo t899

ROMA --TlPoGBAJ'U. Blnuoo VOGHERA Gli abbonam~entt Si VIa Ventt Setta :~vono dall' Amministrazione del glomale

r

rnllfll (Palazzo del Ministero della guerra)

12 APR.99

1


SOMMARIO D ELLE MATEHI E CONTENUTE NEL P R ESENT E FASCICOLO

l\ or llzte sommarie ~olia •tatl;tica sanitaria tlel Rcgao e;errito per l'anno 1897 • • . • . . • • . • . . . • • • . . • . • f'll{l· 1!5 • 111 Galli - Sulla puntur:~ lomhare afla Qulncke . . . . . . . Lucciola. - Alcune consul~razioni clìuirhc cl rr.a l'intervento opem· ~i li\'0 nei cast di gra••i romtuiinni atldomìnall ) 3S Santoro. - Un ca,o Ili tumore cerehrale . !73 Baroni. - l'u l •·e leno prr le frPcrir so mal e • l'a bajo •.

RI\'15T.\ MKOICA.

Ranellls ,. Caradamotls. - l'liiiC<sionl . wlle febbri ('o!rnicfo~t> (13· tn.tri . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · · · Berne. - Del ma~saggio della reg1one <1rlla rastifPiea In certi rasa •h ··osth,azione rih elle . • . . . . . . • • . . . . . . · · f ollet. - L' il•~rtrotla carllraca di crt.>scenza . . . : . · · · · · Robertson. - Uso della doccia rrrrtda nelle convulsioni da "trooli~m••

l

f.

RIVI:;T.\ Cliiii URr.IC\.

Maglierl. - :,ulle ron!lizioni Jriù fa•ore•·oli alla goari~tionc defle (l'· p ti;,n ·"'i rit.e rtello stomaco . . . . . . . . . . . . · . · · · · · 39S Parona. - Nuovo meloLio lll>erativo per la cura del vnr1cocele. · · t~l fiirbrlnger. - La cum meccanicA !IPgfl r<~Pmi cutanei . . · · · · • 11 tìli eiTcltl dol nuovi\ l>ro ictl ila n l•tmta cnva usato da!(ll wglesa "r ~ 3111 gurrm flrl Sudan . . . . . . . . . . . . · · · · · · Geronzl - llendlconlo chruro della scuola oto1atrica Ili Roma rPr 3(11 :;lt anni 4896· 1 ~97 . . . . . . . · · · · · ' · : j Geronzl. - r.ootribuln :llloo ~lUIIIO dPI tlhturhl ocnlarl nl\llr aiT<'7.IOII 1111 nell'orecchio . . . . . . . . . . · · · ~~·· ra a p•rl"i e• l a Landi. - l.:t chlruq~ia di'Ile vie nrinariP come o ,.. :1(15 l.onrlra . . . . . • . · • · · 3M Blecher. - Osteomirlite ola l'nen rnoco•·ro . o

(Per la cottlinUIIZfont tltll'wdrcr vedrui lll pa!]irlll 3

• d Ilo ctl]ttrftnal

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NOTIZIE SO~I ~fA RI I~ SUI.I.A

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STATISTICA SANITAI\I A DElJ REG IO ESERCITO PE R L 'ANNO 18U7

Le tavo le che seguono furono com p i late, per quan to

!ù possibile, s ugli schemi proposti dalla commissione mternazionale per la unificazione delle statistiche sanitarie militari. Maggiori dettagli si troveranno ne lla consueta Rela.::ione medico statistica sulle crmcli~ioni sanitm·ie del R. Ese,·cilo tesLi.l pubblicata. ~E'acciamo in· tanto_ procadere alcune indispensabili spiegazioni pe r meglto facilitare r intell igen:r.a. delle cifre.

. Tabella l. I dati di questa tabella, riferen lis i at nrtsnltati del reclutamento furono des unti dall'ultima. relazione pubblicata dalla 'direzione generale delle leve e trupp".., e nguardano · · · na tl· esclusi va mente la classe de1 nel 1876, che è l'ul tima rlella quale fu pubblieato il r esoconto. L_e cifre riguardanti la statura sono riferite, non 1 a 000 lndividui trovati abili, coma sarebbe richiesto nello !lC~lema de ll a. commissione, ma a 1000 visitati, compres1 ci 0 6· 1· · l · · g 1 abili e gli inabili e tra questt u t 1m1 ta nto gli i b·1· ' quellt· per d 1"f'e tt o na l t p er malattie quanto d1. · · porchè a. Ile visi te pre!-\SO ·1 constg · 1·1 d"l 1 statura . · E CIO e't'a. st sottopongono alla. misura esatL:\ della statura. tu t1 qua t " 1. . . . ij n l COSCl'Ìtti sen;r.:~ alcuna dlStlllZIOlll'. compartimento eh: come di recrola anche ueg li anni precedenti, ha fornito l~ marrcr ior opropor;r.ione di incli15

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XOTIZIE '>II)U IARlE :'t:LLA ST.-\'rlSTIOA SAX11'ARIA

vidui abili fu il V eneto. Seguono l'Emilia, le Marche, l" Umbria, gli Abruzzi, la Lombardia, il Piemonte, il L azio. Quest i com parti mE>nti hanno tutti una proporzione d i abili sn periore alla m ed ÌA. generale del Reg no. Soguouo poi la Ca.mpa.nia, la Toscana, la Ligur ia, la.

Basilicata,, la Sicilia, la Ca.labria, le Pug lia, e per ultimo la Sardegna. P er r iguardo alla statura, i risul tati di questa leva sono pure conformi a C)nelli della lunga serie d i leve, d ell e quali furono pubbl icate l~ r elazioni. Le più alte stature si riscontrarono nel Vaneto e in T oscana, le più basse in Sardegna, iu Basilicata, in Calabria. e in Sicilia. Tra le cause d i r iforma menzionate è notevole un aumento grandissimo n~lla proporzione delle riforme per debolezza d i costituzione. Questo fatto, piu che a un reale peg-gioramento delle cund izioni fisiche della popolazione, va attribuito a. l fatto, che, colle modificazion i apportate all"elenco delle infermità esimenti dal servizio militare, si vunne a diminuire il numero dei rivedibili per debolezza d i costituzione. I nfatti la proporzione dei troYati idonei non subì che una piccola dill'erenza.

Tnbella JT. Quest<'l tabella co mpendia lo stato sanitario dell'esercito per divisioni. A proposito della forza med ia (colonna l ) è d'uopo osservare che essa è ottenuta divi dendo il tot~de delle giornate d·assegno per i 365 giorni dell'anno. Nella tru ppa con assegno sono compresi non solo tutti gli individui di truppa. presenti sotto lt~ armi e quelli che s i trov~tvano in cura negli ospedali e nell e infermerie, ma anche quelli in licenza. breve, ordinaria o straordinaria, purchè asseuti dal cor po da non pi tt di d ue mesi al di là del qual termine non percepiscono più alcun assegno.


DEL REG IO ESERCITO PER L'AN~ O 1897

~27

Similmente nei morti sono compresi non solo coloro ohe morirono essendo presenti al corpo, Ria dentro che fuo ri degli stabilimenti di cura., ma anche q uelli che morirono essendo in licenza alle proprie case, tanto se questa licenza era di breve durata, quanto se di 6 mesi o di un anno. Non volendo computare tra. i morti mi litari quelli morti durante la loro temporanea lontananza dalle bandiere, che fu rono in numero d i 11:!5, si àvrebbe: Totale generale delle morti 741, ossia 3,6 per 1000 Morti per malattia . 604, » 3,0 ~ Ma anche computando come morti sotto le armi i morti non presenti, la mortalità avutasi nel 1897 fu la minore che si sia fin qui osservata. La morbosità generale segnò del pari la cifra più bassa, come risulta òalle cifre seguenti: Anni

l875 1876 1877 1878 1879 1880 1881 1882 11:;83 18&1:

1885 1R86

Morh?sita. Mortalila

per !000 riP.Ila f•1rza

1031 1001 987 947 936 93f) 928 833 842 779

.~nni

13,3

1887

lt,2

1&38

10,6 10,6 9,9 11,0 10,6

1889 18l:!O 1891

10,2

11,8 ll,6

791

10,3

798

9,3

18!)2

1893 189-1 18!!5 1896 1897

~lorh,s i tà ~cr ~000

MMtalità rlclla forza

760 732 749 796 8 11 758 735 723 743 74:1

8,7 8,7 8,0 7,5 9,0 7,1 6,6

G9-:1:

5,2

7,0 5,8 4,2

L a divisione che dette la più forte proporzione di :ammalati furono quelle di R oma e di P erugia. Quella


228

~OTIZIE SO MlL\lllt:: ~l"J.LA !"TATJSTICA S.\ è\JTARL\

che l'eube minor e fn quella di Verona.. In complesso le divisioni dell'alta Italia. ebbero una morbosità. generale inferiore alla media generale del Regno, mentre quelle che superarono questa media appartengono quasi tutLe all'Ital ia centrale ed alla inferiore. Le due carte annesse rappresentano in modo più chiaro la distri bu· zioue geografica della morbosità e della mortalita per divisioni.

Tabella Ili. Rappresenta il movimento degli ammalati distinto per armi e poi per mesi. Le condizioni sanitarie più sfavorevoli si verificarono nei mesi di primavera (marzo, aprile e maggio) e vi fu un notevole rialzo in luglio. I mesi di settembre, ottobre, novembre furono invece i più favoriti per il piucolo n umero di ammalati. ~ da notarsi che, come di r egola, l'aumento della morbosità e della mortalità coincise colla venuta sotto le armi ddla. nuova classe di leva. Per quel che riguarda le armi, non tenuto conto dei corpi che ebbero una forza tr oppo piccola da poter servir di base a medie attendibili, quali gli ist ituti militari, gli operai d'artigl ieria, gli invalidi e veterani, e il deposito cen· trale delle truppe d'Africa, si ha che la maggior mor· bosità fu data. dai gnwatieri; seguono poi i distretti militari, i bersaglieri . .b:bbero in ,·ece le cifre pi ù piccole 1 carauinieri r eali, gli alpini, e le compagnie di sanità.. 'l'abel/et I V. Oll're il movimento degli ammalati nei presidi più importanti. Oude e vitare un eccessivo aumento di spazio, si sono limitati i dati ai capiluogo di divisione militare e a quei presidi che hanno avuto almeno 1000 uomini di forza media durante l'anno. Tt~uellu

V. Qnesta donebbe, secondo il vow della

comm1ssioue, comprendere la ch\ssificazioue per ma·


DEI, RE GIO ESERCITO l'ER L' ANX O 1897

229

lattie di tutti gli ammalati militari. Ma, dato l'ordina· mento della statistica quale è rimasta in vigore fino a tutto il 1897, ci è giuocoforza !imitarci a fornire questi dati per i soli curati negli ospedali militari; per gli ospeda li civili poi non si ha che una di visione in q uattro gruppi; malattie mediche, chirurgiche, ottalmich e e veneree. Gli entrati negli ospedali militari nel 1897 furono come nel 1896 poco più della metà di tutt i 1 malati, -essendosi avuto: 7-±,726

Entrati negli ospedali militari Id. negli ospedali civili Id. nelle infermerie di corpo

11265 ' 55,829

'rotaie

14l,820

Per questa ragione non si è creduto opportuno di mettere il totale degli entrati per ogni singola malattia in rapporto colla forza media, per chè ciò, a.n.zichè giovare alla conoscenza del vero stato sanitario, a vrebbe potuto portare, per molte malattie, a deduzioni -erronee. I nfatti, mentre gli ospedali militari accolgono tutti i casi di malattia (che non possono essere curati nelle infermerie) che si verificano nel presidio ove hanno sede, gli ospedali civili invece, non accolgono tutti indistintamente gli ammalati del rispettivo · presidio, ma soltanto quelli tra essi che hanno malattie aggravabili col trasporto allo spedale militare viciniore. Ond'è che t ra i curati negli ospedali civili le malattie gravi, q11elle epidemiche e contagiose sono necessariamente in maggior proporzione che negli ospedali militari. Nella compilazione della tabella si è conservata la t erminolog ia latina adotta ta dalla commissione, met· t endovi però a confronto le voci corrispondenti della nostra nomencla.tura nosologica, portata dal mod. 7


230

)>01'li.IE SoM ~I.\ IH E ~t'J,LA :-T.\TISTI CA SA)(ITARJ A

della statistica sa nil:.aria. Il q uadro, come si è detto, comprende soltanto gl i en trati negli ospedali mil itari; ma per a.leuue ma lattie, per le q ua li si poterono avere dati parziali anche dall o spogl io dell e stat isti che delle infen nerie di corpo, si agg iunse in nota anche il nn mero degli en tr11ti in q uest.e u ltime. Riguardo alle mala t.tie veneree (d elle qual i è bene twvertire che le ulceri molli e le adeniti veneree non si trovano comprese nella lista della comm issione) si osserva ancora che negli ospedali civili entrarono in cnra. 688 individ ui. per i quali non si ha la distinz ione del genere di malattia; agginngendo questi ai 13328 degl i o::;ped ali mi litari, e ai 5088 dell e infer merie, si ha un totale di UJ.09~) venerei, nella proporzione cioè di 93 per 1000 del la fo rza med ia, d i poco infer iore a quella d ell'anno pre.::edente, che era stn.tn di 97 per 1000.

Tabelln VI . Questa dò la J istribuzione per mesi di alcune tra le ma.la.ttie più importanti. È quasi superfl uo ripetere cbe anche q ui i dati sono limitati ag li ospedaii mil itari. Comunque essi possono contribuire amostrare se e fi no a qua l pun to le varie specie morbose subi;;cono a umenti o diminuzioni ìn ra pporto alle varie st.agion i. È important issimo a qnesto rig uardo il modo di compor t.arsi del morbillo e de lla scarlattina; chs banno la loro mas;;ima freq uenza subito dopo l'arrivo della. n uova classe d i cuscrittìi. D el r esto la. scarlattina. presentò una di ffn,- ione Emitftt issima. L' ileo-t ifo predominò co me sempre i n estate e nel pr incipio dell'autunno ; ebbe il suo minimo i u pri mavera. L e manifestazioni mala.ricbe f urono p i tl freq n enti nei mesi di luglio, agosto e settembre, porò non lasciano di presen tarsi in numero considòreYole anche negli al tri mesi. Il massimo fu in agosto, il mi nimo in gennaio.


DEL REGIO ESEHOITO PER L' AXNO 18!J7

231

Tabella VII. Compendia. i dati principali relativi alla mortalità. Si ricorda che, come si è detto a proposito della tabella. I, sono qui compresi anche coloro che morirono essendo assenti dalle bandiere per licenza sia di lunga ohe di breve durata. Mancando la forza media distinta per anni di servizio e per anni di età, non si sono potnte dare le relative proporzioni per 1000.


232

~OTI:t;lF: .;;n~OlAH lE Slil,LA I'TATI~TLOA ~AX !TAR[,\ TAVO L A

R isaltato dell'esame deg 1

l. -

I~DI C AZI 0 :\1

Je~li

l .

Numero totale in- ' : scriUi di leva esaminati. ~0.37!19,4:37 51,004-l a3,780 2fl,t80 3 2,3:3

1

l

2

F umn? ~i c hi a t·a ti idono.>i a l i

3

Furuno dichiArali inabil i per defìrienza di statura. 1 Puron(l dichlaruli in a bili 1 per im pel'l'ezioni, malattie e dcformi ta. . . . , Fu r onn mandati t'i vellibili.

4

5

.

.

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Su 1000 di essi: Sl'I'VJZ! O.

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IV. -

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- PROPORZION I per 1000 !li

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ullri 9 cnsl cii r isi,poll'l. l'l Nello inlerrnerie si ebbero 3,!J 4,8i11 19 Br·onrhili acute l) 3.40~ casi di (ebbt'i da ma· Hl D l Colera asiutico /11 ri(t 3empllci. Oirter iLe . . 21 1 8 t,~ (31 Nello lnlt•rmone si ebbero 51 ttL~i di hl/llltfiZ(J. :lG » • Oi s~t• nteria . . . . . . . Risipoll' . . . . . . . . . 3'16 9 ~~.5 (4) Nello inr~ru oerm si ehhero Febbri da malor·i~:~ - Cachessia 15,235 14 2,7 7 casi cl1 morbillo. (5) Nelle inrormeric si chbfro palustre. t .9U ca~l di parolili. (6) Nelle lnlormerie si chiJero Bl enorra~ie e blenorree - Or·- 15,(55 Il 4 casi di polmo>t llt. chiti blenorraJZiche. l) (7) !'\~Ilo lnlermer lo SI ol,lJero Er·nie . . :li l » 3 rosi di t•a luoloidt. lnCluenza. . !J~ .. • I nsolazione. (8) N"llo rnrornoerio si Pbbero l • 41\R •·a , l •Il ohtt erl otorrt'

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SULLA PUNTURA LOMBARE ALLA QUJNCKE l'iota del dolto r IJome nie D Glllli , capitano m~<l i co, a<sistcnt!' onorario a lla o!III IIC:t rnP lica dt•lla Il . n11ivorsi W rl i Roma

Nel g ennaio scorso si è sviluppata in Roma una piccola epidemia di mening ite cer ebro-spinale di cui 2 casi furono curati nella clinica medica e 3 casi nello ospedale mili tare, trattandosi di soldati del 5• reggimento bersaglieri. Questi tre casi ultimi, veramente tipici, furono g ravissimi e mortali, mentre g li altri dne, pure g ravi ma. meno carattel'istici, sono tu ttora (15 febbraio) in corso di. cura nella clinica e lasciano fondata speranza di completa guarig ione. Non riferisco qni le storie cl iniche di questi due casi curati nell a clinica med ica d i R oma, a ttualmente d iretta dnJI"illustre professore R ossoni, che pure sarebber o molto interessanti ed istruttive sotto di versi punti d i vista ; ma mi limito ad alcune osservazioni sulla puntura lombare alla C-lnincke, la CJUale iu uno d i questi due casi ven ne praticata un a sola volta con estrazione d i sangue p uro non com misto a liquido cefalo -rachidiano, e nell'altro invece venne prati0a.ta ripetntameu te a scopo diagnostico e curativo, ma rica vandone sempre un liquido per fettamente limpido nel quale l'esame batteriologìt;o diede risultato negativo. Dal reperto avu to nel p rimo caso, cioè d ella estra7.ÌOne di pochi centimetri cubici di sang ue puro, non saprei dar e nna spiegazione adeguata a meno che no n si voglia su pporre l'esistenza di un focol aio emorragico spinale ret;entissimo, oppnre ch e l' ag o della siringa abbia act;identalmeute ferito o sia penetrato m una. del le vene del plesso spi nale interno.


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! l reperto avuto nel secondo caso, in cui il liquido estratto si mantenne sempre limpido, benchè non sia fTequente, t uttavia ho potuto constatare che non è senza precede n ti. Infatti il prof. Nettar afferma di avere egli pure osservato che il liquido cavato colla punt ura lombare nelle meningiti epidemiche può anche essere affatto trasparente, senza fio cchi o sedimenti. Si sa che il liquido è abitualmente poco o punto torbido nella meningite tubercolare, ma non sembrerebbe a priori ammissibile di poterlo trovare tale anche nelle meningiti che poi al tavolo anatomico presentano un essudato purulento caratteristico. Tuttavia il Netter afferma. che su 22 casi di meningite cerebro-spinale da lui curati, in 3 casi il liq uido estratto era perfettamente limpido: n~ si può sospettare un en·or.·e di diagnosi perchè questa fu confermata pienamente dalle autopsie. Wilms a Colonia, Stadelmann a. Berlino, Lenhartz ad Amburgo hanno pure segnalato dei casi di meningite cerl:lbro-spinale con liquido trasparente. Ammessi questi dati di fatto, e visto che la diagnosi non può essere confortata. con certezza in ogni caso dall'esame del liquido estratto colla puntura alla Quincke la conseguenza principale che, a mio avviso, se ne dovrebbe dedurre è che non sia da ritenersi come abba· stanza g iusti.ficato l'uso oggidi assai diff'uso della pun· tura lombare a semplice scopo diagnostico, quando essa. non sia n ecessaria anche a scopo curativo, al fine di diminuire gli effetti minacciosi della esagerata pressione cerebrale o spinale. Per la. dia.gnosi infatti, oltrechè sulla sindrome clinica. caratteristica, attualmente arricchitasi anche per la constatazione dell'importante sintomo di Kernig, in vece di ba.sa.rsi molto sull'esame del liquido d i p un· tura, si dovrebbe fare più spesso assegnamento anche


24G

!'l"LLA VG:\TURA LOMDARE ALLA QUINCK.E

su altre indagini batteriologiche, voglio dire sull'esaro& del sangue, del le urine, del muco nasale, e degli sputi se la meningite è associata a malattia. dell'apparato respiratorio. L o Scherer narra che durante un'epidemia di meningite cerebr o spinale (18 casi curati nel 1895), praticando l'esame batteriologico del muco nasale, ha costantemente trovato il diplococco meningitico intracellulare di W eichselbaum, e in 5 di questi casi la diagnosi fu controllata all'autopsia. Secondo Scherer questo esame dà risultati positivi tanto piLI facilmente quanto più prontamente viene praticato, cioè s ubito ni?Ì primi giorni della infezione. Non tutti p!?rÒ darebbero a. questa ricerca lo stessovalore diagnostico. Infatti il muco nasale può contenere normalmente numerosi microrganismi che si rassomigliano alquanto a l meningococco, che d' altronde non è il solo agente costante della meningite epidemica, la quale può essere determinata anche da pneumococch i o eccezwnalmente da streptococchi, i quali tutti possono essere ospiti abituali delle cavità nasali anche in condizioni di perfetta salute. I n taluni casi può giovare anche l'esame degli spuli, poicbe, quando la menin gite è associata a polmonite, esami1'1ando gli sputi vi è stato riscontrato il meningococco. L ·e.'ì.ame delle w·ine raccolte durante la vita non ha. per messo finora di coltivare il meningococco, ma. lo si è r itrovato però già tre volte finora in colture di urina raccolta dopo morte. In fi ne si dovrebbe dare in avvenire maggiore importanza. anche all"esame batte?·iologico del sangue, poicbè risul ta elle la col tura in brodo con sangue cavato dalle vene o dalla puntnra. delle dita ha g ià dato luogovarie "'Tolte a sYiln ppo del menmgococco.


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.4LCUU CO~SID KRAZIO~I CLUICDK CIRCAL'lnBRVEnOOPERATIVO NEI CASI DI G RA Yl CONTUSIO NI ADDOMINALI

Per il rlolt. Giac omo l , ttl!l!iola , rapila no modir.o

In breve spazio di tempo sono occorsi nell'ospedale militare di Padova due casi di contusione grave all'addome, entrambi seguiti da esito letale e che, sia per la sintomatologia, sia per il decorso, meritano el i essere studiati. D 29 ottobre 1898 veniva ricoverato un soldato di cavalleria, che alle dieci del mattino aveva ricevuto nn calcio di cavallo a ll'ipocondrio destro in prossimità all'ombellico. L'individuo, al momento dell'accidente, aveva risentito forte dolore, ma poi aveva mangiato, non aveva avuto vomito e si era anzi sentito in grado di attendere alle ordinarie occupazioni. Nel pomer iggio ebbe vomito e si suscitò di nuovo il dolore alla parte colpita diffondendosi a tutto il ventre. All'atto del suo ing resso àll'ospedale l'esame obiettivo era assolutamente negativo; il polso era buono, la temperatura normale ed il respiro regolare. Nella notte le condizioni si fecero gravi ed al ma.ttino seguente il polso era sottile, impercettibile; il respiro superficiale. La sensib ilità generale si conservava normale ; la coscienza integra. Soffriva senso di fred do intenso, ed aveva la faccia. ippocratica.


248

AJ.CIJNE CONSIOE.RAZIO~I CLIXICHE

La temperatura era di 37." 5; il ven tre leggiermente meteorico , senza che fosse possibile rilevare alcuna. traccia di contusione estierna. Dopo un peg gioramento progressivo, morì alle 12.35del giorno 30 ottobre. L 'autopsia, praticata 24 ore dopo la morte, fece rilevare la r ottura completa dell'intestino per i '/, circa. della sua circonferenza verso la metà del decorso deL tenue ; rottura che aveva bordi netti così, come se fosse stat;a praticata da uno strumento da. taglio. Jn corrispondenza della regione renale destra eravi abbondante stravaso sanguigno. Qui l'assoluta mancanza di sintomi caratterizzanti ·una lesione intestinale, rese ingiustificato un intervento chirurgico; ed allorquando si cominciò a sospettare la. rottura dell'intestino, le condizioni dell'infermo, improvvisamente divenute gravissime, lo hanno controindicato. Il 20 novembre occorse l'altro caso. Alle ore 11 del mattino veune trasportato d'urgenza ali 'ospedale un caporale del 7• a lpini, che alle ore 10. av-vicinatosi. nel cortile della caserma, a due muli cha sferra vano calci, per allontanarli l'uno dall'altro, era. stato col pito da uno di questi al quadrante superiora sinistro dell'addome. A ff'ermò di non essere caduto a terra per l'urto, ma di avere subito avvertito forte dolore alla regione suaccennata. L 'esame obiettivo d iede risultato assolutamente negativo; egli però accusava dolore intenso in corrispondenza del quadrante superiore sinistro dell'addome. specie in prossimi tà dell'ombellico, dolore che s' irradia va a tutto l'addome ed alla regione lombare. Quantunque anche q ui non vi fossero chiare note di. una rottura intestinale da giust;ificare con sicurezza uu


C.IRCA L ' INTERVENTO OPEHATIVO, ECC.

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intervento chirurgico, pure rammaestra.mento del caso precedente èònsigliò la laparotomia, riconosciuta oggi giorno essere per sè stessa operazione relativamente poco pericolosa. T rasportato l'infermo sul tavolo operatorio, vomitò in copia sostanze alimentari prima ingeste. Previa cloroformizzazione, fatta una incisione mediana e penetrati nella cavità peritoneale, si riscontrò nel piccolo bacino grande quantità di sangue versato, in parte liquido, in parte coagulato. Svolto ed esaminato attentamente r intestino, si trovò il tenue, in un tratto della sua porzione mediana, rotto completamente peì ' 1 a della sua circonferenza. I margini di rottura si presentavano, anche in questo caso, netti, quasi come attraversati da lama tagliente: il tenue in prossimità al punto di rottura era pieno di coaguli sanguigni. Svuotato accuratamente il cavo peritonealedal sangue effuso ed affrontate le due superficie di rottura., sì praticò la sutura a sopr agitto dell'intestino. Lavata quindi abbondantemente con acqua sterile calda la cavità peritoneale, si suturarono le pareti addominali. Durante l'atto operativo non si ebbe a lamentare alcun inconveniente : la cloronarcosi procedette con regolarita. Riassumo brevemente lo stato post-operatorio : ore 18 temperatura 36•.5 polso 100 » 20 » 36°.8 )) 98 , 22 » 37•.o » 178 Il 21 novembre presentava alle ore 7 temperatura 37°.6 polso 98 » 10 )l 36°.8 )) 120 » 12 » 36".» 170 n suo stato, già grave dalla sera deìl'operazione, andò sempre peggiorando dando esito letale alle ore 12. 37

del 21.


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.\ I.Ct~J' C0:->81DI'JlAZIO~I OJ,INWllE

L a respin1zione si era sempre mantenuta. frequente e superficiale, mentre il paziente era tormentato da uno stato contin uo di su bdelirio. Per tre volte nella notte seguen te all'o perazione ebbe conati di vomito, pelle secca, e sete intensa. Emise una volta urina carica d i Ul'ati. L'autopsia, praticata 24 ore dopo la morte, non dimostrò lesioni anatomiche importanti; il perito neo era leggiermente opacato ed iniettato, e la stessa iniezione vasale presentavano pure le anse intestinali. Come abbiamo visto in entrambi questi casi, tanto simili fra d i loro per sintomatologia. e decorso, si potè verificare la presenza eli una rottura completa dell'in testino : f~1tto che in nessun modo era non solo possibi le stabilire a rwio1· i. ma neppure supporre. Ora nasce spontanea la domanda, quale sia il meccan ismo secondo cui queste lesioni avvengono. Nou è sempre faci le comprenderl o, e molto si è discusso su quest' importante questione di traumatologia. Parecchie teorie fu rono emesse in proposito. Secondo alcuni si tra.tt<~ di contusio ,~e viscer·ale sui piani r esistenti della p<Hete posteriore dell'addome. J ober, Baudens, L ogouest ammettono un solo modo di produzione d ella r ottura ed è la. contus ione dell'intest m o preso tra la forza vulnerante ~ il rachide attra.· verso la parete addominale anteri ore spinta. indietro. L ougu0t nei suo i esper imenti si sforzò di dimostrare questa teoria, che pare spieglù la maggioranza d ei casi, almeno ~econdo il gind izio di Chavasse, che fece eg li stesso in proposito delle esperienze. Come egli fa notare, si cleve tPner conto di questo facto importa.ntis;:imo, che in un gran numero d i au-

topsie si trovano i nsiemEI alla rottura intestinale delle traccia e'·identi di contusione alla parete posteriore nel pu nto corrispondente alla contusione esterna.; ed


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anche di quest'altro fatto, che è frequante trovare varie perforazioni le une dietro alle altre sopra anse sovra· poste. Secondo altri invece, e fra questi Cbau veau, il contenuto intestinale respinto btuscamente dal tranmatismo farebbe scoppiare di dentro in fuori la parete dell'intestino: e così si spiegherebbero il rovesciamento della mucosa in fuori, quale si osserva m cer te perforazioni; e la produzione d i rotture in punti dista n ti da quello contuso, oppure in regioni dell' intestino che si trovano al riparo degli urti addominali, come sul retto (Barad uc). Lo scoppio non è dubbio, quando il traumatismo colpisce un segmento del tubo digestivo nel quale il contenuto non può liberamente fugg ire dinanzi all'agente di compressione: cosi avviene per lo stomaco in cni le sostan7.e semiliqnide sono ritenute da una parte dal cardias, dall'altra dal piloro. · Lo stesso meccanismo sarebbe ammissibile peruu'a11sa intestinale, allorquando la comunicazione colle parti sopra e sotto giacenti del canale intestinale si trovasse momentaneamente intercettata per l'azione del corpo vulneraute. E Mot.y, che ha una raccolta che comprende ca!'li di calci di cavalli e di mulo, richiama l'attenzione sul fatto che nelle contusioni da calcio di cavallo si trovano talvolta due piccole perforazioni, distan t i 7 od 8 centimetri runa dall'altra e fra le due una perdita di so;;tauza più g rande. E gli crede che 1<3 due piccole perforazioni corrispondano alle d ue estremità del diametro trasversale del ferro del cavallo e siano state prodotte da schia.cci ~\­ mento contro la colonna vertebrale; ora questa pressione applicò l'una sull'altra le pareti del tubo intestinale per modo che per un momento rimase interrotta


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AI... C U~E CONSIDERAZIONI CLIX!CRE

la comunicazione della cavità dell'ansa col r esto dell'intestino, mentre le ma.teri~ liquide chiuse e sottoposte, in seguito alla compressione, ad una tensione considerevole, hanno dilatato bruscamentE>. la parte intercettata fino a farla scoppiare. Duplay oltre ai due m eccanismi di rottura descritti, ammette ancora quello della compressione della parete intestinale tra il suo contenuto ed il corpo contundente; ma questo meccanismo, s e si può accettare per il orasso che contiene. materie solide, in altro caso dev'essere ben eccezionale. Debbo infine segnalare una teoria che è quella di Strohl. Egli crede che la. rot tura sia dovuta a ciò, che l'ansa intestinale colpita., trovandosi fissata. da un ogtacolo, non potrebbe cedere così presto all ' urto che tende· a spostarla, e si romperebbe tanto più facilmt~nte quanto più obliqua sarebbe l'azione del corpo contundente. Secondo Faurot in cerlie rotture, per ec., che si for· mano all' unione del duodeno col digiuno avverrebbe un vero strappamento. Le perforazioni intes tinali, adunque, consecutive a. contusione, non riconoscono un solo e medesimo meccanismo, ma nella maggioranza dei casi l'attrito fra il corpo feri tore ed i corpi vertebra.li, ed è in quest'ultimo meccanismo, secondo il Moty, che la perforazione è spesse volte tagliata a picco, a bordi netti, quale una forita da taglio, come appunto si è avuto occasione di osservare nei casi sopra esposti. I due capi dell 'inte,;tino diviso si allontanano l'uno dall'altro; e facendo prolasso la mucosa in seguito alla. retrazione dell e fibre longitudiuali, i labbri della di· ' 'isione si tro\·auo rovesciati infuori: oltre a ciò la. tonaca muscolare, secondo .Jobert, si rinserra attorno al cercine mucoso, producendo un' obliterazione provvisor ia , per moLlo che r esta impedito lo spandimento im mediato delle materie intest inali.


CffiCA L'INTP.RVENTO OPERAT IVO, ECC.

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253

Disg raziatamente però la contrazione delle fibre mucose non dura a lungo, ma cessa. in capo ad un'ora circa, ed allora, dilatandosi l'orificio, il conten uto intestinale trova libero accesso nella cavità peritoneale. Non è possibile enunciare una sintomatologia unica applicabile a tutti i casi di rottura completa nel tubo digestivo : infatti in ciascun caso vi ha un'ass ociazione di sintomi propri della lesione stessa e di fenomeni di r eazione peritoneale. Gli uni e gh altri sono variabili nel modo di com· parire e nella loro- intensità. Tuttavia lo studio delle osservazioni permette di stabilire tre gruppi principali di tipi clinici .. L'aspetto più comune di un individno a tl'et to da rottura completa del tubo d igestivo è il seguente: al momento delraccidente sente dolore vivo, è raro che manchi la sincope od almeno una tendenza alla sincope; la depressione nervosa è assai pronunciata, faccia pallida., pupille dilatate, respirazione superficiale, polso piccolo. A questo insieme sintomatico si aggiunge presto il vomito, prima a limentare, se lo stomaco conteneva cibi, poi bilioso: il dolore, che era localizzato, si irradia a tutto il ventre, i muscoli addom inali sono contratti, la respirazione è esclusivamente toracica, poi insorge la timpani/e, segno patognomonico, su cui in:sisteva il Jober t, ma disgraziatamente non sempre faci le a constatare. Le funzioni dell'intestino sono abolite, ed in qualche caso si hanno evacuazioni diarroiche. Vi ha ritenzione d'urina e perfino anuria. Questi sin tomi rapidamente si accentuano, la dispnea aumenta, il polso sì fa frequente .fino a 140 pulsazioni al minuto; le estremità

diventano fredde, e l'aspetto prende i caratteri della. (acies abdominalis, e la morte avviene nel collasso,

qualche volta improvvisamente.


2[..4

ALC0:-<8 ()0 :'\SlDI·;RA:-'.1 0:-1 1 CLIN ICllE

T ale non è sempre il decorso dei sintomi negli individui affetti da rottura completa. S pe::;so dopo un principio caratterizzato da fenomeni inl) uietan ti, sincope, vomiti, polso piccolo, debole, dolore sordo locale, contrazione dei muscoli addominali, si ha un miglioramento sensibile, che può durare 12-24 ore, per poi lasciare il campo all' improvvisa comparsa della peritoui te iperacuta. È cosi. che, secondo il Moty, nella maggioranza dei casi decorre il processo. Havvi poi un torzo gruppo di casi, in cui ogni sintomo iniziale manca od è insignificante, e solo dopo 12-24 ore si mostrano i fenomeni di peritonite. Nei nostri due casi appunto la siutomatologia poco spiccata non poteva cer tamente far supporre una lesione intestinale tanto grave. Data la possibilità di sintomi così vari, la diagnosi presenta spesso difficoltà non indifferent i. Nei casi suaccennati per esempio mancava affatto il limprwismo, uno dei sintomi della rottura dal t ubo digesti v o : il polso era re lati va mente buono e la respira· zione regolare, quantunque toracica, ma quest'ultimo fatto era sutlicien temente spiegato dalla commozione prodotta. dal tranma. Data, r ipeto, la poss ibili tà di sintomi così vari, a par te i Gasi nettamente caratterizzati e pei quali è possibile un diagnostico pr ecoce ed esatto, nella. g rande maggioranza delle contusioni intestinali, la diagnosi r esta sospesa fino a che non si manifestano i fenomen i di peri tonite, i quali neppure offrono regolarità n.è nella comparsa nè nel decorso. E d anche allora che s i ha ch iara questa reazione del peritoneo, si rischia di. cadere in errore, poichè se ogni lacera?.ione intestinale porta seco inevitabilmente la peritonite, non ogn i peri toni te indica che c'è rottura.: non mancano infatti osservazioni, in cui gli accidenti


.. CIRCA L' IXTF.RVENTO OPERATfVO, J.:Co.

255

di per itonite, dopo di aver durato 4 o 5 giorni, terminarono favorevolmente; per cui non è possibile cercare di dare una for mola che si applichi alla diagnosi dei gradi diversi di lesione intestinale. P er lo più non si può fare as:seguameuto sopra uu sintomo caratteristico, e si è costretti a farsi un'idea dello stato delle cose dall'insieme dei sintomi, studiati dal p unto di vista. sia del loro decorso, sia della loro intensità.. Rimane la questione del trattamento: questione importantissima che anche oggi rimane insoluta. Due sono i metodi attualmente in discussione: ruuo (&.spettazioue armata di Nimier e Delorme) consiglia di aspettare, per inter venire chirurgicamente appena si abbia qualche seguo di l~sione grave ai visceri. Esso si appoggia su 15 casi di contusione addominale da. calcio di cavallo, osservati da Moty e guariti senza. intervento; su 20 casi di Delorme (17 aspettazioni con guarigione, 3 laparotomie con esito letale), nonchè sulla statistica di Mourdes di 289 casi (254 aspettazioni, morti 76, g na.riti 178= 70 p. 100; 35 operati, morti 25, guariti l O= 20 p. 100). . L'altro metodo - inter vento immediato - sostenuto dal Micbaux, Demous, Le Dentu, Fevrier, Rioblanc, Tedenaut, consiste nell' intervenire immediatamente colla la.parotomia., senza attendere il manifestarsi di sintomi di g rave lesione viscerale, i quali possono mancare, od ingannare assai sovente il medico. Michaux 8Ì appoggia sui suoi risultati: 14 laparotomie per contusioni addominali, 2 soli morti. -~ Recentemente il B erger (Arch. de .lfecl. Nav.) a proposito di un caso di grave contusione addominale, occorsogli nella sua clinica alla Pitiè, ed iii. cui si tratta va di un individuo, che aveva riportato una ginocchiata in corrispondenza dell'ombellico (ca~v che dopo l' inter-


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,\J,IT ~ E f'OXSIDF.UA ZIOXI C l.l:\ICILE

vento chi rurgico, ebbe esito letale). fa. alcune considerazioni pratiche, cercando una via conciliativa fra le due teorie opposte predom inanti. Difat ti, egli dice, dct. un esame minuto dell' ammalato si ricava quasi sempre qualche seguo obe porta, se non la cer tezza, s.lmeno una presunzione che può legittimare r inter vento (violenza del trauma, natura del corpo contundente, ~ ed e della contusione, circostan ze in cui si è verificato l'accidente). Anch ~> i fen om eni immediati del t raumatismo banno g rande importanza: commozione generale intensa, perdita di coscienza, dolore at roce, vomiti iniziali parlano per la lesione viscerale graYe; tanto più poi se accompag nati da disU?·ia, addome teso, alterazione della fisonomia.. Ora, quando esiste anche solo qualcun o di questi segui, i l Berge r è par tigiano d ell'intervento, senza

attPndere i segni di peritonite, ma quand o mancano del t u tto, cusa. che il Berg er dice di non aver mai v isto, all ora è meglio al/ende?·e. È impossib ile tiare precetti assoluti; è l'esame di ogni singolo caso ch e deve servire di g uida nella condotta del meclico. E d a questo p roposi to è dimustrativo un caso publicnto dal dott. \\' aston di Boston ( Boslon Medical and sw·gicu.l Jom·nal, n. 6, 1898). Un giovane di 22 ann i, andaudo in biciclet ta, urtò con tro l'asse di una ruota d'un carro che veniva in direzione opposta, svenne e fu portato all'ospedale. Non accusando che li eve dolore alla parte superiore

doll"addome, chie~e di andare a casa. Dopo 3 ore, il dolor e si diifonde a tutto l'addome, la temperatura arriva ai 40• C., v erRo il bordo costale a sinistra v· è leg gera insi!_(n i1ieanle echimosi: del r esto l'addome è n orma le.


CIRCA L'l:"'TF.ItVENTO OI:'ERATI\'0 1 ECC.

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Praticata la laparotomia si trova il tenue rotto in duo punti, in uno dei quali completamente. Resecato l'intestino, si sutura. Al 20• giorno era guarito. Questo caso, mentre dimostra che Passenza di shock e di segni esterni di lesione grave (innalza.mento della temperatura, frequenza del polso) nelle prime ore, non basta per provare che non si hanno lesioni viscerali gravi, è nel tempo stesso una buona conferma della utilità dell'intervento immediato, appena si ha qualche segno di probabili lesioni degli organi intraddominalL Padova, febbraio 1899.


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U ~ CASO DI TUMORE CEREBRALE

r.onferenza sci!'ntilka lt'tta a ii"O~J•eli. mili l. princ. di Dologna il 30 <l iccmlJre ! 898 da l tlotl. G iu!le t• t•e 8ant oro , capila no nlf.'tlico

Sebbene a vent'anni la comparsa dei tumori intracra.nici si verifichi più facilmente che in qualsiasi a ltra epoca della vita, pure, molto di rado capita nei nostri ospedali militari registrare neoplasie encefaliche. Il caso, che forma oggi tema della nostra conferenza, è capitato sotto la mia osservazione, dirigendo, nel settemb re 1898, il H reparto di medicina, ed a varii col· leghi non riesce nuovo, essendo stato anche argomento di consulto medico in questo stesso ospedale. Premelto che il nos tro stud io d'oggi, ha essenzialmente importanza diagnostica ueuro- patologica, piu che terapeutica. D'altra parte nella pratica , giova persuadersene, nostro primo dovere è la ricer0a della diagnosi, fatta colrapprezzameuto minuto di qualsiasi fenomeno morboso, accompagnato da tutti i mezzi d'indag ine dettati oggi dal prog resso della medicina . Da ctnesto la\·oro el i clinica e di gabinetto deve, per quanto nascosta, scaturire la v ~ri tà, come è successo nel caso nostro, e con soddisfazione del nostro amor proprio. i lìl.l'lmnesi remol1t. Casucci A n tonio, granatiere d ella 4• compagnia del 2• reggimento, nativo d i Montevarchi era il l 'di cingue figli i; 3 fratelli e 2 sorelle, tutt.i sani, non esclusi i g en itori. Generato da. parto re-


UN CASO DI TUMORE OEREBRAI, E

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golare, ebbe latte dalla. madre. Stette sempre bene, non patì neanche le malattie dell'infanzia. A 3 anni cadde da un muro alto 3 metri e riportò frattura del frontale destro, nn dito sopra la coda del sopracciglio. Stette due mesi male, ma. non ebbe successioni morbose d'indole nervosa, nè soffrì disturbi nella. vista. Ha lavorato sempre da ortolano, senza mai stancarsi, e senza accusare molestie di sorta. Non è stato bevitore, non ha. abusato di liquori, non è stato fumatore: a seserisce aver usato una sol volta della donna, mai della venere solitaria. Il 20 marzo 1898 è venuto alle armi. Stando di guarnigione a Ferrara, sullo scorcio di luglio, senza causa appr ezzabile, fu preso un giorno da disturbi visivi, caratterizzati da passaggio di ombre o di mosche volanti avanti agli occbi. Non avendo il fenomeno morboso sovradetto c~rattere costante, l'infermo non se ne preoccupò ·gran fatto, nè si fece visitare. Il 4 agosto c. a .. tornando una mattina da una esercitazione di marcia colla compagnia, s'avvide che la vista eragli diminuita, in modo da distinguere confusamente le persone, gli oggetti, e perfino un carro che gli veniva incontro. Questa diminuzione visiva non fn preceduta da cefalea, da nevralgia, da vomito o da dolori alla fronte, alla tempia od al sopracciglio. Essa si mantenne gradatamente crescente fino a.l 2 settembre p. p., epoca in cui l'infermo ricoverò nel reparto II medicina, da me diretto, pr oyeniente dal distaccamento di Argenta. Esame obbiettivo. - I ndividuo d'alta statura, di scheletro armonico, con masse muscolari ben proporzionate, di colorito bruno, con capigliatura nera folta, e mucose visibili rosee. È dolicocefalo, ed il cranio misura metri O. 57 di circonferenza: non presenta asimmetrie, e nemmeno la faccia ha note degenerative.


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l":" 0 .\:o;ù DI 'l'U..\fOllE OEREDRALE

Un d it o trasver:;o sopra la coda del sopracciglio destro, ed in direzione trasversa, si v.ede una cicatrice cutanea l unga 3 cencimetri , non aderente, e neppure deforme. N all'estremo anteriore d i d etta cicatrice, si percepisce, per circa ' • centimetro, u na lieve perdita d i sostanza ossea, infossata e raggiata, dovuta all'esito del pregresso trau matismo accusato dall 'infermo. L 'esame dei visceri toraco-add omiuali è perfettamente negati v o, ad eccezione d i d iscreto tu more splenico. A ppena entrato l'ammalato non avea cefalea, nien te vomito, niente febbre ; a vea polso uguale, ritmico, di ten· sioue media , senza. inùurimen to delle t uniche arterio:;e. Non avea distur bi di sorta nella. sfera sensitiva o motor ia degli arti. Le sensibil ità. specifiche acustica, olfattiva e gustativa erano conservate. Integra era la sensibilità tattile generale, riconosciuta coll'estesiometro d i W e ber; così pure erano normali quella termica e do lorifica. I riflessi delle palpebre, sopracciglia, guance e labbra erano integri, tal i si preseu ta vano quelli addominali e dello scroto ; nor male il r iflesso tend ineo del tricipite estensore delr a,·ambraccio, spiccato q nello patella re, pronto quello d el piede. Conservato era il senso muscolare, cosi pure la sensibilità elettro- muscolare. I uteg ra. era la contrattilità elettrica galvanica e faradioa, normale la resistenza. elettrica, nessuna rea;.~ione degenerativa. La deamb ulazione si esegui va bene coord iuata, s~nza strisciare i p iedi. Non esisteva fenomeno d i R omberg. La forza muscolare delle braccia segnava. 125° a.l d inamo met ro' in ambo i lati. L ·en'zÌone era conser vata., il peso d el cor po misurava. chilogrammi 6 7. 800. .ParJa,·a correttamen te, senza alterazione nell'ar ticolazione del linguaggio. A vea memoria limpida, fisio-


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CA!';O DI TUl(ORE CEREDRA LE

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nomia allegra, ripeteva d'aver fame; nulla di patologico nelle feci, emesse regolarmente. Nelle urine, abbondant i per quantità, e sempre acide, v'era. leggiero aumento della cifra dei solfati, cloruri, e fosfati specialmente. V'era assenza di .albumina, zucchero, pigmenti biliari; esist'evano tracce d'indicano. L'urea era molto scarsa. L'unico fenomeno morboso insomma, d'importanza, che accusava il Casncci, entrando all'ospedale, era leggera diminuzione del visus in ambo gli occhi, da 20 giorni sempr:e progressiva. Ad accertare la causa dell'ambliopia fu stimato necessario passare l'ammalato nel reparto osservazione, ed ecco il risultato dell'esame oculare da. me praticato. Occhi poco mobili, un po' sporgenti, con tensione eudocula.re di poco cresciuta, pupille piuttosto midriatiche e poco sensibili. R efrazione miopica in ambo gli occhi di grado forte, con facile astenopia accomodativa.. L ' infermo leggeva tenendo un libro stampato assai vicino agli occhi, ma presto si stancava dichiarando che i caratteri si confondevano. Colla cheratoscopia il movimento dell'ombra confermava la miopia. All'esame endoculare la papilla ed i vasi ret inici si Yedeva.no confusi, le vene sole apparivano un po' turgide. Il senso cromatico era conservato, ed il campo visivo non presentava diminuzione speciale nei suoi diametri. Stando nel repar to osservazione l'ammalato, dopo 7 giorni di degenza ospedaliera, fu. preso da movimento febbrile che durò d ue giorni soli. E coutem· pora.nea.mente accusò cefalea intensa ed insopportabile nella posizione eretta, o seduta in letto a capo curvo. Detta cefalea estendevasi in piano verticale sul cranio, passando avanti i padiglioni auricolari. Si associava. a. facile vomiturizione, anche a stomaco digiuno, e dileguavasi lentamente, mettendosi l'infermo supino in letto.


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CASO DI Tl'MORE C'ERJ::BRALE

P er questi fatti sopraggiunti, tornai ad esaminare attentamente rammalato, e, cominciando ad intravedere la comparsa d'un terribile nemico, del quale volevo spiare l'avanzata, ottenni di riavere l'ammalato sotto le mie enre nel riparto II medicina il giorno 11 sett embre. Intanto per ottemperare a quanto prescrive il Regolamento peJ servizio d'ospedale, e, potendo la situar zione diventare ancor più g.rave da un momento all'altro, stimai opportuno, senza reticenza, far mandare al siudaco di Moute,·archi l'annuncio del grave stato del Casucci, causato da probabile comparsa di un tumore cerebrale. E così fu fatto il giorno 13 settembre e CIOè 11 giorni dopo }"ingreSSO nell"ospedale. I n ~1uesto frattempo ricomparve ad accessi la cefalea; aYea carattere di martellamento, s'esacerbava, nel momento dell'acnzie, facendo la percussione del cranio nelle regioni temporali, cresceva specialmente stando l"ammalato seduto sul letto a capo chino, diminuì va invece, sino a sparire, sdraiandosi egli supino, e st.ringeudo con le mani il capo. Colla cefalea tornò il vomito a stomaco vuoto senza t urbe gast.riche, nè nausee; ma quel che fu più importan te, fu il lento e progressi vo peggioramento del visus, dichiarando l'ammalato d'avere dei punti ciechi nel campo v isivo, dì vedere gli oggotti solo a piena luce ma a contorni incerti, e di distinguer e poco bene le persone sul far della sera, o stando nn po' l'ammalato seduto sul letto. Dim·io clinico. -Dal giorno d'ingresso all'ospedale il povero Casucci subiva un lento peggioramento in ambo gli occhi. Oltre l'intorbidamento del disco retinico, r ingorgo e la stasi nella papilla, la gonfiezza delle vene, la deplezione delle arterie, cominciarono a c:o mparire all'occhio destro chiazze di stravaso diverse per ntllnt>ro e pAr g randezza, specialmen te attorno la

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UN o.~SO DI TUMORE CEREBRALE

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papilla. Gli stessi fenomeni s'osservarono anche all'occhio sinistro, però meno accentuati. Intanto s'iniziò la cura di ioduro di potassio a dose generosa, e s'applicò la vescica di ghiaccio alla testa. Contemporaneamente, sebbene nessuna traccia d'infezione luetica presentasse l'infermo, pure, per non lasciare intentato qualsiasi mezzo, furono iniziate le iniezioni ipodermiche di bicloruro di mercurio. Il giorno 14 settembre la metà sinistra ed inferiore della faccia appare leggerment.e contratta, e facendo tirar fuori la lingua dalla bocca si vede la punta un pochino deviata a sinistra, e l'ugola pure un po' piegata a. sinistra. n giorno 15 settembre comparisce strabismo divergente 11.1l'occhio destro. Il 16 e 17 settembre segna il termometro leggiero movimento febbrìle (37°.5-37•.8), ma l'ipertermia ha breve durata. Solo la vista va lentamente peggiorando specie a destra. n fondo retinico all'occhio d.estro si vede coll'oftalmoscopio sbiadito e confuso, la papilla è sempre gonfia e strozzata a margini non netti, i vasi sono iniettati, le chiazze emorragiche sono confluenti, specie nella metà interna della retina. Nell'occhio sinistro si notano gli stessi fatti, ma meno accentuati. n 21 settembre ritorna l'apiressia, si continua ad elevare la dose di ioduro, si applicano due mignatte alla tempia destra, e due all'apofisi mastoidea dello stesso lato. Il 23 l'infermo sta meglio, è più tranquillo e sollevato, dice aver la testa più scarica. Il 27 si tenne consulto tra ì colleghi dell'ospedale, e prevalse la diagnosi che confermava l'esistenza d'un tumore cerebrale. In conclusione non fu dettata innovazione terapeutioa, visto che l'ammalato migliora va in certi segni, perdendo solo terreno nell'organo visivo.


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U~ CASO

DI TtnlORE CEREDRAL~~

In base a ciò, e non essendo sorti sintomi morbosi nuovi, si continua l'uso d ell' ioduro e del sublimato a tutto il 30 settembre. In questo giorno si sospende l' ioduro per l'acne ben manifesto alla frou te ed alla. faccia.. Intanto lo stato generale sempre migliora, anzi la tensione endoculare è diminuilia, cosi la sporgenza degli occhi. L e chiazze emorragiche dei fondi retinici accennano a diminuire. L'infermo sta in piedi, gira, mangia, non ha cefalea, è apirettico, e solo asserisce veder pochissimo dall'occhio sinistro. Nei giorni seguenti niente di nuovo. L'esame endoculare dell'occhio sinistro fa rilevare chiazze emorra· g iche in basso ed esternamente alla papilla; questa è rosso-oscura e gonfia, le vene sono iniettate. All'occhio destro gli stra vasi sono poco appariscenti, si veggono invece macchie grigie dovute a. trasformazione atrofica e degenerati va della retina. Un nuovo fatto da registrare compare il giorno 8 ottobre, ed è caratterizzato da un senso di ronzio, cont inuo e costante per la intensità, all'o r~cchio sinistro. E sercitando la vista il Casucci è riuscito a vedere qualche cosa. La metà esterna dell'occhio destro e quella interna del sinistro sembrano i piu sensibili tratti della retina alle impressioni degli oggetti, specialmente la metà interna dell'occhio sinistro. E perciò, l'ammalato per vedere è obbligato girare continuamente g li occhi per adattarli a ricevere le impressioni. Con questi movimenti ha ravvisato la suora, il reg istro nosologico, nua moneta da un soldo ed una matassina di lana rossa. In conci usione esiste emianopsia bilaterale, e la percezione visiva pare data solo dall' occhio sinistro porzione interna, e dall'occhio destro, porzione esterna. Il giorno 19, dovendo rien trare al corpo a ripren·


GN O.A~O DI TUMORE CEREBRALE

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dbre servizio, consegno il riparto all'egregio collega capitano De Vigiliis, non senza rincrescimento, e continuo a seguire il Casucci, coadiuvato nella raccolta dei particolari clinici dal diligente collega sottotenente dott. Mnsini. Fino al 30 ottobre nulla di nuovo e d'importante ha accusato il Casucci, ad eccezione qualche volta della cefalea frontale e del ronzio n ell'orecchio sinistro. La mattina del 30, dopo la visita, l'ammalato fu preso da forte dolor di capo, partente dall'orecchio sinistro; ebbe vomito abbondante, e non potè muoversi da letto per tutta la giornata. A richiesta dello stesso ammalato si applicarono due sanguisug he alla tempia sinistra. con notevole sollievo. Il giorno dopo le condizioni morbose andarono aggravandosi, la cefalea insistente col vomito, diventò più forte col movimento del corpo. L'ammalato era sofferente; per non agitarsi rifiutò perfino ma.ngiaro o rispondere. Gli fu applioa.to il

ghiaccio alla testa, e gli fu somministrato fenacetina, a.ntipirina. e caffeina in var ie riprese. Il 1° e 2 novembre nuovi accessi di cefalea , vomito e depressione generale. P er sollevarsi l'ammalato assume la posizione prona nel letto. Il 3 è molto sollevato, ha. l'occhio vivace, ma è stanco. Si comincia una cura ricostituente di ferro, noce vomica e china. Fino al giorno 11 novembre persiste lo stato generale buono, solo la vista va sempre a.bolendos1 . Dal giorno 11 al 22 torna ad aggravarsi, s'esacerba la cefalea ad accessi ripetentisi fino a 3, 4 volte al giorno. Questi accessi or sono lievi e fugaci, or sono fierissimi e durano anche ore. Spesso sono preannunziati dal vomito. Passata la crisi, l'ammalato cambia aspetto ed umore, O;)l suo facile accento to~cano parla volentieri coi com-


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t'~ CASO

DI TlHIORE CEREBRALE

pagni, senza palesare mai la minima alterazione di lin· guaggio. La psiche ò integra. L ·appetito è buono, le funzioni digl}sti ve sono r egolari, l'urina.zione è normale. La vista a destra è quasi perduta, a sinistra ha ancora q ualcbe debole percezione degli oggetti. Intanto si susseguono gli accessi crudeli e strazianti di cefalea. L'ammalato è accasciato El stanco comincia a d iventare apatico ed indifferente alla vita, sente tutta la verità del 1M{ us in (i ne ·!Jelocim·. Il 26, in seguito a rassegna, per esiti inamovibili di n euro- retinite, è riformato e gratificato con 360 giornate d'assegno. IL 30 novembre fu ripetuto da me, coadiuvato dal compiacente dottor Musini l'esame obbiettivo generale, di cui riassumo le note principali. Casucci è molto denutrito, ha lo sguardo morto del cieco, ha la faccia. contratta debolmente verso sinistra. Muove bene g li arti inferiori e superiori, non ha disturbo di sorta. in tutte le sensibilitù..

Il dinamometro marca a destra 60•, a sinistra 80° al grande circolo. Esistono quasi tutti i riflessi tendinei, le pupille sono midriatiche, tutti i riflessi pupilla.ri sono a bo l i ti in ambo i lati. La vista è completamente perJuta. All'ofta.lmoscopio si rileva il fondo retinico di colore misto rosso e grigio, si veggono macchie biancastre, segni d'un processo atrofico-degenerativo della retina. Il 5 dicembre parte il Casucci dall'ospedale accompagnato da un alt ro soldato, per recarsi in patria. Giunto a casa assai stanco ed abbattuto dopo 48 ore muore, circondato dai genitori desoh~ti ed istupiditi dall'angoscia, contando solo 3 mesi di vere ed oscillanti sofferenze.

..

La dolorosa ·via CJ'ttci.~, stoicamente sopportata da l nostro granatiere, si può riassumere ìn una triade sin· tomatologica ben chiara: alterazione del visus, cefalea


t;N CASO DI TUMORE CEREBRALI'

e vomito. Questi tre segni, isolati in principio, comparvero sulla scena, per proseguire tumultuariamente e senza pietà, quando la fibra del Casucci cominciava a sfasciarsi. Aprì la marcia il disturbo della visione, e fu esso lento e progressi v o. A. F errara, in luglio, dice la storia, comparvero le prime avvisaglie sotto forma. di nebbie e di mosche avant i agli occhi. A.d Argenta la vista. si rese più confusa, e fu la dim inuzione del visus il solo segno che, progressi va.mente crescendo, spinse l'in fe rmo a. ricorrere all'aiuto del! 'arte. Stando qua un bel giorno s'aggiunge la cefalea, esacerbantesi caratteristicamente, a capo diritto sul corpo, o chinato innanzi, e vincibile invece con facilità colla posizione orizzontale. Colla. cefalea segue il vomito, vero cerebrale, improvviso, senza nausea o alterazione gastrica.. Questa. triade d olorosa lenta e graduale scolpisce le stigmate della compressione endocranica da neoplasia.. E difatti la. neurite ottica è patognomonica nei '/o circa dei tumori intracranici, quali essi siano per na· tura o sede. Essa non è prodotta., dice il Gowers, dal solo meccanismo d'accresciuta. pressione intracranica, perchè fu vista in un tubercolo del ponte, grande quanto una ciliegia, e mancò in un sarcoma della dura madre del volume d'un pugno. È probabile che la neurite dipenda dall'estendersi di un processo d'irritazione al fascio ottico, ed ai nervi che vanno alla papilla, o dalla distensione della guaina del nervo ottico, e. degli spazi linfa.tici della papilla per lo spostamento del liquido subaracnoideo. Nel caso nostro la neurite ebbe corso rapido, con strava.si, distensione delle vene, ed esito in atrofia. Questo corso rapido, è vero, in principio non coincide


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U:\ CASO Dr TUMORE CEREBRALE

cogli altri sintomi che presentava il Casucci. Se vogliamo, forse per la cura, forse per ragioni anatomo-patologiche, forse per la sede del tumore, e forse anc.l:le per l'adattamento del cervello all'ospite neoformato, la cefalea ed il vomito, per un discreto periodo, andarono diminuendo, senza scomparire del tutto, anzi per riap· parire in novembre con violenza inesorabile. Ma dopo è andata la neurite sempre crescendo, il che fa credere, come s'è già detto, che l"irritazione sorgesse, o nei centri corticali della visione, o lungo le vie ottiche. P er tale lesione visiva, accompagnata poi alla cefalea e'i al vomito, s'imponeva in principio il sospetto di neoplasma, sia perchè il quadro sintomatologioo delineavasi gradatamente, e sia perchè primo ad apparire fu il disturbo visivo, secondo la cefalea, terzo il vomito. Anche la cefalea ebbe carattere intensivo crescente: in principio bastava mettersi supino per vincerla.; dopo è durata. ore ed ore, e, per essa, il nostro ammalato è stato penzolcni prono col cranio tra le mani, rifiutando cibo e medicine, aspettando la calma riparatrioe. Un processo infiammatorio meningeo, avrebbe pur potuto presentare la triade fenomenica già descritta. Ma l'assenza di febbre, espressione di vera infiammazione continua, l'assenza di fenomeni diffusi, la facilita di produzione della meningite alla. volta, più che alla base, e, se basilare, la mancanza in altri organi di tubercolosi o di infezione luetica accertata, m'indussero ad accarezzare la prima idea nata.mi di neoplasma cerebrale. Ammessa. tale diagnosi, s'imponeva. al oaporiparto la partecipazione alla famiglia della gravezza. del caso, lasciando un po' nel buio la natura e la sede della neoproduzione. Cosi fu fatto e presto, giacchè la prognosi dovea necessariamente essere funesta, escludendo la possibilità di sifilide o di tubercolo.


UX CA::ìO Dl TUMORE OEREBI1ALE

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Ad onore del vero, nel consulto medico collegiaJe si accennò anche alla sede del tumore da coloro che la ammisero, e, francamente fu esclusa la sede corticale o basilare, per l'assenza di tanti sintomi di vicinanza o di bcalizzazione. Si parlò della parte centrale del lobo occipitale destro in vicinanza dei centri corticali della visione, e ciò per giustificare la maggior alterazione visiva all'occhio destro, si disse doversi prendere in considerazione la. frattura del frontale destro, come causa mediata., un po' troppo lontana veramente, d' un lento processo neoplastico. Comunque la sede non fu definita con cer . tezza, assorbendo la nostra attenzione più di tutto il problema della diagnosi. Della natura conseguentemente si parlò anche poco, quantunque il primitivo miglioramento nella cefalea, nel vomito e nello stato generale, escludesse la struttura di nEioplasia maligna. Del resto dice il Gowers, neuropatologo assai competente e rispettabile, il problema della diagnosi di tumore cerebrale com prende quattro questioni: 1• C\'; malattiaorganica? 2' C'è tumore? E nel caso a ffermativo: a• Qual'è la sede? 4• Quale la natura? Alla prima di queste domande si può rispondere quasi sempre, alla 2a generalmen te, alla 3' spesso, alla 4' qualche volta. Naturalmente col tempo comparvero altri fatti sotto l'osservazione, per cui era molto scossa la sede supposta nel lobo occipitale di destra. Di essi il più importante fu sempre dato dagli occhi, e questo valga a suffragare la mia insistenza nell'ammettere una lesione nelle vie oculari. L'eemianopsia bilatemle sinistra, ci richiamò l'atten· zione, attribuendo la sede del tumore sulle origini delle fibre del nervo ottico sinistro nell'emisfero cerebrale


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m: CASO DI Ttì~lORE C'EREJlRAI..E

sinistro, oppure nel {1·act t~s optictts sinistro prima d ella penetrazione nel chias ma. E ciò pei seguenti ricordi anatomici e semiologici che giova rievocare: i nervi ottici subiscono nel chiasma una semidecussazione, le fibre nervose interne s'incr ociano passando nella bandella ottica del lato opposto, le fi bre nervose esterne decorrono senza incrociarsi nel chiasma, e vanno nella bendella. ottica de llo stesso lato. Quindi ogni tratto ottico contiene fibre della metà esterna della retina omonima, o della meta interna d ella retina dell'altro lato. D tratto ott ico raggiunge così il talamo ottici), e si divide in 3 branche, una si dist:.ribuisce nel pulvinar, un'altra nel corpo genicolato esterno, e la aa, passando pel corpo g enicolato interno, senza mettersi in rapporto con questo ganglio, raggiunge il corpo big emino anteriore. Ora alla faccia esterna del talamo ottico, che corrisponde alla capsula interna, arri va una gran quantità di fibre provenien ti da ogni par te della corteccia, le quali tutte insieme costituiscono la corona ?'aggiante del talamo ollico, o l e Ntcliazi oni del lalamo. Queste radiazioni sono divise in peduncoli o segmen ti, l'anteriore è costituito da .fibre che vengono dal lobo fron tale, il superiore, pit\ g ro:>so, da fibre del lobo frontale, parietale e in parte temporale, il posteriore da fi bre del lobo temporale, ma specialmen te da quelle del lobo occipitale, e sono queste le rrulitt::ioni ottiche rlel Gmt. iolet, conduttrici ai centri corticali della visione deg li stimoli luminosi per la. via r!el corpo genicolato esterno del pulvinar, ecc. Ora, dopo rincrociamento nel chia.sma, le fibre ottiche non subiscono al lira decussazione nè nei corpi bigemini, nè al trove, contrariamen te all'ipotesi di Charcot, cosicchè la cor teccia cerebrale d'nn emisfero rappresenta nè più nè meno che il centr o d el t ratto ottico del lato omonimo, val quanto dire della metà esterna della retin a omonima., e della metà interna della retina del lato


trn OASO DI TintORE CEREDRALE

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opposto. Le lesioni dunque o del tratto ottico o del talamo ottico, o della corteccia si equivalgono, prod ucendo emianopsia o emiopia bilale-t·ale omonima. Ammesso questo vizio, non avea più ragione d'esistere il tumore cerebrale a destra, ma sibbene a sinistra sulle vie ottiche della bandella sinistra, nell'emisfero corrispondente. n punto preciso non si potè fissare con esattezza matematica, nè d'altra parte riusciva proficua la soluzione, giacchè essa nessuna utilità pratica avrebbe portato all'ammalato, essendo inoperabile per giunta, e condannato a. morte inesorabilmente. Il nostro amor proprio era salvo, dai dati semiolog ici nessuno ha potuto smentirei l'esistenza del neoplasma. È perciò che, mentre apprendemmo con dispiacere, dalla stessa famiglia, che il buon granatiere era morto, dalla cortesia d ~l sig. dott. Pietro R osini, medico di Montevarchi, al quale rendo sentiti ringraziamenti, conobbi, dietro mia speciale richiesta, con nn senso di soddisfazione, il seguente reper to necroscopico: Emisfero cerebrale sinistro. - Cisti da echinococco, grande quanto un uovo di pollo, situata nel ventricolo laterale, comprimente specialmente la porzione anteriore del talamo ottico e corpo striato. La cisti non conteneva cisti figlie, era in vece piena. di abbondante q uantità di liquido, che naturalmente a vea ampliato il ventricolo a spese del tessuto cerebrale, che era indurito. La capsula interna era spostata. Le meningi alla base erano iniettate. Il 7• paio di nervi cranici e rs· di sinistra erano compressi. In nessuna altra località si notò la presenza di cisti. QuEJsta diagnosi anatomica, se c'induce meraviglia per la non frequente località scelta dall'echinococco, e pel suo modo di presentarsi unico, ci conferma le consi·


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t:::-1 CASO 01 TOI ORE CEll~DRALE

derazioni fisio- patologiche fatte e le poche riflessioni colle quali chiudo la conferenza. I ve n tricoli laterali del cer vello, cavità più estese dei v entricoli mediani (3", 5°,. 4° e acquedotto di Silvio), coi quali comunicano pel forame di Monro, pei lor o tre corn i, frontale, temporale ed occipitale, si affondano nella sostanza bianca degli emisferi, e possono perciò più faci lmente permettere l'espandersi di una neoplasia a contenuto liquido. Da ciò il sollievo nei primordi della crescita del tumore, se non si vuoi negare un qualche vantaggio terapeutico coll'uso forte di ioduro di potassio specialmente, utile pel r iassorbimen to del contenu to cistico, come bo visto in un caso indentico nella clinica dell'illu.,tre professar Murri. Ma il ventricolo laterale sovrasta al talamo ottico, questo riceve fib re dal tratto ottico, da ciò la nevrite discendente, causa prima d eU a emiopia bilaterale omonima. E la paresi del facciale destro a che attribuirla~ Alla pressione de l tala.mo ottico che, dicono, presieda ai mcmovimenti della faccia, alla pressione a distanza del centro corticale del facciale o del fascio subcorticale che origina da quello, più che alla pressione dell'intiero 7• paio, perchò solo la me.tà inferiore innervata dal facciale era paretica e non an<:he la superiore. E da ultimo quale sarà stata la causa della morte? Nelle neoplasie in genere, prescindendo da disturbi improvvisi di circolo, l'esito letale dipende, come probabilmente sarà avvenuto nel caso nostro: l" o dall'esa.urimento indotto dalla violenza del dolore, e dalla interferenza. nella nutrizione in causa del vomito; 2• o dalla for te compressione sui gangli centrali e fo rse anche sui centri respiratorio e circolatorio del midollo allungato.


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SUL VELENO PER LE FRECCIE SOMALE « UABAIO »

Studio llsiologico e chimico dei sigg. dottor EziO lli..CtANTt, maggiore medie(), prOf. ALKSSASDRO PA SQUALK mediCO capo nella R. marina, dottor GIUSEPPE CrGLIUTTI, tenente medico e EoOARDO BAnOIIt, rarmacist:t militare. (Riassunto del rarmacista !Edoardo Baroni)

Nella scorsa estate arrivarono al Ministero della guerra, a m.ezzo del r egio console generale in Zanzibar sig. P .astalozza, due campioni di Veleno pe?' le ft·eccìe somale, procurati per cura del vice residente di Giumbo sig. P erducchi; ed il Ministero fece spedire porzione dei suddetti campioni alla farmacia centrale militare, affi.nchè fossero studiati chi micamente e fisiologicamente. T ali veleni, conosciuti col nome di Uabaio, sono due estratti; il primo (conservato in cartocci cilindrici costituiti da pezzi di foglia) è il Veleno del CacciatO?·e dei leoni; l'altro (conservato tal quale) porta il nome di Yeleno del Capo Schak·al. Per brevità questi due prodotti furono distinti dagli AA. col nome di UalJaio A il primo e con quello di Uabnio B il secondo. Dalle informazioni fornite dal sig. Perducchi si rileva: e che questi due estratti si otterrebbero evaporando a consistenza solido-molle le decozioni satura

del legno Uabaio (albero che cresce nella Somalia a che appartiene alla famiglia delle Apocinee); 2• che coll' Uabaio A sono stati uccidi in brevi istanti dei leoni con una sola frecciata al fianco , e col18


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SUL VELE~O PER LE FRECCIE SOMALE « UABAIO »

r Uabaio B il Capo Schak-al si sarebbero uccisi degli elefanti ( !! ). Lo studio fisiologico, diviso in due periodi, fu fatto: nel primo periodo dai signori Ezio Mangianti, mag· giore medico nel R. ~sercito, e Alessandro Pasquale, medico capo di 2" classe nella R. marina; e nel secondo, dallo stesso sig. Pasquale, coadiuvato dal tenente medico sig. Cighntti, comandato in sostituzione del maggiore medico Mangianti, che nel frattempo era stato trasferto. La parte chimica fu ese~i ta dal farmacista militare Edoardo Baroni. Dal lavoro originale t rasmesso all'ispettorato di sanità militare togliamo le note più impor tanti affine di dare un'idea di questi veleni. Essi sono due estratti acquosi, preparati rozzamente, i quali non manifestano analogia. nè col curaro, nè cogli estratti delle stricnacee. Sono un vivaio di ifomiceti e contengono molti batteri di vario genere allo stato vitale, ma nessuna delle f0rme patogene, n ~ aerobiche, nè anerobiche. Da cosifatti campioni (grammi 8,50 circa di Uabaio A e grammi 4 circa di Uabaio B) furono estratti i priu oipi attivi seguendo il metodo generale, usato nelle ricerche chimico-legali dei veleni organici, di Stass-Otto. Questo metodo ha avuto la preferenza perchè avrebbe permesso di isolare tutti i principi atti vi nel caso che tali veleni fossero stati ottenuti dal trattamento di svariate sostanze tossiche; supposizione che era giustificata dalla conoscenza del modo comunemente usato per preparare tali ,·eleni da freccia e dalla mancanza di dati sufficientemente sicuri per ritenerli il prodotto di solo e vero legno Uabaio; cou tro tale possibilità. il chimico e ra in dovere di prem unirsi. I principi tossici cercati si sono trovati esclusivamente estratti celralcool assolnto, ottenuti quali pro-

-. •'l


SUL VELENO PER LE FREOCIE SOllfALE « UABA.IO))

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dotto finale del metodo sopra citato, e siccome erano accompagnati da sostanze estrattive e colorate, sono stati chiamati Uabaina A imptwa e Uabaina B impura. Con non piccola difficoltà. dalla Uabaina A impttra -si è ottenuto il prinoi pio atti vo allo stato di purezza. cristallina, ed è stato chiamato Uabaina A cri.~talliz­ zata. Dalla Uabaina B impura, trattata in modo identico, non fu possibile, per la troppo piccola quantità, ottenere lo stesso risultato, ed il prodotto di questa depurazione fu distinto col nome di Uabaina B depurala. Nelle acque madri non è stato trovato alcun principio dotato di proprietà. diverse da quelli da esse estratti, per cui si è potuto stabilire che unico era il principio attivo del veleno analizzato. Per maggiori dettagli sul comportamento delle sostanze in esa.me, sui principii da esse ottenuti, non che sui loro caratteri. chimici, rimandiamo il lettore alla relazione completa pubblicata nella Rivista medica della regia marina. Ci sia qui concesso, prima di parlare della funzione fisiologica., di riassumere dalle Conclusioni del lavoro ~riginale che: i due principi attivi ottenuti devono essere una sostanza unica, sia perchè eguale è la forma cri:1tal· lina, sia perchè analogo è il loro comportamento chimico, come analoga è la loro azione fisico - venefica; essi si differenziano da tutti i veleni organici ge· neralmente in uso; l'azione fisiologica li avvicinerebbe alla strofantina, ma i caratteri chimici da questa li diversificano; essi hanno la funzione dei glucosidi; i loro caratteri fisici e molti caratteri chimici si confondono con quelli della Uabaina ottenuta e descritta da Aruaud, dalla quale però si allontanano per il loro comportamento coi reattivi coloranti. Perciò a dichiarare Uabainrt il


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SUL VELE~O PER LE FRECClE SOMA L~~ « UADAIO »

principio in questione, il quale fu estratto da una sostanza originale di paternità discutibile, sa_rebbe stato necessario pel chimico d eterminarne la composizione molecolare, cosa che fu impossibile per mancanza di ma-

teriale. In ogni modo, esclusa la possibilità che si tratti cl i uno dei veleni organici conosciuti, l'azione fisiologica viene in aiuto a quei caratteri sui quali si può contare per dover ammettere che il principio attivo ottenuto alt ro non sia che Uabaina .

* * La prima serie di esperimen ti fu eseguita col solo

Uabaio A e B, avendo poi il chimico fornito i prodot ti tossici puri ed impuri che potè ottenere dallo Uabaio A e B, e cioè: l' Uabaina A impura, l' Uabaina B, impura, l'acque madri delle Uabaine A e B ridotte nel vuoto a consistenza estratti va, la Uaùaina B depurata., la. ùa· baina A cristallizzata; con questi prodotti specialmente si proseguirono gli studi. Per esperienze di confronto si adoperò il curaro, la curarina estratta col medesimo processo di Stass-Otto dallo stesso farmacista Baroni, l'estr atto alcool ico di noce vom ica, il solfato di stricnina, la strofautina, i l cloridrato di morfina, la caffeina. Complessivamente si adibirono per gli esper imenti 66 rane, 5 g rossi topi bianchi, 94 cavie, 9 conigli, 5 cani. I. Frattanto si cominciò <td assodare che tanto l' Uabaio A e 1J quan to i prodotti tossici impuri dell e analisi chimiche su di essi eseguite, quanto l' Uabaina A allo stato di pur~zza cristallina, godono in linea generale le stesse proprietà fh;io-veuefiche, però con un g rado di potenzialità sempre cresoente a misura che dai protlotti più impuri (gli estratti originali) si procede al più puro ( l' Uabaina cristall izzata).


S UL VI~LEiiO PER J,E FREOCIE SOMALE « GAD.~IO »

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Ciò assodato, doveva ricercarsi: quale fosse la minima dose tossica per ognuna di queste sostanze, come si svolgesse il quadro dello avvelenamento. II. La minima dose tossica., cioè la più piccola quantità del veleno che iniet,tata sotto la ente ha determinato il quadro dello avvelenamento fino all'esito finale «Morte ~.varia a seconda. dello animale su cui si espe· rimenta, a seconda che si inietta l'uno o l'altro dei sopracìt.ati prodotti. Così mentre per le cavie, conigli, cani si può dire che per ogni chilogrammo di animale la minima dose tossica è: milligummi

Ua.ba.io A 4 mrea Ua.baio B 3 » ' )) Uabaiua impura A l )) Uabaina impura B l Acqua madre a consist~nza estrattiva. A. 2 » Acqua di lavaggio a consistenza. estrattiva B. 0,6 » Ua.ba.ina depurata. B. 0,5 )) Uabaina cristallizzata A 0,4 » per le rane in vece si richiedono dosi su periori, resistendo pitt a lungo allo avvelenamento, ed i grossi topi bianchi sopportano bene dosi così alte da sembrare refrattari allo avvelenamento. III. D quadro dello avvalenamento varia a seconda dell'animale su cui si esperimenta: così certi gruppi di fenomeni spic0atissimi in alcuni animali., sono appena accennati in altri, in cui viceversa sono pronunciati dei sintomi che sfuggono nei primi. Esso varia poi ancora a seconda della dose che si inietta. In generale nel quadro dello avvelenamento si pos~ono osservare tre distinti periodi che si sussegnono. a) Periodo di torpore: !"animale si fa pigro, arr uffa il pelo, poi geme, fa movimenti di deglutizione, ed in ultimo poggia. il muso a t erra.


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b) Pe1·iodo di ù·r·eq~6ielezza o coreico: si inizia con tremore del capo; l'animale e metto grida quasi fosso

preso da un senso di soffocazione, spinto si muove, ma stentatamente e come trascinasse il treno posteriore. Poi porta ripetutamente or l'una or l'altra zampetta. al muso, e preso come da una irrequietezza generale, tende continuament'3 a muoversi, a spostarsi, ciò che fa rizzandosi sugli arti posteriori mentre gli anteriori restano retratti. Spesso questi movimenti sono cosi energici e frequenti da parere un vero saltellamento che ricorda la corea o ballo di S. Vito. II diaframma pure è in preda a violente contrazioni, che si traducono, a seconda degli animali, o in singulti, o in conati di vomito, o in veri vomiti. c) Pe1·iodo pm·alitico: comincia a manifestarsi paralisi nei muscoli della nuca per cui l'animale lascia cadere penzoloni il capo, o lo reclina. Dipoi la paralisi si diffonde agli arti anteriori e per ultimo ai po-

steriori: l'animale allora si abbatte tutto intiero su di un lato, ha dispnea, però ad intervalli più o meno lunghi è ancora. preso da. convellimenti o a tutti gli arti o a solo qualcuno. In ultimo si manifestano solo più contrazioni fib rillari, i riflessi congiuntiva.li spariscono, tutto si r ilascia, si ha. quasi sempre perdita di urine e l'animale resta disteso, inerte. Però il cuore può ancora continuare a pulsare per un periodo variabile (da. una a venti ore) con ritmo che va sempre più rallentandosi; oppure colla paralisi generale può aversi quella del cuore. Niuna legge costante pare regoli questo fatto, come niuna legge regola il modo d'arresto dei ventricoli e delle orecchiette (se in sistole o diastole) al cessare · della funzione cardiaca, o, se r egola esiste, questa non p otè d edursi stante le numerose varianti osservate neg li

esperimenti.


SGL VELE~O PER LE PRECCIE SOMA LE « UABAIO »

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Il fatto però più importante che scaturisce da tutte le esperienze si è che l'azion~ paralizzante del veleno, si manifesta come sugli altri organi più o meno prontamente anche sul cuore. Dicemmo che il quadro dello avvelenamento così come fu sopraesposto subisce sensibili varianti, a seconda della dose che si inietta, a seconda dell'animale su cui si esperimenta. Invero il periodo coreico, spiccatissimo nelle cavie quando si iniettano le minime dosi tossiche sopraenumerate, passa quasi inosservato se la dose adoperata. sia troppo forte, ed al primo periodo del torpore sussegue immediatamente il periodo paralitico. Circa le varianti osservate nei diversi animali, diremo in breve che il periodo coreico è spiccatissimo nelle cavie; nei cani è sostituito da un periodo di semplice agitazione con guaiti, conati di vomito e vomiti ripe· tuti ; nei conigli appena abbozzato; poco delineato nelle rane, in ctti si possono viceversa studiare bene i fenomeni cardiaci, che sfuggono all'osservazione negli altri animali, a eccezione delle cavie, in cui sono parzialmente manifesti. Dagli esperimenti fatti parallelamente cogli altri veleni sopraccennati risulta la massima analogia fra. uabaina cristallizzata e strofantina. L'unica. differenza sta nella dose tossica, che è di milligrammi 0,4 su ogni chilogrammo di cavia eco. per la uabaina, mentre è d i milligrammi O, 75 per la strofantina. Similmente gli esperimenti portano a concludere ohe tanto l'uabaina cristallizzata, quanto la strofantina non hanno azione cumulativa alcuna. Quanto al meccanismo d'azion4:' parrebbe che l'uabaina agisca paralizzando i centri motori, il gran simpatico ed i centri acceleratori della fun zione cardiaca.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA R ANE L LIS e J. CARA DAMOTIS, d' Aten e. llUle•.d ont •ulle febbri perntolo•e palutrl. - (Dal Progrés m é: dica/, N. ~O del ·lt>98).

Do li.

l.

Lo studio della sintom ato logia clinica del le febbr·i polustri, secondo le teorie mediche degli ultimi dieci anni , dimostt·a c he la loro clussilìcazione non si accorda con le nuove teorie c he vi si r ife1·i scouo. 1 p t'incipi e le considerazion i da cui pnrlivnno Sydenham, F orlieu, er·a11o as~o lulamenle diverse da queUe da cui part iAmo oggi nell0 s i udio delle f'ebbr·i pfll us lr·i. Se quegli autor i tenevano mollo u c lnssitìcare tal i febbri in modo più m elo· dicn, non è m eno vero che vedenm o poi il lor o edific io er oi· lnre per lu VHriabilità e l' infiniln i11cos tanzu dei tipi da l or o ~Lo. biliti. Osser·vando bene al letto del mnlnlo si rimane semp1·e piu c0nvinti c he nelle fl'bbr·i in lermittenli non è ammi ssibile altro t ipn. c he In febbre quotidiana "em plice, l a quotidiana d0ppia, la ter zaua e In ()Uar tann . Oggi si sa che qun lsiasi accesso febb1·i le è causato da uno svil up['O di spore n el plasmn ::.;nr 1g uigno, cb e r alJJWesenta una •·azza di plaf;modi palusll'i . In t·ngirorre della costi tuzione del s uollì, del ln diversrla del c himisrn0, dl~ l l"al.tivilà o i nattiv ità del s islerna nervoso e di l'litr•i elementi dirrarnici , ogni g enernzione d i pla!'modii compie lo sun irrc ubaziorre i n uno spnzio di lempo i ndC'lerm inato. L'or~a n is m o suscellibiiA, in un doto m omento, di s ubire l'eYoluziorre m0rbosa d'urrn data specie, prod ur 1·à i l suo <•ccesso febbr ile, seC0THio la sporificaz ione di quella specie sntt0 uuA f01'1WI di !'<vi lupJ •O determinaio. Questo '-ViJu pp0, gr·azie a deter·rnin11 1e cause puo modifìO'Ir·e non solo la i uteusità delle sue secrezion i pnlnlogiche, ma onche il suo rego l ::~re svi lu ppo in w r dalo periodo. È cosi c he si produce la febbr·e i11lermìltenle,l!l f(Urt l e secondo il per·iodo dello sviluppo del plnsm~tdio uell\ll'g<~r lisr1IO, r·i vesle lttle o tal allra fo t·ma.


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Le febbri quinte, seste, settime. otlnve e quelle delle mensili e annue, sono tipi che in realtà non esistono, o meglio per quelle che offrouo una intermittenzA di dieci giorni al più, una recidiva d'una semplice febbre intermitlente, che, per quulch~ causa, torna dopo cinque, sei, sette o otto gi orni. I n questo caso é da supporre o che vi sia ricompat·so della specie plllsmodica che aveva agito primitivamente, o che ne sia sopraggiunta un'altra indipendente della primo, specialmente se si tratta di accessi febbrili che ricompaiono ogni otto, quindici o più giorni. Uno di noi nel '18961111 sostenuto g ià davanti alla Società medica d'Atene, che al di là della l'ot'mH quartana, noo se ne possono ammeLtet·e altre: opinione che è stata accettata dai signori D. Rizapulos, Ep. K olsnopoulos e Théophanides, autorità riconosciute da col or o che hanno studiato le malattie palustri del 110stro paese. Lo stesso Laveran, dopo le osse1•vazioni da lui fil t te durante il suo lungo soggiorno in A lgeri, non esita ad ammettere che contrari amenteall'opinione generale, le manifestnziorti cliniche del pal udismo sono tanto poco variate da rendere monotoni i servizi medici degli ospedali dei paesi caldi. I o quanto alle febbri perniciose, credinmo senza esilllre, che i praLici si sono troppo estesi nella classificazione delle diverse forme, ciascuno sforzandosi a classificare specialmente, e legittimare la più lieve iper·emiu viscera le o orgauica, come avveniva io passato nella clossiflcnzione delle divet·se affezioni sto m acali d'origine dispeptica.

n. Perchè il paludismo si presenta soito oarietà di dioersa intensità. - Una sola causa, un s0lo micl'obo, considerato nel suo iu sieme e non sotto le sue diverse forme, produce senz.a dubbio il pnludismo; ma le monif~stnzioni assumono in due i ndi v i dui dellA stessn specie, una f01·ma e un' inleusitA che varia secondo i diversi elementi dinamici, chimici e fisici di ciascuno di essi. Noi pure siamo inclinati ad ommetlere che Io sLesso plusmodio pr·oducc tutte le forme della febbre intet'mittente; solamente la diversità del le forme dipende d<tl pel'iodo differente da l'e voluzione di questo age11te, ft\Se che ha un immed111L0 rapporto con le differenze fisiche e nutritive che si mvuifest.auo ogni volta sull'ot·ganismo. Ciò che llV\'ttlm·a questo modo di vedere, sono le espet·ienze sul paludismo nelle


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quali, quantunque s'inlt·f•dueù nell'economia del sangue conteneute il germe della febbt'e terzano, si é lontani dall'oll enet·e t•i sultnti ideutici . È no to che dc•H1Ìill1110 iu o![gi due opinioni: una che ammette la mulliplicità, l'ullt·a l'uni ta del plasmode. M a quan te volte non nbbiatnn visto le tt·e Ji:tsi del plasmode esistere nello ste s~n iudh·iduo ? Ciò vw1l dire che bisog:ua indubbiamente ammetlere un'in fn.ione misLn. Come nvvi eueul lon:tcheavendo un solo ge t·me, ciascuun iu l'ezinne agisce per conto proprio e cùmbnlle, insi eme nlle Hllre, contt'o l'or ganismo1 e perché i p t·odolli di questa in oculnz ioue sut·ebbero miool'i in una febbt·e peru iciosn, ùn ve d'nl!t·tJIIde tH•II ritroviamo che uua sola !u=-e del plnsmodin, le ntezzuiune, fa se che é anche r-nt·a, e talor·n in piccola qunrtl ità 1 Gli o:;:set· valor·i si cr·1tiC1lllO a vicenda: è cosi che mentre Canalis e Golgi Htlt·ibui:;:ciJut• le m ezzelune alle febbri irregolari, Marchi11ti1\'8 e Bi:.:uutni od esse allr·ibuiscooo le LerZI'\t iC autunnali. Il CAnton (d'Amel'ica) espone osservazion i cnntra t·ie a quelle ùei Golgi; il L aveJ•nn> d'accordo con gli osseJ'''<JlM i dei ttMit·i paesi, J·il r·•wa questo plusmodio i n tulle l e fot·me del pnluclism o. Gms;;i e Feletti pretendono che solo nelle febbr i quolidinnt>, le snbcon tinue e quelle chA ricompar·iscnHu a f!t·arldi inten alli si possano II'Ovare i plasmodi. F elelti asse1·i:<t~e di non avet· mui trovato delle mezzelune nei casi di febbr·e pPJ·n iciMe. N on è necessnrin c:itat·e nltt·i nomi e opinioni, per dimosll'are il dissf>n so che rt>)!Jtil. fra i piu emmeuti ed esercitali osservatm'i. M t'llll'e e;.;l'"lli!C JnO l e lor o ricerche e le lor o cOttSLatazi(IIIÌ, 11011 t·iesc,uo che ad emell et·e opinioni ùiYergenti. M a que!"ta diff<>renzn d'op111ione che pt'o,·iene da uno stud io B(•pt·n('undito delle eMe, non può distr·ugger'e le asserzioni di nltri sperimentati os;.;ervatm ·i. N e segue dunque che questa dill'er enza e:;:iste; che è Ull fatt o che conferma in modo iudiscuti bile la nnstra cou ,·inzioue che l'evoluzione del plusntode uui co anieue sol to r influenzo e per effetto delle Yar ielil cl imateridte, fi siche t nult·ilrve dell' individuo . Gl i esper-im enti d' iuoculnz ione del paludismo sono quell i che ci c~>rrducnno a cosi g-iudicare : e:;:per imenti d'inoculazicllle ('he, Ct tmè si sa, si lt'II\'!Hto in un OJ·dine corl'ispoudente omolngo; pcl'C:.Ité innculnndo il vaiuolo non otterremo la rosnlia, ué inoculnndn lo st1'eptncocco il paludismo; il vaiuolo r ipr ndurra ::=empre il voiuolo e lo st t'eptocncco le Piproduzioui


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della s ua localizzazione. Nel sogg elto di c11i ci oecupiamo le cose succedono sempre a roYescio - è ra ro che l'inoculazione di colture o ttenute con soggetti colp ili ùa febbr·i tar zane riproduca la febbre terzaon, come a vviene pure perla febbre quotidia na. Inoltre se s i ammette il modo di vedere del Grassi, Feletti, Golg i, Canalis, Marchiafava, Big nami ed altri autori che sostengono la mo lteplicità dei plasmodi e per con seg uenza un ordine distinto per ogui CRusn mo1·bosa delle va1·ie for me tlel paludis mo, bisognerà sempre avere gli stessi agenti generatori. È necess ario c he la causn si h·ovi io diretto t'appor lo coi risulta ti, <>enza che taluni ossenra tori o ttengano un tipo di febb1·e dove altri ne riscou trauo un altr(). Quantunque si abbia la medesima causa e si possa inoculMe is olata da qualsiasi mescolanza, vi é una condizione non s emp1•e iden tica, il terreno dell' inoculazioue. A ques ta differ<> nza é dovuta la varietà d ei ris ultati ottenuti non solo uei tipi del paludis mo, ma anche nelle mnn ifestazioni diYer se di rea zioue in ciascun soggetto e uell' incubazione dei plas modi febbri geni. Inoculando nel medesimo tempo e u elle medesime condizioni un dato n umero d' individui, troveremo che la maniftls ta zione della reozione de ll'o l'ganismo non si produrra dopo un tempo ug uale, mA bensi in uno spazio di tem po che può variar e lt•a i due e i sedic i g io rni. Non cr ediamo inutile ricordare qua lche nostra osservazione, già pubblicata in un giornale di medicinA, sull'incubazione pi ù ra pida c he var ia dulie 6 alle 36 or e-, che g ius tifica ciò c he pretende il N epple in ra pporto oli' in flu e11za i m media ta del miasma . Com;latiumo q ue~ta influenza del terreno sullo s viluppo no n di una o i.li un'oJl!·a forma, mo d~l pa ludis mo in genere fra le fo lle operaie e più c he lullo sui viaggiatori, caccia tori che fi·equentflllo, in epoche determina le, reg ioni pnlus tr i ricche di selvaggina, e fra la gente che per·cot·re luoghi palud()si. P a1·ecchi fra questi iniividui sono pt·esi s ubito d'una ma lattia palus tre, mentre che per alh·i occorre che un'altra causa, fa liCR, r·nffreddnmento , bibite a lcooliche, a gisCR pre· ven ti vamente, vale a dire che il paludis mo pet• fa1·e la s ua Appar izione in certi individui es ige un cambia mento, una modificazione dell'organismo . Se inoltre preudiamo un individuo il quale percorren do regioui malariche s ia stnto p1'eS0 nltre volte da febbre intermittenle, e in seg uito sia 1·adicalm ente g uttritn, a vremo tanto maggior dritto di credere a lla


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sua perfetta guarigione in (]U anto che l e posteriori ric-?rche miCJ•nscopiche tH) Il sono elle ne~alive. Nessun microbo, nes::;una tr·accia della sua vita anle1·iore, niente rivela l'esistPuzR anterior e del virus palustre. Ciò non ostanle ad outa dei risultoti negaLi,·i presso il medesimo individuo, quantunque egli vivo in un centro salubre, !ungi da qualsiasi influenw palustre, può benissimo dar si clte il paludismo ricnmpnin per un'alter·azione avvenuta nella vitalità del suo or gan ismo. L 'esame micr oscopico del sangue, fatto dopo la comparsa dei primi segn i dell'llccesso febbr ile, svela l'esi ~ ~ enzo del plasmodio. Ci si domanda con r agione da dove provengono questi 111icrobi nllor chè il ma lo to trova !:li lontano da luoghi infetti? l gèrm i pi1·0geni, non si sono certo introdotti di nnovo nell'economin, ma dove eran o nascosti e come riprodotlisi 1 Perché non possiamo constata t·e questo stato latente degli el oplasmodr? Per clt i>o infine degli or ganismi vissuli per lungo tempo in regioni mnlMiche :;enza nver mai dalo segno di a'·vele1rnmenlo malarico vengono pr esi da accessi di paludismo nllorché le loro abitudini di v ita sono cambiate o hanno cambialo clima o sostenuto le fatiche di un viaggio 1 Bisogna omchi'udere c he la diatesi palustre vive latente non nella milza, ma senza alcun dubbio nell'inliero OJ'ganismo, l'erché, come con ragione pretende Laveran, non possiamo concepire come un or gano com e la milza, che si ùppone allo sviluppo degli eloplasmocli per la sua fagocitosi può allo sl'lsso Lem ,1o egsera un or gano di pr otezione dando a questi germi un r icovet·o nei suoi plessi capillari. Dunque una predi~posizi one, unu dia lesi specie le l'imane nascosta, scono!'-ciuta, loten l e e non diventa pcrcetlibile ni n ostri sensi che quando un l'ilffreJdamen to, un nbuso, un traumalismo, una perdita d' umori, una fatica, una intossicazione chimica, ecc. J•1'0YOC8 una m odificazione, oj alle1·azione del centro org11nico. Qui pure micr1Jhi e ter'J'ello sel'\'0110 di base nlla teol'ia. Il seco11d0 ha lo parte più imporl<urte non solo t·iguar do alle lllftuifeslazi0ni dell' incubazin:le rnn Ullche per In produzione dei dh·ersi tipi di fel,bt•e. Da quonto nbhinmo espos' o non si può dtwe che una sola cnnclusione: J'uni la der plnsmoidi che genern11o i diversi l ipr del pnludrsmo; e sostenere che la diO'erenzn dei tipi pro· "J8ne di rC'ltnmcnl~ dnlln di ff8r8nzn 8\'0iutiva d~l plasmndio,

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e che queste di verse fasi d'evoluzione sono in i mmedinto rapporto con l e differ enze fi siche e nutr itive oper·anli nell 'or ganismo di ciascun individuo. Solamente queste differ enze fi siche e nutri tive cr eano lu dissomiglianza del terreno pr esso i di ver si individui. U nitnmente a queste differenze bisogna ril evar e le differenze chi· miche che provengono tanto dall'individua lità stessi\ quan to dal cambiamento i mpt•esso per la lotta o la solidar i età dei diversi micr ocosmi. È cosi che si [JOl rà conCépire il cambiamento dei di ver si chimismi pr esso individui diver si e per conseguenza t'evoluzione della diatesi mor bosa non sotto una forma unitar ia e chiaramente designata, ma bemì sotto una fot·ma. che var ia dall'estinzione dello stato morboso nell a sua nascita (febbre Jar vata) alla pr onta di str uzione dell' intiet·o or gunismo (f~ b bre perniciosa). Così nel cor so di una malattia epidemica osserviam o queste varietà e dissomiglianze mol teplici e possiamo conciliare ci6 che parrebbe talv01ta veramente iacompatibi le, e renderei ragi one del carattere evolutivo di ciascuna malattia epidemica o spor adica che si pr esenti, dur ante la quale ogni ùr ganismo costituisce un'entità morbo sa a pat·te. Dunque la causa determinante la specilìcita dt ogni malallia !'<pecificn è sempre la medesima, la sua manifestazione solo è divE'r,.a. Il grip e la polmonite ce l o dicono nbbnstanza, specialmente il primo vi sto la vtwielà e molteplicitil delle sue forme. Ciascun or ganismo si com porttl diver samente solto l'azione di una medesima causa, per ché J! suolo, i chimismi, gli elemenLi dinamici e fisici, l'etò, il sesso, l'abi tudi ne, i l cara ttere, i l periodo della malattia, tutto infine eser cita un• influenza diversa in cinscun individuo ; è così che la fisionomia variabile, i tipi diver si del valudism•> in r elazione coi di ver si organ ismi, pro vengouo do una sola e medesima causa, ùnl plasm odio che ò l'ogcnte specifico di tutte le malattie pul ustri o per meglio dir e di tutte le for•me delle l'ebbri pal ustri.

111. Cooo::cendo i risultati delle ri cer che microscopiche e sa· pendo che ogni occesso fcbbr•ile è dovuto all a sporitìcaz.ioue d' una genePAzilme di pl asmodii, possiamo mediante l'esame


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micrr,scopico del snng ue ul primo p1·esenlarsi d'un b!'ivido f,•hbrile, conoscel'e In quantità SllOt'AA nel plnsma del sangue e p1·esumer e se l'ncce:-<sn S<1l'à g t·a ve e l eg~ero. NatsonCheyne hn voluto dirnnsti·a•·e l'influenzn che la quantità dei para!3sili moJ·bi g~"n i ese1·c ita sugl i effetti consecutivi allu lo t·o presenza. P er convin<:PJ'r-;ene difatti, basta ricordare ell e dei micro- or gnnismi non virulenti pns!"ono, penetrando nell'or!!lllli!'mo in g mrr nuinet·n, provocare fenomeni g t•avi o anche urnrtali. La g l'a vi là del 111<\le può dunque essere in proporzrnne dl'lla quan tilà dei mict·obi c he penett·ouo n ell'economia. Questo é ~p ecia l m t'n le ve l'O per il paludismo : più la sporifìco zione è grnnde, piu l'accesso febbrile è g •·a ve. L e febbri pnlusti'Ì. delle perniciose, c he fann o la loro comparsa nel c••rso delle febbri int•'r millenti in un ma lato già più v olte cql pHo, o dUJ·unle le fP.b!)l'i con tinue o t•imeLtenLi o la cachessia pnlu ~ t re, snno In cons•'g uen za di un 'infezione inegniMe del Slm fw e. Gli autori 1•iù antichi p t·ivi di cog-nizioni microscopiche ammP-Uevano che la febbre perni ciosa veniva g enerl\la per Sf'mplice r enzione dei rer10men i e che ' lue>;l~ r eazion e trnducevn il risultato della lo llil dell 'organismo contro il miasma pnl usll'e; i n altr·i te••min i c he esse el'nno i l risulto Lo dell'iotellsità del minsmn e della reazione dc ll'orgnni smo; olli'i t·itcne"nno che hl febbt'tl mnlignn o l'erni cinsa, det'ivnsse dnl d eposito di miasmi in J)l'Opol'Zione mngg JOI'e o dall'inJebolim en to dell 'o •'gn ni~m o. Queslit teoria della l otta ddl'or::ranismo cnnLt•o il deposito dei microbi dd pnlud 1smo è ancoro in vigot·e, con questa sola diffet•,,nzn c he la pArola vaga di deposito m iasmatico è stata cnmbinla nel l et•mine più pt·erisn di Jl1iCt'0bo. L o lnlta trn J'org;nJismo e il min~ma pn luslre ha setnp1·e luogo. Ma nl· cune volle il r ic;ul tulo é nullo o insig nifìe<.1nle e produce le fl"bbri l~tlen li CO-<Ì d elle~ ùllt•e V0 1!e Si g en eralizzo e si tl'aduce l n mololliH gt'H ve n l punto d'i n l t'l'6S"I1I'e pt•ofnnd<\men te l'economia inlirt·:\. PePciò le cnnseguenze eli questo lotta sono i feno m eni cn~ i onnti dall'invasione più o m eno completa dell't>conomio sl essn. Hel'icourl , e!'nmira1ndo l'nzione dei mici'Obi del paludismo ner suoi dìvf>J·si trpi, nrnm ... lle ch e questi mict·obi ogi ~cono pet• In loro JH'e!'euw com~ dei cOJ·pi estranei e ne spiega l'n1.ione nel modo se~uent e: N elle for me !arvaLe, speciaJtnellle in quelle che si presenlano solto forma nevrnlgica,


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si può facilmente vede1·e la superiorità delraziòne meccanica dei germi poco numerosi posti presso gli organi interessati; mentre che nelle forme gravi dell'affezione palustre, negli accessi nettamente perniciosi, l'aspetto tifoide degli Rmmalati non lascia alcun dubbio sulla realtà di un avveleJiatnento. Quanto alle febbri per·uiciose complicate, possono essere spit!gate dalla superiorità d'un'azione meccanica localizzata in certi organi, le cui funzioni disturbale portano sintomi egual men le di versi. Fra gli autori greci, Palladio emelleva l'opinione che questo medesimo miasma palnstre esercitando sugli organismi dei malati uu'azione tossica, gene1·a le febbri perniciose, sin che uol\ gran quantità d~ll'a gente infettivo abbia penetJ•ato, sin che l'agente si sia modificato dopo essere penetrato. N essuno ignora Ja parte importante che ha, secondo gli autori antichi e moderni nella patogenesi delle febbri perniciose, la quantità d1 agente inf~ltivo assorbilo doll'organi smo; Rvuddin, per non citarne altJ•i, ammette che la g t·a vita delle febbri é proporzionata allo stato d'assorbimento della pelle, cioè n dire che è partigiano della teoria che am mette e>'lsere le febb,·i pernici0se gener Ate dall'Assorbimento e deposito nell'organ•smo d'una certa quantità di minsma. M. Anloniadés d'Atene, nel suo libro sull'ln:fluenza della quantità dei miasmi sulla produzione delle febbri perniciose, emette l e seguenti proposizioni : a) che le febbri perniciose fanno di preferenza la l oro comparsa, e molto spesso, nelle reg1oni paludose, veri focolal'i di miasmi; b) che la loro comparsa ha luogo specialmente durante l~ stagioni in cui i miasmi si diffondono in abbondanza e si condensano, cioè nell'estate e n ell'autunno ; e) che negli anni di siccità, allorché In superficie delle emnnazioui miasmatiche sono mmol'i e i minsmi m eno numerosi, le febbri inlermitteuti supernno le perniciose le qunli djYeng0110 Sp(•l'adiche, mentre dut·o.nte le epoche in cui il paludismo p1'ende un CaJ.'I:ltlere epidemico, Il! febbri pet•niciose SOlto le pitt feequ enti. PelleJ•in pretende che le febbri pern iciose non co<;Lituiscono lllltl categoriA speciale, e che con~eguentemente non vi l'Ono accessi perniciosi, ma solo delle semplici complicazioni al liYcllo dei vi~ceri, complicaziOni duvule all'azione del miasma pulustre. " A llorché, dice lui, dopo qualche giot·no di f~::bbre,


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il mnlnto si lnmenta di <lolo•·i intensi aventi sede nell'ipocnndrio destr o, irrAdiantisi verso la spulln omonima e nccompo.gnnl i da colorazione i l leriCi! della pelle e della congiuntiva, tutli questi sintomi rivelano un'afi'eziooe dd fegato (febbr·e pel'niciosa ep<tlica), la qunle spesso nei climi caldi, finisce in un t.umor·e epnlico. Avviene l'istesso negli nccessi perniciosi detti nl'f••ifici o cr r·ebr·ali nPi qunli si rilr•ovano alterazioni evidenti dei r eni e dei cenll'i del sistema nervoso. » L nverFm, troltH11do il m edesimo soggetto, dice che il Le1·mine di febbre per niciosa uon deve essere co nservato. N on vi sono, d1ce egl i, febl11·i perniciose che diversifichino di m ollo dalle febbri inter·miltenli o coutinue : non vi sono che febbri palustl'i in termilfcnti o cou linue che si compl icano di sintomi graYi. A queste febbri di genere complicalo si dà il nome di pernicio!"e. T ulte le complicazioni, i sintomi che possono prodursi du rnnlt) i l corso delle febbl'i palusll'i non meri lano di essere denomi nate accessi pe1•niciosi. Si ùà sol o questo titolo a qnelle i cui si ntomi grl'lvi possono condur re n una pronln m or te e che pr ovengono direllwnenle dal miasma puluslre. L e mnlnllie iuter·coiTenti che v engono ad inneswrsi sul palud ismo e a <.:omplicill'lo non devono essere comprese fra gli acces,::j JICI'IIiCIOSI. Questo m od n di veci!> re ci conduce a scari.Rr e m olte diverse speciC> di f,>IJbri consiùel'<'l te <JURi i perni ciose. Come le febbri p n eu mon iche, peri toni! ic ht~, gnslralgiche, dissenleriche, coleriche, te l nn i che, idrofobiche, ecc.

IV . Un punto che ci sor pr ende è il seguente: Pet·chè l' intensità del per iodo tifico d'u na febbre inter·miltente o continua, du•·ante il cui cor so R ppa ri sc~;: la febbr e perniciosa, é superi or e a quella ùi quest'ultima, visto che la malignità o benignila dell'accesso dipende dalla quantità dei pr odotti di SJ)Q · r·ificazione d<·i plasmodi 1 Per ehè, ad esempio, il movimento febbr·ile che nel la mnggior parte d<>lle febbri pern iciose co!>liluisce l' indizio m oggio1·e della reazion e dell'organismo contr·o le sec•·ezroni tossiche, non si m ostra superi or e nella for·m A al gida delle febbri pern iciose, form a il cui m ovi mento fehlwil e é (jua:;i sempre minorr eire rruello d'una seml'ltce febbr·e iufermilleute? Sentbrn che tullo sin solto l a dipendenza

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del sistemn nervoso che regge la nosll·n intera economia: Altrimenti non si potrebbe capire In gi usta ossr::rvazione che il Pellerin fa coutro l' esistenza dP.Ile febbt·i pet·niciose, osservazione fatta su individui sofferenti di febbre intermittenre o continua, e che, durante il coeso di questa fehbre, sotto una temperatura di 38°. 5 a :39<>, si Sl'llllOIIO abbastanza forli per lasciare il letto e attendere ai loro affori senz'aver aHr·o disturbo f,wrché una leggera cefnloca od uu semplice malessere. Giacché uelle febbri intel'mitleH Li abbiamo il rapporto di 1 ad 1 e 2 a 2, perché nelle pet•Jticinse non abbiamo fenom eni analoghi ma vedi8mo modifìcnrsi il rappo1·to da 2. a l? Qm1ndo si vede che l n !"porificazioJJe n. 1 darà sempre iu ioteusilà l'accesso n. 1, per ché la sporifìcazione n. 3 d'una febbre perniciosa uon dà la m edesima equflzione, il medesimo r apporto nei suoi prodotti e nei suoi effetti 1 Pare dunque che il male risieda non solo nella quantità nttiv<l del miasma ma alrresi nella trasformazione differente o normale degli umori dell'organismo, que~li umori essendosi modificati solto l'influenza di tale o tal'nltra iperemia che si traduce all'estern o rJet· mezzo di uno o un allro sintomo, sintomo che çaralterizzo In comparsa della febbre perniciosa. Soppiamo per· esperienza che la fehut·e perniciosa fu la sila compar~a durante il corso sia dt>lle l'ebbri intermittenli semplici, sio, e più spesso, durante il co t•so delle febbri co11 tinue, sia, iufìne, durante la cachessia palustre. Ques ti tre stati patologici proJucono nell'organismo un't:nemia cru·atterislie<t; più questa tlllemia è intensa, più essa provoca cambiamenti e disturbi runzinnali determinati dai centri nervosi. E il sistema nervcoso queUo che produce le iperemie, o Je anemie locali: le secl'eztoni micr·obiclie el:ercitano una g t·ande iotluenzn sui nervi vaso-motori, provocano sia la dilatazione, sia il ristringimeuto dell'apparato ctt·colatorio. Questi cambiamenti fun;donali hanno maggior portata sulla distribuzione del sungue che sui fenomeni dell'ossidazione inLraorganica. È cosl che possono spiegat•si i diversi fenom eui si11tomatici, cliH si rimat·cano durnnte l'evoluzione dell'accesso d' uua feblwe perniciosa e il predominio d'un feu omeoo che, ne Ili\ clossifìca:tione delle febbri peruiciose, dà il suo nome l'l cias~;una dell e forme parlicolari di fJueste ultime.

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v. Noi anllnùlliam<~ ~,;n me febbri pe1·niciose, propriamente dette, fJUe lle che di rado appm·iscono tali nl pt·incipio, e quelle che si dichiar flll O Spesso , dUI'Uilltl re\'oluzione delle febbri iuler•m iltenli o cl)nttnue e della cacht•ssiìl. palustre, ritenendo come C8 US8 d el loro l•t·odut·si una intossiCflzione pal ustre anteriot·e dell'ot·gn11 ismo. I n aiuto di que,..;le nostre cousidet·azioni possiamo JWOdutTe l e statistic he della mot·tal ità. nelle divPJ·se città. della G1'ecia. V i si trovano C•)IISlOtllt e delle fehhri perniciose pnluslri 1111che d umnle l'inverno, s ta!fione in cui le febbri pnluslri se non scompniono iuliernm en l c diven gnno molto più rnr·e. Per cel'lo non del'ivano queste febbri da una nuova iufezioue pAiust•·e, mA cm; l ituisconn una manifestazione del pnludi smo c r onico. Questn dintesi, questo stato palust1·e dell' 01·gnni:-m0, questo marc hio iiiiJ'l't'SYJ all'ecnnomia da 1111 pi·ocesso di p81udismo anteriore, non aYe\'8 lìn allom In l'tWZFI di mnnifeslfwsi. SlavA nascosto in fnndn dell'economia e t•idollo all' inazione dal vi· g ore collell.ivo di tutte l e l'"•·ti dell'organismo, M n g li basta un cnmbiHmento Ji61' manife~tap;;i, Ul\8 trnsformazione nYvenula ne ~ l i um•wi dell' econrnuia. l' nlte1·azione Olt:-anica d' un organo, l' i nfluPnza rli diYel·se cnmhinazion i di microbi morhi g~ n i n ùi pat·assiti che 11 011 ••ie,.;criiJ O noch ·i su uu Ol'g"nili;;:mn ;;:ano. E ch tnro r,he non si Lr·nttn di unn nuova intlut>nZt1 del p8ludismo exlt·a·tW~<H llrn : In stng:ione in\'e1·nnle dirada e dist•·ug,::e i plac;modi d ell' inlo~sicalinne paluslr·e. Dunque la compm·:;u dei :::111tnmi ('P.J·flidosi , iu ' luesto caso, è doYuta solo alla risut·l·ezi one dei grt•tni m• ll'hi::.>fl i l'itll'lSLi nell'eco· nomiH nello stato lnte11te e •·ianimati dn un cambiament o n perturbazi one ot·~n ni ca. Que;;Ltl modo rli vedr1·e ci dà In. spieglt7.inne della llHI!!gior· pMle d elle fehlwi pet·niciose c he inrìeriseono nella calda slog:ione, le CJunli dipendono apparente· m ente chllln motlifìcazione elementm·e del !'\angue e dal suo sovi·ncaricarsi di prirwil'ti lossiri. Quel'ti pr1ncipii, C)Uesti elem ent i anormali JWoveugono pt'itH~• pal m et t t e di\ alll'e cause or•g:michA, sia che IH'<'sistessero nell'orgnn r;;mo di venuto m ol arico, e dnn1le a diatesi proprie o ereditarie, ::;ia che si pre· par·assert) cr>l tempo, rl a ll'azi•lne cr·nnica del p8ludi~mo slesso c om e causa clelel'l tl11Hl11 l e. Se f•,S'-:3 di \'CI'S&mente, bi!"ogner P))I,e che nes:;un ~.· osn di febbre p»luslr e per niciosa figut'asse


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nel bullettino della mortalità durante In ,...1 ogione d'inverno; invece avviene tutto il contrario: dei casi di febbre perniciosa vi sono regolarmente e costantemente registrati tutti gli anni tanto in decembre che in gennaio e febbraio. Se d'altronde questo modo di vedere non fosse giusto , e che, per conseg uenza, un accesso intermittente o coutinuo avesse bisogno sempre - secondo l'opinione del 8 Pin, eme:•sa al cong1·e~so di Berlino - dell'aggiunta d• nuova generazione di microbi per aumentare le toxine microbiche capa ci di aumentare la malignità dell'infezione, tutte le febbri palustri che figurano d'inverno sui bulleltini della mortalita come altrettante febbri perniciose, non lo sarebbero; sarebbero piuttosto delle entità morbose di un'altra specie, provenienti da altra causa, delle entita morbose considerate come febbri per niciose e ~he verrebbero, non s i sa come, ad aumen tare la multitudine già numerosa delle febbri perniciose, specialmente nell' estate e nell'autunno, stagioni in cui pullulano nel n ostro paese le febbri palustri. L'opinione che fra le febbri palus tr i la magllior parte di quelle che venllon regi·-trate come pern iciose nel bullellino <Ielle mortalità, non sono perniciose è pure sostenuta in un

lavoro d'un medico dell'armata ellenica, M. Savas, sulle malattie curate nell'ospedale d'Atene. lvi si vede come durante lo spazio d1 cinque anni, dal 188:2 al 1887, f1·a più di H,OOO ammalati, curali nell'ospedale per accidenti palustri, 12 casi soli, di febbre pernicio~a, furono constatati. FrA questi casi per·niciosi 9 ebber·o la forma comatosa, '1 la forma <:oler·ica, 1 l'encefalica maniaca e 1 la formn algida; inoltre vi furono 14 casi di febbri biliose ernoglobinuriche . La statistica di Pompoukis constala che su 2,90i individui, pres i da paludrsmo, solo 21, secondo le not~ dell'ospedale di La rissa, ~rano colpiti da accessi perniciosi. Rig uar·òo alle nostre osservazioni, e sulla statis tica redalla da noi, g iun giamo alle seguen ti conclu~io ni. Nella s olo. citta di Atene, dur·nnte uudici anni di esercizio, consta tammo 3,000 casi di paludismo; a Kntochi d'Acarnania durante tr'e anui , 4,000 casi, a Boufr·as dl Mf'ssenr a, nello spazio di quattro anni, 2,300 casi; in lutto , 9,500 di paludismo. Ft·a questi abbiamo o;:;servato 9,010 casi di f~ bb1·i intermittenli, 13=> di conlinue, 42 ur perniciose s 113 casr di cachessia palustre. Dei 42 casi di febbre perniciosa 22 furono ricono§l!iUt~ come appartenenti alle ve re febbri perniciose (Y~ ne


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furono 8 casi mor-t.ati) 'e 20 si devono t•iferh•e alla febbre biliosa emoglobinu!'ira; 4 di questi ultimi mo•·irono. I n tutto, su 9,:300 malarici 42 aveva11o accessi perniciosi di cui 12 furono mortali . Fra te febbri pe•·niciose vet·e, non contiamo né le leggeJ'('. c:ong:est ioni cer·ebral i, n è le sovraeccila zioni Ol'dinorio del sis tem a n ervoso con lo.•ggeri deJjri, solo l e vere form e perni ciose cla!>siche che presPntano un peri c(llo imme-

diato di morte. VJ.

Per· rrtorna•·e alle nostr·e considerazioni sulle diatesi er edilat·ie o individuali esaminiamo due individui, uno dotato d'una costituzione ~ann e robusta, l'allt•o artritico: gli scambi nutritivi, le trasformazioni chimiche, gli elementi istolog:ici sono certo assai differ en ti: i di sluPbi vaso motori le affezioni tJeuPalgi che e spasmodiche sono lega te al suo temperamento perché l'or·ganismo ne é alterato dai veleni fisiol ogici; ma anormali, elaborali nei suoi tessuti stessi. Esponete ora questi due individui alla s tessa azione qualilativa e qusntitativa del miasma pnlustt·e: la manifestazione della malattia nel pt•irno indtviduo avl'à forma normale, mentre cile nell 'alli'O malato, a cau~a del suo stato mor·boso anterior e che si traduce in sovr·aecci tabtlità nm·vosa , alla rruale viene a sovrappot·si ti paludismo, presenterà fenomeni nervosi nnormali che, con le loro varie forme, dar anno luogo ad un altro ti po di maltrtlia. Ne segue che interessa g randemente conoscere la diR te;::i di ciascun individuo, e il medico che ne é avvertito può ri l ral'll e sen vanla!!gi . L e dralesi e5ercitano urw g rande influPnza sull' evoluzione dell' in f~zione palustre modilìcflwlola . Ecco un caso dirnostealivo: Una fami glia composta di sei persone, decisam ente artritica, in cui il pad1·e mori di un' ollezione Sl'onosciuta mo che sofl'riva di dipl opia drahelica, la mudr~ gollo~a soffr e d i concr ezioni al le ttl'licolazioni delle ditA; la rna ~giore dt'lle figlie soffre di renella, ù"una infiammazione c ron ica delle gingive di natura scorbu twa e di metr·i1A, il s.•contlo fi glio soffre di renPIIa più g ru ve, il l.-·rzo vive l ontano per cui s'ignora se soffr·e di qualclre rnalnllia, il qua1·to e il quinto soffrono spesso di epistas~i.

Tu tti sono all'etti da emoglobinu•·ìa, cagionata senza dubbio dall'uso del clu nino. L " inlluenza della diatesi è pure dimo-


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strala dali~ osservazioni di parAcchi colleghi i quali però avendo rimarcalo in certe famiglie la predisposizione a l'emoglobinuria, non avevano sufficientemente ricercato le diatesi dominanti in esse. Si può quindi sostenere che l'emoglobinuria non deriva e sclusivamente né dalla azione cumulatrice del chinino, nè da qu~lla del m iasma palustre, ma é l'effetto di una causa preesistente, d'una diatesi artrilica od erpe tice, di uno stato patologico che ne ha g ià preparato il ter r·eno colle modiflcazioni dei chimis mi. La nuova malaltia che viene a sovrapporsi non fa che aggravare lo stalo generale dell'economia. Pare g ià un fa tto a cquisito alla scienza ~he la diatesi artritica ha una parte nell' appat·izione dell'rlmORlobinuria, a meno che non se ne voglia cercare la causa principale in individui che presentarono i sintomi dell'emoglobinuria senza aver fatto molLo uso di chinino. Questi ind ividui pr esentano sempre la tara a!'Lritica che s i trova se cercata con cura. Gli esempi di questo genere abbondano. Ne citeremo un solo. Un bambino di 3 anni, artritico ereditario pr esenta i sintomi dell'emog lobi nuria senza antecede nti palustri e senza un uso precedente di chinino; il bambino aveva preso c hiniao solo il g iorno ste!<sO dell'emoglobinu ria. Si può dire la stessa cosa rig uardo all'alcolismo, che presenta una così stretta relazione con l'arlritismo, mercé il rallentarsi della funzione nutriti va operata dall'alcool, che sopra tutto a g isce come veleno cirt•ogene; in fatti, come negli artritic i, si constata neg!i alcolici la congestione epatica e la frequente dilatazione dello stomaco cbe contribuiscono ad alterare g li umori dell' intiero organismo. È il sangue che sopratullo ne subic:ce una modificazione che può trasfor·mar e un acce sso benigno in un accesso per_ n1cioso . È perciò che La vet·an, nel s uo nuovo Trattato su l paluriismo, 1898, dice che l'alcolismo costituisce una ca usa occasiona le ben conosciuta delle febbri per niciose; e q uesto spi ega pet·cbè nell'Algeria si debbono registrare d~ ~li accessi perniciosi l' indomani di feste celebt·ate con copiose libazioni. VII.

P ossiamo quindi concludere: t• Un solo e medesimo plasmodio pr oduee tutte le form e dell'infezione palustre; la diversità delle fo rme però, dipende dai divers i pel'iodi dell'evoluzione del plasmode, ques te forme


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sono sempr·e dipendenti dalle modificazioni fisiche e nutrili ve che avvengono nell'organismv; 2° La quantità dei plasmodi é io rapporto diretto con la gravitil dei sintomi clinici del paludismo e specialmente con la produzione delle febbri per·niciose palustri. 3" L 'azione del plasmode sul sistema nervoso specialmente é st1·ellamente l egata con la produzione della febbre perniciosa palustri. A . C.

Del maangglo della regtoae della clstttelea ID oertl oaal 4t oostlpaslone ribelle. - (Bull. M éd ., 138, 18H8).

BERNE. -

A proposito di un caso di enler·ocolite muco-membranosa cronica secca guarita col mas~ag~io nella regione della vescicola bihure, l'A. concl ude che tale intervento terapeutico é un utile risorsa nella costipazione ostinata, che circoscr·itla alla regione epatica può bastare a gual'ire individui affetti de costipazione di natur·a colestacica, che ha il vantaggio J i potere essere applico lo negli inclt vidui nei quali un massaggio addominale completo é impossibile a farsi per varie ragioni, e che può esser e utilmente Ul'ati.o in tutti quei casi nei quali si sospetta una insuflk ienza nella escrezione della bile, qualunf)ue ne sia la causa. te. FoLLET.- L 'lpertro8a oardlaoa dl oreaoensa. -

(Journa l

de médecine et de chi r llr!Jie, dicembre 1898). Si é conservalo questo nome per designare una siudrome sulla quale G. See ha insisltlo mollo e che egli erroneamente aHri buiva all' ipNtrofia cardiaca, la quale in quei casi, come fu dimostralo da lavori ullet•ior·i, non e~isle. Potain e Vaquez t•ecentemente r·iesaminar·ono la dottr ina di G. Sée e dimostt•ar ono che l' ipertrofia cardiac a, quando esiste, é sempre dovuta ad altra cansa che non é la crescenza. Essi dimostrar ono che le palpitazioni o le cefalee, attribuite da G. Sée anr iperlrofìa, sono dipenden ti da altra patogenia e non sono a~sociate all'aumento di volume del cuore. Ecco come si presentano in g enerale i fatti di questo !':e nere: Cer·ti giovani si l!;gnano sopratlullo di palpitazioni viol en te e r1uasi permanenti, perché esse possono essere accu-


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sate anche nel riposo. Ordinariamente queste palpitazioni compaiono quando il giovane vuole correre o fare uno sforzo; l'ascens ione di una scala diventa estremamente penosa ; il cuore batte violentemente ed il malato risente una sensazione di deliquio che scompare col r iposo. Di piu il soggetto è in preda ad una oppressione, ad una dispnea esplicante~i al minimo con un leggier affanno, al massimo con una vera soffocazione, con cianosi delle labbra, raft'i'eddamento apprezzabile delle estremità e sudore freddo sul viso. Questa dispnea può aumentare al minimo sforzo, assolutamente come si lrtl tlasse di una cat·diopalia valvolare. Inoltre il malato si lagna spesso di una 'c.efulalgia più o meno violenta che può presentarsi isolata, per cui ci troviamo in questo caso io presenza di un ipertrofico a tipo cefalalgico, nella stessa guisa che si ha un tipo tachicardico e un tipo dis pnoico, quando le palpitazioni 0 le crisi dii soffocazione costituiscono il sintomo più pronunciato. Tali s ono i sintomi principali di quello stato particolare che Sé e spiegava con l' .ipertrofla cardiaca basandosi soprattutto s ull'ab!:lassamento apparente della punta del cuore e sulla lachicardia. Ma come hanno dimostrato Ollivier e Huchard, in molli di questi soggetti, oou t! il cuore che s i sviluppa lroppo, ma il torace che si sviluppa insufficientemente. Il cuor·e non è che apparentemente troppo grosso per un torace troppo stretto. In tali condizioni, il cuore subisce un movimento di di scesa, .::ome l'indica l'abbassamento della linea di ottusità s uperiore, e la punta può essere sentita al disotto d'el la quinta costa. Cosi si trova costituita la pseudo-ipertrofia , se ce ne riferiamo ad un abbassamento a pparente della punta. Pota in e Vaquez sono arrivati esattamente alle stesse conclusioni e si sono accertati con la percussione che, in quei casi, il volume del cuore non era esagerato. Ma siccome allo staLo normale, da 12 a 17 anni, l'accrescimento del cuore é considerevole e molto più accentuato che negli allri periodi, non de ve recar meraviglia che lo sviluppo del corpo non lo segua abbastanza rapidamente se esso é arrestato da qualche ritardo accidentale. Ora Ja causa di questo rilttrfio viene atlribuita da Gallois e Follet al fatto che quasi lutti !{Uesti soggelti sono affetti da tumori a denoidi e che da queste lesioni rinofaring,.e risulta un'insufficienze del perimetro tot·acico. Si giunge allora


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alla conclus i.)ne che non esiste in realtà ipertrofia cardiaca di crescenza; ma nell'occasione di 'lUesto periodo critico si manifestano dis turbi cardiaci do vuti all'insufficie nza dello s viluppo del to1·ace troppo stretto per il volume del cuore, il quale ha seguito la sua legge normale di aumento di voI urne. L'insufficie nza del peri metro toraci co non fa che pnldisporre a quei disturbi cardiaci che determinano differen ti fallOI'i eziologici, come strapazzo, nervosismo. La causa pr·ima della ris tre ttezza della gabbia toracica risiede ne ll e all'e zioni naso-farin gP.e dell'infanzia e prmcipalmenle nelle vr•getaziooi adenoidi. l dis turbi cardiaci Sl)pr a ggiungono in s eguito a strapazzo fisico, co me pure in seguito a strapazzo intellettual e epossono esser e consociali a di !stazione passegll!iera. Dal punto di vis ta del la peog nosi, Sée, conside1·ando questa falsa ipertrofia come l e~ata ai disturbi clell'adolescenza, per conseguenza evolutiva, ritene va che la guarig ione fosse certa e che quegli individui fossero perfettamente atti al servizio militar e. l medici militari, al contra r·io, li r imandano per lo meno, ri tenendo che, qualunque sia la teo l'ia palogenica dell'abbassa mento della punta del cuore, osse1·vato all'infuori di quals ias i les ione valvolare, questo s intomo costituisca uno dei mi glior·i s eg ni s u cui s i pu ò s ta bilire la diagnosi di debolezza di costituzione . Questa ult ima ma niera di vedere é la gius ta, e per ques ti SOI!fretti la prc,gnosi do vrà essere riservata, perché il res triof!i menlo del torace, oltre a pr·et!isporre alla tubercolos i, melle g li orgMi r espiratorii e pe1·ciò anche indire ttamente il si~tem a cardio-vascolare in is ta to di ins ufficienza funzionale. In questi malati si deve soprallutlo usare il trattamento gener o le, con l'esercizio, con l'alimentazione, ecc.; ma si deve pur tene1· pr·esente che ~pl'sso il ioduro polassico da buoni r isulta ti s ui s intomi funz ionali, ce fal ea , dis pnea, che sono per essi i più peno!:'i. B. R OOEHTSON.- U•o della dooola fredda nelle oonvulJilonl

da alooolbmo. -

(Ed inu. lil ed. joar n., lu~lio 1897).

In un Clls o di corn·ulsioui violente da alcoolismo, fu usata la doccia fredda sul ca po con ottimo Pis ultato. Essa venne a ppl icala pe1' mezzo di un apparecchio collocalo sul !ello.

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L'effetto benefico cominciò a manifestarsi dopo dieci minuti, e fu quasi completo dopo un quarto d'ora. Io questo caso, data la g ravita delle convulsioni le quali metlevano il paziente in p ericolo di morte, non erano indicati il cloralio ed il cloroformio, ed il salasso era impraticabile. La doccia fredda ebbe forse un effetto ~.;osi salutare per via riflessa stimolando il sistema nervoso. L' A. sarebbe d'avviso di esperimentare questo metodo curativo in allre forme convulsive, quali quelle di natura epilettica, eclampsica, uremica.

te.

RIVISTA CHIRURGICA Dott. CARLO MAGL1ERI. - Sulle oou4tzloul plù. favorevoli alla. guarlglooe delle ferite dello stoma.oo. - (Rioista d'igiene e medicina pratica, N . 9, 1898). Dall'accurato lavoro clinico, statistico e sperimentale dell'egregio collega, togliamo le seguenti conclusioni, che ci sem brano di grande importanza nt>lla pratica chirurgica dei nostr i ospedali: 1• Vi é esagerazione tanto nelle affermazioni di coloro i quali sostengono che le fel'ile dello stomaco sono fatalmente mor tali n el99 p. 100 dei casi (Olis). quanto, o più, in quelle di colo r o i quali sostengono che esse nei due te rzi dei casi possono g u a r ire anche senze l'intervento aUivo del chi rurgo (Bailly, R eclus). 2o Non tutte le ferile dello s tomaco hanno la mede sima gravezza; e vi sono coudizioni speeiali che veramente favo risco no la g uarigione !:'pontanea, come le piccole ferile della pare te ante r iore a stomaco pieno. 3o Che le condizioni più favorevoli alla guarigione delle ferite d e llo s tomaco e relative conseguenze s ono: a) per la natura della fe r·ita, quelle rl'armu da punta e da taglio, più che quelle da proiettile d'arma da fuoco; b) per la sede, quel le che avvengono nella parte anteriore d e ll o stomaco,più·chequelleche avvengono in altri punti, e specialm ente in prossimità della grande e piccola curvatura (per Je p os.sibili lesioni di g rossi va si); e per la di.fJl-


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Rl\'JSTA C'HIHI.:RGICA

eollà del oerJamenio, quelle della parte a lta della stomaco, più che quelle della parte bassa; c) rela tivam ente all' injltten~a della fun~ ione, quelle che s i verificano nello s tato di pienezza dell'organo ; d) per la qualità del oersamen to, quelle cbe si dete rminano a digiu no nelle prime ore della dige slìon e, più di quelle che avvt>ngono a diges lìone mollo inollrata o qua si espleta ta; e fi nalmente per quanto riguarda lo stato fisiologico dell'orga no, quelle che a vvengauo nello stomaco sano, più che fJUelle che avvengono nell'or gano affetto da condizioni morbose, foMsero puro semplicemente catarrali; e) per rig uardo alla quantità, il versamonlo nelle prime oro della digestione può riuscire inn ocuo anche in pr oporzione di centimell'i cubi 1.40 per ogni chilogrammo di anim a le, m e ntre ver so il termine della diges tione può riuscire ra pidamente m ortale in proporzione di 1 centimett·o cubo per ogni chilog1'ammo di animale. ~o Si può l'ile nere com e a ssodalo c he le pt•opriet.Sflogogene del contenuto dello s tomaco, in contatto con la sierosa peritoneole. vauno aum entando a misura che si va inoltrando il processo della digestione, fi no a r aggiunger e l'acm e nell'ultima fase di quest'ullima. 5° l n consPguen za, sempre quando vi sia il lontano sospetto che possa essPre stato ferito lo stomaco, è dovere del chi rurgo d i inlerv eni i'e efficacemente, senza troppo fidare nelle risorse naturali. E. T. Dott. FRANCEsco PARON A. - Nuovo metodo operativo per la oura del varloooele. -(Il Policlinico, fase . t•, 1899). Il m etodo pmposlo dall'illustre chirurgo di N ovara è sempllci!'simo, e consa!'le nel pPaticare una incisione che cominCiando poco sopra l'a per tura d'uscita dell'anello inguinale, di scende obliquamente in basso, per un tratto di 5-6 centim etri, s ullo scrolo. Arrivato con l'incisione all'involucro proprio del coPdone, l'A . mette bene io luce l'imboccatura del canale inguinale, estrae il testicolo isolandolo completamente dui tessuti circol"lanli, badando di non ledere la vaginale che l'avvolge, che talvolta é assai sottile. Solleva testicolo e cor· dono, incide nella pa rte anteriore, ossia nella par te opposta all'opid adimo, la vog iuale tanto da poter far scivolare fuori della fatta a per lul'a il testicolo, ed arrovescia in allo la va-


RIVISTA OHIR URGIOA

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g inale, in modo che l'apertura per dove uscì il les ti<!olo sia portata verso l'apertura inguinale, ed il cordone e le s ue vene varicose siano raccolte nel sacco vaginale ar rovescia lo. Perché le vene non facciano troppo volume e siano facil mente contenute nella sacca, basta far tenere il tes ticolo sollevato, e allora ie vene si afflosciano subito. Ciò fallo, si fissano i margini dell'apertura vaginale arrovesciala con 5 o 6 punti di s utur~t nodosa al mar gine della apertura ingu.inale, badando prima che il testicolo abbia una ubicazione naturale e il cordone non f' ia a ttortigliato. Infine s.i affrontano e si uniscono i margini dei tessuti soprastanti e si medica come nei casi di castrazione o d'operazione di ernia inguinale. Quando i fasci venosi sono molto voi uminosi ed alluop:ati, allora, prima di aprire e di ar-rovesc.i are la va~inale del tes t icolo, si scoprono e si isolano le vene più grosse, ed occorrendo si legano in due punti e si esciidono le parti di vena inter posta alla legatura avvicinando i due monconi. La scoper tura delle vene la si fa nella parte alta del cordone, essendo colé più facile ad isolarsi e più in armonia con quanto insegna l'anatomia patologica . Se la capacita della vaginale é esuberante, la si può restringere con cucitura a sopr·agitlo ed in senso longiludinale. Come è facile comprendere, lo scopo del processo del Parona è quello di valersi della vaginale arrovesciata quale sospensor io applica to direttamente sulle vene dilatale, di esercitare s u queste una compressione più immediata ed obbligare il testicolo a stare io alto, ostacolando in tal modo l'allungamento del cordone. Mentre l'A. stava correggendo le bozze del suo scrittoricevette dal dott. Camelli, maggiore medico all'ospedale mililare d i Novara la stor ia di due casi di varicocele da lui opera ti col metodo suddescritto , e cbe confermano i r isultat i ottenuti dal Parona. E. T. La oura meooanloa degU edemi outanel. (Deutsc he Med. Woehenschr ifl., 1889, p. 6).

FGRBR I N GEB. -

L'a utore dopo ripetuti esper imenti rivolti a dare costante esito al siero raccolto nel connettivo in caso di edema diffuso, ha adottato il metodo ~>eguen te, che egli giudica degno di essere raccomandato avendogli dato dei soddisfacenti r·isultati.


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RIVlS'I'A CliiRCRG ICA

Mediante un lrequarli di calibro piuttos to grosso perfora la pelle e attraver sa il connettivo sollocutaneo come una galleria per l'iuscire dalla pelle alla maggior distanza poss ibile. l ndi fa pa~sar·e entr·o il trequarli un tubo di gomma della lunghezza di due metri. Questo tubo deve a vere un diametro che gli permella appena di passare a ttraverso il trequarti; al la sua metà é fo rato in quattr'O punti come s i suoi fare coi comuni dr·enaggi . Ritirando il trequar·ti resta in posto il tubo il quale verrà a combaciare e~altamente coi ma rgini dei fori praticati. I due capi ripiegati in basso pescano in un r ecipiente destinato a raccogJiere il liquido. L'autor·e accerta che in casi da lui curali ottenne con questo mezzo una soltrazione di liquido che rag-gi unse persino un litr·o nelle prime 12 ore. La semplicità di questo m e todo è par i alla sua innocuità se si pr·atica con scrupolose nor·me antiselliche ed é perciò pr·eferibi le a lutti gl r llltr·i mezzi s inora praticati. Non richi ede alcuna medicatura assorbente, poiché il tubo di gomma non tarda ad aderire perfettamente alle a per ture cu tanee per la natur·ale r eazione che s i manifesta in queste. parli . Basta pat' contenerlo una medicatu ra a sciutta qualunque eventualmente resa soliùa da benda amidata. È facilmente nclla b ile il tubo quando si occluda per cP.Hci di sostanze coagulate. Qualora l'ammalato sia io condizione di la«ciat•e il letto, si può attor·cigliare il tubo e fissarlo con una pinzetta a molla. In lì ne l' aulor e non tr over·ebbe controind icazioni ad a pplicare io uno stesso inJividuo par·ecchi di tali drenaggi t'ichiedendo essi soltanto un'oç;er·azione tanto sollecita e CJU8 Si indoleniP. F. C. M.

Gll effetti del nuovo proiettlle & punta oav& u•ato dagli ing leal nella guerra del Sudan. - {Semaine m edica/e, N. 3, 1899). NP.IIe In lie gl' Iugle.:;i si s ervirono, come è noto, del proieLlile a punta scoper ta, dello proiellile Dum- Dum, che, colpendo il nemico, !Si deforma, :si a llarga e produce degli eslesi ~fa celi, uccidendo islantanea mentfl o metLendo il ferito in condizioni disa~Lrose dal punto di vista delle conseguenze della feriln.


RIVISTA CHIRURGICA

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L'anno scorso, nella guerra del Sudan, fecero uso d'un proiettile i cui effetti si mostrar ono spesso più letali di quelli del proiettile Dum-Dum: tratlasi di una pallottola esplosiva detta a punta caoa che, pur e ss~udo del medesimo calibro dei proiellili ordinari di 7 mm. del fucile Lee - Meiford, ed avendo la stessa for ma, se ne distingue pel fatto, che essa presenta alla pun ta una piccola cavità a perta, tappezzata intert~mente dalla camicia in nikel del proiettile. l giornali inglesi avevano segnalato i terribili effetti di questo nuovo proiettile a cui essi attribuivano in gran parte il successo rapido e completo dell't~seJ•cito anglo-egiziano. In presenza di tali relazioni, il pt•ofessore von B1•uns , il quale, con le sue esperienze col proiettile Dum-Dum, aveva messo in evidenza i disastri causati da questo proiellile stesso, ritenne opportuno di fare nuovi esperimenti con la pallottola a punta cava. Tali esperimenti, che ebbeJ'O luogo recente mente al campo di tiro di Tubinga sopra cadaveri umani, su varie sostanze solide, molli o contenenti dei liquidi, e sopr·a un cavallo vivo, banno dimosh·ato che la ;>allottola a punta cava determina alcuni efletti comuni al proiettile piano o1·ùinario ed al proiettile Dum-Dum. Colpendo, per esempio, a più di 600 m. di distanza essa si deforma poco o punto, ed esercita, per conseguenza , un'azione più o meno analoga a ryuella delle pallottole piene; ma al di qua di 600 m . pe1· le ossa, e di 400 m. per i te~suli molli (distanza a cui la velocilà iniziale del proiettile é poco diminuita) la camicia nichelata scoppia presso la sua punta e il piombo si allarga a mo' di fungo dinanzi ad essa, provocando vaste lacerazioni. A livello delle parti molli, le ferite, benché considerevoli, sono tullavia meno terribili di quelle che produce il proiettile Dum-Dum. P er contro, le ossa subiscono delle lesioni più gravi. Ma il punto più importante é quando i proiettili in discorso vanno a eolpire gli o r g ani cavitari conte nenti liquido, dove producono delle distr uzioni veramente spaventevoli e non paragouabili e que lle prodotte dalla pallottola Dum-Dum, poiché, so lto la influenza deJia pres~ione rapida ed eccessiva che l'incontro d i un liquido fa subire all'aria contenuta nella punta cava, la pallottola scoppia in mille f1·ammenti, che attraversano e distruggon o i tessuti circostanti. Dunque, se il nuovo proiettile inglese non differisce gran fatto - in quanto ai suoi effetti - dal proie ttile piano ordì-


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nario, quando si tratta di tiri a grande distanza, come succede nelle battaglie fra eserciti regolari, il caso è ben diver so quando si tratta di guerre combattute con orde più o meno barbare, in cui il combattimento ha luogo a distanza limitata. In queste condizioni, la pallottola a punta cava produce il suo ma.l!imum di effetto letale, senza che la chirurgia possa altenuare la gravità delle ferite. E. T. Bendioonto ollnloo della •ouola otolatrlo& di Boma per gU aunl1886-1887. - (Archioio italiano di otologia, vol. VIli, fase. l e 2).

GERONZI.-

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Furono curati 897 malati di cui 406 uomini e 218 bambini Le lesioni più fr equenti furono le affezioni suppurati ve e le iperemie croniche. Nella cura delle prime si è continuato l'uso dell'acqua ossigenata ins lillala a goccie, con grandissimo vanta~gio. Si è però avuto sempre l'avvertenza di adoperare questo biossido d' idrogeno, preparato di recente e consl't·ve to in luogo fre!:'cO con recipiente coloralo e b en chiuso. Si sono continuate le esperienze con la cura iodica, consistente nell'uso combinttlo del biossido d'idrogeno e dello iodut·o di potassio instillali nell'orecchio s uccessivamente. Il pt•of'. De Rossi, che propose il metodo, si r lpromelleva avere dallo s viluppo di iodio allo slalo nascente, dei rilevanti vantaggi. Esso ha infatti una notevole azione curativa sui processi cr onici suppuralivi; però è mestieri dichiarare che i risultati non sono decisivi. Lo iodio pt·esenla ancora una certa az io n e it-ri tante. lllattato d'a rgento ed il citrato (itr olo e actolo) non hanno dato buoni t•isullali. Si é invece a ddi moslrala efficacissima la medicazione mollo semplice all'acido borico, falla con lislerelle di gar za inzuppate in una soluzione satura di a cido borico nelt'alcool e applicate, pt•evia accurata pulizia del condollo, mediante batuffoli di colone sterilizzato. In più di 22 casi di suppurezione 0ronica dell'orecchio medio, fu messa in opera la chirurgia intt·atimpanica. È oggi accettalo che molli casi di suppurazioni croniche r ibelli ad ogn i più atti va lera pia sono dovuti a lesioni dell'attico con o sen:r.a cnnlempornnea carie degli ossicini. I r isullali ottenuti con la rimozione degli ossicini sono favort' volissimi . L'ablazione del martello, oltre a stabili r e una


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libera comunicazione fra la cassa e la cavità dell'attico, permette il reschiamento dell'attico medesimo e una accur ata disinfezione. Ciò si ottiene anche più facilmente se insieme al mar tello venga r imossa pure l'incudine. Furono fatte 12 miringotomie; 25 volte furono curale vegelazioni della cassa con nitr·ato d'argento, acido cr·omico, eleltl'icita; 11 volte furono r·imossi polipi auricolari mediante l'allaccia polipi. Si intervenne chirurgicamente sulla regione masloidea 27 volte, delle quali 9 per ascessi mastoidei acuti. In questi casi, quasi sempre, oltre au· incisione di Wilde, fu aperto l'antro mestoideo. In 7 casi di carie del tempor·ale fu pralicalit l'operazione radicale di Stake più o meno modificata, con ottimo ris ultato. Si ebbero i casi di gravissime complicazioni cerebrali della olile media purulenta, 4 di meningi!6, i di trombosi del seno cavernoso e trasverso con perHiebile purulenla, 2 di ascessi cerebrali con esito letale. Fu interessante un caso di nevralgia mastoidea bilaterale, guarita mediante la parziale demolizione della mastoide (decorticaziooe). Questa gravissima nevralgia, so<stenuta da una lieve iper emia cronica dell'or ecchio medio e da una leggiera perioslite masio idea, riconosciuta soltanto, a campo scoperto, durante l'allo operativo, fa pensare quanto s ia difficile alle ~olle discriminare i casi di nevralgia vera dalla simulata. Eppure nella medicina militare ci troviamo assai spesso di fronte a questo problema. Fu iniziata una serie di ricerche sul(a possibilila di curare le paracusie per mezzo del massaggio vibratorio della mem· brana del timpano. Questo massaggio è fatto con un a ppa recchio destinato a mettere in movim ento la membrana per mezzo di onde liquide, le quali lrasmettono le vibrazioni di un diapason eletlrico con una intensità di g ran lunga maggiore .di quella che può olleoersi per mezzo di onde aeree, anche se queste si raccolgono per mezzo di un largo portavoce. l risultati ollenuli furono tali da incoraggiare la continuazione degli esperimenti. Si curarono infine due casi di ferile d'arma da fuoco nelro,·ecchio, illustrali da 1 dott. Rosati (V. A rchioio italiano ili olologia, 1898). M.


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THVIS1'A Cli iRURGICA

Contributo allo atudlo del cllllturbl ooulart nelle affezlont dell' oreoohlo. - (A. rchioio italiano di otologia, vol. V l I, fa se. 4).

G ERONZJ. -

La conoscenza dei rappo rti che esis tono fra l'apparecchio dell'udito e que llo della vista di dala relativamente recente . Di questi r apporti. quello che è più noto rig ua rda la sezione ve!'Libolure de ll'orecchio e l'apparato motor e dell'occhio e i fa lli clinici che vi si riferiscono sono ancora pochi, ciò che r ende inter essante la seguen te s tor ia clinica. Giuseppe A., capita no di fn nteria, ver so la metà di febbrai o, ammalò d'influenza con fe bbre e corizza. Non ne era ancora completame nte g uarito, quando a ndando in vettura in un giorno di ven to e pioggia, prese freùdo e la sera appresso, mentre il naso e1·nsi lolalmenle O!:ilr uilo nella sua narice s ini$tr·a, fu collo da dolo re fortissimo in tutta la me tà sinistra del ca po . Il gior no a ppr esso ebbe suppurazione dell'orecchio e un po' di ca lma nei Jolori, ma questi lnmarono ben pr esto intens i t~lla nuca e al vertice del capo. La s uppurazion e durò per 15 g iorni . Quando ricorse alla cura del pro f. De Rossi fu fa tto lo sbrig liarnento della piccola per·forazione timpanica. Dopo 5 giorni r icom parve il dolore: l'infermo diede in s manie continue e par ve ai pare nti c he a vesse avuto momenti fu gaci di deli rio. Ebbe visione ind istinta. Il g io1·no appt•esr<o svegl iandosi a ccusò diplopia e i suoi si avvide r·o ch e aveva l'occhio sinis tro ruotato a!rinterno. Vi cr·a paralisi dell'abducen lo. I fenomeni erano tan to p-r a vi, che uno dei medici cura nti pensò potes;:;e tr·atta rsi di sifi lide cerebrale, mentre esa me più alle nto potè lì ssar e nettamente la di pendenza dell'alrezione ocula re da quella olil ica . La diplopia non d urò mol lo, ma l'otite si fece in s egui ro piu gr a ve. cosicché si do vette pr ocedere all' a pertura della ma.sloide da cui uscì pus in ~ran copia . Dopo l'operazione il malato a ndò rapidamen te mig liorando e in bre,·e [!Il Ar i. Olt1'e la pfwalisi dell'abducente, lutto una serie di altr i di· sturbi ocuh11·i può r ipcter·e 11.1 sua cagione da lla irritazione l~birinlica . Ciò che è sta to piì1 freque ntemente osserva to é il nb:~ ta gmo il quale per lo J.!iu è orizzontale e può essere or i· ginato da cause svariali8si me, d81le sem plici iniezioni di a cqua, specialmente se fredda, nel condotto , dal ca teterismo

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RIVISTA Cl!TRURGil'A

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e perfino ùal l"azione di un suonu determinato. Anche le lesioni supput·ative e tr aumaticl 1e possono pt·odurlo. I l oislagmo si Accompagna molto fr equentemente a vertigini, essen1io queste ultime unn espr essione sintomatica uel la i r ritazione vestibolare. Del ref'lO questi falLi trovano la loro spiegazione nelle co gnizioni analomiche recentemente acquisite, le quali stabili1\COno dei rappor ti intimi fra i nuclei oculo- motori e i nuclei veslibotari. M. Dott. L c 1GI LAN DI. -La ohtrargla delle vie artnarte oome

al fa a Parlgl ed a Londra. - (Bolleliino clinico-8cien. tUico defla poliamlmlan.;a di M ilano, fase. 1-8, 1898) . Dall'interessante confer·enza tenuta dal 1lott. L andi nell 'O!Ipedale Ma g~io re di M ilano , spi goliamo alcun e con::>ider aZIO n i terapeutiche di gran de impor·tanza per la p1·atica chirurgica gior naliera. lo ogni caso di affezione delle vie orinarie, si pratica nella clinica del Guyon, un esame somalico cO!Ilpleto. Dell'urelra ::<i ricer cano semp1·e i rest1•in gim~ nti con la bougie à baule: se ne stabiliscr la sede anatomica, seco n~o la division!l del· l'uretra s teS€'8 falla dal Guyou, e se oe ril eva il numc1·o e il calibro. Si esamina semp1·e la capacità Yescicale, la dolorahilità alla distensi one, e con l' csplor·azione combioflla :-;i ricerca, in ce1·ti casi, se la vescica sia vuota o pièna, e se vi si possano sentire calcoli o tumori. Si e:;;plor ano la prol'<la ta e l e vescicole semina li; non si trascura l ' estune dei tlolti deferen ti, del testicolo, dei plessi venosi del cordone, e ~i esamina rurete1·e e il 1'ene U n po' speciale è il modo di cut•are le blerwrragie. AccOI'r onn nell'ambulatoria della clinica, in gener e, non individui affelli da blenor ra gia uretrale nel pe1·iodo acuto, ma per sone che. dopo mesi ed anni non avendo ottenuta la guari gione, vengono a sottoporsi alla cura col metodo del GuyfJn . Qui 1~:~ terapia é basala sul reperto micr oscopico del ~ec relo, e sull"esame dell'ur etra con la bugia a bolla. Se il micrc:>scopio fa ril evare i ~o nococc h i nella sPcr ezio11e, allo1·a si famto lave ggi ur etral i con la soluzione di pe,·manganato potassico dall''/ 1000 all" 1 /~000 , spin gendo con l' irr igatore il liquido dir,eLtamenle in vesctca. Lo scopo di qw~s la 1118oovra è di lavare con lo sleEso liquido l' ur elra due vol le~

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Rl\'IST.A. ('U mt"RGI <'A

cioè quand,, vi t:11 e iniettato e, quando con !"orinare, l'ammalatn lo fa usci•·e. Se invece no•• esist(HIO piu g-li elementi specifici nel secreto, e la bugia a b olla non fa ril evare un r estring-imento, l a cura consiste nelle inslillazioni urelrali di nitrato d'argento pe1· m ezzo della stessa bug-ia a bolla. Nei r esll'ingimenti, la te•·apia prefe1·ita è la dilatazione graduale; e qui l'O. ft~ osservareche si a Parigi che a L ond•·a ~Zia da un pezzo è stata abolita quella specie di strum enti d• tortura che sono i divulsori urelrali, come quelli del PerréYé, dtll"HoiL, del Thompson, ecc., ed allri strumenti barba1·i non necessari. Qualora la dilatazione graduale non riuscisse o non fosse possibil e, si rico•·r e all'ur·etrotomia inteJ·11a, sussidiata o meno òall'u••etrotomia compl cmentore. La dilataziouC' progressiva si fa, come da noi, con l e bugie moll i, con le candelelle di seta llOmmate e coi Benii]LH~. Ed in questo, nulla di particolare. Ma nell'esecuzione di questa piccola manuali tà, si atlengo110 scrup olosamen te alle avvertenze giu prima indicate dal Thompson e su cui il Guyon insiste m oll.issimo; cioè : 1• non passare mai uno strumenln troppo gr nsso, che s forzi il re;;;t•·iug-imPnto; 2• non l asciare troppo a lungo questo slru me n t o nell'urètra; 3• non far sedute troppo J'nvvici nale. Sono aYverlenz e preziose che evitano sovente gl'i nsuccessi della cura e la sfiducia nei suoi buoni risultati. Pe•· lo svuoLolllento d('Jia vescica sono, si può dire, abol i lt' le ;;;onde metalliche, danno;;;e in mani poco esperte, per·icolnse scmp1·e, e f)Uasi mai vet·amente necessarie. Essi si servono di sonde molli, spe::-;;;;o Ji qw~lle di Nelalon, o di quelle eccellenti di seta gom mata di fttbbdca francese. u n· obbiezioue all'uso di questi strumenti stava nella difficolta di sterilizzarli ; oggi un bu(ln mezzo di di:;in fez ione di queste sonde e la formalina, ai cui vapori it Guyon l e fa esporre per 48 or·e, in un cas~w na di legno foderalo di piombo, a ch•usura e•·meti ca. Recentemente fu p •·oposto il t•·iossimelilene o formali na sol ida , che ncn1 •·am m ~J lli sce l e so nde anche se lasciat.e in conlallo co· suoi ,·a pori per lunf!:O tempo. Si possono cm;i tenc ·r e in vasi di velr·o appositi, di cui \'i sono va•·i modelli. N ella !avoturu vcscicale, uno s trumento pur e !ascialo in dispar te in lulti j r epal'li di speciali lù che ro. ha vb: itali, é la ;:onda u doppia corrente. Il Guyon la accusa di provocare


RIVI S1'A CH IRCRGlrA

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una rapida distensione della vescic.a , e •1 ui: 1di dolore e conges tione, e di da t·e, inoltre. una corren te troppo de bole per riduzione di calibro, ins ufficiente ad es portare dal basso fondo vescica le dei prostatici i sedimenti Hd il pus che si raccolgono. Si us ano, invece, con g rande vantaggio le sonde bifenestra te, con le quali s i in iettano co n fot•za piccole quantità d i liquido, che s i lascia uscire immediatame nte, ollenendosi cosi una la vatura vescicale rapida e completa. Le operazioni più frequenti sono: r·esezioni dell'urelra, cistotomie per va r ie indicazioni, operàzioni s ui re ni per calcoli, tumot•i , ecc. La resezione dell'urelra (s tr·iclurectomia, come la chiama il P ousson) é cons ide rala com e oper azion e di elezione nei reslringimenli uretr ali traumatici, r isiedenti, per solito, nella porzione membranosa. Ma lo. si eseg uisce anche per· quei r estringimenti che sono l'esito di ulcer i fa g edeniche, d i r otlut·e improvvise dell' uretra. in blenorragie cordate, ecc. Si divide quindi in strictureclomia perineal e e peniana ; ma que-· s t'ullima fu ~seg uita assai pitt di rado. Qualche volla fu eseguila la pr ostalectomia med iante il taglio ipogas lrico, in quei cas i in cui il lobo medio e Pa cosi s viluppato da costituire per sé s tesso un ostacolo all' e mis s ione dell'orina. Di esito immediato buono, ques t'operazione non dà r is ultati definitivi, tali da incor·aggiare a pratica rla molto di freque nte . Dopo aver discor so br·e vemente della chirurgia delle vie ur inarie in l nghilter·ra, l'O. chiude la s ua confer·enza col raccomandare vivamente la pratica della cistoscopia e del cateteris mo degli ureleri; i quali m ezzi di diagnosi sono ancora, -qui ùa noi guarda ti con una cei'La diffìclenza e considet•ati c0me c ose s traordinarie, specialmente per le diffico ltà c he il lor o u so presenta ; m entre, presso gli specialis ti stranieri, han no p reso un posto sic uro fra i s ussidi alti a completare una diag nosi incer ta. E. T. BLECIIER. -

O•teomlelite da pneumoooooo. - (Deut. Zeit -

schr. j'ii. r Chir urgie).

Che il pneumococco possa sceglie re le s ue loca lizzazioni nei più _d i versi punti del cor·po, é fatto noto per osservazioni orarnai n u m erose, ma. é importante il coso riferito dal Blecher per ch é il germe infettante presa prima s tanza nell'orecchio d.


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fn VJ::;T.\ Cli iHURG ICA

pro vocanclo vi olile suppurflliva, diede in seguito ortgine a osteomielite del femor e destro con artrite suppur ata del gi nocchio. Ol·tt casi di (juesto genere non erano ancora noti. L' osteomiel ite e l' arli'itc trattate con larghe apet·ture guarircJno senza formazione di se(jueslri nello spazio di 4 settimane, ciò che compt·ova ancora una volta la ben ignità di q twsli accessi di pneumococco. ~ inutile agginnge•·e che la diagnosi ba ttei·iologica fu ~ola che i ll umini) sull!l palof!enesi dei falli osser,•ati. F. C. M .

RIVISTA DI TERAPEUTICA PoTAr~ .

- Indloazlont della dtgltale. - (J ournal de .\Iétl,•cine et rle r:l!ir l! r gie, dice mlm~ 1898).

Quantunque la cm:a siA spesso diflicile da determinare chiar nm enle, non è indif'fr r ente ;;apcr e se in un cardiaco aff~tlo da inl'ufficic•n za della milrt)le esisla contemporan eamente una

in!'ufricienza dt>lla tt·icu" piùe, p<wché f]ucsta constatazione neces!'iter à qualthc modificnzione nell' uso della digtlale. Una donna del ripa rto di Potain si é lro,·ata in questo caso, e solto l' in(luenzfl. della digi tale ottenne subito un migl ioram ento; ma essa ha pre::wn tal o in seguito piccole emOI'ragie polmonal'i che !>i possono attt·ibuire alla sua azione; per modo che st' l o stato del cunt·e aveva migliot·ato, quello del polmone si er a ng-~t·a vato . Questo ft~llo dimostr a con quali cir cospezioni si deve usare la digilule, la quale può in cet' Li casi pr odurre una tra;; formaziOn e favo•·evole compl eta e qut~si istantaneA , ed in allri ca!>i può aggravat·e le condizioni del malato. Un pri mo pun to che occorrl' conoscer e bene per poter giudica r e dell'opportunità dell'uso della digitale é r elativo al suo modo d'azione Essa agisce infulli r allen tando la circolazione, ma la nsiol<•gia ha dimostr ato che essa agi>:cc contemporaneamente sul mu gcolo e sul si~tema nervoso e che la !"U a azione si estende ai capillari. Si può dire che la digitale ha un'a1.ione \•aso-mntrice, nello stesso tempo che essa agisce sul Cf'ntro r allenlaudo la cit·coluzione.


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RIVISTA Dl T I':IIAP~X1' 1 C A

Ma queste due azioni possono trovarsi dissociale, e si possono utilizzarle secondo i cas i adoperando dosi d iffer enti. A d ose debole , i capillari sono poco interessati ed sopratullo l'azione centrale che s i produce e che atti va la cir colazione. Qu esto fatto pat·e ben dimostrato dall'uso della dig itale in certe emicranie; essa r iesce nei soggetti che vanno soggetti a congestione e nei quali atti va cosi la circolazione. In altri, al contrario, no n fa che a ggravare gli a ccidenti, ed in (1uegli s tessi malati, fav or e volmente influenzali, si arriverebbe a quest'ultimo risultato se si adoperasse una dose elevata del medicamento. Un altro punto t•elativo al modo d'azione della dig itale è la s ua azione diuretica che è genet·a lmente attribuita all'elevazione della p1·es sione arteriosa che e ssa determina. Tutta via ro~sorvazione ha dimostrato che si può o ttenere una fo rte diuresi senza aver elevazione di questa pressione. Tt'l\ i cardiaci, ve ne sono alc uni che hanno una diuresi enorme e d altri che non sono per nulla influenzati. La g rande differenza pro viene dal fatto che gli uni presenta no anasarca e g li altri hanno i tessuti non infìltrati, e se non vi ha liquido nel tessuto cellulai'e, non s i produce la minzione. Ques ta r elazione si fa evidente quando s i vede cessat•e la diuresi nello stesso tempo che è scompa1•so ranasarca. Ed è in questo m omento che comincia l'intolleranza . In g enerale, i sop:w~ tti edematosi soppor tano molto bene la digitale, ma fa d' uopo sopprimerla a ppena è scomparso l'edema. L'azione della digitale, si s a, è persis tente e ques ta pet•sis te nza può durat·e due o tre s etlimane; vi ha un accumulo, no n già della s os tanza stessa, di cui non si trova alcuc a traccia nei vi~ ceri, ma un vero accumulo d'azione. Conosciute ques te circostanze, le indicazioni della dig itale s i semplificano. Si può dire, in una maniera generale, che essa è indicata tutte le volte che il polso é troppo frel(uen te, irr egola re e che vi ha edema. In caso contrario, essa è inu tile od a nche noci va. Ma vi sono pure alcune contro-indicazioni speciali ; è in particolare il caso in cui esis te un'alterazione prece1lt>nte del miocardio, il quale 1.• diventato piu o meno ~rassoso, od anco ra quando vi ha un'as tenia cardiaca troppo pronu nciata mani festata da una dilatazione considere vole. È necessario allora usal'la con le piu g randi preca uzioni e solamente s e non s i hanno a disposizione allt•i m ezzi.

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1/IVISTA DI TEK~PEL"TICA

Fa d'uopo tener conto dei casi in cui l'intolleranza gastr·ica non permelle il suo uso, intollel'anza divenuta ora mollo più rara stante il perrezionamento nel:e preparazioni che si usano. Tal ,-olta ancora la dilataztoue car diaca é d'origine gastrica e la digitai e non ftlrebbe che aumentarla, pet'ché essa non sarebbe tollerata dallo stomaco. L'alerou1a arterioso è stato consider·ato come una con tro· indicazione; ma Pota i n non divide •ruesta opinione e crede che si possa utiliu.are la digitale agendo con pr ecauzione. Si è voluto tr·arre un'indtcazione dalla natura dell'orificio rnalato e si i· cosi stabilito per· prin cipio che non si doveva dar·e la digitale nell' insurrìcienza aortica. Ciò che è vero, si è cl te es!>a è raramente inùi cata in questo caso, perchè queslù lesione non è consociala ordinariamente né a fr·P.quenza del polso, né a• l edema; ma SC' questi accidenti si pre;;entas!'ero e si avessero dali da supporre che il cuore non sia alter alo, si SAI'Cbbe autor·izza!i ad usar e l a digi tale. Lo stes::o dicasi per· il r·eslr·in gi m~> nlo mitrale, perchè per lungo tempo il suo soccorso è inul rle ; ma se sopraggiungessero i sovracitali acci•lenU, si dovr ebbe r·icorrere alla digitale. L· insuffìcienza della mitra le inYece, a cagione della prec·ocila dell'at·itrnia e degli all1·i acr.:idcmti, l'ichiede presto il suo uso; per·ò 110n si deve usarne troppo, come si ba tendenza a far e, perché si dP\'8 teme1·e di esaurire la sua azione e di l'en<ll'l'ia co:>i impotente nel momento i n t:ui ~e ne avrebbt: il più urgente bi sogno. Infine, vi ha una cir·costanza che .Je,·e fare esitare sul suo u;;o, rioè la coesi,tenza con l' tnsuffìcienza mitrale di una in::-ul'lìcienza tlella tricu'>pide. Questa, in fatti, è modificata tro1•ro rapidamt'nte dalla digitale che può farla scomparire in venliqualli'O ore; si vedono allora sopra ggiunger·e apoplessia polmonare, dif'pnea e d1versi nccidenli. che permettono di supporre che ')Il es la i n sufficienza ru nziona le eser cì tasse l 'azione òi una ve1·a valvola di sicu r ezza. Quando essa si c!Jiude tr oppo r nprda.menle, i capillari del polmone che sono abituali ad una pr·t·s;;.ione lliÌIIOt'e non si meltnno immediatamente in e'luilibl'io e si l a;;ciano dio:lendere o I'Oinper·e con l'iper·emia e l'~>motti~i come conse1ruenza. L a p1•eparazi one del medicamento da adoperare non é 111 difl't:rente. L a polvere di digitale che, teoricamente, dovrebbe pr eft:!rirsi, ha l'inconvt->ni ente di es!'er·e un po'vomiti va. Inolll'e, ltl sua nztone è mollo ir·regolare, ciò eire si spiega facilmente,


JUVJSTA DI TJo:RAI'EOTH' .\

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p~echè essa si conserva male, e, dopo poco tempo, diventa completamente inerte. Gli estratti sono poco attivi; la tinlur·a é variabi.le nella sua azione. Seconù.o Potain, la preparazione migliore~ la digitalina cri. stallizzata della clor ofcH·mica di Clomolle e Quevenne, la rtuale l:'i può dosare facilmente per modo da poterla somministrare a quarti di milligramma. Tuttavia é prel'eribile adoperar·e la soluzione eire contiene un milligr·ammo per

~.!0 gocce.

Sotto questa fotma, essa n<m agisce guarì sullo

stomaco; di più vi ha interesse a dare la dose intiera in una volta, noo ripetendola in seguito se non si è oltenulo l'effetto voluto. Si somministra quindi un milligrammo, dopo il quale, il malato r·iman e coricalo per alcune or e e non si f'icomin cia che dopo alcuni gior·ni quando il primo effetto sia esaurito. Solamente nei casi in cui si avesse a temer·e un'azione tr·oppo rapida, cume nel caso in cui esiste un'insufficienza della tr•icuspide, farebbe d'uopo prescrivere dieci gocce al giorno di delta soluzione, ma in maniel'a generale, bisogna diffidare dt>lle prccole dosi lungamente continuate, per ché, in simile caso, il cuore non i l mai abbastanza impr·essionato per r itornare completamente su sé stesso. B.

RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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BA IW:-~EN. - Slmulatore smascherato ool raggl RODtgen.

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(De ulsclìe M ililiiriirztl. Zeit., N. lZ, 18!18).

Un soldato degli ulani, il quale er·a entr·ato all' inferm eria l'eggi rnentale per con tusione'al (Fi nocchio destro l racC()nlù che • ai primi di settembr e dello scor·so anno era stato mor·si cato ùal suo cavallo, ma che per· il momento non avevo badato alla lesione risentendo poco dolore, perciù non si et·a annunciato ammalato. Però al 26 sellembre fu 1·icover·ato all'ospedale pr·c~idiari•) per morso di cavallo al dito m edio della mano destr·a. ~


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HIYI STA DI AIEDICISA LEGALE

All'ospedale si riconobbe l 'ultima falange del dito medio destro arrossa ta e gonfia, l'unghia incarnala; la pressione sull' unghia, e sui punti vicini riu sciva assai dolor osa. La tumefazione si estendeva in legget·o f!rado ai dorso della mano ed alle altre dita. All'o~peda le il tt·attamento special mente pet· ri guardo alla tumefazionl3 ebbe r isultato qnas1 nullo. Si formò poi una fistola il cui trag-itto andava lìno all'osso, che si sentiva denudalo e scabr oso. La fistola venne spaccata e l'osso raschiato. La ferita cicatr·izzò ma la tumefa zione r estò immutata. Passato ad altro ospedale la tumefazione s'accrebbe e non cedett<.• pun to ai bagni, al massaggio ed allri mezzi curativ i L'indi vi duo venne frattanto punilo con tre giorni di prigione per aver pr<>!;O parte ad una r·i ssa tra compagni, ed appP.na uscito di pri gione si sottopose la mano ammalala alla r adiogrnfìa e quesltl condusse &t i un sor pr endente dsult.ato, cioè-l fece scoprir·e l a pr esenza di cinque corpi estranei aghiformi nel secondo e nel terzo spazio metacarpeo. I n una seconda seduta si scopriron o altri quattro di quei corpi estr anei. Con opportuni ta:zli furono estr·atti r1uei corpi che ~rano gli aghi, in seguito a che la mano guar·i ~ollecilamenle con perfetta conservazione della fot·za e dei mnvimenli. C. P. Pr·of. L . RoNCORONt. - Le anomalie cll moto negll •pllet

tlol.- (Ri ,ista mensile di psicltia tria .forense, antropo logia criminale e scienze affini, n. IG-11, 1898). È un argom ento d' importanza medico-leg ale ~ n on indi Ifel'ente, traLlalo dall'A. nel t• congresso italiano di medicina l ega le, chesi è tenutn a T or·ino nell' o ttobre dello scor so anno. Egli riferisce come dei 33 epilettici con accessi tipici, rico· v erati tra i :320 ammalati della sezione del manicomio di Collegno, alcuni sono col piti dall'accesso m olto ft•equcntemente; si cchè da un minimo di :{ o 4 accessi in tr·e mesi si arr iva perfino ad nn massimo ùi 61 acce><si nello steS!"O lasso di tempo. Sono for·me di an tica data, nelle quali, massime in quelle ripetentisi con gr ande fr equenza, l'A. ha notato assai spesso gr ovi anomalie di moLo. Consistono per lo più nella par esi per·manenle delle branche infer iori del facciale. asimm etrie pupillari, str abism o, alterazi oni della parola, sL!'aordinaria lenleua Jella rronunzia, an!lofrasie ed una specie di disa1·tria, m olto si mile o fJUCila della parali si progr essiva.


RIVISTA DI MEDICnA L EGALE

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Queste allerazioni della molilita, su cui gli autori non hann o fermalo abbastanza l'attenzione, inter·essano essenzialmente i terrilorii dei nervi cranici, assai meno quelli ùei nervi rachidei; sono secondarie agli accessi, contrar iamente a quanto si riscontra nella paralisi prog ressiva, nella quale pos sontJ· manifestarsi anche indipendentemente dallo sviluppo di acces s i epilettiformi. P ossono servire a comprovare la preesis tenza antuca di accessi epilettici, fol'nendo un sicuro elemento per es cludere la simulazione della epilessia . Cosi pure la mancanza di sintomi obbiettivi paralitici di molo può smascherare la fr·ode in un delinquente, che voglia simulare la epilessia per sollearsi alla pena . Donde la impor tanza medico-legale di cosiffatte anomalie di moto. C'f .

RlnSTA DI T~CNILA E SERVlUO MW!CO ~HLlTARE I raggl Roentgen nella ohlrurgla mW( British. :v/ed. Jorn., g ennaio 1899).

B -\ TTERsav. -

tare. -

Il valore dei raggi X nella chi1·urgia militare è ormai fuori questione, ed è solo a titolo di storia che il mag:gior·e medico Battersby racconta come in seguito alla battaglia di Ondurman fossero ricoverati allo spedale di Abadech 121 in;{lesi ferili, in 20 dei quali non si potè venire a d una diag nosi e salta se non col mezzo di questo prezios o ausnliat·e. Gli ordinarii mezzi d'indag ine non erano sta ti s ufficie nti a fa r trovare il proiettile, nè a farne escludere la presenza nel fondo della ferila. l raggi X, dice l' Houghson, hanno foenito la chirurgia militare di uoa prova che è s enza dolm·e, esalla e, quel che più imporla, asettica, qualilà che non aveva l'antico, pe1· quanto ingegnoso, islrumeoto di Nélaton. Scopo principale della relazione del dotl. B. è q uello di voler dimoslr·sre come i l'aggi X poss~:~uo render e al chirur go m ilìtar·e i loro preziosi servizi nelle piu s variate contin g enze di l(~mpo e di luogo, specialmente s e si cerc hi di a tluar e a lcune modificazioni eire rendano piu fa cile il tt·a-


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niVI:-;1'.\ Df TECXlCA E SERVIZIO MEDICO MILTT..!.R E

sporto dl:!!l'appareccllio, e piu r esistenti l e sue va~ie parti alle vicissiluJini almosreriche e alle diffe1·cnti temperature. Il dottor Bo&var aveva g ià dimoslt'ato che gli erano stati possibili sodisfacenti l'esultati nulle r •>gioni fredde e montuose del i'lndia set tent,·ional ~>, e solo chi conosce f]Uei paesi può far~i un' ideiJ. delle dillicolt.a ch' egli deve a ve t• superate. Il B. si ll-ovù i nvece a do ver lottare con tro eccessive tempel·ature , spesso superiori a 500 C., delle quali potè a stento scou,;iurare i danni tenendo la cassa. dove ~ra allogato l'apparecchio, s..mp1·e protetta da coperte molto spesse, che fat! eva inumid ire ogni due 01·e. L'apparecch io ch'egli aveva seco ~:~ 1 Sutlan consisteva in un r occhetto di lO pollici, con lutti gli ucce;<SOI'Ì, co mpr eso uno schermo fluo,·oscopico, il t utto racchiuso in unl"l cas::11, cltc , come è facile capi r e, era molto volum i nosa ed inco1noda pel tr asptn·to. Una piccola dinamo et·a allCJ~ala in un landem e trasportata con questo mezzo ladclove la viabilità Io permetteva: altrimenti tutto doveva esse1·e ll'aspo r•lato da uomini con gr ond e fatica. Il metodo col (juale l'elatll·icita er a generala per car•ica1·e le batterie degli accumulatori che dovevano poi comunicarla ai ro<::chelti d'induzione e che ill uminavano pet· la prima w>lta i òeser·ti di luce elettrica, et·a molto ingf;!gnosa. La carru cola di una piccoh:1 dinamo era in comunicazione, per mezzo di una co t·reggia, colla r uota posteriore di un biciclo espr essamente costt·uilo, che, collegato colle batteri e tle:.rli accumulatori, con un voltom eti'O e eon un amperometr o veniva m esl"o in tnovimenlo dtl u11 uflìcial e. Tal8 oper azione era gPnel'ailnente fatta ad una tempet·atura che ra ggi ungeva all' omb1·a i ~2° C. e può ben e immaginat·si ~e ciascuno fosse contento quando la macchina si m etteva a 1•iposo ed egli poteva cosi ri posat·si dal pedalare. Dei 'JUattro tubi bianodici ch'egli a ve va ser o e che teneva c(•Slantemenle av,•ol li in ov~:~tla e bene impaccali in scatole di Ie;:.rno, sol to la sua dit·ella sorvegl ianza, due detter o eccellen ti r e::ultati, uno più specialmente per l e osser vazioni collo schermo lluoroscopico, l'altro per le pr ove fotografiche. Lo scilel'lllO lluo1·oscopico era pi it u til ~ la nolte, ma non sodJi'>fsl'eva di ~ i o rn o, malgr ado lutti gli sforzi, a causa dell'intensa luce sola1·e, che ren de\'a impossibt!e ùi ottenet·e una cnmer a completumente oscura. L a superficie dello scher mo era 1·icope1'ta da una lilhl lastra di cell uloide.

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RIVlSTA DI TEC::eHCA E ~ERVlZIO M.lWlCO )lfl.l'l'AR I~

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Il grande vantaggio derivanLe dall'uso dello sche•·mo flu ot·oscopico nella chirurg ia militare s ta nel fallo che, iu condizioni adatte, ogni parte Jel corpo può esser·e esplor·ata senza l'itardo. 11 perfezionamento dunque dello schermo per il lavOI'O grornaliet•o è di somma importanza. Pe1· ciò che rig uar·da il matet•iale fotografico os:;erva l'autore, che tra le diver·se var ie tà di la<Jtre portate seco, quelle colle pellicola più spessa parvero le più adalte per la lor·o ma f!g ior res istenza all'intenso calore, ed anche quesL<'l nou pote vano essert: salvate sen1.a l'aiuto di un bagno nell'allume, giacché l'acqua per sviluppare el'a semp1·e troppo calda, né si poteva avere del g hiaccio, e per conseg uenza le più delicate s fum a ture dello sviluppo do vevano essere sa crificate. Pe r· lo sviluppo a doper·ava idrochinone ed altri dei soliti bagui. IJi r egola egli praticava l'opr•razione dello sviluppo alle 3 an t. e malgrado l'or·a mattutina, la Lemperalur·a della camer·a oscura variava aa ::uo a 430 C. L 'atmos fera carico di polvere e le frequenti bufer·e la rr'lltlcvan o ancor·a più diiTicrle. Il mater·ìale isolante, s,,ecialmente quello dei fili, è il più facile ad essere avariato dalle a lte temperature . Fortunatan' e"te e gli scop1·ì, avanti di lascifl!·e il Cairo per andar in campagna, eh~ il ca ldo del luglio, circa :35° C. all'ombt•a, a ve va mollo danneggialo i fili portali dall'Inghilterra, e ire pole sostituire con altr i gentilmente fornitigli dalla compagnia dei td efoni ; e questi resis tett~ ro be nissimo. E gl i era pure provvist0 di uno schiamelro, eire s er ve a misut·are la fot·za d i penelrazione dei raggi e ad impedire quindi inuti li tentativi di folog r·afìe. Osserva a ques to proposito che mentre con un solo s clùametro é Jinìcile defìn it·.-~ se il proietti le s ia dinanzi o dretro all'osso, por;Jendo un secondo schiametr·o di traverso, in direzione or·izzontnle al primo, s i pu(l risolvere comp lelam enl~ il .problemu nella mnggiora11za dei Cl'lsi; e fu per m ezzo di questo procedimento ch'egli potè localizzare con matematica precisio ne due pAl le eire er·ano co ll'ate attraverso la spalla e s i era110 tutto due le volte annidate presso la scapola. Un terzo proiellile fu localizzato nella cavila pelvica, e così in altri cas i si potè lo · calizzare la posizione esatta del proie llile in modo da m ettere il chirut·go in grado di decidere con sicurezza se e ru o men o il coso d'inlet·veuire con un allo operatorio .


31G

RIVISTA DI T.EC~!CA E SEJlVJ ZI O MEDICO lllLITAHE

Passa ndo alle dillìcollà del trasporto, rau tore rlice che lulli gli sforzi dovrebb'3r o esser rivolti .a ridurre l'apparecchi o il pi ù l eg~ero possibile, affinchè possa esser traspor tato a dorso di mulo o Ji cammello, anche passando per senliet•i molt.o str etti o i nerpi candosi sulle alte montagne. Sarebbe anc:he im pOI'tante che le varie parti cos tituenti !'apparecchio fo ssero cJi tal volume da polet' essere collocale dentro panieri da attaccarsi ai lati della sella. La di!licollà pr·incipale consi ste r1el tr ovare il mezzo più sem plice di generar·e la corrente elettrica per caricare l e ùalter·i e degli accumulatori. Ur, apparecchio i deale dovr ebbe consi ste re in una macch ina sloltca (p. e. u na modi ficazione di quelle di Wirmshurs t) colla qnale il tubo bianodico potesse venir e eccitalo direttamente. Ma a questo si oppongono varie diftìcolta fi siche, le quali per ò non dovrebbero esser e i nsorm ontabili e una ,·o l ta sorm ontate, si otterrebbe un grand issimo vantaggio col fare a me1 co delle batterie degli accumulator i, della di nam o, del biciclo e del r occhetto d'induzione. C. F.

Il a . oolleglo medloo 41 Edtmbarg ed 11 aenlzlo medloo militare. -

( The Lartect, novembre 18\.13).

Questo i lluslr·e c.,JJegio m ecltco nell"in lt>r llo d'incorngginre lnurenli in medicino ad enlt·nr·e nel set·,·izio mil itnre, e di scegl iere frn essi qut•lli dnlali di miglior·i cognizioni scientifiche, hn iu\·in lo nl segrelnt'ifl di Stato per In g uena •m nu,vo pt•ngrnmmn di e=-nme dr :unmission e, 11vente per· scopo uun mntor·e impor·tnnzu dc>lle rttll:ion i elementm·i ed unH moggint·c> d elle cono!;cenze l'r·nti<.;h e e eli n iclte. Ila per·ci0 Jll'c)pn>'IO eli elimilllll'd diti temi di cntJCI)J'i'•) •tnell i c·he r i gunrdnno In chimicn, lo fnr•mncolof!iO, l'nnntpnrin de!'CI';llivn e 111 fì:<i ol''~ia, irrg-l .. I~<Htdn Il' neces:;ru·ie nozt•tni di uuatom in e fi siologin nei q•tesili di m ed icina e ch irur·gio. A questi esami ho i11 vece snsli lu cl o quelli di pnlnlngia e bnllt>r i,Jnl!in, che cm.;i :n·nnde impnrturtZH \"!111110 lull•> di 11r lu ic;h\t tdo negli ~ludi d i medici n11, di ch it·ur·giA e d'igiene e rlte dnrmr> ircdczio sicut•n del vH inre de' cond idnti. Pt·npnrw di Hllllllenet·e gli ei'nmi di pnlologia medicfl e eli [lillnl<l,(!iH cltii"UJ"gic:n. COII I J'I"~:òi QU I·Il i Ùt Ctpet'O ZÌ ctll i Chit'UJ"f!ldte rd HjtplicM.iruJe rli npjtllt'ecch i. gl i l'H\Illi di c:in ic·a


IUVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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medica e di clinica chirurgica al letto del malnto, e quPIIi d' igien e. Propone che nbhiano vaiMe come punti di esame di m edicina e chirurgia quelli che il candidalo potrebbe ollener e nell'esame di al tt•e scienze affini da lui scelte come soggetto di esame, o di lingue stn'lniet·e, ma propone allt·esi che si escludano dal concot·so 'fUelli che variano o sct•ivono male h1 lingua pall·io, perchè la deficiP.nza d'ist ruzi one primaria ha una sinislt•a influenza su lla posizioue sociale di un m<' dicn mi lit.<"lre. Accen na alln ditl ìcollà che incon tra il c01·po medico mililm·e nel tenet·si al corrente de' pt'Ogt·e::;si della scienza, diffi col tà superabile solo dni pochi che risiedono in ci tra fomi te dj scuole mediche. Nelle università s' imp~wt.iscono onnufl!· mente cot•si pratici per i medici che dopo un cel'to tempn ~eulou o il bisogno di ricMrere nlle fonti pet· r eHdet•si con to dei pt·ogpe:-;si scientifici, mn queste foHti non snno accessibili ni medici mi li tfll•i sparsi pel lot·o set· vizio nel vasto> impet·o. Il collegio m edico di Edimbourg in voca qui ndi anche per que,;t i un periodn di dimoru slubde. perché possano ft•equentare le scuole m ediche di Scozia, d'l rlunda e di L ouùt·a . Augur iamo al co1·po slmilario inglese l'a<lernpimenlo delle snc> giu:-;tP. aspira zioni , nobilmente espresse dall'illuslee collegio di Edimburgo. n:;pirazioni che il nostt·o cnrpo sunil11t'Ìo ha r nggiunto con le l'ecen ti m oùifìcazioni appnrlale ngli e::nmi di promozione, con l'istituzione de,!:di assi sleul i onornri nlle scuole univcrsilat·ie già dal 1 89~ i n vigot·e, e con i cm•si d'igiene che s'i mpM·tiscono an nualmen te a un cet•to numeJ·n di medici mililnri fin d11l 188H. p P.

RIVISTA D'IGIENE

......

LÉON CoLtN. -

gente. -

Sulla data d'iuoorporazlone del contin(Bullet. de l'Acacl. de médec., seòuta del

17 gennaio 18U9).

Il conferenziere i ntrattenne i membri dell'Accademia di medi cina con una importantissima comunicazione in appoggio al progetto di l egge del ministero della gllert•a fran cese di


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IHV'ISTA n' IniEXE

anticipare ogni anno la data iniziale della durata del ser vizio militare, trasportandola dal 1° novembr e al 1o ottobr e. Questo proget to tanto uti le alla sal ute che alla istruzione delle r eclute, fi sser ebbe aù un per iodo più clemente delranno una delle fasi capi tali della vi ta del soldato e risponder ebbe ad un volo che l'O. feceil 2.\ maggio u. s. e che l'assembl ea ri tenne della massima impor tanza per la pr ofilassi della tubercolosi. I n quella cir·coslanza egl i insistette sulla neces!:'i tà di impedire a questa ma lattia latente fino all'epoca dell"arri\·o sotto l e ar·mi, di tr asfor·ma r si in tisr evi dente, attiva, per ir icolosa Lanlu per chi ne è affelto quanto per quelli che avvicinano il paziente, e pr opugna va la necessità di scongiurare o di atlenuare su tali categorie di r eclute, l'azione nefasta dei br us-chi cambiamenti di r esidenza e del l'esposizione alle intemper ie alle qua li essi debbono essere sotlomessi ùovendo r icever e l' islruzione i n un tempo r ei ati \'&mente corto e str ettamente necessar•io. Quatlr·o anni or sono, pel fatto di esser si sviluppata una g r•ande epidemia di innuenza con pol moniti, pleuriti r apidamente pur ulenli, sviluppo di tubercol osi in parecchi soldati, si pensò seriamente a introdurre certi la:nper amenti nell'appl icazione delle prescrizioni r elative all' il!tr uzione dellE.\ recl ute e all'andamento del ser vizio, e compaJ'\·e una nota minister·iale sulla necessità dell'inizia ti va per assicurare il manteni mento della salute nelle tr uppe. Assieme alle r accomandazioni in or dine all'igiene contenule in quella nola, vi è un'altra cir·costaoza alla quale deve dar si somma i mportanza, giacchr> si r iproduce fatalmente ogn i anno, e questa è l'epoca della chiamata delle classi la quale è fissata al t• novcmbr·e, ma in r eallà si fa vet·so il 15 novembre. l danni della chiamala delle cl as~i i n questo mese sono g n v1 , essendo il dello mesa uno dei più cattivi in Fr ancia, t• lento più sono gravi in quanlochè, il reclutamento non essendo r egiona le, i coscr itti di una regione possono essere tr asfer iti in uno dei punti più lontani del territorio ; comincia perciò per essi una serie d' i stru zioni e di eser cizii dei quali i più dannosi non sono neppur quelli che reclamano il più gr ande svil uppo dell e forze, mo piullosto f!uel li che t•ichiedono l' immobilita nei ran ghi, in pi ena ar ia, con un· uniforme indossata per la primR volla, c nell'attuazion e dei 'luali si ha il raffrt'ddamenl0 senza r ea:t.ione.


RIVI!':1'A D' IGIE:\F:

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Il Colin dice di aver sempre ritenutr, che l' iniziarsi al mestiere delle armi sarebbe più utilmente e più igienicamente compiuto in una stagione più temperata dell'anno: il soldato potrebbe in tal modo abi tuar si meglio alle intemperie e le pot1·ebbe poi sfidare impunemente nella stagione rigida. Combatte poi l'idea che non sia bene chiamare troppo pr esto le ellissi solto le armi per la ragione degli interessi agricoli, giacché in ottobre i principali lavo1·i della terra sono termi· nati e i soldati della classe precedente hanno rag~iunlo il focolaio dome!itico fin dal settembre ; combatte inoltre l'ohbiezione che si può fare della maggiore economia sul bilancio dello Stato, g iacehé questa chiamata anticipata diminuirebbe le spese dell'e rario per· la diminuzione del numero dei malati e di quello delle riforme. II conferenziere, competentissimo in mater ia si aug ura che la p r oposta minister iale venga approvata, il che non è da mettere in dubbio, il più presto dal Par lamento con ~ranrle beneficio della salute del soldato e della solidità dell'esercito. E noi, dal canto nostro, facciamo voti che l'esempio s ia se· guito. · te. Pro f. Doll. KocH RoBERTO. - Rel&slone dell& spedizione aolentlflo& ln Itall& per le rloerohe s ull& m&l&rl&. Es tratto dall'imperiale ufficic. d'i:;rienc . - (Deutsche med. Wochenschr~(t, N. 5, 2 feb. '1899). Da una r elazione futLa dal consigl iar sefp·eto di medicina prof. dott. Koch, in dala 17 novembre del trascorso anno, sulla spedizione, che egli diress~ dall' 11 agosto al 2 ollobJ'e dell'anno passato, pe1· le ricerche sull'origine della malaria in Italia, accompagnalo dai signori profe3sori Pfeifl'er e Kos· sei, é da riferire quanto segue. I compiti , che erano stati assegnali alla spedizione cons istevano in ciò: · t • Ricercare se realmenl~ esi;;lano diverse ;:;prcie di forme m al ariche in Italia riunile solto il nome di febbri ma· Jaric he es Li vo·autunnali. 2" D ete rminare i rapporti della malaria italiana con quella dei tropici. 3• Raccogliere la maggior quantità possibile di materiale per la etiologia della malaria specialmente in rappOJ'lO ~!l fi diffusione di essa pet• mt>zzo di insetti sa11guivori.


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RIVISTA D'IGIE~E

Nella scorsa primavera fu t'ifer ilo a Kocll, al suo r ito rno dall'Africa, da osservatori italiani che le forme irregolari della mala ria italiana si presentavano nella pianura lom barda, principalmente nelle relo{ioni in cui è coltivalo il r iso, e che invece la quotidiana malaria e la ter zana malig na si tnanifeslava oo di pr·eferenza nella campag na roma na, nelle l'aludi Pontine e n elle maremme e perciò nel miglior modo poteva no essere osservate neg li ospedali di Roma. In base a tali indicazioni la commissione s i portò pt·ima a Milano, di là si recò a Pavia, ove fece breve sosta, e da ulli mo dir etta mente in Roma. La sua aspl'llazione per ci(J che si rifet·isce al materiale rinvenuto n on fu delusa. Gié in Mila no, n ell'ospedale maggioee e poi in Pavia nel l'ospedale dell'università osservò pat·ecchi casi assai cara tteris tici ed istrullivi della malaria italiana. Ma numet·osissimi casi e corrispondenti agli scopi della ricet·ca furono os!'\ervati in Romn , ove la commissio ne lavorò alacremente dal 20 ag-osto, g iorno del suo a rrivo, sino alla fine di sei· tambre·, ma non potè utilizzare che in par te l'esuberante mat er iale. F urono osser vati: in Milano 6; in Pavia 4; in Roma 10:3; in Maccarese (mar emma t·omona) 3; in Terracina 3; in NaJ•Oii l; in totale 120 mala l'ici. Di essi appar tenevano: alla terzana comune . 3:2 cosi 5 Il " r1uartann . alle febbri estivo-autunnali. 78 J) combinazioni. 5 " 120 casi Totale lnolLre ::1 autopsie. Il numero reiati va men te g rande di 7~ febbri estivo autunnali re~e possibile di acq uistare cognizioni esatte sulla particolare natura di rJuesla specie di malaria. Fu principaJmente determinalo che le s tesse, dal punto di vi ~la clinico, possono essere suddivise in ullerior i sottospecie, ma che dal lato etiolog ico forman o un tutto omogeneo e d eri va no da una sola e ben caraltel'izzal a spe~i e di parassiti. Casi r<'cenli m ostrano sem pre in princi pio lo stesso li]lO lerzanario che s i pro trae pet· lungo tem po, come Koch aveva osse rvato nella febbre tr opicale. Solta nto nell'ulleriore decorso della malatLia, quando il r egolare JH'ocesso é influenzato dalla chinina e disturbalo da ll'indpientc immuoilà naturale, il tipo può la-


RIVISTA D' IGIE:\E

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fo ra assumere l'aspetto di una febbre quotidiana o finalmente di una febbre irregolare eù a lungo intervallo (febbri a lunghi intervalli). Ma perproven;enza tutti i casi di schiette tarzane appartengono al gruppo delle così delle febbri estivo· autunnali e non si differenziano per nulla dalla l'ebbre tro-

picale. Se Koch nell'Africa orientale ha riscontrato quasi sempre questo tipo terzianario, ed all'incontro quasi mai casi di febbri quotidiane ed irregolari, ciò dipende manifestamente dal fatto cbe nell'Africa orientale i malati di febbre sono traspor tati tosto negli ospeuali e J.lercic\ egli ebbe ad osservare sempre soltanto ca~.i r ecenti, ment.1·e in Roma per la sta gione delle febbt·i alquanto avanzala gli si presentarono soltanto ra!'i casi recenti ed al contra rio molti ca si gia modificati dalla chinina e dall'incipiente immuniLà. ·Anche relativamente ai parassiti che producono la m:alatlia, non esistono, come l'autore polette persuadersi, evidenti differ enze tra le febbri estivo-autunnali e la malaria tropicale per poterle nettamente sepaeare fra loro; le unid1e difl'erenze, che l'autore polelte osservar e consistono in ciò, che i par assiti italiani talora sembrano alquan to piu grandi e più chiaramente pigmentati di quelli africani, il che viene anch~ a dimostrar e, che essi app8l'tenevano ad uno stedio piu avanzato della malaUia. Secondo la descrizione, che gli osservatori italiani aveva no faUo sul modo di comportar si di questi parassiti, l'autore si aspettava di trovare in essi diffet•enze molto p iù marcate. Ma egli riconobbe to~lo che queste diffe r enz e erano solamente a pparenti e dipendevano dalla divarsità del metodo di ricerca usato dalla commissione. Gli Italiani osserva no, generalmente, il sangue allo stato liquido e senza ulteriori aggiunte, mentre Kocb lascia asciugare il saogue sul vetrino copri oggetto e, dopv che é fissato lo tratta con sostanze coloranti; perciò l'osservazione guadagna molto in chiarezza e sono posti in rilievo delicati particolat•i. che senza quest'aiuto non si possono vedere. Con ciò la conoscenza dell' identità delle diverse forme della malaria italiana e di questa con la malar·ia tropicale segna un gran prog resso per le ulteriori ricerche della malaria. Senza questa conoscenza la ricerca avrebbe dovuto essere ri voi ta a parecchie varietà della malaria nei c limi caldi e si sarebbe perciò suddivisa in tante sottospecie, mE:ntre a desso è una sola determinata specie <li malaria che deve tenersi presente. 21


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HlVf~TA D' f(HE:\E

Auche i n urr altL'O campo è riusci to alla commissione di fare un 1•asso innanzi alle conoscenze fino ad o1·a possedute. Frnora si r iteneva generalm ente che le cosicldetle f01·me semi lunari e i cor pi llage:lati derivali da queste fosser o parassiti degenerali e appartenesser o all e form e sterili dei paras· siti rnalarici , princ ipalm ente sulla base ch e essi non lwen de\'ano alcun colMe cromatico, segno questo evidente, che l a facolla J'iprodulliva di que~ti microrganismi era spenta. Ma migliorando il processo di colot•azione di Romano'"'sky la coronli ssione polelle dimoslrat•e cor pi cromalinici nP.i parassiti ma larici delle forme semil unar i e principalmente anche vedere che. i cosiddetti llage11i der i vano direttamente dal cor po cromatinico, sono pure costituili di cromatina e, in realtà, non flaf!elli, ma sono p ar assiti s ve n li analogia con g li sper matozoi. Non fu possibil e alla commissione di ad· dent t·arsi maggior·menle nella storia dei parassiti malar ici, ma ebbe la for tuna dr trovare nt•gli uccelli un parassita moll o si mile a quello della malaria dell'uomo, eire é mollo adatto Jler la ricerca SJ•t:lrim enlale. È qneslo il pr oteosoma; l o stesso )'ar assila del quale ìl medico militar·e ang lo-i ndiano Ross ritiene d'aver drmostralo in quesl'ullimo tempo l'i nliero ciclo dr sviluppo. - Dal sH11gue cuulenenle J~~"••leoso m n, che honuo succhiato w n znr·e, sngl itJJso S\'iluppm·si 1r el l· H'O s lomacn fM m e simili ai CIJt:eidi. Questi laseia11o SYil uppnr·e nel lor·o interno una gran qumsl ilil di germ i ~eco udnl'i, i quali giun~nn o nelle ~lnudnle sulh·nr·i del le z;;m znJ•e d'nnc\e ~o n o inoculati per punIUI'H nel in cuLe e C•Js·r prnp<lfWSi l'infezione. Nel collfeJ'JU<II'<' le ns~e rnrzi, •n i: del Ross, la commissione polelle Jron !o'l>lo dimustr·nr·a lo l•t·e,-enza del pt•oteosoma negli uccell i , che furono lt'O\'< •li n ~ l lc vicinnnze di R omn, mn forlunatnmente nndns·e più i nrsan:ti, poiché potetle !"COpt•ire la ver·n specie di zanznJ·e che suct:hin il saugue agli uccelli e uello s to maco d elle quali avvi ene l'ulterior e sviluppo del pt·nleosoma. L<l commis,.;ion e polf'lte già in Roma confermat·n le ricerche del Ros:-<, nlmeno finn ~\d un cert o punto, cio•' tìno 111la formazi one dj t:occlsi simili a coccidi; inoltre poi elle colmill'e 1·ur·e Ullfl lncunn IH~cin tn dnl Ross, pniché fu d imns lt~1ln, ~;Ire i pt·r l leo~n rni nello stomacn delle zanznre si <.:angif\lH\ d npo giunti alla frullifìc~lZinn e, JH'ima in forma di piccnli ' 'eJ·mi, l!l'Oces~o d re lu cn mmissiPile il\'eva giit )'l'ima dimos tmlo in uu ul lt•o Jl<H't1Ssi ltl nppnt·tent-ule a fJueslo gt'UPJ"':


RIVISTA D'WJE);E

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all'hallericlium. Uccelli infelli con pt·ute' ,,..,.ma e l e zauzare éorrispondenti furono portate da Homa a Berl iuo e là continuati gli esperimenti e con tnl risultato, che riu~ci ad essa di seguire i pt'lrassili sino allo sviluppo di ge1·mi secondari (f,wme analoghe ai germi semiluuari dei coccidi). Negli ultimi giorni la commissione r iusci pUL·e u ll'o ~·a re i germi semilunnri nelle glandole salinwi av\'elenote delle zaazare e C() n ciò con fermare compl etameu te l'in ti er o ciclo di svii uppo del proleosomu in piena armouia con RO!:is. Tal fallo è della più grande importanza poiché pel' la somigliauza del proteosomu coi purassiti malm•ici e per l'analogia di questi due parassiti negli stadi primitivi del lo1·o p1·ocesso di sviluppo, si può con sicurezza ammettere che il parassita malarico debba avere uu ciclo di sviluppo del tutto analogo al pt·oteo~o ma. Ma con ciò è pure indiCilta la r eLLa Yia delle ulle· riori ricerche per la sol uzione del p1'oblema e sono evittlti inutili tentativi e perdite di tempo. I compiti assegnati alla spedizione souo stati raggiun ti al di là di quello che essn pol eYU sperare ed é perciò o1·a aperta la via maestra per le ulleriol'i ricerche. M a i noltre la permanema in Roma offl·i alla Commissione foci le opportunità per istruttive osseryazioni sul modo di comportArsi della mo laria, per ciò che si riferisce nl luogo e al tempo. L n città di R oma giace i n mezzo ad uu'eslesa regione malarica, ma è immune da malaria, almeno uelle parti interne della città. E ssa sembra come una piccola isola solidamente r·occiosn in un vasto mare. Non i:' possibil e di tt·oWtre in allt·o luogo così manifesto contrasto f1·a i luoghi in fetti da malal'ia e queUii immuni. L a hn!'òe per l' immunità della malnria in Roma non può essere riposta nell'aria, che semvl'e da tutti i lati si river sn dalln campagna sulla città; nnn uell'acqua, che da I'Cgion i malnriche é condotta in R oma in HcrJuedotti in parte scopeJ'ti; non nelle commestib!li, uelle frull a, nei legumi. che pure vi sono importali dalle regioni malnriche. L'unica differenza da pr·endere qui in considernzione f.m la citl.à e i dintorni è riposta in ciò: che l'in let·no della città è pl'ivo di v egetazione e pel'Ciò del lulln lihern da znJIZ81'e, in O)Jpnsizioue oi dintol'ni, ove abbnudano in setti a pungiglione ùi divel'se specie. Da per lutto, dove comincia la veget.nzione, in pArchi , in giardini, ecc., l à. si moslt·ano all'in temo e l'lil'estern o delle mura di Roma gl ' insetti n pungiglione e l'ercio vi si accompagna la malaria.


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R inST.A D' IGIE:~E

Come nelle condizioni di luogo della moloria cosi s' incmltrallo nnche nelle condizioni di lempo di essa circoslunze Pfll'" ticolori. Nell'im·erno il numero dei malati di febbri malariche ne~li ospedal i di Roma é piccolo; vi s'incontrano quasi soltllllto r ecidh·e delle ft!bbri manifeslatisi in estate. Dur ante la primavera Yi si osservano alcuni casi della terzAna comune, mn del tutto improvvisamen te nel decor so del mese di giugno !"Ì monife<>ta un aumento dei febbrici tanti che può superare di 5 n 6 volle il numero dei mesi precedenti, e ciò principalmente pur lo sviluppo delle febbri estivo- autunnali. A i primi ùi giugno adunque od anche in maggio deve inlervenire qualche cosa di nuovo, che Cflgionu questo rapido Aumen to della malaria, e sarebbe della più grande importanza per lo ::>tudio dell'origine della malaria, lo scoprire questo fattore .

.. F1·a i pm·ticoiMi risultati della spedizione è ancot•u da ricordare, che in due ndatti Cflsi di malaria fu usato i l bleu di metilene e con otlimo risultato. 8i può qui anche opportunamente osservare, che altri febbricitanti i quali avevano controtta la malaria ai tropici e per la l(IJ'O disposizione alla febbre dell'orina nera (Schwarzwas serfìeber) non avevano J•Oluto pr ender e chinina, fui'Ono cur ati in Berlino col bleu di meLilene con ugual buon esito; dai quali falli r dimostral o che la chinina in date cir costanze può esse1·e sostituita dal bleu di melilene. 1n oltre K och col t'e l'opportunità per osserval'e le zecche sui hovi della campagna romana, frfl i f(Uali notor iamente domina la febbre deltexas, ed infatti r itrovò in essi le stesse zecche che nell' Africa o1·ientale aveva avuto occasione di riconoscer e quali pr opagatrici dellfl febbri dell'infezione del texas. Egli portò seco una raccol ta di queste zecche; esse emisero uova le quali prolificarono negli ul timi giorni, e con la nuova prole saranno intrapr ese ricerche nella scuola di veterinaria là esistente. In fine della relazione il prof. K och encomia la cordiale accoglienza del R. governo i taliano e in particolnr modo del signor pt·of. Snntoliquido, direttore della sanità pubblicn, il quale non solo agevolò la commissione, per tutto ciò cbe poteva riuscire ad essa utile, negli ospedali e nei laboratori, ma le concesse anche quale assistente il prof. Gosio dir et-


RIVISTA D ' I GIENE

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tor e dei laboratori della sanità pubblica. Sola mente in condizioni tanto favorevoli, conchiude il prof. Koch, fu possibile alla commissione di r aggiungere cosi splendido risultato in tempo relativamente hreYe . C. S. P ASTORELLO comm. GIUSEPPE colonnello medic.o a riposo. Progetto 41 un ospedale pel tuberooloal e 41 un aanatorlo popolare. - {Relazione Iella nella seduta del :21 dicembr e 1898 del consiglio amministrativo dell'ospedale civile di Padova). L'egreg io A. dopo aver dalo chia rissimi esempi di sapere e di attività durante il non breve periodo del suo servizio attivo nell'esercito, anche al presente tien dietro con assidua cura e colla ma ssima competenza alle più a rdue ed impor-

tanti questioni scientifiche del giorno. Ci piace quindi riassumere i punti principali di una sua confer enza letta in una seduta del consiglio amministrativo dell' os pedale civile di Padova del quale egli fa meritatamente parte, nella quale tratta un argo mento che può ben dirsi palpitan te di attualità, e fin ora poco studiato e poco discusso in Italia, ad eccezione di poche memorie sparse q ua e là in qualche g ior nale medico e del la voro ultimamente venuto alla luce sull'argomento, del dott. Zubiani. Premesse alcune considerazioni generali sulla natura, sulle cause, s ulla cur a· della tubercolosi, ammessa la curabilita della medesima, dimostrala la spaventevole mortalità alla quale essa dà luogo a cagione delle por.he o nessuna mi:;ure ig ieniche che vengono pres,, in proposito, mortalità che al d ire del Celli, nell'ultimo trentennio immolò in Italia oHr·e a due miliuni di vittime, combattute le opinioni d i non pochi che egli considera come inqualificabili cinici, i quali sostengono che la cura dei tisici é impr esa assai ardua per non dire impossibile, che a nche g uariti, non si hanno che ind ividui deboli, procreatoei di altri deboli, che infine l'opera di selezione della tubercolosi deve r•ilenersi quasi provvidenzia le per il r imanente dell' umanità, l' A. viene a parlare dei sanatori pei tisici ricchi, i quali fra non mollo sorgeranno anche in Italia, ma rivolge la s ua speciale attenzioue su quelli dei poveri i quali ultimi costituiscono l'immensa magg ioranza fra g li ammalati di tal gdner e; e qui fa un quadro pidoso e d efficace assai del lisico povero il quale pPivo di


3~G

r.l \' !STA ])' 113 IE:\E

(lp-ni m ezzo igienico , mal nutrito, mal curato, rapidamente si avvicina alla tomba, et! intanto dissemina solto il Letto dom e~tico il get·me m01·boso che òoVI'à poi attaccar e i coul!iunli, i vicini et! i futuri abitatori del loro domicilio, e chiaramente tlimoslra come ;.:di ospPrlali, CJUali sono al ~iot· no d'o;z:zi, non offl·ono ri ~o r·sa alcuna a questi poveri infelici, sia per ché i usuffìcienti a rir ovet·arli , sia pel'ché mancanti degli elementi nece~~ ari pet· una cu ra razionale dei tisici, talché !'i può rl ire quasi con certezza essere tAcitamente convenuto che il poveriJ tisico vien e negli ospedali toll er ato fòollanlo per morire. L'nspitalizzazione dei lisici in stabilimenti speciali, reclamata <htgli sci enziati pi ù competenti , dai cong-ressi medici per lo studio della tuber colosi , dai congr essi intemazionali d'i· ,!!i ene, s' impone dun'(ut' come unR urgente necessità alln 'l lll1l fl le pubbliche autorita non potranno sollrarsi. In tali O!'peduli dei li~ i c i lutti dt~ bbo n o essere raccolti, in qualunque stad io della malattia, e f{U alora con attenta e scrupolosa ossenazione si trovino dei sop-gclli nei qu1.1li é possibile la ~uari g i on l:', essi do vranno poi essere tr asferiti in un vr ro san t~ torio nel quale l'ammalalo dovr à trattarsi colla cura raziono le che ha pet• base : la vita all'aria libera, la so vr al imentazionP, l'ed ucazione fi sica. Coll' ospilal izzaz!one dei tuber colosi si avrà inoltre il granùe vsmtaggio: di lib~ ­ rat'P l'o<=pedale per le malatlie comuni da una quantità di infermi eminentPm enle per icoloRi ; di procurare a ciascunn di essi la fMma di R s~ i s le nza più opportuna senza sprec., del pubbl ico dannro ; lR pos!' ibi lilà di poter osser·var·e e sceglter e quelli che ofrt·ono r •·obabilita di guarigione per ll'il!'l fPrirli in tem po utile ad un ~ l'ln ntorio. l n rruanto n!la spesa l'A. non r itiene che essa debba essere eccrl'sivo, ~i cch è in un sanatorio pei tisici poveri, si possono l'are m olte economie che non i• pos!'ihi le fare in un sanatorio pei ri cchi , evitando cioè l utto il snpt>rlluo, usand o un vitto abbonda nte, bPn r.repat·ato, ma sem plice, provvedendo anche, rom e alcuni vogl iono, fJUAirl te g-ener e alimentare collt) colt i vazi ~tne, JWUdentem ente sot'vPgl iala, Rd ot·Laglia o ft·utt eti el i 111ald te terreno adiaC'en l e al sanatorio; inolll·e una buona parte della spesa •·ichiesta pet• l'os pi t ali:~zazi o ne dei tisici povf't't w t-rebbe com pt·nl"ala da economie realizzubili negli Ol'pedali per le mulatli C' comuni e sulla pubblica beneficen za. In lì ne quan to all'ubhiezione che con tali is tituzioni si creano


RIV ISTA D' lGIE~E

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dei g t·andi centri d'infezione, si può oppor re che i ris ultati ottenuti all'estero, specialmente in Inghilter ra, hanno luminosamente dimosLI·ato che tale supposizione é assolutamente infondata. Concludendo, l'A. riass ume in pt·oposte concr ete il suo discor so, tracciando le norme genet•ali sull'impianto di questi stabilimenti, calcolandone la spesa, e facendo voti che l'ospe· dale pei tubercolosi poveri del comune di Padova, venga istituito nell'ex- lanificio Marcon all'uopo riattato, e che il sana torio pei ti sici ancora suscettibili di guar igione, venga costrutto sopra uno dei più alti pendii dei colli Euganei in apposita località custodita dai venti di settentrione, dominata dal sole, ricca di vegetazione, facilmente accessibile. Egli si augura quindi che le sue proposte tt•ovino un' eco propizia che le caldeggi ed una volontà operosa che le traduca in effetto. Ci piace constalttre che la conferenza del dott. Pastorello fu col massimo inter·esse ascoltata e vivamente applaudita dai consiglier i pr esenti a lla seduta non s olv, ma che fu dal consiglio stesso deliberato di ordinar ne la s tampa per dare la massima divulgazione a una questione di cosi alto interesse umanitario. Applaudia mo anche noi alla filantropica iniziativa dell'egregio colle~a , e mentre gli inviamo l~ nostre congratulazioni per la sua brillante conferenza, facciamo voti acciocché le sue pt·oposte abbiano a divenire nel più te. breve tempo possibile un fallo compiuto.

e BRAUN. - Della virulenza delle polveri delle oa•erme, apeolalmente del loro oontenuto ID baoUU tuberoolart. - (Gaz ette des Hùpilau:x, 29 dicembr e 1898).

KELSCH , B OISS ON

Comunicazione fatta all'accademia di medicina dj Pari gi. Pe r r endersi conto del contenuto dell'aria delle caser me in polveri virulente, gli autor i non si sono conten tati dell'esame batteriologico, ma hanno pure fatti esperimenti sulle cavie : 213 d i questi a nimali sono s tati inoculati nel per itoneo; gli uni con muco proveniente dalle fosse nasali , gli altri con polveri prese nelle fessure dei pavimenti delle camerate, nelle scale, nei cor pi di guardia, in torno alle sputacchiere e nelle sputacchiere. Queste inoculazioni sono sta te fatte secondo iL metodo del professore Slraus.


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RIYJSTA D' IGIE:-:E:

Queste cavie hanno da to una for te pr oporzione di decessi prima dello spir~t re del termine in cui si manifestano abitualmente le tubercolosi s perimentali ; quindi quelle che so no mo rte prima del 40° giorno, uccise dalla sellicemia, nulla provano né pro, nè contro la pr esenza del bacillo nelle materie inoculate. Quelle soltanto che hanno vissuto più o meno lungamente dopo quel termine possono forni r e indicazioni utili. Delle 213 cavie, 122 sono s tati' inoculate con polveri ra ccolte alla supedìcie o intorno alle sputecchiere ; 91 lo s ono s tate con muco nasale. Dei 122 animali formanti la prima categoria, 41 sono morti nei primi quaranta gi01·ni; "11 hanno presentato, dopo questa dala, per ilonite s uppurata encis tica, ma. non si poté riscontrare in tutto l'organis mo tr accia alcuna di tuber colosi; 15, che sembra r·ono star m eno bene, sono stati sacrificati dal terzo al nono m ese ed all'aulop!=;ia furono trovati immuni da tube1·colosi; infine, 58 vivono tuttore. Si può quindi ritenere che le polveri introdotte nel perilon eo di 8} animali non contenevano bacilli di Koch oppure non ne co ntenevano abbas tanza per vincere la resistenza dei soggetti appartenenti alla specie la più dispo!-lla a contrarre la crudele malattia. Dei 91 soggetti iniettati con muco nasale, H sono morti prima clel quarantesimo g ior·no 111 seguito ad infiammazioni acute del peritoneo. De ~li allt•i 7-;, uno solo é morto il 26o giorno in conseguenza di una tubercolos i acuta generalizzata. li muco proveni,·a da un corazziere robusto ed in perfe tta salute. 25 r.a vie, clw parevano me no valide, furono s ecri fìcate dopo vat·i mesi, e nessuna ha presentato tracce di tubercolosi. Le altre sono I'obuste e godono pet·fetta salu te. Il risultatrJ piu impot·tante di rtuelle ricerche è la costanza d egli insuccessi nei tentativi di comunicare la tubercolosi spt•rimenlalmeult• con l'inoculazioue inlraperiloneale delle polveri di C)ualsiasi provenienza, comprese quelle delle spulacchiere. N ova nta animal i cosi trattati e risparmiati dalla selticemia sono rimas ti immuni. B La ate rlllszaslone delle aoque potabili ool peroaaldo di oloro. - (Le Mouoement lt ygien ., apr•ile 1898).

BEHGÈ. -

Tra le sostanze rece ntemente impiegate per purificare le arque ve n otato l'ozono, adopNato negli ultimi tempi, specialmente in Spagna. Si era par'lili dal concetto che le acque


BlVISTA D' I GIENE

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dei fiumi si depurano spontaneamente per l'azione dell'aria e della luce e si era pensato che l'azione purificatrice fosse esercitata dall'ozono, ma all' atto pratico, sebbene gli effetti non abbiano condotto ad una completa delusione, pure il procedimento è stato abbandonato principalmente p~rchè troppo costoso. Il prof. Bergè ba propos to d'impiegare a tale ~copo il ,perossido di cloro, che è un gas di colore giallastro, mollo solubile nell'acqua, facilmente decomponibile dalla luce, dal calore e dalle sostanze organiche, completamente inoffensivo per l'uomo e per gli animali e che non comunica all'acqua alcun odore o sapore sgradevole. Ques to gas si ottiene facendo agire l'acido solforico sul clorato potassico, e bastano 4 grammi del primo e 2 del secondo per s viluppare una quantiià di gas, s ufficiente a depurare un metro cubo di acqua, anche molto carica di bacterii. Se l'acqua da purificare, ollre che a contener·e numero~i bacterii, è anche molto torba, dice l'A . che è necessario di chiarificar·la, prima di sottoporla aJI'azione del perossido di cloro. É chiaro che, se quanto l'autore asserisce, corrisponde nella pratica, questo procedimento é di un buon mercato eccezionale, poiché la s terilizzazione di un metro cubo di acqua costa meno di un centesim o. Il processo descritto dal Ber gè per ottenere il gas s terilizzante e per mescolarlo all'acqua, semplicemente sospetta o inquinata da materie or·ganiche, è semplicissimo. Si adoper·a una botliglia da 120 grammi , con un sughero a due tubulature, e vi si introducono 2 grammi di clorato potussico, sul quale si fa cadere a goccia a goccia l'acido solfor ico: mano mano che il gas si sviluppa ~i può, per mezzo di una pera di caoutchouc o d'una pompa a mano, fal'lo gor gogliare nell'acqua da depurarsi. Quando si tratti di sterilizzare una grande massa d'acqua è necessario a vere un grande appatecehio automatico che regoli il dosaggio. Per gli usi domestici o in viaggio si può adoperare il gas anche in soluzione a,~quosa , che per mette di sterilizzare un'acqua sospetta colla s emplice aggiunta del liquido sLerilizzatore. Ognuno vede di qua le str·aordinaria utilità riuscirebbe un tal mezzo alle truppe, s ia durante le marcia che ai campi e alle manovre, s e dovunque si potesse rendere potabile un'acqua qua lsias i, colla semplice aggiunta di una certa quantité. del liquido s terilizzatore. Spet•iamo che gli ulteriori espet•imenti


330 confermino al perossido di cloro le proprietà che il Bergé gli attribuisce e che !>i& in tal modo possibile aLlenuare, se non dirimere, i danni delle ca l ti ve acque, propagalr•ici di mac. f. lu ltie .

L 'importanza relativa delle mosohe e dell'acqua nello svUuppo delle malattie contagiose. -

i\1. A. VcooR. -

· (.\Jedicfll Record, ge nnaio 189!)).

L'argomento è, secondo l'A., :del massimo intere sse per 1'1giene militar e, e non pare a lui che sia stato fin ot·a abbastanza appl'ofondi to e studia to nel suo ver o senso, anzi svi· ~ato del lutto. L e malaUie che possono avere origine in certe ci r costanze dalle acctue e ùalle mosche in certe altre, sono la febbre tifoiJe11, la febbre gial la, il col era asiatico, certe forme di dissenteria, le febbri da malal'ia e l e intossicazioni malar iche in g-ener·e: le intestinali insomma e le m alarich e. Nel prirno caso r infezione è dala da un bacillo, la cui !Jl'esenza in una dala località è in dipendenza di una pr ecedente contami nazione per le escrezioni rli un intestino malato: n el secondo la sorgente dell'iufezione é un plasmodio che vi,·e pr imitivamen te in leneno paludoso o io acqua stagnante e la cui local izzazione é assolutamente indipendente da contagio dr sor gente umana. Queste di stinzioni vanno le· nule presenti ~ia pet· indagare l e cause dello in sor gere di una data malattia, sia per adottare contr o di essa delle misur e pr·ofì lallic l1e. È opinione dell'A . che con trariamente alle idee fìno1·a accettali•, l e malattie intestinali siena generalmente divulgate dalle mosche, e '[nelle malariche dalle acque. Nella campaRna di Cuba fflllir·ono cmnpletamen te le misure igieniche adollate p.;r ciò che ri g-uarda ,.a l'H equa, e si ebbe qualche r isullato solo quando si comindò a prendt·r e in considerazione la que sli one del le m o~ch e. E cosi pu r·e nella r ecentissi ma campagna ingl ese di F a8hnda la l'ebbre tifoidea conti11uò ad esser e un vero flngello dell'tJr·mata, pct· f)uanlo le tru ppe abbiano sempr e per·corsi Ler·reni eccezionalmente asciutti e sal ubr·i. Nel la sua doppia C{ualilà dr utTìciale san itat•io e di bra vo p1·a· tico l'A. ha avuto Clllnpo di far·e e!'perim enli ed osservazio11i impor·tanlissi me. E!!li ri corda un'esplosione di dissenteria mali~na che ces8ò qua;:;i imprwv,·isomenle non appena furono adottale delle sen~ r·e precauzioni contr o le mosche, e lo sles::;o a v venne, lu scorsa t-!'la te, per una una epidemia di ft1bbr·e tifoid.:o.


RIVISTA D' IGIE:"E

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D'allra parte la pt·evenzione delle malattie malat'iche si é ottenuta senza chinino dirigendo tutti gli sforzi contro l'acq11S.. Non è però da escludet•si, egli dice, che il veleno delle malattie intestinali possa trovarsi nelle acque, e quello della malaria esser portato dalle mosche, mtl bisogna, appunto per ciò, studiare le ci1·costanze che spiegano la provenienza piuttosto da una causa che dall'al:ra. Quando un'epidemia debbasi imputare alle mosche,questa è in genere ristretta da casa a casa, mentre quando la causa è riposta nell'acqua viene aUaccata l'io ti era zona che ne usa. L'epidemie po1·tate dali~ mosche seguono in gener e il cor so dei venti caldi, mentre ciò non si osserva quando proviene dalle acque. Nelle campagne, dove non si hanno che latrine aperte e dove le escrezioni avvengono all'aria aperta, le mosche sono il med ium 01·dinario delle infezioni: nelle città dove tali ma teriali non sono a portata delle mosche e dove la loro migrazione non é mollo estesa, la causa va piu specialmente ricet·cata nelle acque. Nelle città in genere la tifoidea allitzna in tutte le s tagioni, giacché quando una fonte é infetta si hanno du rante tutto l'anno dei casi di malattia, mentre nelle campagne questa é una infermita quasi esclusivamente estivoautunnale. Quando il tempo é secco e caldo le mosche hanno maggiore opportunità di portare la malaWn, mentre queste circostanze agiscono in ~enso opposto per ciò che riguarda le aCC(U8. Si riteneva una volta che il sotterrare i materiali infetti della tifo1dea fosse una buona precauzione; .ma nulla di meno esalto. È stato provato chimicamente e microscopicamente che un tale procedimento é dannoso anziché utile, perchè s tabilisce una specie di cultura dei bacilli, i qua li, come le piante, tendono alla superficie. Il ripetersi di un'epidemia tutti gli anni in un dalo cit•condario, prova la veritò dell'osseJ'vazione. Il soLterramento dun rrue ha un'azione molto limitat.u ed affatto tem poranea: bisogna ricorrere alla disinfezione. Ma spesso nei campi non si ottiene mi una cosa né nell'altra, e la naturale negligenza dei soldati deve esser vinta dalla severità e dalla fermezza dei capi, altrimenti non avremo mai resultati soddisfacenti. 11 materiale per la disinfezione deve essere approprialo, e, se è di natura volatile, bisogna ricordarsi che l'evapol'azione non lascia nulla dietro di sè per p•·ote12gere conli'O una rein-


Hl\'ISTA D' IGH~ :\ E

fez ione; quindi deve ess<•J·e usato in larga dose, acciocché nessuna particella di materiale sful!ga alla disinfezione. Il solfa to di fer r o invece, se é stato adoper ato in quantità sufficiente, p1·ol unga i suoi effetti e può renderli an che permanenti. Un miscugl io di ter ra e solfato di fer ro può riu scire un buon di sinfettante, e può essere adoperalo per coprir e materiali infetti. L a disinfeziolle acquista anche maggior i mportanza a seconda del l ernpo io cui viene eseguita. Bisogna evita1·e che il materiale emesso dall'intestino infetto r i manga esposto, anche per nn solo momento, alle mosche, poiché una sola m osca, che dopo esser si posata su questo materiale, vi sitasse qualche ar ticolo di cibo, potrebbe dar e ser ie conseguenze. E siccome non é difficile che nei primi gior ni la malattia passi inosst~ rva ta, sa1·ebbe otlima cosa, se fosse possibile, disinfettar e sempre e immediatamente tutte le escr ezioni. L 'aulo!'e raccomanda il solfat o di ferro io soluzione, da cui e~li ha visto ottimi r esultati, ottenuti anche con quantità relativamente m ollo piccol e. In mancanza di acqua per scioglierlo, C'JUeslo si può usar e anche asci utto, ma allora ne abbisogna una I'JU&ntità mol lo super i or e. Il fatto che il suolo stesso può essere conver tilo in un buou disinfeltante, è della massima importan za. Ma qu.a lche volla, ai ca mpi mancuno assolutamente i mezzi di disinfezione. ed allora i l m i~lio r siste m~:~ é quello di cambiare mollo spesso la l ocalità del campo. Giacchè se il sot terr ar e il materiale non è una p1·ecauzione si cura, é per ò, sempre un'espediente m omentaneo, che giova pe1· breve tempe e permette di eseguil'e degli spostamenli, p1•ima che l'infezione si S\'il uppi nuovamente. La durata di questo rimedio è va1·iabilissima a seconda della quantith e della qualità. di terra impiegata. P ~ r CJuanto poco comodo, un gt·an cislernone pieno di una !"Oiuzione di acido fenico, per ra ccogl iet•e l'escr ezioni , ai campi , do l'ebbe cet·tamenle buoni risullati; però l'a ttuazione di questo pt·ogetto presenta qualche difficoltà, ed è sperabile che il gen io inventi vo 111oJei·no tr ovi qualche cosa di più pratico e di più sicuro. Qualche voltH per ò le malattie han no ra ppor to coll'uso dell'acqua, ed ai campi non é ,:;emp1·e possibile evitare dell'acqua che con tenga i bn::illi dalla tifotdea o che venga da suolo. dove il plasrn odio della rn alaria sia indigeno. I n quesl i casi il fa r bolli1'e 1'11cqua é unn pr erauzione, in evitabile e. potendo si dov1·cbbe 11~~iun!!C I 'P all'ac'Jtla co!>i sterilizzata il cafTè o


RIVISTA D'IGI.EKE

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il the. C'è anche la possibilita che le zanzare e le mosehe portino in alcuni casi l'infezione, ma sono casi abbastanza rari e le maggiori pt·obabilità sono sempre nel veicolo acqueo. La profondità dei pozzi dà qualche garanzia, anche nei paesi con suolo infetto, specialmente se sono della varietà a.rtesiana. Io ogni modo é bene radicare Mll'armatn l'uso di far bollire l'acqua come misura preventiva. L'autore conosce molte persone che Lrova.no più comodo e piu economico que!;LO sistema, che quello d i prendet·e il chinino come mezzo di lenta acclimatazione a ogni cambiamento di residenza. Giacché si sa essere una stranezza dell'influenza malarica , che l'immunila ollenuta per una localita non proteg ga per un'altra. Di qui la necessita di misur e preventive per parte dei soldati, destinati a cambiare continuamente di residenza. L'Autore avvalora tali considerazioni coi resultali della sue persona le espet'ienza nella guerra di Cuba e fa voli per la generalizzazione delle pratiche da,lui esperimentate. c. f.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA PASQUALE SGRosso. -

Compendio dl ottalmologta ad a•o degll •tudentl e del medlol pratlol, con 158 figu re in• tercalate nel tes to. - (Napoli 1 ~99, edizione propria ùell'autore, L. 12).

È un libro breve, ma completo, e che, anzi, comprende

qualche capitolo della ottalmologia, cho in manuali di mag· gior mole furono dimenticali o tralasciati. È diviso in tre parti: 1° Orbita e caoitd annesse. Sopracciglio e palpebre. Organi e oie lagrimali. Congiuntiva. 2" Bulbo oculare. Cornea e sclera. Tra.tto uoeale. Ottalmia simpatica. Glaucoma. T isi essen.%iale del bulbo. Retina. Neroo ottico. Ambliopie ed amaurosi. Camera anteriore ed umor acqueo. Cristallino. Vitreo. 3• Apparato motore dell'occhio. Re fra.:ione ed aceomoda.:ione. Ottalmoscopia. Scfl iaseopia. Appendice. (Im perfezioni e deformi lA . oculari cbe esimono dal servizio militare nel R. esercito e nella R. m11rina italiana ; R.R. Decreti 1892-96). Completa.no il volume un indice alt'abeLico e per materie. · Cias cun capitolo comprende: to l'anatomia, 2' l~ fisiologia, 3o la patologia. In questa ultima l'A. espone prima il quadro


334 clinico del morbo in maniera che anche al medico generico n e r iesca facile la diu g nosi. La etiologia vi è studiata in r ap· porto con le nuove vedute di patologia generale e di batterrologio. Il trattamento vi è più che mai completo ed inspirato alle più r ecerJti scoperte farmaceutiche e chir urgiche. Per cornodrtà del lettore la parte operativa è minutamente descritta a seguito di ciascunA forma morbosa. 1 capitoli sulla retina e nervo ottico han richiesto una trattazione nuova, inspirata alla teoria del neurone ed ai lavori di Ramon y Cajal, a ccettati dai neuropatologi ; ed a proposito del dallonis mo, l'A. dimostra come la teoria di Angelucci, basata sull'anatomia, sulla fisiologia e sulla sperimentaziooe, spieghi pe rfettamente que llo che prima era semplicemente ~i ur·ato s ulle ipotesi di Young, di Helmohltz, di Hering. 15H fì g ure, la massima parte orig inali, fa cilitano la comprensione del quaùro clinico, dei vizi di refrazione ed accomodazione, ed in special moùo dell'astigmatismo; mostrano il ri sultato di operazioni ed i principali strumenti di semiotica oculare, dei quali con br·evila e chiarezza è spiegato il funzionamento e la maniera di servirsi. Il libr·o è masso al corre nte di tuLLe le novità scientifiche e pratiche, deg ne di esser menzionate, di modo che essendo esso pubblicato tutto insieme ed in tempo b!'evissimo, non sat·a, come le traduzioni e l e pubblicazioni a puntate, gia vecchio prima di ved~ r la luce. L'A. ha Lenuto largo conto della produzione scientifica ila· !inno , ad arte dimenticuta o sott'altro nome pubblicata dagli scl'i lto l'i st1·anieri, i cui libri, tradotti od in sunti, vanno lra le mani degli studiosi, ai quali t'cosi fornito il mezzo di me· g li o apprezzare l'ambiente scientifico nazionale, che, nella oculistica come nelle altre br·anche della medicina, in ques ti ultimi tempi Ira dato prova di solidi tà e robustezza. Dott. LINCOLN DE CASTRO. - Il aervlzlo aanltarlo della Crooe Ro..a italiana ln aoooorao &1 prlglonterl della battaglia di Adua. - (Estratto dalla Ga:;zelta m edica di Roma, 1899). L'egt·egio colle~a. che fece pa1·Le in qualità di medico assistente di 1' classe, delh\ spedi;~;ione inviata dalla Croce Rossa nell'Barrar in soccor.so ai nostri prigionieri, ci presenta un quadro succinto ma interessantissimo, dell'operato della be· nemerita a ssociazione, tanto per l'assistenza generale degli


RIVISTA DIDLlOGRAFICA

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infermi e per l'organizzazione del servizio, quanto per la cura individuale. Ci contenteremo di spogliare i seguenti dati. Il totale dei prigionieri bianchi che ricevettero le r.ure della Croce Rossa furono 1531. Il passa ggio av venne io 9 scaglioni tra il dicembre 1896 e il maggio 1897. Su questi 1531 indiYidui si riscontra rono 1722 malattie, poichè parecchi erano contemporaneamente affetti da più morbi. Ecco la classificazione delle malatLie cura le : Malattie dell'appara to digerente 76 r espiratorio 4 » cit•colalorio. 10 » veneree e sifilitic he . . . 435 • delle pelle (scabbia, eczemi , ecc) . . . . 422 F ebbri inretth·e (reumatic he, tons illiti, faringiti, malar ia) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199 Oflalmie . . . . . . . . . . . . . . . . . 328 Tr aumi . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 Escc>riazioni, piaghe, ascessi,or chite adeniti supput·ate 142 Carie dent.arie . . .. 26 Otiti . . . . . . . . . . . . . 24 T otale . 1722 La enorme predominanza delle malattie veneree, della scabbia, delle oftalmie, ba sta a dimostrar·e le infe lici condizioni igieniche di quei paesi. Chiude l' iuteresslinte opuscolo una enumerazione dei casi chirut•gici più importanti.

N OTI ZI E Farmacopea loteroaslooale. L'accademia reale <li medicina del Bel g io, ha nominato una commissione costituila dai dottori Depaire, Masius, Rommelacre, Van Bartelaer e Vand Corput per studiare la proposta di chiedere al governo che abbia da intrapt•ender•e le trattative coi governi str a nieri per la elaborazione di una farmacopea internaziona le. L'iniziativa del Belgio merita ogni elogio e si spera che verrà sostenuta dalle altre nazioni. Cosi il voto espresso ri· petutamenle nei Cong ressi internazionali per proposta del sig. W a\dheim presidente dell'associazione dei fat·macis Li di Vienna, potrà finalmente essere realizzato.


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NOTIZIE

I medici militari tanto di terra come di mare sarebbero i primi ad avvantaggiars i di questa riforma, perché a ssai ùi frequente sì trovano io condizione di dover es e1·cit.are all'e~tero. Le difficoltà della lingua non sono un ostacolo serio perchè non sono ancora venl' ann i che molle delle farmacopee di Europa era no scritte io latino, ling ua tuttora universale. M .

NECROLOGIA n ID&gglOr generale ID84lOO B~roDe. Ques to distinto ufficiale medico, morì il 23 febbraio del corrente anno in Pavia, dove erasì ritirato fin da quando lasciò il servizio nel 1895. Nato a Vigevano, circo ndario di Mortara nel 1833, s i laureò a Torino nel 1857, ed entrò nel corpo, come medico aggiunto il 12 luglio 1859. Fece mollo rapidamente i primi passi nella carriera essendo stato promosso medico di battaglione il 24 maggio 1860, e medico dì reggimento il 27 luglio 1862. Fu promosso poi maggiore medico nel 1877, col qual grado nel 1879 andò a. dirigere lo speda le, allora succur s ale di Livorno. Tenente colonnello nel 1881, a llo s pedale di Verona, passò poi allo stesso grado q uale direlfore dello speda le di Perugia. Nel 1886 fu trasfel'ilo come direttore dello spedale a Roma, dove poi rimase anche colla promozione a colonnello (ottobre 1887), fino a che, per effetto della le~ge s ui limiti d'età non dovette. esser collocato a riposo. Il Borone aveva fatto la cam pagna contro gli austriaci del 1866, e prt:se parte all'occupazione di Roma nel 1870. Fu deco1·ato della croce di cavaliere dei Ss . Maurizio e Lazzaro per la lodevolissima condolla tenut.a nel disimpegnare i suoi doveri nel fa tto d'armi dì Borgo e Levico il 23 lug lio 1866. Al qual fatto si trovò presente come capitano medico del 28 fanteria, che vi g uada gnò lo. medaglia d'oro al valor rnilit.are. Era anche decorato della medaglia d'argento per i beneme- · ri li della salule pubblica per essersi distinto in occasione dell' inYasione colerica del 18i3. Il D•re t.t.ore

·'

------DIott. P. PANARA, colonnello medico. r.·-f.·'-rmtU· -'- .t'l. N'o-.I•A<'"': , \•) Il 1'\eda t.t.e>:e . 0 ~.!:'u~~ -' RIDOLFO L1v1, cap1tano rned1co. GIOVAN NI S coLA RI,

Gerente.


RIVI STA DI p;RAPEUTICA.

Potain - lnrlicazioni /Iella tligitalc . . . . . . . . . . . . . Pag. 308 RIVISTA DI MEDICI~.\ LEGALE.

aaehnen. - Si mulatore smascherato coa ra~gi Rtin tgén. Ronco~onl. - Le anomali~ di moto n~gli epiletlici . .

Pafl. :tu ~ ~~

RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO ~I EDICO MIL ITAR E.

Battersby. - l rag::i Roeu tgen nella chirurgia militar~. . . . . Il n. colle:;!iO med ico rli E.timbur~ ed Il servizio medico militare.

Pafl. :u ~ 316

RI VISTA D'IGIENE.

Coli n. - Sulla data d' incorporazione del contiugente . . . . . . Po!J. :Il"; Koch. - Relazione della spedizione scientill ca in Italia per le ricerche sulla malaria . . . . . . . . . . . . . . . • ' 319 Pastorello. - Prog~tto di un ospedale pei tubercolosi c eli un san~· torio popolare. . . . . . . . . . • . . . . . • . . . :1~5 Kelsch, Boinon e Braun. - Della virulenza delle polveri rlelle 1C<J.<ermc. ~pecialmente rlel loro coutenuto in bacilli tul>crcolar l. . 3:!i 8erg6. - La sterilizzazione delle acque Rotabilì col perossldo rli cloro . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . ~:!." Yudor. - L' importanza relativa rlelle mosche e dell'a cqua nello svi· lurl'o d elle onalaltie con tagiose. . . . . . . . . . . . . :S30 RI VISTA BIDLIOGRAFIC.\.

Sgrosso. - Compendio di ottalmologia ad uso degli studenti e dei mPdici pratici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . l'og. J:l~ Llncoln De Castro. - Il ~en-izio sanitario llella Croce Rossa italiana in soccorso ai prigionieri rlella battaglia di Adua . . . . . . :13; NOT!m:.

FaPmacope., internazionale . .

,

••.

.

. Prl(! . :~:~;.

1\ ECROI.UGI.~.

Il maggiore gen erale med ico Rorone . . . .

[J(IIJ

336


GlORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Dlretzlone e Amministrazione: presso l' Is pettorato di Senlt• Militare Via Venti Settembre tPalazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. 11 Gioruale .1/ecJtco clel 11.• Esercito si pubblica l 'ultimo giorno di ciascun o>ese 10

rascir.oli •li 7 tfOI!li oli st.'lrn!Ja.

L'abbouam•'nto e sempre annuo e rleco rre dal t• gennaio. Il preno rlell'alohonamP.n tiJ e Ilei ra.~cicoli ~epa rati è il sercuente.

Abbona· ' Un rasC!Colo mento separato annuo

• Re;;uu d'Italia e Colonia Eritrea . • Paesi •leii'IUnione postale (tari!Tn A) Id.

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Vabllonamooto 11011 rlisdetto Jlrlma o1et t• tfi••ernnrc , 'i lltenole rmnovaiO ver

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l'anno one·

. . . . l'' m porto dell'ab l signor. al•bunatt u11111.ar> 111 t.liT~ll>vlta 111 ~~·n·•z•o flOssouo pagnre ' bonamen to r1er mezzo rl el rispettivi comandanti di oorpo (anche ·• rate rn~nsiJi). A!;li scritturi militari è 11ato in massuua un compeuso in rtanat'O. Le spe<e p~r gli estratti e quelle IJer le tavole litografiche. rotogratlche, .,cc., the accompaf(mwero le memorie, sono a ca rico tlegli auto"i. · Iocllv•.slb11e Gli estratti costauo L. 7 per ogni ro~ llo rll stampa (16 pagmet. •l rraz10ne . 100 esempJa.r1 .• · di foglio, c per cento e.5emplari. Il prezzo <l e~~:uaiP ~ia r.he r• trall1 ut

o di un numero minore. l mnnoscriul no11 si reslituisr.ono.


-

~

.

GIORNALE MEDICO D EL

REGlO ESERCITO

Anno XLVII

N. 4. - 30 Aprile 1899

ROM A TIPOG1U.Pt.A ENlliOO VOGHERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della gueJT8}.


SOMMARIO DRLLE MATERIE CONTENUTE NEL P RESENTE FASCICO LO

Anrora sulla vaccinazione . . . . • .

. . . . . . . . . . Pag. 33i

tiiEIIIOKIIE O&IGINA.LI·

Parassi. - Poeumo-gonartrite suppurativa da infezione piogenetiea mtsta, a prevalcn7.a diplo.:occica . . . . • . . . . . . . Pag. 364 Marri. - Un caso di emiplegia volgare completa da infezione malariea. " 383 Pabls. - Oi un caso di ernia crurale operato col metodo inguìnale del pror. Rogl:t'i . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39t Baldanza. - Cura radica l" doli" ernia crurale (Processo Bassi ni' mo· l!illcato) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 397

liiVISTA MIWICA. Schmidt. - Un caso di tetano dei muscoli del capo (Kopftet.anus di nose) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 3!'9 4 Beretta. - La sieroterapia nei carcinomi . . . . . . . . 0'! Morton Prlnce. - li trallamenlo educatrvo della ne•·ra.stonìa · · · 'O!

RIVlSTA CHIIIURGlCA. '08 Schifi. - Una nuova operazione per la cura radicale delle eroorrot·d·1 Pag , • uo Schmaus. - Sullo stato attuale della dottrina della commozione spmal~ Bruns. - Sugli elletti dei nuovi proiettili a punta vuot<J impiegati dagli inglesi nell'ultima guerra del Sudan. . . . · · · · ·

RIVISTA J)J OCULISTICA.

1

Sourdllle. - Le inieziom sotto·congiunlivali di soluzi one iodo·i~d ~; rata nella terapia oculare ed io particolare nel trattamento e Pag. 4U coroid1ti . . . . . . . . • . . . . . . · • · · · · · , 415 Schwelnitz. - L'ambli opia spPrintentalc da chinino. · · · · · · .

.

.

( P~r la em>ltnunz&mu ddl'indiee wàasi Ln pagrna 3

• à 116 ~operunal. e


ANCORA SU LLA V A CCI N AZIO~E

In seguito alla. pubblicazione avvenuta nel fascicolo 1-2 dell'anno corrente, della Memoria scritta dal capitano medico dott. Livi per combattere alcune d ed uzioni fa.tte dal prof. Ruata. dalle statistiche sanitarie militari , quest'ultimo, approfittando del disposto dall'art. 43 dell'Editto sulla stampa, ha invitata la Dire· zione del Gio1·nale a pubblicare la sua ri:;posta.a.lle osservazioni del Livi, ciò che vien fatto, senz'altro, q ui sotto. Il d ott. Livi avrebbe vivamente desiderato di rispondere ancora al prof. Ruata nello stesso Gior·nale: ma. g li abb iamo fatto osservare che una disc n~sione troppo pr o lungata. sopra uno stesso argomento non è nelle tr adizioni e n egli scopi del nostro Gio1·nale e meno a n cora. nell'interesse dei lettori; e che, poichè la legge da la fa coltà. a lla persona nominata in un giornale el i inse r ire n el g10rnale stesso le sue osservazioni, occupando uno spazio che può essere il doppio di quello occupato dall'articolo cui si risponde, non era possibile il p r evede r e quale sviluppo avrebbe finito col prendere nelle pagine del nostro Gio1'11ale una simile discussione. Crediamo che il dott. Livi farà ancora. per conto pro· prio, alcune brevi contro-osser vazioni (delle quali dar emo p r esto un riassunto bibliografico). Quanto a noi, vole n do in questo fascicolo stesso porre a..'1solntamente un fin e A. ll a d iscussione, credi amo utile di pubblicare, oltre quella espressamentA invia.taci dal prof. Ruata, a nche la sua pri ma Memoria, che fu quella che pr0vocò ~2


.• il noto articolo del dott. Liv i, affi.nchè i lettori abbiano pie-na cognizi one del modo con cui fu originata questa discussione, e giudichino anche meglio il valore e la. portata delle accuse e delle difese. LA DI.B.EZ[O~E.

I. ll valuolo e la vaoolnazloue nel B. uerolto ln rel&zloue oolla popolazione olvtle del regno della •tes•a eU.. Ossen ·azin' '' del pr or. CARLO R uA TA. La Saltde f'Uuulica { 15 dief•rnbl"e l 89R). I l t·egolamenlo sul la vaccinazio ne do l nostt·o esercito (§ l1 ,

pag. ~9) delerminn che la vaccinazione :;i deve esegu1r e: • a) Su tutte le r ecl ute, scn.;;a indu(lio, man mono che at·ri Yilno a l cor po ; • &) Su tui l i i nuovi incor poi'Ai i, ed i n tale occasione :1nche :<u tuiLi gli altri mi l i tari 11 0 11 ancor·a r ivaccinali, o va cc111 ati con es:ilo negati vo; •l c) Su lle persoue nr.n ancor a vaccinate, o che l o furono g•·an lempo l' rim t~ , quandn vengnno atl av ere dimora od im· p1ego Sl:"lbile ne i f1UUI"1Ìei'Ì • Da que!SLO r isulta, come i nffllli avvi ene, che le reclute 10 stesso giorn o, od i l qior uo dopo del loro arrivo ai cor pi, sono s~>tlopo!S te al la vacci nazionP, e se tale operazi one non dà r isullnto r osilivo, verTannn pr esto rivaccinate. A v vi ... ne talvnl ta , f!U antunque r·ar amente, che alcuni coscr i tli arr·ivAno ai cor pi nel periodo d' incubazione del vai uolo. i l quale scoppia poco dopo il lor o arr ivo, prima che sians• potuti vaccinAr e. N ell e~ s tali ~ ti che annuali, che ven gono pubblicate dal M ini,.tero della g n !'JT S, si Lien conto di questi fatti ed e;;,.endo i ntiei'R men te n·dallc sui boll ellini r iemp1t1 ùai m eclici mi l iln r i al momen to della va ccinazione, forman o un comple;;sn di dali precisi, d i g rande import&nza, sui quAli poss iamo cornpletAmcnle ba;;arci per g li studi ch e su essi si pn:>· ;;nnn fa re. Le vacci!lszu)ni che venner o eseguite dal 1887 al 18U6 sono le !>e~uen li :


ANCORA

sn. T,A VACCI~AZIONE OEI

. 339

QU ALI

UII BR()

to tale d ei vaccinati

ANNI

'

l

l 188'7 1888 l 1889 1890 1891 1892 l 1993 l 1894 ! 1895 1896 '

l

13U 844 128 350 111 390 48 51)9 196 096 1'7 623 118 898 17'7 388 90 975 61) 582

Vaccin:oli con esito positivo

Vaccinati con esito negativo

79 474 2343 l 8'74 79 559 l 713 56282 607 26 0'78 26511 125 247 155 9 573 2448 79 805 s 2"79 118 272 l 517 l 60 915 932 43094

54 410 48 '791 55 158 22 491 'IO 819 8 050 39095 59 116 30060 23 488

mal

già vaccinati

ghl

valuolati

vaccinati né vaiuolatl

l

2 liSi 1 2963 2 364 834 4 504 l 203 2 000 ~ 55'1

l 063 639

125 854 123513 107 313 47 200 188 933 17 265 114 450 1'11 552 B8 395 l 65 011

l

i

Dobbiamo agggiungere che tutte queste operazioni vacciniche non s i eseguirono sui nuovi inscrilti a ll'esercito sola mente, ma si eseguirono pure sopra militari di g ia vaccinati a i corpi, ma che vennet·o l'ivaccinati per la minaccia di qualche epidemia di vaiuolo. Comunque sia l'esig uo numero degli individui che, g iunti sotto le armi, s i trovarono non mai vaccinati, numero che varia nelle proporzion i dell'i al 3 p. 100, ct dimostra nel modo p1ù s icut•o che la nostra popola zione, di gia venti anni prima, era va ccinata nelle proporzioni del 97 al -99 p. 100. Eppure, ad onta di quegta eno rme vaccinazione, noi abbiamo quel forte numer o di vaiuolati che viene ogni anno indica to e che in q u esti soli dieci anni somma a 19,814. Questo numer o di 19,8i4 vaiuolati é stato trova ~o sopra i coscritti che l'l i vaccinarono nell'eser cito a ppentt giunti sotto le a r mi; ai quali bisogna ag-giungere anche i volontari ed i volonta ri di un anno. In tutto essi furon o: 1887 86,68i89,!)88 188R 1889 117,640 8~,1 79 1890 1891 81i,1 52 1892 88,768 1893 88,477 1894 85,571 1895 99,639 1896 8H,795 T otale . . . 909,893


l

• 340

A:SCORA SUL LA VACCI:\AZIONE

E cioè sopra 909,8V3 individui vaccinati al !)8 p. 100 furon o trovati 19,814 individui vaiuolati all'età di 20 anni. E cioè una popolazione bene vaccinata può di g ia trovarsi all'età di 20 anni colpila dal vaiuolo io modo tal e da presentare il ::!1 p. 1000 dei s uoi componenti bullerati dal vaiuolo.

••• Il numero dei ;::oldati colpiti dal vaiuolo durante questi dieci anni é slato il Sf>I!Uente: Colpiti

1887 J8:-;R

188!) 18!10 1 ~!/ 1

!><!}2

189:3 18!H

215

6

216

12

17?> 73 6fl

6 2

:J9

1

15

·J 1

28

11<96

40 46

Tota le

94G

18%

Morti

6

o

o

35

Essendosi avuti !H6 colpili con :35 mo"rti , la mortalià fu del 3,7 p. 100, e cioè !'Ì ebbe la morlalità solita che si ha nei non vaccinati a tale eta. Negli ospeJali di Londra vennero ricoverati 8G vaiuolosi nel 1893, dell'età dai 15 ai 25 ann~ che non e rAno ma i s tati vaccinati, e di e!>si moriro no 4; presenlarono cioè una mor tal ità del 4.4 p. 100. La lel!gera di ffeJ·enza in meno osservaLasi nell'esercito non può allr•buirsi alla vaccinazione, ma all' esiguo nume1·o dei non vaccinati portati a conr,·ooto. Ai nosll·i g iorni é sommamente diffìcile ra,•e un confi'Onto tra vaiuolosi vaccinati e non vaccilll\li della slt>><~a età, g iacc!J.;, mancando i non vaccinati, per cl té tutte le nazioni vaccinano, manca l'elemento di confronl o. D"allra parte manca una slalistica di morti per eta prima dell"invenzion e della vacci nazione. Ma se taluoo ereelesse che la diflel'enza esistente t1·a 3,7 e 4,.\ p. 100 avesse un qualche valor·e. possiamo n otare cbe nel 1886 s i ebbero nel nostro eserc1 to 290 va1 uolo!'-i con 24 m Ol'ti; si ebbe cioè una mortalità dd l'R,27 p. 100. T utto tlues to pr ova nel moclo più evidente che la mortalila nei colpili da va iuolo non è mag~iore nei non vs.ccinati di quel che lo ::>1a nei vacci nati.


3U

A:SOORA SULLA VACCINAZIONE

••• Riguardo alla r elazione e $istita tra questi 946 vaiuolosi coi 35 morti e la vaccinazione, le cose stanno cosi: Vaccinati Vaccinati Non mal ma non -al-corpi cou esito va cc inati a i corp i JlOsltivo nr{lalivo

-

A NIli

l

r.ui, Mortl Casi Morti

l

-

T OTALI

Ca,! ,Morti Cas• Morii Casi Morti Casi llorti

l

1881 1888 'l 1889 s 1890 1891 1892 1893 1 l 189<! l 1895 189tl

-

Ttttle

2 88

a 'i9 - ll8 - 111 7 l 66 5S -- 16l -2 87 39 23 - 2S l 22 - -- 12 - - 14 - 10 1 s 7 25 9 - 9 1 26 s - sol 3 - - 4 - SI - 9 1--~- - -7

In certi

l

26

14

=l

6 465

8 270

-

:!0 2 l

5 7

2

9

- -- -- - 4 - -

s 45

-

2 193

5

198 15 2 166

2

l

72 51 24 36 45 40

5

-

l l

l l 1

11 44 -

---- -

7 875 28

In vece di 940 vaiuolo!!i con 3:> morti in •tueslo specchie tto

ne sono semplicemAnte computali 875 con 2R morti perchè gli altri 71 mancanti vennero dati dagli ufficiali, dai collegi militari, dalle guardie di finanza, ecc. Come ;i vede il nume ro dei colpili dal vaiuolo in quei mililal'i che furono di recente rivaccinali con esito positivo (}65) sta al numero di quelli pure di r ecente rivaccinaLi, ma con esito negativo (270) come 1,72 sta ad l. E poichi> dei 1,094,357 soldati vaccinati in questi i O anni 678,8-i9 lo fu r~n o con esito positivo e 415,508 con esilo negativo, per cui questi due numeri stanno tra loro come 1,63 sla ad l. ne risulla cbe il vaiuolo si è mostrato più frequenl(' in coloro in cui la vaccinazione aveva dato esito positivo, anzi cbe in coloro in cui essa aveva dalo esito nega livo; e cioè mentre i rivaccinati con esito positivo furono colpiti nalla proporzione di 6,85 ogni 10,000, quelli rivaccioaLi con esito negativo lo fu rono solamente nella pt•oporzione di 6,48. A tale propos ito è bene citare


A:\'CCIIIA :"liLLA V A CC J 1\' AZ lONE

le ~ e ~ uenli pa1·ole, eire si le~or;zo n •> alla paKina 102 del volume urfì cia le R e la• ione merlicv -8lati1$/ica delle condiaion i san itarie del/" esercito italiano nl'll"ann o l 888 : ,, L e par ticolar i tà rela ti ve ai vai uolosi sono quelle che r isultano dal segue11te pro ~ pdt o, da l q uale r mer ge ezian dio che fr a i 10 m ilitari di trup pa mor ti di vai uolcc, 7 ~ orco m lbelbe i'O mal gr ado si ano stati va ccin t~ ti t~i ri ~ l'etliv i co1·pi, e la vacci nazi one abbia a vuto ef:i to ptJ;.iti vo " · Qu!'!'<l i da ti . co,.ì positive, c i conducono a conchiudere nel m od o pi ù sicur o el ce : Coloro i quali sono r ioaccinali con est lo

p11sitiro sono al meno "g'w lm ente 80!1(/etti ad essere colpiti dal oaiuoto eli a nw rir n e di colo ro ch e 80110 r ioaccinati .·on e.~ it o nP[fati oo, ·e che per ciò la r ivaccinazione non ha la p iù piccola inlluen•a preseroat ioa.

Esaminando lo spc~r.l'i c i etlo rosl e;;p 1·essivo, che c1 da la si nltlSÌ di quan to é acruclul o nel nnstt·o eser c1 to r ig uar do la VRcl'i nazioue ed il ,·aiuolo i n que,c.ti ult i mi dieci anni , qualclte vaccinRtor e, più ansi o~o di trova r~~ delle cil're R sost egno del sun òogma, che d i t·icer carc la ' eri tà , potrebbe nota r e c he t ra i non mai vaccìna li si ebber n 7 col pi ti con 2 mQ\·ti, e che tra i non r i vacci nati ai cor pi, m a vaccrnati alle loro ca:::e, si ebber·o R8 col pi! i con 6 mOI'll; epper ciò che la rn or·tali tà i n (rues li si é Ino:::l r ata p lLl forle cJu~ nei r ivacci ilùti s i M l'J• Ì. !' oliamo a l !!I C pro pos1to che la mo1·tal ità nei va iuo lo:::i varia di !>ct·etamente r<~w he A :::econda d el lo ;::tt1to fisico special e in cui tr ovn'<i l'inrtividn" l co sct·i tti d i cui ora si par la f urono colpiti da l ,.El iuolo IIJ'I "•IIH g 1unl1Hl cot·pi, pl'ima che ;::i ave;::se avuto tem po d i va ~.;ci c un·l i E poichò i n e;::si si 1w oced e alla VHCcinnzcoc1e ti giorn o :>tesso, od i l g iOI' II O dopo il IONI a1·ri vo, evidenlt' 111ente Pl'-;t devono fl\'o? l' \'iagg iuto di g ià Hm malat i, e cine col vAiuol o in IIICubaz ioue. Si agg iu ngano al le fatic he d,•l vinggic), g li " l r·nvizi ecl i l>ogo r di 81 qualt i coscri tti si alr hRm)onano in Ilde tPmpo, e s i v edt'à che si lro uno delle caul'e C'!'lllil' !'flllli per ~ pi egu re lll ma~~:g in re m orto li tà. Cl 11' la ' 'a<.:ci nnzinne ;;i esegu1;::ca to;;to 11l l'~ rr i v l) delle reclute a1 eor·JH, r·isultn An che clalle seg uent i dich1ar{azioni cl1e si t!'ova nn r iJ>el ule i11 J ll'r~s,.: odJ è l 11l ti i v olumi an11uali sulle Co n d ;:;,oni ~an itarie detreserc ito i wl iano (Ht bblica l i per curu cll' fl'urtic;io ;::all it»t·io nl M illi5< tPI'n <I ella ~uerr·a : •· L ;a vocci naziol r" venn e, come d i cc•nsueto, pru tica t~t suhito ch •po l'At't'i \'O clelfe reclute Hi ri ~J"·t li v i COI')Ii " · (Vnl ume dell'l:li iii O P<!J:{, JIS ;.!.

6:)).


ANCORA SULT,A V.A CODiAZlONE

343

.. •* AllJ·a volta su queste pagine ho asserito che durante gli ollo anni 1888-95 la popolazione del Regno del l'E'la di 20,21 e 22 anui er a stata colpila dal vaiuolo in modo da presentare uno mortalila d'i 6,70 ogni iOO,OOO abilanti, mentre m• Ilo stesso periodo di tempo l 'e~ercito era stato colpilo nelle proporzioni di 4,24. Il pPof. Bizzozero a tale propt'sito <)SSeJ' va, come s i 1•u6 leg gere in qu e~to stesso numero del giornale: c• Le cifre date dagli ami vaccinisti souo errate di sana pianta. N P l [Jeriodo anzidetto il rapporto dei morti ui vaiuolo fra ·100,000 militari e 100,000 civili della stessa età non è di 4,2-1 a 6,70, ma si invece di ·1 a 6. Vale a dire la m ortal ità nei civi li fu sei vo lte più g1·ande che nei militari. • Questo calcolo presenta alcune difficoltà perchù è cli ffìcile determinare con esattezza la popolazione del Regno presente in ogni anno dell'ehi di 20, 21 e 22 unni. C0me pure é difficile con oscer e il numero medifl della forza dell'eser cito di ogn i anno. Essendo incerti questi cJue numeri, diventa incer to anche il r·isulta to ottenuto. NPi calco li precedeutemenle fatti mi era servito di alcuni dali gentilmente fornilimi dalla dir·ezione di sl.utistica, coi quali era ca lcolata la povulaziooe presente nel Rogno nell'anno 1887 e per gruppi di 5 in 5 anni di età. Dop o l'osscJ·vazione del prof. Bizzozero ho cercaLo d(•i dati piu precisi. Servendomi dci volumi ufficiali c< Della Leva •• che danno ogni ar111o il numero dei maschi dell'età di 20 anni viventi per presentarsi all"estraziooe del numero, ho potuto facilmente calcolare il numero dei prescuti nel Regno dell'eta di 21 e quelli di 22 anni. Nel seguente specchi ello vien dato il numero dei maschi presenti in ognuno degli anni 1888-95, il numer o dei morti per vaiuolo verilìcatosi in tutti gl' individui (maschi e femmin e) di tali eta, la forza media di ciascun a un o dell'eser cito, cd il numero dei morti per vaiuolo nei soldati:


A:\C:OHA Sl<l,LA. VACC!N.AZJI):\E

11-88

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256 2~15 258 9:~8 2•18 :3~1 28K !):!8 24S :!K7

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Forza mrrli:~

IH)r v::uooro

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342

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2 1:l301

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l !)1 610

24

202 9 1;:)

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l (j\t(j 264

Morti per v•ìuolv

12

2ì l 8~,5 1890

1801

l l:ì!l2

18\13

248 :IA1 211 H55

2i7ti!i1 271 ~:15 277 681 :.l~ l :ili!) 2";7tiH1 2R1 5U!I 2\ix :No 28 l 5119 29!:i :(L'O 2!1:1H]lt

298 220 1tl!l l

2\!3 812 2H•1 S;/]

293 812 1895

28•1 H~ l

:31 ii ti05 T otale li 673 t-Wl

28

( t) DI'l'O nota re dl!l li nunJt·rn •l••i m orti pur vainolo n•·t ne::rno •lrll'•' ta •li :!0, '! l P :!i anm, JJfl n ,. •la to olai uu>lr• volunH oli statisllca dell e c., uso d1 1110rle. ma I CRJu• cu lcn lnt o ll t'l m11rtr1 s"~ "l'nll': Per otteuer~ Il N. :Hi (morti nelt881l), dalla Sk1tb tu·a ulllr lale si ha r lll' i mo rti per vaiuolo rtall'f'l..~ 1l:1i l i\ ai ~O auni 11 stato d J !i8~ (1111'•1~<~ an 1111o eli 1{6\: il numero rlei morti dai~ ai 30 anni,. stato 1123 (nwoha annu a 111); aohltzio nanfi<J 'J UI'Sto do r m!'llie e divii1Pntlo JIC'r t, si Ila t H la •1uaiP c1fm !' stnt.1 1•re,a 11er llw•lia annua dci mort1 prr v~iuolo da 10 a 2~ auni , r pppr,·HI per i tre nnni si r.ld11' 3~!!. Cosi si é procPduto pP.r ;t ll anni 1&!9, 1!1!1() r tll~ t ; per 11 lll!l5 l'ir n rlat.1 In mortalita dai ~ (li 25 anni, cp· r~wo si é St!mpiH·emr utc d1V1sa qu cs t:t lllorlal tta tWr 5 e ro>cia tno ltilll J cat;~ por 3. 11 im:III!(Ono i t re anni 189~, 1x9:1 l' 11>91 per i quali In dir~zione di .~ tnli­ s tira 11011 ha cl~ lo 1:1 1 nurtal i l~ per i •hiTt•r·cnti ~ rulli' i di l'In. ~~ ti calcolata •1ue:;t.1 rnvrtallta noi modo ,;e~:u rnu• : S• sono aclolizionati i numeri rlei morll per 1'3Juolu nel 11~1! 11 0 per ,:: l• a 11 r" 18!10. t S~ I e 1695 (to ta le t2,9!a) ; si sono pure <où<IIZIOII I\te le rrlo•llt• dei m urll r1:11 l!O alla 11111' oll'i 2% nnni dr!<li sto.._<sl anni t tntalt' t i !), l' pn<t'Ja >i 1' ., taiJIIita 1111 11 srrnplirt' Jli'OJinrzione per i tre anni, ri!SI li ,9i:i: 171 = 1'.5:1: ·' · Il num cr .. l la3 rappn•,;t•nta il nnmero totale rlri morti per 1aiuulo nrll'au no Us9~. l!'on•lt• :t = !9. El'icl cntl'men lr tmtt.:1si •li sPmplll'i r,1 lco l•, ma credo chr si nvviciniuo molLo :.1 'ero; a•l o~ni mo.lo la <hlf•·rt'IIZH lieve .:sserc 1..1nto picco!:~ da non poter inllrmarP le concluoJoni.


ANCORA SULLA VACOIN,\ZIONE

34f>

A q uesto nwnero di 6,673,878 aggiungendo altl'ettanle donne si può desumere, dedotti i morti, che la popolazione del Regno dell'eta di 20, 21 e 22 enni negli 8 anni 1888-95 fu mollo approssimativamente di '13,300.000 individui . Fra questi avvennero 829 morti di vaiuolo, epperciò tale popolazione ha presentat o una mortalità di 6,2 ogni 100,000 individui. Da informazioni a ssunte bo potuto sapere che la forza mectia dell 'esercito non é rappresentata dalle cifre ufficiali sopra riportate; mi é stato detto che tali cifre fi gurano nei quadri, ma che in realtà la forza media è dì molto minore. Tuttavia non tenendo conto di questa osservazione, la quale tenderebbe a rendere consiòer·evolmente più alta la morlalil.à media avutasi nell'esercito, abbiamo che fra i 1,696,264 soldati negli otto anni indicati vi furon o 28 morti per vaiuolo, epperciò una proporzione di 1,8 o~ni 100,000. Epperciò in tale periodo di tempo la popolazione militat·e e la civile furono colpite dal vaiuolo in modo da presentare una mortalità differente nelle proporzioni di 1 a 3,3, e non di 1 a 6 come ha asserito il Bizzozero. Del resto nell'anno ·J886 i morti pet· vaiuolo nell'esercito furono 24 sopra una forza media di 204,428, presenlanrlo cosi una mortalità media dell'l1,7 per 100,000: e nel 18S'l tale pt·oporzione é stata di 15,8. Dobbiamo tuttavia notare che queste cifre hanno un va lore molto indiziale, g iacché i due termini di confronto si tt•ovano in condizioni così diverse, precisamente ris petto alle condizioni di rischio di prender e il vaiuolo, e poscia di morirne o guarit·ne, che ogni confronto diventa d i qualche valor e solamente quando s i hanno pr esenti rJueste straordinariamente dilfet·enti condizioni. Così m entre nell'esercito noi vediamo poche probabilità di essere colpili dal male, perchè i militari hanno pochi contatti col re~to della popolazione, e poi appena un soldato è colpito dal vaiuolo parecchi medici l'i mettono in moto per isolarlo, per eseguire quelle disinfezioni che sono s uggerile tlalla scienza, ecc.; nella popolazione io generale accade precisamente l'opposto, e cioè g rado mass imo di comunicazione, nessun isolamento se non in quaJche r aro ca so , e bene spesso quando il male si é di g ià comunica to ad altri, non solo, ma talora evvi anche chi cerca eli tenersi nascosto per~no n assoggettarsi a quelle pratiche d' isolamento che da -:tualche uffi'l.iale sanitario vengono ordinate. La probabilità di mot•ire


, e p11i i mutu11same11l•· pii1 I'Ot·te nei civili che nei rnililari ; il m ili!H t'e é .subito 8$f'i!;lito 1lal pr·i11ct pio al le•·mine della m ahlltiu, ed a>"~i:;tito nel nrodo più soddisf'n cente, tanto clw nulla !!li llt8Ht.:a $<1llo ne'=!'Uil r·apporto; nei civili vediamo bene :-pel;'.so Lutto l'uppost(l, lH11lo pt ù questo nelle epidemie di vatu .. lo che s• lll811if,•staru> us:<a i lllllf\'!!:iot·mellle nella c lasse più povr·r a d,.I JA pt~pniaz i nut>, <·ome quella che, e per iguoranza t- P•' r ue<·e:f:.:o:i tti del le cosP, 11011 pr·euùe Jwssu n a cautela per rton es!'Pr·e colpita do.l mal••. Que~lo ~~ l~m lu ver o ch e, menlt·~ nellu popolnzio11e ci\•ìle le epidemie a!'sumoao delle propor· zio11 i e'Lesi><sime, nei rlli l itm·i non :;i h11 nno mai e1-1idemie di \'fli uolo, qun11tun(Jue vivano senqn·e tutti insieme in case1·me. Traltn>"i ~e m pl'e di pochi casi dr vuiuolo per caserma, ma noo accade IItH i ehe il vaiuolo si J>~'Opag h i, appunto per le misUl'e rl't!::,Ja ntertlo che tosto si pr·Pndouo. Lo sperchietlo seguen te, C'hc fH v... det·e i n ()uali d1v i ~iou i militat·i avvenner o lulli i ~si di vniuolo 11v utis1 11t>l ll ll!';[r·o e:w1·citn ne l deceunio 1887- 96, p1·nva tulA fHlln:

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Cnnf'o. l\ l ila no Br Ps<:ia Piacenza

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3-!7

ANC<)RA SULLA VACClNAZlO~F.

A vendo duuque d•moslralo io prec~denza chtl i soldati rivaccinali con esito felice sono suscettibil i al vaiuolo quanto quelli in cui la rivaccinazione non ha prodotto effetto alcuno, è evidente che se tutti questi numerosi e sparpagliatit::simi centri infeUivi non hanno p1·odotto alcuna ~rand e epidemia, lo ~i deve agli effetti dell'isolamento, che nei militari prontamente si eseguisce. Per r endere più compleLa questa statistica •·iportiarn o nello specchietto seguente i dali prmcipali riguardo alla vaccinazione ed al vaiuolo del nostro esercito durante gli anni '1880-86:

- .\NSI

Forza media

Num ero

oelle vaccinnzioni

Colpiti dal aiuol o

Mortoilitn 1 Mortalita

Morti per vaiuo lo

per

per

100 mila 1 100 mila l

1880 1881 181-2 1883 1884 1885 1886

199 0'15 191 SGo 189 506 192 881 206263 203 406 204 42~ 11380 925

103 993 110 435 109 952 133 091 95432 189 589 139 571 882 06:3

218

18 31

314 ";1

'il 91 208

l

l 112

164 40.6 36.8 44 102

-

2 4

29U

11 :!4

l 2\i9

90

9.3 15.8

-

l <Il

1.04 1.94 5.'1 11.7

91.9

6.52

l

l

Questo specchietto viene a confermflt'e ampiamente tutto quant o abbiamo dì già osservato per il decennio 1887-96. La piil alta mortalità che siasi osservata nella popolazione ci 11ile dall'età dei 20, 21 e 22 anni, di cui possediamo In statistica, é quella del 188i (401 sopra u••a popolazione di 1 ,468,4~); orbene la proporzione dei m orti per vaiuolo nell'anno in cui la morlalits é sta ta pure mag giore nell'esercito (1 881), sta alla ffi(irlalità m nggiore per vaiuolo nella popolazione civil e, come l ~la ud 1.,7. Dot•O di ciò, quando getto lo sguardo su queste cifre, e vedo 1}(){) milo vaccinazi(ll1i in sette anni sopra una popolazione di l ,400,000 individui, pensando che per aver e tutta la nostra popolnzione vaccinata allo stesso grado si sarebbero dovute eseguire 192 milioni di vaccinazioni, ossin 27 milioni e mezzo all'anno, per aversi poi uu ri sultato di questo genere, presentante una lcggiern differenza, Hmpiamente spiegabile collo euorme dispari ta di conctizioui ·fra i due tipi di popolazione,


3±8

~'\ Cù HA

SULf,\ \'.ACC: LX.AZJ O:-E

e pew;.. inoltre che in tuLIK1. quesl.a pra tica n on e~ isle una vi1·~oln di scientifico, esseudo lultn empi1•ico, non possn far e a meno di domandarmi st> fra tutte le aber1·az•oni a cui é stata soggetln In med1cina non sia ·lue:-;ta la più fenomen ale, l.anto più vedendo che e;;:"a é riur.; cil.a ad i ngannure tanti uomini, che c01 1 un Accani mento quasi incr•edibile la sostengono in nome ùelln scienza!

Il. La vaooluazlone nell'esercito e " l 'autlvaooloiamo "· Usset·\·azioni del prof. CARLO Peru g-ia .

HUATA

dell'uni versità di

I l numer o d i gennaio- febbl'aio del lo stimato Giorna le me· dico t/1'l R . Esercito inaugura l'anno pt·esente con una elabol'al•ssima pubblicazion e del signo r capito ne medico R idolfo L ivi, avente i l titolo sopra indicato, la quale è stata scr itta ad un ico scopo di confuta1·e un mio studio fallo <• s ul vaiuolo e la \·acr:inazione nel R. Esercito in relazi one colla popolazione c1vile della !\l essa età. » Quan tunque sia 110 mol l i anni ch'io vado in ce1·ca di at·gomenli i ')Uali mi possano ra vvede t·e da questo tt·aviamento in cui, al di t·~ di molli, sono cadu to col combatter e la vacc inazione, e la fatalità abbia voluto che quanto pi ù cer cassi, tanto più mi pe r~u adess i che il traviamento sta da un'altra pa r te, il mio cu01·e si allaq:rò nuovamente alla sper·anzA, quando !'\COI'Si ch e fin dalle prime frasi il dotl. L ivi si mos travA con \'into d'aver tr·ovato nella statistica dell'eser cito dei dali favorev oli Il ila vaccinazione; ma pur· tl'oppo tale spe1·anza è stotn molto pa,.Se!fger a. Anche la monogr afia del dott. Li vi, CO!->Ì irlo di ci!'re, ch'io ho una ad una debitamente peMl le, ha prodotto l'e fletto tli m ol te altre; tanto che ora si è l:lg~ iunt o un documento d1 più a sosteg no di quanto ho altra vol ta scritto, e cioé : « Che la vacctnazione non ha alcuna base r-<l'ienlilica, che es~a a nulla preser va. che è fondata sopt'tl una fen omena le serruela di er·r ori, e che. e::-sa, infine, coslilui!-'cP uno dei più g ravi e fune~ t i errori nei quali ~ia inciampata la m ed ic ina ...


ANCORA SULLA VACCINAZIONE

349

Con ciò non intendo di convertire nessuno, e tanto meno che per la lo•·o esperienza e pidemiologica fra tutto il cor po me dico • sono quelli che hanno più salde convinzioni sulla utilità della vaccinazione; tuttavia non posso trattenerm i dal notare che anche fra i colleghi militari si trova qualche tra viato ; e mi basta di citare fx-a i trav.iati un certo m edico, molto noto e s timato. che or sono alcuni anni comandava nientemeno che la Scuola militare di medicina di Firenze. E pr ima di entrare nell' a r gomento desider o di liberarmi di alcuni piccoli appunti. 1.- Dalla prima tavola rpag. 6) si scorge che il nume1·o delle r eclute, che si trovaron o non mai vaccinate è veramen~e cosi piccolo da non potersi sperare di più. Dal 1885 al 1897 tale numero corrisponde io media all'i ,5 p. 100. Io ho sempre creduto che questo mi d~sse la speranza di poter conchiudere che la nost•·a na zione fosse di già vaccinata al 98,5 p. 'lOO fin da 20 anni prima del 1885. Ma il dott. Livi dice che cosi non é, perché bisogna anche considera1·e l'eta in cui tia vaccinazione é stata eseguita, ~iacché " se tutta la popolazione si sottoponesse alla vaccinazione , senza alcuna e ccezione, all'eta di ·tS o 19 a oni,avremmo bene il 1000 p. 1000 di vaccinati tra i coscritti, ma l' Italia sarebbe un paese e normemente mal vaccinato ; menlt·e potrebbe esser e assai meglio vaccinato, che ora non ~.anche con una proporzione di vaccinati tra i coscritti mollo minore dell'attuale, quando le vaccinazioni fossero fatte nelle prime epoche della vita. » Ques to tenderebbe a far credere che le vaccinazion i in Italia non si fa cciano « nelle pr ime epoche della vita; , allora qunndo si fanno? Io so in modo positivo, rhe nella eno1·me maggioranza dei casi le vaccinazioni si fanno nei pt•imi sei mesi di vita od un anno, in quasi tutte le r egioni d' Italia; e ciò asserisco colla certezza di non s baglia r e, ad onta che qualche sostenitore della vaccinazione abbia scritto qualcosa di differente. So che in qualche rara regione d' Italia si ha l'abitudine di vaccinare i bambini non sempre nel primo anno di età: talvolta si aspetta al secondo e qualche volta al te rzo, raramente più tardi. Ma lutto ciò non infinna l'asserzione che !a g r·andissima roaggio•·anza dei nostri bambini è vaccinalll nei primi sei mesi o nel pri mo anno di vita, alcuni nel secondo, e poch issimi più tar di. 2. - Dando un'occhiata alla tavola Il ( pag. 12 ) si nota « i m edici militari,


l 350

ANCO RA :';l"I,LA VACCL'\AZlO~E

subito che una t1·cn tina di anni or sono il vaiuolo fa ceva una stra ge considet·evol o> nell'ese1·cito. Per t•sempio nel 1871 vi furono 11(18 vaiuolosi con tHi morti. Ciò cor r i sponde ad una p1·oporzione Ji 61 3 morti ogni 100 mila individui. N ella popolazione civile della stessa eta, e nell'anno che si conosce come mag-giormente llallulo Ila! vaiuolo dopo che si pubblica la stati~lica, l'MinO 188-:-, si ebbero .«)[ morti per vaiuolo nelle prr;;one del r e;!IIO flv ... nti l'dà di 20, 21 e 22 anni, le qut~li furon o in tu tto 1, ~(ì8,.H5, il che corrisponde ad una pL'nporzione Ili 27,6 ogni JOOmila pe1·sone. Siamo ad una bella di::;tanza d~:~ l ln p1·nporzione massima avutasi nell' eser cito, e cioè fra ind•vitlui eli r ecente vaccinati, t•ivaccinati e ri - rivaccinali l Que~renorme m ortalità é andALA grat/atamente diminuendo, tanto che in tutto l'esr•I'Ci lo •lal 18!H at 1897 vi furon o solamente 2 mMti per vaiuol o. Come spiega il doll. Livi questa diminuzione? Ammette e::rll pare elte le disinfezioni e jlli isolamen li abbiano a vu to una g•·andù parte, ma soggiunge (pag. 11) u se a questi fullo1·i soltanto si dovesM allribuire questa gran de diminuzione, poiché non sono diminuiti in egual ll1isuPa anche il mor billo e la feb br e tifoidea, per esempio, malattie p P.r le quali , e nell e ca.SI:!l'me e negli ospedali si mettono in pr atica con egual zelo e inlt!llig-enza tutte le norme pr·otìlaltiche 1 » Alla domanda ri sponderò subito . Intanto noto che il Livi viene io tal m odo ad affermal'e che questa graduale dnnmuzione é doYula anche alla vaccinazione. 1!: una spiegazione questa che non ho potuto comprende1·e, e sarei obbligato all'onorevole collega se voles.;;e dirmi in che modo la vaccinazione pr lllicata nella decade del 1870, abbia potu to influire sulla decade del18!l0 pen,.ando che nel n o~ tro esercito i soldati si rinnovano ogni tre anni. Non cl'edo che egli abbia voluto attribuire questa diminuzione al maggior numero di esili positivi che dal 1H67 in poi si é andato ottenendo, giacché si è accor to anche lui che l'aumento degli esiti positivi a nulla giova, anzi ... come a suo tempo vedremo. E dunque' Si domunda per chè nell'eser cito non si ebbe eguale diminuzione del morbill o e tlella febbr·e tifoide1.1. Fa m eravip;lia che $Ì faccia l.flle domanda per· la rehhre tifoidea, la quale ha ben nllr e cau~e di propagazione che non siano quelle del vaiuolo. Ri guardo al morbillo. i l quale si pr opaga come il vaiuolo, é da r icor•dar·e che t11tte le epidemie avvengono nel-


ANCORA SULLA VACOD!AZIOXE

351

l'esercito quando ar r·ivano le reclute, le quali coi panm mfetli portano il male dalle loro case, dove, per essere una malattia da nulla, <·ome dicono i profani, è sempre immensamef.te diffuso, giacché nessuna precauzione si prende per arr·eslar lo. Ai corpi invece, quantunque questa infezione venga portata in grande abbondanza, cessa di òiffonder·si per le misure d' isolamen to e di disinfezione che ormai si prendono. Né mi sembra esatlo il dire che il morbillo non s ia diminuito in egual misura nell'esercito. Nei ·16 anni 1882-1897 si ebbero 1123 morti per m orbillo, delle quali 840 avvennero durante i primi otto anni (1882-89) e solamente 283 negli altri otto anni 1890-97). Nello stesso periodo di tempo s1 ebbero 12i3 casi di vaiuolo, 968 dei quali avvennero nei primi otto anni (1882-89) e 30o negli anni 1890-~7; e cioè diminuzione del 2 p. 100 maggiore noi morbillo che nel vaiuolo. Non mi sarei mai credulo che l'avver•sario cert!asse di fe ri rmi con un'a rma la quale diventa così micidiale oer· lui col doma ndar·gli: Pe rché nel morbillo vi fu diminuzione anche maggiore ? :t - Il dott. Livi in un altro punto quasi mi m elle in burletta perché io ho paragonato la mor talità pet• vaiuolo avve n u ta nel nostro esercito, colla m or·talità avvenuta negli spedali di Londra durante l'anno 1893 n t>gli individui non vaccin ati aventi la stessa età dei soldati, dicendo che, come termine di confronto io avrei dovuto set•virmi della mortalità ver ificatasi nei nostri s oldati non stali mai vaccinati, e giunge persino a far comprender•e il suo dubbio sulla s ta i istica da me citata, colle seguenti parole: (\Facciam o le .J,. vute riserve anche su questa mortalità Jonrl inese, non pe t•ch• dubit iam o punto che il prof. Ruata l'abbia esattamente trnscrilta o dedotta, ma perchè è noto che la gravità del vaiuoh' varia spessissimo da anno ad anno, da epidemia ad epidemia. Per con seguenza, per fare un paragone giusto, il prof. Rua t11, che b a p r eso da una parte un dece nnio intiero di statisticA militare (e ha fatto benissimo) , avrebbe dovuto prender·e anche dall'altra una serie altrettanto numer osa di ossPt·v azioo i "· E come sarei stato lieto se l'avessi potuto fare! Se non che i r e n d icon ti annuali degli speciali di Londra , che da n n•' le morti per e tà in relazione col numero dei colpiti, si pubb licano solamente dal 1886, e ct'allot·a in poi il solo a n nn di epidem ia d i qualche importanza è stato l'anno 189a, di cut


352

A:\"CI)RA SULLA VACCDI AZIQ);E

ho r·ipr·odollo la slatislica, como lo pr ovano l e cifre seguenti, che danno la mortalità gene1·ale pe1· vaiuolo avvenuta negli speda li di L ondra: 188(-i nlOI'ti 22 l) 1R87 3

1892 mor ti

35

18H3

180

1888

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1 ~94

1889 18!10 18~) 1

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'1 02

64 9 1:3

Come si vede mentre nel solo anno t 8H3 si ebbero 180 m o!'li per vaiuolo, delle qual i solamen te 4 in individui dell'età dai 15 ai 25 ann i non vaccinati, negli altri undici anni se ne ebbero 2U7; e non ho per ciò avuto il cor aggio di farmi venir e gli undici volumi per conoscel'e quanti ft•a questi fosser o i non vaccinati dell'età dai 15 ai 25 anni, sapendo gia che esse fur ono solttmenle 4 nei 1RO m orti del 1893. Siccome tutte le nazioni vaccinano, e prima della vaccinazione nou si fecero queste statistiche di mor tal i tà per ew, é difficile tr·ovar e altre statistiche di questo gener·e; se il dottor Livi volesse indi· car·m ene lui qualcuna attendibile, glie ne sarei gr atissimo. Vedl'à in segu.ilo pe1·ché non ho voluto ser virmi della morlalit.A osser vatasi nei soldati col pili da vaiuolo senza mai essere stati vaccinati, nè alle loro case, né sotto le armi.

.... Ed ora Pccoci all't~r§!omen~o principale. F:n da principio il dottor Livi pone il quesito in questi termim. Indagare cc 1• se t1·a gl'individ ui snltoposli ad un identico regime e a identiche in.f/.uMze, (f[ll8li sono i militari) il vaiuolo preferisca, ed in qual misura, i vaccinati o i non vaccinati ; 2' se tra gl'individui colpiti da vaiuolo quPIIi vaccinati muoiano più o m eno facilmente dei non vaccinati "· Il quesito é beu poii>LO, ma ecco come vi risponde. La stati~tica dell e v8cci11azioui e delle mor·ti per vaiuolo nell'esercito si corwsce fìn dnl 11-l67, mo il periodo 1882-'1897 è ctuello che, comA dm1oslrt1 il Li vi, si prest.u m egl io ai coorr onti per unifor·mité di dali. Considerando perciò tale periodo, egli •lice (Jll:l.f{ . 2)) che si hanno i duti seguenti, ch' io copio dallo specchi ello del Li vi, r·erhleodolo p i u complet0 coll' <•~gi un ltl delle cifre assolute tlel l'ultima ccJICIIliiH:


ANCORA SU LLA VA CCDIA ZIOn

353

M4rtl

-.n1 100 (U t'ltl

l. Sohlati mai vaccinati nè valoolati che

a

uon rn rooo vaccinati ai corpi . .

f b

!. Vaccinati o vaiuotati nell'infanzia che

non furono vaccmatl ai corpi • . 3. Mal ••accinati no vaioolatl, ma che fnr<•no vaccinati ai cort>i con esito poslllvo • . . . . . . • . . 4. Mal vnrc lnati né vaioolati, ma cho fnrou? ••accinati ai corpi con esito negativo •

,

. .

• • • • • •

5. Vaccinati o vaiuolati prima e furono pur~ vaccinati ai corpi con esiLO

l

PO>IIIvo • • . • . . . . • • 6. Vaccinati o vaioolatl prima e furono

pure yaccl nall ai corpi con es1t0 negatiVo • • • . . . . . . .

5 morti)

t9. ~

(!6 colpi 11,

8.5

( t!IS colpiti, 16 morti}

4.5

(44 colpiti. 2 morti}

5.0

(20 colpiti,

t .3

(619 col pili, 14 morti)

2.4

(550 col piti, 13 morti)

1 morto)

?gnu~o vede tosto che per l'esiguo numero di cet·Li ùuli,

é trrog1onevo le voler dedurre delle percentual i, epperciò il dottor Livi a vre b be Rnche dovuto melL,.re occanto a lle percentuali, le c i f r-e assolute, come ho fallo io, affinché ognuno pole~se mis u r o.rne il valore. 1 dati a non si possono dunque C?t~fro utnre b t> ue tra lo ro, perc hé si hanno solamente 26 colpiti con 5 me r li do uJ1a parte, e 188 e 16 dall"a ltra. Per lo ste~so motivo i dali b non si possono confrontare bene coi doli c. E s u questo punto !>pero che il dolL Li vi sora d'accordo con me, e conver rà c he da essi non si possono tra r re conseguenze. Ma dove esist e un errore di .fallo assai grav e, e che cam· h~o. lo l~lmen te le deduzioni, s i ò nel s1gnitìcato dei dati formtl ~nt vaiuolosi (1 e 2) che non furono mn i vaccinuti ni corpt, erro r e m ollo fa cilmente di moslrubtlc colle parole dello stesso dott. L i v i. _A pag. 18 egl i dice ch' io confondo t1•a l'arrivo dei coscr itti at c~rpi coll'a rrivo sotto le armi. • L' arr ivo sotto le nr mi consiste nell'ar rivo dal paese di domicilio al distretto di l'e· clutamenlo , dove i coscr itti vengono trallenuli parecchi giorni senza essere vaccinati (a meno che non oi sia proprio sul po~to un'epidemia di oaiuolo in cor so). » Ed a pag. 3-i egli spaegn quanti possano essere questi parecchi giorni nel modo ~e~u~n te: 11 VoJ.:tlia m 0 infoltì supporre cb e i g iorni che ogni md1v1du . . o ·m corporRto passa senza essere sottoposto a 11 a voc· Ctn&ztone .,· · iOne, ct· n ffr et • . <>teuo ·m media 1:) Questa supposiz t •amo n d" 1 • . · c .. . •: o , è e sagerato, perché la perman enza med•a dCI OSCI :l ltlt tll d't s lr e lli. é di c1rca 9 a 10 giOrlll, · · ed 1· r1m01 · )en t'• 2


l/ 354:

AXCOIU SULLA VA CCrNAZlONE

5 o 6 dovreùhero esser·e imputali ai ra ri individui c he a r rivano in r ilar do alle spicciolata. >> Dunque siamo intesi, un coscritto non è possibile che stia solto le armi pii.l di dieci gio!'ni senza esser e vaccinato, m eno quei c< rari individui elle a rrivano in ritardo alla spicciolata» i qu!ili possono r eslal'tl al massimo anche 15 giorni senza essere vaccinati, purchè non esista minaccia di oaiuolo, per·chè allora, appena gi unti in quartiere, vengono tosto vaccinllti. Or·bene, il periodo d'incubazione del vaiuolo è di 11 a 14 gior ni. Non significa q uesto che lutti indistintamente i coscritti, che sono colpiti dn vaiuolo nell'esercito prima che vi fossero slali vaccinati, presero certamente l'infezione pr ima di giungere sotto le armi, e via ggiarono di già ammalali per r ee<\r s i alln loro deslinazi011e 7 Giacchè si noti che questa specie di tolle ranza s i ha solame11te quando n ~~!':un pericolo di epidemia esiste, ma se nella localrlà evvi qualche caso di vaiuolo, allo ra si procede immed ia ta mente alla vaccinaz•one . Donde r·is ulta che, se s i per me tte in qualche r aro caso al coscritto d i stare tutt'a l pii.l 'l o giorni senza essere vaccinato, è perché si Ira la sicurezza elle nessuna minaccia esiste eli vaiuol o, e cioè nè io quartiere, nè i n città esiste nessun caso <lei morbo. E poiché il vaiuolo da sè non nasce, ma si prende sempre di retta m ente o indire ttamente da qualc he vaiuoloso, è ch iar·o che a nche quei cosC'ritti che in via mollo eccezion ale stanno 15 giorni senza es!"er e vaccinati, non possono ave r preso il vai uolo solto le armi. Si può dunque conchiudere, senza nessun timore di fare il più piccolo sbaglio, che lutli quei colpili di'l vaiuolo i quali n ella statistica mil•lare figunnro come non ancora caccinali {li corpi, presero il ma le alle loro cas e. Queste r ecl ute non a ppartengono adun!]ue a ll'ese rcito pt'r tutto quan to s r r ifer isce al vaiuolo. E sse vennerf) colpite dal mo rbo con quel g rado di rischio c he esiste nell'eser cito. Epperc• ò é er1·ore ser virs i di queste reclute come termi ne di confronto coi soldali che pr·eser o il vaiuolo !'Ollo le armi. Nè questo bas ta. P e r rispondere a lla prima domanda ~ se "tra g l' individui sottoposti ari identico regime e ad identiche " influenze, il vaiuolo preferisca i vaccinati od i non vacci~~ nali >>, il dott. Livi doveva necessar iam ente conoscer e quale fosse la pi'oporziooe dei colpiti nei non vaccinati e quale quella nei vaccinati. Per oltener·e qu este proporzioni egli fece un cal<:olo intermi nabile di otto pagine, per cader e poi in un e rrore


ANCORA SULLA VACCINAZ10:\E

355

pressoché incomprPnsibile. Egli ha lrv valo che gl'indi vidui non vaccinati ai corpi sono sU!ti 2838, e da questi ff\ derivare i 226 vaiuolosi ed i 23 mor ti avutisi nei 16 anni 1882-97. Tutto .questo andrebbe benisf'imo se questi 2838 coscri tti non vacci nati fossero rimasti ai cor pi per· qualche tempo, ed in e!'si si fvssero veJ'iticati fJuei 226 c»si di vaiuol o colle 23 morti indi· C<t te. Se non che questi 2838 coscritti gi unser o ai corpi sani e r obusti contemporanE>amente agli altri 226 vaiuolosi che vi giunsero ammalHli, o col vaiuolo in incubazione, per chè avevano preso l'infezione alle loro case. Epper<:iò tra i 2838 coscritti non vaccinati ed i 226 vsiuolosi non vaccinati, non esiste ma~gior l'elazione d1 quel che possa esistere tra i colpili di vaiuolo nel nostro eser·cito e la popolaz,one di Roma. Eppure il do ttore Li vi !'i è ser vi to di fJUesta r t>lazione per stabilire che, mentre i vaccinati nel nosli'o esercito sono stati colpili dal vaiuolo nella proporzion-; del 3,9 ogni 10 000 individui, i non vaccinati lo furonò n ella propor zione dt 49.6! In tal modo si può compr eudere coroe vi siano moltissimi che tengono in alto discredito la statistica, per elté ad essa si fa dire Lutto quello che si vuoll:l. Esaminiamo ora la seconda domanda: " Se tra ,.rl' indiviù•1r colpi 1i da vaiuolo 'Juelli vaccinati « muoiono più o m eno fttcrlm ente dei non vaccinati n . Il dott. Livr ammette che, affinché si possa fare un confronto fra due ter·miui di par ug• on P., essi dt>bbano essere in iden tiche con 1izioni, e nel caso n os~ro il confi·onto deve farsi tra indrvidui « sottoposti ad un identico regime e ari idcn· .c tiche influenze • come ejlli stesso si esprime. Ora noi abbiamo visto che tutti indi!<tintamente i colpi ti da vaiuolo, che non furono vac~inNti ai corpi, p res~ro l'infezione a casa loro, e viaggil:lrono col vaiuolo in incubazione, u molli dei quali potrA essersi anche manifestato durante il via)lgio stesso. Abbiamo cioè una categoria Iii vuiuolosi che dovette sopportare il dolor e non in·lifferente del distacco dalla f11miglia, i .disagi del viag-gio, ed a quPsLo dobbiamo anche unire i di&ordini dietetici, e principalmente del bere, a cui questi co· scriUi si abbandonano per mascberarli il dolore; ed l:lnzi talvolta a veri bagordi (quantunl]ue qu~sta par ol a al Liv1 non piaccia). Sembra che sia lecito domandare al dotl. Livi, se una simile categoria di vaiuolosi possa corofrontar!"i coll'altra cat~g~ria di quelli vacciuati che stanno tranquilli nei loro quar;trerJ da parecchio tempo, che appena si ammalano vengono


35G

ANCORA SU LLA YACOINAZION'E

dE'bi tamPnte curati, vi!=>ilali al meno due volte al giorno dat medico e circondali ùa tullo fJUe! complesso di attenzioni che una simi le mnlallia t·ichiede. Crede propt·io il dott. Livi che tra queste due Cfllegori e di vaiuol osi si possa stabil ire un equo conft·o nto, in modo tale C' he, se nel la pri ma si osserva una maggiot·e mortalità, questa si debba attribuire alla ma11cala ''nccinaziont>? Esiste proprio fra queste due categorie di vaiuolo!"i quella con,lizione dal dott. Livi stesso stabilita di << individui sottoposti ad un identico regime e ad identi che ir.tluenze 7)) Ora emerge cil iat·o il pt>rché io non h0 voluto far e un simile conf1·onto, e mi sono invece riv olto agli 86 vRiuolosi non mai nlct:inali de ~l i ospeuali di Lon dra, fra i qual i si verificarono 4mo l·li , quantunque neppure tale confro nto r el!ga, per esser e ancora troppo fa vo revol e ai nosll'i soldati. Quale inOuenza possm10 e!<ercitnre l e cir costa nze esterne sopr n il buoun o ca tti vo andamento di un caso di vaiu olo, le cifre seguenti S~' t vono mirabilmente ad illustrare. Nell'epidemia del ·1895-96 nvvenuta nella ci ttà di Gl oucester, si r icov eraron o n ell'ospedale ti u l'<l flle i pr•i m i dodic i mesi 277 vaiuolosi, df'i qunl i m orir•ouo 151. L'ospt'dH le era orribilmen LE' tenuto; spOl'ci zia da tutte le pa1·ti, fines tre chiuse . ed in mol ti l elli si m elle\'11110 anche ùuB ammalati. L'uulor·i là impensierila di qnesta enorm e rnorlul ilà (5i- p. 100). altìdo le cure dei vaiuol osi ad un altr·o medico fatto vf'nir·e espr essamente da L ondr·d, il dolL. Brooke, il qnal e condusse con sè due infer miere dPbi· tamenle pa Le n taL~ . f::~rli fece lJUilre, apri1· e le lìnestl'e, dare unS! continua buona ventilazione, ecc.; eù il r·isullato é stato i l se· g uente: Tr·ovò :!81 amrna l~:~ti nell'ospedale. ai quali se ne ngg-i uns<>r l) altri t45 pt·rmn che l'epidt>mio lerminnsse; in tu tto 4:l6 vaiuolosi d<• i qnn l i solameute 38 m orir·ono; e croé ~bb e uun IHOr lalilil di 8,() p. 100, mentre prim a di lui essa e1·a sttllO del 51-,51. Dt~l r esto, se é v!' r o che frn i 2:W v~:~iu olosi non vaccinnti vi furono 23 m oJ·Ii, dand u una mor•tnl rtà del 10 p. 100, biSO)!na l'icordare eire fra i 36 19 vaiuolosi degli anni 1867- 7<) tult1 ben e vaccinati, i m ot· ti furono 358 (mortalità 9,9 p. 100)_ Che valore hanno le deduzioni del Livi ?

••• Dopo di ciò pt·ovia moci aù esam inare i fatti quali realm ente nvvennero, come sono indicati nella tavola seguente, che si ri ft:'r·isce al periodo 1882-1 897, e cioè nl periodo prefe1·ito daL dott. Li vi:


Numero delle vaccioaxionl

Fona

882 883 884 885 886 887 888 889 890 891 892 893 894 895 896 897

-

Valuolosi vaccinati al corpi

-

colpili

morti

varclnnti ron e;ito

l'atrinati con fSìto

con esito

lNXO

media

- -

TOTALI':

l positivo l negativo poslllvo lnegativo positiro nr!(atil·o

189 5061 109 952 192 881 183 091 201) 268 95482 203 406 189 599 :204 428 139:>71 212 898 190 884 20!1 918 128 950 218917 111 990 221 384 48569 220 714 196 096 17 620 213307 214 439 118 898 194 610 17'7 988 90975 202 915 66 5R2 204 982 204 312 115 676

55164 7'1 904 54627 111 696 75004 '79 4'74 'i9 559 :>6 232 26078 125247 ~ 513 79 SO:> 118 272 60915 43094 8() 454

54 788 :15 181 40805 71 903 64 5ti1 51 41 0 48191 55158 22 491 70 849 8 050 39099 59116 30060 28 488 95222

43 41 45 80 95 69 65 53 23 22 lO '7 9 3 9 7

26 20 28 45 82

so

109 87 99 23 14

25 26

so

31 27

o o 2 l li

o 7 o o l o

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o l l 4 3

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17

14

Vaiuol OS I noo 'lltl ioati al ror t> i

cotritì

Vaiuolosi

seou lndlcar.ione

l Morti l Colpiti l Morti -

2 7 13 52 56 2\i 16 19 1 12

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358

ANCORA S UL LA VAOCD IAZIONE

Da questo specchio di cifre positivi'!, rappresentanti ognnna dei falli r enlmente a v venu ti, e non immaJZinari, cifre non ottenute col calcolo, ma p1·ese tali quali dai volumt uffici ali , l'i sul ta : Che ad onlfl della più perfetta vaccinazione di r ecente esc~uita , sopra 3,300,000 soldati avvennero nientemeno che 1273 casi di vaiuolo con 3 1 tn orli. Evvi qualcuno ch E\ possa spiwgat·e come mai in un eser cito pet•ft> Llamente immunizzalo, ed immunizzalo io m odo che sarehbe follia sperar·e di più, sta slalo possi bi le un numer o IYJSi gran de di v~>iuo l osi 1 Bisogna no tar e che l e l'el tt zioni che i militari hanno colla popolazione ci vile, sono m()lto limitato, e che per ciò rare sono le occasioni per lo quali un soldato possa t•imaner·e infet to; che Hppena avvtone un caso Ji vaiuolo, parecclu: m ed ici lo invigii11110 e tosto prendono quelle misure di isolam ..,nlo e di disinft!zio11 e, che da tu tti sono considerate estt·emamente effi caci, epperci 6 :::e ne arresta i nnnrdi ;Jtamente la dtfl'usiooe: tutte cose che nella popol nzione civ ile mancano, e nella quale le intel'comu nicazloni :>o no numer osi s!'.ime. Epperciò domandiumo ttll"os!>ervalor e spassio iiAlo: Se in queste identiche condtzioni rli perfetLa vncciHHzione, l'esercito si fosse trovato, pel' lutto il re~to, nelle s le~se condizioni della popolazione civile, avt·el>be solamente avuto 1273 colpili con 31 m orti ? Od in altri termini, con un numero assui mngg-io1·e di occasioni per prendere l'inl'ezi•mP, ed un num'lr'O assai minore di mez1.i per frenat·ln, sal'ebbe ~ tai o colpito nello stesso grado? E al lora a che gi ova l a Vtii'Citlltzionc 1 A yueslo punto il pro f. Bizzozero, al quale il dott. L iv i ha l enla to d t venire in soccor so, dice che il vaiuolo n ell'eser· ci to ser pPp-giera sem pre per ché « vi sono sempl'e dei soldali in cui l'inneste non hn nll ecchito e quindi n on Ila confe rito l'imnwnita con tro la malattia "· Queste prectse parole del Bizzozero, so110 l'e!'<pressioAe di ciò che cr edono in pt'oposilo 1 rnutori della v acci nnzione. Ebbene esaminiamo le nosll'e cifr e : In 69:2 vaiuolo!>i debi tamente vacci nA Li con esiln po.~i t ioo i m or·ti furono 17, e l} in :)8 1 vaccinnti con esito ne· galivo. E cioé mortali tà del 2, 15 p. 100 in CJUelli vaccinati con osilo positi vo e del 2,10 i n quelli vaccinati con esito negativo nC'i Hl anni 188:?-97. :--:on solamente i vaccinati con es: to posi li vo non pr osentat·ono minore mortal ità di quellì in cui la vaccitlozione n on ha altecchi lo, ma presP.nlarouo p er siuo una l ieve mortalità maggiocc. Si ha inoltre quau lo


359

ANCORA SULLA VACCI NAZIONE

segùe rig uardo la relazione tra i colpiti di vaiuolo ed i vaccinati: Mentre, per tutto il periodo 1882-1897 si ebbero 692 vaiuolosi fra i vaccinati con esito positivo e 581 fra i vaccinati con esito negativo, se si p1·ende solamente l'ultimo decennio 1888-1897 i vaiuolosi fra i vaccina ti con esito positivo arrivano a 3-H e solamente a 208 quelli in cui la vaccinazione non produsse effetto alcuno; e questa grande differenza diventa anche più stridente s e si esaminano le cifre degli ultimi sei anni, e cioè -dal 1892 al 1897, dalle quali risulta: Colpiti da vniuolo nei vaccinati con es1lo positivo 153, id. con esito negativo 45. E cioè abbiamo che su 100 colpiti da oaiuolo appartengono a i vaccinati con esito positivo.

. . . con esito negativo . . .

1R82-97

1 ~88-97

1892-97

M

6i

46

36

82 18

Se fossi altrettanto ansioso di trarre delle conclusioni dalle nude cifre, quanto lo sono i fa utori delln vaccinazione, dovrei necessariamente conchiuder& che l'essere vaccinati con esito felice predispone a contrar·re più facilmente il vaiuolo anzi eh~ protegger e. Credo tutta via d! poter in ferire da questi fatti, senza timor·e di sbagliar·e, che l'essere oaccinati con

esito positioo, proprio come ouole il Biuo~ero, non mitiga la graoe.na del oaiuolo. nè protegge dal male, più di quel efte mitighi o proternJa l'essere oacein.ati con. esito fttlgatioo, e cioè il non essere oaccinati affatto. Qui il dott. Livi, avendo visto il disastroso significato di queste cifre, che il Bizzozer·o ancora non conosceva, ha cercato di spiegarlo manifestando un'opinione m ollo differ-ente da quella del Bizzoze ro, opinione che merita di essere couosciuta. Egli sct•ive (pag. 28) che questo ~ si spiega, non già per·cbé, come vorrebbe il Ruala, la vaccinazione non abbia alcuna influenza sulla gravezza del vaiuolo, ma perchè g li esiti negati vi nelle vaccinazioni sono dovuti a duo ordini di cause. cioè : 1' Al materiale o al metodo adope r·ato, che po~­ sono essere ins ufficienti o inefficaci ùel tutto; 2• Alla costituzione individuale, che può presentare una maggiore resistenza tanto al virus vaccinico, come alla vera e propria infezione vaiuolosa, o una più lunga ùurata della immunità conferita dalla vaccinazione subita nE'll'infanzia. » Seguendo queste ragioni trascendentali potrei andare anche più io là, e giungere persino a spiegarmi come mai.


l

360

ANCORA SUJ~L .\ VA CCI:\ AZTO~E

siano a,·venuli quei 6!J2 casi di vaiuolo co n 17 morti in soldati di recente vacc1nati, e vnccinati con esito feli ce. Mi pare di spiega 1·meli nel m odo se{.:uente: In questi 6il2 voiuolosi la vHccinazione ha bensì prodotto le sue solite m an ifestazioni, tanto da f"JI' credel'e che ne fosse derivaln l'immunità, ma evidentemente in essi, fo1·se pet· imperizia delroperatore. si òevc a ver n.toper aLo del matm·iale vaccmico che manca va certamente di quak uno de' suoi più noti costituenti; ed é p er ciò che, ad onta delle nol'lnall manifestazioni es ter ne, l'immunita non fu conferila, ovver o, se lo fu, durò pochi mesi. Oppure in questi casi, come l'e::<perienza di un !"ecolo ci ha dimostralo in modo indiscutibile, lratlavasi di individui chr, in causa d1 una idiosinci·asw speciale. non sono suscettibili di r icevere un'immunità dur•ntura e devono perciò ess~re vacci na li almeno ogni t1·e rn• •si ( 1). Se non elle mentre è VI'I'O che fJues te c0nsidPrflzioni me· tali siche, di u11 valllr e scirnlilico indiswtiiJile, tende!'ebl>ero a fa t·mi rllornare a quell'antica fede, che con tnnltl riluttanza m i sono trovato coslt•ello acl abbandonare, vi sono altre considerazioni clic tenacemente mi lraltengono nel nuovo ambiente. Noto, ad esempio, sulla tavola gopra SCI'illn, che mentre la forza m edia dell'esercitO è slnta di 3,3U,:340 il numero delle vaccinazioni è s tato di 1 ,870,076. E poichè l'esercito si rinnova ogni tre anni, ciò signilìCD che il numero delle vac· cinaziom non si è limitato alle sol ~ reclute, altrimenti avrebbe dovuto essere ~olamente d11,10~,780 ; ma se ne fecer o 765,206 di più. Ed il doll. Livi ammelle che nell'esercito ad ogni minaccifl di ,·aiuolo si rivaccinano tuLli. Ora, affinchè la nostt·a pnpolaziuue di 30,COO,OOO fo!>se vaccinata come lo è l'e!<ercito, bisogner ebbe che ogni tre anni subisse oltre 50 milioni di vaccinazioni, e cioè circa 17 milioni, di vaccinazioni nll'anno. Ed a qua le scopo? P er conferirle quell'alto g•·ado d'immuni la che, st~ non è bene cuslod1to dalle disinfezioni e dagli isolamenLi, pot1·ebbe per mettere che si verifìca~sero (U JPn 11er nf"lla .suil r:•uausa • ln t1uiry • avt>Va asserito che la vaccinazione

• re n>le per ~cmrrc sicuri dall'in reziono del vaiuolo. • In segui to da' suoi seguaci la ~icurczza venne limitata a !O anni, poi a t 5, a IO, ecl orn da 5 a 7. SpPriamo che quan<lo i vacci natori ahbiano studiato i risultati rtolla vnccina· ziooc nel nos tro esercito. propongono (•• questa vo lla basandosi su dat1 di ratto) .ch') la rivaccluazione d ebba ripetersi ogni lr~ mes i.


361

ANCORA SULLA VACCL'\'A ZIOX E

-delle epidemie di vaiuolo simili a quelle che avvennPro nell'esercito, ad esemp•o quella del 187 1, che produsse una mortal ità del 61 ogni 100 mila individui; corrispondente a circa 18 mila morti sopr a 30 milioni di abitanti. Si noli che per a vere solamente una simile mort.alil8 bisognerebbe che Iu nostra pop'>lazione fosse tutta composta d' indiYidui dell'età di 20, 21 e 22 anni e si trovassero tutti nelle altrd l'avorevoli condizioni in cui si trovano i soldati a lnle r•iguardo ... Decisamente questa soln coostderazione mi •·endo assai perplesso, e mi la pensar e che questo mezzo molto ~lt'allo di profìlnssi medica, escogitalo dall'empi•·ico di Ber ki"'Y• sia solflmenle ellìcace quando non esi!'te pericolo alcuno di diffu~ione del morbo. E, quando esnminando la mortalità per vaiuolo nel niJstro eserctto dal 1867 al 1875, vedo che essa ha dato una proporzione di 9,9 mor·ti per vaiuolo ogni 100 curali (3619 colptli e 358 morti) m ~>n tre che la m orlnlttà per Yaiuolo in tale età mostr asi assai più bassa negli individui stessi non mai vaccinati, mi viene l'allPO dubbio che la vaccinazione Mrvn a mitigare la gravezza del vaiuolo solamente quando ultre comuni circostanze epidemiologiche uon lo rendono micidiale. Ed anzi devo confessare che pet' man lPnermi solamente su tale terreno, bisognA che non mi lasci trasportare dalla crudezza delle cifre. H o di già notato prima che alcune cift•e tenderebbero a dimostrare che la vaccinazione produce l'effetto contt·ario a quello desiòeralo. Si noli quesL'altro esempio. Come si sa in Italia una buona parte della popolazione maschile deve fare il servizio militare eppet•cìò sub:re la t'ivaccinazione. H o pensato che, se é vero che essa pt·otegge, IR mort.alil& per vaiuolo dai venti anni in poi, dovrebbe essere mino r~ nl'gli uomini che nelle donne. Avendo voluto assicurarmene, ho trova to quanto segue per i primi tre anni di epidemia 1887, 1888 e 1889:

Morti ;?er oaiuolo in Italia. Fino al !O anol Maschi Femmine

Dai tO anni In r·ol Maschi Femmmo

16,249: 18,110 ; 13. U:J ;

5,997 5,626

5 .983 i,:l53 5,631

2,459 1,990 1,2!J6

1.8l0 1.418 863

Totali 47,7';5;

18,972

18,96';

5,74fl

4,091

1887 i !l-88 1889 -

';,3~9

Si noLi che questi dat i sono costanti per tutti gli anni.


,

362

ANCORA SULLA VACCINAZIONE

Con ciò non mi lascio tr'asportare per concludere che la veiuolo; ma oh se queste cifr e t•ovesciate potessero aved e i sostenitor i della vaccinazione... Questo pèr la stali::>tica. M a il dott. Livi fa anche le meraviglie ch'io combatLa la vacciua2 ione in nome della scienza. Quan tunque su qut>sto terreno egli abbia credulo di non altaccar·mi, sar·ei lieto ch' egli potesse combattere, non lutti, ma solamente qualcuno dei punti segut>nli: 1' un em pi r·rco in ~IP.se, che esercitava abusivamente la medicim1 nel suo pae~e di Berkley, immagina che al pus del vai uolo, adoperalo durante lutto il secolo scor so per la vaiuolizzazione, si possa so;::tituir·e il pus della vaccina, ed il H mnggio 1796 esegUI Ree la sua pr ima vaccinazione ; 2.• per• dare un qua lche Mpelto .scientifico al nuovo procesl'o, cambia il n••me dello uaccinia in quello di uaiuo/o della cacca, basandosi soprtt alcune considerazioni teologiche; 3° un secolo di atlannosc ri cer·che per parte della m edicina, a scopo dl'lermrnalo di dimostr-are quanto aveva asserilo JenuPr, drventato il più wande scienziato del secolo, non e riuscito a dimostr ar e che tra vaiuolo e vaccinia e!'i sLa la più piccola par·entela, Lanto che ancora ai nostri gior·ni l e co nsider azioni teolog1 che di Jenner sono le solG che ci dicano perché la vaccioia debba considet'arsi come vaiuolo della vacca. 4• SI inietta nel nostro organismo una linfa perfettamente ignote, e nessun medico, per quanto se ne siano trovati dei m ollo i m maginati vi , non si é mai arrischiato d1 emettere neppure un'ipotesi sul modo di agire della linfa vaccinica nel cor·po umano; 5" L o scopo scientijlco poi della vaccinazione è sublime: M entre la medicina come scienza ha per suo scopo lo studio e la guarigio11e delle malattie, e l' igiene com e scienza si pr·opone di ottenere un ambient e sano per· mantenervi il corpo sano, la vftccinazione ha uno scopo m olto più sublime: essa si propone, proprio l'opposto di quanl•l vuole l' i g1ene, di modificar e l' o rga"i ~mo sano per adattar·lo all'insalubrità dell' am biente del qual~ non si occupa. Essa è dunque l'antitesi dell' i~iene. Come si vede le basi or·igi•rali su cui si è fondala questa strana scienza della vaccinazione Jennel'iana sono: L 'empirismo spinto fino al r idi· colo, e l'oscur·ito prrfetta su lutto quanto si r iferisce alla va ccinazione. L 'unica cosa certa, che si conosca bene, e che vaccinazìon~ predìspùne al


A.'<CORA SULLA VAOOINAZlONE

363

non sia messa in dubbio da nessuno, si é che ben spesso la vaccinazione é danno~a, e talora produce la mor·te. Nei tre anni 1889, 18!JO e 1891 le statisliche ufficiali dicono che il vaiuolo uccise in tutta l'Inghilterra 88 individui, mentre la vaccinazione ne uccise 114. E con ciò mi sembra di poter concludere colle parole d~ ! dott. Livi: « Le statistiche militari sono, tra quelle che si riferiscono alla vaccinazione ed al vaiuolo, quelle che meritano la maggior fede Ora, quando queste statistiche ci dimostrano con una evidenza di cui sarebbe impossibile tl'ovare la maggiore: • t• che il vaiuolo colpisca i soldati vaccinali colla stessa frequenza ed intens ità con cui colpisce il r esto della popo· !azione civile della stessa eté. ; ~ che coloro i quali sono vaccinati con esito nullo, e cioè coloro in cui la vaccinazione è come non foss e eseg uita, sono colpili colla stessa frequenza ed intensita di coloro in cui la vaccinazionE> ha prodotto il suo effetto om•male, ed anzi sem bra pers ino che questi ultimi siano anche più soggetti al vaiuolo; pos!>o con un documento di più ripete r·e quanto ho scrrtto altra volta della vaccinazione: • Se fra tuUe le aberrazioni a cui é stata l';oggella la tnedicina, non sia ques ta la più fe11omenale, tanto più vedendo che essa é riuscita ad ingannare lanli uomini, che con un accanimento q~;~nsi incredibile Ili sostengono in nome della scienza».


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MBlM O :R. I Bl

O:R.IQINAL:t

PNEUMO-GONARTRITE SUPPURATIVA D\ INFEZIONE PIOGENETICA MISTA, A PREVALENZA DIPLOCOCCICA

Per il dott. Antonio P era•s i , capitano me.llco al .:ollegio mi li t. !li Roma

(Con unt1 ta votn litografica).

Gli studiosi eli batteriologia, b tsandosi esclusivamente sopra l'agente patogeno, hanno descritto speciali varietà. cliniche, in cui r esta offuscata la malattia fondamentale. E sempre quando ]o svi luppo di manifestazioni patologiche conseL:utive dipende dal generalizzarsi del medesimo elemen to causale, i focolai a distanza sono eonsiderati quali fenomeni primitivi dell'infezione. In tali circost<tnze, dovendosi classificare la forma morbosa secondo la regola a potùn·i fit denominatio, spesse volte riesc·e sommamente difficile stabilire se nel suo complesso il c;tso clinico sia piuttosto di spettanza della medicina anzichè della chirnrgia. Dall'accurata osservazione eli questi processi infetti vi, aventi sedi mul-

tiple ed in organi differenti, e che ora sono meglio l umeggiati con prove dimostrative dalle ricerche batteriologiche, si eomprende bene quanto sia razionale e scientificamente esatto i l nuovo raggruppamento eli tutti i r ami della patologia, che sono fra loro, per la patogenesi, affratellati. STORIA OLDiJCA. L'allievo del 5° corso del collegio militare di R oma, B. A., di anni Hl, dotato di originaria


P:-iEUMO-GONAR'!'Rl'l'E SUPPURATlVA, ECC.

365

buona costituzione organica, con temperamento prevalentemente sanguigno, risulta immune da malattie ereelitarie e pregresse di ril ievo. Egli nel giomo 6 febbraio dello scorso anno, durante l'uscita libera, benchè spirasse una fredda ecl umida tramontana, si espose tuttavia, coll'incensa pevolezza propria della sua età, a cause non indifferenti di perfrigerazione generale, coll' indossare abiti meno protettori degli ordinari, e favorì l'irritazione del le vie respiratorie, abusando nel fumare sigarette. A questo si aggiunga che in tale periodo di tempo dominavano, in forma benigna, le febbri influenzali. La malattia esordi nella notte colla conosciuta sintomatolog ia della pleuropolmonite fibrinosa : intenso e prolungato brivido di freddo, dolore puntorio al lato sinistro del torace, esacerbantesi al termine di ogni inspi razione, esc1·eato rugginoso caratteristico, fèbbre continua remittente, oscillante fra un minimo di 38.,9 ed un massimo di 40~. n decorso dell' infezione diplococcica nei p rimi tre giomi fu regolarissimo, specialmente in rapporto alla reazione febbrile non troppo elevata, all'espettorazione facile ed alle funzioni del circolo e del respiro non in modo eccessivo ostacolate dall'epatizzazione del polmone sinistro, invadente il lobo inferiore e parte del superiore. La cura fu perciò dietetico-sintomatica; dopo la somministrazione d i un evacuante intestinale, si ricorse all' uso d egli espettoranti, all'applicazione, stilla r egione laterale sinistra del torace, di impacchi caldo-umidi, coppette secche e mignattazione, allo scopo di mitigare il persistente e vivo dolore puntorio. Al termine del terzo giorno si manifestò un improvviso e considerevole aumento febbrile; la. colonna termometriea alle ore 18 segnava 4:1•. 8, con tendenza a salir e ancora, poichè mediante una prova di controllo, istituita poco


' 366

PNEUMO-OON.ARTRITE SUPPU.RATfVA

dopo col medesimo termometro, riconosciuto esatto, si constatò che la temperatura ascellare superava alquanto i 42°. :Ma il peggioramento del malato era in modo piu -eviùente dimostrato dall'esistenza di grave affanno respiratorio, con polso frequentissimo e debole, era dimostrato soV1·attutto dalla cianosi pronunziatissima alla mucosa deUe labbra ed alla cute dei pomelli. Lo stato asfittico tlel paziente, in preda a delirio, non poteva presentarsi in modo più imponente e minaccioso. Et·a fa.cile intuire a quale pr·ovvedimento terapeutico d'urgenza era necessario ricorrere. Senza indugio si fece inalare un mezzo sacco di ossigeno, il cui effetto immediato fu quello di ridesta.J:e la tosse, e con la tosse l'espettorazione, soppressa da oltre due ore, e di rendere meno inquietante l'ambascia del respiro e conseguentemente di determinare una sensibile diminuzione nella tinta cianotica del volto. Ottenuto un miglioramento n ella funzione vitale più compromessa, si pensò subito a motlerare l' iperpiressia, iniettando nello spessore dei muscoli glutei, in due volte, 50 centigrammi eli clorid rato di chinino in soluzione, ed in pari tempo si propinarono parecchie cucchiaiate di ghiaccio pesto, unitamente a vino marsala generoso, allo scopo di sostenere e di rialzare l'indebolita attività cardiac.a. Dopo mezz'ora da questo pronto etl energico trattamento curativo, si osservò che la temperatura scese a 39°. 3, e quasi propor:r.ionata a tale reazione febbrile si ridusse la frequenza dei battiti cardiaci e del] e escursioni respiratorie. Cessarono inoltre i disturbi fnnzionali dell'encefalo, e col reintegrarsi completo della coscienza, il paziente accusò una esacerbazione del dolore puntorio ancora al lato sinistro del torace, più specialmente verso la linea ascellare media, all'altezza del capezzolo mammario. Se l'eccezionale gravezza della dispnea ed i fenomeni che indicavano un


DA INFEZIONE PIOGENETICA MISTA, ECC.

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ingombro grave prodotto dal blocco pneumonitico, ostacolante lo svuotamento delle cavità atrio-ventricolari di destra, avevano fatto per un istante balenare alla mente l'opportunità di una sottrazione sanguigna, mediante la fl.ebotomia, ora che si erano dileguati i sintomi più pericolosi, e resi perciò meno salienti i disturbi idraulici circolatori, si acquistò il convincimento di avere soddisfatto alle indicazioni principali, senza compromettere l'energia dei poteri vitali. Continuando ad essere di guida il semplice ma naturale concetto di indirizzare la cura contro le manifestazioni morbose più lesive o moleste, emerse la prescrizione di mitigare le sofferenze del paziente con un secondo sanguisugio, la cui azione si rese più intensa e durevole coll'applicazione di coppette sulle ferite prodotte dalle mignatte. Con tal mezzo si ottenne, sotto forma di stillicidio, paragonabile all'emorragia data da un'epistassi, una discreta quantità di sangue avente i caratteri fisici di quello venoso sopraccarico di acido carbonico. Il risultato fu il conseguimento di una relativa euforia, mantenendosi in pari tempo facile la espettorazione, raramente preceduta da inani colpi di tosse. Per altro la prostrazione generale, l'insonnia quasi continua e l'intercorrente vaniloquio denotavano che perdurava la tossicoemia ad un grado imponente. Nel giorno consecutivo a quello in cui erasi manifestato il pericolo imminente di vita, si affacciarono tre nuovi fenomeni morbosi : l o Epistassi non molto copiose, ma ripetentisi ad intervalli di qualche ora i 2° .Flogosi diplococcica diffusasi al polmone destro, in c:u, co~ sussidio dell'esame diretto, già si rilevavano i SI.ntollll fisici dell' epatizzazione, interessante alla regiOne, .posteriore del torace, gran parte del lobo medio e.d~llmferiore; 3° Incipiente artro·sinovite al ginocchio Slnlstro. Si notava infatti sulla cute della sua faccia


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3(;8

I'~Jl:U1! 0·Gil:'\ARTR1TE

SUPPGRATIVA

interna la comparsa. di larg he striscie di un colorito ros~ o vivace, persistente a n che dopo la compressione localf•, paril.gonabili alle chiazze di infilt.razione cutanea, determinatn. dalla linfangioite. L'affer. ione al gin o<:~.: h io era i Il O l tre caratteri zzat;a da lieve t umef<oziont>, per cui appari,·ano ap[Jianati i solchi laterali della rotula, e più s pecialmente da dolore acutissimo aUa palpazi.òne anche lieve, e consegnC'nte impossibilità d i eseguire ogni bonchè minimo mo,·imento articolare. D opo il qun.rto g iorno, nPl decorso del grave e compl iuato proce:o;so infettivo, tenne il primato l'iperacuta jlogo~i mouo-articola.ro. L a medesima obbligò l'infermo, che pa ventava perfino il semplice toccamento del letto, ad unn. assolnt.a. immohilità, che venne a permanenza conser vate• con un de<·ubito plumbleo sul fi anco sinistro. Gli spostn.mcn ti del tronc·o determinati dal bisogno di defcnwe, malgrado gli adatti soccorsi, erano ca.use di sofrorcnzo atroci; ne minori dolori strazianti s i protlucevano ogni (luah ·olta si rinnovavano gli impacchi antisettici s nlla pa.rte ma.lata. E mentre b natura dell'escreato e l'andamento della fel,bre fttceYano prognosticare che la polmonite migratori a avrebbe avuto una risoluzione favorevo le altermine del ciclo flogistico, invete, dall'osservazione diretta sulla p<trto perifPrica dell'organismo, colpita da infìamll1azi.onc violentissima, si deduceva. che in que>'ta sede il proct:>sso morboso volgerebbe rapidamente a suppurn.zione. I n fatti al rle<·i mo giorno dall' inizio della malattia, per effetto dd l'enorme tumefazione articolare, il ginocchio ::inistro avevn. assunto una forma approssimati ,·amen te fn:s;\tn, con distensione del rivestimento cntaneo co:-;ì accentuata, da determinare in alcuni tratti, pt•r rallentamE-nl.o dC>gli scnmbi nutriti:d, eviden t i alterazioni che segnalnYano, in queste circoRcritte zone di unte, la progressiva diminuzione d i vitalità. Colla


DA INFEZIONE PIOGENETICA MISTA, ECC.

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metodica palpazione si notava alla faccia esterna del ginocchio la presenza di un'estesa raccolta liquida, ritenuta para-articolare, poichè la sensazione di fiotto non era trasmessa al contenuto del grande sacco della sinoviale, pure fortemente distesa da essudato iìuttuante in modo distinto. Colla puntura esplorativa si si accertò che entrambe le accennate. raccolte erano costituite da denso pus cremoso, di colorito biancogiallastro. Stabilita la diagnosi di empiema endo-articolare e para-articolare, consenziente il prof. Occhini, medico-consulente, e mio illustre maestro, praticai l'artrotomia, previa anestesia locale colla cocaina, mediante una. lunga incisione parallela. al margine interno del tendine del muscolo quadricipite. Fu così vuotata e quindi disinfettata, con una debole soluzione di sublimato, la. cavità. articolare, che venne a permanenza zaffata col drenaggio di garza impolverata di iodoformio. Quindi, con una seconda estesa incisione,, lungo il margine esterno del tendine rotuleo, diedi esito, nel sito più decli.ve, alla raccolta purulenta para-articolare, e zaffai la residuale sacca marciosa con Ìunghette di garza iodoformata. Il benefizio ottenuto dall'intervento operativo nello stato locale e generale fu immediato; però seguì una ostinata febbre piemica, che si ebbe motivo di ritener e conseguenza non tanto del processo suppurativo articolare, essendo quivi il ristagno del pus impedito dalle quotidiane lavande antisettiche ed asettiche, fatte con soluzione di acido borico e con acqua sterilizzata, e dal drenaggio permanente, quanto della manifestazione· di focolai polmonari suppurati, i cui prodotti, riservandosi nell'albero respiratorio, erano emessi nelle ore mattinali, dopo pochi colpi di tosse. Il pus: periodicamente espettorato in abbondante (quantità perfino due terzi di ~putacch.ìera per volta) si presentava denso, quasi 2~


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P:\Et" l(Q-GONARTRlTE Sl'l'l'tiRATlVA

inodoro, di colorito g rigio-sporco. Durante q nesta fase della malattia le urine divennero torbide e seò imentose, (·.on deposito sul fondo del vaso di uno spesso strato fioccoso, avente i caratteri fisici del muco. Contemporaneamente si osservò il seguente fenomeno: ogni <}UalYolta si manife~tava la broncorrea copio>;a, la suppurazione al g inocch io snbiva una quasi totale sospensione: fatto cl1e poteva indnne a ritenere prossima l'estinzione della gon<trtrite. I nvece il processo suppurativo articolare fu ostinn.tissimo. Dopochè, attraverso le ampie incisioni operatorie, avvenne la suuuessiva eliminazione di numerosi cenci Cl i tessuto connetti vale n ecrot.izzato, si formò una vasta saccoccia sotto-aponeur otica, Ot'cnpante tut.ta la regione del poplite e g li interstizi muscolari dei due q ninti inferiori della coscia. P er tali effetti, prodvt.ti dalla concomitant e paraa rtrite, fu necessario, in secondo tempo, i uter venire chirurgicamente, praticando un'estesa contro-apertura al lato esterno ed inferiore dE>lla cof'cia, vale a dire nel sito che ndl'abituale g ia<"itura dell'ar to, adagiato sopra un pin.no inclinato, rappresentava. la parte più decli,7e dolio scollamento. Fu allora possibile coll'esploraz ione d ig itale consLatarc una profonda f'd f'S te::;a escav azione at.toruo alla faccia posteriore tloll'epifisi femor n.le, senzn.chè per <tltro questa si riscontrasse in a lcun punto scabra o ùeuudata. P er tale reperto negativo v enne elimiuato il dubbio di aggriwante compartecipazione dei condili femoral i, per coesistenza di osteite ~ foco la.i, interes~n.nti snzioni 1lell'epifisi a larga superfi cie. R osta\·a però il fatto che la liove pressione ossea, €d ogni minimo teutatiYo per mobilizzare l'articola.zione su ppurata, 1lestavano in det·erminat i punti intensi dolori, che strappavano gricla tormentose. Si ritenne quin1li che, per la natura de ll ' inf'c~>~i one, pel suo d ec.or::;o ~ pcl c omplc.~;;o elci sintomi sogget(;ivi ed oggett-ivi, la


DA INF!i:ZIO~.E PlOOE~ETlCA )liSTA, E:CC.

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flogosi svol tasi nel ginocchio sinistro avesse aggredito, al di sotto della cute, tutti i tessuti in modo più o meno distruttivo, senza risparmiare in alcuni p unti ci rcoscritti la sostanza ossea epifisaria. Il processo di riparazione fu lentissimo; e per la persistenza delle gravi manifestazioni dolorose·al ginocchio leso, il malato fu obbligato, per oltre due mesi, ad una con tinua degenza a letto, coll' arto inferiore

sinistro immobilizzato in estensione, mediante l'appli· cazione della stecca del Mac-Ewen. I n questo periodo di tempo cessò la broncorrea; gradatamente scomparve l'ostinata reazione febbrile serotina, nè piì1 si manifestarono sudori n otturni profusi. A poco a poco m igliorò la nutrizione generale, e quando l'infermo riacquistò tanta forza da mantenersi per qualche ora seduto sul letto, si provvide subito alla sua locomozione, da prima coll' uso di una carrozzella, e dopo alt ri due mesi coll'appoggio delle stampelle. Spirato il terzo mese di malattia, fu presa in esame, col precitato prof. Occhini, la convenienza di mobilizza.re l'aJ:ticolazione lesa, abbenchè oltre a copiosa suppurazione persistessero intense manifestazioni dolorose. Un tentativo molto iniziale, per raggi ungere lo scopo desiderato, produsse tale un perturbamento nello stato generale, e fece emettere grida così strazianti da ingenerare il pieno convinci mento che la :flogosi articolare perdurava ancora attiva e conseguentemente eravi l'assol uta indicazione di «non nocere. » Invece per tempo si cercò di p revenire e modificare l' ipotrofìa d~ll'~rto inferior e sinistro e la rigidità delle ar ticolaZlOUl del piede e di quella coxo-femorale del medesimo lato,. col massaggio manuale praticato ogni giorno, con movlmenti passivi, ed in segnito colla corrente faradica e colle fangatur e· trattamento curativo quest'ulti mo ·Che an clie nel l' anno ' m . corso sara. npetuto. . '


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PNXUMO·GONARTRITE SUPI'UR.ATlVA

Il paziente, dopo circa sei mesi dall'insorgenza della.. malattia, ha potuto cammina1·e senza il bisogno di alcun sostegno; progressivamente la locomozione divenne sempre più accelerata, di guisachè attualmente l'allievo, oggetto di questa relazione, può convivere nel collegio ed intervenire a tutte le istruzioni, che vi sono impartite, meno quelle militari, senza risentire disagio di sorta. Le condizioni di nutrizione sono lodevoli; le gravi ed estese lesioni prodotte in entrambi i polmoni dall' infezione pneumococcica sono stabilmente guarite: quale reliquato persiste una moderata depressione della parete toracica a sinistra, con sintomi di parziale addensamento dell'organo polmonare sottostante. L'intiero arto inferiore sinistro è tuttora sensibilmente ipotrofico: la circonferenza della coscia sinistra e del polpaccio sono rispettivamente inferiori, di cinque e

tre centimetri che le corrispondenti parti del lato sano. L'anchilosi del ginocchio è completa, la rotula è saldamente fissata sulla troclea femorale, così la tibia aderisce solidamente al femore, però ad angolo leggermente ottuso, con effetto di un limitato accorciamento dell'arto, non su periore ai d ne centimetri e '/,; accorciamento che riesce favorevole alla spedita deambulazione, data la rigidità. articolare. Le epifisi dell'articolazione lesa si presentano per forma e volume in condizioni normali; da qualche me,;e tanto la palpazione quanto la percussione ossea. riescono affatto indolenti. L e tre cicatrici prodotte dagli interventi operati vi sono ben consolidate, sprovviste di nodosità, facilmente scorrevoli sullo scheletro, e no~ arrecano alcuna sofferenza durante la marcia. Terminando l'esposizione del caso non comune occorso, non si può fare a meno di lamentare, come per necessaria conseguenza della copiosa. neoformàzione di


DA INFEZIONE PlOGENETIOA MISTA, ~CC.

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t essuto cicatriziale, abbiA. dovuto seguire la completa sinostosi o l'aderenza delle epifisi articolari involte nel focolaio morboso. P er tale impedimento funzionale, '<lualora si dimostrasse refrattario agli ulteriori trattamenti cmativi, e non per le minime residuali lesioni toraciche, l'allievo colpito dalla grave infezione piogenetica, avrebbe spezzato l'arco delle sue speranze, poggiate sulla carriera militare: ma per fortuna, anche nell'ipotesi che l'anchilosi non si modificasse utilmente, la guarigione conseguita è già co8Ì buona da lasciare intatta la prospettiva di una vita laboriosa e proficua.

Reperti microscopici, batteriologici (l) e chimici. l 0 E SAME DEGLI ESPETTORATI. (11 febbraio 1898). Repe'rto micJ·oscopico. - Micrococchi, bacilli e diplococco di Fraenkel abbondante negli sputi rugginosi. Col metodo di Gram colorazione perfetta dei cocchi e capsula scolora ta. Capsule contenenti fin sei cocchi la.nceolati, in catena. Col metodo di Ziehl si è ottenuta la perfetta colorazione della capsula. Cttltu'l'e. - Su gelatina di carne (10 / 0 ) nessuno sviluppo dopo quattro giorni a temperatura di 24°. Su agar a temp. 30° in culture per infissione in tubo, lungo la linea di infìssione, dopo tre giorni le <lolonie caratteristiche comparvero come goccioline di glicerina lucenti piccolissime. 2o EsAME. - (16 febbraio). Espettorato. Reperto mic1·oscopico. - Numerose col0nie di cocchi non capsulati, diplococco di Fraenkel quasi totalmente scomparso dagli sputi rugginosi. Molte emazie distrutte e numerose fibre elastiche. {l • Dovuti alla valente cooperazione del pror. Ugo Brizi, libero docen te nella

r~gia Universlta di Roma.


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l'NEUMO·GONARTIUTE SUPPURATIVA

Su lastre in gelatina sviluppo di colonie di leptotrix, sarcina, e di un micrococco a colonie picuole giallastre non fluidificanti Sviluppo negativo di diplococ0hi, neppure in agar a 35°. 3• EsAME. - (15 marzo). Repe1·to microscopico. - Estrema abbondanza di leptotr ix e di micro-cocchì. Ricomparisce rarissimo il diplococco di Fraenkel, ma bicapsulato e colorantesi col metodo di Ziehl . P oche emazie, fibre elastiche e cellule epiteliali. Ricerca del bacillo di Koch coi metodi di Gramr Rindfl.eisch, Ehrlich, Buscalioni, con risultato negativo. Cultu.1·e. - Su lastre con gelatina (10 •; .) di brodo. Sviluppo di leptotrix, cocchi, bacilli fluidificanti. Nessuno sviluppo di diplococco di Fraenkel e neppure di bacillo di Koch, dopo 15 giorni a 37°. 4• EsAME. - (29 marzo). Repe1·to mic1·oscopico. - E norme quantità di microrganismi specialmente dì forme cocciche indeterminabili al microscopio. Presenza accertata del proteus, e della sarcina. Risultato negativo con metodi anzidetti del bacillo di Kocl1. Ct~ltut·e. Su piastre di gelatina comparsa di colonie piccole, giallognole, fluidificanti di st1·eptococcus Ct,lt:ura. -

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pyogenus a·U?·eus. Nessuna comparsa di colonie di bacillo di Koch. Esame del pus. - l • EsAME. - Pus estra tto colla siringa di Pravaz, nella puntura esplorativa, e subito dopo la l" incisione. 1lficroscop·io. - Caratteri ordinari del pus, corpuscoli purolenti più o meno deformati, concrezioni cristalliner fasci di tessuto connettivale e abbondanti micro-organismi.


DA INFEZIO:-IE PIOGE:\'E'l'IOA MISTA, ECC.

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Presenza di (o1·me simili al diplococco di Fraenkel: appaiate, lanceolate, spesso in catenella di tre, ma con nessun metodo si riesce a mettere in evidenza la capsula, neppure col metodo di Ziehl. Cttltm·e. - Su piastre: varie forme, ma predominanti : colonie giallicce, puntiforme, infossate, fluidificanti di Streptococcus pyogenus atwens, le cui colonie si sviluppano per trasporto benissimo sulle patate, stùle quali formano una patina gialla con odore caratteristico. 2• EsAME. - Pus proveniente dalla parte profonda dell'articolazione dopo la seconda incisione. Reperto microscopico come nel l • esame, con abbondanza maggiore di concrezioni cristalline e fibre elastiche. Repe1·to batte1·iologico. - Culture su piastre. Predominanza di St1·eptococcttS colla sua forma di S . pyoge'11!1>8 ce1·eu.s albus. Stùla gelatina- Piccoli punti bianchi cerei non fluidificanti la gelatina. In culture per infissione lo S . ce1·eus albttS presenta le colonie in forma di una striscia cerosa. a· EsAME. - Pus estratto durante la medicazione tre giorni dopo la 2• incisione, dal tubo di drenaggio. Perfettamente come nel caso precedente, solo grande abbondanza di connettivo a stracci con fibre elastiche, elementi del tessuto adiposo. Mi01·o-organismi simili ai precedenti con predominanza dello S. ce1·eus albus, e quasi totale scomparsa. dello S. pyogenztS aureus. In tutti e tre gli esami microscopici le ricerche nel pus del bacillo di Koch coi metodi stessi usati per gli espettorati, hanno dato risultato negativo. Esame del sangue. - Nessuna alterazione nè presenza di microrganismi si riscontrò mai in tre esami compiuti. Esame delle urine. - I reperti chimici, durante la fase acuta della malattia, non hanno offerto alcun dato.


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l'NEOto-GO~ARTRITJl: SUJ>PURA'!'IVA

meritevole di particolare menzione. All'infuori della presenza di tracce di albumina, gli altri componenti si riscontrarono nelle approssimative quantità, che abitualmen te troYansi nelle urine febbrili da polmonite. Cosi si ricm1obbe che i cloruri davano un intorbida· mento leggero colla soluzione 10 p. 100 di nitrato d'argento: ed a questa rallentata eliminazione r enale dei cloruri faceva riscon tro una avversione invincibile per l'in gestione dei liquidi salati. Nella fnse piemica del morbo le urine contenevano in discreta quantità muco, e nel sedimento si notava la presenza di cellule del rivestimento vescicale. Osservazione radiografica (l ). - Ottenuta. in modo stabile la g uarigione della panartrite suppurata., sorse spontaneo il quesito relativo alla possibilità di modificare i posLumi della patita lesione articolare. I dati clini ci dimostrarono che il processo suppurativo aveva. interessato tutt i i tessuti endo-articolari e peri-articolari, e per necessaria conseguenza la cicatrice doveva. aver det erminato l'aderenza delle parti ossee costituenti l'ar ticolazione femoro-rotulo-tibiale. A 1>1·iori è perciò facile stabilire che le parti essenziali articolari sono state in parte soppresse e sostituite da una solida cicatrice ossea, o fibrosa. Quindi razionalmente si deduce che un tentativo per mobilizzare l'articolazione anchilosata sotto l'azione <lella narcosi cloroformica, non sia a sufficienza. giustifica to, se prima non si acquista il convincimento che possa. riuscire vantaggioso ed in pari tempo soevro dal pericolo di produrre nuovi danni. Si deduce pure che la non ancora esperimentata Kinesite1•apia sia da. riten ersi un mezzo inefficace di cura, dato il caso che la (l) Il cav. Luigi Perotti professo re Il i sci~nze Osico·chlm iche al collegio mi· lila re, co n specialo intorcssamento G colla nota competenza, eseg ui le radl u.sr~lle, che si all egano.


DA INFEZIONE PIOGENETIO.A. MISTA, ECC.

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anchilosi fosse ossea. Per delucidare queste troppo vaghe conclusioni occorreva la prova scientifica, che solo la radiografia poteva fornire. Infatti, mercè un esperimento ben riuscito, si potè accertare che l'immobilità articolare è nel nostro caso parzialmente prodotta da neoformazioni di tessuto osseo, che costituisce una evidente larga. placca fra la troclea femorale e la faccia articolare della rotula; ma fra l'epifisi del femore e quella della tibia esiste una bene apprezzabile interruzione indicante che le connessioni fra le superfici articolari contigue non sono prodotte da travate ossee (1). Considerazioni. - L'argomento trattato si presta a toccare molteplici ed interessanti questioni, ma per amore di brevità, l'esame del caso verrà sinteticamente limitato alla soluzione dei tre seguenti quesiti, che ogni medico curante può essere chiamato a discutere nell'esercizio professionale: 1• perchè l'infezione fu suppurativa? 2• perchè Ri manifestò in secondo tempo, durante la. fase acuta del morbo, una ripetizione in due sedi diverse della flogosi, che trovò un terreno propizio di sviluppo tanto nell'organo omonimo vicino, quanto in una regione periferica, avente diversa struttura anatomica? 3• quali circostanze sfavorevoli hanno potuto determinare il decorso grave della malattia., e quali mezzi di cura hanno presumibilmente influito a determinare il relativo utile risultato ?... Per rispondere al primo quesito è sufficiente accennare al risultato delle ricerche batteriologiche accura(l) Questo reperto relativamente confortante ha ra tto brillare un raggio di speranza; ed In seguìto all'autorevole parere espresso in proposìto dal direttore di sa01tà militare del rx corpo di armata, colonnello medico Chlaiso, parere pure condiviso dal prerato pror. Occhio i, verrà anzitutto intrapresa la cura kinesiterapiea.


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l'~EmlO·GONARTRlTE SOPPORATIVA

tameute eseguite, e che dimostrarono l'esistenza di un'infezione mista, occasionata, cioè, prevalentemente dalla presenza del d i plococco, unito ai comuni piogeni . Questa conclizione è la più atta a favorire lo sviluppo della flogosi suppurativa. A tal fine contribuirono pure, senza dubLio, la gravezza dell'infezione e tutti quegli altri fattori capaci da un lato di esaltare l'attività dei microgermi e dall'altro di diminuire la r esistenza organica: per una parte importante delegata ai fagociti, che contrastano le invasioni degli agenti infettivi. P er interpretare la secon(la proposizione è necessario supporre che sia }Wecetlnt.n. \ma trombosi settica con successiva seariva. embolie-a e trasporl;o degli elementi infettanti n egli orgctni seeondariamente interessati. Riguardo al g inoo.;chio si pnò spingere l'analisi fino ad ammettere che il materiale embolico settico ha ostruito a prevalenza le sole reti capillari, e non cospicue diramazioni vasai i, poicbè non si osservò la manifestazione eli eclema, nè al piede, nè alla fn.ccia interna della gamba. L'aggravamento della setticoemia appalesatosi o.;oll'eccezionale e minaccioso aumento di temperattu·a, etl il conscgtte.nt.edebilitamento JeJla funzione cardiaca sono da consic1crarsi quali momenti causali della trombosi polmonare, a cni seguirono una o più scariche emboliche flogogene per l'a.ltro polmone e per una granJe articolaziono delle estremità. inferiori, nel cui essmbto punùento, si riconobbe la localizzazione del diplococco. Per le condizioni identiche del terreno di ctùtura si eomprende la tendenza alla diffusione del processo in organi similadj invece per l'invasione al ginocc·hio non riesce fn.cile trovare una spiegazione plausibile eJ appag~:mte. Gli antichi avrebbero risolta la questione col noto aforisma : locns m.ino1·ù; ?·esistentiae. Nel ca:;o in esa.me questo stato di debilitamento


DA INFEZIONE PIOGENETIO.A. MISTA, ECO.

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locale non esiste per l'assenza di alterazioni ;congenite e di precedenti morbosi. La causa principale della gonarlirilie fu certamente il deposito di una certa quantità di materiale settico, trasportato dalla corrente sanguigna in uno o più distretti capillari vicini; quali cause concomitanti ed aggravanti si possono supporre: precedenti stimoli funzionali e conseguenti iperemie attive, così si può ammettere l'esistenza di artificiali distrofie regionali, per rallentamento dei processi biochimici eli nutrizione, effetto di prolungata e viziosa giacitura del corpo. Nel caso nostro il continuo decubito plumbeo sul fianco sinistro, col ginocchio dello stesso lato semiflesso, ha potuto sussidia.riamente favo rire lo svolgersi della flogosi suppurativa articolare. Probabilmente per la scarica micro-embolica giunse materiale settico anche in altre reti capillari; ma, secondo ogni verosimiglianza, la normale attività fagocitaria, in tali mezzi di ctùtnra, non permisse l'attecchimento e la moltiplicazione dei microgermi. P er incidenza, si accenna all'analogia ch e corre fra il diplococco ed il gonococco nel determinare complicazioni ; anche quest'ultimo può dar luogo allo sviluppo di artropatie, il più delle voi te mono-articolari, con sede prediletta al ginocchio sinistro, però raramente con essudato purulento. Lo studio delle cause che hanno potuto determinare il decorso grave della malattia, porterebbe ad ardue ed indaginose ricerche, nonchè ad apprezzamenti soggettivi discutibili. Una causa morbigena generale, legata all'ambiente abitato, è da escludersi poichè questo fu l'unico caso d'infezione diplococcica, veri:ficatosi nell 'anno. Sono S3nza dubbio condizioni individuali di freddo sofferto e di strapazzo corporeo, quelle per cui venne aperta la porta all'invasione degli elementi piogenetici ; come pure è da mettersi in relazione collo


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PNEUMO-GONARTUITE SUPPURATIVA

speciale modo di reagire dell'organismo la rara varietà clini~ a, che si è osservata. Non minori difficoltà si affacciano volendo dare un cenno sul presunto valore dei sussidi terapeutici adoperati. Primieramente, perchè venne eliminata. la flebotomia ?... Senza alcun preconcetto ostile, si opinò che mancassero in modo preciso gli estremi per tale indicazione, nel primo periodo della flogosi pneumococcica: ed al manifestarsi della crisi minacciosa si ritenne già trascor.'o il tempo utile per la sua applicazione. Infatti era patente che qnale fenomeno più spiccato ed inquietante presentavasi lo stato asfittico progressivo pE>r la ostruzione delle vie respiratorie, causata dal ristagno di copioso secreto bronco-polmonare. Si diede molta importanza alla parte curativa rappresentata dai modificatori igienici, allo scopo di favorire le salutari risorse naturali. Si ebbe l'opportunità

di curare il pazient.e in una camera bene esposta e ventilata, con una provvista di aria superiore ai 180 metri cubi. Più volte si ricorse alle inalazioni di ossigeno, riconosciute benefiche pel rifornimento del pabnlwn vitae, e per facilitare l'espetliorazione di masse eli escreato vischioso, risliagnante nell'albero respiratorio, e che spesso soffermandosi alla base della lingua, doveva essere rimosso meccanicamente dall'infermiere, il quale con abnegazione encomiabile si dedicò ad una. assistenza continua e vigilante. Cogli alcoolici usati in larga dose si cercò di sostenere le forze del cuore, immune da insulti pregressi e da qualsiasi compartecipazione al processo morboso. Si fece uso in modo prevalente della dieta lattea, non solo a scopo nutritivo, ma eziandio per favorire la. funzione dei reni, che sono gli emuntori più attivi: e proficni dell'organismo. In fine, durante la fase chi-


DA 1NFEZIO~E PIOGENET!OA MISTA , ECC.

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rurgica. della malattia, l'intervento operativo e la medicazione antisettica hanno potuto assecondare gli sforzi della natura medicatrice per conseguire la conservazione della. vita e di un arto utile.

Conclusioni. - Dall'attento esame del caso osservato emergono i tre seguenti corollari pratici: l 0 L a forma clinica trattata ha un'impronta caratteristica, conformem ente al giudizio che le malattie sono tante, quanti sono i malati, che si curano. P er caqualificare esattamente il processo morboso studiato, si dovrebbe usare la dicitura: settico-pioemia da pletu opolmonite lobare bilaterale suppurati va, con embolismo primitivo piogenetico morro-articolare, per infezione a prevalenza diplococcica (1). 2° Premesso che una rondine non fa primavera, si ri tiene però degno di nota il fatto che, pur trattandosi di una forma eccezionalmente grave di acuta flogosi polmonare, non si presentò tuttavia l'occasione per rialzare lo stendardo recante l'indicazione : « salasso :. (2). 3° Dopochè cogli odierni potenti mezzi di indagine batteriologica riesce possibile dimostrare, in modo scient.ifico, la naturale figliazione delle manifestazioni ( l) Dalle r icerche bibliograllche intrapr~.se non risulta che llnora sia stata ratta !"illustrazione di casi clinici paragonabill, pt>r alcuni particolari, a quello esposto. (il} Mi consta , per mezzo di oum.:ro;e osservazioni personali, ratte in tempi oramai remoti, cioè duraotq l'internato di allievo medico, ch e il prestigio di q uesto m ezzo cur.&tlvo, allora troppo discusso in modo sra,·orevole, lld ora r inasceote su un nuovo plede~tallo non rteturpato dall'empirismo, era sostenuto Per l 'accorgimento che si a\·eva di non prescriverlo mal nel le rorme nstenichc di flogosi polmon~re diplococcica, in quelle cioè, come noi r<ISO In esame, rosse gra vissimo l' intossicamento soLLico. Nei primi due giorni di malnt~la, di mass ima, non sruggh•aoo alla Rebotomia 1 casi ili polmonite rranca, in soggetti robusti di buona etil e con cuore valido e11 lmmarolato; in alt ri t~rmini il tributo di sangu.e ~ra più specialmente p:Jgatu rta tutli quel pneumonitici che, secondo una gen&a le espressione del compianto pror. Concato <Iettata rla scettie.i~mo terape u r•co, d'1 regOla gua riscono malgrado tutte le cure, ' anche rra loro diaerrpantl.


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P.NEUMO-GOXARTRITE SUPPURA.TIVA 1 ECO.

morbose simultanee o successive, con localizzazione in una o più serli anatomiche, è maggiormente ovvio che

in generale risultano insufficienti gli studi unila.terali di patologia per formulare esatte sintesi diagnostiche. Ne1la sfera delle npplicazioni ne deriva che prima di entrare nel campo pratico della chirurgia, occ.orre provvedere alle esigenze della. medicina. Roma, 28 marzo 1899.



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UN CASO Df EMIPLEGfA VOLGARE COMPLETA DA INFEZIONE MALARICA

Per il dotto r Eaìo Jllarri, tenente medico

Recentemente ho avuto opport.unità di osservare, nel deposito di convalescenza di Monte Oliveto, un malato che mi ha interessato non tanto per la sintomatologia. che mi ha offerto e per l'etiologia di quella, quanto e più per il decorso delJa malattia stessa. Il caso non comune, almeno per quanto io ne sappia, mi ha suggerito di farne oggetto di questa breve comunicazione.

Mando avanti la storia e gli esami obiettivi, riserYandomi a dopo, qualche considerazione clinica in proposito. Jacobini Pietro, di R oma, di anni 25, carabiniere reale, mentre nell'agosto 1897, aclempiendo al suo servizio, si trovava nei pressi di Civitavecchia, fu colto da febbri malariche, che l'obbligarono a letto (per un mese circa) in uno stabilimento di cura. Durante questo periodo, gli accessi febbrili a tipo terzano si ripetevano continuamente, malgrado generose somministrazioni di sali di chinino per la. via dello stomaco. Negli ultimi giorni della sua degenza avendo i detti accessi fatto sosta, uscì dall'ospedale e potè per due mesi tornare a prestar servirzio, senza che la febbre si


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U~ CASO DI EMIPLEGIA VO!,GARE COMPLETA

ripetesse. Il 3 novembre di quello stesso anno, trovandosi l' Jacobini a Velletri, gli accessi febbrili ricomparvero e si iniziò di nuovÒ il tipo terzano ; il14 dello stesso mese fu a detta sua, e giusta i certificati dei medici che lo ebbero in cura, colto da perniciosa comatosa, per cui fu fatto ricoverare nell'ospedale civile di Velletri. Due gior.pi dopo dacchè tale accidente si era dichiarato, l ' J acobini si riebbe dallo stato di coma, e si accorse di essere affetto da paralisi a tutta la metà sinistra del corpo. Rimase in cura nel detto ospedale fino al 16 dicembre, e durante quel tempo e dopo ancora, fu sottoposto a diversi trattamenti curativi, quali corrente ·elettrictt, preparati stricnici e arsenicali. La febbre, da quell'epoca fino ad ora (novembre 1898), non si è mai p iLI ripetuta. Circa l'anamnesi remota, racconta Jl J acobini che all'età di anni 12, cadde n.cciden talmente da un balcone sulla pubblica via, ma riportò ferite e contusioni cosi leggere, che non ebbe bisogno, neppure per un giorno, di rimanere a letto. Queste lesioni non lasciarono postumi, riguardo alla funzionalità generale, e solo si scorgono adesso, come residui, cicatrici appena apprezzabili alla regione z igomatica di sinistra, ed una pure nella regione temporale dello stesso lato. A 15 anni, gli si impegnò una mano negli ingranaggi di una mo.Gchina, per il quale infortunio rimasero deformate le ultime falangi dell'indice, medio ed anulare della mano destra. Nell'estate del189G fu per 4 7 giorni ricoverato a R oma in un ospedale, perchè affetto da catarro intestinale grave. È nato in un parto gemello, non ha mai sofferto di disturbi nervosi di sorta; i segni della virilità apparvero a 15 anni; per essere affetto da fimosi, mai ebbe contatto con donne :fino all'età di 23 anni, epoca quella.


DA INFEZIONE 1\IALARICA

in cui ciò gli fu reso possibile, essendosi sottoposto ad atto operativo. Non è stato onanista, non bevitore, è modesto fumatore; si esclude l'infezione sifilitica. Si è sempre potuto procurare un vitto sufficiente e buono. Precedenti famigliari ottimi. Esarne obbiettivo raccolto it 18 h~glio . - Individuo ben costituito; pallida la pelle e le mucose visibili; piut~ tosto deficiente lo stato di nutri~r.ione generale. L'attenzione del medico è subito attratta dall'asimmetria dei muscoli della faccia e dallo speciale atteggiamento e portamento dell'ammalato, che rivelano una emiplegia sinistra. L 'angolo della bocca stirato a destra, il solco naso-la.biale è da quest'ultimo lato, lieve~ mente più pronunziato che a sinistra ; studiando imovimenti muscolari nel campo di distribuzione del 7•, si trova una paresi a sinistra. Il malato non può bene fischiare, atteggiare le labbra per schioccare un bacio, e via dicendo. L'ugola non è deviat a; la lingua è dritta quando è in riposo, ma sporta fuori della bocca devia a sinistra. D malato, parlando, è leggermente disartrico. Niente osservasi nella branca· superiore del 7°, nè dal lato dell' innervazione nel 3•, 4°1 6" pajo. L'arto superiore sinistro si trova nella posizione ordinaria dell'emiplegia volgare : braccio accollato al tronco, avambraccio flesso sul braccio, flesse le dita nella palma della mano. L'arto inferiore sinistro, che quando l' Jacobini è nella posizione sdraiata in letto, rivela leggerissima paresi, in confronto dell'omonino destro, presenta una pa1·esì pitl spiccata, quando s' invita l'ammalato a camminare. Infatti l' Jacobini, cammina falciando leggermente colla gamba sinistra e strascicando la punta del piede. Nella metà destra. del corpo - faccia. ed arti niente di notevole. La muscolatura del collo e del 25


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UN CA:::o DI EMll'LEGIA VOLOARE COMPLETA

tronco dei due lati, non offre differenze apprezzabili sullo stato di nutrizione e di contrattilità . Per la nutrizione, le masse muscolari degli arti di ~iuistra, anche tenuto il debito conto, che il nostro ma-

lato è destrimane, apparisc:ono più flaccide e più sottili di quello che comporterebbe lo stato fisiologico delle stesse masse muscolari, e di quello che esigerebbe il confronto colla muscolatura d el lato opposto. Le diverse sensi bi l it.à, tatti le, dolorifica e termica, normali :m tutta la superficie del corpo; nessun disturbo da parte dei sensi specifici; normali e la potenza visiva, e il campo, e il senso dei colori. I riflessi tendinei, a fiinistra, esagerati, specialme11te il patellare; presenti i riflessi fari ugeo, corneale, crcmasterico. L' intelligenza dell'J acobìni ci appa.re lucida; è allotarsi una certa emotività. Nessun disturbo da parte del retto e della vessica. L'esa me del fondo dell'occhio e l'esame elettromuscolare, furono tralasciati. I visceri delle cavità addominale e tora.cica, sani; la milza, un po' n,umentata nei suoi diametri. La nostra att;enzione si fermò in particolar modo a consiùentre lo stato dell'a}>parecchio cardio-vascolare, e non ci fu dato di rilPvare alcunchè di patologico, soJamt>nte la radiale di sinistra aveva un'espansione più piccola, di q nella di destra. Normale il polso ritmico e la temperatura; l'esètmo delle orine dette risultati negati\ij le funzioni della vit.a vegetativa, integre. De~n·so. - L'iwlividno rimase sotto la mia Oi<Serva:;-;ione PN' quattro mesi, e fn curato con preparati iodici, dtinaeei, e l'lotto i nostri occhi ha lentamente e progres:-;ivamente migliorato, 1ìno a cl te nel giorno 17 novembre si poteva raccogliere un csume obbiettivo, che ci rivelava come i fenomeni dcll'emiplE>gia volgare e completa, Tacc.olti nel luglio, erano complotanwnte scomparsi, non rimanen<lo degli nnti0hi fatti, cl1e un leggero stato di c;;agerazionn del ri tlc:sso pntellare di si n i stra.


DA I~EZIO:-oE MALARICA

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L'individuo ha guadagnato anche nelle sue condi'zioni generali; rifatto il colore, rinutrite le carni, e provvisto di adipe il cellulare sottocutaneo. Ottime le condizioni della vita vegetati va; tranquillo lo spirito, lucida l'intelligenza, l' Jacobini apparisce come un uomo in condizioni di perfetta salute. Nell'intervallo fra questi due esami, e precisamente verso la metà di giugno, praticai l'esame elettrico della muscolattu·a del malato, e non ebbi nulla a rilevare di notevole, sia dal lato clelia sensibilità che clallato della contrattilità; solo i muscoli del lato paralitico rispondevano meuo prontamente ed energicamente, sia alla corrente faradica che alla galvanica, in confronto dei muscoli del lato opposto. Anche l'esame del fondo dell'occhio, mi riuscì negativo. La m ilza era rientrata nei limiti fisiologici.

*** Questa storia clinica, ci offre l'opportunità di far qualche considerazione sopra l'argomento delle lesioni del sistem.J} nervoso nei malarici, argomento recentemente trattato con mano maestra dal dott. Bardellini, in un articolo comparso negli Annali di medicina navale (fascicolo del settembre-ottobre 1898). Anzitutto vogliamo sbaraz>~are il campo da una questione che potremo dire pregiudiziale, e cioè: l'emiplegia presentata dal nostro ammalato è veramente da malaria? L' Jacobini non è sifìJitico, non è alcoolista, non soffrì mai in un passato remoto o prossimo di nessun'altra malattia infettiva al di fuori della palustre, nè ebbe oc-casione di esporsi adintossicazioni professionali (piombo, arsenico, ecc.). È vero che, nel caso nostro, non fu fatto l'esame del sangue, pur di tanto valore, ma che r Jacobini soffrisse di una infezione malarica può ritenersi


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t'); CASO DI EMIPLEGIA \OLGA.RE COMPLETA

indubbio, considerando il paese da lui abitato (campagna romana), il momento in cui si ammalò, i caratteri della febbre (tipo terzano), il tumore di milza, che a noi fu dato constat.are alla distanza di diversi mesi dall'epoca della so:fferta malattia, e infine il criterio terapeutico. Fra causa ed effetto, cioè tra infezione malarica ed emiplegia sinistra del nostro J a.cobini, corre poi un nesso così intimo che ogni rigidità. logico-diagnostica non si oppone, parmi, a che si riferisca uel nostro malato la lesione nervosa alla malaria. Non rimane da Ctuesto punto di vista che la possibilità di una concomita.nza, e cioè che nell'Jacobini sia sopraggiunto un qualchecosa di più, che abbia determinato l' emiplegia. E quest'cbbiezione che ci si può muovere è g iustificatissima. P er rispondervi, consideriamo anzitutto la sede probabile della lesione che determina l'emiplegia stessa, ed interpretiamone poi la sintomatologia, sulla guida della fi siopatologia nei malarici. li (!Uadl'O sintomatico offertoci dall'ammalato, è quello dell'emiplegia volgare, completa, d'origine cerebrale; e possiamo facilmente eliminare che si sia trattato di lesione isterica. L'esame obiettivo dell' Jacobini, non rivela alcuna stigmata. di questa nevrosi, e i precede n ti personali e famigliari sono ottimi. In un giovane dell'età del nostro ammalato, una emiplegia cerebrale può tenere ad un'embolia o, meno probabilmente, ad un'emorro.gia. Ma per l'embolo stanno contro le eccellenti condizioni degli apparecchi cardiova~;colari, per la seconda, e questo fatto, e per di più Passen za dell'a.lcoolismo e della sifilide. Contro una trombosi e contro la stessa ero boli a, depongono oltre i fatti ora citati, anche l'evoluzione stessa dell'emiplegia. Data l'occlusione di uno dei vasi cerebrali ed istituitasi una emiplegia, o questa, per il pronto rista-


DA fNE'EZIONE )[ALARIO.A.

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bilimento di circolo, rapidamente si dissipa, o i fatti rimangono fissi ed invariabili tranne il soprav\"enirE> degli ordinari postumi spasmodici che nel caso attuall' si eran presentati, e che poi si corressero. Nel caso nostro si tratta evidentemente di una lesione dell'emisfero? non si ha bisogno di spendere, per ciò, molte parole; la disposizione della paralisi, l'interessamento del faciale nella sua branca inferiore, lo stato dei r iflessi e via dicendo, non lasciano dubbio sulla origine cerebrale della lesione. Il difficile, comincia piuttosto per noi, là quando si vuole stabilire la natura e il meccanismo di produzione della lesione stessa; e a questo primo fatto si lega poi, la diagnosi topogra:fica. Vediamo se la matassa abbastanza imbrogliata offre campo ad nna ipotesi, che raccolga per sè il massimo numero di probabilità. L'ammalato, riferisce la storia, che noi non possiamo che accettare integralmente, durante un attacco di perniciosa algida, rimase emiplegico. Di che si tratta? Noi riteniamo (ne abbiamo detto più sopra il percha) che la sede della lesione sia cerebra.le in senso lato, e che la malaria ne sia la determinante. Ma è cert.o che nè la teoria meccanica della trombosi malaricoparassitaria, che appunto occludendo i vasi cerebrali nel nostro caso il campo di distribuzione della silviann destra - può dare fenomeni paralitici, nè la teoria tossica per le tossine elaborat e dal plasma malo.rico, nè la così detta teoria. mista o tossico-meccanica, sono sufficienti a dare piena spiegazione del quadro presentato dal nostro malato. T eoria meccanica: occlusi i vasi, l'emiplegia sarebbe rimasta permanente, o rapidamente dopo 1-2-4 giorni al massimo, avt·ebbe dovuto correggersi. Teoria tossica: i fenomeni tossici, nelle malattie in-


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U~ CASO Ul EmPJ,EGIA. VULGAR:E COMPLETA

fettiYe aeute, ha.n11o pure un decorso rapido, qualunqu& sia il mec('anismo di loro azione.

Una int.os:-;icazione delle cellule cerebrali, nel ca.s o nostro della zona psico-motrice destra, come può mantenersi in \a,ria,t a per un poriodo di un mese ci1·ca, e poi piano p iano torreggersi? Noi non po,;siamo concepire questo meccanismo, nè sappiamo che da altri sia sta.to ammes:>o. Nonostante riconoscia.mo q nPsta ipotes i possibile, e forse, sforzando gli argomenti, ::;i potrebbero addurre fatti di analogia in a.ppoggio a qnesto. ipote!'>i, come per esempio : le par ali,.;i post-difr.eri che, post-titìche, (;he sopra-ggiungono ad infezione e:-anrita1 e qualche Yol ta a conYalescenza :finita. Ma tnt.tcwia una terza, ipot.osi ci sembra più probabile, e cioè che nell' J;wobini si sia prodotta una emorragia. nel ht C'apsula esterna durante l'attacco di pemiciosa. L'anR.tomia patologica dei deces.;i per perniciosa dimostra, ch e nPgli organi nenosi centrali di questi, si riscontrano soYente omorn.tgie puntiformi disseminate; il Guarnieri hn anehe dimo.:;trato che in tali casi le emorragie tengono a vere e proprie lacerazioni ·;msali. Ora ci domanùial.l1o : nel <'aso no:;tro quelle alterazioni dell'endotelio va:;ale, ehe il ::;ovracitato os::;ervatore ha dimost.rato riscont.rnrsi n ei morti por malaria, e che se<.:owlo lnì aprono la via alla rottura dei vasi stessi, nou potn·bbero con~entire di a.mmettere nel ca~o attuale, che l' emorr::~gia n.bhia sorpassato le proporzioni che le sono nùit tHdi nel) n. mnla ria, e ehe im·ece dì una emorragia puntiforme si sia aYnta. una emorragia piLt volnminosa? Quo:<ta ipoLesi ci ~:;piegher<'bùe beni:;simo la sintomat.ologin. offcrtnci clal mala.to, ed in ispel'ial modo si adatterebbe al particolare decorso risolutivo, da noi


DA l:NFEZIOXE MALARJCA

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presenziato. L'emorragia cerebrale sarebbe avvenuta nella sede più ordinaria ·- arteria dello Charcot, capsula esterna - la compres&ione stÙ fascio piramidale, ci darebbe la chifwe per intendere i fenomeni emiplegici; il riassorbimento del sangue stravasato, ci spiegherebbe come e perchè l' Jacobini sia piano piano completamente guarito. Manca la necroscopia, fortunatamente per l'ammalato; e, scientificamente parlando, ma.nca tntto, ci si dirà. Ma in ogni modo abbiamo creduto opportuno rendere di pubblica ragione questa nostra osservazione perchè, se non ci inganniamo, essa dimostra come a parer nostro la teoria meccanica e tossica e la teoria mista, aieno insufficienti a render conto di tutti i casi clinici di lesioni nervoso centra.li, da infezione malarica. Firenze, gennaio 1800.


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DI UN CASO DI ERNIA CRUBA LE OPERA'rO COL METOIJO ING U I~ALE DEL PROF. RUGGI

Lrllura raua nella '''lnft•renza srit•nliOc:~ tlo•l me>c di rctl hraio 1899 dal doltor c.H. Robe rto Pabi,. , tco~ute co lon n!'llo medico. dJrettorc dello spedale miliitare rli Ct~linri.

Nel pr esentarvi un individuo da me operato di ernia crurale destra., il giorno 2 correntE\ mese, operazione alla quale presenziaste, credo di far cosa non priva di u n certo i nteresse nel tenervi parola del processo che ho seguito, che è quello inguinale del pro f. Ruggì. Come vedete, il nostro opemto presenta all' inguine una solida cicatrice, e dalla r egione del triangolo di Scarpa è scomparsa ogni traccia di quel tumore che vi si osservava in passato prima dell'operazione. P er la minor frequenza dell'ernia crurale nell'uomo, che raggiunge solo i1.7,9° '0 di t utte le ernie (Duplay), non potei praticare prima tale atto OEerativo, che però ebbi occasione d i vedere, posto in opera dall'autore stesso, ripetu te volte nell'ospedale maggiore di Bologna. Fattane qui ndi unaprim a prova sul cadavere, mi potei accertare 00me s ia piuttosto facil e il far passare il sacco erniario nella sua primitiva posizione attraverso alla breccia iogu inal e elle si p ratica sull'aponevrosi .del grande obliquo, e come s ia altresì possibile ed ag evole, contrari amente all'opinione di alcuni autori, che lo ritengono dillìcile ed inefficace, il ravvicinamento e la s utura dRI legamento del.ll'a.lloppio a quello di Cooper ,


DI U~ CASO DI ERNIA C RURALE, ECC.

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per ottenere l'obliterazione completa del tragitto crurale. Chiusura, che, specie nelle ernie recenti dei giovani, quando cioè l'apertura del canale non ha subito un eccessivo divaricamento, riesce maggiormente facile. Girardi Giov. Battista, soldato nel 10" reggimento fanteriH., presentava alla sua entrata in quest' ospedale un tumore di forma arrotondata, sporgente alla parte interna e superiore del triangolo di Scarpa, tumore facilmente riducibile e che si riproduceva. con gli sforzi della tosse e con le contrazioni violente dei muscoli dell'addome. Fu fatta. diagnosi di ernia crurale. Trattandosi di individ uo sano, di valida costituzione, e senza alcun precedente morboso, gentilizio o proprio, ed appoggiandomi all'asserzione, che ritengo dogmatica, del Duplay, il quale consiglia fm·malmente la cw·a radicale di tutte le ernie cru1·ali dei giovani, proposi senza altro l'operazione radicale dell' esistente ernia, che il Girardi non solo accettava volentieri, ma bensì invocava. Il giorno 2 febbraio praticai l'operazione ed il successivo giorno 10, levati i punti di sutura, egli era completamente guarito per prima.. Come è noto, due sono i processi che il Ruggi, da quel chirurgo geniale ch'egli è, ha escogitato per l'operazione radicale dell'ernia crurale col suo metodo inguinale. Nel primo si serve di un'incisione a T, per poter dominare, com'egli dice, le parti tutte sulle quali deve agire, .a.prendo la fossa. dello Scarpa; nel secondo procGsso fa uso di un' unica incisione orizzontale, che andando a seconda della piega inguinal e, segue il bordo saliente del legamento del Falloppio. Il primo di tali processi, come è facile rilevare, trova la sua applicazione nelle ernie crurali antiche, molto voluminose, non riducibili e con molteplici aderenze,


DJ O)< CA$0 DI EHXI A CRURALE

mentre per q uelle che si presentano nella nostra prat ica mili tare, r ecenti, piccole e facilmente riducibili, è sufficiente il secondo processo, quello cioè della inci · sione unica orizzontale, di cui mi sono servito nell'operare il 8-irar di. Fatta così una incisione orizzontale, che si estendeva dalla spina del pube verso l'esterno fino oltre la metà del legamento fa lloppiano, e fatti tener e divaricati, me · diante uncini ottusi, i bordi della ferita, ho messo allo scoperto la fossa dello Scar pa ed il sacco erniario, il q uale, come avviene di consueto, attraversando di dietro in avanti uno dei fori es istenti nella fascia c.-'? 'ibrifòrmis, trovavasi sotto la fascia superficialis, messo maggior. mente in evidenza da conati di vomito sopravvenuti all'oper ando. Lo i;;olai quind i, poichè, come ricorderete, era circondato ed aderente ad una notevole massa adiposa, anzi ad uu vero lipoma, il r)uale, a mio av•·iso,·ha avuto una parte importante nell o svil uppo dell'ernia.; lo apersi spiugenclo in cavità una piccola porzione di epiploon, dentro conteanto, che però non aveva presa alcuna aderenza col sacco legai; quest'ultimo con seta robusta e ne resecai una porzione, lunga circa tre centimetri, lasciando i capi della seta piuttosto lunghi per facilitarue la ricerca. Ilo procedu to ind i all'apertura. del canale inguinale mediante una incisione fatta sull'aponevrosi del grande obliquo, a mezzo centimetro circa al disopra del legamen to del Falloppio, e quindi, col dito indica e col manico del coltello, distaccai la parto post orior o d e lla.

doc0ia del canale inguinale aderente alla sottostaute aponevros i tn.1s1·er;;a del Cooper; questa manovra. è riuscita facile, poichè la detta aponevrosi, come di norma, aderiva assai lassamente al margine posteriore d eliA. d occia inguina le.


OPERATO COL :.\l!J:'l'OD O IX CUlXA LE DEL PROF. Rt:GO I

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Andai alla ricerca del sacco in alto ed afferratolo con una pinza, guidato dai lacci della legatura fatta ante· cedentemente, potei con facilità farlo uscire dall'apertura inguinale, e, dopo aver proceduto nuovamente all'osservazione dell' interna cavità, spingendo dentro una piccola porzione di epiploon, che non giudicai opportuno resecare, sono passato alla chiusura del sacco mediante alcuni punti e for t;e legatura, circa cinque centimetri al disopra di quella che avevo applicato la prima volta al disotto ed al di dietro del legamento del Falloppio, dentro alla fossa dello Scarpa Ciò fatto, chiusi l'orifizio interno del canale crurale, avvicinando, m"ldiante sutura, e ponendoli a mutuo uontatto dall'esterno all'intern o, il legamento derCooper, quello del Falloppio, comprendendo nell' ultimo punto interno anche il legamento del Gimbernat. P er ult.imo ho riunito a punti staccati l'aponevr osi d el grande obliquo e tutti gli strati fino alla pelle. Il metodo ideato dal Ruggi è, a mio a vviso, da preferirsi a tutti gli altri finora conosciuti, fra i quali me· ritano di essere ricordati quelli del Tricomi, del Colzi , del Saltzer e del Novaro, perchè, col cambiamento di sede che si fa subire in alto al sacco erniario, si ha il vantaggio di poterlo legare in modo da ottenere la più perfetta chiusura del peritoneo, togliendo qualunque traccia: di infundibulo, che possa servire in avven ire all'inizio di un nuovo sacco, e di un conseguente spostamento viscerale. Infatti, come nel caso nos·t ro si è potuto constata re, legato il sacco in basso in primo tempo al disotto del legamento del Falloppio, fattolo uscire poi in alto per la breccia inguinale, è stato facile legarlo nuovamente circa quattro centimetri al d isopra del punto dove era ca duta la prima legatura. La chiusura poi dell'orifizio del canale, ottenuta. nel


l

3flG

DI l:"X CA:o;O D r EH:\fA CRUllA LE, ECC.

modo sopra indicato, ravvicinando cioè tra lor o il leg a men to del Falloppio, e quello di Cooper e del Gim beruat, si ot.tiene abbastanza agevolmen te, e la obliterazione> che ne segue è salda; oncl'io non vedo il bi'iOgno di r icorrere sempre (fatta eccezione delle ernie voluminose ed antiche) alla chiusura plastica del ca· naie, come la chiama il Saltzer, la quale consiste, tan to per q uest'autore quanto per il Novaro, nel distaccare un lembo dell'aponevrosi del pettineo che si disseca fin contro la sua i nser zione sulla cresta pettineale per r ibatterla in alto suturandola collegamento di Poparzio (Duplay) . L'esito d ell' operazione è stato lusinghiero, come avete visto, e mi pare che il metodo Ruggì, facile e spedito, sia quello a cui dobbiamo attenerci nell'oper azione radicale delle ernie crurali che presentano i nostri giovani militari; ammettendo però, come lo stesso autore ammette, che nelle ernie molto voluminose sia opportuno praticare la chiusura del canale mediante plastica con un lembo preso o d al legamento stesso del Cooper o dalla vicina aponevrosi pettinea. Cagliari, 28 febbraio 1899.


CURA RADICALE DELL' ERNIA CRURALE ( PROCESSO D--\SSTXI :I.[Ql)H'ICATO)

raua allll conrer•·nza scren tillt'a rlello ;peolale miiitnre <li Cn• Prl:o n.•! meso eli g'nnaio 1890 dal dottor Andre a Baldanza , mn!(:::•ore

Le rturn

meoico.

Il soldato Petrenga Saverio del 40• reggimento fanteria ricoverò all'ospedale mili~are di Caserta il 6 luglio 1898 per essere operato di cura radicale di ernia. Presentava sotto la. piega dell'inguine destro un tumoretto d i consistenza molle, grosso quanto un uovo di colombo, che aLla pe1·cussione dava suono ottuso, e che dietro leggera pressione delle dita scompari va nella cavità addominale. L'individuo era di buona costituzi.one, senza precedenti morbosi d'importanza. .Feci diagnosi di ernia cr urale destra riducibile. Si dispose per l'operazione, ma si dovè soprassedere perohè il .Petrenga, dopo nn baguo caldo generale, si am malò di catarro gastro- duodenale, al quale seguì un ittero di mediocre intensità. N e i primi di agosto era completamente rimesso, ta.n to che il 4 l'operai di cura rad icale. Il processo usato fu q u ello del Bassini, salvo il modo di trattare il peduncolo del sacco. L 'illustre clinico di Padova, nel suo geniale metodo di c ura radicale dell'ernia crurale, come, quello dell'iuguinal e, raccomanda d i scollare accu ratamen~e il colletto d el sacco dagli organi vicini e di stirare il peritoneo, p e r ò non ottiene gli stessi ot~imi risultati del processo iuguinale, per le differenti condizioni anatomiche. Difatti in quest'ultimo, appena si taglia il colletto, U peduncolo sfugge immediatamente, affondandosi nella c&.vita add ominale, mentre per l'ernia crurale quando si escide il sacco, si deve poi affondare iL moucone, facendolo,


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CURA RADICALE DELL' ERXIA CRlJJU.LE

con adatte pressioni di sotto in sopra, passare nel bacino al di là. del livello dell'imboccatura, dell'imbuto crurale, fatto che rion impedisce di ritornare per l' istessa via. alla prima aumentata pressione endo-addominale, che può verificarsi per un qualsiasi sforzo dell'operato, ren· d endo facile la recidiva. Per evitare tale inconveniente, a similitudine di quan to pratica B arker nell'ernia. iuguina.le ed Heuston Berger e Lockvood nella crurale, dopo aver trovato e ben iso· lato ed escisso il sacco, invece d'affondare semplice· mente il moncone (peduncolo del sacco) lo lasciai munito d i un filo di catgut armato d'ago molto curvo, fissandolo d ietro le pareti addominali. Procedei come in appresso : mercè manovra molto delicata, previo scolla mento del colletto, legatura. ed escisione del sacco, con l'ago attaccato al filo di catgut, perforai le pareti addominali un centimetro in sopra del funicelle spermatico, che venne sollevato con un uncino ottuso da un ainto. L'ago accompagnato dall'indice sinistro piegato ad uncino, seguì la via del canale crurale. S tirando il catgut, il peduncolo veniva allontanato permanentemente dall'imbuto crurale, mentre il filo si fissava sopra l'aponeurosi del grande obliquo tra le maglie d el connettivo sot.tocu ta.ueo. Il settimo giorno to lsi i punt.i: si ebbe guarigione per prima. Il processo, così modificato, credo possa rispondere a. tutte le indicazioni per una per manente cura dell'ernie crurali, senza sentire il bisogno di ricorrere ad un me· t odo più completo, com'è quello del Ruggi, che sarebbe cert;amente preferibil e, se non fosse la grave demolizione, che s i deve praticare sulla compagine del canale iuguiuale e per le residuali cicatrici addominali, che sono talvolta causa. di ernie. Caserta, gennaio 1899.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Dott. ScHM TDT. - Un oa•o dl tetano del mu•ooll del oapo

(Eopftetann• dl Rose). Zeitschr((t, 1, 1899).

(Deutselte militiirii.rztliclle

SpPtta a Edmondo Rose il merito di Avere riunito in modo verament.e completo, nel campo del tetano tr·aumutico, uoa sindrome, per verità rara, rna che, tra l e forme anomale, può essere considerata come uo processo morboso a sè; intendiamo parlare del tetano traumatico dei muscoli del capo, tetanu scapttis, o tetano del fucc1o.le. L 'csso>nza dell a malattia consi&Le nella coinc1dduza di una lec::ione alla ft~ccia con una consecutiva paralisi del settimo paio e con lf'lano dei muscoli del volto e del corpo, il cui g r·o.do ed estensione sono diversi secondo la gravita dt>l cago. Alla dt>scnzione particolareggiata fatta dal Rose (Rose. -Der Starrlcramnf beim

Mensc!ten.- Deulsche Chirurgie, 8 Lie,rerung, § 83, 1897), c'è ben poco dii &[!giungere; mo srcco me i cnsi osserva Li sono pochi, si r itieue di un C<'t·to int~> res!'e rrportare una altra storia di rruesla malallia, tanto piu che, nella praticA, alcuni CAsi possono passar·e inos"'ervati o per poca evrdenza dei sintomi o per mitezza del decor·so. Ln diagnosi di questa forma morbosa é della piu gr•ande irn1v•rlanza, sin per la cura più convenien Le da seguire, sia - e ancor· più - per evrtar e errori prognoslici; e la mnlallia é laolo prù nwritevole dell'attenzione dei medici milrtari, in qua n lo che le lesioni, che in ma5sima parte, ~ono il suo punLo di origine (calci di cavallo, fendenti sul capo, ferittl contuse per caduta), sono fr equentissime nella vita del soldAto. li cannoniere R. tr·ovan·losi il 2 luglio 1 89~ di servizio al foraggro, venne colpito presso ra cchio destr·o dtt un calcio di cavallo. Stette <yualche tempo privo di sensi, por si r iebbe e verme trasportato all'ospedale, dove si con,-LA1 6 una ferita alla regione temporale d~stra l unga 5 centrmetri, coi mtlrgini contusi, che si estendeva dalla metà tlell'urcata sopraccighare fino alla guancia, passando per l'angol o palpebrale


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RIVISTA MEDICA

e:=:tet·no; e in profondi tà arri vf\va tìoo all'osso, che era pr i-vo di p~? r·io~ tio nella pa1·te superi or e, e presen tava due fessure longi tudtnali su l la porel e orbilale. Pal beb r e ecchimotiche e tun1efalte ; bulbo oculare illeso; integ-ro i l poter e visi vo ; lem peralura del cor po nor·male ; mancava ogni sintomo di l esionf:: cer eb1·ale. L ' in fer·mo nutltl rapid o mente miglior ando con semplici m ed icazioni asci utte, tlse!Lich e ed antisettiche, senza presentar e fen om en i in fi<:H nmatur i; tantoché, essendosi formala una sol ida cicatrice, il 16 lug lio fu riman dato al cor po. Già nella no tte di quell o sl es=<o grol'l1o, l' mdividuo avver ti uua cer ta tlitlkoltà nell'aprire la bocca, e il domani i suoi camer ali si acror:;l·ro ch e i tr atti del suo vollo enm o altera ti . L o st-A to andò cosi r apiJa mente peggiorandr, elle il 22 lugl to il R. rientrò al l'ospedRt., con la diagnosi di paralisi de l f acciale destro; e qui vi si r·ilevò che la cica tr ice ben consolidata e appena vi sibi le della lesione, er a di nuovo dolente alla pr·essione ; inoll1·~ si consta tò i l fallo str anissim o Ji una pa•·al isi tlel 11er vo facciale di deslrn. Cont em por aneamente er avi un evidente l ri sma non i ntE'noLlo sopr al utto a destra ; sui margini del la linguu esistevano par ecchie m or sicatura, p1·ofonde a tl e~ tro, e sotto forma di leggiel'e abrasi oni a sinistra. Il sen su del gusto er a iu tegr o nei 1/ , anter iori della lingua ; poco m eno che in l egr a la sensibil ità del la pelle del vol to. Facoltà. uditiva, m embrana del tim pano, mo vi mentt dei mu ~col i oculari, r eazione elettricA, nor mali. Assenza di r i{{idi tù delhi nuca ; par eti addo minali rilassate ; mobilità perfetta degli HI'Li e tlel l l'Ooco. Assenz11 di albumina nelle orine. La lemper al um del cor po si mante11 ne normale per tutta la durata della molall ta L 'in fer·mo si la~na va di contr azioni doi•H'OSe nei m u,.,col i masticalori, di difficolt.a nella deglu tizione e di osLinata insonnia . Si pensò anzitutto - dala la pr ofondi tà del la lesion e ed i l pr·obabrle sclr eg~p am e n lo osseo - ad una fr·atlura della base d d cranio la quale, iu le1·es,:;ando i l canale di Fa lloppio, avesse l eso il facciale direttamente o iudir·cllamenle per· compr·esston c eser citala da un o slr avaso sanguigno. Per ò il ner vo acuRtico era completa mente integ ro, ed anche l e fibre del fa cciRie decorr•'nli nel canal e, funziona va no J'Pgolarmenle ~ i nol l r·e sm·ebbe semp t·e r'l tnasl o inesplicabile i l cr ampo dei lllll!'iseler i e dei m uscoli del fèlr' in ge. Minori probabili tà ancor•a aveva l' i potesi di un flemmone ori ginalosi dalla cicatr·ic&


401 dolente, ed avanzatosi in profo ndità. il quale, nel suo pr·ocedere verso la base, a vesse interessato i nervi cranici, poiché non v·er·a febbre, le g hiandole soltomascellar i e le parolidi non erano .affette, e nella melà sinistra della faccia non si poteva dimostrare alcun punto visibilmente alteralo, ne dohmle alla pr~s~ione . La ques tione venne risolta soltanto quando si delineò nettamente la sindrome del tetano di Ros e. Nel nostro caso, infa tt.i, non pote va negarsi una causale e contemporanea connes sione tra la fer ita al capo, la paralisi del faccial e e il crampo dei masseleri. Solo trattamento possibile fu: r iposo assoluto in letto, somminisl!·azione generosa di narcotici (bromuro di potassio, piu tard i morfina e idrato di cloralio); dieta liquida; massima cura della lingua e delle abras ioni ai margini. Dopo un periodo di progres sivo peggioramento (insonnia ribelle ad ogni sedativo, estensione dei crampi a lutti i muscoli del farin ge con grave disfagia consecutiva), sui primi di agosto, la malattia volse bt•uscameote al meglio ; con temperatura s empre normale, la tumefazione delle ghiandole sot\omascellari di destra, che si era verificata nell'antecedente settimana, scomparve; le ferite della lingua guarirono; cessò il cr·ampo dei muscoli masticatori, e ritornò la possibilità di aprire la bocca. Il 30 s ettembre, l'individuo, completamente guarito, fu mandato al paese nativo per ultimato servizio. In questo caso la mala ttra ebbe un decorso breve e favorevole, contro ogni as pettativa; e infatti, gettando uno sguardo sulla r accolta dei casi proprii e di altri, pubblicata dal Rose, si rileva che nel 70,77 p. 100 circa, l'insor genza viol enta dei sintomi di un tetano generalizzato , portò rapidamente ad esito letale. Nel nostro caso, invece, il tetano si avanzò soltanto fino al terrHorio dei muscoli faringei per poi arrestarsi. Un'altra particolarità consistette in ciò, che nel R. i sintomi del tetano l'acciale erano molLo piu evidenti a destra, mentee la partecipazione del lato sinis lt•o al processo morboso era rivelata soltanto da una moderata cont razione del massetere e da leggiere abrasioni lin guali. Finalme-nte, nell'ordiAario quadr o nosologico di questa forma~ non é dato d' incontrare le vive contrazioni dei muscoli mastica tori, come si ver ificò in questo caso. L'in iezione di 0,2 cm. c. di siero del R. sotto la pelle del dorso di un topo, provocò la morte dell'animale dopo sette RIVISTA MEDICA.

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RIVISTA liEDlCA

<>re, e fu trovato con le est1·emità postef'io,ri rigidamente distese e con le anteri0ri incrocicchio:~te. L'autopsia fece rilevare un mediocr e strava»o sanguigno nel punto dell'iniezione, ma n essuna cau sa manifesta della morte. Parecchie culture del sang ue non diedero risultato alcuno i tuttavia la rapida lìne d~ll'animal e dopo l'assimilazione di una dose cosi pic~o l n di si er o e l' Htlitudine di estensione cons tatata nella m orte, corrispondono così perfettamente alle fondamen tali espe1·ienze del N1ssens, che la diagnosi di t etano può dirsi acce1·Lata. Devt!si ancora accenna1·e che nel nostro caso , conformemente alle osser"azioni di Nicolaier e di Rosenbach, non si riuscl, non astante riretuti tentativi, di trovare l'agente produtlor·e del tetano nel sangue del malato, nè in quello del t 1)po. Un solo prepara to coloralo del Sllngue tollo dal luogo ddl'iniezione sul topo, dimost1·ò un unico .bacillo del telano a ssolutamente tipico nella forma; tuttavia non da escludersi un'impurità accidenta le. Riguar do alla Lento discussa Ol'igioc del tetano del facciale, questo nostr o caso deve rientrare n ella classificazione eziol ogica data dal Rose. Quindi l a paralisi facciale è di natura periferica, in r el azione con la località del trauma, e dipende da una neurite la quale ebbe il punto di partenza nel luogo <iella lesione, e che, all' ingresso del nervo faccial e nel condotto del Falloppio, condus:::e n compressione ed a par alisi p er tume fazione inriamrnaloria. E. T.

e

BERETTA. -

La sleroterapla nel oarotnoml. - (The La.ncet,

agosto 1898). Son già trascorsi due anni da che Richet etl H éricourt comunicarono all'Accademi a delle scienze due casi straordinariamente fortunali, i f!uali sembravano poter dimostrare che •JU<llclie volla un libr•)·Sar·coma. poteva essere curato, o almeno beneficato dnl le iniezioni di sier o anticancer'oso. L'A. ha ril.. nlAlo gli esper·imenti su vasta scala e ne comun:ca i resultAli, descrivendo pr•ima òetlaj;tliatamente il met odo segu i lo per· ottener e il si e l'O cur·ali vo. Rid otto un lumol'e eanct>roso a poltiglra. in siem e con vetro finemente polverizzato, vi aggr un~e acqu a distillata e, df)pO il fìllramento, il !iquido viene sottoposto alla renlrifuguzione, che lo divide in t re strati ben nelli, uno piullosto denso, da g rasso emulzio-


RIVISTA :MEDICA

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nato, un secondo che è il vero succo canceroso, ed un ter zo composto di detrilus or ganici e della pol ve1·e di vetr o impiegala. Col succo in tal modo ollenulo egli ha inoculato cani, cavalli e asini facendo iniezioni uelle vene del p1ede nei cani, in quelle nasal i nei ca valli, e nelle marginaLi dell'orecchio negli asini . La rtuantilè era var ia a seconda della statura dell'animale, e cioè da 5 a JO cenlirneli'i cubi per i primi, da 20 a 40 centi metri cubi per i secondi, e d11 10 a 20 cen timetri cubi per gli asini, e l e iniezioni erano r 1petute di mese in mese finché si aveva una certa toller anzA pet• il succo cancercso. Alla fine di un cer to periodo gli animai i erano salassa l• où ~oche sacrificati, se traltavasi òi piccoli cani, ed il siero pr eparato colle con<~uete nor me antisettichP. L'A. ha adoper ato questo sier o per iniezioni ipodermiche f11tte a qualche distanza dalla sede della malattia, ed ha raccolto 73 casi, di molti dei quali dé un dellugliAto 1·esoconlo. Fatta eccezione per laluui pazienti, che si scor aggiarono i n pri nci pio e non voller o con tiuuftl'e a lungo la cur a, i n tutti gli allri questo tr attamento é stato seguilo da un successo più o meno marcato, Ad onta che per la mass1ma parte fossero pr esi i n cu rn ad uno stadio avanzalo, quando la cachessia er asi già stabilita. Tali risullali debbono essere con<~iderali da un doppio punto -di vista, fisio- patologico e rlinico Sembra, da qua n lo l'A. rtfl' risre, chi'! il !'i Pr o canceroso eserciti flull'or ganismo un'azioue slimolante, r endendo la circol azione più aLliva ed au mentando la n ulrtzione gènet•ale, senza dar e or igine aJ alcun distur bo ~peciale dell'economia, sehbene in pt•incipio, come l utti i ~1e1·i , p1•ovochi una reazione i nOam matol'ia, e, più r ar amente-, anche renomeni d' intoller anza e dt azione tossica. E -iSO i"lduce nella sede della neofor mazione una speciale in nuenza caratterizzala da si ntomi innammatorii, che conducono al rammollimento dappr i ma e 1n qegUILO alla r iduziona di vol ume del tumor e e dei gangli a!Telti. E come conseguenza della dtminuita compr essione OPr vosa e vascolare. i dolori, l e stesi e le emorra gie diminui .. cono e :spariscono del lutto: le funzioni gener ali migliora no e la salute con esse. M a quc l a azione anti neoplaslica non i mpedi<~ce lo sviluppo di nuove gener azioni di elemenli Rpecitilci che si verifica in ~ pposi zio ue all'influenza del siero. 1!: r aro che questo r iesca


llf\TISTA liEDICA

del tullo ineffìcRce, e quando !'ono ~co mp~;~rsi i primi buonr eiTt.:LLi è con~i gllabd e d'intrapr·ender e un'altra serie d'iniezioni l e qullli, c0111' ... ~l i ha osservato n ei suoi e!"per imenu, port ernnno nuo vi benelici, f! 'JLUlndo ciò avvenga si dovt·à continuat·e il trallam enlo cur·laivo sino alla t'COmparsa del tumorE>. L'A. si mostra tlolenle di non avere ancora espet•rmentato se tali iniezioni di si<•t•o anticnnceroso falle, in sogf!elti che abbinno subi to l'cs tit·pnzione del neopiA"m~1. pt>eservino dalle l'ecidive, ma si pt·opone d' inlt'AiwenJerle 111 avvenir·e ed ha. fede di ottener e buoni r isul tati. Clinicnmente pAI'itt ndl) non cita esempi di guari gione compleln, ma poichè coll'uso di ques to sier o ò possi bile ottenere una riduzione di vol ume ciel tumor e, un allievamenlo del dol or e, una diminuzione o la cessazioni:! delle emorr·a gie, un cwnbiurnento rlell'aspel lo ct ... lle ulceri, un miglioramento insomma dr!lle condizioni generali, è sua opin ione che non debbnsi Lt'llscunrr·c l'irnpi ei!O di questo siero, il qual e, se non è sempre e del lutto efficace, può spesso rendere uti lissimi servig1. c. f. Il trattamento e4uoatlvo 4ella Devrastenla. - (Tite Boston merl.ical and surg. Journctl, ottobre 18!l8).

MonToN PR INCE. -

Non è qui il caso di ri cor.lar•e il qltAdro clinico di questa forma morbosa, oggidi venuto quasi di moda ed infiltratasi a pt•efe r~nza in quella. che dicesi la par·te miglior·e della socit>là. La malaltia, sconosciuta fino a pochi anni or sono, si fa ce va in pr·incipio con!"istere in un indebolimento generale,· dipendente in special m odo da una scar·sa od impropria nulr•izione ed in con sPguenza lullo il si stema di cura consisteva nel m iglionunento delle condizioni generali. Il dotl. Weir Milchell ha voluto com pleta re questo concelio, assoggettando gli inferm i ad una nutrizione fot·zala, ad un assoluto ripo:::o, ad una ginnastica completamente passi va ed al l' i sol~:~mento. Con un lflle sislèma egli aso;er·iva di riuscir·e con più facililu a migliorare la nutrizione dei suoi soggetti, ed anche le loro manife;.tazioni morbose. Ma, domanda l'autor·e, era il miglior amento della nutrizione che influiva sul miglior·amenlo della malattia, o {JIIesto su qu e ll o ~ Egli é d'opinione che in molti cAsi questo trattamento ri esca dd l utto inutile, anche se applicato razionalm ente} ed


'· RIVI STA MEDICA

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.auzi alcuni pazienti ricad.mo prontamente, appena sono espo~ li alla febbre dlivor·atrice, che affa ti ca la vita eli questo fin e <li secolo; altl'i peggiol'auo anche dul'ante la cura, perché manca nel medico uoa influenza m01·ale sui pazienti e allora questi tanto più doventano gravi, quanto più si prolunF!a la cura. Il solo m uglior•amento della nutri zione non pu6 bastare per rimuov er e i Rintomi : d'altra parte il SCllo riposo senza isolamento, senza aumentala rtul l'izioM, senza t'o rte influenza mor·ale non é !'uffk i ente; occOl'r e quindi che la cur a sia mollo com plessa E con grande maestria l' A . tra lleg~i a il sistema di cura, che egli cL·ede necessal'io d ~: bba compor si di varii coefficienti terapeutici, accennandn per <)gnuno le indicaztoni più opporLune e i m etodi rli applica zione. Cominciando dall'isolamento, egli insiste per ché non debba intender si con ci6 lu solitu· dine Jell' iniermo, m a tl cambia mento dalle sue abitua l i occupazioni e l'all ontanamen to dalle persone e dall'am biente or dinario. Ridurre l'ammaluto a veder•e soltanto il m edico e l'infermier e, deve 0ssere un temperam ento da adottarsi solo 11ei casi gr avissimi ed ecceziona li , perchù g~:m e ralm e nte potrebbe essere di danno; m a l'allontanarlo dal propr io paese e dalla propria fam iglia, J! far gli contrarre delle nuo ve amicizie e delle nuove abi tudini, il pr ocur·arg li delle distrazioni é sem pr e consigliabile, p ~ r quanlr> non s ~: mpre attuabile, specialmenle per di ffi col tà d" indole fìnanz·aria. Spella al medico i n telli ~~:c nle saper distin !!ueN le vari e co ndizioni nelle . (/'Ja li 1ruesto i so lamento va inteso in un sen so più o m eno severo. Ser·va di r egola generale che taolo pit. la malallia è t;nJve e tanto più !Jre valgono i fen omeni psichici, altrettanto è p i u n ecess!lri o questo allontanamento dall'ambiente ordinario. La s e conda parte del trattamento e nel tempo stesso, se~ondo l'autor e, la più diffi ; ile e la più inleresstmte è quella c h ' egli dice l' educazione del paziente, ed è su questa che egl i r ilie11e si po!;sa cont11re per· l a soppPessione tlei sint om i ind i viduali, per ra c,luisto di forz e e per· l o sviluppo di abitudini del corpo e della mente, tali da r·ender e il paziente Cllpa c e d i ritornar•e alle l otte della vita , senza ri sentirne alcun d a nno . Il primo passo di questo lr'a ttamento è l o studio ? eu· origine, storia e ra ggruppurn enlo dei vari sintomi. E skano vederP.: come dopo una minuta ricerca àirelta a scopt•ire tutti i dettagli concernenti il caraltel'e di questi sintomi,


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RlVIS'l'A MEDlOA

e l e condizioni nelle quali essi si manifestano, tutto ciò elle in principio sembt·a un cnos di fenomeni fisici e morali senza ne!".;;o tra l ot·o, si t•itluce in una sede di avvenimenti logici, de~i quali si trova lH!lliSsimo il fil o. Med1ants tale studio egli crede possa delel"minat·si quali debbano considera1·si sempltcemente come sintomi di abitudine; quali manifestazioni ù' i slet•isrno; quali dovuti aù un' iùea fissa o ad aut.osuggeslione; 'l uale stanciH~Z:la sia do vuta nd un r eale esaurimento fisico e quindi sia vet·a st anclwzza, e q uale sia stanchezza iml(loginaria dovutu priocipalmAnte ad un'idea pr econcetta di no n poter fa l'e la tal cosa o la lal'tiltra ; quali dolori siano dovuti ad una I'Ctde cau~a fi sica e quali siano il prodotto dell'immaginazi()ne; quali sintomi siano dovuti nd allel'azioni malPl'iali di or~uni impt)rlan l i, come i l cuore e lo stomaco e quali finalm ente siano io dipendenza dello stato psichico del J' in fei'IIIO. Un'allra prat1ca. non meno importante è quella di ottenere la cooperazi o11e d el paziente nel cer ca1·e di rimuover e i fèno meni, che dipendono dnll'!.ilter Hta psiche, ed a q uesto contribui ~ce

mol lo In sludiut•e il earsllet•e dei varii ammillali,

poicilt• m·~ ntre alc uni accetLatJO volentiet·i i consigli del medico, altri si olf<'t tdo no quondo si mostri lor o unfl ce t·La incred ulità. Mu una vol la g uadagnnta In fiducia tlel pazieule è necessario pt·opor s i di comb11tlcre: Jo L'idea fi s~a nella serie tà delle condizioni o dell'esi~te nzn di unt~ r e11le malatlia orgAnico; 2' Ln credenza ne l pet·it·olo imm1n ~ I1 te e nella incurobiltlO. della malall1a; 3' la cunliuua appreu>'ioue di essor dannegg:ialo da <{Ualsiasi movimento ; .~.. l e idee fisse subcoscienti o m emo!'ie di l'alli che ~-:I'IIIfl't'm i ritengono esset·e state allre ,·olle ca~10ne di danni. È fra i fen omeui pi it comuni quello di asl('nersi da certe dale cose, c t·e.Jendo ch'esse possano nuocet·e an una malallia immaginal'ia; ed é stt·aJIO vedere non I'at·amenle spol'ire quosi ad u1r trutto cet·Li fenom eni, solo cl 1e g li i nfet•mi si s tnno convinti dello illti flcuila di cPr!i alli . N on meno im portante è l'istrui1'e il paziente sulle cause e sul valor·e d<'Ì >'lltlomi, e su ciò egli insiste mollissimo, pet·c ho'• i nevt•asteniei <.tm11110 pnrlo r e lungamente dei 101'0 mulan11i, e bnstano spesso d•' ll ~ S[llegazioui detlngliale e convincenli sulle manift>slaziolli che l'ammalato prese 11ta, per cattivarsi quella fidudo, che ltu ten 1a po rte nella cura Ji (juesla infer-


RIVISTA :MEDICA

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mità, ed è qui specialmente che si manifesta il lalLo, il carattere e l'abilita del cul'ante. T utto ciò riguarda In sintomatologia generale. Per ciò che ha riguardo ai sintomi individuali, e d'opinione che debbano essere combattuti a misura che so r~ono, permodo da impedirne l'ulteriore sviluppo. 1!: preferibile che il paziente si rechi dal medico, anziché (!uesti da quello, perchè quando l'infermo intrapre nde a nche un bre ve cammino, collo scopo beu determinalo di anda re ad alleviare le sue soffere nze. l'effetto del trattamento è. solo per questa autosuggestione, generalmente facilitata. E tan to egli è di questo avviso che il metodo cur ativo da lui piLl volentieri praticato è la suggestione diretta, adope1·ata da lui in varie for·me, per diffe re n li scopi. Di rado egli ricorre allo stato ipnotico, ottenendo a bbastanza buoni risultati col s uggestionare durante l'Applicazione della elettricità statìca, ed anche della corrente gal vanica o faradica, la quale, mentre apporla un beneficio morale, lta pure una rilevante azione matet·iale, diminuendo alcuni dolori e la s ensazione di stanchezza. Quando debba pre valere l'azione mentale e quando la fisica sta al medico intelligente il giudicare. Fra j:.rli agenti terapeutici ~edativi hanno un valore indiscutibile i bromuri. Le tendenze gottose e reumatiche debbono essere corr ette. La dieta deve e$<ser e ben r egolata quando esistano sintomi dispeptici. Bisogna evilnr·e di spaventare l'ammalalo. dandogli regole abbastanza severe, ma non e sugerando nel colorire trop po foscamrlnle cet·le po>!sibili conseguenze della malattia, potendo queste esager-azioni farsi esse s tesse causa di fatti morbosi. Né bisogna coltivare certe avversioni, ma adoperarsi al piu possibile a vincerle, potendo esse, col tem po, dovenlare di più. difficile t'emozione. È anche necessario s tabilire all' infer·mo un ornrio tale, che ogui parte del giol'no sia dedicala a qualche occupazione, ed esigere ch'egli vi si atlengn scru polosamente. Quando vi sia un fulso sistema di nutrizione, questo deve esser corretto coi sani principi i dell' igiene, e cercare in o gni caso una ipernukizione, ch'egli con sigli a di ottener e, aggiungendo al vitlo or dinario 5 o 6 uova nel corso della giornata.


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RIVISTA l\IIWICA

Un t•i poso assoluto e troppo pr olun gato CJ'ede possa esser e più dannoso che ulil ~; , pe.r•chè nella g t•an ma:zgior anza dei casi non si fa all eo che aggtun ger·e al la debol ezza dala dalla 1nnlattia, quella ptH'lala dnl l't'olungato decubito in !ello, senza cont.are che in tal m odo sì coll"·ano cer·Le m 1:1 nìfestazioni nervose. Per·O il solo t• i poso de \In noue, nei casi piu gravi, non lo cr·ede sullici ent~ , l'd anche ciò é am luto al cri ler ìo del medico, Il qunlo ctJme deve impPdir·e un ozio soYer chio, deve pnt·e saper m ìsural'e la r•~sis len za Jel suo ammalalo. C0ncludenJo egl t kad.uce il suo metodo di cur a in questi pr~ee LLi:

L• I solamento dell' i u rer·mo, od allontanamento dall' a m· biente or dinario; 2' I sLr•uzione dd paziente sulla natura dei sint omi nervosi; 3° Correzione delle idee ri sse, appr ensioni, cr edenze enonee, catti ve abitud ini J i le m per~o~llle uto o di carallere; 4° Soppr essione dei sintomi individunli mediante l'elettt·icitù, la su!.!'geslione ed altri agenti ter apeulict ; 5' ll egole per la condotta gi••rnnhera; G• M iglior omenlo nelln nuL•·tzìone e rip oso moderato.

c./.

RIVISTA CHIRUHGICA lf . J . SCH!Fr. -

Una nuova operazione per la oura ra(.\1erJ. ical R eco rcl, dic. 1898).

dlol.le d elle emorroidi -

Par C'!chi mel<~ùi sono filali messi in pl'Olica per cura.r e questa i nfer·milù, 111n lutti quanti, oltr e a pnrecchi inconven ienti di minoe coJtlo, Jwnoo qnello grandissimo di una lunga convalescenza. L ~ cauler·izzazione é i ndubbiamente r apida: nella sua esecuzione, mn, dopi) cuduln J'o,<.:a t·o, I'O"lU uno grande superfìrie ~ranule~~i <lllle, lA ctnalt', di norma, im pi ei-(a due o tre ~el L! ma ne per cicalri zum~. · L"escii'liOi t8 o legatur a dei vo.i'li (metodo ùi All ing haro) si fA put·e rnpid~J me 11le, ma occort·ono poi ti a 6 a l O giorni perchè le l cgalUI'e si distacchi no, eJ altri 10 prima che la


RIVISTA ORIBURGIC.A.

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ferita sia perfetl.amente chiusa ed il paziente poss:a dirsi guarito. L'operazione di vVhilt~head che tal une volte raggiunge veramente l'idea le, dà spesso luogo a gra vi emOI't'agie, ed i11 alcuni r arissimi casi é s ta ta. seguita da t•eslrin gimenlo anale. Que lla descritta dall'A. a ccoppia alla rapidità la sempl icila e la facili là d'esecuzione, eù é seguita da una g uarig ione $Oilecita. Il paziente é prepara to come per tutti gl i a lki m etodi; gli intestini ben r ipuliti con ca lartic i e ft·equenli clis teri durante un pet·iodo da 2 1 a 48 Ot'e ; il per ineo r asa lo e quindi reso a se tLico; il pazien te é messo nella stessa posizione cbe pet· la cis Lolomia. Gli s tru menti r ichiesti r>o no pochi e semplici: Ll'e o quattro pinze ùn a r ter ie, nna fMbice, un clam e piccoli aghi infila ti di seta fi ne o cRtgul, secondo il gusto dell'operatore. Dilatalo bene lo slintere e introdotto un La mpone di garza all 'iodofot·me nel r etto, come misura precauzionale, se l'emorroidi sono tulL' all'in giro, le di vt de in s ezioni ed opera s uccessiva mente sopl'a ogn i sezione, o .anche separaLame nte sopra ogn i emorroide, se il caso lo richiede ; l'affe rra con un cl a m e , facendo trazio ne, p ra tica un'incision e ellittica circondante la massa e mor roida1•ia .compt·esa nella pmza, e la scpa r·a a uagio Adagio dalle s ue conness ioni coll' intestino. Allo m lega i vasi e sulut·a la mu.cosa e la fer·ila c utanea come •lutllsiasi a ltra ferila , nella quale si voglia oltflnere la guat•igione pet• pr imn. Quanto al metodo di s utura , se ha da fa re con nn intestino nornoale, fa in modo che la linea di t·i unione s ia pal'allela all'asse dell'in te stino : nei ca::~i in cui apparisca una tendenzo. al t·estriog m::enlo, o nei quali l' tn leslino r etto sia già rislr eLLo, la linea di r iunione de ve invece essere pet'pendicola re all' a sse s tesso, per modo che la cicatrice v enga parallela allo s tìntet·e ; ed in alcuni casi cons iglia pe r·sino ~be le rerite anteriort e posterio ri sia no suturate in se nso parallelo, e d in senso v erticale que lle laterali. Egli ha ormai pra licalo var ie volle ques!a operaz!one e s empt'e con esito bt•illantissimo, s uperior a ad allri ottenuti con a!LI'i rnelorli. Il tra ttamento consecutivo e la fasciatura non diffe riscono da quelle or dina riamente consiglia le. Le qualita ch'egli vuoi fare ap pt·ezza t·e in queste s uo met odo in confronto degli altri sono le seguen ti : 1° iJ paziente gua t·isce in 3- 5 g iorni;


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R IVISTA CllllUfRGIOA

2• dura nte i l breve periodo di cica trizzazione i dolori sono minor·i che dopo qua lsiasi alll·a o per' a lione;

a• dopo 't-G ~iorni il paziente può attendere alle sue

ordmarie occupAzioni; 4• la sol a d i tl'~ren za di tem po tra l'esecuzione di questa operazione e quella colla cauterizzazione consiste nel t empo impiega lo per· la sutur a ; 5• c'è minor pericolo di emorr agie in questo metodo c l1e in (Juello di A lliHglla m e in quello della cauterizzazione.

c. f. H. Scii MA us. - Bullo •tato attuale della dottdna della commozione •plnale. - (Miinchener meclicinische WocheMc!tri(t, n. a gennaio 189!J) . Oher!"lein, lì n dll l ·t 8i~), opinò che si potesse deter minar e nel midollo splllale una d i;;tr·uzione t!Pgl i elementi ner vosi e per conseguenza un ram molli mento della sua sostanza, in seguito a sem plir'e commo;ione d .. Jio s tesso, non accompag nata da alc una (•/fesa di r·r lla. Questa clar ebbe per prim o elfetlo un'alteraziolle m olecola r e, non constatabile con gli attuali mezzi d' indt~gi n e, cui poi consegu irebbe l a dislruziolle, la necr osi degli el e11J enli ner·vosi colpili. Una ser ie di espt' l'imenli sui conigli avrebber o con fermala quesln opi nion e (Schmaus). l ufalli si prodm;se la commozione spitw le in quest.i suima li con lo scuolimento di una tavolt>tla Applrcnllì su l dOJ'!'<O, mentre era.110 tenuti io ar ia verlicalm eute, otlt>rwudo (secondo il g rad o dt>lla commozione) c rampi ull e eslr emila i nferiori, paralisi transitor ie o perman ~>uli, n lr·ofta delle parli paraliz7.ale, decubito, incontinenza o ril enzioue d'ur ina, e1·c.. L'e;>~un e anatomico non l'ive:ò nlcunn l o·sione df'lla colonna vPrrebrale e ton to meno della midolln (eccellul,la qunlclte l'BI'a emorragia capillare), meult'e poi l'e;;mne mic roscopico fece r icono'lcere dege11erazio11e degl i elementi ner vosi cn n ri goufiarnen lo, segm,..t1lazione e d tsl ruzrone dei cdin ~lr·a!'<!>i, tlistru zione delle guaine midollar·i, piccoli fncola i d1 r amrnollilllen lo. QuestA distruzi one, r itenuta elfPilO ~.ilretlo dPi la commozione, venne denominata necros; t rrw mat i ca di retta. Per·c\ i n quPsli ultimi LPmpi IH dottrina delln commozione spiltale JH'Opril.u nente di'Ila ha pet·duro nnn poco terreno per le gravi obbi~zion i , cui é nndul a sogg13tla .


RIVISTA CHinUIW ICA

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Anzitutto non si può assolutAmente escl udere l a possibiJilà cl1e nei casi r iferiti fin ora di comrnozione spinale non si siano prodotti altri fatti morbosi, capaci di ledere direttamente i l midollo, ma non rilevabili in un posteriore esame anatomico. Una lesione abbastanza fr equente della col onna vertebrale é la distorsione (Kocher). Or b ene se é trasco1·so un certo tempo dalla sl..!ssa, le l esioni, che si eiscontrano nella sezione sono insi gnifì ca11ti o affatto nulle ; ma se il tempo é r ecente, non di rad o si notauo lacer·azi oni di ligam enli, emorragie (massime nel J'iveslimenlo fibroso del canale ver tebrale), lacerazioni e sch1acciamenti dei dischi interv er tebr·ali; lesioni che po!':sono certamente dal' luogo ad una comp•·essione, ad uno schiacciamento del midol lo e pel' conseguenza ad un r ammolli mento del m edesimo, ~enza che poi nell'ulter iore esame anntomico siano dimosll·abili tracce delln pregres'5a al teJ'azioue. sia nella colonna verlebrale, sia n t~ l canale omonimo. Si crede perciò che sia successo un r nmmollimenlo per semplice commozione, m entre invece desso è la r.onsPguenza di b en altre l esioni. Le stesse emorragie spinali nei casi, in cui si ha il quadro clin ico della commozione, possono aveJ' determiuato la neerosi degli elementi nervosi. Infatti desse in generale, qualunque ne sia la causa, si lli'Oducono con speci ale f•·erru enza in corr ispond.,tJZ8 del la colonna cen •icale e nella sostanza grigio, non gia nellu bianca, m ostrando poca tendenzo ad cstende•·si in quest'ultima, anzi P ~tend en d o si più fa cilmente nella prima lon gitudinalmente. Ora una cad uta sulla testa, un colpo sulla nuca, ecc., può pr·odurre una fl essione assa i forte od una ipere s tensione della colonna verlebrale ed allora il midollo spinale subisce in quella l ocalità uno schiacciam ento, mentJ'e la colonna ver tebrHie può r estar e intatta. Quindi si ha una emor ragia centn1l e del pr imo ; oltre a ciò entra i n campo un altJ'O elemento, la distensione, lo stiram en t o del midollo stesso e delle sue radici, a cui poi conseg ue Ulla lesione della sostanza ne•·vosa (Sl•Ji per, MUllf'r ). Dunque per l'uomo una commozione pu1'a e semplice del mido llo :;.pinale, una com mozione, nella quale il r·eperto anatomico sia da attribu ir si un icamente ad essa, senza pnrter.i~;az ione di altro elemento (lesioni della colonna ve•·tebrale, rperflessione od iper estensione della stessa, emor r ogie), è a ncot·a da dimostrarsi ( Kocher). l n al c u ni casi pel'ò, quando specialmente si è avuta la m01·te


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U!YJSTA CH11H.illGI CA

del SO/!~ello pe1· unu <'8U>-n qualsiasi non m ollo tempo dopo i l tr·Ru•na, che ha prodotto i s• nlomi di commozione, e quando la !'ez.i,,ne non ha dim n!'Lr·ato nel m idolln alcuna t•·accin d i lr,.;kme Lt·numaticn. non ~i può fAI'e a men0 di 11mmette•·e c he questo è nntlalo SnRwllo all'ofl'e!"a d~ Ltlrminata dalla >-empl ice <:tH• •mnzioue (Ober ,.;lcillel') .Ma so110 pochi ca::;i Cosi pure in ttlll'i casi l'nw1· l'i>-con lrHio line al t, razio ni islologiche e focnlui di I'<Hnmol limri•lo !ungi da 'Id locali ta, 0\··A s •Jc"csso il traum:•, deve lin· cred~-'J'e chP, m en l1·e que>-ln ha agito sopra un punto delel'miuutn del Ill idollo, le a lt•·e pnrti del lo stc:-:so sono slnle colJ•ite dn ~e mpl ice commozinne, la quale pet·ciò nvrt.'l d1e pa1·1 eci palo olia p t'Od uzione dei falli mot·bosi ri scontrnli ( W e~ lphfl l) . I n li no nel ltl cn111 mozione l" p i na l e YA preso i n con>-iderazione tll l alLro f'l~ 11wnto i •n pnr lante, rAppre:-;enttJto dai disturbi della ci t'CiliHzione tlellt~ l mfa e del li'(uidn cer ebro- spi11 ale. Un trnumn sulla col<llllln vei'll'bl'nle deve necessariamente agi 1·e Slil liquiuo esi;olPnle ll '! l cf•nala ce11t t·ale e n rg:li !'pazi l infat •ci clel miclollo c dt;Jllc l"Ue ~uRine, cl•' lCI'IIliuoudo mutn rn en li di [•l'e;::l'<ione e P•'r c 1use:.ruenu1 lae<>razioni <H e< mal e stes;:o c d..Jle gunine li 11fntkhe nvventizie, lneemzio11i del tessuto 1nidollar e, S,lnnd imf' ltli d i lifJ••iclo sio•r·oso. Nei fo<.:ol ai imbev uti di questo l i•piÌ lo c nelle pnreli dt•lle fessu t•e l'isullanti Julle lac·!rnzooni e l'iempile del li'fuido si ha. pe r eli... tto del r llll beVllllCillO SÌE~ I'O!<O degl Ì e l t'In en li 11 t' r \'O'>Ì, ri gon fiamenlo e di«rH'gFtnizznzio11e rJ,.i mede"imi e piu lar di focolai di r Amtnnll i nwnt o n f, ,,.lllll d i fes';m·a , giA !"egna la li dn vari autori h svn riale ('Oudizioui morb o-;e B<.:cOmJH\grln te do disturbi d,.lla c• •·coiAzione l111li:lt•ca; e l ullo ciò senza che lù commozionl3 d··l•bv 11 eces~a l'1am ente appnrt at•e la lace t·azione dei vasi san~uigni . C.ft. Y nn Bnu:-<s . -

Sugli effetti del nuovi prolettllt a punt& vuota. l tnpl égatl dagli Inglesi nell'ultima guerra del Suda.n. - (çeatra/&latt jiir Chirurg ie, ~ - 4, t S!Jn) .

I l nostro g•OrlltJie cl,be ;:tiu aù occupar si dei proiettili Dumudoperal• dn~li Inglesi nell A guPr'J'8 dell'un no 180i conlt•o le k i bìt m nnlnnAre ch·l Ch ill·11l ( Afp-Ani>-!an), insorte contro i l <J,minio hrilnnnico. - All'lll conv,•nirnte che allora fu lro· valo cioe clell11 r ,•Juliva i 11110ruita di l nlun e fer ile prodolt•• dai moderni JH'OH'llil l, fu ult ~ r·io rmeu l e r iule linlo impiega ndo

n,,m


RlVISTJ. CHIRURGICA

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nell'ultima campAg-na del Sudan proiettili a punta vuota, val e a dir·e della !=les!'a forma e calibr·o degli or·drn ar·i pieni da 7 millimetr·i de l fur il e Lee-Me Lford, difl'erenl.i da I')Uesti soltanto perché ati a pnnla presenlano una piccola cavità complelamente ricoper'la dalla camicia di nichel del proiellile. Alla battaglia dell'Albera (marzo 1898) e di Omdurman (settembr e 18n8) i r eggimenti in ~ lesi che adoperarono il nuovo proiettile fecero meraviglie, giacchi} C)Ueslo, a somiglianza del Dum-Dum suo predecessore, colpenùn il nemico, si deformava, e schiacciandosi pt·oduceva delle estese lacer·azioni, tali da m ettere senza dubbio il ferilo fuori di combatlim ento, r endendo molto problemalica l'e ffica cia di un ulteriore inter· vento chirurgico. l n Germania il pt•ofessore von Brun s, noto per anteceden ti studi sperimentali s ugli elfeLli pr·odolli dalle pallA Dum-Dum, volle ripeLerli col nuovo p1·oidttle a punta vuota, e ne ho pubblicati i risulLati nel Centralblalt jii.r Clu rur!Jie. Tali prove venne1·o dal Bruns praticate al campo di liro di Tuhinga, esperimentando g li e ffetti del pt·oiettile a punta cava sOpl'a ca daveri umani, su òivet·se sos tanze solide e molli , su r ecipienti contenen ti liquidi, da ultimo sopra un cavallo vivente. Poté constalare come il nuovo proiettile determini, secondo i casi, effetti propri ai proiettili ot·dinari a palla piena ed ai proiellili Dum-Dum. Così, colpendo a 600 metri di distanza, Lal proiettile, a somiglianza tlegli ordinari pieni, fJUasi non si deforma, invece, al di qua di 600 metri per le ossa, e di 400 metri per i tessuti molli, la camicia nichelatn del proiettile scoppia presso la punta, ed rl piombo sorte qual fungo avanti di es,:.a, provocando delle vaste lacerazioni. Tuttavia le fe1·ite delle parLi m olli risultano me no g ravi di quelle provocate dai proiettili Dum- Dum, mentre presentansi molto più g ra·vi le lesioni clelle ossa. Ma dove i nuovi proiettili p1·odussero ferile e lacerazioni veramente spavenlevoli, si fu quando colpirono organi cavitarii racchiuden ti liquidi. Allot·a sotto l 'intlue11za d(;> IJa pressione brusca ed eccessiva che il liquido incontrato fa subire al~' aria conlenula nella punta ca va , il proiettil e scoppia in mille pezzi ch-e feri scono e lacei'ano i tessuti circostanti, ottene~l do ~osi effelli più terribili di quelli provocati in simili casi dal pro1etlili Dum-Dum. Dalle suddescrille espe1•ienze, condot~e con scrupolosa eura dal professar v on Brun!:', si possono derivare le seguenti conclusioni: 1• che il proiettile cavo adope ralo dag li Inglesi nell' ultima


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JHVISTA CHJR L"RGICA

guen a del Sudan, a ~l'a n d i distanze dà. presso a poco gli stessi ri!'u\Lnli del pl'oietlile oJ·dinario pieno; 2• che i suoi clfetli micidiali vanno aumentando in senso inver so della ùisLBma, r !l :;rg iungendo il maximum quando a br·evi dislu nze v engono colpili o r gan i cavitarii r acchiudenti liquidi. QmHJdo !'i co nside1·i la maniera di comballere di pressocil~ tutte le popolazioni ba rb are o ~e m ibarbMe del con tinente africano, ed in morlo p81'licolare dei sudanesi, che spinli da r <>li g ioso fanati!'mo. si pr ecipi tano in m asse contr o l e linee nemrche, ce1·canùo il cn rniJalLimenlo corpo a cor·po con l'avYersario, ben si comprendera com e pr oprr o in lal gener e di batt.A glie e conlJ•o tali nemici , il p1•oiellile ca vo abbia dovuto ottenere il suo maximum di effìcacia sem i nando la m or te, e producc n!lO ferile quasi ing uaribili (1). G. B.

RIVISTA DI OCULISTICA Le Iniezioni sotto- oougiuuttvall dl aoluzlone lodo-lodurat& uella t er&pla oculare ed In pa.rtloolare nel trattamento delle ooroldltl. - (Cl inique Oph talmologiq ue, ollObre l 8\:l~).

So u R DJLLE. -

Nonostan te i r ecenti pr·ogr essi dol io clinico e dell'anatomia palologicH n elle afTezioni d·· llo r~> lino e della r or oide, pur e la t erapia non ha ft~llo l!rand i pa!'\si, anzi spesso si mogtra im· polen te nelle gravi alfezroni del t1·alto u venle. Questa insufficrenza ha !'Lin)()Jato lo zel o degli ocu li ~ti a pe1·severare nelle ri c~rche c:inid re e SJWri men lali . L •! ini t>zioni ~n LLo- co u gi untivo l i di ~ uhlimalo (Oarier) si sono m nslrnle effi caci nell e nffaioni sifìriticlre e nelle inft>zioni dell'occhio; di ell'eLlo meno sicuro nelle cor oirliti di!'seminalc o local i ·.zate uon specifi.-he, !'pc:>ciAimenLP- in quel le form e cosi fr'CfJ liPnli nella rniopia l(r•a,·e. Son o inoltr·c molto dolor ose e da nno lu o~o nd unn inlPnso r eazione. (l ) l l!ill rn ~l i pohlid ing lll.<i, n•• l d~>cril•rre la batta~o: lia nel~ settembre 1898, cla css• rmcl:un ota la [Iii\ ll itlnrr <ra del secolo, narran o rlell e f!Crdlte enormi suture t la i ~nll n n c <i, pP.rtliLc ••croll c:o tesi p~r la maggior p:~rtc n soli ~50 o 300 m etro tJallr• linrc tli rnoro anglo-egizia ne.


RIVlSTA DI OCULISTICA

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Anche le iniezioni sotto-congiunlivali molto concentrale di cloruro di sodio presentano pr·esso a poco gl'islessi inconvenienti e non offrono alcun vantaggio. Nel 1896 al Congresso annuale della Società francese di Oflalmologia fu r·ichio.mala l'alleozione dei pratici sul valore de l iodio nel trattamento delle malattie del tratlo uveale (Vigoes), e furono comunicati gli eccelle nti ris ullnli ottenuti con le iniezioni sollocutanee di una !i'oluzione iodo-iodurata. L'A. ha voluto applicare sistematicamenta questo metodo nella cura delle coroiditi di ss e minate, in quelle maculari, nelle sclero-coroiditi posteriol'i, nell e coroiditi atrofiche dei miopi, nelle corio-r·etiniti sililiti che. Egli dopo aver cocninizzata la c ongiuntiva bulbare, inie tta sotto la mede~ ima, ogni 2-3 giorni, 4 o 5 gocce della seguente soluzione : Iodio metallico. . . . g rammi 1 a 2 )) 1 loduro di p()lAssio . . Acqua distillala bollila. )) 30 La r eazione è minima; il dolor'e poco apprezzabile dura un quarto d'ora a due ore; si manifesta lieve cbemosi, che p oi scompare nel termine delle 2~ ore. N ei casi di sifilide l'autore adopera contemporaneamente le iniezioni inlramuscolari di olio di bijoduro di mercurio, secondo la rormola de l dott. Panas . I l'isullati cominciano a manifestarsi dopo due o tre settimane ; i corpi natanti n ~l vitreo diminuiscono rli volume, gli scotomi maculari vanno scom parendo, l'acuiLA visiva a poco a. poco ritorna. Lo stesso metodo di cura è stato a pplicato con r isultati incoraggianti in casi di emorragie abbondanti del vitreo, in lc ucomi di antica dala, io chera titi inter s tiziali diffus e, in episclerili a for·ma di bottoni. Nota.- Il dott. Tagliaferri già da tempo ha adoperato con b uoni risultati le iniezio ni iodo - iodurale secondo il metodo del prof. Durante nella cura della c heratite pa re nchimalosa scrofolosa (V. Giornale m edico del R. esercito, 1898). _eq. Scu wEINITZ. - L'ambliopia • perlmentale da ohlnlno. ( The Laneet, s ettembre 1898). Sull'amaurosi più o mano completa per dosi troppo elevale di ch i nino, esis tono ormai numer ose osservazioni ed è fr•a le ambliopi'e tossiche, forse quella meglio studiata, dal punto di vista. clinico.


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TU\"I STA DI OCU L1!-;1'ICA

Le l'icerche folle dallo Schwein il7., dal Rrunner e da allri in an imali e in pe r~one, mo~tr·ano c he la cecita per· inlnsf'icazione ch in ica é dr rwi~rne per i fe r ica. determinandol<i dapprima una i l<d ~t•mia della t·eti na e dei vasi del nervo oWco, causala dalla loro i nte n ~a contrazione; e quando l'amaurosi continua per· u n tempo abbastanza lun go ne segue un'atrofia del nE>r vo ollico, a!'socialn n.t alter·ozion i vascolari e seguita rn ullrmo da ohliler·azione dt'l lume val<al e. L o Sthwcinitz Lro,·ò, in esperim enti fatti sopra cani, c he del la prima alla (jrJar·ta !'etlirnan!l avevasr pallore delle papille e grnnde C011lrazi one uei vasi durante la vita ; l 'esa me m icr oscopico del ner vo ottico fiOSt mortem t•ivel ava che le fibt•e nervose comi rrcinvano ad atr·nfìzzarsi, ma a questo m omento nfln si vedevano ancor a alterazioni vasali. Pi i1 tnr.l i , circa due o tr e mP;:;i dopo l'tnizio del la c••cilà, l e popille er·ano (juasi del Lullo hiHnc he e, coll'esame oflalmoiir-opico, i vo!'i v edeva n~<r quasi i nlieramente obliterati; al micr oscopio le fib r e nPrvose appa ri vAno com pletamente atrofiche, le arter·ie nulritizre dei nervi ottici ispessite, e in due casi !:n·nvi pu r·e O~' Lr·uzi o n e do>i v t~si centr ali con trombosi pnr zra lmente OJ'ganizzata. L 'aLJ•ofla si e:::tendeva attraverso il nerv o ollrro tirao al chiasrna ed al lal amo. L 'A. pubhlicn inoltre un rnppOI'LO del dottor W ot•d HolJen alla socirtà ollulmolo~ica amer irana, nel f!Ua le ,;ono rifer·iti tulli i det~ug:li dell'esame del cer·vello e del midollo spinale. l ner·vi ottici e gli occhi di numero!'i cani che erano st.ali uccisi a JlPr iodi molto va r·ii , da duo 01'6 a sette settimane dopo lu pr i ma iniezione di ch inino, dimost1·arono che solo al tel'zu ~io rno e dopo aver lo•·o somminrstrato più dosi tw:•~<iche dtjl snle cl rrnico pr esentavano alcune cellule ganglioniehe con vacuol i, pallor e ed al I re noLe degeneratrve, le quali conli nuovano ad aum ~ ntor·e pt·oporzionalmenle al tempo da c he erano amrninislrr.ti i sali di chinino, ed al diciassetlesirno g iol'llo furono nol »tè l e prime alterazioni del nervo ottico, conl<islenli nel disfacrme11 to delle guaine midollari e di numer ose fìb r·e. Alla fine della S<'sla settimana molte fibre del ne•·vo ollico era n di!=<tru Ile e la degenerazione del ner vo stesso poteva essPrr seg-uita fin o al ch iasma. T al i ricerch·~ sembNH10 dul1(1ue drmostrare che, nel pr imo mo mento, g li t•fl'e lli Ji una do~e tossica da chinino sono quelli di pr·o,lu r r e una condizione spostica dei vasi r etinici1 e, come risullalo conE<cculi vo, uua degener azione ascendente degl i


RIVIS'l'.A. DI OCULISTICA

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elementi meno res istenti dell'apparato conduttor e, come le cellule ganglioniche e le fibre nervose, mentre le cellule nucleari non sembrano visibilmente compro messe. Crede l'A. che l'esame della retina, in a ltre for me di ambliopia tossica, condur-ra probabilmen te a •·esultati simili a qu~ sti da lui descl'illi per l'ambliopia dipendente da intossL c Azione chinica. c. f.

RIVISTA DI AN ATO~II t\ E FISlO LOGJA NORMALE E P A TOLOGICA B oucHARD. - Aumento 41 peao del oorpo e traarormazlone del graaao ln glloogene. -(Dal Progrès médieat, N. 42, del 1898). Studiando le variazioni di peso del corpo umano in periodi d eterminati di tem po in cui l'economia non ba ricevuto altre ingesta fuorché i gaz atmosferici, e in cui non ha reso altre e:xcreta che la perspirazione cutanea e l'esalazione polmonare, Bouchard ha constatalo, contraria mente alla regolt.t, degli aume nti di peso che possono ardvare fino a 40 grammi in un'ora. Qual'é la materia che, a ssorbi ta dall'at•ia e fissata n el corpo, può pr odur re un tal r isultato'? È al solo ossi~en(} che si deve allr·ibuire ques to sumenlo di peso. Per quale p rocesso 1 Dopo aver esaminate le di verse combinazioni del gaz co n l'emoglobina, l'albumina, gl'idrati di carbonio, i g rassi,.. Bouchard ammelte che è la combinazione dell' ossigen<> con il gr asso per formare il glicof{ene, che. sola può spiegar e il constatato aumento di peso. Egli dimos tr a, per· mezzo dell'ana lisi delle formule chimiche, che l'ossidazione incompleta. d el g rasso dà u na quantità di glicogene in r·elazione con la· variazione del peso. (Per 1 g rammo di grasso ossidato in-completamente la variazione del pe~o è di O,ì58). E~li ha cer·cato di verificare la teoria mediante l'esper imento. Dopo aver sottoposto degli animali (cani, conifd i e sor·ci) a una breve inanizione, ha fatto loro ingerire delle ma~l'ie grasse. Glt animali pesati dopo questo assorbimento e dura n te le or& consecutive hanno aumentato di peso conforme la teoria . Ques te esperienze stabiliscono la realtà e danno la spiegazione di questo fenomeno paradossale : l'aumento di peso d il 27


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RIVISTA DI Al'iAT O?IUA E FIS I OLOGIA, E OC.

u n animale che non ingerisce nulla; esse possono essere invocate in appoggio dell'opinione che a mmeLle che il grasso, come gli idrati Ji ca 1·bonio e come l'albumina, possa, in cei"Le condizioni genet·are dello zucchei'O. A. C.

P ADERNI. - La preaensa del bromo nella ghiandola pltultarla e nel alatema n ervoao centrale. - (Bollett. della Soc mecl. chir. di Paoia, 1898, n. 4). AllcJ scopo di conoscere se nella composizione chimica n ormale ùella gbiandola t11·oide e della ghiandola pituitur.ia e ntr iuo gli stessi elementi, l'A. ha pl'e!>o a ricer care nella pituilaria l' iodio ed il b1·omo, elementi i quali, s econdo Je r t!cenli r icerche eli Baumann e di Ba ld1 en trano nor malmente n ell a c ompos•z1one della ghi undola tiroide. Da queste r icPr cbe ri!<ullerebbe che m entre la lii'Oide contiene iodio e bromo co11 probalJile pt·evalenza de l primo di ques ti due clementi, la pituilar ia irl\'ece contiene solamente delle piccole lraccie di bromo e aff~:~lto iodio. Il ftltlo ']Ui11di che la composizione della pi tuilal'ia é dH'l't! renle .<Ja quella della liroiJe, appun to p ~rché in essa manca l'ioùo, potrebbe a vvalorare J'opiuione d1 colm·o ch11 negano un t•a ppot·lo funziona le fra le due g landole. Ltl pr esenza dt:ll'iodo e d el b1·omo nella tiroide normnle da una parte ed i fenumeni cile presentano gli a nimali tiroid o mi zzali pet• pat·te del si~; t~• n1a ner\'oso centra le spin$61"0 inol tre l'A. a fa1 ·e delle all1·e ricer che allo scopo eli couos.:ere se nel ~is~ema nervoso ctmLrule e s1sLano qu~sti elementi, ,e, d ato che vi esistano, come si compol'lino quando all'animane vengono estir pale le lir·oidi. F u1•ono fatti oggetto di queste r·icerdte tutte le pa 1·li tlel s istema nervoso cenll·ale di vitello e di cane. l l'isullati furono iJen tid a quelli che si ebbero n egli espel'lrn euli s ulla pillll lal·ia: mancanza completa dell'i odio e 1n·esenza di pi c~:ole traccia di bt•omo. Fu a ccer ta to i 11 o l tr·e elle il bromo non ~pari :;;t;e dal sistema ner voso cent t·a le dèi cani tiroitlontizznLi. Il bromo è un elemento quindi che si ll'ova diffuso nell'o·rga nis rno ! sulla s ua fumione per·ò non si può ancora fornmlure a lcuna ipotesi e non sarà forse poss1bile far ne se non • p ta ndo ~a ra s~abililo come s i lt·ovi dis tribuito nell'ot·ganis mo e come ven ~a l ~galo alla sosta nza organica in quei tessuti ~Ile lo contengono. ze.


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RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE ~l •olfato di •oda nelle

a•Uonl prodotte dall'acido fenico. - (La Semaine médicale, N. 7, del 1899).

Per combBl l ere le cau ter izzazioni accidentali r isultanti dal c ontatto dell'acido feni co concentralo con la p~>lle e con le m ucose, si ra ccomandano spesso l e lozioni e le npplicazioni alcaline. Ora, secondo il dottor B. W ei!iS di N ew-York, que:::to m etodo curativo non avrebbe efficacia alcuna, pt> r~.: hé il fe· nolo, dello i mpr·opr iamenl e acido, non viene neull·alizzalo dagli alcal i. Perciò il collego riti ene che sar ebbe più razionale, in tali casi di ustione, di r icorr·cr e all t-~ lav11ture con una sol llzione di l'<o lf~:~to di soda, sostanza questa che si combina col fen olo formando il solfo f.•na to di !'<OdA, neutr·alizzAndo cosi il caustico. I nfatti, in un caso di usL10ne della va ~i na e della r egione interna dd le coscie dovuta ad un'iniezione di acido fenico insufficientem ente sciolto nell'acqua, il W ei-1s vide spari re rapida m ~ nte i dolori e gli altri fenorneni r·eatti vi, solto l'influenza del le lavaLure con una sol uzione di solfl! to di soda all'8 p. 1000, e con applicazioni di cotnp re~se imbevute dello stesso liquido. E. T.

Cura della blenorragia ool olauuro dl mercurio. - (Dal Proarès médical , N. 47 , dd 1~!)8}.

ESCAT. -

L 'autor·e osser•va che dopo i lavor·i di Chibret é nola la poca lo!:'sicilà e la notevole tolleranza delle mucose r tllati va al cianut·o di mer cur·io: esso può essere adoperato nell'u r·elra .come nell'occhio dosi estr emflmente forli. Il danur o d• mercurio é l'antisetlico util izzabi le pi u polente 11 el la cura della blenOrl'agia. La sua potenza an tisettica è quasi uguale a quella del sublimato, pel'ò in v.-ce di 0,10 a 20 ct>o tigrammi di sublimato per• 1000, si possono impiegare pr·ogr·essivamente delle sol uzioni di cianuro a 1, 2, 3. 1, 5 per 1,000. e f11r passare nell'ut•etr·a e nella vescica 1111 li tro di soluzi~n e ser•za i neon veniente sia per l 'ol'gnno che per· l'or g arw;mo. Il cianuro ùi mercurio é pochissimo piogene nell'urelra ; .con dosi irritsnti var·iabili, secondo i soggetli, pr·ovoca una

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RIVISTA DI MALATTIE VE:\EREE E DELLA PELLE

essudazione siern-f.maLica a!>sAi considerevole, annloga a quella elle segue talvolta le lavande al perman g anato, mo. che r·aggiunge propor·zioni e dur11ta sconosciute con ques to ullimoenLi;:;ellico. Questa essudazione sembr a crear·e un mezzo improprio allo svt luppo del gonococM, e costi tuisce una ver·a ree:1zrone sier·ott>rapica della mucosa. li valor e tec11peuliro del ciAnuro sembra superior e a quel lo Jel perm AnganAto t' del protnrgol o, ad onta dei successi indisculibtl i o tenuti cnn que><Li ultimi antisettici. Come per· il pcrmangnnlll O, la sua utiliti.l sembr·a essenzialmente dovuta al modo cqn cui lo si adopera e su questo punto al tre r rcer·cl• e so oo a ncor·a necessarie. Sembra potersi conchitH.lere da queste osservazioni che il cianur·o di m er curio meglio cnnosctulo deve r i uscire m o l Lo util e ne;> Ila cura <lt•lla blenorragia e forse anche come o.ntise tLico gPnerol e uri••ar·io. L'aul<we ha fnllo delle l;l\·ature tlno al 5 p. 1000 senza determlllare alcun l'enorneno; ma ciò non è costante, ed è ben e cominciare I!OII'esplMar e la sen~ibi lilà e la tolleranza del maIn lo. Solln il punto di vis ta del dnlore però vi è una difrerenzo nnlevole tra il suhlimnto, il nitrato d'ar gento, e il ciauuro dù mt'r·curio, ed a favor· e di que~l' ullimo. A. C.

RIVISTA DI TECNI~A E SERVJl[O MmfCO MrLITARE Il •ervlzlo aanltarlo amerloano nella gaerra lapanoame rtoana. Il comitato d'investigazione !C'u lla. guerril ispeao-americarn a pubhlictl nel M cdical Record del febbraio 1899 un rapporto nel qua le sono con tenuti di v!' rsi appunti sulla conc.Jolta del diJ•OI'timento m ed ico dell'armata americana. I n esso ><i biasima il dipu r·lim en to medico per l a manca nza di accurat a i ;;;rezione e per le con~ef.! uenli mal8ane condi zioni d1•l co mpo, pct' le drficter1za d'inf,•rmieri durante i m esi di ma .~gio, ~iugno e lngl io, avendo il m<'dico in capo rifiutato og11 i furrnu di or gAulzzazioue d' mfermi er'i volonlar·i liberamente olf1:rto gli al princi pio della guerra, quando egli nutriva fiduci a di polet• ful'e a m eno di ogni aiuto estraneo,..


RIVlSTA DI TECNIC.\ E SERVIZIO ~IEDICO MILITARE

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e di potere con i sol i mezzi dell'esercito compiere il proprio manrlato. Eppure centinaia di ùonne istr•uite nell'assisLenza <lei malati, non furono ammesse al servizio finché l' impellente necessita non polé vincere l'opposizione ufficiale. La wancanza di un ben organinalo corpo ospilalier o fu ~ert.anwnte di scapi to all'efficacia del dipat'limento medico in ca mpo; quindi il comitato cr·ede opportuno il r accomandare che per l'avvenir e si pensi a rinforzat•e questo r·am o di ser vizio. La r accomandazione per• un più numr.roso cor·po di ufficiali medici è senza dubbio alta a por I"imedio ai maggiori dann i deplor ali nella r·ecenle guer·ra, poic!Jé fu palP.nte l'incongrua m1scela de' medici militari con incompetenti m edici dviii r eclutati a scopo politic-o. De' vecchi m p.d ici militari fur·ono soppiantali da medi ci vol ontari sempre pr onti ad nssu:nere le r esponsAbilitA e ad eslor·cer·e i privilerzi ed i l "mpor anei gradi, cosa che no(·que al dipartimento m edico più di tutte le altr e cause r iunite insie111e. Dateci dun11Ue per l'avvenit·P, esclamano i m embri del comitato, uomini avvezzi alle armi per le operazioni della guerr n: questi possono coscenziosamenle assumer·e le r·esponsabilità rlel loro grado allor·chè è necessa r·ia un' accert ata aiJililà di e!'ecuziorw, ed al lorché la nozione delle ne-<'essilà di una dala situazione é della maggiore impor·tariza. C ome può progredire il ser vizio m etlico dell'esercito se dopo una vita di fedeli servigi, il medico miliLare è oltra~gialo dall'intromiEsione di meri JCi civili pr•oprio quando avrebbe la <1pportunilA di coronare la propria carri era provando la pr·opria abilità nel momento più impoi'Lanl..; 1 ll comitato ha rilevato al tresì 1'11nportanza di aver· sempre .a disposizione una copiosa pr ovvista di maler·ial e sanitario non al terabile per le emer•genze di guer·ra, e di facili mezzi <li trasporto a disposizione del dipartim ento medico. So a tutto ciò si fosse provveduto n ella r ecente guerr a, si snr·eb· lJero rrsparmiate molte sofferenze ai maiali e feri li e molle .acc u se lancit~te nl dipartimento medico sareiJber o rimaste pri ve di fondamento. L 'esperienza di questa guerra ha insegnelo molte cose in br·eve tempo, profilliamor1e, pur lodanrlo i l dipar timento medico che- malgrado i suoi molti error·i, ottenne une m orlalilà mol to lieve, etl un numero di melal i non mollo superiore a q u e llo che si sarebbe potuto verificar-e in condizioni climatic h e e di accampamento notoriamente pessime.


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RIVIST A D I T E \' :\IC:A. E SE RY IZI O MEDICO MILITARE

L e conclusion i di quesl.o rappMl o, qunli sono riferite nel Boston M edi ca/ and Su r gical Jou r nal del 2 mai"zu 1899 suonnn o cMi : 1o Che con quegli Rlft•ettali m etodi di amminislt·azione il t.lipai·limenlo ntt3dico non pote" a allo scoppiar della guerra, co,.,i imprepat·alo per pen·sonRi e e ma ter 1ale, r i sponder a a tutte le necesf<1l à dell'e«flr ci l o combt~lten le ; 2° Cl1e non P•'l"'\'8 pe1· conse ~uenza oper·ar e l 1ber amente, am p in m ~> ul e e s .. nzA r igua1·do all e spese; ;jo Che senza un t:or po npeciale d' ispellori, con la evi dente t·ar i tà ò1 ispt'zioni da par te dei cl1ir urghn i o capo, e senza uf'(icia li rnppOI'li dd lo f<lalo delle cose n ei campi e negli ospNinl i, non vi po tPYS es!'ere quella inve~ Li ga zion e d•·l le cond1zior1i sanitar ie dell'eser cito, che è il pl'imo dovere del dipor li nw nlo rn edico; 4' Ch ~ gl'inf,•rm let·i nei me~ i di rna!!gio, gi u~no e luglionon furnr10 sufficienti , pem-ché il Cu ngTesso non autorizzò l& for·mozinne di u11 cor po O"pila lit:H'O vol ontari o, c per ché 11011 si vol le r icono>'CL'l't! fin da princi pio il vaiOt'e delle inferrniet'd i n sim i li r ir·cnstanze; 5° ChP. l e t'il·l11esle pe r lA cul'o dei malati e feri ti fu r ono rnn tr~iori di quello che ~i era pr Pv,sto, e quind i i mper fetta me.nle scodd•sfat.te; 6o Cil e per lo poverth dei m ezzi di l rnspor to non si polertlno com ·enienlemenle spedire i r i fornimen ti medici ed Of<pi lll lier·•; i' Che qne"li drfetli devono essere all!'ibuiti in giusta misut'a nlla fre tta r d alla confusione nel r accogl ier e uo eser cito di uosmni ed uffic1ali non ah1lunli al le ar mi; Cile mnlgn'hlO i munifesli OITOI'i di omissione piu Ci le di fatt o, una g •·a11ùe oper·· '"ili\ fu spiegata degli urficial i med id d'ogn i J! r udo, r el!oln t·i o volonlal'r, e che fu verAmenCe e1·ceziona le il picco! 11Uil1 er o di mnt•ti nei maiali e fet·ili. Ad c'SJIOTTC dliaram•' nle i falli ed a far r isal ta t'e l'o per osità del c••l'J'O sA nitAri o am cr iCAIIO in quc;:;la guet·ra, gi unge a j)roposito la l'Piaz1one alll nnale del f!ouerale medico Sler nbPI'fi, il qun le non può per or·n ef.:JIOI'l'C molti pat·l icolari, non ec;:-:endo~:li ancor·a re•·vr 11ule l e r elnzioni degli uffìciali m edici de' ,·ari r e!!gi menti , ùi 11lcuni ospedoli da campo ed ospedali per·rnanc·nli. Pu r tu 11 fJ v i a, >:i r ileva da quella t•elaziulle UII'Jtlea complth:sivo det punt i pru snl i en l1 della g uer r a e dal lavm·o c•1mpiulo dal cor po san1Lur ro.


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MIIJTA.RE

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Egli comincia per dir·e che il numero di '1 92 medici militari stabilito dalla l ~gge è i nsufficiente pel tempo di pace e che di questi, soli 100 potei"ono essere inviati in campagna, ed as~egn ati 5 qua li medic i in capo de' corpi d'armata, 36 come medici delle brigate di volontari e 5u come medici ed assistenti ne' r eggimenti regola ri. Pre~to il gran numero di malati negli ospedali r eggim entali, divisionali e generali rese necessar-io un forte s upplemento nel corpo m edico, quindi il 12 maggio 1898 fu a pprovato un atto che autorizzava l'ar·r·uolamento di 650 medici civili, molti de' quali pr-estarono ottimo se1·vizio. E con un reclutamento s imile fu assegna lo un aiutante infermiere ad O)!ni ba tta glione di volontari e 5 ad ogni battag lione di soldati r egolari, scegliendo ques li aiutanti fra s tudenti di medicina e di farma cia che s i Elrano ar•ruolati come soldati volontari, od acce tta ndoli dal personale civile d egli ospedali d'Ame1·ica , ed aggiun gendone 10 per ogni corpo di armat11, cosi che s i ottettnero alla fine 6000 di questi aiutanti i n ferm ieri. • !'.W!' Furono pure tratti dai reggimenti con uno s peciale ar·ruolamento r etribuito degli infermieri per gli ospedali da campo e per gli o~pedal i s ta bili. Contemporaneamente le fl :<lie della Ri voluzione America na olfrir·ono la loro opera per· da r·e e!'ami alle infermiere che volesserl) pr ender s er·vizio durante la g uerra, e fu designalo un comiteto del quale la do Lto rr~ssa Anita New comb Mc. Gee ebbe la pr e;;idPnza. Dopo ciò furono scelte molle infermi e1·e in Ne w Orleans ed altr·e ci llà dell' America, e furono addette ai diversi ospedali locali. Più di 1i00 infermier·e furono impiegate a principio negl:i ospedali generali, poi negli ospedal i da campo divisionali. Questi ospedali cessar ono di e~sere ospedali ambulanti, e divenner·o s tabili con la re lativa dota zione di medici ed infermieri rimunera.li, con oggelli d'equipaggiamento, e non vi furono destinale infermiel'e, se non quando esse divennero necesstH'ie per ma ncanza d'infermiel'i di ses!So maschile. Molte infe 1·miere erano suOI-e di cari tà , molte furono otl'erle dalla associazione della Cr·oce Ro ssa . ed il generale m edieo Sternberg eli tutte si !orlA Altamente. Al 1• aprile 1898 la fo rzs clell'P.sercito era di 28,000 uomini fra uffici111i e soldati, ripar·tita in diverse gua rni gio ni, con sufficienti m ezzi di soccor so per quella condizione pr·ecarin. e con am pie pr·ovvigiooi da campo. Ma quundo la g uer·ra fu


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RIVIST .-\ DI TEC1\'ICA E SI::RYJZIO MEDICO MILITARE

dicliiar·ata, n on si ebbe il tempo ùi far dchieste di rifornilllP.Blo per l'escl'cito rel.{olare, e si fecer·o soltanto il 21 a pril e per l'eser cito v0lonlario, e si acqui"<larono nel mer·calo molli rn edicinali . Daltronde, lin dal marzo si eran o ortlmati per i due eser citi cofani di rn•!d icine ed oggetti da m edicazion e, appar·ecchi per fr·atture, cassette d' istr·umenti chirurgici; e si era ~ ln bilito anche un deposito di rifornim ento. Ma ai volo11Lari non g-iun"'ero rn tempo i soccor si. Il gerwrale medico ne fece r ichiesta il 3 ma )!~i o per telcgr lifù ai go vernatori fle' drver•si Sta li uniti , allìne di poter utilizzare il mater iale :oan itar·io della gua rd ia nat ionale, e molti governatori risposer o pr·orllarnellle eù eflicacement e all 'appello, ma di ~grazi utnm eule mol ti dipar·timenli m f'd ici degli St:.~li non pos~edevano alc un mater·iale ;;anitaricì . F rattanto, gli ufficiali incar icAti dci dPpo,.i ti di maler·iale sauitari0 in N ... w Yor·k e SL. Lou i ~ el,her o Ol'drue di appronlar·e un rifornim en to per· 100,0110 uom ini e pt•r sei m esi . Ed il generale medico solto la propr ia sorv eg-l ianza fece prtq>a r·ar·r i cHmpi oni di casse per medicitHlli, appat•ecchi p~"' r m N li<:nzione da CAmpo co m po;;t i di garza !<lerilizzata , al suhlimato eol nl iodofor mio, bende, colone a~!'Or·b e nle, catguL t ' sera, spugne di cotone cotnrw<>sso . empiaslr•i vessicatori, camproni che fur·ono spe liti a New-York, a Sl. L ouis ed a !Stil i Francisco per la confezion~ del material e necessario, e uni momeu lo dr: l l' imhar·co della tnr ppa 40 casse di questo wntrr-iale furono spedite n Tampa per l'esercito che sa lf.lava ulla volta rli Cuba. Per i volon tari ebbe cura di pr epar ar pacchelli d i medi· cAzione ~ lt•ri liz ztt l», nuove Cf.lsRell e c.lrir·urgiclre, medic inali, islrumrnti c mns»er·izte da ospeclnle. E fur·ono fAlt,.. considet•e\'i>li pr ov vi"'te di medicinali a \Y asltinglon, Balltmor a e Filadelfia dallo stesso ufficio d~ l ,:rener1-1le m edico pel rifMnfm enl o della ll'uppa i n ca m pn~nA, e fut·ono distr ibuile ai m ed ici e<l aiutanlr 2't()0 copie del m anuale del te11ente Cl)l onnello Smarl acciò gli uffìciali medici potessero conoscere il m ezzo di ottenere rifot·nimenti, o multi altri l or o impor· tanlr doveri. l pt·irwipali arti col i JH'Oilli pr>r la sped izione sono ra cct11ti twll a sPr.ruent,• tabella: Parclwtti da rn eclicnzionP. . . T al>clte cl i su n rlù pee i li fermieri T tts<.:!Je pd' aiutanli

272,900 5, i!l7 50!1


RIVIS'l'A DI 'l'EOSIOA E SEBVlZI O MEDICO MILITARE

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Buste . tascabili . . . . . . . . . . . . !l6Z Casselle d' is trumenli chi rur~ ici . . . . . . 36lJ Ca!>selle per operazioni da cAm po . . . . . 328 Cas!"e di medicroali ed oggetti da medicazione 1 ,20 ~ Ll'lliere . . . . . . . . . . . . . . . 2.25!l Br·a n de . . . . 7,600 C<>p rilet ti . . . 18.185 Co ver·te gt·i~ie . 23,950 Tavo li da cam po 410 Prllole di cltinrno . . . . . 7,500.000 Cto r·ofo rmio ed eter·e (bottiglie) . . . . 13,220 Pacchi gal'za al sublimato di un metro . 100,626 Bende di gArza di tre misu re 331,776 Ed il 16 giugno fu alles tito un Lt•eno di 10 P ullman, una -vettura pel pranzo ed una per viag-giato ri, ispezionato dal maggiore medic;o Riclwrd, e fornilo di per·sonnle, m ed icinali, Og'~etli di ris toro e di equi paggiamento, per trasportAre i malati da Tampa, baso Ji operazione co11tro Cuba, a \Vashington, td il 9 lug lio il tl'asporto Cher okee incontrò al pcn·Lo Tampa il tre no ospedale, e vi d ... posilò :123 mt~lati e feriti. Mal ~rado il g rande nume r·o di ammalali di tifo lr·asportati in tal modo fino alla fine di agosto, per l'e fficacia delle disinfe zioni non si vel'ificò ma i un caso di co ntagio nel personale del treno, e s u 1935 maiali s i ebber·o a deplo rare appena 4 morti. Il 18 maggio fu acf)uislalo il vapor~ J oh n Englis, che fu .equipaggialo quale ospedale ga lle~gi ante e che cominciò i s uoi viaggi il 19 lu p-11 0, e li compi 1'11 o tto bre, r icoverando .a Porto Rico ol tre 250 malati per volta <" trasporlaudoli poi a Bosto n , New-Yor k e Philadel phia. Lo s tesso fece la nave ospedale Missouri offe rta dal s ignor· Bake r presidente della navigazione atlant ica, la fJUal~ fu in o rd ine pel s uo primo via~gio in sette mbre, trasportando 3:>6 ammalati da Cuba a Mo ntauk Point Similmente il vapore Olirette eccelle ntemente improvvisato come nave- osredale, lasciò S anliago il 9 luglio con 279 fe rili, e g iunse a New-Yorl< il 16 lug lio. Rito rnò a Sanlia go con maler·iale sanitario per la truppa, e ne ri parli il 15 agosto con 203 malati. Gli ar·t·uolamenti allo scoppio della g uerr·a furo no limitati ad un'età non inferiore ai 20 anni , ma in seguito l'etA nlinima si ridusse a 18, cosa ri provata del ge nerale medico, perche l'e!::iperienza in,.,egna com e i giovanetLi a l diso tto d• 21 anno si accasciano presto solto l ~ fati che della guerra.


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RJVl~TA DI TEC');JO.A. E SERVIZIO MEDICO MILITARE

Questa ci t•costan za, e In fretla degli arruolamenti, furono & parere del generale medico, la causa dt:!lle m olle malattie a pri:tcipio della ca m pa~11a. A flUe::;te cause bisogna aggiun· g~ re r in e~pe t·ienza ùPgli uWciali nell'igiene de' campi, inesperienza estensibile ant;he a ~ li ufficiali m Adici recl utati ft·a i medici civili; la scelta degli accampamenti non !:empre salubri e pt•ovvisti di buon'ar qua , con latt·ine non abbast anza profonde, come a Miami, a M t! t'rit; l'acca lcamento rli ecc... ssiva quanlita di tt·uppa come a Camp Al ger ed a Chtcka· m auga ccn latt·ine e cucine l t'oppo vicine agli uomini, tut te cose alle quali si pose r ipat·O cambianJo i campi, dopo una i spezione medica, quaudo erano già avvenute manifesta· zioni di diar·rea. febb re tifoide e dist>nteria. N ei cnmpi dPIIa Flor ida, dt->lla Georgia e dPlla Vit•ginia. a qu esta malotlia !'i ap-}(iun!>c la mA laria, ma fu la ft!bbre tiroide quella che in giugno -recò mAggior danno, e non deve esser rilll asla estt'Anea alla dilTusione d~> l morbo l'i mmensa quanti tà di mosuhe ingombranti i campi, e portanti i ger mi d' iuoculazione delle !'O!< lanze fecali agli uomini, ed ai cibi menlt·e si apparecchiavano. I l'el!gimenli IJCcampali l'uno accanto all'altro, ed usanti la m Pdesi ma acqua potabile, non erano !.'gualmenle attaccati dal la febbre ti f'oide, ciò che fa ceva escludel'e l'acqua dalle ca u""e di di ffu sione, m a l'all'olla mell lo de' cB mpi, l'immediato contatto di uom ini iYi stivali, la polvere che ~i soll evava ad ogni movimento di tru ppa . erano sufficienti cagioni di epidemie, infn l l i , erano ma~giorment e colpite le truppe che si trovnvano !'<UIIA linea dHi carrep-gi. L ' infezione t'u pr •rlala dal 5• COI'po d'ar mata da Tampa a Sanltago, ivi s·a~giun~:;e l a f,..bbre gialla e la pemiciosa malarica, e tutte qu e:;L~> mf!lattie malmenamno srriam,nte la tru ppa. Fu i rnpol'LAlA anche a Porto Rico, ma la diffusione nor t f'u colà Lauto flrsn!'<tr n!'<a. M al gl'aùo ciò, di una "Peùiz inne di i8.000 uomini, dal25 mA~­ gio al :3 1 agosto, morirono sol lnnlo 18. P el ;)o co1·po d 'm·mr~ta furono lìn dal :'l maggio or~an i zzali a Tampa gli O!Oprd:d i divi:;ionsli forn ili di 8 cat•t•i a G mul i pcl tr aspor to delle tende ed o;:tgelti dr soccnrso per 150 letti, mn nell'imbarco della truppa questi ospedali ed i tt·en i d'ambulam:a di tuttr> le diYio::ioll i rima ~e ro a terra, ed i medrci non l i Yider·o più per tutta la campagna . Tre soli car1'i fur·ono imbarcali e re~e ro un ultimo servizio a San Juan ell


R IVISTA DI TECNI CA E SERVIZIO )!ED ICO MILITARE

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El Ca ne y . Dieci a mbulanze della aa divis ione di riset·va f't.:rono poi imbarcate prr Cuba, e vi giunse ro il 2 lug lio, ma m olte suppellettili era no a q uel tempo d•venule fuori d'uso, quando giunsero i ferili di El Caney e San J uan. Delle m <'dicine di ri><et•va imbar ca le sulla S1·auranra dal deposito di Tampa giunse ro il 27 ~i u gno, e furono una vera risor s a per i m edici. P er gli sfor zi del maggior·e m edico W ood fu inviato l'ospPdale della ·t• divisione, trasportato poi a braccio o sulle slit.Le al posto che do vevo occupare. L'ospedale della drvisione di cavalle ria fu imbar cato e poi sbarcato, quindi il maggiot··e medico Havard all'art·ivo dei feriti di Guasimos rico rs e all'aiuto della Croce Rosso , ma un malinteso dette origine a m olle dicerie sul rifiuto di questa societa che aveva imm ediatamente malldn to soccor si, come n e mandò lo Stato del T exas. L 'ospedale d ~lla a• divisione mandato con mollo ritardo da Saratoga~ divenoe poi l'os:pedole principa le di Siboncy . Il 4• ospedale rimase a bordo deii'Olioeita come ospedale galleggiante, ma durante e d opo le baltagliP. di El Caney e San Juan si ebbe penuria di coverte, eli ves timenta , di letti e di medicine, quantunque vi fosse abbondanza di strumenti chit·ut·gici. Nella seconda settimana di luglio fut·onvi cas i di febbre gialla nelle truppe che occupavano le alture di Siboney, e d'allora in poi la m alallia andò s empre elìlr ndendQsi; s i dovè ricorrere a lla fondazion e di uno :;pedale speciale per lo febbre gialla , ma mancavano le tende, e solo dopo la imbarca zione de' fet·iti s i poterono avere quelle dell'ospeda le !Jrincipale. Dopo la capitolazione di SAnliago le trup pe oppresse dalla fa ti ca andarono sollgetle a febbri r emilte uli e tifoidi, ed a 1lor a si ebbe abbondanza d i tende. letti e materiale d'ogni sorta giunto a Siboney con un cor po di m ed ici ed infermieri. N el r impalr·io de' t'eri1i e malati fu necessat·ia m olla oculatezza per non lt·aspot·lor e nell' inter·no dell' Amet·ica il contugio d ella fe bbre gialla, ma forlunalnme nte si riesci. In CfUCsta con tingenza fu necessnrio impiantare a Montnuk Point, Long Is land degli ospedali sotto tende, ed i primi malati vi furono ricevuti il 15 agos to. L'or ganizzazione os pitalier•a degli altri corpi d'armalo, des ..:ritta minutamente nel rapporto del genet·ale m edico, et·a press'a poco s imile alle preceden ti.


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RIVISTA DI TEO ~!CA 'E S ERVIZIO .MEDICO .MILITARE

Si é criti cata l'opera del corpo sanitario, perchè alcuni malati che non potevano sostenere il viaggio sono stati imbarcati pel rimpatr·i o, ma in fJu cs te circostanze i medici non han saputo resi.,ter e al le preghier·e de' malati e de' loro amici . Si è detto che i sol dati del campo di Nikolf avevano l'aspetto di allamali , ma la cl t>bolezza, la pt·osLrazione, l'anemia e la emaciazione erano l'effello delle febbri malariche, della febbr·e gialla e della febbre LifoiJe ~;o lfer·te a Sanliago. Si é detto che ammalati di febbt·e tifoide eran o lrasfer ili dn una c1ttà in un altra col r·ischio di diffondere la malallifl , ma era necessario dare un buon ricoveJ 'c.) a solferenti di l unga malattia pr·ima che sopraggiungesse l'inverno e d'ultronde le disinfezioni accuratumnnte eseguite banno evitato ogni di ffusione. Dai rapporti fin ora pervenuti al generale medico, egl i ril eva una tabella di m or bosila e mortnlila che n on in clud ~ tutte le ma!allie curate ne' reggimenti fuori degli ospedali, o tJella quale mancano i rapp orti degli ospedali del 2' corpo d'armala, e quelli dnlle isol e Filippine. In tolale, ciò che si sn or a é che gli ammalati fu1·on o 33,0H e ne m orirono R26. Al 30 settembre cr·ano stabi l iti 11 ospedali gener ali, il1' a C!Ji c kn mau ~a in un alber·go pet· 285 letti, il 2• a K ey W esl in un convento & due scuole per 500 letli, il 3° a Fort M. Pher son soLto l en,fe per 922 leLLi, il 4° al forte i\lonr oe ~ollo tende per 500 l etLi, il !)• al forte Mayer nelle baracche del forte per 5H letti, il G• al forte ThomRs pure nelle ba· racche per 4tG lelli, il 7' sotto l •>.nde e baracch e a Washing. ton, 1'8• nei pa tiglioni del f01·lc Ylonroe per 1000 letLi, due ospedali al parco di. Chickamauga, ed uno a Purto Rico. Al 30 settembre, fr·a ospedali genet'flli eJ ospedali civili si erano avuti 10,228 ammalati e 391- morli. A furia di ripetute richieste del generale medico e de'm edici capi si ri escl ad avere una par'le de' daLi s tatistici della (Juerr·a, giacché i m edici civili ri~uardavan o come lavoro inutile di car·ta Lutto quello che non avesse una pr atica importanza sulla salute del soldolo. Si è per·ò ottenuto in questo guerr·a Fnolto pitL che non si ottenesse in quella del 1862. AlIOl'a i m edici r c>sero conto io ag-ost0 di 109,05i, uomini , in settembre di 162,217, in ottobr e di 252 ,037 uomini, sui 575,000 combAttenti m enl1'e in questa guer·ra per la quale furono stabiliti 27.),000 uomi11i che non furon o poi tulli r eclutati, i medici t'e· ser o conto di 151,685, con particolari mollo maggiori che non nella guerra di secessione.


RIVIS'rA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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Da questi dati che comprendono i mesi dal maggio al sette mbre 1898 si deducono i seguenti totali: Forza media

Amm:~latl

Morti

167,168

158J60

1 '715

L'associazione nazion ale della Croce Rossa americAna, mandò agenti in lutti i campi principali, e forni agli ospedali con molla larghezza conforti d'ogni g enere. Altrettanto fecero la commissione nazionale di soccorso col,quartier ~e­ nerale di Filadelfia, e l'associazione volontat•ia di soccorso del Massachuselts col quartier generale a Boston. Ques te associazioni allestirono navi-ospedali poste ol servizio d~::l generale medico pel trasporto degli ammalati da Porto Rico. 11 r elatore lamenta la mancanza di sufficiente nume ro ùi med ici sperimentali nel servizio militare, ma si loda del lo zelo, della lealtà e dell'intelligenza del corpo medico in ge · nerale. F.sso ha diviso con gli ufficiali combattenti i pericoli della guerra, ed ha sfidato con inflessibil(l cor·aggio il protratto comballimenlo contro le malallie infeLLive che avevano invaso campi ed ospedali. Molli medici han contralto quelle malattie, il 15 p. 100 era sempre fuor·i servizio, e fr·a quelli cile se guirono il generale Shafler a Santiago, pochi sfuggirono al morbo e due vi lasciarono la vita. Sono par·ticolarmenle menzionati il lenente colonnello medico Middleton per la sua allività spiegata nel dipartimento di Californi a e San F1·ancisco nel fornir· di soccor~i le truppe che partivano per Manilla, il colonnello medico Aldeo capo di due divisioni del dipa rtimento medico, il tenente colonnello medico Senart, il colonnello mediM Wright, il maggiore medico Richatd, il colonnello medico Greenleaf e lulli i contabili. Con un esercito non pl'eparato alla guerra, il generale medico in capo si é creduto in dovere di emaoard ai medici militari, in forma di circola ri, un vero e propr·io regolamento sanitario in tempo di guerra. A queste circolari fanno seguito i rapporti de' medici capi de' diversi corpi d'armala dai quali si rit.l'agj:tono notizie di qu~llche importanza. Il colonnelno medico Greenleaf riferisce che avendo inteso dalla compagnia del Iaragua stabi lita a Siboney ed a Daiquiri c he quei rabbricali erano stati previarnente occupati da malati di febbre g ialla, fece incendiare tutti quei fabbr icati, e que!lt che si trovavano sulla linea di marcia della truppa,


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RIVISTA DI TEC~ICA E 1'\ ERYIZIO MEDICO MII,JTAllE

come per o•·di•w del comando general e furono distrutti col fuoco tutti i f11bhrirali tlel paese, aflìne di ottenere una lar g a superlicie sleJ•il izzata per l'istituzione di un vasto campo di o>'Sl' rv azione. Con Lutto ciò, dopo pochi gi()rni ogni rt•parlo di LJ·u ppa avev1:1 i suoi maiali di fe!Jbre g1alla, quindi si r imosse il cam po, e dopo la capitolazione lulLe le truppe delle t•·in ce~:~ con lro Sanli tq~o cambiarono il campo ogni due g iorni, e si slabill che se la d iffusione della malalt ia non si 8J'reslas;:.e con questi m ezzi, si sar ebbero falli r impa triare tutti i solda ti del campo di Sanliago. Si stabi li a Siboney un ospedale che però mancava di tende, ed avl;) va un nume1·o di m edici insufnciente per la gran quanlill-ì di ma lati. li 18 luglio i l colonnello mf'd ico Gr eenleaf lasciò Siboney pe1· l a haia eli Guanlanamo, base di operazione della spedizione cont1·o POI'tOJ'JCO. ed i l 2~ luglio giuns•• a Guardea, dove a\·venne un CrHnb~:~tlim ento nel 'luale ehbe quattro feri ti leggieri. Anch e a GuflnJca s'i ncontr ò la stessa deficienza di Lende per o!';pNiali, di mezz1 di tr·a sporto, di m edici e di med icine, ed occorE<el'o 10 ~<•o rni di n<'ll,..zza e di ~in f... zione prima di poter occupa1'e un ospedale contenente ~4 malati dell' ese•·c i lo nern i co. lndi fu sl Hbili lo un ospedale sollo tenda ne' pr essi di Pance, furono curali n•olti rnalnli a bord o delle navi, ma l'u g~ln me­ rnziono de' soldo ti e le continui' pingf{ie ebbero un tt fft' l lo depres;:.ivo sulle truppe, e la febbr e tifo•de si diffuse ampiam en te. DAi documenti che fanno set!'u ilo al suo rapporto, il colonn,..llo medico Grt·enleaf callcludc cile, malg rado tutti i prepal'lllivi delle l'Jsorse !"llnilori e, il ll'aspOI'tO del material e necesSfl r io ril'Sci impossi!Ji lt>, e che !'enza tende, se11za co verlure non si può oppor si all'illclemPnza del clima, senza adalli mrzzi di cucina non ~i possono AlimenlflJ'e convenienlem f'nle i snidati, e se 1'1\<''lliA non é buonfl, il fari& bollire per un inter o co•·po d' ur·mala ~~ im pos~ ibi le, e se allora la ft>bbre g i111la si diffo nde . 11011 v'•' mezzo di arreslarlfl. Che l'or:zanizzflziGne degl' ill f... rmieri e porlAferili deve p1·ecedeJ·e lo stato d1 gue rra, al lrime11 l i i confl1 Ui di attribuzione fra i comat~ dnnli ed i medici mondano a vuo to ogni necessario provYedimrnto. Onll'espl' ri enza di CJllesla ~uerra il lenente colon nello medico \\'oodhall trae precetti igienici degni di nota:


RIVISTA DI TEC:\lCA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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1° ogni r egg1men to che abbia occupato un campo per 30 g iorni deve mutare accampamento;

2° de' pavimenti di legno almeno 4 pollici al disopra del suolo uevono essere formti a d ogni tenda; 3° le tende sudicia devono esser e sostituite. 4° in ogni tenda comune non devono ricoverarsi più di t1·e uomini, nè più di J ieci in una tenda conica; 5° fra una tenda e l'altra deve interceuere lo s tesso spazio che è compr eso dalla tenda, ed in ogni seLL,maoa, ogni tenda <leve essere spostata s ullo spazio rimo.slo l1ber·o; 6° ogni divisione dovrebbe esser fornila di un crematorio per distruggere gli avanzi del cibo, quanuo questi non possano e ssere altrimenti distr utti; 7• uno sperimento.to ufficiale medico dovrebbe essere addetto a ciascun qua1·tier geneJ·ale, con l'incarico di elimint~re prontamf' nto gli uomini c he non possono sostenere le f11ti che della g ue1·ra. Lo sviluppo di ft>bbl'i Lifoidi al campo di Jacksonv ille è attribuito da l tenente colonnello medico Maus all'acqua :iei p ozzi, e per una compa gniA al la car ne guasta. In Lutti i rapporti de' singoli capi di servizio medico camp eggiano le lagnanze per la manca nza o la cattiva qua lità d ell'acqua perllino s ui vapol'i d1 trasporto. per la mancan1.a di tende, di lelti , di medicina li ed oggetti da meciicaz.ione pet' le unità tattiche e per gli ospedali da campo, pel di~or_ <li ne e l' agglomerazione negli accampamenti, per· la ignor a nza d'ogni r eg0la i~ienics nelle marc1e e nei campi. Nel rapportn del lenente colonnello meJico Havar d sulla campa~na di SRnliago s i leggono g li elogi del nuovo fucile umanitario. Da questo nuovo fucile si temeva la strage di b rigale intiere, ed invece es~o non fa ma.rzgior danno di .quelli a grosso calibro, produce m inor numero di mor ti, e <là ai ferili mRggior pr obabili tà di guarigione Mai tunte fer ite son guat·ite per prima intensione, rnai s i ebbero così poche frutture, e poche operazioni da compier·e. Alla battaglia di San J uan il t• luglro . nella qua le gli americani assaltarono una posit.ione qua~>i in e~>pugnabil e, s u 7000 soldati si ebbero 932 colpiti, cioè l' il p. 100 di feri ti, ed il 2 p. 100 di morti. In tulti i combattimenti di San Jua.n gli americani ebbero di 1/ 1 di morll rispetto ai fer1Li, gli spagnuoli che combattevano al ripa ro ne ebber0 meno di 1/ 5 • Il trasporto dei feriti fu ddlìcilissimo, perché i ca rri erano !l'imasti a Tampa.


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RIVISTA DI TEC XICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

L e ferile inflitte dal fu cile Mauser moJifìcato non differiscono dn quelle degli altri fucili a calibro ritlotto, e corrii<pondono a quelle JH'odnlle negli esperimenti su cadaveri e su animali vivi. Gli effetti esplosivi cosi spesso notati in quegli studi sperimentali non si ottennero, perchè le ferite noil furono (ìi'Odolte a breve distanza. Le fratture delle ossa lun ghe er ano prwo comminute, e molle volle a doccia ed a canale, quelle delle articol azioni fut·ono utilmente curate con l"irnmobi l izzazioue e con semplice bendag-gio, le lesioni delle parti molli furono delle più usuali, quelle del cranio con lesione cerebrale richi eser o diverse volle la tr apanazione a causa della s•·psi , e le os;.a cranich e si trovarono lese d& fessure raggiate tanto nel foro d'entrata che in quello di uscita. Tu tte le fet·ite del polmon e guariron o rapidamente senza c omplicanze, ed alcune di quelle dell'addom e che dal tr agitl() dPI proiettile si sat·ebbe ct•edulo ch e avessero intet·essato il tubo intestinale in pi ù punti, con stupore de' m edici guarirono senza apparenti r eliquati di sinistl'i effetti. Rare furono le amputazioni e le disarticolazioni, eseguite solo a cagione della sepsi inevttauile nelle condizioni di guerra. Altra circostanza che sot•pr·ese i medici fu la frequenza dei p r oiettili nelle ferite . Essa è attribuita a difettoso armamento, a colpi tli rim balzo, a sover chia distanza. La pr ima di que~ te l eorie fu dimostrata fallace rialle e;.perienze fatte in urr bosco dal capitnno medico W ord en. il quale verificò che i proiettili dei fucili spagnuoli pCnPtravano n el lt>gnonove poll iti piir che quelli amet·rcani. I medici spagnuoli interroprti in pt'OP0'"ilo twll'ospedH ie di Santiago avevano ft~tiO Ja ;.tes,;a OS!"et•vazione, 'IUindi Si deve C(lllChtudere che i proiettili rrma11gono nelle ferite perclrè hanno colpito di rimbalzo, o p•>r chè son venuti da grande distanza. Se pt1 ragoniamo quindi gli efl'etti degli antichi pr·oietlili con quelli de' modet•ni, dobbi11 mo conchi udernc che questi han r iùolLo la ch iruq~iA di g umTa al l ovor o di primo soccot·so; e quantunrpre gli opero tori avessero dovuto incef'santemenle l aYOt'are nell'ospedule per citrque giorni, tutto il lavor o si riducevo principalm ente atrattcula medicazione delle ferite, e rarAment•' si trn vuva la necessità di gt•avi operttzioni. Il nraJ!gtor c medh:o \\'ootl d<,lla 1" dtvi;.ione del 5• corpod'armala addetto all'of'peda le N. 1 di Sanliago narra che nei


RIVISTA D l TECNICA E Sllli VIZIO ~li':D!CO MILITARE

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giorni l , 2 e 3 di luglio i feriti arrivavano a ventine, ed i l personale medico era cosi insufficien to per· l'assistenza di essi, e cosi inesperto nel raccoglier e le nole s tatistiche, che egli all'epoca in cui scrisse il r apporto finale, non era nl caso di dure se nou in embrione i t"agguagli ed i nomi dt:i mor ti e ferili. M olti feriLi morirono nella notte seguente al loro Rrt'ivo, e non s'era preso nota nè del nome nè} del genere della fe· rita. L e tabellioe dial!nostiche fornite da l j:(ener·ale medi<.'o in capo non eran(l state adoperate eh~;~ in poehi fet·itr, e la pio~gia aveva cancellato lo scr1tto. Furono eseguit e lee lapar·otomie per• fer ite i ntestinali, lull'!; tre seg-uite da morte, m entre m olli ft!riti di palla nell'addome guarirono prontameute senza lapar·olomia, ciò che fa riflel· l er e se &ia veramente i l caso di aggiun~ere alle> shock rl i una feril a degl 'in testini c1uello che mevitabilmenle deve scl{uire ad ogni lapar olomia. Con cio il dottor W ood non vuole scbiet·arsi fra quelli che avver snno le gran di oper azioni, ma r itiene che negli ospedali da <.' ampo ne' quali i mezzi di asepsi sono lim1tati, e limi tati i m ezzi di cure consE'cutive, ed i feriti vi giun~-tono dopo diverse or e di disa"lroso trasporto e dopo che son rimasti pt>r te rra chi sa quanto tempo, sin meglio amdar·si alla chirur gia conset·vativa eh~ pur e dù buoni r isultati. Un'am putazione di coscia al terzo superior e per· gr ave pestamento con g t•an per d1la de' tessuti ebbe esito infausto in poche or·o. Un'a ltra eseguita al l et·zo infcr·iot·e per fr attura con lesione arteri osa e consecutiva g11 ngr t>na ebbe esito favorevole, come l'ebbe un'amputazione di gamba al terzo super·iore per fratLut·a comminuta della libia co11 estesa per·Jita di tessuti molli. Si ebbe la mot·te dopo la ligatura dell'Rrteria lingua le destra per l'anemia acuta del ferito. M olle fratture composte del femor e furono, i n manca nza di ferule ed apparecchi, curnte vantag-giosamente con l e parli l egnose di vecchie fogl ie di palma, che ramm ollite nell'acqua potevano esser e ben modellate sugli arti, e rimanevano bene a posto quando si asciugavano, senza comprimere o disturbar e in al cun modo i sofft!r enti. Le fel'ite del fucile Mauser furono molto più lievi di quelle c he la letteratura medica descrive, ed il doll. W ood non esim a chiamare umanitari i modtH'ni fucili. M olte ferile del

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434 RIVISTA DI TEC~ lCt\ E SERVlZiù ~EDICO MTLITAUE cranio erar.o sem plici fori senza fessure o frammenti. In uu sergente la po lla era entrata dalla par·te della sutur a frontoparietale destt·a, ed uscita dalla r egione parieLale poster·i or e traversnndo la so"tRnza CPrebrHle. Il ferilo r imase incosciente per i primi due giorni, ricuperò i sensi il ter zo, cominciò a miglior·are, fu Lraspol'tato a Siboney dove, a pa rte f}Ual che lacuna d.-Ile facoltà menl<lli, faceva presa~i r·e una guari grone completa. Un fel'ilo ul collo cor t pel'i'ol'azione del faringe ;:;t elle a letto pochi g i 1rni, e p;ua ri a Sibone)· senw diffìcoltil. 1\l ulte rerilt: del pello e dd ventr e ~uarrro no per prima iutenstone, m oltd palle po~rfo ra ro n o le ossa se112a tliscon ti· uuarl e Secondo l'csper·ienza l'alta sui pri gionieri feriti, il d ùtl. \\'ootl riti ene chP- il fucile Krag· l orgensen ame1·icano s ia più dannoso del Manser. Nel rappor·lo del cApitano m edico Muns·on addetto all'ambulanza di l'iser·va del 5° cor po d'armata a San tiRgo si le:rge c lte la nAve sula» quale er a rnJ!Jarcfll O l'ospedale di riser·va fu trattenuto per 5 l!io rni con la squtldra del blocco, e che le altre navi di tr asporto non ri comparvN·o se n on dopo 8 giorn i , ed in questo fr attempo avven ne Il fallo d't~rme di Guasimns. :\l algrado il g r an numer o di !ance e vaporini nel por to, sol o al te r zo gior·no dopo la ballH~Iia si pol é avere u11 vaporino elle sbaecasse il m utet·iate da ospedale , ed i fer·ili furono dopo alcuni g iorn i r kevuli a b or do deii'O/it:etle clw li lra:::pot·t6 oll'o><pe.lale di Srboncy. La soci età della C roce Rn><>-a d••l T ex.as eire dov .. va accompagnare il genP.t·all> Sltafler nella sua Rpedtztone, non g iunse a SibonPy ;:e non quando lu battaglia er a nvvenuta, e t·o,.peolale impiant.ato. N on si può non rrl evar e rl fatto che le truppe di Santi ago furono sbar cate So'll7.8 che alì'o•;conenza si polPssero soccorrer·e, per mancanza di med icirHdi, str·u m~ nti c hirurgici, oggc Ili da medicazione, mA Ler-i 11le o;: pecla lrer·o. l combnllenli erano fo r·rnti d r un pAcclreLlo da medicazione e con que:~ti rl capiltliiO medico N ew l'(al'den del 3• r cggirnelllO t:nvullè t'ia medicò i re t·iti dr tutlll l e armi elle affl uivallo al ~uo po!"lo di medicazione dii i'& lite l A bullagl ia, caricando i più gravi su car'l"t e mult di ri torno dal I"Ìfum imen Lo Ji munizioni. Il m ~~.~odo re medico l ves dice clte la febbre ~iall a a ve v a <:onvel'tito l'accttmpamelllO di Cuba iu '"' grande ospedal e . Suno questi i r·ug:tua~;li d.-liH :;uerra i spauo-americana che }•llr ora si possu no desumere dai rupporl r. pervenuti fiJJOI'a


RIVISTA DI TECNl CA E S ERVIZIO MEDLOO MILI'l'ARE

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.:al dipartimento medico. Ulteriori e piit completi particolari si conoscPranno quando ~arà el aborala la r P.Iazione sull'operato de' medici ne' repArti di truppa e negli altri ospedali. Da quauto precede si può riten er e pienamente giustificata J'apprensiune del comitato d'investigazione e nello stesso generale medico StPrnberg sulla impreparazione de' mezzi di soccor so dE<II'eser·cito americAno ro caso eli guerra, e sulla inl."uftlcienza numerica d" l corpo sanitario militare, come sulla mancanza assoluta d'un corpo di aiutanti ed inft-rmieri, mezzi senza dubbio indispeusabili al compimento delle operazioni militAri, e d'alira porte urgentemente ricbiesti dalla civiltcà m oderna. P. P.

RIVI STA ...D'IGIENE .,. J: nuovi •tu41 nlla malaria. - Fattl o!.lnlol e •perlmentall intorno al potere, ohe hanno determinate •peole dl zanzare, dllnooulare l para•altl malarlol. - (Dai recemi lavor·i di BrG~AMI, GRAssr, BAS T! .\NEI..LI e DIONJSl) (l). Gli stwli sulla malar·ia sono del mas:;i1nO ioter·essc per i medici militar·i. Il soldnto non può sottr arsi alla influenza dei pat·assili malariei, aiJbandonando le l ocalità che ne sono (t ) O. A. RoGNA MI. - L.e ipolui • ulla biologia del parauili m ala l'ici (uori dell 'uomo. 1896. (Policlinico! U. A. Oro .~ A lli. - F'P-bbr. tropir.nli '- (ebilri esllvo nutunn(Jii dei climi lenapertati. 1898. (lltwali eU ntedrciiW naOllle. fas ricolo VIli, a11no IV) . n. A. Bu>Nul. - Come si premlorto te (eb&ri malttriclle. 1898. (A tmall d i medicina n"oute. anno l V). Il. GRA~so. - La malaria propagtlta per m ez::o di peculiar i insetti. 1898. ( Rendiconti dPila Reale Accademw etei l.i11cei ). r.. RASTU NgLLl, A. RoG.~A)II e n. li !tA SSI . - Cottivazio>te ciel/e ~e milun• 11111-

/(triclle deLL' llll mll n ell' llnoplletes clavig• r Pabr. 18~8. (Relldicotati d elta Reale

Accademia clr i Linui). Il. r.nA ssr. - /lnpporti tm In malaria e gli artropodi . 1898. (Re•ldlconU ctell•• Jlr ale llccadnnltt d ei /,incell. R. GnAS:U. A. !liGNAIII c t;. !IA STIANEL I.r. - Ull••·iorl rlen·cht wl ciclo dd parMsili mala>"ici ummu n el corpo del Zanzaroae. Ul98. (Rmdico11ti della Rfale Auaclemia de• l.l~<cei).

R. r.nASSr e A. lhONISI - Il ciclo evolutivo rtegli emo!rorldi . 1898. (RendiCOliti della /leale ll ccudemla dei Li nrei). A. l)ru:.osr. - 1 par.a.uili en•loylobutari dei pipidrellì. f 898. (Rendiconti della /leale Accll.iLemitt etei l.incei ). fl. GRASSI, A. 8tr.NAlll e G. IIASTrANKI. I, I. - IIPI IICOIIlO d~!lli aladi (alli mila matnrià à,.ra11ie il mete cti gea11aio 1$99. ( Re>LdicOIIll d etta Reale Accademia d.ei l.inui). n.o ~u .. Ross. - L' in{laenza delle za11zare nel pahtdi&mo. IR99. (Orilish

,tledtcal Joar11al e Rlvr.<l•• rm iv-.r•ale eLi meditiniJ). H. K.ocu. - R·.<tdlt&Li !i• tla •nP.dtZìone scietllillr,a per lo &ladio d ella malaria i n / talla. tDmlfclte m edici11. \Voclte•uclirl(l, 1899, n. :!5).


43G i nfestal... e !l'altro parte b più di ogni allr·o espo!'ln a con l!'lwre le f<'hb r i, p.:r elié IL• I'Sigenze del !ìllO servizio n nn gli pOSi"OnO pC I'IIH'llf>rP ùi pnr:·e i l pr·oprio or gani!';lliO in i!:'latrJ ùi dif,.,"a nAtura le o artifieiale da;,(li agent i mor bO!';I. Li IlA VtJrn pr·ofi las:-: i con lr·o l'i n r~zro ne pRI ustre ss N'l sol La nlo pn"',;ibile, 'llllwdn !';i avr·anno nozion i ei"alte su ll a eziologin di rpwslo m orbo tanto diffuso. Pt>r ri li!';C'II'e n d un l rA Ila men lo preven li vo e fticnc•~ ron lro i drvr·rsi tipi di l'ehb1·P mala r·ira, non è sul'licie11te conMcrre le dl!l'ere11li !';pet:ie di parossili rlt e li pl'oducono, ma l"arebbe nece;:;:ario saper e i n qual modo i dcll i pnr os,:ili dal mond(} csiPt'IIO pe ni'Lrano nel nostro orga11i!'mo, attaccandone i l !c'S'!Uti.

La solu1.ione di qucslo diffìrilc problema biologico alflllrcR, da par·ecchi anni , la mente d1 distinti pt'll•>log,, e per· ~iiiii)!C •'C a dtH'e una soddi"fncenle spi"J:{azinne ùel « come si pr endono )P l'ebbr·i molo• ichf' ,, non solo fu r tlltO idea t ... delle in~e­ g11o:;P. teo1·ie, ma si i n~tilui1·uno ec:perimenli sn~li animali e sull'uo111o. l'\on è nostr·o compilo cer care a chi spelli il merito di avct·r, pel l'l'imo, Le11lalo di Jllll'l ar e Cf ll8!';le r 1c,r che sop1·a uo l f'l' r!'JIO aflilllo llll0''0 ed OJ·tglnale; S<I]O di1'61110 di ]J8RSI:l !!gio che In scuola anaLOIIIO- palologica r oruana, non der oga1tdo dalle sue glol'io~e tradizioni , ha dllnO"-lr·atralo nello sudio di que:<lo Argomento una g rand e iniziati\'a, ed ha arr·icchilo la lelleralur·a di Iavol'i, Jui quAli non poch i 0"i'er ,•atOI'i i<Lranicri llonno atti11lO il conrello l'urH.lumentni<> dt:llle loro succt>ss1ve ricercl'"· È u11 caml'o anco1·a poco e!';plor•ato, che si a.pr·e alla allivilll dt>gli sludio"i; è un rl lOt'IIO ~1lle inù<~gino:;c qualrla ù••i 11ol"lri in ~i gni med ici ilHl1a11 i, i I'Jlltlli, d»i folti cl ini cam enl~ dimoslr~ili, ce r CHV8ll() di l'i!"ali r e spP rim en lalme11le o Ile cause cl1e li a,·evano proùolti, per insegnarB al l'uo111o i mezzr di evitarle.

••• T utti sanno c·he, fino a questi ultim i onni, dom ina..ono in tor no aliA pHto~e n esi dellA mn iArin dtJI" opinion i pl'incipali : qurlla Ùl'll' rtfqna, smaenula Ja La ve1'an e s trenuaro e nl~ combattutA do Celli "'dA ri, i qunli dimostr·arono come !:'Ì jl0"'58110 ber'e impunemente acque r·at:col t e nt>ll e paludi Ponti ne e negli acquitrini i11lornn a Ho1na; e quella dell'aria, :::ià enunciala ùa Lonci~i e rim essa in ono r e da Fodo r, Grundfult.,_

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RIVtS'I'A D' IGIE:\(,;

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B it·sch e da Tùrnmasi Ct·udcli , la quale, essendo fondal~:~ soltanto sopra induzioni, e non su fatti spel'irn ental i, lasciò insolute tutte l e note questioni sul m odo di ripr·oJuzione del pa rassita m alartco nell'organismo, e della sua introduzione 11el l or r·e nte circola torio. Del r·esto ad un osservatore com e Laveran non poteva sfug!!ire il latu debol e di en lr·ambe le anzidette teorie, e fi no dal 188i gli balenò alla mente il concetto che le zanzare fosser o in qualche modo legate alla biologia (l ei pal'assHi malarici, e che potesse r o eser·ci tare nella propagazione della malaria la stessa infl uenz» , che spiega no nella ùilfusi une della fìlariosi. Per ò allora egli non pen sò affatto cho le zanza r e avesser o il potere di inoculare il ge,.me infetti vo della malaria all'uomo, e si limitò a support·e che rruesl t i nsetti disseminassero nelle acque potabili i piU'assiti malarici. dopo di Averli .a:osorbiti col sangue e fo!'se biologi camente trasform ati. Enu nciata dtl Lavel'a n, questa ipole:;i divenne il punto di pa•·tenza di due ordini di s tudi: 1• cercare quale vita eslracorporeu fa i l plasmod io ; 2° studia l'P. i n qual modo e P"' l' quale via i parassiti malar·ici penetra no nel sangue dell' uomo. V ed r•emo 0ra quale sviluppo siasi dt~ lo , in IL.al ia e all'este r·o, a queste due propo:;izioni fondam~ ntali. Nnlìamo intanto, di YOin, che tuLlo quanto si r iferisce a,..:li studi sperimenta li !>ulla m al aria é da m olti anni patrimonio scientifico dt> lla scuola analomo-patologica r omana . .Marchia fa va e Bignami, nel 1-'91, studiarono dinicarnente ~ m or fologil!arnente i l paras sita delle febbri eslivo-autunr•ali o tropicali, dimostrando fin d'allora che queste febbri ltanno spesso un tipo r·egolarmente e nettamente terzanar·io (qu ello stesso descri tto, Jiv er·si ar111i appres"o, dal K och per le rebbl'i tr·opica\i), con questa sola differenza che la terzana dei tropi ci domina i n quelle r egioni per tutta la s tagione malarica, men rr e la terzana rnnl ig 11a dei nostri climi si mani fes ta soltanto nell'estate e nell"autunno. Nel 189:1 Bastianelli e Bignami dimostrarono che inocu· lando sangue di un malarico in un individuo sano, si otte· ne vano in quest'ultimo accessi di febbre rnaltll'ica, e che ciò si verificava non solo in seguito ad inil"zioni endovenose, ma. anche dietro !;emplici iniezion i ipodermich e. 'Nello stesso anno 18!}3, Bignami e Dionisi raccolsero una granJe quautila di zanzare nelln tenuta di Pvrto, le porta-


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Tl!VI S'fA D' 1G I 8 !'1E

r ono a Roma. e r esel e libere in due stanze degli ospedali di San Spi rito e di San Giova nni, vi si fece d.:>Pm ir e un uo mv robul"l 0, a vend0 per allora un risullalo negativo per ra gioni che vedrem o più in na nzi. Nolisi che, pr esso a poco nella stessa epoca, due m eJid a mericani , Smilh e Kil bor ne, pubblicar ono dell e ri cP-r c he da lor o cominciate fi n dAl 1882, sulla paLogénASi della febbr e del T exns, malattia del sang ue carallerizzala dalla di!<lruzione dei globuli r ossi , prodolLa da un mic rorga nis mo 1P yr osoma bigeminum), che invade le emazie. Que ~ li autori, pPr di mostra t·e l' tm porlanza di una zec.~a (Bo(.iphilus bo vis, Riley) in questa infe zione, fecero una set•ie di esperimenti m ollo convincen ti dal lato clinico, ma ancora inco mpleti p t~r quan Lo r iguarda le Lrasfor·m azio ni del pa rassita nel co r·po dell e zecche. L 'a nalogia che poteva esislet·e frA !a funzi one delle zecche nel la pt·oùuzio 11e e ùiiTusione del la l'ebbre del Texas, e quella delle zanzare nella pr opagAzione della infezion e pAlustre, v eniva a dare un nuo vo impulso ai lavori di ques ta spccte, ed i di ver si sper irnentalot·i furo no indotti a persev erat·e nelle loro •·•cer che anche da considerazioni, l e 4uali eset•citano inneg-abilmente una g rande allrallivtt. ~i sa infa tti elle le zanza•·e non si l asciano trasporta t·e dal ve11Lo : esse girouo e pungono specialmente la nolle;. volano non mol lo sllo dal snolo; aUaccano piti specialmente uomini ed animali nel sonno. Big nam1 e Dionisi fecero non poche escursioni i n l uog hi pal u:;tl'i pet· v erificare q uali precauzioni pr endono gli abttanti contro la infezione malar ica, e Lt•o varo no che i ri ~ u8rd i di c ui si circondano (beo s' inte111Je, nei limiti Jei mezzi di cui ci ascuno di lor o può dispor r t:> sono di t·etti prin ci palmente a dife nder si dalle pu11Lure degli insetti, e vien citAlo co me esem pio il caso di Emin Pachà, il quale si t!t f,~ se dalle febbt'i tr opical i facendo cos tante u::o di buone zanzarier e. L e cvse stava no a questo punto, quando, nel marzo del 189ti, i l dottor Patt·ick M Au son sottoponevo al giudizio del Co llep-io med ico di L o ndt•a una sua teot•ia, non ancora confortala di prove, inlomo alla vi a da seg uire nella l'icet·ca delle f01•me estracoq.>or ee dei pa ra sstlt malarici. cc Per· gi u n ~ere all o scopo, eg li diceva, abbiamo due vie, uo& i mpr'al ic8b tle ; l'altr a di ffi cile, m a che puc'> cootlurre a qualche utile r i sultato. Era d'uopo infalli, o cer care, cosi a tastoni, nel


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mondo esterno finché non si r iuscisse a trovar e qualche forma utruale a quelle che troviamo nel sangue dei malarici; oppure partire dal parassita come si trova nel corpo umano, e seguirlo da questo nell'am bien te, indi di nuovo nell'uomo. Manson si decise a seguit•e fondamentalmente quest'ultimo concetto, stabilendo In base delle sue ricerche sulle seguenti considerazioni teor., ti che: 1° Il plasmodio della malaria non può avere bisogno dell'uomo per vivet•e e molliplicarsi, giacc hé in questo caso nelle piaghe mala riche poco o punto a bitate il pla;,modiO non dovrebbe allecchire e ri produrs i, mentre succt>de per l'appunto l'oppos to; 2° non si può trattnre di un parassita accidentale; per ché è nolo che un'intera popolazione può essere o divenire malarice, mentre poi non è uno di quei parassiti, che, penetra ti per caso nell'uomo. presto si sviano o s i esaul'iscono, ma vi, può stare, in formu latente, molto tempo. E dalo cbe sia un vero para ssita, secondo Manson, non può albergare sempre nell'uomo, ma come entra nel nostro organismo, ne deve ancho:: uscire, g iacché, in caso diverso, una volta debellato, anzi ucciso, coi comuni rimr.di, la estin zione de lla specie snrebbe la naturale consegurnza. La sua a ttenzione era specialmente ri volla al fallo che, nei preparati microscopici di sa ngue, si vedono formarsi soll<r l'occhio osservatore i corpi fla gellati, dotati di una funzione che si com pie solo fuori dell'organismo, essendo ignota la causa per la quale i plas modi non possono spor·ulare dentro l'ospite umano. Per lui dunque il flagellato sarebbe un parassita in Rpo rulazione. Come possono i par·asRiti abbandonare il loro ospite? Secondo Manson, possono laf'ciarlo o in virtu dei loro propri i s for zi, o per gli sforzi dell'organismo, o per l'azione di agenti eslram'!i, o in seguito a decomposizione dell'ospite dopo la morte. u Le prime due ipotesi bisog na e"cluderle subito, perché noi' sappiamo che i parassiti malarici sono racchiusi nei globuli rossi, e questi non abbandonano l'organismo, nè pPr propr ii srorzi, né per sforzi dell'organi.,mn stesso; rimangono le altre due, la seconda delle quali cade di per se stessa perché lA malaria, come è no to, é malallia rnramr.nte mortale, e il mezzo di diffusione mediante la decomposizione dell'ospite dopo la morte ~a rehbe eccezionale. Non rimane adunque, al dire di Manson, c he da studiare (l


Rl \ 'lSTA D' W I EKE

1"11zionc dPgli inset ti succ·hiato r r, pfl r l <•Hdo dal pr incipio che i J•l\r U!';Sil i , eniJ'nli nel t:OJ'('O delle znnzarc, vi si svilupperebhc~ ro lìno alla fo r 111n di !' l •nruDa7.ione, e da questi insPLLi i plasrnod i J'Asser el>bnr n e si ùifl"cmdt•r ebber o nel terreno, pe1' ril nrri:JJ•e pPi tlA ']llC!'l O all'twlllo. Dnl lt'n·eno l'uomo. SPil1('l"C f'econdo il medico ingl e!'r, può nsscwbll'e il ]'lnsmodio, o bt·Yemln o in~lnndo poh·eri e delrili in cui il plasll)odio può a ne),,~ esi::;lc1·e solto fo r·mu di vi ta J'esisll'nle, qualorn il rnezzn o l'nmlliPnle, per es!'iccnzione di ;.lag-ni, o Rll r·o , d i venLnc:;:e mer:o favo )'evole al suo m an tenilllenlo. Oss•·r·viamo inlanl•r che que~tn teol'in, diremo cosi mi!"la , ln1·na a m "llcr·e in C<unpo In quest ione, priva di fon dam ento scienti fico, della infe7.ione Jll'OV•JCn lf1 per mezzo <kll'aria o dell 'acqua L 'upo!'lolalo di .\ l ansnn 1101) lsl·clò R fa r e dP.i pro~P ii li , cd uno dei pru convi11li ~i dim•J~I r·ò il Hnss, mC'dico m i lilare iu gl e::e l'e!';iJente a CRit:ttlla, i l rp111 le twl 1R!Fl rom iuciò a nut r·it'l' mo' l P :z.Anzflr€', f'a~ellùnl .~ ~'IICeh 1 ar·e il san gue di un i udivitlun a/Ti:lto dn cac lu.>~.:;Hl mnlnr·iCfl, ed l'!'aminato i n sel!uito i l SHI1~U8 Co11[61lllto nello Sl0r1111CO di CJLH'Sle znn:z.or e l J'O VÒ cl1e le scmiluul3, i nvece di Pssere twei e e d i ~e rilt.>, si mutavano in corpi sfe!'i··i , e che u nfl pn r lL' (il 40 v 50'/.) si cam),iavnno in cor1•i flagellali, d'unùe woveuh·uno poi i fl agell i libPri. Ciò succl'devn 7 a 35 minu ti dopo c he la znnznr a aveva sue· cllin lo Il san!!u~ i ndipenrlell i PrnPnle d:11la sommini><lrazion•• (li ehinilla n li' infor mo. I l Ross f•' ce innltr1~ hrl'~ a cl un unmo sano dell'acquA, in ru i ernno m•)J'le 7.nnwt·l' malH r iehe. dopo a v .. r e deposital e le uovn. Si sviluppò 11 el paziente u11a febbre non bene caralle· t·izzala da siulomi di IIII'P?.i,ne maltHi<:n, non e!'Sendosi lrovflle 11el sa11guc tli queslo i11thrduo delle semi l une, ma soltanto delle fo rm~ au trl at·i di p l a~m nJi . V l'd r emo l'' u a vuul i il m odo di iulet'pl·etAre que::lo fa Llo, che nel lSOG pote vasi anche ri h~nel'è co tne un er r ore di osscr vazioue. Il Man><nn fìn d'allora l'li pr oprmeva di combattere alcune llllllHIIICtlbili obbi t>z.ioni , che sar•'blwr o sl.nle fa tte alle sue i pote-i . L e z.~nza re i nfulli abbonduno a nche i n luofrhi dove non e'e 11111 lal'l8, e si dice che vi sia mala1·ia in locl.l lilà dove 1100 et-islono zanzar e.


Rln:>TA n' lGIE:\E

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l n o~ni modo il Man!':On si augur a ,.a che col pro:.:redit'<> <li questi ~tudi, si cercasse i n Jltll'tirolar modo di segui re il flaflello nel corpo stes~o d ell~> znnzare, ciò che il R o~s lenln di ra r e per due anni e mezzo senza r iuscu·vi, e !'Olo nello scor so anno pare che abbta ottenuto r1ualche sPrio t•isullulo. Fin qui le rpotesi di Ma n<~on. Ora vedr·t>mo ehe cosu pen· sava, fin dal 1896, il Bignami intorno a cjue~rargo mento, che da parecchi anni era stato ogf{I'Llo dei suoi studi e delle sue espt>rienze. Priruièramenle egli ritiene che non sia un fulto l1iologico nece!>sal'io quello <!Ìlalo Jal M an~on, che cioè Il pa••a:.;si ta debba v1ve•·e un certo tempo nell'uomo, e ne Jei.Jba p •i fuo· ru scire pPr compier e rl suo ciclo evoluliYo, pPrclré, in quec:to caso, l'uomo do,Tebbe ~euerare la malu•·ìu anche quando si porla i n luoghi immuni da mrasma pnJuectre, purché vi "iflno delle zanzare che gli succhit~no il snngue, t> questo non succ•·ùe. In ~econdo luogo, il Bignami dke di uon potere IIC('<'ltar e, come scientificamente provate, le affermuzi11ni di Man!>on c di RoRs i nLor·no alle funzion 1de1 co•·pi Ollgellati, e do.>i nagelli che ne derivan o, fondandosi sopr·a o~~ervazioni protrnlle falle <la lui e da Bastianelli, le quuh porte••ebbero ad un'ipotesr affaLto di·versa. Venendo poi al nodo della questrone egli praticamente conclude: • prima di cer ca re quale vita c<~Jr·u•·O rJ>nrea deve rar e il plasmodio, non sar ebbe me!!'lio <~Ludiare in qual modo e per quale via i par·assili malarici penetrano nel sangue dell 'uomo? • Guidati da questa idea geniale del Bitmami. i divt>r~i ri •;ercatori cominciarono allora a ~luùia re se er a possibile pr o· vue che le znnzare si faressero veicolo e dispensatri ci di altre malallre, per esempio, negli animali. Cosi Dionisi praticò degli PSperimenti su piccioni infetti di Halle•·idiuru (L abhò) o Laveranie (Grassi), partent.lo dt1l pun to di vista della inoculazione; mentr e il Ross a Ca! culla, riuSCI\'a a deLerminar·e le forme del ciclo di vita dei p roteosomi passa ti dai pa<~seri, o da altri uccelli infetti, nel corpo di una specre particolar e di zanzare lgr ey mosquito), fondando entrambi dell.. ipoll'si impor tantissime, che possono per analogia essere applicale al parassita della malaria. K och non potP.va riman ere indifferenl<' davanti a questa sel·ie di r icerche nuove ed o ri ~ioali, e lasciato per' qunlclre tempo il suo laboraLor io, si r ecò io Africa, venne in I talia,


412

FIIVIS'fA D' JGIENE

e sebbene non fosse ancora in grado di produrre pr ove sperimentali, pure per analogia con ~uanto si verifica nella febbr e dèl T ~ xas, enunciò l'ipotesi della i noculazioue della malar ia pe1· mezzo delle znnzare, dando coll'»ulorilà del suo nome un g1·ande IInJlulso a questi lavori, specinl men te in Italia, dove fino dal 1!!91 e IS!J't- Bignami e Dionisi avevano già studiato •1uest'argom ento col meLodo sper1menLale. Rip1·endendo gli c~>periment1, il Bignami avr•ebbe voluto seguir e due vie: a) una indirelln, cioé cercare se individui in condizioni identiche di vita per la quanLità e la quAlità del lavoro, l'aJimentazione ecc. divisi in due gl'oppi, dei quali l'uno si sottragl!a, p!"r quanto è poso::ibi le. nlfe punture degli insetti, e l'altro no, prendano le febbri n••lle ste~se proporzioni; b) f'nftra direlta, ripetendo le prove da lu 1 folLe nel18!J4, e non riu scite pe1· deficienza di m,..zzi, cio<'· le inoculaz10ni 1•er mezzo di zanzare portate da si to ~ravemente malurico. F1·a qu esti due m etodi di espp r·imcnlo, il Bil!nami dovette allenPrsi al secondo, non ave11do potuto avere a sua disposizione un numero di uomini suiTicienli pe1• mettere in opera il m etodo indirello. Sui pr·imi del 1R98 egli cominciò la nuova S"rie delle sue espe1·ienzc su L1·e individui ricoverati nell'ospedale di Sao Carlo (anuesso a quello di San Spi rito). I n due dei pazienti non si ~>bbe che un leggerissimo movimento f~blll'ile, senza rinvenire plo.smodi nel sangue degli individui lòOi toposli ad esperimento. Pensò il Big narni a di v er se circostanze che potevano avere irnp~!d •to lo sviluppo delln infezione malarica in rruesti due soggetli, ma p1ù che alll'O suppose che la specie di zanzara adoperala non rosse quella chP assor be e inocula i parassili defln malal'ia, a ciò indotto specialmente dalla pubblicazione (fatta nel sellcmbre 1898) di importanti favor i del Grassi, il quale !:itabifi va cf1e nei paesi ma larici esistouo alcune specie di zanzare che, ::;econdo le sue ricer•che, non si trovano nei luoghi salubri. Il Bignami fecr , per cons<>guenza, un terzo esperimento cnn questa specie di zanzare (le quof i venivano raccolte a 1\laccnrese), e questa volta si verilicò nell' iodividuo iu et"perirn enlo un acceR"O classico di malar ia, caratterizzato anche dalla rwesenzn nel sflngue di pnrassiti n forma anulare car atteri stica, col co1·picctuol o di Cl'omatinll colorato nel modo-


RIVISTA D'IGIE:-IE

443

tipico, i quali parassili appartengono alla ~pecie esLivoautunnale. Nel praticare questo esperimento il Bignami s i circondò di tali e tante prP.CtiUzioni, e si mise talmente al copel'to da tulle le possibili obbiezioni, che non es ila ad affermare essere state le zanzare le uniche e sole produttrici dell"acces::;o malarico nel paziente, rimane ndo quindi per lui provata la t~oria della inoculazione. La specie di zanzare con cui il Bignami fece i due primi l'sperimenti, quelli cioè che riuscirono ne~alivi, fu qualilìcHta dal Grassi come Culea: pipiens; le za uzare adopHale nella terza esper'ienza furono dal Grassi classificale come Cule;c p~nici/laris, Culea: malarice, Anopltele>: maculipennis, ma di quest'ultima specie e gli ne prese in e!:'ame pochissime. Intanto il Grassi, che aveva, in unione col Feletti, in allri tempi combattuta !"opinione della inoculazione della malaria da parte delle zanz.are, iodollovi anche dalla autoriti1 di Kelsch e di Kiener, pei quali l'inf. zione per la via polmonare non è oggetto di dubbio, si senti trotLo alla nuova fedr; e da osservatore serio e profondo, quale fu sempre, si mise alacremente all'opera. per risolvere, d'accordo col Bignami, diverse questioni, che per essere s ubordinate alla principale non sono per questo meno importanti. Queste questioni sono : a) Sotto quali forme si trovano i pat•assili malarici nelle zanzat·e 1 b) È la stessa specie di zanzare che inocula nll'uomo le varie specie di febbri malariche, o sono, come le ricerche eseguite fino ad ora porterebbero a credere, specie diflerenli 1 c) Oppure le zanzare prendono la febt.re dall' uomo, ed i parassiti compiono in esse un ciclo vitale, come pet· la febbre del Texas 1 d) Oppure i parassiti sono esclusivi delle zanzare e da questi vengono inoculati nell'uomo 1 E mentre si ponevano all'opera per trovare la soluzione dei suindicati problemi, Bignami d Bastianelli risolvevano intanto la questione dei corpi flagellali, ritenuti impropriamente da Manson come altrettante spore, e vi riuscirono servendosi di preparati ese~uili da Haslianelli col metodo di Romanowsky, trovando che la struttura di quesli filamenti mobili è complessa, essendo costituiti di un filo di sostanza


4±1 croruutica, cil·curtdulo da un sollile slral" di prolOi•lasll1a, il quAli· si p1·o l un~a all1' due c~tt·l'l"nità . Lo ~lesso principio sui cnrpi lht.!!ellnli venivn te!;lè CHU11 · cinlo ùa K "ch llCl sttO r Hpporlo cir·cn i ri,.u lln~i della spedi7.inrle scientifica Jll.;l' lo sludro d•·lln rnalaria i tt l lnl ia (Deu.tsche 111crhcin. H ·aclu:nscltr(l~ l X!l!) N. ~5) . V er i'O la 1Ì r11·' dd 1-.;!18 lurti ~ lrt:~ gli spet•irnenla 'ori della ,.cuoia 1'1111181 ;l u~;l-'li<HJI'il i , B .g-:li11111, GJ'H!'SÌ) pol··r ouo seguin· Cllll !';ir·urt•t.t.a par·ec ·IJie fa-'i dr ;;viluppl) dPi cor pi st•rui ilrno t· i n rllo !"prs;-w·e dell' in l•~sli11o medio d 1 pn I't'OOh i anophele,; rbw i .~c·r, ai rpm li avevHIIO f<:llto succh iar e sangue di intlrvrtlu i aJT,•Ili Òtl febJ,ri mal nriche esli,·o·aulunnah. Sc·nprii'Ono in l;ll t(liÌ!'ll l' elllO"'POJ•idio nei zanzat•oni (HilO· pii P le"' cl a \'Ì~et• r:';1br•.) elle a\·~"fliiO JllllilO indh·idui malar ici, rnenlrt) 11011 11~ lr•o vlll'ouo ah;uuo in ' fii CJii chl' non tweva11n ;..H celi iu lo !<<Jngue rnnh.u·ico. Oi<s•'t'\'!11'0110 in•dlre, nPile l'ebbri eslivo-aulunnnl i , che le !;:eruilune <:i ::;\·lluppnno nell'nrtllJ'lreles s:. ln qunwlo sono ma· lur·e cioè •Jn and.,, esnminan lo tl l'!lllf!'U6, ;;i l t·a>:fcH·mano ra]'idHmerrt·~ i n cu1·pi r otondi e si Oap-ellnno. P~n·enute nell'i 11lestinn dell'anoplrrle:< cln" iger, l e f01'1116 pr~ rnc:.silarie l'i sviluppano come spot·ozoi til'iei fino n forma1·e un numet·o enut·mu di spot'OLOi li, d te accumula11d•)Si nt•lle glandole SAl i 1·a r·i ùi ùelli inselli, ritornano nell'uomo all'nllO ddla pmtlunl. S'-'condo gli Hl•lot·i, r rma rt·ebbe quindi dimostralo lo SI'Ì 1u ppn dee.: li erno"p•H'id i ma lnrici 11 el crwpo de! zanza l't'Hl e per d para'>srta delle feLbri csLivo -<tulunnali e per quello della terzaua nt•ùii181'Ìa. e 111e ntre sat·eblte pu r e dirnoslrato il pasl"Ag~io din•llo dc:zli t'mnspor idi dall'uonto Al znn;,:a r·one, e da l fUe..,to di nuovo nll'uonw, il jHI"'"Ilg)!io dr•lle zanzare nll<1 pr·nle é ,·er nsirtlih:, mn iu lin ef\ J i fallo i ncl u ù~: u11a quesliouo che re~la a nco•·a a ~lu linre. RlitSstnnencl0 . n0i vediamo che L A''t•rau, Mans•Jn. B ignam i, u ,ouisi, n o::.::; e K och r·er·car·\JIIO di pr·o ,·nr·e che l e zan zar e ltnzu ro ur r i11Limo rapporto c•1lla malal'itl. Questo r·npporto venne prr ò concepì to dai vari a u Lori in 1110\10 B"FIIÌ div•·I'~O.

Luvet•:r u, pel pt•i mo, ;;o::.pbltò i ntpporLi Lra le z!lozare e la ma· lario; per ò llf'~; i ultimi l•'ml'i manl enn·~ la sua tt>OI'il\ dt"ll'aria e d••ll'acqus. sut•pnrwr tdo sempt·e pet·ò che il paras:;:i ta vivesse ~ r rche io quulclte specie di animai i inferiori, o di vegetali .


RIVI 'l'A D 1 IG IENE

ì\lnnson suppo!':e che il par.1ssi ta ma l ar·i~o fos:;:e normal e nelle zanztJ J'e, o che l'inl'ezione umana ra ('peesen ta!':Se snltanlo un episodio d ...lla storia del parassi ta. Colla morte delle zanzare i par·nssi ti diventer ebber o l iberi e potrebbero entrar e nel nostro corp o, o per· inalaziorte, o pel' mezzo dell'arq ua potabile. Bignami r ese ver osimi le l'ipotesi che le febbri malar·iche si pr end11no per i noculazione. K och sU[lf'O!Ie che le zanzare si comport.a sser o nella m alaria come le zecche nella febbr e del T exas, la quale è pr odotta da paea!':si ti atnni a quell i ma larici dell'uomo. Per·ciò la zanzara ri ce ver ebbe il pa r Assi ta succhiando sang ue di indi viduo mfllal'ico, lo trnsmdter·ebl.Je alle uo vA, e quindi ni fi gli , dai quali lorner·ehbe colla puntura all'uomo .

•• • Queste sono, in compl~> sso, le co n c lu ~ i o ni alle qual i per·ven ner o gli eminenti patologi c.he ~i affaticaron o intorno a questa idea, accoll.l'l da molti con dillìdenza, da al tri par si no cou ilarita . Qualsrasi giudizio sul valor e dei falli suespo;:.li snr ehbe pr·ematur·o: solo dal tem po e dalle ulteriori indagini deve!': i tlllender e la conferma delle pr oposizioni annunciate. Accol to in tanto, sia p11 r e con riser·va, il concetto della i nocult1zione, ne veni va, come cnnseguen za, la r icei'Cil di qualche sostanza, che spalmata sulla cute degli individui costr etti a so::;giornar e a lun::ro in luoghi paludosi, li difendesse dalle punture delle zanzare ; e sappiamo che parecchi studi fur ono, a tal JH'orostLo, iniziali n ella r egia scuola cl'igiene della U niversila di Roma. E siccom .... , come accennavomo in 1winci pio di quesla rivista, l'ar gomP.nto é di grnnde inter esse per i milit.fu·i, é pur e a uosll'a cognizione che il signor direttor e dell'ospedale militare di Roma ha, rla qual che tempo, r ivo l Lo speciale attenzione alle forme malariche, che ~i manifestano fra le truppe del presid io, dopo avere dale precise e dettagliale i str·uzioni ai medici dipendenti, per stabili re l e basi di una inchiesta san iliwia, dit•etta ad ottener·e dati seri e positiv i intorno alla possibil ità ùella infeziOne malarica per inocu l azione. Au~uriamoci che l uLti gli sforzi direlli alla soluzione di questo pr obl ema cosl vitale, q uale ~ quello di trovat•e il mezzo


4.46

R TVLS'l'A D' I GIEXE

onde d ~bellare l a malaria, possano essere coronali da un fr•l ice succe!>;;o, e elle ne ridondi un reFtle beneficio anche alla salute dei nostr·i solda ti . Br .

Impieg o della aoluzlone dl bromo oome deodorante. L ' lleullh Depar lment della città di Nuova Y ork ha r•ecenlemenle em e!;'!"O un'ordin1-1nza cirra i disinfo>llanti e metodi di di;,infezione. T ogliamo do essa le seguenti osservazioni sul· r i rn pi e~<O d cl br omo come deodo ran Le. Pee g li ammazzatoi, i d<!pOsili di r ar·ne, le fosse per· l e imrnondìZìé, i lelAm&i, g-li animali morli ere., si può usa re come deodor an te la soluzione rlf'b(ll e di bro mo , ag ente di gr1-1nde valo t·e per· lale scopo. L"azt one di ']Uesta sost anza è sol tanto tempornuea e deve U"ar;;i r i petutan1ente. Può applir Rrsi in polvt>rizzazi11ne e quantunque possa attaccare i metalli é del r esto illoll'e.n;;ivt~. La solu zione di bromo deve pl'epararsi con molla preCf1Uzio ue per chi' i l br·orno pur·o colla quale essa si fa, è e;.tr emamenle per icolo;;o. È mollo caustico m esso a ~;onlallo tJ, ·Jia pelle e i !"uoi vapori sono sommamente it•t•r lanli se veng .,no itt:::pt t'ati. Se ;;i vuoi peepMare unA gJ"an quantità di q ue;;LP. seduzione, si pr~> n da una bo ll i~lia che contenga una l tbhrA (37:1 gr·a.nrni) di br·om o e si inlro.luce in unA bolle conll'n f! rllP 'JU:1r AnLa o ci riiJUHnta gAll oni di ar qua (ettoltll'i 1 ,80- 2,.:!5) poi s i r ompe lo bnlLi~lia con una sbarra di ferro e la soluzion e !>i compiPta a~t lando i l lt<Juido. Per ollenerne una piccola quanlila !'i pone u11'oncia (31 /Zr.) di br omo nello bolligl iA iulrodolla la qua le in un r·ccipienle clte contenga tre o fJllallro, g ullord (13- IH litri) si r ompe nel medesimo modo.

te.

HlVISTA BIBLIOGBAFICA Dott. C. QutNZto, mA ggiore nwdi,·o. - Manuale prattoo dl me dioloa legal e u:tlltare, F it·onzP, ·1899. Dicendo che qne«la pubblicazione vien e a r iempire rat ow>to, r.r·,..d iomn di arl o perar··~ pr·opr·io nppnnLino ']li'"sta Jor u· zi.,ne di cui tanto si ohuc:a. Il ocwto è appunto quello lascia to

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RIVISTA BIDLIOGRAFICA

dal pr·egevole manua le del compia nto Bo nalumi, manuale .ediLo, in scar·so n u mero di co pie, nel 1882 ; e di c ui o ra non si tro va più alcuna copia in commer cio; senza conlar·e che, avendo o r mai 17 t~nni di vita è da consirler a rsi come vecchio. {La vita media di un lihro di rnedicina, é a l giorn o d'ogc,!i, all'incir ca, u guale a q uella del c aval lo, ed anch e meno). P er ques to l'egregio A. ha meglio pe11sato, piuttosto che rifare, ampliare e cor reggere il manuall' d el Bonalumi, d i farne u n o completamente nuovo ed originale. Dali ... due di · spense fin orausr 1teci è dalo intanto ar·gui r e che Il libr o dell' egregio nostro collega, r iuscira una eompleta guida Leor•ica e pratica P"I' i medic i mil itari. Ne riparl e t·emo 111! opPra finila. I ntanto s e r va questo cenno per avvertir·e i n()s tri lettori che il vuoto di sopra lamentato i> grà riernpilo e .bene. JstituLo zoologico della R . unive r s ilà di Ro ma, dir·ello dal prof. A . C ARRUGGIO. - BtudU oompiutl nel predetto

l•tltuto e la11orl pubbl!oatl dall'anno 188& al 1897 . - Due vol., Roma, 1882·!17. L'illustre professore, cui ci Jpga antrca amkizia. e che non ·dime ntica mai dt aver valo r·osume11lc mrlilHto n PIIe fìle d~l corpo sanitario, ci h11 fallo du no dei volumi ~opt'RC i tali, che sono il più bell'attestato d ell'operos iln ;:ua e dell'a ltn importanza che el];li ha saputo dare all'istituto da lui dir(•lln. Il numer•o d ei lavori P.Se!luiti e delle memot•Je pubblicate è di 72. Al solo pro f. Carrucc io spellano :.l5 lavo ri Gli nltri l'ur·ono pu b bhcatl dai dollo r i Ales:::andrini, C:ondorellr-Franco. viglia , P ositano-Spada, De Fio r·e. Manzone, M ... s~ell, l\Ir n~az­ zini, V inciguerra. Esc;i trallano di vat·ii argomenli che s i riferiscono lanlo alla parte anatcunrca e biolngicA fJUalllo a quella descrittiva. Me ritano pr1ma di Lutto spt>c1ulo consirle· t'azione le non poche m e morie rifletlentr la fauna locale d e lla provincia r omana , s tud io imporlanlissinw pel' il vao;to argomento c he tratta della d i~t ribuzione geog r11fì<:R delle specre zoo logiche, al q uale il prof. Cm·r·uecio ha l'ivollo !':empt'C la massima sua cura, sia cume dtrt•ttore d t<ll'i:-Lilulo zoologico dell'ateneo di R oma, sia pr'ecedente menle c0me dit·ello rt~ di ~ue llo di Modena. Le m emorie più importanti r iguardo Alla ta u ~1a locale dell'ag ro r om Hn O si rifPrr~cono. ai mammif·-ri, .agh uccelli, ai pesci, a i r·ettili ed anfibi, Agli e m rtle r i, ai co-


4-JS

IU \f~1'A

DIBLIOG RAr'ICA

!PolleJ•i , ag li ortolteri , Hg-l i anell idi, con spPciale t•iguardo all'esi;:tenza di ;:peci e r lll'e P nuove p er la r egione. l mportauli studi i vennero ratti ;:ul l'anatomia di alcune specie animali: r 1C0r de1·erno in i special ffi(I ÙO alcune osservazioni anatomiche su due ~<Jwci e r are di pesci ( T rar:hyp •erus), pescati nel mare di CivitavrcC'hìa, uno studio anatomico sulle m ascelle dent·fer e di un Sjexancu.~ arise /1.~ , uno ;:tudio sopra un c1·an io dì giovaniss:1 mo Elephas ofricanus e sull'osso atlante del medesimo, alcune not1zie arJatomic he su di un T r ay ulus, e sudi un Bradypus trùlacl!flus, uno studio sull'encefal o deii'Sjalnw turus dorsalis, al cnne l'i r l'rch e istologJclle sulla F ilar' a /abiata. Altr i la vori r i1-w a!·da no le collezioni del museo zoologico del l'universi tà di Rom a, fa cenri o par ticolare m eozionedl' Ì nuo vi nrcruist i e dei nuo vi e non pochi doni pervenuti al detto m useo per parte di vìal!gia tor i e di $pedizion i sc1en tifìche. l nleres;:anli a crue;:to pr oposito sono : il ca talogo delle specie zool··giche raccol te dura nte i l viaggio della Caracciolo sotto i l comaudo del De A mezaga, il catalogo di parecchie speci ~ orn itol o~iche rar colle dal conte An tonelli in A ssab, un Cll t.ulogo di rettili. an fibi e pesci r accol ti dal Lenente di vascello sig . !ìil ippini du r·ante il viagg10 del r egio avviso il Rapido n egl i anni 1886-R7, una nola di di ver se specie di r ettili r eecol li p1·r ·s~o T rì pol i. A lll'i import:1 ntissimì lavori fu1·ono pubbl ir al i inloJ·no alla pnrassil ologia, ed alcune questioni venner o tr attate an che in r elnzione colle scienze med1che, come ad ese mpio, nno studio sull'avvelenamento per ingestionedipesci, una nola su ùi un caso gr a ve di Ppislassi prodotta da pun· tura di san guisuga, un caso dì psorosperm iasi intestinale, un caso di pa ra~s ili s mo nell'uomo dovuto al la larva di una m osca, un caso di myosis per lar va della sarcophaga car. nar ia. I nfi ne pa r ecchie questioni rl ì ordine scientifico generale e di ordi ne Lecnico veuner o trattate dal pr of. Carrucci o, fra le quali lllPr i ta menzione un importantissim o studio su di un pt·ogetl o per un n uo vo isti tuto e museo di zoologia per la R. uoh·er si là di Roma. te. Il O t re t. t.ore

Dott. P. P ANARA , colonnello med ico. Il

~ ed at.t.o re

o.• R ID OL FO LIV(, ca pitano m edico. G IOVA NN I

ScoLARI, Gerente.

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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORYALE E PATOLOGICA .

Aumento rli peso del corpo c trasformazione del grasso in ~l1co~ene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 41i P&dernl. - [,a presem:a del bromo nella ghiandola pituitarla e nel sistema nervoso centrale . . . . . . . . . . . . . 4t8

Bouchard. -

RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE•

Il solfato di soda nello ustioni prorlotte dall"3cido fenico . Escat. - Cura della blenorragia col c1anuro di mercurio .

. Pag. 419 4( 9

RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MIL ITARE.

Il $Crvizio sanitario americano nella guerra ispano-americana . . . Pa(J. 420

RI VISTA O' IGIE~E.

l nuovi sturli sulla malarin. - Fatti cl in ici o sperimentali intorno al potere, che hanno determinate specie di zanzare, di Inoculare i parassiti malarici . . . . . . . . . . . . . Pag. 435 Impiego de Ila soluzione di bromo come deodorante . . . . . • . 446

RIVISTA BIBLIOGRAFICA.

Qulnzlo. - Manuale pratico di medicina legale militar~ . . . . . Pag. 44C. C•rrucclo. - Studii compiuti nel predetto istituto e lavori pubblicati dall 'anno l885 al t 897. . . . . . . . . . . . . . . . .

~4;


GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESER.O:rT O

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.G(oRNALE MEDICO DEL

Anno XLVII

N. 5. - 5t Maggio t899

R.OM A TIPOGltAFIA ENUIOO VOGHERA

Gli abbonamenti si ricevono dall'Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

13 GIU.99


SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO

t

licastro e Mirto. - Contributo clinico anatomico allo studio delle focaliz7.azioui corticali-motrici 11 del decorso delle fibre piramidafi Pag. 419 Rossfni.- Fori ta d'arma da ruoco con frattura comminuta del pariatale sinistro e va.sta dis:truzione delle meni.ngi e della sostanza 460 cerebrale (guarigione) . . . . . . . . . . . . . . . . . Ostino. - Ancora a proposito della determinazione del limite minimo d'urfizi<>oc compa tibile col servizio militare. - De,•e fa sordità 465 unilaterale costitui re litolo di riforma? • . . . • 479 Fazio. - Sopra un e<L~O raro di melanodermia malarica 489 Paltrinlerf e Stefano. - La pellagra. . . . . . . .

R.IWI~TA DI GIOil!W.' lLI ITALI.'l.JWI IEit Jlìl!ITIER.I.

niVISTA MEDICA.

arezz1. - L:a psttwcost. · •· .· . . . . . . . · · · · · · · · Pag. 50:\ 'IO Schab•d. -L'infezione misla clelia tuberco losi polmonare . · · · ' 0 Molta Coco. - Sul signillcato diagnostico e 1>ronoslico del fenomeno oa lmo-plantMO nelle retlbri tifoidee . . . . . . . · · · · Welsmay r. - J.'itiOueoza della forma dell'infezione batterica nel de51t corso della polmonite . . . . . . . . . . . . . · · · · Rosenfeld. - Su di un processo di determinazione clinica delle dimen: sioni, del la forma e dell:1 posizione dello stomttco mediante i rt1SI: 1 513 Runtgcn . . . . . . . . . . . . . . . . . . lllVlSTA CHIIIURGICA.

. . Pog. 5 1~ Blrcher. - Dio Wirkun~ der Artill erie~eschosse . · · ; · · , 5~3 Pont. - Oisturl!t oculari ed ndttivi nell e affezioni rtent.1rtB · · · · Davls. - Le ferite d'arma da fuoco nell'ultima guerra greco-turca con osservazioni so1>ra i moderni IJroiettill . . . · Ceci, Bazy, Aranson. - Anestesia locale o ~:encralc? IHVISTA DI OCULISTICA.

Pergens. - Il protargol nell e affezioni owlari . · · Glnestous. - il protarr;o l In lerapeutica oculare · ·. Braunsteln. - Il protargol o rllc malattie degli oc(ht

. p 11 y. 531

• della coperlilla). . (Per la c01tli11uazione dell'indi ce veilasi lit pag1na 3

5~1

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OR..I G . I N A L

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C0NTRIBU1'0 CLINI CO-.ANA1'0MICO ALLO STUDIO DELLE LOCALIZZAZIONi COR'Ii'!CALI- MOTR!Cl E OEI.. DECORSO OEI.I..E Fllll\E PIRA~IIOAI.I

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Per i dollorl G . Li e a10tro, lcn. mcclico e o . Mirto , sottotcn. me. Ileo-~· ---

La mattina del 25 aprile 1896 venne trasportato in questo ospedale g ravemente ferito il soldato Fagioli Os v aldo~ del 39• battaglione d'Africa. L'esame obbiettivo, praticato la mattina stessa, fece rilevare quanto segae: t• Una ferita d'ar ma da fuoco alla. regione temporale destra., lunga circa centimetri 8. larga circa centimetri 4, profonda fino all'osso, diretta dall'alto in basso e dall'indietro in avanti, con scheggiamento dell'osso all'unione del frontale col parietale: il proiettile, scavando un solco fra. i tesst'lti molli e l'osso tempor ale, era fuoriescito dinanzi al padiglione delrorecchio nella inserzione superiore di esso padiglione con la. guancia; 2• Una piccola ferita. lacero-contusa alla r egione ioidea, interessante solo gli strati superficiali della cute; 3o Una soluzione di continuo circolare, (foro di entrata di ferita d'arma da fuoco) in corrispondenza del pnnto d'incontro del deltoide col grande pettorale a sinistra· ' 4• Una. soluzione di continuo della g randezza di un pezzo di cinque franchi (foro d'uscita di ferita di arma da. fuoco) in comunicazione della precedente, alla regione paraspondiloidea sinistra, diretta obliquamente 29

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('0:'\TIHDUTO C'LI:'\TCO- ANATO)I!CO

dall'esterno all'interuo e dal basso verso l'alto, profoudt\ sino alle coste, con fra&tura a. schegge della 1t·, e ! ,. costola Da questa feri ta veniva fuori ad ogni iuspirazione sangue rutilaute misto ad aria; 5° Una fori ta d'arma da fuoco a setone al fian co destro in teressante solo le parti molli con foro di en . trata e foro d'uscita. Il :B"agioli mori dopo 12 giorni di degenza per e m· piema consecutivo alla ferita d'arma. da fuoco al torace sinistro coi sintomi di setticoemia generale (febbre ele· ,·atu., respirazione stertorosa., delirio, ecc.). La nostra ossen·azione riguarda precipuamente la fenta d'arma da fuoco alla testa, e perciò ci fermeremo solamente sui sintomi dipendenti da questa. Ec;wne della molilità. - Nulla di note,·ole sui muscoli della fronte e dei globi oculari : le pupille leggermente ristrette reagivano prontamente alla luce e alla. accomodazione. La commissura labiale era leggermente de· viata verso destra; il solco naso-labiale sinistro era. un po' meno profondo del destro. I nvitando l' intermo a gonlìare le gote, si notava che la si nistra si gonfiava meno della destra: l'ugola si presentava deviata a destra.. L'arto superiore sinistro giaceva. sul piano del letto con l'a.vambraccio in leggiera. prona.zione e le falangi leggermente fl esse. I movimenti volontari sia del braccio :;n !le~, spalla., che dell'avambraccio sul braccio, quelli della. mano e delle dita si compivano con grande cfiftì. coltà, tenen:lo l'infermo l'arto sempre appoggiato sul piano del letto. Nell'eseg uire i movimenti passivi s'incontrava una. uer La res istenza. L a forza muscolare era indebolita. La motilità nell'arto superiore di destra e in ambedue gl i arti inferiori era integra. Uijlessi. - Non si notava. esagerazione dei riflessi superli.:iali e teudinei nelle varie sezioni del corpo.


.-\ LI,O !-ìTFDJ O DELl.E I, OC.A LIZZAZIO.NI ECC.

4{)1

Esame della sensibilità. - Esisteva lieve diminuzione della sensibilità tattile tanto nel territorio del facciale inferiore che nei vari segmenti cieli' a-rto superiore di

sinistra. Le altre sensibilità non apparivano evidente· mente alterate. Riguardo al senso muscolare ed osteo-articolare si notava che spesso r infermo non sapeva riprodurre convenientemente la. posizione dell'arto ammalato, però conser vava la nozione di posizione dei suoi arti. Integri erano g li organi dei sensi. N egli altri organi, oltre le lesioni già descritte, rile· va vasi solo all'esame fisico del torace sinistro: ottusità in basso, leggiero timpanismo in alto. Nulla di anormale nell'apparecchio tuo-genitale, eccetto tre piccole ulceri veneree in via di guarigione nel solco bala.no-prepuziale. La deglutizione si compi va bene, la respirazione era dispnoica, la temperatura normale. Decm·so ulle,·iore. - .U giorno seguente di sera cominciarono a notarsi convulsioni epilettiformi jaksonia.ne circoscritte, che si iniziavano dall'arto superiore sinistro; il pollice si fletteva sulla mano, le altre quattro dita chiuse ve lo tenevano fisso, il pugno entrava in pronazione, e tutti i segmenti dell'arto si fiettevano l'uno sull'altro; subito dopo cominciavano le scosse c.;louiche. Quasi coutemporaneameute s'iniziavano anche scosse cloniche alla commissura labiale, la quale veniva tirata. ritmicamente verso sinistra, e a poco a poco si diffondevano anche alle palpebre e alla fronte. La testa era leggermente rivolta verso sinistra. Queste convulsioni con piccoli intervalli di remittenza duraron0 per circa due giorni ; verso il 3" giorno scomparvero del tutto. Allora si potè constatare con evidenza. che la paresi del braccio e della. faccia si era aggravata, e un altro fatto importantissimo si rese evi-


CON'l'!UDUTO CLI:\I CO-ANATOm CO

dente, cioè la partecipazione dei muscoli innervati dal faccin.le superiore alla paresi. D ifatti la metà sinistra. della fronte si mostrava. un po' più spianata della destra, la rima palpebrale sinistra un po' più ampia dell'altra. Invitando l'infermo a corrugare la fronte, il sopracciglio sinistro veniva elevato meno del destro. Durante rammiccamento sinergico volontario e riflesso il muscolo orbicolare sini<>tro era più fiacco nei contrarsi del destro. Questi fatti persistettero sino al giorno della. morte. L'autopsia, praticata 28 ore dopo il decesso, fece rile· vare: forte raccolta purulenta nel cavo pleurico sinistro, atelettasia parziale del polmone sinistro, degenerazione grassa del cuore, del fegato. Descriveremo più dettagliatamente il reperto presentato dalla ferita al cranio, tralasciando quello delle altre, di cui si è fatto cenno nell'esame obbiettivo. Messa allo scoperto la calotta cranica, si riscontrava, n el punto di riunione del frontale, del temporale e del parietale, una frattura a schegge, larga quanto una moneta da dne centesimi, a margini irregolari, frattura lineare della squama del temporale lungo il suo asse verticale, in modo da r estare divisa in due porzioni, delle quali solamente l'anteriore, che misurava i due terzi circa della squama, era profondamente avvallata. Dalla breccia ossea si scvrgeva Ia dura madre iperemtca, ricoperta in par te da sangue coagulato. I seni della dura madre presentavano forte r eplezione ; la piameninge era anch'essa fortemente iperemica ed ispessita. Tra la dura e Ja pia, in corrispondenza del punto di riunione dei lobi frontale e sfenoidate notavasi un ematoma, il quale veniva ll. comprimere il 3° infenore delle due circonvoluzioni centrali e la porzione anteriore della. prima tem porale. I noltre, in corrispondenza del a• infer iore della. circonvolu zione frontale ascendente e del 4° infer iore della. pari etale ascendente, esisteva un foco-


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ALLO STUDTO DELLI~ LOCALIZZAZ10NI f.CC'.

4u3

laio di rammollimento giallo, che interessava la so· stanza corticale di dette circonvoluzioni e gli strati più superficiali della sostanza bianca sottostante. Il reperto anatomico riguardante la lesione corticale corrisponde iu maniera. esatta ai sintomi clinici presentati dall' infermo. La natura e la sede della lesione poterono essere ùiagnosticate in vita, come in un'esperienza. di laboratorio: difatti dalla. frattura ossea e dalla paresi del braccio e del facciale si potè subito argomentare che la compressione prodotta dall'avvallamento dei frammenti ossei doveva esercitarsi prevalentemente sul 3• inferiore delle circonvoluzioni motrici. Ai sintomi di deficienza. funzionale comparsi sin dal primo giorno seguirono ben tosto fenomeni irritativi rappresentati dalle convul!;ioni cianiche intermittenti dell'arto superiore e della faccia dal lato sinistro, che riproducevano in una maniera evidente l'eccitazione sperimentale elettrica o meccanica, ed erano analoghi ad essa per i sintomi ricavati. Questi fenomeni corticali di epilessia jaksoniana parziale, messi in luce sperimentalmente dall'Albertoni e da François Frank e ben definiti clinicamente da Jakson, Bravais, Ferrier, ecc., costituiscono un fatto molto interessante per il modo come si producono e per il territorio vario, a cui possono estendersi. I n generale secondo lo Charcot e il Pitres « le lesioni capaci di determinare delle convulsioni epilettiformi risiedono in prossimità. della. regione corticale, la cui distruzione coincide colla paralisi dei g ru ppi muscolari, che primi entrarono in convulsione all'iniziarsi dell'accesso; tra. la forma di epilessia parziale e la topografia della leoioné corticale prOVOCatrice, non si ha nn rapporto CO· st nte, quale esiste fra la paralisi di origine corticale s ~a sede dfllle lesioni corticali distruttive che le detere . ano » - Nel nostro caso la localizzazione corticale rrun ·


( 'O~TRTBOTO CLINI C'Cl A~ ATOMJ ('O

è manifesta e residente nel 3• inferiord delle due circonvoluzioni centrai i, estesa appena al piede della P temporale: epperò abbiamo notato un rapporto ben determinato tra la sede della lesione corticale e l'estensione delle convulsioni. - D ifatti lo spasmo si in izia\·a da!rarto superiore, il poll ice si fletteva sulla. ma no, le altre quattro dita chiuse su di esso ve lo tenevano fisso, il pugno entrava in pronazione e tutti i segmenti d ell'arto sì flettevano l'uno sull'altro; subito dopo cominciavano le scosse cloniche dell'ar to superiore. Quasi contemporaneamente le convulsioni si diffondevano alla commissura. labiale sinistra, quindi alla metà inferiore della faccia, e in seguito anche alle palpebre e alla fronte. I muscoli oculari non partecipar ono mam alle convulsion i, come pure la testa si volgeva appena verso sinistra. Queste contrazioni clonicbe comparvero il 2• giorno. quando la depressione iei frammenti ossei si fece più accentuata, e scomparirono dopo due g iorni ci rca : erano quasi continue, con lievi remittenze tra un accesso e l'altro, persistevano anche quando l' infermo parlava o deglutiva. Non si ebbero mai contrazioni generalizzate, ma esse restarono sempre circoscritte ai muscoli della. facl!ia e dell'arto superiore (tipo orachio-facciale del Bravais), il che ci dimostra. che il diffondersi della epi · lessia jaksoniaua non è uu fatto che debba avveni re semprP., e ci fa pensare alle condizioni in cui ta~e diffusione debba avvenire più faci lmente. - Nel nostro caso l'eccitazione sulla zona rolandica. doveva essere in principio molto limitata, e costituita da u u piccolo frammento osseo, che comprimeva il 3" inferiore della parietnle ascendente. Più tardi si formò un ematoma, anche qaesto però circoscritto, ed allora. in una al ram· mollim Pnl.o tlelt<t sosLauza nervosa, ai fenomeni irritativi susseg uirono disordini d i deficienza funzionale più


AIJLO sTUDIO DELLE LOCALIZZAZlONl ECC.

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gravi, la paresi si aggravò, ma non si ebbe mai n na. vera parali:;i flaccida: solo ueg'li ultimi giorni la tonicita dei muscoli cominciò a diminuire. - I disordini della sensibilità si ebbero sin da principio, specialmen te per quanto riguarda la sensibilità tattile e la dolorifica; riguardo al senso muscolare esisteva, come si è detto, un disturbo abbastanza notevole, giacchè l' infermo non sapeva riprodurre convenientemente la posizione data all'arto ammalato, però conservava la nozione di posizione dei suoi arti. Tali fatti hanno grande importanza per la. topografia corticale della lesione nel nostro caso, giacchè te ndono ad a !i'er mare l'opinione del Munck, condivisa anche da Goigi, Luciani e Tamburini, che i centri d ella sensibili tà. e d ella motilità. abbiano nella corteccia una sede anatomica comune.- Il Deje rine (l ) ha. anche sostenuto eh& la motilità, la sensibilità. generale e il senso muscolare hanno una sola ed id~nt ica localizzazione corticale; dobbiamo però notare che nel caso del Dej erine la lesione corticale era a.bbastan:.~:a estesa. I rifless i tendi nei, nor mali all'entrare del Fagioli nell'ospedale, nel periodo d egli spasmi epilettici jaksoniani si presentavano irregolarmente ed inconstan temente ora esagerati ora indeboliti : negli ultimi giorni, cioè quando il pe· riodo paralitico si era già manifestato. si notò appena una sensibile esagerazione. La paresi, come si è g ia detLo, interessava l'arto superiore sinistro e la m~tà d ella faccia corrispondente; ed è importante far rilevare che nel caso presente il terr itorio muscolare innervato dal facc iale superiore (cioè i muscoli sopraccigliard, fro n tale e orbicolare delle pa.l pebre) partecipava in grado mvlto pi.::colo alla pa· resi: poichè i fenomeni convulsi vi, iniziandos i dall'arto (t )

Rt vue ltt urologitJUC, !893, 1>31!. 50.


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superiore e quasi immed iatamente diffondendosi ai muscoli innervati del facciale inferiore, erano ben pre:oto segu iti anche da lieve spasmo clouico dei muscoli fuc ciali superiori. Questo fatto ci dimostra ancora dipiù come la sede principale della lesione doveva interessare all'inizio in ispecial modo il 3• inferiore della. parietale ascendente, ed in piccola parte il 3• inferiore della fro ntale ascendente; difatti è abbastanza noto dalle ricerche sperimentali del Ferrier e da q uelle cliniche dello Sciama.nna, del Bartholow, del K een, del Lloyd, del D eaver, ecc., e specialmente da quelle di Pugliese e Milla. (l) e da un r eperto cl inico ed anatomico-patologico che uno di noi (2) ha potuto constatare in un caso d i emiparesi brachio- facciale di orig ine cor ticale, co me il territorio del facciale superiore noH è r ispettato nelle emiplegie di origine corticale. Si sa che il centro del facciale su peri ore è situato in avanti del solco di R ola.ndo, vicino al piede della. 2" frontale, mentre il piede del facciale inf~riore è posto d ietro di questo solco: ora l'eccit!l>zione cagionata dalla. depressione del par~eta.le doveva. sopratutto farsi nel 3° inferiore della. pa.rieta.le ascendente e di li>. di t1-'ondersi anche alla frontale, e quind i al centro del fac ciale superiore . Decorso delle (ib1·e pimmidali. - Il presen te caso si prestava molt,o bene per lo studio del decorso delle fib re piramida.li orig inantisi dai due terzi inferiori delle circonvoluzioni motrici. A tale uopo il metodo d i tecnica pill appropriato, che ci s i presentava., e che in (l ) PuG~ti!SE e MtLt.A. - Il nen•o (accvd e mperlore nell"emlplfoia. - Rìuisla $ptrimenttllt di (rttlialri<&e nwticitla legale. Rc~tgio Kmilia, 1896. (2) MIRTO OolleNaco. - Sulle alleraziOili dt!)lf el emmt l r~ervosi in l'TI ca1o di ra mmollimcnto i•chemìco r~cenle cLelia terza circonvolltzione fronta le s'nislra co•t a(aJia. - l.a r iforma medica, ottobre 18!17.


ALLO :->TUDIO DELLE L OCALIZZAZIONI ECC.

45 7

questo casq poteva essere utilmente adoperato, per la morte del soggetto avvenuta dopo 12 giorni dalll.\ lesione corticale, era quello del Marchi : ci siamo perciò avvalsi in questa ricerca di tale metodo secondo le norme date dallo stesso autore. I pezzi venivano inclusi in celloidina e sezionati in serie a.l microtomo. Abbiamo portata la nostra attenzione sul corpo calloso, sul peduncolo cerebrale, sul ponte, sul bulbo e sul midollo spinale e finalmente sulla sostanza bianca sottostante alle due circonvoluzioni motrici dell'altro latoper determinare il decorso delle fibre di proiazione motrici, e per vedere se tra il centro motore di uu lato ~ quello dell'altro lato esistessero delle connessioni per mezzo di fibre commessurali. Ecco i risultati dell'indagine istologica. Negli strati inferiori del 3° anteriore del corpo calloso, nel ginocchio e nel becco si constatarono numerose fibre degònerate. Nella capsula interna si notarono pure fibre degenerate sparse sulla porzione anteriore del segmento posteriore ·e nel ginocchio. Nel piede del peduncolo cerebrale di destra le fibre degenerate occupa vano la. porzione media periferica. di esso, e in minor numero altre fibre degenerate si trovavano anche sparse nella porzione media del piede de! peduncolo di sinistra. Nel ponte si aveva lo stesso fatto che nel piede del peduncolo cerebrale, così. pure nel bulbo notavasi degenerazione bilaterale parziale delle piramidi, sempre meno pronunziata però a sinistra. La degenerazione non era più evidente nella porzione più bassa del bulbo, nè sì poteva segnir·e più in basso nell' incrociamento delle piramidi e nel midollo s pinale. Nella sostanza bianca delle circonvoluzioni motrici dell'altro lato non si poterono mettere in evidenza fibre degenerate.


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CO XTRlDUTO CLDIH'O-AXATOlii CO

Dal reperto da noi descritto risulta un fatto di grandissima importanza, messo in luce per la prima volta dal Bianchi e dal D 'Abundo (1). Questi autori, in seguito all'estirpazione del giro sigmoideo nei cani e nei gatt i, O'IServarono non solo degenerazione del piede del peduncolo cerebrale dello st.esso lato della lesione, ma anche del lato opposto; e in base a questo fatto Bianchi e D ' Abnndo ammettono, che una parte delle fibre piramidali si decussi nel corpo calloso, e indi per la via della capsula interna passi nel piede del peduncolo. Questo r eperto di Bianchi e D'Abundo è stato confermato da D otto e Pusateri, (2) i quali, in seguito alla sezione del corpo calloso nei gatti, osservarono presenza di fibre degenerate nel segmento anteriore e posteriore della capsula interna e nel piede del pe· d uncolo. Dai risultati dell'esame istologioo dei nostri preparati il reperto di Bianchi e D' Abundo riceve una ampia conferma (e per guanto sappiamo la prima) sul!' uomo; d ifatti non solo abbiamo potuto con statare dcgenerazione bilaterale del piede del peduncolo del ponte e delle piramidi bulbari (sempre però meno spiccata a sinistra) ; ma abbiamo anche potuto mettere in evidenza. l'esistenza di fibre deg enerate nel corpo calloso e nella capsula interna. Il nostro reperto viene perciò ad assodare nella maniera più ampia che le fibre piramidali nell'uomo subiscono in parte un primo incrociamento a livello del corpo calloso; e inoltre resta d imostrat0 dalle nostre ricerche anche come uua parte ( l) OIAXCII I e U'Auux••o.- Le clr gem razionl spe1·tm entali neL cervello e nel m ittotto spinale tt conlribltlo d ello clu rtrlno delle loca lizzazio11i ctr eiJru li. -

La !'3icllifll,·ia, 1896. (2) IJOTT<> e I'I I~AT&nl. Sul d ecorso rlcllc {lbre del cor po ca/Loio c etti psaltenwn. - llivlslc• cl• palol ogi11 uervum e mentale, 1897.


AJ:.LO STL"DIO DF.U,E f,OCALIZZAZfONI ECC.

4oU

delle fibre costitutive del corpo calloso abbia ongine dal s· inferiore delle circonvoluzioni motrici, rendendosi sempre più provato il fatto, che il corpo calloso non rappresenta esclusivamente una via di associazione inter emisferica, ma anche un sistema di fibre di proiezion e, delle quali alcune, come si desume dal nostro r eperto, sono rappresentate da fibre appartenenti at centri motori dell'arto superiore e della fa'!cia.

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4.t:l0

FERITA D'ARMA DA FUOCO CON FRATTU RA COl\I MlNUT A DE L PA RIETALE SINISTRO E VASTA DISTRUZIONE DELLE MENINGI E DEllA SOSTANZA CEREBRALE (CIUAniGlONE)

Per il dotlor Toonnuuo Renioi,

capitano ml>dico presso le RR. truppe In Ca.ndin.

Lucchini Bortolo, soldato nel 36• reggimento fanteria, 3• compagnia, classe di leva 1876, al N. 1929 di matricola, nel mattino dl.ell' 8 ottobre 1898, riportò una ferita alla regione pa.rietale sinislir a per colpo di revolver (calibro 9), partito casualmeDte ad un suo compagno nel ripulire l'arma. La prima medicazione fu fatta all'ospedale militare francese, nelle vicinanze del quale si trovava. la caser ma del Luccbini, e tale medicazione fu limitata ad accurata disiufezione della ferita e ad una fasciatura leggermente compressiva per frenare la copiosa emorragia. T rasportato quindi nel uostro ospedale, si constatò che il Lucchini, in corri· spondenza della bozza parietale sinistra presentava due soluzioni di continuo, una superiore più piccola, rotondeggiante, a bordi leggermente ustionati, l'altra inte· riore sfrangiata, irregolare, sanguinante. La prima era evidentemente il forarne di entrata del proiettile, la seconda quello di uscita. L'esplorazione, praticata con tutte le precauzioni, faceva rilevare estesa frattura comminuti va del tavolato esterno e in parte

anche dell'interno. Non vi fu perJita della coscienza; ma, non appena avvenuto l'accidente, si manifestò completa paralisi di


FERrTA D'AR~IA DA F UOCO ~:CC .

41}1

moto aì lato opposto (destro). Nessuna alterazione del riflesso pa.pillare, nè della parola, nè da parte dei muscoli del volto. Ben presto insorse intensa reazione febbrile, ed allora, previa cloroformizzazione, riuniti i due fori d'ingresso e di uscita del proiettile, si mise allo scoperto una breccia ossea, lunga circa sette centimetri, e larga due, coll'estremo anteriore chiuso da un frammento introflesso. ma aderente ancora alle ossa vicine, frammento che fu rialzato e riposto in sito, estraendo nello stesso t empo numerose piccole schegge ossee infisse nella sostanza cerebrale, ed asportando anche buona parte della. sostanza cerebrale spappolata ed erniata per la completa rottura delle meningi. La temperatura, che nel giorno dell'operazione aveva raggiunto i 40°, abbassò ben presto, e, tre giorni dopo l'operazione, era. tornata al normale. Nelle successive medicazioni, fatte prima giornalmente, poi og ni d ue o tre g iorni, a seconda del bisogno, furono estratti numerosi piccoli sequestri, uno dei qnali circa un mese e mezzo dopo, fu causa di un principio di ascesso cerebrale con alta reazione febbrile, e rese necessario un nuovo atto operativo. Dopo circa venti giorni dal ferimento riapparve lentamente la funzione motrice nell'arto superiore destro, e dopo un mese nell'arto inferiore. La vasta perdita di sostanza ossea si andò lentamente riparando con tessuto osteo-fibroso neo-formato e fu favorita anche da innesti di periostio tratto da animali. La cicatrizzazione completa si ebbe soltanto quattro mesi dopo l'avvenuto ferimento. Attualmente quasi nel centro della cicatrice vi è un punto in cui manca il tessnto osseo e si avverte chiaramente la pulsazione cerebrale. N on si ha alcun disturbo nelle funzioni vitali, e la funzione mot.oria è quasi tornata normale nel l'arto su peri ore destro; ma non altrettanto può dirsi quanto alla f11nzionalità.


dell'arto inferiore dello ste3SO lato, dove l'indi vidLlO non ha ancora riacquistato la completa motilità. e forza, e nel camminare mette innanzi l'arto inferiore destro, tenendo la punta. del piede un po' ri vol~a a destra e descrivendo colla stessa un piccolo arco laterale. L'esame della sensibilità cutanea (tattile, termica, do· lorifica), uon fa rilevare alcunchè di anormale, e non YÌ sono differenze rilevabili nelle due metà del corpo non si avverte alcuna zona di iperest;esia o di anestesia. Non si avvertono nemmen o differ-enze di sorta nelle sensibilità specifiche {visione, olfatto, gusto, udito). Quanto ai rifle~s i cutan':li, si nota: abolizione del ri· tle:;;so addominale a destra e diminuzione del riflesso cutaneo nell'arto inferiore destro. I riflessi cremasterici d"ambo i lati sembrano normali. Nell\uto superiore destro appaiono alquanto esagerati i rifless i tend111ei del bicipite e del tricipite, e nell'arto i n feriore destro è esagerato il riflesso patellare ed accentuati::;simo il clono del piede. Lo stato psicbico è perfettamente integro; vi è un lt•ggiero grado di balbuzie, che però preesisteva all'accidente. Il Lucchini il giorno 30 marzo fu dall'infermeria presid iaria di Kalepa trasferto all'ospedale militare di NiLpoli per i provvedimenti medico- legali richiesti dal caso, e con proposta di cura chinesiterapica e balneare per cercare Ji vincere le conseguenze della soffer ta para lisi. Craniometria.

Ci rconferenza massima, 55,50 centimetri. Din.metro antera-posteriore, 30 centimetri. Diametro biauricolare, 36 centimetri. Distan7.a dall'apice della cicatrice alla glabella, 15 cen· timetri.


CO~ ~'.RATTCRA COm!IX t;TA DEL. P,\RfETAI.E E CC.

41i3

Distanza dalla cicatrice posteriore all'estremo 1mpianto del padiglione, 11 centimetri. Lunghezza totale della. uicatrice, 10 centimetri. Lunghezza della ferita primitiva, 7 centimetri. Lunghezza massima, 2 centimetri. Top ografia cerebrale

La cicatrice del Lucohini, situata. nella parte più alta del parietale di sinistra, è diretta dall'avanti in dietro e dall'interno all'esterno, e misura in lunghezza 10 cen· timetri e centimetri l,òO a 2 di larghezza. Detta cicatrice però non era così lunga fin dal prin· cipio, giacchè la parte anteriore di essa, per la lunghezza di un 3 centimetri, quasi lineare, è il risultato di un taglio che in secondo tempo fut fatto a scopo curativo per asportare un sequestro osseo che si trovava al disotto del tavolato interno e che minacciava un ascesso cerebrale. L'estremo anteriore di detta cicatrice è proprio in corrispond~nza della sutura sagittale, mentre il posteriore si allontana da questa per circa 6 centimetri in linea perpendicolare. Secondo il processo del D'Antona, il solco centrale o di Rolando corrisponde proprio nel punto dove i due terzi anteriori si uniscono col terzo posteriore della cicatrice; o facendo astrazione della parte anteriore, corrisponde quasi alla metà della ferita primitiva. Proprio in questo punto il cervello prima si presentava erniato fortemente ed ora vi si nota una pulsazione evidentissima. Ugualmente col processo Lucas-Championnière, la .>cis;jura di Rolando passa pressochè alla metà della f~ri ta primi ti va, la quale forma col diametro anteroposteriore un angolo a.cnto posteriormente a partire a pouhi millimetri. dal bregma. Le circonvoluzioni che sono state interessate sono la frontale ascendente e la parietale ascendente nei due


46<.1:

FERITA D'.AR~tA DA FOOCO F:CC.

terzi superiori. Non escludo però che possa essere stato interessato anche il piede della prima frontale e -q ualche circonvoluzione parieta.le. La paralisi, che prima se mbrava completa., ora. è migliorata. di tanto da permettere all' infermo di oa.mminare anche senza. il bastone. Quale spiegazione può darsi di un miglioramento cosi considerevole, e forse di una. non lontana. completa. gua.rigione, in una. paralisi venuta di botto, i m media.ta.mente dopo il fetimento e che sembra.va completa? Innanzi tutto tale paralisi, che appariva come completa, forse non era tale, gi.accbè le paralisi di origine centrale uon sono mai complete, a meno che la ferita non produca una distruzione vastissima. di tutta la zona motrice; e se la paralisi sembrava tale, era perchè gli elementi cellulari si trovavano, dopo il colpo, in preda a.d una commozione, ad un vero sho~:k. È migliorata fìuo a. tal punto per la. funzione vicaria. degli elementi cellulari circostanti, cioè della zona. motrice rei ati va, o latente o di minore intensità funzionale; ed è per questo che il Bianchi chiama le due circonvoluzioni rolandiche ed il lobulo paracentrale centro di moto di maggiore intensità funzionale, invece di zona motrice assoluta. Inoltre è forse migliorata pure per la funzione vicaria di q_ uei pochi elem.enti del lato opposto che diventano fibre e poi fasci, non si decussano, ma vanno all' istesso lato. E infine non può escluder;;i l'ipotesi della riproduzione di qualche elemento cellulare. La chirurgia cranica, dice Lucas- Championniere, ha fatto tanti progressi ai nostri giorni che la pubblicazione dei casi isolatii ha perduto molto del suo interesse. Ciò nondimeno mi è sembrato, cLe il caso del Lucchin i meritasse d i essere ricordato acl illustrato, p ercbè, sebbene non nuovo, era abbastanza importante dal lato scient.ifico e pratico della chirurgia d i guerra. Canea, 22 aprile 1899.


.Jtio

ANCORA A PROPOSITO DI~ LLA D fi:T E R~ti N :\Z I ONE Dfi:l. LIMITE MI NIMOO' UDIZIO~I•: CO ~Il'ATIBIL E COL

SERV IZ IO ~IILIT.\ HE

DEVE LA SORDITÀ UNILATER4LE COSTITUIRE TITOLO 01 RIFORMA?

:Xola rlel dutt. Gio,·anni O•&ino , ca pitauo mellico

Il modesto mio scritto « A proposito della determinazione del limite mi11imo di udizione compatibile col servizio militare» (l ) ha avuto dall'egregio collega •r. Ro· sati una pronta n sposta (2) alla quale, data l'importanza dell'argomento mi sento in obbligo di replicare. Pri ma di tutto devo far notare che le mie osservazioni non erano dirette contro la tesi del R osati, sulla necessità di un accurato esame funzionale dell'ud ito nei militar i (sul che siamo perfettamente d'accordo), ma contro le conclusioni del suo lavoro (3), ove si legge (pag. 589, ultimi due alinea, e pag. 587 1• linea) : « E partendo da i limiti d i audizione normale della voce afona, poichè l' imperfezione dei vari i apparecchi acl hoc non ci affid a d i g iusti r isultati. converrebbe stabilire che si ritenesse causa d'inabilità al servizio militare in marina: a) la diminuzione dell'udito bilatera le per la voce afona al d i sotto di cinque metri; (\ J Gio,·nMe Medico del R. Esercito, nl(o<to t89X. (! ) Atmall di Medicì11a nnvatt, nov~mhrc 189:1.

131 .innali a i jlled ìcina nava le, giugno tS9S. :~O


4(ili

A ~ Co HA ,\ 1'11111'1l~ l TCI O ELLA DI•:TJ>IHHN AZIOl\ E

bl la diminuziona dell"udito unilaterale per la voce

afona al di sotto di due metri con udito normale dall'altro lato. » Ora io bo sostenuto e sostengo: l v Che la dicitura diminuzione d'udito per la voce afona al di sotto di 5 o 2 m. non porterebbe uniformità nei pareri medico-legali militari, perchè troppo indeterminata per molteplici fattori sia soggetti vi (attenzione, buona volontà, età ed educazione) sia oggettivi (rumori, condizioni acustiche dei locali, diverse percepibilità delle varie lettere ecc. 1; 2' Che la voce afona non è per le perizie medico-legali conveniente, non essendo in costante rapporto nei malati d'orecchi colla voce di conversazione; 3• Che la sordità unilaterale non ha ragione alcuna d'intervenire come causa di riforma. La voce ·afona, se, clinicamente. è il migliore degl i acumetri imaginabili, non è affatto conveniente per le perizie medico-legali. (l ) Il clinico, dovendo a ditl'erenti epoche constatare l'acu ità uditiva d\m dato malato, si serve tanto nella prim a visita che nelle successive delle stesse parole (che ad imitazione di Lucae nota accanto alle distanz~ a ll e guaii sono uJite), si serve dello stesso locale e per di più è sempre la stessa persona che fa l'esame. A questo modo solamente si hanno dati abbastanza a pprossimati vi da un esame funzi onale. ( l) 11 n o;;, t o ~l'rt•l • bc e1itata r~r;:-omcnl:oz•on c 11d ltorninenl che io nbhi ~ ili un l ~ ,·u ro roulr·:orlolll• •1nanto asscri,•o n ell'alt ro se avesse posto mente a quanto 'erli'"' n a (1:1)( . 851 11<1 tiior11ale Medico del R b'serdlo, a gosto 1898, • essn (l~ 1ore• :oron:o) ,·;ori~ pur scmpr~ nc1 dlvcr:<l lulllvidui cd nrtche nello s tes>o indt' itl no nr i d11ersi mu111cnti tl éll 'csarnr in tal prororzione che, se può baar11re pu 1111 esn111r cli nico . non puo a 1 er va lo ro in un g iudizio m edico· legale mihl.lrt', •tuautiiJ 1'111 f1•rHu l:o ,,:, l"'r co~t rlire a cnl'allo d ella idoneila o d~lla inahihla. •


DEL LUIITI': ~IIKIMO D' UDIZIONE E CC.

4Gi

È questo possibile nelle perizie medico- legali militari, ove tutto varia, l'esaminatore e l'esaminato, il locale ed il suo arredamento e, secondo la vaga. dicitura proposta. dal Rosati, anche la parola impiegata e la vru:ietà di voce afona advperata ? Non ripeterò quanto ho affermato e discusso nella mia precedente memoria; nè a sostegno della mia tesi mi servirò dell'autorità dei nomi eminenti, e tedeschi per giunta, da O. 'Wolf a Lucae, Burchardt Merian, Richter, Bezold, Schwabach, Panse ecc. , ma non posso r6sistere alla tentazione di riportarè un brano del discorso del prof. Bloch di Friburgo, che, non parlando a medici di cose mediche, ma ad otologi di cose oto· logiche, usciva in queste parole (2): « Sono ormai trent'anni che Oscar Wolf ha pu bblicato le sue ricerche circa l'impiego della voce afona nell'esame funzionale dell'udito e pur tuttavia non è ancora entrato nell'uso comune di servirsi della voce afona secondo i veri principii. Chi di noi potrebbe ri· conosc~re i principii di \Volf nella dicitura voce afona percepita ad t m .? Sono le lettere acute o le basse che sono udite ad l m. ? << Od è la media dell'acuità uditi va fra le lettere a tonalità alta o quelle a tonalità bassa ~ « E se la parola Bismarck è giustamemte ripetuta ad una data distanza, dobbiamo noi inferirne che le voci a tonalità alta i, s, a sono intese alla stessa distanza che le altre lettere a tonalità bassa, e che si abbia cosi a fare con una diminuzione di percezione per i toni acuti e non con un. parziale indovina.mento di questa parola cosi popolare? » Dunque la dicitura diminuzione cl'udito per la ·voce afon a al disotto di .? m., senza. l'indicazione della pa<2) congresso otologico tedesco di Wi'trzhurg, :!7-28 maggio 4898.


4~i8

ANC<IHA A PllOPIJSlTO DBLLA DETE:H~ll~ AZIO:~n::

rola da adoperarsi, della varietà di voce afona ecc. ecc. è la. negazione dei principii di Wolf; non ci dà un'unità

di misura dell'udito, neppure approssimativa, poichè lo stesso individuo, esaminato con diverse parole., in di· versi ambienti e da diversi periti, sarà riconosciuto dall'uno in possesso di un udito di 5 m. per la voce afona, dalraltro di 4, 3, 2 ed anche di l m. In altri termini la pw·ola nrm e un acumetro, ma un complesso di act~­ meh·i, e la dicitura. diminuzione d'udito per la voce afona non c'indica quale debba essere l'acumetro-unità. di misura. Si vorrà tira.rne fuori la media. delle acuiti!. uditive per una determinata serie di parole? Sarebbe a parer mio un altro errore, e cito un esempio. Ho contemporaneamente in cura un caporal maggiore d'artiglieria, affetto da otite interna tipica bilaterale per detona-zione da arma da fuoco, che ode in ambiente chiuso le parole sussurrate a tono bassissimo ruga, fumo ad 8 m. e quelle a tono alto sasso, ceci, etre a 2m. circa appena - ed un giovanotto affetto da. un 'oti te media catarrale bilaterale con diffusione all'orecchio interno, che ha un udito press'a poco di 3-4 m. per tutte le parole. Pigliando la media, il caporal maggiore di cui sopra sarebbe idoneo al servizio militare alla streg ua del limite minimo di udizione proposto dal R o· sati, mentre il secondo paziente sarebbe inabile. Ep· pure io preferirei il secondo al primo, perchè il supe· riore che dà un ordine non deve andare alla ricerca delle parole più o meno sentite dai suoi inferiori , e non è in obbligo di conoscere gli studi di \Volf, di B ezold ecc. Troverei invece più razionale, qualora si volesse prescrivere racumetro-voce, afona, che si adottasse quale unità di misura la parola meno percepita di una. data. serie di parole.


DEL L,Utl'rE M~~~IO D'UDIZlONE ECC.

469

In altri termini si formi, a somiglianza delle scale ottotipiche, una scala di parole, le quali rappresentino per un orecchio normale una gradazione di per cepibilità.. In ogni paziente si provi tutta la serie di parole, e serva ad indicare l' acuità uditiva. la distanza minima. alla quale è ripetuta la parola meno percepita. Già per la determinazione dell'acutezza. visiva prendiamo per ba.se l'angolo corrispondente al più piccolo oggetto che può essere nett amente dist into da oggetti simili separati da intervalli dell' identica larghezza degli oggetti stessi. Ora nn consimile concetto potrebbe essere ammesso per la determinazione df'lPacuità uditiva, colla differenza. che qui, variando la percepibilità. per le varie lettere e parole nelle diverse malattie, ogni malato d'orecchi ba una scala probatica per suo conto, e quella che in uno è la prima riga. della scala per l'altro è l' ultima. Ne viene di conseguenza che mentre per l'oculista basta obe l'esaminando legga l'ultima. riga della. scala. eli Snellen o di W ecker ad es. per affermare V== l , per l'etologo e necessario sia ripetuta tutta la scala touale dalle parole iu .<: e z. che nel sauo 1·appresenbano l'apice della scala, alle parole in r , b, p, che ne rappresentano la base. P er l'oou 1ista la scala ottometrica ha sempre la stessa direzione, per il perito otologo la scala tonale o ototipica può essbr e interrotta. o invertita. Si capisce che qualora fosse adottato l'acumetro- v oce afona con questo concetto, il limite di 5. m sarebbe una. misura troppo alta, solo che si dia uno sguardo alle ricerche statistiche su scolar i di Bezold, Gellè, Avo1edo ecc.

*** Ma la. voce afona. non conviene per gli esa.m1 medico-legali militari percbè non è in costante rapporto, nei malati d'orecchio, colla voce di conversazion e e


.!7()

AN~'ORA A PROPOSITO PELLA DETE.lt?ti.IN.AZIONE

colla voce alta, e finchè in servizio non si userà, a mo· degli innamorati e dei congiurati, la voce afona, ma bensi la voce di conversazione e di comando, è alla stregua dell'udito p er quest"ultime che si dovrà giudicare l'idoneità al servizio militare. L "idea non è mia, ma è stata lanciata al congresso medico internazionale di Berlino dell'agosto 1890 da Magnus (1), relatol·e sul tema dell'esame funzionale dell'udito. Per brevità riporto solo u n periodo della r elazione. « Secondo il mio parere, la voce di conversazione usuale dev'essere considerata come il miglior acumeT tro, e ritengo che la via tracciata da Wolf, di formare una scala di parole e di corte frasi di varia intensità ed altezza t onale, possa fornirci un acumetro ntile per i casi oròiuarii. » Coll'adozione dell"acumetro·voce di conversazione s1 ovvierà anche all'altra causa. d'errore, cioè quella della diversità dei risultati d"esame dipendente dalle condi.zioni acustiche dei locali, le quali hanno un'importanza tutt'altro che inditferente. Berthold (2), al 5" congresso otologico in Norimberga (1896), ricordava come la distanza a cui è udita la voce afona dipenda molto dallo smonamento e dalla riflession e delle pareti dell"ambieute in cui si pratica l'esame e che la voce afona ed il tic dell'orologio nelle tubulature vuote siano sent.ite a distanza di miglia. E Jacobson (3) scriveva: «La d istanza alla quale una sorgente sonora di costante intensità è ancora. percepita dall"orecchio non può servire per misura di racutezza uditiva perchè iu spazii chiu.si, p~>r l'irregolare riflessione delle onde sonore ( l ) M A•~.~~·,, - Urbe•· tmlu·illìcllt Beztichrlung drs 1/ùrrtihiglieit.- Arcl>it' (tu· 0/rrenh., Bd. X XXI. (2} V. ll ct·cn~ione in Arcltiv (iir 0/wtuh. Bd. Xl.l. (3) JA COO,ON,- Beitr tige Zltt' lliirprii(rmg . .<frchiv (lir Ohre11h, Od. XXVIII. S. 2G.


DEl. I, DJ.I'T'f: ~II:SIMO O'l"O JZI ONE J·:('c.

471

snlle pareti della camera e sugli oggetti che v1 si trovano, non v'ha alcun regolare rapporto tra intensità del suono e distanza della sorgento sonora. ,. Qt ,esto fatto, del resto chiaro g iit a priori, era stato dimostrato all'evidenza da Vier ordt (1). Per conseguenza l'esame si taccia. all'aperto ~n cortili piani, possibilmente spaziosi, non alberat i nè pavi· mentati. Anche per l'esame all'aperto concorreranno delle cause d'errore, quali la direzione del vento e la sua. forza e velocità, lo stormir clelle t'ronde, il canto degli uccelli, ma saranno coeilicient i eli minor conto di 'l nE'Ili fo rniti dalla tnaggiore o minore riHessione degli am.bieuti chiusi, e che potranno esser e ridotti al minimum colla ripetizione degli esami in ore e giorni diversi. Conci udendo se si vorrà nel nostro elenco delle infermità ridurre ad espressione matematica od almeno approssimativa quel tanto di vago che v'ha presentemente nell'espressione sm·dilà d ovremo: !•Adottare la voce di conversazione quale acumetro, e preferibilmente la meno forte possibile, cioè '}Uella che si ottiene alla fine di un· espjrazione non forzata. Le sillabe delle diverse parole devono s uccedersi. a bre vi intervalli come se si scanclessero (Bezold ). 2• L'esame sia fatto all'aperto. 3• Sia stabilita una scala di parole di varia a l· tpzza ed intensità tonale, e sia provata sull'esaminando l'udibilità per tutta la scala. 4" L'acuità uditiva. sia ra ppresentata. dalla distanza minima alla quale è ripetuta la parola. meno percepita fra quelle della scala touale _ _-\nche praticata co n queste cautel e e modalità, la misurazione dell'acuità uditiva non raggiu ngerà certo l i ) VuthORoT. - Dlt Schall-und TOn$l•i rkt u n:l da., Sclcalleilurc.gsverm ;;!ler> dts 1\v rper. Tubmgen, 18,5.


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A);!'QHA ,\ 1'1101'0>'11'11 DELJ •.\ lli~TER)flNAZJli); J·:

quella esattezza ed uniformità che si desiderano nei pareri medico-legali, troppi ancora essendo i fattori che ne fanno variare i risultati, ma si potrà ottenere una certa a pprossimazione, sempre preferibile all'apprezza. mento individuale, e quindi variabile. del perito.

All'acumetro-voce di conversazione si può muovere un solo appunto, che cioè non ser ve per l'esame della sordità unilaterale. Ma questa, co me scrissi altra Yolta. non ha ~l enna ragione d"intPrvenire quale C'.Jl.usa d i riforma. Il R osati non discute su questo punto, ma si ac· contenta di evocare la sentinella sorda d' un orecchio. q uasichè fosse un postulato onninamente acr,ettato che un sordo unilaterale non è in gl·a.do di fare il sen·izio di sentinella. L'argomen to merita una più larga t rat tazione, essenzialmente sotto due punti di vista: quello acustico e q uello dell'orienta.zione oggettiva. In altro mio lavoro ho d im ostrato con esempi pratici (ed ora potrei aggiungervi una lunga a ppendice) che con un orecchio completamente sordo e l'altro normale si ba tuttavia u n'acuita uditiva più che sufficiente per i bisogni del servizio militare. Resta la questione del difetto d'orientazioue. sulla quale molto si e scritto e dP.tto ma poco si è esp erim entato nel campo pratico. P osiamo notto.mente .il quesito. Con un :oolo orecchio si può orientare. od in altri termini può un sordo uni· laterale, sen za l'aiuto di alt ri organi di senso che non siano l'orecchio, riconoscer da qual parte proviene 1l suono? A cbi 'isita mol ti malati d'orecchio farà meraviglia che di tanti sordi uni!a.tera.li solo po('\ltissimi si la men -

,.


DEL LDIJTE ~lJXDlfl n· l:OlZfONE ECC.

47~

tino di non poter determinare la provenienza e la dire· zione del suono. E di questi tali potrei citarne qualcuno, che pur vivendo in rumorose città e coll'incessante bisogno di orientarsi in mezzo agli squìlli delle campane ed ai fischietti dei conduttori di tram vie, al rullio

delle vetture e ad ogni sorta di frastuoni, non s'è mai accorto di mancanza cl' ori en tazione. Come specirnen mi potrebbe servire un capitano di artiglieria, il quale da qualche anno portava all'orecchio sinistro un tampone di cerume completo, che gli scema va la facoltà uditiva al di sotto di mezzo metro, e che, lasciato al crocicchio di due linee tranviarie col dorso rivol~o alloro punto di partenza, ha saputo esattamente dirmi la provAnienza dei due tramvia. Ma cominciamo dall'esperienza degli altri. Il primo ad alzar la voce contro la disposizione che ammetteva in servizio i sordi unilaterali è stato il grande otologo di Vienna, Ad. Politzer, il quale scriveva (l): « Non in tntti gli stati i monosordi sono esenti dal senrizio milita.re. Noi invece proponiamo il contrario. I moviment i del nemico durante la notte si giudicano agli avamposti coll'udito, epperciò si potrebbero avere dolorose conseguenze per un esercito se un soldato desse erronee indicazioni sulla posizione del ne· mico. » Politzer ha riscontrato questo difetto d'orientamento, al quale s'è dato il nome di paracusia di luogo, prevalentemente nelle altMazioni dell'apparecchio di trasmissione senza contemporanea affezione labirintìca, nelle esostosi e nelle neoformazioni polipoidi del condottu udit.ivo esterno, nelle alt13razioni da causa flogistica della mucosa dell'orecchio medio con o senza perforazione della membrana. timpanica, più di rado ( l ) POtiTZ ER Rll. Xl, S. 231.

Studien iiber die P~~rncus is loci. -

Archlv f {it• 0/m•n/L.


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ANCOUA. A PROPOSITO DELLA DETERllil\AZ!ONE

nelle affezioni dell'orecchio interno complicate a quelle dell'orecchio medio. Un certo numero di malati con de· eisa sordità. unilaterale o oon sordità bilaterale a grado differ ente, alle ripetute domande rispondevano che nella vita abituale non s'erano mai sbagliati sulla direzione di suoni, e pur tuttavia le ricerche fatte su di essi col· rorologio e colla parola (ad occhi chiusi) dimostravano la paracusis loci.

Malgrado le recise affermazioni e l'autorità dell'illustre otologo di Vienna, la sordità unilaterale non colllparve negli elenchi delle imperfezioni ed infermità esimenti dal servizio militare di quegli eserciti che prima non la contemplavano, e tuttora non figura, a quanto seri ve Claou~ (l), che nell'elenco austriaco. E secondo il mio modesto parere, vi sono poderose ragioni per quelli che dividono le mie vedute. Lascio soLto silenzio, perchè troppo teoretici, i calcoli goniometrici di Steinhauser (2), a tenore dei quali l'orientazione sarebqe solo possioile nel campo dell'udito binaurale diretto, cioè nella parte del campo uditivo che sta al davanti dei padiglioni. Nè voglio entrare nella complessa e intricata questione delle funzioni del vestibolo, ed arrischiarmi ad ammettere con Muusterberg (3) che la percezione della direzione dei suoni sia funzione del ve!!tibolo e la percezione sonora funzione cocleare, per cui in dati casi possa avvenire la dis30· ciazione della fnmo:ione aenstica rla.lla direzionale. .Jfi basta ricordare: 1• ~Yell'o,·ientamenlo bisogna distinguere due (enometLi: la pe;·ce::ione -della ctù·e~ione clel .~uono e la pm·· 111 Ct. A uU ~ - Atrettionl de t'oreil/e t i aptilude mtlitail·e.- Revue i1tler11 . de lar!Jng.·olot. , juin 189S. (~) ::iT EJSH .\ IJSEn - Oie Tlleo.-ie cles binaurales 1/Jrml, Wìen, 1877. (:Il MussTs nuenG - /launasim~ des llhrt.~. - /Jeitni{}c zur exptrimentelltn l'~!}c/1. 1 1889. S. 18! ).


1. DEl. L l ~l l'l'E liiNUl O D' l: DI ZIO:\ E E CC.

J75

oe.::ione della dìstan-:::a dalla 'luala P''Oviana il suono

stesso. -

Se io chiudo un occhio, scrive Bonnier (l) perdo senza. dubbio la nozione della profondità ed il rilievo stereoscopico scompare, tuttavia conservo l'orienta.zione degli oggetti e so perfettamente localiz7.arli in alto, in basso, a sinistra, a destra. Se io chiudo l'orecchio destro, ad es., il rilievo stert~acusico scompare ma conservo l'orientazione angolare dei suoni e so ugualmente se un suono mi viene dall'alto, dal basso, dall'avanti o dall'indietro. Quanto al!a nozione della profondità., cosi per l'occhio che per rorecchio, io non l'acquisto che spostando il capo e con esso la distribuzione prospettiva degli oggett,i luminosi o sonori. Senza dubbio, conclude Bonnier, l'orientazione uditiva totale è meno buona con un orecchio che con due, come l'orientazione visuale è incompleta cou un solo occhio. Ma non v'ha che una diminuzione in estensione del campo operatorio, per nulla un ostacolo alla funzione di orientazione. 2° Il senso di locali~·za;:;ione clei suoni iJ poco fine anche negli incliviclui ad udito nor·male. - Preyer (2), esperimentando su individui sani d'orecchi, ha ottenuto appena nel 29,4 °·o delle migliaia d'esperienze giuste risposte circa la provenienza d'un suono istantaneo. Luzzati (3) è venuto alle seguenti conclusioni, che riporlio testualmente: a) Le variazioni individuali sono grandissime. così che si dovrebbe anzitutto distinguere in individui che sanno lateralizzare i suoni e individui in cui si può dire che manchi o sia scarsissima. questa facoltà. 1 t) Bo:>~NIER - L ' auclìlion llereacousiC,14t. - "'"chivts lnt.•rnat. de lar yn'J. otol. , etc., 1896 p. 654. (t ) rnsYKR - Die \Valll'nehtiiWIQ tlcs Schalll'icllttt>lg mitlelst der Dogengcinge. - P{lùger's Al'chiv (ii.r gesammle Plìysiulogle, tS87. Bd LX . • (3) r.uzz ATI - Sulla percezione dtlla direzione dei suoni.- Giornale delta accalltmla dì medic ina di Torino, l!l9i. Luzz ATI - /1 campo tidili~o nello SJlt•~io. - lhi•l.. 1896.

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4:76

AN('(IIIA A l'IWPOSITO D ELT,A DF.:TERM.INAZIO:\E

b) L'esistenza e l'acuità di un senso direzionale uon è per nulla in rapporto coll'acuità uditiva: individui che hanno una distanza di per cezione per l'orologio maggiore che altri commettono viceversa errori di localizzazione molto maggiori Iii questi. c) In complesso il senso direzionale è poco nne, se pure esiste, giacchè in quelli che riescono meglio a localizzare, si hanno notevoli sbalzi e variazioni. d) Degli individui provvisti di scarso senso direzionale alcuni riconoscono essi swssi di non riuscire a stabilire nettamente la posizione dell'orologio, altri invece anche interpellati in proposito, dichiarano di es· sere con vinti della giustezza delle loro risposte.

e

3° L'orientamento non solamente ('unzione dell'udito binaw ·ale. - Al senso direzionale concorrono

altri momenti sussidiari importanti, i quali non ven· gono meno nell'udito monoaurale: il padiglione, la vista. il tatto, i movimenti del corpo verso la sorgente sonora. i movimenti del capo, per mezzo dei quali l'orecchio è portato nella direzione ove è sentito meglio il suono. Certamente questi mezzi sussidiari non possono com· pletamente sostituire l'udito biauricolare nella. funzione dell'orientamento, ed io non vado tant'oltre da a.mmet· tere con Arnheim (l) che l'acutezza del senso direzionale sia eguale tanto con uno che con due orecchi nella direzione degli assi uditivi, sia migliore con uno che con due nel piano verticale, e solo nel piano sagittale sia molto migliore che con un solo orecchio. Ma mi piace di far rilevare l'importanza non indifferente che ha il pad i· glione nella funzione del senso di localizzazione, come lo comprovano gli studi di Kessel (2) e di Bloch (3 1. (l An1<n ent - Beilt·tige ~ ur Theol"ie der /,Or.fl/i.~alion v011 Sch.allemJI{i>làtL>t(J(11 nuiiCI3t der llogeugtiuge. - tna u~:. Oi <s., Jenn, t887. l~) 1\t:sst; r. - Ultt•>· a te F<Ltt l:llon der 0 /u·muscli e/ brider Ra"mwallrnrhnuwg. - (ti rchi•; {. tlli>"., Rrl VIII J. (3J Rt.oc u - /Ji>lll !lra le.~ 1/lìrm. - l:eil {. ()Ju·ru/ieil .• OJ :'\X IV.


DEL LUIITI': )!I NDI O 1! . Cl!lZlOXJ:: .r;CC.

.J.77

4" Quanto sopra sempre nella su pposizionech e il soggetto sia sopra una superficie levigata ed uniforme, sulla quale la riflessione dalle onde sonore si faccia in modo regolare, ciò che non si verifica qua.'li mai nella realtà dei fatti. Chiunque ha assistito a manovre di ca mpagna. sa. per esperienza quante illusioni acustiche ha subito per riguardo alla località d'onde aveva sparato il cannone, ed ha potuto persuadersi che la presenza d'un pezzo d'artiglieria era a vvertita unicamente quando si usava ancora la polvere nera, dal nugolo di fumo che circondava. il pezzo stesso. Basta una casa, una strada alberata, una leggiera elevazione di terreno per ingannare il nostro senso direzionale.

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Tutti gli autori che hanno esperimentato stùl 'argomento che ci occupa si sono serviti per le loro espe· rienze dell'orologio, della voce afona, del kri-kri, cioe di strumenti udibili a piccola distanza. Anch'io, in una prima serie di ricerche, mi ser vii di campanelli di varia. tonalità e del kri-kri, che facevo sonare a varia distanza dal monosordo in uu piccolo cortile chiuso ai quattro lati da alte muraglie. Constatai che nelle affezioni acute d'un orecchio gli errori di localizzazione sono talora molto considerevoli fino a riferire al lato dell'orecchio sano il suono proveniente dal lato dell'orecchio malato (allochiria uditiva). Nelle sordità. unilaterali al contrario datanti da lungo tempo (le sole sulle quali si debba dai periti militari pronunciare un definitivo giudizio) lo sbaglio si limitava ad un settore più o meno esteso del lato sordo senza che mai comparisse l'allochiria uditiva. In seguito mi volli assicurare se lo stesso fatto avvenisse a maggiori distanze.


47l:5 ANCC HA A PR OPOSITO DELLA DETERmNAZIOXE E CC.

Condussi alcuni miei amici a circa 300 m. dal campo di tiro mandamentale di Torino. Dopo esserci accertati che lo sparo del fucile non era più sentito ad orecchi tappati col dito, chiudemmo l'orecchio rivolto nella direzione del campo di tiro, tenendo l'altro aperto. In tali condizioni di cose il suono fu sempre da noi sentito provenire dal lato d ell"orecchio chiuso ed i massimi errori si limitavano alla semicirconferenza del lato del· l'orecchio chiuso. Conchindo. Come non sono eliminati dalle file dell'esercito quelli che non sonJ stimatori scelti delle distanze nè quelli che non sono scelti puntatori, così non v'ha alcuna ragione per riformare quelli che non sono scelti localizzatori dei suoni, sia questo difetto di funzione localizzatrice dovuto a mancanza di educazione di questo senso speciale o conseguenza di sordità unilaterale. D unque la. sord ità unilaterale non può essere causa d'inabilità al servizio militare uè per ragioni acustiche. uè per la diminuzione del senso direzionale.


47!4

S9PR! UN C!SO RARO

DI MELAN OOI~ R M IA MALARI CA Nota clinka del Or. Ga('&llno Faa ìe tenentu medico nllo Spr.lalo mìlitare •li Perug1a.

Ba.rtolotti Giuseppe, carabiniere, di auui 23 fu ricoverato in quest'ospedale dal 27 febbraio al 31 marzo 1898. Niente di interessante si rileva dai dati anamnestici riguardo alla ereditarietà ed a malattie pregresse; non è stato bevitore nè fumatore; non ha avuto infezione venerea o sifilitica, nè ha fatto mai cura di 4rsenico o sali di argento. Tre anni fa, trovandosi a Celle di Castro, si ammalò di febbre malarica a tipo terzano e gli accessi febbrili dapprima furono gravi, poichè asserisce di essere stato curato di perniciosa. La malattia durava da pochi giorni, quando sulla cute dell'anca, comparve una. mac~hia ed iu seguito ad ogni parossismo feb· brile la pigmenta.zione cutanea gradatamente a.umen · tava. Ciò avveniva nel modo seguente: la febbre si iniziava sempre con brividi lunghi e violenti, raggiungeva rapidamente una temperatura elevata e dopo 0_ o 6 ore cadeva per crisi con profusi sudori. Un'ora cn·ca dopo la somministrazione della chinina, l'infermo avver tiva in alcuni punti circoscritti della. pelle un prurito intanso. I n questi punti si era formata una ma~chia. di colore rosso, della grandezza di un pisello 0 dt un centesimo, e se nello stesso luogo ne esisteva qua_lcuna comparsa prima, l'arrossamento si estendeva pertferica.mente comprendendo oltre la macchia strati


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SO PHA t·~ CASO HAJW

concentrici di epidermide sana. Il prurito a poco a poco si dileguava e, t rascorse a lcnne ore, le macchie prendevano un colorito bruno nerastro che non si modificava più. Durante rapiressia mai fu osservata formazione di macchie pigmentarie e la chinina data. a scopo profilattico ne cambiava temporaneamente il colore brunonerastro in rosso vi vo. Stato attuale. - È individuo d i robusta costituzione fisica, con muscoli bene sviluppati e nutrizione con-

ser vata. Le glandole linfatiche, inguinali, lo.wro- cervicali, epitrocleari non si palpano. L 'esame degli organi interni fa. rilevare solamente la milza. alquauto ingrandita. Sulla pelle si notano macchie rotondeggianti, a margini irregolari, della grandezza variabile da una


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moneta di un centesimo ad uno scudo, di colorito bruno-nerastro, che non subisoe modificazioni colla pressione o col grattamento. Le macchie sono esattamente limitate da pelle di colorito normale, non sono pruriginose, non suscitano dolore, non presentano disturbi positivi : la superficie è liscia, non si desquama ed i tessuti sottosta.uti non sono infiltrati. La loro distribuzione non ha simmetria alcuna; sono macchie sparse irregolarmente sulla. pelle del tronco e degli a r ti; le più grandi si trovano nella regione delle anche e dei lombi, le più numerose sul dorso; poche se ne osservano sugli arti e sull'addome ; il collo e la faccia non ne hanno traccia. Durante un mese di permanenza all'ospedale non ebbe mai febbre. Un giorno, essendogli stato somministrato un grammo di bisolfato di chinino, le macchie presero per alcune ore un colore rosso fucsina, poscia ripresero a poco a poco la primitiva colorazione bruno- nerastra. Nel sangue, estratto da un polpastrello di un dito, non si riscontrarono ematozoarii o granuli di melanina. L'es~~.me dell' urina e::1cluse la presenza di prin01pu organici anormali e di quantità notevole di prinoipii minerali. Esame istologico. - Con una forbice curva venne asportato un pezzettino di pelle da una macohia, fu fissato nell'alcool, incluso in paraffina e sezionato. All" edame microscopico si rilevò che esisteva. un abbondante deposito di granuli rotondeggianti di colorito bruno-rossastro nel corpo mucoso di .Malpighi e nello strato superficiale del derma. Il pigmento in massima parte era estracellulare. Questi granuli sono di grandezza variabile e formano ammassi piuttosto voluminosi, in modo che si rendono evidenti a piccolo ingrandimento. L e sezioni trattate per mezz·ora. col 31


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solfuro d 'ammonio presero un colore verdastro; in esse al microscopio si rilevò che alcuni punti superficiali del corpo mucoso avevano preso un colore verde oscuro, ed il pigmeuto era diventato perfettamente nero. Con questa reazione veniva accertata la presenza di ferro nel pigmento. Il solfuro d'ammonio non scioglieva completamente tutte le granulazioni. Diagnosi. - In questo caso è facilA escludere le pigmentazioni congenite o idiopatiche della cute e quelle secondarie a processi flogistici cronici, a lesioni traumatiche, a cause esterne. Quindi dobbiamo ri vol· gere l'attenzione alle pigmentazioni sintomatiche che di pendono da malattie interne o sono consecutive all' ingestione di alcuni medicinali. Non dipende da argirosi, perchè l'infermo non ha. mai fatto uso di sali d'argento, e la pigmentazione non è uniforme e non è estesa alla mucosa orale. N è possiamo ammettere che dipenda dalla chinina, qua.n· tunq ue dalla storia clinica risulti che essa si formava costantemente dopo la somministrazione di essa e per quanto appare evidente un rapporto tra causa ed effetto. I nfatti le alterazioni n utritive e circolatorie della cute osservate in altri oasi coll' uso terapeutico di essa, eczema, roseo la, orticaria, esantemi desquamati vi, sono scomparsi rapidamente appena fu sospeso il rimedio e mai hanno dato luogo ad alterazioni anatomiche persistenti P oi è stato affermato dall'infermo, e constatato al· l'osp~dale , che nell'apiressia non sono comparse mac· chie ipercromiche non ostante l'uso interno della ch inina. Se avesse influenza e quale fosse sarà analizzata più innanzi. Fra le pigmentazioni cutanee sintomatiche di morbi interni - per il decorso della malattia e per la mancanza di sintomi che potrebbero riferirsi ad altre affe-


Ol ~IELA~ODE:RmA ~IAI.ARIC.A

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zioni - dobbiamo studiare solamente la. sifilide pigmentaria di Hardy e l' infe?:ione palustre. L'infermo non ha avuto contagio venereo, né alcuna manifestazione secondaria specifica; attualmente non si palpano glandole linfatiche, non si osservano altri sintomi concomitanti; non si riscontrano cicatrici sulla pelle o sulle tnncose che possono far sospettare r infezione sifìlitica. Il sifiloderma pigmenta.rio non esordisce con prurito; la sede più freqnente è ai lati del collo, dove Fournier l'osservò 29 volte su 30; l'aumento della pigmenta.zione non avviene ad accessi, non può da solo caratterizzare la sifilide. Nemmeno si poteva utilizzare come criterio diagnostico il risultato terapeutico perchè è ammesso da tutti che la cura mercuriale non ha intlnem~a sulle pigmenta· zioni sifìlitiche (Bumstead). Quindi questa melanodermia non può considerarsi una manifestazione del periodo secondario o di quello gommoso, nè una discromia pigmentaria consecutiva apre· gt·essi sifìlodermi. Invece il decorso caratteristico del parossisma febbrile, l' intermittenza, la comparsa delle macchie che coincideva costantemente con la febbre, la milza tuttora ingrandita, l'azione terapeutica e profilattica della chinina. sulla. infezione e indirettamente sulla pigmenta.zione ne dimostrarono in modo evidente l'origine malarica.. Queste macchie, per lo sviluppo dei muscoli, per la conservazione del panni colo adiposo e della nutrizione, non che per il tempo precoce e per il modo repentino della loro formazione, non si possono comprendere nel chloa.sma. cachecticorum. L'esam e negativo del sangae riguardo alla ricerca . degli ema.tozoarii ha un valore molto ristretto, considl;)rando che il sangue non fu estratto dalla milza, che


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SO PllA UN CASO RARO

l' infermo era da lungo tempo ammalato, che dopo una lunga ed appropriata cura poteva ritenersi l'infezione estinta.

••• Il caso riferito, più che la forma e l'origine della pigmentazione, otfre occasione di considerare il modo di formarsi e l'azione della chinina sulla colorazione. La colorazione della pelle nella malaria è un fatto tutt'altro che raro; e qui ricordo solamen te il caso di melanernia acuta illustrata. dal professar Cardarelli, che simulava il morbo di Addison, e l'altro pubblicato dal Moscato, che presentava una pigrnentazione simmetri~a agli art i inferiori. Nel primo la colorazione avvenne d'un tratto du· rante il primo accesso febbrile e ne fu ritenuta. causa. l'enorme quantità di melanina che si trovò circolante nel sangue. N el secondo l'A. ammette lesioni trofìche nel territorio del nervo trisplancnico di modo che la malaria sarebbe la causa a·una lesione nervosa. e solo indiretta.· mente quella della melanodermia.. Nel caso· clinico che riferisco noi possiamo seguire il formarsi d ella pigmentazione ed il graduale aumento nei vari parossismi febbrili, vediamo ripetersi lo stesso fatto che nel caso del professor Cardar elli si verificò una sola volta. Per interpretare questi fatti, credo opportuno richiamare brevemente alcuni studii che si riferiscono all'origine del pigmento malarico. I nttmto bisogna premettere che la formazione di pigmento nella cute è una funzione fisiologica. Secondo alcuni il pig men to è di orig ine ematica (Virchow, Kolliker, Aeby, E hrmann, Riehl. R énaut) ed è trasportato


DI MELANODERMJA MALAlliCA

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alla pelle da elementi migranti, per mezzo cioè dei leu· cociti e per mezzo delle cellule dermiche dette cromoblasti o cromatofori. Secondo altri è di origine anetotona, è prodotto dal nucleo o dal protoplasma delle cellule epidermiche)Averbeck, Mertsching, Krammer, Caspary, Post, Delepine). Nella malaria è ammesso da tutti che la melanina de· riva dalla materia colorante del sangue, in seguito ad una disgregazione abnormemente abbondante dei globuli rossi, e Sakaroff ammette che il pigmento malarico è formato propriamente da nucleo-melanina prodotta a spese della. paraunoleina. Questo pigmento, secondo Lavèran, presenta reazioni chimiche caratteristiche. Egli comunicava l'anno scorso alla Sociéte de· biologie che negli individui morti da malaria si trov"no due pigmenti: il pigmento ocraceo ed il pigmento nero: questo è proprio dell'infezione malarica, quello si trova in un a.l tro gran numero di stati patologici. Il primo è giallastro e dà la reazione del ferro, il secondo resiste agli acidi, agli alcali, non dà la reazione del ferro e si scioglie rapidamente nel solfidrato d'ammoniaca. I due pigmenti nei tessuti si trovano distribuiti in modo diverso. Analizzando queste reazioni, si ricava che esse non sono tali da potere confermare o negare l'origine malarica d'una pigmenta.zione. Infatti vi sono altri pigmenti che non contengono fsrro-ematoidina, pigmento dei capelli umani e della coroide, del morbo di Addison, di alcuni melanosa.rcomi (Nencki, Carbone), oppure è difficile svelarlo quantunque lo contengano - emossiderina (Schmid, Neumann). Poi, potendo riscontra.rsi nelle sezioni di orglLni provenienti da individui malarioi tanto il pigmento ocraoeo che il pigmento nero, la reazione dell'uno può mascherare quella. dell'altro. Quindi la reazione del ferro con-


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SOPRA UN CASO llARO

statata all'esame micro~copico col solfuro di a-mmonio ha un valore molto rela.ti vo. Ora resta a domandarsi dove accade la for mazione del pigmento e come an·iva alla cute. È fuor di luogo citare l'ipotesi di Virchow e Frerichs o q uella di Ki.i.hne, Arnstein, Welsch sulla patogenesi della melanemia, ed oggi possiamo ammettere che il pigmento malarico si forma nel sangue circolante. Marchiafava e Celli, prima ancora della scoperta del parassita della malaria, avevano osservato che d entro lo stroma dei globuli rossi si formavano granulazioni scure, che furono ritenute da altri per microparassiti. Dopo la scoperta del Lavéran, è stato dimostrato che il parassita della malaria compie il sno ciclo biologico dentro il globulo rosso, e le varietà di esso studiate pr ima in Italia dal Golgi contengono granuli di pigmento che in seguito viene depositato principalmente nella milza, per opera dei leucociti melaniferi - che inglobano il pigmento rimasto libero clopo la sporulazione; o dai fagociti plasmodiferi - che contengono parassiti morti o in via di disgregazione. Siccome è proprio del parassi ta della malaria vivere dentro il globulo rosso e formare un pigmento speciale dall"emoglobina, è chiaro che la. mela.nemia manca nelle altre malattie di infe· ZIO ne. La pigmentazione cutanea, in questo caso, dovrà con· siderarsi simile alla melanosi degli altri organi, e poi· chè si forma 4-5 ore dopo r inizio della. febbre - ap· punto quaudo sono dimostrati nel sangue la maggior parte dei leucociti melaniferi - erano i globuli bianchi che trasportavano il pigmento alla cute. La rapidità con cui si formava la pìgmentazione e l' intenso prurito che l'accompagnava. in principio esclude che fosse il prodotto di una lflnta elaborazione delle cellule epiderroi· che per modificazione funzionale di esse. E deve pa-


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gona.rsi ad una specie di tatuaggio fatto, anzichè dalresterno, dall'interno dei va.si. Considerando infine che una tale forma di mela.nosi I}Utanea. è ra.n~, quantunque la malaria sia una malattia molto comune, si deve ammettere che esistevano condizioni speciali per determinarla. Queste condizioni, a mio avviso, dipendevano dalla varietà del parassita, causa della malaria, e dall'idio· sincrasia individuale per la chinina. Si trattava di una infezione piutt.::>sto grave, in cui nel parossisma febbrile s i produceva un enorme distruzione di globuili rossi ed un'abbondante quantità di pigmento, che veni va depositato nei vari i t essuti e nella cute, non essendo gli organi destinati alla depurazione della crasi sanguigna sufficienti a dar luogo alle ulteriori modificazioni. A conferma di che noto un fatto osservato dall'infermo, che in quella plaga malarica qualche altro presenta le stesse macchie. però molto meno numerose. L 'aUro fattore che contribuiva a produrre la melan odermia è rappresentato dalla chinina la quale agi va da causa occasionale determinante. Questa dipendeva dalla idiosincrasia individuale per questo farmaco, la , quale appare evidente dai fenomeni vasomotorii che tuttora d etermina nelle macchie durante rapiressia e dal fatto che nella febbre le macchie costantemente seguirono alla sua somministrazione. Altrimenti non si comprenderebbe come potrebbe prod ursi ad ogni accesso febbrile tale melanemia da dar luogo sempre alle stesse lesioni cutanee, senza che il decorso dell' infezione venisse modificato per nulla nei suoi effetti da luuga ed appropriata. cura.. A s piegare la sua. azione si può ammettere che uno stimolo sui nervi o sui centri vasomotorii, oppure una azione paralizzante dei movimenti amebiformi e della. attività vitale dei leucociti melaniferi (Geltovski), da-


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vano luog o a deposito anormale nei varii tessuti, qualora si trovasse pigmento circolante nel sangue. La pigmentazione cutanea dipendendo da queste d ue condizioni , melanemia ed idiosincrasia per la chinina, non reca meraviglia che si trovi legata. in istretto rapporto con i vari accessi febbrili. La cura praticata fu diretta principalmeqte a combattere l' infezione malarica, e dopo un mese di degenza all'ospedale, il Ba.rtolotti riprendeva in buone Cùndizioni d i salute il suo servizio. La pigmentazione nè aumentò nè si modificò.


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LA PELLAGRA Rivista sintetica dei tenenti merl ici IJ111be~co Pal&rinierì e llmherto f!iitefano, letta nella Conferenza scienlillca meusile, tenuta il :!8 ret>hraio

! 899 nell'ospeda le militAre rli llologna.

Quanlunque l'Albera dica che la pellagra é antica come la colpe, puJ·e nella storia della letleralura medica, ne incontriamo i primi accenni soltanto nella prima metà del ::>ecoloscorso. Nessuna forma morbosa ha inLPressalo tRnlo gli studiosi, quanto la pellagra, sia per· stabili roe l'autonomia nosologica, sia per indagarne l'entita eziologica. Il nome di pella~o·a le venne d~l vernacolo bet•gam11sco (pe l agra, vale a dire pelle ruvida) come ricorda d Fra· polli in una sua prima memoria sulla mlllattia; perciò, data l'or·igine popolaee della derivazione di questo vocabolo, sono inutili tutte le diver!:'e disqui!'izioni dei dotli che vot'I'ebber o derivarlo da parole greche o lAtine. Fu anche chiamata malattia della miseria, mal del sole, malattia del salso, dell' insola to di primaoera, lepra ilalica, ris,ipola lombar da, mal de la rosa, ecc. e nel suo insorgere fu confu sa colla lebbra d .. i Greci ed elefantiasi degli Arabi;

colla risi pola, collo scorbulo. Il primo a rilevarne l'esistenza fu il Casal in Spagna nel 1717, il quale p~rò la descris!:'e sollanlo nel 17f>O col nome d~ mal della rosa, e la cou~idet•ò come una forma spPciale di lebbra; la qualtl però più tardi fu riconosciuta dal Fanzago identica alla pellagra italiana. Presso di noi il primo a parlarne fu il Frapolli nel 177i e lo Zanetti quallro anni dopo l n segui lo fra i più notevoli dobbiamo annoverare I'Odoardi, il Roussel, lo Zambelli, lo Strambio, il Fanzago, il Lus~a na, il Gherardini , il Balardini, il Lombroso, il Vassale e molli altri. Fece la sua prima compar sa in Spagna nel 1717, poi in Italia, poco più tardi in i'rancia, e poscia in Rumaoia, in Polonia ed in Grecia.


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LA PECLAGRA

In Italia cominciò nella Lomba1·dia e nel V eneto, estendendosi i n breve tempo a tutta l'I la li a settentrionale, o ve eso rdeudo con casi isolati e quasi subdol ament&, già tino al fine del :c::ecolo p11ssa to aveva assunte proporzioni allarmanti, propagandosi come una fiera endemia. Ora il triste p1·imato di questa malattia rimane a noi, siccome a noi è l'irnasto anche quello della miseria, con questa parlicolHI'ilà che i luoghi per primi colpiti hanno il triste pl·ivilel!iO di paga r·e alla terribile malattia il maggior contributo di vittime. Di questa malattia, quantunque la parte piu importante per noi si r·iferisca alla eziologia ed al l'anatomia pa tolo$:"ica, pure datA la vastiLà dei fenomeni m orbosi che presenta e la irregc•lat•tla del suo decor so, non sa1·à certo inutile il descrivere a grnndi tralli il desolante quodro morboso. II Frapolli diE>de al quadro sinlomalologico della pellAgra tre per·iodi: Il primo lo chiamò c iniliatum », il seeondo c eon-

firmalum. •, il terzo « desperatum. ,, L'Albern invece, partendo dal concetto cile l'origine della malattia dove~;:;e ri cercarsi nelle manitestazioni cutanee, ammetteva quuttro stadi: I l pr• mo ca1'11lterizza'o dall'aff~zione esterna. Il secondo dalriassorbimenlo della materia morbigena ;:;otlocutanea. I l ler·zo dAlla corruzione degli umori. 11 quar1o dalla trasf<.rmazi ooe patologica del !'angue . Ma f(uello che clt.. IIa malattia dette l a vera classificazione bal:'a la su dì uo concetto molto più gtUsto, fu l'immorl.ale clinico Guelanu Strambio, il padre dei pellagrologi, il quale, coosidet·ando che la pellagra non offre in r·ealtà nè dei per·iodi, nè delle !':uccE>ssion i r egolar·i. e!'!sendo questi soltanto appar enti e dc)vuti alla ripetizi one dell'agente causale e dipendenti quindi non dalla quantità dei fenome11i, ma dalla intensita e dalle loro conlin uita, diede della pellagra tr·e stadi, chramando il primo intermittente, il secondo remittente, il terzo eon-

iitwo. Tuttav ia. se si vuole Avere della pellagl'8 un quadro il più completn posstbile, un cnso tipico di essa, é necessario dividcr e i sintomi deliA pellagr·a in tre categori e: 1° Le alterazioni del la cut(•, 2• l dtsturbi ga «Lro-inteslioali ~ 3• I disordini de l sistema nervoso centrale.

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LA PELLA GRA

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La malattia è preceduta da una specie di periodCJ pr·odromico, con fenomeni di maggiore o minore durata, cita in molti individui si inizia con un m al essere genet•ale appena definibile e che comincia per lo più oell'inver•no. I n questo periodo, che possiamo chiamare d'incubazione, il pellagToso si m ostra melanconico, svogliato, eù incapace ùi applicarsi a qualsrasi l avOI'O fisico od intellettuale un po' prolungato; indifferente a tutlo ciò che prima lo interessava, si nuol e spesso di dolori vaghi alla spina dorsale, !';enso di bruciore allo stomaco, l'ulli acidi, bulimia. l disturbi di questo periodo prt>dromico !<COmpaiono C(llla primavera, pe1· ri com parir·e più gravi nella fine dell'estate successivo e con queste alter native di benessere Pelativo e di uggravamento della malattia. ti pcllagroso può durare par·ecchi anni, fintantoché al peimo sole di primaver·a si manifesta l '~t·itema pe ll ~:~g-roso e con esso l'accentuazione della pirosi e dell'inappetenza, contr attura degli ar·ti e tendenza al rnutismo. · Lo pelle delle regioni che stanno ordin ariamente scopel'l,e, ( faccia, collo, llorso delle mani e dei pierli) assume un color r osso vi vo, ~~ sensibilmente tumafalLa o presenta i caratteri di un vero prncel<SO et·isi polatoso. Contemporan eamente A questi fenomeni cutanei sogliono comparire dolo1·i nevralgicr ~ verti,.rini. I sensi speci fici si fanno sempre p iù ottusi, i riflessi lPndine i esagerali, sparisce ogni ener·gia, e la debolezza è addirittura estr ema, specialmente negli arti infer iori. Raramente sollanto a questi fenomeni si associa la febbre. l u s ul principio dell'autunn o la pelle impallidisc<> nuovam ente, i sintomi descritti diminuisco11o d" intensi la e si verifi ca il ritorno di un benesser <' reluli vo. Ma questa tregua momentanen, sr può illuder e l' inf<'rmo, non é sufficiente a nascondet·e a chi l'ossPrvn, la grave inrermit.a che lo tra vaglia. La pelle é coper·ta di squame, la lingua talvolta é patinosa, oppure arro~sa ta ai margini come quella Ilei ti fosi , lr l{f'ng!ve spesso tumide e sanguinanti , ed i l pellagToso ha !'~:~ spetto d1 un individuo in preda ad avanzata cachessia. ln sul tìnir dell'inverno le alLerazioni ai diversi apparecchi organici si estendono sempre più, aumenta la nAusea per i cibi ~spesso un incoercibile eccitamento al vomito, a la l punto che 1 pellagt·osi r·ifiutano talvolta il cibo per evtlare questo disturbo.


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LA P EL J..AGRA

La diar·r·ea e la slipsi si alter nano, il deper tmento or ganico pr0gr eùisce, il panoicolo aciiposo scompare, la cut e di venta tloscia e rugosa, IR ti nta lur rda, ralito fetido, la sete continua, la dPgl ulizione diffi ci le; talvolta si hanno ver i accessi epilettiformi. I l sonno ·~ tormentato eia sogni spa ventosi, la m emoria e r intelligenza si ollundono sempre più, l' epider mide cade a br-indelli ed in luogo di essa si for mano croste r rbullanti. L 'inceder e é atassico e l'a mmalato si r egge a mals nana io piedi coll'aiuto di un bastone. Giunti a tale stadio, se sono possibili ancora per iodi di

miglioramento, ol soprav venire del la stagione rigida, ogni speranza di guarig1one é perduta. I fn tti morbo;;i del tubo dige1·en te si accentuano e ad essi cominciAno ad associar si gravi complicanze nel sistema cer ebr o- spirla le. I disturbi psichici, che in sul pr incipio si limitavano ad un ca mbiamen to di ca r·atter·e e ad un torpore dell'intelligenza, assumon o la form a di ver a melanco nia eJ nlla fin e di m ania. Le allucinazioni si fann o più frequ enti. compaiono i delir i, ed in mol Li cnsi una pro fu sa diarrea prepara la fin e di una in felice es1stenza. In m ezzo n tan ta var·iN a e complessité. di fenom eni, l a d ia~nos i di q u~sta malattia dovr·ebbe sembrar e non difficile Ln l ltt via nell'esor dll'e, C]Uando non gr ave sia stato l' attacco e rtuan do domi nino special mente sintomi SOA"gt> tlivi, potr à t1 ppnri 1·e tal ora che la pellagra simuli la srndr orne fenomen ica della Ot>urnsl enia e dell' i sterismo; ma , oltr e che ques te due m alattie sono più comuni fra l e classi più in tel li ~e nLi ed agiate, l'fl ppa r i r e dell' eritt->ma ~ ol a t·e o d ei ren0meni inlesl illfl li elci sog!{f' tlo, l a loca lité. da esso abitata, un'attenta esaminA del caso, dis!'i peranno per tem po ogni dubbio ed i 11 C P r tezza. È <la t ener pr esente che i pellagr o.:.i hann o tulli una speciale avver sione a far·si conoscer e per tal i e per ciò mag ~iore deve esser e l' accor tezza e l' esattezza delle i ndagini , 1! d in cer·Li casi , !'oll nnto la paziente a"' pettntiva potr a chiar i l'e l e titubanze e gli error i. lnollre l a pel la!!r a. per· le molle analo ~ie che pt·esenta con A l tr~ maiAtlie aflìni , p uò facilm t>n te e!"sere sca mbiata con e!'Sll e più special m!'nte colle mRlallie da cer eali, e cioè coll'er goti-.rno, col lali r ismo e coll' !)cr·odi nia.


LA PELLAGRA

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Dall'ergotismo convulsivo la pellag ra si differenzia in ciò che in quest'ultima il formicolio spesso manca od è insig nificante, l'esantema cutaneo poi ha il cat•attere di eritema, mentre nell'ergotismo ha quello di er·uzione, ed infine le convulsioni nell'er gotismo sono piu generalizzate ed intense c he non nella pellagra. Dal latirismo, che der iva dalla ingeslione del cicerchio, la pallagra si differ enzia perché in esso si hanno soltanto disturbi di moto e di senso. Nell'acrodinia il rossore delle estremità, che poh·ebbe simu lare l'eritema pellagr oso, è meno intenso e risiede tanto nella faccia dor sale che palmare e si accompagna ad edema ; i dolor i dalle mani e dai piedi s i estendono agli arti, dandO presto luogo alla anestesia, eccezionale nella pt>llagra; le c onvulsioni sono meno intense che nella pellagra, infine nelJ'acr·odinia si ha anche una congiuntivite che le è tutta propria. Se gli studi moderni intorno all' eziologia delln pellagra sono ancor·a diba ttuti ed incet•ti, non cosi si può dn·e della anatomia patologica, di cui si conoscono i par ticolAri più m inuti pet• opera del Donnini, del Belmondo, del Duclzek e, m ercé i lavo ri dei quali, le antiche conoscenze non hanno ormai a!Lro valor·e che per la loro importanza storica. Le principali alterazroni di quel'lla malattia, sono le midollari, e quantunque queste sole potrebbei'O comprendet•e par ecchi capitoli, pure nòn menzioneremo che le ca pita li , quelle croè piu importanti, più costanti, e che polt'ebbero quasi dirsi speciali di questo gener e di intossicazione. Nell'asse spinale le meningi s i sono riscontrate notevolmeo te iperemiche, soggette a grande iofìltr·azioue di leucoCJti, con i vasi fortemente dilatali e r iempiti di sangue e talora con qualche punto emorra~ico. Sono opaca te, ispessite, adere nti spesso e s tesamente nella r egione lombo- dor sale, ove indipendentemente dall' età dei soggetti si sono trovate numerose placchette ossee, o veri osteomi. Il liquido rechidiano si è trovato sempre aumentato ed in talune forme torbido e rossastro. Ma il fatto di maggior importanza e quasi caratter istico di ques ta malattia, pet·ché non é mai mancato nei reperti necroscopici, è la degenerazione dei fas ci piramidali crociati, la qm.1 le ùui gradi più leggeri può arrivare tino alla piil intensa ~clerosi. E mentre tl fascio cerebellare dir etto rim~tr· rebbe sempre illeso, a d esso si associerebbe sempre però,


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secondo il Belmontlo, la degenerazione dei cordoni posteriori, fascio di Goll, di Burdak, con questa le~ge che in tutti i casi, a nche in quelli in cui la degenerazione poster iore é molto profonda, essa é sempre meno intensa di quella dE.'! fascio piramidale cr·ociato, a l quale è ril:'ervnto s empre la massima alterazione. l oollre i cor Joni laterali avrebbero la loro maggiore intensila di degenerazione in corris pondenza del 3• medio e 3• infer•iore della regione dorsale del midollo, mentre i cordoni posteriori l' avrebber·o in corrispondenza delle zone dorsali s uperior·i e cer·vicali e più precisamente nel punto d'u nione di queste due pa rti. Anzi, a propos ito di tali pun ti di elezione, osser·va il Belmondo, che nei casi prù tipici la de~en erazione dei cordoni po><ter iori presenterebbe propr io l' asp<>lto che si ba nelJa tabe rnci r iente; colla sola differenza che iu questa non è attacca ta la porzione sopra accennata, s ibbene quella lombare. Una caratter istica poi della degenerazione dei cordoni pos ter·ior i sar·ebbe l' esser., questa es tesa alle par ti mediane, mentre sono risparmiate quasi sempre le zone radicolari. Riguardo poi alla sostanza gt•igia, il Lombroso, il Donnini, il Marchi avrebbero r iscc ntrate alterazioni varie nelle cellule ganglionari, consis tenti sia in atrofie semplici sia in atrofia pigmentaria, ma ssimamente negli elementi cellulari delle corna anteriori, e più specialmente in corrispondenza della r egione dorsale, dove , come ab bramo detto, s i riscontrano le più gravi alterazioni della soslanza bianca. Non sa rà inutile ricor dare che a tutte queste modificazioni della so;;tanza midolla re, tal uni avrebbero voluto escluder·e l'inlluenza pellagrogena, facendone invece soltanto una conse~uenza dir•etl-8 dell'alienazione mentale, per il fallo che g li studi anatom•J-patologi<:i s ul midollo dei pella ~rosi venuero eseguiti quasi tutti in soggetti pr ovenienti dai Manicomii. Ma contro questa obbiezior.e ha risposto il Vassale, il quale ha potuto osservare nei cor doni pirllmidali crociati dei pellagrosi tutti q uei cara tteri che l'Adamckievicz dà come di. s tinti vi della deg~::nerazion e pr imar·ia, e di mo s trò inoltre che ~ià fin dal princi pio della malattia nei cordoni laterali e posteriori si ha un a!Lerato chimismo della fibra nervosa, e solo più tardi i fatti degenerativi sopra ricordati. Davanti a tanta abbonda nza di studi e cognizioni s ul midollo spinale dei pellagros i, ben poco aocor·a si sa delle alterazioui encefaliche.


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11 Verga ha insistito sopra il rammollimento delle parti interne del cet·vello e s pAcialmente d~lla volla a tre pilastri e sopra la colorazione intensa del corpo romboidale; il Lombroso s ulla pigmentazione e sulla degenerazione calcarea dei capilla ri cere brali, mA nulla si sa di preciso e di nuo vo, e si attendono al riguartlo più profondi s tudi . Così non ci fermeremo a lungo sulle alterationi viscerali, comuni a tutte le malattie esaurienti e da inanizione ; ricorder·emo sopra tutto il cuore che é stato trovato rimpiccio lilo e floscio, lacerabile facilmente. spesso con ditfu!<a atrofia br·una accompa gnata a degenerazione grassa. I viscer·i a d· dominali sono sta.ti riscontrali con molla frequenza ed in vario modo alterati, così pure gli organi res piratori; ma nulla auto rizza a riconoscere in tali lesioni che una delle espt·essioni e delle conseg uenze dello stato marasmatico dell'organismo o il sig nificato di semplice accide ntalità. Io un caso di enterite pella~rosa, il Vassale avrebbe ris contrato zone pallide e zone arTos sate ; in queste avrebbe solo trova to fra le singole ghiandole del Lieberkùhn una co nsiderevole intlltrazione di leucociti, ma lo spessore della mucosa normale, e normali le glandole. Invece nelle zo ne pallide avrebbe trovatoatrofia della mucosa, non altro che monco n i ghiandola ri e tra questi fittissima infiltrazione di leucociti, con rapida distruzione epiteliare ; nella tonaca muscolare niente altro che uno strato di atrofia delle fibre musco lari lisci e. A vendo fallo poi delle ricerche batteriologiche su 5 casi di enterite pcllagrosa nelle zone maggiormente alterate, avrebbe trovato costuntemente tutta la mucosa fittamente infiltrata da uno speciale bacillo, tre volte più lungo che largo a forma di bastoncino, che invece non avrebbe mai ritrovato in due casi di entet·ite semplice. In rari casi però l'intestino è stato trovato perfettame nte normale (Chiarugi-Fanzogo-Strambio). Anche il fegato è s tato riscontrato pressoché costantemente alterato nei pellagrosi. Bene spesso in preda 8 degenerazione grassa , o r a impicciolito ora ingrandito; molle altre volle in pre da a cirr osi epatica, 8 proposito della qua le il Verga fa notar·e che si oss erva nei pellagrosi molto più frequenteme nte che ~elle al~re frenopatie, avenrlosi in essi il 77 p. 100 mentre neglr a lcoohsti si avrebbe. il 46 e nelle altre fran osi il16. Anche nei ren i, nella milza, nelle ossa, oel sistema muscolare, nel

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tes-<uto cutaneo si sarebbel'o r rscontra te nei pel!agrosi molle alter i:IZIOni , ma tutte di nessuna speciale importanza ; il Lornbroso ha fatto rilevare l'estrema fr·iabililà delle ossa piatte e special me nte delle ccosLe, dovuta secondo lui ad atrofia Cl'centr ica della sostanza eburnea, con ipertrofia della mirlollfl. I n gener·ale si può di re che oltre alle alter azioni del sistema nervoso si h1:1 atrofia visceral e. deperim ento nel sistema muscolare, alt.-razioni nel tessuto cutaneo in genere. Ed eccoci al problema Pziologico della pellagra, campo assai vasto ove hanno comba ttuto e combattono tuttora eletti in g~gn i con diversa fortuna. Seguiremo per quanto ci sarà possibil e un cer to ordine cronologi•·o. Per questo studio i maggiori onori spettano a Guelano Slrambio che pel primo raccogliendo i st>gni caratte· ri!:ltici della mlllattia, vi nse le ridrcole reticenza degli umor isti e clei !>Olidi!<li, e con un vasto patrimon io di os.;ervazion i racCf\lle, corrdus;.e le di ~ cu s"ro ni sulla pella:;rra su di uu terreno scit•ntifico e ne slabrll l 'autonomia nosologica. L ' I tal ia quindi, se ha il tri,.le primato della pellagra, ha eziandio il vanto di aver contribuito largamente allo studio dr questa malatLra, m entre la SpagnA, dopo oltanl' anni di quasi a ~soluto silt>ozio, sol tanto nel 18~ si convinse che il m al della r osa altro non era che la rrostra pella~ra. l pel la~ rosi si divi~ero fin dal princip10 del secol o in zei sti ed ant1zeisti. l pr·imi appoggiavano la lor o t eoria sul f11ll0 che la malattia si difforrdeva quasi sempre in quei luoghi ove il gr anturco costitn•va l'alim... nto pr·incipale della popola zione; gli altr i rre r·ic... rcavano la cagione nelle condizioni d~ll' ambiente. nella natur a d"'l suolo, nel clrma, nella qualità dell 'ttcqua ed infine nella irrsu fficenza alimt-nlare. I l Halar•tlmi, un zersla convinto, ammetteva dover si ricerca r·e la cau"a d"'lla pellagr a soltanto nell'uso esteso e fJUHSi esclusivo del mais come mezzo di alimentazione, ed i11 appollgio a questa sua Leoria cira va il fallo che l'origine e la dall'usrone ct ... l m11le erano contemJJoranee, o di poco successi ve alla intr•oduzione e propagazione della rottura e dell'uso del granturco; che ne andavano ese11Li gli agiati e quelli che non si cibt~ vano dr questo cereale, infine che la sua i m per felLa maluraziooe era causa d1 alte rt~zi o n i l'requenli del gran o stt!sso. L'alterezrone fH'rncipale rilevata dal BalsrJ.ini, eu alla


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cruale attribuiva un'azione specifica sullo svi luppo della pel· !agra, er a lo sporisorium maydis, volgurmente detto vrrde.rame, cosi deacritto dal Ballardini stesso: • Il verde-rame s i ma nifesta nella solcatura che corrisponde al germe del mai·s , .e si copre di una sollil e cuticola la qualo si distende, la sciando travede•·e una materia verdas lra che le sta di solto, costituila da uu pulviscolo verde rame più o meno scuro. che prima sembra invadere la sostanza fo1·inacea a contatto col germe, poi il germe medesimo , distruggendolo ». Il Roussel si unì subito al BAla•·dini approvando pienam e nte le sue conclusioni, ma desiderò che non si diment icasse. come voleva il Margari, l'assenza qua si completa di g lutiue nel grano-lurco. Il Ma1·gari invece s i dichim•ò anlizeista, ammettendo esplic ita mente che 'lualsia si a ltro cereale povero di azoto, come i l mais poteva p1•odurr e la pellag ra. I n ta l modo tutta l'a ttenzione degli eziologi si flssò da una parte sulla scarsezza deii'Miim entazione nelle popolazioni t· urali, dall'altra sulla quasi esclusività del consumo del gTaotm·co sulla mensa dell'agr icoltor e. Contro lo zeismo, che vuole, diremo cosl, accomunare gr·an· t.m·co e pellagra CI'Ooologicamente e geog raficamente, si oppone il fatto che la pellagra è compat'sa mollo tempo dopo l'u so popolare del mais. I nfatti nella s tor ia di Incisa e del celebre suo ma1·chesat.o si pa rl6 in un documento che data dal 1204, di un gran,o color d'oro e parte bianco, detto melica, non prima usato e portato dalla Natolia, e in altro docu mento segnato in una n o ta della Storia d'Italia del Cantù si im para che tìn dal1249 in territorio di Bergamo era diffusa la coltivazione del gr~ no· tu rco (o panico). Il Belviglier i ed il Pakarmy vo~liono invece il grantur co n a t ivo d'A mer ica, ma però ammellono che fino dal 1550 era grandemente coltivato dappertutto, in Itali~ pe1· cibo dell'uomo e degli anima li. Stando anche alla seconda ipotesi, la peiJagra si è conosciuta so l~nto due s ecoli dopo la diffu· sione del mais. Gli a ntizei::~ti dicono mililar·e a loro favo re la circostanza che la pellagra esiste in paesi dove non si mangia il l'rum e n ton e , e manca in alcune r egioni ove è esteso l'uso rli q u esto cereale; e un bell'esem pio di questo si ha in alcune provincie della Spagna ove esiste la pellagra sotlo for ma di ~2


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ver·e endemie, senza che le popolazioni colpite abbiano mai fatto uso di grantur co. Il Morelli non solo crede che la pellagra non dipenda dall'us o del mais, ma non trova una ragione causale di essa, né ne l clima, nel suolo, nel contagio e tauto meno nella ereditariew, rite nendo che sia riferibile soltanto alla disarmonia tra il dispeudio di materia e di forza io climi efficacemente distrutti vi ed il g ran difetlo delle riparazioni or ganiche per maucanza di quantita e qualità delle sostanze alimentari. Il Lussaoa giudtca il g ranturco l'alimento il più scar so di ingredienti plastici. Dapprima difende l'ipotesi del Balardini e la conferma c:on es perime nti s ugli animali e sull'uomo, dai quali ottiene mediante la somminis trazione del verde-rame, l'esatta riprodu· zio ne dei fenome ni pc llagrosi; poi in seguito, allargando viepiù il campo delle sue osservazioni, toglie ogni impor·· tanza al ver•de-rame come causa specifica della malattia, ammettendo invece che lo sporisorio sia dannoso soltanto perché rende il grantu rco s empre pii. povero di materie azotate. Rias sumendo quindi abbiamo : Il Margari, che mette a pari del g ranturco ogni altro cer eale defìce nte di g lutine, e ritiene causa unica della pellagra l'insufficenza di alimentazione. Il Balardini, che ammette come produttor e specifico della pellag ra il verde-rame. Il Roussel pel quale il mais non è che un veicolo non esclusivo e quindi non necessar io della pellagra. Il Lussa na che accusa il frumentone di esser troppo privo di principi proteiformi. Queste teorie si trascinarono s ino al luglio del 1870, aJlorquando il prof. Cesare Lombroso, presentò i suoi studi clinici e s perimentali s ulla natura. causa e terapia della pellagr a. Il Lombroso in questa sua memoria annovera fra i veleni del mais tutti i prodotti mot•bosi delle alterazioni tli ques to cereale dali'Us hlago allo Sporisorio e gli esperimenl.i fatti lo traggono a ques te conclusioni: t o Che il verde·rame del Balardini 1\ un'alterazione rariss ima, e che quindi per tale sua qualita non è ammissibile che egli sia il germe specifico della pellagra. 2° Che il peniciUum glaucum, alterazione per luj caratteris tica del mais pellagrogeoo, è anche l'unico ed il vero fattor e della pellagra.


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Il Selmi é pure zeis ta convinto ed ammette esservi un granturco speciale g uas to, che genera la pellagra e si dichiara quindi partigiano dello zeismo, basato sul falto che soltanto il mais alterato sia. la. causa efficente della pellagra e dando un colpo al cerchio e l'altro alla bolle, formola le seguenti conclusioni: l' Non sembra sostenibile la tesi che s i debbn imputare l a pellagra a d insufficenza di riparazione plastica della quale si accuserebbe il granturco. 2' Pare che il concetto di ammettere l'esistenza di un alcaloide de l g ranturco fermentato non dia una spiegazione dei fenomeni morbosi che si manifestano nella pellag ra abbenché questo alcaloide sembra che esista r ealmente, seppure n or! si confonde coll'acraldeide ammoniacale. ;~o Es istendo l'acraldeide ammoniacale è indubitato che questo abbia a produr1·e alterazioni &ulle funzioni digestive. 4• Che il concetto del Balardini i> pienamente giusto quando s'intende nel senso voluto dal Margari, vale a dire c he gli elementi vitali della crittogama sono apprestati a spese del granturco. Nel 1881 il professar Maioccbi portò lo studio del problema eziologico della pellagra. in un campo diverso dai suoi pr edecessori. In una sua memoria comunicala all'accademia medica di Roma, espose la sua scoperta di un batterio speciale del mais g uasto, il qttale presentava tutti i caratter i di quello che s i r inveniva nel sang ue e nei visceri dei pellagrosi. Il Maioccbi, durante il periodo dit•amo coi>ì esantematico della pellagra, dice di aver trovato costantemente nel sangue dei pella gros i il Bacillum maydis ; rtuindi, respingendo tutte le teorie eziologiche precedenti , dichiara essere il solo bacterium m aidis la causa della pellagra, e questo bacillo lo fa derivare dalle acque di irrigazione, lo fa emig rare nei chicchi del granturco e da questo nel sang ue e nei tessuti umani. II dottor Cubani nella scuola enologica di Longiano confer mava pochi mesi dopo l'esistenza nel mais guasto del ba cter ium maidis, ma non divideva le idee del Maioccbi riguardo al va lo re eziologico di esso nella pellag ra, non a·vendolo mai rinve nuto nel sangue dei pellagrosi. L e conclusioni delle esperienze del Cuboni sono queste: Che le fe ccie dei pellagt·osi contengono costantemente e quasi esc~ ~sivamente una sola specie di bacteri, che presentano la pru perfetta rassomiglianza col bacterium rnaidis.


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Che anche le pro prietà biologiche del bacillo che si f'inviene nelle feci dPi pella~rosi, sono tlel tutto identiche a quelle del bacterium maid1s, il quale introdotto colla pol enta a variata, t1·ova nell'i11tesli no condizioni favore voli al s uo sviluppo e vi si moltiplica in enorme quantità producendo cosi una vera micosi inlestiual e. P e1· quello poi che ri guanla l'azione dei balle1·i sul tubo di!!erenle il Cuboni ammelle che il poteJ'e ferm entante dei batteri dia origi ne a ptomaine od alcaloidi venefici, il cui assol·bimE>nto sarebbe la causa vera dei sintomi della pellagra. Il Vassale pure ha k ovato il bacillum maidis, come abbiamo gia pri ma accennato, n el :>angue dei pe:llagrosi, ma non si tenne autorizzalo a pronunciare un giudizio definitivo su questo argomenl'J, l'er essere le sue osservazio ni molto limitate, e piuttosto, avendo rin venuto io casi di ente1·ite pellagrosa dei bacilli di forma speciale nello spessor e della mucosa intestina le, ammise il concetto che la pellagra fosse da considerarsi come una malattia infettiva. Il Meusser sebbene ammetta che le indagini della scie nza su questo argomento non si possano considerare come perfe tte, dice che il granturco alterato non contiene veleni pellag rogeni, ma solo le cosi dette sostanze madri. Nello s tato normale degli organi digestivi queste sostanze madri vengono dig•wite od eliminate, senza alcun danno per l'ot·ganismo; ma se le funzioni digestive sono turba Le a llora ques te sostt:~n <:e per se stesse non velenose, contenute nel g ranturco g-uas to, p0ssono trasformarsi in veri e potenti veleni. Il tlollor Pari di Udine infine ammette una teoria tutta sua, che ci sembra per lo meno originale. P el P ari ad unque il veto ed unico pellagrogeno è quell"Ustilago, o carbone del granturco, cbe nessuno pensò mai di accusare come tale, e questa teoria é più d'ogni allra curiosa. percl 1~ la polenta secondo lui non contiene il germe della pellagra, ma ser ve soltanto di veicolo, ammelLendo che I'Ustilago poi'Lato dai campi nelle case, s i allacca alle pare ti delle cucine campestri, prolifica:. in p!'imavcro, cadendo poscia sulle vi vande dei poveri contadini. In mezzo a ques te disparate teorie non ma ncarono colot·o cl te facendo asll"A7.ione clall"alimentazione, vollero cet·care un nesso causale fra la pellagra e le condizioni del terreno, le influenze m et~o rologiche, la miseria, i patemi , le privazioni


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delle plebi campagnole ed infine l'ereditarietà, e lo Strambio rileva come si provi un vero senso di sconfor to fra le contradizioni, le ince r·tezze e gli equivoci in mezzo ai quali quasi inconsci si aggirano tanti imperterriti r ivenditori di ipotesi, tutte fondate su osser vazioni ed esperie nze della più scrupolos a esattezza , tutte dedotte a fil di logica e di premesse incrollabili, epperò tutte lottanti fra loro. Il dilemma quindi da tanti anni agitato dai pellagrologi é fino ad oggi insoluto. Contro la pellagra non possediamo alcun rimedio di azione specifica e per· ciò, o l tre alla cura sintomatica, si dovranno tener sempre presenti una r igorosa igiene ed una dieta corr o borante e ben regolata. Sopratutto si dovrà impedi1•e che il pellagroso seguiti a cibarsi di mais guasto, al qua le sarà sostituito quello di buona qualità e possibilmente di altri paes i. dove la maturazione e l'essiccamento ne siano stati più regolari. Il Lombroso ha richiamato l'a ttenzione sopr a due medicinali ai quali egli attì'ibuisce grande valore ed a cui è s tata riconosciuta notevole e fficacia , cioè sull'acido arsenioso e s ul clorur o sodico, il primo amministralo puro o sotto forma di liquore del Fowler, il s econdo per frizione. Ma specialmente a rig uardo dell'arsenico occorrerà molta oculatezza e continua sor veglianza sul tubo intestinale, perché non si stabiliscano negli infermi quelle terribili ed infrenabili diarree tanto temibili nei pellagrosi. Molti !\i sono anche giova ti del ferro ; altr i dei ton ici s pecialmente della chinina, altri dell'alcool, raccomandato specialmente dal Tebaldi. Ma sopra tutto il primo e miglior rim edio, qualunque sia il grado del morbo, sarà nei limiti del possibile, CIUello di allontanare gl'infermi dalle condizioni di vita in cui languiscono, to~lierli cioè da quei m iseri tuguri spesso costruiti di mota e paglia, angusti, strelli, senza aria e s enza luce, umidi e sozzi e dove spesso coabitano col bes tia me. Ques to concetto dell'isolamento e della segregazione dominò fin dal principio; e ~i a il Casal in Spagna, cr·edendo che la pellagra s i diffondesse per eredità e per contagio otten ne che quei poveri ammalati venissero obbligati al regime delle lebbroserie, che nelle Asturia esistevano ancora in abbondanza. H fa ribrezzo il pensare come essi per anni ed anni possa.n ~ e~se re stati rinchiusi in quei solitarii editìzii, bassi, tristi, prlVJ d 1 sole e di a ria affidati alle mercenarie cure di inu-

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mani inservienli e di preti, dove il medico non entrava cbe una volLa l'anno. In Italia inve<"!e fio g ià del 1776 ossia ap pena quattro anni dopo la pubblicazione dell'Odoardi, la repubblica di Venezia per impedire li perni:ziosi effetti che poteoano derioare alla

salute dei più pooeri abitanti dal caltioo alimen.to dei Sorghi turchi immaturi e guasti, emanava un proclama che

anche oggi potrebbe essere considerato come un vero e perfetto compendio di norme profilattiche della pellagra, e che giustamente or sono pochi anni, alla distanza di un secolo, ha figu t·ato nella sala pellagro logica della sezione d' ig iene alla Mos tro. milanese di macinezione e panifìcazione. Alle Jebbroserie in Italia facevano riscontro provvedim enti più acconci e più ra zionali e g ià fin dal l78i veni va aper to in Leg nago, per ordj ne di Giuseppe I l , un pellagrosario di cui la. wrezione fu a ffìda ta all'immortale GaelttDO Strambio, e di ùove l' illustro c linico an tico mise fuo ri le s ue Obseroationes e le f>Uè disseriaziC'ni, pr oclamate da Roussel mo-

numento imper ituro della pellagrologia nel secolo decimo· oilaTJo. P eccato però che ne fosse presto falsalo lo scopo e che abbia a v ula vita troppo breve! Il governo d'allora si preoccupava più che della profilassi, del l'i medio specifico e solto l' ingenuo pretes to di r endere quello studio patrimonio di molti, ed allo scopo di es perimentare i metodi diversi di cura, ne dec1·eta.va la chiusut·a dopo pochi ann i e ripartiva gli amtnalati nei vari ospedali delle principali città, dove meglio e più fa cilmente s i sar ebbe potuto ad di venire alla indioid~ta­ ~ione del rimedio piti deciso dell'abbomineoole malattia. E cosl, dopo un'infinita serie di or dinanze, di inter pellanze,

di circolari, di proposte d'og11i genet•e, dalle più semplici alle più stravaganti ed alle più Irrazionali, dopo tanti congressi e premi stabiliti dai govemi, é solo in questi ultimi due decenni che pet· la nobile iniziativa del ministero di a gt•icoltut·a e commer cio, ro n la circolar e 13 settembre l8i8, si delle il segnale ad tun risveglio che dimostr-ò come lo Stato non potesse limitarsi solo ad oziose curiosità numeriche, ma doves~e da esse lra.rre la coscienza e l' ispirazione ad una serie di provved imenti cl irelli a combattere l'ende mia pellag rosa. Sorsero cosi g li essiccatoi da cereali, i forni economici coopef'alivi per pane di frumentone, i for11i ru r ali autonomi per pane bianco a pt·ezzo di costo, le c ucine economiche, e le cosi rlelte loc>ande sanitarie.


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In questa la cura consisteva: nel radunare per un dato periodo d.i tempo ecl in determinate ore i pellagrosi in apposito locale, aperto nel comttne, e somministrar loro uno o due pasti al giorno sotto l'immediata vigilanza ed assistenza di una speciale commissione, la quale dolleoa accertarsi che il oitto cosi dist ribuito fosse stato veramente e inte1'amente consumato dai beneficati nel lu.ogu della distribuzione. ~ Questa istituzione, che presa piede specie nel Bergamasco. dove nel 1888 aveva raggiunto il numero di treula, permetteva di curare un maggior nu~nero di malati di cui si poteva protrarre a lun!{o la cura con spesa l'elativamenle assa i minore, e nello stesso tempo non toglieva questi poveri infelici dalle proprie famiglie . Esse differ iscono dalle cucine economiche in ciò che queste forniscono buone r azioni di minestre al massimo buon mercato, quelle invece provvedono g ratuitamente i pellagrOSi di vittO "Sl) 00 e J'iparatore, 8 tulle spese del comune e della provincia col concor;;:o dei corpi morali. Anche Mantova, Verona, Padova, Rovigo, Udine, Piacenza, Modena , Massa, Reggio Emilia, pur sacrificando ai forni economici ed agli essiccatoi, a cca1·ezzarono mollo questo indirizzo profllattico della pellagra, che veniva io aiuto dei poveri pellagrosi senza allontanarli dalle loro case e senza condannarli all'ozio coatto degli ospedali. Certo non

v'ha pr ovvedimento autipellagroso che a primo aspetto si pr esenti più pronto, piu fucile, più efficace che quello dei socc(Jrsi a domicilio. Ed é stato questo il concetto <;hP . se du uua parte ha suggerito le cucine economiche e le locande saniiarie, non deve esser e stato certo estraneo alla creazione di quelln società verame nte fraterna sorta sullo scor cio del 1880 a Ferrara per iniziativa degli operai, e denom inata Società di soccorso ai pellag rosi, a cui il conte Galeazzo Massa1·i faceva lo splendido dono di centodiecimila lire, per il quale il soda· lizio fer r arese ben presto potè costituirs i ente morale. A poco a poco però visto che il lasciare il pellagroso nei loro ambienti antigienici ed in mezzo a i fatiMsi lavot•i giornalieri menomava gran parte di quella forza del regime ricostituente delle loca nde sanitarie, svaniti per queste i primi entusiasmi; l.\ poco a poco s i va tornando all'antico, alla istituzione, cioè, d~J _pellagrosar·io che nel secolo passato tPnne alto il presllgto scientifico e civile del nostro paesc>, perché fu da esso


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che l'individualità clinica della pellagra usci di lutto punto ben definita. Di quesli il primo ed il migliore é quello sorto nel 1883 A Mogliano Veneto e che gia ba assunto carattere ed importanza interproviociale. A quesLi pellag rosarii certamente tendono gli asili-colonie deli'Udiuese, la colonia ag ricola di Verona, !"asilo dei giovani pellagros i Ad l nzago. l o llalia s i é cons tatato ch e la pellagra è scomparsa dinanzi an· industria e va mitigandosi dove si poterono r ealizzare razionali e durevoli provvedimenti. Con tro In pellaf!J'a si è lottato vantaggiosamente, come disgraziatamente non s i può dire della lisi, della scrofola, della rach:tide, della sifi lide. Della pellagra qualunque sia il fat,tore eziologico, fJualu nque la teoria dominat>le, non si conosce la cura s pecifi ca ; si conosce però la pr ofilassi ed ai nostri tempi dovrebbe bastare. Essa é tutta compendiata in un problema non facile a realizzare. cioè, nel rialzar e le condizioni economiche ed intellettive dei poveri contadini, dalle cui braccia, a giudizio di tuLLi , dipende In vita e la prosperita della nostra nazione.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA L& pslttaooal. (Rivista sintetica del Dott. G. BREZZI, Capi· tano medico).

Un'epidemia familiare di psittacosi, manifestatasi in Roma, ci porge il destro di parlare di una inrermit.à poco nota, di cui si occuparono in modo speciale Nocar d (1), Morange (2), Malenchini (3), Palamidessi (4), Gilbe1·t e Fournier (5), Lucatello, Ma1•ugliano (6), Nicolle (i), e recentemente, in una dotta memoria, stampata nel Policlinico, il Clavenzani (8). Il nome di questa malattia trae la sua origine da ~h-rOtxo; (pappagallo) e fu il Morange eh~, pel primo, cosi la denominò nella s ua tes i di dottorato presentata alla facoltà me· dica di Parigi nel 1893. Si conoscono parecchie epidemie di psittacosi. La prima risale al 1892, e si manifestò in Parig i nel quar·tiere della Bastiglia. Studiandone le cause, si venne a conoscere che, nello scorcio del1891, due francesi avevano comperalo in America cinquecento pappagalli per rivendel'li in Fr~n cia. Durante la traversata mollissimi di questi animali ammalarono, presentando presso a poco la ste ssa sintomatologia, e trecento mo-

(t) NOCARO.- Comeil d'Hyf}iint el de sululwUé, 'éance du 24mai 1893. (i) MOIIANGE. - Te1i eU dollorato, pt·uetllata alta (acolta medica nel gen· naio 1893. 131 MALENCDINI. R~erclle ropra un'epidemia di pnetllnOilìle maligiLCl (Piillacosl?) Lo Sperimentale (se7.lone biologica), 1893. ~4) PAtAI>IIDB SSt -Di una infezione nell'uomo lrarmusa p1·ob-abilmente da& pappagalli. - Il Policlinico (sezione medica t, novemhre, 1895.

<5l Gn.nsR,. et Foui\NIBR. - Éluàe aur la pdllacoae. - Presse méàic!!l~, n. 5, 1897. d <6> LUCATELto e MAR ,\CH.rANO.- Psillacosi. - Suprtemento al Policlinico e1_tO aprile t897, n. ! 3. d (~l NrcottE. - l/ne èpicUmie de p&illacose. - ArcliiVtSfJrOVill cia.les d e m ètcme, n. l, geonaio !8911. .<8 Dottor At.Pneoo CtAVEN7.ANr. - La Ps ittacosi. - Srtpplemmto aL Poti1 c lllLco del 4 mano 1899. n. 18.

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RIVISTA MEDI CA

rirono. Pur tulk\via i due commet•ciaot.i. non solo misero in comm ercio i duecento pappagalli rimasti vivi, ma specula· rono anche s ui m orti , vendendooe le ali, cbe a vevano avuto cura di consel'va re. Si verificarono pertanto ndranzidetto quartiere cinquanta ca s i di polmonite maligna, e siccome era s ta lo pr ovato che le person~ colpite a v ~vaoo av uto tutte più o meno diretto contatto coi pappaga lli, Dujardio-Beaumetz, che dovette ri· ferir e il fatto all'ufficio d'igiene della Senna. sospettò fin da allora ehe la grave in fezione fosse stata tt·asmessa dal pappagallo all'uomo. Nel g ennaio del 1893 ricomparve a Parig i una epidemia consimile alla pr ima, e JJuovamente si ritenne c he ue fos· ser o s tati la causa dei pappagalli malati. Verso la m e tà di ottobre del ·189-i si notarono a Firenze ed a Prato dei casi di g rave bronco-polmonite, che si riLen. ner o dipendenti dalla stessa causa, e l'infezione disseminala '] Ua e colà e in focolai familiari du rò fino a lutto febbraio 1895. Nel 1897 s i osse r vi, a Genova una e pidemia del lullo uguale a quelle g Ji1 studiate n elle suiodicate cill~, e nel 1898 se ne seg na lava un'altra a Berna~' · dove di una famiglia di otto per sone, sei ful'ono colpite da ps itlacos i. Fino Jal 1883 W olf, avendo osservato che parecchi pappa· ga lli venivano colpili da una malattia avente gli stessi cara!r teri, ne descrisse i sintomi, senza però sospettare che il m orbo potesse ~ras metters i all' uomo. E~li notò che ']uest i uccelli cominciano a rifiuta re il cibo, dando sP.gni di stanchezza, di tristezza e di abbattime nto; •tui ndi vengono presi da vomito e da diarrett, e succpssivam ente da tosse, dispnea, movimenti convuls ivi, morendo in coma. Sezionaline parecchi, trovò in tutti lo stesso reperto ne croscopico, cioè: nulla nei comuni inlegumenli . nessuna allet·azione alla pleura ed al cuor e, focolai multipli di polmonite lobar e , ipet·emia degli organi aduominali, noduli g rig iastri di varia g ra ndezza nel fegato, neJla milza e nei r eni, ca tarro òitl'uso del tubo ~!lSlt·o- enle rico . Caratteri della psittacosi umana. - Gli osservatori che anche teslè, nei ca s i avvenuti in Roma, studia rono la m ala ttia nelruomo. tr·o var·ono che esot•disce con sensazione g enerale di malesset•e, s!:'g uita quasi subito da una felll> re, che


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fio dal primo o secondo giorno rag~iunge i 4cl•, accompagnata prima da s ub-delirio, poi da delirio. All'esame fisi co degli organi toraco-addominali pei pr imi giorni non ~i riscontra nullo, poi, per durando la febbre elevata, vengono in scena i fenomeni di una doppia polmonite, che decor re in modo affa tto irregolare, metLeodo l'a mmalalo in immediato pericolo di vita. Difficilmente vi è diarrea; in genere prndo mina la stipsi e il meteorismo. La milza si tr•ova ingrandita. l n qualche caso s i notò stomatite ulcer•osa, ed ang ina canctenosa. Da l predominio eli a lcuni sintomi ol'iginò la distinzione di questa infermità in par e(;chie forme, cioè forma nervosa, gastro- intestinale ; bronco-polmonare; cardio- vascolare. La diag nosi della psillaco~>i non è facile, in ispecie nei casi in cui non fu possibile rinvenire una relazione fra la causa e l'effetto. lnoltr·e questa malattia, avendo dei punti di contatto con infezioni comu!li, s i potrebbe filcilmenle confondere per· esempio colla febbre tifoide, co ll"influenza , colla difteri te. A differenziarla dalla tifoidc giova uno studio a ccur·a to della curva lermome trica , la quale ne l tifo svela per lo più i tre stadi (ascendente, stazionario e discendente), mentre nella psittacosi procede in modo atlatLo salluar·io , a seconda dei distJ·etli o ter·r itori degli or·goni invas i dal processo settico; rnaoca inoltre nella psillacosi il gor gog-lio ileo- cecale, che nel tifo e, si può dire , costante . Coll'influenza non può essere confu sa per la mancanza del catarr o congiuntivale e della cor·iza, e pel carattere sempr•e grave che fin dal princi pio a ssume la forma polmonar·e della psittacosi, sempre accompagna La da delirio e ùa un quadro fenom enico morboso, che accusa una infezione piu perniciosa della semplice influenzo. Per· dìstinguel'la cla lla difterite (specialmente in quei casi che sono caratterizzati da angina ctttarrale o ulcera ti va) basta l'i!same batte riologico della pscuùomembr·ana . . Da quanto si è dello inlomo al decorso di questa a ffeziono SI può agevolmente arf{uire come la prognosi de bba es~el'e 111 ogni caso riser·vatissima, e~sendo la mor talità assai elevata. (75 p. 100) e la convalescenza lun ghissima. Qul.lu lo a lla c~r·a, nou ve n'è altra possibile, per ora, alrinfuori di quella smtomatica. A seconda dei casi, cou ,·errà quindi r ivolgere i nos tr·i s foez i a sostenere le forze dell'ammalato, s ommll listraudo chi ni11a,

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caffeina, digitalo, sottraendo nel tempo stesso calorico met·cè il l•agno t•affreddato o g li impacchi, adempiendo nel tempo s tesso alle altre indicazioni che derivano dallo stato funzi onale dei diversi a ppara~i. Siccome esis te in genere a lbumi nuda, è pt·ecetto da re i medicin ali a dose non molto elevata, onde uon ag-~rava1·e le cond izioni del r en e. Malenchini, d111·ante l'epidemia d1 Firenze (1894-95) sezionò . parecchi cHdaveri e tt·ovò co s tantemento il SP~ uenle repet't.o: polmon i flaccidi, a umenta ti di peso - pleura viscera le opacata in diver3i punti - tessuto polmona re sparso di noduli, g rigias tri a l centro e ro:-si alla perift:lria (polmonite centrale) milza spe ssc1 ingra ndita- t>eni ingrossati con pira midi iniettate e sostanza corticale molle, aumentata di spessore, co n aspetto tor bido qunsi grnnuloso - emo rragie "ottosie,·ose e pericardic he. L'esame istologico dei pol moni dimostrò JIO[.!Osi centL·ale ; nei reni fece riscontrare alterazioni più g ravi di quelle d'e lle n efri ti secondarie a polmoniti. Il 13 aprile p. p., nella scuola di anatomia patologica di Roma, fu eseguita dal prof. Ma rchiafava l'autopsia di u na giovane fantesca , la quale, trovandosi pre;;so una fa miglia che teneva un pappagallo malato, poi mor to, pare s ia stata da questo infettata di psitlacosi. La stessa malallia o veva còlto altre persone nella medes ima casa , e in tutte si era manifestata sotto la medes ima forma clinica. Cominciò con febbre alta, preceduta da bri vido ; dopo 3 o 4 g iorni compa rve un forte dolore all'arto superi ore s inisLt•o, e, come negli altri. molati, s i manifestò con tem ?oraneHmenle una bronco-polmonite sinistra. Il seosorio e ra un po' alluso. Questa don no, come le altre colpite nella stessa casa, ebbe sempre " identica forma di allucinazioni e di delirio; vedeva nella sua stanza un g igante armato, dal quale parea volesse tPntare di difender si. In questo stato venne a moete. All'autopsia della donna :si notò quanto seg ue : il lobo sup"'rior e del polmone sinistro è variegsto per parti rosse e pe1· nltre g rigi€' sollevate, con punteg~iature e focolai di bronco- polmonite. Nel polmone destro il lobo s uperiore è sanissimo; ne ll' inferio re sono molti focolai bronco-polmonit.ici confluenti. È notevole il grosso tumore ncuto di milza. Nell'urina é una disCI'eta quantita di a lbumina e di cili ndri. I reni sono fla ccidi: in essi é a umentata di spessore la sostanza cor-


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ticale; sono visibili le due sostanze ed i glomeruli. Vi ha poi una intensiss ima iperemia di tutte le vie l'espiratorie. La diagnosi anatomica dunque è la seguente: broHco-polmonite bilaterale ; i pere mia intensa del laringe, della trachea, e dei bronchi; rigonfiamento torbido dei reni e del fe gato ; tumore acuto di milzo. Si fecero culture balleriche del sangue e dei va1·i organi della donna e dell'animale, che sospettassi abbia propagata l'infezione. Rieerche batter·iologiche sulla psittacosi. - Dujardin-Beaumetz (1892) consider ò la malattia come grippe infettivo a for ma pneumonica. Poco dopo Gaston e Nalter fecero delle ricerche sulle deiezioni e sulle ali dei pappagalli. Trovarono bastoncini e diplococchi, che inoculati nel topo lo uccidevano in 48 ore, dando luogo nel sangue dell'animale ad analoghi bacilli e diplococchi non resistenti al Gram. Nel marzo 1893 Nocard annunciò di avere scoperto il microparassila di questa infezione in un batterio molto co1·to e grosso, con caratteri s imili al b. coli, ma molto più attivo sui topi, ca vie, conigli, polli. Nocard però isolò questo batterio dal midollo delle ossa del pappagallo, e non da organi o dal s angue dell'uomo ; perciò non riuscl a s tabilire il rapporto fra la infezione del pappagallo e quella dell'uomo. Morange, nella sua tesi, si associa al reperto del Nocard. Malenchini (epidemia di Firenze) dal sangue dei cadaveri ebbe forme diplococciche capsulate, allungate, rassomiglianti ai diplococchi della polmonite, e ritenne che il microrga.nismo da lui isolato fosse il diplococco lanceolato capsulato, fornito dj un insolito potere tossico. Palamidessi fece ricerche dalle orine, dalle feci e dal sangue d~ gli ammalati ; ottenne colonie di cocchi allungati, s ituati a diplococchi, e bacilli tozzi e corti. Dapprima credette che si potesse trattare del diplococco di Fraenckel, ma poi si convinse e~serere differente. Conf1·ontando i cara tteri morfologici e biologici del bacillo di Nocard e dei diplococchi di Gas ton e ~elter col microrganismo da lui isolato, il Palamidessi ne riscontrò moltiss imi comuni. Gilbel·t e Fournier (1897) fecero pure studi batter iologici mo~to .interessanti sull'argomento. Presero in esame cinque cas, di psittacosi, e mentre in quattro di essi non riuscirono


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ad isolare il microbo di Nocat•d, nel q uinto caso r invennero lo stesso bacillo, che trov6 Nocard , ed essi ste·s s i propongono di continuare a c hiamarlo col nome dello scopr itore. Nicolle fece delle indagini ancora piu recenti {piccola epi· demia di Bernay del 18!)8) allo scopo non solo di isolat•e il bncillo de lla psiUacosi, ma per ricercare il potere a gglutinunte del ><angue de~tli ammalati sul bacillo di Nùcard. Non trov6 nell'uomo il bacillo di Nocard , ma mise fuori di dubbio il pote t·e agglutinante del s iero umano dei mal11li di psitlacosi sui bacilli d i una coltura conservala da Nocard. Secondo N'icolle s arebbe adunquP. possibile la sierodiagnosi della psittacosi. Laonde, per quanto la sintomatologia cljnica d epon ~a per una forma epidPmica e contagiosa, non essendo ancora stato rinvenuto il bacillo contempora neamente nell'uomo e nel pappa gallo, manc~ ancor a la prova s icurissima della trasmis siont~ d11'ella della malattia dall'animale all'uomo. P rofila3si. - Lo scopo pr incipale a cui deve tendere l'igienista é di localizzare e spegnere l'epidemia nel luogo do ve si è manifestata. Conoscendo che l'infezione pu6 comunjcarsi all'uomo per djversa vie (cutanea diger·ente polmonat•e), f> d'uopo allontan a re s ubito gli animali sospetti, tenendoli in ossel.'vazione, e praticando analisi batteriologiche sulle loro deiezioni, s ang ue ecc. rusiJJfettadone ed, o ve occorra, anche distruggen done le gabbie ed i sostegni. Occort·ono inoltre la rghe e gener ose di r,in fezioni degli app~:~ rtamenti, delle camere dei ma lati, della loro biancher ia e delle materie fecal i, assoggettando a ripetuti lavacri antisetttci le persone incaricate di assistere gli individui affetti da psitlacosi, essendo facile la trasrmssione dell'infezione da pet·sona a persona . ScHAt3AD. -- L'lnfezlone mlata della tuberoolo•l polmonare. - (The Boston med. and. surg.journal, nov. 1898).

:-:o n è un lavoro dollrinario che l' A. ha voluto esporre a.i colleghi, ma il t·esul tato di esami batteriologici praticati in pat·ecchi casi di tubercolosi che egli ha seguito pazientemente in tutto il suo decorso , e questo r esultato delle s ue lunghe e minute indagini ha formulato nelle conclusioni seguenti: f• Solo quei casi nei quali micror g:mismi palogeni di var ia specie vengono tr·ovati nel tessuto polmonare o n el sang ue, si possono considerare come casi d'infezione mista;


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2° La presenza di bacterii patogeni uello sputo, anche in cultura pura o quasi, secondo il metodo ùi Kitasato, non e sufficiente per provare l' esistenza di una infezione mis ta, giacché l'esperienza ba dimostrato che n on tutti i micro- or gan ismi cresciuti in questa manie ra vengono dai polmoni, falla solo eccezione per il vero streptococco piogeno; 3° È molto importante di non confondere lo streptococco piogeno col cosi detto strepto cocco delle mucose, il quale morfologicamente gli rassomigl ia, ma ne differisce nelle particolarità biologiche e nell'assenza delle proprietà patogene; poiché mentre quest'ullimo é un pa1·assita innocuo, il primo ba un deciso s ignificato prognostico. potendo mettere in grado di diagnosticare un'infezione mista da s treptococco, la forma più comune della tubercolosi dei polmoni; 4° Meno spesso avviene un'infezione secondaria col micrococcus tetragenus e il pneumococco, o una doppia infezione collo streptococco e lo stsfìlocco ovvero collo streplococco e il pneumococco; ;)o L'infezione seconda ria com plica gTavemente g li ultimi stadii della tubercolosi polmonare e conduce l'apidamente a lla morte. È difalli conosciuto che la grandissima maggioranza dei cadaveri di individui morti per tale malattia, dimostra alla evide nza questa infezione mista; so Il significato dell'infezione secondaria sta nel fatto che ess a prende parte atti va insieme al bacillo tubercolare nel processo poeumonico, o a lmeno esercita una disastrosa infl uenza, snUe condizioni generali del paziente, sulla febbre e sulla distruzione dei polmoni ; 7° Si danno casi non dubbi d i tubercolosi polmonare, i quali compio n o il loro corso con tutte le manifestazioni di p1·ocesso etico, ed hanno esito letale senza la partecipazione di nessun altro o r ganismo all'infuor·i del bacillo tubercolare; s• La febbre etica del tipo piliJ g rave é caratteristica nei casi non complicati da tubercolosi polmonare. In casi d' infezione m ista con ~tt-eptococcb i, la curva-tipica sLreptococcica è r ar amente o sservata: nella grande m aggior anza dei casi la febbre é remitte ote o si accosta al tipo della conlinua-remillenle. 9• Una temperatura normale o quasi, con leggere incalesceoze vespertine, caratterizza la tubercolosi polmonal'e non complicata. Un'infezione mista con una te mperatura normale (infezione passiva, mista nel senso di Spengher) è dall'A. ritenuta poco probabile . c. f .


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MoTTA·Coco. - Sal slgnlftoato cllagnostloo e proaostioo

del feaomeao palmo-plantare nelle febbri tifoidee.(Ga.uetta meriica eli Torino, 19 gennaio 1899). L'A., in base all'osservazione di 43 casi di tifo addominale in uomini, donne e bambini in rapporto al fenomeno studiato dal FiUpovicz, dal Kolliarswsky, dallo Skibnewrk, dal Brouat·del, dal Toinot e dal Quenlin della colo razione speciale elle assumere bbet·o nei tifosi la palma delle mani e le piante dei piedi, ha concluso che il segno in parola esiste nella mal!gior pat·Le dei tifosi, ma pt•oporzionalamente più nei bambini, poi n elle do nne, ed infine negli uomini, che esso comincia a presentarsi lin dal primo settenario, raramente appare nel secondo, scompare a convalescenza inoltrata e ricompare con gran facilita se si riaccende il processo mot•boso, che esso ha un grande valore nella diagnosi di tifo ad· dominale, sebbene non possa da se solo costituire un criterio assoluto per la const~tazione della malallia. In quanto al significato pronosti-co, egli crede che non debba ritenersi di gr ande importanza giacché può esistere o mancare ta nto nei

casi gravi che in quelli leggieri.

te.

L'lnfiaen&a della forma dell'infezione batterlo& nel decorso della polmonite. - (The Boston m ed. and su.rg. Jou.rnal, nov. 1898).

WEISMA YR. -

Trattasi di una se rie di osser vazioni simili a quelle gia fatte da l Durk ed altri con l'obbiettivo però di dedica re spe· ciale attenzione al decorso della malattia. In 39 casi di pneumooia l' A. ha tro va lo che 34 erano dovuti al solo diplococco, 2 ad infezione mista di streptococco e diplococco, e 3 a pura infezione di streptococco. Certi particolari del corso della malattia semibra rono in di· pendenza della forma dell'infezione, giacché mentre in quei cas i, ch'erano dipendenti da diplococco la risoluzione comin· ciava, sulla maggioranza delle volte, 111 sesLo o settimo giorno; e mai piu tardi de ll'undecimo, e completavasi in breve tempo, oe~li altri in cui 1o s puto conteneva :>Lreploooccl1i s oli o misti a diplococchi, la risoluzione aveva una tendenza a progredire con una certa lentezza, che nou si poteva atlribuire né alla età del paziente, né alla presenza di complicazioni; né, come


RIVISTA .i\lEDICA

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L eyden spesso ha osservato, ad una ~peda le consisLi'nza degli essudati. L a sola carattet·istic'a comune in tutti questi casi el'a la presenza dello str eptococco nello sputo; egli quindi dice che quando tali mict·ot·ganismi si trovano sullo sputo di so~getti attac cati da un proct1SSO inflnmmatorio dei polmoni , il quale sia clinicantente ri conosciuto r.omc pneumonia lobare, cruposa, nel fat· la prognosi, pet· ciò c.;he riguMda la durata della mnlattia, deve pr endersi in considet·azione il fatto che c'(· da aspellarsi una r isoluzione piuttosto tarda, eome put·e il giudizio prognostico gennale deve esset• cet·lo meno buono, giacché il pet'icol o di una infezione secnndat·ia p. es., da bHeilli tubet·colari, o la possibilita di una !'o t·mnzione di u,-cesso . è più grande che in una pneumnnitt a deco t·so tipico. Dall'andamento della feblwe non si può karre nessuna concl usione circa la condizione del pol mone affetto. I n molli casi d' i nftlzione da sl!·eplococco essa é il·t·egolare, r emittente o intermiLtente, e può anche per quulche giol'no spnri t·e, senza m odificazione de~ li essudali. Egli non ha mai osservato bt·ividi . P et· C'iò che t·iguarda la forma della pneumo11ia tutli i s u o i casi cron o dello voriclò loba r e, per r1uanto i $inLPm i no 11 fossero sempl'e sviluppati in Lutta In lorn inlensita e non r itiene impossibi le che l' infezione nri :ri oale, in casi dove furono trqva ti solo slreplo~;o0~;hi, dovevasi ugualmente rifer ire al pn eumococco, i l quale aveva poi <:erlulo il posto al lo strepl0· c:occo . Che quest'ullimo sia da s0lo capace di produt·re pneum oni te lobnr e crupnsa o nu, è inutile discuter e, ma é certo c he lo sua presenza nello sputo di uno pneumonico, qualunque sia l'eta, le condizioni generali del pazienLe, il decn t'Sfl della l'ebbre e i fenomeni locali, conduce sempl'e ad una risoluzi0ne m o lto proll'atla, e questo, se non può, nelle ci r costanze attuali, ser vire di regola pet·l'impiego dei mazzi curn tivi ,deve sempre esser tenuto presente prima di pron unziare un giudizio pr og n osti co. c. f .

<.>.

Su 41 uu prooe••o dl determinazione oli.D1o& delle dlmendont, della forma e della posizione dello •tomaoo mediante t raggl BOntgen. (Centra l Bl. .f. inn. Med., 7 jan. f89!J. - Sem. mécl., n. 3).

Ros ENFELO. -

L 'A. pr i m a di esporre questo processo, che facilita l'esame di tutte l e parti dello stoma~o, descrive la posizione normale di que s t'or gano, la quale, secondo l e sue ricerche, non sa33


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RIVISTA MEDI("A

r ehbe quella, che ger.eralmeote si ammette. Dall'esame sui t~da vet·i, confermato poi s ul vivo dalla radioscopia, risulta che i due pt'imi terzi della piccola curvatura dello stomaco, a partire dal cardi<1, sono diretti in basso e deviano a sinistra della linea verticale per vari centimetri . Il te r·zo inferiore poi si dirige a destra, formando col resto della piccola curvatura un nngolo acuto od uo arco t!i cerchio e passando a l davanti della 1" ver·tcbra lombare or izzontalmente, od anche un poco obliquamente dal basso all'allo. Lo s tomaco quindi allo s tato dr vacuilé. avrebbe la for ma di un ~rosso uncino, situato più o meno verticalmente, per modo che sat·ebbe possibile ùi distinguere una parete superiore ed uo'altr·a inferiore a livello della por zione pilorica, situata davanti la colonna vertebrale. Nell'angolo for mato da quest'ultima parte col resto dell'or gano s i trovano, oltr e al piccolo epiploon. il piccolo lobo del fegato e parte del pancreas. Il piloro è s ituato immediatamente a destra della colonna ver·tebrale, presso la prima vertebra lombare o piuLtoslo a livello del disco interverl~b ral e sottostant.e. Il processo, che l'A. espone, e il seguente. Si prende una sonda di caucciù, della lung hezza di metri 1,20 e dello spes· sor e di 11 mm., c vi s' introducono gr ossi pallini da caccia, che debbono occupare per 30 cm. l'estremità infer iore dello s trumento; questa è bucherellata per 10 cm. con piccoli fori, obliquamente diretti, i rruali, mentre permettono il passaggio delraria , impediscono la uscita dei pallini .. L'es tremità s uper iore della sonda comunica per mezzo di uu tubo di vetro con una pera di caucciù. Lo s trurnento, che cosi pt·eparato pesa meno di 150 g rammi, viene inlrodollo nell'esofago fino a che la sua estremit.a inferiot·e a r•rivi el punto più declive della parete gastrica. Si determina a llora la posizione <h (Juesta estremità sullo schermo, proieLtando i raggi X sul dorso del sog~etlo . Si pre nùe quindi un'asticella fl essibile di sta p;no, c ui si da esattamen te la forma, che la sonda gastricn prese1 1ta sullo sche rmo, e la s i fa scorrer e sulle pareti addominali del soggetto fino a che s i confonda con la immagine radiografica della sonda istessa, ma rcando questa linea sulla cute. Ciò fatto, s incomincia dolcemente a d in· sufllar·e aria nella sonda; tosto si vede formare uua gr ossa bolla a li vello della parete s uperiore dello stomaco . bolla , che progressivamente au mentando fa scor gere verso la sua metà una insenatura, nella quale appat·e distintamente la


RIVISTA CllfHt:HGICA

milza. L'aria n on tarda a penetrare fino al punto, in c ui la sonda devia a destra , se~uendo la direzione della porzione pilorica. Si tratta allora di far passare l'estr e mita dello strumento attrave rso talla la regione fino al piloro; ciò si ottiene con facil ità spin~en dolo leggermente. m entre s' incl ina a destra il corpo dell'individuo e gli s · imprimono dei movimenti di succussione. S' insuflJa at·ia di nuo vo ed ecco disegnars i sullo schermo la par te pilorica dello stomaco, sotto forma di un serbatoio lubulare, situato al davanti della colonna verlebrale. Se lo stomaco è pieno di alimenti, l' A. consiglia di non rico r rere a questo pr ocesso pel pericolo del vomito. P er ò se non contiene che una piccola quantità di sostanze alimentari, l'esame riesce facile, vedendosi la sonda come a stomaco vuoto. L'estre mila infet·iore di questa pene tr a attrav erso il chimo fino al piloro; ma la bolla d'aria non aniva più alla parte incut·vata, da cui t•esla separata dal contenuto gastr ico, vedendosi invece distintamente il livello del liquido dello stomaco, livello, che si mantiene sempre ot·izzonlale, qualunque sia la pos izione data al soggetto. CfJ.

RlVISTA CHl RURGICA a••· H.

BtRCHER.

-

Dle Wlrkuug der Artlllerlege•oho•••·

(L'azione llei p r oiettili d'artiglie ria). - Testo di 89 pag.

e aliante di 32 tavole in parla colorale. So.uerliinder et C., 1899. - P r. fr . 9.

Aaruu, H. n.

Es isteva una grave lacuna nei tt·attali di chi eurgia di guerra: anche i migliori poco o nulla si sono occllpati degli eiT~tt i der proietti d'artiglieria. Ora questa lacuna, tanto pil'r deplore vole se si l)ensa ali· impot•l.anza che avrà l'artrglieria nelle g uerre future , è stata colmata da l colonnPIIo medico H. Bircher, del 2° corpo d'arma ta svizzero, col lavoro citato. f La speciale competenza del colonnello Bircher, gia tanto ttvorevol mente noto pel suo precedente studio su,.li efre tli det proiettili dei fucili, ci f11ceva sperare un laYoro m:,..islt·nle ~~;uesto _lo ~ ~otto og ni. rap?orto. G~i esperimen tt riferiti ono eseguttJ nel 1897, m unrt>ne ol srgrror· A. Roth , colon-


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:U.IVIS'fA CHIRURGICA

nello d'artig liet•ia, s u piastre di l'erro, di pio mbo, blocchi di mgilla, su cadaveri, s u d'un cavallo vivo cloroformizzato. Lo studio del Bircher e diviso in quattro parti: I. Balistica. - II. Trasfot·maziooe della forzu vi va dei proietti. - III. Effetti di ques ti sull'organismo . - l V. I mpot•ta nza delle lesioni prodotte dal punto dL vista tattico e medico-militare. I. Balistica. -- Poiché lo s hra pnel é ritenuto il proietto dell'avvenire dell'artiglieria moòer·na. cosi il proietto studia to e lo sln·upnel svizzero a diaframma del calibro di 8,.} centimetri, cbe contiene 185 pallelte sferich e di piombo indurito, ciascuoa del peso di grammi 12,5 e del diametro tli millimetr·i 12,5. La combustione della carica, costituita da 600 grammi di polv1=1re a fumo tenue, imprime al pt·oiello una velocità di 485 metri al secondo, e gli fa descl'ivere una tt·aieLtoria, la quale in generale è mollo più tesa di quella Jel pròieLLile del fuci le. A 2UOO metri di distanza questa ha jnfalLi un'ordinata mass ima di metl'i 92,8, quella invece una di 3!1 metr·i . L'angolo di caduta dello sbrapnel è cceteT'is paribu.s a 3000 metri ancol'a un po' più piccolo di quello del pr oiettile del fucile a 2000 metri. Ciò é utile a sapersi per l'apprezzamento dei ripari. Avvenuta la combl.lstione della carica di scoppio, la punta dello sh1•apnel s i rompe in circa 15 schegge, e •rue~te unita· mente alle 185 palletle sferiche procedono sia colla velocita acquistaLa col proiettile in Loto, sia con quella loro conferita dalla ca1·ica di scoppio: questo aumento di velocità è, secondo i calcoli del colonnello A. Rolh, in m edia di 12-15 metri. Le traiettorie delle pallette sferiche sono m olto varie : le pallelte stesse subiscono deviazioni e diminuzione uella veloci Là e quindi oella forza viva, nella proporzione circa del quadrato della dis tanza. Secondo gli e~;:pc t·im e oli ed i calcoli del colonnello A. Roth , un n pallottola s ferica ha in media alla distanza di 2000 melr1. immediatamente dopo lo scoppio del shrapnel, una veloctùi di 312 m etri, a 50 metri dolio scoppio 236, a 100 melri 1V2, a 150 metri 163 e così sempre decrescendo fino a 450 metri. Ciò però i~ una media, poiché alcune palleLLe ne ha nno una mag· giore, altt·e una mi nore. Cosi, di 2 pulle del medesimo s hrapnel penett·ale nell'arg illa umida A 1500 metri di distanza cou un inte r vallo di 170 mel'ri dal bersaglio, una scavò uo tragitto di 20 centimell'i con un Ol'ifìcio d'e ntt·alu di 8 centimetri e uno d' uscita di 1,25 centimetri di diametro.


RIVIS'l'A CHIRURGICA

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Cosi pure, alla stessa distanza di tiro e con 18 mett·i di intervallo, con una palletta si produsse nell'argilla un canale luogo 45 centimetri, con un o rifìci.:> d'entrata di ·10 centimetri e uno d'uscita di 1,25 centimetri di diametro, e con un'altra un çanale di soli 15 centimetri di lunghezza, terminato a fondo cieco con orificio d'entrata di 2,::> centimetri di diametro. Ri· snlta da ciò che più noi ci avviciniamo a l vertice del cono delle traiettorie più noi dobbiamo aspettarci ferite g t•avi, ap· pu nto perché aumentando In dist.anza diminuisce la forza viva. S econdo il colonnello A. Rolh , il fascio delle lraieltoie, ha una velocità media di 100 m<!tri alle seguenti distanze di tiro: 1:)00 metri dis tanza con 337 metri d' intcrvullo 2000 )) » )) 30~ » • 2500 » )) » 280 )) )} 3000 • )) u 259 » )) Quesl.a velocità merlia di 100 metri sel've a spiegare la forza viva. La pallottola dello shrapnel svizzero ne avrebbe 12,5 100! . . una rappresentata da 6,25 chilogra mmetri. In 2 Germania, secondo R. Ki:ibler, per una palla di 13 grammi si richiede una velocità di caduta di 110 m etri, e per una palla di 11 g rammi una di 120 metri, cioù 8 chilogramme tri. In Russia richiedesi pPr una palla di 11 grammi V= 210m , cioè 2i,25 chilogrammetri, m entre in F•·an cia per la stessa palla richiedesi V= fl1 m e quindi 3,6 chilogl'ammetri. N o n è giusto però, dice il Bircher·, pt·endere per norma dell' efficacia d'un pt•oiettile la forza viva da e sso sviluppa la: é meglio tener conto delle sue due componenti: velocità e peso, cioè calibro. Per mettere fL<ori combattimento un individuo é necessario distruggere una cel'ta quan tità di tessuti, e questa non dev'essere mollo piccola, altrimenti l'effetto manca n elle parli molli, specialmente nelle estremita ed anche in alcuni punti dei polmoni. Un proiettile animalo da minor velocita.. ma di calibro maggiore, melle più flicilmente f~o_ri combattimento che un prolettile che lrovasi nelle cond•z•oni opposte. II. Trasforma.ione della forza viva. - A 5econda degli o~ta coli che nella sun corsa incontra il proiettile, la s ua forza v.'va_s i tras forma producendo calore, deformazioni e percuss~om nel bersaglio; queste trasformazioni si combinano svartatarnente tra loro a seconda dello stato di B/lgrega zione del bersaglio e della velocità della palla. Tirando su blocchi

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IUV18 TA <:HffiURGICA

di piombo con velocita di 200- 300- 400 metri, si ha pt'Oduzione di calor e oltr e alla deformazione del proiettile, calore che può ragg iunget·e i 330•. punto di fusione del piombo. In bersagli meno resis tenti, come per es. , mattoni, il pro iettile g iunge a rammollirsi ; ciò ne facilità la deformazio ne. Ques to fallo può avverarsi anch!j nell'or g anismo animale: per es .. incontrando le dure ossa d'un cavallo ; nell'uomo, dove simili resis tenze non hanno luogo, lo sviluppo di calore non ha alcuna importanza pr atica. Lo stesso avviene nei proiettili di fucili, com e é stato dimostralo da v. Coler e Schjernin~.

Di maggior enlità é la defot·mazioue delle palletle, la quale esercita un'influenza sulle fe rile. La prima deformazion e subiscono le pullette allo scoppio già dentro l'involucro dello s hrapnel : esse s i urtano vicendevolmente , e così si prod ucono dei facceltamenti, i quali nei nuovi sh t·a pnel (Darmancier) sono pt·eventivamente praticati ai due poli delle pallette per aumentarne il numer o. Le pall e rimbalzate presentano impress ioni e intacca lure irregolar i. Se la palla inconta·a un corpo piano resis tente, mediocremente liscio, s i prod uce un appiattimento, giacché le moler.ole de l segmento che lo urta sono r isospinle lateralmente. Lo deformazione diminuisce colla velocità: e:-;sa dimilluisce anche colla res istenza del bersaglio. ='l e i corpo umano la defot·mazio ne non è notevole: a d og ni modo pei"ò Je palle. ul'tando s pigoli ossei, come ne ha il cranio umano , possono essere profondamente incise o s pezzate . A cau!>a del loro maggior ealibro. le pallelLe esercitano una piu forte pt·essione idraulico che rio n Je palle del fucile : quest'ultime con V = 600 m. producono la m edesima p!'es sione di quelle co·n V = 300 m. III. E_f)etti s ull' organismo. - Sulla cute gli effetti delle palletle dello s llra pnel s ono più gravi di quelli prodotti dalle palle del fucile. Con ques te si hanno fori d'entrata piccoli, co n pochiss ima contus ione dei co ntorni. e fori d' uscita cos tituì ti da unfl soLlile lacerazione o da soLtili lacerazioni radiale. le quali possono anch e passar inoss erva te : solo quando coesiste lesione ossea o pt·ess ione idraulica, le perdite di sos tanza sono maggior i. Ben altrimenti a gis cono le palleUe sferiche : co n queste la cute a ll'orifìcio d'entrata o pr es enta solo contusione, oppure a questa s' a~giango no lacerazioni reg giate, oppui"e una parte ne è dis trutta con contusione dei margini o flue


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lacerazione. L'ol'ificio d'uscita è in gene rale più a mpio od irregolare, e ciò s1a che coesistano lesioni ossee o pr e!òsione idrodinamica , sia che solo le parli molli siano stulecolpite. Le fasce, le aponevrosi Pd i tendini non sono facilmente lacerati dalle palle sferiche. l tendini sottili sono spostati, la palla sulle larghe fasce può deviare od arrestarsi. Nei muscoli le pallelle animate da velocita non troppo grande producono canali del loro calibro: con V = 200m. c più questi aumentano s ig nificantemenLe a causa dPlla pres· sione idrodinamica. I g rossi e i piccoli vas i sono, coi proietti! i dei fucili animati ùa V = 450 m., cioé a circa 200 m di distanza, lace•·ati; colle pallelle sferiche lo sono medesimamenleanch e con veloci t.a minore, a causa della loro ma ggiort~ suportlcie d' urtn. Solo le palle cosi dette mo r te posson<, spostarli. N el cervello si hanno. a paritè di condizioni, lesioni piu g•·av i c o lle palle s feriche che con quelle dei fucili; ciò s i spiega col l o ro maggior calibro e colla derivantene maggiore pressione idrodina mica. N e l torace possono essere colpiti il cuor e, i g•·ossi vasi ed i polmoni. Il cuot·e si comporta come ogni a ltro musr.olo. Nei P•1lmoni il proiettile dei fu cili pr oduce canali s tretti a par eti lisce, e solo alle piccole d i staoz~:~ e fletti di pressione idr·odi namica con canali più ampi ed ot·ifìci d' us cita lur g hi e cincis chiali. Colle pallelle sfet•iche i ca nali sono sempre più ampi : l'orifizi o d'entra ta ~~ per lo pii• nettamente circolare, quello d'uscita é senza ecce1.ione più g ranùe e irregolar<'. Gl' i ntestini presentano ferile multiple: se essi contengo no materiale liquido o polliglioso, si possono avere effetti J i press ione idraulica con lung he lacrrazioni. Il mesenter e presenta fori uguali al calibro della pallelta. Il fegato e i reni. a causa della loro poca coesione molecolare e della loro ricchezza in liquidi presentano granrli dis truzioni. Dal punto immediatamente c(llpilo dalla pall a s i dipartono p1·ofoode lacerazioni. Gli orifici d'entrata hanno un diametr o di 1,5 - D cm. , quelli d' uscita anche di 10 centimetri. Lu vescica si compot·ta come lo stomaco. Nello stato di vacuità le palle sfer iche con pie· cola ve1ocit.a producono fori che non •·aggiungono il loro calibro: aumentando la velocità a umenta il diametr o dei fori, s iccb é con V = 300 metri si ha nella mucosa un foro del diametro d i 1,5 centimetri, e nella muscola•·e uno di 2 cen-


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R 1VlS1'A. CRJRUR Gl CA

timel!·i. l'ella vescica piena si hanno effetti di pt·essione idraulica. Sulle ossa le palle sferiche producono i m edesimi effetti delle palle dei fucili, se ne differenziano solo pel fatto della loro magg iore superlicie d'urlo e della loro maggiore defoi'· mabilità, il che fa si 01t e le cur ve delle ossa si appianino e si dis lendaoo di piu, si produca maggior numero di fessure da scoppio, i fori siano più ampi e la pressione idraulica piu forte. Gli es perimenti del Bircher dimostrano una volla di più che anche le palle sferiche dello shrapnel producono gli stessi effetti di cuneo, senza rotar e into t•no al proprio asse, che i pr oiettili rlei fucili i quali ruotano ; con ciò si dimostra e t•ronea l'opinione lll quale vorrebbe spiega1·e le fe!ls ure tipiche de lle ossa colla r·otazione del proiettile e non colla azione di cuneo . IV. Importanza tattica e chirurgiea. - Alle distanze di tiro di 1500-3000 m. le pallette dello s hrapnel da 8,4 cm. mettono per lo più fuo r i combattimento. Gli effeLLi di esse sulla cavaller·ia s ono più g •·avi che quelli prodotti dalle palle dei fucili: la diminuzione del loro calibro diminuisce l'efficacia della rosa di liro, e tale diminuzione non è compensata dall'aumento del numero delle pallette . Per mettere sicuramente fuori combattime nto deve il proiettile avere una velocità di 100m. al secondo ed una s uperficie d'urto di circa 85 mm' . Il s uo calibro non dovrebbe discendere al disotto di 10 mrn. Quanto alla statistica delle ferite prodotte dalle palle lte dello shrapnel , mancano dati r eali. Dalle considerazioni s opra esposte il Bircher s i crede antorizza to a dare la s egue nte percentnale : Fucile di fanteria. Shrapnel.

Tes ta

Tronco

Estremi la. superiori

Estremlt.a inreriori

20 10

15

30 30

35 p. 100

20

40 p. 100

La d i a[Jno::;i Lielle ferile prodotte dalle palle sferiche è in generale piu fa cile di quella delle ferile prodotte dai proiettili di fucili . le quali a grandi distanze producono spesso ol'ifi ci d'ent1·ata piccoli e o rifici d'uscita più piccoli ancor a. La diagnosi differe nziale tra le due specie di ferite,~ anche agevole : gli a1u pi, spesso circolari, orifìci d'entrata a marg ini lacero-contusi sono cara LLerislici: lo sono pure quelli di uscita. i quali si p1·es enlano piu laceri. Se però coesis tono lesioni ossee gli or ilìci d' uscita ct... i proiettili di fanteria saranno s imili a quelli delle palle s fe ri che.


IHVISTA CHlRURGIOA

o:n

Difficile i1 poi la diagnosi dilferenziaiH quantlo e~i~ lo no effetti di pressione iùcodinamica. La pro[Jnosi delle ferile da shrapnel è decisamente pii.L g rave ; la qual cosa. si spiega colla m aggior ampiezza df'gli or ifici cutanei, che pe1·melte m e~l i o ai gc t•mi infettivi di penetrare e coll' attrizione maggior e dei tessuti. Si aggiung a che le palle sferi che trasportano piu facilmente pezzi di ves timenla che non le ~olti li palle dei fucili . e pii1 facil mente esse riman gono nel corp o. Si può quindi dir e, senza esser e mollo lontani dal vero, che le fet·i te p1·odotte dalle palle s f~­ r i che, a differenza di quelle dei fucili, debbono conside1·at·si come più o meno infettate. Ques ta consiùe1·azione per ò non deve spinge1·e il chirurgo ad ansiosa alli vita: anche per queste ferile, second o il Birchet·, deve prevalere la massima che esse, nelle formazioni sanit~l"ie di prima linea, non debbono esser soggette a l occamenti colle dita sia a scopo diag n ostico sia a scopo terapeutico. Per la diagnosi ci limiter emo all' Ispezione e allu palpazione dei dintorni delle fel'ile, per la cura all'occlusione asellica od anlisellica, combinata colla fissazione in caso di fratture. N elle formazi oni sanitat'J U situate più all'indietro queste ferite verranno trattate /ege artis . Ciò posto, domanda il BJr chei', dove si debbono stabilir P. i posLi di m edicazione 1 di quali r ipari servirsi 1 Puichè mancano dati r eali sull' effìr.acia del fuoco delle moderne ar·ti~lieri e, possiamo prend er e l e m os::;e da quella data dai fucili. I posti di medicazione dei corpi che daranno i primi soccorsi si debbono stabilire quanto più e possibile vicini alla posiZIOne p rin cipale del fuoco di fanteria, ed in ogni caso a non più di 1000 m. da questa, e mai dietro r eparti d'ar tiglieria. Ai posti di m edicazione principali (sezion i di sa nita) in cui si dovra procedere all'applicaziont>. di m ~di cature più complicate o alla e s ecuzione di operazi oni, si pensera a cornbattimenLo finito: non è infatti possibile il tr asporto all'indietro dei feriti altra verso stradP. minacciate dal fu oco non mirato. Quanto a ripat•i si badi che il proiettile del ful"il e penetra nella t erra, alla distanza di f>00-60ù m ., per 30- 70 cm. La pal letta sferi ca invece al più 30 cm. Si può quindi trar parti to da~ le. eu nelle stradali , da piccoli ar gini e da terr apieni ar tificiali, quando l'angolo di caduta non è troppo gr ande. Anche la nev e p u ò trova1· utile impiego. Dagli espe~·im e nti eseguiti in Francia, Svezia e Svizzera risulta che un mur·o di n c Ye


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JUVI ::'TA CHl.RURGl C.\

dtJlla s pessezza di 2 m. è> suf'ficiente contro il li1·o di fucileria fi no a 1500 m. , e di l m. per le distanze maggiori. Contro il t.i ro della palla dello s brapne l baslerebbe un muro di neve spesso ·t ,~) m. Buon riparo otl'rono i mUI'i , specialmente quelli di rottami, c lte servono a limitare gli appezzamenti di ter reno nelle campagne. Meno efficaci sono i muri fatti con maltonir giacch<'• possono essere abballnli anche col fuoco di fucileria. Non t roppo efficaci sono gli alberi. Un bosco, per esser e efficace donebbe pr esentare a lti h·oncbi per una profondità di 80100 m. Anche i cadaveri posso no fornire un efficace riparo. Come é nolo alle tltslllnze di 5u0-1000 m. un pi'OÌettile di fucil e può ·Lrnpassar e 2-3 cor pi umani. Conli'O le pallette dello shrapnel sa1·ebbero sufficienti due cadaveri messi l'un dieti·o l'altro pei·allelam~n te .

L I' ca se proteggono bene, ma i pos ti di medicazione non d ebbono s tabilirsi nel loro inlemo, bensi fuori nello s pazio protetto dalla loro altezza e larghezza. Le palle p ossono delerminal'e incenùi, in cui miseramente pet•iscono ifel"ili. Cosi avvenne molle volte nella :<uerra del 1870 (Bor ny, Qu•'•rimont, S. Prtva l ecc.). P ericolosissime sono da questo p unto di vis ta le cas e coperte con tetto di pag lia, poicbè (ruesto è in lutti i casi trapassato dai proiettili, s ia di fucil i sia di s hrapnel. Una ca sa alta 10m. e larga altrettanto o ffre a lle ordinarie dis tanze di tiro dello shrapnel uno spazio protetto di 25-40 m. Il rapirlissimo sguardo che a bbiam dato s ul lavoro del Bircher g ioverà, spet•iarno, a farne comprendere l' importanza e ad indurre i colleghi a leggerlo. · G. G.

D taturbl o culari ed uditivi nelle atrezlont dentarie. - (Journal de médecine et de chirurgie, gennaio 1890).

PoNT. -

Il dotto r P ont ha studiato in modo particola re i disturbi che sopraggiungono nel momento della comparsa di un dente o nel cot"so di un'afl ezione gengivo- den tal'ia. Gli accidenti legati a ll' uscita di un dente son o soprattutto fr equenti nel momento della comparsa dei can ini tem poranei, vale a dire da due a tre anni, e nel momento dello


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spuntare del dente della saggezza. In quest'ultimo caso sono più abituali i disturbi uditivi, perché, come é noto, sono sopr·atullo i denti della saggezza del rnascellaro:: inferiore che pr·oducono accidenti. Nel fan ciullo, al eontrario, dominano i disturbi vi:>ivi e meritano di essere clinicamente conosciuti. I distur bi piu comuni sono la congiuntivite, la cheratocongiunlivite ed il bleforaspasmo. Questi accidenti sono molto benigni e scompaion0 facilmente quando sono solto la dipendenza dell'eruzione di un dente. Talvolta pero ess i sono una manifes tazione diatesica e la comparsa del dente è stata soltanto la causa occasionate. Se l'eruzione di un drnte s i complica con la congiuntivite, il fanciullo diventa tutto ad un tratto triste, le eongiuntive si iniettano e si nola una Jagrimazione quasi continuo: le convulsioni non · sono rar·e, e la temperatura può ragg iungere 3W ed anche 40•. Ques to quadL'O smtomatico somiglia completamente all'iniLio di una roseola, e facilmente si ca de in error e se non si pratica l'esame della bocca. l disturbi sen~oriali che sopragp-iungono nel corso di una affezione dentaria si osservano più comunemente dei pr·ecedeoti, perchè si riscontra no più spesso nei malati adulti che si osser·vano meglio e possono localizzare le lor·o sensazioni. Non solo possono essere prodotti dalla periostite alveolodentaria e dall'infiammazione della polpa, ma si possono osservare anche nella carie semplice di secondo g rado, sopt·atutLo quando si tralta d i una car·ie del colletto. Tutte queste complicazioni oculari, qualunque sia la loro oausa, possono esplicars i con la cong iuntivite, con la cheratite e eol blefarospas mo, come nel fanciullo, ed iuoltre ~on ~esioni del sacco iriùo-coroideo, con s uppurazion i dell orbrta o delle vie lacrimali e con disturbi della vista che possono in certi casi andare fino alla cecità. l disturbi udrtivi riconoscono le s tesse cause dei disturbi visivi, e si pu6 loro applicare quanto è: stato dello n questo pt·oposito. Ma se i disturbi vis ivi sono dovuti sopr·attutto alle affezioni della mascella superiore, per co:1trario i dist~rbi uditivi sono cagionati quasi esclus ivamente da quelle de1 denti inferiori. Questo fallo é molto importante a conoscere. perchò s i sa che m certi cas i il malato affetto da infiammazione de lla


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polpa solf1'e in tutti i denti, non può loca[izzai·e il dolore e non sa a quale ùente &tlribuire le solfet·enze. In queste condizioni, se egli accusa contemporaneamente dolori all'orecchio con o senza iperaC'usia, si é quasi certi che si tratta di un'all'azione delrarcata den taria inferiore o del lato co1·~ rispondente all'orecchio inlet•essalo. Questi disturbi uditivi suno stati poco studiati, e ciò non pertanto si osservano ft>r se più frequentemente dei distur bi oculari. Essi sono caratterizzati, ora da dolori sordi o lancinanti, ora da ronzii e da l'umori subif'ltivi difl'e!'enti, ora infine da una iperacu~ia più o meno molesta per i i malato. Furuoo segnalati casi di sordità s0pragg1unla nel corso una peri ost.ite e scomparsa dopo l 'avulsione del dente malato. Laonois d'altronde ha notato da molto tempo che gli in· dividui con cattiva dentizione hanno frequentemenie una diminuzione più o meno pronunciata dell'udito dipendente da alter azioni d1~l la membrana timpanica. Queste complicazioni sensoriali delle affezioni deota1·ie pre!lenlano un certo nume1·o di caralleri comuni: 1• e:ìse s'iniziano nel corso dell'affezione che le ha pr·odotle; 2• questi disturbi non presentano alcun sintomo speciale, patognomon ico, che permetta di Jifìerenziarli dalle affezioni oculari od articolari analoghe, ma da causa differente. Soltanto l'esame della bocca e dei denLi permetterà di fare la diagnosi eziologica; 3• infine rJuesli disturbi sccmpniono quasi sempre dopo la guarigione o l'avulsione del dente malato. Per cui in presenza di una pe1·iostile al veolo- dentar1a complicata da disturbi oculari, il più spes&o, si impone l'avulsione, e, tranne indicazioni particolari, non si deve pensare a conservare il dente. Anzi fa d'uopo inlervenil'e il più presto possibile, pe1·ché in caso contrario i disturbi sensoriali C'ontinuano a !"volgersi, le l esioni si aggravan o, acquistano diritto di cittadinanza e non scompaior.o più con la causa. B. HENRY DAVlS. - Le

ferite d'arma da fuoco nell' ultima g uerra greco-turo a oon os.. rvazlont sopra l moderni prolettill. - (Militiirar~t, N. 37, 1898).

greci erano armali col fucile francE>se L e Gras. I turchi avevano in part e il fu ci le Marlini- H enr·y ed alcune brigate possedevano il M aul>er· a r ipetizione. T utti i proiettili estr·atLi


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ai feriti nell'ospedale di Cale id e provenivano dal fu cile Martini-He nry. l p1·oiettili Mauser spiegano una gorand e forza di penetJ·azione e trapassavsno l t~ ossa senza produrre scheggie, come altri proiettili. Dai turchi e dai greci furono usati ~hrapnel e bombe; le bombe schiantano pietre e fran gono le roccie eposso no cosi produrre g randi distruzioni. Si è osservato che i pmiettili di sl11'apnel, che consistono io palle di ferro circonclatc di un mantello, portarono pochi danni in questa g uerra. La ragione di ciò bta uel fatto che le bombe come p1·oieltili e~pl os ivi possono p1·odurre g r avi gua$li anche a g randi J is lanze mentre g li s hrapnel perdono la loro effica cia a g randi di stanze. In generale le lesioni pl'odotte da proiettili di fucile I'UJ•ono non molto g ravi. Per lo più il proiettile non s i arresta va ma trapassava completamente la parte colpila. Ai due fori estet·ni del suo trag itto si osservava una piccola cavità di colore azzurrognolo, la quale si poteva assomig liare al morso di una sang uisuga lre gioJ•oi dopo la s ua applicazione. Generalmente i due fori d'entrata e d'uscita non presentavano tra loro alcuna differenza. Spesso i margini della ferita d'ingresso, erano atlondali e rientranti e specialmente quando il canale della ferita era obliquo i detti marg ini erano t·olondi e frastagliali. Al foro d'uscita si vedevano ben di raro i marg ini at·rovesciati in fuori. Le ferite apparivano per I'egola piu piccole del proiettile. Jl canale della ferita t.a.lora non ha rappor to alcuno colla lesione esterna perchè il pt•oiellile nell'interno dell'organismo fa una rivoluzione sul suo asse. Dal pr oie ttile vengono spinti nella ferita corpi estranei come bt·ani di vestito, i quali co1·pi son poi causa di suppurazione. Questo pericolo è assai minore coi proiettili do tali di g rande forza di penet1·azione Se le ossa sono fra tturale il piu delle volte i frammenti si mantengono i11 posizione normale ed in tHl caso la diagnosi è spesso difficile. Le lesioni delle es lt·cmilà s uperiori g uat·ivar•o, in confronto di quelle delle inferiol'i, piit facilmente e piu sollecitamente. Più lente e piu difficili a gunrire , sempre in seguito a frattura comminuti va, furono le ferite Ja proiettile del calcagno e del poplite. In seguito a f.wite può iosorget·e l'osteite e la perios tite. Una fe r ita dell'ai·ticola:t:ione del ginocchio per at·ma da fuoco terminò c olla gunrigione senza supput·azione. In un caso di ana log a lesione il malato mori per· embolia polmonule quando la ferita era qua:;i giunt.a. a g uarigione. Nelle les ioni d'arma


TUVISTA C'HffiURGICA

dn fuoco ùelle pt1rti molli si osRervò di fr~quente la contrasione senzn ferita esterna con frattura delle ossa sottoposte al punto colpito specialmente delle costole. Se il proiettile colpisce parnllP-lamente a lla superficie si possono osservare lacer1lzioni dei tessuti. 11 p•·oiettile può perforar e completamente la parte senza s ubire alterflziooe alcuna della s ua forma, e può d'ttltra parte deformarsi ed ancbe fende rsi senza che ne s ia nvvenuta frattura di ossa. In un caso di lesione del polmone il proiettile si è potuto vedere coi raggi Rootgen. L'individuo ferilo an dò soggetto a polmonite quindi a pleurite con empiemn. l l pus fu evacuato e finalmente il proiettile si è i11capsulato. Le feri le più gr avi sembrano quelle che interessano il bacino c l'addome. La pioemia fu la più frequente successione morbosa di 11ues te lesioni. In un caso che presentava sintomi di g rave emorragia interna fu eseguita la laparotomia, e fu diagno~ticnta rotlu1·a di milza; ne !C't>gui completa guarigione. l moderni proiettili del fucile tedesco Mauser e del fuciJe Lee-Metford usato dagli inglesi consistono in un nocciolo di piombo pl'ovvislo di mnntello di nikel. Si dovrebbe ammettere che questi proiettili, nel colpire il bersaglio, si appiattiscono o si perdouo, ma questo fatto é tutt'altro che costante. Nella spedizione del Chilral i soldati in g lesi vedevano che i loro proiettili apportavano poco danno al nemico; essi pertanto ebbero l'idea, seguita poi da buo n risultato pratico, di aspOJ·tare l'apice del pr oiettile, oppure consumarue l'involucro cool'r-icandolo contro una pietro dura. La fo rza di penetrazione della palla Lee-Metforri è cosi rag-guarde "o le che a grandi distanze produce lesioni piu g randi che a distanze minori. Il fucile Lee-Melford ha un proiettile il cui apice di piombo molle sporge a nudo fuori del mantello. Jn causa di questa particola rità di costruzione, il proiettile nel colpit·e il ber saglio si fende in due parti, di cui una coperta del mantello di nickel resta inalterata, l'altra di piombo nudo !:'i appiallisce, si stacca dal resto del proiettile penetr·a più ol t•·e e produce nel corpo le più gravi distruzioni. L'ult1mo tipo di questo proioltilc, i così detti proiettili Dum-Dum, sono fa bbricati nell'India; essi sono una modificazione dei descritti pro•ellili Lee-MeLford e possiedono un mantello più sottile ed u:,·apicc più corto. Essi fino ad ora sono stati adopentli in guerra contro tribù liroiLrofe. Si vort'ebbe da alcuni cons ide-


RIVI !':'!' A OJUR U H(; li.' A

rarli come proiettili esplosivi. e quindi da escludersi in guerra a mente del trattato di Pietroburgo, da altri no. ELI a pl'Oposito di una questione posta nel Parlamento inglese sulle qualita esplosive del proiettile Dum-Dum il British medical .Jour1tal dichiarò che quel proiettile non può ritener si come esplosi v o nel senso del trattato di Pietrobur go. C. P.

Anesteaia locale o generale ? (Semaine méd., N. 6 e 10. Med. R eeord , febbraio 1899) .

Cecr, B AlY, ARANSON. -

Gli e11tusiasmi coi quali venne accolto il clor·oformio nella pratica chirurgica furono, a breve scadenza. se~uiti da un certo sconforto, che i11 laluni fu anch e causa di avver·sione a questa preziosa conquista della tentpeutica moderna; e ciù perché nei primi tempi la statistica delle cloroformizzazioni dette una percentuale di morli non i nsignificante. Si pensò naturalmente a tt'ovare qualche succeda11eo del cloroformio e si pensò sopeattutlo alla possibilità di sosliluir·e all'aneste~ia generale, quella locale. Il Reclus in Francia se n'é fatto uno str·enuo J!r·opugnatore ed ha praticato colla sola anestesia locale ogni genere di oper·azioni, non escluse le amputazioni, l e disarticolnzioni, molt(~ cure r adicali di ernie e perfino l'estirpazione del gozz0. Egli inietta da '• a 14 si r·ingh e di Pravatz, di una soluzione 1 p. 100 di cloridrato di cocaiua, avendo la cautela che il malato sia in posizione perfetbtmento orizzontale, e facendo l' iniezione in modo gr aduale e continuo, man mauo che la si1·inga penetra nello spessore del derma, oppure in modo r etrogrado, man mano che la si ritira; e ciò allo scopo di evitare un· azione tr oppo rapida della cocaina, nel caso che l'ago vada a scai·icarsi in una vena. Per ottenere un'azione anestetica più pr t•luu3a ta e più attiva il Kummer consiglia l' applicazio11e di una fascia di Esrnar·ch. al disopra del luogo ove si praticano le iniezioni. Il nostrn C eci cr·ede egli pure che si abusi un po' troppo dell'anestesia general e e che il suo impiego sia ac;sai più dannoso di quello che lo (\imostr ano cer·ti r C'soconti sta tistici. :ze~er~lmeote impronl &:li ad un soverchio e !>pesso stuolinln olllmJsmo, senza contare che le slatislir·he t ra scnrano all'alto l e conseguenze tardive dell'anestesia O'enerale cile s 0 110 m er10 Jacili a riconoscersi e sulle quali le ~icerche 'eli n i che comin· Ciano solo du pochi anni a gettare llll po' di luce.


RIYISTA <:RIHL'RGi l'A

Per quel che concerne la tecnica dell'anestesia egli <·••nsidel·a come molLo importante l 'associa1·e r azione locale della cocaina con q uella generale della ltlOr fina. L'in iezione della mor fina deve pr ecodere quella della cocaina e la dose 1nas· sima da l ui impiegata é slaLa da 2 a 3 centig. nei vecchi, la d(lse min i111a 'luella di l cenlig. nei g iovan etti: la soluzione di cocaina dai lui adolla ta é di 1 g rammo su 200 grammi di acqua bo1·ir..a al 3 p. 100; che deve esser e ùi fresco prepar ata e ma1 sottoposta all'ebollizione. Egli ha eseguilo con l'anestesia l ocale 1298 opera zi oni ed ha t1·atlo dalla sua lunga espe1·ie11za la convinzione c he l'ane~tesia morfìno-coeainica dUJ•a piil a lungo che non l'anestesia cocainica semplice. Si è voluto sperimentar e anche l'anestesia m ista e Bt~z y la consiglia s pee1al ro ent1• per le operazion i da eseguirsi nelle ,·i e uri nal'ie. N ei soggetti molto impJ•essionabili e che vogliono essere anestetizzali acl ogni costo. anche per· oper azioni di breve du· durata, egli fa In toilette del cnm po oper atori o adoperando in ult.i mo una soluzione di cocaina, quindi si accinge all'anestesia generale e, non appena il malato comin cia a r ussare, esegue l'oper azione. È insommo indubiLaLo che l'anestesia l ocal e può Pender e incoutestnbili servi gi; ma é dessa iu grado, nel momento attua le, di sostituire compl et amente l'anestesia gener al e i' E i danni , che a questa seconda forma di anestesia ve11gono i m putati, non si possono evitare in g randissima parte se non iu totalita? Emi! Arl\nson , che ha fallo una estesa prat1ca nell'amministl'are clor ofo1·mio, r iassume l e principali regole da tenersi nell'eseguire una cl01·ofor mizzazione. Non sono 1wecetti cbc abbiano il pr of'umo della novità, ma tnnlo interes~an le è l 'a rgomento, che non é inutile i l ripetere anche cose nella massi ma parte g ià note, quando si di cono sanzionate da una lunga espe1•ienza. L'A ranson ha ratto la sua prati ca nelle 1ndie del Sud, e sopra mol te migliaia tl i cloronarcosi eseguite in perS(> ne di tulLe l e età e d'ambo i sessi , non ba avuto un solo caso tli!>g r oziato. Per es:se1·e un buon clor oformizzator e, egli dice, non bnst.a sapere come deve amministr ar si il cloroformio, ed é veram ente a depl o1·ar si che i nostri gi ovani medici escano dalle università senza mai avere adoper ala la maschera clol'ofor -


RIVISTA CHilWRGlCA

52 V

mica, mentr e poi pos::;ono trovar si, e si- lrovnul) difHlli, a dover e assistere qualche oper atore an piccoli paesi, nei qual i vien loro affida ta la clorofor·mizzazione, come se si tratla~Sse della cosa più elementare. Par e inutile r ipetere che l'ammalato non deve aver preso nutrimento solìdo da '12 ore almeno, o che, primi} di dare l'anestetico, il medico deve esaminar e scrupolosamente il pol so ed il cuore del paziente, informarsi delle sue condizioni gen erali e fare anche l'esame delle orine. L 'esistenza di una b1·onchite, di una nefrite o di una condizione ateromatosa dei vasi sanguigni, un cuore debolfl, una degenerazione gr assa del centro circolatorio, un'eutìsema cos tituiscono le vere indicazioni per decirler·e se debba preferirsi l'anestesia locale o quella general e ed in questo secondo caso quale sia l'anestetico più conveniente. l n tutte le condizioni sopr·accennate l'ete1·e è controindicato per ché, aumentando l 'azione del cuore, la pressione sang uigoa può esser causa di emorragie ddi vasi indebolili. Secondo Porter tanto l 'eter e che il clor·ofOI'mio producono l'anestesia in ducendo unn deossi~ena zio ne del sangue. L a rapida inalazione dell'etere produce una r npida o~s idazi one, che esaur·isccla i rrilabili tà rifl e::sa l'espirator·ia, d'onde l a tendenza alla sospensione della r espir azione ; e la stessa r apidità d' inalazione causa poi un eccessivo liusso dalle mucose bronchiali, edema pol m onar e e, qualche volta, ciò che é chiamalo pneumonia secondaria da anestesia pe1· etel'e. Un reeeote articolo di Hinckel m ette in gum·dia i pr atici contr o il cloroformio n ei soggetti l i nfatici e specialmente raccomanda .di non usar lp nelle operazioni della bocca per· vegetazi oni adenoidi. Se n e conclude quindi che non si deve nvere nessuna preferenz a per il cloroformio, né per l'eter e, ma sceglier e a seconda dei casi. L 'an estesia deve esser e e!"eguita in una stan za vicina a quella delle operazioni ed é regola avere sempr·e un assistente vicino, per qualsiasi evenienza. Dice i l P o r te1·, che in tutti quei cnsi nei quali esistono indizi non dubbi di una sla:;i del fe ge lo, dei t•eni, o di alterazioni di s tr uttura del cuore o dei polmoni, e l'opera zione sia necessar ia, il medico dov1·ebbe p1·ima di accingl'r si all'operazione, esi g er e una dichiarazione sc1·itta dall'operando, per gar antir e l a pr opria r esponsabil ikì.

3-l


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rnV1STA OHffiURGI CA

Il cloroformio deve essere di fresco preparato; e il cloro· fonnizz.a tore deve notare il tempo impiegato per eseguire lu narcosi e la quantità dt cloroformio resasi necessar ia. Nella camera non si deve fare conversazione e specialmente rac· conti di cas i che possano impressionare l'operando. Un precetto molto imporU.nte, eppure molto tt·ascur ato, è q~J.ello òi non cominciar e l'operazione prima che il r ilascia· mento dei muscoli sia completo. Uno schock o una paralisi cardiaca suno spesso causate da una impazienza dell'operatore. Durante l'operazio ne il dovere dell'anestelizzatore è di vegliare sul polso, sulla res!Pil'aziooe e sulle pupille; non deve intavolat·e conversazioni con chiccbessia, ma rivolger e tutta la sua allenzione al paziente, della cui vita è , spesso, più re· sponsabile che non l'operatore. Quando egli deve esaminare il polso farà meglio a vegliare quello carotideo, a nziché quello r adiale. Il pallore o la cianosi della faccia, la eccessiva miosi o la saverc hia midriasi de"lle pupille sono seg nali d1 per·icolo. Se il paziente tiene gli occ hi tr·oppo aperti, o li riapr~ quando l' anestetizzatore tenta di chiuderli, siamo probabilmente in prossimità di collasso. L' anestetico deve esser dalo con lentezza e la maschera non deve esser troppo vicina alla faccia, specialmente in principio, quando il paziente lotta contro l'anestetico ; ma si deve lasciar passare a nche una discr~l n quantità d'aria. Se lfl r espirazione dovenla ster~orosa il narcotico de ve ess ere sospeso. Per prevenire la caduta della ling ua all'indietro alauni ado· perano speciali pinze, altri consigliano uno spillo di s icurezza . L'a nestetizzatore deve es sere sempre preparato a complicazioni inllspetlale che possono sorgere durante la narcosi. L'alcool, la stricnina, la caffeina, l'olio canfot·alo debbono essere sempre a portata di mano, ed appena sianvi sinto m• a llarmanti la testa del paziente deve essere abbassala e deb· bono farsi s ubito iniez:ooi di qualcuno di questi medicamenti. L'anestetizzatorn deve anche aver fatto una certa P•'atica nell'eseguire la r espirazio ne fl rlificiale, che non è certo una cosa troppo semplice. In FPancia alcuni medici ado perano la fus tigazione delle piante dei piedi; da allri sono raccoma ndate le frizioni t·apide della r egione ùel cuor e e le inalazioni di ossigeno. Tranne in ca~i di estre ma necessità n011 devesi clorofor Jnizzare al lume del gaz.


RIV!STA DI OCULISTIOA

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Per diminuire i pericoli dell'anestesia molle cose sono state consigliate: 1• l'alcool; 2• la morfina, che da P orter é raccomandata alla dose di 1 cc nlig. e 1/., prima dell' inizio della clor onarcosi; 3o Ruskmore trovò diminuiti, anzi aboliti, i cattivi e tfeUi dell'anestesia da lle iniezioni di ·1 centig. di soluzione di Magendie con 1/ 110 di grammo pi solfato d'atropina ; 4° ~.;n altr o s ct·Htore soggiunge che il paziente deve annasare della polvere contenente il 10 p. 100 di cocaina; 5' per prevenire la sincope nei malati di cuore il dolt. Sc hilling ra <.:coma nda di cominciare alcuni giorni prima la sornminis trazione di un infuso di digitale e, quando l'operazione debba essere immediata dopo qualche accidente, si faccia una iniezione ipodermica di digitalina. È dimostralo che cardiaci trattati in tal modo non hanno risentito alcun danno da cloronarcosi proLt·a tte per due ore e più. Per sollevare dalla naus ea dopo la narcosi é consigliabile un panno bagnato nell'aceto messo sopra il naso e la bocca del paziente. Per diminuire la depressione nervosa dopo l'operazione « shock chir urgico • sono da r accomandarsi le inala zioni di ossigeno; i piedi del paziente ctebbono essere sollevati, e la testa abbassata, mettendo qualche cosa di caldo ai piedi e faceudo enteroclismi pure caldi.

c. f.

RIVISTA Dl OCULISTICA P ERoENs. -

n protargol nelle tJI'ezlo.ol ooularl. -

(l{lin.

Monalsbl., 1898).

n prOt&rgolln terapeatio& Ooalare. - (SO· ciete d'anatomie de Bordeaux, 1898). E. BRAUNSTEIN. - Il protargol nelle malattie degll ooohl. - ( Wraich. , 189R). M. VALUDE. - n protargol nelle ott&lmle. - (Le P r ogres m édical, N. 29, 1898). GINESTO US . -

Secondo le osservazioni di queo;:ti vari autori, il prolargol deve esse t'e considerato come un rimedio effica ce in alcune malattie ocular i. Pergens lo raccomanda in soluzione del


ò32

RIVISTA DI OOULl tiTICA

2 p. 100 in tutle le congiuntiviti acute (3 e più volle al giorno) e sopraLtutto in soluzione del 10 p. 100 in iniezioni nelle dac r·iocis titi suppurate. Riesce poco efficace ne lle infiammazioni scro folose e nelle blefariti croniche. Due cas i di oftalmia purulenla dei neonati, tra tlati lulle le ore con soluzioni al 2 p. 100, sono g uariti in 8- 13 gior ni; però in uno di essi non esist.evano gonococchi, mn s tafìlococch i mes colati a bacilli pseudo-diflerici. Ginesto us ha fHioperato con s uccesso questo rimedio io vari casi dr hlefurite, sotto forma di pomata, composla di 1 gl'nmrno d i prolnrgol e di 15 gr·ammi di vaselina; con ins uccess(l nella cong iuntivite catarrale ed in quella g ra nulosa (sotto fo1·ma di collil'io nl 5-'10 p. 100 c di spennellature), nella dacriocislil.e (in iniezioni nel canale lagrimole). Braunslein consiglia il protar·gol nelle malattie secretive della congiuntiva, soprattutto nella blenorrea gono rroica, io quella ,)el sacco lag r·imale, nelle s uppurazioni della cornea. Valude infine lo trovò efficace nelle congiuntiviti calar·rali, n elle oltalmie flittenulari, spingeodo lo fino alla dose dEII 20 p. 100 in questi casi semplici; tanto che lo proclama un rimedio commende volissimo, anche pel falLo che provoca poeo dolore. P erò si addimÒstrò ins ufficiente e di molto in feriore agli atLri rimedi, specialmente a l nitrato d'ar gento, nelle oltalmie g ravi. Sicchè conclude che il pr otargol può prescriver si vantaggiosamente come s uccedaneo del nìlrl\to d'argento Umzi prefer ibile a questo pel poco dolore) nelle forme sem plici ; ma nelle forme g ravi il suo uso é inefficace e dannoso. anche portat.o alla dose del 50 p. 100. Cf} .

Le tniestoDl •otto-oonghuaUvaU 41 cloruro eU •odio nel 41at&ooo della retbaa. - (A r chioio di Ottalmologia, anno l V , vol. IV, fase. 1-2).

LoDATO. -

Secondo l'A. , le iniezioni solto-congiunLivali di clo ruro di sodio negli scollamertli reLinici di datt~. rece nte danno dei mig lioramenti pita o merto notevol i, che possono raggiung<'re anche la guarigione con il r istabilimento della vista e del campo v:isi,·o. Il miglioramento é ra pido e si manifesta già dalla p1·ima iniezione, qualche volla dopo la seconda o la Lerza. Se due o lt·e iniezioni sa 80no addi moslrato inefficaci, è inuttle d' ins is tere.


RfVISTA DI OCOLISTIOA

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Riescono specialmente utili negli scollamenti reti n ici dei miopi ed in quelli traumatici i però h~:mno minore efficacia, se esiste intorbidamento notevole del vitreo. Non provocano mai, o quasi mai, dolore; non presentano alcun inconveniente, se condo la esperienza personale dell'A. cq. Cara della oouglUDthlte graualosa ool solfato 41 rame a ..ootato all'acido sallollloo. --(La Semaine médicale, N. 7, 1899). Il dott. Blòbaum constatò che é utile, nei casi di congiun· li vite granulosa, i'associare il solfato di rame- rimedio classico del tracoma - all'acido s alicilico, il quale distrugge le g ranulazioni senza influenzare le parti sane della congiuntiva, esercitando un'azione analoga a quella che produce sui noduli di lupus. L'A . si serve di queste due sostanze sotto forma di poma ta a cui aggiunge cocaina per diminuire il dolore, e che egli formula nel modo s eguente : ~ Solfato di rame Acido salicilico ana 1 g rAmmo Cloridrato di cocaina 10 grammi Vaselina M. - Uso esterno. L'esistenza di ulcerazioni della cornea non sarebbe una controindicazione all'uso di questa pomata. E. T. B. BIANCHI.

- Della cara del glaucoma. - (Bolleit. della

Soc. med. chir. di Pavia), 1898, n. 4.

Da un accurato studio sul diverso m odo di comportarsi degli esiti nella cura del glaucoma, l'A . trae le seguenti r:onclusioni: 1• L'iridectomia è il mezzo più efficace per combattere il glaucoma, tanto maggiore ne è l'efficacia quanto piu presto essa viene pra ticata. 2• L'iridt·ctomia può essere utile in tutte le forme d t glaucoma, tranne che per l'emorragico. 3° Nel glaucoma emorragico ed in quei casi di g laucoma cronic:o semplice nei quali si abbia scarsa od abolila perce-


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RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

zio ne visi va , con abolizione o forte diminuzione Jella ca m era anteriore, come anche in quegli indh·idui che per le condi· zioni loro di degenet·azione 11leromalosa fanno temere gravi emorragie, l'operazione di scella é la scleroLomia. 4° Le condizioni della facollA visiva in quegli occhi g lau· comatosi nei quali l'irideclomia venne praticata a tem po, su· bi sco no dei miglioramenti i quali si riferiscono più n li' a m· pliamenlo della funzione Yisiva del campo visivo piuttosto che all'aumento del Yisus. 5' I miosici non bastano per sé stessi ad arrestare il pro· cesso morboso, s pecie se questo abbia assunto un decorso cronico; sono i11vece eccellenti mezzi ausiliari negli alti o~e­ ralivi. 6" Le paracenlesi comuni hanno importanza g randissima come utti operativi che s et·vono a predispor t·e un occhio a subit•e un' alll'a operazione più grave, o cu me comple mento di curil. te.

RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE P. T o ., tM .\ SO LJ.- Dell' lmportt.nza della blenorraala eU fronte all' lndlvlduo ed alla razza. In una splendida confer enza, nella quale non si sa se ammira re d1 più l' importanza e la s erietà degli studii o la smaglin nle fot·ma coll11 quale sono presentati. l' O. deline a maestre voi mente quale s ia l'importanza vera del proces s o blenorragico; quale la responsabili lA del medico che lo cura; quali gli effetti prossimi e t·emoti sull' individuo contagiato ; quali gli effetti nella famiglia , nelld società . sulla razza . La blenorrag1a é 1'1·a le affezioni veneree la più diffusa, e quella a cui si dà meno im110rtanza ; e d è for se appunto la più diffusa pel'chè le si dà poeil imporLanza; contro di essa ness uno può vantare impuni tA di sorta, nè congeniLe , n,> acquisi te; è ca pace di fat·e ammalare tutte le muccose che più sono allo s copet·lo e che più sono a dope1·ate per le ne· cessi là della vila; presenta quasi costantemente la più spiccata tendenza a non_ scomparire del lutto; è infettiva al più a lto g1·arlo quando è acuta, ed anche allo s tato cronico e latente non cesso di mantenersi con tagiosa.


RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA. PELLE

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Nell'uomo la blenorragja affetta comunemente l' urelra, ma non risparmia il sacco balano- prepuziale, le g landule di Cooper , la prostata, le vescichette seminali, i testicoli. la vescica e su su tino ai reni, producendo pieliti e cistonefr·iti, che possono essere accidenti funesti . Nella donna due sono i punti pr ediletti-: la vulva e l' imboccatura dell' utero; questa piu importante della prima potendo cagionare le pio-salpingiti, le ooforiti, le cis ti ovariche piogene e magari anche le peritoniti. Ad ambo i sessi appartengono le blenort·agie oculari ed anali, le adeniti e le sval'iale man ifestazioni del processo blenorragico come i disturbi del sistema digestivo e di quello cardio-vasale, il re umatiRmo blenorr·agico, le pleurodinie e le pleuriti essudative, le nefriti non da propagazione per la via uretro-vescicale, talune forme di eritemi, l'orti· caria , la porpora e certe dermiti acute o cronic he, diffuse o circoscritte, nonché tutte lP- possibili e non r are forme di artropatie, dall'idrarto all'artrite, dal r eumatismo poliarticolare al periarlicolare, e finalmente tutte le possibili affezioni blenorragiche del cet•vello t1 dei net•vi perifer·ici, dal delirio alla follia, dalle l'orme menin gitiche alle fot•me apoplettiche, dalle meningo-mieliti alle nevriti perifet·iche, da tutte le for·me di nevrosi a tutte le variet-à di nevral g ie. Per quel che rig ua rda l' i11dividuo nei suoi r·apporli colla famiglia e colla società basterà ricordare che pochi guariscono di una blenot·ragia~ che una uretl·ite cronica pu6, per uno stimolo qualsiasi, tornat•e ad acutizzars i e quindi ad acquistare un grandiss imo potere contagiante; che infine anche il secreto di u11a uretrile cro11ica o meg lio di un processo blenot·ragico cronico ha in sé la capacità di tra• smeller e le blenorragie. " Certo non L•.1tte le urelriti croniche sono contagiose, e~~:li dice, e qunndo Neisser afftlrmava elle la contagio.'ità della blenot·ragia cronica •~ facoltativa era certamente nel vero. Per la contagiosità occorre che nei secreti di tali ut·ett·iti sien presenli i gonococchi od allro che li equivalga; e non sempre ~e uretrili cr oniche portano gonococchi, non sempre portano ' loro equivalenti. Ma pita spesso, aliimè ~ i gonococchi ci sono anche se attenuati n el torpore e nell'esaurimento della mucosa, da cui traggono amala pena gli elementi necessari ad una sopravvivenza stentata cd in er·te . Ed ulle giovani spose che vanno incontro, piene di timido, insaziabile ardore,


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R IVISTA DI MAL.ATTIE VEIS"ER EE E D ELLA l'ELLE

alle ebbrezze delle notti !lnsimate e fati cos e, cui la luna di miele rischiara, la profila ssi de lla blenor ragia non bn che un grido sol" da gettare: s i salvi chi può ! " Per ché quei gonococchi r iotanati, intorpiditi, late nti nelle mucose possono essere r.hiamati , per una eccitazione quals ias i, a nuova vila, a J un n più rigoglios a prol!ferazione. E n e lle no Lli a ppun to , cui la luna di miele sor r ide c'è l'orgia del Cl)nvit.o, c'è lo s trapazzo delle fe ste e del viaggio, c· è l' e>ccitazione car na le in usata , c' i• lulto insomma pt:<r che dentr o a ll'Ut'èlra dello sposo - c he negli anni giovanili pagò, senza l'~t ll o, a Venet·e il suo tt·ibu l.o di lacr ime .. .. . con gonococchi - la tromba squilli e, come la voci\ di Ezecltiello, faccia r isor ger e magari anche i morti. • E ' JUali potranno essere gl i effelli fi s ici e mot·ali di lulto ciò , ognuno può di leg g ie ri immaginar·lo: fi sicamente il con la l{io con tutte le possibili conseguenze sopra descritte: m oralmen te il sospe tto, la sfiJucia, le liti , la perdita della pace do mestica, la rolLu•·a della felicità coniugale. E s e per mnla combinazione l' infezione così tras messa passa inosset' vala o mis conosciuta per la mil~zza dei sintomi o per altra cagione, l'oltal mia blenori·agica dell'atteso prodotto dell'amore e per fino la s ua cecità potran no esse1·e il coronamento dell'opet•a, la conseg uenza di u na infer mità , che l'a mma laLo ha sempre chiamato un raffreddor e e che il medaco non ha mai ab bas ta nza preso in considerazione. Tutto q uesto s i potrà logicamente r·i petet·e per ciò clte r i· g uaa·da i ra ppor ti tra l' individuo e la società. E per dimostrare fi nalmente quale infl uenza possa a ve1•e la bleno rrag ia sulla t·azza l'O. prova s ulla base di numet·ose slatastiche che un grandiss imo nu mero di coloro che han no s offel'lO blenon agia complica tn da orchite, più a ncora se da orchi te bilater ale , prese ntano azoos permia ; che gli zoos permt di colot·o c he hanno soffe rto blenorragia , anch e senza complicazioni teslicola ri, sono dotati di poca vitalità ; che molte do nne, nelle qual i la blenorragia ha attaccato la mucosa ute· l'ina , s ono poco disposte al concepimento; che insomma nella g ra nde magg ior anza dei matrimoni sterili s i trova come dalo a namnes tico la blenor rag ia. - Glunder, pe r esem pio, la tt·ov(l nel 15 p 100. - Le ragioni sono ben facili a comprender·si. Ora, poiché una t·s.zza no u prolifica , si a vvia s ulla tris te china della decadenza, ne consegue log icamente c he la blenor t•agia deve as criversi tra i fa ttori non ultimi della deca denza della r azza. c . f.


Rl\'ISTA DI M:AI.AT'TIE VENEREE E DELLA PELLE

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L'aoldo plorloo Della our& dell'eczema. (La settimana medica, 7, 8, 9, 1899).

F. RADAELr. -

Gli studii ai quali l'A. si riferisce sono stati fatti nella clinica dermosifilopatica di Firenze, direUa dal pro!f. C. Pellizzari, e ciò a garanzia della serietà delle conclusioni che il Redaeli, suo assisten te, ci espone. L'acido picrico fu introdotto nella terapia dell'eczema dal nostro prof. Bufalini e dopo di lui e stato sperimentato in Italia e all'estero con varia fortuna. Nella clinica di Firenze l'acido picrico fu atloperato sopra 26- ammalati, '15 dei quali n'ebbero uno spiccato beneficio, superando in breve tempo lo slndio acuto della malattia, la quale, in parecchi di essi , aveva per lungo tempo res istito ad altri matodi di cura. Degli altri 11 ammalati, 4 migliorarono notevolmente, ed in 7 l'esito fu completamente negativo, senza però che ne risenli.ssero un vero e proprio peggioramento, poiché se in qualcuno di essi vi fu in principio un certo aumento dello stato congeslivo, dell" edema e del numer·o delle vescicole, questo apparente peggioramento scompa rve rapidamente con una cura più appropriala. L'applicazione del rimedio era falla in un moJo mollo semplice. Liber·ata la parte ammalata, coi mezzi più oppot·· tu n i, dai prodotli secondarii, tagliati i peli il piu corto possibile, veniva fatta una pt•olungata lavanda con ac iJo borico. Asciugata la. parte, si faceva una spugnatura c0n un batuiTolo intriso in una soluzione satura a ft'eddo di acido picr ico; si -sovrapponeva alla parte ammalala uno cotnpressa bagnata nella s tessa soluzione e strizzata ; finalmente uruo stt·ato di cotone idrofilo più o meno spesso secondo l'abbondanza della secrezione. Applicati pochi giri di fascia, la medicaturtt veniva lttsciata in sito uno o due giorni, prendendo n o·rma, anche in ciò, dalla secrezione e dai fenom eni sogg ettivi. Queste applicazioni producono io principio un senso di vivo bruciore, che ces:::a completamen te dopo 10-15 minuti, per dar luogo ad un senso di sollievo dovuto alla scompar sa del prurito. Tutto sommato l'autore crede di poter venire alle seguenti conclusioni: 1° la medicatura picrica e da provarsi negli eczemi acuti e nelle riacutizzazioni degli eczemi cr·onici ;


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RTVlS1'A DI TERAPEUTfCA

2° ({uando essa é beo tollerata, il che accade nella maggioranza rlei casi, porta All'ammalalo, dopo un breve pe riodo di brucior e, un notevole sollievo, a ccompagnato ({uasi sempre da uno spiccato miglioramento dei fenomeni obietti vi ~ 3° questo miglioramento cOiilinua spesso fino a guarig ione complela ; qualche volta é solo transitorio ; 4• nei casi in cui la medicaturl.i é tollerata essa non determina gravi peggioramenti nelle condizioni della parte ammalata ; 5° l'acido p1crico spiega sulle parli affette da eczema un'azione a ntisettica ed anticongestizia.

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RIVISTA DI TERAPEUTICA J oS E~· SoRGo. -

Trattamento degli anenrltlml oon lnlezlool •ottooutanee 41 gelatina. - (Central!Jla1t .fii r d ie Gren.~engebieten der Medi~in un.d Chirurgie, N. 1, 1899).

L'autore riepiloga tutti g li s tudii fa tti finora sull'argomento. Dastre e F loresco nel 1896 trovarono che le iniezioni di gelatinu nei vnsi sang uigni dei caui e dei conigli produc-evano una r apida coagu lazione del sangue (l). Essi usai'Ono nei loro esperimenti 0,8 di gelatina s terile, per ogni chilogramma dj peso del cor po, in soluzione al 5 p. 100 nt~lla sol uzione fisiologiCfl di cloruro di sodio (0,8 p. 100). Successivamente Camus e Gle~· poterono con s tatare questa pro prietà della soluzione di gelatina ; soltanto essi no n videro in essa un'azi0ne s pecifica della gelatina come ta.fe, ma la spiegarono con gli acidi che In gelatina contien e. Difatti neulralizzando con carbonalo di soda l'acidità della ge:la tina scomparve il s uo poter e coagulante, mentre poterono aumen ta rlo inna lzando arli fic ial meute l'acidità della stesso gelatina. Cl ) !lASTR E o F~OnKsco. - Aclion coagulante dtl injerlion df gtlaUtu~ sur Archivet de 1111!J$iOiogìe dt Bro•on-Sèq11ard, 1896, pag. &Oi.

le sang. -


RlVIS'J'A DI 1.'E11APEO't'ICA

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Nel giugno 1897 s egui una comunicazione di Lanceraux e Paulesco sullo sl8$SO at•gomento all'Accademia medica di Parigi (l). e nell'ottobre ·1898 Lancet·aux presentò nll' Accademia in par ola cinr1ue ca si di aneurismi varii sacciformi , in due dei quali aveva ottenuta completa guarigione, ed in tre notevole migliorame nto, con l'uso delle iniezioni in oarola. Lanceraux immagina che la gelaliua iniettata nel soltocutaneo penetri nel sangue e lo renda più facilmente coagulabile, mentre nella sacca aneurismatica, là dove pet• la corren te r allentata e per la pa t• tle vasale ineguale si banno due fattori favorevoli alla coag ulazione del sangue, si ottiene la formazione rlel coagulo. Successivamente con la retrazione del coag ulo avviene lo impicciolimento del sacco e perciò cess ano i fenomeni di compressione. Se pet·ò la dilatazione va;;ale, anziché sacciforme è dif'l'usa, manca il rallentamento della cOJ·reote e le iniezioni di gelatina l'iescono inefficaci. I n lutti cinque i casi le iniezioni sono riuscite indolenti senza r eazione locale né aumento di temperatura. Boinel però alcuni me~i fa comunicò un'osservazione tendente a dimostt·are come in taiUJii casi Je iniezioni in parola anziché un risultato favorevol e possono a vere conseguenze disastrose (2). Uo paziente del Boinet sat·ebbe mot•to in seguito alla compres sione che i conguli duri formati si nella pa rte inferiore dell'aneurisma dell'aorta avevano esercilata nella vena cava super iore e nell'arteria polmonure, ed un altro per anemia a c uht in seguito ad occlusione improvvisa della carotide sinistra per il coagulo formatos i in essa. L' Huchard (3) afferma che i casi sfavorevoli t•iferili dal Boinet altro nou provano che lo straordinario pote re coa·

( t ) LANC>u ux et PAU E'leO. -

Du ll'llitt m•' •ll des anéurysme en gè11t1-ole

e d c l'anem·ysme de l'aorte en ptll'liculìer par des iujrci<OII sou.! cutanù s d ' une solulio>l gelalineusc.- Htllltllll de l' Academie d · llft•·kcit~ de l'uris , 1897, J•ag. 777. (3) IJOJNKT. -

T,·ail emtlll pm• la mel/lode f.atiCerai<X cl' Ull QIIC«rysme d e

l'aoriP ascendente e diL sinus (I Ot'l~tl.le ere - Revw• de .1/edP.citte, N. 6, 1898, pag. 509. ( 3) H ucHAIIO.- lnjeclion~ gclrllilltl~ses el r egime alim··lllui•·c da11s te lnlite-

ment des aneurysmu. - BtLIIetin d• l'Academie d•• .1/edecine, t S9~, N. 35. 15 no,•emt,re.


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'i ) '

RlVlSTA DI TERAl'EUTIOA

gulante della sol uzione di gelatina, potere naturalmente non scevro di pericol o e pel quale egli consiglia di attenersi alle seguenti regole: 1• Di adopel'are sollanto soluzioni all'i p. 100 ; 2<> Di mantenere un intervallo di otto o dieci g iorni fra una iniezione e l'altra ; 3• Di prescrivere un assoluto riposo al paziente. Strettamente attenendosi a tali principii ottenne brillanti J·isultali, ed in un caso cti aneurisma dell'aoJ•ta dopo dieci iuie·· ziooi l'aneurisma nor• era più visibile all'esterno. Anche in un ti si co con grave e continua emorragia polmonare l'H uchard usò il suo metodo co11 successo. Recentemente anche in parecchi casi di emottisi, il Davezac ottenne brillanti risultati con il metodo curativo in par ola. La tecnica per le iniezioni secondo Lauceraux deve e!;ser la seguente: La soluzione da iniettarsi deve consistere • in ·1--5 gr ammi di gelatina bianca in 200 centimetri cubi di soluzione di cloruro di sodio al 7 p. 100 sterilizzata a 120o. l J'ecipienli contenenti tal soluzione si tengano per parecchi giorni a 38°, e si eliminino quelli nei quali la g elatina si intorbida, e quelli nei quali col ft·eddo non si consolida. Per prati cur e le iniezioni si adoperi un recipiente s teri lizzato della capacità di 500 centimetri cubi con tappo di cautschuh a due fori pel passaggio di due tubi di vetro di cui uno ar· riva al fond o del vaso e termina all'esterno con un ago da iniezioni, mentre l'altr o pii• corto porta un pallone di vetro ri pieno di ovatla sterile per purificare l'aria che vi si im· m elle m ediante una vescica di gomma somigliante a quella deglì m·dina1·ii polverizzatori. La soluzione iniettata deve e!:'sere alla t emperatut·a di 37•. Ulteriori r ecentissimi s tudii di L aborde, Gley e Comus venn ero a con fer mat·e le conclusio11i emes~e in proposito dag li antecec.lenti sperim en lalori, di modo che il Sor go conclude In studio in pHr ola ufl"errnando: Rimanere stabilito che le

inie,;ioni di gelatina sono in caso di produrre, negli aneurismi saccifo rmi, una coagulazione rapida, sicLu·a, per lo più senza pericolo, e come sarebbe desiderabile che ulterior i r icer che (osse1·o stabilite in questo senso per meglio prooare i risrrllati terapeutici comunicati. G. B.


JUVlSTA DI TER.àl'EuTIC.l.

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P. CoRNET. - Sull'azione della trlp•lna. -(Dal Proy rtls M édical, ~- ~9 del 1898). Si deve a Kossel e Matheus uno studio interessante s ulla tripsina, a comprendere il quale però è necessario p1·e · mettere almeno qualche notizia circa i precedenti lavor i di Ko:ssel sulla costituzione delle materie !llbuminoidi le piu semplici. P er il professore di fisiologia di Marburg, la protamina , la base, che egli ha per ii primo studiata a fondo nella sua struttura, nelle sue proprietà e d erivali, rappresenta il tipo degli albuminoidi i più semplici , e la c:onoscenza della pt•otamina dé. la chiave della molecola albuminoide. La prima protamina fu trovata da Miescher nello sperma del salmone: ed è la salmina di Kossel. Questi ha scoper to une materia analoga negli sper matozoarii dello storione, la sturina. Finalmente l' al'inga dà pure una protamina, detta clupeina. Tutte queste sostanze s ono identiche. Derivati i più affi ni alla prot-!!mina. - Facendo bollire quest'ultima ccm acido sol forico diluito, s i ottengono alcuni prodotti che si avvicinano alla prolamina, i quali vengono chiamati proloni o peptoni della protamina. r pl·oloni forni scono a lol' volta per decomposizione, 1·argin ina, l'histid ina e la lisina. Queste tre sostanze, derivanti dalla pr otamina, lo sono egualmente, quantunque in proporzioni rispettive un po' diverse, della salmina e della clupina. È da notarsi: t o Che lu lte e tre danno lu reazione del biureto; 2• Che vengono decomposte dalla tripsìna ; 3• Che esse hanno la medes ima str utlu1·a chimica dei polisaccaridi a R atomi di carbonio. A :ione della tripsina. - Se dopo questo preambolo, si s~udi a l'azione della pepsina e della tripsina sulle pr·otamine, s~ constata che la soluzione di salmina dà ancora un p!·eciP1tato albuminoide, anche dopo una digestione pcpsica, luuga e potente; da ciò bisogna dedurr.e che la prot.a mina non !'· decomposta dalla pepsina . . Al _c o ntrario, l'azione della tripst:na è profonda; se s i fa dt~·e ~Jre alla stufa, una soluzione di protamina con un liquido tl~lpsJco, prepar ato secondo Kiilme e Cbittenden, e coll' a g· gmn ~ di clorof01•mio, allora si scorge abbastanza preslo un cambiamento nelle reazion i. Non vi sono più precipitati ; la

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RIVISTA D I TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILJTA.RE

reazione del bìurelo e più ros~a mentre al principio era di un bleu violello. I protoni oltenuti a questo modo sono ridotti dalla lripsina io escoobasi, che cosi chiama Koss vJ le basi che si formano per idrolisi dalla prolamina, e cioe" la istìdina, l' argirina e la lis ina, gia sopracilate, for mando però prima un prodotto intermedio cristallizzalo. Cosi razione della trips ina i• analoga a quellu. dei fermenti diasla lici. Me ntre questi ultimi decompongono i polisiccaridi in exosi, e pa rzia lmente in exobiosi, il fermento pancreatico riduce g li albuminoidi i più se m plici in exoni. L'azione è la stessa per le materie albuminoidi complesse; tuttavia vi é inoltre qui, con dislocazione del nucleo protaminico, la formazione di l ~ ucina di Lirosina, dali' a cido asparaginico e di altri gruppi di a tomi. P e1· ulLimo, questa decomposizione non segner ebbe l'esll·emo limite del potere pepsico, essa preludierebbe invece agli anlig ru ppi di K ilh ne. A. C.

RIVISTA DI TECNICA E SERYilW MEDlCO MILITARE Oonferenza per 11 cll•armo e Convenzione eli Ginevra. - (Semaine médicale, 8 febbraio 1899). L a circolare indieizzata, il 10 gennaio ultimo. dal minislr·o degli affari esteri di Russia ai rappresentanti stranieri accreditali pr esso il governo russo, contiene l' indicazione d i certe questioni, che la confere nza del disal'mo potrebbe fare entrare nel suo programma. Fra queste qu~slioni, la più parte - 6 su 8 - si riferiscono a dei punti che hanno lega me con la con venzione di Ginevra e cioé: a) l nte rdizione della messa in uso, negli eserciti e nelle flotte, di nuove ar01i da fuo co qualunque e di nuovi esplo~ivi , come di polveri più potenti di quelle adottate attualmente, lanto per i fu cili coma pe1• i cannoni; b) Limitazione dell'impiego nelle guerre di campagna degli es plosivi di una potenza formidabil t>, gia esis tenti , e pt•oiLizione ùel gello di proiettili o di esplosivi qualunque dall'alto òi palloni o con mezz i analoghi ;


RIVISTA DI TECXICA E SERVIZIO MEDICO MILITA RE

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c) Proibizione dell'impiego nelle guerre navali di battelli tor pedinieri sottomarini o di altr i congegni di distruzione della medesima natura ; impegno di non costruire per l'avvenire dei navi gli da g uerra a sperone; d) Adattamento alle guerre marittime dei patti s tipulati con la convenzione di Ginevra del 1864. s ulla base degli urticoli addizionali ciel t !l68 ; e) Neulralizzazione al medesimo titolo, dei navigli o scialuppe incaricate del salva taggio dei naufl'aghi durante o dopo i combattimenti marittimi ; f) Revisi.:>ne della dichiara zione contenen te le leggi e i costumi di g uerra, elaborata nel 1874 dalla conferenza di Br"uxelles e rimasta non ratificata fino ad oggi. La riunione della conferenza per il disarmo, dovendo aver luogo fra poco, é opportuno esaminare il pr ogramma, per· quanto ha rapporto con la con venzione di Ginevra e i suoi articoli addizionali. La convenzione di Gincvr·a del 22 agosto 1864·, che aveva ricevuto la s ua piena applicazione ne~li avvenimenti militari del 1866, essendo apparsa , dopo questa esperienza, ins ufficie nte in alcuni punti, parecchie delle potenze contraenti decisero di ri unire una seconda con fe•·enza a Ginevra, allo scopo di d are piu precisione ai principi applicati alla protezione dei feriiti e di estenderli alle guerre mariltime. I lavori di qu~::sta conferenza, terminati il 20 oUobr·e 1868, ebbero per risultato l'adozione rli un proge tto di 15 articoli addizionali alla convenzione del 1864. Ques to progetto fi r mato dai delegati di '14 stati, c he s i erano fa tti r appresentare alla c onferenza, completava IE1 convenzione d efinitiva, di tal maniern che, nel caso fosse stato a p· provato d a tutte le potenze, vi dovevano essere due alli di· plomatici regolanti la materia. I cinque primi ar·Licoli addizionali erano esc lusivamente consacrati all'armata di te rra ; eccone il tenore : 1. Per il personale neutralizzato in vi rtù della convenzione era s tipulato il diri Lto di continuare a dare le cure ai feriti, dopo l'occupazione da parte del nemico, dei luog hi dove si t r o v avano le ambulanze, con facolla per questo personale di ritirarsi quando lo cr edesse opportuno. 2. Il g odimento del trattamento integrale era assicur alo al personale neutr•alizzato, caduto nelle mani de l nemico. 3 . Il s ig nificato della parola n ambulanza » era s pecificato.


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lt. Er·a fatta menzione della misura nella quale si doveYa tener conto dello zelo csritatevole spiegato dagli abitanti pe1· la ripartizione dei carichi e delle contr ibuzioni di g uert·a. 5. Era falla consacrazione del diritto dei fer ili caduli t'rfl le mani del nemico, di esset·e r inviati nella lot·o patria dopCl la guat•igione, a condizione di non riprendere le armi. I dieci articoli seguenti avev<HIO r ela1.ione con la marina. Questo e1·a un Stlgget liJ nuovo. L'ar t 6 nccnrdava il benefìc•o della neulralizznzione a lle barche portanti i fer1li durante un combattimento di ma re, e imponeva ai fcl'ili cosi salvati di non più combattere durante la guert·a. L'art. 7 autorizzava il personale r eligioso, medico e ospi· Laliero di ogni legno catturalo a ritirarsi, asportando i suoi effetti, e l'11rt. 8 l'autorizzava n rima nere sul legno catturalo se bisogno vi fosse . L'art. 9 mnntenevn il dit•iUo di catturare le navi ospedali mililuri, ma senw che la loro destinazione potesse essere cangiata nd erbill·io del cattur ante. L'art. 10 neutralizzava ogni bastimento mercantile avente e::;clusivamente dei fet•ili a bl)l·do, ma stipulava r.he gli inct·ociatori nemici a vrebbet•o diritto di visita, cbe Ju mercanzia cònfiscabile, formài1le il resto del suo cl'lrico, sarebbe dj buona presa, che questi bnstimenli mer·canlili, potrebbero el'lsere sottomessi a delle restrizion i nei loro movi m~n li ed intìue autor1zzava la COilclusione di convenzioni particola1'i, fra b el· ligct•nnli, per certe neutralizzazioni momentanee di bas timenti. L'art. 11 aveva per iscopo di pr0teggere la situazione dei marinai ferili e malnti e di delerminare il loro rimpatrio. L'al't. 12 po1·tava che lo handiera bianca con croce rossa nggiunLa nlln bandiel'a nnzionale doveva indicare il naviglio o l'imbtll'CHzione t eclamanti il beneficio della neutrnlila e a c· coniava ai belligeranti il dir·ilto di esercìta1·e u questo rtg ual·do ogni verifica giudicata necessaria. l boslime11 Li e ospi· Lali mil ilol'i, dove"ano esseJ•e distinti con pillut•a esteJ·ioJ·e biuuC3 e botterin verde. L'arL. 13 fissava le condizioni alle quali si riconoscevano i navigli ospilAiiet•i e il loro personale. Essi dovevano essere equipnggia li u spese del le societa di soccorso della C1·oce Rosstl, provvist i di documenti emanati dall'autorilA marittima e pot•lat· soccol'~n ai fe1·iti e nauft>oghi, senza distinzione di Hllzionalilà.


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L 'at·t. H r iset·\·ava i dil·ilti dei bellig ei·anti di snspende1·e g li effetti della coll\·enzicme in cnso di ahusi. L'art. 15 era di put·u fot·ma . Questa convenzione uddizionale é stata firmala dai delegnti dell'Allema:.;nu del N01·d, Auslria- Unghe•·ia, BaJen, Bavie•·a, Belgio, Danim~:u·ca, Ft'l.l!Jcia, Grnn BJ·ellagllc1, Italia, P nesi Bassi, Svezin e Non·egia, S\·izzera, T urchia e \A,'UI·tember·g. li testo degli arti cnl i forrnflnti la ennvenzi011e add1zionale noll era ancora obbligatm·io pe1· i govel'ni; essi fu1·ono dunque sottomessi al l oro esame. La Francia p!'opnse di modifica1·e In redilzione dell'art. !) con l'n~giunta seguenle: u Tuttavia i navigli impropl'ii al combattimento che, duran ~e « la pace, i governi avt•annc> ufficialmente d.ìchial'ato essere «destinati a servire di ospedule, godl'aiiiiO durante la guerra, « della neutralità completa del mAteriale <:ome del personale, • put·chè il loro a1·mnment(, sia esclusi,·amen te appt•opriato a alla lor o destinazione specinle. •. Il govemo russo, che non aveva avuto rappresentanti alla 2• conferenza di Ginevra e che ef'n stato invitalo a pr·onuHciarsi sugli nr ticoli addizionali adottaLi da questacouferenzn, diede il suo assentimento nlla modificazione pr·opostu all'nt·· licolo !) dalla Francia, e tutti gli allt·i gover·ni adottarono egualmente l'emendamento l't·ancf!se. l usieme a questo emendamento uu'altra queslioue di di1·itto mal'iltimo internazionnle fu sollevata dai goverui eli Fl'<lllcia e d'Inghilterra. Si truttavo della iHlet·pelrazione da dm·e ull'm·t. 10, che porta testual m eu te al suo § 2: ,, Se il ba:;timento mercantile cootenes>ie inollre un carico, la ueutt·alità lo cnpl'irebbe ancora, pul'chè il cnJ·ico 11011 tosse di natu1·u tale da essere confiscAto dai belligel'an Li. " Il gcwer·no francese r·ichiamava che dopo le recenlr cnrtv enzioui i nternazionali le mercnnzie confiscabili erauo state specificttte; queste et·ano specialmente il coulr·abiJaodo di guert·fl sotto qualunque bandier a, e la mer·canzi•' nemica sotto bandiera nemiCI"\. L a neutt·alizzazione completa del nn ,-i ~lio cnr• i co di l'er·ili non doveva dunque esser·e riconosciuta, che a eondizione clte alcuna parte del suo Cl"lrico non potesse esser·e cornpt·e!"a nell'unn c1 nell'altra di (jUeste categol'ie di 1ner<'anzia. Ecco quindi l' interpt•etazione <:h e :;i ùovenr d;r t·e n quesl!• 35


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RIVI STA lH TEf'NIOA E SER VI ZIO Y E DIOO MILITARE

flr'licoltJ: Ògni naviglio di cui il carico fosse confiscabile uon sm·ebbe cope1'lo daliA neutraliUi, per· il solo fallo che portasse dei feriti. Quest.n inle1·prelflzione fu adottata dal governo russo e successivamente da Lutti gli altri governi. La Russia. sottopose per suo conto all'esame delle differenti potenze un emendamenta all'all'l. 12. E sso prete ndeva una definizione più precisa, quanto al momento e alle circostanze du rante le quali si doveva fare la verifica della bandie ra di neutralita. In luogo d el § dell'art. 12 portante che " i belli~erenti e sercitano a questo riguardo ogni verifica che giudicano necess aria )1, mettere: '' ad eccezione dei navigli ospilalieri che si d is tinguono, per una colorilura esterna del tuLLo speciale 1 ogni bas timento da guerra o mercantile non si può servire di bandiera bianca a croce rossa, che nel caso in cui ne avesse ricevuto l'autorizzazione p03r intesa precedente dei belli~e ranti. Io a ssenza di tale intesa, il beneficio della oeutralilà non è accordalo che a quelli dei navigli di cui la bandiera è neutrale, tale quale è stabilita per i bastimenti o spita!ieri, è stata issata avanti che essi fossero segnalati dal nemico •. Il consiglio federal e svizzer·o sottopose la proposizione russa all' approvazione di tutti i governi, nello stesso tempo che notificava loro che tutti gli stati contraenti la conve nzione del ·t86i, ad eccezione della Spagna e de~li stati pootificii, avevano aderito all'insieme degli articoli addizionali del20 ottobre 18() , cosi come alla modifica dell'art. e all'interpre tazione data all'art. 10 dalla Francia e dall'Inghilterra. L'adesione defin itivo.della Spagna, pervenne ulleriormente a Berna e fu comunicata dal consiglio federale alle diverse potenze. Lo s ta to pontificio, cessò ben tos to di essere una potenza milita re e la sua adesione non fu più necessaria. Allu dala del 15 a goslt• 18i0 il governo russo insis tè presso tutti i f!'O V~roi inler·essali per l'adozione del s uo emendameolo all'art. 12. Il f!'O ve nro francese rrfiulo formalmente di ~derire : i f!O vel'n i ilal ia11o e bel$!a r·iservarono le l oro opinioni, quel li (l i Danimarca e d i Bade n fecero co noscere cile accettavan o remendamenlo. Ciò s tante venue a scoppiat·e la g uerr·a tra la Francia e la Germania. Gli articoli addiz.ionali non ave vano ancot•a effello obbliga-


lUVISTA DI TEC::l\1('A E SERVIZIO MEDICO MILI'rA RE

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torio e non fu che a titolo di modus oioendi che furono applicali durante la guerra. l beneficii di questa applicazione dovevano estendersi egualmente all'emendamento francese dell'art. l.l e alla interpretazione anglo francese dell'articolo 10. L'emendamento russo all'arti. 12 n'>n fu compreso nel modwt oioendi concluso per il tempo di guerra. Benché la consacrazione formale degli articoli addizionali non avesse avuto luogo, il governo italiano credette ciò non ostante con un decreto del 13 ottobre 1870, fondar si sull'art. 9 pe r ordinare che il vapore Wash ington, della sua marina da g uerra fo sse destinato a servire a perpetuità, da ospedale militare natante. Il consiglio fede rale svizzero comunicò il decreto r eale agli stati contraenti per assicurare ormai al W ashington e al suo per sonale di bordo il beneficio della neutralità s tipulato con l'art. 9, esprimendo la speranza che g li stati interessati soddisfarebbero alla domanda del governo ituliano. N e l1873 l'Euro pa era d'accordo s ulla grande maggioranza dei punti in discussione. Restava solo l'emendamento russo all'art. 12, che non era s tato adottato da tutti i governi str anie ri. l governi d'Ing hilterra, di Francia e d'Italia avevano rifiutato di aderire alla proposta russa. l Paesi Bassi, pure aderendovi desideravano, che il 2° alinea dell'art. 12 fosse eg ualmente manlP.nuto ; il Poelogallo proponeva che la modificazi o n e fosse l'obbielto di un 'protocollo esplicativo, affinché il tes to m edesimo dell'art. 12, già modifìcato dalle Corles portoghesi, non fosse modificato. L a Germania non aveva ancora risposto. Tutti gli a ltri stati avevano dato il loro assentimento all'emendamento russo. I n questo stato di cose, il consiglio federale svizzer o pt·opose di intender si almeno sulla messa in vigore dei cinque primi arti c oli addizionali , relativi all'armamento di terra, poiché l' art. 12 concer·nente la g uerra marittima, formava una pietra d'intoppo per l'adozione degli altri articol i Il govern o russo consentiva a questa proposizione transitoria, allorquando l"lnghilte r·ra espr esst' la sua adesione all'em~odamento nei termini seguenti: • Il govemo inglese con s tderando i casi nume r osi, durante la guena tra la Francia e la Germania, in cui la bandiera della con venzione di Gi-


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RIVISTA Dl TECNI CA E S ERVIZIO ~lEDlOO MILITARE

nevra ha servito ad allri scopi differenti da quello per cui é state Cl'aata, è arrivalo all a conclusione che il governo russo aveva dei buoni motivi per domandare che la seconda par te dell'articolo addizionale fosse redatto in te1·mini più p recisi u. Per conseguenza il gove1·no inglese ritira la Slia precedente òecisione e consente a ciò che la r edazione più chiara del governo russo, rimpiazzi il secondo paragrafo detrarli · colo 12 addizionale. l governi f1·an cese e italiano accedettero successivamente alla proposta russa . La Ge1·mania restava la sola potenza, che non aveva formulalo ancora il suo avviso su fJuesto soggetto. Frattanto il governo 1·usso aveva convocalo ta tti gli st~ti d'Europa a p1·ender parte alla conferenza internazionale che ebbe luogo a Bt·uxelles nell'anno 1Si4. 11 gabinetto di Berlino invitato dal consiglio federale svizzero a pronunciars i s ull'emendamento russo all'art. 12 addizionale, rispose che la conferenza di Bruxellt:s s'anda vH a l'iuni1·e e cb e lH questione rel~;~ Livn a questi m·tìcoli nddizionnli vi poteva esser e utilmente t1·nttata. Tflle questione invece alla confet·enza di Bruxelles, solto q u ~sta l'o J·ma, non venne discussa. Dalla esposizione stol'iCtl che precede, l'i sulla: 1° che l a J'Olifìca degli m·ticoli addiziona li non ebbe luogo; 2• che (ielle dive•·sit.A di vedute si erano prodotte a proposito dell'emenda mento 1·usso all'art. 12; 3u che la Ge1·mania non 'si é p1•onunciata definitivamente sn questo soggetto; 4° che i Paesi Bassi e il Portogallo non h<moo nccetlato l'emeudamenlo che con delle 1·ise r·ve ; 5o c bH in occflsione dello g uer•·a ft'anco-germonica i due governi belligct·onti hnnno concluso un modus oioendi spe · cinle per mettere io pl'otica durante il tempo di guet·ra, la convenzione di GinevJtl del 1864, gli nrlicoli addizionali e le modiflcazio ni e inlerpretnzioni Mglo-francesiugli a1·licoli 9 e 10. M.


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RIVISTA D'IGIENE Dott. R. Ltvr. - La vaoolnastone nell'e•erolto e l'anttvaootn.Umo. - Seconda erl ultima edizione, Roma, Voghera, 1899. nostri lettor i conoscono già il p t• imo articolo dell'A., inserito nel 1• fasci colo dell'anno cor rente. In r1uesta pubbli· \:Rzione trovansi s i può dire riuniti l'aifa e l'omegrt di quest.a discussione, e l'autore difende valorosamente le conclusioni cui era giunto prima. Ci limitiamo a dare un bre,·e suolo. Resta stabi lito dalle ricerche statistiche• preceden ti: J• clte i non vaccinati !;Ono mollo più dis posti a prendere il vaiuolo dei vaccinati; 2° che quando i vaceinati v e n ~o11 o colpili dal vaiuolo hanno una mortalità mollo minore dei vaiuolosi n on vaccmati. Ot·a l'A. dimostra che l'obiezione che i non vacc;uali ai c<>r·pj sono tutti coscr·iUi e i vaccinati ai corpi lutti anziani non r egge. Tra i non vaccinati ai corpi lrovansi in g r an numero, 11ella forza m edia total e, anche gli anziani, per la ragione che quei pochi indtvidui che s fu~gono a lla vaccinazione gener·111e pas sano g enerAlme nte un ~:~nno senza esser vaccinHli, e f'lUindi le 365 giornale rli presenza senza racci· na.;ione di questi pochi fot·mflno un totale maj:!giore delle 10 giornale se n.aa oaccina~ione de i molti che fui'OIIO vaccin a li in tempo. Tra i vaccinati poi e d'altr'a parte grandis si m o il numero dei coscritti, impe1·ciocchè quel complesso di condizion i che costituisce il coscritto non eessa certame nte dopo la prima vaccinazione, che per la maggiot' parte a vvi~ne entro dieci giorni, ma con tin ua ancot·a per me~i. Ma le statistiche nostre tengono conto anche dello stalo anamnestico remoto, cioè delle vaccinazioui subite preceden· temente all'anuolamenlo. Ora, se la vaccinazione non ave sse n essuna influenza protellrice, come si s piegherebbe che in ()ualunque categor ia di anamnesi prossima (non vaccinati ai corpi, vaccinato ai corpi con esito negativo, vacciu ali ni corpi con esito positivo) i vaccinati nell'infanzia presentano sempre una molto minore accessibilita al vaiuolo dei non vac<'inati ; e , se. colpiti, dann o sempre una minore mortali Iii? . St e detto e si dice che la diffusioue del vaiuolo nell'eserCito e la m ortalita da esso prodotta s ono anda te cosi rapi·


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RIVISTA D' IGIEXE

damente diminuendo, non in grazia della vaccinazione, ma s ih bene dei miglioramenti ottenuti nell'igiene, nella cura dei malati, nell'uso delle disinfezioni e òell' isolamento. Ma siccome tali miglioramenti sono esattamente e con eguale scrupoloso zelo messi in pratica conl!·o tutt~ le altre malattie infettive, perché, si domanda giustamente il Livi, non s1 è avutA, almeno nelle altre due malattie er uttive che tanto si as$omigliano a l vaiuolo per molteplici caratteri, il morbillo e la scarlattine, une somig liante diminuzione 1

G. PtNNA. - Belastonelntorno agllatu41 aul v&luolo fatti da F . Banfelloe e da V. E . Malato. (Suf>plemenio al PolieliJtico del 1° aprile 18\!9, n. 2~1 V1•r so la flue dell'anno 1897, nella provincia di Cagliari. si una infezio ne vaiuolosa che durò fino al genn aio di ques t'anno. l do ttori Sanfelice e Malato rivolsero tutta la loro attenzione allo studio di l'(uesta epidemia, allo scop•> di stabilire a) quale sia il microrgani~m o specifico del vaiuolo; b) se si debba scientificame nte a mmettere che la vaccinazione costituis ca l'unica profilass i della infezione vaiuolosa. CT!i autori ricavarono •l materiale di studio da sei aulop· sie, in quattro delle quali si tratt.Rva di vaiuolo confluente , nelle altre Jue di vaiuolo emor•·agico tipico. Le prime qua ttro auto psie furono praticate parecchie or e dopo la morte, l& ullime due , poche or e dopo il decesso . P e•· le colture si servir ono: ne i quattt·o ca si di vaiuolo confluente, del contenuto delle pus tole; nei Jue casi di vaiuolo emorr·ogico, del contenuto delle chiazze emorragiche Gsimanif~stò

stenli sulla cute.

Nei p•·imi quattro casi isolarono un micrococco avente i caratteri dello s l.af!lococco piog eoo aureo; un micrococco avente i caralLerr dello stafilococco piogeno albo; bacilli lifosimili, bacilli del colon, bacilli pseudodifLerici ; negli alt•·i tlue casi isolarono un micr ococco s imrle allo slafilococco piogeno aureo, un micrococco simile allo slatìlococco piogeno al bo, ed un micrococco simile allo statllococco piogene cil•·eo. Negli orga ni degli individui morti di vaiuolo trovarono s ola mente il micr·ococco avente i caralte•·i dello stafilococco piog ene a ur eo.


RIVISTA D'IGIENE

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Inocularono inoltre nelle vene dei cani del materiale vaiuo. loso, cioé contenuto delle pustole, raschiatura delle chiazze emorragiche, emulsioni in acqua sterile di milza, fegato ecc. provocando in alcuni la morte, dopo 7 giorni in media, con quadro classico di vaiuolo emort·agico (emorragie cutanee , dell' intestino, dei reni, della milza, del polmone, del cuore, del cervello); in altri cani la compars a, dopo 10 a 15 giorni di pustole, talora emorragiche, nella cute sprovvista di peli. Dagli organi di tulti questi cani si isolò in cultura purt~ il micrococco apparentemente simile allo stafilococco piogeno aureo. Numerose inoculazioni endovenose. pruticate con colture prese da questo micrococco, causarono la morte dei cani, i quali presentarono gli stessi reperti anatomo-patologici riscontrati nei cani inoculati endovenosamenle con mate1·iale vaiuoloso. Ottennero così sperimentalmente la riproduzione del vaiuolo. Rimaneva però il dubbio se inoculando stafilococchi piogeni aurei comuni, isolati da processi patologici affatto diversi dal vaiuolo, si sarebbero ma nifestati negli a nimali analoghi effetti. A tal uopo, servendosi di colture pure di stafllococcbi provenienti da ascessi, vespai, cisti s uppurate, ecc. fecero numerose inoculazioni endovenose nei cani, i l'juali morirono, ma senza mai presentat•e lesioni cutanee. I loro esperimenti- poi dimoslrat·ono luminosamHnte la oirUt. profllaltica del oaccino. Pt·aticata nella cute sprovvista di pelo dei cani la vaccinazione. questa attecchi come nell'uomo, ed i cani, così vaccina ti, inoculati in vena con coltura del micrococco isolato dagli individui morti di vaiuolo, superar ono l' infezione non ;presentando a lcun dis lurbo, mentre i cani di controllo, non previamente vaccinati morirono tutti. Presero poi dei cani che avevano super a ta la inoculazioue endovenosa del materiale, dopo avere pt•esentato evidentissime pustole sulla cute, e trovarono che il vaccino più non attecchisce, come d'ordinario succede negli uomini vaiuolati. Rilevarono altresì che gli anima li i quali hanoo s uperato l'infezione vaiuo losa artificiale, e che sono s tati per giunta vacc inati, non resistono alla inoculazione dei comuni stafilococchi piogeni isolati da processi affatto divers i dal vaiuolo, ciò che .varre~be a dimostrare la s pecificità del microrgaui· smo vaiuoloso isolalo dagli autori.


RlV!S'rA D' IG rE:\E

F ecero pure delle cultur·e col vaccino, senza riuscire ad isolbre alcun micrococco capace di dare nella cute la manifestazioue ti pica. A questo proposito, essi tentano ora di tras fo rmar e io vaccino le culture ricavate dagli individui morti di va iuolo, otLenendole COtl mezzi fisici e chimici, o facendole passa re attraver so a ni mali poco susce~tibili alla infezione vaiuolosa. Gli autori di mostrarono infine sperimentalmente che la vnccinazion ~ é un processo lecale, non r·iscontrandosi mai i parassiLi negli or gani dei cani uccisi dopo di ver si giorni dalla va ccinazione. Br.

A. B ec t..~R , C H AMBO N e MJ::NARD . - 8ta4l•alla tmmallità vaootnale. - (Annale.~ de l'/nsl. Pnsteur , n. 2, 25 febbraio 1&!19, e Rivista Uninersale di Medicina e Ch irnrgia del 15 a pr·i le 1809, n. 4). Fino dal 1896 g li autori a vevano g-ia nettamente deter minale le propr ietà immunizzauti del siero di giovenca va~ci­ nata, mettendole a confronto con ljUelle del vir·us vaccinico, ed erano venuti alia conclul"ione che tanto il siero, quanto il vaccino, po>;seggono un' azioue immunizzante, che ~ più ra pida per il ~i ero, meno sollecita per il vaccino. In questo lavo•·o gli autor i s tudiarono, in vitr·o, l'azione del l"iero dell'uomo e di animali vaccinati s ul virus vaccioico, e tro var ono che s i comporta come le soluzioni dei di vers i antisetti ci, acido fenico, sublimalo, iodio, a ldeide formica, e che questo sier o mer ita quind i il nome di antivirulento. P a r tendo da questo concetto, gli autori iniziarono uoa serie di ricer che sui car aller i fìsici e chimici della sostanza antivirulen ta contenu ta nel s iero, sul momento d! appar izione di delta sostanza nel sier o degli immunizzati, sull'epoca della sua scompar-sa, e ciò in r apporto ai dh•eJ'Si modi di inoculazione, all'evoluz.ione. dell 'eruzion e vaccinica o vaiolosa, e s pecialmente al princi pio e la fin e del periodo di immunità. E>'si. dopo di a vere vaccinato delle giovenche, ne r accolset•o il !'i.. r n qllattordici giorni dopo la vaccinazione, e lo trovar ono uo11 solo dotato di p1·o priela immunizzanti preventive e curati ve , ma r ivelarono che esercHa un'azione in ibitric e su l vir·us vncciuico , che immerso in questo s iero, cessa di essPt' e inoculato con s uf'cesso, e non pr oduce. più , o quasi, r éuzio ne loca lu.


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Il siero dell'uomo e del cavallo vaccinati Il a le stesse propl'ielà antivirulente di quello deHa giovenca. La vaccinazione conferisce a l siero il potere antivirult>.nto, qualunque sia la via di introduzione del vaccino nell'organismo, o per iooculazione sotloepider mica , o soltocutanea , o intravenosa, e si a ccompagni, o no, l'infezione vaccinica con una er uzione cutanea. Il siero dei co nvalescenti di vaiuolo esercita s ul vit·us vacc inico un'azioue a nlivirulenla come il siero de i vaccinati, e lo stesso dicasi per il siero degli animali vaiolizzati. La sost.&nza antivirulenta de l siero dell'uomo e degli animali immunizzati contro l'infezione vaccinica o vaiolosa é di natut·a ancot·a indetermiuata, ma presenta delle grandi Analogie co11 le dias tasi ed é di una compo~izion e s tabilissima. L'infezione vaccinica o vaiolo!>a conferisce le propr ietà anli vir ulente al plasma sanguigno da nove a dodici giorni dopo r inoculazion(>, ed il momen to in cui le pt•oprielà antivirulente del sangue divengono maoifestissime <'· precisamente quello in c ui il vir us solloepidermico e intr adermico perde ogni a ltivita, e in cui comincia veramente l'immunità. Dopo l' infezione vaccini ca o v:aiolosa l'organismo r esta immune per un tempo di variabile durala; nella s pecie umana la immunita per s iste più lunga nnent.e; si può riconoscere la presenza della sostanza anlivirulenta nel siero più di 25 anni e anche più di 50 anni dopo l' inf~zione vaccinica o vaiolosa. La sostcfluza antivirulenta può traversare la placenta e pass a r o dal s angue materno nel sangue del feto ; questo passagg io é la condizione essenziale della immunità congenita. Q uesta sostanza attraversando il filtro renale si diluisce a punto che la s ua pNsenza nell'orina non può essere rilevata. L 'arr e s to del processo mot·boso nel corso di una infezione vaccinica o vaiolosa, e lo soilu.ppo della immunità, s i devonQ adunque alla produzione di questa sostanza , che ra ppresenta una r e azione d i difesa nell'orga·nismo, s piegando un' azione viru l ici da contro gli agenti infetti vi, e s timolando le cellule v i La l i.

Br.

AzloDe dell' a.loool e suoi u.l oome aU mento aooeaaorlo. - (Medieal R ecord, dicembre 1898).

A . Loc KH ART. -

Il presente stato delle nostre cognizioni s u questo importa ntis s imo argomento, studiato dall'A. sperimentalmente con g rand e amo r e, può, a s uo avviso, riassumers i in queste conc lu s io ni :


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RIVISTA D ' JGIEXE

1° L 'a lcool è , fi no ad un certo punto, un alimento, ma è, molto di r ado, preso altrimenti che come stimolante. 2<> Esso può venire usato come una sorg-ente di ener gia f' di caiOI'e pel corpo, ma il calore casi proJolto é r eso m eno che inutile, anzi dannoso rlalla perdita di calore, che viene poi prodotta dalla conseguente dilatazione dei vasi cutanei. 3• L 'alcool non é di nessuna utilità a gente sana, che p r~ nde un cibo sufficiente pei bisogni giornalieri. -i• In dosi moderate e convenient emeule diluito non è dannoso ad uomini sani in condi zioni ordinarie. 5• L 'alcool ha un'azione decisamen te nociva in Lutti i casi, nei qua li uno dèbba lrovàr·sl esposto a grandi freddi, ed a conlin~i e fatico si esercizi, come ad esempio nelle spedizioni polari, o nelle ascensioni sulle alte montagne. 6• Se preso oi IW Sli in dosi moder ats eser ci ta un'azione bPndica poiché, dopo l'assor bimento di una buona parte di e;;so, la secr-ezione dell'acido clori dri co si ftl più attiva e dura più a lungo. 7• L'alcool é r·ar·amente benefico per gli stomachi ammalati, nei quali bene ;;pesso non produce gli elletti stimolanti che suoi produ1Te su quelli sani, ed é 'Jualche volta addi rittura un veleno. c . ./. Dott. G!O\' ANNI M oNT,\NO.- Il baoWua graminear1UD e la

m.alattla da euo prodotta. ,,,c,fi cina pratica, n. 9, 1898).

(Rinista d'igiene e d i

Ci occupr.mmo giù in questo gior nal e ùi una particolare tonno Ji derm atosi sviluppotasi in seguito al contatto dei fusti e dell e lodie d~ll'arundo d onaJ·, ed ora torniamo br evemente !>llll'argomeoto per r i ferire il risultato delle ricei'Cbe dell'A. le quali sono oltl·emodo inter essanti, specie dal punto di vi sta batte ri olfl~ico.

· Dalle r ict-"r che f11lle into1·no alla polvere delle foglie della

P!t ragmilis vulgari.~, della Calamayrostis Epigeyos e massi m e dell'A r undo dona..:c, oltre a non poche spore e filam enti di va ri e specie di iromiceli, in mezzo a numerose spore del Dencir•och ium mi('ro., or um, t'ur onn r invenute delle ver e co I n ni ~'> di micr orgnn il>rni C!l l'alleristici , appar tenenti al gener e bari /l11s , della lunghezza dr f> - (j mille!;imi di millimetro per 1-2 di spPssezza. con esl l'emiLà arrotondate, incapsulaLi, alcuui irH·ru·vali a ''irgolo , altri a sigma, che 1'.\. chiama Bac illrl.~ gr·runinear ru11,.


RIVISTA D'IOIENE

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L'identico bacillo fu riscontrato nel contenuto delle vescicole d'infermi, ai quali si era s perimentalmente determinata la malattia cutanea con lo s trofinio della polvere, essendo stati osservati al microscopio numerosi corpuscoli di pus, Jetteralmeole riempiti degli stessi bacilli, ed un gran numero di allri liberi, scevri di qualunque altro corpo organizzato o m uffe. Il sangue tollo dall'escoriazione de l prepuzio di uno di questi infe1·mi, conteneva molle spore di microrganismi. Avendo fatto delle frizioni s ulle regioni ioguinali ed interne delle coscie dei cani, conigli, caprA e pecore con foglie di arundo donax cosparse di polviscolo, dopo un periodo di incubazione di 20-30 ore, si ottennero risultati positi vi anaJog!Ji a quelli avuti sulruomo; eritema, cioè, e formazione di piccole vescìcole e pustolette, mentre rimanevano se nza effetto le frizioni fatte con foglie normali, contemporaneamente fatte in punti omonimi nello stesso animale. Dal riscontro di questi elementi morfologìci dì forma bacilla r e, sia nella polvere che 11eJie vesciche, l'A. fu indotto a pens are ad un rapporto eziologico tt·a questo bacillo e l'affezione della cute e vie rl:'spiratorie, e ritenne trattarsi di una malattia infettiva specifica dovuta al bacillo 1·invenuto, e che le s pore del Denclrochium micro.~o rum potevano soltanto rappresentare il veicolo di trasporto, essendodiffìcile che le sole muffe o spore fossero capaci di produrre una fo1·ma cosi inte nsa di dermatite co n febb r e e gli altri sintomi accennati . La pro-va decisiva però di 11uest' importanza patogenica del m icrorga 11ismo descritto non si poteva altrimenti avere che co n la c o ltura pura del micror gauismo ste.sso, e la fonte della ricerca doveva essere la polvere delle elette g raminacee e le rice r che d ell' A. sono già a buon punto malgrado le difficoltà dell' isolamento di ta le forma bacillare. Se non altro, egli ha gia a ssodato che a lcune forme le quali abbondano nella polvere, non ha nno alcuna azione palogena, come non he ltanno, secondo il parere dell'A. , le coccinigl:e, che al le vo lte s i tr(lvano s ulle f(Jglit>. dell'arando dona::c, e~s endo noto che alcune specie di ques ti omotleri imbrattano di una sostanza polve· rulen ta e biancas tra la superficie delle fo glie, mentre la polvere dell e medesime g raminacee, come g•a si è dello, 1:. l'app~ese? lata dalle sp0re delle muffe e da altri e lementi Ol'gan • zz~tJ. E. T.


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RIVI STA BIBLIOGRAFICA Dott. GrNo FRASCo\Nt. - Formulario terapeutloo pel medlol-ohlrurghl pratlol. - F ir·enze. 1899, B. Seeber. Prezzo Lire 5 . Il Form ular io terapeutico del dottor· Fra scani é un libro d i piccolo volume e di poco costo, ma r icco di notizie e bene ordinato. In ess o il medico e il chir urgo pratico possono tr ovare, oltr·e ad un'am pia raccolta di r·ice tte intor no ai più r eputati farmac hi, anche una guid!l sicura per l'appl ica~i one razionale dei moderni principi di siero lerapia, elettroterapia, massaggio, ecc. L'nutore ha poi completala l'opera indicando, in appositi s pecchi, le dosi massime dei medicamenli c he possono e ssere somministra te nelle 24 or e e in ciascuna presa , e le dosi d er principali medicRmeoti per· in iezioni ipodermiche , conten uti in fi a le ster ilizza te. Dott. G. Os TrNo, capitano medico, assistente onor ar io pl'esso la clinica oto- ri no-laringologicR di Torino. 1. Note ed appunti 41 rlnologla. - (Gaz:zetta medica di Torino, 12- 13, 18991; 2. La •ordltà del oannonlert. - (Rioisfa d'ar tiglier ia e yenio, 18!JH, vol. l); :3. Une nouv elle méthode d'auaoultatlonaurloulalre pour le dlagno1tlo dea maatoldltea oentrale1. - (Anna / es d es maltu lies de l'or eille, dula r !fn;r, d n n e.; et dtt pl!ar,tJn;;r, N . 3. 18fl!)).

1. L'a utore r illss ume in -1uesto lavoro g li studi e le osser . vazioni fatte nel campo della r ioologia alla clinica oto-rin ola ring-olo,gica di Torino, duran te l'anno scolastico 1897-!;18. Jnt, ,·essauli, in special m odo, sono le no le sulla eu1'a de l l' ozena, in cui sono descritti tutti i metodi lera peutici più

r eceuLi, col co1-redo della es perienza personale; e quelle s ulla cii i rw·gia endo- nasale. Inoltre l'au tore r·ifl!risce un caso di ascesso del setto nasa le; uno tli occlusione nasale completa., sintomo precoce di s ifi lide

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RIVISTA BIBLIOGRAFICA

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secondaria ; uno di tu.bercoloma del naso; ed uno interessantissimo di rinolito, che fu ogg etto di comunica zione a ll'accademia di medicina di Tot·ino. 2. Non si hanno cifre esatte s ulla frequenza della snrditA negli artig lieri, né si sa se il mutato arma me nto nbbia diminuita, oppur no, la percentuale dei sordi. È peri> certo che corre un di vario secondo la qualità delle bocche da fuoco. Per quale meccanismo si producono le sordità professionali? Dopo aver r ifer ite le opinioni e le osservazioni del Tri:il tsch, del Bonnatont, dello Schalte, ecc. l'autore dice che in IO s u 12 sordi da lui esaminati, la sor dita era dovuta a lesioni dell'orecchio interno (labirinto) ; il c he concorder ebbe con le sezioni anatomiche praticate su individui affetti de sordi tà professionali. Dopo aver descritto la s intomatologia di tuli lesioni, Mffermandosi pri ncipalmente sulla caratter is tica diminuzione di udito per certe consonanti, l'autore passa a parlare dellu cura la quale dovrebbe anzitutto consistere 11ella profilassi: escludere, cioè, tutti quegli allievi dell'accademia milita1·e e tutti quegli inscr itli destinati a ll'arma di arti glieria, i quali abbiano casi di sor dità in famig lia o abbiano precedentemen Le sofferto malattie auricolari; lutti IJUelli che presentano i segni d'un catarro cronico delle prime vie aeree; tutti quelli. che pr esentano il cosi detto tipo adenoideo. Per evitare le dan nose conseguenze dell'irritazion e so c ora, violenta sull'orecch io, l'autore espone diversi procedimenti, e, tra gli altri, quello di praticar·e, s ubito dopo lo spa eo, una buona aereazione della cassa tinapanica, o con la pe ra del Po litzer, ocol cateterismo della tuba, o con la r·are fazione alternata a condensazione dell'aria del condotto uditivo esterno. Avvenuta la distruzione delle tìbeille nervose del labirinto, la terapeulica é quasi impotente; tuttavia il G!'adeni go vanta, e l'autore confet·ma, i buoni ris ultati ottenuti con la cura jodu· ra ta intet>na. 3. Dopo aver esposto i vari metodi diagnostic i di questa fo rma morbosa, l'autore si ferma di preferenza su ll'ascoltazione, accennando i processi del Miot, del Michaél e dello Okuneff, all'ultimo dei quali egli ha apportato alcull8 modifìcazioni, servendosi di una specie di otoscopio a tre bra nch~ del Politzer. Le esperienze e le osservazioui cliniche veramente interessanti che l' autore espone nelln sua pregevole memol'ia, lo


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1\ECROI.OGIE

inducono a trarre le s eguenti conclusioni dall'ascoltazione dell'apofisi mastoidea, come base della diagnosi delle mastoiditi centrali: 1' La lateralizzazione del suono del diapason vibrante nel mezzo della fronte d'un inf~rmo che si ~uppoue affetto da mastoidite, ha luogo dal lato dell'orecchio malato quando le parti molli sono sane e le cnvilà a eree nell'interno dell'apofisi souo ripi~ne di granulazioni e di pus . La la leralizzazione é evidentissima quando le granulazioni e il pus raggiungano la dur·a madre e il seno trnsverso; 28 La minima tumefazione o infiltrazione delle parti molli rretroauricolari è sufficiente pe1' spostare la lateralizzazione al lato sano; 3' Secondo l'esperienza dell'autore, l'iperostosi dell'apofisi non dà laleralizzazione. Data l'indole del nostro giot·nale, non poss iamo neppure riassumere le considerazioni, lulle importanti, dell'autore che precedono e seguono queste deduzioni: siamo perciò costretti a Pimandare i leltor·i alla memor·ia originale, congratulandoci intanto con l'eg regio collega della sua attività scientifica. E. T.

NECROLOGI E Il colonnello medico Vinai. l n Bari, dove da poco più di due anni copriva la carica d i diJ·ettore di sanità. moriva improvvisamente il 28 marzo, colpito da apoplessia, mentre era intento alle occupazioni del suo ufficio, il colonnello medico dott. Giacomo Vinal. Era nato il 1° agosto 1838 a Vico, nel circondario di Mondovì. Si e ra lau1·eato a T orino nel dicembre i862: e quas i immediatamente (il 12 febbraio 18u3) era entrato nel cor po sanit-ario militare, col g rado di medico aggiunto. Dopo due anni p romosso medico di balLagliene (tP.nente medico), fece con l-al g rado la campagna del 1866, seguendo il s uo reggimento (63° fanterifl) , nel quale rimase fino alla promozione o capita no, conseguita nel 1875. Fu in ta: g rado quasi subito destinato iu qualità di aiutanle maggior-3 allo spedale militare di Napoli ; poi, nel 1882 a lla scuola normale di cavalleria.


NECROLOGlE

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Maggiore medico nel 188-i, stette 6 anni allo spedale di Firenze ; e due quale dit'ettore dello spedale succursale di Parma. P romosso tenente colonnello il 12 giugno 1892, fu destinato direUore dello spedale di Catanzat'o, d'onde nel gennaio 1896 passò a quello più impor·tante di Torino ; ufficio che tenne ben poco tempo, poiché il 24 dicembre dello stesso anno fu pcomosso colonnello. Il colonnello mellico Oliloli. Dopo brevissima malattia, moriva in Alessandria il giorno 9 maggio il dott. Ercole Olloll, diretlor·e di sanità di quel corpo d'armata. Era nato il 20 novembre 1838 a Maggiora, nel circondario di Novara. Laureato a Torino il 23 dicembre 1R6~, entrò medico aggiunto nel nostro corpo il 2f) giugno 1863, e dopo un breve periodo passato allo s pedale militare di Torino, passò nel t• r eggimento ber saglieri, col quale fece la campagna del 1866. In tal" evento egli si guada gnò la medag lia d'ar~ento al valor militare, «per avere, nel fatto d'armi • di Cu~toza de l 24 giugno 1866, continuamente curato sotto • il fuot:u nemico i feriLi, non ::solo ùel b~:~ltaglio ne, ma di « tutti g li altri corpi, e per non aver voluto ritira rsi dal " campo di battaglia al momento della rit.irata generalP, ~ avendo preferito esser fatto prigioniero. " Fu promosso c apitano nel dicembre 187:3, co! qual g rado fu anc he per quattro anni destinalo all'accademili militare di Torino. Maggiore medico il 14 a pri le 1884, passò te nente colonnello il 31 maggio '1890, come direttore dello ~:>ped al e di Caser ta. Ma alla fine dello stesso anno (27 novembre) parti per i presidii d'Africa, colla carica di direttor•e ùei servizi i sanitarii. S uccessivamente direltol'e degli ospedH li di Messina e di Alessandria, fu flnalm ente il 30 aprile 1896 pl'omosso colonnello e nominato direttore di sanilit del cor po d'armata di quest'ultima città. Il tenente m e dico Strati. In Alessandria s tessa moriva pure il 21 aprile il tenente medico Domenico Strati dello spedale militare di Alcssandl'ia. Nato a Minervino (Gallipoli) il 10 dicembre 1859, il dottore Strati. entrò nel corpo sanitario all'età di 28 anni,


oGO

NOTIZlE

l' 8 dicembre 188i. La laurt>a in medicina avea conseguita Bell'università di Napoli appena un mese prima; irnpe•·occM, colpilo dalla leva prima di aver potuto presentare i docu· men ti per il ritardo del servizio al 26• anno d'elà , dovette da l 18ì9 al 1882 prestar e l'ord inario ser vizio di leva nel 5(}0 reggimento fante ria ; servizio che termino colla sua nomina a ufficia le di complemento nell'arma di fanteria . Un aono dopo la nomina (25 novembre 1888) fu destinato alle truppe d'Af•·ica ; do ve rimase ben quattro anni, cuoprendo neg li ultimi tem pi la carica di medico civile rlella colonia. Era ora da un anno allo spedale d! Alessandria, quando lo colse sì violento malore da dar e appena tempo agli angosciati parenti di accm·rere al suo letto di morte.

NOTIZIE l'iomlD& ODOriflO&.

Siamo lieti di annunziare che, in sep;uito e parere favore· vole del consiglio superiore de lla pubblica istruzione, il dott. Giacomo Lucciola , capitano medico, ben nolo per i suoi importn nti lavori di oculislica, è s tato nominato libero docente in tale materia pr esso la regia università di Padova. Il dott. Lucciola è il primo ufficiale del nosL•·o corpo che, pur rimanendo in carriera, entra a far parte anche del cor po insegnante universitario. Auguriamo che il suo es empio ll·o"i presto nume ros i imitatori. Intanto si abbia egli per nos tro mezzo, le felicitazioni cordia li di Lutto il corpo sanitario. Il D1ret.t.ore

Dott. P. P AN ARA, colonnello medico. Il Redat.tore

D.• RmoLFO Lrvr, capilano medico. GioVANNI ScoLARI, Gerente.


Valude. - Il protargol nelle ottalmle • . . . . . . . . . . . Po(J. 53l Lodato. - Le iniezioni sotto-congiunti vali di cloruro di sodlo nel di532. stacco della retina . . . . . . . . . . • . . . . . . . Cura della congiuntlvita granulosa col solfato di rame associato all'acido salicilico . . . . . . . 533 Bianchi. - Della cura del glaucoma . . . . . . . . . . . . . 533 RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE.

To11maao11.- Dell'Importanza della blenorragia di fronte all'individuo ed alla razza . . . . . • . . . . . . . Pag. 534 Radaatl. - L'acido plcrico nell& cura dell'eczema. . . . . . . . 537 RIVISTA DI TERAPEUTICA.

Sorgo. - Trattamento degli aneurismi con iniezioni sottocutanee di gelatina . . . . . • . . . . . Pag. 538 Cornei. - Sull'azione della tripsioa • . . . . . . . . . . . 5H RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.

Conferenza pel disarmo e Convenzione di Ginevra.

. Pag. 54'!

Rl VISTA D'IGIENE.

l lvl. - La \'accinazione nell'esercito e l'antì vaccinlsmo . . • • . Pag. ~49 Pinna. - Relazione intorno agli studi sul vaiuolo ratti da F. Sanfelice e da V. E. Malato . • . . . . • . . . . • . . . . . . 550 Beclér, Chambon c Ménard. - Studi sull' immunita vaccinate . . . 55~ Lookhart. - Azione dell'alcool e suoi usi come alimento acce>;sorio . 553 Montano. - li bacillus graminearu.m e la malatlia da esso prodotta. 554 RIV ISTA BIBLIOGRAFICA.

Fraacanl. - Formulario terapcutìco pei medici-chirurghi pratici . . Pag. 556 Oatlno. - l. Nole ed appunti di rinologia.- '!. La sor•lita dei cannonieri. - 3. Une uouvelle méthode d'ausctlllation auriculaire pour le diagnostic des mastoidi tes ccntrales. . . . . . . . . . . 556 1\ECROLOGIA. Il colonnello medico Vinai. Il colonnello medico Olioli Il tenente medico Strati. .

. Pag. 538 rt!\9

559

NOTIZIK.

NomiM oooriOca . . . . . .

. . . . . . . . . Pag. 5&0


GIORNALE MEDICO ...·_ 1,.

/

DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre tPalazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il GiQrn<lle .Yedico de' R. • Bsercilo si pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese io rascicoli di 7 rogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decorre dal t• gennaio.

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tnuRNALE MEDICO DEL

. REGIO ESERCITO

Anno XLVII

N. 6. - 30 Giugno f899

R O MA TlPOGB.Ali'IA ENBIOO VOGHERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guelft).


SOMMARIO DELLE MATERI E CONTRNUTE NEL PRESENTE FASCICOLO

Ruganl. - Un caso di Jabirintite doppia da silllid., acquisita . . . Pag. ~~ Barbatelll. - Contrlhnto alla c;1suisticn clAIIe p~rali~i nell'a rto superiore conseguenti al traumatlsm i dell'articolazione della spalla . • 510 De Renzl. - La tubercolo~i nell' ~serci to durante il decrnnio UlS7-96 con a lcuni eon fronti colla popolazione civile rtcl regno . • . . • 5;;

ai'I'IIIIT~

Pl f,:tOal'I.41LI IT&I. IAI'II lED t:8Tt:al.

OIVISTA M~:OICA. Péhu . - Del valore dei cilindri orinar! nella diagnosi e nella pro~o.rnosi dello malalllo renaU . . . . . . . . . . . • . • P~g. 60l Cordlle. - Il trattamento rtelle emorragie intestinali nella febbre Lìroirlca . . . . . • . . . . . . . . . . . • . . • . Colllns e Phlll lps. - Nevrastenia. Etiologia e trntt.1mento proli lattico 610 Smith. - Patogeoes1 della polmonite . 6ti Oiazo1•eazionP. e sua importanza diuica . . . . . . . . 614 Hlrtz e Rouatan. - Reumatismo xifoid!!O . . . . . . . 616 Fllatow. - Forme croniche ed apirelllcho tlella inlluenza. Brusch ini . - r.outrìbuto al signi llcato della reazione agglutinante 61i dci sieri • . . • . . . . . . . . . . . • . . . . . · oli Un metodo pratico per In sierod iagno.-;i del tiro . . . . Thomsen. - S ull'u so tlell' iolroterapia. e ciPIIn balneoterapi:> nel le ma· 618 lattic psichiche . . . . . . . . . . . . . . . . . · ·

RIVISTA CHIIIURGICA. Mornac. - L' igroma so tto-rleltoideo. . . . . . Chlpau lt . - La chirurgia ciel sim1>atico. . . . . Treltel. - !.'esistenza e l'importanza drgli a$CCSsi tonsillari cronici. Benn at. - Etiologia e cum deUe varici. . . . . . . . . . · · Depage. - Rescziooe del fegato per cisti idatica . . . . . · · · Deiardln. - Sezioni tendioee e nervose llell'avambraccio llestro. To· Pl)rrafle e neurorrafle • . • . . . . . . . . . . · · · · Blllot. - Frattura rlella rotola destra per caoaa dirott.' . . . · · Mlllar Richard. - Sulla rliagnosi delle aiTezioni traumatiche del· l'orecchio interno . . . . . . . . . . . . . . . · · · Siegel - Sulla dìagno.;i e terapia delle lcritc penetranti do! ventre.

pog. 619

(Per la COtttinuazione dell'indi et 11ed(l&i la pagina s• della cuptrlitJlJ).

6!1

6!! 635 8f1


MEMORIE

O R . I G I N AL:I

(JN CASO Dl L.\UIRINTITE OOPPI:\ D.à :::>IFLL IDE ACQUli::ll'l'A.

Lettura rana nella con rerenza scicntinca del l!9 a11rile 1899 all'ospedale militare principale di Chieti

dal dott. l.t~igi llt~cani , tenente med ico. ~

\ ',v p, r;, /Il A \. . ...:(........ lt;;i:, ~ r"" .....•'1~\.\. _.::...._:_

G. F. di anni 28, vice- brigadi ere a piedi dei RR. carabinieri, è individuo di buona costituzione organica e con precedenti morbosi ereditari negativi . Nell'infanzia, a suo dire, non subì le comuni malattie esan· tema. ti che, n è mai fu passi v o d i affezioni auricolari. A sette anni lo incolsero le febbri malariche, le quali ad intervalli più o meno lunghi si ripeterono per circa 24 mesi. Si arruolò carabiniere a diciotto anni; e mentre si trovava in Roma alla legione Allievi, soffri di in tluenza., la quale ebbe un decorso benigno e non lasciò verun reliquato. Nel 1895 e nel 1896 fu contagiato da uretrite blenorragica. Nell'aprile del 18!18 contrasse un'ulcera in corri8pondenza del fre nulo, della estensione di una moneta da un centesimo, la quale, selbbenEI presentasse un certo grado d· indurimen to, non fu diagnosticata per sifìlitica, tanto più che per del tempo non si notò la. compat.'Sa dei fenomeni secondari, i quali però fecero la loro esplosione varso g li ultimi del susseguente maggio. In tale epoca si eb· bero placche buccali, perdita. di capelli, dolori alle ossa ed alle varie articolazioni, spiccato sifiloderma maculoso e p oliadenopatia generale. In seguito a tali 36


i)(j2

m; CASV DI LADJHI:\TlTE DOPPI.l.

t:\tti morbosi fu ricoverato nell'ospedale militare di

.Bari, ove, unitamente ad alte dosi di iodL1ro potassico pP-r bocca, gli vennero praticate 25 iniezioni di sublimato corrosivo di uu centigrammo ciascuna. Dimesso dall' o;;pedale apparentemente guarito, ri· prendeva il proprio servizio, allorchè il 15 agosto dello stesso anno improvvisamente gli comparivano dei disturbi all'organo dell' udito. Dapprima egli avvertì forte ronzio bilaterale, quindi sordità completa. Contemporaneamente era molestato da insistente vomito e da gravi vertigini, talchè bastava un minimo movimento della testa per cagionargli una lipotimia. Accolto nell'ospedale militare di Ancona, nei primi giorni della sua degenza, a causa delle vertigini, non era in grado di muoversi, se nou veniva sorretto, ma sottoposto alla. cura iodo-mercurica.. dopo la 6• iniezione di sublimato corrosivo, le vertigini scomparivano e l'assoluta sordità, che per lo innanzi esisteva, cominciava a diminuire - e col seguito della cura, il miglioramento si facev a. più marcato, in modo che il 24 set.tembre pot.eva uscire dall'ospedale colla facoltà auditiva completamente reintegrata. Si noti come nello stesso tempo, per più volte, fu praticato il cateterismo della tromba d'Eustachio. Nel mese di novembre, dopo avere avvertito per qualche giorno un senso di formicolio alle estremità delle dita delle mani, vide formarsi nel medio, indice ed anulare della sinistra e nell'anulare ed indice della destra, un cercine infiammatorio all'intorno dell'unghia con formazione di pus misto a sangue, che inva.ùeva il letto sottuughiale, formandosi così una. vera onicite, con distacco dell' nnghia dalle sue aderenze e caduta della medesima in un sol pezzo. L'affezione non :-<i ma.nifestò nello stesso tempo nelle varie dita lese e complessivamente si protrasse per circa trenta giorni.


DA SIFILIDE ACQUISITA

5G3

Alle unghie cadute ne successero ddle nuove abbal>tanza solide e regolari, solo un po' arcuate e con ai lati qualche depres3ione longitudinale. Il no~tro paziente godè buona salute :>ino ai primi di gennaio del corrente anno, quando repent inamente ancora una volta veniva colpito da sordità doppia, associata a ripetute vertigini, dolori alla nuca. e vomito. Ricoverato di nuovo nell'ospedale militare di Ancona, trovandosi nol riparto al quale ero adibito come ass istente, potei accertare ohe alla 5" iniezione dello ste::~so preparato di mercurio, la facoltà auditiva. an· dava. migliorando e dopo 30 iniezioni era del tutto guarito. Il 2 aprile u. s , in Teramo, per la terza volta, lo colpi va la stessa sindrome fenomenica. Dopo essere stato in perlustrazione, mentre era per coricarsi, egli dice che ex-abrupto divenne sordo. Condotto a quest'ospedale militare, si potè rilevare che, mentre le vertigini erano cessate e solo rimaneva qualche disturbo gastrico, l'individuo aveva. completamente perduto l'udito tanto a destra che a sinistra, e nulla intendeva per quanto venisse interrogato ad a ltissima voce. Sottoposto ai soliti mezzi d' indagine per il dosaggio della facoltà auditiva., tutto riusciva inuti le. Non avvertiva il suono delle campane, delle trombe e nemmeno era in grado di udire il campa · nello più squillante, suonatogli in vi.::inanza delle orecchie. Nel naso e nella gola nulla d i anormale, come del tutto negativo riusciva l'esame otoscopico ; risultati questi identici a quelli ohe aveva ottenuto allorchè lo osservai nell' ospedale militare di Ancona. L 'odorato, il gusto, la. vista. non offrivano alterazioni, come nessun disturbo si aveva. da parte della sensibilità g t3n erale.


òG-1

U)l" CASO 0 1 LABlRl:\TlTE DoJPPIA

In quest'ospedale è stato pure curato con medicamenti iodo- mercur icì. L· ioduro d ì potassio venne somministrato in alte dosi e le iniezioni furono alternate alle frizioni con pomata mercuriale. Alla 5" iniezione si verificò un note vole miglioramento nell'organo delr udito, ma causa i fatti d'intolleranza mercur ica, do· v ~;; mmo sospendere la cura - e perciò i vantaggi ottenuti rimasero stazionari. Da qualche giorno essendosi nuovamente praticate le iniezioni, la miglioria ha fatto nuovi progressi, talchè, mentre per lo innanzi, quando gl i si parlava. forte men te, non avvertiva che un vago ronzio, col progredire della cura, sul principio giungt;va ad avvertire qualche monoverbo e nel seg uito era in g rado di percepire la concatenazione delle pa· role, anche parlando a voce r elativamente bassa, e di udire ad una certa distanza il battito de:rorologio. Da tali fa tti e dai precedenti esiti otlienuti med iante il trat tamento antisifi li tico, dobbiamo sperare che la gnarig ione tra breve di verra completa..

•• Circa l'13sistenza d elle affezioni sifilitiche d elrorect.:hio in terno, le opinioni d egli otoiatri sono molto d iHlrg•·n ti. Se noi vogliamo dalla semplice coincidenza. d t> Ila si ti l id e collo affezioni dell'orecchio dedurre una. conclu:;ion e determinata al riguardo del loro nesso ca.u· sa le, è in rlul.li tato che l ·~ affezioni sifilitiche di questo organo sono piuttosto frequenti. Ma., cvme giustamente osserva S chwarcz (lleitdige :;u1· P athologie tmcl poiho/.ogi..:;chen A.natomie de.~ Ohres), bisogna distinguere se le malattie dtdl'orecchio che si presentano nel de· çorso della. sifilide, sono definitivamente caratterizzate e se p resentano sempre delle particolarità anatomiche e cliniche ben distinte eh ~ si ripetono, giacchè solo in q uesta guisa. si ha la prova della natura specifica della.


. .. ..

·~

.. .. D.~ SIFILIDE

ACQl'I SJTA

5G5

malattia dell'orecchio. Che nel nostro paziente si tratti d i disturbi &'lditivi in seguito a sifilide, è iudubitato ed anzi subitamente si rileva l'importanza. del caso. Noi sappiamo infatti che la sordità avvenuta in conseguenza della sifilide terziaria od ereditaria è un fatto relati· vamente frequente, ma le forme di perdita. assoluta, repentina e bilaterale dèll'ndito, mentre è in corso il periodo secondario della sifilide, senza che si abbiauo manifestazioni specifiche della rino-faringe e delle quali si ottienfl guarigione dopo energica cura mercur ica, sono talmente rare, che i ca.si clinici riportati sono ben pochi, ed anzi fino ad oggi tale affezione nem· meno veniva considerata dai vari trattatisti in materia (Bumstead, Zeissl, Wild, J ullien, Troltssch, Les~er, Grazzi, ecc.). Nel nostro caso, per quanto si scandagli l'anamnesi remota e prossima del paziente, noi non abbiamo alcun sintoma del periodo terziario della sifilide. Ed anche se, per esagerazione d'indagine, vogliamo fermarci al· 1'onicite che sopraggiunse tra la seconda e la terza volta in cui il nominato vice- brigadiere divenne sordo, rileviamo facilmente che il quadro fenomenico della al terazione descritta è proprio, è caratteristico delle manifestazioni secondarie, sifilitìche; g iacchè nel periodo terziario le oniciti sono generalmente ribelli ad <>gni mezzo curativo, e le interminabili ulcerazioni che si formano sono soprattutto desolanti per le recidive; e come conseguenza di tali lesioni si hanno cicatrici irregolari con profonde depressioni e con produzione di br ani cornei informi o con distruzione di tutte le parti suscetti bili di provvedere alla rigenerazione dell 'unghia. Ma non basta! Si possono pure avere co mplicazioni, per la partecipazione primitiva o secondaria al processo specifico dei tessuti sottostanti, del periostio cioè. dell'osso e dei tendini (Jullien. - Malattie


. . ..

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(;~ C.AoO DI Lrl.DffiiNTITE DOPPIA

vene1·ee e sifililiche, 1881). Invece nel caso attuale, nulla di tutto ciò. Che nel nostro infermo nemmeno siamo in presenza di un tumore gommoso, il qu.ale abbia influito sul nervo acustico, è evidente, perchè se anche, col Fournier, ammettiamo che per tale fatto si possa. pure avere una sordità repentina, facilmente si può abbandonare tale idea, quando si pensi che nessun sintorna terziario si rileva nei fatti morbosi accennati ed anche perchè i risultati della cura specifica, non potevano essere più soddisfacenti. In conclusione noi siamo semplicemente dinanzi ad una vera e propria forma di labirintite di natura sifilitioa, accompagnata dalle vertigini del Meniè re. Prima di addivenire ad altre brevi considerazioni mor fologiche della labirintite sifilitica, crediamo non del tutto inutile dare un rapido sguardo ai pochi casi registrati nella. letteratura medica, circa la sordità improvvisa per sifilide acquisita. Ferrari riferisce il caso di un inedico di Roma, il q uale, mentre la sifilide era nel suo pieno sviluppo, fu improvvisamente colpito da così grave sordità, in modo che vedeva il fumo del colpo di cannone esploso a mezzogiorno a Castel Sant' Angelo, ma non ne a vver ti. va lo sparo, pure trovandosi a poca distanza. Pra.· tica.ta energica cura specifica, guariva. del tutto e nuovamente tornava ad esercitare la sua professione. De Rossi di Roma, nei suoi cenni statistici degli anni scolastici 1876-77 e 1879-80, ricorda due casi interessanti, l'uno di cochleitis syphilitica, e l'alt1·o dì lesioni dell'acustico, in i,~di vidMO si(ililico. In ambedue gli am malati egli praticò la cura antisi:filitica e mentre del l" l'A. non può riferire dell'esito, perchè dopo la cura. prescrittagli fece ritorno al proprio paese, dell'altro asserisce in vece che il risultato fu abbastanza vantaggioso.


PA ~lb'ILlDE ACQU!SlTA

Il prof. Melle di Messina, in un suo lavoro: Contributo aUfJ slttdio della sor·dità completa {ulmi nea pe1· nlile iule1 ·na da sifilide acq·u isila ( Gi01·nale clelle malallie vene1·ee e della pelle, 18!)8), ricorda un caso molto simi le

a quello da noi esposto, in cui pure si ebbe guarigione. Anderodias, negli Ar·chices inle1·nationales de laryngologie, d'otologie et de r·hinolo~Jie, tom. X , n. 5, settembre- ottobre 1897, sotto il titolo di labJp·inthile -~!)­ philitique dottble, riferisce d i un indiv iduo ·il quale repentinamente divenne sordo, mentre era affetto da sifi lide secondaria e che entro 50 giorni, mercè una potente cnr a antisifilitica, guarì completamente. Rosati infine, negli Annali eli me,ticina navale (febbraio J 899, ricorda due casi di tale affezione. Il primo è simile a quello da noi esposto per ciò che riguarda la durata della mal<tttia, ma non per gli esiti, giacchè ne l nostro ammalato fur ono più soddisfacenti. Si tratta di un individuo, che l'A. vide nell'inverno del 18!:!6, ed in cui le alterazioni oti ~iche datavano da tre anni. Questo giovane, contagiato da sifilide, mentrd con appropriata cnra, i sintomi secondarì erano scomparsi, un giorno all'improvviso fu colto da forte cefalea, da ,zu· folio tormentoso alle orecchie e perdita quasi imme· diata. dell'udito. Tutte le cure furono espletate ed il paziente migliorò, ma di lì a poco la diminuz ione auditiva nuovamente comparve. L 'altro caso clinico citato dal R osati, e che forma il substrato di un suo recente lavoro sulla Labù·inlile bilaterale da sifilide acqtti.~ila (loc. ci t.\ riguarda un sottotenen te del corpo Reale equipaggi, il quale uelr ottobre d el 1896 fu affetto da sifilide. Dopo avere praticato una energica cura speuifica, nel febbraio l~U7 una mattina, nel levarsi, rimase sorprPSO di essere im· possibilitato a reggersi in piedi, tendendo manifestamente a cadere sul lato destro. Questo stato durò circa


·56~

t•l!ì OASO DI LADIRIXTITE DOPPIA

dieci giorni, ma ancora per del tempo egli non fu padrone dell'equilibrio della persona, ed anzi dal suo medico curante fu in quell'epoca giudicato affetto da emiparesi destra. Tali fatti an da vano man mano migliorando, quando ad un tratto il giorno 8 gennaio 1898, nello sve gliarsi, av vertì forte ronzio alle orecchie, e di lì a poco di venne completamente sordo. Nessuna alterazione rio ofaringea; esame otoscopico negativo. Colla cura specifica ebbe un sensibile miglioramento della faco ltà an· diti va, ma non la reintegrazione completa. Questa è tutta quanta la letteratura che ho potuto mettere insieme consultando vari autori di otoiatria e di sifì lografia e r esoconti statistici di molti anni. Tra le osservazioni cliniche ricordate è facile rilevare come C)nella da me riportata è la più classica, non solo per la sua sintomatologia, come per r esito della cura. giacchè per tre volte consecutive sino dalle prime iniezioni di sublimato corrosivo fu avvertito un gran miglioramento, e la r estiluli o ad i ntegrum della facoltà. auditiva a v venne senza nemmeno ricorrere alla pilocarpina, consigliata in tali affezioni specialmente da C. Mona.ri (B olletliJUJ clell(' malattie deU'm·ecchio, pola e ncuw, 3-98) e già preconizzata dal Politzer ( Ga ~ ~ e/la ospe<lrlli e cliniche, 27 marzo 1898). Circa la patologia di tale malattia, sulla quale molto s'e discusso, siamo ancora nel campo delle ipotesi, man· cando soprattutt0 il controllo diretto ed avendosi rari risultati di reperti necroscopici. L. Erutchinson attribuisce questa r8pentina sordità assoluta. d urante il periodo di una sifilide secondaria, senza manifestazioni della rino- faringe, alle alterazioni delle ramificaz ioni del nervo acustico. Lo K.nipp invece rit[ene che ciò avvenga per una. lesione del4• ventricolo ; Fournier, L ancereaux e Ma.nziac per lesioni vascolari. le qual i producono un' anemia del labirLuto; Monari.


DA SIFILIDE ACQrTSITA

il quale in un suo importante lavoro si occupa ancora del metodo curativo di tale affezione (loc. cit.), la attribuisce a processi degenerativi ed atrofici delle ultime terminazioni delr acustico. Il P olitzer la ritiene derivante da atrofia delle cellule nervose del ganglio spinale; ed infine il Moos da un processo di periostite iperplastica del labirinto. In tanto cliscrimine rerum, quale di queste teorie sia la vera, noi non lo sappiamo, sebbene ci sembri la più convincente quella accennata dal Moos; certo è però che taluna di esse Ja. troviamo talmente fondata, da renderei ragione di tale labirintite sifilitica, se pure ci lascia perplessi sulla causa del suo rapido insorgere. Ed ora rimane a farsi una. domandn. N ol nostro paziente potremo in seguito a vere una nuova recidiYa ? E data questa nuova recidiva, la facoltà auditiva potrà r e integrarsi del tutto? Avverrà cioè che per questi ripetuti fatti d'improvvisa sordità, si debba venire ad . alterazioni insanabili ? A ciò non ci sentiamo in grado di dare una categorica risposta; certo è però che se avvenissero altre recidi ve, considerando ancora che le forme, le quali si protraggono, stanno fra le più gravi, dobbiamo pensare che per lo meno una diminuzione di udito dovrà rendersi permanente. Auguriamoci intanto, p er il bene del nostro ammalato, al quale abbiamo raccomandato di evitare ogni causa che possa avere influenza su questo processo morboso, come ad es. i fatti reumatizza.nti ed il tralasciare per lungo tempo la cura specifica, che egli possa sempre godere di questa importantissima funzion e organica.


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CONTRIBUTO ALLA CASUISTICA DELLE PARALI:-ll DELL'ARTO SUPERI ORE CONSEGUE NTI Al TRAUMATISMI OEll'AR TICOLUIONE DELLA SPALlA

I.etturn (alta nell'ospedale militare principale di Bologna B arb ace lli, magg. medico

n~ l mc>~ cti sette mbre 1898 da l d ott. E tto re

Non è infrequente nella pratica chirurgica l'osservare paralisi di moto e di senso in alcuni od in quasi tutti i nervi del plesso brachiale, per lussazioni omero- sca· polari, e per altri traumatismi della regione suddetta; epperciò avendo avuti due casi clinici di tale specie, credo utile riportarne qui le storie con i principali sintomi che le caratterizzarono. l • Barbotto Giovanni, soldato nel reggimento cavalleria Savoia (3•), nei primi giorni del mese d i giug no u. s., cadeva da cavallo, battendo con la spalla destra al suolo, e riporta.va.ne lussazione omero- scapolare, per cui r icoverava nell'ospedale c ivico di Sassuolo, facend ovi una degenza di 20 giorni. circa, e veniva traslocato in questo il 30 giugno u. s. Al primo esame si è riscontrata la rigidità. delrarticold.zione omero-scapolare destra con quasi totale abolizione dei suoi movimenti, e ritenendo che ciò dipendesse dalla immobilizzazione cui forse era stato tenuto quel braccio, previa la. cloroformizzazione, si sono fatte le manovre necessa1:ie per renderla movibile. Infatti si Storie cliniche. -


• CONTRIDU'ro ALLA CASUJSTIC,\ RCC.

571

avvertirono rumori di scricchiolio, dovuti alle false aderenze neoformatesi, però il capo omerale non è ritornato totalmente nella cavità glenoide, forse per saldatura. dei lembi capsulari, laceratisi quando avvenne il trauma. Nè coi tentativi consecutivi, ripetuti per tre volte suc· cessive ed a. intervalli, (sempre con l'aiuto della cloroformizzazione), si è ottenuto un risultato migliore, restando ancora oggi limitata la elevazione del braccio al piano orizzontale, e la rotazione diminuita. del suo terzo esterno. Oltre ai fatti di cui sopra, si è rilevato inoltre che q uell'ar to era completamente inerte e cadente lungo il tronco. le sue masse muscolari erano flosce, per incipiente atrofia, e prive affatto di contrattilità volontaria, specialmente il deltoide. il gran pettora.le per la :ma. porzione clavicola.re, ed il serrato po!!teriore superiore, onde erano impossibili i movimenti di elevazione, abduzione ed adduzione volontaria; e forzando l'eleva· zione, si vedeva che l'angolo inferiore della scapula. veniva. spost.ato in fuori ed in avanti, per la paralisi del muscolo serrato suddetto. A.nco la mano presentava la paralisi dell'estensore comune deile dita, e degli estensori proprii del pollice e del mignolo, e negli sforzi che l'infermo faceva per elevare l'arto, la mano si serrava a. pugno per il predominio dei muscoli flessori sugli estensori. I riflessi erano aboliti, le sensibilità. termica, tattile e dolorifica erano integre; l11. contrattilità muscolare allo stimolo elettrico era. pooo appariscente nei muscoli sani, totalmente scomparsa nel deltoide, nel gran pettora.le, nel serr ato posteriore superiore e nei muscoli estensori delle dita. Risultava adunque in modo chiaro che il nervo circonflesso ed i rami toracici anteriori erano lesi nelle loro fibre motrici, ed in pari modo il nervo radiale per


('OXTRIBt:TO ALI_.•.I. OASUSTICA

i suoi rami ai muscoli estensori delle dita. e nou si conosceva altra causa, che il trauma (lussazione), a~, venuto nei primi del mese di giugno. L'infermo è stato curato con il massaggio, con la corrente elettrica e colle docce, non trascurando la ginnastica passiva articolare, per impedire la falsa anchilosi. Con ciò si è ottennto un ottimo risultato, essendo scomparsa ogni paralisi di moto, ove si eccettui n el deltoide, e potendo l'infermo rotare ed elevare volontariamente il braccio, sempre però nei limiti che la mal rid otta articolazione gli permette, come dissi innanzi. :.l" L'altro caso clinico è l'}uello del furiere Campus Giuseppe dell' 86" reggimento fanteria, il quale il 3 giugno u. s. (avendo dovuto sorreggere col suo braccio sinistro, un soldato che gli si abbandonava colpito da sincope), riportava la lussazione dell'estremo acromiale d ella clavicola conispondentt>, con istiramento. di tutte le parti molli e ligamentoile dell'articolazione omeroscapolare. In seguito al trauma suddetto gli si manifestava paralisi di moto in tutto quell'arto, senso di formicolio nella mano e dita, ed insen~?ibil ità della pelle in tutta la metà radiale dell'avambraccio. Al primo esame, praticato quara.ntacinque giorni do po il trauma, epoca in cui il Campus ricoverava in que;:;to ospedale, si è riscontrato che l'art icolazione omeroscapolare sinistra era integra, potendosi passivamente eseguire tutt'i suoi movimenti normali, mentre che, per paralisi di moto dei muscoli elevatori, guel braccio pendeva. inerte lungo il tronco, con l'avambraccio e la mano in posizione eli mezzo, e con le dita in estensione per la paralisi dei muscoli flessori comuni delle dita.. c omplicati da. ipotrofìa di tutto l'arto, ed anestesia. della p elle della metà radiale dell'avambraccio. Nei movimenti passivi di rotazione, tenendo r ano fortemente elevato, si avvertiva un rumore di serie-


DEI.. LB PARALISI IJF:Ll.'AR1\) :SL"P}; RI<•HE l~CC.

573

chiolata, dovuto allo scorrimento dell'estremo acroroiale della clavicola lussat(•, contro r apofisi di tal nome. Dai sintomi raccolti risultava chiara la paralisi di moto delle fibre cbe concorrono alla formazione dei nervi che animano il d eltoide il m. gran pettorale ed il serrato posteriore superiore (n. toracici anteriori, circonflesso, e n. radiale, ramo superficia le e profondo, e n. ulnare). Anco questo secondo infermo è stato sottoposto !i.lle cure el~ttriche, al massaggio, fl-lle docce ed alle iniezioni di stricnina. ad l per 1000, nonchè alla ginnastica psssiva, e si è ottenuto un risultato molto soddisfacente, dappoichè in cinquanta giorni di cura, la paralisi di moto si è gradatamente dileguata, e l'arto ha riacquistata anco la sua nutrizione normale. f)onsiderazi oni cliniche. - Abbiamo ad unque due traumi dell'articolazione della spalla, seguiti entrambi dalla paralisi di moto dell' arto corrispondente. Nel primo una lnssazione omero-scapolare, varietà. sottocoracoidea ; nel secondo una lussazione dell'estren..1() acromia.le d ella clavicola con istiramento d el moncone della spalla. Entrambe sono seguite da paralisi d i moto di alcuni ne rvi d el plesso brachiale, e nel secondo anco da paralisi d i senso delle fibre nervose che vanno al n. radiale superficiale. Che le lussazioni omero- scapolari fossero spesso acco mpagna te da paralisi di moto dell'arto superiore, è un fatto couoscittto sin dai tempi d' Ippocrate, e veni· vano spiegate con la supposizione di ferioo o contusioni di qualche tronco nervoso del p lesso brachiale, senza però che si cercasse il meccanismo secondo jl quale esse si determinavano . . 11 Malgaigne con esperimenti sul cada vere cercò d i d1mostrare che nelle lussazioni om'3 ro- scapolari, a vve-


574

C'Ol\TRIDl:TO ALLA CASUI STIOA

n i va lo stiramento e la commozione delle branche del p lesso brachiale; però tale teoria cadde ben presto, dopo altri esperimenti con i quali altri chirurghi dimostrarono l'opposto, cioè il rilasciamento del plesso nelle lussazioni, accettando solo nella varietà. intraooracoidea la possibilità della contusione delle branche nervose

(Boyer). Però, non tutte le lussazioni intra.coracoidee

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dell' omero, sono accompagnate da paralisi dell'arto corrispondente e, dall' altro canto, si sono verificate paralisi in altre varietà di lussazione omero-scapolare. Così il caso av uto dal Duplay all"Hòtel-Dieu, e r iportato dalla. Rifm·m a meclica in quest'anno, era una lussazione omero-soapolare (varietà sottocoracoidea). Ma a nco le contusioni e ferite della spalla possono determinare la paralisi delra.rto superiore, ed infine anco per azione del freddo. Riandando i principali sintomi raccolti nei due oasi suesposti, noi troviamo che nel primo ammalato la lussazione omero-scapulare sottocoracoidea è stata complicata dalla contusione del moncone della spal la. per caduta dall'alto al suolo; nel secondo invece la lussazione clavicolsre è complicata dallo stiramen to forzato delle parti molli della. spalla e delle branche nervose stesse, quantunque l'omero non avesse menomamente perduti i suoi rapporti normali con la cavit<l, glenoidea. È quindi chiaro che la lesione nervosa determinante la paralisi ha avuto la sua sede, più che nei cordoni nervosi del plesso, nelle radici spinali dello stesso, ep· però queste paralisi si possono dire di origine radicolare (Duchenne. Bernard ed altri). l nf11.tti è difficile il comprendere come uu nervo sia. leso nelle sue fibre di moto soltanto, mentre un al t ro l RÌA. in quelle d i senso, conservando integra la eccitabilità motrice, senza risalire alle origini ed alla

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OELLE PARALISI DEJ:.L'AHTO SUPERIORE ECC .

67:}

distribuzione anatomica delle radici nervose che concorrono alla. formazione del plesso brachiale. È noto che il plesso brachiale è fatto dalle ultime quattro paia di n. cervicali e dal 1• n. dorsale, ed esse s'incrociano fra loro iu modo che ogni radice spande le sue fibre a nervi di differente funzione, e questi hanno ciascuno questo o quel muscolo da innervare. Da questa distribuzione anatomica oggi si ritiene che il 5° e 6" paio de' nervi cervicali danno i nervi cbe vanno al muscolo deltoide, al bicipite brachiale, al brachiale anteriore, al lungo supinatore, al sopraspiuoso e al sottospinoso, al sottoscapolare, al cncullare, al gran d entato ed al gran pettorale per la sua vorzione clavicolare. Così il 7• e rs· paio si distribuiscono ai nervi che anima.no il tricipite, il gran pettorale e il gran dorsale ed a quelli che si distribuiscono alle dita; ed infine il l 0 nervo dorsale, al mediano ed al eu bitale. Sicchè, per sede anatomica, si può ritenere che nel soldato Barbotto, la lesione radicolare abbia interessate il 5• e il 6• paio cervicale, per quanto riguarda lA paralisi del moncone della spalla, ed il 7° e rs· per la paralisi dell'estensore comune delle dita. Nel furiere Campus restarono lese tutte le radici. però in modo più grave il 5• e il 6° pai.o cervicale ed il P dorsale, ed in minor grado quelle del 7° e dell'8" paio, dapp0ichè l'anestesia della pelle dell'avambraccio e la paralisi dei flessori comuni delle dita, non potrebbero spiegarsi senza ammettere la lesione del n. radiale, che tiene le sue origini appunto nel 7• e neirs• p9.io dei n. cervicali. La lenta risoluzione della paralisi osservata in questi ammalati, caratterizza sempre più la origine radicolare di essa; infatti gli autori ammettono leuto il decorso e lenta la risoluzione totale di queste paralisi, se non difficili od incurabili per il sopraY\· enire dell"atrofill muscolare degenerativa.


- - ____,... o71Ì

CO:STHJBL'TO ALLA CASCl STICA ECC' •

.•. Ho creduto utile r icordare questi due casi di traumatismo della. spalla, seguiti da paralisi dell'arto corrisponden~. onde accrescere la casuistica. relativa, e confermare sempre più, che non sono le lussazioni omerosoapola.ri soltanto q nelle che producono la. paralisi dell'arto, potendo · questa. essere prodotta da qualsiasi traumatismo, e che la lesione ner vosa, più che nel plesso brachiale, si debba riportare alle radici di questo. l!: qui cade in acconcio ricordare un precetto pratico, cioè: prima. di ridurre una lussazione omeroscapolare, qualunque ne sia la varietà, è prudente assicurarsi che non vi sieno paralisi nell'arto, dappoichè spesso s'incolpa l'operatore di averle prodotte con le manovre di riduzione.


:)77

LA TUREI\COLOSI NELL'ESERCITO UrR .\X'l'E LL D EU EX~ l O l Ki-17-UG CON A LCU:\ l {'():0,'1"110:\1'1

COLLA POPOLAZfO:--IE CIVILE DEL REG~O

P~r ti IlOti. Giu11eppe

D e B e o:.:i , Ciii•Jnllello tuo•olt o'O

PA RTE

I.

&optJ del lw·IJ,·o. - La legge sulla tutela dalrigiene e della sanità pubblica del regno fa obbligo ai medici di denunziare ai sindaci ed agli ufficiali sanitari le principali malattie di can1tlere cli/l'ttSÌI:o, descritte nell'art. 108 del regolamento annesso alla legge predetta. Fra tali morbi non è compresa la ft~bercolosi; per cui r1uesta terribile malattia contagiosa sfugge all'indagine dell' igienista e delle autori tà preposte alla tutela del la. pubblica igiene. Io qui non mtenclo di occupar mi di tale difficile quistione di competen za del consiglio superiore di sa· nità del regno, ma desidero solo di fa re qttalche considem:;ione e p1·oposta sulla tube1 ·colosi nell'e.~c, ·cito, dal lnto umanifa1·io e sociale e da quello dell' 'interesse dell'esercito e dPlle famiglù! dr·i militw·i lubercolof ici.

E g iacchè mi sono occupato della tubercolosi nel l'esercito, ho voluto portare le mie indagini anche su r1uella delìa popolazione civil e, sia per istituire qu<tlche confronto statistico, sia per poter vedere si no 1~ qual punto siano vere le affermazioni d'alcuni conferenzieri, che fanno ascendere i morti per tubercolosi in Italia ad oltre 70,000 all'anno, in val idautlone olt.re un milione! ...

n


578

L.,\ 1'l11lERCOI.OSI NI!:LL ' E SEHC' IT(J

L'Italia ha già tr oppi tristi privilegi e non ,·è bisogno, per stimolare la pubblica carità, di crearne degli altri ; perciò non esageriamo, e dimostriamo piutto3to agli stranieri, se ancora ve ne sia. bisogno, che l'Italia è il paese più adatto climaticamente alla cura dei tubercolosi. Rilevamento dei clati statistici. - Per megho chia· rire i l procedi mento statistico da me tenuto nel rile vamento dei dati, trovo nece3sario far noto che mi valsi non solo del procedimento tecnico, ma pure d i l)nello logico. P er il primo tolsi i dati che seguono e dalle relazioni medico-statisti<lhe sulle condizioni sanitarie dell'esercito italiano, compilate dall'ispettorato di sanità militare durante gli anni 1887 e 96, e dalla statistica sulle cause di morte, pubblicata dal ministero d'agricoltura, industria e commercio, ed infine, per i dati della popolazione del regno, dall'Annt~ario statistico italiano pel 1898 pubblicato da questo stesso ministero. Premetto pure che le cifre statistiche tolte dalla R elazione sulle condizioni sanitarie dell'esercito, comprendono solo la voce tubei"Colosi acuta e c>·onica in genere e di q ualsiasi organo , cioè le tubercolosi accer tate: mentre le affezioni croniche del polmone (emottisi ed asma), la tabe mesenterica e la peritonite, le affezioni delle pleure, le adenopa.tie, le artropatie, le osteiti croniche e la meningi.te non sono star.e comprese fra i morti per malattie tubercolari, poichè non ebbi la certezza che siffatt i morbi fossero tutti di tale natura. F orse t!Cn un più rigoroso accertamento, alcune delle suddescritte malattie avrebbero trovato posto fra le tubercolari; ma giacchè la statis&ica. sanitaria dell' eser · cito non lo dice, io credo che non sia permesso per semplice induzione o per supposizione ritenerle tali. È canone di i mparzialità statistica di non eli mi nare aluuu dato; ma va pure fra i principi fondamentali


DURAXTE Il. DEOE~XIO lb8i-96 ECC.

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di essa di non a vere idee precon0ette, e perciò di non ammettere coine dato certo ciò che non è che una su p posizione. Dopo ciò passo senz'altro all'esposizione materiale dei dati, che com prende: l' i~ numero annuo di militari morti per tubercolosi polmonare e di altri organi in ciascuna di visione militare in rapporto alla. forza. media.; ~ il numero proporzionale di morti per tuberco· !osi su cent.o morti in genere ; 3' il numexQ di morti e riformati per tubercolosi secondo la divisi(Wl€ di nascita cui appartenevano i militari, in rapporto alla popolazione civile componente la di visione di nascita.; 4' il numero di militari morti in proporzione dei giovani borghesi (soli maschi dai 20 ai 40 anni). Rivelazione diretta data dalle cifre. - Dalla seguente tabella I si rileva: che il numero dei militari morti per tubercolosi nel decennio 1887-96 fu di 257ò, che r agguagliato alla forza sotto le armi di 2,113,544, dà 1 ,22 morti per ogni mille di forza, mentre nell<l. popolazione civile e nello stesso periodo di tempo la mortalità fu uguale a 1,86 per ogni mille abitanti come si vedrà più oltro dalla tabella n. V (1). È pur vero che questo confronto non è esatto per tutti i lati, poichè la statistica militare verte solo su d' un numero scelto di uomini, dai 18 ai 40 anni d'età, mentre -quella della popolazione ci vile comprende ambo i sessi e di qualsiasi età; ad onta. di ciò la differenza a favore dell'esercito non è tanto trascurabile, spe01almente se si pensa che in esso l'accertamento delle cause di morte è più rigoroso ed esatto, ciò che non sempre avviene nella popolazione dei piccoli comuni e della campagna! ...

- - - - -- - -- (J) La t·c lazione rnedi~o·slntisli~a al !'OOiiglio Sll(lfrìore dì sanita del re~tno 1 ~r l'anno f897, s ui raui t>rinci~ali;riguardanlì l' igiene e la sanìla pu!,hlica, f:• •li· S"""d"ro la m•. rtalil;\ pr.r t uiJercolosi ari 1 ,3~ p. 10\10 ~tJilnnlì.


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T A BEL!.A

N U.II RRO ;lSSOIUIO

dei morti per tubercolosi lini

01\"ISIOXI ~ILITARI

l 88i al 1896

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L.! 'TTBERCOLOSI :\EI.L' ESEHCJTO

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T OTA I.l

La. tabella u. I ci mostra inoltre che le divisic•ni militari che superarono la. media. di 1,22 p. 1000 furono


Dl"Ra:sn: II. DECEKXIO l&l7-9G ECC.

581

quelle di An cona (1,81), Padova (1,65), Bologna (1,63 ), Verona (1,57 ), P erugia (1,5fl) , Genova (1,42 ), Alessan· dria (1,34), Palermo {1,2'7), Milano (1,26), Ravenna (1,25), Novara e Brescia (1,24) . Nel decennio precedente, 18 78-87, il numero totale dei morti per tubercolosi nell'esercito fu di 3830, che, r agguagliato alla forza media allora. presente, diede 1,90 p. 1000 della forza media (1). I l risultato dell'ultimo decennio è adunque conforta· vole, poichè iudica non solo un più rigoroso aceertamento dell'idoneità fisica. degli individui chiamati alle armi, ma pure un lento, continuo e prog ressivo miglio· r a mento delle condizioni igieniche dell'esercito nostro. TAB BLLI'. Il.

SPECCHIO indicante il numeru dei militari morti in tutto l'esercito per tuu-:rcolosi, -~u 100 dd numero complessif'u dei morti in ciascun an no rlal ch'cennio sottoinclicato. (Ila l la nel azione medir,o st.ntistica d~ll~ condizioni sa nitari~ nell'esercito italiano compilata dall' l5pettorat•J di sauila militare).

----

IX :\~N 1

. UM8RO COI)1 Jl 1 ::s~l\'0

d~ l morti m cw•c uu anno.

1887 1888 1889 1890 18\!1 1892. 1893 1894 1895 1896

1 860 l 832 1 741 l 665 1 978 l 51:l 2 968 l 014 l 430 l 18-!

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1'7 185

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( l) SFoRzA. - Sulle pin rret1 uenti ed imrorl~nti malattie •l'iniezione vssc r•• a t•~ nel R. E$erci to italiano. Rivisra a·igieue e S!l!lll<l pubblica, t• :ogo-lo ISW,


5 '2

J..A 'f t:DE RCOJ,(lSl XELL' E~EROT'rO

Dallo specchietto n. II si rileva che nel decennio in parola, su cento morti avvenute nell'esercito. 14,99 lo fnrono per tubercolosi. Anche questo risultato è favorevole al l" esercito, poichè in esso la tubercolosi rappresenta poco più del settimo della. mortalità generale. Mentre, secondo Hirsob, spetta alla sola lisi polmona1·e un settimo della morta-

lità totale, nel nostro esercito invece tale cifra è dovuta a tutte le forme tubercolari, cioè alla tubercolosi acuta e cronica di qualsiasi organo. Nel triennio 1874-76 si verificarono nell' eserci to 15 decessi per tubercolosi su 100 morti in genere (1 ', mentre nel decennio 1878-87 la mortalità per tubercolosi fu di 19,61 p. 100 di tutta. la mortalità generale (2). Quest' ultimo dato di confronto per ò non è, secondo me, intieramente esatto, poichè il dott. Sforza. comprese fra i morti per tubercolosi le bronchiti croniche con emottisi, le polmoniti croniche e le mR.Ia.ttie delle glandole e delle articolazioni, che nella relazione statistica dell'ispettorato di sanità militare non sono agg ruppate fra le tubercolosi , e quindi, se con le v edut e della moderna patologia ciò si può scientificamente supporre, manca dall'al&ro la sicurezza dei dati. Ad ogni mo::lo, se si considera che ora l'accer tamento della tubercolosi è più rigoroso ed esatto cb.e per lo innanzi, si ha il conforto che la mortalità per t u bercolosi ne Il 'esercito è in lieve, ma progressiva. d immuzwne.

( l) SonliANI. - Studi di &lalislicn &a•lil&r ·a pubblicati IIP{)Ii Anno /i d f l millilltl'O di agritollura , ttlthlllria e COIIttucr clo, anno 1877, n. 100.

(!) Cr.Aunro SPORZA. - S ul'e più (requmtl ed impol'lonti malattie d' in(ez"'''t o<serualt nel R. t str citl) italiano. - O~ Ila Riviatrl d' lgit.ne e Janilti P"blrlo~ll. an no l, n. 8, t a~ost•• f 990.


.. Dalla tabella n. I, abbiamo preso quali sono le di visioni militari in cui avvengono le maggiori o minori perdite per tubercolosi. e ciò potrà forse servire in seguito specialmente per la ricerca degli agenti atmosferici che possono influire sulle cause di morte. Dalla tabella III invece, rileviamo da quali divisioni militari provenivano gli individui morti e riformati per tubercolosi ; e, secondo me, questi dati sono assai più importanti dei primi, poiche ci possono dare un giusto concetto dello sviluppo e del dominio della tubercolosi in individui appartenenti alle diverse regioni del regno; specialmente poi se confrontiamo queste indagini colle morti per tubercolosi nella popolazione civile, ciò che farò in seguito. Da questi dati, a me pare, che si possa con opportuna sintesi tessere la topografia medica della tubercolosi in Italia, e quindi r icercare anche le regioni più adatte climaticamente alla cura di si ter r ibile malattia, ossia.. alla top(lgrafìa igienica. Dalla tabella III adunque si rileva che la mortalitii. media del dec~nnio ripartita per divisione di nwwila, fu uguale ad 82,42 per ogni milione di abitanti di ciascuna divisione. Superarono tale proporzione i militari nati nelle divisioni di Cagliari, di Vero na, di P adova, di Ancona, di Bologna, di Perugia, di R avenna, rli Piacenza, di Chieti ed infine di Salerno. Le divisioni poi che ne diedero il minor numero fu rono quelle di Bari, Messina, Napoli, Genova, Novara e Milano. Da ciò si può dedurre che la tubercolosi in genere domina. e si sviluppa con più frequenza fra i militari p r ovenienti dalle popolazioni delle prime divisioni so-


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SPECCHILJ SI:"OTTICO ,lei morti e r(lo rmali pe,. lu& P.rcl)/•)> a lla rispetcic (Ualla llr lllli onr llh'Òaco·slatistira il;•lle condizioni sanitarie alelr E..il'relto it3li ano. rf)lllpah

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84.46 60.73 58.94 83 .63

l

18.49 14.65 12 .82 16.55 9.23 7 .03 li. 35 10.35 9.61 14.11 6 .56 14.20 10.22 8 29 13.98 9.06 10.85 H.76 17. 34 12.84 4.01 8.89 16.30

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LA 'lTDEHCOI.oSl NELL'ESERCITO

prasegnate, mentre le più favorite per minore dominio sono le ultime segnate. Ciò concorda. quasi intieramente con i dati sulla mortalità in ciascuna di visione. Solo fanno eccezione le divisioni di Genova, A lessandria e qualche altra. con minore cifra, che nella tabella I figurano fra quelle che dettero un maggiore contingente di morti; ma ciò non è in opposizione a questi ultimi rilievi, poichè starebbe solo ad indicare che le divisioni d i Genova., di Alest:andria e qualche altra sono magg iormente sog· gette a quegli agenti atmosferici, che possono più in· fluire sulle cause el i morte per tubercolosi, mentre realmen te quelle popolazioni sono le meno soggette alla infezione tubercolare. Ad ogni modo quello che si può stabilire con maggiore approssimazione si e che la m01"lalilà per lube?·colosi si vet·i(ica maggiormente nei milila?·i che p1·esidiano le dinisioni situate lungo il 1Je1·sanle adriatico, nell'isola di Sm·degna, nonchè in quelli nati nelle di·IJ Ì.~ioni ed isola medesime, cioè in quelle di V erona,

di P ado va, di Ancona, di Bologna, di R avenna, di Piacenza, di Chieti e di Cagliari. Fanno eccezione a q uesta regola le divisioni di P erugia e di Salerno che sono fuori del versante adriatico. Il prof. Enrico Raseri nelle sue conferenze di demografia ed assistenza pubblica, riassunte dal dottore B. Gosio dice: « quanto alla distribuzione g eog rafica, si è osservato che l,. tisi predomina n elle provincie che si trovano al nord del parallelo di Roma, in confronto d i quelle che si trovano al sud del snddetto parallelo. » 'r ale affermazione se è esatta per alcune provinc ie, non lo à per tutte, come dalle tabelle I e III si può rilevare. .f.J pnr vero che le osservazioni del prof. Ras e r i r iguardano la. popolazione in genere, cioè maschi e


Dl"flASl'E lL DIWENNIO 1887-9(:i ECC.

587

femmine di qualsiasi età e ver tono solamente sulla lisi o tubercolosi polmonare, mentre le mie ricerche cadono sulla popolazione militare, cioè su nomin i scelti dai 20 ai 40 anni e sulla tubercolosi in genere, per cui una esatta comparazione non è possibile. MilitARI MOR TI

TUBER COLOSI OURUTE IL DECtWD 1887-'lo '""'·Onolo lo d •''l'llulli •.lt n•se at..a an rt~ p pott()

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A maggior illustrazione dei rilievi statistici da m& citati, serviranno i due cartogrammi (pag. 587 e 588) rappresentativi delle perdite annue subite dall'esercito per mortalità. e rifòrme, durante il decennio 1887-96; da ess\ si rilevano a colpo d'occhio le divisioni militm·i


588

LA Tl:BERCOLOSI XEL L' ESERCITO

di nasf!ita che offrirono le maggiori perdite, e si coufarma. la. mia asserzione sul più accentuato dominio della. tubercolosi nella massima parte delle provincie

...

MiliTARI RlrORMATl

TUBER COLOS I DURUT& IL OtctmO1187-% 1eeocd" l• d1v•••ona da 1n rapporto

colla popoiA~:aon•

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situate lungo il versante adriatico, più su quelle a nord del parallelo di R oma e meno in quelle a sud.

.. . La seguente tavola (tab. IV) tende a dimostrare la proporzione dei militari morti in rapporto ai giovani borghesi coet.anei, dai 20 ai 40 anni; queste propor·


DURA~TE JL DECE:-.Nlò ll:lS7-U6 ECC.

589

zio n i sono approssimati ve, poichè noi sappiamo che l'età dei militari sotto le a rmi, (sottufficiali, caporali e soldati) va dai 18 ai 39 anni, pochi essendo quelli che permangono alle armi oltre tale età. IV.

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1895 1896

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10 149

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17.!'4 15 52

21 '798

10 184

36 .63

15.71

TOTALE

135 593

-1 8 44 8

32.'71

18.21

Dal predetto specchio statistico apparisce, che mentre negli uomini della popolazione ci vile dai 20 ai 40 anni si ebbero 35,71 morti per tubercolosi su 100 morti per la stessa malattia, nella. popolazione militare invece si ebbero solo 18,21 morti di t ubercolosi su 100 perdite per malattie. Quindi anche questo dato è favo revole all'esercito, abbenchè i raffronti non siano intiera.mente esatti, poichè nei militari vi fu già la selezione, mentre i borghesi erano per lo più i meno robusti e forse già scartati dalla. selezione militare.


590

P.an.TE II.

La tuberooloal nella popolar.lone olvlle.

Lo specchio qui sotto (tab. V ), desunto dalla statisticA. sulle cause di morte, pubblicato dal ministero di agricol· tura, industria e commercio, ci apprende che nell'ottenni o 1889-96 si ebbero in Italia 464,575 morti per affezioni tubercolari varie, con una media annua di 58,065, che, ragguagliata alla popolazione totale del Regno calco· lata a 31,195.ti07, ci dà la mortalità media annua per tubercolosi di 1861 per ogni milione d'abitanti; il che equivale a 18,6 per diecimila abitanti. Tale risultato, offerto dalle cifre di mortalità, è assai confortevole, poichè sappiamo che i paesi a noi più vicini, hanno una mortalità immensamente più elevata della nostra. In Francia per esempio, giusta le affermazioni dei professori N ocard, N etter e Beau val o n nel congresso te· n utosi lo scorso anno a Parigi per lo studio della tu· bercolosi, si verificano per questa malattia ben 150,000 decessi alranno, che ragguagliati alla sua popolazione secondo l'ultimo censimento del 12 aprile 18\11, in 38,3-13, 192 abitan ti, corrisponde a 39,12 mor ti per ogni 10,000 abitanti; ovvero a 3U12 per ogni milione!. .. Nè in mig li ori condizioni t rovasi Vienna, ove, secondo dimostrò von Schri..itter allo stesso congresso di Parigi, si verificano 25 decess i per tubercolosi su cento m orti in genere, e quindi il quar to della mortalità è dovuto alla tubercolosi ; mentre per ogni 10,000 abitanti si hanno annualmente ben 7-1 decessi per la stessa malattia!. .. Solo a titolo di confronto, ed abbenchè le seguenti cifre non siano le più recenti, riporto, desumendolo


DURAXTE IL DEC'E:\ :'\!0 188 7-96 EC'C. TADELLA

Y.

-

PROVI~CI E

Alessand r ia. Cuneo ?\o va ra Tori no Genova . Porto Maurizio Bergamo. Brescia Como. Cremona. Man tova Milano Pavia. Sondri o . Belluno . Padova . RoYigo Treviso . Udine Yonezia . Ye rona . Yicenza . Bologna . Ferrara . Forh . Modena . Parma Piacenza. Ravenna. Reggio Emilia. Arezzo Firenze . Grosseto Livorno . Lucca

Massa-C~rr~ra: !>i sa Siena:

591

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Popolazione

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'i9li 494 12 048 8 703 661 835 'i 57 383 1 11 0 13 17 150 l 119 199 8S4. 292 , 15 915 145 365 2 535 'i 503 425 601 495 035 8 051 11 0 1!) 573 961 5 113 307 054 4 768 313 188 l 289 082 27 51 \l 6 974 505 960 l :,146 135 127 110 120 . 2 984 7 299 450 789 3 518 244 821 5 4\!2 41 2 310 8 465 533 454 386 425 7 783 435 763 6 202 6 12o 449 3:25 9 010 492 591 4 443 25fl 431 4 813 1 271592 4 8 17 21!0 073 213 135 l 5142 1 229 542 l 3 812 :3 951 225 107 251 361 4 131 1 ~44 802 3 433 826 637 16 366 124835 . l 865 1 125 949 l 3 416 290 506 5282 182 ì'14 a 185 31(J 80:3 5 910 ~()'j 805 3624

l

-

l 506 l 087 l 377 2143 l ~18\1 3li 93i l OOB l 3'ii 639 596 3 440 871 168 373 912 '

4:m

686 l 058

972 ,..,~-

I l,)

765 1209 555 601 602 642 48t 493 5 16 429 2 04!J 233 42"i' 6()0

398 739 t:i:l

porzione per tOOO abitanti

l.l:l9 l. 6-1

1.82 1. 91

2.38

:l. l s

2.20

l 2.03 2.40 2.0l:l l. 9ù 2.67 1. ";l? 1.24 2.11 2.02 l. i 9 1. 6li 1.9$ 2.51 L'id l.':O 2 .·1:> ~.li

2.16 2.01 2 . 35 2.98 2 . l !l 2 .0:> 1.75 2.4i

l.8i 3.39 2.27 2.18 :2.3tl ~ . 1:<


I.A 1TDERCOLO~J ::\ELI. Ei'ERt'l1'0

Segue T " IIEt.L.... Y.

Popolaz•one

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Numero

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dal 1889

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a l 1896

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1.55 1. 03 1. 23 l. 49

2.01 l .8l1

dalla r elazione mechco-statistica al consiglio superiore rl i ~a11i tà del regno per ranno 1897, il f) Ui unito pro·


DURANTE U.. DECE NNIO 1887-96 ECC.

593

spetto, dal quale appare evidente come l'Italia sia il paese più favorito dalla sua posizione geografica per la cura della tubercolosi. TA:8SLLA VI.

1\1 O R T l

5 T AT l

Italia . . . . . . Inghilterra e Galles .

Olanda

.

.

Scozia.

.

.

Wiirttemberg Svizzera .

per tl:ri e tubercolnsi pohnonare per ogni 10.000 abitanti neg li anni 1887

1887- 93

13.22 15.91 17.90 18.58

13 .40 15 . 68 19.18 17.94 19.78 20.65 21 .24 22.40 17.64 27. 15 28 .2a 30.08 24 28 31.80 36.82

))

19. 90 21.85

,

Irlanda . Sassonia. Belgio.

D

Pru88ia . Francia .

26.99 29.33 80 .91

Ungheria. Impero germanico

31.00

Baviera Austria .

.

.

.

36.76

l

1894

13.03 13.85 19.31 17.23 20.98 20 . 69 20.92 21. 37 15 '76 23.89 o

? ?

23.53 28.94 'i

Quali furono le provincie italiane che dettero il con· tingente maggiore alla mortalità. per tubercolosi lo dimostra. il seguente cartogramma, (pag. 59-:1:), dal quale si può a colpo d'occhio vedere quali furono le provincie che fornirono il maggior contingente alla. mortalità per tubercolosi. Dal detto cartogramma. risulta abbastanza esatta. l'affermazione del professor Raseri, cioè che la. tisi, ed 38


594

LA T UBERCOLOSI NELL'ES ERC ITO

ora si potrebbe dire la tubercolosi, predomina nelle provincie che si trovano al nord del parallelo di Roma, in confronto di quelle che si trovano al sud del sud-

r.tORTALITA GEN ERALE

TUBERCOLOS SU 1000 AiliTUll ( l' o n od o 189 9· 90)

~

meno d ol .2 1.2 n 1.6 l o" 2.0

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detto parallelo. Fauno eccezione a questa regola, a nord le provincie di Cuneo, Novara, Pavia, Sondrio, Belluno, Rovigo, Ver ona, Vicenza, Arezzo, Ascoli-Piceno, Ma· cerata, Pesaro-Urbino, P erugia, che dettero un con t ingente di mortalità un poco inferiore alla media generale d'Italia; come al sud fanno eccezione per


Dt:RANT .S: IL OECEN:\IO 1887-0G ECC.

595

una mortalità superiore alla. media generale, Napoli e Bari. Concorda. tale rivelazione con quella offerta. dalle statistiche sanitarie dell'esercito? Evidentemente non concorda interamente; ma ciò non deve recar dubbio sulr esattezl!:a. dei rilievi, poichè innumerevoli sono le rag ioni che influiscono a. far variare i risultati della. comparazione, tanto più che la comparabilità statistica bisogna farla soltanto con dati omogenei e non con quelli eterogenei, come nel presente oaso, p er cui sarebbe necessario ricercare le leggi delle cause accidentali, che possono influire a. far variare i risultati offerti dalla ri vela.zione diretta delle cifre. Ciò che è ben lontano dallo scopo del mio lavoro. Quindi, se dai risultati generali offerti dai numerosi dati sulla popolazione civile, si può ritenere sino ad un certo punto esatta. l'affermazione del prof. Raseri, io credo che non si possa. nemmeno mettere in dubbio la rivelazione data dalle statistiche sanitarie militari, cioè che le popolazioni che danno all'esercito il maggior numero di individui predisposti alla tubercolosi, siano quelle situate lungo il versante adriatico e propriamente più quelle situate al nord del parallelo di Roma e meno quelle al sud del parallelo suddetto. Dal seguente specchio si può rilevare la. predilezione anatomica. della. tubercolosi nella. popolazione civile. Evidentemente è sempre la tisi, che rappresenta oltre la metà delle morti per tubercolosi, cioè il 52,07 p. 100; la. segue la ta.be mesenterioa nella proporzione di 18,55, indi la. tubercolosi disseminata. con 14,63, poi la meningite tubercolare e l'idrocefalo acuto, 9,00 p. 100, la scrofola. e il lupus in ragione di 4.18, ed in ultimo la sinovite e l'artrite fungosa con 1.27 per cento morti di tubercolosi.


596

LA TUDERCOLOSI l'I'ELL' ES.E RCITO

TABELLA

VII.

QUADRO DI MOST RA TI VO delle suddioùsioni anatomiche delle affe3ioni tubercolari nella popola; ione cioile. (Dall ' Atmua•·io $lali!lico Ualta no pel i898).

liA LATTIE TUBERCOLAR I - CIFRE EffF.TTIVE

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63 695 1 ) o 975 1 2 903 60 828 8 972 2821

5 672

1891 1892

60 492

8 954

2559

GO 021

8 593

2460

6101 5 850

18!13

58 535 1 8446 58 6I3 8 685 59533 9 868

2I50 2168

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835 778

1 970

5 501 4 49'1

31484 10 142 31 75G 10 144

633 773

2 014

4 861

33 302 10 351

682

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l

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l

525

so 4

Proporzioni per un milione d'abitanti. 2110

l fl87 1888 1889

248

2 135 1 2132

1890 l 2 023 1 l 91 l 2 001 l l 9"'i2 l H\)2

l

1 911 ' 1893 IS!H l !1021 18!J5 l 1 920 1896 l l 91G

311

11 3 101 97

180

l 078

193

l 084 l 064

94

190 178

85

202 1 1011

282

81

Hl2

2-;6

70 70

205 1 l 022 li8 I-15 l 1 024 1~16 l 067

3G7 298 2!16 1

282

318 l 249 l

64 G5

l 071 l 023 9-;'8 l

l

462 1 421

29 25

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22

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327 33I

l

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17


DT;RANTE IL DECE~::-:!0 1887-96 ECC.

597

Dallo specchio seguente infine si vedono le cifre della. mortalita g enerale per qualsiasi morbo ed il rapporto percentuale fra questa e le affezioni tubercolari; ciò che dimostra che in Italia stl cento morti in genere, se ne hanno appena 7,43 per tubercolosi! TABELLA

VIII .

SPECCH IO indicante il totale !Jenerale dei morti in genere quello dei morti per le a.ffe:.i.oni tubercola ri (tubercolosi generale, serojola e lupo, m en.ingite luber culare, tubercolosi polmonare) ed il rapporto percentuale fra quello e questo n el per iodo 1889-96.

~-,-A N~•

l in ciascuno dei morti d~gli anni

1889 1890

768 086 795 911

1891

795 327 602 714

1892 1893

1

T OTALE !OKNP.R.U.S

controindicati

7i6 713

1894 1895

776 372 783 813

1896

758 129

T OTA LI>

l

ltJORTI

d c i m o r li per tuberco losi per 1 su tOO morti aiTezioni tunercolarì per tutto l~ cause

60 598 58 002 5'1298 57 093 55 687 56 654

7.887 7 . 285 7 . 201 7.111 7. 167

59533

7.295 7.595

59 781

7.885

llledia percentuale dell'ottennio

7.-128

C oNcLUSIONE.

Dalle ricerche statistiche dell"ultimo decennio 1887-96 r~sulta. che l'esercito nostro perde in media all"anno Circa 258 individui uccisi dalla tubercolosi e, che ne riforma., per la stessa malattia, rimanria.ndoli alle loro case, circa 296.


ò98

LA TUD EH COLOSI NELI} ESER CITO

Per quanto queste cifre non siano spaventevoli, spe· cialmente se si mettono a. riscontro con le perdite che gli alt ri eserciti europei subiscono per la. stessa malattia, pur tuttavia io credo che sia. doveroso di occuparsi del modo come poter allontanare, il più che sia possibile, simile deg radante flagello, dall'esercito. Moltre altre nazioni ci hanno in ciò preceduto: l'accademia di medicina di Francia nominò, nello scorso anno, una commissione incaricata di studiare i mezzi più sicuri di profilassi e di cura onde prevenire lo sviluppo della tubercolosi nell'esercito; relatore della suddetta ('Ommissione fu il professor Grancher, il quale asserì che annualmente l'esercito francese perde ben 15,000 soldati per tubercolosi, che però potrebbero ridursi alla metà, mercè una severa profilassi; mentre raltra metà potrebbe discendere a proporzione minima, mettendosi in opera i vari mezzi curativi oggi proposti dalla scienza. La stessa accademia di medicina, nella seduta del 3 maggio 1898, propose la nomina d'una commission e pe;·manente per la profilassi della tubercolosi, con l' incarico d'incoraggiare tutti gli sforzi per la lotta contro la propagazione della micidiale malattia. Il congresso per lo studio della tubercolosi, tenutosi a Parigi nello scorso anno, e del quale fu magna pa1·s il nostro illuatre professore Maragliano, dietro propost.a di vou Schrotter di Vienna, approvò la costituzione d'un comitato permanente inler·nazionale per le studio della profilassi della tubercolosi. Il B elgio costituì a Bruxelles nell'anno 1897 la lega contro la tubercolosi. La Norvegia ha disciplinato con misure legislative la pr ofilassi di tale malattia ed ha creato due sanal01'i eli Stato, u no a Molde, aperto nell'anno 1897, ed un secondo in costruzione pr esso B ergen, il quale sarà. aper to quest'anno.


DURANTE IL DECE~XIO 1887-96 ECC.

f>l:Jl)

Non parlo dei numerosi sanatori già esistenti nella Svizzera, in Inghilterra, nell'America, nel Belgio ed in Germania, ove quei ricoveri presero il nome di case popolari di salute. Anche la Francia ora ne possiede alcuni dovuti all'iniziativa privata. Un sanatorio per indigenti esiste pure ad Alland presso Vienns.. Solo in Italia, regione climaticamente più adatta alla lotta contro la tubercolosi, poco si è fatto in proposito; ma una certa agitazione va sorgendo anche fra. noi per opera di distinti medici ed igienisti. Già. la commissione sanitaria del grande ospedale degli Incurabili in Napoli, presieduta dall'illustre professor Cardarelli, fece voto al governo dell'ospedale per la fondazione d'un sanatorio pei tisici in uno dei siti più salubri ed opportuni dei dintorni di Napoli, per meglio provvedere non solo alla. migliore cura dei tisici, ma altresì alla preserva.zione degli altri infermi ed ali: igiene e profilassi per la città. Alla società d'igiene di Padova, il professor De Giovanni, seguendo le orme dell'accademia di medicina di Parigi e quelle non meno importanti del congresso per lo studio della tubercolosi tenutosi nella città stessa, e più di tutto sull'esempio del Belgio, propose di promuovere una. lega nazionale per combattere efficacemente la tubercolosi in Italia ed ovviare ai g ravi danni sociali che si manifestano dal suo diffondersi. F ece una relazione sul progetto di costituzione di tale lega, che dovrà. avere comitati in ogni regione, e propose la creazione d'un comitato centrale residente in Roma, proposta la quale è già in corso di esecuzione. È giusto pel"Ò constatare che prima. della società di igiene di Padova, il professore Foà, dell' università di Torino, tenne varie conferenze in diverse città. d'Italia a favore dei sanatori popolari por la tubercolosi, e


600

LA T UBERCOLOSI NELL'ESERCITO

dalla sua dotta e vibrata parola, ornata di solidi argomenti scientifici, è sorta in varie città. dell'alta Italia una favorevole ed operosa corrente per far sorgere speciali luoghi di cura a pro dei tubercolosi indigenti. Sarà. tanto tardivo entusiasmo coronato da felice successo? ... Auguriamocelo; ma per ora. almeno è prudenza dubitarne, poichè, oltre la difficoltà. della. ricerca dei mezzi finanziari per la; costruzione e l'impianto d i simili case di salute, v'è la deficienza dei mezzi pel mantenimento dei miseri ricoverati. E qui mi piace ricordare quanto i dottori Nettar e B ea.uvalon di Parigi esposero al congresso per lo studio della. tubercolosi. Essi dissero: che l'iniziativa privata in Francia. ha dimostrato in Armesson, a Villepinte, a Cémiez, alla Hautevi.lle, che la fondazione dei sanatori pei poveri non è che quistione di danaro; i rapporti delle società. straniere avendo assodato che un letto di sanatorio non deve costare in media, più di 5000 franchi. Di modo che per ricoverare 2000 tubercolosi poveri della città. di P arigi occorreva.no almeno 12 milioni. Ecco perohè ritengo che l'attuale risveglio verifìcatosi in Italia a. poco potrà. approdare! ... ma con l'augurio che possano essere trovati i mezzi pecuniari per la fondazione dei sanatori popolari, è u tile domandarsi: ove dovranno sorgere tali luoghi di ricovero? è indiffer ente la scelta della regione? Io ritengo che questo quesito sia di capitale importanza, poichè se gettiamo lo sguardo sul car togramma della. mortalità. per pro· vincia, sarà facile convincersi che non è affatto indifferente la. scelta della r egione ove i sanatori dovranno sorgere; poichè l'esperienza clinica secolare ha d imo· strato che per la cura dei tisici si richiede anzitutto eh'essi siano messi in condizioni climatiche favorevoli, e perciò è necessario trova.re dei luoghi che riuniscano tutto il desiderato dal punto di vista della terapia.


DURANTil: IL DEOEN~IO 1887-96 ECC.

6()1

climatologica, c:ioè dell'altimetria, dell'esposizione, della protezione dai venti, delrigrometria, della temperatura,

delle condizioni del suolo, ecc. Dopo ciò io temo che da alcuni comuni si corra un un poco all'impazzata per la fondazione dei sanatori. Questi luoghi di ricovero non dovrebbero sorgere dappertutto, ma solo in alcune località preferite dalla natura. Vorrei perciò che i sanatori fossero interprovinciali, poichè, con l'associazione di pitt provincie, sarebbe meno difficile la raccolta dei mezzi finanziari; e più di tutto desidererei ch'essi sorgessero in località bene adatte climaticamente alla terapia del fatale morbo; altri· menti si correrebbe. il rischio di veder trattati i tubercolosi come tante piante 9sotiche, racchiuse in serre, e che, pur germogliando, menano vita stentata e rachitica! ... Dopo tali considerazioni generiuhe, io mi domando ;

possiamo noi medici militari rimanere inerti spetta.tori innanzi ad una sì terribile malattia contagiosa? È giusto, e logico, è cosoienzioso rimandare annualmente nelle proprie famiglie circa 300 tubercolosi, senza den unziarli ne al sindaco, nè all' ufficiale sanitario e senza darne alcun avviso alle inconscia famiglie, unicamente perchè la legge sulla ·tutela dell'igiene e della sanità pubblica non impone tale obbligo ? Ricordiamoci che l'esercito nostro, per fortuna della patria, non è solo un istrumento di guetTa e di difesa, ma è stato ed è uno dei più importanti organi sociali, che cementò e consolidò l'idea dell' unità, che diffuse l'istruzione e l'educazione nelle ignoranti masse del popolo, che con mirabile esempio di virtù e di abnegazione volò sempre in soccorso delle pubbliche calamità. Parta adunque dall' esercito anche l' esempio della profilassi contro la tubercolosi, con l'istituzione di speciali luoghi di cura e di ricovero dei miseri infermi, senza più rimandarli alle proprie famiglie a diffon-


602

LA TUJlERCilLOS I XELL'ESERCITt) ECC.

dere il micidiale contagio. Mi risulta, per autorevoli info rmazioni, che già alcuni ufficiali sanitari comunali hanno denunziato alle autorità provinciali tale grave inconveniente; non aspettiamo perciò che qualche me· statore politico, anelante ad emergere, denunzi tale inconveniente al credulo popolo. L'esercito che fu sempre a l posto di avanguardia in tutte le iniziati ve nobili ed umanitarie, mostri anche in questa di non essere secondo ad alcun corpo morale e cominci per primo ad istituire qualche ospedale d'isolamento pei militari tisici. L e stazioni climaticamente adatte alla cura della tubercolosi in Italia abbondano, ed i f&bbricati non mancano. Da <]Uesto breve :;t;udio abbiamo visto che le divisioni militari di Messina, Bari, Napoli, Genova, Palermo, sono le più adatte per l'istituzione dei sanatori. La divisione di Bari possiede g ià l'antico fabbricato del deposito di convalescenza di Bitetto, Palermo ha quello di S. Polo, in Messina, in Napoli e sulla estesa riviera ligure non sarebbe difficile di trovare dei fabbricati demaniali per poterli adattare ad ospe· dali per tubercolosi. Nè credo che la spesa pel mantenimento d i tali stabilimenti potrebbe gravare tanto sul bilancio deìla g uerra, da. dissuadere il ministero a non accettare sì benefica ed nmanita::ia proposta. Già una nobile gara va sorgendo nelle principali città d"ltalia per l'istituzione dei sanatori per tubar.:. colosi, ed io ho la ferma convinzi.o ne che il corpo sanitario militare italiano, che tanto ha fatto finora pel miglioramento igienico dell e caserme, degli ospe· dali, d ell'a limentazione del soldato, ecc. non disdeg nerà. di seguire con int.eressamento ed affetto questa mia proposta. =--- - - - - -


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA J\1EDIOA M. P~HU. -

Del valore del otliDdrl udnarl nella dlagno•l e nella progno•! delle malattie ren&U. - (Ga_.ette des hòpitaux, N. 31, 1899).

Conclusioni. -1• La ricerca e lo studio dei cilindri uriuarì possono fornire in clinica utili indicazioni per la diagnosi e prognosi delle nt.-friti: esse sono attualmente abbandonale, perché, per una par'Le, si è voluto atlr·ibuire a ciascuna delle lor·o varietà un valore semiologico eguale, e, per altra plìl'le, uon é s tato messo a sua base l'individua lizzazione delle nefriti epiteliali nel gruppo complesso delle malattie ren ali. 2~ Si pu6, secondo il loro modo di formazi one, dividere le varie tà di cilindr·i in tre classi: '1• i cilindri di tr ansudazione l'is ultanti dal passaggio a traver so le pareti dei tubi uriniferi di certe so:;tanze contenute nel san~ue, e questo passaggio si effettua a cagione di disturbi circolator-i, di decorso acuto o cr onico: ci!indri ialini, d'emoglobina, di fìbr·ina, di g lobuli rossi; 2• i cilindri di desquamazione sono formazioni dovute alla messa in libertà, per il moùo degenerativo, di cellule modificate venute dai tubi del r ene: i cilindri colloidi, adiposi, amiloidi, epiteliali anche; 3•: i cilindri di rer· mentt~ziooe sono prodotti dalle proliferazioni dell'epitelio da rivestimento di Heideohain, il quale ha ricevuto dal principio patogeoo un colpo più o meno forte e reagi~ct' se· condo il modo pr oliferativo. 3• l cilindri granulosi sono carAllArislir.i deliP. nefrili epiteliali; la loro cùostatazione in più o meno grande qua n tilù, la loro persistenza, anche io mancanza di un' infiammazione acuta, deve condurr e a formu lare la diagnosi di una ne rrile interessante il labirinto renale. · Le altre va r ietà di cilindri banno uu' importanza m inore per la diagnosi di un'afftJzione re nale: i cilind ri ialini che sono, di gran lunga, la varie tà più frequente, accompagrumo generalmente i disturbi circolalor·i, ma non hanno pe r se


604

JHV1ST.A MED ICA

s tessi alcun s;g ni fìcalo carallet·is tico dal punto di vista della diag nosi. 4• Come fattore della prognosi nelle nefrili epiteliali, la r icerca dei cilindri g ranulosi trae il s uo valore dal fallo che essa pet•melle di seg uire Je fa si di verse del processo analomo- patologico, perché le modiflcazioni dei cilindri indicano tap pe inlìammatorie. Allo stato a cuto, es si s ono numerosi, coere nti, a granulazioni compatte, di diame tro piccolo e sono l'indizio di una fermentazione cellulare a t tiva. Allo s tato s ubac uto, le formazioni g ranulose sono più rare, me no coerenti : il loro d iametr·o è a umentato. Quando la sclerosi seconda ria te nde a s tt~ bilirsi nel tess uto leso, pare che con questo ti po speciale di cilindri si noti la pr esenza di cilindri colloidi; però n on é possibile, su questo punto, ror·mulare concl usioni nette, data la va riabilita della Joro colts tatazione. l nfì ne, se l'affezione passa allo slato cr onico, i cilindri son o in quantita minima e dotati di una coesione minore. Se l'a ffezione g uarisce, scom pa iono l'albumina ed i cilinciri. S e il processo passa allo sta to cicatriziale, i tubi, imperfettamente r igene1·ati, lasciano passar e una quantità va1·iabile, generai· m e nte minima, di albumine ; non forni scono più alcun ciliudro . 5° Per i sovraindicati moti vi, la ricerca s istematica de i ci lindri m erita eli pre nde re un posto importante n ella semi olo~ia urinaria. B. Corw rLE . - Il tratt&mento delle emonagle lnteatlDall nella febbre tl.foldea. - (The Boston Med. a nd Su rg. Journ al, settembre 1898). È no to quali s1eno i pe 1·iodi, ne i quali pos!iono, con piir g rande facihta, manif~stm-s i le emor-rag ie inteslinnli n ella febb1·e tifoidea; e cioi•, prima che fini sca il secondo sellena ••io, pet' rollura di vnse llini ingor gati n elle porzioni d' intes tino in fil tra te : nP.llu quar·tn sellim<l lla o più lardi, per uiCPrnzioni od escoriazioni. Non é di tricile quindi, anche col solo c1·ite rio dell'epoca in c ui compari!':cono, s tabilire a quale delle due cnuse debbnno atlri buir·si. Mu, mentre quell e precoci possn11o ri tenersi come di progno,;i piuttosto favorevole, per·cbè deconges tiooMo l'intestino, ed in conseguenza non


RIVISTA YEDIC.A.

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richiedono speciali modificazioni al trattamento ordinario, il medico si trova spesso impotente davanti a quelle tardive, le quali generalmente riescono perniciose per la g1•ande perdita di sangue, che d' ordinario non è possibile f1·enare con alcuno dei compensi medici o chirurgici finora conosciuti. La peritonite perforativa è quella che minaccia più da vicino il paziente, il quale ha bisogno di essere immediatamente soccorso. - E poichè la terapeutica razionale tenderebbe a bandire l'uso dell'oppio in simili circostanz~, come antiscientifico e pernicioso, l'autore vuole spezzare una lancia in favore di questo rimedio, non fosse altro per togliere ai giovani pratici l'incertezza nella scelta del rimedio, in un momento in cui l'indugio potrebbe essere fatale. Non si può, egli dice, abbandonare ad un tratto quei metodi terapeutici che sono il risultato di esperienze accurate, di osservazioni cliniche lunghe e coscienziose, per adottare metodi nuovi, risultati di teorie, piuttosto che di un'esatta pratica clinica. L'oppio é stato adoperato con grande fiducia, e si é sempre ritenuto che a piccole dosi abbia una benefica influenza sulle emorragie internP.. Tale uso risale a Sydenbam e ad autorità scientifiche più lontane, ed llnche oggi, nei casi di emorr·agie intestinali, con shock e collasso, non sarebbe conveniente persuadere il pratico ad astenersi da questo mezzo, come controindicato e pericoloso. Piccole dosi e non grandi, perché l'Autore non crede vi siano indicazioni per paralizzare le funzioni organiche, abolire le secrezioni, abolire la peristalsi intestinale. Havvi una marcata differenza nell'azione dell'oppio a seconda delle dosi e delle combinazioni. É un fatto di esperienza gener~:~le che questo rimedio è spesso di grande utilità nella diarrea e nella dissenteria. - Egli non pretende di spiegare come l'oppio eserciti la sua azione antiemorragica, ed anzi crede che non siamo molto più innanzi di quel personaggio di Moliére, il quale spiegava appunto l' azione ipnotica dell'oppio, dicendo: quia est in eo otrtus dormitioa. L'opinione che l'oppio sia dato nelle emòrragie intestinali per paralizzare i nervi vasomotori, come alcuni ritengono, non è divisa dall'autore, il quale invece ritiene che la sua azione sia molto complessa e tale che non sia possibile esprimerla con una semplice formula. Tale era anche l'opinione espressa da Vulpian dopo accurati esperimenti sull'oppio e suoi f:ali.


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BIVIST.A. MEDICA

E neppure deve ritenersi che l 'oppio ve11ga pr·escrillo, com~ altri vorrebber o spiegare, per arrestare la peristalsi i ntestinale, poiché esso ha la sola indicazione di tenere in riposo g li intestini quanto è possibile senza danno. Se l'esis tenza di prodotti batterici, ed accumuli di sangue coag ulato costi tub cono unn minaccia per il paziente, il pr·alico d eve r;col'J'er e n qualche m '!zzo per deterger·e il tubo in l esti nole, come i lassativi salini o gli enterocli smi, nel tempo stesso che p1~ r· bocca o per via ipodermica si continua la somministrazione dell'oppio. Qua11to all'uso di acetato di piombo, larmino, percloruro di f~rro, er·gotina, nella febbr e ti foidea il pr·atico deve sem1we tener presente il grande ""cellicismo dimostr ato !<u quesl•l argomento da quel sommo dei maestri, che fu il Lieber m eister. È stato del l o ch\l le autorità non sono conct\rdi sul tralutmenlo delle emor r agie nelle febbri enter·iche, preferendo alcuni l e compresse g hiacciale sopra l'addome e i lavag gi freddi, m entr e o.ltr·i condormano questi metodi come irrazionali e perni ciosi. E cio è vero: mentre vi é un accordo senza dubbio magg iore soprn l 'uso dell'oppio. I l dotL. Cordile al'f'erma che questo fHrmn co ha un'azione notevolmente benelìca sul cuore ed un effetto tonico sul sistema ner·voso. Egl i l o ritiene come uu grande stimolante cer·ebrale e spi· nn le e come un moderatore della circolazione . Afferma inoltr e di aver voluto pt·ovat·e in qualche ca so a sospendet·e la somministrazione dell'oppio, ed ha constatalo un'accentuazione <h•i sintomi, un indebolimeuto dell'azione cat·diaca, con r·itor oo od aurnenlo d,..l ùel trio, m entl'e poi tutti CJUesti fenomeni si sono miti ~D ti nuo vamente in seg uito olia ripresa dell'oppio. Per· l'autore i nsomma l'oppio costi tuisce una vera ancor·a di sal vezza nPIIe ern0rr·agie intestinali. T ulli i periodici portano fr·eq uenlr mt•nl e lasttmon ianze i n favor·e, e colo ro clte, fron· tegl!iando ar·dilamente In modern a corr•er1t e innovatrice, rimar·ranttO fedeli a que,.;to vecchio t·imedio, lrovet·anno l'a p po~gio d ell e Autorità cli niche più s timate. c. f .

Nevra1tanla. Etiologia e trattamento profllattloo. - (.H erlir:al Record, m&r zo 18!)!1}.

C oL LJNS e PHtLLJ PS . -

È fu0ri d'ogni dubbio che da qualclw tempo si osservnno cnn m aggior e freq uenw i cac:i di neH a!'t euin ; ma è pur fuori di du bbio che n0n sem pre In diagnosi è fatta lenendo


RIVISTA MEDICA

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conto dei precelti che Beard pel p1·irno ha rnaesL1·evolrneute tratteggiato, e dei fenomeni che realmente caratterizzano questa malattia. E cosi come accade non inl'requentemente di sentire battezza re per nevras tenico chiunque abbia l'umore uo po' bisbeticv, o presenti qualche stravaganza di carattere, non si tien conto d'altra pa rte di taluoe soffe1·enze fisiche, le quali vengono ascrille a lesioni viscerali più o meno profonde, mentre ripetono la loro origine solo da indebolimento della funzione ner vosa. Devesi intendere per ne vraslenia, dico no gli autori, quel complesso di sintomi costituito principalmente da dolori di testa e parestesia; insonnia. depressione mentale, paure, ansietà, sconfor ti, rachialgie, digestio ni disordinale e fenomeni vasomotori, il lutto dipendente da d1sordini del sistema nervoso senza altera zioni riconoscibili: una neurosi, insomma, senza base anatomica. Di questo fenomeno si sono dale molte spiegazioni, roa nessuna completamente sodisfacente. La teoria più accettata é che le manifestazioni della uevrastenia sieno l'espressione di un persistente indebolimento dell'energia ne1·vosa. Da un g ran numero di casi che gli autori hanno raccolto e studiato, resulla che la malaLLia é più frequente negli uomini che nelle donne, nei coniugati, che nei celibi. Ques ta seconda particolarità trova la sua s piegazione nell'aumento di pens ieri, di cure, di preoccupazioni, spesso anche di dispiaceri, che il matrimonio trae s eco, mentre fisicamenle possono far risentire la l01•o influenza anche gli obblighi maritali e le cure materne. Quanto all'età parrebbe che l'infanzia e la vecchiezza vi\dano esenti da questa malattia; il paziente più gio vane da loro osservato aveva 6 anni ed il pill vecchio 67. I sintomi più gravi furono constatati in soggetti dai 20 ai 40 anni. I periodi della pubertà e della menopausa non sembrano esservi specia lmente predisposti. Le occ upazioni sedentar ie darebbero il contingente maggiore, circa 80 p. JOO. È notevole come es:$i abbiano osservato esservi una speciale tendenla a quest'infermità nella razza ebraica, la qua le fi g urerebbe nella loro staListica per la rilevante cifra del 40 p. 100; il che appare enorme ove si rifletta alla prop orziont~ de lla popolazione ebrea in confronto dell'a lll'a. Con~rariamen te alle osservazioni degli scrittori moderni, specialmente fra ncesi, gli autori non avrebbero trovato fre-


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RIVISTA MEDICA

quente relazione tra la nevrastenia e ciò che dicesi diatesi artritica o reumatica. Cosi pure non concordano colla maggioranza degli scrittol'i nell'attribuire una grande influenza all'abuso dell'alcool, del thè, del caffè, del tabacco ecc., nella produzione della malattia, senza negare però che possono sempre, ma in altro modo, avere una influenza nociva sull'economia animale. Agiscono invece assai potentemente la masturbazione e tutte le compiacenze sessuali mollo raffinate, non che le emozioni pr olungate e ripetute, ed un eccessivo lavoro fisico o mentale. E finalmente al disopra di tutto essi pongono l'eredità e la predisposizione, giacchè non é detto che le cause suaccennate producano sempr e la nevrastenia. Esse a giscono a seconda dell'individuo e della sua capacità nevrastenica. Cosi, mentt·e può bastare una sola di esse per a lterare l'equilibrio del sistema nervoso in un dato soggetto, un altro può passare attraverso tutte quante, durante tutta la vita, senza soffrirne minimamente. P er ciò che riguarda il trattamento cura ti v o, é opinione J egli Autori che in nessuna altra malattia più cbe in quest~ sia necessario individualizzare la cura. Per quanto vi sieno ce r ti r imedi, come la d1eta, l'idroterapia, il massaggio, il r iposo, l'esercizio moderato, i cambiamenti di clima, di ambiente ecc., che sono soliti a consigliarsi in tutli i casi,pUl·e la loro applicazione varia all'infinito, e si può dire che raramente due casi vadAno trattati nell o stesso modo. La cura profìla ltica ha un'importanza capitale. Essi non

ritengono precisamente, come è ormai credenza generale, che la nevra ~tenia sia uu portato n uovo dei tempi moderni, e solo a mmettono ch'e~sa sia più frequente perché i fatlori eccitanti e defaLicanti il sistema nervoso sono aumentati dalle conliizioni sociali, politiche ed ec:on.omiche, le quali rendono oggi la lolla per la vita più violenta che per il pa~sato. E riteng ono quindi più. che mai necessario di corazzare contro le difficoltà di un'esistenza bunascosa specialmente quegli mdividui cbe portt~no in sè uu germe atavico di nervosismo. I genitori che s i dispongono a procreare nuovi esseri hanno :>obbligo di curare molto la loro salute, tanto più quando l'anno di avet•e delle tendenze nevropaliche. Uno speciale rirruardo è do,•uto al periodo della gestazione ed a quello dell'in fanzia. L' educazione morale e fisica deve e sse re il


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res ultato di uno sviluppo armonico della psiche e del corpo ; ma le cure principali debbono essere rivolte a quest'ultimo, giacché si sa che in un fisico robus to è più difficile lo sviluppo delle nevropalie. La vita in campagna colla sovrabbondanza d'aria, di luce, di ~o le, coll'opportunità per tulti gli eser cizi fi sici, é l'ideale per i fanciulli, e se non Lutti possorto godere di questi benefici, lu tti possouo in parla s upplirvi con lunghe passeggiate in campagna o nei gi11rdini, colla ginnastica all'apet·to ecc. I bambini che nascono da gen itori nevt•o palici hanno magIZiormente bisogno di queste cure, ed in esl"i lo svilu ppo fi sico dev'esse re aiutato anche a scapito el i quello me ntale, che può essere ritardato. A costoro l'igiene per sonale e l'aliment.azione debbono essere raccomandate più che ad aiLt·i, e sara ottima cosa far contrarre loro l'abitudine precoce ai bagni, specialmente freddi , mentre sarti da evitarsi scrupolosamente la ricercatezza nei cibi e l'uso di stimolanti o di sedativi. L'educazione morale di questi fanciulli è ancora piu importante di quella fisica; ma qui purtroppo il medico si tt·o va generalmente costretto a cedere il campo ai genitori, i quali s pesso per una malintesa benevolenza o paura di contrHiare, fanno tutto il]rovescio di quello che conver·rebbe. Ma quei genitori che ·non vogliono ritrovarsi acl un tardivo pentimento della lo r o condiscendenza debbono vincere sin da princ ipio e con ogni m ezzo le cattive inclioazi0ui, t'eprimere i capricci, abituare all'obbedienza, sradicare l'egoismo e l',~gotismo, s viluppare il coraggio fis ico e la fiducia morale e materiale in se stessi, far superare la tende nza alla m alinconia e alla solitudine, forma1·e in una pat•ola, il carattere, per quanto è possibile, senza da r e una parte troppo importante alla vita emozionale. Una conoscenza pr ematura dei rapp01·ti sessuali é frequ entemente causa del risveglio di cattive tendenze. Il periodo della pubertà va particolarmente sorvegl iato, siccome quello che presenta il pericolo maggiore per la mastUl·bazione . Negli adulti la profilassi della nevrastenia consi~te nell'evitare quelle C8Ul'le che le statistiche pongono in r elazione collo s vilu ppo della malattia. Ma pur·troppo nella maggioranza dei casi il medico non é in g rado di suggeri r·e preven tivamente consigli, m entre può darne con più facilità per· evitare le recidive, le quali in questa malaLlia sono fa cili!'ìsime, e ciò tenendo sempre di mira il concetto che sono ptù le r..ause morali che non le fisiche quelle che producono il piu gran numero di ricadute. c. J. ~$)


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RIVIST.A MEDICA

Pa.togeneal della. polmonite. Record , marzo 1x99)

A. S MJ T JL

(M edicai

Le ri cer che dei batteriologi hanno portato sull'etiologi a nella polmoni te una nu<..va luce, c he ha sconvolto com pletam ente le nostre antiche convinzioni. Ormai l'importanza dei m H!rOt'gAnismi in qu~sla m alaLLia è universalmente ri cono· sciuLa, e pare strano all'autcw e, come la malattia che attira da ttt nto tempo l'attenzione degli studiosi possa esser e r im asta cosi lun~amente nell'oscul'ila, per ciò che ri g uarda la sun pAtogenesi. Il do tt. Smith ha cerca to di ri chi amare i punti più contro· ve•·>;i della question e e d i r ender e più fu cili, più adattabi li l ~ !<piegazioni sulla o•·igine di questa en tila patologica. E gli pone il p1·inci pio che la pneumoni t non é un'infiammazione dei polmoni, m a semplicemente un pr·ocesso di ge1·micultura. che ha Juqgo nelle cellule polmonari, essendo il m ezzo di cu l tura fo rn ito dai vasi sanguigni delle cellule stesse, men tre la null'izione del p1u·encbima rimane inalter·ata. L'autore ritiene c he la sol uzione del problema si a data dalla doppia circolazione dei polmoni , una cosa mollo conosc111ta , ma sulla cui impot·La.nza per gl i effetti patologic~ s; é finora sot·volato, essendo que ~to il sol o OP~a no del corpo urnnno (sebhone q ualche cosa d i analogo si riscontra anch<j nel cuor·e) in cui si può aver e cootempor uneamente integrità strultu1·a le e funzione per vertita, od anc he abolila. Premesse ryueste COI1::>~derazioni l 'autore esamina così il suceedersi degli evenli i n u n attacco di polm onite : t• E ventualità di qualche causa di depressione, sia essA locnle o generale, che favori sca l o sviluppo dei pneumocon:hi, già esi stenti in qualc uno dei bronchi più piccoli ; 2" Formazione eli una col onia, la quale tende a ra,:rgiuogere le vescicole pol monari che le1·minano n el bronco in qu rstione; 3° I nsorgere in queste v escicole eli una irritazione cauSallte es~u dazio n e fìbriuosa, emigrazione d i leucociti, e diapedesi di gl obu li r ossi dai vasi capillat·i ; 4° Formazione di colonie pneumococciche nel m ezzo culturale offerto da questo essudato; 5° Arr esto della circolaz.ione sanlluigna nei capillari se/ZUILO dall'accumulo di acido <ea1·bonico libero nel par eor hima dPll'area atf<'lta;


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6• Stravaso di essudati nei lr. buli vicini, e couseguenLe diffusione del processo; 7• Arresto dello sviluppo dei germi per esaurimento del mezzo di cultura e 'per l'a~cumulo di a cido libero nei tessuti polmonari. ·Sino a questo punto si verifica una costante formazione ed assorbimento di toxina; 8° Cambiamenti regressi vi negli essuòa li; preparazione alla loro scomparsa mediante il riassol'bimento ; 9' Probabtle formazione, in quesl'ullimo periodo, di un processo antitocico; 10° Completa scomparsa degli essudali e r itor no delle vescichett~ polmonari a l loro stato normale; 11• Ritorno della circolazione capillare. L'A. nel discutere il renom~:no della crisi, due punti interessanti prende in special modo di mira; l'esaur imento del mezzo nel quale ha luogo il processo di cultura, con la conseguente d eficie11za di toxina, e l'accumulo di acido carbonico libel'o nel parenchima polmonare quando la circolazione capillare è sospesa. Come è nalltrale, un cambiamento cosi radicale di vedute sul processo paLologico della malattia pot·ta con s è numerose vedute nuove anche nel trattamento. Dice dunque l'autore che gli sforzi tel'apeutici devono es· sere diretti all'arresto o all'inibizione di questa ~cultura di germi. Ammesso che questo mezzo di cultura sia dato dal sangue, si capisce come ogni sostaoza aggiunta al s aogue si trover.a nel m ezzo stesso, e se questa sostanza sarà contraria allo sviluppo del pneumococco, agirà nel senso voluto. Fortunatamente il pneurnococco è il" più vulnerabile e il meno vitale di tutti i germi : noi a bbiamo dunque a priori la probabilità che il suo sviluppo nel tessuto polmonare possa e s~re modificato dai medicamenti. Primo fra questi egli vanta il salicilalo di sodio, come pur·e crede raccomandabile il creosoto e le larghe dosi di chinino, il cui valore abortivo era conosciuto mollo pr ima che si pensasse a qualsiasi specie di microrganismi. Il prof. S mith pensa che il trattamento dell& pneumonite d ~bba prendere di mira i seguenti punti: Attaccare il pneumococco coll'intermezzo del s anjlue, procurando che l'essudalo, il quale va a riempir e le cellule polmonari, venga impregnato di una sostanza che lo r~nda inadatto a servire di mezzo culturale;


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RlVJl'T.<\ :MEblln \

Stimolare g li emnntor1 a segregare i prodotti toxici a m isura che si formano; Sos lener e i poteri vitali e spr cialmen te del cuore; Solleva,•e la circolazione polmonare con medicamenti vasodilatalori ; Compen!'are l'ossi g~naz i one del sa ng-ue, la perdita della superficie respi rator ia, con inalazioni di ossigeno; Ridurre la temperatura eccessiv11 coll'a ntipiresi fisica, ed occorrendo, ancbe con quella chimica, purchè si badi !'emprt~ a sostenere le forze rlel cuore; Combatter e i s intomi accidentali. Quanto al trattamento per mezzo dell'antitossina, il professo•· Smilh , pure dividendo la fi ducia che la ma~gio r par te degli scienzia ti dimostrano nell 'avvenire di questo mezzo curativo, ritiene che per ora l'incertezza dei risultati non permetta di annover arl o fra le cu re. c . J.

Dt&soreazlone e aaa lmport&U& ollnloa. - (Correpondenz - Blatt .fur Schw. Aerzte. 1• maggio 1899). Spetta ad Ehrlich il mer ito di aver t•·ovato questa reazi me, il cui valor·e diagnostico è stato differentemente giudicato dai diver si autori; e fJuesla poca concor dia di giudizio deve esse1·e più che ad altro attribuita al non aver sempre seguito esAttamente, tanto per quel che ri guarda la tecnica, quanto per quel che riguarda l'app1·ezzamento dei J'esullali, itprPcetli di chi ha iiiLJ'Odollo nella p1·atica merlica questo importante elemento diaJinol'ltico. Già da qualche a nno Michaehs aveva fallo degli stud• specia li su qu esto a r gome nto, ed fliulato d11 un m nte l'iale d'0sservaziooe ba salo sopra parecchie migliaia di casi, era ve nuto alle seguenti conclusioni: Nelle m3la tlie cronir.he che non dipP ndono da processi di infezione. come malall1e di origine ner vosa, roalatlie men· tali, ma laltie del midollo spinttle, ma laltie croniche del cuore e dei ren i, flOtta, diabf' le, sifilide, tumor i malig-ni, ecc., la diazor eazione non si tr ova o si trova molto raramente, e quando s i trova, vuoi di r e , 11ella maggioranza dei casi, che e sis ta in sieme un' in fazione secondaria. Nel tifo addomina le e nel morbillo la d iazoreazione com · pa1·e generalmente sin dal princirio della malattia e tale com-


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pa1·sa in queste malattie è natut•almente d i un gt•ande susSidio per la· diagnosi, specialmente per l'ileo-tifo, nel quale dUI'ante il primo settenario tutti gli altr i sintomi mancano ancora, o per lo meno non sono cosi pronunciati da rendere possibile una diagnosi sicut·a. Nè ha minot·e importanza il trovarla più o meno m11nifesta nel cor so della malatt1a , giacchè ques to solo fallo può metter e il pratico in condizione di poter giudicare dell'andamento del processo infettivo ..Qualche volta l'infezione può persistere ancor·a nella sua piena intensità e la r eazione ·essere già scompa rsa, ed io tali casi la mancanza di diazoreazione fa concepire una prognosi favore vole, come la mancanza stessa della r eazionelnello stadio di acme di un tifo diagnosticalo con s icurezza, annunzia la prossima cAduta della febbre. Una importanza massima l'acquista nelle r ecidive del tifo. Quando sin dal primo riap par ire della febb re, le or·ine pr esen tano la diazor eazione positiva, s i è autorizzati a fare con sicurezza una diagnosi differ enziale fra una recidi va ed una febbre d1pendente da altre caus e. Anche ne lla ma~gioranza dei cast di morbillo si ha la l'eazione positiva sin dal p1·incipio della malattia e la sua compo1·sa non ha in sè s tesRa alcuna importanza prl)gnostica, ma la maggiore o minore intensità di colol'azione colla quale si mani festa ha lo s tesso valore che nel tifo. Nella scarlattina, nella risipola, nella setticoemia, nella polmonite, nella difterite, ecc., la diazoreazione è positiva in un certo numero di casi e manca in ce1·1i altt·i, e quando si trova, ac'luista anche in tali infermità il va lore stesso che ha nel tifo e nel morbillo per quel che l'iguarda il co1·so della ma· lattìa, que llo cioé di dare al medico un criter io s ul loro a ndamento a seconda della in tensità maggior e o mino1·e collll quale si presenta. Nella pneumonite, e più specialmente nella diftt!rìte, la reazione di Ehrlich è rara, e quando esiste dimo ~ tra subito che si ha da far e con un caso g r·ave e spesso con complicazio ni. Nelle operazioni per empiema e per proCI:lssì pioemici in genere, la persistenza o la scomparsa della fd iazoreazione costituisce un sinlomo a pprezza bile e pr ecoce dell'eisto dell'operazion e. La sua importanza m aggiore però è nella lisi polmona1'e. Quando in un caso di tu bercolosi le ori ne dàuno una spiegata diazoreazione, vuoi dire che Lr·atlasi o di un processo


RfVlS'J'A MEDICA

straor dinariamente diffuso o di una l isi a cor so r apido. Tutti i casi nei !Juall la r eazione è clecisament..e po~iliva, anche solo temporaneament.e, debbono l'ilenersi come di prognosi infausta ; la guar igione deve considerarsi impossibile, ed anche se un qualche ro1 g liorRmr nlo si vPrinca, non sara che di corta durala. La maggio1· parte d1 queste tisi arrivano in meno di sei mesi ad un esito letale. È da notarsi che si può avere diazoreazione positiva io ammalali di form e \Pggere di tuber colosi, n ei quali la febbre non è oncor a compar sa e 1w i quali anche le le:::i oni polmonar·i sono poco apprezzabili. Michaelis crede che si dovr ebber o addi1·ittura escludere dni sanatori speci11li di cura per la lisi, quegli ammalati le cui orine presentano diazoreazione positiva, r itenendo anulile pea· essi qualsiasi tratlamenLo. Per ottenere questa diAzoa·eazìone basogna ~egui re puntualmente i precl!lli dP-lla l i da Ehr•Iich, se non sì vuole una colorAzione dipendente da qualche altra sostanza possibile a trovarsi nell'orina, cona e zucchPro, acetone, medicinali, ecc. l r eagen ti che si adoperano sono: fo Acido solfanilico gr. 2. 5, acido cloridrico g r. 20 in Se'QUa gr. 500; 2• Acido nitroso gr. 05 in acqua gr. 100. Si prendono 98 c. c. del prrmo e 2 c. c. ùel secondo, Col la miscela che ne resulla si tratta la oriua in ef'ame, adoperando 10 c. c. di que~ta ed aUrettanh del n •agente. Si agita convenientem ente e vi si aggiun;:re in seguito una CJUanlilA di ammonia" a che cor1·isponde a un otta vo circa del liquido della provetta. Quando si introduce la amm on1aca si ha nei casi positivi una colorazione r ossa e in qualclae altro caso una colorazione l AggeJ·roente bruna ed in qualche altro gialla; solo quando !"orine, dopo agitala, prende un deciso colo1•e r·osso, che può variare da. una tinta chiara ad una mollo intensa, si può ritenere tr•aijarsi da un caso pogiti vo di diazore11zi one. c.f. Hrnrz e RouRTAN. - aeumatlamo xifot4eo. (Journal cle médecine et de chir urgie , <'~PI'i le ·J899).

EDGARD

Il cor po del 'o sterno e l'appendice xifoide sono raramente salrlati. Que~la saldatura non si effettua generalmente che ver!'O i 50 o fìO onni. Nell'ad ulto le superficie os~ee sono unile da una sinrnndrosi, vale a dire da una cArlila~in ed'int.. r po· siziotae. Questa è or·dinm·iAtni'n te una car·ti lngin e ialina Il pericorJdrio ispcssito é i n conLinuilò col perioslao di ciascuno


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dei due ossi e ne assicura la !>olidità del con tatto. Esiste qui ndi realmente un'articolazione sterno-xi1o1dea, quantunque essa sia dotala di poca mobilità. Da alcuni anni l'attenzione def{li autori è sta lo ri chiamata sopr a una localizzazione del rt-umatism o abbastanza singolare e che non venne mai segnalata in alcun tra.ttnlo clasSICO. Questa localizzazione si osserva sull'arti co l<~zlo ne ;: terno­ xifoidea, sia isolatamente, sia associata ad altre manifestazioni reumatiche. L 'interesse del reumati smo xifoideo risiede più pal"li colarmente nelle studio dei falli del reumatismo parziale. Quando la localizzazione r eumatica si diffonde ed è poliarticolure, quella che si manifesta nell'a.rtirolazione sterno-xifnidea pa;:~a facilmente inavvf'rtita. Ma il r eumatismo xifoideo J.ltlò essere una manifestazione •Jel tutto isolata, e far creder e, come lo provano alcune osservazioni rife1•ite dogli auto1·i, ad un clolore llaslr·algico, o d anch e ad un'affezione delle vie respiratorie. Un malato, osser vato dagli autori, accu;:ava disturbi di!;pnoici dolorns1 elle l'avevano costretto a lasciare i l suo lavoro. Solta11lo l'esame metodico della re~ione pet·melle di fare la dingnosi. La pt·esSIOoe é spesso m ollo dolorosa nel luogo preciso dell' inlt'TIinea articolar e ed i tentativi di mobilizzazione dell'a pJ,endice xtfoid e esacerbano il dolore. I movimenti r e;:pi r·atorii ne provocano egual mente la r ecrude scenza. ed in cer ti soggetti, la distensione dello stomaco, duran te la di gestione, J•rod uce una sensazione molto penosa che il malaLo riti ene un dolor e gastrico. Anche il medico può ingannttrsi e fare la d1agnosi di affezione gastrica dolorosa. Gli autori cr edono che la ques-tione del reumnli~mo xifoideo pnssa presentare un certo interesse per il pratico, es!;endo un buon trattam ento subordina to ad uon buoua d1agno ... i . Il maJalo può soffrire per settimane e mesi se non si nppli~1 al r eumatismo xifoideo il suo ver o m edicamPnto, che n~l i autori è sembrato essere la medicina rivul::;iva. Essi h anno sperimentato le applicazioni di l"Ili ici lato di ml:!li le, la cur a interna col sa l icilato di soda, coii"Antl)'it·ina Pt:c. Nessun medicamento ha pr odotto un soll ievo cosi r·api.ùo come l'applica zione di un piccolo vescicante della gr·nudezza d1 una 1noneta da due franchi, in cort•ispoodPnza dell'articolAzione. Fra le osser vazioni rifer ite è degua d1 nole 'luella r f'lativu ad un m a lato, nel quale gli autori aveva110 fa tto d i agM~i di


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RIVISTA MIWICA

influ enza c01 1reumati smo locf! lizzato nel l'nrticolazion e sternox ifoidea, e che è m or to in seguito alla r ottura di un aneur isma dell'aorta discendente. All'nutopsia vennero ri scontr ati so.>~ni cer·ti di un lavorio infiam matorio di tutta la r egione ~ terno- xiroidea.

B.

Forme oronlohe e4 aplrettlohe 4ell& lnJluenza. - (./ottrnal de médecin.e et d e ch iruryie, marzo

FILATO\\' .

1 R!J~l) .

L'em in e11te professor e di M osca ha studiato queste forme p oco conosciute dell' influe11za ch e si S\'Oigono con o senza febbre, m a persistnno allo stato cr onico. L 'autor e poi cita vari casi che hanno rlurato m ollo tempo, tra 1 quali uno che durò 115 p:io1·ni, con accessi di febbre il-regolat·i, sud11ri pr<J fu~ i , debolezza g-ener Ait:' ecc., e dice c he ùella forma ct·o11ica api ret1ic.1 dell' influenza se ne pn'-sono 'di ~ l rn !!UC1·e d ue forme. Nella prima ia malattia comincia con un le~gi ero catarro, mA, i nvectl di SC<~ lnpnrit•e nel Lei'IIdne Ji 6 a 7 giot·ni, per · siste e dura, nei casi le ~n~i eri, alcune settimane. e nei ca si più I!I'SVi, eia tre a cinque mesi. Ma l'elev Azione t ~T·m i ca è poco p1·onuncinta. la te>mper·AtU T'8 m:cilla fr·a 37 e :l8 - 38.5, con un massnno da mezzogtOl'IIO Alle 16 ore. Se l'elevazione d ella tc mper·atur·A è preceduta da bl'ividi e !1:1 sua caduta è seg uila rl» sm!lwi più o tn PIIO p••ofu si, si ha un deco1·so pa· r o:<si!"lico che wumn e11ta, sotto molti t•appo•·ti, la f,'IJbre inttw mittr nlt!. E dCI!IlO di nol<J, del r ,•!"IO, c he l'in fluenza cr·on i ct~ può l'e~lat·e ~~;.:so l utnme nle api1·ellica, ma presenls, ciò m nlg r<Jdo, un cat'iltl•·r·e ('81'ossi ;.;Lico : acl un dato mo mento della p:ioruata, i l mul nlo vien colto da brividi , cerulea, indeboli mento p;.>ne,•ale, sen zA l 'erò Av t>r febbr e. Talvolta, si I11Jla un po' di spl enom;.galiu , ma raramente. Esiste anore~~ia piil o me> no " " "~ vnle. ma il mala to non pe1·<l e mai totalmente l'appelrlo . N ellll secon•la f'OI'mA, g l1 acces!"i non si difl',•renziano per nu llA dA)!I i accessi d1 illflnenza 01·dina1'16: Ol'a la Lempel'atul'~ ~ i el,,,·a lwu!"ca m en te a WO e l anche al disor•·a, nt·a e:<:<(l. l'<'S[ U jil't'S:40t.: hé 0 0 1'1118 (8. L 't diagno"i d'influenza CI'OII Ì(;tt non è diflìcile q ua ndo la in fluenza !"i pr ··~t ·nlu sotto f'onna di epitlernia famiglial' e, qtmndo lo "loto feblll'ile rer·=-islc l u11ga1nente senza alcuna


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causa apprezzabile. La diag nosi differenziale deve essere portata soprattutto s ulla febbre tifoidea, sulla malaria e sulla tubercolosi miliare acuta. La reazione di W idal, la ricerca dei plasmodi permetlera di ammettere o di escludere le due prime. Quanto alla tubercolosi, la dragnosi difl'erenziale é più difficile: però l'asse nza di vizio ererlilario, la mancanza dr segni subiettivi fat•a escludere quest'affezione. La prognosi è generalmEmle benig na, ma é impossibile predir e la durata della malattia. Il lra ttameoto consisterà soprattullo nel riposo a letto. ~ necessario evit are qualsias i causa di raffreddot•i, e, nella bella stagione, il soggiorno in campagna è la cura più efficace. B.

eontrlbuto al slgnlfloato d8lla reazione q glutinante del slert. - (La nuova rio. e/in.. terap., aprile 1899J.

B RuSCHINI. -

Da una serie di oaservazioni pt•alicate con un batterio appartenente al gruppo dei colisimili, dotato di grande virulenza, l'autore ritiene dimostralo che la r·eazione agglutnlante non è un fenomeno dell'infezione, ma invece un fenome no che accompagna la ~uari gione dell'or·ganismo infettato da batter·i. Il trova r si la reazione agglutinante gié. nel periodo d'infezione come nel tifo, non vorebbe dire che si tr•atta di una reazione d' infezione, ma do vr ebbe piulloslo ritener si come un indizio che nell'organismo si vanno formando delle sostanze le quali impediscono la vila dei batteri e preparano la immunilé.. La siero-diagnosi potrebbe quindi essere ulilizzala con probabililé. nella prognosi delle diverse infezion i. .. te.

11n metodo prattoo per la slerodlagnost del tlfo. Sie roterapta, marzo 1899.

La

Nel citalo giornale viene annuncialo un melodo !'<emplice col quale la sierodiagnosi del lifo può essel'e praticata anche da medici lontani da cenlri scientifici e non provvisti di strumenti adatti. Siccome la reazione si produce ugualmente sui bacilli vivi che sui m orti, e sicccome per ave r·e una coltura dei pt•imi occorrono a pparecchi e strumenti che non lutli possono avere,

.t


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RIVISTA ll.EDICA

si J•icorre all'uso dei barilli morti ; a tal fine, avuta da un labor·atorio qualunque, una coltur a nella quale i bacilli siano s lati uniti con due goccie di fnrmolo del commercio, essa può conservarsi anche delle settimane s enza che si alteri. Si fa cou una lan cetta una piccola i11iezione in un dito del malato, si raccoglie il sangue in un t·ecipiente di vetro bf'n pulito. Si mettono quindi in una piccola provetta 30 goccie della coltura e tr·e goccia del sangue o del siero di s angue estratto dal pa:-:iente e s i agita un poro. Dopo poche ore, il fenom eno può mostrarsi anche ad occhio nudo, vedl'ndosi dei p iccoli lìocchelli che cadon o al fondo lasciando in ri poso il liquido, e che volleggiano nel medesimo sPnza di!=<fa r~i, quando lo si ag iti. Spesso r erò occor-re l'aiuto del microscopio col quRle, specialmente intorno ai globuli r ossi, si v•>don o gli ammassi cat·alteris lici bacillari. te.

R. THo~tSEN . - Sull'u•o 4ell' 14roterapla e 4ella balneoterapia nelle malattie psiohiohe. - (Allg. Zeitseh,.. l P syrh., Bd. LV, 18!J9}. L'A. vieue alle seguenti conclusioni circa l'uso dei procetlimenli idroterapici nelle malattie psichiche e nervose: a) non esiste ancora una idt•oterapia esatta nella cura delle malattie psi chic.he, !lia pet•chè no n si conoscon o. le cause ed i p t·oc~ssi anatomo-lìsiologici delle maggior p arte delle medesime, sia percllè resta sempre oscura l'aziorte fì stolo~ica delle pt·atiche idroter·apiclle; b) le forti rlocce, le temper ature tro ppo basse ed in generale le pt•tlliche violente ciebbono evitarsi nella cura delle fl'enopatie e dt!lle nev1·osi; c) riPsce mollo utale empir icamente, se non con fondamento scientifico, l'uso di una idr oterapia sistematica nelle p!=<icosi a cute. che deconono con agitazione, quali la mania, la melauconia, la psicosi da esau1·imenlo. Servono come mezzi piu adatti per dominare l'agila?.ione e per pr ocur ar·e il sonno i bAgni caldi, r"'golari e spesso ri petuti, o pure quelli prolungati con raffreddamento del capo. Gli stessi mezzi riescono g iove\•ol i in lutti g li altri s tati di eccitamento, in cui il ba!!no caldo o l'impacco si sono addimoslrati utili ad olleuere la calma . P er ò per la scelta dell'uno o dell'altro va pr eso in considel'azione lo sleto del soggetto, della sua indtvidualttà e del la sun t'esistenza alla cura ; n ei casi dubbi miglior consiglio è quello di pt·eferire 1' im rt~cco;


RIVISTA CHIRORGJOA

Gl9

d) nei malati apatici, stuporosi od indifferenti, sono ellicaei insieme al bagno caldo le fregag ioni fredde, alto scopo di favoril·e la circolazione del ricambio; e) in generale l' u so dei procedimenti idro terapici ne lle psieosi e nelle nevrosi é del tutto s intomatico e perciò non si possono stabilire regole applicabili per tutti i ca si.

cq.

RIVISTA CHIRURGICA ••••• L'lgroma •otto- 4eltol4eo. - (Journal rle .\1édecine et de Chir urgie , maggio 1899).

MoRNAC. -

Si sa che la borsa sierosa sotto- delloidea ser ve a facil itnr e le contrazioni del deltoide e ad addolcire gli s t'r egamenti di questo muscolo sulla capsula dell'articolazione. Quando essa si infia mma, può da r luogo a quattro varietà di igromi: igr·oma acuto, sieroso, igroma acuto suppur·ato, igr oma tu· bercolare a forma caseosa, igroma tubercolare a g ranelli risiformi: pAre che ques t' ultima qualità s ia la più frequente. Le cause di quest'igroma sono quelle che si ris contra no in quelli delle altre regioni, vale a dire, pressioni e sfregamenti r ipetuti, traumatismi, infezione comP. il re umali~mo, la polmonite, la pioemia ed infine la diatesi tubercolare: in quest'ultimo caso, l' igroma può esser e una mauifestazione primitiva o secondaria. Ecco il quadro clinico abituale dell' igroma tubercolal'e, quello che si riscontra il più spesso. L'inizio é sempre lento ed insidioso e l'affezione non si manifesta allora che con qualche dolore e con qualche di· sturbo funzionale del membro . Ad un periodo più avanzato, i dolori si fa nno più vivi e soprattu~to la molesti11 diventa sempre più pron unciata: in ratti, la presenza di liquido nella borsa im pedis ce alla testa omerale di scivolare sotlo l'aci'Omio, e tutto il mov1mento si eseguisce nell'articolazione acr omio- clavicolare. Ma sono specialmente i segni fisici che assu mono importanza. La spalla infatti, é deformata dalla presenza di un tumore, il quale risiede nella parte antero - e~tema della


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R IV ISTA CHIHDWJCA

spalla, al disotto dell'acromiou. Esso è generalmente arrotondito, grosso come la meta di un arancio, tranne nei casi rari in cui la raccolla è bilobata. La pelle che lo ricopre è tesa, lucentd, ma di colorito uor1oale : talvolta si nota uno sviluppo esagerato delle vene s uper ficiali. La pulpazione dà segni imf.Jorlanti. Palpando il tumore, si nota che quc!'to non è sottocutaueo, e che il deltoide è spinto in fuori, sollevat0 da un tumore intei'posto tra il muscolo e la testa dell'omei'O. Esso pare liscio, senza bozze, soveuti nettame11te cir cosct·itto. È completamente mobile sotto la pelle e non è dolente allu pt·ess10ne. Di piu é molle e nettaf il' n te fluttuante. Nell' igt'oma a g r'a nelli ris ifo t·roi , la paJ pazione da, ollr e la fluttuazione, la CI'eptlazione, ~egno quasi certo della presenza di quei granelli. L'evoluzione clell' ig roma tu bercolare sollo-delloideo è ordinariamente molto lento. Il suo 1\ccrescimen lo avviene pt'O· g ressivamente, senza dolore, ma qu<1Si mai provoca la rollura d .... Ila saccoccia. l n questo momen to, l' impedrmento dei movimenti costringe il mala to a I'icurret'e al chirurgo. Se, per caso, non si interviene, la raccolta da ben p1·esto una sensazione dì poslosilò., di molluzza indicante che l' ìgroma si

trasfor·ma iu igroma fungoso, ~. come accade per gli ascessi fr·eùdi, questo s i apre e diventa fistoloso. Ta le è l 'a n dam ~nto or,linario dell'igroma a for ma cronica e principalmente di quello che contiene granel li risifol·mi. Ma l'i groma acuto assume un a><petto differ ente : sopraggiungendo dopo una caduta od una contusio ne della spa lla, l' igrowa acu to pmduce rapidamente un goofìor·e alla regione antero- estet·na dAlla spalla, come un tumore molle, e misferico, a sede fissa, mobile solto la pelle. Alla pal pazione, si avverte una sensazione di fluttuazi one mollo nella, talvolta un po' di cre pi tazione. I movimeuti sono molto limitati e se si cerca di portare il braccio neii'Hbduzioue, si pr·ovoca un vivo dolore. In questo igroma, il dolore,:. d'altronde eccessivamente violento. Questi sinlo tui locali possono esseee accomf.Jagnati da segni gener uli, i quttli geueralmeuLe sono poco g r·avi. QuPsti igromi lranno per esito il piu spesso la g ual'igione; ma. sollo l'mfl uenza di infezioni, s ia localr che generali, j.Jn><sono term inare con la suppurazione. In questo caso i sin tomi S\lll•) quelli di uu ascesso in genernle.


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Il dolore é molto vivo. l movimenti dell'articolaz.10ne scapolo- omerale sono limitati, e talvolta aboliti quasi completamente, soprattutto quelli di abduzione. A questi segni funzionali si aggiungono la pastosità e la tume fazione della regione. Il decorso di questi igromi é estremamente rapido; le pareti della borsa cedono ben presto, ed il pus può s pandersi n tutte le dir ezioni, penetrare anche nell'articolazione . Non ostante la guarigione, l'atrofia del deltoide resiste al trattamento, e l' impedimento dei movimenti dell'articolazione per· si~;le per molto tempo. In una maniera generale, lutti gli igromi, acuti o cronici, devono esserfl curati con l'eslit'pazione. B.

La ohlrurgl& del dmpaUoo. médical, N. 53, 1898).

A. CRIPAULT -

(Progrès

Intorno alla chirurgia del simpatico l' autor'e ha fatto un importante studio, e specialmente intorno alle sue diver·se applicazioni. in particolar modo al trattamento della epilessia, di talune malattie mentali, e del glaucoma. Le conclusioni di questo importante lavor o, basato sopra ventitrè osservazioni nuove, ~arebbero le seguenti; 1• La chirurgia del simpatico comprende un certo numer o di tecniche che non sono paragot:Jabili fra loro dal punto di vista terapeutico La sezione s emplice clel nervo, la simpaticotomia, d'etfello insufficiente e transitorio, deve essere abbandonata. Le resezioni estese, le s impaticectomle hanno indicazioni diverse secondo che esse devono cader e su questa o quella parte o sulla lotalitA del nervo. La simpaticotrissia, nuova forma <l'intervento, risponde ad indicazioni inverse di quelle che richiedono le simpaticeclomie. Tra queste poi. quelle superiori nelle quali il ganglio cervicale superiore non é espor tato che in parte, non sono che operazioni illusorje. 2" Le indicazioni della chirurgia del simpatico sono multiple ; dei fatti riferiti alcuni sono r e lativi a delle ind icazioni già note (gozzo esoftalmico, epilessia, ~laucoma), altri a indicazioni nuove (affezioni mentali congestive). Una simpaticectomia mediana- su perior e per gozzo esoftalmico ha d~to un risultato s0ddis facente.


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RIV!Sl' A CHIR URGICA

Dicinssette simpaticeclomte super iori per epilessia portano un r·il ev~:~ n te contr·ibuto alla terapeulica di Qllfl!>la m alatlia. Negl i epi l etlici so~topos li al la simpaticectomia non si ver itìca mai ag gravamento: il peggio che possa avvenire è che il r .sullato sia nullo o fu gace: esso è durevole io un numero c o!>pi cuo di malati che vedono l ~ l or o crisi e i loro acci denti m('ntali attenuA r si considere volmen te o spar1r c completam ellte. L 'esame dei falli mostr·a clt ~ quesli felici risul tati s1 pr·oducono in p i'Opor zione assai maggior e quando la simpaltcectomin é stata btlalet'ale, ben compl etala dal lato d el ganglio supel'iore: e quando è stato pos8ibi le eser·citar e dopo, sull'operato, una sor vegltattza igienica e medica ri gor o sa. L o simpatic ect1Hn ia ha senza dubiJio un'azione sull'epi lessia poiché provoca una vera l avnnda permanente del cerv·e llo in gombro d1 prodotti toss1ci, uua specie di encefaloclisi. Gli epilettici operati , er ano tulli epi lellici ben cons tatali e diagnosticati tali dai clinici più competenti. I n nllssun caso si trattava di epilessia sintomatica, di lesione dell'encefalo, o di lesione del mit.lullo o di lesi one d ~i nervi periferici. Tre simpAlicectomie superiot•i peP glaucoma hanno p r odotto un effello immediato sui dolol'i e sulla tensione del globo, un effe tto pr ogressi vo sullR vista; l a pi ù imporlaot;e di qu~sLe tre osser'vHzioni si Pif'erisce a un caso di tzlaucoma emorl'l tgico, vat·ietà considerata fin oggi come assolutamente incu r abile. 3° l pt'ricoli e gl'i nconvenienti degl'inter venti sul simpatico non esistono. La s tatistica p1·esentuta, ad onta della sua importallza, non conta ne aeciden ti né incidenti opera tori. La cicatrice è invisibile, quando la riunione è stata fatta bene. r si 11 tomi oculo-pa pillari non sono appr ezzabili fuor ché nei ca ~i in cui l'intervento sia stato unilater ale. A. C. D. l'REITEL (Berlino). - L'..Utenza e l 'lmportansa 4egll &IO&IIl ton1Wari oronlol. -

(De11t. mPd. W ochen.sch r i(t,

p . 7Gl -98.

Clte la stt'ulLut·a e lu si tuazione delle fauci e delle tonsille siano favorevol i all'int•·oduz!One nell'organismo di germi patogeni , dice il Moritz Schmidt, non è da metter e io dubbio; esse possiedono nelle fossule del palato e nelle lacune delle tonsille ver e stufe da incubazione per i m edesi mi . Sono n oti


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casi di reumatismo articolare a cuto, pleuriti, malattie del cieco, piemia, i quali esordirono con affezione tonsil lare. Non ogni infiammazione delle tonsille ha, per vero, ta li risultati essendo anche noto come gli staffilo e streptococc hi J.!OSsono innocuamente circolare nel sangue; ma dato il caso che esista un loeu!l minori resistentiae neli 'organis mo essi possono lo· calizzarvisi provocando ivi suppur·azione. Buschke ha riferito un caso di frattura trasversale dell' omero il r1uale decorre va senza complicazioni ed era giunto già quasi alla guarigione, quando in 25• giorna ta si manifestò nel paziente un' angina. Tre gior ni dopo insorse brivido febbrile indi perios tite ed osteomileite purulenta con nuova dias tasi dell'osso. L'esame batteriologico dell'essudato tonsillar·e, ùel pus dell' ascesso e del ~angue diede identico r eperto in steeptococchi. L'3xer poté provocare nei conigli un' iuf~zione acuta pennellando le loro fauci con cultore virulente di streptococchi. Non è del tutto chiaro al pr esente se nell' uomo con tonsille sane possa avvenire l'assorbimento degli stafilo e strepto comunemente esistenti nelle lacune; pare, s econdo la maggioranza degli osservatori, che perché tale assorbimento poss a avvenire, sie necessat·ia una lesione di continuo ; '!Ome è necessario l'intervento di cil·costanze, ancora a noi ignote, che siano in grado di conferir e a quei germi speciale virulenza. L'A. dopo aver·e accennato come i germi possano anche ar·rivare alle ton~ille dal naso per la vi~t linfatica, come si ver ificò in seguito a operazioni sulla mucosa nasale, dis cute la questione se, io gene t·e poss ano i mit:r·obi passare dalhl tonsille nel sangue, infettandolo, senza pr·ovocare irritazione locale e sull'appoggio di osservazioni pr oprie, di Fr·a nkel ed altr-i si schiera tra quelli che ritengono inverosimile la propos izione, bensi inevitabile la infiammazione locale. Gli ascessi tonsillari sono la più comune manifes tazione, sia che essi si aprano spontaneamente all' esterno, sia c he si incapsulino e restino nell' interno della glandola allo stato cronico. È su questi asce ssi cronici che giova portare l'attenzione in casi di piemie o di ascessi articolari e viscerali la cui origine resterebbe oscur a. Riproduce un caso di Lexer riguardante una b~:~ mbina di 13 anni morta io seguito ad artritt; purulenta acul.a. Si trovò all' autopsia ascessi migliari de. reni, inoltre ascessi ce ntrali


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delle tonsille. glandole !:luppuranti al collo. ln tulli i focolai il piogene aureo, come e rasi r itrovato nel pus dell' artrite. Jesseo in una ra gazza di ~4 anni morta con si ntomi di a ftezione polmouare e cardiaca trovò ascessi polmonari, versamento pleurico e perica•·dico, tonsille salle alla supet•flcie con f(Jcolui purulenti centr ali. I dentico staftlococco in tutli i focolai. La di ffusione dell'Ascesso può avvenire o per la via linfatica o per la via san~ui gn a. Nel primo caso si avrà la formazione di un fl emmone il quale può invade1·e la cavità tora cica infettando la pleura, nfll secondo caso se i germi penetrano in una vena, si avra piemia e sepsi. Un caso •·iportato da M etzner dimostra il primo modo di diffusione. lJ no studente colpito da dolori nella deglutizione senza che l 'esame tlsico potesse cli mo!'ltrar e l'esistenza di alcuna lesione Al collo nel alla gol A, dopo alcuni giorni , in seguito ad accesso febbrile pl'eceduto dn brividi , presentò i sintomi di pleurite doppia della quale morì. L' autossia dimostrò plurite purulenta doppia, essudAto t01·bido nel mediastino anterio•·e e posteri or e, infiltr azione di tutto il connettivo sino alla tonsilla dest1·a. Questa sebbene supertìcialmente avesse l'aspetto sano. pr esentava profondamente dei focolai purul euti in forma di ascessi migliori. Anche la tonsilla sinistr'·a er a in tali condizioni. l tessuti com pr esi tra la tonsilla sinistl'a e la giandolo tiroide eran o i nlillrati da essudato torbido il quale più abbondantemente si accumulava anche tra la tiroide e l'esofa go eslendenclosi in ba~so tra esso e la trachea. L 'esame batteri olof[ico di tutti g-li essudati e del pus tonsillar e dimostr ò strepto e !<lalìlococql'i È amm il>sibile che gli ascessi tonsillari e le inlì l trnzi0ni al coll o esistessero da lungo tempo e che l'im;or gere di una anp:ina acuta ne abbia favori lo l a diffusione. L 'A. cita anche un caso proprio in cui i fenomeni si seguir ono quasi allo !<lesso modo. Citalo anche un ca!'io di Jessen nel quale poté dimostr a•·si come cau!"A di una piemin l'esistenza di un ascesso tonsil · !ar e, T . conchiude: Non si può meller e in dubbio che fo r.olai purulenti delle ton~ille pos!'lano diffonder si nella cavi tà toracica dando luogo a infiammazioni settiche de>.lle pleure, oppure possano per la via sanguigna infP.ttare l'organismo con formazione di ascessi nei p iù diversi or gani.


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Anche le tonsilliti croniche lpertroflche contengono s tafilococchi e st1·eptococchi, secondo le rice••che di Kraske e Buschke e rapp•·esentano un' imminente pericolo di infezione a distanza. La diagnosi nel vivo di asce<>si migliari profondi non é po~­ sibile, ma essa deve esse•· presa in conside1·azio ne quando si abbiano manifestazioni piemiche di cui non s i rintraccia l'or igine. L'ascesso tonsillare deve esser aperto la rgamente, negli ascessi per itonsillari si deve riceri!Bre anche l'interno delht. glandola. L'antisepsi della bocca e delle fauci ha di mira l'allontanamento di tutte le raccolte che si fo1·mino nelle lacune tonsillari, quindi é conveniente spaccarle quando s i riscontr i la preseuza di essudali; i gar garismi antisettici completano la disinfe zione. Nelle angine recidivanti con viene la causticazione col galvanocauterio r accomandata dal Fraenkel. Poiché le tonsille posson essere infe ttate per la via nasale, bisogna rivolgere speciale ~:~ltenzione alle malattie nasali specialmente alle suppurazion i. ~è bisogna trascurare la sana. conset·vazione dei denti. F. C. M. W . BENN ET. - Etiologia e oura delle varlol. - (Lancel, 15 ottobre 1898). - (L'ufflc. sanit. febbr. 1899).

Per ciò che si r ifer isce all'eziologia, le vene vat·icose po<;sono d t videt·si in quattro classi: 1° congenit e ; 2o dipendenti da ostruzione della corrente sanguigna; 3° prodotte da sforzo, senza trombosi (traumatiche); 4' prodotte da trombosi. t• I casi di oarici congenite sono nume1·osissimi e comprendono due varietà: a) quelle che concernono le sole vene sottocutanee, b) quelle che hanno grosse e dirette comunicazioni coi tronchi venosi profondi. Una terza varietà fii varice congenita é fju ella nellt1 quale l'intero apparato veno!'O di un at·to è eccessiva mente sviluppato, con o senza numen lo corrispondente nella grandezza dell'arteria principale. I casi congeniti di regola non si rivelano prima della pubertà. 2o Le oarici da ostru.;ione della corrente sanguigna consistono in quelle dilatazioni ve nosa che seguono alla compr essione esercitata dall'utero gra vido, o da tumori. In questi casi la varicè può scomparire, rimossa la causa ; ma se la

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tenf"ione venosa è sufficiente a fa r ct>dere le valvole, o se si t'orma un trombo asettico sotto la sede della compressione la va rice si fa per manente. 3o Le oarici da sfor~o dipendono dal cedere che fanno le valvole delle vene sottoposte naturalmente durante lo sforzo ad una tensione molto maggior e della normale. P robabilmente le ven e sono difettose o eongenitamente o per precedenti traumatismi, o per· alterazioni pato logiche. 4o Le oarici da trom bosi sono que lle che seguono all'ostruzione òi g ro-<si tronchi venosi, come le vene iliache o la cava inferior e . Dopo questa rivista sull'eziologia delle va l'id, l'A. passa a trattare della t rombo.~i nelle oarici . A questo proposito egli fa osservare che vi sono casi, eccezionali è vero, ma c he è bene c.onoscere, nei qual i le varici degli arti inferiori possono produr•re pericolo di ''ita; ciò può avvenire, o per profusa e morra~ia in seguito 8! rottura delle pareti veoose a ssottigliate, o per formazi one di trombi che, o possono ra· pi.lamente este ndersi ai grandii vasi, o possono terminare col distacco di emboli. Le conrli.zioni locali predisponenti alla trombosi ne:le varici sono : dilatazioni sacciformi ad angoli acuti in vasi molto dilatati, specialità di s ituazione rispetto alla mobilitA, ra pporti con lesioni violente. Esiste una reg~one pericolosa delle varici tanto per l' ir.tr g r·it.a dell'arto, come in qualche caso, anche per la vita, e questa è limitata da due linP.e trasversali che pAssano una alla metà cir·ca della cosc.ia e l'altra a tre pollici cir ca sotto la linea dell'articolazione del ginocchio. l n quE-sta regione si. hanno otto varietà di varici distinte in tre categorie di anormal it.8 v~n o se; di queste catef.{or•ie la prù impor·tante, in quanto al pericolo , é quella nella quale si tratta di comunicazione dir·etta fra qualche porzione delle vene normal i ed i va si profond i viciniori, quttli la vena poplitea o la vena femora le. La tr ombosi delle varici , se però può essere consader·ata come un pericolo, talora in vece esercata un'azione benefica delea·rniofl rtdo la !'ìpontanea scomparsa delle var·ici s tesse ; ciò avviene quando il tJ·ombo s i é or~a­ nir.zalo colla completa occlusione di un notevole tr atto del vaso leso . Rigua rdo alla cua·A, l'A. cons ig-liA, nella prima rase, specialmente se vi è tendenza all'edema , il massaggio, il quale per ò non deve essere Applicato qua11clo esistono evrdeoti dilatazion i cis tiche o si ha qualche ~<e!rno di trombosi r Pcenfe.


RIVISTA ORffiURG IOA

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Secondo a lcuni, l'elettr icità unita al massa ggio, da buoni risultAti, ma l'A. non cr ede che si abbiano differenze note voli fra gli effetti di questa cura combinata e quelli del solo mas.sa ~gio. In quanto alla pratica usuale delle calze e lastiche e della fasciature elastiche, l'A. dice che ben difficilmente si può trovare un mezzo più dannoso. Se una calza elastica bene adattata può fino a un certo punto permetter si e può gio· vara per varici della gamba, essa deve essere a ssolutamente proibita quando traltisi di varici del la zona detta pericolosa. La cura operativa delle var ici ha troppo poco fo ndamento di esperienza pratica per esser·e gi ustamente valutata. Sotto il rirwardo dell'operazione, le varici rlegli arti inferiori si poss ono distin guere in due classi : quelle a limiti ben definiti e quelle più o meno est.ese con alterazione deliA safena. Le prime devono essere senza dubbio rimoss e, specialmente se banno sede in r egioni e sposte a traumi o in diretta comu· nicazione con la circolazione ve nosa profonda. Riguardo a lla seconda, se sono limitate alla gamba, in generale l'opera· zione è inutile, anzi dannosa, se è coinvolta la safena, essa è necessaria per sopprimere la regione pericolosa. Carca a l metodo opera tivo, o~n i opera tore può sceglier·e quello che meErlio crede in relazione alla propria esperienza. In quanto alla cur·a della trombosi nellt• varici , l' A. affer·ma che dopo ve1·iflcatasi la trombosi colle e ventuali tristi s ue <:anseguenze, nella massima par te dei casi l'int.eresse del paziente r ichiede che si facci a la rimozione, se è possibile, del vas0 trombizzato. Vi sooo pm·6 dei casi nei queli lo rimozi one completa della venA tro mbizzata non è po>'sibile per la gravità dell'atto operativo, come aù es. quando é tr·oppa la lunghezza del tratto da asportare. In q ~:es le condizioni, dovendosi mirare a preve nire l'estensione della trombosi alle -.ene profonde, si può ricorrere alla lt>gaturo dei vas i seguita o M da sezioni d ei vasi s lessi fra due legature. Anche nei casi nei quali la trombosi mostra seg ni dì rammollimento con pe ricolo quiudi di ernuolis mo, st impone la cura profil altìca operativa, cioè l'asportazione delle va rici. te.

lle.ezloJle del fegato per olettlda.tioa. - (Centr alblatt f ur die m ed. W is., novembre 18!18).

DBPAGE. -

Cadde sotto l'osservazione dell'A. il ca so di un individuo, il quale presentava quattro tumori cis tici del fegato, uno gr osso


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R lVISTA CHIRURGIOA

come un pugno nel lobo quadrangolare ed altri tre nella piccola ala: al disopra dei tumor i vi era un sottile strato di tessuto epatico. Messa a llo scoperto la gia nduia biliare riusci a r esecar e, col termocaute r·io, la parte dell'organo che conteneva le tre cisti, senza avere emorragia considerevole. La ciste del lobo quadrangolar·e fu accuratamente enucleata, e da questa ebbe un'emor·ragia che non fu possibile franare se non col tamponamento. Lo paziente guarì. Nelle considerazioni ch'egli fa al caso presente l'A. raccomanda che quando trattasi di cisti facilmente raggiungibili e non mollo voluminose, debbasi ùSeguire la enucleazione, ma cercando di evitare con ogni cut·a qualsiasi le sione dei tessuti epatici. Se le eis li, come succede in alcuni cas~ sono peduncula te de vesi legare il peduncolo e lagliarlo. In altr e circosta nze nelle quAli parecchie cisti si trovano una vicina all'altra nel parenchima epatico, miglior partito crede la resezione com'egli l'ba eseg uita. Per le cisti solitarie situate molto pr ofondamente può esser e indicata la puntura e vuotamenlo con la consecutiva r esezione di una porzione più o m eno grande della parete cis tica. C. F. OEtARDIN.- Sestont tendlnee e uervose 4ell'avambraoolo

4elt1'0. TenorraAe e neurorraAe. - (A nnales de l a Soe. Belge de chirurg., 15 gennaio 1899).

L'A. descrive un caso che non è senza interesse per la pratica medico-militare. Si tratta di un individuo che ebbe l'avambrnccio destro preso in un congegno meccanico e g ravemente fdrilo. Le lesioni erano le seguenti : sezione ir regolare dolla pelle con bor di fortemente contusi, in una dir ezione obliqua dall'alto e all'infuori; a poneurosi anlibrachiale largamente aperta ; lungo supinatot•e iocompletamente sezionato nella s ua porzione carnosa ; divisione completa delle parti carnose del prooatore rotondo, del g rande e piccolo palmare e del cubitale a nteriora; divi~i one completa dei tendini del fl essor·e s uper rìciale, il quale ha la massa carnosa tr iturata; divisione del t-l esso re pr'Ofondo:delle dita e del fl essore pr oprio del pollice all'unione della loro porzione tendinea con la porzione carnosa; sezione completa del nervo


RIVISTA CHIRUHOWA.

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me liano i cui due capi sono retraLti nella ferita. Le arterie e i nervi radiali e cubitali erano intatti Fu risolto di tentare il metodo di cura conser·vativo. Dopo un'abbondante lavatura della pelle con essenza di petrolio ed una disinfezione accuratissima della ferita, fu praticata la sulul'a del nervo mediano; poi si riunirono i capi del tendine del flessore profondo delle dita e del flessore proprio del polli-ce alla loro massa carnos:L Si dovetle sacrificare in g ran parte, a causa delle sue condizioni e per evitare uno sfacelo certo, la massa carnosa del flessore s uperficial e, e dei muscoli del piano superficiale, recidendola a colpi di forbici. Si riunirono poi i tendini del flessore superficiale, del gran palmare, del piccolo palmare e del lungo supinator e, come si potè, o lHteralmente ai tendini o alle carni del flessore profondo. La legatura di qualche branca venosa o arteriosa di poca importanza completò l'operazione. La guarigione procedette senza gravi inconvenienti, tranne l'eliminazione di qualche punto necrosalo, e si compié senza reazione di sorta. La molilita e la sensibilita rimasero sod· disfacenti all'infuori di una limitazione nei movimenti del pollice e dell'indice e di una diminuzione di sensibilila alla falangina e alla falangetta Mll'indfce, specialmente alla loro faccia pa lmare. Questo caso che può dirsi ben fortunato, prova una volta di più che con le norme a n tisettiche attuali non si deve ricorrere subito all'amputazione di membra che sembrano perdute subito dopo l'accidente. Le suture tendinee, gli innesti laterali dei tendini, le neurorrafie permettono quasi sempre una ricostituzione più che soddisfacente delle memb1•a e della te. loro funzione. M. C. BJLLOT. - Prartura della rotula 4 e•tra per oaua diretta. - (Archio. de méd. et de pharm. miliL., gen-

naio 1899). Un soldato del 28' reggimento fanteria, cadde da una scalA

riport.ando una frattura dell'estl'emit.à inferiore del radio destro, un:a ferita contusa alla faccia e alla regione fronto-parietale destra, una frattura per causa dir·etta della rolula destra. Le due prime lesioni non ebbero importanza di sorta . In quanto alla frattura della rolula, è da osservarsi che all'entrata. del ferilo all'ospedale, si constatò l'esistenza di un


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RIVISTA CRIRtmGIOA

ginocchio voluminoso, l.eso, la r otula r otta in tre frammenti non molto allontanali l'uno dall'alteo, nessuna lesione esler·na. Venne proposta l'artrot<>mia del ginocchio. Cloroformizzalo il paziente, e disinfettala la oat•le, si fece un'incisione ad U che partiva dalla par·te interna e supeeiore del ginocchio, lungo la faccia interna dell'arlicolazione, fino a du~ dita trasver·se a l disotlo dell'apice della rotula e rimontava dall'altro lll to alla faccia estel'na del ginocchio fino alla sua parte superiore , incisione la quale comprendeva la pelle e il tes-suto cellulare e fo('[nava un grAnde lembo che venne dis taccalo dal legamento rotuleo e rovesciato in alto. Constatata la frattura della rotula in tre frammenti, uno superior·e ed uno infer iore più gr·ossi, uno interno più piccolo, e distanti circa un centimetro fr·a loro , e l'esis tenza di abbondanti C08r guli sanguigni fra i fcarnmenli in parola ed entro l'articolazione, si ing ra ndì all'infuori l'apertura articolar e e si sezionò di rettamente la capsula pe r· Ufi'alteua di tre dita, ott.eneudosi cosi una lar·ga fines tra per la qua le s i potè esplorare tulta l'ar ticolazione e levare tutti i coa guli sanguigni che la r iempivano. Lavata con cura tutta l'aeticolazione per mezzo eli u na soluzione borica cal.ta, furono avvicinati i frammenti della rotula e venne suturato il periostio s oprastante con seta. Fu pure s utu rata con seta l'incisione della capsula articolare, ed infine venne rimesso a posto e unito con crini di Firenze il grande lembo cutaneo ad U. Fu fatta una medicalura com pressiva, e l'ar to vt: nne adagiato in un se micanale La medica tu ra fu levata la prima volta 10 gior ni do po. In una nuova medicatur•a fatta a distanza di altr i 10 JZiOI'Di, sl levarono i fili. Altri 10 gior·ni dopo, venne soppressa la doccia e si cominciarono a prat1car•e alcuni movimenti passivi uui tamente al mas sag gio. 35 g iorni dopo il pa ziente si alzò e Il parti re da quest'epoca il mig lioramento si fece m modo progressivn e rapido , talché, dopo altri 15 gior ni, la guar•igiooe era com pleta e il ris ultato, !"Olto il pur~to di vi!"ta funzionale, era otlimamente raggiunto. te. MOLt.E R RrCHARD, ma~?giore medico. -Bulla dlagno•l4elle

aft'ezloDl traumaUohe dell'oreoohlo lntemo. tralulatt f ur med. Wiss . n.• 50 1898.

Cen.-

In un 1·agguardevole numero di fer·iti per infortunio (circa tr t>cento) i t[Uali per t> ffetto di unu violen1.a avevnno r ipnrlato una le!'io ne alla porzione ner vosa dell'organo dell'udito,


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manifelltantesi con quattro principali sintomi s ubiettivi: durezza di ud•to oppure sordita, senso dl rumori, vertigini e cefdlea, l'autore trovò un sintomo di carattere obiettivo, il quale, in mancanza di positivo reperto di alterazioni mateJ·iali del1'01·gano, condurrebbe ad una diagnosi sicura. Nella metà circa dei casi si rinvennero iperemie crouicl1e nella profondità dell'orecchio esterno ed alla membrana del timpano, e per riguardo a quest'ultima parte si >:! bbe un reperto che faceva giustame nte pres umere che un tale s tato fosse esistito, ed i s egni presuntivi sarebberu stati speciaJmente: iotorbidamento ed opacita della membraua del timpano con scarsi ed irregolari riflessi luminosi , iniezione di alcuni piccoli vas i, s pecialme nte alla perifer ia superiore ed all'attacco del manico del martello, iniezione che spesso dal condotto uditivo e ~terno faceva passaggio alla membrana, ed in oltre uno stato di cronico inspes simento della membrana stessa, che si faceva riconoscere per una deficente chiarezza del manico del martello e della apofisi breve. Ba· sato sulle esperienze fatte da Koch e Filehne sugli animali e sopra una nec·roscopia, Milller ammette che dato il sopra descritto reperto, si t1·atti di disturbi di circolazione sanguigna in genere, ma più speciAlmente di persistente dilatazione ed aumento di vasi sanguigni, in causa della sofferta lesione, disturbi che si son manifestati non solo al labirinto alle origini del nervo acustico ed all'organo centrale, ma a nche all'orecchio medio ed all'orecchio esterno. L'autore r iconosce egli stesso di non dover annettere al sintomo, una esagerata importanza e ciò perché da una parte l'osservazione dl questo fatto cade soltanto sulla melà dei casi e d'altra parte certi s tati iperemici possono essere provocati in quel sito da altre cause. Pe•·ciò egli avverte corne si debba procedere aJia esclusione di queste altre cause prima di formulare un giudizio. Una tale esclusione però, per quanto riguarda lo stato successivo ad iperemie pregresse, sarebbe molto difficile, ed in molti casi del tutto impossibile. Astraendo anche che per parte dei feriti per iufor· tuni ovi é una grande tendenza a dare risposte negative a lle questioni anamnestiche rei ati ve alla pa1·te lesa, poicl1è è tutto nel loro interesse a far cr·edere che l'organo intet·essato e1·a perfettamente sano prima dell'accidente, la diagnosi incontrerà sempre grandi difficolta in causa della grande indolenza degl iindividui, s pecialmente se sono poco


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RIVISTA OHlRURGICA

istruiti, di fronte lllle malattie dell'orecchw, in causa della poca lucidezza dei sintomi che tanto spesso a ccompagnano i processi morbosi d i natura infiammatoria cronica dell'orecchio medie>. SJEGEL. -Bulla dlagno•t e terapia delle terlte penetranti

del ventre. -

(Centralulalt_fu,. Chir urg., n. 35, 18!)8).

Sie~e l c i da comunicazione ùi 7 casi di ferile del ventre pene tranti, cinrrue delle quali erano complicate con lesioni degli o rgani addominali, cioè del fegato, dello stomaco e dell' i n testino crasso. Su c inque di questi casi fu praticata la la pa•·otomia e ntro le prime nove o•·e, una volla dopo ventifJU&ttJ·'or e ed una voll~ infine dopo ventisette giol'ni. 1 risultati otte nuti fumo o molto incoraggianti; no n ostante cb e si trattasse in parte di lesioni relativame nte molto gr·avi, sei pa· zieliti guarir·ono e soltanto uno (ferila da punta dello s tomaco) non si polè s''lvare. L'autor·e trattando poi mollo estesamente dei sintomi e della diagnosi delle ferile addnminali, delle indicazioni, della prognosi e de lla tecnica della lspr t·atomis, si pronuncia caldo fautore dell'intervento chirur gico n ella c ura d i tali lesioni. Se si tralla di una ferila dei visceri addominali sopravvengono per regola fenomen i asc:ai gravi di shock. Gli o rgani les i sono sensibili alla press ione ed in parte si fa sentire ben presto ottus ità alla percussione. P erò, come alcuni casi hanno dimostrato, questi ~ravi sintomi possono anche mancare non ostanle l'esistenza .ti lesioni viscerali. Per c o nseguenza l'autore è d'avvi;;o che d'ora innanzi ogni fer ita penelt'fllll e del ventr·e deve considerar:;i come complicala e dovrassi tr·attarla come tale. S opl"a 532 CAsi trattati con cul'l'l aspe ttante si ebbe una mol"lalita rli 5!),2 per 100; :~66 trattati con operazione diedero 51,6 per 100 di morti. Pe1·ò per quelli curati con laparatomia nelle p1·ime 4 ore la mOI'talila ra ggiuns e solo il 15 pel" 100 mentr·e la medes ima per i casi operati nelle prime otto o r·e dopo il trauma arrivò al H ,4 pe r 100; per quelli operati più lai'di (>3,6 cd anche 70 per 100. Le ferit.~ da punla ebbero un esito migl iore c he le ferile d'arma da fuoco.


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RIVISTA Dl OCULISTICA H. ScHMIDT- RlMPLER. - n trattame.n to operativo della miopla 41 grado elevato e le aueln41oazionl. - (The r . der Gegenwart, aprile 189P). L'idea di migliot·are la visione a distanza dei miopi di grado elevato coll'ablazione della lente crista llina ~ra più che ~iusta. Sin dalla flne del 1850 sono state praticate di tanto in tanto simili operazioni (Ad. Weber, Moorow, Alfr. Graefe ed altri), ma in s eguito alle eventuali perdite di occhi, e ancor più alla comune opinione degli ottalmologi, esse furon ben presto abbandonate. Donders le caratterizzò come un'audacia degna di pena. Solo a causa delle numerose operazioni di Fukala (1890), che con energia difese questo procedimento e che presen tò risultati grandemente favorevoli, tornò nuovamente io campo la questione del trattamento operativo della miopia. Si rifletta che coll' antisepsi i suoi pericoli sono di fall o fortemente diminuiti. Ciò nonostante le opinioni dei singoli oculisti sono a questo riguardo mollo diverse ed in pat·te anche del tutto contraddiUot·ie. Ancor a nel '1892 Landoll ebbe a dire, al congresso di Eidelber ga, che malgrado i felici risultati, egli « era fortemente esitante Il possessore d'un o::chio, per altro sano, che vien r itenuto troppo lungo non eccita la mia compassione, egli può r icorrere agli occhiali per la vista a distanza. • Una speciale avver«ione all'operazion~ mrwifes tò allora il v. Miche!. « l o vorrei, egli disse, poter esprimere più energica mente quanto ba detto il colle~a Landolt. L'ablazione d'un cristallino nor male da un occhio miope è da me conside rata una mutilazione dell'organo. Gli oculisti che consigliano ai miopi l'ablazione del crislallino si potrebbero rassomigliare a ~uei r inoiatri i quali per abolir e l'uso del fazzoletto congltassero la chiusur a delle narici. " " ~o non so, dice lo Scbmidt- Rimpler, se i sunnominati celebrt colleghi abbiano anche oggi quelle opinioni ; ma anche


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RIVISTA DI OCULISTIOA

nel congres~o internazionale ùi Mos ca (1897) uno dei più esperimentali eJ operosi ottalmolog i, il KnaptJ di Nuova Yor·k, ebbe a dire eh~ eg li finora non aveva mai eseguilo l'estr·a zione della lente per lo scopo suddetto, e ciò per due motivi: 1• per·ché non esistevano nell'attuale suo campo d'azione tanti ffi10pi di grado elevalo quanti in Europa e 2° perché le operazioni fatte da aiLri presentavano ri::sultati non n~tli che chiudevano in s é stessi pericoli futuri. '' E!!li però non è un deciso avversario dell'estrazione della lente: la praticherebbe solo quando non si sorpassano i limiti tr'ncciati dallo Schmidt-Rimpler, solo così, passato lo stadio dell'entusias mo, es sa potrà so pravvivere. Agli oppos itori dell'operazione stanno di fronte s eguaci entusias ti , ai quali sembra obbligatorio di operare qua si tulli i i miopi che incontrano. :é: s piegabile che in principio per racco~lier·e rsperienze, i limiti delle indicazioni furono or da uno or da un al tro allar~a li: ma sembra eccessivo opet·are miopi di debole grado (fi no a 2 diottri e) lrasformandoli cosi in iperme tr·opi d'alto grado privi di accomodazione. Con un remoto a 1/ , metr•o (2 diottrie) può un miope condur si come un emmetr·ope per la visione da vicino, per· quella a distanza anche senza l'aiu to di lenti ha un V= 1/ 1 : basta per aver la normale ricort•er·e ad una s ella da naso. Che cosa avverrà di lui dllpo l'operazione 1 Ci g uadagnerà un'ipermetropia di circa 9 diottt'ie e la perdita dell'accomodazione l A cio s i aggiucgaoo i pericoli dell'o perazione in sè. Lo stesso dicasi della roiopia med1a . Riguardo alla determinazione razionale delle indicazioni, é da bilanciar e ciò c he offre a l miope l'estrazione della lente e i pel'icoli che vi sono legali. lì: da nota re 11nzitutto che l'oper·azione non é destinata a comba tter e il processo morboso: nè le considerazioni teoriche nè i fatti clinici parla no in ques to senso. L'esperienza ha insegnato che anche negli occhi af'!ichici eventualmente anche dopo anni a vvengono emorra gie della coroide e scollamenti rctinici. Se l'operazione a~isca favorevolmeute o sfavore volmente su questi pr ocessi morbosi non é possibile stabilir·e, poiché occhi del r esto sani ma fortemente miopi pos&ono per· tutta la vita andar immuni da gravi affezioni interne. Un'altra impor·ta nte questione è quella di sapere se coll estrazione del cristallino s i eviti il progredire dell'a umento


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di rifrazione od in altri termini l'allungamento del bulbo oculare. n breve tempo da che l'operazione é stata introdotta non autorizza a risposta precisa. Eventualmente é stato notato un aumento della roio pia o, ciò che qui è Io stesso, una diminuzione dell' ipermetropia C\he suoi succedere all'estrazione della lente. Deriva. da ciò che la r eale utilità dell'operazione consiste nel miglioramento ottico, cioè nell'allontanamento del punto r emoto e nell'aumento dell'acutezza visiva a distanza. Il cambiamento nella rifrazione che avviene dopo l'es trazione della lente si può, benchè non in tutti i casi, in generale determinare. Come base del calcolo serve la nozione che negli emmetropi, in seguito all'operazione della cataratta, si produce una ipermètropia media di 9,5-11 diott1·ie, ammesso che l'occhiaie stia a 13 millimetri dal vertice della cor nea. La lontananza dall'occhio della lente correttiva é pel suo effetto e per la determinazione della rifrazione in lenti forti non senza importanza. Se si calcola, come è in fatto, la rifrazione dal punto principnle dell'occhio che nell'occhio ridotto coincide col ve1'lice della cornea, una lente correttiva, p. es., di + 10 tenuta ad t cm. davanti di esso produrrebbe la riunione dei raggi paralleli ad 'fto m. (10 cm.) dietro di essa e quindi la forma· zione d' a na immagine netta sulla retina. Se noi ora conside· riamo una lente di egual forza, ma situata sulla cornea s tessa, cioè 1 cm. più vicino, essa deve avere una forza rifrangente di 9 cm. cioè =

1

~ = 11,1 diottrie. L'opposto

avviene nella miopia. Una lente concava di 10 d. fa divergere i raggi paralleli come se essi provenissero da una distanza di 10 cm. se un occhio vede oettamente con una tal lente quando é tenuta ad 1 cm. dal vertice della cornea, il punto r emoto è situato a10 + l 11 cm. dal vertice corneale. La lente situata proprio sulla cornea dovrebbe adunque far divergere i raggi paralleli come se essi provenissero da 11 c m. essa avrebbe quindi 9 d. Nella determinazione di una miopia forse · la distanza della lente è di molta importanza; cosi, p. es. , una miopia di 20 d. (determinata come d'ordinario colla lente a 10 rom. dall'occhio e perciò col remoto 5 1 cm.), corrisponde a quella di 16,6 d. misurata colla lente tenuta esattamente al punto principale. Coll'allontanamento delle lent.i dall'occhio, elle e vario,

=

+


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possono avven ire notevoli diffet·eoze nella c01·rezione della miopia col~e le r~ti stesse. Ciò inlluisce anche sulla determinazione obbiettiva ottalmoscopica. Cosl In determinazione coll' imagi ne di ritta nella mio pia d'allo gt·ado non può gio vare poiché l' otlalmoscopio colle le n ti r-ot'l'élti ve d ielro el' SO si tuate, deve rima nere tr oppo l o r~tano o •tuanlo meno non si può esAttamente deterroinat·e la dislaiiZ!l i n cui ci l r·oviamo quando clislinguiamo nettam ente il fondo dell'occhio. N e conse~ue che la r ifrazione n011 si può determimwe alla macula lutea poiché ques ta m osll'a troppo pochi drll agli dai quali si possa percepire l'assol uta nettezza dell'immagine. Nella schiascopta reca d.islurbo il tener al da van ti dell'occhio la lente corr ettiva; anche in es-.a il pU11to dd f·m do oculare pel quale si determina la r efrazione non é esattamen te garantito imperciocchè esso non è visto direttu menle. Prefer ibile é nei casi di miopia fot·te il dPterminal'la col metodo dell'au tore , cioè coll'i mmagine r ove::<cia, in questo l'immagine luminosa (figura quadrata) è di t•ellameolc proi ellata nell'occhio atropinato sulla macul a lutea. Qunnto all'esatta determinazion e, si ha anche un punto d'nppogg:io nell'osserva zione subl>ielli va dell'osservato, che deve vedere nettamen le la figura nel m omen to pt·eciso in cui la scorge l'ottal m oscopista. Se questo esame. che è cou· tinuame11te iul piegnto nella cl inica dell'A., pr esenta speciali d1rficolt.a . queste sono imputabili a man canza di eser cizio ed all'uso di cattivi appat'ecchi. Il rimprovero di Otto, che la lente convessa usata non si possa teuere esattamente alla presct·itta distanza dall'occhio, non si capisce, dice l'A., poichè essa ~ assicurata ad un'asta la quale a sua volta con un estremo è assicur·nta al la guoncin dell'o;:servato. A11che la misurazione non è dilficile, poiché stando attenti gli error i non posSOilO oltr t>passar e qualche millimetro: un errore di o mm. dar ebbe un' inesallezzn di solo 0,5 d. Se il l!'eticolo nor. si scor ge nettamente in lutle l e sue parli in un sol tempo, <:io dimostra che l' occhio esaminato i:> astigmatico. N el m etodo dell'A. la r i frazione é CAl colata a contar e dal punto principale. il che ntìluralmente é dt1 tenersi presente quando !'i fa il parHgone coll'esame col le lenti. Anche l a det t>rminflzione del remoto nelle miopie forti col met odo di Sehweiggo'!r (immagine r o vescia d'una lampada elettrica ad i ncandescenza fi ssata all' oltalmoscopio) è mollo commendevole; anche qui o:;servato ed osservator e debbono porcepire


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\'immagine nettamente nello stesso istante. Ma poiché un secondo osservator e deve ad ogni volta misurare la cor·r·ispondente distanza, questo metodo sembra all'A. più difficoltoso. In generale le determinazioni ottalmoscopiche obbieltive del remoto sono da preferirsi alle subbiettive con piccoli vg~etti che si tengono al remoto, poiché in queste ultime sono necessarre e una non indifferente acutezza d'osservazione e un buo n potere visivo centrale. Mediante un semplice calcolo si è stabilito, d'accordo coll'esperienza, che noi possiamo determinare anticipatamente e approssimativamente la rifrazione dei miopi in seguito all'estrazione del cristallino, giacché quasi sempre la miopia deriva dall'allungamento dell'asse dell'occhio. Supposto ciò si ha la regola che la metà delle diottrie le quali corre:.rgono la miopia, si sottrae da un' ipermetropia di 10 o 11 diottrie (Hirschberg, Oswald ). Una miopia di ·16 d. sarebbe così mutata in un' ipermetropia di 2- 3 d-, ed una miopia di 20 d in un' ipermetropia di 1 d. od anche in emmetropia. Si suppone che la lente cor rettiva sia situata al punto focale anter tore, il quale nell'occhio schem11tico ridotto giace a 15 mm. dal ve rtice della cornea e nell'occhio afachico a 20 mm. dalla cornea stessa. Ma come s i r ileva dai dati dell'operazione s i hanno notevoli varietà individuali di rifrazione dopo l'estrazione del crìsl8llino. Ciò é s piegabile. Secondo Donder·s e Becker oscilla il potere rifrangente del cristallino in sìtu tra 11 ,8 e Hl,75 d. come Olto n ota le lenti concave compensanti la sua perdita, quando si tengono a 7 rom. dalla cornea, dovrebber o osdllare entro le 13,8 e le 22,1 diottrie. Una simile differ enza è cagionala dalla individuale mutabile lunghezza del raggio della cornea e dalla per ciò mutata rifr·azione, daii'As tigm11tismo corneale, dalla profondità della cornea anteriore, ecc. È da raccomandare nelle pubblicazioni avveoir·e di fare una piil uniforme determinazione del grado della miopia indicando la posizione della lente correttiva': in alcune opere non si sa in qual modo sia s tata determinata la mio pia: quale differenza apporti .la diversa lontananza de.lla lente dall'occhio é s tato più su notato. La rifrazione superstite all'operazione possiamo solo in generale pronosticare poiché si può anda r incontro a notevoli differ enze. Se noi operiamo senza s orpassare limiti ragione-


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voli le ciiffet'Pnze non gi ungeranno a 2 diottrie, e pertanto l'ammalato avra r icevuto notevoli vantaggi nella vista a distan za. Un altro va n lagp:io che porta se co l'estrazione della lente nelle miopie forti è il reale aumento dlell'acutezza visiva a distanza. M ediAnte la forte IM te concava correttiva, che era necessar·ia pel ri conoscimento d'o~geUi lontani, il 2° punto nodale della retina viene spinto più vicino e con ciò l ' imagme t·etin ica diviene più piccola. Dopo l'op et·azione può senza o con debolissim e len ti negnlive esse r e veduta: ron cio si spi egano i miglioramenti dell·acutena vb::iva che spesso in modo spiccato sono stati constatati. È notevole che secondo le comunicazioni fin qui fllllP sono ne acutezze visive di l ieve gra do quelle che a prefer enza si eleva110. Come lo dimostrarono i calcoli di Leber io una miopia di 25 diottr·ie (colle lenti a 15 mm. dalla cornea) la gr anrle zza dell' i magi ne d'un og:retLo vi:1to a distanza colla lente dovrebbe esser e solo la melA di quella d'un oggetto vis to senza lente: se quindi l'occhio operato é divenuto emm etrope, ac11uisla una facolta visiva doppia per la lontananza é chiarAme11te sptegato. Se cJopo l'npernzione s'ori gina ipermetropia, l'acutezza visiva a dtsla ttza diviene ancor magp;iore m ediante la l ente convessa co1·r etliva tanto maggiore quanto maggiori' è la distanza della l ente dAil'ot'chio: l'opposto a v viene quando dopo l'operazi one permane uno stato miopico . Dall e pr ecedrlnli considet•azioni deriva elle un migliol'amento dPII'acutezza visi va fino al doppio e piit, a seconda del grado dell'ametropia, m a deve far m eravigl ia ed é ollicameute spiegabile. I n base e s in~oli sicu1·i r epet·ti sembra ammissibile un altro aumento dell'Acutrzza visiva. Se in r iò non ha parte in qualche mod o una co rrezione dell'as tigmatismo cornettle, si dovr ebbe pensar e for se all'impedimento della penetrazione dP.i l'll!!gi luminMi car.nonato dalla cn!' lituzinne del cristallino. Ctò polr.. bbe avvt>ni r P in due modi o per l 'asti~mali s mo del ct·i;;tallino o per l ' intnr btdA.mento di esso. Qurst'ultimo non é r ar o nelle forli miopie e si manifest.a con opacità punti· formi o a !"l r ie. p,,iclie coll'e~ tra zion e del Cl'tslalllllo é cessata og-ni accomod>lldi llle, ;;ar i• nrcessario pe1· la l ettura una lente convessa. Quakhe ammal alo pP.rò pu6 anche M nz.a l r.>nti leggere. Un paziente del l'A., il fJuale dopo l'ope1·szione er·a diventato em-


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metr ope, poteva le~gP re corr entemente con buona illuminaz.\one l'ottotipo Schwei~ger 0,6 a 35-i!l cent. riducendo la rima palpebrale ad una specie di fessu r a stenopeica stirando l'angolo dell'occhio. Un altro leggeva senza lenti J'otlotioo Schweiftg et' 0,6 a circa 20 ce nt. Na turalmen te deve il vedere in vicinanza Pssere tanto più difficile quanto mag)!iore é l'rp ... r~ metropia deriva nte dall'operazione. In ~eneral e é da tener molto calcolo della perdita del poter·e d'accomodttzione. Un altro serio inconveniente può derivare dalrestrazione del cristallino, cui flnora si é poco badato. Esso é la perdita della visione stereometrica. Per averla nel modo più completo e stimare le dimansioni della profondita é necessaria la visione binocula t·e. li: benchè molti verlono coi due occhi e fondono allo stereoscopio in una sola fi~ure gPometriche, co~ i non possono, come si é potuto constatar·e nelle operazioni di strabismo e nt>ll'ani!<ometropia d'altro grado, avE:'re un'esatta vi~ion e stereometrica quando s'i m !Jie~a il mE> lodo di Hering (caduta d'un •'g~ettol oppure quello dei piccol i aghi usato, dietro consiglio dell'A .. dal dott. Hilcker. Solo in via del Lutto eccezionale é po!'!'ibile la stima della profondità nei forti gradi di differ enza della r ifrazione che avviene tra un occhio r eso afllchico coll'operAzione e l' tt lrro forl~>•nenle miope, anche se m unito d• opportuna lente correttiva. Se essa avviene si tratta sempre di deter minata distilnza che corris pondeva alla cor·r ezione>. Ad ogni modo i miopi binoculari possono usare di questa facoltà sol quando ricevono dagli ogg... tli imag i11i ne tte: senza correzione quindi per oggPltr situati entro i lin1ili del loro remoto: essi anche colle opportune lenti non avra11r•o mai la precisione degli emmetropi. ln ogui caso 8!"Si si lrovertmno sempre in condizioni più favor·evoli di quando avnmno un occhio reso afachico. Si compr ende che ciò non ha va lore per quei miopi in cui, per la deviazione deg li a ssi ollici all'inter no od all'esterno, la v•sione binoculare era alterala in antecedenza. Quali sono ora i per icoli del trattamento o perfltivo 1 L'autor e non tien conto dell' operatione uei casi di miol'ia leggiera poichè essa sarebbe un errore mettendo 11 paziente in una ben più triste cond1zione, rendendok> fo rtemente iperme trope e privo di accomodt~zinne. Ma l'operazionP in sé e per sè può perde•·e l'occ hio. l casi in cui pe•• infezione insor·se ~upp_u ra~ione sono stati più volte comunica ti : anche il più osc•enz•oso operatore non può !"empr e tenPrvi fl'onte.


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Più s pesso nel rammollimento de lla discissa lente cris tal· lina o dopo la discissione della cataratta secondaria insorgonc aumenti di pressione che in alcuni casi acquistano il ca.raL tere del g laucoma. Coll'allontanamento delle masse del cri· stallino, nel peggiore dei casi coli' iridoc~omia l' affezione viene io g enere aggravata. Nei 19 casi dell'autore vi fu uno io cui fu necessaria pralicare l'iridectomia e fu dimesso guari to, m a. dopo un cet·lo tempo si ripresentò con fe nomeni g lt, ucomatosì e con diminuzione de lla facoltà visiva.: guarJ nuovamente. Colla diminuzione di pres sione che avviene coll 'operazione stessa si possono avere immediatamente emorragie della coroide, intorbidamento del vitreo, e scollamenti della r etina Simili complicazioni si sono manifestate spesso anche in o:;eguito ma a cosi breve intervallo di tempo che esse si dovevano far dipender e dall'operazione benché sia nolo che nelle miopie forti si danno scollamenti r etinici anche senza a l· cuna operazione. Questa complicanza deve temersì sopratulto quando durante l' operazione si é avuto la fuoriuscita del vitreo. Su 251 casi raccolli da Gelpke e Bieler si ebbero 2,7 p. 100 di perdite per infezione e 3,5 p. 100 per scollamenti retinici. Benc)lé il pericolo non sia grande molto pure non è tale da trascurarlo poiché non si lralla solo d'un occhio che anco1·a vede quanto d'un occhio che ha una. su(fkiente acutezza. visiva. Una notevole differ enza esiste tra quest'occhio e quello d'un catara ttoso, il quale è c ieco e r imane tale senza ope· razione. I l !-'1 casi dell'autore guarir·ono tutti bene ed in tutti si notò m rglioramento del l'acutezza visiva. È da avvertire inollre che per gli ammalati non può essere indinerenle il fatto che debbono pa!';s are per lo più parecchi m esi prima di poter adoperar gli occhi e che sono necessari due o piu alti operativi. Da quanto si è e s posto s'in feris ce quali sono le indicazioni dell'operazione. Am.iluttn deve esistere il r eale bisogno di migliorare la faco llA vis iva. Le opinioni circa il punto di parlenza relali· vame nle a lla quantità rl el vis us sono individualmente molto diverse: vr sono uomini cbe si accontentano di un'acutezza visiva di lieve grado: per a ltri invece il non veder bene cos tituisce una vet·a infelicità ! Cb i senza incomodo può portar e


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occhiali con lenti su per giù correttivG può non far si operare. Anche la specie dell'occupazione dell'individuo ha una parte importante. Valgano i seguenti esempi. Un cons ig liere dell'età di 64 anni è cieco dell'occhio sinistro per lesione patita nell'infanzia: nel destro esiste miopie di 16 d.' V= '/ 18• Da 30 anni egli porta le stesse lenti quasi completamente correttive e si è trovato sempre bene: solo in ques ti ultimi anni cominciò a sentire gli incomodi della pr esbiopia che necessitarono l'uso di una lente più debole per le vicinanze.- Una donna meritata di 50 anni ha a sinistra M= 22 d. V = %,6 , a destra M= 18 d. con V= 1/ 18 e porta costantemente occhiali con lenti concave di 12 d. e si trova bene. - Uno s tudente di 21 anno ha in ambo gli occhi M = 18 d. un V= '/ 18 e porta lenti di 5 cl. con le quali e gli ottiene solo con V= 1/!0: questo gli è ~uffìciente e può assiduamente lavorare e non é a ttratto dai vantaggi dell'abbandono degli occhiali. Di simili casi capita gran numero all'osservazione e l'autore non Lrova ragione d'indurre all'operazione individui che sono cont enti del loro stato. Anche nei casi di alta miopia monoculare quando l'altro occhio gode d'un sufficiente visus, l'operazione non è da raccomandarsi. Il g r ado della miopia in cui si possa parlar di operazione è stato variamente valutato dai vari autor i. Schweigger opera quando il remoto trovasi a 7 cm. o meno (M = 16 d. circa determinata colle lenti), Fukala in miopia di almeno 13 d., v. Hippel, Sattler e Pfli.iger di '12, v. Schvoeder e T hier di 13, Ubthoff di '14-'15. Secondo l'autore non si deve operare quando il remoto trovasi ancora superiore a 8 cen· li metri (miopia di circo 15 d. corretta con lenti situate a 13 m m. dalla cornea). Ad op:ni modo nei giovani in cui s i nota un notevole pr0g resso della miopis si potrebbe procedere al trattamento oper ativo anche di una di grado inferiore di quello sopranotato. Ma bisog na aver molto riguardo nell'abbassare i limiti delle miopie operabili poiché l'es per ienza insegna che non si può fare una prognosi sicura circa la diminuzione della rifrazione e che nel caso più sfuvorevole può nascere una ipermet.ropia mollo fastidiosa. Se i '!, degli operati da Mo01·e aveano un miopia di 12 d. ed alcuni anche 2-5 d. l'A. non può consigliare nessuno a seguire il suo esempio nelrioLeresse del l'a m malato. 41


642 Sul grado delresislente acutezza vis iva bisogna dir qualche cosa. Un certo numero di miopi for~i sono cosi ambliopici che l'operazione poco loro giova. Schweigger esige un V = %&• Fukala almeno V = 1/ 10 a distanza. Satller operò una giovinetta di 18 anni che con M = 18 d. li ='/115 : dopo l'operazione V = /'G con M = 2,5 d. L'A. ha oper ato un ragazzo di 14 anni (M = 13) che a vea una ambliopia congenita binoculal'e, all'occhio pegg iore (V = '/~) dopo l'operazione si ebbe H = 5 d. e l' = 1/n: per un miglioramento cosi piccolo non credette operare l'occhio migliore in cui V> •; ,. Speciale cons iderazione m erita la questione se si debbono operare occhi malati e specialmente s e a ciò formano ostacolo gl'intorbidamenti del vitreo e la coroidite. Poiché questi proces si morbos i esistono spesso nelle miopie forti così il numero dei casi operabili si r estringe di molto. Secondo il modo di vedere dell'A. de vesi tener presente se i detti pro· cess i sono ancora allo stato flogistico recente e progessivo. l o qu e~to caso l'ope•·azione non é a consigliarsi: bisogna prima p1·ocedere al trattamento della coroidile per jZuarirla o quanto meno arrestarla . Piccole alterazioni coroidee stazionarie e rari inlorbidamenti del vit reo non costituiscono controindicazioni. Se esistono circoscritti opacamenti del cr istallino l'ope1·azione é da consigliarsi al più presto. Quanto all'ela dei pazienti l'A. opera a preferenza fi no a 25 anni. l l limite non dovrebbe sorpas sare il 400 anno benché non manchino casi di successo anche nei vecchi. È raro Jel •·es lo che un individuo c he é giunto ad una certa età coi suoi ucchi miopi si de bba credere obbligato a cambial' lo stato della s ua rifrazi one . NatUJ'almente la cosa é diversa se il cris tallino è aff't!lto da opacamenti catarallosi. Non e fA cile r•is pondere alla domanda se un paziente, che ha gia pe rd uto un occhio, for se per scoamenlo della r etina, debba sottoporsi a ll'operazione. Anche in questi casi non mancarono i succes!"i, ma a parere dell'A. il ri~chio che corre l'ammalalo di diventar cieco é troppo g rande. Se invece un occhio é ~Zia s tato operato con successo ed é passato m olto tempo (circa un anno) senza l'insorgenza di postumi e con conser·vazio ne del pote1·e visivo l'operazione dell'altro occhio é indicata . Solo cosi s i può dare all"ammalalo la possibililà d'una vis ione s ler eome lrica sup posto c he i muscoli delrocchio sono normali e non esi!"le s tr·abis mo .


.· RIVISTA DI OCULISTICA

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OILre a ciò coll'oper•azione bilaterale si viene ad impedire il progredire della miopia poiché altrimenti l'occhio rimasto miope viene adoperato nel lavoro in vicinanza e cosi l danni causati dalla for te convergenza (press ione muscolare ecc.). rimangono gli stessi : essi agiscooo a nche sull'occhio operato il quale consensualmente si m~tte in posizione di conver genza nel lavoro in vicinanza. L'A. non può comprendere perché non si debba agire colla miopia come si ag isce nei cas i di cataratte doppie.

L'ostraeismo daLo all'operazione bilaterale da operatori zelanti come Pflliger solo perchè non si sa cosa diverrà un occhio dopo 10 anni non é giusto poichè l'enunciato dubbio sussiste anche per l'operazione unilaterale. Se dopo 10-12 mesi non insorgono postumi dispiacevoli, essi non insor geranno più. L'A. conchiude dicendo che il trattamento chirur gico della miopia é un reale progresso che aumenta la r esistenza al lavor o e le g ioie della vita. G. G. ISulla oara 4ell'eotroploa oolla oaawrtuastoae della ooaslaatlv&. - (Bullet . delle seien~e med., Bologna , marzo '1 899).

Go TTI. -

Dopo aver parla to della cura dell'entropion per mezzo della c&uterizzazione linea re orizzontale delle palpebre, operazione di cui il Querenghi r ivendica la priorità a l prof. Magni, l'A. tratta dell'operazione dell'ectropion colla cauterizzazione congiunti vale operazione anch'essa idea ta ed esegui la per la prima volla dal Magni col termo-cau ter io del P aquelin modificato dal P edr azzoli. L'A. ha ad0perato ullimamente questo melodo in u n caso di ectropion bilaterale rilevantissimo delle palpebre inferiori, con tumefazione ed ispessimento della congiuntivo a grado elevat.o, in per sona attempata. L'operazion e venne eseguita mediante due cauterizzazioni nella parte centrale, un poco più ve1·s0 l'esterno p~r evitare i canaletti la· crimali, e la guarigione fu per fetta. La caute rizzazione della congiuntiva é anche meni) dolorosa di quella della pell6, pet·cht'l colla cocaina !>e ne ottiene la pe1·fetta insensibil ità, e 8i può ripetere più d'una volta se alla prima la palpebrA non sia ritornata perfettamente a posto. Si può dire che se alcune volte il risultato non è per fetto, ciò non é colpa dè l metodo, ma piuttosto dell'imperizia dell'operatore. te.


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RIVISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

Ulteriore oomunloazlone aulla dimostrazione degll aporozol nella leuoemla. - (Wien. klin.

M . Lihnr·. -

Wochensehrijt , N. 20, ·1898).

Alle comunicazioni recentemente compars e sul Cent r atola tl.J. Bakteriol., 1808, X X III, circa la dimostrazione degli s porozoi nella leucemia, l'A. ra o ra seguire ulteriori osservazion i compiute in 16 casi, di cui 13 con preparati di sangue a secco. Uudici casi appa r tenevano alle leucemie miste; tre alla lin foemia pura: in due casi furono esaminati soltanto gli or gani, dopo l'autops ia. Nel le leucemie mis te si trovarono sempre g li sporozoì nel sangue, de ntro ai leucociti o insieme con ess i in q uantità va r iabile (0,8- 1,5 p. 100 di le uct1Citi contenenti sporozoi), e si riuscì a s ta bilire le fa s i della neoformaz ro ne del parassita uei le ucociti s tessi. Il sangue della milza e r·a più ricco di spor·ozoi di quello delle ditH: probabilmente g li o r gani ~e ­ neratori delle emazie sono i focolai di orig in e e di pr•ohr~ ­ razio ne del pur·assila. In tre casi di le ucemia mis ta. osser vati da questo punto di vista, s i trovarono, dopo la morte, nella milza, nell e glan· dole liu l'aliclte e nel midollo de lle ossa, q uanlita variabili di sporozoi s ituati fra gli elementi leucocitici n ella tra ma del conneLLivn ; ma anche - e più - nel midollo delle os;;:a in fo rma inlracellu lar·i, beuchè l'arameu te , s i trovarono a ltresì delle fo r me pu re di amebe. Ne i cas i di liofoemia vera, gli sporozoi m ancano n el sanf!ue, ma s i troYano negli or g ani e matopoietici : m nncano le am<' be intracel luhwi. L'A. é di av\'iso c he l'ameba si troverebbe. in una prima categoria di casi, soltanto negli organi e m atopoietici senza e mi g r·are nel san~ue (lrnfoe m ia) ; in una seconda ctt te~Mra, s r tr·overebbe in q uesti organi e n ei leucociti dd circolo (l~:: u cemia mi ~ la). In quest'ultima, le cell ule midollari) i leucocrti iperlrofìci e le cellule atipiche con distr uzione del nucleo e del pr·oto-


RIVISTA DI ANATOlliA E F ISIOLOG IA , ECO.

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plaswa, son0 probabilmente l'espr essione del parassitismo leucocitario, e m11ncano quindi uelln linfoem ia, con esclusivo sviluppo intercellulare del parassita. Vi sono anche altre forme intermedie fra la linfoemia e la JeucE>mia mista, nelle q11ali, accanto ai predominanti linfociti liber i da spnr·ozoi, si trovano al cuni pat•assiti leucocitari : in questi casi, g-li organ i ematopoietici contengono, in m odo predominante, amebe inter cellulari, e pochissime intracellulari. Anche in un caso di anemia pseutlo-leucocemica infant!le, le amebe erano scar se nel sangue e abbondanti nel la m il za, come nella leucemia mista degli ad ulti; mancavano quasi del tutto nelle ghiandol e linfatiche e nel midoll o delle ossa. Questo fallo confer·ma dunque la connessione i ntima fr·a la leucemia e certe for·me di pseudo-leucemia. La cultura del parassita non é finora r iusci ta bene: ebbe, in"ece, buon esi to la tr asrni;;sio11e del parassita agli animali.

E. T. L'&Datomla patologtoa e l 'etiologia dell'endocardite. - (Boston M ed. ancl sur g. Jour., ottobre 189R).

H ARBrTz. -

Dai result ati di tre anni di studi anatomo-patolog i~.: i e sper imentali sull'endocar d ile l 'A. cred e poter concluder·e eia e la or'igine infettiva di questa fol·ma morbosa è ast-ai pi ù comune di quanto abitualmAute si ritenga. La mag~io r parte dei casi é ori ginata dagli ordirHHi balter ii piog eni (slafllococchi, str·eptococch i e pneumocqcch i) ma il <Jll&d r o clinico e l'andomenlo della malallio vlll'iano a seconùa d"ll'organismo sul quale essa s'impianta . In un pr imo gruppo di CHSi, nei quali l'a,gen te in fettivo e lo stafilococco si ri scontrl'lno i sintomi classici della pioemin, con un cor so rapidamente fnta le, ed anatomicamenle si ritrovano multipli focolai purulenti. I n un altro gr uppo, che ha per cauM lo streptococco od il pucumococco, il corso della malattia é piir cronico e con una certa tendenza alla gunri gione. cd m tali casi il punto di par·tenza dell'infezione non é faci l e a riuvenrrsi per ché lllfln cano rnfarti infeziosi o focolai purulenti. P er ò In loro d ipend~>n 7.a da una causa tossico- infettiva é facil e a di rnostrm·s•, quando vi sia concomitanza dell'affezione in altri or gon 1, come ad eMmpio nei reni. L'endocardi!~ dovuta al gonococco può i ndubbiamente ve· r illcar·si, m a é sempre dubbio se il bacillo della tubercol osr


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.!UV! S'rA DI ANATOmA E FISIOLOGIA , ECC.

p ossa produJ"la . Per ò sebbene in cerli casi di endocu dile cr onica il bacillo del K och non possa dimostrarsi, pure tutto i l quadro nosogr•afi co è cosi u g uale a quello dell'endocardite infettiva, ch e poco dubbio rimane sull'agente causale. Il proc6:;so incominci a generalmente com e una uecrosi eudotel ittl e, ma può sorgere da emboli batterici nei vasi delle val vole. Per quanto non sicu o s tati tr ovnti nel r P.umntismo acuto Ol'ganismi specifici, pure una parte di questi casi deve ritenersi dipendente da bacteri i piogeni attenuati; e l'endocar·dite che l'accompagna può beni-ssimo consider ar si di natura tossi co-infelli ''a. Molle legger e form e vegetanti tr ova le in compli canza o com e successione m orb osa di altre malattie possono facilmente essere spiega te come il prodotto d'influenze tossiche conducenti ad una necrosi supet·fici ale. c. .f. C HAN T E MESSE. -

l'erl•lpela. -

Sulla formola leuoooltloa del•angue nel(La Se main.e médicale, N. 8, ·J899).

È noto che non esistono segni clinici che permettano di prevedere se un'erisipela avrà o no un esito di guarigione e se sarà o non sarà seguita da r·ecidi va. L e ricer che fatte dall'A. sulle m odificazioni del sangue nel corso di questa malattia dm·ebbero m odo di risponder e, almeno in part e, a. tale questione. L a curva del num~ro dei l eucociLi nell'er isi pela segue, a un di pr e:;so, il cammino de lla temperatura, ma questa leucocrtosi uon é uniform e in Lutti gli elem enli del sangue: sono i poli nucl eaLi che aumentano di numero, appena la. malattia é confer m ata : nello stesso tempo ~;i nola una di minuzione globulnre degli elementi m ononucleati, sopratullo maui fcsta n ei leucociti . Qun11ùo deve aver luogo la g uarigione, questa si annunzia sPmpr e con uu abbassam ento della cifra dei polinucleati e con uu aumento del numer o dei m ononucleati. Gli eosinofili, che mancano nel cor3o del la malattia, non compariscono che quaodo l' iufezione é compl etamente spenta. F inal mente l'A. fa osser vnr'e che le diverse suppurazioni che si m osh'auo tah·olta nel cor·so dell'er isipela, sembr a costituiscano un l"intomo J ll'ognos~i co favorevol e, poi chè egli dice di aver sempre visLo guau·ire gl i erisipelatosi che avevnno de)!li a;.;ccssi. E. T .


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RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE FouRNJER. - Sopra alouni fenomeni norvoal della aUlUde aeoondarla. - (Journal de médecine et de chirurgte , aprile 1899). Si osser vano soventi nel corso della sifilide secondaria disturbi nervosi, i quali possono facilmente essere causa di errori di dillgnosi tanto più dispiacevoli, inquantochè essi potrebbero scomparir~ agevolmente in seguito ad una cura appropriala. F ra questi fenomeni si deve segnalare dapprima, a cagione della sua frequenza, la cefalalgia, la quale può presentare tre gradi differ enti nella sua intensità. In un primo grado, il dolore é sopportabilissimo e non impedisce al malato di attendere alle sue occupazioni. In un secondo grado, la cefalalgia é paragonabile all'emicrania e si compor ta presso a poco come questa. l n u n terzo grado, il dolore é talmente vivo che necessita un riposo a ssoluto: l'annientamento é completo e qualsi&si occupazione è impossibile. Il dolore d'altronde non esiste solo; é consociato a d un senso di vertigine, di ronzio di orecchi e di disturbi della vista. InoHre, la t•eazione che si produce sul morale e sull'intelligenza cagiona uno stato quasi melancooico nello stesso tempo che avvengono distut·bi gravi in tulli gli alti che esigono uno sfor zo intellettuale. Questa cefalalgia può presentare un tipo continuo od un tipo intermittente. Nel primo gli accidenti sono per·manenti, con esacerbazioni, sopratutto nella sera. Nel secondo gli accidenti, molto attenuali durante il giorno, si riproducono ad un'ora caratteristica, vale a dire fra le cinque e le sette ore di sera. La durala di questa cefalalgia, quando é lasciata a sé stessa, è molto variabile: in alcuni malati dura soltan lo alcuni giorni, ma in altri può persistere per settimane, mesi ed anche più di un anno. E pertanto, quando viene stabilita la diagnosi, la cura ha un'azione meravigliosa. In due o tre


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Rl\'ThTA IJI UAL,A.TT lE V~:XER E E E DEL L A PELL E

grorni il tratta mento m er curia le arreca la compl eta guarigione. A nche il iodur o da il medesimo r isul ta to, quantunque con più lentezza. E m egli o associar li. Un altro disturbo nervoso che può r iscontr iH'Si nella si fi lide secondaria e specìal mente uella donna, ~~ costitui lo dal l'insonnia. Questa è pr odo tt a sovenli dai dolori, ma può S0pr aggiunger e anche senza che esista ::>lato dol or oso, ed i mal ati passano nolli inti ere senza dor mire, indipendentem ente da qual siasi causa ap par ente. Ma di tut ti i fenom eni d'or dine net·voso, quello che dà alla srfi hde secondar ia ner vosa della. donna i l suo caratter e più par'licol al'e é l'astenia ad un g r·ado più o m eno pr onunciato. l n cet·tc donn t:l, la sifilide, in quel peri odo, annienta le forze i n una maniet·a singolar e. N ella fot·ma più comune que~ ta astenia si espl ica con una perJi ta delle forze che non impedisce alla mtilata, se essa è un po' energica, di attendere Hll e sue occupazioni. M a ad un grado estr emo, l'astenia cagiona una vet·a p rostrazione: la malata é incapace di dedica r·st ad alcuu lavor o, sc•mpr e spossata, p uò appena r egg et·si in piedi. Quest'astenia, del ['esto, inter·essa tutto l'organi sm o: essa si m anifestA, nel sistem a ~.:i rco la to rio con la debolezza dei battili del cuor e e co11 la piccolez7.a del polso; n el si stema dtg-estivo, coi di::;Lu r l>i della diges tione, co n l a c ostipazi one ; nel sistema nervo so coll'abbat timenlo delle for ze, coi disturbi delln seusi bilit.à, co n h• diminuzione dell'atli vilà e di tuLli gli alli che pr esiedono alla nutrizione. Tutto questo i nsieme cost rtuisce un tipo special e che si ossflrv a ablmsLanza spesso e che e inter essante a studia t·e a cagione degl i er r ori diagnostici ai quali può dar luo~o . l nfaLli, a Lulla prima si è incli nati a t•itecere trattar si in si mili casi di anetniA, clor osi , nefr i te e sopr aluLto di inci piente tub <3t'C<>Iosi . Tu tti i sin tomi di quest'ultima ma lattia si ri s~on ­ trano nei casi iu di::;cor so : di magr im ento, febbt·e, sudori , debolezza g enet·a l e. Fout•nier ci tfl a questo lli'Oposi to il caso di una m alata a ffetta da un'a stenia profonda, con pt·ofusi sudot·i, e che non a veva potuto lasci<t re la cam era da due o t t·e mesi. Essa et'a stata consid et·ata •;ome nl'fetta da lub el'col osi incura l 1ile. Ctò non pet·tanto l'ascoltazione ha dimoslrnto che n ulla e~ i s le \' a d1 sospetto nel pella, ed, a cagione di una sifil ide pr ecedente, fu instituilo i l tr·alla menlo specifico, il quale apporlò r apidnmenle la gua r i g-ione.


Rl\"ISTA DI :lll ALATTIE VENEREE E DEf,LA l'ELLE

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Uo altro gru11po di accidenti nervosi nelle donne è costituito dai dolori nevralgiformi. ON1 sono vere nevralgie coi loro punti dolorosi caratLeristici, ora, ed é il caso più frequente, sono dolori un po' vaghi, fr usti, senza punti dolorosi ben netti. Le nevralgie vere possono risiedere in tutti i nervi dell'organismo, ma quelle che si r iscontrano più frequentemente sono la nevt·algia facciale e la scialica. Quando si tratta di nevralgia facciale, é interessata quasi sempre la branca supel'ior e, e specia lmente la sopraorbitaria oon un punto fisso indenlt·o e a l disopra dell'orbita. Quando è colpito il nervo sciatico, il doloi'i.l è quasi sempre lin•itato a certe branche di esso, come la glutea o la cr ut'ale. T ullavia nulla vi ha nelle nevralgie di speciale che pos sa Cade distin~uere dalle altre. Una sola cosa é speciale a quelle sifìlitiche, ed é la loro scomparsa in seguito al trattamento specificC' dopo avei' resistito a tutte le altre cur·e . Le difficoltà della diagnosi dipendono in quèsti casi molto spesso dal fallo che detta nevt·algia é una manifestazione isolata della sifilide. P er cui essa molto spes~o non é conosciuta nella sua natura. Fournie r ha curato una donna, la quale soff!'iva da cinque mesi di una nevralgia facciale atroce. Invano fu ricercata la sifilide, ma cionondimeno fu sommin istrato il trattamento specifico, il quale diede un ri!'ultato meraviglioso dopo due soli giorni. Allora sollanto la malata confes!.'ò di avet• contralto ante1·iormente la sifilide. Dai dati sovraesposti, si deve concludere cbe in presenza .di una nevralgia di qualsiasi tronco nervoso fli d'uopo pensare alla possibilità della sifilide nell'eziologia; di più, nei casi di nevralgia r ibelle, il medico è autorizzalo a prescr·ivere la cur·a anti!'ifililica, anche qu~:~ndo non riscontrasse la sifilide negli antecedenti. In una maniera generale, é il mercur io che costituisce il rimedio per eccellenza delle nevralgie di questa natura, ma ~ meglio associargli il ioduro di potassio, il quale, preso isolatamente, non agirebbe cosi utilmente. B. L' endooudlte blenorragica. - (Journal cle médecine et de chirurgie, marzo 1899).

St EGHEIM. -

Que~la compliC{tZione della blenon·agia è oramai ben ùimo· strata. Flis, nel 1892, e v. Leyden, nel ·1893, riscontrarono


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RIVISTA DI ~ALATTJE VEXEREE E DELI,A PELLE

per' i primi la presenza del gonococco sulle lesioni aortiche che sopraggiungono nel corso della blenorra gia . Si é ritenuto per lungo tempo che il r eumatismo fosse l'anello di cong-iunzione necessa ri.o fra la gonorrea e l'endocardite. Ma cosi non é e si devono considerare i due pr ocessi come m~tnifestazioni parallele dell' infezione gonococcica, ma indipendenti l'una dall'altra. Il tempo che decorr e fr·a la comparsa della blenorragia & quello dei fenomeni carruaèi varia. molto. 11 più breve é stato osservato da Flis in un caso, in cui l'endocardite si manifestò quattro giorni soltanto dopo la gonorrea; Councilman l' ha riscontrata dopo dieci giorn i; altE'i autori dopo tr e e cinque settimane ed anche dopo alcuni mesi. Lo scolo cessa quasi totalmente nel momento in cui si sviluppa l' endocardite; ricompare quando questa è definitivamente costituita. È uu fenomeno analogo a quello che si ossen •a per l'epididimile blenorragica. La localizzazione delle lesioni può farsi nei due cuori destro o sinistro; la sede di predilezione é tutlavia a sinistra, tanto sulla mitrale che sulle valvole aortiche. La febbre può mancare completamente, t~ssere molto moderata, oppure mollo elevata. 11 tipo febbrile intermittente si nola ft·equenlemente. Quando manca la febbre od è moderata, le manifestazioni car diache sono ordinariamentu leggiere e possono talvolta scompal'it·e senza lasciare tracce. Oltre le manifestazioni articolar i, le complicazioni che si osservano sono la pericardìle, la nefrite, piu ra r amente la purpura. Lilten ha osser'vato due casi d'endocardite blenorrag ica con cot·ea, di cui un caso complicalo da purpura emorra gica. L'endocardite bler10rragica non avendo caratteri speciali quando essa sia dichiarata, la sua diagnosi presenta inter esse s opratutto dal punto di vista dell' eziologia. Si r ammentera che lo scolo cessa nel momento in cui i sintomi cardiaci compaiono, per r icomparire quando essi si sono completamente sviluppati. La prognosi deve essere sempre r'iservata, ma non é assoJut.amellle· sfavorevole Infausta quando la febbr e é molto elevata e sopralullo quando presenta il tipo intermittente (endocHrdile ulceJ·osu), si deve se mpl'e tener conto della poss ibilità di lesioni valvolari consecutivè indelebili.

B.


JUYISTA DI MALATTIE VE~Rj,;E E D E LLA PELLI!:

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e SERVEL. - L& mlo•lte blenorrag lo&. (Jo urnal de mécleeine et de chirurgie, aprile 189~l).

BRAQUEIIAYE

Si a mmette ora che la blenor·ragia, malattia infellivn, !!UÒ localizzar si s ulla maggior parte degli orgaui delr organismo. La localizzazione sui muscoli è però una delle più rare. Gli a utori hanno studiato questa complicazione, di cui ne hanno osservato due casi, e hanno tratto le 8eguenti conelus ioni dal punto di vista della sintomalologia della miosite blenorra g ica. Alcune settimane dopo l'inizio dell'infezione blenorragica, anche quando talora pare cbe lo scolo diminuisca, l'atlensione del malato è richiamata dai dolori mollo vivi che si possono irradiare nello direzione dei filetti nervosi della regione. Ben tosto compare un tumor d duro, dolente, che s i confonde insensibilmente col cot·po del muscolo s u cui esso t·iposa. Anche il muscolo è p iù duro del s uo omologo del lato op· posto e pare che questa durezza sia dipendentrl da un g rado rli contrattura molto pronunciata. D'aill'a parte quest0 11iccolo tumore è perfettament~ libero e mobile sotto la pelle e sui piani profo ndi. l tegumenti, io quel punto, conservano press' a poco i loro cara ltel'i normali: non vi ba edema, né infiammazione . La sensibilità é conservata, fot•se è un po' aumentata, nel pun to conispondente alla tumefazione. Il dolore domina tuLta la s cena : vivissimo, continuo, spontaneo, esso aumen ta in modo considerevole con la palpazio ne e sopt•attulto coi movimenti che fa il malato. La s ua ac utezza è ta le che il paziente, cercando di immobilizzare i muscoli già con tra lti , prende le posizioni più stt·ane: l'at·to superiore si addol'sa al tronco, la coscia si flelle nel bacino, ecc. Lo s tato generale ne risente, meno che n ella maggior parte delle miosili infettive. La tempera tura si eleva leggermente alla sera (38',5 - 38',7), il polso s i accelern e •·aggiunge le 102 pulsazioni al minuto, vi Jra cefalal gia, anm·essia, uno s tato saburr·ale a ssai pronunciato. Ma pare che questa miosite siu una complicazione abbastanza benigna della blenorragia. In falli, all' incontt·ario di ciò che s uccede n elle altrn miositi infettive che finiscono quasi s empre con la suppurazione, spesso anche con la morte, nella miosite blenorragica non s i é moi osserYal<>"


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RfV I:STA DI ~IALA TTIE VE~EREE E DELJ.A. PELL.E

tendenza alla ~ u pp urazi one: i fenomeni ~ene1·a l i son o poco intens1, e, dopo una diecina di giorni, con una cura app r •)PI'ia ta, l'affezione 611ll·a nel peri odo reg res~ivo. Quale p o stumo della malattia rimane un p1ccol o nodul o du1·o . un po· sens ibile per mollo tempo, il l') uale. lentn meote, tìoi:<ce pul'e pel' scompllrire, senza l asciar e atrntìa. Co me trallamenlo, il calol'e umido. e sopF"a llull(.t i bagni caldli pnrziali, prol ungati, sono i mezzi ch e m eglio ri escono. Ma siccome le immer sioni prolungate posso no ca ~io nare la ma cer aziont' dell 'epiderm ide, cosi, appena ces,.a to il peri odo acut o, si potrà pennellare il membr o co n una mescolanza a par ui e~ua li , di olio di g uaiacolo e olio di mand01·le do ld . Si a pplica nello stesso tempo una med ic>'~ lurA ovatla la. Pn re che la mio>'ite n on sia una com pl ica zion e della bl enorra gia t anto rara co me si era l'it t>nnto lino nd o1·a, poic hè p-!1 au tori ne hanno osser va to due ca><i in m 1•no di due an ni. Ad o~ni modo, e una manifestazio ne del )!onocorco, la qun le . per i suoi cara tteri, e per il !i' UO decorso pr opr ii, e per la tempeulica spec111 le che r ichied<>, mel'itn eli richiamare l'a l l~>uzinn e del med1co. B. J\hiJ.f;LLI. - Le oheratosi anenioaU . - (Lo Sper imen to/" Archio. di ùiolog, anoo 1 ~!18).

Lo studio del le derma tosi arsenicali ha dalo luogo a molte incertezze ~d ha bisogno di esser e ri pt·eso con nuo ve ossPrva zioni il più pos~i bilme n te complete, l enenùo conto specialmente di quei casi ne1 qua li non si ha in esame che la sola de1·1 na to si da arsenico, in Mggetti immun i d a qua lsiasi alt m arrezione ru tan ea di natura diver~a . L'A. l 1mitando i l suo studi o nIle forme che:ralofore, ha esaminato sc1·upol~>samente due casi nelle suPsposle condizioni ed in ba!'e nnche allo studio di Cluelli cl1e sono tìnor·a a conos(·ema. traccia un quadr o ria ssuntivo del l e pri ncipali parti co lar·ilA c li niche delle d e ru1ato~i i n par ola allo scopo di p o · t el'i~ ben differenziare da altre affezioni cher·atofor e di tu tta altra origine. Qu esta rheraln!'i !'i os~erva p1·in ci palrnente in seguito all'uso per la via dello stomaco come r imedio contro malattie c utanee cron1che o rome r iroslituente. Si i· osservAta pure iu ca!'ln di av\·•·l Pn&men to accidenb>IB con preparati diversi d i arsenico, o per r agioni p r·0fes~ioi1ali , esci usa la via Milo H0 1l1 8 CO.


lllVI!:!TA DI MALATI'IE VE~EREE E DELLA PELLE

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Non vi è una norma assoluta cir·ca alla dose dell'arsenico, nè circa la durata della cur·a e il qua ntitativo totale del medicamento, che s ono necessari p6rché si producano manifestazioni cheratosiche. Bisogn{l. tener pre~ente, nella descrikiooe ùel peculiAre aspetto che prese ntano le superficie cutanee ammalate, spe· cialmente quelle. plantari e palmari, che da lle affezioni cheratosiche prodol.te dall'arsenico sono da drstioguersi qu elle consistenti S!Jec~almente in esfoliazione epidermica (cheratolisi) senza sostanziali e dur evoli ispessimenti, e quelle che rappresentano un pt•ocesso di ipercheratosi nel senso piu preciso della parola. L' A. non intende occuparsi della prima formala qu9le comincia con chiazze irregolari, spesso precedute da fenomeni flogistici somiglianti a lle efflorescenze delle psoriasi. Quanto alle vere ipercheratosi, un pl'imo fatto obbiettivo caratteristtco é che costantemente esse hanno localizzazione s immetr ica, e cruasi s empre esclusivi\ alle palme delle mani e alle piante dei piedi, e ciò contemporaneamente e per grande estens ione. In geoer•ale accade che, senza alcun fenomeno obbiettivo o subbiettivo pr emonitorio. la pelle delle palme e delle piante lentamente va diventando secca, inelas lica, in modo diffuso ed unifor·me, poi si fa a poco a poco anche dut·a e scabra per manifesto ingrossamento dell'epidermide, e assume un aspetto ano,· male, con colorito ora bianco grigiastro come polveroso, ora brumiccio variegato, ora anche piu scur o fin o al ner astro. Sopra la pelle cosi alterata, che di solito é limitata nettamente verso la pelle sana, ma senza alone iperemico, si fot·mano in seguito degli ispessim enti circoscritti i quali hanno tutta l'apparenza di callos ità, qualche voHa di piccoli corni cutanei; questi ispessimenti si avve r tono meglio al tatto per mezzo del quale danno l'impress ione <·.ome lli nuclei circoscritti e durissimi profondamente incastrali nello s pessore dell'epidermide. La loro grandezza é variabile. Essi sono solidi e compatti ; non hanno alcuna tendenza a desqua· m arsi, e se vengono assottigliati col coltello, ct·escono s ubito con estrema rapidità. I fenomeni subbiettivi che li accompagnano sono di poca importanza. Qutdche volta vi é un po' ~i prurito; altr e volta la prt!ssionecagiona un po' di dolore . . L't p~rcheratosi arsenicale può essere accompagnala da ipe· r 1dr os1 locale (palmat·e e piantare). In un caso si ebbero al-


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RIV ISTA DI TEJlAPEUTIC A

terazioni ungueali. Altre volte si osservarono ulcerazioni allo scroto, a lle coscie, alle dita, forme eritemat.ose e pustolose. Più comunemente l'affezi(lne é preceduta dalla melanosi. Il decorso della cheralos i arsenicale è crooicisimo, e anche quando sia cessala l'amministrazion e dell'arsenico la malattia retrocede a passo lentissimo. L'affezione può guarire o s pontaneamente o con adatte cure. Pe1·ò vi sono casi in cui ha persistito per anni, dopo la cessazione della cura arsenicale, anche ad onta delle cure locali. Si deve anche ricordare che io qualche caso può ave re luogo uua successione morbosa gravis5ima, l'epiteli.oma. Quanto a lla patogenesi della malat'ia, il giudizio e ancor a incerto se trattasi di un'azione locale sulla pelle prodotta dall'arsenico che si elimina per questa via, o piuttosto sia la conseguenza di un disturbo trofo-neurotico per lesione nervosa , centrale o periferica, che l'arsenico è certamen te in ~rodo di effettuare. te.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Medloatara delle piaghe ool ou•oluettl alla uaftaltua. (La Semain.e nuJdicale, N. 7, 18!>9).

Il dotlor Yakovler, medico dell'infermeria delle prigioni di Riga, usa da qualtro anni la naftalinu nella medicaturs di ogni specie di piaghe. A tale scopo, egli s i serve di cuscinetti di tarlatano riempiti di naflalina in modo da pr esentare uno spessor e di 2-3 cm. c che sorpassino i margini della perdita di sostanza su eu si applicano. Prima di J'iempire i cuscinetti, s i ha cura eli disin fettarl i in una soluzione di sublimato ul 0 ,5 p. 1000. Si ordina prima di tutto un bagno, poi si rade, si lava e infine si asciuga a secco la parte lesa: ciò fatto, si applica il cuscinello alla naftalina che si copre prima con uno stra to di colone idrofil o poi con una stoffa imper meabile, e intln e s i lìF<sa con una fa scia amidala preventivamente bagnata. Questa meò icatura viene t'innovata quando è stata attraversata dai prodotti di secrezione il che non succede, in g e-


RIVISTA DI TERAPEUTICA

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nerale, che ver so l'ottavo giorno, ma la si può anche lasciare, in sito per due o tre settimane, se la secrezione della piaga è poco abbonda nte. Quando s i tog lie il cuscinetto, non si trova quasi più della naftalioa, m e ntr e se n'erano introdotti più di 60 grammi. L'azione favor evole della naflalina, sarebbe sopr alulto manifesta nell'ulcera della gamba. Sotto l'influenza di questa medicazione, in otto giorni si vedr·ebbe l'ulcera completamente detersa, mentre i suoi mar· gini perdono la consistenza ca llos a, e la cicatrizzazione si etleltua con grande rapidità. L'A. non osservò mai fenomeni di avvelenamento nei malati curati in questo modo. La naflalina sembr erebbe dunque costituire, per la cura delle piaghe, un mezzo tanto energico quanto anodino e -che, pe rmettendo di cambiare la medicatura a lunghi intervalli, presenta ancora il vantaggio di essere di uso molto comodo e poco costoso. E. T . P. PETI T. - Dell'uo estemo della solustone eU oloruro eU o&loe. - (Ar•chiu. de m~dec. nauale, aprile 189!)).

L'a utore vuoi dimoslrare che in mancanza, o no, degli an· tis ettici usuali, un prodotto assa i economico comunemente impiegato per la disinfezione delle latrine, merita di essere elevato ad un uso più nobile, la polvere cioè di cloruro di -calcio del commercio, mes colanza di ipoclorito, di clorur o e di ossido di calcio. P r emesso che la soluzione di ipoclorito a base di s oda, o liquor e di Labarraque è s tata larga mente usata per uso esterno in terapeutica, ed è usato tuttora in certe affezioni chirurgiche, l 'autore dimostra che mentre questa soluzione è non poco ir ritante per i tessuti , di composizione variabile, di prezzo e le vato, quella di cloruro di calce invece al titolo di circa 80 cenlilitri di cloro per litro, soluzione da raccomandarsi per g l i usi correnti, è dieci volte più attiva ed è costantemente in offensiva. Ciò è s tato dimostrato dalle interessanti esperieuzr di Chamberland, Fernbach e Calmette, come da esperienze cl inich(lt personali. Secondo questi autori la soluzione di clorUI'O di calce a girebbe come ossidante e disiir•ogenante ed ha di particolare cile scwglie le materie albuminoidi invece di formar e con es8e


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RlVT:-'rA DI TERAPEUTlCA

un coagulo come fa il sublimato. Il suo potere antisettico poi ef!uivale alla soluzione di sublimoto all'i p. 1000 e non è in r agione dir etta della quantità di cloro giacché il massimo rl ella sua azione é precisamente al titolo relativamente debole di 80 cen tilitri di cloro per ogni litro d'acqua. l n quanto alla po!;;ologia svno da osservar si le seguenti pre!;Crizioni: t• Con dello polvere di cloruro di calce ben conservata e di cui si sarà preso il titolo clorometr ico, si fa, diluendo in acqua fredda, nella proporzione eli 100 grammi di cloruro per 1200 grammi di acqua, una soluzione che si lnsciera riposare un'ora, poi si filtrerà. Si otterré cosi unn .~olu.:ione mad re di circa un litro che si porteré m ediante ac<Jua bo ll ente, al titolo uniforme di 4 liLt·i di cloro circa per litr o. Si a vt·à cosi la .~olnzìone (orte della quale si potrà ottenere la soluzion e debole od lWtale aggiungendo, nel momento d~>l bisogno, quattr·o volle il sno volume d'acqua bollila <' calda. 2• Si aggiungono 100 gr·ammi di clorur o di calce a 1200 gr ammi di uc(Jua e si fa r iposar·e, si filtra; si ottiene cosi 1 l itro di soluzione forte alla quale si aggiungono 9 parti d'acqua. La soluzione di cloruro di calce all'i p. 120 è potentemente antisettica, non è tossica né caustica, é assolutamen te inoffensiva pei tessuti, scioglie gli albuminoidi , è un ottimo detersivo. L'unico inconvenien te è quello di intaccare i metalli non smultali. Basta però saperlo ; d'altr·a parte i metalli nil<elati non so/Trono per un contatto m omentaneo, per poco che essi si immet·gano poi nell'acqua bollente. La soluzione all'l p. 120 s'im piega pet·l'anlisepsi pre-operatnria ùei loC'ali e degli og~elli cavi e volumin(tsi che non si J'OSS•lnO pa!"sare al la fiamma o m ettere nella !;;tu fa, per l'asep!':i del la pelle e delle mucose dei ma lati e delle mani dell' operat or·e. Es5a dà buoni t·tsullali nelle lava ture delle ferile, nella o ftalmia purulenta, ed è a supporsi che potra ugualmente esset·e utile nelle proctile, nella cistite, e specialmente nella cisllle calarra l e. te. N AMIREz. -

L ' azione 1l•lologioa della lattofenlna. -

(Britir<h Jledical Journal, feb ht·aio t8!l!l).

ChimicrHni'll le considerata l a lallofenina t'> un compostomolto simile alla fenacct irtR, di cui, secondo 5chmiederberg, possiede lo proprieta antipir etiche, ed in grado m olLo superiot·e. Stt•a uss l'avr ebhe qualificata anche come antifermen-


RIVISTA DI 'l'ElUPEOTICA

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lativa, sebbene in grado poco pronunziato,. pt:lr cbè troppo poco solubile. F ino ad ora questo medicamento era s tato studiato, più che tutto, come antipiretico in sostituzione della fenacetina , d~ll"anlipi rina e dell'antifebbrina, specialmente nell' iieo-tifo e, pare con buon risultato, stando a quel che ne rife1·iscono Taksch, Jaquet, Strauss ed altri . La d11se or d inaria cui suole ammiuisl rars i per tali indica-

zioni è di centigr. 25 per i bambini e di gr. O. 50-1. 00 pet· gli adulti, e rispettivamente da 4 a 5 E' da 8 a 1G tali dosi nelle 2~ ore. lo q uesti ultimi tempi la latlofenina è stata pur e racco mandata come un ipnotico sicur o e scevro d i pericoli ; ed è sotto questo punto di vista che l'a utore ha voluto sottoporla ad esperime nto som:ninistrandola a cani e couigli. Uno dei pr imi risultati dell'amministra zione di que!:'to ft~r­ maco è una specie di per d1ta della coscienza, che anche con d<)Si moderate viene seguita dtt una diminuzione di seosibìlilà, la quale progredisce fìoo a completa anes tes ia della pelle e delle m embrane mucose ; la sola mucosa bronchiale mantiene la sua irritabilità. L'azione anestetica é più marcata alle estremità, sulla me tà anteriore della schiena c sul tel'ri lorio innervato dal trigemino. Con tali dosi m oderate le pupille si ddatnno e si OS!"er vano d~i tremiti muscolari, ~he a um entano se l'animale eseguisce dei movimenti spontanei. I riflessi sono mantenuti a nche con dosi superiori) fino ad 1 gl'. per ogni chilog•·ammo dr.l peso del corpo; roa co n d•>Sì maggiori sono co mpletamente aboliti: l'ultimo a sparire é il riflesso corneale. St vt riRca conte mporaneamente una c onsiderevole pel'clJta eli potenza m oll'ice, e la te nde11za al sonno diventa irresistibile. Finalmente con dosi a1w OI'a più gr andi (gl'. 2. 50 per ogni chilogrammo di peso) avviene la mor te per convulsioni generali e per paralisi carJiaca . Jl t'itmo r espir atorio in gener e non é disturbalo, ma è caratteristico un t·imarchevole aumento di am piezza d t:li movimenti r espiratori, che segue costantem ente le dosi moderate, Lanlo nei ca ni che nei conigli. Con dosi moder ate (non più di gr. O. 50 per ogni chilogrammo di peso) la sislole cardiaca è aumentala di forz 11, rimttnendo Inalterata la frequenza, mentre la pressione d;· l sar.gue generalmente si fa m aggiore. 4~


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RIVIST A DI TERLPE UTIOA

. ' I n gP-ner e con tutti i t•im ~>di di questa classe sono neces~ari e do!'lt toss t,.he per r idurre la temperatura normal e di 1• C , SPb bPne nell'uomo l e temper ature febbrili siano pr o n. ta men(e r •dol to> con dosi 40 e 50 volte meno poténti. La lattor... nina non è m olto tossica. Calcolando dalle dosi che pr,du!';~ero la morte negli animali in esperimento, lo scrittur e conch iur1e che per mellere in pet•icolo la vita di un uomo che pr~i 5 1 k g., sarebbero necessari 138 gr. di lat l ofr n•na riAli po-r bn··ca , e poiché una dose 10 volle più p iccola é su ffici,. n ti~si ma pe•· pr odurrA un marcato effdto ipnotico du1'811Le una malattiA, é evidente che questa sostanzà può esser e d i grande valor·e c. f. · M ARA'HLOI. - Valore del Ttooolo nella tuberoolod.. (Ga.u . intern. di med. p rat., marzo 1899). p n·pat·»ti di guaiacolo non sempr e sono tollerabili pr~­ du··endo sovenlt fenomeni di ìrritaz1one gastro-intestinale ; hanno inoltre l' i nconveni<'nte di esset•e poco o nulla solubili uei comuni vPicoli pet· cui in gr·an parte si eliminano con le fe"-'· A !]Uesl i in convenienti rim ~d ie rebbe il nuovo preparato del g "AiHrolo, il Tiocolo il quale é il sale pota!'!sico dell'acido sulfoguaiacolico. L'A. avendo presa conoscenza delle osserva /,iunt 111 prop o!>i lo fu ll~ da llo Scb wai'Z, ha volu to esperim ,.. nuH·e il r1m,..diu il quale in parecchi casi gli avrebbe dalo r rsu lll< ti 8S!"a i SOddil"facenli. li f'Ì ,oull.ato di queste esperienze è che il llor.olo l'<piel(a u n'azione fav or evole e costante non solo sui ~in tomi fi sici , ma anche sui disturbi funzionali della Infezione tu berco l ~< re. SenzA quindi r 1tenere che i lliocolo sia 10 spec1licn della tubercolosi, si può darg.i la p r~fereoza perch~ é ~ .. lubde. fa··il rnente assorbibil e, non irri tante e di m aggiore t>ffkaria. I" tal tn<)do '!'i ad .. per a un pr eparato elle, pu•· possPdendo i pl'egi de1 pr ecedenù, non ne d tvide gli inconveni ..nti. te. ~Aco sr. -

L'ergotina nella malaria oronloa. - (British Med. Jou rn al, l'ebbr uio 189fl).

M ellendo a pr ofitto l' azione stim olante, <'he l'erl{olina dimostr·a sulle fib1•e lisd e v t~sc •lll r i, l 'autor e ha esperimentalo su va..,ta :;t:ala qut>sto medicu ru t'n to con tro la malaria cron ica~ pensando cile I'J ''Pst' azion e C~"'S l l'i LlriCP. esercitate sui vasr


RIVISTA DI TERAPEUTICA

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s plenici potesse avere per effetto la riduzione del volume della milza, ed 1u conseguenza; diminuito il campo nel qualè si annida princi palment~ il veleno maJarico, si potesse, con mag~iore probabili'ta di sucèesso, combattere la malattia. 'tu seguito ai suoi esperimenti l'autore è venuto alle seguenti ronclusion i : .. 1' Ci sono casi di tebbre intermittente cronica, éoo notevole ipertr·otla della milza, che dopc• a vere resi's tito all'azione del' ch'inino, dell'arsenico, del bleu di metilene e dell'eucaliptus sono b eneficiali daJl'uso dell'ergotina. 2• puan do il tumor e s plenico non é di data m olto antica, l'azione as tr ingente dell'ergotina si osserva dopo un tempo non lungo.' ' 1' 51 Gli :accessi febb r ili s pariscono prima che la diminuzionfl dei tumore splenico sia molto marcata. 4° Per quanto le tern!Jerature dopo l'uso dell'ergotina rimantrano per lungo tempo irregl)lari e di tanto in tanto si vérìiichioo degli innalzamenti, nonostante, di regola, questi non sono preceduti da brividi, dppure manca il periodo del sudore; l'accesso insomma ha sempre u na forma incompleta. 5' li plasmodio non sem bra spar ire dal sangue cosi ra· pidamente come fa dopo il chinino, ma anche qua ndo ne r itnantza, gli accessi febbrili che provoca sono m eno sensi bili ~ù il malato accusa maggior e benessere. · '6° l dolori locali , che complicano per avventura l'affeZIOne malari~a, richiedono uu trattamento nddi:.o:ionale con ~h iacc io, docce fr ~dùe o caJ.Ie e l'iperplasia cronica richiede l'ioduro di potassio o di fet•ro; i disordini di~esti vi possono indicare, come ~pesso fanno anche quando si adopera il chinino, il bisogno di adoperare prima dell'ergotina un em e tico, un pur,gati vo, uno s tomatico. 7• Molli casi di malaria cr onica, appar entemente r·ibelli ~ quals iasi trattamento, sono migliorati coll'uso dell'ergol ina, e q uest'osservazione é g iustìficata da un'esperienza di pi u che 40 a nni. 8• Ci sono casi eccezion al i oei quali il r itorno ad elevamenti d i te mperatura dopo l' uso proficuo dell'ergotina, rendono cons.igliabile la umone dell'ergotina col chinino e cou l'a~~enico, per quanto l'uno e l'altr o si ano stati prima inefficaci adope rati i~olàtam ente . ga L'e r got1na , come il chinino, probabilmente per il suo effe tt~ con traente sulla milza in seguito al quale una quantità


660 d i plasmodii si vel'sa nella corr en te circolator ia, p uò qual chevolta, f{Uando nella m alar ia cl'on ica il tum ore di milza e la idr nemia 8ieno ecces• i vi , portar e sul principio un at tacco di febb re. 10• Casi recenti di malari a hanno m ig li0rato coll'uso prol ungato dell'er gotina, ma m olli vi r esisterono per lungo tempo e c iò perché i casi acuti è m eglio traltarli col chinino.

c. /. AppUoaztone delle •oluztoat. 41 gelatina per favorire la coagulazione del •aogue. (Supplt·mento d el Policlinico, 18 mar zo 1K!-'l 9, pag. 622).

U . ARCA NGEL.L

N el la seduta dHII' I l mar-zo 1899 della società L ancisiana degli ospedal i di Roma, in una comunicazione del do tt. U . A rCJJn geli, dopo r icf'rdata la stor ia del metodo c urativo in parola fonda to sul la pr opr ietà della gelatina di favorir e l a coAg ulazione del sa ngue, narrava di due casi di porpor a emorragir.a nei quali tal metodo venne adoperalo con ottimo successo. In ambedue i cnsi arl operl'l una soluzion e di gelatina al 2 p. 'ii.OO i n acf{ua e cloruro di ;:odio 0,75 p . 100, ster ilizzata a bAgnomaria, e rt•atiCÒ Je iniezioni nel teSSUtO SOtlOCUlaneO dell.'adrlom e mediante una si ri n ~a da sier o Roux.. L e d•H•i adoper ate furon o pertanto molto inferiori a quelle u!"ate òal Lanreraux nei casi di aneur isma. N el 1° caso, in una bam bina di 13 a nni venner o pr aticate 2 i n iezi0n1 di 20 cenlimP.lt·i cubi di soluzione gelatinosa con interv allo el i un g iorn o u na dall'altra ; nel 2• es so in una bam bina di 10 a nni pr aticò il 1• ginr nn un' in iezione di 15 cen ti m~>tr i cubi <le> li' iniezio ne predi'Lia , nel 2• un' i niezione di 10 CP.ntimell'i cubi. coaòiuvando po!"dll ta l m etnò n curati vo con buon o utl'imen lo e con la sommini!"trazi one di pillole del Bl aud T em1 it1ò dicendo che q n ~>slo m r todo può esser e tenlato con fì dur ia nel ie emon a[ori e medichP, come nello scor buLo, nel m or bo mRcnl OS(J d• \ V et•lo fT. ne ll ~ emottisi, nelle enter or aggie dell11 fPbhr e l 1foi.Jea, ndlc ematemesi, n ell'epistassi e nelie altrP. emor•ragie dei cachettici da malari a e for se a11C'he nE'Ile emorragie dei ma iRti di onem ia perni ci osa, mentre sar l'bhf'r n con tromtlicate esist~ndo o sospet landosi la pr p,senza di un'endocar rl ile i n alto opput·e di alterazioni estes~ rlel! e arterie cer ebrali. G. B.


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RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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Le malattie allegate o provooate nell'e•erolto tranoe•e durante l'anno 1898. - (Semaine médicale, 5 aprile 1899). N tll 1896 sono stati rifer iti circa r.euto casi di simulazioni lenaci, fra i quali gli accessi epilellici od 1sterici, ed i disturbi coreiformi ten gono il primo posLo, con un massimo di 20 casi. Vengouo io seguito: l' iuconlineoza nottu r na di orina, 10; l'alienazione mentale, 9. Tre di questi ultimi ca si apparte11gono alla di visione di Cos tantina; uno di questi ~imulava {,rros~olanamenle la me~alc•maoJa, ma, essendosi tradito davanti ad un infermiere, -confessò la frode. Vi furono dei simulalori di dolori reumatici o nevr& lg ici, specie della sciali ca; v'ebbero dei eia udican ti, de i paralitici per impedimenti funzionali che loro non permettevano di eseguire le marcie, dei ciecùi (che si procuravano l~o~ rnidriasi coll'atropina), dei sordi, di quelli che presentarono il quadro della diarr ea, della dissenteria e dei vomiti ~anguigni; dei cardiaci, degli erniosi. Alcuni simularono l'edema delle gambe, coll'applicazione di uno spago cir·colat·e, ecc. A Tulle, quattro uomini determinarono, con una pasta d~­ .pilntor ia a base di calce, delle placche di calvizie, des tinate a simulare l'alopecia. A Parigi, un militare si procurò, con ropfilicaziont; di tap~ia, un'eruzione che doveva esser e creduta er isipela. Nella divisione di Costantino si notarono al 5• battaglione d' Afric~t e nei detenuti degli stabilimenti penileuziari, delle congiunti viti provoca leda l1cantropo o da poi vere d'ipecacuana posta nel cui t! i sacco congiunti vale; deg:i asces::-i del cellulare sotLocutaneo, dovuti a saloni formali con flli sporchi. Al 3o ussat•i a Verdun, il medico-capo ~ ervizio si accor se , durante un'epidemia di scarlattina, che alcuni uomini (7) pre$en~avano un'eruzione curiosa, senza febbrE', senza albumi.llUrJa, senza la desquamazione consecutiva; cercò la strana


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t RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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eziologia di quella strana malattia, e scopri che era stata inventata da un ex-aiutante dell'ospedale m ilitare, ed era provocata da nient'allro che da energiche fl'izioni. Tre uomini realizzarono la scena del suicidio: uno, dél 15• squadrone treno, ad Orange, pretendeva dì aver bevuto della soluzione concentrata di solfato di rame; viceversa non si riscontrò alcun s intomo di avvelemamento. l Alla divisione d'Algeri; un individuo . della compagnia di disciplina simulò un tentativo di suicidio per impic;cagione. A Nimes, un giovane soldato del 163.0 di linea fece le viste di precipitars i in un pozzo; ma le condizioni della cad\lta (essendosi egli vigorosamente afferrato alla cor da, m tntre nello s tesso tempo chiamava soccorso), le risposte e vasive ed i cattivi precedenti, non lasciarono alcun dubbio circa la simulazione Nove militari, convinti di simulazioni diverse, fur ono inviati alla ~· compagnia di disciplina ; due per simulazione di sordita: uno, che r ispondeva perfettamente e a distanza normale, senza leggere sulle labbra, riconobbe di aver esagerato la lieve sordita da cui era affetto; l'altro confessò di sentirei beue. Uno per simulazione di enuresi, che poi ammise d'ave r allegato pel sacro orrore che aveva del cavallo; quattro simularono impotenza funzi o,nale agli arti inferiori consecutiva a distorsion i, a scialiche, :a dolori indeterminati ; uno accusò dolori alle l'palle; infine uno invocò un varicocele voluminoso ma non doloroso, ritìutandosi intanto all'inte r vento operutorio. gr. •

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Olroa un'eçerlensa 41 motllltà e olroa un cUsturbo della mededma nelle lombagglDl • Della •ot&tloa. - (Cent ralblatt /ur med. Wissenschaft., 1899,

MINOR. -

N. 1).

L'A. dice che gl'individui affe~li da lombaggine e da ischialgia, non sono in grado di alzarsi in piedi dalla posizione seduta a gambe distese (sul pavimento), senza l'aiuto delle mani. l n tutti i casi di dolori lombari, di r e urna, di traumi, di carie, ecc. - a condizione che il dolore sia bilaterale il sol levam ento del cor po da terra si compi 1·ebbe precisamente . come nella pseudo-iperti'Ofia muscolare tipica: le braccia vengono portate in avanti e, nell'ultimo momento, il paziente estende il dorso e si solleva appoggiandosi su lle mani e strisciandole ai lati delle gambe.


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Nell'ischialgia tipica, i malati si sollevano portando indiPtro le braccia e il loro centro di gravità; poscia, con una mano si puo~ellano sul suolo elevando il corpo, e tengono l'altra in bilico. Avuto riguardo al fa tto che il disturbo di molililà lombare e il modo speciale di ~ollevarsi dei soffere nti di sc1atica, descritti dall'A. sono complt-tamente obbi,.ttivi e costituiscono un complesso di sintomi risultanti da più fattori, si ha. la possibilità di localizzare i dolori con mallgior precision.., che 11on fondandosi sui soli s intomi subbi~> ttivi; e di pr onunciarsi, ftn dalla prima osservazione, sull'intens ità dei tlvlori stessi, e, in seguito, sul miglioramento o sul pe g>rioramento. Nei traumi gravi, per es empio del coccige, si potrà, secondo l'A., dimo<Jtrare non di rtido, con l'aiuto della descl'iLta pr·ova di movimento, che il dolore é bilaterale. La conoscenza di queste prove, sopratutlo nei sofft~ renti di ischialgia, può essere ui utilità grandis~ima nelle simulazionì. Se un supposto s imulatore di uu'isclJialgia unilateralt>, essendo seduto sul pavim ~nto1 ricot·re, per alzarsi ,, alla s peciale .attitudine lombare, ci autorizza a r1tenere assai fondato il nostro sospetto.

E. T.

RIVISTA D'IGIENE ... .

RE.\.I..E prof.

E. - Prlnolpt fon4ameDtall 4ell'&llmentaslone dell'uomo I&DO e ammalato. - <La Clinica Moderna, 12 aprile 1899).

Lo scopo della nutrizione è di fornir·e co ntinuamente all'organismo sostanze atte a sopper1re alle perdite sue, per mantenere l'integrità e la funzione dt:i vari i tessuti ed organi. Nella fisiologia della nutriziOne si f! introdotto il concetto fisico delle calorie per cui al ~ziorno d'oggi non s1 dice più che un. individuo ha bisogno di una dala quantità di alimenti, di un numero determinato di gr ammi di !"OSlaoze nutritive, ma, invece, che esso ha bisogno di un duto numero di calorie. Gli alimenti infatti che introduciamo nel nostro organismo sono sostanze di alta tensione, capaci di bruciar e e


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di sviluppare quindi calore 0 l'equivalente meccanico di esso, che r il la voro. t g rammo di albumina o di idrati di carbonio, s viluppa 4,1 calorie; 1 grammo di grasso ne sviluppa 9,3, ed i gr~:~mmo di alco•>l ne sviluppa 7 i vuoi dire quindi cbe l'albumina nella sua trasformazione nell'o r~ani smo in ureo, acido carbonico ed acqua da 4,1 clllorie per grammo, e (:Osi fanno gli idrati di carbonio, trasformandosi in acqua ed acido carbonico, m entre un grammo di grasso, trasfor-mandosi pure in questi ultimi prodolti, ùè un numer o di calorie maggiore del doppio. Su questo '"alore comburente dE>.i principali gruppi alimentari si ba~ano le tabell e più recenti relative agli alimenti maggiormente in uso. TI numero di calorie di cui ha bisogno l'uomo varia a seconda che egli è allo sta to di ri poso, oppure lavo ra. Cosl, nel ri poso ha bisogno di 30 calorie per ogni chilogrammo del peso del corpo, nel lavoro leggero ha bisogno di 3;> calorie, in quello di ~creto ne abbisogna di 40, e lavorando mollo ne abbisogna di 50-60, s empr t> per cgni ch ilog rammo del pes0 del corpo. :-lon si può, volendo dare all'uomo un t.lele nninato numero di calorie, trarle tutte indifferentemente o dalla sola a lbumina, o dai soli g rassi. VI ha un gruppo di alimenti che non può esser·e sostituito, ed é quell o dell'a lbumina. P er la formazione de lle calorie, possono stwvire indifferentemente l'albumina, i grassi, o gli id rAti di cll rbonio, :r.a l'albumina che si perde, si rimpiazza solo coll'albumina. Le sosta nze azot11te quindi bisogna am· minis lral"le nella propot'zione dimostrata utile dall'esperienza, ed in proporzione all'azoto ed all'urea che si eliminano coll'urina. Ora , r-;iccome l'azoto si elimina nella quantila di 15 grammi nelle 2i ore, e siccome un gt'ammo di azoto corrisponde a 6 g rammi ed un qua r to d'albumina, cosi, per sopperire a lla per dita g iorn nliera dell'albumina, bisogna somministrarn e almeno 00 a 100 g ra mmi al giorno. Nella dieta g ioroalie t'8 dell'uomo sano, si devono quindi somministrare 100 grammi di albumina. L'altra quantità di alimenti necessaria per raggiungere il quanti tali vo di calorie che g li occorrono, verrà tratta indifferentemente dagli idrati di carbonio e dai g ras~:>i, o da tulli e due insieme variamente ed a piacer e distribuiti. Le cose delle valgono per l'uomo sano.


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Nell'uomo ammalato si deve cer·care medesimamente di mantenere l'equilibrio dell'orga11ismo, dare cioè le calorie necessarie, le quali anche più varier anno a seconda elle l'ammalato stesso é, o non, a riposo. Come si dovranno però amminis trare queste calorie 1 Ciò varia a seconda delle diver se malattie, specialmente di que lle che sono maggiormente in rappor to con disturbi del ricambio materiale. Nell'arlitdsmo si regolerà in generale l'alimentazione in modo da dare un numero di calot·ie spellante non gia al peso r eale del cor po dPll'ammaiato, ma al pe::>o che l'ammala to dovrebbe avere in rapporto alla sua età e alla sua altezza, al qual proposito serve ottimamente la tavola del Quetelet. Negli arlitrici, nei polisarcici, ecc., si devono usare le stesse regole. Negli Affetti però da diatesi urica ed ossalica e nei gottosi è da tenersi presente che le carni non devono essere scelte fra quelle r icche di nucleina (timo, milza, fegato, CSt'ni rosse), ma fra quf:lle bianche (agnello, vitello, poll 1), e ciò perchè l'acido urico deriva dalle oucleine e non dalle albumine. Un a ltro alimen to utilissimo pei p;oltosi è il latte, giacché la casE-ina non è una nucleina, ma una paraot:cleina. Nella terapia del diabete, che con!lis te esse nzialmente nel diminuiLo potere di distinzione degli idrati di carbonio, sono di fronte due scuole, l'una che vorrebbe sottrarre completamente dall'alimentazione gli idrati di carbonio, l'altt·a, più recente, che consiglia di sostituire gli idrati di carbonio ordinarii con altri che l'ot>ganismo diabetico :;ia capace di distf'uggere. La prima teoria sta tramontando; infatti ur.'alime ntazione car nea assoluta è impossibile, dovendosi, con essa, dare circa 3 chilogrammi di carne al giorno i quali non si potrebbero diger ire e sar ebbero causa di gravi intossicAzioni per l'euor me 'JUanlilà di prodotti della serie aromatica . Il meglio quindi é di trovare degli idrat1 di carbonio facil· mente distruttibili, e ques1i sono g li zuccheri sini~lrO~J iri ed i relativi carboidrati. Fra gli zuccheri sioistrogiri, i quali, é da notarsi, hanno lo stesso poter e nuteitivo deg li altl'i, il più noto é il Jevulosio o zucchero di frutta il quale si tmva oggi io commer cio a prezzo relativamente mite, e vien fornito dalla casa S~:hering di Berlino. Per tal modo, anche un gran n11· mero di frutta possono ugualmente concedersi ai diabetici, appunto perché ricche di id1·ati di car bonio da essi tollerAti. Importantissimi poi nella dietetica di questi ammalati, sono i vegetali fr eschi.


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In quanto a i febbricitaott, la pratica di somministrar lorq g li alimenti ordi nari, oggidi alquanto estesa specialmente io Get•mania e in Russia, è da r itenersi pericolosissima. L'ottimo degli alimenti in q uesti casi r imane sempre il latte, il q uale nella quantità di tre litri al gtorno, soddisfa completa. mente al bilancio dell'azoto e sommintslt·a il numero di calorie n ecessa rie al bila ncio organico di un uomo a riposo. Tutt'al più, volendo accrescere il valore comburente del latte, si potl'ebbe aggiunger gli una certa quantita di lattosio, u tile anche perché ha la pr oprietà dt attiva l'e la diuresi. In qua nto ali'Hiimentazione artificiale. nel caso che sia r esa itnpossibile quella per le vie naturali, s i ricorre, come si sa, alla via ùe l retto e a quella ùella cute. Un ottimo preparato, per ttso di clisteri nutritivi, é la sarcolina preparata da Danaryer e D' Emilio. l n quanto all'alimentazione sotlocutanea, questa deve limitarsi a ll'introduzione dei grassi. L'alimentazione artificiale per ò serve soltanto come complemen to a quella per le vie naturali. Una nutrizione esclusivamente rettale o soltocutanea é da r itener si incapace a mante nere un or ganismo in equilibrio di azoto e di calorie.

te. M. WtLM A ERS. - Al4el4e tormloa e •ue applloasloat. (Archioes médicales Belges, marzo 1899).

L'aldeide formica é il prodotto dell'ossidazione incom pleta dell'alcool metilico e si ottiene fa cendo passare una corretote d'a ria carica di vapori di alcool met:lico sopra del platino riscaldato. Il formolo o for•malina del commercio altro non é che una soluzione acquosa di aldeide formica coocentt•ala al 40 p. 1110 in peso. Si presenta sotto fot·ma di un li'juic!o incolot·o, di un'odore piccante, che r icorda quello dell'alcool da cui proviene, emanante vapori che irritano gli occhi, provocano lag:rimazione, starnuto ed una ipersecrezione nasale. L'autore fa rimarcare l' itnpot·lanza grandisstma da e s~a acquistata in medicina. Nnta come occorra evitare qualsia si causa ossidante delle soluzioni di for malina in parola , cbe avr ebbero per r isultato di lrasformare l'aldeide in a cido formico; quindi la necessita di avet· delle soluzioni di aldeide perfetta mente pure. Parla delia ùisinfez.io11e degli appar tamenti mediante questo melZo pra ticato con la lampada formogena del Richard con


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l'a~ipclave del Trillat e l'apparecchio di Schering. Venendo all'anti~epsi is trumentale per mezzo del formolo egli cosi si esprime: Le soluzioni di formolo del commercio, dal 2 al 5 e più p. 1000, possono esser utilizzate pet· la disinfezione eli sirum~nti, pinze, forbici, bisturi ecc. come le soluzioni feni che e senza alterazione degli oggetti. Il dottor Erétrop d'Anver sa, ba indicato un processo facile di st~rilizzazione mediante il formolo, dei fili da legatura rli qualsiasi natur&, conservando intatte le. qualità primitive Ji tali materiali . Specialmente il catgut conserva la sua elasticità e resistenza. Egli pone i diversi .fili, seta, crine di Firenze, catgut, caoutchouc, in una bottiglia a tappo smerigliato contene nte una soiÙzione di formolo al 5 p. 100 nell'acqua distillala; lascia il tutto alla te m= pt'I'atura dell'ambiente per 2-' ore, rlopo le quali toglie la soluzione di formolo e lal sostituisce con alcool elilico a 9i•, con il quale lava completamente i fili immer si, cangiandolo qu,indi con dell'alcool novello chiudendo quindi ben bene il l'ecipiente. I fili con tal sistema si conservano per un tempo indefinito processo eccellente per la sterilizzttzione degli oggetti m caoutchouc e specialmente delle sonde molli di Nelaton, consiste nel manten~rle durante qualche ora nella glicel'ina formalinizzate al 3 p. 100, o nel farle bollire durante qua lch13 minuto nella stessa soluzione. L'auto•·e ebbe parecchie volte ad impiegare tal processo e le sonde di Nelaton costanteme nte mantennero la primitiva loro elasticità. Bisogna però aver l'avvertenza di evita re d'indurire le sonda in parola con olio o grassi; la sola glicerina non le r ende punto friabili. L'autore impiegò la formalina per uso esterno solto forma di solu1.ione di formolo all'i o 2 p. 1000, sopratut.to nelle piccole medicazioni della pratica usuale nei casi di piaghe, ascessi, paterecci ecl!. sempre con ottimo risultato. Consiglia di adoperare praticAmente il for molo facendone una soluzione concen trata al 't p. 100 conteouta in una bottiglietta contagoccie, preparando estemporaneamenle uua soluzione all'i p. 1000, ver·sandone 22 goccia in un liti'O di acque bollita. Enumera le molteplici applicazioni tera peutiche del form olo in questi ultimi tempi; nelle affezioni delle vie genito-urinarie, della gola, delle orecchie e del uaso, nelle affe1.ioni oculari e da ultimo nel colera infantile, nella febbre tifoidea e recentissimamente, sotto forma di inalazioui,

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nella tubercolosi polmonale. Però, conclude col dire che i risultati ottenuti fin ora in \jueste ultime for me morbose sono ancora troppo incerti e conlradillor·ii. G. B. Preoau~lolli 4a prendersi netlaboratortl di batteriologia.

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(A rchi:Jes médicales Belges, marzo 1899).

In seguilo ai falli veriRcatisi recentemente a Vieuna, una commrssJOne, composta di rappresentanti dei ministeri dell' rnteroo e della pubblica istr·uzione di Francia, venne incar icuta di studiare le m isure convenienti per preservat·e studenti e pubblico dai pericoli che possono derivare dalle ricerche praticate nei laborator·ii di batteriologia. Tali misure venue r·o compendia te in un'istr uzione speciale comunicala e tutti i lahoratorii in parola. Senza volet• meuomamente restringere il lrbero campo delle ricerche sper.mentali e senza e sa gerarne i pericoli, essn in vita i direttori dei laboratori i a sor vegliare la scelta del loro p~rso nale, specialmente degli inservienti addetti 8 funzioni tan to delicate. Cosi pur·e i direllori in par·o la non per metteranno che s'accin gano 8 lavori pe1·icolosi allre persone fuorch è i loro ajuti, pre parati da una t~cnica istruzione, e non aulol'izzeran110 l'u ~cita di culture dai labor·atol'ii se non dopo essersi a ssicur·ati della IOl'O Lleslinazione. Le ordinazioni pr opr iame11te delle ~ono compendiaLe ol?i seguenti articoli: l" Arredarn.en.to del laborator io: i tavoli di lavoro debbono e sete fu r.ilmente ùisinf~ ltabil i ; gli animali destinali alle esperienze d ebb 1no esser pos ti iu gabbie m etalliche di facile sterilizzazione, collocate in un locale a parte, il di cui suolo facilmeute s i pl'esti alla pulizia ed alla ùi~it1fezione. 2• T enue a del laboratorio: il pavimento Jel laboratorio d eve 1'\Sser· acc urata mente pulito, in modo da non sollevare polvei'e di sorta, rnedinn te segatura di legno imbevuta di una soluzione allungala di acido solfor·ico. I muri verranno lavati con spug ne iuzuppale iu una soluzione aulisellica. 3o Tenuta degli allieoi: ogni persona che la vora in un la· boralor·io di batteriologia deve indossare una veste che sara disinfellata alla s tufa prima di passare nel bucato. Gli allievi saranno avvPrtiti del pericolo der·ivante dal fumare in labo· l'alorio potendo lo zigaro o la zigaretta, deposti sui tavolr di la vur·o, contaminarsi di germi che co~ l possono facilmente venir por·tali in bocca.


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0 .\ Le cultuT'e usate: ogni cultura, cessando di servire, deve esser distrutta per sterilizzazione: in nes::; un caso e ~otto nessu n pretesto potrà esse,.. gettala via pt'ima di tale distruzione. 5' EspeT'ien.:ze sugli animali e t rattamento dei residui animali: trattandosi di esperienze fatte su malattie pE> ricolose e di breve durata (peste , morva ecc.) l'animal e inoculato verra preferibilmente colloCAlo, invece che in una gabbia, in nn boccale più facilmP.nte sterilizza bile, dove verrà lasciato tlno alla morte. Se l'an imale vien po~ to in una gabbia, ess11 sar a munita di un'etichetta appariscente elle indtchi la malattia del soggetto. Le lettiera sono bruciale. C1>si pure, in un forno speciale verranno distrutti i cadaveri degli animali eh~ banno servito alle esperienze; in qualche caso tal pratica potr·à esser sostituita dalla loro immer,ion e n elracido solforico. La commissione infine, ricorda ai capi dei labora lot·ii come soltanto l'assidua loro sot•vegli>~nza possa garantire dell'esalto atlempimt>nto delle nor m e sudP.scr itte. G. B.

Dottor VtTO Lo Bosco. - Le pareti delle oa•e oondderate oome mezzo eU oou•ervaslone e dl propagazione del germi patogent. - (Rioista di igiene e d1: merlicina pratica. N. 3, 189!J). Dall'insieme d e ~<li esperimenti falli intor·no al m odo con cui !.'i comportano i m icrorganismi palogeni sulle pareti degli ambienti abitati, non solo per quanto rijZuarda la loro vitalità, ma anche }a loro vi r ulenza , l'A. formula li! seguenl' conclu· !.'ioni: t • I vari microrganismi patogeni si comportano in modo diver so, gli uni r·ispelto agli altri, sulle pareti degli ambienti abitati. 2' Ciascun microrganismo s i comporta anche in modo tliffereote, secondo la qualita e la costituzione del rivestim ento della parete sulla quale è capitato. s- Le pareti r icoperte da stucco lucido e con ottima ver· nice (a smalto), sono quelle che m eno si prestano per il mantenimento della vitali là dei batteri. Sono invecP pi ù fa v ore· voli alla conservazione dei batteri quelle rivestite di r.arta decorativA o d'intonaco arricciato: alquanto m eglio ancora i muri dipinti a tempra più di tulli gli altri, infine, i muri con intonaco rinzaffato.


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Dovendosi escludere una qualsial"i azione chimica da parte di questi rivestimenti, ecceU.uati soltanto i due In cui entra come ingrediente la colla (cArta, colore a tempra), bisogna ammettere che le dòtfer·enze essenziali ilipendano da r·a~!ion i di ordine fisico, e probabilmente in massima pa rte d~<lla maggiore o minore levrgatezza delle rispettive superficie, onde i batteri possano soffermarsi su di queste in map;tziore o minor numero, eò anche con uno stato di maggiore o minor-e densità del materiale c he li accompa11:na. 4• Le pareti influiscono grandemente sulle morlificazioni che su di esse possono !::'ubire i germi patogeni, secondo il loro stato di prosciugamento o di umid•té: a) Le pareti normalmente asciutte godono, in generale, di un co:rsidt'revole potere di auto -depurazione, eser citando sui mi cro r~anism i patogeni, che vanno ad inquioarle; un'azione deleteria ener,l!ica. A pareti a~ci utte, difatti, s i hanno i seguenti risultali, per quanto ri!(UAr'd n la oitalità dei ba tteri !>perimentati: il bacillo del tifo, il vibrione del colera, il diplo<·occo pn Pumonico, muoiono dopo 2~ ore al massimo: il bacillo del car·bonchio, in for·ma Yejletativa subisce. la stesl"a sorte, quando la temperatura esterna bassa n on gli pt>rm ette di pt•odurre delle spore : i bacilli della difte r ite possono durare in vita sino a 7 gror ni al massimo, meno nelle due spt>cie di par·eti r lve!::'lite a stucco ed a vel'nice, sulle quali muoiono dopo 2i ore: lo stafilocco piogeno prolunga la sua vita sino a dopo un mese circa, pet·ò sull~ pareti 11 stuc<·o ed a ver nice el"SO non va al di lé. di 4-7 giorni : i bacrlli tubercolari si manten~ono vivi sino a circa 2 me!'i sul rive~Limento a stucco,- 3 me~>i su quello a s malto, 4 mPsi sulle pareti riv Pstite di carta o d1pinte a tempra, o provvil"Le di intonaco arrit-ciato, per oltre 5 m esi sull' intonaco rinzaffa to : le spor e ciel carb"nclrio finAlm ente dopo 2 m t'si. quando si dovelle interrompPre l'PspPrienza, si rnanlt~ nevAno an cora in vita, quantunque notevolmente ridotte di numero. Riguardo alla oi rulen~a, il modo di compor ta r ili dei detti baltt:ri é il se~ue 11le : il tifo, il col Pra. il carbonchio, sia sotto forma di bacilli che di spor e, la difrerite e la lubPrl'olosi, per quel tempo che durano in vita alla sllp!•rficie delle var·ie pareti, conser vano pres,.oche i11latta la lnro virule11za: i diolococchi di Fraenkel lu perrlono completamente dopo 2.(. or·e: i pio1<eni, inlìne, si vanno man mano e le11Lamente attenuando.


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b) A pareti umide, invece, la vita dei varì batteri si conserva per un tempo di gran lunga mag~iore. La virulenza, io tale condfzione, per il bacillo de,! tifo persiste fino al s· giorno: rimane intatta per il bacillo della difieri te (circa 1 mese): si 'p rolunga di 15-20 giòroi per il diplococco di Fraenkel, subendo però una lenta e graduale àttenuaziOlle in questo periodo di tempo. Da queste cognizioni der·ivano alcuni corollari importanti: 1° Data l'attitudine delle pareti umide nelle abitazioni malsane a conservare e prolungare la vitalità e la virulenza dei batteri patogeoi, è necessario procedere ad una disinfezione molto accurata e radicale, anche quando un periodo più meno lungo di tempo sia trascorso dal momento della contaminazione. 2<> Tra le div er~e specie di rivestimento delle pareti, le più con:>igliabili igienicamente, sotto questo punto di vista, sono !o stucco lucido e le buone vernici. E . T.

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Dott. OsTER, farmacista capo in Coblenza.- Pegamol4e. (Deutsche militlJriirztliche Zeitschrtft, febbrai o 1899). Sotto il nome di Pegamoide la ditta Merckel di EIIDerfeld ha introdotto in commercio un tessuto ricoperto di celluloide, il Guale presMta una eccezionale resistenza, senza essere infiammabile o fragile. La marca Z H 6, costituita da un tessuto sottile, liscio, lucente, colorato in nero. rosso o bianco, trova applicazione nelle farmacie d'ospedali, nelle camere di malati, nei la bora· tori di chimica, ecc. Su questa ma rca il dott. Os ter ha istituito l~ seguenti esperienze: A) Azione dei reagenti. - Il pt>gttmoide venne assogget· tato all'azione dei seguenti reagenti: Acidi s olforico, nitrico, cloridrico concentrati - Acido nitrico fumante - Acido acetico - Soluzioni acquose e alcooliche di potassa- Ammoniaca liquida- Anilina- Clo roformio - Alcool - Etere - Bromo- Soluzione acquosa di bromo, di nilrato d'argento, di s ublimato corTosivo, di aciJo fenico. Sul momento nessuno dei r eagenti alterò il pel!'amoide; dopo cinque minuti venne leggermente intaccato dall'acido nitrico fumante, dall'acido solforico concentrato, dall'alcool e dalla soluzione di potasse. Dopo 24 si era accentuala l'azione dei quattro sopradetti reagenti, mentre cogli altri si mantenne inalte rato.


672 B) A:~ione rlel calore. - Scaldato i n stu fa a srcco a+ 100• o bo l h lo nell'acf!ua non di venne fragile o vischioso. Acce><o, brucia lentamente con fiamma CuJJggioosa. C) I mpermeahilità all'acqua. - Da un litro e m ezzo d'acqua iutrodotta i o un pezz0 di pegarnoide piegato a forma di tasca, dopo 24 ore si ebbe una perd ita di circa 20 gramm i, in jlran purle sfuggita d<.~lle piPgature. L'autore raccomanda il pe~amoide per copr ire pareti, tavolr, sc11 ffali. tavoli chirurgici, ecc. nel caso che se ne debba prote,:rger e la superficie dall'azione corrosiva dei reagen t i o dei ùi1'infétlanti. M . C.

RIVISTA BIBLIOGRAFJCA Do tt. F. BuLGARI:-<I, s0tlotenrjute m edico di complemP.nto. -

Contributo allo studio dell'lsterlsmo - Sua natura Caratteri 4Ul'erenzlaU- Cura. - Fermo, 1899, stabil rmenl o tipografico Bacher·. È un lavoro di compilazione, nel quale l'A . compendia l e principali nozioni circa l'{uesla nevrosi. Egli comincia con l'espor·re i l concetto che oggi s i ha dell' i ~ teris mo, ritenendo c.on M oebius che esso sia l'esponente di una peculiAre specie di suggestionabi lità patologicamente aumentAla, che. cioé, rappr esenti una ricettivit.à m orbosa ai pr·ocPssi p~icl ri ci. Ne esamina la genesi, l e svariAte e proterformi manifestazioni, differenziando queste u ltime d111le altre manifestazioni dovute a differenti nevropatie a fo11do nr)!anico, con le quali pos;;ono venire con fu s~. Ragg-ruppll in un capitolo i sintomi stessi, tracciando rapidamente l o sviluppo della malattia, il decor so, le note anatomiche, la profliiO!'<i vAriabrle secondo i c11si. I nfine tratta in modo sommario dPIIa cur·a general e, t erapeulica e psichica, nonché di quella indicata per· ciascuna delle princi pa li manifestazioni ister iche. I n complesso é un buon lavoro, che r ivelo l'amor e dell'A . per questi studi. cq. ll D•rct.t.ore

Dott. P. P AN ARA , colonnello medi co. I t r<euu.t.r.ore D.r RI DOLPO Lrvr, caprla:l<) rnedi<~ll . GrovA:-<NJ ScOL\RI. Gerente.


RIVISTA DI OCULISTICA.

Sohllidt·Rlmpler. - Il trattamento operativo della miopia di gra,lo elevato e le suo indicazioni • . . . . . . . . . . . . . Pv g. 633 Gotti. - Sulla cura dell' ectropion colla cauterizzazione della con: giuntiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 643 RIVISTA DI .~NATOMIA E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA.

Lowlt. - Ul teriore comunica~ione sulla dimostraziOne dr{;li sporozoi nella leucemia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 644 Harllltz. - L'anatomia patologica e l'etiologia dell'endoca rdite. . 645 Chanlt!"'Ue. - Sulla rormola leucocita del sangue nell'erisiptola. 6~6 RIVISTA DELLE MALAT'l'IE VENEREE E DELLA PELLE.

Fournier. - Sopra alcnni fer)Omeni nervosi della sinlille 3Ccondaria. Pag. 647 649 Slegheim. - L'endocardite blenorragica . . . 65t Braqaehare e Serve!. - La mlosite blenorragica 63't Mlbtlll. - Le cheratosi arsenicali . . . . . . RIVISTA DI TERAPEUTICA.

Yakovler. - Medicatura dell!> piaghe Cl)i ctt~cinetli alla nartalina. . Pag. 654 655 Pellt. - Dell'uso esterno della soluzione di cloruro di calce Namlrez. - L'azione Osiologica della lattofeuina . 656 658 Maramaldi. - Valore del Tiocolo nella tubercolosi . . . . • ' 658 Jacobf. - L'ergotina nella malaria cronica . . . . . . . Arcangeli. - Applicaziono delle soluzioni di g~latina per ravorire la coagulazione del sangue . . . . . . . . . . 6oo RIVISTA DI MEDICINA LEGALE.

Le malattie allegate o provocate nell'c.serciLO francest' durante l'anno t896 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . t>a o. 66t Minor.. - Circa un'C3perirnza di motillta e circa un disturbo della medesima nelle lombaggini e nella sciatica . . . . . 66! RIVISTA D'IGIENE. Reale. - Principì rondamentali dell'alìmontazlone dell'uomo sano e ammalato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pao. Wllmaara. - Aldeide formica e sue applicazioni . . . . . . . . Precauzioni da prendersi nei laboratoriì di batteriologia . . . . . La Bosco. - l,e pareti delle case considerate come mezzo di conservazione e di propagazione del germi patogeni Oater. - Pegamoide. . . . . . . . . . . .

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· Bulgarlnl. - Contributo allo studio dell'isterismo - Sua uatura Caratteri differenziali _ Cura . . . . . . . . . . Pag. 6it


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