GIORNALE MEDICO DEL REGIO ESERCITO 1900

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-biùRNALE MEDICO DEL

REGIO ESERCITO

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Anno XLVIll

N. 1. -

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3t Gennaio t900 •

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R. O MA TIPOGRA.li'IA ENntCO VOGIIEBA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

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SO MMARI O DELLE MATEHIE CON T EN UTE NEL PRESENTE FA SCICOLO

Jt•:MURI IE OKIGIIWAI.I.

Bruni. -

Tecce. -

l.'nn~tolrtpsia nuovo proces~o di emn·Ha si .

. . . . . . Pag. 3 Utra.i biliare, perforazione della cis trfdl~-3 , pcrilonrtoJ acu ta t7

lll'lllliiT.& IU 4~10lll'ì.t.l . l I'I'.t.l.l.t.NI

• :n F.lii'I'F.lll.

RIV IS1'A M~:UICA . Sabatiar. - Ra pporti ft~l l' irrnuenz;; o la f•'bhre tifoi!lll3: infezione in· nuenza-tifvitlr:t . . . . . . . . . . . . . . . Pug. <tì Fretel. - B1•lla fr•lthro del cancro. . . . . . . . . . . . . . '!8 Berthler - La l!a ngrP.ua flr• l:t: os tremita nella po lmonite . . . . . ao ltobardet. - US•> rtel !!h taccio nelle affezioni c:~ rdiach P. . . . . . . 8ourdman. - L'orina nell e rnal:tttre croniche . . . . . . . . . -~ 33 Furbrlnger, Krij"ltl - lnsuffiaziorll' dcllu s tomaco Ct l a lillW'utaziono tiPI!ti amma lati per mezzo di urra sond:. tntrn•tntl a nella parto s npr riorr rtell'es()[ago . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 Sgobbo. - ta cura elattrir~.r nella paralisi ester na del ner vo rarcialc 36 Jacob. - SuiJ r inrczìonl sotto-ar:1cnoid et~ . . . . . . . . . . . 37 Wirchow. - Uell'orpanoterapla. . . . . . . . . . . . . . • :l8 Cardlle. - PleurilP. ,::;onococcìca. . . . . . . . . . . . . . . 39 Slegrlat. - Tr:tlla mcntn dell a nt~vra l l!in ischia tica con le comptcsstl di ac11na caltla. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . :l~ Snll'rrr nncnza <l!·i bagni contenenti :~cido carbonico su ila ci rco lazion e. 40 Wllliams. - Il nuoroscopi o i11 medici na . . . . . . . . . . . 41 Ebsteln. - r.onlri ltnto :•Ila strma clini ca dP.II 'enclocarrlite ulc<~rosa m<•· li~n a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4i Fraenkel. - Contrìhuto allo studio dello affezioni dell'apparato reSIJ tralorio noll ' rl ePLiro . . . . . . . . . . . 43 Sansom. - L:• t:rchica rc1 ia d't,rigirtc griP I·ale . . . . . . . . . 4.'.. Kramer. - Sulla IArapia <Iella nefrite emorragica . . 4& Houston. - Cisti te dell a durat;t di tre ann1 11rodotta dal .ha.cilio d ei tifo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ,. 4i Strassbnrger. - Epiditllmit e puruleuta quale compl icazione rtel tifo. 47 Nothnagel. - P;cudnpwtonile . . . . . . . . . . . . . . 47 Newsholme. - L;t dra rr~;' r pidemic;,. • . . . • . . . . . 48 RIVISTA DI NEVROPATOL.OGIA. Ducosta. - L'rl>iles<in sci ente ed il Sllicitlio impulsivo sciente . Pag. 49 Caskey. - l.'ori~tine tossica di certo nevrosi e psicosl . . . . . . 50 Gilles de la Tourette. - L'ulcera rotonda dello stomaco nei suoi rapporti con l'>sterismo . . . . . . . . . • . . . . . . . 53 Dam&ch e Cramer. - Cala i€;Ssia e psicosi ncll'itU!ro . . . . . . • 55 LUbbers. - Contributo ~Ila conoscenza delle alterazioni oculari ne lla sdet·osi a l•l:ièChe . . . . . . • . . . • . . . . . . . 56 Von 8eohterew. - l.irca i dis turbi del ric;tmbio materia le uclln nl'ura>lenua . . . . . . . . . . . . . . - . . . . . . . 57 MUhsam. - Con trihut~ alla cura mcrcuria le della. sclerosi multipl a . i)8 Nagel. - Sull 'im po rtanza dcll'esarrw oculare e specialmente de repc· rto oftahnu<ro oieo nell:r dia~nosi precoce della sclerosi ruullipla . . . . . • . . . . · · - · · · 5$ Ili \' lSTA CHIIIURGI CA. Vlreveaux. - 0Pg li sron~amenli traumatici. t'Iella C:l''ila cotiloide11 • P a g. 59 Tlsaot. - l1ell':1c1ua os:ngenat a rn chr ru.rg1n. . . . • . . . • G2 " Rlethus. - Sulla esiooe ilei nervo radica le nell e fratture cl ell' ome rò cd il suo trattamento operativo . . . . . . . . . . . . . 63 Perman. - Ematomoella tra urnatrra . . . . . • . . . . . . l)~ Erb. - Sull'iro port~nza c v:tiCJre pntlico dell'esame de lle arterie d c i pi cd" 111 c:erl c apparenti affezi oni nervose . 65 Stolper. - Sulln ;:osulett;l co mmo~ione spinale. . . . . . . 66 Adamklew lcz. - Sulla t.aiJe trauma tica . . . . . . . . . •

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(Ptt·la conlimwzione dell'indice vedasi la pagina s• della copertena l.


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GIORNALE MEDICO REGIO ESERCITO

Anno XLVIII

K:-ìlliCO VOGHERA \'IPbOft v o o!I.LI! LL. 1111. IL RE Il LA MIOI:IA


(0650)


NUOVO PROC SSO DI EMOSTA~I

Per il dott. &Uilie aruai , c.~ pitano medico

L' idea di frenare l'emorragie mediante lo schiaccia.· mento non è nuova, noi la. troviamo esposta nei trattati e manuali di chirurgia. come dovuta. a.l Maunoir ed a.l Sedillot. Il Chassa.igna.c ha. utilizzato questo processo col suo schiacoia.tore lineare all'intento di prevenire od arrestare emorragie impossibili o difficili a frenarsi coi comuni mezzi. Oggidì invece l'angiotripsia, si prefigge lo scopo di semplificare gli atti operativi e bandire le al\aooiature dei vasi, e quindi la presenza di fili sia animali, che vegetali dalle ferite. Il primo che ha. praticata. l'angiotripsia. pare sia. stato il Tuffier nel 1897. Il dott. Emile Tessier nella. sua. memoria. l'Histérectomie -vagì· naie sans pinces à demeur e et sans ligature (Paris 1898) espone la tecnica ed i brillant i risultati di 27 isterectomie vaginali eseguite dal Tuffier col suo metodo. È vero che anche il Doyen ha. riportato all' Accademia. di Medicina di Parigi il risultato di un certo numero di operazioni fatte mercè il suo lamineu,·, ma. questo chirurgo fa parola. d'aver applicati piccoli lacci, quindi si dovrebbe giudicare che per lui lo schiacoiamento non aveva un valore emostatico sufficiente. Il Doyen pra·


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I/,\ ~ G lOTRII'::iL\

tica. l'angiotripsia mercè il suo lamineu'' (Fig. l• e 2"), strumento pesante quanto mai, e di maneggio non molto facile. L'angiotribo del Tuffier è molto più semplice come si può vedere dalla fig. 3". ll dott. Thumin, assistente alla clinica. ginecologica del prof. Landau di B erlino, avrebbe con molto vantaggio modificato l'is tru·

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Fig. t •.

An giotril>o d~l Doy en (Strumen to c bln so)

Anglotrìbo del Do)·cn (St rumen 1.()~a per t o)

mento pesante del Doyen facendo costrurre una pinza a leva (Fig. 4n e 6&) della seguente forma. Le branche costrittici della pinza misurano 8 '/, centim. di lunghezza, mentre le braccia sono lunghe 25 centim. All' estremo di dette braccia vi è un'asticella trasversale a gancio ed a <Jnesta. va unita una leva ad eccentrico;


~UOVO

PROCE SSO OI EMOSTASI

il braccio lungo di questa sta al corto come uno a dieci. Chiudendò quindi la morsetta e girando la leva ad eccentrico, le branche della pinza eser citano una costrizione trenta· volte superiore della forza applicata sulla leva del manico. Il dott. ~Thumin r iporta una

Fig. 3•.

Fig. 1•.

Anglotribo d?l l'ulller

Angiolribo del Thumin (:Sirumcn lo aper to)

trentina d' isterectomie vaginali eseguite con questo strumento. Anche il Sykow di Mosca scrive. di una sua nuova pinza emostatica nel Cent1·alblatt f. Chir., n. l 2 1899. Questa. pinza, della quale presento il disegno n elle figure s· e 7', eserciterebbe la pressione fortissima di


L'A NG IOTRI PSIA

~20,00 kgm., agirebbe direttamente sulla

parte costr ittice dello strumento e non a distanza. ed avrebbe i pregi d'esser piccola, leggera e di richiedere pochissimo sforzo nell'applicazione. In Italia il primo che accolse l'idea del Tuffier fu il chirurgo primario dottor Giovanni Ca.vazzani, il quale la mise subito alla prova uella prima divisione chirurgica dell'ospedale civile di Ve-

Fig. z.•. An g iotribo del Tbumin (S trumento c hiuso)

nezia. Suo figlio dottor Tito, assistente alla clinica chirurgica di Pavia, parlò degli esperimenti del padre in una seduta. dal congresso medico di Venezia nel settembre 1898. Lo strumento usato dal Cavazzani (Fig. 8") è una pinza a morse brevi, robuste, nel tratto attivo larghe circa tre mill., con due lunghe braccia di leva per esercitare una forte costrizione.


NCOVI) t>ROCESSO IH E MOSTASI

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Be ne adoperano di più misure proporzionandole alla grandezza e alla profondità dell'arteria. La tecnica è semplicissima: si afferra il vaso reciso con una comnne pinza. o con un'uncino e si solleva; allora t.rasversal· mente si applica l'angiotribo e si string e fortemente fino all"nltimo arresto.

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Angiotribo <Jet Sykow (Strumento chiuso)

Angiotribo ole l S~· ko" ( ( ~trumcnto aperto o smontato)

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Bi possono sopra un vaso integro applicare due angiotribi, come si pratica una doppia allacciatura, e si taglia nel mezzo · infine si possono prendere in massa . ' 1 tessuti fra i quali decorre il vaso. L'angiotribo si lascia in posto da pochi secondi se si tratta di vasi di piccolo calibro, a tre, quattro, cinque min. primi quando si ha a fare con arterie d'im-


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L ' AXG I01' RIPSI A

portanza. Con detto processo furono felicemente operati nell'ospedale di Venezia di v erse isterectomie sia vaginali che addominali; però in quest'ultime il pr imario G.!Gavazzani, non vol endo affidarsi al solo schiac· ciamento, applicò anche sottili lacci di cat-gut, invece dei soliti cordoncini. Se l'angiotripsia può trovar utile impiego nella chirurgia in genere, ben a ragione deve fortemente interessare la chirurgia militare. Ed iuvero qual immenso vantaggio non si avrebbe raggiunto se si potessero in guerra frenare le emorragie ed eseguire le operazioni d'urgenza, dando

un'addio ai lacci di CJ ua· l unq ue natura essi sie no! Certo di tutto il mate riale di medicazione quello' ehe maggiormente riesce funesto se non è perfettameu te asettico, e che è ancora il più difficile ed aversi e mantenersi tale s'addimostra il materiale d'allacciatura. (seta, cat·gut) sia perchè viene in intimo contatto ovunque coi tessuti, e più perchè fra questi deve v enir assorbito od incistato. Ma ammesso che lo si possa avere e mantenere anche innocente, è oggidi reso noto che i lacci (seta, catgut) godono di uno strano potere, che fu chiamato chemo-tassico. P er questo potere vengono attratti dalle località vicine i batteri; i batteri che possono t rovarsi


NUOVO PROCESSO DI EMOS TASl

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in circolo e che in condizioni ordinarie sono distrutti dall'organismo, vanno a. cadere nalle zone d'azione del ca.t-gut, della seta e vegetano r igogliosamente in guei tessuti indeboliti dall'operazione, in mezzo agli stra.vasi sanguigni ed alle sidrosità che aspettano la minima occasione per decomporsi. Onde mettere alla prova il potere emostatico del· l'angìotripsia, coadiuvato dal distinto collega dottor Tito Cavazzani, ho est:lguiti alcuni atti operativi sugli animali nei primi mesi del 1899. Gli animali operati furono cani, non ritenendo ab· bastanza comprovanti gli ~siti favorevoli che si potes· sero avere sulle cavie, sui conigli. Gli esperimenti furono praticati nel palazzo Botta in Pavia, sede dell'istituto biologico; e fu scelta questa località sia per aver sotto mano ogni comodità richiesta per l'atto operativo, sia per la presenza di personale intelligente che potesse aver cura degli animali operati. L'anestesia fu sempre ottenuta praticando preventivamente iniezioni di soluzione di idroclorato di mor· fina. nella proporzione di un centigramma. e mezzo di sale per chilogramma di peso della bestia. Dopo alcuni minuti l'animale emette urina e feci ed è colto da spasmo rettale, poi da leggera ambascia, più tardi da. paresi degli arti prima anteriori indi posteriori ed infine dei mu· scoli del collo. Allora il bruto giace istupidito ed in· c-ap~We di reagire a leggeri stimoli. In tali condizioni vien legato sul tavolo d'operazione e dopo aver inalate poche boccate di cloroformio cade in completa narcosi. Prima d'ogni atto operativo la regione fu sempre opportunamente preparata: tricotomia, lavatura multipla con acqua. e sapone al solfofena.to di zinco e poi con soluzioni di deutocloruro all"l p. 1000, il campo operativo infina limitato con garza. o compresse bagnate in


l .' A:\ G IOTH lJ•::>IA

solutì di sublìmato parimenti all'uno per mille. L'emostasia fu sempre ed ovunque praticata. coll'angiotribo t ipo del primario chirurgo dott. G iovanni Cavazz&.ni. Bohl&oolamento delle arterie oàrotlde e femor&le destre.

1• e.~pe1 ·imenlo. 18 febbraio 1899. - Cane del peso di chilogrammi 8 '/~· Si mette allo scoperto per un tratto tli tre centimetri il fascio carotideo-destro, nal centimetro mediano s'isola. l'arteria. Applicazione trasver· salmente dell'aug iotribo, si schiaccia for temente fino all"ultimo arresto: dopo trenta secondi si leva sen:r.a scosse l' istrumen to - il vaso è ridotto piatto come una f~ttuccia, il battito dell'arteria s'arresta al limite centrale del punto schiacciato. Dopo venti secondi le pareti vasali depresse a. poco a poco si risolle vano, l'arteria si ridi stende e torna a pulsare nel punto schiacciato e perifericamente a questo. Si mettono due lacci sot· tili di cat-gut centralmente e perifericamente al punto compresso, si sutura la ferita e sì medica. Ciò fatto si scopr~ e s'isola per tre centimetri rarter ia. femorale destra. nel suo terzo superiore. Applicazione trasversale di due angiotribi; si taglia il vaso fra i due strumenti, si dispongono due lacci di seta aper ti centra lmente e perifericamente ai detti strumenti. Dopo un minuto primo, si tolgono g li angiotribi. Per 40 secondi non vi è emorragia ma dopo dd oa.po cen· trale si sprigiona. un getto di sangue. Si stringono allora i lacci app.Jicati preventivamente e che s'aveva avuto cur a accompagnassero nella lor o retrazione i capi recisi del va:;o, si sutura la ferita e s1 pone una medicazione assorbente. La guarigione avviene per prima. 2° e.~pe1·imento. 20 febbraio. Schiacciamento della ca1'0tide desb ·o. - Cane del peso di chilogrammi 8. Messa.


:\t:OVO PROCESSO DI E~IO STASI

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allo scoperto per 3 centimetri la carotide destra si a pplicano trasversalmente al vaso due angiotribi e si taglia nel mezzo. Si dispongono due lacci aperti di cat·gut centralmente e perifericamente agli strumenti questi vengono senza scossa levati dopo tre minuti primi. Nessuna gocciia di sangue - il capo centrale dell"arteria si retrae fFa i tessuti oltre l'angolo della ferita e sfugge al laccio. Mentre si sta va per incominciare la sutura (essendo ormt~.i trascorsi oltre 5 minuti) dall'angolo centrale della ferita erompe un fiotto di sangue. Compressione digitale in loco per un quarto d"ora; cessata l'emorragia. si mettono sul fondo della ferita due battoffoli, e sopra a. questi si stringono con tre punti di sutura. staccata i margini. - Medicazione antisettica. Si levano punti e battuffoli dopo tre giorni, la bestia guarisce in 20 giorni . .']" esperimento. 4 marzo. Nefrectomia. - Cane gia operato il 18 febbraio di schiacciamento della carotide e femorale destre. Taglio della cute parallelo al margine esterno del retto addominale destro per una lunghezza. di 8 centimetri, cominciando a. tre centimetri sopra. l'ombelico incisione a strati delle par eti del ventre, apertura del cavo peritoneale - spostamento delle anse del tenue a sinistra - s' intravede la. regione del rene - sollevamento della. lamina posteriore del peritoneo e incisione di questa - con un dito s'uncina il rene e lo si scolla dalla capsula grassosa - staccatolo vien por tato fuori dalla cavità. e s'appliua. trasversalmente un angiotribo sopra all' ilo - si ttLglia perifericamente al punto schiacciato esportando l'organo. L 'istrumento vien tolto dopo t_re minuti primi- nemmeno una goccia di sangue luret.ere vien riposto in cavità. Dopo un 10 minuti non manifestandosi traccied'emorragia si fa la sutura a strati dalle pareti addominali e si medica antisetticamente.


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L' A:\( :IOTRIP:':TA

Guarigione in pochi giorni per prima. -1° espe1·ùnenlo. 18 marzo. Ca.ne operato il 20 febbraio di schiacciamento dalla carotide di destra. Spleneclomia. - Incisione cutanea di 10 centimetri a due dita trasversa sotto all'arcata costale sinistra a parallela alla stessa. S'incidono a strati le parati addominali - apertura dal cavo peritoueale - si afferra la milza eha nel cane è molto lunga, a forma d i lingua e la si porta fuori dalla cavità. A differenza di quanto si osserva nelruomo in cui tutti i vasi sanguigni entrano ed escono dalla milza a t tra verso l'ilo, nel cane, specie le vene, si trovano

abbondantissime nel legamento gastro-lienale e di là s'estendono sulla capsula dell'organo. Si devono applicare oltre l'angiotribo dall'ilo altri quattro sul legamento, ò.opo ciò s'esporta la milza. Gli angiotribi dal ligamento gastro-lienale sono levati dopo un minuto, quello dell'ilo dopo tre. Non vi è nessuna emorragia dei vasi arteriosi, ma dalle vene del legamento s'avverte leggero gemizio, che s'arresta con comprasse e battuffoli bagnati d'acqua calda ster ilizzata (50 eantigradi) . Sutura a strati della ferita addominale. Medicazione antisettica. Guarigione p er prima. 5" espe1"Ìil1tmlo. 20 marzo. Cagna. del peso di chilogrammi nova. L~le,·eclomia adclornina/e. - 'faglio della cute di 8 centimetri sulla linea alba dalla sinfisi del pube verso l'ombelico - mcisione della parete addominale - apertura del peritonao. L"utero nella cagna è bicorne. Applicazione un laccio di seta dalla via del ventre alla parte a.!ta della vagina subito al disot to del collo nterino. Si mettono successivamente due angiotribi uno al corno destro a l'altro al sinistro a due dita trasverse dalla divisione dell'organo. Si taglia con bisturi ali" in-


Nl.:UVO PIWCESSU JJl E :ll Q,..;TA,.; r

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terno deg li strumenti - si recid e p a rimenti colle fo rbici al disopra del laccio di seta. applicato alla vagina e s't:sporta quasi in totalità l'utero. Dopo tre minuti 5i levano gli angiotribi - nessuna emorragia. Sutura della parete addominale - m ed icazione an tisettica. Guarigione per prima. 6" espe1·imento. 24 marzo. R.ese ~i01 te di 18 grammi eli fegato. Cane del peso di kg. 5. - i ncisione della cute per una lunghezza di d ieci centimetri sulla linea alba. dall'apofisi xifoide fin quasi all'ombelico - divisione della parete addominale - apertura del cavo peritonoole. Si prende colle dita delicatamente il lobo sinistr o del fegato e con leggere trazioni, per non stracciare la capsula dell'organo, si cerca. di trascina.rlo fuori della. cavità. La cosa non è possibile che parzialmente. Sulla. parte inferiore sinistra del lobo si applica trasversalmente andando dal margine libero verso il solco interlobare un ang iotribo e si tt\glia. con nn bisturi all'innanzi di questo; dopo il primo se ne applica n n secondo e si taglia, e così un terzo o finalmen te col quarto si raggiunge il solco interlobaro e si esporta un pezzo di fegato del peso di 18 grammi. LeYati gli istrumenti si ha leggera. emorragia capilla re, che senza molta difficoltà. viene arrestata con compresse bagnate d'acqua sterilizzata calda (50 centigradi). Sutura della parete addominalé - medicazione an tisettica. Guarigione per prima. 7• esperimento. 28 marzo. Resezione di 27 {JI'ammi di fegato. Cane del peso di chilogrammi otto. - Onde ottenere maggiore facilità d'estrazione dalla cavità. peritonea.le del fegato, s'abbandona. il taglio della linea. mediana. e se ne pratica uno della. lunghezza. di dieci centimetri, parallelo all' arcata costale destra, cornincie.udo a. un qito t rasversale al disotto della stessa.


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L'A~GIOTRIPSIA

Seguendo il processo praticato nell' a.ltra, resezione si esporta dal lobo sinistro un pezzo d'organo del peso di 27 grammi. L'emorragia capillare è frenata con batuffoli imbevuti q'ac:qua sterilizzata calda. Sutura delle pareti del ventre. Medicazione. Guarigione in pochi giorni. 8° esperimento. 3 aprile. Rese zio ne di 4 O grammi di fegato. Cagna già operata d'isterectomia il 20 marzo. - Col metodo praticato nell'operato del 28 marzo s i reseca dal lobo sinistro del fegato un pezzo del peso di 40 grammi. Risultato ottimo. Si uccide l'animale dopo due giorni. P eritoneo sano : nessun liquido nella cavità. La ferita del fegato è quasi totalmente coperta. da omento, lassame nte adeso. Lacerandolo si vede la superficie di sezione rossobruna, ricoperta di un sottile strato fibrinoso tinto in bruno. Esame macto-miC1'0Rcopico. - F acendo dei tagli in direzione normale alla ferita, si vede il fegato bruno, come per infarto, per un cuneo che si a pprofonda circa centimetri l e mezzo; a questo aspetto corrisponde anche il reperto microscopico, dove si vede un'infiltrazione di elementi sanguigni fra le cellule epatiche, queste sono degenerate, in guisa che non prendono il colore, qua e là distrutte. Alle superficie di sezione invece di vedere emazie si scorgono infinite cellule bianche del sangue, in un'intricata sottilissima rete fibrinosa. I pochi vasi che si osservano nelle sezioni microscopiche entro la parte infarcita di sangue sono occlusi da trombe fibrinoso. 0' esperimento. 7 aprile. Amputazione della lingua. Cane già opera to di resezione del fegato il 24 marzo. Applicato trasversalmente l 'angiotribo quanto più possibile verso la base della lingua, si recide ante1·iormente, si leva l'istrumento dopo 5' di emostasi.


NUOVO PROCESSO DI EMOS T ,\ St

Subito dopo !"animale vien sacrificato per dissanguamento. Il pezzo di lingua residua. si mette in formali na al 2 p.lOO. Esame macro-mic;·oscopico. - Nel punto schiacciato dall'ang10tribo si notano delle ecchimosi che penetrano in tutto lo spessore della lingua. All'esame microscopico risulta che la zona schiacciata è sede di un'infiltrazione sanguigna, le fibre muscolari sono spezzettate. tutti i tessuti infarciti di un detritus; vasi sanguigni presentano il lume occluso da un trombo fibrinoso giallo-bruno abbastanza aderente alla parete interna.

•• Dai casi riferiti risulta evidente che l'angiotripsia è ottimo processo d'emostasi, che da solo è sufficiente per i vasi di piccolo e medio calibro e coll'aiuto d'un esile laccio serve anche per i maggiori. In quanto al modo di prodursi dell'emostasi, alcuni autori, e fra questi il Thumin, che ha fatto osservazioni istologiche in proposito, dato il dovuto valore alla retrazion:e ed alla coartazione che subiscono le a rterie schiacciate, avrebbero trovato che è dovuto all'occlusione immediata del vaso per llCcollamento dell'endotelio ; tutte le altre tuniche non vengono interrotte ma solo compresse e la grande ~iduzione di volume si deve alla scomparsa degli spazii mte~tiziali del connettivo. Rapidamente poi si formereb· bero i trombi nei monconi centrali dei vasi; i tessuti schiacciati infine sollecitamente cadono in necrosi per una specie di mumrnificazione e sono senza alcun inconveniente per l'organismo riassorbiti. L'angiotripsia certo troverà larga applicazione nella pratica chirurgica, perohè essa in realtà presenta. g randi vantaggi e tra gli altri i seguenti:


P maggior celerità nell'operazione, perchè un vaso, <)uando è preso, nou porta la perdita di tempo necessaria. ad allacciarlo; 2" non vi sono da temere le emorragie secondarie, poicbè se l'emorragia non si manifesta pressochè imme· diata.mente, a.nmentano sempre più le probab ili tà di completa emostasi, a cliiferen%a di quel che av viene nelle allacciature ove alla caduta dei lacci la perdita di sangue è tanto temuta ; 3• evitandosi. od a lmen limitandosi di molto l'appl icazione dei lacci, si sfuggono gl'inconvenienti che s'accompagnano al l' uso della seta e rlel cat-gut.

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LITL\SI BILIARE. PRRFORAZIOn DELLA CISTIFELLE~, PER\TO~ ITK ACUTA

Ho creduto cosa utile di rife rir e s ul seguente caso cliJ1ico per due ragioni: perchè e sso si presta a considerazioni di grande importanza pratica, e perchè non è facile, nel materiale clinico d egli o spedali militari , imbattersi in casi di simile genere. Questo ultimo fatto trova la sua ragione in ciò che la li tiasi biliare non predilige l'età infantile nè la giovane, ma si rende più freq uente col crescere degli anni . Cos1 è che nei 395 casi di Hein vi sono soltanto 15 i ndividui sotto i 25 anni. È poi fuori dubbio che la c alcolos i biliare è più frequente nelle donne, giacchè seco ndo alcuni autori il rapporto agli uomini sarebbe come 3: 2, secondo altri conia 4: l. Noi quindi, avendo a curare uomini nell'età intorno ai venti anni, non troveremo facilmente questa forma. morbosa. L'infp,rmo fu r icoverato n el ripar to di medicina dello speda.le militare di Napoli, diretto dal maggiore medico D'Aiello il 4 settembre u. d.; la storia. clinica è la seguente : È un individuo di costituzione non molta liorida., con masse muscolari gracili, cu te arida e priva quasi della. sua elasticità, tinta fortemente in giallo, come sono tinte in giallo la congiuntiva. e le mucose a.ppareuti. Non ha antecedenti patologici personali nè fami· liari degni di nota. Narra. che da citca dieci g iorni prima :!


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LlTL\:-.T HJ I.I ABE, l'E IH'O I\AZVI:\1:: IIJ<;J.L,\ \I~T IFF.l.L Jo:A

d 'entrare all"ospeda.le soffre di dolori addominali localizzati a preferenza al fianco destro e d i itterizia: da tre giorni è soprav,·enuta feb bre, che è entrata con violento bri,·i.do. Alla sua enLrata nel reparto l'esame è portato in primo luogo sull 'apparecchio d igerente e sul fegato, e si nota che l'alito è fetid ìssimo, la lingua è secca e coperta di spessa patina biaucastra. L 'addome è trattabile; il fegato fuoriesce dall'arco costale per circa due dita trasverse ed è clvlente alla palpazione; le urine sono intensamente colorate dalla bile, le feci sono scolorate; temp. 38",5; il polso è pieno, poco frequente. La milza è nei suoi confini normali. Nulla di anormale rilevasi negli organi toracici. Dal 4 a l 10 settembre le cond izioni dell'ammalato vanno sempre migliorando e rapidamente, la febbre cade gia al secondo g iorno del suo ingresso all'ospedale, il 10 l' itteri:-:ia è l) uasi scomparsa, il fagato ridotto di mol to. Ma il g iorno 11 ricompare il dolore violento nell'i pocondrio desLro ; la temperatura risale a 38•,2, il f~gato si ingrandisce d i nuovo, la li ngua si ricopre d'una spessa patina bianca sporca. Il dolore rimette un poco il giorno seguente, ma il 13 si esacerba di nuovo e L" infermo ba vomiLo, col quale emette un elminto ; r itterizia s i fa più intensa, le feci sono scolorate ; la palpa:-: ione dell' ipocondrio destro suscita vi ve sofferenze all'i n fermo. Il 15, persistendo immutati i fatt i addominali, si aggiunge tosse con ispettorato m uco -purulento. Nei giorni seguenti il vomit.o si ri presenta, la temperatura si mantiene al ta (39°,6), si diagnostica polmonite alla base d-el polmone sinistro. Fino al giorno 20 i fatti addominali sussistono immutat i, i fatti polmonari m igliorano sensibilmente. Il giorno 20 la scena morbosa cambia aspetto : i dolori nel fianco destro diventano violenti, sono accompagnati da delirio e vomito, raddome comincia a farsi meteorico, nello stesso tempo che la dolorabil iLti alla palpazione si


PElliTO~I1't·:

AC'G't'A

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generalizza. Dal 20 al 30 settembre il quadro della stasi biliare, la colemia, va. scomparendo, ma i fatti peri~o· neali si aggravano, giacchè il vomito si fa insistente e continuo, l'addome sempre più teso e dolente, la temperatura scende al d i sotto del normale, lo stato generale si aggrava. L'esame del fegato non è più possibile, stante lo sviluppo del meteorismo, e la grande dolorabilitt\ dell'addome: il giorno 10, nel quale l'infermo muore, l'itterizia è scomparsa da alcuni giorni. Il 1·eperto necroscopico è il seguente. Nella cavità toracica nessuna anomalia nf'lla topografia degli organi: il polmone sinistro libero nella cavità. pleuri0a è piuttosto anemico; il destro è iperemico nel lobo inferiore; e da questo lato vi sono aderenze fibrose recenti tra la pleura visverale e la parietale. Il cuore è sano. Aperta la cavità addominale vien fuori una quantità (circa tre litri) di liquido denso, purulento, giallo; un essudato giallo, fibrino·purulento riunisce gli organi addominali, e masse più spesse di tale essudato si trovano alla superficie iufe· riore del fegato, che viene perciò strettamente legato all'angolo epatico del colon ed alla superfi~ie anteriore dello stomaco; anche sulla. superficie superiore del fe gato si trovano tali masse dense di essudato facilmente distaccabili. n fegato è cresciuto di volume e sporge di circa tre dita trasverse dall'arco costale; la consist9nza è lievemente aumentata; al taglio il colorito dell'organo è giallo intenso. La cistifellea normale per dimensione contiene tre calcoli, altri due calcoli sono incuneati nel dotto cistico; vi è sabbia. biliare in discreta quantità. La vescicola biliare è perforata in tutto il suo spessore iu due punti. corrispondenti uno al fondo delrorgano, l'altro alla parete posteriore iuferiore: le perforazioni sono fatte da due ulceri imbutiformi coll'estremit~ì. larga sulla mucosa. della vescichetta. Altre ulcerazioni limi· tate alla. mucosa ed alla sotto mucosa sono sparse qua


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LJTJA SJ D1L1ARI~, l'l·:fU.'ORAZIO:o>~~ l)Jo:I,LA Cl:fl'ln:l.l, l~.\

e là. nell"organo, il quale in corrispondeu6a di esse acquista un colorito ardesiaco : vi ha lieve catarro della mucosa.; i dotti biliari intra.epatici sono liberi e normali, così il coledoco. La milza è normale. I reni sono mollicci, edematosi: al taglio si presentano tint i lievemente in giallo nella zona cor ticale. L'appare0chio dig erente nulla fa notare di patologico. Darò qualche particolarità sui calcoli rinvenuti, che furono esam inati nel gabinetto del nostro ospedale. I calcoli erano in n umero di cinque, di cni il più piccolo grosso quan to un cece, il più grande quanto u na piccola fa va, gli !\Itri intermedi tra qnesti due. L a loro superficie esterna è ineguale, bernocuoluta, m0ri forme: il loro colore bruno intenso, qua::;i nero, con qtta e là. delle chiazze di color ito g iallo scuro; sono leggieri, friabili, si r irlucouo facilmen te in polvere di colore tabacco, bruciano con fiamma chiara, las0iand o un piccolo residuo di ceneri bianche ; si sciolgono incompl etamente ne) cloroformio, neU'alcool a. caldo, nella miscel a a parti uguali d i alcool ed etc>re. Sezionati in dne metà. uguali, non lasciano scorgere alcuna. struttura ben defi nita, hanno apparenza terrosa, ed in qualcuno vi ha un a. parte ce n tra le biancastra intorno a eu i si am · mass&. il resto del calcolo di colorito dO\'e bruno, dove g iallo, dove bianco sporco. T utta gue~ta sostanza che compone i calcoli è racchi usa. in un evidente guscio, facilmen te distaccabile, dì colorito bruno, che è quallo che sì vede alla superficie e~terna d el calcolo; in qualche zona de lla superficie di frattura appare una lucentez7.a metallica, in corrispondenza della quale si nota una stru ttura raggiata. Abbiamo esaminato i calcol i col metodo consigliato da.l K lemperer, cioè con alcool a caldo per estrarre la colesteri na, che si è ottenuta iu grand i tavole rombiciH" ; col clorofor mio si sono estratti i ptgment.i biliari, ri-


P.ERITO NITE AC UTA

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conosciuti colla. r e a..z ione di Gmeliu, ed evaporando J'a>tratto etereo-a.lcoolico si sono ottenuti acidi grassi piuttosto abbondanti ; l a parte terrosa è risultata fatta. a. preferenza di sali di calcio e di magnesio. La parte più importante dell'esame di detti calcoli è stato il reper to, in d11e di essi e propriamen te nei più grandi, di un pezzo di tessuto vegetale, che costituisce il vero nucleo del ca.lcolo: uno dei cal coli di forma ovala.re è attraversato lungo il suo asse maggiore dal corpo estraneo, il quale è circondato da uno strato di sostanza di colorito bianco, di cons istanza terrosa, fatta da. carbonato di calcio; l'altro calcolo, il più grande di tutti, di forma irregolarmente sfer ica, racchiude al suo centro un pezzo di tessuto vegetale. a oontatto del quale vi sono strati splendenti. quasi metallici, fatti di colesterina. Abbiamo esaminato al micr oscopio le particelle legnose, ed esse risultano fatte di cellule vegetali dentate, che si mettono a contatto intimo mer cè i loro dentelli; di trachee, che in qualche punto si mostrano aggruppate in bei fa.scetti, e di peli, cioè cellule allungate e terminate a punta, come aculei: ci siamo assicurati della natura. vegetale di tali elementi, trattandoli coll'acido solforico, coll'acido solforico e iodo, ottenendo le reazioni dell'amido. Per i caratteri suddescritti è fuori dubbio che si tratti di fibre di una. graminacea. Nella parte nucleare di d etti calcoli non ci è stato dato di rintracciare muco, n è epitel i, nè batteri di qualsiasi specie. Questo il caso clinico. Ed ora mi rivolgo una prima domanda: Che cosa ha prodotto la. calcolosi biliare nell'infermo di cui mi occupo? Domanda di importanza ~apìtale, date le nuove idee che attualmente sono in campo sull'etiologia dei calcoli, e che il caso precedente, secondo la mia opinione, vale a confermare. Ed invero la teoria che ha. avuto per lungo tempo il primato e


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l, l'l'ti\ SI BILl A l-lE, PERF• •H \Zitl:-.-E DEl. I.,\ CI::<TH'I,;i.I.EA

coutro la quale oggi si levano numerosi oppositori è quella ch imica del Bouchard. La bile tieue sciolta la colesterina, i sali el i calce ed i suoi pigmenti in g razie alla sua alcalinità, la ll uale è dovuta alla presenza dei sali biliari alcalini ed ai saponi di sodio e potassio. Ma se la bile diventa meno alcalina od acida, comincia a. precipitarsi la colesterina, la calce dei tessuti ed anche il pig mento. Questa alterazione può esse1e la conse· guenza di un disturbo generale del ricambio organico, per cui la litiasi biliare avrebbe rapporti intimi col gruppo delle malattie del ricambio, di quel gruppo cioè, che va sotto il nome di artr it i:>mo ; e di cui tanno parte la gotta, il diabete, l'uricemia. Ma contro questo modo di intendere la formazione dei calcoli biliari sono sorti in f}U esti ultimi tem pi eminenti cliuici, i quali sostengono che il calcolo è in rapporto non coll'alterazione del ricambio, sibbene con condizio11Ì puramente locali delle vie biliari, le quali, alterate colla loro struttura per un qual· sivoglia processo organico, secernono in abbondanza colesterina e sali di calcio, i quali rappresentano il nucleo dei calcoli. Ed allora se un agente qualunque, sia meccll.nico sia infettivo, produce una lesione anche superficiale della mucosa delle vie biliari, questa. lesione sarà causa delralterazione della bile e della precipitazione quind i del uucleo dei calcoli. Secondo il Dupré nel maggior numero dei casi si deve attribuire alla infezione dei dotti biliari e dell&. cistifellea ogni alterazione primitiva della muç:osa. di questi. E cco come anche nella litiasi biliare entrano trionfatori i microrganism i! Ho detto come il uaso di cui mi occnpo mi pare possa. apportare un contributo a queste nuove vedute eziologiche, e difatti sui cinque calcoli rinvenuti nelle vie biliari due, i più grandi, che abbiamo ragione di ritenere anche i pitt an tiuhi per formazione, racchiu-


.. PElU'fO:\lTP. ACIJTA

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dono nel loro centro un corpo estraneo. Donde viene questo 1 Mi pare che non vi possa essere altro punto eli partenza all' infuori dell'intestino; n è (J\1esto fa meraviglia, quando si pensi che sono numerosissimi i re· perti di elementi intestinali trovati nelle vie biliari e che sono divenuti poi nuclei di calcoli. Capitati questi pezzetti vegetali nella cistifellea, possiamo senza diffi· coltà intendere come, o agendo meccanicamente o per avere trasportato agenti infettivi dall'intestino, abbiano indotto una alterazione, sia pure superficiale, della mucosa, la quale alterazione è stata. poi alla sua. volta la causa della decomposizione della bile e della precipitazione della colesterina e della oa.lce. Il fatto che sono i due calcoli più grandi quelli che contengono il corpo estraneo ci autorizza a pensare che essi sono stati i primi prodotti dell"alterazione biliare e che gli altri piccoli si siano venuti man mano formando a. mi· sura che si rendeva. più grave il processo chimico ed istologico. Non siamo stati fortunati di trovare batteri nei nuclei dei calcoli, ma io penso che ciononostante si possa ammettere come momento etiologico della litiasi bilial"e nel caso nostro la. penetrazione di quei pezzi di vegetale nei dotti escretori della bile: d'altra parte la storia è muta su ogni altra causa. probabile. Scorrendo la letteratur a. medica al riguardo, si trovano dei curiosi reperti nei calcoli biliari: il Frerichs cita nella sua. opera il caso di Nauche, che trovò nella cistifellea di un uomo un calcolo della grossezza d'una. noce, avente per nucleo un ago lungo cm. 2 e fissato nella. parete della vescicola. La collezione di Gottinga possiede un calcolo biliare di 4 once di peso, il quale si era prodotto in un ascesso epatico causato da ulcera perforante dello stomaco; il Frerichs ed il Fuchs videro cbe il nucleo era costituito da un nocciuol~ di prugna.


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LITIA :-.1 HTI.fAJH:. Pl~ lt~'O I IAZHI:>:E .IJELI.A (.;JS1' lFELLEA

Un s iu toma importa.u.te per la diagnosi biliare è quello che è registrato nella storia clinica, e che fu per cepito chiaramente durante la vica dell'infermo, intendo dire d on· iugrossament.o del fegato ad ogni ll-ttaceo di colica, e della sua riduzione negli intervalli degli ascessi. :f; stata da vari autori ri chiamata, e giustamente, rattenzione dei medici su tale fatto, che permette di fare la diagnosi nei casi d ubbi di litiasi biliare ; e pur troppo fJUesti casi non sono rari. G-iacchè non è fa.eile diagnosticar e i calcoli biliari, quando guesti si annnuziano o con dolori vaganti, lievi nelripocondrio d ~stro, che spari:;coilO in breve tempo e n on dànno alcuna molestia al malato, con accessi dolorosi localizzat i all'epigastrio, per cui si fa diagnosi di gastralgia o Ji altra malattia dello stomaco; senza dire di quelle calcolosi, che non danno mai accessi dolorosi e che si limitano a produrre dei disturbi digesti~i ne lle ore della digestione intestinale (forma dispeptica). Il Pollatschek ha riferito alla Società. m ed ica d i V ienua, che egli ha potuto constatare I)Uasto fatto q uasi costantemente, che cioè, sia negli a ttacchi d i colica. epatica fran ua, sia in quelli abortivi, il fegato aumenta di v olume, sintoma che rileva usando a preferenza il metodo di palpazione ottodigitale. Esso avrebbe ancora maggiore importanza quando si potessero verificare degli aumenti e delle dimensi oni di volume del fegato, ch e si succedono ad intervalli. Ora nel caso del l'infermo di cui mi occupo si è po&uto coustatarfl proprio questo fatto; quando il primo accesso d i colica biliare fu terminato, il fegato che sporgeva dall'arcata costale si ridusse CJUasi nei suoi limiti normali; al r i petersi della colica, che fu anche rultima, insieme cogli altri sintomi si constato un evidente aumento di volume dell'organo. E bene qu iudi ricercare il fatto specialme nte nei casi dubbi di colelitiasi, che sono abbastanza frer1 uenti.


I'EHlTO}.'I'l'E ACO'l 'A

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L'accidente terminale che chiuse la scena nel caso presente fu la perforazione della cistifellea, provocata da. due ulcerazioni, ohe attraversarono in tutto il suo spessore la parete di essa. Il processo ulcerativo dovette essere indubbiamente di origine microbica, occasionato forse da precedenti alterazioni meccaniche indo~te dai calcoli sulla mucosa. E la perforazione non fu brusca, giacchè nei casi d i rottura subitanea della vescicola biliare deve accadere una delle due cose: o la bile, essendo perfettamente asettica, si spande nel cavo peritoneale e non produce alcuna reazione da parte della sierosa, ovvero dà luog o ad una peritonite settica. Lo Schwarz ha provato che normalmente la bile contenuta nella cistifellea è priva di microbi, e che quindi possa essere impunemente versata nel cavo peritoneale. Chau lt'a rd nel trattato di medicina di Charcot cita il caso di Landerer, in cui un trauma occasionò la rottura della cistifellea e la bile si versò nel peritoneo senza dar luogo a peritonite: l" individuo guarì dopo l'estrazione del liquido. Ma si comprende facilmente come debbano essere eccezionali tali casi, e come, massime nella calcolosi biliare, sia invece più frequente l'altro esito, della peritouite acuta. settica, che uccide r infermo in q ualche giorno. Nel caso attuale le cose si svolsero diversamente: la peritonite è durata circa venti giorni o per lo meno venti giorni trascorsero tra i primi sintomi d i peritonite e la morte. Vuol dire dunque che il processo ulcerativo lento delle pareti della. cistifellea aveva dig ia formato delle aderenze intorno a questa, ma tale lavorìo non fu sufficiente ad impedire l' ulteriore propagarsi dell'infezione a tutta la sierosa. È una cosa che si vede frequentemente accadere nell'enterite da tifo (abbiamo avuto l'occasione diconstatar(o parecchie volte col maggiore De Cesare in autopsie d i tifosi): o la perfora-


2li L1T IA ~ I lllT.lAII E , I'IWFOR AZI IJ l\E DF. I.Tn\ ( 'JSTII·'F: I, r, r. A. lèCl'.

zione in testinale è brusca e la peritonite consecutiYa è fulminea, o il lavorio ulcerativo lento d ella J:>Rret:.e intestinale produce iu primo tempo una pPri toui te circoscri tta, che in seguito si di ffonde. Collo sta bilirsi e completarsi d ella perforazione della vescichetta biliare. la bile trovt~. una via di uscita; q uindi assistiamo al fa tto curioso, che mentre si sta elt'ettuando il più terribil e esito della litiasi biliare, la colemia miglio ra: la tinta itterica della ente comincia a svanire, le m·ine si fanno più chiare, e se per poco la peritonite tarda a manifestarsi, il medico pnò crf:'dE're perfi no a d un mig lioramento dell' infermo 1 Frericlts ha regis tra to un caso s imile : t rattasi d'un operaio di 72 anni a ffetto da calcolosi biliare ; u n calcolo produce l'ulcerazi oue del coledoco nel duodeno dando luogo ad una fistola coled oco-duodenale ; il gnadro della colemia sparisce, ma poco dopo r infe rmo si a~grava e muore. Tra i nn· merosi esiti , sia lieti sia tristi, della lit iasi biliare la perforazione della cistifellea non è dei rari, mentre sono addirittura curiosità mediche i casi registrati nella Jet· teratura di perfora:r.ioni avveratasi nelle vie urinarie, nella. vagina, e perfino nella vena porta. Termino, ringraziando il maggiore De Cesara , che mi fu larg o di consigli scientifici.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

Rl VISTA MEDICA SAnA TIER,- Bapportl fra l 'lnJluenz a o la febbre tifoidea:

lnfeslone lnJluenza-tlrolde&. - (Joumal rle mérleci ne et de chirurgie, dicembre 1800). Spesso venne posto il quesito s~ la febb r e tifoidea e l' infl uenza potessero svolget·si s imultaneamente s ul medesimo so~gelto, e m~utre alcuni autot·i r itengono esiste re un certo antagonismo fra le due malattie, altri, al contrario, ammettono come per fettamen te possibile la riunione nel medesimo so:zgetto del ba cillo di Eberth e del bacillo di P feiffer . Il dottor Saba tier sostiene quest'ultima opinione e descrive quest'infezione mista solto il nome di influenza- tifoidea. È evidentemente spesso difficile discer nere bene nella me· ii'colanza s intomatica ciò che !ipparliene all'influenza e ciò che appartiene a lla febbre tifoidea . Ecco, secondo Sa batie r, i cat•atter i principali che s i r iscontr ano piu fr equentemente nella doppia in fezione influenza- tifoidea: l. Temper atura. - Generalmenl~ la te mperatura ~i eleva in una maniera brusca, verso 39° o 40•, e subisce duran te un periodo che può anda re fino a R, 15 ed anche 20 giorni, delle oscillazioni più o meno considerevoli. Questa prima parte della curva è generalme nte quella che si r iscontra nell'influenze volgare. In alcuni casi i malati sono anche compi e· temente apir e ltici. Più tardi la temperatura che s i è abbal'sal.a duran te uno o due gior ni e più, risale a .ro• e può mantenersi con o senza grandi oscillazioni. Discesa brusca o il piu spesso gJaduale. 2. Polso. -La circolazione polmonare essendo for temen te astacolata dai disturbi che produce l'influenza , il cuor e si stanca e si vede assai spesso che la curva del polso differisce mollo dalln cur va termica. 3. Dislttr bi respiratorii. - Il più spesso si osservano tìn ùall'inizio tutti i segni dell'influenza, coriza, loringo- hro nchite, poi più tardi, congestione polmonar e. Dispnea intensa.

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RfVI STA MED! CA

4. AJlJia recchio d i!!estiro - Ling ua impatinata, umiria nell 'inizio; più tart!i liug ua d i p11ppa~allo, ma t•imane soventi ri coperta da un intonaco btanca!':'tt·o, come nell'i nizio. Costipazione assoluta nei p t·imi giorni, poi dinrrea come nella febbre tifoidea. In tuttt1 le os:::ervazioni il v en tre era poco meteorico. La milza era iperlrofi ca so ltanto quando com pat·iscono i n generale le macchie r osee. 5. S istema nervoso. - Slnncltt>zza, annientamento nei primi giorn i, si quali succedono la stupidità ed il dAlir:o . 6. Secrezioni. - Sudori ed orin e abbondallli nell'inizio ; ca tarl'o oculo -nasale ; in seguito, cessazione delle secr ezioni. Convalescenza lung-a e penoM . Spes!';O morte per asfìssia in const>guenza della congestio ne pol momH'e, o pet· altet·azionr del muscol o ca;·diaco, o infine per la violenza dello stato inf1>llivo. Pare rlte Il numer o delle pt>t·forazioni intestinali sia rat·o. Sabatier Let·mina il suo s tudio face ttclo notare che vi son o dei Cfl!"i in cui sembt·a che l 'infPzioue tifosa piu forte arr·esti in qualche modo l'influenza e che non le permetta di manifebtar si che quando la s ua azione sia cessata. Un punto i mportante da precisare è la pr ognosi; questa deve sempre esser e ri sct•vata. L'influenza rroduce al più alto g1•ado dislurbt pro fondi n ell' or ga nismo e perciò essa non l'a che pt·eparare la via al bacillo di Ebel'th. Di piil pat•e che l'unione nel medesimo ind ividuo di due infezioni esalti la virulenza r ecipt·oca dei due agenti morbosi. l numerosi casi di mot·te per inf•>zione influenza-tifoidea ne sono la prova. Fa d'uopo quindi riser·vare semp1•e la pt·ognosi e Lemet·e l'e;oito l etale del m alato, quando il cuo re s'indebolisce. quando la dispnPa divie ne intensa e gli accidenti ner vosi compaiono con violenza. B.

Della febbre del oanoro. - (Jo11r nal de mérleeine el de clti rur!Jie, novembre t x!l~ l).

FnETE I .. -

Per m ollo len1po il canct•o è sta to consider ato come una affezione immune da febbt·e, e (jUesta circostnnzn anzi era considet'ata come un ~le mento importante per la diagnosi dilft>t·en7.iale. E pero ora ben dimostr ato che, in cet·ti casi, nnche mancando qualsiasi complicazione, il canct•o pu6 es"et·e rel>brile.


lUVI STA ~IIWlCA

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Acuto o cronico, il cancro può cagiontu·e la febbr e, la quale può sop~a~g-iun gere in lutti i pet•iodi della malattia: si11 nell'inizio, ciò che accade specialmente quando l'affezione per una causa o per un'altra deve svilllppar·si rapidamente, sia nel per iodo di ra mmollimento, sia nel periodo di ulcerazione. L'eziologia e la patogenesi della febbre nel cancr·o sono multi ple; cosi si devono distinguere più varietà di t'ebb re. La febbre, infatti , può essere pr odotta da una lontana complicazione, come ·una risipola della faccia nel cot·so di un cancro dello stomaco, una polmonite nel canct•o del fegato, o da un'infezione secondaria, come una risipola, una pioemia, oppure da un'infezione di un or·gano vicino, pel'icar dile uel canct·o dell'esofago, perilonite nel ca ncro dell'intestino, od infine da una infezione della massa cancc rig na stes:;:a, suppurazione od ulcerazione. Tutti questi cas i si riferiscono alle infezioni; la t'ebbre è per conseguenza settica. Ora esiste un'altra varietà di febb re, più interessante. la quale è legata allo s vilu ppo ste!';so del neoplasma mancando qualsia si infezione. Pare che questa febbre, clte potrebbe chiamarsi cancerigna, si riscoutri sovrallutto nei cancri ad evoluzione rapida . Risulta dall'esame delle osservazioni pubiJlìcate che, il più soventi, la ft:bbre, nei cancerosi, simula la febbre iulerrnitlente ed assume d'ordioario il ti po quotid iano. Abitualmente, la sera, o nella prima metà della notte, il malato, dopo aver provato una sensazione di malessere generale, risente una cefalalgia d'intensità variabile, briviù i più o meno viole nti ed un cal01·e gener·ale; nella seconda metù della notte. la pelle si fa umida e si stabilisce la traspirazione; ~l volla i s udori sono viscosi. Nell' inlervaJI() degli a c · cessi, st può avere uua api!'essia completa, ma ciò è raro, ed il pii• spesso l.a febbt•e è continua. Quest.a febbre, che può du rare settimane .ed anche mesi, complica la diagnosi; talvoltn è mollo ditlìcile il diffe r enziarla dalla febbre palm•tr e. Dal punto di vista olf\i segni fisici, si è detto che la febbre cancerosa non et·a consociata ad ipertrofia della milza. Ciò sembra vero nella maggior par te dei fatti, ma s i sono citati casi in cui il neoplasma, ostacolando per il suo vol ume o per la sua situazione la circolazione delle vene porta o cave, poteva determi nare una congestione passiva della milza e quindi untt splenomegalia.


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IHV1::'1'A .\ ll-:lllt'A

l migliori ele111enli di diagnosi consistono nel rJ ceJ·carc co n c ura i com lllemrwati vi e n e lre~pe r inv·nta re la chi ninA. Certamente, l'esi steuza di una fel>br e non potrà fa r diagnosticar e u n canc ro; pero, eccezio nal m ente. in un malato c he, per la sua età, possa es~ et· affetto da csnc l'O, in c ui l o sltlto gene1·al e sia calli vo (supponendo che i sin tom i speciali a ciascuna va ri el~t di cancr o non sian•> ancor•a com parsi) e che per allt·a par te n.m libl,ia mai ;;oggiOJ'Jtalo i n paesi snspetti dal pun to di vista dl·lla m alari a, sa1·a per messo di pensal'e allfl possibil e natur a sp~'cia le della febbr e. Fino ad o ra non !'i possono fat·e c he delle ipotesi sull a patog.mesi del la febbr e ctHJcer·o!';a. L a piu pr obabil e delle i potest r'> quella che r •f··risce I'Juesta febbre ad u na auto-rnl ossieazio rle dell 'or ga nismo in seguito allo svi luppo di tossine pi re lo~ene nella neorla;;ia.

B. B ER T H!ER . -

nite. -

La gang rena delle eRtremltà nella polmo(Jonrn rtl rk nlf'tler·tnl' t>t de eltir!t l'rl'~ d1cem lwe

1 8!l~).

Si tra tta d i una complicazio ne r a1·a della polmoni te, che per ò mel'ila di esser·e conosciuta. Questa r ar·itiJ é c<>sa degna di unta, per·cllé, per una pa t•te, l 'ar·tel'ite (' la gA ng-r ena eonsecutiva non sono l'li r e twlle a.ILJ'e m ula tl.ie iu fellive, eom e l a febbr e ti foidea, e, (Jer Hl tr·a par·te, m~nlre si J·iscon l rano fl'eq uenle· m ente l e lesioni del pr.l'icardio solto r.-,rma d i pericardite, dell'endocaJ•d io sotto fo1·ma di endocar dite ulce1·osa o pr•o lifer aiJLP, delle 1neni ngi sol to fo rma di m en ingite suppu1·ata , mentre J'or ecchin m edio, il per ilnnf'o , i reni. l e ar ticol azion i, il tessuto cellula l'e !'OliO tri butar i i dPII'inl'tJzione pnPLnnocnccica, e le vene sono soven li colpi le da lh•bile, le ar lePi e sono il più spesso l'i ;:pettate. Fa d'uopo flgg-iunge r e però che, oltr e alle arteri ti che cagionano la g<mgrena d1> lle eslremi til, sono state osservate nell a pol m onite a l t1·e aJ·ter ili inter essa nti, per esem pio, l e arter ie tlel cerv ello, rie lr i rt le~ lino, dei J'eni, dPI fegal o ecc. La ga ngr ena delle estremi tà sopr·a!!glungen te nella pnlmo. ni le non tlifier isce nella sua si nlomatol ogia dn quella che si r isconlt·a ne ll e al tr e infe zioni; il pun to im portante da ronoscer·e è il m ..do d'i nizio.


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Il piu sovenli la polmonite i• terminata. la defervescenza ha avulo luogo, l'appetito é r1tornato, il sonno é tranquillo: il prJiso calmo e pieno iudica il buono stato del cuore, quand o l ullo ad un tratto, bruscamente, compare un dolore vivo. L'epoca di questa comparsa, !>econdo le os~ervazioni raccolto. 111 numero di nove, dal dottor· BPr·thi er, va1·iò dal terzo giorno fino al LO•, 17• ed anche 20o giorno dopo la defervescP.nza. Una ''olta, l'inizio coincidette con il giorno della discesa deliA tt!mperalura ; un'altra volla comparve in pieno periodo febbr1le. Qw•<>l'iuizio è :segnalo il più sovC>nti da un vivo dolore. Senza p1·odromi, il malato risente un colpo improvvi~o, che l<>liutivamente gli fa portar e l a mano nella locttli tà interes~a to: il colpo ,._ così inaspeLtato che alcuni credono e!'sere stati crJipili da un agente ester no od aver ricevuto nell'arto uua palla da fucile. Puo llCcac.Iere, al contrario, che i dolor i compaiano pl·Ogl'essivamcnto al loro parossismo, p1·ecedendo a formicolii, a pt·uJ'Iti mal lor·.alizzalt. Che lt1 g-angrena abbia un inizio b1·usco, o che si stabihsea sileuziosamente, i fenomeni che seguono sono identici : mlfreddnm euLo, colorazioue viol etta, ooi sfacel o piu o meno e-le o; quindi il dolore si allenua e pui1 anche scomparire. Le macchie violacee si limitano ed una linea di demarcazione rossa infiammata che separa la pa•·l e m orta dalla viva per mezzo di una scanalatut•a pro fonrlamente scavata. La piastra ui ~angrena é costituita, variando di estensione, ~econdo ~~~ sede rlel l'ostr•uzione arler·iosa. limilat.a tal volta alle riita, o interessante in altre c.ircostanze la mano od il pirds. lttl volta anche il braccio o lo gamba. Questa gan grena assume principalmente la fot·ma seccn ; i ll·ssuti sono neri, ri suonano alla percussione comé un pezzo da le!!no. Le parta mor ti ficate fini;;cono pet• CS!<P r<' eliminate, spontaneamente o cbil·urf{icamenle, ed il malato guarisce ; ma puo ! ncc..der e anche che compaiano fen omeni di autointossicazione ;;usceltibili di cagionare la morte. Sfortunatamente contro f!uesto accidente non vi ha altra cura che l'intervento chirur gico consi stente nel praticare l'amputazione conservando del u'lembro la maggior partA pos!'ibile. B.


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RTVJ !'TA 'M E:OlCA

U•o del ghiaooio nelle a11'e :r.ionl cardiache. (Journ.al de m rder·in.e et t!e cltirut'!J ie, d1eemure IH~9).

R OIIARDF.1' . -

Quun tuuque sia un m ezzo ra r issimamente utilizzato, l'applicazione del g hiaccio sulla a·egi,one pr ecordiAie può J•eudere reali servigi in cer l e circo!' tanze. Le indicazioni per l'm;o di qu es:o mezzo si l'iscontrnno soprAltullo nella pe1·i ardi te, m•I J'endocar dite, nelln miocardi te, nell'ang iun di pello n(' vr n palica e nel le d1ver se tachicardie. Le co11Lr oi nd iCH7.ioni l'isultnno !>peci Al mente da Ila coesistenza di una l esione HOrlica nulel'ior e alla malall ia che si ha a curar e. Il g hiaccio, pr ovocando i l restring1mento delle a I'Lel'iole p1 ·1·i fPriche, aumen IR ~~~ pres~inne s1111g u i!!na e la fol'za di propulsionr> dei veulricol i: se si Lralla di una aorla i ufìf! mmllla od atei'Oilllllm•A o prec:;enlAnLe aneuris mi con pareti m olto assr.ttigliate, la r esistenza d"lle sue pareti é infel'iore oll'energia sviluppata dal cuore. e si polrPhbe in tal modo pr elvoca.re Ullll r ottura irrimediahile cag-ionaucio la morte subitaneA. Quanto al modo di adoperar lo, il più comunemente f'i applica il ~l daccio contenuto in una vp;;cica di maiale o d i cauccln. La quantilè) el i ghiA,.cio cliP vi si inlroduce non !leve dor m olestia. al malato per i l suo peso e deve pt~r m et­ ter e alln vesci ra di di!>tellder si pe1· cnsi dire ;;u l la re,gione precordiale l'icopr t!ndola cnmpletAmente. E mdi;;pr11Sl'lhile elle la. ve;;cHl<'~ s ia ;;C'parata dalla. 1wlle dn tifi pezzo di tlaneiiH; senza di ciò, l't~ ritl'ma della oelle diventa mol to molesto d11pn poche ore e può ant:lre ciJgirmare lo sl'af·elo supe1·ncial e negli indivalui con pell e fina. Por· trAri'e tutti i bunn i eff,•lli da que;;t' apptir azione, fa d'uopo che l'applicazio11e s1a fALla sen za inter-ruzione da uno a tre g1or11i. Il dollor Gendre, nel r ipnrto d.-gli scurlallino"i da lui eliretto all'o:-pt•dale d'Auhel'villi--r s, avr <'bbc oLlenulo i se!.!ur.nti risulta li : Sop1·n 100 malati u;;citi dal ]Jadig:lin11e della searlaltina e compr endenti gli adulti uomini e donne in eguale p1·opo1'zione O!l una di ecina di fan ciu ll i, 70 c.Ir ca, durante al c.o t·so della mAlaLtia e ;;opraLtutto ne1 pr imi giorni di essa, hanno presentato d1slurl,i cardiA ci passr•ggi .. r i, come lachicm·dia. embriocardia n tendenza a IJUeslo rilrn o, l'umori rl t ;;oflio dolce, si stolici o mesof'istolid, 1d lo punla. irrr•g-olarilli. in-


RfVIS TA MEDICA

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lerrniltenze, indebolimento, s fregamenti pericardici, ma sovratlutlo rumori di galo ppo, vale a dire un rumor e di urto presistolico so v ra~giunlo ai due rumori no rmo.li e dovuto verisimilmente alla dis tensione brusca della parete ven tricolare prima de lla sistole. La cura adoperala abitualme nte (salvo in a lcuni cas i in cui si ricor·se a lle ventos e scar itìca le o a lle punte di fu oco sul cuore, a lla caffeina o alla digitale) è stata l'applicazione sulla regione precordiale di una vescica pie na di ghiaccio lasciata in permanenza gior·no e notLe per la durata di due o tre giorni. Nel piu g ra n numero dei casi, la sola a pplicazione del g hiaccio è !:;lata s uffici ente a ristabilire ra pidamen te la r·egolarità dei toni del cuor e.

B.

B o u RDMAN. -L'orina nelle malattie oroniohe.- (.\lled ieal

R eco r d, 30 sellembr· tl 1899).

Se neli!) eli niche e neg li is tituti scie n ti fìci si da una g nmde impor tanza all' analis : di tutte le secrezioni ed escr ezioni dell'or ganismo ammalato, non s uccede al ll'ettnnto nella pra· tica pr iva ta, e, sp~cialm ente per ciò che riguarda le ori ne, bisogna che il medico abbia fondato sospetto della p1·esenza in esse di al bumi l13 o di zucchero, perché si decida a solto· parlo ad esame. È in vece opinione del l' A. che tra nne poche eccezioni, l'or ina dovr·ebbe ess er e a tte ntamente esamin ata in ogni caso di mala ttia cronica, dall'infan:.:ia flu o alla ta rda eta ; e quando la malattia ri vesta un' ins olita impor tanza , o vi sia dell'oscurità n ella diagn,>s i, le prove dovt·ebbero esser·e ripetute più di quello che ordina riamen te si faccia. Dopo le ricerche de ll'albumina e dello z ucchero, fo rse la più necessaria è quella dell'ind icano: e ques ta come le a ll!·e può pr alicar·si facimente e rapidamente. Alt1·ettant.o impor ta nte é quella dei fosfati aromatici, ma presenta ùil'ficoltà molto magc:ior r. T anto l'indicano che i solfati aroma tici in g r·ande eccesso fann o cou g ro nde fondamento s ospettar·e l'esistenza di una malattia inteslinale. Un'altra ricerca , non usata comun emente, e che fo rni sce, secondo l'autor e, delle informazioni utili, quasi indispeusabili, i tutti i casi di ca ttiva nutrizione, qualunque s ia l'e ta del pazien te , è quella dell'acidità to tale. Questo a ume nto compless ivo degli elementi acidi ùi tutte le specie, liher i e 3


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RIVISTA MEDICA

combinati, è e'>Lt·emaroen te variabile e si mis ura Yersando a goccie l'urina in un recipiente che contenga una soluzi one .. normale di soda. Da 5 a 80 c.c. di orina p ossono occorrere per neutralizzare 10 c.c. della soluzione sodica normale. Una percentuale mollo bassa di acidi è spesso notata io coloro che abusano di m edicinali alcalini. U n'alla acidità, d'altra . pat·te, é spesso trovata come con,.egue nza di tro ppo rigogliosa fet·mentazione nello stomaco e ne~l i intestini. Essa é cons tatala con un' esLt·ema frequenza prima dello sviluppo <.li un nltacco reumatico, e la sua per sislenza minaccia w~­ neralmente qualcl1e prossimo ùan no a cnusa di una troppo g rande •Jiminuzione dell'alcalici tà del sangue. Lo del.erroioazione dell'aurr.ento di acido urico nell'urina di 24 o n~ spesso dà la chiave per risolvere un'intr icato problema. R eputa quasi inutile ricordare ai colleghi del giorno che anche l'rsame microscopico delle orine é, ne lla maggioranza dei casi, a ltrettanto u eccssario dell'ot·dinaria analisi chimica, se noi vogliamo trane da ques te escrezioni i dati migliori per corrobor at·e od anche assolutamente per poter formulare un co ncello diag nostico. Anche ue ll' assenza di albumind i cilindri ialini sono segni perlomeno pericolosi, mentt•e i cilind ri epiteliali e g ranu los i sono o rd inat·iamente la prova di seJ'ie lesioni di struttura . Una gonot·rea non può csset• òitlet·enziata. con sicur ezza da un a ~ lro rrodolto uretrale pu ru l ~ nLo , eccettualo il gonococcico, e la tubercolosi d el Lt·atto g eni lo ut•inaPio è spesso t•ilevala dal trovar baci Ili nella urine. La sperma lorrea, per quanto non così comune e m ot·lHie come pr etendono gli eulpit•ici, é però lilla malattia reale, che spesso ~fugge all"osservazione e non può esset·o dimostrala senza l'aiuto del microscopio.

c. f.

Insufflazione dello •tomaoo ed alimentazione degli amma.la.U per meszo dt una •onda lntTodotta nella. parte •uperlore dell'e•ofago.

FUR n!UNGER, KRoN IG. -

-

(La semaine mérlicale. n. 48, H~!19).

Si sa che pet• determinare con esattezza i limiti dello stomaco spesso si ricorre alla dilatazione di ques L'orgaoo, sia insulllandovi dell'aria a ttraverso una sonda, s1a facendo ingerire al soggetto una polvere gazzosa. Ma col primo me-


RIVIS'rà MEDICA

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lodo non Il facile dosare la quantità d'ar·ia . che s'ìnsuffia, ed ottenere cosi il g rado voluto dì dtlalazione; di più la penetrazione della son da nello stomaco s pesso cagiona conali di vomito, susgeguiti dal riflusso del contenuto ga s trico attra verso la sonda isles sa. Col secondo metodo si dete i'tnina

una dilatazione alle volte insufficiente, alle volle eccessiva, per modo che non di rado s i è costeetti a vuotare lo stomaco dell' eccesso di acido ca rbonico sviluppatos i, allo scopo di allevittre le soffer enze del malato. Ad evitare ques ti inconvenienti gli autori, l'uno a ll'insaputa dell'allro, hanno eMogilato un processo, clte met·ita di essere ricordato ai pratici. Il primo insuffla l' a t•ia attraverso una s onda introdotta solamente fino alla par te media dell'esofago, o lino a l limite del te r zo superiore con quello medio di quest'or•gano; la insuffiazione si fa con la bocca, oppure con un ap parecchio a pposito . Si prevengono cos ì i conati di vomilo ed il rigur~to alimentare, mentre sono rarissimi i casi, in c.ui h:• insufllazione non riesca per lo s pasmo esofageo, od anche per una increspatura della mucosa, che funzioni a mo' di valvola . Eg li è ver·o c he nei casi d' incontinenza pilorica non s i rì~' sce ari insufllare aria nello s tomaco ; ma ciò s i ver ifica pure con quals iasi altro processo di dilatazione comunemente usa to. Kriinig si s erve dello s te;:so pr ocesso per alimentare gl i a mmalati, spe cialmente di cancro dell'esofsgo o de llo s tomaco , eh~ non possono ingoiare gli alimenti e nei quali l'introduZIOne della s onda esofagea col proce sso abituale potrebbe s pportnr e la per forazi one dell' t!Sofago e ti ello s tomaco. Si int..orl uce in uroa s iringa di vetro, de lla capacità di 50 a '100 c. ~ , un liquido alimentar<! o pure un puré mollo di luito, lasciando un vuoto tli 10-15 c.c. destinalo pe r l'olio d' oliva, ch e si aspi ra per ultimo. Alla siringa vie ne adattata una sonda esofa11:ea molle, bene spalmata d'olio e sternamente . e che. si introduce nell'esofago lino al limtte del terzo superiore con quello medio eli quest'org ano ; con moderata pr es;.ione si inie tta il liquido od il puré, tenendo la siringa in modo, che !"olio gallegg i e possa penelt'are nell' esofago pr ima della miscela alimentare. Siccome la estremit.a della s onda viene a tr ovar si più o meno lontana dalla pa rte ris tr elta dell'esofago. non v' é a temere alcuna irritazione od a lcuna les ione meccan ica del focolaio cancer·oso ; an zi il processo è cosi


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RIVISTA MEDICA.

inocuo, che l'ammalato ben pr esto i mpara ad introdursi la sonrla e ad ali rn en lar si da si>. Può applicarsi senza indugio appena insorgono i pr·i11a i distur bi della dPglu ti zione.

c. q F. P. SGoeao. -La oura elettrloa nella parallal esterna

del nervo faoolale. -

(Giornale di ~letlr!Cità medica,

fase. Jo, 18!l!l}. L 'u11ico e sicuro l'imedio nella cura della paralisi ester na del 7• è i ndubbiamente la elettricità. Questo asserto é confermato dai dali statistici non solo, ma anche dalle seguenti consider azioni: e, cioè, che la lesione del racciRie nella sua porzione cerebrale è detel'minala ùa cause i rrernovabili (emorragia, em bol ism o, tumoa·e, ecc.); che la lesione del nHeleo bulbare nel pavimento del -i • venlricol o (paral isi iabiogl osso- faringca) é pr·ovocata da un pr·ocesso distrulliv'> d'or•dinar·io irrepa1·abile; che la l esione dd ne1•vo nella r upi! è sostenu ta de processi, che si sono svol ti nel ::.onùotto dr Falloppio e nella Cèlssa del timpano. Per l'effetto cura ti v() é d'uopo servirsi, secondo l'A., escl usivamente dello. cor rente galvanica, giaccbè ·~ appunto l'elettricitt• galvan ica, cl te spiega su l nervo la sua azi"n~ ct\l alitica, cioè, vasomoloria, el etLrol iticfl, calnfor·ic~, nutr·i· tiva, ecc., tnentl'e quella l'ar·adica non può spiegarla su i te;;suti per la sue inleet•uzioni e per• le conlmue invasioni dt corrunli. Anzi va notato di più clte nella par•alisi esterna del ì 0 , cosidetta a.frlgore, nella qua le lraltasi di neuriLe, si r iscontr·a l a r•.•azione rlegenerattva. cioè lu pPrdilo. Jf'lla eccitabil ità f'aradica e gn l vanica del nei'VO e la perdita O la f{rllllde dimirauzione della ecdtahili tà f'aradic·a dei mu::;cùli con l'inversi()lle allu l e~ge di co11lr azione allo stimolo galvanico. Or come adoperare la corrente indoltt1, se questa non più eccita il net•vo ed i muscoli? E gli é veeo clte in alcuni casi rife.r·iti rare oolle si sono avuti risultati fel ici, adope1·ando l a COJ'rflnte l'sradica. Ma cio ùevesi principalmente ad un'aziona rillessa sul f>•, modi· ficandosi cosi la cit·colazione della t~a1·te. E indi ll'er·o::n~e ser·vil•:;i del polo positivo (anoJe) o di •tuello negativo (calod.:) come polo ditl'erenLc e curativo? In :.rene-


RIVISTA MEDIOA

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rate è il calode il polo diffeeente ; in qualche caso però deve esst!re l'anode. Si p r efer irà quasfullimo quando dall'esame elellrico e venulo a ris u ltare che è appena rilevabile oppure abolita la eccitabilità muscolare alla chius ur a del catode, mentre è ben conservata ulla chiusura od all'apertura delronolle. L'applicazione elettrica dev'essere stabile su l tronco ner\·oso o sui tre rami d.el 7", che costituiscono la zampa d'oca; ln!Jile s ui diversi mus coli. Sarà falla quotidianamente nei primi ~iorni , in appresso 3 volte alla settimana.. Ln inten ~ilà 11el1a corrente pui• variar·e da 3- 5 mA. ; la durata delle s edu te da 10'-15' . La durata della cur-a è rela tiva al te mpo, in cui viene incominciata, e quindi al m odo dr reagire dei muscoli. Da esperienze per·sona li dell'A. r isulta che se la cura e incominciata nella prima settimane della malattia, la guarif:ione può s ucce.iere tra 15 a 30 applicazioni elettriche ; se nella 2•-a• <>etlimana, tl'a 60- 90 applicazioni, c ioc\ in 2-3 mesi: se piu tarJ i (però se é conseJ•vata alquanto l'eccitabilità muscola re), tra 5 o 6 mesi. Il m iglior amento o la g uarigione non si ol· tengono contemporan eamen te in tutti i muscoli; in generale r ipi gliano la loro funzione dapprima il muscolo fronla le e qut:>lli sopracciliari, poscia i zigomatici e gli elevatori della pinna nasale e del labbr o super·ior c , più tard i l'orbicolare ddle palpebre, delle labbra ed i muscoli del labbro inferiore. cq .

P. JACOB .

-

Bulle lnlezlonl •otto-araonoldee. -

(La

Semaine médicale, 29 novembre 189H) .

Le punturA lombar i alla Quincke non a vendo rlati r is ul tati tali quali si potevano sperar e, l'au~ore cercò di supplirvi combinando tal metodo con le iniezioni di sostanze medicamentose n ella cavità sotto- aracnoidea. E gl i ra precedere tali iniezioni dalla puntura alla Quincke , facendo s~orgare una l!erta quantita di liquido ceralo- rachirlin no, evitando cosi gli a ccidenti dali dalla compressione pro vocata da tali iniezioni fatte da sole. Inoltre esse debbono essere praticate lentissimamente (l a 2 c. e. per minuto) e m ai debbono oltrepassare i 25 c. c. di liquirlo. La penetrazio ne del liquido nello spazio sottoar acnoideo fu già resa evideot.e negli animali iniettando di verse sostanze coloranti,


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RlV'ISTA :1-lE OICA

come ,·enne ;;pe rim entahu en te prc) vato esser l entissimo l'assorbimento ua parte del midollo ceJ'ebro-spina le. Mentre l e iniezion i soLtocuLanee di anlitOs!"ina letAnica non p1•oducono spesso alcun effetto, lo sles!"O r·irneùio iniettato di r ettamente nel Ci:lnal e radnliano p1•oùusse completa guUI'igione di una donna ulft!lta da tetano. L 'autore praticò inoltre delle iniezion1.inlrm·acnoid••e di una soluzione ùi indu1·o di P"Lil,::-.jo in t1·e mal ati : t• in una donna di qtwrant&ltOv<' l'Inni otfella da em iplegi a destra, da 'li gio1·ni in preda n c01na, nPIIa quule e1·a stata dia~no;<ticata una gornn1a ùel cet·vello; la malata n'ori dopo poclti )!io rn i; 2° in una donnA di Lt·ent'anni, pnrnplc> gica e rt)n pArali>'i dei rnu.:;coli dell'occhi o e della l i nJ.run in seguito a !"ifìlide cerehro-;.pinfll t>. Dopo due init'Zi01 1i di una !"Oluzione di ioduT'O pOLA!"sico ottenne un migliol'alllento tale d11 t'Pt1der e po;;~ibiln la de:tmbulnzione dPII' in f" t'll ta; a• in IIIÙti lr·a d011n8 lllll'e aflella da sifilide Cet•elJrale, paraple~ica ed o.maut·oltt·n dell'occhio clo~lro, ottenne pure n olevolo~ migliot·amenlo. La soluzione iotlut·ata di cui r.•ce uso co11ten eva :rr·nmmi 0,01- (h' t' 100 gram mi di acquH, n e inii,Ltò :Zi> c. c. ,·aie 11 di1·e p-r·atnml 0,1 di sale. L'autot•a con clude che ad on ta de!!li in><uccl's;;i ct lHli do pn t't'Cchi !<perirnenlalOJ·i di tal metodo cur ative,, esso merita di esser nu ovarnenle pt·ovato.

G B.

Dell'organotera.pia. - (:\ lti della società medica Berlint:se. Sl•tlula del 15 novernht·e 18!ln).

R. Vmc 11 ow. -

L'illu!'<tt·e plltofo g-o, i n lfll seduta, Pllhe a manifestare i l :=:uo auloeevolissimo pRret·e su tal metodo di cura. Egli ass('ri come, in tesi g-enerflle, il metodo ler;tpeHll co dC'~ i gnnto solto il nome di opotrrapifl od oq.ranoterapia, uli semb 1·i a"ere una bn><e tr•1ppo poco snli•l<~, perché su di C!"SO si p·)sSRI10 fondut·e ;:?rl\tl<l i SflPl'llnZt>. I n t·i~uat•do poi oll'opotet'at•iu o vnriar~ 11, egli as>:olu tarnente non c1·ede ch e i fo l licoli JJ Gnwf sieno tanto r icchi in elem enti allivi da potet·ne eslt'HTTe una so::;ll:lnza veramente efficace. Al W i r ch(lw fecero P.r.o il Pinkus, l'Hansemann ed il But'kaJ't, concludendo coll'ofl'et·marei risultat i negativi consecu ti vi


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RIVISTA MEDICA

alle varie cure opot.~rapiche, ed ammellendo che i positivi sieno spesse volle effetto di sug~es li o ne specialmente in individui nevr as leni ci. T al volta le cure opoler·apiche iniziatesi con un certo successo cessarono completamento d'essei' efficaci quando l'orga nismo m ostrassi adattato e diremo quasi saturato dal nuovo rimeJio.

G. B.

O. CAROILE. - Pleurite gonoooooloa. italiana, N. 9, 18!1ç}),

(Cl utica medica

L'aulot'e narra di un s uo m alato di blen orra~gia che durante il deco!'so di tale infermita ammalava di pleu!'ite essudati va. Aspi ra to il liquido pleurico in due esa mi pt'alicHli alla di~tanza di un mese uno dall'altro r·iscontrò la pN1senza del gonococco del N cisser; però mentre questo n el pt·imo esame trovaYasi solo, nel secondo era acco mpagnato da qualche diplococco. Il caso in pa l'ola pre seuta notevole tn LP rP~!'<e in quanto che la l ocn lizzazione pleur ica ù inso r·ta come unica complicanza della blenoragg io. Nei cusi finora descritti da moltepl ici autor·i, qu&li Souplcl , Kli ppel, K or nil, PetTi n ed il nostro Borùo ni-Uf'r· ~ duzzi la plem'ite ~onncocci ca m on i feslos:si sempr e associata a contem pol·anee mani l'e:slftzinui di altt·e siero>w, special men te di artt·iti ed endocnr diti.

G. B. StEGRIST. -

Trattamento della nevralgia lsohlattoa oon le oompre11e dl acqua oalda.- (V1 sem. métl. n. ?7, ! 1(9!;)).

L'A. consiglia CJUesto metodo d i cul'a, che per pcr Mnale e;;per ienza si sarebbe adù imostrato ellìcace, faceu.Jo ottenere in pochi g ior ni la guarig ione della sciaticu acuta. Desso è di facile alluaztone. L ' infermo viene cor·icalo s ul fianco per modo che la t•eg io ne malata r esti allo scu per·to; sulle pa~li dolenti sono applica te delle compr rsse, preventivamente immer se nell'acq ua a 50° o e leg~e rm en te spr·pmute. L a compressa è ricoperta primu con uno strato di flan el l a e poscia con più strati di carla allo scopo di mantenere più a lungo il calore della stessa .

ao·


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IUVIS'rA MEDICA

Alle volle Lt·allandosi di soggetti molto sensibJii può inle1·· tra la pelle e la compl'essa uno strato di tlanella. La compt•essa viene cambiala dopo 10'-15', appena r affreddata, con tinuando nellE\ applicazioni per 1-2 ore. L e sedute si rip etono ;J- ) volte al giomo. pOI'>~i

Cl].

8nl1'1D1luenza del bagni contenenti aoldo oarbonloo sulla olroolazlone - (Co rref!pondenz 8latt .f. Schto. A er:zte, ollobre 18D9J. Per '(Uanto l'e;:;perienza emptrJca stabilisca in modo non d ubbio l'i n li uenza ve n efìcn dei bag11 i contene n ti acido ca r bonico, le opinioni sul modo col quale essi agi>~ co no sopra il si!'tema ciJ·colalorio sono mollo disparAte; si può anzi dire che i ,·at·i HULori si contJ•addicono completamente, giacché ment1·e alcuni. ammettono e h ~ l'o<> ffetlo ultimo di \..'lli ba~n1 sia un abbassamento della press10ne sanguigna ed un ri lasciam ento del muscolo cardiaco, alli'i J·i t~n~on oco m e consE-guenza inevitabil e une rinforzata contrazione del cuore. Servendosi pet• la dPlerrnina:òone dr Ila pt·ess:one a1·ter iosa di uno sflgmumanometro Ri va·Boct.:i, risultò che i bagn i c1wbonici producono effettivamente un couside1·evole 1wmenlo nella pres ~ione del sangue, e che tflle Aumento si vet·ifìca con i rnpoJ·tonLi differ e nZI' i11dividuali, consi;;tendn qualche volta in ('OClti m il lilnetri e qualche volta arr ivando sino a 30. L a I'Pequenza del pol;;.o subisce ancb'e!'~'l dPile alternative di aumento o dÌiuinuzione a seconda del t~m pe 1·amento e ,]ella SUl"cetlibi lita individ uale; vi può es~e1·e 8Cceleramo·nlo o rallentamento. come può r imundre i mmutata. Le oscillazion i sono da '10 fino a ~O battiti al mir.uto. L'intpicciolimenlo dell 'ottusi tà ca1·diaca si osse1·va in modo vat•i<tbile dopo il bagno, oscillando esl"a tra il minimo di 1 centi metro e i l massimo di centimett·i 1 '/ ,. rimanend o pet•ò invuriato i l punto dell'itto c~:~rdiaco. L a temperatura dei bllgni coi quali furono fatti gli e~permt enti oscillano da 28• lì no a 2i 0 R.; discendendo naturalmente di rjual che decimo durftr'tle l'imme1·sione. Non raram ente si osservò dopo il bagno un considerevole aumento nelln quonlitlt dell'orina. Dopo ti)Ji dati bi;:o~~ma cercare il principio salutar e su cui ripo!'ano questi falli per poterne tene1· con to nel prescriverli. Essi, aunter1 ta ndo l'alli vi là cardiaca, sono controindicati nei


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cas1 1n cui l a fot·za del cuore non Ila bi$ognoodi eccitazione per l'ordinario funziona mento l'aumento della pr·es'Sione ar·· leriosa non può a meno di tener !'<i m gran conto, laddove sia,·i pericolo di apoplessia o quando si sospelli o si pos:<a con sicurezza diagnosticare l'ec:istenza di $neur ismi. l bagni 1Jebbono impiegarsi nei casi di insurtìcienza cardiaca con affievolilnento dei battiti e nelle malattie del rniocard io, le quali in seguito ad un trattamento con di ~itale hanno subito un peggioramento, od anche nei casi òi non ~rave insufficienza del rniocardio con leggera dilatazione.

C. F. WrLLlAM S.

- n 6.uorosooplo In mecllotna. ( The Lan<!et, lu-

:zlio 18991. L 'uso dei r agfo(i Roentgen può dirsi che sia stato fìno1·a limitato particolarmente all'esame chirurgico, per quanto i giornali abbiano ripo1·tato qualche caso in cui le all et·azioni di denc:i:à che si ver ificano nei tessuti, col progresso della malattia, hanno prodotto anche dei cambiamenti nella loro opacita. l movimenti del cuo1·e e dci polmoni, che int"'res!'ano tan to il medico. non sono s tati m olto dilucidat1 pe1· que;;ta via, giacché non vi è un processo schiagratìco anll· logo alla fotogralìa istantanea. L ' A . in questi due ultimi anni ha ~tudiato con gra nde succes!'O l'applitazioue di questa nuova arte all'esame clinico del tor ace ed l1a trovato che i fluidi, sia sangue che effusioni sier·ose, pos;.ep;l{ono un gr·ande potere di r esistenza al passaggio dei ra~gi; e che impiegacelo uno schermo fluoroscopico aperto e tracciando su que~ to le linee delle ombre, si possono ottener e la forma e l a posizione del cuore in sistole e in diastole, quella delle costole e quelle ciel diaframma nell'inspii·azione e nell'espi· razione. I differenti gr·adi di trasparenzA nei polmoni sono, e~li crede, dovuti ad un più o meno grande aumen to di sanllUe e non di aria, durAnte gli stadi di espansione e contrazione, giacché tali differenze non furon o osservate i n polmoni enuati e distaccali dal corpo. L'opacita presentata da porzioni di polmone in preda a tubercolizzazione pro.! .!ressiva n ei pr imissi mi stadi, mentre non era percetLibile alla per cussi one, era , secondo l' A ., indubbiamente da ascriver si piuttosto a congestione locale che alla infiltr a· zione. Egli riu scì coo questo mezzo a vedere e a tracciare


RIVISTA MEDICA l'e;:;ten~ io ne rli un'affezione Jlleurilica imper<'elli bile coi m P.tod i Mdinat·i, ed in un caso di pnPumo-idrotorare polé v ede re lo~ onde che seguivano il movimento del cuor e. Di m aggiore inter<'s!"e forse fu la ~ua dimostrazione di aneur ismi, che non ~o lo non er ano neanche sospettati, ma i clti !"inlomi erano anzi ~lal i err·onearnenle spiegati; e quindi la cum tntrnpt•esa era inutile, e in rptalche caso nnche conLr oinol i cala. Nella plent·ite la pr e>:enz.a d~l l" e~su d alo può spe<:.so es· ser veduto pt·it na che pos<>a del~ rminat·si \"On mezzi /hi ci o dopo che IJ111'sli abbu,.uo ressulo di pt·ovat·e la sun per ;;: tstenza , e lo ::;lesso può nvvc>ni•·e nPIIa polmonite anche dopo cb\• il paziente ~ia slHlO r ileuuto co nH· guarilo. Le ader enze ple'lriche in sé stc>::ose non sono \'i><.ibili col lhtot·oscol'io, mo posson venit·e i11dodnate per il consrl!uente r ef'lt•ingi mento dell e;;cur·sioni dinfra•nmalit:he. Gl t es--udali pt>rica r dici, le dilatazirm i e l ~ ipott•olie elci cuot·il f\CC(•mpAgnon ti certe fom1·~ rli an•·tnw, s0110 facil111e11lo vb-i bili com~ lo può essere l'enor me in;:.:T<~Ildlln t.> nlo dPI vPnlrlculo l'inr!'li"O nell"insnll'h:ienza aorlictl . E li nal rn en te, la con ~··!" tione pa;:si va e l'eclen1a de i polmoni i n m H la llie t•e •rnli, cardiaciH', d i mo-;trate dal fluur o>'cnpio, possor10 qualcl te volla dare l'oni~o di un per icolo di \' Ìla p t' i 111a inl'Ospettato. c . .f.

Contributo alla st oria clinica dell'endo· cardite uloerosa. m aligna - (De11Lsche.~ .l rch . .f. I.:/ in . .\led., !3d. lti. Hefl. 3 - -\ ).

W. Eusn:r:-l . -

Dallo ~ludio dt LO cn><i, I'Aulot'e lrae le seg1.1enli conclusioni r elaliQamerrle olia endor.11r d•Le u l cPro~a maltgna: anche in 'JUestn furmo nwrbos11 si può di"'illlguet·e un de<·orso ac11l0, subAeulo e t~ ronicr> Quflr~to più gravi si pr e,.entano i sintomi cereht•ali, Lo11to più rapidamente s... mbt·ll av vicinar ,:i l'esito let.alt•. Caraller i>'licll dell"andaHwnlo maligno di un processo endocilrdilico non c giù un comple'!l'O speciale Ji s in tomi Cal·diad, rnH piulto::lo un com ple,;sn di sir~ lomi genet•ali : anzitullo il drcorso dt'llfl ft.>hhre chl' è cnrallerizzAlO da no l Pvol i !"balzi di tempe J·atura, da un andomenlo quasi sempt·e atipico, e che può ta lvolta far !'ospettat·e un lif"o inve t•so. Se non !:i con~tatnrro allen'lZioni endoca 1·ditiche ne di allr·a natura che ,·algauo a da t· ra g iot1e della feiJbrt>, ci si de,,e ac·


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contentare della di agnosi di una seLlicem ia criplof(eneti ca. Dulia comparsa cii b r ividi siano essi tipici od err atici, non si può diagnosticare neppur e con approssimativa cet·Lezza, la presenza di ascessi melasta tici, nè di Sempl ici embolie che conducono alla foa·mazione d'infarti. La forma piemica della malattia può es!'-ere ammessa sollauto quMdo gli ascessi melastatici sono riconoscibili con altri cr iteri. La diagnosi della forma tifosa della endocardite ulcerosa maligna i:! ammi!:'sibil e solta nto nel caso in cui siano !>LHli esclusi gli elll'i pt·ocessi mot·bosi che possano der luogo ad uno ~lato tifoso.

E. T.

Contributo &Ilo studio delle &ft'ezlonl dell'&ppar&to resplr&torlo nell'Ueotifo. - (Denische med. Wocher1.~chr, 1890. N. 1:1 e 16).

A. FRAENKEL

t:a->i che si riuniscono sotto il nome nbbastanza confuso di pneumot{fo si devono diviJcr e nei ta·e s~·gu e nli gruppi d i malRttie : 1• Pneumoniti con .lecorso tifoso , le quali però non banno nul!a a (;!Je fare c011 un'infezione tifìca delrorganis mo. 2o CombinazionP. di un vero e proprio il e<~-ti fo con una pueumonite lobare prodotta da inf'e<:ione pueurnococc-iea. :!• Casi di tifo, in cui i sintomi infiammatori a carico del polmone sono m ollo probabilmente da altrJbui t•si all'azione di retta o all'azione concomitante dd bacilli del tifo. Per quanto rigua1•da i l primo gru ppo l 'espressione " tifoso '' non rend e punto il concetto di polmoniLe ~ a~te nica ». La somiglirmza col tifo (ad eccezione dci fenomeni da parte del sistema nervo!3o), dul'ante la r etrocessione dei sintomi pneumon ici, può dipendere dall'insor·genza di sintomi addomina li (meteorismo e dtarJ·eo) e dalla comparsa - in vea·llà molLo r or a - di un esantema r·oseoliforme. La diagnosi dilf·•renziale del tiro non si può sempre farP- con sicu rezza, poichi~ l'esito positi vo della diazoreazione non vale a stabilire l"csi~tenza del tifo e la r·eazion e negatava del V idal non é sulficiente per escluderlo. Se i n tali casi er a possibile l'e!'ame batteriologico dello sputo e del tessuto polmorJai'e, l'A. riuscì in lulli a constatare - meno, in fJUelli di origine g1·ippa leresi slell7.8 déi pneurnococchi.


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RIVISTA MEDI CA

casi della seconda categ or-ia (combinazione dell'ileo- tifo con una vera e pmpria infiammaziOne polmonare pr·odotla da i nfez·one pnenmococcica) non sono frequenti. La diagnosi é difficile: di deci si va importanza é l'esito po!;-itivo della reazio ne del Vi dal in forte diluzione del sier o (almeno t :50); l'e1'ame degli spt~~i è poco o fll! l la dimostrativo , poiché ~i ll·o·; ano commisti ad accumuli di secrezion e ri cchi di batteri nelle vie l'espiralol·ie super iori. Manca quasi sempre l'abbassamento c1·itico della temperatura. Per quanto ri g uarda finalm ente il terzo ~ruppo, si può dire con sicurezza clte l'esi stenza di un p neumotUo ne l senso antico, ossia quale esp1·essione e consel{uenza di i n vasi one primal'ia del tifobn(~ illo nel polmone, deve con!<iderarsi come n011 climostrat11. La pre~ enza dei baci lli del ti fo nei fo colar·i infiammalol'i lobfl!·i o sem phcf'm C'nte in quelli da i postasi polmonare é, secondo l'A.. di s econolaJ·ia importanza; egli crede cioè che detti bacilli giu ngano dal san ~ne nei focol ai giù esist enti in cui e~si potJ•ebbel'o favorir e una diffusione del pr ocesso infì ammatocio : tu ttavia non è esclusa la possibilità che i focolai lobulari sieno accidentalmente proYocali dal bacillo del tiro. In casi più rar·j il pneumotifo può a vet•e esito in indurazione e divenire qui ndi cau sa di asce!'iso, gan ~rena o tli br oncltiellnsia sacci fonn e. Final m ente il bacill o d el tifo può an ~ !1e condu1'1'e alla f(H'mazione di empiemi.

E. T . SAN SO~I. -

La tachlo&rdla d'origine grippale. -

(La se-

maine métl i ea fe, n . 45. 1fl09). Lo stu Jio degli slali morbosi consecutivi alla in) tuenza é bPn luug-i dall'e~sere compi uto, e i nfatti ogni nuova epidemia di q u •~s L'alfezio n e fornisce qualche fallo non anco r a osservato. Av endo i l Sansom avnto occasione di osservare da vicino tutte le epidemie g-t•ippali c he in questi ultimi l empi llanuo intìerito i n l nA"hillerra, ebbe campo di s tudiare i n m odo a~sai p1·eci so una forma pa1·Licolare di tac hicardia la quale sarebbe secondo il suo ptl r·er·e. una delle conseguenze più fl'equenli del grip epidemico. Questa tachicardia, che può essere continua o parossistica, semplice o accompagnala da a ltri fenom eni m orbosi , coin -


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ci1l e talvolta r.oi primi sintomi fèbbrili de il' inlluenw. ma spe;.:so non si manifesta elle al termine di alcune settimane o anchfl di parecchi mesi. Gli individui che ne sono affetti non pretientano O!'Jinariamente nulla di anormale, salvo un accele>amento piu o meno conside1·evole del polso (100-120 e persino :!00 battiti al mi outo): tuttavia alcuni infermi si lagnano di vari disturbi come palpitazioni, tremori, lipotimie. Si può, inoltre, osse1·vare qualche sintomo oculare che ricorda il mo1·bo di Ba;.:edow e accompagnato talvolta da una tumefazione del cnr!Jn xtricoide. Questi fenomeni i quali dimostrano che nella tachical'dia grippa le non si tratta di una lesione dei ~angli cardi8ci, ma d1 nn'all'ezione del sistema nervoso centrale, e che possono combina l'Si in va1·i modi- sono la reh·azion c della palpebra superio1·e vePso il margine orbilario, un tremito molto marcato delle due palpebre nell'alto di chiudere rzli occhi. il segno di Graefe (la palpebra superiore non segue i movimenti del bulbo ot:ulare in basso) e l 'eso ftalmo. Final mente il malato 6 as!ia lito spesso, or di11ariamente nella no tte, da crisi acute che il Sansom chiamu crisi pneumu[las triclte, e che consistono in gastralgia con nausee e diarr ea. sovente associa te a dispnea e ad un senso di d!:!bolezza car diaca. Qualche volta queste cri si s'accompagnano a cefalalgia o s1 alternano con ttccessi di emicrauifl. L'esame del cuore non rivela, per solito, nulla di anOI'· male, lasciando da parte la tar:hicarùia, e soltanto rarame11te ;.i può constatare l'esistenza ùi una dilatazione del ventricolo desli'O. In genernle, anche nei ca>Ji di tachicardia gTippale di lung a dul'ata. il cuo1·e è piuttosto piccolo e contratt o. La cura della taehicardia grippale é diffici le, considen111do che non si co no~ce alcun rimedio suscell1bile di moderare quesla specie di acceleramento dei m ovimenti del cuor·e. La digitale e l ulli gli altri rim edi cardiaci non esercitano, llt-condo le esperienze dell'A. alcuna azione sulla frequenza del polso di tali malati, e non pos,.ono esse1·e utili se non quando la tachicardia si accompagna a dilatazione del cuo1·e. In quanto a medicamenti non si può prescrive1'~ con un certo vanta ggio - e soltanto come tonico "'enerale - che il liquore del Fowler alla dose di 3- 5 .... "'O;c...' rir ,etute ll'e volte il giorno. I preparati mo.1·ziali, sono mal tollerati, come pure è mal tollerato l'alcool sotto qualsia::>i f01'ma. Nell e


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I<1Chicardie ~l'ippnli co11 sin tom i base lowiani, il Sansom ricorre alla lii'OJdOlPrapia, ma senza alcun risullato, Invece quando il corpo tiroide era dislintamente lumefuHo, l'A. rius~.;i a procut·are al mn lato un tnaoifesto sollievo con l'ap· plicazione di ghiaccio al la t•egione tiroidea. Il solo metodo di cura che il Sau!'>om tt·ovò efficace nella tacllicardia grif.>palt:l, consiste n ella gal vanizzazione dei pneumogastt·ici. A tale scopo si impi ~ga no delle cor r entt ai 2 a 4 mill. i on•plires, appliCHJH1o il polo posi tivo al la nuca, rnentre il polo n ~gaLivo è tenuto fra lo ster·no- mastoideo e l a cat•lilagine tiroide. In tal moùo si galvanizza ciascun pncumo- gasLri co per la durala eli sei minuti e si fanno tre St'dutc:> al ~iot·no. Questo metodo di cu ra deve e~sere contiuuato a l ungo, ri chiedeudosi spesso ('ar ecch i m esi per ottener un miglioramento sensibile. Finalmente la cu•·a sin tomatica della tHchicard ia gl'ippale dovrà sopl'atutlo mirat'e a co miJatlere l'insunnia e le ct·isi pneumo - ~wstrJclle. Contt·o l' iJJSOJIIIta basteni far ptt'nùer e la ~era, IWima. di andare a l etto, gr. 1,25 - 2 grammi di bromm·o di soilio con una car tina cunteJu•JJle gr. O,GO ùi cloral ornide e di dur·~ una secontla dose ug uale d i qurs to ultimo rimedi0 durunte la uotte, se l' insonnia per siste. Co ntro la Cl' i si pneumo-~..tastrica. l ' A. ollenne i mi ~li o t· i •·isulta li dalla sorntninil'>tr azione di g r. 0,50 di fenacetina con gl'. 0,06 di caJtt'clt'l'\ in ostia, e in una snla volta. Si r ipete questo rimedio dopo mezz'ora - un'ora, se la pri111a dose non ht~. tt·oncato l'accesso. Talvolta u11a dose di gr. J d'antipi1·ina pre~a in soluzione, agisce anche meglio della ft'nacetina.

E. T. A. I< RA~IER. - Bulla terapia. della nefrlte emorragica. (Centralulatt .fùr me(l. \l'isfen~ch., n. 37, 18!)!1).

In uJt c·aso di emorra gia l'enal e in cui sospettava l'esistenza di un earciJ IOJ• ta, l'A. ~on nninislrò il bleu di metilene ili dose di O, l tre volte al gionto, e consta tò, li n dal secondo giorn o um1 diminuzione e al terzo l 'assenza di sangue nelle orin e, e inol l1'e un lento mn ben manife;:to decremento di albumi na: del reslu in que!>lO caso non lt·atlavasi di carcinoma, ma d i una nefl'ite. In seguito a tale fa\'Ot'e"ole ri sultato, l'A. usò il bleu di rnetilene in pat·ecchi allrt r-as•, nellu slessa dose; e conslaLò re~o larm e11 te una l'<ìpbla ed assoluta scomparsa del


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sangue, come pur•e una diminuzione di albumina. :n nessun caso si ebber·o ad osservare azioni accessorie nocive. E assai probabile che il bleu di metilene abbia anche una importanza per la diagnosi differenziale tra la nefrite emorragica e il carcinoma, la tubercolosi, ~ cc. nei quali ultimi casi si farebbe assai attendere o mancherebbe del tutto un risul· Ialo favorevole. E. T. HousroN - OlsUte della. durata 4l tre auDi prodotta d&l baolllo del tifo. - (Brit. med. Journ, 199!), n. 1089). STRASSBUHGE R. EplcUdlmlte purulenta quale oomplloazlone del Ufo. - (Mun ch. med. W oehcnsehr. , n. 1, 1999, n. 1). Nel primo caso s i tratta di un infermo in cui non P.rano mai esistiti sintomi clinici del tifo: pero la reazione del Vidal era l'iuscita positiva. Che i bacilli de l lifo la cui presenza fu dimostrato nelle or ine fossero da considerarsi eziolol!icamente come l'unica causa della cistite, venne dimost•·alo dalr'esame: che, poi, non si tralta;;s e di unR pura fl !'ernplice baLleriuria p1·odotla dai bacilli nel tifo fu dimostrato dalla reazione del V id al che ebbe esito positivo. L'infezione gene rale non si svolse in questo caso perchè il paziente era poco sensibile, per cui si ebbe soltanto un'infezione con mi·:rorgllnis mi poco virulenti. Nel secondo caso si tratta di un giovane il quale tre set lima ne dopo l'inizio della convalescenza presentò tumefazione dell'epididimo destro, che venne a suppurazione dopo breve tempo. Nel pus furono riscontrati i bacilli del tifo . L'A. ricot·ùa a questo proposito che me 11tre le Ol'chiti e le epid1dimiti semplici non si osservano tanto t'a1·amente dopo il tifo, l'esito in s uppurazione é rariss imo. L'A. 11e l1a rac colto soli 8 casi nella letteratura. E. T.

PaeudoperlUfltte. ehenschr., 18!)9, n. 15).

H. NOT HNAGEL. -

( Wiener klin. Wo-

Già più volle si constatò negli isterici la comparsa di una per itonite acuta ditl'usa senza che esistesse la minima al· terazione anatomica nel peritoneo. Trattavasi evidentemente in questi casi di un semplice disturbo funzional e che spa· riva con la stessa rapidità con cui era insorto. Simile a questi é un caso che l'A. osservò n ella s ua clinica.


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L'infer mo er a un gio vane dì bar bier·e di 20 anni, i l cui nonno era alienato di mente, una sorella epilellica e l 'altm er·a alletta da ascesso cerebr ale. Questo soggetto eminentemente oeuropatico aveva presentato òue anni a Jd ìetro i m ani festi sintomi di una per·i tifli te. Av endo pt·ocednlo all'estirpazi one dell'appendice, non si potè con;:,tatare in essa né in tutta In r egione iliaca destt·a alcuna alter azione patoiOf!tCa. Al suo ingresso nell a clirHca dell'A. il paziente lng navasì Ji nuovo di dolor·i nell a r egione i leocecale; ma non v'er·a febbre nè vomito né JR min ima tumefazion e ; si conslnt!lva, invece squisi ta ipe re~ Lesia cutanea, e;>agrrazione dei rill essi e r eslrtngimento del campo visivo. Con una cura elett rica locale, si otLe11ut> un rapido mig lioram,•nto. Avuto r·if!uarJo a qua11to s i é dello dianzi, qui non è il caM di pensare al l'esistenza d t una per·itill ite anatomica, ma piuttosto ad una pseudoper·i tiflite iste ri co. E. T. A. N!::\\'SHOL~1E.

-La cllarrea epldemloa. -

(T/te Lancet,

2 dice m l.n·e l S!!!l).

ì·: clubbìn se quel'ta m alattia sia sPmprc prnolo lta clnl '•aci/lns enr,.ritlitis .~porOftenes di Ki (~ Ìil: ad og-n i modo e~s a è soUoposla sempre alle segue n li con.liziont : 1.0 La diarrea epìde111ica '\ pt·ìncìpalmente una mnlattia della vihl di città. 2• E~sn. com e ma lalti11 morl alt> , è lo t11<1la l tia dell'arli giarlCI, e nnco r·a piu delle inlime da,.si l nvor ·r~ tr·i ci. :Jo L e cillà che hnn11o odolll'ltO il sil' lema di l'ognlllu t·a ad acq un cntT ente hanno, di t·rgola . mollo rne110 diar't·f'a di < JU~IIe cile si servono d t altri m t~ lod i per rltlluovet·e g li escrementi . 4° L e eiltà cile han no un s istema oli ~pazznl ura più per·f'ella ~ono Alfellr> nwno dulia drAr rea e1ndPmic·H. 5° L'i ull nenzll dr·l suolo é C(),.;u a~sodnll1. (Juando le nhilHziouì di Ult lungo h1111110 le lnt'CJ fnn · dnmenta sulla r otei;) f\olida, C'On p0co o pu11 Lo mnl eriole ~ciol to sopra di questa, la m nrlal ilà 1w r diarr·r'a è bas~a . mal g rado rtln Ile altt·e co11d izio11 i ~ fil vor evolì, e ma lg raùn l'tun bi en l t> . l)'al lra put·te un soltosuolo di mnler iA io non compatto {• all" aJ elevm·e la mor·tnl ilà p·~ r cl iarr.·a. H0 Da le due città in condiziOni sociAl i e sn uilArie eguAli, la lor n r elativu mol'lal ilù J>èr tlrar·r·ca é propMz ro nal ~ all'altezza della tem pera tura ed alla mancanzn dì piog:..ria di ciascunA città, e spec ial mente alla l t•m per·atura ed alla cadula delle piop;Ke ncll'uiLimo quat•Lo d.;l l'aniiO. A.M.


RIVISTA lH NEVROPATOLOGIA

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L'epUesd& •oiente ed U •utoldlo lmpuldvo •olente . - {Journal de métlect ne et de chirtt rgie,

0UCOST E.

dicembr e 18!>9). Si am mette generalm Pnte che quello che cal'allerizza meglio l'epilessia è la mancanza di coscienza dUI'ante l'ucce::;so "' l'amnesia dopo di esso. Il doll. M. Ducor::te ha però riunito in un suo recente lavoro molli fatti, i quali dimnstr·erebùero che la della alfer mazione t: troppo assoluta. Egl i cita osservazioni d'impulsioni n ettamente e pi loltic:he, in eu i la coscienza si (• manll'nuta durante la cr isi e nelle quali la revivi ~cenza di 11uesta crisi avveniva con unu l ucidi!~, con una for za assolutamente no!'mAi i . A questa forma egli dà il nome di epilessia scienle e amnesica in opposizione all'epiles~ia p1•iva di coscienza cd amnes1ci1 che abitualmente si osserva. T ra le accennate osser vazioni ve ne sono al cune cl 1e si 1·iferi,;:cooo ad una forma del tutto s1wciale d'epilessia: il suiciJio i mpulsi v o sciente. Eeco come si osse1'ver cbbe in simili casi. Senza prodromi di alcuna sorta, o dopo un'aur a vari1:1bile, durante le sue occupazioni, il soggetto é preso impr·ovvi~a­ m ~>n te da una violenta impulsione a suicidorsi . La cri si r e!'ta sciente; il so~~etlo vi l'esiste più o meno: non é accompagnata da augo~cia; ciUI'a un l l'mpo variobile; scompare altr·eltanto br uscameule qur111to é sorta; Jnscia geueralm P.nle dop•• di sé, e mom l'H l.au ea m~>J J (e, una stanchezza cer ebrale. e lnlvol ta fisica, esplicantesi con dirticollù a r iprender e l e sue occupa7.ioni, cou mali di testa, con i nclehnltm ento dell'acutezza dei seusi speciali . L a m emo ria tìss» qut-ste crisi in una rnnniei'B nella e duratur·a. Nel IOI'O Intervallo, l'impulsione indebolita non si manifesta. Questi access1 di suicidio, come si potrebbe chia1nal'li, ricompaiono periodicamente alla stesl"a guisa deo-li acces!"i ordinari, e, ciò che li caratterizza bene, J•Ossono ~s;:;ere so~tituit.i da ~li attacchi convulsivi or LI JllOrJi. 4


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RIVISTA DI ::\EVBOPATOLOGI A

I n questa forma da epilessia il bromul'o nun ha che una meglio il trattamento igienico e preventi vo. Ma da questo studio sovratutLo si deduce una concl usione medico- legale importante. l n fatti dall'aua·a fino alltJ grandi convul1<ioni, passando pe1· i distu r bi psichici e per l e impu lsioni, l'epilessi a pu6 r estar e scien te ed amnesica. B. debol~ azione. Pare invece che cor risponda

CASKEY. -

ooal. -

L' origine to••lo& dt certe nevro•l e pal(J1edical Reeord , 30 settembre 1890).

L'impor tanza dei v aa-ii ;:;tati Lox1emic.:i nell'etiologia delle malattie ner vose attr ae semp1·e più r attenzione d~gli studiosi di quest' argomento. il cui scopo è di determinare le cause, in r apporto allo natur a e a l tr attamento delle ma lattie. Paa·e assodato che molle for me nervose sieno immediatamente prodot te da Loxine di specie diverse or iginanti abbondantemente nel tubo gastr o-intestinnle e nel pr ocesso m etabolico dell'organ ismo; ma l a lor o mani festazione cliui ca dipende al ta·ettanto da tendenze nevr opatiche bt·edilar ie o acquisite e dall'am bien te, quanto dal car-attere specifico dei veleni. La conoscenza dell' azione fisiol ogica delle va•·ie toxine è della massima importanza, ed è da rimpi anger e che 1· isol amento, l a ad entifìcazione e gli stuJ i sperimentali al r ig uardo, si eno allo stato auuale delle nostr e co noscenze, o i mpossibili o r esi di llica lissimi da metodi faticosi e compl icali. Pel momento bisogna dunque ~t.udiare le manifestazioni di cal'alter~ generale, c he per quanto non specifiche, sono però molto evuknti. L e ver·ligini, l e so fferenze genea·all, . i frequenti dolori di capo, le legg~ r-e febba·i irregolari e i periodi di estr emo esaurimento, eh·~ vdn no e v engono senr.a una causa a p prezza bile, sono l utti sintomi che stAnno aJ incti care molto chiar amente uno stato dì autoinlossicazionP, benchò questi ed altri, aù eccezione f'01·se dell' ullimo men to,·ato, po,.san essea· dovuti a cause divet·se. Se per·6 lo studiò u lteriore del soggetto conduce ad escludere una mAlattia or :.ranica o di caratter e isterico, la pO!<si bil ilà di un'Migini' toxi1~ diventa una probabililà da esser pr·e~a in seria consider azione, senza contare ch'essa può anche ri g uardarsi come un possi bi le fattor e complicante m olti casi di •oalatlie Or~Xaniche, delle quali modifica marcatamente il quadr·o cl inico.


RIVl~T A Df NEVROPATOLOGIA

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L'autore ha visto grandi migliot'amenli in molte malattie or ganiche incurabili colla rimozione della toxiemia complicante. Le prove dell' autoinfezione sono da ricercarsi nelle orine, nel contenuto dello s tomaco, nelle feci, nel sangue. Nell'orina il pr·ocesso più dimostrali vo è l'estimazione dei sol fa ti aromatici. Nello stato normale di salute un decimo di lutti i solfati contenuti m•llfl orine è combinRto con prin · cipi aromatici per· lo piu cii origiue ioleslinale. Quando ques ta pro porzione è grandemente aume:ttala, è indizio di un corr ispondente aumento di pulrefazione intestinale e di conseguente a ssorbim ento. La presenza di una quantità con ~ide­ r evole di indicano , l'rlnolo e indolo ha lo stes~o si~nifkalo, ma può anche avvenire di lrovar·e una eccessi va quantita di sol fati aromatici, pure e ssendo in proporzioni fi s iologiche i sopra nominali principi aromatici combinali con altri di carA ttere sconosciuto. La pre!"enza di a cetone o zucchero indica l'esis tenza nel sangue di materiali toxici. Lo stesso dicasi per ciò che riguarda la reAzione di Gerhard, la quale in di~; a la pr eesislenza nell'Rog ne di una sostanza morbi gena rasso mig liante, in alcuna delle sue r·eazioni, all'acido cliacelico . ma che negli esperimenti di laboratorio falli dall'A. non è appar"'a cog li stessi caratteri. Non vi ha dubbio però che queste dìrnoslrazioni dì prodotti infettivi nelle orine ha nno un valor•e rala tivo. Si s a che vi sono alcune sostanze toxiche nel sangue le quali non si combinano coi solfati delle orine e che non possono esser dimo~trate da oes,.un metodo chimico conosdulo. Nei casi dunque in cui si sospetta la texiernia e la uroscopia da r isultati negativi, l' esame Jei contenuti dello stomaco e del trallo intestina le può fornire una luce mag~norP. Ne:.:tli int"lstini la pr·esenza di unn ~ran quantità di pa rassiti , di protozoi e di colonie di bateri, danno una sufficien te p-ara nzia per a sseg-nare A questo stato di cose un impor·~ante valore pato,genicc. È opinione di molti com pet.enli osser·vatori che la magJZior parte di questi orgauismi segreghino veleni deleteri pel corpo umano. Sebbene questa opinio ne r iposi del tutto su principii scientifkì, vi son o Altri veleni, specialmente fra quelli compresi nel gt'u ppo a romatico, la cui esatta natura chimica ci é ancot•a sconosciuta. Allo rq uando si abbia sospetto di autointossicazione e l'ol:!ame delle orine abbia dato resultati negativi, anche se non esistono ~i ntomi subìettivi da parte dal tubo g astt'o-ì ntestinale,


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGlA

il contenuto dello stomaco deve sempr e esser e esa m inal o. Quando PS!'i siano leggeri e d'antica data, i pazienti negano la loJ'O e!'istenza, mentr·e l 'esame diretto può t•ivelare da t i mollo impor tanti. I n un caso r 1ferito dal dotto r H . N. Newman in cu i ' esisteva pllraplegiu transitoria ed uno slalo LPtan ico g•• IHJ• 1'8.le fu Jimostr nto esser e questi fAtti in dipt<1Hie11zn d i tal i oscure condizioni intestinali, l a cui rimozione deter·minò prontamente la l or o scomJ.Iarsa. In un al tro caso r i fe1·ilo dal dottor C. L. Ames, una (JSicosi cronica fu dimostr ala dipenden te dallo ste:::;so stato toxiemico dell'inteslino ed un ll·altamenlu appropriato fu rapidamente ~e g-uito da uno straor dinar io m i~li o ram e n lo . I n questo caso i solfati aromatici erano molto aumentati, il fP-nolo e l'indulo essendo i principii aromatici dominanti; ma vi era anche ga!>lrectusia c0n insufficienza motrice dello stomaco e circa txO c.c. d• cap11t morlum si tJ·ovavano ogni mattinA 11ello stomll1·o digiuno. Un fenomeno interessanti' in questo ca;::o era l'~>sis tenza 1i i una g J•amlc quHntitò eli acetone nel l"or111a e una forte reazione di Gherar·dt coincideva cnn un acuta esacer•bazione dei Slll · toroi . Per fJHBnlo concerne l'esame dPI snngue, la r·ict:rca direllu delle toxine, allo stato pJ•ese nl e delle nostt·e cngnizioni, è assolu tamente impraticabi le. D'ull ronde vi ;::ono twclle delle altre difficolta cliniche per ques tn es11 me. Il piu che si pos«a fare aLlualmente é di stud1at·e ri!'trJiop-ia dt•l snngue che noi sappiamo ei'se•·e materialmen te tnoditkn to da certe loxin ~ contenu te nei Ouid1 circolanti. Una marr·ata lecuocilos• con modificazione nella forma ~ nella mi;::ura dei gll•bul i ros;;.i è forse l'alterazion e più itn pOI'tanle da notArsi e, pt•r quanto non sia di Ul l caral ter• · aff11tlo disti ntivo, aiuta nondinteiiO a comp\ Ptar~> il qundro cli11ico e quindi qu.•sta pn1tica no 11 \'a trascura ta nei casi osc111'i. Una r•'azioue febbrile può osser vai'Si 111 alcuni casi di autoin feziOlll', e la sull pr·escnza od assenza è p rnbt~biltnente dip,.ndente dal fatto che le loxine ci rcola nti »~is.::ono più o m eno snprfl i centr·i tet·mngemi. In un ca!'O di psicosi d i origin H inte!'IJJtale, t·ec•>nleuwnte l'iferilo dal ùollor Beyer s, fu trovata per parecchie settimane un' eil!vaziono di lemp er~;~ ­ tu ra d!l mezzo ad un f(rad o. I n un ailT'O caso de Ila d UI'Ht.a di parc~ccl 1i m ~si. vedt: lo r ecenteme11te dall'A. in u11 co11:::ullo col dottor Re )· no lù~, J'elevazio11e lPrtnif'a. era da un grado a due.


RIVISTA DI NEV.ROPATOLOGIA.

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Sembra dunque molto probabile che indirettamente questi processi auto- infettivi possano condurr e a certe altera:.dooi or~11niche del sistema nervoso, che più tardi finiscono nella categoria delle malattie organiche del cervello. Tale processo non è di dirficile spiegazion~ in ' ruanto che le allerazioni vat:colari che indubbiamente dipendono dai processi toxici, possono dare origine ad a lterazioni nutritive e più tardi infiammatorie od anche neoplastiche. Molti casi, che clinicament~ avvaloravano queste vedute, sono caduti sotto la s ua osservazione ; fra gli altri uno in cui l"ecces~ivo stato toxianico cronico condusse più tardi ad un pac himeoingite. Le dimostrazioni ch'egli hR r accolto sembrano parlal'e in modo mollo concludente nel senso che toxioe tli varia origine possano produrre e producano r ealmente molte nevrosi e ps1cosi. 11 che induce in lui peofonda convinzione che se saranno piti largamente studiate, si aumentera la lista di 'juelle m a.laltie, che troveranno nelle cause sopra descritte una plausibile spiegazione. E!Zli desidera in conclusione di riaffermare un principio c lac ha s pesso ripetuto e che un tempo !JOteva parere un cnntrosens o: che cioè le condizioni toxiemiche, le quali possono es!'ere indirettamente il risultato di malattie nervose, possono al tempo stesso esserne le causa. Questa é semplicemente un'altra illustrazione del cosi detto circolo vizioso, 11el quale oglli si aggira la patologia. Esso l'ende semp1·e più co mplessi questi problemi chimici e rende necessario pei medici lo stare costantemente in ,:ruardia nel fo1·mulare conclusioni, che si riferiscono alla patologia di un dalo caso.

c• .r L' ulcera rotonda. dello •tomaoo nel •uol rapporti oon l'l•terbmo. - (La semaine médicale, n. 48. L899).

GILLES DE LA TOURETTE. -

L'A . prende occasione da un ca so clinico, che presenta ai s uoi alievi nell'ospedale di Saint-Antoine, per dimosll'are come l'ulcera rotonda dello stoma co soveute sia tributaria dell'isterismo e come da questa nozione etiologico possano derivare importanti consid~raziooi pratiehe circa la terapia. Si tratta di una giovanetta, di 17 anni, di origine nervosa, che antecedentemente ha sempre goduto buona salute e che


JUVHìTA DI N.JWROPATOLOGlA

mai ha provato disturbi ri spetto allo stomaco fìno a quaudo,

a vendo involontariamente assistito ed un di"'gt·aziato acci· dente, all' tmpro vvi ~o è colla da fol't~ ematemesi, r ipetutasi dopo 20 gioru i ancora più abbondanlementr.. D'allora in poi le funzi oni diger enti si sono alter ate; vivi dolori gastralgid colpiscono l'infer ma in seguito all'mgestione degli alimenti, che ben ptt>sto sono vomitalt; il dt>pe>rimentn è notevo le. ConlP mpor aneamente a q u e~ti disturbi insoq!ono allucchi di sonuo, i qu&li si deterrn i11ano specialmente quando il sogg-etto fissa con attenzione un OJ.(;:~tto situato ni• IUlHlto in a lto. Pre"'enla l t> slitnate inneg11bil i tlell 'i~Le t·i,.mo co11 qnrsla parlicolat·ità, che si 110ta nn dermogt'Riìsmn m ollo accc~: Luat o e f1•equrnti Rtlacd1 i di eùt>ma bleu nevr opalico. L~:~ diagnosi di ulcera t'oln11da dello stomaco in individuo ister ico 11011 nm mettc discussione. L'A. però fa ril e\"llre rome tra l e tanle rn uf;e invocate per sp i~·:.:are f!Ue8ta malaLLio si è tr·ascur<~to tli ri t;ord tH'e appnoto l'i;;t~·ri!:'mo, che é molto frequente e che con le recenti nozioni acqui state circa i di · sturbi trofìci ud es"'o lt-gali rermelle d'iolerpr·etar e la eYOIU· zio ne dell' ul c~!ra r otc1nda dello stomaco, donùe l a ter·a pP.utica trar·rs utili i ndicazion i . E gli rifet·i"-ce eh~:: da una inch ie"'ta l'Atta sui cAsi di ulcerA ro tonda del lo stomaco, ri cover·ati in H ospPdali di Parigi in un dato tempn (dAl 15 maezo al 15 Rpri le 1891), ha tr ovato che sopr a 1-ì0:3 sol(gt>tli si scHto a vuti 18 individui (13 donne e 5 uotn irti), nei quali i capi-set• vizio avevano dingnuslic.:atfl que'!<la maluLlio; cl te di q11c~Li 18 tndtvirlui un terzo erano jslf!l'ici. Dunque ;.i può affermAI·e che l 'ister ismo occupa il pri nn o ran go t rs i l'a tiot·i dell'ulren1 r otnnda . Le uozion i anatomiche co r t·nbor·an o q ue Ile etitdo~iche . l nfulli og-l!i é r i;;ap uto che nell' i ;;tcri!:'mo pol"sono aver si distu rbi l roric:i l ocalizzal i ad un terri tor io cutanee•, ad un visce•·e (p. e. i l polmoJH'), e tante \'Oile multipli; distul'lli trofici, che l' A. nel suo trstlato sull'isteria ha raggru ppAti sotto il nome di diatesi oa:wmotrice. Or bene l'emate111e;;i c!i natura istel'ica r appr •'senlt!t·ehbe il punto dt pat'Lt'nzn per la evoluzione dell'ulcera mt.-mda dello stomaco, potendo des>:a ave r determinalo una >'oluzione di cooti nui ti1 ndl'epilelio J c proteztone de lla muco:;a gnstt·ica t' cns ì aver·e apet·ta In ,.,a all'aztone el et:iva del succo gAstrico. Questo fatto ò sufticiente a dal' l uogo alla pr·oduz1011e d'unn leSÌ')Ile pet·rnanente sotto l'infl uenza di que sto suc;co, mH>:Sirne se lu emorragia


RIVIS TA :01 N EVR OPATOLOG L\.

si ripete, come é s u ccesso n el caso cl inico presentato. Arrogi poi r.he, come in q uesto si sono ri sconL:·ati d isturbi lrofìcr cutanei (rappr ese n tati dal der·mogratìsmo accentualo e dall'edema bleu), p ossono anche aver·si avuto disturbi tro· fici nella slesM mucos a ~as t ri ca, do vuti alla " te~sa causa ; donde il suo cattivo stato. Si hanno quinòi tulli gl i etern An ti vale,•oli a ~piegare la cos tituzione dell'ulcera r otonda; e cio•\ traumetismo •iella m u c osa l!fistrica per emorru:::-ia r•ipAtuta;:i , sconli11uità sanguina n t e e ~'.at.li v o Rtato della ste,.sa pel fatto del proces;oo morboso, la cui tentlenzA i· es.,enzialmenle ulcerosa. Dunque può b eo d ir•si ehe l'u ker·a r-otonda dell o stomaco è una conseguenza di r ella del ln diatesi vasomolr ice propria dell'isteri smo, diatesi, le cui m An ifE-stazioni multiple e simultanPe non mancano m t~ i in t r1tti gl'i steri ci. Si potr·ebbe Clppone c he negl' isler·i ci ::::i ha iper clor idia e che questa potrebbe r·apprel'<eu tar·e il C'oadr uvante necessHio nella fo rmazi one dell'ulcer·a. Secondo l' A., i fotti non con l'er ma no l'ipotesi, gracchi') le analisi finora fatte del succn gastrico degli isterici con mAuife::::tazioni gnstriche dimos trano elle questo o é chimicamente normale, o poco allo::rato, ma ~iamma i pr•esenlA iper cl oridia (Sollier, Parm entier , Gille de la Toure ll~. Soupuult) . L e applicazioni pra tiche, c he der ivano da questa nozione eliolo~icn. son0 importanti. In un is terico, che soiTre di stomaco, che vomit.R ed ha ematemesi, bisognarli pensare alla possrbi lita delt'ulcer·a r otonda d•· llo stomaco in via di evoluzione, e quindi, oltre al tr attamento IOI'al e. dovra av~r·si princ•palmeote di m ira quello general e, che è di natu r a psrc.:h ica. Solo cosi potrà spiAgil rsi un'azione benefica sulla localizzazione del pr ocesso vaso rn otore, impedendo lo ::::viluppo dell'ulcerazione, se si é a pi'Ìnci pio; mettendo questa in cond izione di guarire, se é g ià sv il uppata . L' A . conft1rma questo asserto con un caso clinico, occorso appunto nella sua clinica privata.

c. q. O. D AMSC H e A. CRA~I ER . - Oatalea•la e pdooat nell'Utero. - (Ce ntralblatt .fur meri. Wissen~Scltaft .. n. 4i , 188!1). Benclrè si siano gié constatati in ogni cal'<O di afTC'Zione morbosa accompagnata da i Llero alcuni sin tomi dA par·te del sislema nervoso, come depressione psichica, verti gi ni, polso


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IH Y I :-T A DI XEVRO PA TO LOG I A

lenlo ecc, tu ttavia é soltanto nelle piu g r avi affezioui epatiche, •ruale, ad. esempio. l'al.!' Ofìa g iallo-acuta che si osser var ono sm tomi più i rnpon e11 li, come ~o n110 l e nza, co mt~, delirio, sl11li di ecci tazione. Più di r ado si ebbe a;:;sociazione di sintom i cer·ehrali e di psicosi d ir t> l le cnn le mnlattie del fegato. Qut>sla formarli auto mtossicazio ne si mani fe;:;ta, secondo l e os!;er va zirJni dell'A. solto tre forme: l • Sintomi ca talettici nell'il ter o henig110 ch'll'111f1:1 nzia . z· Stati 1111111iaci, di disorrl111 e f!i'\icldco con eccitazio ne nell'n trofì 11 ac uta del f<·ga•o. :lf Com plicazioni flt• l1' 1Lk r o con vere e proprre psicosr . 1:: sopratu tlo l'itter·o epidemico dell'i nfanzia - più di rado lo ;;por adico - c he sembra favor ire la di;:;posizio ne ai ~ in­ tomi ca talettic i. For se '-'Ì t r·atta . in questi c11si. el i una intossicazione ~pec,rica (azione specirìca dei balt.er i :;ull e cellule epati•·h.-).

E. T . Contributo &11& oono•oent:& delle aUeraslonl ooularl nella •olero•l a plaoohe. - (A rch. ( ii.r P 8ffCh. H liti Neroe nk rank/,, , 2!) Bd .).

A . U io ii EH!'; . -

L'A . d~l"Cl'!Ve LI cnsi di ncler osi m ultipla che fu r ono osser·vati ed esami nal i pPr par ecchi anni . Uno di q uel"ti casi v erm e all'autopl"la e si ebbe il !"eguenle i m po r Lan ti ~s im o J't> pel'lo: le e,.lese all<.'J'IlZJIIni atrofìche trovate in n mbi i ner vi otllci dipendevano i n pfl ele da uo pr imar io [Woces>:o attivo proli fer·an Le di ele1nP n l i COJlllelli vi degli iu te 1·~ti z i e del hi t un i ca i nl e1•na del uet·vo otli ('o, ma i n pa rl~ !;i Lr·a tlava della forma anulom ica di u ua !'em pl ice tlege1wrazioue g1·ig-ia. L e alter azioni dei va.::i (i rlfiltr·azinn e pn1·vicellular e delle par eti e dei din lOr'lll) par eva 11 0 11 duvel"l"P r o riftwir s1 ad esito del pr ocesso mnr bos<J. Non e,.;i,.teva un ra pporto l r a il r eperto of'tu l moscopico (pallore della mela tem por ale) e l e al ter azionr an Atomiche del tr onco dei nervi ottici per· la rnanca nza della degener azione seconda 1·ia di scendente: gli strati de lla l'Alina eran o illesi . Degli 11 l".l'lsi. tre pr P!"t>nlHva no r eper to ol'tal moscopico normale, benché Psist,.;;;;:;er o dii'\lurbi vil"ivi, se1 1wesentavano una in com pletA drcolorazi nne aLr olicn della pa pi lla, p1•i ncipll l meote deIla pa r·ete esterua : ci n qll'~ p1·e"enta v H no un a parziale decolor azioue atr ofi ca della metà tempor•nle, quutlr o dei quali


RIVISTA DI :-IEVROPATOLOGIA

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umlaterale. Si trovò tre volte neur ite ottica, in un caso un1· latet·al t : in nessun caso si constatò una beu manifesta att·ofia del nervo ottico. Sette volle si riscontrò c linicamente l'esistenza di uno scotoma c entrale con campo visivo per iferico normale: una volta invece s i ve1•ificò l'esiste nza d ella sco torna centrale con limitazione del campo visivo pe1·if<lrico. Due volle si constatò una limitazione i t'regolare dello s tesl>O C. V.; ma non si con s ta(ò mai una limitnzione regolare fu n· zionale e concentrica. L 'ambliopia insor ;;e , nella maggior parte dei casi, a poco a poco; in un pt! t·iorlo in cui già esi· st~>va no gli allri sintomi dell'affezione ; poscia sopravvenn ero oscil lazioni di intensità, spec1almente nel campo dei disturbi della sensibilità cromatica. Quasi sempr e or·ano a ffetti en · trambi g li occhi : o r a contempor·aneame nte , 01'8 l'uno dopo l'altro. Ne t muscoli oculari predominarono stati paretici e incomplete paralisi parziali: f(uattro volle si ebbe paresi dell'oculomotore, due volte dell'abducente, tre volte una pRresi dei mo•nme nti oculari associali. In tre casi v'c...r a diplopia: in nessun caso si verificò una ben manifesta oftalmoplegia e;;terna. Il nistagmo s i verificò in 6 casi; in 9 casi si ebbero cuntraziooi nisl~ p;mi che. L e pupille, all'infuori di una l ep;~i era ed incostante diniwenza di diameti·o, e di una tarda reazione, non presentavano nulla di s pecial e : soltanto in un caso es i· steva un n otevole impedimr>nt0 alla reazione lumino;;a in un occhio, e nell'allro una completa dilatazioni' nello s timolo della luce. E. T. \\'. voN Becan:aew. -

Otroa 1 dlaturbt del rloambto materiale nella neuraatemla. - (Centralulatt jur med. Wi.ssensch. , n. 38, 1899).

L'A. confe rma, con os;;el'vazioni falle nel laboratorio di di P ohl , ~he in tutti i casi di neuras temia , pr·i11cipa lmente nelle forme g ravi, una di minuzione più o meno considerevole di urea ecJ uo aumento di acido urico. Il ra pporto tra la lo· talit.a dell'azoto dell'urina e la quantità di azoto dell'ul·ea di· mos tr·ò una n o tevole diminuzione d'jntensilà d i os sidazione dell'azoto. J l r apporto della quantità di acido urico e dell'a cido fosforrco (in fo r ma di sale l.Jisodieo), accertò l'esistenza di un certo grado di diatesi urico.

'


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Il! VISTA DI :1:\ l':VllOPA 'l'O LOOIA

Il rappor to ll'a l'azoto totale nell'urina o la quanti tà di acido et·a aumentala, come pu r e talvoll1:1 i l rapporto tra l'acido fosfori co total "' e la rtuantita dP.II'aciclo fo sfof:l iceri co. Tu tti questi disturbi nel meccanismo del ri ca mbio molCJ'ial e hanno m nllo pr obabilluerlle la lor o OJ'igine nel tubo intesli nale. E T. fo;: fo~l i cerico

\ V.

M O JIS A ~I . Contributo a.Ua. oura merourlale della solerosl multipla.. -(Centra/1,/att fiir medie. l \ 'ù~.w·n-~eh. ,

11 . 37

o

18!1!))

Pe1· i fr·equenli fd i ntimi rapporti tr'A le afl'ezion i rlel sistema :'let·vosn e la s::ifili<le, pa rv ~ logico di intrapt•endt::r·e la cura mer cur iale tHtclre nella s::clcr osi multipla: inoltl'e si consta tò che, and1e nei casi i n cui la sifil id•~ era est:l usa con sicur ezzA. il merc<Jrio Pser citò una favor evole influenza sui sinto mi dellu scl er osi mult ipl 11, i l quale ratto m·a gia stato segna· lat<> dal Marsclt ner e da altl'i in al tr e malnttie del !'listema net'VO!'IO. Di 'IO ca;:i trallALi col m et·curro, 4 mostr arono u11 nntevole mi ~li ora m en to di tutti i ;:intom i , 4, un mig lioramento ùi akuni, 2 nessun mi~ l i oramenlo . Colla ~ LPSSa cura m i !.!'lior·arono pure 1 ~-J cefclla lg ie, la vertigi nP., la delt•oll'zzn e ) f) >'LALO f!ener Aie.

E. T. G . :--;Ar.Er.. -

Sull' importanza dell'esame oculare e ape· ohlmente del reperto ofta.lmo1ooploo nella diagnosi preoooe della. solerosl multipla. - (Cenlralblutt fii r m edi..:in . Wi~,;enseh., n. :18, IR9U).

L'A . d<·~cl'ive due casi di !'!Cierosi mu l tipla da cui è r C!':H fonda rn<' ntnlc i mp or La nza dPI r·~pe rlo oflal roosco· pieo (pallor e della parte temporale della paprlla) nella diAg nosi pr·ecoce delln snddPLla affe:z.ion e. Per ò si l'icbiPde molto esereizio per distinguer e in modo 11 0 11 dubbio la color azione bianca. vale a dn·e alrofi t~a, della m f là temporale ddlu p»pilla dalla colol'azione bil'!nca fì!>i olotrica eire questa stessa m eLù oll'r ·~ oll'esam~. Anche un pa llore unilateral e dt>l la pRpilla con minimo dJs Lu,·bo do l in l'unzio n.,. v i »i "a Jeve destar e il sospetto di una scler·osi a placche quando sia es c lu~ a un't~mblr opla to"'si ca: e vi d ~ nl e la


RIVISTA CHlRVRGICA

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in ogni modo :Jues~o sospetto desl<'lto cl al r·e perlo o rta Imologico occorre sia p o i confer·mato dall't!same del sist ema nervoso. Non di rado si trovano anche altri sintomi oculari caratteristici della sclerosi multipla : nel secondo caso descritto dall' A. esisteva una manife»la di!'cordanza fra il distucbo vtsivo e il repurto oftalmo!'copico, inoltre erano associt~ lc un» limitazione del cam po visivo a sinistra ed un'oftalmopl egia interna a destra. Devet>i notare an co t·a che sono mol to im portanti per· la diagnosi la comparsa del n r" tagmo e il tem· poraneo mi~lioramenlo dei sintomi <•culari dopo il rip oso, per r emissione s pontarwa del quudro mot·boso.

E. T.

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RIVISTA CHIRURGICA

.... _

VtRF.VE:Aux.- DegU •fondamenti tr&nmatlol della o&vltà oottloldea. - (Jou r nal de m edet•ùte el rli• chirur,r;i e, dtc••mbr e 18!)!)). Lo sfondamento della CAvità cotiloidon è u1 ul lesinne l'i li'H

ma ·' snpr a.tullo unn lesiot• e alla quale no n si pensa e che pù1"Sn innvveJ'Iita, siu che il lr'aumatismo che l'ha prndolln abbia cng-iona to In m or·tP. in consegueu:w delle les toui itnl''•rlHnli del bnciu o, sia c he ill!·aumntisJIIO e~seudo slntn 1'"~' 0 untevolc, il mnlalo sia stato cumto per una sem plice contusione dell'anca. Il rl ol t. Vit·c vr fiUX ha sLuùtalo soprntullo quest'ultimn punto che e interessante dnl lnlo pratico. pt>l'!:ltè se questa cornplico zione non m odifi co mollo il lmtlamenlo della frattura del femore, non è iudilfo>r en te snpere quan do non si ri scontra che una contul;ione, se esista nello stesso tempo uno sfondamento della cavita co tiloidea. Stando alle e::perienze fatte dal Vir·eveuux e da altri ot>sE>r·· vaLori, il fondo della cavità cotil o ide a può e::-ser·e f'rallura lo sia per caduta sui dur:l i schi (Féré), sia in seguito ad un


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RIVIST·A CRLRURGICA

lr·numatismo r·iportnto sul sncr•o (F1:·ré e PerrocheL), sia in seg- uito a caduta sopr a u n solo ischin (\Valller), sia per· un irlllnnatismo ripor·talo sul pube, ~in per colpo rl'at·ma da fuoco (Fr·eza1·J), sin per cmlutn sui pi edi o sulle ginocchia (Ku~mi n, A r eil za), sia i11fine pet· caduta o lraumalis mo ;:ul gr~t~Hi e tr·ocn n t.e r e. A ,-venuto r accidente in delle condizioni , si risco11tr a c he il ferilo pt·esen tn un Hccorcimnenlo poco uolevol e o nullo, In t•o tazione del t•ietlf\ irtfuor r, d r adùl'izzamento fnc iiP del piede ed il suo t·rtnr no lc11t0 alln posizione vizio;:a, l'nn l'ossihil i là dei mOYimenlr, la crr•pitazione e l'apJ'iRIItllllento ciPIIa r·cgi rllle Lrocnn ter·ica . Ma Vir eve11 ux ilr ;:i;:te sopralulto su due frn0m eni importa11ti. la newalgia rlell'o tlu r atore e lA rle fOI'muzion e pt•ndo tLA d alla frnlt ui'Il. c lte ;:i l'"il constatare con !A pni1HlZio11e r etlnle. I n fnlti il nervo 11lturator e può es-:er·e irrter·,..ssHlO s ia a livell o J el fondo della cn "ita cn tiloidPn, ~ia nel canale sottopub ico, quando la fnt~lurn t111 ler ior·men le si P:::leud~ liuo nlla radice dellA br anca or·izzo11la le del pub~ . Se un fer ito che ~ia caduto su ll' anr a accusa dolor·i alla pa rle inlPrn a della coscia, se ~ i lt·ovano i s!'gni della l!evralgia dell 'otlur'ator·e, un punto dolor oso ;:oUopubico ed un allro p un lo dolnr oso verso l'n nello del te r zo at\. lullore, se la pelle d.-.lln coscia é più sen ;:ibile al freddo e al piz7.i r·amenlo, se il malato accusa dolor i nel [.!inocchio, ed in lìu e sP l'e;:;ame del s uo ;:j;:tema nPt·vo;:o non p~;:rm f'lle d i nlti·ibui r e »IlA nevralgiA dell' 0Llur·at or·e un' o ri ~ i tre Cr>ntrale, !'< i lrHnno dali qnnsi s;.rffictCllli per Bfft>rm at·e lo sfonda mento della cavità cotiloidea. Per nltr·a partr. (JII!l ttdo !>i pr uti<'B In p;tlptH.tOt tC t'l"llAle, se esi >' te una ft'Hllura, ti dtto pe•·r.t>pisce llell'tnlPt'IIO dL•I bacino la sp01'W"Ilza l'o nnatn d11 lln te~la ciel fr mo re, se In ~fo nda­ rrrer•to e complet.o; o snlnmenle i frammPnti s.po:.;L<~li, se no11 e~ isl e che un semplh.:e ~Chl'ggiamellto. N elln ::;l esso tempo che si pt·al ica In palpazione t'l'tin te, un nssistente imprinte mo vimenti all'arto. I n cer ti ca,..i, la palpnzro11e r·etta le n on ùé. alt.I'8 indicazrone eire un dolo r e aculii'l<im o, accu~ato rhll malato rprnndo si preme u n po' for·tement.e !;'Ul fondo ciPIIa cavilil coli lotdea . Qtwslr souo i ~ol i :-<('g"lli ch'~ per·m et.lono d i pro11unciar si con qualche cPrlezzn sull'e:-.i slenza delln sf'ondamento del la CH vi Lù cnliloidefl .


RIVISTA CHIRURGICA

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Soventi, i maiali pt•esentaoo, per la ùurata di 'fualchc l'accid ente, dislut•bi da parte della defecazione e della rnin1ione. Qualche clistere pul'p:ante e qualche caleleril'mo asettico basteranno pet• farli scomparire, se l'intestino la vescica e l 'uretra n on souo lesi. Se ci troviamo in p r esenza di un malato, affetto da semplice schegg iamen to della ca vili! cotiloidea senza spostamento dei frammenti, possiamo fare una prognost poco g rav e dal punto di vis ta della vila, non esseudo lesi il piu spesso gli ot·!tant intra-pelvici. È però sempre oppor·tuno fare una prognosi un po' r iservata, potendo sopraggiungere una complicazione grave nei pr imi :.riot•ni o nelle pt'ime sellimane dopo l'accideule; so no sopl'a tlulto i flemmoni che &i possono format•e allot·no all' at'ticolazione o nell'articolazione ìesa e che hanno tend t'nza a spandersi nella cavità pelvica ed 811· che fin o alla parte media della coscia. Un esito fatale é ;:reneralmcn te la con5'eguenza di delli flemmoni, cUI·a ti o no, tlemmoni for·mati da un pus rolido e Sl\tl !!ttinolento bag nante il fundo deliA cavilà cotiloidea od a111bcdue le raccie. Questa g rav e complicazione è ancor più fr-e'luenle nei ca si iu cui ls cavità cotilo1dea ~~ compl etamente sfondata e la Lesta ,lei ft>more é penetrata nel bacino. Que!<li casi pet·ò non sono sempt·e fatalt, sopratullo se s i pufl rapiùAmenle r·idurre questa lu,.,sazione parl.ic(Jiar-e. . Nei ca!"i di semplice sche~g iAm enlo òella cavita co liloidea senza spostamento dei rrammenti, si mette1·à il fer·ito in una doccia di B(Jnnet, con uua lel!g,<'ra eslenstone, per mo:lo da impedit·e c he la l esta ùel femo re pt·ema sul fondo dt-lla caviti! cotilt)irlea frat~urala. Dopo quindici giorn i si impt·imet·a quAlche movimento al l'arlicoluzione, continuando ancora la eslenswne per la durala di otto o quindici giorni . Nei casi in cui la testa del fomor·e·è inf,)ssata n el i.><Jcino, si deve cercare ùi rimettet·c la lesla nl posto e di immobilizzar e in se~uito l'arto per un certo lampo. Ma qualu nrJtre siano i mezzi consen tivi ed este11sivi adoperati, si dovrà tener pr-ese11te che l'anchilosi consecutiva dell'articolazione è una complicazione frequr·nte. Snt·à dunque n ec~ssari o, dopo quindici o venti p;iMni, lo~li· · •··~ l'apparecchio, soppt·irnc r·e l' e8 L•·nsiorw ed imprimet·e al membr·o movimenli eslc5i. Si ricon crù se é n1·ccs!';ar io nlran1·sle:::ia. B.

~iorno dopo


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RlVIS'fà CHIRUR GI CA

TJ,;soT.- Dell'acqua o•algeuata lu ohlrurgla.- (Gazelte

cles ffopilrwa.•, 7 SP. lt. 189!)). L'acq \la ossrgenala H' 0:1, scoper lu nel 1818 da T hénar·d, utilizza ta nel l" industria n el 1830 da Dumos, fu adopAr·ata più receoterne11le per g li usi medi ci e chrrur·:trci. Nel 18FI3 venne usata dal 13Aidy contro le affezioni clrrrut•giche settiche. Più lar di fu usata da l Ler·moyez eire la vide adoperata nelle eli· rr iche di Vienna. In fine venne s tudia ta in un ar·licolo sugli A rchioes internationales de larr,ngologie riai Geli(•. L 'acqua ossi;.{enala satura si decompone a temperatura poco elevala e non é di facil"' impiego. Quello che non con· tier. e che sellt:>, otto o do Jici volumi d'osl:lig-eno é più stabile e r esiste a delle temperatur e di 40 a 50 gradi. A tempera· tura più elevata . si decompone. L a luce non ha alcuna flZio ne su essa, e si può lascrare per qualche momento aper·to il r ecipiente eire la con tiene senza c he essa si alteri. A. pollo di non impie~ar·e eire r erip!en tt di piccola ca pacità, da 100 a :WO g t•am mi , !"i può senza alcu n inconventeute usa t•e il me· desitttO r ecipi ente per un cer·l.o tempo. L'IH'qua ossigenata ha delle pt·oprielà antisettiche assai ma rH feste; non è tossiCa; emostatica ed ar1·esta rapida· meute l e emorragie capil laJ•i. _L'A. si è sen ito dell't~cqua ossigenata a dodici volumi per appl icazio11i locali tutte le volle che ha dovuto intervenire eh i rurg icamente sul naso, sulle farin ge e sull'or•eccltio. N elle operaL10ni sul naso, p. es. nell'Ablazione dei polipi mucosi, l'ha. usato qual e ottimo emostatrco applicando localmente un tampone di cotonl3 id r·ofi111 tmbevuLo d'acquH ossil-!enata il quA le non ha mu i appo rtalo t~lcun inconveniente, all'infttor•i di un l'orte pizzicore, soppor·labile per·ò. 11111 ha invece arre· stato subito remorragra, l osctèllhlo appari l'e netto il ca m po opet'Alorro. La medesima applicaziorre ha avuto ottimi risul· tali 11cll'ahlazioni delle vt•gelazroni adenoidi, e cosi uel la epi· slas~ i. tan to degli adulli che dei bamhi 11i, mostrandosi di efletto u.ssai super iore a cruello delle soluzioni di cocaina e di antipiPina. I mede!!irni ser·vi gi rende l'acf)ua ossigenata in otologia, cosi nell'ablazione dei polipi, e nt>lle ntor•ree cr·on iche a sup· purazione fetid a. chirurgia gener ale, l'acqua ossigenata fu esperim enl.flta da Lucas- ChtHn pionni.-'r e. L'A. l'lrtr usata in un casfl di

e

rn


RlVIS'l'A ClURURGWA

G3

osteornielite cronica del femore, oel qual e, dopo praticato lo svuotamento, erasi forma to, ad onta di LulLe le cautele antisettiche, un vasto focolaio supput·ativo, in un caso d1 osteomielile acuta, i n un caso di tumore voluminoso sacro - coccigeo, in quello di enorme sar coma cis tico della m amm ella. l n lutti questi casi l"acqua ossigenata mostrò un'azione anti settica manifesta, ed inoltt·e deodorante et! emostatica. Per questi pree:i, uniti alla mancanza eli ogr.i Mgno di irr itazione locale e di fenOtn eni tossici, l'acq ua ossigenatH, secondo l'A., dev~ esser e r i tenuta come un meJ ica.rr. entl) a;:sai utile nelle ferile e nelle pia::rhe i ufette, e può r enderE' dei buoni st:rv igi anche n ella chirur gia di g uerra. le . RIETHus. - Bulla le•lone del nervo ra4iot.le nelle fratture dell'omero e4ll•uo trattamento operativo. - (Cen t r. IAatl . fiir· Chir., n. 40, 1899). Riethus nffet•ma che si devono dist;n g uerfll le paralisi pr imarie cioè quelle C'he si manifestano immed ialf\mente dopo la frattut'a da quelle altr i p&I' Alisi che !'i svit uprano secondariamente dopo g iorni e settimane da l Lt·auma. N elle prime può tra ttarsi di contusione diJ·etta, lncerazione oppure contusione rlel nerv o pr odotta dai !'rammenti spo!>lati, da interposizio ne tra le estremitil. dei frammen Li e rinalm ente da completa !'Oiuzione di con tinuo. l n otto casi r elativi n questo g ener e eli l esione, cinque consi!'tevano in contusioni , e trf\ in complete lacer azioni. Corri spondentemente ai div•~ rsi gr·adi eli lesione, anche la paralisi ciel nervo si ril e v~ in gradi diversi (in un caso sola paralisi, negli al tr1 paralisi com piE-l a). l !'intomi sono mol to spiccati nella sfera della m otil ità, all'ancon tt·o i fenomeni sensoriali or dinal'iamente sono m olto m eno costanti . Grandi difficoltà si posso no incontrare nella diagnost delle singole forme di l e~i on i nerv f)se; i n g~me l'a l e grande spostamento dei frammenti o g r ande spor genza dei medesimi attesterebbero una contusione, una si multanea paralisi della sensibilità, l'esistenza di un punto massimo di anestPsia tra il pr imo osso m~tacar peo ed i l secondo, g ran de mobi lità delle eslremii.A di frattur a come effetto della violenza del tr auma parl erebbero per una completa lacerazione. La t erapia deve dapprima limitarsi al trattamento della frattura, l'azioue operativa è indicata soltanto allor a che non


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.RI VISTA OHHWJHHCA

si avesser o più fo ndate spe1·anze sullo spontaneo dileguersi della par·al1s i, ma uno vol la escl usa questa possibilità, all'a tto opera tivo devesi venire quanto p iù sollecitamente possibile. L a sutur i\ del ner vo, nei casi di R . fu esP!fuita tr e v olte nel peri od o di tempo di 23 a 53 ~ io 1· n i dopo l 'accid ~ n le . I n due di q u ~ i ca!'<i la ~ rnndt' l'etr e zione del le estr emila del nervo cos tri m;e ad una oper~z ione plastica del nervo r Ad i aie fi no allor a non mai eseguila (r·e ...ezione nella conlinuità dell'orn e•·o). La fu nzi orH cominciò a r istabt lirst nel cor so di 12 a 100 g inl'ni dopo l'accidente in que1 crusi nei quali non fu neCF•ssaria la sutu 1·a del ner vo, negli ollt•i si manil'e!:'l6 ;::, me!"i dOJ•O l'op.>r azione. Le par Ritf"i ~erondo 1 ·i e del r Adial e devono r i ~uarrlarsi quali parnlisi J •~> r co mp t ·es>" i on~; siccome lo causa influ entr. sulla po r al i><i non a!!i!"ce momen lilneumente ma a pel'rnan•·nza, CO!'<i 'lue-.te parnlif"i !'50frliono iniziarsi grarlfll»mente, comi uc1a ndo prnci:::om~nt\' tou distu 1·bi di :<PII"i l1i ltti1. I n ta li ca;;i uno spont1111eo r etr ocedere dt>i ;;intomi mot ·bo~i non t\ affat to spet·ahile, per ciò qu i è indicato irH:onolizlonalamPn l.... l'al lo oper at1vo e qunnto è possibi le sollecito. Nri nove casiopt't·ati e <.:orn unicati daii'Hulut'l' ha;: tò st>mp1·e l'is .. lamenlo cll'ln ervo dHIIa musrohltu r!l cit·cum»mbienle. Anche i11 questi fu una volla nece;:;:8 r iO es1•gui r e ol tre eire la re~<--7.io ne d1•llfl pot·zio11e di nervo compressa allche uccon:ia r e i ft·amm c nl i O!:sei dcll'omet·n. l r isultali furono ecccllen li , il mi ~dio romento f"i cons talo in alcuni pochi giorni dopo l'opet·azi ..ne, i11 altri dopo 2 5 mesi. Cnme twlle· fratltu·e pt·imaric anche in •rn ell ... se<.:ondAt'lt' la dur11la del l~tvo ro r ig61 1!lt'lltivo é tl ipendl:" nle dalla dur·a ta e dall'inLen •.itli de::h ellelti del l1'nurna. C. F'. P~:fl 'I A :>I.

-

E ma tomlella traum.atloa. -

(Cen.trafiJ!att !ii. r

Ch ir. , n. :I!J. Jx!IHJ.

A ll e val'te ull'••J.inni l r flutnHli ch•! do\ midollo spinale che fino ad ora sono stnle r el!islrnte >"nlLo i nom i di commozione spinal e, Ha il w n y - ~<pi ne, eec.. come pllt'l' oli e nevrosi trauma·

liche di V:A I'i& tl<ltlll'll , V•-·1111e 81!giunta in que>< ti ult1mi ternpi un'altra mulallill, i cui snt lomi "tan11o ad indicare una .•m orra ~ia nel ctwale vpl'lelll·ale !'<\'Ìiupplllll e$Ì ll dt•C<JrM acuto. Questa fol'llHl tn er i tcr l'l •he d'cs;.erc co tn pr esa in un g t·ui•J>O ~pècinlc .


RIVISTA (JHIRURG IOA

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L'osservazione ùi un caso ùi questa ra ra malattia, diede occasione a P erman di trattare dilfusame:1te la s inlomatologia, la palogenesi e la dia gnosi differenziale della forma s uddetta. Un uCficiale di cavalleria, cavalcanùo a caccia, in causa di un passo falso del cavallo cadde a terra, t•estando ne lla caduta colpita per la prima la colonna ve•·tebrale nella re gione cervicale infer iore e toracica superiore. Probabilmente il pazien te nella caduta subi una iperf1essione. All'esame del malato non si trovò alcun segno di frattura delle apofisi spinose e nemmeno lussazione o disto t•sione dei corpi ve•·tebrali; ma esisteva una completa pat•alis i di moLo delle es tremità iofe•·iori, uua sensibile pares i di tutto il corpo al di sotto di un piano passante per i due capezzoli. lpert:lsLesia in ambedue le braccia, diminuzione Jella forza muscolare rlelle mani, contrazione delle pupille, paralisi dei muscoli Loracici r espiratori , difficoltà di deglutizione, ritenzione d'orina, elevala termogenesi. Ma tutto questo complesso di si n tomi, indicante una gravissima lesione del midollo spinale, si cambiò ben presto. Sin dall' indomani dell'accidente migliorò di molto lo stato ge nerale ed ii. paziente poteva muovere uo poco la gamba sinistra. I fenomeni di paralisi gradatamente si dilegua rono, il paziente si trovò g uarilo in capo a quatt•·o !'PLtima ne. ì\ell'epicrisi l'autore fa notare come la ma ncanza ùei sintomi di una lesione trasversale sia la caratteristica patognomor.ica d1 questa forma morbosa . C. P. Enn. - Sull'importanza e valote pratloo dell'eaame delle

arterie del plede ln oertl apparenti aft'ezlonl nervose. - (Cen t ra/ l,f . .fii r C h i r., o. .t-0, 18!J!l). Il quadro sintomatico che per il pt'imo ùescrisse Cha rcot della claudicazione iolel'mitlente può essere non soltanto provocato, secondo Et·b, da oblilerazione delle grandi arterie delle estr·emitA infel'iorA ma anche assai spesso da affezioni, da restringimenti, da obliterazioni dei più piccoli rami di quei tro nchi arteriosi. Il sintomo principale e caratteristico con· siste s pecialmente in questo: che i pazienti in riposo, a sede re, a giacet·e ed in piedi si sentono perfettamente bene, ma dopo una deambulazione più o meno prolungata essi risentono 5


6ti

JU VIS.T.A. CHIRL1 RO I CA

furmicolio, tnsensibil ità, cram r i , difficoltadi 100\'Ì!Hento alle ga miJe per cui 8ono costr·etti a rip osa rsi; dopo un ln·eve l'i• poso sparisco uo i disturbi per poi ri compuri1·e se i malati si r·imellono in cammino . QuC'sli si ntomi sat·ebbel'O d i una grande impor·tanza pra tica per cile tari casi vanno a tìoire 8!'!Séli spesso colla gangrena 8poulaneo. Erb adduce dalla sua p r atica quallro esem pi ca t·atlerislicl di questa a fl'czione. In due tli •tuesti venne la g,angrenu. 'egl i altt·i due si pol ò evitare questo i nfa usto esi to. I n LulLi questi casi il segnn più si gnifka nte fu la piccol ezza o anche la man cAn za a«!'oluta del polso in alcuue o in tutte l e arterie del pit>ùe. Per qul•!;le co11sirlr t·az.ioni Erb l'ichiama l 'attc11zione su l · l'itnportanza dell 'esa111e delle a t·tcri e ùel piede, pedidia e l i· biale posleriot'H. Egli l e o"'am inò so pra 750 individui affetti dalle più di ve t·se m alattie e dice di aver trovoto che esse urler ie st sentono batter e in i11dividui di ogni etù e di ambi i sef';Si, che non sotl'rnno di gr ave anlorioscler osi o cl i ~rav,e cardiopatia, ed ema o ~~·and i anomalie dei l egamenti del piede. i\! a se non !'.Sislono tali matal.lie e ciò nonostante le ar terie del piede n on si per cepiscono, siamo aul ot•i zzati a conch iuder e sull'esistenza eli local i allrrazion i dell e &rlcri rJ, o della endoarlet·ile oblill't'anle. Pet•cil'> a vendo n fan) con maiali che accusa no indde!'TnÌ· nati disturbi ner vosi ai riedi ed alle gambe, specialmente poi con indi vidui che pl'escnt ano il fe tt omeno della claudicazione inlermitLente, non !':i ùeve mai tralasciare l'esplo t·azlone ùcl polso al piede. Lo tet·npia sta tulla nella p1·otìlassi del la ~an· g t·ena spontnnea cù è con rJuesta pr ofilassi, come r•ialz.at·e IF:: forw del cuor e. r .. l-'{nlare i mov i menti, fav OI'ÌI'C la dilatazione dei ,·n si mCI'cG l n corrente gal vnnica , che si possono pr evelltl'e, c.. me i· l'iusci lo all'aul oi'C in alcu ni casi, l e più t\ i ~asll'ose conseguenze dt qursta malo.llia.

C. P. Sulla ooaidetta commozione spinale. - (Cea tralblalt .fii ,.. Chir. N . 40, IX!J!l) .

STuLPEII. -

Secondo l'opinione di Slol per non vi é r epet·lo nect'Osco · pico riferi btle alla pre~unlo. com mozione spinale, che corrisponda pe1· an alop-ia a quello che ci viene offel'lo dalla commo;:ione cerebt·nle. Eg-li non amtnclte la comune teoria dellu


RIVISTA CHIRURGIOA

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commozione spinale, e riferendosi all'opinione di molli autorevoli pratici (Thonburn, Kocher ed altri) come pure in base

alle proprie csservazion i egli vuol dimostrare che in ogni caso della così della. commozione spinale debbasii badat•e piullosto ad altre mater ia li lesioni, come lacerazione e contusione. In conseguenza. di ciò egli combatte la teoria che si pretende a base istologica della commozione spinale, mettendosi così in opposizione a Schmaus ed a Tilmaon. Secondo il risultato delle sue osservazioni i casi della. così detta commozione spina le descritti dagli autori erano in realtà: 1° Casi con segni anatomici di contusione o lacerazione del midollo o della colonna vertebrale, oppure, 2° Casi nei quali bisogna attr ibuire ad una affezione della psiche (i1;\.eria traumatica o nevrasLenia) per spiegar e i dis turbi subiettivi e mette rli in rapporto coi lievii sintomi obiettivi. Ad illustr8l'e la sua tesi Stolper cita una serie di storie cliniche di casi antichi, nei quali era stata s tabilita l'originaria diagnosi di commozione spinale, e compulsando quelle storie egli constatò il fatto già riconosciuto da altri autor i, che le piu gravi fraUure comminute delle vertebre sono possibili senza essere accompagnate da lesione del midollo, come pure lesioni del midollo spinale possono avvenire per traumi diversi senza che siano visibili lesioni dello scheletro della colonna vert.ebrale, e. che da ullimo possano avve nire fratture vertebrali senza che si faccia ~tibbosilà all'esterno. Come a prova di quest'ultima forma di lesione vertebrale, egli cita una radiografia da lui ottenuta di f1•attura v·et·tebrale accompagnata da compressione. C. P. ADAMKfEWlCZ. -

Sulla tabe traumatloa. -

(Cent r aliJlalt

.filr Chir., N. ::19, 1899).

In base alla osservazione fatta sopra un caso di tabe, nel quale i fenomeni morbosi si svilupparono in seguito ad un trauma (frattura verlebrale per caduta da cavallo), Adamkie\\'iCS esprime l'opinione potersi dare una tabe che abbia la sua origine da un trauma e che corl'isponda alla comune tabe dor sale par enchimatosa, che ha una certa individualità per quanto rigu8l'da la patogenesi, che essa deve ri.guardarsi


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RIVI:STA CHIRURGICA

come una special e forma di neurosi LJ'numalica, come una isteria nella quale la natura lulla m eccanica della commo· z;ione che la pr oduce, ha dato luogo ad una alterazione degli elem enti più che rn ol ecolare, ad una ù e~e uernzi oo e male· riale e quindi od ·un anatomico morboso cambiamento nelle vie nervosf' colpite riai suddello p1·oce~so. In base adunque oi suoi lungHi ed accurAti studi su que~"LO morbo, egli riti ene pra tico ed opportuno il distinguerlo oell e seguenti tre fo1·me in r appor to ttlla sua e:dologia: 1. La forma più com unti e diffusa, clte consiste nella degenerazione parench im atosa dei cord oni posteriori ; 2. La tobe tr aumatico, la rtual e differi~ce dalla precedente per la genesi e per la sua stazionarietà in confronto del carattere progres~ivo della prima; 3. La taiJe sifilitica, il cui punto di partenza e dato dai vasi dei cord oni posteriori , che dev e essere distinta in acuta e cr onica . Men tre l'acuta pr oviene da processo endarteritico ed ~ guari bile, la tabe cronica invece , che si basa sulle alterazioni interstiz tali dei cordoni posteriori, é stazionaria ed incurabile.

C. P.

Dl•lnfeslone della pelle e dielle mani mediante 11 bal•amo di Opocleldooh. - ( W iene r klinische Wochensclt r~(l, 11. 41, pag. 1023-IS!l!l).

Mu<uucz . -

Il professor i\1ikulicz, allo scopo di semplifica re gli alluali metodi di drsinfezione, volle spe1·imenlere il ball"amo di Opodeldoch che secondo 18 fo r·macoplla tedesca è composto di: olio di olivo pa rti sei, liscivia di potasse parli 7, alcool 30, acqua '17. A vendo primn e~"perimentate le sue p1·oprietà battericide, coHslatò come lo slafilococco aureo fosse ucciso dal bubamo dopo m<>zz'ora m en tre il sublimftto all'l p. 1000 pt·oc.luce lo slesso cll'etlo dopo dieci minuti. Egli osse,·vò inoltre come l'onlerrot·e azione dell'acqua sni g-ermi ritardasse l'azione del bal samo. Pel'lflnto egli propone di l t·a tlar le mani col balsamo di Opodeldoch a f1·eddo dura.o le cinque minuti e ciò sPnza premettere lavature di sorta. P1·ima le mani vengono frizionate col balsamo di Opoùefdoch, le unt-:lrie ra.schiate e pulile, infìne le m ani vengono fortemente l"tr ofìnale con balsamo per cinque minuti. Le spazzole nalUI'almente debbono


RIVISTA CHIRUBGIOA

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esser sler•ilizzale. Nello stesso modo e senza precAdenli la<Vature vien lr•attato il campo operatorio. Secondo il Mikulicz la disinfezione cosi ottenuta fu superiore a quella fornila dai migliori metodi usuali; in lutti i modi migliore della disinfezione fornita dall'alcool; essa ha soltanto un inconveniente, r ende le mani vis cide, quindi poco adatte alla presa. G. B. T.

CA V AZZA NI.

mito. -

-

Nuovo metodo dl . reaezlone del go-

(Centralblatt (ii.r Chirurgie, n. 42, 1899).

L'incisione della pelle e del tessuto connettivo parte all'infuori del bidpite, a 2 centimetri a l di sotto dell'epicondilo, e s'estende trasversalmente in fuori, parallella all'interlinea a rticolare; do po e ssa si porta obliquamente da dietro in avanti per terminare al bordo intemo del cubito pr·esso la sommila dell'olecranon. Praticata tale incis io ne, si prolunga la sua esl!•emità s uperiore uo po' pii.! ·in allo per mettere allo scoperlo l'interstizio cbe separa l'anconeo dai muscoli epicondiloidei. Il secondo t.empo operatorio consiste nel metter·e allo !i'Coporto l'epiconùilo e la capsula articolare . In un terzo tempo !>'incid~ il tendine del tricrpite alla sua parte este r•oa per mettere allo scoperto la m età r·a diale dell'olecr·anon e la sua t~strem ità. Infine in un quar·lo tempo, s i apre e si lussa l'articolazione. G. B.

G. LeNNANOER. - Tromboal delle vene degli artllnferlorl, dopo operazlonl &ddomlnall. - (C en t r ttfiJ/att .fiir :cltirurgic, n. 19, 18!)U). L'autore narra di cinq ue suoi operati di appendicite, nei qual i s uccessivamente ebbe a manifestars i la f01•mazione di trornbi n elle vene superficiali o profonde degli arti inferiori. Egli crede di lr ovarne la causa nel r allentamento tlel circolo sa ng uig no nelle estremità inferiori, in parte causato doila persistente p osizione s upina dopo l'oper•aziooe ed in una debolezza cardiaca p:·eesistente all'atto oper·ativo. Aggiunge che il meteorismo sopraviene di sovente dopo la laparotomia, a um entando la pressione endoaddominale rendendo cosi più d afficile il deflusso del sangue dalle vene iliache. Da ullimo allega come causa delle trombosi in parola, le alterazioni


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RIVISTA CHffiURGICA

intime delle tonache v('noso, alterazioni che o preesiste vano oppure potrebber o esser conseguenze di un'in fezione. Pertan to eg li consig lia di rialzare, dopo quals ias i operazione addominale, la parte poslerio•·e del lesso di 10-15- 20 centi metri, e ciò a seconda della tol leranza del pazien te, e per aumen ~are la for za del cuore e la pressione sanguig na oltre i s oliti r imeJii tonic i e stimolanti, cons iglia di pt·a ticare la ipode•·moclisi. Qua le cura preve ntiva, specialmen te in soggetti affe tti da \·ene varicosE', consiglia precoci e modera ti m ovimenti pass ivi degli at·ti. Tale complicazione delle operazioni pr atica te sull'addo me presentasi più di ft•eq uente nelle donne che negli uom ini. G. B. BREJTUNG. -

naaall. -

Grave ooll&a•o dopo l'eatlrpazlone 4l poUpl ( Wiener klin. Wochensclt r., 1899, n. 22) .

L'A. J•ifer•sce di aver operato l'esportazione di polipi nasali in un vecchio sig no re, e dopo l'a llo oper ativo, dura to ci rca mezz'ora, l'inferm o ca dde impr ovvisamente in uno stato di collasso, con polso a ritmico e con r espirazione a ppena percettibile. Dopo le manovre della r espira zione artificiale, l'individuo rin ven ne al termine di tre qua r ti d'ora. L'A. è di pare t·e che in individ ui di età avanzata ed affe lli da arterioscleros i siano da evi ta l's i le operazioni di poli pina!.'a li , che richieda no una lunga !.'eduta. E. T. M.

F o NT AN Lulone della veaoloa ooueontlva ad una ferita della natloa. - (A ccademia del le Scien:e di Pa r i g i . Sedu ta del 6 novembr·e 1899).

Il dott. Fonta n, m edico di m arina rifer isce di a ver operato, nelle !.'eguenti condizioni, un uomo che aveva r icevuto una col tellala in unn natica. La la ma, dopo a ver traver sa to J'incis ura scialica, a veva feri to la vescica , che era r ipiena di san gue: pure va eh~ uon fosse leso a lcun al tro organo. P er quau to rig ua rda va la les ione ves cica le, e ra di nicile il determi nare se si tra ttasse di una ferila exll'a o inlra-per·iloneale. Di fron te al notevole meteor is mo addominale accom pagnato da vomit1, l' A. decise di pr aticare una laparatomia esplorativa, nel cor so de lle quale si potè a ssicurare


RIVISTA DI ÙTO·RINO·LARING OIATRIA

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che non esisteva alcuna lesione del peritoneo. Sotto la siarosa eravi un vasto spandimenlo sanguigno. Una sonda introdotta nelle ferita della natica faceva rilevar e che la lesione della vescica era completamente posteriore. Non potendo suturare la ferila vescicale, l'A. richiuse il ventre e s'occupò dell'emorra g ia di cui la ferita della natica era la sede: e.gli trovò una sezione completa dell'arteria g lutea , che fu allaccialo. La guarigione ebbe luogo senza incidenti. E. T .

lulla ane•teela reglo11ale nelle grandl operazioni delle e stremità. - (C'enlrCAl&latl .fur Cl!ir•.

B P.ROT. -

N. 41, 1899).

Due osser vazioni fur ono pubblicate da Berdt, le quali dimostrano la possibilil.à di eseguire in certe circosltì.nze gravi operazioni anche alla coscia ed al braccio praticando dapprima l'anestesia r egionale, con effello ùi complete inseusibilita. Per l'applicazione della fasciatura com pressiva fu adoperata una benda di gomma molto larga. Quindi, in immediata pt·ossimita del maggiore tronco ni?Pvoso si iniellò da 4 a 5 cenligrammi d i cocaina in soluzione di recente preparata (circa 50-60 centigr ammi). L'•>perazione però no n si eseguì che circa 30 minuti dopo. Soltanto la costrizione dell'estremità riuscì dolorosa. L'operazione pl'opriamente delta, clte fu in un caso l'amputazione osteoplastica alla Grilli, nel· t·ottro caso la disarticolazione di un dito con estesa incisione alla mano, deco rse sempre con perfetta anestesia. C. P.

RIVISTA DI OTO-RINO-LARINGOl ATRIA G. F . Lteav. -

L'aoetanillde nella oura dell'otorrea.

(La Semaifle mé(lieale, N . 4\l, t 899).

Le insufllazioni di acelanilide sarebbero, secondo l'A . un buon mezzo per arrestare gli scoli cronici dell'orecchio. Prima di ogni insumazione, l' A. pulisce accuratamente il condott0 uditivo per mezzo di uno sliletto munito di co·


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lUYI:->TA Dl 0'1'0-Rl:\0- LARINGOlATRIA

l one a:;elli co; e poi con un piccolo tampone imbevuto di acqu a ossigenata slr olìnn l e pa r eti del condotto ~lesso ed anche se v'ha una larga per fora zione del timpano - quelle della cassa; oppure ver·sa sfomplicemenle dell'acqua ossigenata nell'orecchio .incli nando la tes ta del paziente dnl Lato oppm::to, 6 lascia il lic(uido in sito per circa un minuto. Ciò fallo, ascinga l' or ecchio con del colone 1dr•ofìlo e pro,iel la, infine, con un insutìlalor·e, una piccola quanlita di acetanilide fino m ente pnlver·izzata, in modo da copr ire d'un sollile stra to di questa sostanza le p~u·eli del condotto udili\·o e ùell'orecchin m ed io. Queste applicazioni de,·ono es!':er· fdlle, in pr·~nci pio, lulli i gior ni; poi ogni lre gior ni soltanto. E. T. HA M \ L - La oura dell'ozena oonl'aoldo oltrlco. - (Miin.ch.

medicin. W ochcn.<!c/LT', 1 8~J!J, n. 15). L'A. r accom anda di insul11ar·e nel naso tre volte al gior·n o previr1 i rrigAzione - una polvcr·e composta di acido citrico o di zuccher o cii lnlle a parli uguali. L'assenza di odor·e dur·a parecchi giorni anche se 11on si praticano più iinsufflazioni, e si constal a. pure una diminuzione di secrezione con l'uso conLinualo dr•l medicam ento. L'A. atTerma di aver accertnla una guar igi()ne della durata di ·.1nalche mese, e in sor gendo di nuovo l'ndor e felido , ne hn pr·ovocala In scom pa r·sa col ri. pelar e l'uso rlell'acido cill'ico.

E. T. L 'llltubaz.lone nel oroup. - Da un lt1vor·o dei dottori A. Fru~ ­ BONAZZOLA e U rlllANO M ELzr comunicalo al Ili Congr esso di Pedia l ri a in T or in o. N el lr·attarnento cl el cr·ou p l' in l u bazi one la1·i n;,!ea, incompresa e cornuallula ùn Tr·.,usseau, ha quRsi del lul lo dolrollizzaln l a tra cheolomia. Questo pr·ocedimenlo, è talmen te superior e alla t racheolomra, che oramai si può dir e cl1e si commette un errore di clinica, cii pr·atica e di tecnicA oper·alor·ia trachcotornizzand•> un bambino, che si può p1·i ma tentar e di far r espirare mer cè un !':CII ipli<;e tubo inlrotlollo nel suo la1·inge. Ma come succede per ogn i pr ocedrmen lo terapcu lico nuovo, n umerosi sono gli incOll\'enienli che Foi sono rimproverati o


RIVISTA Dl OTO-RI~ O-LA1UN (: OI.\ TRIA

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si rimproverano a ques to metodo e le dilficolla pratiche, che secondo gli avve1·sarii si oppongono alla s ua g eneralizzazione. Si possono citare, en passanl, le difficoltà provenienti dalla indocililà del bambino, dall'ipertrofia lonsillare, dalla conformazione del laringe. È pure una difficoltà lo spasmo della glottide, ma ques to dipende spesso dalla poca abilità dell'operatoJ·e e ces sa dopo poco tempo, cos iché trascorsa un or a o poco più, s i può rilenlare la prova ed operando con precisione e con dolcezza si riesce. Anche l'accidente delle false strade è dovuto per lo più a lla inesperienza dell'operatore, il quale ha a gito con violenza e non si é tenuto s ulla linea mediana. L'os truzione immediata del tubo per una pseudomembrana elle si osserva talvolta nei casi di laringite difterica, non segue mai fortunatamente nelle altre forme di laringiti. Esercitandosi a fare rinlubazioue si riesce a fare r1uesla ma novra, quasi come un semplice cateteris mo, mentre la tracheolomia è sempre una operazion e difficile e Trausseau stesso s uo g rande patrocinatore, dice va, che non poteva mai fare una tracheotornia senza emozione. Infatti durante la tracheotomio può avvenire uno s incope c se è focilo prolicarla s u un collo lungo e magro è difficile quando si o pera s u un b a mbino di eta inferior e ai 2 nnni, con collo corlo, grosso, spesso edematoso. Le diflìcolla crescono s e l'operazione è fulla in ambiente concitato, con poca luce e con aiuti 00 11 buoni. Un bambino guar·ito dopo la tracheotomia si troverà in condizio ni peggiori di quel che sarebbe se fos se s ta to intuba to. E sso perderà del suo vigor e, non diventera più uomo fo rte dal p e tto vi goroso, sarà un candidato alla tubercolos i. Da ric e rche fatte in Francia e alli'Cive, Landouzy ha saputo pro var e questo fatto, che fra i giovani che s i pl·esenlano a lla leva milita re, è difficile trovare qunlcuno con traccie di tra c!Jeo tomia. Evidentemente i tracheotomizzati dell' infiHl Zia non s ono arrivati al ventes imo anno. Anc he il rimprovero più serio che si sia fa llo alla intuqazio ne, non ba' r agione di sussis tere: si dice cioè che se la cannula da intubaziono s i occlude, viene espulsa o in ghiottita le per sone profane lasciate a custodia dell'opera to non sono capaci di provvedere, come pt·ovvedono invece alla deos tl·uzione della cannula da tracheotomia. Il rilievo é più spccioso clte serio. !nfatli bastera che il med ico sia repe ribile, percili>


H1V!S1'A DI OTO-RlNQ-L ,\RINGOIATIHA

possa sempre provvedere a simile conlìngenzn. Egìdì, Ga latti, Concetlì proclamano in base alla lor o esperienza , che io casi consìmìlì hanno sempre avuto la possìbìlìta di arrivare e dì portare soccor~o in tempo utile; Bokaì di Budapest, competentìssimo in materia è dello ste!"SO parere. La statistica appoggia il nuovo sistema di cura: Bokai su 13 intubati ebbe 12 g uarili (croup) ; Waxham (C hicago) su 42 1 Cl'ouposi ìnlubnti ebbe il 34.6 p. 100 di guaJ·ili; Lowt o Borton ebbe il 20,4 p. 100 coll'intubazione, m entre la tracheowmia non dava che il 6 o 7 p. 100; O'Dwyer !"u 300 casi ebbe il 30 p. 100 di gunri ti , S<'vestre su 6i intubati ebbe soli 8 morti cioè una mortalità rlel 13,5 p. 'LOO. Infine gli autori di questo lavo•·o pr·oclamano che anche nelle larin gi ti postmorbill ose, l'in tubazione deve essere il procedimento di scelta e la tracheolomia il pr ocedimento di necessità, contral'iamenle a quello rhe per gravi insuccessi aveva fallo dir e prima a Neller touiottrs l'l tracht·otomie dan.~ la rougeolc, le luhage jamais.

M. L 'lntubaslone nell' adulto all' lnfuorl del oroup. (Lt1on mt;tlieal, 19 Nnv. IX!'J!l).

SARCNON.

La intubazione nel lonciu:to, ha rimpiazzato quasi completumente la tracheotomia nella cura del croup e le altre cause di stenosi larmgea, si sono giovate egualmente di questo metodo. Anche nell'adulto questo mezzo di cura si va diffondendo e l'A. t•icordn con onot·e i nomi dAi nostr i connazion!lli che a questa diffusione hanno concor1;o. Massei in prima linea , poi Egidi, Galatti, Nicolai, Massarolli, Pellruzzi. Massai dic·hittr ù di aver l'aUo in tre o quattro anni tante intubazìoni, f!Uante ll•aclteolomie aveva faLlo in tutta la carriera, cioè 42 ìnlubazioni all'infuot•i del cr oup, quasi tutte nell'adulto. L ' A. non descrive i molteplici apparecchi per la i ntubazione, per cltò egli crede che il successo dipende molto piu dalla obìlndine operatoria che dall'impie~o di tale o tal altro introdullo t·e. Nell'adulto impiega come tubi, sia la serie O'Dwyer-Letfert in metallo, sia i tubi da esso modificati, aumentandone il ra!.!onliament11 inferi or e e abbassandolo di un centimetro. Con questi tubi non nvvengono spontanee estubazinni, anzi per


RIVISTA DI OTO-Rl!{ O-LARINGOIATRIA

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estrarli si é obbligati di tirare mollo fortemente sul filo di sicurezza. L'intubazione si fa colle dita o coll'aiuto dellaringoscopio. Per sapere in quali condizioni la intubazione era possibile, l'A. ha fatto delle ricerche su H cadaveri adulti e constatato che presso la donna in cui il laringe è situato più in alto, l'intubazione è generalmente possibile con le dita. l o 24 cas i una sola volta si sono sentite difficilmente le aritenoidi e un'altra volta il dito non è arrivato fino ad esse. Nell'uomo la iotubazione colle dita é sovente impossibile (8 positivi su 20). L'assenza dei molari inferiori di destra favorisce l'operazione con le dita. È quindi preferibile l'in tubazione al laringoscopio, che permette il più sovente di riconoscere la natura della lesione, la sua sede e sovralulto il N. del tubo da impiegare. Si può in tubare il paziente a letto, ma è più facile di eseguire l'operazione su di una sedia, accanto al suo letto. Non occorre una installazione speciale: uno specchio Jaringoscopio, un fazzoletto per tirare la lingua del paziente, una lampada ordinar ia, la coper tura pel malato e due sedie. Avanti di cominciare l'operazione, bisogna aver prepara~o, tre tubi da intubazione di numeri differenti, l'uno al disopra e l'ultro al di sotto di quello prescelto, ed avere alla mano tutti gli strumenti da tracheotomia1 in caso di allarme. L'apribocca è generalmente inutile. Al lar iugoscopio, ecco come s i pt•ocede : In 1° tempo, dopo fatto un esame laringoscopico rapido, si colloca il paziente in buona posizione tirando la lingua come per un esame laringoscopico ordinar io. Nel 2• tempo si fa passare il tubo nella cavité buccale, si avvicina all'orifteio della laringe e si spinge a fondo. Si aiuta la discesa con l'indice sinistro. E bene lasciare il cordoncino di sicurezza anche nel!" adullo, non oslanle che i malati si lamentino di inghiottire con difficoHé. Bisogna verifie&r e col laringoscopio, dopo alcuni minuti la posizione esatta del tubo. Quando il paziente dopo l'intubazione, ha degli accessi di tosse molto forti, conviene praticare una iniezione di morfina. Qualche volla, quando l'epiglottide raggiunge un volume considerevole, l'intubazione è impossibile; le false strade


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H!Vl~l'A

DI OTO· T!IXO·L ARL.'W OIATH!A

esafogee sono nboa~tanza fr·equenli, m a sen za alcuna gravità. L a disfagia é più consider evole cltc nell'adulto. L e ulcer·azioni e le slenusi cnnseculive all'i ntubazi0ne sono m eno fr e• Jueuti che nel fanciul lo. La sor·ve~l ianza d t~ll' in lubato ntluiLo deve esser e più miouziosa che quella del tr nclteotornizznlo, m a non è neces sar io di esel'citare una sor·veglianza medica con tinua ; bast eran no (jtiUlll'o o ci n•Jue visite nl gior·no. 8 tuttavia necessa J·in In sor veglianza dr un i nfe1·mier e capace. ln dic a.: iani. - :-\ elle l esioni sopra l at•ingee la i ntubazione pl'evenl tvn non ila ancora soppianlato la tracheotom ia. N elle lesioni ln r ingee l'inlubazione ò eccezionalmente i ndicala per fer ile della laringo, ma più spesso nelle slenosi che sonn l a lor o conseguenza . E per ò mollo i ndicat a nelle frattur e, dove l'appa r·ecchio, fa le funzi on i ùi assicella i nter na. E tulltwia dirfìctle da e!'<'guire. ' L e l a ri n~i li ncule solfocunli r ichiedono l'i ntubazione e non la tracltl:'olom ia, salvo l a la1·ingite tipica suppur·a t a. l nYece nell'eclemn lal'ingeo tipico é pr·ereribi le la in luiJazione. Gli edemi lnl'lllp:ei n on supput·ati, costitUiscono una indicazione tipira di que!".lll opr!.r m ione, la f! IIB ie 1\onrluce alla guarigione delle volle in pochi giorn i e delle volle i n poche or e. L a lracheotomia é preferibi le n elle Jari ngiti nettamen te suppur ate: i casi dubbi vanno trattati natur almente col m el odo meno g t•a ,.e. L'actinomicosi del lar i nge, r ich i('r\t: piuttosto lu lt'acheotomia a causa del Ll'i srna e cosi put·e li edemi leucemici .· L n si filide del lat·i nge rostituisce u na indicazione delle piu tipiche dell'rnlubazione. L u slenosi tubcJ·colu r e ùel l aringe r ichiedono quasi sempr e la Lracl reolomia: il tubo è mal sopp<wlalo . pr ovoca più fa• cil mente bronco polmoni te e facil i ta meno l'espulsione degli escreati ; nu llameno si può uti lizzu t•e l ' in tubazione per ovviR r e r apidamPnle ad u n per·i col o imm inen te. L e sleoosi cica trizial i e con~e n ile r ichiedono l'i nlubazione e cosi j:JUr·e le slenosi nervose. L e pan\lisi larin gee con sleDl)"'Ì sono ra t•amcnte cu rahtli con l'i llluba7.ione. é: alll'e!<i da segrtalar e l'inluhazione come m ezzo di diagnosi nelle dispnee di "'ede dubbia avvertendo c)le i tubi di o ·o,,·yer discendono fino al 7' e 8• anello lracheal e. Hmssumendo: L 'in tuhazione e indicata nelle stenosi i ntrinseche curabili; l a lracheotomia nelle sl(mosi i ncurabili o


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RIVISTA DI OTO-RINO-LARI:'\GOIATlHA

troppo bass~. A favot·e della in tubazione . vi è infine da notar~ la sua più. facile accettazione nelle fam iglie come operazione incruenla. M. KRA us.

-

Pet'ioondrlte larlngea nella aoarlattlna. -

(Praae,. med. Woc!zenschr., 1899, n. 30).

La perir.ondrite laringea nella scarlattina è molto rat·a, né esistono casi descritti con esattezza; per la qual cosa il caso r·iferito ùAII' A., caso che fu bene osser·vato e che venne all'autopsia, e del più grande interesse. Un fauciullo affe tto da grave scarlattina stette sei o seLLe giorni in uno stato di stupore: quando il t'ensorio ritornò normale, si constatò r'a uceùine e larin gostenosi e, all'esame pr·aticato, notevole art·ossamento e tumefazione delhi cartilagine aritenoidea ed immobilità della corda vocale. Si pt·ocedette all' intubazione e poscia alla traclteotomia: veutiquatlro ore dopo uscì c on col p~ di tosse un grande quantità tli marcia, senza che col ripetuto e same si potesse accertare la s ede e il modo di formazione d ell'ascesso. Né lo potè accer·tar·e l'autopsia; per cui si rimase incet•li se si trattasse di un ascesso metastatico, o se l' elemento che produsse l' infiammazione abbia trova to una via libera attraverso ad una s oluzione di continuo della mucosa della laringe e sia pervenuto nel tessuto sotlomucoso e nella cartilax ine. E. T. BARAToux. - In4tcaslonl dell'apertura larga delle cavità dell'orecchio me41o nelle auppurazlonl ct'onlche. { Pro!t' és mérlìcal, 18 nov. '1899). Se nel cor s o di un' olort'ea, il malato è preso da brividi ripetuti , da febbre, insonnia, s ubdelirio nel sonno, fotofob ia, nausee, vomiti, vertigini, accessi convulsivi, nis lag mo e se nello stesso tempo si manifestano altri s intomi obbiettivi li ella r-e gione periauricolare, come iperes lesia, con traltura delle mascelle, dolore persis tente lancinante o gravati vo, irradianlesi verso la ft•onte, l' occipite, le spalle, le braccio , aggravantesi con la cmnpress ione, seguito da rossore con e(\ema periauricolare, r estringimento del condotto uditivo e abbas samento della sua parete superiore, non si avrà più.


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!U Yl :o;TA nt OTO·Til ;\0 -J.,UU~ GOI ATR IA

il dn·illo di aspellar·e pel'cllé i l malato é sol to la minaccia di mor te per meningile, asce:::so cer ebral e, trombo-flebite. Bi!"ognerà anche aff rettar si se siano giA comparsi i sintomi di una di queste compli canze, per ché oggidi (~ noto che una m eningite può guat'ÌI'e nel suo pri mo periodo coo l 'apertura della mastoide o della fi.Jssa cerebrale rn t::dia e poste· rior·e. Del r esto in casi di questo genere, fin ch•" e possibile, dobbiamo pr at icare il vuolamcnto pelro-masloideo, disinfettare l e pa reti del focolaio e la dura madre e lasciare la ferita allo scoperto, senza ap r i r e la dUI·o., per chè sovente basta tale inl erven to pet• condurr·e all<l sparizione delle gravi turbe meningitiche. Solo dopo 21- or·e, se i sintoni intracranici non sono scomparsi, si apr i rà la tl ur·a, per~h é oessuuo ignora come è di !fer ente i l pr onostico dd l'operazion e, quando questa aperl ura abbia avuto luogo. Ma la malattia 11 0 11 si presenta in genere con sintomi così gravi. Non i· rnro di veder·e gli ol orroici lagnarsi di ceral alp-ia, di malessere con pesantezza di capo, di sonnolenza, di tor po r·e, di per Ji ta dell a rnemot•ia, Yertigini . Questi sintomi non di r ado vengono m essi su l conto dell'anemia o delle tur·be digesti ve, per dendo i..li vista le l or o vere origini. Mac E\Yen, inoltre, ha segnala to c erte cri si catarrali del polmone dove si tr ovano nelle secpezioni gli stessi rni cr·org anismi che si possono constatAr·e nel pus della olite. Anehe in questi casi i n apparenza non gt'avi é consigliabile r apPr tura della cassa e dci suoi annessi, pet·chè vi sono tutte l e probabil ità di una cari e del temporale e il malato è sotto le minaccia di una complic.•1zione intracr anic a, per il decor so pt'OP:I'P!"si vo in evi tabil e del pt·ocesso. M a oltr e l e indicazion i rifet·enlisi nlle.cornplicanze cerebrali , noi Abbiamo, per un in ter ven to opera tivo tutte le indicazion i ri fcl"entisi a entità ana tomo- pa tologiche ell e so;: tengon o per en nemente lo scolo purulenlo. Se vi é u na fis tola che uni;;ce la caYilà mastoidea con l"e:-:temo o cou la par ete poster·ior e del condo tto, bisogna operare. Se vi è paralisi del facciale per·sistc ntt~ , si devt~ supporre elte la carie ha attaccato l"acfJuedollo di Falloppia e bisogna oper·are. Se vi è la caduta dellu parete super·ior e del condotto, significa che vt ò raccol ta di p us nell"antr·o, nell"adilus e neLl'al i i co e bisogno oper·ar e.


RXVI ST.A. DI OClJLISTICA

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:)ij si lraUa di un cole::>lealoma o ùi un polipo, :>i può sperare di ottenere una guar igione senza mellere allo scoper to, come nei casi preced e n ti, l'antro la cassa del timpano e ratlico, ma limitarsi a lla Rblazione di f{Uesle neoformazioni ed al roschiamenlo ; però se non si olliene la guarigione è d'u.opo decidersi per l'inlervento r adicale. Si vedono delle v ol le n ella cassa dei tumori poliposi, clte non rassomigliano p e r nulla alle vegetazioni ot·dinaJ"ie: uoo conviene loccar li, per ché provengono dalla dura mudee e firalaoto che sono in tatti la proteggono conlt'O la in va stone dei microorganism i. F attane l"escisione, seuza arr iva re al loro punto d'i m pianto e raschia rio completamente, si è apet·ta una porta alla in fezioni e quindi alle complicanze . Cosi é per le tube r colosi. Se lo stato generale è buono, se non vi è complicanza polmonare, si può l'are l'cscisione, ma nou conl6nlarsi di una abla.lione pat·ziale. M.

RlVISTA Dl OCULISTICA La aopprea1lone del orbtalllno traaparente. (R éone generale d'ophtalmoloyie n. 6, 18!)()).

I'FL UGER . -

-

L ' A. ha proseotalo questo suo rapporto alla Società Franrese di Oftalmologia nella sessione di magg io. La soppressione del cristallino tr aspare nte é sta.Lo consi· glia lo n e i seguenti stati patologici: Jo Miopia fort e. - Partigiano convinto della operazione come cura radicale della miopia forte , l'A. cerca di pt·ecisarne le indicazioni, riferendosi ai risultati statistici della Clinica Oflalmologica dell' Universita di Berna ed a quelli del suo eset·cizio priva to in un periodo di tempo anteriore al 1897, siccbè i casi studiati sono stati seguiti almeno pet· due anni do po l'operuzione. -' el 9 l p. 100 dei casi si é tratlata di miopia congenila. Il maggior numer o degli operati si trovano nel quarto lustt·o ùi eta (31 p . 100), che coincide appunto con lo sviluppo mas· simo della miopia in rapporto alla sviluppo fisico ed al lavoro


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RIVlf>'l'.A. D I OCl'LIS'J'lCA

per la islruzionP. inlell eltiva. L'A. è l'unico, che indica come limi te mio imo delltt età per l'opere~zione 7 anni ed un quarto; •tucllo massi mo pel' lui fu di 45 anni, ma altri operatori hanno ottenuto ùei buoni successi operando anche individui di GO, ;o e 72 anni (A badie. Hippel, Pans ier) . In quanto alle in dicazioni e con troindicazioni circH il grado de'Ila miopia, mancu una base solida. Secondo il r elator e, btsogna mettere questo in l'a pporto con la eta del soggetto, con lo refra7.ione corneale media, con l'A V, tenendo conto dello stato del malato, della sua posizione sociale, Jei prog t·essi della malnllia in lui e nC'gl'inJividui della sua famiglia. Se la r iduzione dell'A V, p. e., cos lrin~e l'individuo a dover cawbiare di professione, l'atto operativo snra indi ca to q uan· d'(lllche l a m iopia sia inferiol'e alle 1U O.; il progred ire r apido ùi questa p1·ima dei 20 anni e sopru tlutlo dopo questa età, rappt·esuntet·ò una indicazione per esegu it·e l'operazione unche in una miopia di gr ado relati varrwnte moderato. l r isultati si addimo~t1·nrono soddi sfacenti anche nei casi, 111 cui l'illter·vento opet·ativo è più dis~.:usso (miopia tt·a 10 e 13 0.). L'A Vtniglinrò sempt·e, m eno in due casi, in uuo dei quali si ebbe una infezione secondaria, nell'allr•o una emorra ~ia centr ale 1·etinica durante un accesso di delirium tremens. Anche i limi ti del C V si estesero dopo l'operazione. Dulie osservazioni dell'A. r isullerebbe pure ch e un astigmnlismo preesistente sovente è guaril o o é diventato pi(t del,ole dopo la !iOppt·essione del cr islalluw. É r aro ed eccezionale che lo stato generale del soggetto pnssa controi ndir are l'opet•nzione (isteri,;mo, neurastenia, sviluppo intellettuale defici ente) alcoolismo ecc.). -Le anomalie della ~:onoe r[!en;a (rlovute a cause m eccaniche, a cause nervose ccnli'ali, str·abismo concomitante ecc.) rappresentano piuttosto uua i ndicazione per l'atto oper nlivo, in seguito al quale non J i rado si COITeg!!..no pat·zialmente od anche complellllneute.- Per 0 in g eneral e è più pt•udente corre~<gere lo slmbismo dopo l'afachia, a11zichil prima. - Ancltè il nistagmo, !"pesso complicnnle la miopia congenita, non rappresenta una colltt•oiudicazione all'intervento chir11rgico. Le macchie cornen.li estese in un occhio, mentt·e l 'altro conserva la sua co1·nea trasparenti•, r endono poco tttilc l'atto operativo, giacché con la cornrn tJpacata l'occhio sarà pr obabi l mente alfelto da aml>li opi& per nnopsia e •tu ìndi non concorrerà alla \·i;::ionc. Se i due oct:hi pt·e~enlano le cornee più o m t>no opacalt>,


RrviS'rA DI nCULIST ICA

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vert•à operato q ue llo che ha migliore A V, potendo cosi riuscire utile per la visione a distanza, mentr e per quella in vicinanza basterà l'altr o occhio. - Lo staflloma posterwre, le alterruioni della cor oide non controindicano affatto l'operazione; anzi, secondo l'A., una coroidite cenkale acuta indica l'urgenza dell'inter vento chi rur gico, spiegando queste una certa azione cura ti,·a, come egli sle::<so trovò dimostrato in 5 ca!>i da lui op~>rati con esito brillante . L'A. pel pt·ocesso oper ativo é ricor so alla descissione, segui ta dalla e:-stra zione se m p lict~. P er la prima poco importa si a do peri l'ago di Bowman, il coltellino di K napp, di Graere o di ì\'icati; pet·ò la descissione dev'esse1·e proforlda, senza toccare la cr !stalloide posterio re . Egli pratica in gener·a le uniJ desctssione a croce con l'a go di Bowman, che fa poi segu ir·e da lieve lriturazione. L' aumento della pressione intrnoculare indica s empre la nece s sita della estrazicme del cr istallino, dopo la qual(• scompa ron o tutti i sintomi allarmanti. Qua li complicazioni postoperatorie vanno tenuti presenti la infezion e della fe t•ita, lo scollamento r elinico, il g laucoma. La p r im a può sempre e\•itarsi; il secondo (osset·vato una sola volLa dall' A.) consegue alJa fu oriuscita del vitl'eo, che l'oper~Jto re scanserà con ogni cu1·a ; il terzo non fu mai o~~e •·­ vato dal r ela tore. Egi1 segnala pure tra queste com plicazioni le opa ci tà del vitreo s c•tto for·ma di fiocchi. :2° Miopia centrale. - La soppr essione del cri~;tall ino riesc e utile al soggetto, in quanto che la refrazione difliwr-nt~ tlel centr o (miopia) e della per iferia (emmf::' tl'opia od iper·melropaa) im pedirli s empr e la g iusta correzione. Si prefel'ir'anno la d esci~;,;i on e e l'e;,trazione li11eat·e, quando i l soggetto trova:=:i nella e tà giovanile o m edia; la eslr·a zione a lembi, •Juando è gia avanzato negli anni. 3° Chera tocon.o. - La oper azian e in discorso per questa mHia.llia ogg i ha soltanto valore s torico, giacché nella stessa si o ttengon o risultati sodd is fac.e nli con la depressione cicaLrizra.le media n te il galvanocauterio,coa diuvatadall'ir ideclomia e d a l tatuaggio. 4• E ctop ia rlel cri.staliino. - La opera zione fu eseguita la pl'i ma volla d a Evers busch , lre volte da Satler ed unfl dall' A., senza specitìcat·e con quali ris ultati. 5o Lussa:;;ione del cT·istallino. - È indicato l'alLo operativo quando l'ectopia del ct·islall ino si é cambta ta in total e fi


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RIVISTA DI OOOLlSTIOA

lus~azione, sicc hè questo ricaceiato nPIIa camera anterior e cagiona fatti irr itativi. S e invece il cristallino (come spesso succede) é lussato nel vitreo, si mantiene trasparente e non cagiona a lcuna irt•itazione, la operazicne è controindicata. 6° Fo rme maligne di glaucoma. - Secondo l'A., i risul· tali ~are bbe ro buoni tn due forme di ~laucoma: quando in seguito a larga il'idectomta, il cristal1 1no é penetrato nella ferita ed esce len tame nte dalla sua capsula come la testa di un neonato; quando in un glaucoma a forte tensione dopo hridectomia la camet·a antel"ior e non vuole ristabilirsi. 7' Sinechie poateriori totali. - Si ricorrerà alla soppressione del ct·istallino assai tat·di , quando, cioé, la infiammazione sia del tutto estinta. cq.

n mu•agglo ooulare nell' lpermetropla. ( Acad. de medécine, maggio 1899).

OoMER E DARIER. -

Le conclusioni, alle quali vengono gli A. A. nel loro lavoro, sono le seguenti : Il massagg io oculare è capace di diminuir e notevolmente l'ipermetropiA e di stimolare l'accomodazione in modo, che molli ipermetr opi sono anivali a uon ser virs i più delle lenti correllr·ici; Nello strabismo ipermelropico l'occhio ambliopico polt•a col massaggio mig liorare cosi, da rendere possibile la vis ione binoculare e la g uarig ione dello strabismo in modo definitivo; In alcuni mio1 d con la stessa pratica l'A V sarebbe migliorata; Il massaggio infine può mig liorare la visione dep-li ammalati colpili da affezioni croniche, specialmente il glaucoma (?), nel fJUale la tensione oculare s i abbasserebbe notevolmente in sef!uito a questo trattamento. cq. La elettrloltà nella dlagnod dl un ol•tloeroo •a.bretlnloo ••tratto dalla •olera. - (Gio rnale di eleltricita medica, fase. 1, 189!}) .

C. DE VtN CENT II S. -

Con questa comunicazione, fatta oralmente alla R. Accademia medico-chirurg ica di Napoli, l'A. richiama l'attenzione degli oculisti sulla utilità, che la corrente elettrica può for-


RIVISTA DI OCULISTIOA

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n ire alla diagnosi dei cis ticerchi oculari , e sulla efficacia della terapia chirurgica, con la quale il pratico può ottenere la conservazione dell'organo e nei casi non m olto avanza ti anche quella di· un CArlo grado di funzionali te. Si trana di un indivirluo , ch e sullo scorcio del pass ato anno, senza causa noLa, di botto fu colpiLo da intolleranza alla luce e da forte IRJZrimazione all'occhio sinistro ; con lo stel'so d0po 2 setlim~:~n e si accors tl di vedere gli oggetti circonfusi da una tem..e nebbia, che si fece Mmpre più fitta, mentre la intc>lleranza Rlla luce e la lafZrimAzione cessavano. Più tardi con quel't'occhio non vedeva dal lato nasale, sicché giusta mente allarmato ricorse ad un oculista , che ;:rli diagnosticò un dis tacco retiuico, prescrivendo un tr·attamento curativo mterno. P erò peggiorando sempre piu, r icove rò in Clinica. L'A. riferisce i vari esami funzionali ed obbiettivi prRticati e fa no tare come all'osservazione ofralmoscopica di quest'oc· chio furono rilevati sintomi valevoli a fare ammèttere la possibilità, non la ct>rtezza della presenza di un cisticerco s ubre tinico. lufalli s ul settore retinico interno, a circa dieci di~ metri papillar·i, rilevavasi un'ampia bo1.za di dis tacco retonico, forteme11te Lc M, più lar ga che alla, di colore bia n· chiccio anzicllè bluastro, di for ma decisamente ovalare; bozza, che !'i sollevava su di un dis tacco r etinico pianegg iante dell'ord inario aspetto e sul fondo ocular e normale. Dal fondo della stessa traspAriva, sebbene incompletamenle , un corpo bianco, a margini poco determinati, il quale nelle successive O:>servazioni parve mul8I'e di forma. l movimenti del bulbo oculare non determinavano alcuna oscillazione della parete rlel d1stacco vescicolare. La cer tezza della dia~nosi di distacco da cis ticerco venne data dal passa ggio della corrente galvanica o faradica, ln quale, applicata coi poli alle te mpie ed in modo interr-otto, face va osservare modificazioni neJrinter·no della bozza retinica ; m odificazloni, che accennavano alla retrazione della massa l"emitrasparente in essa contenuta. Infatti si vedeva insorgere un altro orlo bluastro, fl essuoso, che man mano si a llo ntanava dall'orlo della bozza, a misura che s i a ccentuava la retrazione del corpo; di più si manifestava un delicatiss imo mo vimento superficiale, che si rivelava col successivo &lternarsi di chiazze più o meno chiare, pre!:isO a poco come se dtelro una nube chiara se ne vedesse in moto un'Il l tra alquanto tiiversamente illuminata .


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RIVlST,\ DI OCULISTICA

Accertata la d iagnosi di cisticerco subr eti nico, convinto che la bozza doveva corr isponder e col l:'UO or lo inferiore un poco al disopra del meridiano orizzo ntale e col suo estr emo anteriore a poch i millimetri dietro l'impianto dellP-ndine del retto esterno, l' A. procedè ali!! estrazione del verm e dalla sclera con un pt·ocesso, che egl i minutamente descrive. L 'esa me microscopic0 del pat·assittl confermò la diag-nosi ftllta. L'infermo andò succes~ivam ente migliorando, sicché dopo qualche t empo potè rilevarsi come nell'occhio sinistro la tensione fos~e interamente nor mal e, il C F sempre limil>

talo airinterno, L' A V aumentata a ~u ·

cq.

F. SEYOEL. - C'o ntrlbuto allo atudio della cheratite neuroparalltioa. - ( V. Grae.re·s A re/t . .fiir Opldalm., X L V III , p. l't3). I n bas~ alle osservazioni falle su 3 casi di cherati te neuroparalitica. i l St'yd C'I l:'i sch iera tra i fa utor i d ~:: l l a teot'itl tro· tìca senza per ò escluder e del tutto una conc(Jlnit.ante azion e Lraumntica. Egli ri li t> n e che sia assai ù ubbia l'in f1 U<'nza da parte delle fibre uer vose che servono in modo spPcinle alla nutrizione nel tronco del tt·iuPmano non essendo rìnot•a r iusci to arl alcuno dii rare una dunostraz10ne anatomica di fibt•e ner vose tt•ofìche; eg-li C\>r c·a piuttosto r1uesl· inl1uenza rwi dislut·bi va!'<omotor i. N el quaùt·o mor boso dei suoi tre C.''\S i predom ina una mani l'e!'<lfl partecipa zione dr l simpatico , e nou in minima pAYle del simpatico ncularc, CO(lle è dimo>-trAto doi seguen ti sintomi: r·elrHzioue del bulbo, imprcciol illlento della rir na palpr brale e, in un ca.:;o, mi n~ i. Siccom e, ~eco :rd o H ir ll, dal ples;:o caver no>-o per vengono al gAnglio di Gasser e al prrmo Lrunco dd l r·i gemino numerosi t'ami ana>-lomotici, co~i é da cousidei'Sr!5i quale uno dei l'ftllori prifl(·i pali nella pr oduzion e della cherll lilc ntluroparalitira uu di::;turbo vasomo · torio come espressione di una par alisi del si111patico.

E. T.


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RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE DA LGI..IESII.

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BUlllde gaatrloa. -

( Th e Lancet., ago·

sto 1399). Se troppo frequentementa i pratici hanno l'abitudine di r iportare ad una p1·egressa sifilide le più disparate rorme morbose, raramente il pensiero ricorre a questa emotliscrasia, allorcllè un paziente si lag na di dispepsia o di sintomi riferibili ad ulcerazioni, a carcinoma o ad altre affezioni di stomaco. Eppure come la sifilide può causare catarr o dell~ mucose bront;hiali , in pa1·i modo, secondo l' A., può attaccare quelle dello stomaco; e nella s tessa guisa che le produzioni gommose si i•npia n taoo nei più svAriati or gani e sistemi, possono avere la loro sede nel ventricolo. EJZii riporta tre casi, che ritiene molto interessanti fJer la rapidi tà con cui alcuni s intomi g a!<lrici della maggior· g ravità cessa rono in seguito ad una appr opriala cura antisitìlitica. Si trattava in tulli e tre di donne maritate, le quali non avevano mai soffer·to o che almeno non si erano mai accorte di alcun fenomeno sifilitico, né vi erano oell"allualità al terazioni patologiche, le quali potessero far sospettare questa infezione. L' A. fu indotto a tentare una cura specifica dalla sola conside razione che tutti gli alt1·i r 1medi som minis trati erano sempre rimas ti inefficaci. Am· mette che si t•·atti in tali casi di silìlide acquistata in modo c;peciale e in forma attenuata, per cui senza produrre n é il !"ifìloma iniziale, n è l'esplosione rli fpnomeni l'ecoudari. possa coad11rre addirittura ai più g ravi ft>nomeni tc r zial'ii, fino cioè a produzioni gommose, le quali. sia per i disturbi funzionali, come per le appar enze anatomiche, possono condur re a tulle le apparenze del carcinoma . L' 1potesi può a tutta prima par ere ardita, ma non lo è di faLlo molto meno di quello che apparisce, ove si cons ider i chf' qua ndo lrattasi di lesioni del sistema nervoso, o di qualche O"ti11a l8 ulcera cuta nea , siamo anch tc~ troppo cor rivi a sospetta r e 11 n a p re ~ressa sifilide . Perché dunque si pensa così ra· ramente a quest!l malattia quando un paziente soffre dis turbi


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RIVISTA Dl ~IALATTl E VE~EREE E DE LLA PEJ~LE

ùi stomaco, i quali hanno r esisti to aJ un trattamento co· m une 1 Noi sappiamo che la sifilide attaccfl con gt•ande facilità la br1cca, la gola, il r etto e l 'ano - l'enlrt1la e l 'usd ta del canale al i mentare - : perchè deve parere i rra~i onevol e che pùssa quulche volta attaccare i bor di del ca t·dias e del pi lor o. l e due porzil)ni dell'or gano, del CJualc forse più si abusa, eh~ ~ono spesso irri tat e dalla qualità o dallll quanlità dei cibi o delle bevande, e che Jivenvono quindi s iti d'elezione per l e m <:J n ife~ la zion i sifìl il1 che? In un r eC!-!IIlt! 18\'0I'O sulla sifilide si legge: ~<è u 11 falln rimarchevoiP che 111enlr1~ le memlwa ne mucof"e e 1 l P:;;suli sottomucost della bocca, della f'al'lll!!e, della lingua e del r eUo, sono co tnunemenle coinvolti nel proc.:e~so s1fìlilic" , lo slomaco e il cAnale ali mentare sono genet·almen te immuni dalla silìl ide l!• t·zia rin " · Seeondo l'A sa r ebbe stato più l!sa tto il dir P che r Ar amente ci s i pensa , ,..d é 11 ri iPner si che quest1 organ1 si ... nt> allaccflli più spes:;;o ùi qutittlo si so"pella (>che m olle dia~nosi si,..no corupiPta rn l:! nlt! sba~ l iale. In 01!ni caso di malattia gastr ica ost inalél, è di avvisn chP clebbt1 se mpr e lr>n ersi pr esPnte la po!';.ibiiila di una pr eg1·essa infe~JOilt' si lì · li lica di f11r1na atlemtAta, ma non vuole pet· l']ueslo sem· brnt'e un sirilomane, P come e;;prirn e r ecisA ment e l'opinione ot·a r i cor data par i casi di fot·me g-nslri.:l!e resistenti All'or· dinat'io trallumen lo, cosi ricor da c he r esiste11za ùi una pr e· g t·e!'sa sifilide non ba.:ta per p1•ovat·e che anche la m aiAllla di cui tratla"i e co11 e::::sa in t·elazione di causalilll.

Dott. G. FR\NCr-:scn t;o; t. - Contributo alla cura della sUlltde. - Est ratto dAllA r.a.:;;, de!Jii uSfle(l. e aellr· clin., n. l :H; Il li no 18!!!l. S rwsso accade c· h e crrle maru l'cslazion i sifi li Liclw non ri· sento11o alcun vantAggio dalla cura t"pecilica tl t>l mercur io e dello todic1. I n C{ueslr cnsi si sono spe t·im t>n la te u l lima mente co n succe:::so le ini ezioni di siei'IJ tt rli l ic.:iale coll e quali si ol..liene il cosi dNto la vtt!!f!io d P,\ sani[ue. Queste iuiezioni d1 SH'ru arliliciai!• furnno dich ia rate qual " unA preziosa r·isor:<n lerapeutiea Jal Fo ùrr~i e r. e sulle m '·d..:sintt~ tr allò t•ecenl•·menle u e~l t A n.n ale8 t le D ermatuloyie et Svpltylotrraphie il .tolL Aug~tgllell!' Il quale le C1 m Sif! lia allu dose di JU0-5fJ0 grfJnllni, prnlicate sol to In cute, con l'inter·


RIVISTA DI ?tLU.ATTIE VENEREE E DELLA PELLE

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vallo di ci nque o sei g iorni, usando una sol uzi one satura di cloruro sotl ico e fosfato sodico. L'azione di queste iniezioni è quella di la vare veramente il sangue, diluendone le lossine circolanti, e fa ci litttotl\1 le funzioni alimentatrici dell'organismo ; inol tre esse elevano la prcs;:ione sanguigna, aumeutlino l'energia organica, e, per il fallo della depurazione sanguigna, anche gli el ementi anatomici al terati debbono essere vantap-gi osamente m où ifìcali, ed i l poterd funz ionale degl i organi ematopoietici deve risul. tare favorevolmente eccitalo aumentando la fagocitosi. L ' A., ritenendo che quest·· iniezioni possano influ ire nel suddetto senso s ul ri cambio materiale :!ei simitici affetti da feuomeni terziari, m ettendo anche il lor·o or ganismo in condizu"llte da r isentire g l i effetti benefici del mer·cu ri o, ha voluto pr ovat•e l'u7.ioue ~ imult.auea delle i uiezioni e ri el m er~;uri o, pratica ndo in sull~ prime il metodo di Au gagneur· cl1e u!':a, ogni cinque o sei gior ali, iniezionì sottocutanec di quoUro. cento g rammi di soluzione di clnruro di sod io chimicamente puro in acqua slel'ilifzata, nella proporzione del sette per mille . a ~triuu ge ndo vi la prima volta tre centigratnmi di !'U· blimalo corrosivo, e n elle ini..,zioni successive aumen~a n do di un c~ nti grammo di saiH mPr cnriale flnc- ad i uietlUI'lle cinque CP-nli!.!rammi in una volt~•. Gli eff,...Lti furono pronti e s plendidil"si mi. Siccome per·6 il metodo in par ola ho !''inconveniente di f\SSer e piuttosto dolor oso, e di non essere quindi molto facilmente applicabile nella pratica dei comuni di"pensal'i, l'A. invece di Ul'tll'l1 le grauùi quantità seltimannlr di sier o mel'cul'ializzato. Cl'edette oppot·luno ùi inrellare invece :;{im·nalmente pict:nla quantita òi si ,., ro con tenente un ceulif!r·ammo di subii malo co t•r nsi vo, in modo ùa pr atica r e in c1rca se1 giorni l'iniezi one di quella stessa quEtntila di li~u1òo che col primo metodo si pr·atica in una sola volta. Anci1e con questo metodo gli effntli furono imm('Ùiati ed importanti, e non solo nei casi r·i belli suaccennali, ma anche in quei casi di sifilide r erenle che si f.l!<::<c,ciano a l!rave anemia ~a un generale stato cachettico. È da no tars: poi che queste ini,·zioni di ;;iei'O nlet'cut·ializzalo sono assai meno dolor"o'ie delle ;;o lite in i ezio n i d1 pr·epar ati tnercul'iali Mlubili, tantoché è da porsi la CJUe$ Lioue se n elle solite soluzioni di sublimato cor'ro sivo, nort sia il caso d1 aggiungere sempr·e una certa quan lita di soluzione acquosa di clor·uro >:odico.


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lHVIS'rA DI MALA1'TlE VE~ER.EE E DELLA PELLE

Come vedNsi, il metodo é semplice, facile e razion a le. Sarebbe fo r se oppor tun o esper imentarl o anche presso gli ammalAti di tr ~ppa, i r1uali offrono cosi esteso contingente di sifilitici, e pur·troppo an che no n in fr equenti cAsi di l'orme ribelli a cura o almeno poco suscettibi li di mig lior amento coi soliti mezzi terApeulici specifici. te.

Le ample dll&t&zlont nel re11trtnglme.n tl uretrall dlftloW e ribelli. - (Journal clr· médecin.e et r{p

GurAHD. -

c h i r lll'f!Ù' . dicembre 1 ~99).

La dilatazione lempornnea progr essivA r .a ppresenta il metodo fon damentale dP IIa cura dei r estringimenti uretrali . Effettuata fino al limite clas,;ico (n. 22 o 23 della fìliera Charr·i ér'e), essa basta ordinariamt•n te per S•>pprimer e i disturbi funzionAli ed a><sicurar·e in !:ieguito una lunga durata al beurficio ottenuto. M a vi sonp dei cnsi in cu i questo limi te é iusufliciente, lAscia per si s1tor<' i sintomi e non può neppure imperlir·e il loro ar:g r·avamento pro g r·Pssivo. All <>l'<'l, il metodo dell e ampie d iiHtazi oui fino ai numeri 27 o 28. ed anche oltre occorr•e ndo, pr esenta 1111 prc'zioso sp~diPnte, la cui importanza, ig norata dulltl maggior· parte, meri ta di essere messa in r·il revo e dill'usa. T al e m Ptndo può esser·e utilizzato a scopo curativo ed a HCO)'O preven tivo. A ti tolo c urutivo, e;oso è i ndicato ogn iqual volta dh•ersi accid•"nli resiston o allu dilatazione media class ica coi numeri 22 o 23. Es!>o deve essere rrud entemenle, ma risol utamente, appl icato lino Ai numer1 più. elevali della filiera Charr·u~ re . Snr ebbe con tr ario all' in ter·esse dei tMlati il lasci11rsi intimtdir e Pd UI'I'<-'SLare da cer·li accidenti, come gli ascessi urinosi , emorr·agie più. o meno abbondanti e pr olungate . ecc.. che sono io r ealtà di poca iruportanza e che, invece di andar e aumentando, cessano più o meno pr,.•sto a misura ch e il calibro urelrale v iene dilatato. L u pole11za curati va di que»te sropie rlilutazioni é dimostrata dai fatti di g uarigione ra pida e duraturA, dopo insufficienza manifesta, dur·ante venticillfJUf', lrrn ta e più anni, delle dilatazioni deboli o m Pdie frequen temente ripetute. 1-:!'SP però posso no fallir·e contr o alcuni res Lrin~imenli eccezionalmente spessi, lunghi e r elr attili chP si r ipr od ucono. qu~:~lunque cosa ;,:.i faccia, nel period0 di pt~chi g ior 11i, ma che for tunAtamen te sono mollo rari.


RIVISTA DI TERA P EUTlCA

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A titolo preventivo, esse sono pu re di un grande aiuto. La recidiva dei restr ingimenli uretrali essendo q uasi fatale, a scadenza più o meno lunga, é molto impo1·tante per i malati di prevenil'la con rntsure speciali, senza attendere, per agire, che essa ~i a divenuta manifesta. Catetel'ismi ulteriori , ad epoche piu o meno vicine, de stinati a tnantenere lo statu quo, s'impongono quindi indefinitamente dopo la dilatazione cura ti va . Il più sovent~ é sufficiente l'uso di sonJe di medio calibro. Ma quando l'eccessive ra pidita della recidiva esige mlerventi troppo f1·equen li e lascw appena al malato poche settimane di t1·e~u a , non esiste a lr uu altro m ezzo da opporsi a d essa che possa eguagliare il m etodo delle ampie dii a tazioni.

B.

RIVISTA DI TERA PEUTICA "'"" a C . Cot..OMBO e

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M. DrAMANTt.- La fototerapia. Studio flslo-

patologioo sul bagni dl luoe elettrloa. - (Morogagni, ottobre-novembr e '18!)9). Gli auto1·i d i tal lavoro :>ono ben noti in Italia q 1tali adrlelli 11JI' Istituto cinesilerapico di Roma, il pri mo in qualità di di· rettor e, il secondo qudle capo del la sezione di elettrolei·apia. La presen te mem oria verte sopra tutto sug li effetti dei bagni di luce che avrebbe1·o dalo bril ltmtissimi succ-es!'i nella cura dell'obesità, nell'a rtrite r euma tica, nella bronchite cronica, nell'enfi sema polmona 1··e , nell'asma bronchiale, nella nevrastenia cerebt·ale, e nelle nevrastenie in so~<gelti ure rnici. Il baf!OO di luce vi ene somministrato r.ollocando il pAziente sed uto oppur e in piedi, entro apposita cassa r ivestita internamente di specchi e munita di 42 candele elettriche ù~lla forza di 36 eandele cadauna per il bagno di luce in pierl i, e di 5i l a m pad~ per il bagno in posizione ::seduta. Riman e fuol'i dell'appar ecchio sollanto il capo del paziente. La te m peratura interna, accendendo tulle le lampaJ ~ e fa · cendo funzionare l'apparecchio, sale rapidamente, fino a r a ggiungere dopo 25 minuti l 45° nella posizione eretta l<d i 48• nella seduta. Dopo soli 10 minuti si olten~o n o rispettiva-


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IHV1~TA

Dl TEI!A.PEUTlC A

m enll' 3:\• e :J5• di calore. Per co11;;t>guenza pro.lucesi abbonJante e so lleci ta diufot·esi, ed il llag-110 dovrà necessar iam ente es~or di breve dur aLa . Secundo g-11 autori, si deve JH'Od utTe solamente 11 r iscaldamento della pelle ed una lieve dìlntaz.ione dei vasi sttnguigni peri re ,·ir: i, :o<euza giuu;:ret·e a l ri la!<t:iuweulo di el-i~i; e l'etreltu tonico di 1111 hag-uo di luce può e>'ser ulteriOI"m enle aumeut<ato l"ttrendolo se:ruire, come venne prnttcato nei malati curati nell' isltllllo, da u11u dnccja o ::;pug-11atu ra d1 8c'(U8 fredda 8 dilft>re11le tt"lrtpPrH l U1"8. CO~i gl1 8UIOri Olt~ nn8t'O se111 pr e una I'Oftzinne t•tlicaci;;:simt~ ., trovarono tal si~te ma uno dei più 8dntti per atliva1'e la gi rwa slicèl vasalt~. Gli autori I'Ìporl>tno fJOre c..:hit• stor ie clr11iche di amrnalalr aiTetli dulie m(llnllit• smH.:cennAle da e!'lst <'ur·ali con tal m ezzo c urnti vo, ron r i:::ullali da vvet·o briiiA11l i. Se11il!l'a che i migliori rbultali ~inn-~i ullcuuti nellt! nbe>'il<.i, ll r ll'ili r eum13Lirbe e nevrl1 ~ ter tin. In qu.-sl'ultima c·ate~o r'1a di mnlallie, non accrn· nano all11 partt• .ti rnPr' i lo ir~dubhianr t.>. nte !'ipetlanle alla sufrg.-st>OIIC. Co;;i Jllll'fl II On at·c·eu nntu AliA ulterior··~ slorill di ta li mAlati ecl alle pr obnhili ri cadute. Pr·omellouo allre più numer·o!';e stor ie <.:liuiche, dnCtllnènln l c di minute e pt·ecise infnrrn~zi o n i , ~ lo rie cltr cer·tamcule r·iu!';ciranno dt,:l ma~s imo inl~> r·es~e . Concludono afl'e rn1An do l'asstrlulA lòU p~ ri•lrrtà del bag110 di luce :-:opr a lulli i nw1.zi P><cngila ti pe1· ol le ner·e unA a bbondan\.e trnspi rtt zio ne (~.!I'Olte rHJlura Il. ba p: n i turco-rourAn r, 1Jag111 r·ussa, ir11 pHcclli uru 11li e secdti) ~ra per la r·a.pidila co r1 ~~ui 1•1·ov"ca un al,houdanle sudnr·e (3-10 rni uutr). sia pr r· le eccPIJen li COIIdizl(ln i igJt•n idH' in cui questo avYieue ; poler11IO i l pa~.iente c11l cAp o fuori dell'nppar ecchio r espr r !lr •· a r ra f•·escfl e pura. Ma i l pregio rn 11g~ior e del lra~u o di hwe con!'i s t~>rcb he nell'aver e!":;l) un'nziouo in m<~ ss imo gr ado eccitante d1 tutte le funr.ioni d··ll'crgan1smo e nPI po lo>r e chir,1ieo dei ra ~gi ultra - violetti e ma nanli da llt! l A 1n pade PIP ttriclre.

e

G. B. F . 1-:r ,GI:wouTII. -

La caffeina nel primo •tadlo della

bronohlte aouta - { La Sem((ine médicrdr.:, n. 1~. 1 ~~1!)) . Il periodo più l'eiiO!:'O della brnJJclltle acu ta o ;;:uba(·ut.a è quello dc•ll'tlltzio, in cu r l" t>spello r·azion <~ è nullu e lu tosse è molta int•~u!-<». Molti rirn eJ i furono pre<'OIIiZ1.ati allo scopo


IHVI:;TA DI TERAPEUTW A

~l

di faciiJtar·e, i n quel momento, l' e;;~ pul :>io ne degli sputi ~:: di accelerare cosi il passaggio al periodo cl1e da (Jiaal cuno viert detto ancora " dello sputo coLtt> ''• ma l'effetto della maggior parte di codesti esp~tto ran ti é molto pr·ol>lematico. Or a, secondo l'A., la caffeina soddisfarebbe ben i!>simo a questa indicazione, ~opralullo se si associa il suo uso a quello de(otli alcalini. Egli fa pr·endere og ni tre o quattr·o ore uua dose di ~r. 1,20 - gr. 1,80 di citl'ato o di acel»lo di potassa e dà, inollre, alla sera, mentr·e l'infermo v11 a letto, o. g r. 30 di caiTeina. Somministrata in tal modo, quest'ultima ::<oslanza non tarder ebbe a vi ncer e lo spasimo dei muscoli broncla inl i, che t, causa della ritenzioue dell'espettoralo , ed a sollevare l'infermo

E. T. P. Booo:-o1. lesala . -

Uso della bromtplna nella oura dell'ept· (Rioi~;ta ''' palologia n er vosa e n'enittli', t'al<CJ·

col·' D, 189!1). L'A. ha esperimentato nella clioica psichiatrica della R Uni· ver ;:i tà di Genova questo preparato della Casa ~fe r·ck, composto di bromo e di olio di :<ei'a mo n ella propol'ZJont• del 111 p. 100. Vuolsi che in esso l'olio di sesamo conservi intatte tutte le f(Ualat.à cllimiclte, mentre il br·o mo, corret to del suo odol'e e sapOI'e sgraJevole, spieghi più faci lant' utc l a sua azione sull'orgaoiSIIlO. Il prof. Gessl er di SLultgarJ odoper·ò pel pr•mo lo brr;mipina in un caso, in cui erano l'iusciti in ~ ITi caci l'ndonis ver'· nalis ed i l bl'o muro di pota-;,.io atl alle do::i ; l'esi to fu fel ice. Il prepara to (tipo dei g rassi bromici liquidi. ><econd" W intern itz), viene sp~cin l m e nle depo:;iluto uei muscoli, nel fe· gato, nPIIa m idolla delle ossa, nel connettivo sotlo<:ut.aneo: il br·omo r esta separato dugli alcalini conlenulr nel ::;ucco J.l:aslr ico e nel saugue; l'ol10 di sesamo é di facilisl'>ima assimilazione e molto b·'o tollerato. Per questi motivi la bromifJina raella cura della epilessia sat·cbbe mig lior e dei br·omuri alcalini, rl cui uso in pr·atir.a non di rado dà luogo a fatti d' intolleranza ed anche d'intossicazione. l casi esperimentati dall'A. furon o 8. Egli a clifl'el'enza di Ges«ler usò il preparato dopo che gli ammalati in IJI'Ova erano stali l eouti per cir..;a un mese pl'ivi di ogni specinco, Cul'andosi in essi soltanto la disinfezione intestinale e "'otto·


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HlVIS'l'A DI TERAPEUTICA

ponentl•)li all'identico regime cJielelico. Auzi prima di ricorrel'e alla bromipina, ricercò se nelle orine si avesse l'assenza as!'oluta del bromo per le precedenti cure fatte. L a dose del rim edio fu di due cucchiai al giorno. aumentandola pr·ogressi va mente a 5 c uccl1iai in quei casi, in cui gli accessi non mos travano la tendenza a diminuire; la durata del:a cura per· ollt'e uo mese. Eccone i ri sullll.li: Gl i accessi diminui1·nno sensibilmente in 4 casi e la dimiouzioue per sistetle per un mese e più dopo la cura in 3 casi ; però in questi ultimi la epill!ssia datava da pochi anni. Gli accessi aurneulftt•ono sia dut·ante, sin dop•) l'uso clel preparato in :J ca~i. In un easo con l'uso dei bt·omur i associati !'i r. t·a ottenuta lu sospensio11e degli accesr;:i per cit·ca due me!'i; invece durante lu somministrazioue della bromipina qnP~Li, s••hbene dimillUiti in numer·n, addivenner0 r•os'1 forti e violeuti dn far cflder e l'ummalato in un ver·o stato di male. Certo per ollener·e r·i,.;ullati miglior·i sì avrebbr> dovuto spingere lf! dose dr>) pt'e flllJI'BlO fir10 o liA ~alurazione bromica. Il fnrmaco é ben toller·ato, non da luogo a di!"lurbi gastt•ici; solo in un coso ebbP a n otarsi !'enso di nausea con lieve sconrerto allo dif!e!:'Linne. Al con trar·io dei bromtrr·i alcalini, lu elimiuat.ione dellabrorn;pina ~uccede lentamente e soltanto in 6 ca~i si trovò nell ~ orin-e la presenza clelia medesima dupo 15 gior·ni dalla sospenswne dtl r1medio. In conclusione questo prepar·ato, :-;P.cnndo l'A., non è più eflicace ed attivo dei l)l'oruuri, che d'ordinm·io si Adopt:rano nt•lla cura delh1 epilessifl, rna ri esce meglio l oiiPr·ato e viene più l ungunwlltt• lral lt>nulo nell'or·~Rnisn10.

Il bloarbonato . dl soda e l'ergotina nella oura della duaenterla. - (La Semaine médicole, n. 50. pag. 400, 23 110ve1ubre 189!ì) .

Un medico mi lita r·e Ru><so; il dollor I. O. Sarntchouk, ricorse con tro la clissenter·i.a ad un metodo curativo i di cui risultati sar·ehhero super·iori a CJuelli forniti dal ca lomelano e dAlla somministrazio1te de ll'olio di l'icino. Evacualo l'intestino med:ante somminish'azione di 15 a 20 grmnmi di solfato di soda, du e Ol'e dopo da. all'in fe r mo l-l grammi di IJicarhonato rli soda. T r ascorse due ore a mministra 0,25


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RIVISTA DI TERAPE UTI CA

centigr. d'ergolina e continua l'uso di questo medicinale alla stessa dose, ripetuto uno o due volte al gio1·oo, secondo la quantità del sangue contenuto nelle feci. Inoltr e egli prescrive delle polveri compos t~ di: Sotlonitralo di bismuto. Tannino . Solfato tli chinino. .

25 cemigr. 30 1) 12

l)

somministt·ant!one tre o quattro al giorno. Dopo una scarica lava la regione anale con una soluzione tiepida di tannino. La di P l~ è composta di una decozione d'orzo con a ggiunta di un po· di burro, di uova e pane. Come bevanda, viene somminis trato del the. Cosi s i otterrebbe una complPla guarigione, in due o tre giorni , nei casi r ecen ti. Trattandos i di dissenteria d'antica data , all'infuori dei mezzi sopracennati, l'autor e ricorse a delle lavature delrintes lino mediante S0luziooe di acido tanoico introducendo gio1·nalmente nel r etto cir ca un litro d! acqua lepida contenei:! te 4 g rammi di a cido laonico, nella pt·oporzione, pet· conseguenza. di ci rca il t~ p. 1000. Tale processo del collega Russo è specialmente adatto pel' ~oggetti giovani od adulti, nei bambini occot-rerà ridurre le dosi proporzionandole all'età dei piccoli malati. G. B.

S. F ABO zzt.

-

Dell'lmplego dell'Eroina ln tera-pia. -

(Ga.ucttn degli Ospedali e delle Clt niche, n. 13!), IIJ no· vembr·e 18!!9).

L'a utore narra di aver im piegato quest' eter·e diacelico della morfina nella cura di par ecchi amu1alati degenti oell"ospe.lale degli incurabili e precisamente su individui afl"etti dA tubercolosi nei dive rsi stadi, in cardiaci con lesioni volvolari (con o s enza compenso), in •me casi dt aneur1s mi aortici ed in un caso t.li sifilide costituzionale con dolori os teocopiri. Somministr ò l"Eroina sotto la for·mula proposta dal \Vezzbieck, va le a dire: l:!:ro ina. . Acido aceLico . Acqua distillata

50 cenligr.

5 goccia ·JO g rammi

somministrando di tal soluzione 5 goccie per volta, clue o tr e volte al giorno. Negli ammalali di tubercolosi polmonare


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lUVISTA DI MEDICIXA LP.(';ALE

incipiente ebbe costantem~nte a ri scon trare dimi nuzione de~? li acces:;i di tosse e dell' atl'au no con espettorazione più ra cile e meno abbondante e durante la notte sonno tranquillo veram ente riparatore. I n ammalali di tubercol osi pol monar·e avvanzata, con il rimedi o in parola, non ottenne f!U&Si nessun effetto. In rlt:e casi di .aneurisma aorti co ebbe put•e a notare n otevole vanla$rgio con cessazrone dell'affanno e dell'inlòonnia. l n un caso di insuficre nza aortica ollenne effetti miracolo!.'i con diminuzion e del numero d<>gl i alli r espir11torii che vice· ve,·sa guadagnaronn in ampiezza, mentre scomparve qual· ~ia si rlolo r·e, r itornando i l so11no. Da ultimo in un · cas o di dolori osteocopici da sifilide, il farma co in parola !"piE>~ò tosto la sua azione sedativa con la compl eta sr.omparst~ dc i dolori . Quantunrpre la casistica riportata dal l'autore non sia mol lo numerosa, eg-li, in seguito anche ad esperimenti di confronto, conclude c oll'affermare esser il nuovo rim edio m ollo pitl efficace degli altri or dinarii pr eparati di morfina specialmP.nte quale sf'da tivo nelle tuher· colosi polmonari incipienti, n elle CHrdiopalie, negli aneurismi e nei dolori osleocopici riPI la !"ifìli .Jc, conform em ente a quanto avevano di già a~serit o il Dreser, il W eiss, il Floret ed il W t>r·biPcki.

G. B.

RIVISTA DI MEDICINA LEGALE L . BoRRI. -

Sforzo, emottisi, tuberoolosl. Perlsia medloo-legale intorno ad un presunto infortunio della· voro. - (Rivista S/l[!li inJorwnii del laroro, 15 a~<osto, 15 séllembr·e 1X99, v1>l. l, fascicolo 8·9).

N ella pr·atica pr ofe!'sionAie del m f>di co militare, non e rroproba bil e che si pr e!"en ti il caso di dover decirler-e legalmente se tr·a .~(orzo . emottisi e tn&ercolosi pos!!a esservi un nesso causale. A qut>~ lo r isponrle. con molla compelf!nza, nel l"Uccitalo peri odico, il prof. Bor r·i, il quale venne invitato a dnre i l suo giudizio med ico- lep-ale intorno ad un info l"lunio sul lavoro,


RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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&uccesso ad un operaio, che in seJ?uito ad uno sforzo fall o nel pot·tare una I.mgarina, prima ebbe emottisi, poi divenne tubercoloso. Lasciando da parte il caso speciale pret=:entato dal prof Borri, è interessante conoscet•e, in tesi generale, quali siano i concetti scientifici, ai quali ~gli ~ i è inspirtllo per pronunciare il suo g iudizio. Le qu~s tioni poste dal prof Borri sono le seguenti: a) In t=:e~uito ad uno sforzo puossi verificare emorraoia polmonare1 Escluso il trauma diretto, due possono essere le cause della emorr·agia, cioé: 1• la diminuzione della resistenza di tenuta (li un oaso ~anguigno; 2• nn eoentuale numento di pressione del sangue circolante nelle localita ove la rottura del va!'o sanguigno avviene. Essendo nolo che i vasi sanguig ni SHni possono fi!"iologi· ca me nte sostenere un'altissima pres!'ione !'anguigna, ne viene per conseguenza che un vaso non può romper:;~i senza c!Je !e sue tonache siano alterate, o per• proct>ssi di degenerazione ateromatosa, o per alterazioni dovute ai processi distruttivi di un dato orgt:tno (tubercolosi polmonar e). Nei vasi arteriosi della granòe circolazione p•.tos~i avere rottura delle plr~ti per ateroma, nei vasi della piccola ci rcolazione (polmoni) e facile ri$COOtrare la rottura di quei pic· coli aneurismi delle cliramazioni dell'at·teriA polmonare sporgenti nelle caverne tubercolari; ovvero l'ulcPrazione della parete stessa dei vasi. La pre~siooe endoar·teriosa influisce ben poco sulla rottura dei vasi ; noi sappiamo infatti che mollissime emorragie interne avvengono nei momenti di minor pressione, cioe durante il sonno. b) Vi è relazione fra emottisi e tubercolosi, e può essere la tube r colosi una neces$aria conseguenza della emor•t•ag la? Nessuno più crede, op;gi, alla phtisis e quando il medico viene c hiam>~to alletto di un malato emottoico, non esit11 a ctiagnosticare un pr·oces!'O morboso tubercolare già in allo. Pur tuttavia è necessario a ssegnare un valore ai due mo· me nti, il predisponente e l'occa!'lionale, perché un individuo. pure ammettendo di essere tuber·coloso, pott·ebbe invocare come causa diretta dell'aggravame nto del suo processo lo sforzo muscolare Uno sforzo può fare aumentare la pressione sanguig na nell'al bero bronco-polmonare.


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Rl VIS1'A DI lfEDICI NA LE GALE

P<'rt:hè queslo possa esser e causa di emort·agia so no neper ò due contingenze, c he vann o discusse : 1' L'enti tà assoluta e r elativa dell o sforzo ; 2• L 'aggr Avamentf'. o m eno, indotto da questo nel decor so Jella mAiallia pr P.rsistente. AffiDchò t·icort•an o in uuo sfor zo gli estremi dell' infortunio del lnvor o, o , com e militar·mente sr direbbe, della causa unicA e d ir·ell~;~ di servrzio, esso ha da essere straordin ar io e veramente !! r are, ~i a cc h ~ anche nelle condizio 11i comuni della vi ta si fan no degli sfor·zi , che sono supet·ior i a quelli e;;ee;uiti ;;u l lnvor o, o nel fli sim peg-no del ser vizio mili tar e. Della efiHliv a g r·avi tà dello sforzo compi uto, si può adeg-uatamenl e giudict~ re r i fer endosi alla entità dellaYor o meccan ico (pPSo da alzare, l'esistenza dt1 vi nrer e, posizione incomoda da manten er e ecc.) eri agli effetti immt>d iAti, 11011 subdoli e re:"i mani festi a distanza ùi tmn po. Confton létndo poi In s lalo di sa lute tlntecedeute con quello) com;ecu li v o aIl' a v veni tnento del l' in ro r·t u nio, sut•à age volr dedurt·e sr l' ag~ravamP 1 1 to deda m alalliu preesisl ~nte puo e-:ser t- dipe~o dallo sfot•zl) . L oonde pntrà eRset·e oggetto di discussi one i l caso d i :.Jn mil itar e appt11·enlem e11l" sano, il quali' nopo un g-r11nde sfùr zo RiH immetliatnmente còllo d H emotli" i ; ma non sa t'il mai leet to amm('t l er e elle unH Pmottisi \· eri ticatH->i ad unfl certa diSiilliZH dt tempo tla llo ~fo rzo fallo, po!';sa dipende re da uno o più sforzi ese~u i li nelle di ve t·se con tin~t'n ze del set•vi<do. Il pt•of. Borri con for ra il suo asser to con opinioni di nn t ori che ct piacf' t'il•r ndurt·e. L o Sl.el'll •Ueher dic traumatis elwEni.~tehnnrl in.nerer lù·an· 1.-heilen) dice: • non P.>'>'ervi lì no ra un solo ct~sn iu cui siA dimostroto u v•·t·e un trauma delPrtn inato una tubercolosi pol tnO IIflt'e 111 individuo JW I' l ' IHidielro perl'eltatnenle sano n; e pitl ollJ'e: • fJlli!IH.l•' ad una emort'llp-iA pol monnr e, surc,..ss i vtl a !';fnrzo. susseguono le ffilllllfestazio ni di un pr ocesso mor b11so d'indol e lubet·colar e si deve am uwttere che g iò in anle1•edenza ..sisto·sse la malattia. " Il T bicu1 (ll rtndiJIIch der r.. ; n(all- Erkrnnfmngen) cosi si psprime : n L e emorragie polmonar i che si m tmites tann i n $egnito ad uno "f'or·zn cor·por eo JH'esu ppongono cos tanlt> m en te uni>. lubercoln<:i df'l pol mone, o unA quaiUII'[Ufl alterazione delle parrti ' 'ascoiR ri. " l nvero llt>l!l'i ndividu i Sflll i in ~•'!!Ui l•l a dooi ,:;elllpl ici sfot•zi non si verilìcaronn tnni emor ragre da l pol mone. v cessar·i~


RlVlSTA DI MEOICDIA LEGALE

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Cio malgrado 1' ufficio imperiale tedesco di assicurazione ammette che lo sforzo possa essere causa occasionale dP-1\'emorragia, nei casi in cui tale emorrayia si manifesta immediatamente dopo, o a breoe intervallo dallo s.for:.o. A nessuno può sfuggire l'importanza di questo criterio per stabilire il nesso di causalità fra lo sforzo e la emorragia. E impossibile, infatti, ammettere che data una lacerazione del lessulo polmonar e, tale emo1-ragia possa manifestarsi tre, o quattr o ore dopo; tali emorragie sono immedillte perchè il ssn~ue che è sospinto dal cuo1·e, e si trova s olto una forte pressione, passa tumultuariamente nelle vie aeree ove non incontra resistenza, e si ma1ùfesta molto rapidamente, per non dire immec..lialamente, all'e~lerno. Br. Della durata della morte apparente. -(La Semaine medicate, n i-2, 1899).

LA130K DE. -

L' O. riferisce all' Accatlemia di Parigi (seJuta del 3 ottobre) quattordici nuovi casi di resurrezione di individui in islato di mo1·le apparente, in g razia alle tt·azioni ritmiche della lingua. Di questi CliSi, la metà almeno è r elativa ad annegali, i fJUali non sono ritornati in vit~ che dopo 20·60 minuti di lr•azioni. Fino ad oggi non si era potuto esattamen te determinar·e il tempo durante il quale possono per·sislere le pt•oprietà fun zionali negli animali io istalo di mnrte apparente. 01'a, fra i quatlor•dici casi riferiti dall'O. , ve n'è uno concernente un annegato che si sarebbe riusciti a richiamare in vit.a dopo tre ore di trazioni ritmiche della lingua. Le proprietà vitali posl>ono dunque persistere 111Io stato latente per un periodo di tempo che può essere valutato di tr·e ore come limite estremo. Un altro fatto degno di nota é che con gli antichi procedimenti di richiamo alla vita, non si riusciva a ristabi lit·e i movimenti respiratori rruando l'asfissia durava da più di cinque o sei minuti. Pe1· mezzo delle trazioni ritmiche della lingua si riesce invece molto frequeotemenle a ricondurre in vila degli individui che erano stati sott'acqua trentn o quaranta minuti. E. T.

7

J

l.


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RIVI~TA Dr T~CNICA E ~ERVIll(l M~D!CO MlUTARE STERNBERG. -

Gli :Insegnamenti della. guerra lsp&no-&me·

rio&n&. - (T/le S ew Yorlr M ed. Journal, 1899).

Una questione che si a g ita quotidianamente. e purtroppo con ris ultati poco soddisfacenti in tutte le n azioni, e quella t.!ell'allargamento dei quadri del cor po s anitario e l'aumento delle dotazioni san itarie di guer ra. Ma qua ndo al momento opportuno i soccorsi a i fer·iti si mostra no insufficienti, n ess un o risparm ia le cr iti:;he più acer be al P indirizzo J ei medici milita ri, le cui pr oposte sono r imaste sempre inAscoltate. Negli Stati Uniti le sta mpa politica di ogni colore ha allac· cato con l>t prù grande vivacità il funzion amento del servizio di sanità militar·e dura rrte la guerra ispano-americana ; ep · pure dice l'A ., quando s i l'ifl ett.a alle difiicollà di ogni genere cbe hanno do vuto sormontare gli or ga nizzatori di questo i m· por·tante ser vizio, a fin e d' improvvisare. in poche settimane, tutto quanto pote va occor r·ere per far fronte ai bisogn i d'una armll.ta su periore ai 200,000 uomini, bi,;ogna convenire che i r·esu llati olleouli furono assai mi gliori di quanto er·a lecito a spetlar !:'i. In una comunicazione falla di nnanzi all'Associazione medica americana. il medico gener·ale degli Sta ti Uniti, dimos trò, a grandi tra.Lli, la s ituazione sani taria nel corso delle div er se operazion i che s i succedetlero dn l ·t• maggio 1898 al 30 aprile 1899, e da 'luesla dimoslraz.ione a pparisce che il totale dei deres:::i s i è elevalo da O. 2() p. 100 a 6. 406, dei qua li 5. 438 p. 1000 in seguito a malallie e O. 968 in seguito alle ferile ri po rtat~. È !Jerò cla osser var·!<i, ad onore del Cqrp r; medico mililare amer·icano, che g r·a1.ie a ll~;~ più scru polosa 1111lisepsi praticata, sul posto, la g rande maggioranza dei feriti, i rruali n on sono morti sul campo d i hallaglia, hanno potuto g uarire senza gravi mutilazioni e seuza complicazioni settic he. F ra le malattie che determinarono una cosl alla cifr'a di decessi tiene il 1wimo posto la febbre tifoidea, la quale al·


1ÙVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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tinse il suo massimo, dopo la concentrazione delle truppe, cinr1ue mesi circa dopo l'inizio delle ostilità, determinando una mortalità da 3. 57 p. 100, ossia più che la metà di lutti i decessi. L'A. attribuisce questi risultati alla inosservanza delle più e lementari regole igieniche nella maggior parte degli accampamenti, ritenendo in pari tempo, che date quelle eccezionali cit•costanze, difficilmente si sarebbe potuto fare di meglio. Non nasconde però che effellivamente il numero dei medici militari delt ·armata regolar·e era affalLo insullìciente per sopperire ai servizi sanitari delle truppe riunite. l me. dici tlei r eggimenti di volontari, quantunque assai competenti · dal punto di vista professionale, non erano affatto pr eparati per· le funzioni speciali che dovevano compiere. E :;e essi er·ano penetrati di tutta l'importanza dell'igiene dei campi, erano altrettanto mal seconda ti nella esecuzione dei provvedimenti da prendersi dagli ufficiali rlei t·eggimenti e trovavano resistenza nella negligenza e nella i~uoranza dei sol lati, il cui patriottismo è stato super iore a d ogn i elogio, ma la cui disciplina era inferiore a l valore. Le istruzioni formulate dal servizio di sanità e dt1i comandanti r esU\vano, il più spesso, lettera morta. Un'altra causa che spiega il rapido dilagar" della febbre tifoid<>a deve, secondo l'A., ricercarsi nella difficoltà di farne precocemente la diagnosi, per la facile confusione con le febbri d i malaria. Due insegnamen ti import.ante trae da questi fatti: Con un numero di ufficiali medici che è appena surtìcieute in tempo di pace, non è possibile far fronte ai bisogni della guerra. l medici civili, qualunque siano le loro qualità professionali e la loro posizione scientifica, non sono pt·eparati alle norme amministrative ed igieniche necessarie per un medio.:o militar e. D'onde la necess ità di allargare i quadri del corpo sanitario al di 18. del bi~ogoo in tempo di pa ce e di svlluppare l'insegnamento dell'igiene, più di quello cl te ora non si faccia. c. f .


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RIVISTA Ul BATTEHIOLOGIA G. L uctBELLJ. - Sulla realatenza del baolllo tubercolare dello •puto al 4l•aeooamento ed alla putrefaslone e

•ne modlfloazlonl lu rapporto alla oolora.bUità. (Ga~a etw degl i ospedali e delle clin iche,

n. 14~. 26 no ·

vem hr e 18!)!1 . L 'aulot·e, che è coadiutor e o r·d inario del la clinica m edica ùellu R. uni ver><i Là di Napoli, di v ide il suo lavoro in tr e parli, parla11do: 1° Del disseccam ento; 2' Della putt·efazione; :Jo Del lt1 m oditicazioni in rapporto aliA colomhi lilà dei bac illi l ubt>r·· col81·i. A Ile Vfll' ie pa rti premette poche accessorie nolizie stor iche sull'ar·go111ento t da ultimo dopo nat•rato di m oltl'plict esper rnwu ti in proposito, e.:;c•guitt con scrup olo-;o metodo, viene alle sc!)l:llen li conclusioni : t • I l IJAc;i Il o IIIIHll'COitwe con Le n u to ncll'esp<>l torato dis.,Pc· ealo su velr·ini presenta una r esistenza r·P.Iativamente scarsa (meno di 18 l.!ioru r) SP vi ene espMto alla l uce dtffusa; abbastar~za fol'le (t t·a 60- 80 giorni) se r esta all'o!>curo. :2o Il bAci Ilo tuberc·olllr e, con ll'll lltO 11ell 'espettoralo put r efAtto P cor~se r·,·a to liquido aliA Inca dill'usa, possiede una fnrl ii"simll r esi:=:lenza 'dopo 4 ml·i"i si è mostrato ancora virulo~ rllo) mn si attenua progt'ef'si vamente. :~o L'attenunzione comincia mnl to pl'Ìmu dell'e;:peltor aln contenut() in tubi di vPlro chi usi nlla lam,,ada, eh•~ in qu..-ll i chiusi i"Oilanlu con ovalla . ,'f• I l bllcillo attenuAlO, inoculnto do una Cii\' in all'altrll , 11011 pmsenla llu rn cnlo di vil'ulenzR. 5o I l bacillo lltlJer..:olare. in espellor Ri i che ne contengono rcran num Pr'o, conl"erva la sua color nbilila dopu la putr ela zione pet· lungo tempo. ma cnn UTAcluale successi vo indebo· Iime11 lo. L' indPbr~liml•ntn della color abrlilil fino alla !"COm· par!"a, Avviene prima neJI'pspPltm·nlo con ten uto in tubi di vell'O chiusi alla lttmpada che rn 'lll"lli aperti. ()o Il bac·ill(l tubercola r· c, in e:<petlnra ti rhe ne contengono rari ssimi, appena ha hto ~o In putrernzionP, per de la !'na colorobilitu o quei"ta si conser "a per qualche gior no m ollo i ndebolitu. G. B.


RIVISTA DI BATTERIOLOGIA

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La batteriologia del Ufo. - (Med. Record, aprile 1899). Fra le tante malattie d'indole manifestamente infetti va, la cui etiologia, per molteplic! ragioni, non e stata ancora ben dete!'minat.a havvi il dermo-tifo, il quale, avendo ora perduta la frequenza di un tempo, non offre tanto facilmente l'opportu nità di uno studio sulla sua batteriologia. Le investi~a ­ zioni che sono stRte falle sopt·a quest'argomento hanno dato r esultati contraditlor i. T hoinet e Calmelte hanno trovato nel sangue dei malati di tifo un microrganismo somigliante, nelle apparenze morfologiche, allo spermatozoo umano, ma le loro osservazio ni non s ono state confermate da quelle di altri studiosi. Hlava, al pari di Bannan e Cheesrnau, ha egli pure descritto un bacillo, da lui trovato nel sangue, e che differirebbe da quello d1 Tlloioet e Calmetle. Lewaschew dice di avel'e osservato dei ptccoli corpuscoli semoventi, di forme vsriale, e Dubrief e Bruhl dei piccoli diplococchi capsulati completamente im· mobili. Nella recente epidemi3 di tifo, vp.riflcatasi in Edimburgo, Balfout• e Porter hanno isolato in 7 cadaveri d'individui morti di tifo, in 15 ammalali, durante il periodo acuto, e in :~sopra 4 con valescenti un diplococco avente molli punti di contatto con quello descritto da Dubrief e Bruhl. Questo microrganismo misur a 2 fJ. di diametro trasverso , è iucapsulato e dotato del solo movime11Lo Brownian0; si colorisce col metoJo di Gram) come ancbe con violetto di genziana. In a lcuni casi fu veduto in catene o in gra ppoli, ma più comunemente come un diplococco isolato . Colti vato nel brodo o nel latte vi cresce rapidamente, coagulando il latte in uno spazio di tempo che varia tra le 24 e le 48 ore. È facilmente collivabile anche nell'agar, nel siero di sangue e n9lle patate. Le colonie appariscono entro 3 giorni e la liquefazione ba luogo tra i 5 e gli 8 gior ni. Il brodo è reso torbo in 24 ore, ma susseguentemenLe si rischiara. Non dà luogo a forma· zione di gaz nella gelatina glucosica. Lo sviluppo delle cui· ture ha luogo preferibilmente ad una temperatura eli 37° C.

c{.


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RIVTST A D'I G IENE farmn cì;:ta mililar·e nell'esel'cito lhlnc<'se. - Bicerche chlmlohe sulle con•erve amerloane 41 oarne. -

P ELLE R IN,

(Uecue rr f!!J(Jiène et de P oli<·e sanitaire, 20 ottobre 1899, n. 10).

L"aul0r e si pr·opose di determinare il valor e nutr•ilivo delle con:;erve >:tmerieane di ca r ne, c he si usa no nell"eser cito fran· cese, per· cnnosc;ere se questi Rlimnnti cor rtengann elementi nutritivi Pquh•alerJtr a quelli della ca r·ne fr·esca . E~li e!';E'~ui le s uA ri c••rche sulle scatnle arne!'icnne rab· br·iea le nel '18!12, in buono stato di l:Onservazi oue e lo pose in riscontr•r, !.:011 quelle fnbl, r ieale nel IR!I't. Detem1inò successh ·amente: l. La cornpo,.izione totale del pr odotto (br orlo e cn rn ..) roe!';sa 111 r11pporto alla com posiziorre e al peso ùella car ne corrispolld t•n te. 2 Il con tenuto della COHser·va i n r:;oslanze alibili. 3. Il sun vn lqr·e nutr•itivo. CONSER VA DEL 1 ~!)2. - Brodo. Il br odo r accltiude un estratto di ca r ne assai unrforme, che può ben servire, quale termi ne di coHfr on to, rr·a i di,·ersi pr·oùotli. Esso è cosliluilfJ, in mPdin, da:

AC!fll\1. 1\latt~r i e

7!J,!i7 l' 100 seccl1e totali (estr;llto e cenerr) :W,U:l

C0rnpo!=:izro ne, che (';j avvicina di molto a <]Uella dellfl (;arne di bue. C0~1POSIZIONE DELLA CMINE. f~spr'lm endo i risultati C\)i(li stes:;i el eru enli del brlHIO. !;i otten:.rono rn medit~ :

A Cq llll.

.

Ma ler ie sr~ciie totllli .

!19,:!8 p. J(l()

lU,G2

L e matPr·ir. secdn! contenute in 2Ull gr·amrn1 di lii'Odc> rd 800 gr·ornrni di carna corr ispondono n IJI'I1mmi ~~72,06 della C()ll ser·va lolale, r i!o\ullal0 c he si a vvicina alla media di Gor·u1•· Besanez per la carne di bue mcdrocrem,,nte gra'!:<a e cor··


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RIVISTA D ' IGIEl'I'E

r isponde bene i n peso alla quantità di chilogrammi ·1;454 di carne fre sca pri va di ossa, di grasso, di ttmdiui e di uponevr osi, necessar·i per prepar arla. COMPOSlZIONE DELLE CONSERVE IN ELEMENTI ALIBI LI. - B rodo.

La sua composizione dà i r isultati seguenti: Acqua M atel'ie albuminoidi Gra:>si Cener i M aterie estrat ti ve noi1 azotate.

7fl,fl7 p. 100 17,68 "

0,03

))

1,96

))

0,36

,,

Su ~ l'aromi 20,03 pel' 100 di materie secche contenute nel brodo, '17,68 appartengono alle materie albuminoidi. Le sostanze estr attive non azotate corrispondono a 0,36 p. 100 e formano la par te idrocarbonata. COMPOSIZIONE DELLA CA RNE:. Acqua Materie albuminoidi Grassi . CAner i . Materie estrattive

59,38 p. 11)0 2ì,55 l) 11 ,07 • O,SR » l ' 13

COMPOSIZIONE DELL" CONSERVA IN CARNE E flRODO . A equa. Materie secche Album i noidi Grassi . . Materie estr atti ve Minerali solubili . I d. in~olubili

. 6:H,98 . :364,54 . 255,i6

88,62 9,76 3,63 7,338

Ora importa conoscere se la conserva corrisponda in peso agli elementi, i q uali devono entral'e nella r azione giornalier a del sol dato. In tempo di pace la r azione del soldato francese si r iduce a ci rca 150 g rammi di car ne colta netta, (juantilà che s i ri scontra appr ossimativamente in 200 g r ammi di conse1•va amer icanA. VALORE NUTRITIVO DELLA CONSERVA. - È i mportantissirr.O deter mina r e se gli albuminoidi conteuuti nella conser va sieno solubili ed as~imilabili e quindi nutritivi. Sotto questo punto


104

Hl VISTA O' lGIE~E

di vis~a le analisi esegu ite sopra 800 grammi di carne in conserva hanno dato i se guen ti risultati: Albuminoi di solubili nell'acqua . . Id. insolubili nell'acqua . Sostanze gelatinose (gelalinizzabili)

2,96 t 87,52 3o,28

COMPOSIZIONE VERA DEL BRODO :

Acq ua .

. . .

..

. 17,68 1 Materi A I d. 1n!>Oiubll1 . 0.39\ or ganica. M aterie estrattive . 0,30 ( Totale . . . . . . . . . Malet·iu Solubil e . t ,30 (P' OS = 0,15~) minerale. \ I nsolubile. 1,66

~

M aterie ~o lu b 1li..

Ì

7!l,97

18.07

1,96

100,00 Le.materi t> ( rJ. Solubili nell'alcool . . .' . . . :J .6R orgautchu li'O· } ., P .. b' l' d ~ Albummost pe;> r~>ctpl 1a 1 1 a1. .. 1u l11 11 conlen, 11tone ecc. N1enle 1 1 1 go no: , a f'OO · Gelati n a 14,00 17,68 Le m aterie G1·asso . . . . . . 0,0:3 ot·ganiche iu· \ sol ubili con- 1 Azoto totalt~ 2 81 ~ Azoto dei colloidi 2,41 • ~ Aloto estrattiv o 0,~3 tengono :

l

CoNSERVE DEL '18!J4. - Per ciò che si riferi sce alla compo!>izi one ed alla quant1ta di elementi alibi li, le conserve del 1804 llanno <.la to risultati analoghi a quelle del 1892. V Al.ORE NUTRITIVO DEL.LE CO NSER VE. l risulta li ottenuti con le const!rve del 1894 sono stati del lutto divP.rsi da quellt ottenuti c011 le cou>:erve del IB92. Su dirci <:ampioni di b1•odo !"i sono tt·ovati, in media, i seguenti elemen ti : Azoto totale . . . 2.54 Al buminoidi t<Jtali. 15,8ì Azo to dei pepto11i. o,:l1 Peptoni. . . . 1,!J:3 Az ot o della gelatina . 1,80 Gelatina . . 11 ,25 Azoto de)!li albumosi 0,30 Albumosi. . . . . 1,89 Azoto delle mate1·ie estrattive 0,14 M lltet•ie estra tti ve. . . . . 0, 187


RIVISTA D'IGIEN.E

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CoNCLUSIONI. - l. Le conserve di ct~rni americane COl'ris pondono nl peso della carne cr uda necessa ria per fabbl'icarle. 2. H loro conte>nuto in ma terie azotale è teo r·icamente e praticamente quasi eguale a quello della carne cii bne, di cui devono rapp resentare il peso, 3. Se si separano e si pe~a n o le diverse sostar•ze albuminoidi di queste conserve s'incontr ano differenze g randissime in rapporto alla loro natura e proporzioM. Ques te differe nze dimostrano che conserve preparate, a soli due anni di distanza, non pos sono più parag'onar si fra loro, essendo le une (conserve del 18!.14) ve ri alimenti, e le altre (conserve del ·J R9~) non avendo più a lcun valore null'itivo. E certo che le conserve del 189::! non possono es sere cons irlerate come t~lime nti ( 1). Il brodo comune di carne, normalmente prepa1·ato, è con· sidera to come un conJimenlo e 110 n1 come un alimento e nullameno questo brodo contiene: Peptoni, in parte preesistenti, in perle for mali rlall'azione dell'Acqua bollente, prclungata e dei sali sulla carne A.loum.osi.

Gelatin fl , proveniente dall'azione rlell' acqua bollente sul

connettivo. Mentre che il brodo delle con:;:er ve del 189l contiene tutti questi elementi, unitamenle ad una fJUanlit.il elevata di gda· tina; rruello delle conserve del 189:2 non ne contiene affatto. Esso non è composto che di ~elatina, il cui valore nutritivo é mediocre, sopr attutto quando la gelatina è sola. Dei materia li estrattivi normali della carne non vale la pena di occupars i, non avendo essi alcun valoJ't:l apprezzabile. Secondo Munk ed Ewulci, la gelatina sarebbe capace di S()slituire pure una gr~nde quantità dii albumina. Ma , s omministrAta da sola, non può impedire completamente la distruzione dell'albumina del corpo; pe1· conservere l'el'juilibrio dell'~:~lbumina è necessario che una certa quantila di ques ta sia introdotta contemporaneamente alla gelatina. Per la provenienza della gelatina pos sono invocar$i dive1•se tes::~ uto

C8U!'<8 ; ( t ) Da ciò bisognerebbe dedurre che le conserve di carne di bue rtopo i anni non banno più :1lcun valore nutritivo. Ecco per.chè saviamente I'Austria·Ungheria e la Germania !anno consumare dai riSJlettivi eserciti tutte le con>~rve Ili carne di boe entro l primi cinque anni dalla loro fabbricazi one. C. S.


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fUVISTA D'JGIE~E

1° Il modo di fabbr icazione della conser va (r:otlura della car·rw, slet·ilizzazionP) fa 1wevedere la pr esenza di una pr opor zione ass~:~i elc•val.a di 14el atina e la perdita di una certa qtwntitil di albumina solubile. T uttavia è a~sai diffi~ilP. di ammet ter e che tu tta questa gelati na pr·ovenga dall'azione dell'acqua boll ente sul tessuto congiuntivo, cioè dalla pr·P.pMa·done dd la conserva. D'altr onde la composizione delle conserve del 1892 è com[pletamente diver·sa da quella delle cunser ve del 1894, che nullam•mo sono state pr epnrate n ello stesso modo. Si potrebbe supp•wr·e ch e la presenza di questa gelatina sia dovuta ad una calli va pr·eparazione? 2° A pal'er·e del l'autore la causa principale spetterebbe alla vecclrieua dPI prodotto. Sotto I'Rzione del tempo, gli al· bumosr e i peploni uon !)Osso no tr·asformarsi in gelatina; ma i· cer io che sollo l'azio ne delle drver·se inlluenze, alle quali sono soll0posle pet• nnni le scatol e (sell e anni nel caso attualt•), si producono nPI Ia carne fenomeni chimici che ancora non !<i conoo;;cono. N o 11 potr ebher·o quesle r eazioni chimiche pr odurr e composti non bene definili, vici nissimi ~li uni agli altr i, che i reatlivi non vnlgono a Mpar·ar e, anzi possono per logica conseguenza fa re con fon.ler·e; t•eazioni le cui ultime espr·essioll i sa r ebbero i veleni che ~i tr ovan o nelle carni avar iate? A tal uopo J'aulor·e sla esa mi11ando una serie di scatole di conl'el'vc amer icnne di cArne di diversi anni, per dl~ ferminare que~la lrasfor·madoutl lento P v ed~ r;> :::e esi8le u n l imile fi sso eli consC:'rvuzion e dèl la ra r•t u~ chiu;,a in ~calo le, ollrepassato il quale la carne dtviené toss ica o dannosa, pet·clrù gli albumit .oidi si lr'!lSfot·mer ebber o non rn g~latina, ma fo r se in composi i c hA ne pt·t>senlo' r ebb ero tutte le r eazioni chimiche.

c. s. A.

- Lo zuoohero; 1uo valore aUmentare; • aol rapporti ool lavoro mu1oo1a re. 1Ga;etle cles

UI\OUlNEAU.

h1jpitauro, 9 sl:'ll embe•• J 899).

L' A. medico mi lìtMe nell'eser ri to frnncese, ha dalo uno sguardo genet•ale alln 'lliPstione dello zucchero come alimento e cOmP. genera tore di fot·z a muscolare, pM!;&ndo in r i vista le pr•ineipa l i o:<;::ervazion i ed <'Sper·ienze in pr oposito. Questa spe.(}ie d i ri vi;::ta si nl•llica sopra un urgomen lo di la n l a itn·


RIVISTA D' IGIE NE

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porlanza fH'alica, ci pare assai ben fatta, ed è perciò che cr eùiamo util e eiassumer la iudicaudo i puuli princip ali e muggìormente degni di no ta. 1• Claudio Berna!'d fu il pri mo a slabiliJ•e che gli o r~a­ uismi animali possono formare dello zucchero come gli organismi vegetali; egli m ostrò che q u e~to zuccher o esiste nel sangue dei carnivori in quantità assai piccola nella vena purta, in quan ità consider evol e ut<lle vene sopra epatiche, e che la sua presenza nel fegato è costante qual unque sia l 'alimentazi0r1e dell'animale. Riconobbe inol tre che il fegato non forma direttamen te dello zuccher o, ma una so~ tanza capace tli tt·asform ar si in zucchero, una materia glicogenica analoga all'amido e che si ·trasforma in glucosi o pe1· i medesimi agenti dell'amido. Egli ammise però che lo zucch ero così formalo e veJ·salo uel san gue, venisse distrutto i nlier.:tmenle nei pol mon i. Nel 18:>6 Chauveau pr ovò ,)l contr ario che lo zucchet·o del sangue non é urrestato, né trasformato nei polmoni, ma ar!'Ì va i ntatto nel si -:tema ar·teri oso e di la passa nei capillari della circolazione ~en e 1·al e dove t~ utilizzato per l a creazio11e delle forze vive necessarr e al lavor o fi siologico dei tes~uli vrvenl i. D'altra parte er a conosciuto da lcmpo che la modi ficaz ione ultima degli alimen ti era la loro lrasforr1J azione in zuccher o sol to l 'i n nueuza delle secr·ezioni sali v are e pancr ealica. Questa trasfor mazione però mentre fu ritenuta incontestabilo per gli al bumi noidi, fu oggello di controversie per ciò ch e ri guarda i gr assi. L e ultime opinioni emesse furon o quella di Cbauv ... au, Tis!"Ol e de Vari gn y i quali ri tenn ero ell e i grAssi concorr·ono t~lla pr oduzrOHd di ener gia dei ITlU!"COli che lavo r·ano trasformandol i i n idr·ali r1 i carbonio, e quella tli Bouchat•d il quale m odi fica alquanto la teor ia amrnel tendo cùe rl g rasso sa trasforma non in glucosio, ma in glicogeno. Stabilita cosi la trasfor ma zione ultima degli al im enti i n glucosin, eri ammessa la pr esenza costante del gl ucoc::.i o dei muscoli , oc~.:orreva s pin ~ere le r•icerch e pi ù u vanti. D•3gno di nol a, a questo proposi to, sono le belle ricer ..:he di Chauveau e Kaulfmann sul musc0lo masseter·e e 1~1 glandola pu r ol rd e del ca vajlo vivo, e quelle di M ornt e Dufo ur, le quali stabi liscono che la contrazione muscolal't'J e pet· conseguenzo il lav.)ro musc.olar·e, sono Jipendenlt dulia c om bus t io ne della m aleria zue:cherina, glucosio o glicogeno; il glicn;..reno rap-


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RIVISTA D'IGIE:--'E

presenterebbe la for ma sollo la quale si trova la materia zu,c cherina in tu l te le circostanze io cui coslituice una t•iser,·a i l glucosio q uello sollo la quale si trova tutte le Yolte che deve circolal'e atlravel'SO l'oll'ganismo. Altri studi ed esperimenti sono stati falli per di mostrar e da dov e p1•oven ~a questa sostanza zuccherina, e degna di no la sono l e conclusioni del K a uffmann a proposito della pal'le risp etti va che hanno Le diver se sostanze alimentari, che cioè le materie idrocarbonale sono par ticolarmente proprie a fornire l'en ergia nece:;saria ai bisog11i immediati dell'or·ganic;mo, mentre le materie albuminose ed i gr assi sono pr o prie specialmente a fornire l'ener gia destinalli a esser m essa i n riserva per i bisogni futuri, e che l o zuccher o as· StJr bilo durante Ja diprestione, ha tre deslinazioni immed iate : una g rtm pa rte é subito ossida ta e trasformata in acido carbon ico ed acq ua, uua_piccola parte si lrttsfor·ma qualche volta i11 grasso, e,l un uiLima parte s'accumula nel fegato e nei muscoli, ed aumenta cosl la riserva di idrocarbonati. R iassumendo, si possono stabili t·e questi fatti. Da una par te esiste costantemente dello zucchero nel sangua; questo zucchero é destinalo a p rodurre colla sua combustione l'ener gia necessaria al lavor o muscolare D'al tra parle, tutti gli alimenti si tr·asfOI'rnan o finalmet1Le 1n glucosio. Ol'a lo zucchet•o lal tanta importanza. solto il pu nto di vista alimentare irs q uauloché faci lilt~ l'assimi lazione dt->gli altri elementi e m odera la disassimilazione. l nolti·e il suo pot,ere nutriti vo au m enta i n cer te co ndizioni come, pe1· esempio. n ell'c~ll urimento delJ'or ga.llismo. L'sn gest10ne dello zuccher o è allor a tanto più i nd icata in quanto Psso é utilizzato, come gli altri iJ rocar bonali , subito dOIJO il ~ uo ass<JI ùimento che è r apidissimo. 2• L' A. viene succe:;siva.menle ad eSll minaJ·e i fatti d'ossel'va.zione co1-renle sul vulore altmenlare dell o zucchero e ci ta le espe rienz e rli Clsossal falle nel 18~3 . ~ l e osservazioni ui Van J!III.l n Harley, di Bar·ber , d i Wray , di Walter Prilchard, di Bou•·ke, di B1·owne, di Schu mbur ;x, di Cagny, di Leitenstc)l'fer, di K olù, di Lhomme l e quali lutttJ sembrano ppovare che l'unmo, anche falicaudo, pui1 Slll'(llir e momentaneamente all'assenza degli alimenti pel' mezzo dello zuccher o, per vell il'e alle •·ice1·che di M osso<~ Paoletti i quali e'>perimentsndo pe[' mezzo dell'er gografo concluser o che si deve attri buire allo zuccher o un furle pol er t> dinamogeno. Ci ta inolt1·e l e esperi enze ergografichP- fatte a l labor atori o di lìsiologìa d ella scuola im pet•iale di agr onomi a di Ber·lìno ed estese poi alla


RtvlST.-\ D' IGIE~E

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tr uppa per r·icer care se il muscol o affaticalo potesse esser e reso capace di u n nuovo lavor o coll'uso di piccole dosi di zucchero, esperienze che diedero ri:sultati aftermativi Le espe· rienze più i mport.anti su questo proposito furono fJUell e del medico milit.are tedesco Seitenstor fer il quale concluse che lo zucchero calma la fame e la sete, che gli uomini prendono volentieri lo zucchel'o e lo soppor tano bene, e che in grazia del suo facile assorb imt3nto, esso é un mezzo per rimuovere pr outamente l'esauri mento prodotto dalla fame, dalla sete, dulia fatica della m~:~r·cia, o dal colpo di calore, quelle di un altro medico militare tedesco il dotl. Leislikow eseguita dur·ante le manovre del 1898, infine quelle di Pranlner e Stowasser i quali si sottomisero essi stessi all'esperimento alt., scopo di studiar e il consu mo di una certa quantità di zuccher o, t!saminanJo metod icamente la l oro foezn muscolare, e conclusuo che una quantità di zucchero anche piccola, aggiunta al nutrimento ordinar·10, ha per effetto di economizzare dell'albumina malgrado una quantità di la vor·o fisico la l"{uale, per· se stessa in cir·~.:ostanze ordinar·ie sarehbe stata capa ~.:e di aumentare il metabolismo dell'albumina. Fnralmente sono da ci tar si, per quanto riferentisi ud un altro ordini dr falli, due osser vazioni relative all'influenza dello zuccher·o snlle contrazioni uterine. una cioé del prof. Bossi che usò zucchero in sol uzione alla dose di 30 gr . in :!òO gr. d'acq ue, e l'altro del òott. K eim che si servl del lallosio. a• Bi sogna dunque r iconOSCt' l'6 nello :t:ucchero Ull grande valore nutritivo e assegnargl i un posto costante n ell'alimentazione. Si dovrà ricordare inoltre che questo poter·e nutriLIVO aumenta in certe condizioni -precisate da Chauv()A u, l'or· mazione cioè ùi tessuti nuovi, r icosti l uzione degli el ementi anatomici rli un 01·ganismo stanco. La prima condizione si applica all'alimentazione d(•i fanciulli al 'fUSI proposito però é da notarsi che, in opposizione aliA teoria, non conviene, a scAnso d'el pericolo dell'insor genza di fenomeni di fermentazione, dare mol te sostanze zuccherine, g1acchè i fanciulli consumano nRluralmente abbastanza zuc chero per provvedere ai loro bis.ogoi. I n quanto all'intr·oduzione dello zuccher o nella razione degli adulti ed in particolar e der soldati, l'A. è d'avviso clw, per• '1uanlo riguarda il soldato fran cese, se nella razi one altunl t; non è assolutamente indispensabile un aumento nella proporzione dello zucchero, si può nonùimeno apport.flre oppor•tune modlficazioni alla razione sttlssa per dar e una più larga parlo


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RIVISTA D ' JGJE ~II':

allo zucchero. Accetta quindi l' enz'allro t'opinione espressa dal magg ior·e medico Ricoux che cioè debba essere m olto vantflggiosa tu so!Hiluzione nelle r azione in tempo di pace di una parte degli i drati di car·bonio insolubili che si trovano n el pane e nei l egumi sotto forma di aiDido e di fecola, con un idra l o di carbonio solubile, g ra,lilo al gusto e rapidamente assimilabil e quAle h lo zucchero di canna . Un'altra modifìcnzione, ~ià indicata nella Reoue scientijique, 26 novembre 1898, sarebbe ' lue.ll a di sos tituir~ l o zuccher•o all'alcool o al vino nelle di ver!!'e cii·cos tanze in cui si creda utile distribuirli, giecch•' lo zuccher o ha la m edesima azione !<tirnol ante dell'alcool senza essere nocivo. Esperi enze s u questo pr oposito potr ebber·o condurr e ad irnpoi' lanli risullati. Potr ebbesi inoltre aurneula1·e la quantità di zucche:ro da dar si al soldato nei giorni di marcia e di manovre, al qual pt·oposilo é da ri co1·darsi ancor·a che l o zucchero ha il poter e di ri scos tituil·e gli ele menti anatomi ci di un or ganismo affalieal o, c he può calmar·e mom t'nl.Aneamente la ft~me, che é !<utlicienl e anche a calmare la sete Si e dom andato se t'ingestione di zuechei'O può deter minare la glucosuria. 01·a, in tutte l ~ E'speri enze citate, non si é mai nc•ta to questo fatto di cui gli a ~tl o ri spesso si sono pr eoccupati. Il (lott. ìvlaginell ha fallo esperienz e in proposito ed ha dimoElrato c he per pr·odurt•t: Ea glicosuria alimentar·e nell'uomo sano, biso:rna fa 1·gli mgerire una quantità di zucchero consid•! t·evo\e per recedere i l limite d'as~imilazione dell'or!<Rilismo; apprnssimali vamente l a glicosuria nell'uomo sa oo non oppar·e al disotto di 250 a :JOO :-tr amJOi. In ng-11i modo hisng"ner à non i m pi ep-ar'P. lo zucchr.ro, o al· meno usnrlo con molta precauzione, negli ind ividui alfeLLi da l esioni del f··gulo e d t> i r eni; così anche no n dov rt~on o Abu~ar·e di zurcher·o lP- perso1re le qual1 llt) n s r t.Janno ad alcun lR\'01'0 111U!"COl8!'e. U n'altra quesLione é quella dell'azion e dill'er·ente d~lle di· ver se !'pecie di zucchet·o; n rruesto pr opo!>.i lo però l e nozioni son0 poche, e poco esatte, e vi é quindi da intrapr e nder·e tutla una ser·ie di in ter essa11ti e~per•i" ttze . Rinssum endo, la conclusio ue di q uesto studio é la seguente: l'igienista deve dare molta importanza al lo zucchero n·el l'alimenlazione dei la vo,·a lori ; il m edico rniìitat·e deve ricord ar si che lo zucche1·o gli può penne tlet·e di sostener e momentam·ameu l e ed accidentalmente le forze dei suoi soldati spossati dalla fatica . te.


111

RIVISTA BIBLIOGHAFICA •anuale 41 terapia e medlolna operatoria deU'oreoohlo. - (Roma, 189!)).

FEnRERI prof. GHER ,\RDO . -

È un volume di più che 300 pagine di stampa tìttissima, corredato di 99 figure intercalate nel testo. L'impor tanza oi questa pubblicazione a pparisce manifesta dalla sola enumerazione degli argomenti, che in e~sa sono lrallali, e cioè : 1• Nor me g enerali per le oper azioni suli'orecchio e s ugli organi viciniori ; 2• Cure ed operazioni che l'i eseguiscono s ull'orecchio esterno; 3• Medicalure nelle suppurazioni dell'orf\cchio medio; 4• Operazioni s ulla membrana del timpano, sulla ca tena def?li ossicini, sui muscoli lensore del timpano e stapedio, sulle finestre ovale e rotonda ; 5• Cr1tica sullo stato attuale della chirurgia intratimponica; 6° Ope1'azioni s ulla masloide, atlico-antreclomia, trattamento radicale di Stacke,estrazione di proiellili d'arma da fuoco; 7• Aper tu ra degli ascessi cerebrali e cer ebellai·i di origine otltica e trattamento delle altre complicanze olitiche alla r egione del collo; 8• Iniezioni d1 a ria e di liquid i nella cass a timpanica ; lJo Terapia meccani<:a ed elettrica; 1Qo Igiene e ter'apia generale nel bambino, n ell'adulto e nel vecchio ; 11° Ra pporti fr a le malattie dell'orecchio ~ quella del naso fa ringe. Tutti questi argomenti sono trattati dall' A. con la competenza acquista la in vent'anni di eser c.izio della specialità. nella clinica di Roma, e con la conoscenza completa di quanto è stato scritto finora dagli otojatri stranier·i e italiani. Una nota s peciale deminante nel lib1·o, è il desiderio di metlel'e in evidenza, quale copioso contributo abbiano dalo ai progr essi rlella scienza otojatrica le scuole italiane. I lavori del De Rossi, del Gradenigo, del Cozzolino, del Masi ni, deiJ'Avoledo, del Rosati, del Faraci, ecc. sono ri portati e discussi con serenità di giudizio e colla deferenza dovuta a ricercatori che spesso lottano nelle loro cl iniche con la r i-


112

CO.NGRESSI

..

str·etlezza dei 111ezzi, m a non di rado tf•ioofa uo, per la costt~ nza nello studio e la genial ila della conce zione. L 'ullimo ar·ticolo dal volu me ha par ticolare i nter esse per il med ico m i litare; esso lt•atta della fun zione acustica i n rappor to alla chi r·ur gia e alla medici na !Pga le dell'or ecchio; dei m etodi di accertam ento della funzione ud itiva e quindi dei m ezzi per m etter e in evidenza le sim ulazi oni e le di ssimulazioni. I n conclus•one CJUesln libr o ri empie una lacuna della nos tra letter al ul"a m ed ica e m er·i ta non solo di esser e !ell o, ma on che studiato. M.

CONGRESSI Congruso internazionale dl elettrologia e dl radiologia medlohe.

Per doma nda della Soci•~til francese d'elettroler·apiH e di r adiologia, iJ Congr•esso rn ltm•az•ouale d1 rdetl!·ologia e di ra dioto:n!l mediche, di cui es:<a ha pr·eso l'iniziativa, é r iunito ai Congr CSl"Ì inter·naz•ona li d<'l 1900. Un comitato compO!'Ilo dei si~ n ori W eiss, pi'Ofessot·e agg•·pgato alla f11col tù el i m edicinR di Par igi, presidente ; A postoli e Oudin, vrc"- P''CF<idenli; Doumer, pr·olessor·e alltl facollà di mediciun di Li lla, se~r ettu· i o gener ale; Moutier , s eg!' eln~· io ; Bni !Sseau du Rocher , tesor iere; e dei si gnori Bet·gonié, pr ofessor e alla fAcolta di m edicina di Bor de11ux; BouchAcourl, Br a n l y, pr ofesso r i t) ll' l l'llitu Lo caUolico di P a r igi; B •·ocA, pr ofesso r i' agg•·.,g-ato alla facr>lta di medici na di Par·igi ; L ar·at , Rad iJ.rLH' l , Vi llemin, rhi•·u•·gi deg-l i ospeùoli; é statiJ inr.ur·ir ato di A>'sicm·a•·ne l '01·gan izzazione. Quel"l o Cong!'esso si l r l'rà a Par·igi dal 27 l uglio al 1° t> n sto t !IOil. l:'t> 1· ma )!l! ior·i sl'lrial'imeuli !"i pr ega di mdirizzlli'Si Al signor· pr·ofe!':s0re E . Doumer·, 51, r ur Nicoi As-Leblan c, LillA, segr·etat·io geu.,rnle. al quale doq·a e!':ser•e indi r izzata tu tta la corr isr•)rl denza relativa al Co n ~-tresso. Le adesioni devono P.sser·e man<l»te al signor dott. M outiet·, Il , r ue de l\lirnm ~>sni l, Par•igi. l i Utret:.t:.ur-e

Dott . F . LA.NDOLFI, maggior generale medico. -~

l l H t:!Ol::it..t:.<.>r-..-

:· ..:· .!).• ,..~oor..Fo L 1v1 , cap•l ano medico. _t• . - d ....t.: : : '~ "'.;>: - - -- - - - -- ~·~ IOVANNI ScoLAI! !, Gerente . '


Mìkullcz. - Oislnfezione della pelle e delle mani mediante-iÌ balsamo •li Opodeldoeh . . . . . . . . . . • . . . . . . Pag. Cavazzanl. - Nuovo metodo di resezion e del gomito . . . . . . Lunander. - Tr\lmbosi delle vene degli arti mferìvri, d opo operaxioui addominali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Breltung. - Grave colla.;so dopo l'estirpazione eli polipi nasali. . . Fontan . - Les10ne della vescioa con~eculiva ad una ferita della natica. Berdt- Sulla anestesia regionale nelle grandi operazioni delle estrem•ta . . . . . . . . . . . . . . . . RIVISTA DI OTO-RINO-LARII'\GOIATR IA . Pu.g. LlbbJ. - L'acetanilido nella cura clcll 'otorrca . . . • . Hamm. - La cura dell'ozena con l'acido citrico . . . . Fllé·Bonazzola e ltelzl. - L'intu ba1.ione nel crou p . . . Sargnon. - L' mtubatione nell'adulto all'infuori del ero n p . . . . Kraus. - Perìrondrita larin~ea nella scarlattina . . . . . . . . BaratouJ!. - Indicazioni d_ell'_aper t~ra larga delle cav itil dell'orecchto nwllo nelle suppurazton• cro01che . • . . . . . . . . . . RIVISTA DI OCULISTICA. Pfluger. -La soppressione Ilei cristallino trasparente . . . . . . Pu.g. Oomer e Oarler. - Il massaggio oculare nell'ipermetropia . . . . • • De Vl_nçentlls. - La elettrir.ita nella diagnosi rJi un cistteerco s ubre· tm1~o ostralto tlalla sclcra . . . . . . . . . . . . . . . • Sewdel. - Contributo allo ~lu<lio della cheratite neul'oparalltica . .

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RIVISTA DELI,E MALATTIE VENEREE E DEI.LA PELLE. Pu.g. 85 Dalgllesh. - Sitlllde gastrica. . . . . . . . . ,. 86 Frant8$chìnl. - Contributo alla cura della ~iOhLle Gulard. - Le ampie dilata~ioni nei restringimcnll 88 ribelli. . . . . . . . . . . . . . . . RIVISTA 01 TER.-\PEUl'ICA. CotomDo e Diamanti.- l.a fototeraria. Studio nsio-r;atologlco sui IJagni di luco elettric.'l. . . . . . . . • . . . . . . · · · · • Pu.g. Edgeworth. - La fa ffeina nel primo stadio della bronchite acuta. Bodoni. - Uso della hromipina nella cura dell'epilessia . . . . Il loicarbonato tli soda e l'ergotina nella cura della dissenteria. . l'abozzl. - Dell'impiego dell'Eroina iu terapia. . . . . . . .

89 90

9l

!):!

93

TIIV ISTA DI MEDICINA LEGALE. Borri. - Sforzo, emottisi, tubercolosi. Perizia medico-legale intorno ad un JlrC!l'nnto infortunio 11~1 lavoro . . . . . . . . - · · Pu.g. 94 97 Laborde. - Della durota dell:• morte apparl'nl<l . . . . . . . RIVIS1'A 0 1 TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE. Sternbarg. - Gli in$egnamcnti dolla guerra. ispano-americana . . . Pag. 98 RIVISTA DI BATTJO;RIOLOGIA. Luci belli. - Sulla resistenza ciel bacillo tubercolare dello sputo al disseccamento ~~~ alla putrefaziouo e sue modillcazioni 1n rapporto alla colorabilità . . • . . . • . . . Pag. tOO La batteriologia del liro . . . . . . . . . . . . . . . . . • iOl • RIVI $'!";\ D'IGil<:NE. Pelle.rln. - Ricerche chimiche su lle con;cn·e americane di carne. . Pag. tO~ Drou•na11u. - J..o zucchero; suo valore alimenta re; suoi ra[Jporli col ra voro m llsr.olare . . . . . . . . . . . . . . . . . . .{06

Gherardo. -

RI VISTA BIBLIOG!UFICA. MaJlualc di terapia e medicina operatoria dell'orecchio. Pag. t H

CONGI\ESSI. Congresso int.ernazion(lle di elettrologia e di radiologia mediche . · Pag. H 5l

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l' Is pettorato di Sanità Militare VIa Venti Settembre tPalazzo del Min istero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale .ttedieo del 11.• Bureito si pubblica l'ultimo giorno di ciascun n1ese io fascico li di 7 Cogli di stampa. L'abbonamento é sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo tlell'ahhonamento é: Per l' Italia e la Colonia Eritrea . . Per l'Estero . . . . . . . . Un fascico lo separato costa . . .

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l . 25

L'a bbonamén to non dis•lett~ llrima clel l 0 dir.o'mllrc <'in tende rinnovato rer l'anno successivo. _ l signori ahbonnti militari in eiTettivita di servizio possono paga re l 'i mporto llell 'ab· booameoto per mezzo fl~i rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Le spese fler gli estratti e quelle 11er le tavole litogralichc, rotograllchc, ecc., cbe accompagnassero lo memorie, sono a carico d~g i i au tori. Gli estratti costano 1.. 7 per ogni foglio d i stampa (16 Jlagine ). o (razione imlivlsibile di foglio, t! per eento esemplari. Il prezzo e egu ale sia cliC ~i tratti di 100 esemplari o rti u o numero minore. l mano~cri lli 11011 si restituiscono.

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI

CHIRURGIA DI GUERRA RICORDI DI ~N\TOM!A APPLICITA g DI TECNICA OPERATIVA lH·:L

'l'en. col. m e tlie u P. IMBRIA.CO Incaricai~ de li' insegnamento delia Chirnrgia di gama alia !CUQI~ d'applicazione di sani la militare

Opera giudicata assai favorevolmente da molli giornali medici italiani e stranieri e r eputata utilissima non solo agli ufficiali medici del R. Esercito e della R. Ma1·ina, ma anche al!li stucien ti e ad og!li medico pratico. È un volume di 477 pagine con 1G2 figure intercal ate nel testo. Vendesi a l prezzo dt Lire 9 (8 per g li ufficiali medici) franco di pot'lo. pl'esso la T ipol!ralin Cooperativa Editrice, Via P iet1·apiana, N. 4ti. Firenz.e. - Presso la libreria B. Seeber, Via T ornabuoni, N. :W, Firenze, e presso lulli i pr incipali librai.

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RNALE M~~D 1CO D&L

REGIO ESERCil,()

Anno XLVlll

N. 2. -

28 Febbraio t900

R O MA TI..POGRAPIA END.IOO VOGHERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra) .

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SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO

Pag. U3 Sforza. - Sulla pohnnnil.il ac uta in alcuni eserciti . f i6 Massa . - Un c.1so rli nsto la bra nchiale cieca in terna De Rosa. - Le \'egetazio oi ade noid i d el rino-raringtl iu relazio ne al 135 servi zio mili ta re . • . . . . , . . Oddl . - La tiutunt rli iodi o somminis trata quale farmaco nell'ileo147 liro o nello rorme gastro·inteslinalì . .

Rl'l'lllii'I'A ltl GIORNALI ITA.I. IAIWI l':lt I':JiiiTIERI .

RI VISTA Ml(OICA. V. De Holsteln . - l e ci s ti gazo~e d cll'intesthto nell'ttolntO. Gul llemot. - Gan grena polmona,·e d 'o n l(ine o tillca • Gulllemln . - Stud io clinir.o clelia colecistite ca lcolosa . . Jorrot e Baude. - L':trtrite risi peln to~r, . • . . • • . Blanohard. -Sullo pseu oiO Jlnra.;siti~tn•) t1ei m ìr·tanodi n•·ll'uo mo . Glles e Chlpault. - Sulla oercussione del crn nto • . . . Halllon e Carrlon. - Sulla pn fOI!t•ne.>i •lell'c<fe ma . . . . Leplne e Lyonnet . - Dr lla info'Zio ne tiOca speri mr ntale nei C<tlli Zupnlk . - Della mcninglte nm!hro-spi nalr ~pi rlemi ca .

Pn g. 161 16~

16'

167 t70

17. 17! 113 11~

RIVISTA DI NEVROJ•ATOLOGIA. Strzemlnskl. - l d •>turbl oru lar i u r ll 'is te rism o . . . Sondaz. - Am oo trofla isterica . . . . . . . . . . Charon. - Fratture spo nta nee ;t uran te J,t h ur.crssi e pllclll ci Donath. - Im p ulsione :uubulato ria cn ileLtica (Po riomnoia)

!'ug. fi5 ISO •

18'! 183

BIVISTA Cli.IR URGIC.~. Mak lns. - lm rr~siooi rli chirurgia militare nrll',o\Cri c~< a us Lra le Ferraton. - Warthouite e so tto mascell ite . . . , . Wlrtlerhauser. - OpP razioni coll'analge~ia ol i Schle1chc r Steochl. - Di una specia le s utu ra t.end mca • , . . .

fJag. Il!' 189

190 191

Rl VI STA DI 01'0-AINO-I.ARH'\Gùi AfRIA .

l'ag. 193 Capltan. - Cura d ei r umo ri rl'on·cchio . . . . . . . Mendel. - L'iniezione ta·:u:heale ncllr• arret.inni IJro ncO- I'•lilliOnal'l r:rol · 193 ni che . . . . . . . . . . . . . . (Per la cnnti•wnzìotu dell'indice r~eti1Ui t u p agin n .~· d f lla ( tYJ>rrtiuaJ.


MBlMOR.Im

OR.IGINA.L:t

SULLA POLMO~ ITE ACUTA

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IN ALCUNI ESERCITI

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l'iota del doli. «Jiaudio 8roraa, tenente colonnello medico direttore dell'ospedaln miUtare di Bologna.

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cr.·~l~ ~r.jx-=-..:) ~::..'•.,/..:

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I. dati statistici rela.ti vi alla. polmonite acuta in alcum eserciti sono stati raccolti nelle statistiche medico-militari della F rancia, Germania. ed I talia e nei supplementi medico-statistic\. di alcun i eserciti, conformemente ai modelli adottati dalla commissione di statistica medico-tnilitare internazionale per l'uniformità delle stat'ts t te ' h e med'lCO-mt'l'ttan· numtast · · ·m · B u d apes t nel settembre del 1894 (l) . . Entrati. - Le proporzioni degli eutrati per polmoOite acuta negli stabil imenti sanitari militari in alcuni eserciti 5 ono m . d' · seguen t e: tcate neila ser1e Esercito d eg1·1 S ta.t1· U n1t1 · · . . . . 2,9 p. 1000 f . m. inglese ( 1894-96) . 4,5 » » ) italiano (1894-97) . 5,0 » » ) a.ustro-ungarico ( 1895-97) . 6,0 » » ) francese ( 1894-95) 6,6 » » ) olandese (1895-98) 6,6 » » • russo . 8,0 » )) P russiano (1893-96) 9,4: » ~

~~~~81~~/iandiungtn tkr· inl~rnaUonalen millltiràrzlll~lter1 Con1miuiou (V.r S h.e fllilu.ir-•c>nllcih-Sialwllk zu Buaapetl h11 September 18g4,


114

SuLLA POLMONITE ACUTA

Il maggior numero di malati per polmonite acuta si ebbe nell'esercito prussiano, il minimo in quello degli Stati Uniti. La proporzione dell'esercito francese sarebbe un poco minore, se potesse sottrarsi da essa il numero delle bronchiti capillari; quella dell'esercito italiano invece aumen· terebbe un poco se vi si potesse aggiungere il numero dei polmonitici ricoverati negli ospedali civili. Scarsi sono i dati dell'esercito degli Stati Uniti, perchè si ri· feriscono ad un solo anno. Enb·ati pe·r mesi. - Per tutti gli eserciti, presi ad esame (1), si ottengono i risultati seguenti in cifre effettive: Marzo . 11.318 Gennaio 10.450 Aprile . 10.266 Febhraio 9.056 Maggio. 7.796 Dicembre. 7.413 Giugno. 5.380 Luglio . 4.557 Novembre. 4.319 Agosto. 3.152 2.823 Ottobre Settembre. 2.510 P er ò è da notare che nelle cifre dell'esercito francese sono unite alle polmonite acute, le bronchiti capillari e le bronco-polmoniti; in quelle dell'esercito italiano sono messe insieme le bronchiti acute e croniche, le pol· moniti acute e croniche e le pleuriti.

(t) Esercito nn siro- ungarico ( 1895·97) casi ~239. Esercito rrancese 11894 -95) c.1si i26i. Esercito ilal~ttno ({894-97) casi 37.204. Esercilo olandese (1895-98) ca•l 689. Esercì lo f>rus, inno ( 1893-94) casi 13,8H. Esercito russo (189~95) c.1si t~,i%9 Ese rcito dPgli Sl<\ti Uniti (1896) casi 68. Totale generale casi 79. 0~0


115

IN ALCUNI ESEROITI

I massimi e i minimi mensili nei vari eserciti sono indicati nello specchietto seguente : Entrati per polmonite acuta Eserciti Massimo

Esercito austro-ungarico » francese » italiano » olandese » prussia.no . » russo » Stati Uniti

Minimo

Marzo Agosto Marzo Ottobre Ottobre Marzo Ottobre Aprile Agosto Aprile Gennaio Luglio Febbraio Agosto

Per l'esercito prusssiano dal 1884 al1896 si ottiene la serie seguente per mille della forza media : Genoa.io Marzo . Aprile. Febbraio: Maggio

,

Novernbr~

Dicembre. Giugn o . Luglio. . Ottobre

Settetnbr~ Agosto

1,28 p. 1000 f. m. » 1,22 )> )> 1,22 » 1,15 • )> » 1,04 » » 0,89 )) » 0,78 » » 0,62 )) )) 0,48 )} 0,44 0,42 » )) )> 0,38

.

}:

,.

m!u~sti dati confermano in generale la regola. che il 1.

~tor numero di polmoniti acute si manifesta. nelle

8 ><~gto

·

M; nl fredde dell'anno.

n.eg:"tQZit~. - Su 1.00 entrati per polmonite acuta

eser .8.ta.bllimenti sanitari militari si hanno, pei vari ottl' le seguent1. me d'1e di morta l'1ta: .


116

~ULLA POL~lONITE

ACU'rA

Esercito prussiano 3,59 p. 100 entrati ,. » olandese. 6,63 » » russo . 8,03 » » » austro-ungarico 8,35 » » » francese . » l> 9,20 )) )) italiano . 9,ò2 » )) inglese 12,24 » ,. )) )) Stati Uniti. 14,70 Il minimo d ella mortalità si è avuto nell'esercito prussiano; il massimo in quello degli Stati Uniti ed in quello inglese. AppLm-li clinici. - Dalle relazioni medico-statistiche prussiane spig olo le seguenti note cliniche relative agli anni 1893-96 . Etiolog ia. - I microrganismi, che produssero il massimo numero di polmoniti acute, furono i pneumococchi di J!'rankel. Rarissimi furono i bacilli di F riedlander e gli streptococchi ( streptoooccus br evis ). Qualche rara. voi ta furono trovati uniti i bacilli di Friedlander con quelli dell'influenza, oppure più frequentemente questi coi pneumococchi di Friinkel (P fub l). Non fu possibile dimostrare, anche nello svilu ppo epidemico della. malattia, resistenza dei suddetti microrganismi nei luoghi infetti, nè determinare il modo di penetrazione di essi nell' organismo umano. Nelle forme epidemiche il focolaio infettivo restò limitato in luogo ben circoscritto. in un piano o in una camera di una caserma e non fu potuto dimostrare il trasporto d el veleno in luoghi lontani o da uomo ad uomo. R elativamente all'ing resso dei microrg anismi nel corpo dell'uomo furono riferite in sei guarnigioni particolareggiate osservazioni dali e q ua.li fu dimostrato che essi erano penetrati durante il bagno da ll'acqua.


.. IN ALOUNI ESERC ITI

117

nelle vie respiratorie ed avevano prodotto polmoniti (relazione 1892-94). Cause occasionati. - F ra le cause occasionati fu rono spesso annoverati i raffreddamenti, le bagnature, i faticosi servizi e le sfavorevoli condizioni atmosferiche. 1· umidità. delle caserme nuove di recente costrutte, e di singole stanze nelle caserme di più antica costruzione, il freddo delle stagioni invernali influirono in generale sullo s viluppo della. malattia. In alouni militari fu dimostrata una d isposizione territoriale od endemica. Così, ad esempio, i soldati del Mecklenburgo ammalarono più facilmente di polmonite che quelli provenienti da coste marine (Sohleswig-Holstein). Stagioni. - Il massimo di malati si ebbe, in generale, nei primi mesi dell'anno eccettuate le guarnigioni di Coblenza. e d i B romberg nella prima delle quali si ebbero più malati in estate che in inverno (1892- 94); e nella seconda si ebbe il maggior numero di malati (66) nel mese di luglio (1895-96). L 'a umento dei polmonitici in novembre, più che alla stagione fredda., è dovuto all'arrivo delle reclute, essendo qut:lste an0he più disposte a contrarre la malattia. Di fatti in Dan· ziga-, su 121 casi di polmonite acuta. 65 appartene· vano ai soldati del 1• anno di servizio (K oerner). .lfalallie concomitanti. - Qualche volta si svilupparono, nello stesso individuo, polmonite acuta e reumatismo articolare acuto. Fra queste due malattie esiste pure un rapporto etiologico perchè ambed ue possono essere cagionate da pneumococchi (Brunner) e da streptococchi (Weichselbaum). Freq n ente, quale malattia. concomitante e consecutiva, fu la pleurite. Una piccola partecipazione della pleura si osservò quasi sempre; spesso si ebbero versamenti sierosi ed essudati, che talora divennero purulenti. Un essudato di tal fatta una volta si aprì la via attraverso i bronchi


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SULLA POLMONITE ACUTA

in un individuo, che guarì completamente e fu dichiarato idoneo a continuare il servizio; un'altra. volta dette origine ad un ascesso sotto il muscolo gran pettorale sinistro (peripleurite consecutiva a polmonite del lobo superiore sinistr o). Più volte fu la polmonite

acuta complicata con ileotifo, scarlattina, difterite, risipola faciale, parotite, febbre intermittente, emoglobinuria, ma notevoli soprattutto furono parecchi casi di polmonite traumatica di cui riassumo le note principali. Un soldato degli ulani, per caduta col proprio cavallo, riportò forte contusione alla regi.one lombare. Due giorni dopo, preceduta da dolori alle natiche e alla vescica sopravvenne febbre e polmonite, che ter· minò con la morte. All'autopsia, fra le altre alterazioni comuni della polmonite, si trovò piccolo versamento sanguigno in ambedue le pleure polmonari; mediocre versamento sanguigno nei sacchi pleurici ed una grande racùolta di sangue nella sierosa peritoneale, senza determinabile lesione dei vasi sang uigni (Goebel). Altri casi di polmoniti traumatiche nej militari furono prodotte rispettivamente da contusione per colpo di baionetta al petto e da contusione della colonna vertebrale e del petto per caduta dall'alto. Deco1·so e secle. -Fu colpito di preferenza il polmone destro e la malattia cominciò per lo più nei lobi polmonari inferiori. L'infiammazione primitiva dei lobi superiori ebbe sempre un decorso più grave e spesso fu accompagnata da fenomeni cerebrali. Crisi. - .Relativamente alla crisi si confermarono le note leggi d i Traube. Più volte un'ora o due prima della sua manifes l;azione si osservò diminuzione con-

sider evole della freq uenza del polso, di modo cbe questo sintomo potè es:;ere ritenuto quale patog nomonico (Koerner). S comparvero i sintomi minacciosi e migliorarono le condizioni generali. Nel maggior nnmero dei


IN ALOUNI ESEROITI

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malati la temperatura del corpo discese di botto al normale. In un caso però, caduta la febbre, sopravvennero per due interi giorni d eliri cosi violenti, che per calmarli fu necessario somministrare bromuro di potassio (Adr ian). Lisi e pseuclocrisi. - Non di rado la. temperatura non cadde rapidamente, ma si abbassò lentamente e gradatamente. Ne furono causa, per lo più, nuovi focolai polmonari, che si accesero successivamente o malattie di altri organi (Hermann e Koerner) e queste forme, osservate di preferenza nel tardo autunno e sul principio d'inverno, furono ascritte alle cosiddette polmoniti asteniche. In un caso non si ebbe, durante la malattia, febbre continua., ma intermittente; la temperatura discendeva al mattino a 37ò C. e saliva alla sera a 40'' C. sino alla crisi poi scompar ve. Decor·so rapido. - In un caso tutto il processo acuto si svolse in sette ore, 11 volte in 24 ore (Herrmanu); spesso in tre giorni. Polmonite doppia. - Le polmoniti doppie non fu rono relativa mente rare ed ebbero sempre decorso grave. Qualcha volta furono invasi successivamente tutti e cinque i lobi polmona.ri e talora si osservarono corte apiressie quando si spense il processo primitivo e si estese poi l'infezione in altri campi non ancora invasi dello stesso lobo o di altr i lobi. Non mancarono neppure numerosi esempi di vere ricadute, cessata la malattia. Esiti. - Superata favorevolmente la crisi in molti infermi rimase per lungo tempo l' ispessimeuto polmonare da forte infìlr.razione non risoluta in primo tempo. Induramento polmonare. - L'induramento del pol: mone descritto da Frankel fu notato quattro volte. Per


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SU LLA POLM ONITE ACUTA

parecchie settimane si riscontrò ottusità alla. percussione e si ascoltarono ronchi accompagnati da febbre remittente, senza tosse ed escreato e con lo stato g enerai& abbastanza buono. Finalmente il torace dal lato affetto s'infossò manifestamen te. Ascesso polmonare. - Fu esito raro e ne furono riferiti pochi e se mp i. I n un caso, che terminò con la morte dopo tre m est, il poi mone d estro era considerevolmente imbevuto di pus; in altro caso di polmonite doppia, terminato pure con la. mor te, all'an topsia si osservò suppura.zioue de l lobo med io del polmone destro con focolai metastatici nel cervello, nel fegato a in al tri organi. Gang1 ·ena polmonm·e. - Fu esito rarissimo e non ne fu descritto che un solo caso. Emm·>·agia polmonare. - Ne flll riferito un solo esempio in cui l'infermo per tre mesi espettorò giornalmente da 60 ad 80 gra mmt di sangue. Tutti i mezzi adoperati per frenare l'emorragia riuscir ono infruttuosi a.d eccezione delle inspirazioni di tannino. Nonostante le continue perdite d i sangue il malato aumentò di peso per circa un (;h il ogrammo e mezzo. He1·pes lavialìs. - Fu osservato frequentemente. Un relatore su 38 casi lo notò 35 volte e in uu caso si el'tese pure al la lin ~n a. Sistema nen;o.~o . - Freq uentissimi fu rono i d eliri, lo stupore, il uoma, cd il sussulto tendineo delle membra. Tali disturbi si o;;ser varono d i preferenza in casi gravi, specialmente nelle infiammazioni dei lobi superiori del polmone. I rtE>lirì. in casi rari, durarono pure alcuni giomi dopo la t;ri:-;i (deliri da inanizione). I n un infermo al 5" giomo d i malattia.. si manifestarouo, con distur bi della coscienza, crampi violenti di natura clonica, che ce.ssarono dopo due giorni, trascorsi i quali l'individuo fn colto da sonno lung o e profondo. Distw·hi psichicì. - Ne riportarono alcuni e:sempi tre relatori, ma fu rono g eneralmente di breve durata.


... IN ALOU~l ESERCITI

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Ne furono riferiti parecchi esempi e tale complicazione prodt1sse quasi sempre la morte. In un caso di polmonite doppia di tut.ti e cinque i lobi com· plicata da meningite cerebrale, terminata con la morte, furono trovati tanto nell'essudato polmonare quanto nel pus meningeo, bacilli di Friedlander, pneumococchi di Friinkel, streptococchi e bacilli dell'influenza (P fuhl). ln un altro caso letale, i pneumococchi invasero dap· prima le meningi e produssero sintomi <.:er9brali ai quali si associò poi una polmonite. I n un terzo caso, term inato pure con la morte, all'autopsia si trovò diffusa meningite purulenta con pneumococchi nel pus, sebbene l'infermo non avesse presentato durante la malattia che mediocre mal di capo con assenza di segni manifesti di meningite. Cause di mode. - Fra le cause di morte più frequenti sono da annoverare la paralisi cardiaca e l'edema polmonare. Un soldato mori nello stesso giorno in cui entrò all'ospedale per paralisi cardiaca, nonostante tutti i mezzi curativi adoperati ed all'autopsia si trovò in· fia.mmazione del polmone e degenerazione grassa del cuore. Fra le cause di morte meno frequenti furono indicate la meningite cerebrale, la pericardite acuta, la. meningite emorragica diffusa, la tubercolosi polmonare specialmente delle pleure, successiva. alle polmonit-i acute. }Jalattie consecutive. - Malattie del sistema nervoso; fu rono notate: paralisi di singoli gruppi muscolari (4" e o• dito della mano sinistra) l volta; paralisi delle corde vocali, dell&. vescica. e del diaframma; singhioz~o assai molesto anche nel sonno per infiammazione della pleura dia.framma.tica, rispettivamente una volta. Apparecchio circolatorio. - Furono assai frequenti la. debolezza. del cuore senza lesioni determinabili e le trombosi delle grandi vene della coscia. Jfeningite. -


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St: LLA POLMONITE ACUTA

Appa~·ecchio digerente. Non furono infrequenti i casi di vomito ostinato e diarrea specialmente quando la febbre scomparve per lisi. Un caso di vomito ostinatissimo fu guarito coll'ipnotismo. /tlalallie del ( egato. - Fur·ono pure non del tutto rari i casi d'itterizia e non mancò qualche caso di polmonite bilio.>a grave. Mttlattie renali. - Le lesioni renali furono rela..tiva· mente rare. Fra ~sse fu riferito un caso di nefrite emorragica acuta al principio della quarta settimaua di malat,tia, con gravi fenomeni uremici, che terminò con la guarigione . .Mrtlallie dell'm·ecchio. - Furono riferiti parecchi casi di otite media ed un C9.SO di sordità temporanea senza lesioni anatomiche, e che sco mparve 15 giorni dopo la crisi. Tume/(Mione delle grandi a1·ticolazioni. - Furono frequenti ed indtpendenti d a reumatismo articolare. Fu pure riferito un caso d'infiammazione dell'articolazione della spalla destra con paralisi del muscolo deltoide, terminato con la. guarig ione ed un caso d'infiammazione purulenta dell'art icolazione dell'anca in un veuohio bevitore. F ra. le complicazioni multiple fu notato un caso di polmonite del lobo inferior e sinistro, in cui a.ll4• giorno si sviluppò u na pericardite, al 15• giorno una pleurite costale sinistra. al ~2· uefrite acu ta Al 31" giorno si manifestò una tumefazione dolorosa d i ambedae le ginocuhia e pleurite secca. siuistra. N on a v venne crisi , ma le singole alterazioni scompar vero lentamente.

C'u1·a della polmonite. -

Deùo l~;; ::a

del cuore. -

T utw le a ttenzioni furono principalmente rivolte a sostenere le forzt! del cuore. A tale scopo oltre la. canfora, il benzoe, l'etere e simili fLuono usate, q uasi esclusivamente, grandi dosi di alcool. Nei casi di pol-


IN ALOU:0.1 ESEROITI

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monite accompagnaLi da stupore e delirio, anzichè il vino produssero effetti migliori altri eccitanti (Pfuhl) . Bagni generali. - Parecchi malati furono curati col bagno generale come per l' ileo-tifo, secondo Brand. n metodo generalmente usato fu il seguente: Nel primo giorno i malati furono curati, comé i tifosi, secondo Brand. Ogni 3-4 ore furono immersi nel bagno applicando in tal modo a ciascuno 4-5 bagni ogni giorno. La tempera.&ura del bagno di 22• R. discese per raffreddamento graduale a 18"-17" R. Gli ammalati, che facilmente si raffreddavano furono immersi in acq ua più calda (sino a. 26° R.), e questa fu allora fatta raffreddart~ lentamente e di poco. Og ni bagno durò in media 10-15 minuti. Durante il bagno t'u applicata all'infermo una compressa fredda. sul capo; con sottile getto di acqua più fredda di quella del bagno, cadente da ll'altezza di ' :-1 metro, fu irrigata la parte del petto, che usci va fuori dall'acqua. Alla fine del bagno gli ammalati, che non sentivano ireddo ricevevano una secchia di acqua, più o meno fredda, versata dietro la testa, sulla nuca e sul dorso. Dopo il bagno gli ammalati erano poco o nulla. asciugati; col corpo ancora umido, erano inviluppati in un lenzuolo asciutto di tela. e in due coparte di lana, tenuti in posizione elevata e con bottiglie calde ai piedi. Nella sala da bagno si ebbe cura di far penetrare aria. fresca e pura, che d" inverno fu riscaldata. Durante il bagno, i malati furono accuratamente invìgilati dal medico e speciale attenzione fu rivolta alla funzione respiratoria, e fn consigliato agli infermi di respirare profondamente. Questo metodo deve essere usato quando non sono ancora in campo fenomeni minacciosi ed in ciò è riposta la speranza principale del buon esito. La debolezza del cuore e la vicinanza della crisi controindicano l'uso e la continuazione dei bagni. Con tal me·


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Sl" LLA POL ~f O;-;ITE ACUTA

todo usato con discernimento si ottengono seguenti fav orevoli risultati: 1• Abbassamento della temperatura; 2° Miglioramento dello stato generale ; 3° Mig lioramento dell"a11ione del cuore e d ella circolazione sanguigna.; 4• Diminuzione della frequenza del polso; 5'' R espirazi one profonda Dopo il bag no soLto 1'influen7.a dell'impacco, i malati provano un senso di confo rto e dormono tranquillamente. S E:' sopra,vv~ngono sudori più o meno ·profusi, i bag ni devono essere sospesi (Herrlich) . Salassa. - Fu tàlora u·sato e con favorevole effetto sintomatico per favorire la respirazione e Patti vità del cuor e. Digitale. - S omministrata a grandi dosi non ebbe fautori e difensori numerosi . .fodw·o di potassio. - L'joduro di potassio, pure a grandi dosi, e quale rimedio per la cura abortiva, fu r aramente usato. P otreube in qualc..:be particolare circostanza riuscire utile solamente nelle prime ore dopo il br ivido. Pifocw·pina. ~ Fu usata d t'~>l capitano medico Dieckmann sec..:ondo la ricetta del dott. Carlo Sziklas: Infu,.o d i d igitale e ipecacuana ao g r. 0,6 s u 150 di acqua; I drcclorato d i pilocarpina gr. 0,05 An ti pirina )) 3.00 S ciroppo semplice. » 30,00 Un cucchiaio all'ora. Spasso si manifestò il v o mito, che, secondo il r elatore, potette essere evitato, somministrando ogni ora mezzo cucch iaio, oppure ogui due ore un cucch iaio da tavola. del t·i medio, la cui azione principale si riduce alla. produ:>.ione di sudore co n senso di sollievo . .lfm'(ina. - La morfina fu spesso usata. Essa mitiga. il dolore, fa r espirare gli ammalati li beramente e pro-


. IN ALCUNI XSEROITI

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fondamenta, facilita la funzione delle parti sane ed agevola l'espettorazione. Le iniezioni del r imedio agiscono pure favorevolmente sulla funzione deol cuore (Bernigau). Infiltrazione polmonare. - P er risolvere le infiltrazioni polmonari tardive riusci'rono utili il massaggio e la ginn~stica. respiratoria. Licenze di convalescenza. - Se le condizioni finan· ziarie degl'infermi lo permettevano, superata la malattia i convalescenti fur ono mandati per an tempo più o meno lungo in seno alle loro famiglie. Considerazioni e conclusioni. - Argomentando dai risultati ottenuti nell' esercito prussiano, si potrebbe concludere che sia più facile curare oon buon esito la polmonite che impedirne lo sviluppo. Di fatto l'esercito prussia.no mentre ha. avuto il massimo di morbo· sità., in confronto degli altri eserciti, ha però avuto il minimo di mortalità.. L'esercito olandese, che più gli si avvicina, ha presentato una mortalità superiore del3,04 per cento di entrati. Difficilissima è la r icerca. di tutti gli elementi, di tutti i coefficenti che produssero risultati cosi diversi negli eserciti esaminati. Si può accennare in genere che tali elementi sarebbero da ricercare nella resistenza. delle varie razze, nella diversità dei climi, nei diversi sistemi di alimentazione, di vestiario e di accaserma· mento, nella costruzione igienica degli ospedali militari, nel r eclutamento dei medici militari e nel progresso degli studi medici nelle rispettive nazioni e nei vari metodi di oura adottati. Sarebbe pure assai interessante di conoscere le proporzioni di morbosità e mortalità per polmoniti acute fra borghesi e militari, ma queste ricerche non sono proficae per deficienza di dati statistici num~rosi e ben vagliati.


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UN CASO DI FISTOLA BRANCHIALE CIECAINTERNA l'er ol 1lott. Giu~te ppe Mae8R, teuentc co lonnello medico

di rettorll dello spcdale mololare rli Orcscia

Il caporalt\ del 75° reggimento fanteria, Capara.ro Guido, è entrato in quest'ospedale il 24 dello scorso ottobre proveniente dal deposito di Lecco. Nel biglietto di entrata, il sanitario ha apposta la diagnosi di dilatazione aneur ismatica di un vaso giugulare. Appartiene alla classe 1877 per nascita, ma è venuto sotto le armi con quella del 1878, perchè rimandato rivedibile per debolezza di costituzione. Il padre è vivo e sano. La madre ha soffer to gravi disturbi uter ini, ed è stata operata di isterectomia. Il Capararo racconta che dopo quell'operazione s'è manifestato nella donna una tumefazione a destra del collo, che presentava caratteri identici a quelli, che oggi in lui osserva.nsi, che scomparve però del tutto dopo poco tempo senza usare alcun rimedio, e più non si manifestò. Di sette tra fratelli e sorelle, tre sono vivi e sani, due sono morti per difterite, uno per rachitismo ed una quasi appena nata. Fino agli otto anni è stato di cont.inuo sofferente d i bronchiti, che lo costringevano a stare quasi sempre a letto. Superata quell'età stette r elativamente bene. Or sarà un anno, ammalò nuovamente di bronchite, ma rimase sempre apirettico. Ha avuto, in epoche di· ver sa e lon tane fra loro, sputi sanguigni che non erano


UN CASO Dl FISTOLA. DR ,\~CHIALE CIEOA INTE!ù'<A

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stati mai preceduti o seguiti da tosse; egli si accorgeva. dal gusto della presenza del sangue nella bocca. Secondo il suo giudizio 1' impressione dell'aria. fredda., determina l'emorragia., che diverse volte s'è manifestata anche dopo essere andato in bicicletta. Ha so ~:l'erto accessi epilettici dai 9 ai 12 anni. Questa malattia. non ebbe più manifestazioni in seguito alle cure ordinategli. Non sa precisare la vera. data. dell'insorgenza della malatt ia attuale. Aveva circa 9 anni, quando si accorse che a d es tra del collo, al disotto dell'angolo del ma· scellare inferiore, si manifestava una tumefazione che presentava. gli stessi caratteri che oggi si osservano, senza che in seguito siasi palesata in essa. alcuna variazione nel suo volume in piu o in meno. Non con· sultò alcun sanitario, perchè non risentiva alcuna sofferenza, e poi perchè la sua. fisionomia non veni·ra deturpata. Ha avuto però la cura d' usare colletti da camicia assai alti ed alquanto stretti, che comprimendo l' intumescenza, impedivano a chi l'osservava di ri· levarla. È individuo di non molto robusta. costituzione e di temperamento linfa.tico. All' esame esterno si riscontra che il cranio e la faccia sono asimmetrici. La metà destra di quest'ultima è piu sviluppata della sinistra, ed il cranio ha la bozza parietale destra. molto sporgente, ed al collo, sempre a destra al di sotto dell'angolo del mascellare inferiore, se parla a voce alta, si rileva una tumefazione. Quando curva il tronco, anche respirando moderatamente, e se soffia con forza tenendo la bocca ed il naso otturati, la tumefazione si fa ancora più manifesta; e racconta che allo svegliarsi al mattino, in specia.l modo dopo aver dormito per molte ore, trova che il collo a destra è sempre tumefatto, tumefazione ch'egli con leggera pressione fa


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UX CASO DI FISTOLA BRANCHIALE CIECA INTERNA

facilmente scomparire. Non è possibile apprezzare esattamente il •olume, ma può stimarsi simile a quello di una g rossa noce avellana ; la superficie è liscia, uniforme ; non si percepisce fluttuazione, e si ha la sen· sazione di una vescica piena d'aria. Gli accennati fatti, r ipeto, non è facile rilevarli, perchè nel praticare la palpa.zione, la tumefazione scomparisce del tutto. Il tumore non è pulsante e non presenta dilatazioni isocrone al polso, si nota invece che esso vien spinto in fuori ritmicamente alla diastole della carotide sottostante. La pelle che lo ricopre non presenta alcuna alterazione di colorito, e nei tessuti sottostanti non si rileva alcuna alterazione. Il tono della voce nel Capararo è normale. Non ha tosse. Non si lagna di alcun disturbo alla faringe od alla laringe. Nulla di anormale nella retro bocca, e col laringoscopio non si rileva nessun fatto importante, se si eccettua un leggero aumento di rossore nella mucosa laringea. Negli organi contenuti nelle diverse cavità, non s'è notato alcuna alt erazione organica o funzionale. Completato l'esame dell' individuo, dovenào formulare un giudizio clinico, s i trova una grave difficoltà, perchè quanto s"è rilevato, oltre a costituire un complesso fenomenologico rarissimo, è di difficile spiegazione. La sede del tumore, la sua consistenza, il rapido cambiamento del suo volume, la mancanza di pulsazione, sono già fatti d'i mportanza e che esigono studio; ma ciò che piu interessa spiegare, è il per chè e come, solo sotto date condizioni, il tumore si manifesti. Nel collo possono osservarsi delle produzioni abnormi, le cui modalità d ioiche, hanno qualch~ grado di ras· somiglianza con quelle che noi abbiamo riscontrate nel Capararo, e prima di tutto, per meglio venire ad una conclusione convincente, e stabilire un'esatta


U!S' CASO DI FISTOLA BRANCHIALE CIECA lNTER.:\'A

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diagnosi, mi piacè rammentare quali fra esse presentino analogia di fenomeni col processo morboso di cui ci occupiamo. n clinico in presenza di un tumore al collo, a tutta prima procura di conoscerne la consistenza, perchè basandosi su questo carattere i numerosi tumori che ivi si localiz"!:ano sono stati divisi dai patologi, per facilitarne la diagnosi. in solidi e liquidi. Si può subito escludere che nel caso in esame possa trattarsi di un tumor e solido, perchè esso non ha consistenza, e conviene ricorrer e colla mente all'idea che possa essere una. sostanza liquida.. .Mancano nell'anamnesi, sì pros· sima che remota, fatti che possano far nascere il dubbio che debba trattarsi di un esito di un processo infiam· matorio delle parti molli. Neppure è ammissibile una affezione os:~ea; gli ascessi per congestione sono assai rari al collo, e se non bastasse la considerazione che il punto dove noi osserviamo l' intumescenza non è la località ove detti ascessi si manifestano all'esterno, basterebbero a farli escludere, ·la mancanza di fluttuazione, e la assenza di dolore quando il paziente muove il capo, o quando si preme lungo le apofisi spinose. Il carattere che più impressiona nel Capararo, e che manca negli ascessi ora nominati, è la facile e pronta riducibilità, la quale si -riscontra sempre nei tumori vascolari. Partendo da. questo concetto, bisogna studiare i rapporti che la. tumefazione ha col sistema arterioso, e se essa presenta dei battiti isocroni a quelli del polso, se subisce un rapido aumento di volume, e se coll'ascoltazione si percepisce rumore di soffio, la diagnosi è fa.ci le: tratta.si d i un'aneurisma.. Nel Ca.pa.ra.ro questi caratteri non si rilevano; si nota

inveM, non l'espansione, ma il sollevamento ritmico, dovuto man ifestamente a!le diastole dell'arteria carotide primitiva, che sotto gli scorre. 9


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UN CASO DI FJ S TOL.A DRANCfiiALE OIEC.A. JNTER~A

Esiste fra le diverse specie di tumori vascolari, che al collo possono manifestar si, una varietà la quale presenta un fenomeno, che potrebbe far nascere il dubbio che in esso sia possibile comprendere quello presentato dal nostro ammalato, e sarebbe quello delle dilatazioni venosa, a m pollari o angiomi. Difatti queste produzioni morbose presentano il sintoma della riducibilit.à, e si gonfiano e diventano ttirgide dietro uno sforzo e col gridare ; anzi quest'ultimo ca.ra.tterd permette di disting uerle da tutte le altre tumefazioni. Ora nel Capararo, se la sede favorisce questa supposizione, perchè per lo più le dette intumescenze si osservano nel punto ove una vena sbocca nella gin· gulare interna, la oonsiderazione, che tanto nel collo come in tutto il rimanente dell'organismo non si trova. un va.so venoso ectasico od appena tortuoso, la data antica del tumore, la sua facile e rapida riducibilità. alla pressione, senza che si determini alcun rumore, la. nessuna alterazione di colorito della cute, e la mancanza di u n cambiamento apprezzabile d i volume, q uando colle dita si ostacola la circolazione, sia al di sopra che al di sotto dell' intumescenza, provano che il tumore non è dovuto a dilatazione di una \ena.. Con questo processo di eliminazione non sono finora venuto ad una co nclusione che dia il convi ncimento, che in una delle en t ità morbose ora a }Cenna.te, possa venir classificata l"al terazione anatomica in esame, e non r imane cho supporre che il cont~nuto sia un gas. I o accetto a tutta prima questa possibilità. Il tumore è g assoso, e per essere pitl preciso dico che è un tumore dovu to all"aria espirata., che in date uonùizioni vi penetra, ed è cost ituito da un sacco comunicante colla faringe. A destra di quest'organo, fatto assai raro ma pur possibile, deve esistere l'apertura d'origine di un cana le tubulare a. fondo cieco, assai ristretta ~ proba-


UN O.ti.SO DI FISTOLA BRANCHIALE OIEOA INTERNA

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bilmente nascosta dalla ba.'4e della lingua, perchè non è stato possibile ritrovarla anche dopo minuziosi esami. Le pareti di questo canale, per l'origine meccanica delle espirazioni brusche determinate dalla tosse, che il Capararo ha. sofferto a lungo fino dalla prima infanzia, si sono dilatate ed hanno dato luogo al sacco a pareti floscia, che si gonfia quando vi viene insuffiata l'aria, ed è appunto la parete di esso che noi vediamo al lato destro del collo costituire un tumore. Trattasi adunque di una fistola branchiale cieca interna. Con essa trova spiegazione il complesso fenomenologico dianzi rilevato. È riflettendo sulla varietà di simili tumori, che mi si affacciò alla mente la idea che quanto presentava il Capararo, doveva dipend~re dall'esistenza di un'anomalia anatomica, congenita, pochissime volte osservata e perciò non descritta da tutti i trattatisti, dovuta ad un arresto di sviluppo delle parti costituenti il collo, che si verifica fin da qu.a ndo l'organismo è ancora allo stato embrionale, ed alla quale da Husinger, che per il primo ne riconobbe la vera origine, venne dato il nome di .fistola. branchiale. Già in antecedenza il Zondi aveva richiamato su questa anormalità. l'attenzione dei patologi, e la denominò fistola tra.cheale, altri avevano voluto chiamarla fistola congenita. Oggi il nome datogli da Husinger è da tutti accettato. Il Dtlplay, nel classico trattato che scrisse per completare quello di Follin, ne dà una descrizione per quanto è possibile dettagliata, e da questa tolgo quei punti che più interessa conoscere nel caso nostro. Alla fine del primo mese si vedono nella parte al ta dell'embrione comparire da ciascun lato, quattro serie di archi disposti parallelamente, che si uniscono sulla linea mediana e separati da tre fenditure. Questi archi sono conosciuti col nome di archi branchiali o viscerali, e le fenditure hanno la stessa denominazion·e. Dal quarto arco


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ti N CASO OI FIST OLA :BRANCHIALE CIECA INTERNA

hanno origine le parti molli del collo, vale a dire: muscoli, vasi, nervi ecc. L'evoluzione e la metamorfosi dei tessuti che si verificano nelle fenditura ed archi branchiali, hanno termine verso la fine del secondo mese. Trascorso questo tempo non resta più alcuna traccia. dell'accennato stato transitorio. Quanào però il normale sviluppo del collo viene disturbato, l'occlusione della fenditura. branchiale resta imperfetta, ed avvengono i tragitti fistolosi, detti fistole branchiali. Queste possono esistere in ambo i lati contemporaneamente, ma. ciò pochissime volte s'è osservato. P er lo più sono unila· terali, e più frequenti al lato destro. Se ne ammettono, come per le fistole anali, tre varietà: complete, cieche esterne, e cieche interne. Nel caso nostro trattasi di una fistola cie0a interna, il cui tragitto non è molto esteso, ed ha il suo punto d'origine nella faringe. Di questa ultima varietà di fistola, secondo l'asserzione del Du play, ::i~ ne uouoscouo tre casi e sono descriLti da. Musinger. Si trattava di diverticoli rivestiti d'una membrana mucosa, e che si aprivano nella. parte anteriore della faringe verso la base della lingua. Egli non ha potuto determinare la data d'origine, duravano però da. molto, e procuravano all'infermo disturbi nel deglutire. Non credo di dare una spiegazione infondata, attribuendo la mancanza di simili disturbi funzionali nel Capararo, alla limitata lunghezza del tragitto fistoloso. Quante e quali difficoltà s' incontrino, nel cercare di diagnosticare una. fistola branchiale cieca interna, ora che sommariamente di esse ho fatto conoscere le origini e le diverse varietà, ciascuno può comprendere. L'apertura. faringe a non sempre esiste, e pur quando esiste non è facilmente rilevabile anche con gli strumenti più perfezionati, e fu appunto in considerazione di quest e difficoltà che il Dnplay ebbe a dire, che delle fistole cieche interne, non si può che sospettarne Pesi-


ON CA~O DI FlSTOLA BRANOIUALE ClECA U\TIWNA

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steuza. L e cieche esterne si diagnosticano facilmente. Esse hanno sede ai lati del collo, e da un orifizio cutaneo lasciano fluire un liquido che ha caratteri di somiglianza col liquido orale. Nelle interne invece nulla. si osserva. di tutto questo. Forse taluno troverà ardita., per quanto fondata su di una possibile anomalia anatomica, tanto la mia diagnosi, quanto la. spiegazione che ho voluto darne, e perciò prima. di nnire voglio fare alcune considerazioni per far scomparire ogni dubbio. A favore del mio g iud1zio, depone la già notata sen· sibile differenza fra le due metà della testa a vantaggio della d estra. la quale prova che, arrivato al periodo embrionale, lo sviluppo del g erme è stato realmente disturbato. Questo è l'unico fatto di qualche importanza datoci dall'esame praticato. Considerando i dati fornitioi dalla storia deila malattia, prima di tutto si r ileva che l'individuo ha già. predisposizioni ereditarie. Egli racconta che sua madre, sebbene temporaneamente ed in circostanze eccezionali, ebbe parimenti a destra del collo unà. tumefazione che per forma, volume e loca.· lità uon differisce di quella che oggi egli presenta. E chi potrebbe oggi affermare, che non esista in quella donna r identico arresto di sviluppo e che la mancata mani festazione di un tumore, non debba attribuirsi al non essersi presentate quelle s pPciali cause determinanti, che nel figlio hanno concorso a suscitarlo? E perchè no a a.scri vere l'essersi reso visibile il t umore solo dopo ì'operazione, ai disturbi respiratori che sempre acc ompagnano le torti sofferenze ? Il Capararo racconta che prima dei 9 anni non s'era accorto d'avere un tumore al collo, e che dopo quel tempo la g randezza di esso non è cambiata. È facile che questo fatto si sia verificato, perchè prima il tumore non aveva. raggiunto il volume necessario per essere visibile dall'esterno, e se dopo non è più cresciuto egli è perchè,


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U~ CASO DI FISTOLA BRANCHIALE CIECA l~TERNA

superata quell'età, il Capararo non ha sofferto altra malattia, eccettuata una bronchite, non grave, quando aveva già raggiunto i vent'anni. Ma allora le pareti del sacco avevano acquistato tal resistenza da non poter eS$ere maggiormente distese dalle scosse della tosse. Gli sputi sanguigni ohe il Capararo osserva ordi· nariam&nte, sia esponendosi all'aria fredda, sià. dopo di essere andato in bicicletta., prova. l'anormale facilità a. lacerarsi dei vasi della mucosa faringea, organo in lui di minor resistenza. Altra origine il sangue non può avere, perchè la sua emissione non è stata mai preceduta nè seguita da colpi di tosse, vien fuori commisto a saliva, ed egli è stato finora sempre sano. Dietro quanto sono venuto esponendo, credo di aver fatto scomparire tutti i dubbi, che un'evenienza così rara poteva far nascere, e di aver sufficientemente provato che la diagnosi da me enunciata di fistola branchiale cieca interna, possa fondatamente ritenersi esatta. Brescia, 8 novembre 1899.


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LK VEGKTAZIO~I ADKlOIDl DKL RnO-FAR I~GK I N RELAZIO N E AL S ERVIZI O .MILITAR E

Per il dottor F r a n ee,.eo De a o.,a, capitano me<t ico

Le vegetazioni adenoidi del rino-faringe furono del tutto sconosciute fino a pochi anni or sono. Voltolini a Loewenberg per i primi ne pubblicarono alcuni casi (1865-67). Meyer, di Copenaghen, in un suo notevole lavoro (l), mostrò la importanza di questa affezione, e ne determinò la esatta sintomatologia; è perciò che a giusto titolo egli viene considerato come lo scopritore di tale malattia. Descriverò tale affezione nel modo più breve compatibile colla chiarezza, e quindi la studierò in relazione ali' esercizio medico-m ili tare. Anatomia. -- La faringe rappresenta un largo vestibolo comune alle vie respiratorie e digerenti e può essere divisa in tre parti: una nasale, una boccale ed una laringea; la porzione nasale, detta anche regione retro- nasale, la sola che ci riguarda, è quella che si chiama ?"Ìnofaringe. Es!;a è limitata in blto ed all'indietro dall'apofisi basilare inclinata molto obliquamente, sui lati dalle ali interne delle apofisi pterigoidee, in basso dal velo pen· (t) Menn. - Uebu adM. Vegel. ir1 der 1\'a.em·acheu/Hjlllr. t8l3·i4 (Arch. (ii r OhrtnheUku>ldt) .


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LE VEGE'.rAZIONI ADE:'\OlDI DEL RII\0-FARINGE

dolo; in avauti si continua direttamente colle fosse nasali di cui sembra dipendenza. Nell'adulto è alta 2 a 3 centimetri, Jarga. 3 e profonda 2; in complesso misura. 12 a. 1-1- centimetri cubici. Sulle pareti laterali si trovano la fossetta di Rosenmuller, e

r apertura delle

trombe d'Eustachio. Questa cavità è riveatita. da. una mucosa spessa e g ranulosa. ad epitelio cilindrico, che si continua con quella delle fosse nasali, e delle trombe di Eustachio. Nello spessore della mucosa si trovano delle glandole a grappolo, che le dànno l'aspetto g ranuloso accennato, dei corpuscoli linfoidi e del tessuto adenoide. Il tessuto arlenoide ed i corpuscoli linfoidi diventano spessi e numerosi nella parte superiore e posteriore e formano cosi la. amigdala f"ahngea descritta dal Luscka nel 1868 (1). L'amigdala f"m·ingea o del Luschlw, analoga per strut· tura alld amigdale palatine o tonsille, è una massa irregolare, divisa in due lobi da un solco med iano longitudinale; ciascun lobo è suddiviso alla sua volta da due o tre solchi più superficiali, a direzione anteroposteriore e leggermente curvi. Alla maniera istessa delle tonsille, l'amigdala faring ea va soggetLa ad ipertrofia ed 1perplasia, e forma cosi le vegeta~ioni o lwnm'"i arlenoicti, di cui mi sto Gc· cupando. llrwietà. - Le vegetazioni adenoidi present.'mo div erse varietà e quindi sono l.:ircoscritte o diffuse; me· diane o lale~·ali: - alcune volte sono rappresentate da semplice i::pessimento della muco!'la, altre volte sono masse più o men o sporgenti ed arrotondate, che possono riempire completamen te tu tto il cavo del rino-faringe; qualche volta hanno aspetto di veri tumori allungati e (t) I.I"SC hA . -

In .lla.t S!'l111ll~e A•·chiv 1Sf.S·69.


.. IN RELAZIONE AL SERVIZIO ~ULITARE

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peduncola.ti, che pendono nella faringe boccale e possono anche esser visti dal cavo orale, sono di consistenza dura o molle, a superficie sempre liscia. Etiologia. - La eredità è ritenuta causa certa dello sviluppo di questi tumori, e ciò perchè spesso fu ri-

scontrata la stessa affezione in 5 o 6 persone della stessa famiglia. Ma la vera causa è la costit'uzione lin· fatica scrof'olosa, che come tutti sanno è una distrofia congenita o acquisita, caratterizzata dalla iperplasia dei tessuti linfoiài e specialmente delle glandole. Si spiega. così la ereditarietà delle vegetazioni adenoidi e la. contemporanea ipertrofia. di altre glandole dell'organismv, comprese le tonsille. Le vegetazioni adenoidi si riscontrano generalmente negli adolescenti, e per qualche tempo furono credute privilegio esclusivo di questa età. Più tardi, verso la. epoca della pubertà, le glandole tutte subiscono un pro· cesso di involuzione e si atrofizzano, e quindi an<;he le vegetazioni adenoidi spariscono (Politzer); bisogna però aggiungere che tale processo atrofico non è costante, essendo abbastanza numerosi i casi di vegetazioni adenoidi riscontrati negli adulti (Gaugenheim, Cuvillier). Oltre che per le cause accennate, le dette vegetazioni possono insorgere per effetto dei comuni irritanti meccanici, e quindi oer le stesse cause che determinano la faringite cronica granulosa; tali cause (il fumare, il bere smodato) sono più comuni negli adulti; e così si spiega la frequenza della malattia. in età anche molto avanzata. Per mie personali osservazioni, fatte nell'affollata clinica del prof. Arslan, ho r ilevato che nei primi sei mesi del 1899, su 186 individui affetti da vegetazioni adenoidi, ben 42 erano di età superiore ai 18 anni, il che dà. il 29 p. 100 di tale affezione negli adulti.


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J, E VEGETAZIONI A DENOIDI DE L RfNO-FARINGE

Sintomatolog ia. - Ditferisce alquanto secondo che la malattia si osserva nei bambini o negli adulti. I piccoli ammalati hanno aspetto quasi di ebete, bocca semiaperta, labbro superiore spesso e quasi troppo corto per coprire gli incisivi sporgenti, faccia prognata. A tale insieme fu dato il nome di (acies adenoidea. I bambini respirano difficilmente pel naso, russano la notte, hanno debolezza d'udito, e talvolta. antiche e ribelli otorree. • Negli adulti invece si hanno: Disturbi respimlori meno importanti che nei bambini, ma sempre in relazione diretta col volume dei tumori. E qui è il caso di ricordare che, essendo il rino-faringe della capacità di soli 12 o 14 cms, basta che un tumore oltrepassi il volume di una noce, perohè gravemente ne resti disturbata la respirazione (Molden· hauer) (1). Causa più importante di disturbi r espira.torì è la rinite ipertronca, che frequentemente accompagna le vegetazioni adenoidi d el rinofaringe. L ' infermo respira per la bocca quasi esclusivamente, russa dormendo, e quindi l'aria di respirazione, non passando più pel naso, conserva le sue proprietà irritanti cl.ipendenti dalla temperatura e dal pulviscolo atmosfe· rico che seco trascina. Ne segue perciò che detti infermi accusan sempre secchezza della gola ed infiam· mazione cronica della retrobocca (angina granulosa), e spesso si ammalano di laringite o bronchite. Distw ·bi di sviluppo, come conseguenza della insufficienza r espiratoria , si producono nei bambini adenoidosi, e si r iscontrano anche negli adulti quando in loro la malattia data dalla tenera. età. Vi è alterazione della (accia, che si presenta prognata, con incisivi -spinti m·

----------- Ul )l oL~>ENfiA US n. -

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IN RELAZIONE AL S ERVIZIO MILITA RE

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nanzi o accavallati; alte1·azioni clellOI'ace con depressione laterale e proiezione in avanti dello sterno. I disturbi dell'udito sono di varia importanza, e certe volte sono i soli notati dagli infermi; essi dipendono o da. otile media, prodotta da. diffusione della irritazione faringea, o da. occlusione meccanica. delle crombe d' Eu · stachio, fatta dai tumori adenoidi. La. fo na;;ione è più o meno alterata, la. voce ha perduto il suo timbro naturale e diviene mor ta (Meyer); i suoni nasali non si pronunziano bene ; il parlare, e più ancora. il cantare, affaticano moltissimo. Sintomi fisici. - La rinoscopia anteriore ci dà poche notizie, perchè solo di rado è possibile vedere la parete posteriore della faringe e le masse che la. invadono. La rinoscopia posterim·e, praticata per mezzo dello specchietto, ci fa Yedere ed apprezzare i1 volume e la sede delle vegetazioni. La esplorazione digitale anche più sicuramente fa apprezzare il volume, la sede e la con· sistenza. dei tumori. Passo sotto silenzio la tecnica di queste osservazioni per non allontanarmi troppo dalla mia. tesi. La prognosi è relativa alla diffusione della malattia e più ancora. alle complicazioni da queeta determinate. Fra. le complicazioni b. più importante è la. ( m'ma au1"icolare, la quale, mentre alcune volte sparisce rapidamente in seguito alla ablazione delle vegetazioni adenoidi, altre volte persiste inesorabilmente percbè dipende da lesioni croniche profonde sviluppate nell'orecchio medio. Diagnosi. - Bisogna ricordarsi di non dare molta. importanza alla facies adenoidea, potendovi essere in· dividui che, pur con tali SAgni esterni, non siano affetti da detta malattia, e viceversa. Badare sopra tutto di visitare il rinofaringe a tutti gli individui che si presentano per a ffezioni faringee o tousillari, o con durezza d'udit.o.


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LE VEGETAZIOl\I ADENOIDI DEL RINO-:E'ARINGE

I sintomi fisici ben osservati rendono abbastanza semplice la diagnosi. Per non uscire dai limiti che mi sono imposto, taccio della d iagnosi dift'erenziale coi tumori di altra natura (polipi, tumor·i maligni). Tr·atlamenlo. - La cum medica, fatta coi ricostituenti generali, è la stessa che per gli scrofolosi, ma di poco

effetto sui tumori adenoidi. La cura chù·urgica è la sola razionale, e consiste nella asportazirme, che vien fatta con diversi metodi: colla cauterizzazione <:himica (nitrato d'argento, acido cromico) o galvanica, ovvero con istrumenti taglienti di cui esistono molte specie negli armamentari chirurgici (la pinza tagliente di Locwenberg, il coltello anulare di Gotztein e quello di Schmidt) .

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•• La importanza delle vegetazioni adenoidi d el rinofaringe è dimostrata chiaramente da quanto ho brevemente esposto più innanzi. L'essere detta affezione di data molto recente, e studiata esclusivamente da un piccolo numero di medici specialisti, è causa che finora essa non abbia trovato posto nell'elenco delle infermità. che esimono dal militare servizio, e neppure nelle statistiche degli ammalati curat\ negli stabilimenti sanitari militari. È perciò che mi son proposto lo scopo di richiamare l'attenzione dei med ici militari sopra di essa, sia por meglio oaservarla e studiarla negli ospedali, sia per potere più faci lmente eliminare dall'esercito gli in· dividui che ne sono affetti in grado incompatibile col serv1z10. Ma a questo punto mi viene rivolta una giusta domanda: « Se le vegetazioni adenoidi sono relativamente frequenti, e pur di tanta importanza, in che modo hanno


L"'f RELAZIONE AL SERVIZIO MILITARE

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potttto sfuggire ai medici militari, o almeno in che modo fino ad oggi sono state considerate ed interpretata dai periti che in esse si saranno parecchie volte imbattuti? ,. Certo è che una malattia. che si dice nuova non sorge solo dopo di essere stata scoperta e studiata, come sorgerebbe un prodotto industriale dopo di essere stato inventato, mu., pur esistendo ab antiquo, ha subito varie interpretazioni a seconda delle sue varie manifestazioni sintomatiche, fino a che un medico di genio, riunendo assieme i vari sintomi, e riferendoli ad un'unica causa, non ne ha formata una entità morbosa con diritto ad esistere per se stessa. Rispondo quindi allll. giusta domanda fattami descrivendo le varie forme sotto cui la malattia si è presentata ai medici periti, ed il modo come finora è staba. interpretata in relazione al servizio militare. P er agevolare tale studio dividerò le vegetazioni adenoidi in due ca.tegc.rie, prendendo per base il concetto

etiologico: I. Vegetazioni adenoidi costitu ;ionali. - Sono in diretta dipendenza della distrofia linfatica, scrofolosa, tubercolosa. o sifilitica; rappresentano il residuo della ma· lattia sofferta nell'infanzia, che subì solo parzialmente il naturale processo di regressione ed involuzione. II. Veçetaz ioni adenoidi ir'r'i/t1tive sviluppate in individui predisposti o per etfetto dei comuni irritanti mec· canici o chimici, cioè il respirare in aria polverosa o fumosa, il parlare o cantare smodatamente, il fiutare o fumare t,abacco, l'abuso degli alcoolici, oppure per diffusione di malattie degli organi vicini. come la faringite cronica, e sostenute dalla persistenza delle suddette cause. I. Vegetazioni adenoidi costituzionali. - Gli adulti dai 18 anni in su che si presentano innanzi ai consigli


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LE VEGETAZIONI ADENOIDI DEL RINO-~'ARIN GE

di leva all'epoca della coscrizione, o innanzi ai consigli di amministrazione dei r eggimenti per arruolamento volontario, quando sono affetti da vegetazioni adenoidi costituzionali, offrono a studiare vari casi: l" Alcuni presentano in grado elevato le note della dise1·asia costil·uzionale da cui sono affetti, e quindi vengono senza altro rifiutati e non entrano nell'eser cito in forza dell'articolo 4 dell'elenco delle infermità, e ciò ar.che senza la diagnosi delle vegetazioni adenoidi del rinofaringe, essendo che il giudizio in questo caso è determinato dalla malattia. di maggiore importanza. 2• Altri presentanv in grado più o meno elevato alcune alterazioni scheletriche determinate fin dalla infanzia dalla insufficienza respiratoria che è l'effetto più comune delle vegetazioni adenoidi. Si può notare infatti tor·ace appiattilo lateralmente con proiezione innanzi dello sterno, fino all'ordinaria forma conosciuta col nome di torace ca1·enato. - Tali alterazio.ni, dipendenti da arresto di sviluppo, furono studiate dapprima dal Renard, e quindi riprodotte sperimentalmente dal Ziem, suturando negli animali una delle narici. - Anche questi individui trovano sbarrata la entrata nell' esercito dall'articolo 68 dello elenco, che parla dei vizi di conformazione d el torace, é ciò sempre indipendentemente dalle vegetazioni adenoidi causa prima di ogni malanno. 3° Altri individ ui presentano olorl·ea C?'Onica con lesioni profonde dell'orecchio prodotte o da propagazione alle trombe di Eustachio d i un processo infiammatorio delle vegetazioni ad enoid i, oppure da. infezione dell e trombe medesime dovuta alla. entrata. in esse di mucosità infettanti depositata alla superficie delle vegetazioni adenoidi. - Costoro dai consigli di leva, dopo la lunga via C1'Ucis della biennale rivedi-


.. IN RELA ZIONE AL SERVIZI O MI LITARE

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bilità., e della osservazione ospedaliera, vengono rifiucati, come non idonei all'esercito, in forza dell'articolo 49 dell'elenco, e eiò perchè la malattia in parola certamente persiste, anzi si aggrava tutti gli anm, persistendone la causa. 4• Alcuni altri sono affetti da olOJ'I'ea in g rado minore facilmente dissimulabile, oppure da oton·ea a forma ricm~rente, che salvo lievi alterazioni funzio nali lascia. l' oreèchio abbastanza in ordine nell'intervallo fra. un accesso e l'altro. - Questi individui, deludendo la vigilanza del med ico, possono venire accettati come volontarii; ma ahimè! con vantaggio del servizio, no di certo. - Essi formano il primo gruppo dei nostri futuri clienti. - Infatti, venuto meno in loro lo slancio che leggermente li spinse nell'esercito, infastiditi dalla vita che menano, come di ogni altra fatta per lo innanzi, metton fuori ben presto l'infermità accortamente dissimulata e si esimono da ogni servizio ; eccoli di vantati ospiti frequenti degli stabilimenti di cura, donde escono sempre gaariti , per rientrarvi poco dopo sempre per la stessa malattia. - Ricordo perciò ai medici che una occhiata al rino·far inge di questi eterni ammalati basta per spiegare l'enigma, ed applicare la r e lati va cura definiti va. 5o Infine altri vi sono che presentano so1·dità in vario grado, con alterazioni profonde degli organi dell' udito, sempre in diretta dipendenza delle vegetazioni adenoidi. - Se l'alterazione fu nzionale è doppia e notevole, essi sono riformati in virtù dell'articolo 50. Ma se tale alterazione è solamente unilaterale, o non c~sì intensa. da raggiungere il grado richiesto per la rtforma, essi vengono arruolati e for mano un altro gruppo non indifferente di individui che non prester anno mai un buon servizio militare; ed infatti, dopo la prima istruzione da recluta, finiscono pian toni negli


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LE Vi!:GETAZIONI ADENOIDI DEL RINO-FARI~GE

uffici, ove aspettano la fine della ferma, ben fortunati se sfuggono al ridicolo cosi facile a colpire i sordastri, massime nella vita in comune. II. Vegeta::;ioni adenoidi i?·ritalive. - Gli individui affetti da vegetazioni adenoidi di questa specie, non pre:~entano nà le note discrasiche, nà le alterazioni scheletriche che si riscontrano negli ammalati del precedente capitolo, perchà l'affezione adenoidea è sorta nell'età avanzata e non nella infanz ia. - Possono però presenta.re anche essi, come i primi, la otor-rea ct·onica, o la olorrea ricorrente, e quindi si hanno a considerare g li stessi casi già studiati ai N. 3 e 4 del capitolo precedente. - S i possono riscontrare inoltre i casi seguenti: 1• Alcuni individui presentano contemporaneamente alle vegetazioni adenoidi t•inite ipe?·tro{ica oppure ipertt·ofia lonsillrwe al grado da disturbare la respirazione o la fonazione. - Essi vengono dichiarati non idonei al servizio mi litare per gli articoli 62 e 62 dell'elenco. 2" Alcuni altri presentano diminu ::ione della facoltà auditiva. senza materiale alterazione degli organi specitci, ma in dipendenza diretta delle vegetazioni adenoidi, che meccanicamente occludono le aper ture delle trombe eli Eustachio. - Ta.Ìe alterazione fu n· zionale, se non è notevole è bilaterale, non rende lo individuo inabile al militare servizio, e quindi non imperlisce l'arruolamento. - E questi casi sono pur· troppo relativamente fre(juenti. - E tutti i colleghi, che da qualche tempo fau no servizio nell'esercito, ri· card eranno di aver incontrati parecchi di questi sor· dastri che, come quelli d el precedente N. 5, compiono il servizio militare da piantoni agli uffici. 3° Altri ind ividui sono affett i da vegetazioni adenoidi del rino-faringe, seu7.a alcuna complicazione na-


....

IN RELAZIONE AL Sr:RVIZlO MlLlTARE

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sale o auricolare molto evidente; essi non avvertono quasi alcun disturbo nelle ordinarie tranquille occupa· zioni della. vita, m.a sentono subito nn certo grado di insufficienza respiratoria appena mettono l'organismo in attività maggiore. I medici periti accettano senza altro nell'esercito questi individui, sie perchè non essendo forniti degli opportuni istrumenti non possono fe.re le necessarie osservazioni, sia percbè la detta affezione è tenuta loro celata per ignoranza o per dissimulazione. Questi giovanotti, sebbene di aspetto generalmente robusti, e senza difetti apparenti, appena. incominciano le istruzioni militari da recluta, si di mostrano assolutamente incapaci ad attendere agli esercizi faticosi del corpo. I loro ist.ruttori assicurano che essi, pur dimostrando buona volontà nel disimpegno dei loro doveri, non possono prendere parte alle corse, alle lunghe marcie, agli esercizi ginnastici in genere, perchè, come essi di· cono, perdono facilmente il fiala, e si stancano presto. I medici dei corpi in tali oasi, se, messi sull'avviso, interrogassero i soggetti in parola, sapranno che essi soffrono frequentemente di raffreddori nasali, che respirano e dormono a bocca aperta. - Per questi indizi sorge il sospetto della diagnosi di vegetazioni adenoidi, e si mandano i pazienti in cura all'ospedale, ove facilmente possono venire liberati dai loro fastidi e r esi idonei ad ogni servizio. 4° Quasi tutti, infine, gli adenoidosi vanno sog· getti a rini ti q nasi continue, a faringi ti, a bronch1 ti, a laringiti, che insorgono ad ogni piè sospinto per cause comuni e di lievissima importanza. - · La frequenza di queste affezioni e la loro facile recidiva deve mettere sull'avviso il medico, acciò faccia l'esame del rino·faringe, onde scoprire la. causa. vera di tali piccole ma. noiose malattie. 10


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LE VEGETAZI O)II AOF.:\OIDl D EL RI:t\0 -FARlNGE E CC •

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Come si vede in questa rapida rassegna, i medici militari, sia presso i corpi di truppa che negli ospedali possono frequentemente imbattersi in ammalati per veg~tazioni adenoidi del rino-fa.ringe o per qualcuna delle molteplici complicazioni che io ho accennate.- A nessuno quindi sfugge l'importanza. di tale affezione, e la nect'lssità di uno studio accurato di essa. Ogni medico militare dovrebbe rendersi pratico dell'e:;ame del rino-fa.ringe, e non trascurare giammai tal mezzo di osservazione negli individui che accusano disturbi nasali, auricolari o faringei. - È solo così che sarà possibile fare la esatta diagnosi, e la cura radicale delle vegetazioni adenoidi, rendendo così a molti infermi la completa sanità, ed all'esercito dei soldati idonei ad ogni servizio. Aggiungo poi che la €1sportazione dei tumori adenoidi, massime nei casi di sordità meccanica, o di insuf· ficienza r espiratoria riesce assolutd.mente miracolosa, cosa che io ho potuto constatare de visu parecchie volte nella clinica del prof. Arslan, distinto specialista di Padova.


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LA TINTURA DI IODIO SO)DilN ISTRATA QUALE FARMACO NELL' lLEO-TfFO E NELLE FORME GASTRO-INTESTINALI

per il dott. Odlloae Oddi soltotenente medico eli complemento

Che l'iodio sia entrato nell'uso medico da lunghissimo tempo non è d'uopo dimostrarlo; già. gli antichi ne fecero uso nelle forme intestinali in genere e nei ti.fi. in ispecie. I cultori in batteriologia dimostrarono pure come esso sia. antisettico e non permetta lo sviluppo dei batteri nei tessuti e culture. Nel n. 4:8 del supplemento del Policlinico anno 4•, si trova citato un lavoro del dott. Grosch, riassunto dal dott. Lussatto. In esso il Grosch dimostra. di aver sperimentato la. tintura. di iodio nelle forme gastro-intestinali in genere ed in specie nel tifo addominale. I risultati che egli ebbe erano dei più convincenti: ritorno della coscienza. negli infermi; riapparire dell'appetito; scomparsa. della diarrea; fenomeni tutti che ritornavano, non appena. sospendeva la. somministrazione del farmaco in parola.. Con tali esperienze quindi veniva. a dimostrare che la tintura di iodio deve agire nell'intestino quale antisettico, antifermentativo d'altra parte innocuo, potendosene somministrare dosi anche abbastanza alte senza spiacevoli conseguenze. Nel n. 80 del supplemento al


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LA 'l'D\TuRA DI I ODrO

Policlinico viene riportato un lavoro del dott. Francesco Laureati sui medesimo argomento; egli nella pratica professionale ebbe campo di esperimentare su 27 oasi di forme tifiche; ed i risultati che egli riporta, nonohè il modo accurato, col quale dimostra di aver seguito i singoli infermi, sono oltremodo lusinghieri. La diarrea, il vomito costantemente, egli dice, cedono sotto l'uso d ella tintura. di iodio, la. lingua si de· terge rapidamente. La durata totale della malattia si abbrevia, la febbre in vari ca3i tende a cadere non appena s'inizia la cura iodica; in altri, pur innalzandosi nei primi giorni, ridiscende poi prontamente; e che tali fenomeni siano dati dal fa rmaco, anche il dottore Laureati lo dimostrerebbe dal fatto che con la sospensione di questo essi ricompaiono. Nella ùemaine méclicale, 7 settembre 1898, n. 4:6, si trova riportato in succinto il lavoro di Bizine pratico russo, il quale ha studiato la grand~ utilità della somministrazione dell'iodio nella cura delle affezioni gastro-intestinali, tanto nel!" adulto che nei bambini. Egli somministrò quale medi.:~amento in queste forme l'amido iodato ottenuto dalla mescolanza di sessanta parti di amido e una di iodio. In Russia questo preparato è tenuto in g rande favore. Nelle diarree infanti li, o oolerine che dir si vogliano, il Bizine ba ottenuto ri:mltati favorevolissimi, mediante la seguente mistura:

E mulsione d i olio di rJCIUO E ssenza di menta . E ssenza di garofani Cloroformio Tintura di iodio

gr. 180 goooie 3 » 5 » 2 }) 10

Questa mistura egli la somministra a cucchiai da. call"è d 'ora in ora, ed asserisce che spessissimo tutti i


SOIDliNISTRATA QUALE FARMACO NEIAL'ILEO TIFO

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fatti spariscono, allorquando il fanciullo ha ingerito tutto il contenuto della boncetia. In quei casi poi, in cui pers iste ancora la dissenteria, basta, ~gli dice, far prendel'e al bambino due volte al g10rno una cartina sciol ta · nell'acq ua della seguente miscela : Amido ioda.to l per 60 fa earte 6.

ceutig. 75

Allorquando poi si trat ti delle identiche forme morbose nell'adulto, egli somministra g li stessi farmachi, ma in dosi diverse. Così dà: Emulsione di olio d i ricino Essenza di menta . Essenza di garofani Cloroformio T intura di iodio

gr. 180 5 go::c1e 7 " 5 )) 15 ))

questa soluzione, invece di somministrarla n cncchiai da caffè, la dà a cucchiai da tavola : e qualora, presa tutta la boccetta, persista ancora la dissenteria, dà varie carti ne di amido iodato così costituito : A mido iodato centig. 60. fa carte l , e d i q n este n. 15. Dopo questi dati, avendo in quflst'anno l' opportunità di e~ peri mentare detta. somministrazione negli affetti da ileo-tifo entrati nell'ospedale militare principale di R oma., colrannuenza del mio capo-reparto, signor mag· g iore Brezzi, e dietro autorizzazione del signor direttore tenente colonnello medico Ferraro di Cavallerleone cav. Luigi, s'intraprese detta sommiuistrazioue. I casi sui quali sperimentammo furono trenta, avendo voluto somministrare la tintura di iodio solo in quelli, in cui la diagnosi di febbre tifoide era certa., confermata dalla


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LA TINTURA DI I ODIO

reazione di Vidal, nonohè dalla diazoreazione. Di tutti i trenta casi, sui quali venni facendo le osservazioni,

solo alcuni non risposero, specie per ciò che concerne la tempe1atura, in modo soddisfacente; ma è pure interessante far presente che in t<~.li casi si trattava di processi infet tivi talmente acuti e nei quali r infezione era già a tal punto, da non potere in alcun modo spe · rare in una possibile guarigione. Intanto citerò brevemente in modo riassuntivo alcuni di questi oasi. Osserva;ione 1'. - Calderoni, soldato 63" fanteria, fu affetto da ileo·tifo e per tale infermità fu ricoverato nel nostro ospeda le il 7 agosto 1899. D iazoreazione e reazione d el Vidal posi ti ve ; tutti gli altri segni obbiettivi stanno per una in fezione ti fosa. Il fenomeno più importante fin dall'inizio della malattia fu una profusa diarrea, che noi (e cer tamente molti altri) abbiamo opinato essere sempre più copiosa, quando insieme alrileo sia preso anche il colon. L'infermo aveva fino a 15-20 scariche a lvine nella giornata, di consistenza li<1uida, con d olori di ventre, e solo dopo 17 giorni di c'.lra, mediante [a somministrazione di al te dosi di bismuto ed oppio, cessò la diarrea e consecutivamente si abbassò pure la temperat ura; ma era un fatto puramt:mte passeggero, giacchè ben presto ricompar vero la d iarrea e le elevazioni termiche e questa volta a nulla valsero le somministrazioni op piacee. F u a ppunto in tal g iorno, 29 settembre, in cui essendo le scariche ab bondantissime, con tenesmo e dolori di ventre, che s'intraprese la somruinistrazione della tintura di iodio, in una soluzione di un grammo in duecento di. acCJ.Ua d i:>til lata, leggermente addolcita, fac(;)ndone ingerire alrinfermo cinque cucchiai nelle :l4 ore. Già dopo le prime dosi s i notò che la diarrea. era cessata e la febbr e tendeva. a scendere. La milza. rimane,·a inYariata per volume, si era destato nell' in-


SOlDIL.~ISTRATA QUA I...E FARMAOO NELL'U,EO-Tll'O

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fermo appetito. Questo stato di benessere durò fino al giorno 9 ottobre, in cui fu sospesa la sommiuistrazione dell' iodio. Ma tosto ricomparve la dissenteria. accompagnata da nuove elevazioni termiche, che raggiunsero 40• 2 il giorno 17. Si ricorse allora immantiuente alla soluzione iodioa e nei giorni 18-19-20 e 21 la temperatura ricadde fino al disotto del normale, e con essa cessarono le scariche diarroiche ; anzi è da notarsi che negli ultimi giorni di questo periodo si cambiò anche il regime alimentare, da. liquido obbligato, a senliii· quido e solido, e tranne qual 'he lievissima elevazione di temperatura serotina, la cui causa rimase a noi ignota, si ebbe un rapido miglioramento. La ,milza, da dura e dolente, divenne meno palpabile, diminuì il dolore e la consistenza, e l'infermo il 15 novembre 1899 potè essere dimesso dall'ospedale completamente guarito, rdsid uandone solo un forte deperimento organico dovuto alla lunga e violenta infezione. Osse1·vazione 2". - Busato, soldato 93• fanteria, si ammalò di ileo-tifo; i segni ob bietti vi: reazione di Vida.l, diazoreazione posi ti vi. Fino dall'inizio del morbo si ebbero scariche abbondantissime, 10-15 nelle ore 24; dopo il primo settenario, essendo rimasta vana la somministrazione delle limonate, bismuto, clisteri d 'acido tanuico, il 20 settembre s'intraprende la cura iodica, e la diarrea cessa quasi per incanto ; la temperatura si mantenne alta per altri tre giorni, dopo di che cominciò la discesa per lisi. Per ciò che concerne le funzioni intestinali dirò di più, che eioè dovet te essere sospesa la sornministrazione dell'iodio per 2 giorni, essendo comparsa stitichezzl:l.. L'in fermo fu dimesso completamente guarito. Osserva~ione ,'J.n -

D'Orazio, ::~olùatu, pas:>Ò il 23

novembre dal reparto chirurgia con diagnosi di il eot;ifo; r eazione di Vi dal, diazorea.zione, esa.me obbiettivo


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LA TI)<TUR.\ D! IODIO

depongono in modo esplicito a favore di detta diag nosi. L'infermo ha n umerose scariche diarroiche di colorito verde pisello, manifestissimo gorgoglio ileocecale. Il 25 novembre si somministra la tintura di iodio e il 26 si notano scomparse le scariche diarroiche, la temperat ura, dopo alcune oscilla zioni, il giorno 30 comincia a scendere per lisi ed il 5 dicembre l'infermo è completamente apiret,tico e può, dopo alcuni giorni di convalescenza., essere dimesso dall'ospedale completamente guarito. Osse1·vazione 4." - Faretti, allievo carabiniere, individuo di robusta costituzione, nulla. di ereditario; fu colto da febbre tifoide. Vida.l e diazoreazion-e positiva. Oa.l suo ing resso all'ospedale ebbe continue ed abbondantissime scariche diarroiche, temperatura fra 39° e 40•, sensorio depresso. Si somministra la tintura di iod io. Le scariche cessa:no immediatamente, ed anche la temperatura. accenna ad abbassarsi per lisi, tanto èhe il giorno 11 l'infermo era completamente apirettico. Qnesto fu un caso però poco f,. rtunato, non per ciò eh~ concerne la forma intestinale, della quale egli guarì rapidamente, ma perchè comparvero altri fenomeni morbosi a carico della pleura e polmoni, d ei quali però l'infermo rinsci a guarire completamente. Ossen·a-:.ione .5." - T esti L uigi, soldato cavalleria.; all'esame obbiettivo si nota lingua impaniata non eccessivamente secca, ventre do len t"' alla palpazione in corrispondenza della fossa ileocecale, gorgoglio manifesto in detta fossa, cefalea. Si ha diarrea intensa, feci di colorito verde pisello fetidiss ime, la temperatura non eccessivamente alta ragg iunge i 38•,9. Si trova g ià nel secondo setteuario. S i somministra la tintura di iodio. e col ces;;are immediato delle abbondantissime scariche, cade pure la febbre e il processo si estingue nel secondo settenario.


SOM~llNJSTRATA QUALE J!'A.Rl[A00 N E LL 'ILEO-TIFO

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Osser·vazione 6.• - Parenti, guardia del Re, per i modi di insorgere, per i dati avuti dall'esame obbiettivo, reazione di Vidal e diazorrazione, si fa diagnosi di febbre tifoide. Lingua arrossata ed arida - ventre leggermente meteorico, gorgoglio alla fossa ileocecale, dolori al ventre alla palpazione, o spontaneamente. Fegato e milza aumentati di volume. Dissenteria profusa. Il giorno 13-11 si somministra. la tintura di iodio. La temperatura. che era la sera. del 14 discesa al disotto dei 38• risale sui 40", per pc·i ricadere per lisi; la dissenteria nei primi due giorni dopo la somministrazione è molto dimin,1ita. tanto da aversi un'unica scarica. nelle 2-! ore. Essendo stata, lungo il decorso di detta infermità, sospesa tale sommin istrazione, perchè le defecazioni erano ridotte normali per numero, riapparve la dissenteria con nuove elevazioni di temperatura, che cessarono dopo che venne ripreso il trattamento iodico. Esce guarito. Osser·vazione 1•. - Buscaglione, soldato 0° bersaglieri, è affetto da una forma assai virulenta; entrò il 25 ottobre al nostro ospedale con diagnosi di ileo-tifo, confermata. dall'esame obbiettivo, dalla siero-diagnosi e dalla dia.zoreazione. Ebbe, sin dall'inizio del morbo, febbre altissima, raggiungendo la. temperatura. di 40•,2. Non si era mai avuta diarrea. Volli nulladimeno somministrare la tintura di iodio, per vedere se anche in questo caso avrebbe abbassata. la temperatura. Non si ottenne risultato soddisfacente per ciò che con· carne quest'ultima, però diminuì l'aridità della lingua, l'infermo si mantenne sempre cosciente, e nonostante l' infe:>.ione gravissima, in terza settimana fu completamente apirett.ico. Osser vazione 8' . - Tartarini, soldato 5• bersaglieri, entrò nel nostro ospedale il 23 ottobre affetto da ileotifo. Reazione del Vidal e diazoreazione positive.


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LA 'l'DITURA Dl IODIO

All'inizio del morbo si notò polso mediocremente una in· fazione intestinale. Gorgoglio ileocecale, febbre alta e diarrea profusa. Il l " novembre le scariche si sono ridotte, sotto il trattamen to iodico, ad una o due al massimo nelle 24 ore. La temperatura ha a vuto il decorso regolare delle infezion i ti fiche, senza però eccessi ve elevazioni. L'infermo esce g uarito in 4 settimane. Osservu~ione 9'. - S arbaci, 5• bersaglieri, affetto da ileo- tifo. Reazione Vi dal e diazoreazione posi ti ve ; si tratta d i nn caso eccezionalmente grave. Sino dal primo giorno si ebbe temperatura altissima, soport~ e delirio. Ling ua arida con marg ini e punta fortemente arrossati, ventre meteorico. Diarrea intensa.; stato generale poco soddisfacente. Si somministra la tintura di iodio. La. diarrea cessa completamente, la febbre si mantiene alta, lo stato gd· nerale però migliora alquanto; cessa. il delirio. La. febbre nei. g iorni. successi vi accenna a cadere per lisi. L'infermo supera la malattia ed esce guarito. Osservazione 1O". - Baccalini, sergente del geni.o, affetto da ileo-tifo, fu accolto nel reparto contagiosi il 30 settembre con d iagnosi accertata: Reazione Vidal e diazoreazione posi ti ve. Si notano pure abbondantissime scariche diarroiche, che prontamente vengono sedate, mediante il tratta.men to i od ico. La temperatura, che era stata sempre alta, accenna dopo 5 giorni, a. discendere e cadere al disotto del normale. Si ebbe poi in queslio caso una ricaduta, ma causata da i mprud enza, dell'infermo, che volle alzarsi per defecare, e si rimise in letto con brividi e febbre alta, ma che ebbe brevissima d urata e cadde presto. Usci completamente guarito. frequ~nte. Lingua con caratteristiche nette di


SO~l.MD-rsTRA.TA QUALE l ' A.RMAOO NELL'ILEO-TIFO

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Osservazione il'. - Belli, soldato 5• ber:.aglieri, s'ammalò di ileo-tifo. Nel momento del suo ingresso nel nostro ospedale presentava lingua. impaniata, ventre meteorico e dolente alla. palpazione, tumore di milza abbastanza palpabile, gorgoglio ileo-cecale. Le scariche diarroiche abbondantissime raggiungono il numero ditO. Reazione Vidal e diazoreazione positive. Si somministra la tintura. di iodio. Le scariche cessano immediatamente, riducendosi ad una. nelle 24 ore: La temperatura, che all' inizio della cura era 38°,4 sale a 39",4, ma per una sola. giornata., venendo poi a discendere rapidamente per lisi, talchè in 6• giornata di cura. iodica si ha completa apiressia.. Osse-rvazione i2". - Fabbri, soldato 5• bersaglieri, entrò il 23 settembre nel nostro ospedale con diagnosi di ileo- tifo. Tutti i sintomi depongono per una delle forme più gravi di ileo-tifo. L'infermo si trova in preda ad una grave intossicazione. Lingua enormemente arida, stato comatoso, temperatura altissima, ta.lchè fino dall'inizio del morbo la. temperatura salì. a 40• e 40",1, mantenendosi sempre altissima. Vi è abbondante dissenteria. Si somministra la tintura. di iodio, senza però speranza alcuna, dato lo stato gravissimo. Le scariche diminuiscono, ma la temperatura, dopo un lieve abbassamento avutosi nel giorno 29, risale fino a 40°,6 e l'infermo il 5 ottobre aggravatosi soccombette. Ossen;a;;ione 13'. - Pellegrini Cesare, soldato, entrò nel nostro reparto il 18 novembre per ileo-tifo confermato dalla diazoreazione, dalla siero-diagnosi e dall'esame obbiettivo. Le scariche liquide di colorito verde pisello n.ggiungono il numero di 10 nelle 24 ore. Si trova già. in 2• settenario. La temperatura raggiunge i 39°,9. . Si intraprende subito la. cura iodica. Cessa. la diarrea, l'infermo si sente sollevato, dice di non aver più il


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LA 'I'JNTURA DI IODIO

senso di nausea, di cui si lamentava prima. D opo il 7• giorno di cura iodica, l' infermo è completamente apiret.tico. QgseJ·va.;ione J4•. - Zannone, soldato 93 fanteria, affetto da ileo-tifo fu inviato nel nostro repar to il 27 ottobre. Siero-diagnosi e diazoreazione positive. Raccontò che cinque giorni prima del suo ingresso all'ospedale, fu colto da febbre; nello stesso tempo notò una diarrea colliquativa ostinatissima, malg rado l'uso degli astr ingenti. Tale dissenteria resid ua. tuttora; sottoposto al t rattamento iodico, si nota che cessano le scariche diar· roiche, ma la temperatura segue il suo decorso iudisturbato, senza però raggiungere mai i 40 centigradi, P erò in nona giornata dopo la sornministrazione, l'infermo è completamente apirettico. Os.~·en;az io ne 15•. - R ossi, soldato 3° genio specialisti, entrò il 24 novembre in questo ospedale per ileotifo. Le sue cond izioni sono gravissime. Siero-diagnosi e diazoroazione positive. L ' infermo è in uno stato di depressione fisica abbastanza accentuato, dovuto oltre che all'infezione violenta., ad una diarrea enorme. La temperatura raggiunge i 40°; polso piccolo e frequente, lingua arida. Oltre gli eccitanti, si somministra. la tintura di iodio, ed il 26 già si nota che le scariche diarroiche, abbondantissime nei giorni trascorsi, sono diminuite, anzi sedate. Lo stato generale dell'in fermo però è talmente grave e l'infezione cosi acuta da non lasciare speranza di guarigione. L'infermo infatti il 29 muore. Osse;·va-:.ione 16". - P aci, soldato 2• g ranatieri, si a mmalò di febbre tifoide. Siero- diagnosi e diazoreazione positive. Dissenteria abbondante, lingua impatinata e tremula, gorgoglio intenso alla fossa. ileo-cecale. Leggero tumore di milza. Il giorno 10 settembre entra nel nostro reparto ed il 19, essendosi innalzata la tempe·


SOmiiNISTRATA QUALE F,HnU.CO XELJ}ILEO-TU'O

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ratura che prima accennava a cadere, ed essendosi inoltre accentuato il processo diarroico, si somministra la tintura di iodio. Il 24 le scariche, che prima erano abbondantissime, si sono ridotte al normale. La febb re discende rapidamente per lisi. Sospesa la somministrazione il giorno 26 per comparsa di stitichezza, risale prontamente la temperatura e ricomincia la diarrea . Entra mbe però cedono nuovamente sotto l'uso del preparato iodico e l'infermo è ditllesso guarito. Osservazione n·. - Pierandrei, brigadiere RR. CC., fu ricoverato il 23 settembre nel nostro ospedale per ileo-tifo. Siero-diagnosi e diazoreazione positive ; lingua arida ed arrossata ai margini ed alla punta ; _h a varie scari che diarroiche nelle 24 ore. Vi è manifestissimo gorgoglio ileo cecale. La temperatura è 39°,5. Si somministra la tintura di iodio. La diarrea cessa. immediatamente e la temperatura cade al disotto del normale; però nei 4 giorni successi vi si hanno nuove elevazioni termiche fino ai 38•,5. Dopo 7 giorni dalla somministrazione del farmaco, l'infermo è completamente apirettico. Osservazione 18'. - P esci, soldato 5° b ersaglieri., affetto da ileo-tifo a d ecorso regolare, ebbe temperature altissima fino a 40',8, delirio e scariche diarroiche abbondantissime; si somministra il giorno 16, in cui la temperatura era 40•,8, la tintura. di iodio. Le scariche diarroiche cessano e la temperatura immantinente comincia a scendere per lisi. Osservazione 19'. - V ag ni, soldato t• genio, affetto da ileo- tifo. Siero-diagnosi e diazoreazione positive, entra nel nostro reparto il 20 novembre Da. vari giorni la temperatura si manteneva fra 38 ' e 39'. L'in fermo ac cusa stitichezza, la lingua è impaniata e arida , ventre dolente. Il giorno 3 si prescrive la soluzione iodica., ed il 4 la temperatura. da 38",2 si porta a. 39•, l , per discendere la mattina del 5 a.l normale, e tranne


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LA TlNTL"ll.A DI IOlJ!O

un'altra. lievis:;ima. elevazione, si ebbe in 4a giornata da. che veniva somministrato l'iodio, completa apiressia. Osserva:. ione 2(}'. - Ballerino, 5• bersaglieri. entra nel nostro ospedale il 5 novembre per ileo- tifo. Sierodiagnosi e diazoreazione positive. L'infer mo accusa. leggera cefalea, inappetenza. Ha lingua. arida; margini gengivali di colore g rigiastro, gorgoglio alla fossa ileocecale, ventre meteorico numerose macchie di roseola· qua e là sparse. L'infermo si trova nel principio del 2• s~ttena.rio; vi è diarrea.. La. tempera tura era discesa il giorno 6 al normale, però le condizioni generali, la presenza della roseola, lo stato della. lingua, la diarrea, stanno chiaramente a dimostrare che il processo non è esaurito, ma che trattasi unicamente d i uno di quelli abbassamenti di temperatura che si sogliono verificare nllorquando si passa da un settenario all'altro. Il giorno 6 si somministra la tintura di iodio La temperatura s'innalza. uuovarneute per portar::>i fìuu a 39" il giorno 7, ma ridiscende rapidamente per lisi, ed in 4a giornata dall' inizio della cura iodica si ha completa e duratura ap1ress1a. Non starò ora a riportare le altre dieci osservazioni, giacchè non farei che ripetermi, avendo sempre ottenuto i precisi ed identici risultati. Stimo invece miglior cosa fare ora qualche considerazione su questo metodo di cura. Prima di ogni altro, io credo dover dichiarare di non aver creduto, col pubblicare queste osservazioni, di dimostrare che la tintura di iodio sia l'unico ed il migliore farmaco nelle forme tifiche, ma bensì io ritengo, che, dati i risultati ottenuti, non sia da trascurarsi il s uo uso, specie in alcune forme gastro- intestinali. Che l'iodio ecciti le glandole pepto-gastriche non è d'nopo dimostrarlo; che esso possa riuscire efficace

in alcune forme morbose, è provato all'evidenza. La cura


SO Mt.UNISTIUTA QUALE FAR~fACO NE LL 'lLE Q-T Jli'O

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della sifilide, la cura della tubercolosi ossea e glandolare, la cura del gozzo alla Durante, . provano all'evidenza quale e quanta sia la sua azione, sia come antisettico, sia anche come stimolante dei tessuti delle granulazioni, che, torpide ed anemiche, ridiventano rigogliose sotto l'azione dello jodio. Ora, dando uno sguardo a ciò che noi abbiamo di più importante nelle forme gastro-intesticali, è facile vedere ch.e il fenomeno più saliente, quello che richiama prima la nostra attenzione, è la diarrea. Da che dipende essa? Da abbondanti fermentazioni, da anormali putrefazioni, le quali eccitano in modo eccessivo la peristalsi intestinale e con questa le scariche, il tenesmo ed i forti dolori di ventre. Ora, io domando: nel corso di una infezione intestinale, quale è la tifoide, non è dannosa una continua e profusa diarrea? Non sono dannose le fermentazioni e pntrefazioni anormali, che si formano abbondanti nell'intestino, e che coi loro prodotti tossici assorbiti dall'organismo vengono ad aggravare le condizioni degli infermi, già abbastanza danneggiati dal processo infettivo ? Di più, nelle condizioni in cui si trova l' intestino dei tifosi, con infiltrazioni abbondanti, con varie ulcerazioni , non può certo che essere di grave danno una forte e continua peristalsi, la quale in alcune condizioni può favorire la caduta Ji escare e facilitare le enterorragia, le perforazioni. Ora risulta all'~videnza, sia dall'esperienze del dottore Grosch ohe da quelle del Laureati, noncbè dalle nostre. che la diarrea è i"mmancabilmente sedata con la somministra.zione della tintura di iodio. Col cessare di questa, le condizioni migliorano, ritornano in parte le forze, diminuisce la sete, e credo sia questo uno dei vantaggi non trasoura.bili. La. temperatura in molti casi, anzi nella maggioranza, cede e si abbassa prontamente in seguito a questa cura. Vi furon.o dei casi in cui la temperatura ha conti-


l GO

LA Tll\1'URA DI [QD10 ECC.

nuato il suo corso, quelli cioè nei quali r infezione era già a tal punto, ovvero fin dall'inizio talmente g rave, da ftt.r sì che la temperatura, indice cer to dell' intossicazione delforga.nismo, fosse altissima. Che cosa vorremmo noi sperare in questi casi dalla somministra· zio ne dell'antisettico e antifermentati v o iodio? Potremo sperare la disinfezione dell'intestino, la cessazione delle fermentazion i putride, anormali e con questo otterremo già qualche cosa: e stanno a provarlo le osservazioni 7• e 9', mentre la temperatura seguita a rima.net·e per qualche giorno alta. Nelle forme invece in cui le temperature non sono molto alte ed in cui predominano i fatti di gastro-eu· terite, si ha l'indicazione principale dell'iodio, ed è in queste forme che noi vediamo cessare la diarrea rapi. damente e con essa la febbre (osservazione 5• e 19'). La durata poi in genere della malattia è climi · nuita. Ora io credo che non si debba usare esclusiva· mente r iod io; gli alt ri medicamenti, calomelano, bismuto, oppio, salolo, ecc., possono e devono essere usat i anche intercalati con la tintura di iodio; ma per mia convinzione c redo, dopo i risultati avuti, che, specie nelle forme di gastro-enteriti ed in genere in tutte le forme in cui vi è diarrea, la tintura di jodio sia me dicamento sovrano, agendo essa non solo col sedw·e gli erre/li, ma beusì eliminando le cause prime della diarrea e degli assorbimenti delle tossine intestinali. In fatt i se la morfina, l'oppio calmano la diarrea profusa, lo fanno per la loro azione paralizzante sull'intestino e la loro azione è breve e passeggiera. D i più la tintura di iodio è ben tollerata dagli infermi ; e di facile sommiuistrazione anche nei casi gravi ed anche allorquando la medicina venga esercitata in mezzo ai disag i e alle diJf:icoltà con cui si trova spesso a combat· tere il medico militare.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RlVISTA A!EDICA Le olsti gazose dell' I.Dtestlno nel· (La Semaine médicale, 13 dicembre 189\J).

V. D e HoLSTEIN. -

l'uomo. -

Le cisti gazose dell'intestino nt>ll'uomo, o pneumatosi cistica inlt-:8linale sono attualmente ben studiate e conosciute in veteriuar ia, e tale a ffezione si riscontr a ben spesso nella ispezione delle carni da macello. Le cisti in parola sono spesso numerosissime e molLo sviluppate al punto di far cr·edt>re, a prima vista, ad un'insuffiazione intet·stiziale del mesenterio. In simili casi sono colpiti in blocco tutti i visceri digerenti. Nell'uomo, un'affezione identica, venne descritta daii'Hugier lìuo dal18U, però trattavas i di un caso di cisti gazosa della vagina. Soltauto g li studi recenti del prof. Hahn di Berlino permisero di da rne un'esatta sintomatologia in vita e di s uggerir e quale debba essere l' intervento merlico e chirurgico delle stesse. Generalmente trattasi di sog~el ti da lungo tempo affetti dt~ d1sturbi gastro-enterici con meteorismo inte ~tinale ed os1inata stit1chezza contro la quale si mostrarono impotenti tutti i rime.li. La ::~titichezza pur essendo un fenomeno cor;;tante, essa è spesso accompagnata da sintomi che ricordano l'ulcera òello stomaco, come dolori a ll'epigastrio, vomito di masse nere oppure schiettamente sanguigne. Tale infermità pre!>enta un leottJ decorso che può durare anche anni, mentre i malati sono generalmente mùlto dimagriti e soccombono ordinariamente in seguito a mara!'; ffiO o ad occlusione intestinale. Quello elle pe1'Ò riesce più efficace è l'esame del ventre. Con la palpllzione Lalvolta si riesce a scopt•ìre cl elle tumefazioni elastiche che alla percussione danno un s uono limpanico . Tali tumefazioni non s i pot;;sono confondere che con delle cisti di echinococco svil up patesi sul pernoneo. Ma le cis ti di tal natul'a danno tilla percussione un suono ottuso, mentre percuotendo sulle coll ezioni gaz.ose 11


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RlVISTA MEDICA

si ha scmpt'A un su0no limpanico. Da ultim o e~ if<te 1'empre una cons tderevole dilatazione dPIIo stomaco dovutn all o sposlum r.nto di lRI Or!.::ano ed all'rsser t> c::so slretlo fra le an!'e inte;;ti11ali tume fRite. In 1111 coso, osscnato dRI pr of. Hahn suddetto, esseul!O t•iu scili inutili tutti i rimedi, vido il rapido progTi.'S"'iYo tlill18:-!TRI11t>11lo ed illdr hol i mt>ll to d.-11· infermo, egli intt>rvt•unP. ch it' llt'uicaml'rtte operando una laparolomia espl ot·ativA. e t·i<>coulrò Lutto !"int estino crosso e buona parte del tenue coperti da cisti g ran d1 come un pisello o c0me una nocciuola, alcune peduncola te, le a ltre no, c che sch iacciate scoppia vauo bruscu me11te lasrian•lo s fu~gir e dei glls. Egli esti r po le ci~li peduncolate, scltiHcciò semplicPnw nte le sessili. L'esa me mic t·o~~·oprco couferm ò t•·all~H·si di ptwumaLosi inlesli nole e non di cisti da t'rhinocPcco. In sPglulo !"ammalalo guuri r apidmne11le e cornpl elam entfl. Lo stf'Sf<O autor e in un altro caso di pneumatM i intesti nale durante i l cu i deco•·so i l mala to Pru !'tato culto da occlu;;ione ilde:>Lmale acuta e Ja consrder t> vole mel eor rsmo delraclJome, pr atrcò la puntura Jell' rntl'"tino, puntura che dif·dC' esito fld abb'lnclanli ~as. facendo ::<cornnarir·e i sin tomi uPll'o(·clu ;:;ione. In lnlti i modi la laparolornia t:on succ<>ssi va di ~ lruzro11e dell e ci~ li St>mbra cosliluir·e il piu effkAce e radicale inter·vento nella cut•a di simile inferuulit. L'eziologia cii La l forma morbos» è mollo oscura. P t·ohul,ilmenle essa é di origme micr nbica P. lascia supputTe uua Lt"fiSrniss roo e infP!tiva dall"anirnaJP all' uomo.

G. B.

Gangrena polmonare d'origine otlttoa. (Journal de metlecine et de chirurgie, gennaio 1900).

GUILL E::I!OT. -

I l dot l. Guill ernont ha pubblicato r cc:enlemenle, sull'a r gomento della ~HIII!I"I'Il A pol mon»t·e, un imporlan li;;simo lavor o, 1wl quule egli m en tt·o tratta la queMion e s0prallutto solto i punti di vi;;ta patoge11ico e ballc-1•iologico, melle pur e in luce fa lli clinid che mer itano ùi ess•·•·e meglio conosciuti ùi cio che lo sono 111 grner ale. Guillemunl insiste !<Ul fnllo che IR fot·ma più frequente di'Ila gan!.!rPnn polmo11are, sopr·ntullo nel furr ciullo, I1A Ullll origine embolicu, e eire questA ~>m bclll8 é cagio111:1La da una Bflezinnc oli('H, cnme un' olile 111ed ia, uua masloidite od unn trombnsi dc'l !;eni. Ecco allora , d ~;~ l pu11lo d1 vista clmico, ci!\ che si ns>:erva :


RIVISTA. MEDI CA

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I n molli casi i s~gu i delle complicazioni Ct·aniche, ossee o cerebrali, masloidile, nebite dei seni, ascessi del cerv ello, dominano la scena, richiamnndo tutta l'attenzione dPI chirurgo, 11 quale teuta intet·venti operaLorii con tro d1 esse ; solamente dalla per sistenza dei sintomi d'inft•zione gene1·ale e d"'lla comparsa di qualche fen om eno da parte dell'appa· r ato rt!spiratorio può essere tratto a supporre u11a complicazione cosi :.o·a. ve, la quale so venti non é ricon osciuta che alrautopsia. venendo allora pimostrata la causa dell'i tlsuccesso tera peul i co. M a esiste una cate~o t·ia di fatti che interessano d i più il medi co per uu comples;,o sintomatico che facilmente svia la diagnosi, se non si ha presente alla memoria la parte impo1·lante ese••cilata nelle infezioni dall'orec(:bio medio. Si sono vi;.ti malati affeLti da r;emplici otorree cr·ouiche, e che, seuza appall'enza di sintomi di mastoidite, sono morti bruscamo>o te e rapidam ente in seguito ad una seUicopioemia con metastasi polmonari bilaterali. Ecco quale abhc>Zzo si può fa1•e dell'insieme sintomatico: in {!ener ale, si tr·atta di so{lgetti giovani, sopratutto fanciulli (ciò che é in rappurto cou la frequenza dell'olite nell'età giovine) Rfl'elti da antiche otorree fetide, che sono colli bruscamen te, ~oventi in perfetta salute, da sintom i allarmanti; genet·almcote é la cefalea che apre la scena, accompagnata da brivid i , talvolta da vomiti, e seguita do. un'ascensione termica considet•evole. Ben presto compaiono segn i generali che denotano una infezione grave: itterizia intensa, emorrugi e mucose e cutanee, delirio. In l'enet•ale l 'itterizia manca : l a faccia Assume un carat· tere che si incontra soventi nei processi putridi e che si avvicina alla faccia ippocr atica: é una tinta te1·rosa, plumbea, mescolnta tal volta ad un po' di cianosi, coo un'espressione ansiosa dei lineamenti. La prO!:òlrazione delle forze é profonda. Compaiono dolo!'i erratici , vaghi negli arti: si riscontrano qua e là zone di ipereste::;ia. Il fe gato e la milza si tumefanno. L'i pe1·termia è cos tante: la temperatura si mantiene tra i 39- e .w; talvolta si presentano intensi bt·ividi. Il polso é piccolo, rapido. Le orine sono albuminose. A fianco di questi gravi sintomi, i segni forniti dall'appa· recchio t'e"'piratorio possano in seconda linea.


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RIVISTA MEDICA

Talvolta essi mancano completamente. In general e, essi esistouo, ma pa~so.no inavvertiti o non sono sufficientemente voluta ti. Non si trovèrc't il se~no posi ti vo per eccellenza della gangrena polmonare: l'espettorazione retrda, per ché non vi ha in ~enerale comunicAzione dei focolai coi bronchi. L a feti ditA dell'alito, al contrari o, é m olto fr efjuenle. M a vi è il dolore toracico spontaneo o provocato che richiumer·a sopmtullo l'altenzioqe; esso può far pen~are alla gangrena. L a per cus!.'ione fornisce pochi dali. L 'ascoltazione potrà far r ilevare un po' di dim inuzione del mormori o vescicolare, respir·azione soflianle, piuttosto che ver o soffio; qualche volta fr·egA m~>nli, rantoli sollo-cr·epitanti fini disseminati ; rara m ~nte r antoli più g-rossi. I l decor so della malaltin é rapido. In media, pare che dur i da dieci a quintlici gior·ni. T utti i casi ra ccolti da Guillemot sono termin ati con la

m Ol'le. Pero, la prognosi della ~tm grena polmonare d'or igine olica non ~ sempr·e fatale e vi sono casi più fortun ati, in cui la guarigione può sopr·af!giunger e in seguito ad esito al di fu ori per i br onchi del con tenuto del focolaio.

B. GurLLEMIN . -

StucUo oUuJoo della ooleol•tl:te oaloolo•a.

(Grt;:elle des llripi lau:-c, n. 3, 1900).

La coi N•i:;tite Clll cnlosa é un'atTezione ancora poco conosci uln . L'autot·e ha pubblir alo un' inter essante mouogr alla sopra qcJe!'LO argomento. La !>inlomotn lo ~ ia dei calcolr biliari e sovente f8llace. l segni fu nziom1li cl! è si ris..:Oiltrano piu frequenlemen te sono : i disturbi dige;-,tivi, il dolnr·e nell' ipocondrio destro, infin e accessi più o m e11o cara tter·izzati di colrche epatiche. Tea questi segn i, pare che i più pr ecoci ed 1 più costanti !>ieno i disturbi di!"eslivi , varia11tr dAlia semplice cpigllstra lgia alle vere cri si gasLJ'iche eon naul"~e. v0mili. e r :peteulisi ad epoche r erzolari. Il dolor fl in corri <;pondenza dell' i poconrl l'io è ora sor do, profolldo, ora acuto, lnncinante, con esacer bAzioni che somigliano m ollo o cer te crr si di colrca epatic·a. Nulla di pa r.ticola r~ nello stato general e dP.l malato. L'esAme del le orin e pero fa r ilevar e


RIVISTA MEDICA

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frequentemente la presenza del peptone o d e l la tirosina, che alcuni consider ano come assolutamente patoguomonica di unll lesione biliare. Ma i segni più importanti, sono for·oiti dall 'e~ame locale; la ve~cichetta b 11iure calcolosa 'li manifesta con un tumore quasi sempre percettibile, e quando si e!\ercita una pressione in quel punto si determina un vivo dolore. La ricerca del lraballamento sar à utile nei casi in cui il tum o ee è poco apprezzabil e alla vista. Ma. il pn.l ~ o venli , ques to tumor e esiste e pr•esenta i se~uenti carallerr: all'ispezione, sol levamento della re~i on e dell' ipocondrio destr o, assenza di fenomeni infiammatori i da parte della pelle. Colla pnlpazione si ;·iconosc(•no meglio il volume del tumoce e le sue conn essioni. li pii.r gener'almente il tumore è m o bile e si possono provocare mov1rnenti di lateralità e di basso in allo, ma non di alto in basso. Con la pal pazione profonda si sente talvolta una specie di perl icciuolo che collega il tumor e col fe~ato . St:> gno impor·tente : n è la palpazione, anche profonda, né i moYirnenti provocati, sono r·ealmente doloros1. Alla percu sl'ione, ottusità corrispondente al tumore. Orrlinariamente lo sviluppo del tumore è lento, pro~res,:;ivo, accompagnalo da colica epatica e da itterizia. Ta l e è la fr>rma la pii.r nbituale ùi colecistite calcolosa, ma ve ne sono altre c ho é necessnt·io con o~cere , come la coleci sti te lifoirlca. Quest'affezione può comparir·e nel corso stes~o, o durante la convalescenza della tifoidea, ed anche talvolta, il suo sviluppo avviene più tardi. Ma c er tamente non si tratta sempre in fJ Uesti c asi di colecistite calcolosa. l.e 05:Rervnzioni di Fauraytier , di Hagemmi.iller, di Ha no t, di R amnnd e Foi toul, di Va n Dumgern, l'Ono pr·ess'a poco le sole conosciute di coleCi!>lite ca l colosa d'origin e tifosa. La dingnosi, quasi impossibi le nel per'iodo febbril e, è meno oscura durante lo convalescenza : n elle lilia~i tardive, sol3mente l'esame batteri ologico perme tterà que,.;ta diagnosi. La presenza di calcoli nella vescichet ta cagi ona fata l mente, in capo ad un lempo variabil e, la coleci stite su ppurata. La febbre a n nunzia soventi la suppurazione: ora essa assume la fflrma inter' miltente (febbre bilio-sellica di Chauffarò); il br·i,·ido è viole nto, seguito dallo stadio di calor e e di !'ludori profu;.i; l 'accesso 111)11 dura piu di sei o1·e e può riprodursi r egc.larmen te; n eH'intervallo la temperatura é normale -


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Il.fVISTA M ~l)ICA

or a è la fehb r·a epatalg it:n di Char rot - infine p r enòe tal volla rl tipo r em rllenle o co ntinuo. I fenomeni di r ilr>nzione biliar·e, òi peri toniLe periep»lica accompagnan o lo stato febb r ile: la ma lall in lta co>ol autemente e>:.ito mortale, se non si in ter viene chirurg icamente. L ' iLLer·iziA è, nella maggior pat·te ùei ca'>i, dovuta all'obliter nzione tlelh; ' ie biliar i pr·odolla dnl ca lcoi11. M a a lato di quesb• i Lt•· t·iziA l rlnf.!erw. ~ i dovr ebbe m ettere l'itter izia i nliamm al•H·ia ( Ri t:del) de)vuta nl la prt)pn~az i one del processo i nfiam mator io dalla vescrcl wl l a, p!.'r il ci.:;lico , fin o al fegato. Que~t· rlte t·izia t'· pnt:o iu tensa e no n du r a CI II.'· poch i f.!ÌO I'nl, ma pu•\ 6•:C•'7.tounlmente, assu mt•re la fo r ma d'itter izia 111lensa e dnrntura. I n molli ca-;1 l'nndnmento rlelln colecis tite é r>:.senzia l mente c r unico e nou a rr·iv» chkl ttlr di al la sul'p ur·nzione : ve n » Stino alt r·i, al c•mLr at·to, in cui. di prnn o acchillo. 111 111alattia pr Pnde un Jernr·so acu to ed fl"!'.ume l't•sprcs!'.i one cliuica di unA pe· r itoni te o di u11a nppendici te: è mollo utile conoscere •Jueste fot·me per evitare gravi er ror i dill!mostici. A lt r·e vol li', ancnr·a, l'infìam rnn zione s i pr opuga attor no alla vesciclr<>tta fino all'epiploon ader·en le, e deter m1 na co!'.i la pr oduzione d i ver·r tu1no ri di epiplot le cr onica. i quali po"sono tal volta suppu r &re, AIH'irsi all'e::<ter no, e lasciar e unu fistola, per l a fJUAi e si evncuano der calcoli biliar i . La diti~IIOSi delle ,·esriclr elle biliari c;1lcolose é soventi molln tlillicile e 11umet·osi sono i casi in cui una vescic hella f> sl flla pre>' a per un rt>ne e r eci procam ente. Come si può rare questa di8!!1lOSi? Zitom mStlll ha pll'Oposlo di distendere il coltlll con l'11crdo car bon ico i ntr ot!olto per iniezione rd tal e: se il tumor e é t•enal •', viene spinto lontano, ver so la r·egi<)lle l o mbari~ ; se st tratta invece d~lla vrscid1etta biliar e, essa viene r·espi nta in svani i e in allo. Questo pr·ocesso tfl l volla non co t•t·isr•onde : l o stesso d rcasi di lutti ~( l i altr i sP,I!lll Jif· fer·rnziu li dali dngli autor i, t J'Illllle iltr·aballnmenlo 1'6111\ le che difl'er1sce dnl tr·e.halla111Pn to de lln vesdcl rella hiliRr·e. I l pr i mo lm i l s u o mRs~in10 quando ~i pt·ovoca con ur1a Jll't:>s:-:inne e><P.r citala nel trian;zolo ro~lo -v erl.ehJ·ale; il sl-'condo, qu11ndo ~i e~e r ·citn la l'res~i o ne twllo ~pnzio co~ to-rli aco . I l lr·roballamt> nlo rcnale è lomho- nddon1inale; il t r•ahH IIam ento rlei l u 1nor·t bilin r·i si pat·cepisce pril in al Lo etl iud ipendentenrenle ùa qualsin!'.i spostomer1to del r erw . Mo si tratta del regalo o dr un lumo r e qua l ~ i usi con ti~ u o al fegato?


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Il fonendoscopio m;ol verà questa questione: !';e il Lumùt'e f'e~ato , la r i>'onanza olle, ,ula daii"I•~Hme fonc>ndosco pico è neLt.nmente dist1nla da quella del f'e g.a lo ; ~e Il t umore appartiene al feguln, la rtsonanza saril lA medesima per Lu lla la zona del fegato. Il medesimo pr·ocesso polril. servir P a distinguere un tumore del ,,iloro d~:~ una vescichetta biliare. l nline l a posizione elevala ùel bacino potra far' ri conosce r e a c1ual par te dell'addome appar tiene il tumore « Certi tumori nati nella parte s uperiore della c.avttà addominale ed ~:~cc1denlalmente di ;.cesi nel baci no ritornano al loro luogo di Ol'igiue quando si elt>va il bacino " (Harlmaon). I nsomma, la siulomatologiu della coleci stite calcol osa é caI'alterizzata dai segn i funzionali (cr isi gastriche, doiOI'i all'ipocond rio destro) e dai segni t r atti dall'esame locale. Più r aramente, essa si presenta solto forma di collecislile suppurata, di itterizia intiammatoria, di pP.ritonite, di epiploite. Il fon endo;:copio, il piano inclinato e la ric:erca del traballamento fornit•anno i migliori elementi per la dia!o!nosi.

é di"<linto dal

B. JoRROT e 8AUDE. -

L'artrite rblpelatosa. -

(Jou1'nal de

mthlecine et de chir ut'!Jie, gennaio 1900).

N ou è 1'81'0 il vedere sop·r a!!giungere nel corso, e sopt•aLlutto allu Rne della ri!"ipola, Rrtrili di natura ~re•· ia le poco studiate fino ad og~i. l dottor·i Jor1·ot e Baude rw ltano fallo uoo stuclio molto com pleto. Jo!'rol stabilisce nelle complicazioni ar·t icolari della 1·isipol a due grAndi divistoni, la pr ima delle quali corrisponde a ciò che vien r.hiamato p;;eudo-l'eumatismo infettivo, e la seconda co mprende le artJ·opalie di vicinanza . Il pst>utlo- reumatismo pu ò pre!:lenlare rptaltro forme rlifftl<renti: la forma artr·alg1ca, la tor ma plastic.a, la pol iartt•ite sier osa e l'arl!·ite suppurata. La forma ar·tralgic.a è la meno importante, ma la piu fr·equeute di Lui.Le. È car·atterizzat.a da dolori molto vivi in cer·ti casi, consociati ad i mpedimento nei movimenti, ma c he non lascia no quasi mai deformazione delle articolazion.i. Esse guariscOl•O in capo a due o t re g iot•rti senza che lo stato generale ne abbia risentito per l a loro compar sa.


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RI VISTA M.E DICA

11 quadro clinico é sem plice. La ri sipola l1a avuto un'evoluzi one normale, il malato è co nva lP.~cente , la desquamazione è già inoltrata, quanrlo, im prov visam ente, la temper atura si eleva, mo lle ar tiCOlazi oni diventano dol or-ose, si tu mefanno. I l m alato è costt·etlo a ri metter si in letto. N ell' indomani e nei ~io rni susse~ueu li i dolori diminuiscono, m entt•e allr e at·li eotazioni vengo11o col pile per g uarire allt·etlanto r apidam Pnte. N ella form a p la:;lica si lr·atta di un'i nfiammazione dPile g uaine lPndn1ce, la quale, m olto fr equente nel cor so dPlla blenorragia; può ossE"rvaJ·,;i nel C()r so della r es1pola. F i n daH' i nizio della r isi pol a comtJa r e un dol or e vivo e C(>n tinuo n el l'articol azione, la pel le diventa ca lrla e te!'= a, senza ca mbiare mollo di col or e. La r·egione si lumefa cd il membr o pr ende una pn!'=izion e vizi•)Sa che non si può cambiar e ~enza pr od ur r e soffe r enza in tolle rab ili. Qu ~>sti si11 l0mi si svol gono in l{!ener ale senza febb1·e, all' incon trat•io d i quelli dell'at·lr·algia, quflSi sempr e conso<'itlli ad alle Lf'mper alur e. Que!"l a form a di arlr·i te puo tlurOJ'e m olto tem po dopo l a guat·isrione dt>lla r l!"i pola. Il l'UO inizio si fa con lem noran eame n te a l'jllel lo d eI la ril'i pola, può fl nche pt·ecPdet•e quest'ultimo . Infin e. fJUesta forma è suscellibile di g ua1·igione, con r estituzione ari intey r·um. l. e poi iar tr i li siet·nse l'i osservano nella pr opor zione l'li 1 a 2 p. 100 circa. L a data della <·ompa1·;;u d i oueste poliar l l'il i ù ,·a r iabile. N ei casi J'8<'cnlti dal dott. Jot·r ot. e;;se non si O!"!"et•va r ono che di'i l quarto all'undeci mo ,aior·n o dnpo la con1pa1'""a del le marchie cu tanee, pi ù frequen ti in f! uest'epoca ta1·di va e coincidenti cnn l' inizio della desqnamazione della r is1pola. Que!"le com plicazi oni inter essa no prefer i bil men te le g randi arlic"lazion i, ginocch io, ~o mìto. La l<>m p<>r·atura si e]Pva da :Jgo a ~0°. L a pP.I Ie non ha cam h i >-~ to notevolmen te di coiOJ'P; P!";;a é tesa. calda e lisria; l'al·ti<:olnzione è l eg::r·~rrnente l umefatla, e talvolta con la pal ra zione si r i leva la pr es•>nza di una certa quantità di liqu ido. l due p1•incipali elementi della riiR~n osi snno la tumefazionP P.d il dnlot•e. Qi !Pl'LO non è genHalmenl e mollo vivo e consiste i n una !"enzaz1one di molPstia, di im potenza fun zio· n A l e i n cor t·ispondenza dell'arltcolazione. Questa ' '8rit'lli d t art r·ile dJll'8 poco tem po ; in due o tre gìur 11i, il w r samento si r·iassor·he, ma il malalo l'isenle an-


HIVISTA MEDICA

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cora quelle artralgie tavolta violente c he, risiedendo nelle ~rticolazion i vicine, precedono od accom pa~nano le poliarll'i li.

Il cuore è quasi sempre immune. T alvolta i dolo ri sono consocia li ad una eritema più o meno generalizzato L'arh·ite puru lenta, in fin e. é mollo rara, non si presenta con un carattere veramente infettivo, e compare nel corso o du rante la sua CO;'lvalescenza e si accompagna a fenomeni gra vi, te mperatura ele\'ala, disturbi g astrici, linf!ua tifosa ecc. Stando olle osser vazioni raccoll<3, la loca lizzazione delle artriti sarebbe quasi sempre la medesima. Nella risipola della fAccia , quasi .:o~tan temen te vier. colpilo il ginocchio . ~lolle ar licolezioni possono essere interessate simultaneam ente : per o1·dine di frequenza , quella della spalla, la radiocarpea e la libio- ta r sea. Quesla artrite l> senza dubbio la più g rave delle complicazioni della risipola, perchè la sua terminazione, auche dopo intervento~ é quasi sempre sfavnrevoiP-. Essa si svolg-e, dice Gosselin, come le artriti infettive, come quelle dello ~lato puerperale, per· esempio, vale a dire che cagiona una serie di lesioni articolari e fenomeni generali così intensi da metter e la vita in per icolo. Le artr1ti di vicinanza p1·esentano soven ti i caratteri di que>< t'u lti ma forma. Quando la ri ~ipela ris iede a livello di un'articolazione, si vede tah·olta Ct)mpa rire nella giun tu r a un'essudazi one sierosa più o m eno a bbondante: s i tratltt allora di una irlral'trosi. Altre volte non si r•isconlra che una sinovile plastica , la quale può prod urre un poco di rigidità nei m ovimenti. Infine, ta su ppurazione costituisce un terzo a cci.lente piu importante, dal punto di vista delle funzioni articolari. Il più S!Ji•sso qu~ste a rtriti sopraggiungono pr<:Jslo, val t~ a di re pochi gioi·ni dopo l'iniz io della r isi pola. Il loro decorso è mol lo acuto, ~o n un caratter e di malignita speciale, e l'ar·ticolazio ne può suppurare in totAlità. La C81'lila gine può esser e com pletamente distr utta; lil sinoviille presenta g ranulazioni proliferanti ed in dieci g iorni l'articolazione crepita. Le parti r11olli circonvicine, i mu,.coli, i tendini, si trovano a vvolli dalla suvpu1·azione : s i formano fis tole purulente, i tendini si nec eotizzano. ta TaJ 1 sono le complicazioni articolari della r·is ipola. Un ultimo punto molto interessante I'imane a discuter e : s i r iferisce ai rappo r t i del reumatismo infettivo e del reumatismo


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RIVISTA :AlEDlOA

ar t icola t·e acuto, speci Almente in cio che concern e le pol iart r illi !'i••t·ose deltA ter·za fo r ma . Secondo Rich<n·tlièr e, que~ t e ar t r·iti della terza va r ielit, che han no tu tti i car·aUeri dC'! •·eu tnati!lmo acu to, sono i n r ealta solto la di penden za di 'fU 6!-<t8 malattia . • E"se non hanno colla ri sipola clte rnppnr ti occasiQnali. El"se sopr a!"giungono nell'oc,·asion e di I"JUesla malalliR, come pott•ebber o supr·a~:.dunger·e 11 ell 'o cc~t !!'ion e d r un r affreddam ento o di un t t·aurnalismo. La nsipoln, secondo l'osser vazione di Clrarcot, non agisce chP. per r isvegl iar e la di atesi e çleteru1inar e una delll' !'116 m anif•·:'llHzionr. Si e notato un Al tro fllLlo mollo i mpor tan te, chtl, ci oè, i n Lutti i casi, q ueste art r tli lwnno c:eduto in br·cve tempo al salicilalo di soda Solto l'azione di q uesto medicam en to, il dolore è scom par so rapidamente ; la tum efazione at•ticolar e e pet·ill r licolar·e no n e più pt> t·cetlibile dopo ventiquuttr·o o qtHH'antotto or e, e la temp• ·r Blura è t•rdivPntata normale. L'ell't·Llo di qu e!=< tO medicamen to é ~lato Accerta to, per c hè ~lppena 5i é cessalA la sua am minil'tt·azionc, i n qu11si lutti i ~t~ a l ati si el!lw ro nuove r eci di ve Alle ~rlieolnzioni . Questa Of)tn ione e ~tala d i Rcus~a e pr esentemen Le è ancora dilfk1le JH' tJtHJncia r si su 'fUt>«la id enli lt\ . Ad ogni modo, t·isulta dalle• OS!"er vRzioni che il l r altHmenlo m,..d ico ha un' i nflu enza StClll'a sull e pol ia r lriti e che nei malati in discor !'o fa d'uopo u ~ il i zza re i l salicilato d i soda . i l l'A l olo, il !=<AIIIft'ne o l'a11trpir inn, so!'vegliando pet·ò atten tamente le Ar ticolazioni P•'r inlt>r vfmir e chirur gicamen te se si fo t·ma:osc una l:'llppurnzton .. a.r Licolar e.

B. R. BLANGIIAIW. - Bullo pae udoparassltltmo del mlrlapodl nell'nomo. - (Proyrè.~ m édtca l, 11. => lX~!)) .

Il s i ~no r Blnnchf\J'd ha fallo uno sludto m olto inter esl"allle sui mit·iapoùi eh·~ vivono nel l'uomo ~;~Ilo !'lato di pseudo par llS"ili che hanno sede sia melle fo sl'e IHtl'al i, sia nei tubi cl i ge~livi; il primo di questi c~:~si è il ptù l't•equente. L'autor e llll potuto ra cco~liC" r'e 27 Ol'!'8t'Yazioni. delle qual i sci t~fl'alto nuovt>, dovute ai sig:nnr i Bot·atuux, Btwrois. Ba \'a y . C. ChAuv c~a u c M unoz Ramo". Le spPcie diverse lro vn te appal'te ragvuo ol Geot,hillls cart•OfJ/Wff ltS, al G. elec tricll.<~, al G. sirni/,s, al G. cep/l rtlieus e al LittroiJius.forjirY /tus, l'ul timo ci ei


.. RIVIS'l'A MEDICA

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qua li in due 80li casi. In gener·e questi miriapodi s'introducono nell'or ganismo pflr m ~zzo della bocca con delle frulla, del crescione, ecc., p!Jssano nella faringe, nelle fosse nasHli, poi si diffondono .qualche volta sia nel seno mascellar·e sia nei seni fr ontali. Il malato pt•ova la sensazione di un corpo eslJ•aneo, sente for micolio, vellicamenli, pruriti, i '(Uali provocano !'>ternr..ti grazie ai quali il par·assila pu6 l-'S;;;ere e~>puls0. Nel ca~>O contra rio e sso pr·olunga il s uo sogl!iorno ne lle fos !;le nasali, in cui determina una ser.sazione di calor e e di secchezza, uno scolo p urolento, nero, mis to a sangue, la perdita clell'olfatto, una cefo lea abbas tanza violenta dR cagio11are insonnie persistenti. La sede principale del dolor e é nella pMle inferiore della fronte e alla radice del naso; pu6 anr.he estendersi verso l'or ecchio, i denti, la tem pia e l'occhio. Ques ti acci· denti producono talvolta una irri tabilitA ner·vosa prossima alla pazzia, degli accessi di delir io, delle ver·tigini, delle convulsioni, la pt-rJila della parola, la contrazione spasmod rca delle mascelle , dei ronzii, dispnea , degli a ccessi d1 tosse, lacrimazione, dis turbi della vis ta, nRuse e vomrti. L'a uimale vie ne espulso sia soflìandosi, sia s tarnulanòo, tal volta pu6 anche uscire spon taneam ente per la via della bocca in un accesso di tosse. Qualche volta si è forzati ad avere ricorso all'uso di liquidi volatili e odoranti o all'uso di docce nasali. In un caso speciale s i dovelle ricorr·ere all'apertur a del seno fron tale e del seno mascellare . A. C. Gu.cs e CRrPAULT. - Sulla perou1alone del cranio. - (Pro(/ rès méd i ca/, 11. 13 , l 1189). Gli auLo ri hanno fatto uno studio accurato sul m odo di ri levare ed appr~>zzare lo spessore della par ete craniana m ediante la percussione: e sono meritevoli di essere ri portate le loro priucipa li conclusioni. c :--loi crediamo. essi dicono. aver trovato il mezzo di r·isolvere in parte '(ues to problema per mezzo rlella per·cus · sione metorlica del cranio, sia con l'aiuto d'un piccolo rnar· tello; sia, pr ef.-r·enùo, di r ettamente col drto. Questo difalU percet>isce delle seusazioni d'elasticità e di resiste nza complementari e relative del suono prodo tto. l n pPr cussione deve es:oe!'e sempre praticata m entr·e il soggetto tiene la


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m -VISTA MEDICA

bocca chiusa, l'apertur·a o la chiu!'<ura dell'ori ficio orale, essendo SUf'<·E'ttibile. di cambiare 111 una ~rande proporzione i ri sultati ollcnuti. L e r ict>rclte dei tt-cniti debbo 110 essPr e fatte sui vivi, d1;11HiO il crAni o di un mort o, un suono del tutto di· verso. La perr.u,-slone e!'<Pguita come nbbiarn o indicato permelle d i constalaPe c.:he la tonn illit compHr ativa olel cr Rnio é chiar o Hl"' l fan ciullo, (Illusa netradulto specialmente nell"uomo, m t>no allusa nei vecch i. Essa é più ch1ara nt!ll e r·egion i front al i e par·ietnl i che :11•IIA r egion i occip1tal i. Da qut'sli ftllti si può dC'durr·e che essa vtnia a seconda del lo spess01·e dell'~ pareti, il f~:~nl·iullo fl\'enclo i l cr·a1110 più sottile dell'adulto, la re~none pa ri eta le e"s:end•J meno spessa della regione occip1tale. Le operazioni sul cr·nnio ci banno per·messo di stabili r e che In t•lnulità d' t111a reJ!ione cr·anica varia col suo spessor·e: Pssa é tanto p1i1 chiara quanto più la parete è sottile e vicev er~u . Si i> potuto anche stabi lir·e che la conlinuilà o la discontinuità della parete crunira e;::el'ci tava una influeuz.a mollo ma t·cHla :=:ul ;::uouo r eso da questa par·ete alla per•cu;::;::ione Negli individui lrapnnali i l suono;;. più chiar o da l Ialo o ve fu ruua la trapauazione. l n due casi ùi vecchie fr·alture del cr'fHIIO con per·dito di ;::oslauzn poco e~tesa, la per cussio11e clava un ver o suono di pe11toiR fessa. •

A.C. HALI.ION e C.u1R tON. - Bulla patogeneal dell'edema. (Pro[Jr es médtcal, n. 9, Hl!l!)). \.li Auto1·i fec Jro de;.tli studi l'l ll ll'nt·~oruento della pr·odu zione dPg-li edemi di cui rifet·iscono, in A!'posila <'Otnuuicazione assar 1nler-.•ssan le r ri sultati. Essi all'arman o eli 1.1ver prodotto sper•irHen l nlnwntc dt•gli edemi con;::idei·evoli, specialmen te edemi pol rnonari init>llAndo ll~-'1 san ~tue delle solnzion i di clopur·o di ;::odio mollo concentr Ate. La produzione di CJU••;::ti edemi non poteva esser·e ttn f'pnomt•no d'o;::mosi, poiché rollo iniezione veni "a aumentata la concentr azione molecolm·p del sangue dlP. doveva detcr·mitHJ re pPr· I"OIISo'guenza, ;::eco n do le lPggi elfGltive dctl'osrnosi , u11 t'tchinrno ù'accpta da i t;;ossuli ver so il S81li!ll6. SE' in queste condizioni si pr·0ducono degli edc>mi é per che dei for·i si sono formali o in!Irt~utlili ut>lla pare le va~cola re: quesla parelt> è pa.!'<:-atn dallo !'lato di me-rubf'ana dialisan Le, peJ•rueabil t~ ull'arqua e a certe mol ecole disciolte, a quello


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di filtro più o meno grossolano, lasciandosi anche attraversare da 11n certo numero di globuli rossi. Secondo tali esperienze e in base ad un cumulo di fattr riportati, la parete dei capillari r ealizza a seconda del luoge e delle circostanze i diversi gradi di porosilà che si constatano nella ser ie dei diafr·ammi inerti, a cominciar~ dalla membrana di Traube, permeabile alle sole molecole dell'acqua, fio ai filtri che lasciano passare anche elementi figurati L'influenza delle varia?.ioni della pressione sanguigna sul passaggio attraverso la pare te vascolare c:tegli elemeuti del sangue, specialmente nei casi di eùema, si a .talla con questo concetto schematico, la porosità di una membrana elastica dovendo aumentare con la s ua tens ione. Anche .Henriot ha fatto degli esperimenti sulla dialisi e sulla filtr·azione, ed è giunto alla conclusione che si tratta di uno stesso feoQmeno. Al micr oscopio le membrane di dialisi hanno dei pori più piccoli, e sopra una superficie filtrante, basta dimiuuire ~Xli orilìci (facendovi depositare un sale di barite ud e~e mpio) per r1durre questa membrana a dializzatore, che può in tal modo s eparare il clor·uro di s odio e l'albumine; le molecole del sale passano quelle dell'albumina non pK::<sano perché sono più grosse; é f01·se per mezzo del volume delle molecole e del volume dt•gli orifici delle membr·ane filtranti che potrebbero s piegarsi i fenomeni osmolici. A. C. LEPINE e L voNNB T . - Della infezione ttfloa • perlmentale

n el oanl - (Progrès médical, n. 8, 18!)9). Gli autori hanno potuto constatare nei loro esperimenti cbe coll'iniettare ad un cane di med ia gros~ezza da 2 a 3 cc. rl i una cultura virulenta di bacilli Eberth, s ia nelle pareti dell' intestino, sia nel capo centrale d" una vena mesaraica o d i una vena del circolo generale, si producono nelle ore consecutive: 1° Delle moùifìcazioni della temperatura centra le e del numero dei globuli biar:tchi del sangue, fenomeni ambedue in ra pporto con Ja dose di toxiua conttmuta nella culltu·a iniett8la; 2• l'eliminazione di un cerw numero di bacilli per diver se vie di escrezione, specialmente per mezzo dell'urina e della bile ;.


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RIVISTA :MEDICA

3• la Jocalizzazione negli or·g-ani dei bacilli rimasti n ella economia. non LroVImdo~ene più nel sangue de: r,uore nè nei !!rossi vasi dopo qualche ora. Si può constatare, dopo un giorno o rlue che i bacilli hanno prescelto come sede taluni or gani e specialmente il fegato e la milza in cui e;:;i ston o :::ernpr-e. Il si er·o, dopo qualche ~i o rno, acquista il potere aggl utinante, q nindi, rlurante molte settimane, si può ancor·a t.r·ovare il baci l lo d"Eber·th, nella milza ~>. nel fe f!"Rto m entre che nell' i!';le~!':O tempo la salute t..:ener ale dell'animale r e"la perfetta. QuP:::ti bacilli hAnno tuttavia conservalo 111 lor·o vitnl ilà visto chP proliferano in ryual che c>ra n •l brodo. La lorn vi r ulenza Alla fine di qualche l>etlimana vari11 e s'attenua più rA pidameote nel f<'gAlo che nellA mil?.a. Jniellando quolche centinw lro cubo di cullura virulenta di baci l lo tifìro nellA trac hPn ;:;i può produr·r·e lo sviluppo nel pol mone dei noduli di hr·onco- polmonite r·inchiudenli il bac!llo d'Eberth. Si ha co~ì un vero pneumolifo. Si ossPrva inoltre la dissemi nazio ne dei bacilli nei divl'lr ;:;i Mgani e la loro localizA . C. zazione speciAle nella milza e nel ft:>galo. L. ZUPNIK . -

Della. mentnglte oerebro-splnale eptdemloa.

(Deutscht! meri i zrnisclte WochP.n8eh ri ft, 11. 50, 1899).

L 'autore e"pOI!e le wwie opin ioni finora emesse circa il movimento eziologico d i qu,.,sta malAttia. Secondo l'opinione oiù antica. fJUf'Slo sar ebbe un ii'O, e preci;:;amente il di plococco inlracellular e menin~eo di Weic hselbaum; SP.Co ndo un'opinione più r ecente, e che Ira conr1uistato g-ran numer·o di adepti, fr·a i qual i l o stesso W eichselhsum, non si trat ter ebbe di un solo ogente ;:;p~cilì ro, mn bensì di due, il diplococco intracelluiAre ed il rl ipl ococco di Fraenkel. Da ul timo secondo 1'6• cenlis;:;imi Javor·i dello Stad elmann ;:;ulla m eninp:ite sporadica ed epidemica. ~l i ag-enti di tal maluttia sar·ebliero per lo meno due, ma m ollo pr·ohahilmente di più. L'autore r i reri!'ce un cAso rl i meningi te elle egli ehbe in c ura. I n esso, J" (~sn r n e del li1uido torbid o est r'allo mercè puntura lo mba re, dimostrò la presenza di numer osi leucoci ti polinuclra r·i con tenenti num er o;:;i diplocncrhi; del tutto simili ai gonococc hi, A!"sieme 1:1 parecchi co~chi isola ti. L'autore mediA11le ricerche coltur Ali e successivo esame micr oscopi co ri scontr·ò come il microrg anismo da lui ~solalo

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IUVJSTA DI NEVROPATOLOGlA

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non fosse simile a quello di \Veichsel haum, non t•estslPudo esso menomamenle olln decolo razione con il me todo di Gram. C oncl ude con l'a mmettere, con lo SladPiman e ~"On pat·ecchi anri osservatori, la proba bilis~i m a mollepl icit~ degli agenti cht- hanno p1·r ufficto di pro vocar·e la meningite cereht·ospioa le epidemica . G. B.

RIVISTA 01 NEVI\OPATOLOGIA

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STR.~EMINSKr. - I dl1turbt ooularl nell'Isterismo. cneil d:ophtalmotorfie, n. 9, 10. 11 dPI 1899) .

(Re-

La conoscenza esalta dei sin to 1ni oculari nell'iste ris mo s i impone all'oculis ta ed al neurol ogo, g iacché non di rado de~si sono i prim1 ..d anche i s oli a m'lnift>slarsi. l ntet·essano poi massimamente il perilo. pel'ché, specialmente nello nevrosi traumatiche, spesso valgouo a rivelare la si mulazione, non potendo esserEI imitali. Erano conosciuti già da tempo, però il loro convMiente esa me e la loro illu s~razione 80 no di recente dala. È risapu to che ~a regione oculare ha zone i s tl~t·o gen e, spa srno~ene e zo n e frenatrici ; comprimendo i bulbi oculari si può ar resta re un attacco islPr ico, come pure s i può deter minarlo m 8 !tri casi. Si sa pure che un leg~ero ~> fre~amento della cong! unti va bulbare o palpebra le, delhi co rnea in persona p r e· dtsp()Sfa ha potuto determinare un attacco ca taleltico·is terico Od an che u11a cris i convulsiva, se il toecamento fu pr·ol unga t o ; che l'introduzione della !"Onda nei condotti lagrima.li ha dato luogo alla letargia e la s ua pene tt•azione nel sncr.o 81 1 Un a cris i convulsiva; che la lettura di qua lche minuto Jlel' eccttament.o della retina ha causa to dolori nell' occhio con irl'adiaz ione lun~o i rami dellt·igemino, sin~l11ozzo, sensazione di bolo, soffocamento, falli tulLi, che si possono evitare coprendo l'àlko occhio con una benda (Berger) . . l.' A.. crede poter classificare i disturbi oculari dell'islcr•is mo tn quattro gradi; la classificazione è a lqu11 nto arbitrur ia, potendo i sintom i di ciascun g rado mostrars i r iuniti in Ct' rti


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RIVl S'l'A DI NEVROPATOLOGIA

quadri clinici. In genera le esl>i pr esentano continue oscil !azioni, al pari d e~li altri sintomi di questa nevrosi, a ser onda dei diver·si a~enti fi sici e psicllici ; non di rado l'as::<enza dei fatti obbielti vi ofLalmos.coprci od anatomici fa sol>pellare la simulazione o per l o meno la esagerazi one dei disturbi sllep:ati. P rimo g rado. Alterazioni del campo visivo e del cam po dei colo1'1. Questo é ingrandito ed il r·apporto rispettivo tr a i colori è cambiato; così i limi li del co mpo del bleu e del r osso, raram ente d ... l verde, si estendono fino a quelli del bianco od anche lo sorpassano, diventando periferi ci. Questo sintomo da qualcuno fu creduto costan te e rr ei casi dubbi può sc>r vire come da to certo per la diAgnosi d'i~tcrismo (Pansier). L 'A. rifer isce un caso osservato nella sua clinica privt~ta.

Secondo grado. Re strin ~im e nto del campo visivo pel bianco e per i colori. Ali~ volte é monolaterale, più frequentemente bilateral e, sebbene più rnunifPsto dal lato della emianestesia. Il restrin$!imento è quasi concentrico e conserva la configura zione del camp() visivo normale. Creduto car·atteri stico di questa n evr osi, è stalo pure riscontrato nella neurastenia, nell'ambliopia nicolinica, ecc. M ollo spesso si accompagna a disturbi n ella per cezione dPi colori; é più notevole pel bianco, per· modo che i l campo visivo del r osso e più ancor·a CJUello del bleu sorpas· sano quello del bianco stesl>o. La inver·sione dei colori é poi caratteristica. T ulli CJUesl.i ft~Ui possono prodursi per crr sr, durare varie or e od arl che grol'lli, m esi ed anni; sparir e e ricomparire con conlinue oscillazioni. Si è pure considcr·ato come caratteristico n ell'isteri smo la pronta disparizione della peril'er·ia dt->1 campo visivo durante l'esame, non di rado as!>ociala a restr·ingimento del lo stf',S"O in arnendne gli occhi , e r·a rarn e11te dal solo lato temporal e. Questo fallo da alcuni è stato spiegato con la diminuzione dell'attenzione da pat•te ciel SO{!getto oltt1'8lll6 l'esam e, diminuzione , che ~ucct'de con facili tà negl'isterici e nei neut·aste· nici (Scbmi•ll-R impler·). I n rar·i casi può l'isconlrMsi anche l o scotoma centrale per i colori, analogo a quello che si osser'va nell'inlossicazioll e alcoolica ; più r nr alllellle lo scotoma par·acentrale con l'a holizinne rlell fl vision e tra i l ce11tro e la per·iferia. Anche l'err.ianopsiu é rar·a, più spesso omonima dul lfllo dell'emia-


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nestesia, che eteronima; gli scolo mi emianopsici sono più frequen!emen te r elativi, che assoluti. l distur·bi del campo visivo si accompagnano ad alterazioni dAlla sensi bilità della congiuntiva (anestesia); anzi se v'è cecità per i colori, si ris•;ootra pure insenl'ibililà della cornea. lnoltr·e si o:-:serva anestesia della cute delle palpebre e. del coutor·no orbitario, inegualmente nei duP. occh1 . Tutti i disturbi notati in questo secondo gratto ~i accompagnano per lo JJiù all'ernia rt f·slesia e variano d'intensità col vat·iar <:) di questa Gli occhi sono più spesso colpi ti ()uando la taccia é ane::i lesica, quasi mai quando sono insensibili le estremiti1. L'A . rrferil'ce un caso di !'ua particolare osservazione. TerJO grado. l ~;: intomi descritti si associano all'indebolimento dell'acutezza v1siva, senza clte si osserviuo alterazioni etei fond0 oculare con l'esame oftalmoscopico e senza che la correzione delle anomalie della r efrazione e dell'accomodazione (quando esistono) migliori le cond izioni della visione. L 'ambl1opia o é monocul11re (dal lato dell'emianestesia), o é binoculare: appare bruscamente <10po un attacco isterico o senza cauf'a nota, oppure insorge in modo lento; ha durata varia. fino ad anni, e può persistet·e anche quando sono 5compar :0-i ~tli 111lri si11tomi dell'istei'ismo. Il (;{rado d"indebolimento ·lella vista va1·ia sotto l'influenza dei vari ag-enti fi. sici e psiclticì. Contemporaneamente i l campo visivo pel bianco e per i col· ·ri è ristretto; l a per·cezione di questi ultimi scompar·e rn modo graduale e con ordin e diverso; così può scomparire dapp!'ima il violetto, pot il verde, il rosso, il giallo ed in ultimo rl bleu (serie bleu. di Cltarcnt), od invece pei"sistere piu lungamente il r osso (serie rossa dello stesso autore); il primo fallo piti fre·tuente negli uomini, il secondo nelle donne. Quando poi la per cezione de• colori ritorna, l'o•·dine di ricompa•·sa è inve•·so ai precedenti. l d•sluT"bi cr omatici var iano d'intenstta e si ag-g ravano o pr1 ma, o dopo l'altRcco; po!>sono pr esentare il fenomeno del tra!S/erlo, cui non sottostanno nè l"indebolimento dell'acutezza visiva nè Il t•estriogimento del campo visivo. Gl"ist..-rlci possono pure esser e col[>ili da allucinazion i colorate, p. e. l'eritropsia; così pure in essi determinati suoni possono provocare la percezione di certi colori (audiJiOne colorata).

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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

Non manca l'ttnestesia della congiuntiva e della cornea: il rrlandulare ~ conset·valo per modo che l'ecci tamento provocA lti secrPzione del le lagrim e, sebbene lentamente; ed è appunto per la pr·esenza di questo ritlesso, che alcuni spiegano la integrità della nutrizion e nelle membrane anestesiche. L'A. ri porta due cas i, da lui osservati e nei quali notavansi i sintomi descritti in questo terzo grado. Quarto grado. È il più intenso ed io esso s i ha cec:ità completa di un occhio con diminuzione della vista ed allerazioni del campo visivo neli'Hllro, oppure più raramente cecita dei due occhi. La cecità i~tr. ri ca n !"i associa ai sintomi moderati dell'isterismo, ocl am·he alla nevrosi latente; appar·e ad un tratto o lentame nte e così scompare, pe1·durando pet· ore e giorni, di rado per anni (IIarlan). L'A. r iporta ur.a osservazione sua personale ci rca questo gt·ave sintoma. l sintomi oculari dell'isterismo sono pr·incipalment~ psichici, cioè, esistono nt!lla immaginazione del malato. Così è stato dimostt·ato con l'aiuto del prisma e dello ster·eoscopio che l'occhio cieco dell'isterico vede perfettamente , quantunque l'ammalalo non ne abbia coscienza (Bernheim, Pitrt!s, Parinaud); é una simulazione incosciente, un'aulosugge~ tione incosciente. Raramente ai sintomi descritti nei var·i grAdi pos8ono associsr«ene altri. Cosi l'iperestesia con~iuntivale e corneale, il t lefarospasmo, la fotofobia , la pnliopia m'Inoculare, nella qual e mentr·e l'ammalato vede da vicino un solo oggetto, ad una certa dislanza ne vecle due e tre. Quest'ultimo !'\intoma é s ta lo spiegato con un'a lterazione cer~b r·ale, per· cui le varie immagini, che si hanr.o dai diver si se~menti del cristallino, anzich1~ riunirsi in una soln immagine s ulla retina, si vedono se>par~tamente; da altri é stato riferito ad atassia ottica {Nois zewsk1). In alcuni casi la poliopia scomparisce con la cor·rezione delle anomalie della ret'razione. Si ~ono pure O!'servati fo$feni, dolori al globo oculare o dietro il medesimo, fatti, che l'A. riferisce in uo caso, d a lui s tw l iato. Meritano pure di essere r icordati la emicrania oftalmica, i di;. tut·bi dei muscoli oculari, consistenti più ordinariumente in spasmo, anziché in paralis i. Lo spasmo colpisce p1ù spesso rifle·s~o


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il r etto interno, apportando di conseguenza lo !=<lr·abismo e le. diplopia. Allo spasmo dei muscoli estrinseci dell'occhio

non di rado si associa quello del muscolo accomodatore, p ro vocando così una miopia con l'abolizione dell'acc omodazione, e se parziale, anche un astigmatismo miopico. Il nislaf!mo è raro, piti frequente lo spasmo dd m. orbicolal'e delle palbAbrP. ; CO!"i purP. da ricordar si la plosi spas modica, che cede specialmente allrAltamenlo psichico (Silver') , il blefaro"pasmo e d i cui l'A. r·iporta una osservazione. La paralisi dei muscoli o culari é tanto r•ara nell'isterismo, che alcuni la negano (Charcot, M oebi us); però se ne sono de;,crilti vari casi più sollo forma di pflr·esi, accompagnala allo spasmo dei muscoli antagonisti o ad ir1suffici en.za della C(mv~rgenza.

Alle volte si è pure no ta La la perdi la del senso muscolal'e uei muscnli dell'<•<~chi o, per· modo che il malato non sapeva esegui l'e o,l esRgenlva i movimenLr dell'occhio st esso ed a ve va perduta la nozione dell'ultezza, della prol'oud.ità ecc. ( Lebr elon). La pu ·illa il più spPsso è normale e conserva la r eazione; i n ~:erli casi si dilata o si ret'\ trin ge in modo lrAnsi torio ed allern ato. LA conservazione Jelfa reazi one alla luce - creduta una volla Càl'8llerist•ca tanto, .la pe1·mettere la distinzione Lr·a gli attacchi i sterici e quelli epil ettici - no n è costante ed alle volte l a sua ass,..nza si è os!i'ervata associata èlll'»s~ e nza dell'accomodazione (Par•inaud, Blok, lacovides). Oltre i · di::;turbi f'unzionali <lei l'occhio, nell'i!\terico possono a vcr ;;J anche quelli trofìc1. Var111o rico rd ~< ti l'edema palpe· b raiH, i <;udori limitati, le emorragi e ; col:"l gli spandimenti sanguigni sulle congiuntive da tingere in ro s:>o le lag rime, l e ecchimosi sotlo-congiuntivali, le emorr'Hgie alla ba!"e delle ci glia e pedi no a livello delle sopraccigliA, l'ipoema, le elllorragie r etiniche. Tutti i sintomi d ~serilli o si rJre:>elllfln o i:'olali, oppuro as~ocia r i solto quadri clinic1 c.Jifforenti e difficili a diagnostit•.arsi ; Parinaud asserisce aver vi sli ammal11li, che avev&no subito ltt enucleazione dell'occlliO per pr·elesi accidenti sirnpatici, i quali non si ridu ce vano che a ver·e ambliopie i steriche. L' A. riepiloga brevemelille le opinioni emesse circa la nullur" dd l'isterismo, le cause predisponenti e determinanti di qu e~ta nevrosi. Fa notare che la lesione di un occiliù in un


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1UV11'1'A Dl NEVHOP.A'ri)L001A

is l erico può ca usa r l! un 'u rr.•zione simpatica rwll"allt•o sollo forma di amblìcJp a i;;tel"ica. Sono ,·if'c rili casi, in cui la in~ti!lal'.i<me di una s..Ju;;;ione di atropina ha deterrninat.a la cecità completn per·sistila per '18 mesi ( ~l OOI'e). e.l allri, nei qw=tli la sempl ice opnr·Hzione di 1111 Cidestea t••ma dd condotto auditivo este1·nn lta apportaltt l't11nbl iopie:~ ister ìcu (13l okl Egli 1·icorda pure i flllli oculAri, (;Ile p()SSono occorrer e nt>lle ne· vro,.;i lr<~ UmH tid r e. e eire principalroe11te sorw l'illdPbolimento del l'acutezza v1si V ti i l r eslrin:..ri rne nto conr enll'ico del ca m 1>0 visi vo pt!l 1Jianc•1 e pe1· 1 colori. l a litti.:a della r etina, r ifer en ·lone un cuso di sua osser va7.rone. Cii'Cil il tr attanW11lo spe•'rAl e dei sinlnm1 oculari , desso non difl'eri~c~:: tl<ll trallft rncnto gerJt'l'ale, che é prirH:rpalmente psrchit.:o. Fér é nl'gl'i:<l•·I'ici n -rormtlopsid pel ,·ioletto delt·r· mrnavo la l'mppa1·iz•nne della percezwne di ({Ut'!=:Lo C•Jlore o la, dimi1111Zinne di'Ila discromalopsra, fAcendoli gual'dfl l'e pe1· 5·10 minuti l'lllrAvt>r'<"O un vetr o r osso; egl i o~teu e vM g li sle~s i t•i sullali cnn l' nunH:llllo del campo visivo e della Sr-11srbtlilà gene1·t~ l e, farendo gnat•dar·e gli anrmalali allravei':<O una lineSll'a, che si persuudl3,·a loro av..sse i vetri roso;i. Qualunque inte1•ven lo rh ir u1•gico pe1· i dblur·bi oculari dell'i sterismo dev'es,.ere proibito. cq .

Amlotrofla lstertoa . - (Journal de mdti. et de chi,.. flratiquer?, rr. 17, IS!l!J) .

SoNDAZ. -

St>hbP.ne genei'RinwnL•• si dica chP. una delle pa •·Licolnrità dt! lle pal'alisi i !:<ler·iche s::a rJut>lla di non e"sere aceompagutole ud atl·orìa muscolnre. pu r e l'A. ri 'Jni ;;c•· in tura sua te;:.i un cet·Lo numero di f'Hlli, dai •prHJi ri,::ulta co me in !=:peciali rasi si JJO!'Sa r·i>'conl rl'll'fl l'A mioll'olia i :;le1·ica. N 011 bt!'OI{ne rebbe quindi appo;.rgiarsi 6!=:clu•iva m.-ut e a questo CBI'Alle1·e, come si f'a d'OI'clinuriO, CJIISnrio tr ·all>~si cii SlHbilire una diagnnsr dtff'ereiiZÌille tra le parali~1 dovute all' i!=:Ler tsllrO ::! qu•·l le dipendonli da mnlaltia Ol'l{trnica nr' rvosa. ~on di l'ado la qui,::tione è d1f'fkile a r t;ool\·ersr. giacché l'A rnio li'OfìA non ~nlo può ron segu i!'e ali~:~ emiplegie ed alle conlrallu t·e isteriche (Lannois). m ~:~ ancora acc·•HilJl~'~!!ll8r"i alle mnn•fe;;t11zioui arricolari dell' i slerismO j dunque clelia IJIHC:SÌ ma lll'l:e!':'-iJÙ il di-.lillguPr e quesl'ulli m~ e di rrc)ll Cn11f'onderl e . !i>pecialmenle 11ei l'usi di coxa l ~1a, r.on les i.mi tubel'colal'i.

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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

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In gener11le l'atrofia muscolare, che succede ad uua P<H'IlJisi rs terica, ad una contrattura della stessa uatura, ad uo tr'aumatisroo io individuo affetto da isterismo, sor:;e in modo raprdo, ra~giun gendo in breve il massimo del suo sviluppo (Babioski) e comprendendtJ quasi la totalita dei llluscol i della r egio ne colpita. Sovente e ssa è preceduta da sensazione di formicolio, da punzecchiA tu re ; mancnno le sCO!"Se fibrillari e nella maggioranza di:' i casi manca pure la reazione di dege· ner·azione . L'amiotrofia isterica può r ivestire varie forme cliniche. Cosi può essere gent!rale, fonna per vero molto ra1·a e che per lo più é seguita da mo1·te; può esse1•e estesa a1 soli muscoli paralizzati, forma più comune; può limitarsi ad un sol gruppo muscolare del m embro paralizzato - p. e. in un caso seb· bene l'atrofia colpisse i tre segmenti dell'ar·to superiore destr·o, pure erano colpiti di preferenza i muscoli delle eminenze tenar·e ed ipotena1·e, quAsi del tutto scomparse (Gille::; de la Tourette); può infine r isiedere al lato OpfJOSLo ddla paralisi (Citarcol). La evoluzione clinica delle amiotrofìe istet·iche è varia ; ora spariscono r·apidameote, ora possono durare per mesi ed anche per anni, sebbene raramente. La diagnosi quindi delle stesse può riuscire racile. se si tengono presenti i seguenti caratteri: - stimate d,..ll' i~teri­ smo: -rapida apparizione e s(·omparsa;- abituale s•lper·posizione delralrotìa ad una paralisi o ad una contrattura; disturbi della sensibilità con modalità !;peciali (emianestesia, ane!>tesia a manichetto, ecc.);- assenza delle contrazioni fibrillari e della reazione di degenerazione. Si possono commeLtere errori quando coe!>istono at·tralgie islerich~, che simulano vere artr·iLi con ami ntrofìa r·illessa; ma nelle stesse non si riscontrano i veri segni d' una les ione articolare, non tumefazione, non fungosità, non ascessi; il dolor·e é superficiale e spes~o i movimt! nti sono meno dolorosi delle punzecchiatme della cute. Alle volte può essere necessaria l'anestesia per render si conto della iute~trità o della lesione di un'Articolazione; i distur·bi della sen~ib ilila danno sempre preziosi indizi. Nonostante la loro poca gravezza nei casi ordinari, le am io· trofie isteriche non vanno trascur·ate ; il trattamento dev'essere principalmente rivolto non all'atrofill in sé s tessa, ma all' istertsmo.


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

Il massaggio, l'eletl r oler apia possono dare eccellenti ri sultati; i bag ni locali csldi qualche volla rendono piu r apidu la guar igione. r:q.

Fratture •pontanee durante gll aooe..l epl· lettlol. - (Gazelte des Hòp,tau:x:, n. 95, 1809).

C HARON. -

È ri saputo che l a epi lessia motoria può complicar si , al pari di altr•e a(f,..zioni convulsive, a frattura spontanee, specialmente in quel-{!i individui che abbiano le ossa molto ft·ag-ili m conse!Zuenza di lesioni costituzionali od acquisite. L" A. r accogliendo alcune osserva zioni nella clinica dell'asilo SAi ntAiban, ri guar dflnli specialmente le fratlure dell e ossa lunghe, presenta alcune r iflessioni. im portanti dal punto di vi!;: la della patogenesi, ddla clinica, della m edieina l eg-ale. Del le ~.;JiliiU t> osservazioni raccol te tre inter essano il fem ore e due altr e l'orn er·o. La sede della frattura e•·a poco al di su ll o del terzo superi or e dell'osso; la dir·ezione mollo obliqua dall'allo al bosso e dall'esl er·n o nll'inler•n o; accompag nava la lesi one un edema dPilA r·egione co n ecchimosi, edema esteso ed occu pante per la coscia tutla la r egion e posterior e ed interna , per· il bn.. ccio la reg1one anteri ore ed interna. Egti ri tiene elle dal punto di vista della pato ~e n esi ques te raltu•·i:l spontanee posso no col pire non solo quPg li epiletti ci, nei qual i le O!;S8 lung he sono g r·an .le m ,~n te fra gi l i , ma anche col or o , c h•l hanno un sistema osseo normale. Esse sono dovute al la contrazione v iolen ta e coml~ inal11 dei g r·os!;:i muscoli fl esso ri eci adduttori a princi pio della fa:;e convulsiva clonica, a condizio ne per ò ell e r elftllto della f! ess11me e dell"ut!duzione r esli imJw dila da una cd usa est ed or •', per esempio l'•mmobilizzazione del bruccio d1 l ev11, sul qual e i muscoli stessi agiscono, e la lìssnzione ci ei pun ti d'inserzione di questi stessi musco li a ll' ~:> tr·e mita o ppusla riella leva. Questo mec canism..> spi egherebbe la freq uenza r·elaliva delle fratture spontanee ùPI ft\mor e e dell 'omet·o per l t1 non dill'icile irnmobi lilà d•) llH spalla e del bacino da ••n lato, e per l a fis!;:az•one o pure pt>r l"a1Testo ass>~i facrle nei m ovi m enti di flessio ne e d i adùuzione dell"a vambraccio e del la gam ba. Quando (] Ueste due condizioni si tr ova110 •·iuni tP.. l'azi•>ne d ei muscoli fl essori ed add uttor i ht'l per t ff,, tto di ten.ler e l'arco osseo, e se questa tensione sor passu la capacita el a:> t•ca dell' osso succede la fr nl l UI'Il al lucus minoris rcsislentiae.


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È que«ta la ra~ion e perché le ft•atture spontanee delle ossa d ell't~ vambraccio e della gamba sono, ra r issime e quasi i m·

possibili, sia per la solidità dt queste ossa, sia ancora per la divisione e per la mobilità ùei punti t!i attacco dei muscoli flessori e ()er la diffi coltà di fissare le estremità dei bracci di leva sui quali 4uesti ste::;si muscoli a~i !'icono . Clinicamt:: nte le fratture spontanee degli epilettici s1 accompagnano a profondi disordini anatomici. La loro diagnosi si baserà, ollt•e che sui s intomi poc'anzi e spo~ ti, sull'assenza di qualsiasi fet·iLa o con tusione, indizio di caduta o di colpo ca· pace dt aver prodotlo una frallura diretta od tnd1retta. Convaliderà la spontaneilA della le:>ione l'accertamento che al m omento dell'accidente !O i era vt!ritlcata , in se~uito a speciali cirCO!<lanze, la immobilità otelle es tl'emità superiori delle leve ossee (spalla o bacino). mentre quelle inferiori si trovavano impedile nei loro movimenti di flessione e di adduzione. Dal punto di vista m edico- legale sarà bene tener presenl~ ch" le rraLtur·e spontauee negli epilellici non sono assolutameute rat'e e che esse presentano rpralche particolaritli, la quale permette il più .ielle volte di tJtfermat·e, "e non in modo assoluto, la possibilità ciel dia~otnostico, o per lo meno di ~i u­ slitlcare un dubbio prudente, che in buona giustizia deve sempre l'mscire vantaggioso all'accu:;atn. Le conclusione pratica, che l'A . fa derivare da quanto sopra e che dev·e~:>ere sempre tenuta presente, si é che l'ep;lettico va costantemente ed i ntelligentemente sorve~liato; che va tenuto assolutamente libero nei suoi movimenti, in locali di facile accesso, distribuiti in modo semplice e provvi::~ti di mobilio leggero e facile a rimuoverai. T utto ciò per evitare c!re gli epilettici , colpit1 cla ll'acce •so, cadano in modo sconcio, rtpot'lando fratture gravi. oppure che siano esposti alle s tesse conseguenze, se trattati con legalur·e o con la camicia di fot•za , p et·clu~ agitati od impulsivi. cq.

J · DONA T H. -

Impulatoae ambulatoria epllettloa (Porlo-

lll&nla) .-(A rchio.fii.,. PB!JChi alrie, Bd. X XX Il , H. 2, 1 ~99) .

L'A .. distingue col nome di PoriomanJ.u questi specidli equivalentt epilettici, riferendone tre casi. .l soggetti epilettici presentavano accessi di tendenza a fu~­ gire, ad andare erranti, a cor rere, a viaggiar e; il r·tcor·ùo dello ecce::sso a volte sembra completo, a volte oscuro orl'urc


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RIVIST A CHIRU.ROICA

con lacune; per ò ra t'llo stesso m11lato si possont> vet·iflcat·e g t·adi divet·si di l'Os.cie;1 za. Sono co stanti solo la istnntaneità dei cambtamenti e delle azioni, In loro per iodicita . l a uniformità ciel con tPnulo Quindi in questi equivalenti è cara l tf'ristico, secondo l'A. , il fatto clte Il distut•bo cl elia co!'cienztt o manca J,.J tullo Cld é poco appariscente. Questa fot•mo clit1ica di di:'turbo psi<:hico ha gr ande import anza nella pt·atira militare, appunto pe t· polet•e conve· nienlemente nppr ezztH'e fl lcuni cA si di diserzione. di abbandono di posto ecc. (1 ).

cq

__

RIVISTA CHIRURGICA ....,_ G H. n i AKINS. - Impresal»nl 41 ohlrurgla militare nell ' Africa australe. - (Brit. M ed. Jou rn., ·JO ft·bbt·aio l VUO). Il pt•of Mnkin ~, c ltir ur·gu consulente nelle t t'uppe ingil!Si opet•anl.i contro i Boeri, comuntca una prtma set·ie di tnler·P~><anti o~se t'VHZ iOi tÌ sug li ef-fetti dei p t·o i ~> llili mod<·rni che é utile siano cono!'ciuti dai colleghi. Riserl>nndod di dure ulter to t·i notizie. pubblichiamo ora queste su i caratteri genet•al i delle ferite pr odotte dal pr orelt ile Mau st•r. l. Le f'erile p1•odoLte dul fu cile Mauser lranno carattPri !<pecial i dovuti sin alla velocità sia ulla pi cco!Pzzu del proiettile. Questi ca rallt>ri ~o n o in f!ran parte comun i alle l't->t·ite prodotte dal L~>e M Ptt'ord ma i l caltbro e il pe~o un poco maggiori dt'l proiettile òt• l L ee 1\letfo rd dnnnn luog-o a fo>ril e un po' più g ravi di quPJie pr odoltr dal Mau ~er rl'~olumenta re : ad o~ni mo.lo per e\ l e due !<pecie di fer ite si po!<sono essenzialmen te considt>t·a r e come idPnliclw. La pat•licolarità e ire dapprima colpisce è la dirittura del tragitto della fer ita dovuta al fallo c l"'! il pr oiettile a cAusa dt11 picco lo ca libr o e dello p-r nndt> v Piocit8 colln quale si (Il VP:.;gasi al ri:.;unrll•• In rit•c:t hthlit>)md]j, rhe a rro1•os1to tlell•• 1mr nlsioni :unhui3Lh rie dt•J! Ii f'(l• IPll tf l ob i l r1olt. n urrt ul'!la tra.tuzione rtclla Psicop•IIOlou•a FtH'etlSf d i KIIH PT·l!:II I NG, Tò r:no 1897.


It!VISTA CHIRURGICA

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muove non è giammai materialmente devialo nella sua corsa attraverso il corpo; non esiste invero un~o~ ragione perchè tutta la lunghena del corp•) non debba essere allravar,ata da un proiettile tirato a brev~ distanza. M e1·ita di es!lere appena considerata IR prob .. bililà dì una ferita contornante il torace o l'addome. Le !:'Les~e condizioni da cui dipendono la dirillura e la lunglwzza dei tra~Jitli "'Pia::ra no na tu ral manie la m o l Li p l icità delle fP.rit~ d~i viscet'l eome p. e. stomaco, fegato, polmone, coll oo, torace ed addome; e il c0mune r eperto di due o più tragitti separat1 prodotti da un m ede!:<imò proietti le come p. e. braccio ed avambraccio col gomito in posizione flessa, a:nbe le estremité. infel'iorì, lesta e tronco, oppur e una eslremita super rMe ed il tronco. L a rlirezinne del t1·agìtLo drpende naturalmente dolla posizione che il corpo ha all'atto della l't>rìta e la frequenza della posizione prona che han dovuto assu mere gl' In g-lesi nei com battimenti contro i Boeri ha dalo luogo di far os<'ervare un gran numero di tragitti longrtudinali al l1·onco, o al tr~>nco e alla lt>sla di cui si parl Pr à in l"8!!Uilo. Certe b~tltaglie infalli sono car attet•izz»te dulltt nuluru dell~;~ feril~;~ o::<:serv~1te, cosi a Belmont e a G1•aspan in cui sì dovette nvRnZAJ'e rapìrlamen te in posizio11e eretta, le f1·Rtture dellt~ cnscie furono abbastanza numer ose mentre a Modder River, dove gli uomini dovettero !"lRI'e per la mag(lior parte del tempo in posizione prona sul campo di b~<Uaglia le feri te della testa sollevata e i 1ragitti longitudinali del dor so e delle membrA fur·ono frequenli>'simi. l t1·agrtti hanno un diametro molto piccolo e pe1·ci6 producono notevol i lesioni di sing,1li tessuti come p. e. nervi e vasi, di cui si parl erà in se~ailo, mentre d'alt1·a parte la forza del proiettile sembrA esercitarsi principalmente sui tessuti s1tuati immediatamente allo innaoz.i di es;;o sicché solo i tessuti pn"li nell'immedia ta vicinanza ùelti·agitto sono stipati e contusi e quelli s1tuati anche a breve distanza sfuggoM alle lesioni in modo \'eramente SOI'prenolente. Gli orifici d'entrata e di uscita sono estremamente piccoli ed In fet•ile non complicate poco differisco no lJ•a loro. Gli orilicì pertanto present~:~no svariati aspetti a seconda dell'angolo col quale il proiettile colpisce la ~ upertì cie o se il p1·oiett1le stesso è stato defo1·malo dall'urlo contro un og · getto duro prima di penetrare nel corpo o la parte lontana


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RIVISTA CHffiURGIOA

del tragitto e aell'orifì cio d'u~ cila sono materialmente modi · Reati se il proiettile incontra nn osso nella sua tr aiettol'ia. Quando il proiettile colpisce la supedìcie con un angolo appr o!'-simalivamenle retto, l 'orifìcio d'entrata e circolare ed a margini ben netti, del diametro di circa 1/ 1 di pollice (poco più di 8 mil!lmelri l alcun poco depressi e con!l.usi. L ' or•ificio d' udcita odinal'iAmenle ha l'aspetto di una fen ditura, a margini meno contusi e del diametro. nelle ferite non complicate, che non eccede quello dell'or ificio d'entrata: raramente esso presenta una forma raggiata. Quando il proieHile colpisce obliquamente l'0rificio d' entr ata è ovale e quella parte di esso in cui il pt•orettile si é arrestalo forma una specie di pendio verso il tragitto: se ~li or•ifi ci riposano sopra un piRnO r esistente come la parete t oracica, essi hAnno spesso un diametr·o considerevol e. Le piu impo rtanti modificazioni nella natura degli orifici nei ca:;:i n,m complicali da fra.lure di ossa sono dovute al cambiamento di forma del proiellile dipendente dall'aver esso urtato contr·o qualche oggetlo resi i'.tente prima di raggi unger·e 11 corpo. I n a lcuni casi esso è semplicemente incurvato, in altr i è accorci~:~lo, coll'involucl·o non rotto clre forma delle pie~he su ll'accorciato nucleo di piombo, in allri l'invol ucro è con-l0rto o rotto fot·rnaiHIO un inviluppo con lacerazioni più o m eno pronunz1ate. In quest'ultimo caso si possono avere le seg ue n ti variazroni: t • il proi ettil e può aver l' involucro semplicemente l'Otto alla punta ed esser· poco alteralo ; è stato deLLo che ci ò sia stato fatto prima dai soldati allo scopo di oltenet·e effetti esplosivi; 2° l'involucro r otto può esser Rccarlocciato indietro in m odo di formAre una ~pecie di fr·angia irregolat•e e questa condizione può ra g giunger e un tal g r•ado che dopo esser penetrato nel cor po il nocciolo di piombo può uscir co rnpleLamente dall' involucro e progredire in avanti l Hscrando il dentellalo involucro in nicchiato nella parte profonda del tragitto; 3' l' involucr o può essere fessuralo longitudinalmente in modo che le parti rotte spor gano sui lati del proiettile a mo' di un lnglieote di coltello. N elle due ultime circostanze ~li orifici d'entrala e d'uscita assumono speciali cat·atteri: essi sono g ran di ed irt•egolari e il tragi tto uellu ferile si modilk a in modo analogo.


RIVISTA CHIRURGICA

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Il. Segni clinici e decorso d elle .ferile - I l fl'riment.o dà luogo a poC<J doiOte, ordinariamente un senso di acuto bruciore, ed é seguito da lievissimo shock: uno shock ~rave é in verita cosa non comune anche quando sono colpi Li or gani vitali. EccelluALi i casi di ferite di g r ossi vasi alle me111bi·a od altrove, l' emorragiu e!:llern a é leggi era e ancl1e quando un grosso vaso é ferito si ha più spe;.so em·)rral{iB intermediaria o !<eeondaria che emol'rag ia p1·imaria ~rave. In effetti pot!he sono slfltA le morU avver atesi sul campo di baU.aglia in seguito ad emorra gia primaria. Beochò, pertanto, l'erno ri'a~.tia es~erna sia lieve, l'emorragia interstiziale nelle membra o nellt! cavilà. splancnic he durante le prime o1·e d11l ferimento é comune a può essere g1·ave ed anche letale. Come si dirà in seguito g li aneurismi tr~t u mali ci sono relativamente frequenti. L e les1oni dei nervi (contusioni o semplici ferite da strisciamento) danno luogo a pa!'a li!>i più o meno complete e a gr uvi dl)lori nevralgici durante e dopo la guArigione li elle fel'i 16 LA Len1lenza d,.. IIF\ feri te a decor·r c r e aseltica men te é m olto notevole e le rnfiammazioni o suppurt~zioni pr·ofonde sono straordinal'iament c rare. Crò dipende da lle picciolezze delle ferile, dalla natura asettica ùel pr·oietti le e dal fu llo della poco f1·e·1uente penell'azione di co1·pi estranei , come pezzi di abito, ecc. L'A!>ellicita del p1·oietlile é chiaramente dimostl'ala ed è probabihnenLe dovu ta alla circost81lza che esso per·corren do la canna del fu ci le deterge la sua super ficie e CO!<i penetra nel COI'po. Quanto alla freq uenzll collA quale pezzi eli indumenti sono t:a!<pOrtali nella ferila ~SS!l dipende dalla nalu!'8 del m aler rale altra versato. L'apertur a <iellA g1ubba p. e. o causa della durp,zza del materia le è ordin ariament•\ una fenditura rw lta, ma se il prorellile altraver!"a una camicia di flan ella allora la perJita di sostanze (> il suo l!'8Spor to nella ferila è molto cor~uue mentre della ~onnell» scozzese (kilt) composta come ~ dr parecchi strati di panno, si trovano br ani n elle ferile m modo relt~ tivamente frertuent~. La poca tendenza alla suppu1'8zio11e che hanno i trR~itli è P~rt.anto dovuta, a par ere del M akins, ad un car·alter e speCiale dei tessuti for se spie~abrle mediante il condensamento e la d 1S t1·uzio;~e superficiale del tessuto derivanti dalla forztt e veloc1t8 del proiettil e finché i tragitti non dan no ><angue


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RIVISTA OllffiURGICA

abbondantemente né producono molto liquido durante il pro· cesso di :warigione. Essi riman gono, infatti, a c:: ciutli dappertutto e la lieve tendenza alla suppurazione é dimostrala dal fatto che se per una ral!ione qualunque um• pa r te pr of0nda del tragitto s'inf~tta o suppura , il processo infiam matori o non mostra alcuna tendenza a pr opaL:ar!'i per mezzo della ferila primi tivu ma giunge ~o lo alla superficie. Durante il processo di guHrigtone g l i 0rifìci t? con ess i tutto il tJ•agillo si r estringono; rorifìcio d'entrata è chiuso da un coagulo ~.tsciutto e diminuisce di dtumetro, il m arp;ine contuso diventa una piccola area nera depr essa al centro m entre il fo1·o d'usctta spe;;so si ch iude cou un'ordinaria cicatrice rossast1·a. A guar igione completa l e Pstremità del tragitto si sentono com e due piccoli notluli duri e cer te volle tanto d uri da dAr l 'im pr ession e come se v1 e~i s tesse un corpo estraneo. La g ran de compattezza della cicatrice delle parti profonde della t'eri la è un fattore di molta import11nza poichè !"e e"SA comp r ende tendin i o nervi insorgono sintomi di dimin uzione di wovimenti o di compressione ncr·vosa. Cosl , p. e« .. un tr sgillo che &Hrt~vero::i 1 muscoli della g amba in~l obP t·à più o ll1Pno l'intero spe!';.~ezz a dei Lessuti attraversati tlall'ol'ifìcio d'e t~traLa a quello d'uscita sicché ~Zii oritl ci sembr et·anno lit•ati iodeulro come le pozzette delle guance quanJo i muscol i si co nlc ag~o no. (Jue!';lO fallo dil luo~o naturalmente a m olla rigidità e dolore nei movimenti fl co!"tituisce una delle più molestA conseguenze tar dive dell e semplici ferite delle pllrti m olli. L e cicatr ici risultanti da lla f!Uarigi one dei due orifì ci non sono mol to più a ppAr iscenti di quel le lasciate da una pustola rli ac11e. I.A sur-ri fer ita d<'SCt·izinne delle ferile non complicale delle parli molli m o!"lra quanto Si l'l semplice il l or o tratta mento c urAtivo. Esso é consi!'ltilo quasi esclusivamente nell'appli· cazione di bnlull'oli di garza al bicianuro di mer·cur·io asciutta e d'un poco di cotone dopoché l e parli circostanti alla ferita fui'OIIO l ava te con un liqu'do antiseLLico (Acido fenico e sublimato cor ro:::ivo) . Una fissazione speciale oltre quella ri · sultanle dalla fasciatu ra é stata l'aramen l e necessaria. Nelle :=:urrifer•ite o:;servazioni ci r ca i l rlecor so asettico delle ferile è stata dttta molt1.1 im portanza al carattere asetti co del pro· ie ttil e ed alla natut•a delle lesioni delle par l i molli m a il Maxin !=< non può trascurar e di far rilevare che l u purezza del-


RIVISTA CH!RtTRGICA

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l'aria e la nat!Ura apparentemente innocua delltl polvere sulle alture quando l'accampamento è r ecente debbono considerarsi come un fattore i mpo1·tante ctl:!i r i sultati felici fin qui ot tenuti. 8 Ja notaee che non Ri é falLo alcun cenno sullrat· Lamento delle ferile in cui èi'IIn rim as ti pr oiett ili e ciò per due motiv1: l 'i prm ellili Mause1· rimasli nelle ft::rile sono r ari: 2° se essi non cagjonano disturbo t'l meglio !asciarli a sè i>les~i a meno che non si trovino mollo super lìeial mente si tuati. G. G. médicin- major. Warthonlte e •otto- ma- , •oelllte. - (Journ.al de m édecin.e et de chirurgie, genJJaio 1900).

F ERRA TON,

Il doll. Ferrat•>n dPs•·rive soLLo que F~to no me, nelle Archloes de méd~cù1.e militaire. l'infiam mazione primati va della g hiandC)Ia sott..o-mascellare e del suo condulto escreton", il eanale di Wartlton, il quale può esse•·e esso stesso all'etto il"o l u tame~tte. L'affezione, m ollo rarA d'Altronde si presenta sollo dive1·se ror·me: wt>rlhonile ca tar-ral e, nella quale l a tu· n,erazione deiEa m w.:osa r a:ziona il ra sl agno dellA saliva nell a ghiandola - la warLbonite suppurata sempl ice che è caratteriz7.ala dullo scolo pel' l'orilì cio di pu!'l o di M li va puru· lt>nla - infine, la warlhonite suppurata accompagnata ùa solto•- masc. ll i Le. La warthnnite calarral e non ha evoluzione fi ssa: essa può esst:rtl pAs~e~gi e t·a, cessAn do bruscamente i fen om eni di ri· sla:;:no salivare. pt::r esempio, in segu1 to Alla dilatazione dell'ostio, alla rejezione di un turaccio lo fibrmoso, od anche dur·at·e p ~r mollo tempo, r eciJivando, diven t11ndo cr unica e potendo provocare per conseguenza, nella ghiandola sottowascPllar e les· oni definitive simili a quell e che sono state segnaiALe nella litiasi, un indurimeuto cir-rotico per sistente. Il olecor so t; più acuto nella wa•·thnr111e suppura ta ; l'inizio e bru!"co; la lumo· fAzione sotto mascella re compare rapida· mente, la ùurata dell'alfezi one è bre ve, scompar e spontanea· m e~1 te senz11 lttsciare l raèce. Pu6 per ò J'ecidivare. :Nella sotto-mascellite, la fase d•,ll't~f'fezione, nella quale il canale di \V.arlhon solo è infetto, si osser va r ara mente ; quando si esami r1a il malato, è gai intt> l'llSS&ta la ~J ltiando la . L'uuzio si lllnnunzia con maless,..re o b1·ividi. Il pavimento boccale e la regi one sopt·a-ioidea si turnefanno r apiùamenLe.


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llJVlSTA ClliRURGlCA

An che quando vi ha supput•at ione nei ~anali col i secl'etori, può aversi la ri!>Oiuzion e; e~sa avviene i li pochi l!iorni. lasciando come reliqualo un indut·imenlo più o meno persistente. N el ca~o contrario. l a Lumt>fazio11a t'l'g/"iunr.te il suo ma!isimo a l a• od al 4° l!iorun, si forma• o piccoli ascessi successivi, nppure t't~CcoiLe pu r·u lenle più volumiuose. Dopo J'evacuazi()nt' d ... l pus, si ba la g uurig ione in una o due sdumane. La re~inne rimane per un CPrlo tempo dolorosa con no;luli in duri Li pl'nfondi . L a morte è un PS·ilo del lutto er cezio · tw le. li'a 11ne 11 e i •·asi i 11 cui la ~n llo·mosct•ll i t.. si svolge nel corso di una fel1bre inf(o'ltiva grave LP complicazioni sono rare, !>Opt·nttulto ;;e !'i appli,·a un'ap· pr npt·iala cu t·a. Si pns!<ono ancora citAr e la p-angrena delltt l!h iandnla, dte si mamf,·sta con una tinta color •·amnscio olPII A pelle, il llt·mmone cnn fistole p uru l~> nle ne~rli inlPrsr izi cl•llu l»t'i del collo, la lt·ombosi dt·lla Vt>nA flll·ciale.

B. WtRKERtiAUSF:R.- Operazlonl ooll'analge•la dl Sohleloher. - (Centra iblall /ii.r Chir .. n 4:l, 18!JH). F111o dal print"ipin dt>l IR97 l' aulnr·e pra tica con ::;empre l'an estesia lot:tt le (lt Sdtleicher. Nt>ll'elencn dr·•lle g t'l:ltH.li opP rRzioni eseguile con qu~>sta anestesta, tt·oviHtnO m enzionate: 13 l• ·a~'heolomie (n Pile stenost cronidu:l). 8 opennrnr11 d1 stomAco (in 4 di questi tt•altava ~ i di tu n1ol'i lll(lltu voi u mi nn;.;t), :) epicistotomìt', 21 ertliolomìe, 27 l aparntt~mie (nell'aJ>par·ato dtf<er·ente, fra l e quRii 7 gHstt'OètttProstomì"''• 18 opet·aztolli sulle ossa Olll'e a ciò in un IlO · tevolt! nume1•n di nperazi0111, 18 mng-:.:aor pael~:~ Ji esse fu co 111 piul•• r,oiiH inliltr·azir•ne, l. soil!! ttlO nel mome 1Lo prrncìpale ( dllu!"ur a del venll'e, r·ecisiout! di o~ sA) ><i ft:!Ctl uua legg,·r·a n ~ rco;:;i. \V11·kerha rt!"er sostt•' ne che il precipuo mer·ito del ml.'tndo con::;ii>Le u1 ciò che gr·avi op.. razì oni sì possono es••guire in individui 6'8USLÌ di forze, IH:Ì quali' la lllH'r:oSÌ g->•nerll le è pe· r·i colo!"a ed ì11flui;.ce !"u ll·a lldttmen Ln dellu eura p<Jsloperativa. Egli sccen11a ali,_. pt~lmnniti iu con:<e).!u•·nza di etPr·e, Al le ue · frìtidi in t;n ll ~Pg-uenzA di clor nf'u r·mio e1l a1 vornilt pericolosi che dr t'n••rue11Le a vve11gnnn dur·11r1le l{' opl'l'flzronì sull'addome e sul ~01.1.0. ;o.;,.Jie lrocltc•llomre si ho tla fn t'e :<ollaulo cngli mag~itwe ft·~que nt.a


RIVISTA CHIRURGIO.\.

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effèlli delle slenosi, ma non colla soffocazione che è conseguenza della narcosi. Gli ammalati che si vogliono operare di gozzo soffrono male la narcosi. I nvece colla infiltrazione i pazienti si mantengono perfellamente tranquilli e l'operatore può ad ogni momento a ccertar-si dell'integrità del ricorr e nte facendo parlare il mal a t0o ad alta voce. Agli a mmalati che si trovano già in islato di collasso per ernia incarcerata o per iiP.o è molto pe ricolosa la narcosi perché colle a spirazioni cadono in sincoptl ed allora la respira;done artificiale e il massaggio del cuore .apportano nuovi pericoli per la facilità con cui sotto quelle mani polazioni il contenuto dello stoma co pas~a nelle vie aer ee. Un inconveniente del metodo st.a in ciò che a molti pazienti i movimenti delle mani sul ventre cagionano forti dolori, cosicchè essi si agi tano e contr Aggono le pa•·eLi addominali; per que!'to faLlo riesce t.alvolla difficile, dovendo fare una gastro· enterostomia, trovare l'ansa intestinale che si cerca. La sutura a strati della pare te addom inale fu talo ra imposs ibile a causa della forte tensione per la quale venivano <iistrutti i punti di s ulur-a peritoneale . Le iniezioni dei tessuti i nfiammati sono mollo dolorose, perciò s i deve, prima incominciare ad ioteresr:>are i tessuli sani e poi lentamente avaozars1 sulla zona dell'infiammazione. Nelle grandi e dolorose .opet•azioni s i raccomanda di amministrare per via ipodermica la morfina (0,0!-0,015) un quarto d'ora prima di procedere all'atto o perativo. L'autore infine compendia il suo apprezzamento sul metodo colle seguenti affe r mazioni: Il metodo di Schleicher fino a d ora é l'unico che ci poss a pe1·mellere di eseguLre anche grandi ope••azioni senza narcosi; esso non è affatto pe ricoloso; e!:'SO non cagiona avvelenamenti e non esercita alcuna cattiva influenza sulla fet•ita. Per quei chirurghi poi che non ese rcitano la loro pr ofessione in g 1'andi stabilimenti, la narcosi é un ostacolo il qua l~; viene facilmente rimosso col meloùo di Schleicher. C. P .

Dl una •peolale satura tendlnea. - (Supplemento del Policlinico, 30 dece mbre 1899ì.

R. STECCAI. -

L'autore premessi brevi cenni storici s ulla tendorafia, parla dei varii metodi di s utura tendinea ideati da Wolfter, Le Fort ed Hunter applicabili soHanto quando manchi ogni r etra-


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RIVISTA CHIRURG I CA

zione da parte dei capi Len.linei, per modo che que"ti si posl'an o tener e A con ta t t o IHH'I 1e co n un :;,ol punto di l'ulura.

A ccenr111 alle suture più complieate messe in prati ca da T i lla ux, T ruka. Billr oth e N icoladoni, suture che r esi ;: tendo a for l i tr azioni permellono il ra vvicinamento dei monconi diva r icati. OtmoO<tra che tali mel nd i per q uanto i ngeg-nosi non ri O<pondano sempr·e all e esi l!enze del caso. Infatti alle volte " uc· cede, che, m en tre si str·i ngono i nodi per avvicinar e Pd aff'r ontar·e le supe r·fì cie di sezione, i tend ini si sfi b!'ano, la· sciA ndo clte i fi l i per da no la pr esa, più non peemetl~ n do l a ca(lpl azione dci moncon1. L'autor e perta nto pr•opone di appl it:at•e s ui due ca pi del tendi ne dufl punti tra sver sali di su tura C'he clovrar uw ser·vire di sosteg-no al i ... successive sutur·e di r•i.un ione. A tale scopo penetr·a con un ag-o di Hagedorn infi lato su lla seta in <iir·e:?.iooe tr!lsv er sale A 2 centi metri dal bor do dfll moncone centr Alè. so t·tentlo con l 'ag-o allo stes::o l i vel lo dH I Ial o opposto, ri pPnelrando nel tendi ne a me.:zo centimetro cir ca rlalla f' ua supel'fìci ... di sezione. allraveJ'· f"andolo trasver~A i men l e ed usr·e•Hi o dall'opposto lato. annodando quindi laleralmPnte i due capi ciel lilo d i seta senza tende1·li tro ppo. Lo stesso processo pratica pel moncoue per iferico; dopo di che, a guisa del Oenlu, j.!elta due puntr rn senso enter o-posteri or e ci 1A affer·r·ando a pieno spessor e la sostA·lza tendinea dei due m onc()ni, e pasRanclo sopra i punti di sostegno , l'or·mano con Pssi una ca tena. Sl r etli da ullim o i lac<'Ì, fino a c he le superfki di l aglio si tr ovcm o a contatto, li annodA con doppio nodo chirur'g1co. Secondo l'autor e tale m etodo di LP.ndor alhl o tfr ir·obbe il v~:~n laggi o che gli sforzi rl i t r·Azionf' 110n si esauri:-;cono del lutto nei punti di pr t>sa dei fi l i ste;:si ma vengono ugua lm en te e si mul tan ea me n t~ senti ti a l i vello dPIIe due an>'e di sostegno , r endendo co>:ì m eno faci le lo sfibrnmt>n lo rlei tendini. - L'autor e Sf'6l'i· mentò il suo metodo di tenùor·alia su cadaveJ·i . su cani, e da ultimo nel ca m po clinico iu due cusi, sempre con ot ti m o J'isul talo. Quantunque l a casistica r iportAta dal l'autore non sia mol lo numet·osa . lullavia i l m etodo di lendor ufia da l ui escog•lalo sembr a mollo t'azionale e perciò di pralicu ulile applicazione. G. R.


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RIVISTA DI OTO-R!NO-LAR INGOIATRIA OIU'a del ramorl d'oreoohlo. - (La Médecine moderne, 16 dicemb1•e 1899).

C APITAN. -

l ru mori d'orecchio possono dipendere da congestione de i t e;.suti molli d~l condotto e del timpano, da oblite1·azio ne del condotto o da azioni riflesst:~ partite dai muscoli J ell'or P.cchio medio. Le lesioni della tromba , le congestioni labirintichP, li spandimenti diver si dell'orecchio in ter·no possono pure pr·odurll. Infine ve ne sono che dipendono da disturbi circolatorr generali, da affezioni del sistema ner vo:;o o da intossica~io ni medi camentose. l rimedi usati per cur·are ques ta mal~&ttia sono mollo numerosi, ma a ssai spesso ineffìcaci. Sarà \ltile qumdi provar e anche questo nuovo rimedro, sul quale hanuo già richiamato l'attenzione Alb. Robin e Mendal. Si tr-atta della cimicifuga racemosa pianta della famiglia delle ranuncolacee. la quale avrebbe un'azione inver·sa a quella della cb in rna, cioè sarebbe un modera tore d e ll' irritazione r iflessa che é la causa la più rrequente dei rumori subietli vi. Si impie~a corna tintura, al quarto, alla dose di 15 a 60 goccia; estratto fluido da 'IO a 30 goccie, usandone il principio attivo o cimicifugina da ;, a 20 centigra mmi. Preferibile lo estratto fluido, saggiando a poco a poco la tolleranza dello infermo, perché a dose alta produce nausea , vomito, depressione delle (or·ze, ebbr·ezza. In alcuni casi la guarig ione é stata completa e rapida. La cessazione dei rumori subrettivi si può avere dopo un ~dorno ,li cura. Non ha effetto se i rumm·i datano da qualche anno. M.

L 'lalezlone traoheale nelle &ftezlonl bronoo polmonarl oroalohe. - (La médecine moderne, 16 dicem bre 1899).

M EN DEL. -

Un tempo quando si vole vano tr attare topicamen te le aff~­ zioni r esparalorie, ci si lim•ta va a p re!' cri v.-r e l'inalazione, perché s i pensava che l'introduzione del liquido nella trachea 13


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BlVISTA DI OTO-RINO-LARINGOIATRIA

produrrebbe inft\llibdme:ote lo spasmo della glottide. Ma questo spasmo non si pr·oùuce, anzi la larin~e non è affatto irritata da l passnggio quotidiano di soluzioni abbastanza caul'tiche. L'A. ha curato colle iniezioni unn cinq<Jantina rli tubercolosi a tutti i gr·aùi e nessuno ha avuto lar·ingite, anche ripetendo l'operazione per più m~si quotidiar1amente. Menclel ha rinunciato da lun~o tempo a prati0are l'operazione sulla guida dello !>pecchietto laringoscopico, con grande soddisfazione dci pazienti, ma però se il medico non si é pt'ima addestrato al metodo collo speachietto, non fa che una. pseudo-iniezione trachea! e: il liquido va nello stomaco e allora il paziente ha nella giornu ta e!'utlazioui caratteristiche e irritazioni gastrica potente, ciò elle appunto si vuoi. evitare. La sensazione ehe produce l'iniezione in trachea, è di calore dolce, quella che produce nell'esofago é di bruciore. Ecco la tecnica. Assicurarsi che l'epiglottide e il lar·inge sono normali: il malato ca~: cia la lingua e il med ico la tieue con la mano sin1slra. L a cannula della siring a ad anelli, appositamente costr·uitu, viene introdotta nella gola scorrendo sulla base della lingua: quando ha sorpassato l'epiglottide si innalza la mano e la cannula penetra, come si fa d!'ordinar·io col portastuelli laringeo L'inie.t.ione è allor·a spinta e il pazient e la S•·nte colare uel petto con un senso di ettlore se è un po' caus tica, ma non sente quasi nulla se é aequo. di ~ tillata od o!io d'ol iva ; egli non tosse che quando il liquido sia molto irritante. Siccome la sensibi lità varia da soggetto a !'Oggetto, così é bene cominc1are con iniezioni mollo dolci. Sovt\nte un po' di liquido si ferma nel vestibolo laringeo: allor·a il malato ri caccia questo liquido e non lo inghiotte. La rouco!'a r el'piratoria tollera facilmente e assorbe con gr·ande rapidità i liquidi messi a suo contatto: ciò risulta da esper·ienze fatte gia da Cl. Bernard, da M agenrlie e rioetute rla Coli n. B echag, BolPg, Donet Gare!, La Jarri~ e non avevano iniettato che dell'olio mentolato e dell'olio creosotato: di piu la quantità di liquido iniettato era in general e min ima. L 'A. ha scello dt lle e;;senze, come quella ùi timo che ha potere battef'irida eguale all'acido fenico; l'essenza di eucaliptus che possi ede un'azione elettiva sulla mucosa bronchiale erl é anticata•·rale ; l'essenza di cannella che è tonica ed eccitante ; infine l'essenza di winte1•gr een che contiene nove decimi di salici la to di meli le ed é stula gia impiegata con successo


RIVISTA Dl OTO-RI NO-LARIN GOIATRIA

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nel reumati~mo articolare a cuto . Questa essenza secondo Rossbach e Senator, è co~ì Rttiva ed energi"ca come l'acido salicilico e l'A . ha constatato che diminuisce la temperatura dei tisici. Il g uaiacolo, il bromoformio e Piodoformio furono snelle impi egt~li. Nella pr·ima sedn!J:t l'A. ini~tta, tre centimetri cubici della ::;eguente soluzione: Essenza di eucalyptus . . . g•·ammi 2 Olio di oliva sterilizzato. . . • 100 Nella s econda seduta due siringhe di s eguito e cosi via fino a quattro siri nghe di seguito. Poi l'autor6 impiega la soluzione seguente, che diluisce da principio dei due te rzi con dell'olio puro, poi della metà, poi di un terzo, finchè la inietta tal quale in ragione di quattro si1•inghe consecutive al giorno, in tutto 12 centimetri cubici. Essenza di eucal yptus grammi 5 Essenza di cannella '> 5 Es senza di timo. " 55 Iodoformio Bromoformio . . centigr·amrni o Olio d'oliva sterile . centimetri cubici 100 E vi si può anche aggiunger!': Guaiacolo. . . . . grammi 5 In caso di febbre l'autore impiegt~ quattro siringhe al giorno di: Essenza di Wintergreen . . g rammi 20 Olio d'oliva s te•·•le. . centimetri cubici 100 Il migliora mento dei tisir:i é in g enerale •·ap ido, dopo 8 giorni si vede già qualche effetto . La cura s i continua pe•· un mese e si può riprendere. L'espettorazione é più facile e abbondante, la tosse meno molesta. Colla evaporazione locale delle esS'enze le caverne subiscono una relativa disinfezione, diminuisce la febbre e cessa la di!lrrea. Nei casi fortunati la s ecrezione g•·nùo g rado diminuisce, i bronchi si prosciugano, la tosse cessa, il polmone diviene più permeabile. L'appetito migliora, il peso del corpo e le forze aumentano.

M.


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RIVISTA Dl OCULISTlCA Batteriologia oongtuntlvale. - (Recueil d'ophtatmolovie, n. 9, 18!)9).

GALEZOWSKI. -

L e scoperte finor·a fatte nella microbiologia ocular e banno messo lo specialista in conùizione di poter g iudic;are con dati precisi l'origine e la diffLisione di varie malattie conlo!iuntivAii non solo, m a ancora di meglio apprezzar e la parte della ter apia. I nfatti in se~uito ad esse si è r·eso possibile di ricer care i mezzi antisetlici. che agiscono sui var i micro r~a­ nismi, distru ggendoli più o meno rapida mente, mezzi, che sebbene meno dolor osi e meno caustici, pure arri vano a sopprimere il male ed a salvar·e la co ngiunti vite e la cor nea da disastrose con seguenze. Dalle ricer·che sue e deg li altri J'autor·e cr·ede poter formulare le segnanti conclusioni al ri guardo della microbiologia congiunti vale: 1' Nelle congitwtioiti lagrimali si ri scontr·ano g li stafilococchi bianchi, quelli semplici. e se si hanno co m plicazioni suppu!'a ti ve da parte ùel sacco lagrimale, anche lo poeu:r.o~occo ;

2' Nelle congiuntiviti catarrali acute si sono r·invenuli dei bacilli, che r llssorni gliano mollo ai bacilli di Wechs, riscontl"al i in tutte le secrezioni catarrali delle mucosP; in qualche varietà speciale di ~alarro delle congiuntive é stato trovato anche lo str•epLococco (Par·inaud); 3' Nelle cong,untioiti catarrali croniche, inveterate, si sono trovati i pneumococchi (:l vol te su 6 cAsi), lo sl.afi lococco piogeno (1 volln), con terrulo oel pus d~>l cui --di-sacco con~<iun­ t iva le. Gli ::~tafilococc h i piogeni qualc!Je volla r iconoscono per causa di re tl~:~ la snppurRzione di una delle g landu le di M eibomio e sono t·ealrnente dovute al pu s della blefarite ciliare, c·ome l'autor·e dimoslt•a con l'osser·vazione di un caso, a lui occorso. Eg li pr opone di ri conoscere IR pr esenza più o m eno g r·a nòe di questa secrezione microbica dall'alc a linilà esager ala della secr ezione interpalp ebrale , della quale si assicura


RIVISTA DI OOULISTICA

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intt·oducendo tra l e palpebr e una piccola striscia di carta al tor nasole, che diventa b leu oscul'o o bleu verdastr o; 4o NellA congiuntivite blenorragica o gonococcica si rin · vengono i gonococchi . Il processo fl ogistico infettivo invade non solo 181 super ficie epiteliale. distrurzgendola, ma fl n dal principio rle 1\'moculazione ::>enell'a altresì nel le1'suto cellulare sottoeviteliale, provocando inflllraziooi purul ente gonococciche, slrozzamenti dl'l tP!'=suto sotto.c ongiuntivale e dell'inviluppo dei nervi sensitivi cori1eali. Pur troppo ~ono conosciute le alte razioni, che si possono rap idamente determinare nella c01·oea fino ad arrivare alla necrosi eJ allo s facelo di questa membr-ana ; 5• Nella congiun tivite leucor roica o pseudocl,fterica si sono osservati microbi di diverse va•·ielà, tra i quali predominano i pneumococchi, el i r ado isolati, più comunemenL!' as· sociali ai gonococchi. La benignttà r elati va di questa oftalmia può sp i t>~a rsi con la sca r sa quantità eli q uesti ullimt e col predominio dei pneumococchi , che sono meno v1 rul enti. Alle volle però dur ante la evoluzione della malllllia si è notato che la congi untivite in discor so assume u11'appar·enza dil'ter oide, sirclté si fa più intensa ed attacca pedino la corn ea, se uon s'intervi ene ener gica m Pnte. Si ha allora la pr e!"811Za del bacillo di L oefll er e la gra vità del proces;;o infettivo si puo !Spiegare co n la coesistenza di questo bacillo e dello streptococco piogeno nel cui-di-sacco (Sourdille). Secondo l'autore, la p:ravilà dell'oftalmia leucorroica sarebbe "in rappor•to con una maggior e o minore quantità di I<Onococchi nella secrezione ; 6• Nell'nftalmia dei neonati si sono notati dei gonococchi, spesso in abbondanza, di rado i solati, pi ù spesso associali ad altri bacil li, ai pneumococchi piogeni. La g ra vità di questa malattia è in stretto r appor·to con la qualita dei bacilli e specialmente con la presenza dei gonococchi. L'autor e, in st:guito a studi personali. Cl'ede di poter affermare cbe, se da una parte l'of~.&l m ia d~i neonati è pr·ovocata dai bacilli pio geni in gran numero, dal l'altra pa1·te in un certo llUIII" ro di esse si nota solo pr edominio di ~onococchi; la malattia é cu r·abil l', !>C qn~>sLi ultimi ~nno in scar so numf'I'O O!'e manc·ano affo llo, come qualche vnl la egli !=:lr>s!"n ilA potuto r·isc•llttrar e; il più rlelle ,·oltc !>i trovano associnti tu Rtr q>lococco pio~eno o l o l'lAfì lococ..:o llur·co; i• Nel la co ngiuntioite cltj(e r ica o crupal<', secondo gli autori tedeschi, si O$servercbbero pa r ecchi mi<.:I'O I 'W"~Di:::mi,


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RIVISTA DI OCU LISTICA

gli uni più vir11lenli de~di allri. L'autor e fin ora non ha OS!'Cl'vato alcun cMo di questa malattia e perciò nulla può dir·e dal lato batteri ologico della medesima. cq. PFALz.

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Sull'aatlgmatl•mo oootrarlo alla norma.

(Reoue yénér ale tl'ophtal mologte, n. 10, 18U9). Sono 2574 i casi di anomalie clelia r efrazi one che l 'auto r~ ha osse•·va ti, e le sue osservazio ni comparati ve òfta.lmometr i che ed ottometriche sono state ripetute sug li stessi soggetti a diver so tempo ed a lunghi intervallr. Egli per cio l•a potuto toccare p1 ù da vicino la soluzio ne delle quistioni relative alla variabil ità d i curvatura della cornea secondo l'età ed alla parte che ha la curvatura del cri st alli no nella r efr azione totale dell'occhio. Le sue concl usioni sono le seg uenti: a) F i n dalla infanzia la cm·nea soltoslà ad un cambiamento di cul'vatura, che varia d'mten!'ilà secondo i di versi periodi del la vi ta, qualche volta arrestand ol>i, ma g iammai retrocedendo ; cambiamento nel senso el i un accrescimento dell'astig matismo seco ndo la n orma pr imordial e, fino a farlo diventare astig matismo contrar io al l a norma; b) l\ ella var•elà <.li astig matismo •!ontral'io tllla no t·ma, o inverso, a comincia l'e dal 30• anno l't~sti gmatis mo d~l cristal lino ha una parte sempre più r ilevante. La opinione di Sulzer che o~ni Astigmati;:: mo inver so se11za astig matismo corneule, ril evabil e all'o ftal mom etro, debba esst>•·e m esso sul conto d i un as ti g matismo inver so eceentri cr•, non pare e~alla che per gli occhi tl ci g io n wi ; neii'IJdulto e nell'età ava nza ta é l'astig matismo del cr istallin0, auttualmente in ver so, cbe inle•·v tene St>condo l'aul•,r <'; c) L 'accomodazione asti {Zrna tica r appr esenta una parte no n trascurabi le nel la delc l'minazione dell'astig mati smo nei gio. va ni ; non in tervit'l le per ò c he nell'asti g matis mo regolare. L 'autor e non ha mni osservato astigmatismo 10ver so pro dotto da un astigmatismo accomodali vo del cri stallino. Ad un'età ava nzn ta l'astig matismo del cri st811 i no SOI'passa quello cor neale ; quP>:to fut lo sa.1·ebbe r·aro nel la gio venlu , nella qual e il cr istull i110 è pi iJ elastico cd hn l'orma pi ù sl".·rica. E da l 30° anno che l'asti gmatismo in ver so si mani fPsta. N el la gi ovin ezzR la elasticità del c r·ista llin o è p iù marca ta nel m erid iano v er ticale, che in quellu o1·izzontal e. cq.


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RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE Lsooux. - Le aoro4ermatltl de chirurgie, gennaio 1900)

(Journal de médecine et

Il Jott. Ledo ux ha studiato queste forme suppurative delle e!>tremit.à, e ne da la seguente definizione, la qut~le difft!risce alquanto rla quella di Hallopeau, che ne ha duto le prime des~ rizioni.

Le acrodermatiti sono affezioni caratterizzate dalle loro localizzazioni uell'estremità dei membri e più. particolarmente delle dita delle mani e dei piedi, dalle loro incessanti recidive ~ul sito, dalle distrofie ungueali che le accompagnano, dal non estenders i alle altre parti del corpo, tranne alla bocca la quale può essere interes!'a ta, ed infine dalla loro resistenza ostinata. a qualsiasi cura . .Dalle osser·vaziooi racco!Le da Ledoux r h>ulta che l'affezione si presenta sotto due forme principali: la vescicolosa e la pustolosa. La vescicolosa, m olto piu rara della seconda, è costituita sopratutto da vescichette susseguite da escoriazioni e da d1sturbi trofìci non 8viluppantisi eire alle mani e non alle dita dei piedi. · Nella forma pustolosa, eh~ é la più comune, l'afl't!zione comincia quasi sempre con uo patereccio, il quale si svilupp!i normalmente, scolla e s<•llevtl l'epidermide, cageona la caduta dell'unghia e, senza alcun fenomeno più grave difficilmen te guaril'ce. Talvolta non si trova che una semplice macchia a~umicata, nerastra, sopra un lato del l'unghia indicante uo d1fello di nutrizione; poco a poco il margine dell'unghia si scolla per dar pas!'iaggio al pus che si era accumulato al dr sotto. Dopo un certo tempo più. o meno lungo, con lo stesso pro· c.esso, un altro dito viene colpilo, poi un altro ed iutìoc lutti 0 quasi tutti sono interessati. Ma, durante questo tempo, possono prese n tar si lesinni analoghe alla palma delle mani ed ai piedi: dapp r·ima un errtema della regione sul quale compaiono una o piu pustole


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RIVISTA Dr ~fAI,ATTIE 'VE~EREE E DELt.A PELLE

c lte assumono conlOI'ni policiclid: queste pul'<lOie si sprono e lasciano s fu l!~ it ·e uno sc0lo più o meno akibondanle ; si disseccano mollo t'apidamenLe, ma alla per·tferia di questa plaeca compRiml o altre che subiscono il mPdcl'<i mo ciclo di ev.)Juz'nne. L~ placche aumentano così d'estensiOne ; dal volume di una lenlic.:chia ad una montta da cmquan lA r c•nlesimi nt'll'inizio, es,:~ ra g~iungono ben pre sto quel lo di una moneln di du1• fr'llllclt i e ptù, e con flui scono lino a confonder si le une con le altre, occupando cosi lulle l e fAccie pAimari delle dita e delle> ma11i. Ai pied1, l'affezione può com inciare dal le piccole dita o dagli spazi r·etroma lleolari. Le Je;:;io ni sono quind1 C'OSlituite da piccole p ustole miliari formanti una placca ad eslen!"ione eccentrica. Si prorluf"ono escnr iazioni con de~•1uamazion e p iù o m eno abbonda11te della r egione. Alla faccia do r~al e delle mani, le le!=<ioni non ollrepassano le ultime ffli l lll~i e so1111 cos tituile da un'Ppid••r·mide et·ilemalo>'a, "nlla I'JUttl.e compAiono rare pustole cl•e scornpaiouo scnz11 lHl'citll'e LrAcr.e. MA su 'lllesto facciA rl•·lla mano, la lesionP. più impOI'tante é quella dell'unghia. Co lpita nella s ua oull'izione. sia pl'imiti vilmentr, l'Il\ dalla suppur azione del pater e<·,·:o, ··aùP. i l più sovenli . Sul suo lello, !'i riscontran o ~en.,t·alnwnl•' fine cr o!"le o piccole !òquamme, clw, soll"'vate la>"~: ian() sgOI'ga r e tnt pus spel"so, ~rumOl"O, fC' lido e vedere uu !ello ungn"'al" r ns!"o eù in fìnm mAto. L'iiH'BI"'lo namento è r ol:'so. eùetliHlo:..o. dà un po' eli ~~> m izio, mo non pr esPnla akur1'all t'H allerazinne. Se l'un ~ lt i a per siste, lo p1:1rle basale, !'<u d1 una lar gl11•zut di alcunt milli metl'i, è mo lle. dt!pr·essibilt·, scaa:lio!òa. Ma. a pocn poco la parte t·imasta normale ~i Pl imina . l'<'nza t!R!>!' I'f' immediAtAmente sosltluila. Tutte qupsle lrsioni !'<Ono ordinanamenle indolenti. Cio non dimt>no, esse sorto accompag nale da prurito e da pizzicor e l eggiet·o, talvolla dA coc1ore I movintPnti delle man i divengono Pmitati per la lumefazinhe elle può esi!"lere. In fine 8CC'ade tAlvolta r.he anche In mucosa boccale r.uò p:'P:"enla re cl<> Ile pia C'c he arrotondi le, b'n nco- g iallaslt'e, form:w li uu vero iuton!ICO dtflen,ioie, ricopr·enle le papille, senza ar·Pnla infi" mmntoria per iferica e senza infìltrttzione. La ltng ua può Jli'I;!Sentar e qnokhe so,lco ~ulltt fa ccia dorsale e s:irnullalte<llnenlu una l" g::il'r'a de!:=cptemazione.


.RIVISTA DI TERAPEUTICA

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L'ac1·odermatite è essenz ialm e nt~ apir·ettica; non presenta sintomi febbr ili che c olhl sua ;.:eueralizzazione. No n eser c ita alcuna influenza sulla salute gene rale; non cagiona alcun disturbo dell'organ1smo. Quest'alfezione è puramente locale, e fin dal momento in cui essa si complica di gen~ralizzazione con elevazioue deUa lem per·atura e disturbi più o m enu gravi de l l'or~anismo, si è p1·odotta un·infezione sovraggiunta. La rllll·ata dell' acrode1·matile é variabil e . Alcun i malati guariscono nello spazio di qualche mese, altri dopo alcun i a uni. Di più, il decot'30 non é continuo, ma presenta periodi di remis:3ione; poi sop1·aggiunge, s enza alcuna regola, un bl'usoo ag gravamento. LA prognosi deve essere riserva ta. Nelle nuove osservazioni r·accolte clull'autore si trovano tre esiti let a li: due malati soccomhettero in segui l<) A complicazioni. Nelle acrodermf• titi, come nella maggior parte delle atfezwui •Iella pelle, come pe nflgo, impetigine, e cc. nessun tr·at· lamen to sp..ciale m odifica l'atre zio ne. Dal punto di vista locale, tutLi gli antisettici sono buo ni, purché sieno tolle rati dal malato. Essi appor·tano momenta· nea111.-nte uu ce rto miglioramento. l m:glior·i risulta ti so11o stati dat1 dalle m edicazioni umide colla Crt!olina a l 5 o/oo , dll Ile lozioni coll'acido picrico al 1 o;. e dal le pomate all'ossirlo di z inco. 11.

RIVISTA Dl TERA PEUTICA L' uto1:l'optna nella oura delle atfezlonl battertohe delle vle urluarle - {Wiener med. /?r .,

EIIRMANN. -

N 25, 1899) . . Recentemente l'A. ha rife rito circa la cura con l' uro tro pìna dt nove cas i di cistite con fermentazione Ammoniacale s ul tlnir•e di infezioni gonorroic he. La t c r·apia locale con le lavature dell 11 vescica non er·a riuscita a rischiarare rur111a che dopo lungo tempo, meutre l'ut·otropina, data tre volle t~ l gio rno mdose di 0,5, produsse rapidamente questo ris ultato . In 6 casi


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R IVISTA DI T ERAPEUT lOA

di balleruria, l'urina si ri scltiar·ò in 5 casi : nel sesto caso si v erificò un miglioram ento e trattavasi di alter•azioni della pr ostata e delle vesci cole seminati. L ' urolropina fu data per t-2: m esi in dosi giornalier e che oscillarono tra 1 gr. e 1 1/ 1 g r . In casi di gonorr ea, che datavano da gran tempo, in cui & poco a poco l' inl'ezion P. erasi es tes~ all'ul'etrA posteriore e al la vescica e nei qu13 li entram be le urine eran o torbide con pr edomi nio di cellule pur·ulenle e con presenza di gonococch~ e di altre for m e ba tteriche, con manca nza assoluta di sintomi acuti, A. o ttenne i n 32 casi il ri schiar·amento di eu tram be le porzioni di urma. Fin n lm ~:-n te l ' A. i n ru• caso tli cistite da tifo in cui il trat tamento l ocal e er·A rimasto inl'r· uttuo!in, ed e!'a i nsorta rzrav& emorragia dopo le lavature con soluzione di nitrato d'argento, ottenn e compl eta guarigione dopo due settimane di cura con l'urotropi na. I r•isult.uti ottenuti in due casi di cisl •l e Luber co· Jare e io d ue C'asi di cisliste in prostatici non fu r ono punt o E. T. favor evol i.

r

O. FR ES E . - Oiroa l'u•o terapeutloo della todlplua nelneU'uma bronohtale e nell'enfbema - (Munch. med. W ochenscll r. , 1899, n. 47).

La iod ipina é una com binazione di iodio e di olro di sesamo o el i mandoriP., ehe non si dirl'erenzia i n alcun modo, alla visti\ e al l'odor ato, dttl rzras~o i m piegalo nella sua preparazione; é molto clur evole, tan to che anche dopo una conser va zione di parecchi mesi , non si o;o s~ r va alcuna scomposizione di i ndio libPr o. L'A. i m piPg0 questa sostan z a, non snl o nei si fililic i, ma anclte in t:l infr>rrni con d i:; turbi asmatici, somministran do i l prepHr·aLo t~nn te n P. 11te il 10 p. 100 di iodin, alla dose di 2-3 cucchi ai da tlte al g ior•no, O!'!" i a cu·ca :,rr. 0,3:> d i iod io cor risponden ti a 0,'~;:,7 di ioduro di potassio, cioé do:>i a l quan to m ino r·i di quelle colll unem ente pt·escr•lle. S1 osserv ò 111 tulli i casi un'azione spicca ta sul decot•so della malattia ; nella magg-101' parte, nn' azione mollo favo•·evol e, i n alcuni, vHeamenle s tra or dinaria. De{o!'na di nota é quesl' azione in 1111 cuso in cui l'asma e1'A pr o v ocato con ogni pr obabilità da vege lozion i adenoidi nella cHv i tà nasale. Non fur ono osser·vatJ, i n nessun casu, fenomerll di avvel cma mento : lo sto-


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RIVISTA DI TERAPEUTICA

maco ne rimane meno distu r bato che con gli altri preparati iodici, aumenta qua s1 sem pre l'sllivilà intestinale. L'azione è più duratura di q uella del ioduro di potassio, il che è da attribuirs i alla più lunga permanenza nell'or ganismo del iodio in combinazione g rassosa : tuttavia anche l'azione momentanea è tal volla più intensa che quella del ioduro di potassico. Inoltre, per mezzo dell'efficacia della iod ipina si può confutare l'opinione emes~a da qualcuno che cioè i prepar ati alcalini di iodio agiscano meno per il iodio che per i sali in essi contenuti. E. T. A.

Slllla oura del reumiLtlsmo e della febbre oon liL aallplrtna. - (Centralblatl jur med. Wis$ensch., n. 39, 189!l).

KRONFELO

L'A. porlando in generale della natura del reumatismo gonorroico, si do man ~a quando si è auto rizzati a considerare quale reum~:~li s mo blenorra11ico un r eumatis mo arlicolare in un individuo affetto da gonorrea. Veramente non esiste un sicuro segno differenziale non potendosi conside rare quale prova indiscutibile il comportarsi dell'affezione di fronte all'Rcido s alicilico. Per quan~o rigua rda la terapia, l'A., in base a numerose esper1enze, con 5iglia la salipirina, la quale non soltanto agisce con sicurezza contro l'affezione art•colare, i dolori e 1'1mmobilita, ma esercita pure una favor evole influenza s ulla gonor,·ea e s ull'epididi mile. Inoltre la salipirina si dimostt•ò un sicuro antipiretico, ~Peciai mente nei tubercolosi febbricitanti. La dose è di gr. 1 111 ostta tre volte al giorno: non s i osserva t'ono azioni a c· cessorie dannose.

E. T. litLOBBl\ANOT. -

1Dlo -

Contributo all'anestesia oon l 'ortofor-

(Centralblail fu r mecl. Wissen., 1899, n ·10).

L'A. impiegò l'ortoformio contro gl'intensi dolori prodotli dalla polpa scoperta di un dente cariaLo, scioglie ndo la detta sostanza nell'alcool riscaldato, imbe vendo un laluffolo di colone nella soluzione stessa e immellendolo ne lla ca vita


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RIVISTA D I TEC ~ICA E SERVIZIO MEDICO ~IJLlTAHE

denta1·ia. Il l'isultalo fu ottimo: il dolor e cassò subito e l'azione benefica du1'Ò due g iorni ; in se~< uito il medica mento fu di nuovo appli r:ulo e semp1·e <'On eguale risulll\lo soddisfacente. L'in troduzione del batuffolo di coto ne deve essere fatta con una certa rapidità. E . T.

RIVISTA DI TECNILA E SERVIlfO MEDICO MILITARE liote dl ..rvlzlo sanitario nella guerra anglo- boera. (.\1ornin(! Leader, 9 febbraio 1\100). Sir \\'illiam Mac-Cormac in~ieme n lor J Rober ts e al suo stato m1qrgiore, fece un' i ~pezione uffì •·iale del Mnfllorio di con vale!'<rellli Sitl! I'JIO 8 Clal'emont, 811'6 mig lia da W y mberg nellè vicinanze di Cape- l ow rt. I l :::anAt0ri o, Pg li dire, è fabbri cato come 1111 grande alber·go. crl è slolo im piegato pe1· qualche tem po come uno stabilimento idropalico. È bellamente situato fra Alberi di pino. L a m eta dello stabilimento è slala presa in affitto Jal gove1·no per alloggia 1·vi uffic·ali convalesct'nti. Ciò è sl.tllo app1·r zzato e!:'!:'ai da questi :::0ffe•·enti, i quali :::ono CiJSl tolti da ll e vic1nanze dell'o!:'peda le dove furono CUI'eli e da lle scene di infe rmi tà e di !'<Ofl'erenze, metlendoli in g ra do di riunirsi con allrgri convAlescenti. Allua lmerrle vi sono in C'Juesto stt~ bili­ m t~ nt o ;lO ufficiali P~-'1' i qua li i l gove1·rro paj!a '10 se. al g-iorno pCl' cia!'cuno. Ogni u ffì ciale IJu una r ame l'O da letto separata, e vi è una s»la eh• pr anzo a!'sai spazio!:'ii, una pale!'tra , e tu tte le comnditii di uno sta iJII rmento di prim 'ordin e. Due addet ti mil itari g~rmHnici (Stabsarzl Dr. Schmidt e Stabsai'Zl Dr. Krumach er j sono leslé r·1tr!1'1rnti a Cape Town da M oodt•r Rh·er, dove han lavo1·ato s ul campo sotto la dir ezione d<-1-!li uffìdali medid della brigala g uardiP. Furono pre:::enti alla battaglia di Magc r·sfou tei n, ed eslH'E'Sfit>r o grande soddi!' fnzione ed llmnli i'Azione del servizio sa nitario di cui fU I'OIIO Cola te!'l iii1011 Ì. QllP!'ti ttddetli m ili tari terle:::chi sono i sol i urtìciali medici st ro nit't' Ì elle flbbia no fino ra fa tto la lor o appa1·izione. lo oo·r


.. RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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rammento, dice l'illu .. tre chirur'go, che s iano stati mandati addetti medici accreditati in alcuna precede nte campagna, e mi parr·ebbe un esempio eccellente da seguir·e in ogni campagna futura Sir William é veramente stupito di alcune guarigioni. Egli dice: • è assai difficile capire come alcune di queste ferite attraversanti il torace siano sLate cosi prontamente e facilmente sanate. Nel caso di ferite addominali, in alcuni i visceri possono non essere stati per forati, ma ciò può soltanto essere vero per pochi. In altri probabilmente un canale alimentario vuoto e il rapido chiudersi dei piccoli fori che fan le pallottole, possono spiegAre l'assenza d'ogni sintomo grave, ma in alcuni esempi, la natura e la postura delle ferite rendono la guarigione inesplicabile. • Il cor,•ispondenle del Lancet a Wiuberg da le cifre delle operazioni che erano state esegui te nell'ospedale n. 1 fino al 17 gennaio. Esse sono le E~el{uenti: • Amputazioni: della spalla 3; del br accio 2; dell'avam.braccio 1; del pollice e delle dita 4; della coscia 6; e della gamba. 1n tutto 22. u Disarticolazioni : del gomito 1; del malleol.o 2 ; e di parte dell'ulua 1. « Vi sono state 27 es trazioni di pallottole, 2 casi di laparotomia, 3 su ture di nei'Vi e 6 casi di lega tu1'e di arterie. l pazienti in ~ casi di amputazione di coscia ed in 1 laparolomia. morirono •. Egli ha anche qualche cosa da dire s ulle navi-ospedRle; • È :<perabile eli ~ uella prossima g1·an guert'a che avremo in un chma toll>!rabile non si spenderà tanto danaro nel prov~edere costose navi-ospedali, poiché, quantunque esse siano mdubitalamenle buone in teoria, io stesso non so veder'e COme esse po,.sono entrare in una guerra come la presente, quando abbiamo gra ndi e veloci traspo r·ti per porta re a Netley malati e ferili. La mafrgior parte dei pazienti che da questo paese sono mandati in patria sono convalescenti e non richiedono i laboriosi adattamenti che esistono a bordo delle navi-ospedali. Il clima qul è cosi buono cha a ssolutamente non vi è ragione di spedire nessuno in lng hrlLerra finch è le sue ferite non siano praticamente ~uarile J) ,


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RIVISTA D 'IG IENE R. KocH. - Seconda relazione aull'operato della apedl· zlone per lo atndlo della malaria. - So)!giorn o nelle Indie Olllndesi dal ?1 settem br e al 12 dtcem bl'e 1899. Bat Avia, 9 dicembt·o ·1899. - (Dec,.tsehe medie. Woehensehr ., n . 5 , t• fP bbr~:~ io 1900). L e prime t•icerche sulla malaria nel le I ndie Olandesi fu· r·ono isti tui te nell' ospedale m ili tar e d t Batavia di r etto dal c ol ounello m edi co de F l'eyta g-, capo del servi zio sanitar io mil itare e ci vile, c oll'aiu to del m edico m il itar e, dot t. Kunst, e culla coopet'ozi o116 dei medic·.i loca li delle diver se par ti Jell' isola espl orale dalla spedizione. I l l'allo pt!r ò che, fi n da ll e pr1me osser vazion i, colpi mag. gior ment e i compo nenti l a spedi zione scientifi ca, fu c he la

malaf'ia tanto a Batavia , fJuan lo negli al tr i capoluoghi dell' 1sola ha diminuito mol lo nel la sua i ntensi tà in questi ultim i tempi . N ella stessa Bata via i n rutti, nel cor !;O di cinque set· timane non si pot er ono tro var e c he soli 30 casi di malaria i quali fosser o ad8 tti alle osser vazio ui che im por tava di far·e. Negl i ol tr·t o~ pedali come a Tijmahi, a Magelang e a Ocna· r ang dove e n tt·ov t~ n o ugualmente am malat i di rnallll'ia, se n l' tr·o var ono sn lo isolati ca ~ i caJ•attet•istici . I n l utti g li altri casi , e anche queS'ti non er ano numerosi, si t r ovar ouo gli i ndi vid ui o sotto l ' llzione del lrallumento chi niiiiCO, o giù gullrlli da vet'a ma laria, o s0ll'erenti ~ol o dei n :li•1ua l i della medesim t~ . Ev id<' nlil'<~ imtlln en te avvenne la dimi 11uzion P della malaria pel fallo che nelle tr uppe colonial i il numer o d t> g l i ammalati in questi ullimi 15 An lli discese a più del 50 p. 100. L a r ag ioue d i qu e~ to fa llo si deve i11 par·te ai mig lio r am enti igie· nici i nlrodolli , in parte al fatto chi! le J•eclute l e quali arrivano fr esche d11 ll' l~uro pR, i n luogo di e ~se re i nvia te i n s tazioni pal'li COIR r'mente pericolo!"e, ve n ~o n o inviate in quelle pi(t sane A lc un i opinano che l a d:min uzione della malaria n Bala\'ia sta do vuta al mi1-'d ior mnento dell' ucqua potabi le, ma se q u~es la ha avuto una decisa i111lueuza sulla quasi


RIVISTA D'IGIENE

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sco m parsa della dissenteria, non può certo averne avuta sull a diminuzione della malaria; basti a tale scopo cilare il fatto che nella piazza del porto, famigerato per la malaria, l'acqua fornila per mezzo di pozzi artesiani non è certo inferio r e pe1· qualità a quella del rimanente ddla città. · Fra le cause che contr:buirono alla diminuzione della malaria , il Koch pone la s omministrazione g ratuita del chinino alla popolazione. Dall'esame dei regis tri del magazzino governativo dei medicinali, egli ha rilevato che negli ultimi 10 anni sono stati somministrati ogni anno, in media, 2000 kilogr di chinino, e di questi la ma~gior parte gratuita· mente, alla popolazione civile, specialmente all'indigena. Per . tal modo innumer·evoli germi malarici i quali, per mezzo del trasporto, potevano divenir dannosi agli uomini sani, pote1·ono in l)uesto modo essere distr·utti. 11 mate1·iale di ammalati cosl scarso a Batavia, se non potò essflre adibito a ~tudi eziologici di una ce1·ta importanza, fu utilizzato però per la soluzione di un' allra questione, se cioè la malaria sia trasmissibile agli animali. Nell'Isola di Giava non è diftìc:ile il potersi procura re delle scimmie antropomorfe. Furono quindi usati per tali esperienzfl 3 orangutangs, 3 hylobates agilis e un hylobates syndactylm;, ma in CJUesti animali, non ostante ogni CUI'a, non l'u possibile trasmette re l'infezione mlllarica. Se dunque le scimmie antropomorfe sono totalmente ref1·attarie alla malaria umana , non é certo da ammettersi che ~li altri animali, più dissimili all'uomo, possano albergare nel loro sangue il para ssita della mularia in parola. L'uomo r imaue quindi l'unico ospite di questo parassi ta, un fatto che per la profilass i della malaria è più grande imoortanza. Dopo una lu~ga attesa, e visto che, art onta dell' incominciata s.tagione delle pioggia, la malaria non aumentava a Batavie, la spedizione lasciò il 28 ottobre que!'la città e si trasferì ad Ambarawa, località più malarica di Batavia, e della sede di un ospedale militare. A mbarawa tr ovasi nella parte centrale c.li Giava e ad essa sono congiun te due piazze forti, forte Guglielmo l e BAnjoe Biroe con una popolazione complessiva di circa 2000 uomini. Anche ad Ambarawa, ad onta delle più accurate ricet•che, non si poterono rinvenire che 21 casi di malaria , dei quali 11 erano casi freschi. E nondimeno in que lla località le condizioni per lo sviluppo della malaria erano favorevolissim e.


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RIVISTA D'IGIENE

Il distt•eno di Ambarawa che è abitato da più di 80,000 uomini si presenta come una profonda vallata di or·igine vuleanica,

circondata da monti, in fondo alla quale giace un'ampia palude di 4-5 chilometri di lunghezza e larghezza. Questa palude è qua!"i letlel•almente coperta da ri)(oglio se piante acquatiche, e dove ter·miua la palude naturale comincia quella arlifìcial~. cominciano cioè le risaie, le quali sono state stabilite anch" nelle valli delle m onta~n e circostanti , specialmente al monte Oenarang. La spie~azione della poca malal'ia in questa r·e g-ione così propizia ullo sviluppo della meJesima , consiste, secondo il K och, nella immunii.A più o meno completa acquisita dagli abitanti pel fallo di av er e già contratta la malattia nell'età infantile la ql!ale sarebbe più dispostA all'infezione. l n analogia quindi a quanto fu osservato neli'Arrica orientale, vennero f.saminati molti f6ociulli, sceglièn Jo per quest'os!'<ervazione un villagKiO situato, a gu isn di un'isola, proprio nel mezzo della palude. Su 86 fanciulli esaminati , se ne trovarono 8 con oar·assi1i nel sangue, cioè a dire i l 9,2 p. WO, e più pl'ecisam ...nle si risco ntrò il t6 p. 10(} di infetti ttl disotto Iii un ann o, il 4 p 100 in quelli al disoprl:l di un anno. Col faLl o di questa immunizzazione va d'accordo anchfol ro;;!"ervazione che le reclute l t~ qualr prov e n~ o no da questa reg-ione sono assai poco colpite dalla malaria, m entre quelle europPe e quelle che vengono dall'Isola Amboina, esente da malaria, difficilmente sfuggono all'infezione. Dopo tale interessante rrsultalo, le osservazioni furono estese ttnche a(l altri villaggi della pianura di Ambar·awa e specialmente ad un grande villa p;gio !JOSIO Al mar·gine im· m ediato della palude. Qui furono osservati 141 fanciulli, 18 dei quali con malaria, cioè i l 22 p. 100 (sntto di un auno '15,5 p. 100, al di!!Opl'a di un anno i p. 100). I n un allro villuggio situato a 1000 metri sul livel:o del mare e 5UO sopr a A mbarawa, sul monte Oenarong, su 189 fan ciulli e!'aminati, se ne riscontra,·ono 4:! coi par·assiti nel !'angue, cioé il 22,8 p. 100 (•1l disott0 di ur• anno ·H p. 100, l'li disoprA H,6 p. 100). Il t•isultato di que!'<te osservaztoni avr ebbe un gr·ande significato giaccl ,è, f'o m isctJ il m odo di poter si procacciarP in pochissnn o tempo una conoscenza e~atla sulla proporzioue delh:~ malaria in unll data popolnziorw,: e da una spiegazi one plausil,iJe del como i fan ci ull i europei uei tropici, dove qunsi dappel'tulto e!'<isle più o m eno lu malaria, va11no soggetti ad un'in fezione con siderevolmente gl'ave, ed hanno un catLivo


RIVISTA D' IGIEXE

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sviluppo, mentre i fanciulli indigeni che discendono da genitori immuni, pure incontrando la malaria, ne risentono meno l'azione dannosa sullo sviluppo successivo. Nella valle paludnsa di Ambarawa si potè cosi conoscere una popolazione stabllmente ~oggella all'infezione malarica e si potè metter'tl in rapporto cou quella esist.l!lte in una I'P.gione tl!'P.Ol.P. da mAlaria, la localita cioé detta Tosari n ella montagna di Teugger· alta 1777 mett•i. Recatasi la spedizione a Tosori il 26 novembr·e, prt'se in esame 82 far. ci ulli fino a 2 IHrni di età e in nessun o di questi tr·ovò par assiti malal'ici . Si trovò però un adulto, ammulato da i o giorni, con pll ra"si li, ma esso 12 g-iorni pl'Ìma dal pr·incipio della mala llia, er·a disceso dalla montagna ed a v eva passato la notlA a Passoer ..ean dtJVe la malaria è endemica. Da esatte inrormazioni risultò che in Tosar·i si avevano qualche volta casi dr mahwia, ma sempre in persone che discendevano nel piarro. Siccome por non si lrovar·ono in quest~;~ località zanzar·e. cosi fu provato che si aveva Ja fare con eondizioni analo:rhe a quelle ri!'contrale atL!·a volla nelle montap-ne dt:-ll' li~ambara nell'Africa orit:lnttlle. ossia di una r-egione senzH zanzarP. e senza malaria endemica, con casi a sviluppo SPl'l'adico. Era del resto st>nsi bile la differ enza fra le condrzioni del clima e del ter r eno nella montagna di Teugger e quelle di Ambarawa. Qui si avevtl una palude naturule e ar·tifìcral e e ;;i r·iscontravano molte zanzare, là un clima asciutto, ne;;suna coltura di riso, nessuna zanzar·a. A que;;ta llltrma (Jroprietà pi ullo~tn che all'altezza, pare dovuta la rttlancanz~;~ di rnalar·ia a Tosari. ~eiacch ~ nell'altra località di lJ-loe"po (JOS la a più dì 1000 metri sotto Tosarì, si ebbe ' 'ttualrnente un r eperto negalivo nell'esame dei fanciulli, e ;en ~he qui non vi è coltivazrone di rrso, e non vi é quasi uessur.a zanzara. Al ritorno da T osari, la speditione esaminò pure altre lo· calitil, come Oenarang, Ma gelon~r, Smclaglaìa e Soekaboerni, le l]Uali come stazioni per convalescenti avevano uno speciAle ioler·o>sse. Furono pure esaminati molti f~;~nciulli nei villag)!'i vicini al f't~mig ... rato Tandjnog Priok, ma il copioso matel'iale non v enne per anco osservato. SpecialtJ attenzione fu portata nell' esaminar·e fino a qual punto rosse vet·a l ' a~;serzione più volle manifestata che a Giava esistono località nelle quali si può avere assenza di zanzare, ma n ondimeno può esservi malal'ia.

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RIVIS'l'A D' IGmNE

A l.ale scopo !'u r ono pre:<e ampie i nformazioni da molli vecchi ed esperti medici, ed il colonnello medico de F1·eyt.ag fec:e far e un' inchiestH presso i m edici milita•·i. ma nessuno polé indicare a Giava un luorco malarico privo di zanzar~ . T ulle le precedenti notizie uel senso contrario furono constatate false, e la speJizione stessa nei di ve•·si paesi nei quali non dovevonsi ll·ovare che pochi o ne~su n mosquitos, ne potè invece, dopo b1·evi ricer che, r accoglier e un gran numer o f•·a ct•i i ~osp etli anopheles. L'unica località nella quale es1slonu casi di malaria e tuttavia mancano le zanzare, è il monte Teugge•·, ma di ciò si é par lato p1ù sopra. L e osservazioni quindi hanno completamente confe•·mato la sentenza: dove non oi .~ono mosquitos, non oi è metfar·ia. Quanto ai mosquilos, si trovò un ccpioso materiale; ma solo i n pa l'le fu ulilizzat.o. Pe1· ora :-i può dire che le specie di mos•1ui tos nelle Indie o ri ~>nlali sono moll e; solo di anopheles se ne Lrovarono almeno cinque spt>cie. F atta astrazione di alcune pocl1e specie di zanzar e le cui la•·ve vivono nelle Acque, oei di ntor ni imm ediati delle rASe, ls pr esenza d .. lle za nzare a Giava si collega colla di fftlsiooe della colltH"8 del r1 so. Pi ù si trovano abbondan ti i campi di ri so 11ei dintorni di un paese e più abbondanti sono le zanzar e. Questo vale quasi esclus•varoeole per gli anopl!eles. Non r iusci pt!r ò di trovare lar ve d i anopheles nelle risaie. come neppur e riu~ci nei numerosi aoophelcs e nelle a lt•·e zanzare l e q uali vennero pr ese in paesi malat•ici come a Tanòjong-Priok, di rinveni1·e i noti cor pi coccidiformi nello stomaco e i ~t>rmi fo leiformi nf•ll e glandul e del veleno. Essi manca r ono ancht> in qn egl i anopileles i quali avevauo sicu· r amenle succlliato i l saugue CCJII parassiti Jnala•·ici e segnalarni-!nle con form e o::e milunari. È da os:-ervaJ•!:;i ancora che nelle Indie o la ndesi non si trovò nes!';una altra fo r ma di malaria all'infuor i delle lre già conosciute : quart>~ IlA. le•·zana e tropica Fu slrSIIO però i l fallo eh~ la peJ"i.;olosa f t! l>bre dei li'C1pici fos!';e in pr opon.iooe mollo minore di quello che n elle altre re~i o ni tropicali, speCialmente neii'Afr•ca tropi caiP. Su 51 ca~i di malaria a Batavia e ad Ambarawa, si tr ovò l' 8 p. 100 Ji quaJ"t.ane, il 45 p. 100 di lerznue e solo i l !ti p. 100 di tropiche. Neii'Afr·ic.a MieJitule i1 1vece la tropica giunse all' 80 p. 100 e neii' Af••ica occiùentn lo si mostra anche più io pr eval enza. Nd dislt·etto


HIVJ ST.A. D' I GIENE

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di A mbarowa si osservarono frequenti s pecialmente le quar· tane. Di casi di emoglobinuria se ne osservò uno solo, certamente caus alo da una iniezione di chinino fatta poco tempo inna nzi. La relazione termina con un , rapido s g uardo ai sanatori più importanti i quali, in ordine alla loro a ltitudine, sono: Buitenzo: g a 263 metri, Oenarang st 500 metri, Salatiga a 580 metr1. Sockaboemi a G02 metri , Sindang laia a 1074 mt>tri, T osari a li77 metri. In nessuna di queste localita s i abbandona il mala1·ico alle sole risorse del clima, ma si tratta ene1·gicamente col chinino. Il prof. Koch si dichiara q uindi più che mai fermo nella sua convinzione che il clima alto non ha alcuna azio ne specifica sui parassiti d·~ lla malaria, ritenendo nondimeno i sanatori un' utHe is tituzione la quale può e-;sere di g ran vantaggio ai convalescenti di diverse malattie e agli abbisognevo1i di rip<'so. le . Lrt. apedizioDe per gll studl sulla malaria a Slerra LeoDe. (The Brit. M ed. Journ. , 14 ottobre, 1899. - Cen cralb. .fur Ba/der., X X VI Band., 23 dicembre 1899).

La relazione si estende s pecialmente sulla vita e s ui costumi delle grandi specie di anopheles riconosciute a Freetown come apportatrici della malar1a, s ulla possibili lA della loro dis truzione e sulla importanza scientifica della loro esatta conoscenza la quale comprende la spiegazione delle antiche opinioni sulla propagazione della malaria in ra pporto alle condizioni del terreno. Le indag ini biologiche della Commission e per gli studi sulla malaria si colle~arono infatti collo studio del terreno riguat do alle sue acque piovane s tagnanti. Vennero prese però io cons iderazione soltanto gli sta gni, da i piccoli di 15 pollici quadrati, ai grandi di 10 piedi quadra ti, che s i trovano presso le abita.z ioni umane o presso alle l'la lle dei bovini in viciuanzfl dei pascoli. Gli stagni più grandi i quali trovavansi assai lonta no dalle medesime, erano sprovvis te di larve di anopheles, e contenevano solo quelle di ~ ul ex. Si risco ntrò che negli stag ni prima nominati le uo va di aoopheles s i disseccavano quando il fon do dei medesimi era completamente prosèiugato. S iccome colle nuove pioggie, esse si trovavano negli stessi s tagni quali uova non svilup-


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RlVlS'l'A D ' lGI E :\E

pale, la Commiss'one argomentò che o le uova stesse avessero r esistito all'essicamento, o che gli anopheles cresciu ti nelle vici nanze, entro 24 ore avesl'\er·o deposto colà nuove uova. L'azione clell'essiccamento fu anche sperimentalmente in oitro. !l concetto for·mulato da queste osservazioni, che le uova non s viluppate resistono all'essiccamento o anche che gl'insetti svi luppati sopportano nei tropici l a stagione asciutta, chiarirebbe la permanen te esistenza di questi ano pheles in una determinata località. Solo in vicinanza delle abitazioni dove aggl'insetti sviluppati è data occasione di nutrirsi succhiando sangue, si trovano i piccol i stagni come luogo di sviluppo degli anoph eles. Non sempre per ò sono i ndispensabi li qu~ sti depositi d'acqua. Nelle baraccl1e ad uso dei malarici a Wd ber·for·ce, gli anopheles furono riscontrati par·llcolarmente obbandonati senza che si r iscontrassero gli stag ni ; in questo ca~o si presunse che il loro sviluppo fQsse d1peudeute dalla ri cca vegetazione Gli anopbeles si lasdarono completamente distruggere col nettamento degli stagni e coll'iooliameoto del loro fond o. Il miglioe mezzo però per la loro distruzione sar·ebbe di mp'3rlir'e l'abbondante formazione degli stagni con un completo drenaggio del suolo. I n considerazione di questi f11lli fu in F r·eelown a~giunlo all'utlìcio m edico coloniale un personale già eser citato, addetto alla pulizia stradale. Il dott. Strachan a La ~os dimostrò che la vita e i cosLumi •J egli t:tnophelès a Freetown sono i m edesimi che ne~l i altri pae;;i tr·opicali. Gli llliOpheles inviati Ja lui a Freetown fur ono tr ovati id ent1ci a quelli locali, co me pure quelli trnvati c!al dott. \Vigg lesw orth in Opobo. Ambidue gli osse1·vatori notar·ono la r eln<:ione fra gli anopheles e la malaria locale e la Commissi one acce ttò i ris ult~:~li delle loro osser vazioni, che cioè due specie di An o ph E'Ics sieno gli ospiti intermedi della malaria dell'uomo. L o s vJiupparsi degli An opbeles solo negli stagni più piccoli, pluviali o pantanosi, e no11 nei più grt~ndi depositi di acqua stag nante dove albergano cui ex, va cf accorJ11 col la più. r ecente o pinione elle la malaria si prt!senta solo nelle acque dPI te1·r eno stag nante, che la m alaria, nel suo progressi vo sviluppo, é dipendente dalla presenza, di acqua e che la m edesima per mezzo del drenal!gio localE', anche se non é molto profondo, può esser e localmento ri mossa.


RIVISTA D'IGIE:\E

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Il modo d'infezione del la malar ia é d unque cnsi fHtto che il geeme malarico vn da uomo a uomo, trasformHIO dal suo· ospite intermedio. l' anopheles, il quale t•er cO" Ì dire. germiua dal terreno ect anche dalla terra srnns;:.a in s~guilo a lavort. col formarsi di piccoli sta~ni. Perché poi anr lle nt>lla t erra lavorota possa un gt•an 11umero ,J j uomini inftJtlarsi di malaria, basta che dn altr'i paesi infelli siano w•nuli uomini ammalali dt malada o di r ecidiva malarica. In quanto alla questione se anche i c ulex sieno :.rli Mpilì intermediari della malaria, es~a nel breve lentpO degli e!'perimenli. non potè esset·e decisa. La r elazione è acco mpa~nata da un jnci!'ione t·appresenlaute gli Sta(lni da anophelc.~ (anoph eles-Pfiitzen) tl Gt·assfì eld, un :;;obborgo di F ree town nella 11uale si lta nn· idea della l'icca vegetazione ci i que.i paesi, delle cos·, delLe case di di &ambou, o abitazion i indtgetw, e de:.rli sla~ni dove si sviluppa la vita dell'anopheles fino allo !'lato di in ~euo pe1·fetto.

te. Prof. ANGELO Cst..t..l. - Blcerche sull'immunità dell' Infezione ma lario a -(A nn ali d'in iene spr-rimen lo l!!, vol. l X (nuova st-rie), fà scicolo III, J8U9). Il t hiaro autore, in queste imporU:tnli ri cerche, ha studiato l'immunità dell'infezione mfllari ca ed ha sutldivi::;o l'argomento in tre parli: immunità uaturale ; imrnnnitil con>'ecutiva alla malattia >"Off~rta ; immunità a1·tifkiale. Immunità n.aturale. - Da notizie !>loriche ract:olle da Lind e Pringle, Bnudin, Laveran. Hit·sch, Coli11, Tommusi-C1·uòelj, Maurel. Welch, Plehn e Koch, <:onchiude che, p6r eonsenso

1nasi unanime deoli a11lori, nessL~na ra.o;a., neppure quella nera, ha per sè un'immunitt:i eonr,enit,, o ereditaria oerso la ntalaria; però così la nera come la bianca pos.~on.o più o meno adattarsi a resister/e. Nella carn pttp;na di Roma popolazioni diverse lottano contro

la malaria. Fra es!:'e una colonia di veneti, varie colonie marchigiaoe e la colonia a::rri cola raveonate, resistono meno contr·o la malaria degli abruzzesi, dei ciociari e degli indigeni. Gli abruzzesi ed i ciociari si difendono dalla malaria riparando:;i di sera appena finilo il lavoro ent1·o cnpanne di paglia, in mezzo alle quali accendono fuochi pei bisc gni domestici


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RIVISTA D ' IGIEXE

e poi si cor icano. Così il fumo del focolare 'discaccia le zanzar e e l!li altri i nselti aer ei. Gl ' in d i ~e ni poi abitano sulle pi ù alLe montagne o colline sovrastanti alle pianur·e malari che, ove non si trattengono generalmente di sem e di n olte, e molto pr rma del tr·amonto del sole cessano di lavorar e e r itornano sulle lo ro altu r e. Nellll popolazione incligena del la palude ponti na e dell' A g r·o r omano, colla cooper azione dei dollori T osti E' Ma ~gi, l'autor·e è venuto in conoscen za che io luoghi di m:i l ar·ia, anche gr·avtssima, v'hanno ind ividui che ne sono naturalmente imm uni.

La loro irnmrmità in alcuni rli lfllestì jortunati sembra ereditaria; in altri no. J>er tutti e certo c:Ile non di,; ende da abitudini e costumi di nita; ,çi può dire anz i che si mantiene ad onta d efili stra,Jaui, del laoo rn ecce8Sioo, dell' alrmen taz ione scarsa, e ad onta delle punture d i zanzare, con tutta p ru!Jabilità. malariclte. DuntfW' si deoe trattare d'una oera e propria immunità Or fl anicu. Per co noscere la natn r a intima dell ' •mrnunitil in nculò ad un i urll viduo 111 due volte e a di stanza di 17 g iorni 1:35 cc. di sier o colrJ t'ato per emoglobina ottenuto dA cinque uomini di Sezze immuni, e suC<'PSSìvamen te il sangue contenente pa· rass1ti della lebbJ'P terza na; e dopo 6 gior·ni J'incubazione sopr avvelllw l'ebbr e con r·eperlo cnr HlLéri sl ico del sangue. Sicch è non nel Ste ro e non nei glob uli del Sfln{J!te che si

possono rlisso/oerc nel .siero, .~i rie!{re _finora di m ettere in eoiden•a principi im nwniuanli contro l'infc•:oione rla mala ria. lmmttntlà con secutiva alle m altLLtie so.fJ'et·te. - L 'autore r iporta >:u lole arg-om ento 5 stori e cli niche, dalle qual i risulta evid enle111ente che l'imm unità consecuti va alla mnlatti a sofferta si rA ggin nge per· lo più passanrlo altra verso Alla cache!':Sia paluslr·e, llllora a n<:he dopr' un' m fe~z iou e acuta di br·eve durala : e!':sa é i ndipendente dallll cura l'atto o no col chinino, ed ù sem pr·e meno stabile e d u t·atu r~:~ di quella congAnitn. A) Genesi della deferoescen;a je/Jin•ile. - L'autor·e i n'>· cul6 rl !':l('r O di Sllllg ut>, r·acc.ol t" nell'inizio della ft'bbr e, a picc(,Ji bnrnbini P non ottenne aiLt·o ch e una lieve elevazione di to>m perolu ra, che >:i ha pu r·" rnoculanrlo u r18 cer ta q uantilA di siero di per so nn !"An a. DUII IJ tU: toss rna malarica pirogena non si è f'Otuto fino ra ,funo.~t rare

nel sangue di febbricitanti .


RIVISTA D' I GIENE

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Anche i globuli r ossi di malarici febbri citanti disseccali, polverizzati e disciolti in soluzione fisiol ogi ca di cloruro di sodio ed inoculati nel san~ue, non hanno pr odotto c he unn lievissima elevazione di temperatura. Dunque nemmeno dentro i globuli si può .fino ra d imo.~ t rare

'tuesla tossina maLarica pirogena. Usò pure l'autore siero di sang ue ottenuto durante la defervescenza febbrile con pi ccoli salassi iudividuali in malarrci ricoverati all'o!lpedale di S Spirito, e lo inocu lò a scopo immunizzante ed a scopo curativo in 4 malarici, ma S••nza alcun esito, e conchiude quindi che n è principi imnwninanti n è pr i n·

cipi curatici si p~s.~ono, per ora, mettere tn eoiden;a nel siero lli sangue dei malarici du rante la de.feroescenza r~&­ brile. B) Gene.'li d ella guar igione spontanea. -Con quAttro salassi fatti a quattro guarit.i spon taneam en te d'infezione malarice estivo-autunnale, ottenne l'autore del siero, che inoculò ad un individuo a l<Copo pr evenli vo, ma l'iniezione suc;c~ssiv a di sangue terzanario primavel'ile pr odusse febbre con r•,•perto parassitario caraltPr·islico. Cosi che dunquP, conchiucle l'autore, nè la geneRi d Pila febbre. nè la sua defe roescen~::z, nè la gua r igione spontanea dell'i,n(e~ione malarica, si flOSSono fino ra Sfliegare secondo i

princijd dellrL :;:ierott:rapia. Immunit a artificwle. - A) Con iniezioni soltocutAnee di sangue deflbrrnalo di vacca malata òi malal'ia bovina n ~m ottenne alcun'immunità, poicltè l'individuo, inocula1o succes· siva10ente con sangue di malaria estivo-autunnale, ebbe l'ebbre e reperto parassilal'io caratter istico, e conchiude l 'autore che coi pi'Qdolti morbosi delLa malaria booina n on si puo immu-

ni•:are l'uomo della xua malar ia. B) Con sier o di sangue di bovini immuni 'della lor o mAlaria inoculò 60 persone, provenien li da luoghi sal u ur·i e condotti a colonia in l uoghr d'aria cattiva, però le iniezioni non ebbero alcun'efficacia. npoterapia preoentioa. - Con tecnicn per·fez.i cmala pt·e· parò dal(li or:::ani dei bovini e bufalini della cam pagna r oman11, che sono im muni delhi malal'ia della lor o specie, succhi di milza, di midollo r osso delle o~s a , di g hiandole linfatiche, di gh1andola pancreali ca, di cervello e li inoculò a vari individui, a scopo prevenllvo, ma senza alcun'etlìcacia; e quindi conchiude l'autore che nè il .~ie ro di sanyue, ne i


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HlVIS'l'A D' IGIE:\E

SII ech i dei principali

or!7ani rli animali immuni della loro malaria conten{iono principi immuni:.zanti della malaria umuna. In quesli esperimenti trovò un indiv1duo immune

alla stes;:a malaria spe1•imenlnle. Pe1· ùimn;:trar e poi se i detti sucl'i1i contenessero principi curativi, inoculò il succo di milza ad allrettnnti individui maIali ri ~pe Ltiva 1nente d1 qual'lana, di due terzane doppiH pr im averi li, di tel'zana doppia estiva e di subcontinua e Jl succo di ce t'vello ad un indivuluo atft>lto da terzana estiva. Nelle febbri ~ t'avi l'esito fu del tutto nep-utivo; nelle febbri mili il StH·co di milzR non ar!'estò la quartana, af!l fllvo r evolmenle contro l e due l!•r zan e primaverili. Nota JH~ t·ò, l'au· lore, che qursle pos"'ono con faci l ita, f(usr1re spontaneamente. C) l mmun •là per mezzo di .<ostan;e medicamento.~e. L 'autore lta u:::uto a l fll ~ scopo l' jnduro di potassio, il bromuro di potassio, l'acido fenico, J'autipirina, l'acido arsenioso, la fenocolla. i l tu rch in o ùi m etilene medicinale, il chi ninsi ero e l'e:.tdt i n i na. Dalle l'atte esperi enze r isulta che l' joduro di potassio e l'antipirina hanno avuto ri !>ultato profìtalLico una volla neg-ativo ; il b•·omuro d1 potus~io, l'ai'SM ICO, la fen ocollu una volla !JOf'itivo e una volla negAtivo; l'acido fenico una volta r isu l· lato dubbio. L' ~uclun i na io vece ha potuto preveuire la quartana tl la lerzana primav e1·ile, il tur chino di meldene per due volte anche In terza11a esliva. Siccllè, di tulle l e predPlte sostanze m edica mf'n losP, l'euchinilla e il tul'chino di metilene medicinale spi e!'ano la migliore azioue prafilattka contro la malaria sperimentale. Conc/u.~iont . Alcuni individui sono nat~tralm ente imm.u n i dal r i r~fe:;ione malrl rica, anche !acldove q ue.sla i n.flerisce di piti.; altri sono immuni pure dall'infe::ione stessa sperimentale; e v'hanno eziondio deyli imm11ni t"'r un'im.munua .-tcqllisi/a rlopo aver ~offerta ql).f'Sla malcttia. Il meccanismo eh stj[alte immunità. non si spieya sinora coi pr incipi della sieroternpia, non e.çsen<losi jinO!JIJi potuto dimOiilrare ne tOSI<ina nè antitO!ISina in qnest'in.feztane. Cn'immcutiz{l (!rtijiciale COilt ro la ma/ttria sperimentale non si ottiene ne coi prorlotti morùos1 tlr>lla malaria d'altri animali, n è cd .~iero di .~(l n yue o coi succll i di o,.gani di animali immuni dallCL loro malaria, si può incece ottenere con dosi elevate e protratte d i euchinina Oftpure ti i turchino d1 met1l•·ne medicinale. C. S.


RIVISTA D' IQ1EXE

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P ro f. s,, V ERto SANTORt.

Bloerohe aulla malaria. nella provlnola dl Boma. nel deoennlo 1888·1887 . - (An-

nali d'ig iene sperimentale, vol . I X (nuova serie) fascicolo III , 189!1).

Annualmente muoiono in I talia per malaria '15,000 persone; e ritene ndo che su 1000 maloti ne muoia no 8, si ha un totale di due milioni di per;;one, che ogni anno sono colpi le da febbri malariche. Nel Lazio, e lle ~ode il triste pr·ima to, su 100 persone t•icoverate negli ospedali, c irca 45 s o no aiTetto da malaria, ma negli O!<pedali di Homa si ha appena il 25 p. 100 per de tta infezione, pe rc hé la cilla è poco o punto esposta alla influE:- nZii di questa m alattia, e quasi tutti i malarici ricovera ti nei s u <•i ospedali ~rov engo n o dalla camJJilgna. Nei cinque circondari s i o ll,..tme la s erie segulìnle: Roma, 2,05 p. 100; V1te rbo 2,07 p. 100; Frosino ne 2,45 p. 100; Civitavecchia 4,85 p. 100 ; Vallelrr 7,57 p. 10U; m eùia di tutta la provincia 2,8:2 p. 100. In alcuni c omuni la m edia onnua fu superiore a IO; nel circondario di Roma e bbero tale med ia: Lepri gnano H ,30 p. 100 ; Homa- suhurbio e zo na d i bo nifica dell'Agro romano a des tra del T evere 17,00 p. 100; a s inis tra del Te,·ere '19,00 p. 100. Pel' l'Agro romano la media uppros· simativa è d i 20 a 40 p. iOU. Nel circ o ndario di Civitave cchia: Cervete ri 10,40 p. 100; Montalto di Castro 3i ,05 p. 100. Nel circondario di Frvsinone : Rocca gor ga 10,77 1-'· 000; Vico nel Laz io 19, ~2 p. 100. Nel circo ndario di Vell e Lri: Norma 13,00 p. 100 ; Bassiano 17.56 p. 100; S ezze 18.38 p. 100; Cisterna di Roma 47,62 p. 100; Sermoneta 81,45 p 100. Nel circondar·io di Vil erbo: Artena di Cas tr·o 12,30 p. 100. Riassumendo l' importa11te studio sta tistico, l' autore conchiude: l• che la malaria nella provincra di Ro m a è una m alattia la quule, quantunque presente tutto l'anno, pu6 nondimeno divider·si in due periodi oeltament.e disti nti, e cioè: un pl' r io do endemico dal gennaio alla prima decada di luglio, ed uno epi· demico dalla prima decade di luglio a tullo il mese di d icembre; 2• c he nel periodo endemico la ma laria è mite, l1mitata a pochi casi e con un deco rso regolaris!'imo;


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R IYl':>TA BIBLJOG.RAFl CA

3° che noo si ossm'va, o é appena accennata , un'epi detoia primav eril e; ~o clu• il pet·iotlo epidr mico incomincia. sempr•e subito dopo la prima decade di lu~tl io ; il che non può m etlt:rsi in r appor to né cnn lenom ·~ u i clt matolugici. n i> con altri fattor i fi nora conosci uti; 5' che nepp111·e la ma!!gicwe o minor·e gravi la della epidemia malar ica uuò esset•e cngli si essi fattori messa in rapporto; 6' che l e piog~:i e che si V•' t' il ica"o fra !"agosto e il settem br e non hanno aGcuna i ntluenza sullo svi luppo delle febbri pt·im itive, potendo a l più avet·ne solo su •ruelle r ecidive. Il lavor o é Adorn o di ci nque ta vole gr alìche, in cui l'autore m ette i n r~t p po r to ri i decade in decadé e di anno in anno il numero delh febb t'i ., rl isltnte i n malariche e perni eiose, co n la quNnli ta di ptogg ia e di nevf'. Il lavoro è pure corredato d1:1 una bella c arla geog r afi ca a colori dèiiA f.li'O vi nc ia dt Romo , disPguala ~econdo i r isultuli dell'i ntensi li• malar ica nel d e ce ~t ui o 1 ~88-I 89i. I n qu t>sla uwo la i l cenl t'O di Rotna !'i veda quasi immune, la zona del subur·bio m ed iocr emente infl'lla e queslo poi avvolto i n una v astnssirna zona d i malariA intensa, che da M ontero tondo si es tend e »I la ftlCB del Tev ere ~ dnll'l sola Far nese ai comuni di Dt'Ci m u, Ar.!ea, C'lt'ano, Ctsl erna, Sermoneta . A l tr a zont1 di rnala t'io i nlen,.;a è r appr esen tata dal comune di M onlallo di Castro. C S.

RIVISTA BIBLIOGHAFICA Do l t. I. BERN EI .\RO. - Gli infortuni della montagna. nl 81\llll le pr 11tico ad USO degli al pinisti, <Ielle g uide e dei port.ulor i, con 55 ln voi c> e 173 ligure d tm ostrati ve. T r'aduzion\< con nole E'd ag!!i un te del do l t.. R . CuRTI. - M il l1 no, Hoepli, WOO. L. 3,50. Con que~to libt·o. che acc r ·•sce la seri e dei manuali H ocpli, l'A. , in form o piana e conci sll e adu l ta alla i ntelli genza di tutti , espone l e no t·tne da seg-u ir·e i n ca!'i tl'illforluni in m on1 1\~IJA, valend osi An che dt>lla l un(4a esperienza pr ofessionale q u~:~le t';:;ereente do anni nell'alta En ~au i n a . Con un bagag lio


co~om:ss1

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curativo minimo (tenda, eale na, e e rollo, iodolo. lano lina bor ica, suulimato cor·rosivo, l:!'ullape rca laminata, s pille di sicurezza, rorbice, pinza ed e ssenza di me nta ed a!lsenzio), l'A. insegna a far fr·onte a tutti g li accidenti pos sibil i. Pregevoli s ono le note e le a ggiunte d el tradullore per· la pralici la C\On cui s ()nO redatte. Il manuale, corrctlato di numerosissime fì f!ure dimostrativE', Aarà di mollo vantagjliO alle pers one per le fJUali fu redatto e potra essere assai giove vole a i nostri urRcrali alpini, ai qua li lo racr.o mandiamo parendoci ch r! ragg iun~a egregiamente lo sco!•O pretìs:>O"'i.

CONGRESSI Oongreaao contro 1& tuberooloal. P er• rniziotiva d t' l Comitato napoletano d e lln Lega contro la tu bercolo~ i , questo COrt fott•e s"o, d el quale S. M. lu Rt>gina d' Italia s i é de~ nsla ac.cettllre l'al to patronato , e C' h e saril pre!lreduto .ta S . E. il minis lro Baccelli, si terrà a Napoli dal 25 a l 28 apl'i le p. v. Un Co mitato .. serulivo, di cui é prèside nle il ;oenotore pr·o· fessor Errico De Renzi, pr·ovvede a ll'organrz zazio ne del Congre"so, i cui lavori sara nno intec;i a r isolve r·e i gr·a vi p robi E' mi sciPnlifìc i e 1 eco nom r co-socit~ l i , eire s i riferi'lr·o no alla lubPr·r•olMi corne malallia d e l popolo. Il Cong resso s ora diviso in quattro !WZio ni, al c ui ordiname nto pr ovve •lo no !<pe ciali comilttli d i clin ici c potnlogi: s ; zio ne l . - Etiologia e profi lassi: p r o f A. De Gio vannr, pres idP.ntc; prore~sori A . Mur·ri, L. Armanni, A. R iva. L .. Giuflré, V. Oe Giax u, A. Di Veslea, A. Ce lli, L. ' MAnfrerlr. F. F 1-ole, G. Za::ori, T. de Bon is ; prof. L. Lucatello. segrt•tario · . ' ~ezrone Il. - Patologia e clinica : IH'Of. E. Mar·Rrtl iano, pre s ~dente ; Professori C. Uuzzolu, P. Grocco , O. vo n S chr•iin, G . . Brz?ozer·o. A. Muffucc i, S. T ornA selli, G. Mya, E. Mol'chrafttv~, P. Ca-<l1·llrnn, T. S f' nise; prnf. V. A ~roli, s<' l! t·etario ; Sezro~e. Ili . - Terapia : pt·of. E. r>e Henzi. pr·c~idt•nte ; pro fPS-"Ort E Gulvugnt, G. B. Que •r olo , V. Pflle lla , V. Cerve llo , C Bernnbei, G. PdLet'uli, u. Gobbi, L Oevfllo, pr·ofesc.;o r A. Ru bino, se!!retc~ri o ;


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VARIETÀ

Sf'zioue l V. - Sana lo r•t' : ]·rof. D. Ca pozzi, l'r esiùente; pr ofes:;or i C Forla11i ni, G. Hurn 1no, C. F .~ cte l i, L. V anni, B. Siha, A . Ro vi ;rl ai, H. F ... Jel ti , F . Fazro; dott. ·"'. Cantani, !iegrelfl!'iP. Pos"ono pr ender par te al Co ug r e:S"O i m edid, i naturalisti e g l' i n ~t'J.! Iler· i ~ !lnita n , i soci del lè Le ~d ~t• i taliane ed ~>slere contro In l ub e r·co l o~ i. e·l anclw i culto ri delll} :;den7.e soci ali ed i li lnn l rn pi, cile ne l'ac ·ia no dormmdA All'l p r t> ~ id P n za. La quota d' i!<cri zionP. é per· tu lli i lld i~ Li ntarne11 te d i l ir e 20 Essa dé dmlLo ad inLer•veni r e aiiH s.... tu tl' del C< li i J:\Te::<~o . a r ice· ver e la lCS!<er·a ed i l di!':tinti vo ct ... i •·nn!{r l'ssr,.:ti, il volume degl i A tlr e t ulle le Hllr e pubbli<.:A7.ir)ll i di occa!<iOrre, a godere dpll b r iduzi<,nr ~ u llc lirH'O ferTovia r i• • e di rrA Vi )!fiZ io ne i la· lian c, dei fe!<r eggrarnP rrli e d••i lu f!:Ìle a Pal t> J'rno, a Pnm pe1 e nel gol fo di Napoli e di tu tte le ol tr·e "l..!evolnzrnui c ile il Com itato pnt ra ottenere per· i con greS!<i !<li . L e Sif!IIOr·e o!Pi cong r essi::-Li polmn11o rnter·ven 11·e comP P<•rtecipanti al Co n g res~o ver~and o la «le"!':a f!UOLa di lir " 20. L e iscr izi(l ll i s-to no apel'l e fi n cl't n·a P sr r icevnno alln se· ~relo · l'ia dt~ l CcH nitnlo m·lla Jfi cl111ica medica (ospt>dale di Ge~ù A ;'vi ar ia), ovv,.r o all'uffi cio ci r redu7.ione •lei giol'nale L' r1 rw medica, OJ'lo{O tr o ufficia le d t:' l Cong r esso.

I oongresli medlol dell'avvenire. N tdi'Hnntinertza di un nuovo co ng r·..sso m edrcn in ter'IHlZÌO· oale e> CJ Urndi di nuove intet·rninAbi li cnn f,• r enle, di nuov i bancbPJ Li . di nuo vi br·rntl isi Ì llne!!gìn llli Al pr ogresso, all' u· n i or~t• delle fnr•ze inlel lt> lluulr, Al roi'log no dr co rnlm l l ivi rù contr o la co" tonte e cr·es(:iuln i n,·asio nP. dei rno l'bi, ,\ t0r nata a far capolino l' ìdPa dr ura li n!-!unggio sci l-'lllltico urLi v€'r sal a, eire perrrw lla a tutti d i pr PndPr e una pa r te m eno i rn pi'Ofìcua a f)uesta g r u 11de ft> sla dell' i ng•·gno e del la vo r·o Si ritiene dtt tal uni c h' es:<a sia de::<l tnala a passH re all o ~ lato di r ealtà, m a non bi::ng-na dassrmuiA r·si eire per ora siam o bPn ! ung i ci el pOLI-'rlo spern r·P, e che anche per u n lontano, l oni ArH ssimo avvenire g-l i OSlacol i arptHi SCO!lO ùeiJa JlliiS~ ima i m portanza, per 11 0 11 di t' C i u.:;up•3r·ahi li. T utti color o eire hann o assi::;l i lo ad un con~resso , senza capi re l ·~ lettu r e ch e vi si fa ce" ano, debbono cer to aver seo-


VARI ETA

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tito la necessità di questo linguaggio comune, specialmente quando hanno visto salire e ~ce nd e1·e dalla tribuna qualche luminAre della scienza con tanta soddisfazione e godimento intellettuale quanto ne potrebbe provare uno che vedesse un quadro o un a sta tua già imballati per esser e spediti. Né alcuno d'altronde può disconoscei·e i benefìcii che si potrebbero avere dAl com:pgu1meuto di questo ideale ; ma come rag2iunge•·lo1 Quale sarà 'luesta li,.gua universule 1 Il progetto di cuniare ~:x nooo una lingua internazionale, una specie di oolapuk scientifico è, qua~i per unanime consenso, rla scarlarsi a priori, nott fosse altro per g li inutili tentativi fatti dui sostenitori del oolapuk comune. Scegliere una delle pr·iocipali Ji11gue viven ti. inglese, tedesca, francese, ru~sa, ital1ana, spagnuola, non ha maggiori probabilité, perrhè ciascuno lrove1·à piu facilmente general izznbile la prnpria e, quand'an..:he SI •·iuscisse a far tacere il sentimento di nazionnlité fra le nazioni di razza latina, e queste si accordassero nella l'Celta d .. lla lingua f1·ancese, ritenuta dalla mAggior pa1'le cnme la -più facile delle tre, non S81'ehbe certam~nle possibile acco•·du1·e su questa scelta gl'inglesi, che hanno in lot•o favore la mAgg iore genel'a lizzaziooe delle lor·o lingue, nè i tedeschi, i quali tengono immensamen te alla gravità scientifica del l nro idioma. Si è pensato, per non ur tare qut!sta suscettibilità, di l"ievocare il latino o il greco. Il primo, già proposto qualche anno fa, non incontrò il favore dei più. Si sper a og-gi che il secondo possa avet•e maggiori pr·obabililà di riu scita; perché il pubblrco medico vi ba già una ce1·ta domestichezza, essendo di origine greca la maggior par·te dei termini scientifici usati in merticina. E gli entusiasti lo sperano possibile in un prosl>irnoavvenirel Esper iamolo pure l E speriamo di poterne cogliere anche noi i frutti so:;nali l Sa1•é una ver·a l!ioia passar~ da un'affuticante miscuglio dei più svariati itliomi ad un tt·anquillo ripo~o della mente deliziata ad ascoltare in ~reco le dotte PlUCUbrazÌOilÌ dei grandi p8lologi tedeschi, degli 8UUaci c~trurghi americani, degli italiani sommi nell'a•·te dia~no­ sllca, dei famos1 i stologi ru ssi e degli inglesi meritamente ~nosciuti maestri d'igiene. Non più saremo obbli~ati a lomblc~rci il cervello con mintelligib11i linguaggi : non più un S8pt~nte tedesco ci trascin el'à attraverso l' intricato labirinto dei suoi interminabili periodi l etti cosl rapidamente da inf~rocit·e il suo migliore amico: non più un nervoso cultore dt nevropatologia indUI'rà nel suo uditorio uno sta lo oevra-


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VARIE'l'À

stenico dato dallo sforzo ment.ale necP.s!'ario per interpretare il furore dei ge~li, coi quali S!Jera ùi convincet'e alle sue idee della gente che non lo capisce. O~ni confer enza sarà un simposio linguistico da Lutti capilo e per meglio furci assaporare queste reste, i devoti internazion alisti ci ammanniranno, tra un congt·esso e l'altro, un giornale medico scritto nella classica lillf!"IIB di Omer o, e cosi, se il granrle clinico di R oma avrà pPr tanto tempo sognato inutilmente di rivivere la vi la dell"uròe antica, 11oi ci troveremo, senza volerlo, trascinati ai fortunati giorni in cui Atene e Sparla fiorivano. N aturalmente anche i congressi nazionali e t•egionali si dovranno t ener e in greco in modo che adagio adagio l'educazione scientifica e lin~uistica dei mctlici porter à al conseguimento di questo ideale, e allora l'ombra d'lppocrate alegger a sorridente nella aule dei congressi. fiduciosi che tanta seriela di prop,•sitl possa condut•re alla soluzione dei ptù grandi problemi della vita. Ma non hanno pensato gli illusi che un uomo di scienza è cosi immedesimato nel suo lavoro di non poter studiar e il greco c rend er sene padrone in modo da pal'larlo? Eppoi, for se rhe chi so par lare trovasi in gr•ado di assistere ad una l ettura, segUtrla in Of!ni sua parte ed afferrarne tutt.e le iJee? Succede t.al volla che una so la parola non capila fa perdere tutto il fìlo del la lettu r a, sin per la sua importanza e la sua ft·eqnente ripetizione, sia perchè la m ente di chi ascolta. lavorando alla comprensione di quella parol a, non seg-ue più l'nratore, che naturalmente pr osegue dl'itto nel suo ra g;ionamento. Chiunque abbia studiato una lingub. deve con· fessare che occor-re una persistente applicazione per riuscire a parlal'la; e ciò si ottiene gener ulmente facend o uso di poche centinaia Ji vocaboli d'uso più comunfl, mantenuti nel gran ser batoio cerebrale dal frequente leggere o parlare. Ma quanti in tali condizioni saprebbero seguire per intero una conferenza dutla rapiclumenle, sopr a un argomento, di r ej:rola, oscuro, e n t·iLla di deliberalo proposito in uno stile che pet· par .. re ;::cienlifico è bene spesso inintelligibile anche alla lellura la piu pacata? Qua nti invece non hanno tt•ovalo spesso incompr ensibile per intero anche unu confeeenza fatta nella propr ia lin~ua? 0Ye poi si B!l~Ziunga a lutto ciò la immensa val'ieta di pi'OilUIH~ia clte si avr·ebbe anche per una stessa lingua, ci surèmO faLli un· idea dd la confusione grandissima che dovt•ebbe venirne.


VARIETA

223

E tutto ciò per una lingua qualsiasi: ma per il greco ! Tutti che abbiAmo falli gli ~tudii classici sappiamo per prova le insuper abili difficoltà inconLrale nell'A.nabasi e nella Ciropedia, e dobbiamo quindi peusare con raccapriccio quante mai dovrebbe incontrar·ne un i nsigne pa. tolo!!'o che volesse rare la sua comunicazione in questa lingua, quante di più chi volesse a ~co llal'lo. PeJ:t~io poi per· le discus.,ioni: rischiPr·ebbe l'uomo della scienza, che hA sudato sul tavolo del gabinetto più ehe sopra il vocabolario, di essere sopraffatto da un altro qua~i profano dell'argomento sol perchè più conoscitore della lingua. Ma la questione e assolutamente oziqsa: l' interPsse e l'utilità di un congresso internazionale non con~istouo nel sentir leggere conferenze, che possono esser· meglio digerite e selezionate nella quiete dPI pr·oprio studio; selezrone di massima necessità per chi non vuoi perder e un tempo pr·ezioso, sapendot>i per esperienza come cer·te r.ullità amino di metter~i in m ostra io occasione di congressi corr letture e comunicazioni il cui valore é al disotto dt>l zer o. È mvece di capitale importanza l' olmosrera stimolante che precede e circonda il congres~o: atmosfera che é sti~olo a produrre per chi, entrando nuovo nell'arringo Sl'ienlt~co, cerca di procacciarsi una fama ; atmosfera che è ~ti· molo per chi, avendo già una f~Jma o!.'sicurala, sa che il pubblico medico ospetla da lui la rivelazione di un qualche mistero; atmosfera, che durante i l congresso dirozza ecl affina .''.anima dei convenuti, facendo lor·o conoscere .nuovi uommr, nuo,·e idee, nuovi istrumenti e nuovi o::pedah; che fa ~e~tire più degni di appartenere ad una casta, la quale l> t.utta rntent~, anima e corpo, a sostenere i più du r i sncrificii ~n pro dell'umanita; che r ende orgogliosi di vedere come 111 tutto il mondo gli scienziati camminano di pari pas~o, cono~cendo gli uni ciò che gli altri producono e dandosi frat~r·namente la mano per superare difficoltà ~>d ostacoli altru~enti insuper·abrli. Not dobbiamo vedere da vicino i gr ondi uomini, In cuj influen.za stimolante é di un alto significato. La luce di questi gran.dr fari luminosi si spande in tutl(J l'ambiente, non tanto per .' loro scr itti, quanto pe1• la loro presenza in luoghi, nei quah la lor o influenza e personalmente sentita. Chi avendo assistito ad un congre!lso può dimenticare la figura paternamente bonaria di Virchow e l'occhio lampe"'"iantc di Guido Baccelli 1 Trovar~i fronte a fronte con u~~ini di questo ~~; tw~ Otc;;~l


224

NOTIZIE

stampo; fa l'e la pe1·sonale conoscenza dei m iglior i ~en i i del g ior no; sentir e la dignità e. la j!rnndezza del la professione uni ver sale; v eder e la vasta faJA,ge mcJica i nternazioosle tenere al lo il vessillo comune, al tempo stesso che ogni singolo di'appello ac•1uista ~lor• a e decor o al proprio paese, ecco i ben efìci e l'uliillà r eale di un congr esso. Colui che r ecasi ad una di queste assemblee, non deve s odar vi a llo scopo di a!'si~tere alle letture, più di quello che un senatore \'aJa in senato allo scopo di ascol tAre le dotte arri n~h e de• suoi colleghi; e come qu .. sti vive assorbito nell'atmo::.f'el'a senatoriale, sicu1·o che si tr overà al suo posto ogni qualvolta v~11ga di scussa un'import>~ole questione. cosl i l m ed ico vive n e ll 'atmosf~> ra del congresso '3 ue sente gli elfella stimolanlt, conscio che se qualche cosa di grande verr à pr odollo egli può di r·sene parte. E co!:!ì sta~t~lo le cosl', nell'aspellaliva lontana che l'utopia di una lingua uuiversale assuma l ì:l st"mbiaoze di una possibi lita, i congr essi futuri seguiternnno a per correre la via bat.tuta fino ad O)!l!i e la classe medica segu1ter·à acl accorrer vi nume1·osa, convin ta di avva11taggia rsene mor almente e i ntel · letlualmenle, anche se non pot1 à cornpr o::nder·e tutte le l ettur e che vi si faranno. e. (.

NOTIZIE Ricordo &i medlol militari oadutl nelle campagne dl guerr&. La Commissione inear·1cata clt>l eollocamento nell'atrio dello milil<ll'e eli Roma cii una lApide in br•onzo a r icordo dei medici militari mor ti nt!lle campttgue di CrimPa, d' I talia e d'A ì'rica, la a stabilito d'inaugurare della lapide il 18 del pr ossimo marzo. A r·endere piu solenne la cerimonia interverranno S. M. il Re e le rappre;:ettlanze di molle associazioni medich e, scientilìclle e militar i. N el prossimo numero daremo con t o detlaf.tlioto di questa commemorazione, co~ì irnporlunle pel' la storia del nO!>tr o corpo. ~peda l ~

Il D•ret:.t:.ore

D ott. F. LANDOLFI, maggior gener ale medi co. I l H eClt1t.t:.o r e: 4~·r R IDOLFO L 1v1, captlano medico. r.·~~---- r - - - - - - - - -~~ f»~"ll\: •• GIOVANNI ScoLARI, Gerente.


RIVISTA DI OCULISTICA.

Pag. t 96 t98

Galezowakl. - Batteriologia C:OO!launtivale. . . . Pfalz. - Sull'a<ti~matl~mo contrario alla norma. RIVISTA OEI.LE l!ALATTIE VENEREE E DELLA PELLE.

Pa(l . 199

Ltdoua. - Le :lcrodtrm:lliti . . . . . . . . . . RIVISTA. DI TERAPEUTICA.

Ehrmann. - L'urotropir a nella cura d~Ile afTozioni batteriche dCIIP vie urinariP. . . . • . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. t Ol Frese. - Ci r(a I'IISfl INatwutlc:o della io11ipinn nell'asma bronchi:lle •• nell'enll<rma . . • . . . • • • . . . . Kroeltld. - Sulla cura del reumatismo e della febbre con la sali· • !03 pirlna . . • . . . . • • • · · · · · · • · • !03 Hlldebrandt. - Contributo all'annstesla con l'ortorormio . . . . RIVISTA DI TECI\1CA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.

Png. ~04

Note di servizio :;anitario nella ~:uerra angl,..boera RIV ISTA D'IGIENE.

Koch. - Seco!llla relazione su ii'OI)eratn rlella $pllltizione per lo studio della malaria . . . • . . . . . . . . . . . . . . . Paf/. W9 t.a 5pe~itione per Ilil studi ~ulla malaria a Sierra t eone • . . . . !lt Calli. - Ricerche <ull'ammunit.a dell'mfuoone malarlea. . . . . . ! l3 Santorl. - fllcorche s ulla u1.1lnrla n!llln provincia di noma u~l decenulo 188S·t897 . . . . . . . . . . . . . • . . • • . ! l7 RIVISTA BIDLIOGIIAPICA. • Pov. its

Bernhard. - Gli infortuni delln montagna. • CONGRESSI. Congn>'~O rontro la tllhercolo~i.

.

• Pflg. tl9

VARIETA'. l COililrtS>i medici tlell' avvenire

. . . .

. . . . . Pon. 220

!'>OTIZIE. Ricordo ai mt:tlici militari caduti nello• caropn,:ne di l(ucrra . • • . l'••g :!24


GJ ()RNA LE 1\IIEDJ CO DEL

R

E G I O

ESERCITO

Dir ezione e Amministrazione: pres~o l'Ispettor ato di Sanità Militare Via Venti Settembre \Pa lazzo del Min istero della guerra)

CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Gwrnale ,1/edi co del n.• Esercito ~~ puhhlica l'ultimo giorno di cla.J~cun me.~o in

f:tscir,oli rH 7 rogll di stAmpa. !.'abbonamento é sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prez?.o rtell'abbonnmento é: L. 12 • 15 l, 25 L'ablJonamen~o uon lhsdt1lto prima del 1° elice moro s'•uteruJe rmnovato per l'anno successivo. · l signori ahbonat• mililari In erTettivita di ser••izio possono ~·agare l'Impo rto dell'ab· booamento per mezzo •lei rispettivi comandnnli di corpo (~ nelle a rate mensili). Le spe;;e [IPr gli estratti e quelle per le tavole Ht ograllche. fOtograllch e, ecc.• che accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stamtla (16 pagine), () fra7.iono lndivi~lbile di foglio, " per cento esemplari. Il prezzo é e~tual(' siri che ~~ tratti ·1i 100 e.<emtllari o d i u n oumP.ro minore. l manoscritti non so restituiscono.

Per l'Italia e la Colonia Eritrea . Per l' Estero . . . Un rasrico lo separato cos~a . . .

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI

CHIRURGIA DI GUERRA RIC O RDI DI ~ N\ TOM L\ APPLICATA E DI TECNICA OPER.ntVA DEL 'l'~n. col. m e dico

P. IMHRIACO

Incaricato dell'insegnamento delll tbirorgia di gom& aliamola d'applieuione di uoita militare

Opera {{iudica t.a assai favorevotmenLP- rla molli gior·nali. m.edici italiani e stranieri e reputatA utiltS!'ima nou solo agli ufftctal.l med dici del R. Esercito e della R Marina, ma anche a;..rli stud ... nlt e a og:lj medico pratico. E un volume di '77 pagine con 162 figure interCAl<t le nel .testo. Vendesi al prezzo d o Lire 9 (R per gli uffkiali meclir t) h·anco di pot·to. presso la T ipografia Cooperati va Edtl.rice, Vta P r ~r·a­ piana, N. 4ti. F iren1e. - P resso la libreria B Se<·ber·, V1a ornabuoni, N. 20; Firenze, e pt:'esso Lutti i principali librai.


J.

.

-

l iiùRNALE MEDICO REGIO ESERCITO

Anno XLVUl

N. 3. -

31 Marzo 1900

R O MA TIPOGB.U'IA BNBIOO VOOSRBA

811 •bbonament si rioevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della UUIIft).

1 SJ.fR.OO

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SO MMAR IO DKLLE MATEHIE CON T ENUTE NEL PK Et'lEN T E FASC I COL O

•IEMORIIE O RIGIIIAI. I .

Testi. - Sulle zanzare dlllla clua di Grosseto . . . . . . . . . Pag. HS An n a ratone. - Uu caso di me uiugismo da el mintiasi . . . • . . . ,. t36 De Fa loo. - Importanza dell'esame oculare per il medico legale nella nevra.qteuia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iU

RI WIIifTA 111 4.òi0RII"-L1 ITALI "-.lW I IEU IE8T IERI.

KIVISTA M~:O I CA . VItali. - ..\ ncora sulla [latogen~i e si ~nill•·nto sc meiologico dcii'IUO·

bilinuria . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Pag. m

Slegert. - Circa un'epidemia di angina lacunare c circa la durata della sua incubazione . . . . . , . . . . . . . . Rea le . -Norme pratiche per la raccolta c conservazione delle= urine da anali zzare a scopo clini co . . . . Caz.al. - La clingoosi Jlrecoce ciel morhillo . , . . . • .

~78

!!78 ISO

RI VISTA m NEVHOI•ATOLOGIA.

• . Pag. !Sl Raymond . - Paralisi generale giovanile o sinlide cerebrale . Cest an. - Oi<4:nosì della colltrattura isterica o della contratLtua spa- · smod ica per lesioni del fascio plramidalo . . . . . . · Strii-mpell.- La conoscenza d ei riOessi cutanei e tendinei nei oeuropaUci

BIVlSTA Cl ll ll UllfllCA .

Festemberg. - l. ·esame delle fcn iP rli anna da fuoco co n •rcciale Pag. t86 ril(ua rdo a ll'a7.•onc dr lle modum u arm1 po rtalili. . . · · · · lliVISTA D~l.f.E M.\1.,\TTll<: v~;~~ll~l!: ~; OELI,A PELLE. KlnsamUil er. - La ioulpina per uso iporl cnuii'O n ell a Slllliò c te rzia ria ·

Pag. 1!17

Ganch er. - Sull'uso nelle inicz•oni ni ralomel:1.no e di :1.1trc prt>rarazmni d i sa li in.<ulnhili nc lln writ rlcll~ ~llllid e.

.

·

· · · · · • ·' tla coptrtitHJl. 1 f'tr la continuazione dell' ~t~d~ee veda si tcL pagina 3 ..e


O R.I G I NAL:I

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SULLE ZANZARE DELLA CITTA DI GROSsrNt~

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L'anno testè decorso ha segnato cer tamente llll gran passo nello studio di uno dei più important i capitoli della patologia umana, voglio dire della malaria, qnesta. piaga secolare che tut tora ruba all'Italia una gran parte delle sue ricchezze naturali e che, come riferisce il Celli, rende annualmente invalidi ci rea d ue milioni d'individui, e millecinquecento ne uecide. Tnsieme a. l nuovo indirizzo eziologico il q ua.le può ben dirsi a ,·ere appassionato tutto il mondo scientifico non solo, ma anche i profani alle discipline med iche, si è manifestato uu risveglio n ello studio parassitologico, in f1Uello profilattico e curati v o, ed anche, sehbene i n min or grado, iu quello clinico. Sarà detta l'nl ~ima parola su ~~tt.i i punti che riguardano l'eziologia della malaria? 1 e da augurarselo per la soluzione del problema profilattico, giacchè la malaria, combattuta come si co~battono la peste, il colera ed altre malattie epidemtche, dovrà, se non scomparire del tutto, rid ur-;i almeno in limiti sempre più ristretti. È certo per ò che m~lto ancora resta a fare, ed il compito è grande dappotchè tre ordini di ~cienzi r..ti coucotTer debbono in q.~esta titanica lotta, il naturalista cioè, il patologo e ltgienista., i quali, tutti assieme, guidati solo da rette e copiose osservazioni e da ill uminate esperienz<', dovranno portare il loro contributo, sia pur piccolo, <;Rt tv. a 15

...

.~


preconcetti e sen:ta fretta soverchia, guidati solo dal desid erio di raggiungere il fine su premo, che è la salute dell'uman ità . .Mi si perdoni qu e~Lo preambolo che può parere ozioso. S en t i YO peni il bisogno di giust ificare a l meno in parte il tentativo che ho fatto di uuirmi anche io, alla suhiera dei ricereatori sull' interessante argomento del la malaria. porsL1aso come :;ouo che anche il p iù umile contribu t.o puo quatehe vol ta avere, sia pure in minima parte, una cer ta importanza, e che il qua n titali v o delle osservazioni non è mai soverchio q uandu si t raLLi di ricercllo scientifiche tanto importanti , rp1ali son quelle di cui si LratLa. Come ò n oLo, nell'anno scorso la spedizione tedesca p er g li studi sulla mn.laria, con a capo il Koeh, si r eeù a G ros=-eto ed in un periodo di tempo che andù dal ~ 5 aprilo al L'' agost-o, compi imperLanti e pazienti :;tndi, taut.o s ui maln-ric i, tj ua.nLo sulle condi zion i lo· ca! i iu riguardo alla que:;tione eziologica. In qu ella epoca, dlll·aute lo uniller usissime ricerche praticate sugli amlllalat.i della ciLtiL, vennero anche raccolte le zanzar e riscon trate uelle abitazioni degli ammalati stessi, ma le zauzare in parola, per la massima parte servirono per r esame dei parassiti e per il rima uente, ve n n ero por tate Yia dalla sped iziune ste::ì:>a. P artita CJUest.a, le osservazioni f'nrouo riprese dal prof. Go:>io, di rettore dei laboratori della san iL~L pubblica. il quale, ave ndo avn Lo eampo di esaminare parecchie case infette della eitLà e qnalche località aucbe dei d int-orni, ebbe cura di raceogllere in cia:>cuna di tluelle t u tt.i i cnliu idi cbe gli fn possihil c. DcbiJo alla cor Lt·sia de l deUu prvf. Ho,; io l'upporLnui tà d i A. ver poLn Lo esa mi nard o sturi iare q ne:; La raccolta di zanzare, ed è sull a Inedesima che intendo rife rire, ben inteso con nessu n alt.ro ob uicttivo all' iufuu ri


• Sl"LLE ZANZ.\RE DELLA CITTA TH GROSSETO

227

di quello modestissimo di mettere a disposizion e d egli studiosi della questione un materiale raccolto con cura iu condizioni speciali di ambiente, di stagione e di epidemia. Il materiale che ho avu to sott' occhio, si compone di più di 500 esemplari, çhe ho studiati ad uno ad uno dal lato speciogra.fico, conservati in alcool, e distribuiti in altrettante bottig liette di vetro corrispondenti ognuna alle c~se esaminate, sulle quali sono segnati il numero della casa stessa, l' indicazione della via, i l giorno del mese' il nome ed il numero den·li ammalati o esaminati. Come ho rletto, le zanzare rac~.;ol te nella campagna sono pochissime e quasi tutte provengono dall'Al berese. ~umerose invece sono quelle della città, la raccolta delle quali comprese tre criorni d i a.crosto, ossia b o 1'l . 14, il l9, il 25, .tutto il mese di settembre, ad ecce· ~toue di pochi giorni, e tre giorni di ottobre, il 1". ti 3 ed il 21. Agg iungerò poi che tutte q ueste zanzare furono raccolte nelle abitazioni ove erano segn alati casi nuovi di malaria. e che le case visitate f urono in numero di 67 . . I n quanto alla spe;;iografia di tal i zanzare, dirò s u· b~to che risulta a prima YisLa una enorme spropor · zton_e fra i Cule.r e gli 1lnopheles per ciò che riguarda la ctttà.. Mentre i ('de.~: erano abbondantissi mi in tutte le ca-e dove erano ammalati di malaria. gli fl noplwles erano tanto r&.ri che su 449 Cule.n si trovarono solo 18 A nopheles. Tale sproporzione nou sembra esistere pe~ le zanzare della campagna, sebbene il numero degli 1 nn ~ degli altri sia troppo esiguo per esser preso in CrJnstderazione. Gli A' nopheles furono riscontrati tn t ti ~Ppa.rtenenti alla spe~.;ie A. clavige1·. Più d iilicile fu lo lltndto. de'l C'ul e.r,, gtacchè · · · c1e1·t ca t'tsstmt · · q uest t· msett1 e COSI . J' · PICCO 1, conservati per lungo tempo tu alcool. o


:J::!l:i

Sl"l,LE ZAXURE IJEl,LA Cl'l"I'À Dl OHO~:-:ETO

per aver perlÌuto una grandissima quantità di sqnammette, le quali sono per la massima parte la base delle S\'ariate e spesso così eleganti ornamentazioni, o per essere sprovvisti d i polpi e di arti. uei quali ultimi sono tanto interessanti i tarsi e le appendici ungueali, o per e,;sere raggrinziti e deformati, oll'rivano spesso delle serie difficoltà per la diagnosi delle specie. Ad ogni modo, ed in ciò mi è stato di sommo aiuto il recente interessantissimo lavoro sui culicidi italiani del professor Ficalbi, credo di poter asserire che la specie più comune e che anzi cost1tuisce la quasi totalità de lle zanzare nelle case di Grosseto, è il Culex p ipiens. Seguono poi il Oule:r Richia,·llii, relativamente frequente, il C. elegans, il C. spa/ltipalpis, il C. penù.;illcwis, il C. 'lnmtlatw;;. In quanto al C. ele{!ans non ne ho trovati che due esemplari. Circa alle tre u]t-.ime specie le quali hanno abitudini campestri, credo si tratti d i reperto accidentale. Infatti e5se fnrono riscontrate in case situate nelle vie del circondario ùella città, in case contigue a giardini o in immediato contatto con la campagna. Circa poi al C. nemOi 'OSt'S, di cui pu.rlasi nella relazione Koch, a dire il vero, non mi è stato dato di risconbrarne alùnu esemplare. Ritengo uhe siasi probabilmente confl1so con questa specie il comune C. pipien.<~, il <Jnale, a primo aspetto, ba con quello parecchi punti di somiglianza, ma ne ditferisce poi pel l'nodo clell'unghiatnra, per la conformazione dei pRlpi e per altri caratteri di minore importanza, oltre di che questa ultima ha vere abitudini domestiche mentre, al contt·ario, il C. ?l(>mOt'f)Stts ba abitudini as;;enzialmente silvicole. In quanto alla distribuzione topografica delle >~au­ zare, meglio che dilungarmi iu un'arida esposizione di dati, ho creduto bene riprodurre la carlia topogra• fica della ei tti~ di Lhosseto, segnando le diverse abita-


• SULLE ZANZARE DELLA ClTTA DJ GROSSET O

22H

zioni nelle quali furono osservati oasi nuovi di malaria col relativo reperto in Cttlex ed Anopheles. Ho segnate con un punto tutte le località dove si trovarono

• t'nlt.T " Ant>plt~

i. Oule.r:, con una croce tutte quelle nelle quali furono nscoutra.ti gli Anopheles. I n tal modo si può avere sott'occhio un specchio fedele delle ricerche fatte e


2311

Sl'LLE ZA::-rZAHE I!EI.T~.\ liTTA DI OROS"ETO

metterlo così in rapporto coi casi di malaria ossen-ati nella città dal 14 al 21 ottobre. Naturalmente non ho esteso la carta alla campagna, essendo troppo scarso il materiale che a questa si riferisce. Come si vede un fatto che risulta a prima vista, è la distribuzione degli Anoplleles specialmente nelle case più periferiche della città, senza però che il reperto sia mancato anche nell'interno, e la prevalenza numerica dei () ule.,· alla periferia in confronto alle parti più centrali dalla città. Degno di nota però è il fatto che l' u no e l'altro genere cl i zanzare mostrano la medesima distribuzione, decrescente dalla periferia al centro, come anche la tendenza a formare determinati gruppi. Ho creduto anche utile riportare un grafico) il quale dà un'idea dell'andamento n umerico delle zanzare durante il periodo d'osservazione, a seconda dei diversi giorni. In g uesto t racciato grafico appariscono d elle oscillazioni piuttosto r ilevan ti. Malgrado q uesto, l'andamento della invasione delle zanzare nelle case di Gr osseto durante il periodo di osservazione già accennato, con ascensione fino a un massimo il giorno 21 settembre e con decrescenza progressiva fino all'ultimo giorno di osservazione, appare abbastanza chiaro. Le colonne in tratteggio rappresentano la quantità assoluta dei Cule.,·, le colonne nere quella degli .·lnoph eles. In fondo alla tavola, nn a ltro tracciato si ri· ferisce alla campagna, ma, come ho d etto, al medesimo non si può dare che un ben limitato valore. Quello però che risulta evidente, per scarso che sia. i l materiale, è la relativa abbondanza degli Anopheles in L:ampagua, in coufronto a quello che fu osser vato ir:. città. Accennato così a ciò che più di notevole mi è sembrato risultare dall'esame di questa raccolta di zanzate, san·bbe utile ricavare quakhe nozione pratica e fare


SULL IZ ZAXZARF. DELl,A Ol'l'T.\ DI ORO "SETO

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qualche osservazione in rapporto alle odierne vedute eziologiche, ma non è mio compito far qui delle dedu•••.•••. 80

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zioni con un m!l.teriale uhe per <JUanto raccolto uon tutte le cure, ha il difetto capitale di e:;se.re limitato ad un periodo di tempo troppo breve in rapporto alla du rata dell'epidemia. ~ti limi to perciò a r ispondere ad una seria osservazione cho dai piu mi potrà venir fatta e che sento già for mulata cosi : Ma perchè mi venite a parlare d i Cufe,r:, mentre sono gli .lnopheles soli i portatori dell a malaria, e perchè al vostro mater iale cosi suarso di Alt'J]1heles volete attribuire un' impor· tanza che realmen te 110n ha? Questa osser vaz1011e naturalmente me la feci anch'io e non mancavano certo gli argomenti per farmi ab bandonare ogni idea eli pubblicare una nola su tale argomen to. Basterebbero lJUell i tanto importanti d el Grassi, un·autorit.à ind iscutibile su ']nesta materia. Ma se si pensa che non pochi altri suienziati non escludonu la possibilità dell'infezione per mezzo d i altre zanzare, che la Commissione inglese per g li studi sulla. malaria a Sier ra L eone non ha creduto di risolvere la questione, se cioè spetti auche ai Cule.c la par te di ospiti intermedi t rispetto all 'ammalato), e che nell'ultimo lavoro del Kocll sulla, malaria di B atada viene detto che n ei numerosi A noplteles esaminati, come a n che nelle altre zanzare, le quali vennero prese in paest malarici, non si trovarono fo rme coccidiche nello stomaco e g ermi falciformi nelle ghiando le salivari, appare abba:;tanza giustificato, ::;enza menomare per nulla l' impor tanza degli Alwpl!eles nella. produzione della malar ia, che si pos:;a ancora avere una certa re· tieenza nel mettere del tutto fuori causa i culicidi, i quali fra tnLti. i punti di rassomiglianza cogli Jno phel1•s hauuo poi scm pre c1 uello d i avere nn id entie:o apparato suuchiatore. E finalmente desidero citare uu fatto oucorsomi nello stndio d d le zanzare, il quale n on è privo di una uerta i mporLan<~a.


.. l':U,J.E ZAX~AR:E DELLA ('I'J'T,\ Ili GRO:"SE1' C:

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Durante lo studio delle zanzare, per meglio conoscerne le diverse specie con raffronti e con abbondant-e numero di esemplari, mi feci mandare da diversi punti d' Italia di questi ditteri. Fra le regioni dalle q uali ebbi zanzare per istudio, citerò Modena e precisamente il Comune di San Prospero, Villa Staggia, dove tutti gli anni sono solito a passare qualche giorno dell'estate. t-luasta località è immune atfatto da malaria, ed io non ricordo di avere una. sol volta visitati ammalati d i malaria contratta sul posto, per quanto numerosissimi sieno sempre coloro che ricorrono ~dle mie modestP oura; solo, e specialmente in alcune annate, ho visto qualche caso di malaria Ol'onica o recidivante in agricoltori soliti ad andare a lavorare, per qualche mese dell'estate, nelle bonifiche del Fer rarese o in qualche altro luogo di malaria nota. Orbene, nella detta V illa Staggia, e precisamente nella casa di campagna della mia famiglia, dove le condizioni igieniùhe sono ottime sotto ogni riguardo, ma dove purtroppo, specialmente in alcune stagioni le zanzare non fanno difetto, furono raccolte in un sottoscala, e mi vennero inviate, numerose zanzare, tutte appar tenenti al genere Gule.'l! e precisamente al C. pipiens : ma quale fu la m ia sorpresa nel riscontrare fra queste zanzare un esemplare di Anopheles claviger', mentre ritenevo anch'io come dato di fatto che nei paesi di malm·ia vivnno pal·licolw·i specie di zanzare (Anopheles) le qt~ali mancaM in paesi immuni! (Calli, La mala1·ia secondo le naov(' 1 'ù.:erche). È vero che un esemplare è troppo poco, ma è auche vero che il materiale era poco, e che la rac<:olta. fu fatta. da persone non pratiche delle abitudini degli Anopltele.~. E un'altr&. osservazione viene a proposito: come Ri ~piega. cioè. che, ammessa. l'esistenza degli Anopheles ln quella. località, si ha poi mancanza assoluta d i


malaria dal momento cho non manca l'altro elemento necessario per la propagazione d i questa malattia, ossia gli ammalati di malaria cronica e recidiva dati da q negli agricoltori che ritornano da luoghi malarici? Ma qui mi avveggo che i dubbi si vanno troppo estendendo, e mi ritiro in fre tta per non essere tac· ciato di incredulo o pegg io. Certamente la nuova spiegazione eziologica della malaria soddisfa e ci fa guardare ad un avvenire viciuo, in cui il problema malarico sarà svolto su tutti i punti, e su tutti i punti perfet· tamente chiarito. Del resto quando scienziati come un Ross, in Inghilterra, un Koeh in Germania, un Oetli e un Grassi in Italia, si accordano nel dare alla medesima la sanzione della loro illuminata esperienza e della loro grande dottrina, vi è certamente da sperare assai bene per il presente e per ravvenire. A me basta solo di aver richiamata l'attenzione snl f~ttto della immensa sproporzione fra gli Anoplleles e i Cule.t: raccolti nelle case, fatto verificatosi non solo durante gli studi della spedizione tedesca. ma. continuatosi anche nel periodo di osservazione sopra· detto. Oeréamente la giustissima osservazione che, date le abitudin i più campestri degli An/Jpheles, g li individui colpiti da malaria. nelle cui case furono raccolte le zan· zare, pote~·ano averle incontrate atraperto passeggiando specialmente sul far della sera, è della massima impo r· tanza, ma non si può negare anche che l'Anophel es. dacigel' ha abitudini abbastanza domestiche, e che uon tutti gli ammalati esamina ti, i quali presentarono il fatto strano di e,;sere raggruppati in determinati p•.mti, costituendo così dei veri focohi o centri malarici, è da :;upporsi t:he contemporaneamente e nelle medes ime circostanze di luogo siausi espost i alla stessa causa, alla IJUntura cioè dell'.! nopheles nei pubblici passep;gi della città.


:'ìt::LLE ZA~'<ZARI~ DE l, LA C'ITT .\ DI l ; !W:',; E'l'O

~3 5

Del resto, come dissi fin da principio, io non ho

tatto che e~porre un materiale di studio, geutilmente messo a mia disposizione dal prof. Gosio, il quale n on posso abbastanza ringraziare per la. cortesia usatami, ed illustrarlo il meglio che ho potuto. Se ho espresso dei dubbi, ciò è stato solo in causa delle circostanze inerenti allo studio stesso, contento se essi mi verranno chiariti, e contento ancora se mi si dimostrerà di avere avuto torto nel dubitare. Certamente occorrerà iu altra occasione estendere le ricerche non alle case solo, ma alle adiacenze, non alle case solo della ci ttit, ma a quelle delle campagne, non a.lle zanzare sole, che dirò domestiche, ma anche a quelle campestri. Contentiamoci per ora di esporre dei dati quali sono, senza forzar loro la mano e lasciando che diano non pi ù di •}nello che possono dare. Tutto ciò potrà sempre essere qualche cosa di acquisito, si tratti pure di una minuscola pagina. da aggiungersi al gran libro della natura. Roma, 16 febbraio HlOO.


2l:Hi

Ut\ CASO DI ,\ll~l\ lì\t ; 1~\10 DA gLMlNTI ASI ~oli• •·llnlca < ld d u tt. (), A .

,\nnaraconc. li!nente m~•lico

nr lle re,;ie frnt'i'r .1'.\fn<'n

L 'ascari Uondnu Garemariau venne r icoverato nel reparto indigeni dell'ospedal e di Massaua il 2 giug no 1898 per gastroenterite acuta , I ud ividuù di buona costituzione e nutrizione, non ebbe precedenti morbosi d'impor tanza. Quattro giorni prima della sua entrata all'ospedale fu colto da febb re quasi continua, con generale prostrazione a da intenso bruciore a llo stomaco. Fu ricoverato febbricitante: accusava intenso dolore allo stomaco, inappetenza , stitichezza, cefalea. L a lingua era arrossata in tutta la sua estensione. Al l" esame generale n ulla di speciale si rilevava : l'e::>ame degli organi interni era negativo. La sera del 3 giugno, dopo una giornata di re lati v o benessere, il dolore nella regione gastrica si fece più intenso : l'ammalato accusò dolore alla n uca e a l dorso, ripugnan za ai cibi e alle bevande, il polso si fece più celere, ricomparvero conati di vomito, poi l'addome si fece teso, r etratto: si notò nistagmu e digrignamento di denti, abolizione della. reazione della pupilla all'impressiOne l umiuosa, perdita totale della coscienza. Presentò i l quadro morboso delll!- meuingite, fiuchè la morte sopraggiunse il 4!: giugno. A cagione dell'elevamento notevole della temperatura che si aye\·a allora a U as;;aua, fu praticata r autopsia cinque orP dopo la. mort.e.


• t.:~ C".A:-0 DI )IE~"l:\01 ~IO DA t,;J,)lL'ITI.\SI

:!37

:::>i notò: seno longitudinale vuoto, dura madre liscia, pie meningi e cervello leggermente congesti, liquido discreto nel 3• e 4• ventricolo e nei ventricoli laterali. Anche nel rachide nessun fatto importante. Aperta la cavità toracica ed addominale, nulla si rilevò ai polmoni, al cuore e alla. milza.. Lo stomaco alla palpazione presentava nel suo contenuto un tumore rotondo del volume di un grosso arancio che sci,·olava facilmente sotto le dita. Apertane la cavità., assieme a scarso lif1uido e lDltco, apparve un nodo di ascaridi lombricoidi del volume surriferito ben raggruppati tra. loro: appena messi sul tavolo anatomico si sciolsero acquistando vivacissimi movimenti. A.l fegato, ai reni, alla vescica nulla si riscontrò di anormale. La sindrome meningea comparsa pouo tempo prima della morte trovava per me la suu. naturale eziologia nella presenza. di tali ascaridi nella cavità gastrica. Sol· tanto un fenomeno di intossicazione àa elminti poteva spiegare il quadro morboso osservato con un esito infau!ito. L'abuso che si era fatto dell'elmintiasi nella patologia infantile e femminile come causa dei più svariati di· stnrbi, specialmente nervosi, aveva prodotto in non pochi medici un certo scetticismo intorno a questo fatto eziologico, ritenendolo come parto di menti volgari. L~ maggior parte però dei pratici doveva ammettere che 1 vermi intestinali avessero un'importanza arande, diretta, nella produzione di gravi fatti morbosi, ~be poi scomparivano colla eliminazione del ver me. Di tutti g ii elm' · 10t'1 'l , l pnmo posto, per frequenza, è occupato dal· 1.A ~cw·is Lttmbricoides che, sia per la sua irrequietez?.a, sta. per il numero, può dar luogo ad accidenti gravi. 0.a .molti fatti e casi, quantunque ntanchi una vera :~tattst10a sull'"..rgomen t o, st. pno. assertre . c l1e esso ne1·


paesi t ropicali sia pitt frequ ente e presenti mag giori gra\·ità uhe non nei climi freddi o temper ati. Chi, anche per po<:o tempo . ba occasione di Yisitare inrligeui o asca ri della Col onia E ritrea, è colpi to dal.la freg ue tna di casi di elmintiasi , che ogni gior no r eclamano i l r imedio libera tore. Dalla relazione dei medi ci della marina francese. il Nielly raccolse alcuni dati in teressanti. Nell"estremo Orienta in Cina, a. Sha.ngai, fra le mala ttie endemiche è comu n issima l'infezione ver minosa don1ta agli asearidi: a <)Uesti si devono esclusivamen te certe febbri intermi tteuti : oppure da essi d ipend ono certi noteYol i disturbi cl n~ scom paiono coll'eliminazione del v er me. Talora complicano cer te affezioni da es-;i i ndipende nti: tah·olta Ìll\·ece coesistono se mpre con certi disturbi morbos i (febbri e rl iarree) in modo d a lasciare dubitare se non vi sia t ra essi nesso di causa ari etl'etto. Anche il Pasquale a Massaua notò la f requ enza degli elminti nei feb bri(;itanti e i d iscnrbi nervos i talora gra\·i da essi prodotti, tanto che fu lì li per ammettere uhe i vermi potessero essere causa unica della febbre. La concomitanza degli asca ridi nell'intestino in cer te febbri t ifoidee pnò, come fece notare il dott. De Matteis, dare accidf' nti g ravissim i, perforazioni i n testiuali , peri tnniti. Il tlott. De Pieri, sull,; Uirislrt reoeta 1li scien :;e rne· dir·he, pubblica un ca~o di elm intiasi a d~co rso tifico. Un caso di a::;ces,-o nel fe~ato p•?r infez ione por tata da nn ascaride lornbricoide t roYato nel tessuto epati(;o v~nne pubblicato dal dott. L ei(;k nel la ne~tl:<che 11tell. ll "o1:h. , n . 20, 189H. Iu genere i disturbi più frequent i e comuni, specie i nervosi, v en ivano sp~eg;tti come un'affezi one riflessa da _irritazione cansata dal ~oggiorno del pttrassita nelrintestino.


lJ~ GMìO DI )I E~1:\ G I S MO DA E Ull~TI.\ ~ 1

2o:J

Ora invece, da molte parti s i tende ad ammettere u na v ·ra azione tossica data da veleni d i e.>s i p rodotti e cil·· cola uti nell'organ ismo e le osservazioni già antiche d i esan te mi, edemi e di versamen t i per l'ingestione d i pesci, di crostacei, di ost riche, ecc., collime rebbero col ridea moderna dell'azione t ossicft deg li elminti. Que:>t'opinione però, è tutt'altro che n uova. Avicenna as;;eriva « che t/al cm·po dei lomb1·ù:i esce un rrrpore t'lf /I(ICe rli (w· male, uhe si el e1)a (i no al ce,·vello; gl i elementi di qitesti esse1·i assm·bìti assie11le a l chilo passa11o nel sanrme e de7n ·avano gl i umori. » Circa due anni or sono il dott. Ohauson, àlla so cietà medieo-ch ìrurgica di Parig i sostenne dL n uo,·o qut:lsta tesi. ~lcuui a utori a vevano riferi to di d is t urbi n t r i a c1ui andavano soggetti coloro che nei gabinetti man eggiavano elmint i, e l o stesso Ohauson in quest i iucli,· idni an ebbe osservato diverse eruzioni alle mani, alle cougi untive, secrezioni a normali del n aso e degli orecchi , fenomeni di coriza, fariugit i, afonie. Que::;ti fatti, se p C'r una. parte potevano r ife rirsi come prodotti da irri t azione lor.ale dovuta al t occarsi colle mani s porche d e i

su~chi stessi degli ascaridi sezionati o manE>gg ittti, per un ~l-tra parte si potevano pure ri fer ire a prodotti ga zost malati .

. 8 pure noto che da alcuni elmin ti s i pos,;on o a,·er c

tnto~siCamen ti : così si sa che il l iquido del ci::;tiuer00 è a.ssat ·, se la v escicola si rom t'e d' velenoso per l'orcrauismo o tsgraziatamente in ca v ità sierose o nel t es;-;uto cellnlare stesso, insorge L'ebbre con ad inamia che pnò a udnr l' fiuo al collasso e alla morte . . Ad &V\·alorare queste osservazioni. Ohau:;on fece esperienze sugli animali con succhi di ascari d i ottenut i viventi dal cavallo e dal porco. Una cav ia iniet ta ta n el tessuto cellul are sottocu taneo con questi. sncc1n· e• mor '~~..a


iu pouhi miuuti con fenomeni convulsivi: una seconda presentò rapidamente incertezza nel namminare rigidità. del treno posteriore e morte in 12 or e : altre morirono in period i variabili fra le 12-62 ore dopo l'inie-

zione. Pare dunque provato che i snccq i di lombr ici contengano realmente una o dne delle sostanze sospettate da Avi<;euna, capaci di indurre fenomeni morbosi g ravi. L'ipotesi C]nind i che gli elmin ti agiscano per via tossica. non è improbabile; resta a spiegars i come possano darsi e si diano realmente abbastanza numerosi casi di elmintias ~ senza fenomeni morbosi: nell'ipotesi tossica, si tratterà d i a.scariùi non tossici, si dovrà cioè am· mettere nei vermi dei periodi di tossici tà e degLi altri di atossicità? O si tratterà di un mancato assorbimento? d i una immunità d ell'organismo? Qualunque risposta l' aYvenire darà a queste domande, le ricerche del Ohan>:~OU ananno pet• lo meno il vantaggio di riportare anche la St.;nola sperimentale a uredere nuoYamente nei fenomeni di elmint iasi, e non rigettare seuz'altro i racconti di qual 0he medico, di gravi accidenti conseguenza della presenza di vermi nell" in tesLino, accidenti talora mo r~·tli come quel lo rife· rito dal D epierris. di uua ragazza di 18 anni mort.,a con tutti i sintomi d i una meoingite t ubercolare, alla cui autopsia si trovarono perfettamente integri cervello e m•'ning i e n on si t•iuvenne altro che un a:;caride n ell"appendice cecale. Il caso da mc ossen ·ato, assai interessan te. a,·valurareube evidentemen te l'opinione di ch i attribuigce. una vera azione tos:>ica negli elmin ti.


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IMPORTANZA DELL'ES~ME OCULARE PER I L MEDICO LF.GALE XELLA

~lemorla Iella uelln co urcreuza scien ti11o'.1 del

XJ.~ ~·R A STEX IA

IO sellilln bre t8~J9

nell'o,~c.la le milita re •li 1\a w>ti ;l a l ùott. De F a l eo. ma11giore JM•h ro

~ I. L'embriologia e l'istologia. ci ricordano che il nen ·o

ottico e la retina sono nn prolungamento del cer vello anteriore primitivo e che conservano la struttura del nevrasse, specialmente per i propri uevroni sensoriali, omologhi ai nevroni sensitivi periferici (1). Tale somiglianza, o meglio, identità. di struttura, ci deve far considerare il nervo ottico, non come nervo periferico, ma quale parte avanzata. del cervello. Perciò, a. giusto titolo, l'occhio è chiamato lo 11pecchio dell'anima. : ne riflette i diversi stati, ed alle volte, i più segret i pensieri; anima e dà. l'espressione alla fisonomia.. Mediante l'ottalmoscopio, poi, l'occhio di viene il libro aperto del cer.v~ll~. le. cui lesioni, per nat urali rag ioni di coutinu~ta, 1mpnmendo sulla retina e sulla. papilla del nervo otttc.o caratteri indelebili, questi sono, per il medico ocu~tsta e per il patologo, di lume e guida. neg li intri· g~tl.sentieri del sistema nervoso. Di quanta. i m po rta m~a sta l esame dell'occhio, lo prova. il seguente caso clinico. Il ~oldato S. C. del reggimento cavalleggeri Alessa.~~na (14"), classe 1878, sospettato simulatore d'inferInltà ?al ~roprio corpo e proposto, perciò, per una. compa.gnta dl disciplina., era inviato all'ospedale militare • Il Te~tCT

lfl

· - -tnolomitJ um<ma, vo l. Il , p. ~·. pajl. u~.


242

Hfi'OitTA.\' ZA nt~J.L'ESA~IE OCULARE

di Napoli, il 26 d ello scorso mese di giugno, allo scopo di essere sottoposto a visita collegiale giusta il § 752 del Regolamento di disciplina milita1·e. Il collegio degli ufficiali medici, riuniti il 15 luglio p. s., per tale visita, non rinvenne nell'individuo apprezzabili alterazioni ed era per emettere un giudizio conforme ad altri precedenti, quando il direttore, sig. tenente colonnello dottore Caporaso, molto opportunamente, ordinò, prima che il collegio si pronunciasse, di esaminare diligentemente il campo visivo del soldato S. C. t~.lla presenza di tutti. Alle prime indagini ci accorgemmo subito che vi era nell'individuo qualche cosa, la quale giustificava le sQf· ferenze allegate. L'esame ulteriore dei fenomeni oculari dissipò ogni dubbio e menò ad altre ricerche, il cui risultato confermò a pieno la diagnosi innanzi intraveduta. Terrò, nell'esposizione. lo stesso ordine, che fui costretto a seguire nella visita dell'infermo. § II. Esame ocula,·e. - Lieve depressione (plagioprosopia) al lato facciale sinistro, in cui il sopracciglio apparisce anche più in basso e la rima palpebrale leggermente più stretta che a destra. Globo oculare di destra un po' più sporgente che a sinistra. N elle palpebre lievE.\ tremolio, che si vede meglio, allorchè l'infermo le tiene chiuse. Differente posizione di altezza tra le due pupille, di cui la destra è situata, per'/, circa del suo diametro, pi ù in alto di quella di sinistra. Congiuntiva di colorito normale. Piccole zone ipoestesiche ed a.ne:;tesiche nel cul di sacco congiuntivale. Strabismo divergente concomitante ed intermittente all'O. D. nello sguardo in lontananza; latente ali. O S. Posto uu prisma di 10° con la base in alto od in basso innanzi ad un occhio (processo di Graefe) ed invitato l'infermo a guardare con ambed ue un punto nero, egli


PER IL MEDICO LEGALE NELLA N~:VRA STJ<~NIA

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accusa diplopia incrociata con l'immagine falsa a sini· stra (fenomeni d'insufficienza dei retti interni). In camera scura coperto l'O. S. da vetro colorato in rosso, vede unica la fiammella di una candela a 4 met ri di distanza. Da 4 metri in là, ha diplopia incrociata, come nella paralisi del retto interno di destra. La diplopia, poi, cambia di forma, secondo l'inclinazione della testa e la dev iazione degli occhi. A testa verticale ~ c9n la linea di sguardo dritta innanzi, la diplopia è incrociata, collocandosi a sinistra l'immagine falsa, e le due fiamme percepite si discostano sempre più fra loro con l'allon tanarsi della candela. Portando la candela dal basso in alt o, persiste la diplopia incrociata ; però l'estremo superiore dell'immagine falsa s' inclina verso la vera ; al contrario, abbassando la candela, l' immagine falsa rivolge alla vera· il suo estremo inferiore, avvenendo nell\mo o nell'altro caso, anche spostamenti di li vello nelle immagini stesse. Se, a poco per volta, si avvicina la candela da 5 metri, la diplopia progressivamente scompare e la fiamma si vede unica da 4 metri alla di stanza di 0,20, (questo limite varia. secondo la durata dell'osser vazione, che a lungo genera stanchezza), dove di nuovo l'infermo accusa la diplopia, però omonima come nella paralisi del retto esterno di destra. Inclinando la testa sul petto e dirigendo lo sguardo alla can· dela con gli occhi rotati in alto, l' immagine falsa si a bbassa rapidamente e rivolge l' estremo superiore verso l'altra immagine, corne nella diplopia paralitica per lesione del retto inferiore des&ro. Con precisione minore dei pritni casi, la. diplopia. divent;a omonima, allorchè l'infermo rivolge lo sguardo alla. candela. sul lato temporo-frontale di destra e l'immag ine falsa si colloca. più in basso della vera, verso cui piegasi con l'est remo superiore, come per lesione parali&ica dell'obliquo superiore destro.


~1,1,

IMI'U.lrJ'A:\;(A D E LL ' t::S .H iE OCl:LAR 1-:

Viceversa si manife:::ta la diplopia pe.r lesione nel campo del picco1o obliquo destro, guardando la fiamma sul lato temporo- mascellare di destra. lfanca la d iplopia, quando l'infermo devia lo sguardo snl lat o sinistro, poichè la vista diviene monoculare, sottraendosi l' O. D. dalla visione diretta. Notevolmente ristretto il campo di sguardo specialmente, poi, se si prolunga l'osservazione senza. <:once· dere riposo all'infermo. L'ampiezza de lla convergenza, misurata con il proce;;;so degli angoli motrici di M. Nagel dà il seguente risultato, uhe appare da lla fonnola: .-1' = P'. 8 a. m. - R' 0.:25 a. m.) == 7.70 a. m. (potere d i convergenza insufficente). L'ampiezza. assoluta di accomodazione è normale ; infatti misurata. per ciascun occhio con il metodo di Graefe si ottiene la formola: O. D.: A := P. 11 D- R. 0.33 D. =-= 10.66 D. O. S.: . L= P. 11 D - H. 0.33 D. := 10.66 D. A.l contrario l'ampiezza dell'accomodazi.one relativa, a causa dell' insufficente convergenza, dà alla misurazione il seg uente risultato, come si rileva dalla formola : .-1: =: t>. 7 D - U. 1.50 D == 5.50, di cui 2.50 D posi ti. ve e 3 D negative (insuffìeienza dell'accomodazione re lati. va). Il V=: ' , all'O. D. e • • all'O . S. nel quale, però, egl i accusa il fenome no delle mosche volanti (miodesopsia). Jl V non migliora con lenti, nè con il foro stenopeico. Con la scbiascopia si notano variazioni rimarchevoli u ella qual i t1i. e nel grado del vizio diottrico, dipendenti d a contrazioni parziali, che lo st;imolo luminoso suscita

(+

ta~.: ilmente nel muscolo di accomodazione. Senz'a.tropina.

il Yizio di rifrazione oscilla, nell'O . D., da 1.75 D fìuo a :2.òù D, e nell'O. S. intorno a - 3 D poco più o poeo


11!111

PER IL MEDIOO LE GALE ~EJ,LA. SEVRA STENIA

24:5

meno. Dopo l'instillazione di atropina invece. riscontrasi nell'O. D. astigmatismo misto a grado non rilevante con miopia nel meridiano obliquo interno ed 'ipermetropia in quello obliquo esterno; nell'occhio sinistro leggiero astigmatismo ipermetropico semplice contro la regola. Appena r idotto il senso l•1minoso, che, misurato alla

scala di De Wecker, si trova di '/•. Anche normale risulta il senso centrale cromatico alla scala di De Vecker. Inv,ece, a 30 o 40 centimetri di distanza, non distingue. specialmente a. luce scadente, piccole superficie colorate in verde ed in rosso: scotomi di 2 millimetri a luce naturale, e di 3 a 4 millimetri a luce scadente. Notevole restringimento concentrico del campo visivo per il bianco e per i colori. massimo per il verde, poco meno per il rosso e per il bleu. Una lamina di rame applicata sulla fronte dell'indi· viduo non apporta alcuna modificazione nel campo vi sivo per i colori (processo di Burq). Si. nota, infine, la facile stanchezza da cui è vinto, durante l'esame, l'infermo, il quale chiede di tanto in tanto, di riposare, sia per i fenomeni di astenopia, che gli si risvegliano, sia per evitare contraddizioni da potersi addebitare a di lui cattiva. volontà. Infatti il campo di sguardo, ed il campo visivo danno risultati variabilissimi in ciascun occhio, secondo che la ii'Ìcerca. si comincia dall'O. D. o dall'O. S.; ovvero dalla. periferia al centro o dal centro alla periferia. (metodo di Michel); infine secondo il grado di riposo maggiore o minore interceduto tra un'osservazione e l'altra. Scotoma di Mariotti della larghezza. di centimetri 3 'l, all'O. S. e di 4 centimetri all'O. D. § III. Riepilogo dell'esame ocula1·e. - Riepilogando i descritti fenomeni presentati dal soldato S. C. si rileva.:


24-6

DIPORTANZA DELL'E:<AMÉ OCTLARE

1• Lieve depressione facciale a sinistra (plagioprosapia) con consecutiva differenza di posizione dei globi oculari. 2• Tremolio delle palpebre (fenomeno di Roserobach) . 3" La diplopia per insufficienza dei retti interni, la quale cresce, allorchè l'individuo guarda in distanza, dove diventa manifesto lo strabismo latente dell'O. D. 4° La diplopia anche nel campo degli altri muscoli estrinseci oculari. 5° La presenza e l'aumento del fenomeno della diplopia., dipendente da alterazione del muscolo antagonista a quello nel campo del quale l'occhio è deviato. 6" Il potere contrattile normale nel muscolo di accomodazione in attività isolata (accomodazione assotuta); deficiente invece nel movimento associato alla convergenza (accomodazione relativa).

7• La facile stanchezza. muscolare con fenomeni di astenopia. SO Visus ridotto alquanto su ambedue gli occhi però a destra ('/,) più che a sinistra (i'.). 9° Il campo visivo ristretto concentricamente per il bianco e per i colori, specialmente per il verde. 10• L'allargamento della macchia cieca di Mariotti. 11• Gli scotomi centrali per il verde e per il rosso. 12" Le zone ipoestesiche ed anestesiohe congiun· ti vali. § IV. Diagnosi della nevmslenia e t1·iade sintomatica oc-ula;·e di questa nev,·osi. - La maggior parte di eletti segni sono stati già da molto tempo attribuiti per generale consentimento alla nevrastenia: sru di alcuni invece, si discute ancora; altri sono stati rilevati nell'isteria, nella paralisi generale e nella tabe s pina.le, con le quali malattie la nP.-vrastc:~nia si può, all'inizio, oonfvnclere.


I>J,;R Jl, .MEDICO LEGALE N ELLA NEVRASTEXIA

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E saminerò separatamente tutti i detti fenomeni; intanto, per semplicità. di esposizione, basata però su identità di sede e di alterazione, li comprendo nella triplice denominazione: l " di astenopia mLtscol w ·e; 2° di astenopia accomodati va; 3• di astenopia 1·et inica, che considero oome la triade sintomatica oculare della nevrastenia, elevata ad entità morbosa., per la prima volta, dall'americano Beard {l) nel 1871, e di cui ora giudico affetto il soldato S. C. §V. A n amnesi prossima e remota. E same somutico. - Quanto lume abbia portato l'osservazione oculare nelle condizioni di salute del soldato S . O. si vedrà, 11.ucbe meglio, dalla storia di lui e dal risultato di esame sul resto del suo corpo. Dal rapporto del comandante lo squadrone e da. quattro dichia.razic·ni mediche apparisce concordemente che S. giunto al reggimento l' 11 dicembre u. s., al pri nei pio prese parte a. tutte le istruzioni, senz'accusare malessere di sorta.; soltanto si faceva notare per la posizione curva a cavallo. Dopo circa 20 giorni cominciò ad alle· gare male interno, ch'egli dichiarava ereditario e che gl'impediva di piegarsi in avanti e di star ritto sui fianchi. Spesso, dopo qualche tempo che era stato a oava llo, chiedeva di smontare per un dolore che a vvertiva alla. regione dorso-lombare. Ebbe in questo tempo fenomeni di enuresi notturna, che non si ripetette dopo mezzi di rigore usati. Nondimeno, dietro continue esor· tazioni, completò il l • periodo d'istruzione a ca vallo e potè recarsi al poligono di S. Prisco per il tiro al ber· saglio, senza lagnarsi. Ricominciò ad accusare il dolore lombare dal ~6 marzo 1899 fino al 4 maggio e tutti i giorni si dava per ammalato; ma non fu ricon osciuto \ 1) BRA ll O C R u CK\\t:LL.- P,·ac•ìc lr~•tlile U>l l he IUfS O{ Elecl r i ci t!/ ' l e

1!171 , p;oJ)'. ~91.


2*8

DII'011TAXZA. DELI/ESA.~I E OCl"L,ARE

tale Il f) maggio entrò n el l" infermeria del corpo t>, dopo 3 giorni di degenza, fu inviato in osservazione all'ospe ·

dale militare di Caserta, dove fu giudicato idoneo al se rvizio. In seguito ha continuato a dichiararsi infermo, non osta.nte le punizioni disciplinari, che gli s'infliggevano. ed esortato a smettere per le conseguenze che ne sa· rebbero derivate a suo danno. r ispondeva. costan temente: « Jfi o.p1·ww i 1·eni e trove1·an.no certamente il male. >) Un rapporto d ei reali carabinieri del suo paese esclude ogni vizio ereditario ed ammette però, in lui e nei suoi fratelli un di fetto di carattere, per il quale si fann o

notare cla tutti. Egli P<'i raccon ta con cinismo che, dall'età di 11 anni. ha abusato dell'onanismo fino a 5 volte al giorno. F u trascinato al vizio per consiglio altrui. Poche volte ha usato della donna senza provare mai soddisfazione. Ha. sofferto sempre il dolore lombare, che, nel montare a cavallo, diveniva intenso ed insopportabile. È tormentato spesso da dolore d i testa, che dalla nuca, do,·e è più fo rte, si estend e ver3o le tempia. (dolore ad elmo). La digestione si accompagna a fenomen i di pirosi. Ha le vertigini, allorchè si l eva dal defPcare ed emette le urine. I d ispiaceri provocano in lui le vertigini, come nu senso di vuoto nella testa; negli sforzi, inveee. spesso gl i oggetti gli girano in torno ed egli tenrle a cadere in avanti . l~ individuo di fo rte costituzione organica, con ottimosviluppo musuolare; però cammina. un po' a g ambe larghe con andatura alquanto g ()f:fa. Presenta alterazione nel senso dell'olfatto, snll} naie alcuni odori pro vocano poca o nessuna sensazione. I ritlessi patellari, crem,aster ici ed addominali sono normali: molto sensibili i glntei . Vi è d iminuzione d ella sensibilità dolorifica ed -egualmente nella tattile ; ancbe


PER IL MEDICO I,EGAJ,E NELLA ~EVRAS1'F::-iiA

:3-Hl

nei punti, dov'è più squisita, come a punta della. lingua ed i polpastrelli delle dita. § VI. Deduzioni cliniche. - La storia. esposta è il quadro perfetto della nevra:stenia., a cui appartengono i segni della cefalea ad elmo, delle vertigini, dei disturbi gastrici ed infine il dolore loinba.re, il quale ultimo è patognomonico della mielostenia. (1). Questo dolore è l'espressione dell' eccessiva. stanchezza muscolare, che nella nevr.astenia. invade tutti i muscoli del corpo; e qualora la. stanchezza è meno intensa dà luogo ad una sensazione di spossatezza. Il lavoro continuo di equilibrio del tronco spiega il fenomeno dolorifico nei muscoli lombari: questo dolore, non cessa., se non nella posizione orizzontale e diventa, invece, eccessi vo nel cavalcare. Disgraziatamente i suddetti segni son tutti subiet· tivi, che per il medico legale hanno un valore relativo. D'apparente robustezza. e la. buona. nutrizione generale del soldato S. C. inducevano a. non prestare fede alle sue affermazioni. Anzi, l'in vito, fatto da. lui con ingenuità, ai medici ed al comandante lo squadrone, di aprirgli i lombi per rinvenire il male, era ritenuta una furberia

per ingraziarsi la fiducia dei superiori. § VIII. Asten()pia muscolare. - Disordini nel muscolo orbù:olar·e. - Nella denominazione di astenopia. muscolare comprendo tutte le alterazioni dei muscoli estrinseci dell'occhio ed anche il tremolio delle palpebre. Questo segno di Rosembach è un sintomo obiet· tivo frequente nei nevrastenici ed è prezioso, poichè è il primo a richiamare l'attenzione del medico sullo stato nevrotico dell'infermo. Sono contrazioni fugaci (2)

( l } (;u, r.es DS LA T OURETTE. -

Les Nal~ 1lt.VI'Mihe11iques, pag. 16. 1~!1!1.

T,.allalo di /iiliologia umtuaa: • Ctmlrazioui /ibdlle~•·i ef1 idi o-muscolari di Schltr, segni dtl musclllo 31anctJ •, vol. Il, p~g. 575. (il LANrooss. -


250

IMPORT.-\ NZA DEJ,L' ESA ~lE OCli LAfH:

del m uscolo orbicolare, nel q uale si manifestano con on deg g ia menti successi vi, s pesso irreg olarmen te, ora. in u n tratto, ora in u n al tro, delle palpebre, di u n lato o di ambedue contemporaneamen te, e sono molto importaut;i per il medico- legale; perchè non possono volontariamen te essere prodotte. Alle volte si osservano a palpebre aper te, nello stato, cioè, in cui l'orbicolare riposa.: pi ù ord in ariamente si avverano a pa lpebre ohiuse; poichè a llora il muscolo lavora e, facilmente stancan· dosi presen ta q uel movimento che è un primo segno · d'insufficienza m uscolare ; ma. che si dovrebbe giudicare, com e vedremo in segui to, fenomeno d ' incoordinazione od atassico. s VIII. n ,:sm·dini dei mU.<:'r·oli estr·inseei ciel globo OCU · lare. - Il segno poi, costante nei nevrastenici è la s ~nchez za. di t utti i muscoli estrinseci dell'occhio e particolarmente dei retti interni, soprattutto nei casi, come dice Berger (1), in cui questi lavorano in condizioni sfavorevoli sotto il punto d i vista meccanico. Che tutti i muscoli s ia no in siffa.tte cond izioni, si deduce bene dall'esame del ca mpo d i sguardo nel soldato S. in cui è ridotto di molto e concen tricamente, e la riduzione cresce tanto più, per q uan to pi ù l'osser vazione è prolungata. In questo caso si risvegl iano in lui fenomeni di fotofobia, con dolori al sopracciglio, iperemia della congiun t iva e spasmo delle palpebre, da riuscire impossibile di con tinuare l'esame. Ripresa l'osservazione, dopo d i aver concesso un po' di riposo, si nota. una nno,·a rid uzione del campo di sguardo nelle cifre prima segnate. § IX. Opinioni degli aulod sulle cause dell'astenopia utugcolo,;·e. - li'tiologia muscolm·e. - Dell'astenopia Cl) F.. IIG!u.~;n.- /.es 11111lccclie$ dts •trcc.ç tlan.• le•o·s r ccPJlOrl.l tlt'tc la patlwloyie !JCII r'l'll(f, pa~. !~7.


PER lL MEDICO LEGALE NELLA NEVHA~TE:-IJA

'

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muscolare, dagli autori fino ad ora è stata. presa in esame la. sola insufficienza dei retti interni da denomi · narsi meglio, secondo Landolt (1), insuffici~nza di con· ''ergenza, che, in tutti i casi, si manifesta. a preferenza in uno degli occhi, che vien messo a servizio delraltro (2). In tal modo il movimento associato della convergenza, movimento complesso e difficile, poichè ad esso è legato indissolubilmente quella dell'accomodazione e dello sfintere pupillare, è sostituito da quello più semplice di un occh io solo, il più sano; e ciò o per evitare l'intervento della convergenza, che stimolerebbe r accomodazione, inopportuna in caso di miopia (Donders); ovvero, come vedremo ed è il caso nostro, per rendere più semplice e spedita. la. funzione dei muscoli intrinseci ed estrinseci oculari , allorchè vi è difetto di energia nervosa, che cagiona. un disturbo nell'equilibrio muscolare. ~all'uno e nell'altro caso, un oc:.:hio devia da lla linea. di mira rotando in fuori, nel mentre che l'altro si colloca nella giusta direzione, perciò l' insufficienza dei retti interni vien detta anche str abismo latente di vergente (3). Da ciò si deduce che l'alterazione funzionale, essendo, nel l" caso, la conseguenza del vizio diottrico miopico, interessa i muscoli estrinseci incaricati della sola convergenza, che con tal vizio ha relazione. Al contrario, nel 2• ca.~o sarebbe assurdo il pensare che nn disordine d'equilibrio, per alterazione nervosa ge: nera.le si limitasse ai soli retti interni, senza invadere tutti i muscoli estrinseci oculari. Infatti l'insnfficenza, nell'ultimo caso, è generale, e ciò costituisee un cara.t· tere differenziale tra le due possibilità d'insufficienza ammesse innanzi.

- - - - -- -i l ) LA~UULT . -

Are/l d',ophl . .'fa r &, !&la.

Ul LAXIHJLT ~•l Epsno~ . - Tra •~). Hl. pag 908. 131 O•: IVE<:~ER c ~ LAN nvtT. -

ile compiei <L'opJ.I.: pnr de 1\"alieo· rl La•tdoll, Loco d taio.


IMPORTANZA DELL'ESA~IE OCULARE

26:2

Della causa nervosa, che, forse, è la più fr eq uente, se non la sola nello strabismo, gli autori hanno incominciato ad occuparsi da non molto tempo. Fou~hs (l ) ripartisce le cause dell'astenopia muscolare in due gruppi. Nel 1• ch'egli chiama : cause O?'ganiche, comprende la condizione anatomica dello sviluppo museo· lare, insieme con la g randezza degli occhi e la distanza cbe tra questi cor re. Nel 2• gruppo delle cause, che egli chiama : funz ionali, comprende la sola. a lterazione di equilibrio tra l'accomodazione e convergenza per vizio diottrico. Della possibilità che condizioni nervose possano, indipendentemente d'altra causa, alterare questo equilibrio, non parla. Insomma è l'etiolo· gia muscolare, ch 'egli segue, secondo la idee assolu te · di Doad ers e Graefe. Tanto meno accennano alla causa. nervosa assolut a il De Wecker (2), Armaignao (3) e Schmidt-Rimpler (-!), il quale ultimo ammette la possibilità d' insufficienza muscolare in emmetropi, però senza darne la spiegazione. Anche Landolt ed Eperon (5) sono seguaci della teoria d i Donders in massima; soltanto, nei casi in cui mancano le condizioni accettate da quest'autore, riten· gono la debolezza della convergenza, come un segno della. miopia. progressiva, indipendentemente dal vizio d iottrico che per qualche tempo, o non esiste od è in grado molto leggiero. § X. Opimoni degli autnri sulla etiologia nervma. - Le pnme idee dell' infiuenza nervosa sulEo stra-

(Il Eu~&-TO F vcu~. - Trattato d"ullalmi<otl"ia, ert iz. ilOlliana, pag. 6!5 . 1~1 or. w,,c~ ER. - Terapeullcll omtnr·e, r rl i7.. itali~n,. vol. l, r al!:. 166. 131 ll f:INII\" ARliAi r. N.\1:. - Tl•aife éltllletllaire rl' ophlalmoscopie, pag. 35i . (lo / :'c ii iiiiH · RI \IPL&ol. - Nanut.tle di ocodis/ w o ed Q(/nlmialria, ~ orl iz. il .. Jl:l~.

5 r.2 .

15) liE \\" BCki:R el I.A ~OO I.T. -

l.oro Cii:IIO


l'EH IL ME DI CO LEG AT,E XEL LA NE V IUSTE)<JA

2oi3

bismo, le dobbiamo alle ammirabili ricerche di Parinand (1}. A Bore! (2) si deve lo studio documentato dello strabismo isterico, costituito da un insieme d i spasmi oculari, che accompagnano gli altri segni della nevrosi e SOllO le forme pu::;seggiere. Lombroso nello studio dell'uomo criminale fa dello strabismo un segno di d~generazione. Il lavoro più importante è q uello di Valude (3) il quale viene alle seguenti conclusioni: ro Che lo strabismo, detto concomitante, non è do· vnto alla sola ametropia: la regola di Douders non s i saprebbe applicare in tutti i casi; nella maggior parte dei qua li è fattore prepondera.nte la ne vr opati.a. 2') Vi sono degli strabismi ametropici semplici, in cu1 l'ametropia sola è la causa e degli strabi~rni nevropat ici, in soggetti emmetropici, nei q uali è ca usa unica la nevropatia. A conclusioni, meno assolute, giunge ; iu un recente lavoro, 1\f. Micas di Tolosa (4) il quale da una sta ti:;tica di casi da lui osservati, deduce tra l'altro, che per lo strabismo concomitante, concorrono sempre dne condizioni: una ca ttiva. disposizione dell'apparecchio della visione binoculare, ed uno stato nevrotico quasi sempre ereditario, ovvero talora acq uisito, che egli chiama: llu·a nervosa strabica. ~ XI. Etiologia dello str abismo nevm stenico, dedotta daLL'esame f'un ;;ionale. - Nella. nevrastenia l' insuffi· cienza muscolare s'inizia, ordinariamente, nei retti in{l l l'AAISAUII. -

Etiologie et patogenie d u Sh·abisme. ( Annale$ il'oculisl iqur ,

1~9~) .

lo. -

Rapporlt sur le lraclt m eu l d u stra bim1e. (Atllwlu ti' ocu l tstiql.t e. . ~) UURK ~. - Arclliues d' ophlal., 1886 Si. Il) VA~UrtP.. - U slra bisme n em·opalo logique. (ArclliVe.! d ' o}lhla l ., 1892). t\ 1 ~1. \hc As. - Lt (oc te11r (t<~re uc n e u se) dmu le sln& bimtc.

1891-9i l. 1

t.in ••atu d'Qculfsll!tue, ltlvrie r, 1899).


254

terni, come quelli che, in tutte le condizioni ordinarie sono adoperati più degli altri muscoli estrinsecii oculari; poi si ditTonde ag li altri muscoli con una successione, che tiene sempre alla causa di maggiore fatica di alcuni di es:::i in confronto degli a ltri. Ciò si rileva, faci lmente dalla diplopia, che la deviazione oculare provoua, allorchè l" indi vi duo è messo a guardare la fiamma di una candela in una camera oscura tenendo un occhio coperto da v~tro colorato (11. Con tal mezzo si è potuto riscontra re nel soldato S . C. l'insnllìcienza di tutti i muscoli oculari, poichè, come si vede dalresame oculare, secondo la direzione dello sguardo, la d iplopia cambia di forma e le immagini. da incrociate alla stessa altezza, si spostano di livello. dit·eutano omonime e subiscono la inclinazione com ~ nello strabismo paralitico. P~rò esaminando bene il fenomeno della diplopia, nell'insufficienza muscolare. si nota che lo spostamento delle immagini falsa e reale, non segue la legge dello strabismo para litico, in cui la diplopia aumenta a misura che l'occhio si porta nel senso del muscolo pars.lizzato. Anzi a v viene proprio il contrario: cioè, la diplopia si manifes ~a ed aumenta per l'alterata funzio nalità dei muscoli a11tagonisti a quelli nel campo d ei quali l'occhio è rivolto. Iufatt.i, nel nostro infer mo. la diplopia per in:;uffictenza dei retti iuterui si presenta quando la candela da. 4 metri si. porta a magg ior distanza, cioè quando gli assi visivi diventano meno conVt! rgcnti. Cosi la diplopia per insuffic ienza del retto inferiore, qnando riufermo guarda. iu alto: la diplopia ( 11 i'\••lle lorme inc•tt tPnli. nel m• ntre cl•e In mano me<•a ""'ant.i a .t uno •le~ h in terury, l:t tltpltlJIÌa l' jJOCO O llH'Illl', lll111i!.• <111 pr r In rus:actl:l del •li >lu rho tli e•t lloli larlo mu;colan •. CHJ ··vnlt•rm~. ronw •l lrrm .. 111 S••;( ut lu. la ~rr:ut:11.iu 1H' che, ··om•· per lutle l•' mnl llti •'· e-"te

ll't'lti (a ri lt• 1 a r~ l' lll <ll lllo't~nz l •!t'l l'<' ltfl

t un) lh, r la Ili' \ n•st.


PER U, MEDICO LEGALE NELLA ~EVRASTE :\lA.

255

omonima dei retti esterni, allorchè la candela si avvicina a 20 centimetri. Lo stesso avviene per gli obliqui. È da notarsi, voi, che i limiti segnati per il cambiamento di una miopia all'altra, nell'escursioni bulbari, non sono assolute: essi variano natevolmente anche da una prova all'altra successiva per Affetto della stanchezza. che interviene, più o meno presto, secondo la. gravezza della nevrosi. Quest'alterazione funzionale dei muscoli tiene a due cause : nna meccanica ed un'altra nervosa. Causa meucanica. - Il bulbo dell'occhio è capace di esteso e libero movimento entro il cuscineLto adiposo delrorbita, non altrimenti del capo articolare di una li· bera g iuntura nella cavità. articolare che l'accoglie. I muscoli che s'inseriscono al bulbo, ne determinano i movimen ti come la potenza in una leva di 1• genere. in cui per l'occhio il braccio del bulbo la potenza è fatto dalla linea. che congiunge il centro di rotazione, al punto -di attacco del muscolo in contrazione alla sclera., e quello della resistenza dalla congiungente lo stesso centro all"attacco sclerale del muscolo antagonista. Ciascun muscolo è raffrenato dall'azione dell'antagonista; tutti insieme ed il n er vo ottico che vi penetra posteriormente ne limitano i movimenti stessi. Il centro di rotazione del bulbo è a. 13,5 rom. del vertice della cornea (Donders). Nell'occhio devonsi studiare due posizioni: una di ?·iposo ed una di lavoro, come per i muscol i fu stabilito da Weber. Landolt ed Eperon (l) per riconoscere la posizione degli occhi, consigliano il metodo delle immagini secondarie ed accidentali del fisiologo Ruete, che consiste nel muovere il proprio sguardo lungo linee parallele verticali ed orizzontali, tracciate su di una. p::~rete, posta di (l; Og Wv.c~P.R et LANI>OLT. -

Testè citnto . \'O l. Ili , pag. 77~.


f.III'OHTAXZA DEI.T."I::SAME OCULA RE

contro e loutana 3 metri dagli occhi. Stabiliscono così la posizione primaria., secondaria e terziaria degli occhi, e diehiarano la prima, in cui le linee di mira sono pa· rallele e nello stesso piano orizzontale, come una posizione presso a. poco di riposo, di equilibrio e di iudif. t'erenza. L 'affermazione, considerata relativamente tra la prima e le altre posizioni, può passare; ma., presa in senso assol uto, cade nella contraddizione dei termini, poichè par· lerebbesi di posizioni di riposo degli occhi allorohè essi si mu0vono per dirigere lo sguardo; in opposizione altresl alle leggi dinamiche muscolari. La posizione di un membro in riposo è data d alla risultante dE~lla tra· zione elastica dei vari gruppi muscolari (l). L'effetto della forza elastica, in ciascun gruppo di muscoli, è indicato dal volume, o, come direbbe Landolt, supe-rficie di ~e;ione ; dal punto di attrwco più o meno lontano dal t'ulcro (2); e dalla Slla obliquità su l braccio della r esi· stenza che, per l'occh io, Landolt, con frase più appropriata, chiama: l'elendue d'et-t~'Oltle ment sur le globe oc.:nlaù·e. Da ciò segue che nei muscoli oculari, tra i quali il retto interno possiede nel proprio attivo, di contro alrantagonista, retto esterno, una maggiore superficie di s.;zione (3) ; minore obliquità sul brao ~.:io della resistenza (4) ed infine, vi aggiungo, maggiore distanza dell'attacco solerate dal fulcro ch'è nel centro di rotazione del bulbo (n), l'eq uilibrio è generalmente rotto in favore dell'energia maggiore del primo sul secondo. il ) '" "11•11 <. - F'iSifllugicl t4nlilllil, Ilo, - I,MII 1'1 (;1(0, p:ql. ~~19,

\'Ol Il , (Jag. 5~9.

' ~)

('l· l l DR W,t:H :I< t'L f.ANIHI~T. - 1.01'0 t'il aiO, p;tg. iSO. ~~ l.'in vnlu cro .rcll'o·cut., uon ha un centro d1 figura costant~ ed il centro •h ruraziou~ SI consirl<•r:l a piu di i millimrtro •h••tro il centro di figura stahl-

lit•• apr• rossimalivauwnto. Ora se da l dello centro di rol<t7.ione si t1ra >sero alla .;u pc1·1iri•' tnule lillllO rngg1alf. co rrisp•m<lcntr a ll ' in<•· rw> no di altrrttan ti mu-


I'ER IL m : DICO I~RCALE :-lEJ,LA N EVR,\ STENIA

2ò7

Tenendo conto del principio, su cui si basa la posizione di riposo di un membro e delle condizioni dei muscoli oculari, la posizione vera di riposo degli occhi e fJUella enunciata dal fisiologo Laudois, (loco citato pagina 806), vol. 2 ', nel seguente modo: «Per la. ma ggior poten?.a dei retti interu i, g li assi visi vi convergono al-

quanto ed allungati si incrocierebbero a 40 centimetri lontano dall'occhio. » In guesta posizione ,-eramente i muscoli oculari sono i11 J.!erfetto riposo. Quella delle linee di mira parallele ed orizzontali se è meno faticosa ciel le altre, resta tuttavia sempre una posizione di lavoro, esercitato dalla I!Ontrazione del solo retto esterno: mentre che nelle 11.ltre direzioni degli occhi agiscono più muscoli ed in (;oudizioni più sfavorevoli o meglio in nn complesso di movimenti associati. Determinata la posizione di riposo degli occhi e distinta q uesta dall'altra posizione di riposo, che chiameremo re lati va, riesce facil e ad intendere la segnente dimostrazione. Immaginiamo l'occhio nella posizione di riposo come nel la figura l" in cui O e il centro di rotazione, AB il retto esterno con il punto di attacco in A ; C D il retto interuo con l'attacco in C ed O A ed O G' i bract:i re lati vi or della potenza ed or della resistenza dei mu· scoli, reciprocamente, in contrazione ecl in antago · msmo. Ciascuna. potenza muscolare, come si vede dalla Ggura non è tesa rettilineamente fra i suoi punti di attacco,

<coli. •1ueste line•· rapf>rescntcrPI,hern la •lirr ziorw •f<ol lc l, ra<:da tli I•Oieo• w mu::colarc crescenti dr lun;.:hc7.7.:L <lall'e<ltratore al r·cntro curnc.li C. 1:: ed tl r·utr, •1 ni u<li , che tra i muscoli anta goni.< ti , •1uctlo cl •e piu si avvif'ina a l c('nlro rornP:lh' . ciou ~1 1\:~tremf) il· l flra..:cio JdÙ lun:,w fii pult.. lt7a, lttt •·urr;.! Ì:l m:l!.!rlir,rr• . Il r. interno trov:t>i dr fronto agli aiLri in CfUCsta corhlizitmo, cror si all onla rr' dal fulcro , con ìl suo atL1·:~0 alla se lpra, (liU di tu l ti i musco li e; trinsed O<'l llaci.

17


258

H IPORTANZA D ELL'ESAME OCU LARE

poichè, a causa della. forma sferica del bulbo, una. parte è rettilinea (fra l'anello fibroso di Zinn ed il bulboj ed un'altra è circolare che recinge il bulbo fino al punto d i attacco del muscolo alla sclera. Quest'ultima parte

s -·- ·

L i l ! - Lino:\ meduwo. del corpo. S O - Linea di baso di N:•gel, co ngiungente i centri di rot"zione degli occhi. Asso; oWco, che iocootra In linea medinnn J, M n m. 0,40 dclln linen di base SO. ()A ed O C - Urnccia dulla re<i•tcnza e dolln (Jotenza dei m. rotto es terno e retto inte rn o. A l e C l - Tangenti n l punto ùi attacco dei due muR B -

s coli alla scleroticn. A l e G N - Parallelogrammo della forza muscolare costruito su lla diagonale A O.

devia, con la sua forza, dalla. direzione principal e della. trazione muscolare (l ) e quindi si sottrae all'ener g ia to· tale del muscolo stesso. Per tale rag ione la potenza muscolare si scompone nei momenti funzionali, in due componenti: di cui u na (t ) LAI'iUOIS. -

Loco ci talo, p, ':i", jl<IJ!. 598, CGI). 6°.


PER LL MEDICO LEGALE X~LI .A XEVRASTE::'\IA

250

diretta in senso opposto alla linea. del braccio della potenza. o della. resistenza O A ed O r•con azione d i pressione sul bulbo, ed un'altra perpendicolare alla. prima, cioè secondo la tangente A t e r: t con l'effetto utile della rotazione del bulbo stesso. Cosicché evidentemente una port ione della totale energi:t di contrazione muscolare viene sciupata in una inutile pressione da fuo ri in dentro sul bulbo e questa porzione è tanto maggiore per quanto più grande è

~'arco di combaciamento (em'Ottlement di Landolt) fra tl bulbo ed il muscolo, e viceversa.. Ora. tale arco cresce nei muscoli in posizione di an · tago~i~mo e nella stessa proporzione diminuisce in quelh tu contrazione. Ciò è e\"idente nella figura 2a (occhio rotato sul retto esterno) nella quale la tangente ~t l rislllta nella contrazione del retto esterno maggiore, quasi del doppio di A l nell'occhio a riposo · della figura precedente. Con altre parole a.llorchè l'occhio gira da un lato o dall'altro la. tangen~e della fo rza muscolare, con l'effetto


~l iO

DII'<J I:'L\);Z.\ DELL'ESA.~I.E OCL'LA.RI::

utile della rotazione, si a.llontaua o si avvicina al piano muscolare, il quale sarà la risultante delrintera energia, quando O A ed O C, ossia il braccio della potenza di· venta perpendicolare alla direzione del muscolo con f]Uesto formando un ang'olo retto (l) o meglio quaudo la tangente si fonda con il piano muscolare. I n questo caso il muscolo in contrazione messo nella condizione mecca-cica la più favorevole, per espletare tutta la sua energia, tradurrà il vantaggio in una ve· locità crescente dell'escursione bulbare, specialmentcl nell'ultimo t ratto, se non sarà ratfrenato dall'aceoreia· mento muscolare stesso, che !lgisce da moderatore su l muscolo in contrazione (2); dalla forza d ell'antagonista, uel quale però le condizioni meucaniche diventano, per le dette ragioni, meno f11.vorevoli alla potenza; eù i n fi ue dal sistema nervoso. UGwsa nen;osa. - Se, dunque, queste cause mel:caniclte dovessero da sole prevalere, vi :;arebbe anche nello stato normale un 'alterazione continua di e(1uilibrio aJ ogui escursione bulbare. E, poichè non avviene, è d <t ritenere, come già accennammo, che la din<tmica ocnlare è animata, oltrechè dalla forza elastica muscolard. da. un potere nervoso, che dà. l' energia necessaria a i museoli per contrarsi e ne regola esso stesso la distribuzione. E ciò contrariamente a quanto in un recente la.voro deduce da sue osservazion i ùl. Schiotz di Cri · stiauìa, il quale all'e rma. eu e lo stato Ji eq utli br i,, degli occhi, per le distanze, deriva da sole disposizioni anatomiche, perclt~ a lui sembra troppo iuvaria-

l,oo:n r it.. )J. :.•. p :t;!. n?$. • Il Oll> lllento <l:t lt•'ll di una [Or:t.a di UU hf, I I'CIO di IC\':\ "-' tlatO dall:a ftlfl ,l IIIOittjll lt'al'l p Or ).t J>CI'(!elltiÌ 'IJ )a r c :tbh:l» <lta d a l [Ulci'O òtlila fim•:o l' h !! IW I l! 1.,,:-; too t < . -

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PER Il, ~l F:DTCO J~EGA LF: NELI.A :\ EVRA <n: iA

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bile la posizione degli occhi, per d ipendere dall' inner· \'azione (l ) Il contrario di tale affer mazione si deduce meglio dalle seguenti nozioni auatomo-fìsiologiche. I muscoli pos3eggono la ( 01' :,a elastica, a cui si deve i l la ,·oro muscol&.re. Questa forza. ha sull'attività d ue fasi. Una passiva per il muscolo, detta di cur·icamenlo, in cui esso mediante la distensione s i mette in ~rado di contrarsi in un tempo successivo, come la spirale elastica distesa di Sckwann (2) ed un'altra fa.ile di cont?Ytzione in cui gli elementi delle fibrille muscolari, allontanati per lo sti · ramento precedente, si ravvicinano sotto l'azione di una Pnergia che giunge ad esse attraverso l'espansioni ner· YOse interfibrillari di Gerlach. Son queste le fibre mo · triei, la cui lesione è causa di paralisi muscolare. Alle fibre nervose int~rne di moto si devono aggiungere altre esterne, che divise in arborescenza, si avvolgono a spira intorno alle fibre muscolari (A.rnd) . Esse appartengono al senso muscolare o di equilibrio, col ClUale abbiamo la nozione dello stato del muscolo, nonchè del grado d i contra~ione, sotto fo rma di sctnisita sensazion e, che agisce per azione riflessa quale re· go latri ce dell'energia di moto. L 'alterazione d i q nesta fib ra sensitivu è causa di atassia (3) . Da ciò segue che se lo equilibrio nervoso difetta. le con· dizioni meccaniche prenderanno i l predominio ed avverr~uno fenomeni d'incoordinazione, che, per lo sciupio d 1 energia. motrice, non regolata più dal senso museo· lare, si traducono nell'insufficienza muscolare. L e alterazioni di equilibrio nervoso inducono nel nevrastenico sforzi a. correggerlo e provocano il senso di stanchezza,

H• l l\l. SciiiO T7.•· - Aflf)IIYt Il /ll"l•~nlill('lrlt. ( ,f /Wflfe< 1/ •OCII/1</111'1~. · · t1•· \· rli•r l S·g•l) . • ( - 1 -.I ~O(IIS - T . Il . • ( ) lH .. IliO d1 (i<rO IO{}ia. l'O l. Il ,~ 3112, cap. \' . 5. 3 • · M is. - frattatr, eli {isiotogi11, vol. Il, p:t::. !167.

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2G2

JMJ'OR'I'ANJ.A DELL' ESAME OCt: L.AH E

con il dolore lombare e le vertigini, le quali si distinguono in dina,nù;he, e sono quelle, appunto, causate d 'alterazioni d'equilibrio e riconoscibili dalle allucina· zioni istantanee di moto nei corpi circostanti all'in· fermo, ed in vertig ini di e.~mt?'ÙìW,~Io cerebrale, quelle che da Gilles de la Touretce {l ) sono le sole ammesse nella. uevrastenia e si avvertono come un senso di vuoto nella testa. § XII. Rayiv,te della g{cuu:he~-:;a MU.Scoltn ·e. - È giusto il ritenere che non solo negli occhi, ma in tu tto il corpo, dove la fo rza elastica degli antagonisti, regolata dal senso di equilibrio, controb ilancia. la eon trazione muscola re, avvengano, nei movimenti, al tera.zioni der ivanti dallo spostamento del centro di g ravità del membro e della d irezione del braucio della potenza ver:~o il muscolo in contrazione. ~ e ll o stato normale il muscolo. che si contrae, esaurisce nell'aucorciarsi, progressivamente, la sua forza elastica; all'opposto l'antagonista si carica col dist..endersi, sempr e più, della stessa forza. P erò tali. condizioni fisiologiuhe, come g ià dicemmo, non basterebbero ua sè sole a mantenere l'equilibrio delle membra in moto, se mancasse il senso muscolare, al quale soltanto spetta la distribnzioue dell'etJergia. ner vosa motrice agli elementi muscolari nel tempo e nella misura. necessaria alla dintunica muscolare stessa. A llorquando il seu:-;o muscolare è alterato, avviene che rinsen,;ibiliLà, ovvero la diminuita irritab il ità (2 1, las<;ia in balia di sè stesso il muscolo in contrazioni::!, il quale sospinto dalla posizione mecc~mica fètvore vol.·. e:;aurisce rapidamente la sua forza elastica. Da ll'altr a parte l'an tagonista. per la stP.::;sa rt~-g ion e, non sen te nel

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PER IL )lEDICO LEGALE NE!,LA ~EVHA~Tl;;XIA

2G3

primo momentc lo st.imolo dell'esagerato movimento del muscolo opposto e si distendA oltre l' occorrente (Donders· e Van Mansvelt), senza entmre in funzione. Quando la conseguenza del movimento dell'altro muscolo è tale da scuoterlo dalla sua inerzia, per l'av,·ersioue che provoca (p. es. la diplopia), es:>o interviene, e con atto energico di contrazione, inutile nello stato normale, ristabilisce l'equilibrio; però spende in tale 2" momento. in parte od in tutto, la sua eHergia di risèrva. Donde la stanchezza che, se è eccessi va, comè nella regione lombare di S., nello stare a cavallo, è avvertita come dolore insopportabile. Da ciò pure la. venigine dinamica che n on solo è causata., come vogliono alcuni, dalla diplopia, ma ancora dal!'equilibr io disturbato di tutti i movimenti muscolari del corpo, che perciò è t rascinato, nella vertigine, a stramazzare al suolo. § XIII. Astenopia acco'rnoda/. i·~,;a. - Un altro segno non meno importante, appena accennato da E. Berger (l) e riconosciuto ormai da. tutti g li autori, anche non oculisti, e l'astenopia accontodaliva. che in S. ha preso beu determinata forma, e che chiarendo anche meglio il concetto, da. me espresso suU' insufficienza muscolare, può fornire la. misura del grado della nevrosi. Appare dalla. storia fattane che il potere aocomodativo assoluto nel soldato S. non è diminuito: l'ampiezza assoluta di 10,66 D, l'iscontrata. in lui, è su peri ore a quella, che per l'età di 21 anni, ammette Donders. Intanto si può dedurre, da questa osservazione, come già si era intraveduto dall' esame dPil'asteuopia muscolare, che, nel muscolo di accomodazione, l'astenopia nevrastenica non dipende da debolezza, come comunemente si crede.

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2G4

DIPORTA:'\ZA DEIJL'F.->.A~IE OCJ;L.ARE

Al contrario si esamini l'accomodazione nel movimeuto associato alla conYergenza, cioè nell' accl}modazione relativa ed allora, in un individuo che non ha mai avuta la volontà e l'occasione di forzars il propr io potere accomodativo in lavor i visivi mi nuti, p. e. nella lettura, si riscontra non di meno una deficienza, che contrasta. molto con la ampiezza assoluta surrìferita. Si aggiunga, poi, che in S. l'accomodazione per l'ipe· restesia della membrana retinica è d i una irritabilità morbosa tale, che ogni più piccolo sforzo, o lo stimolo luminoso, come quello prodotto dal rifl esso dello specchio, nell'esame schiascopi.co, provocano sul muscolo di accomodazione, con fenomeni di astenopia, degli spasmi, non unifor memente ripartiti in tutte le fib re. da cambiare notevolmente il risultato dì esame del vizio d iottrico, rla un momento all'altro. Insomma avvengono in questo muscolo contrazioni a forma dì cercine, dette idiomw:col(wi di Schiff, che <.:ome le fibrillar i, notate nell'orbicolare, sono segni di stanchezza; esse insorgono per un nonnulla, quando l'infermo fa, evidentemente, tut~i gli sforzi per tener le a freno. Questa irritabilità morbosa del muscolo di a,;. comodazioue l'ho notata in tutti i nevrasteuici. Ricordo di un ragioniere principale militare, affetto da nevrastenia, in cui l'osservazione schiascopica provoca un rest:.ringimento della pupilla da impedire l'ul teriore esame~. Egli accusava pure poliopia monocnlare os:;erva.ta nell'isteria, per la prima volta, da Parinaud ed egualmente da Cha.rcot e Sander:;on (l ). Charcot spiegava il fenomeno per la strutt ura a segmenti del cristallino, il cui ditetto, più o m.eno pronunciato, secondo gl'individ ui, è corretto dall'azione normale di accomodazione. Se, invece, il funzionamento fìsiolo-


. PER IL MEDICO LI':GALEt*ELLA NIWRASTI;;:\IA.

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g ioo di questo muscolo è disturbato, p otrà seguire la poliopia muscolare. Fuori dubbio nella nevrastenia, come nell'isteria, ciò è possibile per le contrazioni irregolari del muscolo di accomoclazione, che in S. erano causa di far variare, soltanto, le condizioni diottriche. e nel ragioniere, forse parchè maggiore il difetto d i struttura, produceva la polipia. Ora. questa danza muscolare, simile, come dicemm o. al tremolio orbicolare, sotto l'azione del piu piccolo stimolo, se non è causata da debolezza muscolare, si può mai ritenere l'effetto di sola irritabilità morbosa? È un muscolo che ubbidisce male al fren o della volontà, mentre che, da solo, nell'accomodazione assoluta, risponcle e mostra di ·avere vigore; difetta, invece, di sinergia. nllorchè deve agire nel movimento associato aila convergenza (accomodazione relativa ), e perciò il disturbo di equilibrio e la stanchezza. Ounque l'astenopia accomoda.tiva conferma di più il difetto del senso di equilibrio nella nevrastenia; oltre a ciò mette in rilievo, come conseguenza d'i questo difetto, l'alterazione di coordinazione: l" atassia che da tale difetto deri,a.

§ XIV. Astenopia r·etinica. - Sotto questa denominazione comprendo tutte le alterazioni della sfera sensoriale dell'occhio, le quali vanno dalr iperestesia, s.~tto forma di: miodesopsia, (otopsia, ed uit?·opsùt, e dal · l tpoestesia, come: reslringimenlo del campo visi 1,0, cliSt'I'Omatopsia, diminu:;ione del senso luminoso; all' anestesia., scotomi cent1·ali e peri(e1·ù;i (allargamento della macchia di Mariotti). ·estesici. - Di questi fenomeni. 1 r· DA.) Fenomeni Ì'~"~e1 m ermo, nou accusa che la sensa?.ione di un corpo nero, mobile, innanzi all'O. S., allorchè guarda in distanza ed a luce naturale (miodesopsia). Mancano g li accessi di eritropsia, segnalati nello studente ne naJ


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IMI'OR'I'.\:\ZA DELL'F:~A ~l l:: OCVLAfU:

stenico da E. Berger (l) e che, in alcuni casi, possono P!'!istere. B) Fenomeni ipaeslesiui. - Annovero fra guasti r"enomeni il restringimento del campo visivo, a cui ci rivolgiamo sempre nelle ma lattie nervose, ed in cui, logicamen te, dice Bisvanger (2 1, devonsi rinvenire, nella nevrastenia, fenomen i di stanchezza, come si tro\'ano in altre parti dell'apparato vis.ivo. P er la prima volta Wiibrandt di Amburgo (3) ha annunciato di aver trovato molto frequen temente, ristretto il C. V. nella nen <tsten ia : e ciò contrariamente alla scuola della Sal· petriè re 14), che ne aveYa fatto un carattere differenziale con r isteria, ed alle animnazioni di F iukelstein (5) e d i Hosslin (6), i quali l'banno cred u to normale nella maggioranza dei casi per il bianco, e ristretto per i col ori, ammettendo, il primo, la mancanza di percezione sopratu tto per il verde. Nei casi esaminati da E. Berger (7) il campo visivo era normale, o si poco ristretto, da non teuerne conto. Kraift- Ebing (8) ritiene che il C. V . e ordinariamente normale, e d i guesto fatto n egativo forma un segno per la diagnosi d i nevrastenia. Il suo assistente Hornfeld t 9 ) a mmette, che, in pochi casi, varia per il bianco e per L colori; ciò uhe attribuis0e alla stanebezza. D ello stato normale del C. V. nella n cvrastenia ta un segno dilferenzialo con la paralisi generale, dove il restringimento

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PER IL liEDICO LEU ,\LE ~EJ,LA ~E\'HA~TE:\IA

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è costantemente conceutrico. Baquis e Ba-:luel (l ) tro· vnrono in un soggetto, con segni di nevrastenia, il C. V. normale. Anc~e senza variazione fu r inveu uto U C. V. nella nevrastenia da Hochwart (~ e 2~ 13 ) e 1'o· planki (3), i quali non lianno rinvenuto alt;era,ioni del C. V. nei casi in cui il visus è normale. Di contro a questi autori, le var iazioni del C. V. oltre che da Wilbrandt, F inkelstein etl Hosslin, :-~OllO staLe riscontrate da Schweigger, F orster e da Koenig (-:l) il quale ultimo fa. del restringimento del C. V. dipendente da stanchezza retinica., un sintomo importante ùella. nevrastenia. . A. questa stessa. conclusione viene in un accuratn. monografia Neuschuler (5), che, nella sua clinica a Parigi, e nel frequentatissimo ambulatorio per le ,malattie nervose alla R. Clinica psicuiatrica, d iretta. dal prof. Ezio Sciamauna in Roma ha avuto occasione d1 osservare numerosi casi d i nevrastenia, nei quali costantemente ha. riscontrato un rest.ringimento del C. V. per il bianco o per i colori. o per l'uno e per gli altri insieme. Dopo l'esame di tante osservazioni si resta impres'lionato, come, in semplici constatazioni di fatto, si p osst\ emettere giudizi cosi opposti l'uno dall'altro. Mi sembrerebbe di mancare di ogni elem,mtare riguardo alla.

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.... Il l l':, 1898).


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ser ietà delle ossetTazioni, fatte da autori d i tanta 1mpor tanza, se, invece d'indagare la causa di tali d iscrepanze, mettessi in dubb io ciò che piascun di loro ha riscontrato. E bbene, io credo che tutti abbiano rag ione e che, nella nevrastenia, l'assenza del restringimento del C. V. soltanto per alcu ni colori, o per tutti. e per il bianco, non sostituiscono che sem pli<.:i gradazioni della stessa malattia, la CJ Uale nelregame d ell'a:>tenopia muscolare. e. meg lio ancora , di CJnella accomodativa, si è dimostrata, 'l nasi matematicamente, consistere in un'al terazione d i equilibrio ner voso, come ritiene pure il Mi,bi us con Savill ( l ). P er ò, contraria mente a <]Uesti autori , riteng o che ci ù uon ba3ti. Come si spiegherebbero allora, con il solo a ltera to e!] uilibrio ner voso, le ~ tig mate crescenti nel campo vi::;iyo retin ico? La discromatopsia e !"allargamento della macchia cieca d i Mariot ti? C} Fenomeni r·etinici c( anestesia.- G li autori, dice Nenschii.ler (pag. 5, loco citato), si occu parono poco di qnesto segno e molto più del campo visivo. Hirchler d i Budapest t2) parla d i un nevrastenico, che si lagnava di vedere il suo pun to cieco. K oenig (3) not ò che il pun to cieco a,umenta con la fat ica , senza arrivare all a per iferia; e Berger (4) osser vò in u n nevrastenico ch e la macubia. s'ingrandiva da 8 a 15 grad i, ed in un altro che vede\·a, leggendo, il suo punto cieco ; perciò eg li pensa che tale siutoma contr ibuisGa, nel nen astenico, all a d isorientazione del r orga.no visi vo, e ciò i n conf0rmità del parere d i Thompsen et Appenheim (5). 111 L. :'CAIIAIW, l•'ll~llle mc.t 1~0. - L'' n fv ros i r isp!'ltu ntl"ne•·cUv ed n/la 1/ÌII.<II :in malllau . .SI11rl 10 d• 11m l. le(Jttle, p:· ~ · 125. 1~1 lil n~; JtJ.t: ll. - Wie11e1· 11udi ~iniscl1e 1\'ochenschn(t, n . 4-G; 1883. \3) "''~::< 11: - L oro •" 11:1 10, 18!13 ( I l ~~~.,r.~-:u.- Aml•l •O[li l" el llnl(IU>"OS<'. ( Ar r iJJ VCS 11'0/Jhlal. (. I G, n. H . t ~\lf,) . l~l Tn '~'''K:-> l'l API't::-> II&IM. -

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PIW IL MEDl:C:O LEUAU; ~ELLA NE\'RA:5'l'ENIA

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i quali ritengono anzi che vossa esser causa in alcuni casi di aga.rofobia. Neuschiller (l ) nei numerosi casi da lui osservat i ha. riscontrato sempre un ingrandimento più o meno no· tavole del punto cieco, contemporaneamente alle a lterazioni del C. V , nel quale subisce le variazioni dovute a stanchezza; come fu ammesso da Miche! (2), che designò il ti p o di spostamento del C. V. nella uevrastenia e nelle nevrosi t raumat ichtl. § XV . .t!ll1·e alter·a.;ioni sensiU:oe e sensoriali non wnmesse dagli autori nella n am·aslenia. - A questi s t~gni del campo visivo e del punto cieco per al tera ta sensibilità ret inioa, ormai sancita da serie ed incontestabil i osservazioni cliniche, sono autorizzato ad associare altri della stessa natura (scotomi centrali per il bleu. Yerde e rosso) da me riscontrati in S. e fino ad ora dagl i an· tori non descritti in tali nevrosi. Le discromatopsie pe· riferiche retiniche , il restringimento cùncentrico del cam po visivo, l'allargamento della. macchia cieca di .Mariotti (scotoma. periferico), sono fenomeni tutti di alterata eccitabilità sensoriale, a cui appartengono cer· tamen te anche gli scotomi centrali neg11.tivi. Ora so l'organo della vista è attaccato, tanto nel suo apparecchio dinami~;o, con sintomi di alterato senso di eC}uilibrio, quanto nell'apparecchio s~::nsoriale con fenomeni di disturbata ec~itabili tà, quale difficoltà si oppone ad am · mettere che, come in esso, la nevrastenia possa ledere la funzione nervosa negli altri ol'gani dei sensi? Le zone ipoe:;tesiche ed anestesiche della congiuntiva, le alterazioni sensoriali e sensitive rilevate nell'olfatto e nella cute di S. sono, dunque, spiegate benissimo dalla so la

(IJ :"i eu;c noLF.n. - Loco citatQ, 180!1. t:) ~hcuu. - Klìllilcltu Le•t(aJ.w der ~ ina 196. IS9i.

.~ tl!}en/ieill;flude.

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neYrastenia; non vi è necessità, ciotl, di ricorrere, in questo caso, per la diagnosi, all 'aiuto dell'isterismo, col quale la nevrasteniu si associ,a facilmente, onde Cbarcot. senza sconoscere l'indi vi dualità di ciascuno dei fattori, aveva proposto d i chiamare tale associazione: ister·o-

necrastenia (1). :\Iancano in S. altri segni oculari ed i fenomeni gene· rali di paral is i, le contratture. le crisi ner vose con parossismi di angoscia, di dolore e eli vere fobie proprie del111 isteria e che autorizzano ad ammettere q uesta associazione. Ora se le alterazioni sensoria.li visive in nevrosi ge· uerale, quale è la nevrastenia, dévono far pensare alla possibilità di alterazioni ' cons imili in altri organi, 'non parrà t"sagerato che si attribuiscano a ll'azion e della stessa nevrosi i fenomeni riscontrati nella congiuntiva, cute ed olfat.to di S. e che tlltt:.i questi segni non siaM c he gradazioni della stessa malatt ia, la qual<S, nelle al· t erazioni dinami che, varia dall'insufficienza. dei retti i n terni l)u elli dPgl i altri gruppi muscolari. estrinseci ed intrin~eci oculari ; e, nell'alterazione d i eccitabilità. varia per l'O. dalle alterazioni seuf;or ial i d'i perestesia, all'anestesi a. ret iuica. e coDcomita.nr.a. di lesioui simili i 11 a l tri orgn.ni dei flens i. C~neste stigma te o bi et ti ve, sensi ti ve e sensoriali, r it,euute rare da Gilles de la T ouret te (2), nella n evra s tenia n on s i p ossono spi ~?gare con la sola. a lterazione del senso d i equilibrio, e perciò esse cara.t terizzauo un ' altra condizione patologica, cioè l'esaurimento ner· \· oso, a grado differen te. secondo lo stato sociale dt>l soggetto e lo stndio della nevrosi. XVI. Declt~zùm i sulla JW.{u,ra delle al/e1·a.~ioni lf t.!l' · 1;ose nellrt ru~n·astenia. - Duugne, dall'esame oculare,

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PER I L ~!EDICO LEGALE NELLA NEVRASTE:-< !A

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nella nevrastenia risultano due alterazioni puramen te nervose : n na. dinamica., ohe a ppartiene a.l SPnso di eq nilibrio, ed una tonica, che è dell'eccitabilità nervosa generale più o meno esaur ita. I m scoli non sono d irettamec.te colpiti e perciò è un errore il parlare d i debolezza e d ' insufficienza muscolare nella uevrasteuirt. Ambedue dette a lterazioni nervose si rinveng ono nella nevrastenia, fld, obiettivamente, appariscono dall<\ t riade fenomenica dell'astenopia, muscolare, accomoda· tiva e retinica e subiettiva.mente, dalla cefalea a.d el mo, da vertigini, disturbi viscera.li e dolore lombare, i quali nltimi sono stati, fino ad ora., i segni, quasi escl nsivi, per la diag nosi. Son dunque g li occhi non solo i ri vela tori della nevrastenia, ma essi ce ne forniscono anche la misura. I sintomi obbiettivi, la cui assenza costituiva per Erb (l ) un carattere patognomico della nevrosi, passano. per la diagnosi. in prima. linea ed i snbiettivi in seconda, dove valgono a confermare i prjmi. Ciò ha molta importanza pel medico legale.

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§ XVI. Elifllogia ed analogia della nev,.astenin co ,~, le forme tabeliche. - Gli strapazzi fis ici e psic!Jici , in soggetti lontanamen te predisposti. sono le cause indi· spensabili per la determinazione della nevrastenia vera. Queste cause, invece, pa-ssano in seconda. linea ed in prima vanno le condizioni neVl.·otiche ered itarie, dirò cosi, imminenti, del soggetto, nella nevrastenia detta da Char cot, e reditaria e, da Gilles de la Tourette (2 ', costituzionale. Nel soldato S. non risulta altro, come causa . che l'onaui~m o, a cui si è abbandonato ~ccess i · vamente pe r molti anni; vizio che ora egli descrive in tutti i particolari, senza pudore e quasi con il cinismo

Il) ZIBIHI< 8 :<. - Alalallie dd •u r vi spinali. 1Yev1·n•lelli<r r pi11ale. p. 11. pa;:: ' 0!1. I!J GII.L..:-; os LA T ouRF.TT&. - Loro cita t o, pag. 38 e 39.

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dd de~e ne rato .

Que~ta coudizio)le morale viene pure illu minata dal cara ttere delr ind ividuo, giudicatO leg-

gno in lui, coma in tutti i suoi fratelli, da un rapporto de i r eali ca rabinie ri. :-:le a tutto q uesto aggiungiamo (]Ualche segno obieL· ti ,·o d i degenerazione, come quello notato nell"a:;im· metria della fiwcia, nello :;tr<~.bismo ste~so, noi a bbiamo ragione di ammettere. che S. anzichè di ne v r~:~.stenia. vera, sia affetto (hL nevrastenia costit uzionale e .M. :.\Iaguau non t arder ebbe a chiamarlo degenerato (l ). Qttesta forma in coufronto dell'altra, n o n ùà speranza. di guarigio ne (2) anche per la conclizione sociale del· l' iudi viduo, il CJU!;I,!e>, i nt<~llto, non Ì) idoneo al servizio milita re . L 'alterazio ne del senso di eq n ili brio n e lla nevrastenia, \lle;;::;a iu rilievo dall'esame ocula re, p one in maggior e ,·idenza q nan ta r elazione corra tra : la cer <3bro- nev ra· :>tenia e la parali:;i generale, e tra la mielostenia e la ttlbe spinale. Ciò che ora appare da.ll'e::;ame oculare, è stato, con deduzioni cltniche, affe rmato da. Gilles de la 'l'ourette (3 ), per la prima, e da Erb (4) per la sec..:onrla ; nl punto che ambe·lne hanno dichiarato non esser e fa· cile, ne ll'i nizio ùellil. tabe e della paralisi, distinguerle dalla ne vrosi. L e due malattie tabetic..: he s'iniziano spes· .;is!>imo con altern2ioni subdole di eq Ltilibrio e di esau· ri lllento, come ue lla. nevraste nia, tauto che Gilles de la Tom·ette ricl1iama r attenzione sulla possibilita Ji c•)utun..io3re la d i <~gno:>i dell'una con !' a lt.n1., anzi non U<tsconde di ess~ r •)p; li stes:;o incorso iu tale erro re. P e r rli·ferPnziare le due forme morbost3 a ll'inizio, dà. delle norme, che il i ridncono a ben pOé<t cosa: cioè, a i l ) G1U1·:< •••: LA Tot.;urn r~. -

•~) 1J l

In. In

,.1) Enn Z1 F. 1111 ~"s. -

l.o~o ci lato, pa~. Il! .

J,J. , lol., J.ocll citato, 1•ag. H 3.

:i l.

:.s.


I'Efl IJ~ ~LIWICO LEOAU: ~ELLA ~l':VRA~T~:::'ILA

273

riflessi patellari, che, secondo lui, sono ineguali nella paralisi ed esagerati nella nevrastenia, e poi all'ani· socoria ( 1). Questa somiglianza clinica, così bene accertata dagli au.tori, fa. ritenere che anche l'alterazione nervosa abbia dei punti d'origine comune, i quali sono nel disturbato senso di equilibrio. Si può ammettere adunque, che la uevrastenia sia. una nevrosi d' incoordiuazione, come le forme tabetiche sono delle nevriti pure d'incoord inazione. Insomma è la stessa. differenza che passa tra la nevralgia e la nevrite. Ammesso ciò, ne consegue, che i disordini generali, che si manifestano con una sfumatura d' incoordinazione nella nevrastenia, dipendono dalla natura. dell'alterazione, consistente, con probabilità, in una diminuita energia molecolare, e ciò contraria· mente che nelle lesioni tabetiche, in cui, se manca la generalità, esiste, invece, la manifesta incoordinazione od atassia nel oampo solo degli organi innervati dal tratto midollare o cerebrale con lesione organica ben defini ta. Ciò, come spiega perchè queste alt'ezioni organiche si. accompag nano, quasi sempre, alla nevrastenia (2), così. infi.rma l'opinione di G. de la Tourette, che ripone la

facilità dell'insorgere della nevrastenia nei tabetici, nella sola preoccupazione del proprio stato. Certame nte tale preoccupazione non mancherà in nessun ammalato cronico, specialmente nervoso, che pure non diventa nevrasten ico tanto facilmente, quanto il ti1.bc:~tico. Spiega, pure, perchè un eccesso sessuale (l' onanismo iu S ) che snole produrre ordinariamente la. forma tabetica (3). abbia, invece, determinato in questo caso la nevrastenia.. Spiega, infine, le alterazioni del campo

(I J l;u.I.t-:s nl! LA Toun~Tn:. (~) liiLl.~;s DS l. A T OURE'fTP.. -

(3) ~:. u ZI P.lUI<R:. ,

Il'

l.oco citalo, pa~. G~ . Loco citato, pal(. ~,;

vol. u•, J)ac:. 558.


visivo, che sono comuni tanto alle forme nevra.steniche, quanto alle tabetiche, e non più esclusive di questa, come pretende l'Hornfeld (l ). Dopo t utto ciò defin isco la nevrastenia.: una nevrosi gener ale cl' incom·dino.zione e di esmwimenlo, cagionala rla pe1·dila eucessiva di ene> ·oia nen;osa in soggelli rwed~<:posti.

R iepilogo e vonclusione. - Da qua nto ho detto, si deduce : 1• Che la nevrasteuia. è una malattia esclusiva del sistema nervoso, in cui produconsi due alterazioni ne· vrotiche : una di equ,ilibr·io con fe nomeni atassici museolari, ed un'altra di eccilahili!à, con fenomeni di esaur imento. 2• Che, per 1!1. prima altera zione, avvengono di· st urbi dina-mici in tutti i muscoli del corpo e a prefe· renza in quelli più affaticati, i c1uali si stancano fa.cil· mente per lo sciupìo di energia muscolare, dovuto al predominio delle condizioni meccaniche nei movimenti, non più regolati dal senso muscolare divenuto insufficiente; dalla seconda alterazione, poi, derivano disturbi di eccitabilità nella sfera sensitiva e sensoria.le. 3• Che r occhio subendo la stessa sorte degli altri organi, fornisce, con la delicatezza dei suoi movimenti, molto complessi e con la. squisitezza della sua. super· ficie sensor iale, segni obietti vi molto manifesti, per la diagnosi della nevrastenia, fino ad ora., riconosciuta, quasi, dai soli sintomi subiettivi. 4° I disturbi mus co l~Lri e sensi ti vi oculari si ma· n ifestano con seg ni, che iu ho compresi in tr e denominazioni, cio&: astenopia must·ofw ·e, a.~tenopia accomodaliva. ed n.~IMop in 1· etin ica. I pri mi d ue sono dina mici

t l j I.AG0~6T. -

i.OCO CÌl.1lO, ('3!1.

603.


PER IL ~IEDlCO LEGA LE NF:LLA NE VRASTENIA

275

e dovuti ad alterazioni del seuso muscolare; l' ultimo è di eccitabilità sensoriale. Tutti e tre costituiscono la triade fenomenica. oculare della nevrastenia. 5• L'astenopia muscolare comprende il tremolìo dell'orbicola.r~ (segno di Rosembach) e l'insufficienza dei m. estrinseci oculari. L'insufficienza comincia, ordinariamente, dai retti interni con strabismo divergente, latente o manifesto, e poi attacca gli altri muscoli e strinseci; è rileva bile dalla. diplopia, che, contrariamente allo strabismo paralitico, si presenta e cresce, per deficienza, nel m. antagonista. a quello in contrazione, verso il quale l'occhio è deviato. 6• Il m. di accomodazione è preso anch'esso da alterazioni atassiche: in attività isolata la forza è normale, nei movimenti associati è deficiente. P erciò ambedue le astenopie muscolari ed accomodative provano che la deficienza muscolare nella nevrastenia non dipende da debolezza, ma da in.coordinazione. 7' L e alterazioni di eccitabilità sensoriale si presentano con fenomeni ipe1·est.esici, ipoestesici ed aneslesìci, cosi negli occhi, come negli altri organi. dei sensi. Per gli occhi sono segni di iperestesia : la fotopsia. la miodesopsia, e l'eritropsia; son segni d'ipoestesia: il restringimento del oampo visivo e le discromatopsie centrali e periferiche ; sono di anestesia : l'allargamento della. macchia cieoa di Mariotti, e gli scotomi centrali e periferici. s• I d isturbi dinamici e tonici nervosi possono esservi tutti, od in buona parte mancare: ciò dipende dallo stadio della. malattia e dall'affaticamento maggiore o minore, che l'O. ha subito prima dell'osser vazione. Non manca. quasi mai l'insufficienza dei retti interni, con cui cl'ordinario, s'inizia la nevrosi.


9~ Infine l'alterazione del senso d i equilibr io

avvici ua. la nevrastenia. alle malattie tabetiche. La differenza fra esse è uguale a. quella che intercede tra la. nevralg ia e la nevrite. NOTA. - A1 e1·o gia terminato questo la1 oro. tjuaucto. \1 givrni or 'Onv ras<;IIHio la vi~ita mattinale nel rer1arto clì cll1rur~ia. il svl•ln to ~·.R. ,Jc.J :.o• r Pgf.(lmento fanteria, ricovera to per otorrca 11:11 \!3 :1r;osto JlP si l:lf.(nu c' Il e nt·lta notl~ passat.1, non aveva potuto dorm m• prr fort1 •lolori lolnhari c dPII•' •ertigi ni o·he rw,•ertJva ancor~. Guardando In in vi~ '• notai : st rahi~mv divergente all'O. O. ed nn rerto Jl:allure clelia cute rioIla faccia e del ~olio; 11allorc ~orruso oli rosso scialho alle !!Ote. Mi venno• il so~petto r he l' iufermo avc,;se il vizio clell'onanismo. IJI(atti notai, forte i$clii'LIIia uel ~hiande, eh<· m' inolu~:<e a fargl i!•ne c1omanda, nPIIn 'lttale ~.IT!'ttai rornjJio• ta sio'urPz7.a. P-;.:li prima arros•1 e l'Ili ronres<ò. All 'esame dt•)(li oe<:h l sl rtsronlrava insulllo•ienza f11 tutti i mus~o li estrinseci tJculuri . Sp~smo rti arcom oclaltone cou V i ~us n ormai,• e miOflia tro 7 ed d O. miopia dist·e.,a poi a 4 n in ~··gui l<l ad isllllazione o1i a trOfti na. ln te)!ro 11 c:unJIO l'i>ilo, lie11• allar)lamento della macdoia r.fpc·a 111 .\lariotti. H1 esamiroato il gi orno >urressil·o. era ~~·ornr•ar~a l'astrnopia mu~l'••laro tld tutto e poco rlmau~va ancho di ifulllla accouwtlatil'a. Qu~sto caso clmico ~ una nuova couferm;1. che l' onunismo JlOSsa r•rodurre la lll'l'ra,tPma, 1:1 quale, al r>rinl'ip i•l, cl tramitOI'iP « limita!., a l campo muscolart' pe r al terazion<' rld s11roso dJ ecr u•hlorio, e P<•i 11a"a nr l c., mpo d t• l sru<orio con a lterazioni p1u s tahih di Nritahlhta. r.o 'fl~ rrc• r·o el i rnrrgia uen ·o;;o, n'c la ca usa, la quale r~~ge hcnc nl r•arn;.:one tl~lla pila elcll rira esa urita eli Gille• rtc la TourL'Ito· (loco cita to. t•aJ.t. 32); t• ila. e h~. nel n poso, può ricn ricar~l d·•11e energie perdute, r••into•grau•losi del tutto ol1 In rartc>, uolla :tua lh•t••u1.a.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA F . VITALI. - Anoora 1ulla patogene1l e •lgnUloato •emeloloaloo dell'urob1llnurla.- (Bollettino delle scienze mediche, Bologna, fascicolo l O, 189!)).

Ecco l e concl usioni dell'autore, quali figurano al termine della sua dotta comunicazione fatta alla Sociela m edico-chirur~ica di Bologna: Fisiologicamente l'urobilina si foema nell'intestino per la trast"ormazione del pigmento biliare; ri assorbita in parte insieme col cromogeno dall'intestino, e art>ivala al fegato pel circolo po r~ le, ess:n vi viene trattenula e in parte trasfol'mata in bili·r·ubina, in parte r·icondolla colla bile nell'intestino: il cromogeno, invece, non trattenuto dal frgt~to, passa nelle ur·ine, dove normalmen te si trova. In condizioni patologiche, allor,lunndo la cellula epatica è alterala o funzionalmente insullicieute, l'urobilino non viene più trasformata, ma passa in buona parte in cir colo, e perciò viene el iminata dal r ene. I l manifestarsi dell'urobilinuria e la quantit.A dell'urobilinn che passa nelle orine, non sono dipend enti in m odo assoluto dalla qua11Utà di urobi lina che si trova nell'intestino. N on si può escludere che l'urobilina possa venir formata in piccola quantità anche per opera dei tessuti connellivali do! pi gmento biliar e e dal pigmento sanguigno; ma in questo modo non si può avere tal e produzione di pigmento da manife8l&r si una cospicua e dur evole ur nbilinuria. N~ si può escluder e che l'urobilina assorbita possa lrasformar;;i i n altro pigmento o in cr omoge11o, oltre che in hili r ubiua. R isulta però dalle osservazioni sperimentali e cliniche, che il pigmento giallo dell'ul'ina si forma evidentemente dalla presenza delrurobilina nell'i ntestino. Riguardo al significato semeiologico, r esta sempr·e fermo che l"ur·obilinuri a é l'indice più sensibile dell'alterazione t'unzionale ed anatomica della cellula epatica, e che quando siano eliminati come ft~llori di essa l'e sager ala em ol isi e la stasi


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RIVIS'f.A )tEOICA

fecale prolungata, il manifestarsi di essa, inte nsa e costa11te, pal'la pe r l'es istenza di un'alterl.lzione del fegato. L'A. ebbe campo di O!':Servare, inolll'e, alcuni casi di calco !osi epatica e alcuni ra~i di calcolosi renate ; e dall'esame delle orine ha potuto dedu•·re che, mentre nella calcolosi epatica, "oltanto poche ore dopo l'accesso, si ha di solito urobilinuria che persiste per un tem po più o meno lungo. nella calcolosi J'e nale l'ul'obilinuria può assolutamente mancare E', se compartsce, la compar·sa avviene qualcl.ie tempo dopo l'accesso, a meno che non insorga un'elevazione rapida e notevole della temperatu•·a. Perciò, accanto a g li altri criteri ditfe r enziali fra la calcol<JSi epatica e la calcolosi r enale, si può porre che nella prima s i ha costantemente urobilinuria mollo vicina all'accesso: nella colica nefritica, invece, l'urobilinuria può mancare, o 11011 s i ba che tardiva. E. T . SJEGERT. -

Ciro& UD'epldemt&dl &DglD& l&OUD&re e olroa l& durata della sua lDOubazloDe. - (Miinch. med. Wocltenschr., n. 47, 1 89~)) .

[l alle osservazioni dell 'A. risulla che l'angina lacunare è una fo t'Jna infettiva che vieu trasportata f'acilmente dai ma· lati ai sani in un pP.t·iodo d'incubazione di quatlro giot·ni: Tanto i lattanti quanto i bambini nei primi tt·e an ni di vita vi s ouo disposti, quantunque in g rado assai le~g idro. Devesi sempre provvedt}re a ll'i!>olamenlo dei maiali di at!gina, prin· cipalmente avuto ri g uat·do alle frequenti complicazioni sel· tiche e piemiche I bambini di una s tessa fam•glia, che frequen tino le scuole, debbono subito essere tratte nuti in casa anche se non siano colpiti da l male al quinto giorno.

E T. E. R EAL E. - 5orme pr&tlohe per l & raooolt& e oouervazlone delle urlDe da &nallszare a s copo ollllloo. (La nnora Rwisla clinico-terapeutira, riirella dal prol'cssot· Dc Renzi, n. 11, Jx!)9•. l. È pref'eribile, in genet·ale, esam ina re la prima urina del mattino; e c1ò é indi~!Jensabile n~i casi di malattie delle vie geni lo-urina•·ie che s i accom pagn ano a presenza nelle urine di muco- pus, specie se in quttnli Ui leggieJ'8 (processi infiamma to ri , neoplaslici, ecc., dell'u relJ'a, prostata, vescica , pelvi).


RIVISTA MEDICA

2i9

2. Nei casi leggieri o s emplicemente sospetti di nefrite (specie nefrite inters tiziale cronica), si cons igli all'infe rmo di fare un pranzo ricco di cibi azotali (una minestra, due o tre pialli di carne, formaggio, vino. frulla). Prima di s edere a tavola s i urini; do po ttlvol<'t molto moto ed eser cizi muscolari; non si beva più acqua fin o alla ses ta ora dalla fin e del pt•anzo. L' urina raccolta durante le de lle s ei or·e serve per l'analisi. Nei casi in cui nulla può I'Onceders i ol tre il latte, si esamini la prima urina del mattino. 3. Se l'esame microscopico dell'urina raccolta come al n. 1, non rivela la partecipazione dei r eni e, ciò no n ostante, ~i ha ragione di sospellarla (per i s intomi clinici o per gli altri dati de ll'analisi), si prepari l' urina come è detto al numero prece-dente, però dopo un copioso lavaggio delle vie genilourinarie , fatto, per la durata di due o tre giorni almeno, mediante l' in gestione quanto più possibile abbondante (2-3 litri o più a l giorno) di acque mmerali da tavola; e ciò per allontanare in gran parte il muco-pus e diminuire le difficu lta non lie vi dell'esame microscopico in s imili casi. 4. Le urine s anguinolente debbono essere esaminate non soltanto durante l'ematuria, ma a nche dopo la scomparsa poss ibilmente completa della medes ima, s ia s pontanea, che provocata mercè opportuno intervento terapeutico. ~ell 'n rtritismo in generale (di a.bt~le mellito, dia tesi uricoossa lica, gotta, polisarcia adiposa, ecc.), è utile fare un pr a nzo piu ttosto lauto, ricco sopra tulto di farinacei e zucche ri ni . Si urini prima di sedere a tavola e s i beva, dopo, il meno poss ibile . Si raccolga l'urina dalla fine del pranzo tino alla prima e miss ione del mattino seguente: se l'urina è abbondante. la s i co minci a raccoglier e tr·e or·e soltanto do po il pranzo, getta ndo le prime porzioni. 6. Per un esame completo di urina bas ta un decilitro (100 c. c.). Quando l'urina deve essere esa minata qualc he tem po dopo emessa- come nel caso in cui s i s pedisce da Ull paese all'allro· - é necessario, specie d'es ta te, di in via1·ne, in un'altr·a bolti ~lin a a perle, altri 50 c. c. addizionali d'un cucchiaino d'alcool rettificato. L' urina così Lrallata s i cons erva b e ne fin oltre 10 giorni, ed assicura perciò un buon e saro €\ micr oscopico. È u lì lissimo prendere prima il saggio dei 50 c. c. dalla m a s sa totale dell'urina che si ha a disposizione, dopo averla a gi tala fortemente con una bacchetta: dalla rimanente quan-


28! J lila si ru·el everanno g l1 altri tuO c. c. Nel caso che l'urina :<ia scar :;i;.;sima e diffici le l'ollene•·e pi i.• di pnchi c unli.metri c ubi ci, si mandi la piccola cruanllta r accolla dopo aver la tral· lata con alcool nelle sr•pra dt'LI.e proporzioni . È superfluo lo aggiunge1·e che le boLLigli ne rl evono esser e a<'Cul'alamente la· vale-, nellissime, erl i sughe1·i , se non nuo vi, bollili prima di appl icar·Ii. Solo per l e u1·ine co ntenenti w cchel'O diabetico almeno in quanlila discr eta (non in l r·ucc.:e), puo essere r ispa 1·miato l'invio del :!'a~gh• addizionato con alcool, subendo dettt: o1·ine la fer• E. T. mer•ta7.ione alcoiJli•;a. non l'ammn n•acale. CAZ.\L. -

La diagnosi preoooe del morblllo.

((;a: eite

!les 1/'i.'Jiiallx, n Hl).

L' A., dopo Averu ri as~u n le le teor ie odiern e, le quali dimos trann ~;.he la con la~io sila ma!:"si111a della malallia é dalu dal periodo che precede immed iatn111ente la comparsa clell'enan · tema, e va poi di1ninnenclo por ('essare del lullo con l a scn m· pa r sa degli e;;:antem i, fa r ilevèlt'e come.: siano molto impor ta.nti per la prolìlassi i !'iilllom i pr c111onilori , i quali - come é naLUJ·alc - nnn scH IO r i levnuili c hH quando un'epidemia si é svolta i n un da l o cC'nlro. Pn Rsa in t·ivista gli cnanlcmi delle varie mucose : l a punlt'ggialura r ns;;:a del palato molle; le placche di K oplik, coslilui lc da puehe macchi,.. bianco-azzurl'ngnolu ciel diametro di qulltli'O l'l sei millimetri, con alo ne peri f•:J·ic·o, l e quali com paiono sulla supe1·fìcie interna de lle labb1·a e delle ~en g:i \'!l; lo ;;:J'•·e:..:am eu Lo periton eale d è l Ho loA"ni ni. Hi c:o nu~ce che questi '>Ìil LOm i sono tuili pr ezios::i r e r la p t·c vi >-io ne d ~ll' insor g-<mza d ella malattia; ma insull icitm li pei Jll'uvvedimenli p r evenli ,·i. poicltc, qunndo si pre!'ienlano, In conlaf!io;;:ittl già esi::;l e. L'A. pl'econizza, in vece. come m eltJilo prat ici;;:simo pe•· ricor•osce1·e l'c n ft.:ziorw av"enuta ed il pt>1·iodo int ubator io cl1e pr t>~,;eue i l contagio del mc)l'hillo, la r·icer ca dPI sintomo i l lu. str ato dal Comhe, e cioe clell 'itler leucocilosi la quale si mnnife:; ter ehbe, nel ::;uu nm s~i mn, q unii ro o Clll• ]Ue gJOI'Ili pri Jlla rkll"enanlem a. Senw tli:-;.t ulel'e dc·lla hont11 ti•' ' nJt·(odn, ci pet·mc•lllalnn di esprim ere qualche dub!Jio s ullo sua rwaLici Là, sopi'ULLll.Lo quando si lr fl tlfl l-!'<•~ d1 npp l ict~l'lo su vasla scala.

E. T .


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

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ParaU1l generale giovanile o •11lll4e cerebrale. - (La Semaine mérl t cale, n. :3, t!lOO).

F. R:.ntoso. -

É una lezione clinica, falla dall'A. nell"ospizio della Sal · pelr"ii·re, di grande interesse pratico. La diagnosi della pat•alisi generale, malallia ogg-idi fr equente, spesso costituisce un problema molto delicato, almeno al periodo d'inizio, periodo importantissimo solto vari punti di vis ta; le difficoltà si accrescono poi quando i sog getti colpiti sono fanciUlli o giovani, giacche la paralisi generale infantile o giovanile, oltre al non esser e sufficientemente conosciuta dai pratici, assume un decot·so t•.tlto affatto speciale. D'ord inario il limite tra il periodo fl''oclromir:o e quello di stato è difficile a stabilirsi, riscoutrandosi nell'uno e nell'altro le stessP. manifestazioni fondamentali, ma con un crescendo progre!"sivo. L ' A. bt·evemenle ricor<ia le manifestm:ioni psichiclte e soma t i che di fJUesta malattia; quolle o costanti (indebolimetllo intellettuale, diminuzione della memor ia e poi amnesia completa), o incostanli (manifestazioni deliranti espansive o dep r essive, rlisturbi nell'atl'eUività); queste costituite specialmente dalla ineguaglianza delle pu p i Ile, dal tremore, dall' impaccio nella favella, dai disturbi della scrittura e più di t·adu dag l 'i cli apopletl\formi, dalle convulsioni epileltifot·mi. li caso clinico presentato dall'autore è una bambina di 12 anni (ammalata fin dal 1807), fi glia di padre alcoolista morlo in stato di demenza e con pt·ecedenli sifilitici, e di madre sana, la fjuale per ò fino all'eta di 8 anni ha orinato in l e tto - l'enomeno questo, che, secondo l 'A., ha grande imporLanza come una delle stimate dell't~ redit.à neuropati(;a.. Picco la, debol(l, mal sviluppata, la bimba non ha cominciato a carnminaPe che ai :{ anni; fin o ai !l anni si é mostrata molto intelligente e di eccellente memoriu, ma da questa età l a itJlelligenzH e la memoria sono diminuite in modo, <:he si fu c?~ lreltJ. a far r etroceder e di classe la piccola inf'e!'ma pet· manttes la tncapacità. Addivenuta triste, taciturna , insocievolH


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RrvJS'I'A 01 NEVTIOPA'l'OJ,OGIA

ad Il anni fu col pita dal primo allacto convul si vo, solto rorma di t•pilessièl sensi Li va (intorpidimento e for·micolio dellu gamba de~;tra con diffusione all'arto superior·e ed allll fllccia dallo stesso lnto, difficoltà di pal'lare, coscienza integra). attacco, che si ripetè dopo un mese e che essendosi associalo a Il O· tevoli cambiumenti nel carattere della fnnciu lla, costri nse la madr e a pr esenlarla ed a lasciar-la nell'ospizio. Quivi venne ri sc;ontr·ato l'indebolimento delle ra collà intellettive e della memoria in modo troppo evideule; quell e affettive erano tacche in minimu parte. Quali disturbi somatici. cara tteri stico ·il ll·emolio delle Jabbr·a , più pr onunziato alla melò. destr·a della fa ccia; quello dell e mani. le anomalie della scrrttur·a , il nislagmo, la dilatazione ineguale dell<' pupille (più dilatata qudlla di sin istra), l'indebolimento del rifl esso luminoso, i segni della cori o-rel ioite pigmentosa, sli mala propria della sifilide ereditaria. Del r esto non indebolimento muscolare manifesto, non paralisi motrici, non distu rbi della !"ell sibililà; i r ifl essi r olulei poco esagera ti , massim e a sinis tra; i l raddrizzamento del piede non pr ovocava trepidazione spinal e; la marcia era re~ola r·e e non ditTicoltosa. Solloposta l' infer·roa a lrall.amento specifico (fr izioni m er cul'iali e cura intema di i oduro potasRico), si ebbe un sensibile m iglioramento noi ratti psichici, non così nei fa tti somatici. Fu allo!'a che la madre volle ritirarla dall'ospizio; ma il miglior amento ebbe cor·tH durala ed un mese rlopo lo stes!"a madre sorpr ese la. fan ciulla meutre cer cavrt di ~cava l care la ringhiera di una flne sll'a, pr· esa pe1· la por ta; cominciarnno le allucinazion i ; non ri conobbe piu le personr.; per•rlita irwolontaria delle or·ine e delle fecci ; attacchi di eccita della dur ata di 3-4 giorni ; attacch i convulsivi. , Ricondotta all'ospizio, i foLli si andar ono sempr e piu aggntva ~tdo e si Arr•i v6 al punto cbe bisognò nutrire a forza l'anferma; per sistevano i segni somatici . Ver·nm ente i sintomi pr·esenlali dal soggetto si r iferiYano ad un'aflezione cer ebr1:1 le or ganica e non ad uno stato vesAnic•> pu r o; ma trattAvasi ri'alfe:done cerebrale diffu!"a o d'una lt>Si1111e cer ebr ale cir coscr itl a l Tr·a le prime avr·ebbe do vuto pr endersi m considei·azione la sclerosi a plar.che, la quale per ò, oltr e all'essere r ara nell' infanzia ed anche nell'adol eseenza, non si r·ivehwa con alcuno dei sintomi cAraller islici, a lutti noti. Ed tl llor·a lratlava;:t di JlfH'S ii ~" i cP.r ebrale o di le!"iOn l' f~ focolaio 1!0II diso•·din1 rnenl~tli? La diag-no!<i difl'er enzial e, chn


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RIVISTA DI )(EVTWPA TOLOGl.A

è un problema difficile nell'adullo, lo è tanto più. nel fanciullo, sia per la d1:1ta recente de lla malattia, sia pure per ché la pa· r a.lisi generale del fa nciullo s i rivela con sintomi, che n ell'adullo sono conosciuti io rapporto con lesioni cerebt'llli. P et·ò nel ca so presentato l' A. credé di poter fot·mulare la diagnosi di pa ralisi generale per la evoluzione degli accidenti mot·bosi, che avevano pres enta to una interruzione, una sosta, ma che poi erano fatalmente progrediti, tanto che la fan ciulla trovavasi al momento ùell'ullimo esa me in uno sta to di de menza comple ta ; per l'eta del soggello, essendo g ià s tato nota to che i limiti estremi per lo sviluppo di questa malattia sono i 9 ed i 22 anni (Alzheimer) ; per g li antecedenti silìlilici, costa n ti nella maggioranza ùei casi; per il fatto c he i s intomi mo tori e psich;ci poss ono fa r credere alla esis tenza di una lesione cere bt·ale circoscritta. Egli fece una prognosi molto g ra ve. Come s i r ivela da una nota, la fanciulla mori dopo qualche mese in seguito a broncopolmonite tubercolare e l'esame mict·oscopico rivelò, oltre alle lesioni d'una paralisi generale tipica, numerose piccolo gomme, principa lmente nella sos tanza grig ia della cor teccia de.i due emisfe ri ce r ebrali. Queste gomme cer tamente a veva no precedute le allet·azioni d~ lla paralisi g enerale ver e, per ché presentava no calcificazione e degenerazione fi br osa di antica data.

R. C ESTAN. - Dlagnoal della contrattura laterloa e delta oontrattura •paamodloa per letlonl del fasolo plramldale. - (A rch. med. 1/e Tou.louse, apl'. e magg. 18$19). La conkaltut·a is le t·ica è massima al suo compad,·c, me ntt·e qu1!1la di naLUJ·a organira va g r•ada ta mcnte a u mentando ne lla s u o intensi tà; la prima é accompagnata da lle altre s timato dell' islet·ismo, la secouda no. OHre questi fa tli, l'esame sluss() d e lla conlrattut·a c dei sinlc11n i concomitan ti può, i'C'cundtJ l' A. , t'CIIder·c più. facill· la d iagnosi diffh·enziale . E per ver o nella con tea llura tli•Vu la a ll•siot li 01·gauiche del fa scio pira midale se s i distendono le dita dell'arto colp i lo, . si prova dappt·ima un senso l li resistc uza e lasLica , eh~ pn~c w si vince con facilità , se nza c he insorgano g raudi do· l o rt ; m quella istet•ica iHVl'Ct' la 1wuvu de lla t·iduzinJll', olll·e al dett•J·rni nat·l• la osa "'<'raziOIIl' dc·lla CtJlllrAitu t•a ~ cAusa di o

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Hl Yl,;TA Ul ~ E:VHOI' A'fOLOG I A

dtJI" I'i vivic;simi. N ella lìl'i ma la cor-rc ul c fal'ad ica pr·oducc l'accn•·ciamento dci muscoli, cht' cessa col sospcnde n• l a cor•·enle; nella S<'cundn invece St' questa vienè applica la sui fl csStll'i, cagitma la esagP t·az i ~>IU! pt•r·manc•nle dPiia cnn l•·attuJ·a; se su)!li estensor i, pu6 far cumbia1·n il tipo dèl la couLJ·a!Lura in con l l'ali u •·a da eslt>nsion0. N r.:lla contratlut·a islcr•ica i r i ll•"ssi c utarwi e lenJiuei non s••nn modi ficati ; p1·ovocarrdn il r•iflesso plnutar·n, si ha flessiorw della rwi ma at·licolazinue m clalar so-falaugea lauto rwll('l cnntr atlui'A ister icn, che nelle CIJOdizinni normali; i rwP-ce nel la contrattura or·gao ica più frpq ut•ntemt•ntc si ottieue lA Pslensione di questa ar·ticnlazione (senn.o di Baui 11ski). N ella deambul azione i l piede clell'al'lo ma lalt) descrive u n ar co di cerchio sul pavimento, quundo v ' ha contrattu1·a di nalu1·a organrca, H di più il var ismo del piede l'i rsager a; fatti que~li, cl rt• punto si osservano rw.lla conlJ·attur·a di aalura ister ica. N ell' istf!r·ismo ed anche nelle condiziqni normali facendo alzar·e un &l'lO dal piano del ll'lto, si osserva la n,•ssione delle dita d t'l piede, che si r•iav vicìnano tr·a loro; mt'lllr e poi nell'emiplegia or ganica il più dt:lle vol le si VPI'ifica rallonlanamento g•·oduale delle dita, come nelle fo r me alelosiche, e di più 111 estensione dell'alluce. Nell'emiplegia o1·ganica se l'ammalato, II'Ovandosi nel decubi to do1·sa le con l e bJ•accia i ncrociate sul petto, è cosll'etto a sedel'e sul !ello senza il soccor so delle munì, l'arto cnlpito si soiiPva dal piano d<'l letto mollo di pi ù di quel che non l'accia nelle condizion• nor mali e n ell' isle1·ism o; lo stesso rntto succede, se si ordina al ma lato di stiJ'Hiarsi sul l!'lto, m entr e vi è seduto. L a contr·a ttur11 isterica adun']ue, St'condo l'A., può esser disti nta da quella or g anica, ben s· intende. meno i casi, in cui esista associazione islel'O-Or !<anica, e m eno quelli dì &Ittica data, ner quali le lesioni muscolari e peri-arlicohlr'ì abhiano immobi lizzalo l'artocq.

La oonoaoenza del 'rUleaal outanel e tendine nel neurop attot. - (Deutsch. Zeifscllr. fii. r Nerl'en ltei/l.anrle, BJ. X V, Il 3. n. ft, 1890).

A_ STnìhii'ELL.. -

L'A- nella sua dotta mernnr ia comincia con l'occuparsi dei rifl essi cutanei C' re r i l<' vare com e il l'idesln r si dei medesilni dipP.nda da va l'i lilllOrl, tra i quali il pr·olur~ ga m e nln del lo sli· 1nolo sopra lo stesso pun10, ltl ri petizione dell'eccilamcnlo.

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HIVIS'l'A DI NEV.ROPATOJ~Or. IA

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Fra gli stimoli efficacissimi il freddo e la pr·ess ione. Ricorda pure un nuovo fattore, che chiama contrazione rifl essa r7i apertura e che consiste nel ridestare la contrazione riflessa , rHiraudo dalla cute un ago, rimastovi infisso per certo tempo . Nella pr oduzione dei rillessi cutanei va tenuto presente che esistono zone cutanee sensibili e zone cutnnee insensibili. Così gli ar ti superiori presenter ebbero r imarchevole insensibilità r ispetto ai rifless i in discorso: spesso nelle paral isi dei medesimi io seguito ad eccitamen to doloroso sulle di ta , si determina un movimen to di rilir·ata del braccio sano, movimento, che non ha punto il carattere di movimento riflesso. Secondo l'A,, il ris pond ere del r·iflesso é per ene1·gia proporzionale alla intensi !.a del lo stimolo e d alla 1·egione stimolata; cosi, ad esempio, nelle emiplegie volgari è più e!Ticace l'eccitamento della pianta del piede e della gamba per pr•ovocare un riflesso flessorio, anziché quello della cute della coscia . I r·i11essi teodinei per l'A. vanno conside rati come ver·i pt•ocessi riflessi determinali da eccita mento dei ne!'vi centripeti per l'intermediario de ll'or gano centrale . Dimostra, provandolo con vari argom nnli, che il riflesso s i o t·ig ina da i tendini e n')n dalle ossa, contraria mente a quanto ammetteva Sternberg. Ritiene che per· quanto l'i guarda le vie rifl esse si debba sempre fAr capo alla vecchia dottrina dell'arco rifl esso, rapp r esentato dal triplice ordine di fibre, s ensi tive, motr·ici e frenatrici. Però osserva che non si concilierebbe con la clinica ti fatto, che s i osserva nella emiplegia ccrl'brale, in c;.~ i si ha in generale la esagerazione dei riflessi te ndinei e l'abolizione di quelli cutanei, nè quello, che si rileva nelle affezioni trasversali del midollo ce!'vico-dors ale, cioè. !"abolizione dei riflessi patel lar i. Egli crede di poter spiegare il primo l'a tto, ammettendo che le vie per i rifless i cutanei non passino soltanto pel midol lo spinale, ma anche per il cervello; il secondo fatto, osser vando che spesso si trovano alterazioni secondarie où auc he contemporanee in questo o quel pun to clell'ar·co r iflesso lombare (cellule ganglial'i), determinate da tossi ne. L'A. termina la s ua memoria dando un cenno sul significa to biologico dei riflessi; di questi alcuni sono a pparati di dife~a contro danni (p. es. riflesso pupillare, singhiozzo ecc.); altrr rappresenterebbero quanto resta di apparati di difesa, ch_e h~nno per·duto nella r·azza umana g ran parte dello. loro p r1m 1l1 va funzi one. ('l ·


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RIVISTA CHIRURGICA .,.._ FE~TE:'>fi:En•;,

Maggior e medic11. - L'e•ame clelle ferite dt arma da fuooo oon •peolale riguardo all'astone delle moclerne arml portatlll. - (Deut. M ililiit•arzt Zeit, n. 5, IXf.l!l).

D opo di aver e io una prima parte del suo lavoro delineate le generalità e la tecnica dell'esame di queste feri te, l'autore entra a l r allat·e dei fenomeni pr opl'i rli ogni singola parte, l'osservazion e dci quali può condur ci Ad una r etla diagnosi. E non solo prende egli per oggetto del suo studio i sintomi l ocal i, ma vuole che si tenga conto di tuUi quei segni che pu r e esse udo soltanto in lontana corri sponden z~J della fer ita, con· corr ono tutta via a farci acquista t·e la conoscenza sempre più esall.a della profondità ed importanza della lesione. N on sara pertanto senza interesse r iassumer e per C)Uanto si potrà brevemente i principali pr ecetti di diagnosi, che a paret·e del· l'nutore deve aver presente il medico mi li tare i n campagna avuto ri guardo alla speciale azione dei moderni pt•oietti li. T ra l e ferite del cranio, quelle che inter es,:ano solo le parli m oli i ricoprenti la re~i o n e (ferite striscianti ed a solco, t·ara· m en le le fer ite a canale), non pr esenterann o quasi mai diftì· coltA per l'ovvia ra gione che sono accessibili alla vista ed al tatto. Per il !or ') Lr·auamento è sufTicienle una medicazione occlusi va antisettica, e sa r ebbe vet·amentc cosa insensata Ag· gravar e tali semplici ferite con alli chirurgici a solo scopo di diagnosi. Pet· r egola man cl~eranno fenomeni cerebrali gt·avi perchè il proielti le non prortuce quella commozione che di solito è causala dalle ordinarie cause vio lenti che ledo no nello stesso modo il ra po. Una somma importanza invece acquistano le l esioni del capo per la faci lità colla quale vi si complicano le malallie d'in· fezirme, quando esse interessano il tessuto ossno e il cervello. ed al magg10r pericolo delle m edesime contt·ibuisce slt·aot•dinarinm ente il piccolo pt·oieltile ; ed infatti mentr e ci


RIVISTA CHIRURGICA

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risulta dalla relazione della guerra franco-germanica rhe molte di queste lesioni ossee decor·revano senza complicanza per par te delle meningi, d'or·a innanzi esse dovranno consiùerarsi assolutamente come lesioni cerebrali, tanta è la frequenza con cui ne consrgue meningile ed encefalite traumatica infellha. Un rapido s~uardo agli sperimenti di tiro fino ad ora faLli servira a convincere <~gnuno delle profonde lesioni che può portare a tullo il cr anio il moderno proiettile. Fino a 50 metri il proiettile a piccolo calibro non !c<Oio scompone tutto il cranio con linee di frattura irregolar i, ma neanche la base ne e risparmiata perchè viene ra ggiunta da fratture prolungate. Alle ferite d'entrata e di uscita, pelle ed ossa vanno distrutte, nel resto però la pelle si conserva integ ra. Aumentando la dis tanza diminuiscono i guasti uniformemente e gradatamente. A 100 metri io vet·o, tulla la calotta ossea é frammentata, per·ò le linee di frattura si possono chia· ramente distinguere in due divers i sistemi, di cui uno proviene dalla rerila d'enLI'ata, l'altr·o da quello d'uscita, è poi costante una frattura che congiunge i due for·i. Anche la base è frallut·nta. I fori della pelle, quando il proiettile colpisce perpendicolarmente sono piccoli e dal loro aspetto non si crederebbP. a p!'ima vista alle grandi le~ioni sotlostanti. Essi for•i non sorpassano i 2 o 3 cent. e ben di raro fuoriescono frammenti di cer·vello. A maggiori distanze il numero delle fratture va diminuendo molto fino a scomparire tutte tranne quella che unisce i due fori, la quale s i vede io fer ite fatte a 1f)00 m. Più in la di questa distanza non si scorgono elle s~mplici fori netti, e questo fallo è provato tanto dagli sperimenti come dall' os· servazione degli infortuni. Lt~ lesione delle meningi in generale sta in rapporto aiJ'esleasione della lesione ossea. La ferita penetrante del cervello, a piccole distaoz~. è accompagnata sempre da maggiore o mindre slravaso nelle meningi e nei ventr icoli; a maggiori distanze il tragitto del canale è cilindr·ico a pareti sl'rangiate; in vicinanza dell'entrata il canale è occupato da scheggie ossee che ne allar·gano sensibilmente il diametro. Da questi falli l'autore deduce che la grande morlalit.à delle lesiooi cerebrali quale ci risulta d131le osservazioni della


IHVIS1'A ClllTWRCHCA

guerr·n 1870-71. ~i deve prevedere mollo maggiore neile gUt•rre futur·e. l.a diag-unsi delle ferite del c r11nio sar à facile ricono~<'e n­ dosi la sede dei fori d'entrata ed uscita e ~a ra ancora facile ::;,• si sapr·a la di~lanza dalla quale e pa r·tito i l colpo. Non biMgna la>,ciarsi trll!'<rinar e da un eccessivo zt• lo di diagnosi, ed è da conda nnarsi Ojlni pratica eh~ in pa>'salo si consigliava, rom e la perc:.:uSSJone con corpo so11oro (Str·ohmeyer, Li'tcl\e) e l'ascollazione e la palpazion~.: (Seù illot). L'esame della ft>rila ci vi,•ne più o meno intli<"alo uuicamente dall'obbiettivo di trattamento. È universa llllente ri conosciuta la necessilit di alli operativi u rlle grandi fer ile della cute, specialmente se m pat·i tempo si trova solcala la r egione del cranio pe1· PB""ap-gio del proiettile in l inM tangenziale; in qLwsLo rnso si sa che il chir·ur·go non può d1spen~ar·si dall'allontanar·e le scheggie mobili, allontanAre i co1·pi e~lranei, capelli, ecc. A ll'incon tro nelle feri t•~ con pi.·colr~ aperture e con SOS[Jl'tlO eli .q vveuuto infezione, per e;-:. in qurlle proòolte da col pi di r evo! v et', i l Ber·gmann er Nie che quouto nwno farà il m edico in ricerch e e m unipolaZtoni tanto meglio sani per il pazit>nte; e qui l'autore ci arc!'nna anche l e iudicazioni della Lt'apa · nazione prirnuria e secondar·ia. Ln p1'1maria SArebbe indicata soll anto: t• sr, perfMRto il crani o sul la sede riconosciuta òella meningea media si hanno i Jl()li sintomi propa·i della l esione di quel vaso, l r a i quali i l piu importante S8i-!IIO ci vien dnlo da •ruel!' in tervall o dr tempo che passa tra il fer·imento o lo stabrli,.sì dei fenom eni di compresione ce,.ebrale; 2• é ancor·a indica ta primarulm ente quando la r··gioue rorli cale mntr·ico ò c"lpi la , clel quale fallo sì sAr ebbe avver·li ti dalla compar·sa di contrazioni spasliche e sussullori e deuli lll'li dal lato opposto. La trapannzione seco ndt~ria poi non sarebbe indicata eire llllll·a~cesl'O.

Se il pt'oielttle o por·zìone del m edt' suno si è sofli'r mato nel cr unio (il che può avvenir e alla distanza di ollr•e 2500 m etri oppure per rimbalw) cic'l non de,·e cambiare per nulla il conlegno dPI chi rur~to clte deve consistere in una perfella astensione da ogni manovra, e •ruesto precetto è abhaslan7.a convalidalo dai numerosi casi di guari gione con permanenza di proiett ile, casi !>pecialmenle r·i porlali do Kohler. E se pu r·c ltllvolla n [Wl' insorgenza di ascl'ssi o di fe11o-


IUVIS'l'A CIDRURGICA

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meni ner vosi venisse richiesto l'allontanamento del cor·po e!lh'aneo, l'operazione deve essere riser'vata all'ospedale da campo. Tra ttando della ri cer ca delle ferite dell'or gano visivo si fa rilevar e che la maggior' parte di quelle lesioni ocular i dilliciii a diagnosticarsi obiettivamente e che sono comprese nella qualifica ùr commozione drlla retina, secondo le ri<'~ r·clte sper imentali di Berlin, presenterebher o per falli car atteristici e cos tanti uno slr'avaso sanguigno tra la corniden e lar retiua. Né questa così detta commozi one della r·elina é da confondersi colla ambliopia e l'amaurosi traumatici!, cho son quasi sempr e pr·odoUe da l'ratliH'a del canale o ttico. I fen omeni di questa ambliopia ed amtturosi v11rieranno d' in len~ità a seconda che le schegf.:ie del foro o ttico a vra nn o agito poco o molto sulla ,!2'Uaina del nervo omonimo. Nelle ferile al di dietr o dei fori ottici ambidue gli occhi • dovr·anno manifestare allerazi•Jni del poler'e visivo. La CPcita bilaterale sem~a altri distur·bi fara dubitare di una lesione isolata del chiasma. L e ferite immed iate dell'or·~Iano ddl'ud ito devono essere esaminate dietro le nor me in vigore per l'esAm e delle altr e parli. Se un pr oiettile é penetrato nell'or ecchio medio oppure nella r occa pelr'osa sarà buona r·egola tenlarne l'e!;;lrazione solo quando insorgesse pr ocesso r eallrvo; ~;~nzi per quest'organo l'estrazione t> comantlalfl d'url(enza per cla\ non vi é for se un'altra parte che facf'ia temere fatali conseguP.nze come questa se il proce~so J'eattivo passa a suppurazione. Non abbiamo ancora sufficiente e ~perienza per poter e stabilire il modo di compor·tarsi della col onn a vertebr ale e dd suo contenuto, di fronte all'azione delle moderne armi portatili. É da supporsi eire rl moder'no proiettile a mantello col pendo a 800 m etri una vertebra, osso ricco di sostanza spugnosa, vi l'a<'cia mollo spesso, se non costantemente, fori nelli, ma lo sc he~giamenlo non maocheril completamente clu~ a ma ~giori distanze. Il midollo spinale, nei c<>lpi vici nr va soggetto a lesioni ass~;~i esl ei<e. Esse d imirrui ~cono coll'aumentrH>e della di stanza del tiro, però fino a 1600 si veri l'an no per lo m eno piccoli stra vasi tra le m eningi spinali, che debbono riguardarsi come l'espressione dell'avvenuta commo zione delle siug-ole par ti. Pare che una pr opri età rimarclrevole eJ i nter essante del nuovo proiettile sia questa, che potendo es~o col suo piccolo 19


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RIVISTA Cl:rffit' RGICA

diametr·o iuler esgare nel suo passA~gio elemeuti anatomici i solati, sarebbe capace di suscitar e fenomeni semplici , netti, spicca ti e cosi pr evalenti da far ri ronoscer e facilmente la lesion e di un tale orgAno, ùi un tale tessuto. Cosi per ri guardo ai nervi, l'autore trova opportuno tracciare la si ntomalolog-ia delle ferile òei prin cqw li nervi , specialmente dei nervi cr·anici, non che del simpatico. Rig uardo alle ferrle del torace e~li mMtiene la solita di~li11zione in peoel ran ti o non penetranti. Per le rerite pen ~::­ tranti, egli condanna qua lunque manovra a sc()pO dia~nostico, anche eseguiln colle piu ri goro:se c<:~ut.e le antisettiche. L e fer ite ùei polmon i, prodotte dal nuovo proiettile offrono all'osser·vazione i seg u~;: nti plll'ticol ari fe11 omeni: P er etl'etto della grande elasticita del te!'suto polmonale e dPlla g rand e quanlita d'aria da esso contenuta, il canale della ferita è a tutte l e Jistanze unifo r·m em enle cilindrico l iscio e sLrello, il fr, t'O di usci ta é un poco più ampio di quello di entrata. Più gravi distruzi oni avvengono Rolo in condiz1oni speciali, come pet· esempio se il pr oietti le colpisce in posizione trasversale oppur·e s'intromettono delle scheggia ossee o si rom-

pono grossi vasi o, flnalm~tile, se entrano in azione i gas dèlla pol vere nei c11lpi a Jislanza minima. Queste ferile portano con sé un favorevol e pronostico; se la lesione clnl tessuto pol mo11ale è> più estesa entreranno in scenA altt•i tre caratter·istici fen omeni che i'lono il pneumoLorace, l'emonoe e l'enfisema. Benché il pneurnolol'ace sia quas i CORlante, si nota che il piccolo pr·oielt1le può perforare l'< ul suo passagRiO qual che ve~chia acl or·enza pleut·ica, ed in queRLO ca~o il pneumolorace pGtrebbe mancar·e. L 'emoftop è cer tamente un segno diagnostico mollo signifi cante. però esso può mancar·e nrì n osLanle l'esistenza di um1 lesione polmonale quando L1·a il punto dell'r morragia e l e grau di vie aer·eo manchi ogni dir•etla comuni ct~ zi one. N on tan to frequente ati accompagnare la lesione polmonale é l'enfisema cutaneo (uno sopra settt\ feriti al polmone). E da notar si che quAnto piu l'enfisemA appare esteso tanto più sicuramPnte esso sta ad indica re la ft>rila del polmone, mentre l'enfisema li mitato può over e ~1 ltre e di\'el'se cause. L'ern ia polmonare che gia r Mamente si oRservava nelle 1-!Uerr·e pal'<~ale, atlualrnente r. r r!'a irnpnssihtle a v t>ri ticarsi attraverRo i pit'.COii frori prodotti dAl proietti li' moderno.


RIVISTA CHIRURGICA

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L'esame microscopico degli sputi che non si dovrà mai Lralasciare e che potrebbe farci scorgere la presenza di fibre elastiche compietEmi la diagnosi delle ferite del petto prodotte dal moderno proiettile. Fer•ite del ventre.- Va mantenuta anche ora la classica distinzione delle fet·ite addominali in quelle che interessano le sole pareti e quelle che penetrano nella ca vita addominale. Come è noto in ogni ferita del ventre ha un grave significato il fenomeno di contusione, il quale è accompagnato spesso da shok ed è pure spesso indi zio di lesioni gravi di visceri. Al primo gruppo di ferite appartengono le lesioni della pelle e dei muscoli, delle parti genitali esterne, delle ossa del ba~ cino e dei visceri situati fuori del sacco peritoneale. Le pure ferite della pelle e dei muscoli e penetranti in cavità non portano con sé a lcun grave pericolo. Erano alquauto rar·c nei tempi passati; avuto riguat·do po1 all'azione del proiettile moderno esse ora sarebbor· o impossibili anche alle più grandi distanze. Nulla di pat·ticolare fa osservare l'autor·e cir·ca alle ferite dei genitali e alle fr·atture delle ossa de lla pelvi . Fra le ferite dei visceri situati fuori del per·itoneo ùevonsi annoverttre quelle dei r eni, della vescica, dell'urc tr·a al di de ntro del bacino e dell'intestino r etto. Assai r•ilevante é l'azione idrodinamica che esercita il piccolo proiettile sui reni come in generale sopra lutti gli or· gani .ghiandolari del ventre, eù effetto immediato della pr·essione idrodinamica, e la straordinaria estensione della lesione dei tessuti anche non dire ttamente toccati dal proiettile. Dal canale allargantesi all'uscita a guisa d' imbuto s'irradiano lunghe $Crepolature nel parenchima del r·e ne, per lo più s i accompagna notevole emorragia e renomeni di s hok e dettusso d'orina, quest'ultimo sinlomo molto importante, può mancar e oppure può apparire non subito. Anche nelle ferite della vescica il sintoma patoi{nomonico che é il deflusso d'orina sanguinolent.a può comparire tardivamente accompagnato da tutti gli altri noli fenomeni. Qui il sollecito intervento chirur·gir,o é indicato s ia per ristabilire l'escrezione dell'urina sia per allontanare il proie ttile. La simu ltanea apertura del sacco peritoneale è causa immancabilmente di morte se non si procede f'ubi to alla laparotomia ~ alla sutura della vescic~J..


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RIVI l'A CHIRURGI CA

La sola lesione d~JI periton eo senza che sieno in ter·e~sali i vi11cer i contenuti fu ri conosciuto un fallo possibile mà sempre e11tremam ente r·aro, né l'inli'Oduzione del proiettile a mantel lo ha t'esa questa eventualil8 meno r ara. Il fegato, o r·f!ano d1 tessuto molle e r icco ctssai di sangue, ferilo dal m oderno proiettile subisce estese dil"truzioni le quali sono tanto piu g ravi quanto maggiore é la veloc1lé. del co r po vulneraniP-, e fino a 100 111etl'i di distanza esse sono sempre caralter·izzate da fnro d'ingresso a stella, foro d'u,cita più ~rantle e tra i due fori un canale che si allarga imbulil'orrne con par·eli fraslal!liale. Ciò si ver·itìca ancora a 200 111etr·i e la morte per emor·regia é iu e,·itabile. Rar·e sono le lP-!'ioni della c istif'ellea e possono esser condolte a ~u ari ~ionc col la sollecita laparotomia. Analoghi fe· nomcni abbiamo pet· le ferite della mil za prodolle dal nuovo proir•ttile. La sPde della fer·it.o e l a slr·aor·c.Jinaria emorragia vt:nosa faranno supporr•· l'esi11tenza di tale lesione, _gli allri i'egni .a cui una vo lta si annetteva gr·anùe imJJOr tarrza ora uon J'IJaiJOO più. La fot·ma delle fer'ill! rlello sl(•maco poco dillerisce da quelle dell'in testino, la sola difl'erenza sla in ciò clte il foro tanto all't·n!rala che all'uscita è maggiore rw.lla mucosu ch e nP.Ila muscolare c nella sie t·osa. CaralLl! ristica. per la diagnosi é l'uscita di gas e di liquttlo acido, però se questa mar1ca non st può conchiudere pet• l a integri la del viscer e. È att·o periroloso intr·o.tur'l'e sonde anche colle più r il-iorosc caute!~ a"ettic he, ed é anche da condannar!'i l'insulllazitone di gas idr·ogene a scopo diagnostico (Senn). Le lesioni del tubo rntestimde occupano in fr·equenzu il primo posto tra le fel'ile addominali. La pr ima di queste l esioni, coll'attuale fucile di fante1·ia non dipt•nde tanto dulia distanza del tiro, come inwce d>~lla direzionr> della traietlori1:1 e drllo stato dl'll 'i ntestiuo, la l oro forma é d(' lle più irregolar·i ed il loro diametro osvilla da 3 millimetri a '15 cMtimelri. La diagnosi della perforazi one in testinal e é fn cile e si font! a 111·i scglll'llti 11egni: t o U 11rila di m11terie inl•'slinali e di g-as; 2• EnO sema cutaneo alla rer·ita ester na e r accolta di gas nel ravo atldorninah.l coi noti segni f'or·uiti dalla pt:r cussitHal). Per quRnlo !'<i de'Oba r·ilenert• ingegnosa la nota pr Oi>Osta di S•>nn, !>i oppongono alla medt!l'lima Sl' a·ie obbitlzio ui, p. es. l' i n·


RIVISTA CHffiURGIOA

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suffiazione di gas nel retto favortscc l!ert.am ente lo spand i· meolo di materie nel peritoneo e il riempimento dell'intestino inceppa la r espirazione. Riguat·do alla cura delle feri te penett·anli del ventr·e esistriOo sempr e i due partiti nella nolA questione sulla prefer enza da darsi all'antica terapia aspettante oppure alla operati va, questione che specialmente per la chirurgia di guet·ra, m eriterebbe d'esset·e quanto prima ri solta. Non v'ha dubbio che d!\l punto di vista teor etico la l sparotomia primitiva sarebbe il miglior trattamento. Il Geissler, il quale nella sua memoria letta in occasione del centenari o della fondazione dell'istituto Federico Guglielmo, tratta la questione colla massima autorità e competenza, conchiude che la necesst.à di un intervento operativo è assolutamente riconosciuta una volta che si sia fatta sicura diagnosi di e mona~ ia intt·adùominale e di lesione di visceri. Anch'egli condanna il m etodo proposto di Senn a scopo ctiagnostico. Per venire ad un giusto apprezzamento delle due opin ioni, a quella cioe che proclama la necessità di operare solo dopo riconosciuta la lesione visceral e e quella che sosti ene l 'opportunità dell'intervento primario a scopo di determinar e la esistenza, la secle, l'estensione della lesione, la chirur·gia militare deve fare assoluta distinzione delle condizioni ben diver se in cui si spiega l'attività chirurgica in tempo di pace e in tempo dì guerra. Tale diversità di condizioni é gener almente nota ed è superfluo il discuterla, perciò resta inconCU">SO il pt'incipio che non si debba operat·e al posto di m edicazione e che la laparotomia non possa esset'e giustifica la che quando il feriLo é rico verato all'ospedal e da campo. L'autore passa da ultimo a trattare dell'esame delle moderne ferite d'arma da fuoco interessanti i singoli tessuti dell'organismo. I fori d'entrata della pelle so nn a piccole distanzP più grandi che quelli prodotti da tiri lnntani, in generale però sono piu piccoli del calibro del proiettile. La cute assai tesa sopra un osso subisce più gravi perdite di sostanze che la cute lassamettte aclesa o pieghettata. Anche i fori d'uscita clelia pelle diminuiscono coll'aumentare della distanza di tiro. Il canale nella muscolatura é per lo più a bot·di lisci e stl'etli e tar.to più stretti 'luanto magl'ior e é la distanza del tiro.


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lUV!STA OHIIHJRGTCA

Il piccolo pr oiellile pu6 ferrre un tendine perrorandolo a fe;;sura, cosi pur·e le fasci e. Le ferite d'ar·ma da fuoco dei vasi sanguigni hanno una specialis!:'-ima importanza per la chirurgia militare in quanto elle possono spesso richi edere l'opera del cltirul'gosullo stesso posto di medicazione, e pare che col nuovo proiettile essa venga ad e:>sere indicata più spesso e più u:-gentemente che in passato. Dal pi'Oiellile moderno i piccoli vasi sono per l o più com· pletamente troncati, i più grandi subis-cono perdite di sostanza a foru o a fessura, soltanto nPi colpi vic1ni soffrono una completa div1sioue, e colpiti a 200 m etri di distanza pre· sentano ancora i monconi uniti da qualche ll'allo di avven· tizia chP. contriuuisc.e a r endere più peri colosa e per sistente l'emorragia. E stese lesioni posso no sotl'l'ire quei vasi che sono situati immediatamente dieli'O un os~o il quale sa colpilo e frattu1·ato può disll'uggere ci)Jle sue schegge su grandè estensione le pareti del vaso stesso. Producendo il piccolo pl'oiellile stretti canali e picc.:ole a per· tura, mol to r aramente sAranno visibili le lesioni dei gl'Ossi vasi solloslsnti. Per la diap:nosi ùi queste lesioni la direzione e il decor·so del canale ci forni1·anno buoni criteri. Gli Altl'i segni dAli dagli autori non hanno che scarso valore. L a distinzione t1·a una emorragia interna e lo shock non è semp1·e facile. Nt>llo shof!k la coscienza é pPr lo più intrgr·a, la compnrsa dello shock é improvvisa. La debolezza del cuore si dilegua spesso cogli eccitanti , il che non può oltenersi nel collasso per emor1·agia. La mancanza di una granole emorragia al momento che il fer·ito viPne al posto di medicazione oon pr·ova che qualclie grosso vaso non sia stato leso. Veramente coll'uso del piccolo calibro concor·rono m ol te cii'Costanze ad impedire che si faccia una emo~tusia sponlnnea. Tal i sa1·ebbero: 1 roar!lini d•·lla ferila hsci e nelli i qual1 non hanno alcuna t endenza ad accartoccia1·si. la lrt>quente esi stenza eli una porzione di purelP del vaso che impedisce ai due monconi di ritirarsi per la propria elasticila . ~l a non o~Lunte queste sfavorevoli condizioni può in una fel'ila vasai e fnr si il tmmbo e questo può succedPre fa cilmentP in I'JUelle ferite vasali che son p1·odolle da sclteggre d'ossA frattu1·ale. 11 polso perifer ico non ci fornisce una sicura pr ova di l esione vasai·~.


RIVISTA OHJRURGJO.-\

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Il polso può m ancar e oppur·e esser e ind ebolito in confronto del polso dell'altro lato anche se l'arteria è intatta specialmen te se questa ha l e par eti compresse da uno str·avaso cil'cumam b i ente. Parimen ti la presenza del polso non prova nulla contro l'esistenza di una lesioru: Vlll:l!ile per ché l a continuità del vaso può esser non del lutto abolila e d'altra parte il ci rcolo collaterale può esser si ristabili to con eccezionale celer·ità. Si compr ende da sè il danno incalcolabile ~ cui il chir urgo espone il fer ito per ma ncata o non e::~atla diagnosi di lesione di ar tel'ie. A ndi amo debitor·i a Wahl di un mezzo atto a facilitar e la r etta dial!nosi della lesione d'arteria, e specialmente r iconoscer e se l'ar ter ia fu dal pr oiettile tr oncata in lotal it.A oppure par·zialmente lesa. E gli trovò che dove il sangue si porta al la periferia scorrendo i n un semi canale quale sar ebbe rapp resentato da una arter·ia che abbia pel'dula solo una porzione del la sua parete si percepisce sempr e un r umore di l'aspa sincrono col polso, il qual rumore manca sempre quando l'a r teria é stata completamente divisa oppure se il fondo della ferila vasale si è chiuso per formazion e di tr ombo. Ancht· nella completa divisione dell'ar teria é possibile che si faccia sen· Lil·e un r umore e ciò avviene quando sia contemporaneamente ferita anche la vena che l'accompagni), ma questo rumore è meno per si stente. Tra le osservazioni più importanti che l'autor e ci fa sull'a· zio ne dei moder ni proi ettili sulle ossa noter emo le seguen Li: Nelle ossa tubulari compalle non é Lauto la lorza viva dd proiettile quanto la struttura e solidità. degli oggetti col piti, quella che i nfluisce sulla gr·avilà della lesi o11e. La zona rl i framm entazione, vale a Jire l'estension e fino a cui si esten· dono le linee di fl'attura dal foro n'ingr esso è per lullP. le distanze pel mede~i mo osso presso a poco eguale fino a 2000 m. colla sola differenza che le scheggie, a piccola distanza sono più numerose e più sciolte del periostio. Soltanto a distanza oltr·e di 2000 m. il cunale auche nelle dinfìsi compatte delle gr osse os::-a lubulal'i assuu1e il carattere Ji fot'o. Distruzioni maggior i invece avvengono quando sono colpile dure spor genze e ossa luu ghe e linee d'ullacchi muscolari. Questa zona di f1·ammentazione va in m·~tl ia da 11 ;:;ino a 12 cm. per il femore e per la cresta della tibia, e per· t·omero che é meno dur-o, da R tino a !l cm. Cun1 c• si é


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Rl\'IS1'A CH I RURC.IC A

v eduto, a piccole distanzd, l e scheggie complelarn eule sciolte dal periOI"tio penetrano nr~lle parli molli relro slan ti all'osso fa cendovi una vasla cavità l a qunle solo da 700 m. i n avanti non ra gp-iun !!e l 'iù il foro rJ'u,;cila e solo non apparisce più a 1600 m. N elle ossa spugnose e nelle epifisi Jelle ossa compatte 10i fan11o complete distr uzioni. ed a 600 m. avveng-ono fo r i. É da nolal'si inollr·e che l e ferile di par·ti molli co nco milanli le feri te del le osr-:a presentano car·alter e eu aspetto ben di ver sr dnll~ f'cr·ile d i parti molli non complicate a quell e delle ossa. Quando la diafìsi di · un g r ande osso tubular e è colpita dal modern o proieltrle a piccola distanza e fino a 600 m. si osservan o gr~;~n d i e molteplici fessure lacer e della pelle delta lunghezza di 8 e fino di 14 cm. fuori dei quali pendono lacerti rnusculari e tendinei accom pagnali da sche~gie ossee. l n tutti gli altri casi, quando cioè è col pita la parla più compatta di un osso tubulare a distanze mag gior i del le sopr accennate, una epilisi ed un osso pialLo che non giacci a immediatam ente sotto la pHlle, i for·i di uscita cutanei sono appena più ampii delle semplici fet·ite di par li m olli, per lo più non r otondi ma conformati irre~o lnrmente a ~uisa di stella. M ert ta infìne che sia tenuto gr·an conto del modo con cui il proiellil e a mantello colpisce l e ossa, il qual m odo influisce non poco s ulla tr aiettoria del pr oiellile stesso. Si O!'lservi che nessuno rlei voccbi proiettil i ha cGsi ~r·und e lenJe11za ad oscilla r·e sul !'IliO a!'lse longitudi na le e a pr-ender e una posizione tras versa le come J'aLluRie colla sua notevole ! un· ghezza d i 3,7 e dr 4,8 cm . Penetr·a to colla sua punta nel cor po fJUOsto lungo pr•oiel· tile pui•, inc•m trAndo l'•'i'istenze divm·sc, cambia r'e la direzione del suo asse longitud inole ; e sor10 pr erisamenle le O!i!i'R •Juelle che oper·ano q11esto cnmbiarnf'nto che, come bPn si capisce, può aver·e at.ione distrulli va maggiore che un proirttile elle p<!rda la sua f'ona vi va in posizione norm ale. La d i a~mosi d•~ll e re r·ite dello epifisi e delle ossa piatte, nnn ,.,~tante che ']ues::le ultime per la loro l'<ituazione supertlcinle sitiH) ac.cessii.Jil i alla vi,.,tn ed al Latlo i> qun lche volla difficile specialmrn te qunndo i frammenti sono ancor a ad esi al perioslio. A ll'incontro la dia_gno~"i dr> lle lh1llut·e delle di:.Jtl:::i clelle o::sa lunlllre. r10n incontr a per· regol a alcuna dillit'oltà; in

L


RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA PEI,LE

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queste f1·atture, come s i ebbe sd osservare, il foro d' uf:cila delle parti molli è una fessura lunga da 3 a 4 cm. Questa fo1·me di foro ftmi giustamente suppol'J'e l'esistenza di una frattura, ma se il foro è piccolo e stretto non siamo autorizzati ad esciuder la. Io quanto alle ferile delle g randi articolazioni è or mai generalmente ammesso che quelle prodotte dal moderno proiettile hanno r.a rallere benigno, specialmente se proclotte alla distanza di 700 od 800 m. almeno. A 1600 m. si possono poi osser vare for i netti e perfino perforazioni complete senza Je&ione di ossa (Simon). La diagnosi di queste lesioni si fonc.la sull'osser vazionp, dei sintomi comuni immediati e m ediati. Nei casi dubbi va rispettato il pr ecetto di rinunciare alla esatta dtag nosi anziché cercare di ottenerla mediante inopportune ri cer che con sonde o col le dita. In questi casi do vremo attenersi a nzitutto all'asepsi primar ia la quale r e!'lderà la terapia aspetC. P. tante immune atl'atto da pericoli.

RIVISTA DI MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE La lodlplDa per uso lpodermloo nella · •lflllde terziari&. - ( Berlin. /di n. Wocl!enschr., n. 2:'> , 1899).

V. KINGMU LL ER. -

L' indicazione dell'uso ipodermico dei preparati iodici s'impone particolarmente in quegli individui in cui non si possono somministrar e per via interna, come gli alienati, gl' incoscienti o quelle persone in cui v'ba intoller anza da paJ·te dello s tomaco e dell'intestino. Per ciò il Neisser fece degli e sperimenti con la iodipina , combinazione organica di iodio e di sesamolo, esper imenti che fui'On o confermati sotto ogni punto d i vista. Le osservazioni fatte fin qui s i estendono a 220 iniezioni (lO p. '100 di iodipina) in 36 pazienti, a cui - dopo a lcuni e sper imenti con dosi piccole - vennero inietlali 20cenumetr i cubi (corrispondenti n2,0 di iodio) ogni volla per cinl)ue gior ni consecutivi o a giorni alter ni, nella J·egione g lulea, considerandos i con c16 finila la cura. P er evitare le embolie ~ra s­ ~l:lse , non s i facevano iniezioni intramuscolari, ma soltanto


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RIVISTA DI ~IALA1"l'IE VE:\EREE E DELLA Pr~LLE

sotlocutanee, con un'ampia cannula che veniva introdotta l entamente. Le ini ezioni furono sempr e indolenti e non die· der o mai luogo a distur bi subbi.etti vi od obbiellivi , il che si spiega con la l enta a~don~:: del deposito di iodio nel tessuto sollocutaneo. Nelle orine lo iodio ~ i poLé dimostrare dal 2• al 5• giorno 1;. la sua eliminazione durò, in modo quasi unifol'me, per par ecchie settimane; invece nelle feci non se ne ri scontr ò mai traccia. Dal punto di vista lerapeutico, la iodipina per uso ipodermico mostrò- particolar mente nella sifilide ter ziar ial a stessa azione specifica dei preparati di iodio somministr ati per via gastrica; mentr e non diede mai luogo a fenomeni di iodismo. Ne risulta CJUindi che questa sostanza, già riconosciuta di per sè efl'ir'.ace, viene utilizzata tulta quanta col m etodo ipodet·mico. !n questi ultimi tempi si esper imentò anche una soluzione di iodipina al 25 p. 100 che, oltre alla nessuna azione venefica ed all'assenza ùi dolor e, a v•·ebbe il vantaggio di richiedere un minor numero di iniezioni ; ma bisogna osservare che essa darebbe ad tto all'aumento arbitrat•io dellA dose.

E. T.

Sull'uso delle lnlezlonl dl calomelano e 41 altre preparazioni di aall iiUiolubltl nella oura della aUlllde. - (Soci eta med ica def{li ospedali di Francia, seduta del11novembre 18!!9).

G A NCII EH. -

L'auto•·e, prcmAsso come egli da lungo tempo siasi manifestato conti·ar io alle iniezioni di calomelano e di altri sali i nsol ubili nelln cura della sifilide, riporta un altr o fatto da egli osser vato che conferma l e sue previsioni e l 'anter iore sua esperienza. NatTa quindi di un caso di repentina morte in seguito ad un'iniezione di calomelano, caso che el{li ebbe ad osservare assieme al dott. Noci. C1ò clte di particolt~re presenta il caso i o pttr ola, si è che l'iniezione er a sl.ata praticata quallro mesi prima dell'app!i•·izione dei fenomeni tossici mortali. Tal fat to pt•esentasi straordinario soltanto in apparenza, giacché è ben noto come la di:;:!';oluzioue dei st~l i mercurit~li insolubili iuieltati nel tessuti si compia iu u11 modo molto i rr egolat·e.


RIVISTA DI DJ.TTERIOLOGIA

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Le masse iniettate possono incapsularsi e r esla!'e per lungo tempo inerti per· sciogliersi in seguito tutte in una volta e mollo rapidamente. In ogni modo, conelutle rautore, bisogna combaUere l'abuso pericolosissimo di tale medicazione. L'iniezione in parola era di quindici centigrammi, e qua n· luuque sembri straordinario il fatlo di un'incapsulamento di tal rimedio dur alo quattro mesi, ciò pue essendo sor prendente, non é fisiologicamente impossibile. In tulli i casi ìl Gaucber ha il m erito d'aver' portata l'attenzione dei medici sopra i danni derivanti dali" uso ipodermico di preparazioni insolubili, mentre r iesce tanto semplice eù utile l'impiego di preparazioni soiubili di cui si può sorvegliat·e la r·egolare e li· m inazione. G. B.

RIVISTA DI BATTERIOLOGIA F. P. De BoNo e B. FRtsco. - Sal oomportamenfo della gianduia laorlmale e del aao •eoreto verso 1 mtororga.Diaml. - (Annali d'igiene spertmentale, vol. IX fascicolo l V, 1899). Le conclusioni dell'interessante lavoro sono le seguenti: 1° le la grime, pur permettendo la moltiplicazione dei micror-

ganismi che vengono a contatto con esse, ne riducono il numero nelle prime or·e di contatto, e, ad eccezione del bacillo della t ubercolosi e di quello del carbonchio, ne diminuiscono o ne d istr uggono la vir ulenza . Perchè quest'azione abbia luogo riguardo alla tossina diftel'ica, occor re un contatto di sei ot•e almeno; ~ nelle condizioni normali la glandula lagr"imale uon elimina col suo secreto i microrganismi che vi arrivano per· la via sanguigna, ma il paren<;himtt glandulare induce in essi delle alterazioni morfologiche e biologiche lendenli ad annullarne l'a zione patogena. Questi falli spiegano la rarità delle infiammazioni infettive della gianduia lacrimale ed il reper to


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RIVISTA D I J3ATTER10 L00IA

spe$sO negativo dc•i micror·ganismi entr·o la m edesima; 3° la gianduia Jacr imale deve dunque considerarsi come uno dei

mezzi di dife!::a dell'organismo contro le infezioni. le. M. T~: rcu . -

Sulla oultura del bacUlo della lebbra. (Centrai/.Jiall fu r Bakterioloyie, n. 22, ·t8!l9).

È noto come sia grande la variabi lità del bacillo della lepra e come gli animtt li siano r· efraLtarii alla sua infezione. Ora l 'outor·e riti ene che la difficollà maggior·e per lo studio di lale micr or ganismo dipenda dal non aver tr ovato ancor a un mezzo nutrilizio convenren te per il suo svrluppo. - T ale mezzo egli cercò di ritrovare m ediante molteplici ec;perimenti, e dei ri-

sultati ottenuti, veramente noLevoli, egli fa oggetto il suo lavor o. A sportalo. mediante strumento sterile, un nodulo l er r·oso e tagliuzzalolo, con esso inquinò alcuni tubi con tenenti agar comune, ed allri contenenti agar spalmato di sangue preso dur ante i l piccolo atto oper·ati vo. Tali tubi mo· slrarono tutti uno svi luppo piuttosto scar·so, sotto for·ma di m assa bruno-mucillaginosa , formata da amma ~si di bacilli e di cocchi di diversa gr·andezza. Dalla mas!'a mucillaginosa descritta, fece passaggi su agar obliquo gel alinalo e ~duco­ sa to; indi Len lò l'isolamento su piastr·e. Su una di 11n este, dopo un cerlo lempo, si sviluppò una colonia biancastr a di 3-4 mi llimetri di riiame tro, a bordi irregolari, coslilurla da un bacillo po!Ss iden ~e una rmmde mol.lepilcità di fo1·ma, im· mobile, resaslen te alla decolorazi one. Coltivalo su var ii terr eni nutr·itivi, m ostr ò numerose form o degenerale, prova che i m ezzi nutritivi adoper·ati non ernno i più adatti. A l lor·a l'au tore ricnr·se all e patate r·ese di costan te r eazione m ediant e soluzione di soda al 5 p. 100. l rr sultali oltenuli fur·ono sorprenderr ti . Nel t ermostato dopo tre giOI'ni si formò una patina di aspetto carattePislico sotln forma di pellicola spessa, biancastra con sviluppo di gas. A scopo di conferma l'autore tolto con ansa slel'ile Jel !'<ecr eto nAsale dalle na1·ici di due l eprosi ne in fettò dei dischi di p11tate p1·ecedentemente umettate con soluzione sodica al 5 p. ce11to. L'esrto fu posilivo. L·autor e ottenne pur·e il micror ganismo della l epr a in cultu r a pura, coltivandolo io un m ezzo forn ito da patate sbuc· ciate e compresse, lasciando quindi S<'d irnen tare la massa !<emi;::olrda cosi ottP.nula per dodici ore, filtrando quindi il


RIVIS'l'A DI BATTEIUOLOGlA

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tutto, ed aggiungendo al filtralo 1 p. 100 di peptone e 2 p. 100 di agar, ed in seguito alcaUnizzanclo con soluzione d1 soda e sterilizzando il tullo. L'autor e nel complesso delle r·icerche da. lui stabilite riu scì alle seguenti conclusioni: t• Che con l'aiuto di un adallo terreno nuLriliYo, in cinque casi di lepra da lui studiati riuscì a trapiantare e colt1vare un batterio r e>'istente all'a lcool eJ agl i a.ciJi , batterio con molla probabil ità identico a quello colti va t o da Babes, Bordoni- l.Jfreduzzi, Sproncb ecc. 2° Che tale batterio ~ caratterizzal o Ja un grande pcilimorfismo, più che tutto dipendente dalla composizione dei mezzi nutritivi nei qunli viene coll1vato. lalché su mezz1 adatti cr esce sotto forma di bastoncini sottili cht~ compl et&Luente assomigliano ai bacilli di Hansen-Neisser, mentre su m ezzi meno favorevoli presentansi pure sotto fol'ma di bastoncini sottili, ma rigontì in molti punti e più spes'li eJ ovali, spesso degeneran !o e dando luogo a forme ùilte•·oiui. G. B.

e N ICOLLE. - Ematozoarl eDdoglobularl del montoDe. - (Semaine mérlicale, novembre 18!19).

LA VBR AN

Gl i autori hanno osservato nell'ottobre e novembre dell'anno scorso, oei dintorni eli Costantinopoli, una epizoozia in un gr·egge di montoni L 'esame islologico del sangue e quello della polpa splenica dimostrò l'esis tenza di un gran numero di ematozoari. Questi parossiti sono in geuerale endo~lobulari, di forma arrotondat~ o allungata, e misurano da 1 !J. an l lJ. '/-. di diam etro. Si distingue in ciascun elemento parass11.ario un cario som a situato il più spe~so alla pel'iferia. L 'ematozoario del montone si avvicina all'a gente pato::reno della febbre del Texas, il pir opla.sma uiaeminum. Esso può quindi clesignarsi col nome specifico Ji piroplasma ovis.

te.


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RIVISTA D'IGIENE

-

Della peste bubbonloa. -

Rivista sintetica del maggior e medico do ll. GIUSE PPE BRE7.ZJ.

La peste è una m alattia contagiosa di natura micr obica. I l nome di pe.ste non ha sempre avuto i l siguificato odterno. Anticamente si chiamavano r•e.~tìlen:Je Lotte le malattie che si manifestavano in forma epidemico-con tagiosa. La peste di Egitto, che l'i vuol e accaduta nel l'anno 2:J~3 del mondo, può u·~ni sl' imo essere stata una di quelle disastrose infezioni tilichc, che tenevano dietr o alle cat·esLie, solite a verificarsi ne l la valle del Nilo. M olti scrittori antichi parhmo dt>lla peste; pochi o nessuno ci hanno lasciAtn una òescr izione e~a lta del m orbo. I n 11uei tempi si r egtstra vano soltanto i ~randi avvenimenti, senza indagat'n e le cau se e gli eff0lli; cosicchè la tradizione popo· !ar e diffici lmente poteva in!'egnare ad evitare consimili fla· geli i. Così ft'R le ptù famose epidemie di peste, ricordiamo qut-lla verifìca tasi fra i Gt·eci all'assedro rl i Tr oia (llesct•illa da Omero nella Iliade): quella di Atene o del Peloponneso (4.18-·i-21 av. G. C.) rif'erita du Plutarco nella vita di Per icle ed illu str ata da Tucidide; q1tella di Roma, nell'anno 69° dopo G. C., narrata d11 Svf'tonio nella v1ta di N erone; la peste di An lo· nitw (l l-t-IG5 dopo G C.), di cui Galeno avr ebbe potuto tr·a· mandarci l<• deo;crizione, ~:;e non av•~sse sti mato mag{!ior pruùen;:a anda t'i<ene a Per gamo, onde evi tare il rericolo di cader e vittima dei suoi amma lati ; la pe!<t.e di San Cipr iano (251 anni dopo G. C.) e quella di Giustiniano (5-H dopo G. C.). Dopo quest'ultima epidemia dobbiamo venil'e fino all'epoca del Boccaccio p~r· trovare la deMt·ìzione di un'altra t err'1bile pe~tc·, quel la degli Dnni

J:i47 e J a~R; che ùil'er tò ~tran parte

delle: t:ilLu d'Europa, e che in un decenn io dicesi a bbia fallo cil·cn venticinque miltOni di vittime. Sus"eguir orw allr·e epidemie nel periodo di tempo seg-nalo fr·a il 1 :11-<~ e il l!i27, anno in cui •tnesto fla gello sembra ces~are, per l'icompa rir·e più m inaccio!'O nell'anno 1630, mietendo


RIVISTA D'IGIE~E

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numerose viltime n elle citta dell' Italia s upel'i<we, e propagandosi anche al r esto della penisola, non escl usa Roma , dove fu vittoriosamente debellato dalla rar·a intelli g enza ed attività di un uomo resosi famoso per provvedimenti igienici, pari a quelli propugnati da lla moderna epidem iologia. Vogliamo parlare tli monsignor Gastaldi, il cui Traetatus de aoertenda et pro.fliganda peste potrebbe anclte ogg-i far testo, ed anzi ora che la pestilenza bubbonica, attra verso il canale di Suez, minaccia le nazioni mediterranee, può dirsi di attualità. Nel 1700 non si ebbero più grandi epidemie, ma si mantennero vivi qua e la non pochi focolai di peste, tanto da fa 1' credere che questa infezione fosse divenuta, per cosi dire , endemica, e non poche erano le città eur opee che possedevano un ospedali' per gli appestati, ben sapenuo i meùici di allora che il morbo non era peranco estinto nei centri popolosi e marittimi. Tutti sanno d'altra par te in quale abbandono fosse lasciata l'igiene pubblica e privata; nessun regolamento ; libe-rtà completa di vivere in mezzo al lezzo e al luridu!Jle; fatalismo morale e sc1entifìco, dovuto alla mancanza di ogni iniziativa e di Of{ni dirAzione saggia ed illuminata. Nel 1720 la peste è a Marsiglia , nel 1743 a Messina ; più lardi mena strage nelle provincie danubiane, nella penisola balcanica, ne lle isole Jonie ed a Malta. S ul principio del secolo XIX. trovia mo ancora la peste a Bari (978 colpili con 716 morti), poi a Noia (abitanti 5300, attaccati '1447, morti 728), ma trattas i evidentemente di focolai cir coscrilli, non di quelle potenti invasioui, che seminavano lo sterminio in una intera r egione. Finalmente, dopo il 1 8~1 non s i s ente più parlare in Italia di questo morbo, e nel 1f(44 la peste non e8iste più ·neppu1'e io Rg itlo. Ma se la peste bubbonica, o per esaurimento dell'infezione, come vogliono taluni, o per natura le selezione degli individui, come altri opinano, ha abbandonato l'Europa, è ben l ungi dall'essere scomparsa dalla faccia della te1·ra, e d i suoi focolai di endemicità li troviamo in Mesopotamia, nel Caucaso, n el Kurdistan ed a Ast•·aka n, nella Cirena1ca, nella provincia di T1·ipoli e nel sud-est della China. E ssa produce, nel 189i, l' epidemia di Canton, di Hong-&:ong e di Shanghai; nel i89G quella di Bombay; o el 'I8H8


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ll!VIST,\ D' JGIE~E

quellt1 ùi Calcutta, Puna e Simla nell' Jmal aia, e pr opagandiJsi c01 commer ci e coll e na vigu r.ioni, i n va de, nel i A!)9,

Gedda sul M ar Rosso, l' Hedgiaz ed A lessandr ia d' Egitto, dove da ci n•Juanl' an11i non er'aSJ pi1't avuto alcu 11 ca.so di questa inft•r mità. Finalmente, con dolor·osa sor pr esa e grande commozione del mondo civile, si apprende che. nel giugno 1899, parecchi ca;:i di peste ernusi svil uppati ad Oporto e sulla costa or·ientale dell' Am er ica del Sud. Quan to alla clistriuu;ione geografica clelia peste, si può affer mare che l' Eur opa cen trale ed occidentale non sono mai state focolai di or igi11e di peste. L I-l epidemie piu gravi, che vi sono state impor·tale, sono l'imaste scm pr·e steril i e vi si sono estinte. Ln peste ~ sempre stata limitata all' an tico continente. L'America e le t•Pgioni più ca lde del m ondo non conobbero mai peste; r at•i:::sime volle hA oltrepa~sa to i l tr opico Jet Cancro. L a •·egione più llag»llatR ru ;;em pre l' Eg1tto; vengono in seguito la Mesopotarnia, la Per sia, l' l ndostan e la China, cosicché si puo dire che anche o~g i, come nei tempi pas· sali, la peste è endemica sul vasto con tinente asiaLico. Quanto al la raua, si è sempr e osser va to che gl i i nd ig-eni muoiono di pèsl e piu l'a cilmenle degli E u1·opei, ed i n fl'enere si può calcoiArd che il 95 p. 100 dei colpiti soccombono alla :rr a visi" ima in l'ezio ne. L e l ert'ibili recrudescenze epidemiche di questi ultimi anni ricordano, pur troppo, al vecchi0 continente europeo. che il llagd lo di cui I'Ol'iente minarcia l'Occidente già da piu di dieci s••coli , é ben lontano dall'esser e eslinLo, e costituisce sempre un serio pericolo per esso. L a conclusione si é che Il i) n bisogna punto allontanarsi da un'alli va sor veg-lianza ri ~nard o alla pe~te.

••• F ino a questi ultimi lempi non si conosceva l 'agente spe· citìco della peste Furono Yersin e 1<. itasat0 che, i ndi pen· denlemen le l ' uno dA ll'alti'O, in H onf!- K on~ scoprir ono nel I X!H il micror:ranismo della pe!'lte. T rntta ~i di un bacillo piuttosto cor to, tozzo, arrotondato alle est1·emità, che l!•ovasi in iscar so numer o nP.I sangue ed i11 mRgg-il)re quantita nei bubboni re~LolSi, nell'e:«pettoralo e negli escr Pm en ti.


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I I.Jacilli della peste, nelle colture, pt·end ono la for ma di corte catene, e non pochi di essi pr esentano t alor·a una specie di capsula. Esaminati nelle colture antiche, non hanno più il medesimo aspetto, ma assumono quello di di v er se forme i rtv o~ luti ve, che noi sappiamo esser·e comun i anch e ad altri battet·i . Il bacillo pestoso é immobile, e, secondo alcuni osservatori, sat·ebbe provvi sto di fiagE>lli, secondo altri, no. l migl ior i mezzi di !!Ol tura sono: l a t!elatina glicerina la, ragar glicerinato e lo siero coagulato.

Sviluppandosi in questi terreni, pr·enùe aspelti diver si; nei tubi ùi gelatina presenta la fi gura ùi un cono a filamenti ; nelle capsul e di agar gl icerinato si form ano colonie biancastre traspat·enti, a mar gini iriùescenti ; nel br odo si pr oducono dei fi occhi, che vanno in fondo al tubo senza in lorbi darn i l liquido, come fa, pt'e><so a poco, la coltur·a in brodo dello streptococco piogene. Si coltiva ancora in una sol uzione alcalina di peptone al 2 p. 100 coll'aggiunta di 1 a 2 p. 100 di gelatina e nel br odo per fettamen te neutro. Il bacillo pastoso non liquefa la gelatina; la sua temperatura otlima è 3i•, ma vive benissimo anch e a 20• e 25•. Il suo modo di sviluppo è lento ; non 8pot·i fìca. Pr ende I!On molta facilità i cul01·i di anili nA, e si decolora col metodo di Gram. Succede ~l01•a che il bacillo pestoso si colora sollanlo nelle eslremila. ed in questo caso pt·esen la nel suo mezzo, una specie di spazio chiar o e splendente. Gli animali pi ù suscettibili alla in oculazi nn ~ del mict·or ga nismo della peste sono i r atti, i topi, le e<.w ie ed i conigli . Pt·endendo la polpa del bubbone pestoso, ed inoculandola solto la pelle dei topi, questi muoi ono in uno a tr e gior ni; le cavie in due a cinque. N el suolo dell e locali l a infelle si r invengono i bacilli della peste. Yer sin li isolò molte volte, e trovò che, nel ter r·eno, i bacilli sono assai meno virulenti. Il bacillo pesto so conserva le sue pr opri eliA virulen le malgra do il disseccamento; vien distrutto dal calor e (80•), dal lane eli cal ce, Jiscivia del commerci o, acido fenico, !isolo, sublimalo, cloruro di calce ; r esiste al l't·eddo e vi ve nell'Acqua pet· parecchi giot•ni.

•••

L'unica. sorgente d'infezione della peste é l'uomo : e la via ùi trasmissione è data dai topi , accusati di diffonder e l a peste fin dall'epoca dei Filistei. L rp:gesi infatti nel vecciJ ro te20


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JUVI~TA V' IGU:.SE

stamen Lo: et nati su n t mur es, et {acl a est confu sio mortis m agna in cioitate, sehbene a me sembri che in vece di noti si dovrebbe leggere mortui, perchè appunto nel le epidemie si trova che prima cominciano a m o1·i re i topi, poi gli Ut>mini. N e J'isulla che la peste umana e generalmente pr eceduta in Oriente da ver e epidemie di peste dei topi, che muoiono in massa nelle case e nelle slr·ade, ed il sang ue ed i gaogli i di i]uesti animali rigurgitano di cocco-bacil l i. Nell' lndon stao e nel Yunnan gli indigeni conoscon<f questo lenomeno sin· gol are, e ne sono si ffatlamente convinti, che prendono la fuga al suo apparire. Tan to è vero che l ' os~e rvazi o n e empirica precede spesso l'interpr etazione scientifica e gl i ser ve di guida. Anche le pecore muoiono di peste, e non ne vanno immuni i cani, i galli , ed i suin i, lantochè il Gastaldi, fra gli altri editti promulg ati durante 11:1 peste di Roma, aveva or dinato che nessuno di questi an imali gil·asse per l e strade. l bovini non si ammalano di peste. Come veicoli di inl'ezione e di trasporto non possono esser e ammes8e né l'aria, né l'acqua. La peste si propagA come il lifo esan tematico e la febbr e lrfoidea. Nelle sue invasioni non ra~somigl i a al col era; si estende progressivamente, facendo, per· cosi dire, una macchia d'olio' che ~uadagoa lentam ente e gradatarcente terreno. È possibile che le sosk"tnza alimentari, inquinate dalle mo· sche possano deterroinar·e la peste nell' uomo. Così purn possono trasportRr e il con tagio lu pulci, che facilmente passano da topo a topo, e dai topi alle persone. I modi di penetr azione dei ~ermi nell'organismo sono diver si. L'uom o puo infettarsi per l e vie r espi r atoJ'ic, inalando pulviscolo delle camer e dove sono appestali. Oltre l e dolor o;.;e pr ove cliniche forniteci dai casi del doll. Muller , dell'infermi era Pecha e rlell'inservi ente Barisch, sappiamo che Balzar·olf ha provocato la polmonite pestosa negli animali, facendoli r e8pir·ar e aria infettata dal bacillo specifico. L'infezione può penetr are per la cute, m ediante le punture dell e pulci provr uienti da r alli m alati e mor·Li di peste, o per mezzo dell e soluzioni di con tinuita, escoriazioni, ragadi , piccole lesioni della pelle, ch e passano spesso inav vertite. È trasmissibile da uomo a uomo, probabilmente coll' in· l erm ezzo degli spu ti , delle feci, del pus disseccato e misto


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all"aria sotto forma di polvere, oppur e questi s tessi prodotti rimangono aderenti a gli effetti dei malati alle dita delle persone che li medicano, ai pezzi dii medicalura , ag li s tracci. alle lane, ai tappetti, ai cappelli, .a lle pelli non conciate, ecc. Non lutti gli studiosi sono d'accordo nell'ammettere la via di penetrazione pel tubo ga stro- enterico. Parecchi falli sperimentali però tenderebbero a farla ritenere per certa .

••• Il periodo di incubazione della peste dur·a da tre ad otto giomi. Non sempre si ha un periodo prodromico ; quando esiste i> caratterizzato 1ta senso di stanchezza generale, da nausee. vertigini, a noressia, ecc. La d iversità delle forme clinicare dipende o dalla g ravità del mm·bo, o dagli 'apparecchi e sistemi organici primitivamente attaccati. La fo rma fulminante non da tempo al medico di inte rvenire utilmente ; non dura che poche ore; é caratter·izzata da una grandissi ma depressione deUe funzioni nervose, a cui seguono rapidamente convulsioni., emorragia, coma e morte. La forma graoissima comincia con un intenso br•ivido, cefa lalgia violenta, vertigini, ansie ta precordiale e stupore caratteristico. Il medico ha fin dai primi momenti l'impressione di tc·ovarsi dava nti ad un qua dro fenomenico di una grave infezione. In poco tempo la febbre sale a 40>, l' ammalato accusa vivissima sete; il polso è piccolo, debole, irregolare e m ollo frequente (l t0-11t0) pulsazioni a li'). La ling ua é arida e rossa nel cen tro, ai mal'gini e sulla punta. Il ventre si fa meteorico, il fegato e la milza si tumefanno. Sopr avven~tono nausea, vomito, dis uria e anuria . Susseguono emorragi.e di tutte le mucose, e la morte, pr eceduta da disturbi nervosi avviene in 24 a 48 ore. Se l'ammalalo r iesce a superare questa fase della malallia entra nella (òrma graoe comune, che presenta la particolai'e caratteristica della comparsa dei bubboni cervico-la tera li, ascellari, ed inguinali. l bubboni pastosi sono di diversa g rossezza, e dal volume di un cece possono arrivare fin o a quello di una noce o di un uovo; sono quasi sempre un ici; tendono a s uppurare, qualche volta risolvono, ed in entrambi i casi possono guarire Siccome i bubboni si p!'esentano nelle form e in cui la gua-


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rt gu)ne e possiude, cosi la l oro comparsa é considerata di buon augur io. Sonvi individui nei quali si sviluppano delle adeniti pestose senza febbre, né sit•lomi generali gravi. Quesla forma locale ed ambulatl)t'ia della malattia è ce t·tamente bonigna, ma può esser e dannosn nei suoi effetti, perché es8endo difficile da diagno8Licare, si presta facilmente alla espa nsione tacita del Oagello. Come mani festazioni locali meno frerruenti, dcbbonsi annoverar e i carbonchi, che vengono al collo, ed alle estremità, e le petecchie che sono un segno foriero di mor te. La peste può manif•!starsi anche 80tlo la forma di bronco· pneumonile p rimit i ca pestosa, co11 produzione d i focolai bt·oncopneumonici mullipli, a decorso r•apiclamente g t·ave, con escreato vermiglio e sch iumoso, opp ure anche rugf!inoso. nel quule vanno ricer cati, e si ritrovano, i· bacill i della peste. Questa pneumonile, come quella dell'influenza, é cat·atteriz· zata dal contrasto fra la poca importanza delle lesioni loca li e la gravità dello stato :;rt~net·ale. Vi é inoltre la (orma gastro- en.terien, che potrebbe esMt'e confusa con utlU aastt·o- errlerile di altt·o genere, se non si tenes:;et·o prPsenli le cttuse locali ; e questa forma enterica si conosce dalla compar sa ùi dolori addominali, vomito, diarrea. mentre non avviene la comparsa dei bubboni, ne della polmonite specifica. Finalmente si ha una .forma lieve, che presenta una gen er ale e m arcata attenuazione dei fenomeni sopradescr itli .

••• · La diagnosi della p1:ste presenta ilei le serie diffìcolta. Chi lta letlo l'intl'oduzione allibro intitolato La peste bubbonica in Oporto, del prof. RicCiwdo IorgP, il quAle ebbe la poco invid tabile fol't tma di 8velarne l'esistenza in fJUella città, può di legtzeri compt•endere quanto sia difficile, senza l'aiuto dei pi ù perl'ezionali mezzi d' in vestignzione scientifica, il poter e dichiar a t·e, come dipendenti òn peste, dei casi di morte fuJ· minante, ch e alt' autopsia non dimosl f'llnO nllro che emorragie cu tanee e parenclrimalosc. Certo che la cosa riesce m0lto piu semplice e più facile, quando nei malati s ebbe a~io di osservat·e la comparsa dei bubboni specifici, con tutta la coot·te dei sintomi generali e locali che li accmnpagnann


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In ogni caso, si tenga sempre ben presente l'assoluta neGessita di praticare l'esame batteriolo~ico del sang ue e degli escreati. Per la diagnosi batleriologic~t si procede in modo differente a seconda che il medico trovis i nel caso di dove1·e fare l'esame sul cadavere o sul vivente. Nel primo caso, si tag lia il ganglio con forbici sterilizzate alla fiamma, e si striscia la superficie del taglio sopra un porta-oggetti. Si dissecca il materiale, si fissa con alcooletere, e si colora per pochi secondi con violetto di genziana si lava, si asciuga, s i esamina ad immers ione. Il bacillo della peste s i riconosce facilmente per la sua fo r·ma ovoide e gli estremi colorati. In generale, l'esame microscopico basta quando vi é una quantita considere vole di bacilli. Ma può accadere che questi siano rari, o che lascino dei dubbi sulla loro autenticità . In questo caso bisogna seminare della polpa di gang lio in gelatina. Se vi é peste, dopo 24 a 36 ore, si sviluppano in superficie numerose colonie piccole, lrasl'areuti, cl1e all'esame microscopico risultano composte di bacilli della peste. Il fatto che ques to mic!'obo non prende il G!'am può servire di aiuto per a ssicu rare la diagnosi. Se s i vuole diag nosticare ancora più sicuramente la malattia, s i inocula un sorcio colla polpa del g ang lio, o con una coltura da esso ricavata ; questa inoculazione si fa sempliceJOente per mezzo eli un filo di platino inquirH1lo all'estremo colla sostanza da ioocularsi che è introdotta solto la pelle della coscia da una piccola asola praticata colle forbici Se il microbo inoculato è quello delln peste, il s orcio morrà in 2 a 4 g iorni ed all'autopsia si ritroverà il microbo caratteristico nel sangue e nella milza. Quando s i vuoi ricercare il bacillo pastoso nel vivenile, si pr·ocede all'esame del s ang ue nel quale si scopr ono i bacilli nel 7i p. 100 dei casi, e facendo le colture la percentuale é anche ma~giore , cioè 8l p. 100. É utile rammentare che non ~;empre il bacillo della peste ieJsp senta quale noi l'abbiamo descritto, ma a~sume n elle vecchie colonie delle fol'me involutive (ri gonfiamento, sfera, corpo ovale, fusato) , anzi Hankin e Leumann banno ottenuto fJuesta involuzione in breve tempo, aggiungendo all'agat• glicerinato del 2 1/ , al 3 •;, p. 100 di cloruro sadico.


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... •

Quando l'infezione é leggera, la malattia dur a circa dieci gior n1, e sussegue subito il periodo della convalescen1.a . P erò l'esito ordinario é la mol'te in tel'za o quinta giornata. La mor talità oscilla fra un minimo di ìO ed un massimo di 95 p. 100.

••• Alla autopsia di un cadavere di un appestato si rinvengono petecchie ed ecchimosi cutanee, emorr agie meningee, congestione cerebrale, sangue negli spazi sotto- aracnoidei. I polmoni si trovano ing01·gati di · sangue, edematosi, ed in alcuui punti cancr enati. Il cuore è generalmente r ammollito e presenta la cosidetta frammentazione del miocardio. 11 fegato e la milza sono ingranditi; la loro consistenza è molle, ed il colorito è br uno. L a mucosa dello stomaco si trova rammollita ed ipt>remica, con allerazioni. Le stense alterazioni trovansi nell'in· testi no. T utto il sistema ghiandolare é più o meno alterato .

••• F i no a qualche anno addietro non si conosceva alcuna cura specifica della peste, la g ••arigione della quale diveniva cosi opera del caso, o frutto di una vigilante e intelligente cura sintomatica. I malati do vr anno essere •·icoverati in locali freschi e spa· ziosi, circondati da tutte le cur·e di pulizia, nello st~sso modo che si pratica per i colerùsi, i vaiolosi ed i tifosi. La febbr e ed il delirio potranno essere combattuti coi bagni fr eddi e cogli antipiretici ; la tendenza cosi frequ ente all"esauri rn ento del cuore cogli stimolanti diffusivi, l 'alcool e le iniezioni di etere. Vengono pure molto raccomandate le iniezioni i podermi~he el i siero Artificiale di Hayem , che danno ril" ultati cosi mer aYigliosi nei casi di collasso. Secondo Gr eisinger l 'esperieuza non sarebbe punto favorevole all'uso dei put·ganti. Tullavia il mic•·obo pestoso teo· val'i in gran copia nel ~ubo intestinale, e par •·ebbe quindi razionale il consigliare gl i antiscllici internamente. i clisteri


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emollienti e specialmente il calomelano, c.he acco ppia razione bacLericida alle proprietà evacuanti. I bubboni suppurati saranno a perti, i carbonchi e ~li an· traci cauterizzati profondamente co[ fel'ro r ovente; g-li uni e gli altri saranno curati ulleriormente secondo la piu rigo· rosa antisepsi. Da qualche tempo però si vanno racendo generosi sforzi e seri tentativi per praticare la cura specifica della peste. A tal uopo disponiamo di due sieri e di un vaccino. Il primo siero è di Yersin, l'altr'o di Luslig; il vaccino è del m edico russo' Hatfkine. Il vaccino è buono, serve come mezzo preventivo, immunizzante. Si intende che non è un pres ervativo sicuro. Anche del sier o Lus lig, i medici che curano la peste, ne dicorno bene. Fiuora per ò sono ben poche le vittime che la sier o-terapia ha stra ppato alla morte, ma vi sono a ncora dei progressi da realizzare. Certo l'avvenire della cura di questo fl a~ello è tutto ri posto nella s coperta del miglior s iero immunizzante. La tecnica è semplicissima . Le iniezioni si praticano come quelle del siero antidifterico. Si inieLle r'anno da 30 a 60 cen· limetri cubici di siero il pt'imo g iorno, secondo la g ravezza del caso; l'indomani s i potrà fare una nuova iniezione, e, se vi è bisogno, se ne pratica un'altra il terzo g iorno. Stante la difficoltà della prepartizio ne del sier o antipestoso, e della quantità sempre piccola di cui si può disporre, bisogna limitare le iniezioni preventive al pel'sonale che si trova in contatto coi malati. Una iniezione di 5 cenlimetl'i cubici s embra suflìciente. Ma siccome la durata Jella immunità che confet•isce non sorpa!>sa da 15 g ior ni a lle 3 settima ne é importante ripetere le inoculazioni ad in tenalli equi vale nti. Ba·ccelli ha, di recente, pr'opos to le iniezioni c ndove nt•!-:e di s uhlimalo, che si mos tt·arono el'flcaci contro a ltJ·e inl'e· zioni, specie la tetanica, ed il prof. Terni si è r eca to in Per·s ia pel' fa r ne le prove.

So rme projllattiche contro la pest e. - Es iste un r egolamento internazionale di profìlas!<i, che contiene le misure da prender e contro la peste fu ori d' Europa, in Europa, nel golfo Persico e nel mar Rosso. Il de llo r egolamento compend ia


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HJ \' I::i1'A J) 'IG l l:: :\1·:

tullt1 l e discussioni e Il'\ d~ hberaz i on i della confer enza sani taria i nternazional e di Vo~ n P zi a del I R~J7, pubbl icate i n l i ng ua fra nc~~e a cu r a del r·eg io miuisler o degli ester i del regno d' llalta. Pel medico pr al ic.:o per ò è di sommo i nter esse conoscer e l e pr·i ncipali disposizion i difcnc:.i \·e cn rllro l a peste, e special menle quel le i nle-;e a cir coscr iYer e il mOI·bo do ,·e si è maHil'e staln. Qunnl o pi ù pr Pslo si Rnà i l Cfl1'81l'!!io di confessat't; ch e s;i Ira la pesltj i n CtJSa, lHnln pi ù a.!.!evnl mente si pol rà corniJall t:>l'ne l e fatali consegu euze. E per nlell 13r'si in g t·ado di tlenunziare pe1· tem po i cas1 ùi p e~le, bisogna sl udi81'e bene le mnnii'ec:.l azion i mot·boc:.e di car attere st1·ano, che com paiono iu una dala loca li tà. Può dar si i11fatti che ud prin cipio d1 u m1 r,:pidemia si ver i· fl c.:hi no delle form e che, St~n za accut·nti esam i , di l'fìc ilmenle sa 1·auno diagnostica l e come pt>sle Si può lrallat·e di casi ùi pe><Le l'uilni nnule. che uccide in nw 11o di 48 or e, sPnza lesioni esterne nppar euti, e clw, se nou si ec:.amitta il san ~u e , possono es!'et·~ scam biati con accessi di le bbr e per niciosa; oppure può suceecte1·e l'opposto, cioè di S\'el· che f'a 1·e con m an i fec:.uu ioni fr u~le . vet·e pe;:li ambulator ie , cat•altet•izzate unicn menle da buiJIHtiiO i n g u i ual ~ o a '-cellar e, elle può esset'e CUI'alo come unn !\em pl ice nde11i te. QuRndo adun•JUe vi si a anche un lo ntano sospetto di epitl<>mia. de\' o nsi e;;a mina1·e al rnict•oscopio lutti i lif] uidi Or !ranici dei te::;sut1 mala ti , l-'pew-' d•~lle gniandnle li nfal1chP; pr aticar e l'anal isi ballerio iOp;!Cil degli !'<fl Uii irt Of.!n i pnc um oni l(' SO· spel la, e lu tl e queste r1 c~ rchc debbono el"Set•e af'fì date ad una ('P l'sona cnm pelen Le pe r non corr Pr e il t·i chio di scoprire In ]'6:'lle do ve n on c'é. N on t·ie:;CI' Ct'l!'S di rticil e il c:.olfoenre la pesl e fìn riai suo i nizio. fJUanolo il morbo si i• ma11 il'es luto snlluuto in quAicue cac:.n di uno stesso qutH'Lie r e, ma qua ndo l'i nf'czinne si è già ditl'u:>a in un pae;;e, lo !'-gombt!r O non ser ve ad altro CIH' a dill'ondPr e il conta gio. ClliiV8r t•a in 'JIIC;;Io Cll!!il') fa r e in mOdO di slabrJire Ul18 .Jj. vi si 0nc l'r a p:li arnmula li ed i ;;ani, Lrll;;por lando quPsti ul t1rni in una locali la non troppo lo nta11a dai cent r i di infezione , i n gui>'a che pos!'\HIIO e,-ser e sollr nl li dalla i111l uenzH pestilen · ziale, c nello :-lesso te1 npo uun comp ro tn el tt~ ll u le locHiitA viCine, ancot•a i mm u11i .


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Si intende che per ricoverare questa gente, sar•à necessario costr·uire dei ripar i adatti alle esigenze della stagione, cioè tende, o baracche, situate io terreno asciutto e ~olubre, e. se è possibile, piuttosto elevato. Si pr ocederà, in seguito, a diligenti disinfezioni delle case dove si vel'ifìcarono casi di peste, baciando in special modo di assicurarsi che vengano dis trutli dal fuoco i cadaveri d€:'i rosicchianti, che conser vano l'agente infettivo, e riempito con carbone e cloro tulli quei vani dei pavimenti che danno ricatto al topi Si istituiranno ambulanze ed osp~<iali speciali lontani dai cenh·i abitati, per r icoverarvi i maiali di peste, senza creare affollamenti. Gli sputi, le materie vomitate e le feci dci maiali saranno inceuerili subito dopo la loro emissione, e nei vasi dovrà sempre esservi una s oluzione di clor uro di calce al5 p. 100 o dr latte di calce al 20 p. 100 di recente preparata . Gli effetti di vestiario e le biancherie degli infer·mi verranno disinfe ttati alla stufa, ùopo averli passati in una s oluzione di sublimalo o di acido fenico; gli stracci, le medicature e ~li altt·i oggetti di poco valore sa ranno bruciati. Le persone incaJ•icale di pres tare le c ure a~li appei':tHli debbono essere provvist~ di un vest.iario s peciale, si a sterranno tlal prendere nutrimenti o bevande nel le !:'aie dei malati; s i laveranno spesso le mani ed il viso in soluzioni disinrettanLi; si sciacquet'anno spesso la bocca con una soluzione al -i. p. 1000 di acido cloridrico in acqua bollita. Nt~ lle camere degli a ppestali vi sat·à il mobilio puramente indispensabile; le tende, le tappezzerie, i tappeti saranno pt·oscrilli; l'aria vi dovrà esser e frequentemen te r·innovata, ed il pavimento sarà quotidianamente lavato con soluzioui an· tisetliche. Patecchi provvedime rlli pubblici s i renderanno neces!':8ri in tem pi di epidemia; cioè organizzazione dr un servizio medico, strella vigilanza a che siano osservati i regolamenti di ig iene, pl'lr·ticolarrnent~ t·ig uardo agli immonde:aai, fogue, latrine, acque di alimentazione, viveri e derrate in ge11er e . Ssranno oggetto di cura speciale le inurnazioni, e, potendo, si dovrà r icorrere alla. cremazione delle spoglie. Ogni pubplica l'iunione verra J)I'Oibita. Quanto al valore dei cordoni sa nitari. non é il CllSO di discuterlo in una breve rivis ta; possono essere utili o da nnosi, secondo le località ed il criterio con cui vengn11o stubiliti.


II IVJ :;TA D' WIT.:\~;

Append;ce - Nell'intento di fare cosa utile ai colleghi , cui può inter essare questo argomento della profilassi della peste, abhiamo pensato di riportare alla fine di questo scritto, come appendice, !"istruzione contro la pPsle adottata d al comitato cou!'lulenle d'il"iene pubbl ica di Fran cia. ISTR UZ I ON I COXTRO LA PEST E (1).

Il g-erme della peste e contenu to nel pus d'li buboni ed asl'essi, delle piaghe, e talvol ta nei p1·odotti della espettor azione. Si trova n el sangue. Penetra sopr alullo pe 1· la via delle piaghe e delle esco!'inzioni. Può esse1·e trasporta to da animali parassiti, pulci , ecc. e dai topi. l topi spesso ammalano prima dell'uomo, e in alcune epi· dt~ mie una gran de m ortalità di topi p1·ecede di qualche giorn o i primi casi osservati nell'uomo. l. I SOLt\MEN TO OEL MA LATO. - Il m ala to attaccalo da peste deve es>=e1·e isolato. Il malato deve essere tenuto costantem ente pulito.

Soltanto lo persone incaricate di curarlo e di assisterlo po>=souo avvicinm·lo. E;;se osserv er anno strettam ente le •·ego le seiZuenti: Non mangiare, né be1·e nella camera del malato; Non m ettersi mai a mangiare senza esser si lavate le mani con sapone, poi con una f'Oiuzione di sinfettante ; Lavarsi spe;;so ti viso con una soluzione ùisinl'eltante; Risciacquarsi la bocca di f)Uando in quando, e prim a di m angiar e, con una soluzione disinfettante. Il. CAM ER A DE t. MALATO. - La came1·a deve Psser e aereata di verse volle al giorno. Le tende, le tappezzel'ie, i tappeti e tutti i mobili non indi"Pt::nsabili saranno r imossi. Il lt•lto novrà esse1·e siluolo nel bel mezzo dl'lla camera. Si lavei'U in antecenenza con un liquido fortemente anliSl' lttco. B i~OIZ IHl assicurur:::i che nP~Ii angoli e nelle parti rientr·anli della !>le nza non ri stagni polve•·e. o alligninn pa rassiti. Gli / 1) Arcldt·u d;• ,,..tl,·ci•le el tl e 11hru·mruie mililai•·es. \Cmhre l ll~l9, p;,g liti P s(•g::.

tomo 31•, n. Il , no-


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efi'etti letterecci, anche prima di usarli, dovranno essere passati alla stufa onde sopprimere qualsiasi parassita vivente. Il pavimento dovra essere lavato ogni g iot•no con liquido antisettico. III. DISINFEZIONE . - I disinfeltanti specialmente raccomandati sono: il subii malo; l'acido fe nico; il solfato di rame ; il cloruro di calce preparato d i recen Le; il latte di calce preparato di fresco (1); La soluzione di sublimato t-alata sera usata all' 1 p. 1000 con 2 grammi di sale per litro ; La soluzione di acido fenico si adoprerà al 5 p. 100. Le soluzioni di solfato di rame, cloruro di calce, saranno al 5 p. 100, cioè 50 gt·ammi di solfato di rame, di clorm•o di calce in un litro di acqua; il l alle di calce sara impiegato al 20 p. 100. Laoatura della facc ia e delle mani. La lavatura delle mani e della faccia si farà con una soluzione di sublimato salato. Disinfezione della bocca. Per risciacquarsi la bocca, usare una soluzione di acido cloridrico al 4 p. 1000 (4 grammi di acido cloridrico in un lilro di acqua bollila). Deiezioni. Tutte le deiezioni dei malati (materie vomitate e materie fecali) sono immediatamente disinfettate con una qualunque delle soluzioni di solfato di rame, di cloruro di calce o di latte di calce. Il latte di calce è in particolar modo raccomandato. Un bicchiere di una di queste soluzioni deve essere versato io antecedenza nel vaso destinalo a ricevet·e le deiezioni. Queste deiezioni vengono immediatamente gettate nelle lalrine, le quali dovrantJo pure essere disinfettate due volte al giorno, colle accennate soluzioni. Lo stesso dicasi pei lavatoi. (l) Per avere del !atte dì c:1lce mollo attivo, sì prPndc cl~lla calce eli nttima meta Ife l suo pego dì acqua. Quando é uen spenta, si mette la polvere in un reci(liP.nte molto hene turato e tenuto in un ambleote asciutto. Siccome un ch ilogrammo di ralce, che ha assorbito 500 grammi cl i acqua per spegnersi, ha &cq ui:;talo un volume <Il i litri e !00, basta allungarla co l tlop pio del suo volum e di acq u:t, oss ia 4 litri .tOO per avere un latte di calco che sia, all'incirca, al 20 p. t ()(l. Per di· sinfettare lo feci, se ne versa nei vaso in proporzione del ~ p. tOO in vohtmP. qualit.~ e ~i fa spegnere spruzzando la poco n poco con la


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IHV!STA JJ ' l GlE:\ E

Oggetti da medicawra.. L e medica tur e dei bubboni saranno s ubi to in cene r•ile.

B iancher ia personale. Le biancher ie per sonali sud icie po· l l'a uno esser e lr·atlate in due m odi : A ) Passanrl ole alla stufu ; le biancher ie sudicie, m~t non m acch iate di sanp;ue, di pus, di mater·ie feca li, ecc. potr anno esser e messe d11·ettamc nle nella slu fa; quelle invece macelliate dovr·anno esset·e imm er se, per un'or a ci r ca, in una sol uzione di f'ubli mato, o di acido fenico pri ma di passar le alla stura . Senza questa pr·ecauzione le macchie Ri fisser ebber o ai pannil ini in modo i ndelebi le. B ) Un metodo semplice, economico e r:.enza inconven ienti, consiste nel disinfellare la biancheria immergen dola per un' or a in un maslell o conlenenle una soluzione di sub;imalo saiAlo. L e hianc:her ie non m acchiate sono immer se in una sol uzione cl isin ft! tlante. L e stesse pr ecauzioni sat·anuo pr ese dalle lavandaie. N essun oggeUo di biancheria sani lavato in un cor so d'acqua. A liiti . Gli abili dei maiali e d e ~li infermi eri saranno m essi in una stufa da disinl'ezione a vapor e sollo p ressione, oppur·e nell'acq ua mantenuta bollen te per una mezz'ora . Se que:-ti due pr·o:essi non possono esser e usali, gli abiti v engo no disinfett ati con acido sol for oso. l capi di corredo spor chi di pus dei bubboni, o di m aterie vomi ta te o P.spellor al e, o di deiezir ni , saranno i m merse per un'or a i n una delle acrennnle soiUZIOili. Pavimenti, w ppeli, moiJilio. Le macchie sui pavimenti, sui tappeti, sui mobili, saranno subito lavate con una soluzione <l i si n fet t;~ nl t'l . Mrtterassi, ormetli lettereeci, coperte. Sar an no messi in una stu fa da disi nfezione a vapor e, ovver o, non potendone di:-por·t·e, so ttoposti a di;;:i nfezione m ercé l'acido solforoso. Cada or ri. I cadavet·i sar anno, a l più pr esto possibile, m essi i tt tn t fer etr·o ben clt i u:-o, co nten ente uno spessor·e di 5 o 6 cent i rnPt r·i di ;;egalura di IPgno spr uzzata di subl imato od OCICIO fenico in sol uzione. Sar·a nno poi subito seppf'l li li . I l cAdaver e di un topo, o di altro auimal e a ppestato non dnvr ù m ai es;;er e rimo;;;;o dfll suo pnslo ;;e no n Jopo averl o i nnondalo con ac JU8 bollente.


RIVI STA D'IGIENE

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Disinfezione di alloggiamenti infetti. La camera abitata da un malato affetto da peste non dovrà essere rioccupata se non dopo avere subita una completa disinfezione. A) Disinfezione coll'acido solforoso. Si effel.tuet•à bt•ucianJo 40 grammi di zolfo per met1·o cubo di spazio da disinfe ttare, operando nel modo seguente: Si incollano delle liste di carta s ulle fessure delle finestre, e s u tutti gli spazi che potrebbero lasciar sfuggire i vapori di anidride solforosa. Si fa bollire sopra un fornello, per una mezz'ora, una certa quantità di acqua, in g uisa da riempire la camera eli vapori. Si pt·e nde dello zolfo ridotto in picco li pezzi e si mette in un vaso di ferro, o di terra, poco profondo, largamente aperto, e della capacità di circa un litro. l vasi di ferro dovranno essere di un solo pezzo, e ribaditi senza saldature. Per evitare iJ pericolo di incendio, s i mettono i vasi contenenti Io zolfo nel centro d1 un bacino di l'erro o di legno contenente un0 strato d1 cin11ue o sei centimetri di acqua. Per incendiare lo zolfo si spruzza di alcool, o si ricopre con cotone imbe vuto rli questo liquido, cui si dit fuoco. Acceso Io zolfo, si chiudono le porte del locale, e si tappano le commessure con liste di carta . La camera si a.pre dopo veutiquatlro ore . B) [)isin(ezione col :mblimato. La disinfezione dei muri greggi, imbiancati colla calce, oppure coperti da tappezzeria, sarà fatta melodicamente su tutte le pareti della camera, mercé lava~gi o polverizzazioni di una soluzione di sublima to s alata. Si cominciera a polverizzai'C questa soluzione nella parte superiore della parete, seguendo una linea o t•izzontale, e si discenderà successivamente. in modo che tutta la supel'fici e vengà ricoperta da uno strato di liquido in fin e goccioline. l pavimenti, gli ammattonali, i palchetti, o massicciati saranno lavati con acqua bollente, soffregati, asciugati, e quindi bagnaLi con una soluzione disinfettan te. 1?: della massima importanza che le per sone incaricale d ella dis infezione siano munite di ves tiario speciale, compres i i pantaloni e le scar pe, e che rientrando lasci no questi vestiari, i quali dovranno poi esser e dis infettati. L'amministrazione municipale provvederà per la disinfezione, e nel caso non fosse richiesta dagli interessati, di· s porra che venga eseguita d'ufficio.


318 È put·e suo debito assicura r e un ricovero agli abitanti dello stabil e che si dovellP. sottoporre a diligenlA disinfezione. Il locale disinf~ llato non dovr à essere rioccupato se non dopo aver·e subito una ven tilazione di ventiquattro ore tllmeno. IV . I GIENE PRIVATA. - Acqua potabile. Bisogna vegliare con g r 11nde cur·a sulla purezza dell'acqua potabil e. In caso di epidem ia, bere acqua bollita. L 'ac(]ua proven iente da pozzi suscettibili d'essere inquinati è proi bita. l fo1·na 1 non dovranno ttssofutamente l!Sare l 'acqua di quesli pozzi nella fabbricazione del pane. Sono vietate le lavature di panni sudici nelle acque corr enti, come pu r e è severamente interdetto di buUare mate1·ie di r ifìulo nei cor si d'acqua. Denuncia obbligatoria. Og ni caso di peste, anche sospetto, deve esser e i mmediatamente denunziato all'autorità comun ale o pr efettizia. Isolamento. L'ammalato intanto verrà subito i sola to. Ispezione. I n ogni casa dove si v erifì cò un caso di peste, sa r à immediatamente eseguita una ispezione da un medico delegalo dal comune, cui vien fatto obbligo di prendere di urgenza tu t te le misur r necessari e pe1· la cura, l 'isolamento e la disinfezione. TN sporto all'ospedale in un'ambulanza speciale. Quando si v er ifica un caf"O di peste in una camer a occ11pata da pii.t d'una per sona, occorore traspot·tar•e i l m alato all'ospedale in una ambulanza appostla. Le pr ol,abili ta <li ~uarigione sono maggiori, e la trasmi s· sione è meno da temer si. Vetture. Le vetture nelle quali fosser o stati trasportati malati all'etti da peste dovranno essere disinfettale; saranno cioè lavate, colla massima di ligenza, con una soluzione disi n fe ttan Le. V. I GIEN E P UIJBLICA . - Tutle l e CliU!"8 di insalubri tà, che prepar ano il terreno all' invasione d~>IIH epidemie, dovranno essere evitate quando si teme un'inva<'i one di pesLe. Laonde le r· ep;ole di ig ie ne ge n erale, applicabili in ogni tempo, saranno osservate più r igor osamente in tempi di peste, specia l mente rer q uanto concern e : La tlislr·uzione dei topi e di allri animali r osicchianti ; L e agglomerazioni d i individ ui , le feste. l e fìere, i pelle· gri nag-gi;


Rl\1 1STA D'IGJENB

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La sorveglianza e l'approvvigionamen to dei m ercati; La pr oprietà del s uolo; La rimozione regolare delle immondizie (l); La nellezza delle a bitazioni ; La sorveglianza particolare dei locali, fabbri che, cantieri ecc. destinati alla popolazione operaia ed industl'iale; La nettezza e la disinfezione regolare delle latrine pubbliche e private; La sorveglianza e la dis infezione dei pozzi neri ; L'ispezione e il lava ggio delle fog ne ecc. La diligenza dell'amministrazione comunale deve essere specialmente rivolta alla salubrità dei quartier i e de lle abitazioni notoriamente poco igieniche. Il R elator·e: A. PROUST . Is truzione adottata dal Comitato consulente J 'igiene pubblica di Francia. Il Presidente: P. BnouARDEL. ISTRUZIONI relative alla distru:~ion.e de i topi n.ei lauarelti e sulle navi dal punto di vista della profilassi della peste. topi sono a genti attivtssimi di diffu sione della peste. Quando essi ne sono affetti, non tarda ad esserne colpita la popolazione dei luoghi, ove passano o do ve dimorano. L'epizoozia di questi rosicchianti precede di pochi g i01·ni l'epidemia umana. ~ d'uopo quindi evitare a d ogni costo la loro prol"enza negli ospedali o nelle navi. LAzZARETTI. - Occorre, in ogni pa rle del lazzaretto, impedire che i topi penetrino negli ambienti, e qualora ve ne siano, dis truggerli con ogni cura. A tale uopo, si dovrà cominciare dal chiudere tutti gli spir agli pei quali i topi possono penetrare nei locaJi, e munire (il lmmo•l dizit domestiche. Le immondizie di casa, messe In una cassa me· ta\Hca ben chiusa, devono essere bagnate due volte al giorno con una rorte

soluzione antisettica. Quando la caS!Ia é stata vuotata, si versa nel suo intern o un bicchiere di una soluzione disinfettante rorte. Letamai, amma~si di 1pazzature. 1 letamai e le spazzature non saranno trasportati se non dopo essere stati bagnati con una soluzione disinfettante energica.


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IHVIS'l'A D'WJF::\E

tultc l e aper·tul·e, che sono necessa rie per la circolazion e cd il disim pe~no del servizi o, di reti meta lliche con autochiusura. Di analoghi appar ecchi pvt•tatili a chiusura automati ca dovl'Onno essere prov visti i locali di ri cover.o, di osserva zione, •1 da quarantena. per potel'li adattare sugli ol'meggi che uniscono l e n ovi alla spia~gia. Quando nei lazzarelti vi sono gia dei topi , or-coPr e preparal'e delle pasiP. velenose per uccidere codes ti anima li , i cui cada veri saranno ~ubito brucia l i. Qualora i topi si t'ifu)!giasser·o in lu()ghi difficilmente accel'>sihili, converrò. asfì ssia 1'l a con gaz cleleleri, pet' esempio l'ncido s0l for oso nel la quantità di 40 grammi ogni metro cubo. Tulli i luogh i in cui si sarann o trovnti dei topi morti sa rann o subito lavati con forli sol uzioni disinfettanti. NAVI. - Allor quando un piroscafo è ormeg~iato, tanto i piccoli ponti di legno quanto i cordami, che l o trattengono alla ri vn, devono essea'e muniti di speriali apparecchi per impedire ai topi di entrare o di uscire dal bastimeHto. E sa1·à misura di prudenza il togliere le passarelle durant e la notte. Prima di opera1'e lo sca l'ico, con vert'à a s,:; icura r·~i elle non esi~ta n o topi a bordo della nave. Se ve n e sono, bi;.ogna distruggerli con u no dei mt'zzi su indicati . L a nave ~flr•a disinfettata con acido sol for oso nei punti in cui si sappia o si dubiti rhe abbian o esistilo dei topi; gl i altr'i locali devono es_ sere disinfettali con sol uzione di sublimaLo e cloruro di :;odio (n ella dose di 1 p:rammo da sublimato, 2 rli clorur·o di sod io, e 1000 di acqua distillalo). l cadaveri dei topi sa r anno bruciA ti. Dnran te la traversata.. l~ ind ispensabile di m ettere in opera l n n~o il vioggao, Lulli i mezzi possibili per· dit:truggel'e i topi, che sarann o pt-netrAli nella nave malp:l'ado tutte l ~ p1·ecauz.ioni pre;:e prima di pa rtir·e. Fra i diversi mezzi di distruzione dei topi, con viene sce~li ere uno fl'a quelli che m e1 rtre uccidono i l piccol o r osit'chian le, ne imped i scono la r·a pida pu trefazione. V i sono cer·Le paste arsenical i, che, dicesi, godano di questa propa·ietà; con verrebbe pPova a·l e. A ll'arrivo. Quando la nave ha dato fondo all'ancora, il meclico incar·icato della visita sanitaria, dovrà assicurarsì se a bor do vi sono topi , e se ve ue esistono dci morti. In que· st'ul limo ca;:o si dovrà pr•a ticAr e l'analisi batlel'iolof(ica, allo scopo di ri conoscere il baca llo della peste. Dato il caso rhe il r eperto bt~ller·iol oga co !accia constatare il bacillo della pc;: te. il bnsla menlo sarà ~carica lo; il carico


Hl VIi-T A U 1 l(;JE:\E

ed i ba~agli ùei p!lsseggeri ><a1·anno di;;mfellAli, t ullll la nn Ye S•u·à cssoggcltala alla fumigazi o n e di ncido solforoso, cd i cMl av eri dei topi ac<:!uratamenle bruciali. :\lei caso in cui non I'isullusse alcunchù ùall'unalisi baller iologica, il bastimento sar à ammes!'o a hbei'H p1·a ti ca. p1·evie le disinfezi oni d'uso. Dopo lo ~ca ri co del naviglio nel poeto ùi _a rri vo, sara11110 d i"i nfellali con acido sol foro so lu l le ' Ili elle pu l'li n<'ll"l qual i f]uesto pl'ocedimcnto può essel'e impiegato, e pel rin tanl'ltk, lavBlo con soluzioni disinfdla11l1. Dnlla perfetta est>cuzione d i quesl1' i i"lru zion i dipende Il re~irne snn1tario da impol'l'e all" na\·i . E l'npplicazione ri go1·osu d i questo r egi m e »arù i11 r elazione della cu1·a e solledlud i!IO impiegaln dai comanùanli del l•l navi nella distruzione dei l(lpi.

LAVOR I CONS ULT .\TI. l)u t l. \ ' i.W: EN'l.n BAllO;\'&. -

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,.,.,,li.

St•ll,r r , 18!10. l .a fJro{ila<si d~lla pe~tr me<.ti11111e la rlisl rll z iull•' tiPi l1•pi. ( Ili•·- tli ig i~ue e $<11tita 11•tbblirtt . 18U9. n. t t e 1 ~ '-

f.,ullt:• -

\' ~.n -IN-- .'i11r 111 l'fSI• rl' flouq- Ko11g. Ac•·atl. ''~" ::it'1rr1., 30 ju1llc>t 18~•1. S~tllr ì•rocrtlazioJu prccllllit•c c~tut,·u ''' /leste brtbbtiiHC•'II.u 'flPI'ÌIIIIIIIIIIè. ArCfti>Hl oli lnoll'l;.!l:l , f~<ril'o/u Ili. Firi'IIZ>' t899, l!:tZ. 21111. nnlt. PICK. - Ueltt::.iolli d•?i m.<i di wstt< t;ent.ra!,,<i ,, \'u·mw . ($11f>l!lr·ment•• al Policliu irn del ~ IHJV. lx~~. rr. 1. Ov l L Cc,\\'t-::<7. ,,,.,_- /letu:w11e Slllltl JJfSIP. /Jitllllunic'•• dt .\ /lnlrn 11g t AIIlrtzll!/. (1\o lt. Yt)rs iu , AnJtttlc.< dr l'imlilllt JJaìl••w·, u. 3, ru:tO·w t:;\1~>.

r. ,I.INTTI GINtl. -

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IHVI '-'TA U'l(;tE.\'E

La lotta contro la propagazione " a masoulo" delle malattie veneree. - (A nn. d' Hygiènc p 11M., mtli'ZO tnOU).

H . H ALLOPBA U.

L'A. in una comunicazione fALla alla Conf~rcnza intern aziotta le pe1· la profilassi d.;:Jla sifilit!e a t!elle malattie ''eneree, tenuta ultimamente a Bru xPII~'s, ha discusso i mezzi coi C'JU&Ii limi ta r e i l più possibile la trasmissione delle malattie veneree per pa t·te dell'uomo il tJuale, in questa tra~missio ne, va di pnri passo colla don11a, coll'aggt· avnnte che il maschio non facendo commer ci o di se stes;;;o, la societa si trova impo· l ente a mettere in opera la sola mil'ura r adicale possibilo ad impedir e la trasmissione di una ma lattia contagiosa, ossia r isolamento. I m ezzi eh~:~ l'A . pr opone sono di tre specie: morali, am-

ministrativi, e curativi. ·1· Mez:.;i morali. - Ogni medico consultalo da un indi· ,·iùuo atfetto di ma lallie vene1·ee, deve prevenirlo delle conseguenze gravi che possono aver luogo pet•sè, perle per sone colle quali si trova a contatto, e, se si tratta di un sifìlilico, pee la proiP.. Senza dubbio qualche cosa si fu in questo senso. ma non abbnstanza. E non è solo il medico che deve intervenire efficacemente i n questo cnso, ma essendo in giuoco un grandd inlet'esse sociale, spetta alla societa di difenderli per mezzo dei suoi rappr esentanti autor izzati. Si dovrebbe dunque, a tale ri gual'dn, avvisare ufficialmente gli interessati dei danni iner enti all e lot·o malattie come anche dei mezzi per pr eveni!'le e cural'l e, e sa r ebbe bene aftiggere in ogni fabbr ica, in ogni g•·ando rno gazzino, in ogni spacci o di vino e sulle mura del mun~cipio, un avviso così concepil.o: Ogni persone~ rL;[tetta da nuc/altia contagiosa è espressamente

invitata a cons11lln,re subito un medico e ari astenersi eia ogn i contatto di tal natura da esservi la possibilitù della p ropagazione. 2' Me•~i amministraliri. - Essi sono il corollar io delle misure indicate. f·: indispensabil e molti plicare i dispensari celti ci, e sarebbe bene <lOti che ogni stabilimento ospil:aliero, ogn1 ufficio di ben eficenza, ogni dispensario, avesse con~u ltazioni special i per l e m alnttie vener ee fatte da un medico competente e p1·ovvisto di tulli i m ezzi necessar i per· combatlet·le effìcacemenle. I noltt·e l'ammin isll·azione dell'as· sislenza pubblica dovJ·il creare in ciascu n ospbdal e un riparto


RIVISTA D'IGIENE

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speciale per• le malallie veneree il '{llale ricever•à i malati che si presentano a quelle consultazioni speciali e quel li degli altri riparti che affetti da malattie venP.ree i ncompletamente guarili, rima.ngono suscettibili di trasmellerle. 3• M ezzi curatioi - Essi sono tl'una importanza capitale. Si devono con!!iderare a questo riguard o: la blenorragia, l'ulcera semplice, la s(filide. a) Blenorra!Jia. L'A. consider·a come uno dei progressi dei più importanti il trattamento di questa affezione nel period o acuto colle iniezioni, e ~pecialmente con rruelle dii peolal'golo con soggiorno prolungato nell'urelra come ha proposto · il Neisser. L'ideale sarebbe che queslo trattamento fo sse fallo dal medico st~:~sso, ma siccoml:l ciò é diffic.ilmente pos. sibile, sarà bene consigliare almeno i pazienti a far·si v i sila r e di frequente, e fornir lor•o assieme all'istrumento appr·opriato, la soluzione della quale il pr ezzo é ancora relativamente -elevato. b) L e ulceri semplici saranno sufficiente me n te modificate f' rapidam ente guarile coll'applicazione pHrma r1 ente dell ' ìodoformio. Sara ancora indispensabile procurarlo g ratuitamente all'ammalato. c) Circa alla si tìlicle si deve considerare il si fìloma come il mezzo principale della sua trasmi!>sione per mezzo dell'uomo. Il mezzo radi cale p9r renderln in<dl'en ~ ivo é quello di l evarlo e lestamente. Questa misura non può essere !);enerale pet'ché non tutti i. sifìlomi sono operabili; ma spesse

·v olle l'ablazione è facile, poco dolorosa, c non Lascia che una cicatrice insignificante. In quanto ai sifilomi in operabili si potrebbe, allo stesso ~copo, distru!);gerli con dei caustici aventi un'azione specifica sul contagio, lrasfor·mandol i -cosi in piaga semplice, non contagiosa; può servire a tale scopo il nitrato acido di mercurio. In ogni caso poi ((Uesto trattamento deve usarsi pet' un'altra manifestazion e c•Jnta giosa, la placca mucosa. · L'A. nutre fiducia che questi mezzi curativi, applicali come profi latt,ici, assieme agli altri morali ed ammi11 i~l rativi possano contribuir·e a r endet·e discendente la fase ora ascendente che si riscontra nella trasmis~ ione di queste malattie.

te.


N01'IZIE Inaugurazione di una l apide commemora tiva agli uffi~ ciali medici morti in guerra.

C rH• ,.,ulenue e com mo veute fu nzioue com pievt~~ i il giorno della cnpita lc. Da molto ternptl il C•)l"po ::;a oiwrio sen tiva il IJisr>gno di porre un durevole ricordo ni mt!dicir militan cadu ti in guerra. Gli aneuimenti dolorosi e glrlrio,..i a uu tempo tlell"ultirna j.! uerra d' .\ fric·a, nella qu ale tanre vi te di rnrdir.:r mil ita ri si :;pen,.,e ro v;dorosameuw, foruirono l' u lti m <~ uccasioue; e ~o rse cosi spont,•oc;• c generale l' ioiziati,•a lli uo<~ sottoscrizione de~tiu a ta al ln ereziooe di una lapide artistica che n cJnl a~;;c i nomi dei prodi n o~ tri comp:~gui . Ora il V<Jto dt•l corpo sani tario è con1piuto. l visitatori deJ uo::tro va ~to e bello spt>dale milttare a•nmirano, subito arpeoa enII"Ati ne l graudio~o :-~ t no, la bella opera dello snd tore Tripiscinno, tlelln qua lt! di;~ nw u 11a rip rod uziouc i11 'frl rsto stesso f:•~c i co l o . )J a uon t! =-oll~ nto l<1 l"l'lir.:e riusciw dPI bel li11·oro d'a rte che lrn ratto lieto il corpo ,;anitn rio, ma anche e oiù la soltmue dirno;,traziorll' di sl i rtl<~ , di ~II<Jttu e ili gnllitudine che e~so ha riecl'u ll> irr IJUM<\t:.l ocra,;i0ue da ngni t>rdiue di cittad ini , a cominci~ re d;•gli amati ~oVI'Jrt i. Di;r rno qui $Olto 1111 rn~.lruaglio cornplo•to della b<J! I :~ cerirnouia, Je:,um<Judrllo in )!r<~n ('arte ò;tl ).!iOm;tle I' Rsarilo itrr/ùuw. l ~ marzo nel lo ~fH)dnle militare

.

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IJal'anti al '' ~:;to piazzale dre pro•co·dc il gr3rH.lll edificio dt>l Celio ••ra :w lt ierato pr·r rendere gli onori alle Loro .\l ;lr'stil, Llll Lattaf(lionc tf,•l IH 0 rt>gginwnto t·on b:rndir• ra e mu ;;inl . \llt• :J, ora staiJilita pt•r In cerimo•nia. gi uoserol le Loro ~J ae~tit. Furono ricer uto al •rrono> del lil 111 an·in rt!a lc L' rnn gli onori cnilit:~ ri . { S,J I"I"aui erano ac~ornpa)!li:J ti dnllè rlacne di Corte, man:IH•,..a ,Jj \"il! ;1111a rina e priii\:Ìpi'Ssa ~];,,,inv>, dafl"ai ntnnte di ca11tpo di ~- )1. il l{t>, il grner;rle :\ l'ogarlr·ol rli ljui 11to, ù:d )!t'ul ilurlrno d'ouore, m;t~•l"lw•e r ;uir-rioli, rl;rl J!ranle 51'\llio•ro, runr,·IH':'tl l:or5i 11i di


lNAUGURA'rA NELLO SPt:DALB :YillHARE DI R.OYlA IL X Vlll MARZO WillC:::CC.



X01'TZI E

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_Laiatico, dal marchese Roren d'Olmo, dnl medico di S. M. C:t L rlott. Quirico, cnpit~ uo medico. l Sovrani furono ricevuti dnl priucipr Colonua, sindaco di Homa, dnl presidente del Consigl io e mi nistro delln guerra, generale Pelloux, da ll'onorevole Santìni, rappresentante il mini stro Ba ccelli , dal contrammiraglio Reyoandi, rappresentante il ministro Rettòlo, riai ca v. Errante rappresentnntc il prefetto, da ll'on. Ferrera di C:amhiano, sottosc)!retario di Stato alle lìnanze, dall 'on. Bonftl'( li, dal comm. ~og hera, se~reta ri o generale del r.o n ~ tgli o dì Stato, dal generale medico ispettore cnpo, comm . Gi vogre, dal colonnt:llo medico Cltiaiso e dal tenente colonnello medico Ferrera di Cavallerleone. Intervennero i generali Di Sa n Marzrt no, Tournou, Perlotti , Saletta, De La Penne, Valcamonìca, Goggia, Rrusa ti, Hìccìardi, l.aurj nti, Spingardi ; i senaLOrì Ouraote e Paternò ; gli onCJrevol i L Torlonia e Donadio; il proL Mazzoni, il pror. Ma rchì aft~ vn, il proL Postempski , gran nnmero di ufficiali med ici rli tutte le arm i e una rappresenranza della scuola di sanità militare dì Firenze, venuta apposta a Rom11. Erano venuti pure, a rappresentare i loro colleghi, multis&imi ufficiali medici degli o~ pe1lali €< dei corpi rr.sidenti in proYincia. Tra questi erano l a rg:~ m en te ra ppre~entati i reduci d'Africa. Tra le rappre•entaoze si trnvav11 prt::sente tutto il Consiglio dìretti vo dell11 Croce Rossa col pre$idente conte Taverna; cù il Con,;iglio direuivo della Società degli ufficiali pensionati, col prtsidente tenente ~e n eral e Pozzolioi. Fra gli invitati, il cav. Ferraris ra ppresentante kt famiglia Ga rbarino alla quale apparteneva uno degli ufficiali d ~ funti, il comm. Federico Cupelli, cugino del tenente medicil Cupelli, morto ad Ahba Carim&, il frntcllo del ca pitano Bima, morto in C:ri mea e nn parente del tenente Pistacchi, morto anclt'essond Abba Carima. Poi una nnmerosissima rappresentanz11 di ufficia li di ogni grado, e molte signore. Pre,;so la lapide faceva no servizio d'c•nore i tenenti metlìci t:nppello e ToLin -quest'ulti mo reduce da Adua - od un plotone di :tllievi ullìciali della scuola d'appl icnione di sa oitii di Fireo1.e. Attorno alla lapide e r~ no state tll.'poste lo corone invi:ue cblla J<ncoltà di medicina o chirurgia dell'Uni versità dì Homa , cln lla


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):UTlZl E

Croce H os~a iwliana, dalla Famiglia o;pitaliera di Homa, J~l la Famigl ia sa nitnria dell' L't1 kio \'111 municipale. Quella del He, in 1Jron7.o, de posta sono la lapidu porla la scritta: A1 mediri 111ilituri morti 71er In potria - Umberto Re. ~o n ;•ppcoa le LL. ~DI. ~ i avvicinarono alle poltrone loro de> ti nate, u '"' grar.iosa ha mLi n~, fì gli a del tenente rolnn neIlo Fer· rt>ro Ji Ca\'d llerleuoe, din•li•J re dell'ospedale, oll'rì 1.1 Sua Mae; tà la Hrgina un nwguilieo mazzo di orchidee .

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• * .\ questo punto fu ca lata la tela l'i1 (; copriva In bella lapide, dell a qu:lle diamo la riproduzione in te:: ta al fa$ciwlo. Per ra~ioni tecnicl•e o artistiche i nomi so no iu e6sa distribuiti io m(Jdo non perfeuameute ordina to. E percili.l i generosi caduti ligurioo nei diversi 3\'VCnimeuti miliwri l'li f]Uali presero p.1.1rtc, aggiungin mo per conto nostro questi cenni ~ peci;di: Sono morti in C1ùut•u: i mndici Balc~tra - C~rri - Bima Ch~lp - Della Ferrera- Fraucltini- (h!rlm·ino - Gnmdi ~ ­ Lnm pugua ni - ~ l a llin n- ll itw e Si J,·auo. Sono morti a Li.~.~n: i medici \'erJe - Orlando - l i loa~- GabtlC(:i - (:arr.illi. ~! u rti uel /\'(j tj: E..:dra. Sono morti i11 A(rim tutti gli altri, e di qu e~ ti: Ga ;; p~rri e Ferrcuo n D<l!i:di ( 1!:>87), l:Jcopelli ad Amba Alngi ( 189:.>) , Smu ragl i:J , medico d i mari na a l\logndiscio ( 1896), i ri111a ne n ti 111 la b;~tt~~ li a di Ahbn f:a rima. Tosto dopo <·alata la tei:J , in mezzo al silenzio f:C ncrale e prof,Jilt!<Hneu te C•lm rno>so, il m:~~~io re general e medico Gi rogre ha pronunziato il segue11te di sco r~o iunugurllle : Jf,tntri l A llfJU.~Irl [(l'!JÌIIIt !

• Cu sacro do,·ere ci rat:coglic oggt 10 que~ t' a trio, quello di rcuùt're un lril•uto ol'ouore ai medici militari morti io guerra per !'ui(Ji pende!J7.1l ed UUÌlil della pa tri a e per l'onore uaziOUil le. ~ Con uoi sono pure raccolti uC'l lo ste,so pieto>o ptmsie ro tutti i nwd,<·i miliwri d1 ogni grado, eri in ogni posizione di srrvi;.:ìo, ai 'Inali non fu J nto ft•r parte rlt que•ta r:~pp resc nta oza. Essi ga reg-


S OTIZlE

;!Ìano con noi per sentirneuto d'amrnirllzione verso i nwnir: del d o\•ere, per spirito di corpo, per devozi01w alle patrie isti tuzioni ed alla gloriosa dinastia, elle regge i destini d' ltaliii, clit' condivide te gioie ed i dolori de ll~ unione c che ~ si1111Jolo per gli italiani di patria un ilà. c L'esempio delle puliiJiiche onornnze lo eredit;unmo dai nostri padri, che professatHio nn vero culto per il l':t lore miliiMe, esa ltal'ano gli eroi con corone civiche, con ovazioni e con triuu lì , mentre cou lapi di fun erarie e con sepolcri trarn:mclav;cu<• ai pO$tl.:ri i nomi dei morti in buttagliil. « Onorando c:;si le grandi virtù prepa ravano sa pieuti cittadini e forti soiJati, coi quali movevu no alle conquiste del mondo. E nel seguire il nobile esempio ci hanno già prc!ceduto vari rorpi del l'e$crci to, istituti rnil it~ ri, uni l'ersilit e municipi. • Era \·oto del nostro corpo sanitario dlf! lt~ o u o rao;~e dci suoi morti fos~ero celebrate io questi giorni di festn naziona le per ral(ioni storiche e di f!rlltitudine. '< Il corpo sanitario nostro, come rpw llo deg li altri esr•rcitt eu ropei, nl principio del ~r.co l o ora tleco r~o non aveva 5t:1 l1ile orgauiz7.nziouc. È al mnguanimo He C.ttrlo AIIJcrto ch'esso deve l' ~lba d' uua vita scientilica e militilre. Pre~ago dell'a lta rn i s~ i one alla quale lo chiamavano i destini d'Ital ia, il ~ra n n e, di cui possiamo Gnalmentc venerare un monumento in questa :11tgu~ ta Horna. rivobe nel 18:H tutte le suo cu re agli ordinamente tnilita1·i. 1<: nella $113 opt'r<1 di preparniooe nt.n dimenticò le istiltl 7.ioni s:cnitarit>, delle 1fuali fondò le prime basi, con la creazione d 'o~ pe d:d i militari, con l'istituzione di nn Consiglio superiore d1 sno ità: ecl in sPguitil eon l'ordiunmento di una ca rl'iera, nella quale potevano pru;:rrcdire mediante esami di concorso so lo i muniti della doppi;o la urea medi1·a e chirurgica , e finalm ente con lo stal,il ire un a divisa militare, e col concedere ai medici l'ns,imilazioue ai gradi dell'e,:rrci to. fu tal modo organizzato, il piecolo corpo sa nitario si ;•mpliava man mano a seconda dei bisr.gni e degli avvcuiu1enti politici, eJ ;cccog liendo nelle sue fil e i sanitari di tutte le provincie d' ft nlia , ""~ umeva grndlltamente il ca r~uere di corp11 sanitario nazi•111ole . Educato ai forti sentimenti di di;ci pl inn e di altucgar.ione dell'esercito, del quale divideva le sorti, nell e cn rn p~g ne di guerra che iniziarono la pntria epopea, e In compierono con Bomn ca-


:iUTJZlJ::

p i t~l e , rn(Cl•).'lic•ra molte ri co m pl'n~P al ,·:dore, e numerosi titoli di heueme r~nza per i suoi Sl' ~n ala t i $en ·izi.

« 11 progre;,;o rlelht seienza P lo sviluppo dei sentimenti umaniwri r e r~o i r,,riti io !-!ttr rra r ··r·;tJ;l$('1'11 col tempo i consi;.dieri dell:• Corono acl auuare nlt••riori migliorarneuti nell'ordinnnteoto del OfJS II'O COI'j•O, clte fu (iualuwnte chiamatO 8 far parh> della militare fnmi!-!li~, fu iuve~ tito de).!li ste;;si gradi ed onori, r d ehbr noa scuola specmle, che di,·rn nP hcm pn·.;to palt',trn di buon i studi prauci, e sorgente di ele,•ati ~e nt i rn en ti mi liwri, come a11estan11 molti d ,~ i nomi scolpiti iu questa lapide, c come aues t~uo pnre lt! dt•co rnr.ioni fH'I' nwrito di ~u crrn , che brillano ;u l IH'Ilu deglt ullitiali lllCdici ,Ji qm·~tn ell•Un sc hi t• r~ . c I pron •idi migl ior:lllwoti. dte npp o rt~ru u o tanto fru tto, furono :~ccu lti con pl ~ u ~o uni,·t• r;;de tla l p<ll'Se, cumc uu premio gi ustamente 3f!P"i uò ica to ad una co•· p u r~?.iuue, rhe aveva heu meritato 1l e ll:~ patria e del Ht• e d i rnu~ tr<ll O eli <~lle od l·re con nmorr ed :wdte col sllnificio d,>lla vira, all:1 s:duto dl.'ll' e~en ·ito, ùi tullr i fi)!li cioè della ~ ra n .le madre Jrulia , che ve~lin uo rolle nrm i all :t sua salvezza. • La storia del no::tro l'Orpo rr>~istrn ;:rega ri e c:~ pi celebri nella ~l'ieo za e pc• r C'a r:Htere; re)!i, tr.1 er•i.;odi nei qu:di i meJiri militari concor5nro COli slancio n 111énnmare i dunni eli calamiti! pu Ll! liche e priva te, epidemie, i non dazio ni, i nceorlr ; episodi nei qu nli seppero guacla)! u:cr,;i la stima dei sa111w ri di altri eserci ti, cu1 qiwl i r rano in contatto pc•r azione di guerra. eo mc gi~ in CriuJPa. e pre>r ntemente ;1 Cand i:•: o ~cp pe ro gua1lagnarsi la stim:t dc)!li :;te:.si nemici dillideoti; la ~ti ma c la benerolcnza delle r opol:t7.itlllÌ, fr:t le qua li :;c·,ul!avnuo rlura pri gi lln i :~ come in ,\IJ is~inia. « E' per virtù di IJU ('Sl!J corpo, co~i saltbmeute costituito, t'd i• a suo nome che OJ!J.!Ì ho l'alto onore 1li rirolgerr i :o;e n!\i Iii dcroltl gratitudine a S. ~1. il H t~ ed ;llla j.!f:tzi(lsa H e~ ina, che \' uiIPro rendt;!rc :;oleoue cou la Luru :lllgnsta pre,e nz:~ qu e~ ta pia cerunonia . E ~,a i nc:• rn n l'idea gt•nt:ro:-.a J"l'flllttglw 1:1 nella mcn te d 1 entl'I'Ìll collPj.dr i, veLcr:r ui delle p:tli'IO balt<l)!lie, occlatn:\la da tullu il corpo ~:.l!J i t :•ri n in sen •izio, in l'OilJ.!t'do l'd a r iro~o. e d:tll'•spet· torato raccolta (11'1' la pronta allu<lzioue; l'ide:• cioi• di tramnncl:~rc ai futu ri r~t u nn~ lapid e nC'Il ' o,:peda le milit :~ re rlella cnpir:tll' ò' ltalia i nomi glorio:;i drgl i uffi ci;tli mr>dici rnoni in guerra.


KOTf"'IE

• E reudo sentite grazie allo LL. EE. i ministri della guerra e dell'istruzione pnhblica che nulla tral a~ciarooo per il pro~resso scientifico del corpo; a S. E. il ministro della marinll, che ci ha couce;.so d'imprimere nella ~tessa lapide i nomi dei medici morti :dla bnttaglia di Lissa, ed ~gli illustri Prefetto e Sindaco di Homa; rendo ~entite grnzie alli' insignì rappresentanze dell'esercito, al quale ci gloriamo di appartenere; della H. marina e delle benemerite llssocia7ioni dell'O rllioe Supremo di .M alta e della Croce Bossn, i membri delle quali san1nno al nostrn fianco nell'ora del pi!ricolo ; rendo sentite grazie agli illustri rappresen tanti della Sanità pubblica e dei sodalizi medici e studenti u~iver:>itari sempre ~euerosi, coi quali ci :dl'ratella la stessa missione, il hene supremo nell'umanità sofferente; e ringrazio infine la no~ tra Commissione, che cuo intelletto d'a more ha vegliato all'esecuzione dell'oper:1 rl':me, da noi tutti ca ldeggiata e riuscita a !'ecooda dei nostri voti. • Ed ecco ora in questa lapide compresi in un solo pensiero, in uno stes:;o afTeuuoso ricordo i nomi dei caduti s'otto il ferro nemico, ed i nomi dei morti di tifo castrense e di colèra in Criméa, rallristati forse dal pensiero di non potere morire a fianco dei . loro compagni d'armi, volgendo la fronte al nemico; i nomi di quelli chi' le oude dell'Adriatico inghiotti rooo, e di quel li che ri • masero iusepolti per le deserte ambe •l'Arric:~, o le fiere divorarono. (Dormite io pace il ~onno del gin~ao. o virtuosi. Chi muore per la ~n nta bnntliera della pntria, muoia egli di morho fer~le, di ferr() o di fu Ol'O, muore beuedetto dalle SiHierazioni future. e fino a elle il nome di patria durerà glorificato nei secol i !... ~l ol ti di voi era va te conosciuti per ingegno e per dottrina, molti all 'inizio della (:a rriera acco rre~te vo lenterosi a sac1·i lì ca re io lo n tane arene sull'altare della patria uoa giovane vita piena di speranze e di illus-ioni. Nè vi eccitava io quegli istanti la trepidazione del comando, n è vi inehri:wn il !"oiTio genial e della battagli:~, nè vi arrideva il cte::-iderio del1rionfo. Ileo altra ora la vostrn missione. Voi inse· g uiv:1te la vita cbe t~ ntava fuggire dai corpi ~encrosi che vi e r~n o a!IiJati, ed alla fredda luce dell'arte studiavate il modo di pro· longare quelle care esistenze. Voi terguvate il sa ngue, med icava te le ferite, susu rrav:~te 3ll'orecchio dei morenti il nome della patri:~ e la pargla di conforto; eri in mezzo :~Ila se•·eoitil della vostra ope r a umanitaria vi so 1·prese la morte.


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~OTIZlE

c A voi uun'(ue, che sca lda~te nel pcllo i uue grandi ideali di pntriA ed urn11nÌk1, e per q :1 e~ti Ì;lca li ~npes te uoùilmentr morire, o voi il lauro clu: la patria ri co u os~:e n te serba ai ~ u o i prodi; a ,-oi la ~ra t i tuJ ine d e ll' e~e rr ito; n voi la memoria imperitura di tu uu il nostro corpo, d te col sacrificio della vo;;tra vita re nd e~ te ve nerato; n voi, ed ai gloriosi avanzi di qnelle lw ua~l ie, r. Ile ogf!i f<HHto coron~ alla vostra urna funeraria, il saluto r aiJo, ri \'erentr, nlrettuoso di noi tulli, e~p re$~o con le parole del poeta: B~a tissimi

voi

Che otrriste il petto alle nem iche !ance Pe r amor d i Costei che al t:iol vi diede!

Dopo il ~enerale Givogre disse brevi pMole il pror. Pos te mp~k i medit:o ispettore della Croce Hossa. Egli co~i si esp re~se : c Alle desula te f:~mi g l ie dei prodi elle morirono sul campo della gloria sia ui conforto la persua:;ione che noi tuui condividiamo il loro dolore. Que$ta lapide che ricord;t nomi a me c~ r i~simi . fra cui _ scorgo quell i di due miei antic!li assi sten ti, il c11pi tano medico Ga· :;pa rri e il tenente meJico Pistacchi, qn e~ta la pi;le c-lte vivrit secol&rmeote a gloria di ch i ricorda e ad onore tll:lll;t Sanitit tn ilitare, dello etti protezione ed <Hnicizia noi medici della r:1·ore l/osso ci sentiamo ,;uperbilmt•utl' fi eri, inauguratu ;tlla prc•;;euza dt•l prode è generoso n e nostro, e della più gPuti le e pin Ul'lle uonne Italiane, ci sia !lt esempio, poir hè chi muore, comballendo la morte, chi :.-i sacrifi ca per salvare la rita ai com pagni, nou la ~eia dietro di s~ uu semplice ri mpianto, ma l a~CÌil uort sa nti'~ memoria cd una in,•idiahile son e. r.olui che si sprgne con la fede del proprio dovere vivi· fi ca generazioui iutcrt>. • Dopo il prof. Pos temp~ ky, il colonnello meuico cav. Cltiaiso, direllore di sa uitù del IX corpo d'arnlilla e presideotr della com· mis:;iouè per il colloct~~llCIItO d ~ll a lapide, pronuttzill le ~cg u ~ uti p::trole : • li corpo sa uitario rn ilitare ha pag<~to lar_gameote il suo tributo alla p~tria, come tutti gl i nl tl'i corpi del la gr<lltde u o~ lr:t fa migl ia, l'e~e rcito, la,ciando i ::moi morti dissemi rwti sui rampi tli tuthl le hnttnf(lie com l ~;l llute Ja rne1.zo secolo per l' intlipcudenza e la !-frnndezza d'Italia .


~O'l'IZIE

« Il ricordo di questi mart1r1 ern impre:<so nella mente e nel cuore di tutti noi, ma i loro nomi che la patria aveva pu re registrati venivano sepolti ucgli archivi, come le loro 1l::Sa nt::lle povere tombe dissem inate iu I talia, in Crimea, in :\fric~, e solo segua ti dn qualche moùe~to ricordo po>tovi, e non dnppertutlù, da mano amica ma solitnria. c Era però sentito da lutti noi il bisogno ed il dorere di ri ch i:~­ uwre questi nomi gloriosi alla luce, di esporli alln vista di tuili come ttlstimoniaoza solenne della venerazione e ddln gratitudine della patria e dei t:e>llegh i pel loro noiJi le esempio e pel loro eroico sacrificio. c L'idea di questo ricordo, sentita da tuili , formulata ed espressa da alcuni dei nostri venerati m:1e~tr i, veterani del corpo sanitario, rnccoltn e fnt~ sua dnll'i~peunrn to di s~ niti1 militare era nutorizz~ta dal Ministero della guerra; ed all'appello di C••n tribuire alla sua atluazione, gli uflkiali medh:i risposero con entusiasmo, e tutti in servizio, ed in congedo, senza distinzione di grado o di posizione, reca rono la loro individua le spon1:10ea ma genero;a oll'el'ta. « Fu allora inca ricMa apposita commissione di concretarla e di provvedere alla sna attnazioue, e questa commi~sione cercando con tutto l'impegno di adempiere al mandato arti datole, presenta qui il risult:Ho del suo lavoro che potè Ol!gi esser condotto a tl'rmine ~olo mercè gli appoggi morali e matcritd i d'ogni specie ri r~­ ruti dalle autorità e dai colleghi, e merci) l'opera geui<de drl ,·tdeote artista che seppe concretare le v~ghe a:-pira1.ioni del no,;tro "entimeoto in forme siml,oliche ele\•a te e parlanti. · « Questa lapide coi ollmi dei nostri va lorosi colleghi dell'eserc·iw e della marina morti iu guerra, la vostra cclmmis>ioue la ~r­ tìda, la consegna in modo speciale e solenne, in nome di tutto il cor po san itario militare ital iano, alla direzione dell'o;:pedale IIIÌ· Iitare di Roma, che dovrit e ;apr:'t conservarla come il solenne lfÌUUl8 di ricoUO$Cenzn erli venernione degli uflìr.inli medici sut:rsti ti pei loro colleghi che die.Jero la vita per la patria, e co11 p tiroooia nza e prome;;sa che toui i membri di cyuesto no:-tr•> tes . . l' csemp10, · • sa nitario, senza ecceztOoe, sapremo segn1rne 0 150 • ~p ne i/ valore ed il sacriri cio ogn. i cyualvolta lo richiederil la rmrtar :;a l vezz,~. 0 l'onore del Re e della Patm. >>


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X OTIZII·:

Lnlìne ilteuente colonnello nwdieo Ferrero di C:nva ll;,rlet)ne, didt·llo :;ped;tle milit;tre, ricer endo la cousegna de l monu lllt'DIO, ('OS Ì !\Ì c~ r·rr·~~t': « Ed io a.>crivo "ma::::i ma f!J rtuoa r mi ~e nw og)!i più che m:.i o q,:(l~li o,;o di e~~e re il dirello1·e di questo ospNinle, poichè a me è dato co~ i l'~lli,:;imo onore 11! rit't•l't•rc in con,;el-(Oa q n e~ ta bpirle rornmemorntiva alla pn•::t•nza :~u~picata delle vo~ tre 111ae5tà e eli tan1 i illustri qui rac.·ol ti iu u n pensiero di :Jmmiraziooe e eli o m nl!~io . E la emozioo11 profoutla clte ne provo vi rassit·ura cltr e•:>a ,;a rà 'Ili i gclo!'a nv•nte custodita come ar(':t sn nta guardaudo alla qu:1 lc ognuno di noi ~ i ispl rt•rh al culto del dovere, alla vi rtu della ft ·dc che re~ e hell a la morte a qn e~t i 110,;tri eroi, cui arden 1 nl'l peuo l'nm'lre drl Rr. tl!·lla P•ttrin e dell'umanità. (( Sì, eroi. La loro glt1ria è m odc~til , oou di quelle r l1e eternano un nnme nell:1 ~ to ri:~; ma :;ono erot anch'essi, e ~e i :.rrantli ero1 diwno la fam a ad un:1 n:~ zion e, sono gli cro1 modr,ti che ne fauno la ft> rzn e ne n,:~ic urnn o la graodt•zzn. « Il loro 11011 fu l'erui-mn cl'te di• l'impt•to dclli1 misr hia, l'el•l>rt·zz:, della lot1:1, ma flll t'llo, forse anche più clillicil <!, fatto di sNriHtà, rli ra lma , di >pi rito di s:u·ritirio, di abuegnzit)De 3~:'0 · l11ta, (pwnclo tullo :~tlorno fcr n~ pi t't acre 1:~ lona l"'r l <~ vita. ((Sul rampo eli h~lla;.:lin o :;u l <·:,mpo delle epid emie e~si end· dt'ro iopertcrnti nel l'adt• mpimento della loro missione, di qu el la tni-;,;ione cllè ,:po.;a la cari tà allr pi ù ecl'el>e \'irtù mi litari, mi.;::>ionc ~;osi grande, eusi alta, co~i ;;a nta che nrs::uo':dtr:-. puù :-U· pf'r:n·e . " Clw ritns in li t'mis! • Et·ro l:t lnro - N'l'O la uo::tra diri::a. c Qut:'i Mmi ~Cl! nauo tutti. ~ i puì1 di re. i fa ·ti delle DttSII't' :ll'lni. Sulle inospite arn hr africnnr, nel le lont:•ne terre di Crime:t . ~u i uo:<tri m:tri, ::ui n o~tri cn mpt benedetti, ;dtrettanto g l o rin~i nell11 \'Ìlloria elle nr•lla ~coufina, es~i p;~ g:1 ro no il loro trihnto di !'au~ u t' , c qui c li1- O\'llllljlle - nel uome d'lw lia e dt•llnro R ~ . • E qna11•lo 11on jl>Jtcrono 11iù prt)stare l'opt>ra loro come nwtlici, lllt•:-.trarono nwn mano tli ~:lp•• r ~omha ltr re come prodi si!ldnli. ~l ;1 i loro · pi riti r~cco lgouo o;:)-d il prrmio del!~ lorn ,·inìi. e c1ualo e,-~ i no11 <tHl'hbero osato ,;pernrc il ma ~gio re . (< l.' llllerveniO delle \' n~ tre ~~ 3":' 1.\ a q u e~ ta fu nzionc ; la corOLl3 che Yi , iete compinciuto di dl'[lOI'I'(' in 113nzi :1 •p • e~ t:t lap1rle come retto r~

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~<J'J'IZl!:;

in segoo tli generoso o rnil ~g io ~ov r:tno; le alte e numerose l ù~ ti­ mooianze di onore che l'accompagnauo, hanno dato a questa inaugurazione, modestamente pen ~a ta, v:~lore di apoteosi. c Questa lapide ci \l fa lla co;.i tanto più ~aera perclti: col nome dei colleghi chcJ ouorillmo, r icorderà non c1li!OO un alto di sornm;t degnazione, un nuovo allo di IJeoevolcuza della \"o:< trn ) Jae:;tit pel corpo sn niwrio. » Il saluto della .scuola di sanilit mili tare b rosi e.>prcsso dal C:l ·

pitano medico Bouomo: • Questo soleuoe tri lluto tl i ricooo;;ceozn e di :llnlll irazioue nlla memoria di coloro che la~cinroo o la ,·ita sul campo io servizio del la carità e de lla patria, è monumeotC' glori oso :.1 l l 'elev:~to :;a· crificio dn essi compiuto. c La nuova generazione ha scritto uel liiJro d'oro i loro nomi e seguirò il nobile ed eroico esempio, in:> pirando;;i :~Ile glori ose trnJizioni elle essi ci hanno la sciato. • L'augusta pre~euza delle Loro 1\best<i, omaggio c pt'('mio alti:;silllo alla memoria dei caduti, è inCitamento prr uoi a seguire il nohi le esent pio. • « I uomi tnci:;i su l bronzo ricordano giovani e3istt•nze troucate nell'adempimento del più oo!Jile e pietoso tlovere. Forti per sapere e per amore al la scicnw e;si avrcbhcro illu$Lrato il corpo ,:a n i ta~io militare colle opere del loro ingPgoo, ma u e~~una opera è più 1-(rande e più luminusa del sacriftt:io della vitn compiuto :'t' t'l~ nam e nte iu nome dellr~ c:aritit e della p:11ria sul c;nltpo. « Essi caddero sui loro feriti all'omltra tlel simbolo d(•lla p~ce, nel la qua le !ddto raccobe il loro spi ri1o eletto. c In fjUe:qo pio luogo, qui 0\'e uua serena c dolce trai}([Udlitit miti)la le lristezw dell e umnne sventure, q11e"t<1 lapide riCf·rderà a i nostri soldati cltc nel tumulto •lnlln luna, nei ~ u prern i momenti sacri all'onore Jel He e dcll3 p:nrin, oel lu11go del pe· ricolo, accanto ad e~s i llt)Ì sa remo n di vidt>re iusit rtte ~li onuri del s:tcrirìzio. ~ Sulle tombe lontane, r he ral.'c:ltiudt•no le o:<sn r.;lo ri u~e tlt!i ll•l"tri catluti, crescano ~empre laurn e li t•ri, e. te.;ti mon'e del UMiro culto por la loro memo1 ria. \'e gli l',,n~iolo òr lln pa triu • . D••pu lioiti i dis:ur::i, n S . .\1. il He f ttruno p r~;:t nla ti i cnrt lhluenli df'll;t Commis,iune: per la lapitlll t:•lll1 lll•!tnnrati..-n: colon-


);0TIZIE

nello medico Cltiaiso ca v. Alfonso, direttore di s ~n it à 9o- corpo d'arm <~ la, pt·esidenlt' - tenente colonnello medico Ferrero di Cn · vallerl eo oe cav. Luigi, direttore dell'os peda le militare Roma maggiore medico Bima cav. Mauri1.io - ma:.rt'io re medico. Lomhnrùo rn,·. Antonio - capitnno medico Cheru hini-Giam maroni cav. Orlando - capi tano metlito M o~clt in i cav. Enrico- leneute medico De ~l arsan ich cav. Arturo - tenente medico Mariani Eu rico, meuriJri. I So H~ni si congr:~tu la ro oo con lo scultore Tripisriano, au tore della lnpide, per l'opr ra arti:;tica veramente riuscita. Quillldi fnrooo pre~entat i al n e alcu ni parenti degli n flì cial i, i di cui nomi sonn impressi nella lapide. A:>~i~ tendo al la cerimonia i metlici mil itari D' Ai benzio, MaJ ia, Sa utoro, ToiJia, Marsa nich ed nItri clte presrro parte a Ile ca mpagne d'Africa, Yennero presentati :l s. M. il n e, clte ehbe per 11111i pa triottiche e bene,·ol i parole. I Sovr:~ oi qnind1 vollero vi:<ilflre l'ospr·dale intrattenendosi lno· ~arnente nei ripani , fe rmandosi :1 molti leui e ri,·olgendo pamle rli ronrorto :1gli nmmnlati. Dai ripa rti le LL. ~DI. pa ;;~a ro oo alltl camere per gl i nf(ì cit~l i e alle cucine, compiacendosi molto per l'ordine e la oetlezr.a dello st:thilimento s:m ira rio. l Suvrani la~ci audo l'o~ prd nl e si ral:egrarono con la di reziont• per .l'ordine e la discipl ina couswtati donmque. A ~giungi:1mo che 1:~ solerte commissione lw nvuto l'ottima i ò e~ ò i olrr ire a tutti i solloscrittori un a beliissi rn:1 riproduzione della la pide io rotolipia, lavoro Stli[IP11damente esef!oito tiaJJ' l stitniO geo· ~t r.aflco militnre di Firenze, aflinchè non manchi anche a coloro che non pre::eoz1:1 rooo la pn trionica funzione un pregevole ricordo. Alla commissione s te3~a che cosi egrevinmente si sdel.1itò dt>l· l'i ncarico avuto, mandin mo anche noi i nostri 1·iri rallegram enti.

** :\ume rosi~sim i

sono i tele~ rnm mi e leuere mandati al pre,:idente della com missione o nll' i~pPtto re di sani1:'1 militare per pn rte ;Iel le autoritit assenti e dallt• fnmigl ie dei colleghi com memorati. S. K il minilitro Baccelli, <"he gotle ro~i l a r~a simpatia nel corpo sanitario militare. e d1e ha spt>~~o onot'l!to di sun rrescnza


335

~ ()TIZIE

al11re riunioni di medici mi li tori, essendo impedtto per riguardi di sa lute dall'intervenire, si scusò con un aiTetluoso telegrammn e delegò a rappresenta rio l'on. deputato Santini. Ci piace poi di qui riportare, come esp;essione dell'affra.tel!a mento clte e~i ste tra il corpo sanitario delreserci to c quello della IL marina, ora confermato anche nel bron1.o della la pide, la seguente lettera di S. E. il minist ro della mnrin;1: c R.oma, 21 c ligngio

marzo 1900.

generale,

« Ho letto sul giornale L' Esercito Italiano le nobili ed elevate parole, colle quali Ella ha degnamente ricordato glt ufficia li me· dici. che lasciarono gloriosamente la vita nelle cnmpa.gne di trimea, d'Italia e d' Afric:t. • Sarebbe stato mio vivo desiderio poter intervenire alla solenne inaugurazione della lapide e recare di persona il mio trilbu to di rimpianto e di ammirazione alla memoria di quei prodi: ma pur troppo esigenze imprescindi bi li di ufficio me lo imp~>di ro uo. « Di ciò esprimo a Lei il mio :;incero rammarico, e io pari tempo La prego, non soltant() a nome mio, ma a nome anche di tutta la R. m11rina, di rendersi interprete presso codesto corpo sani~~ ri o, dei sentimenti di profonda riconoscenza per il d e lic~to pensiero ch'esso ebbe di estendere! la commemorazione agli urfitiali snnitari della H.. marina caduti nella battnglia di Lissa. <c Cogli atti della più distinta stima « Srto de11otis~im"

• F. G. BETl'Ù f.O. , Illustrissimo sig1101' comm. G. B. Gir;og1·e, maggiore generale medico . •• T ra le tante adesioni pervenute merita ancora di e~~c r fatta conoscere qul!lla del deca no per età del corpo sanitario, il dottor comm. Gaetano Lai, medico capo di dipartimento (tenente colonnello) in riposo fin dal i 868. ln una alfettuo53 lettera :~l maggior generale medico ispettore capo comm. Givogre, egli evoca i ricordi


:\< •'I'IZ l E

della guerra di C r imc~1, dove mol li, dci medici Pternati nella lapide pcrdcrouo la vita; e tra le altro co~e raccouta che l'idea di cons:l· cr~re i uomi dei med ic1 militari morti in guerra ven ne per la prima voltn a lui stesso nel IS56. T rovaodo~i di1•crsi medici 1ni litari italiani riuni1i in mensa comune, presso lo spedale provvi~rio di Jennik,i (Costantinùpoli), etl c~se ndo i111mint>nte, per t., ~go mhe ro di ~u l' ll o sped~ l e , il rlelìnitii'Osciog limento della nwn~''• il dottor Lni fece l:t proposta, :lCcnlta eutusiasticam ente cln tuili ~Zii astanti, di corll'ertire il prodouo della vendi ta di tnllo l'nrrnfl:l iiiCOIO e sup· pellettili della mensa iu un fondo -r••r la erewme di IIIHI lat•ide ùa erigNsi ori lo spednle miliH1ro di Tori no. Diver~e circostauze pri111a, e poi lo ~coppiLI del le ~ u e rre del 18:)9 e !iO im ped iror111 l· adempillllJIItO di IJLH'sto I'Oto. Si puù bene immnginare la viva !(ioia che dt•re aver pro1·ato l' illu :> tre Vt'lC· I·an u del uoslriJ corpo apprend<:>ndo dopo •tuar:.nLMIUtlltro :wni la c,;ec nzionc dt·lt.l ~ua proposta. 11 COilllllt'ndatvrc Lai i· na to nel 1 8H~ a Ca~ liari, tlovP. ancl11• atlualnwote risiPde; entrò come al lievo chirurgo nel Htl7 al reg10 ~e n· izio, che b1 ~r iù, come alohin mo accennato, nel 181i8. J la fM lo tutte le r;11n pa(!ne t! i guerra : l S \.H, 1!), ;):), :i6, :)9. (i(), Gl e !i(i. È decorato, ~··uza parinredt•gl i ord ini r.avollerr:-;rhi t) drl le niCd;t~lic comtueuJeratÌI't', oel la med;11-d ia d'ar;.rt'JJto al valor m ilitare, guatlagn3 1a a S. ~J a rti uo, e di un a mtltlaglia tli lm!llw. 1:; ca raliere del l'ordine rui l it<~rc di Savoi:1pd l'a l o ro~o contr).!no ;dl 'a;:;edio di (1a ~la, e di quello di San ~Iauriz io e Lnzznro pPr i hrillau ti ~e rvizi rrsi nella carupngua di Aucoua e spet.:ialnw nte a C:•· :,tel lìdH I'tlO. f. rt'diarno tli non poter mrglio chiude r•~ qne:-.to artirulo rlw rnaudandn, interpreti rlt'i ~cotilll ~ nti di tutto il corpo ,a ru tnri••, nu caltl•l e ri v<'rrnte ~:ll utn ;d ven er~1IHI O vegliardo.

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Il D•rctt.orc

-;~ott. F . L.A:-rDoLFr, maggior generale med ico.

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I l Hcda t.tore

~...t-..;:1 :,:-vy.:.fJ.• RIDOLFO Ltvr, capitano medico. ~~

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RIVISTA DI BATn:RIOJ.OGlA.

De Bono e Frisco. - Sul comportamento della gianduia lacrìmale tl del suo ~ecreto verso i miemrganismi . . . . . . . . Teloh. - Sulla cultura del bacillo della lebbra. . . . . . Laveran e Nloolle. - Ematozoari endoglobulari del montone .

Pag.m

soo SOt

RIVISTA D' IGI ENE. Brtul. - O~lla peste bubbonica

. . . . . . . . . . . .

Pag. 30!

Hallopeau. -La lotta contro la propagazione "a ma seulo • delle ma· lattie veneret~ .

. . . . . .

. . . . . . . . . . .

3!J

NOTIZIE. tnauguruione di una lapide commemorativa agli ultleiali medici morti In guerra. . . . . . . . . . . . . . . Pag. 334


GIORNALE MEDICO DE L

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di SanHi Militare Yla Venll Settambra (Palazzo del Ministero della guerre)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale Medico ci e' 11.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno rll ciascun mese in fascicoli di 7 fogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e !leeorm dal •• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento é: Per l'l &.alia e la Co lonia Eri l re:t . 1.. 12 Per l' Estero . . . • 15 Un fascicolo separato costa . . . l , 25 L'abbonamento non disdntto 11rima del t• di cembre >'Intende rmnov~to per t'anno successivo. l signori abbonati militari in eiTettì1·it:~ di servizio possono 11:fgare l'importo dell'ab· bonameoto per mezzo dei ri spettivi comandanti rio cor110 (anche a rate mensili). Le spese per glì estratti e quelle per le ta vole litografiche, fo tografiche, ecc., ebe accompagnassero le memorie, sono a ca rico degli autori. . GU estratti costano L. 7 per ogni fo!(lìo rli stampa (l6 pagine). o frazione inrtlvislbile di foglio, e per cento esemplari. 11 prezzo e cguaiP. sia r.he si tratti d i 100 e.~emplarl o di un numero minore. l manoscritll non si restituiscono.

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI NliJ[,LA

CIDRURGIA DI GUERRA R I C O RDI DI ~NATOM I A APPL IC~TA l< 01 TECNICA OPERATIVA DBL

Ten. (~ol. m e dic c) P . I MBRIACO ln~arieato dell'inaegnamento della Cbirorgia di go erra sila scoola d'applieuìone di sani ti. milil.&l'$

Opera giudicata a ssai fa vorevolmenle cl a molli giornali medici italiaTIIi e stranieri e reput.ala utilissima non solo agli ufficiali m&dici del R. Esercito e della R. Marina, ma anche ap:Ii studenti e ad ogn! medico pratico.,; E u n volume di 477 pagine con 16:2 figure inter.calale nel testo. Vendesi al prezzo dr Lire 9 (R p••r gli ufficiali medici) f~anco di por·to, presso la Tipoj!rafìa Cooperativa Editr ice, Via Pr etrapiaoa, N. 46, Firenze. - Presso la libreria B. Senber•, Via Tor· nabuoni, N. 20, Fir-enze. e presso lutti i principaU librai.


l

GIORNALE MEDICO D:EL

REGIO ESERCITO

Anno XLVIII

N. 4. -

30 Aprile t900

R. O M A 'ITPOGB.Al'U BNniOO VOGHERA

811

•bbonamenu si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Veau Settembnt (Palazzo del Ministero della guerTa).

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SOMMAR IO neLLE .'vtAT~:RIF: CONTENUTI;: NEL. PRESENTF. F A SCIC O LO

Test i. - Contnbuto allo studro dell'infezione ematica nel car bonchio sperimentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . Pag. 337 Lucciola. - Nota clinica intorno ad una emorragia retinica sngulta da cataratta prodottasi du rante la cloroformizzazione . . . . . . 359 Cerrutl . - Intorno alla ri cerca dell'arsenico nei medicinali . . . . 365

HIYIS'I'A M ~:I)I CA. Westphal Wassermann e Malkolf. - Circa la natura infettiva e circa la relazione dt·l reumatismo articolare acuto r. rtella corea . . . Pau. 383 Lilten. - Sulla forma maligna (non settica) clelia endocardite reu· ~ matir.a. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385 Klssal. - Un nuo vo mrtotlo r.uralìvo della stomatilo ulcerosa. . . Kramer. - Cnra •Iella fchbre tifohlea senza l ' impiego di rimedii an· 38:i titcrmici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386 l!osenblatt. - l)imos tr<LZione del bactlli tubercolari nell e feci 3!16 Schlchhold. - Su lla presenza !lP-i hacilli drl tifo nell'orin:t 387 Howard Marsh. - Un c.1so eli tu bcrcolosi senile . . • . .

RIVIST,\ DI NEVROPATOI.OGIA. Krafft Ebi ng. - Etiolo~ia della paralìsi agita nte ; infl uenza rlcllo stra· pnzo loca le e del traumalìsmo . . . . . . . . . . . • . Pag. 388 Roskam. - Trattamento delle disci nesie pr oressioua li . . . . . . • :189 Otto. - Ln dtagnosl diiTcrenziall' tra la malattia del lìc o la corea 390 di Swlrnham . . . . . . . . . . . . . 39l Ferrar lnl . - Psicosi tossica da Jiroidina . . . .

RIVISTA CJIIHURGIC.~. 39! Huguerra. - Lo xerolormio nella chir urgia •li g uerra . . . ' . . · Pao. • 394 Llcfenthal e Hltschmann. - Nuovi studi sulla ganl{rena fulminan te · 395 Llugg!'iln. - Sul trattamento chi rurgico della pencardlte suppurata· 397 Lamplul. - Emicraniectomia per erilessia . . . . . . .

RIVISTA DI OTO-niNO-LARINGOIATRIA. Labbé eL Levi Slruaue. - La tubercolosi delle tonsilla. Morestln. - Feri ta tras,•ersale ciel laringe. . . . . . Grossard. - Colpt rl i revol\'cr nelle flue orecchie. .

398

400 401

IIIV IST.o\ 01 OCULJST!CA. De Lapersonne. - Xeuriti otticho legate alle sinusìti slenuidali ed a lle pag. 4os m~1l attie rtell a ret.rocavita delle rosse nasali . . . . . · . · · Mackay e Dunlop. - Lesioni cerebrali in un caso di cecita acqwslta 403 per i co lori . . • . . . . . . . . . . . . . . · · · · 404 Gerhardt. - La cecrta per il bleu nella nefrìte interstiziale . · · · (Ptr la contìn!4az ione rtell'ìrtdìcc vedcui ta pagi na 3• clelia coper ttna).


CONTRIBUTO

HLO STUDIO DELL'INFEZIONE EMATICA ~EL CARBONCHIO SP ERIMENTALE

Per il doll. Fraaee•eo Tei'Oti , capit.1 n o medico, assistente onorario presso i laboratori della sanità pu bblica in Roma

Poche infezioni hanno dato luogo a tanta ricchezza di studi quanto il carbonchio ematici. I campi relativi alla morfologia., alla biologia, alla ricerca e alla diagnosi del bacillo carbonchioso, ai caratteri dell' infezione tanto naturale che artificiale, alle questioni sull'immunizzazione, sulle vaccinazioni, sulla sieroterapia furono ampiamente mietuti. Dalle prime ricerche di Davaine, Rayer, Pollender e Brauell fino ad oggi, fu un succedersi di numerosissimi studi, tantochà al presente parrebbe che ben poco rimanesse ancora a sapersi sull'argomento. Tuttavia, come tutte le questioni di biologia in genere e di fisio-patologia, è ben naturale che vi sia ancora qualche punto poco noto o non ben studiato. Così ad es. investigando la letteratura relativa al carbonchio -risulta che non tutti gli espe. ' nmentatori sono d'a.ccordo nell'assegnare un'epoca. fissa 0 . almeno approssimativa all'entrata dei bacilli nella. Circolazione sanguigna in seguito all'innesto sottocu· taneo, motivo per cui potrebbe ancora parere non ben decisa la questione se sia il carbonchio preferibilmente 22


~38

C0 ~1'Rlll l'TO ALI.() S 'l'l' DI O DEU.'l:K.FEZIOXE EMATIC A

un"atfezione in principio locale, poi in un'epoca più o meno lontana invadente tutta la massa sanguigna. o sia piuttosto nn'aifezione fin da principio schiettamente e rapidamente setticemica. Prevale però manifestamente l'opinione che il bacillo del carbonchio compaia nel sangue n el periodo agonico o preagonico, pur essendovi alcuni che ammettono un' invasione quasi fulminea dei bacilli nel sangue. Vediamo come si esprimono in proposito i trattati di patologia speciale, di patologia generale e eli batteriologia, per venire agli studi speciali più particolarmente rivolt i all'argomento. N el trattato di medicina d i Brouardel è detto che i fenom eni generali indicanti l'infez ione dell'organismo possono comparire da 24 a 36 ore, altre volte dopo più giorni, il più spesso da 48 a 60 ore dopo l'inizio, e, in altro luog o, che negli animal i molto sensibili come la ca via, il coniglio, le lesioni locali sono minime, consistendo in un edema gelatiniforme che compare in 10 o 16 ore, laddove l'infezione intravascolare procede oon somma rapidità e varia secondo molte circostanze tanto locali che generali. Mentre però si aecenna a questa rapidità dell'invasione bacillare sanguigna. e si citano le esper ienze di Colin, le <:~ uali dimostrerebbero che l'infezione generale può prodursi alle volte in cinque minuti, si citano poi anche le o:-servazioni posteriori di Frank e Lubarsch secondo le guaii, dopo inoculazione nelle cavie e nei conigli, i bacilli non apparirebbero nel sangue prima delle L7 ore. R oger nel trattato di medicina di Charcot parla dell' infezione sanguigna, ma non cita l'epoca dell' invasione bacillare. Nei trattati d i Ei.chhorst e Str i.i.mpell medesimamente non si accenna. all'epoca dell'invasione d ei bacilli nel s~ngue; solo è detto che nella sezione del cadavere se


!\EL CARBO:-ICHlO SPERIME:\TALE

33fl

ne osserva. un numero infinito nel sangue e special-

mente nei capillari sanguigni. Nel trattato di patologia generale del Bouchard, all'articolo Ca1·bonchio si leggono queste parole: « Contrariamente a ciò che è constatato per altri batteri patogeni assai nooivi (difterite, tetano ecc.) il batterio carbonchioso non resta d'ordinario localizzato in un punto determinato; esso invade l'organismo infetto con una rapidità alle volte fulminea, pullula. in un modo incredibile, si trova colla più grande facilità nel sangue e nei principali visceri degli anitnali e dell'uomo. » Il Wurliz nel suo compendio di batteriologia clinica dice che il b~>.oillo carbonchioso non appare nel sangue dell'uomo che qualche ora avanti la morte. Infine lo Strauss nelle sue lezioni sul carbonchio dell'uomo e degli animali, a pag. 121, dice che il carbonchio è per la sua sede sopra.tutto una malattia ematica, intravascola.re, cita il Davaine il quale trovò i bacilli carbonchiosi nel sangue degli animali inoculati 2, 3, 5 ore prima della. morte, e più esplicitamente afferma ohe dopo 12 a 16 ore dall'inooulazione, il sangue comincia a contenere bacilli in numero piccolo però tanto che è assai difficile metterli in evidenza col semplice esame microscopico, e bisogna ricorrere alle inoculazioni o alle colture. In quanto ai trattati eli batteriologia. citerò ill\facè il quale parla. della presenza dei bacilli nel sangue degli animali inoculati solo all'atto della sezione cadaverica., il Flugge il quale nella prima edizione del suo trattato sui microrganismi si esprime nel medesimo modo, il Fli.i.gge stesso che nella seconda edizione del· l'opera in parola dice che nel sangue circolante i bacilli compaiono poche ore prima. della morte. Citerò ancora Cornil e Habès i quali nel loro trattato sui batteri presso a poco si espri~ouo nel modo anzidetto, e


oJ.ù

CO::\TRIBUTO ALLO :;TUHO OELL1 ll\.to'EZIOX E E MA T JC.A

per venire ad un autore it-aliano noterò ancor a. il Bordoni- Uffreduzzi il q uale dice che il quadro dell' infezione carbonchiosa è stato generalmente descritto come il tipo della. setticemia giacohè i bacilli si t rova.no q ua.si esclusi va men te limitati al sistema vasco la re sanguigno, e cita le osservazioni di Frank e L ubarsoh, secondo le q ua li il bacillo si sviluppa. dapprima e specialmente nel luogo dell'innesto e più tardi si diffonde nell"in terno dei vasi, sempre però solo poche ore prima della morte, quando cioè in seguito alla moltiplica.zione locale dei bacilli e alla d iffusione dei loro prodotti, il sangue ha perduto le s ue proprietà battericide. Quanto alle memorie comparse nei divers i periodici s ull',argomento, lo studio più completo, e che come si vede anche da. quanto ho riferito sopra, vien riport ato nelle sue conclusioni da buona parte d ei trattati di batteriolog ia, è quello di Frank e Lubarsch sulle

palogenesi del carbonchio nelle cavie e nei conigli. Qllesti autori dopo aver notato che dai pi ù si ritiene che il carbonchio negli uomini e nei bovini è un pro· cesso primitivamente locale che poi si diffonde nel sangue e nel rimanen te del corpo, e che negli altri animali ha piuttosto un carattere ematogeno, dimostrano che abbastanza presto nel sangue e neg li organi interni si lasciano r iscont rare i bacilli del carbonchio mediante le colture ; nella cavia però trovano che i bacilli in nessun caso si r iscontrano nel sangue prima delle 17 ore. Queste conclusioni sono date da una serie di esperienze per le quali furono fatte inocula.zioni sottocutanee con fili imbrattati di spore di carbonchio, con colture fresche in agar, col liquido d ell'edema di una cavia inoculata ed uccisa dopo 24 ore, con uu pezzo di milza di coniglio carbonchioso. Analoghe esperienze di Miill&r e q uelle di W erigo, per quanto ad altro scopo destinate, tendono a confermare il risultato d i queste ricerche.


NEL CARDONCHIO SPE RntE:-r1'AI,J<::

341

Come si vede v1 e una grande disparità di vedute nel modo d'interpretare il comportamento dei bacilli carbonchiosi nel corpo deg li animali sensibili per quel che riguarda. la. rapidità dell'infezione ematica. Ho creduto quindi utile di ripassare in rassegna questo argomento dal lato sperimentale, cet·cando di assodare, nel miglior modo possibile, il fatto dell'entrata dei bacilli nel sangue relativamente all'epoca in cui avviene il fenomeno, e di investigare possibilmente le modalità colle quali il fenomeno stesso si effettua. All' uopo mi sono valso delle cavie le quali per la loro recetti vit.à. al carbonchio si prestano ottimamente a tali esperimenti, oltre di che nel caso attuale i termini di confronto potevano essere più paragonabili a quanto ftl esperimentato da altri investigatori, spe· c ialmente dai già citati Frank e Lubarsch, gli unici. credo, che si sieno e.c p1·o(esso occupati di questo ar· gomento, e sulle esperienze dei quali dovrò spesso ri· tornare. Un'osservazione però debbo far~ fin dal primo momento. Secondo quanto ho letto in proposito parmi ri· snltare abbastanza. provato che una delle cause per cui si venne a risultati spesso disparati, il più delle volte però tendenti a dimostrare che solo tardi o molto tardi il sangue si carica di bacilli carbonchiosi, fu l'essersi in generale gli autori contentati di fare l'esame microscopico del sangue a diversa epoca dall'inoculazione, e di aver senz'altro sul reperto microscopico, fon· dato delle leggi. Ora è certo che q nesto metodo non può che esser fonte di gravi errori. Il bacillo del carbonchio per quanto presto possa penetrare nella massa


342

COXTNIBt:Tu ALLO ST CDlO DELL'I XFEZlONE EM.ATlCA

sanguigna, dov rà pur trovare degli ostacoli nel suo sviluppo e ben difficilmente potrà, appena arrivato, moltiplicarsi in gu isa da far sl che ogni goccia di· sangue contenga tanti bacilli da essere senz"a.ltro svelati dal· resame microscopico. Sia pur vero quanto afferma il \Vat son Cheyne che un bacillo solo può uccidere una cavia, ma è sempre pur anco vero che la. dose del virus introdotto avrà una non lieve importanza nella più o meno rapida infezione sanguigna, e che in ogni modo, an c be ammessa. una introduzione abbastanza forte di bacinli nel sangue, non si potrà avere da un momento alraltro una così r apida moltiplicazione dei germi patogeni, da dare un reperto positivo ad ogni g occia di sangue che si esami na. È perciò che, pur non trascu· rando l'esame microscopico del sang ue, ho sempre adottato per ogni singolo caso la prova colt urale, e precisamente ho usato le colture in brodo come quelle che in più breve tempo e più facilmente si sviluppavano e meglio si prest;avano ad un esame rapido aJ micro· scopio, ed occorrendo ad una inoculazione di controllo. Ho cercato d i operare sempre colle più grandi. cautele di asepsi, per mettermi il più possibilmente al riparo da ogni sorpresa, ed ho posto ogni cure. a.c.:· ciocchè tutte le diverse serie di esperimenti avessero luogo nelle medesime concllizioni, specialmente per ciò che riguarda il sesso, l'età, la costituzione, la razza degli animali usati. Ad ogni esame microscopico delle colture, specialmen te nei casi dubbi, feci sempra seguire la prova anatomo-patologica. colle inooulazioni in a ltre cavie. Per mettermi poi nelle eguali condizioni d' esperimento, in tu t ti i casi (pochissimi eccettu.ati) usai come ma.ter ia[e d'inoculazione il sangue estra tto da. una C<l\'ia alla q ual e si era precedentemente inoculata u na determinata dose di coltura virulenta di carbonchio.


NEL C.ARBO:"CJUO SPERIMENTALE

3!3

Il procedimento usato per il maggior nuroe>ro delle esperienze fu il seguente. Scelta u.n a oavi.a. di 300 grammi circa di peso, si inoculavano ~alla. medesima, sotto cute tre anse di coltura di carbonchio. gua.ndo la cavia era in agonia., nel qual caso si finiva oon un colpo alla nuca., o appena morta, si metteva allo scoperto il cuore e col sangue preso direttamente dal medesimo, si inoculava con siringa Tursini, sotto cute, un'altra cavia. Questa poi veniva uccisa dopo un determinato periodo di tempo ·e col sangue estratto dal cuore per mezzo di pipetta si facevano colture in brodo. Lo sviluppo della. coltura doveva determinare il peri.odo in cui i bacilli carbonchiosi penetrano nel sangue. Non fu trascurato in ogni caso, allo stesso scopo al quale tendevano le esperienze colturali, anche l'esame microscopico del sangue della cavia. morta, ma era ben evidente che il fatto di scuoprire qualche bacillo in un preparato di sangue quando la loro invasione in questo liquido è limitata, doveva as~:~egnarsi a pura casualità, mentre la non esistenza non poteva certo deporre per l'assenza assoluta dei bacilli stessi. L'apertura della cavità toracica per il prelevamento del sangue tanto per le inoculazioni, come per le colture in brodo, fu fatta dopo aver inciso la. cute nella linea mediana, rispettando il punto d'inoculazione e la località dove avevasi l'edema gelatinoso per essere al riparo il più possibile da ogni inq uinazione. A tale scopo evitavo anche di aprire la cavità addominale; infiggevo una branca della forbice nel 5• spazio intercosta.le destro, tagliando tutte le costole fino alla. clavicola., e praticavo un taglio orizzontale fino al punto corrisponden.te del lato sinistro dal quale poi procedeva un altro ta.glio delle costole fino alla clavicola.. Per tal modo si faceva un lembo osseo· muscolare il quale-


344

CONTH IBUTO ALLO STUDIO DELL 111\FEZIONE EMATICA

.

sollevato in alto metteva allo scoperto il cuore lasciando intatto il diaframma, con che si riusciva an0he ad utilizzar e, senza tema d'inquinamento, il sangue che, durante la manualità si fosse versato nel mediastino. Il :;angue poi che serviva alla coltura veniva aspirato con pipetta Pasteur sterilizzata, d ella capacità media di 2 eme. Debbo aggiungere ancora che trovai utile, prima di procedere all'apertura della breccia pettorale, lo scollare il muscolo pettorale che come un triangolo cuopre la regione anteriore del petto, e rovesciarlo sul collo, evitando in tal modo il pericolo di possibile inqui· namento per parte dei peli del collo. Tralascio di riferire~ il risultato delle esperienze ·prima esegu ite a scopo d'orientamento e di quelle eseguite con a lt re mod n. l i t1, uccidendo cioè le cavie a determinata epoche dall'inoculazione carbonchiosa. e inoculando col sangue altre cavie, colle quali esperienze potei de· terminare che già dopo 8 ore dall'inoculazione, i bacilli trova nsi nel sangue. Lascierò anche di riferire alcune esperienze eli confronto fra inoculazioni praticate con colture di carbonchio e inoculazioni praticate con . sangue di animale carbonchioso, le quali ultime provarono che si ha una r apidità maggiore d' infezione nel secondo modo. Passerò quindi, senz'altro, a citare le esperienze praticate colle precauzioni sneSjJOSte .

...

.,.

l• S EIIIE DI ES rER ! ENZE. U11a ca via, del p eso medio di :300 grammi viell e inoculata sollo cute con l1'e anse eli coltura di ca rbonchio in a!,(ar, spOI'ulata , alle Ol'e IO '1-t an lime1·iùiane del giomo :22 ;:rennaio. Alle or e 4 '/i pome1·id iane si fa un esam e micr oscopico del sa11guc che rie sce nega livo; per ò n el punto inoculato è già manifesto l'edema. Il mattino del gi0r no 2:3, l'edema è as!';a i più m a ll i ft ~!< lO, e l'esame micl·oscopico del san g-ur e po~ili \'•J . Alle ore 3 pnme1·idiane la cavia muo1·e. Si inocu lano allo1'a due cavie, una col sangue della H.~pe rie n:; a 1'.


NEL CARBONCHIO S PERD!~XTA LE

345

cavia morta, l'altra con una vecchia coltura sporulala. Il mattino dopo (giorno 24) l'edema locale è manifes to in tutte e due le cavie, maggiormente però in quella inoculata C(ll sangue. Alle 3 pomer idiane muore la prima cavia . Nella notte fra il 21 e il 25 muore la seconda . Espe rienza 2'. Il 25 gennaio , alle ore 10, si preleva il sangue della cavia ultima morta, dal cuore , pet• mezzo di pipetta Pasteur e, diluitolo con bt•odo, si inoculano sotto cute due cavie, una con centimetri cubici 1 1/ 1 di liquido, l'altra con 3 centimelt'i cubi. Alle ore 3 pomeridiane (ossia 5 ore dopo l' inoculazione) si uccidono le cavie, e col sa ngue e stratto dal cuore si fanno s eminagioni in brodo. Un prepHato microscopico del sang ue riesce negativo. Esaminati i tube tti con bt·odo il gtor no dopo, vi si trovano g ià svilu ppate le colture di carbou chio provenlenLi dalla cavia inoculata co n acentimetl'i cubi di sangue. Con un t'Ilsrdo di 16 IJre circa si s vi · htppa anche la coltura proveniente dalla cavia inoculata con centimetri cubi 1 1/ , di soluzione. E.~perienza J•. Da una di fJues te colture in brodo , con 1 cenlime tl'O cubo di liquido, si inocula una cavia elle vie ne uccisa uopo 5 ore. L'esame micr·oscopico del sang ue r iesr:e negativo. Le coltur•e in beodo col sanf!uc del cuore t·iescono invece positive. Da questa pt·bva si concl ude per la prese11z~ dei bacilli nel sang ue 5 Ol'e dopo l'inue!'tO sottocutaneo. l:'sperien::a 4•. Da una cavia morta in seguito ad inoculazio ne di coltura sporulata, sotto cute, si as porta la milza , e si spappola in brodo. As sodata la diag nosi ùi carbonchio a l microscopio, si inoculano 2 ce ntimetri cubi ùi questo infu,.o io altra cavia; 5 ore dopo s i uccide la cavia , s i estra e tutto il sangue da l cuor e, e si semina in bt•otlo . Tutte le colture, esaminate due g iorni dopo, sono sviluppate e gia s porulate .

,. ..

..

Assodata con queste esperienze l'esistenza dei bacilli anche 5 ore dopo l'inocula.zione, volli vedere se qua lche circostanza. poteva influire sulla rapidità maggiore o mi· nore del fenomen o. Già da una serie di esperienze pre -

liminari, come da. una. di quelle sopra accennate, mi ero formato il concetto che la quantità di materiale inoc ~l· lato avesse una certa importanza sul medesimo. Ora mi


oJ()

COXTRillGTO ALLO STuDIO DELL'IN.E'EZ!O~E E~l.ATIOA

interessava vedere quale in!ìuenza vi avesse il digiuno, e siccome vi era. motivo a ritenere che esso determinasse un più rapido passaggio dei bacilli nel sangue, mi proposi dì uccidere le cavie tenute a digiuno ed inoculate, in epoche gradatamente più vicine a. quella dell' inoculazione. Ecco il risultato delle esperienze in proposito : 2• SER IE DI ESPERIENZE.

Est•erierua t•. Si inoculano sotlo cute in una cavia, tre ans~ di col l ur·a sporula ta. Con 2 centimetr·i cubi di una soluzione iu brodo di milza srappolata della cavia ultnna morta uelle e:-·per·ienzr! precedenti, si inoculauo sotto cute due cavie a di~iuno (ore :~ '/, pomer·idiaoe del 7 febbr·aio); alle ore 6 '/1. pomeridiane si uccid e una cavia ; alle ore 7 1/ 1 pornerid1an~ si ucctde l'altra e s1 semina in br·odo il sangue di entrambe; tutte e due le colture p1·esentano numerosi bacilli. Hsperienza 2". Si mnculano solto cute ad una cavia co11 aqo di pltt tino due anse abbondanti di coltura di due gior ni. Quando la ca via é in agcJnia, si apr e il Lorace e col sungue del cuor e preso con una pipeUa e diluilo in brodo, ~i inocult~ no 3 centimetri cubi di li<Juido nella r egione dorso-lombare tli un'all1·a cavia digiuna da 25 or e. Mezz'ora dopo, uccisa la cavia in()culata ed ~:~spirato r·apidarnenle il sangue dal cuo1·e. si sernmano [Hu·ecch i tubi con orodo. L 'esame Ji questi, praticato il giOI'no dopo, mos tra un l'ic-:o sviluppo di coltUI'Il carbonchiosa. ESJ'erienza 3". Colla soluzione di milza spappo lata in brodo ùt>lle cavie precedenti si moculano :J centimetri cubi, sotto cule, in una cavia a digiuno da ~lO ore. 1.:.'-'t'erien ;a -1•. In altra cavia pure a di giuno da 30 Ol'e,si inoculano 2 cenlirnell·i cubi <..l eli' rn fu sione suddella di milza :;pappolala nel peritoneo e 2 centimetri cubi solto cute. :\It'zz'ora dopo l'moculazione, si uccidono le cavie, si ap1·e 11 r;uure; si fanno col san gue coltur e in brodo. Quasi tullt:l le colture sono S\'il uppale. La rapitllla di svi l uppo t~ppare prupurzionale alla dose di san~ue u::<ata per le colture.

Dimostrato che il bacillo carbonchioso può mostrarsi nel sangue 5 ore dopo l' ìnoculazioue, dimost;rato altresì


~EL CARBO)IOR IO S PERIMENTAL E

347

l

che nelle condizioni di digiuno, può il bacillo stesso trovarsi nel sangue perfino mezz'ora dopo l'inoculazione, restava a vedere se veramente le condizioni sud· dette fossero quelle che accel eravano la. comparsa dei bacilli nel sangue, o se, indipendentemente dalle medesime, poteva aversi lo stesso fenomeno. Le esperienze dimostrarono che il fatto è possibile. Cavie, tutte di egual peso, in ottime condizioni generali, ben nutrite, si comportarono ugualmente, come può vedersi dalle seguenti esperiE.>nze: 3a SERIE 01 ESPERIENZE . N. 6 esperien~e. Una cavia del peso di SOO g ram!Jli circa viene inoculata con coltura di carbonchio in agar, di 2i- ore. A pp ena morla, si scuopre il cuore, si p1·ele vano con p i pella circa 6 centimetri cubi di s an:;tue che si pongono in brodo. Un'altra piccola quantità (circa 1/ 1 cen timetro c ubo) si melle in altro tubetto col brodo. Con 2 centimetri cubi della prima emuls ione, si inoculano sotto cute tre cavie di 300 gr ammi circa di peso, colla seconda più diluila, se ne inoculano due del m edesimo peso. Con 2 centimetri cubi di emulsione io brodo di milza spappolata, a titolo di confronto, si inocula uua s esta cavia. L'inoculazione viene praticata il16 febbraio ~:~ Il e o re 9 '/4 antimeridiane. Di mezz'oi'a in m ezz'ora s i uccido n o le 6 cavie. L'andamento delle esperienze è il seguente: ore 9 3/ , ('/,ora dall' inoculazione). Si uccide una prima cavia. Si e strae tutto il sa n~ue dal cuore e s i mette in tubi con brodo Esame del sangue al microscopio n egativo; ore ·10 1/ 4 (l ora dall'inoculazione). Si ucccide la 2• cavia. Si estrae t utto il !'langue dal cuore e si melle in tubi con brodo. E s ame del san gue al microscopio negativo; ore 11 1/ 4 (2 ore dall' inoculaziooe). Si uccide la 3" ca via. Si estrae tutto il sangue dal cuor·e e si mette in tubi con brodo. Esame del san~ue al microscopio negativo; ore ·12 1/ , (3 ore dall'inoculazione). Si uccide la 4• cavia. Si estrae tutto il sangue dal cuore e s i mette in Lul>i con brodo. Esam e del sangue al m kr·oscopio negativo; ore 1 •; , pomeridiane (-\ ore dall' inoculazione). Si uccide la 5" cavia. Si estrae lutto il sangue dal cuoee e s i melle


3·18

COXTR1DCTO ALLO STl'DIO r>E:LL ' I~.F.EZIO XE EMATICA

in tub1 con brodo . Esame del sangue al microscopi o negativo; ore 2 '/ , pome1·idiane (5 ore dall'inoculaz10ne) . Si uccide la 6• cavia. Si eslme lulto il sangue dal cuore e si melle in Lubi con brodo. RC'perto mìcr o">copico del sangue positivo.

Come si vede, tutti gli esami del sangue al microscopio furono negativi; solo nell'ul timo relativo alla cavia alla quale fu inoculato l'infus o di milza spappo· lata in brodo, s i ebbe il r eperto positivo. L'esame dei t ubetti di brodo lasciati per un giorno in termostato a 37•, mostrò un abbondante sviluppo colturale in tutti fuorchè nel tubetto relativo alla cavia uccisa. dopo 3 ore dall' inoculazione che era evidentemente inquinato.

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•• Restava ora a vedere fino a qual punto questa precocissima. comparsa. dei bacilli nel sangue anche nelle cavie non sottomesse a digiuno fosse dipendente dalla dose del materiale infettan te inoculato, e siccome era lecito aspettarsi un di verso com portamento a seconda dei casi, si. pensò di sottoporre 6 cavie all'iniezione di sangue infetto, in due diverse propùrzioni. Si fecero due soluzioni che ch iamerò A e B, la prima costituita da l centimetro cubo di sangue in 9 centimetri cubi di brodo sterilizzato; la seconda formata da l centimetro cubo della prim11. in 9 di brodo. Tre cavi~ vennero inoculate colla prima soluzione in dose decrescente, ossia. di 2 centimetri cubi per la prima, l centimetro c ubo per la seconda, 0,5 centimetri cubi per la terza. Altre tre vennero inoculate nella medesima dose decrescente colla seconda soluzione, alla riduzione quindi del centesimo rispetto alla prima. P er essere poi al riparo da ogni causa d i errore, per tutte le cavie feci l' inocnlazione nella. regione dorso-lombare. E cco il prospetto delle esperienze:


• NEL CARllOXCHI O $ PERIME::->TALE

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4" SERIE: 01 ESPERIENZE. 2:l febbraio: ore 5,40 pomeridiane. Cavia o. 1. lnoculazioue centimetri cuoi 2, soluzione A. Ore 6,45 uccisione e semina g ione del sangue in brodo. Reperto posi livo; ore 5,45 pom"rid!ane. Cavia n. 2. l noculazione centimetri cubi l , soluzione A. Ore 6,50 uccisione e s eminagione del san~u e in brodo. Re perto posilivo; ore 5,50 pomeridiane. Cavi t~ n. 3. lnoculazione centimetri cubi 0,5, soluzione A. Ore 6,fl5 uccisione e seminagione del sanaue in brodo. Reperto negativo; ore 5,55 pomer·idiane. Cav ia o. 4. lnoculazione centimetri cubi2, soluzione B. Ore 7,0 uccisione e seminagione del sangue in brodo. Reperto positivo; ore 6,00 pomeridiane. Cavia n 5. lnoculazione centimetri cubi l, soluzione E Ore 7,5 uccisio ne e seminagione del sangue in br·odo. Reperto positivo; ore 6,05 pomeridia ne. Cavia n. 6. lnoculazione centimetl'i cubi 0,5, soluzione B . Ore 7,10 uccisione e sèmiuagione del sangue in brodo. Reperto negativo. Nei giorni successivi si esaminarono r ipetutHmente i tubi con brodo ; in alcuni di questi vi fu ritardo nello sviluppo delle coltur·e; allri pr esen tarono inquinazioni e non fu possibile rinveuire traccia di bacilli carbonchiosi . Il r isultato però fu abbastanza importante giacché sulle 6 cavi e u.:cise si ebbero 4 reperti positivi di coltura carbonchiosa, due per le cavie inoculate colla soluzione A, due per quelle inoculate colla soluzione B. Tutte le colture poi furono scrupolosamente os· servate e in tutti i casi che potevano lasciare qualche dubbio fu eseguito il controllo mediante inoculazioni.

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• • Dopo avere assodato che i bacilli del carbonchio pos· sono penetrare nel sangue anohe mezz'ora. dopo l' ino· cula.zione delle oavie tanto in quelle a digiuno quanto in quelle che presero nutrimento, tornava. interessante il vedere in qual modo avveniva l'aumento dei bacilli stessi, se cioè tutto ad nn tratto, se a poco a poco e, possibilmente, in quale progressione quantitativa. A


• 3ò0

CO :\TRUWTO ALLO "Tlrn i U lJELL.l:\.FF.ZIONE E ~I ATI CA

tale scopo mi prefissi di uccidere le ca vie ad epoche d eterminate, di fare con determinate quantità di sangue colture a. piatto 1n gelatina entro scatole d i P etri, e, ove fosse possibile, numera.rle. Col sangue di una cavia carbonchiosa appena mor ta, aspirato dal cuore, al quale unii la milza s pappolata, inoculai 6 cavie del peso medio, ciascuna, di 300 g rammi usando l ceutimetro cubo dell' infusione per ogni scatola alla quale poi v eniva me· scolata u na quautita costan te di gelatina previamente liquefatta., n el medl'simo mod o cioè come si pratica la d elia nn inazione batteriologica q uan titati va dell"a.cq ua. potabile. Ogni 2 ore, uccisi un a cavia, poi, aspirati 2 centimetri cubi di sangue da l cuore e sciolti in 8 centimet ri cubi di acq ua distillata sterilizzata, feci con questo liquido du ~ colture a piatto, usando per la prima l centimetro cubo, per la seconda '/~ centimetro cubo del liquido stesso. Gli esperimenti durarono due giorni e fu rono condotti nel seguente modo: 5' SERI E DI ESPElli E:'< l-E . .\". 6 csperie1t.oe. Giot·nl) 7 marzo. All e or e 8 n 11l. sono inoculate 6 ct~vie co tt l ce nlìm rtt·~' cubo < ·ia ~cuna, di soluzio11e Ji snngue e milza '!pappnlnta in 1.\ C'!Ua distill!l la n ~ltH'ilizzala . All e ore IO antimer idiane, 12 meridiune, 2, -~, 6, i pomer1diane, ossia a 2, i-, 6, 8, IO ore dalla in <)<·ulazione, ~i U'"Cidono le cAvie, poi con pipelta della cnpacité. eli ~ centilltelt·i c ubt "i o~pi t•a allrcllanlo di sAn:.:ue e si mette 111 un luhn co 11 8 cen limet r t cubi di acqua sterilizzata, avendol"i pet· tnl modo un~:~ sol uzione di Sllll!!lle al 2 p. 8. Di questa !-'Oiuzione poi pr end<'vo e.::allamen l e prima 1 cen li met t· o cubo, poi 0,') <·entimentri cubi rhP mettevo in duP dislinle scatole P ~;l r i vers11 n.Jovi poi la geiR ti n a fil l'!l, Ol! ila nùo onde mescolare P" '" bene ti f'angue, fa ct.! ndo solidilkar e e mellendo poi la sra tola in un tunl>ien l e a t~ m pl!l"aLu rn rru 17° e 18" cenli g r·; Hl i. .-\ na log:A oper aztonP fu fnttA per ntlt•e 7 cavie il g iorn o dopo le quali vennet•o a.nch'ef'se u cc:i~ e og-ni du e or e. :'\ alural menle


NEL C ARBO~ CFfiO SPERIMENTALE

351

per·chè J'esper•imeuto non venisse interrotto e gli intervalli rvssero !'empre uguali, ossia di due ore, alle or·e 7 pomeridiane del giorno 7 marzo si inocularono le 7 cavie, e si uccise la pr:ma cavia alle ore 7 ciel giorno dopo, 12 ore cioè dall'ino culazi on~. È da osservar~ i però che delle ultime due cavie, la prima ru uccisa in periodo agonico, e l' ultima non resistette che alla 23' ora dall'inoculazione. È da osservarsi ancora che, prevedendo uno sviluppo assai abbondante di colonie e quindi una diffìcollà non lieve nel conteggio del le medesime, si prelevò per l' ultimo esperimento u11a f'juanlilil mmor·e di sangue, ossia centimelr·i cubi 0,5 per una scatola di Petri, centimetri cubi 0,1 per J'altt•a. Farò notal'e infine che per le primo 18 paia di seminagioni di sanguu in coltura pialla, usando per la prima scatola 1 centimetr·o cubo della soluzione primitiva 2 p. 8, e per la seconda ceulimetri cubi 0,5, si venner·o ad impiep:are per la pr•ima centimetri cubi 0,2, per la seconda centimetri cubi O,L di ~angue. In quanto alle ultime due scatole, si impiegarono per· la prima centimetri cubi 0,1, per la seconda centimetri cubi 0,02 di sangue . Veramente l'espe rimento uon riuscì quale si riten eva dovesse forse riuscire. Non in tutte le scatole Petri le colonie si svilupparono ugualmente. In alcune si ebbe uno sviluppo tanto precoce ed abbondante da aversi una estesa e rapida fluidificazione della gelatina prima che fosse stato possibile il conteggio delle colonie, in altre le colonie n on si svilupparono che tardivamente e stentatamente. Nelle prime scatole poi, corrispondenti alle seminagioni fatte 2, 4 , 6, 8, 10 ore dall'inoculazione non si ebbe alcun sviluppo. Scarsissimo pure fu nelle scatole corrispondenti alla 14• e 16• ora, sviluppo scarso però che potrebbe attribuirsi a rapido inquinament? ~ -p~oialmente per parte di muffe; solo in una delle scatole corrispondenti alla 12• ora si ebbe un steso sviluppo di colonie che contats coi soliti mezzi ~adero un qua.ntitativo di 1408 colonie in media per 1 centimetro cubo di sangue. Quello però che risultò


3:i2

C"O:\TRillUl'O AJA.:1:) STUDIO DELL'DlFEZIO:\E EMATICA

da questi esperimenti fll che a partire dalla 18' ora le colonie si moltiplicarono in numero cosi grande da non potersi assolutamente più contare. n prospetto di tutta la serie d'esperienze è il seguente: 7 marzo. 01·e 7 antimeridia ne , inoculazione di 6 cavie; ore 10 antimeridiane. Uccisione della 1" cavia 2 ore dopo l'inoculazione. Esame delle coltu re: nessuno sviluppo; ore 12 antimeridiane. Uccisione della 2• cavia 4 ore dopo l'inoculazione. Esame delle coltu1·e: nessuno s viluppo ; or e 2 pomeridiane. Uccisione della 3• cavia 6 ore dopo l'inoculazione. Esame delle colture: nessuno sviluppo; ore 4 pomeridiane. Uccisione della 4" cavia 8 ore dopo l'inoculazione. Esame delle col ture: nessuno s viluppo ; ore 6 pomeridiane. Uccisione della 5" cavia 10 ore dopo l'inoculazione. Esame delle colture: nessuno sviluppo; ore 7 pomeridiane. Inoculazione di 7 cavie. 8 marzo. Ore 7 antimeridiane. Uccis ione della 6• cavia t2 ore dopo l'inoculazione. Numero delle colouie: 1408 in media per centimetro cubo di sang ue; ore 9 antimeridiane. Uccisione della 7" cavia 14 or e dopo l'inoculazione. Numer o delle colon ie : 5 per centimetro cubo di sang ue; ore 11 antimeridiaue. Uccisione della s• cavia 16 ore dopo l'inoculazione. Numero delle colonie: 5 per centimetro cubo di sa ng ue. ore 1 pomeridiana . Uccisione della 9• cavia 18 ore dopo l'inoculazione. Colonie innumere1·oli; ore 3 pomeridia ne. Uccisione della 10• cavia 20 ore dopo l'inoculazione. Colon ie innumerevoli ; o1·e 5 pomeridiane. Uccisione della 11• cavia 22 ore dopo l'inoculazione. Colonie innumerevoli; ore 6 pomeridiane. Uccisione della 12" cavia 23 ore dopo l'inoculazione. Colonie innumerevoli.

Ho riportato questi dati non certo colla. pretesa che essi bastino a. dimostrare nna legge sul modo d'inva· sione dei bacilli del carbonchio nel sangue. L'incostanza. stessa. di certi risultati avrebbe dovuto spingermi a.


NEL CARBOXCHI() SPERD!EXTALE

353

nuove ricerche in proposito, ma la non lieve perdita di tempo che questo g enere di esperimenti procura ed anche l'aver già. sacrificato una. tl'oppo rilevante quan· tità di animali, mi consigliarono dì sospenderle Del resto un fatto era già per sè stesso evidente, ossia la rarità di colonie sviluppatesi nelle colture fatte con sangue preso a poca distanza dall'innesto e il numero sterminato delle stesse colonie pel sangue preso fra le 16 e le 18 ore dall'innesto stesso. È da osservarsi ad ogni modo che la. ma.ncanza di ogni sviluppo, specie nelle prime ore, può anche in gran parte attribuirsi alla natura del substrato nutritivo usato, giacchè si sa che la gelatina non è l'ottimo fra i mezzi culturali, e per sè stessa, e pel fatto del non poter resistere a temperature superiori a 22•. Infatti nell'esame delle acque, si consiglia di aggiungere nella numerazione delle cclonie relative, una percentuale che può dal 25 andare fino al 60. Nel caso attuale poi è anche da considerare che la quantità di materiale usato per queste colture in gelatina era di gran lunga minore di quello usato per le colture in brodo, tanto è vero che nel brodo lo sviluppo colturale si verificò quasi istantaneamente, perfino mezz'ora dopo l'inoculazione.

••• Un altro punto importante fu oggetto delle m1e osservazioni. Dato che l'invasione, dei bacilli nel sangue si fa~cia tanto di buon'ora, anzi in molti casi in modo quasi fulmineo, come si comportano a questo riguardo animali che si ritengono, almeno in date condizioni di esperimento, refrattari all'infezione carbonchiosa? Espe· rienze sui piccioni mi fecero vedere che anche essi presentano molto per tempo i bacilli circolanti nel sangne, fatto che• constatai col solito mezzo delle colture in 23


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C'O:NTRJJlt"TO ALLO STUDIO DELL 1 IX.FEZIO~E E~IATI C..\.

brodo come praticai per le cavie. Questa ·osservazione -oltrechè serve a convalidare il risultato delle mie espe· rienze sulle cavie, è ancLe importante per la questione dell'immunità; ma su questo argomento spero in altra occasione di ritornare con nuovi e più acconci esperimenti.

• •• Resta ora. a riassumere il risultato delle esperienze e confrontarle con quelle già eseguite in proposito. Come risulta dal fin qui detto, un fatto capitale rimane assodato, la possibilità., cioè anzi, diciamo pure, la quasi costanza della comparsa precocissima dei bacilli carbonchiosi. nel sangue delle cavie in seguito all'inoculazione sperimentale, comparsa tanto precoce che può arrivare perfino a mezz'ora dalla inoculazioue. Rimarrebbe in tal modo per lo meno assai scossa l'asserzione espressa in molti trattati, e basata specialmente sulle esperienze di Frank e Lu barsuh, che cioè il bacillo carbonchioso non penetri nel sangue che 17 ore dopo l'inocnlazione, o, come si esprimono altri, che l'invasione baciàlare nel sangue sia sempre fenomeno agonico o preagonico. Gli esperimen ti da me istituiti e sui quali non ho alcun dubbio su ciò che riguarda la esattezza della tecnica e la scrupolosità assoluta in tutto ciò che poteva dar luogo ad errore d'in terpr.etazioue, dimostrano invece l'opposto. Certamente questo risultato così discorde da quanto osservarono i pred etti autori, a tutta prima può arrecare meraviglia, ma. se si considera il modo vario di operare nelle mie esperienze e in quelle citate, ben si pu6 cou1prendere a quali ragioni debba a.scri versi la diversità delle conclusioni sperimentali. Nelle esperienze dei citati autori alcuni dettagli operativi non sono completamente spie· gati, ma dal momento che il riconoscimento dei bacilli


~EL

CARTIONC'HI O S l'ERDIENTALE

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nel sangue veniva eseguito coll'esame dei preparati microscopici, coll'esame in goccia pendente e con colture a piatto in agar, è certo che il quantitativo di sangue usato per tali ricerche non poteva essere che scarso, e scarso, per non dir nullo, doveva essere quindi il reperto dei bacilli. Siccome poi, come risulta dalle esperienze di conteggio delle colonie da me eseguite, pare che l'invasione dei bacilli nel sangue proceda in guisa che men tre nelle prime è molto scarso, tutto ad un tratto poi, quasi si aprisse istantaneamente una barriera prima chiusa, i bacilli invadono in gran copia la massa sanguigna, non vi è da meravigliarsi che nelle prime ore, per quanto presenti nel sangue i bacilli, es~.i non dieno segno di sè coi metodi usati dai predetti autori, ossia con un prelevamento molto limitato di sangue; ciò viene anche spiegato dalle mie osservazioni di preparati di sangue al microscopio, giacohè solo nella 5" ora pot ei riscontrare qualche raro bacillo nei numerosi preparati di sangue con tutta diligenza esaminati, mentre poi la prova colturale dava ragione della loro presenza. In questa. questione, mi pare che dal quantitativo di sangue osservato e usato per le colture si possa avere solo un indizio certo della più o meno precoce entrata dei bacilli nel sangue. Se fosse possibile esaminare tutto il sangue di una cavia al microscopio, certo sarebbe facile lo imbattersi in qualche bacillo, quasi direi in ogui momento, come usando la massa totale del sangue per le colture in brodo, quei pochi bacilli esistenti potrebbero dar sempre, collo svilnppo delle colture, la prova cer ta della loro presenza. È perciò che istituiti gli espe· rimanti nel modo da me indicato, prelevando cioè tutto il sangue del cuore nella. maggior quantità. possibile e seminandolo in brodo, si ha quasi costantemente lo sviluppo delle colture, e solo manca in pochi


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CcìXTRil3uTO ALLO STUDJO DELL'n;FEZ IO ~ E EMATICA

casi di pendenti qualche volta da insuccessi tecnici durante l'esperimento, qualche altra. volta da inquinament i della. coltura, rarissimamente da altre cause non ben note. Certamente gl i esperimenti di Frank e Lubarsch collimano nel loro significato con quelli da me istituiti a proposito del conteggio delle colonie, gia.cchè in questi ul timi si ebbe alla evidenza una mancanza che io chiamer ei r e! ati va o per lo meno una scarsità assai notevole di sviluppo colturale nelle pri me ore dall' inoculazione, mentre solo verso ìa 18• si manifestò un'invasione tale di colonie n el mezzo dì coltura da rende rne

perfino impossibile il conteggio, ma la stessa corrispondenza d i risultati mi pare dia rag ione dei fatti da me OSSAtvati. Aw;lùo, in questo caso, come gli autori in parola, usai po0a quan tità di lif} uido; con tutta probabilità in quei 2 decimi di centimetro cubico di sangue (per stare colla quantità maggior e adoperata) prelevati per fare le colture a piatto o in gelatina, o non si trovavano bacilli, o erano così scarsi di numero da non poter dar luogo a colonie. Sono certo che se avessi usato quantità maggiori, già nelle prime ore, anche impiegando la gelatina, ne avrei ottenuta qualcuna. E che così stiano le cose, lo d imostra anche il fatto del vario risultato ottenuto colle colture a piatto della 12', 14", 15" ora nelle qual i si ebbero ad osservare 1208 colonie per centimetro cubico d i sangue nella prima, 5 nella seconda, 4 nella terza, risultato vario che, am· messa pure qualche imperfez ione tecnica, operativa, mostra come i bacilli, pur esistendo, non sono uniformemente sparsi sulla massa sanguigna, e possono quindi, data la scarsità d el sangue usato, dar l uogo a risultati diversi, sia pure a quelli negativi.


NEI. CARDONCHIO SPERDIE ~T ..U.E

357

•• Le conclusioni delle esperienze e delle considerazioni fatte mi pare si possano ridurre alle seguenti: l "' Nelle cavie inoculate di carbonchio, i bacilli possono comparire nel sangue anche mezz'ora dopo la inoculazione. 2"' La. diagnosi d.;i bacilli carbonchiosi nel sangue nelle prime ore dall'inoculazione non può basarsi sulla semplice osservaziono microscopica. Occorre far coltnre, preferibilmente in brodo, ed usare per le mede· sime una quantità r elativamente grande di sangue. 3° L'aumento numerico dei bacilli nel sangue non avviene a poco a poco, in modo regolare e progres · sivo, ma da un minimo, anch'esso abbastanza variabile, sale tutto ad un tratto ad un massimo. 4" Nella comparsa precoce dei bacilli nel sangue, la dose del virus inoculato ha una certa influenza, ma non in modo assoluto e costante. 5° Volendo da questi esperimenti dedurre una conclusione pratica, anche per la patologia umana, per quel tanto che naturalmente è permesso arguire in base ad esperienze su animali, è da accennarsi al pericolo che dalla porta d'entrata del virus carbonchioso, ben più presto di quel che non si creda entrino i germi nella massa sanguigna, ed alla necessità (} uindi di rivolgersi per tempo ai mezzi di difesa generale dell'organismo. Nel terminare questa mia nota, sento il dovere di porgere speciali e sentiti ringraziam~:.<n ti al chiarissimo prof. Gosio, direttore dei Laboratori Scientifici della Sanità Pubblica il quale mi fo rnì tutti i mezzi necessari per questo studio e mi fu prodigo di utili e pazienti c onsigli e di benevolo aiuto durante l'intiero periodo delle rnie ricerche sperimentali.


358 CO);'l'RillliTO ALLO ,;Tt;DIO DEL L ' I ~k'EZIO XE K~IA'l'JCA ECC .

AUTORI C O ~S U LTAT I. llr\OI:ARnEI.. 'f',·a ite de mt•decinc et dP llu' r apm tiquc. l:nA!li'OT. Du i'CIIAill' e l l h r<-<Allll. - Tr ail•' dc m<·dedlle. E•cmron<T, - Tmllutn dì pntoto{lia srrcinlt• medici!, ~ TIIIIli Yt: I.L. Tr.cltulo rli P••lotoyia .<pedate medica.

llorr.u.rw. - T •·nit•• dr p ntliotogie grn•·•·ole. \\' uun. - Pru is de hadt'r illt1!91C cliuique. ~IA Ct:. - 11'1Jilé de bnclfi'ÌtJtOIJÌe. :->TII Al'~ J. -

/,e Cila r hou a-~ fliiÌIIIIIU.I' r t d e l'ltvmme. Pari:<, lll$7.

i'ò uc: Afi O et LEC I.A I~Cu E. - Les malc1rl1es m ic r •Jbicutu & des onimaux.

l micrort1nnism i . TfMI. ilal ., l&<!l. Die ,1/icro!)•miw•rn.. E:oliz. leol , 1 8~6. t:•nc:<I L Pl O'"~:s - L f f ll•cciNies, 11<90. II•>UhO:'i i ·UP~nEn11Z7.1. - l micropat·t~ssili u r lle m alt~tlie cl'111 {e;io>JC. t:<lLIN.- ll!l llet. de l'Amd. de m<·d .. 18i7. n uc•F.T. - Contribulion a l'•lude e.rpérlment<~le tllc charbo11 bn etèrtdlen. Tll èse

foLut:r:&. -

F1. 111oo~ r;. -

df l.io11, ISSI. ì'\I H,«EN. -

Deutul•e me,Jic. 1\ 'ochet~ulrr .. !M!

CA:'IAI.I< c MnnrUin:n. - 111{/•<rt>~a del digitw o sulla C li$pOsi;lo>>C d r /le ma/cii ie itr(e:tive. noma. t8~0 1\ocu. - Vie Aetiul u(JÌP rler ,1/ilzbrantlkran iN•il l>r~rtm1rl nu( die Bulccìcke· l•m!J.!!JP~rlticltlcder Il. a •t lt•nci;, (Cillltl's B eilrag :11r lJi<llogie d es P{la nzen,

Ili. Il , t 8i6). \\' Knu:o M. -

Sl'ilui•PO e/et r qrl•vnchio nel COiti,tio. (Anua l. de 1'/nstit. Pat , tS9iJ. ~l ur. r.P.n . KrmT - /Jer Jfilzbmnd rler fl nllm. I Furlsrlu· . d . ,1/ert. n. r.. 1893!. ste•n·. ~uno \'111 . n.

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unol Ll'n An<c ll . - 7.ur pt~I/!I>(Jtiii'IP. df.~ ,1/il:bt'll lldt'< hei ~frrrsc~II'ÌI! Ciié'l~ uncl 1\at~ nchm t X>'Itsrlcn (t {ti r 11!/!IIWP. 1 89~. Er <ter l!~ud, p:c1{. i! '.!lt. CZAPI R\\'<~ 1 C. (;n tr rsuchu ii(JM iiùrt' d i e /mmtmitcit det· T attbtn Uf!JCtt ,1/i lzbrnnd. (Ceu rrolh/1111 (iii' lJa~·tr•·. ttnà flara<.<it , 1 ol. i 0 ) . C7.AI'I.~:wsKr C:.- ll'erlri'P {,'t~lrt'.<~trluwgPu 1iller àie fttiiii!Wit•i t drr Tn ubP>I !lf!len .llilz.brand (X••r tsclm{t (u r II!Jg rme, wtl. 121. A stutl!f o( ce t'lt~in o{ the cotld.llions o{ f n{ection. ( Thc

W AT<II~ C:ll~l' :oi c< . -

ll•·itisch. mt•l. lourn, tSticl • 31 lug liv).


359

NOTA CLI1TICA INTORNO AD UNA EMORRAGIA. RETINICA. SEGUITA D A CATARATTA

PRODOTTASI DURANTE LA CLOROFORMIZZAZIONE

Per il capitano medìco dottor G i a e o m o 1. u c e i 3 1a , libero docente ìrl ortalmoj<~tria e clinica oculistica

11 caso clinico che sto per esporre è certamente di speciale interesse, perchè rappresenta uno dei. più rari ed imprevedibili accidenti che possono verificarsi durante la cloroformizzazione in individuo giovane, robusto e con sistema vasale perfettamente integro. Pucci Giuseppe, soldato nel 65° reggimento fanteria, della classe 1877, è giovane di robusta costituzione fisica, di temperamento sanguigno, senza alcun precedente morboso proprio od ereditario d' importanza. Riferisce che nel mese di giugno 1899, in seguito ad un salto fatto in un cortile della sua caserma, avvertì un lieve dolore nella. regione inguinale sinistra, associato a. comparsa. di una piccola tumefazione i chie::~e perciò di essere visitato dal medico, il quale, avendolo riconosciuto affetto da ernia inguinale, lo inviò all'ospedale militare di Chieti, ove fn, col suo consanso, sottoposto all'operazione radicale dell'ernia col metodo Bassini. Nei primi giorni dopo l'operazione avvertì un certo disturbo visivo all'occhio sinistro, che non sa ben definire, associato a. fotopsie fugaci e ad un certo grado di fotofobia, per cui preferiva di tener socchiuse le palpebre: tali disturbi si mantennero q nasi immutati nei


3GO

XOTA ILIXICA

pochi giorni che rimase nell'ospedale dopo l'operazione, e sia per la loro mitezza, sia forse sopra tutto perchè non ebbe ma.i l'idea di chiudere l'occhio sano per accertarsi dello stato della funzione visi va d ell'altro occhio, non fece parola di dette soffe renze al medico curante. Essendo guarita per prima intenzione la ferita d ella operazione praticata, fu in v iato in licenza di con valescenza. Durante il soggiorno in famiglia si accorse che la funzione visi va dell'occhio sinistro andò sempre più diminu endo fin quasi a spegnersi, e per ciò quando al termine della licenza rientrò al corpo, chiede di essere visitato, ed essendo stato riconosciuto aft'etto da cataratta all'occhio sinistro, fu inv iato, d'ordine superiore, all'ospedale militare di P adova per le oppor tune cure. A.l ross~nrazione rilevai che il Pucci presentava una cataratta completa all"occhio sinistro, di colorito bianco opalino, quasi lattescente, con le striature del cristallino bene apparenti: la ca mera anteriore, pel rigonfiamento della lente, era molto ridotta, l'ombra pupillare era quasi scomparsa. L a tensione endoculare era legger mente aumentata, ma il paziente non ebbe mai a soffrire alcun apprezzabile dolore nel bulbo e sue adiacenze. L a funzione visiva. era abolita, ma persistevano il senso luminoso eù il senso pei colori: i caratteri tntti della cataratta de ponevan~ pPr una recente data di sua formazione. A vendom i il paziente esplicitamente dichiarato che della sua infermità oculare ebbe ad accorgersi soltanto dopo la succita.ta operazione dell'ernia., rivolsi tutta la mia attenzione per assicurnrm i che la cataratta non dipendesse per caso da un fortuito trauma ester no, e dovetti con ogni probabili tà escludere questo, quando, con accurato e ripetuto esame, mi accertai che non vi era nè rottura della zonula del Ziun, nè lussazione o snb-lussazione dd cristallino, e tanto meno rottura della


INTORNO AD l ; NA EMORRAGlA RE'rD:JCA

3Gl

cristalloide. Fu perciò che io, in base ai fatti esposti dal paziente, supposi che la causa più probabile della -cataratta potesse essere stata una emorragia endoculare, diffusasi nel vitreo a grado da alterare profondamente anche il trofismo della lente, donde l'opacamento della medesima. Praticai quindi l'operazione della cataratta col taglio corneale a lembo superiore senza iridectomia; e l'estra· zione del cristallino, la cui sostanza era molto molle, fu delle più complete. All'ottavo giorno il paziente fu in grado di essere lasciato senza fasciatura, e contava bene le dita alla distanza di un metro circa, pur vedendole sensibilmente adombrate; nei giorni consecutivi la funzione visiva .andò sempre lentamente migliorando, ma non potrei dire a qual grado mercè una opportuna correzione con le lenti essa si riducesse, perchè io venni traslocato mentre l'operato era ancora iu corso di cura. All'esame oftalmoscopico si constatò che il campo pupillare era. perfettamente libero di residui della lente, ma. il vitreo aveva. perduta. la sua. normale trasparenza, ~ conteneva un gran numero di opacità filamentose e a fiocchi, mobilissime, dovute sia. a residui di coaguli sanguigni, sia ad alterazioni di struttura del vitreo stesso. Il fondo oculare, quantunque apparisse velato in tutta la sua estensione, tuttavia, tanto con l'esame ad immagine dritta, quanto con quello ad imma.gi ne r;vesciata, faceva rilevare abbastanza. bene i dettagli delle alterazioni anatomiche. La papilla. mostravasi a contorni netti, alquanto sbiadita, e con i vasi arteriosi e venosi leggermente assottigliati. Nelle vicinanze della macu la e nello spazio c ompreso fra. l'equatore e l' ora serrata della sezione i. nterna ed inferiore del bulbo, si osservavano parecchie


3U2

XOTA CLI~ICA

chiazze di varia grandezza, forma e colorito, alcune cio& tendenti appena al roseo- chiaro, altre tendenti a divenire più o meno nerastre, e di queste ultime alcune presentavano nel loro cen tro delle macchie biancastre in via di formazione. La maggior parte di dette chiazze mostra.va.nsi in corrispondenza. dei vasi venosi, che sparivano al margine delle medesime, dalle quali sembravano come interrotte, si da non lasciare dubbio che esse erano nell(} spessore della retina e non già della coroide. Nelle chiazze ancora leggermen te rosee si riconosceva. tuttora la striatnra caratteristica degli stravasi che si verificano nello strato delle fibre nervose della retina, le qual i, senza lacerarsi, si d i varicauo in maniera che il sangue si espande lung o il loro decorso ove esso trova minor r esistenza, donde la suddetta apparenza striata: due di queste chiazze striate di forma allungata. a margini frastag liati terminavano alle loro estremità a striscia multiple di lunghezza ditlèrente. È noto che le emorragie localizzate nel suddetto strato delle fibre nervose della retina possono invadere il vitreo, e ciò appunto accadde n el nostro infermo. Le succi tate macchie biancastre ritengo debbausi inter~ pretare siccome dovute all"invasione di un gran numero di celi ule linfat.ic:he che, secondo Pangnns, contribuiscono al riassorbimento del sangue, prendendo nel loro iuterno i sfetriti dei corpuscoli rossi. Tali macchie, siccome i.! risaputo, si allargano sempre più a misura che il sangLle si riassorbe, ma la chiazza. bianea finale non raggiunge mai l'intera estensione del campo occnpato dal sangue stravasato. Nelle adiacenze dei focolai esistenti presso la macula lutea si vedevano piccole r.biazze granulose, dovute probabilmentfl a degenera7.ione grassa sia degli elementi del sangue stravasato, sia degli elementi retini;}i a lte-


IXTOR ~ O A D U~ A E~10RRAGIA RETl ~ lOA

363-

rati. Le chiazze di colorito nerastro di var io grado vanno n:esse in rapporto non solo con le metamorfos i regres · snre del focolaio emorragico, ma a ltresi con la degenerazione pigmentosa della retina maltrattata. S u nessuna delle chiazze si poterono scorgere dei vasi retinici, il che confer ma che la coroide n on partecipò all'emorragia.. N el campo visiv o, oltr e ai vari sco tomi periferici, se ne notava uno centrale piuttosto notevole, dovuto certamente all'emorragia nei dintorni della macula.. L'emorragia del vitreo però non dovè essere molto abbondante, giacchè quando questa è profusa suoi essere q uasi sempre del tutto e;;iziale per l'organo visivo, cagionando la disorgan i zzazion~ e q uindi la retrazione del vitreo stesso, s~guita a sua volta da distacco retinico. Circa il meccanismo di produzione della emorragia retinica suddescritta, esclusa ogni azione trauma.tica esterna sul bulbo ocu lare, parmi logico ritenere che un transitorio ostacolo alla libera circolazione sanguigna, cosi come suole avvenire spesso d urante la. cloroformiz. zazione, pel momenta neo ma rilevante affievolimento dei moti cardiaci e polmouari associato a spasmo dei muscoli respiratori, abbia determinato una stasi venosa che, per quanto fugace, raggiunse il grado da vincere la resistenza delle pareti delle vene retiniche e dar luogo allo stravaso. Questa ipotesi è avvalorata dalla asserzi one del paziente, che cioè egli si mos trò assai refrattario all'azione del cloroformio, per cui con eccezionale difficoltà e con lungo tempo ragg iunse la narcosi. Ora, mentre le emorrag ie suddette sono relativa mente fa.cili in seguito alle ,·arie degenerazioni delle pareti d ei vasi retinici (siccome avviene non solo nella aterozx::;lasia, ma auche nelle malattie renali, pie mia, leuco-


36!

NOTA CLI:\ICA IKTOR:\0 AD U ~A E)lORRAGIA RETINICA

citemia, gotta, porpora, scorbuto, diabete, infezione pa.· lustre, ed in genere nelle condizioni esaurienti dello organismo, qnali l'allattamento, l'i tterizia, ecc.), oppure in seguito all'aumento della pressione sanguigna locale (siccome osservasi nella nevrite ottica con forte costrizione delle vene, nella trombosi retinica, e nelle retiniti in genere) oppure in seguito all'aumento generale della pressione sanguigna (come nei casi d'ipertr ofia del ventricolo sinistro, o di arresto brusco della mestruazione nel periodo critico della donna, o di soppressione di a bi tu a le flnsso emorroidario ecc.) sono al contrario o l tre· modo rare nei giovani con sistema vasale perfettamente integro, sottoposto a cause che generino un transitorio ostacolo dalla libera circolazione cardiaca e pulmonare, così come verificasi in un gran numero di abituali oc· cnpazioni che esigono grandi sforzi muscolari. Si è perciò che il caso clinico suesposto mi è sembrato d egno di speciale menzione, t;iacchè, per guanto ho po· tuto rilevare dalla letteratura oftalmologica, esso può ritenersi dei più rari. Bari, 15 marzo HlOO.


36&

I•.\OORATORII ::iCIE!'iTIFIC: I DELLA OJRIWO.KF. DELLA SAX ITA' PUDIILIC.\

INTORKO ALLA RICERCA DELL' i\RSEKICO N'El M'EDICIRALI

Per il dott. Romolo f'erru&i, rarmacist:1 militare,

assistcn te onorario ( l)

È noto come la reazione di B ettendorf {2) per la riuerca di minime q uantità di arsenico in alcuni prodotti chimici che si esigono purissimi sia stata definiti· vamente adottata. dalla Farmacopea germanica, dalla Farmacopea svizzera, e ultimamente anche da quella italiana. in sostituzione del metodo di Marsh. Una reazione come quella di B ettendorf semplice, comoda e così sensibile non poteva sostituirsi così completamente al metodo di Marsh tanto in uso, senza invogliare alcuni chimici a studiarne l'andamento, per assicurarsi se essa corrispondeva pienamente al suo scopo, scoprirne gli eventuali difetti, proporre modificazioni ed anche reazioni più di quelle sensibili. I nfatti già Gutzeit (3) suggerì va di ricercare le mi· uime traccia di arsenico col trasformarlo, come nell'ap· parecchio di Marsh, in As Ila, che poi faceva passare sopra. carta da filtro imbevuta di nna soluzione di nitrato d'argento. (l ) Compio il grato rlovere di ring raziare il prof. Oigincll i, diret tore d~l lahor:a.torio chimico ctc lta S·tOitil Pubulica in Roma , per a1·erm i cors•~li.Lto ed !ndiri 2zato io ques te mie ricerchr. (11 Pharm. Germ. 111. - 1/Pperlo>·hun ( U.r Phnrmacie, X X, 1811. (3) Arch. der Pharm. f889, l. - Z eilschri(l (iir Cl1emie. Nuol'a s.•ric. Tomo I, p..ag. 49i.


.3GG

1:\TORXO ALLA RICERCA DELL.ARSEXJCO

Egli operava nel modo seguente : in una provetta a piede di 10 a 15 centimetri di altezza per 2 .a 3 di larg hezza, uhiusa da un tappo di sughero fornito di tubo affilato all'estremità esterna, metteva un grammo di zinco purissimo e 4 centimetri cubici di H Ct puro al 7,33 p. 1000 e un po' della. soluzione della sostanza sospetta. A breve distanza del li vello d el liquido col· loc;wa un rotoletto di bambagia, sovrapponeva a questa alcuni doppi di carta svedese, chiudeva col turacciolo, e faceva arrivare il gas, che si svolgeva pel tubetto, ~ontro un quadretto eli carta umettata con una solu· zione di nitrato d'argento (50 p. 100) leggermente acida. Se la sostanza sospetta conteneva arsenico l'idro· geno arsenicale, che si formava in tali condizioni, produceva sulla carta un composto giallo (macchia gialla con bord i nerastri) della. composizione Ag' As. 3 Ag N 0 3 per la reazione:

As Il' + t:i Ag N O':= 3 II N 0 3

+ Ag As. 3 Ag N oa 3

Tale composto g iallo per azione dell'acqua annerisce dando argento metallico (quindi le macchie gialle se mpettate di vantano nere) probabilmente secondo la seg uente reazione:

+

+

+

Ag' As. 3 Ag N 01 3 II. • O := 3 H N o• As 0 3 6 Ag Ritsert (l} trasformò alquanto il metodo di Gutzeit. Usando lo stesso apparecchio, sostituì alla soluzione leggermente acida di nitrato d'argento un'altra di nitrato di argento ammoniacale. Le macchie che ne risultavano non passavano successivamente dal giallo al nero, ma si presentavano subito di quest'ultimo colore, e per una quantità di As' 0 3 corrispondenti ad l: 10,000 di millig rammo per centimetro cubo di liq uido da analizzare. ( l ) A1·ch. Phann., tiOS.ISS9.


367

NEI MEDICINALI

A somiglianza poi dell'apparecchio di .Marsh, egli -otteneva veri specchi metallici splendenti usando car~a pergamena invece della carta di cui si serviva Gutzeit. Una modificazione al sistema usato dai due sunno· minati autori, per quanto leggera ma altrettanto utile, fu introdotta da I. B. Nagelvoort (1) . Questi preoccupato del pericolo di ottenere egualmente la reazione, vale a dire ing iallimento ed in seguito imbrunimento della carta imbevuta di Ag N0 3 per azione dei gas e dell'umidità dell'ambiente, invece di dirigere, come indica Gutzeit, il getto di gas As 11' oontro la carta preparata al Ag N inframetteva fra lana di vetro in un tubo ad U in comunicazione coll'apparecchio a svolgimento di As li 3, pol vere di Ag N 0 3 • I n questo modo raggiungeva il duplice scopo di sottrarre il Ag A v 0 3 all'azione simultanea dei gas e vapor d'acqua ambiente, e di ottenere uua maggiore sensibilità. Infatti la leggerissima colorazione gialla del composto arseni-cale Ag' As 3 Ag N 0 3 era molto faci lmente riconoscibìle fra il bianco della lana di vetro. Con questo sistema di ricerca potevano gli autori r ilevare la presenza di As' o• anche quando si trovava nelle proporzioni da l : 1000 (Gutzeit e Nagelvoor t) a l: 10,000 (Ritsert) per centimetro cubo di liquido sospetto. Questi procedimenti però non davano sufficiente .garanzia di esattezza. Ad ;onta di tutte le precauzioni, una sostanza come l'A g N 0 3 così facilmente alterabile per effetto di luce ed umidità poteva far credere di trovarsi in presenza di traccie di A s anche quando non ve ne fossero affatto. F luckiger (2) cercò di evitare simile inconveniente sostituendo al nitrato d'argento dell'apparecchio di

oa.

(I l ZeUscllri(t (ùr analyll&che Chemle, :!11-tl5. (i) Archiv. Plaam., t 889·l.


3()8

I STOR:-> 0 ALLA RICERCA DE f,L'ARSESlCO

G utzeit il bicloruro di mercurio. Con tale sostituzione la sensibilità Yeniva bensì diminuita, perchè si arrivav& solo a !'vela re

5~0 di milligrammo di As, 0 in un cen3

timetro cn bico di liquido sospetto; ma la r eazione er& più ~icura.. Ancht~ il professor Vitali (l) portò il suo contributo all~.t. ricerca di minime quantità. d i arsenioo. Trasformando oppor tunamen te l"apparecchio Marsh-Selmi, egli riuscì a riconoscere l: 100,000 di millig rammo di As' o• per cen t imetro cubico o per grammo di sostanza. sospetta. Ad ogni modo per quanto questi metodi fossero relativamente molto sensibili, in ultima. analisi oi si trovava di fron te n è più nè meno che ad una modificazione dell'appart\cchio d i Marsh, oramai entrato nella pratica e troppo sen:>ibile, per essere preferito ad altri, pei quali l" uso di un apparecchio era indispensabile. L'impor· tanza poi di una cosi. estrema sensibilità era r elativa., non potendo d ar luog o ad inconvenienti traccia esigue di arsenico. Prescindendo quindi da silfatti metodi, volendosi pitì che altro e \·itare l'uso di un apparecJhio, si è rivolt<> lo studio ::;ulla. sensi bilità del reattivo di Bettendorf, avuto r iguardo ai vari i medicamenti che si prescrivono e:;enti, o q nasi, di As, ed in relazione con varii altri reatti vi proposti per simili ricerche. I r ea.tti vi che si presero specialmente a. studiare di confronto con quello di Bettendorf sono : il reattivo di W arnecke; il rea t t i v o di I mendorfe r; il rea t t i v o di E ngel; il reattivo di Hume ; il reattivo d i Scheele. Il l t;ot!et. Ct.~m. Far m. t S9~, !!5: 1893, 33.


~.El ~l F:DJ(']~A 1.1

I due primi, come quello diBettendorf, sono a base di cloruro sta.nnoso, e tanto quello di W arnecke come quello di Imendorfer non sono che modificazioni di quello di Bettend!orf. Il reatti\·o di Engel invece è formato di una soluzione acqu?sa di ipofosfitn di sodio. Quello di Hume è una soluzione pure acquosa di Ag .V O, ammoniacale, ed infine quello di Scheele contiene solfato di rame ammoniacale sciolto anch'esso in acqua. I1 modo di reagire di questi diversi reatti vi evidentemente. non è per tutti lo stesso. I primi quattro, com· preso quello di Bettendorf. agiscono sui composti arsenicali come riducenti; i clue ultimi invace formano 0oi medesimi dei co mposti speciali caratteristici. ~ei tJ·e primi, vale a dire in quello di Bettendorf, W a rnecke ed I mendorfer, l'azione r iducente è dovuta al ·"'n r:t• in soluzione cloridrica; e volendola esprimere con un'equazione si potrebbe rappresentare colla seguente:

+

+

+

+

As2 0 3 3 Sn Cl' 6 H Cl =: As' 3 Sn Cl' 3 H' O Nel reattivo di Engel inve;}e l'ipofosfito di sodio riduce os:3idandosi a spese del composto ossigenato dell'arsenico, dando luogo a formazione di fosfato sadico e a riduzione di .4s metalloideo; reazione che si potrebbe rappresentare colltt seguente equazione:

2 As~ 0'

+ 3 Na PO' Il'=: 3 Na Ii' P 0' + 2 As'

La soluzione acquosa di nitrato d'argento ammoniacale nel reattivo Hume precipita I'As sotto forma di arsenito d'argento (Ags As O•), caseoso e di color giallo. L'ammoniaca presente scioglie il precipitato co· lor~ndo il liquido in giallo. L a stessa azione spiega il reattivo di Scheele. P er azione del solfato di rame ammoniacale si forma arsenito di rame, (Cu [{ As 0 3 ) precipitato verde fioccoso, solubile negli acidi e nell'amman iaea. :H


370

l~TOR~O ALLA RTCERCA DELL' AllSENICO

Reattivo Bellendorf. - Il reattivo di Bettendorf della Farmacopea germanica III si prepara facendo una poltiglia di 5 p. di Sn Cl' ed l p. di R Cl concentrato, (p. sp. 1,19) e saturando a freddo con H Cl gasoso. Man mano che la poltiglia si arricchisce di H Cl il cloruro stannoso si scioglie, fiachè a saturazione si ottiene un liquido limpido, di color giallo chiaro, fortemente fumante, del p. sp. 1,9. Secondo la farmacopea citata, la ricerca si fa ordinariamente su di un grammo di sostanza, se solida, o su di un centimetro cubico, se liquida. A questa vi si aggiungono tre centimetri eubici di reattivo, scuotendo ripetutamente, e lasciando a sè per un'ora. Se la. sostanza sospetta non contiene arsenico, il liquido, op· pure la soluzione soprasta.nte alla parte solida indisciolta, non si devono colora re menomamente iu bruno. Per la ricerca delfarseuico nell'acido solforico, si prescrive di diluire q uest'a cid o oon due parti d'hcqua; pel

sottonitrato di bismuto di ridurlo prima ad ossido col riscaldamento. Jfodi(i!.:a::;ioni di Wamecke (1•. -- '\Varnecke, pur riconoscendo sodòisfacente la ricerca dell' A~ col metodo di Bettendorf, propose di modificare il predetto re:~. t­ tivo sciogliendo 2 p. di Sn Cl' cristallizzato in l p. di H Cl for temente fumante 38-40 p. 100 (p. sp. 1,19 a 1,20) ed impiegando per l grammo o per centimetro cubico della soluzione da saggiare cinque centimetri cubici di r eaHivo. Le cause che lo indussero a questa modifiuazione possono riassumerai: l • Nella maggior faci lità con cui si può ottenere la soluzione di cloruro stannoso senza ricorrere alla costruzi one di un apparec<.:hio a svolgimento di R Cl. (l ) Cllern. Cenlrol/11. f$9t , t ,761l- Plwrm. Zeih.mg. f89t , 36.tr.i.


~El

MEDICINALI

371

2• N ella colorazione meno marcata del rea t ti v o; ragione per cui, secondo l'autore, si ottiene una maggiore sensibilità, potendosi percepire con sufficiente sicurezza anche nn debole imbrunimento dov uto a separazione di arsenico. 3• Nella maggiore quantità di solvente (H Cl) cont enuto nel suo reattivo rispetto alla quantità di SnCl' -disciolto. Secondo l'autore, è solamente con una completa e durevole soluzione della. sostanza da saggiarsi, .che si pnò rendere visibile anche un tenue imbrunimento del liquido in esame per .A s metalloideo, il che non si può ottenere senza un leggero eccesso d i H Cl n el rea ttivo, trovandosi già sempre il SnCl' in quant ità più che sufficiente per procurare la riduzione del composto arsenicale eventualmen te presente. L"autore raccomanda inoltre di riscaldare la miscela liquida sino all'ebollizione, perocchè la r idnzione in tal medo ha subito luogo e in modo completo, ciò che a

freddo non avverrebbe che dopo molto tempo. Jfodi(ìcazione eli I mendor(e1· (1). - Imendorfer in· vece raccomanda d i usare il reatti vo della Farmacopea germanica III, bensì come indica BeLtendorf, ma preparato nel modo 3eg uente. Si discioglie l parte di Sn f'l' in 3 parti di H Cl fumante ~ 1,19) e dopo con for te raffreddamento, vi si ag giunge l parte di H.'. so· concent rato. Questo reattivo a detta dell'autore god rebbe dei seguent i van taggi: l o Di essere pure di una faci le preparazione. 2" Oi essere incoloro o qna:;i. 3• Di possedere una forza r iduttn ce considerevole ~superiore a quella del reattivo originale di Betteudorf. Però a tali vantaggi si oppone un g rande in con veniente. (Il O. CcHno.ANN . -

f'hnrm . Jahn<beric/lle, 1891. 2~2.


372

1:\'TOJ.t.)IO AI. LA RICEIIC'A DI-:LL'AR:-:l8 ~ICO

Il reattivo non si conserva che per un tem po relativamente breve; infatti parte dell'acido solforico dal reattivo viene ridotto dopo alcuni giorni in Hi S; quindi la durata del liquore proposto dall'Imendorfer è molto limitata ; conviene perciò prepararlo ogni qual volta se ne abbia bisogno, se si vuole esser certi della reazione. Come si vede adunque la sua facile alterabilità lo rende poco adat.to e quel che più importa poco pratico. I reattivi di Engel, di Hume e di Scheele, come già antecedentemente e sta,to dettv, non contengono Sn Cl'. Reallico Engel ( l). - Questo reattivo, di cui già si tenne paroht più avanti, si ottiene sciogliendo lO grammi di ipofosfito di sodio in 100 g ra mm i di acqua. Anche in questo caso la sostanza. da saggiarsi. un cen~ timetro cubo se liquida ed nn g rammo se solida, viene trattata con tre centimetri cubici di reattivo, aggiunta di poco H Cl, al massimo un centimetro cubico, e il tutto riscalrlato a bagno-maria . La reazione riesue però disturbata ogni qual volta si e in presenza di. H , S01 , perche si forma so• con deposito di solfo, mentre invece viene accelerata e resa completa quando si trova presen te od HCf od un ioduro alcalino. Queste sostanze evidentemente favoriscono l'ossidazione dell'a.uido i pofosforoso in acido fosfo rico a danno del prod<>tto arsenicale, il quale perciò viene suo m posto lasciando libero l' A s allo stato meta.ll oideo. A par t~ il necilssario e prolungato riscaldamento che questo rea t ti \'O richiede, esso presenta l'inconveniente d i scomporrt', come si e visto, l'R, SO .. , di ridurre allo stato metallico non solo i sali dei metalli preziosi e di rame, ma anche quelli di antimonio e bismuto in soluzioni concentrate, che colla loro precipitazione impediscono l'osservazione. Il ) t:omplt$ rt111l11< lk t'A cacl em ìf d e8 Scìence1, 1. 76.


X~~ ~

MEDICIXAI, I

1373

Limitati::;simo è l'uso dei due reattivi di Hume e di Scheele. Realtivo eli Hurne (l). - Si otti ene sciogliendo dapprima dieci grammi di Ag NO, in poca acqua, poi aggiungendovi .VH 3 fino a completa scomparsa. del precipitato dapprima form atosi e portando poi il tutto a 100 centimetri eu bi. Si adopera. trattando l centimetro <mbo della sostanza sospetta se liquida od l grammo della sostanza solida sçiolti iu acqua, con cen timetri cubi 0,2 di reattivo; data la presenza di ar3enico si ott iene un ingiallimento del liquido per formazione di arsenito d 'argento. Da ciò appare evidentemente come la sostanza da sa.ggiarsi deve contenere l'arsenico allo stato di sale solubile in acqua, ed il liquido non deve reagire acido, affinchè si possa ottenere la colorazione. R Rallivn rli Scheele (l ). - La stessa osserva?:ione si può fare riguardo al reattivo di Scheele, costituiti) da. una soluzione ammoniacale di Ou SO' al lO p. 100. Anche qui 10 grammi di Cu SO' si sciolgono in poca a,cqua.; in seguito vi si addiziona .VH 3 in quantità sufficiente da far sco mparire il precipitato che dapprima si è formato, e si porta in ultimo il liquido a 100 centimetri cubi. Si adopera nello stesso modo di quello di Hume.

Notiamo intanto di passaggio che si è cercato, per analogia coi reattivi a base di Sn Cl,, di otten ere la reazione usando stagno metallico finam ente granulare e purissimo ed H Cl concentrato. L'esperienza si fece nelle stesse condizioni (l centimetro cubo di soluzione di As' o~ a diverso contenuto, con 3 centimetri ( l}

v. o. CURTli,\~N , l. c.


T:>:TOH:"O .~LLA HICE RCA DEI.l.'A i~~l~:-11('0

37-!

cubi di H C'l e poco stagno fina mente granulare ) e nellospazio di un'ora. si ottenne la riduzione dell' As'O' anche quando la soluzione ne conteveva solo

1 ~ di

milligrammo per centi metro cubico. L ' As ridocto si portava a lla superficie d el liquido formando come un anello brunastro aderente alle pareti del tubo, o saliva lungo· lo stesso. Anche il tentativo di ottenere, a sim iglianza del reattivo di Engel a base di acido ipofosforoso , una riduzione d i As' (l' in As metalloideo coll'acqua di fosforo, come l')uella che contiene molti acidi inferiori d el fosforo, a caldo ed in presenza di H (}l., vale a dire nellestesse condizioni del reatti v o citato, non diede burmi risultati.

t>i riporta nell a prima tabella che segue la diversaa sensibilità dei reattivi di B ettendorf, Warnecke. Imen. dorfer ed Engel per la stessa quantità di conteuuto in A.~t 0 nella solur.ione, variando solo le condizioni di temperatunt. a cui le miscele furono porta.t.e, il temponecessario a lla produzione della reazione, le flU&ntità di r ea ttivo impiegato. È naturale che pel reattivo d i Engel, avvenendo solo la reazione a caldo, l'osserva.· zione si fece in queste cond izioni. fisse rl i tem peratura. Sui reattivi di Rume e di Seheele, per i quali si prescri ve una cosi pic,;ola q uan tità (0,2 centimetri cubi)· per ottenree la r eazione, non si è creduto necessario fare osservaziOni. ~ella success iva tabella stanno raccolte invece le ditfe· reuci se nsibilit~L di tutti i reatti,-i iu esame, variando leqnanLità. di As, 0 3 per cen timetro cubico, ed adoperando Ìll \·ece un qnantitativo sempre fisso di reattivo, sem prt> però in condizinni d i tempo e temperat-ura diverse. 1

j


~EI ~mDI Cl);' AI..!

37ò

In un·ultima tabella infine si riassumono le azioni spiegate da tutti i reagenti presi in considerazione in questo lavoro (anche qui in diverse condizioni di tempo, di tem peratura e di contenuto in Asl sopra. le sostanze medicinali che la. farmacopea prescrive esenti da a.r· seni co. CONCLUSIONE. R iassu mendo quanto venne avanti espo:>to risulta: l" Che, data la ragione per cui si è sentita la necessità di sostituire al noto metodo di Ma.rsh per la ricerca dell'arsenico nei medicinali altri metodi di ap· plicazione più facile, i migliori fra i proposti, che corrispondono allo scopo, sono quelli bn.sati su !razione rid ucente del rea. t ti vo impiegato. e più precisamente quelli a base di Sn G'l'; 2• Di questi ultimi, che si possono ritenere come una. modificazione di quello originale di BettenJorf, quello di I mendorfer, al vantaggio della maggiore sen· sibilità di quello originale di Betteudorf, accoppia il grave inconveniente della. facile alterabilità; quello di "\Varnecke invece, di facile conservazione e preparazione, ha. una sensibilità leggermente minore. Ciò uon toglie però che in molti casi tanto l"uno che l'altro di questi due ultimi reattivi si possano e con vantaggio sostituire al primo; 3° Che col reattivo di Bettendorf, specialmente con una. prova. di confronto, si può svelare fino ad l : 100 di milligra.m mo di .l.ç' Ù1 per ce n ti metro CUbo d i S()stanza. da saggi arsi; 4° Che è di · poca importanza la raccomandazione di Warnecke di aumentare la quantità di reattivo fino ad ottenere la soluzione della sostanza in. e;;ame, po·


37G

r:\T(I R~O AI.LA IW ' ERC ,\ DJ::LJ; ,\H"E~ICO

teudosi percepire r imbrunimento del liquido di prova dopo deposito della sostanza indisciolta; 5° Che in presenza d i piccole quantità d'arsenico. per fa cii itare la riduzione e quindi abbreviare la durata della prova, è da tenersi in gran conto, come le esperienze hanno dimostrato, il fatto del riscaldamento susseguito da subito raffreddamento, perocche solo a fredd o si può percepire con sicurezza l' imurnuimento prodotto dalla separazione dclrar:;enico; 6• Che, data la sufliciente sensibilità del reattivo di EngPl, la sua facile preparazione e conservazione, si può tal volta ad esso ricorrere, ma solo in casi speciali. quando cioè non si t rat,ti di fare ricerche di As in soluzioni od in sostanze contenenti acido solforico e in sali di metalli preziosi e di rame, antimonio e bismuto; 7" Che non sono affatto raccomandabili i reatti\"i d i Hume e di Scheele, avuto riguardo alla facile alterabilità alla luce del primo, ed alla forte colorazione del secondo, al fatto di non poterli usare cbe in soluzioni contenenti già disciolto il sa!e di arsenico, e mai in soluzioni acide, alla. ristrettezza dei casi oui si posson o applicare con Ya.ntaggio, e alla poca sensibilità di fronte agli altri reattivi.


..-.. TABEl.J, A

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l. Reattlvo Warnacke

Rtatlivo Bettendorf

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L~ so luzinne sulla quat.• ru <>fll•rato il sa;.:;:io era cnstituita ola t o·m. oli so l. ol1 A.<, O, l'rtnlr nt•col•· '/ 10 •Il millig. fll'r o:•~nlimelrtt r nh•l "'' :tolrtiziouato da l c·uw. •li /ICI c•nnccntra to.

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fl 78

IXTORNO A LL.-\ RICERCA DELL' A.R.SENI CO

IL

T ABELLA

A caldo

A freddo

seguito da raffreddamento tlopo

sullìto

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l eme della sol uzione a rsllnicale aggiunto da l eme. di HCI eone. si trattò con tre eme. di reattivo

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O.Ofi 0.04 0.0:3 0 .02

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379-

NEI MEDICJ:-I.ALI TABELLA

III.

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Liquido giallo chiaro l mbrun. l Pii t per 1 /4 ,~1 dL marcato mil. per eme.

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Solu bi le a caldo con color giallo bruno Imbrun. per 1/ 1oo

Nessun cambia m_

A caldo sol uzione verde giallastra

Imbrun. 1 Nessun N es. reaz. per 1/ too , cambiam. percettib.

lmbrlm. per 'ltoo

lmbrun. per s/ lno

Onldo di bismuto

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Imbruo. Jliessun cambiam. per 7/to••

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-Acido acetico eone. e dii. sollorlco to•forlco (•)

,,

Imbrun. pEJr '/ •oo

A caldo soluziono g i:Lilo brunastra

l

l

Imbrun. Nessu n Nessun per 1{ 1.,01 camb iam. cambiam.

Cl ~cr l'aciòo clorit!rico vedi tabella :un~nrorP. Le readoni si re~•Jrtl s•1pra soluz•on o e.o!Henenti da '0/ 10 , a•1 '/10, oli .is, U, per .:mc. o per t l(r. rli so.; ranza. " e rrazoono mJ!c.,te ne. lla tat,olla ; o rir•"ri >couo opunJl a (il li ,oltozi oni. 1.1· pro1·e r•"caldat.e e. POo raiTrerldate hanno se mpre <lato nn ,• (lll l r•Nnta rcazo<l nc. l,e· og;;ervazoOOI furono sempre fatte ron p rove oli CMo(rntltO.


;).::!0

L'\TuUXO ALL A RI CETWA ])J.:J,I} AII S EXI C: O

S egue TA BELLA Il l.

Ossido di zinco

..

Fosfato di calcio

o

: • cr:

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subito

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Parzialmente solubil e a ca ldo. La massa ra O'r·edflata si rappre nùt' in c ri s ta lli.

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Im bruo. I\essun per ;/ tno cambiam.

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Solubile pa rzialmente

lmbru u. per '/ 1, 0

Parziale solu bile a caldo

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Parzialmente solubile a caldo

Colo r Imhrun. bruna , per 6/ 100 per '/ 11,0 ,

Solubile parzia:mente a caldo. La massa rnfl'reddata s i rap· pre nd e in criswlli.

ora

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Jm brun. per '/ 1,,1,

Solubi le quasi completa ment e

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Nes;;una l mbrnn . l l mbru n. Imbrun. r eazione per :l tuo per '/ "'o per s/ 1on --:-----~--Solubile parzialmente ...w Nessuna 1\essunn Nessuna t

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reaziOtt e

rea zione

Jmb run per 1 / 10~

Sol uz ione comple ta ))

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381

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Segt4 e TABELL A 111. - , - -=--Solfato di sodlo d l magnesio Fosfato di sodlo

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1/ ,

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Percloruro di ferro liquido

subito

Miscug-1 io giallo verdastro. Formazione di crista lli di cloruro ferroso. Jmbrun. lm brun. per 0/ 1,1() per '/IOo

Soluzione gialliccia per lo più incorupleta. Formazione di N a Cl pei sali di sodio.

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Tmbrnn. per !/ 1(1()

Tmbru n. per '/m

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Ness un aumento

Soluzione per lo pilt comp leta con formazione di Na Cl pei sali di sodio. lmbrun . lrn brun Ness un per 1/ 100 1 pe r ' / 100 aumento

Nessun a l l mb;un. reaz1one per , aro

S u bito formazione di Na Cl pei sali di sod io

Soluzione incolora o legge rmente verdastra. Cristalli

Miscug-lio \·erde chiaro For. mazioue d i cr ibta Il i di F e Cl~

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Col brunu Col. bruna! Nessun per '/ 100 l per 1/ 101, aumento

i,

Sol uztone completa ed 1ncolora

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bianco abbondante l Precipitato che im pedisce l'osservazione

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per / 100

S i sciolse la sostanza ù1 poca acqua lng iallim.l Nessun Nessu n 5 per / , 00 camhi a~.-cambiarn .

u

S i sciolse la sostanza in poca acqua

La colorazione del reattivo impedisce l'osservazione

l

----- -1'\essuna Cambiam. Nessun reazione indistinto cambia m. di colore per 8/ too l 1

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382 INTOR~U t\LLA IHCJ•:RI ' A Dlì:LL 1 AHSE ~JCO ~El ~lE Dl('lN ALl Segue T11 DELL!I 11 1.

Tartaro emetico

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Glicerina

dopo 1

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Liquido gi!tlliccio

Soluzione completn a caldo Imb run. per ', ,...

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Soluzione completa n caldo lmbrun 1 per ""'

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Jmbruuamento ~or••r.crale

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lmbru11. pe r '/ 1..,

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l utor~i~l.

Kessun r\es!'iun di colo r~ ~nmiJiam. r ambh1m. indistinto per to.,


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA e Mt.LKOFF. - Ctroa la Datura tafetttva e otror. l& relaztoae del reumaU.mo r.rtloolare a.outo e della oorea. - (Berl. klin. Wochen schr.,

\VESTPHAL, \VASSERM .\NN

n. 29, 1809).

All'autopsia d i una donna ricoverata alla clinica dPlla Charité, e morta in se~uilo ad una corea insorta ne l perio do terminale di un reumatismo articolare acuto, si tr·ovarono r ecenti alterazioni endocardilic he e recente nefrite pal'enclli· malosa. Dal san ~we r accolto con le debite cautele e dali A s tra tifìcazioni della milrale , il '\Vas!>ermann riuscì a coltivare un microrganismo che, inoculato n e~l i animali, died e lu•>ll:O ad infiammazione delle articolazioni. Il micror~ani s m o , elle nel sanf(UO e nei tessuti si lrovavn mollo scorsom cute, fu di mostralo essere un diplococco. Sui terre ni ~Jr tifìciali di colture si sviluppano poco coll'o t•dimwio g rado di nlcalinilà e di conte nuto di peptone ; si ollP-nne invece un buo no svi lu ppo s ull'aga r dal brodo di carne di maiale col 2 p. 100 di peptoru' Chapoleau ad alcalinità più forte, e c r·ebbe propr iamente sollo le parvenza d'uno st1·eptococco. Introdotto nelle vie circolator·ip dr g li anima li, rrue~ti a mmalarono quas i lultt itt tr-e o q uallro giorni con alla l'ebbre. p resentando aff~zroni artic olari multiple, consislPnli i11 iulin mmazioni essudative, seguite da morte nella maggior parte dei casi. I 11 80 conigli inoculati. queste a tfe t.io ll i ari ic.:olari non rec e r o mai dire tto. No n s i puo pe r o ra atre .. mare se questo mict'organismo s ia propriame nte il fatto re specifico del reumatismo articolal'e ; in ogni modo al \Va ssermann r iusc'r per la prima volta, da un caso di cor ea posL-reumatica, clinic am ente cerzior uta e con esito letal6, di coltiva i·e un microrganism o, che produsse neg li animali da esperimen to affe zioni a r ticola r i multi ple ; il quale microrga nismo possiede adunq ue una tale affinitA morbosa specifica per il sistema ar·ticolare,


RlVI::;TA MI~D I CA

ch1~ penetr a to spontaneamente Jlll sa11gue nelle articolazion i snne, vi determina un proce!>so flogistico. Il micro r~nni s mo tlt~ l \Vasse1·mann non si può distinguere da un diplococco ti'Ovnto dal L &yuen, dal Klemper er, e dal Michaelis nelle stroli!kazion i valvolari di 't casi d1 endocaJ·dile r eumatica, e di mostrnto in prepar·ali micr·oscopici; ma quesrultim o non venne colli vato, n(• c011 esso (come neppur·e con gli streptocor;clti coltivati dal L il l~> n c dali" Eberth in un caso di endocar·dite e di cor·en reumalica) rur·n no falli Psperimenti sugli animali; CO"icehè non i• assodalo se quel"ti diver si micr or ga· ni:•mi siann id ent ici. E. T.

Balla forma maligna (non •ettioa) della endocardite reumatica. - Ber !. klin . Woch en schr., nu -

M . LrTTEN . -

meri :!8-29, 18!1!1). Nel der(wsn del I'Punwtisrn o ar ticolare tipico, l'A . clivide le insor genti endoca rd iti 111 tre forme : IJenio na (verrucosa). l't~ltra :setlico-ulcerosa, l a ter·za mnliona (non settica). N oi q ui non ci occupe1·emo che di quest'u ltima. Per i feno111eni della gra ,·e inf••zionP. g-PnerAit•, essa 1 ·assom i ~lia alla fo rma ulcerosR; ~ i osst>r'VA: tumor·e di tnil zA, diawr·eazione, Pm or·ragie c he i ns•1r gonn, in modn ra pulo e succes:sivo, sulla pPIIe, !' ulle mucose e sullA r et ina . e, più l Ardi, m· f1·i te emor·ra g ica acu ta. L'es~enziale dilfer'l'nza frA la l'orm a ulcero>:a e qupJ ia di cui or A par·l ia mo consis te in ciò, che in essa non hanno 111ai luo!!O nwtaslasi JHtrlil ent•> mali).me ; m ~t l e melastasi si pr esen tlliiO p 1 ullo~tn :-ot to l'!lspetlo el i infarti bt>n igni e di Hecr·osi anemiche. L n malali1 A può durare settim ane ed anch e mesi, e conduce a mo1·te ~•,nza eccezione. Contra r ramenle a •1uanto avvitllle nl'll'or dinnriA endoca r dite r·eumAiica, il cuore destro P. col pito in d a incidentHi e. N elle autopsie non si trovò mai un pl'OCPsso suppui'atiYO né una trombollebite: le aller•azioni val volar i consistono o i n u IlA g ranulazione m ol lo estesa e tinissim1l, 0 in jZrosse esct·escenze a l'orma Ji g rappoli , o in distr uzioni più avanzale: J'elativamente spes!'O si tro va pericardill" fibrin osa, mai J.nu·ulenla. I n due dei sette casi osser va ti , si trovò in diversi punii d Pl cor po (sangue, liquido articolare, vili voi e cardiache, milza) un cocco, per la descl'izione del quale rimandiamo i lettori alla m emoria ori ginule E. T.


RIVISTA MEDICA

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A. K JSSEL. -Un nuovo metodo ouratlvo della s tomatlte aloerosa. - A rch. j. Kinder·lteilk., BJ. :!6, $. 61). L 'autore, il quale trovc'J poco efficuci quasi lutti gli ordinari metodi di cura, raccomando il seguPnte procee limento cl te egli ha sperimentato da tre anni: Nei casi Jeg~eri, si praticano le frizioni con iodoformio, che qua!"i non pr·oducono dolore: ~i può. anzi , coprire' di polvere di iodof'ormio tutta la supe!'li cie ulcerata: inoltre si ordinano sciscCfuature di soluzione di acido borico ogni 01'8 . Se in due o tre giorni no11 si verifica alcun miglioramento, allora si dovranno - re enel'giche frizioni colla polvere di iodot'ot·mio, prcvio allontanamento dalla superficie ulcenJla di iulta la patinn costituita da matPria in putr·efazione. Se neppU!·e con tal metodo non s i ottiene miglion~mento, si raschierà la parte ulcerata col cucchiaio tagliente. È inutile l'ai(giungero che per diminuire il dolore, ~arà llene U!'<ar·e un anestetico locale. L ' A. calcola che la durata media della cura è di giorni 4,2; !llentl'e con g li antichi m etodi cut·alivi era di 12,5. E. T. A. KRAMER. -

Cara della febbre tlfoldea senza l'lmplego di rlmedll antltermlol. - (La Semaine médic:ale, 14 febbraio 1!100).

Consid~rando la felliJre quule una t·eazione salutare rlell'ol'ganismo, destinata a distrugg-er e la vi talittl e la virulenza dei microbi palogeni, esper imentò, in 102 casi di febbt'e tifoidea, un l!·attamento puramente anli ~e lti co ed evacuante, senza 1·icorrere n e~ a bagni, né a mecJicinali antitermici. I l primo giot'IJO egli somminist1·a 0,:30 centigt'ammi di calomelano in rre prese, ed un cucchiaio da ca!F• di soli'Hlo di rnagne!'<ia per ottenere l'evacuazione dell'iutc~lino. I tre giorni seguenti, i malati prendono una dose quotidiana di grammi O,G di pr otocloruro di mercuri o con o senza solfato di magn e~ia secl•ndo la frequenza delle scari che; dopo, durante i tre od i cinque g torni consecutivi eg l i non prescr·ive loro che 20 o :m <:t.mtigr·ammi giornalieri di calomelano. l n se~u ito, sospe.;;o l'uso del pt· otocloruro di mel'cur io, passa ad impiegare gli antisettici intestinali. E g li somministra o la naftalina alla do!=<o giorn aliera di 0,30 fino a (1,:'>0 centigrammi, mi il sollonitndo di bil'< muto in caso di dia r rea, oppu1·e da 40 a 60 Cl"nligr ammi di 2~,


3HG

Hl VIS'l'A Mi.I-:D ICA

$08l ol o. Per· combatter e l a cefalea applica una vescica di ghiaccio Rulla Lesta, e pratica due o tre volle per gi,o rno delle lavalunl con alcool delle regi oni piu esposte a piaghe di derubito (natich e, ,;acro, spalle, gomiti). !!urante i due pri mi sellenarii alimenta i malt!li con brodi, decozione d'orzo o d'avena, 11nva e latte ; c!à con temporaneamente del vin o gt·ueroso (c iiVJllf' o sei bi crhieri p13r' gior no ed anche più rallentand osi il polsol oppure la pozione di T odd. - l risultati òi l<tl metodo cur·Ativo furo11o òei più lusingh ier i; nel maggior· numer·o dei casi, la defer·vescenza della lemperatura avvenne fra il diecif!sellesimo ed il diecinovesimo gior no della malattia, e su 102 malati, soltanto 13 soccombetlero. Due di essi m or·ir·ono uno per perilonile da perforazione, l 'altro per emorr agia intestinale.

G. B. .1. M. RoSf:NHLATT. - DlmoatrazloDe del baollll tubercolari Delle feol. - (Ce ntrallJ{a!t fii r i nn . M ed, n. 2!1, L8\19). Siccom e nella tubercol os i intesLi11ale dichiarata le feci sono cruasi sempre diarroiche, cosi i bacil li si mischiano con le feci e non è possibile di mostr·arne la pr·esenza. L 'aulor·e dà perciò all'infermo la tintura d'oppio linchè l e sca r·i c.he siano di venute solide, e allor·a ri cerca sulla Jnro !'Uperfi cie, oppur e nelle parti muco-purulente quando <1ueste esistano. Là i bacilli si Lro,·Ano senza riirficol ta alcuna già fin nei primi prepar al.i, poirhè le feci dure nel passare sull e ::;upr>rfi ci u lcerate, trascinano con sè i bRci lli. E. T. P. Sc11 rcrrHoLn. -

l'orina. -

Balla presenza del baollll del tifo Del-

(D eutsche.~ A r ch.

f klin . Med ., 18\l!l, Bd. 61)

L 'nulore ha ri cercato i bncilli del ti fo in 17 individui affelli da cr uesta malattia, e li ha Lr·ovati in 5 casi. Ma la emissione dei bacil li del tifo coll'or•ina ha auogo so Ila n lo quando esiste una diretta a ffezione dei r eni , sia essa specifica (tifo) o sia una c:omplicanza. Una pregressa alhuminuria o la compar sa di albumina in !Segui to a cistite, non dA luogo alla rspulsi one dei dt'lti bacilli coll 'orina . Questa secr ezione bacillare co.: mincia poco dopo la compArsa del l' aflezione renale Mnza alcuna r elazione coll'insorgenza della roseola.


RIVISTA MEDICA

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C~>si l'autore potè dimostrare in un caso la pr·ese nza dei bacrllr del tifo nell 'orina al settimo giorno di mala ttia, mentr·e la roseola, in media, comparisce al tredicesimo ~iorno. Anc he dopo il tet•mine del tifo e della flogo si renale i bacilli pos~wno venire emessi coll'orina, per eui si deve ammettere che questi aumentano di numero nella vescica e vi si fermano a luugo, senz11 dar luogo ad affezioni della s tessa. Sembra che i bacilli de l tifo, che vengono emessi durante la malattia, siano virule nti. Quantunque il repr.rto dei bacilli nell'orina non sia decisivo per la diagnosi del tifo addominale. poiché i bacilli non vi si trovano s empre quando v'ha albumina nelle orine, tuttavia è necessario, per la profilassi de lla malattia, di rivolgere l'attenzione alle orine dei tifosi, e di d:sinfettarle srmpre.

E. T.

Ho\\'ABO MARSH. -

Un oaao 41 tuberooloal aenlle. - (As-

sociazione c linrca di Londra -

dalla Medicai Press).

Il socio Howard Mars h espone Il caso di una Hignora di 71 anno, la quale nell'estate del189~ vide infiammarsi l'arlicolazio ne del piede sinistro, che nell'ottobre seguente fu aperta e dr·enata, ma, estende ndosi sempre più in alto la suppurazione, con depet·imento dell'inferma, nel marzo '\J5 fu esep;uita l'amputazione al Lerzo inferiore della gamba. Undici m esi dopo s i sviluppò una perios tiLe dell' ulna sinistr·a ; venuta a suppurazione, l'ascesso l'u aperto e raschiato, resraodo un piccolo seno. Nove mesi dopo, avendo allora la i nferma 73 anni, l'articolazione del piede destro si ammalò come quella del sinistro, e fu necessaria anche per questo l'amp utazione, nel marzo del '97 . Nel ~i up;no dello stesso anno si formò un a scesso sull'ulna al posto dove l'anno precedente si era prodotta la perios tite, e fu aperta, guarendo le ntamente. Dopo 18 mesi di relativo benessere, a 75 anni di età s i ammalò il ginocchio destro, ed il male fece così l'apidi progr essi che rese necessaria l' amput~zione al Lerzo inferiot·e della coscia. L'esame delle tre articolazioni demolite mostrò che in tutte il processo morboso era cominciato dalla sinoviale, aveva distrutti i ligamenli e le car tilag ini articolaJ•i, ed ulcerate in più punti le ossa, mostrava insomma ~ lutti i caratteri delle alterazioni tube r colari. A. M.


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGlA

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Etiologia. della parallai agit&ute ; ln1luenza dello atrapazzo loode e del traumatlamo. (Journal de mecl. et tle chir. pratique, rr. l i, 1899).

KRAFFT- EutNG. -

!n 88 casi di malaltia di Parkmson non traumatica fin,zio fu s~;mpre alle membra supariori, 50 volle al destt·o e 38 al sin istt•o; dunque rl m~ mbt·o superiore destro, che più falrcA. P. p1 it fr equen temente colpito. Edinger ha dimostt·ato l'impor· tanza dello strapazw locale nella degenerazrone nervosa; la all'ezione st mostra nella secouda m età della vita, perclré ·~ a questa epoca che rarterio- sciPrO!"i e le lesio11i del sistema ner voso cen trale s0 11 0 p1il fr·equenli. I l traumalismo pSlCIIICO inlluendo su lla nutrizione e ~ulla cit·colazione del sistema ner·voso centr·ale può agir e nello s tesso modo. L'A. t·iferisce i o oppoggio delle sue ide~ due falli, uno dell'inizio della malattia di Parkinson dal membro i"llpe riore sin istro in un pillot·e, che abitualmente nel di ping..-re teneva la tavoloz<::a con la mano sinistra; rallro dello inizio della sles!'!a malattia dal piede sinistro in un lorn itore, che faceva muover e la ruota col f.!iede de~'<t ro, poggrando per·ò ser n p re fortem ente sul siuislr o. A li C'h e H ei mano r·i ferist·e il caso di un ind ividuo, nel (IUBie la parHiisi 11giLanle comincio dal la mano sinistra, con la tru ale Ji malato era abituato a te· n ~re l'l:'lelLr odo nella elellr izzaziorre, che fAceva per curarsi Ji una par alisi faccial e. Fraenkel, H nchwarl rnccoutano di un becc<~in, che tulli i g iorni ammazz('lva ci r r-o 1511 oche colp~ndo l e !:UIIu lesta con l a mano sm i~ li'II e rwl quale la mala l lia com i nciò appunto da questa nrn no. L' intluenza del tr·!Htnwlisow fu j:t~à messo iu evideuza da Clia i'COLuelltr paralt~i 8/lilante; peri1 i Ca!"i uon sono fr equenti r su 110, O!"St•rvati dall'A ., se ne ehbt'I'O appena sette, e cioè, cirrr111e in sr.guito a conlui'iOlle o lor:<Ìc)ne delle ar·Licolazioni. tlllt' in seguito a conlu t:ione con r all'reddamenlo di tullo un mcnrhro. uno a contusione di u11 membro con f•·allura d<'lle Ctlslok Lt! p<tr•alisi ag1lnnte tr·aulllHLica comincia dnlla por·te,


RIVISTA DI NEVBOPATOLO GIA

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eh ~ ha ~ubito il tra uma ; meno spes,;o dalle membra iofet·iori,

piil comunemente dalle estremità digitali di quello s uperiori. La gravità del trauma avrebbe poca importan1a per l'origine della malattia. Circa la patogenia, se ne conosce poco. Alcuni credono alla inflùenza della emozione (Gower,.,), altri ammettono la ne urite a scendente <Charcot); nei suoi casi l'A. ha potuto escludere l' influenza ps ichi ca n l· ha trova to i segni della n eurile a!-;cendente o di dolot•i nevralgici in particolare. In uno di questi casi la malattia cominciò sei anni dopo il trauma (contusio tw di un membt·o e "fratLut'a delle costole). cq. RosKAM . - Trattt.mento delle dt.otneate profe..lonalt. (Journal de med. et de chirurg . p ra tùJlle, n. 17, t !<!l!)). Le idee espresse dall' A. circa la patogenesi e la cura delle

discinesie pro.fesflion.ali meritano di esset·e controllate dai pra tici. Generalmente i crampi degli scrivani, degli schermitot·i, dei pianisti, ecc., sono ritenuti come disturbi nervosi funzionali; ebbene l'A. in uno studio fatto al riguardo delle discinesie profes~ i o nali viene alle seguen ti conclusioni: Jo Le discinesie professionali debbono essere t·adiate dal gt·u ppo delle malattie nervose e vanno considerate come ma· lallie muscolari da strapAzzo; 2' l muscoli ammalati apparten~o no al gt·uppo degli estensori e degli abduttori, r estando colpiti quelli, che sono più strapazzati in una data pr·ofessione; 3o La les ione ca ratteris tica è rap presentata da un nod ulo fibro so, c he s i forma ne l muscolo, in vicinanza del tendine: -~· Il trattamenlo dev' esser e il massaggio con trituramento del nodulo. L' A. cita fra l'altro l' esempio di un bArbiere, colpito da crampo professionale dei muscoli dell'avambraccio, del braccio e della spalla destra, nel r1uale l'esame accurato dei muscoli faceva r·ilevare dolori vivi alla pressione proronda, specialmente alle inserzioni del trapezio sulla spina dell'omoplata, a (]uelle del deltoide sull'omero erl a quelle superior i del 2• radiale ester no, dell'estensore comune delle dita, del corto estensore del pollice e del lun go abduttore dello s tesso dito. In tutte queste parti si sentivano nettamente tielle durezze, delle :-sodosità grosse come un grano di frum ento ed anche


390

RlVI S1' A DI :-IEVROPATO LOGIA

com e un piccolo pisello; nodo.;• là, dolenti alla pr essione anche leggera, speciahnPnte quella, che !'iE'ieùeva alla inser zione. del corto estensore del pollice, la piu notevole. La (W<JS~ i o ne p1·ofonda sulle nodosi ta in parola rid e5Lava sensazioni dolorose, i dentiche a quelle percepite dall'ammalalo dul'auLe i suoi accessi ; che auzi se la pressione veniva oo:sercitatn sullo noùo~iLli più uol evole, quella del la inse!'zJOIIe su perio1·e del COI'LO esleusore del pollice, si determina vano ir•·aJiazioni dol01·ose al pol lice e l'avambraccio sembra,·a paralizzato. Nessun muscolo pareva atrofico; la r•eazione elettrica era da ppe1·tutto normal e. V enn e adoperato il massaggio, della durala di mezz'ora, l i mil<Inùolo alle inse1·zioni del tr apezio e degl i estensori delle dita e del pollice ed accompa)::nnndolo a tl'il.uramenlo delle noclosilli ; dopo crualche seduta si ebbe notevole migliorameulo, e fu conseguita la guarigione completa dopo alle,·uative rli sospeusione e di ri comi uciamento della curo in parola. CIJ •

C. Ono. - La dlagnoal dift'erenslale tra la malattia del tto e la oorea dl Sydenham. - (Presse m M icrtle, Il.

i F-, 18!1!1).

La diagnosi d ill'~ re 11;:1ale tra queste due mal t•lli t~ è di gra11tl e ir• te1·esse pratico dal punto di vista dAlla pro,znosi, giar clrè questa m entre è favorev ole per i coreici , che guariscono quasi sempre, non lo è punto per ~ li amma lali di tic, che non guari scono quasi mai. L'A . in ~ i ste appunto sulla medesima m vi sta della fr equente confusione t1·a questa due aff ezioni, spie· gabilc! pel fallo elle le mnni festa zinui della corea e le esacerbazi oni dei tic si verin cano JJer lo più nellfl stessa età ..... I caratte1·i diiTe 1·enziali si deducono du l tipo elci movimenti e dai sintomi conco mitanti. Infll tti i m ov i m t~ nti dei cor eici si d1sti uguouo per esser e incoor .J inali e pe 1· variare al sommo gn1do, ment1·e quelli dei col pili da. tic hauno carattere p,:;eurloill Lenzioua le, cioi>, simulano un allo abitual e e ~i ripetono in m odo cos tante. I primi sono unilat er ali, aritmici, r elativllmente len ti , non si ncroni e l endono a conl i••uar si ; i scronùi p1·csentauo la d1slri bu;:ic111 11 do v u l1;1 al la con fì gu1·azione dell'l'lllO, che scmulano, sono r i tmici, improv visi, brtJvi, non conliuui e ~pesso Sillt:I'OIIÌ.


RIVISTA Dl ):I;;VI<OPA'l'OLOùlA

391

La volontà non inlluisce punto sui movimenti cor eici, tan to ver o che l{Uesli maiali nozz possono frenar·e i loz·o znovimenli, l'l 'e diventano più energici e disordinali, quando il soggetto u l'o:-;ser•v,.~torc vi fi ssano la lor o alleuziùne. Pez· lo contr ar io i movimenti dei tic possono e;;ser e tempor·a neamente sospesi dulia volontù, salvo pui a r icominciaz·e con _mu ggiot·e into311· l'itti e fr•equenza. Ntl i coreici lo forzn muscolare é diminuiLa; spesso in essi si verificano dol ori periar·licolari agli ar ti do111i nati dai movimeuli, dolOI'i nl'ila contiuuilà degl i stessi, dol ori ai punti di ernargenza ucll e r adici; i z·iOessi ~o n o per lo più i ndeboliti, talvolta esagerali- sintomi Lu tti, che fanno di fPlto nella malattia dei tic. In quest'ultima è fref(uenle la er·edili.t sim ilar e, rara i n vece nella cor ea; la pl'irrza pr·edom ina zzel ses:::o maschile, la coz·ea nel femr::zinile. L 'A. COII Sìdera i cor ei ci corue 11europalici, i malati di Lic come degcnez•ati er·editari.

E. F eRRARIN t. -

P•loo•l to••loa da tlroldlna. - (RU'orma

M1•dica, dicembr e 18(1!)).

L'autor e porta un allr·o contr ibuto alla casis tica. ormai num erosa, degli inconvonienli ~pes:;o gravi cui andarono soggetti individui clte, a cRsnccio, senza con~ ullnr!'\i con alcun sanitario, intrapr esero cure dimagr·a.nli assumendo preparati tiroidei . T1·attasi ùi umt signora ll'entenne, clte per liberarl'i ùa una SC:!en tuala e [H'ogre~si va o!Jesilà, dopo l1·e mesi Ji cura opoterapica con 1avolette di Li t· oidin~:~, v edenJone la inanità, di pz·op•·iu testa l'aumentò fino a 2 gl'ammi e m ezzo per giorn o. Soz·5ero ben presto notevoli di " Lul'IJi dello slato generale (cefalea , Jisappeten:La, male,se•·e ccc). so>guili da disor dini dellu sl'ez·a psichica, cousisleuli nella sindrome tipica del Jel it·io nllucinatorio seulo. Con tempor aneumenle l'a mmalala pr esentuva accentuala lach icaz·diu e tz·emo1·e delle mani, ciù che megl io confermava il nesso eziologico> esistente fz·a il grave abuso di prepar·ati Li roi dei e l o stabilirsi della psicosi. A bbandonala una tale m<>dicazione tal i fenomeni prirna si attenuar ono quindi spa1·irouo com pletamen te. L'autor e, me"si i n guar dia i m edi ci watici da l l'es~ere troppo corrivi ne!l'uso di e.. rte soslanze di cui non si conosce an-


RIVJ~TA

Cl:llRt.:RG ! CA

cora bt•ne l'azione fì:siologica ed il meccanismo lerapeulicn, dice, che come questo caso dimostra l' in sor~ere della malalliH psichica io seguito ad i perti r oidismo medicamento~o , cosi se ne può dedurre che ver·e ma lallie mentali posso110 esse l'e determinate e sostenute da lla iper·funzionalità dell a gianduia ti r oide I n tali casi, é chiaro, come una cura tiroido•a potrebbe esser dannosa, m entre io condizioni opposte potrebbe tornar vantaggiol"A.

G. B.

RIVISTA CHl RURGICA Lo xeroformio uell& ohtrnrgt& eU guerra. - tnent. M ifitiirri'r~l l. Zeilseh ri(l, n. 5, 18\J!t).

N uGUERHA. -

Dur·ante la guerra cubana N uguert•a ebbe occasione di spe· rimentare lo xeroformio nella cura di un g r·au numero di fe· r 1te d'ar·ma da fuoco e d'arma bianca. Egli di srni'Pltava anzilullo le fer-ile da proiel l i le it·rigand ole a~.:c uratam e nle con soluzrone di sublimR to all' 1 p. 1000. Poi spargeva sopr a i due fo r·i d'en trala e d'uscita un fin e strato di xeroformio in polvere e quindi copriva i l tutto con gar·za al subii malo e ovalla l'ellrCDla. L a medicazione veniva cambi&ta solo q 11ando si lr·o vava i iJ1bevula di f'ecr eto. In questo modo e~li l}llen eva la ci r atrizzazi<' HO in brevisl'irno Lcmpo senza su ppur aziono. Le ferile da sciabola erano parimPnti i1-rignte con solu zione di;.i nt'etlante, poi cucile ed i mar· ~ini della ferila impolverati di xcr<>I'OJ'mio, da ulti mo era applka l a una m edicazione con· tenti va. Anl'lre per que8l e feri le, tale LJ·allamenlo ebbe sempre per J·isultato la r.ica trizzazione per primam ~ce vr•a da qualunque compl icanza. ~eco11do la lunghezza e la pr ofonòita, la guar·igrone si olleneva in per iodi di tempo diversi tra una e Lr·e sellimane. Pe1· i l clima di Cuba questo l ornr o ò slraor· dinar ia mente breve.


RIVIS'rA CHIRURGICA

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In una ferilA d11 sciabola con per.lila di sostanza, in cui l'affrontamento e la sutura dei margini era imposs~bile, il pr ocesso di guarigione (col xeroformio) andò più in lungo (:36 giorni}. Però la ferita si trovava sempre asciutta asettica, si coprì in brevrssimo tempo di normali granulazioni ed in tuHo il decorso non si osservò una !>Oia goccia di pus nP la più piccola irregolarità nel processo di cicatrizzazione. Co!rimpiego dello xerorormio non si sono mai vedute queiiH granulazioni molli, umid~ e lussureggianti che sono spesso prodotte dal iodoforrnio, e che devono essere soppPesse con adatto trattamento. Nei casi di soverchio ingombro di fer·iti lo xer ofor·mio avrebbe preHtalo segnalati servizi, poiché l'umore segregato dalle superfici sanguinanti viene da essn assorbito e sterilizzato, l a quale proprietà permise che si potesse incominciare la c11ra senza timore d'infe~ione dopo tre giorni e fino dopo una settimana di ritardo. L'autore non ebbe opporlunita di adoperare questa sostanza sullo stesso campo di battaglia. Potè egli per•ò fare osservazioni negli ospedali da campo per· corrstatar•e se lo xeroformio abbia tali requisiti per t'arsi apprezzare come uno dei mezzi più pratici, efficaci e di facile e spedita applicazione in campagna. A tale scopo egli scelse tre soldati ferili da palle di fucile, venti da lesioni di or gani importanti e li fe(:e tt·asportat·~ subito all'ospedale da campo. Oisinfellò ed asciugò completamente ogni parte accessibile della ferita con piumaccioli di ovatta asettica, vi sparse sopra lo xeroformio, copri la ferita con tamponi d'ovatta impre:rnati pur·e di xeroformio, quindi inviluppò la parte con fascia di garza e sopra vi sparse ancor·a Xl!· r oformio, fissò poi il lutto con una fasciatura di garza al sublimato e di ovalla fenicata. La fasciatura restò in posto in un caso due giorni, negli altri tre giorni . Rimosse l e m ... di'Caz.ioni, si trovarono le ferile assolutamente a;;eltiche. Con ciò sarebbe provato che questo semplice trattamento con xer oformio asciullo può ~ssere adottato con vanta!!gio anche in campagna perché ci permei te di mantenere ast:!Lliche le ferile fino a tre giorni , tempo più che sufficiente per ricoverare in istalo asettico il ferito in un ospedale. L'auloreJ notando da ultimo che coll'impiego dello xeroformio noo ebbe m~ti ad osservare fenomeni d'intossicazione nè locali alterazioni. viene alle seguenti r.onclu,.ioni:


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RI Y l l:;TA CHIRURGICA

t• L o xer ol'orrni o ù un potente antisettico, da consider arsi un pt'Pzioso sussidio nella chirurgia di ~uerra. :2• E;:so assorbe i liquidi segr ega li dalle superfici cru ente, l i sterili zza, mantiene l e l'e1'1te asciutle e libere da germi infettivi. 3' Siccome con CJUesto semplit;issirno trattamento con x er ofo•·mio l e feri le sono mantenute asettiche '18 ore etl anche r iu, é c hiaro ch e essn é un m ezzo 1-'r ezioso e inco mpar·abilmente suptwiore agli altri per la primA m edicazione sulla hnca del fuoco ed anche ne~ll ;:pedali do campo alfolla li di reriti e l'oi·nil i di sct,rso personale, pt!r CIJl: esso pe1·metlt! che si ritardi senza p ~>rico l o alcuno la cu1·a dei ferili. 'to N elle l esi<11i con perdi la di sostanza P SSO favo r ìst;e la ,:. uarig iont: con g runulazi oni t·e~olari, soJ1~ e piccol e senza mai pr odur-re quelle vegetazioni m olli e fu ngose che tanto spesso sono pr o vocule da altri antisettici, !'pecialmente da iodoformio. C. P. L IIJf.NTHA 1.. e r-IITSCIJ.\1 A =-<N . - Nuovi atadt aulla gangrena fulminante. - (Cent r afufrrtl.fu r c ;.,·r . , n. 27. 189!1). due suunominati autnl'i si sono p1·oposli coi loro studi su questa gravissima complicanza rlell e ferile, dì completm·e tan to la osser vazio ne di Pi ro ~o lf che ~'•'ce del la malallia la classica descrizion e> a tutti nota , come pure di confermare o ampliare i reperti di Friinkel sulla stessa malattia dal punto di vista balleriologico. !!:C'CO co me si possono 1·ia;:sumer e i ri sulta ti di fJu er:<te nuov e ri cei·che: Jo L a gangr ena fulmilllmte é una infezio ne traumatica (" ound inreclion) corttraddislinta da progr edienle necrosi e pi'I maria rormuzione eli gas nei t essuti. L ' inl'ezione avviene per lo pi ÌI in srguilo a lesioni rwr insudici nm ento d i ferite ape1·Le eon pol ver e e con terra. Essa si d illo nde cnn slratll'Jinal'ia rapidità per la via òei linfalici ed anche sotto i fenomeni di un a\'velenamento. La nec:r oscopia ci fa ve1lere l a degen er' azione degli organi par·c nchi matos1. 2• L a ror111a pui'H della g-on~r·e na fu l minante è una info· zione ci 1C anatomica mente, clun camente ed istolog icamente va di~ linto dal flemn10ne. Es:;a sostanzialmente t'appresenta una sem pl1ce ferm entazione del g l icogeno muscolare e del·


HIVIS'l'A CHIRURGIOA

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l'albumina e ri sparmia in g-ran pa rte il tessuto connettivo; essa è perciò prevalentemente un'all'azione parenchimatosa. Clinicamente essa decorre senza i fenomeni della f'lo gosi. Le sezioni e le ri cerche sul cadavere dimostrano che manca assolutamente la suppurazione e all'esame microscopico manca pure o{{ui e qualsiasi segno di infiltrazione. Le cel lule, pur mantenendo la lor o forma estern a, hanno pe1·Juta ls loro struttura. 3o Avveni!ono anche infezioni miste le quali offrono oltre alle note caratte1·istich e, cioè la formazione di gas e la gangrena anehe i sintomi della inftamma1.ione. 4° Nella gangJ·e11a fulminante si sono trovati i Sf'guenli microJ•ganismi: a) i bacilli anerobi descritti da Flexner e da Friinkel; IJ) i bacilli dell 'eden1a maligno; c) in casi l'ari il bacillo proleo e d) il bacter ium coli comune del diabete. 0° Dal punto di vista clinico sappiamo che la gangrenR ful minante r appr esenta una infezione trauma tica del la p1ù m aligna natura, a Jecor·so letale; fino aù O l'ti non si so n so l vati che p0chi amputati immed iatament e. L e iucisioni e l' uso di potenti antisellici non va lgono a debella !'la. L a sola terapia di <Jualche efficaci a sembra chEI sia la solleCita amputazione fatlH per quanto è possibil e su tessuti sani. 6• La diagnosi clinica del processo è faci le e si basa sul sintoma della formazione di ~as e della necr osi progressiva, la diagnosi vie n poi confermala dalla ricer ca 1Jatterioscop1ca.

C. P. Sul trattamento ohburgioo della perioardlte •uppurata. - (rentralblalt .fur Chir., n. 23, '1809).

L ru GGR EN. -

Un caso di pericardile suopuPaLa guarita col l' incisione e col dranaggio dà opportunità a L iuggren di trAttar·e estesamente e con acuta critica comparali va l'argomento di !Juesta ter apia che conta ormai buon num ero di successi . Dopo avere r iportato il caso da esso guar1l0, pnragona tra loro gli esiti delle operazioni fin o ad ora eseguite, i nuovi metodi proposti ed attuali a scopo di aprit•e il peJ•ica1·dio nonchè le regol e della cura postoperoti vu.


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RIVISTA Cl:URURGICA

Da questa rass~~Jna critica r isullerebbe che ~a punzioue del J>ei·icar.lio con fognatura non sia veramente il metodo piu accellabile e il m eno peri coloso. All' incoutro l'i ncisione e successivo drena::rgio non solo avrebbe dHLo il maggior numero di gual'igioni, ma anche dal punto di vis ta anatomopalologico r appl'esenter ebbe il metono più r azionale. Ai 35 casi pubblicati da Robert (.·l meric. Journ. o.f med. se., '18!17) Lju~gren ne aggiunge alcu ni tolti dalla lelleratura dell'anno decor so, cosicchè la sua casuistica comprende 41 casi coll'esito di 16 guarigio11i e 25 decessi. Tra i 16 gua riti si contano 8 casi di pericartlite compl icata ad altre malattie. Per l o m eno in 7 dei 2'> dece&si la causa della morte devesi ri cer care nella tecnica operativa oppure nell'epoca scelta per l'operazione. Basato sui rappoPii chnici e sulle ri cer che anatomo- patol ogiche l'auto1·e stabilisce le SClluenli condizioni per l'operazione sul per icardio: 1• L 'apertura del pericardi o deve essere così !Jmpia da permettere una esplorazione completa ed un orientam ento sulle condizioni della cav i tà. Deve rendere facile il dr enaggio con due lll'ossi tubi e l'eliminazione delle masse di fìbr ioa. 2° L 'apertura deve essere nel puuto più opportuno percltè sgo1·glti il pus e perché sia possibile d drenaggio della parte posteriore del pericardio senza che siano impediti o disturbati i m o vimenti del cuore. ::1• L' i ncisione deve cader·e in punto tale che essa, quando il peri cardio, si è ritir·alo non si trovi fuori dai limiti n01·mali. 4° Nella incisione della par ete lor·acica il cavo pleura le neve es!:'ere pr otetto dal contatto dei prodotti purulen li del perical'dio. 5• L'incisione ùeve farsi all' interno dell'area tl'ottusita assoluta pe,·chè non venga leso il polmone. 6° l vasi mam1narii, non po tendosi ri sparmiare nell'incisione, devono esse1·e allacciaLI in pr ecedenza. 7• Nell'aprire il pe1·icardio si deve fare grande auenzioue perché non sia menomamente danneggiaLo il cuore. R• L'operazione deve esse1·e compiuta nel m odo il più semplice che sia possibile, in ispecie se il paziente è mollo slremalo ùi forze, giacché l'an estesia gtlnerale é assolutam ente da evitarsi. Tutte •1ueste condizioni ventzono fa cil mente raggiun te 1·e· .secando una sufficiente po r ziouP d•dla 5' costola sulla linea


ni Vl S'l'A l'1:ltRUR GICA

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sternale di sinistra. Tal volta può e::<ser·e assai vanlaErgiosa anche la- r eseziNre della esll·em:ta sternale della G• cartilagine costale. Il mi~dio r mezzo per impedire che rl pus del pericardio invada il cavo pleurale é quello di distaccare

la pleura e di suturarla ai lati. Con speciale a LLenziòne deve essere condot ta la cura postoperativa , allo scopo Ji ot tenere una compl eta rimozi oue del pus e di impedire che la d?fìnillva guarigione non venga ostacolata dalla for mazione di una fi stola. C. P.

L. LAMPrASJ. - Emloranteotomla per epue..l&. - (Ann ali di neorologia, ftlSCicolo VI , anno '1 9:JO). L'autore narra di un giovane di 20 an ni , senza pr·ecedenti er editari, soffer enti di convulsroni epilelliche dall 'eta di due anni, convulsioni che si ripetevano da prima col periodo da 4 a venti giorni , resesi in seguito più l'requeuti e da ultimo quotidiane. Le cure pr otr·atte di bromuro e di ioduro di potassio essendo l'iuscite vane, mancando negli accessi l'aura ed il monospasmo, potevasi ~i u d icu re che l'epilessia non era localizza ta in alcuno dei centri mo tori, a«sumélldo i rrw ce là parvenza di epilessia genuina, essenziale. Per ò essendo evidente la depres!lione del par·ietale e di pot·zione del ft•omale di sinistra, era da ritener si clte l'epilessia poteva e«ser pr odnltu da compressione, l'in dicazione quiudi che si pr' esenta va era quella di decomprimere il cerv ello. L 'autore pertanto si decise ad esef!uire l'emicl"oniectom ia del lato sinisll'o, a dottanJo, con poche variazioni , Il processo proposto dal Doyen, eh~ consiste, come è nolo, nella fot' IIIA· zione di un vosto l em bo osteopl asl ir o che compren ùe la metà ùella scatola cranica : incisione a fer l'O di cf!vallo che comrnciA olia r egi on e preauricolare, rim on ta con vessa, avvici na.ndo~i alla regione m ediana e dist;ende alla l"<'gi cm e postauricolar e, restando sepa r ate le due es·r ern ità dell'i n ci ~< i o ne pet• un intet•vallo di 4-5 centimetri, ciò che coslitursce il !Je· duncolo che assicura la nulr·izione del l em bo. La sezione dl!l l'osso venne praticata appl icando ci nque co t•one del piccolo trapano di Roser· sezionando g-li i nt er vAlli con la pinzA del M onlenovesi ; fratLura cou lo ecal pello, del peduncol o o~s e o, ed abbassamen to del vasto lembo osteoplast.ico. li campo oper ativo .cosi ollenlll O compr endeva lulto l a rn elà sini !"tl'a del cer veJJo. L 'osso presenlavnsi alquanto ispessi lc•, non adel'ente


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RIV1$1'A DI 01'0-HlNCl-L:\ H!N OOIATIHA

i n alcun punto alla dura 111aJ r~ ::otlostan le. l u c1~a qut•::ta lungo la s utura sagiltale, notosf'i in corri spondenza del lobo parielnle, comprend endo la circonvoluzione parielale ascendente, un'esteso focolaio di edema ci1·colare di 9 -10 centim etl'i di diametr·o, di aspetto opalescente, cnn qualche punto torbid o, e nei solchi delle ci r co•lvnluzion i una materia gelatinosa. Scalfita la pio, in corrispondenza del focolaio edematoso , suturata la dura madre, co n cri11e eli Firenze, a sopl'll· g-i l lo, mellenro e fissando le esli·emi là dei fili fuori i mur·gini della int:isione del cuoio ca pelluto, abbasstilo e me$Sò a po~ lo lo sportello osteoplastico, apr licata una conveniente fasci atura, R'ebbe uu decorso postoperatorio tlei più benevoli. Soltanto i n quarta ~iorna la la l etnj)eratura salì a 39°, con convul!"ioni. delirio, afasia, perdita della coseienza . Ta le stato duro fino all'ottavo giorn o dt~ll'alto ope1·ativo fJUando scomparsi l'llfasia ed il delirio rilo r·nò intel!ra la coscienza. Da quel giorno son tra scorsi due mesi senza che piu si r ipresentasse Alcun accenno d1 eccitamento cerebrale, conset·vando anzi sempre uno st!'to d i completo benesser·e. L 'autore non può assicurar·e che Iell e =-talo di cose abbia ad esset· dur·aluro, ma fa rilevare come possa.no t•iuscire relativament~ innocue l e piit vaste demolizioni d<' ila scattola cranica, demolizioni ritenute un di pi u che temerar ie, mentre l'emici'anieclomia, oltreché come mezzo decompi·essivo, riesce ellìcacissima come mezzo d i e_.plo'r·azione del cervello in tutte qu elle l esioni cerebr11li nell1• ' (llllli pet• feuomeni a di stanza la diagnosi di sede rie>;ce m ollo dubbia.

G B.

RIVISTA DI OTO-RINO-LARI NGOIATRIA LA!l ii È et L EVI

-

SrRuGuE. -

La. tubercolosi delle toullle.

(Ga~ette tles 1/tipilaMx, l 7 febb1·aio 1 !-)00).

e

La tubercolosi delle tonsill ~ rli sol ito secondaria alla forma polmonare e si riscontra abbastanza frequentemente negli aùultt e molLo Paramente nei bambini, perch~ l ' infezione avviene col tramite del-{li escr·eati, che il bambino per •o più degl ut1sce.


RIVISTA DJ 01'0-HIXO-Ju\R!NGO IATIU A

3W1

La tubercolosi primitiva delle tonsille è mollo rari~, ma però in questi ultimi tempi fu bene t~cce t·tata per opera specialmente di Scholenlcer ( 1893), Ler moyez (1894 ), Dieulaf1•y

( 1895). Vi sono autot·i anzi che la sospettano più frequente ùi quanto comunemente si creda e la incolpano eli essere il punto dÌ partenza di molte tubercolosi dei ganp:li cervicali e di qualche l'orma tuber colare delle meningi e dell'oreccl tio medio. Il bacillo infettante può essere portato sulla tonsilla col mezzo dep;li alimenti, dell'aria o di qualche oggello con taminato, come p. es. uno specch ietto laringeo. ln malattia decorre per lo più subdola e con form11 benigna; ma in certi ca!"i assume andamento rapido con grave disl'a.s;ria ~ dolori irradianlisi verso l'orecchio. In questi casi la ma lattia ha tendenza ad invadere il faringe ed il larin~e e conduce ad una cachessia progressi va che teJ·mina con la morte in un periodo di uno a (juattro m esi. La diagnosi è abbastanzA facile quando l'infiltrazione abbia gia rA ggiunto lo stadio ulcerativo, ma è dif'ficile quando ci si trovi dinoaozi ad un organo semplicemente ipertrolico o debolmente infiltralo . l n ogni cAso è necessario l ' esame microscopico, il quale ri vela la pr·esenza del bacillo specifico. Bisogna tuttavia ~ua rdar·si da~li err ori e tener presente la possibilità di conf•mderla r.on delle ull!erazioni sifìlitiche, con l'epitelioma, col lupus e con certe infezioui ton;sillari a deMrso lento dovute al bacillo di Vincent. L'esame batteriologico m osll•a in questi casi un bacillo fusiforme mescolato a de~rli spirilli e l' es-ame obiettivo locale mostra un essudalo pseudomeinbranoso, sopra una superficie cot•rosa, sanguinante facilmente. Il decorso è anche più acuto. Il trattamento preventivo consiste nel tenere disinfettala la gola con gargarismi antisettici, per impedit'e l'infezione col mezzo degli espettorati, nei tisici. Il trattamento curutivo generale è il consueto, con olio di fegato di merluzzo, ar senico, tannino, ec:c., e il locale consiste in polverizzazioni della gola con una soluzione fenica debole ('l p. 500) o una soluzione dt re11orcina a 4 p. 100. I toccamenti con acido latttco puro, il nitr·ato d'argento, il naftolo canforato ecc., dovranno essere impiegati nelle forme ulcerose, e se le ulceri sono r ibelli bisognerà ri correre alla ignipuntur a e anche al raschiamer.to.


4U0

RlVl:;TA Ili OTli -Hl:\0-LAfll:\GOIATRlA

Nel1a forma dolor osa il clorid1·ato di cocaina solto for ma di pasti gl ie, di gar garismi e di venn ellature, l e in:;ufltazioni di or tofo•·rnio, i frammenti di g hiaccio eh~ il mal ato lasci~rà fon dere in boc·ca calmeranno il dolor e. A llorquando rruesli mezzi sono insufficienti, l'in iezione di m orfina può ancor a cal mare l e soffer enze. Nell a disfagia grave, ali m entazione con uo va, gelato, succo d i car ne con ghiaccio, clisteri nutritivi. M M ORF: S TTN. -

Ferlt& trasvers ale del laringe.

(Ga.e ette

de.'< ff,jpitau.e, n. 15, 1!100) .

La seguente storia clinica ha un certo iote1·esse, perchi> dimostra come si possano a vere spl endidi r isu ltati dal pron to in terveulo, snelle nelle ferile del laringe, che fino a pocl1i an n1 or sono erano ritenu te anche dagli autori classici, non sutura bili . Edoa1·do C., di 27 suni, ha tentato di suicida r si il 14 di cembJ·e. Egli si è prodotto, rnddiante un r asoio, due V<ls te feri te, una all'avarnb•·accio sin ist!'o, l'alt r a al collo. T utte e due sanguinano abbondantemente e quella del collo determina pur e fenom eni ;:n·avi di soffocazione. ()uesti cessarono abbastanza rapidamente, mediante oppMt,una compressione che calmò l'em o rra~od<~ e l'i nft:!l'mo po l é es<:er e trnsporla lo all'HOtel · Di eu nel !>er vizio di Lucas·Cham · pionnii ·re. Dopo tre ore dall'accidente l'autor e lo tr ovò di un estremo pAll ore. col pol so debol e e t'retJuenlla. I l ferìto era calmo, colla ksla A ~ssa, e la r espirazione frequente. Il sangue fa ceva Jn(l!'lrn di sè ~ ttraverso la rn Pdicatura pr o vvJsOI'ia. Egli po· teYn pt~rlare a v oce ba !'sa. T <,lla l11 mediCil lu•·a la voce er a abol ila e la r espi t•azione si efl'ettuava per la l<~rita . L'inci sione e1·a tra s v er s~;~te, leggerm ~> nle inclinata in ba!'sO e a desLt'a, fatto pressorlll! col'tante nelle fertlc del coll•l a scopo suicida . L unJ[hezza S centimetri. Era si tuata in cor-ril'pondell7.a d•• llo spazio cricoti rnideo. L a larin g-r era aper ta a li vello di questo spazio e per rapC1"lliJ'8 bea>t te ,;i ,·edeva la parete poster iore del cunrlollo. Chtu!'e due arte1·iole san !!ui nanli, si videro incisi i muscoli ;~ te r no-tiro ideo e cleido-ioid•, o dE'sir i, nonché il cr ico-tiroideo .


RIVISTA DI OTO-RINO-LARI~GOIATRIA

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L' auto~e m~>diante il soltile ago di Reverdin curvo elle s~rve alle suture intestinali, col catg ut 00 fece una prima serie di punti sulla membrana crico-tiroidea senza passare attraverso la mucosa lar ingea. L'estr•emilà sinistra della ferila, interessando la cartilagine liroidea, fu pure questa sutur ata, stringendo dolcemente il Ilio, per·chè la linguetta sezionata era molto friabile. Sutura dei muscoli intrinseci. Sutura dei muscoli sotlo-ioidei. Sutur·a cutanea mediante crine di Firenze. Tutto senza anestesia. Il malato potè subito parlare con voce naturale . La feri ta dell'avambraccio fu pure riparata. I n 8" giornata fu fatta la rimozione dei punti al crine di Firenze e il malato lasciò l'ospedale in perfette condizioui. Durante la degenza il paziente nou fu condannato al silenzio né a r egi me speciale. La voce è rimas ta inaltet'ata. M. GRoSSARO. -

Colpl 4l revolver nelle 4ae oreoohle. -

(Bulletin de laryngologie, ototogie, ecc., 30 dicembre 1899).

R ... 5U anni, ha tentato suicidarsi tirandosi tre colpi di revolver, calibro 7, nell'ot·ecchio destro e uno nell'orecchio sinistro. Egli appoggiò il gomito sul bordo della tavola e la canna dell'arma, for-temente applicata al condotto uditivo, ciò che spiega la poca penetrazione della maggior parte de i proiettili. Ebbe emorragia dai due lati, ma senza perdita di coscienza, né fenomen i cerebrali. Delle tr·c palle di destrH, ùna fu levata 15 giorni dopo il tentativo. Il proiettile ùi sinistl'a fu pure levato con le pinze. Al dir·e dell'infermo rester·eubero ancora due palle nel cranio. La prova radiogr·afìca però non ue mosl~a nettamente che una, collocata nella regicne faringo-mascellare. l.a radiografia presentata dall'A. è molto bene riuscita per·ché oltre il proiettile, dimostra nettamente i conlor·ni delle diver·se cavita della faccia. l Non si può tuttavia escludere, che anche il quarto l'roietlile si trovi tuttora incuneato nell'osso temporale e che la radiografia non riesca a mettel'lo iu evidenza. l r·aggi X, come ~ noto, non attra ver;;ano le pareti ossee di qualche spessore. M.

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RIVISTA DI OCULISTICA Dr: LAPER.SON NE. - •eurltl ottlobe legate alle slnulltlsfe-

noldaU ed alle malattie della renooavltà delle fosl8 nasa.U. - (Recueil cl'oph talmologie, n. 'IO, 18fl!l). Sono noti i r apporti i ntimi t1·a il seno sfenoidale, i l canale ottico e la pri ma par te del trag1tlo del nervo ottico nella CRvita orbilar i.a; la par ete esterna del seno in dietr o é io r ap· porto col seno cavern oso, in avanti col canl\le ottico e con la doccia, che continua il canale dalla par te dell'or bi ta. Lo stesso ner vo ottico più innanzi non è mollo lontano dalle cellule etmoidali posteriori, che qualche voiU\ comunicano col· seno sfenoidale. È stato gia osservato clte certe atrofie o ttiche di crescenza di origine dubbia (p. e. la malattia di L eber) sono dovute ad uno sviluppo i r l'egolare del seno, per cui si ha la compressione leo la del ner vo ottico nel suo canale (Berger). Un pr ocesso analogo, ma a decor so piu l'apido, secondo l'A., si v erificher ebbe nei casi d' infezione siousitica; si avr ebbe la nevrite o la per inevr ite acuta r etr obulbare di De Gr aefe, ri velantesi con amaurosi istantanea o con un restrin gimenlo del CV. L'esame oftalmoscopico riesce nep:ativo, almeno a princi pi o della malallia; appena srumato Il contorno della papi! la, le vene sono diminuile di calibr o, non esiste pr ominenza papi Ilare ; é più lardi che si osserva il r eperto della vera atrofia della papilla. Ogg1 non v'ha dubbio che l'edema papiJJare sia dovuta Ad unn iof.aione propagantesi per le guaine del n€'rvo ottico. Se la neul' ite é bilaterale, con tutLa pr obabilita il processo infettivo ha sua sede nell'encefolo; se invece è unilaterAle, l'infezione l1a colpilo il net•vo al di solto del chiasma o nell'inlei'IIO della cf\ vita orbilaria Ora le sinusili sfenoidali sono frequenti e spesso passano inosse1·vate; le rin o·farin gili super iOri , pu r esse mollo comuni e t•ibelli, possono ad un dalo momento propagarsi al seno sfenoidale solto l 'i111luenza di uoa nuova inf~zione (co m~ p. e. l ' influenza, il morbillo) od aucl1e di una cori zza acuta, apportando le gt•avi conseguenze notate da parte del nervo otlico.


RIVISTA DI OCULISTIOA

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L'A . conclude, affer mando la neces3ita di t•icercat·e con cura lo stato del seno sfenoidale, delle cellule etmoidali posteriori, della par~e superiore della dietro cavit-à delle fos!:e nasali nei casi di neurite ottica con stasi unilaterale ; so venti l'esame di dette parti fara rilevare il punto di partenza della infezione del nervo ottico. L'intervento c0l metodo di Zuckerkandl permettel'à di far cessare la suppurazione siousitica; sventuratamente desso non ha ~he una debolissima azione sul nervo ottico, le cui lesioni vanno fatalmente a finire nell'atrofia. C<f.

Le•lolli oerebr&lllD un oa•o 41 oeoltà aoqol•tta per l oolorl. - (Scottisch M ed. ancl Su rg. Journ., dice mbre 1899).

MACKAv e D uNLOP. -

Il caso clinico rifer ito dagli AA. Il il primo di acromatopsia completa, seg uito da autopsia del sogg-etto; le ri..!er che bibliografiche, fatte dai medesimi, hanno dimostr&to che non esiste nella lettera tura medica, che un ~olo altro caso (quello osservato da V:art·ey), nel quale però tt·atlavasi veramente di emiacromatopsia destra. Si tratta di un uomo, di 62 anni, che fu colpito da acromatopsia completa poco dopo, che gli si e ra fatta la diagnosi di cancro dello sto maco. L'esame subbiettivo rivelò in lut una emianopsia omonima doppia, completa per i colori, incompleta r ispetto alla percezione della luce e degli oggetti, per· cezione ben conslc'rvata in corrispondanza dell!i macula lutea. Circa 5 mesi dopo il cominciamento dei dtslurbi visivi, sopravvenne bruscamente la emiplegia destra, in seguito alla quale l'ammalalo morì. All'autopsia si riscontrò il cancro dello stomaco; il cervello però non prese ntava alcuna lesione in corr ispondenza dei centri molori e delle fibre motrici, capace di spiega l'e la emiplegia. l nervi ottici sembravano sani, ma i due lobi occipitali avevano placche atrofiche; si notava inoltre atrofia della parte posterior e delle. due circonvoluzioni tempot·o-occipitali con maggiore estensione a destra, ove i tessuti erano distrutti più superficialmente, mentre a sinistra le lesioni era no più pr ofonde ed avevano invaso il pavimento del ventl'icolo laterale, più una piccola porzione della sostanza g rigia della


40J

RIVI STA DI OCULISTICA

sci ssura calcarea. L a cor ona delle fibr e ottiche era invasa du amendue i lati. L 'esame microscopico rivelò trattarsi di uoa cl egeoerazione ialina della tunica avventizia dei vasi , la quale in gran parte aveva ostacol llto l'alll usso del sangue ver so le parti lese, pe1· m odo che ~li elementi islologici delle cellule e deJie fìbre nervose erano rimasti co m pl etam~nte distrutti. L a perdi ta compl eta del senso dei colori si trovava aduuque associala a l esioni delle due cir convol uzioni fu sifot·mi, lesioni deli mitate e si mmetriche, tanto da autorizzar·e a concluder e che se ver amente el"iste uu centro special e per la percezione dei color·i, questo deve avet•e sua sede nella sostanza ~rigia delle notate cir convol uzioni. Vat·r ey nel caso sop1•a rico1·dato ave.valocalizzato il cen tro della sen sibilità cromatica nella porzione più bassa del lobo o ·cipitale, probabilmente alla parte posteriot•e delle cir con voluzioui linguale e fu siforme. C?.

M. c. G ERIIA RDT. lntentlsl&le. -

L& oeottà per n bleu nella Defrtte (.\ll ii,nclt. metl. Wochensch., jan. 1900).

Fin dal 1897 Kiiuig e Simou avevano segnalata la fr·equenza r elativa dell'acromalt>psia per il bleu n ella malattia di Bl'igbt; su 25 CASi esaminal i, i4 erAno alfclti da r elinite albuminurica, 3 da r elinile silìlilica, 3 c.Ia r etinile cen trale da causa i gnota e finalmente 5 ila scollameuto r etinico. Astrazione fatla di questi ultimi cinque c~:~si , l'aci·ornalopsia per i ra ggi bleu era quusi sempre local izzat a al centr·o del campo visi vo ed in molLi malati er a scompar sa quando si et·a avuto un miglioramento nella r etinit e. Questi fslti spinsero l' A. a r icet·cm·e l'esistenza di q ueslo :;reoere di acr omatopsia nei nefr i Lici Pd il ri sultato dell'io· chic>sta in due vecchi, colpiti da nefrite in ter stiziale, fu positivo. Questi malati di sti nguevano tutti i colo1·i dello sp1-- ttr o, ad eccezione del bleu, ch e loro appariva ner o. A nche Landg-,•at ricord a di aver O!"serv alo nella clin ica del pro f. Gel'h81'dl un so.Lur·nino con ncfl"ile inLors tiziul c , i l 'luale o sSC' t·ivu di veder neri tutti gli oggetti colorati in bleu . Dunque la ceci tà pel l1leu pare costitui re un sintomo proprio del quadr o clinico della neft·ite in te r·~ lizial e. CIJ .


405

RIVISTA DI ANA l'O~II A E FISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGICA

Effetti della trulone della Ungua. - (Dal Medical Press, 31 gennaio '1900).

LAHORDE. -

All'Accademia di medicina di Parigi Labot·de parlò sul mec· canismo del t•iftesso t·espir·aLorio e la trazione della lingun. Se sopra un animale vivo moderatamC'nte aneslesiaLo si eccitano i tronchi dei nervi laringei superiori, si osserva una agitazione più o meno intensa con sforzi respiratorii disordinati, e, se l'irritazione continua, il lutto finisce coll'arresto dei movimenti respir·atori. D'altra parte, eccitando le terminazioni der ner vi pneumogas lrici in un animale posto per esperimento in uno s tato di asfiss ia o di morte apparente, si vedono l'itornare i movimen ti regpit·atori, colla Lraziooe della lingua; cosicché con questa irritazione nelle condizioni anormali di asfissia o di morte appa rente, si provoca il ritorno dell'attivira respiratoria, invece di produrre la s ospensione o l'arresto di essa. Il Laborde trasse rla questo fatto una doppia applicazione del metodo meccanico ddla tr azione della lin~ua, cioè la .tt•azione ritmica ed intermittente quando si tratta di risvegliare e di mantenere il riflesso respir·atorio, e la tr·azione continua quando è necessario ottenere l'arresto di un'attivita morbosa , come lo spasmo del diaframma che costituisce il singhiozzo. A. M. Lo~1MEL. -

L'origine dell'aoldo 011aUoo nell' urina. (Deutsche med. Zeitung, 1900).

Ecco le conclusioni alle quali arriva l'autore, risultanti da una serie di esperimenti falli sopra se sLesso: to L'acido ossalico che si trova nell'urina umana dipende in piccola parte o quasi per niente dall'acido ossalico introdotto nell'organismo coi cibi; 2o La maggior parte di esso è formalo nell'organismo stesso;


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RIVISTA DI )I.!LA'l"l'l E V:E:"ERF.E E DELLA PELLE

3° L 'acido ossalico che si trova nell'ur•ina dopo che si è intr·odoLlo una grande CJUantité. di ossalati coi cibi è solam ente in piccola pr oporzione ri spelto a quello inlroclolto; 4° La eliminazione dell'acido ossalico non sta in diretta r elazione colla decomposizione d ell'albumina; 5° I cibi riccbi in nucleina, oltre al ben noto aumento di acido urico inducono uo considerevole aumento dell'acido ossalico; 6° I cibi ricchi in ~?el alina anche aumentano la seci'ezion e dell'acido ossalico. A. M.

RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

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L'aoldo •olforo•o oome rimedio nelle ma· lattie della pelle. - (Merlical Press).

RomNSON. -

È indubilato che la mag~ior par·te delle malattie cut~:~nee sono dovute a micro·O r~a nismi, e quindi i rni gl ior·i rim edii per esse sono quelle sostanze che pt·oducono la distrazione della flora cu tanea. L 'acido solfor oso è tra queste la più adolla, perch i~ i suoi effetti si appr ofondiscono m ollo nella spel'lsezza della cute, senza lasci81'vi mHcchie. La sebor rea secca. ed oleosa. precorrill•ice dell'!ilopecia. cede facilmente al trallamento coll'acido. Basta fregare l'intero cuoio capelluto o~ni 2i- ore coll'acido solfor·oso di r ecente preparazione. e lavnrlo una vol ta alla sellimana col comune sapone giallo. La stessa cura sarà utile per lo ~ebo rrt>a in qualunque altra parte del co rpo. Nell'acne gia suppurato l 'acido ncn rliluito deve essPre passato con una sp:a zzola sul la pelle due volle al gior·n o. Nell' impeliggine parimenti ri esce utile quanto CJUa· luoque altro germi ci da, se applicalo con per·s•slenza: quando fJU esla si trova nel cuoio et:tpdluto dei bambini, bisn~na lavare le a t·e~ eon sapone m olle ogni giorno e poi passarvi l'acido no n dilui to con frequenti intervalli. Per l'iniert r iyine !>i adoper·i l'acido soll'or·oso Jilu1 L0 a par·ti e~ uali con alcool ed 8CfJil8, asciugando poi le par·li con polvere disseccante fatta di amiùo ed acido bor ico. 13isogna avvertire nel prescr i·


RIVISTA DI YALA'l"l'lE "l>~ERF.E F. DELLA PELLE

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vere l'acido solforoso di aggiungere « di recente preparazione "• per evitare l a produzione di escat·e determinal e dalla trasformazione dell'acido solforoso in acido solforico.

A . M. L nJPIUS. -

Sul perlooll del t'Uraaooll della faoola. -

(Deul.w:he med. Woc!tenflchr., n. 10, 1899).

M entt·e i furuncoli non rappresentano ordinariamente che semplici infiammazioni l ocali senza alcun per·icolo, le quali sono oppena avvertite pel leggier o dolm·e che produ.cono e per l e lievi linfangioiti che ne cleri vano, i furuncoli della faccia e in generale della testa, presentano un per icolo sreciale. I nfatti esistono connessioni tra l e vene delia faccia e quelle delle meningi, pol' le anastomosi tra la vena faciale anteriore con la vena oftalmica, che si getta poi nel seno cavernoso; come put•e per le CO!tnessioni di esse colla vena giugulare esterna e interna , che spiega no come prot:essi infiammatori della faccia che diano lungo a fl ebiti, possono esser causa consecutivamente di lrombo:;:i dei seni e di mr.nin gite purulenta secondaria, oppure di pi emia generale per la fu sione dei trombi stessi. L'A. osservo quattro ca~i di furuncoli del viso, in due dei quali si ebbet·o infarti purulenti ai polmoni e meningile con esito letale; negli altri due, !'li ebbe tardivamente ascesso cer ebrale in uno, e nell'alll'o potè infine attener si la guar ig ione. I n uno di tali casi si tl'aUava di una donna di 25 anni, la quale pr·esentò una furun colosi del viso, la quale produsse un'infiammazione purulenta, data dallo slafllococco piogeno Aure0, in alcu ne ar·Licolazi on i.

E. T .

M. G. ALBERT . - Cara 4ell'lo4otormlsmo oataneo. - (Bulletin gén ér•al de thérap., 23 febb1·ai() 1900).

L'autore cercò sperimentalmente una sostanza che permetta di guarire t•apiuamenle le eruzioni bollose e pruri ginose che s i pt·oducono in corrieponùenza dei punti dove venne applicato l'iodoformio. Tali eruzioni, causate <la vel'e idiosi ncrasie, l'ono spesso penosissime. Pertanto, secondo I'Aiberl, si possono guarire rapidamente, ed anche prevenit·le, mcùiant~ l'applicazione di allume o di solfato di pt•otossiùo di ferro. Egli pertanto pro-

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HIVJSTA IJI M ,\LàTTlE \' .1:::\EHI::E E DI::LLA PI::LLE

cede in la l modo: l e parli ma late debbono esser bagnate con cura, mediante un grosso batuffolo di colone id r ofilo imbevuto di una delle due soluzioni sopracennale. Non bisogna spr emere r·api Jamente il ba tuffolo ~ulla perle malata, ma !Jensi bAgnar questa con la solu zione in parola, nel mentre si pratica una frizione mollo vigorosa ed abbastun:ta prolungata . La soluzione satura di allume al dieci oppur·e al trenta per· 100, secondo la ~ravi là o la sede delle eruzioni bollose, ha un efretto immediato. In pochi m om en ti scor gesi divenir cir·coscrilto e rapi Ja mente spA rire ogni disturbo. Il prur ito, dappr ima inSOfJporl3 bile, cessa qua~ i per i ncanto; nr i casi eccezirmali nei quali r icompar e, una seconda applicazione del rimedio Io ra sparire compl etamente. Cnsi pure, dopo una tale m ed icazione vf\ pr·ogressi,·amente dimllluendo l a sensazione di calore e di bruciore della rar·te m alatA; le pi t~p:h e cutanee impallidiscono, le vesci colc e gli essudati i nfiltrali si r·iassorb• •no e si ricopr ono, nel termine di ventiquattro ore, di croste giallaF-lre, mentre la desquamazione è pressocltè nulla. G. B.

M. A. Eooowr::s - lKedloazlonl alla gelatloa. - (.\'fe,[ical T imes and llo.~p . Gn:•eittl, pag. 607, 1800). L 'autor e mo.slrasi entusia~ la delle medicazioni alla g(-la· ti na, di cui si servì l' U una in taluni casi di eczema, di tigna, di impetigine, di zona, ecc. Egli consiglia l a seguente formul a, che J'i~conlrò costantemente ollimn: Ossido di zi nco. GelRtinn Glrct>ri 111\ Acr1ua

parti una due ",, tre quattr o

Onùe prepa r nr e tale rnis tura, occorr e l11sciar e per qualche ora la gelatina nell'acqua, ri scaldando tal l i•1uido quando dehbonsi aggiungere le alll'e sostanze. La miscela conser·va durante pa1'ecchi gior ni una notevole consistenza, poscia è necessario a g~;iun ger·e dell'Altra acqua. Occorre prati ca re uguale aggiunta quando In mistura vr nne più volte riscal· dAta. Per impi egare si mile m edicazione abbrsogne lavare pr e· ventiYamen te la pa r te mnlala con al cool, quinJ i ~par ~er vi sopr·a una polver e compo~ ta di quattr·n pa t·li di amido ed una di cal omelano


RIVISTA DJ TEOXlCA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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Tnle medicazione vien r icoperta con la mistura gelatinosa, e successivamen te mediante un'ordinat'ia fasciatura ovatlata. Nei pl'imi tempi, tal medicazione aevesi cambiare tutte le set· timane, in seguito tutti i mesi, e soltanto ogni tre mesi quando la cura è progredita. Tal metodo curativo avrebbe inoltre, secondo l'autore un altro vantaggio: esso costituisce un t!C· cellente mezzo di contenzione per;le vene varicose e pul'l tener luogo di calza o di fùscialura elastica. G. B.

RIVI~TA DI TECNICA E SERVIllO MEDICO M[LlTARE I qaa4rl 4el oorpo aaaUarlo mUltare la Franola. Il corpo sanitario Jeli'Ascrcilo francese è composto come segue, in base all'ordinarnent0 del 15 aprile 1808: 1 médecio iospecleur général (lenente generai..-) (ti~>) Il id. ins pecteurs (maggior i generali) . . (62) 45 id. pr incipaux de tre cla;;se (colonnelli) (60) 60 itt. priuci paux tle 2me clas!:'e (lenenti colonnelli) (58) ~HO id. majors de tre classe (maggiori) . (5()) 500 id. majors de 2mo classe (capitani) . . . (53) 400 id. aide-majors de tre classe (lenenti) . . (52) 100 id. aide-majors de 2me classe (sotlotenenli) (52) In totale 1457 medici mililari . (l numeri che abbiamo aggiunto di fian co a ciascun g1•ado indicano il limite di età per il collocamento in riposo). Uo progetto di legge , già approvato dalla Camera dei deputati ed ora io esame presso il Senato, porterebbe questo organico fino a 1473, aumentando 10 majors de tre classe e 6 aide-majors de pr·emiè re. Il senator e Treille Ila ora:presentalo un emendamento, con cui si pr·opone una differente proporzione dei gr adi. I tenenti generali sarebbero portati da 1 a 4; i maggiori generali (inspecteurs) da lt a 21; i magg iori da 340 a il!lO; i capitani da 500 a 450; infine i tOO srJI.lote nenli, in vece di essere


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RIVl::-TA lJJ TEC'~ lCA E SEB\'lZIO M ED TCO MILITARE

tu tti comandati, come coll'attuale ordi namento, alla scuola d'applicazione .del Val-de- Grltce, dovr ebbero esser deslinati al l-'ervizio effettivo presso i cor pi . I l pro~e tlo Trei lle, a quanto dice il Pro,qrès m ilitair e, ha avuto rna buona acco~lienza per parte della Commissione senatoriale dell'eser·cilo. Esso, dice il prefato giornale, costituirebbe un sensibile pr ogre sso per quanto r iguarda la proror·z.ionalità dei gr·adi. Farebbe infatti cessa1·e l' anomalia della esistenza di un s::olo med1co col g t'éldo di gen erale di divisione; e farebbe si che la dit•ezJOne del ser vizio sanitar io d'ogni corpo d'armata, come puPe il comando delle due scuole, fossero affidati a ufficiali generali. Cosi la proporzione fr a gli ufficiali generali ~ i 105 colonnelli e tenenti colonnelli del cor po sanitar-io sa'r ebbe pr ess'a poco l a stessa che nelle altr e ar mi e servizi, e farebbe ce rtam ~ute dimin uire le troppo numerose d1missioni dei medici dei !!radi infer iori . L'ar ticolista rlel Prno rès mililaire non appr nva per ò l'ultima p11rte della proposta Treille. cio··· la snppr e;:sion e del ti r ocinio (stage) al Val-de- Gr >\ce, che equi varr t bbe, egli dice alla soppr·essione del la scuo'a. Si desideri no pu re delle m o· difìcazioni all' in !>ep;namento, si pet·metta agli allievi di fr equcntar·e le grandi cl iniche della capitale, si faccia lor o pren· dt>r·e prnlica, dur ant e il tir ocin io, dt>l ser vizio r eggimt>ntale, del fun zionamento delle commissioni di ri for ma e d'!l ser·vizio del la l tlva. Nulla di m eglio di tutto ciò; m a sopprimer e J'insegnamr·nlo delle specialità medico- militar i: rl1ir·ur gia di l!uerra, ep id emiologia, igiene mi li tar·e, ccr·., sar ebbe commettere un formidabile er r or·e, e privare le future {lenerazioni dei nosll'i medici mi lilari di cognizioni che non potrebber o mai acquistare in nessu n modo fuor r della scuola dP.I Val -de-Gr~ice .

Qu~>sli fatti e I'JUesle osservazioni, benchè r ifer·enti si a un P.ser ci to str aniero, l i cr ediamo interessanti ed opportuni ad esser meditati anche prPSSO di noi. Il nostr o Corpo san itar io, brnché piu piccolo di circa la metà di quello francese, ha con esso una g randi' analogia, es!"endo presso a poco identico il funzionarnento del Ser vi zio sani tario, anche nei piccol i rlettagli.


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RIVISTA DI BATTERIOLOGIA F.

Clroa un nuovo paeudo-gonoooooo lntraoellulare nella oongluntlva dell'uomo, ooloi&nteal ool Gram. - (Zehender's klin. Mon.astbl. j . A ugenlteilk. , X XX VII, pa~. 271).

KRUCKENOERG. -

Nella secrezio ne di un individuo afle llo da abbondante catarr o congiuntivale, l'autore poté dimostrare un gran numero di diplococchi dispos ti a chicchi di caffè, i quali in parte si trovavano a ll'esterno, e in parte, precisamente com e i gonococchi, nell'interno dei leucociti, disposti come un mucchio d'api. Questi erano pel'fettamente colorati col Gram. Le culture pure sul siero sang uig no del Lolller fecer o rilevare uno scarso sviluppo, alquanto più abbondante sui ter·reni di cultura dei gonococchi. La facoltà di resis tenza alla temperatura era molto accentuala, nè si verificnvu la morte prima di um soggiorno di 86 ore in ambiente caldo. Una cui tura di quattro settimane tl'asporlata sulla congiuntiva dell'uomo non diede luogo a reazione a lcuna. B. T . DEEL EMAN.- Sul oontenuto batterloo del vaoolno. -

(.4r-

ueiten a~ts de m kai.qerl. Gesundheitsamte, vol. X I V). L'autore, esaminando dal Ialo batteriologico parecchi esemplari di vaccino provenienti dai diver·si is tituti vaccinogeni della Germania, ha constatato che più il vaccino é fresco, e più contiene in abbondanza dei batter i. I balteri più comun emente riscontrati furo no i protei , il b. coli, il b. subtilis, parecchie varietà di s tafì lococchi Con CJUes ti batteri s i fecero e s perienze di inocula zione in animali ; molte inoculazioni riescirono negati ve; qualche accrdente si ebbe usando il l'. coli ; mai s i ebbe la mot'te degli animali. Il contenuto batterico va diminuendo in propor·tione alla quantità di glicerina contenuta nel vaccino e alla sua durata. Quando il vaccino dala da un mese, la ma ggior parte delle specie batteriche sono scomparse, o hanno perduta la loro azione. L'autore quindi consiglia di impit:gare il vaccino glicerin ato, rhe abbia la durata almeno di un mese.

te.


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RIVISTA D'IGIENE .......

Pro f. B. Gos10. - La mal&rl& d1 Gro••eto nell'&uno 1888 . - (Il Policlinico, ,·ol. VII , 1900) Come centro di stud io l'autore pr opose al prof. Koch la cittA eli Grosseto, per le seguenti ragioni: 1° per chè Grosseto e i suoi dintorni 1·appresentano regioni di malaria grave.Di fallo dal 20 giugno dell'anno ~corso si no all'estinguersi dell'epidemia si osservarono -i95 malarici indiscutìbilmente diagnosticati al mict'oscopio come casi positivi e di nuova infezione. E questi casi certamente non sono tutti sopra una popoia~::iooe, che nei mesi di luglio, agosto e settembre, si riduce al la meta ed anche ad un terzo. 2°. Per la re lati va vicinanza della ci t la ai focolari ma larici. 3°. Per la hèn nola ospitai ila e cortesia degli abitanti di Grosseto. 4". Perché Grosseto presen tava all'autor e l'opportunita di raggiungere presto per ogni even~nza di ufficio, i labora tori di Roma . l lavori, divisi i n due periodi, ehbet·o in complesso principio il 21> apr ile e continuar ono fino a lutto il dicembre. Parte I. - L e l'icercl1 e del primo periodo (dal25 apr ile al l' agosto), ebbero per i scopo di studiare se fos sero analoghi od identici i parassiti enJoglol.mlari dei diversi animali, in confronto di (Juelli specifici mala•·ici dell'uomo e fu conchiuso che finora mancano prove a favore della possibili t& che i parassiti propri della malaria dell'uomo esistano anche i n altri animali. Per le indagini sull'uom•) malarico furono esaminate 658 persone, delle quali 408 eran o indubbiamente malar iche, cosi ripartite: febbri quarlane 15, tutte r ecidive; f~bbri te•·zane 202, delle quali 9ti nuove e 10li reci dive ; febbri estivo-autunnali 19 1, di cui 151 nuove e 40 •·ecidi,·e. l casi frest:hi o di nuova infezione apparvet·o solo a datar e da un punto ben determiualo, e precisamente dal giorno 23 giu~llo, cosicché fu c·hiaramen le dimostralo che « il fenom eno della malai'Ja si sviluppa intenso lutto d' un colpo ad un de· ter minato momento, prima del qu<1le havvi un periodo p•·o· priamenle non malarico, dappoichè lulli gl'inferm• che, lungo esso, vengono nl med ico come mula•·ici, all!'O non SOIIO che


RIVISTA D ' I GIENE

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recidi vi d'un'infezione a<!quisita l'anno prima e solo apparentemente ad intervalli guarili. Il periodo veramente pericoloso quindi per l'anno 1898, sarebbe compreso dag li ultimi di giugno fino agli ultimi di ottobre. Ne risulta adunque che il fomite del materiale infettivo è per· ogni anno, rappresentato dai malarici recidivi, che, non ben curati al primo attacco e neppure radicalmente curati ad og ni s uccessivo, mantengono per circa otto mesi dell'anno il germe, che poi succhiato insieme al sangue dalle zanzare nella calda stagione é propagato ad altri individui sani. Solamente il chinino. usato a dovere fino dal principio, non solo per troncare l'accesso, ma per impedire la recidiva, distruggendo cioè lutti i parassiti malarici nell'organismo malato, potrà spezzare l'anello formato dalle r ecidive ma lariche ed abbattere il ponte, che allaccia la vera stagione malar•ica di un anno con quella dell'anno seguente. Il prof. Koch affidò all'autore tale studio fondato sulla diag nosi precoce delle form e melariche vergini di trattamenti empirici, sulla sollecita, razionale e proporzionatamente energica chinizzazione lungo la malattia es trinsecata e sulla razionale e periodica chinizzazione dopo la g uarigione clinica. Nel sang ue di tutti g l'infermi recentemente colpiti dall'in· fezione malarica mancano le t'orme parassila l'ie alte a flagella r si. Queste non compaiono che dopo ri petuti attacchi febbrili, cosicché pr evenendo per tempo le recidive il par·as sita non raggiun gerà quelle fas i, che lo rendono refrattario al chinino e cos tituiscono il punto di partenza per l'infezione delle zanzare. A Grosseto la malaria s i distribuisce nella popolazione stabile a focolai, e le varie form e di febbri, come terzane ed estivo-autunnali, tendono a d aggru pparsi fra loro. In parecchi focolai fu possibile di r iutracciare in qualche recidi vo la sorgente primitiva dell'infezione. Nei capannoni campestri ove alla notte si riuniscono per dormir·e gli oper·ai con domicilio variabilissimo, furono tro vati anofeli in g ran copia, alc uni dei qua li rico nosci uti infetti. L'esperienza ha dimostrato cile il pericolo d'infezione per mezzo delle zanza re é maggiore per l'abitato anziché per la campa gna (enormi ca pa nnoni di pag lia, isolati in mezzo ad una pianura popolata di sta~n i). Ove più persone convengono, più ffl cilmente può for·marsi un focolaio ma la r ico.


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HJVISTA J./ I Gl.E:'\E

All'iniZIO di ogni f~bbr·e estivo-autunnale genuina, si ha u n'iute rm issione di circ!l 48 ore, d ura n te le quali si può ter apeulicamente agire con molta efficacia e con grande probabilità di es1:rcitare u na favor evole influenza su Lut to il decorso deJJ'in fezione. Per l'appl icazione della chi nina bisogna tener presente che questa spiel!a l a massima efficacia sui parassiti vecchi e la min ima su quelli giovani, cosicché l'intervento più proficuo cor•risponde a circa fi-7 or e avanti all' ins01·gere del nuovo acct>sso. Il m ezzo più sicuro si ollieue con l'esame diretto del sar• gue. Col chinino razit)nalmeote applicato, le t erzan e, anche doppie, cedettero qu<:~si serna eccezione a due dosi di un gramma ; per· la guar·igione cl ini ca delle febbri estivo- autunnali accorsero or·dioariamente 7 grammi di chinino, di cui due erano somministrati nella prima inlermissiono (a poca distanza l'una dall'altro od anche entrambi ad un a volta); due nel la seconda e tre nelle ore mallu line dei tre giorni susseguenti. Qual che volla è necessario di spin:rer e la chinizzazione a 9 grammi. P~r la cura defini tiva od igienica , per le terzane bsstò un sol g ramrr.o di chinino somministrato ogni decade per due m esi consecu ti vi per impedire le re('idive; nelle febbri estivo- autunnali all'incontro, accor ser o generalmente nel primo mese consecutivo alla guat·igione, anche dosi duplicale per· frequenza, vale a dire ogni 5 gi orni. Ricer·che speciali -~ulle zan.:a re come ospiti medi i cle/l'in· .(ezione malar ica - Tanto prima qu~>n to dopo lo scoppio dell'epidemia, si tr ovarono nelle abitazioni, quasi sempre~ quattro spècie di zanza re: culex nemornsus: eu/ex pipiens ; anopheles maculiJ'ennis ( A . claciger; ed il cosi dello pappataci, che non appar tiene ai culicidi. Sca r sissimi furono in città gli anophcles, mentre io campag-na se ne trovar·ono in gr<~n quantita. Relativamente ai r eperti para ssitar i nelle zanzare é da notare che dagli ultimi di giu ~no ai pr i mi di agosto , sopra un gr·an numero d'insetti si trovarono solamente spor ozoidi nelle lllandole salivati e corpi br uni nelle pareti dello stomaco di quattro a11ofelr. Lo scoppio dell'epidemia fu pu r e in r apporto con le influenze termiche, poich~ essa si msn ifestò a G1·osseto tre setliwane dopo che la t emperatura massima per'venue a pet·· manenza almeno a 27'C e la tempert1 l usa degl i ambi enti di


RIVISTA JJ' I GIE:'\1!:

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notte oscillò fra 24 e l!5•C. Ques~e temperatur·e sono otLime per lo sviluppo dei proteosomì degli uccelli e, per analo~ia, sono pure adalle per lo s viluppo della malaria umana. Parte II. - Nel secondo periodo, cioè dopo la partenza della Commissione tedesca, l'autore studiò in collaborazione a l dott. PizzeLti 561 infermi, dei quali 37:2 con r isultato positivo. Di ess i, 4 presen tavano for me miste, 2, cioè di terzanaqua rtana e 2 di ler zana estivo-autunnale; 69 terza ne, 65 nuove e 4 recidive; 15 qua rlane, H nuove, i r ecidiva; 28i- febbri e s tiva-autunnali, 204 nuove e 80 recidive. Dal 2~ apr·ile al 22 giugno si osservarono: 52 terza ne ; 4 quartane e 3 febbri estivo-a utunnali; dal 20 giugno al 31 dicembr e: 127 terzane, t6 quartane e 353 febbri estivo-autunnali. Dal 1" agosto al 25 novembre si ebbero poi 301 casi recidivi e 179 casi frescbi. N el periodo preepidemìco le forme s ono scarse e tutle r ecidi vali, con immenst~ prevalenza delle ter zane sulle altr·e febbri ; nel periodo epidemico la curva si eleva ad un tratto nell'ultima settimana di giugno e raggiunge i suoi massimi apici in luglio ed agosto ; già s ul finire di agosto rapidamente si m itiga, per mantenere un decorso oscillatorio, ma sempre mite, in settembre, ottobre e prima melà dì novembre; scende poi al minimo nella s econda metà di novembre e quindi gr adata mente si estingue. Le febbri quartane compaiono mollo tardi, cioè nella seco nda metà di agosto e sono scarsissim ~ . Le febbri e stivo-autunnali dànno io tutti i pe riodi, salvo minime eccezioni, il massimo contingente alla morbosità. Le recidive predominano dal 1• agosto al 25 novem.bre e nell'ultimo mese dell'anno le febbri terzane dominano sopr·atutto in città, le estivo- autunnali nei dintorni. Sulla temperatura, come fatlore epidemico, le osservazioni dell'autore, s ebbene poco numerose, non confermano i r isultati di Grassi, Bignami e Bastianelli, i quali trovarono cronologicamente coincrdere il massimo numero dì anofeli in fetti co l massimo delle nuove infezioni malariche. Un altro ratton• importante da prendere ad esame è costituito dal numero maggiore o minore di uomini cbe s i espone all'infezione malarica. In ogni modo è dimostrato che l'epidemia malarica sorge br usca, raggiungendo tullo d'un colpo una proporzione notevole aJ un determinalo punto della s tagione est iva e cessa


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l:UVJ STA D'IGIENE

invece gtadalam enl e COJJ uno strascico di minore importanza nella stagione fredda. L ' interrnillenza epidemica sarebbe all'incirca di 7 m esi per Gr osseto, cioè dalla seconda quindicina di novembre fino oltre alla m età di giugno. Indagini sulle ~an.:are.- I n città predominaeono sempre i culex, in campagna gli anophe/e.~. Su /5 case roalar iche (nuove infezioni) ispezionate dal 15 agosto tlno ver so la mela di ottobre, solo in 5 fu dato ri scontrare qualche esemplare di anofeli. I n tutto poi furono Il gli anofeli catturati. Dal H agosto al 21 ottobre inv ec~ i culea catturati, nelle suddette case, fur-ono 483. Nei g ro~s i capannoni del la campHgna gli anofeli gradatamente dimi nuir ono al punto che iu n ovembre nop si riusci più a ri setmtt·arne uno ~olo, mentr e nell'estate si racco glievan o a centinaia. Su 67 zanzare sezronate, provenienti in gran parte dallo capanne camprstri, fm·ono riscontt·ati sporozoiti nelle glandole salivat·i di due eule(l) pipiens; cisti pigmentate nelle pa· reti stomacali di due anofel i; cor pi bruni di R oss nelle par-eti gnstJ·iclre e spOL'ozoiti nelle glandole salivari di un terzo anofele. Per le couoscenze attuali é probabi le elle i parassiti dei due eule.1: appartenessero al ciclo dell'infezione malarica aviaria e quelli dei tre anofeli al ciclo Jella mal aria umana. Profilassi. - Importa di curar bene il malarico al prin · ci pio della nuova in fezione per preser varlo dalle recidive e di di truggerc, po5sibilmente, tutti i parassi ti nell'uomo per impedire le recidi ve ed eliminare in tal modo i focolai d'infezione. I crileri profì lalLici fondamentali riposano: . sulla diapmosi pr ecoce della forma m alarica ver srine di trattamenti empid ci; sulla r aziona le, sollecita e proporziontltamenle energ-ica clunizzazione, lungo la malattia estrinsecala; sulla razionale e period ica ch i nizzazione dopo la guar i gione clinica. l prepat•al i J1 san ~ u e col orati co n la soluzione di bleu di me.lilene al horace r endono semplice e facile il primo còmpito. Se11 za una ta le ricer ca pr even l i ,·o , o m egl io senza il concOJ'SO del meJico, non dovrebbe essere ammi ni strato il chi nrno, essendo il suo in ter vento una garanzia per u11 a !'OI· lecita ed eflìc~tce cura clinica e profìlattica consecutiva. La chinina deve essel'e sommin istr ata in JeteJ·minal i punti dell'emittenza o della fot·te r emittenza, ~ul l a guid& della curva


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termometrica, con indicazioni di tre ore in tre ore, la quale può rendere anche superflua la quotidiana osservazione del sangue. Per la resistenza al chinino le forme possono essere divise in due gruppi : 1° quelle che cedono ad una chinizzazione r elativamente mite (terzane e quartane); 2o quel!e che esigono una forte chinizzazione (febbri es ti vo-au lunnali). Per le forme cÒmbinale la resistenza é rappr·esentata in ordine decrescente dai sotto- gruppi seguenti: 1° febbri estivo- autunnali recenti; 20 febbri estivo-autunnali inveterate; 3° quartane e terza ne multiple; 4° quarta ne e terzane genuine. Come regola generale si può ritener·e che le febbri estivoautunnali recenti cedono di solito a 7 grammi di chinina, ben distribuiti negli intervalli relativi (2- 1-1) e che quel le inveter·ate richiedono di chinina in r agione inversa della loro età. · Uno-due grammi di chinina somminish·ati rispettivamente 6- 7 oro prima dell'accesso, bastano per troncare le terzane

semplici e doppie, e la guarigione senza ulteriori inlerven Li, si dimostrò, in qualche caso, definitiva. Per la quartana i dati r accolli sono insufficienti, ma si può ritenere che per la resistenza si avvicini alla terzana con qualche aggr·avante a su0 carico per essere meno benigna. Per maggiore garanzia contro una prematura ricaduta, sopratullo nelle febbri estivo-autunnali di recente infezione, gioverà qualche dose di chinina in più, da somministrar si ancora nei primi 2-3 giorni di convalescenza. La chinina (cloridrato o bisolfato) fu quasi sempr~ somministrata per bocca accompagnala da abbondante Jimonea cloridrica. In parecchi casi di scarso assorbimento gastrico, si fece ricorso all'iniezioni ipodermiche od intro-venose , per le quali vie le dosi possono esser ridotte a metà e talora ad un quarto. Cura igienica. - Per le terzane si stabili una chinizzazione profilaltica a decadi ed a lilolo di prova la si pt•otrassc per due mesi. Lo stesso trattamento ebbero le poche f~bbri quartane, le quali offrirono qualche maggiore difficolt8. 27


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. R IVISTA D' IGIE~E

P er le febbri eslivo -autunaali si ebbero buoni risultati coo una chinizzazione ogni 5 giorni per il pr•imo m~se dttll' aYvenuta guurigtone clinica ed O!!n i 8 pel secondo mese. In tutto sai·cbbero dunque circa 10 grammi di chinina per ogni cu1·a. Su 12(; febbri malariclte curate, l'autore non avrebbe avuto che 4 risultati ~favorevoli, per rectdive es livo- autunnali. El!li insiste mollo sul l'importanza di una guarig-ione radicnle di lulli i malarici di una dola reg-ione, la quale signilìca, per sè sola , bonifica di questa reg ione. Proj!lassi. - Se, come crediamo, dice l'A., l' epiùemiologid della malat·ia ha r·agione di basarsi sull' equazione: "zanzara + uomo mah:~rico = malaria » e se, come sper iamo, l'equa zione resterò, sostanzi<:~lm enle, sempre cosi semplice, la soluzione piu ovvia parr·ebbe quella di soppl·imere il 2' termine, col curarne la ~Zu arigione as;:,oluta. Infalli troviamo qui già un prezioso aiuto nella necessità, che, !'Ovra tlulto nei primorrlt dell'infezione, il malarico ha di ricorrere al medico, sicthè la lotta viene arl esser e contro un n~mico per tempo segnato, ed in delìniliva, tutto si ridurrò ad avere dei medici cu ranti ben istruiti sul da farsi . P-ro{losle r·elalioe alla JlN>}ila8.~i. - P er Grosseto e dintorni, per ora, l'autore le t·iduce a tre: 1• O r~nnizza re un servizio d' informazioci e d' inchiesta, per venire a precisa cono!lcen za di ogni persona sospella di albei·gare res ti di una p1·egressa infezione malat·ica; 2• identificare ogni caso, con un r igoroso esame microscopico del sangue; a• curare radicalmente le varie f1>rme di malaria, fino ad essere sicuri della guarigione ig ie11ica. Insomma, Lutto si riduce per una buona ed efficace profilassi, a curare bene ft li infermi, ciò che, se anche non avesse altri benefì cii, conclude l'A., avrebbe già sempre quello di soddis fare ad un dovet·e.

c. s.

T A vsnN A RI. - Le proprietà antlbattarlohe del vlnelU .tudiate rl1petto alla dlffu1ione del oolera e del Ufo. (Rio. d'igiene e eli san. publJl, 1' aprile 1900).

L'A. si è pro posto di ritentare l'argomento sulle proprietà balleric1de dei vini rispetto ai germi del colera e del tifo, ar· gomento che diede luogo a discordi pareri. Le esperie nze


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furono istituite in gui~a da poter stabilire se coll'usare nella preparazione dei secondi e teni vini, o vinelli, come si usa in alcune provincie d'Italia, dell'acqua inquinala da bacilli del tifo o de l colera, si corea pel'icolo di diffondere le infezioni. La prepara zione del vinello fu eseguita allo stesso modo eome si usa nen'Emilia, usando dell'acqua di pozzo, nou s terilizzata, alla quale poi furon mescolati in un lino 15 cm' di coltura in brodo di vibrione colerico, in un allro la medesima quantità di coltura di bacillo di E bel'th pure in brodo. Con dosi diverse poi di vi nello, e aù epoca diversa dal principio della fermentazione, furono fatte seminagioni in gelatina ordinaria a l 12 "f. entro scatole P etri, e. a scopo di controllo, si fecero anche seminagioni dell'acqua inquiual.Ji dai bacilli suddelti. Gli esperimenti dimostra rono che gli ordinari vioelli, anche se pre!>arati con acque infette pet• presenza di g~rmi colerigeni o tifogeni, trascorso il tempo necessario alla loro preparazione, non offrono alcun pericolo di trasporto di detti germi. L'A. quindi, per venire a conclusioni pratiche, esprime l'avviso che i vioelli sieno da r accomandarsi in tempo di epi<lemie, che in t~mpi normali si possa trar vanla~gio dai me-desim i sostituendoli a lalune acque medicamentose naturali ~d artificiali che spesso contengono non poche impurezze chimiche e batteriche, e che sia quindi da cercarsi elle gli amministratori, mentre attendono a provvedet'e d'acqua salubi'e i loro comuni, favoris cano, mercé l'alleviamento dei dazi ordinari, il consumo in grande del viuello. te. E. FERRAR: s . - L'immondezza stradale nella oittà di Pavia dal punto di vtsta dell'igiene pubblloa. (Giorn. della soe. ilal. d'igiene, 31 marzo 1900). È una memoria interessante perché illustra un capitolo d ella igiene generale poco studiato ancora, se se ne tolgono le osservazioni di Uffelmann, Petermann, Holdefteiss. Milnlz, Girard, Ladur eau e le analisi eseguite dal Manfred i su campioni d'immondezza stradale prelevati .ja alcune str•ade di Napoli. Essa comprende r icer che batteriologiche e analisi chimiche. Le concluaioni allo quali giunse l'autor e sono le soguenli: to L'immondezza stradale é , fra i materiali di rifiuto, uno dei piu ricchi di micl'organismi. Fra questi, i più a bbondanti


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sono i sapt•ofìli; si ri scontrano però anche bacilli palogeni, fra i quali il u. del/'e(lema maligno, lo sla.fìlococco p. aureo ed il tetano. Quest'ultimo si é ll'ovato nella proporzione del 57 p. 100 circa; 2o L'esame chimico ha dimostralo una discreta propo,... zione di sostanze organiche e presenza di cloruro di sodio e fosfato sodi co; 3• La maggiot·e o minol'e quantità di batteri é in dirello rappor to col le condizion i igieniche stradali; 4• L 'immondezza stradale allo str1lo di poi vere, può contener e balleri palogeni, una parte dei quali possono restare in vita per qualche tsmpo, anche in uno stato di disseccom ento propizio per esset·e Lrasportnli colle polver i atmosferich e. te.

Sulla disinfezione degll ambienti medlanttt la formaldeide. - (!l Policlinico, Jo marzo 1900).

GoRtNr C. -

L o concl usioni alle qual i è giunto l'A. in seguito ad esperienz e eseguite nei labot·atori della sanila pubblica sull'impie~o della formaldeide come disinfetl~:~nle degli ambienti e ciò lenendo calcolo tanto •Ici materiali infetti artificiali, quanto dei natur·ali (sputi pncumonici e tub!\rcolari), sono le seguenti : La formald eide ha dei vantaggi quali f'Ono: l'alto potere battericida, la rapi da ed estesa sua distribuzione, l'atosl'<icità pet' gli Ot'gauismi superiori, l'innocuità per gli oggetti. Però, siccome possiede un''azion(:j poco penetrante, e siccome l a sua azione vn ;;oggella a circostanze locali ttemperatura, C<'L pacilà, ammobig-liamer.to dell'ambiente), non può il suo impiego essere pr·escriUo per mezzo di regol e generali, ma deve esst· r·e lasciato al ct·HeJ'io di per sone tecniche. I migliori m etodi sono I"(Uelli di F ltigge e di Scherin@.' (EscuJapio combinato) i qua li provvedono alla soprassoturazione dell"ambiente con vapor e acqueo e non ri chieggono alcuna sorvei!ltanza durante il manep-gio dell'apparecchio. Il pr·ocesso di F l ii gge offre anche il vantaggio di poter essero3 eseguilo senza appar ecchi speciali, bastando dei sem· plici palloni di vetro o di t'am e, dci comuni autoclavi da batteriolùgia funzionanti a valvola aperta, o meglio delle ciambelle di r ame a piu fori. L'essenzial e sta nel limitare la via d'uscita dei vapori antisettici, in guisa ùa ottenere un·evapor azione sotto una ceJ•ta pressione.


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Riguat·do alla quantità del disinfeLlante e alla durata della disinf~zione, si può t•ilenere come minirno la quanlilà di 2 g r. di Forma ldeide per metr·o cubo e per 2~ ore. T uttavia

è sempre da raccomandarsi di sorpassare questo limite minimo.

te. P r of. LEvr. - La tuberooloal dell'uomo e del bovlnl In rapporto alla profllasal. - (Giorn. della Reale soc. d'i[tiene, 31 marzo 1900).

L'A., tlopo avere esaminato il diver·so comp<•t·tamcnto che banno rispetto al bacillo tubercolare l'uomo e i bovmi, g iacchè rpenlre nei primi si banno p~r tempo i segni della g rave lotta che l'organismo de ve impegnare contr•o quell'infezione, i bovini in vece possono, pure essendo tubet·colosi, godere le apparenze della più florida salute, dopo di nve r·e passato in rassegna i var i a t·gomcnti eziologici in vocali per spiei!ere la fatale frequenza della tubercolosi nell'uomo, come la polvere delle strade, delle cnse, l"agglomet·amenlo, l'età, il sesso, l'e redità, la predisposizione individuale, circosta nze tutte che possono essere erTicaci ad indurre la tubercolosi, ma non cosliluiscono tulta iuter·a l'eziologia delln tubercolosi, con clude che la tuber colosi dell'uomo, pure avendo mezzi di tras missione diversi e molteplici, deve in massima pat·Le provenire dalla tuber colosi dei bovini, i qua li colle rar·ni, col latte e con tutti gli altri pt·otl otti organici formano la ba~e della nutrizione individuale. Secondo l'A. stesso StH'ebbe questa la 1·agione per cui i militari nelle caserme, gli operai nelle officine, la povera gente agglomer ata iu ambien ti insurtìcieoli, ci forni~cono il maggior· contingente dci tubct·colosi, perchè luUi cos toro sono spesso coslrelli a nutrirsi di carni scadenti, di origino sospetta, sempre igienicnme nle in · feriori a quelle che i più abbienti t•itt·aggono Jalle macellerie meglio for·oite f! che pagano a maggior prezzo. La pr ofilassi della tubercolosi dovrebbe t]uimli essere bal:!ata sulle sc-guenli norme : to Stabilire una statistica esatta e completa dei bovini tubercolosi che fot•niscono i prodotti alimeuta1·i alle cilla; 2° Stabilire u11a sorveglianza !>aoilaria che vigili s ull'inlroùuzione e vend1La dei bovini, soltoponendo h nei cas i dubbi alla prova della tuber·colma;


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3• Oil'>lruG"gere gli animali gr·nvemente tuber colosi, st er ilizzare cou appa r ecchi a vnporc solto pr·essione, quelli i n cui la lub(' rcolo~i é ci r coscritta ed hanno le carni di apparente bella qunlilà; 4• Stflbilir·e nel le macellerie una sorveglinnzli speciale municipale a ga ranzia del pubblico ; 5• Le mact>l lcl'ie con sorvl·glianza speciale, avranno nel nH.l~;C'Ilo pubblico un pnsto dis tiulo e non si potranno in esse macellllr·e, solto qual siasi pret1~sto , animali tubercolosi, in qualunque {Xra do si tro vi la malattia.

te. AccoRt\t BONr. - Bulla guartbllltà. della tuberoolo•l. (E!'.lralto dalla Ga.u. degli o8p. e delle clin., n. 46, nn no 1809). L'autor·e dimo3tra come da un c erto tempo si sra andato sempre più diffondendo il concetto del la gua ribililà delle forme tuh~ rcr, l at• i. F'L'8 tutti coloro che si occupu r ono delle tubercol osi, specialmente in rtuesti ul ti mi anni, a prescindere dagli autori i taliani da tutlr conosciuti, meritano menzione Jaccoud. Gr·anciJer, Boucltard, H erard, Brounrdel, Letullt~, Meyer, Sttharirt, Dore mbe r~. Hrehrner, Dettweiler·, Leon Petit, Marfall, Rindfleis clt, \V ... ber, Goodl1art, Scri)~ ller, Leyden, Chiari di P r'a~a, L aornis, W oslon e Irvi ng di Nuova Yol'l<, Walclte1· di Ch icago e tanli altri. L'all'ermazione della guori bilita dodlo tubercolosi si basa non solo su fatti clinici, ma, ciò che è piu i mportante, su fnlti bene acce1·lnti e indiscutibili prt•sentHli dalle r icer·che annto m o -palo lo ~ich e. A mi::<ura che si ri cer·ca con attenzione la tubercolosi nel cadavere, la cifr'a dei colpiti da questa mulnttin va di continuo aumentando, tarrlochè il Revillod ammette che nt>i due ter zi dei cadaveJ'i si t•·ovin o tubercoli. L a !'.tessa Ollalomia pu tologica ci insegna pe1·ò che la tuber·colo!'i polmonAre guarisce d1 fr·equ enle, anche spontant>a· rn cntf. Ciò !'arebbe dovuto, secondo gl i studii del Gruncher, al fallo che il tul•ercolo, il rtunle ò uua neoplasia rìbro- caseosa, pot·la con sò, fin dalla origine, gli elementi drlla sua guarip-ione. Ec:.so inl'ntti cons ta di due 7.ou~, una per iferi ca embrionnle, l'altra centrale coseosa. Sta nel J'isul toto del la l otta di or ganizzazione clte ha luogo fra 'JUeste dne parti del neoplo"111a tuiJercolare, la gu ar·i~ i otre o uo del tulJercolo; se


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l'evoluzione é lenta, e domina il processo pel'if~ r·i -:o , la zona centra le caseosa viene rinchiusa e trasformata a poco a poco io te:osuto connettivo. Annloghi cancelli sono sostenuti dal Rindfleis ch, dal Jaccoud e dall' Aupinel. È dovare quindi del m edico ùi diffondere il concetto della guaribilità delle tubercolosi, peeché è rp1esto conce tto che deve servire quale punto di parte nza e di base per ottenere che i tubeecolosi vengano cu'eati a dover e, e che la cuea cominci al più pr~sto. Bisogna pe1·ciò dare l'ostPacis mo al pregiudizio, che purtl'oppo è ancora diffuso, di uascoudere al tube rcoloso la natura del suo male. Per·ché poi si possa veramente ~!iovare alla mal!gior par te dei tuber colosi, é indispensabile diffonde re l'al ti'O concello che venga al più presto provveduto, specialmente per i Lisici pover i, s ll' im pianto eli appositi sanatori.

te.

Balla dhlnfezlone degll •putl tuberoolarl negll ambienti. - (A rchio. per le sci~ttue med., n. 4, 1!<90).

0TTOLF.NCI!I. -

Le conclusioni di questo lavoro $perimentale sono Je s e· guenti: lo Tanto le soluzioni in acqua comune di sublimato cor· r osivo al 5, o al 7,5, o all' 8 p. ·1000. sia sem pl ici, sia adclizio· na te di cloruro soc.lico o di a cido cloridt>ico, quan to il !isolo al 10 p. JOO, spolverizzati s ugli sputi tubercolar i essiccati, . riescono a disinfettarli con sicurezza ; 2• Il latte di calce a l 20 p. 100, a pplicato direttamente sugli sputi tubercolari essicca li, è complt!lamenle ina ttivo; 3• La formalina al 10 p. 100 e il cloruro di calce all'l: 120 fil trato o al 10 p. 100, pure flltrato, quando ven~o n o usa ti s otlo forma di spolverizzazioni, non hanno valore disiofet· tante sugli sputi disseccati; solo il cloruro ù i calce al 10 p. 100 pa re attenui alquanto la virulenza. In pratica, il mezzo preferibile sarebbe il s ublimato al 5 p. 1000 almeno , in soluzione !Jl'eferibilmenle semplice. I n quanto alle polverizzazioui, fatte con una buon a pompa irr oratrice, é da consigl1ars i di fHrle m olto abbondanti, in m odo da innondore quasi la superficie da disinftllLarsi, e di ripeterle per due volle consecutive.

te.


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RIVISTA D 1 1GIE~E

Gosro, M ONACO e RI MINI. - Sull" depurazione per filtraatone tntermiUente delle acque dl fogna e sul v•ntaggl del filtri depuratlvl d1 pozzol..na. - Tol'ino, tipografia Cami lla .e B erlolero, 1UOO. Gli aul0l'i , ù0po un cenno storico sul l'al'g ..menlo della depurazione delle acque di fogna , vengono a trattare dei pr ocessi più o meno compl essi basati sul concetto biologico propugnalo dal Dibdin, i quali si possono ridur r e a due. Col primo si fa preceder e un riposo più o m eno l ungo delle acque in apposi ti bacini cl1iusi, dd ti camere di putrefazione, nei quali avviene la p1•imn decomposizione della sostanza organica specialment-=: per m ezzo dei batteri nnaer obi ; col secondo, senza far pr·eceder e una pr·e venti va putrofazione, si ver sano di r ettamente l e acque nei r t>lalivi bacini di-depurazione, timitnndosi a liberarle dal le so~lan ze pesanti, mediante un breve !:!Oggiorno in bacini Ji raccoglimenl0. I n tutti e due questi processi, il vet·o momento ulile per la depurazione ha l uogo quando l e acque ven~ono fatte passal"e e successivttmente r·ipo>:are in g r audi batirli ar tificia li , con fondo impermeabil e, ripieni di mal~> r·i A le gnl nu lore A poro!'n di divPr ss natur a e in preva lenza di scot"ie, di fr antumi di mattoni, di carbon r.oke. L a sostanza or·ganica viene, per m odo di dir e, mineralizzata dai balter·i che si sviluppano nelle masse pol'ose dei bacrni, quando sono aer ale, si decompone, cioè e fo1·ma actdo ca!'bonico, m entre i pr odotli ammon iacali sono trasformati in ossid r dell'azoto. Con quesli pr·incipi gli autori fe ce1·o costruire n el giar Jino del labot·atori o della Sonila p11biJlica una serie di vasche, a tenuta d' ac'lua, disposte in balleriA, a due per Jue, ed in modo tale da poter far• passar·e il liqui,lo contenuto da una v(lsca super·ior·e 8 quella cor ri spondente iufet•ior·e. In (ju8nto alla sosLA nza Cìl tranle, in una seri e di esper·ienze fu usato il carbon cokt", in un'altr·a si usò la pozzolana. l r i· sultali ottenuti con questo secondo materiale furono assai 511perior i 8 quel li della pri ma seri e d'e!:!peri enze; l'acqua che aveva subito l'ozione della pozzolana diveniva subito inodora, limpiJa, incolor·a o tult'al piil lievemen te color·ata in giallognolo, con ottimi car•atleri ch imici e baltn ri olo~i ci. Questa scoper lH dell"azione depur atrice dei filtri di pozzo· luna induce glr autor·i a consigliar·e l' esper·iment0 anche in I talia del si !::'tema ballerico e bi olo~ i co nello depurazione delle


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acque luride, potendosi cosi risolvere la questione in moJo molto più economico di quello che non si abbia, ad es., col sistema di s pandimento s ui campi. Resterebbe ora a vedet·si comfl s i comportano i germi patogeni contenuti eventualmente nelle acque di fogna rispetto a questo modo di depurazione, ma su quest'argomento gl i autori promettono di ritornare allorchè saranno ben note le ·condizioni piu propizie di funzionamento dei fi ltri e le esigenze pratiche di un appar ecchio io grande.

te. :Metodo per ottenere aoqua amlorobtoa coll'aggiunta dl soatanze ohlmlohe. - (pubblicazion i della .sezione medica del R. Minister o della guert·a prussia no, 15o fa scicolo). - Berlino, Hirschwald, 1900.

ScuuMeunG. -

L'uso dei filtri per fot•nire acqua pura potabile alle trup pr. in manovre od in guert·a non ha dato fino ad ora risultati soddisfacenti. Anche i modelli piu pc t•fezionati, come il Cham· berland-Pasteur ed il Berkefeld non cor1·ispondono completamente alle esigenze delle truppe iu campagna. Il potere filtrante delle candele diminuisce considerevolmente dopo poche ore, sono fragili e richiedono speciali cu1·e e molto tempo per s tcrilizzarle. L'A. ha r ivollo perci6 le sue ricet·che allo s tudio dei mezzi chimici P8l' ottenere acr1ua amicrobica. Questi mezzi tendono: 1" a provocare un precipitato nell'acqua da depurare il quale pu6 trascinar se co i corpi estranei ed i balleri; upp u1·e 2' ad uccidere i batteri cont~ nuti nP.I l"acq ua. P er le esperienze si è set•vito deil"acrrua della Sprea inquinata dai r ifiuti della ci ttà di Be1·1ino di colo!' gialliccio e contenente mate rie sospese visibili ad occhio nudo. Ad ogni lit.ro d'acqua a ggiunse quantità determinate delle seguenti sostanze: Infuso saturo di the o di caffè da 5 a 250 centimetri cubi; Cognac da 5 a 100 cen timell'i cubi ; Vino rosso da 10 a 300 centimetri cubi; Depuratore dell'tJcqua Siemens, usato nelle regioni carbonifere della WestraJia, (è una tintura uell'aceto di mirtillo, cannella, garofani e zenzero) da 1 a 150 centimetri cubi ;


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RIVISTA D' IOffi:\E

A ceto aromatico da 2,5 a 25 centimetri cubi; Tintu1·a eterea di val er iana da 0, 1 ad l cen timetro cubo;. Sterisol-Oppe1·mann, (soluzione di diver si sali col 0,03 di fot·malinu ed un po' di mentolo) da 2,5 a 10 centimetri cubi; Formalina Scherin ::t da 0,25 a 10 centimetri cubi; Aci.lo ocetico 6 p. 1ù0 da 20 a 60 centim etri cubi ; Permanganato di potassio g r·ammi 0,025; Perm anl!nnalo di calcio da ~ram mi 0,00 1 a 0,01 ; Allume da gra mmi 0,3 a 1,2; Cr eta grammi 3, acido solf'orico g r ammi 0,98; Cloruro ferrit:o soluzione 10 p. tOO centimetri cubi 4; Calce da ~ram mi 0,05 a 0,3; Cloruro di sodio da grammi 0,5 a 5; Processo Krohuke (cloruro di r am e) ; A cqua oss1genata da 0,5 ad 1 centimetro cubo. Corr ente d'a ria ; Jodo soluzione 1: 200 do 2 a 3,5 ce n ti metri cubi; Cloro g 1·ammi 0,0978 corrispondente a grammi 0,15 di, clo1'uro di calce ~.:omm.; Bromo 6 centig1·ammi. Coll'acq ua tenuta a conlnllo dei ùiver·si mezzi depuranti, fece delle cu l ture in brodo, a~a r e gelatina. I risultati ottenuti sono ri portati io numerose tabelle inter calat e nel testo. Da queste e da altr e osservuzioni fatle erne1·ge che non tultt i sopra Jesc.:rilti m etodi per la depurazione chimica dell'acqua seno adatti per procurare al soldato in manovre od in guerra dell'Acqua incensur abil e. Alcuni ùi tali mezzi non sono che correllori del gusto, all1·i di minuiscono solo parzi almente il con tenuto baltet·ico, oppur e r ichiedono un tempo troppo lungo per la distruzione t otale dei germi, altri infine sono di m anPggio difficile o di prezzo ll'Oppo elevalo. Dalle e:<pe1·ienze ft~tte il dott. Schumbu1·~ Ila potuto slabiii i·e che di tutti questi metodi il più pratico, sicur o e di poco costo é l' im p1e~o del Bromo liueru il quale alla dose d i 6

centiurammi e nello .~pa ;io di cilliJUe minuti uccide con sicureua i ge r mi paio!leni con tenuti in un lit ro d'ac?tta anche d1sr:recamente 1mpnra ecl in?uinata. I l IJI'Illi iO liber o essendo d11ficile a t1·asporlare e a dosare, l'A. su~ga1sce di conservarlo in soluzione di br omuro di pota:;sio dent1·o 1w tubo di vet:·o ch1uso alla lampaòa ed in quantità suJ'IicieJJte per depurare 100 litri d'acqua, e cioè:


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Bromo grammi 6 ; Bro muro di po tas sio grammi 5,5 ; Ac qua distillala grammi 27. Dopo il trattamento dell'acqua pe r neutralizzare i! bromoconsiglia: di aggiungere per ogni 100 litri d'acqua: l posolflto di s odio g rammi V,5 ; Carbonalo di s odio g rammi 4 ; da conservars i pur·e in tube tto di vetro . Scioglie ndo s e pa.ralamente il conte nuto de i due tnbe lli in 1000 centime tri cubi d"acq:.ra e pr·elevando '10 centimetri cu bi di ciascuna delle due soluzio ni si ha q uanto bas ta per de pu· rare un litro d"acqua. L 'a cqua trattata col bromo e s uccessivamente coll'iposolfiloe carbonato di sodio no n acrr uis la alc un sapore s ~rade vo l e . L a Deutsche milili:ira r~tltche Zeitsch rij't dello sco rso m ese di marzo elog ia grandeme nte il pr·ocesso su g~e rito da l do ttore Schumbur@:, e s i cong ra tula col Cor po sanitario, il quale ha ri s olto un proble ma c he tanto interessa l'igiene de l soldalo e che da lungo tempo preocc upava ramm inistrazio nc militare. M. C. M us s r. - Sulla questione lglenloa 4elle stoviglie 41 terra ootta.- (Giorn. della Reale Soc. ilal. d"Ig iene, 31 gennaio 1900). L'A dimoRtra e lle le sto viglie per u<;<o di cucina, purc hè ben colte, sono innoc ue, giacc hè gli acidi cont~nuli nelle comuni pie tanze alime n ta ri s o no di natu ra de bole e in picco la quantila. Egli ha portato l'attenzio ne specialmente sul pomodoro di cui si fa ta nto uso, calcolandone l'acidità in a cido citrico, ed ha trovato che il qua ntitativo di ac idità de l pomodo ro r osso è del 0,25 p. 100, que llo de l pomodoro ver·de è del 0,:35, quello di uu bt·odo con pomodoro é di 0,60 p. 1110, qu~llo di una salsa concentr·ata di pomodo ro è di 0,()3 p. iOO. Essendo quindi pl'•>vata l' aciJ ità r elativamente assai de· bole dei nos t ri alime nti, l'A. tr·ova eccessiva In proporzione de l 4 per ce nto di acido ace tico che il r·egolameolo pe r la vigilanza igienica sug li a limenti p r•l!scrive ne lla soluzione che otwesi far bollire pe r me zz'or·a entro il t•ecipienle in esame. Si doma nda inoltre perc hé v e ng a da ta la prefe re nza all'actdo a cetico piullos to che all'acido citrico, giacchò co ll'acido ace tico si hanno risullali non sempre es a tti ed eguali.


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RIVISTA D' IG I E!\E

La v&rnice piombifera, quando la co ttura delle stoviglie è be11 fatta, é pet· se stessa innocua. Resta solo di ra ccomAndare ai fHbbt·icatlli di far subire per precauzione alle stoviglie una buona co ttur·a, ed al cornpt·a tore di !avarie, prima di usarle, con acqua, eù anche farvi bollit·e dentro per cir ca una mezz'ora dell'acqua acidulala con un po' d'aceto. te.

Belazlone della Commls•tone teonloa per lo studio del provvedimenti rela1:1vi all'aoqua po1:ablle della città di •odena. M odena, 1900.

MAGGIOR A. -

Ci 1.: grato fermare l'attenzione dei l ellori del nostro ;;.:iornale sulla r elazione che il c hinl'issi mo JH'of. Arn aldo Ma~· giot·a ha fallo al sindaco e ai con::iglieri comunali della citta di M otlena sull'operato della commi;;sio ne tecnica nominata dal Consiglio comunale di quel la citta pet• ~l i studi r elativ i al rifornimento dell'ac'lua potabile, pet•chè essa compend ia, s i può dir e, tu tte l e ·norm e relative a questo capitolo cosi unpot•tante dell' igiene pubblica, e pet·c!Jé ci dù aucora una pr ova della com peleuza e del valore scientifico dd l' egrej!io igienista. Premesso unt• !':t;uarJo sulle condizioni i gieniche della citta, le quali per ver ità, special mente per cio elle r iguarda il tifo addominale, non possono dirsi m olto liete, il r elalore passa a tra ttare delle condizioni pt•esenti dell'appr ovvigionamento d ell'acqua potabile, e ra ggru ppati i pozzi d ella città in : pozzi vivi, pozzi va!'i, fontanili o fontanazzi o so r~ive, e pozzi tubulari, ne e>'alltlna i ùifl)Lti Sta in r elazione alla loro natura, come a ncl te in ra ppot•to al m odo di cos truzione ed alla l oro manulenzion -', parla delle condizion i del le acque desunte dall'i!'!HlLione e 1·elaLivo e!\ame b~:~tter·iolog-ico di 1552 acque eseguite dall'uf1icio tecnico e J a quello d' igiene e dall'esam e ehi tnico dt par ecchie cen ti naia di acque pra l ic~; to a comincillre dal 18U2 per· cura della R. stazione agraria sper·imen· tale, e, r ias!'umendo, dimostra che r t'lcfJue di M oden!l, anche se origina r·iamenle buona, si tr o"a , nel ma;.rgior numet•o dei casi, esposta a cau!\e d'111qui na menlv grtt v i, per•manen l i , diffkil m ~n te r·etnovihil i. I n seguilo l'a i mpor ta nti O!:'ser·vazioni sul ,·alor e che si deve <.lAt'e ~;~ Ila qullnlilù di r esirluo fisso i n un'f1qua potabile, e sulle qual i rò. butter iolo?!•che dell'se() ua sles!'O, come anche


RIVISTA D'IGIE~E

429

sulla grave questione della quan~ita. Discute prH 1 provve· dimeuli i ((Uali potrebbero servir·e all'appro vigionamento corrispondente ai bisogni, prendendo in esame la s is tema · zio ne e ricostruzione dei pozzi priva ti, la costruzione di pozzi ad uso pubblico, l'a pprovigionamenlo cenlrnle, al qual proposito dà le più dellag liate no tizie sulle visite falle dalla commissione in quelle localita le quali, o per presenza di sorgenti, o per ricchezza di falda acqua sotterra nea, si ri· tennero in condizioni tali da potere e ventualmente servire allo scopo ; passa poi in rivista parecchi a ltri progelli presentati all'amministrazione comunHle. Il relatore passa infine a rif~ rit·e le proposte della commissione le quali s ono favorevoli al sistema dell 'ap provigionamauto centrale, in cons iderazione che le acque di sorgente o di s ottosuolo hanno i requi siti fa vorevoli pe r potere arrivare per naturale pendenza fino a l\Iodena. In quanto alla località da prescegliers i, la commis~ion e non crede ancora giunto il momento per poter dare un giudizio esplicato. Ritiene pertanto migliore e più prudente partito di consigliar e all'autorità comunal e di Mg uire l'esem· pio di molle altre città che s i sono tro vate nella s te,:;sa condizione, coll'aprire un concorso con premi per un pi'ogettc di approvig ionamento centrale della cilla con norme speciali che sono ripor·tate nella relazione ins ieme all'indicazione del mas simo e del minimll dell'acqua da condurr·e. Come chiusa all'erudita e brillante relazioue , il Maggiora ins iste ancot·a sulla imperio!'a necess ita di una buona ed abbondante acqua potabile la quale contribuisca a portare la mortalità che attualmente a Modena, citta di circa 40,000 abitanti, è del 25 per mille, a circa il 17 come a Roma, Torino, Ravenna ecc., risparmiando cosi al comune annualmente 500 vite. Cita poi le os servazioni del g rande igienis ta tedesco Pettenkofer, il quale calcolò <'he per og ni caso di morte corrispondono in media 35 amma lali, e per ogni am· malato in media 20 giorni di malattia er1uiva lenli a una perdita quotidiana di lire tre, per dimostrare che ove il quo ziente della mortalità a Modena, riuscisse, come deveriuscird, a diminuire s ino al 17 per mille, sarebbe oltre un milione di lire all'anno che le pubbliche amminis trazioni ed i privati ins ieme ris parmierebbero.

Chi s cr ive, ben conosce ndo le condizioni igieniche della cillà di Modena, non può che far plauso alle gtuste proposto


430

RIVISTA D'IGIEN E

della co mmissione tecnica ta nto eg 1'e~iamente e sag-giamenle co nc1·etate dal suo presiden te, augu randosi che il voto cosi caldamente propu~nato diventi ben presto un fallo compiuto per il bene salutare eù ec onom ico del la città stessa . te. ·0. C ASAGRANDI e A. CLAVF::-<ZANL- Snl rloono•olmento dell'amido 4l mab nella farina dl frumento , •egala ed orzo in bue al comportamento del granuU verao gll aoldl, gll aloaU e le •oatause coloranti anlltnlohe. - (A nn d. Iv iene sper imentale, vol. l X, fase. l v, 1899) La dia g nosi dif1'erenziole delle d 1ve r~c fArin e, in bas e ai -cara tter i degli amiJi, ha fnllo in questi tempi rapidi progressi, ma si e )imitala al cri terio del la forma, della disposizione dei granuli, del lot·o vario m odo Ji comportarsi a ll'es ame polnriscopico, tra scuraudo il loro modo di compor tars i verso gli agenti chimici. Gli AA. ltanno quindi cercalo di saggia re gli amidi delle pt'incipali farin e (f1·umenlo, segale, orzo, mais) con divers i rt>~;~ genli: g-li a cidi, cio<\ gl i alca li, i mo 1·denti, le sostanze maceran ti, alcuni reagenti speciali, le sostanze colora nti. Da queste ricerch e ri sulla cl1e gli amidi del fl'ltmento, dell'orzo, della segala si dipartano ugual men te verso i detti agenti chimici, m a che in vece l'amido di mais si m ostr·n fo rnilo di mal!gior·e resistenza agli ag~uli distruttori, ed ha

ma ggio1·e allìnilà per certe sostanze colorauli. Ciò posto. si è voluto cercare un m etodo col (jUa le poler e n el lA pratica ritrovar·e l' amido d i mais me!-\colato alle altre fm·ine. Esso consiste essellzia lmen te nell'eliminare dalla fari na sospella qualunque traccia di a mido di fr umento, segala ed or·zo distruggendone i g rAnuli dopo avet' tt·attato ia farina col solito metodo t en d~nte ad ottenere la levigazioue dell'a mido, e dopo avere aggi unto al de posito che s i olliene col riposo o colla centrifu gazion e, una certa quantila di Acido cloridr·ico, o solforico, o cromico, in determinale propot·zioni. In tal m odo i g 1·anuli d'emido del mais restano inaiLer&-~1 o (juasi, e s i possono riconoscere per i lor o ca1·atter i morfologicì, per il loro modo di comportarli alla luce polarizzata e per la propriela di assumer e certi colori anilinici (Magda· lnroth, S>iur egelb, ecc.). te.


RIVISTA D'IGIEXE

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.A. DJONtsr.- La malaria 41 aloune •peole dl plplatrelll. -\.Ann. d'Igiene sper imentale, vol. IX, fase. l V, 1899)

L'A. descrive i parassiti da lui per primo riscontrati nel !!&ngue di alcune specie di pipistrelli, il i\Jin.ioplerus Sc!treib. Kuhl, il Vesper tilio nwrinus, il Vesperugo noclula Per og ni forma parassitaria si attiene all' or,line seguente: 1• Desct·izione della fortna prima del periodo letat·gico; 2" Descrizione delle forme osservate dopo il letargo ; 3° Risult.nto ùell'e8a me del sangue degli organi e degli o•·gani stessi; 4• tentativi di coltivazione nell' Anopltele4 claoiger e in altre zonzare; q• Esperienze di inoculazione nell' uomo; 6' Decot·so dell'epidemia. Delle for me parassitarie osservate is tituisce poi due generi nuovi. Il primo genere comprende due specie; il se·Condo una specie sola. La base di questa classificazione è data dal divet·so modo di comportarsi dei . parassi li con la colorazione di Romanowski e dalla s pecie del pipistrello che li ' ospita. Si distinguono quindi: il Polycromophilus melanipherus ospite del Miniopterus, il Pol!JCromophilus murinus ospite del Vespertilio, e l'Achromaticus vesperuginis osp:te del Vesperugo. · Questi par assiti sono somiglian tissimi pet• s h·uttura e fors'anche hanno, in alcune fasi di s viluppo, analog ia di significato, rispettivamente, il primo col parassita della quarlana, il secondo con quello della terzuna, ed il terzo con quello delle febbri estivo-autunnali dell'uomo Mal grado ciò ·é da ritenersi che i parassiti della maluria dei pipisteelli sono diffet·enti da quelli dell'uomo. La diversila n ella forma d molliplicazione eod.ogena, il non essere trasmissibili all'uomo, il non poterli colli vare nell'ospite d efìnilivo !)iù comune della malaria umana, l' Anopheles claoiger, sono fatti sufficienti .ad assicurare che la malaria dei pipistr elli non é connes sa colla malaria dell' uomo. La memoria è accompagnata da belle e dimostrative tavole colorate. Ci congratuliamo coll'egregio autore per l'interessante cont~ib uto che ha nuo vamente portato allo studio di quasti parassitì che hanno tanta analogia di s viluppo e di signifieato con quelli della malaria umana. te.


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Eohl della luaugurazlone della laplde a.g ll uflolall medlol oadutl in guerra.

Abbiamo ricevuto copia, stampata a cura di alcuni egregi studen ti, di un discor so pronunziato nella Scuola di zoolog1a dell'un iver sità di Roma dal prof. A. Carruccio il giorno dopo q uello dell'inaug urazione. L' illuslee pi'Ofessoee, che r icorda sempre con a ffetto il tempo da lui passato nelle fil e del nostro corpo, prese occasione da quella patriottica funzione pee additare a i giovani che si indirizzano a llo studio e all'esercizio delle medicine il nobile es empio lasciato loro dai nostri eroici morti, dt1 quelli delle ormai loctane guerre dell'indipendenza a quelli delle ultime d'Africa. Siamo g rati a lui per le sue belle parole ; ai suoi s tudenti pel pensiero di r accoglierlc e di consegnarle alla stampa .

ERRATA-CORRIGE Memoria nel maggiore medico DE FALCO inserta ~!li~Glicolo precedente incorse1·o i seguenti er rori di s tam pa preghiamo di correggere: ~-'1"'11•11'. 2\1., verso 11, angol i motrici leggasi:

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2<i9,

249, 255,

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angoli metrici. 18, D'apparente robus tezza leggasi: L'ap paeeme r obustezza. 1 , come a punta legga..~i : come la punta . 17, il braccio del bulbo la potenza leggasi: il braccio della potenza.

257, ,, 2 1, AB leggasi: A G. 258, fig. t•, segnare all'attacco posLeriore del retto interno la lette ra D, mancante. 258, ~ 1' nella leggenda invece di: At e .C t leggasi:

Ate Ct'. In dive1·si punti fu poi s tam pato Mariotti inoeee di : Mariotle. Il D1ret.t.ore

·Dott. F. L ANDOLFI, maggior generale medico. Il .Redat.t.ore

D.• R IDOLFO L1v1, ('.Spitano medico. GioVANNI ScoLARI, Gerente


RIVISTA DI ANATO~II .\ P! F'ISIOLOGIA NOR MALE E PA TOLOG ICA.

l aborde. - Effetti della trazione della lìu~:oa . . lommel. - L'origine tlell':tcido ossalico nell'urina.

Pag. t.o:;

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1\IVISTA OEI.f.E MALATTrE VENEREE F. DELtA PEI.t.E.

Rolllnson. - L'acido solforoso come rimedio n~lle malatti e della pelle . Pag. 400 lymplus. - Sui JIPricl)li tlei furuncoli della faccia. . . . . . . . • 407 Alberi. - Cora tlell' iodoformismo cutaneo . . . . . . . . . 407 Eddowes. - Medic:tzloni a lla._gclatina . . . . . . . . . . . t.OS RIVISTA 01 TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILI TARE. l 'IUarlri del co rpo s;tniiMio militare in Francia . . .

Pag. 409

IIIVISTA 01 RATTERIOLOGIA.

Kruckeftberg . ..:_ Cin·a un nuovo pscmlo-gonococ.;o intracellu13re nella congiuntiva dell'uomo, colorantesi col Gram . . . . . . . . Pag. 4H Oeeleman. - Sul contenuto batterico rlcl vaccino . . . . . . . . 411 RIVI STA D'IGIENE. Goslo. - La malaria di Grosoelo nell'anno l899 .· . . . . . . . Ptt{l. H~ Tavernarl. - Le propriet.'l antibatteriche dei vinelli studiate riopetto a lla diiTusioue del CQiera e Ilei tifo. . . . . . . . . . . . 418 Ferr~rls. -L' immondewt stradale nella citta di Pavia dal punto di vi~ta dell'igiene pubblica. . . . • . . . . . . . . . . 419 Gorlnl. - Sulla disinfezione degli ambienti mediante la· formaldeide. 4:!0 Levi. - La tubercolosi dell'uomo e dei bovini in rapporto alla pro· 41!{ lllassi . . . • . . . . . . . . · • · · · · · · · Acoorrlmbonl. - Sulla guaribi li ta della tubercolosi . . . . . . . 4~ Ottolenghl. - Sulla disinfezione degli sputi tuhercolari negli ambiP.otl . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 413 Goalo, Monaco e Rimini. - Sulla depurazione per ftltra1.ione intermitt.ente delle acque rti fogna e sui vantaggi rtel Hl tri depurativi di por.zolana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Schumburg. - Meto1lo per ottenere acqua amicrobica coll'aggiunta eU SO$~tnze chimkbe . . . . . . . . . . . . . . . . . . U5 Mussl. - Sulla questione igienica delle stoviglie di terra cott.a . . 4':!7 Ma11111ora. - Relazione dclfa Commi~sione tecnica per lo studio d.ei provvedimenti relativi all 'acqua potabile della citl.il di Modena . 4:!8 Casagrandl e Clavenzanl. - Sul riconoscimento dell'amid o di mr.is nella farina di fr umento, sega la ed orzo in base al comportamento dei granuli verso gli acidi, gli alcali e le sostanze coloranti anili· 430 ntche . . . . . . . . . . · · · · · · · Oionlsl. - L<l malaria di alcune specie di pipistrelli. . . . . . . 43{ VARIEl'A'. Eehi della inau gurazione della lapide a~:li udlci:lli medici caduti in guerra . . . . . . . . . . . . . . . . P11g. 43'!

Errata -corrige . . . . . • . . . . . . .

Pag. 43!


GIORNALE· MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amm.l nlstrulone: prtsso l' Ispettorato di SantU Militare VIa Venti Settembre ( Palazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gtornal~ ,fledico del 11.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese io fascicoli di 7 fo~tlì di stampa. ' L'abbonamento è sempre annuo e decorre da l t• ~ten naio. Il prezzo dell'abbonamento é ; Per l'Italia e la Colonia ltrilrù:t . 1.. Per l' Estero . . . . . . . . • 15 Un fascicolo separato costa . . . 1, 25 L'a bbonamento non disdetto prima del t• dicembre s' in tende rmuovato per l'anno successivo. l signori abbonati miUtari In erretlivita dì servizio possono pagare l'im porto dell'ab· bonamen to per meuo dei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, rotogTaflche., ecc., cbe accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 por ogni foglio di stampa (t6 pagine), o frazione inrtivlsibile di foglio, tl per cento esemplari. Il prezzo è e:.tunle sia cbe si tratti di 100 esemplari o di un noroero minore. l manoscritti non si resUtu iscoou.

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LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI

CIDRURGIA DI GUERRA RICORDI DI ANATOMIA APPLICATA R DI TECNICA OPERATIVA DEL

Teo. col. m e dico P. 11\'IBitiACO laearieato dall'in1egnamento della CMrorgia di guerra alla stuoia d'applieuione di uniti Dlilitare

Opera giudicata assai favorevolmente da molti giornali medici italiani e s tr anieri e reputata utilissima non solo agli ufficiali m e--d dici del R. Esercito e della R. Marina, m a anche agli studenti e a og'!li medico pratico. È un volume di 477 pagine coo 162 figure intercalate nel testo. Vendesi al prezzo d• Lire 9 (8 per gli ufficiali medici) ft:anco di pol'to. presso la Tjpogra tìa Cooperativa Editr ice, Via _Pietrapiana, N. 46, Firenze. - Presso la libreria B. Seeber, V1a T ornabuoni, N. 20, Firenze, e presso tutti i -principali librai.


DBL

REGIO ESERCITO \

Anno XLVIII

N. 5. -

3t Maggio t900

RO MA TlPOGB..U'IA B.'fiUCO VOGBEBA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Ve.ntl Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

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22.GIU. OO

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SO MMAR IO D ELLE MATERIE CONTENUTE N EL PRRSF. NT E FASCfCOI.O

Hli:IIIORIIE OIUGIIWA 1. 1.

Panara. - l.a chirurgia OPdrall'a DC(!:Ii s tabilimenti sanitari militari liurante l'an no l 899 . . . . . . . • . . . . . . • . . Paq. 433 Glvogre. - Eziologia e prolllassi della tubercolosi in genere e dell'esercito io specie . . . . . . . . . . . . . . . . . 467 Perassl. - Saggio di prcmunizione contro la tubercolosi 48'J &IYifliiTA ltl GIORIWALI ITAI. IAIWI llilD IEI!ITIERI .

RIVISTA ME DICA.

Moussoir. - Colpo di calore e colpo Ii i sole: eziolo::ria, patogenesi, r.ura Pag. 50l Semple. - La cura del tetano mcdiant•• iniezioni intercerebrali di antitossine . . . . . . . . . . . . . . . . . . so·t Hl \"l STA CHIRURGICA. Siegrlst. - l pericoli della legatura della carotide per riguardo al· l'oçchiO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. :>03 Kleth e Rlgby . - 1 proiettili militari moderni . . . . . . . . . 003 SchUIIer. - La mcmhrana interna ~l·•ll'uovo di gallina utilizzata per ottener!' la cic.,trir.zazione delle piaghe granulanti . . . . . • 51~ Amat. - OPI!' impiP.go per inne~ti !.Iella membrana che rivest(l la parete interna del ~uscio dell'uovo. . . . . . . . . • . . . :aJ RIVISTA D' IGIENE.

La in-tallazione tecnica e l'esercizio dei sanatori! . . . . . . . . Pag. 5t& Vlgnoll. - &fin estra condensa te per l'alimentazione dell e truppe In r~"Lm j)agna . . . . . . . . . . . . . . . . . 515 Martin. - Considéra.tion s sur le. surmcnage dans l'armée . 5l6 ftiVISTA BIBLIOGIU FICA.

Alessandrl. - Chimica applicata a ll' igienf'. r.uida pratica ad uso dPgli ulllciali sanitari, rarmacisti , commercianti e praticanti nei la boratori d'•gicuc . . . . . . . . . . . . . . . • . . . Paq. 5:14 CoNGRESSI.

Congressi scientifici a Parigi .

. . . . . . . . . Paq. SU NOTIZIE.

Per i medici militari mortì ad Adna. . . . . . . . . . . . . Pag. 3117 Disegno di lel-!ge sull 'esercizio della medicina d3 parte dei medici ch irur~hi

non italiani .

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527


MEM O R.I.Bl

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RIG I NA L

I:

LA CHIRURGIA OPERATIVA

Ritorno con compiacenza su questo argomento, per l'accresciuta attività chirurgica che si è manifestata in quest'anno al confronto dell'anno scorso negli ospedali militari e nelle infermerie di presidio. La cultura medica in continuo aumento, il perfezionamento che gli ufficiali medici ritraggono dall' insegnamento universitario, il quale è poi comunicato nei reparti di ospedali a quelli che han potuto frequentare i corsi clim ici, sono ev identement~:~ le ragioni più proficue dell'aumentata operosità dei medici militari. Ma non si p uò affatto trascurare quell'influenza che su di e~s i può esercitare il veder porre in luce la lor o opera, il vederla additata ai colleghi come incitamentù a. soc~ correre con tutti i mezzi possibili il soldato che soffre, come mezzo acconcio a restituire alle famiglie cittad in i ancora validi al la ,·oro. La preparazione al la guerra esige una continua, regolata e disciplinata. atti vità corporea dei soldati; la ginnastica, le marcie, le esercitazioni tattiche, l'equitazione, il ciclismo, il maneggio delle armi, la condnzione di car ri e quadrupedi importano un la v oro al quale 28


·t34

I.A Clll lll' fi(; IA 01'1-:H.\TI V:\

il soldato non è abi.tuato, e questo lavoro insolito confo:>risce d~t un lato a llo sviluppo armonico dell'organi:>mo nella gioventtì, ma dall'altro lato è sorgente di tra.umatismì che s i ripetono d'auno in anno con perio dica costanza, e con poche ,·ariazioni numeriche. Nell'anno decorso infatti i traumatismi curati negli o,.;pedali mili tari pr esi insieme arrivano alla cifra di 4-b30, d i poco superiore a gnella dell'anno antecerleute, come può riscoutrat·si nel seguente quadro. -::---=='---cun 1•1 1\'Mt.IIAT.\

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r:onlnsioni e (C'l'ile lal:ero- crmluse. - Queste lesioui violeute dettero luogo ai seguenti ~Ltti operat.i,•i: Nell'o:;pedale di T orino il capitano med ico Carta di:-;articolò il Jit.o medio d'una mano per fl e mmone traumatico, e vuoLò con l'aspiratore un emartro del ginocchio destro. Nell'ospedale di Al essandria il maggiore medico Vigorelli asportò un testicolo fuorusciLo e contuso, ed il


NEGLI STADILDIENTI !',\i'\ITAIU MIJ,JT,\IU

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tenente medico Garneri disarticolò la falangina d 'un anulare per morso di cavallo. Nell'ospedale di Savigliano il capitano medico Pagliuzzi suturò con seta l'apice d'una rotula s taccata dal corpo dell'osso da. un calcio di cavallo, ed il mag· giore medico Crema, per una sutura metallica di ro tula che non aveva ottenuto l' adesione ed aveva prodotto suppurazione della piaga, dovè recen tare la frattura col raschiamento, e ripetere la sutura, ciò che condusse a buon risultato. Nell'ospedale di Milano il capitano medico Calegari eseguì la sutura metallica d'un mascellare inferiore, e vuotò qnattro emartri del ginocchio con !'aspira tore, un quinto ne vuotò il tenente medico Lanza , un sesto il teneHte medico Cattani nell" ospedale di Parma. In quello di Verona non vi fu che una disarticola zione di falangetta fratturata eseguita dal maggiore medico Testa. Nell'ospedale di Bologna il tenente colonnello me dico Sforza eseguì la sutura metallica d'una clavicola fratturata, ed il magg iore medico Barbatelli esegui la miorafia in una ferita lacero-contusa del prouatore rO · tondo, e l'amputazion,e della seconda falange di. un indioe spappolato da schiacciamento. Nell'ospedale di Ancona il maggiore medico Meuniti applicò dei punti di sutura metallica in un ma· scellare inferiore frat t ura to, ed in quello di Firenze il maggiore medico Sil vestri fece altrettanto in una fi·at· tura. di clavicola. Nell'ospedale di Roma il tenente colonnello 1uedico Persichetti eseguì la scrototomia per ematoma de l setto intertesticola.re, la plastica per scol'rims nto tli ente nella superficie an teriore di un ginocchio scoperto Ja una grave contusione, la sutura della lingua. e del


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LA CRIB.URGIA OPERAT I VA

labbro fer iti nella fra ttura della mandibola, e la lapa roto mia per rottura. del colon discendente riportata per un calcio di cavallo, con esito lt'\tale per collasso. Nell'ospedale di Napoli il maggior e medico De F a lco aprì largamente e disinfettò un amartro del ginocchio, trattò con la puntura e lavaggio antisettico cinque gonosinodti traumatiche, e disarticolò una falangetta dell'anulare contusa. Nell'ospedale di Caserta il capit.auo medico Gernndo trattò con la paracentesi e l' immobilizzazione sei gonartri traumatici, in quello di Messina il maggiore medico Minic i disarticolò per pestamento la terza falange del dito medio d'una mano. Per gravi contusioni e ferite lacero-contuse furon o d unque esegu ite nei di,·ersi ospedali 37 Òperazioo i chirurgiche, e non si ebbe a deplorare che un decesso. Diglorsioni, lussa!ioni, fi·atllwe. -- Neile distorsioni articolari, che sono le lesioni traumatiche più frequenti nell'esercito, la cura messa in opera negli ospedali militari è ormai da per tutto la stessa. Alle immobilizzazioni con apparecchi gessati od inamidati si è da tempo sostitaito il massaggio ed il conveniente riposo dell'ar ticolazione affetta nei primi giorni, il massaggio e la moderata ginnastica più tardi. Anche nelle lussazioui è stata bandita quella lunga immobilità dell'arto lussato, che cond uceva così freC)Uentemente ad irrigidimenti e ad atrofie, come è st<lto bandito per le lussazioni dell'omero il sistema delle forti trazioni, opportunamente sostituito dal metodo di Kocher e dalla cloroformizzazione nei casi di maggiore resisten za. Nella cura. delle fratture trovo registrati due casi del maggiore medico G iu ffredi dell'ospedale di Pia.· ceuza, nei CJna.li avrebbe ottenuto ottimo risultato dal bendaggio applicato solo per pochi g iorni, e dal mas-


NEGLI STABILIMENTI SANTT.AIU ~ITLITARl

· ~3 7

saggio e dalla ginnastica passiva dell'articolazione vicina, messi in opera fin dalla prima settimana (1). Ma il risultato final e d~lla. cura delle distorsioni, delle lussa.zioni e delle fratture non si può conoscere nei primi mesi dell'anno che seguono alla. riportata lesione. Gl'infermi di questo genere, quando possono essere abbandonati a loro stessi, sono inviati in licenza di tre mesi, di sei mesi ed anche di un anno a seconda della gravità del caso, sono inviati alle cure termo mi · nerali di Acqui e d'Ischia, e solo dopo un paio d'anni, se non sono completamente guariti da ritornare idonei al servizio nel corpo al quale arpartenevano, sono aR· segnr..ti al corpo dei veterani, o riformati con pensione di varia categoria a seconda dell'enti tà dei postumi del traumatismo sofferto, se questo avvenne per causa diretta di servizio. Ritenendo come costante la cifra dei traumatismi di un anno, e costante quella dei riformati, trascurando cioè le variazioni che accadono d'anno in anno du· rante il tempo di pace tanto nei curati come nei sot· toposti a rassegna, si può avere un' idea approssima.· tiva. degli esiti finali della cura, paragonando le cifre dei curati d'un anno con quelle dei riformati od asse· guati ai veterani anche dello stesso anno. In mancanza di dati certi sulle lesioni avvenute nel 1899, metteremo dunque in raffronto queste lesioni con le riforme avvenute per lesioni dipendenti dal servizio nello stesso anno, e ne avremo un rapporto approssimativo, che non sarà molto dissimile dal vero.

( t) Suno state nnd •c ~.<egu i Le due re;ezio ni di monco n i prr frattura espMI:I nell'os pedale dì Roma. una dal UlnNi tc co lonnell o medico Forrcro di Ca l'allcr leone, l'altra dal ten~nte colonnello mediro Pcrsichetli.


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LA GHill UR(llA O PERATi \'A

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Fe,·ite. - P er feri te da. tagl io fu eseg nita nella infermeria di Aquila dal maggiore medico D'Angelantonio la tenorafia del lungo adduttore e del corto estensore del pollice, nell'os pedale di Napoli dal maggiore me dico De F alco l'allacciatura dell'arteria radiale, e dal capitano medico Ma rrocco la tenorafia del fless ore pro· fo ndo e superficiale dell' a nuhue. Delle 38 ferite da punta due furono mor tali. Ebbe esito di g uarig ione una laparotomia eseg uita nell'ospedale di Mi la no dal capitano medico Carta per fuoruscita dell'o mento e di intestini illesi; e bbe esi to infausto una la paratomia con mol te suture intestina li, eseg ui ta nell'ospedale di R o ma dal tt'nente colon nello medico F erraro di Cavall erleone, d urante l'anemia acutissima del ferito malgrndo l' ipodenn oclisi; ebbe esito letale uell'ospedale di Parma una tracileotomia eseguita dal tenente medico Ca ttani per flemmone settico da ferita a l collo. P er fe rita d'ar ma da fuoco, lasciando da parte due proiettili estratt i dal capitano medico Pa.gliuzzi nell'ospedale di Savigl iano e due estratti dal capitano medico Calegari nell'ospe:lale di Mila no , abbia mo in questo stesso osp edll-le una. disarticolazione dell'indice


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ed un'enucleaz ione del g lobo deU:occhio, eseguite pure dal capitano medico Calegari, ed un'altra disarti.cola· zione d'indice fatta dal tenente medico Lanza. Nell'ospedale di Torino anche il capitano medico Trom· betta dovette enucleare nn globo oculare, per ferita di arma da fuoco, ed eseguì un'operazione di simblefa ro col processo Arlt per cons<'guenze tardi Ye di una ferita d'arma da fuoco. Il capitano medico Sulliotti, nell'ospedale di Udi ne, disarticolò l'ultima falange di un pollice ed amputò la seconda falange dell' indice è del medio ad un sol· dato a. cui era scoppiata in mano una cartuccia; e nell'ospedale di B olog na il maggiore medico Barbatelli asportò scheggia e risecò mouconi necrosati di un omero colpito da palla da fucile. Nell'ospedale di Cava de' Tirreni il capitano medico Romano disarticolò un dito mignolo pel solito scoppio di bombe di carta, così frequente nelle fe:-te r eligiose di qnel paese, e nell'ospedale rl i .Mes>lina il maggiore medico Minici eseguì la resezione del capo dell'omero per ferita-frattura della spalla iu un mancato suicidio, e la lapa.rotomia con esito di g uarigione in un altro, suicida, con fe rita toraco -addominale con lesione di stomaco ed emorragia grave. Sono dunque 16 atti operati vi per fe rite, e due per fratture esposte. Le altre malattie di spettanza chirurgica <..:tnate negli ospedali militari, che per la loro natura pos:;ono dar luogo ad operazioni cruente, furono le seguenti, che espongo per brevità in forma. sinottica, secondo i cor pi d'armata nei quali si verificarono:


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Li nfadcni ti. 2:22 811 10 80 !J3I102I 50104 136 S!JI 95117 127\l 1 l 1 MalattiP. delle , , , 1 1 ossa t1li , 57 58 so 76 ao l 5 75 4:? 9 39 GOli 1 Malattie dl.'lh! 1 1 artico);J:tioni 47 4 l 41 3 1 41 21 35 42 49 :3!) 11 35 1:l3

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Tumori .

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9 11 34 lG 1:3 3:33

Malattie dE'gli l 1 l 1 occhi . 20-1 189'154 :?l!O 194 141 IO!l' l G5 2:"!1 :?Gli Il O2Hl :2232 Malattie

orecchi

cle~tli 2::!8 llllll421 l J!llH4 106l 75l 9il1li0l1-H 82l142(l )60

- ---1--1- 1- ·- --55:3 3'iu li·l'i~ !J03: ~ 59 445:74:i:R535 1

TOTALl •

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1

1

Quesbe malattie che figurano in gran numero nel suesposto quadro, dettero luogo a poche operazioni chirurgiche, astrazione fatta dalle medicature e dalle semplici oncotomie. Nell'ospedale di Genova due piaghe richi esero l'opera del maggiore medico Giuliani, il quale, per un antrace della faccia, esegui la plastica per scorrimen to, e per una piaga al capo profonda fino all'osso, fece un innesto cutaneo alla 'ruiersch, previo rllschiamento dell 'osso scoverto. Al tro innesto cutaneo per vasta. piaga eseguì nell'ospedale di Piacenza il maggiore medico Giutiredi, il quale raschiò e sutnrò tre ascessi profondi. Nell'ospedale di Bolog na il maggiore medico Barbatelli ebbe ad aprire un profondo ascesso orinoso ; in quello di Roma il tenente colonnello medico PersiPiaghe, flemmoni ed ascessi -


chetti apri due vasti ascessi iliaci, con eoutro apertura nella regione lombare, ed un altro ne trattò nell'istesso modo il capitano medicoAbiJate nel l'ospeclaledi Messina. Nell'ospedale di Caserta il maggiore medico Inzi tari compì l"undecima operazione per<] n este malattie, recen· taudo e sutnrando i margini d i una vasta piaga. Sistema cil·colatm·io. - Furono eseguite uell'ospechde d i Torino dal capitano med i co Carta. lega tu re ed asportazioni di vene varicose in una gamba, e nell'ospedale di Milano dal capitano medico Calegari resezioni mul· tiple alla Treudelenburg per varici della safena interna. S iccome nessuna operazione di aneurisma ha avuto luogo nell'anno decorso, non resta che ad aggiungere qui le numerose estirpazioni di ghiandole linfatiche eseguite nei diversi ospedali, ciò che meglio riesce in un quadro sinottico. Nell'enucleazione di questi gangli linfa.tici, molti hanno voluto chiudere In piaga per abbreviare la cura, suturando a strati le pareti della cavità lasciata dalla ghiandola estirpata, molti si son contentati di attendere cbe le granula7.ioni riem pissero questo vuoto. Quale dei d ne mezzi è preferi bile? A priori bisognerebbe dar la preferenza a quest'nlt.imo mezzo, l)erchè non è facile riempire una cavità. a forza di suture, e non si è mai sicuri di una. r igorosa antisepsi, quando una suppura7.ione peoriglaudolare ha già. infettato il campo sul quale dovrebbe cader la sutura. In tali casi una sepsi può sempre svolgersi, e mi pare che non val ga la pena di affrontarla, per abbreviare di qualche giorno la cura de !l'infermo. Però le numerose guari· gioni reg istrate per prima intenzione dopo la sutura, sono un fatto dinnanzi al quale le teorie devono cedere il posto.


l.A C IIH/CIIt.L\ OPI·:RA TlVA

Fn(( c/ea.oioni d i lin:fwlcn il i. Ospt~tlnl o

TOI'ÌilO Novarn. Pi nerolo A lesssawl ria . Milano Brescia . Genova . P iacenza Veronl\ . Padova . Bolo~na.

Ancona. A•ruiln F irenze.

Roma. PerugiH. Cagliari . Napoli Ca;;erta . Salerno . Moulcleone

Operatori

Carta. Cam etli Ar.luino. Giuni. Calegari . Lanza. Pimpinelli Giuliani . Giulft•edi . Tro,·anelli Ot·landi. Lucciola. Barhntcll i l l Bonavoglin. Mennili Fat'I'Oni. [)' A ngelan!l•ni o Silveslri . Puglisi Bnlt!anza Per ;;icli ett i . ~ Susca. l CorLi. Talla l'il' O . L innri .

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NI<:GI,T Sl'ADILIMENTJ SA~I1'Ani MlLJ1'AlH

443

J'essulo tendineo e muscofa,•e. - Poche operazioni caddero su questi tessuti, all 'infuori di quelle richieste da lesioni violente. Il maggiore medico Giutfredi, nell'ospedale di Piacenza, ridusse col taglio della cute e la sutura dell'aponeurosi un'ernia muscolare della coscia, il capitano me· dico Carta nell'ospedale di Torino isolò ed aspor tò un sacco sinoviale del piede formatosi per teuo-sinovite risiforme, ed eseguì l'isolamento e la s utu~·a di moncoui di tendine dell'anulare impigliati in una cicatrice; il capitano medico Calegari nell'ospedale di Milano eseguì la tenorafia dell'estensore del dito medio di una mano, ed il maggiore medico Menniti nell'ospedale di Ancona per una tendo-sinovite del pugno praticò l' incisione del tumoretto, il raschia mento e la sutura della capsula t.endinea e della cute. In tutto cinque operazioni su questi tessuti. ìlfalallie delle os.-.a. - Sono numero3e nell'esercito, come numerose sono le lesioni violente che colpiscono le ossa. QuA. l rapporto corre tra questi due fatti? Si è detto che la disposizione alle malattie tisiformi atte n · deva una causa occasionate per determinarsi su lle vie respiratorie, intestinali o sul tessuto osseo ed artico· lare, e si è. detto che per questi ultimi tessuti ogni pie· colo urto poteva rappresentare la ca usa occasionale. Si è detto anche che f)ueste cause occasionali, questi oltraggi più o meno gravi delle ossa e delle articolazioni non facevano che aprire una porta d'ingresso al bacillo tubercolare che veniva dal di fu ori e che su qu e:-~te lesioni germogliava. Ma. non si può negare che, oltre al bacillo tubercolare, altri microrganismi patogeni penetrino per le vie aperte dalle lesiom violen te, che altri processi punùenti o semplicemente flogistici possano svolgersi per opera di streptococchi e di stafi.lococchi.


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444

I.A f' l!lRU RGIA OPERATIV,\

Ed ora (;ho la batteriologia è tanto di vulgata anche nel corpo sanitario militare, ::;arebbe pregio dell'opera esaminare con culture e cou inoculazioni su animali i prodotti delle flogosi articolari ed ossee, per potere un giorno approssimati va mente determinare quante d i esse appartengano realmen t~ alla tubercolosi, quante a processi flog istici di più benigna natura. Questa determi-

nazione rischiarerebbe il prognostico di tali malattie, e metterebbe il medico militare in grado di stabilire (] Uanta parte ha avuta la lesione violenta, ·q uanta la disposizione ereditaria nello svolgimento di esse. Attendendo che qualche stud io di questo genere s'inizii nei nostri ospedali militari, passiamo ora ad enumerare le operazioni chirurgiche che nell'anno decorso furono richieste dalle malattie in parola. Il capitano medico Carta nell'ospedale di Torino ris ecò parte della sesta costJla d' un infermo di carie tubercolare, eseguì la sequestrotomia dell'epifi::i inferiore del radio per osteo-perìostite in un secondo in fermo, disarticolò il dito medio della mano destra per osteo· mielite in un terzo ammalato, e la seconda falange del pollice in un quarto per patereccio osseo. Per osteo periostite il maggiore medico Oametti eseguì nell'ospedale di Novara la sequestrotomia del mascel]are infer iore. Nell'ospedale di Alessandria il maggiore medico Oar:ratù fece la resezione del pugno sinistro per artrite tuber colare, il capitano medico Giani per la stessa malattia eseguì la resezione del piede alla Pirogoff, e nell'ospedale di Savigliano il te nent~ medico Marcone raschiò dalla carie il bordo orbitario dell'osso frontale, ed il tenente med ico Besso disarticolò la seconda falange del pollice per patereccio osseo. Nell'ospedale di Milano il tenente medico Lanza raschiò e caut~rizzò la carie in un osso sacro, e'l il


NEGLI S'l'ADILDIENTl SAN11'A RI MILI'J',\fU

4•15

capitano medico Calegari eseguì una resezione e sequestrotomia della tibia, una sequestrotomia della clavico la , una disarticolazione di falange, una disarticola· zio ne dell'indice col relativo metacarpo, ed in un femore con frattura spontanea per osteo-mif'lite esegui. con buon risultato la resezione dei capi fratturati e la sutura. metallica. N all'ospedale di Brescia il capitano medico Pimpi· nelli fu costretto ad amputare una gamba per tuberco· los i delle ossa del piede. Nell'ospedale di Genova il maggiore medico Giuliani esegui due volte la disarticolazione di falangi per paterecci o~sei e la resezione dell'apofisi spinosa della se conda vertebra cervicale. Il processo tubercolare si estesa alle lamine della vertebra, il tenente De Giacomo eseguì la laminectomia, ma l'infermo morì. Nell'ospedale di Piacenza il maggiore medico Giuffredi disarticolò la seconda. falange del 4° dito di un piede, e disarticolò un pollice per carie ossea; per lo stesso processo morboso resecò una costola, esegui la scorbiatura e la sutura dei tegumenti in un omero, ed in una tib~a cariati. Anche il maggiore medico Selicorni nell'ospedale dì Parma fece la resezione di uua costola per carie. Nell'ospedale di Padova il capitano medico Lucciola aprì un ascesso e raschiò e cauterizzò il s11.ero, affe tto da carie tubercolare, ma l'infermo morì poi per tubercolosi polmonare. Nell'ospedale di Udine il maggiore medico Michieli resecò per carie l'epifisi dell'omero. Nell'ospedale di Bologna il tenente colonnello medl ico ::)forza resecò per carie una costola, ~d il maggiore medico Barbatelli asportò in un infermo il 5" metatarseo, ed asportò in un altro la prima falange del mi-


HG gnolo; ·r esecò il 5" metacarpeo e raschio il calcagno per doppia pe ri os~ite T o0cò a l maggiore meJico Fresa nell'ospeda le di R a· venna il triste ufficio di amputare una gamba per osteo-mielite suppurata. Nell'ospedale eli A ncona fu eseg uita soltanto una resezione costale per carie dal tenente col onnello me dico Persichetti. Nell'ospedale d i Firenze il maggiore medico Pnglisi resecò un' esostosi del perone, ed il maggiore med ico Sil vestri esegui quattro disarticolazioni d i falangi per patereJci. Parimenti nell'ospedale d i R oma il tenente colonnello medico Persicbetti esegn i due disarticolazioni di falangi, ed un raséhiamento del mascellare inferiore per carie. Nelr ospedale di Napoli il sottotenente medico De Maria spaccò un Yasto ascesso raschiando nel fo ndo di

esso l'osso iliaco, ed in quello d i Caserta il capitano medico Gerundo eseg ui tre disarticolazivni di falangi per paterecci, due disarticolazioni d i dita in ter e, una. espor tazione di dito soprannumerario del piede, una resezione del malleolo til.Jiale per osteite tubercolare, ed un'amputazione di gamba per osteo mielite delle ossa del piede. Furono così eseguiti 51 atti operati vi sulle ossa, e non si ebbero a deplorare che due morti per tubercolosi . .l!UI·ùi a1"/icola1·i. - Le operazion i r ichieste da tali morbi furouo le segtlenti : Un'estrazione d i corpo mob ile dell'ar ticolazione del ginocchio eseg uita dal m<lg~io re medico Fregni, nel· l'ospec.Jale d i Mil ano. Una res: e:~.ioue del pugno, ed nua. del gomito, faLLe

dal capitano med ico Oalegari, il q ua.le eseguì anche


NEGLI ~TADILIMEN'J'll::iANITAHl )I!J,!'I'AHI

44.7

tre paraceutesi e lavaggi antisettici in tre gonidrartri, apri e lavò l' idrartro di un gomito, ed esegui l' amputazione di una gamba per artrocace del piede. Nell" istesso ospedale il tenente medico Lanza eseguì la paracentesi ed il lavaggio antisettico di quattro goni drartri. Nell'ospedale di Genova il maggiore medico Giuliani eseguì un'artrectomia tibio-astra.galica per tubercolosi articolare, ed in quello di Parma il maggiore medico Sei icorni praticò la flessione forzata di un ginocchio per correggere un'anchilosi fibrosa. Nell'ospedale di Padova il maggiore medico Vicedo· mini eseguì. un'amputazione di coscia. per artrosinovite del ginocchio, in quello di Roma il tenente colonnello medico P ersichetti fece un'apertura ed il lavaggio antisettico per idrartro 10 un ginocchio, e resecò i capi articolari delle falangi per correggPre in due soldati il dito a martello. Nell'ospedale di Cagliari il maggiore medico Orrù aprì e disinfettò l'articola?.ione di un ginocchio affetto da artrite purulenta, in quello di Salerno il maggiore medico :Pas(juale amputò una gamba per artrite tuber colare d el piede; in quello di Caserta il capitano me· dico Gerundo fece una resezione del ginocchio alla Mackenzie ed una resezione del gomito alla Langenbeck per artrosinovite tubercolare, ed in qnello di Messina il maggiore meriico Minici, per un artrocace del gi· noccbio, eseguì prima la re~ezione con asportazione della rotula, ma poi dovè ad di venire all'amputazione doli a coscia. I n totale 24 operazioni per malattie articolari. Tumori. -Nell' età giovanile in cui si percone lo :ìtadio della. vita militare i veri neoplusmi sono un're· cezione, e se qui ne incontriamo q naleuno, è da riferirsi a quei pochi di ettì avanzata che eccezionalmente


l.•A ('Il rRL"RGL\ OI'EilA' I'l \'A

restano nell'esercito o nei corpi milit.arizzatì, o che ap· partengono ad amministrazioni civili dipendenti dal ministero della guerra. Tu tti gli altri tumori enucleati sono aberrazioni di sviluppo del tessuto cutaneo e sottocutaneo, sono rigonfiamenti di follico li sebacei, cisti ematiche, ganglii tendìnei, cisti del funico lo spE>rmatico e simili, ond'è che il miglior rr.odo di presentarli ai lettori, mi sembra quello d ì raggrupparli in un quadro (pag. 450) e:;cln· dendone però le vere neoplasie che meritano speciale riguardo. E q ueste neoplasie sono: l. U n polipo nasale estirpato dal capitano medico Gianì nelrospedale dì Alessand ria. 2. Un gliosarcoma dell'occhio, che obbligò il mag· gìore medico S ilvestri ad esti r par l'occhio nell'ospedale di Firenze. 3. Un sarcoma del testicolo, per cui il tenente me · dico Lanza esegui r om icastrazione nel!" ospedale di Milano. 4. Un voluminoso gozzo cistico, estirpnto nelr istesso ospedale dal capitano medico Aprosio. 5. Un epitelioma della g uancia. 6. Un osteoma del brachiale anteriore. 7. Un altro che comprendeva. 7• ed s· costola, aspor tati nell'istfC'sso ospedale dal capitano medico Calegari, il quale si limi tò iu un s· cnmore ad un· incisione esplorativa della fos:>a iliaua., che conteueva un voluminoso lin fosa rcoma, ma r infe rmo mori. !J. Altro esito letale ebbe il te nente colonnello me· dico P ersichetti dopo la disa rtiuolazione del la coscia per voluminoso osteosarcoma d el fe mor e. 10. Lo stesso dottore estirpò nell'ospedale di Roma un fib roma del pugno, con ri pristinamen to della fnn· zione delrarto.


;mGr~I STr\DILIM8.'\'PI SANI'r:\RI ~IILfTA RI

449

11. Nell'ospedale di Mess ina il magginre medico ì\[inici estirpò con felice :mccesso uu lìbrosarcoma. del braccio. 1 2 . Nelrospeda.le di Padova il capit<Lno medico L ucciola eseguì la cistotomia soprapubica per tumore dt•lla vescica con stenosi nreLrale, ma l'infermo mori di collasso posto pera ti v o. 1 3 . N eli" ospedale di Piacenza il maggiore medico Ginfl'redi asportò u n fibroma dalla guancia di uu in· fermo 14. In quello di Bolog na il maggiore medico Barb a telli asportò un g rosso li poma dalla nn ca. 15. Un altro lipoma portò via dalle pareti addomina li il maggiore medico Barletta. nell'ospedale di Ancona. 16. Un altro ne estirpò d<Lila natica j l capitano medico Citanna nell'ospedale di Catanzaro. 17. Un fibrolipoma del polso enucleò i l capitano m<'· dico Gerundo nell'osped ale di Cn.;;erta. 18. Ed un ultimo lipoma operò nell'ospedale di 'l'o· rino il maggiore medico Fregn i. Hl. Nell'ospedale di Napoli il capit<tuo medico i\[ar l'Ol:co estirpò un n eo plasma dell a coscia senza regisLrarn e la n atura. 20. Ed il m!i.ggiore medico De J?alco estirpò m1 gozzo cist;ico. 2 1. Nell'ospedale di Caser ta il capitano medico Ge rundo asportò un encondroma dell'allnee. 22. Ed un fibrosarcoma del dorso della mano che &i. riprodusse, e fu espo rtato h• seconda vol ta 23. E nell'infermeria presidiaria d'Aqu ila il maggiore medico d'Angelant.onio por tò via uo papilloma del pieJe, come in quella di Monteleone il c.;apitano med ico Carbone asportò un ch.eloide. Ecco ora il quadr o esponente le espor tazioni di pie coli tumori benigni. 29


450

LA CH1RURGIA OPERATIVA

• Ospe-dali

0Jlcratori

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Torino Novara Pinerolo Milano .

Bergamo Genova. Piacenza Parma Verona. Padova .

Bologna Firenze . Ancona. Aquila . Roma Perugia Napoli Caserta. Salerno. Bari . Monteleon e Me11sina

l Fregai .

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Trom beLta

Arduino. Aprosio . . . . . Calegari. . . . . . Barbie ri . . . . . Messerotti-Uenve nuti Ronchett i . . . . · 1Zanchi . . Giuliani . . Giuffrerli • 1 Cattani . . Orlandi . Vlcedomini . · Lucciola. . . Darbatelli . Pilastri Menniti D'Angelantonio Persiclletti Licari. De Falco G('ruudo. Pasq ual e Guarnieri Carbone . ~ Minici Abbate

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Malattie d'occhi. - Malgrado l'ingente numero di malattie oculari curate nell'anno decorso, le operazioni che riflettono il campo oculistico sono ben poche, giac· cbè, tranne il caso di lesione violenta o di neoplasma., le congiunti viti che formano la gran massa de' morbi


NEGLI STADrLIME:\1'f SANITARI MJT,I'rARI

451

ooularì difficilmente giungono al punto da richiedere operazioni chirurgiche. Queste furono consigliate per lo pitl da malattie degli annessi oculari, ed infa.tliì i ealazìì rappresentano il maggior numero dì operazioni. N e fu operato uno con sutura della congiuntiva dal capitano medico Trombetta nell'ospedale di Torino, uno a Milano dal capitano medico Calegari, uno in Ancona dal maggiore medico Menniti, tre in N a poli da.l maggiore medico De Falco. Lo stesso maggiore medico De Falco, in un simblefaro per scottatura, pose in opera con buon risultato l'innesto della cute del prepuzio sulla congiunti va blefaro·oculare dopo aver separate le aderenze, ed esegui due stricturotomìe del canal lacrimate. Il capitano me· dico Gaeta, nel reclusorio dì Gaeta, esegui l'incisione ed il sondaggio del punto lacrimate per dacrio-cisti te. Di pterìgii ne furono estirpati col processo Arlt uno dal capitano medico Trombt~tta. nell'ospedale dì Torino, uno dal maggiore med ico Ca.mettì nell'ospedale di Novara, uno dal capitano medico Lucciola in quello di Padova, uno dal sottotenente medico Caccia in quello di Ancona, uno dal maggiore medico Orlandi in quello di Vetona, e tre dal maggiure medico De Falco in quello dì Napoli. L e operazioni inter essanti il globo oculare furono un.' iridectomia. per stafiloma secondario eseguita dal maggiore medico De Falco nell'ospedale militare di ~a.poli, una stafilotomia eseguita dal medesiruo col 'Processo W ecker, una e.,cenle1·alio ouuli col processo Graefe eseguita nell'ospedale di ltoma dal tenente colonnello med ico Persichettì per enorme stafi loma ulcerato, ed un'operazione di cataratta eseguita col processo Graefe dal capitano medico Lucciola nell'ospedale


402

1..\ C'Hmt: nc:tA OI'F.RATIYA

à i Padova. In tutto quattro g rand i e 18 piccoltl ope · . . ruzi(lni O<,;nlist iclte, nltre a quelle r iferite w occastone delle lesioni violeme e dei t nmori . .llalallie degli Ol'euvh i - Per ot it i medie minaccianti i ~e ni e le meningi fu eseguito il tag lio alla Wilde dne volte dal maggiore med ico De Fal co nell'ospedale eli Napoli, u na volta dal mag~ iore medico S ilve!;tri n ell'ospedale d i Firenze, ed una vol ta dal capitano medico Car ta in (]Ue llo di Torino. La t rapa uazione del processo mastoide col metodo di S~.;hwa r tz fu eseguita 16 volte dal capitano medico Carta nell'ospedale di T orino, 5 vol te dal maggiore m~:di co Lanza, e due volte dal capitano medico Calegari in q uello di Milano, una vol ta dal maggiore medico Barletta in quello di Ancona, ed una volta dal mag g iore medico Natoli in quello di Palermo. Oltre a ciò, il magg iore medico D e Falco esegui neWospedale mili tare di Nap0li una miringotomia per ascesso interlame llare del timpano. Così fu rono fattfl 30 operazioni per malattie dello oreccuio. Jlalallie della gola. - Gli ufficiali medici Calegari. Lanza, Z::>.nchi, Giuliani e Catt a.ni, eseguirono ciascuno una tonsillotomia nei rispettivi ospedali , e n e eseguì t re il magg iore medico Minici in quel lo di Messina, e t re il maggiore medico De F al co in q nello di Napoli. N ell'infermeria presid iari a di •rrapani il capitano me· d ico Polistena o perù di traclteo tomia un in fermo di ang ina scarlattìuosa, ma il paz iente morì. 'J'otale di operazioni n ella gola 11. Ple,wolo" tie e 1·ege~ ion i costali. - La plenrite purulr uta consig li t'J i n t re casi al capitan o m ed ico Calegari nel l'ospedale militare di :Mi liuto la se mp l ice pleurotomia, in un caso la consigl iò al mnggiore medico Giuliani n ell'ospedale di Genova, in un a lt ro al tenente medico


XIW r,r STA}l[J,BI EXTI SAN !TAli! )Il LI TA RI

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Cattani nell"ospeclale d i Parma, in un sesto al mag· g iore medico Verri nell'infermeria di Cremona, e tutti ebbero a. lodarsi del loro operato . Ebbero esito letale tre toracotomie esegu ite la prima nel r ecl usorio di Brescia cbd capitano medi co Pimpinelli per flemmon e settico del collo d i ruso all'interno del t orace con consecutiva gangrena polmonare, la se· conda eseguita dal maggiore,niedico D'Ang~ lan to nio nell'infermeria presid iaria di Aqnila, la terza dal maggiore medico Gnar nieri nell'ospe i a le militare di Bari, qu este d ue ul time per empiema considerevole. Si addivenne all'operazione d i Estliindor per la stessa malattia quattro YOite per opent del capitano med ico Calegari n ell'ospedale di Milano, una volta in quello di Torino dal capitano medico Carta, una volta i n quello di Genova dal maggiore meJ iuo Giu liani, sette volte dal tenen te nolonnello medico Persiuhetti, e d ue volte dal tenente medico Corbi nell'ospedale militare di Roma. "'\ La 25" operazione s ul torace fu una toraco·plastica col processo dì Max Schede per fistola toracica da em· pie ma, fatta dal maggiore medico Camet.ti n ell'ospedale di Novara. Operazioni sull'addome. - L'appendicite, che tanto subdolamente minaccia la vita degl'infermi, f n la causa più frequente delle operaz ioni addominali. Il capitano med ico Carta nell'ospedale di T orino ebbo l'opportunità di eseguire, iu tre casi di tale malattia, i l taglio basso parallelo all'arcata crurale seguen do i l }?rocesso di R ou x, e si servi. in tutti della narcosi eterea. Nell'ospedale di Milano eseguirono il vuotamento del cavo ascessuale ed il dri'naggio per appendicite suppurata il tenente medico Lanza una volta, ed un'al t ra volt" il capitano w eùico Apru:; io, il quale in un terzo caso offertosi nell' istesso ospedale resecò l' append ice


45-1

LA rHIRUR GLA Ol' ERATI VA

vermiforme, come feoe una. volta il capitano medico Calegari. In questi 7 casi, ed in quello operato all'ospedale di Messina per appendicite acuta dal maggiore medico Minici si ebbe s~:~mpro esito brillante. Due ammalati di appendicite suppurata terminarono con la morte, e furono operati il primo dal maggiore medico Giuliani nell'ospedale di Genova, il secondo dal capitano medico Tursini nell'in fe rmeria presidiaria. di C 1 v itavecclt i~ . Il maggiore med ico D'Ange lantonio nell'infermeria di Aquila per t ifl ite seguita dl4 occlusione intestinale esegui la laparotomia, ed ebbe esito di guarigione. Eguale risultato ebbero nell 'ospedale di Milano due laparotomie per peri toni te tubercolare eseguita dal capita no medico Aprosio, ed una del tenente medico La.nza. T erminò con la morte un infermo di pleurite bila.· terale e peritonite tubercolare operato di laparotomia dal magg iore medico Silvestri nell'ospedale militare di Firenze. Sono quindici operazioni addominali oltre a quelle eseguite per traumi, che han fatto deplorare tre morti, ma han salvato 12 vite. Ernie. - Dall'anno 1892, n-el quale furono eseguite le prime operazioni di quest o genere, fino al 1896, la maggior parte degli operati erano quelli costretti dalla necessità del mestiere a ricorrere al soccorso chirnr· gico. Erano sottu ffioiali, carabinieri, guardie di finanza e guardie di città, per i quali la riforma equivaleva alla perdita dell'impiego. Grazie all'attività dei nostri medici militari ed alla loro diligenza nell'eseg uire le operazioni d'ernia, si è andata fo rmando nell'esercito una benefica atmosfera di fiducia..; i soldaLi non han preferito più la riforma


N}:GLI STADH.Hl ENTI SANT'l'ARI 11!1LITARI

455

alla validità del loro corpo, e già nell'anno 1899 fra i 400 operalii d'ernia, appena. 30 appartengono ai corpi mi litarizzati es lira nei a.ll'eserci to. Fra tutti quelli che nascono e crescono con una. con · genita disposizione a.lrernia, molti passa.no per lo filo dell'esercito, e nel periodo del loro servizio non man· cano certamente le eause occasionali per la protrusione d'un viscere attraverso gli anelli inguioali e cnuali. Ma mancano forse queste cause nella vita campestre ed in quella delle officine ? Chi sa quanti g iovani, ignari. dell'importanza del loro male, rimangono neghitt.osi e sono soggetti ad aggravamenti, che li rendono inetti al lavoro per tutta la vita? Nell'esercito invece la sorveglianza medica scopre ben tosto il male, ed il ri· medio è alla portata di tutti, perchè gli ospedali mi· lita.ri son serupre aperti al soccorso. Così siamo giunti a ridonare al paese una. buona. metà di giovani, che avendo sofferto !"ernia. nell'eser· cito, se ne tornano finalmente alle loro case senza quella molesta, pericolosa e deturpante imperfezione. Auguriamoci che in pochi anni nessun soldato sia più congedato con quell'umiliante difetto fisico, e che a. questo scopo si giunga. non con prescrizioni regola· mentari e con obblighi di subire un'operazione, ma. con la persuasione ingenerata. dalla fiducia nei medici militari. L e ernie inguinali operate nei noc;tr i luoghi di cura furono nell'anno decorso 213 destre, 160 sinistre, 19 bilaterali; comprendo fra le ernie unilaterali due con· siderevoli sfibramenti delle pa.reti arldominali nella regione inguina.le, nei quali non si trovò l'ernia, e si provvide a rinforzar le pareti con adatte suture. Si operaron0 6 ernie crurali, e 2 ernie della linea alba. Il processo operativo per le ernie inguinali fu di re· gola quello del prof. Bassini. In otto casi il maggiore


medico CawPLLi es;•gni il proc.:e~so BoLtini, in sei fu adoLlato il processo P ost~::mp;;ky da l ca.piLano medico Gl.! rnndo. L e com p l icaaze rin VtlO uta ue ll'esacnzio ue dtd l"operazione fu r ono le segnenti: Il capitano tned ic.:o Carta tr ovò dne volte idrocele eistico del cordoua, e l'opar u assieme all'eruia. In due casi il maggiore m ed ico Giu ll'r ed i trovò idrocelti eomuuicanLe cun la ca\'ità addominale, ed operò col p rocesso Rnggi. In altri dufl e<l'l i il maggiore medico De Falco trovò assieme a ll'ernia l'idroce le de lla \'aginale del t esticolo eJ esegui la d()ppia operazione. I n un ca~o il tenente colonnello merl ico P e rsid1etti trovò irlrol.lele eù e~top ia del t.•sticolo in nn con l'e rnià ing uinale , e polè corregger e tutte quest e imperfeZ IOn i.

Il mag gio re med ic.;o B a r batelli trovò una vol ta con l't·rnia il to~:o;t i o.Jo lo c.:ou tcnu to nel canale inguinale, e lo a,;portù. L o slicsso maggiore medico operò due volte el'lli(l in ta.sate, ed una volta incontrandosi cou un' e rnia diretta, dovè allacciare l'e pigastrica. Di e rnie r eci di\'ale ue fnrono opr rate tre, una. col proct'sso Bassini d,d maggiore medico Miuie i, l'al tra col processo Postom p,;ky dal ca.pitauo IUPd i co Geru n do, la t<"rl!:a. con simile proeesso dal Lt•u f'nte colonn ello me· dico P ersic.:lwtti . Un'altra r ecirliva fn solo apparente, g iaccltè il capit.ano me lico C t~r ta, ue ll'esegnire l'o per azione, s i ancorso che il Lumore era fa.Lto da uua grossa zolla adLpo;:;a penctntta per lo spazio laseiato da un punto d i suLura precoceU1ente caduto. La com plicnnza del ''al'ic.:ocelo con l'e ro ia fu t rovata due volle dcd 111aggiot'e ntc'd ico Bal'batelli, dne ,·olte dal oapitauo medieo Call"gari, uua Yolta dal maggiore

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medico Bonavoglia, una dal runggiore medico Lanza, e fu sempre proceduto ad entrambe le operazioni nella stessa seduta. Di ernie crurali, quattro destre e due sinistre, ne furono operate due èlal capitano medico Aprosio col processo Bassini, tre dal magg iore med ico Giuffredi ed una dal tenente colonnello medico Pabis col processo Ruggì. Un'ernia della linea alba fu operata dal capitano medico Aprosio, un' altra da.l capitano medico Gerundo. N el seguente quadro sono rappresentate tutte le ope· razioni d'ernia eseguite àai diversi operatori nei di· versi luoghi di cura:


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l ngulnali Ospedali

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Menniti Baldassarre . Bisceglie.

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Caserta. ~derno.

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Palermo ~lessi n a

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Guarnieri Nat.oli Minici. A bb<Lte TorA LE

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LA <"'ID EWRilLA OPERATI\",\

Idroceli -Oltre agl'idroceli che complicavano l'ernia, sono stati operati: tre idroceli semplici a Torino dal capitano med ico Carta ool protesso Savaray, uno a Milano dal tenente medico Lanza col processo Bergmann, due a Piacenza dal maggiore medico Giuffred i ed uno a Padova dal capitano medico Lucciola col processo Volkmann. A Bolog na col processo B ergmann ne fu operato uno dal tenente colonnello Sforza, uno dal maggiore medico Barbatelli ed uno dal sottotenente medico P ennetta, ed inoltre il Ba.rbatelli rovesciò la vaginale senza asportarla in nu altro caso d'idrocele. Il processo Volkmavn fu eseguito in nn caso dal maggiore med ico Baldanza ed in due dal maggiore medico Silvestri a Firenze, in tre casi da.l tenente co· lonnello medico Persiohetti, in due dal tenente colon· nello medico Susca ed in uno dal tenente medico Corbi a Roma, in uno dal maggiore medico De Falco a Napoli, ed eseguì una volta a Palermo il processo Berg· mann il maggiore medico Natoli. Negl'idroceli comunicanti con la cavità addominale eseguirono il processo Bassini come per l'operazione d'ernia il tenente medico Lanza una volta ed una volta il capitano medico Aprosio a Milano, una volta il maggiore medico I nzitari ed una volta il capitano medico Gerundo a Caserta. Si limitarono alle punture ed all'inieziollle di tintura di ioclo una volta il capitano medico Zancb i a Brescia, una. volLa il maggiore medico Fre:;a a Ravenna., una volta il maggiore medico Barba.telli a Bologna, una volta il maggiore medico Meuuiti ad Ancona, una volta il maggiore medico Si l vestri ed un'altra il maggiore med ico Pug lisi a Firenze, una volta il maggiore me· dico De Fako a Napoli, una volta il maggiore medico Pasquale a Salerno, una volta il maggiore medico Guarnieri a Bari.


:-<EQ I, I STATlJI, DIF.:\TI ~AN l'l'AH l )IIL11'.\RI

4(;1

In totale furono eseguite 35 operazioni d' idrocele. Varicoc:ele. - Il varicocele, voluminoso e nodoso è ca.nsa d'esenzione dal servizio militare, ma oltre al vario apprezzamento di quest i aggettivi un po' vaghi, è d'uopo ammettere che le fatich e militari, le marcia, l'equitazione, la ginnastica, favoriscono lo sviluppo e l'incremento di q uesta in cresciosa. imperfezione. Altrimenti non potremmo spiegarci il numero di operati di varicocele che nell'anno d ecorso ascese a 79. Anche per questa operazione si eseguirono vari pro· cessi. Così fu adottato il processo Parona in 17 casi dal capitano medico Carta a Torino, in un caso dal maggiore medico Cametti a Novara, in due casi dal tenente medico Lanza. a 1\Iila.no. Si segui il processo Tillaux in un caso dal maggiore medico Cametti a Novara, il processo Duplay dal maggiore medico Barbatelli in un caso a Bolog na, il processo Kohler in un caso dal tenente medico Di Giacomo a Genova, in 24 casi dal tenente colonnello medico Persicbe tti ed in 5 dal tenente colonnello medico Susca a Roma. Segui il processo Patruban in due casi il maggi ore medico Baldam-:a a Firenze, il processo Cooper cinq ue volte il maggiore medico De Falco a Napoli, il processo Durante tre volte il maggiore medico Giufli:edi a Piacenza, ed una volta il magg iore medico Barbatelli a Bologna. La. semplice reBezione di vene previa legatura fu eseguita quattro volte dal capitano medico Gerundo a Caserta. tre vol te dal capitano medico Calegari ed una volta. dal capitano medico Aprosio a Milano, una. volta dal maggiore medico Orlandi a Veron a, ed una volta. dal maggiore medico Barba telli a B o l ognt~.. R esecarono scroto e vene quattro volte il capi tano medico Aprosio ed una volta il tenente medico Lanza a Milano, ed una volta il magg iore med ico Barletta ad Ancona.


I,A C IIIRUfWIA OPERATl\'A

Orchiectomie. - Ol tre a quelle imposte da lesioni violente o da neoplasmi, ne furono operate per tuber· colosi del testicolo <) uattro dal capitano medico Carta ed una dal maggiore medico Maccagno a Torino, una. dal capitano medico Calegari ed una dal capitano medico Aprosio a Milano, una dal maggiore medbo Ginffr-edi a Piacenza, una. dal maggiore medico Silvest.ri a. Firenze, cinque dal tenente colonnello medico Per· !'.ichetti ed una dal tenente colonnello medico Snsca a Roma, una dal capitano medico Gerundo a Caserta.. due dal maggiore medico Nato1i a Palermo e due dal capitano medico Abbate a Messina. I n totale 20 emicastrazioni per tubercolosi. Fimo.~i. - A questa congenita imperfezione che pro· duce fre<]uenti. ba.lano-postiti e qualche volta inconti· nenza nottur na d'orina, si riparò per lo più con la circoncisione seconùo il prccesso Giacomini o Luer, talvolta col taglio dorsale semilunare e con lll. sutura. L e operazioni di questo genere eseguite nell'anno L893 nei diversi ospedali e dai vari operatori furono le seguenti: Operatori

Ospedali

Ca melti Mar·engo Calegari Lan1.a i\ l esset·olti- Bcln v';!n uli. Zanchi Gi11liani Giuffredi Caltaui

NovAra. Savigliano Milano B Hr gamo Genova . PiacP.nza Parma Verona • • Padova. Bologna

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Ope1·azioni sulle vie 01·ina?'ie. -

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Trascurando le cure dei restringimenti uretrali, fatte mercè la dilatazione graduale, daremo notizia di quegli atti operat.ivi che furono richiesti dal non avere la cura dilatante approdato ad esito soddisfacente. Ricorsero all'uretrotomia interna con l'uretrotomo di Maisonneuve, due volte il maggiore medico Puglisi a Firenze, ed una volta ciascuno il maggiore medico Si l vestri nello stesso ospedale, il maggiore medico Me n· niti in quello di Ancona, il maggiore medico De Falco in quello di Napoli, il capitano medico Frigoli in quello di Genova, il capitano medico Calegari ed il tenente medico La.nza in quello di Milano, il capitano medico Car ta in quello di Torino, il capitano medico Gerundo in quello di Caserta, per fistola perineale. Eseguirono la dilatazione forzata. col divulsore di Holt il maggiore medico De Falco nell 'ospedale diNapoli ed il capitano medico.Abbate in quello di Messina, per ascesso orinoso.


4G4

LA () JI !RUR(HA OP I<:HATJVA

Il maggiore medico Michieli, nel l"ospedale di Ud ine, in u n caso d i fi,;tola u ret.rale reuen lò i marg ini della J-i:;tola, e li suturò con buon risultato ; il maggiore med ico Giulfredi, n ell'ospedale d i Piacenza a prì per la via perineale un ascesso prostatico, ed il maggiore me d ico Barletta, n elrospedale d i Ancona, dovette sbri· gl iare il meato o~· iuari o ed il primo tratto dell'uretra stenosato per blenorragia. Fu eseguita una cistotomia perineale con tag li o lateralizzato dal co1onnell u med ico I mbriaco mentr'era direttore dell'ospedale di F i renze, ed una cistotomia so prapub ica dal m aggiore m eòico Cametti iu Novara, entrambe con risultato cii guarig ione. I n tutto 17 atti o perativi sulle Yie orina.rie. 8,nurruidi. - Sono incomod i dell'età mat ura, che p erò non risparmiano q ualche giovane soldato, che cerca liberarsene ricorrendo al trattamento chirurgico. Nell'ospedale m ilitare di 'l'orino il capitano medico Carta ne curò d tte col termocau terio e d ue con l'escis· sione delle vene e la sutum. I n quello d i Verona ne trattarono con l'al lacciatura elastica, nove il maggior e medico Odandi, e due il maggiore medico Testa. Nell'ospedale d i Bologn a. il maggiore medico B arbatelli ne curò uno col ter mocauterio ed uno oon l'estirpazion e e su t ura. In quello di Firenze il ma.ggiore med ico Ba ldan:;r,a ne curò t re cou la cauterizzazione, in quello di Milan o usò lo stesso processo una volta il tenente me· d ico Lanza, e fece l'escissione e la su t.nra u na volta il capitano med ico Calegari. A Roma il tenen te colounello med ico P er::;ichetti in n ove casi i ncise e caute· rizzò le emorroidi, e lo stesso me lodo segu irono in uu caso il mnggiore meù ieo De ~'alco a Napol i ed il cap itano medico Geru ndo a Caserta. ~-'tt rono dunq11e 3:j opeN 7.ioui d i emorroid i esegn ite nelJ'anno.


NEGLI STA:SU.IM.ENTI SANITARI MILITARI

465

Fistole anali. -Molto analoghe per origine alle sofferenze precedenti, per molestia e per concomitanza sono le fistole anali, che pure affliggono in discreta misura l'esercito. Seguirono il metodo della semplice incisione e consecutiva medioa.tura, una volta il maggiore medico Cametti nell'ospedale di Novara, sei volte il maggiore medico Silvestri, ed una volta il tenente medico Santucci nell'ospedale di Firenze, una volta il teneuw me· dico Cattani nell'ospedale di Parma, una volta il maggiore medico Ta.llarico nell'ospedale di Perugia, due volte il maggiore medico Orlandi e due volte il maggiore medico Testa nell'ospedale di Verona, una. volta. il maggiore medico Pasquale nell'ospedale di Salerno, una. volta. il maggiore medico Saviano nell' infermeria presidiaria di Gaeta, una volta il maggiore medico Gua.rnieri neoll'ospedale di Bari, una volta il maggiore medico Minici ed una volta. il capitano medico Abbate, nell'ospedale di Messina.. All' incisione fecero seguire la cauterizzazione col termocauterio il maggiore medico Fresa in un caso nell'ospedale di Ravenna, in un altro il maggiore me· dico Baldassarre neH'ospedo.le di Chieti, in un terzo il maggiore medico D'Angelantonio nell'infermeria. di Aquila, in quattro casi il tenente colonnello medico P ersichetti, in cinque casi il maggiore medico De Falco nell'ospedale di Napoli, in uno il capitano medico Gaeta nel reclusorio di Gaeta.. All'apertura. del seno fecero seguire il semplice raschia.mento della superficie suppurante: una. volta il maggiore medico Zunini nell'ospedale militare di Man· tova., due volte il tenente colonnello medico Sforza e due volte il maggiore medico Barbatelli nell'ospedale di Bologna., ed una volta il capitano medico Gerundo nell'ospedale di Caserta. 30


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LA CHIRU:&GIA. OPERATIVA ECO.

L'escissione della superficie suppurante e la sutura dei margini recentati fu metodo eseguito dal capitano medico Calegari in quattro oasi e dal tenente medico Lanza in un oe.so nell'ospedale di Milano, dal maggiore medico Giuffredi in tre oasi ed in uno dal tenente medico Trovanelli nell'ospedale di Piacenza, ed in 4 oe.ai dal capitano medico Gerundo nell'ospedale di Caserta. Per ragadi anali, in un unico caso il tenente medico Lanza, nell'ospedale di Milano, eseguì la divulsione dello sfintere e la cauterizzazione delle rage.di, con la quale si compì il numero di 52 operazioni per ragadi e fistole anali. Ecco passate in rassegna 1225 operazioni chirurgiche, eseguite da 95 mediai militari, con un aumento di 361 atti operativi, in confronto di quelli dell'anno antecedente. Fra gli operati si ebbero a deplorare 15 morti, ma non è lecito sperare che tutti gli operati guariscano, malgrado i progressi della scienza e l'abilità degli op~ ratori.


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EZIOLOGIA KPROFILASSI DELLA TUBERCOLOSI IN GENERE E DELL'ESERCITO IN SPECIE (Il

Per il dott. G i o. Ba u i ,. t a G h •ocr e. maggiore generale medico, Ispettore capo eli sanità militare

Il secolo ora tramontato andrà celebre n~lla storia per le grandi conquiste nel campo politico, industriale ed economico; andrà celebre per i mirabili trovati compiutisi in tutti i rami scientifici dello scibile e per i nuovi orizzonti dischiusi alle scienze mediche e biologiche, le quali con l'uso del microscopio, divenuto potentissimo mezzo d'indagine, vanno compiendo grandi perfezionamenti sia nella teoria che nella pratica applicazione. Egli è col microscopio che si potè spiegare la causa vera, la vera or igine delle principali malattie infettive, e con esso e col concorso della chimica biologica., la medicina pratica attende la soluzione di altri importanti quesiti per la cura delle accennate infermità, come la siero-terapia ci fa sperare. Ma in mezzo a tanto movimento scientifico, se da un lato si vennero compiendo per ogni ramo delle mediche discipline meravigliosi progressi, non si può disconoscere che alcune specialità morbose siano in un periodo di aumento, come dimostrano le statistiche di questi (t) La presente relazione era preparat.'l per ìl congresso contro la tubercolosi in Napoli (i~ aprile p. p.) ; ma per circostan ze non dipendenli dalla volontà dello scrivente non ha potu to essere portata alla lettura fd alla pubblica discussione. Data l'attualità e l'importanza dell'argomento, considerato per ri· spetto all'esercito, si erede opportuno che lale relazione venga pubblic:ata nf l · nostro giornale.


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EZJOLOGU E PROFILASSI

ultimi anni; e fra esse quella che maggiormente s'impone e per gravità e per contagiosità, sia appunto la tubercolosi. L'idea che questa malattia fosse infettiva ed attaccaticcia è stata. diffusa in ogni tempo. Già da Ippoc-rate e da Galeno è stata ritenuta tale; e nella storia troviamo r egistrati casi di governi che credettero bene prescrivere disposizioni speciali e ngorose contro di essa. La sua inoculabilità dall'uomo agli animali e quindi la sua qualifica di attaccaticcia fu lumiJLosa.mente dimostrata da Villemin fin dal 1865; m& la causa sua vera fu solo scientificamente provata nel1882 colla scoperta del bacillo specifico, per opera del professar Roberto Koch. Ora, quale sarà la cagione dell'incremento della tubercolosi che lamentiamo in questo finire di secolo? Venne detto che la tubercolosi segue la civiltà. Questa asserzione pare un paradosso; ma pur troppo ti v·era; la tubercolosi difatti si estende e miete maggior numero di vittime dove la popolazione è più densa, dove, agglomerati in un ambiente ristretto, sono obbligati a vivere lunghe ore del giorno e della notte gli individui di numerose famiglie, o di numerosi opifici, o di case di educazione, e specialmente in certe città poco salubri e nelle quali, per molte ra-g ioni, negli abitanti è minorata la resistenza organica, e sono piLl frequenti le occasioni alla infezione delle persone e degli ambienti. Seg uono passo pas~o la civiltà i grandi orfanotrofi, gli asili, i ricoveri di ogni specie per la gioventù o da. custodire o aa educare, le scuole, i collegi, gli istituti monastici, i grandi stabilimenti ospitalieri, nei q ua.li i danni della vita collettiva., i pericoli delle infezioni in genere e della tubercolosi in specie, o sfuggono alla vigilanza delle leggi sanitarie, o ne paralizzano i mezzi profilattici per circostànze fatali inev itabili. Sono pure


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il portato della civiltà. e dei tempi moderni quella specie d'individualismo nazionale sentito fra i popoli, an~lanti ognuno al primato, le grandi gelosie portate dalle stesse nazionalità, la lotta :fiera, che si combatte nelle industrie, nel commercio e nella colonizzazione, i numerosi eserciti e le flotte, lo sviluppo crescente di stabilimenti industriali e di opifici di ogni specie; quindi grandi masse d'uomini riuniti, quindi affollamenti per lavori collettivi in ambienti spesso poco adatti, poco ventilati, poco illuminati dal benefico raggio del sole, ed anche mantenuti senza le norme dell'igiene, per cui spesso vi si inspirano, coll'aria, materiali nocivi. Certo è che tali agglomeramenti, insieme ad altre molteplici cause d'ordine individuale e sociale, come la sregolatezza nel vivere, la sfrenatezza nelle passioni, il culto al piacere, l'alcoolismo, la sifilide, l'influenza dei morbi infettivi acuti stagionali, il pauperismo e tutte le sofferenze che ne derivano a danno specialmente delle classi inferiori, sono altrettanti fattc.ri efficacissimi per l'incremento progressivo della tubercolosi accanto alla civiltà. Era quindi naturale, anzi doveroso, che i popoli civili, inspirandoai ai principi dell' umana solidarietà., si coalizzassero contro il diffondersi di tanto malore, che minaccia. così da vicino gli interessi economici, la forza, l'operosità e la. vita stessa delle nazioni. Dalla demografia e dalla statistica sappiamo che la terribile malattia colpisce tutte le età, sebbene non tutte con la stessa frequenza, e che dall' infanzia alla più tarda vecchiaia, con forme cliniche diverse, può decimare generazioni quando assale certe razze e certe classi sociali. L 'accrescersi di tanti tubercolotici nella età dai 20 ai 30, 35 anni, appunto nell'età della massima. capacità al lavoro proficuo rappresenta una vera jattura economica, poichè non solo la malattia. impedisce il lavoro, che è produzione di ricchezza, ma assorbe e distrugge la ricchezza stessa.


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EZI OLOGIA E PROFILASSI

Per le esposte ragioni è più che giustificata, resa. necessaria, la lotta sorta fra le nazioni civili ed a scopo umanitario contro la tubercolosi; la gara fra regnanti e popoli e fra i diversi ceti sociali nel fine di studiara i mezzi per prevenire i progressi della terribile malattia, raccogliere capitali per curare gli infermi con quei regimi ed in quelle condizioni speciali di ambienti, che sono stati indicati come più adatti, assicurare la segregazione loro fino alla loro riabilitazione al lavoro, soccorrere le loro famiglie e preserva.rle nel tempo stesso dalla infermità. Ma la tubercolosi è dessa malattia. curabile? sanabile? Non è fuori posto che io qui ripeta le memorabili parole del celebre professore P. F oà, nella sua dotta conferenza sui sanatori: « Non è vero, egli disse, che la tubercolosi debba fatalmente uccidere e ci colpisca sempre per insidia. Oggidì è provato che la tubercolosi si può prevenire, e, come era già. noto, che essa. si può

guarire-.. Questa grande verita apportatrice di conforto e di speranza all'umanità sofferente, dimostrata dalla. anatomia patologica e dalla esperienza, era già stata proclamata con altra. formola dal benemerito dottore Georges Bodington nel 1840, che fu fra i primi specialisti a segnalare l'aria secca e fredda delle località elevate ed asciutte, quale agente tera.peutico nella consunzione polmonare. Seguendo la via tracciata dal dottore Bodington, e praticando presso a poco come oggidì si pratica per le cure climatiche a vantaggio dei t isici, insignì medici delle principali nazioni del mondo civile confermarono il valore del suddetto trattamento curativo. Il dottore Hermann \Veber 20 anni dopo (nel 1864) colla persuasione dell'apostolo, suffragata da esempi pratici di infermi, che avevano passato l'inverno sulle montagne della Svizzera, d'un'altitudine di 2000 metri, scriveva: « la questione dell'influenza del


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clima alpino sulla predisposizione alla consunzione e nel primo periodo di questa malattia, è di tale importanza che io non posso dispensarmi dal reclamare la coo· perazione di tutto il corpo medico per l'ulteriore suo studio e le soluzioni che essa comporta :.. Le favorevoli esperienze curative, divulgate col mezzo della stampa e nei congressi medici, pochi anni dopo facevano accorrere alla stazione climatica di Davos un gran numero di ammalati d'ogni classe, e cosi l'efficacia dell'aria di montagna sopra gli infermi di tosse cronica era pienamente confermata, come ne riferivano illustri clinici inglesi, tedeschi, francesi ed italiani (l). Adunque è riconosciuta. universalmente la curabilità con l' esito della guarigione della tubercolosi ; è ammessa l'importanza e l'efficacia della cura climatica; ammessa la grande utilità dei Sanatori in località. adatte per clima, per posizione e costruzione speciale, e corrispondente a tutt-e le esigenze dell'igiene, del conforto e della ricreazione. L 'impianto di tali stabilimenti va rapidamente aumentando in Germania, in Svizzera ed anche in Francia, e vogliamo sperare che l'Italia non sarà ultima in questa grande opera filantropica. I buoni risultati ottenuti in tali stabilimenti sono dovuti, oltrechè alle condizioni dell'altitudine ed alle condizioni climatiche, le quali possono variare a seconda delle diverse regioni, specialmente alla migliorata. alimentazione, al più igienico regime di vita, al più confaciente alloggiamento, nonchè al riposo fisico e morale degli infermi. sottratti al lavoro ed all'influenza di tutte le miserie del loro abituale ambiente. L'utilità. dei sanatori non riguarda solamente gli infermi, ma anche le loro famiglie e la società, dalle (l) K. BuoccRJIII, colonnello medico. - Sonaloril nel CantoRe dd Gr1giofll, Bar!, l895.


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EZ!C)LOGIA E PROFILASSI

quali è allontanato il pericolo della diffusione del contagio. Nella nobile gara contro la tubercolosi, che oggi qui ci raduna in forma solenne, non potevano rimanere indifferenti l'Amministrazione militare eJ il Corpo Sanitario da essa dipendente, interessati vivamente come sono l'una e l'altro per il bene dell'Esercito, che costituisce tanta parte, e fra le pitl elette, della grande famiglia itaJiana. Pur troppo gli eserciti, come ogni al~ra corporazione d'individui riuniti in grandi masse aventi vita in com nn e, esposti a disagi ed a fatiche speciali; influenzati più di ogni altra classe sociale dalle vicende meteoriche delle stFLgioni, dalle cause morbose infettive, più facili nelle grandi agglomerazioni di uomini, furono in ogni tempo bersaglio alla terribile malattia, a. combatter la qua.le furono pertanto necessari studi speciali, particolari premure, e proposte di leggi o regolamenti per assicurare una buona scelta di soldati negli arruolamenti; per accrescerne la vigoria fisica; per garantirne lo stato di salute; per prevenire lo sviluppo delle infermità; per curare queste a p pena si manifestano, e per eliminare al più presto coloro che fossero divenuti inabili a l servizio militare, o di pericolo e di danno agli altri, coi quali convivono. Adonta però di tantecuredapartedelGoverno edelle autorità militari poste in opera, la tubercolosi ha dato e dà un rilevante contingente annuo di perdite all'esercì to. Le cause sono varie, e in parte già ricordate. Ad esse però giova aggiungere le seguenti, che hanno una speciale importanza.. Nessuno ignora che l'età in cui ha. luogo il reclutamento è una di quelle che più facilmente d ispo11gono gl'individui ad ammalare di tale forma morbosa, e che la predisposizione ereditaria, e la tubercolosi latente non sono sempre facili ad ap-


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prezzarsi nelle visite ai consigli eli leva, presso i distretti, e presso i corpi e che le medesime trovano ragione a manifestarsi in seguito per l'indebolimento organico individuale apportato dalle fatiche e dai disagi propri della' vita militare. I noltre è noto come le acute e croniche malattie sopravvenute dopo l' arruolamento, specie le infettive (morbillo, scarl attina, va.iuolo, influenza, ileo-tifo) e q uelle dell'apparato respiratorio (bronchi, polmoni, pleure); quelle delle membrane sierose, del sistema ghiandolare ed osseo, rendono il paziente terreno fecondo allo sviluppo del bacillo specifico, che ha una così prodigiosa diffnsione, e che per le necessarie contingenze dél vivere in comune, col polviscolo dei grandi assembramenti può invadere tutti i vari locali di una caserma e d'un ospedale ed essere causa diretta di contagio. P er non ingolfarci nel pelago delle cifre si unisce alla presente un quadro statistico, dal quale risultano le perdite per tubercolosi polmonare e d'altri organi verificatesi nell'esercito durante il ventennio dal1879 al1898 incluso. Da esso quadro si apprende che, sopra una forza media annua di 206,34.5 uomini alle armi, si ebbe una perdita annua medìa di 470 uomini, dei quali 233 morti e 237 riformati; vale a dire una perdita di 2,28 p. 1000, di cui 1,13 di morti e di 1,15 di riformati.


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EZIOLOGIA E PROFILASSI

TUBERCOLOSI nell'Esercito nel ventennlo 1879- 1898.

Mo rti per

tuberco-

Pona

losi

Aunì m edia

1879 1880 188 1 1882

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] "3 ., 3·,ol ;c.., 12 266 282 548 1.32o .o6 1. 38r462 .24 193,370 28:i Hl 203 2:38 540 1.47 0.1012.57Jl.232.80 1 1 193,3()6 l u9 14 183 2821 465 0.89 ù . 071o .6911.48 2.44 1 189,506 162 12 : 174 178 352 0 .860.0fi0.9210.941.86 3871.050. 011.1 2t .892 .~1

1884

192,881 1 202 14 216 171 206,2631 209 18' 211 205

1885

203,406, 192 11 1 203. 178, 3810.950.0511.0010.881.88

1886 1887

204,428 212 121 224 1831 ~07 1.0~0.061.100.891 1.99 212,898 170 25 195 23G 4310.800.120.921.102.02 209,918 225 9 234 218 4521. 080 .041.12 1.042.16

1883

18R8

432 1.010.091.101.002 .10

!';98 l .21 0.27 1.48 1.25 2. 73

1889

21 8,917

265 60 3251 273

J890

221,384

ij19 68 3871 276 66:3 1.44 0.311.751.25:-1.00

18!)1

2()2 63 221 67

1892

220,714 213,301

18!:13 1894

214,439, 113 46 219 194,670 120[ 49 169

1895

202,9151 169 53 222 3091 53 1 0. 84 0.26 1.10 1.522.62

1896 l 8!1'7 189R

204,38:?

135 51

355 261 1 6161.320 . 291.611.18 2.79 294 287 581 1.070.311.381.35 2. 73 253 2'77 1

186 225

41~ 10 .8~ 0 .2:1.031 .18 2.21

4-lli 0.2o0 .2ò>0.871.422.29 411 0 . 6()10.250.911.102 01

~1 100 47 147 245 :392 '0. 49 o. 2310. 7:? .20 l. 92 23~ ,756 98 46 144 167 311 0 .42!0.200.621.71 1.33

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Totale . . 4,1 26,901,3,9766964,672:4,7-149,416 -

-

-

-

-

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annuale.

20(),3451 198 35 233: 2371 4700.960.17 1.131. 152.28


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DELLA TUBEBCOLOSI ECO.

La figura grafica seguente costruita. sopra i dati statistici del ventennio su riferito, offre allo studio che la. cnrva. •rappresentante le perdite per tubercolosi nel suo complesso è irregolare; essa discende fino all'anno 1885,

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e da detto anno s'innalza notevolmente nel 1890, per ridiscendere gradatamente nel 1891-92 e dopo altro marcato rialzo nel 1895, continua nella discesa fino al 1898. L'ascesa massima. del 1890 rappresenta una perdita. di 663 individui sopra una forza media annua di 221,384 uomini, e cioè di 387 morti e 276 riformati. Non è facile dare una rigorosa. spiegazione di tali sbalzi; però l'aumento delle perdite verifica.tesi nel1890 e 1895 pare si possa in parte attribuire alle conseguenze delle epidemie di due malattie, l'influenza e il morbillo, che, com'è noto, predispongono principalmente allo sviluppo della tubercolosi, e più ancora della prima, che dal 1889 in poi e per un certo periodo di anni, ha ìnfìerito in tutti i piccoli e grandi presidi del Regno, sia nel continente che nelle isola. Le stesse due infermità. possono aver avuto il loro effetto anche sul maggior ,.· contingente di riforme negli individui appartenenti alle classi di leva riferentisi al detto periodo di anni.


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EZIOT,OGIA E PROlo'lLASSI

Le cifre sopra r iportate, già abbastanza alte, sono tuttaYia inferiori a l[ uelle che offrono le statistiche di altri eserciti d'Europa e segnatam ente del francese (1), -d el russo (2), dell'austro-ungarico e tedesco. Questo vantaggio, che gode il nostro esercito d'essere cioè meno danneggiato dalla t ubercolosi, oltrechè alla mitezza del clima si giudica doversi in parte attribuire alle savie e continue disposi zioni di J.TOfilassi, . che il Ministero della guerra accetta e il Corpo Sanitario man mano propone d'appli care e d'inculcare in tutto q nanto ha rn.pporto colla buona scelta del soldato e colle norme igieniche atte a meglio conservarne la salute. E vn,Jga il vero. L'elenco delle imperfezioni ed infermità che sono causa di inabil ità assoluta o temporanea al servizio militare, offre ai consigli di leva e ai periti medici che vi assistono, come pure nelle visite dell e reclute ai distretti e al lor o arri v o ai corpi, il mezzo di eliminare fin da.

principio tut.ti coloro che per d ebolezza di costituzione g rave, notevole deperimento organico e deficienza dello sviluppo toracico (articoli 1 e 2), come pure per serafola e infezione tubercolare ; oligoemia grave; cachessi'a. malarica, sifilitica, scorbutica ecc. (articolo 4), sono più d'ogni a ltro votati alla tubercolosi. Oltre a questi casi più gra,i, l'articolo 68 considera i vizi di conformazione d~lla cassa toracica, capaci di disturbare le fnnz io~i dei visceri entrostanti, e che costituiscono il cosi detto abito tubercoloso; e l'articolo 70 ( t ) .Si alistiqlle, etiotooie et prophylaxit de l a l uberculose dans l'ormee, por At\1• •~R :<AUu ET LAP ~UI LLE . Urcliivet de mèaecint et pharm. mililairu,

vol. XXXV, anno 1900, n. 3 e 4). (\Il Oollor Ueas r.rR, l(enP ral e merlico nell 'eserci to russo. - La lui nelrarmal a russa. - Rr. lazione p re~eotata all'ultimo congresso in Napoli ed accompa~nata da qu~l1ri gratlci impona ntrsslml per uno s tud io comparativo rra i , prrncipali ••serri ti europei: nel quale studio co mparall vo l'esercito italiano per rappono alla LU herco losi occupa rl Jlenullimo posto.


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infine dispone che la tubercolosi, anche inctptente, l'emetti si, l'idro torace e le al tre alterazioni organiche dell'apparato respiratorio, di una certa gravezza, dieno luogo negli inscritti alla riforma. Tali sono i provvedimenti per tener lontano dalle fi le dell'esercito coloro che fossero tubercolotici, o che avessero una manifesta disposizione alla tubercolosi; e tali sono i criteri applicati scrupolosamente da periti medici difforenti, in tempi diversi, cioè nella visita presl"o i consigli di leva, in quella presso i distretti e quindi nei corpi di truppa, ai quali gli inscritti vengono assegnati. Essi offrono sufficiente sicurezza per potere dichiarare che individui tubercolotici non sono arruolati, e che i casi di tubercolosi che si verificano in seguito, sono casi di tubercolosi latente, resasi palese, come si disse, per le speciali contingenze della vita mi litare, o di tubercolosi acquisita per contagio nelle tante circostanze di servizio, o della vita sociale per le quali il soldato può essere esposto a contrarre la infermità come ogni altro cittadino. Alle disposizioni per la buona scelta del soldato, disposizioni di carattere preventivo profilattico, fanno seguito quelle atte a conservarne la salute, ed accrescere la vigoria fisica, compendiate nell'Istruzione per l'igiene del R. esercito. Essa, oltre le norme da seguirsi nelle varie circostanze di servizio, insegna al soldato come debba curare la nettezza personale e del vestiario, come mantenere la pulizia nei dormitori e in tutti gli altri luoghi occupati da truppe; stabilisce disposizioni tassative in caso di malattie epidemico-contagiose; prescrive frequenti visite sanitarie, ed in omaggio alle moderne scoperte sulla propagazione rlella tubercolosi, dà eziandio quei consigli valevoli ad evitare il cont~io, e prescrive il modo come debba farsi la pul izia e

come usare i disinfettanti nelle camerate, nei corridoi,


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EZIOLOGIA E PROFILASSI

e per le scale, ecc. E con disposizione dell'agosto 1899 (Atto ministeriale 15 ') oltrechè per gli ospedali e per le infermerie, anche per le caserme ed altri stabilimenti militari fu prescritto l'uso di speciali sputa.cchiere, contenenti sostanze disinfettanti, e fu pure prescritto che le sale destinate all'isolamento e cura. dei tubercolotici offrissero le migliori condizioni igieniche, specie per la. loro esposizione ed a.erea.zione e per la possibilità. di. disinfettarne i pavimenti e le pareti. Completano queste norme pro:fi.lattiche le prescrizioni del regolamento di servizio interno per la fanteria., mediante le quali sono stabiliti, per quanto è possibile, locali separati per uso di lavatoi, per mangiare il r an.cio e per le adunate delle compagnie, ed infine la cura assidua di tutte le autorità militari nel migliorare e variare l'alimentazione del soldato. Sono pure altrettanti mezzi profilattici le brevi ferme, rese anche di minor durata. per i rivedibili di una o di due leve, e la chiamata alle armi, ora. non più fatta. nella fredda stagione invernale, che offre in Italia tanta. occasione di morbosità negli inscritti per le notevoli differenze di clima tra le diverse provincie. Allorchè poi, ad onta di tutte le misure profila.ttiche menzionate, il militare cada ammalato, trova., ovunque egli sia, pronta cura negli ospedali militari, e civili; nelle infermerie presidiarie e di corpo; quindi, a. convalidare l'ottenuta guarigione, è a lui facilmente concessa una licenza più o meno lunga, ovvero, se circostanze di famiglia non gli permettono di approfittarne, viene avviato ad uno dei depositi di convalescenza, lungi dagli ospedali e dalle caserme, situati nelle località piil salubri delle varie regioni d'Italia.. Adunque i rimandi per lu. rivedibilità determinati dalla debolezza di costituzione, o da qualche condizione morbosa per la quale il giovane inscritto non


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offra la garanzia di resistere alle fatiche del servizio militare; le licenze di convalescenza da tre mesi ad un anno per i convalescenti d'infermità. seguite da deperimento generale; la loro ammissione alle cure idroterapiche, idropiniche e marine ed alle cure climatiche nei speciali depositi di convalescenza, la pronta eliminazione di quelli che sono indiziati come predisposti alla tubercolosi, costituiscono altrettanti mezzi profi1attic~ per tener lontana dall' esercito questa. infermità. E ssi, aggiunti alla serie delle prescrizioni igieniche in vigore e riguardanti l' alimentazione, il vestiario, gli alloggiamenti, gli esercizi corporei, le misure di pulizia personale, sorvegliata con apposite visite mediche settimanali, e ciò tanto nella vita del presidio quanto nelle esercitazioni del C'lmpo, sembrano in armonia con le misure profilattiche invocate oggi da tutti i comitati medici componenti la. lega con tro la tubercolosi a difesa della società civile. E per esse, tanto l'esercito, quanto il Corpo Sanitario militare, che segue passo passo i progressi della scienza per proporne le opportune applicazioni, si attendono vantaggi anche maggiori di quelli che risultano dal quadro statistico dell'ultimo ventennio sopra riferito. Che se l'infermità di natura tubercolare che ha incolto il soldato richiedesse sollecito trattamento curativo, in allora, come per qualsiasi altro morbo infettivo e diffusibile, egli è curato in appositi riparti di ospedale, assistito da personale speciale, e prontamente svincolato da ogni obbligo di servizio, per evitare il pericolo del contagio agli altri compagni coi quali dovrebbe convivero. Ma anche nel suo congedamento non cessano per lui i benefizi della. provvida legge militare, inspirata anche in ciò a nobili sentimenti umanitari, percbè sempre, ed ora poi, per recente circolare


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EZI OLOGIA E PROFILASSI

del Ministero della guerra con maggiore larghezza, q nando l'infermo sia dimissibile, è applicato il disposto dal § 827 del regolamento sul reclutamento, il quale accorda ai militari riformati gratificazioni proporzionate all'entità della malattia, e a l tempo durante il quo.le essi sono ritenuti incapaci a. lavoro proficuo. Questo provvedimento saggio ed eq uo, raggiungerà il suo migliore effetto quando anche l'Itn.lia sara dotata di sanatol'i pubblici, provinciali, perchè in allora il Governo, sempre rispettando il principio a.l quale deve informarsi l'esercito per i suoi scopi principali, di avere cioè buoni soldati; di curare la loro salute, e di eliminare al più presto coloro che costituiscono un pericolo per i compagni, potrà tuttavia soddisfare s.ll"altro grande principio umani tario, di dar campo al soldato divenu to tubercolo::;o di cura1·si e di rinvigorire la propria salute in un sanatorio del Regno, lungi dalla. propria famiglia al in quale potrebbe essere cn.usa. di contagio. Il soldato, al pan d i qualsiasi operaio, col capita le della sua gratificazione avrà diritto di fruire aneh"esso dei vantaggi dei sanatorì provinciali, come già oggi degli ospedali civili, quando lo richiedano la sua salute, le condizioni sociali, e di famiglia. Si rieordi però che l'istituzione dei sanatori perchè riesca proficua nella misura desiderata, deve essere seguita da altre riforme; e come per l'esercito noi ci auguriamo che le migliorn.te condiz ioni finan ziarie permettano un g iorn o eli avere tutte le caserme e g li ospedali costruiti secondo le norme della moderna igiene, cosi per il bene della pntria riteniamo necessario che, in un colla severa n.pplicazione dt:!le leggi sanitarie, si liberino i piccoli e grandi centri dalle miserie di ogni specie, dalle quali sono travagliate le popolazioni . Egli è coll'istruzione e coll'educazione morale e civile delle masse, col rendere obbligatorio tutto ciò che


DEI. I,A TrDF:RC'OT,O!'l EC('.

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tende a migliorare la salute pubbli ca e privata, con l'istituzione del le associazioni per l'assistenza negli infortuni e nell'infermità a ben<>fìzio delle classi inferiori, egli è con l'assicurare un giusto guada.gno all'operaio e coll'assicurare acl un tempo per esso e ]Jer la sua famiglia un previdente risparmio, che si r iuscirà a garantire man mano un discreto benessere economico per i ceti inferiori, mereè il quale si potranno raggiungere i maggiori progressi della civiltà, una d iminuzione nelle malattie tutte, un aumento di floridezza fisica e di operosità nazionale. La nobile lotta, intrapresa sotto l'augusto patrocinio di S. M. la Regina, è nna nuoYa affermazione della solidarietà che in [talifl. unisce la gloriosa casa regnante con i suoi popoli ed unisce i diversi ceti social i fra loro in uno SCO]JO altamente filantro]J ico. Essa, opportunamente condotta, riuscirà ·v ittoriosa, come già Ja crociata contro la lebbra nei secoli passati, di cui qualche ospizio in Liguria sussiste ancora a monumento della sovrana munificenza di casa Savoia, qual'è quello di San R emo, oggi ridotto all ospedale per malattie comuni. Tale vittoria, grandemente feconda per il bene dell'umanità, sarà una glol'ia per l'Italia nel nuO\O secolo, costituirà una nuova benemerenza dell'Augusta Dinastia, che personifica ogni più alta virtù civ i le, aprirà un'era novella, nn nuovo cammino alla perfettibili tà u roana. Roma, aprile 1900.

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SAGGIO rH PR g~1 U~J ZIUNE

Baucelli considera la tubercolosi «flagello che insidia e investe a preferenza quella che può d irsi la primavera degli anni. ,. Gli igienisti, non solo in rapporto alla grande atti vi tit fisiologi0a del crescere ma anche al soggiorno prolungato e collettivo nelle aule scolastiche e nellfl wt.memte, segna.larono pecu liari coe{ticiAnti di morbosità eon prevalente alt1uenza final e alla tubercolosi, SJH"sso preceduta da decadimento nello stato di nutrizione e di sangnifìcazione. P er verifieare in modo generico e obbiettivo il valore di codesti apprezzamenti, volli prendere in esame le numerose osservazioni mediche fa tte, durante l'ultimo decennio, nel eollegio militare di Roma. In ta.le periodo di tempo, sommando le singole forze annuali, si raggiunge la cifra complessiva di J 578, riferibile ad allievi che vanno da un minimo di 11 anni a un massimo di 20, essendo la loro permanenza neH'istituto di regola quinC]uennale. B enchè l'inchiesta si limiti a una classe di arlolescenti selezionati, tuttavia devesi riconoscere che dalle accennate cause patogene, concorrenti e concordanti per aggraYarsi a vicenda, anche i g iovani in apparenza di buona e sana cosW.uzione fisica ne sarebbero vulnerati.


SAGGIO DI PRE)fU:-< IZIONE CONTR O LA TUBERCOLOSI

,t83

Constatai invece che, anche all 'alba della giovinezza, essendo l'organismo ringagliardito da svariati esercizi corporei, la salute non subisce, nel massimo numero dei casi, frequenti o gravi perturbazioni morbose, nè mi accorsi che emergesse alcun preponderante o caratteristico fattore morbìgeno. Con•lderazlont •alla tuberoolo•l latente.

Da q ualche anno sempre più tendono ad aumentare i domini della tubercolosi, particolarmente in virtù degli insegnamenti desunti dai reperti anatomo-patologici, i qua li comprovano che i bacilli tubercolari, ,o le loro spore, possono attraversare il pareuchima polmonare e le mucose di rivestimento senza lasciare traccia alcuna ùel loro passaggio, annidandosi nelle catene glandulari regional'i, r estando guivi incistati per tempo indeterminato in uno stadio di latenza, ov>?ero invadendo le pleure, il peritoneo e gli organi de.lla cavità addominale. Baccelli, in migliaia e migliaia di autopsie eseguite nelle stanze incisorie dell'ospedale di Santo Spirito, ha riscontrato che sopra cinque cadaveri, due presentavano tracce di lesioni tubercolari. Coll'appoggio di un modesto contributo di osservazioni personali, fatte per un triennio (1885-86-87) nell'ospedale militare di Alessandria, potrei asserire che nell'elemento selezionato si riscontrano con frequenza minore, ma pur sempre significantissima, le testimonianze di pregresse infezioni bacillari. Sopra poco più di un centinaio di autopsie, rilevai alterazioni lliàCrQscopièamente tuberColari in un terzo dei casi osservati. I nvece più recentemente Kelsch, nelle sezioni necroscopiche, pure di giovani soldati morti per affezioni svariate, ha rintracciato almeno due volte s n cinque, massime nelle glandule peri-bronchiali, la


SAGGIO DI PREMUNlZIOXE

presenza di focolai tubercolari solitari non sospettati durante la vita (1). Il medesimo autore, avendo sottoposto a lle investigazioni radioscopiche 124 mi litari, immuni da lesioni polmouari tuber colari, riconoscibili coi mezzi diagno-

stici abituali, ottenne un risultato assol utamente negativo in 73 individui, mentre 11egli altri 51 col telaio fluorescent.e riuscì a mettere in evidenza, in ::<edi \arie, parecchie anomalie leggere m:t reali degli organi respiratori. I risultati dell'esplorazioni anatomo-pa tologiche dei polmoni in vivo confermano perciò i dati emergenti dalle necroscopie, e le conclusioni di Kelsch sono che una volta o due a.lmeno sopra. cinque, esistano, anche nei giovani scelti, lesioni sospettabili di natura tubercolare. Egli non caratterizzò quali affezioni specifiche i vari stadi patologici pleurali, polmonari o glandulari osservati colla radioscopia, poichè un giudi?.io più approssimativo al vero avrebbe solo potuto emet· · terlo in seguito alle iniezioni, a scopo d iagnost.ico, di tubercoli na. Ciò sarebbe conforme a quanto espose Landouzy, nel Congresso contro la tubercolosi dì Napoli, che cioè nell'esercito i casi di tisì :-;iano piuttosto scoppi della malattia latente, nuzichè infezioni per contagio recente. Già Buhl aveva notato che, nei casi di tubercolosi miliare acuta, havvi l'esistenza pressochè costante di antichi focolai cnseosi polmomtri. Così pure l'autorevole esperienza del prof. 1Iarchiafava ci ammaestra che le menin~it. i basilari tubercolari, almeno quattro "'olte su cinque, scoppiano in soggetti cl1e presentano croniche affezioni snofolose delle g landule linfatiche tra.cheali o peri -bronchiali. Ne poi si considera che la tubercolosi appartiene al novero di quelle infezioni, che lasciano, una \olta su(t) lh:cl.i:RF.. -

Le.< r iHfiHoS dr lluitlgl'll el ,, tlingn ostic 1/r In tubr•rci(/IH•' ·


CONTRO LA TIJIIERCOLOSI

485

perate, una sempre crescente vulnerabilità per successive auto od etero-inoculazioni, si comprende come sia necessario esercitare un'accurata e assidua sorveglianza sui soggetti indiziati per la loro suscettibilità a siffatta. malattia, allo scopo di riconoscerli prevocemente, non solo per la profilassi generale, ma precipuamente per intraprendere una sollecita cura, sapendosi che init-ia mm·borum curanttw. Purtroppo in ogni raccolta di giovani militari è, e sarà ancora misconosciuto un certo numero di bacilliferi , poichè per una eliminazione preventiva, spinta ad un grado superlativo, occorrerebbe che tutti quelli riscontrati, coll'esame radioscopico, affetti da qualche circoscritta zona di opacità polmonare, fossero così premurosi della loro salute da richiedere un'iniezione di tub~reolina, a:ffi.nchè si potesse verificare se il sensibile reagente determi na, o no, l'insorgenza della tipica elevazione termica. Evidentemente il metodo dell'iniezione, a scopo diagnostico, di un pericoloso veleno (che con sufficiente precisione già serve per svelare la tubercolosi degli animali da macello) non si presta alle applicazioni della profilassi medica militare. Anche il prof'. Bozzolo, nel congresso predetto, parlando dei criteri per la diagnosi precoce della tubercolosi, pur ritenendo che il migliore sia quello ottenuto dalle iniezioni di tubercolina, pel fatto che possono acuire il decorso cronico della malattia, raccomanda di praticarle solo quando sono assolutameute necessarie, nei casi, ad esempio, in cui il giudizio diagnostico fra infezione tubercolare e sifìlitic{\ sia rimasto sospeso. Inoltre non è trascurabile Pobbiezioue che se la radioscopia tora.cica può mettere in evidenza le deviazioni !itatiche dal normale, cioè i relitti prodotti dagli ispessimenti cicatriziali e iiai focolai tubE-rcolari iu-

,


4::;G

SAGGIO DI PREMUNIZW::\E

capsulati, non ci dimostra però le alterazioni patologiche, che più importerebbe conoscere nella sfera della. pratica, poicbè non segnala il periodo dinamico, corrispondente allo stnd io di germinazione dei bn,cilli. Data la straordinaria diffusione degli anzidetti elementi patogeni e la frequente recettività presentata dai giovani, massime dopo eventuali det.erioramenti nell'indice di resistenza dell'organismo, s'impone al pratico la necessità di eliminare prontamente dalla convivenza. nelle camerate, quanti, in conformità delle concordi indi cazioni attinte da esami scientifici rigorosi e vagliati con esperienza coscienziosa, si ritengono caduti neHa fase di incubazione o in quella di incipiente sviluppo bacillare. Ciò premesso, si intuisce come per giustificati mot ivi di prudenza e eli umanità, la nosografia decennale esaminata risulti affatto mancante di designazioni di stati morbosi riferibili alla tubercolosi latente. N è potrei dire, fra i pochi allievi il cui ritiro in famiglia non fu determinato da recenti malattie sofferte, in quanti e fino a qual grado abbiano preso parte le influenze ùeÌla menomata salute. Non tanto di rado le manifestazioni d'incompatibilità di carattere per l'osservanza continua dei doveri militari, o l' avversione o l'intolleranza per gli esercizi fisici non sono che l'espressione di una costituzione organica fiaccata da infermità ereditarie o pregresse. A qttesto propo~ito, seguendo i dettami della vera sc1enza, prima di sentenziare, bisognerebbe accoppiare i fatti morali ai materiali. Caso unloo dl tuberoolosl attiva.

Da una diligente rassegna di tutte le malattie verifìcatesi, ritialta un primo dato confortevole e colTettivo di ogui esagerazione tendenziosa, poichè la nosografia. studiata si può com pendi are con uno specchio statistico,


487

COXTRO t,A TUBERCOLOSI

privo della colonna assegnata a registrare le impotenze dell'arte. L'amore del vero obbliga però ad aggiungere che la tubercolosi, le cui stimmate talora sono m ascherate da fallaci parvenza di sanità perfetta, è rappresentata., come forma attiva, da nn u nico cnso, eon tard ive conseguenze irrepaTabili . ~i tratta di un allievo diciassettenne, 'morto in famiglia nel 1894: per tubercolosi, rilevata all'inizio dell'anno scolastico e svoltasi subdolamente in un apice polm ouare. Nell'anno antecedente all'esito leta le, il bilancio organico e dinamico che trascrivo così è riassunto :

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I n proposito i l sanitario del collegio dott. Bonavoglia dichiara, in modo esplicito, che questo fu l' unico caso di tubercolusi poi monare occorso dall'i m pianto, anno 1883. Escludendo perciò ogni influenza di contagio occasionato dalla coabitazion e, ammette cbe la forma osservata sia ereditaria. Infatti i l paziente, due anni prima che la lesione polmonare si riconosc<';;se cogli ordinari s ussidi semeiòtici, aveva sofferto di copiosa emottisi, e qualche tempo dopo di oti tf• media consecutiva a tonsillite. Risulterebbe da questo ca::;o ch e gli indizi meno palesi della predisposizione a lla turbercol osi, anzichè per sintomi re lativi alla decadenza nello stato generale tli nut rizione, val utabile in particolar modo colJe pe~ate com parative ùel corpo, si debbano


RA GUHJ DI PRJ::~IliNJZI()~ E

}1iuttoslo rintracciare nell'ereditarietà e segnatameute nelle malattie pregresse (l ). E benche sì riconosca che la sladera, applicata g ià eon rigoroso metodo scientifi co alla medicina da Santorio Sautoro, professore a P acloYa al principio del secolo X\"JI, cost.ituisca un mezzo diagnostico ohbiett,ivo di pri mo ordine, t uttavia parmi acc-ettabil e l'o pinione e,.;pressa da Laveran, il quale ritiene che coi dati così ottenuti non si raggiunga lo scopo c cle tra.ncher les questions d'aptitude ou ù"inapLitude au service militaire » (2). G-iova intan to notare che la proporzione di un esito infausto, durante un decennio, essendo la convivenza media annuale di lo~ adolescenti, e talmente esigua, eia deporre in modo favorevole tanto sulle disposizioni che regolano la selezione nel nostro esercito, quanto su ll"ordinamento interno degli istitu ti militari. D fatto che la magg ior violenza della tubercolosi si spiega nelle g randi città, e che in R oma (3) la mortalità per l'anzidetta malaUia. nell ' èUIDO 18!16, in rap· porto a 10 mila abitanti, è di ~0,4 (cifra superiore a q uella assegnata acl alLre primarie città s ituate a. nord ed a sud de lla capitale) basta per confermare il valore delle prescrizioni igieniche regolamentari, in forza · delle qnali, sopprimendosi per tem po i focol ai atti,·i di infezione, si limitano efficacemente le sorgenti principali di trasmissione del morbo (4 ). (Il SarPIJhe pNcio ola f"llll•id~r:u·si I(IOYI'I"Oia la P•·•JlOiln fnlla da KalltVOkas a l C:t~IIJ:rt•sso con tru la tullPrc•• l o~i. •·he nel h· ~r uu l e i lan~iulh >iano esaminati tla •'IIIIOStlo mt•• ltCO. t"I•C r~l a<cia 1111 li h rl"ltn •:tn itari.,. l'arìmentu la prop •!Sla di I.auduuzy eol :tltr1 rhc In lll hPrrolo,, si:. lllc lu:•rata tn:da ttia rla denunziarsi ohhl •::atiJrtnnwnto. rtu <ri rct, lor. a prol itlo •l~ ll a proli lasoi. (~l A. I. HK IIAM '/"rrulc d.'loJ!JtriiP nn lii•Hrt. (:11 t:u)l.t•t Btt.1.nZI.E IIfJ. - C•lllfi"O l tl t"bercl)[r,si. Hl In uua cum unll"azto nn al t;o n1(rc-;<o contro la tuhnr~olo<i di Jliapoh, OuUBt.t "• ron qu.,rl rt gr;tllct C>!lll (•nr.Jlll't, ha rlirnrJStr•llo IJ Ua lo "'a la morlalil.a per ti ' t w•ll"armal:t Tfl•i<:t C i11 quelle <ifoilt' a l[t~ naZIO ni. [," Italia in IJUPS lo StudiO <h rrtnfrnntn ~~rrnpa fortl lfl·l la tno•t~le il [1P nul tl mo po~l o.


CO NTRO LA TU.BERCOL OS I

489

EalU 41 aloune forme tuberoolarl 4ubble o attenuate.

Si raccolsero pure tutti quei casi, che comunemente si sospettano di natura tubercolare e per ognuno di essi si procedette alla ricerca degli esiti molto lontani dalla fase acuta della malattia, allo scopo di stabilire se gli attacchi sofferti avessero, oppur no, modificata l'attitudine al servizio militare. È fuori di contestazione che, secondo l'importanza dei relitti finali, si possano valutare con maggior esattezza la natura e la entità delle cause morbigene. Focolaio ple1tt-ico. - La comune pleurite essudativa, che una volta si denominava pleurite a frigore, spesso rappresenta una esplosione della tubercolosi pleuro-polmonare. Nel decennio se ne verificarono tre casi, co; impegno

esclusivo della sierosa di destra. L'essudato, scarso in uno e abbondantissimo negli altri due, anche in base al sintomo rilevabile colla trasmissione della voce afona, si ritenne siero-fibrinoso. Il riassorbimento avve11ne presto e in modo spontaneo, attraverso i filtri naturali, attivissimi nell'adolescente. In un caso da otto anni e nell'altro da cinque, dura. la guarigione, trovandosi questi due antichi pleuritici come ufficiali nell'esercito permanente. n terzo pleuritico, dopo un anno dalla soffer ta infermita, passò ad altro collegio e il suo nome non è segnato nell' Annua1·io mil-itare. Questa limitata casistica fa ritenere che i ricordati processi morbosi, o appartengono alle forme flogistiche

semplici, o nella peggiore ipotesi alle infezioni bacil· lari attenuate, spente utilmente mercè la mir~bile potenza delle risorse naturali risanatrici. Focolaio glandula1·e. - La nosop:rafia esaminata annovera appena tre casi di linfadenite, con sede esclu-


4DO

SAGGIO DI PREMU~lZlU:!'E

siYa nelle glandule liJ1fatiche cervicali. Due di ttuesti pazieuti ebbero un attacco unico, con insorgenza di A0gosi snppurativa a lento decorso. Trascorsero otto anni per l'uno e nove per l'altro senzachè siansi verificate ulteriori rilevanti conseguenze dannose: e ciò secondo il giudizio desunto dal fatto che entrambi ora appartengono all'esercito attivo. Il terzo caso è più caratteristico e riguarda un allievo, che dal 12• anno di età al 20", all'appressarsi dell' inverno fu senza interruzioni soggetto ad una visibilissima intumescenza del collo, più accentuata al lato destro, prodotta da ingrossamento quasi uniforme delle glanclule carotidee. I linfomi, per parecchi mt>si, persistevano in~·anditi come tante grosse nocciole, dm·i equabilmente, affatto indolenti, non adesi alla cut.e nè ai tessuti profondi. Col ritorno della stagione est i ,a, gli ammassi deturpanti a poco a poco si scioglìe,ano fino a scompP.rire quasi completamente. Come si può interpretare la istogenesi di questa aclenopatia a. ripetizione annuale? Sulla natnra intima del processo m0rboso necessita mantenere una prudente riserva, mancando ogni prova d iretta di controllo diagnostico. Spicca però chiaramente il rapporto costante fra lo sviluppo del morbo e le annuali fasi di abbassamento della temperatura, contrassegnate da diminuità potenzialità della traspirazione insensibile, con cui sono espulsi molti prodotti del rica.m bio matenale. I gangli linfatici sono considerati, sotto l'aspetto funzionale, un apparecchio di elaborazionP, oltrechè di assorbimento, destinato a r!l.llentare la penetrazione delle sostanze nocive nei t:apillari sanguigni. Probabilmente si determina un alterato trofismo negli organi piu sovraccarichi dì lavoro fisiologico, cioè un' iperpl:l.sia per ec<.;esso di funzione. Nel (·aso accennato la

'


CONTRO LA TUBERCOLOSI

4:11

cura generi.le e igienica aspettante si ritenne la più indicata e periodicamente fu seguita da risultati positivi. Quando i processi bio-chimici di nutrizione saranno per l'ultimato accrescimento alquanto diminuiti, è da attendersi la cessazione definitiva delle ricorrenti tumefazioni glandulari, indubbiamente collegate a distrofie funzionali. Tale concetto patogenico darebbe in parte nua razionale spiegazione del noli me tange1·e, che gli antich i e la gran maggioranza dei chirurghi moderni consigliano nelle linfadeniti cervicali croniche, multiple. Focolaio a1·ticolm·e. - L'assoluta assenza di casi conclamati di artro-sinovite tubercolare, sotto forma di tumori bianchi, costituisce nn altro argomento importante, che contrasta colle supposte speciali predisposizioni morbose dello scolaro militarizzato. Sebbene in numero molto limitato, non mancarono tuttavia le affezioni di presunta natura tubercolare, svoltesi sotto forma di idropi endo-articolari, a decorso afebbrile e c.ronico. I casi furono tre, manifestatisi come attacco primitivo della grande articolazione del ginocchio; due nel sinistro e uno nel destro. L'ingrossamento delle epifisi e i persistenti dolori ossei fecero ritenere che in due pazienti il punto di partenza del processo morboso avesse sede nella sostanza spugnosa dei capi articolari: e per entrambi la malattia, che dopo protratte cure sembrava avviata a lenta estinzione, fu la causa determinante del rinvio in famiglia. Nel terzo caso, in cuj si diagnosticò che il gonidra.rto fosse prodotto da affezione oircoscri tta alla sierosa, si ottenne n n a risoluzione completa e così sta bile da permettere il proseguimento nel servizio militare. Non casualmente la duplice varietà di :;upposta tubercolosi attenuata si sviluppò, localizzandosi sempre


4!-'12

SAGGIO DI Pf!E)IU~IZlONE

nella medesima articolazione. Fra le cause occasionali prossime sono da escludersi i traumatismi di qualche rilievo, poichè data la vigilanza assidua esercitata nell'istituto e il controllo delle anamnesi r~gistrate, non sarebbe stato omesso un accenno a questo non trascnrabile elemento etiologico. Le mentovate alterazioni anatomo-patologiche sono da considerarsi perciò l'effetto di agenti che spiegarono un'influenza graduale. Nel periodo del massimo accrescimento scheletriùo il femore si allunga a prevalenza per opera della eartilagine epifisaria, sovrastante alla troclea femorale. Le manifestazioni soggettive dell' attivissimo lavorio fisiologico possono essere semplici dolori, che hanno per sede le epifisi e più precisamente la sezione che corrisponde alla cartilagine coniugale. A.ltre volte esiste la febbre assieme ai dolori; si tratta in questi casi di un'osteite juxta-epifisaria. molto attenuata, detta anche febbre della crescenza (1}. Le esostosi osteugeniche, più frequenti alle estremità delle ossa lunghe, la tarsalgia ed in genere le artralgie sono vere e proprie forme morbose caratteristiche della crescenza.

Qualora l'iperattività funzionale resti perturbata da piccoli traumi inavvertiti o da cause equipollenti, come gli ecct>ssi di lavoro muscolare o i movimenti esagerati, è favorita la comparsa di disturbi locali circolatori e di successive distrofie, le quali se durevoli, possono prepara1·e un terreno fertile per le inoculazioni bacillari, 0ertamente meglio effettuabili, data la perfetta integrità dei comuni ìntegumenti, attraverso le eslli diramazioni vasali degli organi e tessuti, in cui le alterazioni dei regolatori trofk i rendano inefficaci i poteri vitali di difesa. (t ) GA~TON l,r.,N. -

Tt'CIIIIIIO di clinica tuapeu.tica.


CO:-i'rRO LA. Tt;B8RCOLOSI

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A ..enza 41 looallzsazloul baolllart rlferlbtll a tTaumatlaml o avoUul dopo altre lufesloul.

Si osservano al tavolo anatomico numerose guarigioni di processi tubercolari viscerali, avvenute mercè lo sviluppo di solide barrieTe, che seq uestrano i focolai morbosi e che non sarebbero superabili senza l'intervento di una causa atta a mobilizzare gli elementi morfologici imprigion ati. Perciò in molte manifestazioni tubercolari, in cui si possa escludere l'inne!ìtO diretto o la recidività dell'infezione specifica, si tenderebbe ad ammettere che le ripetizioni localizzate non siano prodotte da una scarica embolica, partita da depositi preesistenti, ma conseguano invece a inoculazioni dall 'esterno, massime per mezzo delle facili semina.gioni col polviscolo aereo sulla mucosa delle vie respiratorie. Non si infirma con ciò il valore prognostico connesso all'esistenza di materia le tubercolare immagazzinato, che per lo meno costituisce il miglior documento rivelatore della suscettibilità individuale a ricatt are nuovamente il medesimo el-emento patogeno. La. sovra espressa opinione, sostenuta dal V olkmann , pei casi di tubercolosi ossea e artic<Jlare, riceve una conferma da due prove indirette. La prima emerge dalle. iniezioni di tubercolina, le quali, se eccitano di rego]a, per azioue eletti va, una elevazione termica nelle forme di tubercolosi latente, non ocl!asionano però quasi mai il rifiorire della malattia tubercolare. La riaccensione, secondo ogni verosimig lianza, si determini\. in quei casi in cui i focolai morbosi non siano ancora. incapsulati da una membrana completament.e. organizzata. La permanenza di comunicazioni dirette colla rete linfatica e sanguigna spiega molto bene quei casi di.


4U±

SM:iG IO DI PRIJ:YO~JZIOXE

traRporto metastatico, in cui qua e là compariscono loualizza,zioni tubercolari successi ve e in tal guisa che mentre spunta l' una, l'altra matura.. La seconda prova si desume dai fatt i bene accertati di gener alizzazione della tubercolosi, in seguito a traumi chirurgici o comuni, mobilizzandosi specialmente cosi i germi specifi ci. È ben vero che, senza una spiccata predisposizione, il fenomeno dell'infezione autoctona, con trapiantazioni a distanza, non deve essere frequente, poi~; hè si tratta di baciJli vinti e soggiogati, resi liberi da celle termostatiche, letali a scadenza più o meno lunga. Tali germi, in stato letargico, possiedono una minima pocenza a stabi lire colonie produttive, contrariamente a ciò che si osserva pel mal i:ieme, proveniente da un vivaio in piena attività di svi luppo. Sono pert-anto giustificati i rigorosi provved-imenti di iso !amento pei tossico l osi soffereuti di processi tisiogeni escretivi , r appresentando codesti malati i semenzai più

temibili per la ùiffusione delle varie forme tubercolari (1) . U~to di questi tubercolosi in una caserma, secon(lo Espina y Capo, potrebbe essere il fecondo seme nel reggimento. Chi non conosce a questo riguardo il fatto dimostrato dal prof'. Strans, il quale riscontrò spesse volte i bacilli di Koch nelle fosse na:::ali tli soggetti sani, che v ivono in contatto coi tubercolosi ? L a grande mortalità per tubercolosi degli infermieri e delle snore di carità non è forse un altro poderoso argomento in fa,vore della, facile trasmissibilità della malattia?

(l) 1'\el t:un;:res~o t'unt ro la tu bero·olusi <li i"apoll il proL Al fredo Ruhino, PP.r m~glio ral!~:i un~ere l<> scopo cto ~o~uari re i tnbcrrolo~i r uraiHii e <Il ren.lere inor-

fensi\·o ~:li incural.li li, con c:ntcrio emin<'lllt'lw•ntc• rr:otico, ha proposto che l s ana tori proproamcnte ctew fossc•ro rosr.n•a ti :oi pronu ,. che per i secoo1<ii si ct oves,erv istiLUire sezioni d'isolamento nei(Ji nspo'Ciali.


C'O~TRO LA TUDEHCOLOSI

4! 15

I seguaci della teoria delle infezioni secondarie autoctone, pel fatto che la tubercolosi latente spesso esiste malgrado l'assenza di sintomi attendibili e che i tranmat.ismi possono mobilizzare i bacilli, nei casi di lesioni violente, massime se articolari, seguite a distam:a indeterminata di tempo da manifestazioni morbose specifiche, ritengono che a prevalenza la disseminazione sia dovuta alla metastasi. E benchè Koenig nel 79 p. 100 dei casi di tubercolosi ossea e articolare abbia riscontrato altri annidamenti più antichi del bacillo, t uttavia Volkmann :;uppone che eiò avvenga per nuove successive infezioni e ammette il carattere metastatico solo a quelle tubercolosi locali, che si sviluppano in dipendenza di una form a mili are generale. Secondo un calcolo razionale di probabilità, la dottrina che farebbe in molti casi dipendere la comparsa di localizzazioni tubercolari secondario da mu:~. r oinfoziono, sembra conformo al voro1

p oichè non solo spiega numerosi fatti anatomo-patologici, ma come si vedrà. anche clinici e sperimentali. Nel de<.;ennio si ebbero a curare : Fratture 10: di cui 8 epifisarie. L a degenza media fu di un mese. Fanno eccezioue una frattura dell'olecrano e una dell'epifisi inferiore del radio, per le quali la cura all' infermeria durò circa due mesi. DiMor8~·oni 106 : di cui 5 appena motivarono nna degenza massima oscillante da trenta a cinqnanLa giorni. Contusioni e ( e1·ite 185. P er due soli casi di contusione le giornate di presenza all'infermeria raggiunsero il massimo di quaranta. Furono oltre trecento le lesioni trauma tic h e, t; h e guarirono tutte senza residuali impedimen ti di funzione e senza. reliquati deforman ti o sequela morbose.


4HG

S.~GGlO Dl PREM UNJZ IO~E

Se non erro, a produrre questi risultati normali, ha contribuito la mancanza assoluta di ogni materiale contagioso negl i ambienti occupati durante la cura. Anche recentemente Lannelongue ed Achard rl 1 con e>~perimenti sugli animali, dimostrarono che i g randi traumatismi senza ferita esterna, non divengono mai il pnnto eli partenza di focolai tubercolari. Usarono culture pure di tubercolosi o prodotti umani puri e li iniettarono sotto 1!1. pelle a cavie, a conigli o a cani, poscia determ inarono una frattura o una lussazione o nna contusione. Gli animali così Ù10tmlati e poi sottoposti a un traumatismo guarirono della lesione :-offerta, ma morirono più tardi rli t.nbercolosi . LE' iniezioni di una cultura di tnben;o]o>;i umana nel peritoneo, nella trachea e perfino direttamente nel cuore destro, furono parimente seguite da risultati negativi, non essendosi mai ottenuto nelle regioni lese un focohtio di infezione. Le conclusioni che si posl'ono trarre da queste prove sperimentali s0no di una importanza incontestabile e contraddirebbero le opinioni di coloro che ammettono la localizzazion e dei processi tubercolari nei fo colai traumatici. Hi pratie:arono pnre indagini sulle relazioni che e>entua.l mente esistessero tra le forme di tubercolosi osservate e altre infezioni pregresse. Mai si riscontrò alcun nesso di filiazione, eppure i casi di malattie infettive, di cui quelle di maggior gravezza furono tutte a insorgenza spon'tdica, non fecero difett.o. Risulta che nel lungo periodo di tPmpo esplorato si sv ilupparono le infezioni indicate nel quadro seguente, uel quale sono snddi vise per an no scolastic.:o.

(l) ·''mniue m•·tLi··ule, u. ~1 . IO ma~:.:io t8~9, pnì!. lol .


4 97

CONTRO LA TUBERCOLOSI

OUAORO delle malattie Infettive verificatesl nel decennio 1889-99 (escluse le febbri Influenzali).

Anno scolastico

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188\l- 90.

Polmonite

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Ileo- tifo

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Nel quadro riassuntivo non compariscono le cifre relative alle annuali epidemie dì febbri influenzali, perchè queste, oltre ad essere proteiformi e molto generalizzate, se pxesentano complicanze immediate ciò dipende quasi sempre dal sopravvento di altri germi patogeni coesistenti, suscettibili di acquistare in seguito un esaltamento della loro virulenza; sicchè da masse caseose polmonari inerti, dopo l'infezione da bacilli di Pfeiffer può, in modo tumultuario, svolgersi la tisi galoppante. Se invece permangono manifestazioni tardive di bronchiti ostinata, che preparano un terreno fertile per l'innesto del bacillo di Koch, non riesce agevole stabilire quanta parte abbia avuta l'influenza, d el cui principio tossico, come di quello prodotto da 32


SAGUJO PI PREbiU~IZIO:-ìE

altri germi, finora nessuno ha identificato la. formula chimica. Per quelle infezioni che invadono in modo primitivo o secondario una sede anatomica. costante, è più faeile ind <tgare se successivamente al processo micotico gli organi att.accati divengano un luogo di minore resistenza pel bacillo tubercolare. Nei sei casi di polmonite cruposa e negli undici di ileo-tifo si consegui una guarigione stabile, tale da escludere che il diplococco di Fraenkel e il bacillo eli Eberth abbiano reso l'organismo ricettivo per un nuovo germe specifico. Il medesimo fatto si verificò per le malatt ie infetti ve, in cui l'elemento patogeuo non è ancora precisato con certezza, poichè negli otto casi di morbillo e nei venti eli parotite, che non furono sempre a insorgenza endemica, mancò affatto ogni altra successione morbosa. Quindi l'opinione dei competenti in mat.eria, fra cui Bizzozero, D e Giaàa, Klemperer ecc. che la tuberco-

losi sia collegata agli indebolimenti consecutivi ad altr e infezioni, ha un signincato relativo. Si accenna per incidenza a un fenomeno constatato nel massimo numero delle polmoniti lobari, sviluppatesi durante la com parsa delle febbri influenzali, e che consiste in una spiccata ipertermia. Spesso fu superata la. temperatura di 41"; io stesso, in un caso complicato a decorso gravissimo, vidi che la colonna termometrica oltrepassò alquanto i 42°, per una durata di tempo fugace. Si diresse anc:ora l'esame a un'altra sorgente d' infezioni bacillari, da cui può avere origine la tubercolosi primitiva dei testicoli, dei cordoni spermatici, della prostata e delle restanti parti deIl 'apparato geuitoorin ario. Condizioni estremamente favorevoli per la trasmissione si verificano nel contatto sessuale. Fra i


CO:OI'rRO LA TUDF.RCOLO:-:t

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pochi casi d'infezioni veneree curate non si ebbe modo di intravedere alcun fatto positivo in appoggio. Del resto è opinione antica comunissima, dedotta da osservazioni secolari, che gli eccessi sessuali preparano non di rado uno stato cachetico, foriero della tisi. Per trarre conclusioni scientifiche da ciò che lo cognizioni popolari c' insegnano a questo riguardo, converrebbe ricercare se è, oppur no, no!,evole il contingente d'infezioni tubercolari ascendenti, avvenute pel tramite delle vie genito-orinarie. La. soluzione di questa tesi sarebbe del massimo interesse tanto per la medicina legale, a cui spetta talvolta definire la patogenesi di alcune forme morbose di dubbia origine, quanto e più per la profilassi, avendo questa il compito di scoprire tutti gli insidiosi focolari delle malattie diffusibili, anche se queste albergano nell'urna di Pandora, celata dal meretricio. Quest'argomento è stato parzialmente svolto da Posner, nel recente congresso contro la tubercolosi. Il mentovato autore, in base ad un'amplissima statistica. di osservazioni necroscopiche (1300) fatte nel laboratorio eli Virchow, avrebbe dimostrato che la tubercolosi uro-geuitale è molto meno rara di quello che si creda, cioè di circa il 5 p. 100 di tutti i casi di autopsie e più del 30 p. 100 nelle autopsie di tubercolotici. Relativamente alla questione per quale via. il bacillo di Koch possa arrivare ai reni, ai testicoli ecc., egli ritiene che in molti casi sia la sanguigna mediante metastasi da un focolaio primitivo, avente sede in altri organi. Però ammette l'esistenza non infrequente di casi in cui si tratta. di una localizzazione primaria. Scaturisce da ciò l'importanza della diagnosi precoce, anche in vista dei felici risultati consecruibili coll'intervento chirurt:> gico.


500

SAGGIO DI PREMUNtZIONE CONTRO LA TUDERCOLO~t

Conolualonl.

Nel decennio i provvedimenti difensivì non riuscirono infruttuosi. Nè per la tubercolosi, nè per le altre malattie svoltesi, si ebbe a deplorare alcun caso di morte. Fuvvi uno solo colpito letalmente per infezione tubercolare, però in uircostanze che rendono assai dubbia l'esistenza di rt~.pporti diretti colla vita collettiva di studio e di caserma. Poco numerose e poco svariate furono le lesioni dovute a supposta t ubercolosi attenuata, per la quale due allievi rimasero inabilitati a proseguire nel servizio militare, mentre per le restanti forme morbose similari la guarigione ottenuta fu tanto completa e stabile da permettere il ritorno sotto le bandiere. Le deduzioni che emanano da questo r esoconto nosologico, meglio di qualunque argomentazione concettosa, combattono talune apprensioni teoriche e parlano in favore dell 'P-ducazione, che per tempo ispira e feconda le virtù militari . Roma, 14 maggio HlOO.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA M . Mo~ussom. -

Colpo 41 oalore e oolpo 41 sole ; ezlologl&, p&togenesl, our&. - (Ut Semaine mMicale, 21 marzo 1!JOO).

Questo stud io, faLlo al Tonchino, J'if1 ·· lle specialmente l'e· ziologia comparata dd col po di calor·c e di•JI'i ttsolazione. Seconcio l'autor e, il colpo el i cnlot•e è dovuto ad umt perturba· 1.i0ne fun zionale dei centri nervosi, dovuta all'ipertermia del sangue che li attraversa. Tale stato mo1·boso si produce quando una temperatur·a supe riore ai 40° agisce sulla superficie del cMpo durante Lllt peri fldO di tempo sufficiente a riscflldare la massa del sangue. In quanto al le diver se mo· daliLA chimiche che può presentAre il colpo di calore (as fit· tiche, comatose, apoplettiche e miri-le) esse dipendono non solo dal modo individual e di r•eazioue, ma anche dallo stato igr·omelrico dell'aria. N el colpo di se• le, i Ji sturbi provocati sono gli st essi, ma la l oro or igine è clilferente, g-iaccllè, secondo M oussoi r , sono dovuli ull'azione di retta sul cranio delle irradiazioni sola1•i, la di cui parte attiva è rappr esen tat.a dai raggi ch imici soltan to, e rn enomamente dai raggi calorifici o luminosi. Pertanto, qui, non vi è punto bisOf!DO che il mezzo ambiente sia portato nd una tempet·alura ele· vaLa, e nemmeno che i raggi solari agiscano m olto prolun· gatamen Le. Pert.anto occorre che questi abbiano una certa i11leosità pet• produrre l'insolazione gr·a ve i ~ lanlanea, ciò che non pu ò accadel'e che ai tr opici , quando i l sole Lt·ovas:i verso lo zen i t. In condiziona i divers e, non si osserver à che la cefulca conosciuto solto il nome di piccolo colpo di sole, a m eno che il calore esterno non venga ad af!giunge re i suoi ell'elli n • quelli dei ra ggi ch imici, producenuo degli accitlcnli tanto gr avi quanto il colpo rl i calor·e ed il col po di sole, aventlo tal volta fen omeni di ambedue questi stati morbosi. Le indico· zion i te1·apeutiche che ne emergono, consistono n el s:ollral'r A calot•ico m ediante compresse ,ghiacciale, ovvero imbevute


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niVISTA MEDICA

11ell'acqua alcoolizzala e mediante aspersioni fl'edde su tullo il corpo, nel pr o vocare il ri s vegl io dell'intelligenza m ed iante ogni sorta di eccitazioni cutanee, co me iniezioni ipodermiche d'eter e e di can·~ ina, e da ultimo nel frenare i cen tri ner vosi ter·mogcni. Per ottenere tale r isultato, fino ad ora si t·icorse ai sali di chinino, l'aulor·e con siglia invece l'anlipirin a, che è l'an lilermi co nervoso p Pt' eccellem.a, e di adoper arlo sollo forma di in i ezioni iporiermiche nella massa dei muscoli glutei o sacr o-lumbari, a lla dose di 01W a 0,80 centigr ammi. A tn l e scopo si potr·à ado pera r·~ una soluzione di 4 g r·ammi di anlipirina irr IO g r am mi di ac'lua, cor r l'a g~ iunla di 0,03 cent igrammi di cloridr'ato di cocaino, iniellando tli la! soluzione 2 o 3 l'i t•in glre del Pravaz per volla. G. B.

L& our& del tetano mediante tntestont lnteroerebr&ll dl &ntltoaalne. - (!Jr i lischs M e,lical Journal,

D. Sr.MPLE. -

gen naio 1!)00). L'autor·e ncJrra di un giovane di 22 anni, che, avendo sofferta una contul'ione ad uu te sticolo, dopo pochi giorni venne colpito da t etano aiJbasl anza intenso. Sotto l'azione del cio · r oformio ven rrcr·o iniettati 2 1/ , centimetri cubici di siero antitetaHico da cia>'chedun lato del capo, menlt•e venivano i n pari tempo iniettati ipndermicamente 20 cen timetri cubici di antitossi na. L'iniezione ipodet•tnica venne rip etuta per parecch i gior ni di seguito, mentre non si rinnovò ullerior·mente l' iniezione intr acer·ebral.;. Dopo una quindicina di gior ni l'ammalato era g unri lo. Il !:'ier o an ti tetanico usalo per l'iniezio ne intracerebl'ale proveniva dall'istituto Pusleur, ed ai 2 1/ 1 centimetri r:ubici di e~so venner o aggiunti 5 centime tl·i cubici di acqua !'teriliu.atn ed il •.utto inietli\to con una si ri n~a comun e di Roux. L' iniezione fu pr·atic11lu pr·esso a pocl} all'angolo esterno dell'occhio i e l'autor e con sigl ia iu pr·oposilo il seguente punto di ritr·ovo: Una prima linea i mmaginar•ia si Liri nel capo da uno all'all r•o mesto uditivo; urra seconùa linea venga Lir·ata della base del naso alla sommi l.U del capo, ed una ter·za dall'angi)IO e ~lerno dell'ocelrio rìn là dove s' incontn1no le due linee precedeuli. Il pun to medio di quest'ultima linea è il sito del l'operazione. G. B.


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BIVISTA CHIRURGICA I perloolt della legatura della oarotide per riguardo aU'ooohio. - (Correspon.deTu- I.J/alt fii r Sclaoei:oer Aerzte, n. 22, 1899).

A. SrEGRIST. -

L'A. osservò in due casi la comparsa della cecità nell'oc· chio corriSf;Ondenle dopo la legatura della carotiùe comune. Egli poté d imostrare in entrambi i casi - ed an che anatomicamente nel primo - un'embolia dell'arteria centrale della retina, ed una trombosi a lento deco rso dei vas i ciliari che vanno ad irTorare la cot·oidea. I dis turbi consecutivi alla legatura della carotide non debbono attribuirsi direttamente a quest'alto operativo, ma rappresentano complicazioni del· ratto stesso, dipendenti dalle condizioni patolog iche nelle quali o per le quali fu praticata la legatut·a. E. T.

e RtGBY. - l protettill mlUtarl moderni. - Studio dei loro effetti distruttivi (Lancet, 2 dicembre 18!)9).

K tETH

Per l'importanza che ha questo studio per i r:1edici militari, e perché es~ o è sommam~nte d'attualità, trattando del diverso potere vulnerante delle armi dei due popoli presentemente in guerra tra lor·o, gli Inglesi ed i Boeri, ne riportiamo un ampio riassunto. Gli esperimenti che gli autori riportano sembrano specialmente opportuni per· i tempi pt·esenti, durante una grande guerra tra nazioni ci vili, nella quale il relativo valore o potere distruttivo di ciascun genere di proiettile disgraziatamente sarà provato sino all'estremo. Gli esper·imenti fur·ono fatti prima che la presente guerTa scoppiasse, e lo scopo pr incipale fu quello di veò er e sino a qulil punto rosse g iustificata la condanna del pro:ellile di servizio in g lese modificato (Dumdum e marca IV) da parte delle persone competeuli del continente ; ma poiché gli autori provarono nello stesso tempo il proieltile di servizio inglese non modificato (marca l!) rispetto a l Mauser - il proiettile ufficiale èei Boeri - quella parte del lavoro avrà il magtrior interesse presente. Intanto fio dal principio gli autori affermano che nessuna cosa pro-


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ltlVfSTA CHIRURGICA

curò loro pitl gntncle soddisfaziOIJ C che l'appl'endero come n è la marca I V ne il Dum-du1n sar·ebiJero per esser·e usati n el Sud A1'1·ica . i'\ella preparazi o ne della most raiH'r i lmu~eo d e l collegio medico degli o:>pedali eli Londra allo ~copo di 1llusLrare Ju natura tlello fe1·ite dn orm a da ruo<:o, uno J ci pr oiell.i li cla<J otli'nssc specialmente l'all•' nzione ru il Dum-dum. I l<· tlol'i St;Jnza dubbio son0 info rmati della non invidiabilc notor ietà c he questo speciflle pr<1ietlile si é già guadagnala, avendolo car·atler·izzalo LuLL1 i conoscJ tor·i del coutiuente, senza t1lcuna eccezi onr, da von Bruns ilt poi, come • crudele senza necessiti!, detestabile ed inumano"· All o con fe1·enza ptll' l a pace tenuta:-i aii'Aja nel la sco r su estaL••, i membri del continente una nim{•menle con< launarono qut>slo pr oiettile, essendo dissenzienti da loro i snl! J'oppreF:entanli dell' Inghiltena e degli Slflli Un iti. Lfl conf«.> r l'nza per lfl pm.:e fu ampiameule innuenzala nelle sue decisioni da:rli espi.!J·imenti di von Br'Uil!;?. In u11 r ecente ar·Lir'olo clli~:n·o per quanto vigoro~ o il prof~sso 1 ·e Og;:ton ha m0slrato elle in questi espel'imenti c'era un e l'l'Or e fonùnme1rlul e, giace l!é i l pr oietti le usato da von Brun s no n era il Dum-dum ort!inat·io, ma una forma molto esauerata di e;;;:>o, conosciuta come u proiellile da Elefante "· L'esame della nwmoria ori g iuale di von Bruns mostra che il pr oiel l :le cile egli usò aveva 5 mill imell'i di piombo non inc<~micialn alla punta, mentre il pt·oielllle di flet·viz•o inglese non ha p1ù di un rnill ime tJ'o scoperto. Ma ad onta della difesa del JH"uiellile Dum-dum, co~i abi lmente sro;;lenu·a dal professor e Ogsl0n, r eslA il fallo tiJ •~ esso è immr nsamenle dislJ·ull Jvo. Og ni ar·ma do gw: r rA è ,, erud d e, dele:ìlsbile ed inu nlana • ma se i l proiettile Dum- Jum è tale r• senza necess1lò • è piulloslo una IJU<'!'<liOIIC pe1• g li inlPnd itori dt cose mililal'i C'Ile (•Or i med1ci. ;\' ('i IOI'O e~perimenli gl i aulot·i hanno fallo U !'IO dPi fu cili ripRli di serviz1n, e delle mu11izi""i in uso in l n[.(hillerra cd in Get•mania, poich•'• vol evano specialmente compl'lr8J'e i l pnler<l distr·utlivo dci prllietldi Mause1·, elle sono stati HdoUati dalle Repubbl ic he del :-iud Afrint, con:(juelli c he SOIIO in uso ncll'c:;cr·cilo in glese. P1·ovarono inollre le varie form e delle mu11izioni da r eYolver u;.;Ate dai Boe ri c da~li l11f.[les i, CJOI'· i l r evolver d'ordillauza W ehley coi proielli li soli\ltticali od " arrestan ti ,, (l ) (l ) ,1/an-stoppiug.


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RTVISTA OR.IR URGI<lA

e la pistola 1\I auser con proieltili solidi ficati e vuoti alla punta. Allo scopo di prevenire In critica dei metodi aùollati, spe· cialmAnt(' la brevità della distanza (20 mett•i) ~li autor i premettono che il poter e di slrullivo dei proieLlilr dipende da due fattori: 1• dalla for za colla quale esso si muove, e 2o dalla sua espansibilità. Si vedrà dalla ~<>guente ta vola. nella quale il dottor Ri gby ha calcolato la velocità dei proiettili Mauser· e Lee-Metford, che la differ•enza nella forza di movimento è trascurabile sollo un punlo di vista pratico, essendo la ma ggior e velocità del Mauscr compenso.La da un maggiore peso del proiettile L ee-M etfor d. TA BELLA 01 VELOC!TA.

Velocita per secondo Oistanxa

Alla bocca dell' arma a JOO ya r d (2}

200 300 400

500 600

700 800 900 1000 11 00 1200 1300 1400 l :>110

Manser 0,':175 dl:un. 23~5 piedi

212:1 193i

(l)

Lee-Metrord 0,303 <lì3m.

2000 piedi 1834 1680

1762

lo3~

1G02 1453

1399

1:317 1201 110, 1032 !)81 !)35 893 ~5 ~

RI\J

780

1278 147i> 1087 1025 978 9:~4

895 858 825 7!H 71H

Dalle cifre precedenti chiaramente si vede che la ror·za di movimtmto dei proiettili Mauser e Lee-M elford per ciascuna distanza, sotto un punto di vistB pr·atico, é identica. Segue da ciò clte la differ enza nelle fer·ite prodotte da ciascuru) di essi deve dipender e dal secor1do fullore, cioè dalla cspansibilitll. I l potere distrultivo di un proiettile é rappr e(Il Il pieJe Inglese é ugunle m. 0,3048. (t ) 11 yanl e eguale a m. 0,9144.


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R lVJS'rA CHIRUT!OICA

se nlulo dalla rruanlil i.t d i fo rza di cui esso può c.li~porre nel suo pos;oaP"gio nti J'aYcrso il cnrp o, e lJiù grande i; l'e8pansi bi· li u1, più gr·ande é l a f<Jrza consumala nei tessuti, e più gr·ande 1\ la distruzione prodotta Il pr oiettile dist ruttivo ideale è quello che consuma tulla la sua rorza nei te;;suti, ed il proiettile di se l'vizio ingle;:e m odi(ìcalo ed il Dum-dum esageralo, usal o du vo n Dt'utts, si nvvi cmano mr raviglio samentc olia perfezinne. Forse un lE'rzo fattore nel polE'r·e eli stru tti v o di un proi etti le è il m ovimento git•a nle intorn o al proprio as!'e di proiezione, :o me quello del cavalurRcciol i . Que::: to m ovimento è di poco conlu nel .Mnu:.;er , e nel proiettile marcn Il, ma esso e mollo considt>re,·ule qua ndo l' incAm icialur•n è Aperta alla punta. N t'i colpi lira li nel ;:apone e nell'a r·:.!illa osservati da Viclo r H orsley si p11ssono veclf're scanal ature a spir·ale con cinque giri elicoi .lali i11 ogrti ber:::aglio c.l i saponf', clte indicano il movimento gi r·anle del pr oie llrle. Senza dubbto que:<to movi· m ento é In causa immeJiaLa di g ran par·te dei frantumi che occorr ono nell e rerite. Sono state fa tte obieziom alla coml'ara7.il'me dei ri sulleti ollenuli nel radtl\:er·e ron quelli che si hanno nel cor po vivo. Questo si può co tasiderare in pratica come un ~istem a di compar timenti pien i e distesi Ja liquido e quindi intensamente suscelltbile dei ben noli ellett i esplosi,·i. Gli aurori evitarono tal e errore per quanto fu possibi le, scef!l ieudo un bersa~lio in cu i l a IJUtllltttà di l iqu ido nei tessuti senabrò loro rappresentare 111 quantrta che si lrnvo in vi ta, ed inoltre per po ter m isur·ar·e più accur·a tarncnte l' esatta quantità di drstruzione prodotta, essi s i !'er·vir·ono di un cadavere clae era stato preSI·n ·ato colle inir ziuui di un liqurdo con tenente il J p. 100 di acido fenico, 25 p. 100 di alcoc1l e 51 p. I Uù d'acqua. In tale sogtrello i tessuti ernuo r c!'i sodi abbtlslataza pe r' pol er far·e una sel iOtte d<'l le r~ rite, e così esser'e accural l'lntenle mi>-u rRie la inten><i lù e la form a della di ,.truzioue I r·isu lta lt ottenuti ,:;u di tll t liti soggetto tend.mo a m enomare piulloslo clae utl ingrand ire la di stt·uzione Ch\I Sata dallo sle!'so pr 01etLil e f-Il di 1111 ~o~gello vi\'t) , fullo quest0 <:lt e non altel'l"rà per () il val or e der lor·o r·isnllaLt comparativt. Allo scopo di stabilire gli efl'etti di" trulli vi uei p r•oiellili i n quun lv essi sono dovu ti ull a c:::p;l nf'ibilit<.'t ed al movim ento ~-,tirante. g li autor i usa ro no o;ol~:~col i di ordinario sapone gialli) , avendo Lrovato eh ~ qu,•sto m nter iale é i l più cooveoienLe per


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RIVISTA ORIRURGIO A

mism·arvi la quantità di sostanze o di tessuli spostati da un11 palla nel suo corso. Le speciali proprietà fisiche del sapone eliminano tanto gli effdti esplosivi ottenuti dal liquido racchiuso in compartimenti, quanto g li effelti stritolanti che si vedono nelle sostanze fragili, come le ossn, e solamente resla rappresentata la via falla dal proiellile. È impMtanle ust1re in ogni espE-rimento sapone della stessa consistenza, cioè contenente la stesso quantità di acquu. Gli autol'i lrovaronò che una pallolt0la di Mauser , ti i 0,275 di dia metri', tirata contro un bersaglio di sapon e alla dis tanza di sei metri produceva un'apertura con un diametro cii 28 mill imelt•i, ess<'ndo perciò l'area del circnlo prodollo ili 78 ~ millirnett·i quadrati, ovvero m. q. 0,7. Servendosi di quesla misura come unità essi trae· ciarono una tabella compa1·ativa al Mauser. APEI\TURE PRODOT TF. DAI PROIE TTILI TIRATI CONTRO IL $J,PO:-<E A 6 METRI.

Mauser . . . . . . . Lee- Melfo!'d marca I l . Id mat·ca IV Sudan . . . .< Dum- dum . . ì\·1arti n i Henry

1,0 1,7 2,0

4,5 5,+ 2,6

APE RTURA PRODOT TA DAl PROU:TTl DI REVOLVER TIRATI CONTRO IL SAPONE A 5 METRI.

Pistola Mausel' con proiettile solidifiato. 0,5 id. incavato . . . 2,2 id. Id. id. solidificato . . 0,4 Id. W ebllly Id . id. id. incavato (o &t'restante) 2,6 In breve, il proiettile di servizio ingle;:e ha un effetto dìsl1·ul· livo piu che meta in più sul Mauser, il proiettile dei Boel'i; ma non si deve dimenticare che l'uno e l'altro può·esse1·e facilmente tras formato in Dum-dum, ed allora l'etl'ello distruttivo è Rumenlato. del lt·iplo, ma l'aumento in questo effetto è mollo maggior e nel Mausel'. Comparando 1!1• etfelli distruttivi dei proiettili sul ce>rpo umano si dovono distinguet•e tre tipi di ferite grandemente diversi fra di loro: t• ferile delle sole parti molli ~· ferite nelle quali è compreso un osso e si !'O n pt·odotti effetti stritolanti; 3• ferile nelle quali il proiE>Llile ò


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RJVISTA CHJRURGICA.

passato allraver:;o ad una ca vità con~enente OuiJo, per es., la capsula del ft>f!aLo conten ente sangue e sostanza epatica, la ca vita midollare delle ossa lun ghe contenente il midollo; il c:1·an io, elle con tiene il cervello e sa ngufl. E' importante inoltre il ricono!'cel'e chiaramente ch" né la ferila di entrata nè f'juella di uscita sono indice della dist ru zione prodottasi, come si vede chiaramente dalle figure che illustran o lo studio degli autori, nelle qnali gl i ell'elli estemi dei proiellili marca l V e Dum-dum sono pochisc:;imi appariscenti, mentre gli effetti inter ni sono ter1·ibilm ente distru ttol'i. N ondimeno gli osservatori si contentano di stabili r e l'estensione delle ferite superficiali come indice del poter e dist1·uttivo dt:i proiettili usati . Comunemente il foro di u scita é il più largo, ma nelle pallottole A punta scavata dei revol ver il foro d1 enl!'ata è quattro o cin(jue volte più largo che quello di uscita. Un'esame cJplle fe1·ite del le pa1·Li m olli prodotl.o dai proiettili completamente incamiciati del Mauser e da quelli di ser vizio in~lese marca li e marca I V conferma i risultati ottenuti con essi nel !'npone. ~e si prende come unità del potere distrullivo il Mauser, quello della marca II è quasi doppio e quello d~ll e marca l V é più che doppio del Mauser. Tra gli esemplari degli autori sfortunatamente non si hanno feri te nelle sole parti molli falLe dal Dum-dum, ma giudicando dai risultati n elle parli dove l'osso è inteeessato, l'effetto sal'ebbe quattr o o cinque volte piu dell'unità. I fori di en trala e di uscita dei proiettili completamente inca miciali sono qun"i invariabilmente eguali al cl1ametro del [li'Oietli le. L e arter ie i tendini ed i 11erv1 che si trovano nell'as~e di proiezione sono r eci s1, ma se si trovano fuori di ctuesta l i nea, quaulun(jue siano compresi nella zona di distl'Uzione delll1 pnllnltola essi r·estano illesi. Uno dei migliori esemt •ii di CIÒ si v<>de i n una figuro l'itralta dal ver o in cui iiJH'cJiettile ma1·ca IV passa tra la vena cavA e l'aort.a, po1·tando inrliet1·o l e ver tebre. eppur e lasciando questi vasi quasi i ntolti no:!! ct-nlro dellu ferila. Una pallottola ch e si l'a st1·ada att1·a ver so le parli m olli incontra cosi J.lOC8 r e!'is:enza (poichc\ le molecole si spostano l aterulmentc con n101tu facilita pe1' !asciarla pAssare) che essa puo non spander e che poca energia e '!Uindi può pi'O· dul'I'e poca distruzion e, a meno elle essa non sia espansibile e non si muova con la1·go mo vimento girante. Ma i ri·


LHVISTA CHIRURGICA

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sultati sono del tullo divet•si quando uno pallottola s'incontra in un OS!;;O; essa irt•ompe in fJUe~to come una nave a vapore in uno strato ùi g-h iaccio lar·~o e sottile, traspor·tantlo davan ti a sò un accumulo ùi detriti, si no a che non !'li apr·e la via a ttraverso, e sparg-e i fn1mmenli in tu tto le direzioni quando entra negli altri tessuti più molli e m eno r esistenti. Il professore Ogston ha perfettamente ragion e quando dice che impor ta poco il !!Opere quale proiettile si è usato se l'osso è r otto. Tutte le pallottole di piccolo calibl'o animale da gr·ande velociLà possono spiegare sull'nsso una sufliciente energia pe:- pr·odt:rre un danno assolutamente fatale o pr esto o lardi Il proiettil e Dum-dum ditlerisce solamente dagli nllr i i n quanto che la distnrzione che es!;;o produce è infinitamente più grande, e perciò l a m or·talita è doppiamente sicu r·o. L a distanza per potere aver e la distl'uzione di un os!.'o è più lunga per i proietlili espAnsibili i nglesi che per quelli Jei continentali c0mpl etamente incami ciati , ma a distanza bt·eve, f]u antun!]ue i prim i producono pio danno dei secor1di , en trambi sono egualmente fatali ad un m embro se un osso gr ande è t•ollo. Il professor e von Bruns, nella sua denuncio contro i pt•oiettili espansibili in· glesi, par e che n on ahbio tenuto conto degli on·endi effetti prodotli da pr oiellili più antichi come i Martini-Henry. Ptwagonanrlo due f~ rite esattamente simili, pr odotte nell'articolazione del ginocchio dall'attuale pr oietti le ingl ese ùi ser vi zio mar,·a II e dal suo prerlecessot·e Martin i- Henry, si nota che la distruzione op~rata dal Marti ni-Henry è i nfìnilamente più grara de, come l'e!ò:perimento nel sapone faceva pre veder e. Quan tunquP. l a pallottola M at·li11i-H en r y sia entr ata direttamente nella linea articolare e tra il femore e la tibia, pure le estrc·mit.à di entrambe queste ossa sono spac· cale e scr epolate. Gli oulor i hanno pr·eso una ra diogr afia della ferita pr odotta sulla spalla destra dal Dum-dum che, mostr·a notevoli da nn i. Il collo ch irurgico dell'omer o é portato via, la diafìsi dell'os~o è scheggiaL!l n el mezzo, la scapola ò fralLurato, la distr·uzione si estende a quasi tutto l 'apice dell'ascel le ed in basso all'inserzione del deltoide, epput·e il pl esso brachiale e l'arteria ascellare e la vena sono t•imaste i ntatte in mezzo ad una cavità piena di tessuli sminuzzolati. J fori d' entt·ata e di uscita i noltr e sono squarciati e str appati . I n un'allra fì~u ra si vedono l e ferile pt·oùottc nf'lla cavilli aJdominale della marca l V e dal Dum-dum.


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l viscrri cavi, cile er uno fJU8 si vuoti , furono per!'orati nel· la me11le, e gli effetti d islrull i vi di vengono più nole voi• colla frallura della colon na vertl'l)l'ale. I n al c.;une lì;.:ure SO IIO il l ul"ll·nte l e fer ile p1·odolle ndla coscia da un pr·oielti le snlitlllìl'Rlo della pistola M auser , e la f~rila falla dalla stessa pallollola con un11 cavità alla pul!l la . Il pr oi ettile dalla punta cava si de forma n guisa di fungo, ed ha ell't!Lti dislPuttiv• qualll'O o cin•1ue vol le maggiori, cr>me era da pre ved~>Psi dopo gli esperimenti del sapon e. I l pr oiellilc da r evolve1· a punta cava W eblt'y di serv izio (il cosi dello a arrestan te •l ) supera nei suoi elfètti quello conico solidificato in uno pr oporzi one ancor a maf!giore. V e11 e11do alla con1 para zionc della ter za classe di ferile pr odollt< dni PI'Oidlili animali da ~··ande veloc1tà, cioù alle fer ile co n effdli esplosivi , autori vengono ad un a1·gomento che c stato r eso co mplicato senza necessità. Per ot t~ nere questi etretli , Ctlm e ben si sa. non è necessario che la cavitti. sia ch iuso, ma che abbia il con tenuto in stato liquido. Quando unR pallottola enLra in un comparlimento chiuso con tenen te liquido, e ~sa entra in un u1ezzo nel quale può scaricar si d ella surt Mél'gia con grand e ràpi dilit . U ì1 p•·oietti le che entra nel cerv ello con pocu velocità caccer'à il conlenulo contro le pa· r·<'li della ca vità cranica, ma non ha forza d• movimento suffi ciente per cacciar vele con un impelo tale da romperle. Un proi eLLile a punta scoperta co me i l l_)um-dum è capace di lraRferirc lo sua forzu di mov imento più rapidamente e più eiTi<.:acemenl~ che un proiellile ad incamicinlura com pleta, di qui il suo ma)!:.riore e ll'~ tlo esplosivo. Nessun proiettile che entri nel cranio con una forza di movimen to i nferiore ai 70 cllilog-ramm etri avrà ener g-ia suffìcienle per r om pere il cran io stesso. Senza ùul.Jbio i rliver·si cranii vuriano in quanto alla ten::;ione necessaria per r omperl i, ma in media, secondo gli espe rim enti falli in Germania, la ci fra slabi lil.a è esalta. N es!'iuno dei nnsll' i pr oiettili moderni ha tal forza di movim ento di là dalle :!00 ya r de, pa l'i a melr i 73 1 di dil"tanza , cosicché le fe•·ite ch e mostrano gl i effetti e!>plosivi occorr ono lu llo enli'O quP:;ti lim iti. LR di,.tanzo neces::<aria per· gl i effdti ~splosivi del Dum - dum IWObtlbilmenle non é maggiore di l'(uella degli alll'i proielliti ad incamiciatui'A COIIl plcta, giac.:.:he cs><o perde la sua fOI'Za eli m ovimento p.ù pr esto. f•: mollo importante il r icor Jar·e che ogni fel'ila da a1·ma du fuoco é accomp agnula da un

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maggior·e o minore effetto csplol>ivo. Facen•lo fuoco contr0 una sezione della coscia gli autor1 tro varono elle non solamente il midollo dell'osso, ma anche i coag-ul i nelltl arteri e e nelle vene er ano spin ti al la superfìcie del la ~l io . Anche quando una palluttola attraver sa abbastanza lentamente per perfot•are nello un osso lun go, i l midollo ùi questo e induu· biamente scosso e tlaun c•ggiato da nn capo all'altro. I n una serie di allre llgure sono m ostrati gli effelli espio· sivi delle palle Dum-dum alla testa. L a forza di mo YimclllO di ogni pr oieLliiH m oderno or i primi 100 metr·i del suo commino é suffìcienle 1.1 r ompe1·e il cranio, fosso e~so cin()ue vello pii.t for te del normale. L 'efiello prodotto nella lesta del cadaver e in questo e-;;empio fu d t portar v1a interamente la volln crani ca, metttre la base fu f•·acassn ta, ed il cervel lo fu lanciato rònlro i l !ello e contr o l ~ pareti dell'ampia camer a nella quale si fa ce,•a l' esperimento. All o sc:opo di studiare gli efl'ell1 esplosiv i dei proiettili , gli 1111 tori l1·ovarono nel ~e s so eli Pari gi un materiale m ollo Hdollo. 1\iemplellllo un sacchello di carla b1•una di es~o ed umellll 1Hlulo sinu a che non avesse preso la consistenza del cerv t?llo, ft?cei'O fuoco co ntro di esso , e trovflrono che gli ell'etti dipeudo11o entr o cer·ti l imiti da l punto di frallur.a. Se il sacchetto era r otto pr opr io nel centr o, l' i ntera massa era SJ1!11'pagliata e conquassal a, ma se era colpilo da un lato, 1a pMzione moggio1·e, che agiva da ruiCI'O , 1·estavo al posto e la più piccola era lanciata via. E ciò i> oncl!e vet·o per il cranio, veri · fìcandosi gl1 effetti esplosivi completnmenle C] Uondo esso e ~ol pilo presso al centr o. Se il g('sso e1·a chiuso in una ~ca­ tola di latta inviluppata slretlnmen l e da f't~sc i e , era possibile ollener e delle cavità che mosl t•avano· gli effetti esplosi vi t-< le lint>e sec0ndo le quali si er-a eserl'i tata la forza. Per riassumere , gl i autori trovarono che gli effetti distruttivi dei proiettili marca Il , marca I V e Dum-dum stanno rispeUo al M auser in l'ag-ione di 1,7-2-e 5,·i ad un o. Ma questi J'isullati si r Jferi sco no ~pecia lm e n le al le pArti molli; la distruzione delle o!"sa e gl i etl'elli esplosiv i sono per Lutti, e specialmente per- ryuellt a punta scoperta. grandi ~?en za necessi là. Gli autori però sono d'accor do col prores sl?re Og,;;lon, che von Bl'uns ha e!':agel'nlo co ntr o i proiP.llili inglesi a punta SCO!)erlo. In pr imo hwgo le pallè Dum-dum che egli usò er ano di forma esager ata; in !'econdo luc,go l e ferite che egli ral'fìgurava nello sua mernor·ia riguardo agli


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etl'eLti d J! Dum-aum e murca I V sono tali ch e essi sono stati inc11paci di riprodurre: ed in terzo lu o~o l e ferite sono naolto t>So~e rate dal l'allo che fur·ono specialmente usaLe ga mbo di cadaver·i disseccali. Gli autori concl udono colle seguenti par·ole. " l J'r ùic.lldi sono J'ulli per uccidere; quando es~ t fr ri;:;cono solamen te, sar ebbe m eglio che pr·oducesser o un clfollo surtìciente ad inobilitaro solo l elllpor·aneamen te, senza cau~a r·e un danno perman e11te; ma disgrazi atamen te nessun pr oiellile mod.:l·no Ila r·a ggiunlo tale perfezione». A. M. Sc 11 iiLLf.R.- La membrana interna dell'uovo dl galllna

utlUzzata per ottenere la oloatrizza:done delle piaghe granulanti. - (Cer.tralli. .f. Chir. , n. 40, 1fl99). Dopo una breve c r·itica del pr ocesso di lrapiantam er~lo secondo Reverdin e Thier·sch, l'autore insegna un metodo di rui egli si sel' ve con successo da molto tempo onde por · lar·e a cicatrizzazione superfi ci e~ tese dt piaghe gruoulanti. Egli a tale scopo si sen·i della rn embr·ana interna del g-uscio ò'uovo applicandola colla rat:cin che sta rivolta all'al bume, su lla super ficie delle piaghe previamente r rsa asettica, e fìss<1nùola in posto mediante fa sciatura ster•i lizzola. Per· lo pii.t dopo quallro giorni egli rim oveva l'apparecchio e f!l i veni va ft~ llo di o:::senare che uno str·uto biancastr o o bianco azzurro di epitelio si era già depositu to sulla piaga. Sul successo di un buon numero di casi trallHli in rJUesta mani er·a l"auLOI'e fo nd11 questo m e ~odo terapeulico, che figl i pre~ oniz za in modo speciule per quei casi nei Cjuali non sar ebbe raccomandabile ~we nd.,r·e il maleeiale d'innesto dallo stesso paziente come, IJHBndo, p. es., si tratta d'individui ~crofo l os i, tuber colosi, ecc. A con fer·ma dell' effiracia rlel suo metodo l'autor e ripor ta l e r·icerdre O) icr oscopiche ed isl ologiche cla lui fatte sull a membr·ana interna del guscio d'uovo, dHll• · quali ri,;er cl ae sar·,•bb,. emersa la dimostrazione della pr esenza in e!'<sa membrana di un epi tel io costituilo da cellule i;:ol ale oppure t'Ag-gr·uppale. Gi<ì fin df) l J 8~G Rerthold c ll nt tg avcvn no u;:ata 'JUesla rnembr ano pet· r·imediare alle perfor azioni della membrana del lirnpAno, e quindi ne aYevano proposto l ' innc•!'<lo anch e per far cicatrizzare l e piaghe. M a siccome allora non si conosceva la prrscnzo dcll'epilPli o sulla faccia interna della


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membranA dell'uovo, co~i Hang in un urri co 1"perimenlo l'applicò mel lt:ndo a co nlall o della piaga la super ficie esterna cioè quella che sta r i volta verso il g uscio. Quell'esperimento ebbe esito negntivo. C. P.

E. AMAT. - Dell'lmple go per lnne•tl della membrana ohe rlveate la parete interna del gutolo dell'uovo. - (Ga· :Jecte de.~ l !6p1taux, :l ft:lbi.H'll io 1900). Anche il doLL. Amat, m edico mal!gi ore di pt•i ma clas:>e ~r ei ­ l'esercito fr onces(', ha spet·imentalo i l metodo or igina le accennalo nel pr eceden te articolo e che egli adoper a de qualche tempo con successo per accel .... rat·e la cicatrizzazione e la r esti tuzione ad intervum di grandi superfi cie cruente. Diamo un cenno del suo lavoro pet·ché contiene in teressanti particolari pratici. L a superfi cie della pellicola che travasi a contatto con l'al· bumina viene applicala sul la piaga preventivamenle disinfettale e resa asetticA e mantenuta a posto m ediante una fa sciatura. Narra di par ecchi casi di esl<:se superfi cie ct·uente, ~peci almente in s~guilo a scollature, dt~ lui curale con lal metodo sempre felicemen te. E.~ l i non M dare U•l &. spie~a zione ai suoi successi, e perciò dice di non impiegare il &uo metodo rh e quando i pr ocessi, ormai classic·i, di Reverdi n e di Thiersch non possono essere applicali. Rispetto alla. tecnica da impiegar si nel praticare tnli innesti, egli con:;iglia di prendere un uovo fre~>co e di r ornpel'lo seguendo il mezzo del suo asse moggiort~. Versato i l coule· nuto, rimangon0 li be r~ le due parli del ~usc io. Allora con una pi'nza a denti di sorcio, si prende la membt·ana ml erna del guscio, slaccaradola dall'esterna pr e:!so la came t·a d'aria che Lt·ovasi alla grande e!"Lremt tà del l'uO\'O, dove ap· punto i due foglietti del la pellicola ::ono nettamente staccati. Tal pellicola viene divisa i n bandelle della lun ghezza di i o f1 millimetri, ed altt·ettanlo la q~he, hendelle rhe dal'ellarnenlc ven gono applicate, con le punte delle cesoie alle C')uali ader-iscono, sulla piaga scoperta. L e benclellc non si accal'locciano affatto ed applicale per la loro ~ upo r fìcie nlbuminoso aderiscono intimamente; esse vengono applicate a dodici o ' luindici millimetri di distanza l'una dall'altra, e sopra di esse v ien posto un pi ccolo r ellangolo di carta sta~nola d'un ce n· l i melro quaJrato ·~irca di Ialo. I l lutto vien man tenuto a posto m ediante qualche gi r o di garza fenicata. G. B.

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RIVISTA D'IGIENE La ioatalla~ione teontoa e l'e•erotslo dei unatorll. In occAsione 1kl Co11gr esso contro l a tuber col osi l enulo~ i i n Napn!i, sono f'lale distr ibuile due imporlut tti pubblicazioni tedesche stampate l'anno sco t·:::o, appunto i n occasi0ne del Congt'lo'sso l ed.-sco l enutosi a Ber l i nn pet· l a toLta con tr o la tubercolosi. '\ l! n a di esse (/Jie Volkslwil.sliitie ''um Rot!te n K reuz, Grauotr~ee, lJedin 1899) è una dt> scrizione com pleta del SonultH·io j'Opn!A t·c r !Je lo Ct'OC•; Ho;:sa hR impian l ulo a Gt·abowseP, pt·es:::o Ber l in o, coll'aggiunto rii pa r t'ccitie doli e monogra fia cl i niclte compilale dai medici addetti allo stab ili men to. Il Sanalot•io cousi:sle attualment e di un fah brtcal o per set•vizi ~c ne t•n l i. cou cuei ns, l'ereliO t'tCI, abita7.ione per un mP.dico, per le suot·o e il pet·sotw le; di una In \'Silller ia con stabilimento di dis111 1'ezione e coll'ulln!!g-io d;·ll'isp.-llor e, di 1111a bur acca pet· :W letti , P di un padigltotte in muratu r a a due pian i , per 5 1 lelli con stabilimento balnr- Ario, sa le da conve t'SRzione e da giu.,co, :::ulo} di opet·Azioni. ecc.; sc:nza coulat·e i ft.Jbb t·icati pet· i l gozomelro dn ucetill• no, per il mat.:chinari o, e per In pro· du7.io ne dell'aria compt·Ps;:a. Il Sanulorio é situato in una immen;:a fo t·esla di conifere, pr esso 11110 di quei lagbPlli che t•ompot to cosi belle la m o · nolnnta dei dintorni di Ber l ino. Dnl 25 ''l'ri le 18!Jfì al :11 mar zo 18!1!) furono curali R!l2 amtnuiH Li ; di •Jitl'~li. guari r ono 54 -.: G, I p. 100; II H m i):!lio t•a ro t ~oo in nt• nlo dn e;;,..t• rc nl otl i o l In vetro 50 1 - ~>6,2 p. 100 (e di que~ti I l!! = 1:1,:! p. IliO coll'u nnolazione : 'flWsi gua r iti); con pnrzi>ol tl allituoli11e al Javom lti~ = 1 ~.:3 p. 100, non alli al laJ .~,!J vot·o :l2 =:w p. 100. r est11t'OIIO ;;rnza mil,!liorament o 1:13 p. 11!0 . La duralll clt>l ;;og!.!ior no ~;~l Snnu lot·io va t·H'> da uniJ u 'E> mesi; ma i ;;o;:!'(iorn i al ol i l ti di() m e~i l'ut·ono eccezio nal i ; pi 1J rlell~;~ mela dt·i dinv:sRi usci tra i l 2" ed ti ~,o m Pse; e t1·a ()uesti la m eta fu r0no ùi m es :-si nel 2• mese di cu ra .

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La 2G pubbl icazione intitolata: Die cteut.<:c!te I ndustr ie u nrl T echn ilc bei Einrichtung u n(l Betr i e& t'Oi t Sanalorien u!lrl f( r ank enltausen , è una descrizione nei 26 slnbil imenli pubblici e dei '10 pri vati per la cu r a dei malat i di petto esislenti in Ge1·mania, descri zione di una gr-ande im portunza pf\1' l'ingegnere sani tar io. Vi sono spcci olmPnte m esse in r i lievo t11lle le installazioni per la illumillazione, ri scaldamento, ventilazione, ecc , e per le bat·acche traspor tabi ll . Vi sono molli detlagli sulle baracche o r,ck cr , del le quali si honno li pi odnt· tali per IIUHiunque cl i ma e per qua ltlll(]ue scopo, !'ia pet· slu · bi li menli di cura sia per sem('l ici abitazioni.

Klneatre oondeuate per l'alimentazione delle truppe ln campagna. - (A rchire.~ ({e médecine naoale,

V tGNOL•. -

ottobre 18!'l!'l). 1:\ e ll'e~erci to ft·ancese fra i vivet·i di campugnn ò compr esa la minestra condensala della Sauci .sse Boi.~.~onnet dal suo inventor e intendente mi litat·e. Questa min estra serve a fat·e la zuppa quando agli uomini viene distri buita ca t·ne in conser va i uvece della carne fre~c a. Si compone di due saJ;oiccie del peso di grammi 100 c ascuna 1' di grammi 50 di sugna ; questo mi· scugl io, contenuto in una scatola di l ollu stagnata, co•liluisce IO r azioni di gl'a m mi 25 del costo di l ire 0.06 1 ciascuna r azione. L a salsiccia è pr epat·ala con tre parli di car ne di maiale ed una parte di carne ùi bue. Il tullo é tagl iuzzato e sal ato al 6 o 7 p. 100 ed aromatizzato con una salza la cui composizione è segreto del fabbt·ico ntc. L e scatol e dopo cotlut·a vengono sl!~ t·ilizzate all'auto c l o v ~ . Per pr epara•·e la zu ppa, si taglia in minu ti pezzetli la salciccia e si ver~a i l contenuto della scal ola in 5 litri d'<ICIJUa che si mantiene all'ebollizione per qualcbo minuto. Tufl'ando della galletta i n questo brodo, i l cui odore ricorda quel lo della carne di maiale ar rost1La, si ha una zuppa di ottimo sapore. La minestra condensn ta Saucisse B oissonnel dal 189 1 fi 110 a questi ~io rni è la sola usata nella guerr·a e m arina fr an cese. Or a i corpi di truppa di l;l anza a Cher bout·g hanno l'i· cevuto l 'ordin e di fare delle esperienze compa t·ative con altri si m ili pr odotti. L 'A. in conformità dellt! istruzioni minislet·iali r·icev ute, ha solloposlo ad analisi chimica dieci di lliwenti ('a mpioni nel l ab oratorio del local e ospedale mat·i ttimo.


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Dai rìf>ultatì analilic: ot.Lenuli , i prodotti esaminali verrebbero classificati nel seguente ordine dal punto di vista del l oro valore nul1·ìlivo: Zuppe urìliLHrì M uggì (6 campioni). Minestra dì piselli Gt~ib ourgl'• . . MìnesLI·n nazionaiB P é1·onne. Min estra condensala Saueisse Roissonnel. Que:;t'ultìma avr·ebbe un minor· valore nutritivo di con f1·outo alle allre, ma que~ lo viene in S(~conda linea, essendo sufficiente l a razione or·dinorìa; per truppe in camparwa occorre adottare delle mìnestn• conden~ate di buon sapore e di r opidu preparazìo1w. La (jnestione del :::apore è la pii.t importnnte e p0trà solo essere ri solta dalle esper·ienze che si slanno fi.1cendo presso le truppe. M. C.

MAn-rrN, medecin maior de 1re classe. Conalderatlona aur le aurmenage dana l'armée. - (A rehioPs de médecin.e cl de f'harmaeie mililair es, 1809, n. 12, decembr e, pag. 'tM).

È un at·lic:olo che m erita eli e~sere diligentemente rias· sunto, perch é io esso l'autora combatto non poche opinioni troppo moderne e poco con vincenti su ll'eccesso di ratì ca, considera to come causa di malatlitl , le discute serenamente, ed e<'pone in seguito deih) deduzioni di pratica utilità pei medici militari. L a micrubiologia lta cercalo di nbbattere, lulle in una volla, l e antiche convinzioni sulle CRuse dei morbi, e par ve a tutti, in questi ulltmì tem pi, cile per· crear·e un determ inalo stat o morbo~o. fosse ~uffiC'ienle la presenza e l'attecchimento di un micr·obo speeifìco. Invece le cosl.l non vantlo p1·ecisamente così, ed Ol'tnai tulli coloro che 11&11110 lll buona abitudine di far e il medico al letto dell'ammalalo, e non sollanto nei l aboratOl'i, debbono dì giocororza ammeltcr·e che oltee ai microrganisrni specifici, l'lm· porlanza di'i ' lual i é stata esa{.!era la , vi sono molte nllr·e cause che r r·eplll'ano i l l!! rreno alle mnlullie, e prima fr·a tulle lo !':lr npazw fl ,:icn. Or·maì Lutti "anno che noi po!<~lamo vivere d'amot•e e d'ncCoti'PO co11 11118 quar1Litù di microbi. e clin solto le mentilP. !<poglic di stlpt·cofit i , Lutti i gio1·ni ne l'icelliamo dd nuovi. A •Juc:::to propo!':ilo ecco che cosa dice Chat•rin nel suo libro


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Pathogcnie appliqwJe pag. 79: << Oggidì f} ne ll~tme nle provato che il bacillo di Rberlh si trova ne~li or·ganismi sani; è sta to isolato negli i:;:teri ci; anch'e ~;so obl1edisce n Ila le;.!ge g enerale, la quale c' in!<cgna elle noi portiamo alla supet·/icio dei nostri rivestimenti cutanei o mucoBi la maggior parte degli agenti gener atori delle aff,~zioni più comuni. " La questione dello strapazzo fisico é str·eltnmente collegata n quella dell'allenamento. In questo l'igienista non deve lascia rsi guidare da una falsa sensibilità; i soldnli non sono chiamati alle aemi per l'are i co llc~illli , ma per sviluppat·e il massimo del lor·o vigor·e e della lor·o atlivilà, sia pure con lulta la prudenza e la saggezza nt!cessnt·ia. Le giovani reclu te so no format e di elementi disparati ssimi; accanto al r·ozzo contadino, avvezzo ai disAgi eol alle inlem per·ie, v'è il giovinello, che ha lasciato il l>anco della scuola o lo scanno di un uff.cio, 1:1bilualo alla vHa comoda ed alle mollezze delle città. Di queste l'razioni eosi difl'ercnli, è d'uopo fare una unita forle e concorde, un lutto, che sappia e possa obbedire ai cenni di un comandante, non solamente per for·za di volontà e di disciplina, ma al tresì per potenza ed educazione di muscoli e di resis ~enza oq:;anicR . Sono parecchie le ciecoslarrzt'l che concorronu a rend er e l'eccesso di fatica per·nicioso n Ila salute d l'l sol dato; ecco come le distingue il doltor Martin: to Impressionabilità sper iale del giovane soldato di fr·onte agli etretti dello strapazzo; 2° Rappot•li del lo strapazzo colla insolazione; 3° Strapazzo ed alcoolismo; strapazzo e nevrosi; 4° A ccidenti local i atll'ibuiti allo strapazzo. Esaminiamo insieme coll'au tore questi singoli quesiti, hasandoci speciahneute sui fntti e sulle id ee suggeritrci dalla nostra pratic.a quotidiana.

••• Occorr·e intanto intenderei sul vulor·e della par ola Surmenage. Con questo vocabolo si suole designare lulla una ser•ie di accidenti che vanno dal la semplice stanchezza a paeecchie m onifestazioni tifose più o meno pe1·sistenti, le quali tutte riconoscono come causa una. intossicazion e. L'eccesso di fatica agirebbe quindi in due modi: primo, dando l uogo ad una produzione esagerala di principii tossici, che si accumulano nell'or·ganismo in seguito aò insuflicienza


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IUVISTA D' IG IE:'\E

dell e vie di el i minazione; ~econ d o, diminuend0 la resi stenza <tgli agen ti n\C1r bo;;;i a cau;;;a d<•lle m odilicazioni che inducono noi les->ul i e nei lirp11di or g-nnici . Per qual moti vo le m alallio p1'0ve11icnli do slr•apozzo coiPil3cono più faci l me nte i soldati f!io vani , m enlr<' ne sono ri;;;parmiali gli anziA ni , pur vi ven<lu nel m edesimo ambiente ed essendo esposti alle stesse fA tiche ? Uua delle pr i ncipali ra ~i on i è l 'addeslr amento ai dh'ersi eso•r·cizi. Se uno porre attenzione al m odo di marciare di un n com pa:rnia di soldati ar11.ian i , e di un'altra di r·eclu le, scorgerò una di ffer·enza ma r catissima. La facilita, l a nessibilila , l 'a bilu d in ~:~ eli non pr od ur-re allro che le contr azioni muscolar•i stretta men te II CCC!'<Sa rir per m sr cial'e, non si acrruistano se non d11p0 un l uu go eser ci zio . Ciò si osser va anche mr~l io nel !=<Oldalo di ca valleri a, il quale da pr•incipio conl\·ne en er gicam ente l ut ti i suoi muscoli per rnan tener :<i in sella ; più tar di, con un l ieve sforzo, quasi incoscien ll', si lro vPr·à solidmneute piantato sul suo csvallo, e r otrà, senza s forzo, per corr er e grsndi diswnze. Ma no11 so no ;;;olln nto i m u;:col i che debbono essere educali ol maf!giOr lnvoro col m i nimo dispendio di fatica, ma altri or gani mol to più IIObili , quali il cuor e, il polmone, i l c<> rvello. L a pl'ima volta che il fti rr laccino m ell e l o zaino sulle spall e, e con que:>lo deve fA r'e u na marcia, pr ova dPIIe sensazioni pe nose, eh<' cessano l')llando poco a poco e~l i si è abituato aro>~l) )are la ~ ua r·espirazione, facendo appello ad un cleter·minato grurpo d1 muscoli , piuttosto che a cer·ti allri , per conseguire questo r·isullalo. Quello che si dice dello r espi razione, si può appl icare anche alla ci r·co lazione Se il soldato, colla pr atica che viene dall'esercizio, si abitua a moderare la sua r espirazione, anche il cuor e funziona con per fe tta I'P.gola r·it à; invece se la r espi1·azione é continuamente ansiosa, an elante, il cuore acceler a le sue contr·azioni , e diventa i perlrofìco. A n che il si stema ner voso in flui sce sullo stato generale e contribuisce non poco a g err er·are l'eccesso di fatica. Chi é so"er chiam en le impr essionabile ha un dispendio maggiore di for za ner vosa, e men tre da un lato potr·ebbe, con uno s forzo, aumerr tar· e la sua pr oduzione di lavor·o, dall'altro sopravviene i n l ui pi ù pr ecoce l't!saurimcnl o. Visto adunque cl 1e gli en·e ll i del lnvor o eccessi vo sono cla impu l ar·si sopntl ul lo 11 difetto di ahi tu,line, ed al consumo e«a-


RIVIS'TA D'IGIP.XP.

!) J!)

geJ·t:tlo delle fo1·zc, possono esscrd evita li sc·g~e nJo una pl'O g r e"isione melodaca, olio scopo di produrre lo stesso lavoro

con minore ~capi lo dell'organi1'mO e col tninOI'O Hurzu po:::. s il.n le. Se vogliamo, quesla all'er111azion e n() n ba nulla di pereg rino, ma è u tile r ipeterla qualche volla, per chè è 1roppo spesso di menticala. Il pl'Ppararl", g r·ado ft gr udo, i 'gio\·ani soldati alla. pl'O<Iuzic ,ne del lavoro, rl1e vien loro r·icldes to n ell e p1ù sva1·i atc conlingenzn della vito naiill<•re, é inf'all1 opèl'fl dillicili~sim a . Qunlunque sia la diligc11Z8 impiegala nel reclutamento, non ~i otterr a moi che tutti i soldati al •uiano una ugua le forz a di r esistenza, e possano, collo stess0 allenamento, perve11i1·e agli s tessi ri~ultali. Pure e~sendo tutti idonei al !'Crvizio mililAt·e, ve ne sono Ili quelli nei quali l o svi luppo é iu r i tardo; allt'i che non ha uno mai fal lo e><ercizi fi ><ic•i; altri in li ne che si a1nmnlano Of'peua g iunti alle armi, e che 1'ima•1g0no necess11 riamente indiel r·o du i l o r o corr.pa~ni nelle istruzioni. OJ·beneqnCRia ciA>"se di uomini 1neno alli alle fali cl1e, è prop1·io quella che gen e r·f!lrnc~nte vien s:)ltoposta a ma ggiore sforzo fisico, allo scopo di melte1·la a! più presto in grado di rie.ntr·a1·e nei ranghi, e si comp rend~ come dt>bbfl pagare un IMgo tt·ihulo alle molullie. V'è inoltr e da tener p1·esente che é mollo drn·e,·ellte il lav oi'O, che fa un oper aio, tln 'Jllello che eompic il sol tiAlo, nè può sussislet·e l'opinione di quelli che nr'ga no le conseguenze dell'eccess() rlt fatica nei ROidati, S0IO peJ fallo Cile ques ti, a p· par en temente, impiegano n~;JI la voro qn oLidiauo un Humei'O •li ore as~ai inferiore a quello di un operaio. Dulia mattina alla se1·a il soldato vive iu una conti nua lr.ns i()ne di spi ri to; ~tli insegnamenti leor·ici " "guono a bt·eve in· lerval lo le eserciLazioni; l e rivi~ le, d'allf·n n.ll" nece;;sa•·it.l, sono intlumeJ·cvol i e ri cl li edow) u11a cost ante attenzi one da p11rte di chi ne è l'og[.(ello. E s'intende che que!'Le continue pr·eoccupnzioni sono spe· c ialmenle l'appannaggio dell e frÌovnni r eclute, pP•· le qunli lulto é nuovo, ed ogni detloglio acrjuisla dalla nnvità unii impo1·tanza ma ggiore. L'operaio pe1· lo p i i t eM · g ui sce 1111 la \'Oro o lui ben nolo, ed i s1wi alli non sono che una ripeliz1011e co ntinua di cosPimparal(' rio tem po ; ~od e oli una cl'r lil lib••rlù; n oli va incontro ili ogni suo lll0vtm ~ nlo, al pericol o di un l'impt·ove1·o o anrl•e


520 di una J•UuiLione; il solJulo ir1 vece non può fa t·e un g<::sto, senza SPntir·si sorve~liAlo dAll'occhio vigile Jel supcr iot·e, e la più i usi:;rnificante tiistt·azione gli può costare caru V' è chi cr ede, pe 1· e "~"m p io, che il soldatn riposi quando, negli inter valli fr a una e l'altra istt·uz,one eslet·na, vien l e· ttulo in cam t>t•nta, st>d ulo sn pt'a una p1111<.'8, a St>nli r sp:egare d••ll•• teorie'. Nulla di più erroneo ! I l ,.e ,·o riposo del cMpo e dello spirito é la pi• ·na liberlil di andHt'l', "''ll it•e, m n over~i, t·e~ pi t·nre a pir.ni pol mo11i, ~Pnza nlcuna pt·rocrnpnzione E di quc!> li moment i di r espi1·o il soltlnto Il(' laa ben poch i !

•..•

L'ecces~o di fF~ ti ca è un polente ausi liArio del calor e nel pr odul't·e g li nccidt·uli, c lw si ver ificano nelle ma1·cie. ;\ o i sappiamo <'Ile pee lo fuuzione normale di tutte le cel· lui•', che cornpon::rouo il nostr o cor po, occor re che la l c rn· peratura del m t•desimo t· i manga pt'CS!;O a po,.o i n variata. È alt,.e:;i tli mnstt·a to che il calor e da noi prodollo, sia durAnte i l lavor o, sia pl'i naltti'Oil' funzionam ento dei nostri CH'· J:lOni, il utilizwlo i n par te per mAnlet l ~' t'e il nustr o co1·po alla ternpe t·ntu r o di cir·ca :lì', ed il l'imanente il tra~l'nt·rnal o itt m ovim!'nlo . CH) posto, c 1•vidente che più ilrnlot·e esterno sa t·à el evuto, più la nostra lernpPt'atur a lettd et·à ad inn<11Z81'Si, e se cio\ aeC!Idn nell'uomo in r i pofio, a piit fo r'le r Ag ir•ne si veri fìchet·ù nel l'uomo i n alli vitl.'l. Finchi· il r all'reddnmenlo, dovuto alla evnpora zione del su dot·e ed alla esula:done pol monat·e, po~rmel le di lotta r e eiTicacemenle cont ro que~ tn lendt•nza allo t>levnzione 1lella l emr allli'O, la salulr. non f. compr<nw·~~u; ma quando qu este condizioni non si t•r-alizwno J> Ì Ù, o l'nvaporazione non é suflicienle a controbilanciare la tendenza alla i per termia, sop•·avvenp;ono degli Accidenti . Per pt·o var·e la ver itù di questa Asser zione, basti il fallo cl ae il colJ•O di calore, pr·o p1·inmenle detto, si ver ifica di prefer enza nei pnesi molto umrdi, C(llne il Tonki no, dove l 'a ria c»st>ndr) sntur·a di vapori, l' evap o1·azione a lla super ficie del co1·po é pt·cso.;oclté nu Ila . Lo ste,.:so fatto suc·c··dtl sullP costo deii'Er i tt•ea, per· esemH i\I os;.aua, dove in CP.I'te p io ruale umide e.J afuse si scnle i n LultA l A p<' I'S()na un lt•l!gero mAdol'e, spede tii sudo1·e viscido, che in causa •lei caldn·utnido dell'utmo!'ft·r a, non può evapo-


niVlST.A. 0 1 IGIENE

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rars:, e conlr llouisce <'l mantene1·e quel senso J i op(lf'(lSE:ione e eli sfinimen to , d'onde Ol'lgiunno non pochi dislul'hl dPgli or·gaoi interni. InvP.ce nella regione degli ftllipia ui d'A ig1·r·ia, doYe l'a1·ia è di una estr ema secchezza, e dov<' l \: v~:~porazi o 11e è mollo attiva, l'insolazione è eccezionale. Il Dottor M i> rtin pet' pr·ovar·e me~ho il suo a!'sr r·lo, ci tn un esempio, che ci piace qui r iportat·e, per·chè hn molti punti di ROm•g l ianza con quanto snr.ct.> de nei nostri pr~sid i d PI Mar Rosso. Il dollor Martin, nel 18!>2, accompagnò in Al gtlr·i a una colonna di truppe che andavano a pr·ende r e por·te alle nwuov1•e esegui le al Sud di Orano, e che pat•lite Jalla loro guarni gione il12 settembre, vi r·ientr ar ono il 3 novembre, do po 1>3 giorni di esercitazioni. Le manovr f' ebber o luogo al di lit di Dj e nen-bon-Rc~sk, limite estremo dei po5sedun enLi f••ance si. Par·tendo da questo punto, lo colonna cnmposta di 2 hallaglioni, 2 sezioni di ar·tiglier·iu, 1 sr1uad r•ou r;~ e mezzo di cacciatori d'Africa e di Spahis, 1 compagnia del g-eni o, l dl ~ lac­ camento del treno ecc. per cor se un paese nssol utamt·nlt• deserto, dove non vi era più l.t•accia di vegr.LDzione, ni· di esser e viven te. Le marcie si facevano in pieno giot•no, sotto un sole to1Tido. Sar·ebbe slato impt•ssibile avanzar~ altrimenti, a causa dei nu mer osi impedimenta che :::i tr·nvavano nel convoglio, che la colonna conduceva seco . Si beveva drll'ac•J1'8 di pozzi, quasi sem pt·e sn lma ~tr·a, non filtra ta né bollita, ciò che costi lui va un' rmprudenza, ma lt: ci r·co slanze non per·mel· levano di fare ùifl'er enlern enle, e d'altronJe lo stato san ila r·io si manteneva buono. Per dare un'idea della durAla e delle or·e delle rnnr·cie, il Martin narra che il 4 ottobre, pe1· esempio, l a colon na parlt alle 6 del mattino e giunse alla La ppa acl 1 ora pom . I l 6 o ttobr e, par tenza alle 6, arri vo alle 01'6 1:2 1/'j. Il 7 ollobr e, pat·Lenza alle 6, arrivo alle 1:3 1/>t· Si ma rci ava quindi nelle ore più calde della gior·nata. E pput·e il dottor M arti n, con 'sua meraviglia non ebbe a deplorare un solo cnso di insolazione. Invece, egli stesso, qualch« anno appresso, accompAgnando in Francia un l'eggimento alle man ovre, "irle cader e ptù di 100 uom ini nello spazio di un qua•·to d'or a, colti da insolazione propri o nel momento in cui la truppa a1'a art'ivAlll alla tappu. Questa di f·


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fUV!S'PA D'IOIE:\'E

fer·enza nor! pu<'l C'S>'e r e dipel'A da allt·o fuLL0, d•e negli alti· piani del l'A ig••t·in l' evH pnr·azi f •ne <l••l corpo ,·. 1110ll<> olliqll~t dal In secchezza dell' ari11, mentre nei no!'.tf'Ì cl im i (Fr•nnl'ia, Italia) è rnCtlro più l t~rlln . E non si r r·,..dn, Snf!giullgC il M ur ti n, C'hl' la col onna openmle in Algeria rosse C(l mpo;.; la unicame11te di uomini già a;:sut> l't•lli al ca ldo d1 qul'i pAes!. Ve ne ernno degl i nnzinni, ma n on ;:ca r·se~gia ,·ano i giovani soldali tln po<'n t•·mpo arr · uo l~:~ l i, e rwppul'•' fliiCSli p1·e· sent;:~ro11o ca;.i J'in;:olnzione .

L a r ... laziont• fra eccesso di fati ca e l alcooli;:mo é un al tro fallo, no11 ancora ;:urfkielllemente stuol into dagli autori, ma chr si pr•t•sellla non di rado alla osser vazioue del medico mililar·e. A chi ;:pr!O.SC'l ;:i é trova to fra l e truppe, c he r·itornano da u11a marcia o da una e!'.er·cilazioue mollo fn l icosa, ;:arù occorso di J·imn r cal'e che toiO!'n un soldalcJ' dopo avere bevu to ana piccola qunnt ita ùi !l lcool, "i erw preso da un eccesso d i cnn vu lsioni, c he gi udi('ale ::;uperlì cialmen te po~sono esser·e ri tenute di pendenti da alcoc,J ismo 1wu to, mR invrce so no tull'all t·o. L 'ecce;::!'o di fnt1ca avP va gia svilnppnlo neiJ'tndividuo dei pl'Cldolli l os•ici ; la p-occiu di alcool ha faLlo Lrohocca r e il ''aso . cnnw iendo la su lul'azinne de.ll'or gnn i;.mo, e il ;::istE•ma ner vn!;O fu il prirno a r iscrttrre i pt>rniciosi elldlr della iuto;:sict17.1one. E conte mni l' inlos:;icAzioHC spiega un'azione <'lclliva su l sistema net•voso? La ra gione può esserP f1ue;::tn. ('h e roei Cor r.i vi sono spesso dègl i i nd ividui che hnnno delle nc•nosi, le qunl i r imangono per' un Ct> r·to tempo lalen li, e si manift'><tano poi sotto l'in Jiuenza di couse occRstonnli Jì:::idte, e ;<on d i rl'ldO anch e mol'l'l li. Come si spir·gano infatti q:tei veri alloccl ti islel'ici, car·aLl•'r·izzali da senso di so lf0cazione, irtCtlr VcJrnenlo del tr·onco ad nr·c0 di cer chio ecr. c ile insor'gono impr·o vvi sam Pn le nei rnililal'i sottoposti ad eccPssive fati che? l.u rtgi tla noi l' idea di volere oltrc mistJJ'a generalizzAr,... questi falli, ma a noi seml,ra che sia110 pet• l o mt'no dt>gni di essere segnalati e slutlial i, pet' non irworr·cre l AI\'olla nel l'er't'"''ll fun esto <li qna li lìr ar·e rome alcooli"'rni acuti quP:,rli acci.len li, nei f) uali le be,·untl·~ !"J'i r rlo;:;e !Janrro avuln una par·te tull'all'Hllo secondaria.


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RIVISTA D' IOIR:\E

•• • Pat·ecchi faLLi mot·bosi loc~:~li , c!1 e si manif•~l'lono in :::eguilo alle marcie, furono ull1·i bui li ari eccesso di falil'a; tali sarehb e t~o le sinoviLi, le teoositi ecc. Si é volut o con sidel'al'e l o strapazzo come una malattia infelliva, che ugis:ce come il reumatismo su lle sierose e sui te;;suti lìbt·osi. Il dott. Marti11 L•·o va che que:: la è una c~agerazione, e noi la pensiamo nello stesso modo. Perch é andare a ce1·care una spiegazione tanto c omplicala, dal momento che è sufliciente l'idea del trauma & spiegarci questi distUI'bi locali? Succede per i muscoli, i ten lini, le guaine tendinee, ciò che si osserva nelle mani degl i in lividu1 che cominciano a fare dei lavori rozzi, ai quali non sono abituati. La pelle di· vento rossa, sensibile, si formano delle llictene; è il novizia lo. Alle t1iclene succedono dei MJli ; la pelle diventa du,·a, quasi t onciata , ed allora. le mani non hanno più nulla da temet·e. Lo :;,lesso succede in altri punli del cOI'po, nei I']Uali i tessuti subiscono deg li sli ram•~ nLi J'i pelnli ; in principio si manifestano dei Jolor•, poi congeslione, ind i gonlìore ; e compaiono al lorn la si.noviti tendinee, le tenositi, la tumef'a7.ion e del tessuto cellular e sul percorso dei tendini, specin l mente d~l dorso del piede e della gamba, i dolot·i articola r i, i dolori nelle masse muscol ari ecc. Più t11rdi lullo scompare; il tessuto lìiJI·oso diventa sempre più resistente; il tessuto cellulare meno impressionabil e uon reagisce più; tutti i tessuti , in una parola, subiscono una modificazione analoga a quella dell'epidermide delle mani, use a faticoso lavoro. Come si vede, questi effetti locali della stan chezza non possono esser·e, neppn1·e lontanamente, paragonati agli elft::lli ge· nerali dell'eccesso di fatica.

. •.

Esponendo le considerazioni, che abbiamo lf'edelmente l'iassunlt', l'autot·e modestamente affet·ma di aver e inteso di sfiorare un argomento di tanta importanza, ma noi sia111o del parere che col suo prege,·ole scr itto il dott. M artin aLbia contribuito non poco a r ichiama1·e semp1·e maggiormente l'attenzione dei medici militari sopra delle questioni, che interessano gran demente il benessere e lo salute del soldato.

B r.


RIVISTA BIBLIOGRAFICA P. E. At.ESSANDH J - Ohlmloa applloata all'igiene. Galda pra.tloa ad uao degll afftolall nnltarl, farmaobU, oommerolantl e pra.tloantl nel laboratori d' igiene. - Con 2 ta vole e !tU incistoni . 1 vol. di 016 pag. Milano, H oepli. 1900. L . 5 50. Il lt lolo del libr·o e il nome dell'autore dicono abbastanza della sua utilita. Lo svil uppo g r•twd i s~il no pr eso dalle applicazioni igi eniche della cilim icu; il grAn nurrwro d i med ici e di professionisti, ell e per ii nuovo indirizzo if!ienico 6 per le r iforme dell'ordi namento sanilnr·i o debbono 11U 0 lid iu nt~mente ricot-rer e alla chimica, r end .•vano orm1-1i IH!Ce:>snr·io un manuale, che, sintetizzando i doguli scien ti fici in modo da fur!i accessibili anche a quel li elle hanrH1 ormai della ch imico solo una vaga reminiscenza ~colHstica, pt·esenut!:'se loro una pn"llica esposizione di Lulti i metodi di indHg ine trovati ~icur·i cd e~ atli. Il l\lanuale é com pleto , abbia mo detto, non solo peJ•cltè tratla dell"e;:am e chitnico di tu tte k matPt•ie che cadei' p tli" sono solto il gi udizio del peri to i gienista: a ria, acqua !JOlabile, bevarldc, cer ea li, zucclw1·i, condimenti, caffè, cacao, olii, conserv e olimenlOI"i, IeLle e deri vati, carte, profumerie, g iuoCllltoli , suppell <'llili el i c uci nn, combustibili, ecc. ; m A anche per-ehè la 1nalc>ria d i ogni si ngolo cA piloto è esaur ientc mPnle svolta i n modo cJn s upplire a lulli i bisog ni, non dello scien zial11 ma del pra lico igi enista.

CONGRESSI Congressi soieutlftol a P~rlgl. A l le i nforn1az.ioni che 8bbil;lmo g iè d8tc sul congr esso me· dico internazi onale di Pnr-igi, nel fa scicolo di dicembr·e dello ;:cl'l r·so anno (pAg. t :1;2fi) AJ.:J!IUil.Q"rRrno ora i se ;.!uenti maggiori drttngli.


CONGRESf:;l

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Il XI II Congresso m r dico inlet·nazi ouale avrà luogo in Pat·igi ùt~l 2 ol 9 agosto. Il cerlilicSJlo d'ammission e ro~lu ft•an chi 25 (or0) Questo cer tificalo é nece>'sario per poter fr uire dei vanlag~i e t' iduzioni consentiti ai membri del Cou~rrsso. Il pagamento può essere fatto o direllomenle al lesorier·e del Congresso (signor Dutlocq, Rue M iromesni l, u1-, Parigi) ovver o al Comtlalo nozionale italiano (Pr esidente pr o f. Golgi, Povio, Segr"elario prof. L ui gi Sala, Ferrar11). Il Congr esso è diviso i n 2i sezioni. La 2\' di delle sezioni è l'iservalo alla medicina e chi rurgia militare e n:avule, e allo medicina coloniale. Detta sezion e e divisa i n quattr o sotlost.'zioni: 1° Sottosezione di chir ur gia militare ; 2' Sottosezione dì mal allie infellive e di igiene militare ; 3° Soltosezione di medicina navale; 4° Sotlosezione di mecl ici11a coloniale. Il Segretario generale della scz:one milit.nt·e .~ il dott. Ctt lteau, médedn p1·incipal de 11•• classe, addetto al Minister o della guerra, Pur igi . Nello 1' sotlosezione sal'al1t10 letti e discus!ii i seguenti repporti: Sulle lesioui prodolt.P- dai proiettil i di p iccolo calibro. ·- Relatori H abar t (A ustr ia) e L agorde (A m erica). Sulle lesi oni prodotte dalle ar tiglierie moder ne. - Relatori Demoslhen (Rumania), Geissler (Ge1·mania). Sulla cura immediata delle fr·atlur·e al poslo di medicazione. - Relaloee Rircher (Svizzera). Nella 2' sottosezione: Etiologia e profi lassi del tifo addominale negli eseecili in genere. - R elalor e Vincent (Pa1·igi). Etiologi a e profilassi della di>'sen ter aa in guerra. - Relator e Anlooy (Pat'igi). Profil assi del la sifilide negli ese1·citi. - Rclalori F erriet· (Parigi), P a na1·a (I taliaJ. Sui mezzi più sempl tci pe1' la de~u razione delle acqur. Rela tor·e Lapasset cPnri,11i). Ollr e a ciò sarò libera la lel lnr u di comunicnzioni di altro ar gomento. O.szn i comunicazionP non potrà durare piti di '15 mi· nu li ; e nelle discu~sioni 11 0 11 >" Ì potrà parlnt'ù che per· 5 mi uuti. Le comun icazioni potr auno esSPI' falle in l'mncege, tedefico, in· glcse, e (a quanto hanno assicuralo i giornali) anche in italiano.


u26

CONG JU::SSI

Ai ll1emur·i del CongreO<sn, sn presentnzione dei documenti che sar·anrw loto r ecapi tati tosto che avranno etl'ettuat.o il pagtJmento della t.a"st• d'ammi"sionl', sarà concessA la riduzione del ;)0 p. 100 Jll' l viag~ìo per· ferrovia. Ogni m cmlH·o ricevera inoltre un bi~lrrllo rl'ingr·esso grotuilo all'E:o::posizione pel' tulla la dur·ala del Con}!r esso. Uiver·se A ge11zie, coll'approvazione di'Ila Presidenza del Con,gres>=o. ~i incaricano di pm vveder·e all<lg~ i in case parlict,lorr od in alber gh i, a prezzi con Yennenti -5 a '10 lire al ~iorno, compreso sen·izio, lume e pt•imo d~jean<>r ((·alle e laliP) Oltre al Xlii Congresso internazion ale ùi med icina, Fi terra 1•ur·e, dal IO al l i' agosto, il co n ~ r es"o periodico iuter·nazionale di igit:ne e di ùemogr·afìn ; nel quale é pure assegna In una !>CZione di igiPne militare, nava le e colon iale, di c ui è pr·a"idt·nte il me lico ispeUo r·~' generale della r iser-va, L.t>on Coli n n il doll. Fer·r1 er. Eçco i l progn:unma speciale : Sull' ospital izzozion u estem por·an ea della tl'uppa in camP8f!'11A.

Sulln venli187.ione a bo t'do delle na vi. Sulle pl'ecauzion r i ~i l" niche da prP.ndersi p<'r l e spedizioni e In esploraz,oni nei pae:<i caldi. Sui mez.zi per· assicul'are la Stlluhrilà dell'acqua dal pun to di vi!:' la dell' igiene col0niale. Il S<'~ r-c tar·io genel'ale del co ngre~so rl'i;,!ieno e rl ern ografia ò il signor A .•1. i\l al'lin , Rue Ga y- Lus"ac, 3. Il tesot•iet·e il t<i~llll l' Galan te, Rue de r Ecol e de médecine :?. l'illlllm ~ llle avrnnno ancMa lu o~o a P.a rigi i seguenti CtJng rc~~~ rifer·en~is i a questioni e inler·essi della medicina e delle SCi•·ll'l.•! afli11i. Congl'e~so eli eleltrolngia e raùiolngia mediche dal 27 lu· ;rlio al 1• agosto. Segreturi o gt! neral \3 D. M oulier-, Rue Mir·onlt:J"nil, Il. Con~.n·e~~() d1 att lroJ•ologia e archeologia 1weistul'ica dal :m al :?5 a~'o"lo . Segl'elario geneenle D. V ern emr ; Rue Broca, H8. Congee~so di chimica, da l 6 o li' li agosto. Segr .· tr.r·io gener ale i\1. Berlran,J, Boul. V ol laire. ISR. Congr'l'!'<~o rli cllimir a applical a, dnl ~:l al :li luglio. Segretar·io f!<'ll<'r nle :\-I. Dupr1nl, Hue 1Junk er •1 11e, 52. Cunp·e~so d••ular·io, dall' R al l~ ngosto. Segr·etar·io gPnerale M. Sùu,•ez, Huc de S. Peter ;:bourg, 17.


N'01'1ZlE

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Con gr esso di der m atol ogia e silìl igt·Aria, dtll 2 al 9 agoslo . Segr eta r io gener alo dotl. T hihier g•'S , Ruc de Sur ùJ ie, 7. Con g re~~o di omeopatia, dal 18 al :! 1 l ugl io. Segre tar io ge· ne•·ale doll. L eon Simon, P IAce Vcnd•.,me, 2't. Congresso dell' i pHotismC> dal 12 ul 15 a;,rosto. Segretari o geuer·nle dott. Ber illon, Ru e T nitbout. l :. Congr e>':::O di m edici na lJI'n l'es~ i o n AIO e di deo nto~og-i a m edica dal 23 a1 28 l u::d io. S· - ::m~ La l'in gt>neru le do l l. Gloe\•er , n ue du FAubOUI'J! Poissnlmière, 37 Con gr esso di farm ocin, (8 ngosln). Sel-('retario genera le M. Bour qut:> lol. Con gres:<o della slampa medica, dnl 2fi al :2R lu)!lio. Scgl'etor·io generale dott Bionde!, Rue de Castell ane, 8. Co n ~ r t:>sso di psicologia dal :22 al 2:>n:zosto. Se ~ retat·io gener·al e dolt Janel, l lue Rar bet- de- .J ouy , 21 Con gr esso del >'al vll l a:;.'gin, dlll l'i al 2:! luglio. Segr etar io generaie M. Goudeau, A ve11ue K l ebrr, 2}. t signor i ufficiali m E>tl ici che dP.sidernno di prendor parte, tanto ai due Con;..:t·es;;i pr incipn li, nei qual i tro vasi un 'appcsita sezin ne mi litfl r P, flu anto a~l i al tri Congr es"i speciali , vonanno ri v o l ger~ i , per l•~ i nform azioni di cui abbisogner anno, dit·e ltameute a Par igi, ui Seg1·etari r i;;pelLi vi

Per l mediol mllttarl morti ad Adua. A ppr enol iamo c011 ::;cnso di sincerA commozione e r iconoscenza come, per iniziati va dèl J ott. CarboneIli, di rc UQr e dell ' Unione medica italiana, i l ! 5 dello scor >'O april e fu posta uell'al1·io dell a R. U uiver silu di Tor ino una lapide l'iC(JI'llau lr: i m edici mi lita1·i lm11·eo li in To1·i no e m orti alla ba ttaglia di Arlua, copi l OII O De Mid1eli. e tenenti Barmaz c Do t•ato.

Dlsegno dl legge •ull'es erolzio della. mediolna. da parte dei medloi ohirarghl non ltalianl. A bbia mo sott'ocd ri o la Relazìru 1e d 1c l'on. Santin i, "l r· ·nu o difensot·e degli i nl eref'si genera l i del C(•to m ed ico, come lo è di quelli speciali dei medtci rnil ilal·i, ha prcsc11l ato alla


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NO'I'JZIF:

Cnmera dei deputali sul disegno di l eg~e presentato dal M inistJ•o dell' in lc'rn o, ci l'CO l' eser cizio in Italia per par te dei m ,..ò id slt·anieri. È unn qtle!"t ione di ~ius li zia e di decOJ'O pr•ofessionale e nnzionale, nel la qua le non !JOS!>iamo che fa r voli perr;hè la solu z. tone sia conf'.ll'me al no;.;lt'O buon dritto; e non dubil ramo che il ParllJmenlo rara senz"all r·o sue l e ragioni con cosl evidente chiar·rzz.a e!>poste ctall'on. RelatOI'e. I l nuovo Arl rcol.o eh<.' i l M i ni~L•> ro propone di ag-giuugel'e

all'a rt. ~3 della l e~gn sulln l'u nità puhlìliel:l 22 d icemlm~ 1Hl8, altro non p1·escrrve se nou c..: he !':Or a pel"tYH'!':SO l'eser·rizio della meùJcma in I ta l i a, a q uei mcd ici ester i e!' pr essu men l e clliamoti twr casi Sf•ecia li od ul!o <'·"elusivo servizio di una rle· ter·m i un ta persona o fnmi:;dia (e ciò è giusto e libei'SI<' perché lnf'cia il dil'i tlo a chiunque, ilnliano o !' tJ·onier o, di chiamare a consulto, o per· unn cura. o pe1· un'operazione, qual!òiasi meclt co da 'l " al:;;iasi p&I'St', ed a qualunque slrani CI'O di vial!g"l&re i tt Jtulia acf:ompngna lo dal prop1·io medico) ed a q ud ii (• h e, avC'ndo dipl omo el i qualche Università estera, eser citano la profe;..;.;i,ne presso i sol i conn azionuli, sempre quando l'e r li 'JIICSi i ulfimì Gfll'a rlengano a Stati eh l a-:corclino tratlnmento eguale ai medici e cltirur[Jhi italiani; fet•mo restando a~li slranier·i cliP fll1hiano consegu i ta la laur ea nell e Univer;:;ità itn ltane i l dir•illo ol piPno ese 1·cizio come ai nazionali; e riman endo cosi :::ol tan to esclusi quei med ici stran i~ ri , laurealt all 'eslt•ro, appartenenti u Sloti che non volessen> accoJ·daJ·e pa rità di trallamento ai medici ilalioni. E dunque fJUest;one di giu!=tli;.ia e di decot'O pr ofes!"ional e pe1·chù è ingiusto Pd umi l ian te elle i m edici stran ieri possano llbeJ'Uinenle esercila1·e in Italia, menL1·e g li ilul iani clte varn• o ad cse J·ci latt·e all"eslero devono sfllLostare ad un esa me che non se mp1·e è una sempl ice f,,,•rnalitil, mu che anzi co l"lilu i:;cc !")WSso Lm'ar-ma po l t>n li«:-;irnA in mono ad alcuni §:OV('rlli P::<le r i p·· r im[>f'ùi r c la ten1nta corJcorremA d··i nostri.

Il Redat.t.ore

D.• R1 DOLFO L1v1, capitano medico. GJOVA:-<NJ ScoLAnl, Gerente



GIORNALE MEDICO DEL

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ESERCITO

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CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale Medico del R.• Esercito si Jlubblica l'ultimo giorno di ciascun mese iD hseicoli di 7 fogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decor re clal 1• gennaio. Il pr~zzo deli 'abbonamento è: Per l'Italia e la Colonia Eri! re.~ Per l'Estero . . . . . . . Un fascico lo separato costa . .

L. 12

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LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI NELLA

CHIRURGIA DI GUERRA RICORDI DI ANATOMIA APPLIG~TA E DI TECNICA OPERATIVA D2L

'l 'en . c ol. m e dico P . Il\fBlUAC O lnearieal4 dell'insegnamento della Chirurgia di gmra alla mola d'appUeuione di sanità militare

Opera ,!!iudicata assai favorevolmente da molti gior nali m.edici italiani e stranieri e reputata utilissima non solo agli ufficiali medici del R. Esercito e della R. Marina, ma anche agli studenti e ad ogni med ico pratico. È un volume di 477 pagine con 162 figure intercalate nel testo. Vende;:i 111 prezzo ù1 Lire 9 (R per gli ufficiali medici) ft:anco di porto, presso la Tipografia Cooperativa Editr ice, Via _PJetra· piana, N. 4G, Firenze. - P resso la libreria B . Seeber, VJa Tor· nabuoni, N. 20, Fit·enze, e presso tutti i principali librai.


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DEL

REGlO ESERCITO

Anno XLVIII

N. G. -

30 Giugno f900

R O MA TlPOGRA.nA. BNRIOO VOGBRJU.

Gli VI abbonamenti si ricevono dall' Ammmlstrazlone . del glomale a Ventt. Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

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SOMMA RIO DELLE MATER I E CON TENUT E NEL PRESENTE FASCICOLO

!IIIE!IIORIE ORI&IJW.-1. 1.

8onomo. - Nuovo metodo di topografia cranì<H:erebrale 10 rapporto Pag. 5!9 al mort erni studi su lle loca lizzazioni del cervello. Sforza. - Sulle rassegne speciali . . . . . . . . . . . . . . 55i llennella. - Fisiologia e pato logia nel ciclismo. . . . . . . . . 554 8reul e Clacolo. - Studi e considerazioni intorno al casi pii.t Importanti osservati duran te l'anno 1899·900. . • . . . . . • . . 5H

RIVISTA MEDICA. Franke. - Sulle affezioni chirurgiche importanti . postu me dell ' • influenza • . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 584 Htrrmann. - Contributo alla questione sulla cura iotema o chirurgica de lla coleli tiasi . . . . . . . . . . . • . . 58:5 Maragllano. - Aneurismi aortici latenti niagnosticati con la radioscopla . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . 58-5 Kron. - Su lla sintomatologia e terapia delle gravi para lisi del deltoide • . . • . . . . . . . . . . . . . . . . 586

RI VISTA 01 NEVROPATOLOGIA. TI'Ommer. - Tabe dopo un trauma . . . . . . . . Pal. - Contributo allo studio della sclerosi laterale amiotrofica

Pag. 587

Kende. - ll..'eziologia della Ube dorMie . . . . . . . . .

588

588

8echterew. - Cura del morbo di T bomsen m ediante l comun i m87.7.1 destinati a combattere i 11istnrbl di nutrizione. . . . . . . •

RIV ISTA CHIRURGICA. Lardr. - La guerra greco-turca. . . . • • . . . . . . Pag. l proiett ili del fucile Mauser . . . . . . . . • • . . . . Rledel. - Circa la cosidetta operazion e precoce clell'appendlcite purulenta o cancrenosa . . . . . . . . . . . Rleotd. - r.ontributo alla patogonesi dell'appendicite . . . . Moore. - linfadenite scrofolosa. . . . . . . . . . . . . Gelln . - Sulle ernie inguinalì di origine traumatica artificiale. KUmmel. - StLIIA sutura circolare del vasi. . . . . . . . . Hoffa e Cappelen. - Su lla tenoplastica nelle paralisi . . . . .

Noetzel. - Ulteriori ricerche sulla via di riassorblmeoto doi batterli

"

delle ferite recenti ed importanza della medesima . . . . . . Lucae. - Deflusso di liquido cerebro-spinale durato cinque settimane, senza fenomeni cerebrali. . . . . . . . . . . • . . . • Korteweg. - L'allacciatura della vena jugulare nella ptemla ottica . (Per la .:ontin~<azìone clell'inclice veclari l a pagina s• clelia copminal.

59'0 591

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1199 599


MEM O R I E

O R.:X:G I NAL:t

NUOVO ~IETODO DI TOPOGRAFIA CRANIO-CEREBRALE ~%.f'~1t., ~-·;:11

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RAPPORTO

Al MODERNI STUDI SUllE l OCAliZZAZIONI DEl CERVEllO

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J•er il dott. l ,ore n a o B o nomo, c.'pctauo rncdic:o, prore;;;ore di traumatol ogia di gnrrra nella scuola d'applicazione di SMtita mi litare In Firenze, lit>ero cloeeute in patologia specinlè t:lti rurgica nella R. universit à 1li Rom:c.

La maggior parte degli autori che si sono occupati d ella topografia cranio-cerebrale, per le applicazioni chirurgiche, hanno limitato le loro ricerche topografiche alle scissure di Rolando e di Silvio ed alle due circonvoluzioni cen t rali, sen7.a da.re delle altre parti dell'encefalo sufficienti E.'ll esatte indicazioni topografiche. La topografia cerebrale non de'e restringersi alle suddette scissure, la cui ricerca del resto con i varii metodi è sovente soggetta ad errori, del'ivanti dalla mutabilità della linea di base su cui si costruisce l'edificio topografìco, ma. estendersi a tutte quelle altre parti dell'encefalo, superficiali e }Jrofonde, che pos:;;ono essere raggiunte dalla mano chirurgica. Le localizzazioni dE'ii centri corticali del cen·ello, non più incerte e vaghe, rendono oggidì neeessarii maggiori dettagli n ella determinazione dei rapporti topografici con le pareti craniche dei lobi, ùelle circonvoluzioni e parti di esse, ove si localizzano speciali f u nzioni.

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:NUOVO M.E'P(JlJO

Con uua precisa determinazione topografica d'una parte dell'encefalo si possono evitare le ampie craniectomw, la cui innocuità è tutt'altro che dimostrata.. La rapidtL decompressionr, cui soggiace l'encefalo con un'ampia aper tura della scatola cranica, è causa sovente di grav.i disturbi per il copioso deft usso del l iquido cefalo-rachidiano, per la stasi nel sistema venoso endocranico, sul quale è meno efficace l'aspirazione toracica, per lo shock traumatit;O, difficilmente evitabile t,;On le ampie craniectomie, e per le maggiori perdite del!:\. so:;tanza ossea, le quali favoriscono· l'ernie del cerTellu. Ogni s<·ontinuità della s1·aLola cranica modi~ca inevitabilmente le condizioni fisiche dell 'encefalo in ragione dell'ampiezza rlell a breccia ossea, e può esser causa. di disturbi fnuz ionali e di alterazioni anatomiche della massa nervosa, evitabili con una trapanaziOtlé ec0110mica.. A misura che si estendono le indicazioni della chirurgia cranica, e progrerliscono gli studi sulle funzioni e localizzazioni dell'encefalo, sorge il bisogno di stabilire con maggiori dettagli e con minori incertezze la topografia di ~utte quelle parti della massa nervosa, accessibili all'opera. chirurgica. Non è priva d'interesse per le applicazioni operative, o per esplorare la. mas;:;a nervosa, la conoscenza topografìca ciel corpo calloso, dei nuclei centrali, clell'insnla del Reil, dei ventricoli e nei principali vasi e dei seni della dura madre. Con i progressi della fisiologia. della radioscopia e della tecnica operatin~ sarà in avvenire patrimonio della chirnrgi<l ciò che oggi potrà sembrare illogico A.rdime.nto, come la trapanazione nella apoplessia o nella ~.;ommozione cerebrale grave, quando uioè esiste l'indiuar.ione urgente di decomprimere il cervello, o frenare emorragie traum<~.t.iche endocraniche.


DI TOPOGRAFIA GRANIO-CEREBRALE

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Ad eccezione del metodo del D'An tona, che stabilisce sulla superficie cranica i punti più importanti dell'encefalo, dagli aUri metodi non abbiamo una guida precisa per scoprire l'opercolo Rolandico, il piede di ciascuna delle tre frontali e le zone sensitive e motrici, che si aggruppano intorno alle due circonvoluzioni centrali ed alla scissura di Silvio. Manca inoltre negli altri metodi un' esatta determinazione topografica della fossa cranica media e dei suoi rapporti con l'orecchio medio e col laberinto, dell' inserzioni del tentorio e delle aie occi pitale e cerebella-re. Un a precisa e dettagliata topografia delle regioni periauricola.ri ha una grande importanza nella cura degli ascessi cerebrali di origine otitica_ La loro ubicazione, che ha rapporti diretti con l'orecchio medio ed interno, col lobo sfeno-temporale e col cervelletto, diagnosticata in tempo, richiede pre(}ise indicazioni topograficbe.

Con tante varietà di forme e di sviluppo del cranio, la parte mediana del cervello mantiene rapporti .più armonici con le corrispondenti regioni della scatola cranica e specialmente, come osserva bene il D'Antona. con lo scheletro dell'orecchio; ed io aggiungo (}he anche la regione preauricolare nel suo sviluppo mantiene rapporti armonici con la porzione prerolandica dell'emisfero cerebrale. I punti di ritrovo presi sullo scheletro dell'orecchio e sulla. regione preauricolare sono infatti la guida migliore nello studio della topografia cranio-cerebrale, e precisamente il forarne acustico e l'arcata zigomatica. Il metodo delP Antonelli, pregevole per la. sua semplicità, degna del geniale anatomico napoletano, è soggetto a variazione derivanti dalla mutabile incli-


532

:\OOVO METODO

nnzione della linea di Ihering, e per la ùiffi0olta di segn<lre l'estremo posteriore ùel soleo digastrico. I noltre la perpenùicolare innah:ata da questo p unto, come osserva il D'Autona, e come ho constatato nelle m ie ossena.zioni, interseca la sutura saggi t tale da 15 a 2() millimetri dietro il punto rolandico superiore. La scissura silviana non coincide sempre con la linea obliqua che l'illustre anatomico conduce dallamda all'apofisi orbitar ia esterna. Nel metodo del Giacomini, limitatQI al solo solco rolandico, la ricerca ùel diam etro trasverso massimo è diffi0oltosa, e non si ha una. precisa i nd i ~.:a zione del pnnto rolamlico inferiore. Con i metofli del :Masse e del Woolonghan, del Lannelongue, dell'Horsley, del Le F ort., dello Ch ipault, del Poirrier e del Lucas Cham pionnière, fondati sopra punti a dist.anze proporzionali sulla sagittale o sull'angolo t"he questa linea forma con la scissura di R.olando, si incorre a~ sai più che con i precede n ti in cause d'errori ; e sono perciò da ritenersi incerti od as~ai difettosi, specia lme n te quelli del l\Iasse e W oolonghan, del Lannelonghe e dello Ohipault, nei quali troviamo tm intricato laYoro aritmetico e geometrico, che non ha niente di comune con l'anatomia cranica. In Itali a. però lo ;;pirito di ammirazione per tuttociò. che viene J'o ltre Alpi è cosi eleYato, che perfino i nomi dei nostri più ge.n iali o:;seTvatori, come quelli del D' An tona, ùel Durante, dell' Antonelli e del Giacomini, suo11auo meno carezzevoli all'orecchio. Prima rli affermare l 'esatte%za delle altru i ricerche anatomiche bi,;ogna controllare e se, eramente controllare. Il D' A11 tona ha fatt.o sulla topografia cranio-cerel,rale lo studio più dettt1gliato e meglio corrispondente alle applicazioni chirurgiche. L'eminente patoogo ha per il ]Jrimo indicato l'orecchio come il centro

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DI 'I' OPOGilAh'IA ('IIAI\10 - 0EREDHAL~;

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in torno a.l quale armonicamente si sv ilu ppano le sin-

gole parti del cervello, ed è par tito dal forarne acustico nel suo pregevole metodo d i topografia. Ma non basta che il forarne acustico sia il centro d i sviluppo della sfera crania.na, se, varia udo l'altezza del margine sottorbitario, la linea. eli Ihering subisce una varia.bi le inclinazione inùietro. La linea di l hering, sulla quale il D'An tona im1alza la sua perpendicolare anrieolo-bregmatic<t, par tendo dal margine sottorbit.ario, che risiede più in alto del fora-me acustico, non ha una d irezione costa n te. Basta Qsservare infatti quanto sia vari<tbile l'ampiezza dell'apertura dell'orbita, il cui contorno inferiore ora co J'risponde a 5o J() mm. più in basso dell'angolo orbitozigomntico, ora alla medesima altezza, e talvolta anche pitl in sn, per convincersi che le perpend icolari innalzate sulla linea eli Ihering subiranno degli spostamenti in avanti od indietro a seconr1a che l'apertura del.L'orbi hl. sarà rispettivamente più ampia o più ristretta. A.lt,ra causa non infrequente eli ~>rror i è la disarmonia di sviluppo fra le ossa cranic.,he e quelle della faccia, e precisamente fra l'orbita e l'orecchio; per .tu i q ua lsiasi metodo di t.opografì a cranio-cerebrale deve partire dalle ossa del cranio, che mantengono collo sviluppo encefa lico rapporti pii1 armonici. Con questo mio studio d i topografia cranio-cerebral e, ch'è il complflmento d' un mio precedente lavoro su ll a r egioue auricolo-mastoidea, partendo dn. pun t i anatomici in più diretti ra.ppor lii di s ,·ilu ppo coll'eneefalo, mi propongo, sulla gnida di nna ruwra linea o,·izzontale clet capo, descrivere un metodo t.ol)ogratieo che risponda alle pÌtl svariate indicazioni della diagnostica e d ella chirurgia cranica, in armonia con i prog ressi dE>lla fisio-patologia cer ebrale. È uopo riconoscere che per applicare senza errore un


534

:-IUOVO METODO

metodo qualsiasi di topografia cranica, e descrivere cou sufficiente esattezza delle linee sulle superfici curve del capo, è necessario un lungo esercizio anatomico, col quale soltanto si acquista quel senso indefinibile di precisione, che deve guidarci alla ricerca dei vari punti accessibili dell'encefalo. Con questo senso perfezionato i grandi clinici riescono perfino a com pensare gli errori dei metodi prescelti.

*** Il mio metodo è fondato sopra una nuova linea orizzontale del cranio, che partendo dall'angolo ol·bito-zifJOmatico, lungo il margine superiore dell'arcata zigomatica, va all'inion, e precisamente al la base cii questa. eminenza ossea. Enoneamente si ritiene la linea di Ihering per orizzontale del cranio, poichè essa oltre ad essere soggetta a sensibili variazioni per la variabile ampiezza della. apertura dell'orbita, passando per il centro del forame acustico, cade sotto l' inion, ed è inclinata variabilmente indietro quanto più s'innalza il con torno sottorbi tar io. In uno studio comparativo su molti crani, d'ambo i sessi e delle differenti et.à, ho potuto constatare che la linea che descrivo d.:~.ll'angolo orbito-zigomatico alla. base dell' inion, e che chiamo zigomato·im"ena., o ::igrP·"wto-a.'lterion-i??iena, mantiene con la cavit.à cranica e con l'encefalo rapporti costanti. Attraversando la base della mastuide, es:;a coincide con la linea asterion-zigomat.ica, fla me descritta in un precedente mio studio :m Ila, topografia della regione retro-auri colare. A prima vista la lillea di Ihering e la zigomato-inienu, sembrano parallele, come infatti ha creduto in principio, ma inYece tendono a com -ergere in a\-anti.


DI 'fOPOG R.~FIA CI1A:I\IO·CEREB!ULE

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La. line-a zigomafo-iniena, segna il piano della fossa cranica media, il limi te superiore della mn.stoide e del campo operatori o retro-timpaui co, l' impianto della piramide e l'inserzione d el tentorio col decorso del seno latera le ; e da sola rappresenta una g uida precisa per tutte le applicazioni chirurgic he che ~i aggirano intorno a ll'orecchio e sulle aie occipita le e cerebellare. Al disopra di questa linea, con una norma le e costan te inclinazione, si stende il lobo temporo-occipitale, del quale segna il limite inferiore, nei suoi ra.pporti con l'orecchio, col seuo laterale e col cervelletto. L e perpendicolari innR.lzate su questa linea intersecano ad angolo retto l'asse emisferico antere-posteriore, e coincidono co lle singo le parti del cervello in modo cosi costante, che possiamo considerarla come la n •1·a base dell' edifizìo topogm (ico cranio-te?'eb1-ale. In luogo dell a d irezione dello sguardo orizzontale, molto incerta per la mutabile inclinazi one del capo, propongo l'uso d'una linea che ci indica l'asse orizzontale cranio-cerebrale, intvrno al quale si sviluppa. la massa nervosa, e che decorre d al punto piì1 sporgeute d ella glabella, o(1·io11, al punto medio tra il tambda e l'inion. Questa linea, che eorrisponde all'asse ventri colare, od asse di sviluppo del cervello, sem brami sia la gnida migliore per descrivere sul cranio le linee topografìche perpendicolari od orizzontali. Il punto medio fra lambda ed inion si stabilis<:e agevolmente, trovandosi il lambcla sull ' inion ad Y~ della distanza i'l ag gittale ofrion-inie:na. Se tale d istanza, p t>r es., e di 30 cm ., il lambda trovasi a G cm. snlr inion, ed a 3 cm . il suo punto medio, che congiungo collo ofrion per avere l'(t.~se encefalico 01'ÌZZ011.tale. La linea zigomafo· iniena risulla parallela a que,;l"as>;c encefalico, intorno al quale si orientano nel loro sYiluppo le singole parti della massa nervosa.


:'\I'OVO ~IJ;;TODO

Le pArpenrl i<'olari inna lzate sulla l i nea zigomatoiniena in tersecano costantemente ad angolo retto l'asse encf'fali ro, mentre le perpendicolari sulla linea rli Ihe ri ng per la variabile sua inclinazione indietro ronnano con l'asse e11cefalico angoli disuguali.

*** Dal punto med io dell'arcata zigomatica innalzo sulla linea zigomato-iniena nna perpendicolare fino a lla s a.gittale tfig. 1", li nea ab). Questa lin ea, che ch iamo 1uediana zi(tomatica, e c he ca1le 1:2 a li1 m m . a l davanti d o! bregma, coincid e costantemente con i più impor t anti centri <'O r~i cali della z on a prerolanrlira, ed è perciò una g uida preziosa eli orientam en to sulla supertìuie em isf0rica. E ssn coincid e inva riabi lmentl" su tutti i vari tipi cnwici col NtiiiO snperiore od a.~cendenfe rlella scissurn. si lvi a na: e q uest.a coincidenza, ch'è indice de lla pr ecis ione d Pi r apporti anatom ic i: che questa. linea maJLticne colla zona pediC(do-f J"outn le e colla pre rolandica, ci co nferma lo s viluppo a rmonico del cervello colla porzione preauricolare ddla scalola c ranica. In tutte le mi e osservazioni aualumiche la mecliana ziyomatica cnde \·aesattam f>Utf' su l r amo a~cC'nòente ùella seissura silviana, ch e può pAragonar:>i ad un indice fi sso sul quarlrante <'m ist\•rico, di c-ui :-tahilisce l"orienLa.m rn t o . Io crr·do c he t u t.ta la massa ('ncet'alica nrl suo sv ~­ l npJ'O dPhbn nhbidire a (;erto leggi di st atica, c h e regolano I'Pq nilil,rio di'l <-apo, spuza di che H<lll sarebbe spi~>gabi l e comf' con tante varietà di forma, l'aggruppanwnto c la rlisposiziono dei lobi e de lle eirconvol u ziolli n\·vPnga iu modo l'osi annoni(;O con lo sviluppo dPila ::;car,,lu. cranica, s pooìe della porzione Jneso<.: ranica l \ ". fig. l ''·


DI TOPOGR.Al!'IA CRANIO-CEREBRALE

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*** Il ramo superiore della scis>:ura silviana, divide l'opercolo rolanùico clalJa porzione pedico1o-frontale della i)n fr0ntale, e localizza nettamente in avanti il centro dell'afasia motoria, ed indietro quel gruppo di cen tri uorticn.li, che presiedono ai movimen ti dei muscoli facciali, superiori ed inferiori, della masticazione, delln. li11gna, del faringe e del laringe. Scissw·a eli Sih1io. - Determinando esa.Ltamente sulla superficie cranica la scissura silvia.na con le s ue ramificazioni, abbiamo la chiave di tutta la topografia crani ocerebnde, della superficie esterna dell'emisfer o e delle sue parti profonde. P erciò nel mio metodo, a differenza degli altri, incomincio dalla ricerca del solco di Si lvio. Oltre alla mediana zigomatica innalzo sulla ZÌ!JOmatoiniena due altre perpendicolari, nna. dall'angolo orbitozigomatico e l'altra dal punto medio della base della maktoide, cioè a 2 CJn. dietro l'inserzione del padig lione negli adulti. La meclia.na zigomatica a 3 ~;m. dalla sua origine incrocia il solco parallelo, che separa la l " dalla 2~ circonvoluzione temporale, ed a 4 cm. e ~ la. scissura di ~ilvio, ove da qu esta si distacca il suo ra mo superiore. L'estremo ant eriore del solco silviano è a 3 cm . sul la l perpendicolare od orbito-zigomatica e l'estremo posteriore è a (j cm. sulla perpendicolare r etro-auricolare. Congiungendo questi tre punti abbiamo il decorso del ramo principale della scissura d i Nilvio (v. fig. l~J . Il ramò superiore od ascendente della scissLua eli Silvio, lungo in media 2 cm. e / , a 3 cm ., segua la altezza del piede della iJ' frontale, e t:ircoscri ve, col ramo principale d ella scissura, l'opercolo rolandico indietro, e la porzione pedicolo-frontale dell a ;3• fron tale &


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~l-OVO ~IETODO

in avanti; e separa perciò il centro dell'afasia motoria.. da quel gruppo di centri corticali che presiedono ai movimenti dei muscoli facciali, della lingua, della masticazione, del faringe e del laringe. Col mio metodoquesti centri importa.ntissimi delle zone cortica li sono nettamente localizzati nei due angoli che formano il ramo orizzontale del solco di Silvio e la 1nedùma zigomatù.:a, la. quale indica sul cranio esattamente la sezione pedicolo-frontale del Pitres, tra. il limite anteriore delle circonvoluzioni dell' in.<lztla ed il posteriore· delle circonvoluzioni orbitarie. La dete.n11"inazione topografica d el ramo superiore della scissura si lviana, coincidente in tutte le mie osservazioni anatomiche con la mediana zigomatica, con t utte le varietà della conformazione cranica, stabilisce H vero punto di orientamento ùi tutta la ;;;fera psico-sensorio-motrice. T utta la zona cortico-motrice ed epilettogena, l50stituita dalle circonvoluzioni rolandiche, ùal lobulo paracentrale, dall'opercolo rolandico, dal piede delle tirconvoluzioni frontali colle loro pieghe di passaggio, trovasi indietro alla rnediana zigomatica, tranne il centro dell'afasit~ motoria e dei movimenti con iugati degli occhi (piecle della 2' frontale), che risiedono immediatamente al davanti di essa; sicchè sulla. sua guida, stabilito il decorso della scissura di Silvio, e la topografia delropercolo roland ico e del piedP della 3" frontale, riesce fal'il e e sicura la dist.ribuzione e la ricGrCII. dei }JÌÙ importanti centri cortiC'ali !fig. 2').

*** P artentlo dn.l marp;ine superiore dell"a.rcata zigomatica, sulla sntldetta linmt s' incontra a H cm. il solco para.llelo, e subito al di sopm la porzionè mediana della l " temporale, centro della sorditt~ verbale e del le sen-


DI TOPOGRAF'IA CRANIO-CEREJJRAJ.E

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sazioni acustiche; a 4 cm. e /. la scissura sil viana esattamente ove questa si biforca nei rami orizzontale e superiore a 7 cm. l'estremo superiore di questo, e quindi l'altezza del piede della 3~ frontale; a 10 cm. il piede della :a· frontale, e precisamente quella intumescenza d'onde par tono le pieghe di passaggio verso la rolandica anteriore, e ch'è ritenuta per centro del· l' agrafia; a 1.a cm. il l" solco frontale, e da questo punto fino alla linea sagittale la mediana zigomatica distacca dalla l" frontale il 4° posteriore, centro dei movimenti del tronco e specialmente della colonna v erte brale. Ho creduto utile per la comodità della ricerca anatomo-chirurgica localizzare tutti i pitt i m portanti centri corticali in rapporto al mio metodo di topografia, come rilevasi nella figura 2". Tra le perpendicolari mediana zigomatù.xt e retroauricolare, prolungata fino alla sagittale, la scissura di Silvio e la linea sagitta.le si circoscrive uno spazio quadrilatero fronto-parietale, che racchiude le circonvoluzioni centrali, l'opercolo e le zone para.rola.ndiche. Nell'angolo anteriore inferiore di questo spazio inn~tnzi all'opercolo rolandico, corrisponde quella. piega di passaggio, tra la 3" frontale e la frontale ascendente, centro della masticazione e del tJ·igemino. Nell'angolo orbitozigomatico, tra la scissura silviana e la linea zigomatoiniena, è compresa la punta del lobo temporale, cent.ro del senso geusico. Scissura di Rotando. - Sulla medianarzig01natica, a 6 cm. dalla sua estremità inferiore, ed a 2 cm. indietro, corrisponde il punto rolandico inferiore; un centimetro all'esterno della sagittale, e 6 cm. indietro al.'la stessa perpendicolare trovasi il punto rolandico superiore. Nello spazio quadrilatero, circoscritto fra le perpendicolari medùtna-zigomatica e 1·etrn-auricola1·e tra la


540

!\TOVO )l ETODO

scissura sih·iana e la sagittale, le circonvoluzioni centrali decorrono dall'angolo posteriore superiore all'anteriore inferiore (v. fig. l" ). Se con una linea congiungiamo il primo angolo con un ptmto a 2 cm . più indietro del secondo, sulla scissura di S il vio, a vremo in modo pitt semplice la direzione retti linea ed i limiti della scissura di Rolando. Il punto rolandìco superiore corrisponde infatti all'in· tersezione della perpendicolare retro-anricolare con la sagittale l cm. a ll'esterno, ed il punto rolaudico inferiore trova si }':. cm. sulla si lvi an a a 2 cm . dalla mediana zigomatica (v. fig. lA). Non ò e:;atto tnteciare il decorso della scissura d i R olando ~:ongiungendo i suoi due punti estremi: infatti essa, raramente retti li nea nelle sole razze inferiori, deì;cri,·e delle curve spesso molto marcate a conC<\vità indi etro nel 3• sa periore, a concavità in avanti nel s· modio, leggermente cun·a indietro ed in basso nel suo 3° inferiore. r~a sua lunghezza totale è d i circa 118 mm. nell'uomo e 11~ mm. nella donna, mentre la sua d istanza rettilinea è di !lO mm . La li nea r etta, che congiunge i dne punti estremi del solùo rolandico, lascia indietro il 3" medio della f rontale ascendente. Dopo a\'er tracciato il cammino rettilineo del solco di Rolando, giova per l 'esatta sna d0termìnazione topografica descri vero le tre cnr ve. Essenrlo variabile lo spEIS~O re nelle circonvoluzioni rolan rli chP, i sokl1i pre e pn.~t1·olandici, leggermente flessuo)Si e quasi parall eli al solco centrale, dist.ano da quest.o da:-) a 12 m.m., e si limitano a i :-<noi ', ~ inferiori., cioè a separare il piede della ~ " e W fronta le dalla rolaudica antrriore, e il lulJo pa.ri.etale inferiore dalla r<)land i{·a posteriore.


Dl1'0PO<:RAFIA CRA~IO-CEHEDHALF:

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L 'estremo inferiore del solco prerolandico dista o a 6 rom. dalla mediana zigomatica, con la quale circoscrive quel tratto della piega di passaggio pedicolo frontale (v. fignre 1• e 2"), le cni lesioni provocano disordini del linguaggio poco intensi e per lo più transitori, e paralisi della masticazione. Scis.çu1·a p e1'Pendioola1·e esterna. - La scissnra per]Jendicolare esterna o parieto-occipitale, corrisponde ad l, cm. sul ]ambda, che dista 2all' inion giusta le misure del Padula e mie, '/ 5 della distanza ofrion-iniena. Questo metodo di ricerca del lambda risponde con sufficien te esattezza con le più svariate conformazioni craniche. Congiungendo con una linea il piede della perpeudicola.Te retro-auricolare, cioP, il punto medio della base della mastoide, con un punto ad l cm. sul l'ambda, limitiamo in avanti l'aia occipitale, separandola dal lobo parietale inferiore. Col mio metodo tutto il lobo parietale è circoscritto fra la retro-auricolare in avanti, il limite anteriore delJ'aia occipitale indietro e la linea sagittale in alto. *** Tra il punto medio della linea c d, (v. fig. 3''), o liuea preoccipita.le, e l'estremo posteriore della scissura silviana è compresa quella parte del lobo parietale inferiore, ove risiederebbero da dietro in avanti, dal punto o, piede della 2a occipitale, all'estremo della silviana, sede della piega cnrva e delle pieghe di passaggio della 2" occipita.le, i centri corticali dell'emianopsia, dei movimenti rota tori degli occhi, e della cecita verbale i (v. figure 2\ n. 12 e 13). L'aia c01ticale dei disordini psico-ottici è esattamente circoscritta fra la linea ?'ei?·o-a,u:ricolm·e, la zigomafo- _ iniena, la sagittale ed in alto da una linea che unisce l'estremo posteriore della scissura silviana al lambda.


1:\UOYO METODO

Regione J·etro·auric)lal'f'. -S ulla linea zigomafo·iniena, i\. cm . 4 a 4

'l, d iatro l'inserzione del padiglione, corri-

sponde l'a.~terion. limite posteriore della base della mastoide. Il campo operatorio retro-tìmpanico è limitato in alto dalla linea zigomato-iniena., in quel t r atto compreso fra il padiglione ed il punto medio della base della mastoide, erl indietro dalla mediana ma.9toidea (v. fig. l') {l). Trapanando al disopra della linea zigomato-iniena, dopo un sottilissimo strato di cellule mastoidee, nelle mastoidi pneumatiche, e direttamente in quelle compatte, si penetra nella cavità cranica, e precisamente sulla rocca petrosa :fino a 2 cm. dal padiglione, e più indietro sul tentorio. Il seno laterale, compreso nello sdoppiamento del tentorio, decorre sotto la lìnea zigoma.to-iniena che lo limita in alto. Prima di giungere all' inion l'inserzione del te n torio si abbassa di 3 a 4 mm. sotto la linea suddetta, dalla quale bisogna scostarsi nella trapanazione dell'aia cerebellare. Fossa Hilriana e ir1 .~ula del Reil. - La determinaz ione topografica delle puti profonde del cervello sulla superficie cranica nei suoi minuti dettagli n0n è prì'va d'interesse chirurgico, potendo servire di guida nella ricerca di focolai suppurativi o di neoplasmi subcorticali o di corpi estranei. L' insnla del Reil importante per i suoi rappor ti con Ltrteria silviaHa, con l'opercolo rolandico e con il nucleo lenticulare si circoscrive sul cranio nei seguenti limiti: inferiormente corrisponde a tutto il tratto orizzontale della s~,;issura di Rilvio; l ll To ro::r:. ll:l r r,,,,;,,., rrehrale •l••l la rr~io uc n•Lro-auricol:•re. L. no~O)IO.­ Atlll~li rlì .ll~diclllll llfl f ale, 189i.


DI TOPOGRAFIA CRAKlO·CE REDRAI.E

f>43

anteriormente alla perpendicolare innalzata dall'angolo orbito-z igomatico da :l cm. a 7 c m. da.lla sna <>rigine {v. fig. W) ; :::uperiormente da una linea leggermente curva a concavità in basso, che congiunge questo punto a 7 cm. con l'estremo posteriore della scissura silviana. Risulta uno spazio di forma triangolare che occupa la parte alta della fossa temporale. La curva temporale superiore co incide col limite superiore delle circonvoluzioni del Reil. L'arteria silviana dà i rami più importanti nella fossa <>momma. Sncleo lenticolm·e e cap:;ala inte1·na. - I medesimi limit.i dell 'insnla corrispondono al nucleo lenticolar~:> ed alla porzione lenticulo striata della capsula interna. Il massimo diametro antere-posteriore del nucleo lenticolll.ro ò compreso fra la l" perpendicolare, orbito-zigomatica, e la a• perpendicolare, retro-auricolare. Innalzando sulla orizzontale zigomato-iniena le tre perpendicolari, la orbito-zigonuttica, la med-iana zigomatica e la retro-a1o·icolm·e, ho la guida per d eseri vere la topografia delle circonvoluzioni dell' insula e del nucleo lenticolare, del corpo call oso e dei verticali cerebrali. Corpo callo.vo. - · Il corpo calloso corrisponde ad 8 cm. sulla l " perpendicolare, a 9 cm. sulla 2" ed a 7 cm. sulla s·. Il primo e l'ultimo indicano rispettivamente il becco ed il cercine del corpo calloso (v. fig. 34 ). V ent,-icolo late1·ate. - L'estremo anteriore del ventricolo laterale sorpassa di l a 2 cm. in avanti il becco del corpo calloso, che lo limita in alto. Dal punto a 7 cm. sulla perpendicolare retro-auricolare, cioè dal cerc:ine del corpo calloso, o ad un cm. sull'estr~mo posteriore della scissura silviana, de!<crivo una linea leggermente curva a concavità antero-supe-


• NUOVO ~~ ETODO

r iore fino ad un punto a 3 cm. sulla mediana zigoma.tica : questa indica il decorso del corno temporale ùel ventri colo laterale : dallo stesso punto descrivendo un'altra linea curva a concavit.a posterior superiore nno al mezzo della linea preoccipitale, abbiamo il clecor .>o del corno O('Cipi t.ale (v. fig. 3' c d-r - .~ ' · Con maggiore semplicità : il corno temporalE' corrisponde al l o solco parallelo nel tratto com preso fra la ~" perpemlicolare e la 3'; il corno occipitale alla metà anteriore della linea che congiunge l'estremo posteriore dell a scissura eli Silvio con l' inion. Dall'annessa figura H" apparisce chiaro che descriYenclo sulla orizzontale zigomato-iniena le o per}Jeudicolari, e la preoccipitale, che unisce la scissura occipito-parietale col pieù€' della W perpendicolare; abbiamo i dati topogra:fici per dE'terminare la sede oltrechè del le s11issure e delle :~:o ne corticali più i m port<mti dell'emisfero, anche quella dell ' insula del Rei!, dell' arteria silviana, del nucleo lenticolare, del corpo calloso e clei ventricoli cerebrali. Basta un po' di esercizio anatomico per convincersi della precisione e semplicità del metodo, che a prima vista potrebbe sembrare complicato. Non è po,;sibil€', rendere estremamente semplice un metodo di topografia cra.nio-encefalica quando :;i ha per i scopo la ricerca non delle due print:i pali sci~sure, la rolaudica e la silviana, ma di tutta la superficie esterna dell'en cefalo e dell e ~n P parti profonde accessi bili nel pre:;ente e nell'avvenire alla mano cl1i rurgica. D el rest.o il clinico non ha bisogno di ricorda re tutti i minuti dettagli d' un metodo di topog rafia, che puÒ· riscontrare quando deve servirsene. Il mio metodo perciò è div iso in tante parti, ciascuna delle quali risponde e speciali indicazioni per la diagno:;i di sede delle lesioni e per interventi operatiYi.


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tf"ll" t:irro;r.r.Yotlndoltl tU llolando •o""J~~~~~- (o)('o'Jtl~- 111 l~"'"""' Pl,.tUAII,I -1 .. 11 .. f"IP'IlnHthwnul oh I{Ohn<JtJ ...(loiOpf<I'.I}ICI òr.scJtllllf f.t) •llh•~ltl ~~!>ttfi~>f"<' ~Ile tletl~ rlrfOII\'OI•lt t'Ili ,. l(lroll""' pllu,·•ltlrAit•ò tkQnupl#vu crurllola tllt J>ll•d,. d"U"' t• tr~11a.ll't. •·•11'41 • "'orfDI,.III! l.liMill f1dll cf.,l "",.." dt-JIU t)c.-U r~ t•lotol!l of,.Ua l ' !r1111tal•. '"11'1'4""1"1• /laf 4tlOtJ • J1Uil ,·.,rltoof« !li 1• '"•rnral~tt {VI'Ifrct -Mrt,tllll d:1U'wofuo - (11'11 t'V4••·\ r~rDI'll• - (m i"'•t.. d.-l 1111.., '"''"P •• n l•·. I<I'IU<il jltlfd(IO - 1lf1 p;"i!l. c:un•, (.~~illt l'l'rkl1 (I;JJ tMfOII<'j••• • CII• 1o110 no;dl•lt•1"' C#IUI"' ,,_.,,Al-<loUI<:"o• !l'o• '"'" ...·nolo"lllll'(' ..-o!""rta Il"') ... "" llt,,.ral

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r ........ l" f~J>n~.ralla tlrll """Ili o)l lh•tl, d.,1J"trorl~rl• Mlt'lll'l&, !111! ,.,,,.,,. C'.a1to~u ~ d"l Vtoa1ri<'Oil lal"t4U, l n•ulNrl lf.,9,7 tndJçA»<iiiD Cllflll n•trl ''~htull.••ll liii'IIU ,jtl H''fpcl !'"ali<>"'' ;J- l· :<,lltullr lro(,.rioJrn •l~ll'lft•ula di k•oll la ~rp111td1110lar.. 6 ''" 3 .W .v ~- ••• 11 IIIIIHit SJIIM•o"' l'"-<~l!•lthll'lj;•·fld4 lltù:UU :J·.'t·1 111 drf'o.~~t•riv"' 111 ~~"' trbnjl'ob.r" ut,, hiSli.LII. La (c•IU· eH bllvlll, l'lu111b, il tr~aeo ,.4 l .._mi J•ritKIJoall d" li' art•r'a ~IIVI:P-111•- lA oh~• l•t•I'O!' c·11r•et l'jllrlrRto •lo~~ •In li'llllli.o A 1 t·m ''1111l I'"'J,.:HIJCoOW~ utrwuròoola.r~, e..tdne d•l ~rpo aallot.,, lodk~\'1 l •entrio'lotl t•mporal• ~~~ ~d·

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Ha.u!tlllll'"rl..rl.a Jll•tlng:r:~ tftl'<l!& 111, l"•nlt> lll<."Jlo •l"ii".IIUI.I afi(OIILilkA .Il~. u.tr•ml d• l :t"· ll!f'dl, J111l'.t.rl'.ll-\ - h tl8~·1'1tln ['· I'JofltulkoiAri- A ~c.Ia. •••Ila tulldi..u.ll "'"'~tnolu'll JIIIUIO di ric11N'.l d•l ram.o ,,rfn••iJ.af,. d ..u·,.,, l<~ri.t.; ;1 S ft>l t'.llla ''r•.aurt•"1ilan, 1'1111\0 I'Ckftri~t.N'. l tre rAU11 iJ,.ll'a.rltona m. rn··•flatmflrt~an ft•lltr ll~nl'll. la ,.,.,t,. •~~<l I•""JIIll l'llt011"11:"it:c 111•• 1r.aU t••oporo--J•.lrio,!ll"' pt.titt~r·~t.l• • '"""'1"-'tv· r~nlalf',

}'loCitl\:r" :.iell'a.ar;~lo ttcttut•NOM lr~~o l4l •Ile 11••., !L....u,. da tU! i•lltlt6 a ~. un.. •·•Ila

IS!Itl•llao>a .a.lfto(llll.llto•a aii'••IKQI" orbito--lliOID&tk••, ~ alla n.J>nd•t orlollarb ~t•len••· si I"IN'IIIIIIo"riVIII '""""""" •uJiflmN J•lla 81',u ul• alo\ doiUo ll!(,flo..Jto '"' il l"'cutu dl el..•f<ll)l• roer tn rioor('a ,t ..U'uterl~ m. ~~~~



!H 1'0POGRAI<'IA C'R .·\~ IO· CEHF:BRA l,E

ò4tl

Dupu tt.vertl :;t;ubilit(\, hL topugrafia. dd!' immla del R ei l,

deluucleo lenticolA.re, che le corrisponde internamente, del corpo calloso e dei vencricoli lateridi, cutte le altre parti profonde dell'emisfero cerobn1le sono di facile e sic.:m·a ricerca.. In un altro mio lavoro mi propongo di studiare la topografia della base dell'encefalo . .·lin occipitale. - Il lobo occipitale è nettamente limita~o in ba;;so dalla linea. zigomato-iuiena, iu dentro ùalla linea sagittale, eù in avanti da una linea che ~.;ongiunge il lambda t6 a 7 cm . sull' inion) con il piede della perpendicolare retro-auricolare. Quest'aia sebbene ;;i a in avanti un po' più estesa del lobo occipitale, compreuclendo l'estremità posteriore della s· temporale, circoscrive lo spazio nel mezzo d el quale si deve aprire la scatola craniana per dar esito a raccolte purulente, specie se provengono dall'orecchio medio, o per altre indicazioni, ~-tumori, lesioni traumatiche, ecc. La sede corticale delle sensazioni visi ve pare che non si limiti alle circonvoluzioni occipita.li, e che estenù.endosi verso la piega curva, sia utile st.abilire per le applicazioni chirt11·giche un'aia più estesa, che io circoscrivo nei li· miti sopraindicati. L'inserzione della gran falce sul tubercolo oocipitale interno è larga fino a due centimetri, e perciò la punta del lobo occipitale è ricoperta dal gran seno e dal tnrcular Hm·opltili. È bene quindi nel trapassare sull'aia occipitale, tenersi almeno due o tre centimetri al davanti dell'inion per evitare l'apertura del seno, specialmente se si opera a destra, poichè verso questo lato si sposta alquanto l'inserzione della gran falce. Rasentando la linea zigomato-iniena, si è certi di r i~anere nei limiti dell'aia occipitale, e certamente a l dlsopra del seno laterale. Sebbene l'inserzione del tentorio, a qualche cen ti-

35


MG

NUOVO ~LWI'ODO

metro prima dell'iniOit, si inclini un po' in basso, il seno laterale t·imane all'l\ltezza dell a linea zigomato-iniena, che chirurgicamente ne descrive il decorso. Aia cm·ebe11m·e. - Ha. una notevole importanza chirurgica la dt>term inazioue topografica dell'aia cerebellare, sulla quale si deve aprire la scatola cranica o per tumori clol cervelletto, o per ascessi provenienti da otiti medie e da osteo-mieliti mastoidee, o da t raumatismi dell a regione retro-auricolare. La ristrettezza del campo, circoscri tto in alto ed in avanti dal seno laterale, la profondità ed obliguità della parete ossea rendono necessarie precise indicazioni topograficbe. L'estremo anteriore del lobo laterale del cer velletto si estende fino al piano med iano della mastoide, ove raggiunge la parete posteriore della piramide. Invade quindi la regione maistoidea, ma rimane in avanti ricoperto dal seno sigmoideo, cioè dalla porzione discendente del seno laterale. Nel mio lavoro sulla topografia cranio-cerebrale della regione retro-auricolare sono descritti i rapporti del cervelletto coll'orecchio interno e col seno venoso laterale ed i limi t.i dell'aia cerebollare. La linea zigomato-iniena, dall'inserzione del padiglione fino a 4 centimetri, a 4 ' 1 indietro, cioè fino all'a.sterion, determina Ja base della mastoide: trapanaudo a l disopra di questa linea si cade inevitabilmente nella cavità cranica. La 1aetliana ·nwNloidea segna il limtte posteriore del campo operatorio r etro-timpanico (v. fig. l" ds) . Dal contorno inferiore del for<tme acustico tirando una linea che passi per il mezzo della med iana mast.oidea fino all a fossetta digalitrina, avremo divisa la regione ma:;toidea in 4 spazi : l'anteriore· superiore, corrisponde ai limiti della base della piramide; ed il


DI TOPOGRAFIA CRANIO-CEREBRALE

547

post eriore superiore al seno sigmodeo; i due inferiori non hanno alcuna importanza chirurgica speciale. Il lobo del cervelletto, spingendosi in avanti fino alla piramide, cioè fino alla mediana mastoidea, nell'aia del quadrante posteriore-superiore rimane coperto dal seno sigmoideo. Il seno laterale, com preso nello sdoppiameuto del tentorio, decorre sotto la linea zigomato-iniena, e la sua larghezza in media è di 5 a (:) millimetri. n seno laterale circonda quindi in alto ed in avanti il lobo laterale del cervelletto. L 'aia cerebellare scoperta è limitata in avanti dal margine posteriore della mastoide, prolungato fino all'asterion, in alto da una parallela alla zigomato-iniena, sottostante a questa in media 5 o 6 millimetri, in basso da1l'attacco del collo, ed indietro dal piano sagi t tale. Per quanto ristretta, l'aia cerebellare scoperta offre un campo sufficientemente largo per applicare como<Ìamente tre corone di trapano del diametro di 15 a 18 millimetri. Descritti col mio metodo la linea zigomato-iniena, la. regione mastoidea ed il decorso del seno laterale colla sua porzione orizzontale e discendente, abbiamo nettamente stabilita l'aia cerebellare chirurgica. Topografia dell'arteria meningea media. - La frequenza delle lesioni dell'arteria meningea media nei traumatismi del cranio e la utilità dell' intervento per legarla e per liberare il cervello dalla compressione di vistosi amatomi peridurali, rendono necessaria una precisa determinazione topografica dei suoi rami principali sulle pareti craniche. I metodi del Kronlein, del Vogt, del D' A"ntona e del Lucas-Championnière, per non citare tutti gli altri, si limitano ad indicare un punto sul quale si dovrebbe ricercarla, ma ciò non basta.


3±8

È noto infatti che ogni si11golo ramo dell'arteria meningea media può cbr luogo ad un ematoma peridurale, che per la :-;etle si puu disti11guere in temporo-p •. J·ietale, il più frequente, in temp orn-{rontale ed in parieto-occ:ipitale, il più raro. Seùbeue la determinazione di sede dell'ematoma possa essere cle!>1.mta dai sintomi di compressione Cù.i. ticale, la migliore guidft n ella trapanazione per ferite del la meningea media è la preci;;a conoscenza topografìc·a rlei suoi rami prin(;i pali. L'arteria meningea media dalla fossa cranica s'innalza sul la regione tempomle dal punto medio dell'arcata zigomatica, descrivendo una cun·a a convessità in a.Yrlllti: si ripiega in dietro, ed i ncrocia la perpendicolare mediana zigomatica. a 5 cm. dall'arcata ossea . Uol suo ramo principale s' innalza verso il bregmft, para.llelaroente in dietro alla sutura coronale, dalla c1uale in media dista. l centimetro. Il suo ramo po:-;teriore attraversa la squama del temponde a variabile altezza, ora a 3 cm. dall'aruata. zigomatica, ora a 2 cm. e raramente in un punto più basso1 e dietro l'inserzione del padiglione si dirige, ram ifìCI'Lnclosi, ver:;o il la mhda. Il tronco principale dell'arteria, sede più frequente della ricerca chirurgica, compreso fra il ptmto medio dc!Ltrcata zigomatic.:a e lo pterion, decorre al davanti della perp0ndicolare mediana zigomat.ica, che interseca poi a il cm ., form;tnclo una curva a convessità anteriore, che n"u :-;i n,llontana pi11 eli l cm. e mezzo dalla suddetta linea. I nnalzo sul punto m ed io dell'arcata zigomatica una. lleqH•ndic:olare di 5 cm ., ed un'altra di 3 cm . ad l cm. e mezzo più in ava11ti; descrivo fra le due perpendi colari nn arco, che iudica il cammino del tronco dell'artc~ ria. Conginngt>ndo le estremità superiori delle


due perpendicolari, abbiamo il tra tto della meningt•a media sul quale ordinariamente si de-ve trapannre. Sebbene nel primo tratto asce11den te l' ~brteria sin. molto p iù profonda, e piì1 difficoltosa la ricerca, esistono però indicazioni di doverla. legare in nn punto più basso; d'onde ht utilità del mio metodo, col q na le descrivo tutto il deuorso clol tronco principale. Il ramo ascendente, che si potrebbe chiamare coronale, decone a qualche centimetro dietro la perpendi<:olare med iana zigomatica dopo averla. incrociata. Il mmo posteriore, o temporo-par ietale, può essere scoper to applicando la piramide df'l trapano a 2 c m. su una perpendicolare preanricolare, o lungo una linra che congi unge l'estremità superiore dello impianto del padiglione collam bela (\ . fìg. 4 ").

Per quanto sia \ariabile il decorso dell'arteria meningea media, costantE>mente essa passa per lo pterion, ove l'estremo superiore della gra.nde ala dello sfenoide tocca l'angolo anterior-inferiore del parietale. È facile stabilire la sede dello pterion, e CJ.uindi cadere inevitabilmente sull'arteria. Prendo un punto a :) C'IIL. sulla, perpr ndir.olare mediana zigomatica, e lo congiungo con due linee con l'angolo orbito-zigomatico e con l'apofisi orbjtaria esterna. L'angolo compreso fra le due linee circoscrive l a grande ala dello sfenoide, e lo spazio nel quale de<:orre la meningea media prima della sua biforcazione, e precisamente ove ordinariamente cammina in un canale osseo. P er non rom perla col distaccare l'opercolo osseo, la corona di trapano dev'essere ajJplìc.ttla in un punto più basso o pit\ alto dell'angolo formato dn lle due

liuee.


550

:-;uOVO METODO DI TOPOGRAFIA CRA:-;10-QEREDRALE

Non. è priva d'interesse chirurgico la detflrminazione topografìca dello pterion, e precisamente della grande ala dello sfenoide, che per la maggiore fragilità. dell 'osso, è la sede più frequeute delle lesioni della meningea media. Con questo metodo, che comunicai ai colleghi dell'ospedale militare di Livorno nel 1889, descrivendo sulla parete cranica n on un punto solo di ricerca. ma tutto il decorso clell' arteria meuingea media, si è in grado di orientarsi ove con una prima corona di trapano n on si riesca a scopriTe la sede della lesione vascolare e meglio si corrisponde a tutte le possibili indicazioni operati ve.


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SULLE RASSEGNE SPECIALI NoLa tlel dottor t:Jaudio 8forza. tenente colonn cllo medico !lircttorP o leii'O.~peuale militare •lì Bologna.

Delle classi di leva 1870-76 furono sottoposti a rassegna speciale, dai distretti e dai corpi, 90962 militari. Di questi, 36102 furono dichiarati inabili, 41957 rivedibili e 12903 confermati idonei. Ogni anno adunque si ebbero, in media, 5157 riformati (1). Cause di riforma. - Riunendo in classi le malattie ed imperfezioni, che motivarono le riforme, porrò in rilievo quelle, che presentarono maggior importanza per numero o per gravità. I ulasse. - Malattie degli m·gani respi?·atori. - Totale: 580, con 45 casi di emottisi e 40 di asma ricorrente. II classe. - Malattie ed imperfezioni degli orgrmi circolator·i. - T otale: 2704 con 307 casi di nevrosi cardiaca; 1076 oasi di vizi organici del cuore e dei grossi vasi e 1234 casi di varici. III classe. - Malattie ed impe?'(ezioni degli organi dige,·enti. - Totale 1~1 6, con 806 casi di mancanza o carie estesa e profonda di un gran numero di denti. IV classe. - Malattie ect impe1'(e::ioni dr'.;tli m·gani genito-urinari. - Totale: 6490, con 573 casi di cirsocele; 811 idroceli vari e 4812 ernie viscerali. (t) Relazioni miJ•i.<lfri<"•li ddle l eve per· le cltusi 18 70 -76 .


552 V classe. - Ma l 11/11e del si.,·lema ?WI ' t:().~O . - T otal e : 1125, con 127 casi di a lienazione mf'!ntale ; 270 balb uzie g ravi e 527 casi d i ep iles5ia . VI classe. - Jf "lottie della pelle e d i'l tessuto c:ellu· lw·e .~olloc~lfa!leO. - T otale : 2082. co n 21-! casi di al opecia ; 8 17 cttsi d i cicatrici ,·arie ed 822 casi di derma· tosi d i varia sede e natura. VII classe. - Jl alallie degl i rw~Jani del mo1:i" 1entn (sistema osseo - lour" nutore - m1~fila::.io ni - poslwni di f;·tw,naf isì,W). - T otal e: 3-112, con 144 casi di mancanza o perdi ta d "ttso di d ita , con ma.ncanza o perdita d ' uso d i una mano o d i nn piede; 234 ca!>i di calli ossei notevol mente deformi ; 376 <.;a->i di d i>erg enza o con ,·ergenza dei ginocchi ; 395 casi d i malattie articolari ; 4-!3 l u""uzioui var ie : -!6-l casi di dev iazione o mala con tùr mazione dtO> i pied i e ·H>S casi di a t rofia no· te\·ole rlegl i ar t i. VIII classe. - Ma lattie i1~(elf i re. - T otale : 692. con 185 ca;;; i di scrofol a e 13 71 d i t.ubercolosi polmonare. IX classe. - Jlolallie del .<;a,;gue e del?·ica;nlJio ma. le,·io/e. - T otale : 2172, con 201 casi di obesità e 1967 di oligoomitL ed altre cadtessie collgene>ri. X cla:;se. - .1/al(l/tie erl Ùllpr•;·j e-:.i oa i degli 01·ga ni <lei .w•nsi. - T ota le : ò-!139. Or;cltio : totale 4822, con 178 casi tl i cheratite cronica; 2f36 di a mbl iopia ; 1016 di auomal ie d i refrazi oue ; 1139 congiuntiv iti cron iche e 1720 malattie insanabili del g lobo dell'occbio. On~vchio: totale 48-:1:, con 172 casi d i sord ità e 304 casi d i otite s~cret i ,·a. - NtLSO: totale 140, con 78 casi di fetore permauente per impertezioni o malatt.ie dei seui e delle os:>a. nasali. - B'Jc~:n: tota le 18, con 8 casi di labb ro leporino. XI .;}a'\,;e. -- lll'fic:r,~zr> eri ruuo ,utlie di snil t(JJ?>O fìsicn ed intelletlurt.lt•. - 'f'ota lr: 78~ B . con 9 ca gi d i g obba Yo]umiuos;L. il casi di diti sopran unmera.ri, 51 di cre>ti-


SU r~LE i{A SSEG :\B SPECL\ Ll

nismo ed idiotismo, 340 di ottusità di mente, 412 di deficenza di statura, 447 di gibbosità e di vistosi deviamenti della colonua vertebrale, fl41 vizi di conformazione del casso toracico, 1072 àeficenze dello s~·i luppo toracico e 4619 casi di debolezza di costituzione. / X II classe. - Tumori - T otale : 2158, con 21,35 casi di tumori vari e 1950 casi di gozzi e colli voluminosi. Gli altri 173 casi, che mancano per completare la. cifra di 36102 riformati, sp~ttano alla riunione di più imperfezioni ed infermità non contemplate nell' elenco. A primo aspetto può destar meraviglia come sieno potute sfuggire ai periti imperfezioni ed infermità di riscontro non molto difficile; però è da considerare che nello stesso periodo di tempo fur on o visitati ai consigli di leva 23996!:17 inscritti dell e stesse classi, dei quali 466944 furono riforma.ti. Inoltre è da ritlet · tere che fra la visita degli inscrit.ti ed il loro arruola mento ai distretti trascorre un periodo piuttosto lungo, durante il quale possono manifestarsi, n ei già visitati, infermità ed imperfezioni non prima e3istenti o dive· nire più appariscenti quel,le che già esistevano. Queste ed altre ragioni possono addursi a favore dei periti. In ogni modo, è stato ufficialmente prescritto che in ogni seduta. di leva sieno visitati circa 100 inscritti; che la visita abbia. luogo con la massima diligenza. ~ che la d:!rata di ciascuna seduta. sia in massima di 6 ore, con o senza interruzione. Attenendosi esattamente a tali prescrizioni ministeriali, in g razia delle quali il perito dispone di più di tre minuti per l'accurato esame di ciascun inscritto, si può ragionevol mente argomentare che nelle future leve si otterrà al primo esa me un'epurazione quasi completa dei meno validi, con grande vantaggio dell'erario e del servizio.


FfSIOLOGL\ EPATOLOGIA DEL CICLIS~IO ComumcnziCJnc del dottor,o ~reana;elo llle nne lla, capitano medico al l congre.~so <li educazione llsica. - ~a11oli, mag~io t900

Nel VI Congres::;o di medicina interna in Roma, in conferenze ed in periodici, da parecch i anni mi sono occupato di questo esercizio ginnastico. Ne ho fatto sempre rilevare i poch i p regi ed i molti svantaggi, e ripresento le m ie considerazioni nel I Congresso di educazio'ne fisica, per richiamare la sua attenzione sull'importante argomento, quantunque g ià da tempo con ::;incero com piacit11ento abbia eonstatato un grande raffreddamento nell'ardore ciclistico. Questo miglioramento è dovu to al grido di a llarme dei medici igienisti, al ripetersi frequente d i disgrazie, ora gravi ed ora g t·avissime, ell alla d iffusione di queste tristi novelle. Ed io mi augnro, che davvero questo esermz10 rientri nei suoi giusti confini, senza le esagerazioni, che non di rado menn,no a fata.li conseguenze. Non è molto abbiamo appreso dai giornali la morte di nn gio\:ane nfnciale, in seguito ad una gara ciclistica.. :::\lè ([Uesb fata.Ji accidenti sono rari. Il solo Peti t uel 18H4 ne elJbe a constatare tre casi, onde i m pressi o nato, richia.mil ;:;ull'argomento l'attenzione dell' .dcadr; mie tle .l[r:llecine a Parigi .


FIS 10LOG IA E PATOLOGIA DEL CIC'L!SMO

ò55

Azione del ciclismo sull'apparecchio cardio-vascolare. E sursero importanti e vivaci discussioni sull'azione, che il ciclismo ha sul cuore e sui grossi vasi. Gli accademici si divisero i n due campi, secondo le tendenze favorevol i o C')ntrarie a questo esercizio g innastico; e, non potendo giungere a pratiche conclusioni, si dovette incaricare una commissione, com posta del Marey, del Garie l e dell' H a ll opeau per studiare l'argomento e riferirne. Pochi mesi dopo nella Società di medicina di Londra si discusse anche degli effetti del ciclismo sul cuore, e lì si giunse ad esageraz ioni anche maggiori. Alcuni cercarono di sostenere, che la bicicletta possa produrre nel cuore e nei g rossi vasi delle speciali lesioni ana,-

tomo-patologicbe, mentre i dottori Sansom, I saac ed Het c her-Little sostenn,ero addirittura, che il ciclismo era un eccellente rimedio nelle cardiopatie. Tra queste strane ed esagerate opinioni t rovò la nota giusta il dott. Richard><on, il q ua le ammise, che nella degenerazione grassa del cuore il ciclismo possa essere utile; ma che è dannoso nelle cardiopatie 6 specialm ente nelle al terazioni anatomo-patologiche dei grassi vasi. E molti lavori sursero in seguito sull'argomen to, che appassionò in diverso senso gli igienisti. A me pare, che il ciclismo non giovi, nè nuoccia n, ) cuore più di altri ginnici esercizii. Gli sforzi muscolari eccessivi e ripetuti producono sempre effetti dannosi sull' apparecchio ui rcolatorio; solamente osservo che questi sforzi, rari per altri esercizii, sono frequentissimi pPr il ciclismo, il quale è portato fatalmente ad esagerare. Il bi ciclo per ht sua leggerezza, per il lungo raggio delle ruote è un veicolo


F l'- 111 [,0 (;[,\ E P -\ TOI.OG I A

costrui tO per le Yeloc i anda.t nre : ond e, appena assicurati tloll'eqnilihrìo sul velocipede, ei ,.;entiamo uascinal.i quasi per neces;; it.à ai lungh i percor si, a lle corse rnpide e vert.igin1J;;e. E impo;:;sihile mcwt.en ere un c ic lista Hei confini :t~:5•'gnati dalla moderazione; si stanca, e non ~i diwrtf•; ù obuligato acl esagHare . Per qne:;re e.;a~Ara~ ioa i il ciclismo per il c;uor e è più dannuso degli altri escrc iziì giunasLici. Certamente, SP nn indi vìtluo è g ià. c.a rdiopatico, o predisposto a. cnrdiopnr ie.. il ciulism o ne aggrave rà semprt> le eondizion i, e l"arà sorgente d i gravi perio.:oli . S e il ve l ouipr>d is t~t s i limita a bre\'Ì percorsi, amoJenne ~tmla t urc da (i a 10 c hil om e t.r i all'ora, come dic·e il c!ot.t. Hlagee wi tch 1 e per hl. d nrata di 4il miunti, eome sng~Pri sce i l Robin, allora. si avnt un ben efico amncnto n ell<t pre.,,.;ione arteriosa 1 n n anrneuto di t'unzionalit it ed eeeitaloili r.à uanltaea, e ne ritrarrà vantaggio e ÙPIH·sfien~. ~fa se Pgl i s i abb.mdonerà ad euces:-:i, allora, ttnehe avendcJ in conJizioni fi;;iologic ·he l'a]!pare<·chio carrliovas!·o lare, puù a vn·nire, uhe il mnst·o lo cardiaeo per 1\·cc:Pssivo e contin u o lavoro si. sfi.auclti, e si dila ti, e llf' segna110 rlisLnrhi funzi onali. Il T ess ì c r h a eo nstatato iu ve loò porlist i int.t•mpernnti ùilatazione d i cuore, eon asi~tnlia eonscentiva, e c<Jn gm \'Ì d isturbi nella vnl ·n .ta mitl'ill<'. I'J in nlllsa di. questa ecl·es~iva ftmz ioualita ean1io· Ya~coi:Lre possono a Vl•rsi Jisturbi Hr n ·o::;i dt' l cuore, spc('ialmente nfl i nevropatici, ed elfett.i doplore,·oli sui Yasi sa ngnign i, pen·l1 è l a pression e eccessi ,-amen te cn•sl' iu ta fè~ diminuire l'e ht;;Liuità <ldle arteri e . P en·iò i periuoli rlf'l I'Ìcli,mo S•!llo maggiori in cnloro, c he suno a.ll't'tti da pr<wes::;i vn.;p., Jari , n yj sc mo lH'Nlisposti . (~nPste CtllJ SÌ<l ernziun i sono auelce L'Oli l'erma te dal RicltArdson . (;be è un appnssionato L' Ìclista .


UEL CJCLl:'~lV

òiJ7

Azione sulla respirazione.

Se il ciclismo non ha speciale azione sull'apparecchio circolatorio, non si può dire altrettanto per l'apparecchio respiratorio. B eccellente esercizio quello, che A.l la ginnastica muscolare associa ginnastiea. respiratoria. Ed è naturale che ciò sia, perchè i muscoli nelle loro contntzioni rendono venoso il ~:~angue, nel quale versa.no prodotti tossici. Il sangue corre a purificarsi nel polmone, e la sua ossida~ione, che negli esercizii violenti è urgente, avverra più presto e meglio, se la capacità vitale è maggiore, se cioè il polmone sarà ampiamente dilatato. Ora il ciclista, a meno che vada molto adagio, fa una ginnastica polmonare insufficiente, perchè a torace curvo non può espandere in modo eguale e regolare i polmoni, specialmente agi i apici . Onde farà una ginnastica respiratoria, q nasi tutta a tipo diaframmatico. Di ciò segue, che negli eccessi di ciclismo, il cuore iperfnnziona e Ja amatosi nei polmoni non si compie in modo sufficien te. Così si spiegano i casi di emoglobinuria., e le albuminurie ciclistiche osservate dal Robin e dal Tessier. Sono delle vere autointossicazioni, con alterazioni gravi della massa sanguigna, che non riesce a liberarsi di tutta l'anidride carbonica, prodotta dal lavoro eccessivo. L e cose procedono diversamente, se il ciclista è moderato e temperante, e se va a torace verticale. :Ma non si può tenere a lungo il busto in posizione verticale. E riferisco il parere di un appassionato ciclista. Il dott. Ohi br et ha scritto nella Rewe Scientifique (1895, n . 10) un articolo sulla fisiologia della bici-


l:'l"IOLOGIA E PATVLOGIA

eletta. Egli dice, che sul velocipeùe l'uomo ha cinqùe punti d i appoggio : le due mani sul manubrio, i due piedi sui pedali e il sedere, o meglio il perineo, sul sell ino. L' a.tteggia10ento è più di un quadruma.ne, che di un bipede : più di una scimmia a cavallo, che di un cavaliere. Sono sue parole. Perciò egli afferma che la stazione verticale, sopprimendo due punti di appoggio, quelli d elle mani, presto stanca il ciel ista, onde esso è obbligato a curvarsl. Però il dottor C h i b r e t trova, che ht posizione curva sulla bicicletta è in vece favorevolissima allo sviluppo dei movi menti respiratorii. E rAgiona così. <~: Non si facilitano meglio le profonde inspirazioni, « che fissando le membra superiori sopra un solido « punto di appoggio, come il m anubrio »; ma non pensa che i n questa posizione si curva il busto, e con le mani spinte in avant,i ed in dentro si ostacolano gli n.tti respiratorii in cambio di favorirli. « Sono così abi« tuato, egli dice, a questa fissazione per la pratica « quot,idiana della bicicletta da quattro anni, che du« ran te le e:scursioui su Ile A. lp i io la rimpiazzo appog« giando le mani sulle anche. » E sn ciò si può andare d'accordo col dott. Chibret: ma la posizione sul manubrio è ben diversa da quellA. sulle anch e ; questa favorisce da"vvero le profonde inspirazioni, t1uolla le ostacola. Del resto anche ammesso, che sulla bicicletta si possa tenere il busto in posizioue verticale, ciò sarà. possibile in pianura; ma nelle ~al ite il ciclista per lo sforzo deve riun irsi e curvare il busto. Se poi anche in pianura gli prenda vaghezza di accelerare l'antlatura, deve curvar:;;i per r espi rare meglio, per fendere col capo l'aria, e diminuirne la resistenza, che a torace verticale sarebbe nou solo proporzionale alla


DEL ClCLJS~IO

55 A

velocità, ma all'ampiezza toracica, ed obbligherebbe il ciclista ad uno sforzo grandissimo o a rallentare la velocità. Di tal che la posizione curva sul velocipede è quasi sempre inevitabile; onde maggiore sarà il lavoro, e maggiore sarà l'insufficienza respiratoria. E ciò è grave. Ora se il lavoro tranquillO a torace curvo predispone a malattie polmonari e specialmente alla tubercolosi, per l' insutftcien te distensione degli a p ici polmonari, a fortiori predisporrà il rciclismo, che produce aumento di ftmzionalità respiratoria. Per questa posizione curva e difettosa. io penso, che questo esercizio abbia una deplorevole e speciale azione sull'apparecchio respiratorio. E nei tristi effetti è aiutato dalla polvere, che il ~.:iclista inspira in grande quantità per la frequenza r espiratoria. E per queste considerazioni il Darem berg fece osservare nella tornata dell' 11 settembre 1894 all' Aca.clémie de Méclecine cle Pa1·i.s, che qt<esto esercizio predispone i tubercolotici alJ 'emottisi. Nè credo che la moderazione possa eliminare interamente questi serii pericoli, perchè è assai difficile mantenere sempre questa moderazione, e perchè, anche col proposito di essere temperante, il ciclista non può fare a meno di curvarsi quando dovrà percorre.re delle strade in salita. E siccome la tubercolosi ha uno sviluppo eminentemente cronico e .lento, pochi o nessuno penseranno di attribuire al velocipedismo la causa della grave infezione, di cui saranno affetti. Eppur~ io crello, che nell'eziologia della tubercolosi pol monare la bicicletta non vi abbia poca parte.


ijlj()

FJ::iWLOGIA E PATOLuGlA

Azione sull'apparato locomotore. Tutt.i i nostri muscoli hanno bisogno di eserCIZ IO t!uotidiano e proporzionato per dare e mantenere v igoria e sanità nell'organismo. Onde migliore e:::;ercizio sa1·à quello, che mette in contrazione tutti i muscoli dell'ecouomia. Il volocipedismo sotto questo punto di vi sta non è dci p t·eferibi li, perchè mette in funzione alcuni g ruppi m uscolar1, lasciando a ltri in riposo, come per esemp1o quelli den le braccia e della regione sacro-lombare. Sulla bicicletta funzionano eccessivamente i muscoli degli arti in feriori, ma con cont razioni a scatti , che dànno lo sforzo massimo nel più breve tempo, nh\ sciupano l'energia fisica. Ne segue autointossicazione muscolare, dice il Ti ss i é . Ciò dà ragi012e del perchè i velocipedisti, dopo mHt. esercitazione un po' faticosa, risentono nei muscoli degli arti inferiori, e :-:pecialm ente nelle sure, sen so di stancheua con dolori molesti. Il cicli smo dunque eser0ita i muscoli in modo poco ragionevole; pereh è é ginnastica parziale ed incompleta; onde deve dar luogo a sv iluppi irregolari e punto armonici. Nei forti e passiona ti ciclisti noi vediamo assai più sviluppati i muscoli deg li arti inferiori in confronto degli altri dell'organismo; e in ciò sta la disarmonia.; e costituisce un difetto dell'esercizio. Il Marey, nel fare un confronto tra la marcia a piedi ed il ciclismo, innanzi all'Accademia di-medicina a Parigi nel 1894, volendo sostenere e difendere il ciclismo, affermò, che questo esercizio dà minore stanchezza, perchè mentre p roduce sfor?.O muscolare minore, non esercita i muscoli, che servono aJ la deambulazione.


DEL ClCLIS~lO

561

Ma, mi perdoni l'eminente fi siologo, in ciò sta appunto uno degli svantaggi della bicicletta. Il ciclista finisce per diventare un cattivo marciatore; ed io ho visto alcuni famosi ciclisti camminare in modo strano, con un incesso a scatti, e rilevando molto il piede dal suolo. Ho sentito parlare di qualche a ltro, a cui l'esercizio esagerato sul pedale del velocipede ha lasciato negli arti inferiori delle contrazioni spastiche per manenti. Certamente a questi risultati giungono solamente coloro, che a questo esercizio si abbandonano con passione esagcrn.ta, ma dimostrano che questo è un eser~ cizio muscolare difettoso , perchè incompleto o sproporzionato. Il ciclismo è gi nn~:~.stica parziale, irregolare e contraria allo sviluppo armonico dell'organismo.

Azione generale sull'organismo. Questo esercizio mantenuto uei limiti della temperanza, come ho già detto, aumenta moderatamente l'azione cardiaca e respiratoria, la pressione arteriosa, favorisce gli scambi, e l'ossidazione organica, tanto che, dice il Robin, fa. aumentare l' eliminazione di acido urico, e poscia ne diminuisce la tormazione. Di conseguenza si ha un miglioramento nelle funzionalità diger enti, e, per l'assimilazione cresciuta, un miglioramento fisico generale, un senso di benessere. P erò siccome non è un eserciz io muscolare perfettamente igienico, e con le sue contrazioni a scatti, come ho detto, sfrutta e sciupa l'energia fisica, il peso del corpo non aumenta, ma in seguito diminuisce leggermente. Ho già fatto cenno delle gravi conseguenze che il ciclismo esiLgerato port a sull'apparecchio respiratorio, cardio-vascolare e sui muscoli. 36


5fi2

E naturalmPn t e si comprende come esso in q uesto caso del1bf~ portn,re d i conseguenza lllll'l. respirazione fre(ptPilte e ,;n p0 rfìciale, ec<.:itn hil i tà e stauchezza del muscolo cardiaeo, grande aumento della pressione arteriosa, ~udori profusi. ri tlt"'s:'i tt~nrliuei esngerati, autoi u tos,;it:azioni carbonit•!Je, diminuzione di peso, e, se l'appa recchio car.tin-nt;;colare nou e più che sano, il ciclismo esagrrato pnù condurre a tale ecce;;:;i,-a stanchezza, e tale collasso, tla condurre al la morte. f.;ventnratamente tpte.;te gare ciclistiche ci dànno non rari esempi. :\ht sùt moderato o no, 'J ue::;to c;;ercizio h n. tre i ncouveniiC'nLi, di grande i m ponanza,: inerenti a ll'cserc1t azione ste:'>su, e che deubono r ichiamarE> l"atrPnzioue delhgien ista.; e sono tre fattori, che mett0110 il cicl ismo ad un li,ello d' inforioritit assoluta. di fronte a tutte le al tre gin niche eserc·ifazioni. E sono il sellinl} . il r affr eddamento t.:lltaneo, e ln. po.~izione c11 rra. DPgli inuonvonienti dipeudcnti dal terzo fattore ho già dPtto. Lo seheletro del piccolo bacino è nella sua faccia inferiore come una voi t a ad arco, c• hl:' poggia su d ue pilastri laterali, costituiti llnlle ossa ischiaticl!e, e che term inano con le tubcrosità.omonime. Nel la \Oltasi t rova la r egione perineale, costit u it.a di parti molli : r egione questa. che contiene org<lllÌ rlclicnti::;simi, e deputati alla funzi on e organica più importante, alla ripro•luz ione della specie. Ora qun.uclo noi in qualnn(ple moJ o ci pon iamo a sedere, i l corpo poggia e graYita sui p ilastri, sulle t ubero:;ità ischiat,iche; m a qna.urlo sediamo in bicicletta, per la grande strettezza del sellino, i pilastri r estano later-nJmcnte nel ntOt.o, e il c.:orpo gnwita quasi t ut t o sulla r egione perinenle, che si t roYn compressa tra due sistt~mi rigitli , cioè tra la volta del pi ccolo bacino in alto ed il sellino in bas:-;o.


DET, CICLI~0\1 0

5()3

Col veloci pede in movimento la regione perineale

è esposta a con tinuo attrito, a compressione ed a controcol pi, che si r ipercu otono anche agli organi V l Cllll .

Ora francamente quell a regione, piazzata da n a tura i n guisa cla pr esorvarla da ur ti e da scosse, non è deputata a servire da punto di appoggi.o per la locomozione del corpo, e p resto o tard i, poco o molto ne dovrà. risentire danno; e debbono seguirne aHerazioni nelle f unz ioni m·o-genitali, come molti ciulisti mi han confessat o. P erchè queste scosse e questi urti r i petuti si ir radian o dal perineo agli organi che sono in rapporto di vicin c\nza e di fu n zione. Il t n bo pneumatico a t tenna q ue~te scosse, ma non le clis trngge. Onde si spiegano le gravi emorragie ed i catarri u teri n i o uretrali, le pro:;tati ti, le cistiti, le arleniti inguinali, gli. ascessi perineali, p rovocati dalla b icicletta ; e non parlo dei processi cronici così frequenti ;li q nella regione riacu tizzati e peggiorati dalLtLtrito e dai contra~.:oliJÌ del sellino. Basta per t utti ricordare solamente il catarro uterino e la blenorragia, per proibire ~t gran parte dell' umanità la b icicletta. ..L 'altro inconveniente i nevitabile è il 1'affi·erldamento cutaneo. È noto, ch e per il lavoro sul velocipede il sangue affluisce più rap ido e i n maggior quantità alla p eriferia d el corpo. L a temperatura p eriferica n aturalmente aumenta, e le glandule sudorifere iperfunziona.n oi onde il ciclista ha sempre il corpo soprariscalda.to, e quasi semp re sudante. Ed egli lo espone ad una corren te di aria proporzion ale alla v elocità dell'andatura, non ten en do conto dei v enti, che ven gono sempre più o m eno ad au mentarla.


56!

l'ISIOLOGIA E PATOLOGIA

Ora non Cl'lldo, che si possa impunemente esporre un corpo sudato o eccessivamente riscaldato ad una con·eu te di aria. La perfrigerazione cutanea, che segue all'evapo-

razione, costituisce sempre un pericolo, per il momento, o per l'avvenire; e dal più Jieve reumatismo può giungere a gravi artropatie, da laringe-faringiti può condurre a bronco-plem o-polmonit i. Di solito avviene, che quella perfrigerazione c utanea ripetuta, per il momento si limiti a produrre forme leggere di reumatismi, con localizzazioni o senza; ma può darsi, che in avvenire porti processi molto più. gravi, che, data la distanza del tempo, non si pensa di attribuire a l ciclismo, pur essendone una diretta conseguenza.. Tanti microrganismi ospiti normali della bocca, della mucosa respiratoria, in seguito a queste perfrigerazjoni, trovano faci le cultura e sviluppo sulla mucosa flogosata, e si moltiplicano e ci attaccano. Così si spiegano i casi di pleuriti, di polmoniti, di difteriti dovuti al ciclismo, e sopratutto i processi tubercolari delle vie respiratorie, che sono i pitt temibil i, ed a lento sviluppo. Frequentissimi sono per la perfrigerazione cutanea i catarri gastro-enterici a {rig01·e, le pleurodinie, e non così rare le uefriti. Ora io non voglio esagerare a mia volta; perché, usando tinte molto fosche, si favorisce lo sviluppo del male, che si vuole combattere. Ma è certo, che, se si r accogliessero in statistiche tutti i mala nni prodotti dalla bicicletta, com prese le lesioni traumatiche, avremmo dei ristùtn.ti as;;ai più impressionanti di una semplice enumerazione, la quale si deve limitare a.i più comun i, non tenendo conto eli numerosissimi ca.si speciali.


DEL CICLL<;MO

565

Psicologia del ciclismo. Il ciclismo, come tutti gli esercizii fisici •"pplicati con moderazione, facilita gli scambi organici, ed ha azione tonica sul sistema nervoso. E di questa azione indiscutibile si deve trarre profitto negli esercizi di educazione fisica. P erò mentre l'uso della bicicletta può riparare molto bene le perdite n ervose, facilitando gli scambi chimici, l'abuso li ostacola o li modifica. L'eccesso a lungo ripetuto del ciclismo per il lungo sforzo stanca il si:stema nervoso, ne riduce le attività, e sottrae all'individuo la sua personalità.. E come il lavoro con la macchina toglie all'operaio ogni iniziativa., e lo riduce allo stato di macchina automatica, cosi il ciclista, che divora lo spazio, si sente tutt'uno con la macchina, e perde la coscienza della sua personalità. In altre parole, come un eserci zio fisico prolungato, a movimenti regolari e ritmici, cosi la bicicletta provoca l'automatismo. Onde il T issi é (l) dice, che il ciclismo conduce all'automatismo ed alla suggestione. Nella scelta degli esercizii fisici bisogna badare al nervosismo di ciascun individuo, e consigliare i meno eccitanti. Nè credo sia consigliabile la bicicletta, che prodtlce, quando se ne abusa, una sovraeccitazione alle volte straordinaria. Onde si osserva talora, che persone, le quali a piedi e normalmente sono calme e tranquille, sulla bicicletta diventano irritabili e colleriche. E ciò credo si debba attribuire an che alla continua. attenzione, alla quale è obbligato il ciclista, per i pericoli inerenti alla velocità. dell'andatura, per l'equilibrio instabile, per gli ostacoli, che può incontrare nella sua tu M. PH. Tcssu;. -

P;,ycholo{lie de l"enlrainement iutmsi{.


ò6G

FJf; IOLOGL\ E l'A TOLOOIA

corsa. Onde egli è sempre in uno stato di grande tensione nervosa, ed ogni piccola diffi.coltà, ogni piccolo ostacolo, che incontra, lo irrita, e lo fa dare in escandescenze. L a tendenza a.lla suggestione è una manifestazione psichica dell'automntisrno; ed è utilizzato con grande vantaggio negli e:;en:izi fisici prolungati e viol enti. n TisRiè ha osservato per numerose esperienze questi stati psichici nei forti corridori, a forma tra.nsitoria e anche duratura, quando la stanchezza nervosa provocata dall'abuso era costante, perchè la stanchezza non dipende dal consumo grande e rapido del sistema nervoso, ma dal consumo continuo e lento, senza riparazione corrispondente. Nell'uomo avviene ciò che si verifica n egli accumulatori elettrici, dove il consnmo non deve oltrepassare un dato limite. E tra gli effetti della fat.ica per abuso della bicicletta il Tissi è ha osservato in ciclisti corridori, progressivamente nelle prime ore, dapprima benessere, poi fame e sete, quindi noia, e poscia preoccupazione e st.anchezza. D opo sei o sette ore di cor::;a depressione generale con automatismo museohtre, e verso l'ottava ora idee deliranti con auto-suggesl·ione. Amnesia verso la nona ora. L a fatica d i esercizii laboriosi va a detrjmento dell'attività intf'llettuale; perchè, dice il J'lf osso, vi è incompatibilità tra il lavoro fisico e il lavoro intellettuale. Ci pensino bene i cidisti, che si dànno alle gare ed alle corse di resistenza. Il L o m broso, nel marzo decorso, ha pubblicato nella Nu,Qtla Antolor;ia un articolo à sensation per dimostrare, che il velocipede ha assunto una straordinaria importanza come causa e come istrumento di crimini, per la sua diffusione, come mezzo di trasporto e sollazzo, come mezzo di guaùagno e di maggiori rappor ti fra gli uomini.


DF:L ClCLlS~IO

f>G7

E con :;idera la bicicletta come causa, come 1strumcnto di delitti com messi speci<tlmente da gio-.;-ani agili::;::;imi, della buoua società ed app~~ssionati ciclisti . Però l'eminente aliC'n ista t ro\'a che la bicinletta ha giovato al commercio cd alla civil Gà, accorciando l e distanze, ed ha. curata la HO\'l'O-astenia clipondente dall'eccessivo lavoro m enta le. E conclncle col dire «che « questo istrumento sprona all'P.screizio ruotorio senza « quegl i esaurimenti, che proll ncono g li eccessi dell'al« pini"mo e della g innastica poco ~cienti fica, così gi u« stament.fl com battuta dal :.\[osso ». Certamente il bieido ha eser<;Ìtato ed e:;ereita ancora una grande attrazione sulle ma,;se; eJ abbiamo vist.o correre su velo('ipeùi uomini e cl0nne, giova,ni e vouuhi. L a ragione va cerc:tta n ell'utilità dell' istrnm ento per abbreviare le d i;;tnnzc, per gnaclagnar tt>m po, noi benessere e nel piacrre che procura, qnnnùo è mantenuto nei limiti d ella moclPrazione. L a bicicletta, dice il dott. Chibret, dà. al piu alto graclo il piacere della velocità, il piacere di attravorsarl' rapiclame11 te lo ~pazio, e seduce come tutte le velocit.à attive e pas:;i,·e, seduc'e pltl del val t7.er e clel pattinaggio, pcrchè iu piena aria. P erò conYieue t·he è piit soc1ucente montare un cavallo. Ma al pincere della. bicicletta io credo contri buiscaco anche m olto la ;;ensaziono di vigoria, di benessere, ed il sentirsi in equilibrio.

Pericoli e vantaggi.

n male è, che questo piacere, appunto perchè grande, meua fatalmente all'abuso d ell'eset·cizio, e clive nta bene spesso sorgente di amarezze e di d olori. Non foss'altro p er le numerose e freq nenti disgrazie accidentali e di origine traumatica. È il battesimo della bicicletta, sulla


568

n SIOLOGIA E PATOLOGIA

quale, anche per i provetti, lJequilibrio è sempre instabile ed il bacino è sempre oscillante. Basta il più lieve ostacolo per far perdere questo equilibrio ; perciò le cadute sono sempre di fianco. n pericolo naturalmente aumenta in ragione della v eloci ta delle andature. H o gi~~ detto innanzi gl'inconvenienti, ai quali può andare incontro il ciclista intemperante, e non li rip eto qui. Il ciclismo moderato, riatt ivando gli scambii, giova molto ai gottosi, ai ma linconici, agli organismi deboli ed oligoemici, e soprattutto a coloro, che fanno vita sedentaria, e che sono defatigati da eccessivo lavoro intell ettuale.

Controindicazioni . Dal fin qtd detto si comprende, che a colui, il quale deve mon tare sul biciclo: è ·necessario fa.rsi assicurare della sanità degli organi toracici. Sono controindicazioni al ciclismo: l 0 le malattie del cuore e dei grossi vasi ;

2" la tubercolosi polmona re; 3" i processi t ubercolari di ossa o di articolazioni ; 4:0 le lesioni degli arti inferiori; (/ tutte le malattie degli organi uro-genitali; 6" la vecchia ia, per l'ateromasia aortica costante.

E questa è pure l'opinione del Peti t, nè credo abbia bisogno di dintostrazione. Eppure FHallopeau ha voluto combatterla!


DEL CICLISMO

569

Igiene del ciclista. Termino con alcuni precetti igienici, atti a prevenire, o ad attenuare i danni di questo esercizio fisico. 1° P er evitare in parte i raffreddamenti cutanei, indossare sempre la lana anche di estate, e ricoprire in modo speciale la parte anteriore del tronco, per evitare i raffreddamenti del to1·ace e dell'addome. 2° Evitare assolutamente le corse, specialmente se prolungate. 3° Respirare, sempre che sia possibile, a bocca chiu&a o socchiusa, per impedire, che una colonna di aria fredda colpisca direttamente l'albero respiratorio. 4° Alimentazione molto nutriente e sufficiente a riparare le perdite organiche. Pasti frequenti e h•ggeri, evitando assolutamente di salire sul biciclo dopo aver mangiato. 5° Evitare gli sforzi per salite o per lottare contro vento contrario.

Conclusioni. E concludo : Quando l'e;:;ercizio è moJerato, esso 1 o a.umenta la funzionalità respiratoria, 2° la funzionalità cardiaca,

go la pressione arteriosa, 4° la forza muscolare, 5° e gli scambii organici, migliorando la. nutrizione; 6° è tonico del sistema nervoso : 7° danneggia la funzione tuo-geni tale. -


5iQ

FISJ()LOhiA E PATOJ~OGIA DEL CIC'LIS~lO

L'esercizio esagera t o produce : l 0 re::;pirazione fre11 uEm t issi ma, ma insufficiente; ~o grande eccita.bilit~t con stanchezza del

muscolo

cardiaco; 3° notevole aumento della pressione arteriosa; 4° diminuzione dì poso; 5° sudori profusi; 0 1) riflessi te n d i nei esagemti : 7° grande stanchezza del sistema ner\oso; 8~ disturbi negli SC!tm ÙÌÌ organici j ~)o antointossicazionii, speci.-dmente per eccesso di anidride carbonica nel sangne. I n ogni caso la ginnastic·a respi ratori~t sulla biciclel ta è in<o;uffìc•iente per la. posizione curva, che impecli1:tc:e le espansioni polmonari, specialmente drgli apici; è font& di pcri·coli per la gran quantità di pol vere, ehe fa in spirare, e predispone alla tubercolosi polmona.re. L 'apparecchio circolatorio è forse quello che r iceve meno da.n no e più bene fil'io, quando non si esageri; però in dati casi il velocipedismo deve predisporre agli aneurismi aortici ed alla dilatazione di cuore. Si esageri o no, ripeto che la posizione curva, la perfrigo,ntzione eutanea, ed il sellino sono tre fa.ttori, che mettono il ciclismo ad un livello d'inferiorità assolut.a r ispetto a tutti gli altri g innici esercizii. E ssi rappresentano ]a, triste caratteristica di questo esercizio :fi::;ico.


571 SC\"IIL\ Ili .\~\TII\111 JI\Tnl.ilt~ICI [1[1,1.1 lll.r.1.1 rmrnm\ III IMI.I

STUDl E CONSIDERAZIONI INTORNO AI CASI PIG DIPOR'"rANTI OSSERVATI DURANTE L'AN~ O 1 8~)!J- !JU0

Per ~li 3 ~>s istenti ont~ra rj GiuMe ppe Bre zzi. lllaJt~iore med ico e l Andrea (' iaeeio, c·apilaiiO llll'•liCO (i)

ILEO-TIFO. L'autopsia del cadavere di un uomo di circa 30 anni ci permette di rilevare le seguenti alterazioni: Suffusioni emorragiche sotto durali; Intestino tenue di colore rosso fosco : intususcezioni intestinali. Lieve grado di dilatazione e d'ipertrofia del ventricolo destro, la cui parete ha lo spessore di 5 mm. I peremia del polmone destro; bronchite e peribronchite diffusa del lobo medio di esso; epatizza· zione rossa del lobo inferiore, con piccoli focolari di pleurite. (l ) Il ma::;:riore mc<lico Rrezzi eri il c:q•ilano med ico r.ia.:do, durante il hicnn io sr,ola.stico 1899-900, da loro trascor.;o presso la s•·uola eh :watom.a [la tolol!ica in Roma, ebi.Jero dgio di studiare al tavo lo ana to111ico mo ltts~i me f'm ne morbose, clte anrlarono mnn 10ano ra;.;!(ruppa ulo, ço rre•lanrlolc etc OjlJHlrlnne co n· siderar.ioni clini che, dettate loro rtalla pratica giornaliera •kgli os1>NI~ Ii . Oa que~to la1·oro, che per la sua mole non ci é pcrmeso;o ili JlUhh li"are pe1· intero. abbiamo stralciati parer.chi casi. nand o l:t 11referema a quelli che per la loro fr~fluenza ed import.1nza ci parv~•·o di m a~;:iore intcrc<st'. S·mo: due casi di ileo-tifo, uno di lonu enza, uno di menin;zito cer~h ro·spinale da iullnenza, sette ~i tubercolosi, otto •li in fl!zioni malan che perniciose, uno rh polmonite crupale e malaria, un o di arterio-scle•·osi, un aneurisma dell'aorta, una emorragia cerebrale, e un ultimo cas o di cirrosi Cl•atica.


STl.JDI E CONSIDERAZIONI 572 Rossore diffuso del tenue intestino, e specialmente dell' ileo, nonobè del primo tratto del colon, con edema della mucosa., i villi molto appariscenti, i follicoli solitarii ingrossati. Molte placche di Peyer nel segmento inferiore dell'ileo ed alcuni follicoli solitarii del colon alterati, qualì totalmente e quali in parte, alcuni nel periodo d' intumescenza, altri nel peri o dordi necrosi, con margini fortemente infìltrati. Si notano due g rosse ulcere, con il massimo diametro parallelo alla inserzione del mesenterio, il cui fondo raggiunge la sottomucosa, attraverso cui si r iconosce la striatura parallela della muscolare. I n alcune placche si riconoscono diversi stadii del processo. L e ghiandole mesenter iche notevolmente ing rossate; la milza ingrandita, per iper plasia della polpa e notevole ipertrofia dei follicoli. L 'esame batterioscopico ha mostrato la presenza di bacilli di Eberth ed un'infezione pneumococcica. Diagnosi anatomica. - Ileo e colo- tifo nel per iodo d'ingorgo e di necrobiosi; enterite catarrale; pleuropolmonite dello bo in ferior~ del polmone destro; bronchite e peribronchite diffusa del lobo medio; tumore acuto di milza; intususscezioni intestinali post-mortali o preagoniche. La prova del Widal, eseg uita in vita, non aveva dato risultati posi ti vi. Con l'esame delle urine si erano t ro· va.ti in eccesso gli eteri solforici, e positiva era riuscita la diazoreazione di Ehrlich. Si sono vedute le alterazioni tifose in differenti stadii del processo ; la qual cosa spiega le irregolarità termiche, le frequenti elevazioni della temperatura, e deve rammentare che non si può giurare nei sacramentali settenarii, perobè, mentre alcune ulcerazioni sono presso che riparate, altre, più o meno vicine, ne possono sorgere. L e intussnscezioni intestinali riscontrate sono iudub-


INTRNO AI CASI PI Ù INTOERESSANTI ECC.

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biamente post-mortali o preagoniche, per la mancanza di reazione flogistica, di essudati, di aderenze e di stroz· zamenti nel punto della. introflessione e nelle sue vicinanze, per l'assenza di peri toni te e d'infarti emorragici nel segmento invaginato. . Nel nostro reperto abbiamo veduto una doppia infezione, eberthiana e pneumococcica. I casi, in verità non molto frequenti, dì tal genere, costituiscono il sel condo gruppo di affezioni ' pneumo-tifiche, con tanta ohiarezza distinte da Fra.enkel (1), nei quali, se la polmonite insorge al principio del t ifo, per l'assenza. del brivido e della elevazione termica, e per l'irregolare decorso della temperatura, si crede ad una semplice pneumonite fibrinosa. con fenomeni t ifoidi, forme frequentissime, asteniche, con tendenza al collasso. La prova di Widal porta allora la luce; ma, se quella dovesse riuscir negativa, è reso più facile l'errore. Non mancano poi i casi tiel terzo gruppo di Fraenkel, nei quali, al pari dei cinque o sei casi registrati di meningite da bacillo tifoso, la flogosi pneumonica. riconosce per causa la localizzazione polmonare del bacillo di Eberth; oasi d'infiammazione pseudo-lobare, che spesso si confondono clinicamente con una franca polmonite fibrin osa. Essendo ormai così numerosi i casi, in cui si è dimostrata la presenza del bacillo di Eberth nelle orine dei tifosi, dopo che Bouchard per il primo, nel 1881, accennò a questo fatto, niun medico dovrebbe più trascurare la disinfezione di esse. Un ottimo mezzo è l'ag· giunta. di parti uguali <Ji una. soluzione fenicata al 2-3 p. 100. La dia.zoreazione ~vviene spesso nel tifo, ma non ha più oramai, come sì sa., il valore diagnostico e pr ogno(l} Detasche mecl. lliochCitschr., 1899.


574

:O:TCDl E CO~STDERAZI •J:-;I

stico accordatole da Ehrlich, perchè avviene anche n el reumatismo, n ella meningite cerebro-spinale, nella p leurite purulenta, n eli R. pueumonite cr upalea decorso grave, e dopo l'iniezione della tubercolina. Quel che si può dire. Sl•couno gli studii del dottor Dolgow (1), si è che la. diazoreazione è un fenomeno più costante nel tifo addominale che non in altre malattie, e tanto più costante quauto più g ra\·e è r infezione e maggiore la durata dell'infermità, e che, iu genere, la curva di essa decorre parallelamente alla curva termometrica, sparendo però 4: -5 giorni prima che la temperatura di venisse normale. In quanto alla siero -diagnosi, uon è qui il caso di rammentare 1 primi lavori di PfeiJJ'er, di Metschnikoff, di Gruber, di Ohantemesse e di alt ri, per disout~re intorno al significato del fenomeno ed intorno alle op· poste opinioni, se essa sia. una ?'eazione ct'immunità ovvero una 1·ea~ione d'infezione. P er Ja. pratica è sufficiente coslt di ricordare ciò che \Vidal per il primo dimostrò, che la proprietà agglutinante esiste già in un periodo precoce dell'infezione, e che, non solo sangue e siero, ma bensì altri liquidi d'infer mi di tifo, le urine, il latte, i l liquido pericardico, pleurico, peritoneale, il lic1uido siero,;o prodotto dall'applicazione di v esoicatori , posseggono simili p~oprietà. L a prova di Wida.l ha un' importall7.&, non solo teorica, ma, quel che più interes,;a, diversamente dal metodo dei terreni speciali di cui tura, come i brodi Parietti, dal processo culturale di Elssner e da quello più recente e sicuro di Piorkowski (?), ba per ora r importanza. pratica di un valore diagnostico superiore. Recenti esperimentatori, hanno veduto chA alc:une ~o~t.an z A chimichA, come ]a ( l) Zocr f 'rnoe ul!e•· clie ()ia ;orw r liull bPi A/JdOIIIÌIICIII!fpllltS uml anderen lirmll:l. rrtm.


l 1:\TOR~O AI OASI PIÙ 1:\TERESSAXTI 1•:cc.

5/5

chinina e l'antipirina, sono capaci, non solo di elevare il potere di agglutinazione di u n siero, ma anche di conferirlo, in speciali condizioni, ad alcuni sieri. che non lo possiedono. Queste osservazioni però sono state molto discusse. Si è pure provato che il siero del sangue dei tifosi non agglutina il solo bacillo di Eberth; ma, se esso agglutina anche altri microrganismi, oiò avviene ordinariamente nel rapporto di una parte di siero su dieci parti di coltnra di tifo, e non già nel rapporto di una parte su quaranta. o cinquanta, come al presente si pratica Ja sierod iagnosi dell'infezione tifosa, diversamente dal metodo originario di Widal. Ciò nondimeno, si sono osservati di recente rari casi di agglutinamento di microrganismi, 1;1.ssai simili al bacillo di Eberth, con il siero di animali immunizzati verso il tifo, fin nel rapporto di uno a centocinquanta; e Puppo ed Ottoni banno comunicato che quattro similt.ifi sono stati, pressochè nelle stesse condizioni, agglutinati; onde, per avere l'assoluta certezza della sierodiagnosi, è stato proposto da alcuno di elevare il rapporto ad l su 200. Ma ben numerose osservazioni hanno dimostrato, che ciò nella pratica è certamente una esagt:~raz ione, laddove, da altra parte, i fatti di cui si è discorso hanno bisogno di essere meglio rischiarati, per ciò che si riferisce alla possibile trasformazione di un tifo simile in bacillo tifico patogeno. Ancora : il bacillo di Eberth è agglutinato dal solo siero d'individui tifosi? Puppo ed Ottoni, avendo immunizzato animali contro i pseudo-tifi, non hanno mai ottenuto con 11 siero di quelli l'agglutinamento delle forme tipiche del bacillo di Eberth. Pure, si è veduto che il siero di alcuni infermi, con speciali condizioni morbose dell' intestino, agglutina il bacillo tifoso nella proporzione di una parte


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STODI E CO:\SID ERAZI0!\1

su trentacinque o quaranta di brodicoltura; e si è detto altresì, che in qualche caso di malaria il siero di febbricitanti abbia agglutinato i microrganismi del tifo. Ma si può escludere, pur non ammettendo le forme miste d'infezione tifomalarica, che non siano stati questi casi d'infezione tifoide secondaria? Mancano i reperti anatomici. Egli è perciò che la siero-reazione di Widal non ha ceduto nulla del suo valore alla critica, nel campo della diagnostica. Pure, ecceziona lmente, è possibile riesca negativa in qualche caso d'infezione tifica, pur confermata dal reperto necroscopico. Del resto, vi sono anche casi d'infezione tifosa, in cui, alla sezione, invano si ricercano nell'intestino le lesioni specifiche, e fin l'intumescenza midollare, quando mentre che la prova Widal era riuscita positiva, e l'esame batt"rioscopico del sangue e degli organi dimostrava la presenza del bacillo di Eberth (1). Ma quale può essere la riposta cagione, che spieghi la mancanza del fenomeno? La. domanda. ci conduce ad un rapido esame delle dollr·ine recentissime degli scrittori tedeschi e russi intorno ai rapporti fra organismo e batterii ed intorno all'agglutinamento. B noto che l'inoculazione, per qualunque via, in un animale, di microrganismi, quando anche sieno privati di terreni cultur ali, o sieno morti, e di culture filtrate alla Chamberland, produce un sier o che salva dalla morte l'animale inoculato, ov'esso si assoggetti all'azione patogena da. quel microrganismo determinata.. È noto altresì che questa proprietà hanno pure gli enzimi, di modo che, inoculando l'enzima proteolitico, emulsivo, ecc., se ne ottengono sieri, che hanno il potere d'ini(l ) Lartigan. 1899.


l~'l'ù R~O AI C'AS! Plé l~T E H ESS.-\~Tl ECC.

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bire rispettivamente la proprietà proteolitica, emulsiva, diastasica, ecc. I primi sono stat i detti sieri immunizzanti, i secondi antifermentativi. Per spiegare questi fatt;i Ehrlich enunziò la teoria, che il veleno inoculato va a colpire le cellule di sen· sibilità specifica, e si combina, ove non sia in quantità ec~ess iva, con la serie collaterale di molecole, le quali sono in comunicazione cou il centro funzionale dell'organo, e ch'egli chiamò Seilen K ellen. Dalla chimica. combinazion'e del veleno con le catene laterali dei pro· toplasmi cellulari si forma. un n uovo corpo che rimane inattivo, mentre il corpo che le ha. perdute per la legge di compenso, ne produce delle nuove, e ne prod uce in molto maggior numero, in virtù della legge di Weigert, che ogni perdita dell"orgauismo è compensata con iperplasia. In tal modo le catene collaterali nuove formate, non potendo tutte stare attaccate al centro fttnzionante, si verl:!ano in circolo e vanno incontro al veleno o all'enzima, prima che quest;i giungano al centro di sen· sibilità. specifica. Il centro funz ionale ha dunque i suoi poteri di difesa nelle sue cat;ene laterali di nuova formazione che sono in circolo, ed hanno il valore dì antiveleni e dì antienzimi, capaci i primi d'immunizzare l'animale dal veleno e dag li stessi corpi battorici, se il microrganismo muoia, cioè dalle sue tossine e proteine. N e è derivato il corollario, che i veleni sono causa di malattia solo per quegli organismi che, per l'assenza di ca.tene collaterali in circolo, hanno nel protoplasma vivente delle loro cellule la capaeit;à di tissare chimicamente i veleni stessi; e ne è scaturito l'altro corollario, che cioè i veleni sono causa di guarigione in quegli organismi, che, avendo molte catene collaterali in circolo, sono capaci, mercè queste, di satura.rli e neutra.lizzarli, onde i veleni non giungono fino a.l centro funzionale, per alterarne la chimica costituzione. Con 37


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;;TCDI E CO :s":-iW ERAZ IO~l

ciò si spiega il meccanismo dei sieri antitossici ed an· tienzimici; ma non è agevole di spiegare il meccanismo di azione dei sieri batteriolitici o agglutinanti. ] 'uvvi un tempo, in cui \Vida.l prima, e più tardi Acbard, negando Yalore alle conchiusioni di Bor det, che, cioè, i leucociti abbiano la proprietà di conferire ai liquidi il potere agglutinante, accordarono esclusivamente quAsto agl i albuminoidi del corpo, fibrinogeno, globulina, caseina, ecc,, mediante la produzione dì sostanze, che avessero la proprietà di agglutinare i batterii (agglutinine). Le successive ed assai minute osservazioni misero la questione su di un'altra via. Si è veduto che dalla cavia inoculata cou sangue di oca si ottiene un siero capace di agglutinare i corpu· scol i rossi del sangue dell'oca: inoculando il sangue di agnello in capra, se ne ottiene un siero che agglutina i corpuscoli rossi del sang ue di agnello : quando s' ino· culino nel peritoneo di cavia gli spermatozoi del toro si ha un siero capace di distruggere gli spermatozoi del toro: ugualmente, mercè r inoculazione di batterii, privi dei loro prodotti, se ne ottengono sieri atti ad agglutinar e quegli stessi roicrorganismi. Questi e molti altri sono i fatti, ed E hrlich ha ammesso che la causa della emolisi sia riposta nella presenza di agglutinine, quelle n umerose catene laterali del protoplasma neofor matesi. delle quali la sostanza inoculata ha eccitato la ipe rproduzione ; ma, a spieg are il meccanismo di a~ione, ha aggiunto ancora un altro dato, ammettendo nel siero di tutti gli or ganismi la presenza di una sostanza chiamata AoorMENTo. Questa ha la proprietà di fare aderire le agglutinine alla so· stanza corpuscolar e, determinando il fenomeno dell'ag· glutinamento, e rappresenta. nell'organismo lo sti molo alla. emolisi; ma non è specifica, e nel sangue si distr ugge a 40• C., come si prova con esperienze assai concludenti.


l~TOH:\ 0 AI CARI PIÙ I::i'rERES:'-:A :\TI E CC.

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Nicolle ha a!ì'ermato che nella coltura di un dato microrganismo, per esempio, del bacillo tifoso, oltre dei germi, vi sono sostanze agglutinabili, e nel siero di un infermo eli tifo addominale o di un animale sperimentalmente inoculato con quella, sostanze agglutinose, le quali risultano dall'anticorpo immunizzante, che si è formato nell'infermo o nell'animale dopo la inoculazione, e dall'acldimento, ch'era già nel sangue di essi. Si hanno in tal modo i due fattori capaci di produrre la batteriolisi . Ma Loew ed Emmerich hanno rifiutato questa ipotesi, sostenendo invece 0he nella coltura sono, anzicoè sostanze agglutinabili, sostanze agglutinanti rappresentate dall"enzima batteriolitico o citolitico, il tossone, e delle sostanze albuminoidee, con le quali, a spiegare la sua azione batteriolitica, è mestieri che l'enzima si combini. Quando poi alla coltura si aggiunga siero, si unisce l' addimento, l'altro fattore necessario alla produzione del fenomeno dello agglutinamento e della batteriolisi. Or è chiaro che, se così fosse, svanirebbe tutta la importanza specifica delle sierodiagnosi, ed a queste condizioni, !"agglutinamento dovrebbe sempre di necessità prodursi, con qualsiasi -siero, di uomo iuf~rmo e non infermo, di animale immunizzato e non immunizzato; imperocchè, se è specifico l'enzima albuminato eh'è nella coltura, non è invece specifico l' addimento, ch'è nel siero. Sorge quindi logicamente la necessità di ammettere che nel sangue esista qualche altra cosa, la quale rappresenti l'altro fattore specifico del fenomeno, le agglutinine intese nella maniera già pensata da Ehrlich. Così, togliendo ad esempio la sierodiagnosi di Widal, perchè l'agglutinamento avvenga, è bisogno che nel siero dell'infermo si trovino, oltre l'anticorpo immunizzante, (il quale è inattivo e si è formato mercè la combinazione del veleno del bacillo tifoso con le catene laterali primarie


STUH E COXSIDER AZIOXI

del pro toplasma cellulare), l' addimento e ptu o meno numerose catene collaterali uuo>e formate, alla cui iperproduzione è stata causa l'eccitamento indotto dal veleno batterico; laddove n ella coltu ra. è la. sostanza agglutinabile, l' enzima batteriol iti0o o altra essa. che sia. Gli stessi rappor ti esistono fra il siero di un ani· male già immunizzato verso un microrganismo ed il terreno cultu rale, con il qua~ e si vuole =-aggiare il grado della sua immunità. Di tal modo, se l' enzima. batteri olitico, che da solo non pnò in a lcun mo:io operare, forma con le catene collateral i cir0olauti ed in presenza dell'addimen to, un cor po stabile, causa dell'e m o! is i, non è più vero che questa non espr ima una reazione dell'organismo, parche non altro che e1fetto di essa sarebbe la neoformazione di queste catene laterali, l'atto di resistenza che il pro· toplasma della cellula oppone o ten ta di opporre alr invas ione del velt.> nO. Se così fosse. sarebbe ovvio pensare, che, coesistendo con la t ifosa un'al tra infe,zioue, la diplococcica, p iù probabile d iviene l'elevazione termi ca, d i tal grado che raggiunga o superi i 40° C., onde l'addimeuto si di· strugge, e vien meno l'juinrl i nell'oJ•ga.nismo lo stimolo all'emolisi. e manca il mezzo necessario a fare aderire le agglutinine alla sostanza agglutinabile. Infatti, ove si pouga in con tatto con il sangue d i capra sana, tenuto e 40° C. il siero di capra, in cui si sia già prima inocu· lato il sangue d i agnello, i corpusco li rossi del sangue della. capra sana non sono agglutinati n è distrutti; ma ben succede il fenomeno, se il sangue della capra sana sia ad una temperatura inferiore di 40° C. A tal guisa. si darebbe ragione del risultato negativo della siero-

diagnosi di \Yidal. Non è che nn' ipotesi, la quale potrebbe essere anche oggetto di sncce:::sive indagini; ma, ad on ta di ci ò,


l.NT(J H:\ 0 A l C.\ ~l P

li:· DiTEI\ E'-;SA ~'fl J::CC.

Otil

siamo bon lontani dall'accogliere senza. contrasto tutto

le conchiusioni ipotetiche più recenti, che abbiamo fin -qui riassunte. Lasciamo il centro funzio nale, cosl saldamente difeso nel suo ferrato castello medioevale, e lasciamo pure l'enzima batteriolitico (intorno al quale molte pagine si sono sori t te, ma poco ancora dimostrato), il rogo che a sè stesso appresta il batterio, e che ci ricorda in alcun modo la magica pira, in cui da sè si accende la fenice della leggenda oriental e. I n quanto a noi pensiamo, e chiediamo perdono al sommo Ehrlich del gran peccato, che a questo modo la medicina e le scienze na-turali si riconducano di molti passi indietro, rievocando di nuovo le concezioni, spesso ingegnose, ma pur sempre nebulose della metafisica. N è vediamo il bisogno, nell'assenza dei fatti, di sostituire ancora altre i p otesi alla teoria così geniale di Metchnikofi', o a quella di Metchnikoff e di Buchner, con cui si fondono la dottrina del fagocitismo e la dottrina delle antitossine, e le quali in buona parte riposano sulla osser vazione e su prove sperimentali. Ora con la guida delle cose vedute è agevole di com prendere il fe· no meno del'agglutinamento e la ragione della sua assenza in alcuni casi, in verità non molto frequenti. Verso i germi patogeni del tifo, come di qualsiasi altra infezione, penetrati nell'organismo allo stato di virulenza, accorrono i leucociti per l'azione chemiotattica posi ti va dei batteri i o delle loro tossine, e spiega il suo potere bactericid a il siero, mercè le alassine, segregate dagli stessi leucociti. Questi poi, specialmente gli elementi mononucleati e quelli a. nucleo polimorfo, esercitano la loro azione fagocita.ria., insieme cou le cellule end oteliali dei vasi e delle s ierose e con le cellule fisse del tessuto connettivo. Ma, se il numero dei germi e la quantità d elle loro tossine sieno tali, che ne debbano rimaner vinte le putenze rea.t.ti ve dèll'organismo, ecco allora costituita la mal a t ti a ,


STt" DI E COXS JIJ E RAZ!OXI

con due ordini di manifestazioni morbose, alcune d ipendenti dalla lesione anatomica dell' intestino, al t re dalla infezione. Ma non perciò ha fine la lotta; chè, se i bat terii ed i loro prodotti debbono con il tempo esaur irsi, l'organismo dura nella sua difesa , mercè la iperplasia d elle cellule bianche, la quale, secondo la legge dì W eigert, compensa la perdita dei lencoci ti col ti da n eurosi. L vwit e Schulz avevano già per i primi atfèrmato, che nelle infezioni alla ipoleucocitosi iniziale succede ben presto le iperleucocitosì; e r ecentemente Naeg eli (l ) conchiuse, dopo lungo studio in una g rave epidemia di tifo, che alla leucocitosi n eutrofì.la del primo periodo della infezione segue n el secondo e nel terzo periodo un consid erevole aumento dei linfociti. P er tal guisa cresce la secrezione delle antitossine, le quali, come si sa per gli studiì di Behrìng, sono fo rnite dì un'assoluta specificità, sono cioè attive n el distr uggere unicamente le r ispetti ,·e antitossine. Non è ancor nota, è vero, la costituzione fisica. e chimica delle m olecole a lbnm inoidee, che assumono la fu nzione antitossica; ma, se non si può dubitare della esistenza nel siero degli animali immunizzati contro il tetano, la difterite, il colera. ed al tre infezioni, di sostanze aventi un potere antitossico specifico, come hanno dimostrato le esperienze d i Behring, di Roux, di T izzoni, di Sanarelli e di altri (!Jlutantilo.,·ine di Behrìng), non è utile dì sforzare l'immaginazione nella ricerca d'ipotesi, che n on hanno il sussidio della. osservazione. Egli è cosi che il siero, o ve sono molte antitossine specifiche in circolo, è capace d i agglu tinar e e di uccidere i batterii di una. co ltura, o di neutralizzar e i loro prodotti. E , se talora manca il fenomeno, si può pensare, o che scarsa. sia la. nuova produ~ione di leucociti, per particolari d i C••11lr. ( . ,,,,·tJ. 1\'is<~l»cll .. n. 3, 1 9(~1.


L"iTORXO Al CA~ l rn: DIPOR'l'.-\::-ITI EI 'C.

f>t<3

condizioni delle ghiandole li nfatiche e del midollo delle ossa, che sono gli organi più della milza destinati a fabbricarli ; o che, sopraggiungendo un'altra infezione, l'azione dei leucociti si specializzi, per cosi. dire, avverso le tossine di questa, con la. produzione delle rispetti ve antitossine specifiche, e nella fabbricq, di esse si esaurisca l'attività. formutiva di quelli. Cresciuto il numero dei nemici, non sempre conserva l'organismo poteri snflìcienti, che valgano a difenderlo contro tutti ugualmente. (Continua).


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA ~fEDIOA F. fo'n IN!-: E. - Sulle affezi oni chir a r g l ohe importanti, pos t 11me d ell' • influen za "· - ( .\iilh. aus d. Gren; ueb. 13.J. v.' s. ~():l .. Di tutto il ri cco ed m te1'1'ssat1lr> materiale, che l'A. ha r accolto nella sua e,..Lesa pt·otica, non vo~l i amn l'ifel'i re ' fUi che ~t ! run i punti in parlirolar modo impot·lanli, riman dando, pt> l' il r esto, aii"M i gin~;~ le . Ol tr e nlle complicazi on i ~iii. note dell" influen~a, r A . r lft'risce d i fll'8t' riù. volt8 vi sto insnr gt'r e l 'appendic•le dopo la delta ma la ttia . Egli 11on fonda il r ap· pt•rln l t·a rpte'-'LO du t! fl!r·m·· mnt·lJO~v S(lltnnlo ~>ulla tl•m por·anea succrs»ione dPIIe m edesimP, ma sopral utlo sul fallo che coll'atttn enlo d•·i ca:::i d' i'1.Jlt!Cil%a !:<'accrPsce nltrrsi il numet•o dei ca"i rli P"rilill1 te, cosicclll• si pntt•ebb~ di re lrattaesi tan to di in(iuen;;a q uanto d1 epid.,mie di append icite. L'A. os:>er vò delle neuriti in qunsi tutti i punti dd cor pn; e r iuscì ari olleneJ'I' buon issi u1i r ì<>ullati con r t>;; tl!Hsione cru en tn, lH'incipallllente nei CM·d in cui i dolol'i v1ole11li rrl oslinat i or.cupnvano il Lr r•r Jtor io del !'ad ialo, dell' ist' hinti1:o e del pl ontar·e. L e neu r iLi dci nen·i addo minali fuJ· .. nn piu YOite <:<wsa ùi er r ori d ia~noslici, poiclté fu r ono scaml..Jiule con CHleoli bilia1·i, con roliche nefr i liche e con alLre simil i alfezioni. Una twur·ite degli 11l l imi neJ'\'i lombat·i, dell' dAoiro::w~tr ico e drll' ilroinguillale, ùied~ l uogo acl unfl f'nr·mH !';irnile oll'nppcndicile, che 1'.\ . i nel ir a come pst.!udo- appendici te: soltan to un accurato e!;nme cler nr n ·i nel IOJ'O decor so e nei loro punti d'uscita può i111peJi r ci d1 cnmrnt>tler e un err 111'e. !-'elllhr n anro1·a a noi di spccial(• inlc•rt>s:-<e la neu r ilc ascellu r P cliP l'A. O!';servò sopra si· sle;::so. I l 11t>r m er·n sensi bile a Ila pr C!'\«ione. e dolente so· pratulto n rll'elt•vnzione l aleJ•ale del br·acc:o. ma:>sime poi, nel fare l'allo di utrerr·Are fJUilic·hc cnsa con ls mano volta all'in· di,•LJ',.>, nel quolt.' ntovtm <.'nlo il 11en·o viene m0llo stir ato. I n gt.merale, rwl tr·att:Hneuto ùPlle neut·iti, t·ie~ce meglio una te•·R pia b lt~ nùa. e sono pat·LicolarJnPnle raccomandabil i !!li An-


Hl VI:)'! ' A .M EDICA

f>o5

ti nervini e g l'i m pacchi alla 1-'riessni lz. Lo neurile del pia ntare decorTe sollo l'aspe tto di una metalm•,:;algia nel la cu t' a <Iella quale s i consigl iano le ~ nole di gommH del la cui uUiita l'A. ha fallo la pr ova su s•'J ::;te;;:::o E. T. A . H EtlH .\ lA ::-1 :'1. - Contributo alla questione aulla cura in terna o chirurgica della. oolelltia.sl. - {('en tral!Jfaft /'. mecl. W t.ssensclw(t. , n. :1, HIOO).

La colelitiasi deve esser e tr·attAla con mezzi i n terni o con mezzi chirurgici? L' A., che ò direllvrL\ drlt'ospcdaledi Ka!'lsb•1d, risponde a tale domanda nel se~uen te modo, IJasandt>si sulla sua es.tesa pl'atica : 1° N el ln for111a r·eg-olar e delhi col e; li liasi, la 'luole soltan to raramente minaccia l a vlla degli infer mi. deve co n!"iglia l'si sopt·atutlo la cura i11 ler·na, ossia la cura dell e ac.:;ue minerali . N el le fo rme irregolari, invece, la bal neoter apia. si dimostra i neffi cace ; 2° L e cur·e delle acque miner ali debbono l a l or o favor evole azionu n ella colelilia;;i nlh' lor o Yirt(r cul agoga i'er· la quale il calr olo rim ane. co n tulla pr obabi li tà, latente. N on !'arebbe giu!"ti fi cala l' ipnt.esi che ammdlt>s;;e un'azio ne espulsi va; 3• 11 valore del tra tta mento Ol:ll"r ntivo non poll'à essere gi usta mente appt•ezzato se non dt>pO lo >;Ludio appt•o ronrl ilo delle t•ecidi ve che seg uono all'opet·aziorr e. E. T.

K

ì'vL~r< AG LIA:-<o . -Aneurismi aortlollatentl dlagnoatloatl

oon la radtoa.oopia. - (Gauetta degli ospeclafi e delle cliniche, 4 mar·zo i \)00). L'illustre clinico di Genova pubblica una s ua lezione cli nica, nella qua le pArla <.l i due suoi ammalali, all'etti eli a.neul'isma dell'aor l'l d iscendc•n le nei qual i egli, primo in llHiia, potè stabil ir e indiscutibilmerrte la d iagnosi di aneur is1r1a dell' aorta discendente mediante la radroscopia. È nolo come l'l'a lulli gli aneurismi, i più fB cilmente latenti sono quel li dell'aorta discendente; la sua Jirezio nu dall'avanti all'inctielrt) fa si che possano svilupptu•si mol ti an eu t·i~mi senza emerget·e nè ant eriormente nè poste ri o rm~ntf!, anf' he r>et·ché di r ado raggiungono un ~ r·ande volume, i noltre di tulli i seg11 i fi sici citali dagli autot•i com ~ pt·oprii dell'anen risma dP. II' a ot·tu discen. ·dente, nessuno può es!Set• ritenuto per tipico, nessuno può


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RIVISTA MEDICA

over aHt•o sìgnillcflto fuot•chè quelle indizìario ; possono fa~ nascet·e il sospPtto dell'esistenza dell'aneurisma, ma non ne pos~ono da r e In dimostr azione, donde rì sulla la gr aodissima iu1portanza c he per la diag nosi in tali casi acquista il potersi servire della f.!enia le scopel'la del Ron lgf>n. Fin isce con la seguente COIIClusione: « Tun te vo lle s'è o:lelto che le ri cerche scienti fiche astratt e non possono intel"sare il medico pratico, ma qneo:: l'allt>r mazione, come sempre, trova np-p;i. anche pei nol"lri ammalnti, una smentita . E ssi infatti, sl ann•J a dimoslt·al'e c he indagini così l•mlflne, in apparenza, della pr atica medica , come suno qut:lle che coudussero alla scoperla della ra dio~cnp i a, hanno demol ito il pr oblrllla fot•mulalo dal Laennee ll'e querti di l'eco lo ndllletro, quando insegnava che g li aneur i><mi, i quali non pr e;:;entano tum ore appt·ezzabi le, possono e;::ser solamen te so::<petluli, non diagnosticali. Oggi, voi lo ve.Jelt:>, grazie a i ra::r~i di Rijrrtg ert , po:::siamo con sicur·ezza diagnosticare lutti gl i aneut·i ~ tni latenli. G. R.

H. K RfJ:". - Sulla alntomatologla e terapia. delle gravl para llal del deltoide. - (De ntsc!te Zeilsch r. fii r Neroen heilk. 15 Btl., 1-2 HJ.

L'A. osset·vò l'fuallro casi di pat·alisi del deltoide i n cui er-a ancor a possil,i iA uua ootevnle elevazione del braccio benché vi J'oR;;e total e atrofia e paralisi . Gli ul timi esperim enti dimo· strArono c he CJUe"l<J ri ;:;ullalo era do vuto all'i ntervento ausi· liar e di diver si muscoli, e ciotJ : la par le supe t·ior e del pelto r ale. dt>l cOI'aeo-brachiale, del sopra !>pinoso, i l tr apezio ed i l serrato. L 'elevnzione fino alla ver ticale è pr odotta dal sopr aspinoso. Jopo~.: lt è !{li altri muscoli hanno compiuto lo sforzo di porta t· l'llrLo in pos izione ori zzontale . L 'A. cer cò poi di trattar e tet·apeulicam Pute i casi da lui o:::servati e r iuscì ad olLE'nere in due di quesli dei t·ic:ultali mollo soùdisfarenli, notando che in uno la paral ic:i del Jelloide dut•a va da lO auni. La pazi cnl<' fu educala 1:1 spinger e ùnz!tulto il b!'nccio in avauti ed a l enet·lo in tale posizione per u 11 l '} mpo abbasl1.1 nza lungo, m edian te esor crzi m rJ todici, poi a portarlo lalet•almentc, e fi· mllmenle si riu scì otl ottener e l'ele,·azione laterale. Poscio s-i pt'•Jc:eJelle all'es• •r <!izio dell'ele vuzìnne alla verliel'lle. con tale J•i;::ultato che, dop<1 10 setliman<>, tutti i m ovimenti erano [lO!'<· srbil i, •JuNntun'l ue fnssel'o di breve dut'lllf\ . E. T


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

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E. Tr1ih tMER. - Tabe dopo un trauma. - (&erl. kl111. . ·woc/t( n.~ch r , 11. 7, 18\J!J). Un uomo di 42 ann i ri portò una coulnsione al piede siuislro cue, an che dopo una lung-a cur"a, lasciò dieti·o di sé dol or·i e pareslcsie nel pie l e stesso. Otto settimane p11i lar ,li ::;i o~giunsero distur bi n ella forza e nel min g-ere; quullro mesi dopo, dolor·i lancinan ti e debolezza nel pi ede sini s:Lro, e al termin e di du(>. ann i, punlur·e e deliolezza in en tr ambi g-li arti infer iori. A ll'esame pr·alicato nell'o spedcd ~ si ril evo ur1 callo nello scai'Qrde del piede sinistr·o e - qud ch e più interessa - si constatarono i sintomi classici della tab e (diminuzione della potenza motr ice, r iflessi, Jistut·bi della sensibi lità), sintomi che pr·ed0minovuno nel Ialo della lesione Lraumatrca. N on sr escludeva la comp licanza dt>lla neur asl enia; pare non f1Jsse pr·egressa la si filide, ma é bene n otar e clt e la moglie del pazien te era nf'l'ellA da demenza con t·i gidilà pupillar e e col si ratomo del W c!" l pl 1al e per la seconda volla \' eniva r·i coveral a nel manicomi o. Questi falli tol gono al CASO io parol a la sua. pur·a eziologia tr·aumatica. I n un secondo caso (uomo di 44 ann i) il trauma consi!;l elte i n una lesione cutan ea su eotra111be l e tib i~. par ticolal'mente sulla destra. Suùilo dopo com pRr vero dolori uelle gambe e incertezza n el camminar e, con maggiol'e accentuazio11e a destra. Dopo sei mesi , all'esame prali calo nell:ospetlale si constu lò che la tabe si er a dichiar ala. e che l'a tassia e l' ipoalg1•sia predominavano nel lato deslr·o. L 'au t ore consider a questo caso come <• meno traumatico • del pr·imo. Egli cr·ede che: • se un in.Jividuo immune da sifilide, da ta ffr etldamenti e du gr·andi fatiche (surmenarl''), si ammal a di tobe immeù iatamente dopo un gl'ave l raumatismo o , per lo meno, in un periodo di tempo non m ollo lungo, n oi do vremo l'ondatamente supporre che ti trauma é causa e base sufficiente della tabe. ,. E. T.


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111\'I,T.-\ DI :\E\'IWI'.ATOLuGI.\

Contributo a.Uo studio dolla aoleroal laterJa.le amiotrùfioa. -- (f 'ent r a lb/ra l (iir m.et/. W r.~~~w;e/c , n. 45.

.J. PAr..

I l'!)!)) .

Un u()rno di ~"> aur.i, eire nve..-a t·oulratlfl la sifilide da 17 ar11ri e ehe si t•ra a;::snl"lJellalo, tre anni a !.Jielro alla cura delle frizto11i, crmn1wi6 a r·i:::t:ulire deb•,lezza negh arti inferiori, pt1i uei >'U!Je riqri. L'alfezione andil p•·l!giorando, ed una cu ra di fri zioni re;::Lò :::e111.a elft:llo alcuno. Due anni dopo la compnrsa eH :::u.JJ,\Ili fatti rrtfJrbMi , egli J'ieover ò nel· l'n:-::pr>d!ilt:, dove l"i c·nnc;tnti1 fltJAnto S•'!.!lle: atr ofìa dei muscol i delia spaiiR, cl••! I.Jidpitc e degli inlt:rns!'et i'Jl"Cralmente di 8inii'lra, debolezza delle bract.:ra e delle I!Hntbe, atr·ofia dei rnu:::cc.l i di qun~te ultime, 1-dema. p1ede equino. :\IIancaYano disturbi della :::Prt~ibilitil e conlrallur .... : t->si;;teva il sinloma del \\'estphAI e il r·ille.-:::n dd p i ~>de. ;'\ellt> gumbe si S\'iluppò uua ct~mpleta J'lll'aplegi« ,.enzA cnntrnttur·e, tn•·nlr,. nelle bracc1a il l'rocP!''-O dècot'>'e P'Ìl lentanaollle, ma fìn alrnenle la puralisi Jt-lle braccia (in !!l'ado r11in ore quella dello drta) si at.:cenluò in tuodo 11"!<81 n0lèi'Oie. La r eAzione ullo !':'ti molo elctlric0 si dtlt·grtò a poco a poco per·:::r"LCndo contrazioni libri Ilari. LA mnrte a vvenrH• dopo qun~< i tt·e Anni in :::e§!Uilo 1-1 paralisi del dinfr111nma. L'e-<u m ... rni crn:<cnpico fece ri lt!var·e I'Psr,;teuza dello caruller·istkhe anatomiche dl'lla sc:erosi laterale ntniotrofì <'ll, Le cellule del rurn o uuleri or & er auo senza co11ironto più le"'l' elle i cor doni ll!ler·al i . I cor Joui H n le riori e i la Lera l i del cervelletto offl'i vano una de~erlf'I'I!Zio n n di poca import~Htza : c"i:;levano degene· razioni cout pleLH men LP, iscJla le nei corri o n i postt:r iori. Cluricarncnle il ca«o elJlJe ur1 decorso l uLL'altro eire or dina ri o per la pr,roali"i Oaccida 6 per il modo di COlllpOrlal'SÌ dei t•iflessi patellari riH•, del r e"to. "ul lin it•e della ' 'ila , e1·ano deb,>li, 11111 nnn furono mui esfH!erali. l'l!t've !>Lt•anR. Hnche l'e!'i slenza òi:'IJ'edema di cui nou si polé dirno;;trn t·r· il ra r atter e congestlztn. E. T . ;\l. K E ~nE . - L'eziologia della. ta.be dorsale . .f. 1.-lin. . .\1e1l., 11. :H, I H!J:J).

(Zetcsch r.

Cnn nuove di o::cu><"ÌIJ IIi e cnn In ~ludio di t-1lcun i cRs i l'Autore cerca di conJ'ular e la connes:::ione fra la tube e l a stlì lllle. La sifilid e non iJ lu causa r r•alc della labe; anzi , in


J-t l \'!ST.\ m XEVROP.\TULOGlA

moli casi, nun puù essere conside-eulA COillt: momPnto predi-

sponente. L'ipoLe~ i che unn cu i'a di fi'izioni defkient.c o lrnscui'ala contribui sca a far insorgere In tabe, non è pun to dimostrAla . In generale la c ura culle f'I'i zi o11i a~i" c·e sl'!lVOJ'evolmente nella l a be; e rpmndo ne seg11i u11 essenziAl e m igl ioJ'Illllent.>, si L•·atlo di unA diagnosi errala o di sugue" ti on e o rl i AILrL fflllori agenti su ll'organ ismo. L'uomo civilizzal o è più disposto alla labe che quello il quale si trova sul f!I'adino primi tivo della collu ra. La tahe si originR, con molte pi·obabil ilà, sull a base di una

debolezza di svilupp0 tl ~ l sislrma ner vo<:o, oppur•e si acrJuista con una falica recessiva (sll r mena!le).

E. T.

Cura del morbo dl Thomsen mediante l oomnnl mezzl d estinati a combattere l disturbi dl nutrizione. - (L'l Scmuine m é,ltcale, :?l febbraio 1900).

BECIIT F.IIE\\' . -

M e n LJ•e n unwrosi ne vrn log1 ellJ•ilHJ is<:n11o i l morbo di Thom-= e:n Ad un'nlr~zione con !le• d lll del ~i stema nPrvoso o m us<.olat'e, il rl olt. V. Bechlerev, pr ofel:':SIWe di psichiiJlrin e di malattie nerv ose al l'accademia militar·e di m ed1dna di PietrobtH'IW, opina eF<ser dovu ln lRie alr~zi o n e 11tl allcr azioni del r i ca mbio intra-or!Jenico, che hanno per conseguenza la pi'Oduzione di sostanze tossiche che p1•ovocono delle l esioni muscolari . Egli a ppog~ia la s11n opir1i one al fallo delle oscilla zioni che si v ed0no spontane~.~men te i ntervenir e nell'intensità d ei f·~n o men i morbnsi nei miotoniC'I, all'esistenza di CRSi ove la malallia di Thnm<:en non è affatto cougen ita ma ncquis1la durante l'infanzia, al cont ener l e or ine dei miotonici dall e sos tanze c he indictHlO una esag.·rola disinle::n·azione del lt' s· suto muscoi8I'e, qqal i la cr eati nina e la sar cina, e da ultimo ai buoni t•i sultnti ottenuti nelle molattie in pa r ola m edia11 te l'assoda.zionB di mezzi ter·opeu l ic1 cl 1e tendono a r iflllival'e il processo di n utrizione. Co"i il doll. Uechtct•ev vid•! scomparire tull.i i sintomi d1 tal e alft.l7.ione in un suo malato curalo mediante ginnn stica, mn'-'sag-g io e leLlri co, ba!..:n i tiepidi, ioduro di pola<>sio e l antipir-ina, mentre con un eguale l t·atlam ento c urati vi) ellri inf~em • m iglioi'SI'ono notevol men te. G. B.


500

RIVISTA CH IRURGICA ___.

.... _

La guerra. greco- turca. - RiasRunto !>tor ico e str ntegico accmnpil~nato da opPr·aziout mediche. - (Ce n · t rulblatt ./ur eltir. , n. H, 1 !JH).

LA RDY . -

A ppena s<'Oppiala n~>l 1807 la guerra l ra la T ur chia e la Gt·ecia, LarLly, nolo nulot'P J1 pr e!!inti ltwori ,::ulle ferile d'a r ma dn fuoco, Ri li"H\"Ò 11ll!t dil'twont> di nn o::pPdate da campo di 200 lell•, che fu institUtlo dAlla Banca olliHMna, e mandato i n soccorso dell"e•e1·cito tur co sul teatr·o •lt•lln ~uer·ra. Dall'oper·a testi• da lui pubblicata su quella l!uerra. r·icavert'mo soltanto l e noliz1e ed i r icor di di rarallE're puramente tecn ico, tralasciando le nll re dl·', per quallll) pr e!!evol i, hAnno per noi un i nler es!'e Rf'COJtdRrio. Nel tratlam•·nlo dei fel'tli che \"8111181'0 sotto la sua cur·a. egli si Rllenne ali e ~e:: u ent i r•t>gr>l e: nel l e ft~ r i le dell e pal'ti JOoJii , delle O!ò!"a e delle arlicolaz1oni, lavHre con acqua i di ii tor ni della ft>r ila usando di uno !>pray; r(lder i· f' disinft>l lar·e. rtuindi m!'d irll7.1UilP e fa!>ti»lu r a ron ~at·za nl !'Uhl11n alo o al jodofot'mJO . Se nccEHlevn che le fPrite vent!'-!>Pr o med ica te per la pi"Ìm a vnlta dopo 2 ~·i-8 or e , si appl icava dnppri1na la ti ntura d1 jodto; l e fe J·i Le delle n!>st"l e dellL' arlicolozioni, r: al ur almenll! venivano i m m ob i l i ~zate . Ope 1·azioni non se ne facevano senza una ~l'llndl! necel'>'i tà Pd urgenzA; e su que>'l a nor ma eJ·a r ef.{olnta anche l'•'!>tr ll7.i0ne dei cor pi estr anei. Tullav1a ;;i consllllò ben !)restn che la perman enza der cor pi e"lrHnei è mollo p1LI pel'icolo!>a ddla I•Jr O e>'et·e:;i, astra zione fatln rl a questo elle molli feri l i i11Sisle ''IWO JV!r esst> r oe liber ali. Qutn•li si pi'Ocedelle alla J•icet·,·a oli (Jnei cor pi estran ei colle dita e colle !>Ondf', e d•1ve er·u pos>'ibile, si r rmuoveva no. I nol l r •' si trovar0no con >'ingolnre fi'N(Uenza pr oiettili n~:~lle rerite, po1ch•'l i Gr ec1spRra\·ano colla mtsera ntun ilione degli anni IHK I e IR'iG. La lor o anna erA il fuci lt: Grac;, del CAlibr o di 11 mm., che con a,lntla mun izione •In una veloci tà in iziale di 4~,0 rn et1·i, e la JlO I'lata di 18111) met ri . A lcuni volontur i avevano il fuci le Miinnl ichrr dd calibr o di 6,5 mm . Fra i


RIVISTA CHIRURGICA

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Turchi non si osservamno quRsi punto l esion i di questi pro· 10Llili. L'autore vide soltanto una f'eriln di .~ltrapnel ; del re;;to t•gi i opino che non poch e di ' luelle !Semplici contusioni elle si osset·va vano in nume•·0 t•elati vomente •· eggua r devole, si do· vessero attribuire a pt•oieltili di shrapn<>l~ i quali spnrnti ad enormi distanze co lpivan o il b e 1 ·sa~lio con J ehnle forza viva. I Greci devono avet• sper imentato quesl0 fAllo co~li .c.;hra1mels tur··:hi. Ma ad ogn i mo lo è as$ai singolal'e che tra 519 lur(;bi feriti ùa proir>ttil e di fucile o d'artiglieria, in 127 si sia trovato o che il proiettile erasi aiTeslato nelle fer ila o ctw t\ v eva solo prodotto delle contusioui. Ollo o nove di quei ferili erano stati cet•tarnente colpiti da pl'oietlile di piccolo calibro e rivestito e r•·ecisamenle dal )li'Oietli le M iinnliclleJ• di 6.5 mm. e ne furono feriti cosi l ~>gg-flJ'mente c he 1'11utore si é fALla la convi nzione che, qttRndo quei proiettili non sono sparnli a brevi;;sima distAnza, la loro azione sia pet· r egola così mite e deb0le da non impedi re Hl nemico anche ferilo d1 pur·larsi avanti e di co mbnttere, d' accot·do in c1o r oll e o>:~wnflzi oni fatte in Abissinia. Un uomo ebbe trapns>'Ale l e due coscie da uno di questi proiettili il qu1-1le era penetr·ato nC!IIo scroto. Tale ferila non gl ' impedì di cavalcn t•e anco1·a p••J' 24 chilom etri ; fu f1Uinùi medicato. P ~:: J·cot·se di ritm·no altri 25 chilomell·i, rag~iunse il ::;uo t·eg g imenl•1 A c<>lllinuò a pr esla1'e servizio. Dalla casui -;:tica togliamo i nfin e queste tt lll'C poche notizie. Sopra sei individui feriti al gom ito, fu praticata la r esezi one dell'articolazione suppur·enle e ::;empre con esportazione di tutte e t•·e le epifisi. anche se ne erano offese solt anto una o ùue. l n tu tti si ottenne la guar igione con esi lo di soddisfacente mobilità. Di 31- ferrli alla r egione dell'anca e il ferili alle pal'li molli della coscia non ne rnorì alcuno. Eg •w lm ente favorevole fu il risultato di 9 ft>1·iti d' a1·ma da fuoco dell'ai·Licolaz.ione del ginocchio. C. P .

I prolettlll del fuolle lllau1er- (Medicat p,.ess, 29 novembl'd 1899). E uaturale il g rande interesse col quale si osst>rvano le ferile i nflitte ai soldati inglesi nel Sud Africa dai pt·oiellili del Mauser. Come si sa, il fucile rigato Mauser é l'arma della quale i Boeri sono in g r an parle p•·ovvi~li, e la presente guerra offre per la pl'ima voiUI l'ocrfl ~t o lle òi vet•ifì-


RIVISTA CHlRt:RGIC A

carne glt eff•·lli ~u Lru~·r•e eu r •ree. Sono ripor·ta ti nurner o,i casi oli ::olrali ffJ•il1 dalle palkltlnle dei ~r ause r , e ei re ora rriaco::inno neri' n•periale di W yrt!JI:lr g. A Il' P!"flme dello ferite SÌ vede che 'JUC:<la pRJIOlltll<l produce Ul1 rm·o 8 m ~u·gtni pi u netti tlel fucile Lee- ~l elfMd nelle o::::::a e nei t e~~ uti molli. e eh ... l'apertur a di u:::cita non è pril f!r ande di 'l uella di entr·ata. ) 1R se r obiezi,>ne <"h~ :::i fa crmt r·o l' u~o del Lee -M~trord é eh,.. t>l'<~o no1 ril:l::: ~e art nrre:::tAre chi corr·e all'assalto. unn taiP obrezione d•·\'e es«o• r P. mrollo mag!!'ior e contro l'u:::o c1PI :\l au:::.. r , le cui ferile pn r e r!Je siano meno mortali dr •ruel ltJ. La concluc:ione r a7.i•male rle Ye e:::st>rr• che :::e tninor e é il danno pr o l0tlo da 1pr oretlil e, minor e ne é rl suo p() te re di ~ ar J'f'~ to •, e se l e rer i te del M au«er sono mPno ~Zra v i di queliP del L ePl\1 et fo rd, il rruale è detto ar1na i n~e ,·vrbile . e:::s;J dHe e::<ser P 811Cn r•n pi(l inser \·i b·t ... Rr à in l er e«;:anle, alla finedella:zuer rn, apprendo·1·e l'opinione de~li esper ti iu m ater ra. Sem brer ebbe che il rurrl,.. moderno alobia ra~.:iunlo u n La! e g ra lo di pPrfezirrn P. lll "c ~uic'l e s ·ientitica . che il suo p r oièl llie d·~"e orferul~re unu parte vilal'3 ver·chè la vita d'u n sol.lato sia in A. M . per rcoln.

Circa. l a. ooaldetta. operazione preoooe 4eU'append1cite puralenta. o ol.oorenosa.. - Ber /. lùin. H ', · ch~'n'<•·/, r. , !Bi!), 11. :l::- :H).

RrEuEL -

Coll'amto tli alcuni rn e•li··i pr·alici, L-\. ha I'<JC..:o!Lo 9 5 casi di app•·ndtcite, di r·ui 501 Je ·~O r:"t' rO l t!:;!!:!t> r i, e 478 gravr. [ ca~ i l ··p-~eri h M ebbero tr11ii e:<ito l etale, e il lor o punto dr pArtenza era un'ulter azin·re pnt'liOf!ica dt>ll'appPnd ict>, eire l' A. i ndica col nom<> di Rppen~icite gr·auul o::<a em orr l.lf!lca, pr>r ch•· l r a l e !!la'ldole si tro,·a11o ~ l'anu la zi o ni con emorr a!!iA. I l 51 p. '1 110 di l utti i cac:i 110 11 m i~e ro rn per rcolo la vita né J·idriesrr o Alcuna op;•J-a.drme; ma l a cosa fu dr v er sa pei ca;:i gr·a\'i. Dei 478 oli rpre~ta cal·•go r ia ll q ebber o e~ itco letale nel prirno a llnc·:o. f\ 0n polendosi saper e a pr io r i 'JUale dècor w alilJia un caso l!r ave, cosi l'A. é dr parer e che sr debbono se mpr e operaJ·P, nrm essendovi altra via dr !<8 1vezza : an eire una lu mefllzinno• B~'compaf[nala rla f~bbr·•• e da acce!Pt'a men to del po l ~o . i n· dic!l una pl'onta oper·azione: n<'lle pers,ne obr;,-.e l'A . sr deci"e ad oper·ar e fra sin tornr {!t'a vi e senza che fos«e pnlese l a


RIVI S'l'A CHIRORG!OA

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tumefazione. Secondo l ' A ., l'opera zione pr ecoce ha, tr·a gli al tri vantaggi, pur e quello di imped it•e nssolu ta m ~ nte l'ernia addominale : non occorre tamponare per lun go tem po i piccoli asces~i. L ' A . sutura in parte la fer i tn, dopo l'esp0rtazione d i un'appendice suppur ante : po ne una $;et•i e di punti di catgu t altra ver so il m uscolo obliq uo intern o, tr asver so, l'u sci a trasvel'!"ale e peritoneo caduti nell' i ncisione, e. in un secondo piano, sutura l'obliquo esteru o. Fr a le due serie di sutlll·e, t•imane sol ta nto un o spazio lungo J-2 cm . che permette il passaggio d ~ r t piccolo l8111fJOile nel peritoneo. La pelle riman e non sutut·ata e iu 8-10 giot·ni si ci catr izza con alcune liste ùi cer ot to. E. T.

Contributo alla patogene• l dell' appendloUe. - (R ioista veneta di scienze mediche, fase. 10o, 1899).

D E R LEC I<t. -

Il ùoll. Jona r iassume felicemente nel seg ue nt«:~ m odo i l concet to ci r ca la patogenesi dell'appendici le che il De R lecki ha S\'Oilo, con la sua 110ta co m p~> te nza, nel fascicolo 6° degli Ann al i di Pastaur del 18fl9. N el 1895 l'A . dimostr·6 che i hatter i racchi usi in un'ansa intt:stinale strozzata e non perforata si molti pl icano, e che il /J. coli 8!<àl ta la sua virulenza mentre è ancora dentr o l 'ansa str ozzata, prima del suo passaggro nel cavo peritoneal e altt'a '·er so l a pa r ete delri nlesli11 o. Queste r icer·che cos tiluit•ono uuo rlt>i fondamenti su cui il Di eulafoy stabilì la sua teor ia della ''cavità chiusa • per la p11togenesi della appendicite. L 'A . partendo dal conce tto clte la lesi one istol ogica della parete intestinaltl possa di per se, i nòi pP-ndentem ente dallo slt·ozzamento, mo.t incar e le coudizion i vi tali della fl or a batterica contenuta, volle - a controllo della teot·ia del Dieu!lafoy - applicare più ùiretlameute questo criter io al pt·obl ema dell'tt ppendicile, e studi6 le modiflcazion i di vit•uleuza del u. eol i nell'appeudicite sperimentale del con1gl io. E f\'li la otteneva senza strozza l'e l 'appendice alla sua estremi tà centrale, m a producendo alter azioni ci r colatorie della pR r ete con anse che n e stringevano pi il o meno i vasi : stud iava la vir ult!nza del ò. coli lt·atlo dall'appendice primo e dopo di aver ottenuto i fall i i nfiammator i. Dai suoi esper im enti ri sulterebbe r ealmente un ce t•lo rappor to f t•a l e al tet·azi oni della parete appendicolare, dovute alla stasi venosa, e l'usallazione 38


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RIVISTA CHlRUB.OI OA

della vil'ulem:a del /;_culi; ma per ché •1uesto si rinforzi ed insorga l'a('pP-n<licile, non é indi~pen~o bile che la ca vita appendicolAre si occl uda; e cio; del reslo, i· d'accordo con osser· vazioni clinicl•e ormai numer·ose, le rru ali dimoslt•ano che può t eo varsi obliter·Hto il lume dell"append ice sen za che si sia proJuLla appeudi~.;ite. Ori l le esperienz e dell'A . ri sulla pur e che può scoppiar e un· appendicrte suppurata co n prevalenza di h. coli, senza esaltazione della virulenza di fJUCslo, per sem plici alterazion i di nutrizione della par·ete appendicolar e; il elle accr·es<"'e l'importanza della m inor r esistenza dell'organo nel la patogene~i dell'appenciicile. l n ogni modo l'A. non vuoi dar·e una nuova teoria ge11er·al e dell'appendicite. Anzi. l enendo conto delle variazioni chd pr·esentano in condizioni patologiche, sia la virulenza dei batteri dell'inte;slino, sra la t•esiHenza llclla parete appendicotar·e, crede r he la palogenesi dell'appendici te sin varia seconrlo i casi . Più si studiano l e poli- infPzioni e più si gi un ~e allt~ conclusione rl te i processi mor bosi, che esse pr·ovocano, sono dovuti a tutta una serie di agenti pall)geni di vario ordine , la cui comples;;ivitil non peemetle di ra cchiuclerle in quad•·i di una teoria gener ale. E. T. MooR~.

-

Llnfadenite sorofolo•a. -

(Cenl ralb. f. Chir . ,

n. 48, 18!)!1). Tn hase ad e!<perimenli sopr a animali, Arl oing ha espres!>o l'opinione che la linfaclenite srr ofolo"a debba l a sua speciale pos-izione di fr onte alle allr·e all'ezioni lubet·colari ad una vir ulenza allenuata del bacillo speci fico. Per·ò 'JUesta attenuazione non ver-rebbe ~11bila dal bacillo solo ncll"intern o delle g-hiandole ma essà aHebbe luogo RÌli prima dell'infezione ghiandola re; i n altre par·ole i l vi r·ns srr ofolos-o rnppresen terehhe trnn speciale for111a indebolrta del bacillo. Invece W is·· sokowicz farebbe dipendere r atrezione scr ofolosa da un diminuito numer·o dr bacilli. Mikul icz pt•ese in esallle le asserzion i di questi due autori eseg-ut>ndo ropra c1wie e coni;di adolti t'speriment i , in seguito ai qnali P~d i venne alle l<Cf.!Uenti conclnsioui: to La vir u lenza del virus luberc(\loso che si trova nelle !2hit~ndole srr ofolol<e è molto pii• debole che quella ùel bacillo che si ric:ronlra nPp;li spuli dei ti" icj.


HIVISTA OIDRURGICA

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2o La scarsita dei bacilli infettanti può, in singoli casi, essere non del tutto indiller·ente per l'esi.Lo delll'infezione; però ha una parte mollo secondaria in confr·onto dell'tmporlanza che ha la virulenza attenuata. :Jo Passando il bacillo nt>l corpo di animali sensibili alla tubercolosi, pnò la s•JR vit•nlenza elevarsi notevolmente. ~·Si ccom e il virus scr ofo l• >SO, posto in f'avorevoli condi.zioni, aumenta rapidam ente, co~ì è p"ssibile che la sua virulenza r elativamente dt'bolc dipenda da una diminuila capacita non tanto ad accr escersi quanto inv•~ce alla formazione di elemen li noci vi. 5° Questa attenuALa virulenza del bacillo tubercolare non è un facoltà acquistnta fu ori Jell'ot'ganismo, e~ sa dipende piutto~ to da un aumentato pot ere di r esistenza per· parte delle ghiandole li n fati che. Solto questo r iguardo le rnutabili form e d~> lla tubercolosi ~h iaodolare, dalle sern plici iperpl asie alle caseilìcazit>ni cd ai r ammollimPnli, ci appat'i!'lcono quale un indice del mulabile grado del potet•e di resistenza del te«suto ghiandolare di fronte alla infezione. Quali poPle d'in gore~so pel' la infezione ghiandolare sono 3nzitutto da considerarsi la farin l-ie e le. tonsille, quindi i denti cttriaLi, più raramente le lesioni de lla muro!'a, del nasn e delle fau ci , l'o torrea cronica per le g hiandol e preaur iculari, lìnalmente, mollo piu di raro, le le~ioni della faccia e d~ l cranio.

C. P. Sulle ernie 1ngutnall dl origine trau.matica artlftotale. - (Centralblatt .fur· Chir., n. 47, '1 ~9!)) .

<iA LIN. -

Co mpulsando la letter·atura m edica russa sulle ernie, l'autore tro vò che le ernie al'tir·icia li meritano di formare oggetto di studio uliii>-simo nt>lla pi'&lica m edico -le~a le . Secondo il parere dell 'nulore i l fJUal e si appo~g ia Rnclte !"Opra os:;ervazioni propr·ie, alcune erni e PO" "'ono essere provocate ad arte, e nel suo lavoro ~u questo argomento pas!:'a in rassegna i fenomeni obietLivi ca r aLteri stici della mnlattia. T ali fenomeni sai'ebbero: un tumor·e r otondo di forma emisferica alla r egione in g uin ~:~le, il quale mostra poca tendenza ad es tendersi ver·5o lo sct·oto. l n oltre t-i d evono l'iscontrar·e evidenti alter·azioni del canale inguinale, con si stenti nei la p l'P Senza -di for i non naturali nell'aponeurosi del muscolo obliquo esterno


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Rl VlS'rA OHillURGICA

e nelle purli pr ofonde del canal e i ngui nale La grandezza dell'ernia e il diametr·o dell'apertura d' uscita non si corrispondono ma invece Hanno tra loro in rapporti anormali, ed oltr·e a ciò la posizione dell'er nia artificiale r ispetto al funicolo sper m alit:o non cor·risponde al le condiziooi solite a verifi ca l'si . Aggiunl!asi che nelle er nie i n questio ne esistono sem pr e dolor·i locali srontanei oppute r isvegliati dalla pressione sulla sede dell'er•nia, inoltr e si vedono di !>Oli to tUffi(! · razion i ed ecliirnosi sul la r egione stessa. Espo!>ti i fanomeni car·altel'istici dell e erni e arti ficiali Galin pas!'>a a tra ttare delle cundizior1i anatomiche della r egione inguina le, valendosi in pa r te di lavor i di altr i chir ur:zlli, i n parle di osser vazioni e ;:perimenti propr·i i i quali, ultimi fur ono eseguili coi mezzi più svMia li sul cadaver e, come la· cer azioni ar·Lil icit11i del canale inguinol e, iniezioni di acqua e eli gesso liquido, coi quali mezzi egli cer c6 di pr ovocare quelle stesse al ler nzion1 che si r·iscontt·ar·ono negli i ndi vidui sospelli pr·ovocatot•i di er n ia ar liflcìale. Una conlel'ma d1>lle sue vedute gli sarebbe stata somministrata dnll'autop!'ia in oico di alcun i soldati i quali si sar ebbero deci si di ra r si oper are pet· er nie da lor o stessi pr·ovo-cate. Dal punlo di vista anRLomico l e er nie A.rli fìciali sar ebber o da assi mila t·si pet' l a f,Jrma alle er·nie direLle (secondo L inbar l). Secondo 1'0pi nione di Gal i n, l'nr le colla quale si fanno queste ernie ha già r ap:giunlo un certo per fezionamento ~iacché i segui propr·ii eire ne accuserehl.>er o l'ar ti ficio si fnnno sempr e meno vi ~ i bil i . C P. KihtMEL. - Bull& autura olroolare del vul. f. CIO:r. , n. 48, 1B9~l).

(Ce n t r alo.

P are che fino ad ora non sia stal.R esegui ta sull'uomo la sut11rn circolare dei vasi . K Ummol e se~ ul una volla In sutu ra cir·colar e dell'arteria femorale, e una voll11 quella della Vt"na femor al e e con otti mo successo. T utL' e due le volle questa oper azione si dovette p1·aticar c duri! n te l' ef'lirpflzione di tumori maligni. N el primo caso l'arlet·iA si tr ovò com pleta mente cir condata rla un tumore ghiandolare cn t•r inomato"o, r es tando per ò pcrmenbile. L 'operazione si pratirò i n quesLo m odo: i solam f'n lo del vasu !=<Opra e sotto, pr esa del vaso l'ra due pinze d'arte ne, r •·sezione d'un pezzo della lunghezza di .} ceoti-


RIYISTA CRlRURGlOA

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m etri. Riunione dell., due estr-emitli. mettendo i n flessione le gambe; inva~inazione della estremita superior·e nella infer iore. Sutura continua con fili di seta senza trapas~are l'intima. L ' emorragia che s i manifestò ai singoli punti. di ~u tura dopo allontana le le pinze fu fermala con una nuova ser ie di punti intere~r;auti la ~ol a avventizia. La circolazione allP- gambe si stabili immediatamente. N on si poterono osser vare i cambianv:!nti anatomici in seno all e suture perché l a recidiva del tumor·e, manifeslfltasi subito, distrusse l'arteria. N el secondo ca so si lraltaYa di 1;n car·ci noma cr·esciu to per due centimetr·i intorno alla vena femor·ale. La vena divisa del tutto fu cucitA ci rcolarmente. N on si fece invaginazione; si praticò sutura ci r·colar e nella quale non s i potè evitare la p~ rforazione dell'intima. Dopo le vale ~~~ pinze, la gamba perdelte il suo color·e livido . Alc une emorra gie prov enienti dai punti furono ar·r•estate c-on s ulur·a superJìcia le. Si fece sutura completa della fer·ita Si ottenne 1-!Ual'igione per prim.am ed il paziente fu licenziato guarito al 24° giorno.

C. P. HorFA e CA PPELEN . - Balla tenoplaattoa nelle paralisi. (Cen-lralblatt (ii.r Cllir., n. ;10, t R:1fl) . Il primo di que~li due autori r iferisce ~op ra 22 casi n ei quali egli praticò 26 tr·apianlamenti di tendini. In 15 casi furon o scisi in toto i tendini di un muscolo ancora capacP- òi fu nzionare, ed i l muscolo centr·ale fu inrws talo sui tendi ni del muscolo paralizzato. 111 6 altr·i casi Ho ll'a r ecise i tend ini ilei muscolo paralizzato e cucì le estr emità periferic he dei m edesim i t-d un muscolo che funzronava normalmente. I n un caso il trapiantamento fu ese~uilo combinando a s~ i l'me i due summento vati processi. Eccello 3 casi i quali furono disturbali tla suppu razione dei pu nti d i sutura , tutti guarirono per primn.rn. l ri sultoti funzionali che se ne oltPnner o furono in complesso soddisfacenti. Cappehen, dopo di aver citali gli esperim enti compiuti i n questi ultimi suni col tropianlame11 to di leudini, ci ri fe r·i~ce un caso di par alisi del ner vo radiale in seguito a frattura dell'omer·o che ebbe per conseg uenza la perdita di 6 cm. del nervo suddetto.


6l:i8

JHVJSTA CHIRURGICA

Dapprim a fu reciso il t~nd ioe dell'estensore r adiale de\ car po, e l'estl'etn ltti centJ·ale del lo stesso fu attaccala il più vicmo che fu pos!'ibile al punto d'inserzione dell' estrem 1ta perife1'ica. L 'articolazione dP.IIll mano v enne in questo modo fi ssata in esten sione. N ella stessa serluta il tendine del flessor e (lei car po ulnare che fu staccato dalla sua insert.ione all'osso p1·osoi'OJ·me fu cuc1 to sul tendine dell' estensor e comune dell e di ta. Dopo alcune setti man e, la meta lateral e del tendine del flessMe del car•po r adial e fu riuni to c<.J I' estensore l ungo del poll1ce. L' innc!'tO tend 1neo riuscì pe!'fellamente. Tl'e m esi dopo della pr ima operazione il risul tato eca il seguente : L ' articolazione del la mano e fissata io posi zione l ef!germ en te estesa e mantiene questa posizione a oche quando le dila sono fof'zatan1ente flesse, le qualli'O ultime dita possono essere estese compl etamente. Il pollice si lascia estendere quas1 al lo stesso gr·ado che quello dell' alll'll mano, all' i ncont1·o la s ua adùu1.i one e al•1uunto limitata. Il l'isu!Lato funzionale di q ue.,ta opera zione pu6 rlir·si ollima in quanto che l a paz1ente (una ra gazza di 9 ann i) può attender e alLUalmenle a tutli i suoi lavor i , ve;:tir si da sè, cucire, ecc. C. P . NoETZEI.. - Ulteriori rioerohe aulla via dl rlaaaorbtmen to

del batterli delle ferite reoentl ed importanza dell~ medeaima. - (Cent ralo. ,!'. Chi r., n . .-Hl, 1 ~99) . Come é uoto Schimmelbllsch lia òimol'll'alo che i balter·ii ~ i CJUali s1 t1·ovano poco lelllflO dopo l 'i nfezione negl i or gani inter ni di un anima le da sper·ilnento, veugono immediatam ente r1a~~orbiti Llai vasi sanguigni l'ecisi. Hal ban invece comballè que~ta opmione, ri tenendo egli il r 1assor·bimento possibi;e solo per mezzo dei linralici e ammettendo che i b<tl· ter•i palogeni sono trattenuti dall' animale nell e ghiandole linfaticll t>; che all'inconl r o i non pa logeni attraver sano l e gli ionùole e ra ggi un gù no l a ci r·colazione sang uigna. Con una l'ler ie rli r·ÌJ!Ol'Osr espel'imen ti Nol:'tzel ha dimosu·ato insosten-ibil e la te~ i dt Halban . La COilSegutltlza pralicu di queste ri <'ercl 1e Ila l'allo Vl~d,.. r·e che il r·apiùo assorbimento dei batterli divenla l'nlnle pP.f' l 'individuo col1•ilo solo nel caso di un elev11tO g rad o di vit•ul enza e, foJ·tunata menle per l'uomo, questo t- un caso eccezionale. L'autor e qulllùi concorda anche coll t• l'icrr clle di F 1·iederich il quale ri ~uarda l'infezione avve-


RIVI STA CHlRUBGICA

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nuta nelle prime sei ore come un semplic e processo locale. Perciò sotto il punto di vista puramente pralico que!lto pr0cesso infettivo è ùa riguardarsi come semplice processo locale io proporzione dell'aumentala r es istenza delfanimale ai germi assorbiti. Per conseguenza il r·i assorbim en to di batteri é da considerar si come un m ezzo pr otetti vo mediante il quale l'orgatJismo animale si cl i ft> tHie coutr o gli agenti infelli vi penetrati in una ferila o in una cavilà. Questa potenza protettiva non devesi per ò esager·are. La lotta. principale del l'organismo contro tali ger·mi infettivi si comball e essenzialmente sul luogo stesso dell'infezione. C. P. A . LuCAE.- Defla••o 4.1 liqaldo oerebro-•ptnale durato olnque settimane, senza fenomeni cerebrali. - (!Jerl . l:lin. Wochensch r., n. 40. 1R99).

In un infermo Ji 17 anni operato dali' A. di musloidi le per utite media purulenla cronica, mentre veniva esportalo un sequestro sovrastante alla dura, sgorgò abbonda nte quantità di liquido cereiJro- spinale do un'apertura dell a dura e della aracnoidea, contemporaneamente ad emor·ragia . (,.!uPI"to deflusso durò cinque settimane ed era cosi copioso, clte la fasciatur a dovette essere rinnov ata due vullc il giOI'rtO, e in tutto 'quel tempo non compal'l'cro mai fenoml' ni cerebr·Rl i uè si ebbi' mai febb1·e. L'A. crede di veder·e la causa di queii'H bhoncìanle dellu!lso nello stimolo prodo tto dalla presenza del set1uestro, il quale diede origine uppunlo ad eccessiva produzione di lil1uido cerebro spinale. E. T. L'allaoclatnr& della vena jagnlare nella plemla otltloa. - (Cent •al b. I Chi r ., 11. 49, 18!lD).

KoRTEWEG. -

Appoggialo alla teoria ed all'esperienza pl'atica K.,r teweg solleva serii dubbi sull'effìcucia del m etodo pr oposto qualche an no fa di legar·e la vena jugularo interna per· combatle•·e la piemia otitica. L e su.e convinzioni teoretiche lo portuno a credere che dopo fatta l'allaccistura della jugular e avvenga improvvisamente, per una inevitabile deviazione di ci 1·col o sanguigno aLL•·averso le numerose collaterali, e per Ji più sol to l'azione di una aumentata pression e, un lra ::;porto di particell e di


R lVlS1'A l) T OTO-R 1~0-LA Rl~OOIATRlA

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l rombi emiuenlement<:' infettive. F ra gli s vantaggi di queste operazione devon!"i notare le di fnrollà Lecnk lw, il pe1•icolo d'Pmor ragia e riclr 1ngr esso dell'a r ia. Aggi uugasi infine che l 'Allo ope1·ati "o prop1·io dell'ascesso che é già luogo per sè viene prolU11~8lO per J"opel·azionù preventiva sul la vena. l n ~e~uilo all'osser vazion e di un caso di sua pratica il quale fu Lrat.la lo col la operazione tlell'sscc~so sul seno tr~;~sv erso e in cu i la piemia g-ià ini ziAlasi dopo l'operazione venne fe· hcemente com hall ula colla sola incisione dell a j ug•liHr e, egli consiglia di asl('nersi assol utamente dalla legatura in qual unque caso consimile. Secondo la sua espe1·ienu1 il chirur~o deve agire come egl i a~i nel caso suddnLto. A meno che nn g r ave (1emmone al collo n on ind1chi impt>riosamPule lo scoprimenlo deliA jugular e, si opl'ra dapprima soltanto sul cr anio. Se poi i fenomeni piem it·i non accennano a scompa1·ir e, anclw una leggera tumefAz ione e i ndolenzimento loca!P r endono n ecessar i a la denudazione dC'IIa vena .iuJ!u iAI'C inte1·na i n al lo; fatto ciò, se crmlrariam enle a quanto :::i so!>pellnva, si lrova il vaso r ipieno eli sangue liquido e scorrente, dobbiamo ast.•nerL"i

da og11i ~:~Lto operativo, specil'llmente dalla legatura. Se poi il vAso é sede di un foco lajo pur·ulento, questo va vuo tato con incisione e trallato quindi come un ordinario ascesso. Se si trova cl1e la juguiAr e é nppianata e che colla pr essione ce11tral e non si intu i'[.! Jd isce, al lora si fu l' allaccialut·a cenll'8l e, l'incisione <;op1'8 la l••gatura ed i l t amponamnn l o della porzione supPI'Ìore del tr·onco venoso .

C. P.

RIVISTA DI OTO-R INO-LARINGOIATR IA KoE~IG

M. - O•teo-periostlte orblt&rl& eU origine etmol· d ale. - (Senuline mérlicwe, I l novernh:-•1 1 89~) .

L·au lore ricllimna J'Allcnzione !'li eli unA parlicolate forme di elmoidite, carallet•iz7.ata daliA esi!'lruza di una osteoJwr·i oslite iperplasica, sempre loca l izzata alla par ete supel'iore i nterna dell'ol·hita. llopo <ll(;uui f't:'nomeni generali leggieri e un poco di t>pifora. di corizs, ecc., si vede sopravvenir e


JUVISTA DI OTO-RINO-LAR INGO I A'l'RIA

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.a livello dell' an~olo in ter no dell'occhio un piccolo tumore, doloroso alla pressione, t'esistente, srnza fluttuazione che si accompagna ad una tumefAzione edemato!'a delle pal pebre. Questa scompare dopo pochi ~i or ni e il piccolo tumot·e osteoperiosteo dell'fu tgrJio i nterno dell'occhi o pr•1·siste solo. In due casi l'autore ha inciso il lumor·e no)l r itirandnnc che del sangne. Il pr onostico di questa formn d i etmoidi te contrar iamente a quello dell'empìema della mede:::ima regione, può esser e considerato come benigno, per ché l'affeztone tende natural mente ver so la guar igione e non dà luogo ad alcuna complicazione rl a parte del gl0bo or·ular e. M. .CASTE X. -

Sordomutlamo iaterloo. - (Bulleti n rle larynr;o·

logie, olologie, ecc , 30 giugno 180\:1) I l sorJomutismo ister ico, bene studiato anche in I talia da Mi11gazzini (Roma) e Gradenigo (Tori no), l• una for ma m orbosa cbe non r ispar mia il soldt~lo e la sua manifestazione ne! l'ambiente militare acquisto anche maggiore impor tanza, pel' l e g r avi questioni medico-l egali a cui pur'> dar luogo. Eccono:~ due casi osser vati in Francia e I'ifer ili da Antony -(Val de Grìlc~): 1. Un giovane !"Oidato br etone, di 23 an ni, cinque mesi dopo la sua incor por ozione !'u preRo dA ~ordomutismo nello spazio di -'t8 or e. La natura di queste turbe non er a dubbia perché i l malato presentava inoltr e una anestesia dell'ai·to superiore ùestl'O, un r estr ingimenlo del campo visivo, anosm ia e t~boli zione del rifl esso fari ngeo. Ricercando la sensibilità della m embrana limpanica, Antony ha determinato un piccolo attacco islel'ico e una par esi del nwmbr o infer ior e -destro. Il ma lato portava traccia di otiti an tiche. Forse la diminuzione dell'udi to pre('edente e la difficoltà di compren·der e la lingua francese, avni provocato nell'infer mo, una commozione m ot·Ale, in seguito alla quale si sat•anno par alizzate le per cezioui auditi ve pet• autosuggestione e secondar ia men te i ce n Lr i f11natori. 2 Soldato della l e~ione sli·aniera, di or igine italiano, presonl.ava presso a poco gl i !<lessi fenom eni. Cu ra. - t mpie~ro della cletlricilà stalica tutte le mattine. Delle scintille erano tiz·ate dalla parte anterior e del collo; poi applicazione della corr ente continua fino a 15 milliampere,


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R1VIS1'A Ul OTO-HIN O- LARIXGOUTRIA

il polo pu~ilivo alli-l nuca e il ne)!a tivo all'una o aii'R.Ilra delle or ecchie. Pa1·e però chfl la elel trrci!é. abbia agito m eno della r ied ucazi one fonatori~;~ dei malati. Dopo alcune sedute essi riuscivano a JJronun ciare le Iellere a ed o a voce bassa, poi alcune sillabe. Dieci gio1'ni dopo ripetevano parole di due silla be e alcuni giorni appresso i maiali avevano riacquislato tutta l a memoria , pal'la vano e intendevano senza difficoltà. La diagnosi ri posa sulla constatazione dell e altre stigmate i steri che. Gl"aden igo ha anche slabililo un altro seg-no ·diagnostico impor·tante, ft·a le lesioni or ganiche dell'or'ecchio interno e l' ister·ia auricola1·e: quando l'orologio è percepito li una distanza mag~ior'e della voce non cantata (qualche volla il doppio) si traUa di iste1·ismo, pe,.chè qu esta nevrosi, non vfl disgiunta da una inferiori tà p~ ichi ca !'d é più fa cile al maltl lO di po!·tare la sua attenzione ~ ul tic tac di un or ol ogio, suono mol to sempl rce, che sui suoni comples!ò't di una par·ola . Anche la i!'rilabili ta el ettrica dt:l nervo auditivo è diminuita nell'or ecchio isteri co ed esal tata nelle lal>il'intiti acute tGrlldenign). M.

n metodo •olerogeno nella tuberoolo•l larlnge a . - ( H11/lelin de l aryngoloyie, ot.>logie, eec.• 30 giugno t 8n9).

C ASTEX. -

L'A. avendo spesso constatalo i buoni risultati ollenuti dal prof'. L annelongue, colle iniezioni della soluzione acquosa di clor·ur o di Zinco nella tu ber·colosi locctle (10 p. iOQ) volle ripelerle nelle lar·ingili tuber cola ri. DapfJt'ima fu ll·atteo ulo dal p•~ ri co l o di una I'OI·te tumefazione realtiva, ma poi si decise a f»l'le sia perché il W eglenski le fece nelle amigdale e nelle pnr eti faritr gPe senza g rande re»zi onP, sia perchè essendosi ma:Igiot·ment(} volgarizzata la pratica della inl\1l.:aziooe egl i vide di poter cor11ba ller e l'eventuale stenosi lal'in gea con questo m ezzo senza ricorrere alla tracheotomia. L'A. p t·atica l'oper·nzione in m aiali, con l esioni polrnonari lrevi e quaudo il laringe si trove inlillralo, ma senza importanti ulcerazi on i. Egli impiega la soluzion e al 5 p. 100 e adoper'a una cannula con la curvatur a cll·ùinoria per penetrare in laringe. L 't·stremit.a libera pn t·ta un SKo tubola to, mentre l"allra è adattata a una piccolo siringa dj Pr'avaz. Tutto il sistema è


RIVISTA D I OTO-RIN O- LARINGOIATRIA

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sle1·ilizzato e dopo riem pi to della s"luzione lavato all'esterno, perché la sol uzione aderente all'ester no non cauterizzi le parli con cu i viene io c on la~lo accidenlRi r. Ini etta nella muco•a dP.IIaringe, l a m eli! della siringa, ci r ca XV goccie, aiutandosi cou lo specchicllu, 0on o senza cocainizzazione precedente, secondo l a tolleranz::~ del malato. Punge talora le arileooidi, talora le pliche vent1·icolari secondo le lesioni constatate. Un fort~ dolore si maoi fel'\ta in sito, poi nell'or ecchio del lato corrispondente, sopralulto 11uando il malato d e~lu ti sce la sua saliva. Sulla regi one punta, si manifesta una tumefazione, ma senza occasiona re accidenti gravi. Cinque o sei giorn i dopo appa1•isce una esca 1'8 gri giastr a, la quale si el imina e nei casi favorevoli, si slub1li sce un inùur im ento che anchil~a pi LI o m eno lé ar·i teuoidi, immobilizzando le cor de vocali. Si possono fare queste punture og11i 15 ginrn1. L ' A. ha r ic.or so a questo metodo 8 volle ed ebbe : 4 morti per tuber col0si polmonar e senza che si fosser o aggravate l e lesioni laringee; 2 malati rimasti staziona r1i ; 2 gua1·i ti che ha p1·t::sentato ai co iiP ~hi. I n questi fur·ono falle due o tre puntur e, ottenendo, secondo parve, la j:(uari· gione dei falli locali . Causa p61'Ò l'anchilosi delle arileuoiùi, i maiali t·isullfl l'ono afoni. M. CAST EX. -

Sulla dtplaouala. - (Bulletin de lar y ngolosJie,

otologie, ecc., 30 giugno 18!19). La diplt1cusia è qud fenomeno m or boso per· il qual e l' individuo io l uogo ùi percepir-e e~ualmen te a destra e si nistra un suono unico, intende due suoni distinti. 11 fatto è piuttosto r aramente osservato, ma ciò tiene più che tutto alla condizione che per· r ilevarlo bisogna ef<sere buoni musicisti. Le spiegazioni del fenomen o si sono modellate sull e varie t eori'e dell'audizione. Se si adotta quella di Helmoltz, ci oé a dire l' idea di 3000 fibre di Corti aeco l'da le per u11 suono determinato, o per ché questo sistemn di Col'li non esiste negli uccelli, l' idea della memhrana baslla•·e fOI'man te un sistema di corde sovrapposte, si deve arnmeller e per ispiegar e la diplacusia una plwlurbazione la hirin Li ca qual unque.


604:

lllYl=>TA DI OCI'Ll:';TICA

Uu'allra teori a sviluppata di.i Boouiea· ammette per l'audizio ne una fase po!<aliva in cui il l arpaido nu1sce ver so la flne'-'lra r otonda e una fa~e negativa dove esso inlluisce ver so la finestra ovale. :-\dia fa:~e posilivn la JuembL·ana di R eis· seuer s'in Il elle verso la papi Ila e in fin dei CQn li uno stira· mento si esercita sulle cel lule ciliate, sl •r amen l o di intensità e di duraln vur·iahile !'ecoudo quella della oscillazione. M a é ancht> da m el l~' re in rili~vo . che ben sovente la d•· placu,.ia si mostra nelle lesioni dell'or·ecchio meJio e sopraLutto pPr via llèr l'a e non pea· via ossea e quindi è da m etter e in d i scu~sao n e se nnche In catena de.z li o><sici ni non vi rappre!';enli una pat•Le imp0r lanle. Ad accrescrr P.Ie diflìcollà della spiegazione vi sono poi le diplacus1e rn onoauricolari, in cui UJ JO stesso !'Uonn è percepito due volle (diplacusia ecolica) e il SOf!f!e llO Cl'ede d' intender e uue Ìt} tea·Joculor i p11rlanli SÌmult8nt'8111Pil Le. Di f(llt>!';la forma vi !';Ono osservazioni bene accérlale da Br·es«Jer, Grad<:>ni!!o, L annois. M.

Rl VISTA DI OCULISTICA CoPPI::Z. -

Trattamento della congiuntivite gra.nuloaa

ooa l'elettroll•l combinata al•ubUmato o al jequirit7 -

(/?~:rue !Jerte r nle cl'op!tlafllwlugir' , 11 .

LI . 1.8!l()).

:-.lella clin1ca del l'A. dA tre nnni !';Ì pra tica il se5!ueote tr·alta rnenlo : 10 El r>ltrol isi dei sacchi congiunLivAii, sotto l'azione del clo rof'r)J'mio. L'el ettr·od e nega tivo viene applicato sulle granulazio ni, sen· c~11 io"i come clellro·le dell11 piccola forchetta in acci11i., di De \\·eck .-a·. La forza della cn a·a·ente dev'essere di 1--5 M Amp.; lC' p unte della fl)rclwlla non dt>hbono pcnelr'APe giaurmui nello spP!>!';nre dPIIH mur·osa. a meno che non vi sia un notevole pacchello di g rtlllulazioni. Sa asci uga il sangue con lam poni d'nvalla imbevuti di una soluzione di su!Ji imato al 4 per illllle, e l Pr•n inata l'e l <'l lr•ol i ~ i . si fa•ega ùolcemeole la supe rli e•e del !'Hcco pel' tutta la sua estensione <'On l nmponi im l>e"uti òPlla medesima soluzion e.


HlVIS'f A Dl O<.;ULISTlCA

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La cloroformizzazione s i rende necessari tt pel fatto che l'elettrolisi è molto dolorosa; invece le soflel'e!JZe consecutive sono quasi nulle, ci6 che costituisce un vero vantaggio sul metodo del r!lschiamento e delle spen11ellature. Dopo la operazione ~i adatta su lrocchi o 1111 bendaggio pe1· i-~ ore, onde sia sca11sa to il gonfior e delle palpebre; la lagr·imaziolle, che susseg-ue per 1 o :2 giorni, si calma con le islil lazioni di cocaina. Se al dom<~ ni Jell' elett•·olisi si vede che si è prodotta su lla sure•·lìcie coll g Juulivale una Ler~ue falsa membr·ana, vuoi J i1·e che si é ottenuto l'elfello massimo e che le granulazioni spariranno •·apidamente. 2<> Si tocca in seguito og ni giol'llo le congiuntive con un tampone di ovatta avvolto allor11 o una bacchetta di v etr o e bagnato di una ~oluzione di sublimato al 4 p. 1000, passandolo per 20-30 volle sulla mucosa, fìn o a che re sti tinto l egge•·mente di sangue. È uou mnnovr a all'atto indolente. 3• Se la cornea é coperta di spesso panr~o, tre o quattro g iorni dopo l'elellt•olisi si spalmano pel' una sola volta le congiuntive con una macer azione di jequirily al 5 p. 100 Ben pre" to si veggono le cornee farsi ci JiaJ·e, qualche vol la in modo veramflnLe sor p renùenLe. F urono 350 i malati tr·allati nella clinica dell'A. con questo metodo e con successo quasi costante. Ln durala dello stesso \aria da 3 a 6 settimane. CfJ. So1tltuzlone dell'a•ep•l all'antl18pll nella oura. dell'oftalmia purulenta. - (La Semaine Mérlicale. iS fl'bbr. 19ù0). Le pennellazioni della co r~ giunliva palpebrale con una soluzione di nitrato d'ar·ge11to al 2 od al 3 p. 100, hau no costituito per lungo tempo l'unico trattamento curativo dell 'oftalmia purulenta tanto nell'infante come nell'adulto. Tuttavia l'esperienza dimostrò come il nit1·ato d'argPnto pur essendo attivissimo agente di di struzione del gonococco, non é m grado di uccidere tal microbo nello spessore e nelle cripte della congruntiva contarninata. D 'altronde le so· luzioni di nitr·ato d'at·genlo 11 011 sono· innocue per la cor11 ea ed eser citano pure sui tessuti ocu lari un'azione inilante capace di mantene•·e un processo infiammAtor io. Pertanto, in questi ultimi tempi, si cer cò di ~<ostitu ire il nitrato d'argento, con soluzioni 1li subl1mato, di permanga· nato di po tas~a. di formolo, ecc. Co!>ì si sosliluì ad un me-


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RlV J>\T ,\ DI OCUJ,JSTICA

di rnmen to ~pecilìco de lla hlellnJ•r al!•a, il m etodo antisettico !!enerale, e tal fatto r·isullo tanto pi ù razi onale quando si scopr ì che il [!:OII0COCCO non ,·. l'u11iro A(<en te patogeno dell"oftal mia pur ule11ta, ma lo sono ben•' spesso e·! il pneumococco e l o slreptococco. Recentemente s'anriò ancor più lonta no, e i nspr r And0;;i oal i esem pi fo rn 1ti dalle alli'I' branrlle chi rur aiche, si so~litui la semplice a~eps i all'antisep!"i nel t ralt~menln dell''lfta l min pu ru l13n la . Il dott. vo n Aromon, m edico rnilitare Bavarese, pubblicò i n pr oposito una m emor ia nella quale desct·isf'ie il suo metodo che é contem poraneam ente asettico ecl a nli flogist ico. Co n si~te ne l lavare abbondantem ente due volle al gior no i for n•ci con giunlivali median le soluzione lìsiologica di clontro di sotlio, applicando quinrl i sulle pa lpeb r e delle com pre >:se fredde che ven!!ono r icam biAte og-ni tre minu ti . Con tal m etorio cur ativo, il !lOnflor·t~ e l' infiam mazione della rO n ~?i n n li va retr ocedono tanto r apiJnm •,n le da per metter e dopo due o tr e g iorni di divaricar e sen7.a di f'fico lta le pnlpebr e. Quatt r·o o ci nque giorni dopo é notevolmrnte dimi n ui ta la St>crr•zione purul enlA e f:li a mma lali apt·ono spontaneamente ~l i occhi. Si possono alll)r a >:o!':penderP. '" compre sc;e fred.le. L a l!uari gione si ottiene do l'o tr e o quattr o SPlti rn ane. T al "' ,Jta pe r~iste un cer to grllclo d'ir·ritazione congiuntiva le associala. a legf.!iera tume fazione ed i pe1·secr ezionr, ma che hentosto scom pniono m ediante qua lche isliiiRzi••ne di soluzio ni a~Lr infren ti (sol fnlo di zinco). I n qullr·antollo casi cur 11 ti col suo m etodo, i l v on Amm on d1ce d'aver avuto l-i i'USI'igioni senza la m eno ma complicazione da pa r te .lei iR cor·ne11. P er quanto si r r •'l"euti semplice il m" lodo cur ativo sur spo,;to è induhilato chP. I'uso p rolun~Alo di com pr es!>e fr edde, fr PquenlemPnte r innovol t>, puo pr eQe nlore del le JZI'avi rliffìcol ta, spiecialmrute nella clien tela civile. lnolll'e, J'ec~=m le­ mente, i l LRmlwfer in l"C!!urlo Il numer·osc osservazioni pr;bbllc11le nella .\f(i nch l' ner medicini.~c/le Wochensch r {(t del :!() ft•IJh raio 1!!00, d••no,.-t r·o come non sio. alfatlo indispensabile l' uso delle C0111pr••sf'ie. Il L ambofer· cnr·a l'oftalmia pupulenla semplreemenle con aiJbondnnli lavature d t~lla conp:iunl•,·a tnl'dinnte m:qutt l icpidn, rr·pvenl i va mente ho lli ta, semplice o l et:~ermenle bor icatn, e tali lavnlur·e egli r i pete nei pr·imi g-iomr ng-ni Ma. e ><UCC<'l'5<ivarnPnle ogni due or e. Cnn IRimelo.!o curntivo e7li oll1errc la !!llar·igione dell'oftalmia Jllll'tllt·n la i n u11a (]Il iwlit-ina di JriOr n i. G. B.


RIVIS'.rA OI OCUJ, IS'l'ICA

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CoPPE7.. - Azione di aloune t011lne lllllla oornea. - ( Revue generale (l'ophlalmologie, n. 10, 1R99).

to Per· quali vie le lossine segr egate nel sacco con giuntival e possono agire sulla cornea? Come m al allia ti!Jica può con siderarsi la difterite della congiuntiva. Una parlt! della tossi na passa nelta circol azione general e, m entr e r a: tra mescolata &Ile !agl'ime si deposita sulla con giuntiva bulbare e sulla cor·nca. L 'assor·bi men lo sar·à scarso da parte della pr ima, la quale es:;endo infiammata ~.hfficilmente assorbe e le tossine, a cagione dell'enorme volume delle loro molecole, con stento allr·aver~ano le m embrane animali. 11: perciò che la lossi na diftericA agisce sopr·a ttutlo !"tJ!Ja faccia an teri ore della cornea, il cui epitelio, che dapprima off1'H un cer•la r·esi,;tenza, una volla disgregato non più si oppone all"allerazione di questa membrana . I n conseguenza tu tte le circos tan ze, che ledono la super ficie anteriore della corn ea, aggravano l'affezione m orbosa ; cosi le manovr·e del medico e di fJUelli, che assistono l'ammala to; cosi lo sfregamento delle fal;;; e membrane ; cosi una malattia preesistente. Contra riamente alle esper·ienze di Goselli e lona, l ' A. avrebbe tro va to che l e lagrime non avrebbero alcun potere antisettico sulla tossina cli!lel'ica. 2• Qual'é l'azione specia le di ciascuna lossina? Quel la difte rica, come l'A. slPI'so ha dimostr·ato fin dal 1897, hll azione positivissima Stilla cornea. L'abr ina inslillala nel sacco con f.!iunli vale apporta l' opaC!lmento e la necr osi della cor nea . L 'uso dr! jt!qui6ty nel trattam ento del pa nno corn eale tracomaLoso di mostra che l 'abrina. non agisce su fJnesta m embrana arrestando la ci r colazione dei vasi pericorneali; la sua azione é invece vaso· d ilatatrice. L a tossina da st r•eptococco ha poca azione su lla col'nea. Secondo l'A., la maggio l' p ~t l'Le doi fenomeni, segnalati da Bardelli nelle pr·opr·ie esperienze, sar ebbe dovtJla non alla Lossina s tessa, ma al brodo, ai micr obi mor·ti o alle sostanze aggiunte al br odo re r· far· morir·e i micr·obi. La tossina da pneumococco si comport a come l 'antece dente e ciò di pende non sol o dA speciale re!'istenza dt·ll'epitel io corn eal e a questa tos!"ina, ma ancora e sopr atl ullo dalla poca energia della stessa.


(iiJH

RfVISTA DI OCULISTWA

Lt• tossine da sl<{!llococcfti ri producono in piccolo le lesioni pr odotte d<J gli stal1 1ococc!Ji i stes!:'i (Soloview, M eloùorosky). Pero anche per l'azione delle medesime va tenuto conto della parte speltaute ai l'allori accessori, quali il brodo, i prodotti a g~iuut1vi ecc. cq. HJLLEMANNS. -

L'ulcera rodente della cornea. -

(Arch .

.fiir A li!J enftedlmnde, XL, S. 1). L'A. o::;;;et•vò tre cas1 di ulcera t•odentc, di uua dei qual i

praticò l'esame mict·uscopico. La cornea et·a rid olla alla pro· porzio11e di nu· i:>ulella, limitata in alto da un' ulcera pr ogressiva, in basso da un'ulcera in pet·iodo stazionario. Nella part-e snperior e era"i uno !<Irato ep1tel iare ii'J·egolar e ispessito, Ira cui si 110la"a del cutliH·llivo Ct lll infìllrazione pm·vicellulare e con m olL1 va!!'i e punlt em onag ci: mancava l!l. membrana del B owntann. V er so la pa rte ulcet•sla g li stt·ati di tessuti di g t·anulazionr. antilwa no di min uendo, e sui margini dell'ulcera st.essa . l'epi telio m e1ndava ;::oltanto i suoi prolungameuli al fondo di que<>la Le lamdl e della cornea er ano ben conserv ale pet· c• rca due let·zt del loro spPssor •' nelle vic:inanze del l'ulcera e lìttamenlt-> infiltrate; sul fondo dell'ulcera notava»i un detrito e numero:'\e rellulc pur·ulenle. Il margine progressivo era cope t·lo da cenl'i di epitelio prominenti sull'ulcet·a e, più indietro, da un sotti le strato di lamelle cornealr, cosicclu\ lo ~ lro ma della corrwa era distJ·utlo negli strati più esle r·ni. Pre!<SO i l mat•gine pt·ogre::;sivo, fra l e lamel le si osservt\ vano vasi ed emorragi e. Sulla par·Le dell'ulcera i11 per·iodo stazionarto, lo slroma corneale era di::;trutto pet' i tre quat·ti cit·ca. l punti estr ewi delle lamellA formanti il rnat'g-, ne co m ca le in via di distruzione far•·vano ril evar·e una necro;:;i incipiente. l n corri::;ponde11za delle par l i profondo del l' ulcer·a, si avanzava nella cot'I IC8 r rmasla inle!!ra una ser ie di leucociti, e vi si notavano picf'Oii vasi . La rornea pre;:;entavasi dislrulla i n più pun ti fino aJ un debole :slral o posterior e. L'ulcera gia rip»rata consluva di tre st t·ati: uno epitel ial e, spe~so irr••golar.J; l'altr o, di t es;:: ulrJ cica triziale; il terzo di lamelle 11011 slale disfrutlo e rli var·ia S('C!<SPZZO. E. T.


609

RIVISTA DI TERAPEUTICA P oYNTZ WRrGHT. -

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Sul valore ter&peutloo del •alofene.

(MedtCtL l Press1 2't gennar o 1900).

Il salofene in LPr apia può sostitu ire vantaggiosamente l'acido ~al 1cilico ed i salicilati, perché ha la ste~~a azione cu· rati va di essi, senza pro.lurr·e i fenomeni m olesti che tengono dietro a quei pr·eparati, comA la ·nau ~ea, il vomi to, la cefalea, il ronzio negli or·ecchi, eù anche i l dtllir·io, Perciò esso si può usare in do~e ancor·a m aggior e di qw·lli, senza apportAr e alcuno dei delti inconvenienti, n el r eumatismo articolar·e, nella sciatrca r eumatica, nella pleul'ite ed endocar·· dite. nella "car lalLHia, in molte ma lattie c utanee, e qome disiufellaute iu te~l ina l e in luogo del SNiolo. cr ...de però l 'lw lu r·e che il mag}!ior valore lerapeutico del sal ofene sia n ell' i nflu ..nza, per la qmde malallia es:-o ha quAsi un'azione specifica. Già I'Hc•nnig parlando della cur a de ll'i~ttl u .. nza dicesi chH tra i rrm edi udatti a calmare i dolori nflvrlllgici di questa malallia , rwssu no si era mostrato r osi t>fticace come il sa lo fene, ed egli per dò lo mccomandava nelle forme nev rniRiche dell' i nfezione. I l Drcwes di A r nbur~o asserisce che J'e ll'~tlo del sa l11fen ~ sulle f"or·me nervo"'e del· l' influenza é così j'!r ande dA es!'Pre per· lui lo specrfìco di que:>le forme. Una tnl e opinione i' con fe1·mata dal l'iclly. d11l Claus, dal Thom psnn ed altri. onde l'autore rn ceomanda vi rameuLe di esperirnen tfl r e un tale l'i wedio du rante la pre· sente epi tlem1a da i n!-l uenza. A. M.

Dell'iodoformogeoe. -

(La Mèdecine moderne, n. 2, feb-

braiO l 9UO). L ' iodoforrnogene ri sul lll da una combrrHrzirme de ll'iodoformi o con l'albumina, contenente traccie di io.lo JibPr o e di ioduri alcalini. Pre"enlasi sotto form a di polvere d'un colore gial lo chiar o, con odore lievissi mo, app~na percettibile, che

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RIVISTA DI TERAPEUTIOA

non si avverte affatto attraverso la fasciatura. Inoltre pres enta l' indiscutibile vantaggio che non si rapprende in grumi come l' iodoformio e eme ne occorre meno per cospar ger ne una piaga, ciò che con tribuisce a rendere più economiche le medicazioni. Esperimentato in nuroer osissimi casi di piaghe da trauma, di ulcerazioni tubercolari, di bubboni, ecc., diede costante-mente risultati brillantissimi. Ai va ntaggi succitati devesi anche aggiungere come l'azione dell' iodoformogene s ia più s tabile, poichè esso de componendosi mette continuamen te in li berta dell' iodoform io; inoltre l' iodoformogeue non produsse mai nessuno degli ecze mi causati spesso dall'iodoform io. G. B. A. SIMON. - Olroa l 'astone del •&le 41 Glauber •ull& fun· zlone dello •tomaeo.-(Zeitsehr . .fur klin. M ed., nd. 35, Hefl. H, S. 3Ti).

Si speri mentò in 18 persone l'azione del sale di Ghmber sul le funzio ni dello sto maco. L'autore formula nel seguente modo i risulta ti delle s ue osser·vazioni: t • una cura sisternatica di sale di Glauber· della durata di 2-3 settimane (0,5 fino arl 1,0 g rammi in 200 g rammi di a cqua calda bevuti a dig iuno) spi e~Za una favor•evolissima influenza s ul calnrr·o anAcido e mucoso; 2o nel calar·ro gastrico atrofico, oella ipoacidità sinloma· tica (per esempio tuber colosi e carcinoma), nella dilatazione e n ei distur bi di molilità, il ris ultato é appena sens ibile; 3• nei distur·bi .nervosi rlello s to maco senza altera?.ioni locAli e nell'i peracidilà (,;e ne ebbe in e sperime nto un caso solo) non si ebbe alcun risul tato; 4-0 durante una JunJ.!a cu r·a , le proprieta chimiche del succo gastrico vengono influenza le cos tantemente s oltanto nella gas trite mucosa. uel senM cioé dell'aumento dell'aciriità fino al nor·male. Non ven ne constatata la diminuzione dell'acidità io a lcuno dei casi; s• una piccola dose di sale di Gla uber presa una sola volta pa!'e agisca qua le leggiero stimolante della funzione chimica de llo stomaco e quAle energico stimolante della p~­ rislalsi dello s tomaco e del l' intestino. E. T.


R IVISTA DI TEB.A.PEUTICA

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F. NtEDERMA YR. - L 'euoblDlna - (Centralblatt fiì r med. Wissensch, n. 48, 1809). L'euchinina si presenta sotto l'aspetto di una polvere fina , bianca e fa r inosa, difficilmente solubile nell'acqua, fa~'.ilmente solubile nell'alcool, nell'etere e nel clorofor mio, e, all'infuori d'un leggerissimo gusto amaro che rimane nella bocca dopo la sua ingestione, è qua s i del tulto priva di vapore. La s ua azione terapeutica si spiega in tulli quei casi, in cui a pparisce indicato l'uso del chi nino, come per esempio, nella tosse convulsiva ndla quale , se non abbrevia che in modo appena s ensibile il processo morboso, ne diminuisce notevolmente il numer o e la violenza deg li accessi. Inollre fu constatata utile, quale antipir etica, nella tube rcolos i, in cui a bbassa la temperatura prontt1mente e senza peri~olo. Come il chinino, a gisce pure nell'ane mia, nella clorosi e nella neurastl'nia, ecc. come un buon tonico e corroborante. Invece non sono tr·oppo soddisfacenti i ris ultati nell'emicrania. In alcuni casi osservati dall'autor·e mancò l'azione cu ra ti va Mtaa malaria. La dose quale antipire tico n e~li adulti è di 0.5·1,0 ~rammi quale to· nico, di O, 1-0,2 wammi al g iornv. Nei fan ciulli, contro la tosse convulsiva, di 0,2 g rammi , da due a quAttro volte il giorno; e in questi casi la si somminis tra nel latte o nella pappa di farina. E. T. !\L S rW AN . -

Dt un nuovo antl•ettloo, l'anlodolo. - (Bul-

letin médical, 3 mnr·zo 1900). L'autor e fa not.o un nuovo auti settico, l'Aniodolo, che semlwa vera mente efficace pet· qua 11to ebbt> a par lal'ne il pro f. P inar·d nella seduta del 26 fPbbt·aio u. s. de lla So<:ieta di medicina e d'i giene professional e di Parig i. I l Merieux, di reltot·e del laboratorio bacler·iologico di Lione co r~ stalò il potere antisettico rli tal pt·epnrato ne lla pt·oporzior~ e dr 1/s&OO· Inoltre l'aniodolo possiede un rfficaciss 1mo potet•e deodorante, essendo poi dotalo di una g raude sta bilita, soppot'ta mollo bene il calf!re come ebbe a dimostrare nei molteplici esp, r•imenti pruticali con tale sostanza il professore Nepven di Ma!'siglia su bastimenti che facevano i! s ~ r· vizio della linea del Co n ~o. l mpor·tantissima è la posologia di tal rimedio, cosa molto delicata per·chè con dosi esagerate del medesimo s i può nuo·


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RIVISTA DI TEBAPEUTIOA

cere al pt·ocesso di riparazione di una piaga. Per gli strumenti il Sedan t·itiene sufficiente la proporzione di 1/ 500 ; a tal dose l'aniodolo non anera menomamente l'epidermide delle mani dcll'ope•·atore, talchè la stessa proporzione egli usa per la disinfezione delle mani. Per le narici e per la bocca basta una proporzione di 1/tooO· Non ave11do poi tal prodotto gusto di sorta, si può •Jtilizzare per gargarismo. Per le piaghe e per le medicazioni, s'incominci era con soluzioni all' 1 /4~·· passando successivamente alle soluzioni pio forli dell' 1/•ooo e dell' 1/.1f)fo<). N ella pr oporzione dell' 1 /lo~o coslit.uisce un eccellente mezzo per l a cura aborti va della bleiiOJTa gia, essendo slalo pt·aticamente e sper imentalm ente dimostralo come J'aniodolo abbia un·aziont~ efficacissima sul gonococco. Il Seda11 ha fatto preparare anche un sapone all'aniodolo, sapone che dh;i nfE:Lla perfettamente l e ma.ni e che perciò potrà pre!llare dei grandi SPrvigii nella chir urgia pratica e specifllmrnte in quella di guerra. Egli fece inoltre csperi· m enli intet·esl"lllltissimi dal punto di vista igienico, avendo ollenuta una rerfella sterilizzazione di campioni di lingerie l't'Se SE'tticlte m edianle l'a).!giunta di 250 grammi di aniodolo alltl liscivia del commer cio per ogn i chi logrammo di lingeria. Tal e anli~ettico usato su l<Jr~a srala pur e uelle pratiche ostetriche e g11tecologiche dal prof. Qucit·el, diede cosLantemenle ottimi t•isullali. L'aniodolo, che in sostanza è composto di una soluzione eli trimetanale, è , secondo l'a ulore, destinato ad un g•·anrJe av,·en•re quAle deodorante, disinfett8n l e ed anti!'>elliro per ciÒ invila i colleghi a provarlo e ad estenG. B. derne l'uso .

e

Bucl-1 Hl AN. - C ora della dllliìenterla mediante n solfato dl_s oda.- (La Semaine mét/.ica/e, 14 febbraio 1!)UO). Secondo il dolt. W. Buchannn, mPd 1co militare nell'esercito indiano, che i n tal qu11lità ebbe can•po òi cur •,• re nume•·osissimi individui aiTelli da clissenlùr·ia, i l migl ior l r atlarneuto della fol'ma acuta di tale affezione consiste nella sn mministrazion e metodica di !'>olrnto di sodu quale mezzo evacuante. E ~lt cosi pt·escrive tn le sosla11zn : Sol fato eli soda, ~rarnmi :10; A cr1ua distillalo di fiunccltìo, gramm i 90. Da prendet·ue tre o qualtt'o cucchiai ùa tavola durante)a gioruala.


RfVISTA DI ME DJCIXA L EGALE

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Questo rim edio ha per risultato di modificare utilmente le scarich e, che perdono bentosl o il lor o caralLere sangui gno e presto si col oran o m edi a n le la bile in giallo- chiaro. Allora si può tralasciare l'uso ulterior e del solla to Ji soda, ripigliandolo t osto quando san gue e muco ri com paiono negli escrementi, ciò che spesso accade òopo una sosta di uno o due giorni. Il solfato di soda presentassi meno effi ct~ ce nella dissenteria cronica, nella qual e il Buchanan non somministra che una o due dosi di tal rimed1 0 al principio della cura e nelle esacerbazioni della infe1·mità, q11 ando sangue e muco tornano a comparire nelle materi e fecal i. Del re sto, in tal i casi, egli r icorr·e agli antisettici intestinali. G. B.

RIVISTA DI MEDICINA LEGALE T ATY e GRANJOu x. -

Degllaltene.tl non rloono•olutl e oonOsservazioni e studi com pai'Hlivi tr a i militari e i non mili tari.- (Progrès médical., n. 1f>, 1809).

dannatl. -

Gli alienali misconosciuti e condannati possono riunirsi in due gruppi: alcuni com pletamente misconosciuti, tanto che il ma ~tistrato non cr edette necessaria la p e1·izia m edico-legale; altri subirono la perizia, ciò che non impedì che non venissero disconosciuti. A questi due gruppi di al ienati bisogna aggiunger e quelli che, riconosciuti alienali dai medi ci pe1·1ti godono, del benefici o di una sentenza di non luogo a pr oceder·e e che, ricoverati in un manico mio , vengono dal medico r·ico no~ci uli r esponsabili o confessano essi stessi per ottenere la l or o uscita. Questo gruppo co mprende un buon numer o di so?gelli, e molti psichiatri potrebbe1·o fornirne numero si esempi. Charpeotier ha dascritlo questi ultimi sotto il nome di pseudor esponsabili, e vi !>i po ~so n o r·aggl'Uppare quelli che secondo il Vallon, fanno dell'alienazione prf'ventiva, anticipata scusa dei loro futuri misfatti. M algrado i progressi d~ lla psichiatr·ia e i rapporti tra la medicina legale e la magistra tura, si costata ancora con


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llfVISTA DI MEDI OUlA LEGALE

troppa frequenza ai giorni nostri la condanna d'alienati (affetti da paralisi gen erale, dementi, monomaniaci ecc.) ; tali spiacevol i fatli possono e debbono essere evi tati. Degli individui con tare psichiche, capaci al certo di comm etter·e mancanze sotto l'influenza evidente di queste t.are o d'un delit·io sovrapposto, ma anche di commetterne altre di carattere meno nettamen te patologico, come pur e di approtltlar·e di queste pecche, o di questi pet•iodi deliranti come m ezzo per liberare più tardi la loro rosponsabilità, sono an· cora sovente condannati; gli antecedenti di tali individui a m· m ettono delle condanne, e degli internamenti nei mankomi, anteri ot·i o posteriori a queste condanne, i quali dimost r ano come essi eran o alienati nel momento del I'ealo e che la condanna ha colpito un al i enato mi scono~ciuto. l medici, i ma ~i ;;Lrati e il legisla tor e debbono ricercare e applicare lutti quei m eui che possano pel futuro impedire l e condanne per dditti ch iar amente sintomatici d'uno stato qualunque d'alienazrone m ental e e facilitar e la critica m edico legale dei delitti episodici commessi da i ndividui con antecedùnti patologi ci dubbi, in m odo che non si abbia piti a rimpiangere di vedere puniti degli alienati criminAli o rlelin•{uerrli in quei ca<>i i n cui la maiHttia men tale è la causa i ndisculrbile dell'atto i ncr iminato . Questi mezzi sono preventivi o riparalori l me.u i preoenlioi consis tono nello sviluppo d e ll'in~egna· m ento delle m olattie mentali, in m odo da r·ender e i medici alli a compi r·e l'11rfi rio di periti da vanti ai tr ibunali di pr·ima i stanza. ctlpaci di diagnosLi care i casi facili di alienazione e di r·ichiarnare l'attenzione dei m a~istrati nei casi difficili. Sar ebbe inoltr e necessari o esl ender·e questo insegnamento agli studenti d l~ll a frt col ta di legge, 11i futuri avvocati o magi strati i str·ullor i , per r-enderli capaci di r iconoscer e m eglio i casi uei qua li un dubbio può sorj:rt~ r·e sull'in tegrità delle l'a· coltà m~nloli del pr•eve:ruto. Si o)!giurrga a questo l'org aoizZbzione clt un ser vi1.io m ed ico, dovunque sarà possibile farlo, coll'tncarico di visiltll'e tu tti i pr evenuti carcer ati e con facol t{t di vt> d ~r e anche qu~>llr liberi e pr ocessati per citazione diretta, basta ndo in gener·e una visita per eliminare la m età degli errol'i l{i udiziari ril evati, e permellendo negli altri casi, di solleva r ~ dci dubbi capaci dr legittimare una pe!'izia più sel'iarnente falla. Altr'e guar entigie si dovr ebbero dar·e sia agli individui sia


RfVISTA DI MEDIOL\'A LEGALE

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alla società colle misure seguenti: pem-izie conlradditorie ; intervento della magistr atura per il ri cover o d'uflicio dei prevenuti riconosciuti alienati ; il dovere, pet· il giurì di decidere sull' irrespoQsabilttà degli accusali; la creazione di manicomi di sicurezza, sotto diverse riserve specialmen te sotto quella che la r eclusione in ess i non sara elfeltuata che an base ad un parere medico moti valo, e quando il manicomio ot•dinal'io sarA ritenuto insufficiente. T utti quesLi m ezzi hanno per iscopo d'impedire la condanna di un ali enalo. I metodi riparatori consisterebbero nelle seguenti misure: t• se ebbe giA luogo una condan na la t•iforma del g iudizio per mezzo d'appello, e azione d'ufficio dei procuratori gen erali che per questo fine, godono d'una dilazion e eccezionale di due m esi; 2• quando lnline la co ndanna é diventata definitiva, l' intel'venlo d'un' ispezione psichtfl lrica nelle prigioni per porre i malati in un manic0min ot·dinflrio e non in un manicotnio spectale. Il Granjoux é di parere r.he si pos•ano trovare impnrlanli dati per l o studio e l'apprezzRmento di una que;otione tanto g rave quale è questa degli alienati condannati, da un lato nella conoscenza esalta di ciò che Accade. solto il punto di vista della alienazione mentale, ai militari conclnnnALi, e dall'altro tato nel confr onto di quanto suecede. !:'Otto il punto di vista mentale a questi, ed ai loro compl\gni, che non ebbero mai alcun rttpporlo coll'autol'ilà giudiziaria. ed espone i risultati a cui é g iunto per fJuesta via. Le t•icerch e statistiche non avendo val.)l'e che secoutlo la fiducia che ispirano i lavori su i quali riposa no, Granjoux dice essersi servito esclusivamente d'un documento la cui amparzialilà s'impone cioè della S iatistitJue m édicale de l'armée redatta dal ministero della guer ra sui rap pOI'li r edatti dal servi zio di sani tà. Questi C<'llcoli basati su cifl'l~ ufficiali da quesLe ritra~gono tutto il lo1·o valore. l risultati dell'azione nella l.!ÌUSlizia militare l'i pol'!SO ilO riassumere a questo m odo: a) I militari condannali Jai consigli di guet·ra subiscono la loro pena sia nelle prigi o ni , sia nei penitenzia1·i o nei cantieri dei lavol'i pubblici. b) Indipendentemente dai consi!:di d• g-ue!'ra i militari di truppa sono sotLoposti alla giurisdizio11e dei consigli di discipliua r ef.(gimentali , che 11ossono decid er e sul l' inoio n€'lle compagnie di di;ociplina - volgarm en te chiamate biribi - in cui vengono mandati direlt!imt--nle i mutilati volonteri .


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RIVI~TA DI MEDIC I::\A

LEGA LE

c) Cscili dAlla prigione, i mili tar i v engono inv inli ai batdi fan teria leggt>ra d' A frk a, ch•t~ mati nel ger go m ilitaresco: IJat d'o( o [JO!Jeu:e, in cui sono anche r icevuti, appena incor·porati, i gwn1ni ><oldati stati già colpiti dalla g•usllzia ci vile. Gr azie dunque alla slfttistica m edica dell'eser·cito, é fAcile couslalar e qua11ti. in cia~cun o di <jue::<ti g••uppi: siano stati r ifor mati pèl' alienllzione mentale, e consegut> r1temente come questa si n:arllf,.«ta in ciascuno ùi es'<i. Le stt:S!'e i nformazion• l; i pos;;ono a ver·e fa cilmente per· il r esto dell'eser ci to ed eccone i dali: ta~lio n i

t o P riuioni, penitenziar i e cantieri dei laoo r i puh&lici. I n 'fUesli gruppi venner·o r ifor·mati per alienazione mentale, paralisi !!Pner·Aie e idiotrsmo: ne! 18!):J. 6 uomin i su un effeltr vo di 4!J:15, cioè 1,2 p. 100 J ; nel 18!-H, 6 su 5204, ossia

O.H p. 11100: 11el 18!J5, IO su 50H, ossia 2 p. 1000; nd 1806, 6 su 40/ H, ossia 1.5 p 10110. Cosi nel1 1- prigioni, nei penitenziari e can tr t> r•i di lavMi puhblici vengouo •·ifo rrn ati annual mente per· alie11azione men lllle 1 uo mo e me7.Zo su 1000.

2° Compa(l nie dr pionieri e di f ucilieri di drsciplina. Per Kli stes!'.i motivi sop ra indiM ti, sono sLAti r·iformati in que!'.lo cor pi di di~r. i p l in fl nel 1X!J3, su un eff~ ttive di 771, nessu no; nel IR!I i , 2 su R75, ossia 2,3 p. 1000; nel 1 8~)5, 4 su 902, ciot- i-,} p 1000; nel 18Ho, 5 su 717, O<>sia 6,9 p. 1000 I n conclusione, conlaudo anche l'anuo 18!J3 in cur no n fu trovato n e~su n ul•e110lo, \·engo•oo ;,otlualmente r i fur·mali per alienazior oP :~, i di qo•e, li uomini su '1 000. :3• B rala(llioni ,fi.fanter ia leggera d' A f rica . - V enn er o ri for·mal i per l e stesse olf eziou r : nfl l 11~9-l. 5 cacciator i su un ell'ellivo eli 48'i i-, ossi a 1 p. 10UO; n,..l 18H}, 3 su 5532, ossia 0,5 p. JrJOO: nel 18H5, 6 ~u 6~9 ~, OS"ia O,!J p. 1000; nel l !<!JI), 6 su W>:!.7, os:«ra 0'1 p. l OIJO. Nei battagl io n 1 d'A fr rca veni!Ono dunque l'ifnrrnflll per· nlienazione m entale 0!!111 anno in medi a di 0,8 uom iui p. 1000. 4• Esercito, meno i carcerati e i corJ'i eli d 'sciplina. Se dtdla ~ La tis lica Lolale dell'eser cilo si detrae ciò che si r i fe•·i o;;ce ai tre precedenti g r uppi, si v ede eire l'alienazi0ue men tale, la paralisi frene •·ale e l'icliotismo, hanno dato per le riman en ti truppe nel 1893, 202 r rfiwrnati su uu effettivo di 4'>9,28i-, ossi» 0,4 p. 'lUUO; nel 1XfH, 217 s u 4:80662 pr esenti, ossia O, i- p. lllOO; n" l L8;)5, :!6'> ~u 1-7i,3 K> p r~SP IILo, os~ia 0,5 p. 1000; n•'l JR(I6, 215 su Hn t> ffl:!llivo di 4~ 17,505, ossia 0,04 p. i OOO.


RIVISTA DI MEDIOINA LEGA-LE

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Sono dunque riformati nell'esercito per alienA.zione mentale, deduzione fatl.a dalle pm·i!liOni e corpi disciplmari, in media 0,4 p. 1000 pr esenti. Se si collegano i pr·ecedenti r isultati, si vede com e l'alienazione m entale dà ogni anno: 1.5 di ri formati dalle prigioni, 0,75 r·iformati dalle compagnie di disciplina, 0,8 rifor·mati nei battaglion i d' Afr1ca, ù,4 ri formati nel rimanente dell'e;;ercito. Queste cifre possono tr•adur·si negli enun ciali sr guenti : t• N ei battaglioni LI' Africa vi !:'Ono due volte più di al ienAti che in LutLo il r·esto del l'esercito; 2° Nelle pri g-ioni, JWniLtm · ziari, cantif'ri di la vori pubblici. si trovano quatl1'0 volte più di alienati che nel restante dell'ese,·cilo; :~o Nelle co mpa• gnie di disci plina vi sono o tto volte e mezzo più alienali che nel resto dell'esercito. Com~ si può interprelar·e il pr edominio delle malat tie m entali nelle prigioni e nei corpi discipliruwi ? Quattro sol e ipotesi ci sembrano ammi, sibili: 1• L a prima sarebbe che le r1fOI'Ine fossero !'!late et•t•onee, e l'alienazione simula ta. E fuori di questione r he nelle pr igion i, penilenziar·i, cantieri di lavori pubbl ici, come oe1 battaglioni d' Afrir:a e nelle compA ~Hit:: di disciplina, la simulazione é in onore. Vi so no in quei luoghi ffi (~lod i abi li s.,g r·etamente tr·asmessi, d ,..Jie pr ncP.dur e modet' nizzate contro le qullli il medico deve essere pr·evenulo. Ma ammettendo che la buona reJe del per·ito sia sorpr·esa, queHo non può succeder·e che dr rado. E le r iforme cosi ottenute non potr·ehbero essere numer osr, data specialmente la rliftì collA che melle il comando nell'accor•darlc a questa cale!!oria di militar·i. È questo dunque uno dei rattol'i di cui bisogna tener conto, ma che non basta da solo a fornire la spiegazione cercata. 2• In secondo luogo si potrebbe chieder•e se nou t'! il r egime delle pri gioni e dei corpi di discipli na. che produce questi numerosi casi Ji alienazione in inth vidui non pr edisposti. N on si conoscono falli ce,·ti, nè si hanno docu m enti per giustificare questa i potesi, che se fusse v era sarebbe

una vergogna per l'esercito, e r.he é tanto meno creòibile perchè in varie visi te fatte dall'autore nelle pr·i !:d oni m i li l ari, non ha mai osser vato alcun fallo che potesse giustificare una simile accu sa. 3• Si può ricercare se il r egime del! ~ pr1g10ni e dei cor pi di disciplina non sia d i tale natura da determinare dei di-


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IUVlSTA DI MEDICINA LE GALE

sturbi psichici nei predtsposti per eredità, i quali non avessero antecedentemente òato luogo a manifestazioni patologiche caratteristiche. Tutti sanno del r esto quanto gli individui di questa categoria riescano enigmatici per gli alienisti d.i carriera dal punto di vista della diagnosi. 4" Finalmente può chieder si se alie11lati avverati o inci· pienli, non sarebbero•; discon osciuti quando si presentano al con!'\iglio di guerra o di disciplina, e percio inviati nei penitenziari o corpi disci plinari. L'autore cr ede che sia il conlingem e degli individui di queste due ultime categorie, che può spi egar e la preponderanza dell'al ienazione mentale nelle p•·igioui e nei corpi d.i discipli na eJ ecco su che si basa questa o[pinione: l n r t'altà, le manifestazioni di squilibrio mentale che si pr oducono nell'armata possono venire divise, riguardo alle conse(Zuenze che possono avere per chi le manifesta, in due categorie seco11darie : second o che sem brano, o no, costituire alti di indisci plina. N Hl pl'imo caso (assenza illegale, ing iurie, rifiuto d' ubbidienza, ribellione, vie di fatto, ecc.) il comando trova nella indisci plina una causa tanto naturale e che spiega cosl bene tutti gli nvvenimenti , che non si domanda se vi siano altre ra gioni , tanto più poi che queste altre ra gioni gli sono estrnnee. Se per caso questo così detto indisciplinHLO è un alienato, il stto stato non sar à conosciuto, per ché le escandescenze e gl' i mpalsi degl i epilettici, i l secondo stato degli isterici. gli atti stra vagan li dei degene1·ati, e più particolarmen~e dei pazzi morali, le ror me dell' inizio dell'alienazione e specialmenlA del la parali si 11:enerale, l'alcoolismo nelle sue mu ltiple ma n ife~ ta zioni, sono ignor ale dai capi militari, m entre esse sono tu tt'al tro che r are nell'esel'cilo, in cui i parenti, che lo pr endono per una casa di correzione, introducono dei ~ 1o vani r itenuti incorr eggi bili, e ognuno sa ciò che nasconcle questa etich etta. Se al con tra•·io, gli al li dell'i ndividuo hanno fatto impressi one per la lor o slt•anezza e se non hanno r elazione col servizio, oppure , se prodollisi i n servizio, non hanno infranto la disc1plina , in qur•sto caso l' i nd ividuo viene fallo visitare dal medico del cor po. Per r iassume•·e gl1 alli commessi da m ilitari nell' inizio dell'Al ienazione, son giudicati in pr im o luogo esclusivamente da u fl iciali. 01 quest: ra tti gli uni sono fatalmeule conside-


RIVISTA DI MEDICINA LEGALE

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r ati quali at ti di indisciplina, e allor a, inevitabilmente, i loro autor i non Mno sottoposti ad un esame medico e sono in vece

colpili da punizioni e conda.nne. O'or·dinario i medici non vengono mai chi amali a pro111unciare un giudizio su~lo stato mentale d'individui tradotti. davanti ad un Consiglio di guerra o di discipl ina. Solo nei casi clte non attaccano la discipl ina il comando si scar·ica t·ivol~eu rlosi ai medici. L e cose succed~:ndo in tal modo, si spiega come gli individui prerlisposli e gli alienati possono passare nelle prigioni e nei corpi di disci plina. A questa situazione spiacevole solto tulli i r apporti, sarebbe fa cile r imediare. L'affiuenza degli alienati nelle pl'igioni e nei corpi ui discipni na proviene, come é stato dimostr ato, dalla mancanza di un lìltro capace di fer mare gli squili bra ti sulla so::rlia dei consigli rli gllf•rra o di disciplina. Si melLer·ebbe dunque fine a questo stato anor mal e costruendo la bar riera suindicata. Nulla di più semplice: basterebbe ordinare che d'ora in avanti ai numerosi documenti voluti per la comparsa di un mili'tal'e innanzi al Consiglio di guerra o di disciplina, sia aggiunto un rapporto medico-legale, nel quale il medico del corpo non limitel'ebbe le sue investiga. zioni al soggiorno dell'uomo al cor·po stesso, ma tenter·ebbe altr esì di stabilil'e per mezzo di una inchiest'l m edica, i suoi a·ntecedenli. Non si pretende eire i m ed ici di re ggime11to possano ri so!· v.er·e subilo tulle le questioni di r·e,.ponsabilità. Ci sarà sempre un numer·o di casi imbarazzanti, da richiedP.re urfosser·va· zi one riflessiva e prolungata e fatta in un ambiente E:peciale. Ma il segnalal'lo è già cosa. ~~apital o::. Il fine da otlenersi, per mezzo dell'esame che si reclama no n é quello di r isolvere completamente e rlefìnitivamen'.e ryuestioni di essenza tanto com pl essa, ma di iiluminar e la meute dei giudici mil itari , di fare eseguir e le mchieste e. gli studi necessal'i per cl1è i malati non siano prel'<i per colpevoli. T utto il già dello si può ria!'<sum ere nelle seguen ti c.onclusi oni: t• L a slati!'<lica medica. ddl'esercito stabilisce che rl numer o degli alienati è, in rapporto al r esto dell'esercito !"lesso, doppio nei baUaf!lioni d'Africfl, f'(Uadr·uplo negli E<tabilimenti penitenziari e otto volte e mezzo più notevole nelle compagnie di disciplina. 2" L a r agtone di questo fallo clif>endc da che un notevole numero di pl'ediE<posti, d'alienali conf~rmati o incipieuti s0oo


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RIVISTA DI BATTERIOLOGI A

fala l rnenl~ misconosciuti quando si p1·esentano al Consiglio di g ue•·ru o eli d isci pl ina. 3' Ve r•·ebbet·o impediti, se non i nt e•·amPnte , almeno in gl'a n parte si m ili 81'1'01'i, or dinando che o:zni uomo solln il giud iLio ui un Consigl io di guerra o di disci plina venisse sottopos to n un esame m edico l egale per parte del m edico del cor po. 4° E: da desider ar si che questa mi sura, tanto faci l mente r eali zzal>ile, sia •·esa al più presto obbli ~a toria A. C.

RIVISTA DI BATTERIOLOGIA A.

llletodo per la sloura e rapida differenziazione delle oolture del baolUo tlfl.oo e deJ baoterlum coli. - (Cenlralf,[ .1: Ball:teriologie, n. 1, 1900)

M AN I<OWSI<I. -

Dopo num el'ose ricer che il M anko w ski riu scì ad ottenere una SOi't.anza color ante che secondo qua nto e~li aff't>rma, mentre in or igi nt' presenta u n colo•·e bleu. acquista un colori to simi le a quello de1 la m poni se mel'sa a contatto di una col tu •·a con tenen te il bnctllo del ti t'o, mentre per lo svilu ppo del bacill um co/1 a;;sume una color azi one dappr i ma ver debleu, che in Sl-'guito scom pa r e complelamcn le. Per o ttener e la suddetta m iscetu egli pr epara d11e sol uzion i, che ri spettiva mente chiama sol u4ioni A e B, co;: i composte: Sol uzwn e A . 1 p . 100 di li!'\rivia d.i poLAssa con fu csina ncida (lino a che tutta la sol uzione abbi:.l colm·e nero-bruno); Sol uzione B. Sol uzione acquosa di cal'minio. Poi si mescolano: del la sol u4ione A 2 <'<'ntimett·i c ubici; della soluzione B 1 centimetro c ubi('o;

acqua distillata :?2 centi metri cubici. Questa sol uzione deve esser di co l o r~ bleu-scuro eJ avere r eazione debolmen te alettl i na. L 'au tore, a scopo di pr ova, consi1.d ia di color11re in l!·e vetrini U)<uall quantità di ognr con la medesima flU Bntità di que,ta me;;col~:~nza, e dopo aw r li stet·ilizzali coltivar li in


RIVISTA DI BATTERIOLOGIA

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modo c he un vetrino contenga il bacillo tiflco, il secondo il

bacillum coli, ed il terzo resLt per controllo. Dopo 30 e 72 ore le colorazioni del substrato si mostrano evidenti. La stessa r eazione si può ottenet·~ con un metodo pii• rapido, vale a dire pr·endendo due vetrini con agA t' prese11 la n ti la IO l'O superficie coperta di colture di ambedue le specie di batteri, colture vecchie da 2 o 3 giorni e completamente svilupra te. Allora, facendo cader·e sui vetr i ni in parola, mediante una pipelLa di piccolo calibl'o, una o due gocci~ della sol uzione colorante sudrlescritta, S<:OI'gesi co me f(U&si immed iatamen te lt~ coltura del bacillo del tifo si colori in rosso-lampon e, mentre quella del bacillus coli assume una colorazione bleu·verdastra che rapidamente spa r •sce. G. B.

Bloeroa della virulenza del baoterll me4la.nte plaoohe d 'argento. - (Archioes générales de

SJNGAEWSI<Y. -

médecine, 1° marzo t\l!JO).

N el 1898, il Bey er aveva osservato che, semin ando dei stafilococchi in u11a scatola Petri ed in pari lt>mpo collocandovi una piccola piA('Ca d' nrf{•'IILO, si scorg-eva, dopo :21- ore di sogg iorno nella stufa, come lo coltura di st11filncocchi lascrava, aLtOI'llO alla placca, una zona ci r colare complt'lamenle priva di colonie mic!'obil'he. Prima di lui il Belmng av.. va constatato l'azione an lisetticn dela'argento puro. Beyer, aveva i noltrt• tlimMtr·ato come lo ln r·ghezza della zona circolAre dipendevA dAIIN virulenza del mrci'Obo, diminuendo essA in ra~ione dtrt.. tra .Iella virulenza d··l microbo. T ali e~peri enze erAno ;:tate prati cH:e con lo !"tafi lncocco. Il dottore Syngèle\\';::;ky ~i propo,.e di verrr-icnl'e tal fatto co n il virus ed il "accino del bacillus arH ,.a~'iS. Egli pertanlt> usò la tecnica sq~uenl(; ; e!!li fece cr e>'C61'6 nel hr oolo una determinAla qua11tilà di collura mict·nhica in agRt' (una o due anse di filo di platino per una q uan u tà r.ol"tante di br odo). !)'altra pi!rle si ver sa, nelle scatole Pt'li'Ì ~tel·rl iZ7ale, dell'agAt' u~ualmerrte sterilizzato, ed al disopra, mediante una pipcttu, quALche goccia (il lor o numer·o deve esser uguale per tutte le esperienze) della suaccennata emulsione, che si stende mediante un fi lo Iii platrno. I risul tati confo> rma r ono pienamente l e coucht~ioni di Beyer. Era già no Lo come la v•rulenza dipenda da molteplici circostanze, qua li la tempet'alura, la luce, il te1·-


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RIVISTA. DI DATTERIOLOGIA

reno, l'CC. Ma è pur sempr e .possibile di aver che fare con dei mi.-:robi più o meuo virulenti. L'autor e seminò su due scalole Petri due differenti coltut·e di slafilococco, una vecchia, l'altra fresca. Dopo 22 ore, egli cons tatò come la prima formava attorno all'at'geoto una zona cir colare di un millimetro, e la seconda una zona di 3 a 3 •;, millimetri. Le placchP. d'ar~enlo era11o di uguale ~rand ezza, r otonde, con un centimetro di diametr o ed un millimetro di spessore. Come il Beyer , egli notò che più l'anello attorno all'argt>nto era largo, più era debole lo slafìlococco, ma che al contrario la sua virulenza aumentava mano mano esso si avvicinava all'argento. Le stesse prove, rip etute con il vit·us e con il vaccino dell'antrace hanno dato concordi risulluli. Il virus for mtl va sempre attorno all'argento una zona men o lat'?!S Ji quella del vaccino, che dava un anello circolare due o tre volte piu g-ranù e. L 'esposizione del virus e delle influenze nocive. quali la luce e l'aumento di temp" r Htura, aveva per ri sultato l'aumento tli larghezza dell'anello circolfll'e. Esaminando l e colonie d'antrace in iscatole P clrt , con un micro scopio a debole in~ran .Jim en to, si scor ge come i raratler i dei bOI'd i della zona, in prossimità dell'a t·gento non sieno ug-uali nel virus e nel vaccino. Ad occhio nudo, dopc1 24 or e, tal mar7111e semb ra uguale, ma esnminandolo al microscopio, si vrde che dal margin ... dt>lle colonie del vit•us si stnccAno dei lìocclti e dei filamenti d1 antrace, mentt•e d mardne delle coloni e di ' 'accino si pre-

Selllf\ nello, oppul'e lf'l'mina co n una !ila di piccole colonie at•rotondite. Il secondo giorno, si può constalAI'e ad occhio nudo come il virus abbta sviluppAto dei ra~gi co rti che diminuiscono la l~t·ghezza della zona. L'e'lame microscopico, p1·evia colot·azione, dimoslt'a come i baeilli degl'\nerino in vicinanza d... ll'at'~(' lllo, i lìlamenti p1·endono una rorma irt'670lar·e. e si colorano piit dt•bol mente, e da ultimo i baci ll i che si trovano sotto il disc.o d'at·gento. o sull'Anello circolare, sono mot·ti. Tnlli questi falli pt·ovnno l'e!':istenzfl Ji una combinazione dell'a1·p-en to con r elemento nntt'llizio, combinazione do l ala d i propt·ieta noci ve per i l microbo. Si forma un albuminalo d'argento n on soltan to nPI punto ove l' argl!nto tocca il mezzo nulriti\·o, ma pure ad una certa distanza al· l orno alla plncc!, e ciò in seguito ad una spf'cie dij diffusione. S~ alle placche d'argento si sostituiscono delle placche di veli'O, di cat·bone o di stagno, i l vir·us ed il vaccino !'<pun-


RIVISTA D 1 IGmNE

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tano fi no a tali materie, senza manifestare differenze di sorta, né osservasi alcuna zona libet·a. Pertanto, il metodo delle pla cche d'argento, potril servi re, in clinica, per determinare il grado comparativo della virulenza di un micr obo. G. B.

RIVISTA D'IGIENE R. Kocu. -Terza relazione •all'operato della 8pecllzlone

per la malaria - O••ervaztoDl nella 11uova Guinea. tedeaoa durante l me•l4l gennaio e febbraio 4ell800. - (neutsche medicin. Wochenschr, n. 17 e '18. 26 aprile e 3 maggio 1900). La spedizione arrivò alla Nuova Guinea tedesca il 26 di· cembra dell'anno scorso e si fet·mò il 29 dicembre a Stephansort, dopo breve sosta a Berlinhaf'eo e a Friedrich- Wilhelmshafen. Si decise il soggiorno a Stephansorl pet·claé la Compagnia della Nuova Guinea vi mantiene una estesissima co!Livazione, con circa 600 lavoratori e con un corri!Spondente numero di impiegati, ed anche porchò vi esiste un <•Spedale tanto per gli Europei che per gli uomini dj colot·e, condizioni di cose importantissime per le future rice rche, specialmente dopochè il dottor Lauterbach incookato put• caso, al suo ritorno da una spedizione a Remu, nella sua qu~:~ l ita di uno dei direttori della Compagnia della Nuova Guinea, assicut·ò l'appoggio della Compagnia s tessa per la ricerca del materiale relativo ai maluti. In quanto al numero dei malarici, le aspettative non andarono deluse. Mentre a Batavia, nello spazio di cinque settimane, non si poterono osserva re che 30 malar ici, nei primi due m e8i di sog~iorno a Stepht!.nsort, su 734 individui esa· minati se ne r iscontrarono 157 infelli, il che tliede una proporzione del 21,4 p. 100, proporzione del resto alquanto inferiore al vero, giacché si contal'ono come malarici solo qu(>.lli nei quali furon riscontrati i parassiti nel sangue, mentre fu riconosciuto che gli amma.lati di malaria non in ogoi g iorno


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RIVISTA D'IGIENE

presentano para ~sit i nel sang ue estratto dalla puntura di un dilo. È da ammel l ersi f!uindi, tenendo calcolo dei casi non diag nosticabili col r eperto parassilologico, c he la frequenza della malaria a Stephansort debba essere in media del 23 p. 100. Una ta vola r iassuntiva e~ po ne tu tlo il materiale d'osserv azion e e da essa si ricavano molti interessanti particolari. Per m aggiori schiarimenti poi SP.guono a questa tavola altre due, l e qu ~;~ l i r·iassumono i ri~u ltati delle osservazioni sugli abrlanli dei vill aggi delh1 Nuova Gui nea e di quelle sui fancir<lli indigeni di Giava. La pr·irrra tavola com pr enrle 21 Enrnpei osservati, di cui 12 malar·ici (57, t p. 100), 2.10 Chinesi , di cur 63 m alari ci (l6,3 p. 100). 2U!J M ate si , di cui ~>3 m ·dar·ic i (25,3 p. 100), :26i Melanesi , di cui 29 malarici ( IO, D p. 100), in to tal e 734 i ndrvidui os~e r vatr ron 157 m 81ar ici ed una percentuale di 21 ,4. l diver si i ndividu i esllminati sono divisi in g ruppi a seconda dell'epoca dt' l lor o art'i vo a St<>pha11sort. Per ogni g ruppo a ppa r te!lt•n te alle vnr ie r slze é tenuto calcolo del numer·o dei colprti del le d i ve r ·~e for me d'infezione malarica, lr·opica, te r za na . qu11rlana. La secondA lavola si r ifer·isce Al la malaria dP~Ii indigeni del K ai ;<er- W lilhPitn'"'- Land, e l renH cRi colo s peciale dei fa ncial li . l vrllAI!)ri esam i nALi ;;o!ln : Boua1Ui m CIJtl iO fanciu l li soLto i due ann i esami nati, di c ui 8 maiArici (80 p. 101!), 12 fanciulli l"l'a i 2 e 5 an11i, con 5 maiAr·ici (.1 1,6 p. 100), 8ti indi vidui fra i 5 e i 5:) anni, con n es~<u n mnlnr·ico; /lonyr( con 6 fa nciu lll sottn i 2 anni, tfi cui 6 m ~da r i r·i (100 p . 10U), 13 fanciulli da 2 u b a nni, con 6 mAIArr ci (Hl, l p. JOO). 17 I"Anei ul li dn 5 a lO an rli, con 4 malllt'i<'i (2.l .:l p. 100), 39 i ndiv idUi da 10 fino a 45 armi con nessun m ala r·,cn; Tam ara con 5 fanciui li da 2 1/ 1 fino ai 5 anni e 2!) fan ciull i SPpra 15 anni dei qual i lteS~<U I IO lllRIRI' ÌCO . Di tul ti i tre villag g i e da ta una somm ario i ndi r azione suiiH lor o situazione. A nch e rJni i Cl:!Si di m RIIll'ifl !"ono d i~< lint i in g-r•uppi a ~<nco r ~o la dr,l la fol'ma infetl• va Nr lla tE'r'Z!l tavola !"Ono com pr Pse l e osser va1.ioni sui fan· c ru lli rl t> li" J ~< n l a di GiAva, distinti o seconda dei ,Ji<;ll'etli esaminatr, colle i ndicazioni topog •·afir he r el ative e col com puto n umer ico del le var·re fo r·m e m ala r rch e. L e lo('alilil osservate snno : AmbAiawa con Ro wf! Bll 11dj i r , K Mn pong Be<lj Ai eo, K nm pon g Ba11rloeng, A enarang con K al idudo e Genock, Ma-


RIVISTA t>' IGIENE

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selong, Tosari, Poespo, Soekoboem i, Potjet, Tan dj ong Priok. Il totale delle osserv azioni fa lle fu di 13 10 fanciul l i, con 1.13 m a larici. Sull'ultima tavola è nece><f\al·io fot'e l lelle o;.:!-iervazion i, le f)u ali poi si collegano coi ri sultati della tavola seconda, la qua le ri guarda i fnnci ulli di ol<-uni villag gi della Nuova Guinea e servono a m eglio spiega •·,,e i l si~tnifìcato . I ntanto è da r itener!:'i r.he il numero Jei distretti di Giava liberi da malaria non e cosi piccol o come sembra, !=~lando alli' r elazioni dei medici dell e l ndie Olandesi. Per non la><riare su ssi~ tere alcun equ i voco su ci ò, bisogna di s tin p-LH~ re rigur·osa mente la malaria endemica da quella impor·ta.ta. ln generale paesi assolutamente libP.ri da malaria per un lungo tempo non ve ne sono, giacché può sempre darsi che un uomo infettalosi io un paese mala1·ico possa r i manere infetto non solo per un mese ma anche un anno , e la possa tr asportar e dovunque. Parh1ndo quindi di un paese liber·o di mala1•io, si 1leve intender·e cor• ciò un paese l ibero da malaria endemica. L'indizio speciale sicuro per denotare un · paese libero da nlàlaria in questo senso, è il rimane1·ne ri sparmiati i·· faJJ.;ciulli. Questi sono mollo r ecelli vi alla malaria, rimangono di r egola nel paese, e sono di continuo esposti ali" infezione. Essendo adunque infettati nel pa ese, essi r appr esentano la malaria endemica del paese stesso . Viceversa un paese nel qual e si riscontra un g r~c~ n numero di fanciulli senza malaria, deve esser e anche l ibero da malaria endemica. Queste considerazioni hanno importanza anche pel fatto che la situazion e alta di un paese eserc1ta bensì una intluenza benefica sulla pr oporzione della malaeia, ma non asso luta. Soekaboemi libero da malt1 ria è a HOO m etri di allezza ; il paese for·temente infetto di Bandoeng è situato a 1000 metri. Anche l 'esistenza dPgh anopheles non può P.ssere decisiva in questo senso, giacché si ri scontrarono a Saekaboemi. paé.'le, come si di sse, pr·ivo di malat'ia, quottr·o diverse specie di anopheles, ed in gran quantita. Si deve dunque tener calcolo di alt!'i fattol'i, i quali potranno esst~re m essi in evideuza sol tan'lo con osservazioni m olto pt·olungate sul posto. In r apporto al Kaiser-Wilhelms- Laod, l e osservazioni vennero faLLe nel piccolo circuito di Astrolabe- Bai il qua le non la cede a nessun a!Lro ter ritorio dei tropici come locnlrta rnalaric!l. l o gener·ale però r intiera costa Jel Kaiser-Wilhelms-La"nd 40


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H l VISTA n' H· li!: N E

ù irll'el la da malar·i a. A l contrario le i sole della cosla ne sembrano liber e. ln falli i gi oYani dt:lla missione callolica di 'l'arnal'a nnn pr esentar ono malaria. Bisognerebbe per ò, per es~ere sicuri a questo 1'igua 1·do, O!';servare i fanciull i al rlisollo di due auni . Cosi dicasi dell' tsola Bilibtli. Un rullo che ri sulla dall'esatne delle laYolc cita le, e che è ~I alo constatalu 111 modo ii'Ì<;ui'O, è la natura le immunita che gl i abitanti delle l'egioni malariclte 11ei trol'ici acquistano nel dPcor so di puehi ann i v e1·~o l' infeziOIIf'. Già l'e~am e dei fanetulli a Gi8' 1:1 aveva l'allo supiJOrl·e l'esistenza di que<>to fatto. Ma una dim ostrazione adctiriltur·a classica di '(Uesto fe11om eno la l'ol'llist:onc i due villagg i della Nuova Gui nea, Bogacljm e BOn!Ju. A Bogaùji n fl'a gli ahit.anti che hanno passa to il qua l' lO un no di vita , non se ne tro va uno affdlo da mala r·ia, mentre nei piccoli fanciulli é f'rerlltentts><ima. A Bon:ju si ha il medesimo l'allo, colla difl'erenza per o che in alcuni casi la malar ia si tr ova fino al decimo anno di vi tn. Se io una popol azionl' siflatta ci si COitlenl as!'<c J i esaminare solo gl i adulti, si concluJer eiJbe pe1· l 'assenza dt!lla malar i1:1, il che non è. Il pr ofes::ol'e K och è convinto clw in altre r egioni m t~ la riche esiste la mede:<ima cond izio11e di cose, e fl\ voli perche simili o s ser vazioni siano falle t~:~ nl o in patria, quaulo nella popolazione indi g,..ua delle altre colonie tedesche, specialmen te in quelle dcii'Afr·i<'a oriental e ed occidt>nla l e. l'lei m edesimo modo che i fan ciulli nati uelle r egioni malar·iclle, si compOI'Lanu quelli immigrati, p1·ovenienti dH r eg ioni non malarìchc. A n ch'e~"i vengono infetl1 dAlla malaria e debbono soll'r irne l' 1nnuellza a lungo p1·ima di acquistare un sufficien te grado d'immunità. l n tali condizioni ~ono g li eut'Opei, i r.l!inesi ed al c·uni g rupp1 di lavor atori m elanesi. l maiali non danno ri sultati allentlibili perc hè pr ovengono general men te da luoghi malarici ù t~ l centro <:li Giava. Degli europei do micil iati a Stephansort., tutti appena arr ivati si ammalarono di mala1·ia, LI che dimo:;lr erebbe che ess1 pr·ovenivano da paf\si immuni dA malari a. Il p1·imo attacco di l'r hbr e si p1·esentò di re~Zola dopo :l o 4 settimane. L 'unica eccezione ru data dai due m emh1·i òella sped tzione, i 11ual i fino aù ora sono rimasl1 immuni dall'i nf'eztone. C'3rtam ente a cag ione della eseuuila profìla~si chiuioica. Fra 21 EuropeJ esaminali , in 12 si riscontrarono i paras1<ili malar ici. Degli altri H individ ui, 5 e1·eno già da par ecdt io tempo nella colonia, e ran o stati altre volte m olto ammalati di malaria ed ora


RIVISTA D'IGlFll\E

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et•ano m anifestamen te immuni. Gli altr·i i- indivi.l ui r·imasero p~-' r tutta la dur·ata dt'ile osser·vHzioni sotto l' influenza dt!IIA pr·ofìlassi chininica e non m ostrarono per·c iò alcun pa r assiLa nel san gue. Anche nei Chine::;i si m i)Sll'a chiar a l'i nflue nza della durata del !':Oggior•no nella colonia. Fr·a quelli venuti dal 1891 al 1896 si LrovA solo il 4,6 p. 100 di ma larici. Al co nlr·ar·i o1 i due g ruppi dì coolies r eclutati nel sellero br-e e dicemlwe del1898 ne ebber o il 41 e 42 p. 100. Di IO Chi nesi ani vati co nlempora o eam ~~ nte ai membri della spedizione, se ne ammalAr ono 7 di malaria (cioé i l 70 p. 100). Questi falli dimostr·a no eire già dopo 3 o 4 anni si manifesta un evidente gt·ado di irnmunilA anche neg li immig rati, cosi como a v viene nei fanci ulli indigeni . La cosa poi è tan to più impor-tante inquantocllè i Chinesi sono assai r-ecettivi alla m ala r·ia. In quanto ai M elanesi si ebbero da principio alcuni fatli che parver o in contr addizione colle osst::rvazioni sue;;poste, ma c he per ò fur·ono ultc rior•mente spieg-ati. Si trovò dapprima che 12 a bitanli delle i sul e francesi non l ontane dalla costa nor d eli N eupomme1·n er·ano liberi da mularia sebbene non f0sser·o Ja t anto tempo a Stephausort da poter aver e acquis tala l' immunità. Essi avevano dovu to quindi portarsi con sé l' immunità, dal c he se ne tr·aeva la co nseguenza che queste bol e fran CQSÌ sono infette da malaria. Ugualmente avvenne per gli abitauti rl el Gol fo di Huon, cioé a dil'e del litLor·ale della Nuo vu Guinea posto a sud di A stt·olabe-Bai. NOJl é quindi da m eravi gliArsi ch e tutta la costa, anche l ontano dal l err•itodo di pr otelloralo tedesco sia infetta da malaria. Invece l e cifre più alte Ji malarici sono dale clag li abitanti d i Neu-Pommerm e di Neu-Mecldenburg, ed è da presumer si quindi che il loro territor io !"ia esente da malaria. Questo poi $i può ammett er e con sicurezza per gli abitanli delle isole Gsr·dnu (situate dirim petto alla cos ta orientale del Neu-Mecklenburgl i quali arrivali poco prima della spediz,one per la malaria, davano già. il 47 p. 100 di m alarici . Coi dal• suesposti si può or·a costruire s e nza difficoltà la storia della malaria nella col onia tedesca e suggerire i mezzi per farla scomparire. c~1me r isulta dalle osser vazioni falle nei villaggi di Bo~adjin e Boogu , la malaria esiste gia da lun go tempo sulla costa della Guinea, forse importatavi c•riginariamente dei i'At'· ci pelago Ma lese e dalle M olucche dai primi trafficanti. I primi


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coloni si ammalarono ~rravem ente di malaria , ma successivamente ne divenner o immuni. Le r elazioni medi che sul pro· posi to acc.,nna•·ono allora che la malaria era sul p unto di scom par i1·e in cau!';a di questa o qtlella misura sanitaria o in causa dell'estender si della col tivazion e dei campi . l mprovvisamen.te pe1·ò sco ppiò di nuovo e cert~m enle per ché fu importalo ad un tr atto un gran numero di nuovi e fre~chi lavoralos·i r·ecellivi Alln rnala1·ia, i quali dovettero con mag giori o minori sacr·ifì zi arrivare a quella irnmunila ch e li r end,.. ora capaci di vive1·e in un paese mala•·ico. Ir' tri buto da pagar-si alla malaria puù certamente ra g~Ziunger·e una cifra conside•·evole se p. es. di 273 Clrinesi importali da Honkong a Stephanso•·t, ne m orirono nel corso di un anno 125, per la maggior parte di malaria. Si m il i catas trofi non sono naturalmente da escl uder si anche al giorno d'oggi se vengono trasportati nuo vamente nella co· lonia uominr r ecelt1v i alla mal aria. In •·ap!Jorto con que,:to- sguar (IO generale sulle condizioni della malar·ia nelln Nuova Guinea debbono essel'e conclotli gl i sforzi allr a debellarla. e dev'e essere possibile, ora ch e è prnvato che la malaria è circoscritta solo all'uomo, che distruggendo i paras,:;iti nel l'uomo, si intenompa il cirlo vitale dei para ssili e con cio a poco a poco la malaria ,,enga a scomparir e. A tale scopo si presero a cu l'ar·e gli individui nei I'{Ualé fur ono r rscon trati i para ssir i, non ~olo g li aff<-tti da malaria re cente, ma anche i r ecidrvi. Anal ogamente a quanto si era sperimenta to a Berlino su re cidivi malarici pr ovenienti dai tropici, si coucluse sulla necessità di non somministrar e mai una dose di clrinino infer·ior e ad un grammo. In quanto al periodo di tempo in cui doveva farsi l'amministrazione P-d alla durala della cura, essendo dalle numerosi ssime esper ienze •·isullato eire una pau!'a el i sette giorni (estensibile in 'caso di necessita ad otlo giornr) ogni due somminisLI'azioni di chrnino è su fficiente per pr•evenire le r ecidive, si usò il seguente met odo : Negli inter·valli libe•·i da malaria, vale a dir e quasi sempre nelle prime ore del mattino, si dava al malato un grammo di chinino per più giorni di seguito !fino a che il sangue m ostra vasi privo di para ssiti malarici; ~e­ guiva poi u11a pausa di 7 giorni, si dava quindi un grammo di chinino al giorno pe1· due giorni successi vi , poi si fa ceva un'altr·a paust1 di 7 giorni, poi due gio1·ni di somrnini stl'azione chi ninica e cosi di seguito per lo spazio di due mesi.


RIVISTA D'IGIENE

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L 'espel'imento cosi condotto ha dalo finorA eccellenti r·i~ul tati. Il numero ùe ~l i ammalati di malar·ia fra i lavoratori

di colore é mollo diminuil(J. l pochi ct~si r·imasti anco r-a in osservazione sono tutti r ecidivi n ei quali gli insuccessi si spiegano o con un er rore di sommin rstrazione del chinin o, o per la intolleranza individuale al med esimo, o per errore di dose del l'imedio con t enuto entr·o le capsule gelatinose solite a sommini str~:~rsi. Ailo stato attuale, sono pochissi mi i <'a:>i freschi di malar·ia, sebbene appunto ora le condizioni climatiche, altr e volle inYocate, sienO le pÌÙ favor•evol i per la malaria , ed in q uesta epoca ->i faccrauo !avori campestri che colle id ee precedenti dovrebbero es~ere peri colosissrmi . In quanto alle zanzar'e e specia lmente agli anopheles non ne mancano in quest'epoca, e durante il tem po delle osservazioni furono presenti i 11 gran nume r·o. Anche le condizioni sanitarie degli eur-opei sono mollo migliorate. In CJUesl 'ullimo tempo flll"osp edale per gl i eur·tlpei non de~eva d re un ammalato, il quale per gi unta er a ven uto da bordo del piroscafo Joflalln A lurf!cht. L 'avvenire dim ostr er·a se quesli fu vo revoli rr sultali sieno da attribuirsi a questo m etodico trattamento della malaria o non piuttos to ad allrr fattori casuali e transitor i. Il pr·os~ imo per io lo in festo per la malar ia, quel lo d<'lle piogg1e, potrà mo" tr·are se ':o lle attuali vc•du te ci si lr·ova :mila !Ziusla v ia. te .

G. S1~1s.- L ' lnftuenza dell'eredità. e l'lmmunltà. per la ubbrlaohesza. - (The Lancet., 29 lug lio 1899). In Ing hilter ra, il pae~e per eccellenza dove fim·iscono le eccessi di ogni genere, si é formata J·Pceutem ente. una società per' lo ~Ludi o clell'alroolism o, e la i1nportanzu eccezi onale dell'argomento ha inclol!o le magg iori illu,;Lr•azioni mediche a portarvi il contributo delle loro osservazioni, dd lol'o studi, delle loro proposte. È da sperare che da questo afl'accent.lamento eli per sone competenti, dag-li studr, dalle <lisser li1zioni scienlilìclre si finisca per arrival'e a delle conclusioni uti li e pratiche L'Aut0r·e pur ricono :;cendo il valore scientifico dei vari m embri, specialmente del Reid, dal quale però in alcuni punti O!Zii dissente, ritiene appunto che :sol o col mezzo di un'ampia e l i ber a discussione a~sociazioni contro g li


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R JVlSl'A D'IOJ B~E

!"i po!':Sa venire Allo scioglimen to ri ell' inlricalo problemA e 1wende quindi A r ibntLPre due importanti ssime question i, lA 'I Ualì han no rt·n lor o una cer ta conne!"sìone, quella rlelr i m· muni tà. e quel lo dell'er·edi tà. Egl i trova pA r adoBsAie l'idea del Reid, il quale dice ell e « per a vet·e un p(1polo sobr·ìo, bisogna prima a v et·<• una trazione ubbriaca "· A mmes!':O pure che l'ubbri achE'ZZA !i'ra prodo Un dfl una sn:-tnnza l M!':ica, come adesso sì lenrto ad arnlflE'ller e. ti purlar·e d<> li' ìnoculazic, ne preventiva dì questo agentf• LIJ!iSìco, come si lil pel vaiuolo, nella sperAnza ch e, dopo CJUil lche genera ~io11e, si pos!'a ollener e un popolo immurre dulia tendenza all'al coolì smo, semb1·a all'A. un'utopia. QuPsto concP lto poggia sugl i slP!"SI pr incipi della inocul azionf' in uso per il va iuolo e dì al tr e che furon proposte; sul fallo cioé, che l e per gone nton abituale all'alcool, si ubbriacano con più ra ci lità., e Mno più d1sposte a ri~en lirn e i callivi efl"elli. M a a questo proposito, o"serva g iustamente l'A., un a tale accl imat azione all'alcool é sempre a scapito dei tessuti rlel corp o e d1•lle loro funzioni. Amm elle in ogni modo che qualche CO!"A si pott·e!Jbe ottenere, nel senr;:o di abi Luore l'orgA nir-m o a que~to v ele no; ma ciò non lw nien te a chP fa1·e col g usto del bere; que!>l' inoculazione non sarà n1AÌ capare di dare alle p;enel'azioui future la fo r za necessa•·ia per r cl"ister e a sirnile lentazirme . E poi, egli domanda, mf'tte conto dì fRt'e og-gi un danno certo all'umanità, per pr ocunne un va11laf[gio problematico al le generazioni nvvenìre1 V olet·e o no, una inoculazione è sem pr·e un per·ì colo, poìche i tessuti vengono l e;:ge•·rn ente m od ifica ti P , seubene egli sia un l'tl ulore r...,.vente rlel la va ccr na~io n e per il vaiuolo, non di sconosce ch'es;;a pure ha qunl clre inconven ienle. M a nes!<uno pot l'à c·~ r· to mettere la pr evenzione per l'alcool allo stesso l iv..Jio rli qu ella pel vuiuolo. Nè crede !<&l'ebbe fAcile co;;tr·i n :.nwe la g eni e A CJUestR specie di va cci na~ione. Il vaiuolo è una d i s~-t • ·azìa clte può capilare a ch iunque, anche ad onta delle m agu i o ~i IH'rcauzioni: l'alcoohsmo, almeno a p· pAr (·n tPITH' nte, è volo n lario. VaccinA ndosi qu i ndi co ntr·o di es!io, o vaccinll ndo i nosl1·i fi g-I i. noi ve •·•·emmo a con fpgsar e l a no>' Ira i ncapac i la lì r·P!"rsler e alle tentazio ni de ll'alcool: e se nes!"uno inrlivìduu lmente hn il corap-!!iO di l'are f]UeSll.l dichìa· I'Hziont', eire l' t']U i vfl rrf'hbP ari uun pa ten te d'inlernperan za e ùi d Pbol ezzA. nelln chè le unzioui vorranno co lletl i vatnen te solto!'ta r e a qursto ma r•dri o d' inf'!l mia.


RIVI!;TA D' l (; fF. :\ F.

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l.jno degli ar gom onli po1'Lali dla 1 :-:osten ito1·i delle teoria Jell"illlmunità, é l"j Uello c he [Cl' indi ani e le alt1·e ll' i bù sc•lvaggie, non abituul e al bPr e, dh·e11 li1110 cl ed i l~ all'ubbr ruchez zo, appena l'a l c~ool é i ntrodotto fra loPo. Ma che cosa pPova questo fallo? E <:se hanno a vu lo Ull 'ecl ucuzion e unicm11enle fìsica ; sono di Ulna le1np1'a for te, ar ditn, stoica, c he pe1·.IH tul l e le sue quali tu quando vi s i è inlìlll'alo rtueo;to vi;.'! eno; in lor o 110 11 vi e'l'Il p1·edH:lpos1zione, ne~ la r azza !lve ,·a bisogno ùi esoo;c'r' m ig:liorata. Ecco in qual 111otlo lo ;;tesso ar ,zomeuto ~ i pnò far l<H·nar·P a l'avot•e o in sfavnrr di unn medesi tna teor ia. Un al tro pnn to in cui l'autot•e drlf et•i;;ce sostanzial men te rln molli suqi coll eghi é il consid ···r·al'e l'ilkool i;::mo come el·edito r io; egli rili,..ne re,.ma lllenLe eh~> di un di r·etta l ra;;rni;;~ion e tlel gusto pel' l'alcool non possa all'allo pm•lsrsi. A cCP l l a il fall o <:lw cer te degenerazion i ner vo,... e cer te malallie,

come cerli pnte 1·i inilJilnri allt>rali e indeboliti, vengnno lra · s uw;~f' i di ~Pnerazio n e in gerH·J·nzinl rr, e tA li fal li 11011 af'!' llm ono sP rnpre le !'Le;::se l'orme. come è um mc;;"o 01'11 da tutti, l lrl8 i l'i!:'Ui l ati (ì nal i di IJUe,;le V81'ie fOl'me dt--genPT '8li \·e. per· f' iò (' h l\ .-igua r da l'alcool, sono inevilnbi lm··nle gli st.·s,:i. E~!l i h·ova una cer l11 nnalogia pe•· t:i ò C'he r iguar du In lnr:<rllissiblli la ereditaria fra l'al<:ool ismo 11 la lisi . Per mol Lo 1ernpo é s tato cr edulo c he lo tube1·colosi rosse e1·edit.aria, mentre o ra si è gradua lmente ri cono;;c i utn c h' essu non può essere pt' r (]Ueslo mezzo trasrn Ps!>A. Ma !'~ l'o•J•f'di l8 non ht~ un a p arte direll a nPIIa lrasmi,;sione delln rnal atl ra, \'!'\«&ne è ind ir·ettame11 t•1 il l'nlLor·e pi(r it npo .-lan te. E,çrli l'llÌf.>ne "he, eccettuali fJ UPi ca ~i di trasmissrone diretta , iu cui le pot·Li f'Ono sp•·eial menle infette, la tt·osm is:si•Hle non avvell !!»; ma che cer te condizioni speciAli, ed una menomata r esistenz1:1 dei tes!'uti, sviltrppati ola g-errilor i dehol i, 11 er· vo;;i o ubhl'illconi, r endauo il pa1.it>11 le più suscettibi le~ al\'a'l.ione del bacillo t ub er colar-e. Lo ;:: Jpsso a vvtene per· la disposizione all' nbbriaclu·zza . Nou é L.-asmes,:.a lu m;al atlia come la iP, mn ;::olo le condizioni d'i ndf'boli rn enlo d'Pqu llibri <' Ol'Wl rlie•> . che e:.>:a ha i nrlollo rrr! ~e nilo ri , !'i tr asmett ono nei fi gl i eire sono quindi pt ù so):r~P l li alla cau;::a r·ccilanlP. ifella malal lia; in uno par o la può essere l ra ,..me.:;;::a la cau!"a pt·edispnrH' nle, mai lA c a u~e eccilanlc.

c. r.


Le toneWe quaU porte d'entrata del baoWo della tuberooloel. - (D ~ uu;ch 1 • meri. Wor·h ,•n.qehr., n . 21 , 1X!I!'l).

V. Sc11~E t u~~.H.

I n ' lue:-Lo lavnro l'autc.r '1 - "Pif1LO clui r eperti comunicali dallo . tr au:o:;; di bactll t viru leuti della tubercolosi n<'lla mu<:o~a nasale de~di individui l'alli, che s'era n lro vnti mollo 1n r .q1pm·to cou ti stci - Ct!rcfl di s te bJ!i re qua n l a importanz a nblJiRrto questi reper ti neiiR d i tfu« t on~> rlelln tubet·colosi. Le sue O-"'SGI' \'IlZIOni c:i por ta r ono pritnt el'atneu te ~ ulle lonsJ!le e.'>pOrtale da mdivirlui giovani. rla i :3 au 17 an ni d• et~. In 28 non si pule di m ostrare la nr e,-enza di baci lli tubercolari ; •na in 2 non !'l Ì c·nnstata rou o luhl'rcol t e cdlule giganti. L a lube:rcnlosi er A rla COII!"idet·arsi lll'imartR, pet· quAnto può esser e sicur a unA di AgnOSI cli ntca. Furono poi falle O!'St~rvazlOni sui C.'ldav(·t·i , e cioè: in t:i . 111 c:ui vP.rtne 111acroscopi f·umPn l~ dimos.lrata la tuber colosi ; i n 3 in cui 81'11 f:!UII I'i la; i n 4 m cui er~:~ lal enle: iu (i con tu ber colosi <·slc"a ai piJirnoni o g-enerali·zzAta; in 2 con tuber·rolo~q fllil w re senza ulc-er·Hzinnt polmonari, e rn l ron m e nin~1le tub t· t·colar e senza l oca lizzazJOue polmonar c . Nei 13 cadaveri in cui non er a ~l!ila dimo ~trala macro,-ropicam ente la tu ber· coiO'-i, n on ftu·•·no neppure constAtate alterazi oni tubel'colari nelle ton..:ifle. In :l delle :t~ tonsille e!'!j minale istologicamente o - !'8 !'l ltf' n pul'e con lo cieli e :.!X Of'ernle - 111 4 !'U 60, venn e con statala ('On apprO!''-'illlaLtva sic urezza una tuber colosi primal'ia , e, più prect~"!lmen le: in L caso una luhercolosi dn ingeslrnne di rib i, e ne!:li Altt'J :i, unn \'Crn e pr opt·ia luber · colosi pr·imariH rln Mf>II'11Zione 1:) p . 1{10) . Per ciò i •·eperli del lo Sl raus,;. che s1 r d'er·r!<cnno più srecialmen te a locali cnnle· n e n l• Inalali, no n posc:ono, ,;enz'a! lro, estend e•·:> l alla viU! i n gl-!n~' rol •~ ed ai contatti gior nalieri, 1.1 meno r he non si vo;.:lia aniiJII'llcr·e - il cl11! non è P"";::i b1l e - cl te il pertcolo d' ~ nfe· z in111~ d·· IIP ton sill~ l"'r m ezzo delltt muco-;a na<>al e tubercolare s ia '"'"'"! lie\'e. E. T.

I. C A sTEHET. - Le eruzioni " mal oaratterlzsate 11 del vaoolno, e loro elgoUloato. - (Pre.~se m.édica(e, 2i giu!!n o 18'J!l) . LR pÌi'rola puf'ula dii' si rn a11afesla ùal seconùrt al terzo gi()rnn nl'gli rndi\'idui \'li<'cina lr puo a ver e Lre dit'f~re nli evoluZIOni : t• l ·:c:~a A.lm rtJ!';tt· e sparli'Ce nl •(lll:li'LO o f(Uinto grorno;


RIVISTA D'IGIENE

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qu e~ti :>ono i ca8i Ili insuCCt!SSo; 2° Es~a si sviluppa, e dal set-

timo al nono giot·no diventA una vescichella. ombelicata; questi !:<Ono i cas i JIOSittoi ; 3• Essa si l•·asform a in una pustola che si r ompe dal quinto nl sesto f.dorn o. All or a si osserva una pupula cùper·ta da una cr osta lll'unastra nella sua par te centrflle. Questi sono i casi dett' duooi. Di che natura sar anno quest~ pafJtde duu&ie ! A lcuni cr edono che non si tratti di un'eruzione vaccinica, cl te 'IUel'lt e boll e provengono d ai numel'o;::i micr·o r•~tani :< mi eter n:.tenei che si LI'OVano nel vaccino, dA cui il nome di fal!<o vaccino dalo a questa eruzione. Altr·i poi credono al contr ario, che le pttpule dubbi e sonn u na u1anifestaziont~ del varcino. In s~g uito a numerose vaccinazioni faLLe sui militari , il dottor Cùster·et, dalle sue espe ri enze, Lrao le seguenti concl usioni: 1• L e papule dubbie sono di natu1·a vacctnica, la loro inoculazione sulle gro veuc he dà un eruzio ne tipiea di vaccino; 2• Esse cos tituiscono un v~;v·c in o ahor lito, il vaccino non ba pot uto giungPt·e al suo co mple to sviluppo perch é il soggetto !<i tl'ovnvA in uno stato di minore r icetti vilà, ma esso ha r·e;;o all' i ndividuo il suo com plemen to d'immunità, poiché una nuo va ri,·accinazione, pr Aticata tre m esi dopo, rimane complett1mente steril e: :J0 Il vl!l'r·ino p1·oveniente ùa bolle ùubbie è un vaccino indebolito; lA sua modificazione p•·ovieue dal suo passaggio i n un or~tani~mo che possiede ancore un certo g rudo cl'immunilù, infatti la sua inoculazion e sulla giovenca dà una emzione r itar data; 4• B e,-tR un semplice passaggio sulll'l giovenca per· r endergli tut la la sua virul enza; si comporla sopra un scco ndo animale come il vaccin•) nor·male; 5• Dopo 'fUeslo secondo passaggio, il vacrino ract:ollo dA nell'uom o oellissimo e1•uzioni vacciniche. A. C. o~: CORTr.S. -

Una strana varietà 41 pane ohe al mangi& ln kr4egna. - (Ri /}. cl' io iene e !lanilà puhlJlica, t• febb rRi o 1900).

L e gllianùe sono la sola m ateria prima con cui si fabbr ica questo pane; si aggiunge poi un'arg illa molto ri cca di ferro il cui uso è basato certam ente sul bisogno di diminuire l'aci· dita delle ghiande. Il consumo di questo pane, r:h e è ig noto alla massima par'te dei Sardi stessi , é limitato quasi esclu-


RlVI ~TA D 'IGIE::\E

!'tvum en le at comuni di Baunei, T alana, Triei , Urzulei, i n pr ovincia di Cnglillri, clrcorldu r·io di L anul'òei. p ,..r !'aubrica.J•e que!'lo pane. 8i SOLlOpon~OllO i !'Oli cnLi leÙOIIi tlel :a ghil-lntht tl col tu r a, che può dur ar e anche una ~io r n a ln , io un inftl "n preparato con acqua e con argi lln speciale, dopo aver· la!'cialo f'edirnenla r ,. i gran i pin g r nssi, e dopo B''eJ' filtrato. T r attando nncor a con lo hollilrll'a le ghiande ~"rosi colle e r imec;tando r:n11 tin uArnenle fìnche si abi!Ja una polli~lia, l'i fa evaporare il li<1uido fino a con!'islenza di f'Slratto, e la m as"a eMi se milluioiA "i tlh·tde in tante piccoli!'stme foccnccie ei re !' i mPllono ad asciuga r·r· su la r~hi pezzi di sugher o. l pov>' J'i man ~iano d i questo pa rt t• artclte da solo, m a geneJ·alrnellll\ lo c;i 1nangin con car ne, lalle, fo r maggi .. , ecc. La coruposizione di QII P" ln pane r icavata da due cAmpion i é i n media 11-1 c;eguenle : Campione 11 : um rd1là i'>t,Ofi, soslam:e azotale 1 ,~12, g ra sso, :1,91, idroearburi 8 1.8:{, M rH' ri 19.85, acidità 148,51. CHtnpione B : umid rlà '> i-,20, sostanze azotate 3.71~ , g t·asso 4,12, iùrocarbut•i 7 t ,9U , l'enel'i 211, 17, acidi tà 138,71i. l~segu iLo l'esper imento fìsioln:<ico per l l giorni su tu t cane di kg. :.l.!JOO, si é avuto il seguente uil ancio or {!anico: So>~lfl nze o r~ anic he:

l18.H5

Usci te Enlt•alo

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Deficit

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Eorlt·ata l · ;;;ci l tt A!" ~o t·bili

Mortalità per valuolo ln Germania. -

~>7 ,08

ce.

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gl to 1 ~0!)). Ri su llfl dnll a c;Lalistiea !'S nilaria utllciale ger manica che duJ'anle il 18fl7 vi l'urnno soltan to 5 mOJ'li per vaiuolo in tutto l'impet·o, mentre l'tJJWO precedente ve n' et·mw sl oli 10, e 27 11 el ·189."1, ed er a c;tala di 116 la med ia arlltun le del decenu io 1 8~6 95. Dei !) ''Asi di JnOJ'lP. vet·i fìcali si u ~> l 1Rfl7 uno solo a v\'r>ntrc in Ber li11 0 in una dnnna di :l:) ann i, IR •JUflle aveva il CPr ti fkA lO di rivaccinAzione, suhilA a 12 an11i con Psilo posi· livo. Un se~.:n nd o caso si ver•ifìcò in un11 delle 270 cittA, che po::,-iedu lfj (~t- r ntall i fl, cou popol;rz ione sttpc rior" a 15,000


RIVISTA D' I GIENE

anime e tratta vasi di un bambino di crual lro t~nni, vaccinato nel primo anno di vita, ma che m os ~ra va delle cicatrici poco distinte in m oJo da l asciar qualche dubbio sul r esultato della vaccinaziOn e. Dei r imanenti 3 casi d1 morte, 2 si veJ•ifìcarono in bambini al disotto cii ù ue anni di età, in vici nanza della f1•ontiera rus!'fl . e nulla è conosciuto ci rca i lor o preceden ti per· quel che r·iguar Ja l a vaccinazione ; l'ultimo av ven ne 111 vicinanza della frontiera austriaca in uu bambino mai vac · ci nato. che aveva precedentemente dimoralo per alcuni giorni nel territor io dell'impero vici no. Il governo dell'impero ge1·manico può davver o essere orgoglioso di cosi so. ld i~ fa centi re sultAli ! 8 non solo per l'esi · gui tà dell a cifra della mor·talilà, ma eziand io per ché i cinque casi avvennt!rO in cinque ~eparali distretti. L a sever·ità colla quale si pretende in Germania cha !>ia SCI'ttpolosamen le OS· ser vata la. leg-g-e sulla vaccinazione, sembr a avet• dalo ollimi frutli. lau to più se l a ci ft'A della m ot·talità per tale rnalallia la si confronta con qu ...lla degl i altr'i paesi d'Europa ; cosi la si trova 7 volle maggiore in Olanda, t G in ln ~ hillerra, 21 nel Belgio, 123 in Francia e 247 in Austria. L e vaccinazion i ;Jrima rie fatte dur'!Hlle iJ 1897 fur·ono 1, 178,396; le rivaccinazi oni ·1,178,8:ll. La linfa adopel'atn fu quasi esclusivamente quella animal e e cio•' nel 9H,8J p. 100 del le V«C cinazioni e n ~l !)9,9l p. ·100 delle riva ccinazion i: gli esiti positivi fur·ono del 97,52 p. 100 nelle pl'ime e del »2,76 p. 100 nt>lle secoude e . .f.

La oura della tubercolosi polmonare nel sanatorio della R . lnfermerla di 8hef8eld. - (M edteal Press, 31 gPnnaio 1900).

Dott. B " RDEWELL.-

L'autor·e segui la solita cura pra ticata a Nor drach. Gli ammalali senza febbr e passavano l ' inter a gior·nala al1'-aper to : quelli con febbre giacevano in lèLlO colle fine stre aperte, e le cor sie eran o ben aer ate duran te la notte. Si davano tre pasti al giorn o, alle 6 nnt., alle 12,30 ed ~ Ile 7 pom., oltre al bur-ro, latte ed uova in aggiunta in altre ore, tl modificando la dieta a seconda dei bisogni . N ei casi in cui la temper atur·a si manteneva di sotto ai 38•, si perm eLlevano le passeggiate, r egolate m olto accuratamente. Si irn· pi egava la ginnastica pol monare p ei convalescenti, ed il massagg io teneva il pos to dell'esercizio corpora l•~ nei casi P"'~g iori . Non si davano m edicine all'infuori dei tonici amar i, olio di


RIVISTA D'tG I E X.E

ft>!f8lo di merluzzo e mlato. Ogni 4 or e si pn'nde.,·a la temperatura nt>ll"ascPIIa; il polso e la respir·azione er ano notati gior'IIO e notte. L'esp~"lloraz ione era mi, urat,a e notata, ed ogn i !'ellimana si nota"a i l peso. In Lutto fu r ono curali :lO n mmalali, dei quali 18 restavano a IICOra i n eu ra. l ca si non t-ra no s<'elli. 1 migliori ri sul ta ti erano !"lati ottenuti n egli ammalati nei qua li il proce!"S(J non era molto t~lli vo, e le condizioni gener ali erano buone. Cinl'(ue mfermi ~ua ri rilnn P. eitornaeono ad un utile lavoro; e gl i allri er·ano mollo mis:dioraLi sullo ogni r·iguardo . l casi nei qual i la malattia en~ mollo estesa ed i disturbi costituzionali er AIIO gravi, e quelli con tisi laringea ebber·o esito sft~ \'I)J•evole, mor endonc la metà, e gli altri migliorando solam en te nell'e;;;tale e rimarwnrlo sl11Zirm ar·ii o peggiorand o nello iuvPrno. Quasi tutti gli ammalati migliorar·ono coosrderevolmel1le !"ntlo la cura òall'apr•ile al settembr e, ma durante l"inveroo. tra nne quelli cor 1 piccole l el'ion i e quelli che erano beo avviali alla conva lescenza, tutti gli alLr·i o cessarono di miglior nr e o peggioraron• 1. A. M. Coc11ES.- L 'eredità tn rela'Zlone alle malattie. - (Br i t i sh .Wed. Jonrn al, Novembre 18U\l). C·1111e di verso è il colorito, di versa l 'intelli~enza delle varie r nzzt•, co;.i, dice I'Auto•·e, è di verso il potere di r esisten?.a per· le mnlallre ; e se tra esse i biologi hanno r i trovato differenze caraller1" liche . . r·iti en(' che queste d1·bbano esser·si determinate w·•· la SP.IPziorle opern ta da lle infermità, cui solo i più l'orli hn11no potuto ;;.opravvivere. E"l"tuno malatti e, cer to tra le più fatAl i, che non danno aiTatto l'immu11ilà, come la luber·colo""i e lA malaria. le quali indeholisrono l 'or'l;(anisrno che att uccfHl') piultostoché, com <> ùllre, fo r·litìcarlo con tro gli attacch i s uccessivi. Ne dovrebbe ~e;.!'uir·e, se i car·aller i acquisili fossero trasmissibili, che le r·azze da più lu n::to tempo pi'Ovnle dalla malaria e dalla tu bercoiO!"i , fo::<ser·o 1•ggi le più deboli cont.•·o di esse; ma i11ve··e accade pr•ecisa mente il colltr·ari o, e un si mile resnlt.ato non può in L[Uesto caso eS!"I ·r dovuto, C'he alla sopravvrvenza d(:'i pi(l for·li. D'altra ptlrle nlcune malattie che conferi scono l'immunilà o un aumentato pnLere di r e«istenz.a. per quflnlo pr•evalent i


RfVIST,\ D' IGJE~ E

G37

non so110 mot•tali: il vujuolo per esem pio. Qui non vi puc\ essere selezione, e se l'immunilfr ch'esse conferiscono fo sse • trasmissibile, le r azze che Ja lungo tempo 1w !\ono affette, dovrebbet•o essere le più resistenti ; al contt·ario ques te malattie sono allretLanto gravi in Europa, come nelle isole del Sud, dove sono state introdotte rece nlf~ mente . L e razze insomma. egli dice, hanno evoluzio nalo unicamente pet• la sopravvivenza cf ei più forti e non per la trasmi ssione di acq uisili poteri di re.,isLenza. I micror·gan!smi. di alcun e malattie, come la malal'ia , har11r0 la lor·o sede principale al di fuori del corpo umano, esse quindi infestano certi distr etti dove le condizioni sono favorevoli alla l or·o esistenza e al di là di quei lim i ti generalm P- rrte non si espandouo. Ma in t.juella zona la popolazione ha sogginciulo aù una evoluzion e propot•ziorw la alla virulenza della malattia. e .come r rsultato di ciò gli 11bitanti hanno acqu tstato la cupacilà o combattere con successo entr o quesl'at·ea, chiusa Al resto dell'umanità. E qui cita ad esempio l' ln ~ ltilterr·a che ha ,:onqui ~tato l 'Africa ori e11 lal e, ma non può coloni7.zarlt~ , come 111 frnncil:l il M adap:ascar, per ché og ui Eur•opeo che :;i avventura in quelle t•egi oni vi lascia In vi ta, e quand'onche vi sopravviva. uon può pt·ocr eare tigli di pura razza Europea. Gli indigeni hanno ad al leati e difensor i i loro stessi nemici, l P- l o['o speciali m alattie; e non andrà in lungo ch'essi riacqu istel'anno la propria iudipenùenza, a meno che la mar cia del p ro~ res;;o scìenlifìco, siccome ne appaiono i i pr·imi i ndizii, non distrUI!Rà la lor o prin cip<1 le difesa. Un'altra impor·tante classe di malattie ha invece la sua sede px·incipale nel col'po umano, e si El-"pande con difficoltà i n contrade inabitate, o dove gli abita n li sono molto sparsi. La r osolta e la tuber·colosi Rono esempi di questo gr~ net·e . I mi- ·. · crorganismi di queste mala ttie pers1stono per lA lor o propagazione in individui suscetltbili di esser attaccali , esse sono quindi essenzialmente mal~;~tti e di popolazioni agglornerote. E siccom e hanno per loro terreno di svi luppo il corpo umano,_ cosi non sono limiLate a taluoe zone, ma possono estender·si dovunque siano per sone più o meno agglomer ate. Per migliaia e forse diecine di miglraia d'ann i esse hanno fune stato l e popolazioni dell'antico m ondo in proporzione del loro agglomeramento, ed oggi cfuelle che furon o l e più travagliate sonoc le piu resistenti. N e segue come corollario, che le popolazioni r elativamente scarse del passato erano in complesso.


638 m enu alllille eia que;:;te m AlAllie, d1 f(llfll che non lo sieno le • dense popolazioni dei tempi mode1·ni, giacché insieme coll'aumenta to potere d1r·r>sis tenza sono aumentate in più grande misur a le condiz1oni favorevoli al loro attecchi mento ed al lor o s vilu ppo. I l mondo è divental o più popolato e le condizioni di addensamento della mode l'n a soci··Ul sono cosi favorevoli allo svilu ppo e per !'istenza delle malattie, che, ad onta di tu tte le no1·me odierne d'igif'ne, l'u omo dell'oggi é solo capace di r esister e i11 forza della evol uzione a cui la sua r azza ha soggiuciuto in passato; m en tre i nosll·i r em oti an tenati anche colle stesse nostl'e misur e protìlattiche, non avrebbero ce!'to potuto vivere i n !'imil i condizioni, come é pt·ovato dalla recente storia di ciò che accade in quello che noi chiamiamo il nuovo mondo. Nell 'America del No1·d e del Sud, nelle isole del Pacifico, n ell' Austral ia ed Anch f' nelle r emote isoleoceaniche del mondo antico, mol te malatlie epidemiche, da lun go tempo infestanti I' Eurnpa, ero no completamente sconosciute fino a che i bianchi insieme colla civiltà, non ve l e hanno introdotte. Quegli abitanti cruindi non hanno SOA"giaciuto all'evol uzione come le nntiche t'azze, f' Ù o[!gi , di nan zi a questo nuovo el emento distt·uttor e, o hanno compl etamente ;:ollg-ini'i uto o vanno adagio adagio a finire. l Cabili e i Tasman11\ni sono ormai completa· m ente scompat·si : le pelli Rosse, ;.rl i Au~tralian i, i Polinesi i stanuo scompar endo, e solo sembl'an rl estinate a soprav viver e quelle r azze, le qua li , come gli abitanti dell'America tt·opicale, sono dtfese dalla vita civi li1.zatn e da llll est·~so contatto coi bianchi , per oper•a di uua vi1·ulenta malar·ia . C. F.

VARIETÀ L'aloool e la guerra. - (.\1/edieal Press). N ell'eset·cito ingle;:e é !'lato [!ia dA lunp:o tempo abolilo l 'uso della distribuzione de1-di alcoolici ai soldati, una volla tanto 1n uso, da f'ar d1re clte molle battaglie er ano stato cumbattutc col co t·a ,~:gio della t,otiiolia. I {Zenet•a li moderni hanno imparato ~he una ca m pa~na, per q~:nnto aspra , un cli ma per quanto inclemente, possono esser e sopportati megl io !>enza l' aiuto


()39 dell'alcool. Al tempo ùo•lla Rivoluzione indiana l e pr·ovf' di v enner o dale dal!li uo1nini di Havelock. i quali non bevevnno altr·o ecct tanle c he il caffe. :-\ ella sped izione del Rrtl Ri Yer , nel IRìO, S(•ltO il gene rale Wolsele,v, non furon o di:'lri bui te r·azinni di alcoolici, e vien ri cordato dalle autorità medich e che II C">~un uomo a vr·ebbe potuto g0dere una sa lute migliore di quella elle godevano quelle tt·uppe. ~ el climH tr op1ca lr dell'Africa del Sud l 'uso del t•llum et'H r iguardato corne uno specifico ed una pr ecauzione necesRa ri fl, con tro l e malattie m ortal i di qurlle r egioni. Per·ò l a vecchia abitudi ne del t•laum fu intel'l'otla nella guer·r u dell'Ascianti n el 1873, pure solto i l ('.ornan do di \\'ol:seley, ed il r isullato fu incur·agginnte , per·occlié la mortalità per quulunque causa l"i mantenne nel la medin sorrwendenlemente hAs;::a di 3, li pel' cen to in tulle le forze inglesi. N ella ~uena dei Calf ri n el 187i78 l' uso del l'hum come razione or dinaria ru proi bito e la salute della truppa fu eccell•mte. N ella r ecente campagna del Sudan il 'irdal' sa viamente pr oibl qunlunque liquore alcoolico, e tu tti C{uell i ch e venivano por l.l'lti di co ntt•abbando endavano ad innaffiare la sabbia del deserto. Sc nz:a alcool gli uomin i si manlenllero in ottime condizion i di salute e di r·esistenza. In bf'eve queste e!'OperiPnze dim ostrano cile no n é tantu fat.nle il cl una ngli europei come lo sono le 1-1bitudini , l e quali, cnr ne appunto avviene per l'alcool , pr·edi~pongo n o alle malattie Pd indeboli scono i poteri d i re sistP.nza. 11 prngr e~so dei tempi moder·ni ha am pia mente r'ico uosciuta l'imrtilita dell'al cool nell'uso g iornal iero, quantunque no n si possa mettere in dubbio il suo vnlor e come ecci tante, quando vicn" amministrato sotto i l cr.ntrollo del medico. A. M . ma~p:io re resistenza

Le lnooul&slool a.nUtlfoldee nell'e•erolto lngle•e. - (Merlical Press). Quantunque il clima del Sud Africa, nel quale si sta or·a svolgendo la guerr·a, si a uno dei migliori del m o ndo, ed i pericoli dell'infezione tifoide siano pochi, molle mig liaia di soldati in g lesi sono stati sollomessi allt:: i11oculazioni contro di e!'isa. Se pur·e un a tale occasi one, per· la ragione della, non è la miglroee per pt·ovare l'ellkacia di questa protìlossi , nondim e t~ o, a g uerra finita, qualche cosa si potrA dire dell'utilità di essa. A. M.


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Romlna onorUlo&

Con vivo compiacimento registriau1o un allr o titolo d'onore che i l Co1·po Sanitario si é acqui stato l'el merito di uno dei suoi più òi-;tinli ufficiali. N ell'ultima sua adunanza di maggio, ullimo scorso, il Con;:i glio superioPe della pubblica ist1·uzione, appr ovando all ' unan imila la r elAzione della Commi;:sione, ha nominato profes;:or e. par·ef[gi!lto di patologi a speciale chi1·urllica nella Regia Uni"ersit.à di Roma il nostro collega dott. L or enzo Bon(jmo, capitano medir·o, or a insegnante alla scuola d'applicazione di !'8n1té di Firenze. Al novello cattedratico, in cui l'abi lità operato1·ia si associa in equa misu1·a alla vasta dottrina, ed alla lucidi tà dell't>spnsizione, i nost1·i vivi rall egramenti.

ERRATA-CORRIGE Unicuique suum. Rellifìchiamo due ;:vi;:te in ~N·se nella compilazioni! della memor ia del colon nello medico PanarA : La c!tirlLr {lia operatira negli stabilimenti !ìanitari milita ri nel 1899. L 'oper Azi one d1 seq uest1·ntornia praticata nello spedt~le militare di Nova1·a, e u ccennata ulla pa g. 4l4, fu fatta dal capi tano medico dott. Carlo GI'olli, e non dal maggiore Cametti . Egualme11te, ùe lle 9 oper azioni rat:licali di er ni1• a sse~nate al detto ospedaJ,e alla pag. 451<, otto sono dovute al ma g~i o re Cametti, e una al C'upitano m edico Grotti. 11 u 1 re t. r..o ,..,.

Dott. F. L.&NDOLFI, maggior generale medico. Il f1eda t.t.or~

0.• Rr OO LFO L1v1, mal!g'ÌM e meciic(). GIO VA :"' NI

ScoLAR I, Geren/~ .


RIVISTA DI OTO-RINO-I.ARINGOIATRIA. Koenlg . Castez. -

Castu. Caste.x. -

Osteo-periostite orbilar ia di origine etmoidale . Sord omutismo isterico . . • . . . . . . . Il metodo sclerogeno nella tubercolosi laringe."\ Sulla dlplacusia . . . . . . . . . .

Pag. 600

601 6()j

603

RIVISTA 01 OCU USTICA. Coppez. - Trattamento della congiuntivite granulosa con l 'elettrolisi combinata al subUmato o al jequir•ty. . . . . . . . . . . Pag. 60! Sost ituzio n e dell'asepsi all'antisepsi nélla cura dtlll'orta lmia purulenta. 605 Coppez. - Azione di alcune tossine sulla cornea . . 607 Hlllemanns. - L' ulce ra rodente della cornea 608 609 Poyntz Wrlght. - Sul valore terapeutico del salorene Dell'iodorormogene • . . . . . . . . . . . . 609 Slmon. - Circa l'azione del sale di Glauber sulla funzione dello stomaco . . . . . . . . . . . . . . 6f0 Nledermayr. - L'euchinina . . . . . . . . . . . . . . 6H 611 Sedan. - Di uo nuovo antisettico, l 'anioclolo . . . . . . . 6l2 Buohanan. - Cura !Iella di~senleria mediante il soJrato di soda.

RIVISTA DI MEDICI NA LEGALE. Taty e Grcnjoux. - Degli alienati non r iconosciuti e condannati

. . Pag. 6t3

RIVISTA DI BATTER IOLOGIA. Mankowsk l. - Metodo per la sicura e rapida dJITerenziazione delle colture del bacillo tHico e del bacterium coli . . . . . . . . Pag. 6i0 Slngaewsky. - Ricer-ca della vi rulenza dei bacterìi mediante placche d'argen to . . . . . . . . . . . . . . . . . . . · . . 61U

RIVISTA D'IGIENE. Kooh. - Terza relazione sull'operato della spedizi one per la malaria - Osservazioni nella Nuov:t Guinea tedesca d urante i mesi clì gennaio e rebbraio del 1900. • • • . . . . • • . . • • Pag. 6!3 Slms. - L'in fluenza dell'eredita e l'immunità per la ubbrlachezza. 629 Schnelbner. - Le tonsille r1uali porte d'entrata del bacillo dolla tubercolosi. . . • . . . . . . . . . . . . . . . . . 63! c..teret. - Le eru zioni • mal caratterizzate • del vaccino, e loro si· gnil\cato • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63!1 De Cortea. - Una strana varietil di pane che si mangia In Sardegna 633 Mortalita per vaiuolo in Germania . . . . . . . . . . . . • 634 Bardewell. - La cura della tubercolosi polmonare nel sanatorio della R. infermeria di Sheffield. . . . . . . . 635 Coches. - L'ereditil in relazione alle malattie . . • . . 636

VARIETA'. L 'alcool e la guerra . . . . . . . . . . Le inoculazioni antitìroidee nell'esercito inglese.

. Pag. 638 639

NOTIZIE. Nomina onorifica

Pag. 640

Errata-corrige

Pag. 640

.


GIORNALE MEDICO DEL

R.EGl:O

ESERCITO

Dlrtzl011e e Ammlnlatrulone: pr"so l'lapettorato di Sanltl Militare VIa Vanti Settembre (Paiano dal Ministero della Qlltll'r&)

CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Gion1ate .ttedico tLel 11.• Esercito si puhblica l'ultimo giorno di ciascun nlese In fascicoli dì 7 fogli di stampa. L'abbonamento e sempre annno e rteeorre dal t• gennaio. H prezzo dell'abbonamento é: Per l'1t·1lia e la Colonia Erìtre.'l . 1.. 12 • 15 Per l' Estero . . . . . . . . Un rasclcoto separato co.ta . . . 1, 25 L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende rinnovato per l'an.no •uc· cessivo. l signori abbonati militari in e!Tetti vita di servi!io possono pagare l'importo dell'abbooamen"to per mezzo clei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensilì). Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litog rafiche. fotografiche, ecc., che accompagnassero le memorie, sono a e<~rico degli autori. Gll estratti costano L. 7 per ogni fog-lio di stamra (16 pagine), o trazione iodlvisiblle di foglio, u per celliO esemplari. Il prezzo e e~tua le sl11 che si traUi di 100 esemplari o di nn numero minore. l mA noscritti non si restltuisr.ono.

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI NELLA

CIDRURGIA DI GUERRA R I CORDI DI ANATOMIA A PPLI C~ TA g 01 TECNICA OPERATIVA DBL

T e n. col. medic o P. BtBRIACO lnr.aricato dell'insegnamento della &birorgiA di guerra alla seoola d''llplieulm di &anlti miliure

Opel'a giudicata assai favorevolmente rla molli giornali. m_edici

italiani e s tr anier i e r epulaLR utilissima n on solo a gli ufflc1al.• m~

dici del R. Esercito e della R. Marina, ma anche a~li sLudentt e a og:l.i medico pra tico. E un volume di 477 pagine con 162 figure inter calate oel testo. Vendesi al prezzo d• Lire 9 (R per gli ufficia li medici) fi:anco di porto, presso la Tipo!lrafìa Cooperativa Editrice, Via Pietrapiana, N. 46, Firenze. - P resso la libreria B. St!~:<b et·, Via Tor· nabuoni, N. 20, Fit·enze, e pr·esso lutti i principali libt•ai.

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NALE MEDICO DEL

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REGIO ESERCITO

.&.uno XLVUI

N. 7. -

3t Laglio 1900

R O MA TlPOGB.APIA. ENlliOO VOG.HEBA

811 abbonamenti sf ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

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SOMMARIO DELLE MATERie CONTEN UTE NEl.. PRESENTE FASCICOLO

8ruzl e Clacclo. - Studi e considerazioni intorno ai casi più importanti osservati durante l'anno 1899-900. . . . . . . . • • . Pog. 64t Mlraglla. - t.'rs.cisJone del sillloroa iuiziale eseguita a sc.opo abortii•O della sifilide. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6!i8 l..ucelola. - Un raro caso di auLOplastica di tutta la cute del pene 690 se~u1ta da guarigione. . IHVISTA Mll;OICA. A. Kowatewakl. -Nuovo metodo curativo dell'arteriosclerosi Paq.l697 697 E. Bari•. - L'endocar•lite maligna nel reumatismo articolare acnto. M. Welt. - Circa la le~cocitosi da vaiuoto . . . . . . . . . • 698 Stembo. - Dell'adenite tardiva qual sin tomo 'della oeCrite da scarlatlìna . . . . . . . . . . . . . • • . . . . • . 699 J. Amann. - R1cerca e dosa tura c linica dell 'albumina nell 'urina 700 IU V!STA CHIRURGICA. B. Schlaul. - La cocainizzazione del midollo spinale . . . . . • Pag. 7ot G. Cavu.zanl. - Cura di Corma grave di nevralgia del trigemino con la resezlone de l ganglio simpatico rervlcale superiore . . . . 703 Anestes1a chirurgica mista mediante 11 protossldD di azoto e t'etere. • 704 HUbscher. - Arparecchi gessati Gon armatura di stagno . . • • . 705 Cur:< ineruenta dell'ungbia incarnala. . . . . . . . . . • . • 706 A. Giordano. - Di un metod o più sem plice per curare le lesioni va· rieose delle gambe secondo il C(lncetto clf•l Morescbi . • . . . " 706 M. Peterson. - Trapianto periferico r11 un n ervo . . . . . . . . 1(11 A. E. Barker. -Colpo di revolve r nel la bocca. Fenomeni cerebrali al ! R• giorno: scoperta del proiettile sul aorpo calloso per mezzo dei r-.1ggi Rontl!en: estrazionA del med ~simo al 69" giorno: guarigi one. . . • . . . . . . • . . . . . . . . . . . . 708 l . Cbelnlsse. - Cura radicale del varieocele mediante reseziGn e ve- ~ nt~sa nel canale inguioale . . 709 RtVIS'rA Ul OCU USTICA. Adler. - Trattamento del tratomal . . . . . . . Pog. 1f0 l . MOIIer. - Circa l'oftalmia egl<>iaca . . . . . . 1H O. Walter. - Contributo al trattamento all'aria a perta delle ferite oculari post-operatorie . . . . . . . • . . 7ti Bockmann. - Trattamento del panno tracomatoso con la perltomla. 71:! E. Hertel. - Circa l'azione dei cataplas mi f•cddi e caldi sulla temperatura rlell'occhio . . . . . . . . . . . . . . . . . 7t3 Poukalolf. - Trattamento dell'o(t.nlmia bleno rrag1ca col calomelano. ,. 7U it~ Glaucoma consecutivo all'istlllauone di mirlrlatici . . . . . . . (Per la eontintW.zione dell'indice veàari la pagina J • della eoptrtlna).


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SCrlll..l 111 AS\TU~II.I P\TIILllGICI llf.LI•.I Il W l I'JI\'f:RSIT~ Ili IW~I.I

STUDI l~ CONSIDEI\ AZroNr INTORNO AI CASI PIÙ L\IPORTANTI !f: 1;.~ OSSERVATI DURANTE L ' ANN O 18fHI-\JOO P~ r ~ ~~ n..<;ist<>nll onorari f•iuNe1•1•e Bre zzi, 111aggiore o l ~nfl rea Cill<!ei o . t"apilan o mt•d ~ru

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ILEO -TIFO. DEGENERAZIONE GRASSA DEL FEGATO. Nel cadavere di una donna di 40 anni si notano la colorazione itterica. d ei tegumenti e dei visceri, e numerose cicatrici recenti nella mucosa dell' ileo, ed in pr·ossimit.à del cieco un'ulcera, con margini rigonfi ed arrossati ed il fondo dete rso; ed intumes<>enza midollare di tre placche di Peyer presso la val vola ileo-cecale. Cuore flaccido cou tra.becole appianate; val vola mitrale, inspessita, con noduli e chiazze verrucose, con muscoli papillari atrofici e tendinetti raccorciati' ed aderenti fra loro. Infarto splenico, corrispondente ad una ramificazione dell'arteria l ienale; milza voluminosa; fegato voluminoso, giallo- verdastro, di consistenza pastosa, con margini arrotondati ; p.umerose emorragie sotto-capsulari. Al taglio, sul coltello si depone uno strato biancastr o, e si distinguono i lobuli epatici, alquanto sollevati, giallo- verdastri nel centro e giallo-chiari alla periferia. L'esame micro~copico con preparati a fresco e O.)lore.ti 41

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ti1Ttii E CO~:S rDEflAZIO:'\I

mostra la degenerazione grassa nel centro del lobulo, con numerosi vacuoli splendenti alla periferia, in mezzo ai quali stanno i nuclei compressi dal grasso invadente. Diagnosi anatomica. -- Ileo-tifo; endocardite vegetante della ,·alvola mitrale; infarto embol ico della milza; infil trazione e degenerazione g rassa del fegato. L'infer ma proveniva da un luogo malarico, ed aveva nei primi giorni della malattia febbre intermittente, che poi assunse un tipo continuo, con i sintomi ordinarii di una infezione tifosa. Nella quinta s ettimana apparve l' ittero, cui segui il coma. La morte avvenne in 44• giornata. L'esame del sangue per la malaria fu negativo. Se l'esame macrosco pico del fegato parla in favore di una infil trazione grassa, l'esame microscopico toglie i d ubbii e dimostra la coesistenza à ella dege-nerazione grassa. Questa complicanza poco frequente dell' infezione t ifoide e stata la causa dell' ittero e del coma, ed e probabile che sia dovuta ad associazioni miOI·obiche. Altri pensano sia l'effetto di una localizzazione primaria o secondaria degli stessi bacilli del tifo nelle vie biliari, giuntivi, o atliraverso la circo!azione portale, o attraverso il duodeno, se vi e stagnazione della bile, come spesso accade nella febbre ti.foide. La storia clinica e a.lquanto oscura: la donna pro· veniva da un luogo malarico; l' infermità s'iniziò con febbre interrnittente. Qualche nota grossolana della milza si presta a sospettare una infezione malarica. antica, ma non si ravvisa negli organi alcun accenno di melanosi, e non sarebbe agevole rilevarla. nel fegato e nella milza. È cer to però che non vi e stata. infezione recente ne grave, e ciò e confermato dalle risultanze negative dea' esame del sangue. L'associazione


I~TOfl:\ 0 AI CA:SI PI Ù D!PORT.A~Tt EC O.

()43

'(}elle due infezioni, malarica e tifica, non e, secondo g li osservatori italiani, un fatto molto frequente, seb· ·bene gl' Inglesi e gli Americani abbiano fin dal prin,cipio del secolo descritto molti casi di queste form e miste, alle quali Levick nel 1863 dette il nome di .. Miasms.tic-typhoid fever », ed il W ood ward quello di febbre tifo-malarica, che tanta incertezza diagnostica ha spesso ingenerato nella mente dei medici, specialmente Francesi ed Americani, i quali hanno incompleta.m~nte studiato e confuso molti casi di febbre tifoide a decorso irregolare. Nè nel nostro caso deve far peso la nota anamue·stica del comincia mento della malattia con febbre intermittente, perchè febbri di questo tipo apr ono talora la scena nell'infezione t\foide, come ha pure mostrato in un suo recente studio il prof. Grocco, il quale le ha riscontrate non solo nel periodo prodromico, ma .anche nel periodo di stato, in casi in cui era sicuramente esclusa l'infezione malarica.

INFLUENZA -

POLMONITE LOBULA.RE.

N el cadavere d t un giovane di 20 anni circa. si no-tano le seguenti princi pa.l.i alterazioni : Lieve colorazione verde-sporca. della. peLle alle re· gioni inguina.li; cianosi delle estremità. Pia madre intensamente iperemica, con limitate suifusioni emorragiche in corrispondenza dei lobi temporali; sostanza cerebrale riccamente puntJeggiata. Polmoni poco abbassati i cavità pleuriche con liquido al<1uanto torbido. Contenuto pericardico più abbondante del normale, torbido, ematico, con fiocchi di fibrina. Sulla. superficie :POsteriore del cuore, opacata, sono piccole emorragie


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:-;TUO I E CO:->SIDERAZIOXI

puntiformi, con scarso es-udato fibrinoso disposto a. vil li. Dal grosso bronco di sinistra. vien fuori catarro pnrulento, di colorito giallo- canarie. Su quasi tutto il lobo inferiore del polmone sinist ro, sulla faccia posteriore del lobo superiore e nella scissura interlobare si vedono sottili stratifi cazioni fibrinose, non uniforme· mente ditfuse, rimosse le quali, appare la pleura sottoposta r ossa, t<>rbida, scabra e con emorragie puntiformi. I1 volume del polmone è di poco cresciuto; la. porzione apicale e la lingula sono poco elastiche e retrattili, occupano un posto maggiore delrordinario ed appariscono deformate per la presenza di bolle in discreto numero. Nel resto poi si notano dei punti, in cui la consistenza è aumentata, e che sono sollevati rispetto ad altri punti circostanti, nei quali la consistenza è normale : il C'Olorito di q uesti è grigio-chiaro o rosee, laddove il colorito di quelli è più oscuro. Alla sezione colpisce, innanzi tutto, la presE.'nza di striscia grigio-giallastre, special mente nello bo inferiore, le quali potrebbero essere confuse a primo aspetto con ascessi; se non che, essendo di facile rimozione, lasciano vedere la mucosa dei piccoli bronchi iperemica. e tomentosa, onde subiLo si rivela ch'esse sono costituite da un essudato: vi è notevo l~:~ ,grado di bronchiettasia. Si vedono inoltre numerosi noduli più o meno confluen ti, d i colorito grigiastro, separati da. trllttì di tessuto sano, la cui superficie è levigata, ed al cui centro corrisponde, come si osserva con l'esame

microscopico, lò sl.Jocco dì un broncheolo, ripieno di un ess udato costituito in gran p!lorte da cellule bianche e da epitelii desquamati. :\Ier cè la pressione, viene fuori notevole quantità di liq uìdo chiaro, a areato, e dai medi i bronchi e dai


I~TOR~O Al ('à !'I Pll: IMPtiHTA~l'I ECC.

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broocheoli muco-pus di colori to giallo-ca.nario. Somiglianti lesioni s i osservano lungo il margine anteriore e tutta la superficie del lobo inferiore e del lobo medio del polmone destro; e vi si vedono pure qua e là nn· merosi punt.i sulltlvati, di coloritJ nHeo, circondati da

avvallamenti più manifesti. di colorito violaceo, pastosi a lla palpazione, e donde con la pressione vidn fuo ri scarsa quantità di liquido sa.nguinolento, torbido e poco aereato,' laddove, a.l t~~.glio, non vi si scorge quel g rado di bronchiettasia, che si riscon tra nell'altro polmone . In mezzo alle ghiandole peribronchiali si vede una massa di discreto volume, di notevole consistenza, di apparenza cretacea nel centro, calcificata alla periferia, reliquato probabile di antica tubercolosi ghiandolare. La mucosa del laringe e. d ella trachea è arrossita e lievemen te tumefatta. La. milz11. è lunga 16 centimetri, larga 9; la sua capsula è più d istesa del normale. ed al taglio, la pol pa, di colori to grigio-rossastro, protrude appena sulla superficie, e sono poco visibili i follicoli e le trabecole. Lieve intorbidamento degli epitelii renali. Diagnosi anatomica. - Bronco-polmonite diffusa del polmone sinistro, enfisema acuto d ella porzione apicale di esso e della lingula ; polmonite pseudo-lobare d el lobo inferiore e del lobo medio del polmone destro, edema e congestione del lobo superiore; pleurite sini· stra fi br in osa ; i pere mia del la,ringe e della trachea ; peri cardite fìbr inosa parziale, acuta; tumefazione t.orbida degli epitelii n'lnali; iperemia delle meningi e del cer· vello; leggiero tumore acuto di milza. Diagnosi clinica. - Pleuro-pohnouite siui~ tra; polmonite destra. Trattasi dunque di bronco-polmonite o polmonite lobulare: con pleurite, anch'essa non d iffusa, com'è la pleurite parapneumonica, ma circoscritta ai diversi fo·


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c Jlai brouco-pneumonitici; affo?zione così frequente nei1 bambini, nei quali, anzi che la. forma pseudo loba.re e· la diffusa, assume più ordina.riamente, specie se primi· ti va, la disposizione lineare o a l ista, fatto ris.tputodai medici pratici, che ne \·anno a ricercare i segni in corrispondenza delle docce vertebrali. Predilige purei margini anteriore ed inferiore del polmone, donde i. rientramenti inspi ratorii, che si osservano spesso nei piccoli infermi di questa malattia. La. forma così dif. fu sa di bronco-polmonite si osserva invece, seconda· riamente, nel morbil lo, nella pertosse, nella difterite ed in soggetti adulti nella. influenza. I n questa si hannopure. ma con minore frequenza, pneumoniti fibrin ose, che ordinariamente assumono il carattere asteni co atipico, o maligno, dovutv, secondo gli studii di. LAichtenstern. all'associazione del pneumococco con i bacilli dell' intl ueuza. Le parti del polmone avvallate, che abbiamo veduto, conispondono ai lobuli atelettasici, tali d ivenuti perchèl'essudato ~alfa in primo tempo i broncheoli, (broncheolitis di Miil!er), e negli alveoli aria non perviene, e quella che prima esisteva è assorbita. dai capillari~ onde in secondo tempo tu tto il lobulo resta intercet · lato ed escluso dalla circolazione aerea. Se nun che i ~ processo giunge a lla terza sua fase, in cui la fl0gosi si pn-.paga per continuità del broncheolo all'alveolo., nel quale dai capillari alveolari anro essudato si versar e cost con la broncheolite si congiunge ora l'alveol ite. Il procesl!o bronco-pneumonico è dunque qui cominciato nel si nistro polmone. L' opinione, eounciata per la prima volta d a. Milller, è quasi universalmente accet· t<tta, sebbene non manch ino le opin ion i di coloro checredono l'alterazione primitiva risieda nell'alveolo, o si d t1l'ouda al poi m one per la via in teral veolare, donde. più intensa la tlogosi alla periferia.


1:\TOR.:-lO AI CA,._t PIÙ Hli'ORTA~TI EC'C.

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L 'infiammazione dei singoli lobuli avviene spesso successi vamen te, di modo che, mentre in alcuni focolai il processo è in via di risoluzione o r.isoluto, in altri lobuli comincia appena, donde le bizzarre esacerbazioni febbril i ed i facili cangiamenti della forma clinica ed il lungo decorso. L a qual cosa merita di essere ricordata, per non avventurare imprudenti giudizi i prognostici. Oltre l'enfisema. in terstiziale acuto, che si è riscontrato, vale la. pena di rilevare la levigatezza. della. superficie nei focolai pneumonici, ben di versa dallo aspetto granuloso. che assume il polmone nello stadio di epatizzazione rossa della polmonite crupa.le, a meno che non si trattasse di quella forma, cosi detta nolLt, (forma. floscia di Cantani), frequente nei vecc!bi, nei nefritici, nei gottosi, nei malarici, ecc., ed in cui è un essudato torbido, assai scarso di fibrina. Si è chiamata. catarrale questa polmonite lobulare, e si è ritenuto che in essa l"essudato non possa essere mai fibrinoso; ma la verità. è che, se l'essudato è catarrale in alcuni focolai, costituito da nellule bianche e da d esq uamazioni epitelta.li , in altri focolai può essere anche più o meno fibrinoso. I n quanto alla etiologia si sa ormai cbe la broncopolmonite è determinata da varii microrganismì, pneu mococco, stafilococco, streptococco, il bacillo di Pfeiffer, e forse anche r agente patogeno della tosse COHVUlsiva e del morbillo. Sono poi note più o meno caratteristiche dell'in· .tluenza. le emorragie pleuriche, puntiformi o conHuenti, il colorito giallo-arancio dello espettorato,' il ò i venire q nesto ematico, al pari del catarro nasale, il dolore urente del torace, dovuto al catarro sotto-laringeo, spesso emorragico, e tracheo-bronchiale; come caratteristica. di questa infezione e la rapidita, con la quale respettorato da mucoso di\·iene pnrulento, ed il pro-


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:-'l'l'DJ IZ CO l\SIDI!:RAZ!ONl

c esso infiam matorio si diffonde dai grossi e dai medii bronchi fi n negl'infundiboli ; sì che un'affezione, d ia· gnosticata al mattino per lieve, alla sera improvvisa· mente si aggrava, con discredito del medico; circostanza, che merita di essere ricordata dal pratico. Nelle infezioni acute, specialmente nella polmonite e nel tifo, occorre spesso di rilevare feuomeni morbosi cerebrali, sia nella sfera ideativa come nella sfera mo· toria, fino paresi e paralisi; e spesso riesce difficile indagare se questi fenomeni sieno effetto d'intossica· zione o espressione di un processo flogistico. Or non è guari, occorse ad uno di noi di osservare un fanciullo infermo per polmonite fibrinosa, nel quale si ebbero delirio, semiptosi della palpebra superiore sinistra, strabismo, fenomeni che rapidamente si dileguarono con la risoluzione del processo polmonare. L'iperemia de lla pia madre e de l cervello. che abbiamo veduto nel caso presente, può dar ragione di alcuni di questi fenomeni. È probabile dunque, per le cose dette, che le lesioni riscontrate nel cadavere si debbano nferire all' influenza. la quale se talora si mostra con le forme gastro-iute· stinale e muscolare. (mal gentile dei Toscani), invade spesso il sistema respiratorio, assumendo or la forma di Grippo, or quella di polmonite lobare, più spesso quella di polmonite lobulare. Ora il reperto di una ghiandola peribronchiale voluminosa, cretacea nel centro, calcificata alla periferia, ci offre l'opportunità di ricor· dare. che non vi è forse malattia al pari dell 'influenza capace di smascherare aifezioni fino al suo apparire latenti, o di ridestare antichi processi che sembravano est int i, lesioni tubercolari e forme neuropatiche tabe· tiche, scler osanti o di rammollimento, dette perciò postiufluenzal i. II qual fatto è cosi ben rappresentato dalla sapien7:a volgare con la parola scop1·ire: è stata l'inHuenza, si sente spesso ripetere, che ha scoperto il tale malanno ...


IXTORNO AI CA~I C'Il' IMPQWI' A:\T l ECC.

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MENINGITE CEREBRO-SPINALE. INFLUENZA (?). Nel cadavere di un uomo dell'età di 25 anni, d i nor· male costituzione scheletrica, con valide masse muscolari e d iscreto pannicolo adiposo, si riscontrano le seg uenti interessanti lesioni: Sulla superficie interna della dura madre spinale e sulla faccia. esterna dell'aracnoide si scorgono numerose emorragie pnntiformi. Un abbondante essudato fi brino-purul ento ricuopre in tntti i segmenti ed in maniera uniforme, il midollo spinale, e sii diffo nde fin sull'inizio delle radici spinali. Un somigliante essudato, cremoso, si osserva abbondantissimo nella regione d el chiasma dei nervi ottici, dei peduncoli cerebrali, del ponte, del midollo allungato e sulla super ficie inferiore dei lobi cerebellari: esso s'interna n elle scissure sii vi an e e si diffonde a eh iazze sulla corteccia ce-rebrale, sul lobo frontale e sulle circonvoluzioni centrali d el lato sinistro, insinuan dosi sulla lorò faccia in terna attraverso la grande scissura, e sulle circonvoluzioni parieto-occipitali d el lato destro. Le vene sono turgide, e vi sono suffusioni emorra· giche in corrispondenza dei lobi frontali e del lobo temporo-sfenoidale del lato sinistro. Fatta la sezione della base del cranio e della facc ia sulla linea mediana, la mucosa dei seni frontali appare normale, le cellule etmoidali sono profondamente alterate, la mucosa è inspessita, di color r osso fusco; la pitui· taria è iperemica. e tomentosa, ed un ess.udato giallastro, cremoso, fibrino-purulento, pari a quello esistente nello encefalo, la. ricuopre. Le alterazioni sono mag-


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STUDI

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gion m corrispon denza dei turbinati superiori, meno in corrispondenza dei turbinati medii , e sempre più digradano inferiorment.e. Nelr essudato di ambedue le località, all'esame batteriologico, si risoontra il diplococco extracellulare d i Friinkel, in grande copia. IL faringe è iperemico. L a milza è alquanto cresciuta di volume, di colore r osso oscuro. Vi è rigonfiamento torbido degli epitel ii r enal i. L' infe rmo entrò all'ospedale con alta febbre, con pa· ralisi del facciale destro e dell'abducente di sinistra, senza presentare fenomeni catarrali di sorta. Soprag· giunsero convu lsioni e delirio, segui il coma, in mezzo a cui avvenne la morte. Si tratta evidentemente di una meningite cerebro· spinale. Ma sorge il dubbio, se sia una meningite in· Huenzale o una meningite cerebro-spinale et iologicamente diversa La localizzazione cerebrale ed anche la localizzazione spinale dell'infl uenza accadono con una certa frequenza. N el bel mezzo di una forma toraci ca, verso il terzo o quarto giorno, quando tutti i fenomeni non destano alcuna preoccupazione, ecco esacerbarsi la febbre ed apparire fenomeni cerebrali. La localizzazione cerebrale dell" influenza ha due form e bene distinte: l' una, ence· fai ite in ti uenzale, localizzata ordinariamente alla cor· teccia della volta, ma talora anehe ai ganglii, special· mente il talamo ottico, o al ponte; ora in corrispondenza dei lobi frontal i, ora delle circonvoluzioni centrali, anatomicamente, si uJ.ostra con la iperemia intensa e niente e:;sndato. Nella sede in fiam matoria vi è trombosi delle Yene, la quale spe::;:;o si estende ai seni longitud inali , trasv erso e cavernoso, alla vena magna Galeni, e vi si scorgono estese zone di r ammollimento e qua e 18. emorragie puntifurm i.


INTORNO AI CA:"! Pit IliPO il'l'AN1'l ~:CC' .

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La. natura e la sede delle localizzazioni danno ragione dei fenomeni clinici, !:lmiplegie, diplegie, sintomi a. focolaio, convulsioni, ecc. Fin dal 18DO, Marchiafava illustrò due di questi casi, e nelle sedi infiammate vide d ei microrganismi, che, per la loro forma e disposizione, alt:,ro non potevano essere che bacilli dell'influenza di Pfeitfer, scoperti posteriormente. L'altra forma è la meo.iugite, meniogite della volta però, enessun reperto è stato finora illustrato di me· ningite influenzalE', con una localizzazione cerebro spi· naie, quale vediamo nel nostro caso. Sicchè, sia per la localizzazione come per i risultati dell'esame batteriologico, la genesi influenzale si deve mettere da par te, non essendosi altri bacilli rinvenuti, oltre del bacillo di F ritnkel, nemmeno il meningococco, che è pure cagione frequente di meningite cerebro-spinale, e fu studiato da Celli e Marchiafava nel 1883 e da Weichselbaum nel 1888, ed è endocellulare e di aspetto gono· cocciforme. Nè si può parlare di altra forma tubercolare o pneumonica, cbè nè di tnbercoli nè di polmonite vi è traccia nel cadavere. Conforta poi la diagnosi una nota clinica, la mancanza di fatti catarrali, che precedono sempre la men ingite influenzale, mancano nella meningite cerebro- spinale. Uno dei punti controversi della meningite cerebrospinale, oltre la sua etiologia, è la maniera come l'a · gente patogeno giunga fino al cervello. Alcuni ammisero ch'esso si faccia strada attraverso il faringe, per il lasso tessuto connettivo posto dietro la super ficie posteriore di esso, è che di là, per le vie linfatiche, pe· netri nel cervello attraverso le numer ose comunicazioni alla base del cranio. Marchiafava già da molti anni aveva ammesso come probabile la penetrazione per la Yia delle cavità. nasali, e da queste la propagazione al cervello, o per mezzo degli spazii sottodn-


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SlTOl E CO.:\SIDF:RA ZJ0.:\1

rali, o attraverso l&. lamina cribrosa dell'etmoide. Il reperto confer ma questa opinioni:!; ma non è però age· vole di escludere in maniera assoluta, che la loca.liz· zazìone in corrispondenza dei turbinati, anzi che pri· mitiva, sia stata censecutiva alla meningite.

TUBERCO LO S I.

I. Cadavere di un uomo d?ll'età d i circa 50 anni. Co· stituzione mediocr~. Stato generale di nutrizione notevolmeu te deperito. Il torace destro appare. dila tato, e gli spazii intercostali sono ridotti di ampiezza. Le estremità delle dita sono clavate. Cicatrice alla regione illgninale sinistr a per operazione d i ernia. Dura madre poco tesa; seno longitudina.le su.periore pi eno di sangue; pia madre traspar ente; turgide le vene degli em isferi. Edema. sottodurale nel polo posteriore di e;~si; sutfusione emorragica sotto aracnoidale in corrispondenza dei lobi temporo-occipitali. Normali la simmetria e la consistenza dell'encefalo. Niun'alterazione dei veutricoli, della. tela coroidea, dei vasi e dei nuclei della base. Enfisema sottocutaueo della oarete toracica destra, esteso fino alla regione ascellare dello stesso lato. Aprendo la cavità pleurica sotto l'acqua, l' aria fuori esce con gorgoglio e con formazione di bollicine gassose Il diaframma è spinto verso l'addome; il polmone d estro, non aderente, è in gran parte collabito verso rito, ma contiene ancora. una scarsa quantità di aria; la punta del cuore è spostata circa un centimetro i n fuori della papìllare; il fegato è abbassato. Il polmone destro è ricoperto posteriormente da un


!~TORNO AI C \~1 l'Il" lMPORT.~:'\TIECr .

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lieve strato di essudato fì br i noso, laddove, nella parte posteriore dell'apice presenla una ulcerazione, donde con l'aria vien fuori un liquido torbido e denso. Si trova quivi una caverna, della. grandezza di una noce avellana., la. q nale ha pareti scabre e contiene mas:;e poltacee, mescolate a detriti del tessuto polmoaare; ed altre due somiglianti caverne, alquanto più grandi, si trovano verso l'ilo. Intorno ad esse non vi è connettivo, e sono invece disseminati numerosi tubercoli, pochi grigi, la massima parte caseosi, ed il tessuto polmonare è infiltrato, notevolmente inspessito, epatizzato in tutta la porzione post;eriore del lobo superiore, fin sotto la pleura. Al lobo superiore del polmone sinistro sono poi estese, tenaci aderenze, e tutta la sua metà. superiore è attraversata da un sistema di ca verna incompletamente divise mercè setti e trabecole di tessuto conservato. La metà. inferiore del lobo superiore e tutto il lobo inferiore racchiudono un gran numero di piccoli focolai tubercolari, grigio·chiari e bianchi, disseminati, intorno ai quali il tessuto polmo· nare appare infiltrato e d i colore rossigno. Legg iera. infiltrazione grassa d el fegato. Nessuna notevole alterazione negli altri organi. Diagnosi anatom ica. - Tubercolosi ulcerosa degli apici polmonari; tubercolosi miliare disseminata nel re:>to dei polmoni; perforazione nella parl;e posteriore dell'apice polmonare destro; pneumotorace ed enfisema sottocnt1l.neo. I sintomi più cospicui, che l'infermo presentava al suo entrare al l'ospedale, erauo: dispnea, ambascia., dolore e senso di CO:ltrizione al torace destro, cresciuti fino al tormento dai colpi di tosse; notevole deperimento, grande frequenz:.~. dei polsi, edemi diffusi; immobilità del torace de,;tro, con risonanza timpanica. ed eco matallica, rumore a.nfo rico; apiressia.


S1TDI E CO:\SIDER AZI0:'\1

II.

L'esame del cadavere di u n uomo d i circa 40 anni ci permette di rilevare le seguenti nota anatomo-pa.tologiche più importanti: Il polmone sinistro ha estese e tenaci aderenze, e sia nel lobo superiore come nel lobo inferiore mostra un gran numero di foco lai broncopneumonitici, biancogiallastri, eon il centro necrotico caseoso, e con epatizzazione grigia d'intieri g rnppi di lobuli; laddove il polmone destro, privo d i ader enze, mostra alla sezione numerosi tubercoli miliarici aggruppati, con bronchi te e peri bronchite non caseose, con una cavernula receHte all' apice. con enfisema marginale ed ipostasi

posteriore. Il cuore à piccolo, senza alterazioni anatomiche a p prezza bi li. N otevoli alterazioni si trovano a carico del laringe. La. mucosa dell' epiglottide è g rigia., ispessita, con nodnli miliarici ; il velo pendolo ha una vasta ulcera.zione; la plica ariepiglottica. sinistra è più lunga della destra, e la mucosa aritenoidea presenta innumerevoli tubercoli miliarici. Le corde vocali, i seni di Mor· gagni, il tt·aLto inferiore del lari nge sono quasi sani. Nel l" ultimo segmento dell' ileo sono numerosi tu bercoli, alcuni isolati, a lt ri confluenti, ed u na ulcerazione che t aggiunge la sottomucosa, con il fondo gremito di tnben~o li e con i marg ini tag liati a picco, sollevati e scavati dalla in fi ltrazione t ubercolare. Si riscontrano pure cordoni di liofoaugioite tubercolare e linfadenite t1lbercolare d elle ghian dole del mesenterio. S ca r~a quantità di lil)uido !;ieroso è n ella caYitit peritonea le,


lNl'OR:>: O AT C'AS l P l f" UlPO RTA ~T I ECO.

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ed il p eritoneo parietale e v iscerale mostrasi leggerm e n te inspessito e torbido, con piccole gra nulazioni dure e pig m entate, circondate da un tessuto inspessito. N ess un' al terazione impor tan te a carico d egli a ltr i or g ani.

Diagnosi anatomica. -

Tu bercolosi polmonare a fo rma bronchitica e peribrouchitica : tu bercolos i del l~ringe e dell" ileo ; esiti di pregressa tubercolos i pon t oneale.

m. Cadavere el i un g iovane di circa 24 an ni : statura m edia; costituzione debole ; stato di nutrizione gener a le mediocre; colorito snb-itterico della cute; rig idità ca d a \· erica scomparsa; colorazione verd P delle par eti addominali. Dura madre normalmente tesa; seno long itudina.le s uper iore contenente poc0 sangue ; molto nu merose le gt-an ulazioni del Pacchioni; pia meni nge i nspessita l~ ngo la grande scissura. ; liquido cefa lo-rachid iano normale. Corteccia cerebrale della con vess ita di colorito g rig io, di normale consistenza, senza aderenze abnormi con la pia madre; normali le vene e le ar· terie d ella base. S ostanza bianca poco p unteg giata; contenuto dei ventricoli chiaro. della ordinar ia q uantità; piccola cisti nella tela coroidea. Normale la. posizione dei viscari nella cavità addominale ; scarsa quant ità di liquido giallognolo nella cavità. peritonea.le ; aderenze d el grande omento alla parete addominale d estra. I polmoni sono poco retratti; il pericardio è sco· perto per una estensione alquanto magp:iore dell'ordì· n ario ; nella cavità pleurica sinistra discreta q uautita


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STUDI E CO:\SIDERAZl0!'/1

di. liquido ittero-ematico; sinechia totale del polmone destro. Pericardio, liquido pericardico, volume del cuore, arterie coronarie normali; poco sangue liquido e qualche grumo nei ventricoli. Nella faccia ventricolare della val vola destra dell'arteria polmonare, molto distesa, si osserva presso la linoa di chiusura un sol· levamento a t;traversato da un canalicolo, un aneurisma val volare acuto, seguito ad endocardi te. Aderenze ed ipostasi della parte posteriore del polmone destro; atelettasia della porzione inferiore. del lobo inferiore, con pleura levigata e lucente. Aderenze, facilmente sormontabili, in corrispondenza dell'apice del polmone sinistro; congestione polmonare , con bronchiettasia comunicante. Al taglio. innumerevoli pnnti rilevati, grigiastri, sub -miliarici, sulla superficie del lobo inferiore. Milza voluminosa, aderente, di colorito rosso scuro con capsula inspessita. La superficie di taglio è sparsa di num9rosi tubercoli miliarici, ben distinti dai corpuscoli malpighiani, che sono meno inspessiti e prominenti. Il fegato, con aderenze fibrose e peri~patite, di colorito giallo chiaro per degenerazione grassa ed ittero, flaccido, con lobuli ben disti n ti, interrotti da innumerevoli tubercoli miliarici, alcuni più giovani, di colore rossigno che risaltano sul fondo giallo della sostanza epatica. Pervii i condotti biliari. Nessuna traccia di tubercolosi nel peritoneo, n el tubo intestinale e nei reni, i quali sono flaccidi ed Iperemlcl. Diagnosi anatomica. - Tubercolosi con bronchiet· tasia dell'apice del polmone sinistro; tubercolosi diffusa. sub-miliarica del polmone destro, della. milza e tlel fegn.to.

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L' esame microscopico n on permise d i vedere la strnttura tipica del tubercolo, non essendosi rilevato che un accumulo eli cell ule bian che e di cellule epitelioid i, il che è dipeso dalla rapid ità dell a fo rmazion/3 rlei tubr rcoli. L'infermo aveva febbre con tinua remittente, di1fusa. tinta sub-itter ica, diarrea piuttosto abbondante, ed accusava dolore alla 'palpazione delle regioni epatica e splenica. Il decorso della malattia terminale fn quello di una forma infetti \'a non ben determinata, e si pensò alla malaria prima, al tifo p(1i, auche per l' esistenza del tumore splenico ; ma il reper to ematologico e la reaZIOne di . Widal furono negativi per [' tlll O e pp,r l'altra. ( Conti nnn).


L' ESCISIONE DEL SIFILOMA INIZIALE f::-iECKLTA A 8C.:OPO ABOR1'IYO DELLA ~ll:"'ILIDl<.;

P••r :l •l•>llltr l ·: m<lachio Mira;.:! in , lt• Helll " nwd•cLI

Mi sono occupato dell'argomento da qualche anno. sin da quando ho avuto r ouore d'appartenere al corpo sanitario militare. Nella clinica priYata, se non impossibile, è almeno molLo difficile potere avere a propria dispo;;izione gli elementi necessari per tentare <Ll r iguardo degli esperimenti, che porliino a dei risultati d\m certo valore, dappoicbè in genere rammalato, affetto da ulceri, raramente ricorre al consiglio del medico, e quando il medico è chiamato, per lo più l'efficace intervento è oramai troppo tardi. I nvece nell'esercito le condizioni sono afiatto di verse : l'ufficiale medi co sempre a contatto col soldato, obbligato, com'è, a continue e ripetute visite sanitarie, si tr ova in grado di poter colpire quasi sempre l'affezione morbosa in tutti i suoi diversi stadi evolutivi e praticare all'occorrenza un'energica cura. La sifilide è tutt'ora. una delle infezioni più temibili fra tutte le malattie a contagio fisso, poichè non s'arresta al punto d' inoculazione del virus sifìlitioo, ma invade r intero organismo, colpisce la costituzione dell' indi viduo inficiato e della specie, che questi procrea, ap· portando desolazione e guasti nelle famiglie ed in intere contrade e regioni, fino a compromettere lo stato


fi:;ico ed intellettuale della. razza umana (D'Alessa ndro). Quali vactaggi non si otterrebbero veramente, se si potesse tentare la distruzione sull'inizio d'un male cosi. grave. quando ancora il mor bo non è, si può dire, che alle porte dell'organismo? Il medico ha un sacro dovere: quello di nulla omettere per combattere e vincere una malattia, specie qnanclo questa può costituire il primo anello d'una catena dolorosissima, che avving a fino agli ult imi anni di sua vita l"uma ua creatura. D cor po sanitario militare, che ben a. ragione può vantarsi d'aver portato in molte quistioni scientifiche d'ordine e mi u~ntemen te sor;iale il S llO vn.levole contributo, anche in g uesto fa~to della cura abortiva della sifiliJe può felicemente sciogliere in modo definit ivo il n odo gordiano. E quel gi orno, in cui il corpo sanitario, di qualunque esercito esso sia, avrà emessa una statistica esatta e completa comprovante l'eHìcacia dell'escisione del sifiloma, quel corpo sanitario e qnell'eser0i.to avranno r eso un servizio d.i pr imo ordine alla scienza, e si sa.ran resi benemeriti in sommo grado all'umanità., mentre avran ricavato tutto l'ut ile d' un prezioso materiale di studio, facile e non fatico .;o, che ora si. può considerare vada perduto (l ).

Sulla si fil ide e sul modo con cui il v1rus sifi.litico invade l' inter o organismo due teorie si compet ono ..ncora. il campo fra loro; la. quistione sta. in ciò: di sapere cioè se l'infez ione sifilitica. generale si ( l ) Oet.fJGl'. -

Sifilide incipiente e &ua wn.t opr.,.trtiva. - (lli(orma medica ,

giugno 1897, N. 1 a \1).


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L'ESCI,<IO:\E DEL SH'ILQ)IA J)<IZ!ALE

avvera nello stesso tempo che avviene l'inoculazione del virus sull'organismo, oppure non accade perfettamente il contrario, verificandosi r infezione generale dopo lo sviluppo della lesione primitiva. Insomma si tratta. di a.::;sodare se la lesione iniziale della. si fil ide costituzionale è il risultato d"tm ·infezione già avYenuta o non ne rappreseuta invece la pnma. ongtne. La. risoluzione di tale dilemma ha dato luogo, come vedremo fra poco, ad una delle più ùelle applicazioni terapiche dellu moderna medicina . Cercherò d'esporue qualche cosa con qneHa brevitl~,, che mi sarà data maggiore. L 'assorbimento del virus sifilitico è esso forse immediato? Si comprende a prima vista, che su tale problema pogg-ia completamente r indicazione o no dell'escisione del sifiloma iniziale a scopo abortivo della sifilide. Ora al riguardo non ancora regna un accordo completo fra i di versi cultori di sifi lografia, anzi è di qui che le diverse teorie sul modo di curare la sifilide han no tratto, oguuna. per proprio conto, gli argomenti per dirnostrat·e la. necessità o r iuuWi tà assoluta, a seconda del di,·erso modo di vedere, della cura aborti va della malattia. Fino ad nn certo tempo s'è ammesso quasi da tu t ti gnes to principio assiomatico nella scienza: che cioè fisiologicamente nell'organismo non vi può essere nessuna lesione, che sia capace di dar luogo alla produzione d\m virus, e ciò anche per pochissimo tempo, senza che da parte della corrente sanguigna non succeda il trasporto d i esso nel torrente circolatorio. Diruodochè, secoudo taluni, il virns, nou appena. inoculato, immediatamente viene assorbito, e eos\ stando le cose, è assolutamente inutile voler tentare la distruzione della ruauil'estazioue


t•:s gQUITA A S• 'O l'O ,\ BO!l1TV0 Dgl,I.A SH'IT.tor;

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primitiva d'un' infezione virnleul;a, allo scopo di evitare le funeste conseguenze dovute all' inoculazione del virus, che ha dato luogo alla malat.tia. stessa. A. t<tle proposito, per riguardo alla sifilide, lo .Jullien (l) r icorda. il fatto d'un esimio specialista, che essendosi caiiualmente prodotto una piccola erosione sanguinante ad un dito, questa all'esame d'un individuo ina.vvertitamente Yenne a contatto con un ' ulcera sifilitica, risiedente sullo scroto, e malgrado l'intervento piti pronto ed energico, dette luogo pochi mesi dopo ..... alle manifestazioni generali della malattia. A. questo caso citato dallo J ullien farebbero ri· scontro molti altri quasi consimili, cil;ati sopratutto dal 'Ta.ylor, da Berkeley, da Rasori, ecc. i r1uali tutti porterebbero alla logica deduzione che il vir us sifilitico non si localizza al punto d'entrata, non si racchiude, come Taylor stesso dice, in un denso strato di circumvallazione, ma procede con molta rapidità, ragione per cui il suo assorbimento deve considerarsi come immediato, appena dopo il contagio. Quegli che pel primo si fece strenuo difensore e propugnatore di tale teoria, fu soprattutto il Cazenave di Parig i (2), il qnale sinceramente credette di poter dimostrare tutta la realtà scientifica del suo modo di vedere con tm· infinità di casi clinici. da lui attentamente studiati. Anche il V idal condivise perfettamente la stessa opinione (3), e con lui si associarono pure il Banm.··s (4) e poi Clero (o), Rollet (6), Follin e molti ltl J t.: I.Li t:~. - Tro.!llllo d elle malattie vt-'11 t ree r. si{ìlilicht, png. 5:;2. (\t) V. A111111les tle la S!fpllilis el aes malaclies de la pe~tu, t. IV. p. \i7. (3) V. \ ' IIJAI.. - 'fn•ile lles llllll••dies vcr~érie11nn. - l'aris, is;s, p. 196. (4) V. IlA l' li ~:~. -

-

Tr·aitr 1/rt•orÌIJIIe et Jll'olli·J II e cles lllllla<li•'S vcriérielllltS.

l.yvn, !IliO. (3) \', f'nion medict~ le. ':!:i octoiJre 1855. (6) V. not.r.&T.- .\'OUUPO.II lraifr cles tnllliltlies llt'll é l'i~lin~$.

(lllg. \ 5.

-l'ari;, 1861,


Glì2

J.'ESl'lSJO:"E DEL SIFILIJ)IA I);JZH l, E

altri, i quali finirono col neg~tre di conseguenza alla sifìlosclerosi ini:?iale il caral-tere d'un'afrezione puramente locale e limitata momentaneamente ai soli tessuti, in cui s 'era potuto sviluppare. In Germania seguaci d'un tal motlo di Yedere furono soprattutto L indwurm e Baerensprung, anzi costoro si ~pin:;ero tanto oltre nelle loro atl'ermazion i, da. ammettere e sostenere assolutamente teorie oramai da tulti riconosciute false ed erronee, e quindi completameHte cestlnate; tale quale come da noi, in Italia, è successo per le opinioni soprattutto del Gallico e del Cnsco, l'ultimo de i quali giunse perfino a. ~asten e re che la compar~a della sifiloscle rosi non fos:-:e assolutamente una condizione indispem:abi le per lo sv ilnppo della. sifilide, e che l'ulcera sifilitica, ch'egli non consideran affatto una lesione primitiva della malattia, in molti casi può anche maneare (1).

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..•

Gli argomenti, in cti i i fautori del rapido assorbimento del vir us sifilitico poggiano i capisaldi di tutto il loro ragionamento, sono basati su questo dato: vale a dire sulla constatazione. da essi fatta, del modo come anche gli altri virus, che vengvno inoculati nell"organismo umano, si comportallo per ciò che riguarda il loro assor bimento d.a parte dell'organismo stesso. l molti e rigorosi espHimenti eseguiti sul proposito avrebbero dimostrato colla più scrupolosa esattezza , che in genere r essorbimento dei virus appena dopO l' ÌDOCU]8l!.Ì011e, e per CODSE'gUellZa j" infezion e cou,;;ecuti,·a dell'individuo, in cu i il virus ~ stato (i ) \ '.

r. az. dt•5 1/•tJ>, o. 3. H jum f'L l jui Ilei IBni.


r.sEGt:I'l' .A A ,.,coPo AnOH'I'IV O OEI.LA sH'II.U•E

G!itl

inoculato, avviene per lo più in modo rapido ed tmmediato. Il R euault, per citare alcuni esempì, volle pro,·ar e questo fatto per il virus del moccio, iuoculandolo in alcuni an imali, e specialmente sui cavalli. Le sue ricerche dettero origiue acl una memoria speciale, che nel 1848 t>gli presentò all'Accademia di Medicina di Parigi, da cui risnlta.va appunto che il virus della. morva er a assorbito immediatameute dopo la sua inoculazione. Nel 1863, quando già molt;i al tri l:''lj)erimenti, eseguiti s ui montoni col virus del Yaiuolu bovino, avevano anch'essi dimostrato la st.essa co,-a , il Martin ebbe a pubblicare il risultato dei suoi stnùi fatti snll'uomo co l vi rns vacciuico, favorevoli a uch' essi alle idee cl i R enault. Questi esper imenti e molti altri consimili fecero si che la maggioranza deg li autori 11011 trovasse per nulla strano eli couside1·are alla ste~sa stregna degli altri \'irus anche il virus dell a sifilide, ammet· tendo anche iu questo caso l'as:::orbimento rapido del principio contag ioso, così come r..vv iene negli altri casi . P erchè dit'A.tti, dicono parecchi sin lografi, si deve ammettere che il virns s ili litico t~1.ccia sotto questo punto di vista nna par ticolare eccezione a tutti gli altri, comporta.ndosi in modo affatto diver;;o nel suo sviluppo evolutivo? Una ragione convincente dnnqne 11011 c'è affatto, e tutto deve portare anzi a credere che tale assor bimento del virus si venfichi non solo rapidamente, ma, staremmo per dire, CJuasi immediatamente all'avvennto contagio. R esterebbe però sempre a spiegare il così detto periodo d' incuba:r.ione; ma essi r interpretano in questa maniera: che cioè, secondo loro. dm·ante f1Ue$ to pnrioclo di tempo, il virus sifd it ico non fa che sempre più anmentar€1 nell'organismo, e tale aumento arrive-


rebbe cl. tal punto, da dar luogo in relazione col processo germinativo locale, che si ,·eri fica nel sito, dove il principio contagioso è stato inoculato, e che n ess uno osa negare, alla manifestazione di quella speciale lesione, detta sifiloscler·osi ini.:.iul e, la. quale per conseguen:.:a non ha a:.;solutamente alcun potere infettante sull'organismo gia infetto . Però siu da molti anni addietro l'illustre professore De Amicis aveva fatto noLa.re che non è mica giusto voler giudicare il modo d'e ,·o luzioue d'un virus da quello d'un altro virus. In tal caso sarebbe anzi molto facile cadere in deduzioni a1fatto erronee; giacchè, se c vero che vi sono dei fatti, per cui n essuno può mettere iu dubbio l'assorbimento del principio virulento del ,·ac0ino, del vaiuolo, della morva., ecc., appena. dopo la loro inoculazione, non e men vero p erò ohe vi siano altri principi infettivi, i quali si comportano b en d iversamente, re~taudo per un certo tempo più o m eno var iabile allo stato d'affezione locale, prima di invadere tntto I)UanLo l'organismo. Con ciò dunque non si d eve, n è si può affatto, venire alla conclusione che il vi rus sifi litico si comp ort;i piuttosto in una ma· r. iera cita in un' altra, ma iu vece è necessario che se ne studi singolarmente la sna. azione ptlr essere al caso d i dare nn giudizio esatto. Ora ecuo quello, che il D e Amicis scrive al proposito {l ) : « tie noi guardiamo, egli dice, al modo di svolgersi della sifilide non possiamo fare a. meno di riconoscere 11el suo procerlere vari stadi di sviluppo : dapprima iuocnlazione, indi iouubazione, e poi manifestazione ---

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(l ) \' . OP.I.IIO)I\1 ~: e M A ll1 Il\. - Trt~llaltl reorico-pmliro dtll•t sifìltàe e delle mfll•tllte veneree. - Trafluz. italiana. Nnt•OII, 1888, pn;::. 33, nola clel prof,•>suro Il>: A MI ~IS.


nel sito della inserzione d'un' alterazione, che dopo alcun tempu si accompagna con tumefazione dei gangli vieini, che hanno corrispondenzit anatomica col punt.o a.ffetto; dopo ciò seconda i ueubazione, al termine della quale si nota che tutto l'organismo viene a partecipare della infezione generale, v'è si6loemia, che suole spes:;o manifestarsi con acuta reazione generale (febbre1 eruzioni a forma esantematica sugì'integument i, ecc.), così come si vede avvenire in altre infezioni quando ha luogo l'alterazione dell'in tera mas:<a circolante. È le· cito domandare in que;;to caso, come si spì«>glùuo queste diver;;e pause con una rapiJa infezione del torrente circolatorio, e come avvenga che, essendo la comparsa dell'accidente iniziale il risultato d'un' infezione già. costituita. seorrauo poi altre sei o sette settimane nella quiete più pe rft~tta, senza che l'org~tnismo in g enerale mostri alcun segno dell'avvenuta infezione. P erchè sempre snl pnnto dell'innesto, e non altrove, av viene

l'alterazione iniziale, dopo elle per un periodo di tempo sutftcien temente lungo spesso non si osserva nel sito alcuua modificazione? Può la semplice soluzione di con tin uo, che ba servito di porto d'entrata al virus, considerarsi come una condizione predisponente alla manifestazione dell'accidente iniziale '? ~< 89 fos:;e già precedentemente avvenuta una rapida infezione costituzionale, dovremmo in altri punti ossen •are identiche altera;;r,ioui, ed inoltre potrebbe l'alterazione iniziale anche mancare nel sito d'inocula· zione. In \·ece noi notiamo costantemente la sua comparsa, e questa preceder e costantemente i sintomi g enerali della sifiloemia, il che dimostra esservi una dipendenza reciproca. « Non è strano quindi r itener e che, dovendo il virus sifilitico passare per di versi stadi di sviluppo, prima di rendersi atto ad inquinare l'intera. massa g enerale,


la sua prima remora lo faccia nel sito d ' inoculazione presso i corpuscoli citogeni del congiunti,·o e nei gangli linfatici pross imiori: qu iv i durante il periodo d 'incubazione, elaborati i necess.:~,rì materiali infettivi , vengono questi, dopo la manifestazione della lesione· iniziale. mano mano d i terri tor io in territorio linfatico trasportati nel torrente circolatorio, in modo che l'intero organismo venga per tal modo a r isentire la suaazione. eù allcJra esso acquista l'immunita a mtoYe inocnlazioni . » Basterebbero gl i ftrg omenti così chiari e cosi. strin· genti dell'illustre scienziato napoletano per far cadere assolutamente l'opinione di coloro, che vorrebbero, come s'è vis to, sostenere ad ogni costo anche rassorbimento immediato da parte di tutto quanto l'organismo del Yirus dr1lla sifilide, non riuscendo a. scorg ere nella sifìlosclerosi primaria. che un fenomeno puramente secondario, la conseguenza d'un fatto generale e nient'altro. 'ruttavia. n on sono mancati al tri appunti ed altr e contrarie osservazi oni. Così s' è detto, per esempio, che g l'innesti , che vengono praticati sopra dei soggetti, aifetti dall'ulcera dnra, portano sempre ad un risul· ta.to negati v o, anc !te q uando le inoculttzioni sia.no star.e fatte dumnte quel periodo di tempo, in cui 11on ancora s'è avnto a constatare alcun fenomeno morboso, 0he indichi l'infezione generale della malattia. Se il sifiloma. iniziale rttppresen tasse veramente una semplice manifestazione locale della .::ifilide, come potrebbe allora e:;sere conciliabile questo fatto con l'alt ro fen omeno or ora accennato? Se le inocnla.zion i esegui te non danno un risu ltato positivo, ciù significa chiaramente che r organismo g ià ha acquistato in certo qual modo l'immunità ad una nuo,·a ri infezion e, val quanto dire ha già la malattia in atto, è già infetto tutto


ESI::GUITA A SCO I'O ABOHT1V0 DE LLA SIFIL!DI!:

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quanto dal virus morbigeno . .i\fa a questa obbiezione è stato anche risposto esaurientemente. Tutti sanno difatti che l' iuoculazione del virus sifilitico, eseguita sugl'individui g ià aU'e tti da sifi losclerosi iniziale, durante il tempo in cui mancano ancora le manifesta· zioni generali della malattia, richiedono per dar luogo allo svi luppo del sifiloma per lo meno nn periodo di incubazione di circa tre o qnattro settimane, cosi. come si verifica in tutti gli altri individ ui ancora immuni totalmente dalla mRlattia . Ora quello che avviene è molto ovvio a comprendersi: quando cioè la si fi losclerosi, per l'innesto praticato, dovrebbe manitestarsi , l'individuo in 11uel temp0, per la prima lesione locale specifica contratta, già ha acquistato l'infezione generale delTa malattia, ed. ecco quindi spiegato il perchè di quella tal quale immunità da par te dell'organismo. Per altro non mancano d egl i esempi, in cui, anche dopo la comparsa dell'accidente iniziale, !"immunità non era ancora stabi li ta, e certo le belle es perienze del Bidenkap (l ) sul proposito hanno il loro valore e la loro importanza. Questo illustre scienziato in parecchi casi volle anc.:he lui praticare degl'innesti col virus si· fil itico su degl'individui affe tti da. chiara e distinta ulcera sifilitica. agli organi genitali : ebbene, malgrado ciò, alle volte i fenomeni verificatisi corrisposero perfettamente f~ quelli, che sogliono riprodursi in un individuo sano, clappoichè le punture d'inoculazioue det· tero luogo successivamente l'una dopo l'altra allo sviluppo d'altrettante sifilosclerosi, cho a ndarono mano mano manifestandosi a seconda del tempo, in cui le punture inoculative erano state praticate. Ma, per finire, basterà accennare ad un ultimo fatto, che, secondo me, pare dovrebbE\ togliere ogni dubbio (l ) v.

rf.it:m.r::n. -

Dic S!!pllilis.


sulla questione: intendo cioè ricordare il modo come l'infezione sifilitica suole procedere quando colpisca. la donna durante il tempo della gravidanza. È oramai sanzionato dalresperienza quotid iana, nè più v'è oggi alcun medico, che osa metterlo in dubbi o, che se una donna, in stato interessante, ''enga a contrarre l'infezione sifilitica negli ultimi mesi della gestazione, il feto in genere r esta immune dal contagio, specie se f)Uest' ultimo si sia verificato nel settimo od ottavo mese, per etti il bambino viene alla luce sanissìmo, senza per nulla. aver risentito l'influenza dell'agente morbigeno. Questo fatto, osserva g iustamente il De Amicis, non patr ebbe in n essun modo essere spiegato, se fi n dal primo momento con la rapidità delrelettrico la massa del sangue Yenisse d'un tratto infettata. Da tutto quanto s'è esposto devesi quindi concludere: a) Che il periodo vero d' incubazione del virus nell'infezione sifilitica da parte dell'organismo è indicato dal primo apparire delle manifestazioni generali e non dal sorgere della sifilosclerosi iniziale; b) Che q uest'ultima non è mai l'espress ione d'una infezione g enerale, ma rappresenta un'affezione pura. · mente localizzata per il momento ai tessuti, su cui si è potu to sviUuppare.

*• Stabilito a.dunC)ue che in un primo tempo il virus sifilitico è esd usivamente conten uto uell"a.lfezione primaria, è naturale che se in q nel tempo quest'affezione primaria venga completameute asportata, la mala.ttia sarà senza dubbio troncata. d'un tratto ; è sempre il noto aforisma: sublata causa, lollilul' e({ecl'us. Rimno·


ESF:GUITA A SCOI 'O ADOHT IVO DELLA SH'ILI Offi

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vendo quindi dall'organismo il virus prima che abbia avuto tempo di dare l'affezione generale, s'avrebbe quel che si dice una vera cu ra aborti va della si fi lide, e l'individuo conserverebbe in tttl guisa tutta l'integrità della sua salute. I tentativi di questa cura però non sono punto r ecenti. Giovanni De Vigo nel 1:)08 scri ,·eva che nel ma l francese « era necessario di distruggere le pustole dell'asta. prima della loro irradiazione » (J ullien). All'epoca del T orella, secondo q nanto all'erma questo autore, l' idea che si potesse sfuggire a cert-e speciali forme morbose, prodotte da coito impuro, asportandone la lesione primi ti\ra, o allontanando immediatamente tutti i pr odotti di questa era « volgarissima. » S i videro allora, scriYe il T orella istesso, uomiui vili, animati da ll'amore del guadagno, adagiare le loro labbra sovra ul ceri, in qualunque sito esse fossero, e vantarsi di portare via così tutto il veleno con reiterati succiament i. Altri si contentarono d'appli ~.;are a più ri prese il groppone spiumato e sgusciato d'un gallo, o d'un colombo vivo, o d'una rana tagliata per mezzo, secondo la sua lunghezza. Vi sono stati di quelli, che non han uo sdegnato di Gercare di sacrificare altri indi vidui per la loro propria. sicurezza, e di unirsi, appena s'avvedevano d'essere infettati. a qualcuno sano, nell' idea ch'es;;o portasse via tutto il virus. I primi a. metter e innanzi in modo veramente concr eto e scientifico l'idea della cura abortiva della sifilide coll'esc isione del sifiloma iniziale furono Kuss di 8tras burgo, R eder di Vienna e sopratutto il Lauglebert. Ma l'onore d'aver dato un novello impulso a nuoYi studì ed a nuove ricerche s u cosi impor tante questione spetta in modo speciale al Petit, ad Hunter, e nel no· stro secolo a.l Ricord sopratutto, i quali 'ebbero a pra-


ticare moltissime asportazioni d i sifìlosclerosi con brillantissimo successo in non poche di esse. Tutta Yia il metodo della ca.usticazione, da essi per lo più preferito, non era, come in seguito vedremo, il mezzo migliore per accertarsi l'esito favo revole della operazione. I loro studi ad ogni modo e le osservazioni da loro fatte non tr;"arono che il dnbllio ed il discre· dit;o generale, dubbio e d iscredito tanto più giustifì· cabile in quei tempi, quando si pensi che gli stessi sostenitori della cura abortiva della sifilide già avevano messo in rilievo l'incertezza in cui molte volte ci si t rova circa ali" esito della cura tentata per l'incompleta conoscenza., che si può avere della diffusione della malattia. La cura abortiva della. sifilide era dunque restata in un dimenticatoio solennissimo fi no a questi u ltimi anni; quando le moder ne teorie vennero nuovamente a met· terla. in discussione, daad0 l'adito a novelli esperimenti. Difatti nel 1877 l'Auspitz di Vienna. richiamò l'attenzione d ,ei sifilografì ancora in tale argomento colla pubblicazione a.l riguardo d'un piccolo lavoro, in cui ~tppunto erano r igorosamente vagliati e messi in rilievo tutta la vera. importanza. ed i grandi benefizi, che la escisione della sifilosclerosi iniziale puè> apportare sull'ulteriore sviluppo della sifilide. I contradittori non mancarono, e furono moltissimi; ma. non mancarono ancora molte altre pubblicazioni favorevoliss ime, che mano mano, riuscendo a vincere l'ostinato scetticismo della maggioran~a. do,·eva.no portare a.ll"affarmazione solenne del principi,o che realmente rescisione dell'ulcera dura, praticata. in opportune con· dizioni, può risparmiare all' individuo la consecutiva. infezione generale. Sopratutto meritano d'essere ricordate le belle lezioni del Leloir ed il trattato del Neisser, a. cui, dopo del-


r:=-t<:t:UIT-\ A tiC'O PO Al30HTIVU DI<;I,LA SIFIT.ll)lo;

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l"A.uspitz, spetta senza dubbio ronore d'a;-ere per i primi propugnato strenuamente la diffusione di tale metodo; dopo di loro gli esperimenti e le comunica· zioni di altri ill nstri scieuziati vennero maggiormente acl avvalorare nella pratica l'uso del processo terapeutico. Humpbry, Langenbeck, Vogt in moltissimi loro tentativi di cura abortiva della sifilide coll'asportazione della lesione iniziale ebbero risultati soddisfacentissimi, ragione per cui fin dal principio si schierarono apertamente fra i difensori di tale metodo curativo. Lo J ullien anche lui fu uno di quelli favorevolissimi alle idee, che l'Auspitz aveva sostenuto nel suo lavor o, e dovette constatare con dati di fatto che in reftltà il corso della sifilide può benissimo essere troncato du· raute il periodo dell'affezione locale primi ti va, colla escisione di quest'ultima, qu ando non ancora i gangli linfatici p rossi miori alla sifì.losclerosi sono stati in vasi dall'agente morbigeno. Ogni medico, egli dice, in presenza d'nn caso di tal fatta, ancora di data recente, con gangli corrispondenti alla lesione del tulto ancora im· mnni, non dovrebbe indietreggiare dal tentare la cura abortiva della malattia, anche perchè con essa c'è sempre tutto da guadagnare e nulla da perdere. E a tale riguardo cita. alcuni casi, in cui non ebbe che a lodarsi dell'operazione praticata, avendo il risultato corrisposto perfettamente all'aspettativa. Su 220 casi di esoisioni esegui te lo J nllien riferisce d'averne avuti ben 77 con esito positivo; ma notevole è sopratutto un caso da lui. riferito in modo speciale, in cni dopo l'asportazione della sifìlosclerosi, l'individuo, essendo andato soggetto ad un n uovo contagio, ebbe a riportare u na nuova infezione. Una statistica riportata dal Sigmund di 89 casi di

esoisione di sifìloma iniziale da lui praticate, dà il ri·


snltato seguente: 35 volte l'operazione riusci ad esito a;:;solutamente positi vo: in 4 altri casi il risultato fu dnbb io o negativo. Kodiker , rifercudo sugli splendidi successi dell'asportazione, ricaYati nella sua clinica, cita 3 casi con ri!lultato favorevole in 8 esoisioni esl'guite. Auche l'Auspitz su 23 individui a l!etti da si tilosclerosi iniziale, aYendone immed iatamente praticata la. asportazione, in l-t di essi potette constatare in se guito cL e la sifilide era immediatamente abortita, non a-vendo dato luogo a nessuna manifestazione generale do! la. ma.la.ttio..

Così Corni! in 4t>4 escisioni ebbe 105 casi fa,·orevoli : Goldenberg 5 ca:;i positivi in 6 casi d'asportazione: Hueter 2 su 7: F olinea R risultati favorevo li su 19 operat i. 1 Splendidi risul tati ottennero pure nella loro pratica. il Byd_,·gier, Pich, Kurzliuscki, Langlebert. Chadzinschi, ecc. e sopratutto il Tarnowsky il quale, fra. gli altri casi da lui riferi ti, ricorùa in modo particolare quello di un individuo, che gli fu dato di osservare con nua lesione di continuo au·orlo prepnziale. d iagnosticata immediatamen te per ulcera sifilitica, stante i caratteri 1.ettJ e lampanti, che prPseuta,·a, della comnue si11losclerosi. · L'ammalato assicnraqt che tale a;terazioue agli org a.ui genitali era comparsa da parecchi giorni; ma uon pre:;euta.udo tulta,·ia. alcuno ingorgo delle g lauJole ingninali, malgrado il tempo trascor~o dalla comparsa della lesione, fu praticata immeJiatameute !"asportazione, e con esito favorevolissimo, perchè l'infezione generale non av,·enne. Goldenberg di Nikolayefl' narra anche lui in modo parti~.:olare di 4 casi di sifilos~..; l erosi primitiva, local izzata al prepuzio, in cni ebbe a tentare con l'escis ione


la uura. abortiva della malattia; in u no dei casi l'ope razione fu eseguita il secondo g iorno dopo la comparsa d~lla lrsione ed R.! settimo dopo l'u ltimo coito; in un a ltr o al terzo g iorno e dopo sei del coito: nel terzo caso do pn il qninto giorno di ~viluppo della. scl Hosi, Pne l quarto dopo quattor dici giorni dall'ult imo coito e dopo il l[ninto dalla manifestazione della sclerosi. Nell'ultimo caso l'operazione non impedì lo sviluppo del le manifestazioni generali che. si resero evidenti al ,·enti· settesimo g iorno de ll"e~cisi oue; per ò· negli altri t.re casi il risultato fu assolutamente t"ì..vorevole. Da tntto ciò l'autore couehiude col r itenere fermamente che mer cà l'operazione si può benissimo impedire l'ulteriore sviluppo della sifilide. Quegli che ottenne r isultati assolntamente negati,·i, malgrado i nnmero,;;i esperimenti eseguiti, f u il Neu· ma nn che tntte le volte do,·ette finire se m p re col con· statare che l'asportazione della lesioue pr imit;iva uon er a riuscita mai ad arrestare l'ulter iore svi luppo della sifil ide. Tuttavia non per qnest;o E>gli d i venne fautore meno tiepido della nuova iudicazione terapeutica. L o stesso è avvenuto auche al u ostro De Amicis in questa R. Clinica dermosifilopatica di Napoli nei molti casi di sifilosclerosi iuiziale, in cui è ricorso alrasportnzione e per le quali pres~·a poco il risultato è stato lo stesso poco favorevole alla comune aspettati va (48 insu ccessi · in 50 e>'cisioni). Ma anche di lui sappiamo quali sono le idee su tale arg omento e non vi ritorneremo qui sopra eli bel nuovo. Caldo fautore della cura abor tiva della sifilide, date le opportune condizioni, è anche l'otti mo ed i llustre professore T ortora, di cui mi onoro d i essere ancora d i scepolo, ed il quale anche lui, or fa alcuni anni, ebbe a p u bblicar.:l due casi di escision e di sifiloma iniziale, seguiti da esito positivo. 4:~


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1. 1 ESI 1~10:\B lll-:1. SIPII.\J.II.\ 1:\1/IIALI,;

Del resto ant:he nella praLica med iLo-militare n on mancati, e con lodevole s u cc~sso, esperim ent i di questo g r uere. Ricorderò anzi fra g li altr i i diversi esperimenti del Delogu, che iu 7 casi d'aspor tazione della manifestazione iuizi<tle, da lu i pr ut i<.:ate nell' inl'enueria del ~-.! reggimen to fanter ia. tutte le volte e pututo r iuscire a fare abor Li re la malaLtia. I l Delogu, che è anche l ui nn sostenit ore convintissimo cli tale operazione, a,;sicura d 'avere p raticato per par te sua !) Uesto metodo curativo tiu da mol Li anni, n on a ,-endosi se m pre che a lodare del!" indicazione operativa, e trovando sempre g li ammalati ben disposti a Jarsi operare. ~per que:;;to ch'egl i amerebbe vedere pratieata la cura abor tiva della si lilide molto pi ù su vasta. seala di <)nello che oggi si fa, nei n ostri reparti di truppa, sia p ercltè l'operazione in sè stessa è veramen tP ben minima cosa, sia pereh€: essa dovr~bbe essere cou:; iderata « come un'operazione d' urgenza sotto il cr iLar io del la ouscie u ze~, professionale. l 1 SIJUO

•• Il mewdo della. cura abor tiva della sifilide coll'esci:>ioue délla siti lo-sclerosi iniziale ha avu to ed h a. t u ttavi1t i un um ~Jre vo l i;:;si mi opposi tori. :i.\l algrado gli splendidi r isultati ottenuti da ::;ifi lografi insignì e sulla cui fe1le scientiLìea è i mp os::;ibil e all'act.:iare alcun dubbio, tuolti, mantenendosi, per così di re, rn una via d i mezzo, pnr non negando i rea li benefizi c;he rlal mf\t.odo curativo in qnif'tionA s i p o;;,;ono l'il!<lvare, non cred<1nO che si sia ancora dimo;:;traLo luminosamente l'eUìcacia del l'operazione. C11poscuola d i questo motlo di vedere è soprat.utLo il P laidoyer, il quale ha cereato d i d imostrare che molte sifilo·scler osi, ad e:sempio, !tspor tate como Lali, invece non lo erano af-


E:'EGLTI'.-1. A ~c ·o pu ADORTL\'0 DI~ I , LA SI F LLtnl'.

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fcttto, ed avevano perciù dat-.o la credenza ad una cura <lbortiva della sifilide con esito positivo, quando di si· fi lide n 'Jn c'era stata asso! utamen te alcuna infe zione. L 'avversario più arrabbiato è stato per nn certo tempo il Kochner, che, sebbene g iudicasse completamente assurda tale operazione, andte lui del resto ha dovuto confessare d'avere osservato qualche caso, in cui l'in· divitlno, pur essenClo trascorsi parecchi anni dalla subita. asportazione cl elia sifilosclerosi, non aveva con tutto ciò ancora visto apparire alcun sintomo specifico d ella malattia. Av\·ersttrio impenitente è anche stat.o il Taylor, il quale ha creduto fer mamente di dimostrare coll'esame microscopico di molti preparati anatomici che l' infezione sifilitica comincia celeremente, e celeremente invade tutt'i utero l'organismo : sicchè, secondo lui, « anche ad asportare l' intero pen~, quando la sifilide s'è presa,

rimarrebbe sempre la stessa. )') Fra i pit\ fi eri oppositori Ya pure ricordato il Re· nanlt; anz i per quest'ultimo il metodo avrebbe uno "ntntagg io di più, quello cioè d' infiltrare nell'animo dell'ammalato una sicurdzza pericolosissima, che un bel momento potrebbe dar luogo alle più funeste conseguenze. E dello stesso .av viso è lo Spilmau, che a so~tegno della sua tesi ha cercato di mettere in rilievo tutti gl'insuccessi ottenuti coll'asportazione del sifìloma iniziale, anche quando , per le condizioni favorevo lissime, tutto faceva sperare in un esito positivo; così, ad esempio, egli riferisce fra g li altri il caso d'un<L donna in cui l'asportazione della lesione pri ru iti va fu praticata nelle c~:md izioni più opportune, ma che, ciò malgrado, ando soggetta lo stesso all'infezione g3nerale. • Chi combatte assolutamente la cura abortiva della sifilide è pure il Brandes e sopratutto il Bumstead ed il Berkeley, Gibier e Mauriac, i quali ultimi, pur avendo


escise ulceri dure 6.11 48 ore appena dopo la loro apparizione. tuttavia non videro che sempre Leuer dietro all"atrezione locale le manifestazioni generali della malattia. Simili risultati pare che avessero avuto anche Hild, Lindwurm. e molti altri, che dopo avere esegu ito moltissime ricerche ed esperimPnti sul proposito, finirono per dichiararsi apertamente contrari a l metodo in parola. l\fa cento, mille insuccessi, po~sono forse infirmare tutta la realtà scientifica del fatto in sè stesso? QuanJ o si hanno dei casi di pro,·a indisl:utibile, quando a fianco di molti e s\-ar iar.i esiti sfavore,ol i si posseggono dar.i d i fatto cosi ~.:e rti e sicuri, da non ammettere assolutamente alcun dubbio a loro riguardo, il negare ancora. la possibilità di potere an·e~ tare con un pronto intervento l'ulteriore sviluppo della sitilide, sarebbe come un Yoleresostenere l'assurdo. Ecco il perché il De Amicis è d"a.Yviso che in pra.t.iua donebbe sempre incnlca.rsi lo studio accurato di guegl" indi\1idui , ~.:he più possono presta.rsi a si!Ì.atto trattamento terapeutico, per chè in molti ca.:.;i si può fondatam ente nutrire la speranza di strappare !"ammalato ad una delle più terribili iufèzioni, che oggi suole allliggere l"umanità, il che è certamente il trionfo più bello, a cui la nostra scienza di medici può asptrare. Le difficoltà, che possono int:ontrarsi nell'esplioamento di tale nostro compito sono senza d ubbio gra,·i e moltepl ici . Innanzi tutto è assolutamente impossibile poter calco lare con precisione !"epoca, in cui il virus dal punto èl "inn esto, du.l sito d' inoculazione louale, ÙO\' e esso fa la sua. prima rem ora, si dilfonde in tut.to il resto del· l" organismo: ed è age vole comprendere che quaoto pi tl tempo sarà trascorso dall"<wvenuto contagio, r.a.nto più aumenteranno le probabilità che r infezione si sia re~!\


E~EOUITA A. S COPO ABORTIVO DELLA SIFIJ,IDE

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generale. Posto ciò, la logica :;tessa ci porta alla necessit,à. di dover praticare la cura abortiva della sifilide quanto più presto è possibile, perchè più celeremente agiremo, e più si potrà. sperare in nn successo favorevole. Con questo fatto però si rischia di cadere in un inconveniente anch"esso abbastanza serio: poichè molte volte la d iagnosi della sifìlosclerosi iniziale in sul principio d ella sua comparsa non può farsi tanto faci lmente, anzi, secondo taluni, in molti casi l'incertezza ed il dubbio sono così fondati, che nessuno s'attenterebbe d"emettere con vera cognizione di causa un g iudizio d iagnostico qualsiasi. Allora succede che proprio in quei casi, in cui più forse sarebbe indicata la cura abortiva della s ifilide, una base per farne con sicurezza la diagnosi manca quasi assolutamente. Questa circost;anza, che non deve punto essere dimenticata, ;;erve a mettere in chiaro la grande disparità di opinioni. dai diversi autori sostenute circa all'efficacia, o no, del metodo curativo, poichè tutti gli esiti favorevoli ot tenuti coll'escisione gli avversari della cura abor ti va della sifilide li hanno spiegati in questa maniera : ammettendo cioè che anzichè un' afl'ezione di natura realmente sifilitica, la lesione primitiva asportata. non fosse che un' innocente ulcera. molle a base fortemente indurita e niente altro. Tuttavia, come abbiamo visto, vi sono osservazioni moltissime e non dL1bbie, che assolutamen te si oppongono a tale insinuazione. 1n q uesti casi in parola la diagnosi della sifilide era così evidente ed indiscussa, da non poter dar luogo a nessuna incertezza sulla sua natura, ragione per cui il non essersi manifestati altri s intomi specifici dopo !"asportazione dell'atfezione primaria, dà tutto il diritto di credere che la malat tia fu certamente troncata in sul nascere.


* *

Ed ora venia mo a parlar e delle condizioni indispen sabili perchè l'escisione della sifilosclerosi possa dare quel risu ltato che dall'osservazione ci ripromettiamo, e del modo con cu i essu. dev'essere eseguita. Precetto principale : raspor tazione d ev'essere praticata. quanto pitl presto è poss ibile, appena do!JO la comparsa della lesione specifica primaria, e ciò anche a r ischio di commett~re uno sbaglio, asportando, per la incertezza della d iagnosi, un'a ffez ione morbosa r ealmente non sifilitica. Quale è il danno che l'ammalato può r isentire dall'escisione d'un prodotto morboso innocuo? Nessu no assolutamente: l'atto operativo, a CLli egli sottost(~. è così insignificante e così tenuE\. dte addirittura, nel dubbio che s'avesse a. tx·attare d\1n processo d i natura veramente sifì litica, ogni infer mo asuriYerà a fortuna il poter visi sottoporre. Invece, come giustamente ha fa.tto osservare il L essar, tra lasciando in questi casi r opera zione, il danno ed il risch i o~ sempre a carico dell'ammalato, il quale ha tn tto da perdere e nulla da guadagnar e. S e d ifatti la aiTezion.e morbosa si dimostra:;se in segui to di natura certamente specifica, allora l'inrlividuo andrebbe indubbiamente incon tro alla sifi lide, meutre con uu modo di procedere più ouulato ed atten to avrebbe potuto essere preser vato d<ll la terribile iufrz ione. Dunque, conclnclendo, al menono dubbio, a.l menomo sintomo, che possa in noi far nascere il sospetto di tro· varci innanzi ad una lesione di natura speciiica, si r icorra senza tema d i fin male all'immediata aspor ta· ztonP: non avremo che a loda rei semprE\ della nostra d ecisi ouP.


ESI·:GUI'I',\ A -:C <•I'O ABOHTlVO nF:I.T.,\ :,!IF!I,IUF.

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Condizione anche indispensab ile, perchè l· escisione possa essere praticata, è in tutti i casi l'assoluta integrita delle g landole linfatiche corrispondenti alla sifì · losclerosi nella reg ione, dov'è a\·veu uta la s ua comparsa. Se il v irus morbigPno dal punto, dov' è stato inocnlato, e dove ha dato luogo all' ulcera d ura, s' è fatto strada attraverso i liufat ici, ed ha già invaso le g landole Jin fatiChP rrossimio ri, allora è as::;oJntaroeuto i n utile ricorre re all' e::;uisioue della lesi one i nizi<tle , poiché in tal caso l'infezione generale n on potrebbe in nessnn mollo essere arresta ta. S enza stare qui ad insistere su tale speciale circostanza., se ne comprendo ag_.vol mente il pere hè : sa rebb~ infatti come vo lere sbarra. re la via ad un n emico, dist ruggendo un ponte, per dove è d i g:à passato da un pezzo. Molti autori in parecchi casi di g landole ing uinal i già infettate banno voluto tentare, insieme alla asportazionE'

della sifilosclerosi, anche l'emwleazioue del pacchettu g landulare; ma il risultato si comprende facilmente (]naie pnò essere. Di fatti quando il virus ha g ià preso piede nei g angli linfat ici, n es:;un o è più al caso di calt:olare in <) Uilnte glandole esso s· à potuto annidare, se già n on si sia t rasportato andie molto più in alto. D 'altra parte la via linfatica è composta non solo dai g ang li, ma altresì dai vasi linfatici, rag ione per cui. pur essendo certi a ver completamente as portati i primi, attraverso i secondi l'infezione specifica verrebbe propagata lo stesso, poichè n ei tessuti periglandolar i e 11~1 tratto d i via vascolare percorsa dal viru;;, che non può naturalmente essere distinto, un nnovo focolaio n on tarderebbe a formarsi per dar luogo all' ulteriore propagarsi della malattia. Bisogna dunque essere su questo pnnto a~so l nta · mede esclusivisti, essendo cer ti che n essun vanta.ggio ::;i potrebbe ricavare dall 'operazione praticata in pre


senza d'una pleiade iuguinale, mentre si avrebbe inveoo lo sconforto e l'umiliazione d'inanzi all' infermo d'un insuccesso sicuro (l ). P er tentare la cm·a abortiva della sifilide, aspor tan· don e la lesione primi ti va, fa d'uopo badare all'ubicazione dì tale all'azione speuifica, poichè è naturale che l'escisione non pnò venire praticata, se non quando l'ulcera dura si truvl in cond izioni favorevoli all'opera;!.Ìone, cioè quando risieda in punti, da dove facilmente può e,;sere portata via. Pe.1 questo è necessario che non risieda in siti. dove la cute sia fortemen te saldata ai Les~mti sottostan ti, e sia q uiudi d iilieile poter la sollevare in g rosse pli~,.;lte, perchè in tal caso rescisione non puù essere consigliata, nè la lesione del resto si presterebbe per la sna ubicazivne spe<.:ia.le all'asportazione. La cute dell'asta, l'orlo prepnziale, rorl o d"tm piccolo o grande labbro, le caruucole mirti fo r me nella donna, eco. , sono posti adatattissimi per l' indicazione delrescisione. Invece quest'ulti ma sarebbe assolutamente oontroindicab.1. tluando la si filosc lerosi avesse a trovar:;;i, per esempio, all'orlo nretmle, sul ghtande, nel solco coronario, eco. Ma eome s'esegue la d istruzione dell' affezione primaria nella si fili de? D ne sono stt~ti i mezzi all' uopo p ropo:;;~i: la caute· rizzaztone e l'esctsione col bist.uri o colle forbic i. Veramente il primo metodo per lo passato ha incontrato la sim patia di no u poch i ~il'ilografi, i quali lo hanno molto encomiato e messo iu pr atica, e secondo talnni, anche con ri~ultato sodd isfa.centissimo. Il Sigmuud, ad esempio, che iu modo specia le s'è servito di IJlle:>to mezzo, ha eercato d i di mostrare con · svariatissimo osservazioni cli niuhe che il caustico, oculatamente impiegato, risponda in qnesti casi brillantemen te allo


E>'EGl"lTA A " COPO ,\DORTlYO 01-:J,L.\ ~IFII. !IJE

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suopo, tant' è vero, cue in una statistica da lui rtportata di sifilosclerosi iniziale distrutte colla cauterizzazione l'esito figura d'essere stato quasi sempre posi tivo. Insieme al Sigmuud anche il Mannino condi vide la stes;:a opinione, ed anche lui assicura d'essere ricorso .al caustico per la distruzione delle all'azioni primari e sifili tiche, ri portando sempre successi favorevolissimi: ci ta intatti fra le al tre, 5 speciali osservazioni, in cui per ben tre volte la sifilide potette essere arrestata nel suo 11l toriore sviluppo. l\Ia checchè si dica, vggi il metodo della cauterizzazione è completamente posto in oblio quasi da tutti, e beM a ragione. L'impiego dei caustici ci mette in condizioni d'agire, per cosi dire, quasi sempre alla cieca, senza. che si abbia la possibilità di poter controllan' con giusto discernimento fino a che pnuto s'è estesa. la s ua azione, fino a che profondità i tessuti sono stati distrntti; e questo, com "è agevole comprendere, è nn

inconveniente gravissimo, poichè alle volte può succedere che, pur avend osi la convinzione d'aver distrutto tutto il processo morboso, tutta. fJnella parte di tessuti g ia in fi ltrati per 1' infezione specifica, invece lo scopo non è stato raggiunto che in parte, e l'individuo va soggetto Io stesso alla malattia, che si voleva evitare. Ora tale inconveniente viene quasi del tutto ad es· sere e,•itato, quando si ricorre all'altro metodo delln. escisione, in cui, dice il Lesser, si può asportare una parte sufficientemente estesa dei dintorui in apparenza sani, ed essere cosi molto più sicuri di avere r ealmente {lliminato tutto il tessuto g iR. infetto. S eguendo tale processo, r atto operativo, di cui si fìt u ,o, ù semplicissimo, senz' alcuuissima gravità, e tale da po ter essere espletato in pochi momenti. Basta afferrare la sifilosclerosi con una comune pinzetta, sol-


lit\2

r:e-;cr~IO:\E ltEL SIPJI.O~IA JXIZJALE

levarla in alto per modo che la ente al di sotto di ~ssa faccia una g rossa plica, e quindi tagliare q uesta ultima quanto più lon tano si può dalla lesione di .!On t.inuo. L'emorragia, che sì ottiene, e assolutamen te insignificante, e pnò essere domata moito facilmente: la ferita, bene disinfettatH., viene r iunita con poch i punt i di sutura, e con venientemente protetta con adatta medicat ura, appena dopo pochr giorni si mostra g uarita per prima intenzione. }folti si fi lografi in vece che delle for bici, sogliano sen·irsi, e con molto profitto, d'un bisturi comune ben affilato, che si presta più opportunamente all' occorren za. Difatti con esso siamo in grado di calcolare più da vicino la direzione, che s· imprime al taglio, e regolarue, a secomla del bisogno, l'en tità volta per volta.. Tale vantaggio d ifficilmente si può ottenere con le forbi ci, in cui il taglio dev· essere dato per lo più iu una sola. volta netto e preciso, non riuRcendo molto spesso così, come lo si desiderava. :::ìeguendo il consiglio dello J ul l ieu, tali ragioni hanno indotto me pure nei 5 cas i d i sifìlosclerosi , da me escise, e qui in ul ti mo riportacP., a far uso più a prefer enza. de l bisturi, anzichè delle forbici, e non ho a vn Lo che a trovarmene con tento. ~ otiamo finalmente che oltre alla comune pinzetta., con cu i s· afferra la sifilosclerosi nel momento che si Jeve esciderla, potrebbe con V;\ntaggio forse anche maggiore essere im piegato all"occorreuza uno speciale lenacul w n di forma pe r ft~tta me n te uguale a q nello, che d"urdiuario si adopera dagli oculist i per le operazioni sulle palpebre, ed il quale anebbe lo scopo d"evitare che le superfici rlel taglio restino bagnate dalla secrezione dbll' t1ilezione specific&., inconveniente obe alle volte, non riusce ndosi ad <witare coll'uso delle pinze comuni rende vauo as:>olntamente ratto operativo,


ESE!:t:JTA .\ !':COI'O ,\ DOH1' l\'O DELJu\ !'l F ILIDE

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poichè non passerebbe che poco tempo, e dal la ferita, o dalla cicatrice verrebbe fuori una nuova siolosclero:<i.

Ad ogni modo, procedendo all"asportazione d' un'ai'· fezione sifilitica primaria, qualunque sia. il metodo, che si voglia presciegliere, ed i mezzi, che s· intendono adopera\·e, non bisogna mai perdere di ,·ista questo precetto importanti:>simo: che cioè, pur presentando,;i le condizioni favor evolissime all'escisioue, il risultato sarà nnllo, se questa non s'esegue fino al limite voluto, poichè, come Bicsiadecki ba dimostrato al microscopio, l'infìltramento cellulare, ch'è espressione dell'irritamento locale spe~;ifìco, travasi molte volte esteso a. punti molto più lontani del lim ite visibile d ella lesione. P er cui essi possono non essere compresi nella parziale demolizione, che si puù praticare, quando r indura · zione è costitu ita (De Amicis).

R iporto qui i 4 casi di sifì loscleros i iniziale, da me operate nell'infermeria del 76" reggim ento fanteria dnran te l'anno 1897, e quello occorsomi or fa alcuni mesi al 24• artiglieria. Su 5 volte, in cui la cura abortiYa d ella sifilide è stata. potuta tentare, 4 volte l'esito è stato favorevolissimo: l'infezione generale con tutLo il treno fenomenico, solito a verificarsi in ta li circostanze, non s'è constatata che in un solo individuo. e propr iamente in quello, in cui, com e si vedrà, le speranze del successo, erano poco attendi bili p el te m p o trascorso d alla co mparsa della lesione specifica. Il primo caso riguarda un soldato del distretto mi· lìtare di Milano, V. .... Ernesto, del la. classe 1876, g iovine forte e robusto, che fino allora non aveva sofferto


alcuna malattia degna di nota, nè era stato mai precedentemente contagiato d' alfo~ioni veneree di sorta. Il l 0 giugno 1897, datosi ammalato, si presentava. alla visita medica per una lesione di continuo all'orlo prepuzia.le. L'individuo raccontava che circa un mese prima, essendo andato con un compagno del suo stesso distretto in una casa di fama molto dubbia collo scopo di passare alcune ore in solo lecito divertimento, loro malgrado, anche questa volta il salmo era andato a finire in gloria. ed egli coll'amico, sedotto dalle più lusinghiere assicurazioni, aveva appressato le labbra alla stessa coppa d'amore. L 'amico fortunatamente era restato del tutto incolume da qualsiasi contagio, ed anch' egli aveva finito per avere la stessa persuasione a suo proprio riguardo, 11uand'ecco, dopo circa 27 o 28 giorni, s'era accorto d'una lieve escoriazione all'orl o del prepuzio . Poco apprensionato veramente della cosa, aveva dopo due giorni creduto bene di darsi ammalato per essere convenientemente medicato. All'osservazione sull'orlo prepuziale il soggetto faceva notare una. piccola lesione dì continuo, con bordi piatti, con fondo lardaceo, non seoernente alcun pus, perfetta mente indolente e senza alcun fatto flogistico all'intorno. La palpazione rile\·ava. che tale lesione era fortemente infiltrata, sì da dare la sensazione come se si toccasse una soatanza cartilaginea, ed inoltre l'infiltramento era limitato solo ai tessuti circostanti, con una demarcazione ben netta. e circoscritta in modo da acquistare la forma d'un piccolissimo pisello. Stante l'epoca. della sua. comparsa dopo il coito, ~d i caratteri suaccennati, non esitai a far subito la diagnosi di si fi losclerosì iniziale; la q n a le, i>er la sna speciale ubicazione e per l'intPgrità ancora asso~uta delle g landole linfaticbe biinguioali prestandosi beni:s:;imo


all' asportazione, fu immediatamente escisa col p1eno ~.:onsenso dell'individuo. Per la piccola opera7.ione mi servii d'un bisturi comune, bene affilato, e dell a eomun'3 pinzetta, asportando buona parte anche di tessuto sano per le concl izìoni favorevoli, in cui la sililosclerosi si trovava. Sut urata e convenientemente med icata, la ferita guarì. completamente dopo 5 giorni per prima intenzione, ed il soggetto fino a c1ualche anno e mezzo dopo, iu cui mi fu possibile tenerlo d'occuio, nou E.' bbe assolutamente a lamentarsi d'alcuwl manifestazione specifica detl' infezi.one sifì litica generale. 2" Caso - Il 27 agosto 1897 si pre:;enLava all'infer meria per la visita medica il sergente P...... Alfr ec1o, del distretto militare di Mantova, d'anni 19, giovine d'ottima costituzione organica e senza a lcun precedente morboso degno d'esser menzionato. Anche egl i non aveva sofferto mai òno allora alcuna malattia venerea di sorta. .Raccontava chu il :l di quell o stesso mese, mentre si trovava col reggimento ai tiri di combattimento a Minturno, presso Gaeta, aveva a.vt1to contatto con une~. di quelle tante donne, che sogliono rallegrare al soldato la vita dei campi. Dopo o gior ni dal coito, all'orlo inferiore del pL·epuzio a veva. nocato una leggiera escoriazione della grandezza d'un mezzo pisello, che ben presto ,·ssltuse tutte le fasi dell'ulcera molle, venerea, e che l'individuo aveva creduto bene curare da se medesimo, non avendo notato, secondo quanto l ui s tesso affermava, quell'i udurimento caratter istico d' u!'l' infezione più pericolosa. l medieinali adoperati furono delle lavande di sublimato all'l % •• in primo tempo, susseguite poi dall'applicazione quotidiana d ella poh·ere di jodoformio. La lesione di continuo procedette benissimo per •1ualche settimana, ed era quasi sul punto di chiu-


dersi completamen te, quando al 24° g iorno dell'avvenuto contag io, l' infermo s'accorse d'un cer to tal quale i n filt ramen to, che s'anda,·a manifestando senz'alcuua causa apprezzabile in quel punto, d o,·e s'era prodotta l' ulcera venerea. Immediatamen te allarmatosi per tale inaspettata complicanza, era venuto alla v isita me· d ica.. L'osser vazione faceva rilevare all'orlo prepuziale nna. piccola ulcerazione della grandezza d'nna lentiechia, d i colorito roseo bianch iccio senza più alcuna secrezione pnr uleuta, con tessuti circostanti per nulla Jlog osati, assolutamente i"Gdolente e con incipiente indurimeuto del fon do. Dall'asame praticato e dalla storia raccolta si potette acquistare la certezza che l'ammalato era andato soggetto ad un' infezione m ista, cosa freq uentiss ima ad avverarsi nella pratica, e che nel momento, in cui m ' era dato osser varlo, esauri to il processo dell'ulcera vener ea, cominciava invece quello sifil itìco. La pleiade ingn inale però presenta vasi an cora completamente ~aua, ragi one per cui consigliai e praticai immedia tamen te, p regato dal lo stesso infermo, l'escisione del p iccolo sifiloma, col solito metodo comune, ottenen do in 4 g iorni la guarigione per p rima. Ho avuto campo di visitare il sergente P ...... spessissime volte, fiuo allo scorso settembre, in t:u i il s uo reggimento da Napoli è and ato d i guarn igione ad Alba. Fino a q uell'epoca egli n on aveYn assolutamente a lcuna traccia d' un' i nfezione sifilìtica speciale . .1• Caso. - Francesco B . a .,.,·ocato, allievo ufficia le. di Napol i, d'an ni 2:1:, g iovì1:e di. costituzione abba.· stanza b uon a, e senza precedenti mor bosi di qualche entità . È andato per lo passato soggetto ripetutamente ad ail'ezioui uretrali blenorragiche, complicate


ESEG Ul'rA A SC' OPO Al30RTIYO DELLA ::llb'!LrDJ<:

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l'ultima volta ad ot·co epidiclimite. Si presentava alla visita medica il 15 settembre 1897 per un'affezione venerea alla faccia interna del prepuzio. Narrava di a\·ere avuto contatto con donna impura 37 giorni prima, e che da due giorni s'era accorto di quella lesione speciale agli organi genitali. U ispezione faceva notare nella pagina interna e superiore del prepuzio una lesione di continuo, della grandezza d'una goccia di cera, con bordi pianeggianti. alquanto arrossita, ma con tessuti circostanti perfettamente integri, affatto indolente e· senza alcuna secrezione: incipiente l' indurimento del fondo. T ratta vasi certamente di una sifìlosclerosi iniziale, che, stante l' incolumità ancora completa delle glandole biinguinali, venne immediatamente asportata col solito metodo già adoperato negli altri oasi, ed ottenendosi in 5 giorni la guarigione per prima intenzione. Fino a questo momento il B. da me rigorosamente visitato, non presenta alcuna. traccia di sifilide. 4" Caso. Questo è il caso, in cui sfortunatamente l'operazione non dette l'esito, che si sperava. Il soldato M. C., del distretto militare di Taranto, d'anni 21, di costituzione poco soddisfacente, ma senza essere mai stato ammalato, si presentava all' infermeria reggimentale il 25 settembre 1897 per essere medicato d'un'ulcera vener ea comparsagli sulla cute dell'asta, a circa t~n tre dita trasverse dalla radice della stessa. L' individuo aveva usato dell'ultimo coito il pnmo di quel mese ed il 20 a veva visto apparire la lesione di continuo, per cui s'era annunziato ammalato in quel momento. Come si vede, dalla comparsa dell'ulcera erano g ià trascorsi cinque giorni: la lesione si presentava di colorito roseo-pallido, della grandezza d'nn mezzo centesimo, con bordi piatti e senza alcuna se·


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J/E:o;CISIOXE lll~L SIPl LOMA 1::\'fZlAJ,t;;

erezione, assolutamente indolente e con fondo assolutamente induri to. Integre ancora le glandole biinguinali. Fatta diagnosi di sifilosclerosi iniziale, malg rado il tempo trascorso dalla sua comparsa, fu praticata seduta stante l'escisione, ottenendo la. gua.rigione per prima dopo c inque giorni. P erò trascorsi appena due mesi l' individ uo fu fatto ricoverare all'ospedale mi· litare per roseola sifilitica. f5• Caso. - Il soldato P .... Angelo della classe 1877, appartenente al 24" reggimento art iglieria, è di co ;;t;ituzione fo r te e robusta e non ba sofferto mai alcuna. malatliia, nè s'era prima contagiato mai d'affezioni veneree. Ritornando dal poligono di Nettuno, il 16 luglio del 1899 ebbe contatto con donna impura, e quando meno se l'aspettava, dopo 27 g iorni dal coito vide presentarsi all'orlo prepuziale una piccola ulcer etta, della grandezza d'una grossa lenticchia, completamente indolente e con tutti i caratteri, all'osserYazione da. me praticata, che press·a. poco abbiamo descritti negli altri casi precedenti. Notevole però sopratutto era l'indurimento, il guale, oltre ad essere di consistenza assol utamente car tilaginea, ent ben limitato ed enucleabile dai tessuti circostanti. La pleiade inguinale era del tutto ancora incolume. Praticata l'asportazione ùel sifiloma. i niziale, la piccola feritnccia. g narì immediatamente dopo quattro giorni. per prima i n te nzwne. Il soldato è tuttora al regg imento e fino ad oggi non ba presentato ancora alcuna traccia dell'infezione

specifica.


ESEGUITA A SCOPO ABORTIVO DELLA SIFILIDE

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CONCLUSIONE. Da tutto quanto ho potuto esporre e dagli stessi esperimenti da me praticati possiamo venire alle seguenti conci usioni: 1° La cura abortiva. della sifilide coll'asportazione della sifilosclerosi iniziale è un'indicazione terapeutica di grandissima importanza, che in molti casi può evitare all' individuo le gravi conseguenze dell' infezione generale, e che perciò dev'essere messa. in pratica. tutte le volte che se ne presentano le condizioni opportune. 2° Per le speciali condizioni della vita militare, potendo gli ufficiali medici colpire il processo morboso nelle fasi più favorevoli all'asportazione, bisognerà. presso i corpi ed in tutti i reparti di truppa proce· dere quanto è più spesso possibile ad accurate e dili· genti visite sanitarie, con speciale riguardo allo stato degli organi genitali, e far comprendere a tutti i soldati indistintamente la necessità di ricorrere immediatamente dal medico tutte le volte che abbiano ad accorgersi di qualche lesione agli organi sessuali, facendo intravedere gl' immensi vantaggi, che se ne possono ricavare. 3° Tutte le affezioni primarie di natura sifilitica, anche nel dubbio solo che siano tali, debbono essere, quando si trovano in sedi favorevoli all'operazione, immediatamente asportate : non v 'ha assolutamente alcun accidente letale a temere, ed il solo danno, che può venirne, è che nel sito possa riprodursi di bel nuovo la sifilosclerosi.

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UN RARO CASO DI AUTOPLASTICA D I

TUTTA LA

CU TE DEL PENE

SEGUITA DA GUARIGIONE Pel dott. Gia.,ome Lueelola. c.1pitano medico Li bero docente nella R. Universi tà di Padova

Speciale Calogero da Burgio (Girgenti), soldato del 15° fanteria, della classe 77, è giovane di buona costituzione fisica, di temperamento misto, senza precedenti morbosi personali degni di nota. Perdette il padre per pneumonite e la madre per probabile emolTagia cerebrale. Il giorno 8 agosto u. s. fu ricoverato in questo ospedale per ulceri veneree nel solco-balano prepuziale contratte una settimana prima. A queste seguirono molteplici complicazioni morbose, cioè: adenite inguinale destra., edema diffuso dell'asta e fimosi. L'ulteriore decorso della malattia assunse tosto un!\ insolita gravità, poichè mentre le ulceri di natura f'agedenica distruggevano profondamente i tessuti vicini, il processo infettivo nell'inguine comunicasasi successivamente a tutte le glandul e, associandosi a peri e para-adenite assa.i este:>a e la infiltrazione sul dorso dell'asta progrediva, dando luogo ad ascessi multipli profondi ed estesi. Prontamente s'intervenne con l'incisione del prepuzio, che si prolungò verso la radice dell'asta, allo scopo di liberare il ghiande dalla costrizione della fi-


UN RARO CASO DI AUT OPLA STIOA E CC.

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mosi, e si aprirono senza indugio gli ascessi dell'asta; <SÌ dette con ampia apertura esito alla raccolta purulenta dell'inguine ; si cercò di estendere, fin dove era ,possibile, la disinfezione dei vari focolai morbosi; si praticarono frequenti raschiamenti e causticazioni; ma .ad onta di ciò l' infezione continuava la sua opera di-struttiva a danno dell'asta e tessuti annessi, aggiungendovisi inoltre una infezione settico-piemica con .febbre alta e diarrea profusa ed infrenabile, per cui ·.considerevolmente peggiorarono le condizioni generali dell'infermo, ed ancora eli più si aggravarono le varie lesioni locali. Il fagedenismo delle ulceri distruggeva in basso gran parte del ghiande e costituiva una fistola uretrale con -consecutiva ipospadia, che deviava completamente il getto delle urine. Gli ascessi dell'asta, diffondendosi sempre più, ne scollarono completamente quasi tutta lu. cute, che rimase qua e la ade1·ente solo per sottili ·briglie, ed il prepuzio frattanto andava incontro ad una forte infiltrazione, per cui assunse il volume d'un piccolo uovo: i corpi cavernosi nella loro porzione anteriore si staccarono non solo dal glande, ma per circa due centimetri anche dall'm·etra, e quest'altima, assottigliatasi notevolmente per il processo suppurati.vo, minacciava di perforarsi in vari altri punti. L'adenite infine, lungi dal tendere alla cicatrizzazione, si era mutata in un'ampia perdita di sostanza, -dell'estensione superiore al palmo della mano, con margini scollati e con granulazioni pallide, flaccide, fun·gose e per niente tendenti alla riparazione. Le su citate gravissime condizioni morbose, che avevano ridotto quasi in fin di vita il paziente, fecero a tutti ritenere che l'ultima speranza di sal vezza fosse ripost.a nella. completa distruzione col termocauterio di tutti i tessuti invasi dall'ostinato processo ulcerativo,


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UN RARO OA~O DI AUTO PLASTICA

e perciò l'infermo fu traslocato nel riparto chirurgico. Quivi, sotto la narcosi cloroformica, misi allo scoperto i vari seni fistolosi dell' inguine ed asportai tutti i lembi cutanei staccati ed ulcerati, ripulii il fondo di

tutti gli avanzi di glandole suppurate e poscia sulla vasta superficie scoperta che ne risultò, larga circa 20 centimetri e lunga circa 24-, passai profondamente iJ termocauterio in modo da giungere ai tessuti sani. I tegumenti dell'asta, completamente ulcerati, scollati, assottigliati e disseminati di un gran numero di piccoli ascessi, non davano più alcuna speranza di favorevole modificazione in modo da potere riaderire sui tessuti sottostanti, e perciò si dovettero aspoxtare completamente fino a circa 5 centimetri al di sopra della sinfisi del pube, ed a circa 3 centimetri oltre l'impianto dello scroto: sull'asta, rimasta così completamente denudata, si praticarono qua e là causticazioni trascor-

renti col termocauterio nei punti ulcerati. I benefici effetti di questo trattamento non tardarono a manifestarsi , giacchè l' infezione settìco-piemica andò gradatamente cedendo, la febbre e la diarrea scemarono fino a cessare completamente qualche settimana dopo l'atto operativo. Col cadere delle escare della piaga dell'inguine, insorse sulla vasta superficie una granulazione di buona natura, dalla quale potevasi sperare P inizio della cicatrizzazione. Siccome però la cicatrice finale sarebbe stata così larga e profonda da potere riuscire di ostacolo alla libera funzione dell'arto, così ritenni conveniente tentare di diminuire l'estensione della piaga; a tale scopo ravvicinai parte dei margini interno ed inferiore della medesima, fino a suturarli per la lunghezza di circa 12 centimetri, e jposcia per scorrimento ne ravvicinai per oltre 8 centimetri i margini superiore ed inferiore:


DI TUTTA LA CUTE E DEL PENE SEGUI'rO DA GUARIG.

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in tal modo la piaga venne ridotta a meno della metà della sua primitiva superficie. Fortunatamente le suture aderirono del tutto e dai margini della residuale soluzione di continuo s'iniziò la riparazione cicatriziale. Ciò che intanto destava. le maggiori preoccupazioni si era lo stato dell'asta, giacchè non fu facile in primo tempo evitare, nemmeno col catetere in permanenza, il quale del resto era poco tollera.to dal paziente, che le urine imbrattassero continuamente l'uretra ed i corpi cavernosi scoperti, rendendo perciò abbastanza ostinato il processo suppurativo, e facendo sopratutto temere la perforazione in vari punti dell'ur etra cavernosa molto assottigliata. Venni perciò nella cleterminazione di ripetere 1~ causticazioni trascorrenti sui vari punti ulcerati dell'asta, e per evitare, per quanto era possibile, l'azione deleteria degli imbratti di urina, disposi che un infermiere in permanenza sorvegliasse il paziente, lavandolo e rinnovando la medicatura dopo ogni orinazione. Con tali precauzioni il miglioramento delle superficie ulcerate fortunatamente si potè questa volta conseguire, ed a ciò contribuì anche il miglioramento delle condizioni generali del malato, il quale, avendo riacquistata una certa energia nella tunica muscolare della vescica, poteva ora urinare con un piccolo getto, mentre prima le urine uscivano quasi a stillicidio. Ottenuta così una buona granulazione su tutta l'asta, era giunto il momento di ricovrirla di cute mercè una autoplastica; ma la scelta del metodo da eseguire e le cautele da usarsi non erano invero scevre di difficoltà e di perplessità, sopratutto perchè non si poteva esser sicuri che il paziente avrebbe potuto sopportare un altro traumatisma in tessuti sani, ma cer tamente non molto vitali per le condizioni di defedamento gene-


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t;)l RARO CASO

DJ AU'l'OPLASTICA

rale, e molto meno si poteva essere sicuri che la superficie tanto maltrattata deJJ'afU,a si sarebbe prestata. all'adesione del lembo cutaneo. Ftl perciò il mio divisamento diretto allo scopo che il nuovo traumatismo per l'autoplastica fosse stato il più lieve possibile, che inoltre serbasse nei tessuti la maggiore vitalità, e mi desse al contempo speranza di poter essere facilmente riparato nel caso d'un insuccesso. Ed ecco come credetti comportarmi: Dissecai la. cute della porzione anteriore dello scroto· daU'alto in basso per la la rghezza di circa 8 centimetrj e per l'altezza di circa 12 centimetri, poscia praticai nella parte più declive della cute staccata una. fessura trasversale, abbassai ed invaginai in questa. specie di sacco, costituito dalla. cute dello scroto cosi dissecata, l'asta, facendone uscire il ghiande attraverso la fessura trasversale testè citata: è chiaro che in (Juesto modo il margine superiore della cute dello scroto, che naturalmente prima trovavasi al disotto dell'asta, venne poscia trasportato sul dorso della medesima e· cioè sulla sinfisi del pube, e quivi lo suturai ad un lembo cutaneo dell'addome che per scorrimentù potei trasportare adeguatamente in basso. Per. tenere aderente sull'asta il suddetto lembo cutaneo scrota.le e fanelo aderire senza comprometterne la vitalità, dopoaverlo bene adattato a tutta la periferia della vergar non c;redetti dist~ccare in sotto, cioè in cotTispondenza de!Puret1·a, i due foglietti cutanei quivi ravvicinati per la loro superficie interna; ma li telllli bensì a mutuo contatto, mercè due cilindretti di legno fra loro congiunti con tre nodi di seta, faceudo cioè una specie di sutura inca>igliata. Il lembo scrouale aJ termine di qualche settimana. era ben aderito .su quasi tutta l'asta, tranne sulla sinfisi del pnbe, O\e permaneva uu piccolo scollamento, il


DI TUTTA LA CUTE E DEL PENE SEGUITO DA GOARIG.

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quale in seguito ad iniezioni di una soluzione al 10 p. 100 di cloruro di zinco finì per aderire anch'esso dopo qualche altra settimana; cosicchè al termine del 15° giorno tutto il lembo scrotale era aderito sull'asta, la. quale trovavasi fissata per la porzione uretrale sui tessuti profondi dello scroto, da cui si doveva in secondo tempo distaccare per l'estensione di circa 12 centimetri. Questo distacco non credetti di eseguire in un sol t empo, sempre per tema di compromettere la vitalità del lembo cutaneo già aderito all'asta, e lo praticai perciò in due volte, cioè prima per la metà anteriore, e dopo 10 giorni della cicatrizzazione di questa, per ln. metà posteriore, ottenendo cosi la completa libertà della verga. Nell'adat.tare sul pene il rivestimento cutaneo, procurai che questo foss!O' abbondante in guisa da poterlo seguire nella sua erezione, e lo scopo fu ben raggiunto. Nel solco-balano prepuziale, ove si ottenne l'adesione dell'estremo anteriore del lembo, la superficie interna di questo assunse i caratteri d'una vera mucosa. Nell'insieme, a guarigione completa, l'asta allo stato di :flosciezza ordinaria simula ora completamente un pene normale, il cui ghiande però è notevolmente rimpicciolito e deformato dal processo ulcerativo: al disotto di esso si apre come nella ipospadia l'estremo anteriore clell'uretra: l'erezione si esegue in condizioni quasi normali ; risultandone però alquanto limitata la lunghezza primitiva dell'asta, e si può ritenere che il coito possa eseguirsi regolarmente. La cicatrice dell'inguine si è completata anch'essa regolarmente in soli 90 giorni, ed è lunga soltanto centimetri 13 e larga circa centimetri 4; deve perciò ritenersi assai piccola rispetto alla superficie della piaga

primi ti "Va, e non disturba punto la funzione dell'arto.


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U~ RABO CASO DI A O'rOPLASTICA ECC.

Certamente il caso su esposto non è di comune importanza per la sua eccezionale rarità e gravezza, e pel modo fortunato con cui ho potuto ottenere la ric ostit uzione di tutto il tegumento dell'asta con un metodo, di cui non ho trovato fatta menzione nella letteratura chirurgica, ed è perciò che credo non scevra d' interesse questa nota clinica.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA A. KowALEWSKI. - llaovo metodo oaratlvo 4ell'arterlololeroal . - (LftOn m.édicale, n. 36, 1900).

Il metodo curativo consigliato dall'autore consiste unicamente in un'adatta dietetica, il di cui scopo è quello di dimi· nuir e, piu che g li è possibile, i sali calcarei dell'alimentazione. Perciò egli giornalmente prescrive a i suoi malati d'a rteriosclerosi: 250 grammi di carne, 100 grammi di patate, 100 g rammi di pane, 100 grammi di frutti o di legumi, !tOQ grammi di pesce, un po' di bur ro ed un po' di zuccher o. Proibisce assoluta· mante l'alimentazione con latte, formag;.sio, uova, riso, spinaci, ed ordina ai suoi malati di non bere che acqua rlistillata o bollita. Di rimedi egli non consiglia che piccole dosi di ca· lornelano ogni due o tre giorni, oppure di ioduro di mei'Curio, cons iderandoli quali aumentatori dell'eliminazione calcare, e per lo stesso moti vo prescrive talvolta, sempre. a piccole dosi, l'acetato di polassa , l'acido ossalico, l'acido la ttico, que· st' ultimo specialmente sotto la formula della pozione (li Rumpf, vale a di1·e: carbonato di sodio grammi dieci, acido la ttico quanto bas ta per saturar lo, acqua grammi duecento.

G. B. . E. BARlÉ. - L' en4ooar4lte maligna nel reumat11mo a r· tlool&re aouto. - (La Sem.aine m.éclicale, 31 genn. 1900). l fenomeni ~eneJ'almente destati dall'infezione reumatica nelle sue localizzazioni sull'endocaJ·dio, generalmente non banno te ndenza alcuna a diffondersi, come invece avviene generalmente nelle endocarditi d'altra natura . N eli' endocardite reumatica s i possono ave1·e tre forme di evoluzione: 1. Benigna, con esili corrispondenti alla restitutio ad integr um.; 2. Nella quale residuano quelle alterazioni valvulari che sono il substrato del vizio organico di cuore;


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RIVISTA M EDICA

3. Nel la quale nel per iodo di pochi gio1·ni avvien e la morte del malato. I casi della terza specie sono fortuna tamtmle molto ra ri, e la causa dell'esito letale ordi nar iamente deve fa rsi risal ire a lesioni secondarie del miocardio con fenomeoti d'insuffi cienza ca rdiac::~ o.I a processi embolici; qualora l'endocardite r eumatica si innesti su precedeuti altt!r azion1, s econdo l'auto re, si possono for mare emboli sellici. Tuttavia nei cadave ri, no n si trovano talora allerazioni lrl rapporto dirello con le lesioni dell'eodocarùio, sufficienti a spìega•·e la morte. Il Litten ill ustrò parecchi d• s imili casi. L'autore ne descrive due proprii, nei q uali complessivamente la nect·oscopia non dimostrò che falli congP.stizii. Pa~sando in esame le varie teorie eh~ potrebbero invocarsi alla spiegE"zione della fo1·ma morbosa, conclude ammettendo che fo r se la par te principale venga mantenuta du uno stato idiosincrasiaco dell'o••ganismo. G. B. M . W E IL. -

Ciro& la leuoooitoai da v aiuolo. - (La Se -

rname médicale, 27 giugno 1900).

Lo studio dei globuli bianchi in 36 casi di vaiuolo d'ogni fo r ma con o se 11za complicazi(mi, fece rilevare all'autore come lale allczione si associ alla leucocitosi. Questa appare fin dal p1·i1teipio della malallia, spesso debole, talvolta di media intensità. Aumen tu duraute il periodo d i formazione delle vescicole, ed io set:uilo diminuisce lentamen te. La si osserva anche nel vaiuolo emorragico, ma uol! in modo cos tante. Le complicazioni seconda rie si a ccompagnano a d una leucocitosi più intensa. C1ò che caratte1·izza questa leucocitosi vaiuolosa si é che essa rassomi::dia, dal punto Ji vista ematologico, alla leucemia m i elo~ena, infatti si osservano forme mad r i di p;lobuli b1anchi normali del s angue sop1·a i gra ndi mononuclea 1·i, g1·anulusi o meno. Tal sindrome leucocilaria, appa r'fl fin dal p1·incipio del vaiuolo, anche nei casi leggier i; persis te durante la suppura:Gione e scompare quindi lentamente. La leucocitosi s'accompagno con una pr oduzione normoblaslica breve e leggicra n .. tle fo1·me ordinarie, intensa nelle for me emorragiche. Quo;sla speciale mononucleosi a mielocit i offre un g rande in ter esse quondo si consideri che tal malattia interessa specialmeme il miJollo Jelle ossa. Nel vaiuolo emorra~ico imononucleal'i granulosi neutrofrt1 possono raggiungere la pro-


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po r·zio ne del 25 per 100. I polinudeaPi t•ag~?i un go uo il1 à p. 100 !';Olta nto nei ca s i mo r ta li. Per·tauto in virtù di q uesta s indro me Je ucoctlu ria , fin dull'inizio de l va iuo lo, m eolia ote l'es ame di un po' di s aug ue dd malato, s teso s u di un ve trin o, si pu6 s ta· bilit•e una diag nos i dtfTerenztale fra q uest'iu l't> rmilà e lulle le aitr·e malallie e rutti ve, ecce ttuala la varice lla. L'auto re esami nando le pus tole vaiuol use vide de lle fo r m e leucoci ttl l'ie identiche a que lle de l s ang ue a nche ne l pe rioJo dJ a up puraziooe. G. B.

Dell'adenlte tardiva qaalslntomo della nehlte da soarla.ttlna. - (La Semaine méclicale, 20 giug rtO H.IOO).

ST EM BO. -

L'ang ina scarlaltinos a é a bitualmen te accompag nata da uua tumefazione de lle g hia11dole cervk ali, e parli..:olarme11te di q uelle del gru ppo sottoma scellare. Ma accan to a tale aden opatia consecutiva a ll'an gina, s i pu6 pur r iscontrare, d uran te il decorso del lt:~ scarlallina, urH I tumefazio ne delle ghiandole lio falic he del collo, c he s etnbr n intima me nte legata ai diatUJ·bi della fuuzione re nate. Tal fa tto dApprima s e gnalato da l Le ic htens te rn, ve11ne ug ual me nte cons tata lo da llo S te rnbo di Wilna d ur·ante una r ecente e pide mia di s ca rlallma. Difti tli l'in fez io ne scarlattinosa pu6 pro vocat·e d ue lorme di nefrile; l'una precoce, conlempo1·anea al periodo ft: bbrile ed all'eruzione, il piu s o ve nti leggera e passeggera; l'altt·a ta rdi va, m olto p i(• te mi bile della preceden te , g 1acchè spesso riveste un andame nto g ra ve. Non é dilficile vede r e que s ta seconda va !'ieta di nefrite in iziars i io modo ins idi os o, se m~a pro vocare, J a pr·inctpio, nè anostt r ca , né no te vo le albuminuria, in modo c he la s ua d ia ~-rno :ò i pu6 esset· s tabilita solla nto con l'es is tenza di si nto mi nsstti va~hi e di seconda i'Ìll importa nza , q ua li la cefa lea, dis turbi digeren ti o viSivi ecc. Sarebbe dunq ue impo rta nte possede re uu s into m o precoce e pato~n omo n i co di tal forma di ne!rite. Ora, s econdo lo S le m bo, ta l segno s arebbe fornito prec isame nte d nll'ad eno pa lia cer·vicale ta rd1va . S P.coodo ta l a utor e durante il pe riodo di con valescenza di una scarlatti na spes ~o leggera, q uando gtà da qualche te m po i m ala ti no n presentano più tr·accia di febbre, né di a lbuinin uria, né alc un altro s into mo mo t·bos o, s i scoege il brus co presenta rs i di una tumefazion e g hiandolare, tal volta con s ider e volissima, ave nte sede alla nuca o ne llo spa zio s ollo ma-


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scella re, oppure s imultaneamente in ambedue le r egioni. P iù raram ente i gangli inguinali aumentano di volume essi pure , ma in grado minore. Conte!!!poreme nte a que$te edenopatie, s i nota una fe bbre a tipo continuo, che non sorpassa i 3!J' e 39°,5. Da principio le orine riman ~ooo normali, e soltanto l'indomani e tal volta perfi no dopo 3 o 4 giorni, l'albuminuria fa la s ua appaeizione, e le orine cominciano a diminuire. A tali dis turbi r enali , che si aggravano I"apidarnent.e, s'aggrungono ben pres to gli altri sintomi caratteristici della nef1·ite. Pe1·tanto l'anasarca, in qualche caso, manca completa mente e ciò ad onta di un'anuria completa, tal volla perfin o mortale. Quindi la presenza dell'ade nopa lia segnalatadalloStembo. quan tunque non si riscontri che in ta lune epidemie di scarlattina, può offrir·e un 1·eale valore per ,la diagnosi precoce della ne fri!R. postscarlallinosa. G. B.

J. A MANN. - Bloeroa e 4o•atura ollnlc& 4ell'&lbumlna nell'urina. - (Reoue méd. de la Suisse Romande, n. 9. 20 giugno 1900). Quasi tutti gli autori vanno d'accordo nell'ammetter e che il processo, in a ppar enza così pr alico di Esbach per la dosatura clinica dell'al bumina, non è privo di gravi mende, mentre il reat tivo picrocitr ico precipita con l'albumina anche la creatinina, i peploni, gli alcaloidi, l'anti pirina. ecc., e mentr e il volume del precipitato per un dalo peso d'albumina, va ria sopra tutto con la temperatura, con la densità del lifJuiùo e con la natu r·a delle al tre sostanze presenti . Il dott. Boureau sostituì per tanto la sol uzione picrociti·ica con una mi;,cela di acido oxifenolsolroroso ed acido solfcsal icilico, miscela che fa pr eciprtare soltanto l'albumina. Ma tali reattivi sono rari e costosi ed il precipitato essendo voluminoso im piega un tempo mollo lungo a deposrtare. Il d• >tl. Amann di Losa ona, dopo molle ricerche, ha adottati i tre reallivi seguenti: 1' Il ferrocianot·o e l'acido acetico; 2° L'a cido lricloracelico; 3' Il seguente r eAllivo, composto di : Biclot·uro di mer curio , g r·ammi 10; Acido succinico, g 1·ammi 2ù; Cloru r·o dr sodio, g rammi 'IO; Acido acetico f! laciale, grammi 50 ; Alcool r·e ttificalo, 250 centimetr i cubici; Acqua distilla ta, 500 centime tri cubici.


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Sarebbe in fondu il realtivo di Jolly, modificato mediante l'aggiunta di acido acetico eù alcool, con il vantaggio d'esse1·e perfettamente incoloro e di conservarsi per un tempo indelinito, purché al riparo da una lu('e troppo viva. La sua sensibilità é grandissima, scoprendo l'albumina alla dose di un g rammo ùiscioiLa in 120 litri d'acqua, ossia alla dose di otto milligrammi per litro; esso non precipitH che gli albuminoidi, ed d precipitato, grazie al mercurio che contiene, é talmente pesante che si deposita io modo I'apidissimo. Jl volume del precipitato e ssendo m,..no soggetto a variare con la tempe1·atura e la densità del liquido, questo nuovo reatLivo si pr esta meglio alla valutazione della proporzione relativa d'albumina nelle ur·ine patologiche. Perciò si adoper:a un vaso appositamente graduato, analogo al tubo d' Esbach. ed a gendo sopra una quantità d'orina più g rande che in quest'ultimo; per ciò ancora l'espel'imento guadagna di esattezza. l peptoni e l'albumina vengono precipitati dal r eatlivo succinomercurico formand!o un caratter istico intorbJdamento, lalché l'autore, dai molteplici suoi esperimenti in proposito, r icavò le seguenti conseg uenze sull'impiego del suo reattivo: 1o Asse nza di intorbidamento e di precipitato: indica che l'orina non contiene punto albuminoidi; 2° Assenza di precipitato propr iamente dello, ma opalescenza od intòrbidameolo: indica, con l'aggiunta cii acido acetico a j'reddo,presen~a di mucina quando aumen.ta l'intorbiclamento, e pre.~en~a di peptone quando non si produca ìntorbidamento maggiore; 3• Formazione di un pr·ecipitato che si deposita: se il liquido sovrastante al prectpitalo è perfettamente limpido, indica che l'orina contiene soltanto albumina; se il liquido in parola si mantiene torbido, indica presen:za d'albumina e eli peptone. Da ultimo conviene osservare che lo sviluppo un po' considerevole dei bacteri nell'orina può comunicarle, in certo modo, le propriela di un'orina albuminosa, potendo il pr oLo pla sma dei bacteri formare uua massa relativamente considerevole e determinare la formazione di un intorbidamento oppure di un precipitato, dovuti quasi esclusivamente alla nuG. B. cleina di cui son formali i corpi di tali microbi.


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RIVISTA CHIRURGICA __..

B. ScHtA SSI. -

.... _

La. oooa.tnlszazlone del midollo •plna.le. -

(Supplemento del Policliniro , 3 marzo 1900). Primo il Bier di Kiel sperimentava la cocaini zzezione del midollo spinale su se !>LE'S!:O e sul proprio assistente dol· tor e Hildebrandl sceg-liendo untt cavità nella quale gli elementi nervosi contenutevi hanno alla loro dipendenza ~ran parte dPII'organismo e dove la sostanza medicamentosa può efficacemente esercitare le sue proprietà anestetiche sui nervi, ivi appunto spr·ovvisti di guaina, !'Opra le radici ner vo!'e e su ll e cellule jlanglionari. Le l>Ue esperienze ebbero i n breve lar::ra pratica applicazione in tutta Europa, e per pl'imo l'autor·e utilizzò in Halia questo concetto in ravore della chirur gia umana in rlue ·casi che egli espone nella sua memoria. N el pr·imo caso prnticò l 'amputazione di una g amba al suo quar to superiore, amputazione necessar ia da mmacciante gangrena e ciò pr·evia inie1.ione di un cen timetro cubico di soluzione acf)uosa contenente un cen tigrammo di cocaina, entro lo speco verlebrale. N el secondo Cllso, mediante identica iniezione, oper·ò di cislotornia sopr•apubica un vecchio di 72 anni, -ottenendo una completa anestesia della meta infer iore del cor po, est,..ndenlesi in alto fino alla m età del retto. N ella tecnica dell'iniezione, omessa l'anestesia cutanea praticala dal Bier, pur ossPrvando le piit scrupolose cautele antisettiche, adattal o ad una si t·in ga di Pr·avaz un ajlo lungo oUo cen timPlr·i, aspi ra da una piccola fiala appositam ente prepar ata, il centimetro cubico di soluzione cocainica <'he contiene, porta quindi il m edica mento alla temper·atura di immt>r· gendo la si rin~a in acqua calda. li paziente vien coricat o sul ventre, e l'ago infisso fra la seconda e tet•za vertebre, lom'bare, facendone inollrare l entarr.ente la punta, e si ar·rester·à cti farlo uller·iormenLe avanzare ,,uando SI percepisce una sen!'tazione come se supPrasse una membrana dura e tesa. Il li.luitlo medicamentoso viene poi intr odotto adagio adar:io n •· lla ca "ila. Come fenomeni postopel'Slorii nei rlue suoi opet'llli ebbe a no tare soltanto, in uno, leggiero fPno-

as·


RIVISTA CHffiURGIOA

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meno di c ollasso, nel secondo nessun disturbo, in ambedue il vomito tosto dopo ratto operativo. In seguillo ~tetlero ambedue ottimamente. Conclude affermando: 1. Essere tal metodo innocuo, purché applicalo con opportunità e con le necessarie precauzioni; 2. Indur la cocaina, intr·odo tla nel modo suaccennato, una per fetta analges 1a in tutti gli o r~ani sottoposti alls. linea omb~>llicalE>, e ciò per 1! t~mpo necessario a compiere la massima parte delle operazioni; :l. Doversi scegliere tt~ l metodo o~ni qual volta per lesioni cardiache, renali, ecc., sono controindicate le an estesie Renerali. G. B.

G. CA VAZZ.AN I. -Cara dl torma grave 41 nevralgia del trlgemtao ooa la re1ezlone del gangllo •lmpatloo oervloale auperlore. - l Hioisla Veneta di scienze mediche, 15 r~b braio 1900).

L'autore narra di u11 caso di nevralgia del trigenimo ribelle

a qualsiasi cura medica, nel quaiP, ciopo discussa l'opportunilà o meno dr lla resezione totale del gang lio di Gt~sser, e dopo d'ave r deci;::o di ooo avvPnturar·si ad un s imi l.~ interveuto chirurgico, vis tane la troppo nota gravità, decise invece di tellltare uu'altra intrapresa, che pr~sentasse delle prospettive di ~ffìcacia, quantunque non ancora sancite da verun esperì mento classico. Pertanto, pensando che la resezione del simpatico al collo er·a stata tentnla in altri mol'bi di maggior entila della prosopulg ia , quali l'epilessia ed il glaucoma, malattia ques t'ultima pr·ettamenle infiammatoria e sollo mol ti punti eli vis ta paragonAbile alla Gas!'<erile, pen~<ando che dalla scars a sostanza del ~an g li o e dd plesso carotideo partono costantemente due fìlamenli nervosj che si recano al gAnglio Gasseriano, e ravvisando in ciò una ev idente ed assai stretta connessione di quPsti due gangli fra di loro e conseguentemente il dominio trofìco del primo sul secondo, ritenne che la resezione d !'l f!Snglio s uperiore s impatico omologo dovesse por·tare una note vole modificazione n+'llO stato di nutrizione di e sso, e presumibilmente la guarigione.

Pratica ta la resezione, per 36 ore l'a mmalalo rima~e aomplelamente liber o dai suoi dolo ri. Questi ricomparvero allora, ma notevo lmente attenuali e limitati alla seconda branca.


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Andarono progressivamente mano mano diminuendo e da ultimo scomparvero completamente sedici giorni dopo il praticato allo operati vo. La ferila cervicale guarì per prima linLenzione. Secondo l'A., la graduale cessazione del dolore, dopo che già immediatamente si era notata una profonda modificazione del medesimo, dà la più solida garanzia, che l'efftlllo ottenuto sia realmente dovuto alla modificata influenza tronca del simpatico sul ganglio del Gesser . Naturalmente, non bastando uo sol caso clinico per confermare la bonté. di un metodo, si ripromette di ripetere l'esperimento non appena so ne presenti l'occasione. G. B. Aneateda. oblrurgtoa. mt.t& me41a.nte 11 protoaal4o 41 a.zoto e l'etere. -(La Semaine médicale, 20 decembre 189::1).

Da qualche tempo viene praticato in America e precisamente a New-York dal celebre Mac-Buroey, un processo m isto di anestesia chirurgica consistente nel fare inalar e prima del pr·otossido di azoto, poscia dell'etere, e tal processo sar·ebbe di una quasi assoluta innocuità, ed il periodo di agitazione preanestelico ed il vomito sarebbero cosi r i-

dotti al mintmum. L'anes tesia viene iniziata facendo inala re del prolossido di azoto, e dopo pochi istanti scorgesi come la r espirazione diventi laboriosa, celer·e il polso e rapida la cianosi. Allora, senza attender e il principio del periodo della r espirazione ster torosa, della rigidità muscolare e delle convulsioni, si passa direttamen te alle inalazioni di etere. Per ciò il Mac-Burney non adopera una maschera, ma bensi un cilindro di car•tone ricopet•to di tela ed a perto alle s ue due estremità. L'estremità superiore è rico perta da una compressa di tarlatana che non intercetta il passaggio dell'ar ia, e s ulla qu~tle viene versato l'anestetico mentr e l'altra estremità é applicala s ul naso e sulla bocca del paziente. La re spirazione non tarda a divenire più calma e regolare, il polso diminuisce di frequenza, la cianosi si dissipa , i muscoli si rilasciano. scompare il r·iflesso coogiuntivale; l'anestesia è completa. Tal ri,;ult.ato si ottiene in due minuti partend o dal momento in cui s'incominciò a somministra re il pr·otossi<Jo di azoto. É di g ra nde importanza scegliere il momento op!Jortuno per passare dall'impiego del protossido di azoto a quello dell'etere. Se si prolunga oltre mis ura l'inalazione


RIVISTA CRIRURG ICA d ·~l primo unestetico, la r ospi r·flzione si nnesla t' si è costretti ad aspettare c hP. essa si ri "tab:Jisca )'l'l' cominciur·e lo sornministrazione dell'elC't'e: d'allJ·a parle M LI'Oppo p1·eslo s i smette l 'inalazione del prc.tossido d'azoto, l 'etet·e provo~;a d··i ùi$tu r bi I'Cspiratorii e dell"e,.<' ilnzione. Per l)r Olu nga re l'ane::<l <'!'\ Ili du ra Il le il dPcors o Ùt'l r opet·a7.ÌOile, basta versare trallo tratto dt·ll'etere l'mila comprec;sa di larlataua del cii in dro d'ina lazio11e. Cosi punsE: i ntaJ1l••net·e il paziente, per un tempo indefin ito, in uno stato di as;;olulu i nsensibilità. Sul totale dt·i malati Allestelir.zali con ta l meLodo, l'St. p. 100 oou pa·esenlò JIÙ YOmito nù uau !>et~ ni· prima nè do po la nar cosi; l'li p. 100 ebbe l1•g-giet'e vntni lut·aztoni , o sollanto nel :., p. .100 s'cl•b••r o a nolarll Yomi turazioni [)iU o meno abbondanti.

G. 13. 1-I unscHER. -

gno. -

Apparecchi ge.satl oon armatura dt sta(La Srmnine m.édicnle, 7 n'Hll'ZO wno).

Il dotlot· C. lli'l bscher docente di ortopNiia pre~;.o la fa co ltà merli ca di Basi letl , raccomanda di prl'pnrare gli appar eccll i i uum idAli (~peci ul me11 Le i n le m pn di g-uet·rn) m ed i an Le l'Cii d 1 sla!!:nO o Ji slagno-allumiuio, le quAli ven~ono ordinur·iarnentc im piega l e sollo i l nome di : nwtallo disteso, per· l a co!"Lru7.ione di muri, lram1·zzi e soffi tti. Il metallo di steso ò mol lo mallt•nùile, lnlc hé fal'ilmenle !li adatta a qnal,ia:<i pal'Le del corpo; inollre e~so è lf'g-gi ero e di modico prPzzo. Trattandosi, per esempio, d'un appnt·ecc.;hio per la gamiJa, $i taglia nel metAllo disteso, con delle forlJici, u11 fol!lio delle ùiruen s10ni e fo!'me vo lute, e si applica sul membro. pr ima ricopt:t•lo d'uuo s trillO di ovalln ed aHiluppaLo in una teln d'imballags.rio a larghe maglie che (ol trepassi i bot•di dt> ll'fl rmatura rnHallica. In sPguiLo ~ i ri cop t·e di amid o stt•mpe t·ato nell'acqua caldtl, cui ,·enne aggiu111a una piccola IJIIHnlilà eli allume, AYi-•udo CUJ'a che la pasta entri tì11 nel le ma ~lie della tela d'i mballaggio. Da ullimo si ripi egano l e porzioni eccedenti di rruesla LPia sui mar gini d"lla r ete mela llic.:a . Cnsi s i ottiene un uppareccltio di immolJil izzazione mol lo ~ol ido ,,J in pari Lt:m po leg-gier i::;f>imo. Un a pre;;a uzi011e i 11dispen:>abi le du ranle il tH.:.d io del lll è t.allo è di portar gua11li di pelle all e mani pe1· non fe t·irsf'll' coutt·o la as1•erità delle superficie del lag lio. G. H.

40


70ti

.RlVI:::iTA CHJHUWI CA

Cura lncrnenta dell'unghia incarnata. médicalr1, In gennaio J!lOO).

(La S' main.e

Il d<1Llor e amPrica11o \V ebb lta JmmRglllalo pC'I' il l r allalllt lllO <kll'un!.!hia incat·nala il seg-uc11 le Jli'Oces,.,o inct·uenlo: Si pt·entle ttl l !ilo tl ' a t·~etilo grn:<~o qua11lo un ordina1·io spillo e med1an le pinza lo l'i r ir iii'VA in modn da fOI'mar e un'ansa c he ,.: j fa penetrare solto l'unghia, a,·endo cura di J'ial zarne gli an~uli. Fa llo <'Ì Ò le due bratJ ~.: he J(•l (ìlo d'argento Vl1ngono RJIJ •I i ~·ule priuta contro i mat·l!illi lal--rali dell ' un~ hia pnscia sul la faccia d<~ rsn le del d ito e l c'l tUle fì:- se in CfU e~la po~izion e lll èdÌ811lc~ nue sl ri scic <il ClllJiÌ88l1'0 ditwhi lon dt><posle Cii'CO· larmc nl e ad una cC'r\A. distanza l'una ùall'allra. Le estremità lihL•re rll'i lìlo d'ar!.!enlo che si)J·pns:-ano lt'fll!•Wmenlo il se· condo g iro di em plS.l$lrO dia ·~ hdnn ven:;rono r ivnllali i n su e prol ellll m odiu nte un sotlil sl r nto di o vatta. Se i l filo J'aJ·geulo è ben nppl iCHlO il pnzieult• 11011 tte r •:>enl e alcun incommodo nemmeun quando é calzalo e nella ma r da, mentre non lar .fano a st·o tnpat·ire il dolN't'l e la sel'l'!•zione pnr ulenta, g itwchè i l egumenti pe•·itlllg uenli non :-~ono a conlalto eli<.~ con la s upcl'licJe li sciH atTotondnla e pe r nulla i rritante del fi lo. li mnlnlo puo pral iCIII'C t'acll men le la pulizia del dilo eJ OCCOI'I't:J JH.lo Cl:llliUitll'e la str i,;ciolin a di dJacltilon o nd" ilutuobil izzH r L' d 1ilo d'a t·;..:ento, e ciò fim:ltè l'acnesci m enlo dell'un· gliia non l"i~t:-i compilo in bunua pu!<it.ione. G. n.

Di un m etodo più. sempUca per ourare le lesioni varioose delle gambe secondo 11 oonoetto del Dlloresohl. - (Ga:-;rellu degli OSfiCdali e 1/f'lle cliruche, 17 d e ce tubre l~~l!l).

A. GJoRt•ANO. -

l.'illu,.:lr e rl!trurgo di V rn •·zitt, pt·t>me,.,so come il metodo la cu ra radicale cl~:~ll e lesioni vari ~.:ose nl le gl.l tnbe. per lu i rappr ,.senli il rni~li11 t'C fr a Cfuanli vennct·o finor·a es~.:og il11 ti, fa cOII!<lHlm·e (·ome talu OJH!razi one possa 11:s· suu•et·e uu asp•·llo meno Tt1SS tcurnnte quando non venga eso..!guiltl Pton mano spedi tfl e con la n ece!'~aria econolflia di t empo e di !"81lgul.' . Perciò, nt• i ca:;i in cui le tipi ch e incisioni dd Mol'e!:'chi nun ('llitmo da racco n auldu r~i egli sugg-c risc~ di prulicAr'e i n ''er·e dei tngh, e llo di r 1· 1110 ella M ul'eSI'hi, due ct r coli continui Ji lef!alure perculanec che stt·ozzino a fasci succc~s ivam l' nle ~1 o re1:;rhi, (Jt! r


RI VISTA CHIRURGICA

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Lull •! le v ene della pe t·iferi a s u tan ti r otoli ni di garzfl 'l llanli punti conviene dar e pet• girHre allor·no a Lutto l'ur to. A q ueste due ca t~ne circolari dt lef<alurt', che st peaticano, come i ta.: :li Mor••>;c.:lli, sopr·a e sollo i l distt·ello ptù am mal att>, ulcer ato o no, ag~i u nge la r el"ezione dt• lla sl'lf'~nfl ulla ra ·lice rl~:.~lla cMria. Sl'condo l'autor e, tale 0p... r·aziono l'iesce quf\si incruenta. ~"pedi ta e sem plic•i;;;sima: si può pr aticar· e n nche con la s<'m pl ice auesLesia locale. L 'art•) vien poscia i mtno!Jiltzzalo 3olln una ricca 111ediCèlzione stt•etta da fa sciatura alqunn to compr essiva. L a m pd icazione pr imiti ,.a non t.!eveE<i t'innova r e eire dopo quindi<:i giorni ~d i l m Alato non si al zer à che a cicatt-ice com pleta e p r·ovv i~ lO d t una fasciatur a di naneJJa .

G. B. :\L

P t::TEflSON.

-

TTaplanto perlferloo d1 un nervo. -

(Cenfr al/Jlait .filr Chir uruie, n. 2, 1!)00).

L'A . nar r·a di un ~io vane di 2 ~ anni, che da una sega cir colare ebbe tAglia ti i tendini del Jato cubitale della t·egione t'sd io- <'a rpea, tlssie m e fll l'a t· Leria c .. r-r ipo nde ole, al n e t·vo c ubitale ed nl ner,·o mediano. l i Peler so n in ter venne c hir ur t:ica rn entr "ei mesi dopo l'accidente. Dopo pr aticata J'ischemia dell'!'ll'lll rom pr ornP-sso, mediante la l'ascia elastica dell' E::>mard t. egli mise a n udo le est r t>m ilà degenerale d P. i nervi t•ccisi . He!'eca le nuova Jllente, ft•a i monconi rima se uno spazio di tr e ceuti metri e ffiPZ7.o, e per r i unir li i l Pel erson in let·pose ft·a gli stessi un fr a111mento di nPr vo sciatico tollo da un ~i o­ vane enne. Il risultato lìnale fu ec•·ellente per quanto t·illetl t'vasi olia se n ~ i btl i tà, ma la mobilità rim ase cos tan temente ser iam ente compr omessa. L e osserv azioni di trapianti net·vosi , ri cordate dalla letlerRlnra cltit•nr gica, fì nor a so no venti in tullo compr esa quest'ulti ma dell'autore, e del caso suo, e dell 'e~a me degli al lt·i dicianno ve egli trae le seguenti conclu· sioni : t• I l tr apianto d i un ft·amm enl o di ner vo secondo i l metodo indica to è un'oper azione pienamente giustifica t a. ltt condizioni favOI·evoli l a sensibilitil e la mo til ilà possono esser r i pristi nate par zial m en te e talvolta anch e total mente. 3• La r igenerazione del ner vo compiesi per un pr o lu ngam ento in basso del cil incl t•asse del m oncone centr ale.

zo


7()8

RIVISTA CHIRURGICA

4• L a senRibililà r iHppare sempr•e più sollecitam ente che non la mobilita. 5• I n taluni casi, il ria pparire troppo solleci to della mobilita de,·eRi altribui r e ai movimenti vicarianti di flliri mu~co li e non alla rigenen1zion e dei muscoli pnral izzati. G. B .

A. E. BARJ<I':R. - Colpo dl revolver nella boooa . Fenomeni cerebrali al 28° giorno: aooperta del prolett1le sal corpo callo1o per mezzo del raggi Rontgen: estrazione del medesimo al eeo giorno: gaarlglone. (A,.cl!io fu r- klia. Cltir., Bd. 5!.J, S. 220). Il paziente, su cui r iferis(·e l'A. si PJ'H sparato clue colpi di ri vollella in bocca ver so la parte superiore e posteriore. Subito dopo la l esione si ebl!e una violenta emorral!ia da un fo r o nel pAla l o duro; rnfl, eccello una leg;.:-iera pa1·esi della palpt'bJ'a tli destr•a, rHm si ver·ifìco alcun sintomo' propr·io delle ferile g i'H vi . Al 1R0 ~iorno della le!'ìione compane frequente v omito e dicci giorni più lardi, una paresi di lutto il Ialo sini!=lro che andò se m pre a u mPn taudo pt·ogressi va m ente lì no al :12• giomo in cui compar ve par·ali>;i completa. I n qneslo periodo di tempo "enne ar1cl1e constatala papilla du slas1 con emorr·ngie. l~ nlra rnb i i lH'Oieltili vennero localizzati per mezzo dei r·ag~i Honlgen, e cioè, uno noi corpo dello sl'ennidP, e l'altr o prt'cif'amentP a destra della l iuea medianà snl corpo calloso, al di!"otto Jel pu11to cenlrlllc tra la rad1 ce del 1111~0 e la pl'otubei·anza occipiltJie (',..lel'na 11 1t '/ 1 crn. dal veNice mesocrall ico. Lo ~tAl o dell' inl't·rm o andò m igliorando, fili t) a che, al 6G• giomo fu col pi lo da un accesso epilPltico bilalerale d i disc r et» nJl!lllRilà. Il giol'flo segu en l~> sopravvt? Jlll6N due Altri acPe!'si !'imili con orri pilozioni e febb r·e, i quali l'i riP ~'lellero il !!iorrw drpoi. Nl'l sos1wllo di un ascPsso nei dinl ot·ni dPI proiettile si proced<'lte all'operazrorH'. l n primo h10go si forml'1 un lemb11 quadrilalero com pre11dente In pel le, il pPI'iostio C' l'o!'so tll'écisarnen le a dP:'tr·A del pun to medi11nO del vertice; aperto •1ue:-:to Vl' r ;;o l' e«let·no, si potè Aprire la dura con un· incisione !';t•milunll t'e il cui p<"duncolo era dil·ello v~> r'sO r inler·n o. Dopo tiVHr leulalo rnv1ll10 d i alft>r·rare il p1·oietlile co n urtA pi1 1Za attr·averso la fes!'u ra ~a~itlale, l'operatore, gui.lalllh>s i


JUVI S'l'A OIDR URGIOA

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col m i~ n ol o lungo la falce. pi>rv enne su l pt·oiellile ad una dt!i< l anza di cir ca 2 '/i c m. dalla srapel'fìcie. L o ~i polè a l loa·a atfel'ra re facilwenle con una pinza e lral'lo fu ori senza di ffi coltà alcuna. Ciò fallo, vHn ne suturata la d ura, venne r iconùoll o il lembo al suo luogo peitnitivo, e fissalo ml'dianle u 11a su tu r a cutanea. La g uat·igione a vvenne per· pt•ima. Andò sco mpat·enùo a po•;o a poco una pat·alisi rli lutto il Ialo sitti!!'l!·o del corpo, incl usi i muscoli del .tor so, constatala subito ùopo l'op. .wazione. E. T.

L . CHEINiss~: . -

Oura ra4loale del varloooele mediante re•ezione venosa nel oaoale ing oloale . - (L'l Se maine méd icr~le, l} febbeaio HlOO).

L'aulo r·e ripor·ta un processo escogi talo dal pr of. Naralh della clrnica chi r·ur'lltca d i Ulrecltl per cur are r ad ical mente il vnricocele. Averulo notHLO cnme le vo luminuse ectasie dt!lle Yen il spermaliclte ~pesso coi ncidano con un cer·lo gt·ado di dila tazione del canale ing uinal e, idùò di c urar e rad ical mente il vAl'icocele r ese ca nùo il tronco p t· i nei pa le od i r11 mi pl'i neipali del la vena spermalica nel canale lllf!Uiraale, r ifacendo poscin tu l canale col ben noto pr ocesso del pro r. Bassi n i. Pea·lanlo il Narath pt·alica un'incision e di circa di eci centimetri di lunghezza al disorwa del legn men lo del Poupnl'l e nella da rezione del canal e inguinale. Tal~ incisione nou deve olll'epassal'e in bnsso la spina del pube ed inter<':ssa sol tanto la pelle e l a t'ascra suped ìcia le. In s~ gu i lo viene i ncisa l'aponevr·o,.; i del grande obl irtuo. Cosi, aperto il cnno le ing uin ole in tutta la sua l ung hezza, vien Lit·ato oll'inruori i l cord one spermalico col cremasler e e la tonaca fibrosa comune e dopo a ve•· dis~ ociati i vaa·ii elementi scoqzonsi nellarneute le vene dilatale c he vengono isolate e disseccn te il più al to possibil e per seziunar le rra due legatur·e i n viciuanza dell'anello inguinale intemo. l m onc;oni cenll'ali dei vasi si t·t'lra~gono immediatamente e spariscono nellu cavilli adrlom inale. All ora si isolano l e vene dal lflto periferico fino all'anello ing uinale e»ternn, al di cui li vello si taglinno previa d uplice legatura . Cosi viene a::<portalo un ll'allo venoso lun go par ecchi ce ~rlime lt•i uuico oppur e con le sue prime r amiflr a::doni . Pr aticata la resezione venosa, si completA l'ope1·azione


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RIVlSTA C:HffiURGIOA

come se si lnallasse d'una cura r a·iicale di er nia, avendo però ri ~ uflrd o di tn·Are iu a llo i l cor done sper malico solto il CJUale si fi~snno, m edianle tt·e o quatlt·o punti di sutura . l e fìbre del muscolo piccolo obliquo e del trasverso addominflle al lega mento di Poupat·t. l hordi ddl'incisione cutanea ven~o n o riuniti medtanle :;uLura di seta a sopr agtllo. I l Nar-ath pratico u1l proce:;so in diciannove ca:-<i sem prt! co n ollimo t·tsullato, sicché, dopo oltr e un anno, tutti di chiaran o d i sentit·si perfettamen te hPne, arw.i seLle di essi, pt•irn<"l di ~hiar•ati inabi li al servi zio mili tar e. vt>nnero. dopo su b t~ tale opet·azione. riten uti idonei . Conclude dicendo che mentr· t~ i m ezzi pAlliativi ordinRt'i pet· curare il varicocel" c;aran11o i 11 dica ti ogni qua l vulta esso 11 o n sia r1 é .ìoi .Jruso n è i m ba nazzaute, il tueLodo Na•·al11 S•' m lJra mdicalo sempre quando 1) doJcwe ed il senso cl t pe:::o e di indolnnzimenlo r endllnn tal .• infermità i11tnllert~bile esigend o una cura r~:~dicale.

G. B.

RiVISTA DI OCULISTICA l

Trattamento del traooma. 3 l ~ennfl io 19n0).

A oLER. -

( 'Medicai Pre.~s .

Al co ll egio dei 1ne rl ic i di V ienna, Hun!" Adler discu;;sc il trflllamPrllo a lluale del lraconuJ, comiuciando colla stor ia th•Jiu m t~ INllia da d'>]JO l' i11izio del le r icerch e batteriche, in scglll lO alle quali, e~l i dì ;,;~e. St trovano or·a diciollo micr obi t ncol pu Li c1uscu no della l r Al<liiiS;.;iuue della m a JatLia . Questi im per·retti t'ISttllali lnscinrono tanto la d iagno:-i quanto la l l'r11pia nello l>tnto dPIJ'empit·isulo. associando streLlam('ute il caiA r i'O follic<'l81'e al tra w rna , qut'lnlunque queste due allezion i fn>•~<'l'O al1'11 tlo di~lin11• lrH lor o. Il trallarn eulo curativo ud1ern o comincia colle rwecauzioni pt·olìla ttici1P- pel' pr 0 ven i re la lrnsmissinnc 1 colle accu r·ate l avandf;l. cin(! con l iqu1t!o A nli ~elt ico . all e quRii non :-< 1 dà mai tr·oppa i rll ptll'l èl nza. I l tratLamPrrto può r~ s~ere diviso in tJ·e c.:H t••!!uJ·ie . uredi i'O, nwcc.:a1 1ico ed ope1'1Hi \'o. F 111 dai primi l t' lli Jll il nitrato . rar~e nto, il soltalo d1 r·am e, e lu belladonna sono stu li i 1·imcdil JH'incqml i; essi p~: •·ò souo ~ tali orn EO -


ll t VlSTA Dl OCULl !-;TJC'A

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!=:lituili dal sublimnlo in sol uzione dalr uno p. :!0,000 all'uno per c•1nlo, dali" ittrolo, dall' iodnf•>rm io, dalla crt>ol ina, ioduro di pnt ac;«i o, la n n i no. aciòn brwicn. l" h i n i n a, an li pi rinfl, acido f,..nico, pinct11 n ina. [><'lr olio e I'R irool a 95 I l tra ttallleHLO mecc·an icc• di K entiy con!"i ~ le nel rr·egArP una ~oluzione dt :-ublimato n l llt•·zzo pr t· nr ilit' sul la pulpebr a cnn Utt tìoeco di co turae. I l t l 18>'"il~~ ~ o è Slll lo prnllcl!lo con ~rnn !>uc·ct>sso I l goh·Rno-cAu tet·io t~ mnlln Pnicace per forli ntnmnlali d i ambulatorio . Jlel'tnc.'llt>ndn un r ipo!'o eli 8 ~io t•n i ; e!'<!'<O dt;; Lr ug~e Lultc le gr anulnzioni. L'elrllrolt"i ,·. molto peno--a. l l lr•ultamònlo ch ir'tll'g"icl) sorpa!'!=:8 lulli Il! i a liri ne li& vur i elà . L 'uno r im uove lr f! r anulazioni col coltello, l'altro con un pennello mPtalltco, un altr•o co11 uno spazznlll, nn a llro cnlla !'CRri fì cazimw comhinol11 t•>llo !=:pAaolarncnlo, un allrn coll'e"li r·pnz,n·te per· nwz7.•) d1 (.linze. · L'espr·es~ù re di Ku ltunt n un istrn tne11 lo fallo dn tlw• pia tlr all'••!"tr·o::rno d'u11H prnzn . Per r intu<lvcr·e i l pannn con!"•' cuti ,.o al tnrcOIIlll può ess>'l'C aolollnlo il t r·t~Ltamenlo co' jequiri ti d i \Vecker·, qnnntunquc i Cil!?oi o~L1nali r ichiedo1to il guiYano- cnu l er io. A. ì\1.

1.. M iiLLER. - Circa. l'oftalmia eglzlaoa. - (. l r c!t. fiir A II'Jenlte i l/;unilc, X L, S. l :1 1. Comr. l'A. r·il'l'risce, i n E!>!ilto il lr·aeornn i' di ll"> t!"O p:rndC'nllcamenle f r·a gr indt!!Pni . e clt r·Pgol11, l' i nf~zro r 1e nvvieJJI' pri11111 del lcr'7.0 an11u di v iln. Lo ma iHilin detn r n• mollo t·r•orliratJJenl·· e 11ell' i"-LC"!'<O modo si diffondono il catarro eg-iz1nco. O!=:i'-il'l lA rongiun l iv te da nnci l to del K nr h-\\' cck. l"c?lt aclnlli In sun fo r ma non ,., punto j:ti "8 \ "C, 1111'1 lo inve ~P nei fnnciulli i n ru r spe>;!"O hn Lu tto l·a!'>pcllo tlelln l>ll"nM reA aeuta. e !'i r.omplrca bene spPs!"o con p!'~udo-nwrnbrA n l': per<\ antha clin icnmenle la tn<JIAltia SI dis t iJJ~IHl d!llla co11g iunltvi te da bAcillo del Ltolll 't'. Ln l.>lcnort·en Acuta è as!'ai pil'1 !'t·equenl3 in E ~itto che dn noi r v1 duco:·r·c in tnndn identico. SM1o molto frt>rp renti le forme mis l~ di tracoma c di catnr•t·o e.!!iziaco rla una par lr. n di hh>nnt•t•Pa arula dn l l'allra, n di qur!Sle due rorrnr r.d anche di tulle e l l't'. I l ~ji"rlle t• r 111«rì a de~c r·i vc t·e hall>·r·iologrcnmenle nri ca~i tip1ci dr lr'nr onrn 1111 bocillo che già a,·eva de"r ri Lln, e di dimo!"lr ar lo i n cultura

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R!VlSTA DI OCOLI STI CA

pu ra i rr I'Ui e;.sn ha m r,ltissimi pun ti di con tat to col baC'i llo ctdl' i nnuunza. N ei l t·t·reni di cullur·a del Pl'eill'er , le col o nie elci bacillo del M i"tller snno mollo simili Il quelle del baci llo del 1\.och-\\' eek o si drl'llllguono solt.anlo da queste a pr ù E. T. fnr le illgTan.tim•·ulc•.

O. \\".H :r c-:H.- Contributo al trattamento all'aria aperta delle ferlte oonlarl po1t operatorie. - (A re/i . ( . A u 9f!lll/l i/1.:., XXX.IX, p. 21i:l). Dopo 52 opPt'<lZÌOII i. '!.7 e!'lra7.ioni di cnlarn lla , 20 ir·iJeclocnie e 5 opll r nzioni thwr·;..e con aper·tura delh1 carnera anteri or e, l':\ . non recC' uc;o di allr·a fa,.;cinluJ·o fuorchò quella l'r oletliva fen eslt'l\la cJ;•I Pr11nn. La cong-iuntiva er·11 nor m ale snllanlo in 2'!. Ca'-'i, la c~~rnea in 3:1 e l'ir·ide pur·e in 33. I l decnr :<o ru a.:;:::nl utnrn ente fuvOJ·evole, non si \"i!t'ilicò in alcu11 <·a;:o i n!"Pzione. deliA r,~ ri ta c si os:servo "oltanlo un' i rile le:-ri-!'er n i n 3 CA~ i , un· ir ilc~ g-rave iu un caso. Ma l u rascialura Ot:Clll<'ÌV8 è .la prut'ei'Ìr:>i Pell e g ravi initaziuni i r·idee, nelle emo r·ra~ie nella cam er·a anter ior e e nell<i si nclti~i d >'l vi t reo. E. T .

Trattamento del panno traooma.to1o oon la . perltomla. - (Reouc ;Jért,:raf" d'ophialmoloaic, n. 11,

BOCK\J.\:--<:'-1. f,'{!l!lJ-

Il pa111HJ Lr·Ac·o mu lo~o è la conseguenza di una s:clet·ite cr nuica; la ~IlA gua ri.:innc:l 8o ver 1te SI fil aspcllare un tempo indetìnt l c>. Co111l'O questa gr·ave compl icazione della con g iunltvile Lra~.:o lt HILOM ;,:i ò Lenlaltl l"llfiplicaY.i cme del jer1uiril:t e pet'l i no la i noculnzi one ~wnncocci ca. M o Ili :::peci<ti iRt i han no avuto impcJ t'ltw li t·i $ullALt dalla peri!Omia, clte l'autor e pr aticn nr l !"c)!Ueltle tnndn: Si t't:<P.cn Rlloruo Rll a co t"tlea, circondando il panno, unn ~ trrscia d i cong iunliv<•, di due o tre mdlim c~ ll" i: si ha abbondante cmn rra:.tltl, che da pr i ncipio non moclilicn punto l a vasc.. lar·izzu'l.inne cnt·nea l t• . SullA scll't'oliea de n ndata si pra~i­ cano ;::,·H t'ilicnzron• multipiP fino a che quc;::ta apparisca san;~ •• biii11Cèt; lta,.:ln ullot'8 11181llc?l1»1"e npe1·ta la piaga fo r ntala"i in pr·ect>den1.H ~u l ulla la sua ::;upel"licie e farne succedere In guA ri giOne• pt'l' ;.!I'AIIUifiW)Il P. La nwdicfltu r·a. che :«i Al•pli ca, ,. allo rodofOJ·mio e va me;,:s» 'luaudo l"emorrn;.dn " i é art'1•slalu . l 11 ge11er ule nella perito-


RIVISTA DI OCULISTICA

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mia non ocrorre la nnt·cnsi; la reazione é moderati ssima C' solo qualche volta si hanno edema delle palbebre, chemos1 e sect·eziotte abbondante i la piaga peri cornea si copre r api· damen le di g t•n nuh:~zioni di b·· llo aspel.to. Gl i occhi sono lavali con una sol uzione di protargol al 5 per cento. Alla :2• settimana il IH'IO II O scl tiarisco r apidamente i la visione m i g liora proporzio•tatAmente Pù a r.apo di qualtt·o Sf' l· 'limane il mnlato p uò esset·e licenziato, ra ccomanùanùogli l ozioni Anti:settiche. Quando la gutl ri gione n on é com f)let.a, dopo un primo in ter vento tH)tt v'è timo!'e a ricorr•ct•e ad un secondo eù anche ad un ter•zo. L'autore io ~O auni ha t'ttllo un migliaio di per i tomie e può alfermar~ che ÙHS!ìa costi tuisce una opt!r azion e jnoll'ensiva, non mulila11t~·, scientifica e giustificati-l in tuili ·Ct~!;: i di panno tracomatoso. CrJ .

E. H ERTEL. - Ciro a l'azione del oa.tapla•mi fred4l e caldi 8111la temperatura dell'ooohlo. - (V. G ri~l'(/ s Arclt. j: Upluhallit., XLIX. p. 125). Serondo le osset·vazi~>ue dell'A. pe r· l ' influenza spiegatA dai cataplasmt mol to caldi, si oltien.~ sempre un aumento di t elllpel'atu ra nel sacco cong• uuLi vale. •nent1·e i calapla>'mt freddi e le compr esse gll io ccia te !'ll.>IJas;.ano sempre la Lemperatur·a. L'azione ùei cataplasmi ins•H'gtl m ollo rapidamente, t'èi!!P'i tmge i l suo massimo dopo pocl1i minuti e poi si dilegua ~::~ltt·ettanlo rnpuiRmente non Rppena vengono lull.m, ìndipendenlelllente llal lè111po in cui detli cala plasmi vengnno applicati. Al pari dt!ll'a;.ion·c ::;ul la temperatura del sacco CIJ n· giunti val e, le COII Ùtzion i circolatorie dHII'occhio possono esset·e normal i od alterate: in ogm moùo le al ter azioni circo latorie tlVvenute i11 via accc>ssor ia non hanno al cuna influenza sulla stessa. L 'azione dei cataplasmi si esplica attr ave1·so i tessuti. La ùilata zioue dei vasi pr•odoua dal r isca ldamento e, per convrrso, il lot·o t·e:<t l'ingimento prodotto dal fr·ecldo non hanno alcuna influenza :-;u questa azione, come 110 11 l'hanno le alterazif\ni circolatorie dtpendenli doi n~rvi vaso ·motori o dalla Mmpressioue dei vusi; le &ll<>razi on i di temperatul'a derrvanli da codesti l'al tori son tt·oppn l eg!!iere perchì· si po::;sa alll'ibuir loro un'azione tanto favorevole. Anehc le tnisurazioni prnLicute nell'occhio palolo~ico conferman o ri;;ultnli cir ca l'a?.ione dri ci\ta plasmi s ull'occhio. E. T .


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RIVIS'l'A DI OOULISTICA

Trattamento dell" oftalmia blenorrag i ca. c ol cal omelano - (Th Prap~ruique motJerne ru~>se, n. 2 ,

P ot.:K.H O F F. -

·! S!l!J).

'

Secondo i'Rul •!r e, d calomelano in questa malallia aHebbe le stesse indicazio ni del l til rato t!'argeoL0, senza pr esenlarne ~l'i neon \'C II ien li. l l suo nw tu do c nn;:;isle uello ~po i vera re abbnndantemeu Le di calomelano la mucosa delle palpel)l'e arrovesciale e la corn ea, dopo aver lavati gl i O.!chi con soluzione borica al 2 per cen to ed asc i u~a ti con lam po ni di ovatta. I l giorn o dopo Hnche nei casi gravi si noterebbe diminuzio ne della r;;ecr ezione e de11'4··tl ema. La medicaLura vo ripe~ula o~ni ~<io r r.o l't' r due o lt'e vol le, fino a che l'ammalato non r iscontri che le palpebt·e non r e:::lano tra l o1•o appiccicat·e al maLLino; s i pa::::Sa allo1'a agii aslrin::renti soli ti. :\ei cusi g t·avi si appli•; ano pure sull'occhio delle co mpt·e~"e al clont1·o tl i !>odio (:::ol uzione dt l p. 100). Non é a lemersi al cun acrideule COtl que.o;lo mPlodo e più calom elano ~ i melle !"ttlle congiuntive, s ulla com ea e migliori sa ranno i t·i ~ ultnl i ; desso CJuintli merito d t esser e raccomanda lo, ~pe­ c ial m enle in quei casi, in cui il medico non puo lro,·ar si sempre vicino all'.ammaiA lO. Secondo l'fHi lOl'<', la durata dd ln malallia si ri JurreiJbe a 7 g io!'n i n ei casi m edii, non o l trepA!=<~e re bb e i 15 nei ca~i anliclti c gravi . L !; sue conclusioni si b>~ sa n o s u 57 casi di ofta lmi a IJienol'l'Agica con gonor0cclti nel pus. c '7.

Glauc oma oon•e outlv o a ll'btlllazlone di mldrlatloi. (,H ed ical P r es;;, del 7 fehb rain 1!l00) Il caso di un ~l au co llla s<>!!utlo all' islil laz ione di un quat'lo di !!:r ano di una soluzione di omatr opma t•i co rd~:~Lo nel l'ultima r i tt n iOrH: di'Il a Soci eta of'tal molol!ico d t L ond ra r ichiama l'ti llt'nzione sul per·icolo dell 'H::;n dci midt·ialici nelle pe1·sone allènlpa l e. Di l'L'g-ola hist~~na evitnrc nrr CJUAn lo più è pnssil>il•• l'u;;o di lali ffi f'd icimdi, quAndo l'inferm o ha rll .f!~iunlo i l!'enla Al~lli. Ma qttl:l !ldO la di lnlnzinnè clelia pupi lla ind ispell>'8llile p•)!' un esame completo dell'occhio, è sem pt·o IIICglw, lrnllnudol"i tli per sone di med ia eli1, di neutralizzat·e

e


RIVISTA Dl OCULISTICA

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gli ellcLLi <.;OIJSeo.:utivi dei midr·iatici pel' mezzu dell'eserina. Questo è run ieo m en o per e,· i ta r~ i disgraziati accid- ·nli dd gener è; pt~ r·occhè nou è pos8ibile òi dir e in og-ni caso se all'uso del m idria tic0 segu irà un subitaneo au1nenlo di pressione. L ' importanza di questo con siglio sta in ciò che l' iper·melropia pro!!res:;iva è ge nera!mente un sinlo•no pr emunilario del glau coma, ed è in qu.-sti ra!'i speda lmente c he l'uso dei midriali c i r'. peracoloso . L' in:::lil :azaone Ji un miclriatico in tal i ci rco~ ls m e può esser·e sufficien te a r o m per e l'equilib r·io di len;oione, m c!nando a l rapido sviluppo del glaucoma. Ma vi è ancura un altr o nspello d e! hc~ l')uesliOIIC che consigliA la cnult'la in questi casi . Gli infe r·mi n<tlurnlmcnte r·iC•) I'dt< IIO o.:!Je sino dn quando il me rico or·dinò lor·n alcune g0cce do islillure nr i loro occhi, la vista •.la buona che ea·u, commciò ad a ffieYolir•si, sopr·a v ' 'CilrH' r o in te n ..:i dolori endocular·i, e finalmenL~ la funzion\3 r imase abolila. L a r eputazione ad unquP del med•co ue soffre. A . ì\1.

RIVISTA DI MALATTIEVENEREE E DELLA PELLE La pro.fllusl e ll trattamento della blenorra.gla ool ble11 dl metlhne . - (Med. Hecord, :?~ mar-

); El L L. -

zo 1 !100). Per molti anni il bleu di m elil ene é stnlo usato in sol uzi oni var·iabili da 1 p. cento a 1 p. mille pet· ireigazioni di t·ette dcnl'ur·etr a. nella blenorragiu a eu la, ma il suo uso non si è generalizzAto. Recenti o .o::;ervationi hanno dimostrato che, se da to inter namente, esso riappar·isce inallerato ne lle o•·ine nel lo spazio di due or e. Questo senza dubbio sempl ilìca al problema della ir·rigazione urelra le, ell e, operandosi dall'inter no all'esterno, non solo deterge e disinfetta l'uretr l.l, ma Lutto il tratto ur·inBI·i o, ed elimina iL per·icolo del traspor·to di'i germi verso l'allo. Il bleu di rnetil enP. sc o~nminislrato inter namen te c ur·a la blenorragia in un per·iodo di tempo che var ia da 4 a 7 giorni, uccidendo pr·outamente il diplococco specrlico c i bacteri pio-


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RIVISTA DI ll.\LATTIE VENEREE E DELLA PELLE

geni, che fann o di questa malallia un'infezione mista. I l mezw mi l-!lior·e d i Ammi nistrarlo é in capsule, alla dose di 5 C•' ntigrarumi, lre o f]Hallro volle Al giOI'IlO. Se dalo solo pUÒ 'lu alche volta p1•odurr·fl i rritazione delhi vescic~:~, ma combinn ndolo con un qualche balsamico si evita que8lo pericolo. Prefea·iuile a tulli fM~e l'o!lu r!i legno di sandalo, sia per ];, sua aziono diua·et ica, sia per il suo efl'ello sedativo sulle mucco"e infiammanti. Qu e!'<tO m ~d icam e nto è un prodotto del catrame e. come gl i a li ri d ~·rivati della Mt·re, Abbassa lA p r·essione sanguigna. diminui:::ce la seusabilila dei uervi senSOI'ti, riu scendo cosi auli])i r eti co e analgesico. In d•lsi troppo aiL... e tr·oppo a lungo con l i nuate causa \'Omito, trnesmo e dial'l'ea. Piokonski osservò alhumiuuria, c.èl'a lalp-ia, nausea e males:o:l•t·e generale a uclae dR ~oli 15 centi,~rrammi sommini!'llt·ati in 2-1 ore ; ma tal i incon venienl i non ;::ono stati l"egr .alati finora da altri oso:;erv atori su dosi così l imita te. L'A. sa f. sempre servito di ur•a miscela di bleu di melil eau• con olio di noci ed olio di l egno sandalo cou molLo ,·anlal!gio. N on lo ha mai somrnini:::tJ·nlo pPa· più el i 10 gio r·ni senza inter·ruzi one, sia per·<;hé rreneralmente la m alattia cedeva prima, sia per ché. nei r ar i casi in cui essa mostrava sa ostinata, ritiene prudente un'int~rruzr nne . Out•an le la cut·a esorln a far· bere al paziente anolta acqua . Il r ecente ri sveglio in f"vore del bl eu di melilene devesi pt·iuc ipal mente alle numer ose guar ì gaoni rapidP. e compl ete vnntale dal F l int. L' A., l'l dir vero, non ha l'••ntusiasrno del Flint, ma anche. i suo1 r·e ~u lt a ti sono lttli da iuco t'8!{!.!Ìare nell'uso del medic·a auenlo. N ella q u ~:~si Lotulilà clei casr che Cf!li ha cur alo con •1uesLu m ezzo ~iò dopo le pa·ime 2i ore lo scolo purul enlo e rasi trao; fo rmuto, e dopo qualche giorno non rim aneva elle uu !'\ecr eto muco"o pl'ivo oliallo eli germi e ' luindi incapace oli contagio. Secondo il Flinl il bl ~>n di an ctilcme rlovrebh e potere impi·•ç:-ar si anchP. cnm e profìlnt tico. ed è fH cile immaginO.I'Si C!J me ciò po:!sn a ccad t:l't' . Sono ste~li l'alli espPrimenli in quPst o s(•nso, nra, coane 1:- naturale, ~'<eh bene ~'<iano riu sciti positb·i, non ha nno un valnre pi enamente dimostrativo . Sper iamo r lae l'av,·e11ire cortft•rani le speran ze che sono c:tnte in e ~'<so r ipo;::te! r. . .f.

e


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RIVISTA DI TERAPEUTICA HEr:A. -

n •alol;\ Della oura del valuolo. -

( M edicai

Pres.<~, 2't gennaio l !100).

l'autore riYolsé la sua attenzione sui buoni ef1"elli del sR.lolo nel le rnalatt1e cutanee in seguito all"osservazioue falla s u di un individuo, nel quale le puntur e delle zanzMe pl'Otlucevano deg-li etretti realtivi intensi . E>:;.endosi questi arnmalalo di cif'Lit!', ed usando pel' tale n1Aiattia del salolo m rorti do!> i, si accor·se ch e le puutur·e delle zn nzare, pl•J· quanto nu merose, non determinavauo più su l la sua pelle alt.:una r eazione. L 'Et ulor e sperimentò il r1merlio i n molte m alall ie cutanee con buoni r isultati: ma specialmeu te nel valllolo L rov(·~ che il "8lt~lo allon tAno J'Jrr·ilazi.. ne e pr·eviene i l gl'alla mento, causa d'in""nnin, di infe7.i• lne agli or.chi c di altr'i cuttivi efrr tli. LA co n "e~u enza più irupcll'tant<' del l r altarnenlo del varnolo col sa\olo è che l'eruzione non ollr·epassa lo stadio v escieolare e quindi le vescicole non suppurano. I n caso eh vaiuolo confluen te CUJ'uto col SAiolo, Eolarn enle due ~~·u ppi di Yestico ln v ennero a suppur~tzione . L 'Hlttor e raccomanda ù i da r e i l l'i m ed io a dosi ri petul<' p-io ma lierP. Egli altrr bu i,:;c·e l'Azione benPfica del r·irnedio all'eliminazione at traver'"O la pelle dei suoi due conrponenti, l'acido sal icilico ecl rl fenolo. A. M. ID alouDe Duove tndloaztonl delle lnlezlonl dl gelatiDa, e •opra una Duova formula per applloade. - (Gaueua deyli ospedali e delle cliniche, ~~ mar zo 1900).

V . P E:-I!'>UT ' . -

L'autore narra cOTtlP, avendo applicalo su larga scal r. tal nuovo metodo curativo, Pbbe co!'lantemt:!nle a lodat·serw !1gni qua l vollll tr·atlos!' i dr ernol'ragie (ernolli!'i, ematemesi), sup erando di g ran luu ~a gl i altri f'imeuii rìu qui conosciu ti c segr111tamrnle le i niezioni eli er·golina. Trovò pa r imenti ('rlìc.ace l'uso Mlle i nieztoni di gela tina in fJUPI gruppo di infezioni mal dc-·tinite, nel 'luale con un a febbr·e ad andamento va-


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RIVISTA DI TF;RAPEGTICA

t'iAhile, si v~ ri fìcA t iO t>mnrt·o~· i e tanto solto la pcllt>, come dAlle f.!'P.ngive. tlol tuho di;:et't>lllt>, da l le vie r espir alot·te e lalor·A aucb e dnt t'ett i. Co:;t put•e nelle forme dissenter iche e nell e ettlrrocnlilt ulccrativP, sp(•ciAi mellle croniche, nelle quali er•osi sper imentata l'inan ità di ogn i nllro metodo curat i v o. l e tnieztOIIi dr geli. t i na ebbero esi 10 br i llanlissi m o, ron la ;;co rn parf<A del r·n raltet·e snnguit:no delle dt•i~>zioni fino dalla pr i ma ini•'zione. I nvece delle snl uzio ni ::elaliuose finora u;;At e nella praltca , snluziorti diluilissi m P . nelle quali il p;r ande voln me d i l tq uido i nretlfl to solto la peIlo ri s ''e).! ha fot·te dolore nei pazienti <'0 11 il cn ntimw pet'Ì('olo di un fa f' ili! inquilla· tnPIIto della :;relnlinR, egl i cnns tr-:lia del!!'! soluzi oni tìtolale al 30 p. 100 di gelatina marc a d'ot•o l'vlet·ck, con l'aggiulll8 di quHlche centi :;rrnmm o di acido f'enico pet• ogn i ccn timdro cubico della S(lluzio11e. La llllrflziona di rJU<'Sla soluzione deve e"'eguir·si in un r t•cipie :tt e pOt'IAta fino a 101)' coi vapol'i d··ll'acqua boll en te, Pcl il filtro, anzil'hè> s0slenulo da un imbuto di vetr o, lo ~a rà 1la una spi rule di filo di fer·ro. L a soluzione CPSi pr eporAl a nnn deve essPr slel'il izzala ngn i vol l a, ~~ scor l'e btltaissam o élllt·av(•r so i comuni agh i del Pr avnz, dupo c he si è fa lla fonrlr. rc a ba gn o m t~ ria . La dose ot·dinaria è di tre cenlime tr·i cubir·i, che può r ip!'t •• t·si ant:he diiP o tr e voll e al ~tio t·n n nei casi f!l'avi. Le inieziont i nlr ••rnllscolnri prati cote sulle na tidt e riescono pr essoche indolenti. G. B.

C . PAGANr. - Osservaztoul l.'ngU eft'ettt terapeuttol dell'eroina.. - (Rioù<la l'l'neta rli scien.;e mediche, 15 fPb · hrnio 19011). L'aulo!'C istit uì numet·osi espet·i menti sull't~rni na od eter e diacettco della mor lìnA, onde co nsta tfl t•ne il meccanismo d'azione, i f••nomeni accesl'ori che pt•orluce l' l a sua tossi citù. lm pie!!ò tAle sostnnza pPr vra ipodt>t'micn sotto for ma di clor·idt·olo di er oina in soluzioue acquosa Al o,r, p. 100 e solto forma pi llolal'l', e speciulmente 111 ammAlati rl i hron<'iaiLe CI'OlliCA, di br•(•nchi le acutA, di tuber colosi polmonale nei v arii slAdri, di CllfìSPma e di asma lll'onchitJie. Ad essa r icor se nnche quando la morfina non er a a:o;sol utame11le toller ato neppure cnn I"ll;:r~ runta dPll'atropina. Gli effetti oltenult fur ono in co mpl rsso buoni. Contr o il l'inln ma to~l"e , eS>M ag i-5ce quasi sempr e m olto


RfVl!-\T A DI TE R APEU'riCA

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efficar·em cnte. L a sua azione !'\Cdativa comincia dopo IO o 15 minuti dall'in iezione (2 mi lìgr·. di clorrch•ato di l'rni na). L a sua az ione fu special mente emcace nei ca~ i Ji br onchite acuta e cronica c nella tosse rl ei Lisi ci nei pr·im i stadii , m entre e1<er cita poca o nessuna rnllucnza in f{Uei ca:;i n.;i quali esistono al ter azioni troppo vas te dei pol moni . Cosi non ebbe mai alcun benefi cio dall'er·oi na nei casi d i l ubei·colosi al l l' r zo ~'<lwli n , là dove l a m .. r fìna por·ta all'ammala lo sufft:rente un p0' di quiete e di r istoro. U tile r·iusd la sua ar11ministrazione nell'enfise ma con catarro br o nchial e croni co, r ecando ai m olati un :::enso di ver·o benesser e con rnin or difficol tà nei m ov imenti t·cspirator i ; effìr·acc pur e in par ecc hi cAsi di a ~ m a bl' t•ncltial e. A di tl'er·C'nza della m ol'l'ìna. con l' uso dcll'c•r•o ina l'arn ma loto non sente m enomam enle il bisog no del sonno, ma ben!<i ad uu per·iodo di augo!"cie, succede un per iodo di eufor ia, durante il quale tro Ya, anche senza dor rni r·e, un po' d r r iposo. 11 pol so non pt·esenlò mo· d i fl cazion i che si posstm o ùir e P-sclusi,•amcnle e cer·tam enle dovute all'azione dr~ l r·imedio ; non ha vel'una azione sul cuor e, nè sem pr e deter' rninò quel r allf' ntam en lo deg li atti r e!'< pir·atorii e quel loro aumeu.Lo di profondrlà c he erano ~ ta li pr econizzati quali ell'et ti p r'i mi del fa r maco. Il suo uso ùiede q uasi se m pr e fenom eni ti' in toller an za anche a dosi m ini me, per ò fu r ono sempr·e ft •nomen i leggieri (r onzio di orecchi, accenno e ver tigi ne, senso d i ebbr·ezza) che compar i vano IO o l5 m inuti dopo la som m inistrazione, per durat·e 30-40 minu ti, nè mai fu t·ono tanto forti da costilui r P u n'a s~o lula con troi ndica zrone del r imed io, eri andsrono mano mano a ttenuandosi pr nlun gantlone l' uso. Da ultim o ~li ammalati, come per l a massi ma parte dei nar c(Jtici, s i abi tuan o anche a ll'er·oina e questa è spesso benissimo toll er ata da chi non to l ler a la mor·lina, ~ i cchè in to li casi può costi tuir e un ulilc succednneo G. B. dell a medesi ma.

La spartelna associata &l loduro 4l potassio nelle oardlopatte degU arterosolerosl. - (La Semain e médi eale, n. 45, 18!10).

CAfiRII::U. -

L'etfullo delhi digitale essendo quello di numenta1'e la leo . s ione arter·iosa, non co nviene di usarla nf!i Sofrgetli in cui coe~istmro una l esion e vnl volar·e ed un' arterioscle1·osi gen eral e.


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RIYlSTA DI TERAPEUTICA

In t ali ca;;i r A. co n s i~lio di !'lommini!'trare l a spar-leina -

<!hP, pur slimolanclo il cuor e, non ha influenza sulla tensione nrteriMa - a~sociand o l a al ioduro di pot.assio, t•i medio per eccellenza dell"arterio;;cle r os1. Ecco lu fOJ•mola raccou1nndala dall' A.: l odur·o di polaf'>'io . ;JO cen l i,gr. Solrato di l:'pArlt>infl . . 10 " Giulebbe go mmo~o . . 90 W · S('iroppo di co t·lecce d"at·anci nmnri . . . . . . 30 ,,

t gr.

F. s. a.- na prendersi nel <'"O J';<O deliA giot•nala.

E. T .

RIVISTA DI OTO-RlNO-LARINGOIATRIA ?

ll rmo5

To~tt<A.- Le paraUal facclaU d'orlpne otttloa. -

(.4 r e/tic.

fiir !Jh.renhcil/.· w u/t•, ,·ol. 4!1). Le neu r·ili rac<·iali dov ute a m nla\lie dr·ll"oreccliio ;;ono fre'luenti . Sono ci ta te dali" A. come cnust• prPdisponenli dallulo anatomico 1.: d eì sc1-n,~e dd CH.nale di Falloppio, l"e;;:!'ei'C questo al lt·ave rsatn dallo bt·anclte ar tct·ipse e venose slilrJmastoidce, la var t•·ta di d .-~·orso del canil i e, la vt~ri ~' ~r·ar Hi ezza del ;;uo lume, la varia resi!"tenza delleo sue pal'ti. Sono cau;;a d t pat·a li;.i faccin i e: 1· Il t·ull't·edd am t~lltO or a del eOI'pt) intero, orn un colpo d'At·ie. u 1111 doccia di'l rapo, p<'11Plt·azione d i ac• 1ua fredda n el condollo udrtivo. Ollt·t• la pot·alic:i ~i sentono punlut'O e rutllori d··ll"nrr>n:lrin; ' 2• M alaltre locali riPII"or gano tlrll"udito. Ram è la paralhi por mAiillli c dell"or •'cclrio r!:'lern o e dd podi~lirnte e pe1· lo pi 11 d ot·igi n e l't tl e!<"ll da et·pes zo~te r o uricola t·e, lamponi di Ct•r·umP, otile e-;tet•nn . Piì1 frr•r1uenlr·mP.ntP. rirort'e inveeA l a pa t·altsi fuceiale ne'Ila olilP. m <'dia tnn to catarrale (>' ie:rc,~n P m urosu) che nella puru lenta. E: runri duhbin che un cer lo nunw r o di p ara l t~i rncciali


RIVISTA DI 01'0-TUNO-LARIN GOIATRI A

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battezza te come re umatiche ~i devono c lassificare nel g r·uppo delle paralisi d'origine otr trca, e ::;ono misconosciute perché é ueglello l'esame dell'oreccllio. Le pa r·alisi facciali da o lite pur ulenLa acuta sono causate o da una pe rineurite o da pr·opagazione del pus tr'a le fibre uer·vose: sono perciò le più gravi, potendo i piogeni g iunger e lllla cavità cranica lungo l'hiatus del canal facciale o lun go il coudutlo uditivo interno. Di gran lunga più frequenti so11o le paralisi da otile media purulenta ct·onica, il che s i s 1.iega colle oderenzc della mucosa della cassa col periostio: talora alla lesione della mucosa segue quella del perioslio, poi del l'o::;so, infine del nervo, tal allra la fl ogosi si diiTunde dalla cassa al facciale, per il nervo stapedio, per l'arteria o per la chorda tympani, ma più spesso la penetrazione del pus avviene dopo il tlistncco di pezzi neerotici o sequestt·i. Nelle necros i labirintiche Bezold nota la par·ali~i facc ia le nel1'83 p. 100 dei casi. 3• Trau mi. La paralisi avviene per ca usa diretta o ne lle operazioni. Son noti nella lelter·atura i casi di paralisi facciali interve nute in seguito a d estrazio ne di cor·pi stranieri, a s cucchiamento della cassa , a poli potomie, a causticRzioni con nitrato d'arge nto, alla tenotom ia del tensor e del tim pano, all'eslrazione del martello e pi ù s pesso a que lla dell'incudine, alla escisione de lla s talfa a nchilosata, all'operazione di Stacke; 4• Neoformazioni: polipi, sar·coma, car cinoma del temporale, colesleatoma , esoslosi ed iperoslosi d'origine sifil itica o da oli te media purulenta cron ica; 5° Com plicazioni intr ucr·an ic he delle otili. Secondo la raccolla di Kòi'Der si hanno paralisi facciali per le seguen ti cause: a) per· lesione en tro il temporale malato : paralisi periferica , d ello stesso lato ; b) per lesione al p unto d'enLr·ata n el porus acusticus inle rnus da compressione d'un ascesso dei cervellello: paralisi dello stesso lato; c) per azione a distanza di un ascesso del tubo tem poro<~fenoidale sulla capsula in terna: paralisi centrale incrociata ; cl) per azione a distanza di un a scesso del cervelletto sul ponte di Varolio; e) ([ uale si ntomo di fo colaio di un ascesso del ponte. In questi due ultimi casi la paealisi è centrale, dello s tesso lato, incrocia,t a o brlaterale.

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RIVISTA l)l 0'1'0-RINO-LARINGOIATRIA

Nella l eptomeningite otiticA pu1·ulenta si hAnno Cl'ampi clonici e tonici Jet fa ccial e e se la !<Cde della l'accolla pur·ulenta è la fossa ce1·ebellare, l a pressione dell'essudalo sulle origini del fa<'ciale e delracustico da la paralisi del faccial e e sor·dità. N ella fl ebile del sen i il fa cciale r·ea gisce più le,,tam ente (Politzer·) e taiOl'a anche t~ pt11'aliZlalo (Schwa r·tz e). Quanto alla sintonwlologia , ollr·e 1 soliti siutomi della pPralisi fa cciele, si hanno nt'll'orPccbio rum or i sogge tti vi, ipe· racusia dolo r ol-'a, disturbi uci itivi. I di sturbi uditi vi c~1e si !<\'Olgono li P l decor so di una paralisi fa ccial e senza che s1ano rilevabili alterAzioni dell'or ec· chi n, sono r iferiti d a ~ li A A. aliA par·ali!<l dello slapedio. T omka li c rede ca usat1 tla di l'fus1one del processo al labirinto. La pr ogn0si di pende dal !'Ubslr ato anatomico del ner vo affetto e dalla dut·ata dell'aiTezione. Il comparire d'una paralisi fa cciale nel cor,.:o d'un'affezione pur ulenta dell'orrcc!J in med1o é sempr e un sintomo, ser i1ssimn, per ché l'esperi enza ci insrgna elle no n r aramente questo é il segno protlromico di una m ening1te a termine fata le, d'un ascesso cer ebrale e più d• ra do di una sinufleb1te. La cura varitl colla Ct!U"a, durala e :<ade dell'affezioue. Nelle forme r eumatir he da olite Acuta si ottengono buoni r isultati ct dle !<Oltrazion i sn ng uigne a.ll'apofì si mAsloi(l eA e collt~ sommini!:'trazinne interna dei salicilali . Nell e fo1·me dip•>ndt>nli da suppur azione cr onica, si i11trn•enga aspor·tando i polip1, estr aencio i sequestri, allonlanando il colestefll om a, estraendo gli o:<sicini , apr endo l'apofìsi masloioleA, prol·edendo all' upl' l':azione radtcale. Sttrà poi utile l'applicazio11e el ettrica galvanica e fa r adica G. O. SUGAR. -

Le malattie dell'organo dell'udito da tufluenza e più Bpeoialmeute nell'influenza cerebrale. - (.4 reh io. j ilr Ohrenhedl;, Vo l. 40).

Appeua J'influl'lnza rivi:<it6 I'Enropa nE'gli anni 1889-00gli oLo· lng i descr isser o i Cfl r Alleri difl'er enziali dPII'otile pr odotta dal bacillo di Pf'ei!Ter: la fol'mazione d1 macchie emorragi cl 1e !<Uila. membr ana tim 1)ani ca, special mente nell' emisfero p0st er•iore ~ Haug. Pnlilzer); i vi(ll enli dolori che durano anche dopoché i l pu!' !''é fallo strada vet·so l'ester no attraverso una per fo· razion e, patolog-iC'a o chirur·gi cP, d•! l la membrana ; i rumori


RIVISTA DI OTO-RINO-LARINGOIATRIA.

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-so_g_getti vi intensi; la m&~gio r f'r'efJu enza di compl icazioni ma-stoidee, e di ascessi epidurali e paratlebitici. L' A. durante l'uiti m o inverno ha a vulo occasione di ri -sconl!·are una spP.<'iale l'orma otitica nei malati di quella forma d'influenza, che da 'L eichtenslei'O in poi fu indica La come in· fluenza cerebrAle, e che é carnllerizzata da uno stato coma<toso con dnlori violenti di capo e speciali sintomi meningi1ici, come differenza delle pupille, rigidità della nuca, quarlJ•o -che sta molto vicino a quello della m eningite, ma che scompare òopo pochi giorni. Il Bozzolo ammf'll e in quPsli essi una poliencefalite supPl'ior e e mona ~ica acuta, il cui substrato anatomico sarebbe dato da piccolissime emorr·agie dP.IIa so-stanza grigia delle cir·convolnzioni drl terl.o ventricolo, talorn dell'ac(]uedotlo di Silvio e ùl'l 4• "entricolo. Il Suga1' riscontrò talora associAta all ' inOucnu, cerebral e una affezione aur·kolare, che si svolgeva c·on violenta verti-gine, sOT'dità di alto ~-'{l'Ado , forti rurn ori , e specialmente spiccata diminuzione ta lor·a, anche abolizione completa della tr·asmissionc ostPotimpamca. Ziem!'sen ed lfess riferiscono le -sordit.à della meningite cerebr o-spina le ad una flogosi ed alla ·for·mAzione di essudati nel 4° ventricolo. Questa localizzazione non pare all'A. si ndnlli alla malattia da lui descritta pPr tt•e rAgioni: l'insorgenzu apoplettiforme clell'atfezione au·ricolar·e, la unilal(>ralità della lesione e le con temporanee -emorragie reti n i ch-e obbietti va mente diagno!'ticabi li. Queste emorra~otie h1birintiche sarebber o an alo~h~ a quelle r·i scontr!lte all'oulopsia da Toynbee OPI tifo, rH>Ila scarlallinn, n el m or billo, nella par olile, da Hell er nella meningite CPret·~rospi·

nule.

G. O.

W. Sci·I RODEI\. - L 'estrazione d'incudine e martello nelle

•uppurazloDi oroDiohe dell'ore oohlo m Edio. - (A rchio. fu r Oltrenheilkllnde, Vol. 49, 19 ~<prlie UJOO). Al 6° congresso internazionale d'otologia venne posto come t ema: le indicAzioni della operazione radi cale nella otite media purulenta CI'Onica. Il Politzer ed il Luc combatterono gli esn~ernti enlusia"mi di coloro, che come il M acfwen, in ogni -suppur azione cronica dell'orecchio medio si ct•edono in dovere di intervenire dal l'Apofisi mastoidea e praticare l'exen·t er·atio dali~:~ c11ssa. Il Gradenigo ed ti Fnraci hanno riv en<li cata l'importanza e l'utili Là de~! li interventi endotim panici.


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RITI'>TA DJ OTo-RI3to-LARL"GOIATRIA

:"el i!ll'llO lavQrO d Scn r '"ier . frullo di ricerchP. fatl>- deii"A . oeLa clw .ca di Luole" 1g f A m bur IlO , ed i ra r ile'-·are i ,·eulart;:.'1 che si r,tle n zQr~n n.-lle ul 1l1 med1e pur ulente c ronicne CQJJ',.~tr·azi r, ne d~ ll'wt:u .Jine e dd martello. l uci u.iendov• s•..l•) i ca .. i in cui l a guari~•on": s'era C·Jnservata almeno due anoi dopo I'O!•erazir,ne, d& le Sf:!.!Uenl i cifr e: oper ati t :)IJ, "'U811li 6:!, non !!Ufl r tti :s~1, est lo sr·onosciulo 28. La guari!!1one a vvenne ora pi!r cr,rnplda n ~'>o f• )rm az• one della membrana, ora per eplfkr rnizza zione della muc<.sa della cas,a. Questa perCf-uluale è tanto piU !"igmlìcative in q••anto che quP.sl e supp urazifHII data,·a no da suni e J ecennii, e elle l a cli~ rllela pr oveniva qu&'li e;dusi vam enle dal proldar iato, nel 'fU&Ie ed il si!Slema di nutrizioue e quello de•l " abi tazioni non favor1vauo C~:rl() la l?ll&ri~ione. Che la clientela r icca dia mi ~lio ri ri~ul ­ tati lo prova la 8l8 l i,.Lica ul tima di L udewif!, che con ta 1'80p. l ll(} di guArigw ui. :\ell'operazione si trovò carial a l'incudme nel i' K8 p. 101J det ca c;i ed 1n q ue,li il ma rtello era sano nel 41 p. 100. I ncudine sana con rnar·lfllo car iato fu lr·ovala una sola vol ta. L "url ilo miglior tJ dopo l'nperazione nel G5p. l 00, r unase sl1nionnr iQ nel ~2 p. 100, su bi u n le,zjlier·o pe~gioramenlo nel t :~ p.llJ(} In al cu ui ca<;i r-i <'bbe un mif!liorarnento slr·or dina r io : ment re pr·i rna d1·ll'operazi one i n umer i er ano seol 1ti rn i1nmed iata viciiiFIIIlB, Ù()po lo er~;~no a 6 e piu m etri, ed in una pazi ente si ottenne un ud ito nor·male aggiunf!enuovi la m embrana t •m r anic:a artificia le. F u SP-mpr e adoperalo l'uncino di L ude\\'ig, e si r iuscì sempt·e a il'e~ tra7.ione. T 1·a gli acridenti notò due v olle paralisi d•~l facciale passeggier·a . G. O. LA NI'IOis. -

Le malattie dell'oreoohlo uet 41abeUol. -

(f.!Jon. 111.étl i c({/, 25 felluraio HlOO).

L ' A. lta fì~!';ato l'attenzione sulle malattie dell'or ecchio nei dial.etici ed ha p11lu lo stabilire: 1• che é r elativamen te fr·t-C(uente di osservar e il pru1·i to. la desquamazione epider mi ca e la foruncolosi dal meato udi· livo esterno ; 2° che l'oli te media Acu ta rivP.s l~ frequentemente dei cat·atlert spPciali (inizio brusco, g r ande intensita e per sistenza d !,i d olo l'i, scolo sovente emo r rngi co) e si co mplica facilm eul(' con i1rlia•n mazione e netTO:::i masto•dea.


RIVISTA DI 0 1'0-RINO·LARI:\ GO IATHI.\

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La rap:i one principale dello sviluppo di malatlie d'orecchio nei diabetici è rl a ri cercare nella fa ciliti> con l a quale i microbi si svilu!)pllno nei l et•reni di cullut•a zurchet·ini. Circa il trattamento, sebbene un tPmpo i chiru r gi dietro l'esempio di Vern euil rossero restii ad intervenire alliva· m ente, ora tutti sono d'accordo che bisogna operare e soll eci tamente, in ra gione della rapidità colla quale si svi l up· pano l e complicanze delle otiti medie e passano ad esiti. ·Solo sar·à opportuuo, tauando sia possibile istituire prima una buona cura antidiabcti ca e curat·e sempre la più scrupolosa a"'ep:"i. L 'analisi delle ut·ine può es,.er e buona guida nel pronos tico e può servire a m ettere iu guardia il medico contro l e s01·prese della supera cidi ta del san gue che segue ogni anPstesia al clor oformio o all'etPre per la distt·uziùne d ei globuli r ossi che provoca sempre. Naunyn r accom anda, .contro gli atl'etli di lluesta supP.ra cidité. In somministrnzi one <ii dosi generose di bicarbonato sodico ante e post anestesia. M.

RIVISTA DI M~DICINA LEGALE L'elettrloltà in mecUolna legale. - (Giornale di elettricità medicn, fase. IV, 1900).

'Saonno. -

Dallo studio di tre ca"i clinici l'A. pren de occa-;ione per ·dimostrar e ch e non di rado la elellt'i.!i là ri esce d~ c~ap itale interesse per decidere in alcune questioni med ico-lPgali se ·una lesione abbia detcr·minalo un'al"l'ezione dinamica od organica e quanto quest'ultima ~ ia estesa e grave, giaccl1c\ la r esponsabili tà dcll'ofl'ensor·e ed i danni civili variano secondo l a entità del male. Certo nelle lesioni della sostanza cer el.Jr ale lfl elettr lci là non è di alcun giovamento, ~!iacché non si r ilevano con la stes!>a m od ifìca zion i el eltt·iche qualitalive por disli·uzione .della .:ona motrice e delle oie piramtdali, tro vandosi i centri .trofici dei muscoli nel bulbo e nel midollo spinale. Ma n,elle ~es ioni spinali l'esame el ettrico é di grande utilità per d efi-


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.RIVl$TA Dl MEDICINA LEGALE

niN Sé nella d• struzi one d.,l midollo sia slata oppu r no inte J·essala soltanto la sostanza bianca od anche quella grigiar perché nel primo caso mancano l e motlJflcaz.iooi elettriche quali tative, mentre nèl second•) sono pur rnllnifesl e. Anchè nt!lle l esioni dei nerv1 l 'esame in discorso può definire la gravezza e lu estensione della l esione, giacché se rest.a olf~so un ne1·vo m·>Lore, dopo un cer·to tempi) debbono aver si modi flcazion i eletli'IChe quHJilat•ve nel campo dei muscoli di pendenti d11l ta·atto ner voso sollost.ant& ella pat·l e lesa. Inoltre· può definire se una paralisi sia or g>lnica, dioami..:a. ù si mulata, massime poi quand o l 'esame funzional e non. mette in condizione J i slabilil'e la diagnosi con precisione. Dei Lrl:l casi riferiti, il pri mo ri guarda una guarJ1a municipal e, che, investita e buttata a ter1·a da una carl'ozza alla gran corsa, ebbe a riportare non l esi one ossea della spalla sinistr·a, mu tale nnt1 contusione, che l'individuo rimase im· possi biliLalo a muovere l'a l'Lo nelle singole parti; l 'esame-eletli'ICO potè fare e ~clude 1·e la nevrile eJ assicurar·e il di· sturbo m oto rio e sen si ti vo, ùovuto a neoros·i traumatica,. d1ag110SI confermata dall'esame del fo.1do oculare. Il secondo si rif'el'isce ad un venditore ambulante, che, colpilo sulla spalla si 11istra da un palo di legno pet· lampada elettrica· rv tlosi acci.:lentalmenle, riportò paralisi dell'arto superiore sinistr·o, sicché r i mas e inabilitato al lavoro; l'esame elettrico· permi ~ e di stabilire la diagnosi d1 neorite traumatica nel campo del nervo circ onfl esso e del nervo r'aditlle, escludendo· la simulazione. Final mente il terzo caso é di un impiegalo· ferl'ov iario, ch e, esse ndogli rimast11 la spalla d est1·a tra i respin ge11t1 del treno, r i por· tò una contusi one. la qu3l e fu causa. clell'indebollmenl•• della funzionalità dell'arto omonimo, con. di 0icolt8 di e.:;esruire divu.:;i mo vimenti e con impossibilità assol uta di eseguime. altJ•i; anche io questo l'esame elettr ico assicurò la esi sten za di un prucesso nevrilico nel campn del plesso brachial e. Ounf']ue per le tre l··sioni questo esame permise di definirela quP.slio ne m P.dico- CegAIP., stabilendo r c spousabil ità dal munidpio. dalla So ; iela elellrica, della Direzione del le ferr11vie per il dan no civile appol'lt~ to ai di versi individui colpiti e; r edamanti.

cq·..


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RIVISTA DI TELNILA E SER.YIHO M~DILO MlLITARE L'organizzazione ~~anltaria ne.lla guerra del Tran•vaal. - (Dal Times di g1ug no 1900)

Una s evera crilica é comparsa sull'autorevole giornale inglese, dipinta dai più foschi colori, s ull'insufficienz.a della preparazione sanitaria nella g uerra anglo-boera, critica che cerchiamo qui di ria~ sumere al solo scopo di dimostrare quanta importanza abbiano nelle guerre moderne i preparativi sanilarii, e come spesso sieno trascurati anche presso eserciti forte mente costituiLi. Il sig. W . Burdett-Coulls, testimone ocular·e di quella spedizione, persuaso che la ver ità nascosta r iesca allo stesso scopo della menzogna, pubblica quanto segue: Il giorno 28 aprile, aJ un miglio da Bloemfontain, la capi· tale dello Stato Libero, giA occupata da sei s ettimane, 350 a mmalati nel peg-g iore stadio del tifo giacevano a terra sovr a un sollile Jeuzuolo impermeabile, con un'uni..:a copet•ta , senza !alle, qua~i senza medicine, senza letti( senza materassi né guanciali, senza lenzuoli di nessun genere, senza un infet·miere, con pochi ed inadatti comuni incat·icati della bisogna, e con soli tre medici. Nel medesimo giorno un convoglio di feriti era sotloposto a torture indicibili per mancanze di mezzi di tr·aspol'to, accatastati in carri-bestiame, e di retti dopo un tragitto di 40 miglia alla stessa Bloemfo11tain, provvista ùi lutto, eccello che di mezzi umt~ nildri per fe r·ili. Da mane a sera la lugubre processione di cada veri cuciti 11elle loro coperte attraversava lentamente il mercato, di•·etta a sconosciute fosse nel cimitel'o della collina occidentale, di giorno in gior·no più numerosa. E le autorità pt·oclama vano che nulla era meglio e più complelam(lnle dispos to del servizio medico in quella guerra, e che tutto era in regola presso i malati e feriti. Nè in migliori condizioni era il vecchio e verminoso ospedale Woodstock a Cape·Town, o l'ospedale D~ Aar ad Orunge River, od il servizio medico di linea da Easl London, a S teri\-


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RIVISTA DI TECXICA E SERVIZIO MEDICO MILI1'AHE

strom, a Paar debeqr, a Jacobsdal , mancante di ogni mezzo r.Ji traspo1·lo per fpr·i ti. Eppure é scr•illo in lulli i li bri che tJ·allano delle ~ uerre pa ssate che bisogna calcolar e in ogni guerra tre malati per ciascun ferito, ed almeno il lO p. 100 della for·za combatten te da ricoverar·e. Ed or a vi sono nel Sud Africa 20,000 soldati tr a malati e ferili, e più della metà di questi sono malati di tifo. Come sono essi alloggiHti od attendali, come sono curali , come sono tra sportati? Presso Bloemfontain era rimasto dopo un mesP dall'occupazi<me mezzo ospedale da cam po, c·he avr ebbe dovuto servire per 50 letti, ma serviva per 250 i vi attendati, 90 de' CfUBii er·ano tifosi, tutti a ssi ~ liti dalla metà del per sonale di un

ORrJedale da campo, cior da 2 medici, e 18 fra infermieri e soldatr. 15 gior·n i dopo le CO!-'e erano peggiorate, perché con la sola a~g iunta di pocl 1e tt>nde coniche:, l'o!'pedale ovev1:1 316 malati, m età de· quali eran o tifosi, accalcati in modo che il pas!'< are fra due er·a estremamen te difficile. I n quest'ospedale vi er·ano appena 42 br·andtl, g li altri ammalali giacevano sul duro suolo coperto appena dal tf'IO impet'meabile, e nella noi le l a temperatura giun geva al p-Pi o. mentre il giorn o si elevava a grande cal or e, e le innumer·evoli mosche costrin gevano il volto dei pazienti ad orribili contrazioni , impoten ti com'erano ad aiu la r·si con le mani. Il medico che dirigeva quell' O!o:pedale ere un energico membro del collegio medico dell'e!'ercilo. lavorava H ore al gior no in quelle tende , e quando il visilator·e par li , gli disse: - N ui fa cciamo qua nto possiamo, ma si spezza il cuore al solo ~uar·J ar· () ucs ti in feli ci. L o scritlor·e torn ò a visitar· qu ell'ospeda le dopo una gran piog!!ia, i m~:J i ati art•ivavano allora a 406, e nuotavano nel fan go, assi stiti da 25 ~oldati tratli dai r eggimenti. Qu e~ te notizie di ~i o r11 a l i diedero luogo ad inter·pellanze nell» Com era de' Comuni, alle f!Uali il ministro rispose con un t e l e:xr~>mma di lotd Roberts, annunziante l e cond izion i difficimi di v wb ililù nelle rtuali !li trovava an cora il 6 giugno. Su di una !in ea ferrovinr1a di !lOO mi~l i a, con tutti i ponti distrutti dal nernico nelle ul time 1 ~8 miglia , nonoslaute gli ordin i da ti di fnt· avanzare il matf·riale di ricover·o per ~li am malali, ciò non si p0tè ottenete che quando la ferrovia fu t·iparala. rn


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDJCO MILITARE

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quem tele~ramma lord Rob~rts dif,nòe ene r·gicamente i l corpo san i tario dalle accuse, dicendo che nel la r·apida avauzaLa dell 'esercito non era possibile n è un miglior trasporto, né un mi glior ricov er o de' malati, specialmo>nte quando l' P.se1·cito deve accampare in luoghi già infettati dal nemico che lo pre· cede, quando le acque sono tutte inrprina1e dalle carogne di di animali, e quando il tifo si svrluppa su larga scala negli accampamenti. E sul caso specia le di Bloemfontain accentualo dal deputalo W. Burdett Coulls, tanto nella sua rorri spondenza quanto alla Camera dei Comuni, il ministro Balfour lesse un allr·o tele· gramma di risposta di lord Roberts del seguente tenore: a Dal nostro arrivo a BloemronLRin i l 13 mar·zo (ìno al 22 giugno, sono en trali all'osp·~Ja l e 6360 ammalali di febbr·e enterrca, dei qua li ne sono morti 1370, dando così uua mortalita del 21 p. ·100. I o non so se questa sia una proporzione di mortalità eccessiva in climi tropicali negli ospedali civili in tempo di pace. So che a Bloemfonlain i nostri soldati r:tiunserù esaustr dalla fatica, e ciò si deve atleibumre alle condizioni clelia guerra, non al corpo medico. Fu istituito con somma difficoltà un primo ospedale a Kroonstadt, 128 miglia distunte da Bloemfontain, un secondo con molto minori diffi coltà a Johann esbur•g dove esisteva gia un ~rande ospedale civile, e si potevano occupare molti buoni fabbricati. cc A Pretoria, benchè il paese fosse molto più piccolo di Johannesbur·g, si son potuti all0[4giar bene i malati nei diversi ospedali locali, e si son potuti utilizzare a tale scopo alcuni ft~bbricali pubblici. Se le linee fer·roviarie non fossero state cosi frequentemente interrotte, sr sarebbero potuti avere in tempo i medici, gl'infer·mieri e l e tende per evita1·e i lamentati inconvenienti ,, , In un'allt'a lettera da Cape Town , in aprile, \V. Burdell CotLs fa l'elogio dell'ospedale gener·ale N. 3, pe1• l 'ordin e cht~ vi regna, per la nettezza del locale, per l a comodita della vita, per la buona qualità e l'abbondunza delle vivande preparate da sei cuochi, diretti da un capo-cuoco, che egli chiama un vero artista, per l'abilità, competenza e sufficiente numero di medici e d'infermier·i che vi assistono 500 infermi. Solo si limita a criticare il complicato sistema amministrativo, mediante il qual e uo infermo che abbia bisogno di occhiali oscuri deve attendere almeno tJ·e gior·ni per averli, ed a deplor are la mancanza del sesso femminile nel personale


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RIV ISTA ))l TEC~ ICA E SEBVlZIO MEDICO MILITARE

dr assistenza, per· lu. qual cosa <h ce esser d' accor d•> con la opinionfl di lor,J W ol ~eley e di l ord Ruberts, ma allribuio:ce tale man can za ai vecchi pr egi ud izi del quar lier gdnerale dèl dipar·trmenlo d<' Ila guer r 11, cl1e ha ri fi utato tulle le offerte di la l g enere. Tutte queste r ecrimin azioni e tut te queste dife"e provano un a volla di più come sia di fTki le anche aù una nazione estremamt>nte r rcca e fi lant r opica, provveder e a tutlr i bisogui dei malatt e fe r·ili 111 guet·r·a, anche quando l 'eser·cito è vi ttor·io~o, e come si debba conlinuam(!nte pr~parar~ duran te la pace tutto ci l'1 cl1e può alleviare la sofferen za dei generosi P. P. colpiti da f erile e da mor Li.

RIVISTA D'IGIENE

......

T EISI MAZ USCHrTA. -

•tra4e. -

Ciroa l batteri nella polvere delle

(A r ei! . .f. Hyy. , 18!)0, B d. X XX V , S. 25~).

L 'A ree~ iu Friburgo d e l!~ r icer·cbe qualt lativ e e quanti· tali ve 'S ulla polver e delle sli'OJe innaffìnle e non innaffiate ri . spt!Lto al suo contenuto in baller·i, e trovò che i l numero di questi ultimi nelle strad e che non ert~no mai innanìale era t .r ca la 111elà di quello delle strade it111affìate. L a ùiffer,mza è dunque r elativa rn enle pi ccol H, e diventa an clw m eno impo r tante p\.\1 fallo che, nelle :>trade innaffiate, q11audo d tempo dura mol to tempo a!>ci ullo e persiste l'trzio:te d~i ra)?~ i solaci , i balleri della polvere diminuiscono tanto rapi cl a ru ~ nte in numero quan to nelle slt·ade non innartìate. Per quel che r iguarJa Id specie non esi"!l ,. neppuce una ~ re nde dilf er enza, e soltanto quelle r esistentissime si consen ·ano a lungo e ci ué, Ira le patogene, par ticolarmente gli ;:Lafi locof'chi e Il b. piocianico. Per co n se;..( u ~ rt zu il vanta~~i o dell'tnn t~ffi amenlo dd le str·ade deve altr ibu ir.:i ud un al lra cau!'la. I n seguito all'evaporazione dell'ac• tna, la t em per atur a dell 'tma ;.i ùbba;:sa, la po lver e si fi;:sa sulle strade. e pct·ciò vi c'l16 imped ila l'rnsor genza d t• Ile rua l» ll i e ÙÌJII' Ittlt! rr li dal l' iun l az.i o rr e ùdla poi vere, co t M pu r·e le afl'~zi0ni i n reLtivf' do~l i o•·;;ani r e!>piratori.


RIVISTA D'IGIENE

731'

M en tre il mo,lo unive1·salmente usato pet innaffiare le strade non eser cita, dal punto di vista batteriologi co, alcuna influenza sulJe condizioni sa nitat•ie, queste coudizioni stesse sat•ebbero beo diverse se, invece dell' innaftiamento, si r icor re~ :;e, nell'ordinaria pulitur·a delle strade, alla lavatur a, come si p1·atica nei centri delle g ran di ci ttà. E. T. SNow. - I dannl del vlnt dl oooa -

(British Med. Jour.).

È da r it ener si che ormai siano rimasti ben pochi coloro· che si ostinano a crèder·e l 'alcool, o per m eg lio dire, l'abuso dell'alcool innocuo per l'umano organismo, e la lolll:l contro qu ~sta t erribile piaga ~oc i ale che avvelena l'esistenza di· tante fumiglie, ch e popola i manico mi e le carceri é diveouta universale . Tutti oggidì, al m eno teoricam en te, sonoconvinti che l'abuso degli alcool ici é dannoso, ma non tutti sono d'accordo nello stabilire i l imiti ddl'uso, dove l'abuso incom incia; non tutti conoscono i danni che l'alcool può portare senza ar1·ivare all'alcoolismo; non lulli conoscono i danni che possono derivare dallt: sostanze che all'alcool vengono mescolate . Il dott. Soow in un discorso alla Socielil britannica d i bt~ l· neologia pat·lò dell'aumento d' in temperanza nei malati , g ra zie all 'enorme consumo di vino di coca . I l male si estende a t utte le classi, e le vittime principali ne sono le donne e i bambini. I l vino di coca é fallo coll'esli·allo, o col clot·idrato di cocai na , o colla foglia posta in infnso in un vino fortemente al cool ico o con aggiunta di alcool. Il COIJSumatot·e subisce i n ttli modo non solo i dan n1 dell'alcool, ma diviene lentumenle vi lti ma di ciò che Erlenmeyer ch iama il terzo 11a:<ello dell'umanilil, il cocainismo. l primi effelLi sono l eggel'i e passano ino;;ser vtui, m'i a poco a poco il cocliinomane divtene n ervoso, perde il sonno, l'appet1 L0 e fin i sce nevrasten ico. Questo veleno s' infiltra anche Lea gli stessi astensionisti, ai qual i sono venduti anche altt•i vini medicamentosi. E non é raro sentire una madre di famiglia la quale pern on interdire ai suoi ligli (]ualslaSi P.t'Cilante, permette loro matti na e se1·a un bic ~hier di vino di coca, .amministra ndo lo ro inconsciamente un forte veleno. nella credenza che sia in vece la bibita più innocua di questo mondo. c. f.


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RIVISTA BIBLIOGRAFICA Bozzr. capitano medico. - Gntda teortoo-pratioa alla oura della aUlllde secondo le plù reoentl modi4 · castoni del metodo Boarendo - Ver ona, 1000.

FELICE

È questo il ti tol0 di un ma••uale, col quale il collega Bozzi ha r ese puubliche alcune conf~>renze, da l ui tenute, nell'anno scOJ"so, pre~so l'o::;peda le militar·e di Verona. L 'argomAnto da l ui trattato, ciof\ la cura della sifll i~e. è di quelli che non invecchiano mai , e che pel medico militare hA11no una speciale impor tanza. Giacché se la sifilide, tanto diffusa in tutte le classi sociali, può, fino ad un cer to punto, es:;er·e con!'iderata dallo gener·alitil dei medici alla stregua di ogni altra in fezrone, pet medici militari co<>liluisce un el em en to co ntro cui devono converger·e lutti g li ~fo rzi comuni, e~sendo compilo pr ecipuo dei sAniLa•·i dell'eser cito non solo quello ~ li curare, ma po~sibilnwnle di gna rit'e allo scopo di impetlire c he ri lornin" alle famigl ie individ:Ji che rappres entano dei veri focolai di questa infezione. Di questo peri colo socia le della sifilide, intorn o al quale il Bozzi r ngi(1na brevemente, citando il parer e di distinti !'<iflJ o~rafl , nbbiamo visto orcup8!'Si re cent6mente, nel cOnf!J'esso di Bruxelles, distinti r app r esen tanti det CO!'pi sanitari mil ilar·i òi lttlle le nazion i, e rtnanto prima vedremo, nell'apposito cong"r esso di Parigi, tratl ato questo arRomento con gr an <'opia di dali sllllistici e di pratiche osserva zioni. L'autor~. dopo di aver e g iustamente rivendicata al pro fessor e Scar·em:io la pr iot·i ta della cu t·a dei morbi sifiliti ci mediante le in iezion i di r.n lomeiAno, e fALLo un cenno d el processo primi livo, nel quale l e norm f' dell'asepsi non potevano ancol'a esser e O!\~et'vRlt', pa rla òel perfezionamento appor ta lo d81lo sle~so pr 0f. Scarenzio al suo m etodo, col soslitui n~ al l'anlir a mllcilal!.l{ll1e di go mma ar 1.1bica o glicer ina, l'olio di vaselina steriliz za to, so~pendendo vi la poi vere di cal omelano. Guidalo da questo conce tto, il Bozzi i deò un razi onale m etodo eli pr•eparazirmt• asettica di'Ile i nie7.ioni di ca lomelano, mn viHo che anche qu ~>sln stslema, pet.' quanto appli calo con scr upolo, dava lungo a qualche inconveniente, chiese ed ot-


Rl VISTA BlBL10GRAl!'JOA

733-

te nne l'autorizzazione di servirsi delle fìalc·lte falle preparare dallo Scarenzio nello stl.tbilimento chimico del dott. Za mbellelti di Milano. Vi é sicut·amente un gran fondo di verita in quello c ile dice il Bozzi a proposito delle iniezioni ipodermiche ed inframuscolari di sublimalo, delle quali usiamo ed abusiamo in lutti gli ospedali militari del regno, ed in genere, nella pratica privata. Le ragioni, che hanno indotto rautore a posporre queste iniezioni a quelle di calomelano, sono di due ordini, cioè lerapeuliche ed ecorwmiche. Egli ha visto che individui curati, a più riprese, con un centinaio di iniezioni di sublirnato, nella quantila di un centigrammo per dose, ritornarono all'ospedale con fenomeni tardivi della infezione sofferta, e, su ve nti soldati da lui curali colle iniezioni di calomelano, tr·ovò che diciassette erano recidivi della cur·a fatta colle iniezioni di bicloruro di mercur io. luollre notò eire la degenza dei malati curati colle rnrezioni di sublimato era, in ogni caso, superiore a quella degli. infermi assoggettati alle iniezio ni di calomelano, essendo pet· lo più sufficienti due o tre iniezioni di 10 cenligrammi di. quesito sale per la cura, e venendo così ad esser e l'idotta. l'ospedalità ad un periodo massi m o di venti giorni. Passando a ragionare della azione terapeuLica Jel calomelano, superiore, secondo il s uo modo di vedere, a quella degli allri pr·eparati idrargirici, l'autore fa giustamente rilevare. che nl protocloruro di mercurio è un mezzo prezioso di diagnosi differenziale, e che non poche neoformazioni, r itenute quali epiteliomi o sat·comi, si videro guarir·e colle iniezioni. di calomelano. Ed in questo siamo pienamente d'accordo. Notiamo pet·ò che l'autore sor·vola trop!JO rapidamente sul paraLlelo che istituisce fr·a le diverse p reparazioni me r·curiuli, e ci sembra eh~ egli sia troppo assoluto nel dar·e l'ostra· cismo a cer ti metodi, per esempio a quello delle fr·izioni mercuriali, che pure hanno, anche a l presente, valenti soslenitor·i. EJ avremmo gradito altresì di conoscere la sua opinione sulla introduzione del mercur·io per le vene. È chiaro però che il Bozzi, avendo voluto limitat·si a rendere palesi i buoni r·isultali ottenuti colle iniezioni di calomelano, non ha avuto l'opportunità, né il tempo, di fare uno studio comparativo intorno ai diversi metodi di cut•a della sifilide, e, se, colla competenza di cui ha dalo prova, vorrà decidersi a. farl o, non potrà a meno di r iuscire interessante.


L'aulr•r t! ha fatto un diligente stud10 int.orrh) alla form azione dei focolA i consecutivi alle ini.-zioni di ca lomelano, e difrndr, con molta abilità, questo m etodo dAlle accuse che gli vennero mosse, di pr odu!Te con racilità degli indurimenli mollo molE>sli, e, non di r ado. delle r accolte ematiche, dicendo che << nei poch i casi a lu 1 occor si, trovò la spiega• zione del fatto nt·lla cir costanza <i i essere r iuscite qut.> lle u iniezioni piu supe rfi ciali del le Rllre, vuoi per condizioni rli "nutt•i zione delle re~io ni glulee, vuoi per non avere affer• rata una sufficiente mas~a musconare. • L e norme che l'autore da circa il dosamen to del rim ed io, e le pr erauzioni da adoltAt·si nel som m ini strad o, tenenrlo con to della differ ente costi tu zione or ganica degli individui sottoposti a cut'a, sono pr egevol issi me, e queste massime, pE>r quanto conosci ute dai medici pratici, è bene che siano ribadite, onde ev1tare i g ra\'i in.co.n venienli che derivano dalla appl icazione dello st r>sso regime di cura ad indivtdui infetti in g ra l o diverso, e che di\'e;rsamente rea giscono all'azione del mercu1·io . l possibi l i elfelli nocivi del calomPlano fo rman o pure argomPnlo di studio da pa r te dell'autor e, il quale, pure dando un giusto peso ai casi di sgr aziati citA ti nella letter ntura, dtce cl1e sono raric:simi, e che non vnlgono a gi ustificar e le pr eoccupazion i degli autori poco teneri del nuovo m etodo di cu r a. Par·la ndo della inloss1cazione, e dei m ezzi alli a comballeriA, SJlt'ZZA unll lancia in favore del lava~f.!iO del sangue m et·cè ini ezioni sal ine ip(Hler miclte, citando a pr oposito una os~e r va1.ione del d'1ttor F iocco (Semaine médi cale , febbraio ·J8!)!J). Di molla utilità prati ca sono le C(l n~ i derazioni che e~l i fa t·igunrdo al punto più ftt vor evole per le iniezioni. È degno di nola, per la sua im pr·on ta tdlatLo moderna, il capi tolo che l'tnrlore .!edica all'flc:so rbi mento d•' l CAlo melano. Dopo di avrr e accennato ch e In ScarPnzio fu il primo a sostenPr e l'idea ?enia lf.' <' he il calom t"lano. i n seno ai tessuti, dO\'eYa IP11tAmenle tJ•asformA r ~ i in bicloruro, cita l ~ ingegnn:>P ri cer che eli BiZ7.0ZZt'I'O, Pir:ca rdi, CattAneo, soggiunf!Pndo clw le sue person11 lr O"SPt· vazrotoi mier nscopiche l:nnno pienAmrn l e confe r mAlo i r isultati delle anzidette esper ienze. Sulla Jrballuta f[UP:< Lione tiella cura JJr·eventiva della srfì· lide l'autm·cl !>i m osL r~l, con r a:zione, un po' esitante, sebbPro e !'<ia per!'< u tJ~o che, con l a cu r·n preco~.:e, si ntli~ne la scom-


RIVI:'\TA BJ.BL106 RAF'ICA

735

!)a r sa rapida dell' indurimento dell'ulcera, l'annil"ntamento delle sue propl"ietà i nfettanti, e la diminuzione della iperplasia ghiandolare. L 'autore, giunto al t er·mine della sua accurata memor·i a, si augura che il metodo di cura, da lui preferito, venga adClttato dai co!IP.ghi dell'eserci to, lusingandosi di aver·e dissipato i dubbr e le incertezze dall'animo di chi non l'ha mai praticato. E mentre noi ci associamo, di buon gl'ado, al suo de,.ider·io, mettiamo fin e a quc>sla breve rivista, compiacendoci vivamente col col lega Bozzi, i l quale, col dedir are il suo IAvo t·o al suo, e nostro, illustre maestro pt'o f. A. Scarenzio. ha offel'to un doveroso tributo di t'iconoscenza ad uno fra i pi ù valenti continuator·i delle serie e glor·iose tradizioni dell'Ateneo Pavese. Br.

G. OsTINO, capitano medico. - Gutda alla diagnosi medloo legale d ella •ordltà. - Firenze, 1!100. Era vivamente sentrta e, diciamolo pure, deplorata la mancanza di un manuale che potesse serv r e di guida tan to ai periti militari quanto ai civili in qUl'Slione di sorliilà al legata, e che mettesse a contri buzione i rapidi pr ogre!:'si fatti dall'otologia moderna. Il l ibro che il dottor Ostino ci presenta, ha appunto que!'lo scopo, e noi dobbiamo ver amente esser·r;liene grati, poiché una guida più pratica e più completa era dillk il e il poter de 8ider·are. Del resto, ecco quello che, circa i l valore dell'oper·a, scrive l'illustre pr ofe!<SOre Gradcnig-o, del <1nale il capitf no Ostino fu allievo diligente ed apprezznto durante il hiennio di clinica. • E!<.pOne in forma or dinata e chiara i cu ratleri funzionAli ed obbieLLivi del le affezioni auricolu r i , descrivere in mod(• conci" o i nurnero!:i metod i d'indagine funzio11 ale del senso acrrstico e statico, formul ar e quindi con e!<atlezza le conclusioni diagnostiche che se ne pos"'ono t•icavare, ecco lo scopo della presente opera, scopo pienamente ra ~gi un to. • li capitano Ostino, che dedicò per ben due anni tulla la sua attivrta a tali studi speciali nella Clinica otorin o lario ~o­ log i• a di Tor ino, era certo persona asl>ai Bdnlla a porre in esecuzione il difficile progr·amma suAccennalo ; la larga con oscenza della letteratura e la estesa pralic.a, gli hanno per-


736

RIVISTA B.lBLlOGRAFICA

m esso di port.a1·e, anche nelle questioni piu dibattute, un illumi nalo l!iudizio per sonale. u Il presente libro, adu nque, e per l' importanza dell'a r gom euto che lra tla e pe1· la competenza di chi lo compose, è tlec;li nato a riuscire utilissimo nella pratica del perito militare e medico- legale. • P èr pa rte mia non esi to ad affermar e che esso fa cert~­ menle onore alla nostra letteratura ita lian11. » CoEi Ei espr-ime il ~rof. Graden igo, e a noi, dopo un giudizio co;;i co m p~lente, non resta che a raccomandare vivamente ui colleghi il libro d<•l ca pitano Ostino, ed a r allegrarci con lui r er gli ottimi risultati de' s uoi slud1, che s ono merilato p1·em in alle s ue fatiche.

NOTIZIE n oorpo sanitario nell'Estremo Ch'lente. Il 19 lul!liO h11 l;:81pato da Napoli il piccolo corpo di speJiz1one m anciato dall' Italia nell'Estremo Ocienle, per la proll'l ione do: i IIOSlri connazio nali, e pe r la tutela della civillli e deg li inte1·essi europei. Accompagna la speJ ixione una piccola ma degna ra ppresentanza del nol'tro corpo. Sono adch· lll a1 due ba ttaglion i i tenenti medici Massarott.1 Giuseppe, Marcl11a Erne,;lo, S<.: alese Gioq~io c Imperiali Giulio; allo spedaletto di campn, il capitano medico Callegari Gio v. Battil'; la, come dire tto re, e come capo al tem po s tes!'lo del s~r· viz10 ;.fi nitnrio di tulln il co rpo, e i tP. nenti medici Lenza T o nl!llfi SO e M es!'$erotti-Benv e nu~i Giuseppe. Son o pure sddelli allo l'pedalello i farma cisti Mar mi P1etr o e Muzzioli Antonio e il lene n te conttt bi le Mamola Angelo. Men tr e seri v1a1 no il corpo di spediZif'lle scorre gié. le acq ue dell'Eritreo. Il uosli'O saluto ragaiungerà i nostri bravi co lleghi quando g ià avranno calcatu 1l suolo miste1·ioso ed infido dell'Imper o cele:-te. Possa no essi t1·ovarvi onore e fortuna ad un tempo, possa no ritorna1•ne tutti col segno della vittoria e colla coscienza di un dO\·e re vu lorosamente compiuto. U Dtret.t.ore

Dott. F . LANDOLFI, maggior generale medioo. Il R ed e. t. t. O re

o.• A IDOLFO L lVI' ma ~g iore medicn. GIOVANNI S coLARI , Gerente.


RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE. l

Nelll. - La profilassi e il trattamento della blenorragia col bleu di metilene. . . . . . . • . . . . . . . . . . . • . • Pag. 7t 5 RIVISTA 01 TEilAPEUTICA. Bega. - Il salolo nella cura del valuolo . . . . . . . . . . . Pag. 717 Y. Pen1utl. - l o alcune nuove indicazioni delle iniezioni di gelatina, e sopra una nuova formula per applicarle. . . . . . . . . 717 C. Pagani. - Osservazioni sugli effetti terapeutici dell 'eroina . . . 7t8 Carrleu. - L3 sparteina associata al ioduro di potassio nelle cardiopatie degli arteriosclerosi . . . . . . . . . . . . 7t9

RIVISTA DI OTO- RINO-LARINGOIATRIA. Tomka. - Le parali~i racciali d'origine otitica . . . . . . . • . Pag. 1!0 8ugar. - Le malattie dell'organo dell'udilo da innuenza e p1ù spe-

cialmente nell' innoenzu cerehrale . . . . . . . . • . . .

7U

W. 8ohrijder. - L'estrazione d'incudine e martello nelle suppurazioni

croniche dell'orecchio medio . . . . . • •

7113

Lannola. - Le malattie dell'orecchio nel diabetici . . •

·•

714

RIVISTA DI MEDIC INA LEGALE. $gobbo. - L'elettricità In medicina le~tale. . . . . .

Pag. 7!5

RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE.

L'Grgan izzazione sanitaria nella guerra del Transvaal

. Pag. 727

RIVI STA D'IGIENE. Telai Mazuachlta. - Circa i lot~lterl nella polvere <Ielle strade Snow. - l danni dei vini di eoca. . . . . . . .

Pag. 730

731

RIVISTA BIBLIOGRAFICA . . F. Bozzl. - Guida teorico-pratica alla cura della sifilide secondo le Più recenti moòitlca&ioni del metodo Scarenzio . . . . Pag. 73\! G. Oetlno. -Guida alla diagnosi medico-legale della sordità . 733 NOTIZIE.

Il corpo sanlt:~rio nell' Estremo Oriente. . .

. . . . . . Pag. 736

'


GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO'

Dlrezltlle e AIMIInlatraziOIII: priiSO l'lapettorato di lallltt Mllltlrt . VIa Venti 8ettllldrt (Palauo del Mlnlatero della a-ra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale .Vtdlco del R.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno di ciuco n mese lo fascicoli di 7 togli di stampa. L'abbonamento é sempre annuo e deoorre dal t• gennaio. Il prezzo d~ll'abbonamento é: Per l'Italia e la Colonia Eritrea . L.lf Per l' Estero . . . . . . . . • l& Un rasclcolo separato costa . . . 1,15 L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'In tende r innovato per l'anno sooC88Sivo. I signori ab bonati militari In effet tività di servizio possono pagare l'Importo dell'a~ booamento per meuo del rispettivi comandanti di corpo (anche a rate menaill). Le spese per gli estratti e quelle per le tavole Jltograllcbe, fotograllche, ecc., elle aeeompaguASSero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (t 6 pagtoe), o fraZione iodivlslbllt dJ foglio, e per cento esemplar i. Il prezzo é eguale sia eh!! el tratti di tOO esemplari o di n n numero minore. l manoscritti non si restituiscono .

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI NELLA

CHIRURGIA DI GUERRA RICORDI Dl 4N,\TOMIA APPLIC\TA R DI TECNICA OPERATIVA DBL

'reo. col . medico P. IMBRIACO louriutt dtll'lnnguamento della Chirurgia dì gmra &Il& teaola d'applimioot di 11nltà militut

Opera giudicata assai favorevolmente da molti giornali m_edici italiani e stranieri e r eputata uLilissima non solo agli ufficiali medici del R. Esercito e della R. Marina , ma anche agli studenti e ad og::~i medico pratico. É un volume di 477 pagine con 162 figu r e intercalate nel testo. Vendesi al prezzo d1 Lire 9 (8 per gli ufficiali medici) franco di porto, presso la Tipo~ratìa Cooperativa Editrice, Via P ieLrapiana, N. 46, Firenze. - Presso la libreria B. Seeber, Via Tor· nabuonì, N. 20, Firenze, e presso tutti i principali librai.

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GIORNALE MEDICO DEl,

Anno XLVIII

N. 8. -

5t Agosto t900

RO M A TlPOGR A.FIA ENUICO VOO BERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti SeHembre (Palazzo del Ministero della guerra).


SOMMARIO DELLE MATE RIE CON T ENUTE NEL PRE SENTE FASCICO LO

UMilll.JIT() l . .

. . . . . . . . . . . .

. • . . • • . Pag. 73i

Breul e Ciacolo. - Studi e considerazioni intorno al casi più imporbmti osservati durant-e l'anno 1899·900. . . . • . . • • • . Pag. 739 E. F. Mozzetli. - La tubercolosi nella Colonia Eritrea e in ALJissìnìa. 761 A. Mennella. - 1.' ionuenr.a . . . . . • . . . . . . . . . . 77i RIVISTA MI':I)ICA. S. Gugliuzzo. - La cura medica clell'appendiclte . . . . . • . • Pag. 8(19 Parkea Weber. - Poeumotorace senza essudato in un uomo appa8 10 rent.o•noentr in huùna salute . . . . . . . . . . . . . .

Ili VISTA CHIIl URGICA.

Beçk. - C"Uic ri JIOssiamo avvicinare all'as~psi ideale.. . . . . . Pag. 811 Hammer. - Ennsema cutaneo traumatico prodotto rta gas di polvere pirica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . St :! Dent. - Note ciJirurgJrhe dagli ospedali militari del Sud-Africa . . 813 Maklna. - Impressioni di rl oi rurgia militaro olalla guerra Sud-africana 8t 5 RIVISTA DI OCUI.ISTICA.

K. Gros1111ann. - Della localizzazione Ilei corpi estranei nell"occhio mediante i raggi X . . . . . . . . . • . . . . • . . . Paq. 8\i Jackson. - Corpi ~.s tran ei del globo oculare. . . . . . . . . . 8t8 Welsa u Kllngelhoeffer. - Quale valore ha la radiografla per la tlia:.:nosi Ilei corpi estranei nell 'i nterno dell'occhio1 8 t8 RIVISTA DI TER APEUTICA.

E. Schllller. - <.:o rea l' uso e l'effic.aeia del nuovo ipnotico l' Edonalc Pag . S:!O RIVISTA DI OTO- RINO-LARINGOIATRI.,.

Blagg l C. - ::>ulla ballmzie frusta . . . . . . . . . . · · "''fl· 8!1 G. Oa11no. - Un nuovo metodo Ili ra tetcrismo della tromba di Eustachio . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · S'!! (Per la C!tlllillullZÌOtlt del1'111dice uedasi la pagina 3" della copertina \.


lJ)1BERTO I.

li llt• lt•a l<•, pi'Otlt•

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III II~II:IIIÌ III O

taddt' \·itt illl a

tl<•l piÌI t•lf't•t•atu a..;..;a.;~ illi O, ('t) IIU fl'ti iiiÌfO Ili lll'l'OI'I' .

tli l'll(:('ll III'Ì I',(' i ll, 11' i 1111 i~lla7. i 0111' :'tO~SI' ('() Ili (' 1111 ~0 1 11 uomo tutta l'Itali a piomhat:\ uc·l lu tto.

0 1· noi l'll{'t'Olti ud ..;ih-u zin 1h•l pi ì1 stt·azi:~utt• tlu-

lor e. l'l't'llll'lll i Ili "'' ' "~""· pro... tntt i tltll l'iauto, li (' Ila tris t e• 0 1·a Jll'l'!'ill llt f'. tm i l'tlltt' l't'i <>tl aii:.:-O..,dtl-.;i gritli ili 111111 lll01ttlialt• t'!'it't't'aZ iOIII' pel' l' Ìllllll:lllt' S<:Ìll!!'tl· mtu tlt•litto, t'. iu <:hi Jtiallt ll J' Ì\'t' l'('llti iu uauzi ] ;t tmuha

dt•l

~ nn11h•

IIWII<ll'l·a, m;tJ'ii J't\ dt•lla t·;tril it t' padn•

del I)Opolo, t' l'ia ll'•••·miauw i "t'Ht imt•nli di a lta , Hli-

mitata devnziO II I' alla Sacra VHstma d i Sua .\la('~tit

VIT'l'ORIO E.lU ~T}~ LE III, d~t• alla ~t·atult•zz a Ptl

alla l' "o..;pedt;, 1ll'lla pntrin meutf', la rif a.

COII':\f'l'a

il t'IWt't'. la



709 }l'l'li~ l Ili .IliTll\11l P\Ttll,tlf. lf \ IIEl.IJ RW.I flSI \'IJt~ITÀ Ili ltll\1 l • ~>------

STUDI E CONSIO EI\AZlONI TN'J:10R~O AI CA. 'I PIÙ I1IPORTANTl~~:::-~ '· ~

OSSERVATI DURANTE L'AN;'\1 0 18mJ.!JOO r~r ;:h :'\~sis t<!nti onorari Gi u -ce lllte nrez zi, Jtì:tggiore medico e l Andre a 4' i tt t-t" io, capìtauo m~d •co

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T UBERCOLOSI (segnr• ). Nel eada vere di un uomo di circa. 46 anni si rilevano a lterazioni, che sono d egne di nota: La po:;izione d ei visceri addominali è normale ; il peri· toueo è levigato e lucen te; il diaframma è normalmente el evato. Am iche e spesse aderenze pleuriche bilaterali; il peri card io più esteso delrordiMrio ; la punta del cuore, formata da ambo i ven tricoli, è nel 6° spazio iutercostale, a ppena in fuori della linea pa pilla.re. Il cuore è ingrandito, ma non s i osservano lesioni ap prezzabili degli apparati val v olari e d eg li osti i: aorta senile: la ipertrofia è del Ctlore destro come del sinistro. I due foglietti pleurici del polmone sin istro sono aderenti fra loro e note volmen te inspessiti: dal bronco vien fuori abbondan te catarro purulento : nel lobo superiore la. consistenza è aumen tata. Alla sezione colpisce a prima vista il di verso colorito della superficie dei due lobi polmonari: la superficie del lobo superiore appare in· tensamente pigmentata, e nell'apice si vedono numer osi tubercoli milia.rici g rigi, ed inferiormente molte piccole esca va.zioni ripiene di masse bianco-grige, puriformi, circondate da ispessimenti fibrosi, sclerotici,


oon bronch iettasie secondarie, e da n u merosi noduli broncopneumouir.ici, di colore grigio aràesiaco, caseificati nel centro, intercalati da focolai d'm filtrazione grigio-chiara, di aspetto gelatinoso, di consistenza lardacea (mfiltrazione g elatinosa di L aennec), si che del tessuto polmonare nessuna parte o ben poca, è r imasta i n al te rata. Il lobo infer iore appare invece di colore rosso oscuro, la cui uni formita è interrotta da innumere,oli tu bercoli miliarici g rigi e da numerosi noduli bronco-pneumonici, di colori to roseo. il cui cent.ro è in eomunica· zione con un broncbeolo, mentre il tessuto interposto mostra solo i segni rlella congestione e del lieve ed_ema polmonare. Nel polmone destro si nota pure un iuspessi mento calloso d ella pleura. ed appare a prima vista la ri le· vaute di fferenza d i volume fra il lobo superiore e gli inferiori. Al taglio, la superficie del lobo superiore, rimpiccolito, rag grinzato e cli colorito g rigio. mostra. nell 'apice una g randissima copia di tubercoli grigi ed in spessi me nt i fibrosi connetti val i, che circondano ca.Yerne più ampie che non nell'al tro pol mone, bronchiettasie secondarie, e del resto, le stesse alterazioni d el lobo superiore del polmone sinistro. La superficie degli al t ri due lobi appare invece di colore rosso, qua e là grigio -gia llastra, compatta, g ra.· nulosa, e si può raccogliere con il coltello un liquido più o meno torbido, mentre la. pleura. corrispondente , specialmente ne lle scissure interlobari. è intor bidata d a. depositi fibrinosi. Le ghiandole peribronchiali sono iperplastiche. con ma;;se caseose. Fegato da stasi con in fi ltrazioue g rassa. Il rene destro è presso che normale. La capsula del rene sinistro è inspessita. e si distacca con difficoltà.,


!~'I'OR:\0 1U CA :òi L'IÙ I:\1'F:RF:SSA~'l'I F:CC.

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la superficie esterna dell'organo e finamente g ranulosa; ed al taglio si nota ch'è r idotta la parte corticale, e non bene si distinguono le due sostanze di essa ed i g lomeruli . .Nes:mna alterazi one a pprezzabile del cervello, dello stomaco, dello intestino, della milza, della vescica e dei testicol i. Diag>wsi analomù.:a. · - N efri te interstiziale cronica del rene sinistro ; iper trofia del cuore; forma sclerotica della tubercolosi polmouare, con focolai bronco- pneumouitici caseosi ed infiltrazione gela tinosa di L aennec nel lobo s uper iore di ambo i polmoni; focola i bronco-pneumonitici rec'l.Ltivi, non caseosi, nel lobo inferiore del polmone sinistro; polmonite fibrinosa nei lobi inferiori del polmone destro, allo stato di epatiz:r:azione rossa e di incipiente epatizz>t.zione grigia. Questi pochi r eperti mostrano ahmne delle p r incipali localizzazioni dell'infezione tubercolare, sia primarie come secondarie, e le principali forme della tubercolosi del pol mone. La for ma ulcerosa s'inizia come una bronco pneumonite nodosa, che passa r apidamente in caseificazione, producendo rapidi disfac imenti del tess uto e rapida formazione di caverne (tisi florida clinicamente) . La tubercolosi polmonare disseminata è interessante, per e:;sere la causa. più frequente di pneumatora.ce, in quanto che, rapida essendo la disseminazione dei tubercoli, non lascia tempo alla produzione d i ade renze pleuriche, cost b9nefiche nelle altre forme tubercolari del polmone. Il reperto corrispondente ne ha mostrato infatti nel polmone destro, non aderente, tre caverne, una all'apice e due }JI'esso l'ilo, non rivestite da connettivo, ma circondate da t ubercoli e da tessuto polmonare epatizzato fin sotto la pleura. L 'infermo soffrì un acuto dolore nel momento in cui avvenne la perforazione di questa,


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"TCDI E COX~IDI~ RAZJOXI

ma parve migliorare in seguito. E d iuvero il pneumatorace reca spesso una sosta al processo tubercolare. L a forma. bronchitica e peri bronchitica assume r aspetto di una bronco- pneu rnonite lobulare ca5eosa, e si produce per diffusione del processo essudativo, reatt i vo, intorno ai focolai tubercolari, come avviene nei frequent i r iacu tizzamenti febbrili, cui vanno incontro i tubercolosi. Il reperto relativo c'inòuce a pensare che il decorso delraffezi one polmonare, stante Ja mancanza di neofor mazione connettivale, fu rapido. e probabilmente fu contemporaneo alla tttbercolosi del laringe, laddove l'afiezione in testinale pare sia stata conseguenza d i entrambe. La tubercolosi laringea, che ordinaria· men te è secondaria, talora è primitiYa, sia nella for ma nlcerosa, come nella forma i11filtrata, ipertrofica. o pericondriti ca. L o stesso reper to riesce anche interessante. perchè concorre a mostrare la possibilità della spontanea gua.· r igione della peritouite tubercolare, della t}Uale, del resto, cosi brillantemente triuufa ora la cura chirurgica, introdotta , per un errore d i rliagnosi, da Spencer Wells nel 1 86~; a cagi one del1a tendenza del tubercolo alla metamorfosi fi brosa, fase regressi va che si compie mercè la. degenerazione delle cellule epitelioidi e la scomparsa d elle r.ellu le linfoid i. Ed infa tti questa sola. conchinsione si può sicuramen te trarre d alle pazienti e spesso ingegnose ricerche sperimentali dii coloro che hanno d i-

scorso intorno al meccanismo di azione dell'atto ope· rativo nella per itonite tuberoolare. Alcuni ne hanno at tri buito !"eU'etto benefico all"infl uenza diretta dell'aria e della luce solare sui bacilli tubercolari. al r.ri alla sottrazione di elementi infettanti, operata mercè la fuo· r iuscita de l liquido ascitico, che li conteneva; chi alla soppressione dei disturbi circolatorii e respiratorii, deter minata dalla elimina;;o;ione dello stesso liquido, e chi


1:-\'l'ORNO AI CA..;I P l U DfPUR'I'A~Tl E< T .

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alla essudazione peritoueale, che segue alla laparoto mia, ed imbeve il tessuto tubercolare ed uccirle od a ttenu~ i bacilli di K och. Uno dei repert i ne ha mostrato una forma di tuber· colosi d ilt'usa sub-miliarica del polmone. del fegato e della milza. Accennammo già al le incertezze della diagnosi. (..tuesta e fauile n ella. forma clinil!a meniugitica. o nella torma toracica, ma è d ifficile, allorchè le localizzazioni ri:>ierlono negli organi pa.renehimatosi . Molta luce po tr~~ in questi casi portare l'esame oftalmoscopico, perchè spesso si trovano tubercoli miliarici nell'occhio. N el caso nostro, la tubercolosi miliarica ditlusa parti probabilmente dal focolaio circoscritto dell' apice polmonare destro, ed il virus tubercolare \.1 penetrato nel sangue, o direttamente nel ci rcolo sanguigno, o prima. n el linfa.t ico e poi nel venosa . Un altro reperto ha la sua importanza., non solo perchè ci mostra una delle [orme più in te ressa n ti della tubercolosi polmonare, la forma così. detta scirrosa, sclerotica o indurati va, ma anche perchè l'alterazione delle diverse parti del tessu to pol monare scolp isee le differenti tappe de l processo anatom ico. I soggetti nei q uali questa forma si trova. Tnalgrado la conformazione toracica e l'abbondanza degli escr eati, po~sono vivere molti anni , ora lievemente febbricitanti, ora a piretici, s pesso tossicolosi, in uno stato di apparente bene~s ere, sì, che possono anche godere la vita, e, più largamente degli a ltri tubercolosi. dissem inare l'infezione. Ma i periodi el i benessere possono essere interrotti, più spesso nella stagione invernale, da riacuti~z<tzioni broncopneumouitiche, ovvero da localizzazioni in un'altra sezione del polmone, o in altre regioni, siccbè gl'infermi possono in breve tempo morire, anche vecchi, per tubercolosi miliare acuta, o p er meningite tubercolare . Le varie fasi della lesioHe anatomica spiegan o i.l


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decorso d t' Ila forma cl in ica, perchè i primi focolai della infezione hanno ord inariamente sede negli apici polmo · nari, con carattere bronco-pneumonit ico, e con essudato che g iunge alla metamorfos i caseosa.. Ma i bacilli ed i loro veleni, anzi uhe compiere l'azione d istruttrice ne l rest0 del parenchima polmonare, esercitano uno stimolo s ul connettivo, il quale a tal modo prolifera, e con il sussidio dell"endoar t;eri te compagna, si tormano quegli insp~:~ssimenti fibrosi, che rlelimitano, come altrettante barriere, il focolaio infettivo , e talora defini tivamente lo incapsltlano. Co-:;Ì, con il uoncorso della pleurite, ra.pice polmonare si abbassa, si espande poco, s'immo· bilizza, si fo r mano delle bronuh iettasie secondarie, e r infermo con tin ua a. vivere senza g ravi molestie. Si riseonLrauo allora con l'esame fis ico un a vvallamanto dellt> regioni sopraspinose. sopra e sottoclavicolar i, una respirazione debole ed aspra, con ottnRità più o meno relativa ed aumento rlel fremito toraoo- vocale. Più di una volta, si è aceeLtata come definitiva n na guar igione, che iu ultima analisi non era che una s0sta, una r emis:>ione più o mt>UO lunga . Con ciò non si. v uoi di re che la gna.ribilità della linbereolosi non possa a vvenire e non aYveuga., in \'irtù della tendenza naturale del t ubercolo a d ivenire tibroso: ma sono molte e molto sottili le modifìt;azioni uhe il p rocesso tuberco lare lascia uei fog lietti phmr ici, nelle pctreLi e nei ca pillari dei lolntli. A potere impedire pP.rÙ gli ulteriori effett i del bauillo speeit.ic.:o e dei microrganismi che vi si às:-<ociano, occor re di 1lebellare u u errore frequente nella pratica, qncllo cioè di non dare al caso appena inci pien te l'import-anza e la g ra\· ita che mer iLa, senza aspettare che il tuhurcolo:-:11 di vent.i t.i:;iuo, uioè :;ogget.to arl infPzioui secondarie. Aceade però spesso, che, o per la via. dei bronchi, in conseguen11a. de ll'aspi ra~ione dei bacilli liubereola.ri e


I!>TO I~)l'll Al ('A~ I J>L Ù IMPORTA::-rTI ECC'.

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dei loro prodotti, o per la via linfatica, il processo riappare in a ltre porzioni del p olmone, o in altre re· gioni, determ inand o torme clin iche più o meno gravi, talora a rapido decorso e con esito letale. Gli esercizi corporali, che si collegano con profonde inspirazioni, r end ono agevole l'aspirazione dei bacilli tubercol ari e la loru dissemi nazione. N el ::aso n ostro si può affermare che il processo, forse abbastanza antico, cominciò nell'apice del polmone destro, donde pas:;ù nell'apice polmonare sinistro, ove restò delimitato; più tardi iu,·ase la restante part e del lobo su peri oro d i ambo i polmoni, o ve tutto il tessuto è infiltrato ed indurato e la bronco-pneumonite h!!. su bito già la fase 0aseosa. e solo recentemente dopo un'al tra sosta più o meno lunga, il processo si è diffuso al lobo inferiore del polmone sinistro, ove sono focolai di bronco pueurnonite semplice reat tivn, ed il tessuto interposto è ancora inalterato. N è l'infermo è morto

per l' infezione tubercolare, bensì per la recenti:;sima infezione diplococcic:a. sopraggiunta in quella parte del polmone destro, lasciata fin qui libera, dall'antica infezione bacillare.

ARTERIO -S CLEROSI. Cadavere di un giovane di 25 anni ; costituzione scheletrit:~ n ormale; masse muscolari bene sv iluppate; assenza di ed1'rni e d'idropi. Il cuore è enormemente voluminoso, ma sull' ipertrofìa prevale la dilatttzione, misurando la parete del sinistro v-entrìcolo 12 mi Ili met ri. P erò discretamente ìper trofico è il ventricolo destro al pari dell 'orecchietta sovr apposta. L e t rabecole sono appiattite, ed appi attiti .sono i muscoli papillari. Alla prova dell'acq na si rivela


7-J.G

::!1'l"DJ E CU:'\SIDfo:HAZTO:\ l

l' insufficienza aortica.. La val vola destra è inspessita, ma. non re t ratta; r etra.tta e deformata è la. val vola sinistra, a l pari della posteriore, il cui segmento di destra. è fuso con la -.;'al vola destra. Al disopra dell" inserzione delle valvole, per breve tratto, l'aorta è inspessita, dilatata, poco elastica, e l'intima, rosea in alcuni pun t i p er neoformazione di vasi, ha placche di colorito madreperlaceo. Fra la val vola sinistra e la posteriore si nota un'e0tasia, più manifesta di w1'altra. dilatazione in corrispondenza dello spazio esistente fra la valvola posteriore e la destra, (aneurismi cupulifor mi). La valvola. mitrale è normale nei suoi veli, teudini e muscoli papillari, salvo che que:;ti sono alquanto appiatLiti, e normali pure sono ht tr icuspide e la polmouare. L'endocardio del ventricolo sinistr o è inspessito, di u n aspetto presso che tendiueo; ma l' iuspessimento non t: uniforme, sebbane cli,;posto a mo' di reticolo, di modo che n ei punti corrispondenti non si scorge il colorito della fibra muscolare sottoposta. Nel ven t ricolo destr o s i osservano delle :'triat ure sottili, che hanno nn colol·ito di toglie di autunno, e I'}Uesto colorito si vede pure a ll a superficie d i sezione di ventricolo sinistro, ma. solo iu corrispondenza della metit interna. della spessezza del miocardio; chiarì segni di degenerazione grassa, elfetto dell'anemia dovuta alla magr;-iore e più dir etta compressione del l iqnido sanguigno sulla. sezion e interna del muscolo cardiaco. Sul segmento inferiore dei lembi val vo lari aortici si osserva nua. su per tì0ie fì nameute g ranulosa, con intima rosea, si che si pot rebbe pensare ad un processo di endocardi&e ricor· rente o di enòocardite vegetante; ma l'osservazione microsco pica d imostra che si tratt.a di una deposizioue t rombotica di piastrine, come si suole verificare in casi di circolazione rallentata . Ed in vero simile alterazione si crova pure sulle placche esistenti nell'aorta ascen-


1:-ITORNO A l C.ASl P l Ù I .I IPORTA!\TI E CC.

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dente, al disopra dell'inserzione dei segmenti val vo· lari. N ell'appendice auricolare dell'oreoohietta destra vi

è un tr ombo, come suole avvenire in cuori, di cui la forza. muscolare è scemata. Le coronarie appariscono normali ed i loro orifizi hanno l'ampiezza ordinaria. Nel resto, 1' aorta nei suoi va.rii segmenti e nei punti di diramazioni vasali è sana. Indurimento cirrotico dei polmoni. Fegato e milza. da stasi. I reni sono a lquanto diminuiti di volnme, duri, di colorito rosso-bruno ; la capsula. si distacca con facilità; la superficie è liscia. ed i corpuscoli malpighiani sono visibilissimi. Vi è sclerosi rena.le, ma non arterio-sclerosi; per la quale la superficie è granulosa, a cagione della non uniforme atrofia, tosto che non uniforme è l'alterazione arterio-sclerot ica renale. Le arter ie renali appariscono invece normali. Dtagnosi anatomica. - Arterio-sclerosi circoscritta ad un tratto della porzione ascendente dell'aorta, con piccoli aneurismi cupnlìformi ; inspessimento, r etrazione e salda mento dei segmenti val volar i aortici, con e:ffetto d'insufficienza e stenosi; inspessimento dell'endocardio e deposizione trombotica. di piastrine; i pertrofia e dilatazione di tutto il cuore, con incipiente degenerazione grassa del miocardio ; sclerosi rena.le, fegato e milza. da stasi. L ' infermo sembra non avesse mai sofferto reumat ismo articolare, morbillo, diabete, sifilide.

* .. Esclusa. la. possibilità di una endocardite vegetante, il grado discretamente avanzato della lesione aortica, tuttochè fosse al primo stadio, parla in favore dell'origine arterio- sclerotica. delle lesioni val vo lari. Anche in giovani soggAtti si possono avere for~e di art~rio-


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STll OI E tONSIOrmAZJ ONI

sclerosi pm o meno d iffuse, senza estrinsecazione di sintomi e senza ch'essa sia la ca usa della morte, e più spesso fo rme circoscritte di arterio -sclerosi, di cui principali lA. forma cardiaca, come la chiamò Huchard, (Herz B1lde), le fo rme reuale, cerebrale, intestinale e muscolare. che si appalesano con sintomi di ang ina toracica, di angina addominale, claudicazione intermitten te, ecc., e spesso sono fra loro indipendenti. Non è du nque sempre ben fondato il criter io di ricorrere all'età. nella diagnosi d i C) ueste lesion i, e non è esatta la fo rmola. francese che rart·e rio-scleros i sia. la malattia della vecchiaia, la rug~ine della ,·ita. Quando si parla d i fo rma cardiaca di arterio-sclerosi, s'intende ordinariamente quella Jelle arterie coronar ie : ma vi è un'altra maniera di ditl'nsioue del processo, cioè ai veli val volar i aor tici, e da. !')uesti talora al velo grande della mitrale. e questa può anche stare senza dell'alcra. Perchè si deter mini poi or runa or raltra. localizzazion e ignoriamo . Ma quale è la cagione di quest'arterio-sclerosi in un soggetto così g iovane? Qu i però niuna nota. anamnestica a~·ceuna a sifilide, e manc:a pure la prova aoatomopatol ogica di essa. Non si sa nemmeno che l'ind ividuo sia stato alcooli:;ta. Del resto, quanti sono alcoolisti, senza avere in cosi. giovane età. noa simile localizzazione~ Si discute ancora molto tu torno r etiolog ia. Il diabete. la gotta, la sililide, r al coolismo, i piaceri della mensè'L, le fatiuhe eccessive, i patemi d'animo sono le cause, d1e più com~memente s· in voeauo per quest'affezione. Hucbard pensa appunto, che siano le ptomaine intest:.inali , specialmeuLe per coloro ch 'eccedono in pasti la.uti e copiosi. le quali, circolando nel saugue, prod ucano simili alterazioni. Neanche sulla patogeue::;i si è d i accordo. Endoa·rtc''ile, dice Huchard, e la maggior parte degli scrittori con lui con:;identno la. lesione siccome u n processo fio-


lN'l'OJL'iO A l CA:'l l l'Il', l \ JI ' ( >II'f' A:\1'I EC'C.

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gistico. Altri la considerano come un'alterazione regressiva, un processo degenerativo. Ohi ritiene che l'alterazione s'in i7.i dall' t'ndocelio e chi dalla membrana fenestrata interna; ma comincia. ora a farsi strada una altra ipotesi nota ancora a poehi e sostenuta per numerosi argomenti della scuola di 'rhoma, che cioè il processo sia primitivamente localizzato nella med ia, donde perdita di elasticità e dilatazione del lume vasale, a cui seguono la sulerosi, l' inspessimento, la neoformazione del!" intima, che, alterata la normalità della circolazione, ser vono a. r idare o a tentare d i r idar e al vase il lume normale. L a neoformazione dell'intima rappre::;enterebbe 'insomma una vera compensazione, un tentativo nat.urale per ristabilire la normalità della circoh~zione ; e ::~e pi ù tard i l'intima atrofiua o subisce la degenerazione grasila, calcifici, ecc., egli è in virtù ddlo stesso processo fatoJe, per cui anche nell' ipertrofia. compensativa del miocardio, ipertrofia provvidenziale di Houillaud, si altera e degenera in un secondo tempo la fibra muscolare.

ANEURISMA DELL'AORTA. Nel cadavere di un uomo dell'età d i c irca 50 anni, morto per polmonite fibrinosa bilaterale, si risconlirano le s'eg uent:.i impor tanti alterazioni: Il cuore è in totalità iper lirofico ed alquauto dilatato: g li ostii e g li apparecchi valvolari sono sani, non escluse le valvole aortiche, e normali sono le coronarie ed i loro orifìzi. N eli"aorta ascendente, poco elasti0a, d ilatata, si notano placche sclerotiche, alcune nel periodo iperplastico, d i aspetto madreperlaceo, altre in via di degenerazioni, molli e di colorito giallo, al tre calcitiche; tutti i differ enti stadii del processo arter io-scler otico,


,-.;'JTDI E Ull :-iSJJll·: f~A:tfONI

ma n on s i osservano ulcere a teromatose. In corrìspon· denza delr istmo delraor ta si vede una dilatazione aneur ismatica , della grandezza e della fo rma di una piccola arancia, e, senza spo:;tare le part i, si nota ch'essa non eseruita compressione sul ricorren te, sul vago e s ul bianco rli sinisLra, n è snlla trachea, essendosi svolto v erso l'apice del sinistro polmone, ricacciandolo innanzi nella fiJssa sottoclaveare. A perr.a la dilatazione an eurismatica, appare meglio la sua configurahione. E ssa s i può dire calioiforme, mcmca del coll etto ed è in rapporto per mezzo di ampia. aper t ura con il lume vasale. La sua cavità è poi quasi intieramente occlusa da t rombi, di colorito r ossigno, a. s uperficie alq uanto ineguale ; ed in alcuni punti essi oltrepassano con piccole gi ttaLe il cercin e aneurismatico, continuandos i guasi i nsensibi lmente con la circostante intima vasaiC'; ladc!ove da questa si vede chiaramente procedere la delicata membranel la che s i porta a ricuoprire la mas:>a trornbotica., e che, com'è confermato dalr e:;a.me microscopico, alt ro 11on è se non la. contiuuailione del rivesti mento endoteliale dell' in t i ma.. Se non che, guarda ndo attentamente, in un punto, il quale cor risponde quasi al centro della caYità aneurismatic<t, si ossen·a. una scontiuuità. della membrana che ri Vf!Ste la massa Lromboti ca, e guivi si vede una piccola escavazione piena di sangue colorito oseuro. meut;re la super ficie trombotica che le giace im mediatamente intor no, ha. un' a~sai minore cousist.enza che non altrove. F acendo poi uua. sozioue trasversa della dilatazione aneurismatica, si osser va la soli ta disposizione stratifo r me ; e le stratilìcazioni più periferiche sono più d ur e, di colorito g rigio- scuro, in alcuni punti di colorito ocraceo, p er depositi di ematina, laddove le più in· teme appariscono di minor durezza e di colorito rosso.


niag,wsi analo,nù:a. -

Endoaortite cronica defor· mante; aneurisma dell'aorta. discendente, occl usioue trombotica, rammollimento centrale del trombo; polmonite lobare bilaterale. L'a.uenrisma non fu diagnosticato in vita. Il reper to è assai i uteressante. Dovevano mancare nell'infermo, poichè non v'era alcuna compre::;sione sulla trachea, sul ricorrente, sul va,go, ecc., la tosse latrante, la tosse con clangore, che talora per sè sola è sufficiente alla diagnosi, il fenomeno di Cardarelli, la elevazione sistolica del laringe, e tutti quei disturbi unilaterali di quest'organo, per i q uali g li aneurismatici sogliouo ricorrere in primo tempo agli specialisti di lariugoiatria . anzi che al med ico. Il professore Marchiafava illustrò, or sono alcuni anni. un aneurisma dell'aorta discendente, il quale. sen;.-;a esercitare alcune compressioni sul laringe, sul vago e sulla trachea, comprimeva il broneo di sinistra, determinando fenomeni ascoltatorii tali, che si fece la rliagnosi di t ubercolosi pc.lmonare incipiente. Ma il reperto è ancor più interessante, perchè mostra e;hiaramente l'avvenuta guarigione spontanea dell'aneu· risma, e dà ragione del perchè, restando esso escluso dalla correnLe circolatoria, non se ne sia fatta in vita ]a, diagnosi. Niuna controversia fra i patologi intorno la possibilità della guarigione spon tanea dell'aneurisma; ed il trattamento medico, mediante il riposo assoluto continuo. mediante la cura della fame, ecc., è diretto a sollecitare lo stesso procedimento, elle per virtìt na· tura1e si compie, come a llo stesso scopo tende i1 piìt r ecente metodo curati v o, mercè le iniezioni d i gelatina. P erò laddove i patologi ammettono la possibilità d ella spontanea g uarigione in quegli aneuri:,;mi forniti di un colletto, nei quali ang usta sia la comunicazione fra il lume vasale e la cavità. aneurismatica, il presente caso,


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ed in eiò è ancor più interessante, mostra com'essa sia pure possibile, allorehè ampia sia la comunicazion e in discorso. E d il reperto mostra altresì come la guarigione non sia :>empre definitiva, ma talvolta soltanto provvisoria, a cagione di una delle fas i regressi ve del trombo, il rammollimento, dond e la. d istruzione e la scomparsa del rivestimento endotelide e la formazione di uua nuova cavità nella stessa mas:;a tromuotica. È () uesto rammollimento che scava, per cosi dire, fi no alle ultime conseguenze, r ulter iore precipizio. n.ttra.~ verso le a\venuto stratificazioni fibri nose.

E MOR R AGI A CEREBRALE . l

L'au topsia si esegue 36 ore dop o la mor te. Cadavere di un uomo di circa 50 anni, di statura media, di costituzione scheletrica norma,le; nutrizione generale buona : abbondante accumulo di gra~so n el pannicolo sottocutaneo: muscola,tura. bene sviluppata; pallore cadaverico; rigidità. cada•:erica scomparsa; mac· chie i po:;tatiche alle regioni dorsali ; colorazione 'erda~ stra a lle regioni inguinali. La calotta cranica è pesante e sclerotica. La dura madre appare più te!'ia del normale, e p resenta una su ffusione emorragica , specialmente in corrisponden za della superficie infer iore dei lobi temporo-sfenoidali e la s uperficie inferiore dei lobi cerebellari, che sembrano r ivestiti da u n mantello cr uor oso. Alla superficie d ell'emisfero destr o si vedono le vene ripiene di sangue . Non si t rova liquido negli spazii sottoaracnoidei . L 'emisfero sinistro appare più del destro voluminoso e convesso, quasi cadente in fuori, con oircouvoluzioni spinate e con solchi poco profondi . n lobo frontale è pal-


L.._TORN O ài C.-\SI PI Ù DIPORTAXl'I li:CC.

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lido, ma sono iperemici il giro fron tale ascendente ed il giro frontale medio.

Si scorgono emorragie puutiformi nella corteccia della parte inferiore dol lobnlo parietale inferiore e della parte posteriore del secondo giro temporale d i destra. Le art-erie dell'ottagono di vViilis sono trasparenti ed in tutto normali. L a sostan?.:a bianca del centro ovttle sinistro è vivamente punteggiata. Si scorge un accenno al cosi detto stato poroso del cervello, dipendente da di· latazione degli spazii perivascolari. Ne!l'emisfero de· stro, a livello del ginocchio del corpo calloso, in corrispondenza del nucleo lenticola.re, !3i vede una perd ita di sostanza, di forma circolare, contenente una piccola quantità di liquido torbido, brnnastro, la qua le presenta a.Ua. sua superficie una fina reticella di neofor mazione vasale ed una sottile membranella di giovane connettivo, di colorito ocraceo, erl intorouo si osserva. una limitata zona d' infiltramento, e più all'esterno una zons di 'tessnto nervoso alqnanto edematosa, compressa. dalla quale fuoriesce nno scarso transndato. La capsula interna è conser vata. Il ventricolo laterale destro contiene poco sangue disciolto, ma il ventricolu laterale sinistro è ripieno di sangue in g r u mi, per una vasta. apoplessia, che dalla protondita dei ganglii si e:;pandd in alto, fino a raggiungere la sostanza bianca de l centro semiovalt-. In corrispondenza dei nuclei della base vi è una cavità con sangue, in parte coagulato, in parte d isciolto, e con detritus di sostanza cerebrale, le eui pareti sono formate della stessa sostanza cerebrale lacerata. Vi è distruzione parziale del nucleo candato e del terzo posteriore della capsula interna, con edema circostante. Anche il medio ed il quarto ventricolo sono ripieni di sangue. All'esame microscopico, le ar· teriole della sostanza perforata di sin istra e le arteil:\


S'l'UOI E CO~SIDI!:RAZIONI

riole centrali presso il focolaio emorragico si vedono ecta:;iche, con la parete assottigliata, atrofiche, con l'i ntima rag g r inzata, e con aneu rismi cupulifor mi, da uno dei quali, in corrispondenza del colletto estremamen te sottile, dev· essere provenuta l' emorragia. L e arter iole della sostanza perforata d i de ·tra presen tano ingrossamenti moniliformi, di aspetto giallastro, ed il loro l ume non è rotondegg iante, ma ellittico. Il pericardio è normale ; il cuore ha zolle ad ipose abbondanti; vi La un discreto g rado d' ipertro6.a del ventri<.:olo sinistro, ma gl i apparecchi valvolari e g li ostii sono normali, a l pari dei vasi coronarii e dei loro orifizi i. L 'aorta è abbastanza elastica e l' intima levigata : i vasi periferici sono in tutto normali . Non vi ha liquido nella ca,·ità pleurica, non vi ha occlusione dei bronch i, ma i polmoni sono atelettasici. La milza è di volume normale ; la sua capsula pre· senta d ei noduli di tessuto fibroso, dovuti ad inspessimento di essa. I reni sono normali per vol ume, per forma, per consistenza e per il rapporto fra la sostanza corticale e la midollare. Niuna alterazione apprezzabile degli altri organi. Diagnosi anatomica. - P er i-meso·endo-arterite delle artet·iole centrali cerebrali, iper trofìa del ventricolo sinistro ; cisti apoplettica nella parte ester na del nucleo lenti<.:olare destro; vasta emor ragia recente nell' emisfero sinistro, con versamen to in tutti i ventricoli ; a telettasia polmonare da collasso. Non si sa nulla della storia clinica: si conosce solo che il morto era uno strenuo bevitore. L'emorragia nella parte esterna del nucleo len ticolare de::;tro dev' esser e, a giudicare dal coagulo sanguigno, di data recen te, e deve avere deter minato una paresi transitor ia, da sempli::e compressione, visto che la capsula interna è conservata.


I XTORN'O AI OASI PIÙ IN'1'EilESSAXTI EOO.

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L' atelettasia polmonare, che abbiamo riscontrato, non dipende da. compressione, non da occlusione, essendo asciutte le cavità pleuriche e pervio il lume dei bronchi. È dunque una a telettasia da collasso, condizione che favor isce le polmoniti o bronco~ pol m on iti da aspirazione, così frequenti in malattie gravi dei centri ner vosi e n.el tifo, ecc. , quando vi è coma, e gli alimenti ristagnano nelle fauci per difetto di deglutizione o per insensibilità della glottide ; circostanza da. tenere a mente al letto dello infermo. Pur avendo riconosciuto sane le arterie della base del cervello, l'aor ta e le arterie periferiche; non avendo riscontrato lesioni, che accennino ad infezioni acute, le quali deter minano spesso trombosi od emorragie, nè nefrite interstiziali, abb iamo Yeduto una profonda, grave ed estesa alterazione delle arteriole centrali, la. cui riposta cagione deve r icercarsi nell'alcoolismo. Non si sa però dire parchè in f1 uesto sieno ordinar iamente le:>e alcun e singole sezioni arteriose, e non se m p re le stesse. L'arteriosclerosi dell a base e delle silviane predispcne più ai rammollimenti ; ma è di somma importanza nella genesi d ella emorragia cerebrale, imperocchè l'onda sistolica è r isentita più energ icamente da i vas i terminali, e la cresciuta pressione sanguig na, operando su tubi irrig iditi , li dispone alla for mazione di a nen• r ismi miliar ici. Ma condizione necessaria per la emorragia cerebrale non è la scler osi dell e arterie basali, la quale favorisce soltanto l'alterazione delle arteriole terminali. Charcot , per la frequenza della loca lizzazione delle lesioni , parlò di arterie della emorragia cer ebr!!.le; ed egli e Bouchard, poichè spesso si tr ovano alterazioni dei vas i terminali, senza ar teriosclerosi della base e delle arterie periferiche, affermarono per i primi ohe la causa. dell'emorragia cerebrale sia riposta in un processo del tutto differ ente da l pr ocesso arteriosclero·


S'fi.:DI E C(.J;>;!':IOER\ZIOXI

tico in nn processo cioè di peri e mesoarterite, che disponA i vasi centrali alla fo rmazione di a neurismi miliarici, la cui rottura è la causa ultima, efficiente, della emorragia cerebrale. Molti alt:.ri stud ii si sono fatti su questo argomento da P estalozzi, da V irchow, da. Ziegler , e tutt.i sono di accordo nello spiegare al lo stesso modo la genesi dell'emorragia delle arterie terminali del cervello. Avviene spesso di trovare, insieme con un se mp l ice processo di mes o e periarterite, l' ipertro6a del '-"entricolo sinistro, come abbiamo veduto nel nost ro caso, sebbene essa. possa essere qui in r appor to coll'alcoolismo tipertrofia idiopatica. dei bevitori). In ta l modo si spiegano le morti improvvise dopo pasti copios i, durante sforzi di vomito, nel r idere fo r te, ecc., quando la tensione arter iosa aumenta.. Il vomito costituisce anzi un fattore importante dell'emorragia, che ad ogui nuovo conato si ripete più intensa. Ad ogui modo, qnaluuq ue sieuo la genesi e l'esseu:l:!l> del pr ocesso anato mo-patologico, si d eve a ver presente, i n casi el i manifestazioni. morbose cerebrali, che possano stare in rappor to con lesioni idrauliche, la possibilità. di g ravi alterazioni delle arterie centrali con integrità. delle arterie della base e delle arterie perifer iche, e viceversa. Uno d egli argomenti preferit i per ammettere o negare la probabilità d i u na lesione vascolare, emorragica o trombotica, del cervello, è nella pratica lc.t. esisk nza o la mancanza di a rteriosclerosi, o di ateromasia dei vasi periferici ; elemento diagnostico assai fallace. Or non è molto, una persona a noi carissima, nel corso d i nna grave e proteiforme iufezioue da infl uenza, fu colta bruscamente da paresi del faccia le sinistro, così abbozzata e fugace che non fu possibile di ben determinare g nale fosse stata la sua estensione, e se disturbi del gusto, dell' udilio, ecc., l'avessero


INTOR.'\'0 Al CASI PIÙ l~'l'EH ES~AKTI ECC.

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accompagnata. Si sospettò la probabilità di una emorragia pnntiforme del ginocchio della. capsula o del fa scio genicolato del piede del peduncolo; ma un illustre clinico la escluse ed ammise la paresi periferica, in virtù di q uesto solo argomento, l'assenza. di note, che accennassero ad arteriosclerosi dei vas i periferici e dell'aorta. I dubbii ed i timori della fam ig lia si dileg uarono; ma cinque giorni dopo, l'infermo fu colto da un itto apoplettico, con em iplegia completa del lato sinistro, deviazione coniugata del capo e dei globi oculari, ecc., fenomeni a foco laio, chiari segn i di una emorragia cerebrale nella sua sede volgare, cui seguirono l'encefalitide reattiva e fenomeni bulbari, in mezzo ai quali avvenne la morte. (Molimen a.poplecticum degli antichi!).

CIRROSI EPATIUA. Nel cada.vere di un uomo di Circa 40 anni si osservano le seguenti principali alterazion i: Colorito sub-itterico della pelle; appacenza di reti venose sulla cute dell"addome; idrope ascite ; polmonite crnposa nel lobo superiore del polmone sinistro, in uno stato intermedio fra l'epatizzazione rossa e l'epatiizzazione grigia ; enfisema vicarian te nel polmone destro, ed alla porzione posteriore del lobo superiore e nel lobo med io numerosi noduli di bronco- polmonite. Il fegato è impiccolito di volume, specialmente nel lobo destro, la capsula è assai inspo.ssita e la superficie è granulosa ed irregolare per rilevatezze di var ia grandezza. La superficie del lobo sinistro appare in minor grado granulosa e cirrotica. Nel lobo destro le g ranula6ioni sono verdastre, laddove le maggiori sporgenze sono di un colorito rossastro non uniforme, a cagione


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S'l't:DI E: ("()XSHIE.RAZl 0:\1

di emorragie e di un tessuto di neoformazione intra.parenchimale. I n. una. sozioue trasvor::;a\e si vode g ià. ad occhio nudo, in alcuni punti l"aumento della sostanza connettivale, onde appariscono meglio distinti e separati parecchi lobuli, di cui evidentemente ogni granulo r isulta: vi sono pure qua e là gran:1li, che compren· dono un lobulo solo. Le intumesceuze di maggior volume sono costituite <.la un tessuto di neoforma?.ione, di consistenza molle, che ha parzialmente sost.itnito il parenchima. epatico, e che in alcuni punti è a nodi distinti, in altri for ma ammas·; i, nodi ed ammassi, d i cui alcuni sono grigi, altri rossigui o giallastri ed altri verdi, secondo che contengono maggiore o minor copia di sangue e di pigmenti biliari. A lcuni dei nodi mag· giori hanno fatto ernia alla superficie del fegato. Niuna alterazione notevole della cistifellea e dei condotti biliari. La milza è cresciuta di volume, di color t.endente al cioccolatte, con inspessimen to della capsula, aumento d elle trabecole connettivali e maggiore appariscenza dei corpuscoli malpighiaui, Iperemia della mucosa eso· fagea, varici e piccole uleerazioni di essa. Molto cata rro ricuopre la mucosa gastrica inspessita, iperemica e con erosioni emorragiche. Il tenue intestino misura soli m. 8 ed il g rosso m. 1,25; la mur.osa. intestinale è quasi ovunque in:;pessit:.a, di colorito brunastro, ed inspessita è la tonaca muscolare. Niuna. lesione inte re"sante del cuore e dei reni. Niuna trapiantazioue del tumore in altri org11.ni. Con il reperto microscopico nun si sono trovate forme parassitnrie negli organi e nel sangue circolau te. Diagnosi anatomica. - Infezione malarica estiiJta; can0ro-cirrosi mi:;ta del fegato : mela n osi della milza; ipPremia da stasi ed erosioni emorragiche dello stomct.co e delresofago; raccorciamento dell'int.estiuo, iperemia


I~TOR::-10 AI CASI f'I'Ù lSTEnE:>SANTI F.CC.

7o!J

da stasi della mucosa intestiuale; idrope ascite ; sviluppo anormale della circolazione venosa delle pareti addominali, polmonite crn posa del lobo su periore del polmone sinistro, enfisema vicariante e nodnli di bronco polmonite nel polmone destro. a) Non è infrequente, che, accanto alla polmonite lobare in un polmone, coesistano noduli di broncopolmonite nell'altro polmone, i quali suno talonL la causa di brusche elevazioni termiche nel corso di nna pneumonite crupa.le, di cui si era preveduta prossima la defervescenza. b) La cirrosi epatica che al> biamo ved uto rappresenta la for ma. cosi detta mista dei patologi francesi, nella quale variamente si fondono le note della cirrosi monolobu lare e della cirrosi polilobulare. I n quella il fegato è ingrandito, la super ficie è liscia, l'al te razione s'inizia intorno ai vasi biliari, donde predominio dell'ittero, e ciò sia nelle cirrosi primitive come nelle secondarie, angiocolitwhe; nell'altra il fegato è diminuito di volume, la superficie è gran ulosa e r alterazione si inizia intorno ai rami della vena porta, della vena centrale dell'acino epatico, onùe predomina l'ascite, magg iori sono i disturbi della circolazione portale e rilevanti e spesso multipli sono i circoli di compenso. c) Merita di essere ricordata nei casi d i cirrosi epatica la frequenza di varici e di ulcerazioni esofagee, che talora determinano imponenti emorragie, anche mortali; e degni di ricordo sono pure il r accorciamento dell'in testino, dovuto ad una peritonitis c-~·onicf/, ,·et,·ahens, studiata, or non è guarì, dal Bottazzi, e rinspessimento della. mucosa e della muscolare dello stomaco, dovuto ad un'arteritis oblite1·ans, studiata dallo stesso .Bottazzi; efletti non già della cirrosi epatica, ma. della stessa causa da cui la cirrosi è dipesa, in special modo l'alcoolismo.


7 (i()

STUDl Jo: ~'0 :-\Sllll-: ll A Z I0 :\" 1 , E CC.

d ) Non sono rari i casi, in cui accanto alla cirrosi

del fegato, s i riscontrano noduli cancerosi. Il Galvani, che con il Ceci e con molti altri in Italia e fuori studiò la lesione, propose il nome di cancro-cirrosi. S i è discusso se la cirrosi sia secondaria a l cancro, o contemporanea e dipendente dalla stessa causa etiologica, ovvero il c ancro segua alla cirrosi e muova da cause diverse. Questa seconda ipotesi si deve ritenere per va.rie ragioni più probabile. (Continua) .


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LA 'rUBEROOLOSI X"KLt.A

COLONIA E RITREA E IX ABD~~T~L\. Contributo allo studio della Patologia della Colonia Eritrea per il Dvtl. EJi,.co F•·anee,.t•o :1IO;r;7.e tli

Cavilano M,•rliro

Per conto doll' « .A.ssot;Ìazione m cclica a meriL·ana » venni, nell' aprile st:orso, richiesto dal Governo d ella Colonia di dare qu!1leh e n otizia sulla diffusione della tubercolosi n ell'Erit rea. La riehiesta mi die(le occasione e motivo di venir sopra un argomento ehe p er lo passato, senza essermi stato oggetto di uuo studio speciale, fu durante ht min, n on Lrcve permnu enza in questi p!1esi, nelle varie loc.aJità e n elle p iù diverse Cll'COStanze, Ùen di speSSO oggBtt o della mia a ttenzione e considerazione, indmendomi a poco a p ouo nel sicuro convincimento che l 'affezione tulJercolare à ol:Koch, per q un.nto riguarda l 'alti piano a,bissiu o, n on e:;ista. Trattandosi ài paesi ch e anch e, o più specialmente, d_al lato delln. loro p atologia, v uoi gen eral e, vuoi delle smgole forme morlJOse, rimangono t u ttora pochissimo conosciuti; p er quell'interesse ch e, nei rispetti, se non foss'altro, della geogrA.fia moclicn,, può aver tntto ciò c~e in proposito aù essi si riferi sce, mi pare non in uhle <.! omunicare, in>~ieme A. qualche dnto complomentare d' aggiunta, le idee ed osservazioni in essenza egun li, che, in modo pitt riRtretto, elJbi, non ba guarì, a scrivere onde aderire all' invito dell'« A.ssocia;òon e n1edìca americana».


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LA Tt: l3EHC0LOS I

Tali idee ed O,;iiùlTazioni pos,.ono essere in se stesse di scar,;o valure, ma raggiu11geranno forse lo seopo -

del resto non tra;;curabile- di richiamare iu seguito maggiormente, e fin dal loro primo arrivo in Colonia, l'atrPnzione clei colle~h i a cui cap]ta d i venir qua ad esercire uell"arte salutare. Xon messi per alcun modo in sull"av-viso. basandosi sulJ"enorme diffusione che ha altron il bacillo del Koch, essi, quando vengono a trovarsi nei clulihi di una incerta d iagnosi, possono talvolta emettere, ~enza gran fatto pensarci, g iudizio di tubcrcrJlosi; giurliz io che, se nella maggior pa1t e di quei casi gravi cui io mi riferisco non è di alcuu danno all'am1ualato sia nel S('nso dei trattamenti cnr atiYi che in qtwllo delle finali conseguenze, scien titkamente non appare prÌ\O d'imporhmza a llorchè si consideri SOttO l"aspettt: ÙPJ l uogo in cni CÌ troviamo. Una più attenta osservazione per parte d i altri colleghi, specialmente se fatta nella q uiete e tranqniJl ità. e coi mezzi maggiori di indagine che offrono i tempi ùi pace, potrà altresì coutril,ui.re a por tar nuo\i e migliori element i dimost.rati,-i e di induzione e amodificare e corrl"ggere ciò che nella mia opinione e credenza fosso, per aYTentm·a, d"inesatt o. Per rac·cogl i ere dei dati di fatto neces!':ari a meglio formulare un gintlizio sulla. diffusione della tubercolosi nell'Eritrea, sono stati presi in esame anch e i reg i;;tri d i vari l uoglti di cura della Colonia. Da essi fu rilevato che, mentre presso !"ospedale mili tare el i ~Iassaua., suJ totale di 136 m ilitari indigeni ivi morti negli ultimi undici ann i Ida! lHS~I al l 899), sei figurano <·ome deceduti per tubercolosi negli stabilimenti cli cura ddl'altipiano- e da q uesti esel udo Cbcren- non appare rico,·erato per tal morbo quasi ne:;snn ascari, non potendo, nel mi.o giudizio, ragioneYolmente considerare come forme tul•er•·ola ri, le


NELLA COLONIA ERITHJ~A B IN ADISSJNIA

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bronchiti, le pleuriti, ecc. che hanno avuto uu decorso acuto, giungendo' pul· lo più in bre\ e tempo a. completa guarigione senza rendere in seguito l'ascari illabile al servizio. Certo è ch e se fra le nostre truppe ind igene vi fos sero dei tubercolosi, l' indice più sicuro J olla loro presenza e quantità verrebùe, di nect'ssita, offerto dai riformati e dai morti, che rappresentano le due vie della loro necessaria eliminazione. Ma quanto ai riformati, ove si consult i no i cloc.umenti della commissione di riforma di Asmara a cui . ' riCorrono 1a maggior parte deg li individui }Jro posti a tale provvedimento metlico-legale ; ove, dico, si consultino quei documeuti, si riscontra che sopra nn totale di una ottantina circa. di militari da essa rifor~a.ti durante gli anni 18D8 e 1SD0, non havvene alcuno hcenziato per affezione tubercolare. Così purA C)_llanto fLÌ mol't.i , snl tot.n,le ni 36 r.he negli anni 1897 1898 e 1800 si trovano inseritti sul . ' regtstro d egli atti J i morte dell' infermeril1. di. A~mara - .luogo che per la forza maggiore del presidio accoglte Un ma(YO'ior numero di militari indiuoni - due bb " sarebbero per tu bercolosi . 1\[a, però, dcdl'<':-Hlme d ci ris~etti-vi r egistri uo;;ologici che, grazie all'opporLunib:~ ~ 1 avel.'li sottomano, furono con diligenza consnltll>ti, e emerso chiaramente che il primo dei d ue ('I'agagnù Guale tn) è passato sul libro dei morti l'On tal diagnosi per. semplice errore di trascl'izioue : su tut ti gli altri :egtstri la sua malattia (periostite) non è egualm ente mscrit.ta, e dalla cura ben decisa e continuata ehe fu seguita, risulta non dubbio che il metlit;O curante opinav~ t1·attarsi di manifestazioni postume di sifilide. Ctrc a al secondo (Sohomid Omar) c'è da osservare che eg li poco prima del decesso era rimasto lungameu.te in cura per « filaria medinensis ~ . E chi non 7


LA TL1DF:IWOLOSI

('Onosce a quale \arietit e molteplicità di sintomi, a. qnali distruzioni e alterazioui Jocali e generali p~ssa dar luogo nelle sue varie lot;alizzazioni e co' suoi ascessi, or superficiali ed or profondi, or vicin i ed ora a d istanza, questa malattia sconosciuta nella nostra pratica d'Europa, difficilmente si capacita come si possa anaar dubbiosi e tentennanti nel diagnost.ico. Del r esto l a stessa dicitura non ben determinata ch e si legge sul « registro degli atti di morte », è probabile che in qual('he modo rispecchi r incertezza di chi ebbe ad i nseri r] a. Dagli stabilimenti di cura dell'altipiano h o fat to dianzi l'esclusione di Cheren che, posta a un'altitudine appena superiore all' intcrme<lia fra l'altipiano e la co:;ta, figura di a\er avuto nel la sua infermeria, sui 2300 e pilÌ. militari indigeni ch e negli ulti mi cinque a n ni (da.J 18\.lo al l k90) vi t rovaron ricovero, alcuni ammalati tubercolosi, ma in proporzione mol to esig ua. giacchè la loro cifra non giunge all' l '/, p . 100 dei r~co verat. i.

In questi ca~ i di Cheren la tl1agnosi dell'infezione venne fatta sui soli sintomi clinici· e, a cagione delle speciali circostanze di luogo e del!~ mancanza d i ogni adatta opportunità, fece difetto la conferma ù i un esam e f11 micros0opio. Egna lme11te, i sei casi di morte per t ubercolosi rf'g ist rati dall'uspNlale d i :Massaua non m i r istllta <'ha sien stati classiocR.ti come tali i n base a ricerche bacteriologiche : e mancarono in essi anche i reperti necroscopici, <bi quali, di regola., ci si astiene p0r nou offender troppo i sentimenti religiosi degli in digeni, a cui ripugna. grandernente l 'idea d i ven ir comnn<ple lesi, e tanto più sezionati, 11ei loro cadaveri. Per una tale rclnti·va incom pletez;r.a noi mezzi di indagine, come può es:;er sfuggito qualche caso di tubercolosi agli occ hi del medico, così può esser occorso -che


XELLA COLO:\!.\ ERl'I'JlEA E 1:-< AJli~SI:>rl.A.

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qualcuno dei casi registrati non al!hia., in realtà, tenuto a n atura specifica. E al proposito, senza voler perciò contestare le diagnosi, facuio nota1·e che l\lassaua e Chereu son locali tà soggl'tte, specialmeute in certi periodi dell'anno, a gravi fl·bbri malariche e che g li stati eli denutrizione, di consunzione, tli maras1110 a cui esse cond ucono, sono non di raclo tali da ren,ler impossibile una sicura diagnosi senza l'aiuto degli oppor tuni mezzi e strumenti. E tanto piLl credo di do\·er f<Lr ciò notare, in quanto che 'ben ricordo come io st<.'sso, colpito nel 1888 da gravissima ma laria, sarei ;,ta.to, con tutta p robabilità, compreso nella categoria dei deceduti

per tisi galoppante, se a togliPre dagli erronei apprezzamenti diagnostici, ch e si fonda-vano sulle tristi, miserevoli apparenze del mio stato generale e che a.vrebbero avuto conferm <.t in un e!'lito infausto, non fossero venute ben tosto a prender il so p m vvento le ener giche forze v itali dell'organismo che mi vollero tener fra i vi vi, con la più asso l ut.a. certezza che i l bacillo del Koch, neancbe per brevissimo tempo, ha trovato son·a di me terreno favorevole per attecehire. Prescindendo, ora, da ogni e=-tranea consitlera~ione, 1 dati surriferi ti tendono a dimostrare come la tubel·colosi si.a li mita.ti1-1sima a MassauR. e nella zona ba>lsa ed ìntormedia e come sull'alt.ipiano abissino non esista. Ma essi xignardano esclusivamente g li ascari : e riflettendo che gli ascari sono individui scelti fra i pitl s!mi e robusti e che non appena, per indebolimento o deperimento dell'organismo, accennano ad esser incapaci di rendere un utile ser vizio vengono el iminati dalle file, il giudizio fondato solamente su tali dati stati::;tici offerti dalla truppa avrebbe un valore relativo qualora non concordasse con q nello tratto d::tll'osservazione d~ tutta la popolazione indigena, osservazione che, per dir vero, v iene a dare piena conferma.


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LA TL'DEHCOT.OSl

Ed infatti anche il capitano medico dottor Pace, che ha dimorato piuttosto a l nngo a n[assaua, ritiene le forme tubercolari, in quelle regioni della costa, piuttosto rare. A v viso non tliverso esprime il tenente meòico Pizzocolo, che in due anni di soggiorno a Massaua, siccome specialmente a.c1detto al servizio civile, ha avuto campo di esercitare largamente la professione su popolazione d'ogni condizione, sesso ell età : il Pizzocolo, anzi , ricorda <tnasi ad uno ad uuo quei non molti casi che caddero sotto la sua osservazione e che ha crednto dover ascrivere a lesione tubercohLre. A Chercn pure risulla scarsissimo fra i nativi il nu· mero dei tisicì, ma per Ghere11 è degno di nota il fatto, riferitomi dagli ex-missionari francesi di quella Missione Cattoli ca fondata da mon,;ignor De-Iacobis, da oltre cinquanta anni, che cioè, fnt gli allievi del loro i~tituto, ~i sarebbero verificati rela.ti,·amente freq nenti i casi di affezione rolmonar e di natura specifico,. E qui giovn., anzitutto, nota.re che quei giovani alJievi - raccolti presso la Missione quasi come in tm seminn.rio e obbligati acl una vita di st.udio e seden· taria, affaHo differente da q nella per cui son nati potrebbero aver acqnisito una certa prodi::;posizione e di consegnenza aver offerto terreno favorevole al germe che, non so se autoctono o se i m por tato dagli stessi mae,;tri europei, trovò lì arlatte condizioni di sviluppo. Non è inutile, poi, ril·o.rdare eli bel nuoYo che per la sua altitudine relativamente poco elevata (HOO metri), il pae::;o Llei Bogos non va compreso, anehe sotto l'aspetto sotto cni noi lo guardiamo, fra quelli dell'altipiano abi:;sino propriamente detto, do'\'e nell'elemento indigeno io escludo in modo deciso, llivergendo, forse leggarmente, dal parere di altri colleghi, i processi morbosi del bacillo di li.och. Già, intanto, le conclusioni a cui in proposito siamo


NELLA COLONIA JmiTRIJ:A E I~ ADISSI:\fA

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condotti dalle statistiche dei militari mi sembrano oltremodo significanti, ma a decidermi ancor maggiormente nel senso testè enunciato viene la pratica sulla popolazione in generale. In tutte le varie provincie dell'altipiano facenti attualmente parte dell'Eritrea e in quelle ezianùio del Tigrè precedentemente da noi occupate, io ho soggiornato per un tempo più o meno lungo oppure di semplice passaggio, ma riandando colb memoria, non mi sovviene di aver visto, sui luoghi, un individuo affetto da tubercolosi. Neanche fra le stesse numerose genti di Ras l\Iaconnen, in mezzo alle quali ad intervalli ebbi occasione di permanere, non mi occorse di visitare alcun tisico: e, ove fra di es;;e vi fossero stat.i dei tisici, specialmente se appartenenti a un rango sociale un po' .elevato, senza dubbio me ne sarebbe stata data visione. E non è da supporre che il non averne avuta visione possa a.ver tenuto al giudicare la malattia insanabile. Tali genti, nella scienza ancor primitive, e che, pLn non maravigliandosi, in fondo, troppo di nulla, rivestono nelle loro menti certi fatti con idee qnasi soprannaturali: tali genti, ripeto, non hanno un concetto del potere del medico e, non sapendo mi':lnrare fino a qual punto arrivi questo potere, non sanno distinguere i mali in cui riesce possibile intervenire con qualche rimedio dagli altri per i quali ogni nostro mezzo ter apeutico si dimostra impoteùte. Di ciò, troYandosi in quelle specialissime circostanze e se m p re che stiano lontane diffidenza 'e sfiducia, si rimane ben pre;;to persuasi, quando, per altri generi diversi di malattie, vi vedete portare innanzi infenni, a cui - nel confessare la vostra impotenza e nel mettere in campo a loro credenti, per meglio convincerli accorciando i discorsi, le supreme volontà - non vi r esta da dar altro consi-


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I,A T UBERCO LOSI

g li o mecl i co che q nello di rivolgere in alto le preghiere~ affinchè il Creatore voglia, o in parte, o da capo a piedi, secondo il bisogno, rifarli. Non de \~e:; i sull'argomenbo, fra l'altro, tacere che gli indigeni dell"altipiano abissino si presentano di solito, n elle loro affezion i dell'organo respiratorio, con un decorso breve e benigno e che ne v;mno inoltre ben poco soggetti. Qu:"tntunt1 ne n è le loro vesti n è le loro abitazioni si prestiuo a protC'ggerli dagli agenti esterni - quasi che liL pelle che li ricopre voglia dar la più persuasiva dimostrazione del comune asserto che dice difender pur dal fredJo ciò che difende dal caldo le ma.Jattie da influenza reumatica si risco ntrano in essi infreq nen ti, per moclo che viene anche a mancare quella condizione predisponE>nte allo sviluppo d el bacillo specifico per cui nell' i nverno, co ll'aumentare delle affez;ioni bronco-polmonari, si osserva in altri paesi uu proporzionale A.nmeuto nei casi di tubercolosi. Sotto il punto d i vista in parola fa d'uopo, però, distinguere dai nativi dell'altipìa.no gli indigeni delle coste cleli'Eritrea e quelli delle altre regioni basse. Di razze per ogni rig uardo diverse dall'abissina, di t:o~ti­ tuziono organica difforeute, nn.ti e cresciuti in un clima torrido o presRoch è torrido, essi, allorchè passano sull'altipiimo sotto altri agenti n.tmo:>ferici, cadono ben di spesso ammalati per malattie da infreddamento e particolarmente per bronchiti e simili. Ciononostante, come abbiam veduto, noppur questi indigeni, che in bnon nnmoro militano in A.Rmara e altrove fra le nostre truppe, non hanno dato tributo di morbi li t.à alla tubercolosi: e questo fa tto, che, ma.lgrado cioè, il sovveuire di una delle principali condizioni prediRpoueuti, non v~Jlga in ca.mpo i l bacillo specifico, mi par si debba interpretare come una nuova prova del l'asseuza d i esso.


• NELL~ COLONIA ERITREA E IN A:BISSIXIA

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E come per la specie umana., cosi intendo che le cose non corrano diverse per gli animali domestici. In base alle osservazioni che, se non in modo regolare e continuo, mi è accaduto di fare a sufficienza estese nel periodo di parecchi anni, mi son formato l'opinione che la tisi perlacea nei bovini iu Abissinia non esista : io, ad ogni modo, nel bflstiame del luogo - cioè in quello non importato- non l'ho mai rilevata. Non potrei condividere l'idea di chi, applicando all'uopo la teoria del Nicolle, volesse credere che la peste bovina - importata a .Jfassaua durante la nostra campagna del1887-88, diffusasi poi dovunque fino agli estremi paesi Galla e cagione tuttora di interconenti limitate epizoozie abbia valso a distruggere tutti gli individui affi" t ti da tisi: com prendo benissimo la sua predilezione per questi, 'ma non mi spiego la loro completa distruzione. Del resto, le informaziom dei vecchi affermano che, anche prima dell'invasione della peste, una malattia di caratteri al caso sospetti era sconosciuta. Non so poi se la grande proclività delle scimmie per l'infezione tubercolare si debba ritener inerente soltanto allo stato di loro cattività e 1•on so quanto possa riferirsi al viver libero e selvaggio loro naturale: nondimeno per quel qualunque valore che gli si voglia annettere, stimo far osservare che fra le numerosissime famiglie dei detti quadrumani che, nella mia qualità di appassionato cultore dell'arte di Diana., mi capita talora d'incontrare, mai non mi vien fatto di scorgere degli individui ritardatari, cui la malferma salu te impedisca di fuggire con minor lestezza ed agilità degli altri. Ma, r i tornando agli animali domestici, oltre che per ciò ch e fu esposto e per l'esperienza sulle bestie macellate, la mia opinione è confortata da altre considerazioni indirette. Se la tisi perlacea realmente esistesse, 49


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LA 'rli.BERCOLO~l

essa, ben più che in Europa, diverrebbe in Abissinia un mezzo precipuo di trasmissione e di diffusione della tubercolosi, giacchè alla precauzione di render innocuo il latte co lla bollitura non si annette alcuna importanza igienica e: quando vi si ri corre, non si fa che per meglio compiacere a un gusto individuale. Si aggiunga, infine, che ammessa la sua.ccennata. ipotesi, non soltanto l'infezione passerebbe all'uomo per v)a del latte quanto auche - e ciò assai più facilmente che da noi -per via delle carni che non sempre vengono sottoposte all'azione sterilizzante della cottura, ben sapendosi quanto sia uso comunissi)llo fra le p()polazioni abissine il cibarsi di carni crude, fumanti . Qual sia, ora, il fattore che, insieme all'alti tndine, più di ogni altro contribuisca a render esenti dalla tubercolosi gli Abissini, non saprei con pre~;isioue misurarlo. È da escludere, int.anto, el1 e v'ablria parte l'osservanza di speciali regole sanitarie ed igieniche, tosto che si consideri che a questo riguardo regna la massima trascuratezza, non venendo per nulla curate le norme più elementari della pubhlica ed individuale pulizia, non essendo oggetto di alcuna attenzione le acque e coabitnnùo negli stessi ambienti uomini ed anjmali. Parimenti va esclusa l'abbondante nutrizione, cbè anzi, di primo acchito, a l giudizio di noi Europei, essa potrebbe parere affatto insufficiente per quantità e per qualità, tanto più pensando che una parte dell'alimento ingerito dovrà. andar a riparare le perdite prodotte dalla tenia mediocannellat.a, che ciascun indigeno i n sè, d'ordinario, alberga e di cui si cura soltanto per scacciar periodicamente dal suo corpo l'eccesso di proglottidi col mezzo del Kusso, antielmintico che lo stesso paese gli fornisce. Con tutto ciò - sempre a


XELLA COLO:\IA ERITREA E IN ADJ:jS!:lilA

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proposito della nutrizione poco abbondante - non si deve credere a un sistema di Yita improntato alla regol are sobrietà: parlando in linea generale, gli abissini sono sobri per necessità e non già. per virtù: si abbandonano ai maggwri disordini dietetici ogni qualvolta si presenti loro una buona occasione, e, semprechè ne abbiano il mezzo, abusano grandemente degli alcoolic-i, s ia di q nel! i di loro fabbricazione tratti dalla fermell. tazione dello zucchero di miele, sia degli altri pitt o men velenosi che vengono p er poco prezzo appositamente loro a.mmaniti dai negozianti della costa e d'alti-e mare. N o n esiste nel paese alcuna speciale endemia1 dove n· dosi topografìcamente, a rigor di termini, escludere anche quella malarica, perchè ne sono assolutamente indenni, per quanto si vedan talvolta paludose tutte le regioni al di sopra der 1600 o 1700 metri o poco su di lì. Non v'ha per dir vero, neanche predominio di sp,ee: i ali malattie costi tnzionali, che, debilitando l'ol·ga.nismo e diminuendone la resistenza, possano servir di causa predisponente al bacillo del Kocb, ma la sifilide, se mai, basta per tutte. Questa discrasia è a dismisura estesa, e capi e g regari ne h an d'ordinario sttbì to il contagio : più che decrescere, è andata forse in questi ultimi anni aumentando a cagione delle COJ.ltinu e spedizioni militari che, tenendo lontani per lunghi mesi dal focolare domestico individui assai dediti a quei piaceri di Venere che d'altronde formano nn o d-egli unici godimenti della lor vita, li mettono nella nece~:.ità di dover n:mfruire delle .impure veneri, che, accompagnandosi al segui Lo dei loro eserciti anche pe1· i bisogni del servizio di sussistenza, l'i fanno sempre larghe dispenl'liere r1ell'ingrato dono, ('011 grave '>capito di quel qualunque servi?.io sani:tar.io che fosse per es.i>;tere.


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LA TUBERCOJ,OSl

Abbiamo, per tal modo, passa.to in bt·evissimtt rascond i zi oni di vario genere degli A bissi n i ed abbiamo veduto che, nè p rese nel complesso uè prese pnrtitamente, non sarebbero in sè stes:=:e contrarie a lla tnbercolosi. Ma ciò che }Jera.lt ro va notato è ehe l'Abissino non e;.:ercita arti e professioni cLt dover sottostare &. perniciose influl'nze predisponent i: uon vive in popolazionP soYerchiam E>nte affollata e, quel che è più, - sia che fa,ccia il nobile mestiere delle arm i, sia che col ti vi l'ngri('o l tura, sia phe attenda alla pastorizia mena \'Ìta eminentf' men te all'arin. apertn.. E per seguire un tal sistema di vita. egli è f<w orito dal clima mite ed egn<t le, senza eccessi; l'OD una media annua temperat i::;;;ima, direi quasi prima.vt>ri le, rlata., ben si noti, da differenze poco rileva.n ti fra il giorno e la notte e meno ancora i·ìlcva.nti - in grazia della la.titudine prossima all'Pqnatore - tra stagione e stagi011 e. La vita all'aria, aperta è inoltre f,worita dal corso spec.: ia le delle stagioni per cui piove tre mesi soltan'to all'anHo, mentra negli altri nove il cielo si mantiene sempre sereno e l~ts c ia ~plen d er benefico, co' suoi raggi pia('('Volrnente tiepidi, i l sole. l\la anche durante i t.r e m e~i della stag ione dell e granrli pin!!g ie n on è detto che Lli.bi,.~ino sia costretto n. viver ,.:empre rinchiuso nella. Slt~\ <tbitazi on<>, gint·chf> ben di rado il mal tempo imperversa per tutta ht g iornata : i temporali sorgono rnpilli 11elle pdme ore del pomeriggio, ma, sia per tut to il mattino che verso sera, il tempo d'ordinario - anch e in luglio, agMto e Sf·ttembre - si mantiene pi11 ch e buono ed an:r.i, se si hada <tlla sola temperatura, accade forse di veclere nna '' ariabi lit:L a11cor minore di que lla che si osser va negli nltri mesi de ll'anno. P er farr;i meglio nn'idr·;'l. •l(•lla bontà dell e condizioni climnti"b e, basta gr·ttar uno sgtH~rd o sulla tabella merroreol ogi ca ri portata nella Helaz iv11e della 1·eale co msPg n t~ le


~ELLA COLO:'\ JA EntTREA E I:\ .ADIS:'H:-IIA

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missione d'inchiesta e tratta. tla o~:.>ervazi o ni fatte iu luoghi e tempi diversi da. vari viaggiatori. Su di essa si rileva che la media a11nua nel le nostre provincie dell'altipiano. a seconda dell'altitudine dei singoli punti, varia solo dai 15° ai ~3° e che l'escursione an nuale è dai \:1° a.i 10°,5 soltanto. Son cifre queste molto significative, anche. perchè, come è già accennato, non provengono dalla 5(1!11 ma com p lessi va di te m pera t ura tra loro assai differenti a secouda ch e appartengono a una stagione piuttosto che ad un'altra, ma sono, bt,nsi, il risulta,to di temperat.ure quasi uniformemente eguali. La tabella indiC'ata si riferi:;ce esclusivamente all'altipiano eritreo; nell'in terno d'Abissinia i l cl i ma ~· ancor meno variabile, massime nell'escnrsionogìornctlieTa. Ciò si deve alla lontananza dei paesi più centrali dalle torride regioni a bassa altitudine che influiscono sugli squilibri di temperatura dei luog hi elevati con termi ui e che, veri immensi bracie1·.i contin uamente ardenti, fiOn causa prima del vento che domina in talune l <•t·alit!l prossime ai <:iglioni, originaml<>si dallo st·ambio t.ra Je correnti d'aria calda del l1asso e quelle d'aria fredd1t dell'alto. Questo vento, che an<;be m•lle lol"alità piit esposte e soggette, n on si fa sentire vhe linùtatamente e iu t:erte poche ore del giorno, è tli rego la, estrPmamente secco. Per tale sua proprietà credo ('he, all'or:correnza, pos:;a esereitr.re azione nociva s ni germi t uben·olari, in virtÌl •lel principio the il disseccalllento <lelle sosta nze c ht> li contengono irnped isce la. loro moltiplicazione. l\Ia alla eventuale distruzione dei bacilli intluirà seuza dubbi(l notevolmente il <.:ontinuo sole, ;-;e, come pare, ò as~odnJo esser sufficiente la luce vi,·a di appena Yent.iquntto ore per ·~stinguere in es:;i hL vita. Col sul•entrar poi dei tre mes1 della :;ragione dellt, 1Jiouo-ie e <·ol mancare dell' . 'h az10ue perma.'1E'llt<" del ,.;ole <'st>n·itnt.asi in antec('(Ìenza,


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LA TUBERCOLOSI

senza interruzione, per nove mesi di seguito: può llt.:ca.der che in certa. maniera e per cuversa via succeda un t·ompen;.:o t'on quel ln.va.ggio praticato quasi quotidianamente dai torrc>nziali al'q uazzoni, ch e su l m omento ovunque rapidissimamente dilagano e di cui, solta.nto col trov<trsi su l sito, si può for marsi un' a1leguata idea e L"apaeitarsi del come, n el brevissiJl1o tempo di due, tre ore, possa precipitar dal cielo nna sì enorme quaHtibi d'acqua. 'l'ali :;ono i momenti che mi sembrano i più sfavorevoli a llo sviluppo e diffusione del bacillo di Koch, tenendo sempre presente, come fatto di base principale, che essi sondati danna. region e, la cui altitudine, osci llando in media tra i 2000 e i 3000 metri, raggiunge e sorpa,.;sa anche i 3000. Il pensare che la razza abissina presenti in se stessa una particolare resistenza o refrattarietà. all'attecchù·e del germe infettivo, è cosa. affat-to fuor di luogo. E, benchè da casi it!olati non sia lecito salire a eonclnsioni. generali, tuttavia l'aver veduto taluno dei pochi Abissini che si son allontanati dal luogo uatìo, ritornar in patria tubercolotico, mi par nn fatto a sufficienza d imostrativo, e, se non può dar una giusta idea di qual sia il grado di resisten za degli individui contro i l morbo tnberPolare, è una prova però indiscutibile per affermare che essi, comunque sia, non ne godono l'immunità. Esdusa l 'immunità naturale per parte dei nativi, le ragioni dell'inesistenza della tubercolosi su l l'alti piano al! issino propriamente detto vanno di necessità ricercate nelle speciali condizioni d'altitudine e climatiche. Dando perciu a queslc la debita considerazione, e avuto .Litrt"RÌ rignanlo alla grnudis:>ima salubrità del paese in ogni stagione e per rispetto ctllo di versa n,ltre m alai t.iP, io non sono aliPno dal credere che per l"avYe-


NEf,LA COLO)IIA E .R ITREA E IN AB IS:::HNIA.

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nire, quando la civiltà sarà maggiormente penetrata e quaudo coi mutati mezzi di comunicazione i viaggi sì saran resi anche qui di lieve disagio e si potrà anche qui provvedere al confol'tevole della vita, io non sono, ripeto, alieno dal credere che l'Abissinia in generale ed in ispecie certe sue località opportnuamente scelte possano divenir luoghi che si prestino, meglio ed a preferenza di molti altri consimili, all'impianto di stazioni curative climatiche per i sofferenti di t ubercolosi, in quegli stadii nei quali riesca indicato un clima di altitudine. Un siffatto giudizio, che suona oltremodo favorevo le a.l clima del paese, può sembrar non troppo conforme al vero, specialmente a ùhi nutra delle tristi prevenzioni o pretenda di conoscere perfettam€'nte tutti i luoghi per esser soltanto sbarcato a ~litssaua o per aver messo il piede appena ad Asmara e poco p iù oltre. A giudicare in tal senso io sono indotto, anzitutto, dall'aver osservato sui nostri militari come i l clima si confaccia grandemente èti bianchi e come forse, in fondo, offra una minor frequenza di malattie di quello stesso d'Italia. Non dimeHtico neanl:h~ al r ig uardo la prova assai convincente dello stato dei nostri prigionieri di guerra che, dopo q nasi nn a n no di permanenza in Abissinia, in mezzo a ben cattive condizioni materiali e morali, mi son compar:si alPHarrar con aspetti che, in sostanza, mai non avrei imm~tginato migliori, pur riflettendo alla parto sovra di essi presa da un a rigorosa selezione naturale. . Sull'accennata azione terapeutica del clima in relazwue ai tisici non ho ancora potuto avere fatti estesi d'osservaziQne che mi dian motivo a formarmene un ~on.cet.to esatto: mi capiterà forse c1i raccogl ieri i più taCll~ente nel futuro, se verrà in appresso ad aumentare l'Immigrazione dei bianchi. F inora, duralJte gli anni


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L.A TUDERCOLOSI NELLA CO J.OSIA EHITRE:A, ECC.

passati, la popolazione civile europea è stata relativamente scarsa ed ha avuto residenza breve ed instabile più alla costa che sull'altipiano. Quanto poi ai militari non mi si è offerto al proposito alcun margine di osservi~zione : e non so decidere se ciò tenga all'azione medicatrice deJ clim!l. che abbia contribuito adan-est,are, a migliorare e a non portarm i, in una parola, sott'oechio tl nei rari casi di incipienti tubercolosi che, non ancora ben manifesti, fossero al medico sfuggiti all'atto dell 'arrol amento, e se piuttosto lo debba ascrivere all'esclusione di ogni soggetto tubercolotiuo, escln;;ione dovuta alle accurate e perspicaci visite a cui ven~ono sottopost;i dai colleghi d'Italia gli individui scelti che chiedono l'ammissione in qneste trup1)e coloniali. :t Asmara, maggio 1~100.


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L ' I N FLU E NZA Per il dottor Ar e anc c lo M c no e lla , capitano med i ~o

Epidemiologia.

«È giusto e doveroso, d ice il Baccelli , rivendicar!" agl'Italiani la denominazione in(humza. data alla ma lattia, perchè in Ita lia si è studiato molto e bene sn questa fo rma infettiva. » Il nome d' in{l1wnza fu accettato uella maggior parte di Etu·opa, meno in Francia, dove la malattia è stata chiamata. grippe. 'Ma la parola g1·ippe è spesso adoperata da,i francesi per significare quei catarri delle vie respiratorie, <:be si verificano nelle stagioni umide e fredde; e quindi venebbe ad in.dicare solamente i casi, in cui questa infezione si localizza negli organi della respirazione. Perciò è più accettabile la parola ·i n(lnenza, ~:he ha significato più vasto, e, come disse il Oant.ani , esprime benissimo il carattere eminentemente diffusivo della infezione. La prima epidemia d' intìuenza si ma11ifestò 415 a uni avanti Cristo, nell'armata ateniese in SiciHa. Poi riapparve a diversi intervalli in Europa, sempre in forma epidemica. .Ma di essa si h~cmno notizie storiche attendi bi li dal 1500 circa, dalla quale epoca. fino ai nostri giomi si sono


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L'INFLUENZA

verificate più di 20 epidemie, quasi sempre provenienti dalla Russia ; oude l'appellativo di catm·ro 1·u.sso dato alla malattia. Perciò non è da credere, che la conoscenza e lo studio di questa infezione siano recenti. E ssa è conosciuta da secoli; ed ha avuto tanti diversi nomi, uno più originale dell'altro: petit cour1·ie1·, febbre galante, {ebb1·e di moda. Da questa originalità di appellativi si rileva però, e ciò è consolante, che questa infezione ha sempre avuto in genere carattere benigno. Che l'infineuza sia ·e pidemica, nessuno mai l'ha messo in dubbio; avendo essa sempre in vaso zone estesissime, e talora tutto 11 globo, producendo non sole epidemie, ma anche pande-mie. Nel 1510 una prmdemia da Malta, si diffuse per tutta l'Europa; un'altra nel 1557 ebbe origine dall'Asia. Nel 1ù80 una terza pandemia si manifestò prima in Asia, poscia invase tutta l'Europa e l'Africa. Molte epidemie si ebbero nel 1700, e non poche pandemie in questo secolo, provenienti sempre dalla Russia; e ricordo specialmente quelle del 1831 e 1836. Molti devono ricordare, che l'influenza nell' mverno 1874-7i) scoppiò in America, e di là si dijJ'nse, invadendo tutta l'Europa non solo, m:t quasi tntta la terra. L'ul t ima grande epidemia, nell'inverno 1&'39-90, ebbe origine dalla Russia, ed, invadendo tutta l' E uropa, invase anche l'Italia ; e la prima città colpita fu Verona , dove allora mi trovavo. Rammento, che, pur avendo carattere benigno, si diifuse iu modo straordinario. Insorge\a in ·modo fulmineo, con febbri altissime, e con ta,le virulenza da dare ~!O e 50 attaccati al giorno per ogni reggimento ùella guarnigione. Tanto che ben presto l'ospedale militare e tutte le infermerie reggimentali furono piene cl' influenzati .


L' I~l<'LOE:\Z.A

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Dal 1890 in poi in tutti gli invern i abbiamo aV11t0 delle epidemie limitate, però mei1o virulenti, e d i anno in anno sempre più attenuate. Onde a me sembm, che l'epidemia di quest'anno n on sia l'effetto di novella i nvasione, ma sia la rip roduzione di quelle degli anni p recedent i con u mt riaccensione maggiore. Infatt;i la forma assuntn. questo anno è assai meno virulenta che nel 18!11!, e l'epidemia si è estesa, limitandosi a fo colai isolati nei grandi centri, senza la grande diffusione, che è solita di avere. In Roma, per esempio, l'influenza è penetntta nell e numerose caserme, ma con poco dànno; tanto che, quantunque la truppa della g uarnigione sia aumentata di due battaglioni, nel mese di febbraio, n eJ forte della epi d emia, .il numero di ammalat i nell'ospedale militare ha ra.gginnto unA. cifr3. i nferiore a c1 uella d egli altri . . 1nvern1. }la la mortalità, si dice, è aumentata. È vero. P erò bisogna pensare, che <.; iò si osserva in t.utte le stagioni invernali, in cui molti organismi deperiti per malattie preceden ti o in corso, soggiacciono a.lle malefk he intluenze del f reddo e dell'umido per climinuitfL resi~te n za organica. Se vi si aggiunge A.nche un'infezione di influenza, il tracollo sarà pitl sicuro e più rapido. Giustamente si chiede il prof. Leichtenstein : nel l'inverno e primavera i l bacillo clell' inflnenza acq uista una maggiore virulenza, o è maggiore la ricettività della popolazione? L ' una cosa e l'altra, mi pare. Perciò l'aumento della mor talità non è tutta a ~,;arico dell'influenza. La. ~uu e uorrne, straurùimwia ùiffu::;io ne fa si , che auche u na piccolissima pen·entuale di esiti l etali raggiunga una cifrtl. n,lt.issima. « Calcolate, d iceYa il Ca.n ta ni, che in una ci th\ di nu m ilione d i A.bitanti, p er es., ammalino tutt i d " i ntluenzn, come di solito


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L' Il\ I!'Lt:E:-.'Z A

succede, e che que::;ta dia solo uno per cento di morti, e voi avrete la spaventevole cifra di 10,000 morti! 10 Cer to è però, che se l'aumento di mortali ti~ per la sola influenza non è molto grande, è però maggiore di quanto :;;i creda, e varia secondo il clima e lo stato di umidità. È maggiore nei luoghi umidi e frecldi. Una Società ing lese di as;;icurazioue sulla vita scag lia fulmini contro l'influenza, per la quale in dne anni (l8UO-H2) ha dovuto pagare 1,08 0,8il0 lire, mentre per il colèra in 43 anni non ha raggiunto le 500,000 lire. E si comprende. Il col èra miete vittime in massima pfl-rte in q nella classe :>oeia le, dove non vi sono ragiou i nè mezzi di assicurarsi la vita. L'influenza 1nvece non ha riguardi . ..... aequo pulsa l pede pauperwn tabenws Reyu11~que twTes.

È però da notarsi, <.: he la So~·ieLÌ1 ing lese rimpiange fra i suoi a;;soc iati il i:l:~ p. 100 di morti dai 41J-GO anni, ed il Hl p. 100 da G0-80 anni. La statistica uJlicia le inglese dimostra, che nell'epiJemia del ]8!1i"> lA. morta.li tà per influenza ba r aggiunto in LonJra l'l,·± p. 1000! In Roma quest'anno l"aumento dei de~.;ess i ~ stato di breve dura ta. N"el di cembre e genmtio, con tutta l'epid emia d'influenza, la morta.Ji tà era inferiore al normale. È ~.;re::~cinta in febbraio con nna certa. rapidi ta, ma dupo ci rca un mese è tornata al normale. ]~ la carat~eristica di questa iufezio~~e. Incomincia sempre mite, fìn chè il microrgani:;HIO non si è eccessi va mente moltiplica,to; ma l'epidemia assume nua forma più gmve, ~tnanclo il bal'illo ha accjltistata una maggiore virul enza.


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Bacterlologia . Fin dn.l 1890 in una conferenza pnbblica, e lo ricordo con soddisfazione, leYai la mia voce modesta, per so~tenere l'origine bacterica d i questa infezione; ma il baci Ilo non era stato trova t o. Se si riflette, dicevo allora, ehe questa epidemia per lo sviluppo e decorso in nulla differisce dalle altre, sah·o la maggior rapidità eli propagazione: se si pensa che è preceduta da uno st.adio d'incubazione, sia pure brevissimo, e che la sua forma, mite in principio, segue una parabola di virulenza a~cendente e discendente, nasce spontanea l'idea ùi ammetter€' come causa di essa un microbo, il cui primo sviluppo, la cui moltiplicazione darebbero ragione dello stadio cl' incubazione e dello stadio ascenrlente; mentrP la lenta e graduale discesa della malA.ttia sarebbe il segnale della perduta virulenza del microbo e della !illtl vi<:ina mor te. Appena comparsa la grande opiù c·mi~ del 1890, batteriologi e clinici si affrettarono a ricercare questo batterio; ma per molto tempo le ricerche furono infruttuose: e sotto il camro del micrOSCO})iO non SÌ videro ch e ...tct(ilococcfti nelle vesciclaette erpetiche delle labbra, .~treptocuccfti e pneumO('O('Chi nel muco bronchin.le, negli sputi e nel tessuto polmonare: microbi già conosciuti da gran tempo, e causa. di altre infezioni. Infatti, inoculati in animali, non hanno mai riprodotta l'influenza, bensì altre ma.lat.tie infettiT"e, cioè ascessi, eresipele, polmoniti, ecc. ecc., secondo le dinm;e iuocu lazioni . Nell'epoca febbrile delle prime ricerche si parlò molt.o di un bacillo virgolat,o, identico a quello llc.J colèra, ma con una grossa testa a forma d i mitria.


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l} 1?\FLU E:'I:ZA.

P erciò fu chiamato ba(·illo rescovo. E si esagerò al punto d:t creÙf' rl o un precursore del colèra, per successiva trasformazione da ba~: illo mitrato in vibrione colerigl:'no, 1nercè una climi nuzione del v olume del capo. P roprio così! l\[a per furtnna queste profezie sfumarono come nebbia al sole, e questo b acillo velltovo non si fece vedere pitt da alcnno, e tornò nd annidarsi nel cervello del s uo scopritore. Dopo tante inutili ricerch e il prof. Pfeiffe r, genero e collaboratore dr l E: o c h, il 7 dicembre 18!)1 annunziò alla Società medica d el la C'harité a B erlino di aver trova to n ell 'espettorato dei malati d' influenza un bacillo, che egli ri tenne causa di questa infPzion e. l~gli d isse, ch e fra tutti i baci lli fin ora co nosciuti questo è il più p iccolo, e;;;send o la metà, il terzo di q ue llo, che è causa della setticoemia dei t opi: ed aggiunse, che al microseopio i bacilli dell' influenza s i v edono ora Jsolat i, om riuniti a catena, ora a filamenti . }ife! prepararli e colorirli i poli del bacillo si colorano più fortemente della parte med iana; e fon;e per q ueste particolarità di aggruppamenti e di col ora.zione son 0 stati scambia t i per diploco('dti e str epfocorch.i. Naturalmente lo Pfei ffer ha. ri cercato il bacillo nei casi d'influenza non complin1ti, e l'ha trovato numeroso n elle cellule del Sl'neto bronchial e; anzi ha osservato, che i br~cil li climinuiscono a gradi , e spans,·ono di pari passo con la secn~ziono. Come ri prOnl lrn. inoculato dt>l le cul ture ael microbo cla lui scoperto, ed ha riprodott;a l' intlnenza n elle scimmie e nei conigli. Ua poi fatte ri~e rc he microseopiche nell e comuni hronrJ.iti e polmonit.i, ma non ha mai trovato il bac ill o d~>ll'influenza. N~>llo stesRo l.omo di tempo il dott. 'a n on ha tro,·ato nel srwyne d'influenzati un bauill o identico a. qn€'llo del Pfeif'fe r , e l'ha fatto vedt>re a l K oc h.


L' INFLUE~ZA

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Lo Pfeiffer è riuscito a coltivare detto bacillo fìno alla 2" generazione. Il K i t a sa t o, nell'istituto d'igiene sperimentale diretto dal K o c h, confermò la scoperta, ed aggiunse, che il bacillo non era stato trovato prima, per la diffieoltà d' isolarlo dai numerosi microrganismi, che si trovano negli sputi. Egli riuscì ad isolarlo con un metodo escogitato dal Koch. Le colonie di bacilli d'influenza, sull'agar glicerinato, si presentano come piccolissimi punti simili a goccioline di acqua, visibili a. debole ingrandimento nelle prime venti(1uattr ' ore. Se si pratica un nuovo innesto in n,gar, si vedranno sorgere numerose piccole colonie, distinte Pttna dall'altra. Questo carattere: disse il Kita sato , fa distinguere con sicurezza il bacillo d'influenza, d1e egli è riuscito a coltivare fino alla 10• generazione. Però il dott. Fiocca dopo poco tempo con esperienze fa&te nell'istituto d'igiene sperimenta.le di R oma ha trovato nella saliva dei cani e dei gatti un bacillo con caratteri culturali perfettamente identici a quelli descritti dal Ki tasato per quello dell'influenza. Il Fiocca. con inoculazioni, uccise in 24 ore conigli, cani e topi bianchi, ed aggiunse: « è da augurarsi, che lo Pfeiffer a tale riguardo dia dati piì.1 precisi: ma resta sempre lo studio comparativo dell' azione patogena dei due bacilli ,.. Dopo poco: come càpita sempre q nanrlo viene alla luce una verità, sursero discussioni, contestazioni, conferme. li Brusch e ttini dell' Istituto del prof. Tizzoni a Bologna reclamò per sè la priorità della scoperta. I batteriologi francesi, forse addolorati di non averlo scoperto essi, annunciarono la scoperta di un cliplo e stl·Apt.o- baci ll o (T eissier-Roux-:Pittion ), che avrebbe riprodotta l'influenza nel coniglio; il Covri l e Chantemesse affermarono di aver trovato un


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L'INFLUENZA

bacillo piccolissimo, ùi difficilissima colorazione, osservato poi dallo rfeìffer e dal Canon. Il prof. Babes di Bub~orest nell892 dichiarò, che il bar:illo co1·tu, che egli aveva trovato, non l'aveva Cl'eduto specifico dell'influenza, perchè associato ad altri microrga,nismi; ma dopo le scoperte di Pfe iffe r disse, che il bacillo trovato da l~1i era simile in tutto e per tutto, al punto che le iuoculazioni nei conigli producevano sepsi, polmonite e morte. In Germania il P fu bl prima, poi il F r aen k e l, il Leyden, il Guttmann, a Vienna il Weich se lb a um, a Londra il Kl e in e molti altri riconfermarono luminosamente la scoperta dello Pfeiffer e Bruschet.liini, e se ne persuase anche il Roux, che innanzi alla Società di scienze mediche a Lione (l '' semestre 18çJ2) affermò, che nel sangue di ammalati curati dal prof. Lé p i n e aveva trovato microrganismi identici a quelli g ià visti a Berlino l'anno prima. Epptn·e, come se ciò non bastasse, nel giugno 1892 il prof. L i n k innanzi ad un'Associazione medica americana cllich iarò, che l' ir1 fluenza. non è malattia mic?·obica! Nè tuttora, dopo nove a11ni di prove e riprove, mancano gli oppositori. Combatto no la specificità del bacillo dello Pfeiffer l'Elmassian del laboratorio del Roux ecl il l{osenthal. Il primo afferma di aYer trovato in otto casi di pertosse e in t re (;asi di bronco-polmonite da influenza un bacillo analogo, ma non perfettamente identico a quello dello Pfeiffer . Il secondo ammette col primo, che il bacillo dell' i.nfl.ueuza sia un ospite abituale della mucosa, che riveste le vie respiracorie, dove forse si troverebbe allo stato saprofitico. Il Rosenthal in 19 casi di bronco-polmonite infantile ha trovato per ben 15 volte il bacillo dell' influenza.; ma il curioso è questo, che in cambio di


L' I NFLt:El\ZA

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vedere in q uei casi una dimostraz ione della scoperta dello Pfei ffe r , egli g i unge a couclusioni. diametralmente opposte. Troppi ormai hanno confermata la. specificitit di (LUesto bacillo, nè la voce di qualche solitario, anche autorevole, può distruggere i fatti, specia.lmeute ([Uanrlo, per ùistr uggerli, r:ome nel caso del H o:; e n t h a l, si adducono argomenti. che lnmiuu:<am ente li ril'onfermauo. G li scarsi risul tati dell'Eimassian fanno sosp~::t­ tare, che egli a.bhia visto uno degli pst> uJo-ha~·illi da iu:B.uenza, già a mmessi dal lo P fe i ffer prima, e t1a mol ti altr i dopo. (Flùgge, LinJentha l , Gro;;serberge r , P ielicke, ecc.J. Infatti egli stf'>:so dice, !'hf' il bacillo <.la lui osservato non ha t.ntt.i i dati C<trat.tt>ristici J i quello dell' influenza. Il dc.tt . Cantau i (1), della c li n i ~·a 1111-diua 1lel Cardal·ell i per confermare la spf'cificità dd bacillo eli P fe i ffer ha fatto delle esper ienze sugli sputi tli indi vidui sani, che d<t uu anno non avevan1) :;offerto d'influenza, ed i risu ltati sperimen tali sono stat i :;empre negativi ; mentre sono stati positi,·i su ct>ntinaia <li influenzati, con persistenza del ba.eillo !Jer mesi, a11che quando l'influenza si manifestava, i n persone affette già. da altre infezioni, e soprattutto in tuborcolotici . Egli ha. trovato 17,5 volte su 100 iJ bacilln dello Pfe i ffer nell'espettorato dei tisici. Il Ca n t.a n i uatnralmente ha visto aggravarsi i sin tomi della. tubercolosi, qtmndo sopra vveniva l' influenza . E siccome, du rante un'epidemia. di influenza tutti i casi di bronco-polmonite si a.t.tribuiscono a questa infezione1 egli dicl1iara, ginstameuto, che ciò mena ad enori diagnostie i. Non s1 pos::;ono

(Il Ri(o1·ma meàìca. 6·ì apn iP 1900. !) 0


'j r-t;

J/ !Nl:'LUENZA

attribuire ad iurluenza q uelle bronco-polmoniti, nelle c1nali maneano i sintomi patognomonici di questn in fAzione 1uefalea, spos:>atezza, dolori re umatoidi, ecc.), mentre vi l1a delle volte, in cui questi sintomi sono manifesti, ed il repE~rto bacterio logico è negativo. Bisogna e:;ser cauti anl:he quando la fliagnosi d'influenza non las(jia dubbio. E conclude col dire; che la sede più costante del bacillo di Pfeiffer è la mucosa nasale. Prima di las(·ia.re questo argomento devo far qualche <:E-JLllO df·lla. ,·ihwiLù. di qn esto microbo, per ispiegare lo :n-iluppo, l'estensione e la. durn.ta delle epidemie. r;a.ria, umida, il suolo umido, l'aequa offrono un favùrevole terrc:mo di cult ura per In vegetaziou~ di qtlesto bacillo. Il prof. 'l' ei:>sier di Lione rliL"e, che i prim i focolai d'inHnenza si formano nelle regioni umide, lungo il eor~o dei fin mi. Il bacillo d'influ en za vi ve a lungo nell'acqua; perciò a~;qua ed umidità atmosfer iea sono i principali agenti di cultura. La presenza dei germi patogeni nei vapori acquosi spiega l ' impor tan za delle condizioni meteorologiche nelle diverse epid emie. Il bacil lo resiste moltissimo anche all'essiccamento; onde, comuuq ne e~siccato, conserva il suo potere pa.t ogeuo. Ciò è stato dimostrato dal Bombicci e dal T i z z o n i a Bologna. Essi ne han fatto oggetto .di particolari esperienze. Anzi trascrivo le conclusioni del T izzoni sulla resistenza di questo bacil lo agli agenti fisico-chimici : Alla temperatu1:a di 07°-GOo gradi Cel~ in s resiste da. 5-10 minuti . Alla. temperatura d i 50-57° g radi Oc.>lsiu!; resiste da 10-U> minuti. Alla temperatura eli ±5° gradi Celsi us vive per un'ora. almf>no.


L'IN FJ,{jEI'ZA

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All' essiccamento rapido r esiste per 2G giorni. All'essiccamento -lento resiste per 70 giorni . Sotto l'azione della luce muore fra 96-144 ore, cioe fra. 4-7 giorni .

Etiologia. Ammessa e dimostrata l'origine bacillare eli questa malattia, na::>cono di cons0guenza le domande: OomP, il bacillo attaeca l'organi;;mo? Come l'infez ione si diffonde? Questo m icrorganismo si moltiplica. nel terreno e di Viene virulento: poi si diifonrle n eli" aria, nel pol visco lo atmosferico, ed aggredisce la superficie del nostro corpo, e quindi presumibilment.e dflve es:::ere alla superficie <le.lle nostre mucose. Infatti il maggior veicolo dell'influenza è l'aria. L'ha dimostrato sperimentalmente il dott. Bombicci nel laboratorio di patologia generale a Bologna. Egli ha es:-:iccate e polverizzate della culture di bacilli. Poscia per m ezzo di un ingegnoso apparecchio le ha inalate, m ecli::mte correnti d'aria, nella trachea di conigli; ed ha sempre in tl~l guisa riprodotta l'influenza. Allo stesHo risultato egli è giunto, inoculando nel sangue di conigli quelle culture polverizzu,te. Dunque l'aria è un veicolo dell' i nfluenza, e certamente il maggiore. E trovandosi nel pulviscolo atmosferico il bacillo può inquinare l'acqua, e anche questa diventa un veicolo di contagio, specialmente dove si bevono acque d i fiumi . Il Buj wie nel 1890, n el forte dAll'epidemia, trovò in ogni litro di ~tcqua della Vistola 21 milion i di bacilli, e qua.ndo questa era. in grande decrescenza ne trovò 105,000.


78ts

L 1 IN~'LUF:NZA

Per la peuetrazione dei microrganismi in noi è naturalmente ueces~aria. una porta d' iugresso; e per il bacillo dell'influenza la porta d'entrata più facile e pi\l aperta è la via respiratoria. E deve essere così, se S l tieu COUt01 che il maggiore YeÌcolo ni cl iffusione e l'aria. Difatti lo stesso Pfe iffe r <:rede, che i bacilli ent,rino prima in bocca, poi nella laringe e nei bronchi; di lì pos::;ono peuetrare nel tessuto peribronchiaJe, e quindi, attraverso questo tessnto, possono :ar-ri n1.re fino alla su perfìcie della pleura.. Penetrati nell'organismo, i bacilli dell'influenza andrebbero a localizzar,:;i nei punti di minore resistenza, e di solito si fermano all'ingresso, nelle vie respiratorie. E ne seguirebbe l'infezione locale. Poscia qut>sti microbi, moltiplicandosi e vegtltaudo, segregano delle tossine, le qnali penetrano n el sangue; e, cireolando in esso, atto::;sic.tno t.utto l'organismo. E sE>guircbbe l'i?Jfi'ziOite genm·l/te. Naturalmente, come per ta.nte infezioni, an('he per l'influenza vi saranno organi>;mi r efrattari. La nostra vita è una. continua lotta contro i microbi, uhe ci attacmtuo sempre e in tutti i modi. Finchè l'ol:ganismo è forte e sano, o li el imina o li distrugge; in c~o contrario la vittorin. è d ei microbi, che lo sopraffanno, e lo fanno ammalare. Cosi dell' infiueuza.. Il bacillo attaccl1erà tutti in unà città, ma non tutti ammaleranno; vi sarà chi sarà vinto a l primo attacco del bacillo, e chi resisterà a cl i versi att.n.cehi. Può darsi, che nell' ambiente intraorganico di un individuo il bacillo d ell' influenza trovi delle speciali condizioni punto favorevoli alla sua cultura e moltiplicazione. Quell'individuo godrà l'ùnmnnità contro questa infe7.Ìone; immunità, che sarà permanente, se quelle


da.te condizioni nmarranno sempre invariate; tempo?·anea, se \·en·a.nno a spt~rire. L'in11nenza. attacca tutti: forti e deboli, vec:clti e giovani. Ohi è debole e fiacco ammalerà t.osto, chi ò robusto resisterà., a meno che non abbia un punto di minore resistenza., do~·e il bacillo potrebbe trova.re u n ff~cile t err eno di cult ura; però ht r obustezza. genera le oppone un argi ne alla debol ezza locale, finchè è possibi le. Ma se il bacillo riesce a moltiplica,rsi e ad aUoss icare l'org<tnismo, allora anch e l 'i ndividuo robnsto si a mmalerà di influenza, e sarà vinto n e ll a lotta. Come si diffonde l' inllnenza? È presto detto : per contagio. L o Pfeiffer e m oltissimi 1lltri hanno t rovato il bacillo dell ' infine nza sem prP nel muco brom·h i a le. raramente nel sangue (Oanon J, e rMissimamPnte in qu alelle organo o in secrezioni. Il solo dott. Cauon, che io mi sappia, dice di averlo trova.to n ell'orina eli u tflue nzat i e nella cornf'a lli un individuo colpito da cherat ite d<1. inHnenza. P er c:iò gl1 ospettor <•ti, prcl\~eneHtlo t1alla mucosa respiratorifl., contengono nmner osi baci l li; e, spars i sul suolo, lo inf1-1ttano. P oscia, essic<:andosi e poi veri z:.::andosi. infe tta no l'ari a. Di tal ch e g li ,;pnti sono t anti foco lai di u10l t iplicazione e disseminazione dnl bacillo, che si trasmette naturalme n te (;0ll maggiore ftwil i tà alle persone: che <wvil' iuano l'ammalato, e r-pecialmellte se vÌ\' Ono uello stesso ambiente. Questl'l infezione si diffonde, diue illlotL. Ulemo w, pilt presto del t;raffico umano. Sl:'gne l e li11ee ferroviarie, poi quelle postali, e poi va per le campngne. P erò va a sal ti, ed i grandi centri souo i primi colpiti. E nelle ci ttà si ùiffollde p er case. In nna famiglia basta, uhe una persona si amrna.li d'inAuenza, che dopo qualche giorno tutti o q uasi tutti ne sono ttttacca-ti, compresi, alle volte anche 1 gatt i.


79(J

1.: IXJ<'LURNZA

Sì, percbè l' infezione si trasmette ùall' uomo aglì animRli, come cavalli, conigli, gatti, ec1;. L'Olli vier r icorda questo caso: una J onna influenzata, dopo aver succhiata della carne cruda, la diede a mangia re al suo gat.to, e gli trasmise l' influenza . Dove v i sono aggl omera~ ioni di persone, l ì 4 uesta infezione dà un maggior num ero eli attaucati, come nelle scuole, nei colleg5, nelle ca~erme; e mentre non risparmia i sacri asili, miete vittime tra le masse corali e tra il gaìett.o sciame delle figlie di 'l'ersicore. Ciò prova, che l'influenza è tguale per tutti, e che non rispetta il sacro, nè il profan v. Il contagio fi n dal l 8!JU fu dimostrnto negli os peda li, ed i dottori BarLh ed Ant.ony a Parigi, ed il professore B ozzolo a Torino han pot.uto seguire il trasmettersi Ji questa malatt ia fra letti viùinì. Anch'io ho avuto agio di convincermene negli ospedal i militari e n ei dormitori dei quartieri . ]!eco ua e~empio pra.tic·o per d imostrare la t.rasmissione del contagio d i questa malattia. Il prof. B o uchard tlescrive il modo, con cui Sl e diffusa l ' iuH ueuza a Mon tbéliard nell' inverno 1Hti~1-UO. Questa eittà era immun e dall'epidemia, quantun que le ci Ltà vicine ne fossero i nfPt.tate . Il 6 diceml11·e uu cittadino el i Montbélìa rd n a Parigi, e passa grnn Jlarte della g iomata in una infermeria d'in1lucnzati. 'l'orna a casa, e il 13 cli~;embrP si ammala a· influenza; il giorno 17 sono attaccate Jue sue figlie; il giorno 19 si a.mmahmo i :figli: il giorno :20 un suo ~amico, che and<ì v n a t rovarlo ogni giorno; il giomo 21 il pAdre del suo amico. I nsomma, per esser breve, la malattia si comumco ad altri parenti ed amici: e da questi alle loro famiglie; e si diffuse per tutta la ci ttà.


7~1

Il cotuto del contagio si ha nel grau numero di medici attaccati, i qtudi , andando per curare, tomnno a. casa ammalati. "'Non raramente, elice il prof'. _Bacce l li, si verifieano in un rip iano di un casamento diversi casi d' inflneuza, meJJtre g li al tri ripiani restan o cc.>mj) lPt.[~mente i mmuni; ora questo strano fenomeno non può spiegarsi a ltri ment: i :;e non attribue n do all' intiuen2a. nn carn t te re d i contagiosità. •. A questo proposito t3 imponanie il ftu.lo osst>rn1to dall'H i r s c h IL Berlino. Egli ha visto nella pandemi<~ de l IH!JO rimanere immune dall'inFezione nn chiostro a Charlottcnburg, a bitato dtt donne tossicolose, malati.ccie e sot.topo!>te ad assoluta clau~nra. È certo. che r influenza li dentro 11.vrebbe potuto spa<.lroneggiare da sovrnna. : tutto era favorevole alla sua diffusione, ma, è ma ncn.to i l cc1ntagio; il ùaci Ilo non i: penetrato. Nè per i l <;onta.gio occorre il contatto (lirotto con un individuo attaccn.to. Esso ha luogo anche con oggetti eli vestiario, d i bi ancheria, o a ltro. Perciò a Parigi nel 18DO il primo focolaio d'infezione si stabili fra g l' i mpiegati dei magazzini del Lonvre, attaccandone LUI numero straordinario. ed il sec-ondo tra gl'impiegati po,.;tali, che erano con qnelli iu grandi rapporti di servizio.

L' Oll ivier ricorda dei bambini, ehe httUJlO presa l'infl uenza, soffiauclo~i il naso co l fazzoletto dt• lle mamme g ià attaccate. Dal.f:ìn qui detto si può Llofinire finHnenza uno. in~ fezion e epirlemica e contagiosa, di carattere acutissimo e di una diffusione superiore a qnalunqne inft>zione. Il dott. Ro u ssy, poi a dimostrare l'esagerazionr dol contagio, ha pubblicato nel1897 delle osservazi oni fa,tte i n persona propria.: e ha dichin.rato. cl1e dnrn.nt.e l'epi-


7 ~2

L' I S io'LUE:'\ZA

demia, J i quell"auuo è stato colpito un centinaio di rolte. Bastava che egli entrasse nella camera di un ma lato di influenza, e respirasse le emanazioni dell' influen zato, per<;hè fosse immediatamente attaccato. Egli ba dich iarato, ch e tl sno uaso, entrando, era col pi t o da un odore speC'iale.

Sintomatologia.

È diffiuile de:;er i vere i sintomi dell'i ntiuenza, percbè essa è multiforme, come forse nessuna infezione, presentando non solo varietà da un individuo all'al t ro, ma ti·a le diverse epidemie. Anzi si pnò rlire, ch e c·iò sia nuo dei :;uoi earatteri .;peeia li. « Unti nota t>pillemiologica è propr ia dell'in fluen za : la, grande varietà d i anrlamento, che caratterizza le singole epidemie. « L'inH ueuza è un verol:'roteo. Presenta Lanta varietà d i fpuomeni morbu.~i, a seconda ehe attacchi l 'uno o l'a.! l ro llrgano, t::he non si può fissare per questa malattia un r ip;Moso and<tmento d inico. ~ Così insegna il profe;;sor ] ~a e e e Il i. Ed il l\Ln·aglÌ!lliO a s ua volta a fi'erma e dimostra <ch e nu11 vi ha s istema, non vi ha tes~uto del nostro organismo, i n uui non !>i po::;sono avere manifestazion i morbosr. riferiLili a. questa infe?.ioue. »Infatti se ne osse1·vano nella pelle, nei mu::;coli, negli a ppareecl1i r e;;pi ratorio e eire•)lawrio, nd sistem~t linfatico, nelle vie digerPnti. negli org<tiiÌ ac lclominali, nel sistema nervoso. E fll'i infiue l<l ::;intomat.ologia cambia anche per l'attt}uuazione ùell' inf<'zione, in segnito n, scemata virnlcn7.a del ùaeillu. T <Llttu è vero, che molte volte la malattia si riduce atl un ::;emJ,l iee ca1.anu delle fauc.i. Ma la speuifìcità di quel c:~ t ano si distingne per la l nnga durata, perla maggiore


703 quantit~t

di secrezione eabrrale, e per la qualit.à di questa ;;ecrezione, e;be, quando viene eliminata, produce sulla lingua nna sensazione gnxtativa spial:evole, quasi nausea bondà. E ins i,;to su questi <'aratteri spec ifil:Ì, perchè dallR:lO a qHP.sta parte, quando uno si ttmmala delle comuni for me r eu matielJe, con o sf>nza loca.lizzazìoui catarrali, con o senza fehbre, s i g indic<t molte volte ammalato di influe nzrt. Ora questa legg erf'zza nf'l diagnosticare è d eplorevole. Non cli~:o, e;om e Yorn·hhe il prnf. v o n Jaks c h, che per ogni caso d'iuflnen;~,a, vera o falsa, si clebba fare nn esame baderiologicu, pt'r<:hè troppo <,i vorrebbe, e nella praLi<"a privn ta. la co;-;a pr esen ta molte di1Jicoltà; m a basta osservare a litentamente i sintomi, i quali ane;he nei e;asi liP.vi presentan n .selltpn) qualche cosa eli specia le, pl'r far cli sti11gnere l' inflnenzR dai (·omuni raf-

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freddmi. Et4.:0 i (•ara~te ri più frey_uPnti e più t·omuni di •tnesta inf'Pzionr. I ncliscutibilulcllte 1' illtlnC'n~a lHt llllv stad io d' incnbazione, c· hr pnò va dare da l gi(Jrno a ~- ; ma sol t anto in rari casi e=-~ a è [H'C'cetlnta d<L malessere, Ja prostrazion e, da dolori al <.;a po, a lle a r tic·olaziuni E>Cc., perchè di solito lo ,.;tarlio d' incnhu.:~.iour pRs-;a ina vYenit(' e l'infezione s'inizi a lJrnseamente. Acl nn rrar.to irrompP nu hririrlo intensv, seguito dA. (ebb1·(> \'Ìolenta, c· he asceuclt> rapidanwnte a ten1peratnre elevate, ,hù H!)" <ti 40" g radi dE'> l t.ermometro c~ ntigmd o . E questa febbre• è l' ind it·e, eh ~ sflgna ht lotta., la re aZÌOl H' drll'organismo •·ontr v il ],ac.:illo in,·ndellte, che dic.:ent i l Ca nt.tni , nell~t gntndH m aggioranza de i casi socc:ombe e11tro bre vf\ t e mpo ue Ila l oli a. Il bri \i do molte volte si ripete, ma sempre <·on minore inteni'ità. La febbre talora ò aecompagnata d,~ delirio tranquil lo.


Il prof. J acc.:oucl aggiunge, ehe fenomeno costan t e del111> febbre da influenza è la perdita. i:>lanfanea dell'appetito: e CJllesto carn t t ere è spinto ad un graùo e!$ t. remo. A ques~i sintomi si associa quasi s•·mpr e una cefa lea intensi~sim a, l ocalizzata alla n•gione frontale, con do lori articolari o must·olari. I dolori non banno sede predilett.a: ora si uutnifestano al petto o al dorso, ora ai finnchi, ora negli arti : e sono alle volte cosi -violenti da far gri1 lare e piang~-:re gl'inferm i. Spe!<SO si manifestano irreq n i et ezza generale, sonnolezza o p nre insonnia, \-ertigini . Mu. il sintoma pa.Log;nomonico di q ut!,la infezione è }a. gr a m /e pro.~fNIZÌfl /71 1 1 dalla quale è colpito l' infermo. Essa è il fonrlo costA,nt.e del gua•lro siutom nJologico dell'influenza, e 1111ll manea miti, and1e quando le tiute del fJlHtclro infettivo sono m olto att.enuate. Essa è il sintoma priucipa.lt>. che fa distinguere questa malattia da lle comuni febhri reumatiche, e dalla fièrre denr;ne . che i l clot.t. Bnm ha stnù iata. in India ed in ~iria., e che alcuni elin ici francesi \ Ole\'ano confondf're coo r influenza. A <Lnesto propu;;ito ri,·ordo, che qnestn. fièvre produce dolori a ll C:\ ginorchia, e quindi provoca negli infermi una andatura snltf'llante. Perciò innauzi ali'Act·adem ia di mediCilla eli Parig i il dott. Le Roy de M~ric o urt le cl iccle il nomA di (ì.èn·e pl)lka, a cui il Pr onst sd1er zosamenre Aggiunst! quello r.li (it' rre .schotfi8ck. Le vrine negl' inflnenzati sono scarse, e d i sol i t.o <'arit h e di m·ati e di pigmento. Gli ammalati hanno Rl' fe intens~t.

Alla febbre seguono posci11> ahbrmdanti e profusi sndori, e la tempr.ra.tnra rapidamente discende a l normR.le, cioè discende per crisi. Le orine ritornano chiare ed abbonchnti, e l'infermo entra in t''mva /escenza, nei casi lie\7Ì dop0 uno o dne g iorni d i malattia, dopo tre o quattro p;iorni nei ca'li più gravi .


La scomparsa della febbre segna la vittoria dell'organismo, e la cessazione dell'infezione generale. Questa sarebbe all'incirca la sintomatologÌ<L della influenza non cOmj_Jlicata. Ma pnr troppo le cose non procedono sempre così lisce, ed altri fenomeni morbusi entrano in iscena, secondo le localizzazioni della infezione. Per ragioni di studio, si 1\ggrnppano q n este forme morbose, secondo che l' influf'nza si localizza uel torace, nell'addome o n el sistema nervoso. E d i co per ragioni di studio, perchè in pratica quasi sempre si manifestano sintomi di più locali?.zazioui. È necessario però ricordare, ell e l" infill enza Y~1 a lo<.: alizzarsi nei punti di minore resisteuz1~, in quegli ol"gaui cioè predisposti e soliti ad ammalarsi; però con iHtensità di sintomi maggiore delle altro volte, e CIJJ1 m<tggiore d iffusione e durata del processo patologico. Ciò avviene anche quando questa. infezione <.:olpisce organismi già affetti da malattia. Essa va a l oca l izza.rsi negli organi già ammalati, e ne aggra"a le condizioni, ria.cutizzando alle volte processi eroni(·i, o producendone dei nuovi. Localizzazioni tot·aciclu'. - 8ouo le più frec1uPnt i. E bisogna che così sia, se si pensa, che la porta d'ingresso del bacillo nell'orgrmismo è la, SUJ..lerfi~.;ie respira~ toria. E sia qualunque la loca,lizzazione dell' iutluenza, se si cerca, nelle vie respiratorie, sì trova. se m pro qualche catarro, grave o lieve, e magari J[mitato alla sola mucosa nasale o faringea.. Ed a convalidare la mia opinione, ricordo quella identica ed au torevole del Maragliano. L'influenza nelle vie respiratoru_, può produrre, secondo la sua diffusione, diversi processi flogistici, da faringo-lariugiti a bronchiti, a polmoniti, ed a pleuriti.


L' 11\ FLl'E:\ ZA

Pero il bacillo inntde la mucosa respir atoria a g r atli. Qnest.o fatto è m ol to importaute ed è caratteristi co. Così, per esempio, in un intinen.zato assai raramente la pulmunite si manifestft (/.'eutbl riP, dal primo giorno Ili malattia. n bacillo penetrn nelle prime vie respimtorie, poi di li im-ade i bronc·hi maggiori, quindi i hronchi minori e stwcessiva,meut<· gli alveoli polmouari. Onde segue di :;nlJto, che l' in1Jtv•nza cominci c:on !orma henigna, cvn l'ì i utomi r eumatic i: poscia dopo due, tre o quattro giorn i, q n a udo r Ìllfennn se m bra guarito, si mauife;;t.n. ad nn trathl tntto i l quadro sintomatico d1~lla pulmunite. E aku ue 'olte, mentre s ·iniziava la risolnzion.- della polmvJtit.e, mi sono arcort.o ebe stava por Pntntrf' in iscena uun plelll'i1e. Uertallltmte questa succp,:sit>ne di prol'essi è grave, e mett<· in seriu perieolo l'esistPnza d€·1 povero malato, c he, giù, itdì a.ccltito e J•roslrato, deve lott.are contro gli f'ffetti di u11a nuovi\ lc)('a]izza.zione. E qni (;ado iu acc()llt'ÌO ri<·ordare, che le broncopollllnlliti ùa inl{uenza presen(auu speciali fenomeni morbosi . di ec·e(•zionale gravità, come lo svigorimento dc>gli orga11i ahaccal.i e il gra.nc.le affanno,« fenomeni, che 11 uu trO\'<LHO spiega:-.icme nelle le$Ìoni poco o punto apprezz.ahi li dell"orgaJIO, ~~ ea.rieo del (f uale si determinano. ,. l 'Il a c·. c R Il i 1. Fortnuatamc>ntt-- è eli grande a iuto :,;pecialmeute llelle localizz.azioui toraeiche il :;;nclore profu,.;o, che aecompagna l' inliuPn:-.a. giacel~t:: per c:;;so vengono elimina te granrli qnantità di tossilw : e (jllCi sndori profusi, c he, :::t-condo lu .Ja.cc·ond, 110u prodncclno alcun sollievo ali" infermo, ,;c>uza alem1 dubbio sonu nn pote11te mezzo di d.i.re~a. di l:pttrazione dell'organismo, ed agevolano la ri:;o] u zioue delle ma la t t ie bronco-polmonari. Lo('! d iz::.:azi1111i orltlomino /.i. - Sono le meno freq ne n ti e le me110 gnw i.


797

L ' IN.E'IX ~è :-'ZA

L'influenza colpisce nelle vie <lìgeren ti i predis posti, producendo ea.tarri dello stomaco e dell'intestino, che hanno la specialità di una grand e durat.a e eli una grande intensità nei sintomi , che sarebhero inappe-

tenza., vomito, diarrea profusa,

dilat.~z.io n e d~:~l

tubo

gastro-intestinale per ferm entazioni ano1·ma li gassose. E queste fermen tazioni spe:::so r er auto-intus,;icazioni dànno luogo a disturbi ner vosi, come ver t ig i11i, abl)agliamenti di vista, e varii disturbi ~:n.rdiaci. Ma questa infezione può a.ttaccar e a l tri orgau i addominali, e può proùurre cara.rri ves(·.icali, disturhi funzionali cl el feg ato e q uincl i frnomeni itterici, e può produrre delle nefri ti. Queste ultime localizzazioni hA.nno una g rande importanza, perchè in tutte l ~ infezioni , l' infl uenza <'O m pre::>a, le vi e orinarie souo un poten te mezzo per eliminare da.ll'organismo i prod otti tossici dei bat:terii. I reni funzionan o in questi casi con grande attiv ità. Di conseguenza se per l'intluenza q uesta. funziona lità viene a mancare, all'organismo verrà meuo il mezzo più potente di difesa, e sarà sopra.ffatto dalle tossine. Ma. per grande for tuna q n es te localizzazioni ><ono possibili, ma molto rare. Localizzazi.oni JU~ roostl. - L e fo rme nervose dell' inffuenza. sono infinite, e si associano ai fenomeni morbosi delle altre localizzazioni. Alcune n on ma ncano mai. L e più comuni sono : l' intensa cefal ea, gli svariati e forti dolori musco lari ed articolari, le n ~vralgie, la grande prostrazion e fisica e morale. A.lcunevoltesi osservano ag i.tazione, d elirio, insonnia. I clinici distinguono dne t'orme n ervose per influenza: la forma 8incopale, che si ma n i festa con vertigini1 nausee, cui seguono lipotimie, e questa forma talora si ripete, e la forma comatosn, che spesso è l'inizio di pseudo-meningiti seguite da guarig ioni e


i/ IN l-'JA.I I•:l\Z .\ l alo n~ da nevrosi,

come isterismo, nevrastenie, al iena-

zi11ni me11tali. H o r accolti tutti i c;;t;;i speciali, finora pubblicati, ell:'ll e numerose varietà. di forme di codesta infezione. ::\ltt qua.ndo avrò d etto, che l"influenz~~ ha prodotto forme di corea, di par.ali:;i facciali o degli a rti inferiOl·i . che ha determinate paralisi bulbari, mieliti, e ('Oì'IÌ via., nou intendo dire, che l'in fluen za produca di :<oh 1o questi fenomeni morbosi; ah! no : ma che in ca:::i ra rissimi può produrli. J.ocali::zm:ùmi Cfl?'diaclte. - La forma cardiaca dell' influenza si confonde talora con la forma nervosa. Uosì alcuni disturbi attribuiti al cuore, come la ta~.:hieanlia o brachicardia, le li pot.imie, le sincopi sono forme nervo:;e, che h anno sede nel bulbo della midolla. Dice il Baccelli, chè l'influen za esercita una sini-;t.ra a.zione sul l' innervazìone del cuore (nervo vRgo); onde si osservano in rari ca::;i gravi dist.urbi nei battiti del cuore (a:-~i stolìe), pur essendo il cuore sano. J~d <tggiuHgo con l'Ruc ha.rcl e il dott. Plicque che i vizii eli cnore: cl1e si osservano nell'intlnenza.1 qnasì f'empre d i pendono da lesioni preesiste.uti. Di tal che è molto cluhbio, se vi siano vere e proprie localizzazioni cardiache dell'1ufez ione in discorso. E se, disgru.zintnmeute. non sono rare le morti per paralisi cardiaca dovute Rll'influenza., bisogna pensare che dip en<lono cla azion e di to::;sine :;ul nervo vago (Bac~.:e l li,, e <'he avvengono in inrlividui già ammalati nel cuore.

Prognosi. L 'esito ordimtrio di questa malattia è la guarigione in pochi giorni; ed in cansa della sua benignitit, essa è stata fra noi accolta dove con indifferenza, dove con i larità.


L'INFLUE:\Zrl

La convalescenza è alq uanto lunga, g iacchè per parecchio tempo ~~ontinua l'i na.ppPtenza e In. dispepsiA.: ciò che ritarda la riparazione delle forze: onde il convalescente per molti giorni avvertirà quel senso caratteristico di grande fiacchezza. Gli esiti letali sono rari, e si osservano specialmente nei vecchi, nei bambini ed a preferenza in coloro, che sono affet ti da malattie cardiat·b e e dell 'apparato respiratorio. Ed i risultati funesti si hanno non solamente per gravi loca.l izzazioni dell'influenza, ma anche per sviluppo di a ltre malattie secondarie. E in qnesti casi l'influenza sarebbe la cansa determinante. Essa, cioè, infettando l'organismo lo infiaco·hisce, e r encle agevole. lo sviluppo di altri microbi preesistenti o sopraggiunti: i quali sarebbero periti n ella lotta contro l'organismo, se questo fosse sb'tto sano e forte. Il bacillo dell'influenza invece agevola la vittoria eli questi microbi. E perciò prima della scoperta dello P fei t'fer, sotto al campo del microscopio si videro nna quan tità di bacterii patogeni, che sono causa di altre infezioni. On• questi appunto si associano al bar.illo dell'influenza, e dànno luogo a co11~plicazioni) a successioni morbose. E qui cade a proposito un'osservaz ione. Il bacillo di Pfeiff e r si trova quasi sempre nella mucosa de.ll'albero respiratorio. Come farebbe a produrre fenomeni d'infezione general e e t~~>nt.e svariat e localizzazioni? Le tossine segregate dai bacilli si versano nel sangue e producono, come ho detto innanzi, i fenomeni generali, (febbre, feno meni nervosi, ecc.); ma nell 'istesso t empo creano un terreno favorevole allo svilnppo di altri microrganismi. Infatti, come ho già detto per la polmonite, queste localizzazioni raramente si manifestano con l'influenza


800

o d urante il suo stadio acuto, ma si osservano di solito nella convalescenza. «Gl'infermi, dice il Oa11 tani, spesso guariscono di inHuenza, ma rimangono deboli, poco resistenti ad altre infezioni; e q tùnd i unn. infezione di altro genere, c·he già tene,'Ta. soggiogato l'organismo, ma per la r et;istenza. maggiore non produceva grandi danni, ora nell'organismo indebolito divampa e di\enta perniciosa, ciò che vale specialmPnte per l'infezione tubercola.re. "

Bul decorso dell'influenza dnnque iu1iuiscono le condizioni individuali. ~~ g rave la coesistenza di malattie di cuore, dei polmoni e dei reni. Se questi organi non sono piìt che :;an i, g li at.tacchi d'intluenz.a corrono serio pericolo. Meno questi casi, la prognosi è quasi sempre favorevole. L 'infl uenza, tra tanti svan taggi, non accorda l'irnnw.nità agli attaccati; anzi li predispone a nuovi attacchi; onde nello stesso individ uo si può ripetere più volte; ma non a l pun to esageratissimo del dottor Ronssy .

Mezzi preventivi. Si può preveuire l' influenza? In modo assoluto e sicuro non saprei, nè potrei affermarlo. Certament.e monto si può fare, pr>r evitare jl contagio. Visto il caso Jel chiostro di <Jharlotteubourg, l'isolamento completo deve premunire in modo siCuro contro l'infezione. Ma possiamo tutti dedicarci a v.ita claustrale, a vita cvntem plati va e magari anche vegetati va: duran te

4


L'INFLUENZA

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tutto un periodo epidemico, rinunciando al mondo ed alle sue dolci tentazioni? Ma. anche ammesso si possa mettere in atto questo provvedimento, che danneggerebbe il commercio e le mdustrìe, non sì può giurar& sulla sua efficacia, da.ppoichè il bacillo può trovar modo di penetrare nelle case con l'aria., con l'acqua, con gli alimenti, con le persone, a dispetto del più rigoroso isolamento. Un mezzo profila.ttìco più mgionevole e più pratico per impedire la diffusione del contagio sarebbe la disgregazione di quelle persone, che vivono agglomerate nello stesso luogo. Ma anche ciò è possibile in modo limitato. Non è possibile certamente chiudere le caserme, gli opifìcii, non è possibile sciogliere dal sacro voto le suore, nè mandare alle proprie case gli ammalati degli ospedali. Questa misura sì pnò adottare per i collegi e per le scuole, che bisogna chiudere appena si manifesta l'epidemia. È da raccomandarsi contro l'influenza l' uso della lana, che difende il corpo dalle cause reuma,tizzanti ed in ispecial modo dagli sbalzi di temperatura. Ad evitare bruschi passaggi dal caldo al freddo, è prudenza star lungi dai caffè, dai teatri, dai luoghi di ritrovo. Durante l'epidemia d'influenza bisogna evitare il soggiorno in luoghi umidi, freddi e male aerati, perchè quelli sono tanti focolai di cultura del bacillo. E siccome si sa che il veicolo maggiore dell' infezione è l 'aria, e le porte più comuni d'ingresso sono la bocca e il naso, alcuni, e tra questi il Cantani, consigliano nebulizzazioni di soluzioni antisettiche nelle stanze dove sono stati infermi, con a.cq ua fenicata, con acido timico, ecc., e sciacqui nella bocca e doccie nel 51


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1! IN.FLU ENl:JA

naso di una sol uzion~:~ di sublimato al '; , p. 1000 o fenicata al '/, p. 100. Così vengono a preveuirsi, dice il dott. Plicque, alcune complieanze, come angine, ascessi e fors'anche bronco-polm oniti. Questi mezzi sono razionali :senza dubbio; ma perchè siano efficaci devono esser e sempre continuat i. Ora io trovo che dovendo stare tutti i giorni occupato a fare pol'verizzazioni, collutorii, gargarismi e lavande nasali, è quasi preferibile un attacco d'influenza. Un mezzo profilattico serio è la disinfezione degli sputi, per impeJ ire ehe l'espettorato degl'influenzati infetti il pavimento delle stanze e trasmetta i l contagio agli altr i, o peggio, sia causa di auto-reinfezione. A. ta.le uopo si faccia uso di spntaccbiere con soluzione fenicata al 2-3 p . 100. Il prof. Cantani tentò l'immunizzazione sperimentale, con tro l'influenza., ma le sue esperienze sulle cavie non hanno dato risultati prati(·i. Il mezzo migliore preventivo è la chinina, presa a piccole dosi g iorual i ere. È sta.to dimostrato dal Tizz o n i, che, tra gli agenti chimici, i sa l1 di chinina nell'ambiente intraorganico ostacolano lo sviluppo del bacillo dello P feiffer . Il M O· s s è, per convincersene, ha inoculato culture di bacilli d' influenza in conigli, e poi ha. somministrato chinino ad !1.lte dosi. E l' infezione in qu egli animali non si manifestò. F eee la riprova in a.ltri conigli, ai quali ini ettò solamente cul ture baeillari, senza somministrare sali chiuacei. Ebbene : t utti quei conigli si ammalarono con forme graYissime d'infl uenza, ed alcuni ne mori rono. Non s i venga a dire che bisogna andare adagio nel trarre deduzioni dagli animali sull' uomo, perchè in questo ua;;o moltissimi clinici hanno riconfermato al


L 1 I1'\FL OP:NZA

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letto degli a mmalati le conclusioni dei gabinetti; e tra gl'italiani ricordo il B~Lccelli ed il Maragliano, ~tra. g li stranieri l'Huchard, il Fi nkle r , il P l i c q u e, il D u j ar d i n - Be a u m e t z. Ma queste osservazioni ebbero una riconforma per ~sperienze fatte s•1 vaste proporzioni. Il 1lott. G r aeser a. Bonn somministrò per 22 giorni ùi seguito mezzo g rammo di chinina al giorno a tutti i soldati ùi uno squadrone di cavalleria. La città era infetta. da epidemia d'infl uenza. Or bene: tutti gli altri squadroni, ac~asermat i nello stesso quartiere, ebbero da 19 a 42 uomini ammalati per ciascuno, mentre lo squadrone a cura preventiva di chinina ebbe 7 attaccati, dei quali 3 ammalarono nel. primo giorno, e 4 nei primi quattro giorni dell'esperimento. Ciò mentre è una dimostrazione pratica dello stadio d'incubazione dell'influenza, prova in modo evidente, che il chinino, somministrato .a. tempo, può impedire all'i n fin enza di manifestarsi.

Terapia. Dalle esperienze su esposte si ril eva, che i sali di ~hinina hanno az10ne specifica contro l'infezione d ' in-

fluenza., quasi quasi come contro la malaria; e l'azi011e è non solamente p:reventiva, ma anche curati va. E, se l'infezione si è già manifestata, prevengono le complicazioni. Dice il Graeser, che eli 80 casi tipici d'influenza, trattati con la chinina, so lo pochissimi. ebbero a sottostare a malattie postume, e tre soli ebbero bi'sogno ~i un secondo <;onsulto, mentre dei pazienti trattati l U altro modo più della meèà dovè chiedere un secondo ~ terzo consulto. Anche l'abbattimento e la stanchezza,


8Ql!

L'INFLUENZA

che seguono l'influenza, nei chinizzati durano molto meno che negli altri. Il :Mossé innanzi all'Accademia di medicina di Parigi con altre parole espose i medesimi concetti. Dai suoi studi egli ha tratto il convincimento, che la chinina ha azione preventiva e (1'€1Wtrice sulle manifestazioni d'influenza ; e se non riesce a troncarla, ne attenua la virulenza, e rende l'organismo più forte contro gli agenti infettivi. E gli è convinto di avere, mercè q uesto farmaco ad alte dosi, ottenuta. la guarigione in tre casi di polmonite da influenza. Ma questa infezione è multiforme, n è si può prescrivere un rimedio solo contro tnt.te le sue infinite manifestazioni ; nè io potrei esporre t utti i casi, e per ciascuno i consigli opportuni. Mi regolerò qui, come ho fatto per l'esposizione dei sintomi. È necessario soprat utto ù.i non prescrivere troppi rimedi, per non peggiorare le condizioni dello stomaco, e cercare che la cura sia ?'a.zionale. Qual' è la causa di questa infezione? La diffusione nel sangue di tossine prodotte dal bacillo dello P f e i ff e r . Dunque bisogna cercarne la eliminazione. E siccome l'orga.nismo pensa da sè a libel'arsene per mezzo del sudore e dell'orina, noi dobbiamo aiutare il lavoro dell'organismo con mezzi e rimedi diaforetici e diuretici. <~: Il pericolo più temibile dell'influenza ci viene dalla pn,r te del cuore, perchè è l'appannaggio nervoso di esso, che è spesso ed a preferenza attaccato dall'agente infettivo dell' influenza (Bac ce lli); ed è precisamente la paralisi card iaca, quella che suole uccidere quei pochi ammalati, che veramente muoiono per per l'influenza» (C an tani). D unque occorrono delle sostanze, che eccitino e sostengano la forza del cuor e.


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L'INFLUENZA

E per mio conto sono entusiasta del the, che in questo caso deve essere ed è utilissimo, perchè compendia in \!è i tre cardini della cura: è eccitante del cuore, è sudorifero ed aumenta la. funzione orinaria. Ed è prcferibilo non foss'o.ltro, porchè è gro.dito all'o.mmalato ed al suo stomaco. Onde quando l'influenza si presenta con i soliti sintomi di febbre alta, prostrazione, ecc., si amministrino senz'altro delle tazze di the e dei sali chinacei. Il Baccelli preferisce il salicilato, il Maragliano il bicloridt"ato; ed è forse preferibile quest'ultimo, perchè più solubile e quindi più assimilabile, e poi perchè in egual peso contiene maggior quantità di principi chinacei. Se, come di solito avviene, alla febbre si associano fenomeni nervosi (mal di capo, dolori, ecc.), il Baccelli al chinino unisce della fenacetina, che oltre a calmare i dolori, abbassa la temperatura. febbrile e favorisce il sudore. Credo utile questa ricetta: Bicloridrato di chinino Fenacetina.

grammi l l> l

divise in quattro o cinque cart;ine, da prendersi con l'intervallo d i due o tre ore. Bisogna inoltre, come ho ùetto, sostenere le forze dell'infermo, con alimentazione liquida nutriente ed eccitante, come brodi concentrati, o con torli d'uova, vino vecchio generoso, e, se occorra, con caffè e cognac. Anche in questi casi è prezioso ausillario il latte, che, oltre ad essere il principe degli alimenti, ha il grande vantaggio di favorire molto l'OJ·inazione. E si abbia sempre cura di questo avvertimento igienico importantissimo, di rinnovare cioè con diligenza. l'aria della stanza dove si trova l'infermo, perchè l'aria rarefatta può reinfettarlo e può infettare coloro, che lo assistono. I nvece l'aria pura è sempre il migliore disinfettante, ed è sovrano eccitante del cuore.


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L' INt.'LUENZA

*** Se l'in ftuenza presenta delle localizzazioni toraciche1 alla cura fondamentale (chinino, the, alimentazione nutriente ed eccitante) è necessario associare delle sostanze, che aiutino la guarigione dei catarri delle vie respirato1·ie, prescrivendo ammollienti, quando lo sputo viscoso rende difficile l'espettorazione (latte caldo, decotto di lichene, ecc.) ed e-spettoranti quando l'espettorazione è facile (infuso di poligola, di ipecacuana ecc.). In casi di bronchiti estese ed intense, per aumentare il vigore dei bronchi, infiacchiti dall'infezione, è sufficiente l'ipecacuana; ma in ogni caso le si possono unire eccitanti più forti, come, per esempio, il liquore a.nisato di ammonio. Se si manifesta la polmonite, bisogna molto vigilareil cuore dell'infermo, aumentandone la r esistenza con un cardiaco più potente del thè; e la digitale è quella. che per molte ragioni è da prescegliersi. Partigiano del salasso, credo però che nella polmonite da influenza sia assai pericoloso, per la grande prostrazione di forze. Se si manifesta una pleurite, bisogna attaccarla al più presto con una energica cura di ioduri ad alte dosi, con pennellazioni di iodo esternamente, e, se non basteranno, con la.r ghi vescicauti. N ou mi deridano coloro, cbe per sistema hanno a vile ciò che i medici antichi consigliaYano. Bisogna pensare, che essi furono i nostri maestri, E'd in molte cose, dopo averne riso, abbiamo dovuto dar loro ragione. Il medico deve essere eclett ico, deve scegliere ciò che è più utile. Che importa, verbi grazia, che le coppette sono delle vecchie medicazioni'? È provato che la loro applicazione giova in modo meraviglioso e sempre contro il dolore puntorio della pleurite; dunque, iu cambio di pros(;rivede, prescriviamole.


L' DIFLUI~~ZA

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*** Se l' influenza presenta localizzazioni gastro-intestinali, non è il caso di r icorrere al chinino: esso aggraverebbe le condizioni delle vie digerenti. Se lo si crede necessario, si amministri per via ìpodermica. Il latte qui deve essere la base della cura; e, se non è tollerato, perchè acidifica, l'alimentazione sia sempre liquida e nutriente. È utile l'uso di acqua di calce mescolata con acque aromatiche. Secondo i casi si può ricorrere a sali di bismuto con alcalini, ai quali si può aggiungere la salicina, se vi è diarrea; o si può ricorrere a purganti, se vi ha stitichezza o fermentazioni intestinali. E tra i purganti in queste circostanze è preferibile il calomelano, perchè, oltre a non p1·ovocare disturbi intestinali, favorisce l'orinazione e ria.tt.iva la funzionalità del fegato (D essau), che è, secondo Bri eger, potentissimo distruttore di tossine. È assai utile disinfettare 1' intestino con enteroclismi tannici (Cantani) o fatti con acqua sterilizzata, o pure ::!omministrando per bocca del salolo o benzonaftolo. È preferibile però l'enteroclisi, perchè m eu tre risparmia lo stomaco, è di effetto più sicuro.

*** Quando le localizza,zioni nervose ><i manifestano con fenomeni dolorosi, la fenacetina dà buoni risultati. Nelle altre manifestazioni bisogna regolarsi seconùo i casi. Nelle forme eli depre:-;sione si riC'orre a potenti eccitanti, al ~.;ognac, alla canfora, H.l ca;;torio. Ho già detto, che nell'influenza bisogna SI' Ili)Ire dare q uakhe eccitante, per comba,ttere la prostrazioJie dPlle forze; oude il Bacce l li, sistematicamente al chinino ed alla fenacetina, associa sempre un po' di canfora.


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L' IN~'LUENZA

*** Durante la convalescenza bisogna eccitare la funzionalità dello stomaco; e per combattere l'inappetenza e la dispepsia fermentativa, che sì associano e seguono all'infezione, sono utilissime le tinture amare aromatiche, e innanzi a tutte, la tintura di noce vomica. *

** Insomma nella cura dell'influenza non bisogna fare più di quello che si deve. Vigilare per seguire le tendenze della naturft medicatrice (mediczMJ 11atm·ae rninister) ed aiutarla con mezzi razionali. Bisogna essere vigilanti sopratutto coi vecchi e con i bambini, e ricordarsi, che questa infezjone dà spesso gra \ Ì ed inaspettate sorprese. Base della cura sia sempre la chinina fin quando è possibile; ma, come ho detto, contro una malattia così mu ltiforme non è possibile tracciare un metodo di cura tassativo, neppure imitando il prof. Grasset, che, per i vari casi, ha pubblicato più di venti ric~tte . Bisogna r egolarsi secondo i casi, che variano per ciascun individuo. 7

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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA S. GuGl.ruzzo. -

La oura medica dell'appendicite. - (l.a

Riforma medica, n. 67, 1900) . L 'autor e espone le storie cliniche el i parecchi malati di appendicite d'indubbia dia ~:1os i da l ui curali senz11 inleJ·venlll chi r u1·gico, con la sola cura medicR, e le sue concluRiòni non sono molto disRimili da quelle emesse da rnae»ll'i in !:<imile mater ia quali Mac-Burney, Dieuluroy, Tul'fìel', L e Oentu , Revers, ecc. Pertanto J' appendici le, come si svol g·e Ol'dinariamt>nle, specie nel primo attRcco, finisce con la guflf'i,!!ione, ed allora basta la semplice cur a medica . T r ov11ndoci allol'a in presenza d'un proces:;o l ocale, d'una l o~ ·al e prritoni te adesiva con e~sudato , blso:rna impedi l'e che es;,a divenii g en erale e che l'es;:: udato ;::ia e!'<sO di nHtura !'<ierosa o purulent11, da circo;::crilto e quasi incistato si e!'< pa ncla !Wl cavo pe1·ito neale, <.'('1'· cando d i con!'<er vAI'e e sol idiOcal'e le natur Ali ad BI'tHJze. Quindi occorr era cRI mare p1·irna il dolore e mettere 11 ripo!';O asROluto la par·tP. affetta o m eglio tutto l'mteslino, pPr ci ò la sommi nislrllzione di oppio e modìna. l'a ppl icaz ione della vescica eli ~hiaccio , oppure unzioni di pr,mata di met·cur·io e belladonna con applir nzioni calde sul sito dolente; di f' la !altea in pl'imo tempo, ed in seguito di ;oin feltAnti inte;otinalr , Slllolo, beiiZO· naftolo , ecc. QuAndo tutto ci0 è ca l mato, do po 6 8 g ior nr, provocar e quAlche scaricA alvina ("e non si ebbe sponta nea) con dei cl iste1'i o con '{ual che legg iero purgan te, ad e;oempio il calomelano. l purgAnti sono da cond1Hli1Hr·e i n p1·iwipio, perché inutili e rlanno ~ i, eccitAndo la Jh'l'istfll><i inl eRtinale, e !'<;rreb bei'O quindi causa quasi dir etta di r ottura probabrle delle aderenze e d i ~uai quindr maggiot·i. ln caso di Appen.1ici le r ecidivan le 1> l'er11pr e con;::igliAbi lt> la cur-a clrii'Ur j!icn. e la r ecidi va, dnvula qua ~i sempr e ad i ncompl eta r·i soluzione d ~> l processo ò annurH iata da sintomi premoni tor·ii quasi CBI'atter•islit:i. L 'oper azione e;:eg uita in


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RIVISTA MEDICA

tale periodo Ji tr agua è quasi innocua , tal ché il Kummel che esegui in lllli cir·costanze 103 r·esezioni drll'appendi ·~e non ebbe a r egistrare alcun el'>ilo i nfaus to. Nei casi in cui si svolge un vero ascesso peri- o paraappendicolare, un inter vento chirut•gico é giul'> lificato, essendo un focol aio di suppurazione sempr e un pericolo per se stesso, potendo darci sempre fenom eni di piem ia e di esaurim ento, né potendosi att<> nder e l a guarigione della ben rat·n cir costanza che i l pus si faceta str ada da sé ~pecialmente nell'intestino, m entr e il v ersnrst di una quantità anche minima di pus nel cavo pertloneale darebbe luogo ad una per itonite settica per lo più morlaiP, ed una laparolomia. eseg uita in simil i circostanze, darebbe ben poche sreranze di guari gione. L'autot·e conclude con l'ammettere che nella terapia dell'appl'nùicite non abb.amo né una rura rsclusi vamente m~>di ca, nè una curn e!"c]usivam ente chir·ur·l.!ica, unifor·mandosi a quanto scri!"!"e il Tillaux , clte, non condivi dendo l'opinione del Dienlafoy di oper are tutti g li ommn lali di appendicite, io un g t·an numero di casi , do!)O uno studio attento del malat(o, si alli~ne ad uu'aspella liva ar mata, afferm ando che in ba!"e alla sua lunga espet'ienza ra pprndicite può ~uarire spontaneamente con la cura m edica.

G. B.

Pneumotoraoe •enza •••<~dato lu un uomo apparentemente ln buona •alute· - (Medicai

PAni<ES W EnER. -

Pre.ss, 11. 318\., 1!)00). L'infermo er·a un accomodatore di pi anoforti, a 31 anno di eta, e non ave,·a atc·un precedente di plcut•ile, emotli!"i, 11é allt•a malA ttia pnl monare, come no n av(•vu alrun pr ecedente di famigl ia di tubercolosi. Senza che aves;:e fallo al cunn sfot·zo vio lt>nlo, m nulre er·a intento al suo lavor o, egli senti lutto ad u n tratto tu t dolor e acuto corna un colpo di co ltello entr o di sé, t~l I11LO sinistr o del petto. Il r espiro si f't>ce a poco a roc o pitt corto ed il dolor·e aumentava di mollo quaudo l ' i nfet·mo ce t· cnva di muover si . P C! rlt~ lo poco dopo all'ospPrlale, fu ('On!'-tatalu cho aveva 30 rP;:pirazioni al minuto e fi5 pul>:azinni. l movimt•nli del to race erano eguali i11 entrambi i lati, ma lHtn si ast:ol tasa i l baLLiln cat·.liuco; l'otlu::i ta del CttOt·e et·a spostata a dt:slt'a dello stern o, e vi era oo segni manifrsti di


RIVISTA OHIRURGIOA

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pneumotorace al Ialo sinistro. I l dolore e la di:;pnea cessar ono col riposo allello, ed anche i segni dello pneu motorace si dileguarono eompletamente tn capo a 3~ giorni. Il r itomo alle condiziOni normali fu indi cato primiet·amente dalla scompar sa del suono di tin rinnlo dalla parte superior e ed anlet·iore del Ialo afl'e lto. L 'ultimo seg11o a scomparire fu lo spostamento del cuore. Uu r·Ante la degenza, nllr·e, lo pneumolorace, r infermo non p1·esentò alcun altr·o sintomo mor·boso, non vi furono espeltoraz,oui , né segni di pleurite, nè di essudato sieroso sanguigno o purulenlo. Questo caso, come altri simil i. può esser e spiegato supponendo che una Lolla da enfisema sotlo-pleurale si sia rotta, o che un piccolo nodulo lubercolarfl abbia aperta una comunicazione tra l'aria polmonare e la cavilli pleurica. L'enfì~ ema é più comune negli uomini che n elle donne, e quusi lutti i casi tli pneumolorace vel'ifìcarisi in persone appar·entemenle in buona salute, occorsel'o negli uomin i.

A. M.

RIVISTA .CHIRURGICA B~:cK.- Come ol po••lamo avvtolnare all'a•ep•l Ideale.

- (Cen.lr. jii.r Chir., rr. 8, 'l!JOIJ). L'autore enumera e !ipiega tulli gli error-i eire si commettono coi nostri sforzi per opf' t'are asellil'amenlP; e:-:li combatte e con ragione l' esa g.~ rato timore peP la infeziosita del l'nria, timore che non ha t·a~ionP d'esi stere quando sia mantenuto umido l'ambiente e che si sia evitalo di ~ po lverara il locale prima dell'operazione. l n vece egli non disconosce i per·icoli sui qu al i specialmente le ricerche di Fli'rg-ge h<~rtll o ri ch iamato nunvaurente l'attenzione, vale a dire i pericoli dell'infezione delle fer ile per Juezzn di ha l· terii provenienti dalla bocca e dal naso d.-ll'opt t'alore all'(• tln da catarro. E!-!li vuole che tali operatori si Al"lengono dall'operare. La disinfezione delle mani deve es;>.er e più r!Je altr·o meccanicA. Egli a tale scopo adoper a dne sorta dr saponi, uno greggio e l'altro mite. Col prm10 strofina Je nHHJi per 2-3 minuti ed altrellanto l'a p•)i col sapone dolce sl r ofin andt>


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RIVISTA CH IRURGICA

con compr esse di lino tenute io mezzo al sapone ver de. Asciuga poi con panu0lino !>leri lizzato e fa frizi oni con una mi!;tura di alc·ool ed aCCJua (alcool 50 p. 100) e da ultimo applica un di sin feltaute qua \sia si. Nello f'lOS!>O m odo deve esse1·e trattato il campo dell'operazi one dopo cile il paziente ha pr eso un bngno :H ore pr ima dell'op~-" rezione P dopo essere stato raso J'Pr bene. M a i ballerii che l:lO?rgiorn auo nelle piccole glandole cutanee, con tutte queste oper nzioni non restano menoma mente distur bati, ed ecco il p1>ricolo che nell'incidere la pell e, dal collello stesso vengano trasci nati nella fer 1ta i ballt>r[i. L"autor e crede si debbano attci bui t·e a questo fallo cer te snppurazioni inesplicabili di cui tanto spesso é incriminato il katgl!t. P er cio a vole1' se~nnre esattamente il suo pt·ocesso si dov r ebbe cambia r e il coltPllo tustochè si è fallo un tnglio supt>1·li ciale ed allora anche l'operatore dovr ebbe disinfellat·e le pt·nprie mani un'allt•a volta oppure cambiat·e i lluanti. Per r end ere poi innocu i i batteri l'esi libel'i dal taglio, !',a utor e usa copri 1'e i margini della ferita con p11nni li ni sterilizzttli i quali con piccole pinze vengono fìs;;ati ai mar fZini della medesima i qua ti restano CO!<i coperti <la pr evenit·e ogni COIIl!illo dei m ••clesimi colle mn11i clell"operatot•e. Una :<pe~;iale cura si deve aver P per l e ung-llie. Esse devono e~;;e r~ tagliat... co rte e li;:cie né devonn e;:srre mai limate. N elle r tCel'che e nelle ope1·azioni sopra pa r ti setlichc si devono portare ~uanli di gomma. Ecço infine alcun i alll•i precetti e r Pgol e secondarie dalle qutlli il Bcck mai si !<COsta nelle operozioni. e che raccom nucla allo scopo di aumentar e le pr obabilità di raggiungc1·e ra sepsi ideale. Egli pnrt11 i guanti di colone !'lt>t'ilizzati rd apposito bert·etto; tocca il meno che g-li é possibile colle dita il campo operator io, hensi qua;:i l'empre cogli strumenti. Condanna assol utament·~ il p repat·ar~ ed isola1·e tessu ti con strumenti ottusi; n!' l le ;:uture prefer isee il metMio sotlocu tan!'O. l t por"Lar l unga barha è cMa l'ipr·ovPvole in un chirurgo. P. C. HA .\ DIER. -

Enfisema. outa.neo traumatico prodotto da. (Cmtr . .fii r Clti r., D. 11, 1900).

g a.a di p olvere plrloa . -

Un giov;111e di 211 anni fu ferito ad 11nA mano dAiresplnsione di un cnn •tello fuhninante; e~li ripor· tò una piccola feritA chl' fu illlm\·diatHirwnte suss<·gui ta da enfi:>ema ac:.!<ai


ltiVISTA ORIRURGIOA

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notevole che inva8e in mezz'ora tutta l'estremità. Accolto il paziente nellfl clinica, in cinque giorni l'enlìsema scomparve del tutto e dopo 19 giorni il pttzier.te fu licenziato. Secondo il parere di Hammer si può trarre di questo singolare caso una adeguata spiegazione solo ammettendo che il gas della polvere abbiano prodotto la ferita e clte questo stesso gas penetrando nei tessuti sia stato causa dell'enfisema. Egli riu scì infatti a provocare sperimentalmente lo stesso fen,omeno aoche sui cadave1·i disponendo l 'esp erienza nelle stesse condizioni in cui avvenne l'accidente. L'immediata vicinanza della carica, il con tttto 1mmediato della bocca dell'arme, la carica di sola polvere sen7.A proiellile di !<Orla, un piccolo foro d'entrata, la mancanza del foro d'usc1ta e finalm ente la combustione lenta ddla polvere sono tutte circostanze da ritenersi capaci nel loro si multaneo concor so di produrr e l'enfisema quale fu veduto nel caso suddescrillo. È raro che s'incontrino Lutti assieme questi monteu ti eziologici ed è forse per questa ra1·ità che non era ancor~:~ stato osservato un tale fenomeno. C. P.

•ote ohlrurglohe dagli ospedali mllttarl del Sud·Afrloa. - (Central&latt ./'ùr Chi r ., n. 20 1!100).

DENT. -

Anche n ella relazion e pubblicat.a dal D~>nt vien n otato il decorso favor evole delle ferite prodotte dal proiettile M u use1·. Noi troviamo qui per la prima volla l 'affe r·m~:~zione che rarr ssimamente si sono verificati casi in cui si sia ndo.perato p r oiettile senza apice incamiciato i cui eff,~tli sieno paragonabili a quelli del pr·otellile ingle:>e Dum-Dum. L'autore nel suo l a v oro tratta di l"'ef<:Jr'errza più este::;am eote delle ferite interessanti singole r t:'giooi nervose. Egli atfer ma che nell'apprezzamento delle lesioni dei nervi per·iferi ci deve usarsi una g1·ande circospezione. Qualche voltt~ ifenomeni hanno la parvenza come se fosse a v v<> n uta la completa di visione d el tronco nervoso e ciò non ostante e~si possono completamente dileg-uarsi. L 'autor e è d'n v vi so che in questi casi sia da ammettersi una violenttl commozione del ner· vo decorrente in prossimita dei punti direttamente c0l piH dal proiettile. Frequentemente cotali l esioni oppur·e colpi ù"arrna da fuoco in cui il prorettile abbia stri stial<• sui nervi, produ cono, nel r ispettivo ler·r·itorio, acute i perestesie le quali sollecit amente spariscono. Pur tu tta via certe ferite con i n-


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lerel'J::amento sr,lo i ndi r t:l tO di rami nervosi pm;sono esser seguii.P na 11ravi succe~sioni morbose contraddu;:tinle anatornil:am•·nle da proce~;si <Jegenerativ i. È da n<Aar si inr,ltr è che i sintnmi sudd.. lli pOl'"\IJOO essere pl'Ovocati da pr essione per parl•· di cicatr ici r igiùe. Le fe1·ite d'arma da ruoco Jnler ,..ssanti li midollo spinale rianno ur1a pro~n0si mollo ~ra ve; esse sono seguite ben prP~tl> da (enorueni di de~f;:ne razione e da dis tur bi [I'Ofici. Anl'l1e r1uelle ferilfl elle 11011 interessano direttamente il widr,llt, 1-'pinale prJssonn dar Jur,go ai piu g-ra vi ed estesi disturbi (unzionafi di l'jUe!'l'Orfl8110. I n una autopSia si trnvò la fr allura di un arco di ver tebra: u11a sclie~gia /li'OS!'a quanto un pH;ello era stata spi nta nel canal vert•· br·llle sPnza pero cl,e ne venisse l es& la du ra madre; gli involucri del midollo spinale eran o al•1uanlo iniettati e la snsL11uZa del mido!lo spinale pr esenta vasi per l'estensione di lr·e pr,llici !'tOllo d punto di frattu ra, come uua massa spAp· ptol»la. Pur tuttavia si rlanno casi in cui i gr·avi sintomi iniZiali cedono completamPntr e p r esto. Se q ui trattasi di emor · r agiA nel canal~ vPrtebr ale nppur e di commozione del mld(Jilo spi nale nou si può bPne accei'lare. La gr s"it.a delle fPrlle (J'aJ·ma ùa fuoco del crnnio é pl'Oporzwnata alla di!'Lanza del tiro, il che concorda perfettamellle coi r i!<ul tati dei tiri sper imentali. M eritano speciale menzione l e ft>rile a solco, le 'luali senza che s1a avvenuta l'aper·lur a della scalnlu cr arneuse fu1·ono at·compnRnale da gra\· i framm<'nlaziou i della tavola interna. L e ft•r1Le del cr·anio mollo l'\pes!'o, come altr i autori hanno di re cente r dc•vato, a!'!"umnno òPcor so 1-'i ngolarm en le favor evole. Gravi ssimi l'\inlorn1 d1 paralisi, di SOI'Ùilà, di afasia r etrocedo11o, e lah·ol ta la le$ioue non lascia dietro a sè alcuna trarci a. ?\feri la du ullimo d'esser e notata l'osservazione che in m olti fel'lli la par·alisi della b!'I:ICcia $i dileguò più lr ntam ente che quella dPIIe e!<lr emità inferi ori, che per·ò i l miglioramento in que!<le ultime s'f1r· restt~va e che Ja par·esi degli estensol'i della gamba er·a il fenomeno d i ma l!giOI' du1·ata. In segu1to a fe r ite d'arm A clu fuoco J,•l cJ·anio SI manifestavano raramente f'e iJOIIIPni irrilaliYI, più spP!<SO si ebbe a cons ta tare uno stato di dep•·essionP. psid1i1·a.

C. P.


RIVISTA C.HlRURGICA

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MAK!NS.- I.m pre.. lonl dl ohlrargla militare dalla guerra

Sud-afrloana. - (Central&lat fii. r Chir., n. 21, 1!)00). Nel r·appurto del s•1ccitato aulure é trattato l'effetto del proiettile Mauser· in quelle ferile nell ò quali l'es tano rispar· miste le ossa. Le lesioni prodotte dal pr·oieLtile in~l ese Lee-Melfor·d manifestano io mnssima lo !"lesso car·atter·e, benché ess~, in causa del maggior peso e calibJ'I) del proiellile come pure in causa della maggiore ottusità olei suo apice, sieno un poco più g ravi di quelle prodotte dal Mauser. No n ha l u o~o alcuna nllerazione della tt·aielloria,e per effetto della sua slraonlioaria forza viva il proiettile pr·oduce un canal e r ettilineo, oppure due o più s econdo la posizione della parte colpita. Il proietti le agisce di prefer·enza sopra i tess uti che stanno al dinanzi del suo a pice; l'azione late r a le é minima. Se batte la parte a d an ::rolo r e tto, il for·o d'entrata é rotondo e com e t.e g liato con uno stampo; a l foro d'uscita invece si mostra come una piccola fcssur·a. Se il proiettile balte più obliquame nte il fot'o d'entrata mo:<tr·a una rorn•a ovale. Ques te condizioni cambiano per le deformazioni cile può subire il proiettile, s ia aoda11d0 a batter·e co ntro un osso oppure deformandosi a cciùe nt~:~me nte prima di penetrar-e 11 el corpo, nelle quali circostanze Il suo mantt>llo rimasto in Legro si dispone a pieghe orizzontali intorno al nocciolo di piombo. Le deformazioni più gravi avvengono quando si lace r·a il mantello. Se esso è rotto soltanto all'apice puo scr ostarsi ve rso la parte posteriore in modo che la estremi lti. posLerior·e Jel proiettile pr·esenla un colletto dentella to, oppur e può a.nche laceral'si in forma di s trist:ie longiludinali. Le lesioni prodotte da un proiettile così deformato perdono ogni nola caratteristica; i for•i d'entrata e d'uscita sono g r andi e lacel'i, il canale è alteralo in maniera corrispondente. La fer ila prodotta tia proielLile inallel'alo r1on da che lieve dolore, il più delle volte '1uesto s i limita ad un sen:::o Ji bl'uciore ed anche quando vo~ngon o colpili or·gani Importanti non cagiona che lieve s hock. L'emorragia esterna é legi!era anche nel caso che s ieno stati lesi gros8i vasi delle estr·em ilà o del tronco. Tali lesioni di solito cond11cono ad emor·I'agie i ntel·mitten ti o secondarie. All'incontro è un fatto fr·equenle l'emorr·agia inter stiziale o l'emorra g ia ca vitaria en tro le prime ore nella lesiooe. L'autore ri tie ne che l 'em o rra~ia primaria sia un faLlo m ollo r aro sul campo.


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RIVISTA. OHffiURGICA

Parimenti un' infezione delle fer ite è caso •·aro. Corpi stra· nieri, br·andelli di indumenti Lt·ascinati o spinti nelle fer ite si r i:;contr ano assai di raro. L a qualità del vestito ha qui una grande inAut}nza. P. es. l a slolfa di co tone non mostr a che una piccolu fes..,ura, mentr e l e camicie di lana fanno ved~re vaste perd1te. Quando in u11 punto qualunque della fer ita ha l uogo una inf,.zione, il proces>'o non Ila alcuna tendenza a ddfondet·si pe1· tullo il canale. Di pr efer enza si fanno ascessi limitati. L'autor e all1·ibuisce questi fatti alle condizioni delle pat·eti del canale, le quali sono asciulle, ed essendo per di più costituile da tessuti cOIOpl'essi, otl't·ono un r ipat·o alla diffusione del pr·oce:>so infeLl1vo Dur ante il procesr;o di cicatr izzazione il cana le della fer ita si contrae; per lo clte il for o d'entrala si converte in una chiAzza un po' anner1ta nel centro, il fo r o d'uscita i n una cicatr ice r ossa; l a cicatrice del canale è molto dura ed ii' spesso ca usa di dolori e eli limitazione di mo vimenti. I noltre si manifestano fenomeni di compressione per parte dei fasci ner· vo,;i e delle a1·ter1e, mentre l'ede111a per compressione delle ven e si vPde t•at·amenle. li trallarnentn di q~,; es te ferile è sempl ice cioé una medic~ zi o n e aseltiea Of•pure antisettica; l 'im m obilizzazione nelle fer1te delle sole par li m oll i è super flua. I proiellali rimasti nella fet·ita devono es"er e allontanati soltanto quando pr oduconv notevoi i di;:tu rbi . A lqunnto s pes::-o si ebbe ad o;:servare l'aneur isma in sefrUito a lcr;io11e d'arte1·ie. La tumefazione la quale in pr incipio e1·a assai diffusa ced e ~ radatamente il posto ad un tumore l o· cal e pul;:a 1tle che ha sede sul decor so del tronco ar tet·ioso.Sede più fr,.quente eli q u est~ complicanza fut'OilO le ar terie popli lea, fem01·al e, brachhlle ed ulnare. I n un caso avvenne la morte per rottura di un anem·i sma dell'artet·ia succlavia in seguito a fer ila d'a rma da fuoco nel secondo spazio intet·costale. Una particolat•ilò clegna di nota è il frequente sviluppo di anf'ur i o;; ma varicoso o di var ice aneurismatica; il r umor e caratl .. t•i;:tico indicAnte la corn plicanzu in queslione si manifestò al pi ù pre;:to al 3° gior no, al più tardi al H ' giorno. I distul·bi fu r ono per lo più non gt•andi; solo una volta fu notato un leg-gero p:ratlo di sta;:i venosa. Per la cur a dell'aneur·isrna si dovelle spesso proc.-der·e alla allacciatura della cot·rispondenle at·tet·ia m entt·e per l'ar.eurisma artero-venoso non si fece mai alcuna operazi o ne. C. P.


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RIVISTA DI OCULISTICA K. GaossMANN . - Della looallzzazlone del oorpl eatranel nell'ooohlo mediante l raggi X . - (Recueil d'Ophlatmologie, n. 12, 1!l99) Trattasi di una comunicazione fatta dall'A. al Congresso internazionale d i Oftalmologia (Utrecht, agosto 1899). In nn caso di ferita della regione cilia1'e dell'occhio sinistro, in via di quasi completa cicatrizzazione , l'ammalato asseriva che il corpo estraneo non era penetrato nell'occhio, mentre uno scniagramma d~tva un'ombra ben netta. Dunque il corpo estraneo esisteva e non trattavasi ehe di determinarne il posto esatto. Il metodo di Davidson in molti casi riesce impareggiabile; ma l'A. riferisce un mezzo più semplice, che non richiede alcun apparecchio stereoscopico e pel quale ~on é necessario una grande abitudine di esami schiagrafici. Desso consiste nell'utilizzare i movimenti dell'occhio, restando la sorgente luminosa dall'altro lato della testa. Si pt·endono due prove, mentre lo sguardo é rivolto in alto e poi in basso, nello stP.sso piano. Sulle due prove l'ombra si sposta; a) In alto, se il corpo esli'aneo sta nel semi-emisfero anteriore; b) In ,basso, se nel semi-emisfer o poste t· iore i c) Io avanti, se il corpo estraneo e nel semi-emisfer o superiore i d) In dietro, se nel semi- emisl'ero inferiore. L'asse di queE<li due semi-emisferi ra pp1·esenta nello stesso tempo l'asse di rolazion•~ nel movimento in allo. Se poi l'ombr.a non si sposta punto, il corpo estraneo deve tt·ovarsi presso a poco nel centro di rotazione del ~!;l o bo i in questo caso sar-ebbe nacessario di prende1·e due allre prove, facenclo muovet·e l'occhio in un piano orizzontAle. Uno spostamento dell'ombra in a va n ti sta. ad i ndica re che i l corpo estraneo trova s i nell'emisfero temporale; in d iett·o sta a d

indicare che travasi nell'emisfero nasale. Il posto del tubo di Crookes relativamente alla testa del soggetto deve essere sempre il medesimo per ciascuna coppia di prove. Per dare più pt·ecisione a questi esami, si può melte1·e in vicinanza dell'occhio od anche nel sacco congiuntivale un ;,2


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RIVISTA DI OCULISTICA

pezzetlino di filo di piombo. B iso~n R pur·e badar·e acche l'ombra !<la diretta allo e<>lPrn o di quella clata dalle ossa del cranio. L'A. presentA al C" ll i!re!'\RO gli RdliAg1·11mmi del caRo, da lu i rifer1 Lo. cq.

J ACI< S•1:-1 . - Corpl ••trauel del globo ooulare. - (Sew York medicai Journal, 2:1 !'et te111br t> 189!1). \\'EISS e KLIN GELH OE FFER. -

Quale valore ha la radiografia per la atagno•l del oorpt utl'anet nell'Interno dd· l 'ooohto? - (A re h. fìJ. r Al~!Jen.h. t. XXXI X, 41 18:19).

J ackson dà i ~ e guenli precetti circa la diagnosi dei corpi est1·anei n ell'occh io, il r elaltvo pr·onostico e i l lJ•allamento CU I'alivo: a) Qual siasi fr>rila penetrante dell'ocrhio dev'esser e accmatamente esaminata, allo scopo di assicurarsi che non vi siano c01·pi e~lranei, senza punto accontentarsi delle a:::serzroni del ferito, che alle v olle possono ingannare. Questi infatti noo può render si esa tto con t o d' u11 cor po estr·aneo, che sia penetrato p•·ofonJ8menle nell'occhio; quindi la neces sità di t ene r conto minuzioso di tutti i detla~li dell'acciJeule, di esaminar·e possibilmente il co1·po P!'lran eo, di ao:;sicu r ar si che oon ne sia l'imasto quulche ft'l:llnrnenlo nella fet•ita e che non abbia seco tr Ascinato a~e nti in fettanti , r i cordan do al ri(tuar do che una particella del rive;;ti men l o epitt"liale della palpebr a, tt·a~ci na ta nell' it·idc, ha potuto essere il punto di pet·tenza di una ci!'li. È pure nere"sar io tener conto dt>ll& posizione del fe!'ito al mo111ento dl'll'accidente l t'aumalico. Oltre l'esame deliA ferila esterJOrf', oltr e fJUt'IIO della camera anteriore mercé l 'i lluminazione focale, non va trascur ato l'esame oflalmoscopico, fallo ol più p t•esto possibile e prima che l'opAci là del cr istall ino od una emot·ragia non l 'ubbiano r eso di ffici le. Spesso, quand1, il c<'r ro estraneo non può essere ri conosciuto con J'of. talmoscnpio, é possibi le che ne sia indicata la posizione da un cominciamento di opacilà del CI'istall i no od anche dalle suiTusioni san~uigne, che stanno a dinotare il suo passaggio attrav er so il vitr·eo . Dimostrala la penelt·azione del corpo est1·aneo nell'occhio, bisogna ancnra J'icer cA re se deRSO non abbia allr aversato rompletamenle il gl oho, andan dosi ad innicrhiare al trove. A ll' uopo può t·iuJ'cil'e utile l'1m piego dei t•aggi X , quantunque (]Ualche volla il corr o estt•aneo è cosi piccolo, da non dar e


RIVISTA DI OOOLIS'l'IOA

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alcuna ombr·a sulla lastra s ensibile, mentre poi é causa perfino della perdita dell'occhio. b) Riguardo alla prognosi ed alla cur·a, bisogna distinguere tre casi, secondo l'A. - Il corpo estraneo é nell'iride o nella cam~ra anteriore. La sua localizzazione é cvidentP, la ~str11zione r elativamente facile e va falla al più presto poss ihile. -- È nel cristallino od é rimasto nell'ocdaio s enza provocare rea~;i o ne. l n questo caso se il ferilo potrà aver·e cure immediate, qualora si manifestassero falli irritalivi, l'attendere non nuoce. Ma alle volle granelli di polvere, localizzati sull'iride o nel cristallino od anche inclusi nella cor·nea, possono determinare faLli irritativi perico losi ed allora è necessario che siano estratti. Cosi pure un corpo estraneo nel cr·islallino apporla una cataratta traumatica; or· bene se l'oritìcio di entrala è piccolo, possono passare delle settimane ed anche dei mesi prima che la opacita sia completa; ma se l'orilicio è largo, questa s uccede rapidamente e si accompagna a d iperlensaone oculare . È regola attendere eh~ la cotat·atta traumatica sia completa per procedere alla sua estrazione mercé una larga incisione concava e l' iridectomia, se necessaria. - Il corpo estraneo è pen etrato nel vitreo o nella retina, nella coroide o nel corpo cilittre. Se non è rapid amente estratto, è quasi cel'lo che determiner·à fenomeni d'infiammazione o di degenerazione, che finiranno con la perdita ùell'occltio leso ed alle volte con lo sviluppo di una oftalmia simpatica. W e iss e Klingelhoelfer r·ipor·tano 12 osservazioni di ferile penetranti dell'occhio, nelle qua li sono ricot·si a lla radiog rafia , diagnosticando 7 volle la presenza e la posizione del corpo es tt>~:~neo.

Alle volte nello stesso caso clinico la rarliog rafìa or•a ha dato risultato positivo, o r·a negativo. Que><l'ullirno fatto é spiegato dagli AA. dal per ché il corpo estr•aneo, piccolo, è altravel'sato dai raggi X nel senso del diametro più corto, od anche dal perché l'ammalalo s i è mosso e con esso il corpo e str·aneo; l'ombra all ora non sarà per•cettibile. Anche le ombre delle par·eti or·bilarie possono nasconde re quella rlel corpo estraneo. Perciò un l'isnltalo ne~tativo non va le a d affermare l'assenza di 'JUesto ; donde la necess ità di far·e varie radiografie in differenti di r ezioni.


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R IVISTA D I OCUW STICA

Gli AA. raccomandano poi il seguen te p ro~ed imenlo mol lo semplice: - M erct· em piaslr o adesivo si fissa un ti lo d'ar gento sollilissimo alla melA te mpor ale del ma rgi ne orbilar i o, un poco al disopra del d ia rnelr<J orizzonlale dell'orbita. Il fi lo si fa rim onlare lungo il ma r gine stesso, li uo alla metà del margine sopra0rbita r w, donde discenderà ve1'lical men te per di sopr a le palpebr e, tino alla melA del margine sollor bi lar io, per r imontar e ver·so il punto, dal 'luale é pa rtito. sent.a però r agg iungerlo; desso viene poi r eciso e fissalo un poco aJ di sotto ùel diamel1'0 or·i zzontal e ùell"or bila. I noltr e si fissa un piccol o segno sullu por zione per pendicola1·e del fil o, al pun to corrispoudente all'apice della cor nea (la distanza di quest' ultimo dal piccolo segno può misura r si col doppio re~o l o). C1ò fallo si eseguono delle r adiografie almeno in due di1·ezioni , cioé, da una tempia all'alli'& e dalla fronte all'occipite o dall'a l to al Las"o; cosi potra localizzarsi il cor po estr aneo dal la pos1zio ue dell'om br a m ra ppor to ai differeuti punti dell'ossatura for mala col filo d'argento. Gl i A A. concludono questa l or o r el azione cou un ri assunto di t11lli i lavol'i, che t1·atta no della r adiografia io oflal mologia.

r

cq.

RIVISTA DI TERAPEUTICA Cb·oa l 'uao e l'ef1loaol& del nuovo ipnot ioo l'Edon&le. - ( \Viener k linische W ocltenschrijt, 7 giugno l HIJOJ. Questo nuovo i pnotico appar tiene al gr uppo dell'urettl nn, ed esprrirnentato l<uglt anima l i m ostr ò un'azione m olto si m ile a qu•·lla del l' idrato di clol'al io, mentre nell'uomo la dose alli va sarehbe ùi grammi l ,~5 -1 ,50; é spec1almen te i ndic~ Lo neiJ'ag ripnia e nP.gli stati d'or if!ine nervosa, sopr alu lto q uindi in i ndividui òed i l i all'al cool, tslecici o nevropatici. La sua perfetta iunocuità \'enne r ipeluLamen le di mostr ata senza che mai s'avessPro ad avver t1 re nausea, vomiti, senso d1 langul)r e. l 1n•ece generalm ente di('de l uogo, 1/ , o 1/ 1 ora dopo la somminislrazione, ad u n sotlliO r iparator e della durala da 5 a 7 o r o', senza accou1pa:.!11nmento dt sogn i ter rifican ti , spesso anzi senza l'nccompagnllmenlo di alcun sogno. Stante il suo E. Scii ULLER -


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RIVISTA DI TERAPEUTICA

sapore alquanto disgt;stoso, ~ i c onsigliò di somministrarlo sospeso in acqua di canella. con qualche goccia J i sciroppo d'arancio. Lo SchUIIer vol le spel'imentarlo nella clinica psichiatrica del celebre KraffL-Ebing, somministrandolo tanto i n polver·e come in soluzione alcoolica, allenendo~i alla seguente for mula : Edonale g rammi sei; Alcool etilico; Scil'Oppo di canella ana g r ammi trenta, in modo che una cucchiaiata di tale soluzione alcoolica contiene grammi l 1/ 1 di edonale, giun~endo lo !lperimentatore a dar·ne perfino due cucchiai al giorno. Dalle pralicate espe· rienze risultò come il sonno r ealmente soprll\'enisse dopo 1/ , - 1.' ora dall'assunzione del r imedio, come duras~e dalle 4 4 alle 9 or e senza sp:acevoli conseguenze, del tutto simil e al sonno naturale, piu sollecito quando il rar·ma co era somministrato in soluzione di quando l o si da va sotto forma polveruleotn. L'autore o ttenne ottimi efft!lli cla tal r·imedio, !:<pecialmenle nella nevrastenia, nell'ister ismo, nell'agr·ipnia l<'l!l!'ierA all o stato di depression e, nell' insonnia da sarmenage intelletluale, dimostrando un'efficacia parag o11abile a qut> IIR della parai· deide, del trionale e dei bromuri, con il vuntngf(iO di un'as· solula innocuilà sul respiro e ~ull'apparecchio circolatori o.

G. B.

RIVISTA DI OTO-R !NO-LARIN GOIATRIA BIAGGI C. -

Bulla balbuzie fru·•ta. - · (Arehit' iO italiano

di otologia, 3° fa scicolo, 1900). L'A. chinma balhuzie fru stA, qUJcllu forma in cui d quadro classico della malntLia é incompleto, (junsi abortito, ciò in analogia all'appellali vo simil e che si dà a quelle forme di rn orho di Bascdow o di tahe clot'sale in cui manca uno o par ecch i dei :;inlomi classici. Come esempi di quC'ste fot·me di balbuzie fru;;la, l'A. ri· portA i segue n ti casi: 1. N. N. di anni 40, cApitano, riferi sce che quando in presenza di superiori , deve par·lare o dar e un comando, prova una difficoltà istantanea nPila emissione della voce,


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RIVISTA DI OTO-Rl~O-LARINOOIATRIA

lta la sensazione, come se una mano, improvvi samente, lo el1'er ri pel col lo impedendogli di par lare. ;-\ienle di Lutto questo succede quando ueve parlare o dar·e gli stessi comandi ad inreriori ; 2. N. N . g-iovane sacer dote, !)r ofessor e di scienze natur·al i , r i feri sce eh~ facendo lezione, indipendentemente dali& na tur a del suo udi torio, si deve ar·r estare allor chè nel suo discor so inle•·cor r ono certe parole o certi gruppi di letter e. Eg li presen te l 'ostacolo e allora g ira la frase e cou delle circonlocuzioni evitu abilmente CJUella pa•·ol a. I n tal modo non balbt:lla, ma se l'o~laco l o g li si para davanti improvviso, allora si ferma di bol lo e con uno sforzo ener·,zico di volonté. passa oltre. Se anche questi tenlalivi diventano vani, sogg1ace ad una contrazione delle labbr·a, rli brPvissima dur·ata, qu8si dagli allri inosst> rvabile, che ha per· elfello o la inlet·ruzione della l'rase o la ripelazione rlella sillaba i naziale. Ciò che aumen ta le sue difficol!a è il p~: nsi e ro che li scolari si accorgano di questo difetto, che egli mascllt'ra cou m olto arti fizio. A differ enza dt quanto avviene in qua:.:i tulli i ba1buzienti, non può par·teci pal'e al coro nelle funzi oni r eligiose. Il can to gli torna più difficile della parola. Il dott. Cher vin chaama (olJi e r:ubali queste paure irrllgione,'oh da cui sono dominati alcuni bal buzienti, non sc.lo quando devono pt·onuuciare alcune ~i llabe o parole, ma al pen!' iero dì do vule pron unciare . Queste for' mP di bal buzie, in com ple l~:~ m enle evolute, non si devono confo ndere con quelle forme l ievi r es:duaoLi a difetti più gravi, po1chè queste costituiscono i postum i della balbltide. né si devono confondere colla cosidetta afoni a spast•ca o spnsmo fonico descr i tto per pr·imo dallo Schnitzl er.

M. G. UsTINo. - Un nuovo metodo dl cateterismo delle. tromba dl Eusta.ohlo. Un oa.so 41 orampl olonlol del musooll palatint oon rumore obblettlva mente peroeplbile. - Oontribuzlont ollnlohe ed tstologlohe nel campo dell 'oto- rlnologl a . Sono l r (~ nltr i lslVori. che i l dollor O;;lino pubblicò a breve distanza l'uno dall'altr o nel l' A r chioio ita l i ano rli otologia ,


RIVISTA DI OTO-RI~O-LAIHNG OIATIU.A.

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rinologia e laringologia, t: che so no una ttuova conferma della sua attività scientifica. Nel primo l'A. espone un suo metodo di cateterismo della tromba di Eustachio, il qual e è basato sul seguente pt•incipio di fisiologia. Se si osserva la fossa nasale di un paziente a capo er etLo (prima po:;izione di Zarnillò). mentre gli. si fa pt·onunciare la lettera i, si scot·ge sul fond o della fossa nasale, che il velo pendolo si innalza, e la tr omba si porta sulla linea mediana, condizione favot·evolissi ma per l'introduzione di uno strumento nella tromba, e della quale !lrpunto l'A. si se1·ve nel pt·ocedere al cateterismo. l vantaggi di questo metodo non son por.hi né lievi; fra gli altt·J accenn et·emo quello di P.ssere molto semplice e adatto ai pr·incipianti, i quali potrebber•o eventualmente anche servirsi dello specchio per portare lo str umento fino all'apertura nasale posteriore, essendo questa esattamente determinabile dal visibile sollevamento del velo mobile. Nel secondo lavoro l'A . descrive uu casn rari ssimo di crampi clonici dei muscol i tubari, ch e eg-li ebbe occa sione di osservare e di curare m un allievo uffi•;iale medico. Questo caso pr esentava una partic ola l'i l à che non si trova reg-astrata nelle altre comunicazioni sull'at·gome11Lo; e ci oè la cessazione del rumore e dei crampi clonici durante le eventuali col'izze, e coll'abbassamento della li ng ua. Nel terzo il capitano Os tio0 espone la sto t'ia di al cuni dei casi più intere ssanti occor sigli durante l' anno scolastico 1898-99 della Clinica otol'inu larin ~o logi ca di Tori11o e che egli studiò in unione ol dastinto dc,tLor Calamieda, a;;:sisl OIIle nella Clinica stessa . L11 storie di u11 epi teliom a primilù'o de l pacliglio7le dell'orecchio, eli una parali.~i llello Rlaped,o, di un'emorragia labirintica da emofil,a , di un' ulcerasione sifl litica del faringe , di un angioma del setto nasale, ecc., sono ver·amente çomplete e corredate da un diligente eE<ame i stologi co È da desiderat·si che a queste prnne contribuzioni cliuiche ed islologiche ne lt'ngauo dietro altre oli non minnt·e interesse, del che non dubi tiamo punto, data la com petenza dell'autor e e la sua oper osi tà instancabile. lE. T.


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RIVISTA DI BATTERIOLOG1A C. PAGANI.- Kapldo prooeaso di doppia colora.zlone del preparati dl aputo tubercolare ~>eien~e medie!te, i o IHOI'ZO 1!JOO).

(Rioisla oeneta d i

F in dall'ottobr e I R98 I'Hau!:'er p1·oponeva di sostituire, nel metodo K oc h-Ehl'lich, allo decolo1·azione con acido nitrico o solfor ico, la decolorazione con acidi della serie lattica. L e r agi oni teot·iche di tal e sostituzione stavano nel fallo che gli acidi organici hanno azione molto m eno intensa di quell i minerali. Essi allontanano la sostanza colora nte scio·gliendola, come fa1'ebber o l'acqua e l'»lcool, e non arrivano mai ad agire tanto profondamente eia poter oiLrepassat•e l 'involucro bacilll:l l'e. L'Hause•· pe1·tsnto pratica: 1• colorazi one con fucsina Zie! a caiolo ; 2° deco lo•·azione in soluzione alcoolica di acido lalli co al 2 p. 100 ; 3• •·icolorozione in bleu del prepar ato. L't~ulDI'e volle semplificare tal metodo scolorendo c ri· colnrando conlempoJ·an cameotP. con una soluzione simile a quella ben nota del Gahbet, uella quale sostituì come decolor ante l'acido lattico all'ari do min et·ale. Dopo molteplici espe· rimanti riu scl com p l etamente nell' intento con la seguente soluzio ne : ac:qua g r;.1mmi 50 ; alcool ~ra m mi 50 ; ncido lattico g-rammi 2,50 ; bleu di m •~ til e fino a saturAzione. Dopo d'a verla ben lw tJC' shallulR, l ascia d.;posilar e l'eccesso di so:<lanza colorante, e per In colorazione si ;,er ve sol tanto del la rw t·te sup.. ri<> •·c, dopo avel'ia tlecanlnla. P er la doppia colorazicme dei suoi pro •parati pror.ede col soli to m etodo, e dopo d'a ver li colorati con l A fu csina Zi el, e lavati con un getto t!l acqua dislil lala, consir_:lia di por l i nellA soluzione color ante e scoh)l'anlc da l ui indicata, smuo vP.nrloli continuam ,.,nle, in m odo da cambiarla continuameule intorno ad essi, o ttenendo cosi tki buoni pt·epn rnli anc he rl opo soli 15 o 20 seconol 1 di immer sione. Pet•ò, auehe lasciaudo il prepat'ato a conl allo del l irfutdo anch e per un tempo molto ma ggior e, non si ha la decolor uzione del baci llo di Koc h, inconvlw iente


RIVISTA Dl DAT'TF.RLOLOGIA.

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che presenta invece il liquido Gl;lbbet, se il preparato é tenuto a contatto con esso per· un tempo più lung0 del sufficiente. Anche l asciando dei preparati nel liquido in paro la per mezz'ora, un'ora, tre ore, perfino sedi ci or e. sempre r invenne colorato io rosso il bacillo di K och, men tre il fondo ricol oravasi molto intensamente in azzurro, talchè si può dir e che il preparato se ne avvantag~iasse.

G. B.

RIVISTA DI NKVROPATOLOGIA

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P. St':R!Eu x e F. FARNARI F:R. - Bloerohe statlsttohe sull'ezlologla della paralisi generale. - W .:oue de Médecine, n. 2 , IO fl!bbr•aio 1900) . Gli autori nel loro studio, ri!'-alendo all'elem t>nto statistico, cer ca ron o di sviscerare il dibattuto argomen to clcll'ezi<>logia della paralisi genera le e specialmente dei r apporti di tfues ta affezione con la sifilide. Gli AmmA lali da ef'Si os!'erv ati furono 58 (46 uomini e 12 donne) ed i ri sulta ti delle lor·o r ll'er che furono i seguPn ti: t• L a sifilide è la cau sa di gran lunga più fr·e1n ente della paralisi generale; la si tr·ova certa o pr·obAbi le pr essnr.hè nel1'~0 p. 100 dei casi; e con certezza a!'if'Ol uta nel 50 p. 1011; esiste come unico fallor·e nel 31 p. 100. Vale a di r e ehtl e!'-Sa é due volle più frequenti'! delle allr e inft'7.ion i ( v11 iuolo e dissenteria) assieme all'al cool i~ mo , due volle e tn t>ZZO più frequente della causa er ed itaria , otto YOlte più ft' E'quente del traumatismo cer·ebrale, ca use eire lullav1a son pi ù facilt ad esser e scoperte ed accertale. 2' L'eredita nevropatica o vesn nica s' incontra cirra nel terzo det casi, m a que!'-ta cifr·a è c<> r-tAm enle Lrnpp1l ba ~!;:a , giacchè l'eredita sembr·a e:-ser·e il terreno neces,;arro allo svilu ppo della parali si generH le. 3' Il periodo ù'incub ~z i onc della mnlallia è in rnP.dia da quattordici a quirtt.l ici anni, con set e trentatlue anni, quali cift•e estrem e. I n questo pi~ r't0 do d"in.cuba,;ione viene Cll lro lato anche quel ao che potrebbe chrarno.r·si peri où0 d"inca.~ ione


RIYI::iTA D I );f; \ 'RUP.!TOL OGT A

dl·lla paralisi ~eue rah·; valt> a uir·e Il fjerioJo dur ante il quale i siulllmi morbos1. ancQr a poco accent uati. non r endono neces!'orra la :::errr ecazione delrammalato. Que;:ta fase a vendo una d ura ta rll due o tre a nni, il vpr o periodo d'in cubazio ne l r n,·ac;i r idot lO a circa dod1ci anni . 4• L 'eta media del comple to sviluppn della paralisi gen<Jrale, a g!! i ra~i intor no ai quarant"anni. T enendo conto di fJIJlndici annr di periorlo latente (incubazione ed invasione) l'etA in cui avvPnne la con tarninaz1one, é di ci r ca venticin'!ue auni, fa~ lo d'altronde confer·mato rlalla sd'ìlo.!.:'r afìa. 5• Qualuuque sia i l valore della sifilide qual cau;;a della paralisi g enerale, es<;a non è certamente unica; la sifilide non .. che un'az ione bHnale per ni'!nte specifica; e sem br a dimostr ato che i 11.>ss1ci piu J1sparnti , veleni chim 1ci (oiombo ed aleool). veleni v egetali (mais aller·ato), veleni microbi ci (sifilide), e può darsi auc he gli agen ti delle auto-intossicazioni, pOi<!'Ono dare or igme, nei pr·edisposti , alla men ingo- enCt>f,.lite. Pe l'lan to, secondo gli autori , qnest' affezi(lne non m erJler ebhe piu la denominazione tr oppo escl u" iva d'a fl'èzione par·aSI(ili tica, oppure para-infettiva, ma bensi qu ... lla piu llener alè di pAra·lol"srca, considel'ando le mfezior11 come delle intossi cazioni . G. B.

RIVISTA D'IGIENE C. Gu tUNI. - Sull'esame battertologloo dell'acqua 4el sottosuolo. - (G iorn. della R eale Soc . !tal. d' igcene, :3 1 1118g-gw 1!JOO). L 'Auto r·e t-s~endo sldlO inc!lrica tu di e!"ami na 1·e batterio lo· ginnnente l'aC<jua sc,Ller·r·Rnea che si i ntende condu rre per U"O p .. tabile nel comune di Poi'LO HrcanaLi, penso di u ;;ar e pel prelevAmeuLo tle1 Ctllll)'ion i il m Pl odo del Canulis il f')u ale eon'ìiSL\3 n13llc1 sc·ava1·e una fossa quadrata pr·ol'onrl a da 1 a 2 llletJ'i, di l m•·ll·o e pin di Ialo, lO!-[Ii endo cosi ~l i str ati di L••rreuo piu r·i cchi di b11tleri , nel ver sarvi un mezzo quintale Cil'r·a di cuh:e Hlnd r a in polvere \!he pni ,·ie ne iùralata colI'A:,!gruntH di Hlcuue c:ecclue d'acquu, uell'attl'a'·er·sa r e la calce


RIVISTA D ' IGIF:NI~

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ancor· bollente con un tubo Nor·ton, del quale si é pr·eccdeotcmen te s te r ilizzato d ire ttamente snpt•a un fo t·n ell o tutta l'estremità bucherellata per lA lun~h e zza di 1 mt-lr o ci r ca, ballendolo finché j:(iunga ad unA dala pr•0fondilà snllo la superficie del suolo, nell'applicare la ponrpa che si fa andare fin o a che l'acque esce limpida, nel tnglier·e la pompa versando nel tubo da 7 ad 8 litr·i della soluzione di L11place chiudendolo con un tappo e chiudenòo pure la pompa dopo avPrla riempita di soluzione feni ca al 5 p. 100, nE'l l'iapplicare dopo 12-2~ ore l a pompa al tubo pompflndo senza interr uzione fino a che l'acido fenico sia complettwr ente scomparso pr·ele\'ando poi i campioni per· l'analisi ballel'iologica. L 'acqua da e~ami narsi venne pr·esa colle pr ecauzioni suddette: sollanto, siccome essa sca turiva da se stessa, si tralasciò l 'applica zior•e della pompa e In disinfezione chimica del Lubo; per ò si trovò necessario di steril •zzar·e l'i ntel'O tubo arroventandol o per tutta la sua lunghezza, di farlo battere con un martello di ferro pure sler·ilizzato e di lasciar ruor•inscire l'acqna per· 2i Ol'e pr•ima di prendere i campioni. l risultati furono ottrmi. L e colture rima sero ster·ili e cosi venne dimostrato che usando l e del le norme, alle quali si deve aggiunger e la r accomandazione di stabilire altor·no alla stazione di presa dell'acqua uno conven1ente zonu d i di fesa, l'acqu1:1 de l soltosuolo può esser e allreltanlo pura quan to quella di sor gente. te.

- La febbre tlfolde tra l aoldatl amerloaol.(.Medical Pre:~s, J Agosto IHOO).

VAUG H AN.

Nell'a gosto del 189R fu nominata una cnmmisr::iono in sea richie sta del chir·ur go gener·Aic dell' e~e rcito degli StAti Uniti, allo scopo eli orce r l ar<> l e cause rlell'esistenr.ll e della diffusione della feb br e lirnidn nPf!li ncca mpamt>nti nazionali, e di su ~~erire il modo per di~Lrug!!er ' ll. Compiuto i l gir o eli ispezione, l a commis><io11e impieg-ò ci r cn 18 m esi nel mettere in ondine le l'elazroni dei var·i C"mandi. Lo prrma concl usione a cnr si f,:'iUn!';..- fu che in og n i raggrmen to~ al l"ervizio degl i Stuti Uni ti nc•l J ~!)R si Hilupparono uno o più ca!.'i di febbr·e lil'oideR, mal ~trAdo le a s~e l'7.r nni in contrario. Un aiLr o p unto sul fJIIAie l'nu lnJ·e !'li f,•r·nHl . ci la11do autor ità militari, è che IR fe bbr e Lifnrde eppu re di solito nelle spe~uilo


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RIVISTA

o' 1G1E:\E:

diziOni entro le otto setti mane che succedono alla riunione della Lru ppa. Poichi• molli ufficiali medici americani si attengono ancora alla vecchiA teoria miasmalica della f ebbre lifoide, é de~mo di nola che l' invesli!!azione folla dalla commissione sopradella mi!ie in evidenza nel m odo più chiaro possiiJile clte la local ità non é r esponsabile dell'epidemia . Nè fu l'i!evato alcun fallo in sos lef!nO di qu ~> lla teoria patogenetica ; la quale trFHintta i 11 termini della moddl'na medicina er a fondala n el la credenza che i germi del colon possono andare sogg~>lli aJ un processo di mut~:~ zi o n e, per mezzo del quale ifl loro virulenza viene at! e!'sere aumentala ed alterata in modo òa poter essere convertili in bacilli li tìci , o almeno divenlt>re sgeuli attivi nella pr od uzione ùella febbre Lifoide. Olt r e che lutti i falli conosciuti dd la batteriol ogia sperim entale sono in contt·addtzione con questa teo r ia, essa viene au che ~ menl1 la dalle concl.tsion• della commissione d' i nchiesta. Qut>sla m1 !'e anche in chiaro es!iere priva di fondamento la crede,,za clte la diarr ea sì può couverli1·e in febbre tiroide o predisporre acl e!'sa : ed in vero uomini che avevano la sempli ce diar1·ea, di 1·egola non e!Jhero in se~ uilo la l'ebbre tiroide. La malnttia 6 disseminala dal lra~porto degli escrem enti di un ind1viduo inft> tlo nel canale alimt>ntare degli altri. ed f. più p1·obabile che e~;: a di\'enti epi,lemica nei campi piuttosto dw nella vita civile, perch•'! ivi l a deposizione deS! li e!irJ•r menti del cor·po umano p1·esenta maf!l!ior e difficoltà, e pe1·chF> un uomo infetto di febbr~: lifoide JHiòj!'parger e rin fezionP in ogui lali'IIIB di un reggt mento prima che la malAttia sia stata ri conosduta in lui. Poiché ù probabil e che i bttcilli lilìui s i a r~ o eliminnti dagli inlf's tini non appena comincia l 'in frzi o• H~, é t•aginnevol e nsst>rire che per lutto il pl'ri odo della in cubazioue un ammalalo può essere sol'genle di per icolo per gli altt•i. E s!ir.ndo c1ò ver o, l'unico modo con cui si può ct•rlamenle pr .. \'en ire la febbre tifoidea negli esPrcill i· la com plt> ta rlisi11f··zione dPIIe fe cci di lutti, tanto ammRIHl i che !<A ni. LA contami~tazit~ue dri campi fu il più f!J'a nde errore comrne~so dalle lrnppe nel 1X!l8. Alcuni Comandi erRno anche allo~gi ati impropria mP nle, rome po·r es!'m pio A Cllickamanga, dove cP t·li I'Cf!!.!'imen li er o11o po;:ti in modo da r ice\'ere nei loro accampam en ti le d'• trzioni tli allri.


RIVISTA D' IG I E NE

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In taluni casi lo spazio concesso ai r·eggi menti era i nane· gusto, e molti comandi fur·ouo falli re stare uello stesso sito troppo a lungo. La disposizione dei reggi menti in luof{hi insalubri fu ordinata dagli ufficiali superi ori combattenti , qualche volta ad onta delle peol e!';tc d<>gli uflìciali m edici. In seguito a questi fa tti l' autor e su ~tgeri !';ce che sarebbe

più oppor•tuno e più pratico che si desse agli uffici al i me· dici una maggiore autorità per ciò che r1 guarda l'igien e dei campi. L'autore afferma che in generale il numf'r o dei casi di febbre tifoide nei diver·si campi variò secondo il metodo col quale ven i vano raccolti e traspor ta ti p-li escr ementi. Cosi durante la p~rman enza della pr·rm a division e del 7• cor po d'armata a Miami , e durante tu t to i l pe1·iodo del suo accampamento a Jack sonville furono impie-gali dei carri-bolle con acqua per deporvi le m eteri'3 fecali. Per la seconda di visione si usò il m etoòo della tubatura, per· mezzo dello quale le ma· terie fecali venivano sparse pei cam pi . P er la t eeza divisi one furono u::~ate le fosse regola meotal'i . Il num er o dei casi di febbre tifoide fu minimo nella prima di visione e m assi mo nella seconda. Il si stema del la tu balur'a dovrf>bbe eE~~ere abbandonato, e quello delle fo sse r eg.1111m81l ltH'i si mostr ò mollo Jungi dall'essere soddisfacente specialmente n ella sta· gione calda. L'autore è convi nto che a volere im ped ire lo sviluppo della febbre tifoide dovrebber·o esset·e messi in atto altri metodi per la dep0sizione òelle materi e fecali n ei campi occupati per una setti mana o più. Si dovrt·bher o usa r·e mastelli di fer·ro galvanizzalo conteuenti latte di calce pP-r ricevere le mater·ie fecali, ed il lor'o conten uto dovrebbe essere rim osso gioenal mente per m ezzo di evacualol'i ino dori . Le investi gazioni falle mostrar ono che l e acque in fette non erano un fattore importante per la difT'usrone dt·lla fcbbt•e ti· foide nei campi nel 1898. La maggior· pr e\'RIPnza della malattia nel terzo corpo d' ar·ma ta fu allJ·ibui ta al fallo che i luoghi dell'accampamento avevano m olte sor gen ti el i umid ità che fav•>rivano tulla l'infezione sia r endendo meC'cani r·amenle tra:;portabili l e materi e fecali infelle che r·e!=;tovann aùeren ti , sia ren dendo più facile l" i n :;restio ne dei bacilli ti lìci. In ful l i era più probabile che ~li uominr por tAssero il ·material e infetto sulle loro persone o sulle vesti , ed il contu tlo pe r so·


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RIVISTA D ' IGlE::\E

nai e fu ind u hbiam~>nte uno d1~i mezzi coi qua li l 'i nfezione si spA r gevn. Le copert3 e l e tenda divenivano spor che di scar iche trfolidi, ed in questo ntoolo la malallia veniva ad esser e traRpol'tula dovunque arui$Rset•o le lru~-Jpe. Era anche probabile rhr l'infezione fosse stata disseminll t a fìrao ad un crr·Lo purrto per· mezzo dell'ada solto forma di polvere. Gl r uomin i rnalavtlllt> la po l ve t•e sot tile dei cam pi ovvero yu ...;.la si depostlava sur lor o cito: e ven iva cosi ad essere in;:rh iollila. È ver o che la essiccazione completa distr u!!ge pr nratarnPnle r germi lrfìci, ma lll polvert: non sempr e er a completnmeule disso•ccnta. Si M!'<odò anche che ur1 r r>par·to di tr·uppa in fe tto non si libera della sua irrf.. 7.iorre col !'Oio cnmbiar·e di luogo, quanlut~que il cnmbit~menlo sia desiderabile. Anche u n viaggio all!ravf'rso l'Oceano non r iPsce a liber·a r e dalla infezione, com•• fu bMr dimMII'lHO !ìi'l cA~o dd l' ... ~grrnén li infe tti éhe andnrono da Chickarnang:a n Por tori cco. 1-:c·cetlo il caso di nece!"situ milituri molto u r·~enli , un r e· I•II I'LI) d i truppa non dov r ~Lbr' esser·e accHmpa to in un l uogo r·ec·enlemPnle evacunto da un allro, ed il l'allo eh e 'l ualcuoo di es~ i sra cnstr·etro nd all'r···ltare il ralllbro di accampamento rwn giusri/ìc:a la n Pgli~en:z a della pul it.ra del Ler re11 0 al mom .. nlo di ev acunr lo. In molti acca rupamf'rtli le tende er ano tr oppo ,·jr·i ne. le une alle ollr·e e vi er ariO lmppi uomin i 8olto Cif.l!'IC\1118 di 8!'St-'. Cir•cn i n u11 quinto dei Rnllinti negli accampamenti si sviI UJlpÒ In r.,bbrl' llf'c)ide nel 18!lK, !)i !)(iliO casi dr pr nbabile l'el,br e li rorde slndialr ~· Chiclwman!!a. 40ux, o poco m<lno d..-lla rnt"ohi. fn r ono drngnoRlicati dai meolrci rnilila J'I. Or 'JUe,.Li !lritiO casi 113 furouo mortal i dnndo una media d t) l 7.JR p. !110 € prot.abrle che quando un r·epar·lo er·n comple tamente salur·o dt•ll'rllf'ezion P., un ter7.n od un quurlo degli uo mini er ano su-<r·ellt bili ad e!'l~ere allat.:rati darlo mn iHllia. Non fu lrov~lla prova pP t' so!'lener·e cliP p-l i er r or·i di etetic i cnn ron!'eguente cn la n ·n g-a"tro·inleRltnale pr·otlucessPr o la fel•b r e lrl'01de n prc·drspones~ero ad e;.»a. Prù dell' 80 p l iJO degl i uommi nei qua li si sviluppò la 1'1-'IJhl'e Lif'oide non soll'l'ivano pre(·edt>ul... m •'IIL•~ tfiooltll'loi iule:-<linali. Lo llJOr taliln p~r fellhrr> lrforde t'B J'f)r e!'ell lò più do·! l' 80 p. 100 della ruor· Lalila totAle. I l JH.lt'tOdù pri1 corlo dr i ltl'llbazionc fu pr<Jbabilme!lle alquauto rn euo dr otto g10r nr.


RIVISTA D'IGIENE

831

Uno che aveva vi<ssuto in un cAmpo infPttO di febbre ti· foi òe poLeva essere pr eso da questa maluttia ancora nelle otto settimane dacché avesse lascia to il compo. L a prova di ciò si ebbe in alcuni casi dati dal 5° r egg-imento Pensylvani a.

A. M

RIVISTA BIBLIOGRAFICA Dott. C ARLO Muzto, m t>tl i co tll 1" cl a~se della R. Marin a. Kaovo memoriale• pei mecUol pratloi - V enezia, stabali mento tipo- l itogralì c0 C. F er-rat·i, ! !.IUO, volume cJ i pa· gine 400 legato in brochure, lire 4. N el continuo frazionarsi delle med iche discipline in suc· cessive specialita e n el dilagar e add irittura di sempr·e nuove applicazioni nel campo pratico dell'esercizio sanilorto, no n c'è medico, che non si sentfl, ornai, a disagio, vedendosi neiiR impossibilità di seguire ed aLLendet·e a tutle le innovazioni , onde poter t·iuscir praticamente utile. che è pui la sua ver·a missione . E che d1r e del medico militare, del medico dr marina, •lel medico cond o tto ed i n ;:rt>ner·e clelreser rente in siti isolati, dove gli aiuti d ella scienza arrivano fuori tempo, o sono scar si, o mancano atl'~:~tlo? A sopper it•e a questa dilficn lta si é acci nto il Jistinto medico di 1• cla!<se della r egia marina, dott. Car lo ì\luzio, il cui Nuoro memoriale pei medici pratiei. può dir·si se nz'11l tro un lavoro r iuscito. A prescindere, infatti, ll ai pr·egi dt> llu dizione sempr•e el etta e rigor osamente scientifica, Jalla e!<pO~izio n e chiar·a e completa ed anche, cio che nMJ gun1-<ta, dn (juell i della el eganza e pr·aticità della fonna del manuale, si vecle subito che no n si tratta dei soliti sun li, in cui, ollr <! la pazienza ed ti giusto c1·iterio del composi to re, indarno s· andl'ebbe a cercar e anche un solo accenno di tllll' ll'im pt•onta per sonale, che costitu•sce il merito dell'aulot·e e elle non deve man <:a re in qualsiasi genere di lavoro. In vece il mC'morJaiP del dottor Muzio é un bell'esempio di studio analitico e !<intelico, nel quale se ci si ft>rma a stw liMe quanto é ripor·tu to intorno alle cog nizioni gener·al mente più nole, si vede c he PSSe suno


832

R.IVISTA BIBLIOGRAFICA

ricordate e messe in vist.a, specialmente per la parte, che può maggiormente interessare il medico esercente, come a dia·e quello che me>glio risulta consigliabile, fuor del dedalo da ogni discussione teorica, e quello che é più pratic.a me nte e facilmente attuabile, lontano da centri e stabilimen ti scientifici e s enza o con dafelLo di assistenza. Tali, ad esempio, sono i capitoli nei •1uali tratta dei varii traumi, cure ed operazioni d'urgenza; degli stati morbosi, avvelenamenti e simili che minacciano la vita; delle pa·escri· zioni mediche e f'armacolo~iche più difficili ed importanti. Se poi si pnssa a riguardare le nul)ve cognizioni ed applicazioni terapeutiche, da poco acquisite all'esercizio medico, si trova che l'autore a tutto ha previsto con diligenza e lodevole senso di larga e pratica coltura. Il memoriale, perciò, ha bei ca· piloli sulla s ieroterapia, sulle analisi più necessa1·ie, sulle dietetiche, sulla idroteraria, massaggio, elettroterapia, ipnosi, metallotel'apia, sui Pimedh nuovi e sulle nuove modalità di applicazione di taluni di essi, sulle dismfezioni, adulterazioni alimentari, sui regolamenti di sanità pubbli::a, ecc. Come si vede, nulla é o messo, anzi molte notizie vi si tro· vano, che non es is tono nei libri, uè s'insegnano nelle nostre scuole, e quella tale impronta personale dell'autore, rli cui facevamo cenno, é data dalla cernita giudiziosa, fatta delle var·ie cognizioni e del sano criterio, onde sono raccomandate le pref,.renze da avere e la maggior utilità da aspettarsi da un metodo, anzicht~ da un altro. L'autore desider·erebbe che non abbia ad essere smentita la sua aspirazione, che era quella di agglomerar~ io poco spazio così vasto campo di materia scientifica: noi crediamo, invece, che il suo memoriale é un altro .:lei bei libri, che rendono tanto inlt\t·essante la pro luz10ne scien tifica del corpo sani· tario della nos tra •·egta marina. L. SCARANO.

Il 'Di re t t.ore

Il 1-\edblt.t.Ort

O.r RaDOL.FO Lava, maggiore medico. GI OVANNI ScOLARI,

Gerente.


G. Ostino. - Un caso di crampi clonici dei musco li palatinì èon rumore obbieltlvamente percepiliile . . . . . • . . . . . . Pao. 8!-! - Contribu7.ioni cliniche ed isto logiche nel campo dell"oto-rinologia 82! RI VI STA DJ BATTER IOLOGIA. C. Pagan i. -·Rapido processu di doppia colorazione Ilei pr~paratì di J>og. ~\

sputo tubercolare. . . . . . . . . . . . . . RIVISTA 01 NEV ROPATO LOGIA.

P. Sérleux e F. Farnarler. - Ri cerche statistiche sull'eziologia della paralisi genPrale . . . . . . . • . . . . . . . . . . . Pag. 8:1~ Ili V!STA D' IGII!:l'iK. •

C. Gorlnl . - Sull'esame batteriologico dell'acqua •fel sottosuolo Vauahan - La lebbre tiroide tra i soldati am'lricanl.

Rl VISTA IJIBLIOGRA FICA. C. Muzlo. -

!'\uC>vo memoriale peì medici pratici. .

. . . . Paq. ~:~3t


GIORNALE MEDICO DEL

R E G I C>

E SERCITO

Dll•• zlone e Amministrazione: presso l' Ispettorato di San ità Militare VIa Venti Settembre t Pa lnz.zo del Ministero della auer ra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornale Medi co tlet 11.• Esercii{) si pubblica l'ultimo giorno eli ciascun mese in bscir,oli di 7 rogli dì s tampn . L'abbonamento è semp re annuo e decorre dal t• :tennaio. Il prezzo <lell'ahhonamento e : Per l' Italia e la Colonia Eri lren 1.. 12 • 15 Per l' Estern . . . . . . . Un fasrie<)lo separato cost:i . . l , 25 L'abbonamenro non clisr!~tto primA del r•<ficemllrt~>'in tend tl rmno vato r·~r l'anno suc-

cessivo. l signori ahbonaU mi litari in erreltivita dì ser vizio possono pasa re l'importo tlell'a b· bonamento per mezzo <l ei rispettivi comandan ti di corpo (anche a rate mensili). Le spese per ~Il e.~tratti e quelle per le tavo le litografiche, rotograllr.ll e, ecc., che accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (16 pagine), o l'ra1.fone inc11vi,ìbile di roglìo, e per cento esemplari. Il prezzo t) egun le sia che ~i tratt i di 100 e~empl~ ri o Ili un numero minore. '. mac.os,.riUI UlHI SI rPc:ti tui~r.on''·

LE OPERAZIONI. PIU FREQUENTI

CHIRURGIA DI GUERRA RIC O RDI 01 ANATO~II A APPLIC\T,\ E 01 TECNICA OPERATIVA OF. L

'J'en . col. m e dic o P. 11\IHIU~CO Incaricato dell'io•egnamtnlo della Chirurgia di glltrra alla seoola d'applimione di l&nlli. mltitare

Oper·a giudicaLa .assai favorevolmente da molli gior nali medici italiani A s tranieri e r epul8LA util issima non solo agli ufficiali m edici del R. Esercito e della R. Marina , ma anche a).!li studenti e ad og!l,i medico pr atico. E un volume di 477 pagine con 16~ figure inter calate nel t esto. Vendesi al pr ezzo th Lire D (R per gl i uffkiali medici) ft·anco di pol'to. presso la T ipografla Cooper ativa EdiLr ice, Via PiPtrapiana, N. 46, Firem·e. - Presso la libreria B. Seebet·, Via T or nllbuoni, N. 20, Fir·pnze, e pr·e"!'<O Lutti i principal i librai.


DEL

REGIO ESERCITO ~ ~~ Anno XLVIII

N. 9 •

..J-

30 Settembre t900

R O MA TlPOGB..U'IA RNRIOO VOG.s:RBA

811

abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

·1Ft

on. oo


SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PR ESENT E FASCICOLO

MEMO&IE O&IGII.NAI.I.

Trombetta. - Contributo clinico-terapeutico nel campo delle malattie esterne dell'occhio . . . . . . . . . . • . . . . . . . Pag. 833 Cervelllra. - Immunizzazione contro il cabonchio ema tico eon fegato d'animali car bonchiosi . . . . . . . . . . . . . . . . 869 Brezzi e Clacclo. - Studi o considerazioni intorno ai casi più importanti osser vati durante l'anno t899·900 881 Baslli. - Appunti di anatomia dei culicidi . . . • . . . . . . 904

RIVISTA MEDICA. Bruce. - La pressione del sangue nell'insonnia e nel sonno Ron. - La malaria e le zantare . . . . . . . . .

Pag. 90S 909

RIVISTA DI NEVROPATOLOG IA. Thlemlch. - Sulla diagnosi della imbecillita nella prima fanciullezza Pag. 9t8 Cappelletti. - Il grado d'alcalini ti!. del sangue nella frenosi peUa919 grosa. - Marlanl. - Core&. e pellagra . . . . . . . . .

RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE. Cenni sull'organizzazione del servizio sanitario nell'esercito francese. Paq. 9!0 Muson. - Il cloroformio negli appro,•vigionamenti del ser vizio di sanita militare. . . . . . • . . . . . . . . . . . . . 9t5

RIVISTA DI BATTERIOLOGIA. Abba. - Sulla necessita di dare maggior uniformita alla tecnica del• . . . . . Pa.g. 9!6 l'analisi batteriologica dell'aria . . . . . .

RIVISTA D' IGIENE. Bertarelll. - Su una sofisticazione del cafTé torrefatto mediante aggiunta di acqua e borace . . . . . . . . . . . . . . . Pa.g. 9t8

RIVISTA BIBLIOGRAFICA. Grasal. - La malaria propagata esclusivamente da peculiari zanzare. Pag. 11:19 Grassi. - Studi di un zoologo s ulla malaria . . . . . . . . . 919

CONGRESSI

li Congresso d'igiene e domogrnHa e l't~sposlzione d'igiene a Parigi

\

nel 1900 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 930

VARIETA' L'arsenico neU'organlsmo . . . . . . . . La peste e i topi presso gli antìcbi Greci e Romani .

Pag. 943 9~4


M

E M

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O:R.J: Q-IN ALo:t

CONTRIBUTO CLINICO-TERAPEUTICO NEL CAMPO DELLE ~IALATTIE ESTERNE DE LL'OCCHIO

Per il rlot t. IEdru on rlo T t•ombe tta, cntoil;tn o nlPdirl> Jlln ,;cuoia d';tptl li•'~zi•Jnc di sani la tnilililrC

~~

/'/Q.,?-~ O M P..

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Furono 304 l e affezioni oculari esterne, che io ebbi . in cura. in poco più di diciotto mesi, durante i q uali mi venne affidata la direzione del reparto oftalmici nello ospedale militare principale di T orino; cioè dal luglio 1898 a tutto dioembre del 1899: oltrechè, gentilmente richiesto dal direttore di detto ospedale, tenente colonnello Morossi cav. Giovanni, ebbi campo di osservarne e di curarne un altro buon numero, mentre io mi trovava in qualità di ~ssistente onorario presso la eli · nica oculistica di Torino. Il movimento del reparto nel suddetto periodo di tem'()o, si rileva dal quaàro seg uente: in cui ho raggruppato le principali affezioni ocu lari avute in cura, con gli esiti relativi.


CO ~TRlDl.:TO CLl::\lCO-TER APE GTICO

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---------~

)l .\ IL .<\ T TI E

l

:3 -

Fer ite delle palpebre

l'

Contusioni e fer ite del bu lbo

5 80

lllet:'lri te ci:rliare

Hl 15 10

l

Orzai uolo.

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5 •

Ca lazio

7

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i -

Cisti

3

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Per scrololosi.

"1-

109 15101

81-

Cherato-cong-iunth·i te fiitt enulare . . . . . .

2.

l 'J 19

9i -

Cong-iuntil•ite g ranulosa .

32 30 28

4• -

Con!!'iunti vl te foll icolare

3 20

Congiuntivite catarrale .

Catarro primaverile .

~ 15

.

Cong-i u ntivite blenorra g-ica Pterigio

.

.

.

.

.

.

.

2 -

. l 2 SO

2~ - -

. l 5 lO

5 - ' -

· 129 30 18! 8 _3

Cheratite parenchimatosa . Cherato-con~ iu otivit.e traurnati <:a . . . . . l Ulccri corneali. Ascessi cor neali

li-

l 2

4

S

11

3

·117 15 J.JI 21 3 20

.

2

l

1 -

l Per tum ore

-

cen•hral~.

l l 2 301 SI s~ l - l

1

lrite . . . . lrido-coroidit-e suppurati l'a .

Dt~criocistite .

T OTAL E

. . .

l 60 14 ;,?Q;

-

l l l

ni 4 ~ ,-,-~. 1304 1- t l2 149, 12

-1

l

A questo quadro farò seguire alcune considerazioni clinico- terapeutiche circa le varie forme morbose. e qualche uota relativa ai casi più important i. Fm·ite delle palpeb1·e. - Furono 3 soltanto, una delle guaii g ra.Yiissima e complicata da lesion-e della coroidea


ALLE MALATTIE E STERXE DELL10 CClliO

835

i lacerazione', di cui ebbi la singolare opporbunibà di osservare àue casi nel periodo di bre mesi, e per causa .traumatica di versa. Il tenente di cavalleria R. Giovanni, mentre stava in maneggio incitando un cavallo r estio con la frusta, ~i colpì accidentalmente e con grande violenza con lo sverzino di questa sull'occhio sinistro, riportando la -seguente lesione, che io esaminai quando era appena ·trascorsa un'ora dall'accaduto: ferita lacero-contusa della. palpebra. inferiore, a l cm. circa dall'angolo interno, obliquamente diretta dall'interno all'esterno, e interessante tutti i tessuti della palpebra. stessa, compresa la congiuntiva tarsale, i cui margini presentavansi lacerati in pitì punti ed accartocciati: il lembo della ferita comprendente il condobtino lagrimale, era arrovesciato all'interno e forbemente contuso. Il seno congiuntivale inferiore, pure lacerato, presentava, i n uno dei lati, un rigonfiam~nto del volume di un noc.ciolo di ciliegia che, ad un attento esame, r ilevai essere costittuto da uu sassolino ricoperto dalla congiun-t-iva; il quale, nello schioccare della frusta sul terreno del maneggio, era stato evidentemente afferrato tra le spire della cordicella e sbattuto con tutta forM contro la palpebra inferiore che, lacerata dal colpo, gli aveva permesso di impiantarsi nello spessore del seno con.giuntiva.le. Discreta. emorragia dalle labbra della ferita. Emorragie piccole e multiple sotto la congiuntiva bulbare, la quale era pure lacerata in un punto della ·zona di ripiegamento. Cornea. integra. Pupilla. midriatica. Notevole diminuzione del potere visivo (obnubilazione). Coadiuvato dal capitano medico del r eggimento, feci anzitutto una accurata e totale depilazione dell e ciglia; lavai abbondantemente la. ferita con una soluzione tie· ,pida di sublimato all'l per 5000, rimossi diligente-


831)

CO::\TRIJ3t:TO CL l::\ICO -TERA P Et:TICO

mente i corpi estranei, e quind i procedetti alla ricostituzione del seno congiuntivale e del margine palpebrale cosi estesamente lacerati da far temere una rapida necrosi dei lembi: oltrechè. per la doppia lacerazione della congiunti ' a palpebrale e d ella bulbare, occorreva t ener presen te il pericolo di una probabile adesione cicatriziale fra le due superfici cruente opposte (simblefaro). P er mezzo di tre p u nt i di sutura. con fi lo d i seta fi nissimo, ricostituii il seno congiunti ,·aie. e poscia adattai, con a ltri due punti, il margine cigliare snl lembo esterno della ferita, da cui era quasi del tutto staccato; e fi nalm en te,. accostando le due labbra della ferita pal peb rale, le riun ii esattamente con d ue punti d i su tura nello strato tarsale. e con tre nel piano muscolo cutaneo, p rocurando d i non string ere troppo i nodi, onde evitare il per ico lo di un ectropion; la qual precauzione a ,·evo pure presa nella sut ura del seno congiunti va le per e,·itare il pericolo oppogto. L'esi to di questa piccola plastica fu ,·eramente ottimo. essendosi ottenuta guarigione per prima (meno in un pu uto cu ta neo, ~;he ri chiese alcune med icat ure su pplementari ). e la per fetta ricos ti tuzioue della palpebra e del seno congiu nti \-aie, con direzione nor male del mar· g ina cigliare, e con una cicatrice appena v isibile. DunCJU8 dal lato dell'estetica non si sarebbe potu to desiderare un esito migliore ; ma disgraziatamen te esisteva un'altra lesione più p rofonda , sospettata sin dal primo g iorno, e di cui ebbi la conferma nell'esame oftalmoscopico praticato non appena lo per misero le cond izioni del paziente. La lesione consiste\·a. come ho d etto d ianzi, in una rottu ra del la coroidea situata all"infuori della papilla, presso la. regione della macula, sotto lo aspetto di una stria giallastra verticale, da cui si stac casa CJUasi ad an~olo retto una seconda stria assai pi ù. sot.tile che andaYa ad anastomizzarsi cu u una. terza~


ALLE ~lALATTlE ESTERXE DELL'OCCHIO

837

pure finissima, verso l'ora serrata. I disturbi subbiettivi non erano fortunatam ente molto gravi, poichè il visus si dimostrava. ridotto appena. a •; 3 , e gli scotomi constatati al perimetro, non riusci,·auo di grande im· pedimento all'ufficiale nel disimpegno del suo servizio, che riprese prestissimo, senza più interromperlo. Fe1·ite e contusioni del bulbn e delle 1·egioni limit?·ofe. - Furono 5, e tutte meritevoli di un cenno spe· ciale. l. Il sottotenente del genio A. Giovanni, essendo di servizio al poligono, venne accidentalmente colpito alla faccia (regione temporo-zigomatica) da un proiet· tile a mitraglia che, olt re a ,·arie lesioni della cavità boccale e del palato duro di cui non è qui il caso di parlare, produsse pure una ferita lacera che, dall'angolo esterno dell'occhio sinistro si estenàe,·a a metà circa della palpebra inferiore, con perdita di sostanza congiuntivale. Accusando il paziente abolizione quasi completa del potere visivo dell'occhio suddetto, lo sot· toposi ad esame non appena lo permisero le condizioni delle sue ferite, e riscontrai quanto segue: La sclerotica, denudata in piccola parte del tegumento congiu~ · ti vale nella sua parte esterna, non presenta.va traccia di lesioni più profonde. La cornea otfriva numerose sfaccettature dovute a perdita di epitelio. Iride integra: pupilla mediocremente dilatata e pigra allo stimolo luminoso. Cristallino, contro ogni mia previsione, di trasparenza normale. L'esame oftalmoscopico fece rilevare un notevole stravaao di sangue nel vitreo, che rese im· possibile l'osservazione del fondo. Ripetuto quest'ultimo esame dopo venti giorni, essendo lo stravaso quasi del tutto riassorbito, potei constatare due lacerazioni della coroidea sotto forma di strie bianco-giallastre, una delle q aali occupa va precisamente la reg ione della. ma· cuJa e l'altra, una piccola zona al lato esterno della pa


l . 838

COXTRI.:Bt:TO CLIXI CO-TERAPEt:TICO

pilla, d i for ma legs;ermeute arcuata con la conca\·ità r ivolta ver~a la papilla. sce3sa. In que3te strie si vedevano

0

d istintamente decorrere i va:;i reti nici inalterati. V == ~ circa. C. V. notevolmente ristretto sopra.tut to aU'interno, con uno scotoma centrale e paracentrale assoluto. Ma. non avrei fa tto cenno di qLtesto caso, che veramen te esce dai li miti impo3ti dal titolo del presente lavoro, se, a cagione dei reliq uati doli a. ferita. esterna dell'occhio, non fossi stato costretto a intervenire con un atto operatorio, circa quattro mesi dopo la sofferta. lesione. Questi re li<] uati consistevano in un simblefaro co·· stituito da tre solid i ponti di tessuto cicatriziale : veri cordoni di aspetto carnoso, due dei quali, partendo da q uattro millimetri circa al di là del limbus, finivano sull'angolo esterno dell'occhio, uno alla palpebra superiore, l'altro all'inferiore : e il t erzo, mediano, dalla periferia della cornea, andava a far capo quasi preciSaJllente nella commissura esterna. Trattandosi di u n simblefaro cosi esteso e complicato. ritenni preferibile il proces3o d el 'reale ; e perciò, staccato prima il cordone mediano, rispettando il suo pro· l11nga.mento sulla. cornea, e successivamente g li altri d ue; e quindi cir~osc ri tte due striscia q uasi semioirco· lari d i congiuntiva bulbare lung he 4 m m. circa, concentriche alla cornea e situate ai lati della perdita di so· stanza dalla congiunti va bulbare, la riadattai per torsione sulla superfic ie sco per ta, fissandole con alcuni punti di s utura. Il risultato dell'atto operativo fu oltre modo soddisfacente, e l'ufficiale· potè esser e dimesso in buone , condizioni estetiche al termine di q nindici g iorni, assai sodd isfatto della mobilita acquista ta dall'occhio sinistro, i l cui i m pedim~n to gli riusciva molto gravoso ed anche d oloroso.


A.L LE ~IALATTIE E STER::\E DELL' O!' t' IHO

839

2. Il br igadiere dei Reali carabinieri F . F ra ncesco, a. scopo di suicidio, si sparò u n colpo di r ivoltella d'ordinanza in cort·ispouden2a della parete esterna d ~ ll a. cavità orbitale destr a, presso l'angolo esterno dell'occhio, ove notavas i il fo ro d'entrata a margini irregolari e contusi. Il foro d' usci ta t rovavasi a circa 2 cent imetri e mezzo dietro l'angolo esterno dell'occhio sinistro. Fatt o a bbastanza raro, i sintomi cerebrali si limitarono ad una commozione non g rave, che durò meno di un'ora; a l t er mine de lla quale r individuo riprese completamente la coscienza ; ma a llora, cercando di discernere le persone che stavano intorn o al suo letto, egli urlò piangeuclo che a veva perd uto la vista. e diede in tali smanie, che si fu costrett i a porgli la camicia di forza. Appena subentrò un poco di ca lma, esaminai le condizioni dei bulbi oculari e mi convinsi subito che, se il sinistro presenta vasi tuttora a pparentemente in tegro, il destro non lllsciava più alcuna speranza d i conservazione, stante la g ravità. e l'estensione delle lesioni riportate. E ravi, infatti, un enorme esoftalmo, eviden· temente prodotto da emorragia retrobulba.re ; laoerazione del bulbo a tutta spessezza con fuoriuscita. del vitreo dalle labbra della. feritn. scleroticale ; i l fenomeno di scoppio aveva. agito sul globo oculare fendendolo quasi com pletamente lungo l'equatore; e si presen tava all'esame come se fosse stato spaccato in due par ti dalla lama di un coltello. I dolori erano violeut is'li mi, e s' inadiava.no al capo ed a lla faccia. In tale stato di cose, approfi ttando della depressione in cui era caduto l'infermo dopo la terribile constatazione della. sua cecità completa , e previo un consulto con tutti i medici dell'os peda le, pr esieduto dal diret tore, in cui i pareri furono concordi, procedetti a ll'enucleazione del bulbo, che il paziente soppor tò ab-

-


8.,1;0

('0 :'> TR U11 ..I'O t' LI X l!"'O·'I'EHAPF.UTICO

bastanza bene mercè alcune iniezioni di cocaina, e che riusct ol~remodo d i llicile, a moti ,.o rlelle lesioni profonde, per le quali era a temersi ad ogni. istan te lo svuotamento dell"oechio. All' atto della recisione. il ner vo ottico si mostro integro. il che confermò la mia supposizione, che, cioè, il proiettile a,·esse leso il nervo e i ,·asi attraversando la loggia posteriore, e deviando poi alqnanto alr indietro, avesse intaccato il chiasma., o i l nervo ottico d i sinistra al di là del fo rarne ot ti.;o. per useire quindi al limi te posteriore estremo della parete orbitale esterna . La cicatrizzazione del moncoue prooorlette con tutta regolarità, per cni, da q uesto lato, nulla eravi più da temere ; m a mi preoccupa\·auo seriamente i do'lori che r infcrmo accus;wa da qualche giorno nell' occbiG sinistro in cui. come mi d imostrarono le ripetute pro\·e, p ur troppo non esiste,·a. più traccia di seusibilità l uminosa ; in cni !1:1, pupilla era midriatica, e il touo aumentato (T + 2). Fortunatamente dopo alcune paracen tesi della camera anteriore. i dolori e la tensione scomparvero; e al t erro i ne cii tre mesi circa, il brigadiere potè essere dimesso dall"ospedale ed inviato in fatnig lia, col dolore d i ess~re sopravissnto a così atroce S\·entura. W' Il soldato i\ L T omma.so delrs· brigata artiglieria da fortezza. riportaYa, in segui to a llo scoppio d' una miua, uua gravissima ferita. del bulbo oculare destro, per la quale la cornea prese11tavasi in gran part;e di· strntta, l'iride lacerata in pit\ punti, il cristallino staccato dalla zou ula e procuberaute n ella ferita stessa. .Kon avendo la minima s peranza di una ri parazione CJ ualsiasi, e temendo r insorgere di un processo inTet· ti,·o locale. poichè la lesione da.tava da. ·!8 ore, e la prima medicatura era stata praticata in fretta e iu furia sul luogo del di,-astro, procedetti senz'altro alla


AL LE MALATT IE ESTER N'E DELL'OCCHIO

b±l

enucleazione, cì1e sor ti esito felicissimo. senza che rnlre riore processo di cicatrizzazione del moncoue elesse luogo ad alcuna complicanza. Applicai, a suo tempo. nn primo occhio artificiale di adattamen to o di pro\·a, che sostituii, dopo un mese circa, con un altro definitivo, il (1nale soddisfece completamente alle esig enze della protesi . 4° Il carabiniere O. Antonio, ripor tò una ferit!L la· cero·contusa al sopracciglio destro, da calcio di ca\·allo. Accusando eg li d iploplia binoculare mentre si proce· deva, dopo cinque g iorni, alla prima med icatura, lo sottoposi ad accurato esame e f~ci d iagnosi d i pm·alisi orbitale cleltoculo-mot01·e comune, limitata alla b ranca superiore, che si d istribuisce al muscolo retto snpe· riore ed a ll'elevatore della palpebra; esiste\·a, in fatt i. un leggiero grado di ptosi, e d iplopia incrociata, la quale producevasi nello sguardo in alto, come pot.ci constatare prendendo il campo di diplopia col peri · metro del Landolt. L e immagini erano sovr a pposte . e

quella di destra (ossia quella dell'occhio leso) era la. più elevata, ed inclinata in f uori. Quando si applica \'a il vetro rosso dinan zi all'occhio destro, non produce· vasi diplopia nello sguardo in basso; produce\·asi, invece, nello sguardo in a lto, e l'immagine rossa era vista al disopra. ed a sinistra dell'im magine gialla della fiamma, un po' inclinata in fuori: non poteva quindi sussistere dubbio circa la diagnosi d i paralis i del r etto superiore di destra. La pnpilla r eagiva alla luco, benche con una certa lentezza; e il muscolo ciliare non era leso nelle sue funzioni. Non era fac.:ile il rendersi ragione del come il trauma avesse agito sopra uno dei rami del III paio ; e la supposizione più probabile roi parve quella di una limitata leswne (infrazione?) per contraccolpo del contorno della fh;sura. sfenoidale, e piu precisamente della sna par te più ampia, per la qiJale l'oculo-motore comun e penetra


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CO~TRll3C1'0 CL!X!CO-TERA PEt:TICO

a ppun to nell"orbita. Data la sede della lesione. era impossibile tentarne la. cur a chirurgica per cercare di liberare il punto compresso, e dovetti perciò li.mitar mi all'applicazione d el!a corrente continua, con deboli s peranze di un buon risultato. I nfatti, dopo due mesi, le co nel izioni erano in variate, per cui si fu costretti di adottare il provvedimento medico-legale di una lunga licenza di convalescenza. 5. Il caso d i contusione verifìcatosi nel soldato P. G iuseppe del 4° alpini in seguito ad un pugno infer· togli da un compaguo, non diede luogv che a comr;wzione dell' ù·ide, resa. manifesta da un forte grado di midriasi paralitica. Alcuni instilla.zioni di eserina. (l '2 p. 100) e l'applicazione della corrente indotta, r iusci rono a vincere la. paralisi; e l'infermo potè es· sere d imesso dall'ospedale dopo dieci giorni di cura. Blefa;·ite ciglim·e. - Nella cura di questa for ma. morbosa, io sono partigiano convinto della depi lazione totale della ciglia, non poteuclosi ottenere buoni effetti dalle lavande e dalle pomate, se prima non si è fat ta una toilette radicale dei margini ciliar i: è questo un metodo che può sembrare eccessivo, e che solleva s pesso le proteste degli infermi ; ma, ripeto, è la con· dizione sine qua non di un rapido miglioramento e, bene spesso, della guarigione. Fatta la depilazione, procedo a lavature con soluzioni di sublimatv a.lr l p. òOOO (due volte a l giorno), ed all'applicazi one delle seguenti pomate sui margini palpebrali nelle ore della. sera, avendo aura d i togliere le croste con acqua borica tiepida il mattino seguente: Prooi pitltto giallo ogr . 10 Vasellina pura g r. lO oppure: U nguento ci trino P omata d i semi freddi

gr.

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»

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ALLE ),lALATTIE ESTER~E D ELL'OCCHIO

8.J3

Queste pomate, la seconda d elle quali e preferibile quando l'irritazione è molto intensa, rammolliscono le squame facilitandone la rimozione, impediscono che si chiudano i condotti glandol ari e che le lagrime bagnino la. ente, per cui evitano il pericolo di eczemi. ~ella blefarite ulcerosa grave, dopo r esportazione delle 0roste, uso toccare le piccole ulcerazioni col lapis di nitrato d'argento e, ne i casi ribelli, anche col galvano-cauterio, da cui ricavai sempre grande vanta.ggio, limitando però al minimo le cauterizzazioni per il pericolo di deformazioni del margine ciliare. Il Fage (l ) afferma di aver ottenuto buoni risultati oon le soluzioni acquose eli acido picrico al 5, all'8 e al 10 p. 1000, portate per mezzo di pennellature sulle superfici ulcera te; la quale sosta.nza~ oltre a favorire potentemente la cicatrizzazione a.tti vando la proliferazione cellulare, agirebbe pure come antiflogistico e produrrebbe u na sensibile diminuzione dei dolori e del prurito. Non avendo esperienze al riguardo, non sono in grado eli giudicare della bontà. del metodo, che h acq uistato favore presso molti pratici. I n due casi di bl13fari te sq uamosa, che era in stretto rapporto con una seborrea del cuoio capelluto, trovai molto utile la pomata snlfurea consigliata dal Terson t2), di cui ecco la formola: Solfo precipitato lavato . Vasellina pura .

egr. 10 gr. 10

A questa cura locale associai, nei casi più gravi, in cui era manifesta 1:influenza d ' una diatesi scrofolosa, la cura generale coi preparati di arsenico (a.rseniato di ferro e di soda) e cou le iniezioni intramuscola.ri di iodio alla Durante, i cui buoni risul tati avevo gia avuto campo di constatare in uua lunga. serie eli os-


S.l:-:J,

CO:\TRlDCTO CLI:\ IC'OJ -TERAPI::CTICO

~en azi<1n i personali, che formarono oggetto di u n a ltro

mio Ja,·oro 131. La for mola da me generalmente usata è que-ta: g r. l J odio p uro . Joduro di potassio » 3 Acgua distillata . » 20 (Per iniezioni iutram uscolari). Dette i n ieziou i, fa t Le n ello spa~io r etro- t rocaute rico con una comnne sir inga del P ravaz munita di un ago piuttosto l ungo, non sono poi eccessiva men te do· lorose, nè danno luogo a complicazioni d i sor ta Or saiuolo. - D ei 6 casi 11snti in cura, 2 erano intel·ni o ruei homiaui, e 4 estern i. L a sola cura. fu l'incisione precertnta, non come in generale si s uole. dall" applic.:azione di cataplasmi caldi, ma da doccia di \'apore. che t ro\'a i molto più etficaci, più confor mi nlle csig<'llzc (le]Ja, cl1 irur g ia. m odc r ua, o meglio tol len1.te. Cala:;io. - I c.:n.si fu rono 7, in uno dei C}ua li (capi· tano T. dei H.lt. carabiiJiE·ri), il calazio era. del \·olnme di un grosso cece, data,·a da circa n n ann o. e prodnc.;eYa uon solo fenomeni irritati,·i intermittenti, ma era altresì di i m pedimeuto alla funzione Yis i ,.a, disturbando l o sguardo in basso e in dent ro poic.;hè era sitUato sul terzo interno della palpebra inferi ore. J!eno in un caso iu cni il tumoretto sporge,·a in g ran parte ,·erso la congiuut i,·a ed il tnrso era quasi del tutto usurato nella sua faccia posteriore, preferii sempre fa re la spaccatura dalb parte della cute, espor tando tu r.to il c.:alazio col dissecarlo fino al tarso, e raschiando. inoltre. per maggior precauzione le p iccole masse re· sidue di granulazioni. I r isultati fn rono tutti buon i, nè si ebbero mai a lamemare deformità con::-ecuti ,.e delle pal pebre.


ALLE MALATTIE ESTER:\8 DEI,L'OCC'IIIO

S.1ò

Cisti. - I 3 casi si rife riscono : il primo, ad nna. cisti sebacea situata sul mat·giue libe1·o della palpebra superiore, del volume di una g rossa capocch i~L d i spillo, che enuclai facilmente ; il secondo. ad u ua cisti t?·aspa;·enle del margine libero della palpebra inferi o re~ del volume di un nocciolo eli ciliegia, la cui esportazione non rius':li completa , essendosi svuotata anzi tempo la capsula, da cu i uscì. un liquido quasi limpido, senza alcun elemento organizzato. Il terzo caso , assai più interessan te dt-i prece lenti, si ri· ferisce al soldato D. France~co del 5• genio, il quale presentava un tumore di consi::;tenza elastica, ricoperto da pelle sana e libera, dP.l volume di nna nocciuola, situato nell'angolo supero-interno dell'orbita destra, il quale riu:sci\·a di non Eeve imped imento all'elevazione della palpebra. L ' ind ivid uo aftermasa che detto tumore datava dalla nascita e che, piccolissimo fi no a un anno addietro (ta.ntochè non a veva costi· tuìto motivo di inabilità a lla visita p resso il Consigl io di leva e presso il co rpo), era andtlto aumentando progressivamente di volu me durante il servizio militare. Risultando quindi, in modo dubbio, dalla anamue3i che l'affezione era congenita, eliminai seuz· attro che si potesse trattare di un empiema del seno f rontale, d iffusosi all'orbita attraverso la volta, come nei casi veramente tipici, che avevo osservati tempo addietro nella clinica ocnlistica d i Torino, e che illustrai in due lavori (4) facendone ancho oggetto el i una comu· nicazione all'Accademia di medicina. Data la sede e la cons istenza del tumore, l~ mie ipotesi si ri dussero a due : pensai, cioè, elle si tratttt sse o di un menin· gocele o di una cisti dermoirle ; e ogu un vede di I}Ual e importanza fosse tale rliag nosi difl:'•t reuziale, pl'ima di procedere ad un atto operati vo, che era richiesto con


8J.6

CO:XTRIJll'TO CLJ:XICO· T}:RAPEC'l'ICO

imistenza ùalr infermo. L' esame diligente e ripetuto fece però eseludere in modo positi vo il meningocele, poichè, a d ifferenza di quest' ultimo, il tumore era spostabile sulla parete ossea, non si riduce,·a con la pressione d igitale, e non presentava l)uelle oscillazioni e quelle pulsazioni che son caratteristiche del menin g ocele, e che Yi sou propagate dal cern>llo. Stabi lita quind i la. diaguosi d i cisti de1·moide della ?'egione inle1·na dell'o1·bilrt, procedett i all'estirpazione rnediattte nn taglio curvili neo a livello d'una piega del sopracciglio. e attraversato il sottile strato m uscolare, misi a nudo, d isseçando a piccol i col p i di col· tellino, la sa~,;coccia della cisti, che esportai escideudo il peduncolo, il quale era impiantato sull' unguis: 1·iunii poscia la ferita con t re punti di sutura, ed applicai un· opportuna med icazione occlusi va. S i ebbe g uarigione per prima.. con traccia appena visibile della piccola cicatrice, nascosta fra le pieg he del sopracciglio. L·esame macroscopico e microscopico confermò la diagnosi di cisti dermoide. poichè nel contenuto polta.ceo del la cavità monoculare, si riscontrarono dei peli. fra al cuni piccol i a mmassi ateromatosi. Dac1·iocistile actda e CI'Onicrc - In tlntrambe le forme rica,·ai molto Yantagg io dalle iniezioni d i protargolo al 0.00 p. 100 per mezzo della s iringa di Anel, e i miei r isultati confermano quelli ottenuti dal Bossa· lino (5), poi chè, quando non esiste,·a no complicazionicome periosti te o carie del l'osso nasale - osservai che, co n una o d ue lavature al giorno, la secrezione si modificava rapidamente, e cessava ben presto il r igurgito. Nel flemmone del saeco lagrùnale, di cui ebbi due casi, fec i nn' incisione cutanea ed aprii largamente la parete anteriore ; dopo d i che, pratica i il ca teterismo d el canale e le iniezioni di prot.argolo. Nelle forme c.mm iche iniziai sempre la cura con l' inoisi oue d ei


\LLE ~lALAT'IIE ESTER:-IE DELT/OCCHIO

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condottini lagrimali, a cui feci seguire la dilatazione graduale con le sonda, associata pure alle iniezioni di protargolo. A questo proposito, ricordo di passagg io che, secondo l'Antonelli 16), il protargolo agisce assai meglio se lo si adopera sotto forma dt sonde di gela tina al 50 p. 100 che si fanno sci ,·o la re non appena si è ritirata la sonda metallica. In un caso in cui trat· tavasi di antica. bleno,·,·ea del sacco, che aveva pro dotto un' eclasia C?'onica, praticai l'estirpazione coro · pleta del sacco col metodo del Kuhnt, consigliata recentemente dall'Aronis (7), avendo cura di afferra rne l'apice con l'involucro fibroso, poiuhè se lo si aft'erra in un altro punto, si corre il rischio di lacerarlo, ren· dando così assai più difficile l'atto operativo. Congittntivile catarrale. - I casi furono molto nu · merosi (lOJ) e presentarono, dal punto di vista clinico, tutte le gradazioni possibili; dai catarri più violenti a quelli leggerissimi e della durata di pochi giorni, le forme più gravi predominarono in modo così evidente nei mesi di maggio e di giugno, che era logico i l pensare ad una vera. epidemia favorita. dalle condizioni atmosferiche. La. facilità con la quale i microrganismi si depo.;itano e' rimangono sull'orlo palpebrale (ricerche del T erson (8) e del P es) (9) e sulla congiuntiva: non chè la ricchezza della flora batterica contenuta nel condotto naso- lagrimale, non ci spiegherebbero ancora la frequenza dei cata.rri congiunti vali nella trn ppa. anche sapendo che essa, più d' ogni altra classe di persone, si trova esposta a. ricevere, nei punti suddetti. i germi esistenti nell'aria, poichè i r&centi studi del Romor (10) hanno messo fuori dubbio che la congiuntiva., in condizioni normali, non può essere considerata. come porta di entrata dei microrganismi, apponendovisi la sua struttura. anatomica. Lo stesso R omer ha però dimostrato che l' iufiuenza della pohrere è


COX1'R IDl'TO CL! N I CO -TEFIAPEt:TICO

grandissima, nèl -senso che essa, penetrando fra il bulbo e le palpebre. vi può deter minare delle piccole perdite eli sostanza (depitelizzazioui) attraverso a cui i germi penetrano o nella cong iuntiva o nell a. cor nea, dando luogo a processi infiammat.orì di varia specie. Ora è in neg abile che, nei militari, l'azione traumatica della poh·era debba farsi sentire con maggiore intensità e freq uenza e che, C'luindi, sia in essi re:;a assai più facile la produzione dei catarrri congiunti vali. L'esame batteri.ologico del secreto c.mgiuntivale nelle \·ar ie forme, ci rivelò la presenza molto freq uente d ello stafilococco, solo od associato agl i a ltri batteri, quel la del bacillo del Koch~Wecks, sopratutto nei ca· tar ri. epi.dem i. ci (·), d el p n eu mococco e dello streptococco; rtnest'ultimo in ispecie n elle congiuntiviti associate o anche provocate da dacrioeistite. Ma. come fa ginst-.amente osservar e l'Ulttb otf( ll), è tuttora impossibile lo stabilire una. class ificazione completa, sia delle congiuntiviti che delle cheratiti. sopra una base assolutamente batteriologica; per cui, illalgrado i loi.levoli sforzi del Gaspar ini ( 12) il <Jnale tentò una classificazione di tal genere, si è costretti a lasciarsi ~nidare q uasi sempre dal criterio clinico, meno che nei casi dubbi d i. congiuntivite difterica, in cu i l'esame batter iologico s ·i m pone, o nde soddisfare più pr ontamente che sia possibi le alle esigenze della cura tiniezioni di siero antidifterico). P er q nanto riguarda la. terapia ile il e cougiun ti ,• iti erlt!lrral i dirò che, avendo sperimentato l' ittiolo, incoraggiato dai. huon i etfetti avuti dallo Schlen (13). dal Luciani ( ll ) e dal Jaco vid·h (151, non me ne posso dichianue completamente soddisfatlo; mentre risu ltati t") Vi'da'Ì. :t (JIIC"h) f'l r'•'l' '''il•l . l 'illlPrC:-o\f\ lllf• CIJfllll Ufrn.1.1011C (alta (t i\) dot · l<lr urla n•ICJ Pt!s al C•>lll' rè<"> oflal molo>:iru tlel 11\98 · Sul bacillo ài 1\ocll · \\'e.•l:s MI coso dtl'tJ ctoltrr·ro ''l'•·!t·mico del/<1 cOli•I'""'IV"


ALLE )[ALA'l"l'It: ESTERNE DI': L.r} OCCHI O

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assai migliori ottenni col protargolo, già sperimentato dal Darier (16) e su più larga scala dal Bossalino (17). Ma. queRto medicamento, che si dimostrò efficacissimo come già ho detto - nelle dacriocistiti, sia acute che croniche, è ~ secondo la mia esperienza - sempre inferiore di molto al nitrato d'argento nelle congiun· ti viti catarrali, dov& l'adoperai in soluzioni dell'l o del 2 p. 100, secondo l'abbondanza della secrezione, avendo cura di neutralizzarne subito l' eccesso con pennellatnre di una leggiera soluzione di cloruro di sodio. Queste applicazioni di nitrato d'argento, che io pratico sempre il mattino e mai di sera, onde evitare che l'abbondante secrezione consecutiva sia trattenuta fra le palpebre chiuse durante il sonno, agiscono molto probabilmente distruggendo i microrganismi che si t rovano negli strati superficiali dell'epitelio, e non sono controindicate neppure quando esistano ulcere catarrali, purchè si abbia la precauzione di imped ire che la soluzione di nitrato d'argento vada in contatto della cornea. Cherato- congiuntiDite jlittenulare. - In questa manifestazione così comune del linfatismo e della scrofola, io mi attenni rigorosamente al metodo di cura che già. avevo esperimentato efficacissimo in clinica ; e cioè: cura locale mediante lavature con soluzioni tiepide di acido borico al 4 p. 100, o di sublimato all'l p. 5000; iustiU.azioni di atropina, applicazione di pomata al precipitato giallo associata al massaggio, e fasciatura: cura generale cou pre parati arsenicali e ferruginosi, ma specia lmente con le iniezioni iutramuscolari di iodio, che mi diedero risultati snperiori ad ogni speranza.. Congiu ntivite g'·anulosa. - I cas i furono 32, provenienti, in gran parte, dal deposito di convalescenza di Moncalieri, dove erano stat i mandati da reggimenti di 5i


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C0);TR1Dt:TO CLI!\lCO -TEn.\ l'El"TICO

1·arii presidii, e di la. poi in,·iati alro,_;pedale di Torino. per accidentali rit~.cutizzazioni . Dal lato profilattico. te nn i sempre isolati questi oftalmici da quelli comuni; li medicai per ulti mi, e, ad. ogni medi<:atura. mi disinfettai accuratamente le mani con una soluzione di sublimato aln p. :2()(X). Dal lato terapentico nei casi acuti con sin tomi tl ogistici intensi ottenni maggiori vantaggi dai bagnoli tiepidi che da.' f'redd i, non mai bene tolle>rati dall'occhio. e dalle pennellature con una soluzione di nitrato d'argento al 2 p. 100 alternate con lavature di sublimatoall'l p. 2000oall'l p. 1000. Nei casi cron ici con abbondauti granulazioni e con scarsa o punta secrezione, ricorsi sempre allo schiacciamento con la pinzetta del Knapp. previa anestesia della congiunti va con la cocaina, facendo poscia d elle .irrigazioui con soluzione d i sublimato all'l p. 1000. I risultati ottenuti con quest'ultimo metodo, che in America vanta già innu· merevoli sncce:;si, furono oltre ogni dire soddisfacenti. e son dovuti quasi esclusivamente ad esso gli esiti di di guarig ioni 7'elalive, che sono segnati nella tabella sta.ti:;tica, e che permisero ai sogget;ti di ritornare a pr~star servizio presso il r eggimento. Usai pu re in qualche caso, e preci:;amente nelle forme non secretive, il lapis d i solfato di rame. ma non mt3 ne posso dichiarare abbastanza soddisfatto. Catarro rwimace1·i/e. - Questa forma non è tra le più freq uenti nella truppa, e i <:asi che io ebbi in cura in diciotto mesi furono 3 soltanto. Per lungo tempo contuso, ora con la cherato-congiuntivite linfatica, ora con la. congiuntivite tracoma.tosa, il catarro primaverile presenta tutta,·ia alcuni caratteri tipici che servono rli guida sicura alla diagnosi. Anzitut to dall'aua.n:mesi si viene a conoscere che le recidive de'Ila malattia av,·engono regolarmente in primavera: .in sel.!onrlo luugo, le vegetazioni del limbus si distin·


ALLE ~lALATTIF; E TER~E DT::LL'OCCHIO

Sol

guono dalle efflorescenze della cougiumivite linfatica per la lunghissima durata della loro permanenza e per il loro aspetto tutto par ticolare (ispessimento gelatinoso del limbus come lo chiamò il Graefe): le papille della congiuntiva, poi, si distinguono abbastanza bene dal tracoma perchè sono ricoperte d i un rivesti mento bianco azzurrognolo, che è veramente caratteristico. Come è noto, i rimedi fin qui tentati contro questa affezione riuscirono quasi del tutto inefficaci, benchè il Darier ( 18) vanti il massaggio r~on lanolina. idrargirica, ed il Covétoux (19) a.bbia ottenuto, in un caso, la. guarigione curando l'affezione nasale concomitante, alla quale egli riferirebbe l'origine del catarro primaverile, ammettendo la pen~trazione, nei seni congiunti vali, di germi infettivi provenienti dalle cavità nasali. Avendo il dottor Magnani riferito in una sua memoria (20} i buoni effetti ottenuti in questa malattia dall'applicazione di compresse ghiacciate sugli occhi, partendo dal concetto che il freddo debba essere giovevole perehè l'inverno allevia la fotofobia e il bruciore, e quasi fa sparire la manifestazioni al limbus, io volli ricorrere e;;clusivamente a tale metodo di cura, e sono lieto di dichiarare che g li esiti dei miei tre casi furono tanto soddisfacenti quanto quelli ottenuti dal sopraoitato autore nei 18 casi su cui ha riferito. Congiuntivite bleno1·ragica. - I casi furono 2 soltanto, ma entrambi gravissimi. Il primo $Ì riferisce al soldato O. Gaetano, della scuola di cavalleria, il quale pare aves"e contratta l'infezione nell'occhio destro facendo uso di un asciuga· mano appartenente ad un suo compagno, che era affetto da. uretrile gonoooccica. Al suo ingresso nell'ospedale, era già iniziato il periodo della piorrea; per cui, accertatomi della presenza dei gonococchi nella secrezione congiuntivale mediante l'esame batteriologico, che son


t!o:t

('OXTJHD L'TtJ C' I.D' JC O·TERAPEL"TJCO

solito a praticare iu ogui caso d i catarro violento ed abbondante della congiuntiva, bendai l'occhio sano. e procedetti alla completa depilaz ione delle ciglia, che io riteugo iudispeu;:;abile in questa eome in tutte le alt.re malattie i nfettiva della congiunti va e della cornea. Fatta poi u n'abbondante irrigazione di sublimato all'l p 5000. cauter izzai generosamente le congiuntive con soluzione d i nitrato d'argento al 2 p. 100 e isolato l'infermo· in una camera appartata., gli posi di piantone un infermiere iutelligeute con la prescrizioue di fare la· va.nde sape,·(i<;ialì d i sublimato ogni ora. con una piccola pera di gomma, ed orJinai al medico di guardia di ripetere a ltre due volte la cauterizzazione col uitrato d'argenco, e di fare tre abbondanti irrigazioui, pure al sublimato a palpelJn:l arrovesciate. Essendosi seguito, llon ogni rigore, questo trattamento per otto giorni cou· secuti vi (4 irrigazion i, tre cauteri;;zazioni e lavamle superficiali fatte ogni ora), ebbi la soddisfazione di constatare che la piorrea era molto diminuita, che la chemosi era q nasi del tutto scomparsa, e che la corne:t era rimasta integra. Dal 9" a l lò• giorno, non praticai che due cauterizzazi0ni nelle 24: ore, senza scemare il . numero delle irrig~tzion i: Lla.l lo" al 20°, mi limit11i ad una sola cauterizzazione e a due irrigazioni: a l 21° giorno la secrezione pnrulenta essendo cessata del tutto, so:>pesi le cauterizzazioni, continuando le lavature. L'individuo uscì dall' ospt>Jale completamente guarito e riprese ser vizio al reggimanto. I l secoudo caso si riferisce al soldato C. Giulio del 41• fanteria, il quale giunse alr ospedale nello staùio d'in tiltrazioue. ~on essendo punto partigiano dei bagnoli ghiacctati iu q uesc 'affezione, dai •Jnali non ottenni ma.i a.lcun risul tato utile, ricorsi invece alle insuffiazioni calde di soluzioni boriche per mezzo d i uu comune inala.ture a vapore, e ripaten~'lole tre volte al giorno


ALLE MALATTIE F:~TER~E DEr,L'OCOHI O

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per circa. un quarto d'ora, riuscii a provocare in br'3vissimo tempo la retrooessione dell'infiltrazione, e cioè la. scomparsa quasi completa dell'edema palpebrale e della chemosi, con grande sollievo dell'infermo. Del resto, il trattamento curativo del periodo piorroico fu perfettamente uguale a quello adottato nel caso sopra. descritto, e l'esito fu parimente di guarigione, senza alenna complicanza da parte della cornea. PliJrigio. - Come è noto, lo pterigio si osser va soltanto nelle persone di et.à a-vanzata e specialmente in quelle ohe si espongono a lungo al vento ed alla polvere, e ne è causa la pingnecnln., il cui proce::~so dege· nerativo (metamorfosi in t e:;sllto compatto per la co a gulazione delle fibre elastiche) si spinge fino sul limbus, e poi gradatamente sulla cornea. Il fittto da me ripetutamente osservato dalh1 relati ,·a.frequenza dello pterigio nella truppa, che sarebbe in contraddizione col con -

cetto eziologico ora accennato, parmi si possa spiegare ammettendo che la prolungata a?.ione degli agenti esterni., e sopratutto d ella polvere, su quelle parti della congiuntiva che corrispondono ftlla. rima palpebrale, sia in grado di produrre da sè sola lo pterigio, senza, cioè, l'inter med iario della pinguecnla. Per la prolungata irritazione esercitantesi su quei tratti di congiuntiva, si determinerebbe in essa un processo d egenerati\·o analogo a quello che si sviluppa nella pingnecula, il quale, estendendosi fino al limbns, e traendosi, dietro un, lembo della congiunti va sana, vi si fisserebbe dando luogo ad una forma speciale di ptA· rigio che. quantunque possa, a buon diritto, meritare, il nome di pset~rlo-plel'igio dato da alcuni anr.ori a certi esiti cl i infiammazione della congiunti va associata ad ulcera corneale, non è tuttavia da classificarsi fra i veri e proprii pterigi cicatriziali, nel senso inteso da Arlt,


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COXTRU3UTO CT,IXIOO -TJ::RA.PEUTlCO

Di questi pseudo·pterigi io ebbi nel reparto 5 casi, r.utti invade11ti una piccola porzione della cornea, e perciò con e,·idente tendenza a farsi progressivi. I n 4 casi ne praticai resportazione col metodo di Arlt; in l caso, col metodo consigliato dal Garuier (21) e i risultati furono di guarigione perfetta. Ohet·alile parenchimatosa. - In un mio precedente lavoro (2~) manifestai apertamente le mie tendenze per !"opinione sostenuta. da. l Mackenzie e dall'Ari t circa l" eziologia dì questa forma morbosa, non nascondendo che, a. mio parere, si cadrebbe in un troppo rigido esclusivismo ammettendo soltanto come causa la sifilide ereditaria, mentre in non pochi casi è innegabile l"iu· tl uenza spiegata dalla scrofola.. Perci ò in tutti quei casi in cui credetti di poter escludere la {sifilide ereditaria, io ricorsi alle iniezioni intramuscolari d i iodio, che già avevano dato al Nota t23) all"An!jelucci ed al L odato (2±) risultati ecc ellenti; e debbo d ichiarare che

in questi, come nei precedenti casi da me curati in clinica, r esito fu oltremodo sodùisfacente. Feci consistere la cura. locale in doccia di ,·apore, che riconobbi sempre eilicacissìme, ~d in instillazioui di atropina, associate sempre ad opportune fascia ture protettive. Gli 8 casi di guarigione completa d'una forma morbosa così ri· belle, provano, se non altro, che il metodo da m~ adottato è meritevole di esser preso in considerazione. Fra le che)·ato -c:ongiuntiviti da causa t)·awnalù.:a, è degno di me nzion~> un caso solo; quel lo, cioè, relativo al sergente D. Donato del ±1° fanteria, il quale, trovandosi distaccato al forte di Exilles e incaricato di sorveglia,re g li spari a salve di un cannone, veniva colpito in pieno viso dallo scoppio di nn cartoccio d i polvere, per cui, oltre a nnruerose ustioni del le guancie e del viso, ebbe penetrata la cornea di entrambi g ìi occhi da parecchi granuli Jì polvere iucombn:>ta misti a qualche


ALLE MALA'J'TIE ESTF.RKE DELL'OCCHIO

8òò

minutissimo frammento dell' invol nero. R ecato mi la sera. stessa al fort·e per ordine del Comando della divisione, e rimossa la medica.tura fatta con molta d iligenza dal medico del distaccamento, constatai che sulla cornea destra eravi un minutissimo tatuaggio prodotto dal la polvere, oltre a numerose abrasioni epiteli aJi e ad un opacamente bianco-grigiastro, che occupava il quadrante superiore. Esistevano, inoltre, gravi sintomi di reazione infiammatoria da parte della congiunti va e da parte dell'iride, resi manifesti - questi ultimi da un marcato cer(;hio pericheratico, da miosi, da intensa fotofobia, da lacrimazione, da dolori. Nell"occhio sinistro notai gli stessi fatti, ma in proporzioui assai minori. Diedi le opportune dispos izioni per il trasporto dell'infermo all'ospedale militare d i 'l'orino, dove lo ricevetti il giorno appresso in condizioni alquanto aggravate, poichè, nell'occhio destro, ropacamento si era diffuso a. circa i d ue terzi della cornea, e si eran fatti anche più intensi i sintomi delririte. Fu specialmente i u questo caso che potei constatare la grandissima efficacia delle doccie ocu lari di vapore sia nei processi infiam matori della. cornea che ddl'iride, poichè insistendo in esse, ed associandole alle iustillazioni di atropina, riuscii ad abbreviare notevolmente il decorso della grave affezione e ad ottenere un rapido riassorb imento dell' infi ltrazione corneale, uonchè la retrocessione dell'irite. In quindici giorni, l'occhio sinistro era. in condizioni quasi del tutto normali (V.

== : ),salvo il tatuaggio che occupan lo stroma

della cornea; e l'occhio destro, libero in gran parte dall'opacamento corneale, potò essere sottoposto ad un esame più accurato, sia a luce d iretta che laterale, da cui rilevai: P che un corpo e;;tr aneo - senza dubbio un granello eli polvere - dopo aver attrnsersato la.


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Cl)~ ·rn f.Bl"TO CLJ~JC'O-TERA I'Et:TICO

cornea s' era andato a fissare in un punto del segmento infero·esterno d(•ll"iride, dove era ben visibile con una debole lente d"ingra.nclimento; 2• cbe molto probabilmente per In commozion e dovuta al fenomeno di scoppio, si era prodotta un'opacità clelia lente (caterat ta traumat ica incompleta) a forma di triangolo con l'apice in al to, actraYerso la CJnale, come guardando attraverso a sotti· lissima tPla di ragno, si distingueva a stento - con resame oftalmoscopie;o - il fondo dell"occhio, dove apparentemente non esisteva lesione alcuna. Come ben si comprende, in tali condizioni, e sopratutto per lo stato della cornea, non era il caso di pro cedere ad alcun atto operati,-o; e perci•\ il sergente fu i nviato in lunga licenza di convalescenza, in seguito a ra.sseg11a. Ulce; ·i con~eali . - I 10 casi di nlcero trau matiche, che meglio si potrebbero chiamare erosioni, non presen· tarano alcun fatto degno di nota, e pervennero tutti a guarigione senza r esidui tali da render necessario alcun pt·ovvedimento med ico-legale. Fra le ulcere non trau· matiche, figura. nn caso interessantissimo, che più propriamente avrebbe dovuto tro\'ar posto fra le cheratiti, poichè l'ulceraz ion e cvrueale non fu che la conseguenza di una chemtile neuropamlilicn. La stor ia clinica d i questo caso che presentò un grande interesse per via dei s intom i da parte del sistema nervoso centrale (emi· plegia con parali:-i del III e del VII paio), non può es· sere riferita nel presente laYoro; m i restringerò quindi a deSCl'tYere l"affezione OCUlare, che insorse nel decorSO della malattia principale. pochi mesi prima della morte. Il soldato G. Elia del ;zo• r eggimento di cavalleria, mentre era r icm·erato nel reparto chirurgico per D!l·afl'e· zione ossea al pietle destro, a cui poi si aggiunsero gli a;tri gravi f~1tti morbo.;;i ,;uacceunati, p re~entò un giorno alla vi sita i siutomi di nua che.ratite destra, che non


..U,LE MALATTIE ESTER~E DELL'OCCHlO

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esitai a ritenere come neuroparalitica, sia per r estesa. depitelizzazione sia per l'intorbidamento corneale tutto affatto caratteristico, che s'iniziò nel segmento inferiore sia, infine, per l'insensibilità della cornea. Qnantunque la cura fosse intrapresa senza indugio e con ogni energia, t uttavia il decorso fu così inaspettatamente rapido, che tutti i mezzi riuscirono vani ad arrestare il processo: all'infiltrazione corneale segui un'ulcera; a. questa un'ipopion e, malgrado ripetute iniezioni sottocongiun· tivali di sublimato, si verificò in 5' giornata la fusi one purulenta d ella cornea con sintomi gravissimi di irite e nella 7', una violenta panoftalmite. Dinanzi a tale stato d i cose, procedetti senz' a ltro all'exenteratio col metodo di Graefe, che io in simili casi preferisco sempre all'enucleazione, condividendo pienamente le 'idee del Gallenga, dell'Angelucci e del P es, manifestate nel XV Congresso di oftalmologia (Torino 1808) ; poiche da. un lato si rende beante nn minor nu· mero di vasi, non si apre la capsula del Tenoue, e il guscio scleroticale oppone una forte barriera alle infe· zioni profonde (Pes) ; e dall'altro, in rapporto alla protesi successiva, dopo l' exenteratio è meglio tollerato roechio artificiale, nè sono cosi frequenti i fatti irri tativi della congiuntiva e d el moncone (Angelucci ). L'atto operativo ebbe buon esito e la cicatrizzazione av,·enne prestissimo ; cosicchè, al termine di nn mese g ià stavo per procddere all'applicazione d ' un occhio artificiale, quando l'infermo Yenne col to da un accesso epi lettiforme susseguito da uno stato di coma. durante il quale morì. Fra le alter azioni rilevate nell'autopsia accenno soltanto la seguente perchè insolitamente rara , e perchè riassume la diagnosi anatomica. Il quarto venti:icolo era molto dilatato, e sul processo cerebellare fino al ponte, al disotto delle strie uditive di destra, appariva un tumore g rosso quanto un uovo di piccione, duro e


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CO~THIBOTO C LIXI CO -'l'ERAPECTICO

bernoccoluto, costituito in massima parte da sostanza g ialliccia, e che l'esame dimostrò essere un tubercolo solitario. D ebbo aggiungere ancora che l'esame batteriologico del pus ricavato con le dovute cautele dal bulbo oculare durante l'exenter a.tio, fece r ilevare, oltre a stafilococchi, numerosi pneumococchi, conformemente ai risultati d elle ricerche dell'Uhthoff e dell'Axenfeld (25) ne lle cheratiti suppurative. Ascesso co1·neale. - - Molto grave fu il caso del soldato M. Pietro del 7" alpini, il quale, l'anno innanzi, era g ià stato curato nell'ospedale militare di Udine per ~!cera corneale all'occhio destro. Quando egli entrò nell'ospedale militare di Torino, prosentava una piccola infiltra?.ione nel quadrante supero-esterno della cornea di destra, nel centro della quale già si poteva scorgere distintamente un punto gialliccio. I n capo a due g iorni, constatai in questo punto una piccola ulcera.zione, che non esitai a. cauterizzare col termo-cauterio, come son sempre solito a fare nelle forme suppurative iniziali della cornea.; ma ciò non ost&.nte, non riuscii ad impedire la comparsa di un ipoptòn. Praticato il taglio di Saemisch, e fatte abbondanti spolverizzazioni d i iodoformio, nonchè instillazioni di atropina, constatai in brevissimo tempo un deciso miglioramento, che finì poi con u n buon esito d i guarigione. L'i1.dividuo fu in v iato in lunga licenza di convalescenza. durante la quale è da spararsi che l'opacamente corneale residuato si rischiari in gran parte, e ·che egli possa essere t nt · tora valido al ser vizio, tanto più che il punto cauterizzato era abbastanza eccentrico, ed il visus non era ridotto che ad '/r.· .K'el secondo e nel terzo caso (soldati T. Pietro del 71• fanteria, e L . E dvardo del 7• alpini), il decorso delr a.lfozione fu assai più benigno, e ne ottenni la gua-


AI,LE MALATTIE ESTER~E DELL'OCCHIO

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r1g10ne completa con le iniezioni sottocongiuntivali di sublimato all'l p. 5000. Come appendice ai casi di ulcere e di ascess1 ora riferiti, dirò ancora. che in tutte queste malattie della cornea prodotte da batteri, io seguo scrupolosamente il metodo che è adottato nella clinica del prof. R eymond, e che dà risultati veramente ottimi. Procedo, cioè, am:itutto ad una toilette rigorosissima dell'occhio, della regione orbitale e della periorbitale, comprendendovi naturalmente la depilazione delle ciglia; porto l'attenzione sulle affezioni congiunti vali che accompa· guano l'ulcera o l'ascesso; esamino diligentemente le vie lagrimali, che sono cosi spesso il punto di partenza. delle forme oculari infettive, e ne pratico l'incisione col coltellino del W eber, se trovo traccia anche lievi di secrezione muco-pnrulenta. Nei casi molto gravi, non esito mai a ricorrere al termo- cauterio, col quale ben sovente ~i riesce ad arrestare il processo infettivo, chA ha tendenza a diffondersi in profondità o in esten· sione; ed al taglio di Saemisch, se esiste ipopion; non trascurando mai di fare le iniezioni sottocongiuntiva.li di sublimato all'l p. 5000, la cui efficacia veramente straordinaria potei constat,are in gran numero di casi; oppure le iniezioni di bicloruro di chinina, esperimentate con buon successo dal Bossalino (26 ) in tutte le malattie infettive della cornea, le quali iniezioni hanno il vantaggio di non riuscire dolorose, quando si faccia loro precedere l' instillazione di qualche goccia di cocaJ.na al 2 p. 100. Ecco la formola: Bicloruro di chinina . 0,05 Acqua di~tillata. 15,0-20,0 (Per iniezioni sottocongiunti vali). Nei casi meno gravi, mi limito a fare delle lavature abbondanti con solnzione di sublimato ~11'1 p. 5000, e


SGO

CO~TRIBUTO CL T~ICO-TERAPE GTICO

docce di vapore di acqua semplice bollente o di soluzione .di borato di soda, dell'utilità delle quali sono oramai convinto per lunga esperienza. La fasciatura protettiva- e nou compressiva, che non è mai tollerata bene dall"occhio in questi casi - la rinnovo, di solito, due o tre volte al giorno, approfittando per fare le lavature c1 i subl imato, o le spol verizzazioui di j odoformio. Dal punto di vista pratico, sarebbe forse ut.ile seguire il consiglio dell'Uhthoff e dell'Axenfeld (27), e cioè di fare l'esame batteriologico di ogni ulcera suppurativa iniziale. S e si tratta del pneumococco - essi dicono - allora l'ulcera avrà una grande tendenza a diventare serpiginosa, e perci ò bisognerà t rattarla ener· gicamente ricorrendo al termo- cauterio. Irite. - I 12 casi d i irite vanno suddivisi come segue, per riguardo alla eziologia: Irite r eumatica. lrite scrofolosa. Irite sifilitica . Iri te traumatica

-1 l

6 l

La prima forma . non si mostra qua.si mai nel corso del reumatismo articolare acuto, ma il più sovente fa parte del g ruppo delle affezioni r eumatiche suba.cute, ed è probabilmente sotto la dipendenza d elle stesse infezion i: streptococchi, coli- bacilli, pneumococchi, gonococchi. P art.eudo da questo concetto, i l Boucheron (28) sperimentò nella cura dell' irite renmatica il siero del Marmoreck in dosi minime e ripetnte. ottenendone qualche buon r isultato. Ma in attesa che il metodo sie· roterapico si avvalori, in quest'affeziona, di più estesi esperimenti, io consig lierei di attenersi al metodo se· guente, che si dimostrò sempre molto efficace e che, anche nei miei 4 casi, diede un esito completo di gua.ngtOne.


ALLE MALATTIE ES'l'ER.NE DELL'OCCHIO

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Cura locale.- Instillazioni di atropina all'l p. 100 sciolta in soluzione di sublimato secondo questa formola:

Solf(;1.to di aliropina . 0,05 Soluzione di snblimato (l p. 5000). 5,0 Doccie di vapore dne volte al g iorno. Frizioni di unguento cinereo sulla fronte. Sottrazioni sanguigne alle tempia. con la sanguisuga artificiale. Cura generale. - Alte dosi di salicilato di soda (-:1:- 6 gr. al giorno) e, gualora non venissero tollerate, si somministri il salolo (3 gr. p?'O die). Nella forma sC?·ofolosa, tli cui il mio ~aso era vera· mente tipico, coi suoi ammassi lardacei e co' suoi de· positi di esSLldato, che sembravano svilupparsi dall'angolo della camera anteriore, giovano moltissimo, oltre la cura locale, le iniezioni incramusculari di iodio che, come già d issi, mi diedero ottimi risultati in tutte le affezioni oculari a fondo scrofoloso. Nei sei casi di irite sijìlitica nou pote\'a esservi dubbio circa la diagnosi, poichè tutti si manifestarono dopo la prima eruzione macnlos<1 o pt1pulosa. In quattro erano ben manifesti i noduli giallo-rossastr i, parte sul margine pnpillare, parte sul margine cigliare dell'iride: in due, invece, non v'era che una discreta tumefazione di quest;a membrana presso il margine pupillare, con sinechie posteriori. La cura intrapresa, che fu pronta ed energica, consistette in iniezioni intramuscolari di sublimato, associate ad iniezioni sottocongiuntivali, pure di sublimato all'l p. 5000 e ad instillazioni di atropina (l p. 100) ripetute anche tre o quattro volte nelle 24 ore: ma questi mezzi mi fallirono in due casi, ed allora ricorsi alle iniezioni di calomelauo (5 -10 centigrammi) sotto il mu3colo temporale, previa una rigorosa asepsi della cute e della siringa. Con questo metodo, che dobbiamo allo Scarenzio e che viene bene


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C'O~TRIBUTO CLI:'\ICO-TERAPF.U'l' ICO

spesso adottato nella Clinica oculistica di T orino, riuscii a vincere le forme più ostinata, non oltr epassa.ndo il n umero di d ue iniezioni (con un intervallo di 11.2- 15 giorni runa dall'a.ltra), senza che avessi da lam&ntare la formazione d i ascessi. Trovandomi su quest'argomen to, debbo ricordare r i m portante lavoro del dottor G. P etella, medico capo nella regia marina (29), in cui egli riferisce i suoi studi e i suoi esperimenti sulle iniezioni intravenose di sublimato nella cura d&lla sifilide oculare, che g ià. aveva esposti al Cong resso oftalmologico del 1898, ottenendo il plauso dei colleghi. I risultati d i codesti esperimenti, ad una parte dei quali ebbi la for tuna di assister e nella Clinica ooulistica el i T ori no, sono talmente incoraggianti che, dinanzi a nuovi casi d i irite celtica, io non esiterei a dare la preferenza ad un metodo che si è dimostrato veramente efficace, e che è una delle più gloriose conquiste della scuola medica italiana. L'unico c~tso di i?·ile traumalicn avuto nel r eparto, presentò speciale interesse pl:'rchè, oltre a ll'in fiammazione dell'iride, si verificò un fatto ben più grave; cio~ il di8lacco della r etina. Riassumerò la storia in poche righe. Il soldato G. Pietro del 7° bersaglieri, ripor tò var ie ustioni alla faccia per lo scoppio di una cartuccia du· raute il tiro al bersaglio, a lle quali si aggiunse la peuetrazione nella sclera dell'occhio destro di alcuni minutissimi frammenti, molto probabilmente metallici, uno dei quali fe rì r iride nel quadrante infero-esterno. fra la zona pupillare e la. ciliare, ma più presso a questa. nl tima. La cornea era rimasta integra, salvo lievi de· pitelizzazioui; esisteva uu cer to grado di i poema raccolto in fondo alla camera anteriore, il quale non mi impedì di fare l'esame oftalmoscopico con cui constatai emorrag ia de l vi treo. Svoltosi, intanto un' irite a.cu·


ALLE MAl,ATTIE EST ERXE DF:LL'OCCIDO

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tJSSJma accompagnata da intensi dolori bulbari e sopracciglia.ri, che mi fecero temere la comparsa di un irido- ciclite, ricorsi ad un'attivissima uura antiflogistica, consistente nelle instillazioui di atropina e nella applicazione di due successive sanguisughe ar tificiali alla tempia, la. quale fu seguita da un relativo stato di calma. Al termine di quindici gior ni, i sintomi infiammatori si erano quasi del tutto dileguati, si era. riassorbito l'ipoema e la pupilla preseutavasi d iscretamente bile; ma. il visus era abolito del tutto, e l'esame ofr.almoscopico non permetteva ancora di accertarmi dello stato delle membrane pr ofonde, persistendo la emorragia del \'itr eo. Allorcbè, d opo quasi un mese e mentre le condizioni dell'occhio mi rassicuravano pie· namente circa il pericolo di un' irido-clicite, procedetti all'esame oftal moscopico, potei constatare, attraverso al lieve intor bidamento del vitreo rimasto dopo la emorragia, un distacco della retina nella ~ua parte superiore, che io non rinsci vo a spiegarmi altrimen ti se non ammettendo una precedente lacerazione di questa membnma prodotta dal fenomeno di scoppio, a cu i era poi seguito il distacco per la trazione esercitata sulla parte di essa dal vitreo che si era andato raggrinzando; oppure ammettendo u n'emorragia dei vasi cor oidei causata da un frammento metallico. L'acutezza visiva era ridotta ad 1 ' , 0 circa uon tanto per effetto della lesione retinica che non giungeva fino alla macula, quanto per r in· torbidamente del vitre>o. n campo visivo presentava una grande lacuna (scotoma assoluto) nella parte inferiore. D tono oculare era leggermente diminuito (T-l). P er quel che riguarda la cura, confesso di non aver fatto che pochissimo; il che non parrà strano trattandosi di una lesione contro la quale - come dice be-

mo-


t'O XTIUJ3UTO CLIN ICO·TERA PEl ..riCO

nissimo il Lagrauge (30) - i numerosi mezzi terapeutici non rappresentano purtroppo che il lusso della m:iseria. Mi limitai quindi a seguire il metodo consigl.iato dal Samelsohn, che consiste semplicemente n el ripo5o a letto in decubito dor5alE', e nella. prolungata compressione dell'occhio; ma, come del resto pre\·edevo, i risnl tati furono negati vi. ll·ido- cm·oidite supp~'1'ali1>a. - Questo fatto si riferisce al soldato allievo maniscalco T. Primo, della sèuola di cavalleria, il quale, mentre lavorava al maglio, fu colpito al viso da una piccola scheggia. metalliea., ehe penetrò nell'occhio sinisr.ro a.ttnwersando la palpebra inferiore e la sclerotica nel quadrau te infe ro esterno, a 3 '/a millimetri dal limbus. Entrato nello ospedale il giorno snccessivo al trauma, accusava leggeri dolori bulbari ed abolizione completa del potere Yisivo. L'esame esterno dell'occhio fece rilevare, oltre ad una piccolissima ferita della sclera nel punto sopra indicato, un'iniezione pericherat ica piutto:;to accentuata: la coruea si presen tava integra: la pupilla di d ia metro pressochè nor male, ma tarda a llo stimolo. Sia a luce diretta che a. luce laterale. la. lente cristallina non oJfriva segni di lesione. _-\l l'esame oftalmoscopico constatai un leggiero in to r bid~mento del vitreo, ed un'emorragia retinica, che occupava tutta la regione della macu1a. Tem endo il rapido insorgere di un'i rido - cicli te, adottai prontamente la cura antiilogist.ica, consistente in sottrazioni sanguigue alla temp ia sinistra, in insti llazioni eli atropiua e in doccie d i vapore di acqua bollente; e tali mezzi corrisposero cosi bene allo scopo che, in dt:cima giornata, i sint omi infiammatori cominciarono a decrescere, per cessare r1nasi dr,l t utto in capo ad altri sei giorni, nou per:;istendo che una leggerissima iniezione ciliar e.


ALLE MALATTIE ESTER:'\E DEI.L'OtClUO

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Quantunque sembrasse scongiurato ogni pericolo di un processo infetti vo, e l'infermo mi affermasse di non r isentire più alcun dolore, tuttavia io ero persuaso che la lesione non doveva essersi limitata a produrre l'emorragia ret.inica, e che la reazione infiammatoria da parte dell'iride, la q uale persisteva, benchè in grado leggiero, stava per prdpararmi altre sorprese: e, con questa persuasione, invece di propor lo per una licenza (allo scadere della quale si sarebbe poi preso un provvedimento medico-legale, secondo le condizioni della r etina), lo tenni in osservazione nel reparto, sot· toponendolo quasi giornalmente ad un accurato esame. In 25• giornata, ebbi purtroppo la conferma dei miei sospetti, perchè attraverso la cornea quasi del tutto trasparente, e attraverso il foro pupillare mediocremente dilatato dall"atropina, vidi un riflesso di colore giallastro, che non mi lasciò più alcun dubbio circa l'esistenza di un essudato depositatosi sotto la. retina e nel vitreo, comprovata, del resto, seduta stante con l'esame ofta.lmoscopico. Accertata. la diagnosi di irido-coroidite suppurativa a decorso lento e subdolo, feci presente all'infermo che, contrariamente alle sue speranze, la malattia, invece di migliorar e, si era talmente aggravata da non lasciare che deboli speranze circa la salvezza delroc· chio. Nei giorni successivi ricomparvero con violenza .tutti i sintomi infiammatori a carico dell'iride e del corpo ciliare: l'ind ividuo presentava un leggiero movimento febbrile (37",9-38"), si mostrava assai irrequieto ed accusava vivissimi dolori bulbari, sia spontanei che alla pressione più leggiera. Ritenendo inevitabile un atto operativo, credetti opportuno affrettarlo prima ancora che si svolgesse una panoftalmite, tanto più che i dolori si andavano manifestando anche nell'occhio destro, in cui notavo 55


\0;\Trll BCTO rL I ~ l f'O·TEH AP Et:TlC"O

gia una lieve iniezione ciliare. D o~·et-ti im piegare due gio:-ni per persuatlere r infermo a sottoporsi a.ll"operazione, non nascoudeudogl i le conseguenze del suo r itiuto ; ma credo che, più che le mie parole, fi nirono per convincerlo le sotferenze terribili le quali non gli co nced~v ano più un momento di pace; poichè si r idLtsse a pregarm i egli stesso di liberarlo da un male che s'era fatto intollerabil e. Essendo tuttora intatta una buona parte d ella sezione anteriore dell'occhio, e il processo su ppurativo racchiuso nel guscio scleroticale integro, diedi la preferenza all'enuclea zione, che ebbe un esito completo; ed est rassi il bulbo senza che si svuotasse neppure una goccia del suo contenuto il quale, alla sez ione, apparve costituito di pus misto a sangue. Il processo di cicatrizzazi one, durante il quale scomparYer o completamente i dolori nel r occhio destro, decorse senza complicazione alcuna, e, dopo due mesi, il T. usciYa dall'ospedale gua rito e provvisto d i un occhio artificiale cosi perfettamente adattato al moncone, da seguire l'altr'occhio in tutti i movimenti associati e da produrre un'illusione completa. F urono esaminate al mìcros<.!opio le membrane in· terne d ell' occl1io. Fissazione in alcool: ìnclnsione in callo id in a. La colorazione si fece con ematossilina al cloralio, con safranina e con van Gieson associato all'ematoss ilina. Il reperto fu il seguente : ( Oc. 2 obb. 8 Km·isllwJ. - Sulla faccia interna sono scomparsi gl i elementi della r etina ; la superficie vitr ea della cor oidea è invasa da ;:;ollevamenti papillari rli varia g randezza, in parte tappezzati da epitelio. Gli elemen t i della coroiolea sono disgregati nella loro di · sposizione; os:>ia il pigmen to coroideo si presenta a tratti discon tinui, alcune volte disposto ad anelli cir · con<ianti delle aree Ji tessuto amorfo fra u11 tessuto di neoformazione connettiYa e.l elemtmti di immigra.-


ALLE )1.-\LATTIE l~>'TJ;;J1~E DEI,L.O(' Cl!IO

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zwne flogistica. In alcuni punti tale connettivo presenta un'organizzazione più avanzata; cioè un raggrinzamento cicatriziale per infiammazione cronica (cicatrice connettiva). Gli endoteli, e in ispecie gnelli endovascoIari, hanno pure subito una metamorfo::1i connettiva, per cui si ha una sclerosi vascolare. La sclerotica si presenta pressochè allo stato nor male. E cosi venne confermata la supposizione che mi s i affacciò alla mente fin dai primi giorni; e cioè che la lesione principale, pr odotta dal frammento metallico, risiedesse nelle membrane interne (e lo indicava la -emor ragia retinica), do\·e s· iniziò il processo infìammatorio a decorso insolitamente lnugo e subdolo, il .quale estendendosi poi verso i processi ciliar i e verso l'iride, diede luogo. quasi all'improvviso. a gravi sintomi di acuzie dopo un protratto periodo di calma. In altri termini è un'irido-coroidite suppurativa cou sintomi relativamente leggieri, la quale s\ chiuse con la sindrome della più violenta irido-ciclite. Il quale {}aso è, a mio avviso, della più grande importanza per la conoscenza dei corpi estranei nell'occhio, e segna· tamente istruttivo, perchè ci dimostra quanto si debba esser se m pre riservati nella prognosi, anche <) nando la calma, che sogne ai primi sin tomi infiamma tori, si protragga. per un periodo cosi lungo da far qua;,i spe· rare la salvezza dell'occhio. Nel porre termine a questo lavoro, sono lieto di tributare i più vivi ring raziamenti ed elogi ai tenenti medici Cottafa.va (ora capitano) Bono, P elleriuo e 'Torchio, che furono miei apprezzatissimi e diligenti .coadiutori. Firenze, agosto 1900.


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CONTRIDt:TO CLIXICO-TERAPE OTICO ECC.

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&ublimato nella s( fi l1de owlare, 1.A tm . di medicil11111at;a le, fase. 11, 1899;. (30ì L AG RA:"GE - Prec11 d'opthalmo/ogie, Paris, 189i .


8G9

IMMUNIZZAZIONE CONTRO IL CARBONCIDO EMATICO CON FEGATO D'ANIMALI CARBONCHIOSI

Per il dott. Dana&a f:ervellera, sottonPnentP mecl ico

L'importanza dell' organo-immunizzazione risulta dopo i lavori di Wassermaun e Takaki (l ) intorno alla neutralizza.zione del virus tetanico per mezzo eli sostanze nervose provenienti da animali sani : in grazia di questa scoperta l'opoterapia sperimentale ebbe tracciata una nuova strada, ed un largo ca.mpo si apri alle ricerche

sulla immunità artificiale. Fino a quel tempo, da Brown-Séquard in poi, i saggi terapeutici avevan tentato in un primo tempo di sostituire esclusivameute.l'orga.no sano al malato : in seguito, tenendo presente la. funzionalità supplementare di certi 01·gani, si ricorse alle glandole che offrono una sinergia vitale evidente cogli organi infermi (R . Bell), ed i lavori sperimentali si succedettero vorticosamente. Si cercò eli precisare l'azione com ple:;sa degli agenti opoterapici tenendo conto delle materie coagulanti, dei fermenti, delle nucleine in essi contenute i e basandosi sulle proprietà. fisiologiche in parte dimostrate ed in parte i p otetiche, si divisero tali glandole in due categorie: q nelle che danno prodotti i quali fa>oriscono il funzionamento dell'organismo e si dissero rh:ifica.trici; e quelle che hanno il potere di neutralizzare alcuni

-----(Il Berllner klillilche WocheiiSCI'i{l, n. t , 3 gennaio 1898.


8 70

Dl :\l l ' KJZZ AZlUXE CO:s"TR O lJ, CARBO::s" CBIO E MATICO

velen i orgnn ici e si d i:<sero antitos8iclte. Le secrezioni i nterne agirebbero mod ifi cando g li atti nutritivi come per la tiroide, e secondo i Cltsi avrebbero u n'azione antitossica, come p er il fegato e la tiroide stessa {Revardin, K ocher). Di qui l' applicazione del su cco testicolare n ei dem enti, nell'opotempia onrica nei dist urbi in seg uito a lla castrazion e chirurgica ed all a menopausa ; delle capsnle surren ali n el morbo di Addi son, della milza e del midollo delle ossa n elle anemie e leucoci tosi ; del fegato i n alcu ne cirrosi, nell'art ritismo, s pecie n el diabete. n ell'emottisi, ecc. ecc. Non si era però fatta alcuna applicazion e di questi agenti opoterapici n elle i nfezioni. Vero è ch e l'estrat to t esticolare avrebbe dato qualch e r isnltato a T . Mich el n ella tubercolosi «a Ouspen sk i nella morva, nel carbonch io e nel colera, m a gli esperimenti di con ~ro llo istituiti da altri autori furono n egativi » (l ). ~' assermaun e Ta k aki, seguendo la teoria tanto sed ucen te d i Ehrlich (2) l'applicarono con t ro il tetano e cercaron o di sta bilire una v era opotera.pi a ant itetanica. E ssi inter preta vano i p ropri r isultati ammettendo l'esistenza d ' u na antitossina s peci fi ca, insolubile in alcuni g ru ppi eli cellule n ervose e credevano d' av er conferito ai conigli tma vera e prop ria immunità con t ro il tetano. Se non che i lavori pubblicati poco dopo da vari bat teriologi hanno messo in chiaro ch e n on si t ratta Yeramcnte d 'una an ti tossina, ma d'un'azione speciale delle cell ule n ervose a con tatt o dei velen i teta-

4" C•lllgl'tJSO <l < m ecl. Ì1t l. <L .llt.llll pellu•l' , ! 4 arnie 1898. (i l :-.econrlo P:unLt cu l(' mto; s,cazJoni >p~ci llcuo c! •l'cntiPrebllero dalla comLin;~ zione cio• Ile Lo>sin e con alr unt> ccll ul ~ <l ell'or gn roismo; e l e antitossine san• IJtwrv parti •li c~llu lc noJrm,tli cust:ult~ • ro~n lt: cluPnwte e rlllenr ra tu rool corso tlo•l pror esso immunozzan te, le <juah neut ralizzerrhht• ro l e tossine ci rcolan ti nel sa roguc.

Ili MoS<È. -


COl'~ FEGATO D 1 AXDIAL I CAHDOX('HIOSl

871

nici (Roux, Marie, ecc.) (1). Si vide anzi che condizione essenziale per la riuscita dell'esperienza d i \Vassermann era il C011tatto, sia den tro che fuori l'organismo, tra gli elementi nervosi ed il virus. A c1uesti già menzionati son successi altri lavori sullo stesso indirizzo, R.oger e .Tosu.> 1:2) l1an dimostrato l'azion"' neutralizzante della uen·iua sulla tossina tetanica, purchè mescolate fuori del!" organismo. L o stesso Wassermann colle nncleine estratte dal cervello e midollo di animali affetti da tetano, avrebbe ottenuto la cura di altri con qut\sto male già dichiarato (3). Babes V. ha annunziato all'Accademia delle Scienze di Parigi (4:) che si può combattere la rabbia colle inazioni di bulbo eli montone sano e non sottoposto ad alcun trattamento. Da questa maniera d'immunizzazione, che, come si vede dipende da trattamento con organi fisiologici, va essenzialmente distinta quella che si ottiene con organi d'animali infetti. E relativamente al carbonchio il Toussaint, molto prima dell'applicazione opoterapicR, in genere, riscaldava il sangue carbonchioso a 00° per 10 minuti, credeva così di uccidere i bacilli. Iniettando questo sangue egli vedea perire un certo numero di an imali, ma q nelli che restavano eran divenuti refrattari . c!llalgrado i difetti del suo processo egli ba avuto il merito di provare che un umore carbonchioso è possibile sia trasformato in vaccino• (5). E vennero in seguito i vaccini di Chauveau e di P asteur. Dopo di questi il \Vooldriclge {li) dice d'aver preservato i conigli mediante una sostanza

(Il Annoi. de l 'llulil. Pasleur. lehl)rnio e sei!. 1898. {:t) Sociélé de Biologie, Parigi, setlu1.<1 del iG m3rZO t 898. (3) Societd di medici>1a int., Derlino, ~i fehl:'raio 1898.

(4) Accademia del le Sci e11.ze, P<~rigi, ~8 marzo t 898. Le ch.1rbo>t des a11imau't el de I"Mmme. pag. 151.

( 5) STRACS. -

{6) Rvnno:"'I-UHRRu~zz•. -

l mkropm·assltl.


872

D!M l".\'!ZZA Z IOXE C<):\"TRO IL CARBOXCHIO E)IATH'O

albuminoicle estratta clal timo e dai testicoli di vitello, ma i risul tati d i questo A. non hanno rice,uto alcuna conferma e recentemente da qualcuno (l) sono stat i anche negati. Da ultimo Bhering ha comunicato che \'\-ernich nel suo laboratorio avrebbe reso immuni animali da esperimento mercè trattamento con milze di topi carbonchio:<i .

**=:: Fu dietro il suggerimeuto e 1' indirizzo del direttore de ll'Istituto batteriologico di ~ apoli prof. De Giaxa . che intrapre:::i una serie d i esperim eeti sulla possibilità d i immn11izzare animali <·ontro il carbonchio a. mezzo di organi di animali morti eli questa infezione. L'organo scelto fu il fegato, per la sterilizzazione del quale incontrai molte diffico.l tà. Bi sogna'a distrng· gere i gm·mi, impenf'nclo clurante il trattam ento la, for mazione Ji spore e mantenere integri g li e \·entali prodotti d i secrezione contenuti nell a sostanza. Non poteano per questo servire i comuni metodi usati in opoterapia : ricorsi ai vapori d i cloroformio, del quale il ~al k o wsky e Kirchner nn:an dimostrato il potere mi~:rob ic i da senza che aYesse alcuna azione sulle spore. E;;t.rassi il fegnto dal cada,ere d'un conigl io carbonch ioso, morto 4H ore dopo l'inondazi one, lo sminuzzai, tritura.i bene in nn mortaio steril izzato e lo posi in un essiceatore, nell' in t.erno rlel q ua le v'era. una scatola scoper t.a di P etri co n cloroformio. 'l'utto ciò veniva compiuto coll a p i Ìl grande ra piclità ]'t' t' impedire uu lungo con tatto cull'ari;t libera. (I l )I E L NIKOW·BASWROEN~••W.- Zell$c/wifl (ur 1/yg. u nd ln(ect., Band. XXV,

Heft. \1.


CON FEGATO D'AN DI ALI CA HBONCHIOSI

873

Man mauo che l'organo si e::;sicca.va, praticavo ogni due o tre giorni l'esame microseopico e constatavo il grar!uale disfacimento dei batteri, finchè dopo dieci giorni non ne riscontrai più traccia. Triturata fìnamente l~t sostanza questa si prestava già alle iniezioni, ma prima di iniziare gli esperimenti, per assicurarmi che essa così preparata, fosse da,vero sterile, ne iniettai una certa quantità (20 cet].tig. circa) in due ca.vie rispettivamente nel peritoneo e sotto la cute. Nessuna clelle due soccombè, nè si ebbe la minima reazione locale. Feci inoltre una serie d' innesti sopra agar e tnt ti rimasero sterili . Dopo tali prove tentai i primi esperimenti introducendo nel peritoneo di vari conigli una quantità variabile di detta polvere per .s aggia.rne la tolleranza: per ogni 100 grammi in peso dell'animale ne iniettai gr. 0,01 ; 0,01ò; 0,02; 0,03:) ;:ospesa in 10 grammi di acqua sterile. La tabella seguente rias:mme i risultati ottenuti: .\ n lmali

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Tutti e quattro i conigli dopo la prima 1111ezione non presentarono alcuna uoteYole osci llazioue nel loro


8 ì4

Ii\OIC\lZZAZioXE COXTRO IL CAR.BO:-IC1ll0 EYATICO

peso, dopo la seconda morirono i due primi, il terzo dopo la quarta: tutti e tre di carbonchio; l'ultimo sopravvlsse. O' è a prima vista una contraddizione ju questi ri::mltati relativam ente alla sopravvivenza dlelle cavie ed alla morte dei conigli collo stesso materiale d'innesto. Forse il fatto potrebbe essere spiegato nel modo seguente. Le cavie ebbero in rapporto al loro peso una qnantità di sostanza di molto superiore a quella che ebbero i conigli, tale quantità potea for se conferire alle cavie un'immunità d'alto grado capace d'impedire l'azione anc:he del ma~gior numero di germi infettivi in esse introdottu, mentre nei conigli la minore quantità di sostanza non potea conferir loro c he una bassa immunitiL relativa e quindi mantenerli vulnerabili anche per un numero minore di germi. Tale spiegazione quindi si baserebbe sul fatto che l' immunità acquisita. artì:ficiaJmente deve rappresentare un rapvorto determinato fra quant ità di materia immunizzante e peso del corpo. Estratto allora il fegato dal cadavere d'un nuovo coniglio, l'immersi subito nel cloroformio contenuto in un mortftio e lo triturai bene ridncendolo a poltiglia. Indi chiusi tutto in nn piccolo cristallizzatore. Dopo due giorni presi un po' della poltiglia e feci numerosi saggi di culture in agar, queste rimasero ]Jerfettamente sterili. Allora evaporai il cloroformio, posi la sostanza nell'essicatore, nel quale ver eccesso di precauzione lasciai anche un vaso con cloroformio. DoJJO varie triturazioni e q uind i<;i giorni di permanenza. nell'essi ca tore l'organo si prestava già all'iniezione ed intrapresi una nuova serie di esperimenti. In questi la quantità d'acqua. ttdoperata per la. sospensione della sostanza è stata di 20 cm 1• Cominciai con 15 milligrammi di polvere per


CON FEGATO D'ANIMALI CARBO~CHIOSI

875

ogni 100 grammi in peso dell'animale e poi aumentai della metà nelle iniezioni succesive. Animali da

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Sopra 9 animali dopo la seconda iniezione ne morirono quattro in un tempo variabile da 20 ore a 6 giorni:

all'autopsia si trovarono le note anatomiche dell' infezione carbonchiosa: l'esame del sangue poi lasciò vedere dei rarissimi filamenti molto. lunghi ed aventi grandissima somiglianza col bacillo dell'edema maligno. Alcuni superavano di molto il diametro del campo microscopico e non presentavano alcuna interruzione nè quella zona chiara intorno intorno (capsula?) In apparenza sembravano costituiti da uru elemento solo. Gli innesti fatti in aga.r, il metodo di Gram e l' inoculazione in un nuovo coniglio esclusero l'edema maligno e confermarono il cal'bonchio. Dei cinque inoculati con carbonchio dopo il trattamento, uno solo sopravvisse, e precisamente quello che


8iG

DD!CNIZZAZIOXE CO ~THO IL CARBONCHIO E~!ATICO

avea ricevuto una quantità di sostanza, relativamente al proprio peso, maggiore degli altri. Il coniglio f si sar ebbe anch"esso trovato nelle identiche condizioni, ma al momento dell' inoculazione era aumentato di circa 150 g ra mm i. In generale poi dopo ogni iniezione non vi sono state notevoli diminuzioni di peso, che si è ripristinato in un tempo r e lati•amente breve. Se non che neppure q uesto risultatato fu incoraggiante pere h è la sostanza non era st.erilizzata come le culture mi avean fatto credere. Ma tanto la prima che la seconda serie in grazia dei due animali sopravvissuti, fanno intravedere che se una resistenza parziale vien conferita, essa non è dovuta ad u na lieve infezione subita dagli animali, ossia un' immunizzaz ione batterica. Che anzi si potrebbe supporre che lo stato in cui si t rova l'animale durante il periodo d'immunizzazione prima che questa sia anche lievemente raggi unta, aumen tasse la predis posizione; come spiegarsi infatti la morte dell'ultimo coniglio di questa seconda serie 20 ore dopo la seconda inazione q nando un'enorme q uantità di bacilli r ichiedeva almeno il doppio d el tempo per uccidere un animale dello stesso peso"? Come pure a che cosa a ttribuire la morte d el coniglio f dopo 5~ ore dall' inocn.lazione quando il controllo è morto in capo a ·5 giorni? In base a q ueste considerazioni si è cercato un nuovo metodo di sterilizzazione ancora più esatto e dopo '"'a.ri. tPntati,7i lo ot tenni a mezzo dei va pori di formalina. Tolto il fegato come in pecedenza, e triturato bene, Yien messo in nn grnnrle vetro d'orologio al di. sotto di una campana insieme ad un piccolo r ecipiente con formalina, avendo cura di riporre tut to in luogo oscuro per impedire l'azione della l uce sngli event uali prodotti


CON FEGATO D 1 ANBIALL CAHBO:\C'HIOSI

877

che_nel fegato cosi ridotto ui S1webbero. Ogni 24 ore si rimescola la poltiglia e si rime t te sotto la campana : dopo 4 giorni di permanenza nell'atmosfera dei vapori si ripone la sostanza nel mortaio e questo in una stufa, la temperatura della quA.le oscilli dn, 35• a 40•: l'interno della stufa comunichi in alto pe1· nn foro coll'esterno onde agevolare il liberarsi dei vapori, che impregnano la sostanza. Ogni trenta o quaranta minuti essa si tritura e ripone nella stufa fino acl essicamento completo. Coll'organo in tal modo preparato, intrapresi una terza serie d'esperimenti, dei quali racchiudo il sommario nella tabella seguente. La quantità d'acqua per ogni iniezione è stata di 20 cm.\ quella di sostanza variabile da un centigrammo a due per ogui cento grammi in peso, per la prima volta, nelle successive poi è aumentata della metà. Le inoculazioni di carbonchio si son praticate così: un'ansa è.i spore si è stemperata bene in 4 cm.3 d'acqua sterile: due anse di questa diluizione in 3 cm.3 d'acqua iniettata sotto la cute uccidevano un coniglio di peso medio in 84 ore; un'ansa non era sufficiente. r(a non tutti ebbero la stessa quantità : questa verrà indicata più innanzi.


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CON FEGATO D'ANIMALI CARBO~C'HlOSl

879

Si constata anzitutto che g li orga.ni trattati coi va · pori di formalina si sterilizzano eompletamente : l' VIII coniglio è morto, è vero, dopo la sa iniezione ma non di car bonchio. I primi due conigli ebbero ri::;pettivamente per ogn i kg. del proprio peso 0/W e 0,68 di sostanza; uno r esistè ad un'infezione che uccise il controllo in 2-4 ore, l'altro soprav>isse otto giorni. Questo fat to deporrebbe già per un' immunità relativa nel coniglio II, il qun.le (è bene notarlo) pesava 410 grammi pitl del primo. I conigli III e IV confermano il primo risultato : questi ebbero una quantità di spore rloppia di quelli : infatti il secondo eontrollo d' un pe,.;o doppio del primo, sopravvisse solo 53 ore all' inoculazione. Se 87 centi grammi eli sostanza per ogni chilogramma in peso bastarono per con ferire la resistenza alla prima infezione, per la seconda, dose doppia delia prima non bastarono 93; fu invece sufficiente l gr. e 4-4 cent. Negli ultimi, poichè la dose di sostanza si av,icina\"a ad 1,44, tentai con una dolse tripla della prima; ossia una volta e mezza la seconda. ma nessuno r esistè per· fettam en te. Il controllo di grammi H3110 mori in 60 ore : il coniglio con 1,33 p. 1000 sopravv-isse 5 g iorni; qu€'110 con 1,38 p. 1000, 7 giorni; l'ultimo con 0,75 morì quasi contemporaneamente al controllo, ed era stato trattato da oltre un mese. Il Roger (l ) con una lunga serie di esperimenti ha dimostrato la influenza del fegato sull'infezione carbonchiosa a seconda del le vie d·introduz iono dei germi: qnanclo si introduce la. cultura dal territorio della porta, il fegato ne neutralizza sino R. G4 dosi mortali.

!Il Pres&e Jllediettlc, t :; giugno t898.


880 nt~UXlZZAZIO.)IE COXTLW IL OARDO.XCIDO EMATICO ECC.

Venne subito allora il dubbio se questa glandola allo st ato fi siologico diffusa nell'organismo di altro animale non avesse qualche azione protettiva. Ed allora ho tr attato due conigli con fegato sano preparato con l'ultima metodo della formalina. E ssi ebbero una quantità. maggiore di sostanza che g li altri (l ,60 p. 1000) ed un'infezione pari a q nella avuta dai conigli I e II; tuttavia morirono contemporaneamente al controllo. La brevità del tempo mi ha impedito di istituire degli esperimenti su più larga scala e di approfondire l'argomento come merita. Da questo primo saggio presentato si può tuttavia conchiudere che : a) Il fegato di animali carbonchiosi, trattato convenientemente, può conferire una certa resistenza a questa infezione; b) Tale azione non è molto marcata ed è sempre relati,·a alla quantità di sostanza; c) Il fegato appartenente ad animali sani non conferisce alcuna resistenza contro il carbonchio. Se pertanto la resistenza che dà il fegato carbonchioso dipenda dai prodotti tossici elaborati dai bacilli, o dai cadaveri di questi, oppure da modificazioni dei tessuti in seguito all' infezione batterica, è un fatto da doversi studia.re.


881 'll'IIL.I Ili mTII~Ill P\Till.llt;JI'\ DIU.\ Rl:t;JI rmmiT11ll Ro\11

STU DI E CONSIDERAZIONI TNTORXO AI CASI PIÙ DIPORTANTI USS E RVATI LJURANTE L'A N ~O 1 ~!1!!-!tiiO Pr r g lr as<ìstrntì onora ri Giu"c l•P<> Bre zzi, rna.:!(iore medici) etJ Andrea ( 'inccio, capi tauo n11· licu {(:ouliii!W;ii)IW e (ì11.1: vedi n.

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INFEZIONI MALARICHE PERNICIOS E. Nel prendere in esame i casi più important i di perniciosa malarica abbiamo proottrato di tener conto specialmente di quei soggetti che per età, per condizioni fisiche, per sistema di vita si pote,·ano eq uiparare ai militari destinati a far servizio continuativo in località. malariche. Ciò ci pane utile non soltanto dal lato clinico ma anche dal lato igienico e profilattico. 1• Caso. - Cada vere di un giovane d i 18 anni, di normale costituzione scheletrica, masse muscolari e pannicolo ad iposo ben s,·i luppati e nutriti, colorito della pelle non molto terreo. L'ind ividuo lavorava presso i PP. trappisti, nella località detta Tre Fontane, dove, malgrado i lavori di risanamen to la malar ia è tutt'altro che spenta. Dopo ventiquattro ore da l suo ingresso nell'ospedale morì con sintomi di perniciosa, e r esame del sangue, praticato nelle prime ore del giorno del suo decesso, diede a riconoscere la presenza di plasmodi non pigmentati ma. mobilissimi. Dura madre cosparsa di chiazze emorragiche i n fase di organizzazione; aracnoide con Yene poco d istinte nella 5{-i


:-iTliU! l·: CO:\:-llDEH.\ZIOXI

parte a nteriore; la pia meninge traspar ente permette di scorgere il colorito quasi normale del cervello, mentre spesse volte ba:;ta vedere la tinta di questo organo per diagnosticare, post mo1·Lem, la perniciosa., presentandosi il cervello di nn colorito rosso- plumbeo, dovuto a pigmento contenuto nei vasellini. Non si deve dire per questo che il pigmento non vi sia. Facendo infatti un preparato microscopico della corteccill., riconosciamo anche qui la presenza di pigmento, situato a preferenza negli endotelli, mentre i parassiti che sono nei globuli rossi sono per Ja maggior pa.rte privi del pigmento, e da ciò la mancanza del color nerognolo. N ello stesso p r e parato si vedono su bito dei corpi rotondeggianti, che sono i parassiti estivo-aut unnali, mentre difficilmente si r iconoscerebbero quelli delle infAzioni malariche terza.naria e quartanaria, per le <]Uali d'altra parte non si muore. Si vede inoltre un fatto molto importante, cioè il colore di ottone delle emazie contenenti parassiti, le quali mostransi al tresl coartate ed inelastiche. I globuli ottonati sono infatti i forieri degli accessi di perniciosa, ed a lla loro esatta conoscenza devesi per lo più quell'azione pronta e coscienziosa del medico pratico, che somministrando in tempo il chinino per la via ipodermica o endo venosa si mette in grado d i prevenire degli accessi mortali . Numer ose vittime umane so110 ihfa.tti miètnté dalla. tnalai'Ìa ancora. a.i nostri giorni a causa della poca conoscenza delle diverse forme dell'infezione, e talora per la negligenza di chi ha l'obbligo di provveder e tosto alla cura.. Proseguendo nell'esame del cadavere si nota che dalle vene- esce in scarsa quantità del sangue acquoso, segno che i globuli rossi sono soarsissimi, fatto solito a ver ificarsi nelle perniciose, in cui le emazie scendono rapidamente dalla cifra normale d i cinque milioni a quella d i un milione e mezzo.


I~TOR:\0 AI CASI PIÙ D!PORTA:\Tl ECC.

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La milza ha un colore tt.rdesiaco, è voluminosa, molle, e la s ua polpa è di un colore rosso oscuro, che diventa più ch iaro per l'es pvsizione all"aria: i corpuscoli malpighiani, non mai attaccati dal processo malarico, sono di aspetto e colorito normale. Il fegato è pure ardesiaco, aumentato di v olume, sporgente dal margine libero delle coste, aderente alla parete toracica. Att raverso la glissoniaua si scorgono difficilmente i lobuli epatici a causa del deposito di pigmento, che al cessare degli accessi malarioi si accumula alla periferia degli acini. Il midollo osseo d elle costole e di altre ossa piatte e corte, è di colorito piuttosto bruuo, g rasso·gelatiuoso e scarso. Il trovare diminuito d i volume il m1dollo osseo indica che, nel breve volgere della grave infezione, ven ne a mancare quel compenso emopoietico, che non suole mai mancare quando la malaria e la conseguente anemia durano da molto tempo. Diagnosi anatomica. - Infezione malarica perniciosa.; leggiera melanosi della corteccia cerebrale; emorragie sotto durali; tumore melanotico di milza; melanosi diffusa del fegato. 2• Caso. - Cadavere d i nn uomo adulto, che febbricitante da 15 giorni, entrò n ella clinica medica. con febbr~ ed in preda a coma. L'esame del sangue svelò l'esistenza di numerosi parassiti ameboidi, per la maggior parte senza pigmento, alcuni <Jon poche granulazioni, ed alcuni alt ri di forma semil un are. Si sono praticate g enerose iniezioni di chinina (6 grammi in 12 ore). Continuò lo stato comatoso, e dopo quaranta ore dal suo ingresso nell'ospedale l'infermo mori. Il cadavere è notevolm~n te denutrito, e la cute pre-


ST'CDI E CO:X:<IDETUZIO:X l

senta. una tinta snbitterica. Alla superJicie del corpo s1 vedo no emorragie puntiformi.

Dnra madre normalmente tesa. L'aracnoide che ricopre i solchi d~ l cervello è ispes· si ta, e di colorito gialla;;tro, dovuto allo stato subit· terico. Il cervello si presenta di una tinta rosso-ardesiaca. La. colorazione rossa dipende dalla forte iperemia, l'arde· siaca. dalla pigmentazione degli endoteli dei capillari. La. pigmenta7.ione dei capillari, con gl obuli rossi tutti invasi da uno o pitl parassiti iudica un caso dei più gravi. A i tag lio la sostanza grigia appare rosso-scura, e la sostanza bianca appare rosea per l' iperemia. Xc! sangue di una vena del braccio d i questo cada· vere si sono visti ancora alcuni plasmodi entro globu li ottonati, e ciò perche la molti plit:azione ba COlltinua to a far:'i malgrado la som ministrazione di forti dosi di ~;binino; il qnale fano è caratteristico dei parassiti esti vo-autunnali, ~.;ansa uni ca di perni~.; io~e. La milza è molto aderente, e ridotta ad una poltiglia nera fluente ; in cui si riconoscono però i corpuscoli mal· pighiani percbè questi non sono pigm<:!ntati. 'l'agliando un osso, e comprimendolo, si vede fuor uscire dalla superficie (li sezione il miJollo in forma di poltigl ia di u11 colore simile a quello del cioccol atte. Diay t tOSi anfllOitl.ica . - I ufezioue peruicio,:;a mal ari ca con gravi !oca!izzaziou i cere bral i. a• Uuso. - Oa(hwere d i un uomo adulto, entrato nello spedale alle ore ll d el g iorno n no,·embre 1898, e m<1rto la sera del::!~. L'individuo proveniva d a una località malarica., do,-e la,orava tS anta Severa, presso Civitavecchia) . AveYa si~.:nramen te avuto in preceùenza accessi malari~.;i, ma non aveva preso chinino. Entrò al l'ospedale in stato comatoso, e Yi mori dopo trenta

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ore circa, malgrado ripet ute iniezioni di chinina. Nel sangue si riscontrarono molti. parassit.i anulari mobili e senza pigmento. Praticato l'esame microscopico della corteccia cerebrale si riconoscono in tnt t.i i preparati i parassiti, la magg ior parte cou un nucleo centrale di pigmento, alcuni in sporulazione. Macroscopicamente il cervello mostrasi fortemente iperemico, ma non presenta quella tale colorazione bruniccia, dovuta al pigmen t.o, che ci permette quasi sempre di fare la diagnosi anatomi ca d i perniciosa. La. milza è un po' aderente, di colore ardesiaco, molto molle, di volume superiore al normale, ma non molto grossa, perchè l'individuo non h~~ avut o che quattro :> cinque accessi. Il midollo delle ossa è di colore rn:;so-scuro. Il fegato è lievemente melanotico. Diagnosi anatomica. - Infezione malarica perniciosa, con parassiti pigmentati nel cervello, tumore acuto di milza, leggera melanosi del fegato e del midollo delle ossa. -1" Caso. - Si tratta del cadaYere di un uomo della Svizzera tedesca, il quale, partito a piedi dalla Francia, e fermatos i a dormire nella campag na romana, fu <)Uivi còlto da malaria. Da d od ici giorni era in preda a febbri intermitteuti. Entrò all'ospedale la sera del 28 novembre 1898 in uno stato delirante. Praticato subito l'esame del sangne, si riconobbero molti plasmodi, alcuni dei quali pigmen tati; con forme di sporulazione tali da far ammettere una infezione malarica doppia. Malgrado ripetute iniezioni di chinina e di ca ffeina, r infermo non si rilevò dal coma, e dopo quarantotto ore morì. L a cute del cadavere ha uua tinta cerea.


88G

STL"Dl E COX!':IOERAZ 10:"1

Le meningi ed il cervello sono di color rosso vi vo, e presentano emorragie puutiformi e melauosi. La. sostanza grigia è iperemica. La milza è lievememe ingrandita (centim. 14 X 10), con la capsula liscia.; la polpa splenica è notevolmente molle; segni che caratterizzano il tumore di milza. acuto genuino. n fegato aumentato di volume presenta una melanosi acuta diffusa. 5" Caso. - Cadavere di uomo adulto, entrato all'ospedale la sera del 2 decembre 1898, con sintomi di perniciosa malarica, e morto dopo tre giorni di degenza. Le meningi sono molli, lievemente iperemiche. Esistono abbondantissime emorragie puntiformi nella. sostanza cerebrale, e questa alterazione, propria delle infezioni malariche, è talora la causa vera della morte. Che siano emorragie e non goccioline di sangue fuoruscito dai vasi in seguito alla sezione del cervello, lo prova il fatto che non si riesce a toglierle passandovi sopra col dito. La sostanza. cerebrale, in questo cadavere, è piut· tosto pallida, essendo scarsa l' iperemia corticale e senza pig mento i parassiti. E saminando al microscopio un preparato contenente un vaso capillare, si vedono i parassiti contenuti n elle emazie. La milza è piccola, non molto molle, ma intensamente melanotica (tumore splenico recente). Il midollo delle ossa corte è di color cioccolatte e contiene molte forme semilunari; il giallo delle ossa lunghe è in via dì convertirsi tutto in rosso partendo dalla epifisi verso la diafisi. Oltre la infezione ma larica perniciosa questo soggetto presenta anche una polmonite.


INTOR:-10 Al OASI PIÙ I.llPORTA);Tl E CC.

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Infatti verso la base del polmone sinistro v' è ipostasi, e rilevansi d ue nodi bronco-polmonitici, rivestiti da un sottile e:>sudato pleurico. Il lobo inferiore del polmone sinistr o è aumentato di volume e di peso, e seziona.ndolo si trova che esiste una vera epatizzazione rossa che si diffonde fin quasi all'apice. Nel fegato troviamo melanosi diffusa anche ai lobuli, ciò che depone per una infezione mala.rica in atto, giacchè quando il processo è estinto la melan osi è sem· plicemente perilobulare. 6" Gaso. - Cadavere di un uomo adulto, entrato all'ospedale in istato soporoso il 13 dicembre 1898. Nel sangue furono trovate forme semilunari, alcune amebe, e non pochi leucociti pigmentati. Vennero somministrate generose dosi di chinina, e l'ammalato, la mattina. del 14 sembrava un po' sollevato, ma il 15 ricadde in coma e morì. In questo soggetto il sangue presentava leucocitosi. Ogni globulo rosso del cervello contiene uno o due parassiti. Nel sangue del cuore i parassiti sono in numero minore. Il cervello non è rosso-ardesiaco, ma. rosso-ortensia, perchè i parassiti sono per la maggior parte senza pigmento. Vi è una intensissima iperemia della corteccia. Negli endotelli trova.si qua e colà pigmentazione, ciò che dimostra esservi stata un'altra generazione di parassiti. 7" Gaso. - Cadavere di uomo adulto, già lavorante in località malarica, entrato all'ospedale la sera del 31 dicembre 1898, in uno stato di sopore, senza febbre. N el sangue si trovarono g lobuli o t tonati con plasmodi, senza pigmento.


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S'l'CDI E CO:\::HDERAZIOSI

F urono somministrati sei grammi di chinino: CIO n on osrante dopo ven t iquattro ore circa r in fermo mori in preda ad un accesso febbrile, che aveva raggiunto la temperatura di 4J Al reper to paraflsitario del cervello corrisponde la vicenda ftjbbrile; infatti la morte è aYvenuta nelracme, e si sono rinvenuti numerosi parassiti senza pigmento, pochi pigmeutat i, o in sporula.zion e. rappresentan t i di g enerazioni preceden ti, delle (jual i fa tesr,imonianza la pigmen tazioue degli eudotelli. Il midoll o delle ossa cor te contiene parassiti in ogni stadi o della loro vita endoglohulare, comprese fo rme semilunari, dt~ll e quali si trova u na discreta quantita anche n ella milza. Esiste tumort) splenico acuto, ed iperemia cerebr al e, n on associata a melanosi. 8• Caso. - Cadavere di un uomo adulto, ricov erato all'ospedale il BO dicembre l :-i88 in sl;ato comatoso; mi0

glioro lievemente la. mattina del 31 in seguito a sommin istrazioue di chinino, ma verso sera, aggravatosi rapidamente, morì. P roveniente da Bergamo, aveva attraversato tutta la campagna. romana, dopo avere fatto l' intero v i~tgg io a piedi. Il cervello è intensamen te iperemico, parzial mente melanotico, e con tiene a ncora parassiti con e senza pigmento. Vi è tumore acuto di milza, la quale è pure melanotica.. Il midollo d elle ossa lunghe eomincia appena a mutarsi di gial lo in r osso, ciò che denota l'infezione recente. L a melauosi si rileva anche nel fegato, per l"accumulo d i fagociti 1nelnniferi, grossi t Rnto da ostruire i capillari e pat ici. dauclo necrosi.


l~TOR~ù ,\1 CAS1 PlC Dll'llRT -\:>:TI ECC.

!::)è)~J

.' Facciamo seguire poche considerazioni pratiche, intorno a questi otto casi di malaria grave, di cui abbiamo esposto. nel mollo il più sintetico, le note anatomo·patologiche. Vogliamo intanto far notare che in tali casi la parte più importa.nt.e si riferisce all'esame microscopico, specialmente della milza, del fegato del midollo osseo, del cervello. Il colorito rosso-melauotico, quasi di cioccolatte, che noi tro\·iamo in alcuni organi per tutta la durata della infezione malarica non è sempre costante, e vi sono degli altri organi, per esempio il cen·ello, il midollo osseo e l'intestino, nei quali la colorazione varia ap· punto a seconda dello st.adio di \·italità dei germi. L 'esame istologico dol sangue o dei diver si to:;snti. à

quindi l'unico mezzo col quale ci è permesso st.abilire con certezza la natura e la gra\·ir;à della infezio ne. I casi di perniciosa malarica non si verificano soltanto nei mesi dell'estate. Quando l'autunno è pioYoso, ed alle pioggie succedono periodi sciroccali, continuano a n1anifestarsi casi di perniciosa. fino a tutto dicembre. Le forme semilunari che si trovano nel sangue fanno sempre arguire che l' infezione esiste da otto giorn i almeno, di guisa che si può atrermare che nu gran numero di perniciose non sarebbero mortali, se fosse sempre pronto il soccorso medico, e se la persona dell'arte possedesse sempre i necessari req uisiti per diagnosticare per tempo l'accesso pernicioso, intervenendo colla massima solleci tndine. Vi sono tuttavia dei casi in cui, malgrado la rapida somministrazione del chinino, il coma dura perfino quattro giorni, mentre la febbre può cessare, per riac-


STuD I E CO:\SIDERAZlONI

cendersi malgrado la diminuzione in numero dei pa· rassiti, e n~ può conseguire la morte anche dopo la scomparsa di questi dalla periferia e talvolta anche dagli organi interni. In questi casi bisog na dire che il chinino non agisce, sia pure somministrato per via endovenosa, e ciò succede con maggior frequenza nei vecchi. Si ritiene dai più che la perniciosa sussegua sempre a molti accessi malarici; invece p uò manifestarsi dopo un primo accesso ; e questa è una ragione di più per richied'3re una pronta assistenza sanitaria agli individui che lavorano nelle località malariche. Come accennammo di sopra, in tutti i morti d i perniciosa comatosa è necessario fat·e dei preparati d i cor· teccia cerebrale. L 'esame microscopico, più ancora che la semplice osservazione della milza e del fegato, ci svela la data della infezione, sempre in relazione colla. r1uantità del pigmento. N e i prt!pa.rati di corteccia cere bral e si possono trovare amebe senza pigmento, tinte dalla ematossilina in violetto e spiccanti sul fondo rosa dato dalla eosina; si vedono for me che rMchiudono del pigmento nella parte centrale; forme in sporulazione; e finalmente un fatto importantissimo, cioè la. trombosi dell e spore nei ca· pilla.ri del cervello, rappresentate da numerosi germi figli e da piccole masse di pigmento, libere, destinate ad essere prese dai fagociti. Questi g ermi appaiono come corpuscoli grandi otto o dieci volte meno di un g lobulo rosso, e liberi nel plasma sanguigno, d'onde sogl iono attaccare, in modo tuttora sconoscitlto, le emazie, che poi compenetrano. Questo momento della sporulazione è quello in cui i germi d ella malar ia presen tano il minor grado di res i~tenza all'azione della. chinina. Ciò era noto anche agli antichi, i qua.li ne traevano profitto.


lS'l'ORXO AI CASI Pll' DlPOR'rAXTl E CC.

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Il Torti diceva che il chinino doveyasi somministrare «ora ingruenti parossismi » ed il Puccinotti, medico dell'ospedale di San Giovanni, in R oma, nella terzana e nella quartana dava il chiniuò alcune ore prima dell'accesso. Questi precetti valgono naturalmente solo nei casi di febbri benigne, mentre nelle pernicios" la somministrazione del farmaco va fatta subito, se non si vuol perdere l'infermo. La trombosi dei capillari del cervello, prodotta dalle spore e la stasi delle emazie parassitifere, spiegano tanto i fenomeni cerebrali, quanto le alterazioni delle cellule nervose. Queste alterazioni si osservano nei casi in cui la perniciosa si prolunga per due o tre giorni ed il Bignami, che ne fece oggetto di un studio speciale, le rilevò, sia. nel protoplasma, come nel nu· eleolo, ed anche nelle cellule dei nuclei dell' ipoglosso e del facciale nella perniciosa bulbare. Clinicamente producono i distur bi della parola (disartria), la paresi del facciale, le titubazioni cerebellari, da cui l'ammalato continua ad essere molestato per qualche giorno dopo l'accesso. Nelle perniciose si trovano ancora dei parassiti che da qualche osservatore vengono chiamati flagellati. (iueste forme parassitarie vennero lungamente discusse, e la. conclusione del lungo dibattito sarebbe che non si tratti di veri flagelli, ma di appendici protoplasmatiche entro cui si trovano spesso prolungamenti di cromatina. Può verificarsi inoltre il fatto che a lla periferia non si trovi ancora nulla, e che quindi l'esame del sangue, fatto durante la vita, abbia dato risultato negativo, mentre nella milza e nel midollo delle ossa, cile costituiscono il terreno più adatto allo sviluppo dei plasmodi, si trovano delle forme semilunari, le quali, secondo le moderne teorie, più tardi muoiono nell'or-


STl'DI E C'O~~IDER.\ZIO~l

ganismo umano, mentre se enr.rano nel corpo delle zanzare, i ,.i si fanno rotonde e fusate ed emettono dei pseudoflagelli. Talora all'autopsia non si trovano parassiti v ivi, ma una diffusa ed intensa melanosi di vari organi, con gra,·e anemia. Il prof. l[a.rchiafa,·a, ricordando uu caso ti pico di questo genere, ne deduceva che la morte non avviene diret.tamente per l'infezi one malarica, ma per le alterazioni irreparabili che r esiduano anche dopo la morte dei germi termogen i, mentre ri mangono le forme semilunari, che scarse nel san~ue e nel cervello, sono molto numerose nel midollo delle ossa, specialmente lunghe, di vantato r osso per compenso emopoieti0o. L e forme semiluuari non risentouo l'azioue del chiniuo, anzi in certi casi la loro formazione è favo rita da questo, ma non sono termogPne ed han bi::;ogno di passare nelle zanzare per l'ulteriore svilu ppo. L e perniciose malariche dànno luogo a.d emorragie pnntiformi nel cervello, le qtHdi facilmente sono ar· re<;tate dalla. sostanza cerebrale, ed in questi casi la sostanza bianca, vista ad nna certa distanza, appare tutta rossigna. Le emorragie sono dovute ad alterazioni n utriti\e delle pareti dei capilhui della sostanza bianca cerebrale e (Iella grigia cerebellare. Da esse di pende il coma, auche dopo la morte dei germi. In qualche caso le emorragie sono limitate al mantello od al tronco, in qualche altro alla capsula interna, dando ragione dei di versi disturbi ner vosi, nonchè delle ~mi plegie ed emiparesi, destinate a sco m pari re lentamente. In altri indi\·idui morti di perniciosa, si osserva invece la sostanza cerebrnle molto p:dlida; ciò dipende dalla presenza dei parassiti1 a.nc::>ra vi d, dentro nei globuli in distruzione.


l~TORNO AI CASI f'lÙ BIPOR1'AXTI ECC.

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Quando nei preparati microscopici di cervello uon è possibile trovare alcun parassita, 110n bisogna trA.scurare di fare l'esame istolog ico del midollo osseo, il quale, insieme colla milza, costituisce il miglior terreno per la for mo non destinato a compiere il proprio sviluppo

fuori dell'uomo, sebbene in seguito ai nuovi studi sulla malari~~., si propenda ad ammettere un a distinzione delle forme semilunari, attribuendo a <Juelle flagellata la facoltà di feconda re femmine nel corpo della zanzara (?) L a complicanza della polmonite si ba spesso neg li individui affetti da malaria e particolar mente nei cachettici, fatto confermato d<tlle statistiche' delle epidemie invernali pnenmoniticbe. T ali polmonit.i sono il più spesso adinamiche, con frequente esito in ind uramen ti, con setticemia, endocardite o meningite pneumonimt. Un tempo si riteneva erroneamente che queste polmoniti fossero prodotte dalla malaria, ma già da molti anni il prof. Baccelli aveva asserito quello che ora è accertato, cioè che la malaria è d iscrasica, ma non flogogena. Le polmo,,.iti si sviluppano in malarici ma non sono mala1·iche. Nelle sezioni del polmone infiammato troviamo infatti al c~ntro il pneumococco, ed alla periferia, dentro i capillari, le amebe, mentre i fagociti che hanno agito comro queste, non possono agire contro quello. Tali polmoniti hanno decorso subdolo, pressochè senza ombra di febbre. S i danno dei casi di perniciosa larvata, con podJissima elevazione della temperatura (37".6-3S"), mentre p r esentano gravi sintomi nervosi. Si verilicano quasi

sempre sul finire dell'autunno, e sono preceduti da nn periodo di incubazione, che dura in madia da nove a quattordici g iorni, ma può proLrarsi fino a sedici, venti, venticinque giorni. Quando r infezione dura da parecchio


::<TT."Dl E C'O~S1DCHA ZIO:\l

tempo, nel midollo delle ossa corte si trovano parassiti in ogni stadio della loro vita endoglobulare, comprese forme semilunari. Secondo le modarne vedute della scuola auatomopatologica romana le fo rme semilunari, che nell'uomo raggiungono appena tre o quattro 11 passano nel corpo delle zanzare, del genere anopheles dove raggiungono i settanta 11; da esse poi si generano gli sporozoi ti de· stiuati ad entrare di nuovo nell'uomo con la sali ,.a delle zanzare. Le forme semilunari non si hanno nella terzana be nigna e nella quartana, o,·e sono sostituite da corpi di forma diversa ma di uguale siguitìcato, e ohe pure si flagellano. Secondo il Grassi i tlagelli sono organi di fecondazione, secondo altri di locomozione, ma in ver ità la cosa è tuttavia oscura. D el resto il ciclo vitale del plasmodio è grossolanamente paragonabile a quello dalla tenia e dell'echino-

cocco. R imane però a spiegare come avviene che essendo sempre le stesse zanzare deputate alla maturazioue del plasmodio, e queste ibernando, se pungono poi in pri· mavera non danno la perniciosa, ma una for ma malarica benigna t l ).

.. E giacchè siamo su quesco argomento ci sia concesso aggiungere poche parole intorno agli studi sulla nuova epidemiologia e profilassi della malaria compiuti dalla società ital iana per gli stndi di questa malattia, per t i) \'Niì: A~<r.~r.o Cnr.J. -

1.11 m a/arra SPGV>Ic.lO l~ !iliOl'P r irtrcile. Ro ma, So·

c•~t:t cditnCt> U~ute Al r!!lll~ri.

IK9\l, - .~ . Ct:1.1.1 c G. U&L P1 ~0. - Contl'lbuto n /lo .<t utlin <1•11•• epitleruiof"!l'' ' ,c,•llu lllllltii'W sero11cl0 le •·trellli vedute rllo· I•Jurclre. Supph·m~llto al Pullcli11iro. 11. 44. - A. CE J.Lf , - Sull'immrulilcr dell" i t; {~::.,Q m3 moi(U'ÌC(J. ( ...lntlall d'&guto;t spm·imenl a le. ra&clc;o lo Il . 18UO . .,.d Attuali

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I:\TORNO AI CASI PIÙ IMPORTA~'!'! ECt'.

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opera specialmente di Grassi, Celti, Bastianelli, Bi gnami, D ionisi, Casagrandi, Santori, in un anno e mezzo da che fu fondata. Si ritiene oggi che i germi della malaria non possano più penetrare nel nostro organismo per mezzo dell"s.ria o dell'acqua, ma che vi siano iniettati dalla zanzara, n el cui in testino medio i parassiti malarici compiono il ciclo di vita sessuale, mentre nell'uomo compiono il ciclo di vita asessuale. La ragione principale che milita in favore della propagazione del contagio malarico per mezzo della zanzara, è che n essuna forma parassitaria duratura fu mai rinvenuta nell'ambiente fuori del ~.;orpo delle zanzare. Non t utte le zanzare palustri sono malariche. ossia non tutte sono capaci di ospitare i parassiti specifici. Sono soltanto quelle d el genere Anopheles (Grassi, Bastianelli, B ignami) d i cui si conoscono quattro specie nostra.li : A. claviger , o maculipennis; A. bi fu rcatus: A. superpictus e pseudopictus. Le zanzare del genere Culex sono sospette, ma fino ra non è provato che possano anche esse trasmettere la malaria. Le uova e le larve degli Anopheles si trovano in gran numero nelle acque stagnanti o pochissimo cor· renti; e gli insetti perfetti si svil uppano fra i primi caldi di primavera e i primi freddi d'autunn o o d'inv erno; gli insetti giunti a completo sviluppo passano molta della loro vit-a dentro o vicino alle nostre abi· tazioni.

F in dalla più remota antich ità si è sempre ritenuto che le ore più pericolose nei paesi di malaria fossero quelle del mathi no, della sera e della notte; ciò concor-


...:TI"Dl ~: CO :\SIDI-:H ·IZl O~I

derebbe col fatto che le zanzare di g iorno si nascon· dono, e di notte sortono dai loro nascondigli e pungono l'uomo. Da numerosi fatti è pure accer tata resistenza di limita ti focolai malarici; nei quali si è sicuri di amma· larsi d i febbri, mentre ad una distanza anche piccola il miasma cessa. Or bene noi sappiamo che le a.bitud ini del le zanzare sono appunto queste, cioè di allontanarsi poco dal sito dove sono nate. e d i non innalzarsi molto dal suolo. U na volta si credeva che i venti potes.sero trasportare i garmi malarici, ma poi numerose esperienze hanno invece provato che i venti risanano una località.. e che diminuiscono moltissimo la carica dei germi nell"atmosfera. Ammessa la teoria delle zanzare malariche, si ccmprende facilmente come nelle giornate di vento queste non escono dai loro ricoYeri, e quindi o non pnngono, o lo fanno molto meno. ai riteneva pure, nn tempo, che i boschi ser vissero a filtrare i germi malariui. trattenP.ncloli nei lor o meandri quando sono trasportati dalle correnti d'aria; invece ora si sa che nei bosch i ombrosi ed umid i la malaria. si prende con tutta facilità, perchè in generale ivi al· bergano zanzare in gran numero. E :>e si confrontano tutti i risultati n egativi che diedero gli studi fatti sulracqtta e sull'aria considerate come veicoli d i germi malarici, coi dati positivi. che ultimamente si ottennero, osservando lo sviluppo dei pla.smodi in seno alle speciali zanzare, è giocoforza ammettere che finora l'unica sp iegazione plausibile del tra-;porto del contagio malarico sia questa, e che l'aria. pos~a .e:;sere considerata soltanto Yeicolo di malaria in q uauto è veicolo d P llC' zanzare malariche.


I~TOR~O AI CaSI PIÙ IMPURTA~TI .F.CC.

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•.

La via di penetrazione dei germi della malaria nell'organismo è la pelle. L e zanzare del genere Anopheles sono provviste di una lunga e forte proboscide, colla quale riescono a forare non solo la cute più dura, ma a pungere attraverso vestiti abbastanza spessi. L e Anopheles hanno poi una particolarità che le r ende più pericolose. Esse, a differenza delle altre zanzare del genere Culex, quando si aggirano per sue· chiare non fanno molto rumore, ma trafiggono silenziose, cosicchè molti ind ividui, ed in genere i meno delicati e sensibili, non si accorgono neppure di essere stati punti. Notisi che una sola zanzara, in una sola notte, può pungere ed infettar e parecchie persone. Il Celli parlando delle cause di predisposizione o di immunità per la malaria, le distingue in m·ganiche o individuali, fisiche o localisliche, e sociali. Fra le cause organiche la principale è la perfrigerazione del corpo. Alcuni posseggono una vera e propria immunità organica contro la malaria, e questa immunità sembra ereditaria. Altri godono di una immunità consecutiva a lla malaria sofferta, però non si tratta di una difesa stabile contro nuovi attacchi d i febbre. L'immunità artificiale per ora non si ottiene nè colla vaccinazione, nè culla sieroterapia, bensì con sostanze medicamentose. F ra queste ultime, l'euchiniua (etere etilca.rbonico della cltinina) ha potu to pre\renire la quar· tana e la terzana lieve ; il turchino di metilene medicinale anche la stessa terzana grave, inoculata con

dosi enormi di sangue carico di parassiti (1-2 grammi 57


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ISTl"l>l E CIJ );;,tl D 8 HAZ1 0 :-.' l

el i sangue). E sperabile che questa sostanza spiegh i la stessa azione sulla infezione naturale (Oelli). Dopo le cause organiche, vengono quelle fisiche, che sono molte e svariate. Il le?'l'eno non può da solo essere causa di malaria ~e non diventa ser batoio di acqua. L'acqua è necessaria per lo sviluppo della malar ia, perchè senza acqua non possono vivere le larve delle ~a.nzare malaricbe. Um·'ia vi contribuisce in quanto anch'essa è indispensabile alla vita dei germi della malaria nell'ambiente. Il cambiamento del regime idraulico di una data località, le marcite, la conura del riso, la coltura boschiva di un t erritorio malarico sono altrettante cause fisi che che favoriscono lo sviluppo della malaria. La macerazione delle piante tessili non genera malaria. Sono malariche le peschiere d'acque- dolci lungo il litorale; non lo sono le saline. Le torbiere favoriscono la produzione di zanzare ·~ quindi la malaria; lo scavo delle così dette casse di prestito per la costruzione delle ferrovie favorisce mol· tissimo lo sviluppo della malaria. Le stagioni fanno aumentare o diminuire la mor bo· s ità per malaria.. Basandosi sopra una statistica. di circa novaut;atre mila casi di malaria nwcolt;i per tredici anni negli ospedali di Roma, Oelli dà la seguente curva endemiologica della malaria. Nei primi sei mesi, però con qual che oscillazione, si mantiene sempre relativamente bassa, col massimo in gennaio, il minimo in giugno; a. luglio si ha uu cambiamento brusco, scoppia la vera epidemia, il massimo della quale si ba generalmente in agosto, ma qualche anno di settembre, e qualche volta pe rfino di ottobre. Con questo andamento epidemico <:oncor da la vita delle zanzare anofele, le quali si S\'iluppano ed arrivano allo stato d'insetto perfetto nel principio dell'estate.


I~T011~0 AI OASI PLÙ DII'• !RTA~TT ECC.

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La tempera/tt1'CL può favorire lo svi luppo d egli emo-sporidi nel corpo delle zanzare, la 7Jioggia, i ceni i, la nebbia non sembra abbianv grande influenza sullo sviluppo della malaria; ma quesr,e questioni non sono ancora state studiate in modo esau,·[euLe. Un ultimo ordine di cause di predisposizioue o di immunità per la malaria, sono quelle socictli, cioè, l'alimentazione, r abila~ione, il veslia1·io, il lavoro, l' echt·

cazione. L' alimentazione fatta quasi totalmente di sostanze ternarie, diminuisce gra11demente la resistenza organica e favorisce l'attecchimento dei germi iufetti\'i. L' abitazione costituisce, d i per se stessa, una. difesa .contro la malaria, se è collocata in un sito elevato, costituita con buoni materiali, provvista. di adatti mezzi di chiusura, e di reticelle metalliche alle finestre; può disporre invece a contrarre r infezione quando è del tutto primitiva come quella dei contadini, o provvisoria come quella dei militari accampati. Il vestiario insufficiente è pLlre causa predisponente .alla infezione palustre; vi pagano infatti il maggior t ributo i bambini poveri, quasi sempre ignudi. Il lavoro agricolo espone i contadini a contrarre la malaria, particolarmente nei mesi di lug lio ed agosto, tanto più che nei latifondi malarici si recano a lavorare nomini e donne provenienti da altri paesi, generalmente indenni. La deficiente educazione c;ontnbuisce a mantenere vive delle pratiche viziose eli profi lassi e cura della malaria; tutti i mEidici che hanno esercitato in località palustri ricordano cbe fino a pochi auni addietro era necessario ricorrere a dei sotterfugi per somministrare il chinino alla gente ignorante; fortunatamente questi pregiudizi contro un farmaco tanto salutare si vanno p erdendo. "


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~TL:Dl E CO~::H DF:IIAZlO::s'l

.. ** N on è possibile istitu ire una buona profilassi contro la malaria senza fare una diagnosi esatta della malattia, cioè senza esaminare il sangue, caso per caso. Questo esame è indispensabile per la prognosi e per la te-rapia, specialmente nei casi gravi di perniciosa. Il metodo è alla portata di tutti. « Per r esame a fresco, Celli consiglia di pungere con un o spillo il lobnlo dell'orecchio, onde evitare ogni molestia di dolore: si fa (jUindi uno straterello molto sottile di sangue coi globuli vicini fra loro e non sovrapposr.i, premendo sopra un fazzoletto il copri·oggetti contro il porta-oggett i e cosi portando via il sangue che c'è eli troppo. « Quando non è possibile osservare subito il sangue al microscopio, se ne fanno dei preparati a. secco per colorar li a comodo. Il sangue de\·e essere nei vetrini in istrato sotti lissimo, e per fbsarlo si mettono i vetrini per 15 o 30 minuti iu alcool assoluto. << La colorazione si fa. col metodo Romanowski-Zie-

mann: « a ) 1'urchino di metilene medicinale purissimo pr~:;ister Lucius) : S ol uzione ac(j uosa satura a 25"- 30" per tre g iorni ; « ln Eosina AGo B (MEister-Lucius) : Soluzione acquosa. l p. lllO. « Prendi di A: p.· rei l - 3; » dì B: parti 2 - 3 e m esci. « C-luesta mescolanza d eve agire sui preparati 20-30 minu ti.

== ==

globulo rosso si colora iu rosa con l'eosina i remosporidio col turchino di metileue e la sua sostanza cromat ica si colora in pavonazzo per un terzo colore che si forma dalla miscela suddetta. » c Il


I~TOH::\ll .-\1 CAS l Pl t: D! PORTAXTI ECC.

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Ammesso il ccn tagio malarico, ne deriva la logica conseguenza di ricorrere all'isolamento anche di questi ammalati. Sicuramente che questa pratica stenterà non poco ad entrare nelle abitudini non solo delle famig lie private, ma anche degli ospedali, percllè non è piccolo il numero di coloro, i quali, per loro esperienza per· sonale, negano che un malarico, ricO\'erato nella stessa corsia con malati di al tro genere, possa trasmettere a: questi l'infezione mala.rica p el tram i te delle zanzare. Ma non si riteneva fo rse lo stesso per la. tubercolosi? E qualche anno fa chi av rebbe pensato ad isolare i malati eli ti si ? Ulteriori e piò. d iligenti osservazioui e studi sul sangue potranno rischiarare questa qu estione anche dal lalio clinico; intanto è certo che il mandare in stabilimenti isolati, e posti in località salabri, i malarici, dovrà, d'ora innanzi, costitituire i l prec i pno mezzo di cura; come d· altra parte è tradizionale il precetto di inviare questi malati lontano da l ln og o dove contrassero la malattia, ottenendo cosi, colla dispersione, ciò .che si richiederebbe all'isola men to.

. t

" La disinfezione del sangue d ei malarici col chinino non è mai completa, perchè questo fttrmaco non a.g isce contro le forme parassiliarie che dànno luogo alle recidive, ed è impotente cont ro i gameti che assicurano il ciclo sessuale nella. zanzara. Recentemente, presso la scuola igiene di Roma, il Celli ed i suoi aiuti studiarono il potere che molte sostanze hanno di d istrug gere le larve nelr acqua e le zanzare nell'aria.


!J02

<:TL.Dl E Cù:-;!';JDERAZIOSI

Dalle loro pazienti ricerche è risultato che i sistemi: più pratici e meno costosi per la distruzione delle larve sono: t • Uso di polveri vegetali (fiori chiusi di crisantemi di Da lmazia ) ; 2• Alcuni colori di anilina (larvicidi della casa Weiler-Ter-Mer di Uerdingen) ; 3" Il pet.rolio. Gli stessi scopritori d i questi mezzi profi lattici non si dissimulano la diffi~.:oltà d imetterli in opera su vasta scala, e ritengono tuttavia indispeusauile che vada di pari passo la protezione de ll'uomo che ammala. di malaria. Anche il distruggere le zanzare alate dentro le case è u n'ottima misura profilattica. Ficalbi ha fatto il conto che, uccidendo una zanzara, se ne avranno di meno duece nto milioni nella seguente stagione se ne ver· r~tuno q uattro generazioni, e venti miliardi se le g e· uerazioni arrivano a cinque.

**w. Abbiamo !iOi mol r,i mezzi profilat tici individuali. Non pochi sono conosciutissimi, come il non dormireall'aperto, non tenere i lumi accesi nelle stanze colle finestre aperte, ecc. Altri si vanno popolarizzando ora, per opera degli studiosi di questo problema e consistono nella scelta di un buon vestiario, nel portare cappncci di velo uella faccia e nel collo e i guanti nelle mani; nel mettere reti alle finestre e alle porte; e intorno ai letti le zanzariere. D i r ecente vennero altresì proposti mezzi chimicimeccanici per salvaguardare l'uomo dalle punture delle zanzare : quindi diversi culicifughi da applicarsi come profumi, abluzioni, pomate e saponi; o sostanze medicinali di cui si spalmano le parti scoperte (trementina, iodoformio, mentolo).


IXTORXO .H CA:;I PIÙ D ll'OR'l'A:\T l EIT.

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* "' .. Vengono infine i mezzi profi lattici diretti contro le cause pred isponenti, organiche, localistiche e sociali cioè la bonifica id raulica integrata colla bonifica agraria , l e bonifiche urbane, le b onifiche delle industrie malaricbe (peschiere, tor bier e, ferrovie, saline); fina l mente il divulgare per mezzo della educazione i (alt i più ce1·ti della n uova epidemiologia e profi lassi. Aforismi della sc uola anat om o-patologica r omana intorno a lla malaria pregressa .

La malaria pregressa si riconosce dall a milza melanotica. Quando la milza n on è mol le, e mancano pa· rassiti nel cervello, si pu0 dire a priori che l' iu fezion e è estinta, e che non si è riaccesa. In questi casi il fe g ato non presenta quasi mai alterazioni. Il tumore cronico di milza con numerosi ispessimen t i della capsula., senza melanosi, con cicatrici periferiche emosiderotiche da infarti emorragici guariti, è un al t ro segno di malaria estinta. Quando la malaria è spenta da poco tempo, meglio ancora che dalla milza e dal midollo delle ossa, dove in genere la pigmentazione si mantiene diffusa, si riconosce dal fegato ove si vede la melanosi perilobulare, che permette d i d istinguere n ettissimamente i singoli lobuli. E insieme a questa mehtnosi notasi una pigmentazione itteri ca intorno alle venule centrali, ment re la superficie d el fegato è p er fettamen te liscia, perchè non sempre vi è quella ueoformazione connettivale, che col tempo si verifica per le success ive deposizioni di pigmento (epatite interstiziale monolobu· !are malarica. con ipertrofia).


:\ PPC:\TI DI A\ .\TO~IL·\ DEl CCLlìiDl Per ti dott. Andrea Do•ili. l~nentc 1'1\e• iiCò

Nel ~o ul timo dotto laYoro «Studi di un zoologo sulla malaria » il prof. Grassi ha d i gran lunga accresciute le scarse cogni:~.ion i che si ave\-auo fino ad ora s.ull'anatomia interna d ei cnlicidi ed ha corretto i non lievi errori iu cui erano caduti tutti quelli che lo hanno prPceduto non escluso il Gile,;, il quale nel libro pubblicato lo scorso iu\·erno hn, riferito tali e quali le os· servazìoni errate dell'Arribàlzaga da cui ha copiato anche le figurE:. Preparaudomi allo studio delle recenti scoperte sulla malaria ebbi anch'io r Ìn\·erno scorso ad occu par mi dt>ll"auatomia interna del culeJ.; pipiens e posso confermare rigua.n.lo a questa specie di culiciùi quasi tutto quello che iJ Grassi con tanta precisione e competenza d ice delle aJWphel~Cs. Rispetto all'andamento del canale digerente ho da no· tare che r intestino posteriore nella cosi detta porzione p reg hiandolare (colon) forma nou una semplice curva dorsale, ma una vera e propria ansa. ad esse ( w) molto più accentuata di q ueiJa disPgnata dall'Arribàlzaga e t.er minantesi nell'intestino ghi anciolar e. D colon si di· r ige dapprima dall"avanti all'indietro venlìralmeute, poi dall"inJictro in avaulìi dal ventre verso il dorso, quindi di nuovo dall"a\·auti all'indietr o dorsalmente. 111 ll lll;:"ral.ll o SPIIIIl:Otn ()!l l ~ ti rmr. Calo•rina .rrii'Untver<tla •1i P<tolo,n, cho mi :\o'col'o ;!CIItiltu •1111' tll 'ltl•'' galllllt'tlU , ,, aoal•llllia o•rnnp:ll\tla 0 il rlottor Durra d tt' mi fu :ruirla p r •'7.i•)Sa in tru~slO :,:r•tu•r~ rh .~ tuoli per m i' del tutto OUOI'O.


APP(;:\TI DI A:\ATO ~IIA ))F.I Cl'L ICWI

9Qij

Le creste chitinose notate dal Grassi nell' ileo si ri scontrano anehe nella porzione di lataLèt del retto : però qua sono rare e perciò non sempre visibili nelle sezioni. Quanto agli organi riproduttori riltwo il fatto che spesso coi piccoli ingranrl imenti micro;;copici si vedono per trasparenza dall'esterno le spermatcche come altrettante macchie scure. N ell'anf)pheles una sola macchia circolare ordinariamente nel mezzo dell'ultimo sternito: nel culex pip·iens tro macch ioline O\·ali per lo più nel segno di separazione tra l'nl r,imo e il penultimo ster nite. È questo un carat;tere che può esser e in qualche caso utilizzato ; si rileva megl io nell'a nopheles che nel cule...c, perchè quello ha meno pel i e non ha squamette sul ventre; ed è più facile \-edere le macchie nelle zanzare ibernanti, in quelle che non si sono nutrite e che non hanno le ovaia svi luppate Quando non sono visibili si rendono evidenti schiacciando leggermente l'ad dome alla sua estremità. Tra le sperm!Lteche dell'anopheles e quelle del CLtle.t· pipiens corrono delle differenze che le fauno distinguere: <]nella è ord inariamente un po' più grande, di forma sferica, di colorito g iallo o giallo- scuro con punteggiature chiare, ro to ndeg~ ianti, sparse su tutta la capsula chitinosa, sicchè <) nesta appare come crrbrata: le spermateche del ct~lex sono ord inariamente u n poco più piccole, ovalari, di colorito giallo o giallo-bruno senza le punteggiature chiare, ovvero con rare p unteggiature limitate al polo escretore della capsnla. Le tre spermateche del cule.r, pipiens hanno ciascuna un lungo peduncolo, cioè un lungo rlotticiuo che va a :;boe care nell' ultima porzione dell'o\·idutto e preci::;amente alla base di quella specie di cono tronco sul qua le trovasi l'apertura genitale. Due di q uesti dotticini si uniscono per for marne uno solo; sicchè sono due i dotti spermatici che vanno


fifHj

APPC XTI m AXATO~l l.\ DE I Ct'L ICID I

a sboccare nel canale genitale insieme col dotto escretore della ghiandola la l'jna le segr ega la sostanza mucillagi uosa che r iu nisce le uova. Perciò non è esatto il d isegno dell'Arribàlzag a, r iportato anche dal Gi les, nei q naie si vedono t re dotti spermatici sboccare insieme nell'ovid utto. Tre sono in realtà i canaliu i che sboccano insieme nell'ovidutto, ma uno d i questi appartiene alla ghiandola sopramento,·ata, che g li autori suddetti non videro n eppu re. Questa ghiandola ha forma sferica e nai tagli ha l'aspetto di una piccola r osa, le cui fog lie sono rappresentate da Sf'zion i di cellu le alte, larghe verso la parte flsterna o basale, ristrette ne lla parte rivolta al centro, do ,·e esiste una piccola cavità da cui pr ende orig ine il dotto escretore. Queste cellu le addossate l'una all'altra come le pietre d"una volta pog g iano all'esterno su di u na comune membrana : esse sono per lo pi u ripiene di un liquido chiaro che ne sp inge e addossa verso la base il n ucleo circon(lato d a poco protoplasma g ran uloso. La g landola è sir.uata sotto l'estremo posteriore della porzione g hiandolare del posti n t~st ino : le spermateche sono pi ù avanti sotto q uesta porzione gh iandolare : l' una e le altre sono tnt l'intestino e l' ovid u tto. I dotti escretori presentano u na matrice e sembrano contrar.ti li : q nello dalla gh ia ndola è molto più breve degl i altri. Nelle spermateche la matrice attorno al breve coll o chitinoso del pol o escretore si mostra evasata a gnisa d i bacinetto. Prest:i udendo c! alla parte che n el sncchiamento possono p reu1lere g li stomach i sue<: h iatori del Grassi, esiste nella te,;ta delle zanzare un a pparecchio aspiratore for llHlto rla nna. dilatazione piri fo rme dell a far inge che va cla,lla base del clipeo al polo occipitale.


APPC\T! DI .·\ :"ATI IMlA Dl·:l CL'LWIIII

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Nelle sezioni longitudinali dorso- Yeutru.li detto ap · parecchio ha l'aspetto di uua testa di cigno, il cu i becco sia u u po' curvo iu avanti. Dieci muscoli, ciuf)ne per par te, lo d ilatano lateralmente e due muscol i, fo rse quat t ro, ne sollevano la parte superiore. S icchè è da ritenere che allo stato di r iposo esso sia. r istretto per l'afflosciarsi delle pareti e che venga d ilatato nelrntto del s u0ch i are. Roma, li 20 agosto 1900.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA L a pres tlone del sangue nell' lntonnla e nel sonno. - (.'v!f'dico l P rP.~S, n. 3 190).

Baucr.. -

La pr eRsione normale ciel sangue nella posiZIOne sdr·aiata f,r mi ~ ul'ala eguale a 11 0 millimetri di mercurio collo Sfìf!· mometro di Rm·m1rd ed Hill. L'AuLOI'e si propo!le la questione ~~~ e~l"a soll'ri $!'\P dei ca rnbium t>nl i nell' inl"onnia. E:>aminò setltci casi di indi vidui soffet·tlnli di insonn ia , e tr•ovò che in d11d ici essa O!"cilla ,·8 tra i 130 ed i 150 m il limetri di H/l., mentre rwgli altri quattr o er o dai 101) ai 110. I casi adunque si di\'idt· ,·ano m òue g1·uppi; nPI pt·imo si ave\'8 aumen tc, di presf-ione, nel srcondo di minuzione. l" el rrimo llt·uppo la p11ralddrle nella dose ordioaria ebbe !"ernpre un buon risullato, poicltè un rruarlo d'ora dopo la somminislrazione di essa l' infer mo era fHldormenlAto e In pt·essionc san g-uigna er a sco~n al nor·mal e. N el secondo ~n·uppo la stPssa do;::e di paralde•de non appnt·tava il sonno, anzi l'inferm o di ven taYa irt·eq nieto. e In 1wessione si elevava da l ;j() a -J 50 mill i metr·i H j!. Se pE-rò agli ammal ati di que:::to g ru ppo si dovano dosi mi nime dello ste!"SO m r dicinale. si ol- · Leneva un r isulla to soddisfac<>nle. F urono anche pro vati il !donale cd il solfonalP, che produsser o elfelti simili Ira rli lor•o, Pf''l'<) il trionnle AI!Ì più pr·onl.amrnle. (.)uesLi ri n1edii no n agi"ano CMÌ brn e nei casi i n cui la pt·es!"ione del sa n:we er·a alla; i lo•·o elfellt furono incerti , m11 . quando si producnva il sonno l11 pr e!"sionc sanguig ua si abba!"sava. D'allra pnrte nei casi di pt·•>ssione bassa del sangue il Lt·ionale ed il ~olf<)nale furono sel"uil i CO!" lan tcm enle da succe«so, r estando la pr essione al lo stt!sso li vello, od anche abhilc:sa ndosi un poro. Si fecer·o O!'se n •azinni Anche coi b•·<•rn tll'i, ma senza oUrno>r e r·isulloLi dPiin i li vi. Dal r isui LaLo di queste osi'et·,·azioni l'au tore concluse cito nell'in;;;onn iA acc,)mpngnata ad allu !)rei'sione del sangue, che


909'

RJVI:-;'I'A :.\l EDI CA

è il tipo pi ù comu ne , la pAraldeide a piene dosi è in clh-ata: nei casi invece in cui l' inf!onnia va uni la acl abbasMm en lo della pr essione sanguiftnA, riPscono utili le piccole dosi Ji pa r·al deide, o meglio il solfunule od il triOII'lle. In noYe casi di insonnia con alta p1·essicme l'autore pr ovò u n sem plice depr imen te, l 'er ythrol telt•anitr·nlo Lo diede olia dose di mezzo f!'!'ano al mattino ed alln ser a at11HentanJ0 la c{uou tilà sino al dop pio, ma non ebbe ri::ultati de11ni di nota . ì\ei CliSi però di affa ticamento mentale, in cui l'aum ento della pr-el'sioue s a ngui~nn e l' insonnia sono i primi segni cieli' rmminenle abbattimento, egli tro vò c he questi sin tomi possono esser e pre venuti e si può pr·o cur O.I'c it sonno coll'uso dell'eq·llmtl tett·anitr ato. L'autore fece poi le sue osservazi oni iu trenta convalescenti per scopr ir·e: 1° se i l sqnno é possibi le colla elevala p1•essione del sangue; 2° In diver silu della pt·essione tr a il m nl.tino e la se l'a ; 3• la dilf~ renzn lra la pressione d el sangue nel sonno provocato d<11la P<H"a ldcidt-J e quella che si ha n el son no natut·ale. Hi,!!uardo al pr i mo quesito tro\'ò che su 30 solame11Le due mo~trawmo di ovet·e pr es>;ione elevala, t-Jd anche in 'luesti. quando e1·ano pr esi dul sonno, la pi·essionP, sangui~na si abbassava. TI'O\'Ò poi eire al ma ttino la preRsione é di regola piiJ o Ila che alla st' rA; e cbe una pressione ulta alla sera e1·a il :-egno precu r sor'e di un attacco ùi insooniu nella no tte. Fina l rn t• ute conslutò che quando i l ~onno era provocato dall<l paralòride, la pressione del sangue ~ i abbassava co nsidP,.e,·olmente; svan ito 1\•fl'dto del r inwdio, e dol'mendo l'indi viù no di sonno Hntui·a le, la pr·e~:-ione si ill oalzava, non mai pet·0 naturalmente al l'altezza dello stato di vegl ia. L:t~ differ·enza nella p1·essione tl'a il srnmo pr odollo Jalla par a ldeide e quello natut'ale era cii'ca ùi LO millimell'i H ~. A. D O NA L O

Ross. -

~l.

La malaria. e le zanzare . - (.\1edical

Press, n. 3189). - (Da llllf.l confe!'enza tenuta d8l i'Aulore al Reale I stituto della Gran Bretlagua il 2 mar zo HJOO). L·autor e, dopo aver llliF·lt•ato la g l'Ande difl'usi0ne do~ll a malattia cora Al cune cifre (p. e;;. 75 ,~~ l rnalarici nell'~::;rrcito ingl ese delle Indie sopr a una forza di 178 ,107 nell'anno 18!17) e l a grande mo1·tal rlà. da essa pr odottn speci ulme11le nei paesi dove non ·~ curata convenientemen te (pi ù di cinque


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RIVISTA lli':OI CA

tm iioni di morti all"onno ncliP- Indie i n7lesi) fa una s lu r ia sluòi• sulla etu o lo~ia d•-l la m alaria. Lt~ncisJ e Prin!!le gia mel levano queo:ta m alattia i n r elaziollf~ coli~ ar.fjue stag11anli, e quando L aver an mostr ò che eo::~a e:r a dovu lu a pat·a-::siti di'l Sijllr'HP, si cer cò di Cl)llCillar e la nl t<•va lr·ori a con ' l uell a ot·a mai arnm ... ssa ei a tulli LJel pa ludislflo, supponendn chi' i i pat':J=":::ita Yi wsse libera mento, nelle l:l.CIIll6 e nei Lel'r eni malat·iti, donde entr asse nt!II"Or!!on i-;mo umano per le vi e r ..;•pi l'alor ie, o dtgerenli . P--r p1·ovar·e cin CI'a necessat·iu scopr i re il pa t'8-"sila nel l'tH'' J'Ia o nel !'iuolo; ma e:=:>!'iO non è un balleri a, nè qualstas• a l t'O rnicr·or çrani.<:mo vep:t>l<de, ma é i n,·ece un par ass1la annnnle, e qurndt nnr1 può e>"sert• pr e:::n dal ;;angue YÌ\'enl t• e ,... 1n111ll lo su di unler r enn nu l ri l izio . Pul'le:::serehen!'ì 1noculato ull uomo a uomo, ma non cnlll \'lllO in un metzo ar tificiale, e m unt•e qunudo é tollo dal Sito ambiente natur ale che è il sAn:-:ue. :\o• • er·a pO!"~ i bilt~ per c1ò segut r·~ le fasi della Yt ta del para-:- i ltJ f"' r mezzo cJelll' coltu r e, come si fa coi batter ti. Fin dHI Ia pr imit i va ;.;cope r ta di H n~· Lankesler m olti ema to;oi, o piull'•"lO euwcilo;rJi, so•1o !"IDli ll'O\·ati nell"uo mo ed 111 dh·er•st Sllimali. e tutl1 sono stati ciH;.;;;ilìeal i dai zoologi nell'ordine di L em.:karl clt>g-li sporo.;oi, di ,·isi in tre gl'uppi ch1~ hanno ;.;olt~ t nèllle di ccnn•1ne l'esser·e tull1 fllll '&Ss• li dei c0rpuscol i r o.,;.;i del ~angue. ~t·uppn si t rova nei r ettili eti •• molto> a l'fìue alle Grryari71idee; Ull altr-o si l r·ova nei huoi Poi è cau..:a della fel,IJ r e del T ex.as : ed il ter zo, per il qnnlc il Hoss adollò i l nome di hae1oamoe&idae W assie'''"·sf.-i, si l r ova uelluomo, nelle ~cin1 m i e, nei pi pi!>lr elli e nt>gli uccelli . I l parl'\ssila della IIIRia r ia fa 1oar te tlel ::n·uppn d<'lle haemamoebitlru:, e tli PS~o .<:i Lr·ovnn11 tJ•e specie nt> ll'uomo, f'ht> sono causa J·ispclli,·amenle Jell e tre ,·ar ietà oli febb r e mala r icn, 'JUBr l» na , lei'ZRna e fc•l!br e r emil lenle o pe rn i ci0~n. ed n cui i l Ro!':S ltn dalo i norni d i haemamoeùn ln ttla riae per 'lurllo delln fJ1181'lflll8; hnt:mamnel''' oi ra:e pPr illl'IIO della le r .e:ana, ed ltw•momona.s praeciJ.'C pur CJllello della f'ebhre r·Prnil Hlle. Serondo :\l c~lchin k off il g r·uppo è af(ìnp a CJU•·Ilc1 di' i coccicl i i. Le t r e ~rec i e sono arlin i f r a di loro e Cflnle11gono l nlli la liptca nv·la~tina dPila ft•hb r <> maIRt'ica. I pa r·a~-.:ili JIÌll g io>vnni si lroqHlO come m inul e amue· lmlae vi venti tWi COI'(lll;::cofi l'OSSi del !!'811)!Ue e 1--(ellf? l'almenle cnnlen1];nno g r anul i d i tnclnllina che i l pAn•:::~i la forrn a coll'cmn~lob i na del g-lobolo i n cui v h· e.

det la~tllata de~li

un


tlli QuP.sle amoebul,le Cl'e'<c:ono r<~ pi da me11 le in f{ l'fl ndezz,., sil 1o o eh~> , dnpo uno o pi ù giomi , ~P.conolo In ~pr.ci(', diveu J.!OilO mature. A quest'l punto mol te di esse di vouLa11o sporocili, cio•~ da11110 l uogo aù una produlione d i spo re si•nili a qu.•lle pc 1~ la ri produzione ,·egPLt~ l e . e qttcl>le ~po J·e si alttwca uo !:'ubi lo a uuov t eor-pu«cnÌ i, Jive11 tA no llllO\·e amoeuulae e CIJIIlinu~;~no cosi la Yila dei parus:>Jli iutlcfill lla menle nell"o,pi l e veJ·tebJ·ato. Ma altre at,toellldae inv;.:c<> di divenll.lt'e Sftorociti come le pt·inae, di ventn11o uametocìti. Ora qu~s li yametocitì sono dt una estt·emA impot·Lu••za, poichè t: a loro, ed a1-d i studi di Mnn:;;orr su di IOJ'O, che 1101 dobbiamo la ~oluziouc dd pt·nlil••HJO drlla malal'in. Mul ti os;;ervatori li avevano esv mi nut1 prima di .:'.Jauson . naa III' S· !'Uno a"eva O\'Ula un' idP.a esnl lA della loro funzin nt!. E st11lo l'>pesso oss(•r valo che essi c-i r cu!uno uel su ng ue d1•i \'rl'lebrati elle li ospitano senzn cv1npier e appai'CIIl t• Jn,•ule aleuna funzione. Però non appqn t1 essi sono m ess1 ruori d··lla ci rcola'l.ione, co me qunnd" ti sa• H!Ul' elle li co a•llcnc é m, !'>SO H• LlO il m•cr o;:copir>, essi "ann c; sogl.!elli ai più 110levnli ra rnbiarnen li. Si goufinno e si liberano dnl co rpu ~l'olo che li conllene, .:d allor n si \'edouo alcuni di e~si e111elle1'e Ult c~rlo uumet•o di lunghi lil nmenli m obili. E' fHt:ilc' vedel'e. q u ... s li fì lanwn ti ngilHrsi \' iol .. ttlcnarnte, e quAiclw Yolla si possono vedere tt:<Ci t·c dr;lln C•' llula ;..rc nill'iue e slanciarsi l l'a i COl'l>liSColi . lascinndo In JHWle r·csi .Jmtle d t> l aattletucita colla sua melanina cou1e unu 11aassa 1ne1·te erl t:tp]'AI'I'ntem en te m o l'la. Non è da c red~ re elle un t·o;:i slr lliJ rtUna l'io fenomeni\, che fu os,cr vuto da Lavc J·an fin ùBlle ~ue 1' 1'1 111 •~ ira,·estignziolti, fosse usser,·ato senza cct:i ta n~ In più \'ivn .:tu·io:<ila , e difatti SOI'SC' Urt'aCC811il8 C011li'OVei'Sia I'ÌJ;(lltH'dO a.l t'SSO. LnveJ·an, D~:~nih: w sky e Ma nnabf'rg soslenn el'o che il fennu1eno è un folto vi tale, cl1e t filam enlt mobllt ~0110 or r(an1;:;1n1 vi· vt>n li, e che ceslilUISC•)Il<J uno !<\adio nL·Ila. stor iH del par ass•la. Anlol isci, Grassi, Bi g-mami ed al ll'i uello !"<·nola itHliarHl cadder o n ella vecchia Le01·ia ada quale si r ii'OI're set npl'e t·ltc non si può spie:;ure un follo, cliC I'SSn c:10è. ,·e un fenom eno r egl'e:ìsi vo, una d 1si nll'g-rnzio: •e cf,·l p a ras,.ita dO\' ti lO. oIla sua morl•: in oètro. Ju eio stavtl il u" rlo \lt-lln co •atrov<' r ::;ia. M entre g li llalian i , sl'condo li lo r'ù 1nodo di vedt' l'<', lltllt altributvano alcuu sig11ifkatr> fli filarneu ti mnbili, L~:~,·et·all,


Rl\" I STA MEDICA

DaniiC\\":'1\y e Manna berg coltivavano un'opposta opt11 JOJH'. ma n0n E:labili vAno espre;;:samenle nè 8!'allamente il !<Ì!lnifìcato del fallo. ì\l annaber g inwro sosleneva che i fil amenti et·Mo destinè!li ad una esistenza sapr ofìlira, ma non spiega vo come e>' si potesser·o uscire dal cor po per far ciò. Era riser vato a Man!>on di scopr ir e l'ultima (quantunque non la i mmediata) funzi one di questi cor pi. Egli si domandò per r ll è \"uscita dr>i fìlame11li mr>I.Jili accade solament e dopo d1c:> il f"Alll.!ue è stalo estr·atlo daW<1spile (un fallo sul qua le tnolli osser va tor i erann <!"accor do); ed il r isultato delle sue iiiVI'S liifllZioni fu il mof' l t•a t·e che il fenn meno, quantunque d'onl i11 urio si osser·va in unH prerat•azinn e m icr oscopica, reniJn en le occnr·re nella cal•ita dello stomaco di alcani in-~eiti ~ueciatori, e costituisce il p ri1110 passo n ella storia della vira ciel prr.ra~s ita .fuori dell"ospite Dt' rtebrato.

Era i mpos;. i bil~ nn da l principio considerat·e l'ar gomento otal punto di vista nel quale ManE:on l'aveva posto, s?.n7.a r.•star C(lltVIIIti cl1e il pn rflsl'ila lta biso~no rli un insétlo f'Ucciatore pel' il sul) uller•toro sviluppo, e gli eventi con"ecutivi h~nno pr ovaln che j\.Jansou avev a r ogione. Il ragi onatot>nto da una par te, e dall'nllt•n la connessione cile e:,:i;<te lt·a l a fc>bbrt' maltu ·i ca e le zone !Jn>:se e paludo!<e nei paesi calt.li, sugge t·ivnno l ' idea che l ' insello succialor e doYe~>"e c:::se1·e la zanzaro (chiamala uei Tropici mosq uitvl. Manson cr~de va che i (ì)atncn ti mobil i fosset·o della ltlltut·a delle :.oo.<~pore, cioè spor r. mobili" che !-'CappAs:;;er·o dai yametoeiti nella cHvtla slomacale della zanzar a ed inf"ettasset·o qullloli i tessuti dell' i nst'Lto. I n ciò ru pr ovato due anni d11po che e1!1i aveva torto. l filamenti mobili non sono spore, 111a mict'O{Jameti cioè cor pi della natura degli spermaiozoi. Si é dello elle al cuue Wttoebulae nei corpul"cnli del sangue dell'ospite dtvP-nlRno ~porociti che producono spot•e sessuali (neuw.~pu re) : menLt'e ultre amoebulae di ventano uamelociti che non co m piono alcuna funzione nf'l l"ospite ' 'ertebt•ato. :\la appena pet·ò, que:;li gam" toeiti sono iugct·i li da u n in !"t>llo ~ u cci:Ho re comineiano a compiere le pl'opr ie rum.ioni. Come indica il lolr'J nom e, css1 SOJIO ce/ltl le se.~stwli, maschio e remmiua. · A capo <ii quindici minuti· dopo 't'inl!e~ lion P (in alcune specie) i l gamewcila tn uscliio em~lte UJJ numero \·ariabile d i micruaameU (i Olamenti mobili) cile subito abbandonano la cellul a gc11ilr tce e l'\i ogg irRn t~ in cet·ea dei gametociti remm ine.


RIVISTA. MEDICA

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Queste contengono un solo maerogameta. o uovo, elle viene fecondato da uno dei microgameti e diventa un ~!J{lOte. Dobbiamo questa bella scopert.n al le osservazioni dirette di .Mac-Callum (1897) co nf~rm Ate da K ock e Marchaux ed indir ettamente ùa Bignani. M etchinko ff, Simo11d, Schaud in n e Siedlecki hanno anche dimostrato quali sono prati camente gli elementi sessuali in tal uni etei eoccidii. Non appena la scoperta di Mac-Callum fu annunziata, Manson ne vide la i mpor tanza nella teoria delle zanzare. Ammettendo che i fl. l amenti m obili non infelta11o per lor o stessi la zanwra, osser vò nel medesimo tempo esse1·e pr·obabilt.> che l'infezione dipendesse dalla funzione dei ~ygoti; e questa volla egli a veva ra gione. A questo pu nto i l Ross viene a parla re delle pr oprie ri cerche. Lo stesso Manson gli espresse la sua teoria fin dal 1884, e da allora egli cominciò a studiar e l 'ar gom ento colla ma~:.rior cura possrbile. Ma i suoi lavori pr altci non cominciar ono s-e non nell'apt•ile del 1895 a Secuuder abad nelle I ndie. Il metodo da lui adottato fin da principio fu quello di far pungere da di verse specie di zanzare taluoe persone nel sangue delle quali si trov~tvano i gametoeili, e di esaminat·e poi accuratamente ~li insetti, ricer cando i parassiti che secondo l'ipotesi si sa r ebbero dovuti sviluppare dai gametociti io essi. Per eomp1·ender-e quanto lavor o e pazrenza debbano esset·e costati questi ::~tud ii all'autore, bisogna consirlerat·e non sol ameote la diffìcolt.à di quu~ l e miu utissime seziOni, per o~nuna delle quali occorrevan o tre o quattro or-e di lavor o, ma la difficoltà ancora m aggior e da vanti alla quale egli si trovava per non saper e nè l a specie di zanzara io cui i parassiti potesset·o svil upparsi, né la fot·ma stessa di questi supposti paras:siti . E per cir ca due anni e m ezzo il l avor o del Ross, per quanto dilig-ente e minuto, rima;:e senza successo. Gli esper imenti fatti sulle due specie più comuni di culea:, facendo lot·o succh iate il sangue di per sone che con leneva i gametociti crescenti dell"lìaemomonas praecox, e poi sezionant.lole cellula per cellula, e non trascUJ•audo neanche gli escremen ti, non appr odaron o a nulla. Quantunque l'autore fosse cer·to che quegli inselli avessero ingoiate le haemamoebe vive nessun par assita vivente simile a l oro potè r·mtra cciare nei lor·o tessuti : le haemamoe/Je inger ite erano morte nella ca vHa stomacale degli iosf'lli. Un giorno in mezzo a tolune larve por tate all'autor e da

;,s


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RrviSTA HEDICA

un inrl igeno e prov f'nienlì da una sorgente ignota, egli trovò una CPrta quanti la di zanza r e schiuse di f1·esco, colle ali macchia te e colle uova falle a foggia dj battello. Otto di esse furono alimentate facendo loro s ucchiare il sangue di un infermo in cui si trovavano gametociti in stato di sviluppo. La dissezione delle prime sei d1 questa nu.ova specie di zanzare non f' bbe alcun risultato. La settima fu e~a minata il :!O agosto 1897 cellula pel' cellula; i tessuti dello stomaco (il qual e era vuoto essendo l'lato diger ilo il pasto di sa ng ue malarico preso dall'insetto qualll'O g iorni prima) furono conservati per gli ultimi ad esa minare. Osser vando quest'o•·s:rann !"autore fu sorpreso nel vedere, 5:parse sulla super fici e esterna di esso, certe cellule ovali o J'otonde, del diametro di circa due o tre vo lte quello di un cor puscolo r osso del l"an~tue . cell ule che l'autore non aveva mai vil"te p•·ima in nessuna deliP tante zanzar e esaminate. La sua sor presa fu al co lmo quando in ~egu ito s copri in ciascuna di queste cellule pochi g ranuli della ca•·atter islica melani ne della t'ebbre malarica, dal colore nero carbone, sostanza questa dissimile da qualunque altra che si trova or dinariamente nelle zanzare. Il giorn o seguente fu•·ono sezionate le rimanenti zanzare dalle ali macchiate, e fu trovato che tulle conten evano le cel lule simili a quellt~ descritte, ciascuna delle quali rossedeva la stessa melanina; solamente le cellule di que~ te ultime zanzare erano alfJuanto più grandi di quelle degli stessi insetti esaminali il giorn o prima. Questa fortunata osservazione ri solveva praticamente i l problema della malaria. Difalt1 quelle cellule erano gli ::ygoti del parassita della fcbb1'e r em ittente che c•·escevano nei tessuti della zanzara. e la zanzara dalle ali macchiate e dalle uova a forma di battello, nella (]Uale il Ross aveva trovato quelle cellule, appar tentlva al genere anofele. N el 189R per influenza del Manson, di H . W. Bliss e della Società unita clei Piantatori dr lle I ndie Meridionali, l'autore fu posto dal governo noiJ e condizioni di con tinuar e i suoi studi a Cal culla. Qui vi non polenrlo lavol'ltre sulla malaria umana , a causa della peste e do>lla fuga generale da essa cau~"atu, il Ross !'<tudiò l e haemamoebidae degli uccelli. Gli , uccelli hanno almeno due specie di haemamoebidae. L'autor e a!"sog:z;ellò una fJuanli té di uccelli contenenti l'uno e l'altro


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di questi parassiti alle puntur·e di var i e specie di zanzar e. I l risultato fu la r·ipetizione di ciò che si er a ottenuto coi parassiti umani. Fu r o no trovate cellule rigrnentate preciM m ente simili a quelle ved ute nelle anq(ele in zanzar·e della specie chiamala culca: .fatigans, quando queste si er·o no cibate su passeri od allod ole con t enenti l'haemomoeba relicta. D'altr a parte rJUeste cellule non furon o mai t r ovatP in insetti della stessa specie quando !!i facevano C1ba1·e del sanpue di uccelli sani, o di uccelli contenenti l'altro par assita chiamato

haemamoeba danilewski. R iportiamo qui uno de~li esperimenti r iferiti dall' autore .per pr o vare la' ver i là dell e sue conclusion i . E~li prese tr e passer·i, rlei quali uno non conteneva alcun parassi ta, un allr·n conteneva un numt>ro ri!'tretto di haemamoeba relicla, ed un ter•zo aveva un gran nume1·o di questi steSSI parassiti, e li m ise in ~a l>bie separate ciascuna sotto una pr o pr ia zanzar ier a. Pr·ese poi un cer to numero di cnleoo fnl(fJans , !'chiuse simultaneamente dalle larve' nella stessa bolli!ZIIa incubatrice, e le fece entrar·e nella stessa sera divise, i n tre pa1·ti e~uali, sotto l e zanzariere delle tre gabbie. I l r;:i o rn o selluenle si trovò che molle di queste zanzare si erano cibate dt-1 ·sangue <legli uccelli durante IR notte. Furono esami nal e d ic•ci zttnzare pel' ciascuna r i partizione e si ebbe il st-guenle ri sultato: L e dieci zamar e che ovevano Rucchiato il sangue d el pa"'sero Mno non conten evano cellule pi g111enlale; le altre dieci, che si er ano cib»te del sa ngue del pal'lsero con un numel'o r istretto di pat'H!>Si ti conttmevano in lutto 292 cellule pi~:tmentate, con una med1a d1 29 per ciascuna zanznra ; e fi nal mente le ultime dieci che si erano nutrite del sto~ngue dei passer i con tenente g r an n umero di pnr·assiti con tenevano t OO~ cellule pigment.ate, con una media di t OO per ogn i zanzara. Restava ora a seguire lo svolger·si delle diverse fas i drlla vita dei ~!/goti. A questo scopo er a indiffer ente lavor-are su i parassiti umani o su quelli drgli uccel li, essendo essi estr emamrnte simili, tra di loro. Il Ross pr·ereri ai !'ludi are qu ~> ll i degli uccelli specialmente perché la paura della peste nal Bengala rendeva quasi i m possibile le ossf'r vazioni sugli uom ini. Fa~endo succhiar•e ai culea: .fatigans i l san g ue Ji uccPlil i11fetti -di h aemamoeba r elicla ed esaminando gli inselti uno, due,


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tre e più giorn i dopo successh·arnente, era facile seguire rl crescimento gradualt.: dd •vaoii. Ma r estava a studiar e ancora un punto molto impor tante. Che cosa avvrf'rre dei •!Jilvti dopo cl re hanno raggiunto la m aturi tà? Il Hoss vide che ogni •vgoie, a misura che aum enta in grnndezza si divide in parli, ciascuna delle (juali diviene un IJ/a.~to.fo ro che porta un certo numero di ulasti (vescicole) allat:ca ti alla sua super•ficie. In ullimo il bla stoforo sva ni"'ce l a;;;ci ando la spessa capsula del :.ygota ripiena di ceoturaia Ji blttSLi. Questa capsula poi ~ i t'ompe e lascia sfu ggire i blasti nei liquid i del corpo dell'insetto. l !l!J!tOti di vantano maturi e si r c>mpono cir·ca una settim ana dopo che la zanzara r·imase infetta, spar·gend o i bla st i nella cavi tà uel co r·po dell'insetto. Fu wduto in seguito che a causa della circolazione dei liquidi di questo (essendo i li/asti quasi privi di movimenti pr·op ri). t)tresli corpicduoli si fanno str aJa in qualunque parte del cor po della zanzara, nei succhi della Lesta , del tor ace ed an r he nelle zampe. Esam inando la lesta ed il torace di alcune z11nzar•e Hoss lr'uv6 una g-rossa ghi andola, consi stente in un dolro c.:ent rale Ci r condato da g r osso cellule r iunite a g l'llppo)Cl, clOIJO (jUa)i taJune t-•I'SnO l'ipiene di ulasti. Ossen·l'\ndo bene la gl ti<wdola , l 'autor e vrde clre da essa si parti'"a 1111 condotto che a ndava a finire nel pungiglione ddla probo,.cide dell 'insetto. È qufl"l a la glandola suliva1'e, simile u quella che si lt·ova i n nwlli al tr'i insetti, la cui funzkme nella zanzara er a gia s ta ta scovel'la, e consiste nella secrezione del liquido che 1'111:.:ettn inocu l t~ quando punge la pelle, qud li')uido che è causa della ben nqla irritazio ne pr odotta dalla J.Htlllur a, e che pr obabilnrente é destinalo ad im pedire la contrazione dci capillnri punti o la coagu lazione del " angue in~.. rllo. La pr e:<enzA dei b/a.~ti uelle cellule di questa glandolA non può a ver e che una rntL'rpeli'AZtone : i bi asti devono passu r e llll1·aver so i condotti nella glandola salivare nella ferita falla dal pungiglione dell' i n"ello, e cosi produr·r·e l'iufezione n ei nuovi o"pil~ ve1·tebrali ; fatto che fortunatamente poli• e!"sere p r ovAlo senza dtnicullà coll'osservazione sui par as!=<ili degli ucc .. lli . O:<"ervaudo poi 11 gr·acluale svduppo dell'iova:::iooe dei paras~iti negli Lwcelli , •tueslo si pr esentò con c aratter i così co~tanti chP, sf'nz'al tre ragioni e1·a impossibile dubitare che


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l'infezione fosse t·ealmente causattt dalle zanzare. Ecco come si svolgono coslaolemenle i falli. Dopo la puntura il san~ue resta libero completamente dai pat·assiti da quattro a selle giorni; a cominciare dal quinto, ed al più tardi all'ottavo giorno si cominciano a t t·ovat·e i parassiti nel sAngue, il primo gior no uno o due, nel giorn o seg'Uf.•n te m olli di pi ù, e l'aumento continua sino a che i n pochi g-i0!'ni se ne trova un numero immenso, tanto da ri scontr at•ne sino a sette contenuti nello stesso globulo !:'anguigno. M olli òt'gl i uccelli morti in seguito all'infezione furono esam inati dall'autore, ecl i loro or gani furono trovati carichi di melanin a caratteri stica della febbre malarica. Questi esperimenti completarono le oss(lrvazi on i ot·i ~i nali e fondamentali dello s volgimento dt>lla vita delle ftaemamoebidae nelle zanzar e. J par assiti erano stati pot·tati dall'ospite vertebra lo nella zanzara, erano stati seguiti nel lor·o sviluppo e11tro questi insetti, e fina lmente erano stati riportali dall'insetto all'ospite vertebr ato. Le teorie di King, Laverao, K och e Bi~nami e la grande incluzione di Ma11son erano giustificate dai falli. Ed ecco come le recenti scopPrte spie:zanQ completamen te le leggi ben nole della diffusione della malaria: Questa infezione é sempr·e stata m essa in r elazione colle acque stagnanti , donde si cr P.deva che il miasma si Plevasse in forma di n ebbia, infettando gli esseri viven ti per una la r~a esten· sione. Quando poi il parassita pRlO~C'llQ fu scover·to nel sangue dei febbricilan ti, molli osservalor·i pensarono che il parassita fosse un ot•ganismo che nel suo stato libeeo abitasse nei luoghi pa ludosi, e si difl'o11desse appunto in tali nebbie. Questo concetto è ver o nell'rdea, ma falso n el fatto: non é il parassita che sorge dal suol o paludoso, ma è i l por tutore del parassita. Questo fu uno dei punti più intet•essanti assodato da K ing nella sua teoria delle zanzare 17 anni fa. M a King cadde in un errot·e che avrebbe potuto esser e un valido ar~omento contro la sua ipotesi. Egli om metteva che tutte l e zanzar e vengon o dalle pa ludi, e quindi, egl i dicevo. la malar·ia esistA in vicinanza di queste, e percio essa é una malallia della campagna e non della città. StA pel'ò difatti che le zanzare uon vengono tutte dable paludi, e non tulle vengono dalle pozzanchere d'acqua che sono alla super·tìcie del suolo: le


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RlVI STA KEOICA

specie più comuni. quelle clte di solito ci danno noia, ' 'engono da i l ini e dalle pozze di ncqua che sono nelle vicinanze delle case, ed in ver o sono più comuni nelle città, che nella cam pagna , almen o nei T1·opici. Ora non appena i l Ross scop1·i la relazione tra gli anofeli e la m a lal'ia, e g li si d.iede a sLudiare le abitud ini di vila d i questo frenere di zanzare, e ben pr esto accertò il fallo notevol e clw, menlJ'e le zanzare del gener e eulez schiudono nl'i vasi d'a<·qua che si l.t'ovano pe1· le case nell' I ndia. l e ano feli schiudono in piccoli stflgni sca va ti nel suolo. Questo falLo fu oggetto di accu1·ata iuveslip:azione nella r ecente esplorazione che l'aulot·e fece a Siena L eone, e dove lo r i scontrò come nell'lnùia . M entr e l e l at·ve dell e culez si tr·ovavano nei vasi da fiori e dovunquP. si J·acco glie!:'se un po' d'acqua, quelle delle anof ele si trovavano sollanlo nelle tante pozze fango se spar se per la ci tlil di F r eetown. L'an~(e le é la zRnzat·a della palude, ed é quella che porta la mala r·ia. l movimenti di terr a che possono dar luogo a rorruazione di pozzanchere nelle quali possono schi-uder e le anofeli, sono causa, cer te volte, dello svilu ppo della malaria. Gli uomin i a bor Jo dei bastimenti possono JJr en..!et·e l'infezione toccando coste malar iche, perché essa vien lot·o portalt: dal le anofeli. E cosi tutti ì ft~tli circa l a di ffusione dì questa malatlia si sptegano con quesl& teoria. A. M.

J\I VJSTA DJ NEVI\OPATOIJOGIA

- --

Sulla dlagno•l della lmbeolllltà nella. prlma fanohllena . -.(Deulseh. med te. Woclw nseltr~ (t , n. 2, 19110).

M. TII IEMICII.

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L'A. insiste per·cl1è si tenga gr an conto delle condizioni solllati clie, qunndo si voglw no fa1· r icerche sulla capacità psì· chica Jei bambini so::-petli d'i mbecillità ; giacché, se que:<li sono gr·acili od amn1!llali , i fen om eni di deficienza psichit a pnssnnn P.s;:;ere d ipenrl t> 11 Li ""Ilo s ta Lo {Zen•·rale, senza r ap. pr esen tare sicut·o ~t'/!110 d'imbecillita. confr onto esatto tra le condiz1oni somatiche e quelle psichiche non é possibile, che s•)lO quando l o s viluppo cor po r eo è not•male.

un


RrvlSTA DI NJ<;VROPATOLOG lA

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Per la diagnosi della imbecillii.A hanno special e importanza i dati des unti dallu esam e dr lla sensibdi ta dolorifìca, oi quella specifica g ustativa, dell'attenzione. Quest'ultima, che manca nef:!l' idioti, è instabile neg-l'imbecr lli ; l'analgesia poi el'tesa a tutto il cor·po é, secondo l'A. sic ura pro va ò' imbecillità. C(j.

L . C APPELLETTI. - I l grado 4 'aloaUnUà 4el~~angue nella

trenosl pellagrosa. - (Bollettino tlet maliicomio di F er-

rara, 1900). A. M AR I A NI. - Corea e pell&gra. · - (Gauetta dey li ospedali, 1900). Il primo A. continuando le r·icer che iniziale da lui ed in altro t em po da Lambr·anzr sull'alcalinita del sangue nei pel· Jagrosi e ne11li alienati ( 1), Ira scelto 1{) uomini e 10 donne cou le stimate pdla g ro~e <·aralter istiche. Seguendo il metouo di Lanuois (soluzione di sodH, eire l'S tura l'eccesso di acido solforico) ha tr ovato: - che nei pellagr•osi l'nlcaìinilà del sangue è sempr·e minore d<•lla m edia e eire i l va lor e alcali· metr·ico ragg iunge il g rado piu bas;..o 11elle gr·a vi intossicazioni; - che l'al calinità cr esce col miglior·amenlo fi sico e psichico del soggetto, anzi se il limite ba sso uell'al cal ..scenza tende a r estare fl ::~so, si ha o una lung a durAta dell~ lllUlallia, oppur·e la demenza. Sicché, stando a quan to r iferisce l'A., i dali fo r·nilt dalle t'icerche ;:;ull'alcalinilà del sangue I'Appl'esentano un utile m ezzo di pr·ognosi per formulare più :-: icurarnerrle l lll giudizio sulla possibilità della guarigione, od in vece s ul pas:;:aggio a lla demonza. Marrafli descr ive accuratamente un cttso di cor ea in indivirino adulto già pellagroso. m ettendo così in evidenza la possibilità dell'associazione delle due forme morbC>se. PP.r ò va ricordato che forme di coree pa r 7.il:ll i n r~i pPilagr osi erano già state segnalate dal pr of. L ombro"o . Siccome la pellagra é legata alla rnto:;sicazi one per veleni maiùici, cosi potrebbe pur·o l'i tenersi c:he fJUesli ultirui abbiano anche agito specificamente su i centri 11er·vosi, del~rm i nau do la corea. Il caso dunque ri fe rito dall'A. vert'ehht' ad appoggiare la teot·ia della o r1g irrr~ l(lssicA ta11t•> d"lla pellngr·a, come della corea. C'f· (l) V. Giornule medico rl el n. esercì/v. an no ttl99. p•g. 93a.


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RIVISTA DI TE~NI~A E SERV!l[O MWICO MILITARE Cenni anll'orge.nlzzazlone 4elaervtzlo aanltarlo nell'eaerolto franoeae. - (Paris M édical, 1900). Gli studenti di m edi ci na , per di venire medici mi litar i dell'eser ci to fr ancese, devono esser·e arnmel'si come allievi alla scuola del ser vizio tl i sanita militar-c esi stente in Lione. Scopo di tale scuola é: 1• di a~sicu rar·e il r·eclu tRmento dei merli ci militari ; 2° di s•'condare ~<l i studi unrver srtari degli allievi del ser·vizio sanitario; 3° d' im pe r ti r·e agli allievi r educazione militare fino al l or o pessa~gio alla scuola di applicazione di medicina e farm flcia milil<J I'i al Val-de-GrOce (Par igi). A tale scuola, gli stud enti uni ver~itar i o d'istituti equival en ti sono ammessi per concor sn pubblico, pr·esied uto da una comrnissione costituita da un medico isoettor·e pr·esidente; da due medici principali, o ma~rgrori di 1• classe ed orconendo, d11 mrmbri o ppartenen li all'Un i versi Là. Gl i a:<pi r·anli n on devono aver·e età in ferior e ai 17 anni o supcr·ior e a 22 an ni al t• trennai o dell'anno del concor·so, eccezinne falla ner· coloro i quali già si tr·ovino in ser·vizio, potendo in tal ca~o i l limite di eta Psser e pro tratto a 25 anni. Tutti indistrnlamenle, por, devono esser pro vv isti del diploma di baccelliur e in leller·e e del diploma di baccellier e in isciellze. Il prezzo della p••nsione ann ua è fìss~:~to a lire 1000, fatta eccezione per gli all ievi poveri, i 'luali possono esser dispensat i in lutto o in parte dal pt~gamento di della somma. L o Stato pr'l)vvcde in ogni caso i libri e gli strumenti necessar• pel' rtl i alli· ·vi e paga le tasse universitarie. Tu lli gli ullievi devono contrarr·e arruolam••nto per 6 anni di servizio nel C••r po di sanila mi litare, n com inciar·e dalla l or o promozione al grAtlo di medico ai utante maggiore (aide-major) di 2• classe. Alla !'Cuoia di L i one è annesso l'ospeda le mi li la1·e Desgenc:t tes per i !'truzione degli allie,·i, i quali ricevono inol tl'e dai


RIVI ST A DI TECNIOA E SER\"lZ lO ~I KDICO MILITARE

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rispettivi r1petitori tutti gl' i nsegnam e11ti necessari per compl el~:~ re , nel miglior m odo possi bile, gli studi uni versi lari. I vi ri ce vono pure l 'i st1·uzione m ed ico- mil itare. A tal uopo esi stono nella scuola ri pr'litot'i rl i anatomia not·· male e patologica; di fì!'i ologia e di istol n~i a ; di patologia inter na e di clinica m eclica: di patologia ester na e di cl inica chi euq~i ca; di medicim.1 op~ t·a to ria e di o~ Letri c ia ; di materia m edica, di tera peutica, di i giene e di med icina le7ale. I rip etitori sono nomin ati Pf'l' ;) anni dal M inistero della guet•ra in se ~uito a con<'orso, al fju ale non possono prender parte che i mèdecins maj ors cle 2 e classe (<'api tan i). Tale nomina di ~pAnsa i ti tolnri dal l'esam e a scelta pel passaggio al grado superior e. Gli allievi seguono ri spetti vamen te i corsi alla facoltà eli medicina, cioè cor si clinici , confer enze ed PSer cizi pr Atici all e stesse condizioni degli studenti borgh<>si. Essi son•) purA ammessi a tutti i conco1·si della facollà e dell'ammini ~traz i o n e degli ospi zi. Per cura della scuola poi ri ce vono un i nsegnamento complementare sotto forma di con fAr cnze , esf't•cizi pr atici ed interrogazioni in armonia c oll'insegnamento ricevuto dAlla facoltà. Ricevono inoltre l'insegnamento complcmentat•e rel ativo al ser vizio sauitat·i o e all' istruzion e mllital'e pr opr iamente detta. Si esercitano, nell'ospedale d'istru zioue, all'esa me dei maIali ed al funzionameuto del sPrvizio sa nitar io negli ospedali. Tutti gli allievi infine seguono un cor so di equitazione in uno dei maneggi cl elia gu amigionc. Gli allievi vestono l' unirorme mil i tare e sono disci plinati cotae gl i altr i mili tari deU'ese r ci lo (l). Gli allie•d della scuola di sanità mi lital·e di L ionP, ottenuto il diploma di dottot·e in m edicina, sono a m m es~i, i n qualità di allievi , alla scuoln di ap-pl icazion e di sanità mili tar e al Valde-Gt•l\ce in Parigi e vi riman gono, col gr ado di medici aiutanti maggiori di 2• classe, per 9 m esi, d•Jè dal 1• febbraio al 30 novembre. Nello stesso periodo di tem po possono esservi ammessi (l ) Ques ta scuola rassomì ~lia in gr-111 parte Hli' Is tit uto Fedrrìco r.u~lielm o di Oerlln o, colla di!Terenza che ~~:li allievi Ullleschi non vestono l' uniforme miUtare. C. S.


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RIVISTA Dl TE CNICA E SERVIZIO MEDICO MlLITARE

io qualità di med ici e farmacisti stag i a ri e per concorso dottori in mediciua. Ogni due mesi subiscono un esame teorico-pratico e che serve pure per la rlassifìcazione dortli allievi. All11 scuol a di t~pplicaz1one di medicina e di far macia militari (Val-de-G1·uce) sono atldelli vari professor i ed aggrega ti solto la direzione di un m edico ispettore (gener ale) e di un medico principnle di l" classe (colonnello). Io questa scuola s'insegnano le se~uenti mater i e : An a to111ia chirurg-ica: operazioni ed nppt~recchi; M alnttie ed epidemie ùegli eserciti; I giene mi l i tar-e~ Clin ica applicata alle perizie e alla lossicologia; Chirurgiu di g uerra e ferite di gue1·ra ; Legi~laz i o n e, ammllli!:'tr azionc, ser vizi o sanitario mililarP e m edic111a legale mi litar e; Diagnosi chirurgica speciale, mauovre d'ambulanza, medlcalul'e ed apparecchi in ra rnpagna. Ciascu no di questi iusegnam enti ha un profesl'lore titolar e ed un p roft>~sore fl!<gr egato. Per concor,·e,·e al posto di pro fesso1·i aggr egati alla ~cuoia di appli cazione del ser vi zio di sanità militare, i medi ci mililal·i uevouo sostene1·e pa1·ticola ri esami pratici e scr itLi, tanto in medicina quanto in ch irurgia. Questi medici mil itari , superato favor evolmente il concor so ed ottenuto il posto, r·imangono in carica per 5 anni e sono dispensali dal l'esame di concor so al grado superiore. l professori o1·diuari poi della scuola di applicazione del servizio di sanil<.i mil ibu·e i n Val- de- Gràce, sono scelti fr-a coloro che ~ ia vi furono o vi sono addetti quali professori agg 1·e~nli e (JOSSOilO rimanervi per 10 anni. l pr ofùssor·i titolari devono aver e il graJo non infer iore a ma ggior e di t• classe e non superio1·e a quello di medico principale di t • rlasse (Colonnello). l professori Si!gr·egali devono ave,·e il grado di m odici ma::gio1·i di t • e di 2' classe (Maggiori e capi tani). A qu e~ta scuola di appl icazione è annesso Il grande ospedal e mi li tare del Val-de-Gr·àce capuce di ~Oil e piu malati . Queo:;f ospedal e che s~r-ve per l'istruzione degli allievi é dir•elltl e funziona per opera ù~ llo stesso personale medico addetto alla scuoln. I n tal modo lo studente univer si la 1·io di medicina, fin dal


:RlV!STA DI TECNICA E ~EJ1VIZIO MEDICO ~liLl'l'A.RE

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3' anno di corso di studi, comincia a sentire la benefica influenza della vita militart> ed ha, io con ft·on Lo dei collegh i borghesi, un'educazione scientifico-militare più estesa; mentre aJJa scuola di applicazione in Parigi ha l'oppodunilà di meglio perfezionarsi praticamente su ciò che più direttamente concerne il servizio meùico militare. Gerar-chia. - Ltt get·archia ciel corpo sanitario mililat·e francese, il quale comprende · i med ici e i farmacisti è la seguente: Medico o farmaci s ta aiut~nle maggiore di :!' clas:;e eguale a solto lenente; Medico o fat·macista amtanta maggior·e di 1• classe eguale a tenente; Medico o farmacista maggiore di 2• classe eguale a capitano ; Medico o farmacista maggiore di 1• classe eguale n ma7giore; Medico o farmacista p1·incipale di 2' classe eguale a tenente colonnello; Medico o farmacista principale di 1• classe eguale a colonne llo; Medico o farmacista ispellore eguale a generale Ji brigata; Medico ispettore generale eg uale a generale di divisione. I medici e farmacisti aiutanti mal!l!iori di 2• classe si reclutano come si è dello fra gli amevi del servizio di sanità militare i quali contraggono la ferma oli 6 anni. Sino al grado di medico o far·mad sta ma~gi o re di 2• claRse si giunge senza esami. Un solo eRame, a scelta, occorre per la promozione a n1edico o farmacis ta maggiore di 'l' classe. Da questo grado a quello di med ico ispettore gener·ale s1 progredisce eselusioamente per scelt.a. La scelta é poi basala sull' intelli~enza, sull'attività e sui lavor i scientifici dei rispettivi medici e farmacisti militari. Le proposte relative, corr edate rli tutti i documenti speciali, sono in viale dai medici o farma cis ti pr incipali di l a classe al comitato di sanità militsre (Comité teclwùftt~J cle sante), che ha sede al ministero della guena cd é costituito da un medico ispettore generale prt'sidente, da Lt'e medici ispettori, da un farmacista isp~~ ttor e, Ja un me.lico principale di 1• classe, da un genet•ale di brigata, dtt un intendente milil~re e da un medico principale di 1' clusse segretario.


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R IVISTA DI TEC!\IC.A. E S I~RVJZIO ME DICO MILITARE

La scelta pri gradi su pe ri or i, brne applicata , è Lulla a faYOr e del !;er vizio sanitario, per ché ren de po!'<!'ibil e ai medici mili tar i p:ù eletti di r aggiunp:er e il gra do di m edico principale di 1• classe (colonnel lo) all'età di 40 o 45 anni, e di disim pegnare l e attr ibuzioni corrispondenti a quelle dei nostri direttori di ~a ni t ù, nel pieno ' 'igor e degh anni e dell'intelligenza, potendo alleiJder e effi cacemente ai l avori di mobilitazione per cio che c0ncerne il servizio sa nital'io. all'i~i en e ed alla medi cina l egal e dei r ispettivi corpi d'armala, ai quali srmo addetti. L' i nsef!nfl mP.nt o poi nelle scuol e medico-militari di Lione e di Val-de-Grnce in Parigi, st1mola i medici militari a studi sever i e pr o fondi, e quando es~ i ri e!'COno ad ollen er e per concor so il posto di •·i pPlilor c o di pr ofessor e aggr f'gato nelle r ispettive ~cuol e per 5 ann i , i sPcondi sono quasi cr rti di es· s"r e nominati per 10 anni p•·ofessori ti tolari alla scuola di Val- de-Grnce, da cui so no u~citi , per non citare che i più recen ti Il K elsch, il Laveran, il Coli n, il Vallio, lo ChauYel, il Richard, il Nimier , I'Anlony e il V all l ard, l'ull i mo de i quali, già uo to per i !"uoi l avori sul t etano, su gli appa1·t>cchi di disinfezione e di r apida sleriliz7.azionP. dell'Il equa, a sol i 46 anni è med ico principalt~ anziano di 1• classe, ed a 50 anni, con ogni p r obabil ità, r alfgi unge•·à il ;:rrado d 'i ~ p etlo re (general e). Autonomin.. - l direttori del ser vizio sanitario n41i cor pi d'a•·mata, i ·!api di ~e r v i zio san i lAt'io negli ospedali, nelle ambulan ze e negl i stabilim enti farmaceutici, hanno autorità su l utto il per sonale milil11re e civile addetto in modo permanente o tem poran eo al lor o sel'\'izio. Essi trasm ettono ordi ni, per conseguenza, ai med ici d i pe n d~n ti , ai farma cil>ti, agli ufficiali cl'am min islr azim re l'd agli infer mieri degli o~pe­ d;lli e delle ambulanze, come pure al le tr·uppe degli equipnçrgi m i li tari, e agli uomini di truppa distaccuti tem poraneamente pr Psso di l or o pet• as;:;icurar e i l set·vizio sanitArio. I direttor i del servizio san itatio n Pi cor ri d'armala in vigilano su tu tte le spPse d1 que;,l o ser vizio. Essi come pure i medici capi rli ser vizio, ve•·• fìcano la ~est10 n e in denat·i e in mater ie, dei f'H r maci sti e d('p-11 ulf1c1ali d' amm inistrazione posti sollo i loro or dini. Danno !oro direttamente istruzioni per la buona tenu ta delle srr illurazi0ni e per l'osservazi one delle l l"~gi e d~ i t:Pgolamenti su lln conlahilitÀ. Il ser vizio sani tar io é pure i ncat•ir alo . sotto l'auloritè del Comandante, di assicur-at·e l a forn itur·a del malei'Ìale e degli 8J'pr ovigionam enti agli ospedali ecl alle ambulanze.


RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO ~ EDICO MILITARE

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N ei cor pi di truppa, il capo del servizio sanitario non esercita la sua autorita che sotto d punto di v1sta tecnico, per ci6 che concerne l'igiene e la scienza m edica. Legge sui limiti di età. - La legg-e :mi limiti di età funziona r egolarmente nel corpo sun it.ario m ilitare fran cese. Essa non ha fatto fiuora eccezioni di so1·ta, neppure pE'l gr ande Laveran, famoso scopr ilore dei pa1·a~si ti malarici.

c. s. A . MASSON . - Il oloroformlo negli approvvigionamenti del servizio 41 sanità militare. - (Archioes de medi· cine et de pltar macie lflilitai re , agosto 1900). L e ingenti quantità eli cloroformio che 8i devono conser·vare pel ser·vizio sanitario milila1·e sono un ostacolo alla l'innovazione di questo pr odotto emmen temenle alter·oloi le. Il Mi nistet·o della guer•ra fra11cese pr escriveva fin dal 1897 di versar·e alla Farmacia centrale il clor·oformio più o meno allerato appartenente alle dotazioni di mobilitazione p1•r essere sotl0p•>sto a r ellitìcazione colle nnrmc indicate dal farmacis ta Masson, e r i portate nf'l Giornale medico del 18!)7 pag. 9.l9. Ora dopo un'esper•ienza di tre anni il pr ocesso di rettificazione venne modifìcuto come segue: Jo Filtrazione. poi lavnggio con acqua ù i slillal~1. 2° Tr attamento con acido sol for·ico 2,5 p. 100, rinnovato fin o a clte il clor'oformio non colora p1ù l'acido. 3o T ra ttamento con l issiva di soda 3 p. 100; durala tre giorni in media. 4° Lava~gio con acqua disti llata. 5° Trattamento con clm·uro di calcio polverizzato 2.5 p. 100, seguito, dopo due o lt·e or e di agitazinne, dall'aJ!giunta di olio di papaveri, 2,5 p. 100. 6° Disti llazione. Il prodotto distillalo é raccolto io l'ecipienti taruti conte1.eu ti 2 millesimi d'alcool. La superiorità dell'alcool etilico come elemento di conser· vazione del clor oformio é stata sufficienlt!mente stabilita. L a sua azione p1·eventivn n>0o é as!'Oiula né indefinita: solto la influenza della luce dilf1asa e del l'ossigeno dE'll'aria, J'alter·azione ben<'hè lenllSSÌllla, SpeSSO lr•aSI'UI'abill· luli.Bvia r eale. Più d'una • volt.a i far macisti militttri hanno co nstatalo una r eazione acida manife:>t.a nell'inler·sezione del tappo al collo

e


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RIVISTA DI BATTERIOLOGIA

della hoccelta dove i vapo 1·i di ciOI'Oform io ~~~no in conflitto permanente coll'aria. Venne perciò s tudia to ed adollalo il seguente metodo di chius urA delle boccette : Le boccelle r iempite di cloroformio relLifìc11lo sono tenute stAppate nella s tuf!J a + 50• durante 5 a 10 minuti; i vapMi di cloro fò1·mio spostario io parte l'aria contenuta. Le boccelle ritirate dalla stufa sono immediatamente chiuse col loro tappo di vetro e lutate con gelatina bicromatata. l.ol raffredda m ento si pl'·nduce un vuoto parziale , il mas tice ancora liquido tende a penetrare fra il collo ed il tappo ed a riempit•e tutti gli inter stizi capi llari, l'otturazione diventa tanto ermetica quanto in un tubo chiuso alla lampada. Le boccette portano una etichetta colla seguente indicazione: • P er togliere il tappo, ~rAlta.re 1! mastice ed occorre ndo scalda1•e il collo d(•l la bolliRlia alla lampada ad alcool o nell'Acqua mollo calcla, in rnancnnza di questo, esporre il collo della bottiglia, imprimendole un movimento di rotazione, a lla fiamma di un zolfanello. » Pres!"O la F a1·macia centrale in Francia vennero r ettificati 1473 chilog1·ammi di clor ofo1•mio nel 18!1i e chilogrammi 1110 nel 189H proveniente dalle dotazioni sanitarie di mobilitazioneM. C.

RIVISTA DI BATTERIOLOGJA A BB A. -

Sulla neoea8ltà 4l4are maggtor nnlformttà alla teonloa dell'anaU.l battertologloa dell'aria. - (Rioista d'irt iene e sanità pubblica, 16 magl!io 1900).

Essendo molti i fattori che possono far variare le conclusioni re!olive all'analisi batteriolog ica dell'acqua, l'A. ha cred ulo opportuno promuovere un'azione per otlenere la seropli licaz.ione e più ancora l'unifo rmità della tecnica dell'analis i l'lessa, per m odo che i ris ultati dei vari laboratori acquislino la massima atLend ibilita e siann s emp1·e fra loro paragonabili. l punti pili importanti a consirle ra 1•si sono: la costituzione clelia p;elalina, la tecnica della prepa1·azione delle colture, la temperatura a cui si e;:;pongono lo colture, il tempo dur ante


RIVISTA DI DATTERJOT.OO I A

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il q uale debbono essere tenute in incubuzione le collur e. il luogo i n cui si debbono pr aticAre le an al i si bat tei·iologi che, le r elazioni r·iguar danli l' a n~li s 1 bAtteriolog ica. Egli fa quindi l e se :.tue n ti proposte : 1° Traspor tare i campioni d' acqua dal lullgO di pr esa con se.rvandr~li sempl'e in ghiacci o fonden te e pr aticare le coltUJ'e sempre i n un labo1·atorio ; 2o Ad ottare un ti po unico di gelati na a costituzione sem plice e costante; 3• Adotta re per la preparazione delle colture il metodo K och colle modifica7.ioni di Petri e di F ischer ; 4• Far sviluppar e le collur e in un te•·mostA to a temperatura costante, nota ed E'gua le per· tu~ti; 5" Proli'ar1·e l'incubazione dell e col ture quanto è più possibile verso la 15" gior nata e, dovend0 pr oceder e al rontt>ggio delle colo nie prima eli questo ter mine, ag~i ungere alle ci fr e conteg g i11le un tanto per cento, noto ed eg uale per· lutti ; n• Nelle 1·elazio ni delle an ul isi d ferire sem p1'e i l num e1·o definiti vo, conteggiato o calcol ato, dei batter i esistenti nel l' uni tà di misu1·a ; 7• Rifiutar e di pr oced ere all'anal isi bltll l'r i01ogica di ?.eque di i gnota pr ovenienza o raccol te da pel'I'One che non siano di fi du ci a del batteriOl ogo, o, fJuanto meno dell' acqua esaminata. A llo sco po di facilitar e fJUesla unificazione nelln tecn ica dell'esame bAtteriol ogico dell'fiCIIua l' A. pl'opone poi una ge· l atina di sollecita pr .. parazionc o di i nfimo pr ezzo costituita da: brodo concentr Ato Lit>bi g g •· 6. colla di pesce g r. 150, acqua distillala g1·. 1000, uno speciale appnrecchio r efriger ante r ettangol Are m~>lalli co il quale è pi ù solido, pu6 conlen er e due scato!e Petri, e perm eLltl J'e quindi di lavorar e con rn ag"giore r apidi l a, un ter m o~ lato spec i n l ~ ad Acqua co r rente, col qu al .. , manovrando opportunamente il 1·ubinell0 d' imm isl'< i one dell'acqua, f> faci le, nell 'estate, ottener e unn LemperHt u•·a di 15'-1 9" C., men tJ·e poi d'inver no bnsl.il tene•·e nel camer i no io cui i l le rm o~tato è AllegAlo, una fiamm ella r e· golata da un ler-mor t>golator e Soxleh t per o ttener e, iu par i m odo , la temper atura di '1 8' ·1()o C.

te.


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RIVISTA D'IGIENE Su una •otl•ttoazlone del oa1N torrefatto m ediante agg iunta di aoqua e borace. - (Rioisla d'igiene e -~all ita pcd.AJlica, '1 6 maggio 1900).

BEnTARI':LL.r. -

Questa sofisticazione di cu i por·h1 trattati parlan o, fu r iscontrata dall'A . e merita una speciale attenz1one. Alcuni cafle di rJunliln infe1·iore. ;~ptH:ialmenle i Santo!'\ non scelti, per dono nel la tor1·efazione una notevole q uanti tli del lo ro pe;;o (per fìno il IV p. 100), e siccom e dovrebbei'O essere venduti con un discr eto aumento di lJI'ezzo, acciocché ess111011 riesca no troppo coslos1, sono so lloposl i da qualche n<':;roziante all'agg-iu nLa di aequo, e successivamen te a quella d1 borace; quest' ultimo ha lo H•'Opo di J'entleJ•e pi ù beliJ e brillanti i semi i CJUali tentlerebbero, co ll 'a~gn111ta dell'acqua, a rendersi pastosi ed attacca licei. Questa doppia aggiunta di acqua e borace oon pr esenta un peri<-olo dir etto pt>r la salute, ma può p1·esentarne qu11ndo il borace non sia pui'O. come succ~"de taloJ•a in commercio; ad ogn i modo per ò co~lituisce s"mpr e una frode. La l'icerca di que!Sla aggiunta può fal'si in base a tre car aller i: dcl erm1naz•one delle ceneri, de1e1·minazione dell'acqua, ri ct:"r ca del bor <;ce. II pl'imo car»llet·e pet·ò non cosli· luisce un et•ilet'i(J a;;:;oh.lo ginccl té l'aggi unta del borace non è mai fo lla in dose molto eleva ta e no n si d eve dimenticare che quasi la metà del peso del borace è l'a ppresenta to dal· l'acqua in cri.,talllzzozione, e che le renet·i dci diversi ca tTè llllnno l11ll1l1 abbar.t anza am pi, come ri sulta da lle analisi del K onig. 01 maggwr val01·e é la det~:n·mm a z1o11P. della percentuale di l;l<''lua, d11venclnsi ritenere che al calfè è stota a ~­ gi unt.a. dell' ac(j ua tu tt a le voll•~ che l a pe1·centuale di quesl'ultimll " llpera il }- ~,5 p. 10U(Iimite g11'1 ac;stt i ampio). L 'esame più s1cur·o pe rò é la r icel'ca dd uorace stesso. A tale scopo, basta pr1·ndf'r e 3· 5 g1'. del cotl'é 111 esame, m acinarlo, calcinarlo 111 crogiuolo di pl atino. Fact•nclo agir~: su queste ceneri dell'aci .t o cl orid t't t o di lui lo, i l L•!ll'abora Lo verrà lrasfor· malo in acido bori co. St possono allora s perim entare su questa "oluziotte l e t·eazJOni camller1sliche dell'acido bori co


RIVISTA DIDLIOGRAFICA

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·(color azione rosso-bruno. d ~lla carla di curcuma e s uccessiva colorazione verde-cupo al trattame n Lo col l'srnmon iaea, fiamma verde all'accensione, quando si a ggiungo acido solforico ed alcool). In pratica si può operare anche sul l'infuso di cafi'é, limitandos i, b en inteso, alla rice1·ca del boraee; baste1·à operare su 200-250 cm . dell'infuso, essiccarlo e s ull'est•·atlo procedere come pr~ l caffè macina to. L'A ., s u dodici campiflrli esaminali, racco lti nalur·almeole in negozi che più offrivano :;ospello, ha r iscontrato questa sofis ticazione due volle. te.

RJVJSTA BIBLIOGRAFICA prof. B.- L& malaria propagata eaolulvamente da peoullarl zanzare. - Conferenza p1·oruossr. dalla Societa per l'istt·uzione della donna. - (Tre ves edit., Mtlano).

GRASSI

In questa confere nza p!'omossa dalla Socie tà pe1· l'istruz•cne della donna e tenuta il 25 marzo 1900 al Collegio Romano, l'A. espone in forma accessibile a lutti la nuova eziologia della malal'ia per mezzo di peculiari zanzare, il ciclo e vo! ulivo del parassita walarico, i mezzi alLi a preservarsi dall' infezione malarica , toccando inHne pel' sommi capi la questione delle bonifiche. La lettu ra di questa conferenza la quale, come dicemmo, è scritta in guisa ùa pole1• essere facr lissimamente accessibile ad ogni ce to di pe ..sone, I'iuscieà interessantissima a lutti color o j quali s r ma a ve1· futto studi specittli s ull'argomento vorranno aver·e una esa lta idea della nuova doltr•ina. eziolor<ica cosl validam ente sostenuta e propugnala dal Grassi. te. pr of. B. - Studl d1 un zoologo aulla malaria.(Roma, lip. della Reale accaJemia dei Lincei. 1900).

GRA !:;S J

Questa interes~anle memor·ia riassume tutti ~li s tudi compiuti dal Grassi sul parassita malarico e quel li s ugli Anopheles quali uuici ospiti intermedi nella propa~azione della malaria. Il la voro compren de U capitoli e cioè : Cen ni storici,· La malaria e gli animali succltiawri di .9angue; Metodi (ti ricerche;

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CO~ G RE SSI

B reoi cenni si8lemalici ed <mawmici -S"flli A nofeli; Ce n ni sni co.~twni cleyli An,~f,, li; Pnrte -~per imentaie: Soilu f'P'J dei paras.~iti mtllariei umani n~t f cor po d eu ti A n.o.feli; Oubie•ioni u.lla dottrina de!fli An.o f,>li; Pro.filaxsi dt'/la malaria. - 9 tì:;ru r·~ nel l e,.to e 5 La vo le color·ote compll"tano questo lavoro in cui la quisl ione dell a m alar·ia f'econdo la dollr ina del{h A nofeli, è tra lt.nla con tu tta la competenza e con l ulto il cnrredo della vasta collur·a sci.,nlitìca che disti ngue il chrar issim o professor e del i"Ateneo R11rnano. È da r Accomandarsi cal damen te la lettura di q ue~to lavor·o ner chi ''O!!I ia sl~:~re al corTenle di lutlo il m o,·r menlo scien tifico r·eiRlivo alla questrone della malarra.

te.

CONGRESSI n Congreaao d ' igiene e demografia e l'eapoalzione d'lglene a Parigi nel 1900. Destinalo a prender par te al X Congref'sO internazionale d' igiene e de mo~t'alìa tenutosi a Pari~:i dal 10 al 1i 1\f!osto u. s., qua le del egato del Ministero della guer r·a, bo r itenuto mio dovere lo esporre in una br eYe r·elazione i lavori del Corrgr•ef<so sl es:-o e tutto ciò che nel m io breve soggio t·no nella metropoli fr·ancese mi è stato èato vedere e r acco::rliere su cio che si t'ifer i sce all'igiene. H o divtso la m i a r elazione in tre capi toli : 1• Serlute del Co 11g rcs~o; 2° Escurl'.iorri e visite; 3° Espt~s i zione d'igiene.

1° Se,lule rle / Co ngresso. P rt'mello, innanzi lullo, che l asciP.r o da pnrle, ciò che r-ii l Cnn ::resso di DemoRra tìa, conf'ider ando come mio còm pito sprciale tli r•if;•r ir·e l'U c i ò eire r: ilelle l' rgiene, e f'pecinlmente r i!<ie lle m ilitar e. A l Co n,gr esso di Demnl!r'atìa pr·e>:e del r esto partP alti vR il map;gior·e m edi co Livi, pure delegnto del Mi11i ster·o d~>lla g uer ra, i l qu11le l l'f'!'e una comunicazione su l lP m a proposto rlnlla pr·e;:ideuul : Tail/e et p rotèssion.~. ed un'altr·a : Su i m(•ni con cui le ammin.ì!ltrazìon.i militar i fiOSSo no cont r ibuir e al· l't~van;amen.to rfefla Dem()ar a fìa.

~uar·<lA


CONGRESSI

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Il Congresso tenne le sue ~edule ndle di ver ><e sa le clelia fa·~olta di medicina, Adibite cia:;cuna alle singole sezioni. N el gran1le anfiteatro ehbe luogo l a !!eduta ina ug urale alla presenza del pr esiden lP- drl Conl'iglio dei mini;;tr·i Waldeck Rou!'seau, il quale pronunziò un eletto di;;<:Or·so, di cu i r amm ento una fr ase degna di es::er e commentata dai nostri le· .gislAlori. Il gooerno, egli di!';M, l1a il done re di p retendere

dagli ig iPni.~ti tutto il loro concorso nf'l migliora m ento sanitario d P./la nazione, ma o li igienisti. dal canto loro, hanno il diritto di p retendere dal gooerno appog{lio ed aiuto. Alll'i discor::i fur·on o peonunziali dal peofessor· Brouar'del pr esitlenle del Congresso, dal ciollor· M nrtin segrPlar·io, ai quali seguir·ono poi alcune parole pronunziate rlai principali del egati delle polt~nze estere. L e sedute cominciarono r egolarmente il giorno Il alle o re 9. ed ebber·o luo ~ro succfssivamente nei gio l'ni 13, i4, t (i. 17. Og11i giorno veniva distr•tbu ito ua Ho/lettino del Con~rre;;so col progr·amma, colla listu dei rapporti e delle comun icazioni e con tutte le allrc inl'or·mazioni t•elHtive a fe;; te, ~scut•sio ni e co~e simili. U na el egante Guida dell'igienista a P arigi e una graziosa plncra cnmmemor·ativa I'Ut·on o distribuiti a ciascun congr essista. Il Cong-resso venne diviso i n due gr·andi division i: Igien e e Demogra.fla. L 'igiene poi vennt! suddivisa rwll e seguenti sezion i: l a M icr obiol ogia e paras;;ilol n:,!ia appl ica ta all'ig iene ; 24 I giene alimentare - Scienze clnmiea c veterinaria appliraLa all'igiene ; 3' Salubri là - Scienze dell' ingt>g11er e e dell'ar chitello .applicale all'igiene; 46 I giene individuale e coll~>ltiva (prima infa11zis, e~er­ cizi fisici, scuole, ospedali, prigioni, ecc.) - Crem azione; 5• Igiene industria le e professionale - A IJilazioni insal ubr i; W I giene milita r e, nav11le e col oni nte; 78 Igiene generale e internazio 1111l e (p rofi lassi delle malattie l r A!'lmissibilr, ammrnistr·azione e lef!i~I A7. ione sanitaria; s• I giene dei tn~spor·ti (trasporti in comune. strade l't> rratP, navi, omnibus. ll'am\\'~tys, automobil i). T r oppo grave sarebbe i l còmpilo, e k oppo pr olissa e noi osa anche ne sarebbe la esposizione, se volessi solo accen-


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CONG RESSI

narl'! a tutti gli argom e11ti svolti nelle dive r·s~ sezioui del Congr esso. P er parte mia poi, avend o assiduamenLe e senza inlerruziona fr·equentato la sezione VI di i~i e ne militar e, navale e coloniale, come quella ch e pii.t direttamente rni inter essava, ed avendo solo a s~i stito a qualche comunicazione uell e allr e sezioui allol'qunndo la s~;~::<lt! a ''ti VIi ter·minato i suoi lavor i della gio r·nata, e quando per invito sl e!"so del pr esidente della sezione ci si pr·e~e ulava l'0pportunit8 di as· sislere a qualche sed uta delle altre sezioui di speciale impol'lanza per· la n<•Stra specialità, non potrei con esatta conoscenza par·lare di lutto. Per ciò che si rifer·isce quiudi alle altre sezioni , mi J.. m iter ò 8 dire che nella VII sezione ho assi stito 8 due importanli sedute, una sulla pr ofìlassi della Lubel'col o!'i, uella quale una qu8Ri assoluta mag!.!:iOl'anza approvò l'ordine del giorno r 4'lati vo alla denuncia obbligator·i a della tuber·colosi, ed un'allru sulla pr 0filassi òeiJa peste. In questa il rwor~sso r Calmelte, il Clllari s:;imo di r ettore dell'istituto Pasleur di Lilla, t1·attò, da maestro, dell'efficacia delle inoculazioui preventive !>ia di sier o anlipest.0so. sia delle coltu re di bacilli del le peste uccisi cnn un ri scalda mento di un'or a a 7()o g r'tHii (metodo, Htilfkine), mostranù o i vani.Aggi e gli inco rl venienli dd l'uno e dell'altro melodo, pr·onuuziandos1 però sulla super1orità c) ., ] S"co ndo, il quale non pr·esen ta i pel'icoli della vAccinAZIOn e H alfki11e, et! è più raccomandabi le sopr·atulto per le na vi, pei I Az~areLli . pt>r gli ospedali e post1 di osservazione, nou sola n1ente perché cosl1 tuisce un eccPI Iente m ezzo di prev enzione, 1na pet·che, oltre ad esser·e un vaccino, é nel mede!>i mo tem po il solo rimedio efficace che si possa i mpiegar·e nel trallamenlo della pl'sle dichiarata. A que!'<lO proposito poi, dopo una discussione su i dive1·si melodi di ,·arcinazione e sier oter·ap1a dello peste, l'as!'<emblea Appro\'ù a voto uuan ime l'ordine del p-iomo r elativo alla nccessilù di una pr'OS!'.ima r iunione i11ternazional e per la prolìla:tsi della peste . Hiro rderò ancora una importante comunica~iolle sulle febbr·e gialla di Prousl e Wut•tz , molte comunicnzioni Rull'i giene dei m ezzi di t1·asporto, un hworo del Ù11 ll. Chevaller eau sul minimo dell'acutezza visiva e di cr·omutopsia ammis,oibile ne1 serviz.i delle s trade ferrate e delln mal'ina, le r·elazioni dei nostri PHgliani e Santoliquido, molte Pd irn por tant1 comunica zioni d'igiene pr ofess1onnle ed ÌIJdu;.tr·wle e d'11!iene collettiva, come pure d' ing1•gneri a


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sanilnria. I nfine cile1·6 un interessan'te rnppor·to di Albrr·tL évy ;;;t;fl'uni lìcazione de>i metodr per· l'nnali;;;i clrimica dell'acqua e dell'aria atmosferica . uno dei c/Pside r ata che più si i mpongono i n igiene e che ha il ;;;uo r iscon tr·u i n quc• llo dell' un ificazione dei metodi balteri olc>gici, e per ciò che ~ i ri ferisce alla prima sezione di microbiologin e parn;;;sitolofZia applicata all'i!r iene. ci te1·o il la \·oro cl i Vai Ila r d sulle <'o n;;;erve, impol'lnnte per l' igiene mi lita re, l'eccellente memoriu Jel Blanclto r·d su 11·impor·la nza d eli e Bl:f!Ue e dei legumi nell'eziologia del l',·lminliasi i otes l iua le, i l r apporto dei 'ioltori V aillar J e T hoinot sui mici'Obi patogeni dc:l le ac•1ue e del suolo, e tante al tre m emor ie. Cr·udo per ò oppor·tuno fe1·mnnni ad esaminare le comun icnzion i prrsr nla te n Ila o• srzione cmne quelle che più di r etlameu te i 11ter esSHilO il medicç, mil itare, e di dare di cia!òcuna un br eve r iassunto: l. Doti. Str ube, grtwr·ale m r•d ico i;;;pettore del 11° corpo d'arma ta di Badrn. OSJii tal it:la+ione e.~tem poraneaper {P t r uppe in cnmpa[]na. I n quc·;;;to r appor to sono pr esi in e~nme i diVPr;;;i m ezzi eh o~p 1 Lulizzazi onP. improvvi~ata duran te un11 camr • a~nfl. In quanto all e abitazioni prioa.le, egl i dire che eebbene non cnnl'or mi nlle idee moclerue, non se ne può fare a meno, per quel bis0;.rno qua~i istint i vo che ;.. nt> l la nnlura umana, di ce r cAre un luogo ripArato dai r i!!or i del clima, cal mo ed isola to. Oeconet·il f!Uindi pnlirle minutamen te, levar e lutti gli o~;.re lti inutil i, u:::ar e anche le di;;;infl'zioni con vapor i di i'Mmalina, r:parnndo pet·{, al pericolo dr l l' ag!!lomeramento coll'ap:!!illll ta ùt bar'Rcche e di tende> ed oss:ervaudo con srr upulo una :ziu;;;ta ntisu r a nel movimento degli eJJ tr ati e dei!li usci li. Ci rca alle l.mracclte, osFer va che es:::e FOno ,li una p-rllll· •ii:::si ma utilità, cht' la baracca Uòcket· troùe di una g r anùA '-'upt>rior i là ;;;ulle allt·~. mu non si mMLra lr0ppo entusiastA d....IIe m edesi nt<>, !!t<~ cclté esse n0n pos,::ono penetr ar e fino nel campo di batta,gl in t>d inl!ombt·ano d' allr·n pArla eccessivamente il m ateriale di t rasporto. Anche le tende per malati. e ft•a quP;;;te cila l'peeialmente q nella dt H aas•' per l'eMrr i lo ger·maoico e f!U CIII1 di ~ f o oy per l'armala olund•'S€', l e g iud ica troppo ingo mbr ll nti e tutt'al pi ù le ritiene di 111111 cer ta uli l•là nelle gue tTe coloniali , e, nei nosll•i paesi, n1-i i>l'r vizi rli toppa. Il ~olo mezz.o che egli ri ti en e appl icabile alla o!"pilnlizlazione temporanea é la


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tenda indh·id••ale rl el soldato, la quale può cosliluir·e un ricover·o piu spaz1n;;o qo.~arH.Jo 1Jar·ecd1ie di es!'e vengann un• Le assi .. rne, il che II !J il Sllré tl ifli cile aumentando il numero dt>l le ttlnde 11 dispo::-rziorw, 111 rt~gio n dir·etla tlel numero Jelle pe•·tlile. ::\ell'··serci to g-ennani.;o l'irnpi··gn dt>lle tende come primo r·icovt• r·o dei feritr e r·o>gol t~ nH·ni.Ar·e, e si sono date prescr·izioni •ninuzio!:'e per ltt cosLr·uzitJJre di ten ti~> più spa1.1ose e bene »er·ate. Negli I<Sercili non pr·ovvisti di tenda i nd i\'i· du» le, non r e;:ta cl 1e utilizzare delle speciali t ende per maIali, fra le qua li In prù semplice è quella di Nit:ola'i. Ciln rnfin e l'rù••a dt>l Port, il fJU Ai e vorTebb·· che i l ser·viz•o di sa11ilét in campa;ma si basa::;se non so.1i ricoveri n•A suf lelli, che, pur g'lidicondòla giusta. rir ie11 e di d1flit'ilissin•a realizzazion e e dice due pttrole sulle •mpr·o vvisHzion•, ter·minundo col volo elle si pro vveda e11 er gicamenle a r•isolver't' i l pr·ohlema cosi di flicile e pie no dr tlirtirolt.à tjuale é fJUell o d ell' O!"pitalizzt~z ione estelllJlOI'anea dell e tt·uppe in t:ampagna. l l. Dott. F~> r ri r r, nHlg)!ior•e medico di l " cla~::su, prorrs;:or t:J ag-gregato a Val de Gt•ùce. lJell'O.~flitali~~ru ione estempo ran ea delle trnpfle itL l'ftliìJIIlgnn . Le conclusio 11Ì tli que:;ta co mulliCHZi•Hie sono le »eg:uenli : 1• L' osp1talrzzaziooe es tempo· l'tli18H e di l'e!.!ola, in tempo di g uer•r~;~, in I'Hgione del num .. ro S(WSi'l) COni<ider·eYOie di UOillÌIIÌ che 0CCt:SS81'ÌO til>C· corr·er.. in un t1~ 111p0 li111italo. Malgradc> Jl suo ç(IJ'ALtere d'ur!fenza, es:;a ch•v(' fùrnire ai fer iLi e malati, in !"u l'ricientì concli~. iolli igieniche, un r•iparo e un m ... zzo di r·•posn: ::!• L'ospit Aliz zazrone este m pnr·a nea dll1'er·isce rwcessarìHmeute, quanto al nrodo d'eso::cuziOliP, se~;o r uio il rn ornenlo. N el lo prime ore ùevP pr·ovvc>de r··- a bisogni di una e;:tr·c•ma ur·g:err za e si rifc' r :sce a un I!I'Ail nurner·o ùi uomini: più tardi Sl'I'Ve per· 11 11 mi nor numero di uomini , ma deve 0\'61'8 una mng:g itH' dur Hta e de v<> •l urndr es~ere meno sommaria; :1• L e for·mazion i s» nllarie dell'avanti essc•nùo sprovv iste di tende l•·uspor·tahdi, dehbono conLHN' su lle t•rser ve fllrnile da ll e l'l•fJut::-i:t.iOIII, val eR :!il'~! dei locali PSrsle utr e dei mez;.i irnprovvìsali. Tu tla vi 1:1 pel' l'H ciii lar·e l'rmpr·u v visuz10ne, i• bene prepara rn e gli elo:rnellti Ìtldt~pC0:<8 l>i li: ~Ot tO rpt8St0 pUiltO di VÌ!'lll 1 18 telldtl illdivlrl llllle p110 n~ n der·e der St• rvi gi ass<~i buon i. SarPhhe uli l('! provvc'der·e lutti i Cl'l rl'l d'arubuh.'lnza di una tenda T or tnlsc•; per l'o;;prlnlizz11zione eli sec.:o rrdA lm ea, si po,..son0 ut.lraar e, oltre i I •>~.:Rii e;..i,..tenti. dei I'icover·i impr·o vvis»li , r·owe

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CO);G.RE SS I

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anche del le bar·acch~ smunta bili e trS!"fl•ll'tabili. Si p uò tr ar·r e bucJn pA r ti to di certi r·i par1 ll't~Sportabi l i, l'ac·il i a pl!'ocur ar·si per via di r eq uisizi one, c·orn e le ba racche e le tende (foraines); &o nelle col onie, le costru zioni J eg~e re, com e le capa nne, cost ituiscono i l tipo mi g lior·c d i o;.pttal izzazione estem !'Or ane11 ; 6<> gli infer m ieri negli ospedAli m ilitar·i, i pot•tafer i li dovl'anno ill1par are a cos truire, rn tem po di pace, f') uesti r irn vt•r i irnpn·ov vrs ari . Ili. Dott. Du Boi::; Saint-Sc}vPr i n. tnt-!dÌ<'O di 1"cla!"SC c~el la m ar ina. Assisteru a medica ai l'esealori di alto m are. L'A. lamt•nta c he nell'estt>so m ov i~tlet t Lo di :-:olidat·ietà uma na che ha cat•aller izzato la seconda lltPI8 del l \l' !'ecolo e clte ha pr ovocato la creazione di un c;osi g-ran de numer o eli !':OCi etA di soccor·so, poco o nulla si fosse fallo pe r i 18,000 o 20,000 pescatorr d' alto mAr e c·he partono ogni au no dalle co~Le fr ance!=i per r ecar•!'li allo pesca nei batwh i di T t·r•r a NucWH. La condizione di que:-:ti disgraztali durante gli otto nnesi che dura la stagione della pesca, è len ibile; nel 18!t7 si eb b·~ uoa m ot·talilà del 26 p. IIJOII, 11"1 18!)8 de l :W p. 1000. Lo Stato a veva tentato, è vpt·o, cort CJU8lthe r eg,lla meuto, di mi~ l io ra re la loro situl'lziot te, ma ru solo nel d icembt·e del 18!14 che si fondo h:1 Sodecà delle o,,ere di mare, la I(Ual e, ad onta di sacr tfìci immen si, t•t usci ad assicu ral'C a i pescAto r·i 1 soccorsi medici sul l uogo della pescn per m ezzo di navi-ospedali , a ct·ear e un se l'vizto p!)::òlttle fra i p~scll lOt't e l e lor o ramiglie, e a~ in lra pre nde re la lotta cont t·o l 'nlcoolism o ct•eanclo un locale a SainL-Pi,'t't'e- :\lr• luel(ln, dove i P<'Sct~ Lo ri possono in ogni mo men to tt·ovu r·e uu ri CO\'rjro, dt'i giuoclti, del tabacco, una biblioteca , la lor o Cctrt·i spo rrdenza ecc. l.a società ddle Upere d i m are è Slllta r iconosciuta d' uLih là pubbltca c0n un decr eto srx•dale : l e altr e nat.ion; ne stu · diano il t'unziona111cnto, e I'Oit~nd a pos,iede g-ia una naveo ~pedal e n el mar e del Nor d. È da augliJ·at·si che l e r·isor :-:e della Sodetà le po~sa no pt·rrnellc>r e quanto pr ima d i i nlt'llpt·ender e la costr uzione di nnvt-o;.pedali a YBfHH'e, le fJUal i sono necessarie per dar e a i di vet·si ser vizi tutta l'c:::tensioue po;:;si bi le. e possono costi lui t·e u na rii'ot·sa pr eziosa iu casn di g uet-ra mari tti ma. I v . Dott. L . Vi ncen t, medico capo clrl la tuat·rnu l't'fl nce;:;e Ventila•wne delle naoi mode rne. Nelle uaYi da guerl'll mndet·ne si sono falli dei ~ rr·n rùi pr o:-:r ••s:-:i , m a rirnuugono 11 11- • co r a dei d esiderata per ciò clte si r tt'er t:;ce olia e\'acuazio11e


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CO.NG HE:':S l

dell ' ar·ia CRIJa. e flllc al L·~ l t' m per Aluro che r Pgnano nella mnp:gi or parte df'i comparti menti ~ilua li al disot to del pon1e corazwlo. P e r a;o;;.:ieurar·e ht ven t dazio 11e di queste navi, occo rT~: 1• che la "''lllilazione di cia,..cun scom partimento al disollo del ponle ror8Z7.8 IO sia a;.:;.:olutamente indipendente da quella degli scon1p11r'limenli v ici11 i : 2° rhe i condotti dell'aria nuova abbrano lo !'bocco al la pRr·te in ferior e dello scom parti m en to dn ventilare ; i condntlr de:::.t111ali all 'uscita dell'arra ct~lda e v izia la dt'hbono in\·ece aprir:.:i alln partP. super ior e : 3• eire le pr .. ~e d"m·ia nuoq1 pa1·lano Sl!m pre dAl ponte su perior·e, nel punto prù alto pn;.:.-,i l,i le, e eh<' nnc lre i c-ondotti rl'evncunzione d•• ll'aria viziata sbocchino ;.:uJ ponte super·ior·e e tiia m mai nei pia ni sottnposli a •jueslo ponte; i• cl te ;.:i m ollrplichino i wrtt iiR l <wi di pr opuJ;.:ione r <li aspi r azinne, im pre..:anolt> a prefer e nza venliln tor·i elet.tr·ici ; 5° che \' ell~8 11n all.-. nrrate, cor1 tuili r m e7.ZÌ pM~i bi li, l e al te IRm pera tur·P dei compar l i menlr df•l l e macchi11e e dei sen ·i zi au!'iliar•, sludiand•J rl modo dr munirli di appa r~cr h i refri~er8 n li ad ar·ia co rn pre!'su, e dr SO!'liluir e de1 motori elellr•ici a dei moLo•·i a \'Rpo re, fr a tiii 8ppa r·ecclli ausrl inr·i, Lulle le Yolle che l~;~ CO!'a Sfl r'n po::•!'i brle. V . Dotl. Rho, mPd ico capo di 2• dn:-;se nella rnar·i rta i tal iantl. l I"'O(fre.~si della ven ti.'a:;io ne delle nM1i e riPi sistemi tlelfe caldaie marillime sotto il JJ" n to di rista dell'igiene. L e cortdusioni allo quali giunge l' A. SitUO l e ;.:e!.!uen li : l pr·i rwipi su i quali dt\\'l' fondn r si una buonu Yenl ilazione nrlle naYi dn guHra e sopr·atullo delll· pa r•ti sol lopo!'l e al pon te cor-a~.za lo d•H·e snnn l e macch111e e l ~ caldaie, ri posa no : Jo Sulla forzfl a;.:c••n;::ionale rlell'ar·ta calda, fo r zandoln <~J inCHII8 181'!"i nalur•alm•·nle p... ,. ddle n e di sf1t~g1lil chtJ J ehbono Rpr rr si n~>ll'nllo •!ei lncalr da Yentila r si ; 2° Sull' i ntr·oduzi•>ne del l'a1·ia f resc-a e pura per condotti i qu!llt debbono nprirsi con moltP a pe rlur~ nella parl e bas~a dei l"ca l r; ~o L.:'na drspttSlzione, quando sia possrbile, elle permetta aii'A r·ia che si r idna ma nei localr i nferior·• di passu re altra· ver ;.:o ~lÌ divers1 pran i della nAve, pr·end ... ndola per m ezzo di maniche a ven10, cl rt' !"i aprono. seco11d0 le circos tanz e, sul ponte, 11ella b<tlleri a c nel f~lso ponte; ~o Sull' impr<'f!O di ven trla l or i pr èfer ihilmt• nle el ellri ci. Rollo11lo pt>r ò 8lll,rquando Lulli r rnezzi !1 1 ve11tilazioni nalu r nl i sono e~nurr\r;


coNGimssr

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5° Sull'impiego dell'ae1'eazione indipend ente e completa per ciascun scompartimento. L 'A. fini sce poi col dire che nel la combinazione e nella coordinazione dei mezzi di ventilazioni', non bi!:'ogna essere esclusivisti, ma al contl'ario un po' ecl ettici, e cile il miglioramento delle condizioni igieniche n ell'Ambiente ove lavor·a il personale delle mac0hine non dipende solo dai pro~ressi otteuuti nella ventilazione ma auche dai progressi ottenuti nella costruzione dello macchine e delle r~ l cl aie; VI. Dottor B Plli, medico di :!" cla~se dei la marina italiana. La oenlil~ione a bordo dl'! lle navi da auerra. L' importantissimo studio del dottor Belli, è di ndtu1·a eminentemente sperimentale. Le ricerche l' Oli O state p l'lllir.a te su tre navi da guerra : lvfo ro.~ ini, di 1• classE', Varese. di 2", Lom uarrlia, di 5", nelle condizioni più vAriate, e si rtferisco no alla quantità d'aria e al suo rinnov~tme ulo m~ll"uni tà di tempo (ora) ricono sciuti coll'anemometro di Cosella- Fue:;, allo !'lato igr ometrico ricono$ ciuto collo psiCI'On1Ptro di LambJ·echt, alla temperatura presa con termomelt·o a massimo c a rni11imo, alla numer·az1on e dei germi per litro d'aria pE>r m ezzo dell'appat•ecchio H esse, alla quantità d'acido carbonico. secondo il processo di W ol per t . l ri sultati di quasti e::;perimenti , rias!'unti in tavole speciali, portano secondo l'A., alle seguenti conelusioni: 1. l locali abitali , anche stretti, pPr cltè in comunicazione coll' aria esterna, godono di un sufficiente rinnovamento di aria, ma nella notte, ed anch e di giorn o, nelle navi gazioni bur1'ascose, quando la ventilnzione è limitata alle sole persiane, o grigl ie nperte delle porte, il rinnovamento d'at•ia è quasi insensi bil e all'anemometro, e l 'acido carbonic.:> si trova in fJUHntità superi o1·e all' 1 p. ·IOOO; 2. La ventilazione a bordo non deve considera1·si solo sotto il punto di vi ~ta del rinnovam en to d'aria, ma and 1e sotto quello della sua funzione impo1·tante al la ad abbas;:;a r e l a temperatura che tende ad elevarsi specialmente nei piani inferiori della nave; 3. L'umidità r elativa é nei limiti i meglio indicati per l'or ganiRmo umano; aumenla per o nei l ocali inferi ori e pa1·e in rapporto costante coi m ezzi di ve11lilazione naturale ed artificiale; 4. Il numero degli schizomice ti ed i l'o miceli nell'al mo· sfe1·a intern a delle lllWi è, nei porti, inferiore alla media che


....

9$8

CONGRESSI

si riscontr a nelle Abitazioni delle cillà, il che probabilmente dipende dalla maggiore put•ezza dell'atn10sfera marina; 5. Il rinnovamento dell'aria è subordinato all' intensi W. dea venli. ed é più rimar•chevole durante la navigazione, che all'aucor·aggio, m entre la quantità d'acido car·bonico decresce iu una mauiet·a inversa; 6. Il sistema di ventilazione, dello locale, é m ollo preferib ile a quello general e; 7. Nel sistema locale la ventilazione el ettr ica è prefer ìbile a quella a vapor e; 8. l p rincipi general i di ventilazione. secondo i quali l 'estraz•one è m olto più importante dC'li' immissione va l:zono li bordn sol o per locali a ventilazione natura!~ , m entt·e uei piaui 111feriori, dove e ristagno d'aria, occorr·e adottare la ventiln7.i01 1e mistn; 9. L'anemia d ei fuo chisti la quale di pPtvle dalla ven tilazivne scar :<a bensì, ma auehe dall'alta temperatm·a, consiste in u11'ol igocr omemia rli poca importan za, giacché il sangue a<:q ui ~ta di rn1 o vo il contenuto no1·male d'em< •globina appena si tdlouta nano gli individui dagli ambienli ; VII. DollOI' K ermorgaul, ispettore gener·ale del corpo di ~ uni ta delle culopie. Dell' infi «enza della iyiene sulla mor bosilà e s11/la mortalità delle tr uppe nelle colon ie. È uno studio stat l3li~:o, il quale dimostra che la mol'l,osità e la morLalita d ~ ll e truppe, nel le differenti colonie francesi. sono consider evolmenL•' diminui le in questi ultimi dieci aoni, e che questi felici c·isultati !"i debbono: a una scelta più t·ifW· t·osa degli uomi ni e al loro i nvio nelle colonie al pri11 ci}Jio della buonA stagiolle , ai rimpatri anlicipuli per gli Ammalali, ai pro gTessi del la pul'tfìcazione delle acque, ai m ip:liOJ·amenti inC•!S:-'tl.a ti che ~o uo sluli apportali all'al imenlazin11e, agli t~lloggiame nti, ecc. (lsser vazi<,ni :::peciali e relative all'igiene colo11ial e ven !!ono l'atte sulle colonie t.lel Tonkinu, d<>lla Cocinciua, del .MariAf!a~ca r-, del SeuegA I ; V l I L Dotlor !an. Rimpatrio dei malati delle .Sf'ediiioni coloniali. L'A. fa v~:dere la necessilà. n elle spedizioni co loniali, di pl'l' vcder e e pt'ocur·at·e dC>i m etud ici sgomberi degli arn1naiAli eh~ ~uno sen1pr e fatalmente nume1·osissimi, fa la stor ia dei 1n.-\zzi successi vame11te usati a questo scopo e wnclurltj eire su q11esla delicata tru eslìone del buon rimp atri o dei 1nalali delle ~ uar'ru gio ui e spedizioni coloniali, la marina IJa t,.o,·uto già da ~l l~tlloi la ~iusta l't)l'rnola e l'ha m esso in prat1ca;


CO~(; Il ES!:il

839

IX. H olwerda, CulrJII nelbJ del COI'f>~) sanita r io del l'ar·meta dPIIe I ndie o lamlesi. Sulle p r ecau:;ioni da p rendersi nelle spedi::ioni ed esplor a:ioni nei pa!:!.'li caldi. L ' A. dice ch e unn g1·an parte del succe"'s•) uelle esp lo raz1~> ni e sped izio ni nei ptulsi cald i si deve ad uoo l"tudiO J1l'ev entivo del pue:se e ud una buona sct>lla degli uom\11 1 chtl vi prt:nùono pur·Le. :\. que>:tu ri g uardo b1so~ 11 U escludere i mttlarici quu ndo si t raLla d1 re FCio11i in cui r egna questa et1.lemia, com e bi«ogna e:<cludere g li affetti da be•·i- beri, e ~li alcoolisti. I danni r ellltJvi n un soggiorno nei p;oeSI culd i, OI'ÙiiJ 81'iamenle esagt>mli. !<i possono dividèi'P in due J.!rupri: quelli che I'Ìsultuno c!all'azJOne del calor·e, e qudl i fl l'OdoUi dalle 111alaLtie infettive, i primi ev1tabili i11 a"l'él ll pa l'le cul i' igiene oppr op•·iala dell'alimentuziono>, dell'abJtuziOIIt', delle \'èslilliCrl ta, del modo d1 viver e gener al e, i sr.co11di evitabili per m ezzo delle me· rav• g liose ~copet•te della scJt'llza. L'A. poi dopo ull li con:;ider azioni sulle v esli e !"UI naitl·imento. al quHi e propus;iLo :;, rnosLI'A a~ ::;o i l'a\'Orevole all'i t npiego dello zucd11èr o di c~u .na, f'a alcun e cO II:->iderazJOilJ ~ulle pr indpa li InaiHllie i nt'eLt•v•·, ~~~ appr ofilla ndo tl~>ll 'u ccn"io n t•, comunico che il ùottol' vo11 der ::)ciH•er, con osset·vazioni minuzi o~e. ha dinaostt·ato la nece!Ssità di sot·vef!l ia l'ò l e bla tte in cio c he con<·e1·ue la pr·opa!.!al.ione del IJtl l'i-beri , av>c:ndo trov1ato che q uesta 'malattia t: proviJCHta da tossi 11e Jl i'O Ve · oienli dal tu bo inle>slu~tole e 1'11e le bla tte sono gli Agenti pl'(•pa~alcH'i di que~LP to,.sinè. sia disseminando le mntl;)rie fecali colle qual i c·sso !'<1110 in conta tto, sia infettando l!i i alim ... nlt; X . Ra ynaud, Bonvnlol e T hietTy. Delle p r ecau:.ion i Ì{Jieniche da p r ender si per le .~fledi;;io n' e le esplo ra; ioni nei paesi cald t. La comu nkazi " ' '"'di cui t l'nlln ·i é un ver o ll'ul· lt~ LO ù'1gien~ coloni ale e t·iv ... ln un ~··a nde CU I'I't~do cii nsse•·· va zio n i e di esper ie11za Jil'lll ica negli autori. l l prnn o quesito cl!.., e><»ì po n ~ono a que;<LIJ s~>g!!ello è qu el lo delle malullie e,·i tabi li ed in evitubill. F ra le prune po 11g-ono g li e/l'etti ,leJ.!I i agenti m eteoi·ologJc i, fr·a le ;;;ecnnde le m nlattie endenucht!, pt!r la rn!lgl{ic)t' parlt· in f'el li ve o parH!'<:'tlal'ie. Sef!uono pw alcune i nlet•e::;sttn li s~ iJn c o~;;urva zi o ni !<ulla s•·ella :h•l per''-'0naie. ~l l qual pr•opns1to e-<si dicono che l ~· csplc)l'azion i colo· n mli sono sopr atulto Ul oll 'l ll<l!<Lione di t r a.<lf•Or li, giacché lraLLasi di tra spot·tar·e della rorza, della \'ulonlà e ui·opt'~• . l'audacia e lo spi r ito \l'or gan izzazione del bianco, ed è no-


OuXllliES=' I

l•·vole il per iodo di que»la comu11icaziune do\'e é dello che per a rri vare a l pr vrJ riO ;ocopo, l'eu r ope" de\'e s a lql!lUarda r·e l a !"ua salute, e non può !!iun!!er e a que;;Lo r ic:ulla lo che coll'e;; porre alle inii:Jenze del climu l' i ndi~eno il qua le è dotato d' imm unila tì!>iCS, a spese fo r·se della sua economia in lellellua le; nel h• esplnrazioni croé, i l bianco deve e;;;;ere il cen·ello che pensa, i l ner o il pot·talore che m ar ci A. Allo scopo di pote r 8!';sicu rare afrli eurO!Jei il m inimo di futrche e il ma;::simo di bene!<serr•, è utile sopr·alu!lo cr ,.,a r·e delle disll·azion i, O r~Znniz z.ando di-' Ile pa;;s~g!!ral e, dei giu•lchi, dei pas alenrpi utili e s v1.1riali. 0-:cor·r e poi sor\·Pgliar·e accu r Rlamen te la salute di l ull1, e scPglierl' rndi\'idui ben equi li br•ali men talm ente, dell'eta f'ru i ::!~1 e ;l5 anni, di coruples;:i o ne asciutta, musrulosn, con fo1·1e osc:atu r·a . con petto largamen te l>\'iluppa lo, a lempen;menlo moder ala111en te ner voso e <:H ilguig r~< J .

I n quanto poi al capo della ~pedizione, esso dHe es;::er e uolllo d1 esperi enza, pieno di zelo e di amore pei su0i subor · dinali, conletnpt.l r arwmenle en<· rg-ico e pr onto in O!lni sua decisiOne. La uwde:::ima cura cl1e ha Pt'r gli uomi ni. la deve avere per l.! li animal i ch e !JOI'ln ron sé, gincché il lJ•asporlo come ;;.i é dello, costilui!>CP il punto p1i1 imporlnnle di uno !<p edizione. Durante la tra ,·er sH LA e a gli anco t·a;.r:;ri, le p r e . CA uzioni tla pren,Jer si s•Jno ide 11Licl11; a quelle che sarannn imposte all'arr·ivo de! IA ">ped izione, tenc11do calco lo <!hé collA r np1di tà attuale della nAvi gozio o~ in meno di cin•1ue gil)l'lli gli eu r opei pns:::ono e~sc re trasportat i in IRtltUdi nl t•iù CAlde. Lo sbar co della sped izione a\·r à luogo nelle prune ore dPIIa rD8Ll i11a o dopo quattro or e dello ser·a, in un pun to sct>lto l ontano dai bassifo11di paludO$Ì. L e truppe p ()! 11 011 si fe rrller a nn•> !>U I l illoralt>, or·d i na r iRmenle srd•· d .. IJa febb1·e pal ustr e, della ft•bbre p-inlla e t!elll1 dissen ter·iu. e sR r ann" dirette con soll .. cilndine \'Cr !':O l' inler'IIO; ciò in L<• si gener·ale. L' ubito m r.glio appropr'iRLO pèi pae~'<i cHidi d•·vr•ù prnlf:'g~er ·e r .•uro1•en -:inlla 1rradiozione sola r e e per m<'llPr'e In emi ssione del ··a· lor·e cor p(J ralf' . 8!"!':or bire il ~ udn re ,. pernreiLerne la lentA ovH· pm·a~io ne, pr·ote:.r~ere con lro i l r·all'r·ed.!H m l'n lo de Ila IIIJlle. gli i mhrelluuH'nli dell'u ria e dt•l suolo, le punlul'l.' e l e mOI'~i ­ catm•p, deg-li R11 i mnli, !:'flt'cia l rn en le dei ;;cr·penli e de!.!li in!>.Ptlr. uc~u,·r·l'ra qn rnd r un abrlo per il t!iorn o ed uno pet· la notte e CUIIV0t·rù tli:-trn!!lleru a •tuesliJ pr•opo:-ilo i pue:::i a caldo umido e •1uell i tl cnltlo !"Jcr·o; giaccbè rH·i primi non si puo pOI'tn r e


CO~GRRSSI

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la flanella ed ot:crorrono vesti larghe del tipo di quelle dei chi n esi. L a pulizia delle vesti e del r.OI'po rn er·ita la più w ande attenzione. Bouvalol n0n è pal'l igiano dei hagni. i quali alle volte pl'oducono pcr ditll dr for·ze; ~>g li consiglia la lor· o sostr tuz10ne coi lavaggi corr acqua tir.pi da, i quali cos tituiscono un tonico sopral ll llO nei paesi a ~aldo ll!n rdo. Per pr evPn iPe lo svilup(JO rl'ulceri atoniche, fa~redeniche, delle rmis"i, del tetano, bis0~na lavare ogui soluzione di continuo con soluLione di suhlimato all'1 p. 2000 e tenrrle pr nlc tLe ; le mor'~icatu re dei s... r penti <'Si gono che il m em br·o fer il o sia imrnediatarne rrte str·etto con un laccio o con un fa7.zolelto vrcino al la morsicatui"a, tra questo e la radi ce del rn erniJr o, che si faccia sanguina!'e la l"er·i ta, che si lavi con sol uzi()ne fresca di cloru Po di calce (1 p. 60) clte si inietterà anche attorno alla fePita, ri corr endo poi al ~ier•0 Calmeltc appena che sia possi!Jìle, evi tando di cauterizzare, o di ammi nistr ar e alcool o ammoniaca, nocivi alla sieroterapia. L e l'er·ite con fl'ecce a vvelrnale r·ichie:.;-gono pu r e il laccio cos tritlnre, il prolunga to ~lillici dio di sun ~ue, inoltre la caut.er·izzaziorr e con acido fenico pur o, e gl i sti molanti come caffeina, k11la, frizioni l er eben tinale. L 'al imentazione degli europei nei paesi caldi deve contenere elùmenti ripar a tori sufficien ti per fa r· fronte al co Jtsumo elrvalo di materi8!i e al consum o di energia muscolore e ner·vosa. Corrisponderanno al bisogno un accr escimento della r·azione di cA rn e, la sostituzione degli idrati di ca r bon io, dello zucchero a una pllr·te di grt1:<si, l' app r•ovvigionamerrlo assicurato di vi veri fr·e,chi e di buona qualità. Le conserve altmenta r·i sono mfJi l o uti li, evitando per·ò ogni processo di con'<ervazione mediante sostanze chimi('he. Le der•r·ate alimentari dovrann o poi esser e di:<tribuile i n pezzi i più piccol i possibili. I l punto prù impor·tanle da ossPr va r si per tutti i viaggiator·i nei pa1·si ca ldi. è quello di conser vare l'appeti to e l'i ntegri tà delle funzi oni intestinali. In quanto alle be,·ande, trattandosi di una piccola spedizione, l'acqua deve eser e boll i la; per unu spedizione milttar·e, si possono impiegare, a lla ba.'{e d'operazione , la distillazione con appa recchi speciAli (Vailla r·d e Desmar; 1ux , Rouart ecc.) come la ster i lizzazione con per·mang-anato di polassa o di calce; nei cen tri d'app rovvigionamento. le ba tter ie di filtri di por cel hma e l'acqu8 bollila; in colonna, l'ebullizione in nna marmitta. Il vino può essere utile pur·r hé 1wacquato, l'a lcool deve esset·e proscd tlo; pr efer ibili al vino sono il t.hè, lo zuccher·o e le


94-2

COS GRESSI

hevantle zucc her ate. I n (jUAnlr• aiiP fulich e co t•porali, g li PU· r()p~> i non devono 11 è far l u11glre rnar cie a piedi, né p ortnr~> pe,;anti fnrd••lli , n(• lavn t·are al snle, n •~ !<Opratulto r imuo vere l<1 lf't-ra. lrdìnc g li autol'i d»nno oppor tune norme circa a~l i ammalati, al malet·ialt> fn t·ma('ru tieo e di tl'e!>porto sanitario, ai r i rnpatri i, e ter minano i l lor o im pOI'lanle lavor o dicen do rhe :.rl i 8!'<plorA IOI'i clte p r·ecerlono e i coloni clte !"eg-uono le S!'Pdizio11 i militar t. devo no el'::ere p~> n ett•flti delln n e~'es~ it à r··l lr p r~>c· auzioni tgienir·ho.>; ;:enza di ec:~e. non si hanno né ·!'<UC<'P!<si dut'evnl t, tt è colo niZ7.Azione eflìcncr. Xl. Bonna fy, medico capo dc•lla mari na f ran cef'e. Ster il i z:sa; ione dell'ac,,na polnbile n dle .sp1·tli;ion i colo niali. L'A . pa;;>;a in r ivi!<la i pr inC•]'eli mezzi im pie1!al.i per depurat•e oster ihzzal'e le AC• 111r ro tabili nei iP "JlPd izioni col oniali e ci l& i ~"e · g uenli: '! 0 prore.«.~o per semplit•e deposito l ungo e in!iufftci r nte: 2• i fJ1' 0CCSS i cft inuci antichi fra i •lliHli l 't m pi~>g'O del t8 11111 11 0, del pr otnclor ut·o di fer1·o. dt>l perman:.ranalo eli pota~!"B e rli rAir·e, dr·l cloru r <1 di ba l'io e dPI cR r hortAlo di ::-oda ; 11 questi n tiPne pt·efPt'ibiiP l'uso df'll'allum ... : :3o CniOT"I' ed eilulli:;. ione: 4• la diMillrr..:i tJne i n tJ so soprnt utto n b•lt'lo d.-Ile navi ; 5• la /i lira ~intw con ;:lt'ali ><o v t'H f'po!<ti cl i ;:abbia e cio ttoli. col filtr o r!'>Hllianlo rli Br·.:>yer , coi prccolr fi ltri por·l })tili <li carb11ne, col pr ocesso di A ndPr ;:on . t::ol p rorPs~o H owatson. col fi ltr o Rourgnist>, col fìll t· o M tlr cni r e. col pr ocp;:;:o M atp:nen, col fi llnl Cita m he!'la 11d. tu l ti mezzi frn gi l t e c !te r·iclt t ~>d o n o una sleri1izzazione l i'Oppo frerjltente; col fi ltr·o r ;arrn" d i Rziorw più du rPvolt~ di quello Cltat nhel'iand . colle Cftrtdc•le Berkef~ l d C'lte •l;o r r·bber o UtH\ sicut't'Z7.A assol ut11, ma sono d'un prezzo H""'8i el~>valo: l'n;on i.;zlaiotte la qual P seconrlo i l •·a pp<wlo dt Ct~ l nw ttr• . s~>rebb€' di urf effìcacia in contestnbi iP ,, supPrinre a 'TnetlA dr t nllt i processi attual m,nt,., cono;:ci uti, e suscettibile di esser· e a ppliealn H una ::r11 nole q uanti tà tl i acqua . .\ CJne•te enu mtWazioni di m r•u.i All i a ;:terili z7.aJ•e l'acf(tt A pnl~tbil<>, l'A se!!'rtito un'r•!>po;oizwnP. rlel morlo di pr ncedere t erlllln li nn nd or'A nellr divet·sp :o<JWd izinrt i col oniali . lnt1 ne v if'Ht> Lri'ICI'ÌAl» In li nPA di conclnl l;1 dA tenet·::<i a que;;to r·t ~ u Ardo . la r{'tal,•, f'e •·nnrlo I"A. cnnc:i;:lé e~sert?.ra! tll e nlH nc>ll'impiAn lnr e r ~t •l l tto :.:o .li i'bur ro dr•i j:tt'artd i llp('a r·ecclt i per di stillazi(Jn t P p••r ChUJiizinll•\ 6. clt tl'llrlle le npPraziorti, pr ovvedPndo lA di f· fet·•'llli untlé di fìlt r i ChRtnlter land, n ptullo;:;lo di fìllri Maip:npn, I'A•~•· n do pl'•>cedcr e l a fì llrA7.inne rn ll'impiogo dell'allumH per poco c· hP. I'BN JIIA f"ia to r hirln. Specinli r i~t u Md i poi si av•·anno


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VARIETA

pel traspor·to e pet' la di;:tt·i bu2ione Mli'Hcqua e !lar <'l bertt>, che rlur·arrle l e marce. i l bi ìone irrdivi.l ualr ;:ia riernpil n con una leggera infusi one di caffè o the. Se l~t l'iped izione allt·aver·serà poi re~ i o ni pa l udost•, con aeque s::lo;ma n li e lr macciose, sarà bene, dopo la preci pitllzione cnll'allrrnw , (Juandn abbondano i sa li terrosi. o col por·rnarrJ.!SI1tllO di pota;:sa o di calce, quando abbondino lr sostanze or :mniche. che l'a cq ua cos::i cl .i ari flcata e der a n la La. ven ~a >:ottomes><a a Il n bolli tu l'a per· una meu:'ot·a circa. La lettura di qu rslR memoria é stAta sPguìts da una impl)rlante discussi(,ne s::ui d ivt· r ~i mezzi di SLPri l izzazione dell'at'')!ua, al qual pr oposito il so tt.oscr·i llo non ha mancato tli far' r·i sA llare i pr egi del filtro Bel'l<efel r! i n uso pr es!"O il nostro Ps::er ci to ecl anche allualrornle spedito col nns::tr o cl)rpo di s::pedizione in Cina, come anchr. ur. cnllr'g'A dell'rsercil0 ;rer·mllnico, di cui non r ammento il nome. non mar rcò di ci tArr il re cP.nte proces::sn col br•omo, dello Schumburg, COIIl pletamente laRciato in òi;:par·tc dall'aulort· dPlln memor·ia. Con questa memol'ia e cnlla r r l11tivo discus,..ione terminarono le seòute dnlla sezionC', pr esiedute con all'c>tto e :r.elfl indefesso dal dott. K.P.rm or gant ispettore f!:t>nerale eli ~anita del corpo sanitario delle colonie. F . T ES TI

VARIETÀ L 'ar•entoo nell'organt•mo. - (.1/edical Pr ess). Nell'ultima r·iunio ne riell'Accademia di nwdici na di Par·ig-i GAuthier parl ò della pl'tlSI'n:r.a dPII'Msenico nella glandola lil'Oi de, e disse che t11le soslnnzl'! esi!'te egnnlmenle in quantità appr ezzabile nella p('lle, nei c11pelli , nelle unghie, ttcc., e che n e er·ano !'late trov11le an che dellr~ tr.-ccie nella ~]nn ­ dola marumar·ia, nel latte e nell<> os:;ll. D'altra parte e-<so non era stelo mai trovato nel fegatn, 11Plla milza, nello stomaco, nell'intestino, rr el pAncr eas, nè nel sangue. Ness::unn ~ ..er ezio ne co ntiene ar!le nico, c quinrli qursta l"OStHnza v it;lne eliminata solam r nle dalla pelle e dal le sue append ici. Quando J'elimillAzione r aggiunge un a certo pr op1wzio ue, come dopo


VAR I ETÀ

un n cur·a a rs~>nicale, può aver·si per ri sultato un consid~re­ V•Jle ar·cr·escimento dei cap(>Jii. L' orsenico entra nell'organismr> per m ezzo di eer l i ali rm :nli e specialmente dei cavol i, delle patate, delle ra!•e, ecc. Quantunque esso si trovi i n qmw l itu m ol to appr·ezzahile in taluni or·~ani , 1~:~ quantit.a totA le clw ne e:"i!" le nell'organismo allo slu to nor·male é mollo piccola ; e!'ìsa corrisponde ad un ZOO mill ollt~simo del pe~o del cor po. L tHJC••raux confcrm audo l'afl'er·mazi one del suo col.leg1t r elatr ''a all'accr·escimenlo dei eu pelli sotto l'influenza dei prepH r·ali arsenicali, Jisse che in una giovane donna solltoposta al la cur·a ar·serricnle per più di un anno, egli aveva visto le mernbr·a coperte di lunghr pel i neri elle per sistettero per di ciotto rnesi ancora dopo la soppr essione della cura. A. M.

La pe•te e4 l topi pru•o gU a.ntlohl Greoi e Romani.(.\/edical Press). È nola l a parte che hanno i topi nella p ropa~azione della peste. Questo conoscent.a, eire parr ebbe i l r'1su ltato di osservazioni r·ecenti , et·a invece posseduta dai Greci e dai Romani !in dai più antichi tempi. Sambon rif~ ri ::-ce che nel l'Asia M inor e.. pr·oprio al limitar·e dei paesi dove l a pesle er·a endemica, si a lorava .\pollo u!J.L•.i:'J;, Apollo i l topo. le cui f'r(\CCie ~rande van o la peste, e nello stesso tempo i l d•str·uttnr e dei topi. Questa tr emenda divinità er·a rapp r·esen tnta sui monunwnli nell'allo di calpestare un topo. Al tem po dci Rou1ani, q:uando Escult~p•o prese il posto di quell' allro d10 della med i cina più antico, ti'Ovia mo di nuovo r i cMdalo questo fallo su di una mo n r~ tu di Lucio Vero, battuta a P~r­ f!BtnO. h ·i é rnppr·eserllato Escul apio con un topo ai suoi pied i, <'d una piccola fi gura nuda che gli sta a fianco colle bracc•a pcotese. A. M. Il O 1 re t t-ore

Dott. F. LANDOLFI, maggior generale medioo. Il H<::oat.t.ore

D.• RrooLFO L1v1, ma ~gi ore medico. ~ ------------·;

~OMA

~·)G rovANNJ ScoLARl, Gerente.

~~·y



GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Dlnzlone e Amministrazione: presso l' lspeHorato di Sanltt •mtart VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gior nale Jlledico del 11.• Bsercito sì pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese in hscicoli di 7 ro~tll Ili st-'lmpa. L'abbonamento e sempre mmuo e decorre dal t• ~tennaio. Il prezzo dell'abhonameoto 6: Per l' Ital ia e la Colonia Eritrea . L. 12 Per l'Estero . . . . . . . > 15 1, 25 Un fascicolo separato costa . . . L'abbonameoto non disdett.o prima del t•cticembre s'intende rinnovato per l'anno suecessivo. l signori abbonati milit.ari in effettività di servizio possono pagare l'importo dell'ab· bonamento per mezzo Ilei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Le spese per gli est ratti e quelle per le tavole litografiche, fotografiche, ecc., cbe accompagnassero le memorie, sono a cario<> degli autorì. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (t6 pagine), o trazione indi visibile di foglio~ e per cento esemfJlarl. U prezzo e eguale sia che si tratti di tOO esemplari o di un numero minore. l manoscritti oor• si rpstitn i~r.ono.

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI ~'ELLA

CHIRURGIA DI GUERRA RICORDI DI ANA TO~IIA A PPLIC~TA E DI TECNICA OPERATIVA l> EL

Ten. col. m edico P. 11\IBRIACO lnearieato dell'io•egn&mento deUa Cbirargit di guerra alla 1eoolt d'applieuione di lloita militare

Opera :xiudicata assai favorevolmente da molli giornali medici italiani e stranieri e reputata utilissima non solo agli ufficiali medici del li. Esercito e clelia R. Marina, ma anche a gli studenti e ad og!li medico pratico. È un volume di ~77 pagine co n 162 figure intercalate nel testo. Vendesi al prezzo dr Lire 9 (R per gli uffìdali medici) franco di por·to, presso la Tipo$!ralìa Cooperativa Editrice, Via Pretrapiana, N. 46. Firenze. - Presso la libreria B . Seeber, Via Tor· nabuoni, N. 20, Firenze, e presso tutti i princi pali librai.


GIORNALE MEDICO DEL

REGIO ESERCITO

Anno XLVIII

N. ·ao. - 3t Ottobre t900

ROMA TIPOGRAFIA. ENlltoO VOGHERA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti SeHembre (Palazzo del Ministero della guerra).


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SOMMARIO . DELLE MAT ER I E CONTENUTE NEL PRESEN T E FASC f COL O ~

.JI•:;tJURIIi; URit.U.'WAI.I.

Bernuccl. - Circa un mso di Linfosarcomn del Vircho\1 • . . . Pag. 945 Santoro. - AUC>tC$ia co lla cocaina. . . . . . . . . 955 Perassl. - Pcrime tria toracica e reclu tamen to ncgh istituli militari 97t

RIVISTA DI GIOil~.\1.1 ITAI.IA!WI ED ESTERI.

RIVISTA MEDICA. Frltnkel. - Esercizio cerebrale nella cura !li al cuni di.sturbi motori i. Pag. 977 Dornb!Ooh. - Cu ra della ncurastenla . . . . . . 9Si 9~4 Rolleaton e Pltt. - Due casi di emo-pneumotorace Sanndby. - Vellulc moderne intorno al diabete . . 98:> RIVISTA DI i'iEVROPATOI.OG IA.

Mingazzlni c Paoetll. - Stud•o clinico sulle psicosi ueuralgiche . . Pag. 988 Lugaro. - Sindrome uremlca simulante uu tumore del lobo frontale sinistro . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . . 991 Cristiani. - t e llne alterazioni tlel midollo e radici spln~li, dei nen·i periferici nello stato epi i()Ulco . . . . . . . . . . . 994 Zuccarelll. - Cura della ncurastenia . . • . . . . . . . . . 905 O'Abundo cri Agosllnl. - lnlossicazionl ed Infezioni nella patogenesi delle malattie mentali e tlello neuropatle, anche nei riguardi terape11tìci. . • . . • . . . . . . • . . . . . 995 Garbini. - Contributo all a conosccn7.a delle pa;alisi progressive post-tabP.lil:he . . . . . . . . . . . . . . . . . . 997 Gilles de la Tourette e Charcot. - t a sindrome di Beuedikt . . . 99S Raymond o Janet. - Nota. sull'isteria d<lStra e sull'isteria sinistra . " 1000 Tan~l. - Singolare stato rlel le rupille io un caso !li paralisi generale al suo inizio . . . . . . . . . . . . . . . • . . . . i OOl Camia. - Uue casi di psicosi consecutive ad influenza, con autopsia tOO!! Abadie. - Ptosi iutermillente isterica. . . . . . . . . . . . tÒÒ3 Rocher. - .An~stcsia oculare nella tabe . . . . . . . . . . . t004 Bablnskl. - Sul preteso riOesso antagonista di Schaerer. - De Buck e De Moar. - Probabile identità del rinesso antagonista di Schacrer e del fenomeno <li Oabi nski . . . . . • . . . . . • . . • 1005 Biancone - Contributo clinico cd anatomo-patologico allo studio del tumori delle eminenze bigemine. . . . . . . . . . . t006 won Dydrnokl. - La tahe nei fanciulli e suoi rapporti con la sifilide ereditaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . " t007 l f>cr In conlirmazior•e clell'indice vedaai la pagina a• della coperlina).


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l!l M

OR..IE

Nota clinica del dll ll. G . ll c rnucc i, r.1pit~ no medico

La sera del 16 scorso novembre, entrava in fJuesto ospedale militare il soldato Pinna Giovanni, del 3• reggimento genio, della classe 1877, con diagnosi di: Jpel·megali a splenica. E rasi dato ammalato soltanto la mattina di detto gior no, accusando senso di stiramento e di pesantezza al v entre con la contemporanea presenza di un tumore all' ipocon drio sinistro, narrando che tali sintomi dataYano da pochi giorni, mentre negli antecedenti due anni circa di militare servizio aveva sempre goduto d'ottima salute . Assegnato al 1° reparto di medicina allora da me diretto, ebbi a visitarlo la prima volta, la mattina del giorno seguente, ricavandone la seguente anamnesi ed esame obiettivo. Il Pinna, del distretto militare di Sassari, nac')ue e crebbe in zona montana affatto immune da malaria, da gen itori sani e tuttora viventi, quarto di nove figli, sette dei quali vivi e godenti di ottima salute. Esercitò

la professione di contadino fiuo a l suo arrivo sotto le armi, senza aver mai sofferto di malattie di sorta. Dotato di mediocre costituzione fisica, di temperamento prevalentemente linfatico - nervoso, compìè sempre regolar e se-rvizio, annoverando :;ol t anto tre giorni di ri· 60


CIRCA l:N CASO

poso in camerata in un periodo di circa due anni e ciò in s2guito a lievi disturbi gastro- enterici. Soltanto verso i primi dello scorso novembre avvertì dapprima un senso di indolenzimento, quindi di pesantezza all'i pocoudrio sinistro e l' insorgenza allo stesso Jato di una tumefazione che gli causava senso di dolore g ravat:.vo alla parte dopo un lavoro alquanto protratto, e gl'impedì va il decubito sul lato destro; in seguito maucandogli l'appetito e con esso le forze, datosi finalmente malato, dall'ufficiale medico del corpo \eniva inviato in quest'ospedale. All'esame dell'infermo osservasi: notevole deperimento organieo, cute e mucose visibili pallide, risponde tardo e svogliato alle domande che gli vengon o rivolte : le fu nzioni respiratorie e circolatorie prese n tansi integre, normali la sensibilità ed i riflessi. Ispezionando l'addome al quadrante superiore d i simstra, notasi una tumefazione emisferica che solleva tutto l' ipocondrio sinistro, ricoperta da cute di colorito normale, senza abnorme svil uppo del sistema venosa superficiale. Alla pal paziune avvertesi facilmt>nte come t'il tumore occu· panda il quadrante superiore sinistro dell' adçlome si spinga sotto il di11.framma, terminando anteriormente con bordi ottusi, netti, facilmente delimitabili, raggiungendo innanzi la line:j, alba, ed in basso la cicatrice ombellicale; di consistenza duro-elastica, poco dolente alla pressione, pochissimo spostabile coi movimenti respiratorii, sollevasi invece alquanto con movimenti sincroni alle pulsazioni aortiche. La percussione conferma il reperto fornito dalla palpazione, av\·ertendosi ottusità assoluta che dalla sesta vertebra dorsale, segnendo la costola corrispondente s'estende innanzi fino alla linea parasternale di destra per raggiungere in bas;;o la linea ombellic.de e seguirla fino alla linea ascel· lare anteriore di sinistra, salendo pescia alquanto fino


Dt LINFOSARCO:\IA DEL VIRCROW

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a raggiungere il livello della 3" vertebra lombare. L a risonanza timpanica dello stomaco si percepisce trasversalmente dall'apofisi xifoide in basso ed a destra sotto il bordo costale. L'aia di ottusità del fegato presentasi leggermente abbassata. però non debordante da.ll'arcata. costale corrispondente. Il termometro segna 36•,5 il mattino, 37• la sera, le r espirazioni sono in numero di 25 al minuto, le pulsazioni 105, mentre i toni del cuore si avvertono netti, ritmici, frequenti. P raticato l'esame del sangue, tolto med i«.nte aspirazione ca· pillare della milza con l'apparecchio di Thomas- Zeiss, s'ebbe a rilevare perfetto rapporto fra corpuscoli rossi e bianchi, normale la quantità dell'emoglobina, nè la presenza di veruna specie di forme malariche o di qualsiasi altro microrganismo patogeno conosciuto. Orine normali per quanti tÌt e qualità. ~ ei giorni seguenti il tumore in parola andò progressivamente aumentando di volume tanto da. protrudere notevolm~nte sollevand(, le arcate costali inferiori di sinistra, p~rsi­ stendo scarsa addolorabili tà del medesimo e consistenza duro-carnosa. Contemporaneamente, pur mantenendosi integre le funzioni digerenti, le condizioni generali dell' infermo erano notevolmente peggiorate. Il giorno 20, visto il non comune interesse presentato dal caso, ebbe luogo un consulto sotto la presidenza dell'allora direttore interinale di quest'ospedale, maggiore medico Cavazzocca cav. Giuseppe. Basandosi sul rapido sviluppo del tumore, sulla sua forma presso a poco rot onda, con limiti ben distinti, con superficie lisci11, e consistenza duro- elastica., sulle condizioni generali notevolmente deter iorate e sulla sensibile anemia senza che i rapporti fra. i corpuscoli r ossi ed i bianchi fossero notevolmente alterati, fatti fisici questi associati al senso di stira.mento all' ipocondrio sinistro e di tensione molesta. al \·entre, venne espresso unanime parere doversi


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CJR('A 1.:); C.\SO

trattare d i un tumore maligno, probabilmente d i sarcoma, primitivo del le ghiandole retro- peritonea.li, secondario della milza. Pertan to la splenectomia consigliata dagli autori nei tumori maligni della milza uon tro.piantati, in ta l caso

era assolutamente controind icata, e la linea di terapeut.i ca condotta consigliata dagli egregi consulenti dovette necessariamente limitarsi ad una cura puramente sintomatic~ e paliativa.. Segueudo i consigli del Billroth e dello Czerny si sottopose il nostro infermo acl una cura di liquore arsen icale del F owler per uso interno ed ipodermico, senza ritrarne alcun vantaggio, confermando così lo scettit:ismo degl i illustri Duplay, R eclus, Novaro, Durante, ecc., che concludono doversi attribuire i favo· r evoli risultati di tal cura e per fino le gnarig ioni pro· clamate da taluni medici tedeschi soltanto ad f'.rrore di diagnosi. Contemporaneamente si provvide a toglierlo dai qua· dri sottoponendolo a rassegna di rimando, nella spe· ranza che un periodo dì sosta e di passeggiero miglioramento delle sue co ndizioni generali gli permettessero di far ritorno in patria; disgraziatamente tale evento mai ebbe ad effettuar3i essendosi mano a mano aggravate le condizioni morbose del nostro infermo. Difatti leggo fra le varie note cliniche: :.!6 no~;embre. - Progressivo aumento del tumore, nolite insonne causa un dolore g. avativo alla regione lo m bo-dorsale. 28 novembre. - Rilevasi progressivo deperimento. Praticasi un secondo esame del sangue aspirat;o dalla milza mediante puntura. capillare, con risultato identico al primo. 2 dicemb1·e.- Il tumore dell' i pocondrio sinistro pro· lirude a guisa di segmento sferico; al deperimento orga-


Ili. LI;\FOSAR f'O .\[A DEL VIRCH OW

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nico s·asgocia notevole disappetenza. Dieta liquida; orine n ormali, soltanto abbondanti i pig menti. Apiretico. O dicemù;·e - E ssendosi r eso sempre più Yivo il senso di dolore e di stiramento alla colonna vertebrale, vi trova un sollievo decombendo costantemente sul fianco sinistro, curvandosi alq uanto in avanti, ::>emiflettendo la coscia sinistra. sul ventre. l.] dicemb;·e. - Ripngnanclogli assolutamente qualsiasi dieta assu nta per bocca, viene alimentato mediante clisteri nutritivi. Tumore stazionario che in qualche punto sembra accenni ad un principio d i fluttuazione. Varie punture capillari praticate su lla milza nei siti accennan ti fluttuazione dànno per risu ltato soltanto poche goccie di sangue senza veruna traccia di pus. Non scorgonsi gangli linfatici ingrossati agli inguini nè in alcuna. parte d el corpo, nè il sistema venosa superficiale delle pareti addominali, s'è reso più appariscente. Apiretico. T oni cardiaci d eboli , ma netti . Pul· sazion i 110. 2 .3 dicembre. - S tazionario. T ensione addorr:.inale alquanto aumentata. 2 gennaio. - Alla percussione l'area di ottusità all' i pocondrio sinistro pre>;entasi notevolmente aumen tata tanto nel diametro antera- posteriore guanto nel verticale, avendo essa per confini supariormen te il bordo inferiore alla 5a costa, inferiormente la cresta iliaca di sinistra, posteriormente la colonna vertebrale dalla 5' vertebra dorsale al sacro anteriormente la linea alba fino all'ombellico, oltrepassandola anzi d'alquanto. 8 gennaio. - Prat icate ripetute pnnture capi llari delln milza non si riAsne ad est.ranA nna sola g ocnia di sangue. 12 gennaio. - Avvertesi leggiero vt>rsamento addominale. Notte inc1uieta. Pulsazioni 120. Respirazioni 25. T oni card iaci deboli. Apiretico.


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CIRCA UN CASO

26 gennaio.- Estrema prostrazione di forze. A.nemia. gravissima. Polso sempre più frequente. Stato di continuo sopore. 30 gennaio. - Massima denutrizione. Rifiuta qualsiasi cibo, è impossibile continuare nella nutrizione artificiale stante la sopravvenuta paralisi degli sfinteri. Emette involontariamente feci ed orine. 2 (ebbraio. - Stato preagonico che si protrae fino alla sera del giorno tre quando il Pinna cessa di vivere. All'autopsia praticata il giorno 5, s'ebbe a rilevare quanto segue : Cadavere che misura. in lunghezza metri 1,68, nel massimo stato di denutrizione, con rigidità cadaverica quasi suomparsa, coperto da cute di colorito cereo, sollevabile in larghe pieghe per scomparsa quasi completa del sottostante pa.nnicolo adiposo. Lo sviluppo scbeletrico è normale mentre 1l muscolare presentasi estremamente deperito. Non avvertesi deviazione di sorta nè usura di verun punto della colonna vertebrale. Le glandule del collo e delle regioni sopra-olaveari ed inguino- orurali non sono menomamente ingrossate, nè avvertesi l'esistenza di nodi leucemioi sotto cutanei. Tolta. la calotta cranica, di conformazione spiccatamente dolicocefal ica, ri levansi integre le meningi ed il cervello sottostante. Nella Cd.Vita pleurica sinistra, copioso vers!lmento puramente sieroso, senza traccia alcuna. di processo infiammatorio della pleura. smistra. pregresso od in atto, mentre il polmone sinistro atelettasico, ridotto ad un terzo del suo volume, è addossato alla co· lonna vertebrale (l) Nel cavo del pericardio poche goccia di siero citrino; il muscolo cardiaco, piccolo fl.ac(l) Tal rateo de,·~si e"hlentemcnte attrihuir" alla compressio ne rlella ca"•IA pl•·urica sini> tra o 'IUJOdi del polnvmo corrisp ontle~>tc da parte del tumore nd· •lominale, uon es$en tlosi riscontr.tlo ven1n rspes.iimento inllammatorlo della pl eura e ncrmncno ratti con:;cs tìzii delia stessa.


DI LTSl>'OSARCO)I \ DEL VInCRO\Y

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cido è pur esso notevolmente spostato a dest ra sen.za traccia veruna di lesione val volare. Aperto il ventre fuoriesce abbondante quantità di liquido siero- purulento, ed il peritoneo parietale pre· sentasi qua e là in preda a processo imfiammatorio. Il grande omento ed il mesenterio, mostrausi pure arrossati, infiammati, con circolazione venosa mol to appariscente, cosparsi su tutta la lor o superficie di molteplici nodnletti biancastri, della media grandézza di un grano di frumento, presentanti al taglio un aspetto lardaceo. La milza occupando gran parte dell' ipocon· drio sinistro, oltrepassa inn anzi l'apofisi ensiforme dello sterno, ed in basso s'estende fi n oltre la cicatrice ombellicale. Lo stomaco spostato in alto, ridotto alle proporzioni d'un crasso in testino, preseutasi com· pletamente privo di contenuto con pareti notevolmente ispessite ( l), ed è compresso fra il suddetto tumore splenico ed un enorme tumore d'aspetto e consisten .z a lardacea, addossato ed adeso intimamente alla colonna. vertebrale, dalla IV vertebra dorsale alla II sacrale, tumore irregolare che comprende nella. sua massa. il pancreas, del q uale solo in alcuni brevi tratti si risco ntrano ancora i caratteri anatomici norm>di , ed il rene sinistro, tumore aderentissimo alla milza, aderente al colon trasverso discendente, fi:;santesi in feriormente a tutta la cresta ed alla fossa iliaca sinistra senza alterazione del periostio e delle ossa corrispondenti, ment.re superiormente propagasi attraverilo H fo rarne aortico del diaframma. fino all'arco dell'aorta che uirconda col suo tessuto degenerato. La milza enormemen te aumer!· tata di volume (pesa 1850 grammi) mostrasi fo rnita di una sottile capsula presentante alla superfic ie i punti

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<41 l.' isp~ss in• en tn in ta l caso era co:~sccutii'O nt1 r•l••mazin ru)r rlinio;o lt:o to corco lo io consegu cnz::~ delIn compr<:«ionc e tkllo ,ur::un••ni •J tkl l~ vene r~llue, cio c mettono alla por ta.


corri:;poudenti alle praticate punture completamente <;icatrizzate, e soLto d i essa uno strato · di tessuto spleuico di poch i millim etri di spessore presentante macro · scopi~amente caratteri norma li, mentre l"in terno è formaw da una massa di colore e consistenza lardacea con tutti <;arat.teri del tumore suddesc.ritto. Il fegato per· fettamente normale presentasi soltanto ipercmico per ipo;;tasi cad;.~ov eric..;a. II rene destro par imenti normale, mentre il sinistro inglobato nella massa del t umore, mostra un princ ipio d i degenerazione dei tumore nel suo polo superiore, invasione che andò progressivamente sostituendosi al tessuto renalEI scomparso per atrofia . Gli in testini estremamente sotti li ed atrofici sulla hro tonaca sierosa presentansi C03parsi di noùn· letti ident ici a ftnelli not<.tti sulla superficie del me· sen terio (l). Le ghiandole retroperitoneali ed il pancreas, quasi completamente degenerati, confondonsi col tu· more in parola e sono intimamente adesi alla colonna vert3brale che presontasi perfettamente integra. L'esa me microsco pico di pezzi della. milza, del pancreas e delle ghiandole retro peritoneali venne contemporaneamente eseguito nel gabinetto batteriologico di g uest'ospedald

e pre:Jso la scilo la di anatomia patologica della R. Uni · versita di P adova per cura del!'egregio aiuto di quella catted ra prof. G iovllnni Fiocco. I risultati dei due esA.Ul i corrisposer o perfettamento e permiser o di meglio speciHcare le fatte diagnosi clinica ed · anatomo- patolo~ ica e di stabilire la probabile origine della vasta degenerazione in parola. L\.}same dl:llle sezioni tolte dal pancreas, dalla milza e da ll e glandol e retroperiton!lali dimostrarono come nel caso no:;tro si trattasse d i una iperplasia del tessuto ( l ) 1 nocl1 ,p , rsi ,uJ perilo nPO ,·wcrniP e paric tal~ dev011 0 es<r ro fntl'rprc lali CHili\; ÌllllC'l oliVI p e r S(lii iiiiÌO Ili So•gu 110 a rOllUrn di '(llliCIItl llv tJUIO [lr llllÌIÌ\'0.


DI L.I:'\Ft>SARC'O~IA DEL YJI:C'W1\\"

linfoide, cioè, di un liufosarcoma parvicellulare di Wirchow o linfoma molle. Le ghiandole linfatiche si componevano infatti di un trabecolato connettivale a larghe maglie, racchiudent i un reticolato connetti vale assai sottile, provvisto di ampii vasi sanguigni, e fra. questi un accùmulo di e lementi liufatioi tipici. Jn molti punti questo tessuto linfoide mostrava evidenti segui di degenerazione granulo-grassosa e le aree era!lo male colorate ed il protoplasma degli elementi granuloso; iperplasia quindi dei follicoli linfatici con degenerazione dello stesso tessuto linfatico. Ciò in gran parte deve essere ascritto alla compressione degli elementi che hanno prolificato attivissimamente ed alla ins ufficiente nutrizione da ischemia. Nella milza il processo comprende\'a il tessuto d ella stessa ed i follicoli lìnfaticì enormemente ipertrofici, con tutti i caratteri dell'e[emento linfoide proprio delle ghirmdole linfatiche. Esistendo lo stesso reticolo, e lo stesso accumulo linfoid.e, si notavano le stesse degenerazioni. Qnanto al pancreas, l'elemento proprio di tale ghian· dola, non esisteva. che in alcuni punti alla perifer~a, componendosi di acini ghiandolari in avanzata dsg enerazione; sotto questi stava nn trabecolato connettivale, e quindi i1 tessuto liufoide primitivamente de· scritto. Perciò si deve ammettere che il processo non sia partito dal parenchima glandolare, ma da elementi linfoidi sottosierosi proprii del peritoneo viscerale. elementi i quali proliferando hanno compreso e distrutto il tessuto ghiandolare pancreatico, il ·quale o mancava, ovvero era scarsissimamente rappresontato e per giunta degenerato. Trattavasi quindi indubbiamente di un linfosarcoma, forma illustratn. da Virchow e che da esso prese il nome, liu f'osarcoma sorto con temporaneamen to v con breve intervallo di tempo da tlltti gli elementi


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CIRCA. t"!\ CASO DI L I:\FO ' ARCO MA DEL VffiCH QW

linfat ici retroperitoneali di tfusosi a quelli viscerali e degli organi veramente linfatici o che contengono elementi di q uesta natura, quali le ghiandole r etroperito· neali, il pancreas, la milza, e le guaine de' g rossi vasi. Come ben si vede tale reperto microscopico viene acl illustrare pienamente il nostro caso, dimostrandone chiara m ente la natura, l'origine, la sua rapida propa· gazione e eli conseguenza l'assoluta sua inoperabilità (l). Desta invece VE~ramente meraviglia l'aver il nost.ro in· fe rmo atteso costantemente agli ord inari servizi fino a l giorno che entrò in quest'ospedale. Tal fa tto si spiega soltanto con l'adatt ibilità massima d ei varii organi ed apparecchi anche se fortement~ spostati e difficoltat i uel loro funzionamento, sempre che tal fatto avvenga con relativa len tazza e p rogressi v amen te. Da ultimo sorprende l'assenza di nodi secondari alle ghiando le linfatiche inguino- crurali e di metastasi al fegato e nelle pleure viscerali e pa.rieta.li, ciò che sì spiega benissimo col rapido accrescimento del tumore in parona, che sebbene così esteso, può sempre considerarsi come il nodo primitivo, talchè l'infermo ebbe a soccombere prima che tali fatti fossero avvenuti. Il caso abbastanza raro nell'ordinaria pratica medico· mi litare ebbe ad interessare noi tutti, perciò credetti ut ile rica pi tolarlo, aggiungendovi poche considerazioni e gl i importantissimi e decisi vi risultati forni ti dall'esame microscopico. {Il Tu tti i t rat t~li<l i sono conco r.Ji nr·ll' ~mm e ttc re per i lm fo-;nrcomi una proj!nosi (!P ile pit1 sf.tYilrP.\'Oii, p~rr l •·· la l••ro trapia!llazivnc o! co<l r~te.<a !In <larrr~oroilre d•· l n~op lasma t•rimitivo da csclndPrf' ~pesso o::ni intrrventl) orcra iii'O. Co>~ i ri;ultati opr ra torti furon o rnnto inf~llci che lii•J iti clururl(lli non intcrvcn!!ono ~lr.tlll), Nl i pi u si limitano MI oprrare ,;nJtanto i ltnfo<areo rm di or(!:tni fa cilmente r~~giungil!ih co l a uror:. iru·apsulati. (Duplry.fleclus, No\'nro. llnrun tc, r•cc. ).


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ANESTESIA CO LLA COCAINA Cou sìderazìonì io rapporto alla chirurgia di guerra pel ra Jlilano m~dico dott. 8an&oro Giu11ea•pe a>s i; tente onorario.

L'anestesia cocamtea, applicata oggi su più vasta scala, comincia a contendere il campo chirurgico, dove è possibile, alla narcosi ottenuta col cloroformio e coll'etere. Usata la prima volta nel 1884 dal Koller di Vienna, nella chirurgia. oculare, ha presto acquistato dignità. tera.peutica di pr imo ordine. completando nell"a.nestesia locale i mezzi antichi e moderni. Necessar iamente l'anestesia congiuntivale doveva essere seguita. dal.l' applicazione dell'analgesico su altre mucose e su altri tessuti, compresi i nervi, e, visti i risultati favorevoli, non ci deve cogliere meraviglia se, dopo le esperienze di laboratorio, e l'autoprova di B ier, si permettano oggi i chirurgi di cocainizzare il midollo, per a vere l'insensibilità eli buona. parte del corpo. L'impiego quindi della cocaina, diffuso già nell'anestesia locale, tende oggi ad arricchirsi di un nuovo metodo, il quale, per le considerazioni alle quali spun· tanea mente dà luogo, e per quelle che andrò svolgendo, de ve molto interessare noi medici militari, quando in campagna. siamo chiamati a spiegare la nostra attività opera toria nella cura di parecchie lesioni traumatiche.


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AXE:;TE::;fA CO LLA COCA I:\A

E percw, dopo aver d etto in succinto dei metodi di anestesia locale colla cocaina, dirò quanto ho potuto raccogliere della letteratura sulla cocainizzazione del midollo, e delle ri flessioni, in rapporto alla chirurgia di g uerra, alla quali mi spinse un caso di tal genere di anestesia da me presenziato quest'anno nella clinica eh irurgica diretta dall'illustre maestro pro f. Durante. I metod i principali d"anestesia cocainica si possono riunire in tre grandi gru ppi: inslillazioni, pennella· lu1·e, inie::. ioni. L e in.~!illa:;ioni, usate specialmente in oculistica, si fann o, facendo cadere nel sacco congiuntivale varie gocce d i una soluzione di cocaina al 2 p. 100, alle quali, per accelerare r anestesia, possono aggiungersi poche gocce della soluzione più. forte al 5 p. 100, come ho visto usare nella clinica o culistica di Bologna. P er la grande facilità di contatto deg li elementi ner· vosi termiof~li della. congi.untiva, e della cornea, sprov· YÌ~ti d i g uaina midollare, dopo pochi minuti, si ha ane· stesia quasi completa, in modo da essere lecito, a mano esperta e rapida, l'esecuzione d'operazioni anche n ei tessut i profondi dell'occhio. Come fenomeni acc~ssori, sono stati riscontrati pallore ed anemia delle membrane oculari, prop~llsion e e fiss ità del g lobo oculare; come accidenti, sono stati segnalati cheratite-in fil t rata e cheratite neuro-pa.ralitica. Certo è che oggi la cocaina, oltre essere entrata nel formulario tera.pentico oculistico, permette, con vero vantaggio da parte degli infermi, buon numero d'operazi oni sulroccbio. Le pennellalu;·e si fanno ord inariamen te sullo mu· cose le quali i:;tantaneamente s·anemizzano, e diventano insensibili, e di solito s'adoperano soluzioni al 2 p. 100. Con l)nesto metodo si sono estirpati, senza dolore, polipi delle corde Yocali, del na >o e della vagina, sono


ANESTESIA COLLA COC A!:\ A

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stati praticati sondaggi uretrali e della tromba d'Eustacchio, è stata anestesizzata la mucosa gengivale nei casi d'alveolo-periostite. Le iniezioni rappresentano il modo più comune e più importante d'impiegare la soluzione di cocaina. Circa la tecnica delle iniezioni Reclus usa la soluzione all'l p. 100, e raccomanda l'introduzione della siringa obliquamente e continuamente, senza farlo giungere, l'ago, nel cellulare sottocutaneo, per non avere un rapido e pericoloso assorbimento, ma limitandosi al derma, e spingendo lo stantuffo con pressione leggiera e continua. Lo stesso autore fa mettere l'ammalato coricato ad evitare lipotimie, avute perfino sopra individui seduti, e preferisce che l'ammalato non sia digiuno. Il Ceci ha adottato una soluzione di cocaina all' l su 200 d'acqua borica al 3 p. 100, facendo precedere all'anestesia l'iniezione di l - 3 centig. d i cloridrato di morfina. Il Ceccherelli usa la. cocaina unita alla morfina in acqua sterilizzata. Il Kummer di Ginevra. è riuscito a prolungare ed a rinforzare l'azione della cocaina, costringendo colla benda di Esmarch la radice dell'arto sul quale si praticano le iniezioni, ottenendo l'altro vantaggio d'osta· colare l'assorbimento, e la penetrazione nel circolo generale della cocaina. Di tale precetto ho visto un'utile applicazione nella. clinica chirurgica di Roma per un caso d'epitelioma dell'asta, dove il prof. Durante, previa anestesia cocainica, ed applicazione di tubo elastico co· strittore alla radice della verga, ha potuto eseguire, senza reazione da parte dell'infermo, l'amputazione d6l membro e la relativa plastica uretrale. Un altro metodo d'iniezione cocainica, preferito dai tedeschi, è quello detto d'infiU,·u..::ione o metodo di Schleich.


ANESTESIA CO LLA COC AINA

Più che la formola comunemente usata dallo Schl eicb, non da tutt.i 01servata., consistente di cloridrato di cocaina gr. 0.10, clorid. di morfina gr. 0.02 cloruro di sodio gr. 0.20, acqua gr. 100, trovo razionale il pro· cesso. Introdotto l'ago della siringa. nella cute, che, se si vuole, nei pusillanimi, si pnò sendere insensibile col cloruro d'eti le, coll'etere, col ghiaccio eco. Schleioh spinge la soluzione adagio adagio in modo da avere una papula bianca d'infiltrazione. Ottenuta q uesta, ritira l'ago, e, sulla periferia della prima papula. ne produce una seconda, e nella stessa maniera una. 3" e poi una 4• per tutta l'estensione dove deve cadere il t.aglio cutaneo. In questo modo egli 0ttiene subito l'anestesia della cute, e perciò,, praticando, immediatamente dopo. iniezioni profonde intramuscolari, ha l'insensibilità dei tessuti sottoposti, e può operare senza reazione dolo· rasa da parte dell'ammalato. Se invece si inietta prima profondamente la cocaina, è ritardato l'eifetto anestetico, e le parti molli sovrapposte saranno ugualmente dolorose . Il metodo S e;bleich, cri ticato da qualcuno un po' ingiustamente, perchè un po' lungo, e perchè sposta i rapporti dei tes~uti, ba il vantaggio di richiedere poca cocaina, e, per il processo d'infiltrazione, di d iminuire l'emorragia dove que;;ta avviene, il che è di g rande utilità per noi medici militari, quando si deve andare a lla ricerca di un corpo straniero. Il predetto metodo di Scbleicb è stato molto eseguito da \ Virkerhauser (l ), e tra le grandi operazioni sono r egistrate 13 tracheotomie. 8 operazioni sullo sto maco, 5 epicistotomie, 21 ernicotomie, 27 laparotomie, 18 operazioni sulle ossa.

- - - - - - -· ( l) Ccull·a/IJ. {<~ r Clt~ rurpif.


A~ESTESlA

COLLA C'OCAI~A

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Uu ultimo metodo d·anestesia locale cocainica è quello detto dell'ane~~tesia 1·egionale, o d i Corniges ed Oberst, basato sul contatto diretto della CIJcaina su un tronco nervoso. Questo metodo, seguito mol to dal Krogius, dal Braun e dttl Mauz, in I talia, fra. i primi, è stato largamente applicato dal Ceci. S i usa. specialmen te nelle operazioni sulle dita della mano, del piede, nelle sezioni degli arti ed in quelle sulla verga. Si esegue anemizzando la parte, previa sospensione e consecutiva applicazione di laccio elastico, e facendo nrie iniezioni di soluzione di cocaina all' l p. 100 lontano dal cam po operatorio, magari al principio dellt~ sezione d'arto, o nel punto dove i tronchi nervosi sono situati superfi· cialmente, onde meglio eliminare i ritiessi periferici sensitivi. Il Mauz, pratic.;ando poche in iezion i vicino al polso, e vicino all'articolazione del piede, precedute da ischemia e legatura olastica dell'arto, ha potuto eseguire, in:>ensibilment e, snture tendinee nella mano e disarticolazioni delle ossa della mano o del piede. Da questo riass•mto su i metodi d'anestesia locale co· cainica ogni medico militare facilmeute intravede la bontà e !"ut ilità del predetto analgesico nell<t chirurgia di guerra. Con uno dei predetti processi , senza aspettare clo· roformio e cloroformizzat0re non sempre vicini, nè sempre disponibili, sugli es tre m i degl i arti si possono eseguire disarticolaz.ion i, a m pu tazion i, estraziou i d i proiettili, allacciature ed altre operazioni, senza slirappare lamenti al ferito, e senza pregiudicarlo pel necessario ritardo nell'intervento operati v o. La cocaina oggi circola nel commercio a buon patto, e chimicamente pura., l'acqua sterilizzata non è difficile avere anche in campagna, sicchè, anche da C)Uesto lato tutto converge nell'attuazione d'un mezzo, il quale è mai nocivo, usato nelle giustd proporzioni, ed è certamente efficace nel calmare so!ferenze fbiche.


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A);ES TES JA COLLA COCAI);A

Come se non bastassero i sopradescritti processi, rin·· dirizzo moderno d"ogni ricerca, a base di controllo e d'esperimento, nuova dignità terapeutica riserbava alla cocaina nella. chirurgia ordinaria. Il predetto alcaloide recentemente in mano a Bier, se non nel suo midollo, ha risposto alle ved ute teoriche. Il geniale chirurgo di Kiel seppe scegliere una cavità, lo speco vertebrale, nella quale sono contenuti elementi nervosi, che hanxh> alla loro dipendenza una gran parte dell'organismo, e dove si rinvengono condizioni ben favorevoli, affinchè la sostanza medicamentosa possa efficacemente esercitare le sue proprietà. anestetiche sui nervi ivi appunto sprovvisti dì guaina, sopra le radici nervose e sulle cellule gangliari.

La cocatm::za.zione del midollo tiene nn posto di mezzo tra l'anestesia locale e la generale, perchè, pur lasciando intatte le facoltà psichiche del soggetto, rende insensibili due t erzi circa del corpo. TI Bier pel primo ha iniettato la solu~ione di cocaina nel canale rachid iano di sei amm~lati, affetti da a1fezioni chirurgiche diverse, ed ha successivamente praticato, senza. dolore, operazioni chirurgiche g ravi sugli arti inferiori. L "operazione consistè nel praticare, previa anestesia delle parti molli, la puntura lombare alla Quincke con un ago-cannula assai sottile, ed iniettare da 0.005 a 0.015 di cocaina. Dopo 5-10 minuti l'analgesia s'estese dn,gli arti infe riori alle mammelle, e permise varie operazioni sulle estremità inferiori senza risentimento, e senza inconvenienti d i rilievo, se se ne toglie uu po' di eccitazione, cefalea e vomito avuto in q ualche ammalato. Il brillante risultato invogliò Bier ed il suo assistente H ildebrandt a sottoporsi al nuovo genere d'anestesia, allo scopo di stud io, ma gli effetti, pur essendo


.\:\ Rf,T ESL\ tOT.LA CliC' \1:\,\

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p ieni d'ammaestramento, n on corouarono doguamente la buona volon tà c.lei c.luc campioni. Il Bier perdo molto li(]uido cefalo-rachid iauo, e questo accidente causù vertigini che s i sono riprodot~e costantemente n ella po· si?.ione ve r tieale, e che s i sono dissi palie solo dopo 9 g iorni di letto. L' l:IilddbramH, iniettato solo con 5 milligrammi d i cocaina non ebbe p<lr oll'ett,o che una leggiera eccitazione. D a ques te espe rienze d ue cond i?.ioni s'affacciano alla mente per la bu ona riusci ta della cocai nizz&zione de l midollo, e cioù : 1° im pedire la uscita d i molto li (]niclo cefalo- rachidiano, per prevenire gli srpli!ibri t:ircobtori tanto dannosi ai cen t ri i mpor tantissimi dcll'!'ls;;ocerebro spiuale ; 2• introd urre una (]UU.n t ità. di cocai na nello speco vertehrale non iu fer ioro a 1-2 ce ntigrammi pe r lo meno. Zeidler e Seldtn'itch ( l ) hanno recentemente s peri men t ata la cocainizza?.ione del midollo in 1 donne per lesioni degli arti inferiori, iniettando l cen tigramma di cocuiua, ed a.ve ndo, dopo 5- 9 minuti, un'anestesia persistente, dai 30 ai 50 minuti fino alle spine iliache. Come accidente postope ratorio fu ossBr vato iper term ia (:10•), la qnal e scomparve iu un t empo lJrevissimo. Il Tu1Iier (2) fin dal novembre 180!J ha pu bb licato un primo resoconto del le sue e:>perieuze otten u te con l'iniezione sotto l'aracnoide lombare, e conclude che, con 1-2 centigrammi di cocaina, s i ha comple ta analg esia. degli arti inferiori, che la sua dnrata è tnle da permettere ogni atto operativo, e che la punt.ura. è innoc ua, qualora è praticata, t enendo conto dcJl lir1u ido ,.... solvente, della sostanza analgcsiz?.ante, della dose, di'Ile probabili idiosincrasie. ( Il Semait>e ,lfé,licnl•. f!n9. (!J l're$SC .Jicdic••l••, I X99. ()(


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A:\ E" TESI.\ COLLA COL..\ IXA

Severano e GeroLa alla Società di chi rurgia di B ucarest nel la seduta del lo d ice mbre 18U9 hanno comun icato a ver essi praticato la cocainizzazione del midollo per un id rocele, per un'e:;trazione di proiettile dal condi le esterno del femore, per un ascesso della gamba e della fossa poplitea in soggett;o satticoemieo, per un 'estirpazione di sarcoma. dalla coscia, per una troca11terite tubercolare, per un'ernia ing uinale, stroz· zata con ascesso stercoraceo e gangrena dell'intestino, per cui fu necessario estirpare il sac0o, resecare l'in· testiuo e produrre un auo contro natura, eLI infine per una rottu ra del perineo curata col processo del L awson· T ai t. I n tut Li questi casi con 2-3 centigrammi di co· caiua s'ebbe anestesia perfetta della metà inferiore del corpo, ed anche più, in modo da permettere la laparo· tomia. Nella maggior parte dei casi fur ono osser vate cefalalg ie, vomito, e lipotimie, ed in t re casi s'ebbe elevazione di te m pera tura, e g li autori a ttribuiscono i fe nomeni d'i ntossicazione più alla dose, che alla snscettibili tà iudì,·ìduale. Essi eseguirono la pun zioue colla siringa di Pravaz, aù ago fino e lungo, tra la 4• e 5• lombare assicurandosi d'essere ne l cana le nwhidiano per la fuoriuscita di poco liquido. };ella seduta stessa della predetta Società di Bucarest il J onnesco ha comunic~to anche lui di aver praticato la cocain izzazioue midollare in 4 casi: ernia inguinale, seni fistolosi tubercolari al ginocchio, epitelioma del pene, isterectomia addominale per fibroma uterino. La soluzione usata fu la seguente (coca ina 0.60, morfina0.15, acqua gr. GO), iniettandone una siringa tra l'ul tima -vertebra lo mbar e ed il sacro, e, di ce J onnesco, nelr ister ectomia non s'ebbe anestesia, nonostante s'iniettassero 3 '/ , cc., per cui fu necessario ricorrere al cloroformio, e nei seni tubercohtri del ginocchio con 4: cc. della slessa solu zione s'ebbe uu'anelgesia incompleta.


A:\1~:->TI::;..r.A

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L 'autore attribuisce r insucce:;so alla tolleranza particolare iudividnale, e, accennando anch'egli, presso a poco agli stes;;i incon,·enieuti, dai suoi colleghi rilevati, non si pronunzia del:iuiti,·amente, ritenendo pochi i casi registrati. Al contrario chi si mostra costante e fervido partigiano del predetto me torio d'anestesia m id o Ilare, non astante le esitanze e gli scoraggiamenti di qualche insuccesso non spiegato, compensato in 'ece da tanti altri risultati positivi, è il Tuf:lìer d i Parigi (1). Egli dal 9 novembre 1899 pratica la cocainizzazione del midollo, e finora conta già nel suo atti,·o G3 operazioni, ottenendo sempre analgesia assoluta senza compi icanze precoci o tardi ve. Egli si serve della siringa d i Pravaz con ago di pla tino lungo 9 cm. col diamet.ro esterno di 11 decimi di mm. e con la punta tagliata a sbieco. La soluzione di cocaina adoperata è n,l 2 p. 100, deve essere di recente preparazione e ster ilizzata a bagnomaria. elevando la temperatura a 80' O. per un I)Uarto d'ora, dopo teneudola a 33·•-31)• per 3 ore e dopo riportandola a t;ù• e consecuti ,·amen te per 5 o 6 volte negli stessi limiti di tempo di prima, cercando di non ·l'agg iunge1·e /((, tempel ·at u1·a superio1·e a 8 O" p e1· non ~lte1·are le p1·op,·ietà dell'ak aloirfe.

L'iniezione si pratica, previa disinfezione della regione lombare, stando l'infermo, secondo Tuffier, se· duto sn un tavolo colle braccia portate avanti. Cercate le creste iliache, stando il tronco diritto, la liuea trasversale che le riuni;;ce pas:;a per la 5a vertebra lombare, sotto C}U e~ta lìnea si penetra nel canale midollare, Con· indice sinistro si marca r apofisi spinosa e si fa piegare in avanti fortemente il tronco; qnesto movi-

( IJ Se111ai11e .lleùiw l~, ma:;gio 1900.


.\~ESTESlA

COLL,\ COCAI::\A

mento ba per iscopo d i allontanare la vertebra segnata. da quella sottostante di circa l '/ 2 cm. Ciò fatto, l'ope· ratore, piazzato a destra delrammalato, col pollice ed indice della mauo destm prende l'ago sterilizzato e lo ficca ad l cm. in fuor i dell'apofisi spinosa. Se l'ago è penetrato veramente nello spazio sotto-aracnoideo non s'incontra alcuna resistenza, e dall'estremità libera si vede uscire il liquido cefalo-rachidiano ritmicamente a goccia a goccia, di colorito chiaro-giallastro. Solo dopo questo seguo si può fa re l'in iezione, ed allora s'adatta la. siringa carica di l cc. di soluzione, e l' iuiezione si fa lentamente in u n min uto. La dose non deve oltrepassare 15 milligrammi (nn po' meuo dello. metà. della siringa che impiega con la soluzioue al 2 p. 100). F!:\tta l'iniezione, si r itira. rapidamente l'ago e si cbiudc con collodio l'orifizio. Dopo 4, 8 10 minuti l'ammalato accusa formicoli i e senso di calore ai piedi ed alle gambe. Da questo momeuto si può operare, la sensibilità al dolore e calore è scomparsa, r esta solo la sensibilità t<tttile; l'anestesia raggiunge il torace e l'ascelle, e dura un'ora o un'ora. e mezzo, qualunque sia la posizione dell'ammalato. Per un movimento intempestivo dell'ammalato, per scoliosi o per poca esperienza chirurgica l'introduzione dell'ago della siringa puo essere ostacolata. In tal caso il meglio che si possa fare è ritirare l'ago, e fare una seconda puntura più a lta o più bassa. Il s0lo Stlgno che ci assicura essere nel canale midollare è l' uscita del liquido cefalo-rachidiano. Accidenti imputabili alla cocaina non se ne sono riscontrati ; solo tra g li ammalati alcnni hanno avuto peso allo stomaco, nausea, vomito, cefalalgia, midriasi. tremito alle gambe, frequen za di polso, elevazione di temperatura, fenomeni di durata non superiore alle 36 ore.


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Finora il Tuffier conta la bella cifra di 63 operati <;O l l'anestesia m.id oliare e, per non citare tutte le operazioni fatte, dirò delle più imponantì. Sugli w·ti infi!l·iol"i ha eseguito artrotom ie, estrazioni di corpi estranei, t·ese~ion i , amputazioni. Sugli m·gani genito-w·inm·ii masc:ltili: fisto le, litrotrissie, nefrotoro ie, i pospadie. S11gli Oi'gani genilo -twinm·ii (envilinili: isterectom ie Yaginali, isteropessie, laparotomia per suppurazio.ne pelvica. S~tll'inleslino : e rni e, appendiciti, fistole anali, emorroidi, estirpazione del retto.

•• P rima della statisti<;a d i Tuffier, pubulicata solo nel maggio scorso, in Italia dallo S(;hia-;si di Bud rio (l), f'L1 eseguita la cocainizzazione del midollo in due vecchi settuageunri, nei quali la cloronarcosi sarebbe stata. cer to funesta; essendo cardiaco l' uno con estesa arterioscleros i e, per essa, affetto da incipiente gangrena al piede destro, l'altro cakoloso con cist.ite. Nel pr imo fu eseguita l'amputazione della gamba, noi secondo la ci-

stotom ia soprapubica, cou ottimo risnl!ia.to. Oltre la. p ubblicazione fatta dallo Sch iassi, srbbene io abbia la con viuzioue contraria, non sono certo ·se altri abbia r ipetuto l'inil:'ziou-e intrad urale, non avendo letto reso· co nt i n ei gior..1ali nostri di medicina.. I n q uest'anno, e propriamente nel mese di marzo, f req u entando le lezioni della clinica chirurgica di Romn, q uale assistente onorario, ho potuto constn tar e la grande efficacia di questo nuovo presidio chir urgico, iu un caso disper ato, uel quale il sonno clorofor mico si sarebùe conve r tito certamente in sonno di morte. ( 1)

p v l•clitlìco, marzo t !li'O.


A::s-E;;TESIA COLLA COCAI-'A

Si trattava d'un infe rmo assai grave, all'e tto da nefrite. arteriosclerosi pronunziata, Yizio organico di cuore, e, come conseguenza di tutto. da gangrena diffusa al piede e a quasi tutta la gamba sinistra. Colla. SCOrta di SÌ t erri bili nomici, p r escntossi l'infermO in

clini<.: a, co l desiderio alu1eno d i liberarsi della gangrena. della g amba . E per le lesioni gravi su riferite, nou essendo neanche lc~; ito pensare alruso del cloroformio, per eseguire la decisa a mputazione della cos~;ia, volle il prof. Durante cocainizzare il miJollo per anestesizzare la parte. Non proprio clo'e og gi raccomanda il Tu ffier, ma sotto la 4• Yertebra lombare, dove le apofisi spinose sono parallel e ed or izzontali, e do\e lo sfioccamento d ella coda equina è anche bene accentuato, stando l'infermo sdraiato sul fianco, fu spin to rago della siringa nello spazio durale, e, senza aspettare r uscita del liquido cefalo-rachidiano, fu iuiettato l centigrammo d i cocaina iu soluzione alr l p. 100. D opo ò-7 min nti la coscia era anestesica, e r infermo potè assistere alla demolizione del suo arto, mantenendosi sempre la parte insensibile, non solo per i 20 minuti delroperazione, ma anche per una buona ora. Nessun accidente post- operatorio venne atl accrescere le vecchie sofferenze dell'ammalato, anzi questi, sollevato, pote ancora lottare per qualche tempo colle inesorabili e gravi alterazioni organiche delle quali era. affetto. ::ìicchè nel caso in parola non fa mestieri provare di quale risorsa fu pel ch irurgo, ma più di tutto per lo ammalato l'anestesi a midollare. Nessuno avrebbe potuto garantire r innocuitù. di una dose di cloroformio, ne~essaria per un'amputazione di coscia, con le palesi controindicazioni organiche esi· stenti.


A :'\ESTF.SIA COLLA COCAIXA

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Ma, la:;ciando a parte il ca,so su riferito. che, per guanto verosim ile, non è certo fre11nc n te nella pratica ordinaria. mi sia lecita la domanria : la cl orouarcosi. è sempre innocua? L'argomento non è HUOYO, anzi sfoglianc.lo la lette· ratura, si trovano esperienze, :statisti~.:he e trattazion i sottili e cl ilig enti per le sorprese che alte volte regnla il clor oformio, non tanto per le sue im pu rità, come poteva pensarsi una volta., ma per la sua azione sop ra alcun i organi, e specialmen te sui reni, lo stomaco, il cuore, il fegil tO. Barbacci e Bebi ( 1) studi;mdo l'azione dell'ete-re o cloroformio sni reni con c lt~(lono: l " nelle narcosi clorof'ormiuhe si hanno albumin urie il 18.89 p. 100, nell'eteri:r,nzioue il 29 p. 100. 2• gli animali eterizzati presentano nefrite emor · rugica tlifJusa con t{'ndcnza alla guarigione ;;;pon tanefl, gli animali invece cloroformizzati sono colpiti da 11efrite parench imato:>a con tenclem:a alla cronicità e con esteso processo deg enerati ,.o dell'epitelio. E il prof. Alessauclriuel suo lavoro (2J dice che l'albu· minuria ne' più dei cas i se èl eggera e t rans itoria, non durando più di due o tre giorni, talora è di g rado ri]evantA e persis~e nte, nccornpagnando::; i anche a cilin druria con prevalenza di forme g ran ulose e d 'epitPlii d egenerati in grasso. )fa ') uel clte è ]Jeggio, la lesione rcnale porta seco un altro disturbo funzional e, eli graYità veram en te seria, e questo è l'alterazione della per· meabilità rena le. E, come scr ivono Galeazzi e G rillo (3 ), dato il con· cetto moderno, ormai mes,;o fuori dul•bio dag li stud ì (IJ Aziolle <Jpl rllll'o{Vrm io •' d ;•lere std n>lli. - l'vhclw ico. (~ ) 6((clli d el clo ro{ol·mio sull'or!Jttlli.~mn eu in p!t~lirl l<n·e Sj!i nni . Polirlitlico 1 8~1 . (3) / nfltun:<• <lfyli rw e<lt•rici sull•• Jl••r me<l 11llcl•r H ll'lle. - l'ulirl i11iro IS~!t


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A:\1·::-.TI·::-lA (.;OLLA (.;!)CA 1:\A

più receuti rli Lanz e JJ'la(;h ( Lange~ecl!s A?·chiv), Brunll e r e Stiihl:' li che : 1< nessuna operazione e nessun trat·

Lamento delle fèrite è nello stato da escludere tutti i batteri dalle foriLe, i fJUa li giungono già in esse durante l'o],era~ione, non solo sotto forma d'innocui saprofiti, ma andte di specie patogene », si compren· der!Ì quale importanza ha la permeabilità reuale allf' sostanze tossiche elaborate da q ucsti age11ti infetti vi. I./anestesia gt' uerale diminuisce la. penueabilità. d11l rr.me. dimiuuzione che si manifesta sperimentalmente con un ritanlo nell'eliminazione del uleu di metilene scJJmuinistrato per iniezione ipodermica. Orà il cloroformio altera la funzione reuale in grado as::;ai più elevaLo dell'etere, e, per l'alterata funziono del filtro renal e, reude pitl grave per l'organiS!TlO lo intc,ssi1:azioni e le iuf'ezioui batteriche. B se tutto questo accaùe nei reni sani, nessuna mera\·iglia ci deve cogliere, se, pel rene vecchio o malato d'nn nostro cloroformizzato, operato di <]Ual· sia::;i intervento ch irurgico, in 3• o 5" giornata, inYece d 'un infermo, trov iamo una vilLima d'un accesso uremico. Tutte questo considerazioni però se giustificano la concorrenza al cloroformio della cocaina e perfino del cloruro d'elile, e se hnnno il loro peso nella pratic<~ cb iru rgico. orù inaria, hanno solfl un valore r~lati vo per noi medici militari, avendo in genere a che fare con gio\·ani sani in tutli i loro visceri. jJa. tornando alla. ch irurgia di g uerra, quando si peusa cl1e un clorofor mizzatore r1ualche volta può man· (;are, quando si considera. che si deve, in date circostanze, operare un soggetto esausto di fo rze, e r1uando si ritl ette che il vomito clorolormico costituisce un tormento per l'ammalato, un disturbo per l'operazione eseguita. sul \·euLre, non si deve transigere, potendo


A:\E:STJ'::--IA COLLA COC.\1:\A

s· intende, sulla scelta dolla cloronarcosi o della cocainizzazione del midollo. È positivo che ogg i si fu strada nei chirurg i u na specie di r eazione non tanto fav-o revole alla cloronarcosì. E , prima dell'attuale difrusa anestesia cocain ica, alcuni, visti i pericoli della narcosi clorotormica, hanno pensato ]imitarne r uso, associando il narcotico ad altr i analg esici locali pure efficaci. E , per non citare altr i, il Bloch (l ) afferma aver eseguito importanti operazioni pedino nel ve n tre, adoperando il clor uro d "etile localmen te con pochissime dosi di cloroformio. Certo la cocaina non è scevra di pericoli, sia per r o. rigin e dell'alcaloide, r icavato oggi, per economia , median te sintesi, e non per distillazione della coc1~ B oli \'Ìana, sia per condizioni inerenti all'infermo, e ri feren tesi all"età, al sesso, a speciali idiosincrasie. Di pill la sterilizzazione del li()uido da iniettare nello spazio subdurale non è facile, nè sped ita, volendo segu ire il metodo T uffier, occorrendo seria attenzione nel riscaldamento frazionato, affinchè il calore non sor· passi i 70•-so• O. per non a.lter~re l'alcaloide, e non esporsi ~d introdurre nel canale ver tebrale acqua tiepida e perciò inattiva. Ma gli a vvelenamenti cocainici sono assai r ari nel nostrò elemen to d'ammalati rappresentati da giovan i scelti, e la mnnualitàdella. sterilizzazione, se pur non sa rà perfezionata col tempo, si può ogg i risparmiare, r icor· rendo alle fiale di vetro, saldato a ll a lampada, che già. esistono in commercio belle e preparate con la soluzione cocainica. D"altra parte la dose d i cocaina che s'adopera è tanto piccola che : per quanto sensibile sia l'idiosincrasia individuale, mai finora ha dato luogo ad efFetti spiacevoli in mani esperte. 111 nrvue de clllntrgie, 1900.


n1o È da augurarsi anzi, vista. l' iunocuità della sol uzion~ steri le d i cocaina. iniettata nello speco vertebrale, sia sui nen·i della coda equina, sia sugli altri tessuti, come ri:m lterebbe dall e esper ienze praticate sui cani dal dott. De N igris nel laboratorio chi rurg ico della R. Un iversità di R oma, che qualche alt ro Bier pensi a l mezzo di portare ra.nestesico nell e parti più alte del midollo, senza ledere il centro ner voso troppo vicino ni corpi vertebrali. Facendo così. la cocaina, questo curaro della dolora· bi l ità, por terebbe l'analgesia anche negli organi sopraombellicali. Ad ogni modo oggt s1 può afferm are : l • che i metodi d"anestesia cocainica, applicati con le precauzioni neces3arie, ed opportunamente sono innocut; 2° che la coca inizzazione del midollo è preziosa, fJUanclo specialmente la cloronarcosi è contr oindicata; 3° che ranestesia midollare merita d"essere presa. in considerazione da n oi med ici mili tari , costituendo essa un'utile risorsa nella chirurgia di guerra. R oma, gwguo 1 ~00


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PERI~KTRIA TORACICAKRECLUT:\~EHO ~EGLI I~TITUTI M ILITARI

Pe r il dott. ~nto n i o P e r a,.,.;, r~pilan(> nw.Ji.:o atldcllO .11 e.. l l~;.;rtr mll rl:m; di R., m:1

La vessata questione relativa al valore delle indicazioni ottenute colla misurazi one del torace non fu an· cora in modo esauriente definita. Toldt ritiene erroneo <]nesto criterio direttivo pel reclutamento, a causa della mancanza d i una costante corrispondenza fra la capacità e la perimetria tora· cica (1). Questa. essenzialmente deve armonizzare col la dilatabilità. e forma simmetrica. del torace, nonchè col la struttura generale del corpo. Senza bisogno di giurare in terba magistri, si può accogliere il concetto che la. tubercolosi e la predisposizione a tale malattia sono spesso segnalate da minime ampiezze toraciche, in rapporto colla statura. Quindi la perimetria tomcica, malgrado i suoi difetti, nelle applicazioni eu m g1·ano salis per la scelta del soldato, continuerà a r endere utili servizi. IL maggiore medico Livi, in una sua monografia pubblicata tre anni fa in questo stesso giornale (2), ha già. dimostrato, in base all'enorme numero di osserva....zioni raccolte per l'Anlropomel?·ia militw·e come gli ( tJ A. LHe nAN. -

Trai l é d·llygihlt ,1/i/it(rir·e. P<~.~. ti.

(!Il S~t!lo svil~t[,po de! cOrJ>O irL riiJ>pndo clllltl pro(ts$ilurc e la coudi:io ne

so& iale. GiorrLu/e .1/edico <lfl !t.• Eit,.cilo, Agosto t89i.


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l' E RBl ETHU 1'u!UCICA

:;t nrlemi e g li esercen ti proie;;s iou i liberali hanno Ul media una cin:onfel'en za toracica i nferiore in confronto Ji quella de tloro coetanei con tadìnì. R iassumo C) tu bn·Yemen te le cifre d el Li vi: I'Prl nu•t m

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In ogni grado di sta t ura il perimet ro toracico degli stlllleuti è inferiore a quello dei contadini di una rt nnntità, cl1e in med ia è poco al d isott o ·d i due cent.imet ri.


Il prof. Angelo :\fosso. mio illus tre maestro, nel suo ottimo libro di recente data. inti tolato La 1'i(m·ma rlr+ l'educazione, al capitolo sulla gracilitìt cr~sceute e le leggi m ilita.ri, riportando la tavola. grafica. del magg i on~

meJico Livi, esprime la convinzione elle quest[ dali statistici siano di una g ravità -eccezionale e formnl•t induzioni mol to recise. L'apprezzamento che i contadini sono il vero ne1 ·ùo clell'eser:,ilo pnò essere cond i \·iso da tu t ti co loro, che per l ungo tempo vissero a contatto del soldato. Dir0 d i più, il contadino oltre la r ivelata snperiorità. nello svi luppo tora.cico, d i massima possiede una spiccata dote morale inestimabil e, cioè la naturale disciplina dell'int ell igeuza. Anche le vibrate consid erazioni che il Mosso con a lti e virili intendimenti espone sulla effeminatezza e sul nervosismo borghese sono degne di profondo esame. .hla per determinare 11 fenomeno complesso, riferibile a lla decadenza d<:!gli ab itanti delle grandi città, concorrono fattori molteplici, di cui alcuni sono di origine remota. Cosi pure l'esclusivo indice espres:>o dalla minore circonferenza toracica, forse non r i~·ela il motivo principa le dei temuti disordini morali. Penso che per la progressi va di visione delle occupazioni sociali, sempre più verranno a mancare sulle regioni palmari, in un numero crescent,e di g iovani, i segni classici dE>ll' intensa operositù. man uale, oYuuqne apprezzati come meda~ l ie commemorati ve di nobilitante lavoro proficuo. Da ciò si arguisce faci lmente che conseguano modificazioni iu t utto l'organismo, ciob car atteristiche impronte professionali, pnr non deYiando dall'ambito fisio logico. Lascio l' intricato argomen to, la. cui trattazione non è qui opport.una, tanto più che pel pratico primeggia un altro quesito, che fa d'uopo in. br eve accennare. Il servizio e l'educ\lzione militare,


PERBLETIIIA TORAC'ICA

auche nel per iodo del massimo accrescimento corporeo, fa.voriscono utilmente, oppur no, lo sviluppo del tora('e? Il pri ncipio informatore delle selezioni significa già implieitamente che, iu base ad nna lunga esperienza, non si accolgono i giovani non ùotati di un normale patrimonio d i salute, perchè nel l"esercito sona inevitabili i passaggi subitanei dalla fatica allo strapazzo, a cui male reggono gl i indiviJ ui con fibra troppo delicata. R esta a riso l vere l"altra parte della proposizione sopra rif'èrita, se cioè gli organismi sani e robusti divengano sempre più fo rti fra le raccolte, in cui <;ono curati gli

eset'cizi muscolari . P er ora m i limi to a citare un dato di fatto positivo: nei quattro qninti degli allieYi del collegio militare di R oma, testò arruolati al 17' an no di età, la circonferenza toracica raggiunta è sensibilmente superiore alla semi- statura. Studiando ancora i risnltaLi interessanti che emer.gono dalla taYola del dottor Livi, si scorge la traccia per nna proposta modifica ti,·a sul reclutamento. P oiehè in natura gli operai della mente hanno in

massima un'ampier.za toracica inferiore a quella dei fati· catari manuali all'aria libera, praticamente d i questa d i1I'erenza si dovrebbe tener conto, per non escludere eou eccessivo rigore dai benefizi della vita attiva mi· liLare quelli che, dopo una preparazione intellettuale adeguata, vi aspirano cou decisi \·a predilezione. L 'elenco dell e imperfezioni e infermità esimenti dal ser vi,zio nell'esercito, a ttualmente in Yigore, lascia al giudizio del perito tecnico una ragionevole tolleranza, entro limiti ben de fini ti, nella valutazione del peri metro toraci co in rapporto alla statura. La riconosci uta utilità del mentovato temperamento non ren1lerub be illogica la proposta che a 17 anni, per


r: R I~CLvr,u i EXTO x rwL r J<;T l 'lT TI )IILITARI

Di 5

g !i aspiranti all'arrolamen to Yolon.tar io n egli istituti militari, il 1ninimo per l' idoneità pei vari g r u ppi di stature, fosse tollerato fino «. d lle cen timetri al di;;;ot to d i quello ora richiesto dall'articolo 2 dell'elenco sud· detto. Allo scopo però di evitare gli e ven tual i danni connessi a q neata dimi nn2ioue, per f)U anto insignifi ca nte, di un req uisito fisic;o d i primaria importanza pel r eclutamento, con verrebb~ ammettere l'applicazio ne del limite m in imo solo quanJ o il parere d' idoueiU't resti avvalorato da una d ichia razione esplici ta, r ilasciata da l padre dell'aspirante all'arrolamento, o da chi esercita la paterna potestà, in cu.i senza riser ve s ia esclusa r esistenza. d i gravi malattie pregresse agli org aui respiratori. I n sostanza, per a lcuni casi special i, oltr'e i cr iteri del ponderabilc e d el commensurabile, si dovn-'bbe p u re serenamente vagl iare ogui attendibile testimonianza della perfetta salute. L a modificaz ione proposta per la clas<>e degli sl ndenti, che desiderano intraprender e la c.:~.rriera. negli istituti militari fa rebbe sorgere uua dissonanza, solo apparente, colle severa prescrizioni impart ite per la sJeliia del soldato, essenzialmeute basate su ll"esame ob· biettivo. L a regola patir ebbe un'ect;ezioue, però a ppog· g iata da indiscutibili fatti, me:,si in eYiden za da couc~ ndent i osservazioni antropometriche, idonee a dimostr are che segue u n metodo più Cf) UO chi non sempre giudica contad ini e studenti colla stessa misura. L a minore esigenza nel perimetro toral!ico da richie· darsi per gli a lli~ vi degli istitut i militar i, raggiunto il 17° anno di età, è p ure sorretta d a coefficienti igìe· nici compensatori, cioè la più ricca alimentazion e e le pitt vantaggiose condizioni di acq uartieramento. Infine, il con trasto nella valutazione d egli ele menti fonda mentali d i un g iudizio sull'arg omen to svolt.o succintamente scaturisce non solo dall'osser vazione dei l


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l'ERO!ETR.lA TOR .\ CWA E HECLCTAlfE:s"'TO EC<' .

feHomeni natnrali, ma anche dal l"esame dei concetti memorabili, che rispccchiano e compendiano l'indiriz?.O eclncati\'0 nei vari per iodi storici. L 'ideale in fatto rli educazione fu da Giovenale espresso colla nota formuln: i1/1Jnle sana in corpo sano. P er gli studi osi che aspi· rano a. scn•ire 11ell'escrcito col braccio e colla mente meglio s'il.dtlice il sublime pensiero di V-irgili o, che Ja comprendere come lo spirito, con potere sovrano, scuota la materia, dirigendola a lle più eroiche :finalità: mens agitat rnolem.


RIVISTA DI GIORNALIITAL!}NI ED ESTERI

RIVISTA ~1EDICA Eseroh:to cerebrale nella cura di alcuni disturbi motoril. - (.Vfe(Lica l P1·ess., n. 3188).

Fn.\ NKEt.. -

Una proprietl'l fondamentnl o di tutta In ~o~ tn 11za ner vosa è quella <.li l'itener c una quakhe traccia di og11i influenza che agisce sopra di cs~a. Quando lo sles~ o processo funzionale P r•i peluto frer ruenlernenle, l'oppnr·alo nervoso subisce urt ca tnbiamento dur•aturo Che nel dOniÌII iO dl'll'assnciaF.iOIIC, tJelJ~ idee vicn man ife stato col l"~> norneno ùella memor ia e n el ln ~fer·a delle funzion i m o lori e permette di ~>segu ir·e ra pida· mente movimenti coor ,l inali. Cio !"piegn la par·t.c fì siolngicn dell'abilndine, dP.JI'cd ncazione, dc ll'antma e~ tromenlo; e l'o!"ercizio, per· m ezzo del fJUI.lle noi imparinmo ati esc·g ui rc più o meno automaticamente un gran numero dei mnYimenli rnu scolar·i m ollo complicati, for·ma l t~ unse della nosLr'FJ vita all imale e delt'abilità professio11ale. L'elem ento mentale o psico-m'llMe natnralmcnle r appr·e~r nla una parlo impor La 11 Le nella produzione di qu esti mm·i rn enti coor·dinati. J.o~sso irnplica l'idea e la rappr·csentazi c,ne dello scopo a cui si mirn con certe r'Olllrazion i muscolari, lo sforzo di vtolontO. richiesto per la lor o esecuzione, e la coscienza del movimento est·g uito. !'!: chiaro per· se sle.:;so, ~e nza cnlt'Dt'O in una di scu ~sin n o minuta su rtuesl::> argornenlc•, ehe gl i s les,;i eser•ci?:i i c he serv ono per l'educa?:ione fi!'<iologict:t, per· cosi di l'e, delle n o::: tr1~ fnn7.ioni m otorie, possono anche esser·o utilizu1ti fJPt' la r·i ed ucazione Ler a peutica in cu:::o d i d i :::lu rh i rnolorti eire so p t'Il vvengono nel cor so di divel'sc malo lLi~ nervose. Questa r iedu· cazione é molto fa cilitala dnlln sostitu zione funziona le, in caso di necessita, di var·ii centri e cellule del sistema n ervoso ad altr·i . Tali sono i faLLi fì sinlogici l"Ui qual i l'outo r·e h<l elevato i l suo sistema di cura , attualo con Htr·resso per· pnreccili anni, 62


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HIVISTA MEDICA

pPr la gu11rigione di cet·ti Ji;-turlJi motorii, C(ltne la paral isi Ul-!ilante, la cor ea di Sydenham, il tic convul::-ivo e l' afa~.ill. Que!>lu metodo consiste uel rt~ssoggeLl<~ t'e i muscoli all'etti ad e!:iertizi ~rnduali e si!>letnnli~.:i. eh t! uecessal'iamenle tsercilanu un'111fluenza sui vari c-entri tlet·vosi che presiedono a quesli movill)Cil li. E:;so può essere per·eiò gmslamente descri tto com(\ uua !Jinn.nsticn. cere&rale. Il JH·oçcdim cuto per In cura delrutu::;sia lFtbeLica secondo raulure è il seguente: E;;li prima determina P•'r quanto più accuratamente 6 possibile il gt•<~do e l'estensio ne dell incoot•dinazione moll·ice, vale u di r e elle eg li non solamente accerta l'esistenza dell'atassia delle membra inferiori o supel'iori, ma cerca anche di det..:rrninat·e se questa atassia si tlltill i festa nello stesso modo o ddl'et·er1temetde 11ci tHOvimenti ar ticolari d ·~ lranca, del girwc<.;hio e del piede, determina il modo corne essa è estesa ai var·ii gr·uppi di mu!;tO[i; l'C presenta o no la stessa intensità, in ambo le membra f'CC . In segui to egli cer·ca di decumpol'r e i movunenti ala,;s tci · presi r.el loro insieme nei l or o elemen ti più semplid, e questi ul timi egli ce rca prima dt influeozore cor1 una serie di esercizi g t·aduali nei quali l'tlllemiuuu e la voloul à ddl'inferlfiO Jevono avere una granc.Jtssi 1na porte. L'uutora passa poi gradaturnenle ad cse t·cizi cile ri chiedo11o movitll entt :;c tnpre pin complic~:~ti, r egolati secondo le coudiziuni esi.ol~n lt in ogn i caso parlicolur e. GcneralmE:nle parlando que'i li est!rcizi consistono in moVIm enti r itmici plUllo::;tu se1npli ci, corne li toccar·e alternativamente le dila di cia:>cur1a m uno, il pot·tat·e in torno un IHede sec01ldo un circolo SCf!nato sul pavimento, i l passegg-ial'e Junf!O uno lin ~n r ello tracciata sul pavimento, il disegnar e fi gure geuwet•·icJ.e, il r uccoghcre aù uno aJ uno piccoli disc hi di lt ·gnu od ullri oggetti minuli ecc. Per questi esercizi possono anche esser e u;;ati di vt-rsi strumenti che è facil e immaginare e custruir·e, e che rispoudono alle esig..:nze di crascun ca::;o. È llldtspensabi l·e comballct·e l'atussia dei muscoli del tronco, fJllfllttunque questi siano interamente neg letti nella cut•a so· J.ta Jella tabe, mulgrado che e~ si rappresentino uua parte w o ILo i tu porla n le nei d istul'l>i dc Ila lucomozioue. l t'isullali ottenuti co11 ques to tn -!lodo di cura naturalmente vat'i!lno molto uei divct·si inJividui. Qualcl1e volta essi sc.no


RIVI STA MEDI CA

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notevolment e buoni, come an·enne per esP tnpio in una in ferma della clinica del pr ol'essor Raymond che egli permise tdl'autore di curat·e. Questa inferma St•ITI·h·a mnni l"e;;:l am ente di t o b~, con chia r i "egni di atassia delle membra inf"eri ori e del tronco. P<.J r sette anni ess:a era stata obbligata a gua1·dare il l etto, es:;endo assolutamente incapace a star e i n piedi. Adesso esf'a pa~scggia senza bastone e senza p1·esentare la menoma t ra ccia di movimenti alas!'ici. Essa può andare su e gi ù per le sc!'lle, può uscire nella str ada, m onta l'e e smon ttw e da una vellunl, precisamente come una pc r::;ona sa nA, quan tunfjue continui a p1·esentaee tulli i sintomi car allet·islici della labe dor sale, tranne rat òssia. In ullt·i tabetici i l r isulllllO ottenu to dtd m elo l o di cura dell'aul ot·e è stato meno sor pr endente, quantunq ue, ::reneralmente ptn·Jando, supe t·ior e nt risultnto o ttenuto col ta sof'pensioue o con qualunque altt·o dd vecrhi rncl ocl i, essendo di minuita in luLli i ca;;i l'iucoo t•dtnazione lucomolri co. l n sullttti in parola non possouo es~e re allribuili al mig lior amento spontnneo ri guardo all'atassia clt e Sj1esso si ha uella tabe, perocclt é nei ca,i clte cadder o solto l'os~et·vazione dell' auloi"e non fu ottenuta ne!';suna di minuzione p:cnet•ale dell'incoordinazi one, m a si ottenne il s~·m p li ce miglioramento <li certi defì niti movitnenti. e p•·oprinmeute di quell i inlluenzati dall'esei·cizio al quale l'tn l'et·mo er·a s tato sottoposto. Non si può dunqne non n mmellete cile si sia ottenu to un effetto terapeutico, eh(', considerala la per sisle nza delle lesioni !'peciali in questi inf~rmi ,. può sol~tm en te esse 1·e spiegato collo ammettere un'influenza rovor ç vole eser citala da questo me todo di cu1•a sulle fuiiZioni del c<>.rvr-llo. Ques to modo di vedere poi va pure d'accor do colla teoria <sull'atassia di T cndrassik, secondo la quale l' incoordinazione m ol eice degl i infermi tabetici é dovula a disturbi di or igine cel'ebt·ale. L a malattia di Parkinson é un'alli'& aiT<!zione nella quale l'aultJr e ha curalo i disturbi molorii con questo metodo Quando si dice ad una per sona che ~offre di paral if'i agitante di contr ar re vol ontariamente un cert0 g•·uppo di muscoli, spesso si rileva una notevole di minuzione nella t•igidità tanto dei muscoli messi in nzione quanto dèi lol'O antagonisti. !-:ii ha cosi t'impressione che l a contrazione violen ta e la l' i· gidilà muscolA r e sono condizioui dill'e t·en li della sostanza con.t.rallile del muscolo, sono, per cosi dit·e, cont1·arie l'una all'aiLI·o.


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RlVlSTA M EDIC~\

Se i m·ece di ordina r e all'infer rnfl di contr arre volontari amente i suoi rnuscoli , si ese~uono movimenti passivi sulle m ernbr·a, si Lt·ova che la t·igitlità muscolare aum.,nta, a causa Jella traztuoe assoc:ia to ar movi menti passivi. Le cause dei distur bi motOI'i i e di altr·i sintomi morbosi che si osser vano negl i i nfer mi sofftlr euli di pnr nl isi agi LAn te sono poste Ja lla maggior pa t·Le dei neur opalologi nel sistema nervoso centrate, consider ando essi per·ciò la malattia di Pol'ki uson non come una all~z ion e del sistema muscolar e, ma come una nevrosi. L'esperienza dell'autore in tor no a que'>La m alat tia lo ha i ndotto per ò ad una conclusione diver sa . Di fa tti l' i nsot·~e l'e della parali si Agi tante che attacca dapprima gruppi deter minati di muscoli, ~~d il ratto che Lutti i fenomen i mot'bosi , compreso fJUello della p!'Opulsiolle, sono spiegati facil men te nd l e l oro più mrn ute p11rlicolarità da disturbi nei muscoli de lla locomozione, inJicano che l'afT,.ziune é ùr or igine pet•ifet·ica . l sintomi cerebrali eire si r·isconlrano in fJUe::ti inl'ermi possono essere consiùr:r·ati come di or igine rill essa. L a cura che t'a I'Hulor e dPi disturbi motor i i nella m~Jialtia di Par·krnson consiste nell' indu r t·e l' illf'er mo a contrarr e i m u:>coli piu ri~-! idi in una o par·ecch ie sedute ~io rna l ie r•e . Q u ~s li muscol t di regol a sono nella gt>mba quelli del polpaccio, nel tr·onco i flessori del la colon na spinule, nel c..Jlo gli stemo- cleido-mastoidci, nelle membr·a super ior i i lle;:sor i ecc. Solto l' i nfl uenza dell'eser cizio sistemulico lo ri gidila muscolar e si vu gradt~laruente attenuando. l nfer·m i clte per anni sur ro stati confinali nel letto, incapaci di muovet·si, acqllistano l a for·:.::a di ttlzarsi, passeggia r e, muo\·er·e l a lesta e scr ivcr·e completamente bene. Pr·oporzionutamente la colonna vertebr al e si r adtlri zza, e l' infer mo impat·a a r egger si in pieJi camminunJu; il cos't dello fetwmeno di propu lsione scompar·e, essendo esso ùuvuto, come é nolo, alla dillìcoltà pr ovata dall'inf,' r mo nel l t>ner·e i't:'quil ibr io a cau!"a della fi ssazione del l r·onco e della contr·attur·a dei piedi i n po ~ izione e•tuino - varo, che l'ob!Jiiga a corr el'e dietr o al pr upr io c~ntro dt gr a\·ilù . Il ipor liHmn an~ora nlcuni t~ntnlivi folli dall'nntore c on questo metodo di cur·a m:lla cl'lt·ea e nel tic conv ulsiYo. Quantunque queste aiTez.ioni dill'er iscouo l'una dsll'altra nei si nt•JtJ1i, e pt·r·hal.Jiltn enle anche nelle cau:;e, esse l!ao no di


'RIYJSTA MEDI CA

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comune i movim enti ~pa~ modic r prodolli in cer·ti gr·uppi di muscoli. O ~nuua ::l i queste malattie per·ò Ila bisogno di esercizri diffet•enti. La cur a da aclnltar·e nella corea di Sy.l enllam sarà meglio illustr ata dalla de.scr izi nne di un caso f!TIWe di cruesta affezione in persona di una ra,aazza di i~ anni eire cadde solto l'osservazione dell'autore. Essa el'a mollo debole , e s0 fl'1'iva di continui spa simi COJ'eici di natura gr·ave. L 'anto1·e l'avvol-=e int<·ramente sino al collo in un l Pnzuolo umido l ep:nndolo c on degli asci ugatoi in modo Òll r endere l'infermu incapace di muovere una mano o un pi ede. Dopo un breve pel'iodo di est•·ema agitazione si ebbe la soddrsfaziooe di veder·e l'inferma diventala trancruilla al punto da poter pigliare del cibo. Per una settimana l' infer·ma fu co::ì avvolta in un lenzuolo umido Of!'ni giorno da CJUaLL•·o a sei ore. Questo cu1·a eser citò un· influenza r elativa non sol Amente sui movimenti coreici, ma anclre sulla condizione m entale, cornt~ si potè vedere in vari modi, e frn gli altri l'ef';sere l'in ferma diventala capace di dor·mir e. Dopo che si ottenne un rnif!liorarnellto suflìciente negli allaccJri cor eici, fur·ono comincinli gli esercizi destinali dir•ettam enle a contrastare i dis turbi m otot•ii esistenti. E prima :;i ordi nò al t' in ferrna di e:::t;>guire gli stt--s:::i movimenti che r isulla"ano dagli spasimi coreici, sl'orza!Hlosi a ll·asformare le contrazioni muscolat·i invol ontarie i n m ovimenti volontarii. L'eiTI.!llO di questi esercizi fu subito m t\nil'eslllto da una nott•vole diminuzione nella intensilò e n ella frequenza, ed in ultimo nella completa scom parsa dei mo vi menti cor eici. N el tic convulsivo !'.autor e, cercando ui indut'l'e J'infeemo con gli sfor·zi volontadi o r err dere i movimenli spasmoJici meno fr equenti, m ette particolar·e allem:ione nel determinar e la contrazione ener·gica dei muscol i antagoni stici a quelli c0mpresi nel fenom eno spasmodico. Per· aumentare d'intensità queste contrazioni l'autore oppone una resi stenza ai mov i menti orclinati, che può esser·e supara\8 solo.meutc con c onsider evole sforzo. I ri sultati di questa cura sorro stati suffi cientemente favorevol i p er giustificare la speranza cile i casi r ecenti di tic possono e:::ser·e curati in cruesto modo, e possa essere ottenuto· un considet·evol e miglioramento nei casi i nveterati di questtt malattia. 11 m etodo di cura del Fr·ii11 kel p~> r i disturbi m otor·ii è perciil applicabil e au un gran. uumel'o di casi, ma ha puro i suoi


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RIVISTA MEDICA

l imiti. EJ in \"~ r o è chiaro che nesf'un benefizio si può ollener·e da esso se gli organi di trasmissione subcorticali e ;;rHnali non sono Intatti. Quando questi organi sono ammalati, la cur a é inefficace, e qua lche vol ta é anche controindicata. Per e;;emp10 in caso di mielite. sclerosi multipla o paraplegia spasmodi ca nei quali si è r icor so alla cura di cui ;;i parla , l"etl"ello fu nullo, e l'autm•e non infi"e'(uentemente trovò. ~1g­ gravamento dei si ntomi morbosi sotto l'influenza degli sforzi inutil i fatti dagli i lll"er·mi per· determinare i movimenti volonta rii. La stessa osser·vazione é buona per l'emiplegia cer ebrale sub1to dopo elle sono sopravvenute le contratture che indicano la degenel'a:tione discendente. Forse però in tali casi si potrebbe ricorrer·e ad altri mezzi per· inftuir·e sui disturbi m otoril, cioc al la stimolazioue rifl essa. Si potr·ebbe forse anche p revenire la degenel"azione secondaria stimolando i nervi collateJ·ali della trasmissi one. A questo riguar·do l'autore riporta l'a ffermazione di E1Cl10rst, cioè çhe l e contraltur& po~­ sono essere pr evenute negli emiplegici racorrendo immediatamen te dopo del colpo apoplelico al masl'nggio ed ai movimenti passivi, e, per quanto é possibile, ai movimenti allivi delle membra lese. A. M. DonNOLÙCII. - Cara della neuraatenla. \ \·ocfte!lsch .).

(Munch . .ìlcd.

t: ln l•'ressonte conoscere esattamente l'anamnesi pt·ossima e l'ernota dell'infermo, prima d'intraprend ere l a cura, potendo quella fornirci utili inJicazioni. Bisogna distinguere lo stadio acuto ònl croni co, qnanlunque onche in questo una esacerbazione dei sintomi può iusor·gere, la qun le rende il caso cron ico molto simile all"acuto. N ello stadio acuto la pr·ima indi .:azione è il r'iposo a !ello. È sorprendente il vede1·e come spesso tulli i sintomi, quelli dipendenti dallo stomaco, la malinconia, le verti gi ni e l'oppressione, sono vinti da I") Uesto solo mezzo curaliv0. Il riposo put\ es~t>re nece,sari o per un per·iodo che varia dagli otto giorni ali~ sei settimane. ~ ei cas1 piu miti qualche volta é diffìcile ottener e il r•iposo nel letto, ma la utililé. di que~Lu é incontr astabile. QuanJo non si può ottene1·e il riposo assoluto nel ~~~ llo, l"inf'ermo ùeve es~e re obbri~ato a gincere disteso quun to più spesso e quanto pru a lungo pu6 dura nte


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l a giornata. Occorre Anche i l r ipo"o melllAie, e quind i l'inrermo deve esser e allontanalo dagli afl"nri. N el lo stadio acu to l a sol itudine è m ollo utile. Di g r ande importanza è la dieta dell' ammnlnto. L'autore prescrive ci nque pnsli al gior11o coll"inlr·•·va llo di 2 1/ 1 o 3 ore. Egli concf'de il csm~ ed il liH) t:~ (jualurr•JUC a l l•·a sort a di cibi purché digeribili, ma pr oibisce ns;:olutamentc l'alcool , poi ché esso lascia d ietro a sè la slflnciH•.zzn. e dep1·im e i po· teri riparalori del sistema nerv0so. l n g enePnle 6 utile il ri poso tl opo il past o, ma ad alcuni infermi pn1·e che " ia più utile la conver·sazione. una gran porte dei disturbi di stomaco dei neu1·astenici son dovuti alla insuffìcicrllC eva<.:uazio ne, è neCt:ssat•i o quindi che un'adotto dieta l o r entll! più f~:~ci le. Viene poi I'idl'o- lc r apia, e l'Huto1·e c r ed•· che gli avvol~i ­ menli alla Pt•iessnltZ, ii m Pizo bagno e le !==pup-nAiure freddeumide siann sufficienti. P•·r ~li avvol gimenti al la Pricss1rilz le biancher·ie dovr ebber o eso::er e immer se in acqua alla temper atura della camer a dPII'inf'erm o, bene ~rr·e 1rrute ed avvolta inlot•no al cor po. L 'acr1ua 11!=<8la non dPvP. es>-\'t·c pi ù calda, anche quando cosi la de;;1deri l'inf'ermo. Disop 1·a nlla bren cheJ•ia umida va poslo una c0pe 1·Ln d i lana Asci ulla. L'i mpa~:co alla Preissnilz agi ~cP- come ca rmanle, e nello stesso lPmpo >-erve di stimolo a! lo stomaco ed alle J)lldella. Il mezzo bag-no non so1·passll gli arti irrferio l'i e le n~.~ti clrc, e mentr e rl paziente r~ seduto in esso gli vengono applicale Joccie alla fronte ed a l dor so: quesln bagno deve du ro1·e -\. o 5 m i nuti. Esso dovr ebbe esser dalo subito dopo un IP.ggier o posto, e l'infermo do v1·ebbé ri posnre dopo per' ri 1·ca un quor·lo d'or·a. N ell'asciugare il cor po non occor rono forti fr <'gagironi, n on vol endo oll-ener e altro eire un dl't'llo scdati v o. La quarta parlll della cu ra ~enr rni G consiste nella fara.Jiz· zazionc gener·ale con unn co r·t•e~t ln debole. Una parte indispensabile della cur a •' fnlla dHll a psico-tr r·a pia. A questo ri guar do biso!!na avvet·tire cl 1e le all'crmazioni l'a lte dnl medico a ll'amma lato devono essPr c tutte Yera ed a !'=US perfetta conoscenza, per e,· ilare la possibilità delle con lrnddi· zioni le quali in fìrm er ebber·o In fìdu cifl del l'ammnlato nel curante. A queste re gole generali bisogna agg iun ~e1·e queilc appfi · cabili ai casi parlico lar·i. La maggi or par te dci neul'(\!-:lenici !'OlTr e per una im pe!'fetta com posizi ooe del sangue. A co!'>tor t• t·iesc<' di ~om ma util ilì•


RIYISl'A MEDICA

la curn ferru!!'iuosa ed orsenicalo. ;\e i casi cronici ha g rnnJ o irn pr>rlanza l"ed ucazior.e a l lanll'o, specialmen te in quelli d.i neuraslen ia trnumal.ica, in cui l'inf'erzno ha pet•Jula l'abitudin e A. ?vi. di ln\'Oraz·e. RoLLF.'>TO:-< e PrTT. -

Due oasi dl emo-pneumotoraoe.-

( .\1ed i cal J>ress, 1 ~ f t:I•IJraio JDOO). Dn,·anli alla società di Londra, Holleston riferi il c.aso di u11 ui!Jvane di venlun anno clte non aveva soffert o altro precedenlemenlo che di!'<pepsiu. La mnlal lia cominciò con diarr ea e dolori adn01ninal i C'Ile durarono due giot·ni, dopo dPi (JUali l'info>t•mo fu preso suoilaneameute do un dolore atroce all'ipocourlrio d•·~t ro rlte !'<i irrag-!..'iavn all'ombel ico ed alla spalla c!P~lra . Amm es!'<o a.ll'O!OpCùA ie dì S. Giorg:io 2~ or e dopo, e~rli ~e m bra va rnorthonrlo; ma in segui lo si sollevò," ed il giorr. o dopo mo;-;lrflva i sPg:n i li>:ici di un pnrumotorace de!'lro, con crmsiderevole spostamen to tlèl cuore. La puntura al IaLo des tro del. p ~o: tLo diede esito a sangue e ati at·ia solto una corasidet·evole pre~siono. La rnorlr; a. vvenne per b t·onchite ed csam·imon lo (Jllo giot·n i dopo l' iusor:ret·e del dolore a cuto. All' aulop:::ia. la pleuro deslr'a couleneva 60 once di sangue. TI'anuc lo sta lo di col labimenl o, il polmone <'rasano. All'esame micro!"copico non vi c t·ano sef.!ni di tubercolosi né ùi pleurite. Non vi e1·ano nemmpno se1mi di emofil ia, scorbulo, cirrosi del reg-!l Lo, aneu r isma o Lt·oumalismo. Non appariva insomma ne:<suna c·a.usa clte spiegasse lo pz·esenza del !"angue e dd gas nella pleura. L'infet'lllO di PiLL era anch'esso un f.!iOvAn e di dieciotto nrmi elle nve \·a sPmpre god uto buona st. lule. Il 15 sntLembr e u. s. ehhe dolore di golo, vomiti) Ire voiL•', ed ebbe due scot•icll e olvine, ma per questi distu r b i non si curò altrimenti che col r estare in co~a . Qnatlr·o giorni rlopo egli usci a pas!'ie[!~io, mA ben pr esto fu obbl igulo a ri!~ntrnre a causa di un dolor·e ul Ialo destt·o dt· l petto ed alla spalla. Il òolore aumentò du· ranle la nolle, ed alle 8 an ti meri diane del giot'no seguente egl i ero f:·eddo, senza pnlsu cd a\'cva dei vomiti. Visi tato daii 'Rulor·e. fut'ono Lt·ovati i !'<egni d'un pneumotorace acuto con oiLu!'<ita alla hnse de~ Lr·a : il ruoro et·a spin to in Allo tanto da bal l l·t·e nel 2o spazio a s ini ~ tr-a della linea mamillt'll'e. L e pul"'azio11i cardiache erano ·t51J: non si avverLivn la pulsa~io ue dt!lla ra·liale al polso. Allo scopo di solle\'are la gra"e pres-


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·~ione fu i nlroùo llo un tubo di Sauthey nel sesto ~pAzio lungo

la l 1nea ascel la r e col l'intenzione di dure e"ilo al liquido ed al gas facendol o passar e in un mezzo anl1sellico, il che co~ti tuisce il mcl~)do miglior·e per la CI II' « di uno pneUinotorace. Si constato co11 soqwe"a l'u<>cila di alcun e on ~e di sangue e poi i l tubo r imase occlu:;o du gn1111 i. Dissollucalo , venne fuo1•i gor g-ogliando sangu" ed aria. Il dolore e l'affanno AUm entar ono e non fu rono sollevati dall'oper azione; si conclu~e da ciò che l'em<,rrAgia continuava. Gli fu l'allo una iniezi::)lle di morfina per acqui el ul'lo, Cl•ll'intenzione di lenlH re n uovanten te l'i ndo mani eli Jimin ui 1·e la pi'es:·done, se l' emonag1a l'o!"se cessata . P<!r 6 l'infe1·mo m ori m•lla ~ le ssa notte. All' a utopsia la plt>ura destr a fu tr o vata ripiena di cir ca fJ 'ISl lro litri di sangue liquido con tonti gi'umi dn 1·iempirno l i'O volle la mano. I l pol mone era ~ trellamenle compr t>!"SO ed il cuOI'e er a spi nto iu Al lo eri a siui~lJ·a. Fu l'~:~llo un accu rato e~nme per ri ui i'acciare l a sor geule dell'a r ia e del sangue. Non l UI'Ono t rovate per foruzioni né n l cera~ioni, n <i alcuna lraccin di tubercolosi o di l esinne i nfiammator ia o nccr o lica nel polmone . Il cuor P, J' a~~rlo , lo plr~u ra ed il pnlmone er ano no r mali, tranne li llA h••lla enlìsemaln~a del dJAmelro di cir ca mt>zzo poll ice, l'olia, situnl a pr es!"O all'apice del pol mone, ed nllacctt lfl a que:;ta, vi er a u n'ader~11za r olln anch'essa della gr nndezzn di un fcr t·o da calze, da lla qua le i l sA ngue poteva esser e uscil(), ma ne!";;una bozza an eur ismatica né alc un gros~o va!"o apet'LO er a vi»ihi le. Una tal e lesione non si trova clescr iua nel l a lelter olu i'n medica. F er ile da pu11la sul l ot·ace e su i polmon i possono pr·odui'I'e tali el1elti, c he si può ~uppo1-re elle possono dei'i va 1·e anche tla qualche pr ocesso acuto c he di!' l rus·e lan Lo le par eti di un vaso sa nguig no quanto il tes~ ulo pol!nonai'e presso alla plcura, com e una pneumonile caseosn, una gongr ena o· l un ascesso; ma ca!"i tlovuli a ca u~e simi li a quelle r isconll'UlH nel p re~e n le no n par e che sieno l'icordùli nella leller atu i·n, ad eccezione d i uno r.ferilo da Saussier. A. M. S AN N

oav. - Vedute moderne Intorno al diabete. - (.\1 e·

dical Press, n. 3185). Dur ante gli u llimi 50 an ni m ollo è sUllO fallo pe1· lo studio del diabe te, pe!' l a suo. pulolo;..:io, <::liolo~oda e cera. Di lulto quello per ò elle abbiamo appr eso i l r isultato immediato é


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~=; tato che la gl icosu r ia t) il diabete (pat·ole elle non si rns ~ sono scarnbinr e tr a tli lo ro, ma di cui spesso si fa uso i n ~ <li ll'er en l Pmen te in m od o da pro voc<:r r e confusione) sono p i u l· to ~Lo sinto111i c.;he espr essione di condrzioni morbose ben defìnìtc N oi or a ri conosciamo che malattie di o1·gani e tessuli molto differen ti Lra ùi l or o possono esser e associale alla presenza di zucclrer o nelle urine, cosicchè la escrezione dr e!';SO non impli "a n ects~a riamen le una malotlia speciale. S·nmo ancora ull'oscuro r iguardo al le circostanze che r endono i tt->s:<uli incapaci a drsfa r si dello zucchero che io una fot·ma o in un'ol tra lt·o,·a la via di intt·od ur :;,i nella cir colazione, e ne,-suna teoria dà ancora una sp!egazione suffìcrenlc di lutti i full i clinrci . Brsogna premetter e ei re il poter e di consumarfl zucchero da parte dei tessuti é variHbi le. O~m indi vi duo pr·csumibilmen te ha la sua media, olt r e la quale i l suo or~anis111o non può disfar si degli tdr·aLi di carbonio. Nella conJizrone mor·bosa eire pred ispone al diabete que!-tn media è aiJbas;,ata, e quando la r iduzione nella facollu di cou;:uma r e zuccher o supera un certo g1·a<Jo es~n d1venta patolo~i ca.

Quando un dato i nd ividuo è capace di as;:imilare una quantità Ji zuccher·o suf ficiente u pr·ovvedere ai bisogni del suo or gan i:;1no, la p r~senza dello zucdrc,•o nelle ur·ine di es:;o come ri su ltato di una alimentazione ecce;:sivamente ri cca in questa sostanza può essere cltiamalu !Ziicosu r ia. Quando il poter e di af'similazione dello zucchero scende al di5ollo di 'lucs to limrte si puc'J di1·e che l'individuo solfr·e di diaJ.,ete. Bisogna pe1·6 bene fìssare i n menle che la riduzione è t•ehtliva e non assol ut!l. Sr tr ova per esempio che m entre un dinbelico è por ta to al punto da non em•~LLP r e piu zuccl~t•ro con una alimentazione moder·ata, in un altro la e;;clusione piu assoluta de~.d i idrali di corbonio non r a:;tgiunge lo sLc:;:;o scopo. La spiègazione piu pil1usihde di questo decndimenLo de l f'Olero as;;Hnilulivo del lo zucclrero é che il rrgato . p<'!' cause che devono essere ancora spiep-ale, perde lu suo rac..ltu di ritenere il glicogcne, e che i t essuti satu ri di zt;cchC'r·o non sono più capllci di consumarl o, e cosi la conseguente gltco-"urio divierw per sisteute. Come il dottor·e sanndhy indicn, 11011 è un C'ÒlTlfJilo fttrrle i l da r e una detinizi•mc clr11ica del diabele che sia 11ello stesso tempo accurata e cr11 n pt'Cili'Si va. Sino a che ciò non snrò fallo, non p os~ iamo dire ùi esser e


RIVl S'l'A MEDICA

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v icini ad una conoscenza soddisfacente della m8laltia. Pe1· ora essa deve esse r·e per fol·za defìni ta cornl' una malattiA associata a glicosuria pe1·sistente o ricorrent e, che pi ù o meno p1·esto è nccompagnata da sete, poliuria e decadimento della nutrizione. L a insuffì<:ienza di questa definizione può essere misurata dal fallo che O!'<sa non ci mette in grado di decider e in un dalo caso se ci è o non diabete. I l diabete inoltre si pr esenta solto gra di dilfer enlì di gravitit. In alcuni ca!'>r i sintomi si rend ono chiar·i sol amen te in una r f'cidiva per la ragi one che prima non s1amo s tuti capaci di r·ile vare la malattia. I n altri questa, quantunque persistente, tiene un COI'so mila per anni, ma anche in (ruesli casi la m or· te può av\' enire inasp~ttatamen te pe1' un attacco di coma. In molli casi senza dubbio il diabete é In semplice e!> pressione di disor ganizzazione e decadimento nervoso, e ciò è specialmente pt•obabile in quell i acui i con una termi nazion e rapidamP.nte fatale. l n alll·i, com e fu già osser vA to a van ti, esso è sol amente l'indice che gli organi sr,no i nadeguati alla assimilazione di pi ù che una ce1·ta pr·opor zioJie di idrati. di car bonio. È mol lo impor tante il ri conoscer e a fJ!lale classe bisnr:-na as!\egnare i casi individuali, uon sol amente per la pl'ognosi, ma an che p er la cura. ::ianntlhy moll o oppol'lunamenle i nsiste sul fat to cbe la presenza di zuccher o nelle urine non è per sé stessa un a giusti ficazione suffìcienle per solloporre l'individuo subi to ad un ll'allamento ru tinario. Prima di dc· cidere una tale im portante quistione occorre una osser,·a7.ione pi ù o meno pr·olungAta, ed il primo punlù a clelucidaro é la estensione dei limiti nei quali è stnlo r iclorto il polet•e di assimilare lo zuccher·o. !:;o lamunte allorn può ess~r e nJottato un m etodo di cura r aziorw l e, senza espr,rr·e l' inf'~ rmo al peri colo che accompa;xna l'nstinenza fol'zata da una i m· portante categoria di sostanze alimen tar i. A. M .


RIVISTA DI ~EVROPi\TOLOGIA

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Btudlo ollnloo sulle palooal neuralglche. - (Rivista sperimentale di .frenialria e medicina teoale delle alienazioni mentali, Fase. 1-11 e 111 -1\' ,

?111:-:GAZZI:-11 e PACF.TTI. -

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Se s· i ,.lilu i:-ce un parof."(One t !"li la sinlcJmnl olog-iu delle di· w 1·se p:;icopalie da dolo1·e, si può r!co11oscere che l e ccfaJal!-'ie ùnnno più numerose e pii1 ricche forme psicn palich~; YOilgnno poi l e emicranie e dn ulti mo le prosopnlgie ed i d•)· lnri ext1·aenct>l'ali<!i . L e t'oJrme psicul'aliche protratte si verificano più di fi·eque11te in se::ruito a ~t>fa la l gia ed 11 dulori inte•·co;.tal i, pii1 di •·ado i n segui to ad emicJ'ania eù a pr osn('algia; le fc> rm e Hborli Ye sw10 esdusi ,·e del la c-"fnlalgia. N elle psicosi da dolor e di ol'igine encefal ica p1·edominano le fOI' Jne allucinator ie, associ ale aJ un grado di con fu sione mentalt; più o ll)eno grave; SCtll·;;eg~i t~no i del iri paranoi.Ji. Lo stato ango!'\ci o;;o, asso~i ato a depre:;sir.ne ed a delil·io, è quosi cllt'nl\Hi ~tic') d~lle psi cosi da dnloJ·e extr aPncefabco. Le malallie in discot·so pr efel'iscono l'eta con·i,.ponùenle dnl 2• al 4• decennio; non m ancano per ò O!'em pi ad l i ed n :l~t ltnni. I n general e sono più colpil i gli uomi ni , ch e le donne, nelle quali poi preJommano le fM me abor t1ve. Si p<)lrtJbbe cl'tJtiot·e che lj uest<~ psicosi non fosser o l'efTellodf'lle n~u ra l11ie, ma si bene una manifes tazione isterica od epiletl iC3, 111 cui la neuralg-ut o l n emicron ia rappr esen tano "e rn(i licemcnle l'afrenle pr o,·ocELl nr e. l\ 011 pare poler si amItH.' tl el'e, secondo gli autor i . I nfatti l'andamenlo parossistico, l e Allucinnzioni ,·isive, ten ori zzan li non sono escl usi ve dell' isteri smo, gioccJt,-, il primo fu l lo si os:>erva anche nel le neu•·al ::ie e nell'em i cnlllia, cd in qunnto alle allucinazio JJi, d ~sse "i \'erifìcano pu r e in all1·i stati Inorbosi ed in maiali immuni da stirn»lc !ste1·ich e. Rispt>tlo poi alla ba"c epilettiea pno negMsi n elle psirosi neuralgiche sia pe•· la mancanza di veri anler e lenti epi lellici (n tasstnte nccessi con vnlsi vi), per quella J ello stato sognante o cr epuscola re, dello st upor e ( pr opr i dei


f RIVI STA DI XEVROP.\ TOLOl- IA

pflrossismi psichi ci epill'llici), sia pcw l<t d('fìcienza dei se~11 i degenerativi somatici, sia infìne per la guari ~ione ottenuta in queste psicosi con la se111plice cura r ko;::tituente e colla abbondante n utr izione, m entre con i bromu r i non si el>b'3 che efficacia si11Lomatica . I disturbi mental i nel le p:;ico"i neu ral p-iclte sono val'i, come rilevasi dalle stor ie cliniche r ifel'ite dagl i autori: presentano fenomeni di esaltamento e di at-r.,sto, spesso differentemente associali nel m edesimo soggetto. Ot·a l'unicfl alter azione mentale è costituita <la l sentimento del dolor e ; al tre volle questo sentimento cede il posto ad alt r i scntime11ti più s,·ar iati; or a si hanno deliri di allegorizzaziono, orn delit·i allucinalot•i, im pu lsi epilettoidi, delirt paranoidi. Il Ji.:;ordine m entale però é poco pr·nfondo; l e impt'eRsioni e~ te rne continu<ln() a fi ssarsi, la memori a è spes:.;o conRervata, non avendo:;i In vera am nesia che negli episodi di stupore o nelle fo r·me per·acule. I dtsordi ni nello. M.1ra motori& sono r app r C'scntati alle volle da movi menti coordinali ed automalici, alle volte da i mpuls:i rlctet·m inati dalle percezioni immediate, olle volte dn impul si ver boli i n rapprw lo con idee cor ri:;po11ùenLi. Non di rado il dolor e esal ta sentimenti, che già preesistevano, ed allot·a si compiono alti, solto l' influcnzti del parossisnw, guidati dal con tenuto ideativo pt·eesislenle o dalle abitudini prof'essi0nali. Però - ed é impot·tante notar·lo - nella mag!.!i or anza dei casi gl'infermi conservano In possibilità di ft·en are i l or o impulsi motori; sicchè in cos tor o rautomati,..trto cer ebrale non è cosi sYiluppato, com e neJ!li epilettici, e l e r eazioni si distinguono per mag~iore mitezza. Anche i disturbi vaso-motori ho n no importanza; essi oon sono sempr e costanti nella Jor0 intensità, ma alle volte po~­ sono influir e sulla produzione dei sintotni psiclt ici, come, p. es., le gr avi flu ssioni nei centr i encefaJtci. Va tenuto pre!':en te dal loto psich ia trico-for ense che talvolla questi ammalati manifestano impul si suicidi, special mente ad ogni esacet·bazione nella neuralgia; t·at·issimamente impulsi copr olalici (impu lso i n frenabi le a pronun1.ior e par·ole sconven ienti). Possono pure man ifestare i m pulsi ag-gressi vi contro l e persone; però l'inibizione fìni sce col trionfa r e dell' impulso cr iminoso. Alle volle non si r·iesce ed a!tora si vet•ifica una vera scari ca mntr·ice, per cui tcntalivt di suicidio, aggre;,sioni contro le pet•sone, al ti clastomn nrci (r omper e gli


fJ!JO

lli\ISLA. DI XEVROrATO LOGlA

Of!ç!elli, slrnt:cil'lr·e le vesti ecc.). Tra g-l i esempi r ifer i ti ne van110 r iror·dnti due: quel lo di un carabi nier e, cile essendo in ftt'rlustrazione su di una strada col compl'lf!'llO, sotto l'im pul so <li una i ntensa cefalal gio, tir·a col pi di rivollclla in ari a nella c r edenza di uccidere i br·igan li ecl allri ne avrebbe ti r·ati. :;:e non fosse slalo l ra llenulo a \'i va forza dal compagno s tesso; (1 11ello di un !;'OILialn, cile du rante il pa ros~ismo di una emi cr ania transitor ia l eva una fines tra per colpi r·e i l suo capitano. Di fr equen te si O"ser vano ~li impu lsi a g~;ress ivi nelle neur algie extraencefaliche e t al volla nelle prosopnlgie; non si é però m·ti risconlr alo la traduzione dell' im pu!so in alto, Lutto al conlr'u r io dt quanto si ver ifico nelle psicosi da cefalalgia e da emicrania. Può dirsi peeciò che la v iol enza degli alli crimi nalord i cr esce dalle ne ural:::ie ex tr aencefaliche alla pr•ol'<~>palg-i a, eia qt1esln aliti cef~:~ l algia e rogl!iun~e il suo massi mo ueii'Pmicmn ia, l a fJuale sollo qu~slo punto di vista anebbe pitt i nlim i rnpporli cou l'epilessia. For ::;c, secondo gli autor i , rl decorso e le origini delle ' ·i e centr al i nervose potr ebbero spiegar e questi folli. E r•'l' ver·o twlla pr o!=:opnlgia il pr ocesso i rJ·i la~i vo co lpisce di pr·erer·er 1za le estremita pe r·ifer iclte del tri g-em ino ; nella ce fal algia ò r azionale supporre che lo siHno le espa nsion i del lrigem iuo i r•r adiMlisi su llo supt> r ficre della dura m adr e; i ~ i nlom i poi dell'ernicrania r endono logira la i po tesi che siano C11l pite le fibr e del lrigem iuo. c!te decorrono cent r alm ente, lungo il trouco dP IJ'ence falo. Per ciò più fM•ile i n fJ UN'l'ullima la di f1'u~ione della i rr·i tazione alln corteccia cer ebrAle, m entr·e poi nella cefalal!!ia, nella pr osopRif.!ill, nelle n eur·al g-ie spirHl li l a i r l'ilazione facilmau te si esti ngue lungo il cammino, che deve pcr·rorl'ei'e prima di ra;.r~iu n g-ere la super fl::ie dell 'en~rftt lo . Cn!=:i potrebbe spiPgill'!=:i per cltl• J\•micr nnia pu6 dar luogo a !';Cal'iclte motri ci e per ché d ur'nnte l'acme del par M · !=<ismo si può a,·e r·e un ver o a ttacco epilcll iform e (F•:r è, Kr·afll· Ebing, SciamarrntJ\. Non é quindi i mpr obAbil e ch e r1ueste svar iate nevr osi fun zionali (pr o"opal gia, ce fHialgia, emicr·ania) r appr rsenl ino di\'er·se ~ r·>~du azio l ti di un iùenl ico processo, clruicamenle varil\bile secondo la in~en~ila della ca u ~a palo · :;rrnetica e l'econdo l a condizion i i ndi\·iduali. Nelle p><icosi ncu1·al g-ir'he gli otli e lt1 tenden ze criminose oll t'e all"cs'3ere poco frerwenli, si r isoh·ono spesso in impul si , che l'ammalulo J'i~sce 11 frena r e, sebbene con ddlicolta; che se pur·e ciò non suc<~cde, la srnrica mo!r ice si r ivela estee·


RIVISTa DI XEYROPATOLOGIA

U~Jl

mamenle mite, tan to tla poter m etter e l'ag;:rr.,s~ore i n co nrl i:doni da non nuocer e. M AIIC& dunfJue la f•nci'gia r•elltl tic termin azi one tlep:li alli cr·iminosi . la ferocia nelle lor o ••se· cuziune, la insolita violenza, com e ,., dato di os,.,entlre nel delitto epileUico. I n queste psicosi non si hanno, come in quelle epilettiche, gl' in•pulsi al fu r to, all' inc·endio, all'csihi· zionism o; esse si distinguono appunto per IR uniformità delle az•or.i Cl'iminn:òe. La !"lessa mancanza della ,·iolcnza , della di ~ lruzione v Ale a dill'cr enzitJt'e li! p:SiC()Si da Jolor e dalle cosi delle manie l ran .~ito,. ie, l e qunli da alcuni sono considel'&le com e ver e manifestazioni epilettiche. Com e deve r ego lar·si il pePilo, ch iamRLo a decidei'tl se un i ndivid uo soggelLo ad nlla.cchi inlensi di dolol'e, che una vol la abbiano determinato lo scnppio di una psicopnlia. po~sa es· Sèr c riamm esso uell'esE>r c izio di un u l'lì cio per Sllfl nalul'l'l ptn·icol o"o? Deve rispondei'e a !ferm at i vom en te, pu rchè però l'inter essa to sia !:' lato sottoposto ad un a cu ra Jli'Oiuuj!ata e r azio nale. L a espet•ienta dimost1·a che lo psicnpatia tende a guarire co mplelam ~ nle ed a non r eridi,·ai'e, se l' i11 l'ermo viene m esso in condizion i favorevoli. Si dov r ebbe esse1·e i n gener flle piu ri:::ervati pe1· ' JUI'IIi che soll"r ono di nccessi di emi· cran ia, tal volla r ibelli <JIIa curn ; p erò il per i to friudichera sempr e nel caso cOJ ICI'elo, tenendo coll lo d1 Lutti gli elementi di fallo ed escludendo sopr atullo la ~:;si:;.tenza della epilessia. CIJ.

Sindrome uremioa. simulante un tumore de l lobo frontale sinistro. - (llioi.çta di J'atologia neroosa e mentale, fase. :~, 1UOO).

L UGARo. -

Già da tempo è. noto che l ' uremia p11ò ùa snla deter·minflt·e oltre a svariati disturbi nervosi , lliiCi•e vci·e psicopa tie. La intossicazione uremica ha spi ccata tendenza a manil'e:::tazioni con sintom i di foco laio, per cu i paresi e pa rt~ l i,i a form a emiplegica o monoplegica, più o meno transitori e (Boinct, Pierrel , ; casi ùi afa:::ia motrice (L nncer aux, Babi uski, ecc.); Amlanop:>ia (P1ck); cecitù psil'itica (1\.iippen) ; sor di là verbale (Ballet). Ma es:òa può manifestar si aucoJ·a con ~inlo mi psicl •ici genei·ali, o di ecci tamen to motorio p:eneral e, confusione m entale, continue e tumultuarie Ail ucirlazion i; oppure di rall entamento general e dei processi psich ici, mancanza d' iniziativa, lentezza nei m ovi menti, pl'Ofonde amnesie, sonnol enza,


niYIST.-\ D! XEYnOPATOLOGIA

cefalnlgin , acce~si pnsse.!:p-e ri di stupo r e. perdita delle ut·in·~ e delle fccci . Se ora que~t i f;1lti generali p;:;t-udo-demenzioli si a~sOcl8no a sintnani d i focolu io, si possono avere qundri cl i nid !'\Omi:tltnnti e quelli da ti dai tumor·i cer ebral i ; do11d..: !!li ea·ro ri di dia~Z n osi, di cui è una prova il caso cl inico r ife r ito dall'A. Si l l'ntta di una donna, nubile, di 4fJ anni, senza precedenti mr.rbosi d' imporlonzo, nella cruale la sifilide potè e;;se1·e del lutto escln;:;o . Pea· e~sa tìn [dal pr i mo esame si affacciò ulla rn e11te la pr obabile diagnosi di un tumore dd l obo f a·ontale di sinistrn . ind ucendo in questa In protratta e continuo cefalogin, le ver tigini, il vomito, il disturbo d~>l l a fav ella, l'asi anmclria pupdlnrP, il graduale p~> rvi' J limelllO ciel ca r atler•e, i se!!ni dell'indebolimento mentnle, lo sta to di torpore e di npatia, i di stur bi dell'equilibrio. La diagnosi veniva conf··rmnlu dal succesc.:iw> decr>l'so dei si ntomi. I nfat ti quell i specialmrntt> p~ichil'i subirono u n progTessivo p~>g!! iO J'a mento; cr·ehl>e l'apatia, persislt': l'asimmetria pupillare, si a!.'gTa,·a1'0110 i distlll'bi del l'equili br io con la tendenza a cadere co !'lanlemontc all' indiela·o; l'aa111nal HI8 più non pa r lr',, non iulentleva quanto le veniva ckllo, non accuso,·a t propri bi· ~ogali, perdeva urinA e fecci, biso!!nava imboccada per nulrirl a; sop r~:~ v vpnne lo stato cnmAioso con elevazione dellu lcmpcr atu a·a (3H 0 ,2 C.}, senza falli pulmonnli r ilevabali, stato, che pr o tr aendosi per qnnltro giorni pose fine al quadro ~i n­ ll)m!llico. l disturbi p-ener al i r~icilici a lunque deroa·sero secondo la sind r ome, che di fr erp1enle :;i ri V('lo nei Lumori cerelH'ali da qual cl re esten;;ione; il dislu1·bo della favella si mostr6 como uno d~i sintom i più pa·ecoci e per ciò non pr,t"vn 1·iferir>:r al distu r·bo psichico gener ale; l '!l::~llnmelri A pupillare era già slnl a notata specinl mrnte nei tumori del lolJo fr·onln le da Bianch i, T nmbr•oni ed Obici, Clarke ; il disluJ·l,o dell'er1uihbr io sebbene non CAJ'atlc r·i strco deile le :Jit~r. i dei lobi fa·onloli, pu re ò moltt, frequente nl'lle sles~e ed induceva nella d1agnosi l'Oprae~po ­ stn pel anodo come si rn~,a-rHppava con g li all1·i sintomi, spccialmr·n Le con rart~~ia mntri<·e. È vero che nel caso rder ito non l'i poterono p1·aticare né l'esa me delle ua·iue, né quel!o del fondo oculare; ma il p1·i mo, se pur posc:ilJiie, a\·rebbc pntuto al piu fR r pP.nsare alla po«~ibalitil di un'acci.l••nlulc associazione 1110rbol'a con r uremia; il seconrlo l'ar ebbe nnche e~><o l'iul'cilo poco deci~ivo, e~sewlo tal volla Jillicile driTea·en -


RIVISTA DI XEVTI OPATOJ.OGIA

99[1

ziar e in m odo si curo la n ev riL·~ o llica dA lnrn0J'O CPt·el11·a le dali n reLi11iLe albumirllll'il'8 !Oppe11 heinn, Brnn~).

Intanto la n ec ro~copia nu lln rivelò rl i mact•oscopicam ente alterato nè al lobc1 frontal e si rd stt·o, n6 in ollr·a par·te dell'encefalo; non lesioni macl'o!"copicltP. d •· i vAsi, In pia alquanto iperem ica; il ren o desl t•o cnn;,!'eui tnml!.r rl e oplu,.i co e non impiccolito per pt•ogressivo J•aggr·inztuuento. L 'esame micr oscopico d imostrò che le cellule nerv0sc erano lulle indistintamente più o m eno im poYerile nel lor o contenuto d i zol lfl cromatiche e che quelle, che r eo:t11\·auo, erano più pall ide dPI normale ed a contorni indi!"ti:l l i ; elle in rruell e piccole, specialmente dello strato p1·ofondo della cor teccia, si not:wa In pre!"enza di una g rossa zolla di pigmento giallo, che occupava buona pol'te del citopi11Srnl'l, fallo questo eccez ional e nei ~oggelti noJ·mali, frequente invece nelle aiTezion i croniche della corteccia; c he la s le ;;~a allt>r azione cr omnlica si r iscontt•avt'l nel le cell ul e ner vo;:e del midollo; c he nei l'e n i era notevole un proce~so di gl ornerul il <.'\ cr cJnictJ, il quale colpi\'n g r on numer o di gl omerul i i n p1•oporzion e pr esf'o a poco ug uale nei due reni e che in m olli era ancorn alln fase iniziale, in altri g ià af'sai ava111:ato in modo da altet·are com pletomen t0 il glom erul o e ridurlo ad una massn ialina con SC8 1'Si nude i. Il rHppo1·to dir etto di cllu!';a ed eff etto trn le lesio ni r t>nali ed i feno m eni psicopatic i era dunijnc i ndiscutibile nel ca~o t•ifPrilo. Il processo nefrilico pet· sé non ero g ra ve, ma ac'' JUistava importanza pt:l fallo della ipnplagia r enolc, pel' cui er·a fa cil e ave1·si una insufficiente f'un7.ione; la natu ra cr nnica rlell () ste;::;:o spiegava l' insor ;.rer e g raduale e pr ogr c•ssivo dei renom eni urernici. L'A . cct·ca pu re di sp i(>gt~t·e la nalurfl t:d il si gnificato pr obnbilP- della pt·esenzn a normale d i pigmento n elle piccole cellul e nervose dello s tr·a to profondo della corteccia, ammettenrlo che desso 1'8 ppr escnta un prorlollo d i ricambio di ditncilc eliminazione, il fJUale formunùo8i in modo eccAssivo per disturbi n ulriLi\'i della cellu la si r iscon tra con maf!'g ioro fr equenza ed in r(u anlita supc t•iore n ~> ll"elà senile e netle a.ITezioni cro11ic he del si;:tromo ncl'\'oso. L'assenw dcli'Pdema ce t·cbr nle sta a tl i mcstraJ•e che dei rl 11 e fnlli, geneJ•almentc i nv(lcali pcl' ~ pi e!Zo rc i d is turbi cer·eiJr ali d ell'uremia, cioè, l'e l t>ma e l' intossicazione, qu'"!" l ' ultima avrebbe m aggiol'e importar1za., m en tre la pr ese11za o l 'as~en za della prima vart•ebbe ~ o lo a mod i ficar-e il quadro cl inico. L A gravita poi rlei ;::i n tomi P"'icld ci, che pos:;ono pr e;::entnr!'i pr r

a:J


nl\'l,...TA DI ~t\!Wl'ATUL•IO!A

una l e'- i ••ne r enal••, .lr,·..: fa r pr:n,.nr-e ci 1e ce•·l tHnenle g!i ef· fell• di ' fll•·'-ta delohono in fluire nnn pucu !'UI decor so di •JU··IIt! m•1lallie u•en l uil , n ..l 1e •1uali la le''')ne r e11al•, non la causa C'J. fti'ilrl/l della (JSIC•lp:•LI9.

e

A . C RJ"TIA ~r. -

L e fi ne a lterazlonl del midollo e radlol s plnalt, dei nervi periferlol nello stato epilettico. ( Lrt Clu•ica .\1otl~J rtlfl, n. :J l, 1~!•! 1).

Qucl"l<> r i cercf"~ anato.ml' pal•,lo;.:!ir-lat>, falle dall'A . nel lllS · JIÌCOJnio di Lucr· a an tre !!IO,·ani S0,!!1f.-lli m orti m !'lato epilel'wo. confl!r iiiCI'eiJb,·ro lu or i:.:111e lol"!!JC8 della epile!'siu. :\ei lJ'e sn.!!!elli si pl)lé \'8 e!'durlere (J,!!IIi infezione od Jnl "s" ' CIIZ ÌI,J IC e<"Ct-tlUA l<t l 'n UlO-IIIlf'l!'"'iC:tZICl iiC p l'Od Ullrace delle rol vub;inni epilt21lJcileJ, e qual:<ial"i maltl llio Oiiicn intercoJ·r ente. l n P"RÌ l o !-la t'l el'i lctticn ebbe In du ra tA dni 2 ai 6 g10r·ni CQ ll cnnvul,ioui molnl'ie !"cr ialr , verligi JH' , deln·i sensurialJ, \ it •lf'lllll AfZ ÌlAzion•· (2 CliSI) O !oC fOISlUJ!Or e ( l C8!'0}. Del rni dollo spirMie fur·ono ,.,tudiati, !'ie:.ruendo i J•ecenl i mt•to l i di t Pcnica i~tolo ~ri <·a , le r·ep-ion i crr·''lcale , dorsale e lc mba i'P. nr. nC"he l e I"I!'!'Ctli\'e r a.t1ci a11ter·io r i e pol"ler ior·i; dei ne1·vi t! me.liuno, Il) seiat1co, l'octJio- rn olor e-comune. L e al ~t- rm:i nni c~·lfniFJri ri:;cnnlr~;ole \Auno rlnll a cron:al•liiSI pnrziale a 'Jil r>lla co111plela con totale drs truzi one della Ct·ll lllR, J •ll!'~an Jo l l'a le ùh•C> r se fa"'i d PII <~ CI'OiitHloli«l diffusn; del" se !"fJIIO nw ne, d i lfnse, m C'no f!r·a' i nel le cl' l l ule delle cor na J•OHer iori . Le llllei'AZioni d··ll·· fìlll'e :-nno pu r esse di nntura pnrf>rwhirnal(> dc!!enerati va e colpi!'cono tAnto l e r adici snLPri ol·i, quanto quelle pn"lerinr·i ed i nPr·,·i p<>rif·~ rici. I ,·a~i 11 nn appH i csa no tdcnn inlillr·amc nt" nn rlea r·e od ispes5in1ento " de~t> J i e r·A zi(J nO dl'li" pareti; lo ll ~'\' rugli a ed i l connettivo !"000 IIOI'IIIA IÌ. Le le!'".ion' r' i!'cnnlrale sono idt•ntirhe a rr uell c nota te nella Ppi l,..seia spe r iuP·n tole rlu as!'enz:o, i n vRril' p::;1cnsi l•lSs iche, negli a v \'Pienf! nH·n 1i: si posso no dunque palof!cnelica mente co11 ider ure co 1ne ori.r:ina te dalle loco!Jzr.uz,oni de~li ager. lr tul"«ici, cau!'< a •h·ll1t epil e>:s.a. su l 111idnl lo s pmule. ~ullo radic1 (~ !"lli ner·vi perrl\·r ir i, ~en zn per·ò IIO!!Iln• la parte ch e !'pollo nllo dl"~eneno:iouo ùdt•r min•lln nello ra di c i !'lC'-'!16 c nei n er v i p~r·ii'P ric.i

dR •111ella prirnar·ta dei lor·o centr i di ori !!in e. Secnnrlo l' A ., sono ' JUPsre alle rnzioni, che danno l uor:o ai '"Ili'! d•"lu rbi s~us Jll ,.i, m otori, tJ·ofì ci, ecc., elle poi ulla l or


lHYl~TA

DI ~EVllOl'A'rOLOGI A.

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volla por tano abbondan te mnlerittle el lo SYolgi menlo delle i deP. deli ran ti, delle allucinazioni , dei delii'Ì ccneslelici, sensor iali, in"omma n l complesso fenomenologico, che costituisce il l[uadro cliuico dello slolo epilettico. L n epile!"sia quindi dO \Tebbe considerttrsi non pi ù come unu ma lntlia d••l solo cèrvcllo, ma sì be11e come una malattia uniw t·sale del sistema ner voso, dell'or:;tanismo, pari a CJ U&nlo O)!gi si è ri conosciuto per molle p siCO!"i (par·ali<>i gener·al e, psicosi pul ineur i l ica, deltt•io seulo, ecc).

Cura della. nenras tenia. - (Rirista Sfler i mentale eli Frenialria e ,Hetl icin.a legale delle aliena;.ioni m entali, ft~s . II 1-1 \ ", ! x!lll).

ZUCCARELLI. -

Questa comunicazione d,•II' A. ' 'en ne falla al X Con;:rr esso della Soci1·ta Frenialrica llaliann ( NApoli , ottobr e l ~99). Egli C<Jmtncia col distinguere g-lt shdi di esauri mento uet·· voso tr ansitor io pet• la m t·i eccessi\·i da 'J Uelli, cl1e hanno pr•r base l a pr ed ispo ~iz i o n e er eolilA r ia e che per ciò sorw d1 diffìcilissi ma gua ri~ione. A Itr i bu isce la neur aslcn ia n l ri ~'<lagno nei tessuti del le sostall7.e dc->rivanti Ja ll'altera to metabolism o, l e l'(uali per· la tabe ereoli tar·1a non t.r o Yono condizioni opportune di a l'fini là e 1li cornbinazi0ni per· pote1' e:;;sel'e eli minale. Il pralieo non deve fos~'<ili7.7.Ar·!"i in due o tre metodi di cura, rna si bene ce t·care e-l i ndividualizza r e. Cosi l'A. ha avuto buoni ri sul ta ti da l l"u!"O del lapipera; ina S·il et'ing, for se perchè questa sci(lglie l'acido urico e l'juindi attiva il r icambio 'ma ter iale, favol'endo la eliminazione del le !>OSlanze r istap-nale; non si è av\·anla g~i at o d~ll'uso della :;,permina Po hl. L a vera c ura è qu E-lla sociale. C'f .

D' A au :--~oo ed AGos rr:-~r. - Intosaloazionl ed Infezioni nella. patogenesl delle mala ttie mentali e delle neuropàtle, a.nohe nel rlgua.rdl terap eutlol. - (Il .'vlan icomio moderno, n. 3, 1/:!D:J). Da?rli A.A. venne presentata una r elazione sull'ar gomento X Con ~resso della Società frenialrica ilal ia11a ( Na ()oli , ottobre !8!)!)), si11lelizzan io:<i dal pri mu tutte le teor ie e!'isl enti al ri g uardo, dal sec:onùo facendosi u na breve rassegna dei

~~


VOG

RIVISTA DI X EVROP.-\ TOl..OGll

dìver·si I!IVllri pnbblir ali in que~li ultimi tempi. L e pr inc ipali conclusioni dag li stessi ammesse, possono riepi logarsi JH•llò Mguenli: N ella poto~enP.si delle m ola l lie nervose le infezioni e le in· l O::;!'icazioni r·apprcsen tano l'elemen to più frequ ente, sensibile, otlìvo, in lulte le etei della vita inlr·a ed extrauterina. L a er·eJi tà infettivo-tossica (silìlide, alcool, ecc.) r end e piil facile nei di scendenti la evoluzione di neur'1'patie infelli\'O·tossrche con cl a~sit:he basi analomo-patologiche. Cosi pure le inf.·zioni e le i~tlossicazioni nei gtn ilol'i o nella mnJrd dur·anto il per·iodo gestalor·io spessissimo determinano nel feto notevole ri lar·do nei processi di mièl inizzazìo ne dei di v er ::i sistemi di conno:>ssioni n ... rv ose. Alcune form e nemopaliche degen era tive spesso san •1 da ritener~ i dovute R difetl0se or wm iaazioni cer eiJr·ali e spinali, le qu»li sono der·i vale da processi patologici embt·ionali g ua · ri ti. Inolt re le infc> z1oni e le intossicazion i del sistema ner' 'oso r endono più facile la evoluzione d' intos:;:icflzinni secon dar·i e, che servono di alimento, di rinfor·zo, di complicazione alla fenomenologia clinica, d•H1de un comple1>so di l'orme di)· vute a polinttls;:.icuzioni. L'azione degl i ugenti inf<JUivi e tossi ci può esplica r·s i in quuls1asi pa rl~ Jel sistema ncrv osu, dando l ull~O a localiz· zioni centrali o pet·ifer iche, sislemtlticho o disseminat o, a neuro - p.;icnsi a.;utc o croniche Il lipo clinico più frequente dr ll'azione in fett1 vo- to!'sica è la con ru sione m e11tale; per·ò altre fo r me r~ icopa ti c ile pol:'sono avere In stessa ori gu1e. P~ r· es. il delirio ucuto può r ilen cr·si como una maru festaz:10110 clinica deter111inata da diver si agenti iu fe ttivu-lossici ; così pure l a or·i gine infettivo-tossica della par alisi pr ogressi va \ '8 sempr•e pili r·all'~r mandosi in se!!uito Alle vfl r ie r·i ce•·clre isli tu1 te. Le maHife-;taz ioni cliniche delle infezio ni e dello in tos;;icuzioni tl cl ~'<islema nervoso sono l a c0nsegucoza di disturbi nutrili\·i più o meno acrentuuti, i qunli pero in determinale l'usi possono rointegrar·si, anc he qua1Hio la siotomnlo logi11 faceva dubitar e dt> IIR guar·igione. In allesa di nozion i pr ec1se circa la s in gol~ cau~e morbose, la terapia dev'esser'e prin· c palmenlu riYolln n favorire la el i min uzio ne dei pr odotti tossici. cer cando du n eutralizza re o pP L' lo meno di mettere o~'<ta· colo al la pr oduzione d•'lle intossicnzioni seconùuric. E l a proposito delle inlos,.icazioni nella genesi delle l';;iC<"pulie, il pruf Angi olella ha fa tto r ilevare come una sorg ente


RIVISTA DI ::\E'VROPA Tù LOGIA

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di i>OStanze tossich~ possa esset·e t'appresen tatn c!allo stesso sistema n erv oso, qua11rlo, in segu ito acl eccessivo o abuorrne lavorio, le sos tanze di eliminazione tlel suo ri cambio materiale si producono in quAn ti tà mag~odore della normale opput·e alterate nella qualità. Ciò sp i e~hc rebbe la genesi di m ol te psicopalie pe r eccesso d i hworo cer•ehrale e specialme nte quella della parali:;i generale. la quale non di t'ado si dete r mina per sn,.mena;,e, senza l' irtlervenlo della sifilide o del l'lllcool, e si estende nelle cla$Si incolte e nelle provi ncie m~l'i co l e, appunto perché ng~i anche queste si r isentouo delle driiicollà della lotl:-~ p<"r l'esistem~a. L a trasmissione ereditarla delle suddette anom alie del ricambio materiale potrebbe spiega t'e la ot·igine rl i molle psicosi, di m olli distut·bi ueuropatici costituzionali, nonché la predisposizione alle neuropati e ed alle psicopatie . ~'l · GAR m:-~ r. -

Contributo alla conoscenza delle p a.ralhl progressive post-tabetlohe. - (Il Jlanicomio molerno, 11. 2 e 3, anno X V).

L'A. dopo avere illustral e le stori e cli niche di vari casi studiati n el manicomio privato c.li ~Ie;;s iu a , viene allo seguenti conclusioni non privfl d' interesse pr·alico : a) In Ital ia la par ali si progressiva post-tabetica è r ora e SCJllanto il3,43 p. 100 dei paralitici furvno pl'ima tabetici. ~o n può quindi accettarsi pel. nO'ìtro paese quanto fu da alt1·i asserilo, che, cioò, l'asilo della labe in paraltsi prog•·essiva sia abbastanza fr~quenle. L 'età più fa vor evole allo svo lgimento della malallia è tr·a i 30 ed i 40 anni, e dai casi avuti si può asserir·e che la tabe r ende veramente più precoce lo sviluppo della paralisi progr,ssiva. Più predi sposto è il ses::o m aschile; l e classi abbienti meno della meta o dei due terzi di quelle non abbic•nti, n elle 'Juali le grandi perJite organiche pet• l e fatiche e per gli s trapazzi, non compensate da abbondante nut1·imento, r uppr esentano ver e ~ause predisponenti alla malattia. b) La pr•incipule pr edisposizione alla paralisi progressiva è dala dalla labe ereditaria, che non manca mai, come è stato conferm ato auch~ da alt1·i (Mair-e t e Vires, N~ic k ù , Char·cot). Vengono poi tra le cause predisponenti acq uisite


f!JVI$TA DI ~E\' ll!IJ>ATOL OG L\

la ~ifìli 1~>, l'alcool, !:li e·:ce<>::i diver"i, le cause rnot•al i ; la si lì l !d•3 è ptù fre(juen le nella pat·a li;;i p r·o~ress i va post-l11 helica . dte io (juella classica ; l'abuw dell'alcool in un individuo labetico aumenta la predi;;;p•>siziona al la par alisi ; dicasi lo stesso degli nbu!>i vetH.' I'ei, dc~ li eccessi di lavoro m entale (strapauo cet·ebr11le di ~I or:<elli), dei pa le!ni d'ani rno. Pel'ò nessuno dei t'allor i suddetti semb1·a capace di produl'l·e da solo la malattia; sicch·~ nella etiolog1a della m ede snna duv1•ebbe pat•lar si di concause, non di cause. c) La tahe s' i niziu con tna!!'gi 1re frefJuenza a car attere d Jr so - lombm·e e la forma clinica IJrev alenle nelle paralisi po.;t-tahetiche è la m 'i niacn . La durala de lla stessa é var·ia, da un anno e mezzo n vari anni. Non si può con esallezza stabili re il per·iodo d' i11 cubazion~ dell a tabe, per c!tè l e suppo-.te canse delet•minunti sono rnoltepliC'i e ripetute. Sn lo può dil'Si per la srfìlide c lt•3 dalle pt·ime manit'~sta zro ni dellu lue ai prirn i !"inlomi label1ci cort'e dai 6 ai 10 I:Jlllli. I l tempo poi, che passa tr·a il manifeslfll'Si della tube c In inizio Jella parali;;i pr of!r essiva. osci lla nel maggior· numero dei ca :;i tra i 3 ed r 5 an n i. La paralisi pi'O~I·essi,·a post-la helica pat'e abb!a una dl•r ala minor·~ della pat•alisi pr·o:;t•essiva g~n uina ; da la mor te in 1:2 a 2\. mesi . d) L e le~ion i anatomiche rl ella pm·nlisi p rn ~ressi,•a poslLabet1ca !"ono l']urlle della t abe e della par·alisi pr ogr e;.-<iva insieme riu nrle. C'] . I. CH.HICOT. -La sindrome dl Benedlkt. - (La semaine m•;cli cale, 11. IG, L91J0).

GILL.ES DE L.A T ou R ET TE e l

Gli A A. dallo stud io di sei rasi cl in ici, i sul i finora conosc.uli n ella scienza, Yogl iono tr·acciaJ·e la storia clinica e dare lA i ntet·pt·ctazlrme anatomica di que!>ta sin~o la re manifestazione, che BeneJikL pel primo dc!"ct•isse nel 188!> e che Charcot t'l· chiamò in onor e nel 1 ~!13, chiamandola appun to sindrome di Benedikt. Oe!>::<a con~i!"te nel la pa r nlisi del 3" paio, a!'sociata ntl emiplegia incr ociata e:l a tremore delle par ti par alizzate. L o condizioni etiologichr,rhe.possono delel'minarne la evol uzione SOli O vnrie; i nfatti la Lubercn losi 1 i l'ocoln i di I'BIIllYt OII im elltO, le emon agie iolrn ed extr·opeduncola r·i, local izzate alla


RI\tSTA DI .:-."EVR O PATOI.OGIA

r e)Zione clei peùuncoli ccr.•brali, a livPIIO dl'lln emcr·genza o ctelle or·igin i di>l n. motore-ocu lorc-cnmune, posso:JO dar·e pa · rali si dello stesso con emiple~ia incr·ociata, accompa~nata dA tr emore. L'età, i l !;esso, la nnturn ste;.sa della l•~sione non hanno a lcuna influenza Slllla ori ~ in e di questa sin.Jr·ome, la quale può insor·ger e in rnodo len to, or eccrlutn da ce t'~cd ~1lgin premunilor ia della durnla eli 'Jnalche tnPse, od anchP all'i rn· pr ovviso con ic Lus apnpt.·tlif'o rm<', CO j'ace d i determina r e i l coma per vari g iorni di :;eguito. Quusi sempr e si hn <il·ppr·ima lo emiplrgi a, ùe"tr n o ~i ­ nisb·a, c !te dopo poco si accomp11 gno alla conlrollura e qul11che volta alt' em ia n es le~qa. C on t~ rnp n ranea. m ente si v erifi cano: ft1 Lli di parR lrsi det 3•paio allnto opposto dellA ernipl egia, ftt lli, che r estAno pur essi tHWmttrr~n li , sube ndo alle volte llll certo miglioramento. L a pM•lli:;i del :J• o é completa , od incomple ta limitandosi sol tanto u quulche r n n ~co l o e senzA ptosi; può essoc.iar s1 alln paralisi dHl ruotore-ocutnre-comu,, e del Ialo opposto, a nista:rmo, a nPuro -r·el in iLe O cosi); lo stato della pupi llA è variabile, <,r·a mMtr'ando<:i mirlr'iRti•'a, or a miolica; più spesso la r eazione luminosa e rpwllo llccomodativa sono aboli te. Il ll•clm0re com•memun le ;;or·go cnn l'emiplegia, di ra do s i é mostrato più tor·ùi; de;::so d"orol in l! l'io !'ii pr·csP.nta r:;ollLo unn forma inter melliar·ia tra r em icor·ca e 1\:mialclo:::i; ta!volta l"i ra ssomiglia in cer'lO modo al tr·emor'e della p»r ailsi og-ilanle od a quello della sclerosi a placche, esag,.rand osi per e) sempre nei movimenti inlem:iouali. Colpisce le mc rn b r·n, (jllalchn v olla Il colto ed il tr·t)rr co, detPrminun lo lllHl specie di Lar col lam ento del corpo nel snnso l aL~'rale; puo e><ser·e cosi inlem;l) eJ attivo, da dA l' luogo ud escol'iAzioni susseguite da ckatr·ici al le rr. embl'a eolpilc. in specie lo mnui, pel l'r··•gn menlo ùi r1ueste par l i alle supt• rfir·ie cir•roslnnli. Dì r ado si hanno altri falli addi~ i n nali (li tubazione, 1:\CCf'Sl"i cpiletlici), clovuli alla e;;tcnsiL'tJe od anche alla m ollepl icilù delle lesioni; ful li per·ò, sui qua li ri~alla s~mp re l'insieme clelia sindrome carnllcri~ti ca . La evoluzione completa 0 1'8 ra pi.ta . orR mol lo lenta, !'Cmbrando alle volle l'lazionat·ìa od anc: IJe subendo qual<-lle migl ioram ento; del r esto ciò non toglie che le rna:ìil'estazioni sintomatid1e esposte non impedisf'uno sing-olurmenle di altender e alle neccsl'ilà ùetta vt la gi()rn alier a; dnndc la gra· vezza della prognos i.

c


1 neo

Hl\'lSTA VI l\E\'n0PATOLOGIA

Ln sindrome in discorso si avvicina di m ollo a quella di \\' L·hcr (par nlisi alte r na superi~ Jl'l·) , ma in quesla m anca il tremore ; rn tr••bbo con fonder si coll e emipl egie accomragnate da tt·cmore, nelle quali però manca la pa t·alisi del 3• pnio; oppure con i c~si di emicor ea o di emiatelosi poslemipleg-iclte, od anche con i ca;:;i di s<'ler·o!"i n pla<;che. nt>lle quali l e mtl r11fe!"tazioni avesser o pr eso soprallullo la forma erni p l e~i cD (fatto per vero non frequente) ; ma slarebbe sempr·e a di ll'••t·enziarla la natura del tremore. Questo !"enza dubbio é solto la dipendenza di una lesione or g<Hlica, l oc81izzula come sopra é stato esposto. In ogni mnJo é dovuto a ll"azi o n~: del fascio motor e o fascio piramida!l•, solo capAce di determinarl o, fascio, che passa pel pi ede del peduncolo, ov'è l o c~lizza ta la l 1~s i one anatomica; e siccome il lrcmore può rivr slit·e vari e formP, tutte pei'Ò moll o ravvicinate l e une alle al tre, co!"i è lecito su pporre che la l esione prlldutLt·ice agi!';ce sul ped uncol o sto~so in var·io motlo. (ili AA. creJono di potet· ammettere che se il tremore cl ini camente ~ i r iavvicina a quello della sclerosi a placche, allora il fasci n pirmnidale é distrutto; se in vece si r assomiglia A IJU E'll o dello pa r alisi agitante, allora desso é semplicem ente irrita to. Quec;ta opin i(lne sarebbe con valiùata dal fallo che in un caso di lor o osservazion e, susse~uilo da m or·te, nel quale l'i11!"ieme del quadr o clmico e S]Jeciu lment e il tremore fece corn mellf·r e un err or e di diagrr• 1Si i n fav or e del la paralisi agita11te, J' aulOJ>Sia dimostrò appunto un tumot·e, gr osso qunuto una nocri uold, compreso del tullo nel peduncol o e che si eslerrcl~v a verso la pnt·te esterna e posteri ot·e, senza però arr iva r e al fascio piramidale. Ulleri or i osser va zioni p0lranno t•isolvere lo qui!"Lione cit·ca la pa togenesi ch: l tr emore; gli AA. in tonto hanno potuto tentAre una d•·st;ri zione generale della sind r ome d i /Jenedikt, la qual e m er i ta ùi occupare un posto Lutto affatto !<peciale 11ella uosog r~::~n a meJicn . cf]. H .<\Y~10ND e JA="ET. -Rota aull'laterla deatra e aull'lste-

rla sinistra. - (l?ioisla di n eurolo[]ia, n. 23, 189!J) . Gli AA. hanno studiato :383 mal oli d' isterismo, disting-uendoli dapprim a secondo la locAlizzazione dei st nlomi e po1<cia ~ccn H io lo qunlrtà el ci si ntomi stessi, cioè, motori, sensilivi, ;;e11sori ali, psi chi d, ecc.


Rl V I;,TA DI ~EYIHWAT•)LOO l.\

1001

Hanno r iscontt·a to i seguen ti falli: t • sono più nu met·osi gl' ist " ri ci, che pr·esentano s i11lomi e slimute pl'edominanli in modo assoluto Al l<)lo sini !'.tro òel cor po n prn·agone d i quell i, che prese11lano ~intorni e s timate predominanti al Ialo destro, e di quelli, nei quali i m e de~imi non si pMsono beue e regolarmente localizzare più all'u110 che nll'al tro lato ; 2' i tlis lurbi della par·ola hanno un pr edominio enot•rne Il L'g-l' i :>l cri ci col pili principalmente a d t•~ l l'a d!'l cor po, fatto del lutto simile a qunlllO succede nel le afasie org-anich~>. lnol lt•e ne:;lli stess i si os><erq1no put·o con ~T8 11 c.le pt•edo rninio i dislnrbi respiratori, la polipnt>a, i l tiingltiozzo, lo. tos;,f', il t'iso, ecc. 1 Quest' ullim o f~tllo i nclina gli AA. ad ammrUere una cet·ln intimitit tt·a le funzioni dPl t·e::;pi r o e del linguaggio, nel senso ehe in tali ammalati le pl'irnP, al pal'i delle seconde, pos!'!onn es"er e turbnte nei l or o ~h· me nti p111 elevaLI, in rapporto cou le funz ioni ps ico l o~ic he dell'emozione e Jell'nlle uzione.

T ANzr. - Singolare stat o delle p upille tn un oaao eU paralisi generale al ano lnlzlo . - (Ricisla di pato/IJ!fia nervosa e mentale, n. 9, '1. ~I:J). Fi nora sono stati o:>serv ati LJ'e cn~ i di r i)!iclità pupìllnr e i 11lermiltente nella l abe (Eichot·st, Trenpel), e par·e mfu ttr lla pat·Alisi genE't'ale, nella quale l a. ineguaglium.a e la ri gidtlà pupi llar·e varinno con l'aggpavamenlo progr es:::ivo della malattia. Per ò siccnme i sintomi psirhici spar isrono nell e l un gite remissioni , cosi può dat·si che i sintomi sornalici, ~pecisl­ menle i fotti pupillat·i, pos!<ano r istabili r si quando norn sono che di:sturbi funzionali, rappresentanti clin icamente lesioni anatomiche ri parabi li. I nfatti nrl caso rifer i to dall'A. , in cui i si ntomi pupillat•i furono segui ti con attenzione specirtlo·, si osservò appunto l a lo ro scompar sa ed il succe~si\' O l'itorn o a varie l'ipr·ese, se~uendo le oscillazion i dei di"lurhi P"ichic• . Si tratta. di un uomo di 50 anni, J'icovet'slo nel mntti ro 1nio per una crisi di agitazione, che mtncava il com inciA re apparerote della paralisi !<eoeral e. Pre~enta l a pupi lla de~ tra p•ù piccola della sinistr·a ed in stato di r igi dezza. I ntanto dopo d•eci giorni mentt·e succetle la ca lrn a nei di!-tu rhH p~i­ chici, le pupille tornnuo simmetriclte e r eagiscono bene alla


100::3

Rl \~lSTA il i );EYROPATOL<JG JA

luc·c; tnfl dopo tm'altra !'.etlimana t·icoml'ari!'icono i dislttr•hi p!>il'hici e con eR!'.i !'<i noln r~ he In pupillA do>!'< lrA ritorno t't· gida e !•ili !Jiccola della sinsslro. Out'Rnlè sci seltill1Ane le condi~ioni snenla l i e pupi l lari non camhian0; più l &r di I'Aill· malato l'incquista la sua luci.lilu di mente r le pupille l'icupct·nno la loro r 0azi•me e la loro simmetr ia. Queste allernnLive di r •Hn i::;:=:illlli H di e;oacerbazioni nei fulti p!'<icluci, acromJ'Af!ttali st>mpr e dalln !'<rompRr!'a e riromptJ rsa dì quelli JJUpillori, :::i S•>no ripetute due volto Ancoro. Uopo un anno l'ammolato in stato di apparente ~uarigione mesRO fuo ri da l Ollllli COil1iO e lo: pupille SOilO perft:tlament.; u~uali; mn un no,·ello pet·iotlo di ugitat:one con la ine~ua­ gliauza pupi!lnre si è avuto dopn due anni di r enlissin11e. La calma è tornate, non co;:i la salute nwntale; l e pupille ;:ono r ima•te dis11~uali e In destra 6 sempt'e r igi iu e più piccola

e

dcii» ~ ill i!!li'H . Il paroll•·l isnto cr·onologico r·igoro~o della evoluzione di'l dt;; turbo suenlalc• e d•· i fulti p11 pil luri nel COf'O l'ifet·ilo all'l•rttiU la Jm·rJ comunanza di origine; la divr~ rsilù crr·ta dd la sPde della l esi0ne, di cui ~~!'!"i sono la espr es»ione, esclude qu»l· siasi idea. di causo d'infiammazione locale e ra pensare alla aztone d'un tos:<ico. E que,.,lu del re;o.Lo l'opini one di Krnf'l'elin, else melle la pat•uls si !Zenernlc tra le malu tlie dspenJenli da un·allemzione di uulrizione, le qunli si compot· tnr to ri g uot·do agli r-lemenli ner vo!'i Ct) me le intOS!>i•·azioni. Le e!'A· cerbazioni e l e r emi.;stoni dei stntrHui dello psll'olisi genera le !llnrehbes·o o rappres~ntar·e le oscillazion i della lossici là 11d il tos;;ico, dopo esser t•imasto P•' r lungr) tempo lo causa dui sintomi puramente funzionali, litti:<ce per dPtPrrninare la s_n 0rte dell'el"menlo anatomiccJ e la per,l itu Jufìuilh·a della sua funzionalità. C'J·

D ue caal dl patooat oonaeoutlve ad influenza , oon autopala.. - (Rici3ca d i fJli!Oiu{!ia n.ercosa e m en· tale, n. 3, 1!100)

CAmi\. -

La ldlera lurn sulle p:<i1·osi rors"cculi,·e ad influenza data· qua'-'i t'::clu::i vamc nta ùa.lla pund••tnia. clt~, dopo un lun~o pt·riodo di silenzio, inrìt>ri nell'anno IR!IU. Le fot•me cliurclte t•tt'erite sono "''tll'iate; melutwolia, mantn, ipoconùriu, cont'u!'ioue m cn lolcl, ùPmem.a 11cuto, t't·enosi so·n· sot·iule, psico!>i aqenieo, stupor r. Jeli r io at;utn, delirium tre-


RIVISTA DI ~E\' H O l'ATOLOO U

100;}

m ens, p"iicosi neurasten ica ad iolee fi s5t>, pa r·ali ;::i pt'o grr ~­ siva, paranoia acuta, nona . M entr e tuili 1:li Autori sono di accol'do nell'ammellere che non esisLe una psicosi spe~:iale da influenza , poclti si pronunc·ano ~ulla fJuistione se q ue~l a malattia agisca come cuusa ùil'elln della psico::::i, oppur·e com e semplice causa occasi onai •', otl anche nell'un m orlo e nel l'al tro. L'A . riferi sce. le storie cl i niche ed i n' per·Li onalomo-ratologici dei due casi da lui studiati duronle la E'pidemia dello scor·so anno e nei rtuali si obLo il tipico quadr·o del delirio da collasso di Kraepeli n, fo rm a Ji amenzt~, clte si distingue per maggiore tumulluar·ielù tli sintomi, per maggior·e brevità di decorso e per· uu ne:;::::o più eviJ• ·nte con la malattia pregressa. La psicosi sopr llp-;.6un!'e in ~cguilo ad influeuza ed il r elatore c r ede di pot er· ven ir·e all e se:-:uen li conc.lusioni: 1• la intluenza n el pt'ovocare uno psico•i nnn ogisce in m odo diver so dalle altre malottie infelLtve, !!'ifl crlté essv determina l'alterazione m en tale i n sog~elli for·tem ente pr·edisposli con un meccan i:;:mo simile ; 2° l1'a le psi coi'>i con<;•'C'uliYe Ad influenza l e for·me di ronf~.; sione acuta sono le p:it f'rerruenti, ed ò probabile che sole in queste dessa agiscn co1ne cnusa di r·clla; 3° l'esame macr oscopico delle m ening i, cl t>ll 'e nr efa lo e d':!l midollo non rivela, che u1:a fol'te i per•• mia a1·terio~n; 4° il q uadro anatomico delle psicosi causHle di r·ettameute dall' inlluenza è quello di una 111 t0s:::icozione acui a; percio de· gen erazi one grassa del fe gAto e dei r en i, lesioni a tipo acuto della sostanza cr omatica delle cellul e dei renll'i lll' r·vosi . l.a i nt.os~icazi o ne m ollo vet'O>:lmil menle è do\'ula a tos~iu c posti n felti ve. e'l .

J. Aa,,oJc:. - 'Ptosl tntermlttent e lsterlo :~.. - (Lrt semaine m eclù:ale, n. 8, 1UOO). L1:1 Vt'l"a ptosi par~Jii l ica di naturA istE'r ica ,., stuta messa in dubbio dalla maggioranza dei ueurol ogi, i qual i vog l 1ouo c he i n molli casi r·ifer iti uon lraltavasi g1ù di puro lisi del m. elevator e<iella palpebr a supel'iore, rnn di semplice blefAr os pasmo. Or·bene l'A . r ccenleme11lc hu avuto l'occAsione di o!'~e n· n re due cusi di v er a ptosi i ><ler·ica in sogl"e lli. i quali, in St'gutlo ad una vi olenta emozion e han no presentato dei di1'turbi ot·u· lari, r ipelulisi poi sotto im pr ession i m orali : consistevan o


l!J01

RI\' ISTA DI XE:'VROI'AT OLOG IA

que:.:li unicamente in accessi di occl usione bi later.c~le delle pa l po•br·c, della duro la di rrual che minuto e solo r aramente di qualcl 1e ora et! anche <.li qual che giomo. Durante l e crisi le due pa l pebre superiori cadevano iner·ti davanti i rispettivi globi oculari, r icopr endoli completAmente in un s o~gdlto, lasciando una pircolà fe ssura u.- ll'allro, allr·aver~o l a I'JUale la , ·isione era possibi le quando l ' infet·ma art•ovesciava indi etro il capo e di r·igeva in basso i tzlobi stessi. Le palpebre intanto non er ano anima te da alcuna :.:cos!'a du1·ante lo cr i~i ; es"e t·estavnno lisce e flaccide, non opponendo r esistenza alcuna a! dito, che cerca va di sollevat·le - mezzo se mplice, cui rir.orrevano le inferme per guardare. Il fenomeno in una di queste poteva provocarsi col tirare leggerm ente in b~;~sso ia pa lpcbr·a super iore e col m antenerla per qualche seco ndo in con tatto con ')uella inferiore; la ptosi cosi p1 avocala e!·a simile a quella spuntan ea, però aveva mag f.!illrè duraLe. La pres3ione eser citola sulle o.lue regioni preauricolari, in Cni'ri::<pClnd enza del punto di r mcrge11za del n. facdalt>, fuceva ces:.:a1·e il fenomen o, sia spon taneo, sia provocato. Tutti i l'im edi Lo> rapeutir i per comball~ r·e questi accessi di ptosi cr·nn o riu sciti !>enza effell o. Si trnllava adunque di pnr·alisi del m. elevator•e della palpt> bra superior·e, non di blefarM; pasmo, non notandosi alcun segnn di c rntf'azione dell'orl.Jicol ar·e delle palpebre ; era di natura i!'teri co, pe1'cltè in so~p-elli i steri ci, che non presenta,·ano alcun >intorno di l esi on e organic.a, d'infezione e d'inl r>!>:-icazi one. Non pot~va tr·attarsi di stato ipnotico, mancando qua l:>ia:.:i alterazione dello stato rsichico in tutti i momenti della cri .:;i, L" A. l'i fet' i!>Ce di non aver r·i scontratala caratteristica della illt,.,rmitlenza del fenomeno, che in una sola os:"'ervazion e I'eg-•~t t'ala dal medico in gl~se Cook•>, uella quale poi la ptosi c oi ncideva con l'apparizione di di:>lurbi drsmenot·roici. cq.

Anestesia oonlare nella tabe. - (Journal de m ddecine, 18Dn).

Roc111m. -

L'A. pt•esPnta alla Società d'anatomia di Bord,..aux un uomo, della età di 4"1 ann i, con i principali segni della labe, quali i dolori a cintura e fol goranti, l'abolizione dei t•iflbssi faringeo


RiVISTA DI XEVHOPATOLO GIA

1005

e r olu lei, il segno di Ar g yii- Robei'L::-on, i di ,:;turbi gastro·i ntes tinal i accentuati, il laringi,.:mo, le verti gini , l'atassia delle m embra superior i ed iofc1·iori. I noltre faceva ril eva r e un segno cal·alterisli c.o, qualche volta riscontrato in altri talw tici; e cioè, l'ttneslei':iu oculare. Jnfalli pt•emendo fortemente :zii occhi del s" ggello c spinp-tn· doli verso il fondo della cavità orbilaria, non si provoca"n la benché m enoma sensazione dulorosa, mentr e nei sog~elli san i lu com pr essione determina uu J olorc vivo cd ir.ten!"O. L'A. riferisce come in alcuni tahetici si può av11re la ~em ­ plice ipoc;:.tesia, m ent r e in altri l a vera anestesia oculare ; questo segno or a è unilatc• ral e, ora bi laterale c può trovarsi nei per·iod i diflet·enti della malattia. Dess.n ri entra nel gru ppo delle anest esie visccl'ali, cosi spesso r iscontrato n ell'alai''-'ia l ocomoll·ice. L'ammalato presentato non a veva nè anestesin cpigastl'ica, nè quella testicolare . cq.

BAru:-:sr<t. - Sul preteso riflesso antagonista di Bohaefer. (A rchioes de NeurolO!JÌC, n . 5 1, I!JOO). DE UucK e De i\l ooH.- Probabile Identità del riflesso antagonista dl Bohaefer e del fenomeno dl Bablnskl . (Jou rnal de 1Y enrvlor;ie, n. 5, i!JUO) . S::haefer aveva faLlo n0tare come i n cer·te ~ra vi niTezioni dell'encefalo compr·imentlo il t en1line rli Achille tra il pollice e l'indice si dc ter rni na la forte esten ~ ion e delle di lo tlel piede nel Ialo paral izzato, fenomeno, che va dii'li nto dagl i altri r·iflessi per chè si produce nei muscoli antagoni sti n quelli, di cui si eccita il tendine, e ciH•, secondo lui, pennel tt> r·ebbe di scoprire la esistenza di un'affezione orgauica ledente l e Yie p iramidali. Alcune r ecen ti osser vazion i lasciano ~ul'po rr e ~be que ~ lo riflesso anta gonista di Schat:ft!r non sia allrt•, che i l fe nom eno di Babinski, il quale si vel'ifìca tilillando la pran la dd pi ede. I nfatti questo autor•e con la manovr·a di S~.:hn.e fe r ha a vul o In estensione delle dito del piede i n molli emi pl egici, che presentavano il fenomeno, che pot·la il propr-io nome, non ~o l (l ma l 'ha anche ottenuto pizz1cando st!m plicC'meute la cute ili vicinanza dd tenùinP. di A chi lle, o pure solleticando la su · perfìcie cu'anca ùi altre parti ddla gambo.


RIYI'l'TA. DI ~E\"ROPATOLOOIA

De Duck e De M oo l' r iferiscono un caso di l or o osservazioni', che p!·esenlaYa il fenomeno rifll!S!'O soprain dica to e nel l(uale t.Jov.wa nmmener!': i un processo mol'l>oso d i natura i~nnla, interessa n Le per ò esclusi va mente la midolla, senza che fns!"n p()ssibile ùi dder minat•e una l ocalizzazione cerel;rale. Era un'ammalala colpila da par esi di tuili g li arti senza att·ofia, nc!l u C'JU SI C il Litillalllento della pianta del piPde pt'O· vorava il renumeno di Dabinscl1i ai due lati ed in cui si aveva J'e~lens ione delle d itA tanto pizzicando lalera:mente il tend ine di Achille, quanto soll eticando un punto qualunque della cute

della gamba. PMrcl•l•e dunque pùlcrsi conclude t•e pc' r la identità del fc· nomeno di Uobioo;ki e del riflesso antagonista di S::haefer, i l < JU fllt~ ullimo poi non polrchhe essere consiclern to come segno pnlngnomonico cl'tma afTc'Z'•llle cerchrnle con lesione del le ,·ie pit•amidali, secondo f'JUanlo opiuava lo stesso Schaefet·. P ee delet·m inArlo 11011 occ•lrl'C sempt'e di solleUcat·e la pianta del picdl', polendosi ollenel'io con l'eccitar e i 111 modo abbastanza inlanso un punto qunlu JH[tt C d~ ll a cute ùe:lla gamba, innervalo Jallo sciatico. C'f. G.

n,., -.;co~ E. -Contributo ollnloo ed ana tomo-patologloo allo ata.dlo del t a. mori delle eminenze blgemlue . (Ricisla sperimentale di Frenialria, f:osc. 11 1-IV, 18!lD).

L'A. dl·scri ve la si nlomatolo~ ia di 19 casi clinici ra ccol ti dal 18DO in poi e por ta il CO I1lribulo di un caso di propr ia osservaztone con r ep('rlo anal•)tnO· i slo l o~ico . l cnsi di tumor i delle eminrnze bigemine conosci uti nella l olleral urn sono fino ra circa una quuranlina. Le form e più ft'NJll~>n li si I'ifc ri:"cono al sfl t'coma, al tub('t·colo, el glioma, al glio"t:~ rroma, alla gom ma, f11 li poma, 11 1 ci stomixoma; quello sturlialo dall' .-\. è un sut·coma P'' r vic.ellul are. Pl'el'et•i to il sesso masch ile (su :!6 casi si ebbero 2!) uomini), l'dù .!ai 20 t:~i 30 011ni; do;JO il 5~.o anno non fu mai osset' valo. Non si può parlAre ùi una sinlomatolog ia propria, ~i a ccltè f'Juesta varia scco11do r he il tumore r esta localizzato alla sede, oppur e si estende più o m eno in all t·e parti. Però hanno g-rande im portanza per la. diap-no;;i, ollre che i sinto mi gen et•ali propri dei lumot•i c~t·eb t·ali in g<'ner e, l'andatma barcollaute o gli allt'i falli ùi atassiu; le paralisi ocu lari svol g.1n l i!~i lentamen te, bilaterali ma non simmetri che; i distur bi


lUYISTA DI :\E VR O PATIJL OG I.\

1007

vt<:;tVt non dipenJenti dnlla Muri lt' oltirn; i di::lur bi acustici 1:on riferibili o lesioni pet•i fel'i clte d l•ll'or .-'anO rl~>li" udi lo . Pt·atica rnente ril'sce sempre mol to di rticile il dill'er euziar c con sicut•ezzo un lumo r·e c..er tdJella r e dn quello dL•IIe eminenze bi(lemine, mentt•e it avece si I'Ol"SOtl0 d i st ing-uer~ Mn fa ci litù le lesi 0ni dei j.le.l uncoli, del ponte c del bulbo per In prescn7.a delle pa l'al isi allP. r·ue. · cq. L. vo n DYDYNIJ I\1. -La tabe nel fa.nolulll e suoi ra.pportl

con la slftltde ereditarla. '1° aprile HJrJO).

( .V eu rol. Cenl r.

1Jl.,

L 'A . r i feri sce un caso di ta be da l ui os!':et·vAlo i n un fan ciullo di 9 anni, il cu i pad r e er a " lato infcllo da sifì liJc nll'c tù di 20 anni e che al mom en to di'Ilo e~um e pr esen tavs divN·;;i sintorni d'una l e:siouc d•JÌ Cl'n lri ner'\'OSi. Nato :Jopo 5 abol'li, lìn dal CJU int o anno fe ce t·ilrvnr e come r i t•111 t'SSC malamen te le orin e, irllbraltnnclo l e vestimenta o q uniche v olta orinan do a lc tlo ; più tat·di S11pr nvvenn o la de!Jolezza alle gilmhf', le qual i spe>-so erano colpile da dol nri co~ i violenti, da stra pptwe g r'Hltl all'in l'ermo. La c.lrambulaziolle nulla p l'esentava di anot·mnle; non atasl'ia; si ri lt~ vaYa pe rò 11d un debol e gra do il ~eg n o d i Romber g- eù i polon io tnuscolnr c . l\lancnvano i t•iflessi pal ell at·i, q udii cutanei erano nnrmAii; lieve ipoe!>le>:ia d,_.Jit\ w> m be al tollo p.J Agl i ecci la· m enli dolorosi ; ineguagl ianza pupillar e, la pupil la d estra non t·('agiva del l ull0 alla luce, mentt·e quella sin istra r eAgi va <Jppena. l ratti notnli dall'A. non amrr.ellnno dubbio circo l a nAl ut·u del la malattia ; per ò le ce>:e non si verifi cano nello stesso moJo ira molli casi desc.: t·i Lli come tnhc e che ill''ece non sono che form e piu o m eno carultel'i!"tiche della malatt ia di Fried r eich. Eliminan do quc!;:;li 11lti tni ed elim inAndo pure i ca ~ i, nei f')Uali 111 diagnosi è i ncerta pea· insuffic ienza di sintomi , l'A. non anebbe lt·o vato nella letteratura che (i cAsi di tabe dell' infanzia, 3 t•iferili da Herna k. uno da Stri'tmpell, uno da l\1endel, uno da Bloch . Dessi pl'esflntano tutli i sinlomi ùel la tabe classica degli aùulli, per ò qualcuno acquista un'importunzo tullo affatto speciA le e fa difello nella malattia di Fa·iedr·eicb, donde la pos!'i bililà d' unA din ~nosi differenziAle-. I d isturbi Ja parle della ve::<cica t•appresen tano i pl'ocl romi piu frequenti della tabe nei f81nc iulli e cosi pur e l'atrofia del


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RIVISTA ClllRt"RGICA

ner'YO ottico ; invece l'a tal"s:in. che è un sintomo pri nci paiA nfllla Lalle dello adullo. o fa dife tto nel fanciullo o è appe11a accennata, anzi po,.sono passnr·e molli nnni pr ima eh;~ la t!Hltcia resti alter ata in modo sensibile. Cn'ata ssia precoct-, oslend enlesi n tutte le membr a, dipende qua si sempre dal la malattia di F t•iedr eich. Dal pun to di vi:> la Pliologico. nei casi osservati finora di tahe nei fanciulli si •" sempt·e notat•1 la presenza della si fi!Jd<' er edi taria; ciò confowma l e modPrne r icerclre di vari autori !:U Ì r appol'li esisten ti tra quest'ultima e la tabe. Il caso r il'eritu daii"A. è poi notevole per il pl'ecoce inizio della mal ottia a 5 Dllll i di età. C'l ·

RIVISTA CHIRURGICA Valore della paglia dl grano e dl avena oar· bonlzzata come materiale dl medloazlone. - ( A rchict'S t.Le .'11r:ùl. ei de Pharmacie, agosto 18!J!'I).

FERRIER . -

Chiu rHJUe ubbia f11Lto ser·vizio n ei r eggimenti di cavalleria, nd obbia in altro m odo pt·alica di cavall i, saprà senza dubbio come sia abitudine gener ale ed in veter aln l'adopera l'e la polvere di car·bone pl.'r med ica r·e l e fìA ccaturt>. N iente a iunque di strano eire si sia pens!JLO ad utilizza re l a polve!'e di car · bo ne di pngtia di ri so nella medlcaziuue delle ferite in gul'rr a, dCJ\'e non si può bntlarò Lr·oppo per il sottile alla scelto del material e da i mpiegar;.;i. l m edi ci giapponesi dopo aver fatto un largo esper i mento della paglia di ri so ca rbonizz.ala nella guerra cino- giapponese, e con r·e~ ulla ti olt r e ogni di l'e ~o d · disfucenli, lo raccomundar ono CAlor osamente come la pi ù p<'l'· fetta delle sostanze de;:;li nate all o medicazione ddlle r~ rile d'arma da fuoco, si no al punto da considerar e all'a Lto super flu o l'i mmagazzinar e e l rasporlnre in gran de quantità materiali mollo pitt coslvsi com e l'ovatta e la garza. I n E ur opa p()lrebbe sostituirsi natu ralmen te la pagl ia di frumento o di avena a quel la di r i;;o, uè sarebbe davver o un piccolo vantaggio, dal punto di vista del servizio di Han ila mi litar e iu


RIVISTA CHIRURGICA

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cam pAf{nn, poter confeziono1·e snl >;ilo il mnlel'iAie di medirazione, sollo for ma di sor.rhPlli di va r rP d111ten" inn i dt cnrhone di pa:;dia poi ve rizza lo. I n F t·ancia la cosa parve già degna del massimo interesse eJ il Com itato di sanilò. rnili lar e In fece prrndPrn in esame da di versi esperimentator i c sotto di ver~ i u:::pdli: Jo come me(licatltr'a scccn su ferile asettiche dipendenti du atti oper ativi; 2° come medicotura umida, nei cusi di fer ile lacet·o- conluse, l>l'Ovenienti da calci di c•avo llo o du altri lrnumali!'mi: 3' come medicalur·a gmssa sopra ferite n piaglre, sia recen ti che antiche. Le questi on i posto furon o le se.s:uenli: Qua\'è il m odo migliore di ca r boni'l.zarc la pn g-lia? La medica lura sec~a con pa g-lia di ft•unt enlo o di avt>nn carbonizzala è vanta ~g io~o come fncrlilà di pr epar azione, m cdici là di pr·ezzo, poteroassor ben le, a•lallabililù , elaslicilti, ecc. ? Presenta inconvenienti dul punto di -. isla della ciculr iz· zazione delle ferite? E sullìcienLemenle a!>ellica? l sacc!Jetti inumiditi ~uperfìria l menle sono m ~>gl io tol · !crati che impiegati allo !'tn lo secco1 I corpi grassi disl'-!si alla superfi cie nei sncchelli H)llO essi capaci d'impe,li re l 'usr i la della polvPre di car boni) attra ver so la stoffa dei sac:chetli sle;;si? Que;;t' intonaco diminuisce il pote1·e assorbente dPIIa poi vere t Vi ò neo:sun vantaggio a mescolare al ca t·bone qualche sostanzA antisettica come l'ioclo forme o il snl olo? I rapporti della scuola di Val -de-Graee e di parecchi o<:pe· dali militari, furono concor di nell'nmmelLere la possibilila di adoper are questo car bone su ferile d'ogni gener·e, senza distur bare a tratto il pr ocesso di cicntr izzuzionc : non lo flii'Ono pero nel modo di preparAre il cn rb11ne, preferendo al eu 11 i di far bruciare la paglia all'ar·ia libera; allt•i invece in un r eci · p ienle metallico ben nelLo. Come pure a qualcuno par·ve pi ù adalla !t~ pagl ia di fl'umenlo più g1·ossa, più re~i;;ten lP; ad altri quella di avena. Tulli f'!unnti ne veri (icaronc• la m1tezza di cos to e la faci:ita di pr eparazione; come Lutti I'UI·ono ugualm ente concor di nel segnalAre un mconveniente chP. es::'a provoca, e CIOè un eritema nei dintorni della fer i ta, senza però che quelòto abbin al cuna inll ue11za ;:ul pr ocC!'!'O di cica t.riz· zazione. Un lal !'istema di m•·thr nzion(' ru du lutti riconosl'i Ul()

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!Il lO

ltfVJ:>TA CRrRt:RGICA

comple1am Prtle asettico; d i un potere assol'benle discretam ente elevato, a;:surbendo ogni sacchetto una quantità d'acqua ccll-ri«pondenle alla metà d0l suo 11es0. Le vaselina spalmata ;:ul ln supl:l·ficie del sncc.:hetlo non ne diminuisce il potere 8!';sor bente. L'a !!gr uul~• degli anli s•~ ltici non sembra r enclere più nttivo il proce:3>'0 di cicatrice. l sacchetti umidi son1) me::!lio lnl!er·ati di 'luelli secchi, ma non luH1no di questi maggiore efiicacia. Ln r·u ''idezza della m ed i ca lur·a è u11 poco modifica La c!a spolve1·ature con sosl~:~ nze p:rt~s;;e, ma, per quanto si fu ccia é sempre m erto facrlmente luller abik che quella falla con gar·za e colnne idrofilo. L'A. ha rqweso per· con lo sun g-li OS!Jerirnenli e l e concl usioni alle crualu é gi unto non sono in O!.mi parte compl etamente ugullli a f')Uelle sup r·ade:-<crilte. Egli ha adope1·ato i saccltclli uguali a 'Juel li r egola u1cntari in U!';O presso l'cserdto p:iappo nes~. cioé: 1• g-t·antll; m etri 0,20 ùi lunghezza, metri 0, 15 di lar ghezza, metri o.o~ di spes~o t· e; 2· ml;'zzuni, melr·i 0, 1:3 di l unghezza, metri 0,10 di Jat·ghezza, rnel r i 0,02 di ~re~~o re; 3° piccoli ; mct1·i 0, 10 di lung hezza, rnelri 0,0:> di 181'ghezza; m~tri 0,02 tl i ~res;;ore; il cui pe!-<o medio è! resu llalo da Hì a 20 l!r ammi per i p1·imi, cla 9 a 10 per i !'ec.:onJi, e dn :J a 5 pr r· gli ultimi. La resa itt c~rbone eq uivat•t•ebbe srcondo l'A. ad 'i 10 della Ji11~lia br·u cia tt~ e quindr i l pr cz7.0 eli ogni Mcchelto ~a rebbo add ir·ittura min imo. U >'ali come medicalura secca nei casi di ferite tl'at•ma da fw>co, sospette d' iufez•on e, ere le che siano dt un g-r·ande van1np-f!iO. Su un ca'-'o di fratture delle os-<u della mano per colpo d'nm1a da fuo co , coll'apphca7.ione <leda medicaLura al carbone ottenne uno splendido ri sultato. Il polet'e as1=<orbenlo di og-ni sacchPllo sarebbe mollo pii.! !"•·ande di 'luello sopra menzionato, ritenendo che possa assot·bil'e una quantilli J'acrlua superior e al peso del sacchello stes"o. Ammetl•• egli plll'('. cito l'a pplicuzione di vaselina all a Sllpcrfìcie dei :;acchelti noo distur bi il proce!';so di cicalt·ice; ma Cl)l calore Jel co1·po umtrno l a vaselina t'onde rapidamente e l &s~i& pasMre ullravtlrso le maglie del saechPLLo la pol" ere di ca1·b0ne, cito forma ui borJi della ferilo un i ntonaco nero~lro, bt·ullo a ved<!t·si e dil'ficile a togliersi. Quando poi


lUVIST.A CHTRURt ;ICA.

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i !;<acchel ti non ;;ono !;:palma l i di vaselina la polvere (ìl tra piu facil mente e spor ca la fer•itfl, t1l8 è pi l't facile a t0glier si con una sempli c~ lavatura; però la medicalut'a secca è mùl esta al ferito per l a sua r·uvidei.Zn e pet· rl suo poco adattamento alle sinuo!;:ita della parte lef'a. Sono il ra ppor to dunque dt!lla m0rbidità della m edicalura e della puliz ia della pinga n on p11ò far!"i il conft·onlo l rA la m edicalura al Clll'b1ne e rprella alla gar·za e al cotone iù r ofìlo o alla stoppél. Non possono però dic;conoscer si i gr·and i vantnggi clell ~t medicatura al car·IJone di paglia, faci le a prepararsi, di prezzo m odico, con proprietà aselliche per nulla ill l'et·ior i agli altri materiali di medicazione, coo un P•1le1·e di a;;;;orbimento nor1 indi ff~ rente, e eh~ potr·ehbe f!Hirrcli Psser considerato come un materiale i ndi!<pen sabi le di r i!'<erva, in C<1mp<~~na dove, cc) tne a tutti é nolo, p!'r gr andr che sieno, le provviste san ila ri e sono sempr e dd icienti. c. f. TnEv&s. - La battaglia dl Tagela . (;h,r., o. 17, '1900).

(Ce.<ttralulalt fii r

Il dott. Treves, il quo le col la ca rica di chi t'urgo consulente fu addello ad un un o~peda le di f:!'Uet-ra dopo ;1 fallo d'armi di Tugela, ci rif~t·isce succi nlam•~ ntu l e propl'ie osservazion i medico-chirurgiche sui fprili provenien ti da quella battagl i a. N el loro ma!!!:(ior· n!.lmer·o "' fer·it e che ~i ebber o aù oss erva r e o lPallat·e er·ano pr odoll<l da pr oiettile di fucile M Au ser. poche da frammenti di gr·IHlRLe e pochissime da palle di sh r-apnel. TC'eves ritiene il pr oiettile l\Iau;;e~· il meno oll'ensivo. La sua azione é dipen lente dalla di!<lanza di lii'O. A l la distanza <l i 1500 a 2000 yords, e~!'O penetra nel cor po come un ago . I n un caso un p t·oiettile Mauser era penetmlo a tl raver M la m edia falange del -i- e 5 dito della mano producendo quattt·o piccol e ferite cutanee come pur e una frnl tura d'ambedue le ossa. La ferila andò a guar•igione senza complicanze e con m obilita delle articolazioni delle dit!l. Per ò come ••sempio ben di verso si rifcri<;ce nn che il caso di un fP.r·ito d'a1·ma da fuoco all'omer o, in cui l'os;;o fu fralluralo in 23 frllmm enti. Nel colpi vicini il pr oietti le suol e ft·amrnnntare l e ossa in molli pezzi. Nelle fel'ite del ventre il foro d'entrata è as!'lai piccolu, quello d'uscil3 ha la foC"ma di una piccola fes!'UI'8 . I n .mollissimi feriti al ven tre l'autore ocn os~e r\· ò gravi sin tomi


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RITISTA CHJRC'RGICA

non ostante che la lesione i ntestinale !'ill stata acceJ·tala dalla presenza di sangui:! nelle fed. Le fl!r .te dell' i n te;; tino snuo per regola piccole e possono essere chi use con 3 o 4 punti di sutur·a. M ol li colpi d"a1'ma da fu oco inter essanti il f~ga to ed i r eu i non ero no causa di gravi ssitni fenomeni ; p. es. in un ufficiale una palla di shr·apnel era penetrata nel fegato e in un r ene. E bbene, in que!'ta grave lesione non si ebbe ad osset·vare che una leJ!gera timpanite, una lieve ematuria ed un meùioct•e collasso. P~:~r·imenti si os;;ervò in dh·er _,;e fer ite del cr anio un anda mento beni~no e sce\"l'O da g r·avi distut·bi. In generale anche le operaz on i prr la cu r·a di •1ueste feri te assumevano un decot·so a;;:;sa i favor·e\·ole. Ac;sni ùi rado si dovette r icorr·ere alle amputazioni. Un colpo d'arma da fuoco attra\·er so la r etula ed alla arti colazione d<>l gtnocchio non lasciò drelro a se alcun di.:;turbo. Una feril1:1 del cavo popliteo fù seguita Ja aneul'isma arter o-venoso. Le ferile d'at•ma da fuoco d~ l petto decor sero in gene rale be nt~nam enle e quasi lulle guat·i r ono. Tra i l'dnorneni più fr,>quenli di queste ferile e 118lU1'81lllente da notarsi l"ernoptoe sub1t0 dopo a v venuta la lesione, ma l"em alotora ce ed il ~Jneu­ motor·llce non si rnnniftlslarono elle come falli ecceziO•lali. Fu da ullimo osservato un caso più unico che raro r•er il singulace d-:!cor so dd proielltle. l n CJu e~lo caso il fùt'O d"en· l r ata era alla r egione della clavicola si nistra 11uello di uscita alla r egiont• ileo fern !>rale di destt·a. A m:l te in questo caso non si verificat"Ono str·aordinari fenomeni, <;i manifestò solo un passegge ro shock. C. P.

Alonne oaservazlonl pratiche a proposito dl un caso gravt..tmo dl pustola mallgn&. - (Estr. eia l supplem. al Policlinico, 1900).

A. L O \HJì" ACO. -

L'A. des~rive un caso gra v i ~s im o di pustola maligna mnn i f"!' sl olasi in uo uomo dell'età di 36 anni in segui to a pun· tura di uo insetto i n località ove f!iaceva un asino che ~o ­ speltavasi ammalalo di carbonchio, c nel 11uale, od onta delle i ni<!z.ioui locali dt acido feuico, l e qnali per la gravità del caso, furono cosi abbondanti e ri petute c..la dar e perfino fenom eni di intossicazione, l"eJema local e assunse tali propor·zioni da diffondersi in breve tempo dalla m ela sim stt•a della fo.cc ia a quella destr a estenJenJosi fino alla radice del petto.


RIVISJ'.A. CHIRURGICA

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Per tali gravissime condizi oni locali un it.a menle al le con dizioni generali di giorno in giorno pegi!i oranli si, si l'icorse alle iniezioni endovenose di !'Ublimato co rro~ivo, le quali furon o in numero di due eù ebber·o per• r isultato quasi immediHto la scomparsa dei f·•nomeni gravi gcroet•al i e la completa apiressia. In quanto però ai fenomen i l ocnl i, essi appal'ivano sempr e minaccian ti per l'enor·me tensione dci t··ssuti molli con prossimo pericolo di sfa celo. F ortunatamente l a distruzione delle parli molli, che non fu possibi le evitare, si mantenne in limiti abbastanza ristretti per ciò che ri guardavi! la pelle, giacchè mentre il tessuto connettivo sotlocutaneo rnan mano andava dis tr·u~gendtlsi, le sol uzioni di continuo della cute si mantennero da 7 od 8 e non si estesero mollo; oia queste soluzioni di continuo si polè quindi con gran de pazienza ed assiduità estrarre lutto il tessuto m ot·ti fìcalo sottoposto, trattando poi la cavità con appositi mezzi an tisettici. El iminalo lutto questo tessuto cMiu to in s fncelo, il l avorio di gt·anuln?.ione e r ei ntegr azione delle parli si compì abbastanza celer emente P. l'esito lìna le fu assai soddisfacente, non essenrio rima sto che un l egger·issimo ectr·opion ddla pa lpebra inferiore, suscetli hile di cot·r•eziot oe. Le conclusi oni che l'A. formu la in seguito all'osservaziune di questo caso sono l e seguen ti : P Negli adulti, la pustola maligna ha un andamento assai più g••avc che nei fan ci ulli ; 2' T ra l e diverse sed i che es::a può o.!cupare, quella alle palpebre è la più pericolosa pcr cltè quivi é sempr e da l em er si una e!'lréma dilfusione del la irilìltr azione edematosa clte finisce quasi i11evitabilmente coll'appoi'lare defo•·mazioni locali r esidua! i ; 3• Le iniezioni di acido feni co in questa l ocal i tà non si rilevan o di un'u lilita immediata, giacché l'edema continua , malgrado di esse, a diffonder si e a g ..meraliz7.ar si; 4' Le iniezioni endovenose el i sublimslo corrosi vo si mo· s trano di reale cd incontestabile efTicacia rw ll'ar r esta re l' infezione carbonchiosa general e, ma non a. vincer e quella l o<·.ale, l a quale pr osegue il suo cor so com e l esione a sè. For·so g iove1·ebbe assai pi ù ricorre1·e alle iniezioni sudde tte fin dall'inizio della malattia. oppur e far uso del sier·o anticarbonchioso Scla ,·o.

te.

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RIVISTA DI OCOLISTICA CARRA. - Solfuro di antimonio stella blefarite outare. (La Sem. nu!d , agosto 18!)!)). KEL~TAN:>~. -

Trattamento della blefarite. -

( T hérapeu-

tirJ ue moderne russe , n. 6, 18~J9) .

La formallna contro la blefarite géndrale cl'Ophtalm., n. 2, 1900).

MoULTON. -

(Revue

Il dott. CtH' rn ha sperimentato nella clinica de l pro f. Bu:-illelli il solfuro di antimon•o ne ll a cura della blefarite ciliare, ottenendo notevoli vunla g~ i. Egli si ser,·e d ella seguente formula: . 'olfuro di antimonio g •·ammi 1 Lanolina . . . . . ,, 4 Vnselina g ialla. . . » 2 Se 11e applica una piccola quantità sui bordi palpebrali, la sera prima di oudnre a letto; al mallino poi "i lavano lo palpebre con a cqua calda oppure si por•tnno '·ia i res idui della pomata mediante una piccola compr essa di garza . Il solfuro di antimo nio non spieg a alcu na azione irritante né provoca sensazione di bruciore, al cont•·a!'io degli altri rimedi usati contro la blefari te, specialmen te il precipitato bianco e l' itliolo. Sotto la sua azio ne non si formano più croste, cessa il prurito, si an·es la la caduta delle ciglia e qu e lle rad ule s i ri producono rapidamente, ollenendosi cosi la guari gione completa della blefa•·ile. L'A. in uno s tesso malato ha trattato un oc chio con questa pomata e l'altro con l\1ssido giallo o l' illiolo ed ha olle nuto con la prima maggiore efTi· cacia c urativa. K el rnann c o l no me di blefarite acarica descrive un'atf~zione delle ciglia e del bordo palpt> brale, det~:rrninata da un parnsS ilO, il dermode.:c jolltculorum , che r-isiede 1Ìel sacco capillat·e delle ciglio . I sintomi clioici della malallia pos"ono mancare; però nellu mt-~ggiManza dei cRsi si ha intensa iperem ia dc• i bordi palpebra! i con note vole inilnzionc de:rli occ hi; a nzi n" i casi mollo pronu11ciati s i aggiu11ge la congiu nli\'ile con


RIVISTA Dl TERAPEVfl(.;A

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infiammazione tlella pelle in corri::ponùenza d(·llc comrntssure delle pa!peb r~. E gli adopera il balsamo del Perù sollo una ùrlle se~uenli formule : Bnl samo ùcl Peru gr ammi 2 Laool i ua an iùrn . 6 " oppur e: Dolsamo del Pen1 gi'Ammi 2 Lnnol 111a anidr a 4 » Olio di mandorle dolci 2 Quesla pomata viP118 di .~ Le:: a sul bor do delle pnl pPbre, !Ascia ndo la in posto pt: r UI IH mezz'ora. Dopo 24 or e si può ~1 à r ilevare l 'azione enPrgico ed etlicaef' d<"IIH mPdesi ma. È necessn i'io che con la s t,~su 110n !<ia toccata 111 congiuntiva, altr i menti questA ne r esl(\l'el•bc irrilala. M oulto n raccomanda Lilla ,.oluzione a~: Cfli OS8 od oleoso di formal ina da 1/ 1 ad l per 10() con lJ'O la bl<'l'arile, a pplicancrz. dola accuratamente sul lo purli mnlnte.

RIVlSTA DI TERAPEUTICA Il risaltato delle lnooulazlonl antl- tlfoidee nell'esercito Inglese. - (.H edital Pre.~.~. n. 318:J). Il pubblico in glt•se ha aspettalo con ansiosa cut·iosilù il 1 isullato delle in ocul azioni

an ti- tifoidee dalle fJIIAii tonto si sper·ava quando fu pMmesso ùi spel'imen 1n t·le sui ~tJidati che vi si pr estavano voloul ar iamenle ~ che pnr li \'ano pe 1· lu guerra . .La terribile si l'age f11lla dal la fellbr·e t'lllerica l'l'a le truppe del Sud-Africa ha prodolla una grnntli~!"illla di~'< ill usionc, e pur troppo ha g iustifical i i timori che alcuni null'ivanu al r·iguardo. Secondo il <"hirurgo gene l'olo Jameson, i ri sulta ti sono tutt'altro c he incorog-gionli, e ' lUO n lu nque non si possa per· ora r iportare ùei nurne1·i, pu r 11·oppo è eviden te che la sper anza di avere scopel'tO allu fì11e un mezzo che o ffr'Ì!<~I·


liJltj

Rl V 1ST.\ IJt T E!t.-\J 1ECTICA

l ' un111unrlu CIJII lro 'Jllt>Sla terribile mal attia ò'-we esser e a!Jhnnolon<Jla. l\la vi ha anCIJ I'a di più, peroccht> pare che gli ulliciuli inocula li, abbiano !"Ofr~ rlo in rna :-r~io re pr oporzi one dei non inl >cu 'ati la malallia, e eire fra Cl'!'i SJ8IIO staLi più frefJu cntr i C'asi dr m ••rtP, mentre fra i SCI!dali inoculAti la malattia si s\·duppò u1 JH'Oporzione mirro1·e che nei lor·o compagni rum i noculati. QuAndo pet·ò 'Jllelli con lrao;~e ro la mu lallia la slel'Sa ele,ata rn or ttlli lit fu nolsla fr a di lor o come tra gli ufficiali. . A. M.

JUmedl nuov i. -

(.\ledical Press, -i luglio I!JOOJ.

Rr·.~aldol. - È un nuovo Lonieo c disi11fellante in testinale, Sl• llo foH'IIlH di poh•aJ·e fltnorfn, gialla, senza sapore. È uru1 cloromelil - ><alici l- alùeide rombinata colla I'esor cina, ed è i11soluhile nell'ac•f!HI IL'I-'g"r tnenle acidulata, ma è dec., mro!'lu fac.l rn .. nte nei suoi componenti del gruppo del l'acetilene dagli alcali. l suoi cornpon enli r estano ancora alcalini, ed Iran no pr·opr·ielà a n ti-;elliche ed asll'ing en li. l'\ ello ~ l(J mll co sono IJUO!!'LO c·rmedro no n si sciogliP-, mentre si sdc·:-rl ie ro ci lmerrle in presenza della bile. Puo es;<er·e pr·eso allo dose di 10 Ararnrni SOllzo che si prodliC8:JO sintomi ~· JH8· ce vol i. E utile pr r bncnbirri e pt•t• gli adulti irr ogni fot·ma di dt'cornpMiziune into>slinale prodotta da catart·o, ulcera zio ne tuber colar e ool al tra causa quab..insi. 1/onlltin . - ~ un altro nuovo astr ingen te inlestinale decan ta lo da I<Jilbl. t-: lliiChe uallerif·ida c passa allJ'BVCI'SO In stomaco quasi in»l lPra to, sino a cl te th)ll ra g~iunge l' intvstino dove fa !:!euli re pr ontamente la suo azione. E;;o:o è uno della serie dci rn cùicarnenlr inlr odolli in l Prapia dn S ; hilf nel 1873, il quale ce r enva un cnr po che po ssas~e innllet·ato dalla bocca all'inte~tirtfl g ra s"o. l p:-imi risultati delle suo ri cer che furon o una courl>rnazionc perrLucetilica del lorrnirro, che fu subito se~!lrilo dnl tnnnigeno (combinazione ctel tannin o all'al bumina) dalla LAnrliiiiJina (..:ornbinazr one del tannino colla gelatina), dalln tn nnoeol lu (combioazio11e del tannino colla fo l'maltleid•·), dal tunn()for·rnio, e'!c. l.,lllo·"lfl nuova ~Os lnnza Ull al humino-lannoto di cheratina dello ll onthin dfll nome del p c··~l'ide n te del Comitato Ungar ese. Gli espurirn cnli sugli a ni moli honuo provato ch e il i2-;. ue

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IUVI:;TA DI TEIIAPECTICA

lOlì

nwdicinalc passa immutato ne l l ' int ~ ;;:tino ~rO!">'O, m entt·e tnnnaliJina ne passa solamente il 41. L 'H onl.h il é una poi ver·e gr•igia, insolubile nel l'ncrpra, ma solu bile nrll'al cool e negli alcalini . . ·e ne possono p re ru l ~ re IO g r nmu1i al gior·no senza i l minimo disturbo..\ gisce i mmctbnlutn ente sulle memlm\De mucose dell' inteslino coms nslt·iHg-enle, dis l1 ug!!elldo <)~n i vita ballerica ed im pedendo i l clenuclamcntlo dPIIe ter·minazioni ncr·vose dell' inte;;:ti nn. KiilbPI t•iporla un grnn di~=­ simo numero di guori gioni: egl i da il l'i uu:.>diO all n dol'e di g r•ammi 3 1/~ tre volle al giorn o. A. M. d~lla

F . D e-CASTRO . -Cara degli aneurismi con le lnlezionl dl gelatina. - (Reoue dc lhérapeC!ti'JUC med. chirC~ r . , gi ugno 1000). ~; un fatto or·mai dimoslrnto che le iniezion i di gelatin a costituiscono il mezzo piu polcr•l<>, d i cu i diì>pon:.tH allualmenl!· la scienza, per l a cura de:;li tll1eul'ismi, e l'un iro trattamento cu1•ati vo capa<!e di dar·e notcvnle sollre ,·o al-!l i in l'el'm i, e di prolungar·e la vita dci mnloti. l ri '-u lt ati nllen uli nei cnsi curali con tal modo, perm ettono atl'A. di emetter e l a !'\18 opiHione e d' inJìcare le ddìer enze e><i!"le11li fra il metodo di Laocer eaux e PauiPs ·o e quello tln lur impregalo. Lanc·!l'eaux fonda il suo metodo sul l'nz:ioue coAg-ulante de Ila gelatina messa in contAllO col sn ~:g u e nell' iutern o deg-li aneu t·ismi. Eg li ottiene l nle aziorw m ediante deboli sol11 zioui di {!Platino rhe alLr avt>rsano la par·ele a1·te1·iosa, "i tni'scolano al sangue e lo coa~ u l ano: quo"to e0ngulo, "olo agente curativo, si oppone interamente nl cor i'O dr l sang ue. tolvollo ne diminuisce l'i nl<'n!"i tù, al'rivandn in tal m 'ldlJ a cor1'egger·o ln drlatazion e aneur isma tica e ad O\' ÌLIH'e la r ollur a del SIIC<'O. Per·tanlo si compr·endono i pt>l'iroli del metod o dì L ancer cau x e P aul e!=:CO, non potendo calcolat·e tìn da prin cipio l e dimellsioni , l a consistenza e la r apidilà di formazione del coa~ulo, né si potrebbe evilar·e il suo trA sporto in ci r C11Io e la con secutiva formazione di emboli , Lrombi ecc. Per tanto l'au tor e, ha cercato di mndifica 1'0 l a tecn ica operaLOI'ìA in mod'l da far agire In gelatina sul le parelr Rrlel'iose e non sul sangne. Le iniezioni da esso pralicatL' non pen r· lr<IIIO nel1'111 1erno del le arterie producenJo coagul i Stllr:tuig-ni, e per r.onscguen za !'< o uo sen~a per;cnlo . Tl'attasi di f11r penel1'8 1'e lfl f!'eltt lina utt r·a verso la r ete l infalica dal piano sotlnctila nro fluo ultu moee,


1018

RIVISTA DI TER.li'Et:;TICA

pa;:sando p,..r la via più di r ella e più r icca di va si. L a soluzio ne che l"aulOl'e impiefln va al pt·incipio J elle sue r icer·cllo (un g r a111mo di gela tina pt> r· sessa nta di acqua diJ=;tilla ta . pr e· senta,·a unfl letlli S>"ill1H azion e; e).!ll lu moJitì,·ò. c dO!JO m ul l1ssr mi Lcn l alrvi, adullù la formula seguente: Lr·e g rammi di ~elalina per· quaranta gr·arntni d'a~:C(ua distilla 1.a e b•,IJttn . Le soluzioni più concentr·ale pr·od ucono dei rapidi indur·r m cn ti di'i tessu ti elle circnndllno l'aneur isma , ci ò c he im pc · dl!sce alla ~tel tt li na di ar·rivnre nlla ,,arere del tumore. Ef):li pure mod 11ìcò la quantttà di soluzione ioiellala per ciascheJunu sed uta; la quantità minima é di un centimetro cubico, e s i pun ar r'i"are fin o n quallt•o, secondo il ,·otumP. dell'aneu t'i ;:;mo, l o ~pe5<sore delle sue pa r eti e sopraLull0 del calibro ci P I ' ' l'I SO. Quondo l'indurimen to si presenta r (lpidamen te. Ct·ll· v iene ridur-re di un cen timetro cubico la C]Uanlità i niettata, giaccl1e il buon risullatu dt lla cu r a cl ipend..: dal pro~redire l ento e graduale th:ll'indur i rnenlo. L'autore in"iste sull'inr. ocuilà dell e iniezioni da lui r accomanda te anche se al lo do:;e di <1uallro certlimelri cubtci , pur cltè esse siano asettiche, ma tulluvia, trullando~i di aneut·ismi dell'aorta, bisog na agi r e con gr·n nde p r·ud enz.a , poic hè l'i nd ur·i m l'n to tosto si pr o.! uce sulla po t·zione d•·l sacco l a più vici11a alla parete lot·Acica, ed il rilllan enle essendo più ùeLol e>, non può resi stere <1lla pressione sanguigna, si rompe, producendo la morte i~ lAII· tanca. G. B.

Clroa le iniezioDi dl oa.ooclllato dl •oda. (!.a Presse .\!<;dica/e , g iug no Hl00) .

ì\1. i.L3TL' LLE . -

Secondo l'autore le ini e ~io n i di cacodi lslo di soda n<•lla forma J i lube rco l o~ i poi mt11mr·e con espetloratn umido, sc!Tìo cnvitarin r o tnl'licalo o fpl,brP elic·a, sono un utile aiuto alla cu r n i!r i •~ ni cn lm,.a ta sull 'ar·<·Azion<·, sul r iposo e sulla iper·oli rnentazio ne. Tule r·1medio dl've esser·e impiegalo esclusivnrnenle per ,·ia ipnc!t~ r·miea . Le inini11ni debbono esser prati c nl~ una settimana og11i duP, o nlPgli o sei gio1·ni in un& sellimanu, e !'Ui'P•'Rd la ~etli ma n a seguente. Lt1 formula aclul· tola doli'.\ . è l a seguente: Cacodila to di ~odo g r·amrni 6,10 A e•tua bolliln 100 c·ent. cubi. Snl uzione di acid o fenico al 1 p . JO goccie sei


Rl VISTA 1)J DA'I'TERIQJ,QC1.\

101!}

P ortare il lullo all'ebollizion e, fìltt·are su fìllt'O ster ilizza to, completare il volu m e d i 100 c. c . con Acqua bollila. Ciasched un c . c. di soluzione c o nlie n e 5 cenligt·a mm i di cacodilalo. Si sceglieran n o a pt·e fer e nza la r egione dr l fianco, l'ipogast!'io o le natiche. In caso d i bisogno s i t'Addoppia la dose inie ttando 10 centig rammi di ca codi lato per volla . G . B.

RIVISTA DI BATTERIOLOGIA E. L ECL AtN C BE e H. V ALL~F:,- Rloerohe sperimentali sul

oarbonobto sintomatico. - (:1nrwles de l' Iastit. Pasieur, n. 4, 25 aprile 1000). Gli autori s i sono p r oposti d i ri vedere lo studio batte r iologico de l bacillo del carbon chio sinto malic.;o e di ana lizzare specialmente la parte che ri,.petlivamente hanno il batterio e la tossin a nell'eziologia de ll'in fezi o11e. l risul tati ai quali sono gtUnti n e l loro importa nte lavot·o, son o i se fruenti: 1• il batteri o d e l car bonchio sintomatic o dà nelle collut·c . in c et·te dete rminate condizio ni, una tossina attiva, capace di provocare rla se sola de~l i accidenti g r a,·i e anc he la morte; 2• le spore pure, sba r azzalt! dalla to;;8ino, intr odotte nei te ssuti, anche in dosi con:;id•!r evoli , son o incapaci d i ge1·m inare ~di da r luogo a ll'inft•zio ne; 3• la r esiste nza de ll'oqpwiFmo é le ~ata all'azione fa go citaria. T utte le cau!le copaci eli ir uleholir e o d i impedi re 111 fago citosi, favori8cono od ass ic urano l' in fezioue.

te.

C

F ERMI e LuMBAU.- Tentativi 41 protezione dell'uomo

contro le zanzare mediante mezzi ohtmtci. -- (Annali d' l y iene speriment., V()l. X, fase. 1°. J!l!JO). Gli au tor i han no espet·im cnlalo m olte S(•Statrze cul icifup he semplic i e combina te, ed hanno quasi costunt•·menle l'iscontrato un a gra nde t'esistenza del le zanzare all'azione delle medesime . Di cit•ca 3- iOO culicifugld, most r a r ono u1."azione della


RlVIST.\ n· ((: J E~E

10~0

dur·<tla di l a 2 or•e nelle c a ~e, e di ',; a 1 ora all'aperto, soltu n lo i s• ·s::uenti:

In ol10 d i l'icino, vao;eJiina, solfu ro d'allile 0,1 p. 100. alderde be11zoica 2 ' 't p. 100; :2• ar·'lua affu micala, euca li pto 2 •. '; p. 100. :l• arr]ua afr,rmi cal&, euc<~l i J , LO, cC'mino e lauro ceraso nna l ]J. 10(); 4• olio di lauro ed ac')ua di catrame, par li eguali; f)o olio di merluzzo èd acqua di catrame, par li eguali ; 1;• olio di m erl nuo, acqua all'umicata, va sellina, solfur·o · di alli le: 7• vn sc?llinA, lanolina, solfuro di alli le 0,1 p. 100; R• nt:rua afl'umicata, eucalipto 5 p. 100; IO• essenza di eucalip to, cai epn l c mand•wle amare, parti e ;!tlllli.

Concludono qui ndi col dire elle se l'e!=;i!"tenza di uomini e di ani11111l i immuni dn J•Unlure dellt• znlli~ are puo la!"ciarr i ancora f)ualclte S!•Pran zn sulla scoperta di un buon culicifugo. invece i numer osi r isul tati ue~alivi a vutisi, e la immensa r e· >"iste'lza delle zanza r e stesse esposte all'apel'lO all'azione Jelle sostan ze volatil i J•iù irritanti, deleler·ie prr gli uomini e per ~li animal i. non ~ono ta li da f>H' nutrire eecessive !=<peranze in pr qpo!=<ilo.

te.

RIVISTA D 'IGIENE

-

Istruzione d ell'aooademla di medlolna di Parigi aulla profllaaal dell'lufezlone malarloa (811ll. d e l':\cad. de :vtt!d . 1nuol. Cred1nmo uli lr, in vista del suo gran de in ter esse pratico, ri pnrtu r e piullo:-lo per esle~o (juesla i struzione, la quale è ~f ata r edallfl dal L ove1·an a nome dPi professori Blanchard, K clsch, R ~lil li e l e Vall in in st'guito a ~d i studi di una commis· ~ione [)Prmnnente per l'infezione palust ••e e di una missione speciale inviata i n Al gel'ia. Quesla istr' uzione è stata approvnta dal i'accaùemia di m edicina nell11 sedu la del ~9 magg:o o tra"me-.sa 81 m ini"lri com petenti.


RIVI$TA D'IGIE::\'B

1021

Pr·ecede r i struzione un breYe rias~ unlo sull'importanza delle zanzar e nella pr opagazione della malar·ia, ~ ulle tra ~l't) t'­ mazioni che il parassita della malar·ia sul)isee nel corpo di que~ti inse tti, sulle condizioni nelle quali le zanzare si s,·iluppano, sulla lor·o morfulogia, sulle lor o abitudini. La profila~si ri chiede quindi due nuo"e indicazion i : bisogna da una parte sforzarsi di di;;trugger·e le zanzare o almeno Ji ri pa rar·si dalle loro punllu·e; da un'allt·a parte occorre cu rar··~ per lungo t ~ mpo gli ammalati malar ici i n modo da evitar e le r ecidi ve, causa di infezrone pet• mezzo dt> lle zanzare. l ~unli principali da consi Jet•ar·:;i nella presente istruzi one sono i segnanti: I. R isana mento delle località malarie h e : 1· Occorre dapprima fat• scomparire l e acque stagnanti , sopralutto q'lelle che sono vicine alle abitazioni . i\lolle misure consigliale da lun:.ro tempo pel ri sanomenlo dei luoghi palustri hanno diOIOStr·alo in pralictl refficacia loro, quali l 'essiccamento delle paludi, degli s ta gni, i l dr enaggro del suolo ecc. Ol ke queste misure pet'ò, eceellenli ma costose, ve n e sono allre di facile appl icazione, com e il far !>compar·ire nelle città o nei villaggi o nelle vicinanze i deposili à'acqua stagnante. il dere alle fosse u11u sn/Ticienle pendenza accioccJJC si vuotino presto dopo le pio~gie , il soppr·imere lutti i depositi naturali o artificiali eire conlengouo delle acque stagnanti senza uso. 2• Si impedit'à l a formt1ZionP- di stagni sulle ri ve dai cor si d'acqua: occorr era quindi sor•vel!lia t'e il cor so e man tenere a l ivello costante l'acqua dei lsglr i e degl i stagni. 3° Per mezzo di dighe e con altri m ezzi, si cer cherà di prevenire la fot•mazione delle pal udi eire si form ano al.l e coste marine con mescolanza di acf!ua dolce e ~alata. TuUi i depositi d'acqua salina che non possono esser e utilizzati per la produzione del sale debbono e~sere disseccAli e m essi a collm'a. 4o Ogniqualvol tu è possibile, occorre sostituil'e l'aequo corrente alla stagnante, como nelle ri saie. 5• La coltura intensiva del suolo, l e pianta;;ioni di pini ed eucalipti dlt nno dei buoni risultati t'acil itondo il disseccam ento del suolo; bisogna per:ò d'altra parte~ non dimenlicarPche i boschi ombrosi, i giardini sooo il ri cetlacol o prefet·itu delle zanzare. 6° Quando le acque !'ta~nanti non p ossono essere f'O)lpresse, bisogna prendere delle misur e per di:;tr·uggere le


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RrYIST.-\ D, IG IE:-~

larve dolie zanzare. Tratlonù11S i di estensioni d'acque mollo g nllldi, la distruz1one l oro ~i può aver·e coll'allevamento di pesri. Nei picroli depositi d'acqua, si user·à con vantaggio iL !Jclrolio. Piu utile ancor a è la me scolanza del petrolio col ca tr·ame. Basterà· usar e 'lO centimelri cubi di questo miscugl io per metro quadrato d'acqua. L'operazione deve essere rt~Ua in pt•imavera e t·innovala ogn i quindici giorni fino alla comparsa dei primi fred di. 7• Le cisterne e i sel'batoi d'acqua potabile debbono essere cope r·ti. Se malgrado ciò questi serbatoi si popolano Ji lar·ve di zauzare. si può procedere alla l oro distruzione ser' 'cndosi però dell'oli o ordinat·io in luogo del petr·olio. l I. Projllass i indioiduale: t• l n tutti i paesi m a larici, esistono una stagione sana ed una mal~ana. Questa noziolle è mollo important ~ per la p r·ofllassi ginccllè si sa <:he nei cl imi caldi e Lemperali del .nostr·o emisfer·o, la stagione dell11 febbri n<1n comincia che alla metA di giu!!;no per terminare alla fine d'ottobre; questa é anc.:h e la stng-inne dell e zanzare. Nei via!!gi quindi e nelle spedizioni in paesi palustri, si utilizzerà la slngione sa na, dura11Le la quale si pnlrà tr ascu rare buon numero delle r<! gol c vn umerate rtui sotto. 2• In paese pal ustre, la scelta dell'abitazione ha una g ran de importanza. Nelle città le case situate nelle parli ele· vale o cen trali tlo \'r anno sempre pr·eferirsi a quelle che sono nelle parti basse, umide, o alla perif~ria dell'abi talo, in mezzo a gia rdini. N ella campagna, l e at1ilazio ni dovranno esser e costruite su colline, giacché la pen dP.n ze del terreno facilita !o scol o delle acque pluviali , e la ventil azione, meglio ft~ci · l i t ala, allontana l e zanzar e. L 'abitazione in paesi pal ustri non ~n rà. contor·nata da giardini: so lo d si potranno piantnre int orno al beri che non impediscano la circolazione dell'aria {pi ni, eucalipti) e che non servano di ri covero alle zanzare. Il pianterreno é più malsano dei piani superiori per la pt·e· dilezi•me che hanno le zanzare alle parli basse ed umide. 3' Si impedirà che i serbatoi , le t'accolte d'acqua, le f<l sse m al costruile allol'no alla casa servono allo sviluppo delle zanzare. T utti i serba toi na turali e artifìciali non indispen!"al;ili dovranno essnre vuotati: si distrugget·anno negl i ullri l e larve di zanzare pià sviluppate coi m ezzi l'opra citati. 4• Nt~ll e C011trade palustri è indispensabile fat• uso di zanzariere. Esse dovt·anno essere r egolamental'i pei soldati, pei


RIVIS'l'A D' IGIENE

1023

marinni c per le guardie di dof!ana che occupAno i posti in· salubri. E sse debbono conservaJ'si e mell<w!'i a posto con cur a. N on si debbono snspende 1·e ad un anello, ma ad un !'O ~tegno di legno quadrato. Dehhoun es;oere complelamenle di gar za, a magl ie di dimensioni convenienti per· impedit·e il pa!>saggio delle zanzare, senza ostacolare la cir·c.,Jazione dt'll'aria. È necessarro che il bo!'do in ferio1·e d el!::~ zanzariera scenda assai in bas ~o, senza per ò toccare i l suolo. 5° Si son r acromandatP, per l u pr·olezione co:1lrn le pnntui'e delle zanzare, delle pnmale allu ca nl'1>ra, alla nartalina, ali'eucali!'i ulo ecc. Esse sono poco comode ed honnn un'l'f. licocia non sicura . I coni a base d1 menta, di piret1·o o di crisantemo non f<ìnno che addol'mcnlAre gli inselli per qun lche ora, e non dùnno f!Uindi la sicur ezza della zanzariera. ()• Le fìnestr·e, al pianter-reno !>npro l utlo, sAranno munite di telai permanenti, coperti dr un tel's ulo a mAglie as!':'ai fin e per· impedire l'introJuzio11C del le zanzar•e. L e tìnt•~ lre dell e ca · mere da letto sar·anno chiuse la sera. i" Nelle 1·egioni tropicali, i fHt rtkas (g1·andi \'Cnlngli fìs!'nti al sollìlto e messi in movimento con di ver si pr·ocessi) sono ul ilissimi. 8° In r egola generale, nei paesi palustri e durante la sta· g ione in salubre, non si deve uscir·e avanti l'al zalA del sol e, né diJpO il tramonto. Allor tluandn si è r,bblif!ali di passar la nntte all'aria upt'l'lo, occone accendere dci gr·an di fuochi. È bene anche avvilupparsi la lesta con un peno di gar·za e melter·si dei gunnti e delle calze a~sai spesse per· pr·otc ggere l'estr emità. 9• In cer·ti casi à rnrlicato il prendere del chi nino profilatlicamen !e, solto IOI'ma di pi l lole o di vino d1 chinina, 20 centigrarntni di solfato di cllin ina per giorno, o 40 centigrammi ogni due f,:iorni. 11!0 Gli ammalali di febb1·e malari ca sono un danno per l P- persone sane che abitano con l nro o che vivono nelle vicinanze, se esil:'tono, nelle località dove l!'O\·ansi questi ammalali, delle zanzare appm·tenenti alle spec1e suscettibili di propagare l' inl'ezione. Non bastr rò tr·oncare la febbre con qualche dose di chinino, ma uccorrera cur are ~li ammalati per lun go tempo (due o tre m r-si almenn) in m!ldn da evitare le r·ecidive. Nei paesi pa lusl!'i il chinin o dovra essere dato g1·atuitemente a tulli g:i indigeni, e il prezzo di vendita di questo medicamento dovrà esser·e r èso il più basso po '>sibile.


l li:? .l:

RlVI:=;TA D ' l G IE:'>E

Do,·unque. OYe e>:i~ ton o zanzare, i letti dei rnalarici Jonan tH> es;.ere muniti di zanza r·rer e. .\ JiorQuau do, ma lgrad o il lr8ltarn ento pr olungato, la f~bbr-e cnn tinua a compar i re, i malati deLbono es!"er·e invrati in loculità sane. Il r impatri o, chP. r f'nde cosi buun i sen-rzi P" l tr·a llamento del paludi!"mo nell'arm at», è per tal m o.Jo una Luoua roisut•n pr ofìlatlica. 11• L' igiene generale dHe cs ... ere sor\'egliata con cu ro nei paesi paiustri . La fatica, gli ecce!"si dr ogni sorta, un'alim0ntazione insutliciente, i n un11 par ole, tu !le le cause d"'bilttauli, pt•edi!<pongono all'in fezione . .-\ ll or quenòo l'acqua non ,, ùi huoua qual ità, e bene Iim ita r·si ali'U!<O di le ~ge ri infusioni di thé o di cuffe. Le bevande alcooliche fermentate, a doso m oder ato, sono utili; le all re be,·ancle alcooliche debbono es~ ere pro!"crille ; nef!li i ndi vtdui afft>lli 1!a alcoolil'mo, l a mal a r·ia us;:.urne un a g r· a v i là eccezionale. L'insrJiazionP.o a ~qra ,.a l"pes!'O gli tll'elti della ma lar ia ; occorre dunque prender e tu Ile le pi'ecnuzio ni necessar·ie al r iguardo. ·12• N ei pae:si dt,ve l'endemia malar ica r egna con mc,Ita intensita, g-l i europei non de vono esser e im piegati in lavor i ag-rrculi , n r'> in la vori ùi sterro. Si u~e ra n no di prefer rnza i ncgr·t i 'JIIR!i godono dr unq ròealc immun itò, sebbene incomp leto, v er~o la nlitloria.

te. Il contagio tubercolare all' o1pedale. ( /leotte d ' lttJ!Jil:ne et de pofice sanilair e, n. 5, 20 mag~io, 1!100).

L r-:T t.:LL I<:.

N dla lolla contr o l o propa gn~.:one della tubercol osi pulm onar·P, la ri for ma de ll'igiene Ol"pedal ier a occupa un por-to imp,1rtanle. Gli O!"pednli sono in gr·an par·te un danno permAn ente per ciò che si !'ifc ri s:o al con l ngio tuber r·olare , P. pct· riò che r iguarda gli C\speda li di Pari14i non è diffidle dim o:>Lrot•e sotto la scorta Ji m olteplici Ol"Scr·vaz toni clinich··, la ver·ilà di que"LO asset·to. Occorr·e quindi inda).!a re le vie di coniugio ùel bacillo luhercolor e per potere com·enienlemente lollar e contro i dannosi all'e tti del m edesim''· Una ~o r gente 1-{ener·ale di con l ogio Lube:·colare permanente nr:lla graude m ag).!iora nza dr>gli O!"pedali, ò l'ospeda le Sl\,;:;sn. ,·ecclr io edrfkio, colte ;.:ue mura scr epolate, le sue scale ;;con· n"sse, i suoi pa" i tnenli guasti, altra ver so i qua li pasMuo e r·ipussano ogn i gior no le pc,l veri me~ se in ntovimenlo Ct•lln


RIVISTA D' IGJE:\'E

111~3

spaz1.atura. Una seconda ori~me dPIIa di!=:sPmi rtoz;one dei bacilli tubercolal'I ne:.rli o:;pe.l'lli di Pnri!!i è dovuta all'amuns~lone quotid iana clei tisici a Lnbet·colo;:i dichiarala e alla lor o ripar·tiz r on~ nei r e paNi di medicina. d i <'hi r ur~ia. di ostt'lr·icia. Due sol i ospedalt liwno eccPziorl(' a • 1 ue~to re!!nla, l'ospedale Lnriboisièr e e il B ou<"icuul. Attualmente gl i OSJJPual i di Par igi r acr.hiudono 1801! tuhr·t\:olosi dei I'JUali liOO dunne e 1200 uomini, senza pni ng~iUJII!<' rn lulli i gt•andi n~piz i c0n ur11a popol11zione di S!J:J!) rico vP-rnli, e l anlu clin iche private. Tulli i l ocali pOs!'ono c;,sere per·icol o" i solto il punl0 ùi Yisla del contagio, ma vi sono negl i ospedal i dei luoghi lristomenlc privilegiati Questi l uogh i sono : la sn la dei consul li, l'u !lkio per {.{li entrnnti , le sale degli ammalati nelle qnnli insieme ad un ag~l ome ramrnto eccessivo di a111malali sono i l piu d·~ ll e volle l r·ascu r·nte l o pil! elementari nor'nHl igien .che !"ia per la costituzione ~lessa degli arnbienli, sia pot· unn disgt·aziala assenza di educazione igienica lJI'<•pria d.,lle no!"Lt·e r azze, di I'JUella educuzione igieni ca che è la legge :"UpremR di ogni tempia e clae si ri assume in fllles:.te parole: l'aYepsi ( vale! a dire lu puli;dn) è la contli~ione primitioa, inlli.~pen­

sabile per la r;uariyionr! delle malattie neyli ospedrtli. Ammalati e per~ona le secondar·io, in u nn t•ar·ola tutti l!l i i nquilini ùell'ospetlaiP, sono per conseguenza d HIle 'i t lime designale per tem po alrazione del cn11tagio bncillare. Pe r' altr i Let·r·ib·l i mor·bi contagiosi come il vaiuolo, la risipol>·a, la scarla ttina, il coler a l'ammissin ne dei r1uali ne~I li ogpcdal i era una volla facolta ti va , si è giunti con sagge misure d'isoltlmenlo a impeùin·no il contagio; per In tuuet·colosi in vece, pat·adosso inverosimile, che si può con ma!!ginr sicur ezza evitare a volontà, nullo o poco oulla si c ft~llQ. Tullo ciù che si riferi sce all'entr ala dei mnlnti negl i ospeda li, alle lor o vesti, alle l or o bianchet·je, ai mouili, alle spulacchiel'e comuni ed ind i viduali, ai magazzini d t formncia, al pc r sonale ospi la Jipro, ha bisogno di essere disciplinalo, r1mes~o a nuovo con odollo norme igieniche, con mezzi veramente profìlallici, con regole e disposi:.dtmi severe. E qui è da tenersi cu lcolo speciale di quelle condutture (trérni\:s) per gullarv i la biancheria SJl(H·ca le quali non hanno sagione d i e!'isl,r e se non aJ una con dizione .assoluta, ùi non divenir e cioc un focolaio di conLagio, come purtroppo ora avviene, essendo e-;se per la mt1€"giol' par te male costrui le, con pareti o col fomlo permeulJi l l ad ogni sor gente d'i n']uinozione.

G5


lO::!U

JHVl~TA !)' lGm.s"E

Le conclusioni che sl.!aturiscono da queste osse1·vazioni ;:ono ;:emplit:l, 111a d • una appli(·nzione che deve essere immediata. E.;;se si r iu>:sumono 11cll a necessJlà irnpe1·iosa di comballere >:u lutti i punli le sorg., nti dd contugio tube•·cola1•e e di opJiorre loro dei mozzi clli .~aci di profi i»SSi. Le J·if'•wme piil ur genti sono l e s t> ~u enti: 'l • is() /amento eur alioo d ei t ~tbercofosi al l'ospeclale. pro v\'ediml.!ulo n ecessa1·io, 111a cl1e per le ingenti spese rhe r eclama, dùvr·a ollener·si in modo progressivo e metodico; 2• SJmlzamento 11mido (nwi, e senza alc.:un pr etesto, a secco) eli tutti i locali acces:sibili ai malati e al ,,er sonale ; in t'm ici im ento, appena e !te suno sporche, d i tutte le f,ianchr- rie cleuli ammalali; -i 0 d isi nf ez io ne f1Crj r:lta, n.ellrc salrt , degli orm eUi ld lerecci e rlt.i mo&tli tl'oSJiedale, su!Jilo dopo J'usc1ta di qualunqué ammalalo, tubercoloso o no;

;Jo mollit'l;ca.;;iorte delle sputaec!tiere in com~tne su piede ~ialfo, ponendon e ft prot'usione dovunc1ue é passaggio di

pei'i'OJlUi e 0 "pCd!liier o e Ji ammalali;

6• wnf ormilà d elle .spnlace!tier e irulioiduoli, le quali dèllhono es.:;el'e pr ol elle con uu coperchio Ji m etallo facile a disi nfe ttarsi a ~sieme al r ecipiente; i• munire le lattiere (li un coperchio d i metallo fllcile da di sin fettarsi assieme al recipien te;

8° nrgflniuare in Oyni OSpet/u/e {e StjLWdre di sanità (er, uipes de sal llf, r i lf) usseg11ando loi'O 1111 comp1to det.er tllinato c1, me: cli~ iul't: 'l:ion e quo tidiHna de li~ spulacchiere co· mu11i e int.lividuali, degli ultmsili da tavol A usati da tutli gli amuuJ.lali dopo Of.!ni pasto, di siul'e7.ione di tutto il mobil io Mpedalier o degli lll l l nialali che la,:.:iano la :-:ola, disinfezione quotidiana degli ulen,:il i di f't~rmac ia c:he servi1·ono agli am mal uli, disi nfezi one di lutte le ve&li di ogni a m mola lo entrante; 9' infine cdnca;ione igien i ca p ro.fe.~ s ionale di lullo il per· sonale os petla l i•~ I·o, accord ando al medesimo una camera indi viJunl e, pres~ri vendogli di lavarsi le mani prima e dopo og ni pasto in UII lava bo annesso al r efellOI'io, di po1·Lare sempre una ,·este adtttla durante il So!r vizio, di tenere il co rp~ costaute11l enll:l pulito; munendolo di un ca r nei i ndividunle di snlute e di igiene proft:lssionale, sor ve~liand o ne m etod JcaIIJenle e mensilmente l'llppar·ecchio r e spiratori o, e aiiOI'IJUSildO la tuber colosi minacc1a, a~cot•dundo ud ogni infermiere i ben •fìd dulia cura igienica al sanatorio popolar e.


CON GRESS I

1027

Abbiamo creduto uti le t•iassumere queste pr·opostc dell'au tore perché ci sembrano del piu alto int~ t·esse profilattico e <ia tener si in consiJe•·azione per· cio che concerne i nostrospedali i quali pur· troppo nella maggior parte lasciano ancora molto a desiJerare al riguat•Jo. te.

L 'a'llone del farmaci perlodlol sul parassita della. malaria . - (Ren.dic. della R A ecad. dei Lincei, vol. VIl i , t• sem., serie 5•, fase. i•J.

Lo M o:-~Aco c PANfCHI. -

Gli autori si sono proposti di osservare il comportam ento del parassita della malaria nt•l primo momento in cui viene 4i conta tto colla chinina, e cio aggiungendo di r ellnmenle la ch inina sul pr epamto microscopico. Il fallo capilt\le è che in seguito all'azione direttA del farmaco in oitro , il para!:sita fuor esce dal gl obulo r·osso . Queste fuor iusci ta del paras-sita dal globulo deve ri tenersi qual e un fenomeno attivo, vale a dir e dit•endente dalla vitalità dt•l parassi ta stesso. L'en trala poi del parac;sila nel plasma sanRuigno, lo pone in condizioni cl eleterie per la sua vita e per la sua evoluz i one. te.

CONGRESSI .n Congresso d'Ig iene e demog rafia e l'eapoal zlone d'lgtene a Parlgl nel 1900 (Conlinuaz . o. fascicolo flrecede1lle) . 110 &cursioni e visite A. l cune visite a stabilimenti e l ocn li r elati vi sii' igiene ruTono pr omosse ed organizzate da l comitato del congresso, quali la visita all'istituto e all'ospeda le Pasteur, l 'escur si one al parco a ~ricolo di Achères, la visita alle fognature della .citta , l'escursione all'officina dei signori l\I enier· a Noisiel. Altre visite, come quella alla scuola di Val·de·Gr;·,cc e all'ano esso ospedale, alla caserma della guardta repubbli cana, e &d altr'i stabil im enti sanitari della ci l tà di Parigi, le ftlci successivamente, per mio conto, man mano che mi si pr esentava l'occasione. 1. Jstit;do Pasteur. - Questo istituto, che ben a raf!ione !lode di fam a mondiale, dai eistrdli confini di pochi metri .quadra ti di suptlrfìcie entro i quali tt•ovavasi al suo inizio,


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CONO RESSI

occupa attualmente più di Lt'e ettari di terreno fra la ' 'ia Du lot e la via di Vaugirard. mer cè le cospicue somme ri cavate da pubulicho solloscrizirmi, e le muniflcenli elargizioni, quali quella di una signora che mantiene tuttora l'anonimo e quelfiJ della barone~sa do lJ irsch. Esso e costituito da tre l'abbricali: l 'ant i co i!:= l ìluto, il quale. convenientemente in grand ito e migliorato in ogni sua par·tc.>, contiene tu ttò quanto si riferi sce agli studi di IJatlel'iologia, di fi siologia e di patologia, l' isl i luto di chimica ftsiol o ~ica, e l'ospeda le di r ecentissima costruzione ed inauguralo appunto in occasione del congr eS="O, il quale rappr esenta l'ap· plicflzione alla ter·apeulica di tutte le scopel'te fisiologiche o chimiche dei Jue i stituti. Il primo istilulo, il pio ,·occhio per costruzione, si compone di due fablwicati par·all el i riuniti da un tAt·zo perpendicolare ai primi. Nel fabht·icalo anlet•ior·e, prospiciente la viaD ulot, sono i ser·Yizi generali; nel posterior e, i l aboratori . Entr·anclo, !';ubilo a destra ci si inchina r iver·en li davanti alla tomba di Paslt' ur·, $i lunla i n una bellissima cripta adorna di mosaici sim hoh·ggianli i pr·inc'pali lavori del celebr·e scienzia to. Trovn;.i poi, lì appreo;so, l'appar·Lamenlo già da lui abitato e la bi blioteca. Per m -?zzo di gr ondi a-all eri e si pa;:;sa poi nel secondo l'alJ· bt·ieo t0 di ,·i:>o i n due p-rand i Ali. Al rinn ter·reno, l'a!a di de!'< Lra conlie11e il servizio per la cm·a della rabbia, (]uella eli sinistra contiene una sala ad u,o scuol a, un labor atorio per· la prerfl t'aziotte in granJe dei brodi di coltura, una salfl con camera oscura per la fotog r•alìa microscopica, una sala per la dissezione degli nn i mali !!r ossi, due locali pr ovvisoriam ente occupati quali lnboralori di IJattcriologia agl'icola . A l primo pia11o le due ali sono co~ tt·u tle analogamente e sono intcromentu destinate ai l aboratori; notansi a questo pr·oposito, ùue vasti labor·atori collettivi, il l ubcn·atcri o del rwepart1lOrP, una camera- ter·mostato e un laboralot•io destinalo alle pTandi operazioni di chimica biolo· ~icA. Questo piano ò posto soLto la direzione del profes!';or·e Roux. T ullo il secondo piano è formato da una serie di piccnli laboratori, destinati a lavori originali. e posli sotto l a dir ezione ù ~i profe ssori Chomberland, M eld lllikolf d Roux. QucsLi 1'11hbri cati snno contornati di gia1·ùini, nei quali notanc;i alcuni l ocal i rJ. e ~tinaLi co me slulle ed un ospedale per gli animali da esper ienze.


1029 Dopo r1'1esto rnpiùo sguarclo sulla d ist!'ibuzione dei l oca li nell' rstiluto batter iologico, cr edo utile dil·e qualche par ola ;;u i diversi ser vizr ai qua li l' isti tuto pr ovvede. Essi ~ono: la fahbricaziolle dei vaccini con tro il cn I'!Jonch io si~a lomatico e il mal rosso dei sui ni; la pr epar azione della rnalleina e .-1,.\la t ubercolina (n ques to r iguardo ror·ò nota r·e che l'impiego della mallri na é stato re;;o obblig atorio nell'eserci to per mezzo di una cir col are mini,.Lel'iale); il servizio di ballt'l'iol ogia tecnica, che comprende due seri e di corsi all'anno; il serv izio del pt·of. M etch nikoiT, il (]Uale come Cflpo di una scuo!a che si è r esa celebra colla dotlr iua della fagocitosi , r accoglie allorno a sè un'delta di scienzinti che ~ i occupano di lavori ol'iginali, specialmente per ciò che ri guarda le r·icerch e l'CItt li ve ai fdnomeni di vnecinozione e di immunila contr o i microbi e contro le tossine ed i veleni (in que"li labo1·atori, il prof. Laveran come capo di senizio onorario. continua le sue ricerche sui prolc •zoi d l" Ila mAlaria); il sN·vizio della raLbia. Mi fermo specialmente a considerare l'(uesl'ullimo. 'Cna sala d'asprltfl, spaziosa . b<.> n illumiiiRla, risca ldata, serve per gl! ammalaLi entr·anti. Di qui essi passano in una sala dove si fa l'esame della local ità morsica ta e 3i i nsc•·i ve il paziente in un r egisli'O sommario, al quAle poi corTisponde un apposito sclledueio compr endente le l" uccessivei nùicazioni sull'andamento della cura, esrto, complicazion i, ecc. Una camt>ra special e é r iser nJ ta pe1· le donue e i fanciulli; completano poi il ser vizio una camer a dr medica zione, un lavatoio t>d all.ei gabi nPlli particolari. Un l ocale speciale oscur o, tenuto alla t emperatura. costan te di 23 gr;Jdì, é destinato alla preparazi one e consenazione dei rnidolli. Da lla fine dell'anno 1880, piu Ili 23,000 per sone hanno subito la c ura antir·abica nell'istituto Pasteur. L'istituto di chimica biologica, che iJ compr eso in un fabbr•icalo a parte sulla via Dulot, compr·ende un hihora lorio de· stinalo ai candidati al certificato di studi dr cltim rca b iologica e alle a nal isi dei prodotti fìsiol0gici e patologici e delle sostanze alimentari , un laboratori o di alti .,studi solto la d irezione del prof. Duclaux, un l aborator·io drslinal0 all' industr·ia delle fermenla?.ioni, un laboratori() di chimica agr·icola. È notevole il r ecente impiAnto tli una g r·ande ga lleria a vetri, al pian te1•r eno della qual e vi è la forza m olric/3 ra ppr esentata da 3 gene1·ator i, c destinala al r iscaldamento col vapor·e, all' iii'Jminazio11e eldlrica, alla nw s~ a in movimento

. ..)


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COXGRE:'SI

degl i apparecchi ù '~ vaporazion e, di filtrazione. di centrifugazione, ecc. Come append ice a questa sommaria descrizione dell' istitu to Pnsteur, d i r·6 che un altro degli scopi cb e si propone l' istituto stesso è quello di for nire i sieri antidifterico, antitetanico, anlisl r eptococcico, cd antipesloso. Questa fabbricazione e somminis tr·azi(tne dtli sieri gode di una certa aulonolll ia finanzial:"ia. Tutte le oper azioni di inoculazio ue dei cavall i, pr·esa d al sangue, raccolta e sterilizzazione del siero, SOII O ft~t te a Gacches, dove si hanno l e grandi scuder•e dei cavalli; la prepar·aziooe dei liquidi di inoculazione falla pel' le tos:;ine diflerica e t ~ tanica in una parte dell'isti tuto di chiiTHCa, pe1· la tossiua peslo»a in un piccolo lauoral or·io isol ato d ~Jt· isti tuto balteri o logi ~o. Il. Osper,lale Pasceur. - Fu io seguito alle comunicazioni fulle a Buda-Pest sulla sieroterapia della difler·ite che "i concep·, l'idea di un ospedale per l'applicazione dei nuo"i metodi pasleuriani; una benefattr ice la quale, come di::si " opra , volle serbare l'incognito, propose a Pasteur di provvedere tlSsa s tessa alla costruzione dell'ospedale. L'ospedale fu progettato dall'architetto F. Martin, sotto la direzione sci entifica dei signori Roux e L. Martin ..-\ppena cominciatA la co ~truzione, un'altra generosa oblatrice, M mc de M fl ille fer, nipote del pro f. Baudelocque, elurgì la somma neces.,aria pt>r la coslruzione ed il funzionamento di un ambulatorio gratui to. In mezzo ad un giar·Jino, tra la via Vaug-irard fl l'istituto di chimica biologica, l'ospedale compr ende in avanti. lungo la via Vau girar d, a destra, un padiglione per consU1ltazio11i che ser ve anche di alloggio pel per sonale, a sinis tt•a , un p Arli !!'lione isola to, all og~io del solo medico r esidente o anche, se si vuol e, ufficio d'amministrazione; indietro, n l cen~r·o, due fabl,ricaLi uguali un i ti da un giardino d' inve1·no ; tr·a questi fabbr icati un g iArdino aperto r iservato ai ma iali ; alla loro sinistro, un locale destinalo ai ser vi zi generali (cucine, dispense) e alla disinfezione (stufe, lavander ia, ecc.); indietro e a dest1·n la camer·a mortuaria. Tutti questi fabbrica ti sù no r iuniti fr·a l or·<~ pt' r m ezzo di gallerie ~o tterro nee. T ulli gl i s fo•·zi reloti vi a:la costruzione eù al funzi onamento di CJ Uef: Lo o!'petlale modello hanno mi rato ad uno scopo, quello c.oè di isola r e non solo i dh·er si pad igl ioni che l o costi tuiscono, ma d' isn lar c gli i ndi ,·id ui. Questo m etod•> è stato ri-

e


COX GRE SSI

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g-or o samente se~uito; come si C!': prime il s i~. M artin nellA descr izione cil e dà di que;.to ospedale npl n. i della Reoue d'lfyg iène, ~ i potr ebbe di r e che vi si prnlica l 'individualismo ad olt•·anza. ì~ pet·ciò che pt•i ma di collocure clefìniti'~amcnle g l i a mmalali nel lor o letlo, es<>i veng1>nO trattenuti in una sala d'aspetto che du direttamen te in un lahor nlorio ove sltt un medico. il quale ùiri;..:-c gli ammalati nel le camer e d' i stJl umento, se sono co ntn ~iosi , oppure negli al tri local i se non l o sono. T utti questi lo(;ali ~ono in un pa-liglinnn n par te, i l padig lione delle visite (consultazioni), i l quale comp•·ende anche un piccolo la bor•ato•·i o per ~l i esa 111i chimici e l>attel'iolog-ici che possono C"'!i'ere n eccs!<ori Ai momento. C1ascun padig liOne p1'1' omrnalali conta 2~ cam ere d' i solam ento a un solo l etto, 2 camer e per· convalescenti a 1:! lelli , e 5 camere a due lett1. N Plle part1 più el evati' poste al !e due estr emità dei padi gl i•)ll i e che Iran no un secuudo piano, stan no, in uno, l'alloggio pel meJico, e nell'altrtl l e camer e a due l etti per le maJr-i che non vngliono la~c iarP. il lor o bambilro. Prt'cauzioni speciali e r igorose ~or vef{liano l' iRo lamento completo del ramrnalato. L a camera dove es"o ù stA to visita to, i suoi abili vengono i mmed intomente disinfettati. L'ammalato, salvn conteoimlicazioni, subisc11 uu baguo o una doccia, poi viene coricalo sul letto che• lo accom pagucra n ella cam P.ra d' isolamento Le cam ere d'isolamen to m eritnn r1 una descri1.ione speciale . Esse hanno una cnpncitutl i :l3 mett•i cubi CI I'CA,co n l ~> ngorl O tnlti g li oggetti n ec~ss ari per 11:1 cu ra del malato, per la di~in fe­ zione sua e degli oggelli che lo ci•·condano. TullP, le pa r eti del la camero, salvo UIHl, c he dù pnssaggio alla diver :::e canalizzazioni dell'ocq iJa , del l'aria calda, del g-as, dei Oli el ettr ici, sono a ve trate. Gli ang11li della r.arnero sono arrotonditi; i l pavimeuto è di grès; tlel grl'~s smll l tnto r iv este la parete fino a m. 1, 10 di HIL·'7.Z8. Ogni co mer·a ha duo porte di fa ccia, una sul cO t'l'idoio cen t1·ale pel serviz.io ordinn r io, l'altt·a su di un halcone nel cnso c he si int~<' n . la pruticar·e l'isolamen to a :::~ol ulo dell'nmmal11lo. Il mniJil io consiste i n un !ello di ferro con piano a lamine m etAlliche fle;.sibili, un tavolo da notte in rn etallo !'lllflilalo, una m en~ola al muro che por La una bacinella ugua l mente di rerro sma l tato, un secchia, una se~gi ola, unu poll r ona v r•·nicia ta. Queste cnmer c poi, come si compt·cmde dalle cose d<'lt(>, posso no t>sc:er P


co m plclaln ~" nle i~CJ if!le S!S

pe1' il corridoio centr ale di ser-

' i.d .. , cnrne d >~l corr· iuoio ehe lt· divide ùulle oli laterali del

pHd .glione, crm1e pt• r mezzo del largo J,nlcone che tro,·asi all'e!" t •r nn. Alluallrkule il !'Oio pAdi glione di sinistra è com pleta to. Il !"(lc.:IJndo paJi.;..rliono !'or a termiiHl lo nell'Anno ventur o, e potr·a anclte sul.ir'e q un lclre rno.l ifìra zione man mano che l'aspe · r ienza dPter·rninata dal fuuziouum euto del padiglione di sin ~ lrll ne polr li S II ~!.!Prirn e . l l l . t:scursi&lte al parco ag ri Aolo rl' .l cld!,.,'S . - Come é n olo, il si;:; tema di fognatUJ·a della citta di Pari gi, é quello c.J:.~ r fn nc''"i indicano col nome di toui r~. l'éf!O ilt, vale a di r e conl'i " l e rw ll'e:'porlozionc lota le delle rnulerie di r·i fiuto solide e l iq uide, assieme nll<• acque piovonr , per' mezzo di una ca nnliz:toztone ~olle rran ~>a., che dai pif'COii canA li va man m nno 81111JC11lando di anqllezza lino ai g r·andi col lettor i. Fino al ! Si i~ i c·ol lel lol'i rli Pnl'i;:i rÌ\•er SH VIliiO le l oro OC'iU C uello S,.. nllil, a ''v ile tic l la cittù R ir'onosci u t•! i l g1'o ve i nquinnm enlo delle ll l •[ue a r..~:u·Jire do Cliclty fino ai cliulorni di Mantes, si cor:clu'>e pc1i per· !"epurazione delle acque di r·ifi uto per m l' Z7.0 di un suolo pe r·mct~bile e colti ,·ato. ?\el 18U6- GR si fecero delle cul livazi<oni di prova a C lichy . Nel 18(;!) la cillà di Pari gi ur r1ui ,.:l ò un k rreno a Gc nnevdli er s, do ve si proseg u11·ono ~li e;.periw Cttli con lAtilo suc:ces5o c he preSE'lllem ~ ute si hon no in CJU <!Sitl lncalil11 !JOO dtnt·i d i ter r eno colli valo, cl11~ r·on!'uma annuolmcnle :J8,1 i8,:~1)() melt·i cubi di ncque di r ifiu to. Nel I Rì."1 si f:(iunse ad A ch··r·e", e sucre5sivamente ~ i cMLr uirono tJcquedolli, si im pinnlarono oOicine spertali, si ingr o11di l'erni:-;!'fll'iO pr incipalt' , si svil uppo la< anal izzaziono o ai l'lllllpi di Gr>rHre,·i llier s e di A chores si aggi u11ser o quelli di ì\J,··ry-PiPrrul ay e di Ca t·ri òt·es -T r iei. Per co mpJdqr·e qu<Jsl e notizie che rac.:col :.ro Ja una mem oria s11l ri~unnrn • · r tlr• della Senna gen lilrn eule favol'itu ci eia! segrl'tat·inlo dèl Con~rC"!'O_ D. M :11·tin, dirò che i collettor i par i:,:111i tn ettono cnpo all\dlìcina di Cl tcliy, dove delle potenti pompe n vnpor·e ~n l le q~no le ac~ue c le ~ pnndono v er'SO i ct~ m pi di Gennevillier·s e v€'r so l'ollicina di Cvl llll thes , che que~ l' ullima ~0 l l e"a una !>eco: tda volta le acque e le tliri ~e vet·so T r iei. (jn e;ni -:;;aril) f!CnHnle che da Clil'ity a Triei Ila una !u n· 1-! lu•ao lolnle di 28 chilom etr i 1: diJmi na 8000 ellat•i di terra ir·r·t~tnllde, ha U11u pende11za di m etri 0,50 per chilomeLt'O, utt!J sc;ionc o f'o riiHl cit·colo re ed un diametro vat·iante fra


co~cnr::s:,;r

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i 3 e i 2 metri, dà origine a dPi r a mi secondari i quali alimentano i diversi carllpi d' irr ig1cZi011e. Nel la visita del campo agr1col o d'A cher es ci fu guida pr ezio!:a l'infaticabi le ingegnPr e in capo dei lnvMi di Pa ri~r, e capo d ~ l se••vi zio sig. Bed 11nanu. Egl i ci condusse in mezzo a campi delizio si, di un bell.iFsimo ver de, coltivali ad orli , a fr·ullel i, a :zial',lini, e giunti alla t'i Ya del ln Senna dove !Sbc•ccano i drenag::;-i r esi indi,pcnsob'li r··l fallo che 1(: irri ~az i r~ ni dt!l ermin er ebb ero, senza esse, J'innondnzione dei punii bASsi. e d<. ve si ~;. m mira no d<>lle pill o•·esche loca lilù oc·cupale dii g razio"e caselle, da giar din i i np-lc!> i , da tutle fJUI•lle oper·e che contribuiscono a r ende r·e r·id <' llte una propri età C8111pest•·e, ci fece toccar e con mano l'efficacia dt>pu r alh·a di questi campi agricol i ve!'so le a "que immonde, ollhmtlo alla vist.A e al palato d i chi voleva farn e l a pr'c)VIl mA tel'iale, un bicclliet·e di acq ua limpidissima, prodollo deliA lil l rozione tHtlrr rale. L ' in sieme d i questi terreni i l'rignli otrr·e la forma di una s tr·rscia lunga 10 clti lometl'i e lar ~a l chi lometr o, nella qu t~le i condolli prin..:ipali delle A ~;que di r ifìu lo nccuparco la linea mediana, mc ntr·e i condolli secondar i , perpendicolari ai pr·imi si distr·ibuisconO Jnlel'almP.nle fino oi connni delill pl'Opriclo. La lunghezza totale della J'Ple di di,.lribuzione é di 33791. m etri. Le bocche di ir r ii!M.•on<' sono in numero di ~0'2, delle quali 21 autornaliche. l'n quanto ai dt·ena;!gi, e!".r;i sono in p r at r pa!'Le aperti; drennggi coper ti si tr·ov;u1o pnrnllellamente alln Se nna. L'insieme di questi drenap-gi hA una l unghezza di :!O chilometri circa. IV. Vi sita a lle Joa natu r e rl i Pa r i!f i.- L e fognatur·e pu r:. ~ine (egvùl") gi r ano per tulli i sensi sotto la ci lla ,,er· u rr per cor so di cit•ca 1000 clrilomelr i. Esse seguono f!en et·al mente il per corso delle vie che stanno sopl'a e n e hanno la stes"A denominazione. Uno stor·ico, il BPr'nar d, dice che !O e fosl"er o siate scavo l e nel l'oro for"e sn rebbMo cnslule m eno. Co r l~e si ò che CJues lt~ immensa rete di conclullure le quali tu tte possono es!".et·e comotla menlc per cor·se in pArte a piedi, in pul'te in battello, in par·te su di una piccola fer-rovia , e che as;>i· curano i l fun:donamenlo dnllo r· im n ~. ione dalla cillti di tulli i malet·iali di rifiuto 80lidi e li'Juidi (sistema del tuut a l'egon t), o li're al visi lalor e uno degli spettacol i più cu t·iosi e fanla ~ lici -ch e s i possa im-mn:ziuur e. l congressisti div1s i in g rupp i fur ono invitati per i l gio!'no 13 agosto , in divet•si pu nti della ci ttà o ve cstslono dd le upct·-


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COSG RESSI

lure a botola, le quali mettono di rettam ente agli eoorits. Il ~r uppo al fJUal e io presi parte, penetrò nei sn llet·rn nei nella H ne So i 11L- :\!ar ti n, in faccia a l la chiesa d i S.t l\ icolas des Cllam ps. Un pi::culo treno a lr·azione elettr·ic1l, con va gon ciui ~:~pe rir, ci aspettava pt>J' com piere it prnno tratto ; un i'< "COndcJ tratto fu comp•uto in IJullello. In totale si pe r· co•·:;er o 157:1 m etri di galleri ~;~, impiegando pet· il tra gitto :~o m inu ls. L'i li neJ·ari<J c-omprendeva 125 metri pel Collettore del Cent ro dullu v ia S.t Martin o! Boulevnrd s,··uastopol. 900 met ri p el Colletto re S<ibast,pul dal co' letlor e del cen tro alla piana dell o Clwkl l3t, 550 mett•i pel collettore dei Quais dalla piazzA ùo> llo Chute let al la v ia del L ouvre. Il piu g rande di 'luesti C(Jll cttol'i (·· •JUello S•'·bustopo l, il quale ha una lat·ghezza di m etri 5,20, co n marciapie.li l ater ali della larg hena d i 1.!'-0, e lllt'allezza da l piano de i mAr-:iapieJ i al punto piu cu lmi nante del sPilillo uJ arco, di mett·i 3,H:>. Que~to co llettor e ven iiPpet·cor so col piccolo treno a tt·o zione elettrica. Un altro g ran de .::ollet lore, che fu percor!';o in bntte>llo, è quello dei Quais, il quale ha una larghezza di 4 metri, un'altezza dal piano dei nw r ciapieùi di metr i 2,90, unl:l profondilil del canale c~tt lrnle di l mett·o, ed é percorso lateralmente da due moJc·iapiedi larg lli 70 centi metri cia scuno. l col lettori minor• che si Yl"dnno SltccHs ivamente sl.occare in questi du~ principali dallo vie Uam /JI( l enct e Rico li ;:;ono larghi, il primo 2 metr·i, i l second0 m et ri 2,10. Fo~nat urc piu piccole vengonn dalln \'i a : t 11ùry-Le- Boucher. dalla via A u.r Ours . Questi collell• ·ri, tu tti con par rli in cemento im perm eabile, dan no passag;rio, .oiLt'e alle OC'fue tluviol1 e alle maL~t·i e di r iliulo, a !'ingoli tubi e condutture per l'acque potabil i, pei fìli l eleft1nici e lelegra· fì ci , p·•r lo po<~la pneumatica . E- ~i sono illum1nati a lam pade e!Plll'iclte. Tmtlo lrt1lto placche di 111P.l al lo sma lln to mdicnno il ttome dr.i coll:!llor·i prin ctpnli e secondar i, dPIIe vie sovrastan ti . dE'Ilo scor.·o a C'Ili serv 0110 i dsver!'i tul•i e le di\'er·su conoluttur n c l u~ li percoJTono du cnpo a fu nrl•>. An che in qullsta pas!'eg;:ialo soll èt'l'8111;'8 cosl inter e!ì.$anle ri f11 1-[U idu pr eziuM l'in ~t. B erhrnann, i l quA le completò la ;1o..-crizio11e di rrò che pas,.a \'ll !ìot lo ai nostri occhi, con una dimo;;t r·a z ione su di una ca rla lopn;:r·aHca a rilie,·o, di tull o il piano getter·nle degl i égo11ls pn ri :;:;ini. A ggiungPr···, poi che ltt llt~ que;:;te vte sotterrAnee vann o a le!'I11Ìilllre 111 lJ·c grand i collellurr: della r·h·a ÒP"ll'8 della Senna, o !1'.-\ .;niér·ec:, colle tlo r·e della riYa ~in i s lro , o rol.ellore i\Ior-


CO ~GRESSI

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ceau, e nuovo collellore di Clichy. Tulli e tre fJUC'!>li colleltOJ'i terminano all'officina di Clichy. Un altro cnl lt•llrwe, deLlo del N ord, o della parte alla ùi Parigi, per m ezzo di due galle r iP. cbe attr aversano Sainl-Ouen, va per lu sola gravità, nt>i campi di Gennevilliers. V. Vi.~ ila allo sla&ilimenlfl dei sir~no rr' .\fenie r a Noisiel

sulla Ma r na. - Come é noto, lo slabilimenlo dei si::rnori M enier è destinalo alla fa bbri cazione d<' i c!ioccola lle, ed ha tale rinomanza ed esten\!ione d'i m pian to da ~upel'~u·e lutti gli altri stabilimenti del gcnet·e : busti il di re che lo pt·oduzione giornaliera c di 55,000 ch ilogrammi eli cioccolatte e che il movimento di affari r aggiunge in un anno la r tspellabilissimo cifra di 6~ m ili oni! Scopo delln visita per porte dei con~r~s:"i!" li et·a quello d i ammirare, oltre l' impinnto e il mArchinat·io dA vvero impo nente t.lesti nato ali~'~ fabbri cazione del cioccola tte, !a meravigliosa or ganizzazi one dt>ll a citta oper oio, od tllust razi oue di uno dei pii.t importanti capi Loli dell' igione industt•iale e collettiva. Sorvolo su tulle le ..:ose vi ~ te che hanno un intel'eS!"e piu industriale che igienico, per venir·e a qualche de!"Ct'IZione più dellagliata sulla citta oper nitt fondala nel 187 \.,la quale a::;s:cura a).!li opet•ai deg-li ullo~).!i san i e con fol'lobili i n ca!'e bene es} Osle e ben distr•buil<!, e co11liene 1!)::>0 opet'tli, t.lei quali 20:' donne e i 50 uomm i in p:ù di :JOO abilnzioni. La cillà operaia é situata su di una pianut·a di circa :10 cllari, inclinata ad est, in uu'arn ena si tuazione. L a atlra"et·sano delle str·ade di 10 metri t.l i lat·glto>zza. L e eMe ~o no tutte i!'nJal!:', sepat·ale fr·a loro da un g •art.l ino di 22 m etri, di \'i se in due, e delle quali ciascu na mt>té i· ri serva ta ad una l'ami!.!! i a. Ogni allngf: iO comprende: un giar·dino, un a cAmera grande con du~ finestre, che !"e r ve pH camcr·o da pranzo e da r i unione, uno va!>.la cucina con I'OI'nf'llo e SCf'J\18 10. una tettnia chiusa pel bucato, per d1' posi to della le~na e dell e diver se provvi~i on i, una cantina . In l'ondo alla tet:oia sono i walet·closel, ch iusi, ben aerati , pro v V(~clul• dt unn canal izzazione speciale elce termina n pii.t ~J i due chi lonwlri <li di;;tan:>:a per utilizzazione agricol a. Al t• piono si trov a una va!"IO camera da !ello, poi uno più picl'ol a; ul di~opra, uno s<dlitla . L e cnme r e da l etto e quel la grande a piaulel'r eno sono munitt> rli caminetto. I pavimenti sono i n legno; quello della cucina in quadrelli ordinari di LetTa collo .


In lulle le slraJe vi è una ca nalizzazione d'a<!qua c di gaz dello colonne, posle a 45 melr·i le une rlAlle AILre. che rlislril•u iscono l 'acqua e assicur·ano l'illuminazione. I n una ,·asta piazza nlberala, dove sor ge un monumento Alla me11 10r ia di E. l. l\lenier, si trovano la scuola p~ r 300 fttnciu lli, i magAzzini d'~tpfn·ovv r,.:-ionamenlo i quali furniscono a;!l i op~ rai, al prezzo più basso possibile, al imenti, b1' VAnde, tessuti, vesti, cal7.atu re, materie combustibil i e ai qunl i sono annessi un A panetter·ia m eccanica, dei macelli. delle ca ntine, dei r efettori ari uso tle~tli operai e dP.Ile opt'r·aie dei paesi vicini dove so10 distr ibuiti scelti alimenti a prezzo co~t11ntc non super·i or e ai 20 cen tesimi , con sale di r iunione e di confer· enze. due grand i r esl aurants pei celibi. I l ser·vizio medico. i~ da notarsi dovunf(ue la ma><sima pulizia e pr opri ela . Le ><tr·ade sono bo:1 len u te ed il scrvrzio di pulizia ne è assicurali) da un per sonsle apposito. L e oc•pre di rifìulo vanno in u 11a cnnnliz.zazione !i'peciale in gr li,., alla quale si uni,.cono allr•i cond11lli per gli acq uai, l e Javanderio, gli urinaloi, le ln!r·ine. Nl in cui le malel'ie sono r egol11rmente asportal e con gelli rl'a cqun r'egolori di otto in otto ore. Aq~iunge r·ò infìne che ogrli casa e costruita su di un Lerr·eno chiuso. Ji -i-50 metri quad r ati, che la supe1·fìcie del giardino è di 300 o .-\00 m etri quadr ati con 12 alberi fru\.. lifer i, che il prezzo totale di una casa, compreso il Ler· r eno, l e piantagioni, la canal izznzioue dell'aequo e del ga~. é di lire 8:2!!3 circa, e che il prezzo eli affitto an nuo di ogni allop:gio è di lir e 150, pagabili mensil mente in r agione di l ir·c 12,50. Tutto sommato, questa ci tta operaia è una splen jida organizzaziOne, la quA le fa gtande onore olio spiri to fìlanlro· pico, all'atl ivi ta e alla :renerosila dei pr oprietari eli questo i mpo1·La nte st<Jbil imenlo i11dustriale. VI. llj}icio di antropometria fliudi:;i ar ia. - Accen nerò ap· pena di volo a questo i mportan te servizio, il quale i nter essa più rl d~mog 1·afu cl1e l'igieni sta. Situato nel palazzo di giu~tiz ia e solto la dieezione Jel dottor B•·rlillon, il se1·vizio in pal'Oia ha lo !:'CO?J dt Assicurare per mezzo di misure antro· pnmetr·tche e dei connotati ritenuti più costanti, l'identifica· zio11 e <.li qualunq:Je indivit! uo abbia rapporti colla giustizia. l congressisti ebber·o cam po di assisle: e per sonulme11te a •1uesl e iùenLifìcazioni procur•a :1do~i cos't una chiara iJea ~on


OOXGRESSI

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del m t! todo usato. Ripor·to dal moJulo speciale che de,·e e sser e riempito in ogni esame, tulle le indicazioni alle quttli !' i deve rispondere. Dapprirr.a s i hf. nno le osservazioni antropometriche comprendenti la !'tatut·a, la m isueazione a bra ccia aperte, !"altezza del busto, le mis ure dt' l cnmio. di due dita d~lla mano sin is tra, dt~ll' o recci Jio destr·o ecc., Jl color e dell'iride, tutti i dati ri guardanti la fronte, il naso, le labbra, il menlo, la bocca, il contnrno del pr otilo, la descriz:one esalta dell'orecchio destro, del contor no della faccin , i caratteri gen erali di g r·ass ezza, di mogtezza, il modo di camminare, il ling uaggio ecc .. la tinta genE!ral e della pellE:J , i car·atte ri del siste ma peloso. Una parte della delta ta bella è destinata a contennre l' impr essione dei polpastrelli del pollice_, indice, metlio e anultH'e della m ano destra, ollenutR p(•r mezzo di uno speciale inchiostro i!Jde!eb de. Seguono infine altre in dicazioni come il nome e cognome, i sopranomi, l'età, la paternità, la professione, il luogo di nascita , le condnnne anter iori ecc. assieme aù alcune annotazioni speciali relative alle misuralioni, fdlle ai segni specia li e alle cicatr ici. La fotografia dell' individuo completa ques to esam P. rigor oso c he, come !':i vede, me lle la giustizia in grado di bnn riconoscer e gli smliat.i alla dcliiiQIJenza. VII. Scuola di applica;ione di sattilà mil ita re al Vaf.:leGrdce e ospedale militare annesso. - Dllbbo alla cor·tesiH del sig111or maggiore medico Ferrier, profes!;'oro a trgregato a Val-de-Grùce, e al quale r endo infìnil e grazie, l'opportuni tu di aver potuto vis ita re questi im portanti ~ta hil im enti . Come è saputo, i medici militari usciti dal la ~cuoln di sanità. militare di Lione, prima 'cti e:::sere adibi li al s ervizio, debbono passare otto mes i alla scuola di appl icazione del Va l-de Grùce. In questa s cuola tr·ovansi quindi tu tti gli insegnamenti opportuni per asso~are la col tura gener nle m edica e c!rinrrgica deg li allievi, ma piu pAr'ticolarmeo le per speciulizzar·li in ciò c he si t•iferisce al ser vizio sanittH·io milita re. Pt·ofes sori effe ttivi e professori aggiunti impar·tiscono i r elativi insegnamenti tanto teor ici elle pr·atici, e a f'jue::: l'ullimo scopo l'annesso ospedal~ fornisce tutto il material e necessa rio. Tralascio di parlare dello disposizione dei l0cali, che troppo lungi mi trarre bbe l'argomento. Acce nnerò invece più par·ticolarmenle al labora torio di bat· teriologia. Trova!'>i questo in un padiglione separato, cnn gr·andi invetr·iale che perme ttono un'ampia ed uuifor·me illu-


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COl'i'GRESSI

m inazione, con o ttima esposlZlone 1•er ciò ch e ri g ual'da la luce, flbbondn rdemen le provvi sto di lutto ciò che si rifl ette all' msognamento della batt er io l<l~ia , separa Lo in due locali. u: ro per g li aser cizi degli allievi, l'altro per le esperi enze e g li slutli speciali degli insegnanti. Hannovi ancora un lt~bO· r·o lor·io per l a pr·epar•az.ion e del vacci no occorreule all'ast>l'('Ì l O ed un labora tor•io c011 annesso museo d' i ::riene. Que!:'L'ul· limo è dE-gno di n ota per la ri cchezza degli strumenti, degl i apparecchi, dei campioni d'ogni gener e, dei modelì i ecc., occorrenti ad un insegnamento dell' igiene, veramente frut· lifer·o, e per l'accur ata scelta e classificazione di lutto il material e i~i espostò. TutloAciò che ricbi etlesi per l'esame del suolo, d,.,ll'ar·ia, dell'u<:qua , pe1· gli s tudi sul vitto, sulle abitazioni, sulle vesti, sulle calzature, specialmente pet• ci ò che si ri ferisce al soldato, vi é ampiamente rappresentato. Modelli di l endt>, di baracch e, di mezzi di lr•asporto, modE'lli di !òi foni, di fognatura di Ju tr·ioe, apparecchi di illuminazione, di riscal dameuto, di ventilazione , completano questo museo r icco e scelto. Alla ~cuoia dd Vai-Je-Gn\c~, come si é dello, è annes5o l'ospedale capace di 400 ammalali cir·ca. Questo ospedole, che ho l'inconvenien te di esset•e di vecchia costruzione, ha per·ò il pr egio di esser e abbondantemente pr·ovve.Juto di giar di ni, e di ter ren i col li vaLi ad orta glie e fl fr·utli. È a due piani. Al pian terreno tt•ovansi la cucina, i lubot·otori di radiografia, di mie;r obiologia e chimica applira ta, bagni semplici e a doccia. Nei due piani superiori ai quali si a cced~ cou scale di legno re se artificialmente incombuslihili, sono le sul e degli ammaiRli. Oxni sala con tiene da 16 a 18 ammalati, ma in caso di bisogno, si collocano anche oltt·i l etti trasver salmente nelle par·ti centrali della sala. I pavimenti sono di legno L ' illuminazione. é a gaz. La venti lazione at•lifìciale è as!'i curala da ventilatori annPssi alle stufe. Il ri scaldamento si fa con stufe metalliche ulimentate da c~:~t·bone coke. Ogni sala è abbondantemente pr•ovvista el i spulacch ier e di m etallo smaltato, a forma conica, amovibil i , sollevate da un sostegno ad altezza d'uomo, e contenenti una sol uzione di cloruro di zinco al 10 p 100. I lcl li sono dt.JI sistema H erbell. Ogni ammalalo ha un pie· colo tavo!o da nollc di l egno, chiuso, con un piccolo sedile; Ira utensili di por cd lana e vett·o, cucchia io e fvrch etla di ferro bianco, una sputacchicra.


COXGRE~Sf

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I waler-clusels sonu abuondanlemenl e pt·uvvi-.li d'acqua. Gli or inuloi hanno ac•1ua corrente. Nei giarJini ·•i sono numer os•· baracche p~ r· arnmal~:~Li, elle si usano qua ndo l'ospednle non lta pi ù letti disponibili . Esse sono del c;;istem9 fJ'ick-Jt' e di due m ooldli, u11 l a fìne:,Lt·e pn1 ampie, assai mig lior e dell'al tro, e contengo no 12 l c•lli ciascuna. La sala d'opeNlZione e di medicazione è in un padi glione !'eparato. Gli ulliciali l ranuo 1111 r•epat·to Sef•a t'lllo, munito di t11 tto il conf'or l abile, com prr\;.c le sale di l'ilrovo. Noterò infìne clte una pat·le dei co t·.t•idoi del piano ter1·eno dell'ospedale sono coperti di lapi di r·icor·dauti i rnedicr e fartnacisti mililat·i morti in gut>r ra o pet· CllU!'O di malattie epidetniche, e elle l unp;o l e par<"li della Sl·ala che conduce agl i urtìd e in due slanzelle alli i-!Uf', numer·osi ricor di e quadri co:;tiluiscono una speciP di mus.~o r icor·dan te i fasti e g li avveni menti del corp o saniturio ft·an ce•e. v III . Caserma d es Cele:stins. -Questa CASerma e destinal a ad allogg i are una pa r te dellA guurJio r t!puiJIJiit:ana. 111 essa trovan !'i l o stato mA~pio re del cor po coi relativi uflici ed l'Il· lo~~d, infermeri a reg~: im cnla l e, guar,lie n piedi e a ca vallo, allof!gi pet• le fami~lie, !i'cuder·ie, e locali acce!i'sori. E col"l :lttila da u11a serie di pa.Jiglioni, dei rruali uno è d.:slinnto per gl i ufficiali, e degl i altri , due sono p•' r le ~ruardie celibi, due per l e guardie ammngl iate, oltre od altri piu piccoli pei diYet·si !'ei'VJZi. l padiglioni, ad eccPzioHe di 'lll<'IIO J•Ct' ~rl i uffì ciol i. hanno il pian terreno occupato da scuderi e con vevimenlo di <~s f'allo, r,~,malure a sifonP, muri verniciati ad olio. 1'\ ei tre piani super·iori dci pa liglioni destirtnli ai celibi, vi sono camer e da 10 lelli, le q uali si aprono su di un corridore laterale, con annessi un deposito pel',sl ivali, un lavabo, due w .. tet·-closets a caduta d'ar qua automatica, due ur·inaloi; in quelli destinali agli ammogliati si hanno al t og~i con due o tre ambienti, ni quali s i acr·ede pe t· uo lungo corri Joio all e estr·em rtà ùel quale souo i waler- closels. 1n du':l padiglion i seJjar ali si lr ovnno due cucine, e due co nli n e, refe ttori con pavimenti a m allo nelle, con mul'i verniciati, co n lavabos, bagni (H't' asper·sione a sistema Chc valier, latri ne a caduta d'a<:·t ua automalira. Un altro padiglione contiene l'infermel'ia cavnllì. Un altro iufìn e l'infel'meria per uomiui.

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lO.blJ

COXGRESSI

Q11esl"ul l i ma si com pone di un sollosuolo o ve sono gl i appm·ecchi di idt'(ller apiu. un pianterre11 o pei servi zi gener al i, di lre piaru super ior·i cnn cam er e per ammalali e due camer·n d' iso lnmento, ed ha due ali laterali, una destinala per r infcl·mer ia e sue dipendenze, !"al tra destina la per alloggio del solluftìciale d~s ti11a to alia SOI'veglianza disciplina1·e. L 'ori enazione dell' i nfer·mer in é a nor d e sud. L e camere per am malnli con ten ~ono da i- a IO Ietti e pr esen tano di par ticnlare l e i m poste moldl i coi vetri perforati Trélat alle finestr e e al le por te, alcu ne aperture di evacuazione per l'aria al piano dei pavimenti con tubi di evacuazion e nello spesso r.:: dei muri, tavolini da notte, aperti, in !alla vPrniciata, sputacchiere coll etl i,·e i n ferro smaltato su pied i di ghisa, oppure su apposi te m ensole quando sono nei cor r idoi , lavatoi co n catini di r ame stuguato su m eusol e, e due !'ubi netti con acqua calda ~ frcdtla, un bagno p sr pied i, uno sli petlo per rice vere le calzature, pavi menti e pa1·eti di ce m ·~n lo, w nter - closel con cunet te tli por cellana, sedili a sollevam ento automal ico, codutl\ d'acqua a tirag gio. Il riscaldamen to dell' infer mel'ia è a va por e, a ba,.;sa pressione, fom i to da due gener atori che Lro vA IISi nel sottosnolo. L ' ill um i nazione arti ficrale è a gal". L 'acl"(ua polDbil e è quel la della Vann e, m en tre pel' g-li altl'i usi si i m piega l'acqua deii"Ou r cq, lo fogn atura è del sistema icnt i.J a l'<!yont, e le cond utture sono in"grès verni ci ato e r ap:grungono l a gran de l"ognalul'a che passa sollo il Buu levard Enrico IV . È m io debi to di aggi unger e eire i da l i piu i nteressanti su () uesta importante caserma li ùebbo alla co1·tesia del signor tlo tl<H' Fam echon , medico capo del St~ 1·viz io sanital'io nella guar·dia R epubiJi icana . Do ttor FRANCESCO TE ST I Cap itan o med ico.

11 Du·e t.t.ore

Dott. F. LANDOLFI, maggior generale medico. Il R e dat:.t:.ore

D.• RrDOLFO Lrvr, maJ!gior e medi co. Glo VA:-<NI ScoLARI, Gerente .


IIIVISTA CHtniJRGICA. Ferrler.- Valore della paglia di grano e dJ a,·ena carbonizzata come mater iale di medicazion6 . . . . . . . . . . . Pag. 1008 Traves. - ta battaglia di Tugela . . . . . . . . 101! Lomonaco . - Alcune osservazioni pratiche a proposito Ili un caso to t~ gravissimo di pust ola maligna • . . . . . . . RIVISTA DI OCUUSTIC.~. Carra. - Solfuro di antimonio nella blefarite ciliare. - !Celmann. - Trattamento della blefarite.- Moullon. - La for malina contro la blefarite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. t 014 IIIVISTA DI TERAPEUT ICA. Il ri~ultato delle inocuiazioni anti- tifoidee nell'esercito inglose Rimedi nuovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . De-Cutro. - Cura degli aneuri'smi r.on le iniezioni •li gelatina Letulle. - Circa le iniezioni di cacodilato di soda . . • . .

Pag. t 0t5 1016 i017

tOIS

RIVISTA 01 BATTERIOLOGIA. Leclairtche c Vallée. - Ricerche sprrimcntali sul carbonchio sintomatico • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. t 019 Fermi e Lumbau. - Tentativi di protP.zionc dell'uomo contro le Zall7.are mediante mezzi chimici . . . . . . . . . . • . 10 19 111 VISTA 0' IGIENE. Istruzione dell'accademia di medicina di Parigi sulla proOiassi dell'infezione malarica . . . . . . . . . . . . . . . · . Pag. l~O Letulle. - 11 contagio tubercolare all 'ospedale . . • . . . . . t02·~ Lo Monaco e Panlobl. - L'azione dei farmaci periodici sul parassita {()27 della malaria. . . . . . . . . . · · · · · · · · · · CONGRESSI

Il Cong resso d'igiene e demografia e l'esposilione •l'igiene a Parigi nel 1900. . • . • • . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. t0~7


GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l' Is pettorato di Sanlll Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gior nale .fled.ico del 11.• Bserciw si pubb lica l'ultimo giorno di ciascun mese io fascicoli di 7 Cog-li di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decor ro dal t• gennaio. Il prczr.o dell'abbonamento é: Per l'Italia e la Colonin Eritrea L 12 Per l' E'tero . . . . . . • 16 Un fascicolo separato costa . . 1, 26 L'abbonamento non disdetto prima de l't• dicembre ~'i ntende rinnovato per l'anno successivo. l signori abbonat i militari in efTeUivit.1 di servitio possono pagare l'importo dell'abbonamento per mezzo tl e.i r iSIJCtlivi comaudaoti di corJlO (anche a rate mensili). Le spese per gli e.<trat ti e quelle per le tavole litograllche, rotograllche, eçc., che accompa~nassero le memorie, sono a r.arico degli autori. Gli est ratti costano L. 7 11er ogni Coglio di s tampa (16 pagine), o frazione indi visibile di Coglio, " per certto e.iCfUI>Iar i. Il prezzo è egunle si~ che ~i tratti di tOO esemplari o di n n numero mmore. l manoscritt i non si r••stitui.<o.ono.

LE OPERAZIONI PIÙ FREQUENTI NELLA

CHIRURGIA DI GUERRA RIC O RDI DI ANATOMIA APPLIC-\ TA R DI TECNICA OPERATIVA DBL

T e n. col. m e dico P. ll\1RRIACO lnculeato dell'io1egnamento deU& Chirurgia di guerra alllseoola d'applieuione di nolu militare

Opera giudicata assai favorevolmente da molti giornali medici italiaui e strani1-wi e r eputal.a ulilisl"ima non solo aRii ufficiali medici del R. Esercito e della R Marina, ma anche agli studenti e ad og!li rneclico pratico. \ È un volume el i 477 pagine con 162 figure inter calate nel t<>slo. Vendesi el prezzo d1 Lire 9 (R pPr gli uffk.iali medici) fr·anco di por-to. presso la Tipo11r afta Cooperativa Editrice, Via P it>lrapiana, N. 46, Fireme. - Pres~o la librer·ia B s~·t>ber. Via T o rnabuoni, N. 20, Fit·enze, e pre~so lutti i principali libt·ai.

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GIORNALE MEDICO DEL

REGIO ESERl:ITO

Anno XLVIII

N. t l. -

30 Novembre 1900

ROMA TLPOGRA F IA E)lll.[CO VOGHERA.

---Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

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SO MMARI O DRLLE M ATERIE CONTRNUTE NEL PRESeN TR FASCICOLO

Santoro. - llic~rchc Slleriment.,li sull:l pl:tslica del tendini . . . . Pag . 1041 lproslo. - 01JPruioni per la curn del mncoccle l'seguite 1n un anno. IQ6t: Cossu. - lnuc~to ~ut:uwo coli,• opul(ne preparate 1076 Trolanl. - Nuovo mctutlo di pllorettomìa . . . . . . . . . . {083 UU' INT-' 01 t!IOR1W.ll,l IT.t.l ,l.l lU ED E!iiTERI.

III VIST.\ M~:OICA. lportl r Figaroll. - lu Cjunlc porzione della si~ rosa cnrdiaea hn s!'<lr il lirruiftO dell e pcricar.Hli acute. • . . . . . . . . . Pag. IOSS Glatzol. - Aneurismi lnlratomrll'i con spcdalo nguarclo nll"csn me act hiO~COilH'O. . . . . . . . . . . . • . . . • . . . • 1089 Bishop. - La rigidita •h•ll'a•l•lome rome sc::no pntoc;nomon,co d eli.\ tlilrltomte acui., . . . . . . . . . . . . . . . " IOfl 1\IVISH IJI NEVROP.HOI-OGI.\. l nglo lella. - Sull'isterismo maschile • • • • . . . • . . • . P ag. IO'J3 Beehlerew. - l sin tomi obbiettivi d'ipt·rC.Stesla c di aoeste~la l~lc nelln nevrosi traumatica o nell' iStl'rlsn:o . . . . . . . . . 1096 Bablnsckl - lliagnos1 diiT,•renzialo tra l'emiplegia or~:nnlc.\ e quella

isu•rica . . • . . . . . • . . . • • . . . . . - . .

1097

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RIVISTA Ili OCU LISTICA. Trombelta. - Il oista!(mo. Nuova teoria pato~;cnolica o nuovo me· todo di cura . . . . . . . . . . . . . . • . . . , • Pa{J. U O! Trovsaeav. - Trattamento operativo della m•opla con !'~trazione do! cristallino trasporrnte . . . . • • . . . . . . . . . UOl l Pt:r la conlinua::lone dt:ll'111diee vtdasi La pagina .t• c.le/14 eoperUna).


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OR.IGINAI..:t

ISTITUTO CHIRURGICO DELLA R. UNIVERSITÀ. DI ROMA OIR&TTO DA l. PllOl'.

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RICE RCHE SPERIMEN'r ALI SULLA PLASTICA DEI T E NDINI

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Per il llolt. Qiuse ppe 8an&oro, capitano me•lico, assisleu w onorario ( t )

La sutura. dei tendini è operazione chirurgica, ten· ta.ta già dai secoli scorsi. Eseguita da Ambrogio Parè nel 1607, descritta da Meynert nel 1668, e più tardi da Heister1 trovò ammiratori pochi, diffidenti e denigratori molti. Questi, fedeli forse troppo al pregiudizio galenico, il quale condannò i tendini all'in tangibilità, col loro diffuso scetticismo, non permisero che le prove sperimentali tendinee, eseguite sugli animali da L anzwerde (1683), dal Niick (1692), dal La. Motte (1720) e da Haller (1766), trovassero consecutiva applicazione clinica. Ci vollero nuovi tentativi, nuovi casi fort1.mati, e finalmente il trattato di Jobert de Lamballe, perchè la sutura tendinea venisse definitivamente introdotta nella pratica. Nessuna. meraviglia quindi, se, dalla fase dell'oblio, è an-ivata questa operazione all' epoca nostra, preco(l ) Nello studio sperimantal!l ho ripreso e ripetute, nell"inte nto di co mpie· tarle, alcune esper1enze iuethte, escgu<te, in. questo stesso istituto, rtal rlottor Riccar<1o Da lla Vedova. o che io •TUi ripo rto. Oette rspcrknze sono quelle t!alla t• nlla ts• inclusive.

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RICERCHE S PERIMENTALI

nizz~ta

dai maestri più celebri, con metodi e prol}essi veramente ingegnosi, . convergenti alla soluzione del problema della tendorrafia, sia diretta, sia a distanza, sia precoce, sia tardiva.

**"' L'attività chirurgica ebbe largo campo di sfogo n elle suture dirette, specie se consecutive a traumatismo, ma la trazione muscolare da una parte, che faceva retrarre il tendine recisu, e dall'altra parte la tessitura stessa dei tendini, costituiti da fasci fibrosi paralleli, crear ono difficoltà non comuni alla riunione di questi elementi. Nell'epoca antisettica sorsero perciò varii metodi, dai più semplici ai più perfezionati, i quali, nel ristabilire la continuità. del tendine, bene ridanno al muscolo corrispondente la sua funzione. Tra i processi più usati ricordiamo, senza descriverli, quelli di W olfier, Le-Dentu, Htiter, Truka, Stecchì (l). Il ripristino della funzi one d'un muscolo, paralizz ato arti ficialmente per la recisione del tendine, necessariamente portava seco l'applicazione chirurgica della tendorrafìa nei casi di paralisi naturale. Ed è perciò che oggi, meglio estese le nostre conoscenze sulla patogeuesi ed anatomia patologica della paralisi spinale infantile, il trattamento chirurgi co ortopedico di questa malattia si è posto sopra una base razionale, con risultati veramente soddisfacenti, dovuti ai metodi, sempre più perfezionati, di plastica diretta tendinea di Drobnik, Fra.ncke, Milleken, Goldwait, Vulpius, H offa, 11fissa, Duplay, Ti llaux, Codivilla (2), ecc. Nè basta, la tenoplast,ica diretta altre vittorie doveva conquistare nel campo .chirurgico, sia per mobilizzazione di un lembo di tendine sdoppiato dal moncone


SULLA PLASTICA DEI TENDINI

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centrale del tendine interrotto, e consecutiva fissazione al moncone periferico (Czerny-Hùter), sia per applicazione dello stesso processo modificato nelle fratture della rotula e dell'olecrano (Ferraresi) (3) e sia. coll'allungamento artificiale dei tendini (Poncet).

Alle suture tendinee dirette si è pensato sostituire quelle a distanza, divenute necessarie, quando l'avvicinamento dei m on coni è reso impossibile, o da estesa lesione patologica, o dal sensibile allontanamento avvenuto nei due pezzi d'un tendine discontinuato per antica lesione traumatica. Se non che a questo riguard0, prima dell'atr.uazione pratica della sutura a distanza dei tendini, la pubblicazione del.;Dieffen bach Sulla tmpiantazione dei tflSSu ti animali doveva iniziare un'altra serie di ricerche dirette a stabilire la possibilità o meno dell'attecchimento di parti completamente staccate dal corpo animale, e da queste ricerche dovevano poi discendere le conclusioni del Thiersch e del R everdin come le più belle attuazioni dell'indirizzo terapeutico cellulare della moderna chirurgia. I tentativi di trapiantazione furono dai vari operatori eseguiti per tutti i tessuti e per molti organi. Pei tendini le prime prove risalgono al Gliick (4), il quale nel 1881 comunicava i risultati ottenuti in 15 casi sperimentali su polli, conigli e cani, di trapiantazione di lembi muscolo-tendinei. L e conclusioni, alle quali giunse il Gliick possono così riassumersi: a) le trapiantazioui di muscoli, con o senza tendini,

nei conigli e nei cani, fatte colle cautele antisettiche, evitando ogni contusione, e con accurate suture, riescono senza eccezione;


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RfOI~RCRE SPERlME!'i'l'ALI

b) nei pezzi trapiantati presentasi un energico processo rigenerativo, soltanto se la reazione flogistica può essere eliminata, o, con altre parole, se si compie una riunione per prima ; c) se sopravviene una vivace infiltrazione flogistica, il pezzo trapiantato si muta completamente in una mbssa fibrosa, e tutto il muscolo, per la plastica, di· viene un semimembranoso: cl) anche in questi casi, che sono da designarsi come sfavorevoli, il muscolo dispiega nuovamente la sua funzione, e la restit.uzione acl integrttm (ipertrofia vicaria delle parti muscolari centrali) può essere conseguita mediante faradizzazioni, massaggio, ginnastica. In queste esperienze s'era sempre eseguito il trapianto d'un lembo muscolo-tendineo. Tale plastica però non poteva tr.)Vare hnga applicazione pratica nell'uomo, poic h è ogni q ualvolta non si riusciva a. suturare gli estremi d'un tendine sezionato, si rendeva necessario di resecare il moncone centrale fino ad interessare la massa muscolare per rendere possibile una plastica alla Gltick. • Fargin (5) riprese quindi la questione proponendosi di trapiantare solamente lembi tendinei, ed eseguì ben 13 trapiautazioni, delle quali 5 fra. animali della stessa specie (tendini di conigli trapiantati in conigli, di cavie in cavie), 4 fra mammiferi di specie differenti (tendini di monto11e e di cane trapiantati nel coniglio, tendini di coniglio nel cane), e 4 fra mammiferi ed uccelli (tendini di anitra., di pollo e di tacchino t1·asportati nel coniglio, tendini di coniglio trasportati nel pollo). In tutti 13 i casi s'è ottenuto attecchimento completo dei tendini trapiantati, con mantenimento della loro individualità e costituzione anatomica. 'l'alchè,


SULLA PLASTICA DEI TE~DI~I

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concludendo la. sua tesi, il Fargin, dopo aver discusso il valore degli altri metodi d'unione, dice che « la plastica tendinea è preferibile a tutti i processi, essa dà una riunione rapida, e ristabilisce completamente la continuità del t~ndine •· Date come esatte queste risultanze sperimentali veramente brillanti, ottenute sugli animali, diveniva logica l'applicazione del trapianto tendineo nell'uomo, nei casi nei quali occorreva ridare la continuità acl un tendine. E bbentl le prove fatte nell'uomo da Peyrot e Monod furono coronate invece da risultati soltanto meùiocri, per cui la pubblicazioue della te:;i del Fargin , avvenuta. sin dal 1885, non ha avuto estesa applicazione clinica. A nzi, visti gl'insuccessi avuti co' trapianti, i chirurghi volsero ad altri metodi lo studio per riavere il saldamente dei due monconi allontanati da un tendine, o per produrre un tendine artificiale.

L a sutura a distanza con fil i di catgut, iniziata dallo stesso Gh.ick (G) e continuata dal Baldassari (7), circondando, questi, i fili con tubi di osso decalcificato di diametro corrispondente a quello dei tendini, ha bastato a produrre in mano a Gliick un tessuto connettivo che, secondo lui, serviva abbastanza bene aripristinare la funzione abolita nel tendine offeso. Tale conclusione, confermata da altri, ha invogliato a fabbricare tendini per trasporto d'energia specialmente nei casi di paralisi. Anzi il Lange (8), riferendo tre casi di paralisi del quadricipite estensore della gamba, uno dei quali operato da S. A. il principe Ludovico Ferdinando, dice che furono suturati a distanza, con fili di st-.ta, al periostio della tuberosità tibiale, i tendini del bicipite e semitendinoso. Ottenuta l'adesione mediante tessuto connettivo, il quale, snbito dopo tolto l'appa-


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BICEROHE SPER llUtNTALI

r ecchio gessato, raggiungeva la grossezza di un ferro da calza, sei mesi dopo, era grosso- quanto un lapis, si ebbe in sostanza, un buon risultato chirurgico, la formazione d'un tendine artificiale, il quale, nel caso operato dalla prefata Altezza, misurava la bella lunghezza di 15 centimetri. Ora la dissonanza tra le prove sperimentali brillanti fatte nei trapianti dei tendini negli animali dal Fargiu, e le prove assai mediocri avute nell'uomo, e d'altra parte lo studio istologico della neoproduzione, la quale forma. il tendine artificiale, m'invogliarono, dietro suggerimento dell'illustre prof. Durante, al quale sento l'obbligo di rendere omaggio per Ja benevolenza e premura, con cui mi ha indirizzato in questi studi, a ripetere le suture tend inee nei cani. Scopo quindi del presente lavoro è stato quello di studiare le fasi che attraversano il pezzo di tendine innestato, le superficie dei monconi del tendine reciso, e quale dignità anatomica e funzionale acquista col tempo la neoproduzione che tiene aderente il tendine reciso. E, tanto per procedere in ordine, le esperienze sono state divise in due serie, la prima riguarda i trapianti tendinei, la seconda le suture tendinee a dista.nza.

I

SERIE. -

Trapianti tendinei.

La lettura della tesi del Fargin, avendomi ammaestrato della difficoltà d'innestare un pezzo di tendine di lunghezza uguale a l pezzo resecato, in cansa della retrazione muscolare, mi persuase della convenienza di ri·

correre alla fissazione del moncone superiore ai tessuti vicini, mediante un punto metallico o no, come consiglia. Nicoladoni (9).


'

SULLA PLASTICA nEl TE~DlNJ

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1• esperienza, 25-5-96. - Nella gamba posteriore destra d'tm cane si passano due punti di sutura con fili d'argento, a 4 centimetri sopra il calcagno, interessanti il tricipite snrale, a piede in flessione dorsale forzata (Nicoladoni). Si conduce quindi un'incisione eu· tanea lineare nella doccia peroneo-achillea per 2 '/ . centimetri, si scolla il margine mediale della incisione per circa '/. centimetro, e, alla base dello scollamento, si apr e l'aponeurosi e la guaina del tendine d'Achille, ad evitare che la incisione della guaina corrisponda colla incisione cutanea (Witzali). Si lascia integro il pian· tare affinchè impedisca, coll'allontanamento del calcagno, l'allontanamento del moncone tendineo inferiore, e si reseca dal tendine d'Achille un tratto di 2 centimetri. Non avviene divaricamento di sorta, talchè il pezzo resecato può essere con facilità riunito in posto a mezzo

di suture trasversali alla Wolfl.er. Si pratica la sutura a sopragitto dell'aponeurosi, e la sutura a punti staccati della cute, e si applica una medicatura immobilizzante. Due giorni ùopo l'operazione si trova che il cane si è liberato della fasciatura, ed ba strappato i punti cutanei; si disinfetta la ferita e si applica uno strato di collodio con cotone. Nel 7" giorno dall'operazione il cane viene ucciso, e si trova il tratto innestato nuotante in una raccolta di pus. 2a esperienza, 25-5-96. -In un cane si pratica, nella gamba posteriore destra, uguale operazione che nel precedente. La medicatura a nche in questo caso è mantenuta per soli tre giorni, e in 4' giornata si trova che il cane ha. strappato colla fasciatura anche i punti cutanei. Si disinfetta la parte e s'applica collodion iodoformico. Nel 7° giorno dall'operazione il cane è sacrificato, e si trova il tratto innestato in connessione coi mon-


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RICERCHE SPEBIME!!.'TALI

coni tendinei, lo separa. però dai t essuti vicini una pat ina ematico-purulenta. a· 4" esperienza, 2-5-96. - I n due c ani si compie l a resezione come nei precedenti, si fa la trapiautazione reciproca dei tratti resecati. La medicatura è mantenuta in sito. All'S' giorno si tolgono i punti metallici: si ha riunione per prima e i cani camminano trascinando alquanto il piede. Dopo 15 giorni dall'operazi9ne si sacrifica il terzo cane, e si trova che il pezzo innestato, di 2 centimetri, è ridotto ad l centimetro solo avvolto da un astuccio connettivale, che lo mantiene in continuità coi due monconi, senza avere più la lucentezza caratteristica del tessuto tendineo. Dopo 21 giorni si sacrifica il quarto cane, e si trova i l pezzo innestato (2 centimetri) ridotto a l '/, centim etri incapsulato in un tessuto cicatriziale, d'aspetto più vicino al tendineo del precedente. 5' e.<;pe1·ienza, /31-3-98. - Nella gamba posteriore destra di un coniglio s i passa a 3 centimetri sopra il calcagno un punto di fil d'argento per fissare il piantare. Incisa quindi la cute su una linea parallela al

tendine d'Achille, e distante da esso all'infuori circa 8 millimetri si scolla il margine mediale, si apre longitudinalmente l'aponeurosi, e si reseca un centimetro del tendine del piantare. Si trapianta tra i monconi un tratto uguale di tendine tolto dall 'altra gamba. Si fa la sutura a due piani della guaina e de1la cute, e si pratica una medicatura immobilizzante. D punto di fissazione alla Nicoladoni è tolto in 12" giornata., si ha riunione per prima con completo ristabilimento della funzionalità d ella gamba.

Dopo 60 giorni dall'operazione si trova, alla sezione, continui tà perfetta del tend iue reseca.to, però si nota in corrispondenza della trapianta.zione un tratto di circa


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centimetri l /', piti asso~liato, di una tiut~:~. gngwperla., non splendente, ed assai meno opaco che il resto del tendine. Il tendine è completamente mobile nella sua guaina. 6~ espe?·ienza, 25-3-9o. - Nella gxmba destra posteriore di un coniglio si pratica sul tendine d'Achille uguale operazione che nella precedente esperienza. Si ottengono movimenti completamente liberi in ambedue le gambe posteriori. Dopo 80 giorni dall'operazione l'animale viene sacrificato, e si riscontra, come nel precedente, l'interposizione di un tratto di tessuto di eguale aspetto. La mobilità del tendine non è completa, di più si è determinata qualche leggiera aderenza tra il ventre muscolare e la cute in corrispondenza del punto di Nicoladonì. Esame micro.~copico. - L 'esame istologico dei preparati è stato preceduto da fissazione nel liquido di Miil-

ler, e da colorazione delle sezioni, incluse in paraffina, con ema.tossilina acida Ehrlich ed eosina. Della l" esperienza mancano i preparati essendo essa fallita. Nel 2' e s• esperimento si ebbe necrosi del tessuto trapiantato. Pel 2• troviamo spiegazione nella flogosi sopravveillita nei tessuti ambienti, per cui nel pezzo trapiantato osserviamo i singoli fascetti tendinei dissociati e spezzettati, percorsi, negli spazi interfascicolari, da abbondanti elementi polinucleati o con nucleo sfrangiato. Nel a• esperimento però non v'ha accenno alcuno di flogosi suppurativa, che ci dia ragione d ella necrosi, la quale quindi deve certamente attribuirsi alla disturba.t.a nutrizione del pezzo t rapiantato, che si viene a trovare interrotto nelle sue connessioni trofiche fisiologiche. Il preparato è assai interessante in q uanto ci dimostra. numerosi i fa.tti di cariolisi e citolisi a carico degli


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RICERCHE SPERIMENTALI

elementi tendinei, e specialmente verso il centro del blocco innestato, ove si nota disfacimento anche a carico di fascetti fibrosi. Notevole il rap)Jorto tra il tendine ed i tessuti vic iui, dacchè i l tendine è ciruondato completamente da

tessuto embrionale ricchissimo d'elementi di neoformazione, i cui vasi si staccano dalla guaina tendinea preesistente, enormemente ispessita, e la cui superficie esterna è ben limitata da bolle grassose rispondenti al sottoeuta.neo, per dirigersi verso il tessuto innestato, ed invaderlo spingendosi colle loro gemme tra fascetto e fascetto, partecipando quindi a quella compenetrazione ad ingranaggio fra tessuto vecchio e tessuto nuovo, sostenuto per la massima parte dai fibroblasti. Nella 4 4 esperienza gli elementi si sono moltiplicati, e, ùalla periferia e dagli estrami insieme sono penetrati mettendo in intima connessione il giovane ed esuberante tessuto cicatriziale circumambiente col blocco trapiantato. Fra gli estremi dei monconi tendinei si svil uppa nn tessuto connettivale assai rigoglioso e stipato, i cui elementi hanno notevole tendenza ad orientarsi parallelamente al decorso delle fibre tendinee, senza raggiungere carattere ben differenziato almeno in primo tempo. L'osservazione del 5° e 6° preparato non ci fa vedere nessuna traccia del tessuto trapiantato. Un tessuto fibroso compt..tto fascicolato ad abbondanti elementi fusati allungati disposti in serie lineari, assai simili a tessuto tendineo embrionale sta a sostituire il pezzo di tendine innestato.

"'** Questa l" serie d'esperienze, per quanto scarse, autorizzano ad attribuire la massima importa.nza per la. resti tuzione della continuità d'un tendine reciso, non già


SULLA Pf,ASTICA DEI TENDINI

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al tessuto trapiantato, destinato ad essere assorbito e sostituito, ma bensì alla neoformazione fibrosa, che trae

la sua origine, per la maggior parte, da proliferazione degli elementi endoteliali dei vasi della guaina, e forse parzialmente da moltiplicazione degli elementi fissi del tendine atesso. Date vere tali conclusioni, il tendine trapiantato, contrariamente alle esperienze del Fargin, è destinato spesso alla necrosi in massa, e al riassorbimento, se non totale, certo parziale della sua trama fibrosa, con sostituzione di questa per parte di uno stroma connettivale neopla.stico, in principio non bene differenziato.

Con altre parole il tessuto innestato avrebbe una importanza affatto secondaria per la. sua vitalità, e ciò collima collo studio istologico e rigenera.tivo del tessuto tendineo, che formerà argomento complementare della 2 11 parte delle presenti ricerche. Accettata la conclusione della sorte spettante al tendine innestato, e, riducendosi questo, in ultima. analisi ad un corpo estraneo stimolante l,e sezioni dei due monconi di tendine reciso e della gu:aina, sorgeva naturale la sostituzione al pezzetto di tendine di materiale estraneo reso meglio asettico. Ed invero se in luogo 1Pun tessnto vivente innestiamo tra. i m on coni tendine i qualsiasi materiale estraneo asettico vediamo ristabilirsi la continuità, anche a notevole distanza, mediante un tendine artificiale nel modo e colle fasi che studieremo nel~e esperienze praticate colle suture a distanza.

II. SERIE. - Sutura a distanza dei tendini. Nella sutura a distanza dei tendini si può meglio seguire in modo genuino e diretto la questione della rigenerazione tendinea.


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RICERCHE SPEHIMENTALI

L 'argomento è stato già studiato da tempo nella patologia dei tendini, e nelle ricerche sl>erimentali di laboratorio (10). E sebbene le opinioni non ancora convergano ad un'unica conclusione, credo opportuno riferire quelle ùei più autorevoli osservator i della rigenerazione tendinea sperimentale, prima di accennan' ai risultati avuti nelle esperienze praticate in questo laboratorio. , Il Krauss (1888), praticando artificialmente la tenotomia, ha trovato sui tagli trasversali vari nuclei, alcuni dei quali ovali allungati, altri rotondi con granulazioni oscure con in voluc.ro protoplasma.tico scolorate, mentre le cellule sono, alcune angolose, altre allungate e termina nti in sottili fibrille agli estremi. In alcuni punti il tendine conser va la disposizione fascicolata, ma in altri, e specialm ente dove si trovano gli ultimi descritti n~clei, il tessuto è trasformato in sostanza necrot ica granulosa: qua e là si notano vacuoli, indi fenditure pitl lunghe e ripiene di nuclei sopradetti. Pas:;ando il tempo, aumentano le cellule tendinee fusiformi, e le figure nucleari in fasi divisionali, mentre il tessuto è invaso da vasi capillari. Costantemente il Kranss nota la presenza di cellule tendinee fusiformi, forni te di prolungamenti e nuclei allungati sottili. I nuclei si trovano a g ruppi più o meno copiosi tra varii tratti d i connettivo, ma mancano in questo periodo le divisioni cariocinetiche. Infine tra 40 ed 80 giorni predominano le cellule tendiuee i cui nuclei presen tansi sotto forma VH.ria dalla. ovale alla fu siforme. Il Busse (18~)2) (11), studiando la guarigione delle ferite dei tendini, d ice che dopo il trauma., s'osser vano acceuni di reazione in prossimità della ferita, dove si moltiplicano i corpuscoli tendinei. Di questi alcuni restano nelle condizioni com uni, finchè dai vasi


SULLA PLASTICA DEl TENDI=--I

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della guaina e del muscolo appartenente al tendine, non vengono formati nuovi vasi. In seguito all'accresciuta quantità dei liquidi nutritivi i corpuscoli tendinei proliferano, e frattanto dal tessuto connettivo è prodotta la maggior pa1rte delle cellule che riempiono la perdita di sostanza. Nel connettivo neoformato le cellule sì trovano disordinatamente prima, in seguito prendono disposizione più regolare, diventano ovali, si forma la sostanza ìntercellulare fìbrata., mentre va scomparendo la ricchezza di elementi cellulari. Cosicchè l'autore attribuisce maggior valore al tessuto connettivo in questo processo riparatorio, anzichè alle cellule tendinee. Il Viering (1892) (12) nella rigenerazione dei tendini ha trovato cellule tendinee a riposo, fusiformi con nuclei bastonciniformi, e cellule tendinee in fasi progressive e regressive. Dopo che la prolift'razione ·connettivale perivasale si è accentuata, accade la reazione del tessuto con figure divisionali dei uuclei. Da principio è facile distingne1·e la provenienza di alcuni elementi migratori, pit1 tardi ciò diventa difficile. Ha trovato inoltre alcune cellule tendinee con 3 o più nuclei, ma poichè alcune dimostrano la disposizione cariocinetica, altre no, in queste ultime l'autore non ha ravvisato una significazione determinata, ammettendo che possano essere considerate sia quali cellule tendinee con nucleo gonfiato, sia come cellule con sostanza cromatica degenerata e con elementi migratori. Enderlen (1893) dopo una ferita nel tendine ha veduto partecipare alla guarigione le cellule tendin~e per mitosi, ed il peritenonìo interno ed esterno. Ma i primi fenomeni sono di natura degenerativa, ed hanno la proprietà di spiegare un'azione attrattiva sui leucociti. Insieme al processo cariocinetico si manifesta la produzione fibrillare, dalla cui riunione scambievole dal-


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RICERCHE S PERIMENTALI

l'uno e dall'altro capo del tendine reciso, accade la formazione della cicatrice. Yamagiva (1894:) dai suoi studi ha desunto che il primo fatto reattivo della lesione dei tendini è rappresentato dalle modifiche di reazione colorante dei nuclei in prossimità delle lesioni stesse, vengono più tardi la comparsa dei leucociti negli spazìi umorali, e i fenomeni cariocinetici delle cellule tendinee connetti vali ed endoteliali peri vasai i ed in tralacunari. In seguito si ha ingrossamento delle cellule mentre si assottiglia la sostanza intercellulare. La cromatina nucleare sì fraziona, e fra le cellule seriate si vedono spesso elementi cellulari forniti di prolungamenti di varia. forma. I fatti di maggior rilievo sono presentati dal connett ivo, almeno in rapporto al fine ultimo del processo, e l'insieme dei fenomeni biologici cellulari presenta un carattere conservativo e riproduttì vo con partecipaziuue cariuciuetica prugressiva da. parte dei nuclei celi n lari.

*** Dalla rassegna della letteratura sulla rigenerazione tendinea sperimentale, non arricchitasi, per quanto io sappia, in questi ultimi anni di nuove pubblicazioni istologiche minute, si rileva il disaccordo degli autori sulla riproduzione d'un tendine. La. proliferazione d~l connettivo, ammessa dalla maggioranza., è interpretata da alcuni come fenomeno saliente, da altri come secondario. La partecipazione cariocinetica delle cellule tendinee, notata soltanto da alcuni, non fu accettata da altri come esponente d'un proces::;o rigenerativo: anzi la maggior parte degl i os::;ervatori si trovò nel dubbio di stabilire ht provenienza d ei va.rii elementi cellulari che si ri-

scontrano nei tessuti.


SOLLA PL.ASTIOA DEI TENDINI

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Ciò premesso, in una seconda serie d' esperienze è stato ripreso lo studio della natura della neoformazione cicatriziale, che unisce due monconi di tendine suturato a. distanza, e perciò, dopo aver ripetute le prove fatte sugli animali, e le osservazioni microscopiche, esporremo le conclusioni. 7A es· espeJ•ienza,~ 2-2-.96, 13-2-96. - I primi tentativi di sutura a distanza, praticati nei semitendinosi di due conigli andarono falliti, dappoichè, uccisi gli anima li dopo 6-10 giorni dall'operazione, si trovò che il mon cone tendineo-muscolare retraendosi, per le ripetute e forti contrazioni degli arti posteriori di q u.esti animali, eminentemente sa.ltatori, avea trasportata seco l'ansa di catgut, distaccandola dal moncone inferiore, tagliando e sfibrando il moncone stesso. 9• e 10~ e.c;pe'rienztt, lti-2-96. - Su ambedu.e i semitendinosi di un conig lio fu r i petnta la stessa operazione pr·ecedente, previa applicazione, secondo il consiglio di Schwartz, su ambedue i monconi d'una legatura in cat.gut circa a 4 millimetri lontano dall'estremo da suturare, e passando poi l'ansa del punto, prossima.lmente e distalmente a tale legatura, rispettivamente nel mon-

cone superiore ed inferiore. Anche qui dopo 5 giorni si trovarono le sttture fallite, e perciò fu giuocoforza ricorrere al punto fissatore alla Nicoladoni. 11" esperienza, 16'-4-96. - Nella gamba poste.riore sinistra di un cane, aperta la guaina dell' Achilleo viene risecato un tratto di 16 millimetri di tendine gemello, e sostituito con un'ansa doppia di seta alla W olfler, indi, in due piani, si sutura la guaina e la cute, e da ultimo si applica un piccolo apparecchio

gessato immobilizzante. Si ha riunione per prima con ritorno dei movimenti liberi della gamba come al normale.


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RICERCHE SPERtMENTALl

Dopo 50 giorni dall'operazione si trova alla sezione il gemello perfettamente ristabilito uella sua continuita per mezzo di un tessuto fibroso, di aspetto simile a quello che si trovò, in seguito a trapiantazione, nell'esperienza 5n. Persistono aderenze tra il gemello ed il piantare, e le anse di seta si sono retratte ed incapsulate. 12" espe1·ienza, 18-4·96. - Raggiunta la loggia dei tendini della gamba posteriore sinistra di un cane, e, resecati 2 centimetri del soleo, si uniscono i due monconi del tendine con un fascetta di sei fili di catgut n. l, si fa la sutura a due piani, e s'immobilizza l'arto. Si ha riunione per prima senza impac<.:io nei movimenti. Alla sezione dopo 56 giorni dall'operazione si ha reperto del tutto analogo al precedente. La neoforma· zione aderisce ai tessuti ambienti, e il fascetta di catgut si è del tutto riassorbito. 18" e.<Jperienza, 31-3-.96'. - Nella gamba posteriore destra di un coniglio, aperta la guaina del tendine di Achille, si compie la resezione di un centimetro di tendine e la successiva sutura con seta alla Wolfier. Si ha guarigione per prima, con ritorno alla funzionalità. completa. Dopo 60 giorni dall'operazione si trova risultato identico ai precedenti con incapsulamento dell'ansa di seta. [ ..J'' espe1·ienza, 1-4-96. - I n un coniglio si procede, come nel precedente, alla resezione di 12 millimetri di Aehilleo con sutura trasversale mediata con cat,gut. S'otti ene riunione per prima con movimenti ugualmente liberi nelle due gambe. Alla sezione dopo 75 giorni si trova un tendine artifi ciale fli eguale aspetto dei precedenti. 15ft e.'lpe1·ienza, 28-12-95 . - Nella gamba posteriore sinistra'fdi un coniglio si pratica la resezione di l centimetro di tendine del piantare, e si fa la sut.ura a


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distanza dei lembi con catgnt. Dopo 12 giorni l'a.nsa di catgut viene eliminata ottenendosi guarigione per seconda intenzione con rein tegrazione dei movimenti come al normale. Alla sezione dopo 98 giorni si riscontra vasta aderenza del piantare alla cute e formazione d'un tessuto compatto fibroso tra i due monconi del tendine. E sarne micro.~copico.- Anche per questi preparati microscopici furono usate, come per quelli della prima. serie d'esperienze fatte, le r.olorazioni con soluzioni di ematossilina ed eosina. Orbene la struttura del tessuto neoformato tra i due monconi, affatto analoga a quella del 5° e 6'' caso di trapiantazione, è rappresentato da un tessuto fibroso compatto abbondante con elementi cellulari allungati percorso da numerose anse vasali, avente i caratteri del tessuto tendineo giovane. Solo nel preparato della 15a esperienza una parte della. neoformazione ha struttura perfettamente cicatriziale. 16'", 17", 1 8~ espe1·ie11za, 29-/J-96, 1-4-96, 16-4-96. Finalmente, allo scopo ù i determinare la sorte istologica che spetta al lembo sdoppiato nella plastica alla. Czerny-Huter, furono praticate tre esperienze. una su un coniglio, e due altre sui cani, resecando da l centimetro a 14 millimetri del piantare, ed eseguendo una plastica per sdoppiamento del moncone superiore e rovesciamento e fissa?Jione del lembo sul monconè inferiore. La guarigione s'ottenne per prima, e la restituzione . della continLùtà tendinea s'ebbe per un tessuto fibroso robusto. Del lembo rovesciato solo una piccola parte, ed in un sol caso, si trova conservata nella mas!;a cicatriziale, che s'è neoformata tra i dne monconi tendinei. Tale risultato è del tutto consonante con le conclusioni tratte dalle prime sei esperienze, e v1ene a Iii


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RICERCHE SPERI'ME~TALI

confermarle, giacchè, in ultima analisi la. plastica alla Czerny può considerarsi come una plastica omogenea.

*** Dalle predette esperienze, sebbene risulti la str uttura puramente fibrosa del tessuto neoformato tra i due monconi d'un tendine, non si rilevano con sottile minuzia le fasi evolutive degli elementi cellulari e degli altri tessuti, sia del tendine, sia della guaina. tendinea. E perciò, allo scopo di studiare il modo di com portarsi delle varie parti accennate., sono stat.e completate le esperienze sopradescritte, isolando, in alcune prove della 211 serie, le anse di sutura di catgut con tubi di caucciuc o con pezzi di baudruche, a somiglianza, presso a poco, di quanto ha fatto Ba.ldassari applicando tubi d'osseina o di vetro tra i due monconi d'un tendine. 19' esperienza, 17-2- 1900. - E tanto per cominciare dallo studio della trasfor ma.zione istologica d'un moncone di tendine, interrotto nella sua normale struttura anatomica, nel tendine d'Achille sinistro d'un giovane cane si pratica la sezione completa di l centimetro del gemello, si ripiega. la porzione tagliata, e la si fissa. all'inserzione tendinea con punti di catgut. Suturata la guaina con catgut, le parti molli con seta, si ap· plica collodio esternamente e nn po' di cotone. 20" espe1·ienza, 17-2-1900. Nello stesso cA.ne s'a':lporta l centimetro del gemello e soleo di dest.ra. Si suturano i due monconi con due punti di catgut alla Wolfler. Si fissa il monoone superiore con punto di seta alla Nicolad oni, si suturano la guaina con catgut, le parti molli con seta. Si medica con collodio, cotone, fascia inamidata e guttaperca. In ambo gl i arti procede regolare la guarigione, per


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cui dopo otto giorni si toglie l'apparecchio all'arto inferiore destro. Dopo 50 giorni, stricnizzato l'animale, alla necroscopia si trova a sinistra, che in corrispondenza del lembo plastico alla Czerny esiste un ingrossamento del fascio tendineo Achilleo. Condotta una sezione antero-posteriore longitudinale s'osserva ch e il lembo plastico ribattuto, verso la base, presenta l'aspetto tendine~ normale, verso l'apice si sfibra continuandosi in una formazione fibrosa di aspetto gelatinoso, duro-elastica del tutto simile a quella che sostituisce la perdita di sostanza tendinea derivante dalla plastica. À destra si trovano i due monconi del tendine, suturato a distanza, in continuità per l' interposizione di un tessuto fibroso -gelatinoso dello stesso aspetto di quello osservato nell'altro arto. Nei preparati microscopici, colorati con carminio boracico o con ematossilina ed orange si trova a destra la produzione abbondante degli elementi fissi interfascicolari e dei vasi da dare all'insieme l'aspetto di nn tessuto cicatriziale giovane. À sinistn invece la porzione di tendine ripiegata ha perduto qnasi le ceilule'tendinee fu sate e gli elementi proprii del tendine; quelli periteliali attorno ai vasi si sono moltiplicati, hanno disgregato le fibre tendinee, ed hanno fatto a queste perdere la lucentezza propria del tessuto cara,tteristico. 2l" espe·rienza, 21-2-1900. - In un altro cane s'asporta l centimetro del gemello e soleo di destra. I due monconi, introdotti in un pezzo di tubo di caucciuc, del diametro poco superiore al tendine, sono ad esso fissati con due punti di seta per parte. Si sutura la gnaina e la cute con seta, si medica al collochon, e si immobilizza la parte con fasciatura gommata.


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RICERCHE SPERIMENTALl

2i" e.~perienza, 21-2-1 900.- Nel gemello e soleo sinistro dello stesso cane si asporta l centimetro di tendine. Con un sol filo di seta s'uniscono i due monconi per due volte, indi la &eta e gli estremi del tendine sezionato sono abbracci ati con un pezzo di g uttaperca. La guaina tendinea e le parti molli sono suturate cou seta. La medicazione si esegue eon collodio, e sopra si applica una fasciatura gommata. Dopo 4 giorni furono tolte le fasciature solide: il caue non presentava traccia d i suppurazione, solamente, carom inaudo, zoppicava un po' coll'arto inferiore sinistro. Dopo 33 giorni, in seguito ad intervento sperimentale d 'altra inùole, l'animale spontaneamente muore. A lla n ecroscopia in en t rambi i tendin i non è avvenuta. la adesione, ed in sito si trovano tuttora l a guttaperca ed il caucciuc. L'es<tro.e microscopico colle solite colorazion i, non ostante il breve tempo trascorso, fa rilevare una fase attiva degli elementi tendine:i, anzi la ricca neoformazione cell ulare, diminuendo grad&.la.mente coll'allontanamento dalla s uperfiuie dei monconi, mostra mol ta tendenza alla ri0rganizzazioue tenclinea, perchè mani· festa una sostanza interuellnlare che in a lcu ni p unti è amorfa, in altri comincia a st.darsi. Uguale reazione mostrano g l i elementi cellulari e gli endoteli vasali della guaina. tendinen., e, per q uanto la proliferazione sia stata esuberante non v'è stato tempo per ottenere un teswto compa tto, d'aspetto tendineo, degno ù i ,.;peciale interesse. ;!.']" e.~perienza, 25-:2-1900. - In un giovane cane vol pino si asporta l centimetro nella continuità dei ten· clini soleo e gemello di sinistr·a. I due monconi si sutnrallo con due p unti di seta abbracciati da un pezzo cL bau(lruche. Ri uu isce la guaina e la. cute con seta, e 8Ì m edica. al collodio.


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24n e-Ype?ienza, 25-2-1.900. -Nel tendine d'Achille

destro (gemello e soleo) dello stesso cane s'asporta una porzione l unga l centimetro. I due monconi sono fissati in un pezzo di tubo di caucciuc con punti di seta, isolandoli così dai tessuti vicini. Si chiudono la guaina e le parti molli con seta, e si medica la ferita con collodio. ~on furono praticati punti alla Nicoladoni; il decorso post-operatorio è stato buono, solo a destra il cane ha accennato a leggera zoppia. Stricnizzato l'animale dopo 69 giorni si trova il tendine d'Achille sinistro aderito, ed incapsulata si trova la guttaperca. Il tendine d'Achille destro non è aderito, e non si trov!t nemmeno il caucciuc, probabilmente ~liminatosi dalla ferita per suppurazione. All'esame microscopico a destra si trova tendine neerotico in tutta l'estensione, i pochi fasci tendinei che costeggiano alcuni vasi, attorno ai quali è attiva la neoforma.zione delle cellule fisse che va accentuandosi nei vasi limitrofi. A. sinistra il lavorio vaso-formativo è ben evidente, esso, cominciando in modo progress:.vo, lungo i moncou i sopra i p un ti di seta, si rende assai ricco sulla superficie dei monconi. Su queste riposa un tessuto giovane con fitti elementi a nucleo distinto e colorato, tenuti saldi da sostanza intercellulare amorfa. Al disopra di questo strato si trova una massa di elementi piccoli, di forma schiacciata, a contorno indistinto, a nucleo spezzettato, sprovvisto affatto di vasi e di uno stroma c0nnettivale. Questo accumulo di elementi piccoli forma lo strato più centrale della neoformazione addossata al la ·guttaperca incapsulata. L'abbondante neoproduzione, resa. ben manifesLa dai soliti colori nucleari, è forte e notevole nel tendine,


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RICERCHE SPERUlENT A LI

non così nella guaina, dove la proliferazioue endoteliale dei vasi è solo poco accentuata. 25a e.~pe1·ienza, 10-3-1900. -In un cane s'è voluto ripetere la prova dell'innesto omogeneo, per studiare la trasformazione o le fasi che subisce il pezzo nella autoplastica. E perciò, asportata una sezione del tendine di Achille sinistro, lunga l Yt centimetro, in modo da interrompere perfettamente la continuità e la funzionalità sua, si rimette a posto la sezione di tendine, suturandone le superficie combaciantesi da una parte e dall'altra mediante catgut. Si sutnrano la guaina e le parti molli con catgut e si medica al collodio. 26'o. espm·ienza, 10-3-1900.- Uguale sezione si esegue nell'Achilleo destro, ma facendola più lunga 2 centimetri ed incompleta in modo cioè da lasciare integro il tendine del piantare. E similmente si rimette a posto e si cuce il pezzo sezionato, e si suturano la guaina e le parti molli, medicando da ultimo con collodio e cotone. Il risultato funzionale è stato infelice, specie a sinistra, per l'avvenuta retrazione muscolare, per cui il cane camminava poggiando a terra la sezione del membro compresa tra il calcagno e le dita. Come esito sperimentale invece, scopo precipuo delle presenti ricerche, il pezzo è riuscito importante, per la riconferma. di quanto abbiamo r iconosciuto nella plastica alla Czerny. Dopo 66 giorni l'animale muore per un intervento sperimentale d '~tltro ordine di studio, e alla necroscopia si trova l'Achilleo sinistro unito da una massa gelatinos~t. grigia piuttosto molle; a destra, vicino al piantare integro, si trova ugualmente una neoproduzione tra i due mouconi recisi, d'aspetto e consistenza simile a quella del! 'arto sinistro.


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Il preparato microscopico del tendine di sinistra, colorato con ematossilina ed orange, dimostra ad evi denza la notevole disgregazione delle fibre tendinee alterate del pezzo innestato, specialmente nella linea di sutura, per la sovrabbondante formazione di vasi ed elementi cellulari, la quale a mo' di gettat.e si avanza tra il tendine innestato e lo disgrega per fago-citosi. Tale neoproduzione, alterando le fibre, disturba anche i corpuscoli tendinei, e ciò specialmente per la pressione che in primo tempo esercita sia sui capillari sanguigni, sia sugli spazii linfa.tici. Il pezzo quindi di tendine innestato non può conservare la normale struttura dei fasci tendinei paralleli, e delle cellule tendinee allungate coi loro nuclei ovalari e coi loro prolungamenti anastomotici. Nei monconi invece prevalentemente del tendine, nel connettivo, e negli endoteli vasali e lacunari si veggono fenomeni cariocinetici delle celi ule con ingrossamento di queste, ed assottigliamento della sostanza intercellulare. All'epoca di osservazione, non v'è -vera disposizione seriale degli elementi tendinei, il tessuto neoformato ha carattere connettivale fibroso non differenziato e non consolidato, ragione per cui la funzione del tendine non può estrinsecarsi completa e normale. Il preparato microscopico del tendine di destra è anch'esso importante, potendo bene confrontare, tra il tendine, nel quale è stato fatto l' innesto, ed il tendine vicino sano, le notevoli alterazioni cellulari sia della superficie dei monconi, sia del pezzo innestato, le quali, in ultima analisi, si riducono, come abbiamo già ripetuto, a scomparsa del tessuto vecchio, e a produzione di tessuto giovane proliferato dagli elementi dei tendini vecchi.


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RICERCHE SPE R I ME:->TALI

In questo preparato il processo di invasione è più limitato, e si mantieue aderente al tendine sano in a lcuni punti solamente, anche la necrosi è meno avanzata e meno evidente del preparato precedente. 27" e.sperienza, 14-3-.900. - Nel solo gemello d'un piccolo cane, senza tocca,re gli altri, si pratica la sezione di l centimetro di tendine, la sutura doppia dei monconi con catgut, abbracciando quelli e questo con una striscia di guttaperca. Si unisce la guaina tendinea e la cute e si medica al collodio. 28" e.sperienza, 14-3-900. - Nel tendine gemello sinistro si pratica Pasportazione di l '/:1 centimetro di tendine, lasciando intatto il soleo ed il piantare. Si suturano a distanza i due monconi con due punti di catgut, avvolgendo le due anse con una striscia di guttaperca. Si sutura la guaina e la cute, si medica a l collodio. Alla necroscopia dopo 70 giorni, per morte avvenuta in seguito a cloroformizzazione per altra ricerca sperimentale, si trova, a destra, che i punti di sutura tendinea non hanno tenuto, anzi il moncone superiore è stato tanto retratto nella massa muscolare da essere a.ppena riconoscibile, il moncone inferiore si è atrofizzato notevolmente. A sinistra i monconi pure si sono allontanati in modo pronunziato, ma sono rimasti aderenti per una sottile lacinia fibrosa. I due reperti, se non hanno interesse microscopico, per tu i se ne omette l 'esame, hannu questo di rilevante dal punto di vista rigenerativo. E cioè il tessuto neoformativo, che deve unire due roonconi tendinei, viene prodotto da questi e non dai tessuti peritendinei, pe.r cui, mancando la vicinanza dei monconi, r iesce assai difficile, se non impossibile, ristabilire la continuità. del tendine. 2.9"-30" esperienza, 21-3-1.400. - Nei due gemelli di ambi i lati d'un cane si pratica l'asportazione di l cen-

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timetro eli tendine. Ri fa doppia sutura con cat-gut, e, a destra, si circondano i fili con baudruche, a sinistra si lasciano liberi. Il decorso post-operatorio è stato asettico, e, dopo 48 giorni, morto il cane per peritonite, consecutiva ad altra operazione praticata nell'addome, a scopo di studio, si t.rovano i tendini aderiti, e la. guttaperca incapsulata. Nel tendine sinistro il reperto microscopico nulla offre eli speuiale oltr~ la solita proliferazione cellulare attorno ai vasi con sostanza intermedia, non ben consolidata, proveniente dal ricco accrescimento degli elementi dalle superficie dei monconi. Nel tendine di destra invece caratteristica è la ricca ed abbondante neoformazione di vasi, i quali, con i peritE-li proliferati, in mezzo al vivo accrescimento cellulare, presentano nell'interno sangue, ed hanno una direzione prevalentemente longitudinale e parallela in modo da formare l'impalcatura della neoformazione interposta tra i due monconi tendinei.

CONCLUSIONI. Dalle osservazioni delle esperienze della l " e 2' serie è lecito pensare che l'innesto tendineo non presenta, sulla sutura a distanza vantaggio di sorta, giacchè, se è già incerta la vitalità dei tessuti in altri generi di trapianti, lo è tanto più nei tendini, dove è inevitabile la lacerazione dei vasi delle lamine sierose, viscerale e parietale, della guaina tendinea, e perciò la produzione di piccole emorragie perniciose certamente per gli elementi tendinei del pezzo innestato. Pex quest.a. cunsiderH>zione le prove sperimeHtal i del Fargin non hanno trovato larga applicazione in eli-


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RICF:RCRE SPERIM E:\TAL I

nic:a. D'altra parte in tutti i casi avviene la neoformazione d'un tessuto fibroso, per proliferazione cellulare assai prevalente nella superficie dei monconi, la quale, a poco a poco, va differenziandosi, assumendo aspetto di tessuto tendineo tanto nella trapiantazione, quanto nella sutura a distanza. Nell'una e nell'altra, sia un pezzo di tessuto tendineo vivente, sia un fascotto di cat-gut, o d'altro materiale estraneo agiscono ugualmente, impedendo che si addossino e cicatrizzino fra di loro i t essuti vicini, impedendo che i moncoui tendinei si spostino nella loro dist.anza, e servendo da conduttori alla neoformazione tendinea. La difficoltà. di procurarsi e di mantenere a~ettico e vivente un pezzo di tendine, delle dimensioni richieste dal caso peculiare, ridondauo tutte a svantaggio dell'innesto, in confronto della sutura a distanza, per b quale basta il materiale ordinario di sutura. La sutura a distanza praticata nell'uomo da Auger Glii.ck, Wolfier ha dato sempre risultati buoni, anzi oggi costituisce la risorsa chirurgica per eccellenza per trasporto d'energia nei casi di paralisi. Tale risultato clinico collima coll'esperienze di laboratorio, mediante le quali oggi, conoscendo le fasi evolutive degli elementi cellulari, e quelle regressive dl:'l pezzo innestato, siamo autorizzati nella plastica tendinea ad usare sempre la sutura a distanza. Dopo tutte queste esperienze, esami e considerazioni sorge spontanea la domanda se il tessuto neoformato tra due monconi recisi acquista dignità anatomica specifica di vero e proprio tendine. E la domanda, se non interessa il clinico, il quale nulla cerca al di là del ripristino della futlZione, deve farselo lo sperimentatore, dall'aspetto seriale, dallA disposizione speciale parallela dei fasci connettivali nel processo riparativo.


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Gli esami fatti, sebbene arri vino a periodi di tempo poco inferiori ai tre mesi, autorizzano a pensare favorevolmente la tendenza del tessuto a differenziarsi, ma, per essere più certi, sarà bene ripetere le esperienze, asport.ando pezozi tendinei di più piccole dimensioni, ed aspettando periodi di tempo più lungo, come mi aug uro fare in un altro lavor o. Roma, giugno 1900.

LETTERATURA. cl) STECCHI. Di una speciale sutura tendit1ea, (Policlinz"co, 1899) (2) CootVILLA - Il trattamet1to chirurgico moder110 della parali&i infanUle spi11ale, (Policlinico, 1900). (S) FERRARESI. Tenop/astica per recisì011e di at!tica data del legamento r otuleo del quadt·icipite estensore. Applicazione dello stesso proceuo modificato nelle ft·atture dell'olecranon e della rotula, e più specialmente in guetle cmmnit!Ute, 1895. (4) GLÙCK. - .J.rchiv. f/ir kli11. Ohirut·., 1881. (5) FARGtN. T4tmoraphie et gre,//'e tendi11ettse - TMse pour le doctorat en médecine, 1885. (6) GLÙCK. Deut1che medicinische \Vochenschrift, 1884. (1) B.~LOASSARJ. - Bulletitl médical. (8) L.A NGE . - [leber periostale Sehnenverp.fianzungetl bei Li:ihmungen, (Miinch. medie. Wochetl., 1900). (9) NtCOLADONt. - Langenbeck'l .J.r chi'o. (IO) Atevou. - .Ri cerche su l' istotogia patologica del twdi11e M l panereccio, (Policlitlico, 1896). (11) Busse. - Deut. Zeitlcllrift. f. Ohirur., XXXIll. (12) VIBRINO . - .J.rchiv. f. pathol. Atlat, CXX V.


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OPERAZIONI PKR LA CURA DKL VARICOCKLK KSEGUITK Il U~ An O Lettum fatta il 'S a,l(osto l!lOO alla conferenza sl'ientiflca tlell' os pedale militare di Milano dal •lott. a . .t.pro11 io, capitano m~d ico

Il var icocele è una delle affezioni che con una certa. frequenza si osservano nelle sale chirurgiche dei nostri ospedali militari. E tale frequenza è facile a spiegarsi se, da 11na parte, consideriamo che il varicocele, di grado variabile, esiste presso a poco in uno su quattro maschi tra i 18 ed i 30 anni (così risulterebbe dalle statistiche del Senn) (1), e se d' altra parte consideriamo il giusto rigor e del nostro regolamento, che, per dar luogo all'esclusione di un giovane dal militare ser· vizio, esige che il cirsocele sia vistosamente voluminoso e nodoso. Tra i molti che dall'agosto del 1899 ad oggi, e cioè in poco più di un anno, si presentarono in questo ospedale affetti da varicocele, 48 vennero assoggettati a cura cruenta, e di q uesti 29 vennero da me operati. Poche volte siamo chiamati a curare tale infermità già arrivata al g rado inabilitante al servizio. Trattasi in questi casi di sottufficiali anziani, di militari raffermati. di individui appartenenti a corpi armati al servizio dello Stato, nei quali il varicocele dall'atto dell'arruolamento in poi andò lentamente, ma progressivamente aumentando e che, per non perdere i benefici (l) V. Pilil. m eà. }Otlf'llal. t8 giugno 1898.


OPERAZ IONI PER LA CURA DEL VARlCOCELE ECC.

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dell'a vanzamento o della rafferma, sollecitano un inter· vento operativo. Di questi voluminosi varicoceli, ne operai quattro. In qualche caso - ed a me ne occorsero tre - ne . cessita intervenire per porre argine ad una incipiente atrofia del testicolo; poichè è risaputo che colla cura chirurgica il processo atrofico si arresta e la ghiandola seminifera. può, anche in breve lasso di tempo, riprendere gli attributi di normale. N ella nostra pratica la pluralità dei oasi è data da varicoceli di medio volume, talora anche piccoli, nei quali però predomina l'elemento dolo1·e. Ed è su questi che mi soffèrmerò alquanto. È a tutti noto che, mentre si vedono enormi dilatazioni venosa non provocare alcuna sensazione molesta, vedonsi, per contro, piccolissimi cirsoceli che fanno orr ibilmente soffrire. Per spiegare q uesto sintomo penoso alcuni incolparono la compressione esercitata sui nervi del funicolo dalle vene ectasiche; ma il dolore - se cosi fosse - dovrebbe a preferenza mostrarsi nei varicooeli voluminosi . .Da altri si è tirata in campo l'ectasia dei vasa nervorum, ed altri ancora vorrebbe che il dolore nel varicocele fosse sempre ed esclusivamente un sintomo sensitivo di neurastenia. I n quanto a quest'ultima affermazione, posso assicurare che su 22 operati per varicocele doloroso, in uno solo d a guardia di finanza T . Gaetano) trovai stigmate di neurastenia., e questo fu l' unico che dall"atto operativo non risentì vantaggio, sicchè, dopo qualche mese, persistondo i dolori ed es~endos i accentuate le note di una neurastenia sessuale, dovette essere licenziato dal corpo. Io, per tanto, escludo che il dolore sia sempre l'espressione di uno stato neuropatico, e dal caso ora 0itato della guardia di finanza, noncM da. altri consimili


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OPERAZI ONI l'ER LA CGRA DEL V,~RICOOELE

che ebbi altrove l' opportunità. di osservar e, mi son formato la convinzione che il nev rastenico con varicocele non deve essere assoggettato a cura cruenta, perchè questa non solo non arreca alcun miglioramento nei disturbi subiet ti vi, ma talora anzi aggrava le condizioni _ cerebrali dell'infermo rendendolo affatto sfiduciato della guarigione. Il Sebileau (l) esprime identico avviso. Se non :~i può dare unn. esatta spiegazione delrelemento causale del dolore, si sa però che esso insorge, od aumenta, negli t>sercizi corporei un po' vio· lenti e sopratutto, per l'equitazione, tantochè alcuni au tori francesi vorrebbero che il varicocele, di qualunque mole, dovesse essere causa di esclusione dalla cavalleria. D ei miei operati per varicocele doloroso 12 appart~nevano alle armi a cavallo (cioè i l 54,50 p. 100). A proposit.o di varicoceli dolorosi il nostro Bona· lumi (2) nel suo ottimo manuale scrisse: « In un caso solç il cirsooele, anche se non raggiung e le condizioni regolamentari, deve, a. mio avviso, moti va re la riforma, sia nello inscritto come nel militare, ed è quando riesce eccessivamente doloroso. » Abbiamo noi dei mezzi per riconoscere se un-varicocele è doloroso, e se lo è ecces· sivamente? Mi pare di no, trattandosi di un sintomo che non ba alcun substrato obbiettivo. Ora, ritengo, che un articolo dell'Elenco che contemplasse come causa d i riforma il cirsocele eccessivamente doloroso, lascier ebbe troppo adito alle simulazioni, e porTebbe il perito il più delle volte in un imbarazzo di non faci le uscita. · Considerata l'tHsoluta innocuità dell'intervento ope· rati \'O, se praticato sotto l'egida di una rigo ro::~a asepsi, (t) P. S~:m1.1;,w. - Lerons de c/ih·ur{li e. 1899. (~) llv:'iALclll. - .lfaliualc dì me:licina l egal e militar i', Firen zn, 1891.


!':SEGUITE L'< O::-< A :\:"\0

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io esprimo il mio convincim€1nto che non sia il caso di modificare le disposizioni regolamentari ora in vigore, e riguardanti il varicocele, last.!Ìando invece facol tà a chiunque lo richieda (parchè non presenti controindi~a.zioni) di farsi liberare da. un incomodo, che sarebbA di non lieve intoppo alla di lui attività, anche quando, uscito dalle file dell' esercito, fosse rientrato alle sue ordinarie occupazioni. Premesse queste poche considerazioni, esporrò per 'sommi capi i metodi operativi che praticai. Coma è noto, i processi proposti per la cura del va· ricoc~le sono innumerevoli; ma oggi la. maggior parte sono abbandonati, ed attualmente si adoperano soltanto due processi, isolati o combinati assieme: la resezione dello scroto e la escisione delle vene. A questi mi attenni. Alla sola resezione dello seroto ri~;orsi quattro voi te; ed in questi casi tratta vasi di quella forma di varicocele

da insufficienza pa.rietal&, che il Tutfier (l) battezzò col nome di orchidoptosi. Alla semplice escisione delle vene ectasi cl1e ricorsi dieci volte, cioè nei casi in cui lo scroto, per lunghezza., volume e tonicità, non presentavasi alterato, mentre invece era evidente la dilatazione venosa. Nelle forme miste, cioè di ptosi testicolare associata a. flebectasie, il metodo adoprato fn quello della rese· zione scrota.le sussidiata dalla eseresi di tratti di vene varicose, talora delle funicolari anteriori, talora delle posteriori, in cer ti cas i di amendue i plessi. Praticai tale operazione combinata quattordici volte. Per eseguire l'ablazione di una parte dello scroto seguo il seguente processo : faccio dall'assistente col pollice ed indice di una mano tendere il rafe med iano lo n(t ) V.

/-r; Prt.$SP Médicale. se tv·miH·c 1899.


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OPEHA Z IO ~l PE R L A CUllA DEL VARIC0 0 ELE

gitudinalmente, cioè parallelamente à.ll'asse del corpo, e gli faccio colle dita dell'altra mano spingere in alto, verso l'anello ing uinale sottoouta.ueo, il testicolo dal lato ove de vesi operare. I o, allora, afferro lateralmente, e dalla parte dove esiste il varicocele, una larga piega di scroto, più larga che posso, e la affido ben piegata ad una pinza ooprostatica del N ovaro, le cui branche cur ve e r ivol te colla concavità in alto ed in dentro, ho cura di rivestire previamente di gomma, servendomi all'uopo di pezzi dì tubo da fog-natura. Applicato il klemnl et' passo sullo seroto, e dal lato della concavità dell' istr umento, dei fili di seta n. 3, equidistanti t ra loro due centimetri circa. Lascio il filo lungo una d iecina di centimetri, ed i snoi due capi affido a d ue pinze emostatiche. T olgo il k l ernme1· solo dopo aver reseca.to lungo la sua convessità la piega scrotale sporgente. Rimane allora una larga breccia sanguinante, nella q uale prat ico una ttccurata. emostasi&. Se lo scopo dell'operazione è la sola r esezione scro· tale non mi resta che allacciare ciascun filo, ser vendomi poi dei loro capì lnnghi, per fare, tra un nod0 e l'altro, una fitta e superficia le sutura a sopraggitto. Se, invece, occorre escidere anche delle vene eotasiche, io, attr aYerso la larga breccia praticata, che va dal rafe sm quasi alla radice dello scroto, posso comodamente agg redire tanto il fascio funicolare anteriore che il posteriore ed e; t irpare le vene più oomprome:>se, chiudendo per ultimo la. fer ita operatoria come or ora dis:>i. I fil i che ho messo in primo tempo. essendo abbastanza lunghi , e quindi spostabili, non mi imbt~.razzano meno· lllamente in questa manovra. Cosi operando, io mai ebbi a verificare l'ematoma dello st. : roto, da molti paveuta.to e che nei trattati leggesi occorra con una cer ta frequenza in simili operazioni.


ESF:GUI'rll: IN U~ AN~O

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Posso aggiungere che, tale e quale l'ho descritta, è un'operazione rapida, che richiede al massimo per la sua esecuzione una ventina. di minuti, e non mi so spiegare come il Dardigna.c (citato dal Duplay) (l) dopo aver praticato una resezione di scroto sia stato costretto a lasciar fare la medicazione dell'operato all'assistente per essere f aligué d'une longue séance operatoire. Nei casi in cui l'intervento si limitò alla legatura e resezione delle vene, per vario te mp o praticai la classica bottoniera nella parte più alta dello scroto, attra.· verso la quale estraevo gli elementi del cordone per isolare le vene ed esciderne 2-3 centimetri fra due pinze. Operai così quattro volte. Ora, invece, preferisco aprire francamente la parete anteriore del canale inguinale. Non solo in tal guisa riesce più agevole l'isolamento delle vene dagli altri elementi del funicolo, ma anche si possono mettere in evidenza quei piccolissimi sacchi erniari che non si giunga a priori a diagnosticare, e che frequentemente coesistono al varicocele, ed in ispecie a quella forma di esso in cui null'altro appare all'infuori di una anormale dilatazione dei gruppi venosi. Sulla frequente concomitanza del varicocele con piccole protrusioni peri toneali il Narath (2} ha, di recente, richiamata l'attenzione dei chirurghi. Io su sei operazioni eseguite in quest'ultimo modo, due volte trovai piccoli sacchi erniari che estirpai. In ogni caso, anche se non riscontro ernia), prima di rifare la parete anteriore del canale inguiuale stata aperta, rafforzo la parete posteriore col noto metodo di Bassini. P er chi ha familiarità. con questo metodo la durata dell'atto operativo non ne scapita gran fatto.

(l) S OUPLAY . - ClinitjPit Cllirm·yicale de 1' 1/ùtel Dieu (3m• ~érìe. 1900) (t) A. NARATII. - Ztu•fluaicalopemtitm des \'ankoceiP ( IViell. klin. ll'och. ,

t900, n. 4).

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1074

OPERAZTO~I PEH LA CURA Dt:L VAIUCOCELE

Dovendo aggredire le vene del funicolo cerco, anzitutto, di isolare colla massima cura il dotto deferente, colla rispettiva arteria, per non lederlo in alcun modo. I n guanto all'arteria spermatica, io non perdo molto tempo a ricercarla, convinto come sono, in seguito ad esperimenti sugli animali ed a qualche caso clinico osservato, che per la sua eventuale lesione o soppressione il testicolo non soffre, nè a riguardo della funzionalità, nè a rign~:~.rdo del volume, essendo l'arteria deferenziale sufficiente alla buona nutrizione dell'organo. A questo riguardo gli autori sono ancora divisi in due campi. In un solo caso abbandonai i processi ora accennati, e ricorsi all'arrovesciamento in alto della vaginale su· turandola al margine dell'apertura inguinale, come con· sigliò il Parona (l). Or bene, malgrado che parecchi ab· biano avuto a lodarsi di tale metodo, che nello scorso anno fu 20 volte applicato nei nostri ospedali militari (2), io confesso che non ne rimasi soddisfatto. Volli anche portare la mia attenzione su altri individui così operati in questo ospedale da altri nostri colleghi, e constatai in tutti lo stesso esito, cioè che il testicolo rimane sospeso troppo in alto, quasi compresso contro il pube, ed esposto quindi a risentirsi di qualsiasi trauma anche lieve. Mi son formato il concetto che il metodo in parola potrebbe riservarsi alla cura dei varicooeli complicati ad idrocele. Coll'arrovesciamento della vaginale si curerebbero ambedue le infermità secondo le vedute del Jaboulay e del Parona.. Una vaginale stata a lungo distesa da una discreta quantità di liquido deve certo costituire un sospensorio naturale meno corto della vaginale d'un (Il F. PAI<ONA. - Nrw'"' mt l o(lo op(•rallco per· la cw·a el ci varicocel11 (fl ,.,,. larlmico. sezione ci J iruq:uc:~ . anno 1899, ras~ . t •). {!J P. PANA RA. - fAr. chino·giu opera tiva nt{iti slabilim6111i sn nilcu·i dut·aute l'nmtò 18!19 (Gill>'llale medico cl el Il . b'~ercito, t900, n. 5).


ESEGUITE I N U~ AXXO

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testicolo normale, o, come talora iucontrasi nei varicoceli, in istato di incipiente atrofia. Ed ora dovrei parlare degli esiti. L 'esito prossimo di tutte le operazioni di varicocele praticate in quesfospedale fu di una perfetta guarigione per prima. I n quanto agli esi ti remoti poco si può ancora dire perchè non tutti gli operati ebbi occasione di rivedere: alcuni sono già stati avviati in congedo, altri cambiarono di guarnigione, altri da troppo poco t empo sono operati per poter esprimere un sicuro giudizio sulla com p leta riuscita della cura.. Di quelli, però, che mi fu dato rivedere dopo qualche mese di ripreso servizio non ho che a compiacermi (eccezione fatta della già ricordata guardia di finanza ), perchè gli operati stessi hanno espresso la loro riconoscenza per essere stati liberati da una infermità, molesta sempre, in certe congiunture veramente insopportabile, e la cui cura. palliativa, coi relativi speciali r iguardi igienici, è poco conciliabile colle esigenze della vita militare.


lO'iG

INNESTO CUTANEO COLLE SPUGNE PREPA~ATE Per il dutl . .-\1h erto Co"'"'" ' ten~n le mct1ko

S·roRIA. - Cibrario Michele, soldato del a· artiglieria, è individuo di robusta costituzione fisica, senza prece· denti morbosi ereditari o propri; afferma che, mentre trovavasi al poligono di Spilimbergo, per i tiri, riportava escoriazione del dorso del piede sinistro per di· fettosa calzatura. Non avendola sufficientemente ed a tempo opportuno fatta medicare, si trovò in seguito nella condizione di non poter prestare se.rvizio e perciò venne il giorno 23 giugno u. s., inviato in quest'ospedale. Nota vasi, ali' ispezione, sulla regione dorsale del piede sinistr0 un'ulcerazione interessante solo gli strati superficiali del derma, di configurazione quasi circolal·e ed avente un diametro massimo di centimetri 8 ed uno minimo di centimetri 6, diguis&.chè si estendeva dalla radice delle dita fino al terzo medio superiore dell'asse mediano del piede. Il colorito era rosso rameico ed i margini, abbastanza regolari passavano gradatamente sulla cute sana circostante ; non eravi alcuna secrezione. Fu praticato un abbondante lavaggio al sublimato (2 p. 1000) e medi · cazione a piatto. Alla visita mattinale del giorno seguente trovai l'in · di vi d uo febbricitante (38" C. 5) e che accusava fort~ do lore irradiantesi a tutto l'arto fino all'inguine; vi era


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I:\:-IE STO CUTAXEO COLLI<; SPl"GXF. PREPARATE

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forte edema diffuso al piede ed alla gamba con risentimento glandulare. La specillazione, praticata per il margine superiore dell'ulcerazione, fece vedere una vasta e profonrla perdita di sostanza, che si estendeva fino a raggiungere le ossa del tarso e del metatarso e che, sollevata la crosta, lascia va allo scoperto ed isolati i tendini degli estensori ; vi era liquido giallo-sporco denso e fetido. Dopo disinfezione e raschiamento, causticai con soluzione di cloru-ro di zinco all' l p. 10 ed iniettai nel sottocutaneo circostante 8 cm• di acido fenico in soluzione all'l p. 100. La medicatura venne rinnovata giornalmente fino al 10 luglio, epoca nella quale i fatti infiammatori loca li e generali cessarono. Complessivamente fino a tale epoca furono iniettati oO cm' di soluzione fenica. La piaga, completamente detersa, rapidamen te ricolmò la perdita di tessuto e le granulazioni raggiunsero il li vello del derma. Però, sia pel carattere flaccido di l)ueste, sia per la vastità della perdita epidermoidale, l'E-pitelio dai margini non accennò ad avanzarsi per ricuoprire il tessuto granulante e solo lentamente nel margine esterno. Facendo tesoro dell'esperienza di a ltri due casi occorsimi nella pratica, nei quali ogni cura era riuscita infruttuosa, d ecisi di tentare l'innesto mediante le spugne preparate. Il giorno 25 feci il primo trapianto con 15 pezzettini di spugna della grandezza di '/ ,. di cm1 collocati sui mar gini della piaga a distanr.a di 2 centimetri fra loro. Sopra applicai direttamente nn foglio di guttaperca. , 27 luglio. - I' medicat·w·a: è necessario sosbitnire 5 pezzettini che non hanno fatto presa; i rimanenti aderi/


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I~ N ESTO Cl:'l'A:\EO COLL.E Sl'UG ~ E PR EP ARAT E

scono solidamente ai tessuti, si vede l'epi telio avanzarsi da i margini come un alone bianco splendente e nei pun ti corrispondenti alle spug ne mandare delle gittate che a guisa di ponti cercano di raggiungere i punti d i sostegno dati dal materiale innestato. 3 O luglio. - 2• m edicrttura: le spugne marginali raggiunte dall'epitelio incominciano a sparire quasi digerite, resid uando un detrito color caffè chiaro: l'alone epiteliale ha già uno spessore di 2 '/ 1 centimetri. 3 agosto. - 3" medicatu1·a: conti nuano i fatti sopraccennati ; non è necessario ricambiare alcun dado spugnoso; lo spessore dell"alone è raddoppiato ed alcune propaggini epiteliali si spingono nel centro della piaga fino ad incontrarsi con quelle dei margi ni opposti, as· sumendo così una forma manifestamen te raggiata, al· cune circondando, altre passando sopra. alle spugne seminate nella zona paracentrale . 6 agosto. - Le gittate hanno raggiunto la zona centrale, rimane q ualohe pezzetto di spug na non ancora. com pletamente digerito. 12 agosto. - Il rivestimento epiteliale si è completato ed incomincia ad assumere il colorito epidermoidale. L ' ind ividuo r ima ne in cura fino al consol idamento della cicatrice ed il 30 agosto viene dimesso g uarito.

E d ora alcune poche osservazioni sul caso, che non se m bra privo di pratica n t tl ità.. Trovo r egistrate poche memorie nella letteratura me· diea che trattino della medica tura delle piaghe gran ulanti colle spug ne preparate, però, da q uel poco che si è scr itto e da guanto ho visto praticare, g uasto sembrami il mezzo migliore, date certe co ndizioni, per trattare le ulceri cutanee. che, per la loro va.stità. e per


IN:\ES'l'O CIJTAXJ:;O COLLE SPUGSE PnEP..lRATE

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atonia di g ranulazioni, non si affrettano a ricuoprirsi di epitelio. Quantunque da molti in Italia si creda che questo procedimento sia di esclusiva proprietà nostra, bisogna però dichiarare che tale pratica ci venne dalrAmerica, da dove, passata a noi, subì parecchie e sostanziali mod ifi cazioni. Chi pel primo la portò a conoscenza e che la rese, direi quasi, popolare presso la scuola medica napoletana, fu il D'Ambrosio, il quale, in parecchi scritti, fin dal 1884 espose il procedimento primitivo tenuto dall'Hamilton e quelle modific<1zion i posteriori che gli suggerirono i suoi studi di g abinetto e la lunga pratica ospedaliera. Molti, non apprezzando il giusto valore di certi minimi particolari, che debbono scrupolosamente seguirsi allorquando si pratica il trapianto delle spugn~ asetticamente preparate, li trasctlrano, e a torto ne inferiscoHo che gli innesti cutanei comuni e la Baynton sono da preferirsi a l metodo italo americano. Le spugne da adoprarsi sono quelle appartenenti al genere Ettspongia of'(icinalis (sottord. cm·alina ) che sono quasi prive d i materia calcar~a ed il cui stroma è dato da una sostanza delicata, che dà al tatto la sensazione della seta greggia. L a preparazione si fa nel modo seguente: si mettono per un giorno in acqua. calda e sapone, indi si lavano ripetutamente ~all'acqua fredda e poi si tengono per 24 ore iu una soluzione d i acido feni co al o p. 100; si passano poscia in acqua sterili~zata. leggermente acidula, ed in ultimo si conservano in acqua distillata sterile. Preparato il terreno di trapianto e mod ificato lo stato delle granulazioni, vi si collocano a distanza di un centimetro dal margine cutaneo, dei pezzettini di spugna


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J:\'NE:<TO CC'l'A:\E:O COLLE SPCGNE PREPARATE

della g rande?.za di '1. di cm3 al massimo, avendo cura. poi di disseminarli in tutta la superficie della piaga in modo da conservare fra loro una distanz-a di '/ , cen timetr o circa. ricorda11dosi di non abbondare in questa dis'Jeminazioue ne per il numero nè per il volume dei pezzi. Pot rebbe accadere infatti, che, pel rapido sviluppo dell'epitelio, parti delle spugne rimangano addirittura circondate, non avendo il tempo materiale per essere eliminate o dig~rite, ed allora i residui calcarei, specie se il materia le non è stato con cura preparato, irritano e disturbano il delicato processo di rivestimento. Si comprende facilmente come sia desiderabile ottenere una cicatrice pianeggiante e come molto debbasi procurare perchè l'estetica. sia rispettata, specie quando trattasi di cicatrici del viso e del collo. Secondo il D'Ambr osie l'azione delle spugne de,·e considerarsi di triplice natura.: u) Agiscono come sostegno pe1·la neo(o?·ma?.ìone vasale e pe1· nuove g1·wtulazioni, su etti l'epitelio dai margini si gellrt a guisa di ponti per· r·icuop?·i?"le; bJ Fungono eta (iltr·i assor·benti il pus; c) Come legge1·o stimolante l'ulcera istessa, ?·iaculi -::z ando il processo già r.:t·onico.

Circa la trasformazi one ultima che subiscono le spn· gue, l'Ham ilton ritiene che esse si organizzino e continuino a fo r mare il nuovo tessuto. Il D'Arobrosio, iuvece, da esperienze fatte fuori dell'organismo, giudica che i pezzetti di spug na nou si organizzino, ma che, per un processo chimico poco noto, vengano disgregati dal le cellule infiammatorie, sciolti nei liquidi e t rasportati nei vasi sanguigni locali. E gli infatti nei preparati microscopici, non riuscì a tro,-are traccia d L"lla sostanza. spugnosa adoperata. Questa conclusione meg lio spiega il concetto ripara-


JNNE,.;TO CUTANEO COLTA': SPUGNE PREPARATE

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tivo. Sia. nella. scelta del materiale, sia nella preparazione consecutiva, tutto tende ad el iminare la p~:~.rte calcarea ed in questo sta il segreto del metodo. L'organizzazione di cui parla l'Hamiltou. non è che un fa tto apparente ed un esito poco favorevol e dello innesto, dovuto ai residui inorganici non eliminati, che si mostrano come noduletti grigiastri corrispondenti ai punti di disseminazione.

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NUOVO METODO DI P ILORECTOMIA

;\otu del dottor Pie cro Tro iaoi , tenen lo meclicu :t•Id etto alla scuola <1 'applicazionr di ~an l til mil itare

Lo stesso B ìllroth si avvide che per la cura dei cancri del piloro il suo primo metodo di pilorectomia. (1881) con l'innesto termino-terminale non corrispondeva, e propose (1885) la pilorectomia con la. chiusura d ei due

monconi e la gastro-digiunostomia anteriore, eseguendo prima questa e poi quella. Con criterio Doyen in vertì i tempi dell'operazione. Bonomo (1898), semplificando l'operazione la r ese più rapida e meno pericolosa. H o voluto anch'io esperimentare sui ca.ni alcune mo· dificazioni apportabili alla p ilorectomia. Ecco breve· mente come eseguo l'operazione: f tempo (fig . l a). - I n corrispondenza della grande curvatura dello stomaco fo la doppia legatura dei vasi, che dalla gastro- epiploica inferiore destra vanno al g rande ep1ploon. Ai due limiti della por zione d ello stomaco da asportare fo pure la doppia lsgatura dell'lnteria principale. T aglio il grande omento _tra. le doppie legature. Siccome, quando lo stomaco è stirato i.n fuori, l!!. pie· cola curvatura si va ad addossare al piloro, riesce im· possibile o almeno difficilissimo legarne i vasi.


NUOVO 1\IE:TODO DI P ILOREOTO)liA

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2• tempo (fig. 1"). - Applico perciò un klemmer sulla porzione pilorica da asportare, oppure vi fo una sutura a borsa da tabacco. Applico un enterostato rivestito o Fig. I•.

Lega~uro. dei vasi che dnlln gastro-epip loico. in foriore destra vanno nl grande omento. Sezione della po rzione pilorica .

no di gon;lma sul moncone duodenale da conservare. Tronco in mezzo con il bisturi. Escarizzo superficialmente la mucosa per disinfettarla. Fo la doppia legatura (fig. 2") della coronaria stomachica superiore destra e poi man mano che fo la doppia legatura dei vasi , che da essa vanno al piccolo em~nto, recido questo : così lo stomaco viene portato gradatamente all'esterno senza trazioni.


1084:

!\UOVO METODO Or PIT.OREOTOMIA

.'$" tempo (fig. 2•). - Applico un grosso klemmer sull'altro estremo della por zione da aspor tare, ed un en· terostato o due sulla porzione gastrica, che deve es.F ig . 2•.

l Legatura dei vnsi che dalla gastro-epiplofcn sup. destra vanno nl picco lo o men to.

Seziono della. ponlone dello stomaco dn nsportnre.


NUOVO METOD O D I PlLORECTOMJA

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sere conservata. Pongo dietro lo stoma(}o una compressa per evitare la caduta di liquidi nel ventre. Taglio con il bisturì sierosa e muscolare della superficie anteriore e p()steriore a 2 cent imetri dall'enterostat o. Seziono la mucosa con il termocauterio al doppio scopo di disinfettarla e di impedire l'emorragia immediata e consecutiva. 4° tempo. Gast1·odigiunostomi a termino-laterale (figura 3•). - Sospendo a cortina il grande omento alla Fig. 3•.

Gastrodigiunoslomin termloo-lalerale completata.

gra.n.de curvatura dello stomaco. Chiudo per quanto credo necessario nell'estremo superiore l'apertura ga-


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:\ lJ OVO ~lf~'rODO DI l'ILORECTOMIA

strica con sutura di Apolito. Do due punti L ember t nell'estremo inferiore. Ricerco il digiuno e a. distanza di 20 -30 centimetri dalla sua origine, lo porto in cor· rispondenza del moucone gastrico in modo che l'ansa afferente corrisponda in alto e a. sinistra e l'efferente in basso e a destra. Comincio a fissarlo sulla parete anteriore dello stomaco e vi fo due piani di sutura di Apolito. A pro il digiuno per 4 centimetri e quindi fo il primo piano di sutura posteriore e, tolto l'enterostato, fo il secondo. Si deve aver e l'avvertenza, che i quattro piani di sutura devono fissare il duodeno su tutta. la. superficie del moncone gastrico, così si evita assolutamente qualsiasi pericolo di perforazione. 5• te;npo. Duodeno-digiunostomia let'?nino-latm·ale (figura 3'). - Ad evitare gl'inconvenienti del passaggio della bile nello stomaco fo un'entero-anastomosi termino- laterale, innestando il moncone duodenale sull'ansa del digiuno a 8 centimetri circa più in basso del punto, in cui è stata fatta la gastro-enterostomia. Dopo applico un nodo sul duodeno immediatamente al disotto dello sbocco del coledoco. Ad evitare che un'ansa intestinale si porti nella ret rocavità degli epiploon largamente aperta., si dànno dei punti, che riuniscono il grande al piccolo om"nto.

CONCLUSIONI. Questo metodo di pilorectomia non presenta. maggiori pericoli e non richiede più tempo degli altri; ha. invece su tutti i seguenti vantaggi: l" L'ansa efferente è nella direzione dei movimenti peristaltici dello stomaco.


NCOVO ~II!:TODO DI PILOR.ECTOMIA

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2• Nella pilorectomia con gastro-enterostomia an· teriore si forma un cul di sacco, nel quale ristagna il contenuto gastrico. Invece con la. gastro·enterostomia. termino- laterale questo ristagno manca assolutamente. go Con l'innesto termino-laterale si può fare una resezione quasi totale dello stomaco. Questa non è attuabile con la gastro-enterostomia anteriore. 4° Con il mio metodo si evitano gl'inconvenienti del passaggio della bile nello stomaco.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA F. APflRTI e P. F!GARot.r. -In quale porzione della alero.a oardlaoa ha sede ll liquido delle pertoardltl acute. - (Central/ilatt f . inn ..'vfecl. , n. :!9, 1900). Gli autor i hanno r icer cata su l cadavere la conferma delle deduzioni cliniche cd anatomo- patologich e enunciate dall'illustre Concalo circ1:1 la sede occupata nel pericardio del liquido secreto nelle affezioni acute di questa si erosa ; tal i J'icer che confer·marono pieoamPnle i punti messi in evideuza dal Concato ùi cui acr.eltann le conclusioni. Queste conclusioni, hanno un inter essP, gran dissimo pratico solto il punto di vista ùella diag nosi e della cura me(IJante puntura delle peri c~J J •d •li

e sono le seguenti :

1. • I versamenti peri car dici non sono avvertili con la per cussione se non superano i 150 o 200 cenl. cubici ; 2.• La quantita massima del ver samento che possa contenere il per·icardio è da 650 a 700 cent. cubici; 3! N el la posizione di decubito, l' o ttu sità pr ecordi ale è pr opor zionale al volume del versamento e si allarga io tutti 1 sensi ; nella stazione eretta, l'ottusità s'estende sopra· tutto ver·so la punta ùel cuor•e e verso l'angolo d'inser zione del sacco pericardi co che s'avvicina al fegato. N el pr·im o caso la faccia anteriore del cuore non è ri coperta che in parte dall'essudato; si possono pertanto per cepire con l 'ascoltazione degli sfrPfram enti anclle quando i l ver samen to è notevole purché l'ammalato sia coricalo; quando egli invece é in pied i, il cuor·e, al contrario. può essere completlunente ri coperto. Da questi dati risulta che il lim i te inf'e r·ior e dell'ottusità pre cordi sle, detta linea ar cuata di Concatn (Conca to's Bogenlinie) sar·à più concava in basso nella stazione eretta che nel decubito. L a curva di tal linea, neltissimamcnte marcata quando il versamento non supera i 200 od i 250 cent. cub1ci, va diminuendo con r aumentare


RfVISTA MEDICA

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della quantità, e determina l'abbassamento della cupola dia· l'rammal.iica . 4. • N el decubito, i g rossi vasi della base tlel cuore se n bagnati d a una piccola quantità di esl" udato; questa base, al contra rio, resta libera nella stazione eretta, anche quando il ~ersamento è abbondante. Gli autori banno impi e~a ta, per le loro ricerche, una soluzioue di agar all' 1 per 100 che iniettavano attr·averso il quarto spa zio intercoslale s inisll·o, ad un centimetro e mezzo del bordo sternale, la soluzione impiegata ave va il vantaggio restando lungamente li<{Uida di d iffon dersi in tutte le parli del pericardio finché coagulandosi lenta mente, perme tte va, fissandole, di osserv8l'e l'esatta posizione delle parti. Tal me todo sembra ab bia il vantaggio sui precedenti di non deformare le parti. Così il Damsch facendo delle r·icer che analoghe a quelle di Aporti e Figaroli era arrivato allA. coudusione c he il liquido pericardico r icopre costanteme nlu la superficie ante riore del cuore nel dt::cubito; ma r esecando, come egli faceva, per spingere la soluzione da iniettare, la quinta a sesta cartilag ine costale sin is tra e talvolta perfìuo una porzione del margine sternale, egli esponevasi a falsare il risultato di tali l'icerche. Gli autori in par ola hanno evitato tale pericolo.

G. B.

GLATZEL, Stabsarzt dell'es ercito tedesco . - A.uearl•ml lll· ka~raolol ooD 1peolale n s uardo &U'n ame aoUDo•ooploo. - (A rehio jilr Lar.tJngologie, vol. f1 o, rase. 1°). Prima che T raube avesse fatto rilevare l'importanza del reperto l:ar ingoscopico di paralis i della corda vocale sinistra per la diagnosi di aneu1·isma :aortico, questa era di tutta competenza della medicina interna che s fruttava a questo scopo la maggior o mino1• procide nza del s acco a neu ris matico pulsan te, l'oUusità, i r·umori percepibili sopra il sacco, la differenza qualitativa ed il ritardo del po Iso, ecc. La differenza qualitativa del polso non è sempre mollo spiccata, o per l'ipel·Lrofla compenSHole del ventr·icolo sinistro (Ger hardt) o per la piccolezza del sacco aneurismatico e consegue n te leggero o~ tacolo alla corrente sanguigna, e deve inollre tenersi a mente che g rà fisiolog tcamente il polso radiale destro è alquanto più fo r te del sinistro.

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RIVLSTA :MEDICJ.

li r it.nrdo dt>l poi>'O deve i n !'ener·a l ~ e~$e r e COIISider·ato cnmc un f'inlomo più sicuro di aneur·ism a aortico che non la dtfl'erenza 'IUalilativa Lr·a i due pOI!'i radiali. :\el 1878 Ol iver· ha lrovalr. un t~ltro sintom o di aneuri sma aortico: la pulsazione sulla cartila g ine cr icoide, !'lpecialmenl'· per cepibi le colle t! ila se il capo è fortemerrte piegato all' in· dietro. l r·apporl i anatomici del l'a r co dell'aorta co lla par ete Anteriore della trachea e col bronco sinistro spiegano il modo di fo r·mazione rl d la pulsazirJnP. che da l suo pun lo d' or·igine è propa~a ta lungo la lr·achea alla la rin ~e . Il vHlor e del sintomo di Ol iver fu da alcuni m olto li11lilato e da al tr·r nega to. Card arelli gli oppone eire in dalf' v ari età anatom irhe del collo la pulsazio11e non può produr·f'i , che l'esame é spe~~o dl)loroso e provoca tos:-:e ed i nfine che può el"ser·e pericoloso, esl"endochè l'anrurisma pu() esser ~" S•'P<lralo dall e vie aeree ~o l o da una sotti le membrana, 1!1 fJU&Ie si stt·appa cogli sfor zi fa tli da l paziente. Cal'•larcll i ha andre propn;;lo una modificazione del pr ocesso Oliver·, consistente nel portare la lar·iuge leggermente verso c;inistra: in qllesta posizio ne si sente spi ccu ta la pul· !"azione rlell'aneur·isma da sinistr a ver so destr a. A. Friinkei ed il s uo l;lS!<i;.tonte Auer bach han n o ratto n o· tar·e come in allri tumori del mediastino anler·ior e si po!"sanu osser·vRr e pul!:<nzioni larinf!f'e e tracheali, quando cioè i lumof'i spi ng-ono l'ar'CO del l'aor ta conlr·o i br onchi . o si Lro vAJH• trnla supel'flcie infet·iot•e d~IJ'ar·co ..d il b r onco, oppur·e hauno conlt·aLto delle nder enze da un lato colla t rach~a, dt1ll'ailm col! x con vessrtir dell'a r·co tlell'ftor·la . Pl at:~.el t•iscon trò all'au· t.opsia la prima cven tua litil, Frtiukel la sPconda, Strau;:s la lerza . Accanto alla pui~M.ione faringea si é molte volte ossc>r vata una pulsazione nel giugu lo, piì1 senc;ibile se si fa piPgare il r.apo ,·er·so l' indielr·o e si ~"pin~e un po' i n a lto la l arin~e all'e t• r•~:~ rrdola per· la ca J·tilagine ct·i<'oide. I n l casi di B. Frànkpl que~lo sintnrno non é mai mancRln, ma in colli mollo g-r a«sr ~ i ;:en te me:;rlio la pulsazione sulla la r inl<e che l'!ulia tr~:~ cilea. e Lillen Ira innltr·e osscr·vato tple;:to fenomeno nell' insufficienza delle \'81 voli" II.OrtiGhe. Oltre q•r,•;:te pui><azioni per·cepibil i col tollo dal l' estern o suilfl lariuge, ~ulla trnchPa e talor·n anche sul sacco aneur i· smatico sl.-!'!"O, sono state descr it te pu lsazioni in lal'i nge e


RIVISTA MEDICA

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tr arhea visibili all'elòame l a ringo~copiro, per lo più alla perele posteriore (Soko l o~l<i) altr'P. volte sull e rlue cartila{.(ini aeitnoidi (Litten), où alla pa r ete ~inistra della tr·achea ( Rosem ber~) . Rosemh•·r g 1"t1 per ò osset·vat•e cl1e la pulsaz ione vi!';tbil e nel tubo aer eo non è palognomonica dell'aneuri snra Aortico, osservandosi a ndlfl 'lliAlldo gh iAndol e l infaticlle lubPt·~olari o ca t•cinomatose abbinno salualo t t·a di l oro aorta e trachea. Da Traube i n pr•i son o frequenti le osset•vazioni di pAt·alrsi della cor da vocale sinistra pr·ovocata da compt'f!Ssio ne del neevo ricorrente. Coll'esamP. aclinoscopico si r it>sce talora a •li agno~licm·e l'aneurisma aor ti(·o in un per·iocio mollo pr ecoce pr·imo che si facciano evidenti gli altr·i sintomi fì~id . 11 qnadl'O r adioscopic·o del torAce rH>rmalc é all'allo di ver so da quello d'un torace con dilatazione anPu r·i"malica dell'a t·co aortico spiccando nel mezzo del quadr·o un' omLra di molto maggiori dimensioni. A lla radioscopia f'i d istingue l 'aneur i~ma dai tumo ri snlidi endntor·ncici, per ché qu t>IIO da ombre r otnrHie o SP.mir·olonde, Clli•'Sli per lo più ombr e a margini i rre~ola ri. N P! pt·imo si nota una pul!:azione dir·etta in tulU i sensi, mentre i tumot·r sol1di o non sono pul;;anli o lo sono e!';c! usivamen lc in una dnle direzione, determina ta dalla sede del !umor e t·ispello al Vfl~o pulsAnte. Del r esto, anche l'e::;A rne coi t•ag:g:i R6nlgen può non esSt> r·e dt>cisivo per· la dia ~no::>i difl'er enziale tra tumori solidi meJiastin ici ed aneut·isma del l'arco dell'aorta come nel caso di Troje, in cui l'aueuri;::ma gTos;::o M me la teslu di un bambino er·a r ipieno di molteplici strati di fibrinA coagulata (in cer ti pun li per fino 5 cm.) eppercrò martcava la pulsuzione. L 'A. in ap!Jo:rgio alle pt·ecedenti con!;ioiPrAzioni sulla !-!Ìiltomatolog-ia dell'1:1neur isma dell'nt•co del l'aor·ta, riporta cinque casi di tAle rnalatti a OS!ìP.t'vali nella clinicn rinolal'i ngologica dt>l pr·ofessor c B. F r i.•nkel di Bc rliu o. Degni tli menz.ione sono: il pr imo ed il quat·lo cuso, ron nnte..:edenti sitil ltìci, in cui la cura speci fi ca P•Jrtò a gna ri ~ 1on e la pnralisi d·,l la Clii'da vocnle ;::ini:=;lt·a, i l ler zo in cui uralgra.Io il paziente uega;;se Of!ni pl'PC't'den~e luetico ~ i 0bho colla cura spe<:ifh:a un notevole mi glio r~:uu.m to dei di;::lnr·bi di dr>g-luLizion e, il quinto per i violen ti acce,.;::i di l'<ofli)cazione da comp1·e;::sionc della trachea elle o bbli ~a ro11 o alla li'AC'lreotornia .

G. O.


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RIVI STA MEDICA

BtSHOP. -

La rlgldltà clell'aclclome oome 1egno patognomoDioo della. perltoDlte a.outa. - (Lancet, 9 giug no 1900).

S ecnndo l'A , fra i vari segni della perito n i te in corso uno solo é patognomonico, la contrazione spasmodica dei muscoli, dello a ddome, specialmente dei m. r etti. È un segno costante, che non si riscontra mai all'infuori di questa malattia; ha carattere essenzialmente obbiétlivo e non può confondersi con le infiltrazioni, gli span1imenti deJ ventre e certe rigidità delle pareti addominali da causa nervosa (isterismo), se per ò si pr ocede nella sua ricerca con metodo. A tale uopo egH da i seguenti precetti: Il medico deve sedersi al CtJpezzale del malato e r iscaldare la mano prima d'applicarne sul ventre del soggetto la s uperficie palmare, non le estr em 1t8 digitali. Deve procedere in modo cosi delicato, che questi non possd rendersi conto del momento pr eciso, io cui comincia a sentire il contatto della mano; la quale, una volla stabili to il con tatto, resterà immobil e pe1· un certo tempo, senza pesare s ulla r egione da esplorare ma tenuta dalla contrazionE:- dei muscoli dell'avambracci(); poi s i farà s<·oner e dolcemente, quasi impercellibi lrnente sulla cult>. È solo in questo modo c he l'esaminatore potrà accertarsi della presenza o dell'assenza del sintorno in questione. La ùiag nosi di perJtonile acuta polé essere eliminata dall' A. io molti casi, in cui l'esistenza della malaUia pareva a prima vis ta imporsi, come co!Dprovano due esempi rifer iti. In uno trallavasi di un uomo, che due settimane dopo l' mter·vento operatorio per iovaginazione dell' S iliaca nel retto, fu colpito da vomiti , dolori vivissimi allo addome, febbre con polso addominale, facies ippocratica. L'A. avendo riscontra lo il ventre dappertutto cedevole alla palpazion e fatta nel modo !<Oproesposto, ri gettò la ipotesi di peritonite, acconLentandosi di p1·aticare qualche iniezione ipodermica di morfina e di a mministr·are stimolanti e stomalici; l' ammalato gua rì rapidamentt!. Nel secondo caso si aveva a che far·e con una donna ope· rata dell'estirpazione delle due trombe di F alloppio per piosal pi n g ite. Durante l'allo operativo essendosi spa r·sa s ul campo• d'operazione una certa quantità di pus e temendosi fosse pur penetr ato nel cavo per itoueale, si procedè alla


RlVlSTA DI NEVROPATOLOGlA

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toelette di questo con cura atfatto speciale; poscill. si s uturò senza drMaggio. La operata non tardò ad asser·e colpita da febbre con dolo ri addominali ; ma l'addome non presentando la r igidità caratteristica del la periton ite acuta, si credé adottare la cur a aspettante. Un mese d•J po si notarono tutti i s egni di un ascesso sottodiafranJmatico, che venne inciso e lavato, attenendosi la guarig ione rapida d ~ ll'ammalata . Dunque in questo caso non si era tra ttato di peritonite e la infezione del campo operat01·io non aveva determinato che una cellulite preperitoneale.

cq.

RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

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Bull'laterlamo muohUe. - (Il Manicomio moderno, n. 1. 1900).

A NG IOL cLLA . -

Il caso clinico riferito dall'A., oltr e all' interessare per la eta del soggetto e per la mancanza nel medes imo di qualsiasi eredita nevropatica, da luogo a considerazioni patogeniche utili a conoscer si nella pratica. Traltasi di un individuo , della e tà di 58 anni, ammoglia tosi per· la terza volta con li~ li viventi e ;;ani, di ottima s alute fisica e nervosa, senza alcun precedente morboso specialmente nevropalico, tl' indole virile, energica, risoluta. Questi sull'alba di un gioruo d'inverno, reca ndosi alla s ta~ zione ferroviaria con una forte somma di denaro allo scopo di r ecarsi a Napoli, vede due uomini fermi sotto un port one; crede s iano ladri e preoccupandosi pel danaro, che ha seco, si rerma s ulla via indeciso se parti r·e o tornare indietro; ma ecco che passa una ca rrozzella ed egli vi monta s u ed iudis turbato arriva alla stazione. Parte, ma appena in treno comincia a s tar male, 11vvertendo un s enso di ansia, d.i opp re~si o ne tanlo, che alla prima ferma ta scende giù e rt~sta all'aperto sotto la pioggia dirotta per r espirare liberamen te. Il capo- s tazione lo assis te; vedendo per ò che le soffePenze aumentavano, lo ra mettere nel primo treno, che passo , rinviandolo a Nocer·a. A ca!'a è colpito da accessi nervosi di f<Jr·ma s trana, di cui l'individuo ha completa coscienza, anzi s i accorge del loro sopravve nire e cessar·e; consisto no in


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lliY 1ST.A DI :\EVROPATOLVG!.A

una :-;ensazione di vampa. di fuoco, eh<' dallo stomaco sale al la facc ia, aumentando la ce fal eA ~ ravaliva, che lo tor men ta ; crrsce al senso di oppr e!l:>ione, ha m ovimen ti maslicalor i involon tari , accompagnali da Hpasmo dei muscoli delle l abbra, scosse con vu lsive, che alle volle cominciano da una mano o du uua gamba, !llie volle ùa tutte e Jue per estender si a tutto l'arto e du r are pochi secondi. Questi accessi ner vosi ven~ono a p~>riodo, m t>leslando l' in fPrmo sul o nellA notte e pr ivandolo del :::onno. La eta del SO !'{~dlo avr ebbe fatto peusa1·e che ta l i disturbi ne1·vosi potesse1·o r i fer·i r si a disturb i cir colator i in r appo1·to con lesionicerebrlll i. Ma l'e:::amedell'individuo non f'ivela alcuu che di anormale neg li organ i inter ni; i toni cat·d iaci ~ono perfetti; sollflnto notasi la. l ingua al quanto impaniata e l'addome l i evem ente meteori co. L'ammi nistrazio ne di un pUJ·gantfl e dei br omur i migliorano le condizioni dell'infermo; per o si accen tua in lui la li e v ~ irasribililA di caratter e, di cui era for nil o; ho vivaci i r in essi patr lla1·i, v1va la reazione del l e pupi lle alla Juc;e ed all'occo· moda7.iOiw, con;.(•rvala dovunque la sensibi lità, e;;agt>ralfl quo>lla r·Jtlessa su t 11 tto l'n01bito della pAr ete addomina le con una zona ister ogeua i n cor ri!<pondenza della region e ipoconur iaca dest1·a, immediatamen te ::oop1'a a l pnoto di Poupar l. Si fa diagnos1 d"ister brno ed allo cur·a calmante si associa quella ~u~g,~sti\'8 con risul tato !<oddisfacente; i l miglioramento é continuo, m a rommalRlO è colpito da vertigini, che scompa r iscono solto l' innuenza clelia suggestione, sic·cltè ben pr esto egl i tor no nelle pri!'tine snnis;;iuw condizioni. Si è tlunquc tr at tato d' istPris rnn i n un uomo òi 58 ann i ; i l elle ment re conret·ma che questa nevr osi nell'uomo è pii.J tardiva clte nella do rtna, di moslt·a pu r e come tale lar di v1t8 possa ra~J.riung-e re uu limite fìno r a molto l'Bramente ratrg iunto. Ma si é tra t lato d' ister·ismo acquisi to nel pii.J str ello senso della par·ola. soLto l'intl ~o~ e nza di una condizi one predisponente. f\•l'"f! 1111 pr obabile stato di è!'a ur imento nervoso per una dr quelle cau::;e sovente 11 0 11 facile a deter mi n!lr :>i, e di U.ll él condiz ione erlici('nle, ra ppr e>:enttl lll dalla emozione subita do! !'oggetto per tema di una [Wobabile aggt·es;;ione. L'A. per ciò irrsislt> ~u l fnllo f"!J~ l' isteri smo possa acqui· sir si 01:casaona l mente per· m olteplici CAUSe, allH a ceear e in 11n "'istHmH n e t'v o~o pr el'edenlemente dP! l utto o quasi dd lutto sauo le condizioni, che r<lanno a base de~li slati iste-


fiiVIS'J'A DI XJ;;V&OPATOL(I(; lA

l'ici . Uno dei caralter·i pl'incipnli dell' iste 1·i~m o ·~ la ~ Uf!' l!e­ stibililir, o che quec;ta rapp1·esenll uno !"lato di tli ;::)! r• ·~azio ne meula le, per cui dominano i cenll'i infe1·ior i mentre P paralizzata l'azione Jei centri superi or i (Sidil'); o che sr manifesti l'attività psichica semplice, autnt11tl lica a scapi to di quello comvlessa, pi u o meno alter ala (Binel). Or bene questo s tato di s u~geslib i lilà ~n alcuni casi e u na condizioue congeni ta, costituzionale; in altri può pr otlur l'< i anrhe islantHn enme nle sol lo i ntluenze di vo::r se, massi me quella delln cause e moti ve, le quRli agirebbel'n ron tlll 1netcan isrno finora scnnosci ulo, ma ror se (:;econd.o l'A.) 111ducendo un r ttpido muta1nento c himico nel ricambio c nella cornpnsizionc rl .· i \'&l'i succh i ~on la furmazione ùi tussiu e, di Jan 1111Sà inJiuPnza sui ce nll'i nei'VOSÌ. Sicché oggi, come l'i ammette l'epil ellico costi tuzionalmente forni lo in tullo il suo orgoni !'mO delle no te del te rnl' ~:: rtun u n lo epill' tl ico e l'inJh•iduo no rn•ale o pr esso elle è addivenuto convulsivant e P•>l' l e~ i one trat11na l ica, per m:oplusin o p<•r o llra coudizio ne morbosa delle z•H rc rno t rir:i crr ebrali; come si arnmelle il nevrn >'len!co cootituzir,nnlt·, ererlitnri o e l'fut>llo addivenuto tale pet• eccessivo IA\'OI'O rn enlnle o materiale, pt> I' g ravi p11terni d'animo. fll'r malattie esllu l'i t•nti; come si distingue h1 pill'flfloia o r·rginale ed i l deli r•io CI'OH rco di ~l Agnan o pal'lln oia ta r divo, sit:temalica dì M or ,.;ell i - la idiozin degener·l'\li \·a e quella ce re !Jropl~~ir·a; <·osi de\'C distingue 1·si I"Lsl"'ri smo costituzionale da qurllo acquisito, che ~~ una malatti~o~ nel vero senso del la parola, una condizillne dP.I tutto nLL0 \'8 in segni to Il cau::;n di vcr·sc. N Pila donna, nella cui vitn pr edomioa 1'1-llemento ses!'.ualr , qut:!ste cause per lo piu l'i;.icdorro nell a sfera :zeni tale ; twl l'uo mo invece, in cui quel p1•edomi nio oon esiste, le <'8Ul"6 po!>.Srlllo esse1·e '>va l'iRLJS"'i me ed i n 1·appo 1·to con le pil'1 di f. J'er euti runzion alitù cosi fi!'.iCire, che psichidle. Sec11ndo l' A., l' islel'isn10 coslilu ziomrl e dev· ..ssel'e piu l'lli'O 11èl l'uomo per chè l e nole del tem pera JJl l' ' do igter1 co si 1·ia vvicinnno di piu a qnc ll·~ della drwna, a 1H'IH~ 11elle condiz ioni uormali; l' isteri!'IHO aC•JUii'i lo i nvec•~ fli'Ohal,ilmHIIl!' si r il't·onLrer·a con pari rreq••enza nd l'ltOIW) e nl'llfl do11na, pt>t'C'IIè ~e 10 questa oggi sono fr·•''Jue nti le cAuse di A!"sente o dislnrbnl a atliviti1 gcnrtalc:, i n quello l"p<:s~cg~iallo le cdu~e emotive, i patemi pel' la sem p1·e crescent•~ cd ina:;pr·enlesi lotta sociale. C•t·


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

I slntoml obblettlvl 4'Jpereste•la e dl anestesia locale nella nevro•l traumatica e nell 'uterlsmo. - (Neurol. Centr. Bl .. 1• marzo 1IJOO).

VoN B J,CHTERE W. -

Come oggidi è risaputo, la nevrosi traumatica non rappresenta una enti tà morbosa speciale, ma va riferite ora all'ister ismo, ora alla n eu ra~tenia e qualche volte aila combinazione di queste due nevrosi. Nella g•·ande maggioranza dei casi il traumatismo ha per effetto di provocare disturbi della sensibilità, di cui il più caratteristico é la iperestesia della r egione lesa. Or1:1 i metodi ordinari di esame della sensibilila sono unicament~ nasali sull'apprezzamento subbiettivo del malato, alfallo insufficiente quando v'é il caso di sospettare la buona fede del soggetto. Da ciò la necessità di ricer care i segni obbiettivi, che permettano di controllare le risposte del medesimo. L 'accel eramento del ritmo cardiaco, r1scontrato da Mannkopf e da Eg){er in seguito alla pressione esercitata sulla re~none iper estesica, sotto questo punto di viste ha un altissimo valore e l'esperienza personale dell'A. ne avrebbe conf...r mato il •·isultato. Egli infatti ha osservato che nella maggioranza dei casi di nevrosi traumatica una pressione sulla r egione i per eslesica ha per effetto di accele•·are il polso e di modificare la curva sfl~mografica; anzi il più Jelle volte determina pur e la dilatazione della rupilla. Quest'ultimo fatto ha g rande impo1·tanza , perché può essere ft~cilmente ril evato e cc•modamentc fi ssato con la fotografia. L a :-tessa pres:;ione sulla zona iperesle~ica io un certo num er o di casi provoca ancora una dilatazione sensibi le dei vasi della faccia, ,.:pecialmente se la zona iperesl esica ri siede sulla testa ; contemporaneamente gl'individui a.!cusano sen~azion e penosa di pesantezza cefalica. Con IH pressione sulla regi one iperestesica ~ono pure disturbali il ritm o e l'ampiezza dei movimenti respi ••atol'i, e vengono esa~e t·ati i riftPssi generali e locali . Tutti questi sintomi r i uniti pe1'mettono adunque Ji ùetet•mina•·e con certezza se la ipereslesia accusata dal SO ~!ge tlo è reale. :\la in seguito a tramautismo può pu r e aver si di frequente l'anestesia l oca le o l"emiaoestes1 a ed anche per accertat'e la e<;isltlnza •·eale d• questi disturbi sonvi dei segni obbiettiv1. C o~< i nell"euliauestesia i 1·iflessi sono generalmente diminuili dal Ialo col pito. Se si parag~J na l"effetto sul cuore e sulla


RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

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r·espirazione di una eccitazione dolorosa viva sulla zona !"UP· posta malata e su quella cor•rispondente nor·malo, desso é

diverso . La slessa eccitazione sulle due zone COI't·ispondenli ulle volte determina una reazione ·p upillare più debole nella eccttazione della prima, che m quella della seconda. Questo fenomeno permelle d i concludere in fa vor•e della per•dita della sensibili l& ; però va osserv ato che l'assenza di questo segno non autorizza all'atto a negare l'esist.enza di un'anestesia.

cq. Dlagao•l dlA'ereaztale tra l'emiplegia orgaatoa e quella l•tertoa. - (Gazette des Hòp ilau:c, n. 52,

BABINSKI. -

53, 1900). Nel la emiplegia organica la paralisi è limitata ad un lato del corpo, menli·e in quella isterica non lo è sempre, come succede specialmente nella paral isi della faccia, in cui in ge. nerale i clistur·bi sono bilater·ali. Non sistematica la prima, lo è lal volta la seconda; in quella la paralisi colpisce i movimenti Vùlontari coscienti e gl' incoscienti o subcoscienti, mentre in questa non sono disturbati i movimenti coscienti e subcoscienti. La li ngua è in generale lievemente deviata dal lato della paralisi nella orgAnica; nella isterica invece questa deviazione può esgere notevolissima ed alle volte estendersi anche al Ialo opposto. Massime a principio della emiplegia organica v'ha ipolonia muscolare, che alla facc:a 11i rivela coll'abbassarsi delle comm essut·e, del sopt·acciglio ed all'arto superiore col fenomeno della flessione esagerata (passiva) dell'avambra ccio; invece nella emiplegia ister ica non v'è i potonia muscolar e e se r iscontrasi asimmetria facciale, questa é dovuta non all'i polonia, ma allo spasmo dei muscoli. I riflessi tendinei ~d ossei spesso sono disturbati a pt'i n· cipio del la emipleg-ia organ ica, potendo presentnrsi abol i li od esagerati; più tardi però sono quas1 sempr e esagerati ed in molli casi si ha perfino la trepidazione epi lettoide del ;..i edf'. Anche i t•itlessi cutanei nella stessa sono gener'almente disturbali e quelli addorninale e cremasterico d'ordinario inde· boliti od abolili, massime a principio della paralisi. Il movimento riflesso degli alluci consecutivo alla eccitozione dE'IlA pianta dd piede subtsce una inversione in tutti 1 per iodi della emiplegia or-ganica (fenomeno degli alluci). Invece nel la emi-


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RIVI STA Cl:IIRURGIOA

pleg"ia istel'icl\ i ritl èS">i tt>ndinei ed o;:sei , quelli cu tanei non subiscono alcuna modificazione; l o stesso fenomeno de:xti ~ ! luci manca :-I el la emiplegia or~<anica la conLr·attura, che succede alla flaccidità ha un aspetto par ticolare e non può ess;.o r~ riprodotta da una contr azione vol ontaria dei muscoli, mentre questa ripr oduzione può otlener:::i nella contrattura, che si osser·va alle volle d uranl ~ l'emiplegia i:;:l erica. La prima ha evoluzione reg-olar·e, subisce un miglioramenLo pr·ogressivo né il miglior arnP- oto nei fatti paralitrci si allet·na col peg;;ioramen to; la seconda pr esenta evoluzione capr icci o:;:a, tlur aule la rrual e i dislur•bi possono uggt•avarsi ed attenuarsi R più ri pr ese, prest>ntaudo r·ernissioni trar1srtùri e della du rala perfino di pochi istanti.

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HIVISTA ___. CHIRURGICA PA«;ENSTECHER.

duodenale. -

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Trattamento ohtra.rgtoo dell' ulcera ( Uentsche Zeit.çcft. f. Chi r'. Lll, 5-6).

Dallo studio di un CH" O cl inico, occot·so nella pratica privala t.lell' A., egli d ed t~ce inter-essanti cnnclusioni circa il trattamento clurur·gico dell'ulcer·a del duodeno. Una malata, di 't:2 anni, soffriva da sei an ni di dolor i in corri. spondenza tlello stomaco, massime verso il IaLo t.lesko, e di vomiti talvolta sattguinoleuti, disturbi, elle si alternavano con per iod r di calmu. Prù tarJr l'ematemesi si c om plicò a m clena, cr ehbe lo sl nlo ce<'ltelli('o, tanto da indurr•e l'A. alla laparotomia. Egli r·iRCOII trò allora che la parete an teri or e del duodeno, a 5 cm. dal pilor·o, er·a ispessila erl irnmobrlizzata; nulla di anor·m~:~ l e nello stonraco e nel piloro. Fece dtagnosi di ul cer·a duodenale e praticò In p-aslro- enter·osto mia. Dllpo 5 g ior-ni la persistenza dei vomiti, soprallutlo biliari, rese necessaria la rtaper·lut·a della ferila, dalla f!uale r isultò che l'au>:a superiot'P ùc>l duodeno era molto dilatata, mentr·e quella infer ior e si mostrava appialtitR. L 'A . stabilì utfallastonVJSi Ln t queste due anse e ri chi,Jse la fel'ila ; l'ammalala guar·i l entamertle, facendo rilevare dnpo li mesi aumento di peso e miglior·amento notevole nello sia lo ~ene r·al e.


RIVISTA DI OTO-RIXO-LA R J~ CO IA 'TRIA

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Studi ando le indicAzioni per l'operazione, LA. esamina ctnppr•ima il caso della perfo r·azione del duodeno i n seguito ad ulcera. L 'esame di :W casi cnn;.:egnali nella l et.teralura gli permettono di concludere che il clmurgo, pralicundo uua operazione per peri torrile driTus:a, deve sempt·e pe•rsar e a ila po:::sibidi una perforazi one del d:.10deno e l'iceJ·carla i n que:;ta porzi one del tubo inlestirrale al menomo dubbio. Circa il manuale oper ator io, consi;.:-lia di chiuder e la perforazi one con sutur e siero- sitlr·ose, non sernbt'andogli irrdrspensabile l'escis:::ione dell' ulcl'ra. In quanto alla quistione del l'emo l'ra ~ia, l ' A. crede dovet•si segui r e pel dnorleno le r egole s l~:tl>ilile da vrJn Mikulir.z per lo stomaco; e cioè, O~'<lertersi do qual~'<rasi intervento nei casi, in cui una sola emorl'agia g1'ave melle in pericolo l a viltt dell' individuo, opei'sr·e invece cCJioro, c.he VCJr rno SO!Xgelti a piccole ernnrraf{ie più volle ripetenlisi. Qr 1este ultime nrlatli per i disturl 1i gt~st1· i ci concorn itan ti menano i l soggetto ad uno stato di gniVe e progref'si va caclrt•Rsia; donde la necessiti\ dell'intervento chirurp-ico. dando la pm·efcr en7.a alla ~a­ str·o- enter·ostomia . La OpPruzi one dev' cs!'-e r e pur·e eseguila quando l'ulcera ha deterurinato un r estrin g imenlo tluodt~ nale. L'A. ricor da, oltre ai 29 ca si di pEwl'orazionP, 10 altri oper·nti si a per emorr agie, "'a per re~ tri n gim ento cicatriziale ; in un sol cnso J'opPrazi ooe fu seguita da m <Jr le, menlr·e neglr altri o se-guì la FtUtll·igione, '' un sun~'<ibi le mrglio rnmento; tra questi ultimi per ò uno mori 3 mesi dopo la guar·i~ i on e dell'ulceJ'Il. CI.J.

lila

RIVISTA DI OTO-RINO-LARINGO IATRIA Contributo alla terapia del rumori e delle vertigini aurtoolarl . - (Ro/ldtino dalle .11,lntiie dell'orecchio, della vola e del na.~o, Il. 't, 1900).

AR:s LAN . -

N on di rado f(Ualunque in ter'vt>nlo t<>rapeutico resta infruttuoso con lt·o i rum ori e le vtwtigini auricola•·i. L'A. d n qualcJ,,.. anno adopera nella sua pralll'H osp!lalie •·a e p1·i valA l e COJ•pettazioni !<Ceche alla nucu. sottoponendo a questo trattamento j:{li am~nal~:~ ti, che pre>~entnno questi distuJ·bi in l'orma spiccata, Stlnzo tent'l' conto delle di ve1'se lesion i, dalle quali


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RIVISTA DI OTO-RlNO-LARINGOIATRIA

e1·a colpito il loro or;;rano acustico, ben inteso ad eccezione di quelle di natura suppurativa. Le coppettazioni sono fatte ogni due giorni, lasciando ogni volta i soggetti sotto l'azione rivulsiva per circa 15 minuti. l r isultati sono stati ottimi nella maggior parte d ei casi, scomparendo non di rado dopo poche sedute tanto i rumori, quan to le vertigini; anzi su questi ult1mi disturbi gli effetti della cura si sono sempre addimost1·ali più pronti e costanti. Sugli stessi risullali non hanno gran che influito le diverse Eesioni auricolari provocanti od accompagnanti i cenoati sintomi. In alcuni casi la cofosi è pure migliorata, in aJtri poco o nulla; casi di vera vertigine di Meniére sono guariti; assai rari i casi, io cui il trattamento in discorso si è mostrato inefficace: Come agiscono le coppellazioni secche? L'A. pr ima di formulare la sua ipotesi ricor da le varie opinioni emesse circa la ori~ine di questi disturbi. Artribuita la origine delle vertigini ai canali semicircolai'Ì ed all'endolinfa e forse anche al bulbo (dove esiste il centro di origine del n. acusticÒ) da Mackenzie, da altri è stata spiegata pel rapporto anatotnico esistente tra i nel'vi dei canali semicircolari e della chiocciola col cervelletto ed i suoi peduncoli. L'origine dei r umor i invece per alcuni deve esser tr ovata all'infuori dei cAnali semicircolari. essendo questi un organo di senso deputato a sentire la posizione assoluta del capo (Goltz), od j mòvimen ti dello stesso (Brenner ed Hering); però se i r umori si accompagnano alle vertigini, si deve pen>;are a concomitanti lesioni anatomiche o funzionali dei canali semicircolar i o del cervelletto ecc. Per altri i rumori dipendono da esagerata eccitabilità delle tel'minazioni perifel'iche del n. acusti:!o o del centro psicoacustico, situato nel lobo temporale del cervello (Munch). Ma spesso i rumori sono determinati da aumento della pressione endolabirintica sia per eccitazione deE muscolo tensore del timpano, per cui la menbrana timpanics viene ~pinta verso l' interno, la statfa in basso della finestra ovale (Lan' dois); sia per paralisi del muscolo stapedio, aotagonista del muscolo lensore (Lucae), nel qual case ai rumori si uniscono le vertigini. Ba~andosi su tutti questi falli l'A. l'itieno che le coppettazioni della nuca agiscono per fallo riflesso (forse per semplice azione vasomotrice) sui centri bulbat•i o del cer vello e da qui pe1· via cenlrrfuga sull' ionervazione dell'orecchio. cq.

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RIVISTA DI OTO-RINO·LARINGOIATRIA

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Coulderazlonl •ul oattlvo odore proveniente dalla boooa. - (1\ re h io fiir Laryngologie, vol. 10°, fuse. t•).

B. F AANKEL. -

Il medico è spesso interpellato per sapere se il cattivo odore che emana talol'a dal naso è guanbi iP e con quali mezzi. Anzitutto nota l'A. che si hanno sensazioni olfattive esclusivamente subbiellive, che possono dar ori gine ad ipocondria ed a vera pRl'll-0018. Quando si presenta un ind1viduo con puzzo del naso oLbi~>tt•vamente pe!'Ctl(Jibile, bisogne prima stabilil'e se esso proviene dal naso o dalla bocca. Zwaardema cher ha a questo scopo costruito uno strumento, fomiato da un tubo, di cui una estremità é porlala a l nostr·o naso, l'all1'a al punto che si vuole annusare. L'A. cred e sufficiun le 11pplicare sul labbro superiore uo pezzo di ca rta resistente, e fatta chiude1·e la bocca, invitare il paziente a soffiare chiudendo or l'una Ol' l'altra narice mentre avvicina il suo n~:oso a quel lo tlel paziente. Dopo di ciò si fa chiudere il naso e si odo1·a la bocca. Il cattivo odo1·e può provenire: 1• dai denti ed è questa la più fortunata eventualità perché il de11tista vi porrà riparo; 2" dalle tonsille o per riLenzione nelle fossette o pe•· ascessi caseificali nel tessuto tons•llare e vi si dovrà pr0vvedere allargando le fossette, 8PI'P.ndo ì focolai caseifìcati , pennellando con soluzioni antisettiche, amputando le tonsille; 3' da secrezioni inspessite depositate nelle tasche poste dietro la plica tonsillaris, nel qual caso sotto a nestesia cocainica s i afferra la piega con uncino ottuso si allontana dalla tonsilla e si divid~ colla forbice; 4• da secrezioni provenienti da tutta la mucosa ed allora è indispensabile ricorrere a quei medicamenti battericidi che sono contempor aneamente deodor anti. Il cattivo odore proveniente dalle vie respiratori e profonde e da ll'esofago hanno bisogno dello speciale trattamento della malattia che ne è causa. G. O. BARni , capitano medico.- Contributo oUn!oo •ulle neuro•l

4elle oor4e voo&ll. - (Archio !i"ir Laringol. vol. Xl ). Dei quattro casi rifer iti dall'A. è per il medico militare specialmente interessante la p1·ima ~loria cimice che riassumerò brevemente.


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RIVIS'l' A D I OOULI STICA

Un operaio ri chiama t.o in servizio nella Landwehr, dopo un tt marcia faliCOl>B, fu collo da $ensAzione di ten sione al collo e da dispn ea. A l cnllo si J'ilev6 una tum t> fazi one considet·evole alla r e~i o n e ante1·iore, che si riconobbe pro venire dalla 71liandola tiroide e più specialmente dal lobo sinistro. All'esame laringosco pico si vedono l e cot·de vocal i di colorito r o<>eo e nor·mali di forma, che nella fonazione s'avvicinano form Ando l'usual e fe~!" UJ ·a. ma nella inspirazione n on s'allontana no più di 1·2 mm. La parola vien fuori nella e forte. Il ft•emi l o lat'i11geo si sente all e faccia laterali della carti la~i n e tir oide mol to p ronunciato ed egualmente dai due lati. Dieci, dodici r espirazioni al m i nuto, i nspi r azione pr ol ungata, ~le n tnta con strirlot·e. L a tumefazione ed i dislur·bi r P<:pi rat or l òiminnirono dopo pochi 7 irwni, ma ri mase un i n gro~~am e nto che cedette solo all'opoterapi a tir otùea ed al le iniezioni intraghiandolari di jodofol'lnio (jodofn rmio /Xl". uno, eter·e ed olio d'ol iva ana ~ r. 1.5). Il casn è specia lmente inter essante dal lato medi co-m ilitare per l'in so t·~enza nel termine di poche ore, di uno !<l r uma bi lut<>ral e a tAl gr·ado che il ve;;tito del collo diventa troppo str etto, e ch e i n so r ~ono gravi di;;lurbi come dispnP.a , Sll'l· Jor e iu:spir·ator·io, cianosi , re~p iro r allentato; dal lato lar ingologico, per' la co mpar sa rli unA pa ralisi da compt'eS'iione del nervo t'icorr en te, l i mitata ai muscol i cr·i co-ari tnoidei posterior i . e che r e!'<ta com e una cl al<Sica dim osl r•a zion e dE> Ila leg-!!e di Sémorr ed in ar·m onia colle ri cPr che sper imentali di B. F l"ii t1kel e Gacl (cioè che lA paralisi cl elner vo r'icorl'enle sr ini zia pe1· )(l più colla par alis;i del posti co). G. O.

RIVISTA DI OCOLISTICA E T tiOMBETTA . - n Dl•tagmo. Nuova. teoria patogenetioa e nuovo metodo dl cura. (La Clinica moderna, an no V I . n. 31-:!5). L'A . partendo dai modeemi con celti fisio loirici della iunzione motlerHll'tCr:: del labi t·•nto sull'azio11e muswlar·e emette una nuova t eoria palugunetica del nisl Agmo.


IHVt~TA DI OCULIS1'1CA

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Il nistagm o de i minalnri ~arebbe un' i ncoo1·dinazione fun zionale dell'oculo -motri cila dipenden te Anz• t utlo dall'irritazione labi r i ntica pr ovocata daL rumori contmui ed ecce!';si\·i, ~:c! in secllndR l mea .!alla pet·>"istenza di certe direzioni esagerate delle hnee di s~ u a rdo. P er il nistagmo acq ui:<i lo dell'infa nzia, pur concedendo la rlov uta pn•·te all'ipotesi di Danzi 1Zei'. ammelte pur e un' ol'igioe labirinti<"& ed eceo come . Nell 'infanzia qm111do l'ed uca 7.ion e del senso dello spùzio é al solo ini:.:io e quando compAiono Appena i p1·im i tentatiVI di coordinaz•one LHotrice, i l dis1 u1·bo di ori entazionc o;:getliva pi'Odolto dagl i s forzi ecce,-si vi di cortvet•genza e di ac comodazinnc non pr odurrà uno stato vet·ttiginoso O!'Si!l una perturbazione di nrie11 ta zume sogg-elliva, 11nn pn tenclosi nrnrnetlt'lre c ile si vel'ifich i un fallo morbo«o la dove non e>~iste ancora uno st.-'llO normale : m a !"iccom e d'altra pa rte gli sf'orz• dt con vt· r·g-enza e di a<:comndazione sono it 1ressaul i ed eccessivi e l (o)nlano ÌLI V»no di vincere gli ostacoli che si O!Jpongono ad una percezione cii!"lin ta dt>gli ogt!etli ed allo !=>labilir ;;:i di u n perfetto senso oculMe dello spazio, co~i ne I'Lsulta. un'incoerenza funzionnle oculnmotrice :;oUo fom1a Ji oscillazione rlei bul hi (~-"f(Ui vR l e nte ntol< •J'io ùr l la vflr'li;:ine) elle é l'effello d'uno ;:;timolo pet·mauenle dai nuclei ocu lomolor·i al nucl eo ve><Libolare. Questfl incnor riinazi ouc ocul o111olrke provoca la da una ser ie no n intPrrotl.'l di :<l imolt an orm ali lrasmes::i al labi r into, il rruale non P. ancorA in g r·ado di r oagire c0 .11e organo moùeratore dei movim t'nLi, si fa col tempo pC't'manPttle pu1· r estando in te~trR l'or!PnlDzioue st:bbi~L li vtt pe r·c hé l'or·:zauo centrale si l> eduC"alo a fnr a;:;tr azione dalle oscillo7.tOni nistngmiche r ifles;:e . La m nnogr·afìa del Trornbr•tla, pr ova della inslan ct~h ilt ~ e ge m ~ll e l'Ua oper ol'ilà scientifìcn , è quanto rli piit <'Oilt plP.LO si poteva desrdet•at·e, allo slulo nllunle della sci enzt~, su ll"a r go-

mento.

C. O.

Trattamento operativo d ella mlopla con l 'estrazione del orlstalllno tras parente . - (Hevu e ué-

TRou:;,.;..:Au . -

nérale ctoJ,h/(1/mol., 11. 6, J:JOU). L'A. I' ÌCOI'dO COIIle in ll11llli CflSÌ d L ~1. 0 \'811 ZOlil . g l"inferm t non possono sopp~J rtnre l euli LI·n ppo f'Mti , !>ÌI:I per l' it·ideseenzo, Sia per la uefurrni!<J degli IJggdti, :;iO SOpralutlO pet·


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RIVISTA DI OCULISTIOA

il rimpicciolimenlo delle immagmi. Molli miopi per assicu-

rar si una buona visione a distanza sono costretti a portare lenti insufficienti; molti nella visione da vicino sono tormentati dalla diplopia, dall'astenopia, dalle mosche volanti, disturbi tutti che ostacolano un lavoro prolungato. Dunque l'inte1·vento oper atorio é gi ustifìcato nei casi, o ve la M. é di un grado assai elevato. In un individuo affetto da cataratta, dopo l'estrazione del cristallino, l'occhio normale diventa H. di '10-12 D. , cioè, rindividuo per vedere a distanza ha bisogno di una lente convessa di questo g rado. Se quindi pr ima della estrazione della lente l'occhio era M. di 1 0-1 ~ D., dopo l'ablazione della mede· :sima diventa E., cioè, normale. Però in pratica si osserva che dopo la estrazione di un cristallino non opacato la diminuzione della r efr8zione è superiore alle cifre indicate, potendo arrivare a 15 D. e più. r benefìcii della estrazione del cristallino non si limitano soltanto ad una semplice diminuzione della M. Si otliene plire l' ingrandimento sensibil.e delle immagini r.etiniche; si evitano i disturbi di sopra ricordati ed inoltre si arrestano i progressi della M. e s'impediscono quelli delle lesioni coroideali (Abadie, Vacher), fallo quest'ultimo però non ammesso da alcuni oftalmologi (Panas, Fuchs, Coppez) ; in tutti i modi si ha sempre a umento dell'A V. Dopo l'operazione, l'individuo pe1· la visione da lontano non abbisogna di lenti o solo di lenti concave deboli, se v'è M. s uperstite; di lenti convesse deboli, se H . L'ablazione del cristallino adunque, ridonando alla socie~ un gran numero di veri infHmi, rappresenterebbe un'o perazione veramente mera vigliostt, se qualche ombra non apparisse nel quad ro. E p l'ima di tutto non è così semplice a sportare un cristallino trasparen te come si a sporta un cristallino opacato per ca taratta . La operazione d~lla cataratta oggi pr esenta una sicurezza str aordinaria, che è ri posta tutta nella facilita, con la quale la lente opacata, dopo accw·ata pulizia della camera anterior e, esce dalla b1·eccia corneale, senzs lasciare residui suscettibili d'i rritare l'occhio e di costr ingere a nuovo intervento operativo. Invece nella estr·azione del!a lente trasparen te possono avers i nella camera anteriore masse secondarie, donde il metodo seguito da vari operatori di far prima opacar·e il cristallino per estrarlo poi con mag-


RIVISTA DI OCULISTICA

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giore facilita. L'operatore CJUindi biso~na che tenga presente che alla estrazione del cristallino trasparente possono seguire accidenti gravi d'irite, ciclite, glaucoma ed anche scollamenli r elinici; da ciò pr·udenza, quando voglia accin gersi a questa operazione. L'A. da brevi ricordi storici sulla idea prima del trattnmento operativo della M. merce l'estrazione del cristallino e sulle fasi successive, che l'operazione stessa ha subito. RicorJa come Vacher raccomanda ed esdgue l'estrazione del cristallino senza intervento preventivo per opacarlo e come dopo 3- -i st>ltimane a sporta le mas~e, che non si sono riassorbile. Questo metodo, eccellente negl'individui che hanuo oll!·epassali i 40 anni e nei fJUali il cristallino è gia provvisto di un nucleo duro, non é seguito dalla maggioranza per gli individui, che non hanno oltrepassaLo questo limite di età. Si preferisce l'operazione di Fukala più o meno modificata, che consiste in un duplice intervento, cioè, una prima volta si punge la cornea e si descide lar;;amente il cristallino per opacarlo; una seconda volta, dopo qualche giorno, s i riapr·e la camera anteriore per portar via le masf-'e molli, opacate e rigontìate nell'llmor acqueo, o col cucchiaio o met·cé l'aspirazione (Rog man). La riuscita dell'operazione spesso tiene alla scelta giudiziosa del tempo pel secondo intervento (1 a 15 giorni dopo il primo); se lutto va bene, se l'occhio non reagisce, è vantaggioso l'attendere; ma se sopravvengono dolori, rossore, nausee, vomiti, le prime man1festazioni di una ciclitE', l'aumento della pressione intra-oculare, fa d'uopo agire ra pidamente. Alle volte può rendersi necessario un terzo intervento pet• asportare masse tuttora superstiti, ed anche un fJUarto per descidere una capsula più o meno opaca, che disturba la visione. Non v'ha dimenticato che questi interventi 'ripetuti nuocciono, perciò debbono far·si in casi di estrema 116cessita, evitando ad ogni costo l'uscita del vitreo, fav orevole alla formazione degli scollamenti retinici. Prima di proporre questa operazione non sempl ice né esente da pericoli, bisogna che il pratico, tenendo ben presenti le indicazioni e le controindicazioni, studi diversi fattori, quali la professione del soggetto, il modo come s'Jpporla le lenti correttrici, il grado della miopia, Io stato del fondo dell'occhio, l'eta. Si opererà se la professione richiede una buona vista e se

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RIVISTA DI MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE

l ' inùi viduo pel suo difetto é cos t1·et to a rinunzi ar e ai suoi m ezzi di esistenza; si J•i cu ~e ra d'intervenire in un ozioso, che ricerca l e sem plici soddisfazi ooi della vi ~ La , che sopporta bene le lenti co J·retlric i. L'operazione non é str·eLtamenle giusti ficata in una M. di 13-14 D. , che é compati bile eon un eser cizio regolaJ·e della facoltà visiva ; sono i miopi di 15-17 D., che hanno più da guadogna1·e con la soppressione del cri· s lallino, p0 Lendo dopo l 'operazione diventar•e emmetr·opi. Le l esio ni estese dAl fondo ocuiHre, gli scol lamenti r f!tinici dell 'a ltro o..:chio controindicano qualsiasi interve nto nperativo; non s' interviene pr•ima dei 12 anni, raram ente dopo i 40, g iatché in questa età la M. tende piuttosto a diminuir e ed i g ra 11di lavo1·i per· la preparazione e la conquista di una posizione sociale sono meno urgenti. Riesce utile l'ope razi o ne specialmente dai 15 ai 30 anni . Ricordi l'ope rato re di operare un occh io solo e di non intervenire nell'altro occhio, se prima non si è assicural o et ei danni lontani d ell' inler·venlo. L'el"Lrazione del cr rstallino Lraspar·ente come trattamenlo della M. fot•Le é un'operaz ione nuova, che alla l o a l" r an•i i vantaggi presen ta un certo numero di danni ; noi non sian1o ancora assoluta mente fissati s ulle pos~ ibili sue conseguenze, ,:>erciò non dobbiamo praticarla alla J~ggi e t•a soLto p ena eli d•scre· d• larla. rq .

RIVISTA DI MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE

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ScHt r- r- e FnEuNo. - Tce.thmento delle malattie outanee con l re.ggl Rontgen.-(LaSemaine médicale, n. 26, 1900). N ella seduta del 15 giug 11o dP.IIa Sncielà :imperial e-reale dei m edici di Vienna, il dott. Schi tT ha presenta lo anche a n ome del dott. Freu11d 13 malati el i malattie cutanee diver se (favo, lu po voll!are ed er item atoso, sicosi s, ipet·Lricosi), sottoposti alla ra di•)l era pia. I ri~ ullati fìnora ottenuti con questo trattamento permett ono di concludere : che il lu pus e l ' ipet·Lricosi possono essere radi calmente guariti , purchò l'applica zione dei ra tzgi X sia falla con metodo e per lun go tempo, in modo continuo nella prima di queHe affezioni . in modo intermiltcnte nella seconda . La durata m edia della cura della. ipertricosi è di ulll anno e mezzo, m a il m igl ioramento é gia di molto accentuato a capo di


RIVISTA DI MALATT IE VENEREE E DEJ,LA PELLE

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qualche settimana. L111 sospensione del tratl~:tmenLo è sempre St'guilo Ju r eciJiva; che l 'azione p1·olu.ngala dei ral!gi X sulla pelle normale determin a rl elle atrofi e, che si ll'aducono con leggera differenza di colorito e con picco !~ òcpr essioni puntil'oJ·mi, aller azioni però a!l~ai meno visibil i delle cicatJ·ici, eh e tengono <lietro all'impiego dell'elellroli:::i. Seconrlo l'A., ques:t'ultimo m r~todo dovrebbe !lolo esser prPfe1·ito per la distruzion·e dci naevi e delle piccole verruche ricoperte di peli; che per la sicosis ed i l fnvo i risullati della r aùiote1·apia sono mollo soddJst'acenli. La guari gione non si ottiene che dopo qualche sellimana anche nei casi decorrenti da più anni. Dopo la caduta dei peli causala dai ra gp-i X, fa d'uopo applicare sulla superficie malata una pomatli llualsiasi. li LJ·at· lamento in discol'so sarebhe specialmente utile nelle località , ove le affezioni micosiche del cuoio capelluto souo enJ em i che. cq. A. TnoussEA u. - Valore pronostloo d ell'trite n ella slfl· ltde . - (Ann. _d·oculist., maggio 1900).

Nel corso d'una s ilìl id~ la compnrsa di una neuro-relird!e è considemta l'ome grave complicazione, indicando l' imminenza di accidenti cerebr ali; invece non si da nella pratica che poca impor·tanza aLI P. comparsa di una ir·ite, manifestazione che d'or dina ri o cede ben presto al tr·attamento m ercurial e. Or bene, l'A. dl.lllo studio di 40 casi d' irite recidi"ante in soggetti, elle egli ha rivisti a lungo intervallo di llempo, ha potuto convincersi che questa manifestazione della sirilide é di ta:e natura, da r endere più sfa vorevole il pronostico; per conseguenza deve spron ar e il mediC'O a sorvegliare ac curatamente ed a traLtare con ener·gia i malati, cht:: ne fos· ser·o colpiti. Nei 40 casi riferiti dall'A. quasi tutti hanno presentato, oltr e l'irite recidivante o segu1ta da altri accidenti ocult~ri, mani· stazioni sifilitiche gravi, specialmente dal Ialo del cer·vello o della midolla. lnfntti 3 furono colpiti da para lisi generale; 12 divennero tAbelici; 8 ebbero acciden ti di sifil ide cerebrale; 2 morirono probabilm·e nle in seguito a sifilide vìscerale non riconosciuta e perci0 non trattata a tempo; ~ ebbm·o rnanifofe~lazi oni serie, non in Tapporto però col sistema ner·voso; 6 infine sifilide lari n gea. cq.


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RIVISTA DI TERAPEUTICA A. BoRGHERINr. - Gll araenloall nella oura della tubercolosi. - (Supplemento al Policlinico, n. 41, 1900).

L'autore da parecchi anni, nel reparto spedaliero da lui dire tto, cura le form e tubercolari mediante preparati arseniC'ali somministrati per via ipodermica. Dopo d'ave1· impif'gato a tale st·opo numerose soluzioni arsenic·ali, attualmente egh adope1·o la seguente: Cacodilato di soda gr·ammi cinque, Cloruro di sodio centig ra mmi quaranta, Ac·qua disti llata e s terilizzata grammi cento. Tale prepa•·aziooe non dà dolore né determina verun& irritazione !orale, e con e8sa furono introdotte dosi prog•·essive di farmaco, alle volte giuugentlo sino a ses$anta centig rammi in una sola seduta, ogni giorno. L'auLo1·e curò s variate forme tubercolari medic he e c hirurgiche ed i ris ultati furono: ollimi nelle tubercolosi glandulari, avendo i tumori g landulari subita sempre una profonda moditi<:azione nel co••so della cura, riusr ~ndo risparmiata ai paziC'nti l'operazione chirurgica, spa1·endo in qualche caso dei tutto ed in a ltri I'iducendosi a noduletti di durezza fibrosa, perdendo il caratte rA di mollezza elastica loro propria ; più che discreti nelle forme ossee ; passeggeri in forme di Eupus nodoso cutaneo; nulli in forme tubercolari degli or~ani interni. In (•o m ples~o, la cura arsenicale ad alle dosi, nelle svariate fo nne tubercolari, non sosliluisce ogni altro mezzo ter apeulico, ma solo ne coadiuva potentemente l'azione ·e ciò per il benefico e lf~:~llo che gli arsenicali, e primi i preparalt racodilici fra di essi, hanno sull' ematopoie$i, specialmente aume ntando il numero degli eritrociti, elevando il tono e la resis tenza funzionale del sistema nervoso, mentre banno a zione sulla nulrizione generale, aumentando il commmo degli albuminoidi, e diminuendo quello degli idrocarburi~ A ciò si aggiun~a che !11 terapia arsenicale, impiegata ad alte dosi per via ipoùermica, ha un'azione postuma molto prolungata.


RIVISTA DI TEllAPEUTIUA

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1n cFlsi òi tubercolosi glanrlularc, l'effetto della c ura fu ve<lu~o protrarsi pat'etC'hie settimane dopo la sospensione di

essa; doé le ghianJole, che al tempo della sospensione, dopo 4-5 settimane di Cul'a, pre!'>enlavano ancora una certa tumi·dezza, furono viste contiuuare anche dipoi pE't' pat·ecchie setttimane nella loro mvoluzione . G. B .

Clroa ll valore terapeutloo delle lnfuslonl oloroaodlohe nelle malattle aoute. - (Deuts.

.A. LEN H ARl'z. -

Areh. f. klin. Med., vol. 65•, HDO). È nota l a grandi!"sima importanza terapeutica <.Ielle infu·sioni clorosod tche (so luzione fìsiolo;:rka) nelle emonagie profuse, e la vasta loro appltcazione nel cam po chiru rgii'O e ginecologi<·o; ora l'autor e gtudica che tale possente a iuto possa essere est eso ed applicato anche ad altri rampi. Egli spet·imentò tal r imedio in un numet·oso gr uppo di C'asi gravi -di tifo addomiuale, di pneumonile, di colet•a infantile, ed in un secondo gruppo di as<·essi acuti in vicinanza dello sto·maco o del processo v ermiforme ed in casi di peritonite pu·t·ulenla diffusa. Nelle sue osservazioni l'autore ebbe cos tan temente a nottare l'azione potentemente rianimatr tre <.leii.:J infusi oni stesse, purchè si trallasse di acuta debolezza di cuore o di m an-cante riempim ento dei vasi, condizioni queste ehe specialmente si n v verano nelle malattie acute infettive, specialmente nel tifo addomi nale. Ac<'adendo il direttoso t•i empimento del ~ iste ma vasale, si é (jua:;i nelle eondizioni delle profuse e•norr agie, dove é ben nota la vir tu delle infusioni. L'aumento ·di pressione, con statabtl c faci l mente col polso, è rapidissimo, m entr e si constala pOC'O dopo un aumento della diu·•·csi. Ven endo rosi eliminali non soltanto i sol i ti sa li urittart , ma anc he le toxine aceumulale, é evidente il si~nifìc·ato .pro~;mostico altam en te favorevole che ne df' riva da tal l'alto. I n laiUJii pazienti, i n cui, a ca usa del vomito ostinato eù ·incoercibi le, er·asi manifestata sete ard ente ron eontempo•r aneo pt·osciugamento dei tessuti. scomparve•·o tali !"inlomi mediante m etodiche infusioni do t·osod ic lle. Cessò affatto la 1prova clell'indica no al 2' o :1o g iorn o della cresC'iu ta diuresi. Rig-uardo alla tec nica, egli preferì !"empre l'introduzione sot-<ocutanea, infiggendo l'ago-cannula preferibilmente alle coscie, ~l venll·e, od alla par ete later ale del dot'SO. Per ogni seJuta


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RIVIS1'A in MEDICINA LEGALE

intr·udusse da 100 a 200 cent. cubici di soluzione nei bambini lino a sei anni, negl i adulti da 500 a WOO. Il liquido ster ile, era precedentemente riscttldato a 40•, versnto in r•~> ci pienli dt vetro ste rilizzati a secco e tenuli all'altezza da 'lt aJ t 1/'j m~lr i dalla pat·te ove v~niva infìsf:'o l'ago·ca nnuln. La addolor·abilil& alle iniezion i "urin secondo i :.o~gelli; generalmente e moderDt!l . La fonnazione di ascessi è mollo rara, e l'autore non la vide co mpa~i1·e che una volla sola su molte cen tinaia d• infusioni. Come complicazioni, l'autore vidP. eompar ir e talvolla l'edema glottideo, ma giammai la glicosul'ia né l'albuminuria. G. 8 .

RIVISTA DI MEDICIN A LEGALE Sul delinquenti pazzi. - (Rioista sper imentale di j'rcniatria, vol. X X V, fase. 1, 11:100).

F. DEL GRECO. -

Sono note ed osservazioni che l'A. ha fallo nel cor·so di ptn·ecrhi anm sui delinquenti- pazzi r·icovel'ati nel manicomio di Nocera, e che ora riassum e, proponendosi la soluzione di una questione medico-legale di grav e importanza e di attualità. L ' A. comincia col dislin::ruere questa classe di psicopatic~ in delinquenti-pazzi omicidi ed in delinquenti-pazzi ladri, stupr·atori ed omosessuali; divide poi g li omicidi iu paranoici, in individui con m cule pr estanlente esaur-ita da accessi allu· cinutori-deliranti, in ebefrenici ed in epilettici, specia!menl~ epilettici verti,tdnosi od aventi accessi convulsi vi ~~d inte!'valli lunghissimi. Dai futii osse1·vali egli deduce alcune figu r e generiche riassuntive. Prima quella del criminale-pa:uo, semimbecille od imbecille del lullo, con gr•avi note somatiche degenerative e morbose, spel'SO lravaglialo da allucinazioni persecutorie e do· fatue itl•~ e di gran dezza, venditalivo. malva gio, violento, se ha Lenr!P.n7.P. omif!i,JP.; malva l-!io, impull'li\'O, pRuJ•oso, se sluPl'alore; timido, ful'b o, maligno, se ladr'o. Presenta semp1·e note evid enti di arresto di sviluppo; quaudo es1ste la irnbecilllta, questa o l't•ndesi a spiccata epilessia coovulsionaria.


RIVISTA DI ME:DICI~A. LEGALE

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od a temperamento epilelloiJe con iJee pet·secutorie, g t·andeggianli, tali che t•iescono ad una paranoia, senza sistemazione però, paranoia che si riduce al carallere permaloso, temente di tutto, non avente fiducia in alc uno, male interpretante ogn i fatto Un'altra tìgura clinica é quella, in cui non domina la imbecillita. ma la nevrosi, il carattere mnhilc, pMS IO n!Jbili~!"imo. Questi degenerali, epilettici od epilettoidi, ~ono individui dalle tempestose pa~~ioni i>'tinli ve, mobi li c:~imi d 1 umore, ipocr iti, furbi, speilso dt>lit·anli . Il lot·o temperamento istet·oiJe où epil ettico è dunque esplosivo-esaut·ibi le, m olJ ili s~imo. Fra i semimbecilli ed i nevrosici v'bn un'a ltra figura, che piu si avvicina a questi ultimi per la grande esauribili tà del temperamento e che é rappr esentata dagli ebefrenici a~gres­ sivi e d i quei confusi v~>n uti presLo a demenza, nei (J!ttll i la condizione passionale (d'ordinario la ~eloRin) li ha "Pin ti alla delinquenza. l n essi non pos!'ono negarsi l e anamalie costituzionali, anzi spes':'o vedonsi associate ai senttm<•nti cl"iea e di vendelta, che si riscontrano nella grande impulsività delle menti esaurite. l n tulti gli infel'mi sopl'accennali la tendenza criminosa va più d'oj!ni al tra condizione legata all'anomalia cosltluzionole, che si t· i vela p et• l a grande fr·efJuenza di nole somatiche degenerative, di atavismo e morbose. L a tendenza è fissa, se queste oot-3 sono numet·ose e gt•avi; è oscillante, intermittente, se desse si attenuano, unf>ndosi allora pi u diRtintemenle ul temper·amento impnlsi,·o e J esauribil e, al temperamento nevrosico, epilelloide od isteroide. Se poi quec;le nole ~i ag~ra­ vano i n modo da t•i volat·;;i '!Ila li vere manifes tazioni morbose - p. e. come negl'idioti - allora pat·e che la tendenza criminosa diventi atrofica, sparisca quasi nell'inerzia totale; sicchè il delinquente or·igioario, il delinquente nato. che dopo tutto è un imbecille delinquente, dal punto di vista antropolop-icc•, ti'ovasi .ad un grado più elevalo dell'idiota, il quale r·appreseuta l'a rt•esto e la di ssoluzione costituzionale, mentre il primo ne è 1'8l'r csto e l'anomal ia. E va pur•e notato che quando la tendenza cri minosa si associa ad un te mp ~ra mento nevrosico, non occor·r·e ~he questo sia mollo avanzalo, tanto vet·o che gl'istet·ici g ravi, gli epii etlici convulsionari, che r appresentano l 'epilessia nella forma ultima della malnltin, sono criminal i meno de::di <'p.lattici vertiginosi. I nfine la delinquenza non sln sulle linee d" ile più


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RIVISTA DI MEDIOINA LEGALE

acute ed este~e alterazioni del carattere, ma si ~enera al di là di e:.se; perciò la paranoia, che é il classico processo dis~olutivo del carattere, fJuando è bene t-volta non si associa alle man ifestazi oni p1ù complete della delinquenza. L' Individualità Cl'imiuale compor ta carattere, ternperam eu to e costituzione alll3rata. I l te mp eramenl~ epilettoide (ed in generale nevro::;ico) de,•e associarsi alla deformazione costi tuzionale per genera re il delinquente. L' anomalìa del LHrnpe· ramento é più c.:lte evidente nei criminali elevali; i delinquenti non ~ono veri nlienati, ma sono disposti in ~ommo grado alla pazzia, che d1 preferenza colpisce nelriodividuo il tempe,·am enlu ed il carattet·e. La raz.za, il sesso predispongono l'individuo ad una specie di delinquenza, percl1é modellano la cosllluzioue in un dalo modo e la base ot•ganica e pr ima del delinquente è appunto un difello origina r io di costituzione. Da quanto sop1·a, ne conset:ue la risol uzione di un g rave quesito m edico-legale: - Basta tlimostrar·e un individuo alienalo pe1· crederlo capace di qua lsiasi allo criminoso? No, risponde l'A., perchè la pazzia, sommovendo il carattere, svelando le deficienze costituzionali pu6 rappresentare un elemento generatore di azioni antisociali impor·tante : ma biso~na c he esista l'anomalia coslilUzionale or·iginaria per avers i la delinquenza. Quindi se g ran parte d1 alienali possono di venire pericolosi per subiti impulsi nelle rasi a cute della pazzia o ne lla demenza, non tutti possono divenire crim inali. Il medico- legale quindi, oltre a l riconoscere la permanenza nel contegno dell'individuo, rleve prevedere l'allo subitaneo, il quale alle volte può avere conseguenze irreparabili; ma in ciò sta la ditficolta, giac.:chò non si pu6 di r e se un ind1viJuo pazzo, o tale addivenuto, s ia disposto agli alli in pamla, var io e ssendo il compl esso ed il modo di agire dei fatto ri esogeni ed endogeni, che infl uiscono a modificare il temperamento ed il caratter·e. Le prog 1·ess1ve conqUiste della psicologia cliuica ed antropologica fanno concepire la speranza che un f!iorno sara possibile sottra r re le azio111 dell'uomo normale e dPiinfJuente, nonché dell'alienalo, dall'impero del caso, dalla indeterminatezza, riùucendole nel campo del conosciuto e del pt·evediblle. cq .


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RIYI~TA DI TECNICA E SERVIlrOMEDlLO ~HLlTARE H . NtMIER el Eo. LA VAL. - Les projeotlles del arme1 de guerre. - Leur a ctlon vulnérante. - Un vol. in-12, di 212 pagine con 38 tig. nel testo - 3 fr. - Parigi - Ft~lix Alcan - 1899. l o. l o.- Le• e:z:plo•lfa, le• poudre1, l es projeotllel d ·e:z:eroloe. - Leur aotlon et leura effet1 vulnérantl. Un vol. in-1:! di 192 pagine con 18 fig. nel testo 3 fr. - Parigi - Féli x Alcan- 1899. l o. l o. - Lea arme• blanohu. - Leur aotlon et leura effet1 vulnérantl. - Un vol. in-12 di 488 pagine con 3~) fig. nel testo - 6 fr. - Parigi - Fe lix Alcan - 1900. Il chiar. medico principale H. Nimier, pr·ofessore al Val <ie-Gràce, ed il suo valente collabora tor e, medico aiuta nte magg iore di 1 a classe Ed. Lavai, con quel sapieule discernimento che deriva dalla loro ben nota cnmpetenza, hanno riun ito nei tre volumi suenunciati ciò che può avere intc t·esse pet· il medico militare cir ca le armi da guerra e la loro azione vulnerante, e cir•ca i fune s ti efielli che le sostanze esplosive .possono dit·etlamenle esercitare sul corpo umano .

••• Nel pr imo vol ume sono studiati i proiellili delle ar·mi da (uoco da guerra in quanto agenti vulneranti; i dati puramente balistici sono lasciati da par te, ed anche i pr oiettili antichi -e quelli lutte>ra in esperimento. E poiché la potenza vulnet'anle del proiettile dipende esSP.llzialmente dalla sua massa e dal suo movimento, gli aulori la considerano appunto .sotto questo duplice aspetto. Il libro è diviso in due p11r ti: la pt·ima ha per obbietlo i proiettili di fanteria, compresi quelli delle pis tole a r otazione .attualmente in servizio; la seconda, i proiettili d'a r ligl ier ia. Tanlo dei pr oiettili delle armi portatili, quanto dei proiettili <i i artiglier ia gli autor i espongono con cltiar·ezza e concisione: t• le qualatà fi::m;he (fonna, c1:11ibro, lunghezza, peso, costi· t uzione); 2• le quali là dinamiche (movimenti del proiettile,


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forz11 viva, coe fficiente rli pres~ione, reazione del proiettile all'urto); a• il modo d'azione sul bersaglio e precisamente sul corpo umano, pr·endendo in considP.razione il modo di resistenza e di reazione dei tess uti all'azione dei proiettili, e le condi1.ioni modificatr ici dell'azione di questi; 4• le zone d i azione rlei proie llili e quelle dei lor·o effetti sul cor·po umano. Nella trattazione di questi va ri a rgomenti e specialmente delle qualità fisi che e dinamiche dei proiettili, non è ma i tr ascurato un esame comparativo fra i proiellili delle armi in servizio nei pr incipalì eserci ti. A conclus ione della prima pa rte del libro, g-li auto r i fllnno a !cune bre vi considerazioni sull'azione dei proiellili di piccolo calibt•o. Anzitutto affermano la s uperiorita balistica, ma non queìla vulne r·ante , degli attuali proi~llili di fan loria in confronto dei proiettili prima in uso; dappoichè , se non si può metterein dubbio il loro mag~ior va lore per effçllo della diminuzione del calibr·o, dell'aumento d-!lle velocità . della dilfìcolta delle deformazioni, pare che le lesioni chirurgiche siansi avvMtaggiaLe della adozione 1li questi nuovi proietWi, la cui a zione alle dis tanze abituali del tiro (600-1200 m.) equivale ad una perforazione più o m eno netta dei tess uti e degli or~ani. M1:1 apj.ielll:l iult•oùoLli i caPbr-i di 8 a 6,5 mm, si com inetò o !"Ì continuA A parlare di ulte riori riduzioni per di~cendere ai minimi cali bri. Gh Stati Uniti dell' America del Nord hanno inaugurata questa nuova ser ie d'innovazioni coll'adottare per la loro marina il calibro di 6 m m .. In Europa si e~ila a lanciar si in questa via, poiché si teme, a l'a)rione, di arrivar·e a t ra!<formare i fu cili da guerra in u caral)ine da sala • oJ in • fu cili da ba mbini "· D'allra par·te, abbiamo visto g li Inglesi impiegare una pallottola defMmabile - la palla dum- dum - allo scopo di mettel'e più sicuramente fuori comballunento i loro nemici. È da questo lato, osservano gli autori, che si orientano le r icerche di ta luni arie Rei della guerr·a: il proiettile attuale é, secondo essi, tro ppo umanitu r io. Il suo guscio troppo res iste nte deve essere a lleggerilO a l••atli pe1' facilita re lo schiatciamenlo del nucleo di piombo nelle ferile. Altri propo1·rebbero delle palle lun~hi ss ime, poro stabili nella traie ttoria e suscettibili di acquis tare al minimo os tacolo un movimento di giravolta favor·evole alla trasmissione della loro forza viva. Si ele va, ben!iì, qualrhe voce contro tuttociò, cercando inparticolar modo di ùe nunziare la palla defocmabile come con-


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traria ai p r incipii umanitari, che devono r ogna•·e fra nazioni civil i . Che cos a ven·a fuor·i da questa agitazione 1 For·se un minimo calibro; ma quasi certamente, del le condizioni fisiche e dinamiche s peciali, attH ad accresce1·e la potenza micidiale del p r oiettile. In tal gui$8, alle palle attual i, Ja tal uno accusate d' insufftcienza, non è imposs•bile vede1·e Soi'lJtuiti Jei pr·oielti li che uccideranno con troppa siciH'ezza. La !>econda parte si chiude con un capitolo m olto no tevole sul l' a•ione m o,.ale dell'ar·tigliel'ia. Ciò che si è convenuto di chiamat·e l'e{Te lto ntCJrale dell'or· tig licl'ia, dicono gli autori , è l a ri sulltante di mollepl ici •mJ)I'eSsioni cbe i combattenti ri cevono dal fallo del tiro dd cannonP. Queste impl'essioni -a parte J'e lf~ llo che può p•·odut·re sull'or·ganisrno la scossa dell'aria , do vuta alla dellagrazione della carica del pezzo ed all0 !'COppio del pr oiellile - sono principalmente visive ed audi ti ve. La vi" le dei com pA ~ ni cl1e cadono morti o fe1·iti influisce sui co mbattenti. A tAl t'i !!ua•·do, l ' effetto m or ale del lo sh ••apnel esplodente a per cussione, è mag-gior e di quello dello shrupnel e!;p[odente a tPmpo; l'eO'etto m orale dell'artiglieria d' assedio, molto mtlggiol'e di quello dell'at·tiglier·ia da campagna. Le impressioni auditive sono di due ordini : le une ravo •·evoli e derivan o da 11uel l'umore co mplesso, risultante da el i· versi elementi, che è lu detonazione dell'arma ; le allt·e srnvor evoli e provengono dal rum or e, pnri m ent.e comph·Sl'0, che risulta dall'esplosione dei pr oiettili lanciati dal nemico. N on contenti della soppr essione quasi completa dei getti di fiamma e di fumo, taluni tecnici pen sano a sopprimet·e allresì il rum ore che proviene dalla dellagrazion e del composto espl osivo nell'arma. Ma questa soppressione, vanta g-~i osa se11za dubbio per diver·si ri~ uardi, non sa t·abbe esente da i ncon venienti. Il rumor·e che il sol da tu produce nello scaricare la sua arma non passa senza r t'ozione sul suo si stema nervoso. o quel lo stato particolare che si è con venuto chiamare eccila•ione della lotta, ri sulta, in parte, dalle im pr essioni ricevute dai nervi auJitivi. 11 diminuire o sopprim er e il rumore amico che il combattente trae dalla sua arma, non varrebbe, do mandano gli autot•i, acl accr escere la triste influenza del r u · more nemico, che proviene dalla esplo:::i one della granaltt o dello shrapnel dell' avversario, e che incutM terror·e, pt>r cllè annunzia l'arri v o dei pr·oieLLili 1 Cer·t•) questa consider·azioue


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non ftu·à ritar·dare di un giorno l 'ualroduzione del cannone <Jfono; ma è un fallo che in mezzo ai morti ed oi feriti del campo di battaglia, il frastuono r i"-ullante dlli r umori delle molteplici esplosioni, dal fìschisre delle palle, dalle gr ida dei comba ttenti, produce una impressione stupefdceote, per la <1ual e si diviene insensibili & tutto, anche agli impulsi dell'istin lo della conservazione .

••• I l secondo volume tratta degli esplosivi, delle polver i e dei proietti li di eser cizio solto l'aspet to chit•urgico, cioè come produttot•i di l esioni !:-Ul corpo umano. Gli P"-pl osivi il cui numero e potenza vanno di gior no in gior·no aumenlanrlo, sono rima sti per l un g-o tem po confinali nel dominio industrial e o militfU·e. M a sono stati specialmente !!li allentali degli anar·chici, che hanno richiamato su que;;ole SO!'IlAnze l'allenzione del pubblico, ed hanno m es~o in evidenza l'intensill, dei guasti materiali che esse possono produrr<', e l'i mportanza d e ll ~ lesioni che risultan o dall'esplosione di corpi dotali, sotto un piccolo volume, di un'enorme encr·gia. Tr·aPrado partito dal le osser,·azioni cliniche e necro scopiche falle sulle vi t time di tali allentati, e dai dati ra ccolti nelle ~~pl osio ni acciden tali di polveriere e di depositi di materie esplosi ve ; uegli infor tuni avvenuti nella fabbt·icazion e e mauipnlflzione di queste !"Ostanze, e negli accidenti della guerra <Ielle mine, gli autori hanno fatto uno !.'ludio m ollo importante ed i n g ran pat•le ori~inAle sugli effetti degli esplosivi più comuni e piu in uso, quali: l e dinamiti, il fulmi cotone, il picr nto di potassio (melinile, granate- torpaù ini), il fulminalo <li mer·curio, le varie specie di polvel'e. L'esa me dei diversi capitoli del volume permette di classificat•e !!li esplosi vi in due categori e. La prima comprende quelli elae agiscono per la sola forza espansiva dei gas ema nanti dalla lore esplosione, come l e dinamiti ; la seconda, quelli che, come il fulmina to di mer curio, aggiungono al lor o poter e espansivo un'aziona termica intensa, dovuta all' eleval tl tem per·alura dei gas, ed un' azione astìssrante per effdto di una gt·aude quantità di gas irrespirabili (ossido di carbonio, azoto, iùr·ogcno snlforalo, ecc.) che sono messi in libertà. Da 'lueslo studio del Nimier e del Lavai si può bene i nt ender·e 'JUale e quanlo debba esser e l'effetto distutlor9 dei


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grossi proiettili contenenti nel loro interno una considerevole quantità di s ostanza esplosiva e che cadono in uno spazio chiuso, p. es., in una casamatta od in una cinta blinuala. Gli uomini non colpiti dai frammenti della granata o dai molteplici proiettili indi r·elli distaccali dagli o~~etli vicini , ~ar·anno bruciali o asfissiati dell'enorme quantità di gas pos ti così repentinamente in libertà. Nell'ultimo c·apilolo della prima parte (libro 1), che tralla degli esplosivi, sono riassunti gli acc il'l enli della guer•r1.1 delle mine, secondo i lavori di nizel e Rigai e della commii'> si one tedesca incar·icata di studiare si fTalLi accidenti; i quali, a pal'le i traumatismi che può di rettame nte causare l'esplos ione delle mine, sono per lo piu prodotti dall'uzione tossic·a dei gas, che i lavoratori sono costr·etti a respirare. Del r esto, osservano giustamente gli autor·i, la sostituzione di nuovi esplosivi a quelli finora usati e specialme nte all'anlica polvere nera, e le pratic he attuali delle guerre d' as~edio sono condizioni le quali non possono mancare di modificare quel poco che ci ha appreso a questo riguardo l'esperienza del passato. La seconda parte del volume (libro II) si occupa dell'azione ed effetti vulneranli dei proit:tlili da eserci tazione, come sono qu.elli delle nostre cartucce da salve. Queste false palle sono falle di carta più o meno compressa, ma c he, tuttavia, alle brevi distanze, possono produrre delle le.::iooi considerevoli. Gli autori fanno menzione, al riguardo, di num eros i casi clinici osservati nell'e~ercito fl'ancese od in altri es er·cili, e r iportan0 a llresi i risullali di espet•imenli pr·aticali su bersagli diversi e sul cadavere, da Annequin, da Boppe e da Chupin in Francia e da una speciale commissione in Aus tria. Costffalle osservazioni ed esperienze mos trano come nei liri colla cartuccia a falsa pallollola, la zona pericolosa che col fucile france~e si limita a meno di 2 metri, con altri fucili - · come per es. quello aus triaco J893 - si estende a 4 metri e più al davanti dP.lla bocca dell'arma. Il secondo ed ullimo capitolo di questa parte del volume è dedicato all'azione vulnerante del proiettile che si adopera in Francia per eseguire il tiro ridotto col fuci le Lebel. È una pallottola rotonda con nucleo di piombo ed involucro di rame, del peso di grammi 2,95 e cl1e è sprnla da una carica di 25 centigrammi di una polvere speciale. Da una serie di esperienze i~slituite dagli autori, piucchè dagli scarsi casi di


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feri le accidentali cagionale da questo proiettile, Nimief' e L avai concludono che gli efl'èlli vuln~ranli di esso possono esser e 1avvicinati a quelli della pullotlola r otonda antica .

••• 11 terzo volume si occupa dell'azione delle armi bianche o ggi in u~o nejZi i eserciti, e dei lor o effetti vulneranti. Quantunque l'importanza delle armi bianche nelle guerre !" ia si ngolarmellle c pr ogressivRmente ciiminuila dopo l'in troduzione ed i prngressi delle aJ•rni da fuoco, tuttavia, come bune os~e1•vano Nimier e Lavai, le l't>rile prociolle da quelle Al'mi sono ben !ungi dal dover esse1·e radiate dai nostri tralLAti di chirurgia di guei'J'a. Sono molle e diver se le ci r cns tunzB che possono rendere nece!':sa·r io r impiego delle armi bwnehe anche ne: ile moderne guen·e europee ; per l A quale cosa gli autori non si mostr·ano mollo convinti dAlla utilità della sostituzione, che si é fatta nella più parte J e~li e;:enili, all"anti ca baionetta, di un coltello-baionetta di :!0-:30 cel1timt·lt·i. I noltre, il temperamento speciale di certi popnli - e.! il popolo fr·anc " se è stato semp1•e fra questili spinl!e a t•icorreJ·e più voleutiet·i all'arma bianca. elle alle alll'e. Ed infìne, le !Opedizioni coloninli in cessanti nell'epoca noslt'a sono fet·lili di le!'-ioni per armi bian·che, l!iacclll?, com'e noto, la sciabola, la lancia e soprattutto la freccia, costituiscono ancora le armi nazionali delle tribù selvag!Ze, quelle di cui !=:Ì se1·vono con maggiot·e abilità e fidu cia. Egli è pet·ciò elle l"li autori hanno fallo di queste at·mi, solto il punto di vi e: t a r hiru1·gi co, uno studio motto dili~en Le ed esteso. Il tei'ZO volume dell'opera di Nimier e Lavai, che é un trattato completo di pato l•)~i n e tlinica delle fet•ite pet· armi bianche da guer•·a, meritet·ebbe una minuta analisi: ma io devo lim,tam,i, come ho faLLo per gli altri volumi, a bt•eyi cenni. Il volume è divis:o in due l ibri, di cui .il primo e più importunle è consacr·ato all o studio delle a•· rni offensive. N ella prima pt~ rte di questo libi'O sono lratlale l.e armi da taglioe propt·ianwnle l e dive1·se specie di sciabola -ed i lo1·o ef· fet ti vulneranli; n ella seconù11, le armi da punta in generale, e l in cap1toli speciali: la baionetta, la scia boia come arma da punta, la spada, i cosi delli tipi misti, la lancia, le fr ecce. In CI(ISCUll capitolo, compr·eso C'JUCI!O relativo alla sciabola come arma dA tag lio, sono esposte: la descrizione dell'ar ma,


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l e condizioni di costruzione cui l'arma dev e soddi sfare, l e vtu·iela adottate nei diversi eser·citi, il modo di rna oe:.:~io e d'azione, la forza viva e di peuelt•flzione; e, quanto alle fe· r•ite, prem essi dei dali abbal'lla11za e~LeS>i sulla loro ff'eq u~nza, sono trattute prima in genet'tlle e quindi pt!r r egion i. Lo studio patol og ico e clin•co do!lle lesioni si ra notare, ol trechò per· la chiarezza e per la p1'ecisi one scientifica dell'esposi· zione, per il lar·go corredo di osservazioui ond'è accompagnato ed illus trato. Pertanto. non vi hn eapilolo che n on 8bbia una gronde importanza, specie pel m edko miiilar·e. Sernbl'a nnli, tuUavra, meritevoli di special e menzione: quello sulle mulilazinni, cui t ~ rr·equ en ti guerre colonial i, e per noi i tri sti r·i cor·tli dulia guerra africana, lmnoo accr esciuto opportu~rila ed inlel'esse;

ed i capitoli delle fer·ile perH!lranti del tor·aee e dell'addome. Nelle fer ite con lPSIOne del la pleura e del polmone Nimier

e L avai consig liano la cura a~pettan te se non vi hanno complicazioni gravi; neiJe ferile del pericardio e 1lel ('Uar e sono, i nvece, pel' l'intervento immediato colla sutura. Quanto alle ferite penetranti nel ventre, se sono prodotte da un'at'mu semplicemente da punta, come la l>oioneha, ~ li autor·i si mostrarw purtig iani dell'a ~le n si o ne, quando l'intervento non sia imposto <ialla peritooite minacciante o dai sintomi dal\'emorrai-!ia interna. Dar·ebber o r·agione di questa condotta, da una parte i dati statistici favcr evoli all'astensione, e dall'ullr·a gli e~pe­ rimenti (H enck o, Her mann ed Albr·rchl, Sieur) i quali hanno :nostr·ato come non inl'requentem en te raddome pus;:;a esser e attraversato da. un istr·um ento punge11 te, scnzacliè l e anse in lesti nal i r estino lese. È pure degno di nola l'ullimo ca pito lo del pr•imo libr·o, riguardante l e frecce, all e quali le g uer·re <:oloninli d' oggidi l1anno fallo riacquis tare importanza. Sebbene queste armi sieno destinate a spar·ir·e io un avvenire non lontano, stante la sollccitutl•ne colla quaie ai popoli barbari c he ancoro le adoperan o, '"<'IJg'ono fornile le turni da fuoto dalle na~ioni c·ivili, purtuttavio le fe rile che l e frecce ct1giouaoo tanto di frequente nelle sped izioni C(,Joniali, meritano una particolare attenzioue, giacrilè all'azione vulnel'anle diretta si aggiunge quella del veleno, di cu i d'ordinario esse sono impr·eg nate. · Gli aulor·i, dopo un eenno sulla ripar·tizi one geografica delle rrecce, le descrivono brevemente e ne m ostrano il m odo


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d'azione, la forztt di penet1·azione, gli effetti vulneranli; ind; si occupa no più diffusamente delle frecce avvelenate, esponendo in un quadro sinottico le varie sostanze lossiche e venefi che adoperate nei di versi paes i, i principali sintomi derivanti dall' 1nnculazione di tali s os tanze, ed i mezzi curativi più consigliati. È uno s tudio tanto più interessante, inquantochè è fondato su numerose osservazioni falle dir·ettamenle dai m edici di marina, quali Le Dantec, Henric, Bartet, Béré ni, Collomr . l n fine, il secondo libro, con una brevità corrispondente al}a poca importanza dell'argom ento, tratta delle armi difensive e propriamente dell'elmo, della corazza e dello scudo. E g li autori, pur confermando l'ineffica cia delle due primedi queste armi contro la forza di penetrazione dei pr oie ttili attuali, l'anno delle riserve intorno a t.alune specie di scudt di costruzione moderna.

••• Ques ta l's pida rivis ta ed assai più il nome meritamente s timato degli autori varranno, io spe 1·o, ad invog liare i medici milita ri ita liani a leggere e consullare l'opera del pro f. N imier e del do tt. Lavai; la quale, senza contare le numer ose monografia, cos tituisce con quelle del Seidel, del Kiihle1' e de l Li1l1e, uno dei più impor·tanli e pregevoli libri di chirurgia militare, che s iansi pubblicati in ques ti ultimi anni, col g rande vantaggio pe 1· noi, che é s critto in una lin gua intesa da lutti senza ft~tica. P. I MBRIACO.

RIVISTA D 'IGIENE

......

R. KocH. - Quinta. rela.sloue aull'operato della. apedisloue per lo acudto della. mala.rl&. - Hicerche nella Nuova Guinea dal 28 11prile al15 g iugno 1900.- (Deutsehe medie. Woehenschr, 1900, n. 34.) La r elazione é r edatta a Stephansort, nella quale localilé la s pedizione tedesca si è trallenula per 6 mesi usando, per tulla la d urala dei m edesimi, scrupolos!lmente ed ampiamente


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il rnetouo di c ur a pt·opo"-l o e de1'critlo Jal Koch nell e pret:edeuli r P,lazioni. Nonostante l e condizioni climati clh~ fa vore voli1'sirne per lo sviluppo della tnalaria, giacché si ebber o all•'rnalive l'ipetute di stagioni asciuM eù umilia, nel mese ùi maggio rJcoverarvno all'ospedale sollanto Ll'e amma lali, e nella prima meta del m ese di giugno ne eolt•ò uno sol o, LulLi poi ca,: i r ecidivi di quartana, l a più. l e!Jgiera, ma anche la più osiinala .fur ma <l i malaria. Siccome il suddetto metodo ùi cura col chi nino fu seguito appunto per tutta la durala dei !<Ci m es i, cosi il K och 11 0 >1 esita ad allribuire al medesimo il risultato favorevo le ottenuto fin qui pet· una così atti va distruzione della malar ia. Cùn ciò il K och non intende escludet·e che si possa riu scire con qualche al tro m ezzo a combattere l a malaria. Nella r as,.;eg na che fa pel'ò di questi m ezzi, si mostra poco convinto della l ot•o effi cacia e dd la l ot· o a pplicabilità pt•atica. Ciò tanto pe1' i tentativi d'immunizzazione a t·tifi ciale, non par endogli possibile l'isl)lam ento di una s peciale sostauza tossica, quanto per quei mezzi escogi tali per la distruzione delle zanzare i quali, secondo lui, se possono essere utili in uoa circoscritta e piccola località, r1 o n possono esserl o ugualmente nelle vaste r egioni m alariche ; co~ i dicasi anche dei mezzi di protezione dalle zanzur e (reti ed unzioni della pelle) i quali limitano la loro azione a quel la di una pl'Oii Dassi individuale, oppure, come nel ca so delle unzioni, sono di azione incerta o nulla, e spesso dannose. Rimarrt:bbe quindi. secondo il K ocb, soltanto attuabile, con serio fondam ento di riuscita, il metodo di cura da lui proposto col quale si deve andare alla ri cerca di tutti i casi d1 m alaria, specialmente di quelli sospetti, curando li con norme speciali fino a guar·ig ione radicale. Questo m etodo di cura c he eg li stesso non considera nuo vo, giacché il ren der e inncJcuo per sù e pér gli altri Of{ni caso di peste, di colera, di tifo , è cosa che si cer ca di fare abitualmente, è però nuovo rispetto alla malar·ia in questo senso, che il concetto informatore del melodo in parola tende a consiùcra1·e la malaria alla slt•egua delle citate malallie, non pi ù, co me si è ritenuto flnol'8, consider·and ola come malattia miasmatica, inaccessi bile a simili regole protìlattiche. Il Koch consider a co n ciò r·aggiun to lo scopo che si erll prefisso la spedizione per g li studi sulla. malaria. Ritiene

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CONGR ESSI

pet·ò indis pensabile che i ris ullnti ottenuti vengano ulteriormente appog~iati da nuove e protralle osservazioni , specialmente in paesi più accessibili di quelli da lui visitati, e si a ug ut·a J i poter trovare in Germania, cosa s econdo lui non di fficile, una Jocalita adatta dove poter applicare simili principi curativi e profilattici. TESTI CESARE BIGNAMI, maggiore del genio. - L'aoqua potabUe al oampo 41 San llaurlsto. - . (Rio ista d'artiglieria e genio, 1900, vol. P ). Siamo lieti di segnalare ai <:alleghi dell'eser·cito qu est'i m. porta nte pubblicazione di uno s tudioso ufficiale superiore del genio, in primo luogo perché in es!"a è trattata a fond o una questinne che da molti auni inter essa l' ig iene delle truppe, e in secondo luogo perché in essa è largamente citala una r elazione del maggiore medico Man ~danli cav. Ezio, insegnante d'igiene alla scuola di applicazione di sanila militare, il quAle, in caricato di fare uno studio al riguardo, lo condusse a termine in modo cos i completo, da meritare gli elogi di tutte le persone competenti. Dopo aver falla un'accurata cri· tica di lutti i si stemi di filtrazione dell'acqua, il ma ggiore Mang ia nti propone va la depurazione te rmica, che ogg i rappres.~ nta il sistema più pratico, più semplice e più sicuro per la distruzione, in pochi minuti d i bollitut·a, di ogni germe palogeno ; s is tema del resto- conclurl eva il predetto maggiore med ico- che ha dato buona prova presso l'esercito inglel"e. Consigliamo la lettura ùi questo scritto a quanti s i inlel'essano dell' igiene delle tru pp'l, sopt•alutlo per quel che l'Ì· gut~rda la questione tanto dibattuta della depurazione delle acque. T.

CONGRESSI D Oongreaso 4 'lglene e 4emogTaJla e l 'espoalslone d'Igiene a Parlgl nel 1800 (Continua.<r. e fi ne o. f ascicolo precedente). III' L' Esposi zione d'igien e. Chi si accingesse a tt·allare a nche di volo tulLo quello che in rapporto al l'igiene tro,•avasi esposto nella mos tra internazionale che el"tc ude vasi immensa dal Campo di Marle alla


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Spianata degli Invalidi collt>ga ti dal Qual d'Orsay , e dal Trocadero alla Piazza della Concordia , non potrebbe, credo, che commettere delle o mmi;;;5:ioni o delle inesatlezze, a meno che non avesse avuto a propr·ia d ispo~ izio ne delle intere giornate per· poter percorr·ere ogni più remoto angolo di quel vas to terreno. La distr·ibuzione inoltre del materiale che rifer·ivas i all'igiene s uddivi so in varii edifìci, e s pes!'e volle annesso a classi clill'e r enti, r ende va difficile e fa ticosa la visita dell'igienista, per quanto l'eccelle nte g uida del dottor Martin si s forzasse di age volare il non lie ve compito, Mi limiterò fJUinùi alle cose più impor·tanti. La Mostra d'ig ien e costituiva ess~ n z ialmente la c las!"e I l r•. Molli lati ùell' ig iene non erano però in qtwsla compresi, • giaccilè, ad est>m pio, tutto ciò che concerneva le scuole . trovavasi nella clar-;se dedicala all'insegnam ento; il riscaldamento e la ventilazione forma vano una classe a pa rte; e class i a parte facevano pure l' igie ue militar·e e l'assis tenza pubblica. l nollrA mo llissimi ogg~? tli in r a pporto stre tto con l' igiPr:re lrovavansi raggruppati con le m op;tre ap-l'icole, o con quelle dell'ag ricoltura, o con l' e !'posizio ne delle colonie; menll'e poi a.lcuui corpi, e in primo luogo la città di Parig i, avevano ancllf\ per l' ipdene spvciali r·iparli in speciali padi· glioni. Due mostre però più importanti fermava no subito l'attenzione del vis itatore, e queste e r·ano costituile dalla Es posizione d' ig iene, che lrova vao;i n ell' imme n!'O pa la zzo delle Armate di Ton·a e di Mare costruilo s ul Quai d'O r sa!l e c he contene va la s ala P asteur, e da que lla dd pa diglione della c itta di Pari g i. Da es><i dunque cornin c i~> rò . l. Padiylione della C la~>se III· (!{] iene). - U na m ostra ve ram Anle ori~ inale ed interessante er·a quella che os!"erva· vasi nel cos i dello S alone f'aste u r, eclitìcoto alla g lol'ia del

sommo scie11zitllo dal Comitato promotore della classe rig uardante l' I ~i cne. Questo salone d i form a ottagonale, conte11eva nel mezzo una vetrina sormonta ta da un monumento rappresenLtt nle il g enio dell' umanita che incot·ona il busto di Pas leur. La ve lt·ina , c he pote va be n dir·si un r·eliquiario degno di tutta l'ammirazione e vene r·azion e degli scienziati , conteneva tutti gli is lrumenti di cui si servi il Pasteur nelle s ue celebri ricerc he sulla fecondazione, sulla genen:1zion e della :spontanea, s ulle malattie del vino e della birra, s u lla mala ttia del baco cla seta, sull u sle t•ilizzazione, sulle malattie VJrul crnte e s ui vaccini, sulla robbio. All'en tr·a ta nella sola , in


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due vetr ine. face\'flno beii H mostra , iu t•ecipienli pialti H lftrga superficie, le c01lurr d i tutti i bAli eri che gli allievi di PAsteur hanno ~copot·to e studiato . Queste coltur e sono sterilizzate colla for·maliua. N elle pat·eti attorno osservavansi piani in rili evo dei due i stituti P asleur Ji Parigi e di Lilla, ed una raccolta di appar ecchi usati particolar mente da Calmelte, <~ Lil la, per la preparazione delle coltut·e put·e, e per r·endet·e pratica la fabbricazione biulogica dell'alcool, come anche per la fabbricazione del sier·o antivel enoc;;o ed antipes toso. N oto ancor a un appa r·ecch io per la ster ilizzazione dell'acqua per m ezzo dell'•Jzono (Emmerin 18!l8-9H). Nelle sa le d'angol o dell'edtfìcio tt·ovavansi raccolti modelli, piani. appar ecchi, t•isullati ~anitari e statistici dei di ver si istituti ~an itari della Get·mania, dell'Austria, ddla F raucia, dell' llalia, della Svizzera. L'Au:;Lria prf·~entava u na ri cct~ collezione di giot·nali. libri, tavole indicanti la estesa oper o· sità e l' impot·tanza dell' i ~ Lituto d' igieue dell' Uni\'ersilà dirello da Ma x Gruber ; interessante da esaminar si era11o l'appat·ecchio di Csokor per sminuzzare a<>etti camente e fina mente p er mezzo di una piccola turbina idraulica lP. polpe vaccinicho, l'appal'ecchio per r iempiPe i tubi, ecc. e la colla ade· siva o teg mina che si usa a V ienna per• pr·ott>gger·e le piccole fer·ile dell' inoculnzi.on1~ vaccinica. La Ger·mania faceYa si n o ~tre con un mode!)(_, in rllievo dell' Ulficio imperiale dr igi~ n e a Berlino, con carte e piani di sanalol'i popolar-i per tubercoiM i, delle condullut·e d'acqua di sor g-en te, dl'lla qunn· tilil d'arqu a drstl'ibu ita per ::dorno e per i ndividuo in ogni citta, delle ci ttà che usano l'eput'azione delle al·que di r ifiuto per mezzo del swdo. Or·i~inul e era la fì ~urazìone materiale, i n cubi di IC'gno, della m ortaìila e della morbidità per ma lattie i nfelliYe. La Svizzera Mpone\'a pure diagramm i, fo logt•ane, e carte dì lazzat·etti, di ospedali, di sanatori , di scuole, di istituti per· assistenza p nbblica . L a Ft·ancia aveva esposto i piani dei suoi srrvi1.i o=<pt'dali eri, e delle carte re! al i ve allo andamento di alcu;~e epidemie, ed i Paesi Bassi avevauo presen la lo un'Psp o~izione t•cteospettìva. In quanto all' ILalifl, che ho lasciato per ultima con l' intenzione però di fermaJ·mivici prù a lungo, mi preme nolat·c clte l' I spettol'ato genernle della sanità puiJblica e gli annes;.i Jnbor ntol'i avevano inviati) un assieme Ji lavori scientifici della prù alta e t•iconn;;ciuta importanza: e:ocmplari di pubblicu zìoni sullo stato sanital'io all' intet'no e all' ester o, sul


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servizi o delle malattie vener ee, sull ' inchiesta !'; ulle co><e di l"alute, le legj!i e i rego l fl m~ nti •·eltllivi alla sa nila p ubblica, i la vori scientifici su l contr·ollo dPi ~ i ePi, sullo studio della malar·ia a Gro><seto; che il professore Pap l iani direttore dell'lsliluto d' i giene dell'Univer sità di T or·ino ave\'a p•·esenlato i p1ani e i disegDi dd l abo,·atori o da lui diretto ; c he i municipi ùi Roma, Napoli , Pfl lermo, Genova, Milano, Torino avevano el"~Osto cl el le tavole comparali l'e mfls lrando lo s tillo attuale di queste ritta dal !Bilo del r i><a nam ento in con fronto a quello che er•ar10 ci nquanta ann i fa; che i professor i Gol gi, G1·a ssi, Celli e Su na•·elli flvevano esp(>slo i ri sullati dei l or o studi su lla malal'ia , l"ulla l'ebbre giRli A, l"UI tlf'o ; ci 1e l'I stituto Sieroterapico di M i lano av ... va pr esenta to tlP,~rli im porttHlti l'islllllati s l ali ~lici sulla sua attìvilt~, e flUa lclie ngura r·elali va all' impianto d el suo stabilimento. Per venire a ma f!giori dèllal!li, dirò innanzi lutto che l' l spetlol'll lO genera lP della ><ani!à pnlthli ra, con uno zelo ed una com petenza i quoli vanno m r11t0 a lode sua e òel suo attivissimo ispr tt01·n capo, aveva po::to o!!ni Clll'f\ a di mo~ trare con eloq uenti mezzi dimostl·ati ,·i che l'ltalia in un breve lasso di tem po ha l'~:~tlo maggiori pro)ZrtJ!<Si Ìf'ienici d i queilo che r el ativamente non abbiano fallo le al t r·e nazioni, e cl1e gli sforzi mor ali c ma teriali pet• fai' discen der•e la media dt:! la mo•·ta!Pà g-ene1·ale hanno avuto ri su ltati eccellent.i , a tal punto c he la media dH• erR di 23 . 5 per mille nel peri.odo 18i8-87, è discesa n€' 1 1807 al 22. 2 per mille, e ciò in modo ><peciale 1•et' quello <'Ire si r tl'eri sce olle malattie infettive. A tale scopo furono esposti due albums, comprendenti c iascuno an tavul e, mo ntati su di un'asta girante per moùo cht' era l'a ·i le polerli .suc·cessi vamente esamin are con comodo, quattr o ltnole r elative alln tuher colm<i nelle quali polevasi osse1·var·r ancora un sensibi le m i g lior amento dal 1888 al ·1898, delle !';tal.isliche ; r afiche snlla mala•·ia formate sulla morbos•lil con LJ'alta sul posto e indi cnn ti il rappor·to per cento fr·a la popolazione infetta e r1uella total e della l"'ovillcia, tanto pr o·vincinli per mezzo di eartogr ammi policr omr, quanto r egionali per mPzzo di una m ag11 itì r a l a vola di m t• tri 2 60 di altezza su metri 2. 10 di lar gliezzaJ Rll1·i càrlogra111 m i sul l!nzzo, sul c r·e t111i~rno . su lle molt~ltiP- vener ee, ecc., un altro album contenente le vedute d'assieme, i piani, le sezioni, i dettagli intern i delle ,..ta zio11i sanitarie. I n questo stesso locale er·ano poi esposte alle par·eti delle cRrte muroli sulla


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malaria di Grosseto, sul cont t·ollo del vaccino, sulla m ortalità e morbnsilà per malallie infetli \·e, ecc, mentre su appositi tavol i si poteva osser var e una collezione com pleta del giornale il Policlinico, i documenti dim ostrativi dell'atti\·ità dell' istituto d'igiene dell'Università di Roma, i numer osi contributi scientifici sullo studio della malaria dovuti al pr o fo::ssor Celli e al pr ofessor Grassi, il Man uale cletl'u.fJiciale sanita rio e gl i Annali d'iy iene sperimentale diretti dal Celli. NfJlf•r·ò infine che i labora tol'i della Saniu) pubblica avevano prel"en talo un apparecchio r efrigef'ante per la conservaziome e la distri buzione del le toso;i ne alterabili all'aria, due app:a· r ecchi fo r·moge ni di varia grandezza, un apparecchio pel pr elevamento dell'acqua a grande profondità, un nécessair e pel batteriol ogo in vialZ::z:io, alcune cassette r efrigeranti per traspor to di campioni d'acqua, l'apparecchio in funzion e per la determinazione dell'arsen ico per m ezzo di cer lt! mulTe col rnetodo del Gosio di r ettore dei detti laboratori, un n écessaire per un r apido esame ch imico e batteriologico delle aCifUe, da me ide11 to. È doveroso e gra to il far notare che tanto i la vori cl ello I spettorato di sanità pubblica, concern enti l' or~anizzazi one sani laria in llalia, quanto il piano e l'organ izzazione del magnifico I stituto d'igiene dell'Un iversi tà di T orino ebber o le pi u alle lodi da tutte le autor ità scientifiche conven ute a Parigi, e meritarono la più alla distinzion e onori fica, quale quella del Grand Pr·i:x. Sor passata la sala Pas tPur , si entr ava io ampi locali a corridoi, nei quali osservavan si tulti i modelli di condu tture d'acqua dL fo gnature, di serbatoi d'acl'(ua per latrine, di water-cl osels, di apparecchi di disi'1fezione. Notevoli in questa sezione er·ano: il t•ilievo clell'ac<iuedollo delle V an ne, diversi modelli di bagni a doccia, un sotfiatore meccanico del vetro ( processo Appert), un'esposizione di mattonelle di diversi tipi e di di• verso m ater·iale, vart tipi di latrine e di sifoni, apparecchi vart di r iscaldamento, alcuni appar·ecchi per funzionamento &utomFJ tico dei bacini filtr anti per l'epurazione delle acque, un aldeidogeno br·evettato. Il piano superiore •lell'edificio er·a riserbato specialmente a~ l' espo:>iz i o ne delle actjue minerali e dei filtri. In quanto alle acque minerali, non star ò 8 dire qua le pt•ofusione di campioni, accornpagnati ror·se da ect:essi va réclame, si racchiudesse nei local i c nell e vetr i ne 8 ciò destinale. B8sli accennare che le


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pr i ncipali stazioni mine•·aH della Francia er ano rappl'esentale da vedute pano•·amiche di un effetto veramente straordinario . M i fermerò piuttosto a parlar e dell'esposizione di filtri e di appar ecchi sterilizzatori dell'ar.qua, argomen Lo che piu da vicino ci inte1·essa. A ccenner ò in prima l inea all'apparecchio Rouar t a due tipi, l'uno fisso e l'ttl tro mobile, per produzione d'acqua ster ile mercè l 'ebullizione, il ((Uale può produr'l'e 800 l itri d'acf(ua all'ora. L'apparecchio è alquanto costoso ed ingombr anLe, né può esser e adattabile in tutti i casi, specialmente per ciò che si r iferisce alle truppe in campagna, ma in quelle condi zioni speciali in cui un reparto ha una base d' opel'azione fissa o presso ché fissa, può rendere degli i mmensi ~e•·vizi , tanto piu che il suo funzionamento viene agevolato anche per ciò che si !'i ferisce al consumo di combustibil e, pel fatto che, essendo a circolazion e continua di acqua dalla caldaia ad un a.pparecchio a serpentini e viceversa, realizza una non li eve economia di combustibile. Un alt•·o stel'ilizzator e de~mo di nola, è quello di Vailla•·d e Desmarou x, nel quale l'acrfua portata a 1lo0 esce dall'appar ecchio quasi alla stessn tempet·atut·a nella quale trovav~:~si al suo i ngr esso; la sterilizzazione di un metro cubo d'acqua r app1·esenta una spesa di 4 o 5 centesimi. I n quanto ai filtr i e ad altl'i me?.zi di steri lizzazione delle acque, come quelli chimici, l'imbarazzo non e1·a che nella scelta. Cer tamente questa molteplice e svariata e:~ posi&ione di mezzi epur alori rivela per sé stessa la relati va insuffici enza dei m edesi mi. T utti sanno come i filtri possano r ealizzat·e fino a un certo punto il bel sogno di ottenere un'acqua perfettamente amicrobica; i l più delle volle es~i divengono una vera arma a doppio taglio nella lotta contm i microrganismi. Inoltre, i l loro costo non sempre lieve, quando si tratti di impianti in grande, la fragilità degli appar ecchi, la sp e~a e la fatica pel loro mantenimento funzionale, li r endono non sempr e ulilizzabili, specialmente nelle svariate conting enze della vitu militare. Che dir e poi della sterili1.zazion e chimica? Quanti detrattori e quanti smmiratol'i hanno a vicenda negato a questo mezzo ogni utili ta, o viceversa I'J1anno pot·tato alle stelle! Certamente peeò su questa sterilizzazione non è detta ancora l'ultima parola. Ne fanno fele i J'ecenli lavOI't sull'Argomento e specialmente i due mezzi di stel'ilizzazione chiruica, quello col permanganato di calce del 801·das, e quello col


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CONO RESSI

bt·omo dello Schurnbu r!l, i quali. m et·itano certamente di lis~Me l'allenzione delri!!ien ista. Ho I'J.IIi sott'oc:<;hio pa r ecchi fOf.rli r érlame favoriLimi da g-li e!<pOStlor i di que:;tu :;pecialilà delrlgiene, c ct ter ò i prin cipali e ptu impot·lau ti opparerchi: Fill1·i Ma ll ié in pot·ccl ltma d'amianto. S0no o l'orma di canflele filt ranti tan to a debole che n forte pressione, dall'eslernn ali'inlern o. Et·ano esposte l'orui ture speciali a ba tter ie per famiglia, prr uttlc::t, pet· cucina, per navi, per o,.;petlali. F iltri oli Gat·r•os in porcellana d'umisuto. :a bugie fìllt'Anli dal l',•ster·no all'in tem o; r1uesti lìltt·i, secnntl o espt~ t·i <>nze fatte al laboratorio di Lossico logia della facoltà di medicina di Par ,~i, ~ al labnratm·io micr ngrafico di M ontsour·i!=:, tlarr.Lbet·o det pr·odolli rl i lìlll·azio nc stet·il i anche dopo doùici gior ni d'uso. F illt·i Cllamberla n d, compnsli di una o pi ù candPie di porcullanfl non verniciata; l'acqua vi fìllra con o seoza pr essio tw dal l't·!' tern o all'inlt>t'no, ed e!"ce per unA picrola Appendice vern tciata che tet·mnra la cundt>la Ogn i candel.a ro t·nisce 4 li tri ci r ca o~n i 2't or e ~e nza pre~sioue, erlA 2 H 251itr i con pressione. Filtri Grnncljean (e,len-Jill re.~). L 'elemento tìllrante é costituilo dA u110 r ot••lla di cat·bune rompou,,, cavo inlernam entt• e comu ni <'anlt> r.o n uu'apP rlura all'eslrrn o, a contalto da ogn i Ialo t:Oll u n disco di col l ulosio, i l luttn mantenuto fermo da un onello nwta ll 1c.o. L'acqua pA~sa per l ~ lamine di cell ulosio. per il cA t·bone, rd P~ce per· l'nper tur a di ' llle~t·u l limo. Et•auo esposti pRt'ec:ch i modelli di qu rsl i tillt•i: filtr i $<8nza pt•essrunl', /iltt·i gnlleggianli , Dllri da Lfi!<C8 , fìltri a pressione. Filtr i !<istema lJame, PolleY in, Piat, H base d1caol1 no c di ct>llulosio, nnaloglti ai p rcc~de1tli. Filtri Bultring, n Pi qunli la rnnlet·ia filtrante è r.ompnsta di amianto, caolino o ca t•bone. In questi la ml'l tet•ia fì ltt·anle ò di,-j)OSta Pntt·o r·ocipil'nli speciali i11 modo ch e l'ncqua pas:::a prima per uno :'!tra lo di carlJ.,ne. poi oLLt·avet'!"O i l caol ino, poi l'arninnlo, e di nuovo il r.!ll'l•one. Fill•·i Maigrw11 , ltP.i quali la !"ll]'l't'licie lillt'llnte é r appr•' senl~ta da uno slra l;, di amiun lo (' da unn polvl!re special<> di cftrbnnc. Que!<LO lillt·o i.• antiea lcat'<' e anlihacrllare. Piltt·o ci iiinico llel::;<)l e Ftllcn·d (proce~!"O L opeyt·èr ~), a IJasc di poi ver <l !<leri li7.za 11 Le al p<'rlllan galltlto allumi no-calcare. rwlla Jo!'e di l ::rramu1o pet· 5 l itt·i d'a r qua. Ftltt·o Lul•Jzm o .ll('Jifll'e•~t: hio di (ìit•at·d e l1o t·dos, o basC\ rl t per mAilf:Attulq di calce e bin!"sido di m11np-unese. Cr edo op-


CONGI1E:':SI

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porLuno fer·marm i alrruanto su que~Lo sistema di eput·azionH dell'acqua giacché in Francia, o ere lo non a tor to, !!Ode di una speciale peedilezione. I n pre!'enza di m ater·ie or ganiche e di baller i, il per·man ganalo di cal ce si decompone a fr·eddo in ossigeno, o;:sitlo di mangarH'Se e calce. L"ossigeno, allo sluto nascente, altncea allora tutte le moterie or ga nic he viventi o non, in soluzione o sospensione n...tr ac• 1ua, le os;:ida e le dislrugge, decom ponendosi esso stesso in ossido di manganese in solubile che si depone. Si f~:~ agire a l lor·a il biossido dì m anganese per neut.ralizzare l'ecC'esso di perm Ani$Mto òi ca lcr, rl quale si dev e n ~'cessa r·imnente aggiunger·o all't<cqua per· el'ser·e certi di una completa a~ione depur·atrice. e quPsta nuova reazione da anc h'essa un l•·gger·o svrluppo di ossi).!eno na:::cE>u Le che si discir•gl ie in parte nrll"ocrrua. l i pr·egio di questo fillt•o consisterebbe nel fa l lo che, C()l suo mezzo, l 'acqua non solo é fi ltr ata, ma anche dc>purata cl rim icamente. Esso è formaLo da due recipienti dr ferro smnllato, di fom1a ci lindri ca, che si incastrano l'un o nel l'!iltro in modo che l 'acqua non possa passar·e tla un t•ecipierrle Al l'al tro !16111.8 allr·avc r·sar·e un blocco di bios!'ido eli manganese e di ca r·bone cfJmpr css0. L'acqua si m elle 11t>l reci piente superiore, dove si sterilizza col l"ag;.:iu nta di qual che goccia di soluzione di permnnganalo di calce (;::ala di L ul ezia), e s i cc~o m e deve, pel proprio peso, passar e n el r•eci p i en Le infPriot·e, a ttrave r·sa i l bio;::sido di manga11c:;e, i l quale clerom por. e l'ecre;;l'>o di pet·rnanganato rl i •:a lce I l. Pndiglione della Città di Parigi.- L'E spo«izione com· prendeva: il )a bora tori O municipnJe, J"~ISS istenza pubblica, i servizi rli statistica, di fl lltropomPLria, di eJrlrl.à, l e scuole, l'ammini$trazi o ne, ccc. della città di Parigi. ~l i fer met·ò specia lment e a parlare delle cose piu imporla n Li ri guardanti l' I giene. Laboratorio nwnicitmle. - I n questa s~:~la er 1:1110 esposti lutti gl i uppar c>C'.CIIi che serv ono metodicamente per le ano lisi chimiche, batteriologiche, bi nlo~i c h e che g ior na lmente arrecano tan ti vantuggi ai ci LLad i11i dr•Ila g ran de città, I nleressant i da osserv1wsi erano gli appurf'cchi arloper·uti P"r Il' anal isi dei vin i, drgli spu·iti e del latte dovuti al Git•ard ed ai suoi collaboratori ; fra essi •rolerò rupllurecch io di Bordas e Rackn w sky pel dosaggio dr·lla glicer i ••a nei lirJu •di rerm •·nlati, !"apparecchio di Bar·das e Coniasse pel do,.aggio dell'alcool ne::rli spirili, l"app<Jrecclli0 di JJuprè per la dislil lazione, l"ebullio-r.orr etl OI'e di Git•at•tl e Ouprè, l'ebull i0scopio di


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OONGREf:iSI

Truchon, l'a pparecchio di Duprè pet· la distillazione degli acidi grassi volatili del !alle, parecchi altr i piccoli appar ecchi per l'analisi del !alle di Dupré e Adam. Allri inter essanti apparecchi erano: lo spettr o fotometro e l'azolimetro di Dupr é, lo spellrognniometr o Isbel't, l'apparecchio pel dosa ggio dell'acido carbonico di Bordas, un apparecchio pel dosaggio dell'ammoniaca, un apparecchio di Bordas per· la coltura deg li anaerobi, apparecchi r egistrator i di Ver din-Vibert, stufe per ba tteriologia, microscopi, ster ilizzatori, un interessante astuccio per ispettore sanitar io. Alle pareti della sala osserva va ns i grafici, disegni. foto gr afie di preparati micr oscopici. lspe.;ione sanitaria oeterinaria.- In questa seconda sala erano da ammirarsi def!'li s tupendi modelli in cera di pezzi patologicr tratti da animali, s pecia lmente ri g uardanti la tubercolosi, l' actinomicosi, le diverse afTezioni parassitat•ie. Alle par·eti erano appesi numer osi disegni che riproducevano le principali lesioni dovute alle malattie contag iose negli animali domestici. Laborato,·io di tossicologia. - Nella r elativa sa la si rimarcavflnO: un ca rdiogr afo di Vibert, apparecchi per la distil lazione nel vuoto. per l'estrazione degli a lcaloidi, per l'analisi dei ga s, per l'esam e de lle macchie di sangue, per le ricerche sull'ossido di carbonio, deg-li aquerelli r appresentanti i diversi funghi commestibili, sospetti e velenosi, una serie di fotografie r appr esentanti i diversi servizi dei mercati centrali. Assistenza pubblica. - L'esposizione ri fletteva specialmente gli oggetti riguardanti i set·vizi ospitaliel'i . Notevole er·a questa moslt·a per l'idea storica di fat• vedere i progressi che l'igiene ha portato nella costt·uzione de:;di ospedali e di tutto ciò che vi si r rfl:lris ce. In un angolo della sala osservavasi l'antico letto a qualtr·o posti an cot·a in uso aii' HOtel-Dieu a lla fine del xvrn secolo, c he mis ura va metri 1,80 eli lunghezza per 1,44 d i lar g hezza : gli ammalati erano rappre!"enlali da .i, fantocci dei quali 3 e rano cor icati a letto, ed un quarto stava seJ ulo ai pied i del letto riscaldandosi ad un ùraciere autentico proveniente dall'ospedale in par·ola. Di fron te a questo letto, e formante contrasto, era esposto il !ello aLlualmente in uso neg li ospedali con molle a sis tema Herbetl. Noto in questa sala: un s aggio di paraffinaggio dei pavi menti , un autocla.ve ; per la sterilizzazione delle sputacchiere; una s terilizzatrice d'acq ua F licoteaux, uoa velt·i na di strumen ti chirurg ici inte ramente metallici attualmente in uso


COSGRESSI

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negli osp•:Jdali, e, come contrasto, l'ar mamen tario chi rurgico del Dupuytren, una stufa per d isinfezione di Le Blanc ed un polverizzatore di liquidi antisettici ùel medesimo, alle pareti della sala vedute e piani di s tabilimenti sanitari, quali il sanatoi'io di Agincourt pei tubet·colosi, l'ospedale Boucicaut, l'ospedale Broca, l'ospedale Cochin, l'ospizio di Bre vannes ecc. Esposizione delle scuole professionali dell'assistenza pubblica. -Cons isteva in uua mostra di la vori esegu ili dai fanciulli con arresto di sviluppo a dngli infermi della Salpétrié re, dagli iùi'?li dell'ospizio tli Bicètt·e, dagl i all ievi di orfanotrofi od opere pie consimili. Notevole un bel lissimo album sul mdle di P ott del dott. Mé nard, ch1rurgo del l'osped ale di Bet·ck-sur-MeJ'. Sezione della prima in /'anzla. - Conteneva un fac-simile di un locale pE'r isolamento de~li ammalati di difter ite all'ospedale des Enjanl.s-Maladcs, d ei piani e delle vedute di nuovi ser vizi di isolamento per malattie contagiose, dei servizi della maternità, del sanatorio tli Hendaye per scrofolosi, ecc. In una sala atligaa osservavasi un modello d'impianto pel,' la sterilizzazione del latte. Sorpassata la Sala VIli, la q uale era consacrata ai benefattori dell'assistenza pubblica ed t~gli arclaivi, s i passava in un'altra sala la qua le presentava la seguente importantissima mostra. Osservatorio municipale di Monlsou ris. - Esso ha per iscopo di fare studi scientifici Sll ll' at•ia, sul suolo e s ulle a cque, come anche s ulla rict~rca d iagnostica delle malattie contagiose. Compt'ende tre laboratori distinti: uno per le ricerche microscopiche e ballet'iolog iche diretto dal Miquel, uno per le analisi chimiche direLLo dal Lévy, ed uno per le ricerche fisiche e meteorologiche diretto dal JrJttberl e che ha sPde nel parco di Montsou 1·is e s ulla torr ,• di !::>•1n Gia como. Gli apparecchi più importanli di fJuesta mostra erano: l'apparecchio per t'a ccogliet·e e l'egislJ'are le polveri brute dell'Aria, l'apparecchio regis tratore delle spor e criLtop:amic he e gli apparecclti per l'Analisi baLteriologic:a dell'at·ia, gli apparecchi per l'analisi mJCr(lscopica tlel s uolo, gl i apparecclti pet' il prelevamento, il trasporto e l'analis i batteriologica delle acque, g li apparecchi per la diag 11osi batteriologica delle affezioni contagiose, gli apparecchi per l'analis i chimica dell'aria, dell'acr1ua e dei gaz del s uo lo, molti g ra Oci , molte fig ure e molle fotop:rafle 1'iguarda11ti i ti i versi labo r·alori e g li apparecchi di meteorologia. Nut<::ro in modo speciale l'allt·ezza mento completo di un a ppar ecch'o per l'analisi balteriolo-


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CO:\GRESSI

gica dr•lrnt'il'l, la rtuaie filtra in un mezzo solubile di solfato di ~oda ardùi'O ~ lrrilizzalo pe1· m ezzo òi g1•andi aspil'alol'i funzionanti nollo e giorno ed aventi una ca paci là rli 250 litri, una ca~sella t'ef1·i~erantc pel tr·aspor·to ùei cAmpioni d'acqua, d~>i piccoli nr:cessaire.~ pe1· la d ia~nosi bHtte1·iologics della ò1flerite, de lla luhercolol'li. e per· la siero-diagnosi, una serie di apparecchi destinati al clnsnggio dell' ozono, dell' ammoniaca, dell'ar.ido ca1·bontco rtèll'aria. Alcuni di questi appar·ecch i per l'analisi chimica cll'll'aria, eran o conlinuamente in funzione. Ctto fra questi l'apprtrecchio a ba.~cule di Pécoul il quale è mosso da una lur·bina ad acqua che aspir11 l'aria esterna in tubi di vett·o conlf:nl'nli potassn caustica, alla quale vien ceduto l'acido carbonico; un ulteriore Lir·aggio permelle di dosare la quantità di qnesto gaz; il volume d'aria analizzalo é misurato per mezzo di contatori magnetici nei quali l'aria é spi nta dtreltamenle dalla bascule. Un altro inw~g-no:-o apparecchio è il penrlolo a tlislribu;ione automatica di Ma1·boutin, il quale peemelte di fare delle analisi, in modo 11011 inlerrolt(•, del conl<' nuto clell'aria in acido carbonico. Serr>i.JiO municipale di di.~infe::ione. - N ella r elativa sala erttno esposti i polverizzutori ed una stufa per di sinfezioni Gen e~ le- Herscher, ed altr·i apparecchi pe1•.disinfezioni. I m por· !t1nte la mosLr11 di tutti i grAfici, modelli e documenti relativi al cosi detto Casier sanilaire della città di Pal'ip;i, una specie di stato civile delle abitazioni, dove l utto é desc1·itto ed annotalo per ciò che si riferisce allo stato sa nitario delle a hitazioni e che è chiamato a r ende l'e i piLI g1·andi !>er vigi solto i l punto di v ista della pt·otezione della salute pubblica. A l tre sal e non rnetao impOl'lanli erano quelle destinale all"a ssis tenzt~ al lavoi'O, al servizio degl i alienali, al servizio eli Anll'npometria diretto dal Bet•tillon di cui Ilo già pfll·lato in pt•eced<•nza. al movimento da enll'ale alla l\J nr gue. La pat·Le destra del palazzo. vicino alla Senna era r·i sel·,·alll alle fop;n ature, ai waler closet, ag:i appar ecchi d',illuminazione. Osf:ervav<t si in questo r·i purlo un facsimile di un trAt to del condotto rl" Achl• t'e'>, dei modt·l li oli collellori. sper ialmPnte rh qw·llo di Clir.liy, carte, dis<'gni c rilievi riguArdanti g li (:uouts partgini t•l'uti hzzoziolttlagricoladcllùacquedi 1·ifìulo. Infine nella parte t:enlr ale dt•l p<tlazz., trovavasi una spec·ie di giRI' li no dO" t:l el e vu v asi una f(,n lA na a quul~ro sco1u pal'timentl i qua li coulenevano le acque della Senn11, deii'Ouecq, df' lla V an ne, e dell'.\ "re. O)!ni SC(•!llpA rtim ento era doppto: ' )uello di hll!=<SO formava cnme untl specie di vasca, quel lo


1133 in alto era desti nalo art e.;ser VL'rlntn pee tra"parenza, e CO!'<i pol e vnn ~ i veoler·e l e IH'I']ne de l'A v rt~ e dellH Vanne chiar'r' , li rn pidP, m en tr·e le alt re cl ne P J'flllO tOI'hide e pantA no~P. Dato cosi uno S~U(l rdo , per rJuHr>lO somrtlar·in, ai ùue punti più im porlnnti dove Br a raccolto grun parte di ciò che r il\.:rivasi all'igiene, parr•ebbe e:;uurito i l cò111pito mio; ma quautl) m atf' riale ancoea spur5o qua o là e nella galleri e dello mocchiue e nel cnmpo di i\·Jar·te, e nel P<lluuo dei congr·essi n in 1prello rl'ecuno rnia socia le! Mi rer·doni quindi i l l r tlor·e l'O andrò \'8 )rtll1dO qua e lù prnprio come io "ag-avo qua e la nelle mi e vil"ite purtroppo fo1'zalamenle br·evi, coltaccuir.o alla mano, per· pt•ender·e nole ed osservaz ioni. III. Campo di Marte. - A l la cln!=<i'e III" pt•t:sso la !!aller·tll delle macchine, la GPr·mani a avc ,·n e!'posto carte e piani di tu lli i sana tor i dell'l tn pero (Hl stabilimenti co tnprender 1ti ~000 letti); un magnifico album con fototipie er a stato di ::;tr·ibuito g r atuitamente ai rn r:r11br·i del cnng r ·~::sso . Al 1° pinno Rnl I'A oenue d e St~{fren ll'o"a vonsi i piani dettag liali dell'i ;>lituto di Bel'lino per lt! mala.tti u inf··lti ve. La cillà di Berli no ave,·a esro~lo il piano d e i nuovi ft~bbr i Ctl li d0ll'ospedale dello Clt arii é dove sono situate le dieci cliniehe r! ell'ut li versrll.l con 1 2~7 letti. l nterel'sontisl'ima er·n l'esposizion e rlep-l i appar ecchi im A ~i­ na ti dal Rubner dir ettore dell'istituto tl'igiene nell' univer·sita di Ber liuo, per lo stu.lio delle pr·opri elà igieuichtl dPIIe mater'H! e dei ttlssuti usati per le ve sti menta, e quell a der tipi di lossine e anlitossme prepar ati dal Behriug (Testr.riflt-rr, tube r col ina, antito<>sine della d1fterite, del tetano, della mor·va, ecc). L 'lug iJilterra po i f'acevasi rimarcat'e per una dimostrazion e esalta su piani in t'i lievo, in cartr , diag r·ammi, 'ecc . di l utto ciò che si r·i l'twiscc al Metropolilan. A sy l ums Board vale a di r e all'amtnin i!'< Lr azior1e de:.t li a!=<ili e degli ospeda li d' i solamento di L ondr a Quest'amrninistr·azione pM!:'iede i n L ondr a 13 ospedali cou 600tJ telti, G stazioni d'ambulanza t ~rrestri con '135 v etture pel trasporto dei contag io::;i, i asili per 600rl alienati, una nave-scuo l a. A l ato di questa impor·taol.e m ostra ve ne er·ano s l lre piH·zìali dell' A11str·ia, del Giappone, di'Ila R u ~sia , dell'Ungher ia, df•g li Stati U niti, della Svizzer·a dell'l ta lia . Anche nel Campo di M arle al gruppo IV, l'Italia a\·eva esposto impot·lanli og g··lti r: ;~ u arJanli l'igiene. A similitudine delle alti'" potenze, tr ova \'tll1!':i in que:::to gruppo i piani dimostrativi dei pr0g ressi i gienid ottenuti nelle città pr'inr.;ipali del r egno (Roma, Genova, T orino, Milano, Napoli, Pa-


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OO);GRESSI

!ermo), e Roma specialmente fa cevasi nolnr e coi ~uoi piani di tu tti i lavor·i di r·i sanamen lo e d'ingrandimento compiuti in poto più di 10 anni. In questo stesso gruppo erano poi esposte due bel! issi me gr andi ripr oduzioni plastiche, nella sc1.11a di ci rca nn m ezzo centimeLro per· metr·o, delle due stazioni sanitarie di Asinar a e Poveglia, cos truile in modo da dare una perfellissjma rd ea della distribuzione dei locali e di ogni mini mo lor o d ella1.dio. Fra le tante mostr e riguardanti l'igiene e spar se qua e là, no ter ò ancora l'esposit:ione d'Igien e del Belgio, l e esposizioni par·zia li del le cillà di Buda-Pe~t e di Vienna, l' espo~izione del la Compagnia fran cese delle Acque compr endente un piano in rili e,·o r appr esentante l e omcine di operazione delle acque per mezzo ci el rerr·o metallico , i bacini cii lavaggio, i bacini d i decantazioul'l e i fìltr·i di Choisy-le-Roi, i piani di distr i buzione dt!lle nc!]ue i n diver se crlla della Francia. Nel palazzo dell' AgdcolLurA, plllr ei'so situato nel Campo di Mat•le,:osser vasi u11a esposizione tedesca d' I giene. N otevoli eran o i piani ·1el l'oq:(anizzazione genrr·ale e degli impianti ig:i enici delle città di Colon ia, Norimberga e Amburgo, l'appar ecchio per chia rifica re l e acque di Rolhe-Dcgener, l'appa recchio a fil trAzione doppia di Goetze, l 'appar ecchio ster-i lizzante dell'acqua di Wernr t· v . Siernen!'<, rival e di quelli di Rouarl e di Vfullat•d r Desmaroux, il fìllro di Krohnk e, il modello di un si stema di ch iarificazione delle acque m ediante il processo bi ol o~ico già in usn i n I np;h ilterr a eù or a inlr-odollo anche in alcune citta de lla Germania, il modello dell'i m pianto per la epurazione ,{l, lle ac.,ue a Casse!, modelli di apparecchi pur i firul<>l'i delle acque meccan ici eJ auLomal ir i, di pozzi ch iai·ifi calori. ecc. l V. Palaz;o d ei Conr1ressi e pala~zo dell'Economia So ciale. - In questi palazzi tt•ovavansi mo!"tre del la Germania ,

drlla S,·ezia, della Ru!<sia, del Porto:.rallo, dell'Inghilterra e tullo l'assieme del gr uppo d••ll'econnl!lia f'Ociale con tenente gran nun.ero di docum enti intet'S!"sanli l' Igi ene, particolarmente cl·, lle nbi tnzioni npern ie e ciei sar1a1ori. V. :l ltre most re par• iali erano poi r·iunile i n picroli padif!l ionl specinli, ~ed è cosr che in vici nanza del palazzo delle Armate di Ter r·a e di M nre O"~>e rvnvn r ls i degli apparecchi di r·i!"caldarnon to e (li Vf'lllilazion<' per l 'rser c1i0 , una cucina c! a ba ttagl ione, m od. l !JOO, a sèr'ba Lo io nu toma ticn di F. Vai llan t, u11 cn11'ellier a t errn ostatica, m od. l !)00, che dopo aver ratto il caffè, l o conser"a caldo per 12 or e, par ecchi forni scomponi bili


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CO:.GRESSt

da campagna, sistema Gene!';Le-Hersclter , fissi e locomobili i quali formavano una delle attrazioni di quel riparto dell'Esposizione giacché i soldati addetti alla confezione del pane da mattina a sera iofornavan o e l evavnn o delle saporite pagnottele quali andavano a r uba da color o che si affollavano di continuo attorno al locale. Ne lle vi cinanze er gevasi il padiglione della Croce R ossa, mentre nel locale stesso del palazzo delle Armale di Terra e di, Mare v'erano mostre d'i~iene militare ri guar·danli l'eset·cilo francese. All'igien ista desider oso di studiar e ciò che si rifer isce al· l'igie11e colon iale, er a rla raccomandar si i noiLt•e una visrta al padiglione della Tunisia al Trocadet·o, come anche a quello del ministero delle colonie francesi, a quello della R ussia asiatica, e a quello delle colonie olnndesi. I nfine all'an nesso dell'Esposizione a Vincennes potevnns1 ammir at•e delle case operai e, dPgli apparecchi industria li rli risan am ento, la curiosa ed inter essante mostra delle couoeuses d' enfants, opera fondala nel 18!H per l' allevamento gratuito dei fanciulli nnli Avanti t ermine, i11 fìne i fìltri di Kurka per la lillrazione in grande, i quali comprendevano un serbatoio per· l acqua da filtrare, un cer to numnro di camer e dove si pongono gli elrmenti per· la mtr azion r clieronsistono in tubi solidi di p1etr·a a por i fìni~R itn i , r iun iti vert icalmente, lungh i metri 1.2(1, un corri doio di servizio, e un bllcino pet• l'acqua fìl tr·ata . E qui ter mino la mia rapida r as;;egna sull'ec;posizione di I gie ne. Certamente avr ei potuto dil uugarrni di pi ll. Tengo pet•ò a dichiarare che quanto ho scr·rtto non è allr o che la fe dele espr essione di quello che ho ,·oduto coi miei propr i occhi ed ho uolalo col taccuin o alla mano nelle poche or e che potei dedicare a lale scopo, come anche delle mie impr·essioni per sonal i. Il lellore poi abbia pr e;:;en te, co11 qu•'li'in.lulgonzo che cer·tamenle non potrà mancare, che se io mi accinsi a por mano a questa r·elazi one, ciò fu solo per due m otivi, per dare cioè ai m iei colleghi una somrna 1·iA i dea di cio che fu il x• Con gresso internazionale d' ! ~iene . e pr r ofT'rir·e agl i egr•eg1 ;;u. periori i quali ebbero la bontà di dc" ti nar'tlli qu11IC del..-gato al Congr esso, un r iver ente e ri conoscente om»f!gio di stima e di a ffollo. Dottor FRAN CESCO TESTI Cllpilcmo mt dico.


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NOTIZIE L& nuov& •ouol& dl S&Dità mWt&re & Vlenn&.

Tr·a le gr·andi nazion i militari l'Au '< Lr·ia sola mancava sino ora ùi u••a Svuola spc3ciale per medid tnililari. Questa fu inaugurata. il 6 ottobr e pp. nP.l Palazzo dell'antica Accademia Giuseppina, sotto il titolo di Scuola d'applicazione pei medici milittt r i (Mililc'i. r ilr ;tliche Applikationsscftule). Essa ha il doppio scopo di dare agli aspiranti alla car·riera m eùico-t nilllar·c la necei'>Sur·ia is truzione; e di porgere ai medici mil1lari che sono già in carTiera, il modo di perfezionarsi nei lor·o stud1. Il cot·so per gli a;;pi1•anti alla nomi na di medi co militare, ha lA dur·ata di un anno, e compr ende lezioni ed eserci tazioni protich e. Le lezioni si aggirano sull'igiene mil itar e, la chirurgia di guerrH, la p'iicluatria J'l)t·ense, i l scr vi;do sani tar· io, gli el ementi di seienza mililur e, la contabilità. Vi si fanno poi esercilazioni pratiche sul ser~izio sanitar·io in campagna; eset•cizi di dia !:{nosi chirurgica e fasciature; di diag-nosi e tet'A p•a delle malattie interue, di oftalmologia, lar·ingologia, olOiatria, ecc. Poi si addestrano gli allievi n elle ricer che spe1·imenlali allinenti all'ig tene, nella bAtteriologia, etc. L e funzioni ùi insegnante fur ono atF.dat~ ai capi riparto delle ~ingole specialiLa nell'Ospedale di Guarnigione n• 1, ed agl i addelli l'Il Comitato di Sanità. Gli aspiranti all'ammissione alla scuola, devono aver con~ aeguiln la l oui·ea d(lllornle, eù aver prima pPestato sei mesr di servizio snlto le anni.

G IOVANNi

<::coLAR!, Gerente.


Ili VISTA 01 MALATTIE V~::'jEf"IEE E DELLA PEtLE.

Schifi e Freund. - Trattamr nto dello ma lattie cutnnlll' con i raggi

nontgeo . . . . . . . . . . . . . . . . . Trousseau. - \'alore pr onostico doli' irite nella siflli,1e. . . . . .

Pag. 1106 1107

RIVISTA DI TEilAPEUTICA. BorgherlnL - Gli arsenicali nella cura d~ lla tubercolosi . . . . . Pag. HOS Lenhartz . - Circa il valore terap euflco dello infusioni clorosodiche nelle ma lattie acute . . . . . •· . . . . . . . . . . . H09 !\IVlST.~ DI MEDICI!\,\

LEGALE.

Del Greco. - Sui delinqu enti pazzi . . . . • . . . . . . . . Pag. HlO

RIVISTA DI TECl'ìiCA E SER\' IZIO ,\IEDICO MILITARE. Nlmler et Lav·a t.- r,es proj ectile~ des armes .te guerre. - L• ur a~tion vuln~ran Le. - Les explos irs, l es poa<lres. les projectiles d'exereieo. - n.eur actioo et leur.> e!fcts vulnertllil i<. - Les annes blanclles. - Leur action et Jeu rg eifet~ vulncrau ts. . . . . . l 'ag. IH3 HIVISH

D' IGII•:;>;E.

ICoch. - Quinta relazione sull'opcrnto dell a SJJcdizione p~r lo studtO della ma,laria . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. tUO Bignami. - t 'acqua potabile a l campo ili San Mau~lzio . un

CONGRESSI

Il Congresso d 'igiene e demogralla e l'esr osiziono t.l ' igiene a Parigi nel i 900. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. U:!2

NOTIZIE. -La nuova scuota di Sani ta militare a Vienna . . . . . • . . . Pag. 11 36


GIORNALE MEDICO DEL

R E G I C>

ESERCITO

Direzione e Amministrazione: presso l'lspetto:rato di Sanltl Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)

CONDlZIONf DI ABBONAMENTO. Il Giornale .fledico t.lel 11.• Esercito si pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese lo rascìco lì di 7 foglì di stampa. L'abhonamP.nto è sempre annuo e decorre dal t• gennaio. Il prezzo <lell'abbonament.o è : Per l' Italia e la Col(Hlia Eritrea Per i • Estero . Un fa scicolo separato costa . .

1•• 12 • 15 1, 25

L'abhouamento non disrletlo prima ciel t• dicembre ~·intende riuoovato per l'anno successivo. l signori abhonall militari in ~ IT~ttivltà di sen·izio possono pagare l'importo dell'a b· booamento per mezzo clei rispettivi comandanti di corpo (anche a rate mensili). Le spese per !!li estratti e quelle per le tavole litografiche, fotografiche, ecc., che accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti co~t..1no L. 7 per ogni fog lio di stam11a (16 pagine). o rrnziooe inclhisibiJe di foglio, il per ce111o esetnlllari. Il prez1.o è e~unlc sia r.he ~~ traiti dl 100 esemplari o di un numero minore. l manoscritti non si restituiscono.

Amtnario Generale Sanitario d'Italia 'Nei primi mesi del venturo 1901 sarà pubblicato a Milano un Atmua?·io gene1·ale sanitario sotto forma di Guida per tutto guanto riflette il servizio Sanitario del Regno. L' .4 n?ma,.io conterrà l'elenco di tutti gli esercemi professioni sanitarie in Italia ed il notiziario completo degli ospedali, case di salute, luoghi di cura, fonti minerali, ecc. Chi ha interesso può chiedere schiarimenti al.l' AmministrazioHe dell'Annuario Sanitario, Via Gesù, 23 - Milano.


o t.Y _il..

GIORNALE MEDICO DBL

Anno XLVIU

N. l~. - 3f Dicembre 1900 '

ROMA Tt.POGRA.li'U. BNRIOO VOG.REBA

Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).

18. GEN. 01


SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUT E NEL ~PRESE NT E FASCfCOLO

Trombetta . . -:- L' influenu della luce nella determinazione dell'acutezza VISI va. . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. U 37 Mendlnl. - Nevrastenia dJ origine otltica . . . • . . , UM Serto li. - Glandole llnfatiche 1nguinali a~rranU. . . . H57

RIV18TA[DI GIOaiW&LI IT&LJ.l!WI ED E8TII:aJ.

RIVISTA MEDICA. Potai n.{-; Rapporti fra la tubercolosi e le affezioni cardiache . . . Pag. UM E. Welaz. - NuoYo processo di determ inazione clinica del limiti del

polmone. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Federowltsoh. - La dilatazione ron.ata del torace come mezzo tera· peutico per combattere l'eptstasti . . . . . . . . . . . . Qulnclle, KOnltzer, Sohanz. - Le manifestazioni vertabrali della febbre tifoidea . . . . • . . . . . . . . . . . . . . . • . V. Yalleranl. - La frìgoterapia locale con le polveri&uzionl d'etere · ~- nel tumore di milza da malaria. . . . . . . . . . • . . Caton. - Per impedire lo sviluppo 4elle malattie valvolarl nel reu,.,., malismo ar1icolare acuto . . . . . . • . . . . . . . . M. Bard. - Della mobilità del diaframma nel versamenti plenrlcl . Ctua delle artriti non sllllitiche mediante iniezioni lntramnscolari di calomelano. .

.a. . . . . . . . . . . . . . . . . .

U 63

U64 U65 UG6 U67 U&V

u"

RIVISTA 01 NEVROPATOLOGlA. llarlnareiCO. - Un caso di emiplegia isterira guarito con la sugge-i" stione e studiato con l'aiuto del cinematografo . . . . . . • Pag. H7t L. De Cesare. - Sul valore terapeutico dei metodi Ffechsig e Becbtorew comparato col bromuro di potassio nella epilessia . . H7t !,OUIOM: -Trattamento della eplle~sia con i bromuri e l'ipocloru•.;or raz1one . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . U78 L. Motttert. - Contributo alle~ studio della etiologia della paralisi progressiva. . . . . . . . • . . . . . . . . • • • • • H7 4 W. lUth. - L'epil08sia tardiva . . . . . . . . . . . . • • . • U711 R. Beellgmann. - Sull'eziologia e sulla cura della paralisi progressln U 75 H. Henaen. - Cisticerchi ner quarto ventricolo . . . . . . • . . • U 76 RIVISTA CHIR URGICA. F. U111ber. - Trattamento chirurgico dell' idropeascile da cirrosi ..c~ epatica , . . . . . . . . . . . , . . • . . . . PaQ. U 76 P. Skaumann. -ILa disinfezione delle mani e 11 lieofonnlo. . . • • USI Rl VISTA DI,OTO-RINO-LARINGOIATRIA.

u:

M. Sermoraz.l - Estrazione Ilei corpi estranei da !t condottotaudltlvo PGQ. H86 Courtade. - tffllla. irriguione nasale . . . . • . . . . . . . • Ha11Jauer. - Suil aforila spaslfca. . . . . . • . . . . . . . • U (Per la COflliB\I<Jalotlt IUII'i11dice Cedalì la po(Jitta $ 0 !UIIa c(IJift1i114).


MElU O:R.IE

O:R.XGINALI

L' INFLUI ~:'-ìZ t\ DELLA L UCI~ NELLA DETER~l!NAZIONI!: DELL'ACUTEZZA VISIVA

l'er 11 dotL. •:•lmondo T rnmhc u .. , ((l(J il:Htll rn t•• lwo a lla <t·nol:t •l"n!•(11lra7.i1JIIC di s:lllila nulitaru

Il Javal (l ) ha recentemente sostenuto, circa la notazione dell'acutezza visiva, un' idea che già aveva formato oggetto di precedenti su~ considerazioni, e che n on deve passare inossen·ata.. sia. per l'autorità dello insigne oftalmologo, sia per l'importanza. che è destinata ad avere negli esami funzionali dell'occhio a scopo clinico e medico-legale. Quest'autore, dunque, osserva che nello stesso modo come il sistema delle diottrie rende uguale l' intervallo 3sisteute fra una lente e l'al tra, cosi è opportuno di rend ere ugual i gl'inter valli dei ditfereuti gruppi delle lettere degli otto ti p i; e questo risultato si ottiene facendo accrescere le dimensioni degli ottotipi stessi secondo una progressione geometrica (~V 2 1,41). Quando la cifra l indica lo spessore dei tratti che compongono le lettere più piccole della scala di Snellen, nei gruppi seguenti que:;to spessore è ri:;pettivamente di:

1,50; 2,3; 3,; 4,6; 6; 10. secondo Javal 1,40 ; 2 ; 2,80; 4; 5,60; 8. Dunque l'acutezza v isiva media dèterminata. dallo Snellen comprende un corto numero di acutezze ap72


1138

1/l~j,'LUENZA DELLA Lt:CE

parteneu ti a persone che oggi si considerano come anormal i.; o, in altri termini, il visus normale determi· nato dallo Snellen è inferiore al reale. Siccome è impossibile il determinare di nuovo racutezza normale escludendo tutti g l'individui anormali, così il J a val propone di aggiungere alle scale due gruppi di lettere, di cui uno corrisponda ad un'acutezza doppia di quella di Snellen, e l'altro ad una acutezza una volta e mezza più g rande (propriamente 1,41). Questa ae--utez Ja visiva soddisfacente sarebbe puramente una acutezza normale transitoria, fino a che l'acutezza visiva fisiologica sia determinata di nuovo mediante l'esame di un gran numero di persone normali. Lo spessore dei tratti di cui sono costituite le lettere della serie la quale deve esser letta a 5 m. di distanza d a un occhio che abbia un'acutezza soddisfa· cente, è di 1,25 mm., essendo l'altezza delle lettere 3tesse di 5 mm. Questa serie è la seconda della tabella. In linea generale, invece di parlare di angoli sottesi dai tratt i o dai caratteri, il Javal trova più semplice, il d ire che, con una buona illuminazione, una vista soddisfacente permette di vedere le lettere capitali del tipo da lui scelto, ad una distanza uguale a 1,000 volte la loro altezza. Inoltre dice che si potr ebbe eliminare ogni notazione arbitraria indicando i diversi gradi della scala semplicemente cou l' altezza delle lettere ohe li com pongono; e considerando che, in pratica, la misura dell'acu tezza visi va è fatta a 5 m. per g li oggetti lon· tanì e a 0,25 m. per gli oggetti vicini, non vede la necessità di scriver e queste distanze, bastando rappresentare l'acutezza visiva per mezzo della cifra corrispondente alla linea letta. È inutile aggiungere che la cifra o ttenuta per ciascun individuo sarà tanto più elevata per quan to la sua acutezza visiva sarà ridotta.


NELLA DETERMl~AZIO~E OELL'ACt..rEZZA Vli\IVA

1139

A mio parere, le proposte dell'eminente oftalmologo francese sono accettabilissime, ed aggiungerò che nessuna categoria di medici pratici potrà ave.re a propria disposizione tanto materiale di esperimento quanto quella dei medici militari per soddisfare alla sua richiesta, di determinare, cioè, con l'esame di un gran numero di individui, la nuova acutezza visiva fisiologica : faccio però delle riserve circa l'a ll'ermazione assoluta. che l'acutezza normale dataci dalle scale dello Snellen è inferiore alla norma. Mi spiego; io non metto in dubbio che l'acutezza media normale fino ad oggi trovata con le ordinarie scale metriche sia inferiore alla norma; ma dico che ~ Lecito il domandarsi se tale insufficienza dipenda propriamente dalle tavole, o non piuttosto dalle condizioni io cui si è sempre fatto e si fa tuttora la determinazione del visus. Or bene per me la risposta non può esser dubbia: l'iosufficienza dipende da queste condizioni, e, in ispecial modo, dalle seguenti, che non furono mai soggette a norme precise, nè regolate da le~gi uniformi: P L'illuminazione dell'ambiente in cui si fa l'esame; 2• L'influenza dei mezzi che assorbono la luce; 3Q Quantità d i luce che gli oggetti di prova mandano all'occhio; 4• Il fondo su cui proiettano gli oggetti stessi. E esaminiamole brevemente. 1." Condi.;ione. - Nulla di meno preciso e di meno definito di questa. condizione di esame. Fin dal 1874, il Reymond (2) richiamò l'attenzione sullo stretto rapporto che esiste tra acuità. visiva ed illuminazione, facendo osservare che tra i fat tori i quali piu direttamente concorrono alla percezione degli oggetti, ve ne sono due che, in circostanze speciali, fanno un ufficio di vicendevole com penso; e questi sono: l"angolo vi-


114:0

L' I:> E'L UENZA DELLA L t!OE

si v o 1A g. V) sotto cui l'oggetto si presenta, e il grado d illuminazione, generale od assoluta ( L ) dell'oggetto. Scegliamo pure, scriveva il Reymond, un oggetto semp li ci~simo, ad esempio un a linea o una lettera nera, che noi dobbiamo distinguere dal fondo bianco sn cui è segnata, e fissiamolo sotto l'illuminazione più favorevol e possibile Al di là d'una certa distanza, quest'oggetto cesserà d i essere distinto; l'angolo visi vo più piccolo sotto cui l'oggetto può esser visto distintamente, determina la acutezza. di visione ( V). Noi chiameremo mn.{)imum di vis1~g indi viduale l'acuità. di visione d i oui gode un dato occhio sotto r illumina zione più favorevole che sia possibile. Diciamo L S (sufficiente) q uel gradv o quei g radi di illuminazione ch"' corrispondono alla pienezza, al ma. cimum individ uale di V: e L suà insufficiente (Li.) allorquando non sarà eleYata abbastanza acciocchè l'occhio goda del suo maximum di V indi \"idnale Quando L non sia troppo i nsufficiente, si può ancora vedere distintamente l'oggetto ; ma a tal uopo è necessario che esso si presen ti sotto un angolo più aperto; ad esempio, che si av vicini. L'ingrandimento di Ag. V compensa, in questo caso, la deficienza di L. Si ponga ora questo oggetto ad una àistanza che ecceda a lquan to quella a cui poteva ess~ r visto : senza variare Ag. l', noi potremo di nuovo Yedere di.,;tintameute quest"og· gett<' aumentando, in una certa proporzione, l'intensità di L . In questo caso l'accrescimento di /, compe,zsa l' Ag. V in defic ienza. Questa pro pri3tà di vicendevole compenso tra L e ,tg. V, ha i suoi limiti: ve n' ha uno, almeno, che noi possia mo d e t~rminare e che corrisponde al rninimwn di illuminazione sufficien te, o compatibile col maJ·im um di V individuale. Sott.o guesw grado di L, l'acu tezza visiva è nella sua pi e nezza. uè potrebbe essere aumentata da un accreset-


mento di L; e qualunque si a l'intensità di L al di sopra di questo grado, non si potrebbe dim.innire Ag. V senza che l'oggetto cessasse d'essere veduto distintamente. I n altri termini L ' minimum (L-ntS) indica il limite al di :;opra del quale un aumento di L cessa di poter compeusare un angolo visivo deficiente. Orbene, dopo tanti anni, che cosa si è concluso circa questo limite sufficiente minimo d' iìluminazione che è un fattore così importante nelle determinazioni cliniche dell'acutezza visiva? Nulla o quasi nulla: e infatti, pnr essendo dimostrato che basta poter disporre di illuminazioni molto elevate per esser certi ehe esse corrispondono per lo meno a LmS dell'occhio in esame, qualunque ne sia il grado dell'impressionabilità; e sa pendosi, d'altra parte, che r illuminazione eccessi va dà luogo ad irradia:~.ione, e quindi non permette più uua determinazione esatta, si è creduto di sciogliere la questione stabilendo, come tipo d'illuminazione, gradi di luce molto deboli, e ciò sopra tutto per ovviare alla difficoltà, che si è sempre incontrato in pratica, di pro.mrarsi illuminazioni abbastanza elevate. Ed ecco il Klein (3) proporre un'illuminazione di 25, 50, 100 candele (tipo inglese) ad nn piede di distanza dall'oggetto; l'Abadie (4) consigliare anch'esso ruso costante d'una luce artificiale invece della luce diurna negli esami comparativi. e il Javu,l (5) nel 1877, adottare la luce di un becco di gas variabile a volontà da l a 20 candele, con l'aggiuuta di un rubinetto a quadra11te, che permette di leggere istantaneamente il grado di intensità di luce. Come era facile il pre,·edere, questo modo di procederò non fu di alcun vantaggio alla soluzione del problema relativo al limite sufficiente di L; e ciò è tanto vero che il Klein stesso trovò, in tutte le sue esperienze, un aumento pronunciatissimo del V con


1142

L'I~FL OENZA DELLA LUCE

luci più intense, dimostrando così, nel modo il pm palese, che l'illuminazione da lui proposta era in!>ufficiente. E d'altra parte, si è forse cercato di definire nettamente la questione rigettando l'illuminazione artificiale e continttando a servirsi della luce naturale? Si sono forse stabilite delle norme chiare e precise, come si richiede per la produzione di ogni fenomeno fisico e fisiologico? Nessun oftalmologo potra dare a queste domande una risposta affermativa: infatti gli autori han sempre parlato, e gli osservatori si sono sempre accontentati di una buona illuminazione; la quale e:>pressione consente una grande elasticità, e permette di fare la determinazione dell'acutezza visi va in qualunque locale, con qualsiasi tavola tipografica, e sotto le più svariate condizioni eli luce, nelle varie ore del giorno. Se noi, ancora una volta, ricorriamo al vieto paragone fra la retina e la lastra sensibile di un apparecchio fotografico, potremo d i mostrare facilmente che la formazione dell' immagine d'nn oggetto è sottoposta alle stesse leggi sia nell'un caso che nell'altro, e che non tutti i gradi di luce ci danno una negati va. chiara e distinta, come non permettono la percezione netta di un oggetto per parte della retina. Ma qui è d'uopo dir subito che se, per la posa fotografica, esistono certe norme approssimative, le quali regolano gli effetti della luce sulla. lastra e che, se queste falliscono in parte, v'è sempre l'àncora di salvezza del ritocco, per la determinazione del visus non è neppure il caso di parlare di norme approssimative, poiohè la luce diurna, col variare alb' infinito da un'ora all'altra, percorrendo tutta la scala delle intensità luminose, non permette assolutamente rigorosi esami compa.ratiYi, senza che, d'altra parte, si sia in grado di render::;i esatto conto di tali differenze e di correggerne più tardi gli effetti, come avviene per le lastre sensibili. D.unque,


NELLA DETERMISAZIOSE DEl.L'A OllT F:ZZA VIS IVA

1143

continuando a servirei della, luce diurna per la determinazione del visus, otterremo, anche con nuove scale metriche, i risultati più diversi; il che val quanto a dire che, da questo la to, non possiamo conservare alcuna speranza di giungere alla soluzione del problema. Condizioni 2', 8• e 4·•. - Benchè queste condizioni di esame dipendano in gran parte dalla precedente, mer itano tut tavia alcune considerazioni speciali. La chiarezza della visione è~ come è noto, tanto maggiore quanto maggiore è la quantità di htce che concorre in ogni unità superficiale dell'immagine che l'ogg etto forma sulla retina; osservando però che rintensita della sensazione, pur non essendo proporzionale alla quantità ora detta, cresce con questa, che alcuni autori chiamano chiarezza fisica. Quindi, per calcolare la chiarezza, si dovrà dividere la quantità di luce che penetra nell'occhio per la superficie dell'immagine che essa va a formare sulla retina. Supponendo che fra l'oggetto fissato e l'occhio nop. esistesse alcun mezzo assorbente, la chiarezza sarebbe indipendente dalla distanza dell'oggetto; si abbia, infatti, un oggetto luminoso di cui ogni unità superficiale mandi, al la distanza l, sopra la superficie l, una quantità di luce eguale ad L. Se S è la superficie di questo oggetto, d la sua distanza dalla pupilla e a l'area della pupilla ste,ssa, la quan tità di luce che, proiettata dall'oggetto, penetra nell'occhio sarà espressa da:

L Sa d• .

Rappresentando con s la superficie dell' immagine data. dall'oggetto, la chiarezza è:

L Sa C == d' s ·


11M

L'J~FLUE~ZA DEL.LA LCCE

Supponendo, come del resto si verifica sempre, che l'oggetto sia abbastanza lontano dall'occhio perchè si possa rappresentare con cl tanto la distanza dalla pu· pilla quanto la distanza dal punto nodale, si ha:

s

a-

-s- D' in cui D' è la distanza del centro dell'occhio dalla retina. Si ha quindi :

C

== La D := costante. 2

Ma noi dobbiamo considerare che fra l'occhio e l'og· getto fissato vi sono, oltre l'aria, di cui qui non è il caso di' tener conto, dei mezzi assorbenti la luce, ai quali generalmente non si a ttribuisce importanza al· cuna, e che tuttavia esercitano un'azione abbastanza sen· si bile sull' illmninazione dell' ambiente e, per conse· guenza, sulla chiarezza fisica della Yisione. Del qnal fatto ognuno potrà facilmente pursuadersi ripetendo lo esperimento da me più volte praticato di determinare l'acutezza visiva di parecchi individui, nelle ordinarie condizioni di buona illuminazione, pr ima in una stanza ingombra di mobili e dalle pareti coperte da una cart:a a disegni di colore cupo, e poi in una stanza assolutamente sgombra, a pareti rivestite da un sem· pl ice intonaco b ianco: più di nn a volta il visus che, nel p•·imo esame, era uguale a ~· salì, nel secondo esame, alla cifra normale, senza che io potessi attribuire tale differenza di risultato ad altra causa ohe a quella ora accennata. Ma anche non tenendo conto, per un momento, del colore d elle pareti e degli altri mezzi assorbenti la luce, bisogna considerare, come già. ho detto, l'influen za esercitata dallo splendore o luminosità, che dir si voglia,


~EJ,LA

IJETERMIX .IZJ O:\E DEI , J; ACt;TEZZ:A VISIVA • 11-!ò

dell'oggetto fissato e dal colore del fondo. È ben vero che due punti appariscono ancora distinti ad un occhio normale quando so n visti sotto un angolo visi v o di 1', per modo che la distanza delle loro immagini sulla retina sia di circa, 0,0043 mm. ; ma è altrettanto vero che un oggetto bene illuminato pnò essere visto anche sotto un angolo di 30'', se e:;so si proietta o se è impresso sopra. un fondo scuro ; mentre ufi oggetto scuro su fondo chiaro non bene illuminalio, o su fondo grigio, richiede, per esser visto, un angolo di oltre 2". Quando si pensi che le n')Stre ordinarie scalo metrich~ riman· go no q nasi sempre appese alle pareti. esposte alla. contillua azione della luce e della poi vere, per cui il fondo bianco si fa gialliccio e i tratti neri svaniscono a poco a. poco, non parrà strano uhe esse, dopo un certo p€1riodo di tempo, divengano iusuffiuient1 e non siano più adatte per determinazioni rigorose ; nà potrebbe essere altri menti, poichà vien loro a mancare quel grado di luminosità che è n ecessario all'esperimento. Accennati cosi g l'inconvenienti , riassumerò in breve le proposte che risultano dalle mie esperienze, e che avrebbero lo scopo di ridurre al minimo l'influenza delle condizioni sfavorevoli in cui ordinariamente si pratica l'esame. Eliminata. la luce diurna, che non può essere sotto · posta a. leggi costanti, e partendo dal principio che occorrono illuminazioni molto elevate per esser certi che corrispondano per lo meno a. LmS, ho esperimentato varie luci artific iali (gas, petrolio, luce oss icalcica, luce ossidrica) e mi sono definitivamente arre· stato all'elettrica, e più precisamente a quella fornita dalle lampade a incandescenza con vetro smerigliato sfer ico, le quali dànno una bellissima. luce bianca d'in· tensità costante t- regolare. È appena necessario il ricordare che l'intensità luminosa di queste lampade si


ll.J.G

L 11Nl:'L tJE ::\ ZA DELLA L UC!l:

espnme i n candele, e che, q uale candela unitaria., si impiega oggi quasi esclusiva mente la lampada all'a.mih.~c.;e t o H efner, la cui forza luminosa è 0,85 della can-

1

dela tedesca di paraffina, e circa ~ di CarceL Senza r ipetere q ui in tutti i suoi particolari, la serie delle mie ricerche p ratiche in una stanza di 8 m. d i lu nghezza per 2,50 m. di larghezza, a pareti di color grig io scuro, dirò che riuscii ad ottener~ abbondantemente LmS con quattro lampade di 16 candele ciascuna (a 148 \V.), poste alla distanza di tre metri da lla scala ottotipica. In queste condizioni d ' illuminazio ne constatai che g l'individ ui normali leggevano senza diffi coltà. alcuna il n. l della t avola mura le d i De \;v-ecker non g ià a 5 m. come nelle osservazioni ordinarie, ma a 6 m. ed anche a 6.50 m.; il che mi prova nel modo più evidente che L ag iva in senso compensativo su .-l g. V, e che a ve,·o ragg iu nto. se non forse alq uanto su perato, il limite minimo sufficiente di L. Io non d ubito punto c.;he se le lampade ad incandescenza fossero disposte in apparecchio a r ibalta munito di rifletto ri sma ltati o verniciati, in modo che la luce nou venisse a colpire l'occhio in esame, ma si concentrasse tutta sui caratteri di pr ova; e. i noltre, si ripetesse l' esperienza in Ul:la sala dalle pareti di color grigio chiaro o bianco, il limite min imo si potrebbe raggiungere benissimo con tre sole lampade collocate alla distanza snaccennata di 3 m. S i aggiunga, poi, che adattando la di~posi~ione -in deriva::ione, ossia mettendo le lampade ad u na ad una fra i d ue conduttori che partono da u na d inamo a tensione costan te, si potr ebbe spegnere od accendere ciascuna delle lampade, senza che le r imanenti a vessero punto a risentirne. Si avrebbe con cio iil vau taggio di far variare la forza d'illuminazione ~eco u do l'i mpressiona bilità r etinica del soggetto, tenen-


NELLA DET.F;Jl)!L.'I1AZIO~U: DELL'ACTTI~ZZA VISIVA

llob7

clone esatto conto nel risultato di esame allo stesso modo che si tien conto della distanza a cui sono lette le serie degli ottotipi; e di det.erminare, oltre l'acutezza visiva, anche il senso luminoso. La sala in cui si praticano gli esami dovrebbe avere una lunghezza di 7-8 m .. ma non :;uperare la larghezza di. 3 m. per evitare una perdita di luce: inoltre non dovrebbe contenere che l'ottotipo e rapparecchio d'illuminazione. Per q uel che riguarda le pareti, occorre ricordare che le tappezzerie bianche riflettono l'SO p. 100 di luce; le gialle, dal 40 p. 100 al 60 p. 100 ; le azzurre e le rosso-scure, il 25 p. 100. Sarebbe quindi da consigliarsi il 8emplice intonaco bianco senza vernice, il cui potere riflettente osci lla fra. il 70 p. 100 e 1'80 p. 100, e non produce abbagliamento. Gli ottotipi, fissi alla part,te e in una posizione esattamen te stftbilita in antecedenza., dovrebbero essere in· quadrati in una cornice, naturalmente senza vetro, e ricoperti da un pezzo di tela scura da potersi arrotolare, per mezzo di una molla a scatto, intorno a un piccolo cilindro di leguo collocato alla parte superiore del quaàro. In tal modo, essi -sa lvo che durante la det':lrminazione del visus - verrebbero sottratti all'azione continua d ella luce e della polvere, nonchè alla curiosità non di rado interessata degli esaminandi. Inoltre, qualunqtle sia l'ottotipo adottato per l'esame, io proporrei 0he esso fosse costituito da figure o da lettere bianche su fondo nero matto, perchè in tal modo verrebbe aumentata la luminosità dell'oggetto di prova ed a bolita. quella del fondo, su cui le figure o le let· tere spiccherebbero più nettamente, e proietter ebbero una. maggior quantit,à. di luce nell'occhio del soggetto. Se ben si considera, questa mia proposta non è poi così radicale come parrebbe a prima vista, poichè tutti


11 -~

J}I:-:FLUEX7.A OELJ,A LUCE

sanno che, allo scopo di svelare l'amaurosi o l'ambliopia si mn lata, lo Stilling fece costruire, già da molt'anni, delle tavole metriche costituite da caratteri rossi e verdi su fondo nero; con la differen za che quest'autore diminuì la luminosità de i caratteri di prova. col farli colorati, senza. preoccuparsi dell'influenza negativa che questa diminuzione avrebbe esercitata. sul risultato della determinazione del visus nell'occhio allegato amaurotico od ambliopico; mentre io ne aumento la lumin osità, tenendo precisamente conto dell'influenza favore vole che questa deve avere sulla chiarez :;a fisica della. visione. Questi risultat i delle mie ricerche, riassunti sotto forma di proposte, a lle quali auguro, non g ià l'accettazione incondizionata., ma il controllo di una larga esperienza, m'autorizzano, se n on altro, a formul a re le seguenti conclusioni: l 0 L'i osn fficienza. delle attuali scale m etriche di-

peude in gran parte dalle condizioni sfavorevoli d'illuminazione degli ambienti d 'esame, e dalla scarsa. luminosità degli oggetti di prova, 2° P &r avere risultati comparabili di esame, è necessario procedere alla determinazione dell'acutezza v isiva ad una luce artificiale di intensità nota e c:>stante. 3° Sono assolutamente da rigettar si quei metodi di esame che si compiono con gradi di luce artificiale molto deboli, poichè con essi non viene mai raggiunto il mininn"m sufficiente d'illuminazione (LmS). 4° Fra le varie luci che oggidi ci forniscono la sciem:a e l'industria., ritengo preferibile quella elettrica delle lampade a incandescenza con g l0bo sferico smerigliato. Siccome la luce che ci dànno queste lampade è biauca, più costante di quella del magnesio, e di refrangibilità quasi ug uale a q nella della luce n a-


XELI.A DETEfO!I:s'AZION8 DELL 1ACt:T8ZZ.t. VlSIVA

llJU

turale, cosi va esente dagli inconvenie nti delle altre luci artificiali - in specie quella gialla del gas e del petrolio - già :;egnalat:.i tlal Sous (6) nelle sue esperienze. 5" Secondo le mie ricerche, a cui però non deve attribuirsi, a lmeno per ora, un valore assoluto, la luce data. da tre o, tutt'al più, da quattro lampade ad incandescenza (di 16 candele ciascuna, a 148 W. ). poste a tre metri di dist.anza dall'ottotipo, corrisponderebbe abbondantemente a LrnS e si presterebbeJ per con· seguenza., ad una buona determinazione del visus. Occorre soltanto ricordare che, per l'ad attamen to della retina in queste speciali condizioni di illuminazione, questa determinazione non dovrà farsi se non dopo 10 minuti di permanenza nella sala desti nat~ agli esam1. 6° Gli ottotipi bianchi su fondo nero per la. deter·minazione dell'acutezza vi::;i va a distanza son forse preferibili agli att uali; perchè l' ins a.fficienza di questi ultimi dipende in parte dalla loro scarsa luminosità. 7" Le proposte del J a val circa la notazione del visus non escludono punto le mie; direi anzi che si completano a vicenda: poichè se le prime richiamano l'attenzione su Ag. V, le seconde si rivolgono più specialmente a L ; e noi sappiamo che Ag. Ve L sono in un continuo rapporto di vicendevole compenso. Sarebbe però interessante l'accertare con un gran numero di osservazioni se, con le nuove condizioni di illuminazione dell'ambien te e di luminosità. degli oggetti di pro-va, e aumentando conlempo,·anertmenle di t m . la distan.za f?' a le scale met1·iche e l'occhio in esame, non sia. possibile ottenere un·acutezza visi va media fisiologie!!. senza ricorrere all'agg iunta di due serie di caratteri. I n ogni modo, anche ammessa la necessità di quest·aggiunta, il suo valore sarebbe molto discutibile


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L'IXFLC"EXZA DELLA LUCE E CC.

se, anche questa volta, si trascurasse di risolvere la questione relativa all'influenza dell'illuminazione sull'acutezza visi va. Firenze, novembre 1900.

BIBLIOGRAFI A. (l ) JAVAL.- .·/nn. d'oculisUque. LXXX, pag. 135. Cfr. anche gli Atti del Co11g1·uso ;,,eernazionale di medici1ta. Se zione di oftalmo-

logia. i2) lh:YMOND. Stato tm·pido e stati emeralopici della retina. Sttedi clinici w i rapporti ti.ell'acuità visiva col r il chiaramento. (A1111. d'oc" listica., anno l V, pag. 40). (:3 K ~EtN - De t'illjltu11Ce de l't!clairage sur l'acuiU visuelle. Paris, 1Sì3. (4) A BADIE . - Traite d.:s ma la dies des geua;, pag. 42. - Paris. 1877. f5) JA V AL . - Mesure de l'ac"iU visuelle en tenant compie de l't!clai rage. ( Gaz. des Hop., n. 64, 187'i). (\i) Sous. - Tra1té d'optique, pag. 80. - Paris, 1881. ALTR'E OPERE E MEMO.RIE CONSULTATE. FOLLJN et. .lA. l'\SSEN - ConJidértl tiOIIS ]JkVsio/ogiqt4eS sur l'éclrtit•age. (Jrckives de médecine, 18Gl). GRF.!\N. - Des cat·actères d'épreuve. - Paris, 1813. J AVAL. E ssai su1· la physiologr'e de la lrctu ,·e. (.&1m. d'ocu/., XXIX, 104). AL BEllTOTTL - R apporto fra V ed L. (.il.tm. d'ocul., anno \'Il , pag. 'i).


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NEVHAST I~~ IA

DI OHIGINE OTITI CA

Per il ri•J I~. Gi•u•cJ• r• e .tl e ndioi , c:qaita no rn cr1tcr•

P er la sua importanza, praLica e per i buoni risultati ottenuti dalla cura, credo che meriti di essere ri· ferita la seguente storia clinica: M. M. di anni 40, i mpiegato a Roma, d i buona costituzione fis ica, con iugato con prole sana. I mmuue da lue celtica. Ha soil'erto, 18 anni or sono, grave infezione palustre, durante la quale ha notato diminuzione d'udito. Con abboudante uura chiuiua e con cambiamento d'aria, è guarito dall'infezione palustre, e non ha più dato importanza all'alterazione delrudito, potendo accudire a tutte le ordinarie occuprtzioni della sua vita. L eggiera miopia, corretta abitualmente d a oppo'r tune lenti. Nel mese di novembre 1896, cominciò a sotfrire i seguenti d isturbi: pesantezza della testa, cefalea r icorrente, indebolimento clelia memoria, indebolimento della vista, insonnia, e spesse volte ver tigine. Ricorse di fre'1uente al medico dì casa, che g li consigliò delle cure ricostituenti. Ebbe leggiero miglioramento; ma poi, ri pr oducendosi g li stessi sintom i, in g rado anche più allarmante, si presen tò ad un distinto professore di neuropatologia, il quale diagnosticò: neurastenia prevalentemente cereb1 ·ale e fece fare adeguata


] 152

~EVRASTENIA DI ORIGINE OTlTICA

cura farmaceutica e delle applicazioni elettriche. Lo consigliò poi nella buona stagione di sospendere le occupazioni professionali, mandaodolo a passare q ualche mese nella tranquillità della caro pagna.. L'infermo difatti si Tecò sull'Appennino toscano, ma dopo qualche tempo, sentendosi peggiorare, si trasferì a F irenze, e ricorse ad un distinto alienista, sembran· dogli d i essere prossimo a smarrire l'intelligenza. Ebbe da questi conferma della d iagnosi e conferm a della cura. Il paziente sconfortato rientr ò al suo ufficio in Roma. Egli che çli solito era abbastanza esatto nel copiare e nel far di conti, spesso ora sbagliava, girava per l' Ufficio e pei corridoi tenendo:si con u na mano la fronte; era ridotto a fare nulla o quasi nulla delle sue mansioni. S i lamentava essenzialmente di una insonnia che non cedeva per niente agli ipnotici di tutt.e le specie e d i uno stato ver tiginoide, che q uasi gli impediva di f!l.r da solo la strada da casa all'Ufficio. S e il suo stato fosse durato più a lungo così, non avrebbe potuto contin uare a tener l'impiego, unica sorgente dei mezzi di sostentamen to per sè e famig lia. Non faceva alcun abuso, nè di donne, nè di tabacco, n ù d i alcool. Nei primi mesi del 1899, cioè dopo circa due anni di sofferenze nevrasteniche, cominciò a dargli noia anche l'indebolimen to dell"udito e nel mese di marzo venne a fars i vedere in clinica. Quivi si riscontrò aH"esame otoscopico: a (lest1·a: tut;to normale; a. sinistr·a: marcato infossamen to della membrana del timpano; ea vo faringeo norma le, trombe libere: ugola l> i fida. Alresame funzional e : Diapason vertièe Uaterali zzato a destra ;


NEVRASTENIA DI ORIGINE OTITICA

1153

Rinne positivo; Oro1ogw o . (l

300 == 800 voce afona a 2 metri;

Orologio o . s

== ~~ voce afona a 0,40 metri.

1

Fu prescritto : processo di Politz.e r e successivamente doccia d'aria mediante il cateterismo. La cura portò lieve miglioramento nell'udito e nello. stato vertiginoide, ma presto il malato tornò come prima. Si ricorse allora alle iniezioni di nitrato di stricnina fatte alla regione mastoidea, ed anche da questo trattamento l'infermo trasse qualche miglioria, ma non . ten te. ' persts Alla fine d'aprile, nonostante il nostro intervento, si avevano ancora vertigini frequent emente ricorrenti; forte diminuzione d'udito a sinistra. All'esame obbiettivo niente di apprezzabile all'infuori dell'infossamento della membrana. Il professar De Rossi, che fino da principio aveva formulato il sospetto, doversi buona parte dei disturbi loca.li e generali ad eccessiva pressione endolabirintioa., da infossamento della staffa nella finestra ovale, propose un intervento chirurgico, cioè la tenotomia del tensore del timpano. L 'operazione fu eseguita previa instillazione di forte soluzione cocainica tiepida. L'infer mo, trattenuto qual· che ora in clinica, fu poi rimandato alla sua casa in vettura. Il paziente si mise a letto, ma dopo un paio d'ore essendosi un momento alzato, ebbe una violenta vertigine seguita. da deliquio, cosicchè i famigliari spaventati vennero a chiamarmi. Accorso al suo letto, trovai scomparsi i fenomeni allarmanti, polso sostenuto, 7:3


115!

N8VRAS1'ENIA DI OJUGDlE O'l'ITICA

nieu~ ambascia, poca ver tigine : prescrissi l' immobilità e una pozione analett,ica e calmante. Passò la notte t ranquillo, e l' indomani cominciò a star m~glio. Dopo otto gior ni non rimaneva del traumatismo che un lieve disturbo; la eccessiva mobilità. della membrana del timpano negli atti di starnutazione e nel soffiarsi il naso. Del resto niente cefalea, niente vertigine, udito un poco migliorato, sonno più calmo, più lucide le faco ltà intellettuali. I nsomma il nevrastenico era. g uarito e la sua guar1· giona dura ancora oggi dopo parecchi mesi.

• • Il caso, come dissi pnma, è interessante per il nsultato della cura, ma è anche interessante dal punto di vista della interpr etazione clinica. Infatti qui, oltre i comuni fenomeni nevrastenici, avevamo la vertigine quasi a. permanenza. Da che cosa dipendeva essa? Non vi era sifilide cerebrale che la dà soventi volte; non vi era tumore iutracranico e specialmente cere· ballare, di eu i essa è un segno; non vi era l'ascesso cerebrale o cerebellare che essa accompagna. specie nei primi periodi: non vi era arterio-sclerosi di cui lo stato vertiginoide è fedele compagno; non vi era. l'atrofia. muscolare progre:>siva. o segni di paralisi progressiva. anche inci piente; non vi era sclerosi a placche di cui la vertigine è sintoma ordinario. Stando così le cose per ispiegare il malanno che affiiggeva il nostro paziente, si ricorse col pensier o all'isterismo e alla nevrastenia, che sono for mule diag nostiche compiacenti, le quali accolgono tutto quello di cui il medico non sa darsi ragione.


NEVRASTENIA DI ORI GD'"E OTIT1CA

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Ma invece la causa della vertigine c'era ed era causa materiale, cioè fisicamente dimostrabile. Era la pressione della staffa sulla finestra ovale, e la spinta alla staffa era data da uno spasmo del tensore del timpano, il quale a noi si rivelava collo infossamento della membrana. Il pl'ofessor De R ossi ben a rag ione, quando un malato si presenta accusando vertigine, consiglia sempre i giovani dì esplorare minutamente e in tutte le sue parti l'organo dell'udì to e cosi fa nno ora tutti gli etologi, per chè i maestri della speciali tà lo hanno iusegnato. Già Itard riferiva. le vertigini a ccompagnanti gli aumenti di pressione endocranica nei tumori encefalici, alla compressione dell"acustico; Weber le ha notate precisamente nello spasmo del tensore del timpano; Menière insegna,·a. che i turbamenti funzionali aventi la loro sede nell'apparato uditivo interno possono dar luogo a degli accidenti ritenuti cer ebrali, come verti· g ine, stordimento, marcia incerta, caduta, nausea, vo· mito; F éré ha osservato un malato di Charcot, che a\eva sindrome di Meuière e che, morto di malattia polmonare intercorrente, fu trovat-o affetto da un enorme tappo di cerume, che spingeva la membrana del tiro· pano verso l'orecchio medio. Eg li è per merito di tali insegnamenti che oggi non vi è specialista, il quale nou possa vantare di avere guarito, con interventi anche r elativamente miti, dei malati presentatisi con forme gravi di nevr opatie, e dichiara ti incurabili . Gli epilettici stessi non devono mai disperare della loro guarigione, e dopo consultato il medicu, devono ricorrere ai lumi di chi si occupa di oto-riuo-laringoiatria. E di questo parere non sono soltanto gli specialisti, ma a.uche i più dotti cultori della medicina generale ;


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Nll:VRASTENIA DI ORIGINE OTITIOA

noi vediamo infatti il Grocco che scrive: data una ver·tigine a patogenesi oscura, è sempre necessaria una indagìne accw·atissima dell'orecchio, e il professor Silvagni di Bologna, che sulla vertigine ha. scritto la. più completa monografia ohe esista nella. letteratura italiana. e forestiera., dedica un lungo capitolo del suo libro ad illustrare la. parte che in essa. rappresenta l'organo dell'udito. Bologna, ottobre 1900.


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GLANDOLE UNFATICHE lNGUINALl ABERRANTI Considemzioni clinich~ etl auatolllichP del •luttor ~. 8er toli , tnucnlo rnecl ico

Nel comunicare questa nota non ho altro scopo che di richiamare l'attenzione dei colleghi su di una disposizione topografica glandolare se non rara., per lo meno non rilevata ancora da altri, e la cui affezione infiammatoria può fare incorrere in un facile errore diagnostico, come nel caso che vado ad esporre. Cinquemani Calogero, soldato della 10• compagnia sussistenza, di anni 22, nativo di Sicilia, non ebbe per lo passato malattie d'importanza; mai sifilide o morbi venerei. Non ha abusato di bevande alcooliche, nè ha ecceduto nella venera coniugata o solitaria.. Ha i genitori vi venti e sani. Prima di venire sotto le armi esercitava il mestier e di fornaio. Fu ricoverato nell'ospedale il 16 febbraio o. a. per una lesione alla r egione ingninale e propriamente al suo terzo interno. Egli riferisce che da circa un mese in seguito ad uno sforzo si è accorto della presenza di un tumoretto nella regione inguinale, della grandezza di una. mandorla, indolente. Detto tumore è andato a. poco a poco crescendo fino al volume attuale, e gli produce qualche molestia nel cammino. L'ispezione della regione inguinale di destra lascia. notare, all 'altezza del quarto interno del legamento di


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GLANDOLE LINFATICJIE INGUINALI ABERRANTI

P oupart, un tumore di piccolo volume che non sorpassa quello di un uovo di piccione, arro tondato, regolare nella. sua superficie, ricoperto da. cute normale. La palpazione conferma i dati della ispezione e fa ancora rilevare che il tumore è di consistenza duro-elastica, non riducibile, sequestrabile fra le dita, affatto indolente ed è compreso fra i due pilastri dell'anello ingninale esterno. Gli elementi del funicello spermatico non r estano isolati dal tumore, il quale si può dire faccia. corpo con esso. Il testicolo giace alla. parte inferiore senza. che il suo polo superiore venga. raggiunto dal tumore . .Ricercando col dito l'anello inguinale esterno, lo si trova un po' sfia.ncato, ed invitando l'infermo a. qualche sforzo si sente netto un urto. Dopo tale osservazione la diagnosi d'idrocele cistico del cordone sperma.tico (e propriamente di ernia extra· inguinale del funicolo, secondo Koenig), complicato a punta d'ernia. s'imponeva e pei caratteri fisici del tu· more, e per il suo modo d'insorgere, e per il suo decorso essenzialmente cronico, e per i suoi rapporti con gli elementi del cordone spermatico. Laonde, secondo consigliano gli A.A. moderni per tali affezioni, viene stabilito di operare l'individuo pratiCando l'asportazione della sacca idrocelica, probabilmente residuo per sistente del processo vaginale del peritoneo, e ricostruendo il canale inguinale alla Bassini come cura della punta d'ernia, manifestazione che non raramente accompagna l'infiammazione cronica della vagina.le del funicolo 3permatico. Il 26 febbraio, previa. antisepsi locale ed anestesia morfo-cloroformica, s'incide la cute parallelamente al canale inguinale per circa 8 centimetri fino all'apone· vrosi del grande obliquo, ohe si divide sulla sonda scanalata.


GLANDOL E Ll~PATI C HE I:-IOU DI.Af,I ADE RRAXTl

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Nel passare allo isolamento del cordone spermatico si vede con sorpresa uscir fuori, nella parte più interna della ferita, del pus che si nconosce provenire da una. cavità ascessoide in corrispondeuza delh spina del pube, la cui parete è aderente alla vaginale del funicello stesso. Esplorando col dito il cavo aseesso1de si asportano dei piccoli cenci necrotici e con essi u ua massa elissoidale della grandezza di un fagiuolo, che all"~sam e macroscopico si riconosce per un ganglio linfatico e che alla. superficie di sezione mostra piccoli focolai bianco-giallastri di consistenza molle. Riconosciuto l'errore a causa della sede abnorme d elle glandole, si rimette a posto il fnnicello sperma· tico e si ricompongono i te11suti lesi, lasciando nella cavità ascessoide, previo raschiamento e causticazione, nn drenaggio di garza. A.d ovviare ogni dubb io sulla natura linfatica del gang lio estirpato ne ho praticato anclle l'esame isto· logico, il quale mi ha confermato quanto macroscopioa.mente si era apprez11ato e mi ha fatto altresì rilevare, come alterazioni istopatologiche, distruzione in vari punti della sostanza propria del reticolo linfadenoide con focolai necrobiotici senza acceuno però a tnbercolo. T ra.ttavasi qtlindi nel caso in esame di una linfoadenite suppurata. Per quanto ave~si consultato i trattatisti moderni e più classici di anatomia descrittiva e topogra.fica, come il Sappey, l' Hy rtl, il Testut, il Beaunis-Bonchard, H T illaux, i trattati dell' Henle e del Jamaìn, ec.:::., non ho trovato cenno alenno sulla presenza di glandole linfatìche site alla faccia postero-in t\lrna del funi cello spermatico fuori dell'uscita dell'anello inguiuale esterno. I pregiati atlanti dell' Heitzmann, del Bock e dello Spal teholz non riportano nelle loro tavole ta le di-

sposizione anatomica. T anto meno na trovo appunto nel classico lavoro del Mascagni sul sistema linfatico.


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GL.ANDOL.P; L.INFATICHE I~ O lilNA LI ABERRANTI

Il prof. Autonelli, alla oui autorità, quale anatomico profondo, ho fatto anche capo, dice di non averne mai osser vato. Poichè il sistema linfatico in generale si presta poco allo studio metodico, come gli altri sistemi ; e considerando che molti gangli sfuggono alla ricerca. dello scalpello e solo si osservano in seguito ad un aumento di volume causato da un processo morboso, tanto che, come dice il Testut, questo fatto toglie una gran parte del loro valore alle diverse ricerche state fatte per calcolare il numero dei gangli linfatici; mi sono propost o di ricercare se gangli in quella sede esistessero normalmente o per lo meno nella. maggior parte dei casi e che fossero sfuggite al coltello dell'anatomista, o se nel caso in parola dovessero da ritenersi quali aberrazioni glandolari. L a dissezione accurata di vari fu nicelli spermatici accompagnati lungo tutto il loro decorso mi ha dato sinora risultato negati vo. Sono quindi indotto a ritenere quella un'aberrazione anatomica, e come tale non mi pare, anche dal lato clin ico, priva di una certa importanza, potendo l'infiammazione cronica. di quelle glandole simulare tutti i sintomi di un idrocele encistico. Potendosi aver e questa possibilità non sarebbe superfino, a. scopo diagnostico e pel più conveniente procedimento curativo, anche nei oasi molto ovvii d'idrocele del fun icEillo, di praticare una puntura esplorativa, la guale riuscirebbe affatto innocua. P ongo fine a questa. breve nota, ringraziando il signor maggiore De Falco, mio caporepar to, per aver· meue autorizzata la pubblicazione.


RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI

RIVISTA MEDICA Bapporit fra la tuberooloat e le affeztoDI oardtaohe. - (Journal de M6decine et de Chirurgie, apl'ile 1900.

PoTAIN.

L'associazione della tubercolosi con le affezioni cardiache ha da molto tempo richiamato l'attenzione dei medici ed è stata interpl'etala in modi molto diversi. Alcuni autori dapprima hanno negato la sua possibilità in modo assoluto ed hanno anzi ritenuto che vi f1)sse un antagonismo fra le due ma lattie. Poscia r icel'che ulteriori hanno d irnos~rato che tale as'!ociazione poteva r·iscontrarsi, ma le statistiche hanno dato ris ultati cosi èiver si che é difficile far·si un'id ea della proporzione vera nella quale essa può riscontrarsi. Ques te variazioni dipendono dalla difficoltà nello stabilire il mo·mento preciso in cui il soggello deve e~sere considerato come tisico o come cal'diaco. È necessario far·e delle distinzioni secondo la lesio ne e la for·ma. In primo luogo, vi sono lesioni , come la sterwsi dell'a rteria polmonare, sia essa dovuta ad una lesione del vaso s tesso o ad una compr essione, che so no suscel ti bili di pr·ovocare la tuber colosi. Per• a ltra parte, la s tenosi mitrale pura é molto spesso in rappor·to con la tubercolosi, perchè più della metà dei so~gelli affetti da questa lesione pr esentano segni di della malattia. Tale associazione può riscontrarsi anche con alt•·e fot'me di lesioni cardiache, ma si può dire allora che essa é accidentale e mollo rara, mentre quella si produce colla slenosi mitrale pura è mollo più frequente e come tale presen~a un vero interesse pratico. Quando la tubercolosi è preesislente 111la malattia del cuore. questa può presentars i sotlo tre forme diffel'enti. La tuber colosi può invadere sia il muscolo slesso, !:lia l'endocardio sotto la forma tubercolare propriamente detta, ciò che è molto raro. Essa può a ncora determinare un'endoca r dite ulcerosa e vegetante, che pu6 essere prodotta da un or•ganismo diffe·


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RIVISTA MEDIOA

r ente dal baci llo di K och, come il poeumococco o lo sll·eplococco. Quest'enrl ocar·dile è allora il r isultato di una infezione secondar ia e si ri scont.·a allora nelle grandi tubercolosi. Nella terza forma, infìr111<Jmente più fr·equente, si tratta di un'endocardi te ulcer o:;a. In mol li ti ~ici, infatti, si osservano sull 'endocar dio piccol e macchie opal ine che si estendono più o m eno, sopralulto sui pilastri. Qu €'sle lesioni invadono anche le valvole e principal mente la milr ale. Ora, quando si studia la costituzione di qucsla l esione, si vede che essa consiste essenzial mente in una tr as formazi one fibrosa; ma in questa end ocardite alterata non si tr ovano mai bacilli. Ma questo alterazione cagiona dtl for·mazioni della valvola etl uu r eslr'in g-imento dell'orifizio mitra le per· saldatura; é la steuosi milt·ale cosiddetta pu1·a. perclrè non si p r oduce alcuna re trazione; i l contrar io avviene nel reumatismo, in cui vi ha ispessimento dei tessuti fino alla base del la valvola o retr·azione più o m eno compl eta, ciò che pr oduce la insufficienza simultaneamente alla stenosi. la quale può ra ggiungere rl ~ uo masslmo, m en tre è l' insufficienzli che domina. l'\ell'end ocardrte ulcer osa da tubercolosi si p r·oduce l' inver•so, per·d1è vi hA sopr·Alnllo stenosi e poco o niente d' insuffkienza. È quindi una forma particolare, c:he non s i pr oduce che in cer te condizioni speciali, e la tub e!'col o~i é una delle più abituali condizioni; tuttavia questa lesione passa scventi inavvertita, per ché essa può essere poco p r onunciata, ma qutJndo essa è abbastanza accentuata da cagionare accidenti. si può dire che la sua pr esenza ~enza una lesione della sommità è un fallo m olto r·ll!·o. Ma fa d'uopo aggiungere che queste lesioni cosi speciali n on appartengono a tutte l e forme della tube1·colosi. Non si r iscontrano mai nelle forme r·api de e galoppanti: sono frequen ti, al cont1·ario, nelle for·me attenuate, dotte fibr ose. Questa sder osi, d'altronde, non è limi tata all'endof!ar dio; si trova ptH'e nelle arter·ie; inoltre Ila tendenza a generalizzar si agli or g-ani, come al fegato, ai l'f'ni, ecc. Que!':ta tendenza alla scl erosi pare dovuta alla tubercolosi che a~i sce in quel moòo, sia per ché si tr atta di una for·ma n ella quale il potere del bacil lo é meno virulento, sia per chè il t("ITeno otl't·e una resisten za special e. Soventi, infa tti, i malati in tal ru odo aff'elli sono al'lr·ilici, er editariamente, o pP-r si'! stessi .


Rl"VISTA M EOlCA

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Accad e s pesso, come lo tlimoc;lrano le aulop~ic, ciH• questa forma di sleno ~i mitrale pas;oo iuavv~rtitn. Si manifesta ordinariamente all'ascoltazione con l'accentuazione del pr i m o tono e collo sdoppiu mento del secondo tono. Jt rum or e presislol ico può anche esister e, ma ra d' uopo tener pr esente che questi ;.:egni di asc()llazione sono molto var iabili e ch e, per ricon oscl'lrli, sovenli é neces~a t•i o ascoltai'e var ie vol le. La l esione d'a ltrond e pr esenta un'evuluzione ed una prognosi variabi li. rn cet·ti casi essa r e!'<ta pressoché stazionaria e non si ntanil'esta con aleun fenomeno pnrli colu J·e. Allre volle, in vece, essa progredisce e il malato diventa un ca 1·· diaco e cessa d'esser e un tubcrcolvso; in falli quanùo la l esione car diaca pt·ogr~d i sco, pat'e che la tubercolosi si arr esti. Potui n rift.> l'isce che ha avuto l'occa:<!one di cur·a t·e per molto tempo una donna affetta da tubei·colosi con e;:,cnvazioni polmonAri, eire si er ano pl'orlolt e dopo dicio tto mesi cir r a di m alattia. Dopo un certo tempo c;.:li constAlO elle la tubercnlosi si arre:> lava rr ella sua evoluzio11c; rno si era fo1·mata una stenosi m itrale ed a poco a poco le caver·ne scompA r vel'Q completamente. A pa1·tire do quel momento la malata, da tubf'I'Col otica, era diventala cardinca e soccomhette in istato di a:;istolia. L e cose non seguono sempr e il loro corso in quel modo, e, P Pl' saperl o, ra d' uopo poler segui r e i malati pe1· m ollo tempo. Ma s1 può dil'e, in una manier a gener ale, che, nei casi di questo gener e, In tubercoiM i si arres ta ver·1sirmlmente per· chè la slasi sanguign a pr odotta nel polmone dol r estrin gimento non è fuvot·evole allo sviluppo del bacillo. Dal punto di vista dc ii~:~ cur a fa d'uopo tene1· di mira pi ullnsto il cuore che il polmone, e sorra tullo lo slì1lo gener ale. Quantunque la scler o:;i sia pure una maniet·a di guari gione, é bene oppor si al suo cor :;;o in vadente colla medica zione iodurala a piccole dosi ; le pt·epat·a:tion i iodo-tanuiche c l'at'SP· nico sono egualmente indtcate; ma fa d'uopo occupal'si sopralulto dell' igit ne per qu0st1 malati , il cu i cuore cleve evitare tutte le fatich e e tutte le cause di eccitamento. B.

E. \\'EJSz. - lluovo prooe..o dl determinazione ollnlo& del llmttl del polmone. - (Denl.sche med. \Voehensch ., 1° marzo 1!)00). E~p l nt·a ndo la sensibilila tatlile col compAsso di Weber,I'A. aveva notato che dut•ante la fonazione, specia lmente quando si articolano par ole con tenenti le consonanti t e d, si possono


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RIVIS'l'A MEDIOA

vedere certe pa rti degli spazi intercosleli diventare nellamP.nte convesse. Questi ril 1evi sono più manifes ti in a vanti nel 20, 3• e !t• !>pazio int ercoslale, in vicinanza delle linee m am · miliar i e parasternali ; indietro tra le linee a scella ri e sca puJari ; in basso lungo il bordo s uperiore del fegato e della milza. Il fenomeno cessa di essere percetlibile ad un livello che presso a poco corrisponde esattamente al limite super iore della ottus ità epatica e ~p l e nica. Ques te prc•minenze intercos tali , che senza dubbio sono dovute ai movimenti di espansione dei polmoni, non appariscono che sotto l'influenza di una fonazione energ1ca; sono meno a ppariscenti nei casi di ascite. di compr essione polmonare, di para lisi della glottiJe, di di spnea intensa, ecc. L'A. a veva pure notato che gli essudali pleul'ici possono provocare g li stessi fatti e cosi essere utilizzati per defini re i limiti dello spandi mento e quelli del fegato. Il fenomeno in discorso, sebben e si produca in tutte le posizioni del corpo, pure è messo meg lio in evidenza quando il soggetto trova si nel decubi to dorsale, late rale ud addominale, secondo la parte da esplo••aJ•si. Stando in questa posizione, l'individuo deve articolare ben distintamente le parole, pet' m odo che nell'intervallo della fonazione il torace non conservi la posizione intermedia tra l' inspirazione e iJ r iposo, posizione che abitualmente suoi prendere quando si parla con volubilità. Or bene, se in queste condizioni si esaminano con attenzione l'un dnp() l'a ltro i va ri spazi intercos lali, non si tarda a rilevare in mo lti di essi la com parsa di questi rilievi oblunghi, a forma con vessa e più o meno estesi. .€ inutile il dire che qt:esto ondulazioni non vanno confuse con le semplici contrazio ni muscolari, che possono prodursi negli stessi punti. L' A. Cl'ede che qur~s lo pr ocesso di esplorazione possa rendere utili ser vig i, sopratul to per determinare con precisione la linea di de marcazione dei polmoni col fega to e con la milza.

cq. La dilatazione forzata del toraoe oome mezzo terapeuttoo per oombattere l'epbtaaal. - (Bol·

FE DEROW ITSCH. -

ni tsch. Gaseta Botkina, u. 201 18n9).

Si fn sedere l'individ uo s u di una sedia e gli s i fanno piegar~ le braccia s ulla testa, ordinandogli nello stesso tempo di fare profonde respi razioni a bocca ape rta.


RIVIS'l'A 'MEDICA

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Con questo metodo le vene del capo e del naso si svuotano con maggiore facilità , cessando la congestione, che favodsce la emorragia del naso. L'A. a. v t'ebbe ottenuto buonissimi risullatt aùoperando questo metodo in 14 casi.,

eq. Le maDlfeatazloDl vertebrall della febbre tlfo14ea. - (La Semaine M dclicale, o. 15, 1900).

QuLNCKE, KON!TZER, S c HANZ. -

È risaputo che la febbre tifoidea può determinare lesioni osteomielitiche, dovute ora al bacillo di Eberth, ora ad una infezione secondaria stafìlococcica o streptococcica. Dai sem· plici dolori vag hi e diffusi, dnl dolot·e fi sso e nettamente localizzato si può al'rivan~ pel'fìno ad un rocolaio di perioslile più o meno esteso, alla formazion e <.Id pus, che ora si riassorbe, ora in vece si apre una via all'esterno. Sebbene le lesioni in discorso prediligano la tibia e le costole, pure so no state osservate in diver se parti delle scheletro e dagli AA. anche alla colonna vertebrale; s icché la spondilite ti.(oidea non pare rara; donde la nece~s ità di conoscel'ia sia pel tr attamento da istituirsi, sia per· difl'erenz iarla dalla sponcUliie tub·ercolare o male di Pott. Gli AA. rifer iscono quallr0 usset·vazioni, nelle quali le manifestazioni ve rlebt•a li appa rvero o qualclte settimana dopo la guarigion e della febbr e tifoidea, o a l periodo di declinazione della febbre, la cui naLura era stata conrer mat.a con la sieror eazioue di W ida l. Desse consisterono principalmente in dolor i intensi alla regione lombare , le cui vertebre si addimostravano sensibi lissime alla pressione delle apofisi spinose, e nella impossi bilita di qualsiasi movimento, t anto che gli ammalati si tenevano immobili, in attitudine rigida, pet• evitar e IB vive sofferenze. Oltre a ciò indebolimento notevole degli a rti inferiOri, sede put· essi di dolori lancinanti; esagerazione dei r iflessi rotu lei a principio e poi loro indebol imen lo e perfino sco m parsa; in continenza transitori a delle orine e <.Ielle feci (un sol raso) dovuta certamente ad una lesione d i contiguità della ro idolla . In soli due malati ebbe a notar·si tumefazione limitata alla regione dolente (vertebre lombai'i inferiori e prime sacrali in uno, massa dei muscoli sacro-lombari di destra in altro); del t•esto mai deformazione della colonna verlebrale; ed i 4 malati g uarirono.


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R IVISTA MEDICA

È necessario che in simili casi il trattamento richiesto vengA istituito di buon'ora, onde non si arrivi ai disturbi mirlollari !!r avi , possibili a determin ar si se specialmente succede l tJ suppurazione. Per ciò l a diagnosi deve farsi pr ecocemento ed e»sa può riuscir e difficil e, se la esistenza anterioee della febbre tifoidea è t•imasta sconosciuta. Gli AA. all'uopo ri c01·dano che la spondilite tifoidea insorge all' impr ovviso, mentre la malattia di Pott ha evoluzione cr oni ca; che, essendo l e manifesta;:ioni ossee della febbt•e tifoidea per l o più a locul izzazioni mu l tiple, é b•m& ricer care se contemporaneamente alle l esion i ver tebrali non ne esistano altre nelle al tre parti dello sl'heletr·o ; che nei casi dubbi non va trascurata la si eroreazi0ne di Widal, che può dare un risultato positivo anche m olto t empo dopo la guarigione della febbre. In quanto al trattamento curativo sar à di guida la intensi tà dei fenomen i dolot·osi . Se i dolori sono moderati. basterà il semplice riposo a !ello sul decubito dor sale, qual che anall!esi co, in ispecie il salicilato di soda, che alle volle riesce di r eale effi cacia; se i dol ori persi;;tono, se aumentano di inlen sila, non si deve esitar e a mettere i l m alato in un appat•ecchio ing-essato, m ediante il quale non solo si ha la spar izione istantanea di qual siasi monift:stazione dolorost~, ma anco t·a l'art·esto del decorso pr ogressivo del pr ocesso osteomielilico. Pi ù lardi saril necessar io pre;;crivere al malato, pet· un certo tem po, l 'uso del busto di Sayre o di qualsiasi allro appo recchio immobilizzante. cq .

La frlgoterapla looale oon le polverlzzazlonl d'etere nel tumore 41 mllza da malaria. - ( Supplemento al f>oliclinico, N. 48, 1900) .

V. VA Lt, ERANt. -

L 'anlor·e t urò 22 casi eli tumore splenico da malaria nella Cl in ica t erapeulicu di Siena con l e polvet•izzazioni di etere, t•iu;;cenrl o in 16 cosi di ver a !Opl enomegalia da pa luci il"rn o a ricl ur t·e la nti lza a volume e l im i ti pressoché normali, ed in sei ottenendo notevol e miglioram ento. N el suo m etodo cu r ativo, el!li procede dappr ima alla determina zione dell'area della milza, val endosi della palpazione r. per·cus!' ione, tenendo l ' llln rn alulo prima nella posi:.::ione diagonal e otl i ntermediari a, poscia ncll'er ella, fissando i contorni del vil"Cet·e con m utila di ni tr·aLo d'ar·g-ento, e nel cor so delta cura pr ocedendo una vc>lla al la settimana ad identica


R!VIS1'A ME DICA

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misurazione , constAtando così la progressiva riduzione del volume del viscer e. Pratica la polvo.:>l'izzazione con un comune apparecchio di Richat·dson, avendo cura ùi impieg are eter e puro, pt·oiettando il g•'Llo su tutta l'ar ea dt-lla milza, consumando pt'r ogni seduta circa 60 cen timetri cubit:i di etere, e l'appli ca zione a vendo la· tlut·ata di .~..;> minuti. L'autore l'itiene cl te la per ft•igerazione prodotta dall'etet·e, non si limiti agli !=:ll'ati surerfi ciali del corpo, ma s ì faccio. sentire anche sul tessuto pt·oprio della m i lza, le di cui tìbr e riacquistnno la l or o conlratlilita andAndo le capsule snJ!gelle a ra ggrinzam enlo ed il sistema va:;;ale pr esentando una CO· s trizione ; sommando gli efl'elli dì questo sta to anche transilOI'ÌO, ma r ipetuto ogn i giorn o, la milza s1·ema di volume ri entl'llndo nei l imiti normali. Questo metodo a confr onto dì altri r imedi p e rl'rig~rnnli (doccia fredda, borsa tli ghieccio. ecc.) avrebbe il vanlo7gio di pr<•dut'l'e un abbal"samento di t em per atura pìu inteuso, più omof!'eneo e pr ofondo, e qua le tlnestc ttz zllllte toglie1'ebbe il dolor e che spesso i pAzienti a vvorton o all' ìpocon.1 1·io !'li nistro, ment r e la dorci a con la sua aziono mecra nìca troppo forte, col suo lll'to viol ento, aumenta la seusazìone dolor osa g-iit inteusa , talora alla più piccola pt·cssìone, e qualche volta si r eude intol ler abile. Sì a:;t{.!ìunga che le polvet·izzazionì di Pl ere sì pnssono fare in qualunque tempo e luogo, in letto e fuori, ve nendo benissimo tollera te anche dadi Ammalali i più sen:-ì btl i . A tal metodo curativ o saranno senza dubbio ribPiti i tum or i non solo da tessuto eter oplaslico, ma anche se <>IliOplastico, quando Asista i n,·cte1·ata i pe1•plasiu conllellivt~le e G. B. degenerazione amìloìde.

P er impedire lo sviluppo delle malattie valvolar! nel reumatl•mo artioolare aouto. - J\letlical

C ATON. -

Press, 14 ma•·zo 1!)U0). Nessun arg-otlll'nto più util e polt·ebbe richiama r e l' attenzione dei medici di quello d ì pr evenì1·e l e complirazìnn i ra t·diache che tanto frPCJUI'nlemente s··~uono gl i altal'c·h i dì r eumatismo arlicolflrc. Più questi so no vtolenli, m aggior'fl è il pericolo dì una maluttin val vol<>r e; n i: i'U!=:O dei preJ'RI'Rli salicilici, eflicA ee sulle manifestazioni pi r elìche del la mHiaLtìa, val e a di1ninuìre il numer o del le com p l ict~n ze r ar·dìache. Anzi il tra ttamen to sa licilico, Ol!endo favor evolmen te sul-


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Rl"VIS'I A MEDICA

l'elemen to dolore, favorisce le condizioni che, come ora é conosci uto, rendono ~li a mmalo.li più suscettibili alle com· plicanze s tesse : e ciò perché gli infermi possono ri pr endere le loro abitnjini di vita molto prima di quello che avrebbero potuto fare s enza la cura salicilica. Davanti alla Società Clinica di Lo ndra l'argomento venne discusso in modo esauriente dall'autore e da a ltri clinici, e fu assodato che il r i· poS0 prolungato è il fattore principale del metodo di cura da cui si pu0 spet·are che il numer o delle malattie val voi ari consecutive al r eumatismo sara diminuilo. Il Caton, dopo aver portato la sua attenzione su questo argomento fin da 19 anni fa, tl dopo aver curalo circa 500 C!ls i di reumatismo articolare a cuto, ha adottato un trattamento consistente nell e tre prescrizioni principali seguenti: 1° Riposo assoluto nel letto per par·ecchie settimane; 2° Applicazione di uua serie di vescicaoti della grandezza di meno di una moneta da dieci centesimi, uno alla volta, lungo il decorso dei ptimi quallr·o nervi dorsali, facendo seguir e ad og-ui applicazione di vescicante quella di un ca taplasma; 3• Somminislrazione di ioduro di potassio o di sodio, ed in qualche caso di piccole do!"i di mer·curiali. Lo s copo dei vescicanti é quello di s tirn()lare i nervi troflci del cuore attraverso i filame nti sensitivi dell'ar·ea cutane!l corrispondente, e così a fTrettare la riparazione e l'assorbimento, appunto come il pt·ocesso riparativo nelle giunture é cer·tarne nte stimolato dall'appli<'azione dei vescicanti sulla pelle adiacente. Lo scopo dei ioJici e d Pgli mer·curiali è quello di favori1·e l'assorbimento dei prodotti infiammatori, in principio organizzati imperfettamente sulle cuspidi valvolari e nell'endot·cardio. Ma di tutti i mezzi cur·ativi il più efficace è il riposo. Bi· sogne1•ebbe che gli Pmmalati di reumatismo articolare si mettessero bene in mente che per alcuni mesi successivi all'allacco, il cuore ha biso~no di riposo, anche quando manchino i !'egui ascollatorii di malattie valvolari. E la r ngione è ovvia: la mal11llia delle valvole comincia con l' infilll'azionc ed il rammollimento della loro strutLura fibrose, del quale stato non s i ha alcun segno acustico all'esame del cuore, onde esso non può essere rilevato. Seg ue poi il seco ndo stad io : quello della vegetazione e della g1·anula zione, ed é in que::;to che il medico può scoprire


RIVISTA MEDICA

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la malattia. Ciò spiega come molti ammalati lasciano l'ospe· dale appar·entemente Jibet'i da complicazioni cardiache, e più tardi si sviluppano in ess i malattie val volari. Il riposo deve essere assoluto, e protratto per molte settimane o anche qualche mese ::l.opo che la febbre e i dolori sono cessati. _ La mancanza di queste precauzioni contro lo s viluppo delle malattie valvolari fa si che un individuo guarito da poco di un attacco di reumatismo articolare, pur essendo libero da qualunque sintomo obbiettivo di malattia cardiaca, non può essere considerato - secondo Havilland-Hall un buon soggetto dal punto di vista della assicurazione sulla vita. A. M.

Della mobWtà del diaframma nel ver.amentt pleurlot. - ( Revue Médieale de la Suisse Romande, a prile 1900).

M. BARO. -

Nei versamenti pleurici si co nstatano spesso variazioni del limite superiore dell'ottusità, a seconda della posizione del malato. Così questa linea sembl'8 sal ga notevolmente in avanti quando il s oggetto passa dal decubito dorsale alla posizione seduta, fa tto che generalmente si attribuisce alla influenza del peso. Pertanto l'A. ha rilevato che quando si produce questo fenomen o, bas ta far alzare il malato, oppure farlo sedere sulla sponda del letto con le gambe penzoloni, perché l'ottusità ritorni al suo primitivo li vello. Perciò si debbono attribuire le variazioni del livello del versamento non allo spostamento del liqu ido stesso sotto l'influenza del peso, ma piuttosto ad una spinta del diaframma vers o l'alto .nella stazione seduta con le gamLe penzoloni. Infatti in questa attitudine gli organi addominali si trovano compressi sotLo la doppia influenza della flessione delle coscie sul bacino e della tensione della par ete addominale anteriore; CO!';l .fanno innalzare il diafra mma nel torace e per mezzo di esso sollevasi il versamento pleurico. L'Autore dice che potè verificare tal fatto in molteplici casi mediante os servazioni radioscopiche, e cosi potè convincersi che talvolta il diaframma è completamente immobile dal lato malato, mentre in altri casi esso è immobilizzato soltanto durante i movimenti respiratori e si lascia sollevar e passivamente dalla pressione dei visceri addomi74


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nali quando il malato prende la posizione seduta. Tale fenomeno non si osserva in tutLe le pleuriti, o per lo meno in lutli i periodi della malattia; secondo l'A. raggiunge il suo maa:imum di estensione e di frequenza, con pari quantità di liquido, al principio dell'affezione quando il muscolo è colpito da paresi in seguito ad infiammazione della sier osa che lo ricopre. Più tardi, quando il diaframma diventa rigido, o si trova fissato da aderenze, il sollevamento cessa di riprodursi. La paresi inflamma~o ria ed i fenomeni che ne risultano mancano nell' id1·otorace e nelle pleuriti cancerose; al contrar io in un caso di pneumot.orace tubercoloso senza traccia di versamento pleurico, il Bard, praticando l'esame radiografico ventiquattro ore dopo l'inizio dell'afiezione, ha constatato che il diaframma era completamente immobile. Questa fissità della volta del diaframma nei movimenti r espiratori ed il suo passivo innalzamento durante certe attitudini del corpo sono per tanto due fenomeni differenti, indipendenti l'uno dall'altro, la di cui coesistenza o dissociazione possono da1·e degli schiarimenti sulla natura, sul carattere e sull'evoluzione della pleurite, come sul suo pronostico e sul suo trattamento. G. R.

Cara delle artriti non d1lllUohe mediante lDlestoD.l lDtrama.•oolart 41 oalomelano. - (La Semaine Médicale, 13 giugno 1900). Gli effetti rimarchevoli ottenuti mediante iniezioni intramuscolari di calomelan o sulle artropatie di origine sifilitica, hanno sug-gerito al dottor Toupet, medico degli o!lpedali di Parigi, l'idea che il protocloruro di mercurio debba esercitare uno specie di azione elettiva sulle flemmasie articolari croniche; e pertanto sperimentò tal metodo cur ativo sopra maiali di artriti croniche non sifilitiche. Questi furono in numero di quindici, il magg ior numero malati di artriti croniche consecutive ad attacchi di reumatismo articolare acuto, ma taluni anche di pseudoreumatismo infettivo, e taluni anche di artrite gonococcica; ed uno d'essi presentava perfino una lesion e cronica dell'ar ticolazione tibio-tarsea, lesione di natura probabilmente tubercolare. Malgrado la differente lo ro eziologia e natura, tutLe queste affezioni art1colari, se se ne eccettua un caso d'artrite


RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA.

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fibrosa dorso- cervicale ed uno di reumatismo cronico con-

secutivo ad un attacco di reumatismo acuto, ~us rirono o per lo meno migliorarono notevolmente mediante iniezioni contenenti grammi 0,03 di calomelano in proporzione di un centimetro cubico di olio d'oliva o di oLio di mandol'ie dolci. L'azione benefica di tali iniezioni, di cui il numero variò da una a nove secondo i casi, si manifestò talvolta immediatamente, senza che si osservasse reazione di sor ta in corrispondenza delle lesioni articolari, tal'altra dopo leggiera esacerbazione dei fenomeni dolorosi, mediante un migliora mento più o meno marcato, perfino con la completa scomparsa dell'impotenza funzionale e dei dolori, sempre con una diminuzionE\ dell'iùrar'trosi e degli ispessimenti dei vari tessuti a rticolar i e peri a r ticolari. G. B.

RIVISTA DJ NEVROPATOLOGIA

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Un ouo dl emiplegia lstertoa guarito oon la suggestione e studiato oon l'alato del olnematografo. - (Nouoetle Iconographie de la Saipetrière, n. 2,

MARINESco. -

1900).

L'A. fa notare come esista una differenza notevole nel modo di trasportare la gamba paralizzata tra l'emiplegia organica e quella ister ica. Nella prima, secondo gli studi da lui fatti con l'aiuto del cinematografo, la gamba malata oscillante é animata da un cer to grado di movimento, è flessa nel passo posteriore e presenta il tallone soUevato dal suolo. Nell'isterica invece non v' é alcuna flessione e quindi il tallone non si mostra sollevato dal s uolo, meno casi del tutto eccezionali. Nella emiplegia organica, cau::::a il predominio della paralisi in cer ti gruppi muscolari, si vede che il piedo nel passo anteriore prende la posizione del piede varo, o di quello equino in certi casi. Nell'emiplegia isterica, in cui la paralisi è in massa, l'articolazione tibio- tarsea immobile conserva quasi la stessa apert ura·dell'angolo per tuLto il percorso del passo


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGI.A

·sicché il piede striscia sul suolo. Nella prima il malato presenta il trùnco inclinato allo innanzi; nella seconda mantiene questa posizione più esagerata, soltanto però durante il passo posteriore, mentrt1 in quello anteriore il tronco stesso é arrovesciato allo indietro. cq. L. DE C ESARE. - Sul valore terapeuttoo del metodi Pleoh-

•lg e Beohterew oomparato ool bromuro 41 potu•to nella epllu•la. - (Il .'vlanicomio moderno, o. 1, 1900) .

Non essendo tutti gli sper imentatori d'accordo nelle conclusioni circa questi trattamenti cur ativi, di cui questo giornale si é altre volte occupato (1); cosi l'A. ha assol!'getto un certo numero di epilettici, ricover ati nel Manicomio V. E. di Nocera Inferiore, alternativamente al metodo di Flechsig, di Bechterew ed all'uso del bromuro di potassio, provandone e comparandone rigorosamente gli effetti. Egli dopo avere scelto un numero limilato di malati, man mano con le debite cautele e con opportuno intervallo di tempo li ha sottoposti ai diversi metodi curativi in discorso, per modo che gli slessi metodi sono stati provati nello stesso

numeeo d'individui; donde conclusioni più uniformi. Queste si riducono alle seguenti: a) il trattamento di Flechsig e di Bechterew non curano l'epilessia; b) dessi agiscono direttamente contro l'accesso ed in generale contro gh equivalenti psico- epilettici (diminuendo la eccitabilità dei centri corticali) per l'azione del bromuro di potass io, che contengono (2); indirettamente qualche volta per l'oppio e per l'adonis ver oalis; c) le guarigioni ascritte a questi due trattamenti possono essere quelle stesse, che si ottengono mercé il solo bromuro di potassio, che agisce favor·evolmente in vir tù di taluni caratteri fisici individuali, idiosincr asia; d) la bromurazione a piccole dosi r iesce a produrre disturbi spesso r eintegrabili della cellula ner vosa; ad alte dosi (l ) V. Giomale medi co del regi o etereito. 1898, pag. 1.89 e 64!. (!!) Metodo Flechsig: Estratto acquoso d'o ppio a doso progressiva Uno a gr. 1,35 per sei mesi; bro muro potass1co da 7 gr. a 'i gr . per S mesi. Met(.do Bechtercw: Ado ni.; vernalis gr. 1.50-!! in gr. 180 d'infuso; bromuro potassico gr. 5; codeina ~g. :!·G.


RIVISTA DI NEVROPATOLOGlA

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invece é quasi sempre deleteria pe r gli eleme nti strutturali della medesima. È forse per questa ragione che si vede stabilirsi in molti epilettici un rapido ed improvviso processo di decadimento nella personalità psichica. Come corollario scientifico e clinico, l'A. deduce che per curare la epilessia il miglior metodo consisle nell~ disinfezione del tubo gastro- enterico mercé i comuni disinfettanti (salol, betol, naftol, ecc.), alternati con qualche sedativo od anestesico, anche col br·omuro potassico, che però dev'essere amministrato mollo cautamente. Perciò oggi, in cui l'eziologia auto- tossica dell'epilessia va acquistando sempr·e più '<~alore, non deve parer e es&gerato l'asserto del p rof. Bianchi di voler curare gli epilettici, !n oppor tuno ambiente, con L'uso esclusioo del latte, se si pone mente al modo complesso come questo a gisce sull' in testino, sui reni ed indirettamente sulla corteccia cet·ebrale. Cosiffatte ricer cht;, non sono prive d'interesse, massime considerando la spaventevole proporzione di epilettici, che per lo più r imangono in balìa del loro male, o lentamente s 'intossicano per la quo tidiana assunzione di svariati farmaci.

cq. TouLos s . - Trattamento 4ella eplle••l a oou 1 brom1ll'l e l ' lpoolorurazlone. - (Reoue de Psychiat rie, vol. III , n. 1, 1900). Se si diminuiscono i sali alcalini alimentari, quelli alcalini medicamentosi saranno più e meg lio a ssorbiti. Il bromuro introdotto nell'organismo non si comporta com e un corpo estraneo, ma può in certi limiti sostituirsi al cloro, come, p. es., succede per la secrezione gastrica, che contiene acido bromidrico dopo la somministr azione del bromuro di sodio (Nenki e Schumann , Simanowski). Privando il tessuto nervoso del clor uro, le cellule nervose sar anno più avide dei sali di sodio e quindi assimileranno più vivamente il. bromuro, la cui azione ter apeutica saré per ciò più grande. Partendo da questi fatti e pensando dietro osservazioni fisiologiche che l'or ganismo introduce più cloruro di sodio di quello, che realmente abbisogna, l'A. ha fissato per i suoi epilettici un regime di !a lle, patate, uova, carne, caffè, far ina, zucchero e burro, che contiene a ppena 1/ 6 od 1/- del cloruro sodico di un regime ordinario. Ha poi paragonato


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RIVISTA DI NEVROPATOLOGIA

,gli effetti dell'abituale cura bromica (bromuro di SQdio) a regime alimentare ordinario ed a regime alimentare ipoclorurato. l risultati d ella esperienza sono stati che si ottengono effetti poco sensibili se s i usa il bromuro col regime ordinario; si hanno invece effetti straordinariamente sorprendenti, se si adopera il bromuro e l' ipoclon.~razione. Infatti io questo secondo caso gr. 2,50 di bromuro di sodio avrebbero indotto perfino la cessazione degli accessi in soggetti, sui quali precedentemente riuscivano inefficaci 8-15 gr. di bromurt alcalini. La forza muscolare, la temperatura, il peso, la compos izione del sangue e dell'ul'ina, la digestion e non sono alterate in veruo modo, secondo riferisce l'A. Il regime non avrebbe per sè alcuna azione speciale ; desso esalterebbe soltanto l'azione lerapeulica del bromuro, esaltandone contemporaneamente l'azione tossica. cq. L. MoNG&Ri. - Contributo allo 1tucUo della etiologia della paralt.l progra.alva. - (l?ioista sperimentale di Freniatria, vol. XXVI, fase. 1). Come è risaputo, le opinioni sulla vera causa della paralisi progressi va sono disparate. Se la scuola tedesca è quasi unanime nell'ammettere la sifilide come causa principale, tanto da ritenere che questa nevropatia sia sempre di natura sifilitica e non si sviluppi che in persone sitllitiche per contagio o per eredità; la scuola italianR e quella fr ancese non è del tutto partigiana di questa teoria, au:r.i per taluni la s ifilide è luogi dall'essere il fatto principale della pa ralisi progressiva e per altri pochi i casi di questa malattia dovuti alla sifilide sono vere r a ritè cliniche e più che alla stessa deve attribuirsi allo sciupio delle forze iolellelluali, alla er e· dità, agli abusi sessuali ed alcoolici (1). L'A. studiando 47 casi di paralisi progressiva, forniti gli da due manicomi di Cos tantinopoli, ove e:>ercita quale medico alienista, ha voluto portare il sun contributo alla risoluzione della quistione etiologica ed é venuto òlle seguenti conclusioni: (t ) V. al riguardo: Ri,trche statisticltt sulla eziologia (Iella paralisi prog•·uuua. (Gio rnalt medico del regio tlie>'Cito. l900, pag. 8~5).


RfVISTA DI NEVROPATOLOG I A

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la paralisi progressiva non ha una causa unica e specifica; essa è dovuta ad un complesso di cause, delle quali le più impor tanti sono la s ifilide, l'alcoolismo, l'eredità; le due ullime cause sono accidentali e non assolutamente necessarie allo sviluppo della malattia, m entre la prima è di necessità assoluta. Essa infatti p•·edispone il terreno per lo impianto del morbo, meotr~ l'a lcoolismo e l'eredità ne favoriscono sempliceme nte lo svi luppo. L'A. per ciò crede io base ai suoi studi di poter afle1'mar e con Kjellberg, Regis ed allri della ~cuoia tedesca : « non potervi essere para lisi progressiva vera, S·e non vi sia stata prima inrezione sifìlitica acquisita o congenita "· cq.

w. LOTI-!. Wissen~ch.

L ' eplleula urcUva. 1900, N . 15).

(Centralbl. f. med.

L'autore riferisce intorno a 38 casi di epilessia tardiva con necroscopico, e viene alla concl usione che la ve ra e propria epilessia manifeslantesi nell'uomo dopo il 30° anno e nelle donne dopo il 25•, deve essere considerata quale epilessia tardiva. La causa anatorno-patolop;ica é una estesa arteriosclerosi dipendente da alcoolismo, sifilide, ecc. L'ere· ditarietà e i traumatismi sembra non abbiano importanza. per lo meno essenziale. Il quadro clinico dell'epile ssia tardiva è quasi idendica a quello dell'epilessia genu ina. Alcuni casi fec<'ro sor gere il s ospetto di demenza paralitica o di sifilide cereb•·ale, s'e nza però poter rilevare il quadro anato mo- P,atologico ben manifesto di queste affezioni. E. T. reper~o

Bull'ezlologla e sulla 0111'& della pa· rallsl progrulllva. - (De utsche, Zeit~chr. j: Nerçenheilk., Bd, '13, H, 3-4).

R. SRELIGMANN . -

Le communicazioni si riferiscono ~:~gli infel'mi curali nella casa di salute di Fischer in Costanza. L'autore sottrae dai 150, 20 casi in cui la diagnosi non era sicura: dei rimanenti 130, 95 avevavo con tratta con cer tezza la s ifilide assai precocemente, in 10 esis teva qualche dubbio (ulcus dubiosum), 2il erano apparentemente immuni: una proporzione, adunque dell' 81 p. 100 di infetti. Gli altri fattori eziologici, invece, come l'alcoolismo, la nicotina, l'ereditarie tà, non hanno che una parte molto secondaria. Il periodo di latenza tra l' infefezione e la compa•·sa della paralisi, oscillò dai 3 ai 30 anni,


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RIVISTA ORIRURGI OA

e l'autore crede di poter after mare che le cause occasionati e una deficiente cura antisiiìlitica abbreviano di molto il periodo cb e egli chiama latente: e infatti dagli 80 casi del secondo decennio, 40 non erano stati punto sottoposti a trattamento specifico, o lo erano stati in modo insufficiente. Per quanto riguarda la terapia, l'a utore si crede autorizza to a ricorrere di nuovo alla cura anti.sifilitica, soprattuto E. T. negli stadi precoci dell'affezione. H.

HENSI::N.

-

Obtloerohl nel quarto Yentrloolo. -

(Deutsch. A r ch. f. [(lin. Med., Bd. 6~, p. 635).

Un uomo di 32 a nni soffriva da16 anni di accessi dolorosi all'occipite e di vomiti ; e, inoltre, nell'ultimo di tali accessi, presentò leggero nistagmo, senso di vertigine e inclinazione del capo in avanti. Dopo un'improvvisa esarcebazione della cefalalgia, il paziente cadde in com~:~ durante il quale mori. All'autopsia si trovò un cisticerco race moso della grossezza di una ciliegia nel quarto ventricolo, con proliferazioni dell"ependima del ventricolo, idrope grave ed ependimite granulosa dei ventricoli laterali. Non si trovarono altre vescicole. Da un'estesa r ivista della letteratura (27 casi riuniti dallo autore in una tabella) si deduce che nel cisticerco del quarto ventricolo si ha: intensa proliferazione dell'ependima e grave idrocefalo, senza alcun' altra alterazione delle regioni cerebrali limitrofe. Esso può decorrere clinicamente senza sintomi, ma spesso si mttnifestano i segni comuni della compressione cerebrale, di rado sintomi locali, come il diabete, la vertigine, l'atassia cerebellare, movimenti impulsivi, ecc. E. T.

RIVISTA CHIRURGICA l

l •••

F . U M BER. - Trattamento ohlrargloo dell' ldropeuolte da olrroaJl epaUoa. - (Ther. Gengenwart, sette mbre 1900).

l fenomeni morbosi pl:lr cui ordinariamente ricorrono al medico gli affelLi da cir rosi epatica e che formano la base delle loro sofferenze s ono come è nolo le consegu~nze dell'ulteralo circolo della vena porta. Sia che il disturbo è causato


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da processi di raggrinzamento attomo alle ramificazioni capillari della porta nel tessuto epatico stesso senza os~acolo alla circolazione in caso di pressione del tronco della porta, l'effetto è sempre lo stesso cioè la stasi nel territorio delle radici della vena porta coi suoi numerosi sintomi da parte dell'apparecchio digerente. In molti casi l'organismo si aiuta colla graduale dilatazione di vie collaterali e colla parziale derivazione del sangue della porta nei territori vasali della vena cava. In questo modo avvengono le comunicazioni tra la vena epigastrica inferiore colle vene deco1·renti nel legamento rotondo, tra la vena emorroidaria interna e le vene esofagee inferiori, le vene diaf1·ammatiche interne, ecc. Se vie collaterali non bastano a sorreggere la circola:.::ione, succedono grado ·a grado h'asudamenLi nella cavita addominale ed emorragie nei ter ri tori vasali affetti da s tas i. L'opera del medico è io questi casi puramente sintomatica e si riduce ad aumentare la diuresi e l'attivitil degl'intestini per diminuire l'idrope ascite o a vuota1·la colla paracentesi. Non cade dubbio che eon questi me7.Zi si possa ottenere miglioramenti e in certi cas i, d'altra parte molto rari, anche gua rigioni nel senso clinico non già beninteso nel senso anatomo-patologico. In vista d'un sì poco confortante risultato terapeutico merita tutta l'attenzione la proposta di S. Talma (Utrecht) di trattare chirurgicamente l'ascite dei cirrotici. Si tratta di aprire nuove vie collaterali al deflusso del sanllue stagnante nella vena porta col fissar e solidamente il grande o mento, la superficie del fef'rato, la cistifellea e, se necessario, anche la superficie della milza alla parete addominale. Coll'adesione di questi organi alle pareti addominali s i formano comunicazioni appariscenti anche all'esterno tra le radici della porta e la vena epigastrica inferiore. Cosi è data la possibilita che mediante la rimozione dei fenomeni di stas i avvenga miglioramento nel decorso della malattia supposto che esistano ancora ben funzionanti ce llule epatiche. Il dott. Th. Lens, allievo di Talma, aveva fin dal 1892, oper ato sotto il suacceonato punto di vis ta un cirrotico cachettico di 61 anni fissando il grande omento alla pa1·ete addominale. Il paziente mori 170 giorni dopo l'operazione. Come Talma stesso disse il r isultato dell'operazione non fu brillante ma dimostrò che l'operazione può aprire nuove vie piu spaziose al sangue della vena porta.


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Seg uendo sempre il <:oncello Talma nel1896 fece eseguire da v. Eiselsberg e Narath questa operazione. Si trattava d'un bambino di 9 anni affetto da grave morbo di Bright acuto e morragico e da una malattia epatica la quale menò ad una cir-ro!';i atroRca e all'ostacolo del deflusso del bangue della porta: vi erano per conseguenza ascite ed edemi nefritici. Nello s pazio di 1 1/, mese si praticò 5 volte la paracentesi addominale e una volla l'incisione. La 1• e la 4• punzione lasciarono delle ferite beanti: il liquido si r ipristinò ra pidamente ogni volta Fallito cosi il solito mezzo di cura si Rssarono il grande omento e la cistifellea alle pareti addominali. Come si aspe~ tava si sviluppò una larga corrente sanguigna collaterale dalla vena porla attraverso la parete a ddominale. Ampie vene sottoculanee di vennero visibili tra il sito dell'operazione e le vene intercostali . L'ascite scomparve ma la milza rimase ingrossata, aumentò anzi al punto che il suo margine inferiore giungeva al ponte di Poupart. In seguito a ciò essa fu fissata con altra laparatomia tra i muscoli e la cute dell'addome. Si potè costatare che anche negli strati profondi della parete addominale gia si erano sviluppate numerose vene aLloroo al luogo del coalito. La milza diminul di volume e cont.emporaneamente si dilatarono le vene collaterali esistenti tra le vene intercostali e le crurali. L'ammalato guarì e circa due anni dopo le vene sottoculaoee collaterali erano ancora molto ampie. Dell'ascite non rimane va più traccia: la milza era molto più piccola di quanto lo era prima della fissazione. Quest' operazione basala sull'osservazione clinica sembrò corrispondere all'aspettativa. E da osservare che gli esperì· menti islifuiti in questo anno sugli animali da Tilmann nel 1899 hanno dato favorevoli risultati. Tilmann, mosso dalle idee di Tal ma, si posò il quesito se occludendo completamente o quasi completamente la vena porta con un atto opera tivo s i potesse favorire lo s viluppo d' una circolazione collaterale. Egli allacciò in clini e conigl i la vena porta o soltanto la vena mesenterica prima del!o sbocco nelle vene dello stomaco e della milza e vide tutti gli anima li morire. Anche un cene cui aveva lel!alo la vena mesenter ica e contemporaneamente fissato il g rande omento alla parete non rimase in vila. Morlitìcò allora il Tilmann l'operazione in mo1o da lasciare un certo inter vallo di tempo tra la neofor·mazione delle vie vasali e le occl usioni d'una vena principale. Egli procurò prima


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l'adesione dell'omento e. dell'intestino alla parete addominale suturando l'omeoto tra la parete addominale e i muscoli e lavando quindi intestino e peritoneo con soluzione di subiimalo all'i p. 1000 per aiutare l'adesione mediante la distruzione dell'endotelio peritoneale. Otto giorni dopo si allacciò la vena mesenterica. L'animale fu per alcuni giorni soffe· rente, ebbe scariche alvine sanguinolente ed addome me teorico, subito però si rimise. Dopo altri otto giorni si legò la vena porta immediatamente prima della sua penetrazione nel fegato. Si ripeterono le diarree sanguigne e l'animale si rimise di nuovo. Contemporaneamente si formarono vis ibili e numerose vene sull'addome e ascite. L'ascite si riassorbi - l'a nimale guarì. Dopo 12 settimane fu uccis o. Si riscontrò che nella vena por·ta era r·imasto un lume della grossezza d'una capocchia di spillo e che s i erano formate ampie vie collaterali. Anche Tilmann consiglia quindi in ca~i di ostacolato circolo della porta mediante trornbi, tumori delle vicinanze e cirrosi, purchè esistano cellule epatiche intatte, la formazione di vie colla terali con questi atti operativi relativamente non pericolosi. In una seconda recentissima pubblicazione ha dato conto il Talma delle sue ulteriori esperienze e di un caso in cui l'operazione fu seguita da guarigione. Si trattava di un uomo alletto da cirrosi epatica con colemia. Vi era ascite, contr·o cui più volLe si pr·alicò la paracenle:Si, il fe~a to era grosso, duro, bernoccoluto, a mar·gine duro frastagliato, la milza sporgeva 6 centimetri dall'areala cos tale. Lo stato generale era cattivo, vi erano deliri che il Talma riteneva di natura colemica. Si praticò la laparatomia; l'ornento fu tenuto esposto per alcun tempo all'aria e dolcemente s tirato: dopo esso fu in molti punti suturato al pe r·itoneo. L' esito dell'operazione fn che l'ascite non si rinnovò più: continuat·ono i deliri però tranquilli . Poco a poco l'ammalato ritornò alla norma e un anno dopo l'operazione egli era tuttora idoneo al lavoro. La milza però era un poco più ingrandita di quanto lo era prima dell'operazione. Per !spiegare come solo raramente l'operazione è coronata da completo successo Tal ma fa notare che di rado tratLasi di cirrosi epatica primaria, per lo piu essa é associata ad una peritonite srerosa primaria la quale non é sempre facile distinguere dalla cirros i. Egli comunica un caso di


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questo genere. Una peritouite pl'imaria aveva prodotto una ascite chilosa e l'infiammazione del peritoneo e della sierosa epatica si era estesa al fegato stesso producendo una periflebite coi fenomeni clinici della cirrosi. I vasi collaterali si dilatarono naturalmente. La Japarotomia con fissazione del ~rande omento alle pareti addominali non ebbero alcun' influenza sull'ascite la quale dopo la punzione si rinnovò prestamente. Eguale andamento ebbe un altro caso. l casi relativi al trattamento chirurgico dell'ascite della cirrosi epatica sono finora sfortunatamente troppo pochi. Nella letteratura tedesca esistono fin qui le osservazioni di Stratmann e di Neumann, nella francese una comunicazione di Raymond, nell'inglese quella di Dr·ummond e Morison, di Nolles ton e Turner. Possono esser citate come operazioni fatte nel senso di Talma soltanto quelle in cui si cerca una coesione o quanto meno un'adesione alle pareti addominali dei territori vasco. lari della vena porta. Il paziente di Stratmann, in cui esi:-;tevaoo cirrosi con ascite, tumore di milza e leucemia, fu soltanto laparotomizzato: egli guarì ma non si sa se in seguito alle nuove vie collaterali. Il cachettico ammalato di Raymond, che da due anni soffriva di ascite e tumore di milza fu solo laparotomizzato: le lavature con soluzione bor ica al 4 p. 100 di cui si fece uso poterono distruggere l'endotelio periloneale, procurare aderenze e far sor gere nuove vie collaterali. Il paziente guari, l'ascite scomparve definiti· vamente e la milza ritornò sotto l'arcata costale. Il caso di Neumann riguarda una donna di 45 anni affetta da fegato indurito, tumore di milza e ascite. Fatta lalaparotomia, si spogliarono del loro rivestimento peritoneale le parti situate vicino all'incisione servendosi d'un cucchiaio poco tagliente e afferrato il grande omento lo si fissò alle pareti a ddominali a destra e a sinistra fin dove si estendeva il denudamento peritoneale comprendendolo poi anche nella chiusura della ferita. Cinque mesi dopo l'ammalato stava bene, il peso del corpo crebbe, il fegato diminuì di volume, l'ascite scomparve definitivamente. Attorno all'ombelico era mani· festa una rete venosa e una eguale poteva seguirsi fino agli spazi intercostali. Indipendenti dalle idee di Talma sono le osservazioni degli inglesi Drummond e Morrison del 1896. Essi operarono un individuo con diagnosi molto incerta di c:irrosiepalica senza


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risultato. Operarono in seguito un altro ammalato affetto da cirrosi epatica tipica : l'individuo guarl. Il peritoneo, specialmente quello della superficie epatica e splenica, e le parti vicine del periloneo parietale furono subitamente stropicciate con una spugna e il grande omento fu fis~ato alle pareti addominali. Tr.e settimane dopo cessò il trasudamento peritoneale nella cavità del ventre. In una seconda pubblicazione Morison dà conto di 4 altre operazioni da lui praticate: due furono seguite da guarigioni: Nollestoo e Turner operarono due casi di cir·rosi: uno migliorò, ma l'altro non ebbe alcun beneficio. Esistano adunque 8 casi di ~sci le da cirrosi epatica i quali, seguendo la via tracciata da Talma, sono guariti ne! senso clinico (Talcna 2, StJ•atmaoo 1, Raymood 1, Neucnann 1, Orummond e Morison 3). Queste cifre sono bensi troppo piccole, ma esse eccitauo a tentar·e la viu chirurgica quando esistono la indicazione che si può formulare cosi: Le stasi nel territorio dd le radici della vena porta le quali dipendono dagli ostacoli frapposti al circolo sanguigno nella vena stessa o nel fegato e che non han ceduto alla terapia corrente e alle ripetute paracentesi debbono essere tr·altate chirurgicamente sempre che esistono tuttora nel fegato cellule epatiche regolarmente funzionanti. L'operazione consiste nella laparotomia, nella sutura del g r ande omento tr·a la cute dell'addome e i muscoli dell'addome stesso e nel pr ocurare adesioni tr·a il peritoneo parietale e il viscerale che ricuoprono il fegato, la cistofellea, la milza. L'alto operativo non deve praticarsi troppo t1-1rdi affinclté l'organismo possa io certo qual modo avere ancora le forze a riversare nelle nuove vie collaterali il sangue già pr ima stagnante. Mantenendo una rigosa asepsi eù essendo l'operazione di corta durata le conseguem:e immediate di essa sono relativamente poco importanti. Gli eventuali incidenti che possono insorgere a causa della formazione di aderenze nell'addome non possono par·agonarsi al buon ris ultato che dà l'operaG. G. zione all'altrimenti disperato paziente. P. SKASSMANN. - L& dutnfezlone 4elle m&Dl e U U•oformlo. - (Ther. der Gegenwart, agosto 1900).

Il deside1·io di perfezionare sempre più la disinfezione delle mani non è per nulla ingiustificato. Risulta infatti dai ptù recenti lavori sulla batteriologia della cute disinfettata, special-


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mente delle mani, che noi non possiamo giunge•·e fino ai germi situati profondamente nell 'epidermide.· Non appena che il rivestimento an tisettico delle mani è asportato durante l'operazione, in parte mediante il sudore, sorgono dalle parti profond e della cute nuovi germi (Doderleim). Per r imediare a c iò si é consigliato l' uso di guanti di gomma. Per quHnlo questi guanti s iano raecomandabili nell'esplorazione digitale ginecologica, nelle operazioni cosi detLe settiche e per la non infezione delle mani del chirurgo, essi, benchè in piccolo grado, ottundono il senso del tatto. l nfin:e essi possono colle . lunghe operazioni crepars i: le secrezioni cutane·e delle mani vengono così a contatto colla ferita. Il rivestimento di lacca, come é stato recentemente raccomandato nel chirol per la rapida disinfezione delle mani, diviene facilmente permeabile e attrav erso i crepacci s'infiltra il sudore il quale mttlgrado il lrattaroento co n sublimato e acido citrico contiene batteri. La migliore disinfezione delle mani dovrebbe rilene•·si quella fatta meccanicamente collo spazzolino sterilizzato e sapone, con alcool al 50- 70 p. 100 e s ublimato. Se a questt• metodo di disinft:zione si può dar la pr eferenza nelle cliniche o io materoita bene arredate esso presenta ostacoli per la larga s ua di ffusion e. Un mezzo od un litro d'alcool è, per esempio, un minimo per una piccola operazione ostetJ'ica (rivolgimento). L'ostetrico pratico e la levatr ice hanno bisogno di mezzi compendios i per preparare presto e con poca spesa grandi quantilA di soluzioni antisettiche. Ciò appunto forma l'ostacolo per la diffus ione della disinfezione all'alcool. Nello s tato attuale dell e nostre cogoizioni scientifiche sulla disinfezione della cute sono di grandissima importanza la frequente lavatura delle mani e il rinnovamento del rivestimento antisettico delle mani sia nelle lunghe operazioni chir urgiche, sia in quelle ostetriche. Non astante il continuo aumento d~i buoni risultati delle nostre operazioni c hi può mai negare che i piccoli accidenti che s i osservano nella guaJ'i;:rione delle feri te del tessuto adiposo e connettivo non debbano fa rsi dip~ndere dai batteri in [e~se pe netrati 1 Le infezioni secondar-ie possono prevenirsi colle spalmature di pasta all'airola. Molte volte però queste infezioni secondarie sono primarie che s i manifestano solo qualche giorno dopo. Specialmente nelle laparotomìe che in seguito presentano ascessi cutanei si possono meùiante la curva termometrica dimostrare le deviazioni da un decorso strettamente asettico.


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È quindi non un cattivo cons iglio quello di lavarsi frequen-

temente le mani durante le lunghe oparazioni chirurgiche: certo le lavature non debbono essere cosi lun~he come quelle che si fanno prima dell'operazione. Col ripetersi delle lavature all'alcool e al sublimato il sangue di cui sono sporche le mani si trasforma in croste, le quali, specialmente quelle poste sotto le unghie, s ono di difficile rimozione (Bankiser consiglia l'acido t.artar ico). Colui inoltre che é obbligato a disinfettarsi più volte al g iorno noterà lacilmente che la sua cute è facilmente intaccata. L'acido feni co, base dell'antisepsi, é stato per ciò a poco a poco quasi completamente detronizzato. È importante che il cbirur ~ro e l'os tetrico abbiano le mani lis ce e libere dall'eczema carbolico o mercuriale non solo pel loro benessere, ma anche perché una superficie liscia si può più facilme ntare disinfettare che una scabra, come, p. es., una s tanza a pareti lisce, senza angoli o insenature. Sotto questo punto di vis ta ha dei meriti il sa pone al marmo di Scbleich. Noi s appiamo bene (Sarwey) ciò che del res to a priori doveva sospettars i, che dopo l'us o del sapone al marmo le mani non s ono punto asetliche. Ma senza alcun dubbio è la condizione della cute molto migliore quando si incomincia con una lavatura col sapone al marmo e si finisce col ridare alla cute la sua morbidezza colla lavatura di polvere di sapone. Era desider·io generale che l'antis eps i delle mani si per· fezionasse in modo da otten ersi per via chimica e per via meccanica. Così sorsero gli antise ttici saponosi come il lisolo, ecc., cosi fu t'ecentemente richiamato in onore lo s pirito sapooato (Salzwedel e Elsner). Simili mezzi pelloro contenuto alcalino sciolgono l'intonaco grassoso della cute e attaccano i batte ri , men tre, p. es., la soluzione di sublimato, senza il p re venti vo trattamento della cute con sapone, rimane inattiva . È da badare anche alla tossicità dei mezzi adoperali e si può affs rmare che i più potenti antisettici sono anche i più velenosi. Se una soluzione di s ublimato all'i p. 1000 é et'fuivalente a quella all' 1 o al 3 p 100 di acido fenico, la tossicità del sublimato é maggiore 12 centigrammi di esso contro 10 di acido fe nico). L'antis ettico ideale, finora non es istente, è quello che mentre distrugge s icuramente i batteri lascia intatte le cellule umane anche dopo lung•l uso. Le alterazioni inevitabili prodotte dagli antis ettici sui tessuti umani hanno prodotto la transizione dall'antisepsi all'asepsi.


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Al di d'oggi hAnno una parte importante nel trattamento della mucosa infetta l'acido borico, il permanganat.o di po· tassa, l'a cetato di allumina, il zinco piu che gli antisettici veri e propri. Questi ultimi si stanno usando sempre più raramente, a dosi meno forti e con maggiori precauzioni. Se i medici adoperano ancora in modo relativamente frequente soluzione concentrate di Corti .antisettici ciò dipende che la non infezione cioé il proteggere la cute dal contatto dell'infezione è stata meglio studiata e curata in questi ultimi tempi. È probabile che il diuturno contatto col subiimalo apporti alla fine i medesimi inconvenienti nel medico che ne~Zii operai addetti alle fabbriche di mercurio. I reni, il cuore ed i vasi d'un attivo operatore, il quale inala quotidianamente anche una certa dose di cloroformio, sono soggetti a danni di speciale natura. Noi sopportiamo volentieri questi malanni prof.:lssionali, ma noi siamo anche in dovere di garantirci dai nocument.i del sublimato e dell'acido fenico. L'apparente disinfezione che si cerca di otten11re coll' immergere ripetutamente le mani nella soluzione di sublimato deve limitarsi il più possibile e sostituirlo colla meccanica saponala. Noi dobbiamo cercare anche mezzi che salvaguardino la nostra responsabilii.A (ustioni, scambio dell'uso interno per l'esterno, ecc.). Noi dobbiamo infine cercare dei mezzi che non si tradiscono facilmente col loro odore. Ciò posto devesi l' introduzione del lisoformio considerare come un vero progresso. In questo nuovo preparato la formalina é stata introdotta in modo oltremodo agevole e piacevole. Le proprietà antisettiche della formaldeide sono ormai note a tutti. Da lun go te.mpo é essa adoperata per la conservazione di preparati, per la disinfezione di ambienti, per la preparazione del catgut, ecc. Però il suo odore penetrante, la sua azione caustica sulla cute, il senso di bruciore ch'esso provoca sulle mucose ne hanno impedita la diffusione in medicina. Anche in quei casi ove t:ssa si riteneva utile come nelle pennellazioni della cute contr o i sudori notturni dei tisici, bisognava munire la bocca ed il naso del paziente d'uoa cravatta di caucciu per proteggerli dai suoi irritanti vapori (Hirschfe ld). Le lavande vaginali con formalina producono bruciore ed indurimento delle mucose. Il lisoformio preparato dal dott. Stephan (1899) è un liquido giallo-chiaro avente la propriei.A d'un blando sapone. Fa spuma , é untuoso al tatto e quindi r endl;j inutili il sapone


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e i grassi. L'untuosilà non ò però quella del !isolo ciò che è un bene per gli str·umenti e per molle manipolazioni chirurgiche. La r eazione è debolmente alcalina, non è attaccaticcio ed esso contiene la forma lina combinala in modo da maschera r ne quasi completamente l'odor e; quel poco che ne r esta è corretto bene da una sostanza at·omatica. L'esatta composizione chimica del lisoformio sa rà resa di pubblica rag ione dopo che l'autore si saré. munito del brevetto di p1·ivativa. Esso è solubil e in ogn i proporzione nell'acqua e nelJ ·alcool. Coll'acqua comune producd un leggier o intorbidamento che non ne altera l'azione antisettica. Riguardo a questo il lisoformio non l'aggiunge il sublimato: le soluzioni di lisoformio debbono esser e due volte più concentrate di quelle del !isolo cioè debbono es sere al 2- 4 p. 100. Lo Strassmann impiega pe1· le mani una soluzi0ne recente al 2- 3 p. 100 e con questo esse vengono forteme11te la vate collo spazzolino. Possono però usarsi soluzion i più concentrate senza pericolo poiché anche puro non attacca la cute e solo dopo lungo uso di soluzioni concentrate I'epiclet·mide diviene un po' dura: l' indurimento è sempre minore di quello che tien dietro all'uso dell'alcool e del sublimato. Le soluzioni ordinarie mantengono l'epidermide morbido e sembrano avere una certa azione aotidr osica. Anche in soluzione alcoolica - 2-3 p. 100 - può impiegarsi il lisoformio e sembra anzi che cosi l'azione ne viene rinforzata. Per le lavande vagi nali bastano le soluzioni all' i p. 100: per rrl" impacchi prima delle oper azion i soo necessarie quelle al 2-3 p. 100. Gli esperimenti tos8icologici istituiti dal dott. Venturi hanno dimostrato Ja non Lossicit.à del lisoformio: esso non p1·oJuce causlicazioni. Lo Strassmann ha potuto usare il lisofo1·mio nella state del1899 nella clinica ginecologica del prof. Gu!'seran qua le esclusivo antisettico. Di 374 casi ne ss uno mori e in nessuno si ebbero a lamentare inconvenienti imputabili a manchevole an tisepsi. Per le la va nde nella cefalo tr1psia è molto usata la soluzione all' i p. 100 come quella che non r ende ruvida la vagina. Lo Strassmann la consiglia per l'utero, la vagina e le mani: e~Zii adopera lavande collo spirito saponato a l subiimalo soltanto p1·ima delle grandi operazioni o quando ha toccato materiali infetti. All'ammalato si può, senza scrupoli, affidare illisoformio, poieh è gl'inconvenienti del subl imato, del !isolo, dell'acido fenico sono completamente esclus i. La mancanza di odore 75


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deve render lo accetto al medico: esso lo r accomanda specialmente a quelle pazienti le quali a causa del loro mestiere sarebbero disturba te dal puzzo dell' iodoformio, del !isolo, ecc. è consig liabile quindi alle prostitute nelle loro ordinarie lavande. Anche nelle la vande vescicali può adoperarsi illisoformio (soluzioni al 1/ 1 -1 p. 100). Il lieve bruciore che produce scompare ra pidamente; ad ogni modo esso non é mai cosi forte come quello di preparati d'argento. Il catetere può essere preso direttamente dalla soluzione di lisoformio il quale non danneggia nè gli strumenti, n è la biancheria. Benché neppure il lisoformio appartenga a i rimedi eroici, e sso no n pertanto si disting ue per gli enumerati pregi i quali debbono far lo ritenere come un progresso dell'antisepsi. Il lisoformio trovasi presso il dott. G1·ople r, Motzstr asse, N. 7, Berlino ad un prezzo che é cir ca quello del !isolo. G. G.

RIVISTA DI OTO-RINO-LARIN GOIATRIA Estraslone del oorpl eauanel dal oondottò aucUUvo. - (Presse Médicale, 10 novembre 1900).

M. LERMOYEZ. -

I corpi stranieri in genere sono mollo tollerati dal condotto uditivo, e quindi non vi è urgenza per la lor o estra· zione. Bisogna però eccettuare i C·Orpi viventi, insetti perfetti o larve, i quali, n ei tentativi per uscire, provocano dolori acerbi, r umori subietlivi intollerabili, fenomeni r i11 essi che possono arrivare fino alla convulsione o al delir io. Per estl'arre questi ospiti importuni bas ta, molto spesso, riempire il condotto con olio di oliva. Questo chiude i loro pori respiratori e muoiono a sfissiali od escono fuori. Se muoiono dentro vanno poi trallati c ome g li altri corpi ine1·ti. Il mezzo più semplice e che dev'e sempre essere usato per liberare il paziente dal suo ospile è la sirii;Jga. Due o tre iniezioni di acqua tiepida servono in generale a produr re l'effetto.


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Se il corpo é stato profondamente infossato, in seguito a manovre non appropriate, ciò che avviene, secondo Politzer, nei nove decimi dei casi, allora conviene ancora cominciare colle siringaziooi. Se non riescono, si potranno prescrivere delle instillazioni di alcool assoluto, per corruga r e e impicciolire il cor picciuolo disidratandolo e ricominciare all'indomani colle iniezioni. Se ancora questo mezzo fallisce, bisogna ricorr ere agli istrum enti. Non a doperare mai le pinze, perché quasi sempre si finisce per cacciare il corpo più profondamente. L'uso degli istrumenti estrattori maneggiati nel condotto non è autorizzato che a due condizioni: a) che il medico sia ben familiarizzato con la tecnica otoscopica; b) che il malato resti assolutamente immobile. A questo fine bisog na sempre cloroformizzare i bambini e qualche volta anche gli adulti pusillanimi o irrequieti, perché un movimento intempestivo potr·ebbe a ve1·e le conseguenze più gravi, come una paralisi faciale o peggio ancora. Cogli istrumenti conviene procedere metodicumcnte, nel-

l'ordine seguente: 1° Un piccolo uncino smusso piegato ad angolo retto, che s i introduce o dove l'otoscopio mostra un piccolo spazio libero o, in mancanza di questo, in basso ed in avanti, perchè cosi si ri,chia meno di ferire il timpano, che a questo livello é alla sua massima lonta nanza. 2• Altri uncini o leve di forma diversa, scegliendo quella c'he più si attaglia al caso. Certe leve articolate sono vantaggiosamente impiegate. Quella di Mahu é rettilinea al momento della sua introduzione e quando ha passato l'ostacolo, con un piccolo movimento si piega ad angolo r etto, trasformandosi cosl in un piccolo uncino smusso. Gli uncini a punta sono util i sovratutlo per estrar re i piccoli tamponi d'ovatta, ma nsigono una grande leggerezza di mano, perchè la minima puntura del condotto da del sangue che ma;;chera il campo opet'alivo. Nel caso che ciò avvenga l'emostasia s i oltiene con l'acqua ossigenata. Se il ao,·po é molle si impiega un piccolo estrattore a doppio uncino, che si appog gia dolcemente al centro del corpo e si fa penetrare con un movimento a vite, come un cavaLappi.


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Se il corpo e dur·o e non si può ùltr·epassarlo con istrumenti, si può appoggiarvi uno stiletto con una goccia di colla o gomma lacca, poi lasciar aseugare e ritir are. Se è perforato introdurre nel foro un sottile pezzo di laminaria e dopo un quarto d'ora tirare. Se vi è tumefazione delle parti molli bisog na prima curare l'olite ester na traumatica con g licerina fen ica 1 su 20, alcool bori ro 1 su 20, ablazione de lle fun gosità ecc. Se anche ques ti tentativi sono falliti e il corpo straniero é incuneato nell'or ecchio medio, bisogna rimuovedo ad ogni costo, perchè altrimenti si espone il malato al pericolo dei più g ravi accidenti cerebrali. L'indicazione allor·a è di andare alla r icer ca del corpo straniero per la via retro-auricolare. Si fann o gli stessi preparativi come per la lrapanazione mastoidea, indi si procede nel seguente modo : a) mcisione deHa pelle nel solco r·etro- auricolare su tutta l'altezza del padiglione, arrivando fin o al peri ostio; u) s tirar e il padiglione in avanti e scollare profondamente il condotto uditivo membranoso, salvo che a livello d ella sua par·ete anteriore, eh~ non si deve toccare per non avere atr esia consecutiva rlel condotto; e) incidere trasver salmente il condotto così scollato, il più prof,mdamente possibile; cl) lussar·e il condotto membl'anoso e torcerlo fortemente in avanti. Dopo di ciò si è cr·eata una via di a ccesso facile e larga ver so la cassa del timpano e non resta che procedere alla estrazione. Fare intanto una minuziosa emostasia : poi tentar·e l'estrazione del corpo come a caso vergine, prima colla siriuga, poi coli uncino, g iammai colla pinza. Eseguila l'estrazione re><ta a chiuder e la breccia. Occorre : fo Fender e loug itudinalmente la parete posteriore del condotto, pe1' evitare la s ua ret1·azione concentrica e rimeLter e il condotto in porto. 2• Riunire seduta sta nte la ferita posteriore con t1•e o quattr'o punti. 3• Applicare un tu bo nel condotto reintegrato o tamponal'lo con garza. An che operando bene, si avrà il più delle volle suppllra· zione, dovuta a oli le media traumatica per l' incuneamento del corpo straniero.


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Occorrerà circa un mese di sorveglianza, per guarire la lesione della cassa e per prevenire la stenosi del condotto. Ma se il cast• fosse ancora più grave e il corpo str·aniero tanto incuneato da non uscil'e nemmeno con l' intecvento anzidetto, a!IOI'a bisogna procedere oltre: a) se l'incuneamento é nella cassa, ci si può contentare di levare il martello, doude una per .lita futur·a dell'udito di circa nove Jecimi e nel medesimo tempo es trarre l' incu· dine che, divenuto iner·te per la rimozione del martello, sarebbe un sovr accarico inutile per la staffa; b) se l' incuneamenlo é nell'attico, bisogna far saltare il muro della loggetta (operazione di Stacke pura); c) se l' incuneamento è ne ll'aditus ad antrum bisog na fare l'antrolomia vuotando il condotto uditivo osseo in alto M. e indietro. CouRTA DE.- Della lrrlgaslone na•ale. - (Reoue gènerale cle clinique et cle lhérapeulique, 11. 45, 1900). L'irrigazione non deve esser·e pr(~scrilla se esiste un ostacolo alla libera cit·colazione del liquido, come un tumor e o una forte deviazione del sello. Vi é anche un'altra controin· dicazione formale: la giovane età del soggetto o piuUost.o la non acceLlazioue del tr·attamento. Se non vi e il minimo inconveniente a cons i;!l iar•e il lavag~io a un fauciullo di 4 o 5 anni, che molto docile l'accetta volon lieri, n on è la stessa cosa per chi si rifiuta ostinatamente dr sollomellervisi. È imprudente òi praticarlo per forza per ché i movimenti di degl utizione in· c essanti che fa il sog~etlo espongono alla penetrazione del liquido nelle trombe e d'altra parte Ja cong(>slione della faccia che producono le grida, viene a controbilanciare i benefici effetti della irrigazione. Senza dubbio si può far·e un lavagg io con ogni genere di is trumenti; ve rre sono però che devono essere usati con la ma ~g iore prudenza, come :z;li injettori intermittenli e gli irrigatori: i primi perché in iettano dP.Ii'ariA insiP-me al liquido e i st•cond i per·clri· se l5i e lc!vano un p1>' troppo diurno luogo a una pressione beo super·iore a quella che é necessa t•ia. Il sifone nasalt: di Webet· è prefc ribile quando s ia provvisto d'una cannula a ruiJinetlo. P er il suo uso si devono dare le istruzioni seguenti: 1• Ric:ciacCJuar lo con acqua calda , sia per· pulizia, sia per impararne la manovra.


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RIVISTA DI OTO-RINO-LARINGOIATRIA

~ Melteee la soluzione che deve servire alla irr i){azione in un recipiente qualunque sopra un mobile collocato ad una altezza tale che il getto, quando la cannula é dir etta in allo, non abbia a s uper·are l'a ltezza dell'indice. s• Disporre la piccola branca del sifone di maniera che essa discenda fino al fondo del vaso e che l'ansa ri piegata riposi sul bordo del vaso. 4° Per far penetrare l'acqua nel tubo, chiudere il r ubinetto della cannula e premere vivamente una sola volta sulla per a, poi aprire il ruhineLlo. 5° Lasciar· scorrere le prime cucchiaiate di liquido che sono fredde. 6° Intr odurre l'oliva nella narice: la cannula deve sempre rimanere perpendicolare al la bbro super iore: la sua direzione deve esser·e tale, che se si prolungasse, e!5sa finirebbe al lobulo dell'ore~chio : non dirigere mai il getto verso la fronte, ci6 che potrebbe dar luogo a dolol'i o a gravi inconvenienti. 7• Mentr e il liquido scola dalla narice opposta a quella che è chiusa dalla cannula, respi ra r·e naturalmente con la bocca aper ta e abba!'sare leggermente la lesta: non .inghiottire né parlare durante l'irr igazione. So Se per una r·agione qualsiasi, si ha bisogno di interrompere l' ir rigazione, chiude re il rubinetto, soffiar e vivamen te e for·te pet• il naso pe r cacciarne l'acqua, poi r icomincia re il lavaggio. g. Se durante l.a irrigazione si cunslata che lo scolo diminui;;ce o cMsa, egli è che la nar ice é ostruita da secrezioni spesse: bisogna allora r itir ar e la cannula e soffiare for temente daala na rice chiusa. 10" Se si provoca dolore, sospendere momentaneamente e r icominciare. 1'1° Finita~· irrigazione, ritira re la cannula e soffial'e colle due narici ape l'le per cacciarne il liquido: non soffiare il naso nel mouo ordinar10 cbe dopo qualche minuto dall'irrigazione. 1~ Se ci s i serve di irrigatori badare di non ele vare il recipiente che di pochi centimetri. M. H AsSLAO ER. -

Sull'atonia •pa•tloa. -

(Deutsche militii-

riir.;tl. Zeitschr. , t !JOO, fa se. 8 e 9).

L'A. richiama l"allenzione dei medici militari su questa forma morbosa della laringe, interessant.e sia come malatlia pr·ofess ionale milita re, sia sotto il punto di vista medico legale militar e ..


RIVISTA DI OTQ-RINO- LARINGOIA.TRIA

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Iurasz dis tingue due forme di afonia s pastica: una grave et! una leggiera ; nella prima compare una istantanea chiusura della glottide con afonia completa, nella seconda il crampo glottideo si sviluppa lentamente. In quest'ultima forma possono essere ancora pronunziate alcune parole, ma con fatica e sforzo della voce. La voce ricorda i tentativi di fonazione dopo la pennellatura con nitrato d'argento. Le vocali sono spellso raddoppiate ed i dittonghi sono scomposti. Il quadro laringoscopico ci dimostra che, tentando di fonare, le corde si portano_l'una a r idosso dell'altra al punto da fa r scomparire la rima glottidea ed una cartilagine aritnoide si pot•la davanti all'altt-a. Nei casi gl'avissimi le corde vocali false prendono parte allo spasmo e coprono parzialmente o totalmente le corde vocali vere. ~ ei casi leggieri questa chiusura spas tica della rima glottidea si limita alla pol'zione legamenlosa della glottide, mentre la porzione cartilaginea res ta beante mantenendo la sua forma triang-olare, ed é con ciò ancora possibile il passaggio dell'aria di espirazione e la formazione di alcuni toni. Il paziente fa degli sforzi esagerali per vincere questi crampi, pr otE'nde in avanti la manrlibola , contrae i muscoli labiali, chiama in aiuto tutti i muscoli ausiliari della r espirazione e talora anche il diaframma, i muscoli. addominali. Soggettivamente i l paziente avverte sE:nso di soffocazione di compressione toracica dei muscoli addominali. Cessata la fonazione, scompaiono i sintomi sua ccennati, il respi1·o é completamente normale. Questo é il quadro tipico d"lll'afonia spastica. Essa però s i può associare a spasmo glotlideo respit·atorio come nei cttsi di Ooodi, Krause, Michael e Przedbor ski. Quanto alla paLogen ia dell'affezione, il principale contm gente é dalo dall'isterismo, dalla neuras lenia epper ciò, data la maggior frequenza di queste neur osi nel sesso femminile, dalle donne, sotto l'influenza di traumi psicbici (spavento, disastri fi nanziari ecc.) o di leggiere affezioni delle prime vie aeree. J ouquiére ed Hi cquet guarirono casi di afonia spastica colla compressione sulle ova ie . · Relativamente fr·equenle ru osservata la malattia nei professionisti della voce, come inse'l"na nti, predicatori, ufficiali , avvocati, ed é affatto ana loga ai cr a mpi degli scrìvani, dei senatori di pianoforti, dei lelegraftsti. L'A. ha raccolto nella letteratura sei casi, in cui l'affezione s'é svolta in seguiLo ad una affezione laringea.


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RIVISTA DI OOULJSTIOA

Infine l'afonia spastica figu ra talora come una nevrosi riflec;:la d'origine naeale e guarì con l'allontanamento della ca usa: ipertrofìa polipoide del turbinato medio (Olluszewskis, Fritsches), ipertrofla del tur binato inferior e (Hergng), polìpi nasali (Brébrion). La cur a da pochi risulta ti. Nella forma isterica la galva· nizzazione o far·adizzazione extr·a o intralaringea, la compressione delle ovaie furono talora coronate da successo. Furono tentate le inalazioni di eter e, le pennellature di cocaina, la doccta a pio;:rgia, la narcosi clnroformica. Molti autori consigl iano metociici esercizi fonetici e respirnlori. Seifer t combina questi colla compressione later ale della cartilagine tiroide. L'A. riporta un caso tipico ed n for m a g ra ve della malattia in parola veriflcalosi m un sergente del 21 fa uter ia, senza precedenti m orbosi né labe neuropatica, in cui tutti i me todi di cura scadettero. Il sergente fu dichiat·ato inabile al servizio militare e la malattia fu dichiarata dipendente da eventi ùi serv1zio. Per la medicina legale militare de v'essere r icordato come essendo l'alterazione di natura pUI'amente dina m ica, i pazienti sotto la narco!:'i possono parlare liberameot.e a voce a lta, come nel caso pubblicato da Nicolai nel 1880. G. O.

RIVISTA DI OCULISTICA P ECHIN . -

Oomplloasiolll ooul&rl dell'I.Jlfluens&. -

Re-

cueil d'ophtalmologie, n. a, 1DOO).

L'A. richiama l'attenzione dei colleghi su lle mt~uife stazi o ni oculari dell'in nuenza. onde si possa inte rvenire contt·o le s tesse più effica cemente Ji q uelJo, che non si sia fallo finora . Tutta la patologia oculare può sv(•lge,·si nel corso d1 questa malallta. Le palpebre possono essere colpile da edema, !!lll· tomo im portante pel medico, potendo tralLArs i di un processo flogistico al !"UO inizio, o di un Pdema rivelator e di uno stato brightico. Nel p rimo CA><o o sono ascessi ben localizzati, che hanno o1·igine dalla congiuntiva o dalle jZlandule ciliari e


RIVISTA DI OCOLISTICA~

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che sono di pronostico benigno; o sono a scdssi, specialmente se della palpebra s uperiore, di origine sinusitica (Landolt, Hirschenberg, Weichselbaum), pe1' lo più tardivi, manifeslaotisi durante la convalescenz.a, di prognosi grave per le facili complicazioni menin gitiche. Si è osservata anche la ipe1·emia conl\iunlivale, quale sintomo riflesso oolla rinite e nella sinusite elmoido-frontale o mascellare, né mancano casi di piccole emorragie nella congiuntiva palpebrale e bulbare. La congiuntivite pePò è la pr•incipale complicazione dell'influenza; d'ordinario bilatP.rale, con secrezione purulenta più o meno abbondante, come queiJa romplicaote alle volte il m orbillo, cede per lo più ben presto ad una terapeulic:a appropriata. Da parte della cornea si hanno osservazioni di ulceri, di cheratiti serpiginosi con ipopion, di cheralite dendritica, punteggiata, parenchimatosa, flitten.ulare. In generale può dirsi che questa m embrana é molto maltrattata nelle affezioni grippali e che il più delle volte si hanno esiti menomanti fatalmt>nle la vista, specialmente leucorr.i centrali, molto larghi , di cui l'A. riferisce una osservazione propria. Casi di lenonile e di epi sclerite, tenace e facile a recidivare, non mancano. L'iride col corpo ciliare, la coroide possono essere anch'esse colpile e l'A. ripol'ta una osservazione, nella quale l'infiammazione della membrana va scolare dell'occhio compromise seriamente la vista. Il cristallino ed il vitreo non sono stati risparmiati; donde casi di cataratta a sviluppo brusco (Schiess), di ialite suppurata (V alter. FucLs), di glaucoma (Parioaud ed altri), che verosimilmente si esplica per l'azione delle tossi ne, come può succedere in altre malattie in.fetti ve. Vanno pure ricordate le emorragie della t·etina, spiegate per alterazione del sangue (Fa~e) o per azione diretta dei microbi sulle pareti vascolal'i (Galezowski); la nevro-relini:te, la n evrite retro-bulbare, c he CAgiona la riduzione periferica del CV., la diminuzione dell'A V. fino all'amaurosi e ahe dà una sensazione ùi dolore al fondo dell'orbita quando si esercita una pressioue sull'occhio (sintomo di Hock), fatto non rilevabile nelle altre forme di nevrite retro-bulbare di or-igine tossica. Dessa sarebbe una nevrite retro-bulbare canaliculare, dovuta alla propagazion~ dell'infiammazione della mucosa del seno sf'enoidale alla guaina del o. ottico. Si può pure avere una nevrite periferica, dovuta all'azione


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RIVISTA DI OOULISTIOA

delle lossine, come Vincent l'ha prodotta spel'imentalmenle a Val- de-Gré.ce con la tossina lifìca. Queste lesioni sono sempre gravi, perché possono terminarsi coll'atrofia del n. ottico; pèrò n ell'influenza non di rado sono state seguite da g uarigione. Un altro fatto si è notato nell'influenza, e cioè, insieme alle vertigini la persi~lenza della visione colorata bleu o gialla (Hilbert); questo distur bo, di origine centr ale, é probabilmente causato da esaurimento nervoso od a nche da alterazione di cer ti centri nervosi per azione diretta delle tossi ne. Anche i disturbi muscolari mer itano di richiamare l'attenzione ùel pratico. Cosi l'astenopia muscolar e a principio dell'infezione, di cui l'A. riferisce una sua osservazione; cosi la paralisi del 3° paio, la paresi dei r etti inter ni (Alt), la pa t·alisi bilaterale del 4° paio (Van Millingen), la paralisi dell'accomodazione di origine nucleare o periferica (Uhthoff), la oftalmoplegia totale unilaterale insieme alle neHalgie del r>'. Infine vanno menzionati le dacrioadeniti e gli ascessi Ol'bitari con tutte le loro conseguenze sul n. ottico e la loro r iper·cussione sui seni e s ul cervello. eq. BosSALINo. - Due out 4l rottura Isolata della oorol4e. (Annali di ottalmologia, fase. 1- 2, 1900). L'ergomento in discorso acquista speciale importanza oggi, che essendo in vigore la legge sugl'infortuni del lavoro, il perito può essere chiamato a rispondere se la diminuzione dell'acuitA visiva, consecutiva alle lesioni riferite dall'A., sia permanente o pur no; e ciò per determinare l'indennita dovuta al ferilo o per formale domanda dell'autorità giudiziaria. l c~;~si di rottura della coroide senza penetraziODEI di un corpo estraneo nell'occhio e l:>enza la r ottura delle altre membrane esterne sono numerosi nella letter atura , dopo che Graefe richiamò l'attenzione degli oftalmologi ~ulla possibilita di essi. Questa lesione isola ta della coroide per lo più succede a d urti o colpi inferti all'occhio od alle parti circonvicine per cause fortuiti o per scopi cl'iminos i ed é seguita quasi sempre, oltre che della diminuzione dell'A V., dallo scotoma, sulla cui interpretazione i diver si autor i hanno emesse differen ti opinioni.


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L'A. riferisce due casi: uno riguarda uno studente, colpito all'occhio destr o dal rimbalzo di una piccola palla di gomma elastica; l'altro un giovane muratore, colpi Lo sulrocchio destr o da un ma ttone scaglimogli con tro e che pr esentava la particolar ità di avere l'arcata orbilaria superiore ed i zig0mi molto sporgenti, in modo da lasciar l'occhio come incassalo io queste pr ominenze. In amendue i casi il traumatismo aveva determinato immediatamente annebbiamen to della vista; ma nel primo si ebbe un miglioramento progressivo rapido per modo che l'A V. da 1/MJ , che era a principio, migliorò a 1/a (occhio E), mentre nel secondo l' individuo non poteva contare le dita che alla distanza di 40 cm. e dopo van mesi questa si ridusse a 4 m. In amendue si ebbe lo s cotoma, cen trale nel primo e molto ben delimitato, nel secondo invece paracenlt'ale od assoluto nella parte superiore ed esterna del CV., relativo nella parte centrale, ove gli oggetti si vedevano come velati. L'esame oftalmoscopico rivelò nel primo rottura della coroide sotto forma di tre str iscia bianco giallastre nella regione della macula; chiazzettine rossiccie dovute a piccole emorragie, retina e papilla nor mali; nel secondo papilla con anello iperemico molto marcato, vasta chiazza grigio- bluastra verso il lato ester no della medesima tra essare la macula (chiazza, su cui passavano i grossi vasi retinici senza interruzione), tr e piccole strie verticali giallastre nella regione della macula. Secondo l'A., il meccanismo della lfl8ione nel primo caso bisogna ricercarlo:nella r esis tenza, che il bulbo, spinto fortem ente all'indietro, trovò nei tessuti che stanno posteriormente all'occhio; nel secondo caso invece il corpo contundente, non potendo colpire direttamente l'occhio sia per la s ua forma e natura, sia per la struttura scheletrica de ll'orbita, agi per contraccolpo, opinione di Knapp, che paragona le rotture della coroide a quelle delle meningi in seguito a forti urti sulla parete ossea del cranio. In quanto poi allo $celoma assoluto o relativo del CV. ed alla sua durala, l'A. cr ede più plausibile l'opinione di de WeckeP; lo Rpiega, cioè, con la struttura anatomica e C•)i rappot·li della t·etina con la coroide. Infatti senza negare tutta la influenza, che può esercitare la r elrazione cicatriziale, non é possibile succeda una rottura della cor oide senza lesione delrepitelio pigmentoso della r etina e per conseguenza senza che venga alterato nei suoi


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RIVJSTA DI OOULISTICA

ra pporti e nella funzi one lo strato deputalo a percepire le sensazioni luminose, cioé, quello dei coni e bastoncelli; ed é ap punLo in rapporto diretto della entità di queste lesioni e della loro estensione che sta l'ampiezza dello scoloma e la restitutio ad intPgrum ciel CV. Quindi se lo scotoma, che era assoluto, scompare, si ha la prova clinica che io quel punto la retina non ha subìlo fondamentali alterazioni di struttura o per lo mPOO che tali alterazioni furono cosi lievi, da riuscire impossibile di rile varne la presenza con le osservazioni campimcLriche. Dal punto di vis ta medico-legale va considerato che la visione periferica si mantiene intatta, purché non eutr·ino in giuoco a llr·e altera zioni, come p. es. un distacco del!li retina. È la visione centrale quella che subisce notevole abbassamento, o che la rottura della coroide capiti pr·oprio in corrispondenza della macula, o tra questa e l'entrata nel n. otlico. La causa di questo abbassamento, s econdo l'A. andr·ebbe ricercata in alterazio ni deliA r etina, di cui non si conosce la ver a e ssenza, come la commotio relinae, oppure in quelle anatomiche insorte sullo strato ddle fibr e nervose per effetto del trauma (Knapp, Albini). Né poi vanno tr·ascurati j:tli stravasi sanguigni che di s olito accompag nano queste rotture e che risiedono all'es terno della retina, tra ques ta e la lamina vitrea; giacché dessi presumibilmente determinano alterazioni per lo meno funzionali dell'epite lio pigmentalo e per conseguenza anche dello strato dei coni e bastoncelli. Perciò riguardo alla diminuzione dell'A V. ed alla prognosi della 8Ua durabilita, il perito deve prendere in considerazio ne il punto, ove la rottura è localizzata - l'ampiezza della stessa - l'abbonda nza dello strava.so sang uigno - la consecutiva retrazione cicatriziale - fattori tutti che concorrono a produrre tali alterazioni a natomiche e di r·apporto lra la cor·oide e la r·~tina , da 1·endere imposs1bile una cq. v ora e completa restitutio ad integrum. Le pupllle del pneumoniol. - (La Med ict:na morlerna, ma rzo, 19Uù).

ZANONt. -

Nei pneumonici, eccezio11e fatta per qualche raro caso, e siste midl'ias i bil uter ale, che con tulla probabilità va a ttr·ibuita a ll'az10ne delle anti-to!i'sine pneumoniche. La midriasi è più pronunciata dal lat.o del polm0ne ammalato, donde la


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asimmetria pupillare. Questa differenza tiene ad una eccilnzione riflessa del ganglio cer vicale superiore del simpatico, che ha la sua origine nella irritazione dei filetti polmonali del 10• paio, occasionata dalla vicinanza dei focolai infiammatori pneumonici. L'assenza dei fenomeni pupillari o la loro scomparsa, per l'A. sono segni di p1'ognosi sfavor evole, pe1'Chè dimostrano che la produzione de ll'anlilossi1ia pneumonica è mo lto diminuita od anche sospesa e che il nervo inil>ilor e del cuo1·e è meno eccitabile nella pt·oduzione della midriasi e d ell'asimmetria. I fenomeni pupillari possono !ervire a dia~nosticare la sede della pneumonite, quaudo focolai troppo piccoli o troppo profondi non possono essere scoperti con gli altri mezzi di ricerca. Cosi pure possouo servire a dimostrare, anche dopo trascorsi vari giorni, la esistenza d'una polmonite completamente risolu ta.

cq.

- Trattamento del pauno grauulo•o oollapla 4lultrato 4 'argento. - (Journal des Sciences med. de LLlle, n. Hl, 1900).

DuJAilOIN.

Il nitrato d'a r gento, oggidl alquanto in disuso, é di una efficacia assoluta quando lrattasi di mod ificare una cornea coperta da panno completo, consecutivo a congiuntivite granulosa. L'A. l'applica nel modo seguente: a1·rovescia completamente la palpebra superiore, mettendo allo scoverto il cuidi-sacco, ove abitualmente risiedono le più g rosse granulazioni; passa poi legger·mente e trasversalmente il lapis di nitrato d'argento, in modo da limitare la causticazione alla congiuntiva del cui di sacco; dopo qualche istante, quando l'escara è ben formala, lascia ri ~t>dere la palpebr·a, senza adoperare alcun lavaggio n è !ill'acqua salata né a quella pu1·a. Cauler iuaoòo il cul di :sacco superiore, non vi è per icolo d'escara sulla cor nea, come potrebbe sucredere Re si causti · ca:sse tutta la congiuntiva lars~;~ la. D'allt•onde lu c:omea coperta di uno spes!:;o panno é in certo qual modo protetta contro gli all'etti di un caustico violento; non si potrebbe causlicare con la stessa arditezza una congiuntiva granulosa, quando la co1·nea fosse vergioe d'infiltrazione panni forme


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L'A. fa menzione di due casi, nei quali, pur essendo il panno mollo intenso, si ebbe una rapida guarigione, e ricorda ancora casi numerosi!':Simi mano gravi, Mi quali il lapis di nitrato d'argento applicalo nel modo sopra detto ha daLo risultati eccellenti, incomparabilmente super iori a quelli o tte nuti coi caustici ordinar i. Egli è vero che la causlicazione è dnlorosa, ma gl'infermi la sopportano avendo riguar.lo ai buoni etfelti; si potrebbe far precedere la coceinizzazione della parte nei maiali pusillanimi, però l'A. non ha mai seguito questo metodo.

L'allro vantaggio di questo trattemento è la r arità delle cau!'!licazioni. Se il panno è poco g rave, al lapis di nitrato puro di argento si può sostituire quello addizionalo al nitrato di potassa nella proporzione di 1/, od anche '/ 5 , che dà pure risultati eccellenti massime nelle for·me croniche o subacute. La causticazione però deve sempre P-sser limitata al cui-disacco superiore, quanto più in alto è possibile. Dai cas i rife r iti dall'A. si vede che il tempo, in cui é avvenuta la guarigione, è r elativa mente corto, se si tiene calcolo della durata iudelerminabile della cura ordinar ia col sublimato o col cristallo di solfato di rame.

eq.

Dl•turbl ooularl ne14eoono delle malattie 4ell'appareoohlo digerente. - (La Semaine médicale, n. 36, 1000).

LE GENDRE -

Nel r ecente Congresso internazionale delle scienze mediche (Parigi, agoslo) l'A. si è intr attenuto sui disturbi oculari che possono osserva rs i durante il decorso dP-IIP- malattie dell'appare cch io digerente, spieg andone la palogenesi. Quesli possono riferirsi alla situazione dei s lobi ocular i r ispe lto all'orbita, allo stato della pupilla e delna muscolatura estrinseca dell'occhio, all'accomodazione. Le variazioni circa la sporgenza dei globi oculari sono molLo frequenti; CO!'>i nelle affezioni caratterizzale da abbondanti per dite di liquidi (p. e. quando sono acco m pagnale a vomiti ripetuti) spesso é dato di osservare l' in fossamento più o meno notevole degli occhi, mentre alti·e volte si ha l'esoftalmo . .Ebbene il primo fatto, che d'ordinario si spiega per la di!'>idt·atazione generale dei tessuti, alle vo lte è la con· seguenza del regime a secco ; l'esoftalmo, che è i.ntermittenle


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e che coincide con una congestione della parte superiore del corpo (rossore della faccia), d'ordinario si accompag na ad un legger grado d'ipertens ione da far credere all'esis tenza di un glaucoma al suo inizio. Non di rado nei malati di affezione dell'a pparecchio gastroenterico si osser va pure una midrias i unilaterale, e l' A. riferisce appunto un caso di colica epatica a d accessi violenti, durante i quali la pupilla destra si mos trava estremamente dilatata e tale rimaneva il giorno do po, no nos tante le inie-

zioni ipodermiche di morfina, le quali determinavano la mjosi del solo occhio s inistro. La dilata zione in generale s i osserva nelle affezioni dolorose dell'a pparecchio iu discor so accompagnate da meteorismo; il restring imento (la miosi) invece é piuttosto l'appannag gio degli stati cronici, delle dispepsie gastriche od intestinali con cachessia. l disordini nella muscola tura de ll'occhio sono l'a ppresentati dallo strabismo, dalla diplopia, dal nis t.agmo; i disturbi dell'accomodazione (as tenopia accomodativa, scotoma scinti!Jante) sono particolarmente frequenti nel corso delle a ffe· zioni gas tr iche. Qual é la pato~otenesi delle var ie manifestazioni oculari sovra esposte 1 Secondo l'A., desse non possono spiegarsi che con lauto-intossicazione ; egli però crede che nei soggetti ammala ti da lungo tempo inter vengano pure come fa ttori palogenetici i disturbi permane nti della n utr izione, che d'altronde cq. sono essi s tess i il risultato dell'auto-intossicazione. M uEwsKT. - Ke41oatura oon l& oarta 41 WoJJrbers nelle

, ferite ooul&rl po•t-operatorle. - (Postempokulistyczny, n. 11 e 12, 1899). Il trattamento all'aperto delle fer ite oculaTi pos t-operatorie, preconizzato dal prof. Hjo r~ è divenuto l'o ggeU.o di una vivace discussione nella stampa o ftalmolog ica. I più dis tinti operatori non hanno a ccettato q uesto metodo ardito che con restrizione, apporta ndovi modi ficazioni più o meno profonde, tra le quali va r icordata quella di WolltTberg. Questi per g li oper a ti d'occhio adope r~;~. come modicalura un pezzo di carta ner·a, fin e, detta cat·ta-di -s eta, cbe incolla mercé una soluzione di gomma arabica al contor no dell'or·bita, cioé alla fronte, al naso ed a lla go la. Questa ca r ta protegge sufficientemente l'occhio, e mentre non impedisce af-


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RIVISTA DI MALATTIE Vl!JNEREE E DELLA PELLE

fatto il movimento delle palpebr e e la secrezione delle lagrime, fa effe ttuare la riunione dei bordi della ferita in condizioni fisi ologiche. Questa toeletla .fisiologica (come la chiama l'A.) non è ostacolata n t! p pure, se si l'iempie lo spazio compreso t1·a l'occh io e la carta con un sottile strato di ova tta. Rappr esenta un m etodo di medicazione gia introdotto ùa piu di un anno nella clinica de l prof. Wic herkiewicz e di cui l'A., assistente in della clinica, meLle in evidenza i vantag-gi, di gran lung-a superiori a quelli che si ottenevano con l'antica medica tura (ovatta fìssata all'occhio mercé qualche giro di fascia di garza ). Negli operat1 di cataratta con tfUesta medicazione è sinf!Olarme.nte favor ita la restituzione della camera anteriore, non eser citando la carta alcuna pressione. Infatti su 100 operati di cataratta, medicati come per lo passa to, si è \rovato nella prima visita ii volte la cam era a nter iore vuota e 18 volte parzialmente riempita; con la m edica tura in discorso su 100 casi si é trovato 6 vone la ferita bea nte e ti voll9 insufficient~mente chiusa . cq.

RIVISTA 01 MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE G. PINI. - Della ol•tlte aouta e 4eUa perttonlte ble norraglO&. - (Bulletlino delle scienze mediche, mat·zo 1900).

Premessi alcuni dati statis tici, dei r1uali r isulta che la cistite acuta si verifìca appar sa nel 4,67 per cento dei blenorragici, l'A. studia l'eziolog ia d1 tale complicazione. Mette in l'ilievo i risultati delle ricerche batteriologiche di molli autori, i quali t:oncludo no che la cistite acuta é causala da uno dei s<·guenti microt·ga nismi: il bacteriuro coli, il bacillo del tifo, lo stt·eptococco piog eno, il proteo volgan-e, il bacillo della LulJercolosi. Solo W e t•thelm è riuscito a dimostrare il gonococco nelle par eti di una vescica affetta da flogosi acuta, ciò che prova come s oltanto eccezionalmente il gonococco t·a ~g iunge e lede acutamente la vescica . A conferma di tal t'atto egli ripor ta l'osse rvazione di un soggetto <'.olpito da


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infezione blenoi·ragica con complicazioni gravi e multiple, cioè con cistite, con orchiepididimite bilaterale e con peritonite. In tal caso si fecero colture tanto col pus uretrale, quanto con quello proveniente dalla vescica , ricavando ripetutamente dal primo il gonococco puro, dal secondo il piocianico, dimos trando cosi come la cistite era il pr·odolto di un'infezione ben distinta dal gonococco. Perciò egli ritiene che la cistite cosidetta blenorragica, megrio sarebbe distinta chiamandola para blenorrA~ica. Quanto poi alla perito nite, l'A. rile va come in dipendenza dall'infezione blenorragica sia no state descr·itte due varieta di peritonite; una grave, di prognosi r iservatissima, spesso letale, rara nell'uomo, più f1·equ ente nella donna; la seconda più lieve, a decorso rapido, senza essudato apprezzabile, con esito costante in guarigione. Secondo l'autore, ten uto conto delle caratteristiche biologiche del g onococco, il quale in tutte le sue localizzazioni pr·oduce scarso essudato e scompar e pr·estissimo da se, così come vive debo lm ~mte e pr esto si estingue in tutti i ler·re ni liquidi di co ltura, è verosimile che il gonococco non pr·ovochi da solo che la peritonite del secondo tipo suindicato, come del res to ammettono autori quali WerLheim, Bròs e e W eit, e che la peritonite suppurativa blenorragica stia a rappr esentare una superinfezione. 11 W ertheim che provocò sperimentalmente negli a nimali la peritonite con l'iniezione di cultura pura di gonococco, ottenne una forma lieve, a decor so rapido, senza essudato apprezzabile, che si avvicinava alla seconda varietà suddescritta, mentre le indagini batteriolog iche nei casi di peritonite suppurati va hanno sempre messo in evidenza parecchie forme microbiche, fra cui più frequenti i comuni piogeni. G. B. V ERROTT I. -

Ematologia della aUlllde. -

(Giorn. intern.

delle Scien: e mediche, Fa se. 10, 1900).

Le conclusioni di quest'importante lavo:r o, r icco di osservazioni personali e di ricerche condotte con grande esattezza scientifica, sono le seguenti: 1. L'esame del sangue, per costituire um elemento semeiologico della più alta importanza, ne' casi dubbi, deve essere completo (qualitati vo e quantitativo) e riguardare principalm ente le emazie, i le ucociti e la densità. 76


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2. Durante la cura specifica, il sangue del sitìli t.ico presenta note le quali sono in rapporto con le fasi della rigefl er·azione sanguigna e, differenziandosi dalle moditìcazioni r egressive crescenti che si riscontrano nel sangue non sifi litico, possono essere elevate a criteri diagnostici. Esse consistono: a) nell'aumentata percentuale delle emazie di nuova for mazione, nel mi glioramento progr e;::sivo e nel r ipristina mento delle loro proprietà fisiche (cromatiche, m or fologiche . diametriche) e fìsiolo~iche (resistenza, viscosi!A, elasticita); b) nell'aumento progr essivo del num ero totale delle em azie , dell'emoglobina e del valore globulare; c) nell'aumento della densità con tendenza al ripristinam ento del grado fisiologico; d) nella te ndenza al ripristinamento delle proporzioni num eriche normali dei leucociti o delle piastr ine del Bizzozer·o. 3. Le suddette note diagnostiche, per rapidità e intensità, sono più cospicue con le iniezioni di calom elano. 4. E sse non s i risrontrano costantemente tutte riuni te in ogni singolo s ifililico, essendo alcune più e alcune altre meno manifeste. 5. Dall'esame ematologico complessivo (tra il 41 e il 12• giorno succe;::sivo all'inizio della cura), il chirur go può trarre sufficienti cr iteri per chiarire la diagnosi dubbia di sifilide, senza attendere il risultato dello esame clinico. E. T. ALMKRIS T. -

Un ouo 41 nemmone prodotto dal gonoooooo. - (Arch . f. Der mat. und Sgph., Bd. XLIX).

Nella clinica di Welander l'autot•e osservò un caso di gonorrea dell'uretra anterior e e posterior e, in cui l'infezione durava da 4 settimane. ll processo gonorroico diede luogo ad una metastasi nel tessuto cel lula r e soltoculaneo del piede destro, la cui fo rma, dal punto di vista a natomo-palologico, era perfettamente simile a quella di un ordinario fl emmone sottocutaneo. Non si mostrò la febbre, come si ha di solito nelle infezioni generali gonorroiche; rag ione per cui non si fece l'esame batteriologico del sangue; si ver ificò, invece, una niccola elevazione d i temperatura quando era in cor so la fusione puruleota del con nettivo sotlocutaneo, ma cessò


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non appena la piaga cominciò a pulirsi. Tanto nel pus ottenuto colle puotul'e che in quello ottenuto colle incisioni, fu accertata la pl.'esenza del gonococco, al microscopio e n elle collul'e; ma nessun altro pallerio. La cura consistette nelle incisioni multiple, nell'apertura delle saccocce put·ulente e nella la vatul.'a di queste con soluzioni di prolargolo. Il pazien te usci dall'ospedale completamente guarito. E. T.

RIVISTA DI TERAPEUTlCA W. PoRTER. - Eft'ettl della. dlgltale. - (Medical Reeo rd , maggio 1900).

Dall'esame d ella letteratu ra medica deduce l'A. che l'a zione della digitale sull'OJ·ganismo umano non é ancora completamente conosciuta; prende quindi ad esaminarne g li effetti fisiologici e le sue pt•oprieta terapeutiche. Dalla digitale sono stati isolati cinque alcaloidi : la digitalina, la dtgilalP.ina, la digitoxina, la d1gilonioa e la digitina. Sollanto quattro di tali principii atli\'i hanno influenza sulla economia animale, ed uno di questi ha un'azione antagonistica agli altri tre , la digiton ina. Secondo gli espet·imenti c.lcll' A., quando la dig itale viene antministrata in polvere, tutti i principii a ttivi in essa contenuti spiega no la loro azio11e sopra il muscolo cardiaco e sulla cir<:olazione. l tre che hanno un'azione comune causano una breve e più inten sa sistole e una prolungata diast•>le, meott·e colla co nka7.ione delle aPter1ole producono un marcato innalzamento della pl'essione sanguig na. Queste allet•azioni circolato rie Sl)no immediatamente segu ite da un deciso rallentamento dt-ll'azione del cuor e, cbe si spitlga coll'aumentata resistenza <ielle arterie e cogli effetti rlep rirnenli della digitonina sopra il muscolo cardiaco. Continuandone la somminisLrazione la pu l ~azio n i di vengono più freque nti e più deboli a causa degli Pffetti to!'sici di Lutti i principii attivi ddla digitale sopra tutti i muscoli invo lontari, finch è la con-


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tinuata alla pre,..sione arteriosa priva il cuore della sua nutrizione e conduce in u!Limo alla m orte col cuore in diastole. Gli elfelli dell'infuso sono diversi da quelli della polvere, e ciò devesi al fallo che due dei principii attivi, la digitalina e la digitoxina sono quasi del tutlo insolubili nell'acqua: mentre la digitaleina e la digitonina, che vi si di!ìciolgono, hanno un'azione antagonistica. A oche la tintura agisce in un modo affatto particolare, poiché mentre la digitalina e la digiloxina sono completamente solubili nell'al cool, la digitaleina lo è poco e la digitonina non lo é affatLo. L'estratto fluido é quello che più rassomiglia alla polve1·e nei suoi effetti, ma è una preparazione più incerta, poiché non vi é un metodo pratico per determinare giustamente io quali proporzioni i diversi alcaloidi si sciolgono nella miscela di alcool e acqua necessari per prepa1·arlo. Circa la pretesa azione cumulativa della digitale sull'organismo, l'A. trova inadeg uate tutte le spiegazioni che se ne sono date finora. Tre sono, secondo lui, le cause che concorrono a produrre i fenomeni attribuiti a quest'azione cumulativa: 1' la diminuila nutrizione del muscolo cardiaco r esullante dall'aumentata pressione arteriosa; 2• l'aumento di lavoro imposto al cuore; 3° l'ttzione diretta della digitale come polente veleno muscolare. Passando a trattare delle varie indicazioni della digitale nelle molteplici affezioni cardiache, dice che quando vi è insufficienza o stenosi dell'orifizio auricolo ventricolare sinistro, la digilale aumenta temporaneamente queste condizioni. Nei casi di ins ufficienza aortica essa provoca una più rapida ed efficace chiusurà deile valvole e, per la sistole fatta più intensa, un più completo svuotamento del ventricolo. Nelle stenosi mitralìche la diastole prolungata e la più energica sistole auricolare rendono più dgevole il r1empirsi del ventricolo, mentre la conlrazioue aut·JcoiAre sislolica più potente spinge un maggiOl' volume di sangue nell'aorta. ti: evidente d'altronde che nelle lesioni dell'orifizio mitralico la digitale vince la congestione polmonare e la dispnea da essa dipendente. Ma quando la tensione normale è stata raggmnta o anche sorpassata, l'azione della digitale va a detrimento di tutte le funzi oni fisiolog iche del corpo. Ritiene che non vi siano indicazioni per la digitale nei casi di s teoosi aortica, imperocchè se l' aumentata energia della


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sistole può per qualche tempo spiegare un maggior volume di sangue nell'aorta, il lavoro di cui il cuore si sovraccar ica, l'effetto tossico del far·maco e la progressiva diminuzione di nutrizione conducono ben presto alla degenerazione del muscolo ed all'aggr·avamento di tutti i sintomi. Nella degenerazione g rassa e in ogni altr•o stato d' indebolimento muscolare cardiaco la digitale sarebbe del tutto conll'oindicata. N~ll' ipertrofia può riuscire utile per breve tempo, ma é un r imedio troppo pericoloso perché possa consiglia rsi di adoperal'lo a questo scopo. Dovrebbe esser dato, per influire sul cuore e sulla circolazione solo quando le arterie sono molto rilasciate e le vene troppo ca1·i che. Appena questo stato sia vinto, la digitale deve essere sospesa e sostituita con rimedi più innocui. È vero che taluni dei suoi effetli nocivi potrebbe1·o essere resi nulli combinandola colla oilroglicerina, ma tale combinazione non ne impedisce l'azione tossica sui muscoli involonta1·i. C. F.

E. DICKSON.- Oura elettrloa 4ella aol&Uoa. - (Bullettn qfftciel de la Société frane. d'électro-thérapie, giugno 1900). L'autore ritiene necessario stabilire un melodico trattamento elettrico curati vo della sciatica, questa bestia ne t· a dei medici curanti, contro la quale spesso prP.sen tansi impotenti tutti i mezzi curativi consigliali dai manuali classici. Egli r iliene ..:he es!'la possa frequentemente g111ariru mediante una cura elelt1'ica applicala pazientemente ed intelligentemente. Primierameole una di&gnosi esatta dovrà esse1·e st.sbilila con la ma ssima cura. Quando l'affezione è ancora nel periodo di acui là , conviene r icorrere alla corrente continua. Un largo elettrode posrtivo verrà collocato sulla regione epigastrica mentre l'elettrode negativo, piccolo e labile, verrà applicato durante breve tempo su ciascheùun punto doloroso, passando rapidamente dall'uno all'altro. La corr ente verrà gradatamente innalzata fino a 5 millianq.Jère, raramente fino a dieci; è prudente impiegare soltanto deboli correnti ed evitare di produrre dolore, soltanto dovrassi avvertire una marcata sensHzione di calore; l'eletlrode labile verrà portato su di un altr'o punto se questa sensazione di calore diventa intollerabile. Quando in tal modo tu lti i p un li saranno stati elettrizzati, il 130lo negati vo verrà attaccato ad un elellrode fisso


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di gr·andi dimensioni, sul quale riposerà il piede dal lato malato, mentre il piccolo eleUrode labile verrà attaccato al polo positivo ed applicato a ci11schedun punto doloroso, come venno prima esposto. Nei casi g ravi le applicazioni saranno giornaliere, ma abitualmente saranno sufficienti tre sedute per ~ellimana. In tutti i casi non è opportuno prolungare ciascheduna seduta al di là di 20 minuti. Scopo di tal modo eli operar·e e di ottenere gli effetti conlroirritanti, analgesici ecl assorbenti dell'elettricità. Quando banno ceduto i sintomi più a cuti, ma che il male tuttavia persiste, occor rer·à ricorrere a misure più energiche, applicando l'elettricità slatica, con lunghe scintille posi li ve lungo tullo il tragitto doloroso seguite da effluvi positivi, e ciò tre volto per settimana. L'elettricità stalica ha un notevol e etfetlo sulla nutrizione dei tessuti. Quando l'infermità è diventata cronica, e che esistono delle degenerazioni e dell'atrofia nei muscoli circonvicini, sar·a utilmente impiegata la corrente indotta, prefer·ibilmeute con un'elevata tensione, applicandola sui muscoli che nello s tesso tempo ritrarran no beneficio dall'ell't!lto sedativo dell'elevata tensionE'. Questi mezzi, conclude l'autore, impie~ati r.on pr·udenza e pazrenza, saranno il più delle volle coronali da SUCCe!';SO.

G. B.

Cura della •oarlattlna ooll'arsenloo. - (Medica i Press, 14 febbraio).

FoY. -

La curA dellA scr:ll'lattina çoll'arsenico inlt•odotta nel 1896 da M. Sperenscky è slala provata da Semlchewko durante una recente epiJemia di questa malattia. L'epidemia era di l'orma mollo inte nsa, i casi erano complicali, e taluni ouche colla diflerile. Prima dell'u!';O dell'arse nico l'autore precitato aveva avuto parecchi casi di morte, quando si decise a pt'O• vare la cura a r·sC'nical<'. E~li la prescr·isse a 52 bambini come mezzo cur olivo, ed a 9:l altri come m ezzo pr·ofllaltico. Sotto questa cura la febbr·e n•)n ra~tgiunse mai temperature così alle come negli altri cas i, P- la malattia ebbe evidentemente un andamento piu favorevole. La morl11lité. di quelli che furono curati coll'arsenico fu del 17,5 per cenLo, mentre nello stesso distretto la mortalità dt quelli curaLt div•·r·s:am•·nte rag~giunso il :l9,1U per ce nto. In una epidemia anlerior·e nella slessa localité, la quale


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non é in buone condizioni sanitarie, la morla lita media raggiunse il 2~ per cento. L'autore ritiene che l'arsenico ag isca semplicemente aumentando il polet·e di resistenza dell'orl(anismo contro la tossina del la malattia. Il dottor Bryan raccomandò l'arsenico come profilattico conlr·o la scarla ttina nel '1882. A. M .

Cura dl oerte Corme dl nevralgia. oon le lnieslont dt aoldo oamioo - (Lancet, 4 novembl'e

W. H. BENETT. 18!>!)).

L'A. trattò 12 casi di nevr·ul~i e con iniezioni dell' l,5 p. 100 di acido osrn ico nei ne .. vi mess i allo scoperto. In 10 casi si trattava di nevralgia del trrgemino, in '1 caso di nevralgia in un moncone di un ar to amputato (dopo l'opet·azione di Syme, venne pr aticata l'iniezione nel tibiale e nel per·orriero) ed in un ultimo caso, trallavasi di lesione del mediano. L' A. metteva il nervo a llo scoperto median te una piccola incisione e quindi vi inie ttava la soluzione pr epa rata di recente con una s iri nga di Pra vaz (5-10 suddivis ioni). La guarigione per prima no n subì mai complicanze e l'esito fu in tutti i casi favol'evolissimo, benché non sempre dur·aturo.

E. T . 1. ALA :-l O' 'NEILL.- Onra della. blenorragia col bleu dl metUene. - (Medical Record mar·zo, HJUO). ..-

L·auLore an·erma che il bleu di metilene pr eso per uso inter no, ~ u aris ce In blenorra )!ia in un periodo val'iabile da 4 a 7 g ior·ni . Questo fiJ.!ente !>tll'ehhe specifico e fatale al go-

nococco di N ei ~se r. Bisogna amminisll'll!'lo alla Jose di 5 cel1tigrammi in capsule di gelatinA, tre o f'TUaltro volte al g iorno. Dopo il qua r to giorno si può r idurre la dose a due capsule ~iornali e re. Il ble u di metilene, assorbito solo od in soluzione, può produrre itTitazione del col lo della vescica o dell' ureka, m e11tre per ini ezione son troppo 11 0l1 gli inconvp.• nienli dei colori ùi anilina; al contr·ario, preso per uso interno, l'effetto è rapido; la sua azione comincia a farsi senti t·e due ore dopo aver pre:-~a la pr·ima capsula, e la quantità di bleu che passa nelle orine è sufficiente per dis trugger e rapidamente tutti i microbi. E necess ario im piegm·e solklnto un


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prodotto purissimo, giacché spesso si videro fenomeni gasti·ici, vomito, diar r ea, lenesmo, seguire l'assunzione di f'Orli dosi continuale a lungo. L'autore r accomanda la seguente formula: Bleu di melilene . . . . . 0,05 centigr. Essenza di sandalo. . . . . goccie due io capsule: da prende roe prima quattro, poi due per gior no, e ciò per una dozzina di g iorni. È ·consigliabile, durante tal cura, di bere dell'acqua in abbondanza. G. B.

RIVI~TA Dl TECNILA E ~ERVIllO MEDICO MlLITARE J. HABART. - La percentuale dl Wolokol ln teoria • nella pratloa 1anltarla mWtare. - (Estratto del fascicolo 6• delle Mittheilungen ilber Gegenstande des Arfille rie und-Genie- W esens, a nno 1900). Il professore Habart colla competenza sua propria !ben nota ai colleghi del corpo sanitario si occupa in questo .suo scritto delle 8J•plicazioni al se,·vizio in campagna della percentuale di W olozkoi, la quale, come è no to, suona così: su 400 colpi sparati 1 raggiunge ht meta. Dopo aver dato un rapido sguardo alla storia dell'armamento a cominciare ùalla battaglia ùi Crécy (13.W) l' Habat·t entra in argomento fer mandosi naturalmente Ai fuci li attualmente in uso e basandosi sulle esperienze altrui (lmbt·iaco, Casci na, Kocher, Bircher, Demosthen, Sc11jerning, Delorme, e cc. ecc.) e quelle numerosissime personali. Queste hanno potuto stabilire che: 1• il p1·oieWie rivestito proJuce ferile nette: 2' se sono colpiti g li abili, pa1·Licelle di e ssi sono tr aspor· late nel tragitto della ferita: queste possono a lbergare svariati germi microscopici e 3" il riscaldamento del rivesti mento del proiettile non r aggiunge mai un graùo tale da produrre la fusione del noc-


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ciuolo per cui sarebbe ne<.:essaria una temperatura di 32 't° C. mentr'essa in realtà oscilla tra 70• e 100•. I proiettili g ia di per sè infetti od infettati artificialmente non sono resi sterili dal riscaldamento determinato dai gas d~ll'espl osion e della carica, dall'attrito che sopportano per la rotazione, e dalla trasforma:tione della forza vi va in movime n lo molecolare (calore) nel vincere la resis tenza del ber saglio. Ma le guerre pi ù recenti non hanno dato quell'insegnamento che si sperava pel ser vizio sanita1'io in campag na r elativamente agli effetti dei proiettili attua lmente in uso, poiché io molte d i esse si adoperarono proiettili di antico modello. Anche in quella recente (l8!J7) g reco-turca s i tl'ovarono a fronte il P eabody-Martini di 1.1.43 mm . dei Turchi e il Gras di 11 mm . dei Greci e di quella più re cente anco ra ispanoamericana (1898) non è s tata ancora pubblicata uo statistica generale delle perdite . In attesa delle statistiche gl'Inglesi hanno cerca to di risolvere praticamente la questione del munizionamenlt•. Nel Chitrai (1897) i soldati intaccavano le punte del rivestimento di nichelio del proiettile del Lee-Metford (mod. 189 di 7,69 m m., V. i. 620 m.) per rende1·lo più deformabile e d'azione esplosiva (proiettili dum-dum poiché furono dopo fabbri cati a Dumdum presso Calcutta). Gli esperime!lli falli dal professore Br uos a Tubinga con •tuesli proietli.li dimostrarono che i loro effetti sono più gravi di quelli p rorlotti dag li allri ora in uso. Questo riposa sull'azione simultanea della forza viva e della facil e deformabilita del proiettile. Quest'azione specifica si estende fino ad una gittala di 500 m : per conve1·so la forza di penetrazione si riduce ad 1/ 4 . Alle piccole distanze questi proiettili sono terribili, alle grandi invece sono inferiori a quelli completameute rivestiti. Nel SuJan (1898) si usarono nuovi proiettili cosi detti sofl nosed (a punta molle) coi quali g l'Ing les i sconfissero i Dervisci cagionando loro perdiltl del 50 al 60 p. 100. Nt:>lla punta del proiettile del Lee- Metford fu praticata una cavità larga 2 mm. profonda 9 mm. il c he aumenta la deformabilità di esso. Gli esperimen ti istituiti anche dal professo1'e Bruns han potuto s tabilire che fino a lla distanza di 400 metl·i questi proiettili p1·oducono feri le più g ravi dei proie ttili completi ma la loro forza di penell"azione è mino1·e e alle brevi distanze (200 m ) i s uoi effetti esplosivi sono inferiori a quelli dei dum-dum.


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Ciò posto si domanda l' Habnr t: come si paJe;:a sul vivo l'efl'elto d'un pr oi et tile di 8, fi.5 e 5 mm . ~ E ~li pr ende le mosse dalla for za viva (en er gia cinetica) t

n~r . Se si ammetle c he in m edia un'energia di 5 chilogramm etri basta ad uccidere un uomo (secondo i l Vlille per il pr oieltile di 6.5 mm. :basta quella di 2.5-3 chi logramm etri) la zonA erTicace del pr oiettile di piccolo calibr o si estende fino a3-3.5 chilometr-i. L 'H abat·t fa pP-rò ril evare che non é tan Lo l'energia totale

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= m2~ quanto l'enet·g ia di sezione Eq = -~.. .?!r t

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determi na il potere vul neranle d'un proiettile. (Beliczay). Tempo fa si credelte di poter dividere lo spazio battuto in thver ;oe zone d'azione poichò a seconda della distanza si er edel le d i trovat•e lesioni tipiche; ciò non corrisponde alla ver ità e per ciò ci limitiamo ora a distinguere 2 zone di cui: la 1• ><i estende fin o a 500 m . dalla boccH del rucile, ed è la così delta zonA e~ pl osi va. Tra le tem·it:l con le rtuali ~i cerca di spiegare g li effetti disastrosi di questa zona si annoverano quelle della pressione idrodin amica e per le ossa quelle dell'azione di cuneo (8oT'I1haupt) K ohler, Oberm ayer ed altr·i hanno dato altre spiegazioni . L'Habart spiega la djstruzioM dP.i tessuti ossei m edian te l'ut·Lo e l'aziooe di cuneo dei pr otelti li incamiciati . La 2' zo na comprende le §!iltale delle m edie e delle grandi distanze le qu <~ li in parte cadono nE'l dominio del fuoco mir a to in par·ti in Cfuell o nel fuo co mancato. È da nol at·e che I'H AbRrt nei suoi e><perimenti di tiro ha ossen alo lesi oni ossee fino Alla dist anza d i 2250 m . A l la di !'lanza da 500 a 1200 m. le Pl'rdite di sostanze osst:le hanno mino t·e e;;lensione mentt•e tra 1:!00 e 2000 m . g l i sch e~giam e nti ossei ne hanno uno m 11gg-ior e e Rnrto più corn plir ati che al le medie dist 11nze. Se sono colpili org ani vttali (specialmente organi cavitari) da soli o uni tamente a l:!li organi dr! m ovimen t o la messa fuo1i combnllimenlo è> fu ori dubbio. Se sono ferile os;.a (lungh e) entro la distAnza di tiro di 2250 m. la messa fuori combaltimento é di re gola certa, m entt·e le lesioni dei muscoli pos;:ono non pr odurre 111 messa fuo r i combatlimento poiché le fet·i le del le parti molli- Cto•'· nel tir·o a g r ande distanza sembrAno più nelle e ptù benig ne di quelle pr odotte dal proi,.tlile non riv esti Lo


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Nelle feri te delle parti moll i notasi appunto la differenza tr a i pr·oiettili di piccolo calibro e quelli antichi eccezione fatta però degli organi cavitari. Le l esioni di questi organi interni pr·oducono di r eg-o la la m essa fuori combattimento. Poiché la zona efficace del fucile di piccolo calibro si estende fino a 3500 m. ; il fucile a rip etizione sorp>3s~a quello a carica successiva. A cau~a della favor evole utilizzazione della densità di sezione, delia r·ad enza della traiettoria, della grande forza di pPnetrazione, dell'aumento della for·za viva e dell'energia di sezione, esso può alle pkcole distanze mettere fuori combattimento pa r ecchi indivirlui e minaccia r l i a distanze alle quali non sono giunti i proiettili antichi. l surriferiti pregi, il ma~gtor numer·o di cartucce, il facil e maneggio del fucile debbono rar suppor'l'e che la percentuale dei punti colpili sar·a aumen tata. Un maggior numero di punti colpi ti implica un maggior numer0 di fcl'iti e questo maggiori preoccupazioni sanitarie. È ch iaro che i l nuovo armamento df'gli eserciti doveva produrre un cambilimento una r•iorganizzazione nel servizio in campagna. Sul numero delle cartucce sparate nelle pn!';;:onte guene i dati sono oscillan ti lt•e 7 (Prul<sinni 1866) e 178 (Francesi nella guerra di Crimea) m entre la percentuale dei punti colpiti nella guer·ra del ~eco lo scorso e fìno a quella del 1859 deve aver raggiunto 0.7 p. HlO (Piònnie.::). Sul consumo delle munizioni nelle guerre degli ultimi anni non esiste una statistica att Andibi le; l' H nbar ~ perciò adotta l a media di W olozkoi (0.2~ p. "100) 1 punto colpi to su .iOO r:artucc'3 spnrnle. Ammettendo che in una divisione di fantr· ria esistano I GOOO fucili e che ogni uomo spari 150 cartucce, la sommo totale degli spari sarà 16,000 X !50 = 2, iOO,OO'J: adoLtando poi la media di W olozkoi si !iVt·nnno 6,000 colpiti i quali diventeranno 6,000 se si a ggiungono altri 10 p 100 di colpili per opet•a dell'artiglieria e cavalleria. La pr oporzione dei feriti ai morti ha variato nelle ~uerre della 2• m età di questo secolo da 1 : 2.09 (Russi nella guerra Lurco-russaln l :1 (Russi nell'assed io di Pl e vna) . Se s iap:~iunge che la mortalità ra~giun se nei fer·iti russi il2fi p 100 mentr·e nei tedeschi '1 870-71 il 12 l'· '100 e rtella guet•t•a se!'bo-bu lgarA solo 1'1.5 p. 100 a cnusa del r untiscpsi, si può dedurre l'influ eoza che eser cita il primo soccot·so in campa ~:nll. M entre i fer·ili tet.leschi 1870-71 furono tulli soccorsi entro 10·12 ot·e.

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rimasero i feriti francesi (Le F ori) e i russi 1877 (Piro goti) spesso per giorni interi senza alcun aiuto sul c.a mpo di battaglia. Nella battaglia di Omdurman del 2 settembre 1898 i ferili anglo-egiziani furono medicati gia durante la battaglia

e nelle ore del pomeriggio e durante la notte furono messi in condizione di potere essere sgomberati. Ai Dervisci feriti si prestò aiuto il giorno seg-uente. Per le odierne condizioni di combattimento è io generale accettata la proporzione della perdita di t : 3, cioè su 4 feriti vi è un moTto. Sottratti 1650 morti dalla cifra di 6600 prima ammessa, rimangono ancora 4950 feriti cui dover pensare. Fra questi ritiene l'Habart, basandos~ s u dati s tatistici e dietro mature riflessioni, che esista il 55 p. 100 di feriti leggitlri e poichè il 25 p. 100 é colpito a morte rimane il 20 p. 100 di ferili gravi. Questi feriti leggieri dopo una fugace vis ita ai pos ti di medicazione possono esse1·e avviati a piedi, sotto la sorveglianz& di ufficiali e sott'ufficiali anch'e ssi feriti leggieri , ad un pos to di riunione di feriti leggieri per sfollare i vari posti di riunione quali sono i posti di medicazione di brigata ed ambulanza. In questo modo rimangono pei fe-

riti gl'avi aiuti sufficienti (portaferiti, medicature, carri, vivel'i di conforto, bar·elle). Questa cernila dei fe!'iti dev'essere eseguita nel modo più rigoroso possibile poiché così solo può venir assicurato il servizio sanitai·io di i• linea. Detratli i 3630 feriti leggieri rimangono 1320 feriti gravi sul campo di battaglia la cui assistenza ofl"rir·a gravi difficoltà poiché molti di essi debbono essere resi prima trasportabili p. es. provvedendo all'emostasia provvisoria, alla immobilizzazion e di fratture, ecc. Per il trasporto dei 1320 feriti gravi dalla linea di combattimento in ogni divisione di fanteria· con 16 battaglioni e un reggimento d'artiglieria si ha uno a dis posizione 16 X 8 8 = 136 barelle. P el servizio di una barella occort·ooo almeno 2-3 porta feriti. Se il po!Sto di medicazione é Lontano dalla linea del fuoco 750 m. i portaferiti impiegano 10 minuti per recarvisi, 15 minuti per soccorrere e caricare, 20 minuti per tornare al posto di medicazionP, iO mio uli per lo scarico e 5 minuti di riposo, in tutto occorre un' ora pel traspor·to d' un ferilo se tutlo procede in ot·dine e senza incidenti. In diecm viaggi, circa in 10 ore adunque pol!'ebbe lo sgomber'o essere compiuto se le for·ze umane non avesset·('l 110 limite e se i porta-feriti fossero allenati. Ma gia al tPrzo viaggio essi debbono essere

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RIVISTA DI TECNIOA E SERVIZIO MEDICO MILITARE

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stanchi e al quinto non più in grado di proseguire e poiché la rice•·ca dei feriti suoi a v venire nelle ore pomeridiane anche l'oscurità contribuisce a diminuire il lavoro: di qui la nl?ces· silà di mezzi d' illum inazjone del campo di battaglia (car ri con accumulatori e rillettori, lampade ad acetilene, ecc.) La meta dei ferili del pt·oprio ese•·cito e quelli del ne mico non possono, malgr ado lo sviluppo d'ogni attività, essere soccorsi . Ma secondo l'Ha bart non tanto le prime medicazioni quanto il ricovero e lo sgombero del campo di battaglia hanno sui fet•iti un val ore decisivo. Per poter rispondere ai requisiti dell'odierna arte cltirurgico-mililare è necessaria una riforma del servizio sanitario di pr•ima linea. La via a queste riforme è additata dalle teorie di Wolozkoi . Seco11do que!>ti, alla distanza di 750 m. i pt·oieltili giungono a destino nella proporzione del 16 p. 100, in qu.ella del 9 p. 100 alla distanza tra 750 e 900 m. in quella del 50 p. 100 tra 900 e 2100 m. e in quella del 25 p. 100 e 3000' m. Nella zona dello sviluppo, la quale è compresa tra 500 e 1500 m. è efficace il oO p. 100 dei colpi e sarà carlltterizzata dalle maggior·i perdite poiché per i fucili di piccolo calibr·o alla distanza di 1300 m. 0rescono i pregi e a 1500 m. la probabilità di colph·e è due voll e maggiore che in quelli di grosso calibro. Que!:'ta è appunto la zona più pericolosa e qui appunto avvengono le perdite più numer ose. Questa ipoteR t è dimosl.t·ata d!llle battaglie di Gr avelotte e Saint Privat dalle pet·dite delle riser ve del Chilì alla distanza d!i 1000-1G60 m . e dalla g r andine di palle del Lee Me tford e ba Lleria Maxim la qua le alla distanza di 1200 m. uccise nella battaglia di Omdurman 15000 Dervisci e ne ferì altrettanti. La zona decisiva comprende lo spazio tra i 500 m. dai combattenti; in essa si o sserva no gli effetti esplosivi sulle o ssa e sugli organi cavilari. I n essa le ferite d'ar ma da fuoco l:!Ono qualitativameote piu gravi senza notare che un sol proiettile può ferire più individui, distruggere ripari e a causa della forza massima r iuscir e più dannoso (pro ie ltile dum- dum e a punta mol1e. Come si vede, la teoria di \.Volozkoi si attaglia bene tanto agli effetti qualitativi del tir o quanto a quelli quantitativi e benchè essa sia stata da molti contraddetta, l' Habart l'accetta completamente.


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RlVIST,\ DI TEO~ICA E S ERVIZIO MEDICO MI LITARE

All'appunto che f!li si polr·~bbe· m uovere cir ca le cifr e da lui assunte ci rc~t il consumo di munizion i e le per dite, l"H abarl J'isponde che 1° a M vntebell o l e truppe austri ache ebb er o la peJ'ùita dala dalla per centuale di W ol ozkoi: 2° che il consumo di munizioni fu di gran l unga sor passato nel Chi li: 3• <'he le sue ipotesi sono state ammesse da tecnici tE'deschi (Gr ossheim) e fr ancesi (L ewel). L ' H11 bart conchiude il suo inte1·ess anti~.simo lavoro dicendo che IJisogna in pri ncipnl modo usufr uir e della pausa del fuoco por fur agi r e i posti di medic~;~zi one e che in avvenir e questi debbono celet•emenl e avanzarsi fino a quei pu nti ave giace i l maggio1· numer o di feriti, cioè fino alla zona di svil uppo o in quella ùel 50 p. 100 dolla rosa di Liro. Così la cer nita Jei feriti sa rà un it.amente allo sgomber o gr arademente facilitata. Non r elegar e all'ind ietro, lontani dalle trup pe i posti di medicazione e qui vi lt·aspor lar e i feri l i, ma len erli pr onti nelle vicinanze dei combattenti , r endei·Ii autonom i ed iodipe•aolenli completamente dagli stabilimenti sanitari della divisione pel' polet· esset·e all'occorJ·enza spi nti nella zona delle per dite maggiori: questi sono i r equisiti della tatticA moderna G. G. del ser vizio sanitar io in campagna.

UTZ. - llledl olnalt oompressl per aso delle uappe ln paoe e4ln guerra . -

(Deutsche Mihtiiriir:ztliehe Zeiiscll rift,

Mlternbre lfJIIO) Presso i l deposito l"anitArio delle guar die del corpo, il dott. Salzmann prepara tliver·se qual 1là di tavolette di medicinali com pr esl'i, le cui for·mole tli p1·eparazione venner o r i· por tale da questo ~dornA i e nel luglio 1897. Il sal icilalo di sod io non si comJ)I'ime fa c ilmen t ~; per ciò il dott. Salzmann prepara sepa ra~e tnvol elle di acido solicilico e bica1·bonato d i sodio; queste ri chiedono per ò non m eno di tlue ore per sl'iogl •er ::<i nell'acqua e for11i scono un liquido torbitlo per l'amido ed il laico c.hc riman gono !'Ospesi. Il dott. Ul.z, avendo notato (Jitesto i n(:ouveni en le, dopo ripetute e~peri c nz E' falle nel deposito sanitario rli W urzhtll'g, è r·i u!;cito a pn•parare delle l nvolo>lle compresse di salicilato di sodio che si sciolgono com pletamente nell'acqua in meno di ci nque minuti . L a l'or·mola usata è la seguente: Acid o salicilico. . . 50,0 Bicarbonato di soòio. 100,0 Lallosio . . . . 20,0


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RIVISTA DI BATTE RIOLOGI A

l singoli componen ti ve n~on o ben m escolati ed umetta ti con alcool assol uto, la m assa e~s iccH ta a bassa tem per atura viene divisa i n 2UO tavoletk L 'alcool a 90• non serve allo scopo. Secondo il dott. U tz J'unl uosità del talco e la pr esenza dell'amido n elle t avolette sono u n ostacolo alia sol ubi li ta delle ta vol ette compres~e i n gPnf'r e; e per ciò st a esep:uendo dPl le esperienze per eliminar e in altre ta \· ol ~tte com p1 ·1~s !'e l'uso del talco, e per r idurt•e ad un minimum l' uso dell' ami do quali eccipienti .

M. C.

RIVISTA DI BATTERlOLOGlA DoTT. FJOCCA . -

La su.oettlvltà degll anlmallln dlglano alle tnfezloDl oatanee da plogelll. - (R ioi:1 ta oeneta d i S c ienze mediche> 1900, N. lt) .

L e cortclusioni dell'autor e sono l e seguenli: 1° L a lenta inanizione por tA i suoi effetti sulla cute, come sopra tu Ui gli al tri organi ; dim i nui~ee il numero delle car iocinesi dello str ato basale, e più di tutto la secr ezione sebact>a; del qual fallo é conseguenza l'abbondan te esfoliazione del lo str ato comeo (cher atolisi); 2° L a por ta di entr ata dei miet•ot·gFHlism i è segnata clal fal lo anol omi eo della di m inuzi one d··l sebo; onde manca quel la speciale continuità del l.essnto epiteliale, che é una delle condizioni ess,..nziali pi'r l'autodifesa del!" or gan ism o ; ao I foll icoli dei peli , attor no ai qua li esil:'< LOIIO accumuli di cellule cor nee staccate, r appr .,sentano i punti n ei qunl i é minima !a r esi stenza cu tanea, m~ n l 1'e é massimo il numero dei parass1 l i che meccanica tnente vi sn no tratten uti in sito: da ciò le foll icoliti e perifollicol iti supp1Urate. Gli ascessi sottocutanci e la generalizzazione dell'iufezione sono )Pg ali alle m11 ncnnza di quella clw i l Sabourand chiama difesa del corm elli vo pel eonn ettivo. Non si o>:st· r vano car iocinesi; i leucociti compiono im per fettamente l 'azione lor o di fagoci ti . Il conn ettivo stesso nella i rll:l nizioue è degener ato.

E . T.


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RIVISTA DI BAT'rERlOLOGIA

Dott. CARLO PAGANI. -Per un prooesso rapldo 41 doppia oolorazlone del preparati 41 sputo tubercolare. (Rioista medica di scien.:e mediche, 1900, Fase. 5•). La modificazione apportata da ll' Hanser al metodo KochE hrlich ed i r isultati da lui ottenuti, sugger irono a ll' aulore l'idea che se fosse stato possibile sostituire, nel liquido Gabbet l'acido lallico all'acido minerale come decolorante, questo' metodo avr ebbe potuto avvantaggiarse ne, e ls sicur ezza sua, unita alla sua rapidità, avrebbe potuto r ender lo ancor più raccomandabile specialmente, a chi si accing e a questo genere di ricerche per le pr ime volte e quindi con poca pratica. L'autore procedette nelle sue r icerche come in appresso. Accertata la presenza del bacillo del Koch in uno sputo col metodo Koch- Ehrlicb o eol metodo Ga bbet, r ipeteva poi le osser va zioni di altr i preparati del medesimo sputo coi liquidi all'acido la ttico. Provò soluzioni alcooliche, acquose, idroalcooliche di acido lattico, saturate col bleu di meli.lene, ed ottenne i migliori r isultati con queste ultime in cui trovò che era sufficiente aggiuoge t•e 2 grammi e mezzo di acido lattico per 100 grammi di soluzione. Ed è questa la soluzione che finì di preferire: Acqua . . .

gr. 50 » 50 Acido lattico . » 2.50 Bleu di metile fino a saturazione. A IC{)Ol

.

Dopo aver ben s battuto, lasciava depositar e l'eccesso di sostanza colorante e si serviva, per la colorazione, della parte !>uperiore, sia dopo averla decantata, sia versandola lentamente dallo stesso recipiente. Ollenuta la prima color azione colla fuchsina Ziehl a caldo, l'a utore allontanava l'accesso di fucbsina o con carta bibula o lavando il preparato con un getto di acqua distillata. Allora lo immer g eva nel liquido decolot•ante e ricolorante; nei primi tempi ve lo lasciava fermo aspettando che esso si decolo· r asse e ricolorasse s enz'altro; ma ciò faceva perdere qualche minuto nell'attesa e distruggeva uno dei vantaggi migliori del metodo Gabbet, per la qual cosa cer·cò in seguilo di rimediarvi. A vendo l'avvertenza di smuovere continua mente il prepar ato nella soluzione color ante, in modo da cambiarla con-


RIVISTA D'IGIENE

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tinuamente intorno ad esso, ottenne a:lla fine dei buoni pt'eparati anche io circa 15, 20 secondi di immers ione nel liquido. Il preparato al'sume un colore uniformemente azzurrognolo (non però tanto marcato come nel metodo Kocb- Ehrlich ed in quello di Gabbet) ; ed allorH, al micl'oscopio, su fondo azzurro, si vedono i bacilli di Koch ~olorati in rosso. E. T.

RIVISTA D'IGIENE R ~::~1v. - Contributo allo stu4Jo della febbre tlfolde e del

auo baolllo. - (A nnales de l'l nstitut Pasteu1', num. 8, 25 agosto 1900). L'Autore traccia vrima per sommi capi la st0ria del bacillo di Eber th, la quale può dividersi in tre per iodi, il primo in cui il bacillo, stuJiuto particolarmente da Gaffky, fu consideralo senza contestazioni quale l'agente specifico della febbre ti foide; il secondo nel qua le, dopo la scoperta del bacillo di Esche rich, fu scossa la fede incNIIabJ!e sulla specificità del baci ilo stesso; il terzo, ed attuale, nel quale per opera del la gelatina di Elsner e della scoperta delle proprietà agglutinanti del get·me tilico, ne è stata di nuovo, e quasi da lutLi, riconosciuta la specificità. Ora, allo scopo di togliere qualche dubbio che ancora sembra es istere a tale proposito, espone una serie di esperienze, le quali con1pr endono tre parti :

11 Ricercbe istologiche sulle deiezioni 'nella febbre tifoide. Processo nuovo per isolar e il baci llo ti lìco do.lle feci. 2- Ricerche sull'antagonismo fra il bacillo tifìco e il bac-

terium coli eommune. 3• Ricerche sul bacillo tifìco nelle a cque. Processo per iscuoprire il bacillo del tifo nelie acque potabili e in quelle di fiume . l. La presenza del bacillo tifico nelle feci htt un'importanza considerevo le per la dia ~-tnos i. I mezzi nuLrilivi ordinari fin qui us~ti non sono sutlìcienli per mettere in evidenza questo bacillo. Anche la gelatina di Elsner non sempre rag77


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RIVI STA D'IGIENE

giunge lo scopo, giacché, essendo costituita da una decozione di patate, la sua composizione chimica va ria a seconda delle varietà delle patate, della na tura dei te rreni e degli ingrassi, dell'epoca della raccolla, ecc.; inollre esiste ancora dell' incertezza riguardo al modo di preparazione preconizzato dall'autore. Anc he la siero-diagnosi for nisce spesso dei risullati incer ti, giacché essa può osservarsi in altre malattie o anch e in condizioni di salute, o può manca re in cas i di vera febbre lifoiòe, oppure può e!'\istere ad uo titolo talmente basso da non permettere alcuna conclusione in favore della infezione tifosa. Restando quindi quale unico segno certo della febbre tiroide, la presenza del bacillo specifico nelle feci, ne conseguiva la necessità di trovare un mezzo nutr itivo veramente adattato allo sviluppo del germe tifoso, e quesl.o, dopo esp~ rienze lunghe e minuziose, fu trovato in una gelatina differ enziale, la quale corrisponde sensibilmente a quella della patata studiata dal P etermann, ma ne ditl'erisce per la sostituzione del fos fato bisodico al fosfato bipotassico, e per la soppressione della destr ina e del glucosio. La gelatina é cosi costituita: Acqua distillala . grammi 10« IO » 6 Asparagina. Acidu ossalico centigr. 50 15 Acido lattico . Acido citrico . 15 Solfato bisodico grammi 5 2,50 Solfato di magnesia Solfato di potasse. . 1,25 l Cloruro sodìco . . 2

l)

J)

Questi differenti sali, eccettua to il solfato di magnesia, vengono pestati in un mortaio, quindi introdotti in un matraccio con un litro di acqua distillata e grammi 30 di peptone. Si scalda quindi all'autoclave solto pressione per un quarto d'ora, poi si versa il contenuto bollente in un altro matraccio nel quale si erano prevenlivamente messi 120-150 grammi dì gelatina; s ì agita, per disciogliet·e quest' ultima, poi si ag· g iunge della soda fino a leggera reazione alcalina. Si ster ilizza all'autoclave per quindici minuti, si a cidifica poi con una soluzione mezzo- not·male di acido solforico, per modo c he c. c. 10 dì gelatina abbiano un'acidità tale che essa debba


RIVISTA D'IGIENE

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scomparire coll'aggiunta di c. c. 0,2 di soluzione mezzo-normale di soda. Dopo a gitazione si espone nuovamente al calore per 8-10 minuti e poi si filtra. Ollenuta la filtrazione, si verifica l'acidit.a con soluzione di soda usando la fen olftaleina quale indicatore, poi si introduce il solfato di magnesia alla dose di g rammi 2,50 per lilro di g-elatina . Si ripartisce poi la gelatina in tubi, c. c. 10 per ciascuno, e si ster ilizza per tre volle come pe1· la gelatina ordinar ia. Al momento di usal'la, si introduce in ciascun tubo di gelatina c. c. 1 dl soluzione di lattosio al 35 p. 100 e c. c. 0,1 di una soluzione fenica al 2,5 p. 100. II. In questa guisa si comportano, rispetto alla gelatina differenziale, i due bacilli di cui trattasi, quando provengono da collure di laboratorio: Bacillum coli. Le colonie compaiono dopo due giorni, alcune pro fond e, altre super·ficiali. Le profonde sono r otonde, ovoidi, qualche volla fus iformi, e di una colorazione brunogiallastra; fine bolle di gaz si sviluppano dalla decomposizione del Jattos io. Le colonie superficrali sono di due specie, alcune ammassat'3, globulose, di color bruno-giallo, qualche volla munite di prolungamenti verticali che si elevano fino alla superficie de lla gelatina, altre allargate, a contorni irregolari, generalmente opache, qua lche volta per6, in pr incipio, tr·aspa r·en Li. , Bacillo di Eberth. Le colonie compaiono anch'esse dopo due giorni e sono, esse pure, profonde e superficiali. Le pr ime sono di un colore bianco- bluas tro, più piccole delle colonie J el colibacillo, per·6 distintissime ad occhio nudo, mai accompag nate da bolle J i gaz. Le seconde sono visibili gener·almente al terzo ~iorno ; in principio hanno l'aspetto di muffe, più tarùi si allargano, diventano più bluastre e possono ragg iungere qualche vo lt~;~ il diametro di due centimetri circa. II I. In quanto ai due bacilli contenuti nelle feci, essi si comportano nel medesimo modo come quelli provenienti da colture; soltanto è da osscrvarsi che ce!'le colonie superficiali del bacillo d' Eberth hanno qualche volta un aspetto pa1·ticolare che le fa a ssomigliare a fine goccie d'acqua. l o quanto poi a g li altri microrganismi, la gelatina in parola non ha azione elettiva, e tutti i mezzi esperimentati per eliminare dalle colture gli streptococchi e gli stalilococchi, ebbero risullato neg ativo.


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RIVI STA D'IGI E NE

l n qua n l o al modo di ri ce rea del bacillo di Ebe1·l.h nelle feci, l'A. conl'igl ia il sef!uente. Si fa una prima diluzione di c. c. 0,2 di materie feca li in c. c. 10 di acqua sterilizzata, e se ne fa poi una seconda con un' ansa della prima inlroJolla io c. c. 100 d'acqua sterilizzata. Con t1·e anse di questa seconda diluziona !"i fanno t1·e col ture in piastre di gelalina, che si tengono possibi lmente alla temperatur a di 20°-22°. Dopo il secondo o terzo g-iorno, secondo i ca,; i, si segnano con lapis bleu le colonie òestmate nd ulterior e studio; poi, per m ezzo di una ansa di platino steril izzata, si sepal'a con quattro tr atti la colonia dal re sto del la gelatina. Il piccolo cubo così isolato si solleva coll'ansa H si m ette in un tubo di brodo che si porta poi alla stufa a 37°. Il gior no dopo si esaminano al micr oscopio i tOI'atteri m orf'ologici, la m obi lità dei bacilli , si seminano una o due anse di quesls collura in un tubo di gel atina (di ll'erenzi ale o non) con lattosio, pr ecedentemente liquefatto. Dopo agit.azione si mol te il tubo nell'aC<JUa fr edda per uttene1·e la solldi fìcazion e rApida, poi si porta alla tempe. r atu1•a di 20°-22°. I n queste condizioni i l Ctllibacillo dà 1lelle bolle abbondanti dopo 2.i ore. La medesima coltura poi serve pe•· la r eazion e fl !{glutinath·o . L'A . non co n ~ide ra com e lifk i che quei bacilli m obili , i qual i n •J O danno la reazione dell' indolo, non fanno fermentt~re il l a tto~io, e che sono a~gl utinati a u na dilu1.ione fo1·lis · sima, 1 p. 80000, da uno speciale siero sperimentale antitifìco. Spesso, ma non sem pr e, può essere utile il pl'al.icar·e la r eazione og-glulinativa col la forma lina praticata da M alvoz. IV. N elle espcr·i enze dell'A. , i p;ioroi del la malattia fu r ono calcolati rl a quell o in cui l'ammnlato si mise in letto ; la ricerca del bocillo d' Eberth fa eseguila non solo a scopo di ricer·r a nell e feci, ma anche a quPIIo di numerare l e colonie del bacillo d' Eberth e del colibaci llo; la siero-diagnosi deg-li amm alati di cui si esa minnr ono le feci fu l'Alla sotto il punto di vjsta e!':senzial mentE' cl inico, eri il titolo freq uentemen t e anr1o· lato di 1/50 non r appr·esento quin di un massimo, ma sibbene la dliuzione n eces~a rift ari autoriz zare la diagnosi di f!'bbr e ti foide . U na lavol tl ri a!=:"Unli va ri fer en tesi a 23 casi di ti fo, illustra i n un modo evidente i l ri s u l tt~ l o delle esperienze in proposi lo. V . Le r icerd1e ÒP.l hnr.illn rl' Eher lh nelle feci di ammaluli non tifì<.:i ~to n diedero alcun risul tato. Sol o in due casi si ebber·o 1 ca r·atteri di un bacillo l ifìco in quanto alla mobilr t.à, alla


RIVJ S'l'.A D' I GIENE

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manca ta reazione dell' i11dolo e .a lla mancota fermentazione del lattosio, ma i de tti bacill i non furono a11glutinali dal siero antitifìco speri mentale e vennero coosidet·ati come colibacilli. Le couclusioni principali alle qua li giunge il Remy in ques to importante lavoro ~ono le seguenti: t• La g elatina qlfferenziale pr opo!:la costituisce un mezzo di coltura pratico e sicur•o per l'isolamento del bacillo tifìco in presenza del colibacillo; 2• Con questa gelatina s i sono falle ::12 ricerche nelle feci di 23 tifìci a stadi difl'erenti, e sempre si otlenne il bacillo di Ebertb; 3• Il numero dei bacilli di F.berlh aumenta considerevolmente nel s econdo settena rio, oiminuisce in seg uito prog ress ivamente nel terzo e I'(Uarto pel' scomparit•e insensibilmente; 4• La flora microbica intes tinale è q ualche volta t'appresentata da un gran num ero di specie e varietà, altre volle, a l contr·ario, é costitUila da qualche specie o varietà della stessa specie ; 5• I bac.:illi tifìci isolali dalle feci appartengono ad un solo ti po; non dànno indnlo, non fermentano il la Uosio, sono sempre agglutiuati a un titolo elevato dal siero sperimeutale; 6• La formalina prl'! cOnlzzata dal Malvoz dà. dei risultati incoslanli; 7• l bacilli lifìci i!'òolati dallt! feci al secondo setlenario, come quelli ottenuti dall a milza all'autops ia, godono di una gt·ande vitalità; 8° l bacilli che lt;ovsnsi nelle feci al termine della malatLia han no invece una v1talit.à assai debole; 9° In tre casi, il bacillo liflco é stato trovato nelle feci, mentre che gli altri s e::rni della tifoide, compl'esa la sierodiagnosi, mancavano al momento dell'esame batteriologico. Perciò la pr·e~enl'.a del hacilln tifico é l' u nico s egno che possa autorizzare il clinico a fa r e con certezza dia gnosi di fe bbre tifo ide; to• Nelle feci di individui atfelli da altre malattie, nou si è mai riscontrato il .bacillo di Eherlh; ti• La pl'esenza costante del bacillo tiflco nelle feci di ammalali di febbre tifoide, la sua assenza nell'intestino di allr·i ammalati, perme tte di affer mar e che il bacillo tifico é veramente l'agente clelia febbre tifoide.

te.


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NOTIZIE

A. WtNTERNITZ.- O••ervazlonl battertologlohe •ul oon-

tenuto batterloo e •uUa •teriUssadone delle 8paszole. - (Berl. klin. Wochenschr. 1900, N. 9). A vendo lo Schleich nel suo libro Neue Methoden de r Wundheilung insistito sul fatto che le spazzole sono un pericoloso veicolo di batLeri, ed avendo messo in guardia i chirurlo'(hi contro il loro uso nella disinfezione delle mani, l'autore ha eseguito recentemente delle ricerche sul contenuto batterico delle spazzole nuove, come esse vengono messe io · commercio dai fabbricanti. Egli trovò che per lo piu le spazzole contengono batteri, ma che, in generale, il numero di questi è molto limitato: alcune, poi, erano del tu\to ster·ili. Egli diresse poscia le sue r icerche su alcune spazzole, che erano state lasciate a lungo esposte all'aria senza spP.ciali riguardi nelle infermerie della Clinica g inecologica dell'Università di Tubingn, e che non avevano servito alla disinfezione, ma alla semplice pulizia delle mani, e trovò che tutte contenevano ba tter i. Inoltre avendo sottoposto ad esame le spazzole che ser·vj.. vano alla disinfezione delle mani e che erano state sottoposte a bollitura in una soluzione alcalina e cons ervate poi in una soluzione di sublimato all' 1 per 100, le trovò completamente sterili. Finalmente, avendo infettato delle spazzole con batteri e con pus ed avendole poi fatte bollire, constatò che esse erano pure ster ili. Risulta quindi che è possibile sterilizzare le spazzole mediante la bollitur·a della durata di 10 minuti in una soluzione di carbonato di soda all' 1 per 100, e di conser·varle ster·ili tenendole in una soluzione di sublimato all'i per 100. E. T.

NOTIZIE La •ouola d'appUoazlone di •&Dltà mWtare al Parlamento.

A semplice titolo di cr·ouaca, vielandoci il carattere del nostro giornale di entrar·e in apprezzamenti sopr·a un tale ar• gomenlo, ri portiamo testualmente le discussioni avvenute alla Camera dei deputati ed al Senato, rispettivamente alla scuola d'applicazione di sanità militare.


NOTIZIE

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Ver amente la parola discussioni é giusta soltanto a meta: perché a lla Camer a dei deputati la votazione dell'ordine del gior no, con cui si invitava il Govemo a sopprimere senz'altro un istituto diventato ormai la base scientifica principale del cor po sanitario ed a p01·tare cosi una g1'ave e profoo qa mo• dificazione al ser vizio sa nitario dell'esercito, avvenneEsenza alcuna d iscussione. ·· - La Camera vitalizia delle invece aiJa grave questione la importanza che merita. Il r iserbo che ci siamo imposti non ci tolga però di por gere agli ill ustri senntori Car darelli e Taverna e a S. E. il Ministro della guerra i più cald.i ringraziamenti per la valida ed eflìcace difesa. CAMERA DEl DEPUTATI.

T ornata del 25 nooembre 1900. Discussione del bilaru:io della guerra. - Capitolo tì. - Co rpo e seroi;io sanitario . P RESIDENTE. L'on. Badaloni ha facoltà di pa rlare su questo capitolo. BADALONI. L'ora tarda e le condizioni della Cam.e ra mi consigliano di r inunciare allo svolgimento d é l mio ordine del gior no (Braoo), il quale riguarda l'abolizione dAlla scuola

di applicazione di sanità militare di Firenze; argomento che è stato molle volte dibattuto in questa Camei'a, ed al quale fu da to l'as senso dal relatore ed anche, fino ad un certo punto, dal pl'esidcnte della Giunta del bilancio, non più tardi di un anno fa. P ertanto nel ripresentare a l voto della Camera questo ordine del giorno, chiedo su di esso l'avviso del r elatore del bilancio e del Ministro della guerra. P RESIDENTE. L'ordine del gim·no degli onorevoli Badaloni, Prampolini, Borciani. Noe, Varazzani, Morgar'i, Ciccotti e Ferri è il seguente: « La Camera, considerando come la scuola di sanità mi· litare di Fi1·enze non corl'isponda né ai fini di ~una scuola di applicazione di sanità militare, né al concetto di una neces saria preparazione degli urticiali medici; ravvisando, per ciò, nel suo mantenimento uo agg ravioj a lJ bilancio fideìiò St~to, senza vantaggio degli ordinamenti e Jei servizi :medici dell'esercito, invita il Gove1•no a proporre ·alla Ca mera un disegno di leg ge per l'abolizione della scuola di appl icazione di sanità militare ''·


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PRESIDENTE. Pre go l'onorevole r elator e di esprimer e il suo avviso su questo OJ'dine del gi orn o. MARAZZI , relatore. L'opinione del relatore é nota; egli vorr ebbe che la scuola non ci fosse. Ma non posso parlar e in Rome mio, e debbo parlare in nom e della Giunta generale del bilancio, la quale, m maggioranze, é contraria a questa soppr èssione. PONZA DI SAN MARTINO, ministro della guerra. Chiedo di parlare. PRESI DENTE. Ne ha l"acofla. P oNZA DJ SAN MARTINO, ministro della guerra. I rapporti trasmessi, non sol o dal com andante della scuola e dagli ispeltori sanitef'i, ma anche da ll e alte autorità militari, le quali hanno ri cevuto i m edici usciti dalla scuola di sanità militare, sono lutti favor evoli. Per conseguenza non posso accettare la soppr essione della scuola. F ERRI. B come domandare all'oste se il vino é buono. (Sr

ride). PHESIDENTE. L 'onor evole Badaloni insiste nell'ordine del giorno ~

BADALONI . V ' i nsisto. PRESIDENTE. A !l ora lo metteremo a p!il'lilo. MARAZZI, relatore. S'intende che io faccio qui la mia parte da deputato ! P RESIDENTE. Sta bene. Coloro che i ntendono approvar e l'emendamento proposto dal l'onorevole Badaloni e da al tr i deputati sono pregati di alzarsi.

(Dopo prooa e controprova la Camera appror;a l'ordine del giorno. - Commenti oioissimi in oario senso). SENATO DEL REGNO.

Tornata del 14 decemb re 1900. Discussione del bilancio della guerra. - Capitolo 17. - Corpo e seroi:zio sanitario. PRESIDENTE. Su questo capitolo 17 ha fac0là di parlar e il senH tore Cartlal'elli. CAr\DARELLJ. l o devo inLraueneJ'e per poco tempo il Senato per svolger·e un ordine del giomo, che ho presentato alla Presidenza, e che r iguarda la scuola di sanità militare per la carri era degli ufficial i sanitari. Quando cominciò a funzionare la scuola di sanità militar e, io sentiva dir ne da tutte l e parti qualche cosa di bene, ed


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allora, poiché aveva· l'onore di sedere nell'altro ramo del Par·lamento, volli avere infor mazioni precise e pregai uno dei più intelligenti giovani napoletani che si recava a quella scuola, di darmene precise informazioni. Quel giovane, dopo di essere s tato due mes i in quella scuola, mi r ifer ì, con una lunghissima r elazione, che in quella scuola non solo esso apprendeva cose che nell'università non aveva imparate, ma che g li esercizi stessi che in quella scuola praticava si facevano con una per•fezione che · nella universi tà non era possibile di aver e . Allora io mi persuasi che quella scuola funzion a va bene. E da allora in poi posso dir·c che continuamente ho dornandato conto agli ufficiali medici che escono da questa scuola sul modo come essa funzioni. E posso dire con piena coscienza che non uno dei più intelligenti, dei più competenti ufficiali medici s i è permesso di dirmi una sola cosa che degradasse il prestigio di quella scuola. lo e r·a in questo convincimento, quando bo dovuto sen Lir·e che, pochi g ior ni or sono, in occasione della discussione del bilancio della g uerra, nell'altro ramo del Parlamento si è votata la soppressione di quella scuola. Io, con tutto il r ispetto che debbo a ll'allro ramo del Parlamento, con tutti i rig uardi che s i devono alle persone che hanno favorito quel voto, mi permetto di sottoporre a l Senule talune considerazioni, dalle quali r is ulterà pieno il convincimento che la soppr e.ssione di quella scuola s arebbe un grave danno per l'eser cito non solo, ma per il paese. E quello che dico è il frutto non di un convincimento mio proprio, ma è il risultato di una severissima inchiesta, che ho voluto fare interrogando quanti uffìciali medici competenlissimi ho potuto inter rogare, che tutti all'is tesso modo direi quttsi colle stesse parole - mi banno ripetuto quello che io brevemente dico; ed ho qui un rapporto di uno dei più distinti ufficiali medici del nostro esercito, dal quale r il evo g ran porte delle cose che vi espongo . l nnanzi tutto per g iudicare un istituto (specialmente scientifico) bisogna conoscer·oe il programma, altrimenti ogni giudizio può essere fallace. Sentite quale è il programma degli studi c he s i compiono in quef'ta scuola : << Le)!gi e regolamenti militari; servizio sani tario in tem po di pace; medicina legale militari teoricopratica; microbiologia ; epidemiologia e chimica applicata;


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chirurgia di guerra teorico-pratica spari mentale; servizio sanitario in tempo di guerra ; fasciature ed a ppar ecchi di applicazione piu frequente nella pratica chirurgica militare; mater iale sanitario di mobilitazione; igiene militare e statis tica; contabilità militare; lett ura delle carte topografiche; istruzio ne militare; !'>che1'ma, ,zinnaslica, equitazione •· Ora io domando, giacchè si é detto che questa scuola era inutile, in un paese dove funzionano tante universita, io domando per pl'ima cosa: é necessario che un ufficiale medico abbia le nozioni che si contengono in questo programma? Nessuno può dire che no. E doman:lo un'altra cosa. Nelle università nostre s i svolgono le nozioni pratiche che si contengono in questo programma? No. Io ho l'ono1'e d'insegnar e da 40 anni clinica medica, ed insegno a 4, o 500 giovaui; veggo nel mio uditorio parecchi ufficiali medici io divisa e di grado altissimo; e mai una volta ho fatta un'allusione alla medicina militare; e quando anchu avessi voluto dirne qualcosa, sarei stato incompetente. l o domando qual chirurgo si é occupato di chirur gia militaref Io domando quale oculista ha in~ellnato quello che praticamente si insegna nella scuola d'applicazione militare 1 lo domando qual medico legale si è mai occupato delle question i medico- legali militari che si studiano con taolo profitto nella scuola militare? E poi domando : in quale unìversita può apprendere il medico tante nozinni che vanno a finire fino ai cor si che si danno di lettura delle carte topografiche, di esercizi militari, di equi tazione ed anche di scherma? lo ci tengo molto a che il medico militare debba essere anch e qualche cosa nell'appar enza, anche nel prestigio della apparenza. lo poi dico un'altra cosa. Stia mo attenti che l'insegnamen to in quella scuola é dalo da 10 uftìciali superiori indipell(lentemente dal direttore, e questi 10 ufficiali super·iori fanno il corso con tutta la co mpetenza che essi hanno per la lunga esprrie oza. Non sono professori universitari che dettano unA dottrina, come é ispirata dalla scienza; no, sono med ici militari pr•ovati, che st:~nno ciò che l'ufficiale medico deve indispensabilmente sapere. Quindi essi dicono 11uello che devono dire, insegnano quello clte giova all'uflìciale merlico . E, badate ad un"allra cosa; questa scuola di s anita mili-


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lare ha u na doppia missione, la didattica , ossia quella di educare i giovani ufficiali, e la scientifica, quella cioè, di sollevare il prestigio della nostra medièina milita re. Oggi tutte le nazio ni consact•ano studi lunghissimi e dotti alla medicina militare, all' tgiene militare, ed io devo dire che in questo grande lavorio l' Italia figu t·a grandemente. Bisogna leggere i diari esteri per vedere come r iportano le memorie pubblicate da queg li ufficiali aprunto che lavorano nella scuola di applicazione militare, perché questa fa lezione per sette mesi e compie il ~uo ufficio didattico, ma negli altri cinque mesi si concentra; ivi non si fa che lavorare per l'esercito, e si compiono studi imporlanlissimi, e da quella scuola escono e si pubblicano lavori, che fanno onore all'esercito italiano. Sopp rimiamo pur e con un voto questa scuola, ma dobbiamo sapere il s uo programma p1·ima, dobbiamo saper e quali scopi educativi essa abbia, e quali mezzi scien tifici si prefigga. Si vuol sopprimere questa scuola, sopprimiamola. E bbene che cosa dovremmo far e a llora ? Dovremmo i n lutti gli ospedali compartimentali e divisionali me ttere, come si faceva una volta, tante scu ole educative, perché non è possibile che il giovane, uscendo dall'università, vada a p r estare un servizio cosi importante, come quello milita r e. senza alcuna cognizione tecnica del servizio. Or bene, ques to né sarebbe economico, nè vantaggioso all'esercito. Quanti ospedali compartimentali vorreste far e 1 Se nelJa scuola di saoila si banno dieci professori che insegnano, voi ne do vr este mette1•e altrettanti in tutti gli ospedali compar timentali. E badale che gli ufficiali s uperiori che stanno negli ospedali, a ppena arrivano u compiere il loro servizio ordinario. Se voi voleste ap-giu nge1·e anche questo incarico didattico, il servizio non si potrebbe assolutamente compiere. E s i dovrebbero creare, con ingente spesa, altrettanti gabinetti e laborator·i · con tutto il materiale occonente per le esercitazioni pratiche. E con 4uesta spesa enorme verrebbe s~ mpre a waocare quella che tanto si richiede nell'esercito: l' uniformità dello insegnamento. Ma io qui sottopon go al Senato una considerazione di bi lancio. Che cosa date voi ai giovani, ch e stanno per sette mesi alla scuola di Firenze? Date la paga del solda to, e non dell' udlciale. Escono di là, e vanno a prestare il loro ser-


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vizio, e lo pt'estano utilmente. o i superiori dicono cl1e i g-iovani che escono dalla scuola di Firenze, o che entrino in un ospeda le a pr·estare il servizio di assistenza, o che entt·ino in un r eggimento a preslArvi la loro opera, compiono un servizio che niente lascia a desidet•are. E badRte: se invece di uscire dalla scuola di Firenze, an· dasser o nell'esercito, ed entrassero come ufficiali, voi fin dal primo gior·no dovreste metterli nel r·uolo or·gaoico, mentre ora essi restano come ufficiali di compl-em ento; e dopc• un anno vanno via, e il bilancio della guerra non aumenta il ruolo delle pensioni. Se invece abolite la scuola, e dovete quindi farli Pnlrat•e negli ospedali, voi dovrete mellerli nel ruolo e pagarli come ufficiali. Dunque, onorevole minist1·o della_guer ra, consider ate bene, e cor.sitle•·i anche il Senato, che la scuola di sani!A mili tar e e necessaria, essa funziona bene, e non gravita molto sul bilancio dello Stato. E permetletemi anche che io mi re ccomondi al vostr o cuor e per gli ufficiali sanitari, la cui carriera va un po' lenta. Permettete che io faccia uua considerazione. Oggi il medico militare ha una doppia missione: ha una missione eminentemente sociale, ed una missione nazionale. La missione sociale s ta in ciò, che alla m edicina mi litare la nazione, la famiglia. umanità, affida come deposrlo sac1'o la salute della parte piu r obusta, più vigorosa della nazione, e la società e la famiglia hanno ragion e di pretender'e che questa vigorostl gioventù, dopo che ha servito alla patria, ritorni alla famiglia con l' istessa robustezza con cui l'hanno data. (Benissimo). I n secondo luogo ha un'alla missione nazionale. Onorevole ministro della guerra, voi siete collo, come lo sono tutti i generali che stanno qui dentro, e voi sapete tulli che nelle guer re moderne non è tento funesta la sLrage che fanno la mitraglia ed i mezzi perfezionati delle armi moderne, quanto è funesta la stra §le che fanno l e epidemie. Nella guerra di Crimea la statistica dimostrò che J'ar·mata in gle~e e sopr·atulto l a francese furono decimate dal tifo e dallo SCI)rbuto più che dal le palle russe. E nella guerr'a fran co-germanica la Ger·mania ha ri petuto con orgol-!lio che se essa ha saputo difendet'si con l e armi, d'altra part~ l' igrcne militare tedesca ha tr ionfato sull'igiene della scuoto frAncese, perch é l e malattie che si deploravan o in una armala scar·seggiavano n(:JI'allra.

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1229 Ecco perché vi dico : tutelate, vi prego, gli inter essi della medicina militare, non vogliate sopprimere una scuola che fa tanto bene, e voi rend•·relc un utile ser vizio all'esercito, ed io mi permello di dire, unche al paese. ( Vioe e generali apf;rona;;ioni).

Pn Es!DENTE. Le~<go l' ordine del giorno prese uta to dal se natore CarJar elli: '' Il Senato confida che il ministero della qucrra manterrà in tnllo il suo vigore la scuola di ap· plica.zione d i sanità militare che rende impot•tanLi serviz1 al· l'eser·cito et! al paese e elle studier à i m oJi per migliorare le condizioni del rispettabile cor po degli ufficiali medici ». FINALI, presidente della Commissione diflnan$e. Domando la parola. P RESIDENTE. Ha facoltà tli par lar e. FINALI, presidente clelia Commission e dijin.an.:.e. Ho a s coltato con la n1assima attenzione l'eloquente discorso del senatore Cardarelli. Ben poch i in Italia avec bbero po tuto svolge1·e l'argomeu to con eloquenzll e dottrina pari alla sua, e con tnnla autorità ; ma, m entre egli parlava, mi sono consultato con i miei colleghi della Commis sione di finanze, per concor da re che co;;;a fosse oppot•tuno di dichiat·are, circa l'ordine del giorno da lui proposto e peopug uato, dopo avere con uua inconteslabile compete nza esposto i tìui molteplici della scuola di sanità militare ed i servizi che fi nor a ha r e:oo. Quel di~corso però lo a vt·ei meglio compreso se avesse avuto lo scopo di combullc ee una qualunque proposta che fo sse inna nzi a noi, tendeute a sopprimcl'e quella scuola; ma ciò non è. Cosa sarebbe l'ordine del giorno proposto dal senato1·e Carùarelli ~ Sa t'ebbe cosa che é dovere e interesse di tutti l'evitare: un voto accademico contro un voto espresso nell'altro ramo del Pal'iamento. Quindi io vivame nte pregherei il s enatore Carda r elli di non insis tel'e nel suo ordine del giorno. P otrebbe bas la 1·e una r accomandazione al min istro d i studiare r a ..gomenlo. Ma t1·attandosi di opinioni espresse da uomo così autorerevole come egli è, può faee anche a meuo della raccomandazione, perchè le idee 1nlorno alla sa11i là ed a ll'igien e m1litare es poste dal senatore Ca rdarelli non possono non ess er tenute in gran conlo dal ministro della guerra (Approoa.:oioni).


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P ONZA DI SAN MARTINO, m in ist r o clella guerr a. Domando la parola. P RESIDE NTE. Ha facoltà di parlar e. PoNzA 01 SAN MARTINO, ministro della guerra. Dopo le considerazioni esposte dall'onorevole F iuali, io mi limito a ring raziare vivamente l'onorevole Carda r elli, compiacendomi per ave r udito da un nomo della s ua fama un apprezzamento sci entifico cosl lusin~hi ero del corpo sanitario militare. La scuola di applicazione noi la giudichiamo dai ra pporti che ne riceviamo continuamente, sia dall'autorit.A sanitaria, sia da quella esclusivamente militare, rapporti tutti favore voli. I s uoi r isultati li vediamo dal m odo s 11lendido con cui disimpegnano il servizio i m edici nostri negli ospedali, nelle caserme e nelle colonne di m arcia e li segnarono gloriosamente quelli che, in pr•ima linea , esercitando sotto il fuoco le lor o fu nzioni, hanno lasciato la vit.a in baLtaglia. Dunque io non posso che dichiararmi completamente d'accordo con l'onoJ•evole Carda relli nei suoi a pprezzamenti. Dividendo per6 le e sitanze dell'onorevole F inali circa l'oppor· tunità di qus l'ordine del gior no, m i unisco a lui per pregare l'onorevole Cardarelli di volerlo r•itir a re. CARDA RKLLJ. Chiedo di parlare. PRt::SIDENTE. Ne ha faco ltà . CAROARELLL li Senato sa che qu.ando io ho dovuto ritirare un ntiO or dine del g ior no non me lo sono fatto dire due volte; ma il Senato deve permetlermi che questa volla, ed io ne do ma odo scusa all'onor evole senatore F inali ed al ministro della gu~ rra, mantenf!a il mio ordine del gior no, e ne dico subito il perché. Nell'alt•·o ra mo del P a rlamento é stata votata la soppressione di questa scuola. l o ho qui de tto che ho tutto il rispetto che si deve all'al tro ramo del Pa1·larneoto, ho tutti i riguardi che si devono alle pe1·sone che hanno votato quell' ordine del giorno, ma perchè vogliamo fare restare noi quella scuola e tutto il col'po degli uffic1ali sanitari che sono stati educati a quella scuola sollo una simi le a ccusa r Francamente lo dico: tutlo il col'po sanitario che a ttualmente funzio na é uscito da rtuella scuola e non può cer·tamenle sentirsi che umiliato di una censura che viene data ad et:sa. Votar ne la soppressione sigmfìca dichiar·ar ne la inutil ità e riconoscere che per 17 an ni non ha funzi onato bene. P RESIDENTE . Onor•evole Cardtu·elli, io ho letto il s uo o rdi ne del gior no rite nendo che non contenesse nulla d'inopportuno,


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g iacché non vi era menomamente accennato l'01·dine del giorno dell'altro ramo del Parlamento. Ora pero ella ba parlato ed io debbc• osserval'le che il nostr o regolamento, e più di ogni altra cosa la prudenza politica, ci vieta di farvi cenno. S e si fos~e trattato di un pr ogetto di legge allora sarebbe s tata altra cosa; ma, trattandosi di un or dine del giorno volato dall'altro ramo del Parlamento, noi non possiamo neppure citarlo, perché cosi è stabilito dal nost1·o I'egolamento. Nel suo ordine del g iorno, le ripeto, non era faLlo cenno di quello della Camera dei deputati; si tratta va di una pura e semplice raccomandazione in favore della scuola sauitaria, senza che ne risultasse un'opinione opposta a quella esprf>ssa dall'allro ramo del Parlamento. Ella però nel suo discor so questo significato l'ha dato. Detto questo ella pu ò continuare nella raccomandazione al ministro della guerr a. CARDARt:LLI. So per consuetudine del Se nato, e anche per delicatezza, non si vuole votare il mio ortline del g iorno, io volentieri lo ritiro, col co nvincimento che il Senato vorrà ri cordare le considerazioni da me fatts, ed il ministr o terrà conto delle raccomandazioni rivolLegli. TAVERNA , relatore. Domando la parola. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatoJ•e Taver na. TAV ERNA, relalor e. Quello che voleva dire è diventato superfluo dopo che l'onorevole CardarelE ha dichiarato di l'ilirare il s uo ordine del g iorno, per ò io desidero unirroi a lui negli elog i che ha fatto al nostro corpo sa nita rio militare e nel des iderio che si provveda per migliorare la sua ca1·rier a g iacché esso ne é proprio degno e le sue condizioni d i avanzamento sono davvero assai poco liete. Mi permetta il Senato per un momento di dimenticar e di essere relatore del bilancio della guerra e- di ricordare d1 essere presidente della Cr·oce rossa italiana. I n queGta qualità io sono continuamente a contatto col nostro corpo sanitario militare e posso dire che per zelo, buona volontà, energia e premura pet· il servizio e per la cu ra del soldato, esso veramente non è secondo a nessuno; lo dico con piena coscienza e conoscer.za di causa. Sono ben lieto che il senatore Carda relli abbia ritirato il suo ordine del gior·no, che avrebbe potuto esset·e inter pretato in modo meno esatto e che avrebbe potuto pr egiudicare la ques tione che a tutti ci sta a cuore.


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Se verra in discu~sion e i l progetto riguardante la scuola di sanità militare, allor a p1tremo ampiamen te discuterl o e vo tare come la nostra coscienza ci dirà di fare. Forse, per non lnsciare qn~sta discussione senza una concl usione, senza un'affermazione, si potrebbe proporre un ordine del giorno nel senso che il Senato • udite le dichiar azioni del minisli'O della guerr a, passa all'ordine del giorno"· (Ap -

p roocuioni). CARDARELLJ. Chiedo di pa r~are. PRESIDENTE. N e ha facollà. CARDARELLJ. Sono l ietissimo di aver r i tirato il mi0 or dine del giorno e di aver dalo luogo alle dichiarazioni del r elalore, onorevole T avern a. L e pnrole da esso pronunziate suoneranno dolcissi me al co1·po sa n ilario militare. Ringrazio quindi lui, come :ringrazi o il senator e Fina li ed anche l' onorevol e ministro della guerra di ciò che hanno detto, e r itil·o il mio ordine del gior no, contentandomi che ne sia pr eso alto come ha dello l'onorevole r elator e (Bene). FINALI, p residente della Commissione di flnan::e. Cltielio di parlare. PRBSIDENTE. N e ha facoltà. FINALI, presidente della Commissione di jlnan3e. Non farè perùtn·e tempo al Senato. Mi pt·eme soltanto dir e clte quando si vol esse abolire la scuola di sanità militare, necessariamente bi sognerebbe venire innanzi al Pal'lamento con un progetto di Je~ge, per ché la scuola di sanità militar e ha fonJam11nto in una legge organica dello Stato. PREstOENTS. Dunque non essentlovi nessuna proposta metto ai voti lo stanziamento del capitolo 17 nella somma di lire

5;232,500. Chi l 'approva è pr egato di alzarsi. (A ppr ovato). Il D•ret.t.ore

Dott. F. L.&NDOLFI, maggior generale m edioo. I l R ed a t.t.ore

D.' RrooLFO Lrvt, maggiore medico. GrovANNI ScoLARI, Gerente.


INDICE GENERALE D E LLE MATERIE PER L'ANNO 1900

MEMORIE ORIGINALI. ANNA RATONE C. A , tenente med ico. - Un caso di meningìsmo ola elmintias i . Pag. !!36 APnos1o Il., rapitauo medico. - Operazioni per la cu ra del varicocele ese· gn1te in un anno • t068 Cossu ALBilRTo, tenente medico. - Inn esto cut.'Lueo colle spugne prepa• t 076 rate BASILI AIWRKA, tenente metlico. - .~ppuoti di anatomia dei cuhcitli " 904 B&nNUCCI G., capìtano medico. - Circa 1111 ca$0 di lìnrosarcoma del Virchow . • 945 BoNOllu LORHNZO, cap itano medico. -Nuovo metodo di topogralla craniocerehrale in rai•Purto ai motlerol studi sull e localizzazioni del cervello • 5i9 8R KZZI GIUSRPPK, m~t•zgìore metl1co e CIACCIO ANOKBA , capitano me\lico. Studi e considerazioni iutoruo ai ca;! pili importauli osservati durante l'anno t 899-900 . 37f , 641, i39, 88l BR UNI AT TILIO, capitauo modico. - L'angiotrillSia nuovo procfsso di emostasi 3 CsnnUTl RoMoto, farmacista mi litare. - Intorno alla ricerca tltJII 'arsenico nei metlicin<Jii • 365 CEni'BLLBRA DONATO, so tlotcncnte medico. - Immunizzazione contro il ca1·honchio ematico con rc!lato d'aoìma lì carboor.hiosi • 869 De FALCO ANnntu, ma)l~iore medico. - lmportanLa dell'esame oculare • 2~l per li medico legale nella nevra$tenia . DE RosA MICUELE , capitano meclìl'O. - Le vegetazioni adenoidi clel rinorariuge in relazione nl servizio militare . • t35 GtVOGRE Gto. BATTISTA, mag!!iore geuPrale medico, ispett ore capo di sanita militare. - E7.iologia e [lrofil:usi dell a tubercolosi in genere e dell'esercito in SIJE'cie • 467 LUCCIOLA GIACOMO, cap itano medico. -Nota clin ica in torno atlnna emorrar:ia rctinica seguita da cataratta jJrodottasì dura n te la clor(o(o rmizzazionc . • 359 1.ucc1or.A GucoMO, capitano medico. - Un raro caso eH autoplas tica di tutta la cute del pene seguita da guarigione • 690 MASSA GtOSEPPB, tenente colonnello mudico. - Un Ca$0 di fisto la hra nchiale cieca interna • t-26

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INDI CE G1!4.NERA.LE

Mll~OINI Gws&PPE, ca)lilano medico. :...... .'ì.;:vrasteoia di origine ottica. Pag. H M

MKNNSLLA .~IICANGBLO, capitano medico. - Fisiologia e patologia dei cicl ismo • • 55! M~!NNK I. LA ARCANGI; Lo, capitano medico. - l.' Ìn0uenza. • 1i1 MIRACI.tA EusTACIIIO, tenente medico. - L' ~scisione del sillloma iniziale es~.gu ita a scopo ailortlvo lfella siOli<lc . 658 Mozz&TTJ ELISF.O FnANCHsco, capitano medico. - LR tubercolosi nella Colonia Eritrea e in Abissi nia • 761 OorH Ooi•O:"a, sottotenente medico di complemento.- La tintura dt iodio somministrnta quale farmaco nell'il eo· tiro e n ell e forme gas tro-in· testmali • t47 PANAnA PANru.o, colonnello medico. - l.a chi rurgia operati va negli sta· bi iimenti sanitari militari durante l'anno 1899 . • 433 PllrtA~~~ A:-~T oloo, capi tano molf ico. - Saggio di premunizione contro la tuberco losi. • 48'! P!!IIA SSI ANTON•O, capitano merl ico. -Perimetri.' toracica e reclutamento negli istituti militari • 97t SANTono G•USEPPE, capi tano medico. - An estesia colla cocaina. • 955 SANTOtw GIUSKPPR, taJ>i tano medico. - Ricerche sperimentali sulla pla· staca dei tendini. • t041 SBRTOLI A., tenente medico. -Glandole lin rntichr ioguinali aberrnnti • lt57 s~·onu Ct.Aumo, tenen te colonnello medico. - Sulla polmonite acuta in alcuni eserciti. • U3 Sf'ORZA CLA UDIO. tenent e colonne llo medico.- Sulle rassegne speciali. • 551 Tt:cc~o: PA~QtiAI,B, sotto tenente medico. - Litlasi biliare, perrorazione della cistifell ea, peritonite acuta l7 Tt:STI FnANC&sr.o, capitano medico. - Sullo zanzare della citta di Grosseto • '!'!5 TESTI FnANCBsco, capitano mtlllico. - Contributo a llo studio dell' infezione cuaatica nel carbonchio sperimentato • • 3S7 TI<OIANI PaETRO, lenen te me(lico. - Nuovo metodo di pilorectomia . • t08! TROIHlE'fT A Eolii ON oo, capitano me•lico. - Contri buto clinico-terapeutico nel c.11npo dAlle malattie e.~ terne dell'occhio • 833 Tno1au~TTA EI>MO:"DO, capitano medico. - L'influenza della luce nella dete rminazione del l'acu tezza visiva . • H37

RIVISTA DEl GIORNALI ITALIANI ED ESTERI. RI VISTA MEOICA. Adenite tardiva (Dell') tlual sintomo della nefrile da scarlatlna. Stem bo . Pag. 699 Al bumina (Kicerca e dosatura clinica dell') nell'urina. - J. Amann . • 700 Aneuri;,mi aortici latenti dia:;nosticati con la radioscopia. - E. Maraglia no . • 585 An~urismi intratoracici con srecialo riguardo a ll 'esame actlnoscoplco. Glatzel • t0S9 Angina lacunan• (Circa un'epidemia di) e circa la dorata della sua lnco· ()aziono. - Sicgcrl • 378


' DELLE MATERill PER L'ANNO 1900

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App1:ndicite (La cu ra mer!ic,, dell').- S. Gugluizzo . . . . Pag. 809 Arteriosclerosi (Nuovo metor!o ~urativo dell'). - A. Kowalewski • 697 Artrite risipe latosa (L'). - Jorrot e Baude . . • • t67 Arlriti non silllitiche (Cura delle) mediante lniezlooi hltramuscolari di calom elano • 1170 Baci ll i tuhPrColari (D imos trazione. <h'i) oclle feci. - J. M. Roseub latt • 386 Bagni ISu Il' Influenza rl ci) coutenenti acido earbonico sulla circolazione • 40 C11ncro ([)ella febbre d~l). - Fretel . ll8 Cisti gazo se (Le) dell'intestino nel l' uomo. -V. De l:lolstein • t 61 Cistite della durata di tre a11111 prodotta <lal hacillo del tifo.- Houston • 47 Colecis tite calcolo$a (Stnrlio clinico della). - Gutllemi n • t 64 Colelitiasi (Contl'ibu to alla (JUC>tione su lla cu.ra intcrua o chirurgica della). - A. Herrmann . • 585 Colpo ni ca lore o coi)Jo rli sole; eziologia, p atogenesi, cura. - M. Mous· soir • 50l Cranio (Sulla percussione del). - Giles e Cllipault • l 7t OP.terminazione clinica dei limiti nel polmone (Nuovo processo di). - E. Wei:<z . • tl 68 Uiah~ te (Ved ute mod erne lntom o al). - Sandl!y • 985 Diaframma (llella mobil ita del) rl ei ,·ersame.nli fJieu rici • tl 69 Di latazione forzata tic! tNacc (l.a) come mczr.o terapeutico per combattere l'epJs tas,;i. - Fe<lerowitsrl o • tl 64 Di<Jrrea opi<lemica (La). - A. News liolme 48 Eu euta (Srulla p:1to>:cne;;i rlcll'). - l~l allion e Carrion • t7i Emo-ltnen motorace (!)ue cnsi di). - lloll es ton e Pilt . • 98' Endocanhte maligna nel r<!urna\tsmo articol are acuto. - E. Barié • 697 Endoca rolì to reuma ti~a (Snlh forma maligna della).- M. Litten • 38i Eudoca r.Jitl' ulcerosa mali~na (Contributo alla s toria clinica dell'), - W. KIJstci n 4! Epidid imit<l pu rul enta r1ual<' complicazlllnc del tifo. - Strasshurger . 47 Esercizio cercl.mlie nella cura el i alcuni disturbi motori. - Frankcl . • 97i f el!hre tifoidPa (llappor ti fra l'i ullucnza e la); iofezione in ll uenza- tifoirlea. - s~il>atier . ~ ~'ehhrl' tifoidea (C ura della) senza l' irnj>ìegl) di rimedi i antitermici. -A. Krnmer 385 Ft~bhr() tiroid e:< (Le manifestazioni ''ertebrali della).- Quincke, Kii nitzer, Schanz . • lt65 Flu orosco pio (Il) in medicina. - Wiiliam~ 4-t Frigoteraria loca le (l.a) con le po lveriuazion i <t'e tere nel tumoru di milza da malaria - V. Vallerani • H 66 Gangrt' nn (La) delle e~trerni ta nella polmonite. - Bertbier 30 Ganp:rena pol monarJ d'origine otitica. - Gui i!Pmot • ~6! Ghiaccio (Uso del) nolle afT~zioni ca rdiache. - Rohnrd ~t . 3~ ll co tifo (())ntrihuto allo s t1Hiio delle affezioni dell 'apparato respiratorio nell'). - A. Fraenkel • 45 lt![e7.iolle 1illcn sperimentale (Pella) nei cani.. - Lepine e Lyonn et • t73 lnlluen7.a (Su ll e afT~zioni chirurgid1e im(lOr tanti, postume l.lell '). F. F ran ke. • 584 i111ezioni sotto·araenoidee (Su lle). P. Jacoh 37 Leucocitosi (Circa la) ùa vniuolo. Wcin. • 698 Malaria (La) c le zanzare. - Donahl noss " 909 Menin~:~i tc cerebro-spinale epidemica (Della). - L. Zu(Jnik . • t74

M:


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INDICE GENERALE

Morl •illo (La d iagnosi precoce de().- Cazal . Pag. !80 Nefritll emorrar,ci.:a (Su lla terapi:• della}. A. Kramer 46 Neuras tt•nia (t;um !Iella). - Dornbluch . 981 Nevralgia i,;ch;atìea (Tratlamcuto della) con le compresse di acqua calda. S1~grist 39 Orgauoterapia (Dell'). - R. Vircholl· 38 Ori ua (1/) nelle mala ttie cr.. nì<;he. - Bourdman 33 Orine (l'iorm e llffiLIChe )ler la raccol ta e conservaziouc delle) da analinare a SCO l> O eh 11 i co. - E. Reale • 178 Paru lisi del deltoid e !Sulla sin tomatologia e terapia delle gravi). - H. Kron . • 586 Parali8i estorua del nervo raccialo (La cura eletlrica nella). - F. P. SgCJIJilO 36 Peri car·diti acute (In quale 110rzi une tiella sier.osa card1aca l•a sede li liquido di'I le). - F. AI>Orti e P. Figaroli . • t OSS Peritonite acuta (La rigid1ta tlell'addume com'e segno patognomonico !Iella). BisliOIJ . • tM 39 Pleurite gunococcrca. - D. Card1le. Pueumotorace senza es;url:~to in nn uomo a.p r,arentcrnente In hur na snlute. - Parkes Wel>cr • SIO Pscorl or•ar~•ssttis mo Ilei miriar1odi nell'uo mo. - R. Blauchard . • t7fl l'seuli qocritiOr te. - H. Nothna~~l . 47 Reumatismo articolare acuto (Circa la natura rnretliva c circa la relaziune dei J. - Wcsq1hnl, \Vassermau o e Mall-.off . • 383 Reumatismo arti colare a•·uto (Per Impedire lo sviluppo delle malattie l'aiI'OI:• ri nel). - Catoo. • H 67 Sa ngue (l.a 1•ressrcJ1Jc de l) r... ll'rn<o nn ia e nel sonno. - Bruce. • ~6 Stomaro (ll•:iuffiaziou" Il ello) ed :Il im eulazi<>ne degl i ammalali per mezzo di una sor111a irltro•lolt.a n~ Ila lla rte SUl )l Or iur·e ll~ll'c,orago. - fur · IJnrr~er. KroniJ: . 3~ Stomalile ulcero>a (Un uuovo metodo corat•vo della). - A. Kissel . • 385 Tarht~·:ml ia (1,:1) tl'01igine grippale. - ::;ausom ~ l'titano (L:• cura ,lei) mediante il•ieziooi intr.acereiJrali di antoti~sine. - D. , • 50~ St'mplo ~ . Tiro (Sulla ~· r.'s~uza dr • loacilli del) nell'ori na. - P. Schichhold • 3S6 Tuherculost. senile (Un ca.o Ili). - Howarrl Ma r~h • 387 Tuben·olu~i (llaiJPurti Cra la) o le an·eziuni ranlia•' he ·- Potaio. • !161 Urol11 lironria (Ancora Sl•lla )lalo:.;cnesi e siguilio'ato semoiologico dell'), F. V1 l:tl i • '!75 RIIISTA DI NI!:VIIOPATOLUG I.\. Amrolll •lla isterica - Sor11laz . . Pag. i SO Anc.:>tt-sia oc ulilrll n~ ll a t:11lo. - Rochcr . • t® Catalessh c psic.>SI nell' illero. - o. Oamscb e A. Cranrer . 55 Cistrcerclll nel qu~rto 1·eutmo lo. - H. Henscn • H76 Coutr:11111ra i,;tr•rrca (Daagnos1 della) e della contrattura spasmodica per le.sum i del lascio pirarni.lale . • !83 Corea o )lellagrn . - A. Mariani. • 919 Disr HJPSr(l p ofe>sionralt (Trallam ento dl'lle). - Ro.<kam • 389 EnllJII~~·a org .•uira (Dia~;nosi •liiTerenziale tra I'J e quella isLCrrca. Ba· hlll;~ l .

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DEl,I,E MA'l'ERTE PER L'A~NO 1900

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Em iple::tia istt>riro (Un caso di) gua"ito con In su;!'[:~>llonc e studiato con l'aiuto <lei cinPmatograro. - MarinPsco. . Png. U 71 Eri lessia srieu te (L') ell il s uicid io impnl ~ivo scienle. - Dncoste 49 F:pi lcssia (Tr~tt·•mento della) C\!11 l hrnm uri e l' iplocrurazio ne. - Toulose • tl 73 Erilrssin tardi va (t'). - W. J.uth . ,. • tt75 Esa me oculare (Su ll' importnnza <kll') e specialmenle del reperlo ortalmosco pico nella di~ gnosi prrroce tiella sciPro<i multipla. - G. Nagel • 58 Fratturo spontanen clurnnte gli accPssi e(\ilctlici. - Cha ron 18! lmher illili< ISulla dingnosi della) n•• ll a prima fanci ullezn• . • 918 Impulsione amhu latoria ep ilt•ltic:• (Poriomania). - J. Oonath • 183 lntossicazio ni ed infezioni nella patogMesi delle malatti•l men ta li e delle neuropatic, anche nei riguardi terapautici. - O'Ailundo ed Ago· s tini • 995 Isteria destra (Nota s ull') e sull'i str ria si nistr~. - Raymond c Janet • 1000 Isterismo (l disturbi oculari nell'). - Slrzemin~k . • 175 Jslr rismo masclcile (Sull '). - Angiolella . • Hl9! M~lattia d ~i tic (La diagno>i diiTeronzia le tra la) c la co rea di Sytlenb~m. - C. Otto . 390 Midolln e raclicl spinali (Le llnP aller:•zioni rlel) dei nervi periferici nello slato epilettico. - A. Cri~liani • 99~ Morbo di Th om~un (Cura del) mediante i comuni meni destinati a r.ombattcre i disturhi di nulrizion• . - nechton•w • 589 Neurastr nin (Cirrn i di>turhi del ricambio mat eria le nella). W. von ner ht cr~ w . 57 Nenra<tenia (C11ra della) - ZLtr(arell i • 995 Nevr si trauma ti cn tl s intomi ollhiettivi d'ipPrestesia e di anestesia lorole nella\ e ncll'isteri~mo. - Von nech lcrflW . • 1096 Ori~lne tossica (L') tli c•rte ncHn.~i e psifo~i - Ca :< key 50 Parali'<i a!!itantc (l<:tioloj.:ia tl ~lla ) innu~nza rlc ll o strapazzo lor.ale e del tranm'lti smo. - KrniTI-Ehinst . • 388 Par:11ìsi gen~rale (Ri cercho statistiche wll'cziolof:(ia dell a) . - P. Sl'ri••u x e F. Farnarier . • 8t5 Paralisi ~e n~r;tl e ll iovanile o si llli<le een1llrrtic. - F. Raymon•1 . " ~81 Paralisi proj:rrP$sive post· t:thetiche (Contrilmto a lla conoscenza delle). Garbini. • 99 1 P.trali.;i prog•·os~<iva (Contrihuto allo stud io della etiologia della). - L. Monl;eri • Il U Pa ra ti;i progrc•~siva (Snll'eziolo;ria e sulla cura ti ella). - R. Seeligmann • t 175 Psico<i consecutive ad ìnlluenza (l) uc casi di). - Gamia • 100! P.•icosi nPu ralgiche (Studio clinico sulle). - Minga z?.ioi e Parctti • 988 l' <~ro~i lo<s cro Ila tiroic1ina. ~;. F••rrnrini . 391 Ptosl intermìttento isterica. - J, Abad ie. • 1003 Pu pi ll e (Singolnre stato ctelle) in un caso fii parali~i generale al suo inizio. -

l'a nzi

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Rillessi culanei e tendinei (ta conos~nza rlei) nei neuropaticl. - A. Strumrell . • ts\ Rincsso antagoni<t.a di Schaerer (Prohahile iclenlila del! e del fllnomeno di nahinski - Oc Bnck e De Moor • 1005 RiOc•sso anta~onist.1 di Schaerer CSttl prcte.<ll). - Bahinski . , 1005 San;rn~ tll grario d'alcalinità del1 nella frenos i pellagrllSa. - L. Cappelletti • 919 S'.lt•ro'i a placche (Contributo :1 lla conosrcnza delle altcr:1zioni ocnlarl nella). - A. Liihhers. 56


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INDICE GENERALE

Sclerosi laterale amiotroOca (Contribut~ allo studio). - J. Pal . • Pag. 588 Sclerosi multi Jlla (Contributo alla cur~ mercuria le della). -W. M1ihsam • 58 Sirul rome di llenedikt (La). - Gilles de la Tourette od l. Charcot . • 998 Sindrome urcmica s•mulante nn tumore del lobo frontale sinistro. - Lu· ~taro • 991 Tabe ILa) nel fnnciulli e suoi rapporti con la siOiide ereditarl3. - L. von Dyd ynoki . • filO? Tabo dopo un trauma. - E. Triimmer . • 587 Ta.be dorsale (L'ezio lo:;ia della). - M. Kende • 588 Tumori dell e eminenze bigemine (Contri buto clinico ed anatorno-patolo· gico allo studio dei). - G. Biancone • 1006 Ulcera rotonda dello stomaco (L ' ) nel suoi rapporti con l'isterismo.- Gilles de la Tourotle . 53 Va.lore terapeutlco dei metodi Ftechsig e Bechterew (Sul) comparato col • 117t bromuro di potassio nella epilessia. - L. De Cesare. RIVISTA CHIRUilGIC.\ . Acqua ossigenata (Dell') In chirurgia. - Tissot . Pag. 6t Allacciatura della vena ugulare (1.') nella piemia otitica.- Korteweg • 599 Analgesia (Operazioni coll') di Schleich er. - Wirkerhauser. • 190 Anestesia chirurgica mista merliante il ilrotossirl o di azoto e l'etere. • 704 Anestesia regionale (Sulla) nell e grandi operazioni delle estremità. R~L

.

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AppendiCite (Contributo alla pa.t.ogene~i dcii'), - Dc Rlecki • 593 Apparecchi gessati C·On armatura di stagno. - Hubscher • 705 App~ndlci te puru lenta o eancren osa (Circa la cosidetta operazione precoce dell'). - lliedel . • 59~ Arterie dol piede (Sull'importanza e va lore (Jralico nell'esame delle) in certì 31lparenli aiTezloni nervose. - Erb 65 Asl'psi ideale (('.ome ci possiamo avvicinare all'). - B()ck . • 811 Balt.a glia di Tugeia (La). - Treves . , • 1011 Ca vita cotiloidea (Deg li srondamenti traumalici della). - Virefeaux. 59 Cltirurgi;1 militare (Impressioni di) nell'Africa australe. - G. H. alakins • 18\ Coc:lin tzza7.iOne otel mid ollo spina le (La). - B. Schiassi. • 703 Collasso <Grave) dot>Q i'est.Jrpazione di polipi nasali.- Breilung. 10 Colpo el i revolver nella llocca. Fenomeni c;prebrall al 't8° giorno: scoperta ilei pro iettile sul corpo c., lloso IlOr mfzzo dci raggi Rontgen: est.ra· • 708 zionc del medesimo al 69° giorno: gua.rigionc. - A. E. IJM~er. Com:ll07.ione spinalo (Sull a cusio1etta). - Stroipcr . 66 OioinfPzione della pelle c rtelle mani mectiante il balsamo di Opodeldoch.M ~ ~~

U

Disinfezione delle mani ILa) o il lisoformio . - P. Skas~mann • USI Ematomielia traumati ca. - Perrnan. 64 Emicraniectomia per Cilllcssii\. - L. Larnpiasi • 397 En ll~ernn cutaneo t~aum a tl~o prodotto d;t gas tli polvere pirica.-· Hammor. 811! Ernie inguinali (Sulle) dì origine traumatica artiHciale. - Gnlin. • 595 Ferite di arma da fu oco (L'esame aell e) con s peciale riguardo all'az10ne • 286 delle m()(tcrne armi porlatill. - Festember~;. mng::iore meclico. Ft•ri te recenti (Ulteriori ri~erche sulla ''ia di riassorbimento rloi batterli delle) ed importanza •Iella medesima. - Noetzr l. 598 • 391 Gangrena Cuhniuanlll <Nuovi stud i sulla). - Liden thal e Hitschmann.


DELLE MATERIE PER L'ANNO 1900

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Guerra greco-turca (l.a). Rlnssunto storico e strateg ico accompagnato da osst>rvazioni metli clte. - Tar11y . Pflg, 590 ldrOIJea~citc. Ila cirrosi epatlca (Trattamento chirurgico dell'):- F. Umlter • 1176 Lcl!atura •Iella carotìde (l rerico li della) per riguardo all'occhio - A. Siegrist . • 503 Linfa• lenite scorolosa. - Moore . • 594 Liquido cerebro·Silinale (Ocllu sso dil durato cinque settimane, sen1.a fenomeni cerebrali. - A. Lu cae. • 599 Memhrana interna dell'uovo di gallina (IM'I) utìlizzata pPr ottenere la cicatrizzazione <Ielle pia::: h1• ~ranulanli.- Schuller. 51:t Membrana r.he riv este la parete interna del ~uscio dell'uovo. (Dell'impiego per innesti cle lia).- E. Ama! . • ~t3 Nervo radiale (Su lla lesione del) nAIIe fratture dell'omero ed il suo lrattamenio operativo. - Riethus. 63 Nevralgia !lei trigemino !Cura di forma grave eli) con la resczione del ganglio s impatico cervicale superiore. - G. Cavazz~ni • 703 Note chirurgiche dag li ospedali militari rtel Sur!-Airica.- Oent. • 873 Paglia O'fi grano e <li avena carhouizzat:• (Valom della) come material e di mcrlicazione. - Ferrier • 1008 Pericarclito SUPIJUrata (Sul trattamento chirurgico rlella). - Liuggren. • 395 Proiettili del fucil e Mauser (l) . • 59t Proiett il i mi lilari moderni (1). Studio dei loro eiTelti distruttivi. - Kieth Righy .

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Pustola malig•ta (A lcune ossen•nzioni pratiche a (Jroposilo di un caso gra vissimo di). -A. Lomonaco. • 10t2 R~sw.iouc; tlel gomito (!'i uovo meloclo tli). -T. Cavazziofti 69 Sutura circolare dei vasi (Sulla). - Ki'tmrnel . • 596 Sutura tt~ntlinea (Di uua speciale). - B. Stecclii . • t9t T:tbe traumatica (Sulla). - Adamkir \1 icz . 67 Tonoplastica tSulla) nello paralisi. - HoiTa e Cappelen. • ~97 Trapianto perifero di un nervo. - M. Pe t<lr:~on • 707 Trombosi dello vene degli arti inferiori, dopo operazion i a1!dominali. G. LP.n nand ar , 69 Ulcera duodenale (Trattamento chirurgico dell').- Pagenstccher • 1097 Un~hia in carnata !Cura incruenl:t dell') . • 706 Varici ( Di un metodo l>iù semp li ce per curare le) delle gambe secondo il concetto •1el Moreschi. - A. Giordano . • 700 Vnricocele (Cura radi<'ale del) merliante resezi one venosa nel canale inguinal e. - l.. Chcinisse . 709 Vescica (Le.>ione clelia) conserntiva ari una ferita della natica. M. Fontan. 70 Warthonitr e sotto-mascell ite. - Ferra ton • l89 Xerorormio (l.o ) nella chirurgia rli guerra. - Nugnerra • 39t RIVISTA DI OTO-RINU-t,ARINr;OIATRIA. Acl'tanihd o (L') nella cura rl('ll'utorrea. - G. F. Lihhy . Png. il Afonia SJJaslìca (Sull' . - Hasslauer. • t 190 AP•lrlura larga delle cavita dell'urecchio merlio (indicazioni dell' ) nelle suppurazioni cronir he. - Bar:ttoux. 77 Balbuzie rrusrn (Su ll a). - Ria)!)!i C. • SJI


12-:W

I NDICE GENERALE

Cateterismo nulla tromh:t di Eustarhio (Un nuovo metodo di) . Pag. 8tt Cattivo Otlore provcnicnH' dalla bo :ca (Considerazioni sul).- B. Frankel • 1101 Co ll'i di revoh·er nelle due orecchie. - Grossard. • 401 Con trihuzionl cliniche ed istologice nel campo dell'oto-rinologla. O.<li no . • S~t Corpi e;tranei (l':strazi one dei) rlal cond .. tto audith•o. - M. Kerm oyrz • H86 Crum r•i clon'ci dei muscoli pala tini (un caso di) con rumore obbiettlvamr nte perccpil.l ile. - Ostino . • s·n Oi placu$ia (Sulla). - Castex 603 E:Hrazione tl'inrndine e martello (L') nelle snppurazioni croniche tlcll'o· rccchio med io. - W . Schroeer. • 723 f , rita trasversale del larln~e . - Morestiu • 400 lt ,iCZIOIIé tracheale (L') nell e affezioni bronco-polmonari croniche . • ! 93 .\lenolt.:l. lntuhazi (Hie (I.'J nell'adulto all'infuori del croup. - Sargnon lntu bazioue nel croup ti .'). - l'1M Oonazzola o Mrlzi . Irrigazione nasale (llclla). - Court.ade . 1189 Mnlaltic •lell'organo dell'udito Ila innuenza (l.e) o J..lù srccialmente nell'innu ema cer~ lornle. - Snl(ar 7ft M·tlallioJ d e li 'orecchio (Le) nei diahelici.- Lannois • 7H MNotio scleroge.nu nella tubercolosi laringea (Il). - r.:~<tr:x. • 60i l'icn osi delle corde vocr•li. (Contributo clinico su lle). - Oartlt, capitano medico . • H OI Osteo-pcriostite oriJitaria di ortgine etmoidale. - Koenig :\1. • 600 Ozenn (La cura dell ') COli l'ttcido citrico - Hamm 7~ Puralisi (accia li (l.e) d' origine otilica. - To mka i20 Periconllril<' lariu gea nplla scarl:otl ina. - Kraus . 77 Rumori d'orecc hio (Cuw dci). - Ca pllan. • t93 Rumori (Contributo allrt Lcrap •a dei) e tlellc vertigini auricolari. - Ar>lan. • 1099 Sordomutismo isterico. - Castex • 001 Tuilercolosi delle tonsille (l.a). - Lallbè et Le1l Sirugue . 398

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Hl VISTA 01 OCULISTIC ' ·

. l'c&g. 605 Ascp;i (Sostituzione dr ll') nella cura dell'oftalmia purulent.a A StiJ.!In.lli~mo (Sull') contrario alla nor ma. - Plalz • 198 D~ll<' riolo~ia congiunlil'ale - Ga lozowsk i • 196 Bler;mle (Tratl:lment.v della). - Kelmann • 10t4 Ca taplasmi lrciJdt e caltli (C•r,·a l'aztonG dei) sulla Lemper~tura dèll'ocr hio. - E. li ••rtcl • 7l3 Cerili• per il bl('u ( 1.~) nella uerrit e interstìzialu. - M. c. Gerhardt . • 40t ChtJratite ncnroparalitica f:ontrihulo allo stud io dr lla). - F s~ytlel. • 143 Con:;:iuntivit•! !(ranulo; a (TraltameutiJ della) ron l'elettrolisi combinata al suhlimato o al j~qnirity. - Coppcz • 60.1 Cuq •i e ilranri (Oclln localizzazione tllli) nell'occhio mediante ì raggi X.K. Grvss ma1111 . • 1\17 Cnr t' l r.,;tr:uwi del glolho oculare. - Jn cksun . • 81! Cristalt.oo trawareu te (b SO(Ipressionc del ). - Pllug•1r i9 Ekltridla (l.:t) •wlla dlagno-;i di un cis ticerco subrNinico estratto rlnlla sch•ra. - c. Ur Vinrenliis 8-J Pormahnn (La) contro In hlerarite. - Muull"n • 1014


DEI, LE )l A'l'ERJE PER L'A :'\NO ll:J00

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Glaucoma c.. n ;ccutivo all'is tillazione tli mirlriatici . Pog. 7U Jnnucnr.a ICump lirazioni oculari il ell"t. - Pechon • 119'1 Le,ioni crrebr.t h 10 un c.<so di cecili• acQuisila per i color i. - M~ck.~y e nunlor. • 403 Ma<~aggio oculari' (Il) nell' il•~ rmctro(lia. - Oomer e Darier 8J M~•li··atura con la carta di WoiiTbPrf: nelle fpritr· ocula ri· posi-operatorie. - MayPw:<ki • H 99 MiOIJia (Tr:t tlam<"nto OllCmth·o d•·lla ) r.on l't>., lra7.iooe del cristallino trasparente - Trou!', eau • t103 flic~: riti ottiche l<";:::tto allo sinustli ~rcnoirlali e•1 alle mala ttie rlrlla retro· cavira delle fossP na:<ali. - lle L:•per:<onno . • 40'.1

1'\islagmo 111). NuOI'il teoria patoge netic.~ e nuovo mptollo di cura. - E. Tromhetta . • H O:! Oftalmia blr no-wgica tTratlamrnto d~ll" l col caloulr lan o. - PoukalofT • 714 urtalmia e~(l7.iara. (C ir•~1 l'). - l. Mùllcr. • 000 Pa <~ ll •1 trarom:tto:<o (Trattamo>nto del) con la r cri lomia . - Bo ck mann. • 71 ~ Panno gra nulo•~> (Trallam ento del) col lapis di nitrato d'a rgento. Oujardin • tl 97 Oi-turloi oculari n el d•·corso delle m~latt1e dd l'appnrecchto 1hririgente. Le Cìenrlro . • 1198 Pupilla rlci llflCumontci (LPI. - Znnoni . • H 96 RadiogrMia (Qual o valore Ila la) pt•r la dia~nosi dei corpi e< tra nel nell' i fl · terno dell 'occ hio ?- \\'ei-s e Klil!;:clltuc fTer. • 811 Rottura isolata dell a coroide (Due c.~~i diJ. - llossal ino • 1194 Solfuro di anttm flnio nella l1lCiarite ciliare. - C:arra • IO" To\ssine (Azi one di alcune) sulla corn('a. - COJipez • 607 Tracon1a (Tra t lamento do l). • HO Tratta mr nto all"aria npr r ta (Contributo al ) delle ferite oculari post-oreral orie. - O. Walter. • 712 Ulcera rodr ot e 1lrlla corne:• (L'). - llillemanns . • 60~

RIV ISTA DI ANATOMIA E FISIOLOGIA . Acrtlo ossalko (l. ·ori;:inr tlell"1 nell 'urina. - Lommel Trazion~ dr lla lingu:t (P.tTo tti dt' lla). - Laltorrle .

. P11g. 405 •

405

RlVIST.~ DF.LI.E MAL.H TIE VE~EREE !t DELLA PEI.LE. A ~irln solfo rc.so (L'l co me rint~dio nnIle mal:tttie della pelle.- Robinson Pog. 406 Acrod•·rmatitt (L••). - J.edou~ . • 199 Olrnorra!!in (l.a proll lassl e il trattamento di'Ila) col bleu di metllene. -

Neili

7t5

Calumr lano (Su iruso dello iniezioni d i) e rtl altre preparazioni di sali in • 298 solu bili nr lla cura della sill li• le. - G~ nrh er. • 1 ~00 Cost•te acuta <O•· IIa) e d~lla peritonit<' bltlnorragka • 1202 Flrmmonc prfl!l()tto dnl I!Hnncocco (Un caso di ) - Almkr ist Furuocol i tSui pNicoli dci) rlclla !accia. - Lympius • • 407 l()dipina (La) per uso ipo<lertnico nrlln otlll i<le terzi aria.- V. Kingmull~r • 297 • ,07 loilul11 roni~rno eu t a neo (t:11ra dr lr) . - M G Allicrt • 1107 lrite (Val11rc pronostico olo• ll") nella si Oliti c. - A. Trou>$eau


12±2

INDI CE GENERALE

SchifT e 11iintj!cu (Trattamento del le malallie cutan ee con i). Prrunrl. . Pag. ll06 • 408 Mrr licaz1 oni alla gelatina. - M. A. Eddowes . Re> trllll(lmenti ur~ tr a l1 (Lo ampie rUiaLazioui nei) difficili e ribelli. Guia rrl 88 85 Sifilide gastrica. - Dalgliesb S1lllille (Gontrihuto alla cura della). - G. Fran ceschim. u Silllirlo (Ematologia tlella) . • f:!OI Rag~i

RIVlST\ DI TEIUPE UTIC\ . Acido osmi co (Cura di certe forme di nevra lgia con le Iniezioni dt). W. H. Dt>nr'tt . Pap. t20i Aniodolo (1/J rli un nuovo antisellieo. - M. Sectan • 6ft Arsenicali CG io) nP.ila cura 1lella tuberco losi. - A. Oorgherini • U OS Bu:.trbonato di soda (Il) e l' ergotina nella cu ra della dissen wria 9! IIIP U di MetiiCIIP ccura !Iella blenorragia co l) • t:t07 Bromi(Hna (Uso drlla) nell a cu1a dell'epile.;sia. - P. llodonl 91 Caeod 1l~ to di soda <Circa le inieZIOni di). - .M. Letulltt • 10 18 CafTcina ( [,a) nel prirno s tadio tlella bronchite acuta. - F. E~gewortb • 90 Oigit:d ll (EII'e lli <Iella). - W. Pontcr • l !03 P.1lonale (L') circa l'u so e t'cOJcacia del nuovo ipnotico. - E. ScbiiJier • SìO Eroina (O.. It'impiego dell'l io ternpia. - S. Fal•ozzi 93 Eroina (Ooscr va1.1011i sugli erretti tMapeutieì dell'). - C. Pagani • 718 Euduuina (L'). - F' . Ni cdermayr . • 6U Fototerap1a !La) studio llsiopatologico sui bagni di luce elettrica. - C. COIomho e M. IJiamanti 89 lnfu ~ao ni r.lorosoll iche !Circa il valore lerapcu tico delle) nell e malattie acute . • l 109 loiczl·oni 111 gelatina (In alcune nuove indicazioni delle) e sopra una nuova formu la 1•c r aflllii carl ~. - V. Pensuti . • 117 lnictionr r!i (.(~Ia lina (Cura dejlli an eurismi C.)n le). - F. l•e Castro . • 1017 luowlazloni an ti-tifoillcc (Il n ~u lt.ato r1PIIeJ ncll'csc rcìto Inglese • t 013 ltliop111a (Circa l'uso terapeu t1co rtella) uell 'a:<ma bronchiai<J e oelt'enltscma.- O. Freso • tOi Ortofornrio (Contn huto all'anesteoia coo). - lliltlebrandt • ~3 lì irnt•dr uu0\'1. • 1(»6 Sale d i Glaubcr (C1 rca l'azione dPI/ sulla funziono dello stomaco. - A. Simou . 610 Sailpiri na (Su lla cura del reumatismo o !Iella febbre con la). - A. KronfAirl • 203 Salofene (Sul va lore t~rapeulico del). - Poyntz Wrigh t • 609 Salolo (IIJ nella cUI"<~ rlel ''aiu olo. - Bega • H7 Scarl attina tCu ru della) Cl•ll'arsenicu. - Foy. • i!06 Sciatica (Cura el••ttric;J rlolln). - E. Dick~on . 1!05 Solfato rli ~orla (C:nra rl o•lln dis-;en leri:\ mediante li '. - R11chnnnn • 61~ Spartcina (La) as;uciata all' 10tluro di potassio uelle carrliopntift degli artcros•·leros•. - Cnrrieu • 719 Urvtropina (1.'1 no•lla cnm do•lle affezioni batteriche <Iell e vie urinarie. Ehrman u • tOI


DELLE MATERIE PER L'AN~O 1900

1243

IIIVISTA DI MEDICINA LEGALE. Alienati (D~p:l l) non rico11 osciuti e ron,laonati. - Tllty o Granyoux . Pug. 613 Oelintlllenti p:~zzi (Sui). - Il'. Del Greco. • l ltO Eleltrici ta (L') in medicina legale. - Sgobbo. • 7:!5 Morte apparente (Oella durata della). - La borde. 97 Sforzo, emottisi, tubercol osi. Perizia medico-l ega le intorno ad un presunw infortunio del lavoro. 94 RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MILITARE. Armi bianche (Le) - Loro aziono e loro elTetti vulnerantì. - Nimier e La val . . Per g. t U 3 Cl oroformio (Il) negli approvvigionamenti elci servizio di ;anita milìtarc.A. Mas~on . • 915 Esp losivi (Gli) le polvPri i proiettili d"cst'rcizio- Loro :~ziono e loro alletti vnlneranti. - Nimier e Lavai . • t lt3 Guerra :1nglo-boera (Note di servi1.io sanitario nella) . • 'lO> Gucrr:1 del Tran5vaa l (L'urganì7.7.:tzìone sanìtMia nella) • 7'17 Guerra isp:~no-americana (Gli insel(namenti <Iella.)- Sternhcrg . 98 Medicinali compressi per uso ciel le truppe iu pnce ed io gu erra. - Utz • ltl4 Proielllll !Ielle arm i 11a l(Ucrra Cl)- Loro az1oue Vltlnerante. - H . Nlmier e l!:tl. Lavai.

1113

Quarlri <l ei corro sanitario mili l~ re in Francia (l). 409 Ser vizio sanitario nell'esercito francese (Cenni sull'organìnazi one elci) • 9Jò Percentuale •Il Wolukd (La) in teoria o nella prat1ca sanitaria militare. J . H:tbart . ' • t20il RIVISTA 01 BATTERIOLOGIA. Analisi halleriologi ça de ll'aria (Sulla necrssità di tiare maggior uniformita alla tcc uica dt•ll').- Abba . Pag. 9'26 Anim1ll in digiUno (La suscetli vì1à de!(li) ali•• : ior~zioni cutan ee da piogeni. - Fiocca . • tl1 5 Bacillo clelia lebbra !Sulla cultura dr l). - M. Tt·ich • 300 Bacillo tillco (Metoclo prr la sicura e rapida diiTcrrm l.tzione delle colture dei) c del hacterium coli. - A. ldankowski. • 6i0 Bacillo tu bercola re (Sulla resistenza deh dallo sputo al disseccamento ed alle putrefazi one e sue modillcazi oni in ra(lporto alla coloral)iiJta.G. Luc1helli . • 100 Carbonch io siutomatico (Ricerche sperimentali su l). - E. Leclainche e H. Vallée . • l0t9 Ematozoarì endoglohulari del montone. - La rpran c Nicolle • 30t Gianduia lacrimate (Sul comportamento dt>lla) e rtel s uo secreto verso i micro r~::tnismi. - F. P. De Bono e B. ~'rist'O • 299 Preparnti di sputo tu ltercolaro (Rapido (l roc~sso eli doppia co lorazione • 8!4 dci). - C. Pagani


1244

INDICE GESERALE

Proce~$0 ra(Jirlo di dO(lpia colo razione flei pre!!:> rati di S(luto

tu IJerrol ore (Per un). - c. Pa~a ni .Pao. W6 P;rnrl o·gtlnorocco inlra cc llnlarP. (Cirea n n nuovo) nella con~i untiva del· l' uomo co loranles i col Gram . - E. Krnckenberg • 411 Tifo (La llalleriolo~:ia del) . • 101 Var• ino (Sul contenuto ll.Hirri co fieli. - Orr•IPman • 411 Vi ruler.z~ dci IJactcrii (Ricerca della) medrante placch ~ d'arj!ento. - StA· • 6!1 11newsky

RI VIST l O' ICi l E!'\ R. amicrobira (Melotlo per otlennrr) co ll'.aJ.(,:innla di sostan ze chimirhG - Sr hu mhu ra. P.tg. n~ Acfjua del sotto<un lo (S ull'esame batterinlogicc> del l'). - G. Goritoi . • 8t6 Ar qua potabi le (RPia7.inne do'lla Commission ~ tecnica per lo sl ndio dci • as provvrt1nnrnti relativi all'l della cittA di 'Mndnna. - Mng~:iora. Aco ua potahile (L'l al cam po rli San Maurizio. - Ce•are Bignami, mag::ion• rlel ~cnlo . • II'U Acq ne di :op-na (Sulla dPpurazlon c per flltrazia ne intPrmilt~nte dell e) e sui vant:o g~• dei Illiri drJIU r~ tiv i di pozzohna. - Gll~ io, Mnnarl) e Rim in i . , 4~4 Ami•lo rl • mai< (Sul riconllscimcnto rlell' l nella farina di frumento. segata eri on.n in ha <e al comportamen to rlo'i granu li verso fili acl•li, ~:li alrali e lo <o<t.,n zr r.o loranli alli linir.hc. - O. C·LSnll(randi o A. Cla· VCil1ani. » 430 CaiTi> (Su una $Oii> li r.ilzione del) torrefatt o mediante m:gi nnla di acr1na tl tJo•arl'. - 0Prtarl' lli . • 9!8 Cont:•.ctin lnllercolnrr (Il ) all' os r Ntalr. - Letulle • t 0'!4 C'>n '\er ve am erirane di c.,rne (RicrrrhA rhimir.he sulle). PPII erin, rarma ci<t.a mili t..~re nell'esrrr ito francese . • 101 Oi<i nfezionr> !Sulla) degli a mlll •n ti me<li:mte la formaldeide. - Gorinl C. • no KrPrlila ( 1.') in rclaz inne ~111' malaltie - r.orhP• . • 636 Ere• lita (L' inOuenza di'li') e l' immunila p~r la nh briachezza. - G. Sims. • 619 F·~h hre tifoirlr ( l.a) tra l solrl.1 1i nmcricani. - Vnu~han • 8~7 Fehbre tiJnio1e (Contributo n Il o stnrlin della) o dAl suo barill o.- Remy • 1\!17 llnmont1ezza str:1 rlale (L' ) 11clh citta di p,, via da l punto di vl$ta d pii ' igiene JH1htllic.1 . - E. Ferraris . H9 Malaria (1.1 SI'Niizi'lne per gli s tudi sullnl a Sier ra l.eo n ~ . • 211 }!nlaria !Ricerche s ulla) n!'lla provin cia t11 Roma n• l de>'rnnlo 1888- 1897. s. s~ntorl . • !17 M·tlaria (St•ronr1a r hlazlone s uli'O(lerato drlla sredizionl' por lll studio • i06 della). - R. Knch Malaria ( Trrz~ relazione s nll'op ~ralrl de lla sprrlizlone per la). - O:>servnzioni •IP il a Nunva Gui M~ ltldcsra d urant e l me<l di gcnnnio e fehhr ·io ri o' l 1!1110. - R. K11rh • 6! 3 Mtlar ia (l.'a7.innc rlei farmaci pcrio l ici sul (lMnl"il:l della). - Lo Mllnar.o c Pat11rhl • t (»7 ~!alnria !()nulla rr l.uionP sull '<lpr.ra to 'del h srerll7.innc per lo ~tudi o della!. - R. K<lrh . • titO llhla ria (1 .~1 ,Ji alruop sprt·ip rli fli(li'lrPII I. - A.. Oion i-;i • 431 ~l a l nna eh Gro:<<o•to (1,1) nell'anno 1 ~99 - llrof. B. Gos•o • Ut Ar<( tHI


DELLE MATERIE PER L'AN~O 1900

1245

.Mal:orica (ls truzioue dell'acc.1dum ia eli medicina di Part gi sulla pro!ll:l.ssi . Pag. tOiO dell'inr"ziooe) ~lalarica (Ricerche sull 'i mmun la dell'infezione). - Pror. Angelo Celt i • il3 Malattie veneree (La lotta contro la p ro).la;;aziiJIIe • a lllasculo • delle). H. Hall o pl!au • 3!2 Minestre condeusatc per l 'alim;:ntaziuoe dciiB truppe tn campagna. - Vi gHoli

5t5

Pane (Una str,toa varida di ) che si rnan~ia in $ardegoa. - Ue Cortes • 613 Peste bubl.lonica (Oella). - Giuseppr: Brezzi . • 3: 2 Poi vere tlt<llo stratlo (Ctn::• i lmllcri n olia). - r~·isi Mazuscltita . • 730 Sa11ato rli (l.a installazione tecn ica e l'esercizio dei) • 514 Spazzole (Osse rvazioni batl t riologiche sul contenuto batlorico e st:lla sterilizzazi one delle). - A. Wiuternit7. , I H~ Sputi t ubercohri (Sulla disinrezivne deg li ) negli ambienti.- Ottolcnghi. • 1:!3 Stovi,; lie di l(:rra co lla (Sulla ques tione lgi~uica ll~ll c). - Mussi • 41!7 Surml·nage <CunsitlcraLions sur le) tlans J'armée. - M;trtin, medecin tnaior de t•• cla~sc • 516 Tonsi lle ,l.e) quali porte d'entrò\La del bacillo d ella tuhercolosi. - V. Schue tlmer . 6Ji! Tuberrolosi (La) dell'uomo e dei bovini in rapporto alla profllnssl. - Prof. l.e vi • 421 Tuh~rcolosi i::iull:t guarillilita tl ell~). - .~ ccorim"oni . • H:! TubPrcolosa tJulmvnare (l.a cura d ella) nel sanatorio Jella R. i11 fe nneria di Shefiielrl. - B;mlew ell • 635 Vac~iuo ILe e ruzio ni • mal caratterinah: • dol), e lo ro siguìflcato.- 1. Ca · ~~. · ~ Vaiuolo 1Mo rtahta per) in Germania. • 6a4 Vin elli (Le proprietà antibatteriche Ilei) studiate n~ petto alla d iiTusione d el colera c del tiro. - Tn vernari . , 418 Vini di coca (l danni Ilei). - Snvw . , 731 Zanzare (Teutalivi di prote zione dell'u omo contro le) mc.tiaute mezzi citi· mki. - C. F'ormi e l.um ~.au . • 1019 Zucc hero (l.o); suo valore alim~nt<tre; suo i rapporti col lavoro muscolare.A. IJrou itwa u • 106

HIVI$T.1 BIDLIOGIIAF!CA. Chimica appltcala all'igiene. Guida pratìcn ad uso dogli ufficiali sanitari, rannaci;ti , comrnerciaoti e praticanti nei laboratori d' ig i.mc. - P. E. Aless:tndri . Pag. Gui1la alla dtag nosi mctlico lega le della sordit:i. - G. Ostino, capitano metlico. • Guida teorico-pratica alla cu ra cld ln stfllide seco ndo le piil recenti modi· ll caz•uni dol me todo Scar..•u7.IO. - Felice Uoai, ra tJi taoo medico • lnrortuni della mu nt;1gua (Gli). - Oott. l. Bernhard . • Malaria (l.:t) prop<•l!ata esclusi1•amento da peculiari zanzare. Pror. O. Gr;~~si . • Ma lari;t <St udi Ili un zoologo sulla). - Pror B. Grassi • Manuale tli terapi:l e med icina o peratoria dell'orecchio. - Ferreri • Memorialt· (N uo,o) pei me tlid (Jrauci. Dott. Carlo Muzio, medico di t• classe della R. marina. •

5i' 735 732 218 9~9

9t9 I.H

831


1246 I NDIOE GENERALE DELLE MATERIE PER L'ANNO 1000

VAULETÀ. Al cool (L') e la guerra Arse11iCO (L•) nell'organi3mO

. Pag. 638 • 943

Cong res:;i m edici doll'aHeuirtl (l)

m

ln:ntgurazione della lapide agli ufOciali medici caduti In guerra (Echi delb ) . • 430 lnoculazio ni a ntitifoidee (Le) nell'esercito Inglese . • 639 Pe.;te eri i topi (La) prpsso gli antichi Greci e Romani. • 9U

CONGR ESSI. Congress i scientifi ci a Parigi • Pag. 5~ Con;.: resso internaziona le di elettrologia e di radiologia mediche • tli Congrrsso contro la tu bercolo$i. , • ~19 Congresso d'igiene e demograna 111) e l'er. l'osizione d'igiene a Parigi nel 1900 930, Hm e liti

NOTIZIE. Coq1o san itario (Il ) nr ii"Es tremo Ori ente. . Pag. 736 Oi scgn o di let-:~:e s ulrescrcizio clelia mcrlicina da parte dei med ici chi· r urghi non italiani . • Ctt6 lnau;.:uraz iono di uua lap ide commemorativa ag li ufficiali medici morti in f(uerra Medici mt li ta ri mor ti ari Adua (Per i) • 527 • 640 Nomina onorili ca . Rieordo ai rMrlici militari caduti nolle campagne di guerra. " f.!4 Scuola (li Sa nità militare a Vienua (l.a nuova) • H36 • fiti Scuola rl 'appli~azione di sani tà militare (La) al Parla mento


E L EN CO DEl

lavori scientifici pervenuti all'Ispettorato di sanità m!litare durante l'anno 1900

.4lwaro cav. Giu11oeppe , co lonn ello med ico. - Le difese doll'organi3mo contro

le in vasioni microhk.he. .4me re &a doU . .4atonino . sottotenente med ico. - Stori:t clinica di un morto

per aneurisma cleli'aort:r addominaiP. Fra ltu ra dell '~p(l0Si coro· noide del cubito sinistro per catlu tn sulla mano. B e n e d etti dott. Dino, sotto tenente med ico. - Tu bercolosr ernìnrin. C::aee ìa do tt. Filippo, so ttotenen te mellico. - Un caso di monople;.:in facciale destra in sc~nito a traumn della rPjpono pari elale sinistra - Cra ni~ctomia. C::a8 &0i d i tlott. Etto re, tenente medico.- Di un caso di para lisi spinale ascendente acuta di Lar11lry. «:eeeb e &elli- lppeli&i dott. Tullio , sotlotenon te merli co. - Sull'aliuso della parola • Neu ra:<ten ia •. C::roeeo dott. G e anaro, sottoten~ nto me.lico. - Considerazioni cliniche sulla pneumonite loba ro e pneumoni ti secondarie. D 'Amore F . 8awoerio , so ttotenente medico. - Il permau11anato di potassio in mppu rto agli altri antido ti nell'avve lenamen to acuto per fosforo. D 'Elia dott. .4lfoallo, tenru t" medico. - Un caso di paranoia sistemalica t.ardh·a. D e lue a dott. (;os tan&ino , CaJli tMlO medico. - Le malattie veneree, loro storia e co n ;;~gu enze. Di Gre gorio dol ~. Wineenr.o, tenente m~rtico. - SOJ.tra una nuova srrie di sonrle di lalatric i urelrali, IFaralli clott. ( 'ele lllino , raP.i tano medico. - Terapia su;.::;:e>Liva. Farroni dott. E nrico, tenen le mc•lico. - La tubercolosi dei vall'i organi ed ap parecchi. Galdi dott. Franee8eo , so ttotcnente medico. - Il ~istema n1wro-psichico del sohla to o sua vu ln e~u i Hii ta. Gardini dott . .4le ardo, sol to tencnl(l medico. - l rrfl essi tendtnei e loro mollo di comportarsi nelle ma laltie de l mhtollo sprnale. Ge rundo cav. Giuliano , capitano mrrl ico. - La cura rad icale del varicocele nei militari. Ge rundo cav. Giuli-o, cat>it;IIIO medico. - Contri buto r.linlco all' uso dell'acqua ossigenata In chirurgia. Barba&elli eav. EUore, maggiore mecli~o. -


1248

ELENCO DI;;! LA VORl SV1ENT1Fl011 ECC.

l;amanwa rlutt. Giu,..e ppe, so ttot.enento me!licu. - L'emo ttisi in rapporto CQII'iufèliono mllarica. Ba&no dott. G ., so tLùtenente metlico. - Con tributo cHuico su una Ccrita d'3 rma Ja Cuoco alla racr ia . .llinìei ca v. IEuce nio, mn!(givre medico. - Statistica sanitar ia militare. lline lto <IO Il. Giovanni , soltotonentll rr.edi ro. - L.'clettrol lsi nella cura dei res trin!(imenti uretrali . .llilice no dott. Gtu,.e ppe, souotenentc medlt·o. - Sull'azione della tiroide nel [Jrodurre la glucosuria alimen tare.- In fluenza della glandu 'a s tossa ~ul tliaiJeLe. • Migliorato dott . .t.neonìao, sot:ot~nente rnedillO. - La prova di Widal nel· l'ilcoll fo. Studi SJJCrimerHnll e critica anulttka sulla uatu ra drlla sostanza aflglulinantc. llcnne lla dott . .t.re angelo . c.q•i tano motlico.- Alcune conshlerazioni sulla ~a··ci nazione.

Jlir... lia dott. IEtu•tae hio , tenente meJico. - La cura razionale della si· lll ule. pa,.eale <lo ti .t.lberto, l'a!)itano m~dico. - L.a neuro· cor io -retìoite Ila ma· !aria Pianigiani dott . .t.Du&a,..io , so tto tenente mecl ico. -· Gli ultimi rit ro,•atl .!ella ~cienza sulla malaria. Pìanori rl ot t. llenaco, sottoteneute m•·dico. - l raggi Rùntgen nelle discipline meclico·chirurgiche. Politi dott. t.:ae&aDo, sottoh•ncntc m cll i~o. - Per un caso di delirio alcoo lico. Riolo Gìu11e ppe, sot tutdncnte med <CI) tli comp lemento. - Sulla t ermina:tiune d~l prolunga mento nervoso dei granuli dd cer vcll,•tto. Bu!f~;icri tlolt. ~3011tino, sollotencote mcrl.co. - lndica7. iooi del salasso. Buggeri do tt . .t.ao,.tino , solt otenent~ mediro. - Storia e indicazioni del sa lasso. Ti e ri doli. Domenieo , sotto tcncot~> medico. - Brevi considerazioni sopra un r:L'ìo di pa rziale t rombosi t'd embolia dei "asl reti nici. Tire lli dott. !Elio, tcn~nte menico. - Sistema bihlio~o:rallco uWe per le biblio terhe. Tromba~eo !lo t t. Tito , oo ltotenenle m edico. - Lu>saziono complcla diver· g~n te dg l ~o mito destro con rra ttllra dell' ulna da viol~ nza anim.11e. Tro1•e ano •IOit. l 'ranec • eo , sotlotencntc me!ltco. - Un sinl'(olare caso di r~rila d'arma aa ruoco con pcrmane01.a del proiett ile nel cer~ello. Tro1u•ano tlotL. Franecl!e o , sottotencnte mod •eo. - t e emor ragie e In perrnrazione i ntestin:~ll• n ~ ll' ileoliro. 't'in e i dott. Franee,.co , INtente me<lir.o. - Del rumo re di soffio splenico nei tumo ri di milza da malarla. nv n~<•llico. suttotenente m•·rtico. - Contribu to clini co all' 1ster•smo maschile.


RIVISTA DI OCULISTICA. Pechln. - Complicazioni oculari dell'inOuenza. . . . . • . . . Pag. H~ Bosaallno. - Due casi di rottura isolata della coroide . • . . . . U 94 Zanonl. - Le pupille dei pneumonici . . . . . • . . . ·. . . U96 Dua~~~ge-;;toTr~tt~~en.to .de~ ~an~o. g~n~l~so. ~l ~a~is . di. n_itr~t~ H9? Le Gendre. - Disturbi oculari nel der.orso delle malattie dell'apparecchio digerente . . • . . . . . . . . . . . . . . . H98 Majawakl. - Kledi.:atura con la carta di WolfTberg nelle ferite oculari post-operatorie. . . . . . . . . . . • • . . . . tt99 RIVISTA Dl MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE.

G. Pini. - Della cistite acuta e !Iella peritonite blenorragica YerrotU. - Ematologia .<Jella siOiide . . . • . . . . . Almkrlat. - Un caso di nemmono prodotto dal gonococco

• Pag. tiOO l!Ol tm

RIVISTA DI TERAPEUTICA. W. Porter. - Etretti della digitale . . • . . . . . . • • • . Pag. t203 E. Dlckaon. - Cura elettrica della sciatica. . . • . . . . • . . • t:!05 FCJ. - Cura della scarlattina coll'arsenico. - Note terapeuticbe . • 4~ W. H. Bened. - Cnra di certe forme di nevralgia con le iniezioni di acido osmlco • . . . . . . . • . . • . . . . • . . • • U07 l. Alan o• Nelll. - Cura della blenorragia col bleu di metilene • . t207 RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE • .. Habart. - La percentuale di Wolozkoi in teoria e nella pratica sauitaria militare . . . . • . • . . . . . . . . • . • . Pag. ttos Utz. - Medlcinall eompressi per nso delle truppe in pace ed Jn guerra • . . . . . • . • . . • . . . . . . . . . • !!!14 RIVISTA DI BATTERIOLOGIA.

Dott. Fltoca. - La suscettivltil degli animali in digiuno alle in.fezionl cutanee da piogeni . • • • . . . . . . . . . . . • . • Pag. ttt!i Dott. Carlo Pagani. - Per nn proceMG rapido dl doppia coloraslone dei preparaU !li sputo lllbercolare . • . . • • . . . . . • • t'!t6 RIVISTA D'IGIENE.

a...,. -Contributo allo studio della lebbre tllolde e del suo bacillo Pag. i'!J7 A. Wlnternltz. - Osservazioni batteriologiche sul contenuta batte· rico e sulla sterilizzazione delle spazzole . . . . • . . • .

tm

NOTIZIE. La scuola d'applicazione di sanlliL militare al Parlamento . • . . Pa{J. ttti lndlce generale delle materie per l'anno t900 • • . . . • • . • Pa{J. 1133 Elenco dei lavori scionUOci pervenuti all' lspettoraro di sanità m!U· tare durante l'anno t!IOO. . • • • • . • • • • • • • • • Pag. t'!-67


GIORNALE MEDICO DEL

REGIO

ESERCITO

DtrniOH e •lllllllnlatruiOII« prltM l'Ispettorato di Sannt Militare VIa Venti Setlllllb,. (Palazzo del Mlnlatlro della g-..a)

CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornak Medico del n.• Eserci to sl pubblica l'ultimo giorno di ciascun mese lo C~seicoll di 7 Cogli dj stampa.

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DIARIO

sulle fasi che dovrà subire n Corpo sanitario militare e quello nt~rf· narlo per gli effetti della l egge snl lhnlti d' età, compU11to dal capi· tano contabile VJNCRNZO Sou MELLA . .. Roma, 1900. Il capitano Sommella, in base all'età di ciascun ufficiale del Corpo sanitarlo, quale risulta dall'Annuario del 190ù, ba ricercato quali e qu!Ulti ufficiali di ciascun grado saranno anno per anno, fino al 1915, colpiti dai limiti d'età, e quali e quanti saranno quelli che rispettivamente Il sostituiranno. Naturalmente, non avendo Il compilatore potuto prevedere nè le variazioni nelJ"ordine d'anzianità prodotte via via dagli esiti degli esami, e meno ancora le perdite cbe necessariamente avverranno per morti, rirormo, dimissioni ecc., il lavoro non può essere considerato come una predizione infallibile del futuro. Nè l'autore vuole s pacciarlo per tale. Ma certamente serve a stabilire approssimativamente, quale può essere la sorte di ciascuno, nella peggiore delle ipotesi possibili; e sotto un punto di vista più generale serve a far prevedere quali saranno per i tre lustri avvenire le condizioni deU'avanznmento nel Corpo sanitario, nel co.so, ben Inteso, che le vigenti leggi sull'avanzamento sui limiti d'età, e sull'organico del corpo non abbiano a subire variazioni. - Quest" opuscolo ai può avere Inviando L. 1 all'autore, Via Cernaia, N. 51, Roma.


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